Se io, se lei! Se io, se lui!

di iosnio90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lite ***
Capitolo 2: *** Il bacio ***
Capitolo 3: *** Chiarimenti e bugie ***
Capitolo 4: *** Amore platonico ***
Capitolo 5: *** Una cena interessante ***
Capitolo 6: *** Il terremoto magico ***
Capitolo 7: *** In trappola ***
Capitolo 8: *** Obbligo o verità? ***
Capitolo 9: *** A cuore aperto ***
Capitolo 10: *** Racconti lontani nel tempo ***
Capitolo 11: *** Legami irrisolti ***
Capitolo 12: *** La confessione ***
Capitolo 13: *** Eventi...particolari ***
Capitolo 14: *** AVVISO ***
Capitolo 15: *** Clandestinità ***
Capitolo 16: *** Caos emotivo ***
Capitolo 17: *** La saggezza è donna ***
Capitolo 18: *** Voglia di verità ***
Capitolo 19: *** Un ballo atteso da tutti ***
Capitolo 20: *** ...e tutto va bene! ***



Capitolo 1
*** La lite ***


La lite

Bonnie si svegliò di soprassalto.
Era affannata, aveva la fronte imperlata di sudore e i capelli le davano fastidio.
Si portò una mano al petto e, tremante, decise di scendere al piano di sotto per bere un bicchiere d’acqua.
Era mezzanotte passata e la casa era immersa nel silenzio.
Bonnie avanzò titubante nel buio e, solo una volta arrivata in cucina, si decise ad accendere una lampada.
Prese un bicchiere dalla credenza e una bottiglia d’acqua fredda dal frigo, poi si issò a sedere sul tavolo da pranzo.
Odiava sentirsi così: tesa, oppressa e infelice.
E tutto a causa di quello stupidissimo vampiro che non riusciva a togliersi dalla testa.
Finiva sempre così: lui le sorrideva, lei si illudeva, poi lui tornava a sbavare per il suo angioletto e lei aveva gli incubi, incubi che la facevano svegliare nel cuore della notte con il battito accelerato.
Beh…a voler essere del tutto onesti, i suoi non erano incubi nel senso convenzionale del termine. Diciamo che per LEI erano incubi.
Quella notte la sua mente le aveva riproposto gli avvenimenti a cui aveva assistito, suo malgrado, il giorno prima.
Era domenica mattina e lei non aveva un bel niente da fare, così aveva pensato di fare un salto al pensionato per salutare Stefan ed Elena, ma non si sarebbe mai aspettata di vedere ciò che aveva visto.
Appena arrivata aveva incrociato una raggiante Signora Flowers che, nella sua tenuta da giardiniera impegnata, le aveva detto che Stefan non c’era, ma che Elena era ancora di sopra.
Bonnie aveva cominciato a salire le scale, quando aveva sentito dei rumori provenire dalla stanza dell’amica. Così, temendo il peggio (perché a Fell’s Church anche una tranquilla domenica d’estate può trasformarsi nella Terza Guerra Mondiale), Bonnie aveva velocemente formulato uno dei pochi incantesimi che aveva imparato di recente e che le permetteva di avvicinarsi a chiunque, umano, vampiro o altro, senza che questi si accorgesse in nessun modo del suo arrivo.
Una volta fatto l’incantesimo, aveva salito gli ultimi gradini e si era cautamente affacciata allo spiraglio lasciato dalla porta socchiusa per poter spiare cosa stava succedendo all’interno, ma fu un errore.
Il suo cuore perse un battito e lacrime amare cominciarono a scorrerle lungo le guance.
Al centro della stanza c’erano Elena e Damon e si stavano baciando.
A Bonnie era sembrato tutto così irreale.
Aveva provato istintivamente una tristezza infinita per Stefan che non sospettava minimamente del tradimento in atto.
Aveva provato rabbia per Elena e Damon.
E aveva provato pena per se stessa.
Più li guardava e più il cuore le faceva male e anche adesso, ripensandoci, sentiva il cuore chiuso in una morsa d’acciaio.
Bonnie ricordava chiaramente cosa aveva pensato: aveva pensato che quello tra Damon ed Elena sembrava uno di quei baci appassionati che si vedono solo nei film d’amore strappalacrime quando, alla fine, i due protagonisti riescono finalmente a stare insieme e a correre l’una nelle braccia dell’altro.
A quel pensiero, Bonnie aveva fatto un passo indietro e, lentamente, si era voltata per andare via. Ma, prima di correre via, aveva fatto in tempo a sentire un’unica frase detta da Elena: “Glielo dirò!”.
DRIIIIN DRIIIN.
Lo squillo improvviso del telefono, la ridestò dai suoi tristi pensieri e Bonnie si precipitò a rispondere prima che qualcun altro, in casa, si svegliasse.
Con una mano tremante e uno strano presentimento, afferrò la cornetta.
“Pronto?”.
“Bonnie! Oh Bonnie…..devi correre subito qui!” - la voce di Meredith era in preda all’ansia.
Bonnie si portò una mano sul cuore.
“Meredith….calmati…dimmi che sta succedendo! Dove sei?” - sentire l’imperturbabile Meredith così agitata la sconvolgeva ed impauriva allo stesso tempo.
“Sono appena arrivata al pensionato! Mi ha chiamato poco fa la Signora Flowers….oh povera donna….Bonnie qui sta succedendo il finimondo! Stefan è….non lo so…è fuori di se….io….” - rispose Meredith.
A Bonnie bastò un attimo per capire: Elena aveva parlato.
“Sarò lì in due secondi!” - disse e riagganciò.
Aveva bisogno di vestiti, ma non poteva correre al piano di sopra perché correva il rischio di svegliare qualcuno, quindi andò in lavanderia.
Afferrò velocemente un paio di jeans freschi di bucato e una maglietta rossa, che aveva seriamente bisogno di una stirata, e se li infilò.
Prese in prestito un dei tanti paia di scarpette da ginnastica che sua sorella Mary si ostinava a lasciare in giro per casa e in pochi minuti uscì afferrando le chiavi di casa.
Corse a perdifiato per tutto il tragitto che separava casa sua dal pensionato e quando svoltò l’angolo e arrivò a destinazione trovò la porta spalancata e l’intero edificio illuminato a festa.
Ma non era di certo una festa quella che si stava svolgendo in salotto.
Da lì provenivano grida rabbiose.
Non appena Bonnie mise piede nel piccolo salottino intimo della signora Flowers si sentì afferrare per un braccio e trascinare via.
Meredith la condusse accanto alla finestra e le bisbigliò all’orecchio: “Grazie per essere venuta! Io non so più che fare, Bonnie! Magari in due riusciamo ad inventarci qualcosa per calmare Stefan! Vedi, lui è come impazzito perché Elena….”.
“Lo ha mollato per Damon!” - l’anticipò Bonnie, notando, nello stesso istante, gli occhi neri di Damon che guizzavano nella sua direzione.
Bonnie non ci badò e cercò di analizzare la situazione che aveva davanti: Elena e Damon erano da un lato, lui le teneva una mano sulla schiena come a sostenerla e lei era in lacrime; dall’altro lato c’era Stefan che non faceva che inveire contro la sua, ormai, ex-ragazza.
“Io ancora non riesco a capire come hai potuto!”  - gridò Stefan - “Facevi tanto la buona dicendo che tu eri diversa da Katherine, che non ti saresti mai comportata come lei, che non avresti fatto le stesse cose….beh…sai che ti dico?  Tu sei stata tanto meschina e crudele da fare molto peggio! Almeno da Katherine sapevo cosa aspettarmi, ero consapevole del fatto che stava sia con me che con lui, lei non si è mai nascosta, ha sempre fatto le cose alla luce del sole, invece tu….tu mi hai legato a te, mi hai fatto credere che mi amavi, che amavi soltanto me, mentre nel frattempo te la spassavi con lui alle mie spalle!” - un ringhio basso proruppe dalla gola di Stefan che si accovacciò.
Bonnie capì ciò che stava per succedere soltanto quando vide Damon pararsi davanti ad Elena per farle scudo.
Meredith, di fianco a lei, si portò una mano a coprirsi la bocca e gemette.
Bonnie, mettendo da parte la rabbia e il dolore che anche lei stava provando alla vista di Elena e Damon insieme, reagì d’istinto: “Basta! Fermi!” - gridò.
I due vampiri la smisero di ringhiare, ma continuarono a fronteggiarsi, occhi negli occhi, i canini al massimo dell’estensione.
Bonnie fece un passo avanti e tese una mano in direzione di Stefan.
“Stefan…” - lo chiamò - “Stefan, ascoltami! Devi calmarti! Capisco che tu ti senta deluso e arrabbiato, ma devi calmarti!” - gli disse con la voce più tenera che potesse avere.
Stefan non la degnò di uno sguardo, ma le rispose:“Tu non puoi capire come mi sento, Bonnie! Tu stai dalla parte di Elena! Tu sei sua amica!”.
“Ma sono anche amica tua!” - obiettò Bonnie.
“Sei la sua migliore amica!” - ribadì Stefan.
Bonnie cominciò a spazientirsi.
“Sarò anche amica sua, ma sono dalla tua parte , Stefan, dalla tua, non dalla sua! Sei tu quello che ha ragione ed è lei ad avere completamente torto!” - disse.
Passarono alcuni minuti di silenzio, poi Stefan tornò in posizione eretta, ma aveva tutti i muscoli tesi: si vedeva lontano un miglio che era pronto ad attaccare in qualsiasi momento.
Bonnie decise di proseguire.
“Tu hai ragione, Stefan, ma passerai dalla parte del torto se adesso attacchi!” - disse e Stefan sospirò pesantemente come per dire che non era per niente d’accordo - “Ascoltami! Non ti sto dicendo di non attaccare perché non voglio che Elena si ferisca! Ti sto dicendo di non attaccare perché non voglio che tu ti abbassi al loro livello! Tu non sei come loro! Damon ed Elena stanno insieme perché, nel profondo, sono fatti della stessa pasta! Sono entrambi egocentrici, menefreghisti, inaffidabili, egoisti e senza un minimo di gentilezza o generosità! Sono crudeli e pensano soltanto a se stessi e a quello che vogliono senza preoccuparsi dei sentimenti altrui! Il motivo per cui sei così arrabbiato adesso è che hai finalmente capito che l’immagine perfetta che avevi di Elena in realtà non esiste! Noi tutti abbiamo fatto il colossale errore di vedere in lei una specie di perfezione, ma lei non è così e adesso lo ha dimostrato! Ma tu, Stefan…tu sei diverso, tu sei buono e gentile e generoso, pensi sempre prima agli altri che a te stesso!” - disse.
“Sì, e guarda a cosa mi ha portato!” - la interruppe Stefan continuando a tenere gli occhi fissi dinanzi a lui.
“Questo non ha alcuna importanza! Ciò che importa è che tu non perda te stesso! Dà retta a me, Stefan, non vale la pena rovinarsi per loro due! Lasciali andare! Vogliono stare insieme? Bene, che siano felici! Anzi, forse è meglio, così non rischiano di infettare qualcun altro con la loro presenza e i loro orrendi difetti!” - fece Bonnie.
Stefan sembrò colpito dalla sincerità delle parole di Bonnie e si voltò a guardarla.
Sembrava così tormentato e distrutto…
Bonnie si avvicinò e gli tese una mano.
Stefan la fissò negli occhi e poi fissò la mano che gli veniva offerta.
Bonnie annuì, incoraggiandolo, mentre un silenzio spettrale, rotto soltanto dai singhiozzi di Elena, era sceso nella stanza.
Stefan attese qualche altro istante poi, con un sospiro, rilassò i muscoli e afferrò la mano di Bonnie, accennandole un lieve sorriso.
Bonnie gli si avvicinò ancora e lo abbracciò forte.
“Grazie!” - le sussurrò Stefan affondando il viso sulla sua spalla.
Come risposta Bonnie gli diede due pacche affettuose sulla schiena e sciolse l’abbraccio sorridendo.
Stefan si voltò, di nuovo, verso la nuova coppia: “Adesso io andrò di sopra e mi chiuderò in camera mia, scenderò tra un’ora esatta e per allora non voglio più trovare qui nessuno di voi due! Questa è casa mia e voi non siete più i benvenuti! Questo significa che non rimetterete piede qui dentro fino a che non sarò stato io stesso a darvi il permesso! Nel frattempo, non mi importa dove andrete a vivere o cosa farete, l’importante è che mi stiate alla larga! Per quanto mi riguarda ho chiuso con tutti e due, definitivamente! Ciò vuol dire che non mi importerà più nulla di te…” - e guardò Elena - “…e che, da adesso in avanti, quando mi chiederanno della mia famiglia, risponderò che sono figlio unico!” - concluse guardando Damon.
Poi Stefan si voltò e tornò in camera sua, come aveva detto.
Pochi istanti dopo anche Bonnie tirò un sospiro di sollievo, felice per aver risolto, almeno per il momento, quella brutta situazione.
Meredith accompagnò la signora Flowers in cucina, per bere una bella tisana insieme.
Bonnie decise che le avrebbe raggiunte.
Ma proprio mentre stava per andare Elena la fermò e l’abbracciò.
“Oh, Bonnie….grazie!” - le disse, ma Bonnie era rimasta fredda e non aveva risposto all’abbraccio.
Pensò che visto che quella sera erano volate parole grosse, una più o una meno che differenza poteva fare?!?.
“Non ringraziarmi, Elena!” - disse.
“Perché? Perché non dovrei?” - chiese Elena.
“Perché tu mi ringrazi soltanto perché credi che io abbia detto tutte quelle cose esclusivamente per calmare Stefan, ma in realtà non è così! Io ho detto tutte quelle cose su di te perché le penso per davvero!” - rispose.
Elena sgranò gli occhi: “Cosa?” - biascicò.
“Vedi, Elena, io per prima, come tutti gli altri, ho fatto lo stupidissimo errore di vederti come una creatura perfetta, una dea…..ma alla fine tu non sei per niente perfetta, anzi, tu hai più difetti che pregi! E sai di cosa mi sono resa conto? Che il mio complesso di inferiorità nei tuoi confronti non ha mai avuto ragione di esistere perché, tra noi due, io sono quella che si fa sempre in quattro per tutti, io sono quella che pensa sempre prima ai bisogni degli altri e forse non sarò bionda e bella come te, ma questo non significa nulla perché la bellezza non significa nulla se non la si accompagna con un’anima buona! E tu….come posso definirti buona dopo quello che hai fatto a Stefan? Mi viene in mente soltanto una parola per definirti, ma non la ripeterò, perché sai che non mi piace essere volgare, ma….andiamo, Elena…..tu come la definiresti una che illude un ragazzo per tanto tempo sostenendo di amarlo alla follia, un ragazzo che è stato anche in punto di morte per lei e, nel frattempo, lo tradisce col fratello?” - rispose Bonnie scuotendo, leggermente, la testa.
Si voltò e raggiunse Meredith e la signora Flowers.

Il suo Angelo scoppiò di nuovo in lacrime.
Damon le cinse le spalle e l’abbracciò lasciando che si sfogasse, ma i suoi pensieri erano altrove.
Stava pensando alla streghetta.
Aveva usato parole dure con Elena e lui era rimasto ad ascoltarla in silenzio.
In realtà ciò che non riusciva a spiegarsi era stata la totale mancanza di interesse che Bonnie aveva mostrato per lui durate i due lunghi discorsi tenuti prima con Stefan e poi con Elena.
Insomma, se si escludeva l’accenno alla sua crudeltà eccetera, eccetera, lui non era stato proprio chiamato in causa.
Eppure aveva sempre creduto di avere un’ascendente piuttosto forte sulla rossa.
Possibile che si fosse sbagliato? Lui non si sbagliava mai, eppure….
“Dobbiamo andare via!” - la voce di Elena lo costrinse a mettere da parte le sue elucubrazioni.
“Certo, Angelo! Andiamo!” -  e mentre fissava il mare blu degli occhi di Elena, finalmente sua, pensò che, infondo, non gli importava nulla dell’indifferenza della streghetta.
Elena aprì la porta ed uscì.
Nello stesso istante Bonnie sbucò dalla cucina e si diresse al piano di sopra senza degnarlo di uno sguardo.
Damon seguì Elena, ma nonostante ciò che aveva pensato poco prima, prima di richiudersi la porta alla spalle, si ritrovò a fissare dei riccioli rossi che ondeggiavano sinuosamente.

Stefan era rinchiuso nella sua stanza da poco.
Se ne stava seduto sul davanzale della finestra e non riusciva a darsi pace.
Ciò che era successo, ciò che Elena gli aveva fatto, il tradimento che aveva subito, gli bruciava così tanto da far male.
Dall’alto vide Elena e Damon che andavano via e una fitta lo colpì allo stomaco, forte come una gomitata.
Non aveva mai pensato che sarebbe andata così, non aveva mai pensato alla possibilità che Damon ottenesse ciò che voleva.
Il suo amore per Elena era così forte e quello di Elena per lui sembrava così reale….
Un timido bussare lo fece voltare.
“Non voglio vedere nessuno!” - disse.
“Sono Bonnie!” - disse la voce al di là della porta.
Stefan sorrise suo malgrado.
“Entra pure!” - disse.
Bonnie entrò facendo il meno rumore possibile e gli si sedette accanto.
Stefan si voltò per poterla guardare in volto.
Bonnie sembrava triste, ma nei suoi occhi non c’era compassione e Stefan gliene fu grato: non voleva essere compatito.
“In quel momento l’ho odiata così tanto! Adesso non so cosa provo, ma poco fa la odiavo con tutto me stesso!” - disse, poi prese tra le sue le mani dell’amica - “Come è possibile passare dall’odio all’amore in così poco tempo, Bonnie?” - le chiese.
Bonnie scosse le testa: “Non lo so, Stefan, non lo so! Però posso dirti quello che penso!” - rispose.
Stefan annuì: “Sì, ti prego!” - disse.
“Io penso che tra l’odio e l’amore il confine sia quasi invisibile e penso che più si ama una persona più, quando questa persona ci fa del male, finiamo con l’odiarla! Ma penso anche un’altra cosa!” - disse Bonnie.
“Cosa?”.
“Penso che l’odio non dura per sempre, penso che la rabbia non dura per sempre, penso che il dolore non dura per sempre, penso che col tempo tutto questo finisca e penso anche che tu, da immortale quale sei, sei parecchio fortunato perché di tempo ne hai parecchio!” - disse Bonnie sorridendo.
Anche Stefan sorrise, per poi stendersi sul davanzale e appoggiare la testa sulle gambe della ragazza.
“Voglio che finisca!” - disse.
Bonnie prese ad accarezzargli i capelli e Stefan chiuse gli occhi, rilassandosi.
“Col tempo, Stefan, col tempo!”.









NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Sono strafelice di tornare a pubblicare, finalmente!
Spero che anche voi siate felici del mio ritorno........XDXDXDXDXD!
Ormai è passato più di un mese dalla conclusione del Linguaggio della resa e, come vi avevo promesso, ecco qui la mia nuova storia.
Sarà una storia breve (6 capitoli al massimo), ma mi auguro che vi piaccia comunque!!!
Sarà deciamente diversa dal Linguagio della resa e, come ho scritto anche nell'introduzione, non ci sarà nessun nemico da combattere.
Di certo sarà un esperimento interessante portare la coppia Stefan/Bonnie, ma l'idea mi intrigava già da un pò, quindi....ecco qui!!!
In questa mia fanfic Bonnie non è la ragazza timida e senza opinioni dei libri, ma ho preferito renderla più adulta....una che non le manda di certo a dire, da come si è visto in questo capitolo!!!
Diciamo che ho detto, tramite lei, tutto quello che avrei detto io ad una tipa come Elena.....!!!
XDXDXDXDXDXDXDXDXDXDXDXDXDXDXD
Per quanto riguarda la pubblicazione dei capitoli, vi avverto che pubblicherò soltanto una volta alla settimana: il giovedì sera!!!
Inoltre, dato che...lo ammetto....sono stata piuttosto negligente riguardo alle risposte ai commenti splendidi che mi lasciavate al Linguaggio della resa, ho deciso che cambierò rotta e, vi faccio la solenne promessa che risponderò, tramite il metodo che fornisce il sito, a tutti i commenti che vorrete lasciarmi!!!
Detto questo.....vi lascio...spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia saputo catturare la vostra attenzione! In caso contrario: non fatevi problemi a dirmelo!!!
A giovedì sera.....BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 2
*** Il bacio ***


Il bacio

Il tempo porta via tante cose.
Il tempo cambia tante cose.
Il tempo fa nascere nuove cose.
Era passato più di un mese dalla notte in cui il rapporto tra Stefan ed Elena era finito e molte cose erano successe.
Gli equilibri del gruppo avevano vacillato parecchio, ma adesso sembrava tornata la calma anche se le cose non erano più come prima.
Damon ed Elena continuavano a stare insieme e, nonostante i primi screzi con gli altri, Stefan in primis, alla fine, dopo una buona opera di convincimento da parte di Bonnie durata tre settimane, il minore dei fratelli invitò personalmente la nuova coppia a tornare al pensionato.
Le cose sembravano essere apposto e persino Stefan aveva ritrovato il sorriso mostrando un lato di se che, fino ad allora, aveva tenuto nascosto a tutti.
All’improvviso si era trasformato dal ragazzo sempre serio e riflessivo al ragazzo aperto, divertente e che passava metà del suo tempo a ridere e l’altra metà a far ridere gli altri.
Con un pizzico di orgoglio, a Bonnie piaceva pensare che quella trasformazione, in parte, era merito suo.
Dopo quella terribile notte, infatti, loro due avevano cominciato a passare sempre più tempo insieme a raccontarsi di tutto. Avevano scoperto di avere un montone di cose in comune e avevano approfondito il loro rapporto come non avevano mai potuto fare prima, a causa della costante e ingombrante presenza di Elena, al punto tale che ormai bastava uno sguardo per capire cosa stesse pensando e provando l’altro.
Bonnie non si era mai sentita così profondamente legata a nessuno a parte Meredith. Si era trovata così a proprio agio con Stefan che aveva raccontato a lui cose di se stessa che neppure Elena o Matt sapevano.
Stefan sembrava pensarla allo stesso modo perché quando erano insieme lui diventava completamente aperto e sincero e le raccontava aneddoti su aneddoti sul suo lungo pellegrinaggio nei secoli.
E Bonnie adorava ascoltarlo mentre le raccontava dei re che aveva visto di persona, della dame che gli avevano fatto spudoratamente la corte, delle guerre che aveva vissuto, dei regni che aveva visto cadere e dei paesi che aveva visto formarsi. Bonnie non aveva mai trovato molto divertente la storia, ma sentirla dalla voce rapita di Stefan era tutta un’altra cosa.
Tutti gli altri sembravano colpiti dal rapporto che si era creato tra loro due e persino Matt, ogni volta che chiamava dal college tra una lezione e l’altra, non faceva che ripetere che era incredulo e sbalordito dinanzi al racconto dell’ennesima trovata dello “sfavillante due”, come era solito chiamarli Alaric.
Per quanto riguardava i loro pensieri circa il rapporto Damon/Elena…beh…diciamo che, all’inizio erano spesso oggetto di conversazione tra lei e Stefan, ancora troppo amareggiato per poter dimenticare il torto subito, ma con il passare del tempo l’indifferenza era subentrata all’amarezza e Stefan, un giorno, l’aveva sorpresa dicendole: “Sai che c’è Bonnie? Non me ne frega un bel niente di quello che fanno quei due! In questo momento sto così bene con te che non voglio farmi rovinare l’umore da loro, quindi che facciano pure come gli pare…..io mi chiamo fuori!” - e, da quel momento, Damon e Elena avevano ripreso a frequentare il pensionato e Stefan e Bonnie si ritrovarono spesso in loro compagnia a parlare del più e del meno senza avvertire nessun tipo di imbarazzo quando, per esempio, Damon accarezzava la schiena di Elena oppure lei lo prendeva per mano.
Era come se nulla fosse mai successo, come se Elena e Damon fossero sempre stati una coppia e lei non avesse mai spezzato il cuore di Stefan.
Bonnie doveva ammettere che, ogni tanto, si ritrovava a pensare al periodo in cui aveva desiderato con tutta se stessa che le coppie fossero state altre e che Damon passasse le sue giornate con lei invece che con Elena, ma poi ci rideva su e ripensava a Stefan e a quanto fosse fortunata ad averlo nella sua vita.
Quel giorno non era stato diverso dagli altri: divertimento alla stato puro.
Stefan era passato a prenderla di mattina presto e avevano trascorso il resto della giornata al Luna Park di una cittadina vicina ridendo come pazzi e prendendosi in giro a vicenda quando Bonnie non voleva saperne di entrare nella Casa degli Orrori o quando Stefan era stato praticamente trascinato da una bambina con gli occhi sognati e la guance rosse su una giostra per bambini con le tazze giganti.
Tornarono a Fell’s Church che ormai era pomeriggio inoltrato e il sole cominciava ad assumere splendide sfumature aranciate, con il bagagliaio pieno zeppo dei premi che Stefan, forte dei suoi poteri vampireschi, aveva vinto ad ogni gioco in cui fosse messo in palio qualcosa.
Si fermarono al pensionato e scesero dalla macchina parandosi, uno di fianco all’altro, davanti al bagagliaio aperto.
Bonnie inclinò leggermente la testa guardando l’enorme quantità di pupazzi e magliette che aveva sotto gli occhi.
“Forse ne hai vinti un po’ troppi! Hai praticamente saccheggiato l’intero Luna Park!” - disse a Stefan.
Lui afferrò un pupazzo lilla a forma di cavallo alato e glielo sventolò davanti agli occhi: “Beh, almeno così puoi buttare via tutti quelli che hai e rimpiazzarli alla grande!” - le rispose.
Bonnie gli diede una leggera gomitata nel fianco e disse:"E le magliette? Anche quelle sono troppe!”.
“Quelle ti servono per andare a fare jogging!” - rispose Stefan.
“Ma se io non faccio jogging!” - protestò Bonnie.
“Beh…allora penso proprio che sia meglio che cominci subito con tutti i gelati che mangi!” - le disse Stefan dandole un pizzicotto su un fianco.
Bonnie spalancò la bocca, indignata.
“Sbaglio oppure tu mi stai dicendo che sono grassa?” - chiese.
“Beh….potresti diventarlo!” - fece Stefan sorridendo.
“Eh certo! Per te è facile parlare Mr sono-un-vampiro-e-non-ingrasso-neppure-se-mangio-un-quintale-di-hamburger!” - rispose Bonnie.
“Ah, beh…su questo non ci sono dubbi!” - fece Stefan chiudendo il bagagliaio e avviandosi verso la porta d’entrata.
Bonnie restò lì qualche attimo, poi gli corse dietro e gli saltò in spalla dicendo: “Rimangiati subito quello che hai detto, Stefan Salvatore!”.
“Non ci penso neppure!” - fece Stefan aprendo la porta e andando dritto in salotto.
Quando entrarono ridevano come pazzi e Bonnie gli stava ancora abbarbicata sulle spalle, quando una voce chiese: “Ehi, che succede?”.
Era Elena.
Lei e Damon se ne stavano seduti sul divano di fianco alla finestra. Lei sorseggiava un tè, mentre lui teneva un libro tra le mani.
Elena li guardava incuriosita anche se Bonnie leggeva negli occhi dell’amica un velo di tristezza, mentre Damon li guardava e basta: era difficile decifrare cosa gli passasse per la testa.
Bonnie scese dalle spalle di Stefan e si lasciò cadere su un altro divano.
“Sono stanchissima!” - disse.
“Anch’io!” - fece Stefan lasciandosi cadere praticamente con metà del corpo su quello di Bonnie.
“Ehi! Levati di dosso…..mi stai schiacciando!” - fece Bonnie provando a spingerlo via.
“E come potrei? Sono così in forma, io!” - rispose Stefan accoccolandosi contro la sua spalla.
“Adesso basta, Stefan! Smettila!” - fece Bonnie più divertita che arrabbiata.
“Che succede? Problemi in paradiso?” - la voce di Damon era fredda e cinica.
Bonnie non ci fece caso e rispose: “Potrebbero esserci se Stefan non la smette di dire che sono grassa!”.
“Non ho detto che sei grassa! Ho solo detto che potresti diventarlo se non mangi in maniera un po’ più sana!” - protestò Stefan, mettendosi a sedere decentemente.
“Ripeto: per te è facile parlare Mr la-mia-dieta-a-base-di-liquidi-è-un-vero-toccasana!” - fece Bonnie fissandolo dritto in viso, sbuffando e stringendo gli occhi.
Stefan assunse la stessa ridicola posa e, dopo qualche minuto passato a sfidarsi così, scoppiarono tutti e due in una fragorosa risata.
“Ok, Ok…basta! Facciamo pace!” - fece Stefan e le tese la mano - “Amici come prima?” - le propose.
“La smetti di dire che sono grassa?” - chiese Bonnie.
“Ok, la smetto!” - rispose Stefan, poi si alzò e si avviò verso le scale - “…La smetto…se riesci ad arrivare su prima di me, strega!” - continuò e cominciò a correre su per le scale.
Bonnie partì subito all’inseguimento senza curarsi minimamente di Damon ed Elena.
Ovviamente Stefan arrivò per primo e Bonnie entrò indispettita nella sua stanza dicendo: “Sei sleale!”.
Lui le andò incontro e le diede un bacio sulla fronte: “Lo so!” - le sorrise.
“Smettila di dire che sono grassa!” - ripetè Bonnie.
Stefan sbuffò e andò a sedersi sul davanzale basso della finestra: “Va bene, la smetto! Però proprio non capisco perché voi donne ve la prendiate tanto!” - disse.
Bonnie lo raggiunse dicendo: “Certo che non capisci: sei un uomo! Voi non capite mai nulla!”.
“Questo è solo uno stupido cliché!” - fece Stefan voltandosi verso di lei.
“No! Questa è solo la pura e semplice verità!” - rispose Bonnie voltandosi anche lei di lato per guardare lui.
Il silenzio calò nella stanza.
Bonnie sorrise divertita, ma anche leggermente imbarazzata.
- Che strano - pensò - Non mi sono mai sentita in imbarazzo con Stefan! -
Ma era anche vero che Stefan non l’aveva mai guardata come la stava guardando in quel momento.
Teneva i suoi incredibili occhi verdi puntati dritti nei suoi e la sue espressione era seria, nonostante il lieve sorriso sereno che gli aleggiava sulle labbra.
Era pericolosamente vicino e le era difficile fare fronte all’intensità del suo sguardo.
Stefan alzò cautamente una mano e le accarezzò una guancia, la stessa che Bonnie sentì improvvisamente scottare.
Bonnie deglutì, a disagio.
“Bonnie…” - Stefan sussurrò il suo nome come se fosse qualcosa di inaspettato e sconvolgente.
Poi successe: neanche il tempo di capire cosa significava quel tono nella voce di Stefan o quello sguardo sul suo volto che lui la baciò.
Bonnie si irrigidì all’istante e sbarrò gli occhi.
L’unica cosa che sentiva erano le labbra di Stefan sulle sue e tanta, tanta confusione.
Non sapeva cosa fare.
Poi Stefan spostò la mano che le teneva sulla guancia e gliela posò sulla nuca, accarezzandogliela.
Fu allora che Bonnie si rilassò, chiuse gli occhi e rispose al bacio.

Elena era rimasta seduta tutto il tempo restando ferma nella stessa posizione, con la tazza di tè che da bollente era diventata fredda senza che lei neppure la toccasse, a guardare Bonnie e Stefan scherzare e ridere tra loro.
Era difficile ammetterlo, ma l’angoscia e la gelosia che le agitavano lo stomaco ne erano la prova: lei era invidiosa di loro due.
Aveva passato l’ultimo mese a guardare il rapporto tra Stefan e Bonnie che cresceva ogni giorno di più e adesso li vedeva così complici, così in sintonia.
L’indifferenza che Stefan le riservava quando lei stava con Damon le faceva male, ma non perché lei fosse ancora innamorata di Stefan, ma soltanto perché era come se tra loro due non ci fosse mai stato niente.
Possibile che lei fosse così facile da dimenticare?
Possibile che Bonnie fosse subentrata a lei in modo così totalizzante soltanto in poche settimane?
Per Elena era quasi impensabile, ma le cose sembravano proprio essere così e più guardava Stefan e Bonnie insieme, più pensava che con lei Stefan non era mai stato così sereno e rilassato, non si era mai divertito così tanto.
Più li guardava e più pensava che lei e Damon non erano così sereni e rilassati, non si divertivano così tanto.
Stavano insieme, sì,ma Bonnie e Stefan, che erano soltanto amici, sembravano molto più una coppia di quanto non lo sembrassero lei e Damon.
Si voltò a guardare Damon, mentre sentiva le risate di Bonnie e Stefan provenire dal piano di sopra.
“Sembra che si divertano molto insieme!” - commentò.
Damon le rispose, secco, senza distogliere gli occhi dal libro che teneva tra le mani: “Già!”.
Passò qualche altro secondo di silenzio.
“Beh…magari potemmo….tipo…raggiungerli e chiedergli di organizzare qualcosa tutti insieme, magari anche con Meredith ed Alaric!” - propose Elena.
“Non mi piacciono le uscite di gruppo!” - il tono di Damon era sprezzante.
Elena sbuffò e gli sfilò il libro dalle mani.
Damon non protestò…si limitò a guardarla di sbieco.
“Lo so che non ami queste cose, ma loro sono i miei amici e, che tu voglia ammetterlo oppure no, sono anche i tuoi amici e visto tutto il casino che io e te abbiamo combinato il mese scorso mettendoci insieme, adesso che le cose sembrano andare bene mi piacerebbe fare qualcosa per farle andare ancora meglio di quanto non vadano adesso!” - disse tutto d’un fiato, poi aggiunse, sbattendo le lunge ciglia - “E’ importante per me!”.
Damon la fissò per qualche istante, poi sbuffò e si alzò tendendole la mano.
“Andiamo ad organizzare questo bell’incontro, allora!” - disse.
Elena gli sorrise e mano nella mano si avviarono su per le scale.
All’improvviso le risate erano finite e non si sentiva più nessun rumore.
Elena cominciò a pensare che forse Stefan e Bonnie erano usciti dalla finestra, ma poi notò la porta semi-aperta e la luce accesa.
Stefan non lasciava mai la luce accesa quindi dovevano essere ancora lì.
Mentre saliva gli ultimi gradini, con Damon alle sue spalle, pensò che forse era meglio così, che, visto che lei non amava più Stefan, era un bene che lui avesse trovato una così buona amica in Bonnie così almeno poteva trovare una sua felicità e non pensare più a lei che poteva vivere felicemente la sua storia con Damon.
Ma quando aprì la porta e vide cosa stava succedendo all’interno della stanza si paralizzò.
Stefan e Bonnie erano lì, davanti a lei, e si stavano baciando.
Stefan e Bonnie si stavano baciando.
Elena sentiva che la sua mente stava cercando di elaborare ciò che vedeva, ma senza risultati.
Sentiva che la sua coscienza le diceva che doveva essere felice, che non doveva importarle nulla perché lei non amava più Stefan. Ma poi un tonfo sordo la fece dubitare dei suoi stessi pensieri ed Elena si ritrovò a farsi una sola domanda:
Se lei non amava più Stefan, perché il cuore le si era appena spezzato?

La rabbia arrivò in un attimo, cieca, sorda, ingestibile.
Quel lurido verme che si ritrovava per fratello aveva messo le sue stupidissime grinfie sulla sua streghetta.
Già troppo tempo era stato in silenzio ad osservare Stefan che faceva di tutto per prendersi di nuovo qualcosa di suo.
Sembrava un gioco infinito: non aveva neppure fatto in tempo a rivendicare la sua proprietà su Elena, che Stefan aveva cominciato a portarsi Bonnie dalla sua parte e a stare sempre con lei.
Questo non poteva essere.
Nessuno prende ciò che è di Damon Salvatore.
Fu un istante e Damon varcò la porta, afferrò Stefan per la gola portandolo finalmente lontano da Bonnie e sbattendolo malamente contro la parete alle sue spalle.
E adesso lo aveva in pugno. Stefan a mezzo metro da terra che si dimenava e lui, trionfante, con la sua mano serrata intorno alla viscida gola del fratello.
Damon ringhiò.
“Giù le mani dalla streghetta!” - sibilò all’orecchio di Stefan.
Stefan sbarrò gli occhi e lo fissò insistentemente.
“Che?” - disse - “Damon…mettimi giù! Lasciami!”.
“Soltanto quando sarai morto, finalmente morto, e la smetterai di prenderti ciò che è mio!” - rispose Damon.

Bonnie gridò.
Un attimo prima stava baciando Stefan e un attimo dopo Damon lo aveva afferrato e lo teneva per la gola schiacciandolo contro il muro e ringhiandogli contro parole che lei non riusciva a capire tanta era la confusione.
Elena si precipitò nella stanza e cominciò a gridare e a chiamare Damon, con le lacrime agli occhi, ma lui non le rispondeva.
“Damon! Damon, lascialo! Ti prego! Che ti è preso?” - gridava Elena.
Già, bella domanda: Cosa gli era preso? Bonnie non riusciva a capire.
Intanto Elena continuava a gridare, ma Damon non rispondeva.
Bonnie si obbligò ad uscire dal suo stato di confusione e saltò all’in piedi, con una mano sul cuore e l’altra tesa verso i due fratelli.
Stefan era così sofferente…
“Damon!” - chiamò Bonnie.
Damon, contro ogni previsione, si immobilizzò.
Elena smise di gridare e Bonnie tentò di nuovo.
“Lascialo andare!” - disse rivolta ancora a Damon.
Lui obbedì di nuovo e la sua mano lasciò la presa sul collo di Stefan che cadde a terra tenendosi una mano sulla gola.
Un silenzio carico di confusione e rabbia calò nella stanza.
Bonnie non ci stava capendo niente.
Damon puntò un dito verso Stefan: “Tu….” - cominciò, ma poi decise che era maglio non continuare e lasciò perdere avviandosi verso la finestra aperta.
Quando le passò di fianco, Damon guardò Bonnie.
Lei ricambiò, spaventata, il suo sguardo e si sentì morire: Damon non l’aveva mai guardata così, era furioso, nel suo sguardo Bonnie leggeva solo disprezzo e odio mischiati a quella che le sembrava delusione.
Poi Damon si lanciò oltre la finestra e sparì.
Bonnie restò immobile con il cuore che le batteva forte nel petto.
Reggendosi al muro anche Stefan si alzò e, dopo averle lanciato uno sguardo dispiaciuto e colpevole, abbassò gli occhi a terra ed uscì a grandi passi dalla stanza lasciandola da sola con Elena.
Come lei, anche la sua amica era immobile, teneva lo sguardo dritto davanti a lei, ma i suoi occhi sembrava guardassero un punto lontano ed indefinito.
Bonnie non sopportò più l’aria di tensione che c’era e si avviò verso la porta.
Quando sorpassò Elena si sentì afferrare il polso con violenza.
Bonnie si voltò a guardare l’amica che, con il volto a pochi centimetri dal suo, la guardava con espressione dura.
“Non ti facevo così, Bonnie!” - le disse.
“Cosa?” - fece Bonnie, confusa.
“Hai baciato Stefan!” - le disse e Bonnie sgranò li occhi.
“Lo stai solo usando! Ti stai approfittando di lui!” - aggiunse Elena.
A quel punto Bonnie non resistette oltre.
Tirò via il braccio dalla presa di Elena e la sfidò guardandola dritta negli occhi.
“Io starei usando Stefan? Parli proprio tu che non hai fatto altro per anni! Tu lo hai usato, Elena! Lo hai usato e poi lo hai gettato via come se nulla fosse! Sai che ti dico? Voglio confessarti una cosa: è stato Stefan a baciare me non il contrario!” - disse e a quella rivelazione vide gli occhi di Elena velarsi di lacrime.
Bonnie andò avanti, imperterrita.
“Che c’è? Sei gelosa? Beh, fattene una ragione, Elena! Hai voluto Damon, no? E adesso te lo tieni! Stefan non ti appartiene più e può fare quello che vuole! Ma ovviamente tu non sei d’accordo perché nessuno può dimenticare la favolosa Elena Gilbert, nessun può andare avanti dopo che lei lo ha respinto! Cosa credevi, eh? Che si sarebbe ucciso o avrebbe continuato a soffrire per causa tua? Scendi dal tuo piedistallo, Elena: non sei nulla di così speciale!” - e, detto questo, Bonnie andò via.
Era stata crudele con Elena e lo sapeva, ma, in quel momento, era troppo sconvolta per pensare a lei.






NOTE:
Ciao a tutti!!!
Per prima cosa vorrei ringraziarvi enormemente per la splendida accoglienza che avete riservato a me e alla mia nuova storia!!! GRAZIE!!!
Come promesso ho risposto a tutti i vostri commenti e spero di riuscire ad andare avanti così!!!
Allora....in questo capitolo c'è stato un salto temporale di un mese: il fatto è che non mi andava di annoiarvi con la depressione post-rottura di Stefan che, per quanto io adori come personaggio, a volte sa essere proprio pesante!!!
Quindi vi ho fatto un breve riassunto di quello che è successo e sono passata alla parte più interessante.
Ebbene sì.....
Stefan e Bonnie si sono baciati per la non-gioia di Elena e Damon!!!
E, come avete letto, questa non-gioia è già venuta fuori tramite la reazione improvvisa di Damon, ma sarà nel prossimo capitolo che troverà la sua massima espressione con il primo vero confronto tra Bonnie e Damon da soli!!!
Detto questo...vi lascio....a giovedì prossimo....BACIONI...IOSNIO90!

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Capitolo 3
*** Chiarimenti e bugie ***


Chiarimenti e bugie

“Lo sapevo che sarebbe successo!” - esclamò Meredith.
Bonnie, che andava avanti e indietro di fronte al divano su cui l’amica era seduta da circa un quarto d‘ora, si fermò di colpo.
“Davvero? E allora se ne eri così sicura perché diamine non ti sei presa la briga di dirlo anche a me?” - chiese.
“Oh, avanti, Bonnie! Tu e Stefan passate così tanto tempo insieme e siete così complici che avresti dovuto aspettarti anche tu che succedesse una cosa del genere prima o poi!” - disse Meredith, esasperata.
“Cosa avrei dovuto aspettarmi? Che Stefan mi baciasse?” - fece Bonnie.
“Non dirmi che non ci hai mai pensato!” - disse Meredith.
“A baciare Stefan? No, Meredith, non ci ho mai pensato!” - rispose Bonnie lasciandosi cadere sulla poltrona di fronte all’amica.
Si sentiva così scombussolata….
La giornata era cominciata alla grande, poi era successo quello che era successo e lei si era ritrovata a chiedere l’aiuto disperato di Meredith che, sì, si era precipitata a casa sua in un baleno, ma che di certo non la stava aiutando con tutte le sue supposizioni.
Meredith si allungò in avanti e le toccò un ginocchio.
“Sei strana, Bonnie! Sei troppo sconvolta! Avanti…raccontami cos’altro è successo!” - le disse.
Bonnie sorrise a stento: Meredith la conosceva così bene…
“In poche parole?” - chiese Bonnie.
Meredith annuì.
“Allora….Stefan mi ha baciato e Damon ed Elena ci hanno visti! Poi Damon ha quasi ucciso Stefan senza che io ne capissi il perché, Elena mi ha accusato di approfittarmi di Stefan ed io le ho praticamente detto che non conta niente e che è una nullità!” - raccontò Bonnie.
Meredith si tirò  su a sedere dritta e sospirò.
“Ah!” - commentò.
“Già!” - fece Bonnie.
“Un bel casino!” - disse Meredith.
“Direi di si! E adesso non so cosa fare! Cosa devo fare, Mer?” - fece Bonnie con tono supplichevole.
Meredith incrociò le braccia al petto e la guardò.
“Non so cosa devi fare, ma posso dirti cosa farei io!” - le disse.
“Qualsiasi suggerimento mi va bene!” - disse Bonnie.
“Io chiarirei con Stefan…circa il bacio e quello che significa!” - disse Meredith.
Bonnie annuì: “E con Damon ed Elena che faccio?” - chiese.
“Non saprei…insomma…con Damon è impossibile ragionarci e adesso và un po’ a capire perché se l’è presa tanto con Stefan!?! Elena….bhè….è tua amica!” - disse Meredith.
Bonnie ripensò all’incontro di poco prima con Elena: “E’ stata ingiusta!” - disse.
Meredith si limitò ad annuire senza aggiungere altro.
Bonnie sospirò rumorosamente: “Quindi adesso chiamo Stefan!” - disse.
“Cosa gli dirai?” - chiese Meredith alzandosi e avviandosi verso la porta.
“Cosa dovrei dirgli?” - chiese a sua volta Bonnie.
“Tu lo ami?” - le chiese Meredith.
Bonnie rispose senza nemmeno pensarci: “Gli voglio bene..molto! Lui è…il migliore amico che avessi mai potuto desiderare! Sto bene con lui e mi piace parlarci e scherzarci, ma….” - Bonnie si interruppe per un breve istante, riflettendo - “…non sono innamorata di Stefan!” - disse.
Bonnie sapeva cos’era l’amore.
L’aveva provato e, forse, lo provava ancora….per Damon.
Quello che sentiva per Stefan non era minimamente paragonabile al sentimento che aveva nutrito per Damon.
Meredith la guardò dolcemente con una mano già sulla maniglia.
“Allora sai cosa devi dirgli!”.

Elena si sentiva svuotata.
Le parole che le aveva detto Bonnie, la gelosia che aveva provato per Stefan e la confusione per il comportamento di Damon, l’avevano lasciata senza fiato e si mescolavano in lei freneticamente senza darle il tempo di capire cosa realmente dovesse provare.
Le accuse di Bonnie l’avevano ferita? Sì!
Vedere Stefan che baciava Bonnie l’aveva ferita? Sì!
La reazione spropositata di Damon l’aveva ferita? Sì!
Ma cosa doveva fare?
La coscienza le diceva che doveva chiarire con Bonnie, che era stata ingiusta con lei.
La ragione le diceva che doveva trovare Damon e parlarci: stava con lui, lui doveva essere la sua priorità.
Ma il suo cuore e la sua anima le dicevano di correre da Stefan e chiedergli perché, perché avesse baciato Bonnie.
Elena ritornò in se ed uscì dalla stanza.
Appena fuori dalla porta, Stefan le sfrecciò davanti senza neppure guardarla.
“Dove vai?” - gli chiese.
Lui continuò a scendere le scale, ma le ripose: “Da Bonnie!”.
Quella fu, per Elena, un’altra pugnalata.
E mentre il cuore stava ancora cercando di attutire il colpo delle parole di Stefan, la ragione si fece prepotentemente avanti.
Un attimo dopo Elena era fuori dal pensionato diretta verso l’Old Wood alla ricerca di Damon.

Stefan corse direttamente da Bonnie e si fermò soltanto quando fu di fronte alla sua porta, porta che si spalancò all’istante rivelando le figure di Meredith e Bonnie sorprese di vederlo.
“Ciao!” - disse Stefan - “Disturbo?”.
Bonnie si affrettò a rispondere: “No, non preoccuparti! Meredith sta andando via e io stavo giusto per chiamarti!”.
“Già, quindi io adesso vado…vi lascio soli! A domani!” - disse Meredith allontanandosi verso la sua macchina.
Stefan la guardò andare via, poi si voltò verso Bonnie.
“Entra!” - gli disse.
Stefan seguì Bonnie in salotto dove rimasero in silenzio per un bel pezzo guardandosi in giro ed evitando di guardarsi negli occhi.
C’era così tanto imbarazzo……
Con Bonnie non c’era mai stato imbarazzo e Stefan lo detestava.
Trasse un profondo respiro e ruppe il silenzio.
“Ok, basta! Non ce la faccio più a restare zitto, quindi, dato che sono stato io a cominciare, sarò io a parlare per primo!” - disse, guardando Bonnie - “Mi dispiace, Bonnie!”.
Bonnie parve sorpresa: “Non devi chiedermi scusa!” - disse.
“Invece sì! Sono stato io a baciarti…è colpa mia!” - rispose Stefan.
“Io avrei potuto tirarmi indietro, però!” - ribattè Bonnie.
“Oh, no! Ti assicuro che non te lo avrei permesso!” - disse Stefan.
Bonnie arrossì: “Ah!” - disse - “Ok, allora è colpa tua!”.
Stefan sorrise.
“Bonnie, il fatto è che sono così confuso! Insomma…non starò qui a dirti che ho dimenticato Elena, perché non è così! Quando sono solo oppure di notte io penso continuamente a lei, ma poi succede che sono con te e quando sono con te è come se me la dimenticassi, come se lei non ci fosse mai stata nella mia vita! E questo è così strano…..” - disse - “…Io ne ho avuti di amici, ma mai con nessuno ero entrato così in sintonia come con te! Mi basta guardarti per sentirmi meglio! Per questo ti ho baciata! E’ stato stupido, lo so, ma ho avvertito il bisogno pressante di sapere se tra noi potesse esserci qualcosa di più! Poi, però, ti ho baciata e poi ho visto Elena e tutto mi è sembrato così….” - Stefan si interruppe.
“Sbagliato?” - suggerì Bonnie.
Stefan pensò che dovesse essere orribile sentirsi dire da qualcuno che ti ha baciato che quel bacio è stato uno sbaglio, ma era così, quel bacio era davvero stato uno sbaglio.
“Mi dispiace!” - fu l’unica cosa che riuscì a dirle.
Ma Bonnie sorrise: “Non dispiacerti! Devo dire che anche per me è stato strano e anch’io l’ho trovato profondamente sbagliato!” - gli confessò - “Insomma…io ti voglio davvero un gran bene, ma non ci ho mai neppure pensato a baciarti semplicemente per il fatto che, di solito, non bacio chi non amo ed io…ti voglio bene, ma non ti amo!” - continuò - “Non ti nego che forse, se non ci fosse Elena, io con il tempo avrei finito con l’innamorarmi di te, ma ora come ora non è così! So che tutti pensate che io non mi sia mai innamorata, ma, fidati Stefan, io so cos’è l’amore perchè l’ho provato e quello che sento per te è solo un infinito affetto, ma nulla di più!” - concluse.
Bonnie era stata innamorata?
A quanto pareva si e tutti loro erano stati così ciechi da non vederlo!
Ma, quando Stefan la guardò dritto negli occhi, capì che aveva anche sofferto per amore, che aveva sofferto tanto.
Ma di chi si era innamorata?
Chi le aveva fatto così tanto male?
Fu strano, ma, all’improvviso, la sua mente cominciò a trasmettergli un’unica immagine, un unico nome.
Ma come era possibile?
Bonnie innamorata di lui?
Ma, poi, vari avvenimenti e varie frasi cominciarono ad affacciarsi alla sua memoria e ad incastrarsi perfettamente.
Stefan non riusciva a crederci.
Da quando Elena lo aveva lasciato per Damon, Bonnie gli era sempre stata accanto, lo aveva capito meglio di chiunque altro.
Stefan aveva sempre pensato che fosse perché Bonnie aveva una dolcezza, un’empatia e una capacità di comprendere fuori dal comune, ma adesso capiva che non era così.
Bonnie riusciva a capirlo così bene perché anche lei stava affrontando lo stesso dolore.
Così come lui stava soffrendo a causa di Elena, lei stava soffrendo a causa di….Damon.
Stefan alzò gli occhi su Bonnie.
“Bonnie…” - sussurrò.
Bonnie lo guardò e Stefan capì all’istante che lei aveva capito che lui sapeva.
“Non parlarne con nessuno, Stefan, neppure con me! Per favore!”  - gli disse.
Stefan annuì: “Sì, ok!” - disse.
Bonnie sospirò e si alzò.
“Allora….amici come prima?” - gli propose cambiando discorso.
Stefan si alzò e l’abbracciò forte: “Amici come prima!” - disse.
Bonnie ricambiò l’abbraccio e si staccò da lui sorridendo e lo accompagnò all'entrata.
Mentre usciva dalla porta Stefan si fermò: “Però…ammettiamolo: è stato un gran bel bacio!” - disse.
“Stefan….!” - lo rimproverò Bonnie.
“Che c’è? Dico solo che per me è stato bello! Perché? Per te non lo è stato? Bacio così male?” - le chiese con un finto broncio.
Bonnie sorrise: “Ok! Te lo concedo: è stato un bel bacio!” - disse.

Damon era ancora furioso.
Se ne stava nel bosco a cercare di sbollire, ma era dannatamente difficile.
Il suo insulso fratellino ne aveva fatte di stupidaggini, ma mettere le mani sulla streghetta era stato il colmo.
Insomma…lei no, anche lei no!
Damon sferrò un pugnò ad un masso riducendolo in frantumi.
“Dobbiamo parlare!” - una voce alle sue spalle lo stupì.
Elena? Come aveva fatto a non sentirla? Possibile che fosse così arrabbiato da non sentirla arrivare?
- Ecco un’altra cosa di cui Stefan dovrà pagare il conto: lui mi fa incavolare e io mi distraggo! - pensò.
Si voltò verso Elena che se ne stava in piedi all’ombra di una quercia a qualche metro da lui.
“Di che?” - le chiese bruscamente.
“Perché te la sei presa tanto per il bacio tra Stefan e Bonnie?” - gli chiese.
Damon si sentì punto sul vivo e scattò sull’attenti.
“E a te che importa?” - fece - “E poi senti chi parla: quella che si è immobilizzata a fissarli! Se volevi farmi sapere che eri gelosa marcia allora ci sei riuscita!” - le disse.
Elena si infervorò.
“Io? Io gelosa? Guarda che sei tu che stavi per uccidere Stefan perché stava baciando Bonnie! Oppure dovrei dire: la tua streghetta!” - gli urlò.
“Smettila, Elena!” - le disse.
“Altrimenti?” - lo sfidò - “Non provare ad accusare me, Damon! Qui quello che ha avuto una reazione spropositata ed inspiegabile non sono stata io, ma tu!” - lo accusò.
- Inspiegabile e spropositata? - pensò Damon - Ma perché nessuno capisce che si tratta di una questione di proprietà altrui, cioè di mia proprietà, proprietà che Stefan ha cercato di portarmi via! Ovvio che me la prenda! - .
Ma Elena continuò spedita: “Dimmi la verità: ti piace Bonnie? Sei attratto da lei? Ne sei innamorato?” - gli chiese.
Damon si bloccò.
- Innamorato della streghetta? - pensò, ma scacciò via subito quel pensiero perché anche solo aver pensato quelle parole gli aveva fatto provare qualcosa di strano, come una specie di scossa.
“Questa discussione è inutile! Torna quando ti sarai data una calmata, angioletto!” - le disse sorpassandola.
“Non provare ad andartene via, Damon!” - gridò Elena, ma lui era già fuori dal bosco.

Non appena Stefan andò via, Bonnie decise di andarsene dritta a letto.
Era quasi mezzanotte ormai e il cielo, fuori, era nero e tappezzato di stelle.
Bonnie passò velocemente dal bagno per darsi una rinfrescata e mettersi la sua camicia da notte di seta beige, poi si avviò verso la sua stanza illuminata soltanto dalla luce della luna che entrava dalla finestra aperta.
- Aspetta….Finestra aperta? Io non ho lasciato la finestra aperta! -
Neppure il tempo di formulare quel pensiero che una mano le afferrò la gola e la sbattè contro il muro.
Le ci volle poco per capire l’identità del suo aggressore.
“Damon! Che stai facendo? Lasciami subito!” - disse mentre, contemporaneamente, alzava una barriera mentale in modo che lui non potesse leggere nulla di quello che le passava per la mente.
La chiacchierata con Stefan e il fatto che lui avesse capito di chi era innamorata le aveva fatto rinascere nel cuore tutti i sentimenti che provava per Damon e che aveva tentato di soffocare.
E, adesso, ritrovarselo lì, al buio, così vicino…..era spaventoso e meraviglioso insieme.
“Lasciami, Damon!” - disse, col fiato corto.
Lui le lasciò la gola, ma appoggiò entrambe le mani sulla parete alle sua spalle, ai lati della sua testa, bloccandola, così, contro il muro.
“Perché hai baciato Stefan?” - le chiese.
“E’ stato lui a baciare me!” - rispose Bonnie.
Ma Damon si infuriò e sbattè le mani sul muro facendo un gran casino e spaventandola ma riuscendo, per fortuna, a contenersi dal farle un paio di buchi nella parete di casa.
“Perché non l’hai respinto?” - le chiese.
A quel punto fu Bonnie a non poterne più.
Che diritto aveva lui di farle quelle domande?
Con un coraggio mai trovato prima, Bonnie lo affrontò: “Che cosa te ne importa? Non sono fatti tuoi questi! Chi bacio oppure no è una cosa che riguarda soltanto me e tu non puoi scegliere per me!” - gli disse.
“Io posso tutto!” - sibilò Damon.
“Ah, davvero? Allora, avanti…dimmelo! Chi dovrei baciare secondo te?” - gli chiese.
Damon la fissò per alcuni attimi interminabili, senza rispondere.
Bonnie restò in silenzio a guardare lui che aveva preso a spostare lo sguardo dai suoi occhi alla sua bocca e viceversa.
Bonnie sentiva la tensione salire e, all’improvviso, cominciò ad avere un gran caldo.
Damon le sfiorò una guancia, come aveva fatto Stefan quel pomeriggio prima di baciarla, ma furono due carezze del tutto diverse.
Stefan le aveva trasmesso soltanto affetto e tenerezza, mentre Damon le stava trasmettendo passione e possesso.
Erano fratelli, ma così diversi l’uno dall’altro anche se entrambi meravigliosi.
Adesso Bonnie cominciava a capire come si era sentita Elena in quegli anni: decidere era quasi impossibile.
Il vampiro le si avvicinò pericolosamente fermandosi a qualche millimetro dalle sue labbra.
Quanto desiderava che lui la baciasse…..
Ma non poteva, lei non poteva baciare Damon, non più, non adesso che lui stava con Elena, Bonnie non poteva continuare a farsi prendere in giro così.
Con uno sforzo incredibile, Bonnie chiuse gli occhi e voltò la testa di lato, respingendo Damon.
In un attimo Damon si allontanò da lei.
Quando Bonnie tornò a guardarlo notò incredulità nei suoi occhi neri.
“Vattene, Damon! Tornatene dalla tua cara Elena! Dopotutto….sei tu che l’hai voluta tanto, no? Beh..adesso tornatene da lei e lasciami in pace! Come ti ho appena dimostrato, tu non puoi decidere chi io debba baciare oppure no, così come non puoi decidere di chi posso innamorarmi oppure no!” - gli disse.
“Ti sei innamorata di Stefan?” - le chiese Damon in un sussurro.
Bonnie voleva dire di no, voleva dire che non amava Stefan, ma che amava lui e soltanto lui, ma poi immagini di lui ed Elena insieme le affollarono la mente e Bonnie mentì.
“Sì! Mi sono innamorata di Stefan! Come avrei potuto non innamorarmi di lui?” - disse.
Un istante dopo Damon aveva lasciato la stanza e, probabilmente, anche la vita di Bonnie.







NOTE:
Ciao a tutti cari lettori!!!!
Come è andata la vostra settimana?
La mia è stata luuuuunga e adesso ci si è pure messo questo raffreddore del cavolo che non mi fa dormire la notte!!!!UFFA!!!
Vabbè, parliamo del capitolo che è meglio!!!!
Allora....
Chiarimenti....i chiarimenti ci sono stati...e pure le bugie, o meglio La Bugia bella grossa che Bonnie spara alla fine, ma sono sicura che la capirete...si sente troppo delusa e ferita da Damon!!!
Grazie a tutti coloro che hanno recensito o che hanno soltanto letto lo scorso capitolo...davvero mille grazie!!!
Infine vorrei lascirvi con una notizia:
ho deciso, dietro consiglio di luna nueva 96 e anche dietro richiesta di altre di voi, di rendere questa storia una long!!!!
Quindi non si tratterà più di soltanto sei capitoli, ma ce ne saranno di sicuro di più...non tantissimi, ma più di sei sicuro!!!
Spero che la notizia vi faccia piacere e perdonate i miei cambi improvvisi di idee, ma il fatto è che, prima di cominciare a postare, non avevo proprio idea di quanto questa storia appassionasse anche me e mi dispiacerebbe non darle il giusto spazio per svilupparsi!!!! Che ne pensate?
A giovedì...BACIONI....IOSNIO90!!!








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Capitolo 4
*** Amore platonico ***


 Amore platonico
- Si! Mi sono innamorata di Stefan! Come avrei potuto non innamorarmi di lui? Si! Mi sono innamorata di Stefan! Come avrei potuto non innamorarmi di lui? Si! Mi sono innamorata di Stefan! Come avrei potuto non innamorarmi di lui? Si! Mi sono innamorata di Stefan! Come avrei potuto non innamorarmi di lui? -
“Oh, ma andiamo!?! Basta adesso!” - urlò Damon.
Dopo l’incontro con Bonnie, il vampiro aveva passato l’intera notte a vagare per il bosco e il cimitero e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era la frase che Bonnie gli aveva detto prima che lui andasse via e che adesso la sua mente gli riproponeva secondo dopo secondo senza dargli un attimo di sosta.
Damon era furioso.
Insomma, già il fatto che lo avesse respinto era stato uno smacco incredibile perché mai nessuna ragazza aveva respinto Damon Salvatore, neppure Elena ai tempi di Stefan aveva mai rifiutato un suo bacio, ma che addirittura si fosse innamorata anche lei del suo caro fratellino….no…questo non riusciva ad accettarlo.
Che poi…insomma..cosa c’era da accettare? Nemmeno questo riusciva a capire!
Lui aveva il suo angelo, no? Cosa gli importava della strega?
- Sarà sicuramente perché passa tutto il tempo con Stefan senza mai pensare a me! Sì…..deve essere per quella cosa…..com’è che fa quello stupido detto umano? In amor vince chi fugge? Mi pare di si! Comunque sia deve essere per quello anche se….in amor? Io non sono innamorato di Bonnie! Sono innamorato di Elena, solo di lei! Quindi proverbio o non proverbio io non c’entro niente e Bonnie può fuggire quanto le pare perchè io non le andrò dietro! Può fuggire anche con Stefan e a me non importerebbe! No…aspetta…forse…. - Damon agitò la testa - No, non mi importerebbe! E’ deciso! - pensò.
Presa questa decisione, il vampiro finì il suo girovagare e si incamminò verso il suo angelo: doveva chiarire con lei.
Arrivò al pensionato in un attimo, spalancò la porta e in pochi secondi era già sulla soglia della camera che la signora Flowers aveva dato ad Elena quando Bonnie aveva convinto Stefan a riammettere Elena in casa.
-Bonnie…. - pensò Damon, ma cacciò subito via quel pensiero ed entrò.
“Angelo?” - chiamò richiudendosi la porta alle spalle.
Elena uscì dal bagno sorridendo e già vestita di tutto punto.
“Angelo, eh?” - disse, allacciandosi una catenina al collo - “Quindi suppongo che qualsiasi cosa ti sia successa ieri ormai sia passata!”.
“Scusami per quello che ti ho detto ieri!” - fece Damon.
“Tu che chiedi scusa?” - fece Elena.
“Non ti ci abituare!” - rispose Damon.
La risata cristallina di Elena riempì la stanza.
“Accetto le tue scuse, Damon! Ma non mi hai ancora detto perché ieri te la sei presa tanto con Stefan per il bacio che ha dato a Bonnie!” - disse Elena e, a quel ricordo, un moto di inspiegabile rabbia attraversò il corpo di Damon.
“Vogliamo tornare di nuovo su questo argomento?” - le chiese forse un po’ troppo bruscamente.
Elena abbassò lo sguardo e scosse la testa.
“E poi non capisco perché continuare a parlarne! O forse ne parli perché sei davvero gelosa di Stefan?” - aggiunse Damon.
Elena sbarrò li occhi per un secondo, ma poi si riprese subito e : “Vogliamo tornare di nuovo su questo argomento?” - ripose usando le sue stesse parole di poco prima.
Uno strano silenzio calò nella stanza, silenzio durante il quale Damon guardava Elena ed Elena guardava il pavimento.
Fu Damon il primo a parlare: “Hai già fatto colazione?” - le chiese.
“Non ancora!” - rispose Elena tornando a guardarlo.
“Allora scendiamo giù! La signora Flowers avrà di sicuro già preparato!” - le disse.
Elena annuì e gli si avvicinò prima di accarezzargli una guancia e dargli un leggero bacio a fior di labbra: “Grazie!” - gli sussurrò.
Damon annuì.

“Finale della storia: hai detto a Damon che ti sei innamorata di me!” - fece Stefan.
“Esatto!”  - fece Bonnie.
Quella mattina presto non aveva neppure fatto colazione che si era subito precipitata da Stefan a raccontargli ciò che era successo con Damon la sera prima.
Stefan l’aveva ascoltata in silenzio seduto sul letto a gambe incrociate mentre lei faceva su e giù per la stanza.
“Ho fatto bene, no?” - gli chiese.
“A mentire? Mentire non è mai giusto, Bonnie!” - rispose Stefan.
“E’ di Damon che stiamo parlano! Per levarselo di torno ogni mezzo è giusto!” - fece Bonnie con un sopracciglio alzato.
Stefan ci riflettè un attimo: “Beh…se la metti così allora hai ragione!” - disse.
“Comunque sono venuta a dirtelo nel caso in cui Damon ti avesse detto qualcosa o…”.
“…o mi avesse minaccito di morte?” - la interruppe Stefan.
“Già!” - fece Bonnie - “Ma ti assicuro che non ho detto una cosa del genere per metterti in mezzo! E’ che non ho avuto altra scelta! Ero così furiosa….davvero….avresti dovuto vederlo, Stefan, si comportava come se io fossi…non so…come se fossi…”.
“Una sua proprietà!” - finì, per lei, Stefan.
Bonnie si illuminò: “Sì, Sì….hai colto nel segno! Mi parlava come se fossi una sua proprietà e pretendeva di dirmi cosa fare e cosa non fare! Insopportabile!”.
“E tu, per mandarlo via, gli hai detto di essere innamorata di me!” - fece Stefan.
“Beh, si! Non so se te ne sei accorto, ma lui è puttosto suscettibile riguardo questo punto! Penso che sia perché sai…Katherine, Elena….tutte e due si sono innamorate di te subito mentre lui…beh..per Katherine era solo un passatempo e con Elena ha dovuto sudarsela parecchio!” - disse Bonnie.
Stefan annuì: “Si, lo so!” - disse.
“Sei arrabbiato con me?” - gli chiese Bonnie sedendoglisi di fianco.
“Certo che no! Conosco Damon…so come è fatto! Ti capisco!” - rispose Stefan.
“Menomale!” - fece Bonnie sospirando sollevata e poggiandogli la testa su una spalla.
Stefan sorrise e l’abbracciò passandole un braccio intorno alle spalle.
“Ma…dimmi un po’…com’è che subito ti è venuta in mente quella cosa della proprietà?” - gli chiese.
“Nulla! Una frase che mi ha detto una volta!” - rispose Stefan.
“Beh, certo che è strano…trattare le persone così…come se fossero delle cose! Questo è mio, quello è tuo!” - commentò Bonnie.
“Damon è sempre stato così!” - Stefan.
“Damon ha la mente malata!” - Bonnie.
“Anche su questo hai ragione!” - Stefan.
Un attimo dopo erano scoppiati a ridere entrambi.
“Meglio che non ci senta!” - fece Stefan alzanosi.
Bonnie sorrise e si alzò anche lei.
“Allora mi aiuti? Mi tieni il gioco?” - gli chiese.
“Certo! Come potrei perdermi la occhiate omicide che mi aspetteranno, le frecciatine, le minaccie….” - rispose Stefan con finti occhi sognanti.
Bonnie rispose con un finto broncio.
“E io che pensavo che lo facevi per me!” - disse.
“Beh…ti sopravvaluti!” - rispose ironicamente Stefan.
Bonnie scoppiò a ridere: “Comunque sia…grazie!” - gli disse, poi aggiunse - “Wow, ho convinto l’incorrutibile Stefan a mentire!”.
“Beh…non lo chiamerei proprio…mentire!” - fece Stefan parandolesi davanti.
“Cioè? Ti sei forse innamorato di me?” - lo sfidò Bonnie.
Stefan sorrise e le afferrò entrambe le mani con le sue.
“No, cioè..non proprio…non come intendi tu, ecco!” - le rispose.
“E questo che significa?” - chiese Bonnie, curiosa.
“Vedi, Bonnie, io penso che…in un certo senso noi due ci amiamo!” - fece Stefan.
Bonnie sbarrò gli occhi: “Che?” - disse.
“Sì! Inomma io sono anche amico di Meredith e Matt, ma non ho mai baciato né l’una né l’altro!” - rispose Stefan.
“Eppure sono sicura che sarebbe un gran bel vedere, sai? Te che baci Matt, intendo!” - fece Bonnie.
Stefan le diede un leggero pizzicotto: “Scema! Non prendermi in giro e lasciami finire!” - le disse.
Bonnie alzò le mani in segno di resa.
“Bene, allora….dicevo che il nostro rapporto, l’affetto che ci unisce va più in là della semplice amicizia: è una sorta di amore! Ma, attenzione, non sto parlando di amore nel senso convenzionale del termine, non parlo di amore romantico, per così dire, ma di un tipo diverso di amore, una specie di amore platonico! Quel genere di amore puro che non ha niente a che fare con l’attrazione fisica o roba del genere, ma che è, piuttosto, una sorta di incontro tra due anime, capisci?” - le spiegò Stefan.
Bonnie sentiva gli occhi pizzicarle: “Perfettamente!” - disse - “E sono totalmente d’accordo!” - aggiunse stringendo le mani di Stefan.
“Quindi non è esattamente una bugia dire che tra noi c’è amore!” - disse Stefan.
“Giusto! Dopotutto non ci chiedono che tipo di amore ci unisce, ma solo se c’è amore!” - fece Bonnie.
“E l’amore ha diverse forme!” - aggiunse Stefan.
Bonnie annuì sorridendo.
“Adesso cosa ne dici di andare a fare una passeggiata, innamorata?” - le proprose Stefan mentre si avviavano alla porta.
“Per me va bene, innamorato!” - fece Bonnie aprendo la porta e ritrovandosi faccia a faccia con  Elena e Damon.
Dalla faccia sconvolta di Elena, Bonnie capì subito che avevano sentito.
“Cosa volete?” - chiese, spensierato, Stefan.
Elena sembrò riprendersi all’improvviso: “La-la signora Flowers ci vuole tutti in soggiorno!” - disse.
“E voi siete ritornati su tutti e due per venire ad avvertirci?” - chiese Stefan.
A rispondere fu Damon: “E’ quello che fanno due persone quando tra loro c’è amore: passano ogni momento possibile insieme!” - disse, bruscamente.
Ma Stefan non si lasciò intimidire dai modi del fratello e si voltò verso Bonnie.
“Be…se le cose funzionano così quando tra due persone c’è amore, allora credo che anche noi due dovremmo cominciare a fare tutto insieme, giusto Bonnie?” - le chiese.
Bonnie vide gli occhi sconvolti di Elena, che ovviamente non era riuscita a capire di che tipo d’amore Stefan stesse parlano, ma non se ne curò troppo e rispose: “Beh, se è così che funziona, allora sono d’accordo!”.
“Bene! Andiamo?” - le chiese Stefan offrendole la mano.
Bonnie gliela strinse sorridente e scesero al piano di sotto, mano nella mano, seguiti da Elena e Damon.
Arrivarono in soggiorno e trovarono la signora Flowers che conversava amabilmente con un’altra anziana donna.
Appena li videro le due donne si voltarono verso di loro e sorrisero.
“Ragazzi miei!” - esordì la signora Flowers - “Lasciate che vi presenti la mia più cara amica di tutta una vita: Armerilia Stones!”.
Armerilia Stones era una donna anziana e leggermente in carne, alta quanto la signora Flowers, la carnagione olivastra, i capelli corti e bianchi e un sorriso enorme.
A Bonnie parve simpatica e un po’ stramba, forse a causa del lungo vestito a fiori e dell’enorme cappello di tela che portava in testa.
“Anche lei è una strega!” - fece Damon e non era una domanda.
“Esatto, vampiro dagli occhi neri che, secondo la descrizione fattami poco fa dalla mia cara amica, dovresti rispondere al nome di Damon!” - rispose la donna.
Damon annuì leggermente.
“E tu devi essere la bellissima Elena!” - fece la signora Stones indicando proprio la bionda.
“Piacere di conocerla!” - rispose Elena.
La donna le sorrise e poi si avvicinò a Bonnie e a Stefan.
“Mentre voi due dovete essere il vampiro Stefan e la giovane strega Bonnie!” - disse.
“Piacere!” - fece Stefan.
“Benvenuta!” - aggiunse Bonnie.
“E gli altri vostri amici?” - chiese la signora Stones.
“Se si riferisce a Meredith e a Matt….Meredith è a casa sua adesso oppure è con il suo fianzato, Alaric, mentre Matt è al college!” - rispose Bonnie.
“Ooooh, allora lui non potrà essere dei nostri stasera!” - fece la signora Stones.
“Stasera?” - chiese Elena.
“Perché non ve l’ho detto? Stasera faremo una bella cena elegante qui, tutti insieme, così potrò conoscervi meglio e voi conoscerete me! Naturalmente è invitata anche la cara Meredith e il suo fidanzato!” - rispose la signora Stones.
“I vampiri non mangiano!” - fece notare Damon.
“Ma spero gradirete due belle brocche di sangue!” - rispose la donna.
“Io…” - fece per intervenire Stefan.
“Per te sangue animale, ovviamente!” - lo interruppe la signora Stones.
Stefan annuì.
“Beh..allora è deciso! A stasera! Puntuali alle sette, mi raccomando!” - li congedò la signora Stones.

La giornata passò piuttosto velocemente anche se la testa di Elena era costantemente tartassata dalle immagini di Bonnie e Stefan mano nella mano e dalle loro parole che lasciavano intendere parecchio, soprattutto quanto il loro rapporto fosse evoluto.
Pensare a Stefan era l’ultima cosa che voleva e che doveva fare, ma proprio non riusciva a deviare i suoi pensieri.
C’era anche da dire che Damon non l’aveva aiutata poi molto per quanto riguardava la questione “distrarsi”, anzi…lui sembrava più giù di lei e si era chiuso in un guscio fatto di mutismo e rabbia che proprio non riusciva a capire da dove venisse fuori.
Ultimamente Damon era così facilmente irritabile che ogni volta che parlava aveva paura di dire qualcosa di sbagliato involontariamente.
Ormai la vita di Elena si era ridotta a tre cose fondamentalmente:
Primo: cercare di calmare il suo cuore che continuava a struggersi per Stefan.
Secondo: il senso di colpa verso tutti i cattivi pensieri che faceva su Bonnie solo per il fatto che lei stava con Stefan.
Terzo: la ricerca di quel sentimento che l’aveva spinta a scegliere Damon e che adesso sembrava eclissato.
Elena si faceva pena da sola.
“Ehi, Elena….mi ascolti? Che succede?” - le chiese premurosa Meredith.
Per via della cena organizzata per quella sera, la signora Stones l’aveva praticamente sbattuta fuori di casa dicendole che avrebbe dovuto trovare un altro posto in cui farsi bella perché lei aveva un bel po’ di cose da rimettere a nuovo e modificare.
Così, Elena si era rifugiata da Meredith che poi era l’unica amica che le era rimasta dopo la lite con Bonnie del giorno prima.
“Tutto ok! Non preoccuparti!” - rispose tornando al suo lavoro di accuarata manicure.
“Pensierosa?” - le chiese Meredith sedendolesi di fianco sull’enorme letto.
“Un po’!” - ammise Elena.
“E dimmi…questi pensieri riguardano una certa rossa che conosciamo, un certo ex ragazzo oppure un certo attuale ragazzo?” - le chiese Meredith.
“Mi conosci bene, eh?” - fece Elena con un debole sorriso.
“Non hai risposto alla mia domanda!” - le fece notare Meredith.
“Tutti e tre!” - si arrese Elena con un sospiro.
“Beh…allora stai messa male!” - commentò Meredith.
Elena si stranì.
“Ehi, ma tu non eri la saggia del gruppo? Non hai qualche buon consiglio da darmi?” - disse Elena.
“Ultimamente mi sono un po’ scocciata dei consigli! Preferisco aiutare in modo concreto!” - rispose Meredith alzandosi e lanciando un’occhiata fuori dalla finestra.
Elena la guardò con fare interrogativo: non capiva dove Meredith volesse andare a parare.
Era proprio sul punto di chiederle spiegazioni, quando il campanello suonò.
Subito pensò che fosse tardi e che fossero già arrivati Damon ed Alaric.
“Aspettami qui!” - fece Meredith fiondandosi fuori dalla camera e giù per le scale.
Elena era sempre più confusa.
Approfittò dell’attimo di solitudine per accertarsi che l’auto di Damon non fosse fuori e, in effetti, non c’era.
Ma allora chi era?
“Meredith?” - chiamò - “Ma chi è?” - disse.
L’amica comparve pochi secondi dopo sulla soglia della porta con un sorriso enorme.
“Elena, è arrivato il mio aiuto in modo concreto!” - disse entrando e rivelando, alle sue spalle, la figura di Bonnie.
Elena si zittì e anche Bonnie, dopo un debole saluto, entrò nella stanza e rimase del tutto in silenzio.
Quel momento era così strano che era come se l’imbarazzo le colpisse ad ondate.
Il silenzio e la totale immobilità persistettero nella stanza per parecchi minuti prima che Meredith intervenisse.
“Andiamo, ragazze!!” - disse - “Io ho creato l’occasione mettendovi tutte e due faccia a faccia senza nessun vampiro di mezzo, ma adesso il resto dovete farlo voi! Parlate! Siete amiche, non potete rovinare tutto così! E poi, sinceramente, per me è molto più facile seguivi entrambe se posso tenervi nella stessa stanza senza il pericolo che vi uccidiate a vicenda!”.
Bonnie si lasciò scappare un risolino.
“Parli come se tu fossi nostra madre e noi due bambine dell’asilo!” - disse Elena.
Un secondo dopo il risolino di Bonnie era diventato un risata vera e propria a cui anche Elena si accodò.
Quando ripresero il controllo su loro stesse, Bonnie si fece avanti e le afferrò le mani.
“Mi dispiace per quello che ti ho detto, Elena, davvero!” - le disse.
Elena scosse la testa: “Non dirlo nemmeno! Sono stata io a cominciare! Perdonami!” - disse.
“Io ho un’idea!” - s’intromise Meredith - “Perdonatevi entrambe con un bell’abbraccio e non parliamone più!”.
Ed Elena e Bonnie furono più che felici di esaudire il desiderio della loro cara Meredith.

Quella sera Damon si sentiva in forma.
Aveva passato tutto il giorno a ripetersi - Chi se ne frega della streghetta! - e ormai questo sembrava essere diventato il suo mantra.
Ma poco importava: l’importante era che funzionasse e che gli permettesse di passare una bella serata con la sua Elena.
Già se la immaginava….bellissima nel suo abito da sera mentre gli siedeva al fianco.
Con questa fantasia bussò al campanello di casa Sulez, mai che si dica che lui non fosse ben educato.
Ad aprirgli fu Alaric.
“Ehi!” - lo salutò Damon.
“Buonasera, Damon!” - fece Alaric lasciandolo passare.
“Non sono ancora pronte, eh?” - fece Damon.
“Donne!” - commentò Alaric con un’alzata di spalle con la quale Damon concordò pienamente.
Passarono appena pochi minuti e lui ed Alaric erano ancora nell’ingresso ad attendere le ragazze, quando il campanello suonò.
“Chi è?” - chiese Damon.
Alaric non gli rispose e andò ad aprire.
Inutile dire che il nuovo ospite non era per niente gradito.
“Che diamine ci fai tu qui?” - chiese, rabbioso, Damon.
“Sono venuto a prendere Bonnie!”- rispose Stefan come se fosse la cosa più scontata del mondo.
Damon si stupì.
- Bonnie è qui? - pensò, ma subito rimpiazzò il pensiero con il suo mantra - Chi se ne frega della streghetta! -
Stefan pensò molto saggiamente di mettersi distante da lui e, mentre Damon cercava di ricordare le rarissime occasioni in cui suo fratello si era dimostrato tanto intelligente, le ragazze cominciarono a scendere di sotto.
La prima ad arrivare fu Meredith che venne subito presa sottobraccio da un raggiante Alaric.
- Come se potesse anche solo competere con il mio angelo - pensò, Damon.
E infatti, come volevasi dimostrare, Elena era stupenda nel suo abito panna con rifiniture dorate che le evidenziava in modo eccezionale gli occhi azzurri.
Damon le andò subito incontro e le baciò una mano.
“Sei bellissima, angelo mio!” - le disse.
“Grazie!” - fece Elena.
Ad interrompere il loro momento fu Stefan…come al solito.
“Ehi, ma dov’è Bonnie?” - chiese.
Damon non resistette proprio: “Magari ti ha dato buca! Dura essere respinti, eh?” - disse, maligno.
Ma un’altra voce lo contraddisse.
“Puoi star certo, Damon, che non respingerò mai Stefan in nessun modo!” - disse Bonnie facendo la sua comparsa sulle scale.
“Scusate! Avevo dimenticato il cellulare!” - aggiunse cominciando la sua discesa.
In quel momento fu come se tutto andasse al rallentatore.
Damon deglutì senza riuscire a togliere gli occhi di dosso a Bonnie.
- Chi se ne frega della strghetta! Chi se ne frega della streghetta! Chi se ne frega della streghetta! Chi se ne frega della streghetta! Oh, accidenti…al diavolo….è magnifica! Perfetta! - pensò Damon in preda all’ansia.
Noncurante di tutto, continuava a guardare Bonnie, fasciata nel suo abito nero che le arrivava appena sotto il ginocchio, mentre si riavviava all’indietro i capelli rossi tenuti fermi su un lato da una splendida rosa nera.
Ma Bonnie non lo degnò nemmeno di uno sguardo e lo sorpassò andando dritta da Stefan e lasciandosi indietro il suo dolce profumo di fragoline di bosco che annebbiò per un attimo i sensi di Damon.
Stefan la accolse a braccia aperte e le fece fare una piroetta rimirandola tutta.
“Sei fantastica, Bonnie!” - le disse e mentre Damon era troppo impegnato a concordare mentalmente col fratello, Stefan si sporse in avanti e toccò leggermente le labbra di Bonnie con le sue.
In quel momento Damon maledì se stesso e la sua debolezza: avrebbe dovuto guardare altrove.
Una gelosia cieca, perché di questo si trattava, lo invase.

In macchina con Bonnie, Stefan non smetteva di pensare a cosa quella serata avrebbe portato.
Sentiva che qualcosa aleggiava nell’aria, ma non sapeva bene cosa.
“Il bacio non è stato un po’ troppo?” - gli chiese Bonnie.
Stefan sorrise.
“Naaaa! In Australia gli amici si salutano così, coi baci sulle labbra!” - rispose.
Bonnie lo guardò di sottecchi.
“Te lo sei inventato!” - lo accusò.
“Di sana pianta!” - confermò Stefan.
Bonnie scoppiò in un’allegra risata che riempì l’ambiate e che terminò solo dopo svariati minuti.
Seguirono alcuni attimi di rilassante silenzio.
“Hai visto Elena? Era bellissima!” - gli disse Bonnie all’improvviso.
Stefan restò un po’ spiazzato per il cambio di argomento, ma annuì.
“Si! E’ vero!” - disse liquidando in fretta la questione.
“Stai bene?” - gli chiese Bonnie.
“Sto andando ad una cena che si prospetta quantomeno interessante con la mia innamorata platonica…certo che sto bene!” - rispose Stefan.
“Ok, innamorato platonico!” - disse Bonnie.
Uno strano pensiero balenò nella mente di Stefan mentre parcheggiava davanti al pensionato.
“Ehi…adesso non avrai mica intenzione di chiamarmi sempre così, vero?” - chiese a Bonnie.
“Innamorato platonico, dici?” - chiese lei.
Stefan annuì.
“Certo che ti chiamerò sempre così!” - rispose Bonnie con un’alzata di spalle.
“Ci avrei scommesso!”.







NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Spero abbiate passato una buona settimana......la mia è stata un pò stancante, ma proficua...mettiamola così!!!!XDXDXDXDXD
Allora...nuovo giovedì, nuovo capitolo!!!!
Ringrazio ancora tutti coloro che hanno letto e commentato il capitolo precendente e soprattutto ringrazio di nuovo tutti per il vostro appoggio alla mia decisone di rendere questa storia una long!!!!
Detto questo....
In questo nuovo capitolo troviamo un Damon che fa dei leggeri passi avanti, direi!!!
Insomma...almeno adesso ha capito che è geloso ed ha ammesso, almeno a se stesso, che gli piace Bonnie!!!!
Elena e Bonnie hanno fatto pace, anche se non penso che le cose saranno come prima vista la situazione attuale...e questo loro lo sanno!!!!
Stefan...beh....lui non è ancora pronto per tornare a lasciarsi prendere totalmente da Elena nonostante sappia che quello che prova per lei è molto forte!!!!
Inoltre, da come avete letto, ha preso la questione della Bugia di Bonnie piuttosto filosoficamente uscendosene con uno sei suoi tanti bei discorsi!!!
Sinceramente la cosa dell'amore platonico ce la vedo bene tra di loro, perchè nonostante il loro rapporto non sia proprio quello tra due fidanzati innamorati persi, però non è nemmeno quello tra due semplici amici.....Che ne pensate?
PS: tenete d'occhio la nuova arrivata! XDXDXDXDXD
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!


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Capitolo 5
*** Una cena interessante ***


Una cena interessante

Certo che la signora Stones era una strega!
Doveva per forza essere una strega perché altrimenti Bonnie come avrebbe fatto a spiegarsi il cambiamento subito dal pensionato nel giro di poche ore!?!
Quando Stefan aveva parcheggiato nel vialetto avevano dovuto guardarsi bene in giro per capire se si trovavano nel posto giusto.
L’intero pensionato era illuminato da tante piccole luci bianche che gli davano un’aria decisamente magica. Sugli alberi tutt’intorno erano posizionate ad arte decorazioni dorate odornate da piccoli boccioli di rose bianche e davanti a loro si stendeva un lungo tappeto blu notte.
Bonnie afferrò il braccio che Stefan le stava offrendo e si avviarono insieme verso la porta principale.
Se l’esterno era meraviglioso, l’interno lo era molto di più.
Era cambiato tutto.
Persino i vecchi mobili in legno scuro della signora Flowers erano stati sostituiti da mobili ugualmente eleganti, ma decisamente più moderni che rendevano l’edificio più simile ad un ricco cottege di campagna che ad una semplice pensione che stava lì da chissà quanti anni quale, invece, era in realtà.
La signora Stones e la signora Flowers li accolsero in salotto anch’esso arredato con divani bianchi e rossi, quadri dai colori sgargianti e fiori che spuntavano da ogni dove.
Entrambe le donne, per l’occasione, avevano smesso i loro soliti e bizzarri abiti per indossarne altri molto più eleganti e sobri che davano alle due la parvenza di aristocratiche donne d’altri tempi.
“Buonasera a tutti!” - li salutò la signora Flowers con un enorme sorriso sul viso.
“Sono proprio felice che siate venuti tutti!” - si accodò la signora Stones.
“Signora Stones è tutto meraviglioso!” - si complimentò Stefan.
“Oh, grazie mille! Ma adesso…bando alle ciance e andiamo a sederci a tavola!” - rispose la donna.
La Signora Flowers e la signora Stones li guidarono vero la sala da pranzo che, come tutti il resto, si rivelò uno spettacolo meraviglioso con luci e candele, fiori e decorazioni di ogni genere.
La tavola, poi, era fantastica e dalla cucina proveniva un profumo davvero invitante che fece brontolare lo stomaco vuoto della povera Bonnie che avvampò per l’imbarazzo sotto lo sguardo divertito di tutti.
“Scusate! E’ che non mangio da stamattina!” - si guistificò.
“Allora sarà meglio accomodarci e cominciare!” - intervenne la signora Flowers.
“Si! Avvicinatevi alla tavola e guardatevi intorno….ci sono dei segnaposti! Non appena vedete il vostro nome: sedetevi! Non sono ammessi cambi!” - spiegò la signora Stones.
Bonnie guardò Stefan divertita e si avvicinò alla tavola.
Bastò poco per trovare il suo nome e, impaziente, prese posto.
Solo quando ogni posto fu occupato Bonnie si accorse di chi aveva direttamente di fronte: Damon.
Un moto di protesta verso la stupida regola < non sono ammessi cambi > la colse improvvisamente, ma se c’era una cosa che era riuscita a capire della signora Stones era che, per quanto amabile e gentile potesse essere, non amava essere contraddetta.
Ma solo l’idea di dover trascorrere tutta la serata con Damon che la fissava a poco piu’ di un metro di  distanza non la faceva sentire esattamente tranquilla.
Si voltò alla sua destra per chiedere aiuto a Stefan che era proprio lì accanto, ma si rese amaramente conto che neppure lui era in una bella situazione visto che si era ritrovato di fronte Elena.
Un rumore alla sua sinistra la fece voltare e Bonnie salutò con un sorriso Alaric che prendeva posto al suo fianco mentre Meredith era dall’ altra parte accanto a Damon.
Alaric tese la mano sul tavolo e afferrò quella di Meredith.
La signora Flowers e la signora Stones, infine, dopo essere sbucate dalla cucina sistemando sulla tavola piatti e brocche pieni di ogni ben di Dio, presero posto ai due lati estremi della tavola rettangolare.
“Bene!” - fece la signora Stones - “ Cominciate pure e buon appetito a tutti!”.
Bonnie sorrise alla donna e, facendo bene attenzione a non guardare mai Damon dritto negli occhi, afferrò il suo bicchiere già pieno d’acqua e ne bevve un bel sorso.
Stefan, probabilmente notando il suo nervosismo, le prese dolcemente la mano destra e gliela strinse.
Bonnie gli fu infinitamente grata per quel gesto, ma non riuscì a rilassarsi: sentiva gli occhi di Damon puntati addosso.
Era tutta la sera che lui non faceva altro che fissarla e questo non le piaceva affatto. Mentre una volta avrebbe dato qualsiasi cosa perchè lui la guardasse, adesso proprio non riusciva a sopportarlo.
Insomma…aveva il suo angioletto lì di fianco, perchè guardava lei?
Presa da un moto di stizza Bonnie alzò gli occhi e li fece scontrare con quelli neri del vampiro.
Lui sembrò sorpreso del suo gesto, ma si riprese subito e le sorrise con sfida.
- Beh….se è la guerra che vuole….- pensò Bonnie sorridendo a sua volta con un sorriso tanto finto quanto ironico.
“Allora ragazzi…..stasera siamo qui per conoscerci, giusto? Raccontatemi un pò di voi! Bonnie?” - chiese la signora Stones servendosi una fetta di arrosto.
“Beh….non c’è molto da dire, in realtà! Sono nata e cresciuta qui e qui c’ è tutta la mia famiglia! Soltanto mia nonna viveva lontano ed è stata proprio lei che, qualche anno fa, mi ha confessato di essere una strega discendente dai druidi e…beh….che lo sono anch’io!” - raccontò rivolgendo un sorriso a Stefan che le riempiva il piatto con arrosto, piselli e patate.
“E come hai accolto questa rivelazione?” - le chiese, interessata, la signora Stones.
“Se devo essere sincera….non molto bene! Non mi sono mai trovata molto a mio agio con la magia!” - confessò.
La signora Stones le sorrise dolcemente: “Oh, ma è perchè ti sei avvicinata all’arte magica quando eri già abbastanza grande!! Ma con il passare del tempo le cose cambieranno! Ad esempio, la mia grande amica Teophilia mi ha già detto che stai facendo dei passi avanti!” - le disse.
“Bonnie migliora di giorno in giorno!” - intervenne Stefan con una punta di orgoglio nella voce.
“Visto?” - fece la signora Stones - “Ma adesso parlami un pò della tua vita normale, la vita di tutti i giorni! Quali sono i tuoi hobby?” - le chiese.
Bonnie stava per rispondere, ma venne interrotta.
“L’hobby principale di Bonnie è piagnucolare!” - intervenne Damon.
Bonnie si voltò a guardarlo con rabbia, ma lui si limitò a sorridere.
“Ah, davvero?” - fece la signora Stones - “E allora dimmi quali sono i tuoi di hobby, Damon!”.
Questa volta fu Bonnie a cogliere la palla al balzo per rispondere.
“Beh…diciamo che Damon si diverte rendendo la vita impossibile a tutti con la sua sgradita presenza!” - disse, tornando a guardarlo e sfidandolo con lo sguardo.
Damon la guardò fisso, glaciale.
“Non credo proprio che la mia presenza sia sgradita a tutti! Elena non la trova per niente sgradita!” - le rispose afferrando una mano di Elena.
Ma Bonnie non si lasciò intimidire.
“Allora devi essere contento che il detto < l’amore è cieco e anche sordo > sia vero!” - rispose.
Uno strano silenzio carico di rabbia repressa calò nella stanza.
“Ooook! Credo che possa bastare, ragazzi, eh?” - intervenne Alaric.
“Si! Alaric ha ragione! Continuiamo la cena tranquillamente!” - fece Meredith.
Bonnie si voltò a guardare l’amica e annuì.
“Damon?” - fece Stefan.
“Tu sta zitto!” - rispose Damon, lanciando una rapida occhiata alla mano che Bonnie teneva intrecciata a quella di Stefan, prima di rilassarsi contro la sedia e distogliere lo sguardo.
Bonnie afferrò un altro bicchiere d’acqua e lo mandò giù tutto d’un sorso mentre la signora Stones guardava prima lei e poi Damon con lo sguardo tipico di chi la sa lunga e uno strano sorriso a cui la signora Flowers rispose con un cenno affermativo del capo.

Dopo l’inizio non propriamente tranquillo, la cena stava andando avanti.
Bonnie e Damon non si erano più rivolti la parola ed Elena aveva notato che Damon faceva di tutto per evitare anche solo di guardare Bonnie di sfuggita.
Sinceramente non ci aveva capito molto di quello che era avvenuto poco prima e , soprattutto, del perchè Damon avesse cominciato ad provocare così Bonnie.
Anche se….beh….doveva ammetterlo: era tutta la sera che Damon era strano, distante, come se pensasse ad altro.
E di certo lo sguardo che aveva lanciato a Bonnie, quando l’aveva vista a casa di Meredith, non le era piaciuto affatto.
Ma, d’altra parte, non le era piaciuto per niente neppure il bacio che Stefan aveva dato a Bonnie e neppure come lui le sorrideva o come le prendeva la mano.
Ma perchè, poi?
Elena aveva pensato che, nel momento in cui avesse scelto tutto sarebbe andato al suo posto e invece…..aveva scelto Damon e niente sembrava a posto, anzi….sembrava tutto più incasinato di prima.
Ma la cosa che la faceva arrabbiare davvero era che solo a lei sembrava tutto un enorme casino, perchè guardava gli altri e li vedeva tranquilli.
Stefan, poi…..lui sembrava Mr tranquillità. Passava le sue giornate con Bonnie e sembrava più felice che mai.
Ogni volta che erano nella stessa stanza nemmeno le rivolgeva la parola, ma Elena vedeva chiaramente che lui non lo faceva perchè era ancora arrabbiato con lei, anzi….sembrava che non si fosse mai arrabbiato in vita sua, che non ce l’avesse mai avuta con lei.
Indifferente…..questo era Stefan, indifferente.
Se lei era o non era in una stanza sembrava fare lo stesso per lui e quando si ritrovavano a scambiare qualche parola sembrava che non gli interessasse neppure.
Quando, invece, a rigor di logica, era lei quella che non doveva essere interessata, giusto?
Era lei quella che doveva scegliere tra lui e Damon.
E lei aveva scelto Damon, qundi il pensiero di Stefan non doveva più sfiorarla neppure lontanamente, invece….
Ad Elena sembrava di pensare a Stefan più adesso che quando stavano insieme, il che era assurdo e decisamente contorto.
Avrebbe dovuto parlarne con qualcuno al più presto! Forse stava diventando pazza!
Mentre era persa nelle sue fantasticherie la cena era andata avanti con la signora Stones che chiedeva notizie a tutti sulla loro vita soffermandosi di più su Stefan e Damon visto che di cose ne avevano parecchie da raccontare.
Ma Elena doveva ammettere che anche Alaric ne aveva vissute di avventure e, a quanto pareva, gli piaceva pure raccontarle visto che non la smetteva di parlare da circa venti minuti.
Ed era proprio arrivato al culmine del racconto sulla sua ultima avventura soprannaturale in Ucraina che Elena, sebbene non avesse parlato molto, sentì il bisogno urgente di bere un pò d’acqua.
Probabilmente si era stancata lei per Alaric.
Continuando ad ascoltare il racconto sporse un braccio in avanti ad afferrare la bottiglia d’acqua quando toccò un’altra mano a mezz’aria e una scarica elettrica le attraversò il corpo.
Si voltò velocemente e si ritrovò a fissare la sua mano appoggiata sulla bottiglia fredda e stretta nella mano di Stefan.
Lo guardò senza proferire parola e deglutì vistosamente.
Trascorse qualche istante così, con loro due a guardarsi nell’assoluta immobilità mentre tutto il resto andava avanti, poi, nello stesso istante, ritirarono entrambi la mano velocemente.
Fu Stefan il primo a parlare.
“Bonnie ha sete!”  - le disse ed un moto di pura gelosia la invase e prima che potesse anche solo pensare di respingerlo indietro, Elena aveva afferrato la bottiglia e l’aveva appoggiata accanto a se, cominciando poi a versarsi l’acqua.
“Beh…anch’io!” - disse con voce dura.
Stefan sembrò sorprendersi e alzò le mani in segno di resa, prima di tornare a voltarsi verso Bonnie e sussurrarle qualcosa all’orecchio.
Bonnie rispose con un cenno noncurante della mano e si voltò a guardare Elena, sorridendo.
Per Elena fu difficile ricambiare quel sorriso, ma lo fece lanciando, poi, una rapida occhiata di scuse a Stefan, ma lui non la stava guardando.
Soltanto quando si arrese e tornò, amareggiata, a prestare la sua attenzione ad Alaric, si accorse che la signora Stones la stava fissando e capì che, probabilmente, l’aveva fissata per tutto il tempo.
Elena abbassò lo sguardo.

Come previsto, la cena stava risultando decisamente interessante.
Fatta eccezione per tutte le modifiche meravigliose apportate al pensionato dalla signora Stones e dalla signora Flowers, era interessante il modo in cui l’aria, sebbene fosse tesa, restava sempre controllata ad arte da ognuno dei partecipanti.
Ovviamente, però, bisognava escludere alcuni brevi avvenimenti tipo Damon che provocava Bonnie senza ragione e Bonnie che attaccava Damon con tutta la ragione del mondo.
Onestamente, Stefan non aveva capito granchè del comportamento del fratello, ma ormai ci aveva rinunciato da tempo a capirci qualcosa.
Poteva fare delle ipotesi e la prima che gli veniva in mente era che Damon fosse geloso.
Dopotutto era già capitato altre volte che prendesse in giro Bonnie, ma mai con tutto quell’astio nella voce.
E non bisognava di certo avere la supervista da vampiri per rendersi conto che Damon non aveva tolto gli occhi di dosso a Bonnie per l’intera serata.
Ma queste erano solo ipotesi e supposizioni di una mente che tentava in ogni modo di pensare a qualcosa pur di distrarsi dalla situazione imbarazzante e quanto meno ironica in cui si trovava.
Essere seduti faccia a faccia con la ragazza che ti ha spezzato il cuore preferendo il tuo stesso fratello a te, non procura davvero delle belle sensazioni soprattutto quando ci si impegna, giorno dopo giorno, per dimenticarla e lei rimane sempre lì in agguato pronta a rispuntare fuori e a farti ritornare alla mente tutto il dolore che ti ha inferto.
No, non era decisamente bello.
Poi il fatto che facesse l’offesa proprio non lo sopportava.
Insomma….lei lo aveva mollato, lei lo aveva respinto, lei lo aveva tradito e ingannato e cosa fa? Se la prende con lui soltanto perchè voleva riempire un bicchiere d’acqua a Bonnie!
Era assurdo.
Stefan scosse il capo e lanciò un’occhiata ad Elena.
Ma fu una mossa sbagliata perché lei alzò gli occhi nello stesso momento e i loro sguardi si incrociarono.
- Cavoli! - pensò Stefan distogliendo un po’ troppo velocemente lo sguardo.
Incontrò lo sguardo interrogativo di Bonnie a cui lui rispose con un sorriso per tranquillizzarla, ma lei, che lo cono0sceva fin troppo bene, alzò le sopracciglia, scettica, come a dire < a chi vuoi darla a bere >.
Stefan scosse la testa, divertito.
La cena andò avanti e continuò per ore ed ore.
Era ormai scoccata l’una di notte, quando la signora Flowers suggerì di prendere il dolce in salotto.
Acconsentirono tutti, forse troppo impauriti dalla signora Stones per dire di no, e cominciarono ad alzarsi.
“Mi sa che farò prima una telefonata a mia sorella per tranquillizzarla!” - disse Bonnie e afferrò la sua borsetta cominciando a scavarci dentro.
Stefan sorrise quando Bonnie cominciò a tirare tutto fuori con uno strano cipiglio sul viso.
“Bonnie? Che c’è?” - le chiese.
Bonnie si battè una mano in fronte e disse: “Il cellulare! Penso proprio di averlo lasciato in macchina!”.
“Bonnie sei assurda! Stasera lo hai già dimenticato due volte!” - fece Elena.
“Il che è davvero grandioso se si considera il fatto che di solito è in grado di perderlo per circa una ventina di volte tutte in una sera!” - si accodò Meredith.
Bonnie avvampò dall’imbarazzo e si accarezzò i capelli.
“Distratta, eh?” - chiese la signora Stones sorridendo.
“Parecchio!” - risposero in coro Meredith ed Elena prima di scoppiare a ridere.
Bonnie si voltò a guardare Stefan con i suoi grandi occhioni da cucciolo e Stefan sorrise estraendo le chiavi della macchina dai pantaloni.
“Non preoccuparti! Ci penso io!” - le disse.
Fuori dal pensionato la notte era fredda, ma il cielo era pieno di stelle.
Recuperato il cellulare di Bonnie dall’auto, Stefan richiuse la portiera e fece per tornare dentro, quando si trovò faccia a faccia con Damon.
“Ciao fratellino!” - lo salutò Damon.
“Che ci fai qui fuori?” - chiese Stefan.
“E tu che ci fai con Bonnie?” - rispose Damon sorridendo.
“Come, scusa?” - fece Stefan.
“Si, insomma….vi tenete per mano, uscite insieme, vi baciate…..cos’è? La tua ragazza?” - gli chiese Damon.
“E a te che importa?” - rispose Stefan spazientito - “Fammi tornare dentro!”.
“Dalla tua ragazza? Dalla tua Bonnie?” - lo provocò Damon.
Stefan non resistette oltre e lo affrontò.
“Si, esatto! Dalla mia Bonnie! E allora?” - fece.
Damon sembrò soppesare le sue parole, poi fece un passo avanti verso di lui.
“Quindi adesso la streghetta è tua!” - disse.
“Esatto, Damon! Quindi vedi di starle alla larga e togliele gli occhi di dosso! L’abbiamo notato tutti che non hai fatto altro che guardarla! Tu ce l’hai la tua ragazza, no? Guarda lei!” - rispose Stefan.
“Altrimenti?” - fece Damon.
“Altrimenti te la vedrai con me!” - ribattè Stefan e si avviò verso il pensionato.
“E io dovrei avere paura di te?” - fece Damon.
Stefan si bloccò e si voltò lentamente.
“Si, Damon! Decisamente!” - disse - “Stai alla larga da Bonnie!” - aggiunse prima di ritornare dentro e andare dritto in salotto.
Si sedette accanto a Bonnie e le prese la mano restituendole il cellulare.
“Tutto ok?” - gli chiese lei vedendo rientrare poco dopo anche Damon.
Stefan le sorrise: “Cerca di non perderlo più!” - disse indicando il cellulare.
Bonnie arrossì: “Guarda che non sono io che lo perdo! E’ lui che scappa!” - si giustificò.
“Beh, allora mi sa che dovremo compargli un guinzaglio!” - fece Stefan.
Abbracciò Bonnie e lanciò un’occhiata a Damon, poco più in là, che li fissava.

Una sola cosa era certa: cene con l’allegra compagnia? Mai più!
Nulla di buono era venuto da quella serata.
Bonnie che lo attacca, Stefan che lo minaccia e Alaric che gli dà il colpo di grazia con tutte quelle noiosissime storie.
- Ma dico io: cosa sono diventato? Il pupazzo maltrattato da tutti? - pensò Damon con rabbia, prendendo a pugni la corteccia dell’albero su cui era seduto.
Era tarda notte e per un istinto non ben identificato si trovava a contravvenire all’ordine categorico del suo adorato fratellino circa lo stare lontano dalla streghetta.
Aveva lasciato Elena al pensionato, quando tutta quella ridicola pantomima era finita ed era andato a schiariri le idee nel bosco.
Inutile dire che le idee non si erano schiarite per niente altrimenti non si sarebbe trovato dove era ora: sull’albero di fronte alla finestra di Bonnie a guardarla dormire.
In realtà una cosa la sapeva cioè che non era andato lì per guardarla dormire, ma semplicemente per assicurarsi di una cosa, assicurarsi che Bonnie fosse sotto le coperte del tutto sola.
E, anche se non sapeva esattamente perché, il sollievo che aveva sentito nel vederla da sola era stato tale che si era fermato a guardarla accomodandosi sull’enorme ramo.
Colpita da un raggio di luna, Bonnie, ancora addormentata, si voltò e Damon potè vederne il viso rilassato e sereno.
Involontariamente lo sguardo gli si addolcì e sorrise.
All’improvviso tutta la voglia che aveva di tornare da Elena svanì nel nulla.










NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Innanzitutto.....Buona Pasqua in ritardo....sono sempre in ritardo....XDXDXDXDXD
Allora...come sono andate le feste? Spero altrettanto bene quanto le mie!!!!
Grazie a tutti coloro che hanno letto e/o commentato lo scorso capitolo...grazie di cuore!!!
Bene....il capitolo...
Ad essere onesti....non mi piace molto come è riuscito, ma purtroppo non ho avuto tempo di fare di meglio! In cambio, prometto di fare meglio la prossima volta!!!!
Beh....per tutti quelli che credevano che succedesse chissà cosa durante la cena...mi dispiace di avervi deluso!
Diciamo che il bello comincia a venire dal prossimo capitolo....la cena serviva soltanto per testare il terreno!!!!XDXDXDXD
Spero che lascerete comunque un breve commento.......
A giovedì prossimo.....BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 6
*** Il terremoto magico ***


Il terremoto magico

Quella mattina Meredith aveva deciso di andare a fare shopping.
La sera prima, mentre la riaccompagnava a casa dopo la cena al pensionato, Alaric le aveva proposto di uscire insieme la sera dopo in modo che lui postesse farle conoscere almeno una parte di quelli che lui consederava i suoi compagni di avventura, cioè coloro che lo seguivano durante le sue imprese a contatto con il soprannaturale.
Meredith aveva accettato, ma si era resa conto di avere un disperato bisogno di un vestito nuovo e, magari, anche di una bella chiacchiera tra amiche.
Così si era svegliata di buon’ora e adesso si stava recando al pensionato in cerca di Elena, da lì, poi, sarebbero passate da Bonnie e l’avrebbero trascinata via da Stefan o, più probabilmente, dai libri di magia che, ultimamente, la sua amica strega stava studiando con particolare zelo e dedizione mettendo tutta se stessa per raggiungere il suo scopo di diventare una strega degna di essere chiamata tale e della quale sua nonna sarebbe andata fiera.
Meredith sorrise orgogliosamente pensando a Bonnie mentre varcava la soglia sempre aperta del pensionato.
Tutto era tornato come al solito e ogni decorazione era scomparsa come se non ci fosse mai stata.
 In giro non si vedeva nessuno.
Meredith decise, quindi, di andare dritta al piano di sopra, ma passando davanti alla porta socchiusa della sala da pranzo sentì le voci della signora Flowers e della signora Stones impegnate in una strana conversazione.
“Le cose mi sembrano abbastanza chiare, Teophilia, dobbiamo intervenire! Non possiamo permettere che si rovinino la vita senza muovere un dito, noi che possiamo farlo!” - disse accoratamente la signora Stones.
A quel punto Merdith sentì il rumore tipico di due pezzi di fine porcellana che si toccavano: probabilmente stavano bevendo del tè.
“Oh, Armerilia, lo so! Ma non ti sembra indelicato e pretenzioso prendere questo tipo di decisioni che riguardano delle vite che non sono le nostre?” - fece la signora Flowers.
“Capisco il tuo punto di vista, ma li hai visti anche tu! E’ tutto sbagliato, Teophilia! Se vogliamo che tutti siano felici dobbiamo mettere a posto le coppie!” - rispose decisa la signora Stones.
Meredith aggrottò la fronte.
- Mettere a posto le coppie? - pensò - E che significa? -
La signora Flowers non rispose e la signora Stones continuò.
“Tu vuoi la felicità per tutti, vero?” - chiese.
Probabilmente la signora Flowers annuì, perché poco dopo la signora Stones disse: “Bene! Allora stiamo decisamente facendo la cosa giusta!”.
“Oh! D’accordo, Armerilia! Mi hai proprio convinto!” - decise la signora Flowers.
In quel momento Meredith sentì il rumore di due sedie che si spostavano sul pavimento e si affrettò a dileguarsi su per le scale prima di essere scoperta ad origliare.
Salendo ripensò a ciò che si erano dette le due donne e sinceramente non riusciva a capire di cosa stessero parlando.
C’era qualcosa nella sua mente che le diceva che la soluzione all’enigma era semplice e che anche lei la conosceva, ma non riusciva ad afferrare quale fosse il punto della situazione.
In preda ai dubbi, bussò alla porta di Elena.
“Avanti! E’ aperto!”- fece una voce dall’interno.
Merdith scosse la testa ed entrò.
Elena era allo specchio e si pettinava i lunghi capelli biondi, mentre Meredith notò un borsone non eccessivamente grande ai piedi del letto, di quelli che si usano per i brevi viaggi di qualche giorno.
Si incuriosì.
“Ehi, Meredith! Buongiorno! Come mai qui?” - le chiese Elena.
“Buongiorno a te! Io….beh…ero venuta per chiederti di venire con me a fare shopping, ma vedo che sei già impegnata!” - fece Meredith indicando il borsone.
Elena si voltò a guardarla.
Indossava un vestito a fiori nelle tonalità fredde del celeste e del verde, ma le stava benissimo.
“Sì, in effetti! Stamattina la signora Stones e la signora Flowers mi hanno buttata giù dal letto prestissimo e mi hanno detto che oggi saremmo andate a fare un pic nic nel bosco nei pressi della grande grotta!” - rispose Elena.
“Soltanto voi tre?” - chiese Meredith.
“No! Hanno invitato anche Damon, ovviamente, e poi anche Stefan e Bonnie! Sinceramente mi sono stupita del fatto che non avessero invitato anche te ed Alaric, ma quando gliel’ho fatto notare mi hanno risposto dicendo che voi due siete a posto e che non c’è nulla da sistemare!” - rispose Elena.
Meredith si stupì.
“Non guardarmi così perché non lo so neppure cosa abbiano voluto dire!” - fece Elena.
Ma Meredith non l’ascoltò: gli ingranaggi della sua mente avevano cominciato a carburare e a mettere insieme i pezzi.
- La signora Stones ha detto che era tutto sbagliato e che dovevano mettere a posto le coppie……e poi hanno detto che io e Alaric siamo a posto e che non c’era bisogno di andare con loro, invece hanno praticamente obbligato Elena, Damon, Stefan e Bonnie a seguirle per questo presunto pic nic, quindi…..aspetta…sono loro quelli che devono essere messi a posto? Loro sono quelli…sbagliati? E che significa < mettere a posto >? Non hanno mica intenzione di fare loro del male, vero? - ragionò Meredith.
“Meredith? Meredith? Ehi….ci sei?” - Elena la stava chiamando sventolandole una mano davanti agli occhi.
Meredith tornò alla realtà.
“Come dicevi, scusa?” - disse.
“Ah, finalmente sei tornata!” - le sorrise Elena.
Meredith ricambiò il sorriso: “Si, scusa, mi ero persa nei miei pensieri!”.
“Me ne sono accorta!” - rispose Elena - “Comunque ti stavo solo dicendo che mi dispiace non poter venire con te e che, a quanto pare, neppure Bonnie potrà!”.
“Oh, non preoccupatevi! Anzi…adesso vado, voi pensate a divertirvi, ok?” - rispose Meredith sbilanciandosi in avanti per dare un bacio sulla guancia ad Elena.
“Va…bene!” - rispose Elena, confusa dall’atteggiamento sbrigativo dell’amica.
Dopo aver lanciato un altro sorriso ad Elena, Meredith uscì dalla sua stanza e si precipitò giù dalle scale e poi fuori dalla porta d’ingresso del pensionato.
Non aveva detto nulla dei suoi dubbi ad Elena semplicemente perché non poteva essere sicura di ciò che credeva. Infondo la signora Flowers era sempre stata loro amica e alleata e la signora Stones non sembrava malvagia, quindi sarebbe stato decisamente strano e inopportuno accusarle di volerli uccidere tutti senza uno straccio di prova.
Inoltre, poi, c’era da considerare il fatto che non sapeva se il suo ragionamento era esatto: forse < mettere a posto > non significava uccidere.
L’unica cosa da fare era nascondersi per bene e seguirle le due donne.

Il caos era ovunque.
Dopo la telefonta di Stefan di quella mattina e la scoperta che aveva appena due ore di tempo per rendersi presentabile, organizzarsi e andare al pensionato da dove poi sarebbe partita la loro spedizione nei boschi alla ricerca del posto perfetto per il pic nic organizzato all’ultimo minuto dalla signora Flowers e la signora Stones, Bonnie era entrata in crisi.
Aveva dovuto alzarsi alla svelta, dimenticandosi dei suoi soliti quindici minuti di presa di coscienza del mondo estreno che per lei erano indispensabili per affrontare ogni nuovo giorno.
Si era fiondata sotto la doccia sbattendo ovunque come una trottola impazzita, poi si era vestita velocemente con un paio di pantaloncini verde militare, scarpe da ginnastica e una canotta beige, aveva messo appena un po’ di mascara e del lucidalabbra, aveva lasciato i capelli sciolti e guardandosi alla specchio per circa dici minuti aveva decretato che, forse, ma molto forse, era passabile.
Se n’era andata così un’ora quando le era tornata in mente una delle regole della buona educazione che suo padre le ripeteva in continuazione: “Quando si viene invitati ad un pic nic, è sempre bene contribuire portando qualcosa da mangiare!”.
A quel punto si era precipitata al piano di sotto, aveva afferrato uno zaino e ci aveva messo dentro una bella bottiglia di tè freddo alla pesca e una di quelle torte preconfezionate che si vendono nei supermercati e che, per fortuna, in casa sua non mancavano praticamente mai.
Poi aveva deciso che era meglio portarsi un cambio, dopotutto andavano a sedersi sull’erba in mezzo al bosco. Così era ritornata di sopra, non prima di fermarsi davanti all’armadietto che c’era sulle scale e assecondare il suo istinto che le diceva di portarsi sietro anche un bel po’ di candele.
Ritornata al punto di pertenza, cioè la sua stanza, aveva afferrato il libro di incantesimi che stava studiando in quel periodo e lo aveva ficcato nello zaino, poi si era messa a rivoltare l’armadio in cerca di un cambio.
Con i vestiti che le arrivavano fino ai polpacci, decise di optare per un paio di jeans e una semplice maglietta rossa.
Ma adesso il dilemma era: doveva portare oppure no anche una felpa? E se si, quale doveva scegliere? Quella verde che andava bene se non si cambiava, ma che non le piaceva per niente nel caso in cui avesse dovuto abbinarla alla maglietta rossa? Oppure quella bianca che sarebbe andata bene con tutto, ma che avrebbe potuto sporcarsi quasi subito dopo averla messa? Oppure quella viola? O quella rossa?.
Bonnie si battè una mano sulla fronte guardando l’orologio che le diceva che le restava soltanto mezz’ora di tempo prima dell’appuntamento al pensionato.
Mentre era nel pieno dell’indecisione, il campanello suonò.
- Cavoli! - pensò Bonnie.
Si affacciò alla finestra e notando che era Stefan, gli lanciò le sue chiavi e gli disse di salire.
Il vampiro ci impiegò più o meno due secondi, poi si bloccò sulla porta della sua stanza con la fronte aggrottata.
“Però….bel casino!” - commentò.
“Stefan, sono indecisa!” - fece, solennemente, Bonnie.
“Su cosa?” - chiese Stefan mentre avanzava cautamente fino a lei, alzando i piedi in modo da non calpestare nessun vestito.
“Quale porto?” - gli chiese indicando tutte le sue felpe disposte sul letto in ordine cromatico dal nero al bianco.
Stefan guardò le felpe e poi guardò lei: “E tu sei stata in grado di creare tutto questo caos per scegliere una felpa?” - le chiese scettico - “Bonnie è un pic nic non una serata di gala!” - le fece notare scompigliandole i capelli affettuosamente.
“Ehi! Smettila!” - protestò Bonnie risistemandosi i boccoli rossi - “Sul serio, Stefan! Aiutami! Lo sai che sono fissata su queste cose!” - chiese, implorante.
Stefan sorrise.
“Ok! Allora…” - fece, guardandola dalla testa ai piedi - “…porta quella verde! Con quello che hai addosso sta bene!” - disse.
“Si, con questo sta bene, ma nel caso mi sporcassi ho portato un cambio, una maglietta rossa e dei jeans e lo sai che non mi piace il verde sul rosso, sembro un albero di natale! Secondo te perché non compro mai nulla di verde acceso limitandomi al massino ad un verde militare oppure al verde scuro?” - fece Bonnie indicandosi i capelli.
“Va…bene! Ok! Allora….perché non cambi la maglietta rossa con una beige come quella che hai addosso e porti la felpa verde?” - propose Stefan.
Bonnie si illuminò.
“E’ vero! Non ci avevo pensato!” - disse, recuperando dal mucchio di vestiti ai suoi piedi una maglietta a maniche corte con lo scollo a V di un beige leggermente più scuro di quello che indossava in quel momento e la infilò nello zaino tirando fuori quella rossa e lanciandola da qualche parte alla sue spalle.
Con uno scatto deciso chiuse lo zaino e se lo issò in spalla.
“Adesso sono pronta!” - decretò, poi si sporse in avanti a abbracciò Stefan lasciandogli un bacio sulla guancia: “Grazie!”.
Stefan sorrise: “Andiamo!” - disse.
Lasciarono la casa e si diressero a piedi verso il pensionato.
Avevano ancora un quarto d’ora….c’era tutto il tempo per passeggiare.
“Non ti sembra un po’ strano questo pic nic dell’ultim’ora?” - fece Stefan.
“Sinceramente quando mi hai chiamata sono andata così nel pallone che non ci ho neppure pensato, ma adesso…..si…in effetti è un po’ strano!” - rispose Bonnie.
“E poi è strano anche il fatto che hanno invitato soltano noi due, Elena e Damon, non trovi?” - fece Stefan.
Bonnie si stupì: “Cosa?” - fece.
Stefan la guardò: “Non te l’avevo detto?” - chiese.
Bonnie fece di no con la testa.
“Beh, sì! Siamo soltano noi quattro più le due signore!”  confermò.
“E Meredith? Alaric?” - fece Bonnie.
“Non li hanno invitati! Quando gli ho chiesto il perché hanno riso e hanno detto che loro sono a posto!” - rispose Stefan.
Bonnie aggrottò le sopracciglia: “Il che significa…..? - fece.
“Non ne ho la più pallida idea! - rispose Stefan con un’alzata di spalle.
“Wow! Quindi saremo soltanto noi quattro con la signora Stones e la signora Flowers….dopo ieri sera già mi immagino il divertimento!”  - disse, ironica, Bonnie.
Stefan annuì, sospirando.
“Però….non perdiamoci d’animo! Io dico di non pensare alla stranezze e di divertirci!” - fece Bonnie.
Stefan si voltò a guardarla, sorridendole.
“Sai che c’è? Hai ragione!” - rispose.

Pic nic: roba da femmine e da idioti mollaccioni come il suo caro fratellino.
Quindi la domanda era: perché cavolo si era fatto coinvolgere?
- Ok, se questi sono i risultati, basta notti insonni davanti alla finestra della streghetta: finisce che poi sono troppo stanco per dire di no ad Elena! - sentenziò Damon nella sua mente mentre faceva su e giù davanti al pensionato con Elena che lo guardava accigliata.
“Damon, ho capito che non ti andava di venire e che per te sarà una tortura, ma visto che ormai siamo saliti a bordo ti conviene smetterla e cominciare a prendere tutto con più leggerezza! Forse così ci divertiremo tutti!” - disse, per l’ennesima volta, Elena.
“Oh, avanti, angelo! Tu davvero credi che sarà divertente sprecare un’intera giornata insieme alle due streghe lì dentro?” - rispose Damon facendo un cenno in direzione del pensionato.
Elena scosse la testa e stava per rispondere, ma delle risate provenienti dall’altro lato della strada li distrassero.
Stefan e Bonnie arrivarono ridendo e andarono loro incontro.
“Spiacenti, ma oggi il pensionato è chiuso a causa di un immimente gita nei boschi!” - fece, ironico Damon.
“Lo sappiamo! Infatti siamo stati invitati anche noi!” - rispose Stefan.
Damon si voltò di scatto verso Elena.
“Cosa?” - chiese.
“Io te l’avevo già detto! Devi essertelo dimenticato!” - rispose la ragazza.
“Impossibile: ho una memoria di ferro, io!” - rispose Damon, sprezzante.
“Allora, forse, stai cominciando a perdere colpi! Oppure hai dormito poco stanotte!” - intervenne Bonnie.
Damon si voltò subito a guardarla.
-No! Possibile che mi abbia visto? - si chiese allarmato.
Fece rapidamente un giro nella mente di Bonnie per cercare un qualsiasi indizio che gli confermasse il sospetto che lei sapeva come aveva trascorso lui la notte precedente, ma non trovò nulla.
Rilassò le spalle.
“Sembri nervoso, Damon!” - gli fece notare Stefan.
“Io, nervoso? Non dire più stupidaggini di quante tu già non ne dica!” - rispose Damon sfoderando il suo ghigno cinico.
La discussione venne interrotta dall’arrivo della signora Stones.
“Buongiorno ragazzi! Vedo che siete puntuali! Bene!” - li salutò la donna.
“Buongirno a lei!” - lo stupido leccapiedi di Stefan.
“Salve!” - Elena.
“Buongiorno signora Stones!” - Bonnie.
Damon si limitò a concederle la sua attenzione.
La signora Stones scosse la testa sorridendo.
“Ragazzi miei, scusateci in anticipo, ma io e la signora Flowers dobbiamo sbrigare una faccenda importante stamattina e ce ne eravamo del tutto dimenticate! Deve essere l’età!” - continuò la donna.
“Quindi niente gita di gruppo?” - chiese Damon facendo intendere che se così fosse stato per lui sarebbe andato più che bene.
Ma la donna stroncò subito ogni sua nascente speranza.
“No, no! Faremo il nostro pic nic! L’unica cosa che vi chiedo è se potete avviarvi senza di noi! Vi raggiungeremo al massimo tra un’ora!” - rispose la signora Stones.
“Certo! Non si preoccupi!” - fece Elena, guadagnandosi un’ occhiataccia di Damon.
Elena rispose con un’occhiata di rimprovero.
Damon sbuffò.
“Ma dove dobbiamo andare? Avevate in mente un posto preciso oppure possiamo sceglierne uno a caso nel bosco?” - chiese Stefan.
“Beh….nell’Old Wood non ci sono molti posti abbastanza larghi e belli! Di sicuro il più adatto ad un pic nic è la radura vicino alla grande grotta! La conoscete?” - fece la signora.
“Certo!” - rispose Stefan.
“Bene! Allora ci rivediamo lì tra un’ora!” - sorrise la donna prima di ritornare velocemente nel pensionato.
Stefan si voltò verso di loro e prese Bonnie per mano.
“Beh…direi di avviarci!” - propose e senza aspettare una risposta cominciò a camminare con Bonnie verso il bosco.
Damon, guardandoli andare via, emise un basso ringhio, ma subito ricacciò tutta la rabbia che la vista di suo fratello e la streghetta gli scatenava dentro ogni volta e affiancò Elena, le cinse le spasse con un braccio e cominciarono a seguirli.
Passeggiarono per un bel pezzo senza che nessuno dicesse nulla, poi, appena misero piede nel fitto del bosco fu Elena a rompere il silenzio.
“E’ proprio una bella giornata per fare un pic nic!” - commentò.
“Scusa Elena, ma forse tu vuoi dire che sarebbe una bella gionata per un pic nic se Damon si degnasse di far uscire anche un solo misero raggio di sole da dietro quelle nuovole!” - fece Bonnie.
Damon assottigliò lo sguardo e per tutta risposta il cielo venne scosso da un tuono.
Bonie si voltò leggermente a guardarlo.
“Sei davvero l’anima della festa, Damon!” - commentò.
“E’ un dono di natura!” - rispose Damon.
“Cosa? Essere detestabile?” - fece Bonnie.
“Io preferisco misterioso!” - ribattè Damon.
“Io preferisco bastardo!” - controbattè Bonnie mettendo fine alla discussione e serrandosi ancora di più al braccio di Stefan che si voltò e le posò un bacio tra i capelli.
Damon sentiva la rabbia crescere.
Elena gli accarezzò il viso e lo costrinse a guardarla.
- Smettila, Damon! Smettila di provocare Bonnie! Sinceramente non riesco proprio a capire perché lo fai! - gli disse Elena parlandogli nella mente.
Damon la guardò e annuì: - Come vuoi. - rispose.
Pochi attimi dopo la radura si aprì davanti ai loro occhi.

Era rimasta nascosta tutto il tempo necessario affinchè Damon, Elena, Stefan e Bonnie lasciassero il pensionato.
Sinceramente si aspettava che anche la signora Stones e la signora Flowers andassero con loro, ma poi aveva sentito le scuse di quest’iltima ed era rimasta nascosta aspettando le due donne.
Uscirono non appena Elena e gli altri non erano più in vista e cominciarono ad avviasi allegramente verso il bosco.
- Ma non aveva detto che dovevano andare da un’altra parte prima? - si chiese Meredith mentre, dentro di se, sentiva il dubbio e la paura crescere a dismisura.
Si mise all’inseguimento delle due donne facendo ben attenzione a rimanere sempre nascosta.
La signora Stones e la signora Flowers entrarono nel bosco passando prima per il cimitero così da prendere una strada diversa rispetto a quella che avevano preso gli altri.
Meredith le seguì a distanza di sicurezza senza fare il minimo rumore: tutto quel tempo passato con i vampiri tra demoni ed altri vampiri aveva dato decisamente i suoi frutti per quanto riguardava il celare la propria presenza.
Le due streghe si fermarono alle spalle di una schiera di grosse quarcie.
Meredith si accucciò a qualche metro da loro, nascondendosi dietro un fitto cespuglio e si guardò intorno.
A loro volta anche le due donne stavano guardando qualcosa e Meredith riuscì a distinguere al di là delle quercie la radura direttamente davanti alla grande grotta ed Elena, Stefan, Bonnie e Damon in piedi davanti alla grotta che discutevano tra loro.
Lei stava spiando la signora Stones e la signora Flowers che a loro volta stavano spiando i suoi amici.
Ma perché lo facevano?
Possibile che i suoi sospetti fossero fondati?
Meredith non voleva crederci, ma, per il bene di tutti, doveva restare all’erta e scoprire cosa stava succedendo per poi poter aiutare gli altri nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
Mentre lei pensava queste cose, le due donne si voltarono l’una verso l’altra e si presero per mano, chiudendo gli occhi.
- Cosa stanno facendo? - pensò Meredith.
Un attimo dopo il vento si levò alto e cominciò a scuotere le piante, gli animali comincirono ad allontanari e a gridare allarmati e la terra cominciò a tremare.
Meredith si aggrappò al tronco di un grosso albero poco distante lottando contro il vento che cercava di costringerla a chiudere gli occhi, ma lei non poteva: doveva sapere cosa sarebbe successo.
Dalla radura provenivano le grida degli altri e Meredith, da lontano, vide Elena che si allontanava per cercare di correre via.
Nel bel mezzo di tutto questo, la signora Stones e la signora Flowers restavano immobili al loro posto, con le mani giunte e gli occhi chiusi.
Stavano scatenando loro il terremoto, ma a quale scopo?
Un attimo dopo una sferzata di vento più forte delle altre colpì in pieno Elena e Stefan che vennero sbalzati al limitare della radura, mentre un grido fortissimo di una Bonnie impaurita si levava oltre le urla del vento.
Meredith notò con terrore cos’era che aveva fatto urlare così l’amica: sotto i piedi di Bonnie la terra aveva cominciato a spaccarsi.
Veloce più del vento Damon afferrò Bonnie per la vita e saltò ritrovandosi ad atterrare all’interno della grotta con lei tra le braccia.
Neppure un secondo dopo la caduta di Damon e Bonnie l’ingresso della grotta cominciò a franare e in pochi secondi la grotta venne chiusa dai massi e sigillata dalla magia…con Damon e Bonnie rinchiusi all’interno e senza possibilità di uscita.
Bastarono pochi attimi e tutti ritornò alla normalità.
La signora Flowers e la signora Stones riaprirono gli occhi e, guardando il risultato di ciò che avevano fatto, si sorrisero e si strinsero la mano complimentandosi l’una con l’altra.
E mentre Elena e Stefan correvano verso quello che, fino a poco prima, era stato l’ingresso della grotta, Meredith uscì più furiosa che mai dal suo nascondiglio e si parò, con le mani sui fianchi, davanti alle due streghe.
“Adesso mi spiegate cosa sta succedendo!” - ringhiò.







NOTE:
Ciaoooooooo! Come vanno le cose?
A me...benissimissimo! Mi sento strafelice per il solo fatto che, in mezzo a tutto il casino di cose che ho da fare ultimamente, non so come sono riuscita a ritagliarmi due gioni di dolce far nulla!!!! Non è fantastico?
Comunque....lasciamo da parte i miei scleri e veniamo a noi!!!
Quindi....
Grazie all'intervento della signora Flowers e la signora Stones, le nostre coppie sono state divise così che Elena e Stefan sono rimasti da soli nel bosco, ma, cosa decisamente più interessante direi....Damon e Bonnie sono stati rinchiusi al'interno della grotta da soli! Situazione decisamente intima, non trovate?
In questo capitolo ho deciso di inserire il POV Meredith in modo da raccontare tutto ciò che fanno le due donne da un punto di vista esterno e poi.....lo confesso....io Meredith la adoro!!!
Allora.. che ne pensate? Vi dico già da adesso di prepararvi perchè i prossimi capitoli saranno ad alto tasso di momenti Donnie! XDXDXDXDXD
Concludo ringraziondo di cuore tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo e chi ha commentato!!!!
A giovedì prossimo....BACIONI...IOSNIO90!!!


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Capitolo 7
*** In trappola ***


In trappola

“Bene! Abbiamo fatto come avete detto voi e siamo tornate al pensionato, ma adesso mi dovete un bel po’ di spiegazioni! Dovete dirmi perché li avete ingannati e traditi, perché avete usato la magia su di loro, perché avete architettato questo piano…..insomma, signore…ci sono un sacco di perché a cui dovete rispondere!” - fece Meredith furiosa.
Subito dopo averle colte in flagrante erano tornate tutte e tre, su richiesta della signora Flowers, in fretta al pensionato.
Meredith non sapeva bene se era stata una grande idea quella, ma….insomma era la signora Flowers con la sua voce dolce e i suoi occhioni gentili, era un’impresa titanica vederla come una nemica e, purtroppo, Meredith ancora non ci riusciva ed era per questo che si ostinava a chiedere spiegazioni: magari non era poi così grave come lei temeva.
“Meredith cara…” - cominciò la signora Stones, ma Meredith la interruppe.
“Non chiamatemi Meredith cara…..” - disse - “Voi forse non vi rendete conto che adesso come adesso io vi vedo come delle nemiche, nemiche che hanno teso una trappola ai miei più cari amici più Damon!” - aggiunse.
“Va bene, Meredith, ti diremo come stanno le cose e perché abbiamo fatto quello che abbiamo fato, ma tu, per favore, calmati!” - fece la signora Flowers invitandola, con una mano, a sedersi su una delle poltrone del solotto.
Meredith annuì e prese posto mentre le due donne sedevano, l’una di fianco all’altra, sul vecchio divano di fronte a lei.
“Allora…” - la signora Stones prese la parola - “La mia cara amica Teophilia ed io, anche se non ci vediamo spesso, siamo sempre solite telefonarci almeno una volta alla settimana per aggiornarci sulle nostre rispettive vite! Ammetto che sono sempre state conversazioni piuttosto monotone visto che le nostre stesse vite sono sempre state piuttosto monotone, ma le cose sono cambiate qualche anno fa quando voi siete entrati nella sua vita! Teophilia ha cominciato a raccontarmi tutto di voi, delle vostre sventure e dei vostri reciproci rapporti e alla fine, quando vi ho conosciuto per la prima volta, non mi è sembrato di conoscere degli estranei, ma di ritrovare vecchi amici!”.
“Insomma facevate le pettegole al telefono!” - intervenne Meredith.
“Beh…direi che ad un certo punto della propria vita, soprattutto quando si è molto in là con gli anni, inevitabilmente si attraversa anche la fase da comare!” - fece la signora Flowers sorridendo.
“Comunque…io ho sempre ascoltato con grande interesse ciò che Teophilia mi raccontava su di voi e sono sempre stata colpita ed affascinata dal fatto che, nonostante tutte le avversità che avete dovuto affrontare, i rapporti tra voi sono sempre rimasti molto forti e vi hanno garantito di continuare a vivere felicemente e di godere della compagnia e la vicinanza di tutti gli altri!” - continuò la signora Stones.
“Gia….ma le cose sono cambiate…” - sospirò tristemente la signora Flowers.
Meredith era confusa.
“Cambiate? In che senso?” - chiese.
“Oh, andiamo, Meredith! Tu sei una ragazza molto intelligente, non venirmi a dire che non ti sei accorta del radicale cambiamento di atmosfera che si è verificato ultimamente nel vostro splendido gruppo!?!” - fece la signora Flowers - “All’improvviso avete cominciato ad urlavi contro, a litigare, a provocarvi…..non era mai capitato prima e questo ha reso l’aria così tesa che è quasi impossibile starvi vicino!”.
Meredith si ritrovò inevitabilemete a ripensare ad Elena e Stefan che litigavano, a Bonnie ed Elena che litigavano, a Damon e Bonnie che litigavano….
“Ok, si,lo ammetto: è vero! Ma questo cosa c’entra con ciò che avete fatto?” - chiese.
“La spiegazione è molto semplice! Io ed Armerilia abbiamo ragionato un po’ su questa situazione e siamo giunte alla conclusione che tutto è cominciato nel momento in cui Elena ha fatto il più grande errore della sua giovane vita!” - rispose la signora Flowers.
“Se vi riferite al fatto che Elena abbia scelto di stare con Damon….anch’io penso che sia stato un errore e gliel’ho fatto notare, ma lei è testarda e mi ha risposto che è davvero innamorata di Damon!” - fece Meredith con un’alzata di spalle.
“Oh, ragazza mia….e tu le hai creduto? Elena…diciamocelo chiaramente…non è mai stata molto matura in fatto di sentimenti! Per quanto tempo ha mandato avanti la pantomima del triangolo amoroso? E tutto perché era confusa, perché Damon, con i suoi modi, la confondeva! Ma è solo questo che faceva Damon: la confondeva! Stefan, invece, le ha sempre smosso qualcosa dentro, qualcosa di profondo, qualcosa che parte dall’anima ed arriva fino al cuore, qualcosa di ancora più forte dell’amore stesso! Ma lei era confusa ed ha voluto seguire la sua confusione! E adesso…l’hai guardata bene? E’ ancora più confusa di prima perché crede di essere innamorata di Damon, ma sente che il suo cuore batte solo ed unicamente per Stefan!” - disse la signora Stones.
- Aspetta…..coppie sbagliate…..forse loro non voglino ucciderci tutti, forse vogliono davvero rimettere a posto le cose, nel senso di far tornare tutto come prima! - ragionò Meredith.
Un attimo dopo le conseguenze dell’incantesimo fatto dalle due donne poco prima le si presentarono di nuovo davanti agli occhi: Elena e Stefan nel bosco da soli e Damon e Bonnie rinchiusi nella grotta.
“Quindi….voi avete fatto quell’incantesimo per….per fare in modo che Elena e Stefan restassero da soli e lei capisse che, in realtà, è lui che ama? Si, insomma….per farli tornare ad essere una coppia?” - azzardò Meredith.
“Ooooh, finalmente vedo che ci intendiamo!” - annuì la signora Stones.
Meredith tornò a rilassare le spalle e si abbandonò ad un sorriso.
“Wow, quindi è questo che volete fare, non volete ucciderci tutti!” - disse sollevata.
Le due donne si stupirono.
“Uccidervi tutti?” - chiese, meravigliata, la signora Flowers.
Meredith arrossì all’istante, imbarazzata.
“Beh, come avete detto voi, ne abbiamo passate parecchie! Ormai tendo sempre ad immaginare il peggio! Scusate!” - fece Meredith.
Le due donne le sorrisero comprensive: “Non preoccuparti!” - fece la signora Flowers.
Nel frattempo, Meredith si ricordò di un altro particolare di cui non avevano discusso.
“Però c’è una cosa che non capisco….” - disse - “ Se volevate lasciare soli Elena e Stefan, non potevate invitare soltanto loro due al falso pic nic e lasciare Damon e Bonnie fuori da tutto questo? Insomma….non voglio criticare i vostri metodi, ma adesso la mia più cara amica e rinchiusa in una grotta, senza possibilità di uscita, con Damon!” - aggiunse.
“Ma anche Damon e Bonnie fanno parte di tutto questo e anche loro devono pensare ad alcune cose ed hanno bisogno di rimanere da soli!” - rispose la signora Stones.
Meredith si accigliò.
“Bonnie e Damon devono rimanere da soli? Ma che dite? Capisco Elena e Stefan, ma Bonnie e Damon….è assurdo! Che cosa dovrebbero capire restando da soli?” - chiese, preoccupata per l’amica e per la sanità mentale della due signore.
“Mi sembra ovvio: devono capire che si amano!” - rispose la signora Stones.
“Che si amano? Damon e Bonnie?” - fece Meredith, ironica - “ Oh, andiamo! Bonnie non è innamorata di Damon altrimenti me lo avrebbe detto e Damon….lui è…beh…semplicemente privo di sentimenti!”.
La signora Flowers sorrise: “Ti posso assicurare che non è così, Meredith! E se ci pensassi anche tu e smettessi di considerare questa cosa come un’assurdità, ti renderesti conto che abbiamo ragione!” - disse.
“Hai visto anche tu come si comportano l’una con l’altro, come si provacano a vicenda, ma anche come si cercano con lo sguardo! Ne siamo stati testimoni tutti alla cena dell’altra sera! Perché credi che avessimo organizzato quella cena? Semplicemente per avere conferma a ciò che già credavamo!” - si accodò la signora Stones.
“E la conferma l’abbiamo avuta, eccome!” - finì la signora Flowers.
“Si….li ho visti anch’io, ma….insomma…voi davvero credete che loro…?” - Meredith non sapeva che dire nè cosa pensare.
Sì, lei sapeva che tra Damon e Bonnie c’era una sorta di strano rapporto, insomma…lui l’aveva salvata spesso e volentieri senza mai fare domande ed era sempre corso in aiuto di Bonnie ogni volta che lei lo chiamava. Sapeva anche che si erano addirittura baciati, perché glielo aveva confidato Bonnie subito dopo.
Ma era anche vero che Damon aveva passato anni a correre dietro ad Elena e a fare di tutto per portarla via a Stefan addossando la scusa che anche lui ne era innamorato, ma…allora perché si comportava così con Bonnie?
Anche adesso che stava con Elena, insomma…lui avrebbe dovuto essere felice di aver ottenuto ciò che voleva, ma allora perché continuava a gravitare attorno a Bonnie, a provocarla e a tenerla costantemente sott’occhio?
Possibile che le due donne avessero ragione?
Merdith scosse la testa: stava cominciando davvero a venirle un’emicrania tanto forte da poter essere tranquillamente definita la madre di tutte le emicranie.
“Ok, quindi voi credete davvero a questa cosa di Damon e Bonnie! Ma mi chiedo: se davvero le cose stanno come voi dite, perché lui, che è così…beh..parecchio diretto e ostinato…perché ha continuato a fare di tutto per prendersi Elena se, invece, era innamorato di Bonnie?” - chiese Meredith.
“Perché, secondo noi, anche Damon, come Elena, è immaturo dal punto di vista sentimentale! Vedi…non è che lui non provi sentimenti….il fatto è che non riesce a riconoscerli! Quello che prova per Elena non è amore….è ossessione! Lui è ossessionato dall’idea di far pagare a Stefan chissà che cosa ed è ossessionato dall’idea della competizione con Stefan! Quindi, tecnicamente, non si tratta neppure di ciò che prova per Elena, ma bensì di ciò che prova per Stefan! Noi crediamo che Damon stia sempre lì a cercare di rendere la vita di Stefan un inferno perché lui prova verso il fartello minore una sorta di…beh…non sappiamo definirla esattamente! Noi pensiamo che Damon, in un certo senso, voglia bene a Stefan, ma si sente anche…come…in soggezione nei suoi confronti! E questo perché Stefan è sempre stato quello buono, quello gentile, quello amato da tutti, amato dal padre, amato da Katherine, amato da Elena! Così Damon ha cominciato già da umano a sentire rancore nei confronti di suo fratello ed ha cominciato a cercare di prendergli tutto ciò che a Stefan importava, tutte le persone che lo amavano! Diciamo che Elena ha rappresentato l’ultima sfida per Damon, sfida che ha vinto! Ma, mentre lui portava avanti questa ennesima ossessione, è successo qualcosa di inaspettato: Bonnie! Così Damon si è ritrovato tra due fuochi: da una parte c’era il rancore verso Stefan e l’ossessione per Elena, e dall’altra c’era questa cosa indefinibile che lui provava per Bonnie e che lo ha spinto spesso a fare cose per lei che per altri non avrebbe mai fatto! Ma poi è successo che Elena lo ha scelto e adesso l’amore che ha sempre creduto di provare per lei sta cominciando a mostrarsi per quello che è, cioè semplice ossessione, mentre sente che quello che prova per Bonnie resta sempre lì e….” - ma la signora Flowers venne interrotta da Meredith che aveva cominciato a farle segno di fermarsi.
“Ok, ok….rallenti un attimo! Già pensare a Damon come ad un essere in grado di provare sentimenti è strano, ma…decisamente…non sono ancora pronta per psicanalizzarlo! Quello che voglio capire ora è….insomma..Bonnie è così pura, com’è possibile che si sia innamorata di Damon, che di puro non ha un bel niente?” - chiese Meredith.
“Ed è qui che ti sbagli! Damon, o meglio…i sentimenti di Damon…sono puri! Come ti diceva prima Teophilia, Damon non ha mai amato veramente! Tutti quelli che lui considera gli amori della sua vita passata ed attuale erano soltanto semplici ossessioni scaturite dalla rabbia verso suo fratello! Se lui non avesse provato così tanto rancore verso Stefan , forse non si sarebbe mai ‘innamorato’ di Katherine, così come non si sarebbe mai ‘innamorato’ di Elena! Quello che prova per Bonnie, però, non è frutto di ciò che sente verso suo fratello, ma viene direttamente da lui, dal suo cuore! Il sentimento che prova per Bonnie è vero, più vero di qualsiasi altra cosa e, nonostante lui non voglia riconoscerlo per quello che è e non voglia ammettere di sentire ciò che sente, è la prima volta che prova qualcosa del genere e questo fa si che i suoi sentimenti siano puri e, come hai detto tu anche Bonnie è un essere puro, quindi non trovo per niente sorprendente il fatto che i sentimenti di Damon, che sono puri, vengano attirati verso Bonnie, che è un essere puro! Non lo pensi anche tu?” - rispose la signora Stones.
“Incredibile! Io ho sempre visto Damon e Bonnie insieme come una cosa fuori dal mondo e invece voi la fate sembrare quasi del tutto naturale!” - commentò Meredith.
“Perché noi crediamo davvero che lo sia!” - fece la signora Stones.
“Però…ecco…voi dite che ciò che Damon sente per Elena scaturisce dal suo rancore per Stefan! Beh….ultimamente Bonnie ha passato un sacco di tempo con Stefan…non credete che, quindi, Damon veda Bonnie come la prossima sfida? La prossima cosa da portare via a Stefan?” - chiese, preoccupata, Meredith.
“Ci abbiamo pensato anche noi e siamo giunte alla conclusione che non è così! Quello che Damon prova per Bonnie è cominciato parecchio tempo fa! E il rancore di Damon per Stefan non ha trasformato i suoi sentimenti per Bonnie in ossessione, ma si è limitato a renderlo completamente geloso…e questo avvalora la nostra teoria! Per dirla in parole povere: mentre con Elena era Damon che privava Stefan di qualcosa e lo sapeva bene.....con Bonnie è Damon che si sente privato di qualcosa! E' diverso!” - rispose la signora Flowers.
“Ah! Ok….quindi avete intenzione di tenerli rinchiusi lì dentro per…di quanto tempo stiamo parlando?” - chiese Meredith.
“Fino a domani a mezzanotte!” - rispose la signora Stones.
“Ok! E non vi preoccupa il fatto che Damon potrebbe facilmente buttare giù quella parete di roccia in…diciamo….due secondi netti?” - fece Meredith.
“Ci abbiamo pensato! Infatti, abbiamo lanciato un incantesimo anche alle rocce che non si muoveranno da lì fino a domani notte e resisteranno ad ogni tipo di attacco!” - rispose pratica la signora Stones.
Meredith sorrise.
“Ooook! E Elena e Stefan? Cosa gli racconterete quando verranno qui a chiedere aiuto?” - chiese Meredith.
“Non ci faremo trovare, ovvio!” - rispose la signora Flowers sorridendo.
Meredith scoppiò in una leggera e breve risata.
“Beh…io dovrei andare a fare shopping! Avevo sperato nell’aiuto di Elena e Bonnie, ma direi che il consiglio di due donne con più esperienza potrebbe decisamente farmi comodo!” - propose Meredith.
“Perfetto! Allora andiamo a fare shopping!” - fece la signora Stones.
Si alzarono tutte contemporaneamente e si avviarono alla porta.
“Magari domani potremmo andare a fare un pic nic per tenerci lontane da Stefan ed Elena!” - propose la signora Flowers.
“Scusate tanto, ma credo che non accetterò mai un vostro invito ad un pic nic da qui a…diciamo…l’eternità!”  - rispose Meredith, scoppiando a ridere e scatenando anche le risate delle due donne.

“Stefan? Stefan, svegliati! Stefan? Per favore, svegliati!” - La voce di Elena lo riportò indietro dallo stato di semi-incoscienza in cui era caduto dopo che quel forte vento lo aveva alzato da terra e spinto via con violenza.
Aprì gli occhi lentamente e si ritrovò il viso di Elena, l’espressione preoccupata e i capelli che le cadevano su una sola spalla e sfioravano il terreno, a pochi centimetri da lui.
La vide tirare un sospiro di sollievo e sorridere felice, mentre una lacrima le fuggiva dagli occhi e gli colpiva una guancia.
“Stai bene?” - gli chiese.
Ma Stefan non rispose, troppo assorto dalla perfezione di quel viso che in passato aveva così ammirato e che poi gli aveva spezzato il cuore.
Alzò una mano e le accarezzò il volto asciugandole le lacrime.
“Non piangere!” - le sussurrò.
Elena sorrise e scosse la testa: “Va bene! Ma tu come ti senti?” - gli disse.
Solo allora Stefan sembrò riprendere contatto con la realtà e ciò che era avvenuto poco prima - il terremoto, il vento, la caduta - gli ritornò alla mente.
Si mise a sedere di scatto.
“Oddio…che è successo? Cos’era quello? Bonnie? Dov’ è Bonnie?” - chiese.
Elena gli mise le mani sulle spalle cercando di tranquillizzarlo.
“Ehi, ehi, Stefan…..calmati, ok? Non lo so cosa è stato, è successo tutto all’improvviso! Ma credo che qualcun ci abbia attaccato!” - disse.
“Attaccato?” - chiese incredulo, prima di ricordarsi che vivevano a Fell’s Church, che si trovavano nel cuore dell’ Old Wood, che lui e Damon erano vampiri, che Bonnie era una strega e che Elena era stata così tante cose nella sua giovane vita che era impossibile ricordarsele tutte.
Quindi, qualcuno li aveva attaccati? Decisamente probabile, decisamente all’ordine del giorno.
“Si, hai ragione!” - disse guardandola negli occhi - “Devono aver usato una qualche sorta di incantesimo molto potente! Ma a che scopo?”.
“Per dividerci!” - rispose Elena.
“Dividerci? Che intedi?” - chiese Stefan.
“Damon e Bonnie…..sono stati rinchiusi nella grotta!” - rispose Elena.
Stefan spalancò gli occhi: “Cosa?” - esclamò e con lo sguardo cercò l’entrata della grotta, ma non c’era più.
 Ormai c’era solo un grosso cumulo di enormi pietre e nessun passaggio.
“Bonnie e Damon sono chiusi lì dentro?” - chiese.
Elena annuì.
“E perché Damon non butta giù tutto? Sono privi di sensi? Hai provato a chiamarli?” - chiese, incalzante e preoccupato.
“Stefan…mi sono appena svegliata anch’io! Ho perso i sensi, come te, e quando ho riaperto gli occhi mi sono guardata intorno e ho visto te!” - rispose Elena.
“Quindi Damon e Bonnie possono essere scappati! Non è detto che siano lì dentro!” - ragionò Stefan.
“No! L’ultima cosa che ricordo prima di svenire è Damon che afferra Bonnie e loro due che cadono nella grotta pochi secondi prima che cominci a crollare tutto! Sono lì dentro, Stefan!” - rispose Elena.
- E allora perché non vengono fuori? - pensò Stefan.
“Ok! C’è qualcuno che ci ha attaccato e dobbiamo scoprire chi è e che cosa vuole! Ma, prima, dobbiamo tirare fuori di lì Damon e Bonnie!” - disse Stefan alzandosi.
“Hai ragione!” - fece Elena tirandosi su a sua volta - “Andiamo!”.
Si avvicinarono cautamente alla radura e, dopo essersi accertati che non ci fosse più in giro nessuno, corsero verso la grotta ormai chiusa.
“Cos’è quello, Stefan?” - fece Elena, allarmata.
Davanti a loro, sulla superficie delle rocce che ostacolavano il passaggio per l’interno della grotta, stavano comparendo delle lettere, una scritta, una scritta fatta col sangue.
Stefan ed Elena si fermarono e lui le si parò davanti per proteggerla da un eventuale pericolo.
Tutti i suoi sensi gli dicevano che non c’era nessuna minaccia in agguato al momento, ma non riusciva a fidarsi neppure di se stesso, non con quella scritta che stava apparendo dal nulla davanti ai suoi occhi.

 La grotta è chiusa e lo resterà!
I vostri amici resteranno bloccati da qui alla mezzanotte del prossimo giorno!
Non c’è nulla che potete fare contro questa magia….rassegnatevi!

Un attimo dopo la scritta scomparve nel nulla, così com’era apparsa.
“E’ inquietante, Stefan!” - disse Elena stringendosi al suo braccio sinistro.
Stefan annuì, liberandosi velocemente dalla sua stretta.
Negli occhi di Elena gli sembrò di veder passare un’ombra di delusione e rimpianto per quel suo allontanamento improvviso, ma sparì subito.
E Stefan, dal canto suo, risentiva nella sua mente ancora la voce di Elena che lo informava di aver preferito Damon a lui.
“Non importa quello che c’era scritto! Dobbiamo trovare un modo per tirarli fuori di lì e alla svelta!” - disse.
“Sì! Hai perfettamente ragione!” - rispose Elena.
Subito dopo strani rumori cominciarono a provenire dall’interno della grotta.

Riaprì gli occhi e si rese tragicamente conto di essere immersa nel buio più totale.
Era sdraiata su una superficie liscia, dura e fredda.
Sopra di lei, a schiacciarle il corpo, c’era….una superficie liscia, dura e fredda.
- Oddio, mi hanno seppellita viva e pure in una bara non molto grande! - pensò terrorizzata.
All’improvviso, contro ogni previsione, la superficie liscia, dura e fredda che le stava sopra cominciò a muoversi lentamente.
Bonnie si pietrificò.
La superficie cominciò ad emettere strani mugolii infastiditi e si sollevò leggermente dal suo corpo.
Un respiro caldo le solleticò la gola e, subito dopo, quelle che sembravano labbra fredde, le accarezzarono leggermente le sue di labbra portandole alle narici un profumo che le era decisamente familiare.
Bonnie divenne preda dell’agitazione.
- Oddio, oddio, oddio…no…no, no, no! Per favore, fa che non sia… - pregò.
“Streghetta!” - la voce di Damon arrivò a distruggere ogni sua speranza.
“Damon!” - disse - “Che succede? Dove siamo? Perché è tutto buio? E, domanda da un milione di dollari, perché tu mi stai addosso?”.
“Ehi, calmati, uccellino!” - fece Damon divertito - “Allora…partirò dall’inizio! Eravamo nella radura insieme alle nostre dolci metà, poi un terremoto improvviso che, per i mei gusti, sapeva un po’ troppo di magico, ci ha preso alla sprovvista! Stefan ed Elena sono stati spediti chissà dove dal vento, tu stavi per essere inghiottita nelle profondità della terra e allora io ti ho presa al volo, letteralmente, e siamo caduti all’interno della grotta perdendo i sensi e ritrovandoci in questa posizione! Infine, suppongo che siamo al buio perché deve essere crollato tutto e la grotta si è richiusa! Ti va bene come riassunto o vuoi più dettagli?”.
“No..no..va bene! Ok! E adesso che facciamo?” - chiese Bonnie in un sussurro.
“Beh, già che ci troviamo in questa posizione io un’idea ce l’avrei!” - e il tono malizioso di Damon la fece arrossire ed agitare ancora più di prima.
“Che? Smettila subito, Damon! E già che ci sei…levati di dosso!” - disse, mettendogli le mani sulle spalle e provando a spingerlo via, inutilmente ovviamente.
Damon rise sommessamente e un attimo dopo la liberò dal suo peso diventando un tutt’uno con l’oscurità.
“Sei divertente, streghetta!” - le disse.
Bonnie si tirò a sedere sul pavimento freddo e polveroso.
“Beh, sono contenta che almeno uno dei due si diverta, allora! Piuttosto…quando mi hai afferrato al volo ti sei portato dietro anche il mio zaino, per caso?” - chiese Bonnie.
“Si, perché?”.
“Perché a quanto pare sapevo che sarebbe successa una cosa del genere o, almeno, lo sapeva il mio sesto senso, visto che stamattina mentre facevo lo zaino ho avvertito il forte bisogno di portarmi dietro delle candele!” - spiegò Bonnie.
“Beh…allora mettiti all’opera e regalaci un po’ di luce!” - fece Damon.
“Certo, la fai facile tu visto che ci vedi anche al buio a differenza di me che non vedo perfettamente nulla! Quindi….portami il mio zaino!” - rispose acida Bonnie.
“Vabbè…sorvolerò sul fatto che non mi hai detto ‘per favore’  e te lo porto lo stesso!” - rispose Damon.
Un attimo dopo Bonnie sentì il tonfo del suo zaino che le cadeva di fianco.
“Portare e lanciare sono due cose profondamente diverse!” - fece Bonnie cominciando a rovistare all’interno del suo zainetto e a tirare fuori le candele.
“Punti di vista!” - rispose la voce di Damon ancora persa chissà dove nel buio.
Una volta estratte le candele Bonnie tirò fuori il libro degli incantesimi che si era portata dietro.
“E come avresti intenzione di leggerlo quello visto che, come hai tenuto a precisare, non ci vedi?” - fece, sarcastico, Damon.
Bonnie si battè una mano sulla fronte e si maledisse per la sua sbadataggine.
“Ok…vieni qui!” - disse, alla fine.
“Per fare cosa?” - chiese Damon.
“Mi sembra ovvio: devi metterti qui, trovare l’incantesimo che ti dico e suggerirmelo in modo che io possa dirlo ad alta voce anche senza leggerlo!” - spiegò Bonnie.
“Ma portarti dietro dei fiammiferi, no eh?” - fece Damon, ma, un attimo dopo, Bonnie lo sentì mentre le si inginocchiava alle spalle, vicinissimo.
“Allora…quale incantesimo devo cercare?” - le chiese.
“Quello del fuoco! E’, più omeno, a metà libro!” - rispose Bonnie cercando di passargli il libro.
Ma Damon le afferrò le mani e fece si che lei si ritrovasse con il libro in grembo, chiusa tra le sue braccia, con il viso di Damon all’altezza del suo collo, mentre lui sfogliava le pagine.
“Trovato!” - fece lui dopo un tempo che sembrò infinito.
“Bene!” - Bonnie afferrò una candela e la tenne stretta tra le mani - “Leggilo lentamente, ora!”.
Le mani di Damon lasciarono il libro e si appoggiarono sulle gambe di Bonnie provocandole una serie infinita di brividi.
Damon, dal canto suo, non faceva nulla per facilitarle la concentrazione, anzi…si mise ad odorarle il collo.
“Non ti azzardare a mordermi!” - fece Bonnie.
“Sei una tentazione, streghetta!” - rispose lui.
“Damon…” - lo riprese lei.
Un attimo dopo il vampiro cominciò a sussurrarle l’incantesimo all’orecchio.
Bonnie tentò di concentrarsi, ma le risultava difficile, mentre il suo cuore cominciava a galoppare forte e il suo respiro accelerava.
Ad un tratto la mano destra di Damon si sollevò dalla sua gamba e le accarezzò il viso.
Con una leggera pressione, lui la costrinse a voltarsi.
Bonnie chiuse gli occhi mentre Damon le sussurrava le ultime frasi dell’incantesimo a pochi millimetri dalle sue labbra.
Presa da una strana frenesia, Bonnie cominciò a ripetere a memoria l’incantesimo mentre Damon le accarezzava il viso e le lasciava una scia di leggeri baci sulla spalla.
All’improvviso la candela si accese illuminando la grotta e facendole riprendere contatto con la realtà.
Bonnie si scansò velocemente da Damon e si alzò dal pavimento.
Lui, invece, restò in ginocchio a fissarla intensamente.
“Beh…sono soltanto delle rocce…dovresti riuscire a buttarle giù in un attimo!” - commentò Bonnie guardandosi intorno.
“Torna qui!” - le disse Damon.
Bonnie spalancò gli occhi: “No!” - rispose.
Damon si alzò e le si avvicinò.
Bonnie fece un passo indietro.
“Ti prometto che ciò che succederà nella grotta resterà nella grotta!” - fece Damon.
“E’ inutile promettere visto che non succederà un bel niente qui dentro! Inoltre ti ricordo che fuori di qui c’è l’amore della tua vita che ti aspetta!” - rispose Bonnie.
“Sbaglio oppure ho sentito un velo di ironia nelle tue parole?” - fece Damon.
“Abbatti quel muro, Damon!” - ordinò Bonnie.
Damon alzò le mani in segnò di resa e si lanciò contro le rocce.
Bonnie ne approfittò per riprendere a respirare in modo regolare e per sistemare la candela accesa tra due piccoli sassi in modo da farla restare dritta.
“Non ci riesco!” - fece Damon.
“Cosa?” - chiese Bonnie.
“Non riesco a buttare giù il muro!” - disse Damon frustrato.
“Come sarebbe che non ci riesci? Riprovaci!”.
“Ci ho riprovato e ci sto riprovando anche adesso scaraventandogli addosso ondate di Potere decisamente arrabbiate, ma non viene giù!” - rispose Damon.
“Ma…non è possibile…insomma..tu hai ancora tutti i tuoi poteri da grande vampiro cattivo….” - cominciò a dire Bonnie, ma il suo sproloquio venne interrotto da rumori provenienti dall’estreno.
“Bonnie! Damon! Ci siete?” - era la voce di Stefan anche se alle loro orecchie, o almeno alle sue, arrivava molto flebile.
Bonnie si precipitò contro la parete di rocce e ci poggiò sopra le mani.
“Stefan! Stefan…mi senti?” - gridò.
“Bonnie….si ti sento! Come state?” - le chiese Stefan.
“Bene! Però non riusciamo ad uscire, Damon non riesce a buttare giù le rocce!” - rispose Bonnie.
“Qualcuno ha fatto un incantesimo e poco fa è comparsa una scritta sulle rocce che diceva che non si può fare niente contro la magia che vi tiene segregati e che dovrete rimanere lì fino a domani a mezzanotte!” - spiegò Stefan.
Bonnie si allarmò, mentre sul volto di Damon, di fianco a lei e con una spalla appoggiata alla parete, comparve un ghigno compiaciuto.
“Quindi mi stai dicendo che dovrò restare rinchiusa qui dentro con questo qui per più di ventiquattro ore?” - gridò.
“Mi dispiace, Bonnie! Ma farò di tutto per tirarti fuori prima!” - rispose Stefan.
Damon prese ad accarezzarle una spalla e si fece più vicino.
Bonnie esplose: “Stefan tirami subito fuori di qui!” - gridò.
“Mi metto subito alla ricerca di qualcosa! Non preoccuparti! Tornerò più tardi!” - le rispose Stefan.
A Bonnie sembrò quasi di riuscire a vederlo mentre correva via lasciandola in quella situazione.
La voce di Damon le arrivò bassa e roca all’orecchio: “Siamo soli, streghetta! E per parecchio tempo, anche!”.
Bonnie si voltò a guardarlo in preda all’ansia e si ritrovò a poco più di un centimetro dalle sue labbra, con Damon che ghignava vittorioso.
Bonnie sospirò, chiuse gli occhi e diede tre leggeri colpi di testa alla roccia che la tenava prigioniera pensando: - Possibile che debbano capitare tutte a me? E adesso che faccio? -







NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!!!!
Capitolo leggermente più lungo del solito, ma vi assicuro che me ne sono resa conto solo due secondi dopo averlo finito!!!!
Quindi.....Meredith ha chiesto spegazioni e la signora Flowers e la signora Stones hanno detto la loro!!! Sinceramente non so se mi sono spiegata bene soprattutto con tutta quella parte su Damon e quello che prova e non so neppure se è vagamente giusto e coerente!!!
Devo dire che di questo sono un tantino preoccupata, quindi nel caso in cui la pensiate diversamente fatemelo sapere...è sempre bello confrontarsi con voi e non è detto che tutto ciò che scrivo....soprattutto quando si tratta di parlare dei sentimenti di Damon....debba essere per forza condiviso da tutti!!!
Per il resto...beh....per come la vedo io le coppie Donnie e Stelena sono profondamente diverse tra loro e quindi penso che sia giusto che affrontino in modo diverso anche questa nuova situazione in cui si ritrovano!!!
E....ultima domanda....Avete notato che Damon prende subito la palla al balzo con Bonnie fregandosene altamente di Elena?.......Perchè? Cosa gli passa per la testa?.....A questo risponderà Damon stesso nel prossimo capitolo!!!!
Grazie a chi ha recensito e/o letto lo scorso capitolo!!!!
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!




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Capitolo 8
*** Obbligo o verità? ***


Obbligo o verità?

Restare rinchuiso in una grotta semibuia per più di ventiquattro ore da solo con la streghetta? Interessante….decisamente interessante.
Ok, magari stava un po’ esagerando tentando di sedurre Bonnie, ma i suoi patetici tentativi di resistergli erano così adorabili che lo spingevano soltanto ad osare di più.
Era anche vero che, forse, avrebbe dovuto fermarsi….insomma la sua ragazza era Elena, quindi, a rigor di logica, adesso doveva essere preoccupato per lei o almeno doveva maledire qualsiasi cosa per il solo fatto che avrebbe preferito trovarsi in quella situazione con il suo angelo.
Ma era davvero così?
Insomma…stare con Bonnie era divertente e Damon non ci riusciva a non vedere i lati positivi di una eventuale resa della streghetta.
Ricordava benissimo le volte in cui si erano baciati e doveva ammettere che baciare Bonnie era un’esperienza estremamente piacevole.
E poi c’era quella cosa…..quella specie di tensione che si creava dal nulla ogni volta che erano troppo vicini….beh, anche se non sapeva bene cosa fosse, era così elettrizzante da fargli dimenticare qualsiasi altra cosa e da spingerlo a fare di tutto pur di riavvertirla.
- Strano che con Elena non capiti….- pensò Damon.
In effetti con Elena era tutto diverso, più….controllato, forse.
Comunque di certo non c’era la tensione elettrizzante o in qualsiasi altro modo la si voglia chiamare.
Ma con Bonnie non c’era solo questo.
Lei era così fragile che Damon aveva sempre avverito uno strano bisogno di proteggerla e quando, durante il terremoto, aveva visto quella voragine aprirsi sotto i piedi di Bonnie, non ci aveva pensato due volte e, nonostante in quel momento stesse guardando Elena che era stata portata chissà dove, lui si era precipitato all’istante verso Bonnie come se fosse qualcos’altro a guidarlo e non la sua mente.
Sì…ma cosa? Cosa poteva essere a spingerlo verso la streghetta?
Damon socchiuse gli occhi e fissò Bonnie che in quel momento era seduta su una roccia, ben distante da lui, con il mento appoggiato alle ginocchia e si accarezzava le gambe distrattamente mentre fissava la traballante luce della candela.
Beh….era bella, su questo non c’era nulla da dire.
Ed era così ingenua, indifesa e pura da diventare una dannata attrazione.
Per non parlare del suo profumo….
Quando, poco prima, le aveva odorato la pelle del collo, aveva avvertito un profumo così intenso e dolce di fragole mature che si era seriamente convinto che anche il suo sangue dovesse avere quello stesso deliziosissimo gusto.
Affondare i canini nel collo di Bonnie sarebbe stato sublime e, grazie alla tensione elettrizzante che avvertiva ogni volta che le si avvicinava, sarebbe stato anche estremamente eccitante.
Come restisterle?
E poi…insomma….che male ci sarebbe stato a farla sua?
Ok, forse non era correttissimo verso Elena e magari lei si sarebbe arrabbiata se lo avesse scoperto e lo avrebbe mollato, ma…appunto…perché doveva scoprirlo?
Aveva o non aveva appena detto che ciò che succedeva nella grotta sarebbe rimasto nella grotta?
- Un attimo….e se poi Elena lo venisse davvero a sapere e mi mollasse per tornarsene da Stefan? - si chiese Damon, improvvisamente.
In quel momento, però, le immagini di Stefan e Bonnie insieme che si tenevano per mano, che si abbracciavano, che si baciavano gli invasero la mente.
- Figurarsi se Stefan torna con Elena…lui vuole la mia streghetta! - pensò in un moto di rabbia.
- Aspetta un attimo……mia streghetta? Ma che cavolo mi prende? -
“Damon? Damon stai bene?” - la voce di Bonnie irruppe nei suoi pensieri.
“Che? Si, alla perfezione…perché?” - le chiese, confuso.
“Beh…perché hai cominciato a ringhiare in un modo decisamente poco rassicurante!” - rispose Bonnie.
“Ringhiare?”.
Bonnie annuì.
- Che? Ho ringhiato? Cioè….possibile che mi sia messo a ringhiare senza neppure accorgermene mentre pensavo a lei con Stefan? - si chiese Damon, ma dall’espressione confusa di Bonnie capì che non era una menzogna.
Scrollò le spalle e cercò una scusa plausibile al suo comportamento che non lo facesse sembrare un deficiente altrimenti addio ai suoi propositi di seduzione.
“Mi allenavo!” - disse.
“A ringhiare?” - chiese Bonnie scettica.
“Guarda che l’arte del risultare minacciosi e sexy al tempo stesso va coltivata e allenata continuamente!” - rispose Damon.
“Ne sembri davvero convinto!” - disse Bonnie.
“Perché lo sono!” - rispose Damon accennando un sorriso.
Bonnie scosse la testa e distolse lo sguardo alzando gli occhi al cielo.
Trascorse, così, un’altra infinità di tempo durante il quale Damon fissò Bonnie e Bonnie fissò la candela.
Quando non ne potè più di tutto quel silenzio, Damon decise di proporle una cosa a cui aveva pensato per mettere in atto il suo piano: < Facciamo capitolare Bonnie >.
“Facciamo un gioco!”- disse.
Bonnie si voltò a guadarlo, stralunata.
“Un gioco?” - gli chiese.
“Sì! A quanto pare dovremmo passare un bel po’ di tempo insieme e io mi sono sinceramente stufato di stare qui a non fare niente quindi….facciamo un gioco!” - spiegò.
La vide per un attimo confusa, come se stesse vagliando le varie possibilità, ma poi Bonnie sospirò e si arrese.
“Vada per il gioco!” - disse.
Damon sorrise compiaciuto e si mise a sedere sul pavimento, dall’altro lato della grotta rispetto a Bonnie.
“Perfetto!” - disse - “Obbligo o verità?”.
Bonnie assottigliò lo sguardo.
“Vuoi giocare ad obbligo o verità?” - gli chiese.
“Purtroppo non ho avuto tempo di portarmi dietro il monopoli, quindi….dato che ne siamo sprovvisti…..Obbligo o verità, Bonnie?” - le chiese di nuovo.
Bonnie sospirò pesantemente e poi rispose: “Verità!”.
“Cosa provi a stare qui dentro, da sola, con me?” - le chiese.
Bonnie sbarrò gli occhi per un attimo e si morse il labbro inferiore, ma poi puntò i suoi occhi castani dritti nei suoi di occhi e rispose: “Mi sento a disagio…è…non lo so…è strano!”.
Damon assottigliò lo sguardo alla sua risposta: - Quindi non mi odia! - pensò e si limitò a farle un cenno col capo.
“Bene! Obbligo o verità, Damon?” - gli chiese Bonnie dopo un attimo.
Damon sorrise: “Verità!” - rispose.
“Ok! Allora….adesso che tu stai con Elena ed hai ottenuto ciò che volevi, perché continui ad avercela con Stefan?” - gli chiese.
Damon restò spiazzato dalla domanda anche se non lo diede minimamente a vedere.
- Vuoi vedere che adesso il gioco mi si ritorce contro? Però….devo ammetterlo….brava la streghetta! - pensò, ma decise di essere sincero: era difficile mentire a Bonnie.
“Perché il mio caro fratellino vuole ciò che è mio!” - rispose.
Bonnie assottigliò lo sguardo: “Credi che Stefan stia cercando di portarti via Elena?” - gli chiese.
Damon scosse la testa: “Non è di lei che parlavo!” - disse tornando di nuovo col pensiero a Stefan che baciava Bonnie.
Bonnie sbarrò gli occhi dalla sorpresa, ma distolse prontamente lo sguardo visibilmente imbarazzata.
“Obbligo o verità?” - riprese Damon.
Bonnie esitò un attimo, poi rispose: “Verita!”.
“Sei davvero innamorata di Stefan?” - chiese Damon prima di riuscire a frenarsi.
Bonnie lo guardò a disagio e abbassò gli occhi.
“Bonnie?” - la chiamò Damon.
“Me lo hai già chiesto!” - gli fece notare Bonnie rispedendolo indietro a qualche sera prima quando lui aveva fatto irruzione nella sua stanza tentando di baciarla e lei lo aveva respinto dicendogli che era innamorata di Stefan.
“Voglio che tu me lo ripeta!” - le disse.
Bonnie sollevò lo sguardo e fece scontrare i loro occhi: “No!” - disse.
“No, non sei innamorata di lui....oppure no,non voglio risponderti?!” - fece Damon.
“No…non voglio risponderti!”  - disse Bonnie.
“Beh..allora ti toccherà l’obbligo!”.
“Bene!” - fece Bonnie.
Damon sorrise compiaciuto e questo agitò ancora di più Bonnie.
“Damon…non farmene pentire! Cosa hai intenzione di farmi fare? Parliamone prima!” - gli chiese.
“Bonnie…andiamo…adesso davvero vuoi tentare di contrattare? Guarda che l’hai voluto tu! Ma, dato che sono estremamente magnanimo, ti do l’opportunità di sottrarti all’obbligo! Devi soltanto rispondere alla mia domanda di prima e devi dire la verità, ovviamente!” - le disse.
“No! Ti ho già detto che non voglio!” - fece Bonnie.
“Bene allora…alzati!” - fece Damon.
Bonnie annuì e si tirò su seguita, a sua volta, da Damon che si alzò e le si avvicinò mettendole le mani sulle spalle.
“E adesso cosa devo fare?” - gli chiese Bonnie.
“Adesso devi solo stare ferma mentre io ti accarezzo!” - spiegò Damon.
Bonnie sembrò stupita: “Vuoi soltanto farmi una carezza?” - gli chiese.
“Certo! Cosa credevi?” - fece Damon con un sorriso così innocente da risultare inquietante.
 Ma Bonnie probabilmente non se ne accorse perché rispose: “Ok! E carezza sia!”.
- Perfetto - pensò Damon e un attimò dopo aveva già afferrato un fianco di Bonnie e l’aveva attirata maggiormante a se lasciando tra i loro corpi giusto un po’ più dello spazio che serve ad uno spiffero d’aria per passare.
Bonnie cercò di ritrarsi, ma Damon era più forte di lei e non le premise di muoversi.
“Damon…che fai? Avevi detto una carezza e le carezze si fanno sul viso e non c’è bisogno di essere così incollati!” - disse Bonnie.
“Davvero? E chi lo dice? Io conosco carezze decisamente più interessanti!” - rispose senza preoccuparsi di nascondere la malizia nella voce - “E poi tu hai accettto di farti accarezzare da me dando per scontato che volessi accarezzarti il viso , ma senza chiedermi direttamente dove avevo intenzione di accarezzarti!” - le fece notare.
“E…e…do…dove…hai intenzione..di…” - balbettò Bonnie rossa in viso.
“Ovunque!” - la interruppe Damon - “Quindi…sta ferma!” - le sussurrò.
Bonnie si morse un labbro e deglutì rumorosamente, immobilizzandosi.
Damon avvicinò il suo viso a quello di Bonnie fermandosi solo quando le loro labbra erano sul punto di sfiorarsi, ma continuò a tenere i suoi occhi fissi in quelli di lei, mentre cominciava a sfiorarle il viso, delicatamente, per poi scendere verso il collo su cui si soffermò qualche attimo.
Bonnie aveva il fiato corto e il battito accelerato all’inverosimile, ma restava ferma.
Damon scese ad accarezzarle le spalle, prima di delinearle la forma della braccia.
La temperatura di Bonnie cominciò a salire e, quando Damon le sfiorò i fianchi avvertì dei tremiti intensi che avevano comincito a correre veloci sotto la pelle di Bonnie.
Lentamente, Damon si distaccò da lei e si inginocchiò, continuando a mantenere il contatto con gli occhi di Bonnie che non lo abbandonarono un attimo.
Con le mani, Damon abbandonò i fianchi e scese a sfiorarle le gambe.
In quel momento Bonnie emise un piccolo gemito e si coprì la bocca con una mano, sospresa da se stessa, mentre con l’altra si aggrappava ad una spalla di Damon.
“Ferma!” - le sussurrò Damon, ancora una volta.
Bonnie annuì esitante e rilasciò di nuovo le braccia lungo i fianchi.
Damon tornò ad alzarsi e prese ad accarezzarle il ventre, lasciando che la sua mano si intrufolasse al di sotto della leggera canotta che Bonnie indossava.
Con l’altra mano tornò ad accarezzarle il collo spingendola ad alzare il viso verso il suo. Le toccò leggermente le labbra rosse e queste si dischiusero.
Ma, quando fece per baciarla, Bonnie si ritrasse bruscamente.
“Ok! Basta!” - disse respirando profondamente.
“Eh, no…finisce quando lo decido io!”  - ribattè Damon che senntiva ancora le mani calde dopo il contatto prolungato con Bonnie.
“No! E’ il mio turno adesso!” - controbattè Bonnie tornando a sedersi.
Damon, dopo un attimo, scosse la testa e annuì, accasciandosi al suolo lì dove si trovava.
“Obbligo o verità?” - chiese Bonnie.
“Verità!” - rispose Damon.
“Ok! Se sei così tanto innamorato di Elena perché da quando siamo qui non hai fatto altro che toccarmi e cercare di baciarmi?” - gli chiese Bonnie.
Già! Perché? Bella domanda!
Damon non sapeva cosa rispondere.
Bonnie aveva ragione…lui amava Elena, ma allora perché si stava comportando in quel modo con lei?
Tutto il ragionamento fatto prima…insomma..come aveva potuto pensare che se Elena lo lasciava andava bene? Che poteva anche tradirla tanto l’importante era che lei non lo scoprisse?
Se Elena lo avesse mollato per davvero lui avrebbe sofferto, giusto? Oppure no?
Era dannatamente difficile pensare con le mani che ancora gli bruciavano dopo aver toccato Bonnie.
Le sensazioni che aveva provato erano ancora troppo vivide.
La pelle di Bonnie era così morbida e calda….
Non che quella di Elena non lo fosse, ma quando toccava Bonnie era completamente diverso…era come se ci fosse qualcosa nel suo stomaco che cominciava ad attorcigliarsi e a volere sempre di più, sempre di più.
Ma cos’era? Era questo il punto, era questo che Bonnie voleva sapere, ma lui non aveva una risposta.
“Non lo so! Quando sto con te è…complicato e strano!” - rispose sinceramente.
Bonnie lo guardò in silenzio e annuì con una strana espressione e Damon potè leggere una strana consapevolezza nel suo sguardo, come se Bonnie sapesse esattamente a cosa lui si stava riferendo.

All’inizio, la prospettiva di restare da sola con Stefan l’aveva un po’ spaventata visto tutto quello che avevano passato insieme, tutti i sentimenti che avevano condiviso e tutti quelli che ancora la confondevano.
Ma, ben presto, Elena si rese conto che le cose non erano poi così diverse da quando erano insieme a Damon e Bonnie.
Stefan continuava a non darle molta considerazione e, probabilmente, se la trascinava dietro soltanto per il semplice fatto che da qualche parte poteva esserci un nemico e lui era troppo cavaliere per abbandonarla.
Avevano lasciato la radura della grotta da qualche ora ed era arrivato il pomeriggio senza che se ne rendessero conto.
Erano al limitare del bosco e Stefan stava facendo su e giù davanti a lei riflettendo su quale doveva essere la loro prossima mossa.
Per prima cosa avevano, infatti, setacciato da cima a fondo l’intero bosco con l’intenzione di scoprire se il loro nuovo presunto nemico fosse ancora nei paraggi o se nel bosco ci fosse qualcun altro oltre a loro tipo la signora Flowers e la signora Stones che non avevano più visto da qualla mattina e che era probabile che fossero finite nei guai anche se non ne erano del tutto certi.
“Devo capire….chi può essere stato e perché nessuno si è accorto di niente? Soprattutto cosa vogliono noi e dove sono la signora Flowers e la signora Stones?…Chissà se stanno bene…e Bonnie..oh Bonnie chissà come starà Bonnie!” - Stefan continuava a porsi sempre le stesse domande….sembrava impazzito.
Elena fece un passo avanti e lo raggiunse.
Almeno poteva tentare di rassicucarlo riguardo a Bonnie: per quanto riguardava lei erano sicuri di sapere dov’era.
“Stefan? Stefan calmati!” - disse.
Stefan si fermò a pochi passi da lei e si voltò a guardarla con uno sguardo così sconvolto che era quasi irriconoscibile.
“Calmarmi? Come faccio a calmarmi?” - sbottò - “Bonnie è rinchiusa lì dentro e io non so il perché! Potrebbe succedere di tutto, magari potrebbe subire un attacco dalla stessa persona che ci ha rivolto contro la sua magia questa mattina!”.
“Bonnie starà bene! C’è Damon con lei!” - fece Elena.
“Appunto! Come se non bastasse il fatto che sia rinchiusa lì dentro devo pure preoccuparmi per il fatto che sia completamente sola con Damon!” - rispose Stefan.
“Damon non le farebbe mi del male…non a Bonnie! Lui l’ha sempre protetta…lui…!” - ma Elena si interruppe rendendosi conto per la prima volta di quanto le sue parole fossero vere.
Era vero che Damon non avrebbe mai fatto del male a Bonnie.
Era vero che Damon aveva sempre protetto Bonnie.
Così com’era vero che l’istinto di protezione di Damon nei confronti di Bonnie non era un qualcosa che lui aveva sviluppato per compiacere lei, come era successo per la maggior parte delle cose che lui aveva fatto per i suoi amici, no…Damon proteggeva Bonnie perché era lui stesso a volerlo.
Stranamente e senza capirne il perché, Elena si ritrovò a sorridere a qual pensiero.
Invece di provare gelosia verso l’amica per il fatto di riuscire a scatenare involontariamente un lato di Damon che solo lei era riuscita a vedere e a fatica, Elena trovava la cosa….carina.
- Strano…non dovrei sentimi così! - pensò confusa.
“Lo so che Damon terrà Bonnie al sicuro! La cosa che mi preoccupa è ciò che lui potrebbe tentare di fare adesso che non ci sono io a tenerlo a debita distanza!” - fece Stefan.
Elena si accigliò.
“Damon non farebbe mai nulla! Ti ricordo che lui sta con me!” - rispose Elena.
Stefan si voltò verso di lei, scuro in volto e visibilmente arrabbiato.
“Grazie per averlo sottolineato ancora una volta così efficacemente, Elena! Ma ti posso assicurare che me lo ricordo benissimo!” - le disse e con un tono così duro che Elena, forse per autodifesa, si infuriò.
“Beh…scusami tanto, Stefan, ma tu hai appena insinuato che il mio ragazzo possa provarci con la mia migliore amica!” - rispose, acida.
“Vedo che ci sono alcune cose che il tuo caro fidanzato non ti riferisce..beh..ti consiglio di farci quattro chiacchiere appena viene fuori da lì!” - le disse Stefan sorridendo sprezzante - “E poi…andiamo, Elena….Bonnie è la tua migliore amica? Ma davvero?” - le chiese, per poi fermarsi un attimo e battersi il palmo della mano sulla fronte - “Giusto! Dimenticavo che tu hai una visione un po’ contorta dell’amicizia!”.
“E cosa vorresti dire con questo?” - gli chiese incrociando le braccia al petto.
“Che non ti sei fatta molti scrupoli a calpestare i sentimenti della tua cosiddetta migliore amica nel momento in cui hai deciso di stare con Damon!” - le gridò contro Stefan.
Elena scosse la testa: “Ancora non riesco a capirti!” - disse.
“Certo che no! Perché tu non capisci mai nulla, no? Miss Elena Gilbert, l'eterna confusa!” - replicò Stefan.
Elena si sentì punta sul vivo.
“Ma ti senti?” - disse - “E poi non mi sembra che Bonnie abbia tutto questo bisogno di essere consolata! Per quello ci sei tu, no?”.
Stefan emise un debole suono, una specie di risata secca e smorzata.
“Hai ragione….ci sono io!” - confermò - “Tu mi hai distrutto, Elena! Hai preso tutto ciò che ero e lo hai fatto in mille pezzi per puro capriccio e immaturità! Solo Bonnie è stata in grado di rimettere insieme i pezzi e di darmi una nuova vita…quindi, sì….ci sono io per Bonnie e ci sarò sempre perché tu non hai la minima idea del legame che ci unisce! Perché tu non conoscerai mai un legame come il nostro!” - continuò.
Elena sentiva gli occhi pizzicarle.
“Tu non sai che tipo di legame unisce me e Damon! Non puoi giudicare!” - ribattè debolmente e puramente consapevole del fatto che fosse una menzogna.
Ma Stefan non si fece ingannare.
“Conosco te e conosco mio fratello! Fidati….so esattamente che tipo di legame c’è tra di voi! Così come so che voi due passate le vostre giornate arrovellandovi il cervello per cercare di capire cosa unisce me e Bonnie!” - rispose - “Ma non dartene pena, Elena, e dì di fare lo stesso anche a Damon, perché voi non riuscirete mai a capirci! Avete la mente troppo chiusa per riuscirci!”.
E detto questo Stefan la lasciò lì e si avviò verso il centro di Fell’s Church.
Dopo un primo momento di smarrimento, Elena decise di seguirlo, ricacciando il magone che aveva in gola.
Quello che aveva detto Stefan era vero, ma era maledettamente difficile ammetterlo anche solo a se stessa.
“Dove andiamo?” - chiese debolmente.
“Al pensionato! Abbiamo bisogno di aiuto e le uniche altre streghe che conosciamo, oltre a Bonnie, sono la signora Flowers e la signora Stones….forse sapranno dirci qualcosa!” - rispose Stefan che camminava davanti a lei di qualche passo.
“Sempre che ci siano al pensionato e che non siano state attaccate mentre ci raggiungevano!” - fece notare Elena.
“Già!” - fu l’unico commento di Stefan.
Elena volse lo sguardo al cielo e osservò il sole che svettava alto.
- E queste sono soltanto le prime ore di unione forzata - pensò.




NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Buon giovedì sera!!! Incredibilmente questa settimana riesco a postare quando fuori c'è ancora sole...di solito rispetto la regola del giovedì proprio per un pelo!!!XDXDXDXDXD
Allora....Damon....
Leggermente confuso il ragazzo, non trovate?
E diciamocelo....il fatto di essere costretto a stare da solo con Bonnie lo sta decisamente mandando fuori di testa...ma chi lo sa!?!....forse dopo questo periodo riuscirà a fare un pò di chiarezza!!!!
Comunque...per chi avesse dei dubbi....Damon non sta facendo con Bonnie quello che sta facendo perchè, per l'ennesima vota, vuole soltanto rovinare la vita a Stefan!!!
Mi spiego: per tutta la loro vita è sempre stato Stefan quello felice e amato dalla ragazza di turno mentre Damon era quello che faceva di tutto per portarla via al fratello! Ma...in questo caso...con Bonnie... Damon ha la sensazione che la posizioni sue e di Stefan siano invertite!!!!
Mettiamola così: è come se Bonnie fosse stata la ragazza di Damon e Stefan gliel'avesse portata via!!!
Damon agisce come conseguenza di questo, anche se non riesce a capirlo perfettamente!!!
Sono riuscita a farmi capire? Spero di si!!!! In caso contrario...chiedete pure!!!
Ora passiamo ad Elena e Stefan...
Non è che Stefan non ci tenga ad Elena...è solo che è ancora troppo arrabbiato con lei....ma vi prometto che faranno anche loro dei leggeri passi avanti nei prossimi capitoli!!!!
Vabbè...dopo il monologo..vi lascio!!!
Grazie ancora a chi ha letto e/o commentato lo scorso capitolo!!!!
A giovedì.....BACIONI...IOSNIO90!!!


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Capitolo 9
*** A cuore aperto ***


A cuore aperto

Arrivarono al pensionato dopo aver setacciato tutta la cittadina.
A quell’ora il cielo stava cominciando ad assumere dolci sfumature rosate e il sole stava lentamente calando alle loro spalle.
Stefan aprì la porta principale del pensionato e la prima cosa che percepì fu l’assoluto silenzio che regnava nel posto.
Le tende erano tirate e le luci erano spente.
Stefan si avventurò in salotto restando sempre sull’allerta ed Elena lo seguì poco dopo facendo scattare l’interruttore della luce appena lui le diede il via libera.
“Sembra che non ci sia nessuno!” - sussurrò Elena.
Stefan annuì.
“Ma è sempre meglio controllare!” - disse.
“Va bene! Allora dividiamoci: tu resta qui, mentre io vado si sopra!” - fece Elena.
Stefan annuì di nuovo e lei si dileguò su per le scale.
Forse avrebbe dovuto dirle qualcosa del tipo < Sta’attenta > oppure < Chiamami se hai bisogno >, ma proprio non c’era riuscito.
La rabbia che gli era montata qualche ora prima nei confronti di Elena era così assurdamente forte che non gli era ancora passata del tutto.
Sapeva benissimo che non si era comportato da grande gentiluomo quando le aveva urlato contro in quel modo e le aveva detto quelle cose con il solo intento di ferirla, ma l’atteggiamento di Elena era stato così…così snervante.
Insomma…lei se ne era tranquillamente rimasta lì tranquilla a trattarlo come un pazzo senza proccuparsi minimamente per Damon e Bonnie.
Oddio…non che a lui importasse più qualcosa del fratello…un tempo forse, ma non adesso! Però a Bonnie ci teneva ed era tremendamente in ansia per lei!
Come faceva Elena a non preoccuparsi?
Era della sua migliore amica e del suo…di Damon che si parlava, giusto?
Stefan scosse la testa e tornò a guardarsi intorno: pensare ad Elena gli faceva male…tutto ciò che riguardava Elena gli faceva male.
- Ti fa male perché la ami ancora! - gli disse una vocina nella sua mente che Stefan si premurò subito di reprimere.
Non poteva pensare quelle cose!
Non doveva pensare quelle cose!
Tutto l’equilibrio che aveva riacquistato con tanta fatica grazie a Bonnie si basava proprio sul fatto che lui non doveva pensare a ciò che provava per Elena o sarebbe stata la fine.
E Stefan poteva fare di tutto tranne che permettere ad Elena di distruggerlo di nuovo.
Lasciò il salotto ed entrò in cucina.
Una volta accertatosi che neppure lì c’era nessuno, aprì la porta della cantina buia e vi si immerse.
La cantina del pensionato era piccola e stretta, più simile ad un corridoio che ad una vera e propria stanza. Era umida e fredda e l’unica cosa che vi era lì sotto erano vecchi scatoloni pieni di vecchie fotografie e dei grossi barattoli pieni di cetrioli sottaceto.
Stefan sorrise tenendo tra le mani uno dei barattoli.
- Questa devo proprio dirla a Bonnie - pensò.
Da quando il loro rapporto era cresciuto e si era cementato così tanto, Stefan aveva scoperto una marea di cose su Bonnie tra le quali: la sua infinita immaginazione.
Bonnie aveva una mente così fantasiosa che spesso sembrava più una bambina che una ragazza di quasi vent’anni.
Un giorno, non molto tempo prima, non sapevano cosa fare. La giornata era molto afosa per restare in casa, ma non avevano neppure voglia di uscire, così decisero di scendere nel giardino posteriore del pensionato e restare tutto il giorno stradiati all’ombra degli alberi.
La porta che dava sul giardino si trovava in cucina e bisognava passare per forza davanti alla porta della cantina per arrivarci.
Stefan notò che Bonnie esitò di fronte a quella porta prima di superarla con un unico, lungo passo.
Le chiese perché avesse fatto così e Bonnie gli raccontò la sua teoria secondo la quale nascosti in cantina c’erano chissà quali mostri e diavolerie appartenuti al passato della signora Flowers e di cui nessuno sapeva nulla.
Se avesse saputo che lì dentro c’erano solo foto e cetrioli sarebbe scoppiata a ridere e si sarebbe imbarazzata da matti.
Bonnie….
L’aveva sempre considerata una ragazza speciale, ma mai, prima di allora, aveva immaginato di poter entrare così in sintonia con lei.
Eppure era bastato un solo mese per renderla una delle poche persone davvero importanti di tutta la sua lunga esistenza.
Con lei era stato libero di aprirsi e di essere lo Stefan che aveva sempre sognato di essere: un semplice ragazzo felice, spensierato e senza alcuna preoccupazione.
Lei, in cambio, gli era stata vicina e gli aveva svelato tutti i suoi segreti, anche il più grande, lo stesso segreto che, poco prima, in preda alla collera, stava quasi per rivelare ad Elena, cioè che Bonnie era stata o, forse, ancora lo era, innamorata di Damon.
Stefan si battè il palmo della mano destra sulla fronte: - Cretino - pensò.
Ma, un attimo dopo, la sua attenzione venne attirata da un rumore al piano di sopra.
Scattò all’istante e, in pochi secondi, si ritrovò sulla cima delle scale davanti alla porta spalancata che dava sul soffitto.
Si era già immaginato di trovare chissà cosa e, invece, c’era solo Elena.
La raggiunse e si fermò a qualche passo da lei.
Sembrava assorta in chissà quali pensieri.
“Elena? Cos’hai? E’ successo qualcosa?” - le chiese.
Elena si voltò verso di lui e gli sorrise.
“No, niente! Stavo solo pensando!” - gli rispose.
“A cosa?”.
“A quando ti ho trovato quassù la prima volta e ho scoperto che eri un vampiro!” - gli rispose.
Oh, Stefan ricordava bene quel giorno…
“Eri spaventata!” - le disse.
“Si, forse un po’ all’inizio, ma mi è subito passata ogni paura! E poi devo ammettere che, ripensandoci, la scena aveva un non so chè di comico!” - fece Elena.
“Cioè?” - chiese Stefan.
“Beh..sembrava la scena di un film horror di bassa lega con te in mezzo a tutti quei piccioni morti!” - rispose Elena.
Stefan sorrise: “In effetti….vista dall’esterno…” - disse - “Ma perché ti sei messa a ripensare a quel giorno?” - le chiese.
Elena divenne improvvisamente seria e gli piantò i suoi occhi blu dritto nei suoi: “Non lo so! Ultimamente mi capita spesso di…di pensare a te, ecco!” - disse.
Stefan ammutolì.
Un attimo dopo era già perso nella contemplazione del viso di Elena, dei suoi capelli dorati, dei suoi occhi intensi, della sua pelle chiara e vellutata…
- No, no, no e no! Basta Stefan, riprenditi! - ordinò a se stesso distogliendo lo sguardo da Elena e scuotendo la testa - Ricordati cosa ti ha fatto! Ricordati del dolore, Stefan! Dove sono finiti tutti i buoni propositi di non pensare a lei? Rimettiti in riga e cambia argomento! -
“Emmmh…..ho guardato dappertutto e di sotto non c’è nessuno!” - disse.
Anche Elena sembrò riprendersi improvvisamente e tornò a guardarlo senza più quello sguardo dolce e carico di rimpianto con cui lo stava guardando poco prima.
“Nessuno neanche di sopra! Forse hanno catturato anche la signora Flowers e la signora Stones!” - gli disse.
“Probabile!” - rispose Stefan.
“Però….Stefan c’è una cosa che non capisco!” - disse Elena catturando la sua attenzione - “Insomma…Con tutti i nemici che abbiamo affrontato..non lo so…avevamo sempre avuto delle avvisaglie, no? Qualcosa che ci facesse capire in anticipo che qualcosa non andava! E poi si sono sempre mostarti tutti, invece adesso….niente! Abbiamo messo a soqquadro l’intero bosco, abbiamo setacciato il cimitero e tutta la città senza lasciarci sfuggire niente eppure non abbiamo trovato neppure un indizio, nulla che ci facesse capire chi è che ci ha attaccato! E poi perché rinchiudere Bonnie e Damon nella grotta per poi liberarli dopo neppure due giorni? Non ha senso! E guarda noi due….ce ne andimo in giro liberamente eppure non ci è successo nulla e non abbiamo incontrato nessuno!”.
Stefan annuì pensieroso: “In effetti hai ragione! Non ci sto capendo molto neppure io! Magari sarà meglio se torniamo alla grotta e raccontiamo a Damon e Bonnie cosa abbiamo trovato di sospetto…cioè niente! Magari tutti insieme ci facciamo venire un’idea!” - propose.
“Beh si…quattro teste sono meglio di due!” - concordò Elena.

“Chissà come staranno andando le cose lì fuori!” - sospirò Bonnie appoggiandosi con la schiena alla parete fredda dietro le sue spalle e voltandosi a guardare con aria malinconica le rocce che tenevano prigionieri lei e Damon.
Il gioco di poco prima si era concluso da sé. In effetti non era stata una grande idea accettare di giocarci visto come era poi andata, ma Bonnie era convinta che anche lo stesso Damon si era pentito di averlo proposto visto che, dopo la sua ultima domanda, lui non ne aveva più parlato e, per come lo conosceva Bonnie, di certo Damon non si sarebbe arreso così facilmente se avesse continuato a pensare che il gioco valesse la candela.
“Che c’è streghetta? Sei preoccupata per il fatto che il mio caro fratellino possa cedere alle lusinghe di Elena?” - fece Damon, seduto poco distante da lei.
Bonnie si voltò a guardarlo.
“No, Damon, non sono per niente proeccupata!” - rispose scandendo tranquillamente ogni parola.
Ma il sorriso sarcastico di Damon non si spense e lui continuò: “Davvero? Se fossi in te io sarei preoccupata…insomma…Stefan ed Elena…da soli…”.
“E tu? Tu non sei preoccupato?” - lo sfidò Bonnie.
“Non sono per niente preoccupato, io!” - rispose Damon un po’ troppo velocemente.
“Beh…neanch’io! Stefan non cederebbe mai ad Elena, qualsiasi cosa lei faccia!” - dichiarò Bonnie sicurissima delle sue parole.
“Sembri decisamente sicura di te!” - commentò Damon.
“Perché lo sono!” - fece Bonnie - “Né tu né Elena avete idea di ciò che Stefan ha passato a causa vostra! Ormai lui non nutre più alcuna fiducia in Elena…e per Stefan la fiducia conta molto di più di qualsiasi altra cosa!”.
Damon le rivolse un strano sguardo…quasi astioso: “Sempre lì a difenderlo, eh streghetta?”.
“Sì e continuerò sempre a farlo perché è questo che si fa quando si tiene a qualcuno!” - rispose Bonnie - “Ma tu questo non puoi capirlo! Insomma…guarda cosa sei stato capace di fare al tuo stesso fratello! Hai passato secoli cercando di rovinargli la vita e alla fine ci sei pure riuscito portandogli via la ragazza che amava! Quanto meschini e crudeli bisogna essere per fare una cosa del genere al sangue del proprio sangue?”.
“Attenta a quello che dici, Bonnie!” - fece Damon assottigliando lo sguardo.
Ma Bonnie era determinata ad andare avanti e poco importava che fossero bloccati lì dentro e che, se lui l’avesse attaccata, lei non avrebbe neppure potuto tentare la fuga.
“Altrimenti? Mi ucciderai soltanto perché sto dicendo la verità?”.
“Potrei!” - rispose secco Damon.
“Lo so che potresti, ma non mi importa! Qualcuno prima o poi avrebbe dovuto dirti le cose come stanno!” - disse Bonnie - “Tu fai tanto il cattivo della situazione, il vampiro dannato….ma non perché tu sia davvero così….”.
“Ah davvero? Allora perché?” - la interruppe Damon con un ghigno cinico.
“Perché è più facile, è più facile fare il cattivo! La cosa difficile è ammettere i propri errori, prendere atto dei propri difetti e cercare di cambiare in meglio!” - rispose Bonnie.
“E perché dovrei farlo? Per Stefan? A lui non importa niente di me! Per Elena? Lei mi vuole così come sono! Oppure dovrei farlo soltanto perché me lo stai dicendo tu?” - fece Damon.
“No! Devi farlo per te stesso!” - disse risoluta Bonnie - “Damon…andiamo…tu hai rincorso tuo fratello in lungo e in largo per cinque secoli non perché volevi fargliela pagare per chissà cosa…come dici tu…ma soltanto perché eri solo…sei solo! Ma non ti sei mai chiesto il motivo per cui tutti amano Stefan e odiano te?” - continuò Bonnie guardandolo fisso - “Le cose non devono essere per forza così, Damon! Anche tu puoi combiare se lo vuoi, anche tu puoi avere degli amici, puoi essere apprezzato, puoi diventare una persona degna di fiducia! Insomma…tu puoi avere tutto il Potere che vuoi, puoi essere forte quanto vuoi….ma sei un codardo, Damon, perché non hai il coraggio di fare la cosa più difficile di tutte cioè cambiare!” - disse e fece una pausa - “Ma a te tutto questo non interessa, giusto? Tu hai Elena, adesso, e al diavolo tutto il resto!” - finì scuotendo la testa e con l’amaro nella voce.
Il silenzio arrivò in quel momento e tenne banco per diversi minuti, prima che Damon rispondesse.
“Non capisco perché mi dici tutte queste cose! L’hai detto tu: ho fatto delle cose terribili a tutti e soprattutto a Stefan e probabilmente continuerò a farle, quindi perché ti preoccupi tanto per me?” - le chiese.
Bonnie sospirò pesantemente: “Forse perché sono così stupida che fino a poco tempo fa ho addirittura pensato di essere inn..” - e qui si bloccò.
“Cosa? Hai creduto di essere cosa?” - chiese Damon.
“Non far finta di non saperlo!” - rispose Bonnie.
“Voglio che tu me lo dica ad alta voce!” - disse Damon.
Bonnie lo guardò per un attimo sorridendo debolmente, rassegnata.
“Bene! Ok! Vuoi che lo dica? Perfetto!” - disse - “Fino a poco tempo fa io, Bonnie McCullough, ero innamorata di te! Contento? Ma adesso puoi stare tranquillo perché non lo sono più! Ho battuto la testa contro il muro così tante volte che alla fine mi sono decisa ad imparare la lezione!”.
“E adesso quello stesso amore lo hai riversato su Stefan!” - disse Damon.
“No, ti sbagli…è diverso!” - rispose Bonnie - “Sì, tra me e Stefan non si tratta solo di amicizia, ma non è neppure l’amore così come lo intendi tu o come lo intendono tutti! E’ un amore diverso….ma tu non puoi capire!”.
Damon non rispose, ma si alzò e le si sedette di fianco.
Bonnie voltò la testa verso di lui e lo ritrovò pericolosamente vicino.
“Dobbiamo rimanere chiusi qui dentro per ancora un una notte e un giorno e potrebbe succedere di tutto! Potrebbero attaccarci e potrebbero anche tentare di ucciderci! Potrebbe franare tutto e io potrei non riuscire a fare niente perchè bloccato da un qualche incantesimo! Potrebbero essere le nostre ultime ore!” - le sussurrò.
“E allora?” - fece Bonnie.
“Vuoi davvero morire sapendo di aver dato il tuo ultimo bacio a Stefan? Qualcuno per cui non provi neppure amore vero? ” - le chiese.
Bonnie sospirò e lo guardò negli occhi. Per la prima volta le sembrava di avere davanti a lei un Damon diverso e che, soprattutto, la guardava con occhi diversi…quasi con tenerezza.
Ma Bonnie non poteva lasciarsi ingannare..non di nuovo.
“Hai ragione!” - disse -"Potremmo morire e in questo caso io….sì…io vorrei morire portando con me il ricordo di Stefan…assolutamente! Almeno mi porterei dietro il ricordo di qualcuno che a me ci tiene per davvero!”.
Un attimo dopo la tenerezza negli occhi di Damon si trasformò in rabbia e il vampiro si distaccò violentemente da lei e sferrò un pugno alla parete opposta della grotta, scavando un bel buco nella roccia e provocando leggeri frane.
Bonnie restò a guardare in silenzio.

Trascorsero una quantità infinita di minuti, forse ore, da quando Damon aveva tentato di baciarla e Bonnie si era tirata indietro.
Non avevano più aperto bocca ed erano rimasti semplicemente lì, l’uno di fronte all’altra, chiusi nel loro ostinato silenzio, evitando di guardarsi, con solo una fila di tre candele a dividerli.
La tensione era palpabile e Bonnie stava seriamente cominciando a pentirsi di tutto quello che aveva detto: forse era stato troppo persino per Damon.
Nel frattempo la temperatura nella grotta aveva lentamente cominciato a salire e il caldo era diventatao quasi insopportabile.
La situazione piaceva sempre meno a Bonnie che si ritrovò a costarsi dalla fronte un riccio bagnato di sudore e Bonnie odiava il sudore.
Dei colpi provenienti dall’esterno catturarono all’improvviso sia l’attenzione di Bonnie che quella di Damon.
Si alzarono subito entrambi e si accostarono alla parete di roccia che li divideva dal resto del mondo.
“Chi c’è?” - sussurrò Bonnie accostando un orecchio alle rocce.
“Sono Stefan ed Elena!” - rispose Damon tranquillo.
“Bonnie! Bonnie!” - la voce di Stefan cominciò a chiamarla pochi istanti dopo.
“Stefan!” - rispose Bonnie sorridendo sollevata.
“Tutto bene lì dentro?” - chiese Stefan.
Bonnie guardò il vampiro di fianco a lei: “Sì…va tutto bene!” - rispose Damon al suo posto guardandola come per dirle che andava davvero tutto bene.
“Bene! Anche qui fuori è tutto ok!” - fece Stefan.
“Addiritura troppo ok!” - aggiunse Elena.
Bonnie si accigliò.
“In che senso?” - chiese.
“Nel senso che abbiamo cercato ovunque, nel bosco e in città, e non c’è nessuna traccia di un possibile nemico!” - rispose Elena.
“Si, però non c’è neppure nessuna traccia della signora Flowers e della signora Stones….sembrano scomparse nel nulla!!!” - aggiunse Stefan.
“Credi che chiunque ci abbia fatto questo le abbia rapite?” - chiese Damon.
“Tutto lo fa credere!” - rispose Stefan con lo stesso tono attento utilizzato dal fratello.
“E’ strano! Tutta la situazione è strana!” - fece Damon.
“Lo abbiamo pensato anche noi! Insomma…togliendo quella specie di terremoto e l’incantesimo fatto alla grotta non c’è nulla di strano…nessun indizio, nessuna prova, nessun incontro inaspettato!” - disse Stefan.
“Fatta eccezione per la signore che sono scomparse!” - si accodò Bonnie.
“O che più semplicemente non vogliono farsi trovare!” - fece Damon.
“Aspetta…stai dicendo che sospetti della signora Flowers e della signora Stones?” - chiese Elena dall’esterno.
“Sono streghe, no? La magia la sanno usare!” - rispose Damon.
“Sì, ma perché? Perché ci avrebbero messo in pericolo con quel terremoto e poi vi avrebbero rinchiusi lì dentro?” - chiese Elena.
“E chi lo sa! Sono strane quelle due!” - fece Damon.
Per diversi minuti nessuno parlò, troppo persi a riflettere sulle supposizioni di Damon.
“Anche se secondo me quello che stai dicendo è totalmente inverosimile…potremmo andare a cercarle di nuovo!” - fece Elena.
“Si, ma al pensionato ci siamo appena stati e non c’erano….forse è meglio aspettare domani, ormai è notte!” - propose Stefan.
“Notte? Che ore sono?” - chiese Bonnie.
“Quasi le undici!” - rispose Elena.
“Sul serio…già così tardi?” - fece Bonnie - “Ok! Sentite…..tornate al pensionato! Dormite in un letto voi che potete!” - aggiunse.
“Sicura?” - chiese Stefan - “Potrei rimanere qui fuori!”.
“Non preoccuparti…vai! Tanto non potresti fare comunque nulla per me questa notte!” - rispose Bonnie.
“Ok…allora sarà meglio se andiamo! Notte a tutti e due! Notte Damon!” - fece Elena.
“Ciao angelo!” - rispose Damon.
“Un ultima cosa…..Bonnie hai presente la cantina del pensionato?” - fece Stefan.
“Si, certo!” - rispose Bonnie.
“Beh…si da il caso che sono stato così valoroso da scendervi e indovina cosa vi ho trovato? Solo fotografie e cetrioli…..puoi stare tranquilla la prossima volta che ci passi davanti!” - disse Stefan divertito.
“Oh, mio eroe….grazie di tutto cuore!” - rispose Bonnie con una mano sul cuore e una falsa voce estasiata.
“Buonanotte Bonnie!” - disse Stefan.
“Buonanotte!” - rispose Bonnie.
Un attimo dopo l’eco dei passi di Stefan ed Elena le arrivarono attraverso le rocce.
Bonnie si voltò e si spostò i capelli su una sola spalla maledicando se stessa per non essersi portata dietro un elastico: era stanca, ma faceva troppo caldo per dormire.
“Cos’hai?” - le chiese Damon.
“Tu forse non lo senti, ma qui dentro fa decisamente caldo!” - rispose Bonnie.
Era strano…..
Era come se la conversazione avuta poco prima non ci fosse mai stata, ma, nel frattempo, sembrava aver lasciato un segno profondo in entrambi.
Bonnie scosse la testa per cacciare via i suoi pensieri e si stese sul pavimento duro utilizzando il suo zaino come cuscino.
Damon restò immobile dov’era per ancora qualche secondo….sembrava assorto in chissà quale pensiero.
Bonnie non ci badò e chiuse gli occhi, ma poco dopo un movimento accanto a lei destò la sua attenzione e sbarrò gli occhi quando sentì la mano fredda di Damon posarlesi su un fianco.
“Che fai?” - gli chiese.
Lui era disteso di fianco a lei e stava guardando il soffitto.
“Vieni qui!” - le disse.
“Cosa?” - rispose Bonnie e fece per scostarsi, ma Damon le afferrò il poso e la trattenne.
“Tu hai caldo e io sono freddo….vieni qui!” - fece Damon e senza darle il tempo di rispondere e di protestare, l’attirò a se, la fece distendere sul sul petto e l’abbracciò avvolgendola nella fredda sicurezza delle sue braccia.
Bonnie avrebbe voluto sottrarsi, ma non ci riuscì.
“Grazie!” - sussurrò chiudendo gli occhi e sorridendo per quella che sembrava la bizzarra maniera di Damon di prendersi cura di lei.
"Dormi, uccellino!".
Subito dopo sprofondò in un sonno profondo.






NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Buona metà settimana!!!!
Non so voi, ma io sto patendo un caldo infernale in questi giorni......e io, come Bonnie...odio il caldo!!!!
Vabbè...non pensiamoci!!!
Allora....il nuovo capitolo....
Non succedono molte cose....e diciamo che il titolo si riferisce più a Bonnie e ad Elena che a Stefan e a Damon, visto che sono proprio le due ragazze a confessare due piccole cose...a cuore aperto!!!
Elena confessa a Stefan che sta ancora lì a pensare a lui (brava la cretina, se lo poteva pure ricordare prima!!!).
E Bonnie confessa a Damon che era stata innamorata di lui (Si, perchè adesso no?).
Le reazioni di Damon e Stefan direi che sono diverse....Stefan fa di tutto per non pensare ad Elena e, in questo capitolo, per la prima volta, lui fa dei brevi ragionamenti proprio sulla sua ex e su quello che prova per lei, ma che non vorrebbe provare.
Damon, invece...ne approfitta...come al solito, ma Bonnie si tira indietro!!!
Anche se alla fine lui sembra cambiare atteggiamento con Bonnie e diventare più...dolce?....Forse che ha capito che ha fatto davvero male a Bonnie e vuole cercare di rimediare? Può essere che il discorso di Bonnie lo abbia toccato? Chissà...lo scopriremo nei capitoli a seguire!!!XDXDXDXDXD
Infine, da non sottovalutare il fatto che stanno cominciando a dubitare delle care signore....cosa succederà quando Stefan ed Elena le troveranno? Anzi...Stefan ed Elena...le troveranno?
Grazie a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!!!
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!!

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Capitolo 10
*** Racconti lontani nel tempo ***


Racconti lontani nel tempo

Certo che a volte la vita era proprio strana!
Damon non ci aveva dormito la notte pensando e ripensando a ciò che all’improvviso sembrava essergli accaduto.
Beh…non che tenere Bonnie addormentata tra le braccia non contribuisse in gran parte al suo stato di insonnia.
Ma si sentiva….strano a dirsi…sereno.
Aveva passato una vita intera, un’esistenza intera, cercando ogni modo possibile per tormentare Stefan, per dimostrare a tutti quanto fosse figo essere il cattivo invincibile e poi erano bastate quattro chiacchiere della streghetta per fargli sorgere dei dubbi.
E se comportarsi bene non era poi così male?
E se riallacciare il rapporto con Stefan non avesse necessariamente causato la fine del mondo?
Già altre volte aveva provato ad essere migliore per Elena e ci era pure riuscito per brevi lassi di tempo, ma quanto era stata dura…
E alla fine non era stato neppure così divertente ed Elena sembrava comunque dare poco peso alla cosa come se il fatto che lui fosse buono o cattivo non facesse poi molta differenza.
Ma sentir parlare la streghetta, sentirla dire ad alta voce che pensava che lui potesse davvero cambiare se lo avesse voluto…..era stato strano.
Era stato come se tutte le parole che gli erano state rivolte in tutta la sua esistenza gli fossero semplicemente scivolate sempre addosso, mentre quelle poche frasi dette da Bonnie erano state le uniche che lo avevano colpito per davvero facendogli mettere in discussione il suo modo di vivere.
E quando poi lei gli aveva confessato di essere stata innamorata di lui…
Insomma, Bonnie aveva provato amore per lui!
E lei aveva ragione, lui l’aveva sempre saputo ma non aveva mai fatto nulla per far esplodere quel sentimento. Anzi, se ne era rapidamente allontanato come se pensare anche solo all’eventualità che Bonnie potesse amarlo e che lui potesse ricambiarla fosse stato una tragedia da evitare, un disastro di dimensioni cosmiche da sventare……un cambiamento troppo profondo da affrontare.
La streghetta aveva ragione su tutto, anche sul fatto che lui fosse un codardo.
Ma, in fondo, come biasimarlo?
Vivere sempre la stessa vita, gli stessi rapporti, provare sempre le stesse cose e per le stesse persone era dannatamente comodo e conveniente.
Cambiare significava mettersi in gioco totalmente, aprirsi e lasciare a chiunque la possibilità di giudicare, significava dimostrare di essere una persona migliore, significava, più di ogni altra cosa nel suo caso, chiedere scusa.
Chiedere scusa al mondo e alla storia per tutte le barbarie da lui combinate nei secoli.
Chiedere scusa a Fell’s Church per essere stato la causa di morti e sciagure.
Chiedere scusa a Meredith e persino a Mutt per averli sempre visti e trattati come poco più di pezze da piedi.
Chiedere scusa ad Elena per averle incasinato la vita.
Chiedere scusa a Bonnie per le sofferenze che le aveva causato permettendole di innamorarsi di lui e non lasciandole alcuno spazio o speranza per quel sentimento tanto puro.
Chiedere scusa a Stefan per…beh…per un’infinità di cose a cui non voleva neppure ripensare.
E chiedere scusa era difficile, soprattutto per lui che non aveva mai chiesto scusa in vita sua.
Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse che Bonnie si era svegliata e lo stava guardando in silenzio.
“A cosa pensi?” - gli chiese.
“A tante cose!” - rispose Damon accarezzandole distrattamente la schiena come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“E da ieri sera che sei strano, Damon! E’ per quello che ti ho detto, vero?” - gli chiese Bonnie - “Scusami…ho esagerato!”.
Gli stava chiedendo scusa!
Per lei sembrava così facile…
Ed era assurdo perché era lui quello che doveva chiedere scusa a chiunque e, invece, se ne stava lì a ricevere le scuse da parte dell’unica persona che proprio non ne doveva a nessuno.
“Non chiedere il mio perdono! Io non posso perdonare nessuno!” - rispose atono.
Bonnie si staccò da lui e si mise a sedere.
Damon la imitò.
“Che vuoi dire? Non capisco!” - fece Bonnie, confusa e assonnata.
Damon continuò a tenere gli occhi fissi sulla fiamma della candela che, incantata da Bonnie, non si sarebbe mai spenta finchè non fosse stata lei ad ordinarglielo.
“Vuol dire che non ne sono degno! Come posso io pretendere di perdonare, quando non sono neppure in grado di capire cosa significa chiedere scusa?” - le rispose.
Bonnie restò a fissarlo in silenzio.
Quando si voltò a guardarla, Damon scorse nei suoi occhi una quantità infinita di preoccupazione…per lui.
“Damon….” - fece lei.
“Non è stato sempre così, sai?” - fece lui.
“Cosa?” - gli chiese Bonnie.
“Il mio rapporto con Stefan!” - rispose Damon guardandola negli occhi - “Tu lo hai descritto come se fosse una mostruosità ed hai ragione perché è quello che è adesso, ma non è stato sempre così!”.
Bonnie assottigliò lo sguardo piegando la testa su un lato e gli appoggiò una mano sulla spalla come per invitarlo a continuare.
E Damon continuò.
“Da bambini vivevamo a Firenze, con nostro padre, in una villa enorme. Eravamo molto conosciuti in città. Si può tranquillamente dire che eravamo una delle famiglie più in vista!” - cominciò a raccontare con la testa appoggiata alla roccia alle sue spalle e gli occhi persi in un punto indefinito.
“Non avevamo una madre e nostro padre non è mai stato molto presente nella nostra vita da bambini. In cambio, però, vivevamo circondati da domestici e badanti che si facevano in quattro per noi!” - al ricordo gli scappò un sorriso - “All’esterno della villa c’era un grande parco che circondava l’intera casa e c’erano alberi su alberi, uccelli, scoiattoli, fiori di ogni colore possibile!”.
“Sembra bellissimo!” - commentò Bonnie.
“E lo era!” - confermò Damon - “Io e Stefan passavamo ore nel parco a giocare o a nasconderci dai vari precettori che nostro padre pagava profumatamente affinchè ci dessero un’istruzione degna dei gentiluomini del nostro rango!” - riprese a raccontare - “Uno dei nostri luoghi preferiti erano le stalle! Stefan era contento quando lo portavo a vedere gli stallieri che lavavano e spazzolavano i cavalli o i cocchieri che tiravano a lucido le nostre carrozze e a me piaceva renderlo così felice!” - ammise Damon - “Vivevamo in un mondo tutto nostro in cui non esistevano altri se non noi due! Persino nelle rare occasioni in cui ci trovavamo a contatto con altri bambini, noi preferivamo stare tra noi a racconarci le nostre storie e a condividere i nostri segreti!”.
“Eravate davvero molto legati!” - disse Bonnie, con una nota di sopresa nella voce. Damon non poteva fargliene una colpa: a vedere lui e Stefan adesso era quasi impensabile credere alle sue parole.
“Si, lo eravamo e credo che il fatto che nostro padre fosse, per noi, soltanto una specie di ombra che usciva la mattina presto e tornava di sera, abbia cotribuito a creare questo attaccamento quasi morboso che avevamo perché ci costrinse a contare solo l’uno sull’altro e ci risparmiò la gelosia e la rivalità che molti bambini provano per il fatto di volere il proprio genitore soltanto per sé!” - continuò.
“E poi che successe?” - chiese Bonnie.
Damon trasse un sospiro. Non sapeva esattamente perché le stesse raccontando tutte quelle cose, ma sentiva come l’esigenza di farlo.
“Poi siamo cresciuti! Stefan è sempre stato quello più tranquillo tra noi due ed anche il più volenteroso nell’apprendere quanto nostro padre cercasse di insegnarci ad ogni costo. In quanto a me….il fatto di essere una testa calda non l’ho sviluppato negli ultimi anni!” - rispose Damon - “Comunque sia….più noi crescevamo più mio padre sembrò cominciare a rendersi conto della nostra presenza! Iniziò a passare più tempo con noi e a fare pressioni affinchè lo seguissimo quando andava a delle cene ufficiali o roba simile!”.
“E a te la cosa non piaceva!” - concluse Bonnie rendendosi conto dell’amarezza che aveva caratterizzato le sue ultime frasi.
Damon annuì.
“L’ho odiato! Ho cominciato seriamente ad odiare mio padre!”- affermò - “Stefan era diverso, lui apprezzò il fatto che nostro padre cominciò a prenderci in considerazione perché, in fondo, lo aveva sempre desiderato! Io, invece, ho sempre creduto che, se si è padri, si è padri sempre sin dall’inizio della vita dei propri figli e non li si può lasciare al caso per chissà quanti anni aspettando che raggiungano l’età giusta per poter essere finalmente utili alla famiglia! Ed è questo che mio padre ha fatto! Si è ricordato di noi soltanto quando siamo diventati grandi abbastanza per poter imparare il mestiere di famiglia, per cominciare a gestire la villa e per poterci guardare intorno in cerca di un matrimonio conveniente allo scopo di incrementare le nostre finanze!” - disse.
“E a quel punto cosa è successo?” - chiese Bonnie intuendo che probabilmente era a quel punto della storia che le cose subivano una svolta.
“Me ne sono andato! Mi sono ribellato e me ne sono andato!” - rispose Damon.
“E Stefan?” - chiese Bonnie.
“Le cose con lui non erano più come prima! Possiamo dire che le cose tra noi sono cominciate a peggiorare in proporzione all’entrata di nostro padre nelle nostre vite! La vedevamo in modo troppo diverso e lui spesso ha cercato di farmi cambiare idea così come io ho cercato di farla cambiare a lui! Inutile dire che questo ci portò spesso a litigare e, dato che io non volevo saperne di mio padre, più tempo passava lui con nostro padre meno ne passava con me! Fu così che ci allontanammo e io me ne andai troppo stanco di quella situazione e senza neppure salutare Stefan!” - raccontò Damon - “Gli scrissi varie lettere, ma non gliele spedii mai! Alla fine decisi di tornare a casa e, nonstante non avessi alcuna intenzione di riallacciare i rapporti con mio padre, almeno ero ben disposto a riprendere quelli con mio fratello nonostante sapessi che le cose non sarebbero mai più state come prima visto i modi diversi di affrontare la vita che avevamo sviluppato!” - aggiunse.
“Ma…?” - chiese Bonnie.
“Ma….quando tornai, Katherine aveva giò preso possesso di numerose stanze della villa e del cuore di Stefan! Poi lei si avvicinò a me, i rapporti con Stefan peggiorarono sempre di più e il resto della storia la conosci!” - terminò.
“E’ triste!” - commentò Bonnie.
Damon si limitò ad annuire voltandosi verso di lei.
“Eravate così legati….avevate un rapporto invidiabile!” - fece Bonnie - “Potreste tornare ad averlo! Sono convinta che le cose possano essere sistemate!” -.
Sembrava così convinta…
“E tu credi che Stefan sia disposto a mettere una pietra sopra a cinque secoli di azioni ignobili da parte mia atte solamente a renderlo un miserabile?” - le chiese.
“E tu? Tu sei disposto a metterci una pietra sopra e tentare?” - gli chiese Bonnie a sua volta.
“Le cose tra me e Stefan sono un disastro e la poco fiducia che lui aveva riacquistato in me negli ultimi anni io l’ho mandata a farsi benedire nel momento in cui gli ho portato via Elena!” - fece Damon.
Bonnie gli si avvicinò e, appoggiandogli una mano sul viso, lo costrinse a guardarla.
Aveva gli occhi lucidi, ma ricchi di speranza.
“Io sono convinta che se si vuole davvero una cosa e si fa di tutto per farla accadere allora questa, prima o poi, accade per davvero!” - gli disse, convinta.
Damon si perse nel caldo marrone dei suoi occhi.
La capacità di Bonnie di riuscire a capirlo e a dire la cosa giusta nel momento in cui più lui ne aveva bisogno, lo sorprendeva sempre. Ma adesso che aveva detto addio all’inutile illusione, che lui stesso aveva creato dentro di sé, secondo cui non gli importava nulla di Bonnie o di quello che gli succedeva quando era con lei, la consapevolezza che lei fosse l’unica a capirlo per davvero era quasi impossibile da gestire.

Quella notte non aveva chiuso occhio.
Era tornato al pensionato, come gli aveva detto Bonnie, aveva salutato Elena, si era chiuso nella sua stanza, si era messo a letto e…e aveva passato una notte insonne, la più agitata della sua vita tra l’altro.
Aveva troppi pensieri ed è risaputo che avere troppi pensieri non concilia il sonno.
In più era preoccupato per Bonnie, era preoccupato addirittura per Damon, era preoccupato che i sospetti di Damon sulla signora Flowers e la signora Stones fossero fondati, era preoccupato per Elena e per quello che gli aveva rivelato ed era preoccupato per se stesso e per quello che provava e si sforzava di non provare in merito a ciò che Elena gli aveva rivelato.
Aveva così tante preoccupazioni che gli sembrò di essere ridiventato lo Stefan di prima, quello musone e costantemente in ansia.
Nonostante questo era rimasto a letto e decise di alzarsi solo quando sentì i passi di Elena che, svegliatasi, era uscita dalla sua stanza e si dirigeva al piano di sotto.
Si alzò e si diede una veloce rinfrescata, cambiò maglietta e raggiunse Elena.
Lei era in cucina e teneva tra le mani una tazza di caffè bollente.
“Hai dormito poco?” - le domandò.
Elena sorrise in risposta.
“Ero preoccupata e scommetto che neppure tu hai dormito!” - rispose lei.
“Indovinato!” - fece Stefan.
Elena sorrise, vuotò la sua tazza e andò a sciacquarla nel lavadino.
“Non c’è nessun altro nel pensionato!” - disse Stefan.
“Sto cominciando davvero a chiedermi se le supposizioni di Damon non siano giuste!” - disse Elena.
“Anch’io…ma mi sembra stranissimo pensare queste cose della signora Flowers!” - rispose Stefan.
“Per me è lo stesso! Lei è sempre stata così gentile….è non si è tirata mai indietro quando avevamo bisogno d’aiuto! Per non parlare del fatto che mi ha dato una casa quando non ne ho avuta più una!” - fece Elena, tristemente.
Stefan le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla senza osare fare di più, ma Elena scoppiò in lacrime e lo abbracciò, singhiozzando sul suo petto.
Stefan restò immobilizzato e sorpreso dal gesto improvviso, ma poi le sua braccia sfuggirono al controllo della sua mente e si ritrovò a stringere Elena dopo tanto tempo.
“Shhhh! Non piangere! Vedrai che c’è una spiegazione plausibile e noi la troveremo!” - fece Stefan per consolarla.
Elena alzò il viso e lo guardò negli occhi.
Erano vicinissimi e lei arrossì, poi, come resasi conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto, sciolse velocemente l’abbraccio asciugandosi le lacrime con il dorso delle mani.
“Oddio…Stefan..scusami, davvero, io non…”.
“Non preoccuparti…sul serio! Va bene!” - la interruppe lui, sorridendole.
Elena annuì in silenzio.
“Ok, adesso andiamo!” . fece Stefan.
“Alla grotta?” - chiese Elena.
“No! Nella camera della signora Flowers, poi in quella della signora Stones, poi in cantina, insomma….ovunque ci siano libri e carte in cui è possibile trovare degli indizi!” - rispose Stefan.
Poco dopo erano entrambi immersi nei fogli, post-it, documenti e libri di magia contenuti nella stanza della signora Flowers.
“Cosa stiamo cercando esattamente?” - chiese Elena.
“Non lo so! Qualcosa che ci faccia capire se le due signore sono coinvolte oppure no in piani loschi che prevedono la nostra dipartita, probabilmente!” - rispose, incerto, Stefan.
“Sembra una caccia al tesoro!” - commentò Elena.
Stefan scoppiò a ridere.
Elena si fermò a guardarlo.
“Ehi! Cosa ho detto di così divertente, scusa?” - gli chiese.
Stefan scosse la testa: “No, nulla! Solo che…la faccenda della caccia al  tesoro…beh..mi ha fatto ricordare uno stupido gioco che facevo da bambino!” - rispose.
“Davvero? Racconta!” - lo esortò Elena.
“Ok!” - fece Stefan - “Quando ero bambino, avrò avuto sette anni al massimo, persi un soldatino di legno nell’anorme parco che circondava casa mia! Piansi e mi disperai e chiesi ad ogni singola domestica di aiutarmi a cercarlo, ma loro mi risposero che era solo una perdita di tempo e, quando chiesi il perché, una di loro mi disse che era impossibile come cercare un ago in un pagliaio! Beh…questa cosa dell’ago mi incuriosì e corsi da Damon per farmene spiegare il significato….”.
“Da Damon?” - chiese Elena.
“Sì! All’epoca ero convinto che Damon sapesse tutto, quindi andai da lui!” - rispose Stefan -“Comunque….andi da lui a chiedere spiegazioni e lui mi spiegò che cercare un ago, che di per se era piccolissimo e sottile, in un cumulo enorme di paglia , anch’essa piccolissima e sottile, era un’impresa impossibile e avrebbe richiesto anni ed anni di ricerche! Io, con la mia mentalità da bambino innocente, pensai che passare anni ed anni a fare ricerche con mio fratello per trovare qualcosa doveva essere bellissimo! Se poi si trattava del mio adorato soldatino allora la cosa diventava ancora più allettante! Così convinsi Damon ad aiutarmi nella mia ricerca e lui non si tirò indietro….lui non si tirava mai indietro quando doveva aiutarmi!” - raccontò Stefan riservando una nota nostalgica all’ultima frase.
Elena se ne accorse e lo raggiunse poggiandogli una mano su una spalla.
Stefan le prese quella stessa mano e gliela baciò.
“Qui non c’è niente! Passiamo alla prossima stanza?” - propose.
“Come vuoi!” - rispose Elena avvertendo il suo urgente bisogno di cambiare argomento.

Dopo il racconto di Damon, la giornata nella grotta sembrò essere interamente dedicata alle storie e alle confidenze.
In un certo senso Bonnie si sentiva in dovere di raccontare a Damon la storia della sua vita così come lui aveva fatto con lei.
Era stato strano vederlo così…vulnerabile e malinconico, ma ugualmente affascinante.
Per quanto Damon potesse essere irresistibile con la sua aria misteriosa da cattivo ragazzo, Bonnie non lo aveva mai visto più bello come poche ore prima mentre ricordava il suo passato e si confidava con lei.
Bonnie raccontò aneddoti su aneddoti riguardo alla sua infanzia e al resto della sua vita, ai rapporti con la sua famiglia e con i suoi amici.
Gli raccontò di quella volta che, da bambina, si arrabbiò così tanto con la madre che non voleva darle una doppia porzione di gelato, che decise di scappare di casa e si avventurò da sola in strada, ma, dopo appena tre passi si era ritrovata a passare da sola davanti al grosso cane dei vicini ed era corsa di nuovo dalla mamma urlando e piangendo.
Oppure di quella volta in cui, a tredici anni, il padre se la portò in ufficio e, mentre lui era in riunione, si perse nell’edificio costringendo tutti a rimandare il loro lavoro per cercare lei.
E poi gli disse del suo primo giorno di scuola, quando non voleva rimanere e diede un calcio alla maestra per poter seguire la madre e la sorella più grande.
Damon rise a crepapelle ogni volta che lei si soffermava su uno dei suoi buffi aneddoti e Bonnie si sentiva felice, felice di vederlo ridere e di vedere quanto si stesse sforzando pur di seguire il suo consiglio e cambiare.
Sembrava un altro Damon e l’unica cosa che lei voleva, al momento, era che, una volta usciti dalla grotta, lui continuasse su quella stessa via.
Stavano ridendo mentre Bonnie ricordava la volta in cui decise che da grande sarebbe diventata un’incantatrice di serpenti, quando lo stomaco di Bonnie brontolò rumorosamente.
“Mi sa che hai fame!” - sgnignazzò Damon senza ritegno.
“Mi sa di si!” - rispose Bonnie, con le gote in fiamme.
Si ricordò della torta farcita con marmellata alle fragole che aveva nello zaino e la prese, tagliandone una fetta e addentandola.
Ma il calore nella grotta aveva sciolto tutta la marmellata che cominciò a colare ovunque sulla mani di Bonnie, ai lati della sua bocca e sui suoi vestiti.
“Oddio…che sto combinando?” - fece Bonnie lasciando perdere la torta e guardandosi tutta.
Damon rideva sconsideratamente.
“Smettila! Guarda qui, piuttosto!” - dise Bonnie facendo per pulirsi le labbra con il dorso della mani, ma Damon la bloccò.
“Che fai? Finirai con lo sporcarti di più!” - l’ammonì, poi si fermò a fissarla mentre estraeva una fazzoletto dalla tasca dei pantaloni.
“Con tutta quella robba rossa intorno alla bocca sembri un vampiro che ha appena finito la merenda!”  - commentò Damon.
“Detto da te, lo prendo come un complimento!” - scherzò Bonnie.
Damon sorrise e prese a pulirle le labbra.
Fu un attimo e l’atmosfera cambiò.
Erano vicini come lo erano stati diverse volte durante quei due giorni, ma quella era la prima volta in cui Bonnie voleva che accadesse, in cui sapeva che non si sarebbe tirata indietro se lui si fosse avvicinato ancora di più.
E Damon lo fece…si avvicinò.
I loro respiri si mischiarono e le loro labbra si sfiorarono quando accadde: la grotta cominciò a tremare.
La paura prese subito il sopravvento su Bonnie e Damon la strinse, protettivo.
“Che sta succedendo?” - gli chiese.
Poi la parete di roccia che bloccava l’uscita cominciò a cadere e Bonnie vide le stelle e le luna e allora capì: la mezzanotte era arrivata e l’incantesimo era svanito.
Poco dopo era tutto finito e Damon e Bonnie erano di nuovo liberi e respiravano l’aria fresca della notte nell’Old Wood.
Il silenzio in cui erano immersi durò poco, fino a che una voce che si avvicinava non lo spezzò.
“Bonnie!” - la chiamò Stefan.
Bonnie sorrise all’amico e, mentre Elena le sorrideva e poi andava ad abbracciare Damon, lei si strinse a Stefan.
“Stai bene?” - le chiese.
Bonnie annuì: “Stanca e con il bisogno urgente di un bagno caldo, ma si...sto bene! E voi? Avete fatto progressi con le ricerche?” - chiese.
“Siamo stati tutto il giorno al pensionato, abbiamo frugato ovunque, ma niente! E della signora Flowers e la signora Stones nemmeno l’ombra!” - rispose Stefan.
“E adesso che facciamo?” - gli chiese.
“Adesso? Adesso ti porto a casa, ti fai un bel bagno e poi vai a letto! Domani te ne resti tranquilla a riposo, mentre io e…beh..se vuole venire con me anche Damon….andiamo a fare ricerche in giro!”  - rispose Stefan.
Bonnie guardò Damon e sorrise, annuendo impercettibilmente.
“Fratellino, avanti, credi davvero che ti lascerò tutto il divertimento? Ovvio che vengo con te!” - fece Damon.
“Bene! Allora è deciso!” - fece Stefan - “Adesso vieni…ti porto a casa, Bonnie!”.
Prima di lasciare la radura, Bonnie lanciò un ultimo sguardo a Damon.
Lui era lì e la guardava.








NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Eccomi puntuale con un nuovo capitolo!!!
Vi confesso che a questo capitolo mi ci sono particolarmente affezionata scrivendolo e spero che anche voi proviate lo stesso entusiasmo leggendolo!!!
Il perchè del titolo credo sia evidente...sia Damon che Stefan si lasciano andare ai ricordi!!!
Diciamo che, per quanto riguarda Damon, il tutto avviene come conseguenza al discorsetto che Bonnie gli ha fatto nello scorso capitolo. Infatti, se ricordate, già nel secondo pov Bonnie del capitolo della settimana scorsa, Bonnie diceva che Damon era strano e sembrava aver cambiato atteggiamento dopo quello che gli aveva detto.
Beh...adesso sapete a cosa stava pensando Damon... e questo suo cambiamento, come avete potuto già notare, farà da trampolino per lo sviluppo del rapporto Donnie.
Anche Stefan sembra che sia stia sciogliendo un attimo nei confronti di Elena anche se lei dovrà ancora sudarsela parecchio (E diciamo tranquillamente che questo è dovuto più ad una mia vena sadica nei confronti di Elena che a fini narrativi! hihihihihii).
Inoltre l'incantesimo è finito, i due giorni sono passati e sono di nuovo tutti e quattro insieme...adesso sarà interessante vedere le conseguenze di questo periodo di scambio di coppia!!!!
Naturalmente, la libertà ritrovata, mi permetterà di scrivere nuovi momenti Sonnie (come chiamo io la coppia Stefan/Bonnie) e non vedo l'ora perchè mi sono mancati insieme!!!
Ma, più importante di tutto, nel prossimo capitolo Damon e Stefan passeranno un pò di tempo insieme!!! Infatti, per come la vedo io, nella mia storia le coppie da sistemare non sono solo due, ma c'è anche il rapporto tra i due fratelli!!!!
Ok....adesso la smetto con il monologo sennò viene più lungo del capitolo...XDXDXDXDXD
Grazie per chi a letto e/o commentato lo scorso capitolo!!!
A giovedì prossimo...BACIONI..IOSNIO90!!!

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Capitolo 11
*** Legami irrisolti ***


Legami irrisolti

La mattina arrivò lentamente senza che Bonnie fosse riuscita a chiudere occhio per tutta la notte.
Se ne era stata distesa nel suo letto comodo per tutto il tempo e, nonostante la stanchezza e la voglia di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo, Bonnie sentiva che qualcosa non andava.
Non era una sensazione di pericolo, ma più una sensazione di assenza: era come se le mancasse quel qualcosa che le conciliasse il sonno, quel qualcosa senza il quale non riusciva a rilassarsi completamente.
Sembrava la stessa sensazione che le attanagliava lo stomaco da piccola quando andava a casa della nonna e dimenticava il suo orsacchiotto preferito con il quale passava abbracciata l’intera notte.
Ed era strano perché lei l’orsacchiotto l’aveva abbandonato da un pezzo.
Così aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto cercando di capire cosa le prendesse e domandandosi come fosse possibile che lì, nel suo letto, non riuscisse a dormire, mentre nella grotta, sulla terra dura e fredda, avesse dormito come un angioletto per parecchie ore.
Quando era già spuntata l’alba decise di abbandonare il letto e optò per un bagno caldo e rilassante.
Ma quando si rese conto che neppure il tepore dell’acqua riusciva a farla cedere al sonno nonostante la rilassasse parecchio, si arrese definitivamente.
Tornò nella sua camera e indossò un semplice paio di jeans chiari e una casacca lunga e leggera, blu notte, che strinse in vita con una cintura larga di un grigio freddo e pallido.
Prese al volo un paio di ballerine grigie dall’armadio e le infilò ai piedi mentre si riavviava i capelli e li legava in una coda alta.
Al piano di sotto decise di prepararsi una bella colazione abbondante e, mentre le uova friggevano in padella, premette distrattamente il tasto rosso e lampeggiante accanto alla cornetta del telefono e un attimo dopo la voce della segreteria la informava che c’erano tre messaggi.
Il primo era del giorno prima ed era di sua sorella che l’avvertiva che avrebbe fatto il turno di notte all’ospedale in cui lavorava.
- Quindi non si è accorta che non c’ero….meno male! - pensò Bonnie sollevata.
Mentre afferrava le uova e le metteva in un piatto insieme a due fette di pane tostato e imburrato, partì il secondo messaggio.
Questa volta era la segretaria del sindaco.
Bonnie si stupì e l’ascoltò interessata.
La donna, che Bonnie ricordava sulla quarantina, con l’aria da ottantenne e l’abitudine a mettere un rossetto dal colore indefinito che ricordava vagamente il blu e che non aveva mai visto su nessun’altra donna, esordì dicendo che l’ufficio del sindaco stava organizzando un ballo per raccogliere fondi da destinare al canile di Fell’s Church e avevano bisogno di ragazze volenterose che si occupassero dell’organizzazione e finì dicendole di richiamare se era interessata a fare qualcosa di buono per la città.
Bonnie restò di stucco e cominciò a ridere: “Ma senti questa….fa la predica e non ha la minima idea di quante volte ho rischiato la pelle per fare qualcosa di buono per la città, come dice lei!” - disse tra se scuotendo la testa.
Bevve un sorso dal suo bicchiere di succo d’arancia mentre riprendeva a mangiare e il bip della segreteria le annunciava l’ultimo messaggio.
Era di Stefan, le diceva di riposare e che lui avrebbe passato l’intera giornata fuori con Damon, ma che l’avrebbe richiamata verso sera per farle sapere come andava.
Un sorriso si dipinse sul volto di Bonnie.
Le ritornò alla mente il racconto di Damon del giorno prima e, di nuovo, la sensazione di non averlo mai sentito più vicino le invase l’anima.
Si era data così tanto da fare per costringersi a dimenticare Damon e quello che provava per lui, ma era bastato che lui le parlasse sinceramente una volta sola per far ritornare a galla tutto.
E questo era sbagliato, Bonnie lo sapeva, perché lui stava con Elena e perché non l’avrebbe mai amata come lei desiderava che facesse.
Una lacrima solitaria le rigò la guancia e Bonnie l’asciugò frettolosamente con le dita.
Si era ripromessa che non avrebbe mai più pianto per Damon e non doveva farlo.
Era felice che lui si fosse confidato con lei, era felice che lui sembrasse aver voglia di cambiare ed era felice che lui si stesse sforzando di tornare a riallacciare il rapporto con Stefan, ma niente di più.
Se Damon avesse voluto averla accanto come amica per lei andava benissimo, anzi….era così che doveva essere, loro due non avrebbero potuto essere altro se non amici.
Ripensò a ciò che stava per succedere nella grotta prima che l’incantesimo terminasse e si diede della stupida per aver desiderato che lui la baciasse.
Era stato un bene che non fosse successo niente perché sarebbe stato un errore, perché adesso non sarebbe stata soltanto lei a soffrire, ma avrebbe sofferto anche Stefan vedendola stare male e avrebbe sofferto Elena nel sapere ciò che era accaduto.
Perché Damon non l’amava. Forse provava affetto per lei, ma non amore perché se lui l’avesse amata non l’avrebbe fatta soffrire così tanto nel corso degli anni e adesso non starebbe con Elena, ma con lei.
Bonnie scosse la testa e lasciò il piatto e il bicchiere ormai sporchi nel lavandino.
La giornata fuori era bella e lei non aveva nessuna intenzione di restarsene chiusa in casa dal momento che, nonostante ci provasse, non riusciva ad addormentarsi.
Per distarsi, decise di richiamare l’ufficio del sindaco e di accettare la proposta della segretaria.
La telefonata durò poco. Parlò proprio con la donna che si congratulò con lei per la saggia scelta di aiutare la comunità prima di elencarle i vari orari in cui doveva presentarsi nel suo ufficio per le riunioni con gli altri membri del comitato organizzativo dell’evento di cui anche lei adesso faceva parte.
Bonnie riattaccò con una sfilza di date e orari segnati a casaccio lungo i bordi di un volantino di una pizzeria che consegnava a domicilio e la certezza che, quasi sicuramente, aveva fatto male ad accettare.
Passò meno di mezz’ora e la noia ricominciò a farsi sentire.
Bonnie era seduta sul divano a fare zapping quando le passò per la mente la possibilità di uscire e andare al pensionato.
Anche se Stefan era fuori, c’era comunque Elena, no?
Forse sarebbe stato un po’ imbarazzante, come tutti i loro incontri da una mese a quella parte, ma almeno sarebbe stato meglio che rimanere chiusa in casa e da sola.
Due minuti dopo aveva preso la sua decisione ed era già in strada.
Quando arrivò al pensionato, Elena, che l’aveva vista dalla finestra della sua nuova camera, l’aspettava sulla porta.
“Bonnie! Ma non dovevi restare in casa a dormire, tu?” - le chiese Elena sorridendo.
Bonnie sbuffò: “Stefan è esagerato! Mi spieghi cosa avrei dovuto fare tutto il giorno da sola confinata a letto?” - chiese retoricamente - “Sono rimasta chiusa in una grotta larga si e no due metri per tre, non ho mica scalato l’Everest? Piuttosto siete tu e lui che dovreste riposare visto che ve ne siete andati per due giorni in giro senza mai staccare la spina!”.
“Su questo hai ragione! Ma Stefan…lui si preoccupa, lo sai!” - rispose Elena mentre entravano insieme in salotto.
Bonnie si lasciò andare su una poltrona: “Si, lo so!” - ammise.
Elena si sedette di fronte a lei, sul divano dove erano sparsi fogli su fogli pieni zeppi di frasi e polvere.
“Cosa sono?” - chiese Bonnie.
“Roba della signora Flowers e della signora Stones, quella che stavamo controllando ieri io e Stefan! Lui e Damon sono usciti presto e io, dato che non avevo nulla da fare, ho pensato di ricontollare!” - spiegò Elena.
Bonnie annuì sovrappensiero: “Pensare che la signora Flowers possa aver fatto quell’incantesimo è strano! Penso di non averla mai vista usare la magia!” - disse.
“Ma neppure adesso l’abbiamo vista e non è detto che sia stata lei! Questa è solo una supposizione di Damon!” - fece Elena.
“Supposizione che ha scatenato il dubbio in tutti!” - aggiunse Bonnie - “E poi dobbiamo ammettere che Damon ha ragione quando dice che la signora Flowers e la signora Stones sono un tantino bizzarre! Ma, forse, può anche essere che questo sia un destino riservato ad ogni strega: più sei vecchia più diventi stana! Oh povera me!” - finì posandosi una mano sulla fronte.
Elena rise: “Tu non diventerai strana, Bonnie!”.
Bonnie si tirò su a sedere dritta: “Sai che hai ragione! Io non diventerò strana perché non diventerò vecchia!” - disse.
Elena la guardò dubbiosa.
“Non ti ricordi la profezia di mia nonna?” - le chiese Bonnie - “Mia nonna, in punto di morte, predisse che io sarei stata giovane e bella nella mia bara!”.
Elena si accigliò.
“Oh, andiamo, Bonnie! Smettila di continuare a ripeterlo e dimenticatene perché non succederà! Tu non morirai giovane!” - fece Elena, decisa.
“Come faccio a dimenticarlo! Insomma, una volta potevo anche non crederci, ma dopo tutto quello che è successo, tutto quello che ho imparato, dopo che abbiamo visto cosa può fare la magia, dopo che abbiamo avuto la certezza che la magia esiste…come posso non crederci? Io stessa ho delle visioni!” - ragionò Bonnie.
“E non hai mai pensato che, nel tuo caso, la profezia di tua nonna volesse significare altro? Insomma..Stefan potrebbe…” - lasciò in sospeso Elena.
“Intendi dire che io potrei diventare una vampira?” - chiese Bonnie.
“Beh…da quando Damon e Stefan sono entrati nelle nostre vite questa è una possibilità che potrebbe concretizzarsi, non credi? Infondo anche loro sono stati giovani e belli nelle loro bare secoli fa…solo che poi sono tornati!” - disse Elena.
“E’ inquietante pensarli chiusi in due bare!” - fece Bonnie, sorridendo.
Elena parve rifletterci un po’ su: “Hai ragione!” - disse alla fine.
Entrambe scoppiarono a ridere per qualche attimo prima che il silenzio calasse tra di loro.
Bonnie si sporse a prendere una pila di fogli che stava davanti all’amica in attesa di essere esaminati.
“Posso?” - chiese.
“Fa pure!” - rispose Elena.
Rimasero così per un bel pezzo, con il naso immerso nel loro inutile lavoro e senza mai guardarsi.
Ad un certo punto, però, Elena la sorprese.
“Perdonami, Bonnie! E grazie!” - le disse.
Bonnie alzò il viso a guardarla.
“Come, scusa?” - le chiese confusa.
“Ti ricordi quando ti accusai di stare usando Stefan?” - le chiese Elena e Bonnie annuì - “Perdonami per quello!”.
“Ma ci eravamo già chiarite per quella faccenda!” - fece Bonnie ricordando il loro abbraccio a casa di Meredith.
“Si, ma volevo dirtelo di nuovo! E poi volevo ringraziarti!” - rispose Elena.
“Per cosa?” - chiese Bonnie.
“In questi due giorni, per forza di cose, ho passato tutto il tempo con Stefan e mi sono finalmente resa conto di quanto tu gli sia stata vicina, di quanto la tua presenza e la tua amicizia gli abbiano fatto bene! Io gli ho saputo solo fare male, molto male, e so che mi merito tutte quelle cose che lui mi dice quando mi urla contro! Ma tu gli hai fatto bene, Bonnie! Lo hai reso diverso, più aperto e solare! Hai saputo fare ciò che io non ho fatto! Io l’ho soltanto fatto preoccupare fin dal primo giorno dicendogli quanto l’amavo per poi proiettare io stessa l’ombra di Damon sulla nostra relazione! Quindi, Bonnie…grazie per esserti presa cura di Stefan!” - rispose Elena.
Bonnie sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi: “Tu ci tieni ancora molto a lui, vero? E’ solo una bugia quando sostieni di averlo dimenticato e di amare solo Damon!” - disse.
Elena si limitò a sorridere malinconicamente: “Patetico, eh?” - le chiese.
Bonnie sospirò e tornò al suo lavoro.

Lo si poteva anche dire a chiare lettere: l’idea di passare l’intera giornata a stretto contatto con Damon non lo entusiasmava parecchio, nonostante l’idea fosse stata sua.
Ma Stefan avrebbe sfidato chiunque a biasimarlo.
Insomma….l’ultimo faccia a faccia tra lui e Damon risaliva alla sera della cena e durante quel breve incontro la frase che più era aleggiata nella aria era stata < Vedi di tenere giù le mani da Bonnie sennò ti rompo le gambe! >.
Ma ormai il danno era fatto e lui e Damon stavano camminando fianco a fianco da ore e in totale silenzio diretti verso una meta che solo Damon conosceva.
Stefan sospirò pesantemente rassegnandosi al fatto che suo fratello non sarebbe mai cambiato, era inutile continuare a sperarci.
“Allora, fratellino…..come è andata con Elena?” - gli chiese Damon.
- Ecco…appunto! - pensò Stefan.
“Senti, Damon! Oggi non sono proprio in vena, quindi fammi il favore di smetterla adesso, ok? Non mi va di starmene a sentire le tue stupide battutine acide su quanto io sia idiota e tu sia perfetto e su Elena che finalmente se ne è accorta, per poi attaccare subito con le solite minacce se solo continuo a farmi inutili speranze! Davvero…non c’è bisogno che rimarchi il territorio! Ti assicuro che il fatto che Elena sia tua l’ho capito da un pezzo nonostante l’insanità mentale che tu mi affibi da secoli!” - disse Stefan.
Damon si fermò e lo guardò con il suo sorrisino ironico prima di alzare le mani in segno di resa e continuare a camminare.
“Guarda che non avevo intenzione di fare nulla di tutto quello che hai detto! La mia era una semplice domanda!” - si difese Damon.
“Tu non fai mai semplici domande!” - rispose Stefan.
Damon sembrò irritarsi.
“Beh…questa volta si! Mi andava di fare quattro chiacchiere con mio fratello ma a quanto pare non mi è concesso, quindi adesso mi sto zitto!” - disse Damon.
Stefan corrugò la fronte, indeciso se credere o no alla nota sincera che aveva scorto nella voce del fratello.
“Ma che ti è successo in quella grotta?” - chiese più ragionando tra se e se che a Damon, ma lui rispose lo stesso.
“Non lo so neppure io!” - bisbigliò Damon - “Però mi sono reso conto di capirti!” - aggiunse.
“Capirmi?” - chiese Stefan.
“Lo smisurato senso di protezione che hai sviluppato verso la streghetta…lo capisco!” - spiegò Damon.
Stefan si sorprese del fatto di non essere per niente sorpreso dell’affermazione di Damon.
In fondo lui l’aveva sempre saputo.
Ogni volta che Damon salvava Bonnie, ogni volta che metteva se stesso in pericolo pur di tirare lei fuori dai guai….
Stefan lo sapeva.
“Lo so che mi capisci!” - rispose guardando dritto dinanzi a se.
Continuarono a camminare in silenzio per quesi due ore senza mai guardarsi, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Lasciarono Fell’s Church e si spostarono lungo tutta la vecchia statale abbandonata.
Il sole in cielo svettava alto e rendeva tutto di un colore luminoso e caldo.
L’afa era palpabile anche se né Stefan né Damon ne risentivano per via della loro natura.
“Dove stiamo andando?” - chiese Stefan non appena Damon lasciò la strada per dirigersi verso una zona industriale piena di magazzini sudici e arrugginiti.
“Secondo te? Dalla pettegola di quartiere!” - rispose Damon.
La pettegola di quartiere si chiamava Derek.
Derek era un vampiro e aveva si e no centotrent’anni.
Da umano era un senzatetto e viveva tra i cassonetti e le fogne e aveva come unico obiettivo nella vita quello di trovare un metodo originale per siucidarsi.
Era diventato vampiro per sbaglio, quando una banda di vampiri decise di ripulire le strade dai vagabondi.
Lo presero mentre era insieme ad altri senzatetto e, nella furia del momento, quando venne morso e si rese conto che quegli esseri lo stavano uccidendo in un modo che a lui non piaceva, cominciò a lottare per liberarsi, ma l’unica cosa che riuscì a fare, prima di morire dissanguato, fu leccare una ferita che il vampiro che gli stava addosso si era procurato un attimo prima urtando contro una porta di legno scheggiata.
Così Derek morì con sangue di vampiro in corpo senza che nessuno se ne accorgesse.
Quando si svegliò era solo, era vampiro e non sapeva che fare.
Da quel momento cominciò a vagare per il mondo cercando il posto adatto a lui, ma non lo trovò mai e finì col tornare a vivere nelle fogne.
Essendo un vampiro giovane evitava di mostrarsi troppo e di mettersi nei guai e, grazie più allo spiccato spirito di conservazione che all’intelligenza, ogni volta che era obbligato a scegliere tra due nemici che combattevano tra loro, lui stava sempre dalla parte del più forte.
Damon lo aveva sempre reputato poco più che un poppante a suo confronto e sosteneva che l’unica cosa che Derek era in grado di fare era leccare i piedi a così tante persone che alla fine si trovava sempre a sapere tutto di tutti.
Stefan, dal canto suo, non sapeva cosa pensare. Aveva incontrato quel povero vampiro si e no un paio di volte e gli aveva sempre fatto una gran pena.
Con tutta l’eternità davanti avrebbe potuto fare molto e, invece, continuava a stare nella miseria in cui era vissuto da umano.
Raggiunsero la parte più nascosta e fetida di quel labirinto di magazzini in breve tempo e senza neppure cercare di nascondere la loro presenza.
E Derek era lì, addossato al muro, e con l’espressione terrorizzata ad aspettarli.
“D-D-Damon…” - balbettò.
“Topo di fogna!” - fece Damon a mò di saluto.
“Cosa succede? Cosa ci fate voi qui? Cosa volete da me? Io non ho fatto niente!” - la paura sembrava aver sciolto la lingua di Derek.
“Devi dircelo tu cosa succede, Derek! Siamo venuti per avere delle informazioni sul dannato bastardo che ha deciso di farci la guerra!” - disse Damon.
“Cosa? Io…io non so niente!” - rispose Derek.
“Derek, Derek, Derek….vedi di dire la verità! Io non ho una gran pazienza e questo lo sai!” - fece Damon senza nascondere il velo di minaccia nella voce.
“Ma io dico la verità…non so niente, credetemi!” - si lamentò il povero vampiro.
Ma Damon non era intenzionato a credergli: “Adesso ti racconto cosa ci è successo!” - disse - “Vedi…due giorni fa io, mio fratello e le nostre adorabili signore avevamo deciso di concederci una piacevole gita nei boschi di Fell’s Church qundo siamo stati colpiti da un incantesimo! Vogliamo sapere chi è stato, Derek!”.
Ma Derek continuava a scuotere la testa: “Io non lo so…non so niente!”.
“Mettiamola così…” - fece Damon sospirando pesantemente - “Fell’s Church per quanto possa essere insulsa è casa nostra! Quindi ti convine parlare se non vuoi essere vittima di decapitazione violenta!”.
Derek sgranò gli occhi e, se possibile, si addossò ancora di più alla parete.
“Ascoltatemi, per favore! E’ vero che non so niente…se lo sapessi ve lo direi! Da quando è girata voce che avete ucciso quei due demoni che avevano preso Fell’s Church nessuno sei è più azzardato neppure a vagliare l’ipotesi di potersi mettere contro voi due! Hanno paura..abbiamo paura! Da quando i due fratelli Salvatore sono tornati insieme nemmeno uno di quelli che si sono avvicinati alla città con cattive intenzioni ne è più uscito vivo e nessun altro vuole fare la loro stessa fine! Per quanto ne so, quindi, non c’è nessuno che stia programmando una qualche azione contro di voi! Credetemi!” - disse Derek.
Stefan lo guardò e lo ascoltò con attenzione.
Poco dopo Damon gli fece segno di andarse e Stefan lo seguì, voltando le spalle a Derek che li guardava andarsene sollevato.
“Se scopro che mi hai mentito tornerò e ti staccherò la testa a morsi, Derek! Mi sembra un modo abbastanza originale per andarsene!” - fece Damon continuando a camminare dando le spalle al povero Derek.
“Credi che ti abbia mentito?” - gli chiese Stefan quando non furono più a portata d’orecchio.
“Ha detto la verità!” - rispose Damon.
“Lo immaginavo! Quindi adesso torniamo senza sapere nulla in più rispetto a quello che sapevamo cioè niente!” - disse Stefan.
“Magari è stato solo lo stupido scherzo di un maghetto di passaggio!” - fece Damon scrollando le spalle.
“Non ci credi neppure tu!” - rispose Stefan - “Però sarebbe bello! Qui sembra che cerchiamo, cerchiamo e non troviamo mai nulla!”.
Damon sorrise: “Ti ricordi quando mi costringesti a giocare alla caccia al tesoro, da bambini?” - gli chiese.
Stefan lo guardò stupefatto: “E’ strano che tu ne parli! Ieri, non so come, l’ho giusto raccontato ad Elena!” - rispose Stefan - “Comunque speriamo che non vada allo stesso modo visto che, all’epoca, passammo più di due settimane a cercare quel mio soldatino prima di trovarlo!” - aggiunse.
“Io lo ritrovai il secondo giorno! Era dietro i cespugli di rose!” - disse Damon.
Stefan si fermò, sconcertato.
“Cosa? E perché non me lo dicesti subito invece di sprecare così due intere settimane?” - chiese Stefan.
Damon si fermò e lo guardò negli occhi.
“Ti sei divertito durante quelle due settimane?” - gli chiese.
Stefan aveva ben chiaro il ricordo: “Si, moltissimo, direi!” - rispose.
Damon annuì: “Appunto!” - disse.

La notte era fresca e piena di stelle ad illuminarla.
Bonnie aveva passato l’intera giornata con Elena parlando di tutto tranne dei loro sentimenti e, ovviamente, di Damon e Stefan.
Ed era tornata a casa più stanca che mai con la speranza di riuscire, finalmente ad addormentarsi e, invece…niente.
La sensazione di assenza che aveva avvertito durante tutta la notte precendente era tornata più forte di prima e lei non sapeva come liberarsene.
Decise di scendere di sotto a bere un bicchiere d’acqua prima di riprovare a rimettersi a letto.
Si infilò la vestaglia e lasciò la stanza.
Insieme all’acqua mandò giù anche mezzo pacco di biscotti al cioccolato pensando che se si rimpinzava lo stomaco alla fine la spossatezza l’avrebbe vinta.
Spense di nuovo le luci in cucina e si apprestò a salire, ma venne fermata dallo squillo del telefono.
Rispose subito già immaginando di chi si trattava.
“Sei ancora sveglia?” - le chiese la voce di Stefan.
Bonnie sorrise: “Stavo giusto andando a letto!” - rispose.
“Beh, sarà meglio per te! Guarda che Elena me lo ha detto che hai passato tutto il giorno qui!” - disse Stefan.
“Cosa? Fammi capire….adesso Elena ti fa da spia?” - gli chiese.
“No, ma era preoccupata per te! Ha detto che avevi due occhiaie da far paura!”.
“Beh..in effetti ieri notte non ho dormito!”.
“Cosa? Come è possibile? Avresti dovuto essere stanca morta!” - fece Stefan.
“E lo ero….anzi..lo sono, ma non riesco ad addormentarmi!” - fece Bonnie.
“Vuoi che venga lì a cantarti la ninna nanna?”.
“Ah, ah, ah…spiritoso! Da quando hai sviluppato questa grande vena comica?”.
“Tutto merito tuo, cara!” - rispose Stefan.
“Devo essere proprio cretina, allora! Comunque…come è andata oggi?” - gli chiese.
“Bene e male….ma ti raccanto tutto domani! Adesso tornatene subito a letto! Passo da te in mattinata!” - fece Stefan.
“Come lei desidera, mio signore adorato!” - rispose Bonnie.
“Torna a letto e dormi!” - fece Stefan, divertito.
“Si, si….notte!” - rispose Bonnie e riagganciò.
Tornò di sopra che ancora sorrideva, quando si rese conto di non essere sola nella stanza illuminata solo dai raggi della luna.
“Ciao streghetta!” - la salutò Damon.
Era seduto a cavalcioni sul davanzale della sua finestra e guardava il cielo.
“Ciao..Damon! Che ci fai qui?” - gli chiese.
“Non riuscivo a dormire! E da ieri che non riesco a dormire!” - rispose Damon.
“Ah….anch’io!” - rispose Bonnie, confusa.
“Lo so! Ti ho sentito poco fa!” - rispose Damon voltandosi a guardarla.
“Quindi..tu non riesci a dormire e vieni qui? Potevi parlarne con Elena!” - fece Bonnie.
“Sono venuto da te perché ho una teoria! E penso che, visto che la tua situazione è uguale alla mia, allora la mia teoria vale anche per te!” - rispose Damon.
“E sarebbe?” - chiese Bonnie, curiosa.
Damon scese dal davanzale e le si avvicinò.
“Ho pensato che l’ultima volta che sono riuscito a starmene disteso e tranquillo è stato nella grotta, con te! Poi siamo usciti e io ho cominciato a non dormire e, a quanto pare, neppure tu! E non è che non sia stanco perché lo sono! Ma sembra più che….”.
“..che ti manchi qualcosa?” - gli chiese Bonnie, interrompendolo.
“Esattamente! E penso che quel qualcosa sia tu!” - rispose Damon.
Bonnie sgranò gli occhi: “Cosa?”.
“Pensaci! Ha senso! E adesso io e te faremo un piccolo esperimento! Se non funziona….penso che mi darò una botta in testa pur di dormire!” - rispose Damon.
Bonnie scosse la testa.
“No, no, no! Tu sei pazzo! Io non dormirò con te! E’ sbagliato!” - disse Bonnie.
“E nella grotta, allora?” - chiese Damon.
“Nella grotta era diverso!” - rispose Bonnie.
“No, nella grotta non era diverso e lì poteva anche essere abgaliato, ma adesso è diverso per davvero! E’ una situazione di necessità! Io non dormo, tu non dormi e l’ultima volta che abbiamo dormito entrambi è stato quando eravamo insieme quindi è presumibile che se stiamo di nuovo insieme riusciremo ad addormentarci!” - fece Damon - “E non preoccuparti non ti salterò addosso, voglio soltanto dormire!”.
Bonnie restò a guardarlo con un espressione indignata per diversi attimi nei quali ripensò a quello che lui aveva detto non trovandoci neppure una piega.
Inoltre era troppo stanca per ragionare lucidamente o per mettersi a fare la guerra a Damon.
“Se lo dici a qualcuno ti ammazzo!” - disse sbuffando.
“Sarà il nostro piccolo segreto!” - fece Damon, sorridendo.
In quel momento Bonnie avrebbe voluto strozzarlo.
“Si, ma dato che non puoi farlo sarà meglio metterci a letto!” - rispose Damon ai suoi pensieri, avvicinandosi al letto e sfilandosi la maglietta.
Dopo lo schock iniziale di vederlo a torso nudo, Bonnie scosse la testa e, con le guance che andavano a fuoco chiese: “Si può sapere che stai facendo?”.
“E secondo te io dovrei dormire in jeans e maglietta?” - le chiese Damon a sua volta mentre armeggiava con la cintura dei pantaloni.
Bonnie avvampò ancora di più.
“Fermati! Tieni giù le mani da quella cintura, Damon! Vada per la mglietta, ma i pantaloni te li tieni!” - gli ordinò.
Damon alzò le mani in segno di resa e poi si indicò i piedi.
“Almeno le scarpe posso toglierle?” - le chiese.
“Quelle devi toglierle per forza perché non ti permetterò di insudiciare le mie lenzuola!” -  rispose Bonnie.
Damon sorrise divertito e scosse la testa mentre si sfilava prima una scarpa e poi l’altra.
Bonnie rimase a guardarlo in silenzio, indecisa sul da farsi.
Quando ebbe finito, Damon la guardò e le si avvicinò prendendola per entrambe le mani e portandola accanto al letto.
“Penso che questa stavi per toglierla!” - le sussurrò mettendole le mani sulle spalle e lasciando scivolare lentamente giù la sottile vestaglia di seta blu che indossava.
L’intero corpo di Bonnie venne percorso da un fremito e dovette chiudere gli occhi quando Damon si chinò a baciarle una spalla.
Nella sua mente non faceva che ripetersi quanto fosse sbagliata tutta quella situazione.
“Rilassati, Bonnie!” - le disse Damon facendole segno di mettersi a letto.
Bonnie annuì, si sedette sul letto e si distese.
Damon si spostò e raggiunse l’altro lato del letto senza smettere di guardarla e continuando imperterrito a farle sentire il suo sguardo che l’accarezzava.
Si stese accanto a lei e l’aiutò a spostarsi i lunghi capelli da un solo lato, poi aprì le braccia e la strinse a se, come aveva fatto nella grotta.
Bonnie appoggiò la testa e una mano sul petto di Damon e sorrise sentendo quella sensazione di assenza che andava via.
“Si, così va decisamente meglio!” - disse Damon.
E Bonnie sapeva a cosa si riferiva e a mano amano che la sensazione spariva se ne rendeva sempre più conto.
Era la presenza di Damon accanto che le era mancata la notte precendente.
Pochi istanti dopo Morfeo bussò alla porta della sua stanza e riprese, sereno, a cullare tra le sua amorevoli braccia sia Bonnie che Damon.







NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Non so da voi, ma qui il tempo fa schifo e mi mette una malinconia assurda!!!!
Comunque....
Come si intuisce anche dal titolo, in questo capitolo la fanno da padroni i legami non ancora esplorati.
Si, perchè, mentre abbiamo visto prima il legame tra le coppie sbagliate Delena e Sonnie e poi siamo passati al legame tra le coppie giuste Donnie e Stelena, adesso è il momento di approfondire un pò anche il terzo tipo di legame che intercorre tra i nostri quattro protagonisti, quindi quello d'amicizia tra Bonnie ed Elena e quello fraterno tra Damon e Stefan!!!
Spero che questa mia scelta vi piaccia! Io ne sono inceramente contenta e, rileggendolo, questo capitolo non mi è sembrato neppure così male, lo ammetto!!!XDXDXDXDXD
Ma, naturalmente, porteremo avanti anche tutte le altre situazioni, gli altri legami....
Il capitolo, infatti, si chiude con questa scena Donnie che segna un pò l'inizio di una nuova fase del loro rapporto che li porterà ad avere una specie di relazione clandestina.....come ha detto Damon: Sarà il loro segreto!!!XDXDXDXD
Grazie infinite a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo....vi adoro tutti indistintamente!!!!
                                               AVVISO
Giovedì prossimo, cioè giovedì 16 giugno, Efp, come si può anche leggere nella homepage del sito, subirà un cambio di server e quindi resterà offline probabilmente fino al giono dopo.
Per questo e per non farvi attendere più del dovuto, ho deciso che posterò il prossimo capitolo in anticipo di un giorno, cioè MERCOLEDI' 15!!!
Detto questo...vi lascio....
A mercoledì sera....BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 12
*** La confessione ***


La confessione  

Quando riaprì gli occhi le lancette della sveglia segnalavano che erano passate da pochi minuti le undici del mattino.
Aveva dormito per parecchie ore e si sentiva un po’ intontita, ma riposata e perlomeno era stata una dormita senza né segni né incubi che potessero disturbarla.
Il sole era alto nel cielo e l’afa che, da giorni, teneva prigioniera ogni cosa era ancora lì e minacciava di avvolgerla non appena si fosse distaccata da Damon.
Per il momento erano soltanto le sue braccia fredde che l’avvolgevano a permetterle di starsene a letto beata senza avvertire il bisogno urgente di una doccia d’acqua gelata per rinfrescarsi.
Una mano di Damon cominciò a muoversi lungo la sua schiena disegnando ghirigori astratti.
Bonnie alzò gli occhi ad incontrare quelli neri e divertiti del vampiro.
“Buongiorno, streghetta!” - la salutò, sorridendo.
“Buongiorno!” - fece Bonnie mascherando uno sbadiglio.
Si staccò da Damon quel tanto che bastava a stiracchiarsi e poi si lasciò cadere al suo fianco.
Damon la lasciò fare.
“La mia teoria era giusta!” - disse.
Bonnie si voltò a guardarlo ma, all’improvviso, una sensazione di colpevolezza e vergogna la invase.
Damon se ne accorse e si accigliò, confuso.
“Che c’è?” - le chiese.
“Sto malissimo!” - rispose Bonnie - “Tu non ti senti neanche un po’in colpa verso Elena? Lei è la tua ragazza e tu te ne stai qui tranquillo dopo aver dormito con la sua migliore amica…è sbagliato! Insomma…lo so che non abbiamo fatto niente di male, ma è sbaglitao comunque e io sto malissimo!”.
Damon, che si era girato a guardare  il soffitto, si voltò verso di lei.
“Non ti senti in colpa?” - chiese di nuovo Bonnie.
“E’ strano!” - furono le uniche parole di Damon.
Bonnie aggrottò la fronte.
“Ultimamente non fai altro che dire che è strano! Un giorno di questi dovrai spiegarmi che cos’è che trovi tanto strano perché io non lo capisco!” - disse.
“Dico che è strano perché lo è!” - fece Damon.
“Si, ma cosa esattamente è strano?” - chiese Bonnie, esasperata.
“E sa cambiamo argomento?” - fece Damon.
Bonnie sbuffò e alzò gli occhi al cielo per poi puntarli sulla finiestra.
Alla vista di tutto quel sole il caldo l’avvolse all’istante e lei si aggrappò ad un braccio di Damon per tentare di ritrovare quella sensazione di fresco di poco prima.
“Non è che potresti…che ne so…scatenare un mini uragano, giusto quel tanto che serve per cacciare via questo caldo assurdo?” - chiese.
“Ma tu non eri quella che odiava i mie poteri?” - chiese, palesemente divertito, Damon.
“Li odio fintanto che non servono a me!” - rispose, ovviamente, Bonnie.
Damon si lasciò scappare una breve risata.
A quel suono, Bonnie si voltò a guardarlo.
Sorrise anche lei.
“Sei divertente, streghetta!” - disse Damon.
“E questo cosa sarebbe? Un complimento?” - fece Bonnie - “Sono onorata! Non ne ho mai ricevuti da te!”.
“Ed è qui che ti sbagli! Io te ne faccio spesso di complimenti! Qui dentro!” - protestò Damon picchiettandosi una dito sulla tempia.
Bonnie sbarrò gli occhi.
“Questo significa che mi pensi spesso?” - chiese, con un tono malizioso che la stupì e che, poco prima, non aveva avuto nessuna intenzione di usare.
Damon la guardò sorpreso e divertito e avvicinò il suo viso a quello di Bonnie.
Bonnie deglutì, ma rimase immobile facendo un grande sforzo per non fissare le labbra di Damon, cosa di cui lui non si preoccupava visto che non faceva niente per sviare gli occhi dalle sue di labbra.
Bonnie avvampò per l’imbarazzo.
“Ehi, streghetta! Mio fratello ha le chiavi di casa tua?” - le chiese Damon cogliendola alla sprovvista.
Da dove gli veniva quella domanda?
“Un po’ di tempo fa gli ho dato quelle di riserva e non me le sono ancora fatte ridare, perché?”.
“Beh…perché è appena entrato dalla porta principale usando le chiavi!” - rispose Damon.
Fu come un secchio d’acqua gelata giusto in faccia.
Quella frase la riportò bruscamente alla realtà.
“Oddio…Stefan!”- fece Bonnie tirandosi su a sedere, in preda al panico.
Damon continuava a fissarla completamente rilassato e questo suo atteggiamento mandò in bestia Bonnie.
“Che fai ancora lì? Nasconditi!” - gli disse con urgenza.
“Nascondermi? E dove?” - chiese Damon.
“Non lo so! Nell’armadio?” - fece Bonnie.
“Vuoi che mi nasconda nell’armadio?” - chiese Damon divertito.
“Si, prima che Stefan ti veda!” - fece Bonnie - “Anzi no! Vattene….” - continuò.
“Andarmene?” - Damon parlava come se avesse a che fare con una povera pazza.
Bonnie non riusciva a capacitarsi del fatto che lui non capisse l’urgenza della situazione.
Andò alla finestra e la spalancò.
“Si, vattene! Buttati dalla finestra!” - disse.
Damon si alzò dal letto e si rimise la maglietta e le scarpe.
“Devo buttarmi dalla finestra?” - chiese sul punto di scoppiare a ridere.
“Buttati, vola via, trasformati in corvo…l’importante è che tu te ne vada subito via da qui!” - fece Bonnie coninuando ad indicare a grandi gesti la finestra spalancata.
Damon sorrise e le si avvicinò.
“Me ne vado, ma ci rivediamo questa notte!” - disse.
“Che? No! Ieri è stata un’eccezione, ma non si ripeterà più! Scordatelo!” - rispose Bonnie con indignazione.
“Ok!” - fece Damon - “Allora credo che andrò a fare un salutino a Stefan di sotto!” - continuò avviandosi verso la porta della camera.
Bonnie si mosse veloce e gli sbarrò la strada.
“Ok, va bene! A stanotte...ma adesso vattene!” - si arrese.
“Fantastico!” - rispose Damon con un sorriso.
Un attimo dopo, mentre lui spariva dalla finestra, la porta alle spalle di Bonnie si aprì.
Bonnie si voltò di scatto e corse ad abbracciare Stefan.
“Stefan! Oh, che bello vederti! Che ci fai qui? Come stai? Come è andata ieri? Trovato qualche indizio?” - il nervosismo la faceva sempre parlare a macchinetta.
Stefan alzò le mani in segno di resa.
“Ok, ok, calmati! Anch’io sono felice di vederti e di vedere che stai bene! Anch’io sto bene e sono venuto perché ieri sera te l’ho promesso al telefono, ricordi?” - disse.
Bonnie si battè una mano sulla fronte.
“Ma certo! Hai ragione!” - disse - “Scusa!”.
“Di niente! Tu piuttosto….hai dormito?” - le chiese premuroso come sempre.
“Si, si…ho dormito benissimo! Anzi..a dire il vero mi sono svegliata giusto un attimo fa!” - rispose.
“Se sono stato io facendo rumore, mi dispisce!” - fece Stefan.
“Tu? No, non preoccuparti!”.
“Ma…a proposito di rumore! Ecco, insomma…ti assicuro che ho afferrato tutto quel discorso sulla privacy e sul fatto che non vuoi che me ne vada in giro per casa tua con il super udito attivato, ma poco fa, anche con le orecchie a cuccia, mi è sembrato di sentirti parlare…con Damon!” - fece Stefan.
Bonnie si bloccò un attimo e deglutì.
“Damon? E cosa mai poteva farci Damon a casa mia? Ti sei sbagliato…te lo assicuro!” - rispose a disagio.
Stefan scosse la testa e sorrise.
“Hai ragione, scusa!” - fece Stefan - “Piuttosto…hai fame?” - le chise.
Bonnie ricambiò il sorriso: “A dire il vero si! Che ne dici se io vado a farmi una bella doccia mentre tu vai di sotto e mi prepari quelle fantastiche omelette che solo tu sai fare e che mi mancano un sacco?” - chiese.
“Affare fatto!” - rispose Stefan.
Un attimo dopo, Bonnie si era appena chiusa alla spalle la porta del bagno e sospirava sollevata.

“Ok! Fatemi capire!” - esordì Meredith - “Io sono strafelice di avervi come mie ospiti e lo sapete! Non finirò mai di ringraziarvi per il fatto di avermi aiutato con il vestito perfetto per la cena con gli amici di Alaric e per i manicaretti con cui mi avete viziata e per le belle chiacchierate, ma…avete intenzione di continuare a nascondervi a casa mia per sempre?” - chiese alla signora Flowers e alla signora Stones comodamente sedute nel suo soggiorno a sorseggiare thè verde.
“Certo che no, mia cara! Andremo via oggi stesso!” - rispose tranquillamente la sigora Stones.
“E dove andrete?” - chiese Meredith.
“Al pensionato!” - rispose la signora Flowers come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Al pensionato? Non potete!” - fece Meredith.
“E perché mai?” - chiese la signora Flowers - “Quella è casa mia!”.
“Si, certo, ma si dà il caso che ieri mi ha telefonato Elena e mi ha raccontato quello che è successo in questi due giorni e che adesso erano sulle tracce di questo fantomatico nemico che li aveva attaccati! Ma non è questo il problema…il problema è che stanno indagando anche su di voi perché a Damon è venuto il sospetto che potreste esserci voi due dietro l’incantesimo. E dato che ci siete davvero voi due dietro tutto questo, non vi sembra un tantino azzardato presentarvi alla porta del pensionato come se nulla fosse correndo il rischio che Damon vi salti alla gola? Quel vampiro non mi sta propriamente simpatico, ma devo ammettere che capita spesso che abbia delle intuizioni geniali come in questo caso!” - rispose Meredith.
“Oh, ma questo non importa!” - fece la signora Stones sminuendo la faccenda come se nulla fosse.
“Davvero? E non appena vi chiederanno spiegazioni cosa vi inventerete?” - chiese Meredith.
“Non inventeremo nulla: confesseremo!” - rispose la signora Stones guadagnandosi un segno d’assenso dalla signora Flowers.
“Confesserete? E a cosa sarà servito allora tutto quel casino che avete messo su? Tutto tornerà esattamente come prima e il vostro fantastico piano di risistemare le coppie andrà a farsi benedire!” - protestò Meredith.
“E invece no!” - fece la signora Stones.
“Vedi Meredith, quello che ci siamo prefissate di fare non è così semplice e noi sapevamo benissimo sin dall’inizio che non saremmo riuscite nel nostro intento solo lasciandoli un po’ da soli! Mettendo Damon con Bonnie e Stefan con Elena, noi abbiamo soltanto voluto creare dei momenti, instillare dei dubbi..poi dovranno essere loro stessi a capire qual è la persona più adatta da amare! Noi potevamo solo dare una piccola spinta e lo abbiamo fatto!” - spiegò la signora Flowers.
“E quindi cosa farete adesso? Andrete lì e racconterete tutto dicendo che, secondo voi, sono soltanto dei poveri idioti che si stanno rovinando la vita con le loro stesse mani ostinandosi a rimanere con qualcuno che non è adatto a loro?” - fece Meredith.
“Esattamente!” - rispose la signora Stones.
“Ah!” - fece Meredith - “Voi siete due pazze!”.
Le due donne si guardarono e sorrisero.

Era strano eppure Stefan avrebbe giurato su qualsiasi cosa di aver sentito la voce di Damon provenire dalla stanza di Bonnie, quella mattina.
Ma se lei diceva che non era così….
Stefan liquidò in fretta la questione portando il piatto di omelette appena fatte sul tavolo da cucina e sedendosi dall’altra parte ad aspettare Bonnie.
Aveva voglia di confidarsi con la sua amica e ne sentiva davvero il necessario bisogno perché dopo quello che era successo il giorno prima con suo fratello non aveva dormito per niente aspettando il momento giusto per bussare alla porta di Bonnie.
La ragazza lo raggiunse poco dopo.
Aveva un gran sorriso sul volto e un aspetto fresco e riposato.
Indossava un paio di shorts leggeri, color cachi, e una semplice canotta panna. Ai piedi un paio di ballerine e i capelli erano sciolti e voluminosi.
- Tipico abbigliamento da Bonnie - pensò Stefan.
“Mmmmh che odorino…è paradisiaco!” - commentò Bonnie accomodandosi e cominciando a mangiare soddisfatta.
“Oggi sei decisamente in forma!” - fece Stefan.
Bonnie rispose con un sorriso.
“Allora…com è andata ieri? Tu e Damon vi siete strozzati?” - gli chiese.
Stefan sospirò: “No…ed è proprio questo il punto!” - rispose.
“Cioè? Avete trovato qualcosa e non avete avuto il tempo di accanirvi l’uno su l’altro?” - chiese Bonnie.
“No, non abbiamo trovato nulla!”.
“Peccato!” - commentò Bonnie.
“Già, ma il punto non è questo! Il punto è che, strano ma vero, è stato quasi piacevole passare del tempo con Damon!” - confessò Stefan.
Bonnie sollevò lo sguardo dal piatto e sorrise.
“Racconta!” - gli disse.
Stefan si lasciò andare sulla sedia stendendo le braccia davanti a se, lungo il tavolo.
“Lui ricorda, Bonnie! Io credevo che avesse dimenticato ogni cosa visto quanto adora essere un vampiro….e invece…lui ricorda, tutto!” - fece Stefan.
“Cosa ricorda?” - chiese Bonnie.
“Il nostro passato, quando eravamo umani…bambini!” - rispose Stefan.
A quella rivelazione guardò Bonnie aspettandosi di trovare un’espressione meravigliata sul volto dell’amica e, invece, vi trovò solo un sorriso quasi compiaciuto.
“Tu lo sapevi, vero?” - le chiese.
Bonnie annuì: “Quando eravamo nella grotta…il secondo giorno…Damon ha cominciato a raccontarmi di voi due da bambini, di quanto foste uniti! Mi ha raccontato del parco intorno alla villa, mi ha raccontato che ti piaceva quando ti portava nelle stalle, mi ha raccontato…un sacco di cose!” - disse.
“E perché lo avrebbe fatto?” - chiese Stefan.
“Non lo so! Poco prima io lo avevo accusato di essere crudele con te e poco dopo ha cominciato a raccontare dicendo che tra voi le cose non erano sempre state così brutte!” - rispose Bonnie.
Stefan era sempre più stupito e confuso per le rivelazioni dell’amica.
“Secondo te cos’ha in mente? Perché tirare fuori questa storia?” - chiese Stefan.
“Secondo me si sente in colpa e sta cercando, a modo suo, di recuperare il rapporto con te! La domada è: tu vuoi recuperare il rapporto con Damon?” - fece Bonnie.
Quella domanda così diretta lo colse impreparato.
“Non lo so, Bonnie! Insomma…dopo tutto quello che è successo, tutto quello che mi ha fatto, tutto quello che mi ha portato via….come faccio a fidarmi?”.
Bonnie scosse la testa e si protese ad afferrargli una mano con le sue.
 “Stefan, non è così che giungerai ad una risposta! Tu stai pensando ad Elena e non devi farlo! Dimenticati di lei, dimenticati di Katherine, dimenticati di vostro padre, dimenticati di me, dimenticati di tutto! Ci siete solo tu e Damon!” - una pausa - “Vuoi recuperare il rapporto con tuo fratello?” - .
Stefan rimase a fissare gli occhi di Bonnie, immobile.
Fece come gli aveva detto e dimenticò tutto e tutti.
Dimenticò Katherine e quello che aveva fatto.
Dimenticò suo padre, il primo artefice della rottura tra lui e Damon.
Dimenticò Elena che era stata il colpo di grazia sul suo legame con il fratello.
Dimenticò ogni cosa tranne Damon.
Le sue parole del giorno prima lo riportarono ad un tempo lontano, un tempo in cui erano bambini e Damon faceva qualsiasi cosa affinchè lui fosse felice.
“Si, voglio riavere mio fratello!” - rispose sicuro.
Bonnie sorrise.
“Bene! Allora non lasciarti bloccare da nulla! Non sarà facile, ma almeno tendigli una mano!” - gli consigliò.
Stefan annuì, sorridendo.
“Grazie!”  - disse.
“A cosa servono gli amici, sennò?” - rispose Bonnie.
Si fissarono sorridenti per qualche altro secondo prima che il telefono di Bonnie squillasse.
“Rispondi tu!” - fece lei.
Stefan afferrò la cornetta: “Pronto?”.
“Stefan, sono Elena! Tu e Bonnie dovete venire subito al pensionato!” - rispose Elena, agitata.
“Cosa? Che sta succedendo?” - chiese Stefan.
Sentendo la sua voce allarmata, Bonnie si alzò e gli corse accanto.
Stefan si scostò un po’ la cornetta dall’orecchio in modo che anche lei potesse sentire.
“La signora Flowers e la signora Stones sono appena rientrate e Damon mi ha detto di chiamare te prima che ci pensi lui!” - rispose Elena.
Stefan e Bonnie si scambiarono un sguardo veloce.
“Arriviamo!” - rispose.

Arrivarono al pensionato in pochi minuti e la situazione era così tesa da far quasi paura.
In soggiorno, le due anziane signore erano sedute fianco a fianco su un solo divano, Damon si era piazzato immobile davanti a loro con le braccie incrociate ed Elena era in un angolo.
“Signore!”  Fece Stefan a mò di saluto ferso le due donne.
“Stefan, Bonnie…buongiorno cari!” - rispose la signora Flowers.
“Basta con i sorrisi e le sviolinate! Adesso che anche loro due sono arrivati cominciamo con le domande e vedete di rispondere come si di deve!” - intervenne Damon con voce gelida - “Dove siete state in questi giorni?” - chiese.
“Da un’amica!” - rispose la signora Stones.
Bonnie si fermò sotto l’arco della porta, mentre Stefan affiancò Damon.
“Da un’amica….ma voi due non dovevate raggiungerci al vostro caro pic nic? Sapete che ci hanno fatto un incantesimo e che io e Bonnie siamo rimasti chiusi in una grotta per due interi giorni?” - tuonò Damon.
“Certo che lo sappiamo! Lo abbiamo fatto noi quell’incantesimo!” - confessò la signora Flowers.
Gli occhi e la mascella di Damon si indurirono.
Le due donne erano tranquillissime.
Stefan poggiò una mano sulla spalle del fratello facendogli intendere che, da qual momento, avrebbe gestito lui la situazione.
Damon scrollò le spalle, arrendendosi.
“Perché ci avete fatto una cosa simile?” - chiese Stefan.
“Perché siamo stanche, Stefan!” - rispose la signora Flowers.
“Di cosa?” - chiese Stefan.
“Di restare a guardare mentre vi fate del male da soli!” - rispose la signora Stones.
Stefan la guardò confuso: “Non capisco! Noi stiamo bene!” - disse.
“Ficisamente, ma non emozionalmente!”- rispose la signora Stones - “Io vi conosco personalmente da poco, ma la mia amica Teophilia ed io ci sentimo spesso e lei mi racconta tutto di voi e, nell’ultimo mese, l’ho sentita soffrire per voi quattro!”.
“Che significa?” - chiese Elena.
“Voi avete soltanto creato un enorme casino e non ve ne rendete neppure conto! Vi ostinate a rinnegare sentimenti forti e veri per portare avanti relazioni che non vi daranno mai la felicità che agogniate!” - fece la signora Stones alzandosi in piedi - “Elena! Tu sei confusa e questo lo sai tu e lo sanno tutti, ma c’è un’altra cosa che tutti sanno e che sai anche tu e che rinneghi!”.
“Cosa?” - chiese, timorosa, Elena.
“Tu non sei innamorata di Damon!” - fece la signora Stones - “Provi un grande affetto per lui, gli vuoi bene, ne sei attratta esattamente come ne è attratta ogni singola ragazza che lo incrocia per strada, ma non lo ami! Tu sei innamorata di Stefan, solo di lui!” - una pausa - “E tu, Stefan…” - fece la donna voltandosi verso il ragazzo - “Tu sprechi le tue energie per rinnegare il sentimento di amore profondo che ancora nutri per Elena! In Bonnie hai trovato un’ottima amica, un’anima affine e forse, se Elena non esistesse, tu ti innamoresti perdutamente di Bonnie, ma Elena esiste e tu non potrai continuare a negarlo per sempre!” - la donna sorrise e posò i suoi occhi su Bonnie - “Bonnie, Bonnie, Bonnie…hai sofferto così tanto per amore! Hai mantenuto bene il segreto e molti non lo sanno, non sanno che tu hai amato intensamente, che hai amato Damon per tanto tempo e che hai sofferto per questo! E per via di questa sofferenza e per paura che il dolore ritorni, neghi a te stessa e al mondo che quel sentimento esiste ancora e che non è mai andato via! E, infine…Damon…” - al suono del suo nome, il vampiro la guardò - “Questa sera prima di attaccarci subito, come fino a poco fa avresti fatto, hai chiesto a Elena di chiamre Stefan…..lo hai fatto perché hai capito, hai capito che hai rovinato un rapporto potenzialmenti stupendo con tuo fratello per nulla! E adesso hai la mente in subbuglio perché ti stai chiedendo se quello che sentivi di provare per Elena non fosse soltanto frutto del cattivo rapporto con Stefan! E allora la guardi e senti che non provi la felicità che dovresti provare se lei fosse quella giusta! E poi guardi Bonnie, la tua streghetta dai capelli rossi, e la guardi e continui a guardarla senza distogliere lo sguardo e senza sapere neppure il perché….ed è complicato, vero?” - fece la signora Stones.
La signora Flower si alzò a guardò tutti, uno per uno, prima di parlare: “Se abiamo fatto quello che abbiamo fatto è stato per il vostro bene! Abbiamo unito Stefan ed Elena e Damon e Bonnie per farvi capire cosa vi state perdendo per via del vostro orgoglio. Tutta la stranezza e la confusione che siamo sicure avete percepito in quei momenti erano dovute all’amore che rinnegate! Noi abbiamo acceso una scintilla, ragazzi miei, adesso tocca a voi decidere se buttare acqua sul fuoco oppure lasciarlo diventare un incendio!” - finì la donna.
Dopo un ultimo sguardo, le due streghe uscirono dalla stanza, lasciandoli nel silenzio più pesante della loro vita.

Bonnie trascorse da sola il resto della giornata.
Subito dopo il discorso delle due donne, ognuno di loro quattro aveva preso strade diverse, bisognosi di riflettere.
Bonnie aveva vagato per la città, in preda ai suoi pensieri.
Non faceva che sentire e risentire la parole della signora Stones e non riusciva a tenere a bada ciò che le scatenevano dentro.
Forse la donna aveva ragione, forse amava ancora Damon, ma aveva sofferto così tanto per lui….
Tornò a casa che ormai era buio e, dopo aver bevuto un bicchiere di succo d’arancia, salì in camera.
Non fu sorpresa di trovarci Damon e nemmeno dell’improvviso bisogno di lui che cominciò a bruciarle dentro.
Damon, seduto sul letto, allargò le braccia e Bonnie vi si fiondò, stringendosi a lui.
Una lacrima le rigò il viso.
“Stamattina mi hai chiesto di spiegarti cos’è che trovo così stano quando sono con te….” - disse Damon.
“Si!” - sussurrò Bonnie.
“Non è strano stare con te, è strano che quando ti guardo, quando ti ti sono vicino, quando ti abbraccio io dovrei sentirmi in colpa verso Elena  e invece non è così! Questo è strano! Io lo so che è sbagliato stare qui, che è sbagliato dormire con te. Nella grotta sapevo che era sbagliato cercare di baciarti, che era sbagliato toccarti, che avrei dovuto pensare ad Elena, che anche adesso dovrei pensare ad Elena, ma non ci riesco! Penso solo a te!” - le sussurrò Damon.
“E’ strano!” - fece Bonnie.
“E’ strano!” - concordò Damon.

Il pensionato era rimasto silenzioso per tutto il resto del giorno.
La confessione e le motivazioni delle due anziane signore avevano scombussolato gli animi di tutti.
Elena aveva voglia di andare da loro e di gridargli in faccia che avevano torto, che erano state insensibili, che avevano soltanto detto delle mensogne, ma non poteva.
Non poteva perché sapeva che non era così.
Lasciò la sua stanza dopo molte ore di solitudine e scese al piano di sotto.
Passando davanti all’ingrsso incontrò Stefan.
Doveva essere rientrato da poco e se ne stava seduto su una panca.
Elena prese posto accanto a lui, in silenzio.
“Credi che abbiano ragione?” - gli chiese.
Stefan si voltò a guardarla.
“Vuoi la verità o la menzogna?” - fece Stefan.
Elena si perse per qualche attimo nel suo sguardo: “Menti!” - disse.
“Hanno torto! Tutto ciò che hanno detto è falso! Io non ti amo più!” - rispose Stefan.
Elena annuì, lentamente, e gli poggiò la testa sulla spalla.
Stefan l’abbracciò.
“Mi manchi!” - sussurrò Elena.
“Davvero?” - chiese Stefan.
“Vuoi la verità o la menzogna?” - fece Elena.
“La menzogna!” - rispose Stefan.
“E’ falso! Io sono felice senza di te!” - disse Elena.
Stefan la strinse maggiormente e lei sospirò, mentre lui le lasciava un bacio leggero tra i capelli.









NOTE:
Come promesso, eccomi qui, di mercoledì, a postare!!!!
Questa settimana è stata un casino! Ho finito di rivedere il capitolo poco fa, ma per fortuna ce l'ho fatta a postare!!!
Allora....che dire....
La signora Flowers e la signora Stones sono tornate ed hanno lanciato una bella bomba direi!!!
Altro che dubbi, queste gli hanno proprio messo sottosopra il cervello a tutti!!!XDXDXDXDXDXD
Però sono teneri, non trovate?
Da adesso, si entrerà nella fase finale della storia, la fase in cui Bonnie passerà un sacco di tempo, in segreto, con Damon e Stefan passerà un sacco di tempo, in segreto, con Elena.
All'inizio sembrerà fantastico ma i segreti di questo tipo prima o poi finiscono con il fare male e allora le soluzioni sono due: o li si dimentica per sempre oppure li si rende realtà.
Cosa faranno le nostre coppie? Arrivate al momento fatidico avranno paura e lasceranno perdere tutto? Oppure si sveglieranno e lotteranno per la loro felicità?
Mamma mia, che dicorso ispirato, stasera...XDXDXDXDXDXD
Beh...adesso vi lascio....
Grazie a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!!!!
A giovedì prossimo...BACIONI...IOSNIO90!!!


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Capitolo 13
*** Eventi...particolari ***


Eventi…particolari

La settimana successiva fu la settimana più lunga di tutta la vita di Bonnie.
I giorni sembravano interminabili e, fatta eccezione per le visite di Meredith, non aveva visto nessun altro.
In una situazione normale appena la noia si fosse fatta sentire Bonnie sarebbe uscita di casa per fiondarsi al pensionato, ma la situazione attuale non era per niente normale.
Come poteva presentarsi davanti ad Elena e dirle: “Ehi, lo sai, a proposito, quando hai scelto Damon non hai spezzato soltanto il cuore di Stefan, ma anche il mio perché io ero e probabilmente sono ancora follemente innamorata del tuo ragazzo!”?
Era assurdo che lei facesse una cosa del genere.
E poi c’era Damon…
Quella sera di sette giorni prima, dopo il bel discorsetto della signora Stones, lei e Damon avevano dormito di nuovo insieme, abbracciati. Ma al mattino dopo Bonnie si era sentita un verme, così aveva aperto gli occhi e si era voltata dall’altra parte. Un secondo dopo Damon era già andato via e da quella volta non era più tornato.
Nel frattempo il sonno di Bonnie era diventato sempre più agitato e, in media, si svegliava almeno quattro volte a notte.
L’assenza di Damon le pesava come un macigno, ma Bonnie sentiva che era giusto così o almeno voleva credere che era giusto così perché credere il contrario era troppo difficile e potenzialmente doloroso.
Così lei si rifugiava nelle sue belle bugie e tirava avanti cercando di restare il più possibile lontana da Damon.
Per quanto riguardava Stefan, non aveva né visto né sentito neppure lui in quei giorni e senza un motivo particolare.
Forse il fatto che Stefan riuscisse a leggerle dentro con soltanto un’occhiata e che quindi potesse capire cosa le succedeva e potesse metterla davanti alla verità dei suoi sentimenti la spaventava così tanto che aveva finito con l’allontanare anche il suo migliore amico.
Quel giorno, però, aveva deciso che non poteva più continuare a nascondersi e si era decisa a presentarsi ad una delle riunioni per il comitato d’organizzazione del ballo di beneficenza per il canile.
Era pomeriggio inoltrato quando, pronta per reinserirsi nella vita sociale di Fell’s Church, si chiuse la porta alle spalle e si ritrovò faccia a faccia con Stefan.
La sorpresa la bloccò un attimo.
“S-Stefan…..” - balbettò.
“Ehi! Stavo venendo a trovarti, ma a quanto vedo hai da fare...” - fece Stefan.
“Ehmm…si! Io…sto andando al Comune, nella sala che usano per le cerimonie e roba simile…Con Meredith diamo una mano per l’organizzazione di un ballo per raccogliere fondi per il canile!” - spiegò Bonnie - “Ma, se vuoi, puoi accompagnarmi! Ti va?” - gli propose sorridendo.
“Certo che ti accompagno!” - rispose Stefan illuminandosi.
Presero a camminare fianco a fianco, tranquillamente.
“Beneficenza per il canile, eh? Non me ne avevi parlato!” - esordì Stefan.
“Sì, hai ragione! A dire il vero ci sono già stati altri incontri, ma io li ho snobbati!” - rispose Bonnie.
“E cosa è cambiato oggi?” - chiese Stefan.
“Beh….non saprei…avevo voglia di uscire e vedere gente! E poi metti che un giorno di questi incontro per strada la segretaria del Sindaco e io non mi sono presentata a nessuna delle riunioni….finisce che mi devo pure sorbire la sua paternale sul fatto che non ho fatto nulla di buono per la mia città!” - rispose Bonnie.
“Ma davvero? E’ questo che dice? Nulla di buono per la città?” - fece Stefan.
Bonnie annuì.
“Ah…beata ignoranza!” - commentò Stefan con un profondo sospiro.
“Potrei sempre dirle che sono una strega e che, mentre tutti i ragazzi normali nei weekend vanno in discoteca, io e i miei amici, tra cui due vampiri che messi insieme hanno più di mille anni, ce ne andiamo in giro ad uccidere mostri!” - propose Bonnie, giocosamente.
“Potresti!” - fece Stefan - “Ma secondo me finisce che ti scoppia a ridere in faccia e ti consiglia di farti una vita e di lasciar perdere le repliche di Buffy in tv!”.
Bonnie scoppiò a ridere: “Potrebbe essere!” - commentò.
Risero entrambi di gusto mentre raggiungevano l’entrata del Comune.
Da lontano Bonnie poteva vedere Meredith che l’aspetta sulla soglia.
Lei e Stefan si fermarono e lui alzò una mano per salutare la loro amica.
Stefan aspettò che Meredith rispondesse al saluto prima di tornare a guardarla.
Adesso gli occhi verdi di Stefan avevano perso l’ironia e la giocosità di poco prima ed erano diventati seri e preoccupati.
“Stai bene?” - le chiese.
“Benissimo!” - fece Bonnie - “E tu? Come stai?” - gli chiese.
“Benissimo!” - rispose Stefan.
Entrambi avevano mentito ed entrambi sapevano che l’altro aveva mentito, ma non importava. Le parole facevano ancora fatica a venire fuori, ma a nessuno dei due servivano le parole. Perché come Stefan riusciva a leggere dentro Bonnie, così Bonnie riusciva a leggere dentro Stefan e vide la stessa sofferenza, la stessa confusione e la stessa paura di soffrire ancora che attanagliavano anche lei e le parole divennero superflue per entrambi.
Potevano anche mentire, ma entrambi conoscevano le verità nascoste dell’altro forse anche meglio di quanto conoscevano le proprie di verità.
Bonnie sorrise e abbracciò Stefan che la strinse a sua volta.
Fu un abbraccio forte e carico di conforto e comprensione per entrambi.
Quando si staccarono si sentivano già meglio.
“Ci vediamo!” - fece Bonnie.
“Poco, ma sicuro!” - rispose Stefan allontanandosi.
Bonnie restò un attimo ferma a guardarlo andare via, poi corse incontro a Meredith con una luce nuova negli occhi e una tranquillità che da troppo tempo non provava.
Meredith l’accolse sorridendo.
“Stefan ti mette sempre di buonumore!” - commentò.
“Questo è vero!” - riconobbe Bonnie.
Lei e Meredith entrarono nell’enorme edificio e percorsero i giardini fini ad arrivare ad una stanza enorme e altissima che tutti chiamavano la Sala delle Cerimonie e dove si svolgevano ogni tipo di eventi che venivano organizzati a Fell’s Chuch.
C’era caos e fermento ovunque. Il viavai di gente era quasi ipnotico e le enormi scatole piene di addobbi incombevano su Bonnie come grossi cumuli di pietra.
“Ragazze!” - le richiamò una voce alla loro spalle.
Bonnie si voltò ritrovandosi davanti la signora Hill, alias la segretaria del Sindaco, che andò loro incontro con un sorriso sulla faccia talmente finto da far quasi paura.
“Bene! Vedo che anche la nostra cara Bonnie ha deciso finalmente di tenere fede alla parola data e di unirsi a noi!” - commentò.
Ma prima che Bonnie potesse rispondere aveva già ripreso a camminare e a parlare indicando persone e cose.
“Come sapete, teniamo molto a questo evento e vogliamo che sia tutto perfetto, per questo motivo ogni persona ha un compito ben preciso da svolgere!” - cominciò.
Un attimo dopo si fermò davanti ad una enorme montagna di scatoloni e li indicò.
“Voi due starete qui! Qui dentro ci sono vari addobbi e striscioni. Quello che dovete fare è aprire ogni singola scatola, spulciare quello che c’è dentro, annotarlo, scegliere quali decorazioni sono le più adatte alla nostra serata e poi metterle tutte in altre scatole per poi consegnarle a me che provvederò a passarle a coloro che si dedicheranno ad addobbare la Sala! Intesi? Qualche dubbio?” - fece, sbrigativa, la donna.
“Solo uno!” - fece Meredith, pratica come sempre - “Ci sono delle indicazioni da seguire sulla scelta degli addobbi da utilizzare? Qualche preferenza?” - chiese.
“No! Avete carta bianca!” - rispose la signora Hill - “Confido nel vostro buon gusto!” - aggiunse.
Detto questo, sparì veloce come era arrivata.
Bonnie guardò la montagna di scatole davanti a se e sospirò, affranta.
“Insomma… ci ha preso per muli da soma!” - commentò.
Meredith assentì con un sospiro rassegnato: “Penso che sarà meglio cominciare!” - propose.
Afferrarono insieme la prima delle mostruose scatole e l’aprirono.
Bonnie cominciò a tossire a causa della nuvola di polvere che si sollevò.
“Sarà un lavoro davvero piacevole!” - disse, ironicamente, prima di immergere le mani tra gli addobbi.
Andarono avanti per ore ed erano ormai a metà dell’opera quando la signora Hill annunciò che per quel giorno avevano finito e che potevano tornare a casa.
Bonnie mollò subito la presa su ciò che aveva in mano.
“Meno male! Sono sfinita!” - disse.
“Anch’io!” - fece Meredith - “Mettiamo un po’ in ordine qui e poi andiamo via!”.
“Ok!” - rispose Bonnie.
Cominciarono a richiudere le varie scatole aperte e a mettere via i vari fogli su cui avevano annotato cosa poteva andare e cosa no.
Fu, più o meno, a quel punto che Meredith se ne uscì con un frase che lasciò Bonnie completamente spiazzata.
“L’amica che ha aiutato la signora Flowers e la signora Stones a nascondersi durante il periodo in cui voi eravate sotto incantesimo sono io! Io le ho aiutate!” - disse.
“Cosa? E perché mai lo avresti fatto?” - chiese Bonnie, con voce alterata.
“Perché hanno ragione, Bonnie!” - rispose Merdith - “Tutto il bel discorso che hanno fatto a voi, lo hanno fatto anche a me! Il giorno del pic nic le ho sentite dire cose strane così le lo seguite mentre loro seguivano voi e ho visto l’incantesimo. Le ho affrontate e loro mi hanno spiegato le loro ragioni ed io mi sono trovata totalmente d’accordo con loro! Voi quattro vi state rovinando la vita e non fate nulla per impedirlo!”.
Bonnie alzò gli occhi al cielo e prese a camminare su e giù davanti all’amica.
“Io non capisco! Come fai ad essere d’accordo con loro?” - chiese, esasperata.
“Bonnie, tu sai che ogni singola parola di quello che hanno detto è vera! Elena e Stefan dovrebbero stare insieme perché si amano e…beh…mi costa ammetterlo, ma…lo stesso vale per te e per Damon!” - rispose Meredith.
“Me se tu Damon lo detesti!” - protestò Bonnie.
“Oh, andiamo, Bonnie…chi non detesta Damon?” - chiese Meredith retoricamente - “Il fatto è che la signora Flowers e la signora Stones mi hanno fatto notare delle cose su Damon e su di te che io…beh…non ho potuto evitare di non rifletterci su! E alla fine ho finito con il dare loro tutta la ragione!”.
“Ah, davvero?” - fece ironica, Bonnie.
“Si!” - fece Meredith - “E se vuoi sapere proprio tutto: mi sento offesa, Bonnie!”.
“Offesa?”.
“Si! Io e te non siamo soltanto amiche, siamo come sorelle e tu non mi hai detto quello che provavi per Damon!!!” - rispose Meredith.
“E per questo ti senti offesa?” - fece Bonnie.
“Si e…beh…sento anche che mi dispiace!” - rispose Meredith addolcendo lo sguardo e la voce.
“E per cosa?” - chiese Bonnie.
“Per non averlo capito da sola! Ti ho lasciato soffrire in silenzio e sono stata così cieca da non vedere quello che ti succedeva!” - rispose Meredith.
Gli occhi di Bonnie si colmarono di lacrime.
Andò incontro all’amica e l’abbracciò stretta.
“Non devi fartene una colpa, davvero!” - le sussurrò - “Ma grazie, comunque!”.
“Quindi non ce l’hai con me per aver aiutato le nostre due vecchiette preferite?” - chiese Meredith guradandola negli occhi e sorridendo.
“Ultimamente stanno succedendo così tante cose strane che non riesco ad essere arrabbiata con nessuno!” - rispose Bonnie - “E l’unica cosa che voglio, adesso, è tornarmene a casa!”.
“Allora andiamo!” - propose Meredith.
“Si! Tu avviati all’uscita, io devo prima passare al bagno: voglio rinfrescarmi un attimo il viso!” - rispose.
“Ok! Allora ti aspetto fuori!” - fece Meredith.
Bonnie si voltò e corse in uno dei grandi bagni che c’erano sul retro della Sala.
Aprì un rubinetto a caso e fece scorrere l’acqua per qualche attimo prima di immergervi le mani e di spruzzarsela sul viso.
Uscì dal bagno insoddisfatta e bisognosa di una doccia e prese a massaggiarsi distrattamente una spalla mentre si avviava all’uscita.
Ad un tratto, una risata la bloccò.
“Stanca?” - le chiese una voce davanti a lei.
L’avrebbe riconosciuta tra mille.
Bonnie alzò gli occhi e Damon era lì, appoggiato allo stipite della porta della Sala delle Cerimonie.
“Damon!” - fece Bonnie a mò di saluto.
“Ciao streghetta! Allora..stanca?” - le chiese di nuovo.
Bonnie sospirò: “Non ho mai creduto possibile che organizzare una festa ti sfiancasse così tanto, ma adesso che lo so non mi farò più incastrare!” - rispose Bonnie.
Damon si limitò a sorridere e ad annuire.
Ormai Bonnie era arrivata sulla soglia e Damon le stava direttamente di fronte.
E, come qualche ora prima era successo con Stefan, Meredith era di nuovo lì, in lontananza, ad aspettarla.
Ma questa volta fu Meredith la prima a rivolgere un cenno di saluto a Damon a cui lui rispose con un gesto distratto della mano.
“Che ci fai qui? Come sapevi dove trovarmi?” - gli chiese Bonnie.
“L’ho letto nella mente di Stefan!”- rispose Damon con un’alzata di spalle.
“Ok, ma non hai risposto alla mia prima domanda: che ci fai qui?” - fece Bonnie.
L’espressione di Damon si fece improvvisamente seria e lui le si avvicinò prendendole una mano tra le sue.
“L’insonnia…è tornata!” - rispose Damon.
Bonnie sapeva bene a cosa si stava riferendo perché le stava succedendo lo stesso e sapeva bene cosa le stava chiedendo Damon, ma questa volta non avrebbe ceduto.
Scosse la testa: “No! E’ sbagliato, Damon! No!” - disse.
Un attimo dopo ritirò la mano e corse verso Meredith.
Damon la lasciò fare.

Stefan aveva lasciato Bonnie da qualche ora quando ritornò al pensionato.
Era andato a caccia nel bosco e poi aveva fatto una piccola sosta nella radura della grotta per riflettere un po’, esattamente come aveva fatto negli ultimi sette giorni.
Sentirsi sbattere in faccia che, nonostante tutti i tentativi che faceva, era ancora palese che fosse innamorato di Elena lo aveva ferito.
Dentro di se sapeva bene che quei sentimenti non si erano mai assopiti, ma almeno si consolava dicendosi che per il resto del mondo lui l’aveva superata ed era andato oltre.
E invece non era cambiato nulla e lui era di nuovo il vampiro stupido e rammollito che si ostinava a provare amore verso qualcuno che gli aveva spezzato il cuore nel modo peggiore e senza ritegno.
Patetico.
Era rimasto per giorni a crogiolarsi nella sua autocommiserazione tenendo tutti a distanza e persino poco prima, quando si era deciso a parlarne con Bonnie, le parole non avevano voluto lasciare le sue labbra.
Si consolava con il pensiero che Bonnie lo avesse compreso lo stesso, ma Stefan sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto affrontare l’argomento a chiare lettere.
Quando varcò la soglia del pensionato era ormai notte eppure Elena era ancora sveglia e vestita di tutto punto.
Se ne stava seduta sulla stessa panca su cui erano rimasti seduti vicini per un’intera notte, una settimana prima.
Stefan si sforzò con tutto se stesso di non sentire la profonda tenerezza che quel ricordo gli scatenava dentro per non correre il rischio di crearsi di nuovo false speranze.
Non appena lo vide, Elena gli sorrise.
Stefan le si avvicinò.
“Ancora sveglia?” - le chiese.
“Sto decidendo!” - rispose Elena.
“Cosa, se posso saperlo?” - fece Stefan.
“Ho nostalgia di casa, Stefan! Mi manca la mia famiglia!” - rispose Elena.
“E hai pensato di approfittare della notte per uscire e andare da loro, giusto?” - fece Stefan.
Elena annuì: “Ma non so se è la cosa giusta da fare….” - disse.
“E perché mai dovrebbe essere sbagliato?” - ribattè Stefan - “E’ normale che tu ne senta la mancanza e se vai lì e li spii da lontano senza che loro ti vedano….beh..non vedo qual è il problema!”.
Elena lo guardò negli occhi e sorrise.
“Tu sai sempre cosa dire!” - disse.
Stefan sorrise: “Suppongo che sta per arrivare Damon per accompagnarti…” - disse.
Elena scosse la testa: “Non ho detto nulla a Damon! E poi..beh..è da un po’ di giorni che non lo vedo!” - rispose Elena.
“Ah!” - fece Stefan - “Mi dispiace!” - mentì.
Elena si alzò all’improvviso e gli si parò di fronte.
“Accompagnami tu!” - gli propose, decisa.
Stefan rimase spiazzato.
“Ehm…io…” - balbettò.
Elena sorrise: “Adesso sei tu quello che ha bisogno di decidere?”.
Stefan sospirò e si arrese.
“Va bene!” - disse prendendole una mano e lasciandosi tutti i dubbi alle spalle - “Andiamo!”.

Dopotutto stancarsi così tanto non era poi così male se, appena messo piede in casa, si ritrovava ad avere un sonno terribile tanto che salire le scale le risultò quasi una tortura.
Era da giorni che Bonnie non si sentiva così…beh…così ben predisposta al sonno.
Aveva calcolato che, non appena si fosse messa a letto, si sarebbe addormentata in dieci secondi netti.
Così si fece una doccia alla velocità della luce, si infilò il pigiama, andò nella sua camera e si lasciò cadere a peso morto sul suo enorme e comodo letto.
Cominciò, lentamente, un conto alla rovescia a partire da dieci mentre le palpebre le si facevano sempre più pesanti.
Arrivata al numero cinque, Bonnie si addormentò profondamente…
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…Il sogno era vivido e reale come pochi altri.
Bonnie si trovava al centro di un enorme piattaforma bianca il cui perimetro era disegnato da piccoli faretti di luce gialla conficcati nel pavimento di marmo lucido.
Non c’erano né pareti, né soffitto: la piattaforma galleggiava nell’aria.
Intorno a lei tutto era buio e le stelle sembravano più vicine di quanto non fossero mai state, così come la luna.
Bonnie si avvicinò ad uno dei bordi e, cautamente, guardò in basso.
Ciò che vide la spiazzò.
Sotto di lei, cioè sotto la piattaforma, c’era la terra, terra intesa come pianeta Terra.
- Sono nello spazio? - pensò Bonnie.
“Benvenuta sul tetto del mondo, streghetta! Ovviamente..tetto del mondo per come lo immagino io!” - la voce di Damon le arrivò forte e chiara da dietro le sue spalle.
Bonnie si voltò subito e se lo ritrovò di fronte a poco più di un metro da lei.
Il suo primo istinto fu di chiedergli che cosa ci facesse lì, come faceva sempre, ma poi si diede della stupida e ricordò a se stessa che quello era tutto un sogno, il suo sogno e che il Damon che aveva davanti era solo frutto della sua immaginazione.
“Ed è qui che ti sbagli! Questo non è il tuo sogno, Bonnie, ed io sono reale!” - disse Damon rispondendo ai suoi pensieri.
Bonnie si accigliò.
“Cosa?” - chiese.
“Mi hai capito…” - ammiccò Damon.
“Aspetta! Tu mi stai dicendo che sei nella mia testa? Nel mio sogno?” - chiese.
“No!” - rispose Damon - “Ti sto dicendo che il sogno non è tuo, non lo hai creato tu, ma io! Io ho creato il sogno e poi te l’ho piazzato nella tua bella testolina addormentata!”.
Bonnie scosse la testa, incredula: “No, questo è assurdo! Non è possibile!” - disse.
“Si che è possibile!” - fece Damon - “In questo preciso istante, nella vita reale, tu te ne stai tranquillamente nel tuo letto e dormi, mentre io ti sto guardando dall’albero che sta di fronte alla finestra della tua camera e, nel frattempo, sto tenendo in piedi tutto questo!” - finì indicandosi intorno distrattamente.
“E questo cosa significa? Domani mattina che succederà?” - chiese Bonnie.
“Domani tu ti sveglierai normalmente e ricorderai ogni singola cosa successa nel sogno! Sarà come se tu mi avessi incontrato per caso e ti fossi fermata a chiacchierare!” - rispose Damon guardandola attentamente.
“E perché mai stai facendo una cosa del genere?” - fece Bonnie.
“E’ ovvio! Tu già mi evitavi di giorno e poco fa mi hai chiaramente detto che avresti cominciato ad evitarmi anche di notte..! Così ho pensato che se non vuoi vederemi nella vita reale, magari non avresti fatto tante storie in una vita irreale e costruita ad arte!” - rispose Damon.
Bonnie rimase in silenzio a guardarlo per qualche minuto prima di parlare.
“Ok, basta! Esci fuori dalla mia testa, Damon!” - disse.
“No!” - fece Damon, incrociando le braccia al petto.
“Come? Tu non puoi dire di no!” - protestò Bonnie.
“Si che posso!” - fece Damon - “E continuerò a ritornare nei tuoi sogni non appena chiuderai occhio fino a che non mi spiegherai qual è il dannatissimo motivo che ti fa credere che tenermi fuori dalla tua vita sia la cosa giusta!”.

“Non è bellissima?” - chiese Elena indicando la bambina che dormiva nel lettino al di là della finestra su cui tenevano fissi gli occhi.
Erano arrivati a casa Gilbert da pochi minuti e l’avevano trovata completamente al buio.
Dopo una breve visita alla finestra della sua vecchia stanza e alla finestra della stanza di sua zia, Elena gli aveva chiesto di portarla con se sull’albero di fronte alla finestra della sua sorellina e si erano fermati lì a guardare la bambina che dormiva beata insieme al suo enorme orsacchiotto rosa.
“E’ stupenda!” - rispose Stefan, sorridendo.
“Te lo dico io, Stefan: sarà Margaret la ragazza più bella che Fell’s Church abbia mai visto, non io!” - disse Elena con una nota di affetto e tenerezza nella voce che Stefan le aveva sentito poche volte e sempre e solo quando parlava della sorellina minore che aveva dovuto abbandonare troppo presto.
Le appoggiò una mano sulla spalla non appena vide una lacrima solcarle il viso.
“Mi dispiace!” - disse.
Elena si voltò a guardarlo: “Di cosa?” - gli chiese.
“Sei io non fossi entrato nella tua vita adesso tu staresti lì con loro!” - rispose Stefan.
Elena scosse la testa e gli accerezzò il viso provocandogli una sensazione talmente intensa ed elettrizzante da immobilizzarlo.
“Non devi sentirti in colpa! Se io non lo avessi voluto non mi sarei mai lasciata coinvolgere! Ma il mio amore per te è sempre stato così grande…” - disse Elena.
Stefan sbarrò gli occhi, mentre Elena gli sorrideva e continuava a tenergli la mano appoggiata sulla guancia.
Il suo tocco era fuoco.
Passarono interminabili secondi prima che Stefan si rendesse conto della situazione in cui si trovava e decidesse di porvi fine prima di farsi male.
Codardo? Decisamente, ma non gli importava.
Le afferrò il polso e le scostò la mano dal suo viso.
“Sarà meglio andare, adesso!” - disse e, senza aspettare la risposta di Elena, l’afferrò e saltò giù dall’albero.
Appena poggiarono i piedi a terra lui la lasciò e cominciò a camminare verso il pensionato.
“Stefan, aspetta!” - lo chiamò Elena.
Stefan si bloccò sul posto.
Elena lo raggiunse in fretta e gli sbarrò la strada.
“Ascolta, lo so che ti ho fatto male, ma io ci tengo ancora molto a te!” - gli disse - “Perdonami, se puoi!”.
“Non si tratta di perdono, Elena, ma di fiducia! Io non mi fido di te!” - rispose Stefan.
“Ed hai ragione, ma questo non significa che non possiamo avere una qualche sorta di rapporto, non credi?” - fece Elena.
“E Damon?” - fu la prima domanda a cui Stefan pensò.
Elena scosse la testa: “Qui non si tratta di Damon, ma di me e di te e di quanta voglia abbiamo di riallacciare un rapporto anche soltanto per essere amici!” - rispose Elena - “Tu vuoi essermi amico, Stefan?” - gli chiese.
- No, la tua amicizia non mi basta! - pensò, ma quello che rispose fu: “Si! Amici!”.
“Amici!” - fece Elena, sorridendo tristemente.

Un vento gelido aveva preso a sferzarle dolorosamente il viso e i capelli.
Damon era ancora davanti a lei e la fissava in attesa di una risposta.
“Allora?” - la incalzò.
“Damon, te l’ho già detto: incontrarci di nascosto, dormire insieme….è sbagliato!” - disse.
“E’ solo questo il problema?” - fece Damon.
“E ti sembra poco?” - ribattè Bonnie.
“Allora questa è la soluzione! Il sogno, intendo!” - disse Damon.
“E coma fa ad essere la soluzione? Spiegati!”.
“E’ un sogno, Bonnie, e nel sogno può succedere di tutto e puoi stare con chi vuoi! Qui non esiste giusto o sbagliato! E’ solo un sogno…nulla è reale!” - spiegò Damon.
“Ma noi lo ricorderemo, per noi sarà reale!” - sussurrò Bonnie.
Damon le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle: “Perché, tu non fai mai dei sogni che poi il giorni dopo ricordi ancora? Questo sarà esattamente la stessa cosa!” - le disse.
Bonnie alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi.
“La stessa cosa?” - chiese timidamente.
Damon annuì, poi scese a lasciarle un bacio sulla fronte: “Al prossimo sogno, streghetta!” - le sussurrò tra i capelli.
Improvvisamente lui sparì e tutto intorno a Bonnie cominciò a tremare e a sparire, come in una televisione senza segnale.
Un attimo dopo, Bonnie riaprì gli occhi, mentre il sole sorgeva all’orizzonte.







NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì!!!!!
Come al solito, vi ringrazio per i commenti, i complimenti e per l'affetto che continuate a dimostrare verso di me e la mia storia!!!
Che dire....
Il discorso delle due signore ha sortito il suo effetto e da questo capitolo entriamo ufficialmente nell'ultima parte di questa fanfiction!!!
Questa parte sarà caratterizzata, come vi avevo già preannunciato, da le relazioni clandestine che i nostri protagonisti metteranno su.
Quindi..Elena e Stefan si ritroveranno sempre più spesso a fare passeggiate notturne da "amici", come quella di questo capitolo.
E Damon e Bonnie...beh...loro si incontreranno nei sogni!!!!XDXDXDXDXD
A proposito dei sogni che crea Damon....beh, giusto per farvelo sapere, questa capacità Damon non ce l'ha solo nel telefilm, ma anche nei libri....Infatti , se ricordate, in uno dei primi libri, il secondo se non sbaglio, Damon entra nei sogni di Elena per farle sognare quello che vuole lui!!!!
Beh..mi è sembrata carina come cosa, quindi.....
E poi...nei sogni può succedere di tutto!!!!XDXDXDXDXD

PS: Già da un pò di tempo avevo l'idea di aprire un blog per poter condividere con voi piccoli pezzi della mia vita quotidiana, immagini, foto, canzoni, ma anche la mie storie (che ci saranno tutte e che pubblicherò anche lì) e piccoli spoiler settimanali che vi lascerò lì prima dell'uscita dei nuovi capitoli!!!! Che ne dite?
Beh..io questo blog l'ho creato e a brevissimo lo inserirò nel mio profilo, altimenti vedrò di lasciarvi il link in qualche modo!!!!
Mi piacerebbe molto che lo seguiste......XDXDXDXD Allora? Che ne pensate?
A giovedì.....BACIONI..IOSNIO90!!!!

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Capitolo 14
*** AVVISO ***


Ciao a tutte!!!!
Innanzitutto per chi non avesse ancora letto il nuovo capitolo....non vi preoccupate, il capitolo tredici (Eventi...particolari) l'ho già postato ieri ed è lì che vi aspetta!!!!XDXDXDXDXD
Questo avviso riguarda una faccenda di cui vi ho parlato nella nota al capitolo 13: Il Blog!!!!
Allora....il blog è fatto ed è già stato avviato!!!!
Lì, oltre a parlare della mie fanfiction e a postare tutti i nuovi capitoli che pubblicherò, ogni lunedì vi lascerò uno spoiler per il capitolo successivo!!!!
Ovviamente, essendo un blog, parlerò anche di me in modo che, per chi lo vuole, voi possiate conoscermi un pò meglio e, perchè no, magari possiamo parlare e imparare a conoscerci a vicenda!!!!XDXDXDXDXDXD
Siete sempre così gentili con me che dedicarvi questo spazio mi sembra il minimo......
Beh....se andate nell mia pagina qui su  EFP, accanto al mio nome troverete anche l'icona che vi rimanderà al mio nuovo blog.....spero che ci facciate un salto!!!!
Quindi.....prima di giovedì....ci vediamo sul blog lunedì per lo spoiler....non lo dimenticate!!!!
A LUNEDI'.....BACIONI...IOSNIO90!!!!

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Capitolo 15
*** Clandestinità ***


Clandestinità

I dieci giorni successivi passarono in un lampo.
Durante il giorno Bonnie aiutava con l’organizzazione del ballo di beneficenza e, di solito, pranzava con Meredith e Stefan.
Di nottte, invece, veniva rapita da Damon.
Il vampiro, infatti, mantenne la sua promessa e la notte dopo il primo sogno si ripresentò. Poi tornò ancora e ancora….
Alla fine Bonnie ci fece l’abitudine.
Doveva ammettere, però, che durante i primi due giorni aveva ardentemente sperato in un’insonnia improvvisa che la tenesse sveglia per notti intere e, per aiutare la sorte, aveva bevuto così tanto caffè da essere apposto per i successivi vent’anni, ma ogni sforzo era stato inutile.
Puntuale come un orologio svizzero, Damon continuava a tornare ed era così insistente  e così snervante che Bonnie cominciò seriamente a credere che sarebbe stato anche capace di colpirla con un grosso oggetto contundente pur di spedirla nel mondo dei sogni.
Dopotutto non era di certo una bugia che il giorno in cui Bonnie si era riempita di caffè, Damon le avesse rifilato con l’inganno e con la super velocità una compressa bella forte di sonnifero che le causò il sogno più lungo della sua intera esistenza.
Così Bonnie si era arresa, non aveva fatto più storie e aveva cominciato a dare corda a Damon.
Alla fine ci aveva preso gusto.
Damon, nei sogni, non si risparmiava in niente e creava ogni notte un mondo diverso in cui lei poteva liberamente immergersi.
E quando non si trattava di mondi fantastici e di pura invenzione, Damon la portava in città lontane che lei aveva sempre desiderato vedere e che lui ricostruiva stando attento ad ogni minimo dettaglio.
Una notte Bonnie si ritrovò in Egitto, sul dorso della Sfinge e tutto intorno a lei il deserto, le oasi, le carovane, le guide turistiche e gli scorpioni giganti.
Bonnie non aveva idea se qualla roba degli scorpioni fosse vera o no, ma non le importava. Ogni notte le si apriva davanti un modo intero di cui lei era l’unica e incontrastata esploratrice ed era fantastico.
Per non parlare poi dei vestiti che Damon le metteva addosso.
Si, perché dato che il sogno lo creava lui, allora ad ogni cambio di scenario Bonnie era vestita in modo diverso anche se lui restava sempre uguale.
Così una notte era un’ esploratrice con tanto di completo kaki e capello di tela, un’altra notte era un’odalisca, un’altra notte era una dama parigina alla corte di Maria Antonietta, una notte era una diva del cinema nell’Italia degli anni cinquanta e una notte era stata addirittura una delle guardie dei reali inglesi.
Bonnie si divertiva da matti.
Certo, al risveglio era tutto parecchio complicato.
Insomma, non poteva parlare con nessuno di quei sogni, neanche con Stefan, e non aveva voglia di sentire le ovazioni di Meredith se le avesse raccontato qualcosa del genere.
Inoltre c’era il fatto che ogni volta che vedeva Elena si sentiva sempre più in colpa e quando incontrava Damon nella realtà era così imbarazzata che le veniva seriamente voglia di andarsi a nascondere dall’altra parte del mondo per non farsi vedere mai più.
Continuava a ripetersi che era una persona orribile e che aveva sparato tante sentenze su Elena quando lei stava facendo esattamente la stessa cosa.
A quel punto, di solito, arrivava una voce dentro di lei che le diceva che non era vero che era così cattiva visto che tra lei e Damon non era successo niente, ma poi Bonnie ripensava ai sogni, a ciò che si diceva con Damon, a ciò che facevano insieme, al segreto che condividevano in silenzio e allora malediceva se stessa dicendosi che forse sarebbe stato meglio che tra loro due fosse davvero successo qualcosa perchè almeno in quel caso sarebbe stato soltato un atto puramente fisico che non c’entrava niente con la connessione emotiva che Bonnie sentiva crescere sempre di più ogni notte che passava e che era resa più forte anche dal divieto categorico che lei aveva posto riguardo il non toccarsi.
Tutti quei giochi di sguardi, quello sfiorarsi involontariamente che avvenivano durante i sogni erano molto più intensi di qualsiasi contatto.
Ma, ormai, non c’era più tempo per le sue solite elucubrazioni, i suoi dubbi e i suoi rimorsi di coscienza: la notte era arrivata.
Bonnie si mise a letto, lanciò uno sguardo al vampiro seduto sul ramo del grosso albero di fronte alla sua finestra e poi chiuse gli occhi scivolando dolcemente nel sonno.

Stare con Elena era difficile.
Di solito era già piuttosto complicato stare con lei quando erano tutti in gruppo, ma passare delle ore da solo con Elena era veramente un grosso problema.
Nonostante questo, però, Stefan non riusciva a riniunciarci.
Dopo quella loro prima uscita notturna che li aveva condotti a casa Gilbert, Stefan ed Elena avevano comincito ad uscire insieme ogni notte per passeggiare lungo le strade buie e deserte della città.
Elena gli diceva che le mancava Fell’s Chuch e il potersi muovere liberamente per quelle strade e allora Stefan l’accontentava e la portava fuori a tarda notte, quando ormai non c’era più nessuno che potesse riconoscerla…..esattamente come faerebbe un bravo amico.
Stefan si alzò dalla poltrona nel salottino del pensionato su cui, ancora una volta, si era seduto ad aspettare Elena e cominciò a girare per la stanza, nervoso e irritato.
Lui non voleva essere amico di Elena, non voleva la sua amicizia, non voleva stare lì a sentirla parlare del fratello, non ci riusciva.
Ma come poteva dirlo a lei!?!
Era vero che non accettava di essere soltanto un amico per Elena, ma era altrattanto vero che non sarebbe mai stato capace di rinunciare a lei adesso che sembrava averla ritrovata.
- A volte l’amore è una vera rottura! - pensò Stefan prima che un tocco delicato sulla sua spalla lo costringesse a voltarsi.
E lei era lì….Elena….
Era così preso dai suoi pensieri che non l’aveva sentita arrivare.
Elena lo guardò leggermente confusa.
“Tutto bene, Stefan?” - gli chiese.
- Tutto bene??? Tutto male, vorrai dire!!! - pensò in risposta il vampiro prima di rispondere: “Certo! Perché me lo chiedi?”.
“Nulla è che…mi sembri…non so…arrabbiato, ecco!” - fece Elena.
- Soltanto arrabbiato? - pensò Stefan mentre diceva: “E perché mai dovrei essere arrabbiato, scusa? Sto benissimo!”.
Ultimamente gli riusciva così bene mentire e dissimulare che non sapeva più se farsi chiamare Stefan o Damon.
Elena annuì lentamente
“Ok! Se lo dici tu! Forse sarà stata una mia impressione…” - gli disse.
“Sbagliata!” - fece Stefan.
“Come, scusa?” - chiese Elena, confusa.
“L’impressione….era sgaliata! Hai avuto un’impressione sbagliata!” - chiarì Stefan.
Elena sorrise, imbarazzata.
“Ehmm…si..si…certo! Hai ragione….!” - balbettò - “Andiamo?”.
Stefan annuì: “Ti seguo!” - disse.
Lasciarono il pensionato silenziosamente, come ogni notte.
Stefan scandagliò tutta la zona intorno e, dopo essersi accertato che non c’era anima viva in giro, diede il via libera.
Elena uscì nell’aria fresca della notte, sorridendo e respirando a pieni polmoni.
“Ogni volta è sempre più bello!” - commentò la ragazza, raggiante.

Nel sogno il cielo era di un azzurro abbagliante con enormi nuvole bianche e un numero non precisato di rondini e farfalle che volavano libere.
Si trovava in uno sconfinato e bellissimo giardino, pieno di fiori e alberi e, in lontananza, riusciva persino a sentire il nitrire dei cavalli.
Alle sue spalle si ergeva una villa da’altri tempi, imponente e lussuosa, con lunghe scalinate e colonne davanti all’entrata, molto simile a quelle delle soap opera in costume che davano in televisione e di cui sua sorella era ghiotta.
Bonnie si guardava intorno, ammirata e meravigliata, mentre Damon, a qualche passo da lei, la osservava curioso.
“Allora, streghetta? Ti piace?” - le chiese.
“Se mi piace? E’ un posto fantastico, Damon!”- rispose, entusiasta, mentre continuava a guardarsi intorno.
“Sono contento che ti piaccia!” - fece Damon avvicinandosi a lei e affiancandola.
“Dove ci troviamo?” - chiese Bonnie.
“A casa mia!” - rispose Damon.
Bonnie rimase spiazzata da quella risposta.
Tornò a guardare il giardino e la villa con occhi nuovi e più consapevoli e si rese conto che quei luoghi corrispondevano perfettamente alla descrizione che Damon ne aveva fatto quando le aveva racconatato della sua infanzia con Stefan.
Guardò Damon e, commossa dallo sguardo nostalgico del vampiro, gli si fece più vicina e, senza esitazione, gli prese la mano.
Damon si voltò verso di lei e guardò le loro mani intrecciate, ricambiando la stretta.
“Ci vieni spesso, qui? Nei sogni, intendo!” - domandò Bonnie, guardando la villa.
“No! Questo posto non è esattamente quello che ricordo più volentieri!” - rispose Damon.
Bonnie sospirò e la converazione sprofondò e cadde nel silenzio.
Rimasero semplicemente lì, guardandosi intorno e tenendosi per mano.
Bonnie si sentiva quasi un’intrusa, era come se quel posto fosse talmente intimo per Damon che lei non avesse alcun diritto di starci.
“Perché mi hai portato qui?” - gli chiese.
Ma Damon non rispose e si limitò a guardarla.
Bonnie, avvertendo gli occhi neri del vampiro su di lei, voltò il viso nella sua direzione e i loro sguardi si scontrarono e si fusero.
Un vento leggero cominciò a solleticarle le guance e a farle ondeggiare i lunghi capelli rossi.
Ad ogni sogno quell’elettrcità che tanto cercava di allontanare sembrava stringersi sempre di più intorno a loro due e lei cominciava a perdere ogni congnizione del tempo e dello spazio. Era come librarsi in aria e Bonnie non sapeva più come sottrarsi.
Fortunatamente, Damon mise fine a quella tortura e distolse lo sguardo dai suoi occhi per andarlo a posare sulla sua intera fugura.
Gli occhi del vampiro si fecero, improvvisamente, divertiti e maliziosi.
“Devo ammetterlo, streghetta: saresti stata proprio una dama stupenda…una preda pregiata!” - commentò osservandola.
 Bonnie avvampò per l’imbarazzo e, in un primo momento, non riuscì a capire e cosa Damon si stesse riferendo.
Poi, abbassando lo sguardo, si vide e capì.
Indossava un vestito bellissimo. Era di un dolce verde pallido, con scollatura quadrata e busto stretto che si apriva in un ampia gonna che arrivava a toccare il terreno coprendole i piedi ai quali indossava della bellissime scarpe dorate con appena un po’ tacco.
Le maniche del vestito le arrivavano strette al gomito per poi aprirsi in ampi giri di tessuto leggero  e delicato simile alla seta.
Tutto l’abito era arrichito con ricami in oro e bianco perla e tra i capelli aveva dei bellissimi fermagli fatti con smeraldi e perle luminose.
“Oddio!”  esclamò sorpresa - “E’ incredibile! Ho sempre desiderato indossare un abito così e adesso che ce l’ho addosso non me ne sono neppure accorta!”.
Damon, a questa sua affermazione, se la rise di gusto.
Bonnie lo guardò infastidita, con un sopracciglio alzato.
“Si può sapere che cosa hai da ridere tanto?” - si lamentò - “Piuttosto mi spieghi una buona volta perché tu resti sempre vestito come al solito e non ti adegui anche tu come fai adeguare me?” - gli chiese.
“E’ un sogno, Bonnie! Non siamo davvero tornati indietro nel tempo! Qui potrei anche andarmene in giro con la mia adorata Ferrari e nessuno ci farebe caso!” - le ricordò Damon.
“Lo so che è un sogno, ma almeno potresti darmi questa soddisfazione, almeno una volta!” - ribattè Bonnie.
Damon si portò una mano al mento e fece finta di pensarci su: “Mmmh..no!” - disse.
“Oh, andiamo! Non è giusto che tu ti diverta a farmi indossare quello che ti pare come se fossi una spacie di Barbie gigante senza ricambiare il favore facendomi da Ken!” - protestò Bonnie.
Damon ricominciò a ridere a crepapelle, ma proprio mentre stava per risponderle, qualcosa colpì Bonnie al fianco facendole quasi perdere l’equilibrio.

Stefan le era mancato.
Elena non se ne era mai resa tanto conto come in quelle quasi due settimane in cui avevano preso a vedersi e a stare insieme per parecchie ore ogni notte.
Forse l’idea di essere amici non era stata una delle sue idee migliori, ma Stefan aveva accettato, dopotutto.
E poi, come poteva lei anche soltanto osare sperare che tra loro potesse esserci di più dopo quello che gli aveva fatto?
Era ovvio che a Stefan quella situazione stesse bene.
L’aria della notte era fredda e le pizzicava la pelle, ma ad Elena non importava.
Aveva passato così tanto tempo rinchiusa nel pensionato badando bene di restare alla larga da Fell’s Church perché correva il rischio che qualcuno la vedesse e la riconoscesse che, adesso, le andava bene tutto pur di restare fuori e camminare in tutta libertà e senza nessun bisogno di mascherarsi.
“Ti è mancata davvero la città, vero? Non la smetti di sorridere un attimo!” - commentò Stefan che, con le mani nella tasca del giubbotto, le camminava accanto.
“E pensare che prima di….si, insomma…di morire…davo così per scontato tutto questo che non vedevo l’ora di andarmene lontano da qui!” - fece Elena.
“E invece adesso non ci pensi nemmeno, vero?” - continuò Stefan.
Elena annuì: “E’ proprio vero che scopri il vero valore delle cose soltanto quando le perdi!” - buttò lì lanciando una rapida occhiata a Stefan mentre le guance le si tingevano di rosso.
Stefan la fissò per qualche attimo, ma poi distolse velocemente lo sguardo.
Elena lo interpretò come un segnale che la avvertiva di cambiare argomento.
“E tu? Ti manca la tua casa?” - gli chiese.
“Firenze, dici?” - fece Stefan - “No!” - rispose dopo un attimo.
“Sul serio?” - chiese Elena.
“Nel corso dei secoli ci sono tornato spesso a Firenze, ma ormai non è più quella di una volta..” - spiegò Stefan voltandosi per sorriderle.
“Capisco!” - fece Elena ricambiando il sorriso.
Calò il silenzio, ma divenne subito così pesante che era quasi insostenibile così Elena si affrettò a parlare.
“Allora? Come sta Bonnie? Ultimamente non la vedo quasi mai!” - disse.
Stefan si accigliò un attimo prima di rispondere: “Tutto bene! E’ impegnata con il ballo di beneficenza!”.
“Sarebbe bello se fosse un ballo in maschera….almeno così potrei parteciparvi anch’io!” - commentò Elena.
“Glielo suggerirò!” - rispose Stefan - “Dopotutto sono lei e Meredith che devono decidere le decorazioni, magari possono farsi carico anche del tema!”.
“Sarebbe fantastico!” - disse Elena, sorridendo - “Anche se, quasi sicuramente, dovrò implorare Damon per giorni prima di convincerlo!” - agginse - “A proposito: lo hai visto in questi giorni? Ultimamente sparisce spesso e non so dove se ne va!”.
“Se non lo sai tu!” - fece Stefan.
“Quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto che ultimamente è parecchio stanco e che se ne va a dormire! Io non gli credo e sono un po’ peoccupata! Insomma te lo vedi Damon che passa tutta la serata più la notte a dormire? Io no! Insomma…non è il tipo e poi….”.
“Ok! Adesso basta!” - la interruppe bruscamente Stefan alzando la voce.
Elena si fermò all’istante e lo guardò stranita.
“Stefan….che…che succede?” - gli chiese, timorosa.
Stefan le si parò davanti e scosse la testa: “Senti….questa idea dell’amicizia non funziona, quindi finiamola qui!” - le disse.
“Che? Cosa? No!” - fece Elena - “Stefan? No! Insomma…noi due siamo amici e…” - non sapeva più cosa dire.
“Noi due non siamo mai stati amici, Elena! E non lo saremo mai!” - la interruppe Stefan.
“Perché?” - fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre sentiva gli occhi riempirlesi di lacrime.
“E me lo domandi anche?” - fece Stefan - “Basta…ok?…Basta!”.
E nel momento in cui Stefan le voltò le spalle e fece per andarsene, Elena scoppiò in lacrime e lo raggiunse bloccandolo per una mano.
“Io non voglio perderti, Stefan! Mi sei mancato così tanto! Io ho bisogno di te nella mia vita!” - gli disse tra le lacrime.
“Ma io non posso, Elena! Non posso esserti amico, non lo capisci? Io…a me non basta esserti amico, io voglio di più e tu non puoi darmelo, quindi…perché dovrei continuare a farmi del male inutilmente?” - fece Stefan riprendendo a camminare.
Quella rivelazione diede una scossa al cuore di Elena e, in quel momento, non le importò più nulla.
Corse da Stefan e gli si gettò addosso, chiudendogli le braccia sul petto e abbracciandolo mentre posava la testa sulla sua schiena.
“Resta con me!” - gli disse, piangendo - “Io ti amo, Stefan!”.
Stefan si irriggidì all’istante e si liberò dalla sua presa.
Le prese le mani e gliele baciò entrambe.
Elena sorrise.
“Vorrei tanto crederti!” - sospirò il vampiro.
“Fallo, perché è la verità!” - lo incitò Elena.
Stefan sorrise e scosse la testa: “No, non lo è! La verità è che tu sei confusa, Elena, ancora confusa! Ed è sempre la stessa storia che si ripete!” - le disse - “Prima stavi con me e nel frattempo volevi Damon perché sapevi che, a causa della mia presenza, non potevi averlo! Adesso è lo stesso soltanto che le posizioni mie e di mio fratello sono invertite: adesso stai con Damon, ma vuoi me perché sai che, a causa della presenza di Damon, non puoi avermi!” - a quel punto le prese il viso tra le mani e la guardò dolcemente - “E questo non è amore, Elena! E’ capriccio! E nonostante io continui ad amarti con tutto me stesso….non posso cadere di nuovo nel solito gioco che tanto ti piace fare!”.
L’ennesima lacrima lasciò gli occhi di Elena e le rigò una guancia.
Stefan le si avvicinò e gliela rubò con un tenero bacio.
Elena chiuse gli occhi, godendosi a pieno le sensazioni magnifiche che quel casto contatto stavano scatenando in lei.
Quando riaprì gli occhi Stefan era tornato a guardarla.
“Addio!” - le sussurrò, prima di lasciarla andare e di allontanarsi da lei.
Elena lo guardò andare via senza muovere un muscolo.
Voleva dirgli così tante cose….
Voleva urlargli che questa volta non era un capriccio, che questo era amore vero, che lo sentiva parte della sua anima, che aveva capito che quello che provava per Damon era solo affetto e nulla più perché non le importava davvero cosa faceva Damon quando le era lontano o con chi passava il suo tempo oppure a chi pensava quando si perdeva a guardare il cielo.
Ma non riusciva a muoversi.
Come poteva biasimare Stefan per il fatto che pensasse quelle cose di lei?
Come poteva biasimarlo per non crederle?
Ma le aveva detto che l’amava ancora e, per quella notte, se lo sarebbe fatto bastare.
Elena si riscosse e si incamminò verso il pensionato.
L’unica cosa che doveva fare adesso era riposare e cercare di capire qual era il modo migliore per far capire a Stefan cosa realmente provava per lui.

“Ahiii!” - gridò Bonnie recuperando per puro miracolo l’equilibrio.
Qualcosa l’aveva urtata senza il minimo riguardo e le aveva pure fatto male.
Si voltò accigliata alle sue spalle e vide due bambini giocare a rincorrersi sul prato verde.
Ridevano felici e le loro urla di gioia le fecero scaldare il cuore e addolcire lo sguardo.
Non avevano la stessa età, ma sembravano molto affiatati.
Erano vestiti in maniera decisamente strana per Bonnie, ma che dovesse essere del tutto normale per l’epoca in cui si trovavano in quel fantastico sogno.
Stava per dire quanto li trovasse carini e stava anche per chiedere a Damon chi fossero, quando il bambino più piccolo ricominciò a correre e quello un po’ più grande, per rincorrerlo, inciampò su un ramo spezzato e cadde, urlando di dolore.
Bonnie si allarmò subito e gli corse incontro.
Gli si inginocchiò di fianco e lo aiutò a mettersi seduto.
“Stai bene, piccolino? Tutto apposto? Ti sei fatto molto male?” - gli chiese preoccupata.
Fu a quel punto che il bambino si voltò verso di lei e la guardò con due occhi neri e profondi….inconfondibili.
A Bonnie mancò il respiro.
“Si, signorina, sto bene! Grazie!” - le rispose, educatamente, il bambino.
Bonnie restò a guardarlo immobile mentre il bambino si massaggiava una caviglia.
“Ehmm…sei sicuro? Ti..ti fa male la gamba?” - gli chiese.
Il bambino si guardò il piede destro, attentamente, e poi si voltò verso di lei con un gran sorriso.
“Sicurissimo, signorina!” - disse.
Bonnie non potè fare a meno di rispondere a quel sorriso così aperto e luminoso.
Lo aiutò ad alzarsi e gli tolse con le mani la polvere che gli si era accumulata addosso dopo la caduta.
“Come ti chiami?” - gli chiese, timorosa.
“Damon Salvatore, signorina!” - rispose il bambino con un profondo inchino.
Bonnie restò ulteriormente sconcertata mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Il piccolo Damon se ne accorse sibito e si preoccupò per lei.
“State bene, signorina? Perché piangete?” - le chiese.
Bonie ingoiò il groppo che le si era formato in gola e rispose: “Non preoccuparti per me…sto bene!”.
E mentre diceva queste cose il bambino più piccolo tornò indietro e si fermò a diversi metri da loro.
“Damon? Stai bene? Andiamo a giocare!” - urlò.
Il piccolo Damon si voltò e rispose: “Arrivo, Stefan!”.
Subito dopo lanciò un ultimo sorriso a Bonnie e corse via, scomparendo alle spalle della villa.
Bonnie rimase lì, in ginocchio, con le lacrime che le rigavano il viso.
Damon le si avvicinò e l’aiutò ad alzarsi.
“Perché mi hai portata qui?” - chiese di nuovo, Bonnie - “E rispondimi questa volta!”.
Damon le si parò davanti e le asciugò le lacrime.
“Perché volevo che mi conoscessi!” - disse.
Bonnie dovette respirare profondamente per un paio di volte prima di poter parlare di nuovo.
“Il bambino…perché me lo hai mostrato?” - chiese.
“Per lo stesso motivo! Quella è la parte umana di me, Bonnie…..dovevi vederla!” - rispose Damon tenendole le mani.
Bonnie ritirò in fretta una mano e si asciugò le lacrime.
“Tutto questo…è triste!” - sussurrò.
Ed era vero.
Bonnie trovava infinitamente triste che Damon credesse che quel bambino, dimenticato nel tempo, fosse l’unica cosa umana e pura che ancora aveva dentro, persa chissà dove e raggiungibile soltanto attraverso i sogni.
Voleva guardarlo negli occhi e urlargli che non era così, che quel bambino e lui erano la stessa identica persona, che i sentimenti puri e la gentilezza d’animo di quel bambino erano i suoi e che sarebbe bastato poco per far tornare tutto a galla.
L’odio che Damon provava inconsciamente verso se stesso le spezzava il cuore.
Damon le accarezzò una guancia e la costrinse a guardarlo.
“Non è triste….è giusto! Strano, ma giusto!” - le disse.
Gli occhi di Bonnie si colmarono nuovamente di lacrime e un’intensa sensazione di calore le si propagò dentro quando Damon le cinse la vita e l’attirò dolcemente a se senza staccare gli occhi dai suoi.
Le mani di Bonnie scivolarono, come animate da coscienza propria, sulle spalle di Damon e vi si aggrapparono.
Damon le asciugò l’ultima lacrima e avvicinò il suo viso a quello di Bonnie che chiuse gli occhi non appena avvertì il contatto gelido tra le sue labbra e quelle di Damon.
E lì, nel sogno, davanti alla villa che aveva fatto da sfondo all’infanzia umana di Damon, il bacio crebbe e prese possesso dei loro corpi che si fusero in un tutt’uno come se fossero sempre stati destinati a quello.
Non era il loro primo bacio, ma questa volta era diverso perché entrambi sentivano crescere dentro una consapevolezza che prima non avevano.
Scintille luminose esplosero dietro le palpebre chiuse di Bonnie e il suo cuore, tanto ferito e martoriato, sembrò che le rinascesse nel petto.
Sapeva che quello era soltanto un sogno, ma sapeva anche che quel sogno era reale.
Lì non si trattava di lei che sognava di baciare Damon.
Lì si trattava di loro due, coscienti e consapevoli di quello che facevano e dicevano, rinchiusi in un mondo fantastico e parallelo.
Quando la presa di Damon diminuì, Bonnie avvertì lo strano formicolio che percepiva ogni qualvolta che il sogno cominciava a svanire.
E quando aprì gli occhi era ormai l’alba ed era nella sua stanza, stesa a guardare il soffitto sul suo letto.
Si alzò lentamente e si toccò le labbra.
La casa era nel silenzio assoluto e la camera era rischiarata dai primi raggi di sole che annunciavano l’arrivo del nuovo giorno.
Bonnie si alzò e si avvicinò alla finestra splalancata, appoggiandovisi a guardando all’esterno.
Aveva bisogno di un segno concreto che le dicesse che quel sogno era stato opera di Damon e non un semplice frutto della sua fantasia.
E il segno arrivò.
Un corvo nero e lucente le si poggiò delicatamente su una spalla e le sfiorò il viso con un’ala prima di spiccare il volo e scomparire nel cielo.







NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Ebbene si, signore e signori, è successo: Damon e Bonnie si sono baciati!!!XDXDXDXDXD
So che in tante aspettavate questo momento e spero di averlo reso bene e di non avervi deluse!!!!
Beh...direi che questo capitolo si commenta da solo...
Essenzialmente vediamo da vicino cosa succede durante le serate clandestine delle nostre coppie clandestine!!!
E da entrambi i fronti c'è stata una svolta: il bacio per la coppia Donnie e la dichiarazione seguita dall'addio per la coppia Stelena!!!
Forse dovrei sentirmi un pò dispiaciuta per Elena...ma non ci riesco e poi vi avevo avvertito che l'avrei fatta patire le pene dell'inferno fino all'ultimo!!!XDXDXDDD
Quindi, eccoci qui: lei si rende conto di aver fatto uno sbaglio colossale e Stefan non le crede...ma, dopotutto...come biasimarlo? E' di Elena che stiamo parlando...cioè un'oca che non spicca per niente per quanto riguarda l'intelligenza!!!!XDXDXDXDXD
Beh...nel prossimo capitolo si vedranno le conseguenze di ciò che è accaduto in questo capitolo, le nostre care vecchiette e Meredith torneranno a far danni e ci saranno un bel pò di scontri, chiarimenti, addii....tutta roba confusionaria, comunque!!!!
Detto questo..vi lascio....
Ci vediamo lunedì sul mio blog per lo spoiler, invece per il capitolo...
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 16
*** Caos emotivo ***


Caos emotivo

Era pomeriggio inoltrato e Damon se ne stava tranquillamente seduto su una poltrana davanti alla finestra della stanza di Elena al pensionato e guardava assorto quel sole che splendeva alto nel cielo senza che lui facesse niente per oscurarlo.
Le ultime settimane erano state confuse e a dir poco difficili, ma quel giorno Damon si sentiva stranamente calmo e rilassato come non lo era da tempo.
Quella notte aveva baciato la streghetta. Certo…in sogno, ma l’aveva baciata.
E quel giorno le aveva dedicato quello splendido sole sapendo quanto lei odiasse le giornate grigie.
Damon si sentiva fiero di se stesso per questo motivo e anche stranamente compiaciuto come se soddisfare i bisogni della streghetta lo rendesse migliore di ciò che era in realtà.
L’idea di manipolarle i sogni era stata a dir poco geniale anche se affrettata.
Ma lui non ci era riuscito a starle lontano nonostante lei glielo avesse espressamente chiesto.
Da quando era rimasti bloccati nella grotta Damon sentiva che era cambiato qualcosa e quello stesso qualcosa aveva continuato a crescere quando ne erano usciti e si erano separati.
Era tutto enormemente strano perché a rigor di logica lui avrebe dovuto essere felice con Elena, eppure non era così.
Damon, nelle ultime settimane, si era spesso chiesto se tutto quel bel discorso fatto dalle due streghe bianche fosse vero e più tempo trascorreva con Bonnie più la sensazione che tutto il resto fosse solo un grosso errore  gli opprimeva la mente.
“Damon? Mi ascolti?” - la voce di Elena, che si muoveva in giro per la stanza, lo riscosse dai suoi pensieri.
Damon annuì distrattamente: “Si, si….continua….” - disse.
“Allora, ti dicevo…” - Elena riprese a parlare, ma ben presto le sue parole divennero soltanto un sottofondo indistinto su cui Damon ricominciò a tessere la fitta trama dei suoi pensieri.
Un errore….
Elena era un errore? La ragazza che aveva sempre voluto?
Damon ricordava bene la sensazione di vittoria che aveva provato nell’istante in cui Elena aveva scelto lui e lo aveva comunicato al fratello, ma ricordava altrettanto bene che, più o meno nello stesso istante, quando Bonnie aveva fatto il suo ingresso schierandosi con Stefan, lui aveva provato una strana fitta all’altezza del petto come se qualcosa lo avesse colpito dall’interno.
Da quel giorno, ogni volta che vedeva Bonnie, aveva cominciato a provare lo strano bisogno di avvicinarla e il tocco di Elena che non gli permetteva di muoversi gli procurava un fastidio enorme.
Insomma…lui, prima di tutta quella faccenda, non aveva mai sentito il bisogno di stare con Bonnie, o meglio….gli capitava di sentirlo, ma subito lo metteva a tacere raggiungendola o cominciando a parlarle.
Poi, però, era sopraggiunta la scelta di Elena e con essa anche una specie di barriera che lo teneva, contro la sua volontà, a debita distanza da Bonnie.
Damon si era spesso chiesto se era quella sensazione, quella barriera, a corrispondere a quel concetto piuttosto sconosciuto per lui, ma di cui Stefan parlava in continuazione: la monogamia.
Ma era impossibile che fosse così!
Se quella era la monogamia, allora dov’erano la gioia di stare con chi si ama e il rispetto dell’altra persona e l’impensabilità di tradirla e l’impossibilità di provare qualcosa per qualcun altro che non sia la persona che hai accanto, di cui tanto parlava suo fratello?
Damon tutte quelle cose non le sentiva per Elena…
L’unica cosa che sentiva era quella barriera che lo teneva lontano da un’unica persona: Bonnie.
Applicata a qualsiasi altra ragazza, Damon era quasi contento che la barriera esistesse. Ma quando la barriera veniva applicata con Bonnie….beh…non andava bene, per niente.
Ed era quella sensazione a fargli credere che ci fosse qualcosa di sbagliato nella barriera, in Elena, nel loro rapporto e persino in lui stesso!
Insomma…lui a Bonnie aveva raccontato del suo passato, l’aveva portata nella sua casa, gli si era mostrato completamente e quasi involontariamente…
Ma, dopotutto, con Bonnie era sempre stato così.
Lei era sempre riuscita a vedere il lato più vulnerabile e nascosto che lui cercava di nascondere ad ogni costo.
Poche persone conoscevano quella parte di lui così umana.
La stessa Elena l’aveva vista soltanto poche volte: o quando lui le permetteva di entrare nella sua mente oppure quella volta in cui aveva usato su di lui un paio delle sue ali per liberarlo dal malach che lo aveva posseduto.
Ma era, comunque, sempre stato qualcosa che era avvenuta per sua scelta. Era sempre stato lui a permettere ad Elena di “vederlo”, lei non ci era mai riuscita da sola.
Con Bonnie, invece, era diverso.
Ogni volta era lei a far breccia dentro di lui, non era mai stato lui a permetterglielo.
Avveniva contro la sua volontà, come se fosse naturale che lei lo vedesse, lo conoscesse per davvero.
Damon aveva ancora impressa nella mente quella sensazione di euforia di quando l’aveva appena salvata dagli uomini-albero di Shinici e lei si era risvegliata guardandolo con quei suoi enormi occhioni.
In quel momento Bonnie lo aveva visto per davvero, aveva guardato lui, Damon, non il vampiro.
E lo stesso era avvenuto nel sogno della notte precedente.
Lui le aveva detto di averle mostrato il bambino di sua volontà perché voleva che lo conoscesse, ma non era così…aveva mentito.
In realtà,  il bambino non era previsto, era semplicemente sbucato dal nulla senza che lui potesse farci niente e si era avvicinato a Bonnie.
E adesso non sapeva più cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato.
L’unica cosa che sapeva per davvero era che quando guardava Bonnie e lei guardava lui scattava qualcosa, qualcosa che con Elena non era mai scattato.
“…Bonnie…” - il nome della streghetta pronunciato dalla voce di Elena, lo riportò alla realtà.
Damon si voltò di scatto: “Cosa hai detto, scusa?” - chiese.
“Stavo dicendo che invidio parecchio Bonnie!” - rispose Elena.
Damon si accigliò: “Perché?”.
Elena lo guardò socchiudendo leggermente gli occhi: “Damon, stai bene? Guarda che te l’ho appena detto il motivo per cui invidio Bonnie: perché lei sta organizzando insieme a Meredith quel ballo di beneficenza per il Comune di Fell’s Church e io ho sempre adorato queste cose, ma visto che per tutti sono morta, non posso partecipare ai preparativi, ricordi?” - spiegò - “Ultimamente sei sempre distratto, ma che ti prende?”.
Damon annuì lentamente: “Nulla! Non mi prende nulla! Che dovrebbe prendermi, scusa?” - rispose.
“E, oltre ad essere distratto, dormi in continuazione!” - aggiunse Elena - “A proposito: hai dormito bene stanotte?” - gli chiese.
Damon non riuscì a trattenere un sorriso: “Benissimo!” - rispose.
“Bene!” - annuì Elena - “Allora possiamo andare!”.
Damon si accigliò: “Andare dove?” - chiese.
Elena sbuffò esasperata: “In giardino!” - disse - “L’ho detto io che sei distratto!”.
“E perché dovremmo andare in giardino?” - fece Damon.
“Perché la signora Flowers e la signora Stones ci hanno chiesto di raggiungerle per dar loro una mano con non so che cosa!” - rispose Elena scandendo per bene ogni parola, cosa che fece pensare a Damon che, probabilmente, questo era un altro pezzo dell’interminabile discorso di Elena di poco prima di cui lui non aveva ascoltato nemmeno una parola.
Decise di fare buon viso a cattivo gioco: “Ok! Andiamo, allora!” - sorrise.
Elena sospirò scuotendo la testa e gli afferrò la mano.
Scesero al piano di sotto in silenzio e si avviarono verso il giardino.
C’era qualcosa che non andava….
Damon non riusciva a sentire molto. Nonostante dal giardino provenissero delle voci, erano voci indistinte, come se lui avesse le orecchie otturate.
Elena sembrava tranquilla e lo trascinò verso la porta sul retro con un sorriso incoraggiante sulle labbra.
Aperta la porta, vennero investiti dal sole caldo del pomeriggio e poco dopo la voce squillante della signora Flowers li raggiunse: “Finalmente! Venite, venite!”.
Elena e Damon si avvicinarono ed Elena salutò le due donne, gentilmente.
“Oh! Ci siete anche voi!” - esclamò la signora Stones guardando alle loro spalle.
Damon si voltò tenendo ancora la mano di Elena e il suo sguardo si posò sulla figura di Bonnie che avanzava seguita da Stefan e Meredith.
Damon avrebbe voluto sorridere, ma lo sguardo triste di Bonnie glielo impedì e rimase immobile a chiedersi cosa fosse successo.
Solo un istante dopo capì, seguendo gli occhi della streghetta che si posavano sulla sua mano e quella di Elena, intrecciate.
Bonnie distolse subito lo sguardo e lo superò senza nemmeno guardarlo.
Damon districò la sua mano dalla stretta di Elena, ma sapeva che ormai era troppo tardi.

Meredith era arrivata da pochi minuti, ma già l’aria sembrava pesantissima e non a causa del caldo di quei giorni.
Salutò velocemente Elena e Damon e si sistemò alla destra della signora Stones.
“Allora…benvenuti a tutti, ragazzi!” - disse la signora Stones.
“Vi ringraziamo per essere venuti in nostro soccorso!” - aggiunse, sorridente, la signora Flowers.
“Vi starete chiedendo perchè vi abbiamo chiesto di venire…beh…la risposta è semplice! Innanzitutto…vi prego…perdonateci per l’incantesimo con cui vi abbiamo colpito la scorsa volta: abbiamo compreso il nostro errore e ce ne rammarichiamo!” - cominciò la signora Stones.
Meredith, a quelle parole, si voltò verso la donna con gli occhi spalancati e confusi.
“Quindi non abbiate alcun timore perché non faremo mai più una cosa simile!” - aggiunse la signora Flowers.
Meredith continuava a non capirci nulla e si limitò ad annuire.
“Ed oggi, per rinsaldare la nostra amicizia, vi abbiamo convocati qui affichè voi possiate darci una mano con del sano lavoro di giardinaggio!” - disse la signora Stones.
“Giardinaggio?” - chiese Stefan.
“Si!” - annuì la signora Flowers - “Come sapete bene, ragazzi miei, io adoro il giardinaggio! Ma, purtoppo, data la mia età parecchio avanzata, non posso fare molto per il mio giardino oltre a piantare fiori e a potare i cespugli di tanto in tanto!”.
“Ed io non posso aiutarla più di tanto visto che sono addirittura più avanti di lei con gli anni!” - aggiunse la signora Stones.
“Quindi siamo qui per chiedervi di aiutarci, in questa bella gioranta di sole, a rimettere a nuovo questo posto! Insieme potremo renderlo magnifico piantando fiori, potando cespugli, tagliando l’erba e, magari Damon e Stefan potrebbero dare una mano risistemando un po’ gli alberi!” - fece, speranzosa, la signora Flowers.
“Io dovrei piantare fiori?” - chiese Damon.
“Non necessariamente! Tu e tuo fratello ci dareste una mano con le cose più pesanti e poi potremmo trascorrere un bel pomeriggio tutti insieme, che ve ne pare? Non è una grande idea?” - rispose la signora Stones.
A questo punto, Meredith cominciò a sospettare qualcosa.
Il tono della signora Stones era così serio che sembrava che li stesse prendendo in giro tutti.
Meredith trattenne a stento una risata mentre diceva: “Io ci sto…sarà divertente!”.
La signora Flowers si illuminò: “Questo è lo spirito giusto!” - disse.
In quel momento, quasi contemporaneamente, anche Elena e Bonnie annuirono, incerte.
Damon e Stefan erano gli unici a non aver ancora accettato.
“Damon? Stefan?” - fece la signora Stones.
“C’è una sola cosa che voglio sapere da voi due prima di accettare di fare questa buffonata: cosa avete fatto? Perché non sento niente? E’ una sensazione frustrante!” - fece Damon.
“Damon ha ragione! Di che incantesimo si tratta e perché lo avete fatto?” - si accodò Stefan.
La signora Stones si battè una mano sulla fronte come se si fosse appena ricordata di un dettaglio importante: “Giusto” - disse - “Scusate, ho dimenticato di dirvelo! Io ho lanciato un incantesimo su tutto il pensionato, un incantesimo temporaneo che limita il vostro super udito! In questo momento riuscite a sentire poco meglio di un qualunque umano!”.
“Perché….?” - fece Damon.
“Perché trovo irritante il fatto di dover stare attenta a tutto ciò che dico! E’ già irritante stare attenta a tutto ciò che penso!” - rispose la signora Stones.
“Ma da quando è qui non se ne è mai lamentata!” - fece Stefan.
“Da quando sono qui ho sempre limitato questo incantesimo a me e voi non ve ne siete mai accorti perché non abbiamo mai passato molto tempo insieme nella stessa stanza!” - spiegò la signora Stones - “Ma adesso, visto che staremo tutti qui, ho deciso di ampliare l’incantesimo a tutto il pensionato e il giardino! Ma non vi preoccupate….prendeteli come  i capricci di una povera vecchia!”.
“E poi l’incantesimo scomparirà?” - chiese Damon - “Dopo oggi, intendo!”.
La signora Stones annuì.
“Per me va bene!” - fece Stefan - “Anche se poteva semplicemente avvertirci: io non avrei mai ascoltato le sue conversazioni di nascosto!”.
“Lo so! TU non lo avresti mai fatto, mentre altri….” - rispose la signora Stones lanciando un’eloquente occhiata a Damon alla quale lui rispose sorridendo.
“Allora…mettiamoci a lavoro! C’è molto da fare!” - intervenne la signora Flowers.
Meredith guardò i suoi amici mentre si avviavano, in silenzio, verso quattro punti del giardino lontani tra loro.
Era tutto molto strano.
Fu allora che Meredith colse l’occasione per avvicinarsi furtivamente alle due donne.
Aveva una domanda per loro e il fatt0 che avessero lanciato quell’incantesimo per inibire l’udito dei due vampiri la faceva sentire più tranquilla.
“Ascoltate!” - disse - “Non è che state facendo un grosso sbaglio facendoli stare tutti insieme? Insomma…guardateli: almeno, prima di tutta questa storia, in queste occasioni, Elena parlava con Damon e Stefan con Bonnie! Adesso, invece, se ne stanno tutti e quattro, in silenzio, a fissarsi!”.
“Mia cara Meredith, non essere così pessimista!” - la rimproverò la signora Stones - “Fidati di noi e goditi lo spettacolo!”.
- Godermi lo spettacolo? - pensò Meredith prima di capire il senso della frase e spalancare la bocca, sconcertata.
“Brutte screanzate!” - esclamò - “Confessate: vi siete pure portate i pop corn, vero?”.
Le due donne si guardarono a vicenda e la signora Flowers estrasse un sacchetto di carta dalla borsa che portava a tracolla e lo porse a Meredith.
“Ne vuoi anche tu?” - le chiese.
Meredith sbirciò nel sacchetto e subito le sue narici vennero investite dall’invitante profumino dei pop corn caldi e appena fatti.
Meredith sorrise meravigliata e stupita.
“Ripeto: voi due siete pazze!” - esclamò.
Le due streghe sorrisero contemporaneamente.
Meredith le fissò ancora un attimo, poi si sporse e prese dal sacchetto una manciata di pop corn, cominciando a mangiarli.
“Ed io sono più pazza di voi ad assecondarvi!” - aggiunse.

Seguendo la corrente, Stefan aveva cominciato a dare una mano nei lavori per la ristrutturazione del giardino del pensionato.
Si era, quindi, dedicato agli alberi, come gli aveva suggerito di fare la signora Stones, e adesso era impegnato nel duro compito di raddrizzare enormi quercie.
Infatti, a causa del tempo, delle lotte e, perché no, delle intemperie, i tronchi degli alberi avevano cominciato a…..beh…a piegarsi di lato e a crescere in modo decisamente poco carino. E questo era successo a tutti gli alberi, anche a quelli più grossi.
Stefan si stava quindi dedicando insieme a Damon a questo lavoro di forza bruta, ma che per loro era un giochetto da ragazzi. E, mentre suo fratello se ne stava dall’altra parte del giardino a risistemare i salici, lui si occupava delle quercie da cui Damon si premurava di stare lontano.
Nonostante l’amore di Damon per le quercie e il suo lato masochista che lo portava ad arrampicarcisi sopra per dormire, Stefan sapeva bene che il fratello non dimenticava che, in certe situazioni, soprattutto quando c’era il rischio di ferirsi, non era un bene per lui stare a contatto con il legno di quercia.
E quella era una di quelle situazioni.
Dopotutto anche Stefan si era già ferito un paio di volte, solo che , se al suo posto ci fosse stato Damon, le ferite non sarebbero scomparse così rapidamente.
Quindi, non appena Damon si era voltato dall’altra parte, Stefan non aveva potuto fare altro che rispondere al suo silenzioso segnale e dedicarsi a quegli imponenti alberi.
Poco più in là Bonnie era circondata da grossi vasi pieni di tulipani, margherite e viole e li stava…..prendendo a calci?
Stefan lasciò immediatamente il suo lavoro e raggiunse preoccupato Bonnie.
Le afferrò le braccia e la costrinse a guardarlo ringraziando mentalmente quella santa donna della signora Stones per aver fatto quell’incantesimo che avrebbe impedito a Damon di ascoltare ogni singola parola della loro prossima conversazione.
“Bonnie? Ehi, ehi, ehi…calmati! Che succede? Dimmelo!” - la esortò.
“Nulla, non succede nulla!” - rispose Bonnie.
“Non prendermi in giro!” - fece Stefan.
Bonnie si limitò a scuotere la testa e nascose il viso con i capelli.
Ma Stefan aveva già visto quella perla trasparente e luminosa che aveva lasciato gli occhi della sua amica e le aveva solcato una guancia.
“Stai piangendo!” - sussurrò, prendendole il mento e facendo scontrare i loro occhi.
“Perché?” - le chiese preoccupato.
“Non posso…non posso dirtelo!” - mormorò Bonnie.
“Cosa? Tu puoi dirmi tutto!” - la esortò Stefan.
Bonnie scosse la testa energeticamente: “Non questo……ti deluderei e non voglio!” - disse.
Stefan la fissò un attimo senza capire.
“Bonnie tu non potresti mai deludermi…” - disse.
“Si, invece!” - rispose lei lanciando un fugace sguardo verso Damon, sguardo che a Stefan non sfuggì.
Capì all’istante che, qualsiasi cosa avesse Bonnie da dirgli, aveva a che fare con Damon e lei non voleva aprirsi perché, sapendo quanto le azioni di Damon lo avevano ferito in passato, non voleva causargli altro dolore.
Quella ragazza era così eccezionale….
In quel momento Stefan prese una decisione: se voleva che Bonnie si aprisse con lui allora lui per primo doveva aprirsi con lei e raccontarle ciò che non le aveva ancora raccontato per la stessa illogica ragione, cioè per paura di deluderla.
“Ascoltami, Bonnie! Anch’io ho un segreto, sai? Una cosa che non ti ho detto…” - disse.
Bonnie annuì asciugandosi le lacrime.
Stefan lo prese come un invito a continuare.
La guardò dritto negli occhi tenendole le mani sulle spalle e riprese: “Nella ultime due settimane, di notte, sono sempre uscito a fare lunghe passeggiate lungo le strade di Fell’s Church….con Elena!” - disse.
Bonnie spalancò leggermente gli occhi, ma non disse nulla.
“E’ successo dopo la confessione della signora Stones e della signora Flowers….parlammo e decidemmo di essere amici, ma poi io mi sono reso conto che non riuscivo a farcela e, preso dal momento, le ho detto apertamente di amarla ancora…” - confessò.
“Oh, Stefan….”.
“Lei mi ha risposto dicendo che anche lei mi ama, ma io non le ho creduto e ho finito dicendole addio definitivamente, questa volta!” - continuò - “Io non le credo, Bonnie! Lei dice di aver capito il suo errore, ma non è così…il suo è solo un capriccio e sono convinto che se potesse avere me e Damon allo stesso tempo allora si che sarebbe contenta! E fa male, sai? Stamattina mi sono risvegliato pensando di essere stato troppo duro e decidendo di lasciarle almeno il beneficio del dubbio, ma poi siamo arrivati qui e lei era con Damon…..come se ieri notte non mi avesse detto nulla!” - concluse.
Bonnie si portò una mano sul cuore guardandolo con occhi pieni di comprensione e appoggio.
Stefan stette ad aspettare fino a che lei non decise di confidarsi.
“Io ho baciato Damon!” - confessò Bonnie.
“Raccontami!” - si limitò a dire Stefan.
“Quando eravamo nella grotta è successo qualcosa…..io non so dirti cosa esattamente, ma lui ha cominciato a cercare di avvicinarsi e io l’ho sempre respinto anche quando siamo usciti fuori! Poi, però, ha cominciato ad entrare nei miei sogni e li manipolva mostrandomi ciò che voleva! Io l’ho lasciato fare perché…..perché lo volevo anch’io! Lui era così premuroso, così attento…si comportava con me come io ho sempre desiderato che facesse!” - disse Bonnie - “Ieri notte mi ha mostrato la vostra casa, quella della vostra infanzia e mi ha mostrato se stesso a quell’epoca! Era tutto così triste…..quel bambino era…così…non so spiegarlo, ma quando lui poi si è avvicinato a me, il vero Damon intendo, io ho sentito una strana sensazione, era come se stessi vedendo la parte più intima a profonda della sua anima ed era così luminosa che mi dispiaceva che lui la tenesse così brutalmente rinchiusa! Così…quando ha fatto per baciarmi io l’ho lasciato fare perché sentivo che era giusto!” - raccontò Bonnie.
“E poi cos’è succeso?” - chiese Stefan.
“E poi è successo che mi sono svegliata e la realtà mi si è riversata addosso e fa male, Stefan! Sto soffrendo così tanto…..!” - rispose Bonnie, mentre le lacrime ricominciavano a scorrere - “So che non dovrei, perché lui è Damon e ti ha fatto così male, ma non ce la faccio! Io ho pensato per davvero, solo per un ttimo, che lui ci tenesse a me…..e quell’attimo è bastato a distruggermi! E poi….sono venuta qui e…si tenevano per mano, Stefan….si tenevano per mano….” - la voce di Bonnie venne stroncata dai singhiozzi e lui l’attirò a se stringendola forte nel suo abbraccio.
Vederla stare così male era straziante e, in quel momento, dimenticò ogni altra cosa e ogni suo problema sentendo soltanto un odio cieco verso suo fratello che stava facendo soffrire un creatura tanto pura come Bonnie senza nessun ritegno.
“Ascoltami…..andrà tutto bene!” - le sussurrò prendendole il viso tra le mani e baciandole la fronte - “Ci sono io con te!”.
Bonnie annuì e tornò subito a stringersi di nuovo a lui.

Elena non aveva proprio voglia del giardinaggio né tantomeno di restarsene lì a guardare Stefan e Bonnie che si abbracciavano.
Non riusciva ancora a credere che Stefan le avesse detto addio.
Sentiva dentro di se che il suo sentimento per lui era talmente intenso che non appena lo avrebbe affermato ad alta voce tutti le avrebbero creduto, ma lui no, Stefan non aveva voluto crederle.
Ci aveva rimuginato su tutta la notte pensando ad un modo efficace per fargli capire cosa realmente provava.
Sapeva di averlo ferito molto, ma non credeva così tanto da non volerla più nella sua vita.
Lei non poteva vivere senza Stefan nella sua.
Eppure lui si era allontanato e quella mattina l’aveva guardata con disprezzo, seppur di sfuggita.
Le sembrava quasi impossibile che le cose fossero cambiate tanto tra loro, ma si rendeva perfettamente conto che la colpevole di quel cambiamento era lei.
Ma adesso non sapeva cosa fare, non sapeva cosa Stefan voleva che facesse….
Gli aveva dichiarato il suo amore, questo non bastava? Cosa stava sbagliando? Cosa doveva fare ancora?
Lui non la degnava nemmeno di uno sguardo e se ne restava lì ad abbracciare Bonnie e, apparentemente, a consolarla.
Elena, in un’altra occasione, si sarebbe precipitata dall’amica a chiederle che cosa avesse, ma adesso, con Stefan lì, non le sembrava il caso.
Ogni volta che si ritrovava da sola con Stefan e Bonnie aveva sempre la spiacevole sensazione di essere lei quella di troppo.
“Sembra che Bonnie stia male…” - mugugnò sovrappensiero senza neppure capire se stesse parlando con Damon oppure no.
Ma lui era lì e si voltò a guardare la rossa borbottando un: “Già!”.
“Vorrei andare da lei, ma sembra stare meglio con Stefan accanto…” - aggiunse Elena continuando a fissare la coppia.
Damon le diede le spalle e disse: “Con Stefan state tutte meglio!” - e il suo tono era talmente gelido che le fece venire i brividi.
Si avvicinò a Damon e gli mise una mano su una spalla.
“Che cos’hai? E’ da un po’ che sei strano….Parlami!” - gli disse.
Damon si voltò di scatto e disse: “A che scopo?”.
Elena spalancò gli occhi, stupita dalla sua aggressività.
“Forse potrei aiutarti…..” - bofonchiò.
Damon scoppiò in una risata amara: “Aiutarmi? Tu non puoi aiutarmi!” - disse tornando a fissare Stefan e Bonnie, ancora abbracciati, e ringhiando.
Ad Elena balenò nella mente uno strano dubbio.
“Quello che ha detto la signora Stones quando ci ha confessato l’incantesimo…quello che ha detto su di te….” - disse - “E’ vero? Tutte quelle cose su te e Bonnie…sono vere?” - continuò fissando Damon negli occhi e venendo ricambiata da uno sguardo privo di ogni sentimento - “Cosa provi per Bonnie?”.
A quella domanda Damon sorrise, ironico: “E tu che mi dici, Elena?” - le disse - “Tutte quelle cose che la vecchia strega ha detto su di te e Stefan sono vere? Cosa provi per Stefan?”.
Elena si sentì punta nel vivo e mai come in quella occasione sentì di essersi illusa su Damon….lei non lo conosceva affatto, non sapeva cosa pensava né come pensava.
Ma sentì il bisogno di essere sincera…un bisogno fortissimo.
Si voltò a guardare Stefan e disse: “Non sono più sicura della mia scelta, Damon!”.
Damon restò a fissarla per un attimo prima di voltarsi verso Bonnie: “Se è solo questo….beata te! Io non sono più sicuro di niente!”.

Le ore in quel dannatissimo giardino passavano così lentamente che a Damon stavano letteralmente saltando i nervi.
Dalla sua ultima chiacchierata non proprio amichevole con Elena erano passate due ore, due infinite ore durante le quali non aveva fatto altro che risistemare alberi, tagliare erba e guardare la streghetta senza capire cosa avesse.
Elena non era più sicura della sua scelta…
Beh…poco gli importava: lui voleva sapere cosa aveva Bonnie che la rendeva così maledettamente triste e che non le permetteva di incrociare il suo sguardo nemmeno una volta.
A passo deciso e furioso si diresse verso il nuovo salice da raddrizzare, ma all’improvviso si sentì afferrare per una spalla e trascinare dall’altra parte del tronco, lontano da sguardi indiscreti.
Il misterioso aggressore lo voltò bruscamente e lo bloccò con le spalle contro l’albero tenendolo in ostaggio puntandogli un bel ramo grosso e affilato all’altezza del cuore.
Si stupì non poco quando si rese conto di chi aveva davanti a minacciarlo di morte: Stefan Salvatore, suo fratello.
“E’ quercia, quindi ti consiglio vivamente di non muoverti!” - sibilò Stefan.
“Si può sapere che ti prende?” - ringhiò Damon.
“Te lo dirò una sola volta, Damon: sta lontano da Bonnie!” - fece Stefan.
“Mi sembra che questa conversazione l’abbiamo già fatta, fratellino…..durante quella famosa cena, ricordi?” - disse, annoiato, Damon.
“Si che ricordo, fratellone, ma a quanto pare il concetto non ti è entrato bene in testa visto quello che le hai fatto!” - rispose Stefan aumentando la pressione del paletto improvvisato.
Fu solo per spirito di autoconservazione che Damon si appiattì maggiormente contro l’albero alle sue spalle.
“E che cosa le avrei fatto, sentiamo!” - disse.
“Perseguitarla, entrarle nei sogni, farle credere chissà cosa…baciarla…” - elencò Stefan.
Damon scoppiò in una risata: “Quindi è questo il problema? Che l’ho baciata? Che c’è, sei geloso, Stefan?” - lo prese in giro.
“Non è gelosia, idiota!” - ringhiò Stefan - “Io e Bonnie non siamo una coppia e per me lei può stare con chi le pare a patto che questa persona la renda felice e tu non sei in grado di farlo! L’unica cosa che sai fare è farla soffrire!”.
Damon divenne improvvisamente serio: “Che intendi?” - chiese.
“Lo sai!” - rispose Stefan - “Chissà per quale dannatissima ragione quella ragazza favolosa ti ama e tu non fai altro che prenderla in giro e divertirti a discapito dei suoi sentimenti! L’hai già fatta soffrire una volta e adesso che sembrava riprendersi tu sei tornato all’attacco mandandola definitivamente al tappetto!” - continuò con gli occhi che lanciavano fiamme - “Si può sapere che ti prende? Cosa ti ha fatto per meritarsi questo bel trattamento, me lo spieghi?” - gi chiese - “E poi oggi…il colmo: prima ieri notte la baci, facendole credere di tenerci a lei, e stamattina le sbatti in faccia quella sottospecie di relazione che hai con la sua migliore amica!” - lo accusò.
Damon rimase il silenzio a fissare il fratello senza rispondere nulla.
Stefan all’improvviso lo lasciò e fece per andarsene: “Te lo ripeto ancora una volta: lasciala stare o, ti giuro, che la sorveglierò giorno e notte per tenerti alla larga!” - fece Stefan  - “Sai? Avevo pensato che potevamo ritrovare un rapporto noi due, ma ti avverto, Damon….se devo scegliere tra te e Bonnie, io scelgo lei! Ho vissuto per 500 anni senza te e posso continuare a farlo, ma Bonnie….io ci tengo a lei, davvero, e ho bisogno di lei nella mia vita…più di quanto ho bisogno di te! Quindi sta attento a ciò che fai…….ti tengo d’occhio!” - finì.
Un attimo dopo era già sparito lasciando Damon completamente basito.
Era per lui che Bonnie stava soffrendo?

Lo sfogo con Stefan le aveva fatto bene.
Certo, non stava una meraviglia, ma un pochino meglio si.
Sicuramenten sarebbe stata alla grande se Damon non l’avesse presa in giro…di nuovo.
Per tutta la mattinata non aveva fatto altro che pensare e ripensare a quel bacio e aveva deciso che doveva parlarne assolutamente con Damon per capirci di più, poi, però, era arrivata al pensionato e aveva capito.
Lei era soltanto un’illusa.
Credeva che fosse cambiato qualcosa, ma non era così.
Lei continuava ad essere la ragazzina credulona ed innamorata e lui continuava ad essere il solito vampiro bastardo che pensava solo al suo angioletto biondo.
Non che la cosa l’avesse stupita più di tanto, ma questa volta faceva davvero un male cane.
Bonnie non aveva mai provato un dolore simile.
Era straziante e continuo, una vera tortura a cui lei non sapeva sottrarsi.
E tutto questo succedeva perché lei ci aveva creduto per davvero, aveva creduto sul serio che quella gentilezza, quella premura, quell’affetto che Damon aveva dimostrato per lei durante i sogni, fossero reali.
Si era resa conto troppo tardi che parlare di sogni reali era assurdo. Non esistevano i sogni reali. Il sogno era una cosa e la realtà era l’opposto.
E, cosa che l’affliggeva ancora di più, sapeva bene che sogno e realtà non si mischiavano mai.
Con Damon era stato tutto un sogno, un unico, grande e bellissimo sogno, ma talmente lontano dall’essere reale che la distruggeva.
L’unica cosa che poteva fare era stargli lontano, non incrociare i suoi occhi altrimenti sarebbe scoppiata in lacrime e concentrarsi sui vasi pieni di tulipani rossi pronti per essere piantati che aveva davanti a se.
Nel momento esatto in cui stava cominciando a lavorare, venne raggiunta da Elena.
“Stai bene, Bonnie?” - le chiese, avvicinandosi.
Bonnie si voltò verso di lei con un gran sorriso: “Certo, perché?”.
“Prima ti ho visto piangere…..” - rispose Elena.
Bonnie si affrettò a chiudere l’argomento: “Niente di che, non c’è bisogno che ti preoccupi!” - disse.
“Stefan ti ha aiutato?” - chiese Elena sfoderando la sua espressione da finta innocente che Bonnie conosceva bene.
Bonnie si spazientì: Elena era andata da lei soltanto per avere informazioni su Stefan, non perché era davvero preoccupata.
“Senti, Elena! Se vuoi sapere se Stefan mi ha racontato tutto quello che è successo tra di voi, la risposta è si! E se proprio ti devo dire la verità…..credo che abbia fatto proprio bene a dirti ciò che ti ha detto! Neanch’io ti credo!” - disse Bonnie.
Elena spalancò gli occhi, sorpresa.
“Ma….ma tu sei mia amica, Bonnie….dovresti credermi…” - disse.
Bonnie scosse la testa: “Proprio perché sono tua amica e ti conosco io non ti credo!” - rispose - “Elena….andiamo….come pretendi che io, Stefan o chiunque altro creda a ciò che dici! Hai passato anni a fare l’indecisa tenendo il piede in due scarpe…”.
“Si, lo so, ma adesso è diverso!” - obiettò Elena.
“In cosa è diverso?” - la incalzò Bonnie.
“Io amo Stefan, Bonnie, lo amo davvero! E lo so per certo perché sono gelosa quando lo vedo con te e non mi importa più di tanto di quello che fa Damon!” - rispose Elena, convinta.
Bonnie annuì, solenne.
“Cioè…non è cambiato niente! Sei gelosa esattamente come eri gelosa di Damon quando stavi ancora con Stefan e non ti importa di Damon esattamente come non ti importava di Stefan!” - fece Bonnie.
Elena, questa volta, sembrò prendersela sul serio.
“Che tu mi creda oppure no, non mi interessa!” - disse.
“E fai bene a non interessarti di ciò che penso io perché ciò che conta veramente è quello che pensa Stefan che, guarda caso, è esattamente lo stesso!” - rispose Bonnie.
“Non allontanarlo da me, Bonnie!” - sibilò Elena.
Bonnie alzò gli occhi al cielo, esaspreata: “E chi lo allontana!” - esclamò - “Qui quella che sta allontanando Stefan sempre di più sei tu e il bello è che non te ne rendi neanche conto!”.
“Che intendi?”.
“Andiamo, Elena! Tu dici che questa volta è diverso, che ami lui e soltanto lui, che non ti importa niente di Damon, che vuoi solo Stefan, ma non fai nulla per dimostralo!” - rispose Bonnie - “Insomma…guardati….sei ancora la ragazza di Damon! Se tu volessi davvero fare di tutto per riprenderti Stefan la prima cosa che avresti fatto stamattina appena sveglia era troncare con Damon definitivamente in modo da dare a Stefan la prova tangibile che quello che dici è vero e che le cose sono davvero cambiate! Ma tu…niente…te ne stai lì tutta sorridente a tenere la mano di Damon stretta nella tua e pretendi pure che Stefan ti creda!” - continuò - “E’ per questo motivo che io non penso che tu sia sincera, Elena! Dopo tutto il male che gli hai fatto Stefan ha bisogno di qualcosa di più di tante belle parole per tornare a fidarsi di te, ma tu non lo capisci oppure non vuoi capirlo! Sei egoista, Elena! Il tuo è puro egoismo! In un modo o nell’ altro tu vuoi sempre vincere, ma sai che se lasci Damon e poi Stefan non ti rivuole allora perderesti sicuramente. Quindi sprechi tante parole con Stefan, ma continui a tenerti Damon in modo che, nel caso in cui Stefan non ti rivolesse, Damon sarebbe ancora tuo! E tutto questo è egoista e meschino!” - finì Bonnie.
Restò in silenzio a fissare gli occhi sbarrati di Elena ancora qualche attimo, poi le voltò le spalle.
Ma proprio quando stava per allontanarsi Elena se ne uscì con: “Sei innamorata di Damon, Bonnie?”.
Bonnie si fermò e voltò leggermente il viso nella direzione di Elena.
“E questo cosa c’entra?” - chiese.
“Beh…mi sembra che tu ci tenga particolarmente al fatto che tra me e Damon finisca! Quindi….sei innamorata di lui, Bonnie?”.
“Non sono affari che ti riguardano!” - rispose Bonnie, tagliente.
“Invece mi riguardano!” - protestò Elena - “Ti ricordo che è del mio ragazzo che stiamo parlando!”.
Bonnie sorrise e si voltò con gli occhi che le scintillavano di cinismo ed ironia.
“E io che pensavo che tu amassi solo Stefan e che questa volta era tutto diverso e non era un capriccio!” - disse.
Elena impallidì e si pentì subito di ciò che aveva detto, cominciando a balbettare per trovare una soluzione: “No….n-no, Bonnie….aspetta io….”.
“Cosa dovrei aspettare Elena? Che tu mi dia un’ ulteriore conferma di tutto ciò che ti ho appena detto?” - le chiese, cinica - “Non preoccuparti…non ce n’è bisogno!”.

Il resto della giornata era trascorso velocemente.
Ognuno era impegnato nel proprio lavoro e, fatta eccezione per qualche chiacchiera scambiata con la signora Flowers che veniva di tanto in tanto a dargli consigli e per le occhiate e i sorrisi che scambiava con Bonnie, Stefan non parlò con nessun altro.
Restò chiuso nel suo sienzio cercando di sbollire la rabbia che lo aveva portato a minaccire il suo stesso fratello con un paletto potenzialmente mortale per lui.
Faceva grossi respiri che lo rilassavano e cercava di pensare a cose colorate e felici, ma poi il ricordo delle lacrime di Bonnie gli ritornava alla mente e allora doveva ricominciare tutto dall’inizio.
Non era giusto. Non era per niente giusto che Bonnie dovesse soffrire così tanto a causa di Damon.
Lei si meritava qualcuno che l’amasse e che la rendesse felice. Stefan non si sarebbe opposto tanto se Damon fosse stato in grado si assolvere ad entrambi i compiti, ma lui non ne era capace, lui non era adatto a Bonnie.
“Ragazzi! Direi che abbiamo finito……che ne pensate?” - la voce della signora Flowers lo allontanò dai suoi pensieri.
Stefan si guardò intorno per la prima volta dopo molte ore e si rese conto che avevano fatto effettivamente un attimo lavoro.
Il giardino sembrava rinato e, se possibile, dava l’impressione di essere ancora più grande di quello che era in realtà.
Fiori di ogni colore e profumo erano stati piantati tra l’erba verde e i cespugli erano stati potati a dovere.
Il sole stava calando nel cielo e tutto stava assumendo uno spettacolore riflesso arancione mentre i grilli cominciavano la loro serenata notturna a quel magnifico prato.
“E’ perfetto!” - commentò Meredith e Stefan era perfettamente d’accordo con lei.
Bonnie gli si avvicinò e gli strinse la mano.
Stefan ricambiò la stretta e sorrise.
“Andiamo! Ti accompagno a casa!” - le sussurrò.
Bonnie annuì e si avviarono verso l’uscita quando la voce di Elena lo richiamò.
“Stefan?”.
Stefan si voltò lentamente.
“Che cosa c’è?” - le chiese, stanco.
“Vorrei parlarti!”  - rispose Elena lanciando uno sguardo a Bonnie.
“Io ti aspetto all’entrata, Stefan! Tanto avevo sete!” - fece Bonnie dileguandosi all’interno del pensionato.
Elena gli si avvicinò.
“Stefan…” - disse
Lui non la lasciò nemmeno parlare: “Senti! Qualsiasi cosa tu voglia dirmi…dimmela domani! Sono troppo stanco adesso per ascoltarti!”.
Elena scosse la testa: “No, Stefan, non mi importa! Io devo dirti di nuovo che tutto ciò che ti ho detto ieri è vero e che io ti amo!”.
Stefan abbassò lo sguardo, rassegnato: “Elena…” - la richiamò.
“Ascolta, lo so che non mi credi, ma io continuerò a ripeterti che ti amo fino a che non capirai che è vero!” - insistette Elena.
Stefan sospirò: “E allora sprechi il tuo tempo!” - le disse - “Ti ho già detto addio, Elena! Per me non c’è altro da aggiungere!”.
Detto questo, la lasciò lì e andò via.

Bonnie aveva lasciato Stefan da meno di due minuti ed era da sola nella cucina del pensionato quando venne afferrata per un braccio e trascinata in un angolo appartato e poco illuminato da Damon.
“Che cosa….?” - si lamentò, ma quando si ritrovò Damon davanti a così poca distanza, gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Allora è vero!” - disse Damon.
“Cosa?” - gli chiese.
“Stefan mi ha detto che io ti sto facendo soffrire, che è l’unica cosa che riesco a fare quando si tratta di te…..è vero!” - spiegò lui asciugandole una lacrima.
Perché era così difficile stargli accanto?
Perché quando lo guardava rivedeva immagini di lui insieme ad Elena?
Perché si sentiva tradita e allo stesso tempo traditrice?
Non aveva senso.
“Perché soffri?…Dimmelo!” - pretese Damon.
Bonnie scoppiò in lacrime e, per una volta, decise di essere totalmente aperta e sincera con lui.
“Io non ce la faccio, Damon, non ce la faccio a starti vicino! Dopo ieri sento qualcosa che si spezza dentro di me ogni volta che ti guardo! E lo so che è solo colpa mia perché sono una stupida, perché ho pensato che quello che è successo tra di noi per te contasse qualcosa, ma evidentemente non è così! Tu hai Elena e la ami….Come posso pretendere io di prendere il suo posto? Di riuscire a farmi amare da te?” - disse tra i singhiozzi - “Ma nonostante io sappia tutto questo…sto male, malissimo, perché non riesco a farmene una ragione e poi tu….tu ogni volta mi guardi e mi cerchi ed io….non riesco a resistere al desiderio di starti vicino! Ma, devi capire che questo mi strazia, Damon! Tu entri nei miei sogni e mi fai credere di…non lo so….di tenerci a me, ma poi arriva il giorno e…niente è rele, Damon!”  continuò - “Per questo voglio chiederti una cosa: lasciami libera, libera di non pensare più a te così intensamente, di non immaginare più il mio futuro al tuo fianco, lasciami libera da te….ti prego!” - lo supplicò allo stremo delle forze.
“Non dirmi addio, Bonnie!” - fece Damon.
Bonnie abbozzò appena un sorriso e, presa dall’impeto, gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
Damon la strinse subito a se tenendole un braccio stretto attorno alla vita, mentre con l’altra mano le reggeva la nuca stritolandole i capelli così forte da farle male, ma a Bonnie non importava.
Lei continuava a piangere e più quel bacio disperato andava avanti più piangeva perché quel bacio aveva il sapore amaro dell’addio.
Improvvisamente Bonnie si staccò da Damon per riprendere fiato.
Lui appoggiò la sua fronte contro la sua.
“Lasciami libera, Damon!” - fece Bonnie.
“Non ci riesco!” - sussurrò il vampiro, in risposta.
Bonnie si discostò da lui e fece un passo indietro: “Fallo e basta!” - disse, subito prima di correre via.







NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Scusate per il ritardo, ma questa è stata una settimana infernale e non solo per il caldo!!!!
Comunque, senza stare qui ad annoiarvi troppo, mi sono ridotta a dover revisionare tutto il più lungo capitolo che io abbia mai scritto questa sera!!!! Sorry!!!
Però è vero che questo capitolo dura parecchio...ci ho messo tre giorni a scriverlo tutto!!!!
Però succedono un sacco di cose abbastanza fuori di testa....
E pensare che tutto comincia per il solo fatto che Damon ed Elena si tengono per mano e Stefan e Bonnie li vedono!!!
A pensarci, tutto il casino che combinano è davvero una scemenza, ma bisogna anche capire che quando c'è di mezzo l'amore si fanno e si pensano davvero un sacco di scemenze!!!! Poi se le cose non sono ben chiare a nessuno allora è ancora peggio.....
Ma, vi dico, con tutto quello che è successo le due vecchiette astute sono contente!!!!XDXDXDXDXD
Perchè? Beh...perchè alla loro età conoscono un pò il mondo e sapevano che metterli tutti insieme avrebbe portato alla fatidica svolta!!!!
Ormai mancano davvero pochi capitoli alla fine della storia......3, al massino 4...comunque conto di terminarla per la fine di luglio, quindi la svolta doveva esserci!!!
Insomma, è vero che adesso sono tutti più tristi e confusi di prima, ma se succede c'è un motivo....
Bonnie ha apertamente confessato e accettato che ama Damon e soltanto lui!!!
Damon ha capito che per lui Bonnie è importante e che sta male solo al pensiero di ferirla!!!
Stefan...beh....lui aveva giò confessato i suoi sentimenti...adesso tocca ad Elena!!!
Ed Elena, appunto, chissà...magari in un raptus improvviso di intelligenza capirà che deve stare a sentire Bonnie se rivuole Stefan!!!!
Beh...adesso vi lascio....il prossimo sarà un capitolo triste, ma decisivo, vi avverto!!!
Ci "vediamo" lunedì sul mio blog per lo spoiler!!! Invece, per il capitolo...
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 17
*** La saggezza è donna ***


La saggezza è donna

“Alla fine si è rivelato tutto un grosso, grossissimo, stratosferico disastro!” - s’infervorò Meredith battendo una mano sulla scrivania.
“Ehi, ehi….calmati!” - fece Alaric con un sorriso - “Forse la situazione non è così tragica come credi! Ne hai parlato con le nostre due care signore?”.
“Non ancora….” - ammise Meredith a mezza voce.
“Allora penso che dovresti parlarne con loro prima di dare sentenze! Ci deve essere un motivo se la situazione che si è venuta a creare non le infastidisce più di tanto…Insomma, magari è quello che volevano!” - fece Alaric.
“Cioè loro volevano che tutti litigassero con tutti?” - Meredith sbarrò gli occhi.
“Magari il loro è un piano più grande e farli discutere tra loro non era il fine di questo piano ma soltanto una tappa per arrivare da qualche altra parte….!” - suppose Alaric.
Meredith sospirò.
“Forse hai ragione…” - si arrese, sorridendo alla lucina rossa della webcam e guardando il viso di Alaric sorriderle a sua volta dallo schermo del suo pc.
“Dovresti andare al pensionato a parlare con la signora Flowers e la signora Stones!” - le suggerì Alaric.
“Si, dovrei farlo!” - rispose Meredith - “Anzi, ci vado subito! Tanto dovevo passarci lo stesso per parlare con Elena visto che mi ha telefonato pregandomi letteralmente di raggiungerla!”.
“Mi sa che qualcuno deve tirare fuori il suo costume da SuperConsigliera!” - ironizzò Alaric.
Meredith rise della battuta: “Tu, piuttosto, quando ti decidi a tornare?” - gli chiese.
“Torno stasera da  Seattle e ci rivediamo domani!” - rispose Alaric.
“Domani sera c’è il ballo…” - fece Meredith.
“Allora credo proprio che sarà il caso di far prendere aria allo smoking!” - rispose lui.
“A domani, allora!” - lo salutò Meredith mandandogli un bacio con la mano.
“Io te ne mando mille, di baci!” - fece Alaric, sorridendole - “A domani e buona fortuna con la consulenza!” - aggiunse.
Meredith sorrise un’ ultima volta e interruppe il collegamento.
Parlare con Alaric le faceva sempre bene.
Lui poteva essere anche a mille miglia di distranza o in un altro continente dall’altro lato del pianeta, ma sapeva sempre trovare le parole giuste per consolarla, incoraggiarla e farle vedere le cose da una prospettiva diversa.
Era il ragazzo ideale per lei e ogni giorno ringraziava chiunque ci fosse lassù nel cielo per averglielo mandato.
Certo, era dura con tutti gli spostamenti di Alaric per via del suo lavoro, ma Meredith capiva quanto era importante e non se lo faceva pesare troppo.
Vivendo a stretto contatto con due vampiri e una strega e avendo avuto a che fare con demoni, vampiri originari e dimensioni oscure, Meredith stessa aveva sviluppato il forte desiderio di saperne di più, di studiare quel mondo oscuro che era il Mondo della Notte come faceva Alaric.
E sapeva che un giorno lo avrebbe fatto….sarebbe partita con Alaric.
Si scostò dalla scrivania facendo scivolare all’indietro le rotelle della sedia su cui era seduta e, afferrata la borsa, lasciò la sua stanza e uscì di casa, raggiungendo la sua auto parcheggiata sul vialetto.
Era primo pomeriggio e, nonostante il caldo afoso, le nuvole erano tornate a coprire il sole e, di tanto in tanto, si riusciva persino a percepire il grido lontano di un tuono.
Climaticamente parlando non era mai un bene buttare giù il morale di Damon.
Il viaggio in macchina fino al pensionato durò poco e, una volta accostato accanto al marciapiede dall’ altro lato della strada, Meredith si diresse a passo svelto verso il giardino posteriore del pensionato: sapeva che, a quell’ora, non c’era altro posto al mondo in cui avrebbe potuto trovare le due anziane donne.
E, infatti, erano lì a sorseggiare thè freddo sedute attorno ad un tavolo che, probabilmente, avevano fatto mettere lì da Stefan la sera prima.
“Oh, salve Meredith!” - la salutò la signora Flowers sorridendo.
La signora Stones si limitò a farle un cenno con la testa e ad alzare il bicchiere nella sua direzione.
“Buon pomeriggio!” - le salutò Meredith.
“Siediti pure, cara!” - la invitò la signora Stones scostandole la sedia di fianco alla sua.
“Grazie!” - rispose Meredith mettendosi seduta.
“Io sono venuta perché Elena vuole parlarmi, ma dato che sono in anticipo vorrei prima farvi qualche domanda!” - disse.
Le due donne la guardarono attentamente e sorrisero.
“Ce lo aspettavamo dopo gli eventi di ieri!” - chiarì la signora Stones - “Chiedi pure!”.
Meredith prese un bel respiro: “Ok!” - disse - “Ieri, stando qui tutti insieme, hanno praticamente litigato tutti e adesso la situazione è  peggio di prima, ma sembra che a voi stia bene così….”.
“Infatti noi siamo molto contente di come sono andate le cose!” - rispose la signora Stones.
Meredith scosse la testa: “Non capisco…” - ammise.
La signora Stones si sporse verso di lei e le mise una mano su una spalla: “Cara Meredith , è normale che tu non capisca e questo è colpa nostra perché non ti abbiamo spiegato nulla! Ma….essenzialmente, la domanda che devi porti è una sola: Perché i tuoi amici hanno discusso tra loro e se la sono presa tanto?” - le disse.
Meredith la guardò, confusa.
“Ed anche la risposta è una sola: perché ognuno di loro tiene troppo a tutti gli altri e si sono stancati di recitare i ruoli delle coppie felici che in relatà non sono!” - aggiunse la signora Flowers.
“Vedi, Meredith! Il nostro piano è sempre stato uno solo: quello che ti abbiamo raccontato dopo che ci hai sorprese a fare quell’incantesimo! Non è cambiato nulla da allora!” - disse la signora Stones - “Tu credi che quel piano sia cominciato con l’incantesimo e sia finito nel momento in cui abbiamo confessato, ma non è così…..è andato avanti!”.
“Cioè?” - chiese Meredith.
“Noi abbiamo sempre voluto una cosa, cioè far capire loro che si stavano rovinando la vita stando insieme alla persona sbagliata! Ma non potevamo semplicemente andare lì e dirglielo perché dovevano essere loro a capirlo!” - fece la signora Flowers.
“Così avete fatto l’incantesimo!” - s’intromise Meredith.
“L’incantesimo lo abbiamo usato semplicemente per farli scontrare violentemente con la verità dei loro reali sentimenti, verità che li ha lasciati spiazzati, ma che hanno negato!” - disse la signora Flowers.
“Poi è arrivata la seconda fase: noi abbiamo confessato e ribadito quella verità che si è risvegliata in loro e li ha incuriositi. Così hanno cercato di indagare i loro stessi sentimenti e, sicuramente, sono successe delle cose, cose che noi non vogliamo sapere, ma che li hanno portati a dubitare!” - aggiunse la signora Stones.
“Si, ma poi ieri…” - fece Meredith.
“Ieri era il momento della svolta, il momento in cui hanno accettato la verità con cui noi li abbiamo colpiti all’inizio!” - rispose la signora Stones.
“Ma se hanno accettato questa verità significa che Elena ha capito di amare Stefan, Stefan ha capito di amare Elena, Bonnie ha capito di amare Damon  e Damon ha capito di amare Bonnie, giusto?” - fece Meredith.
La signora Stones annuì: “Giusto!”.
“E allora perché adesso stanno tutti male? Le avete viste le facce con cui si ritrovavano ieri sera? Mi hanno fatto una tenerezza assurda….persino Damon!” - fece Meredith.
“Perché la verità fa male, Meredith!” - rispose la signora Flowers con il suo solito tono gentile e pacato.
“Questa è un’assurda frase fatta!” - disse Meredith - “Ma che ci sta a pennello…” - aggiunse - “Non c’è nulla che possiamo fare per aiutarli a capire che non c’è niente da temere e che devono avere il coraggio di dichiarare ad alta voce i loro veri sentimenti senza paura che possano far male?” - chiese.
“Beh….noi non possiamo immischiarci più di quanto abbiamo già fatto!” - fece la signora Stones.
“Ma tu adesso devi andare da Elena, giusto?” - le chiese la signora Flowers sorridendo.
Meredith annuì.
“Chissà di cosa mai vorrà parlarti così urgentemente!” - ironizzò la signora Stones scambiandosi un’occhiata complice con la signora Flowers.
“Voi volete che io li faccia ragionare tutti?” - chiese, sconcertata, Meredith.
“Non abbiamo detto questo!” - fece la signora Stones - “Ma è vero che se ci fosse qualcuno a mettere un po’ di ordine in quelle loro testoline confuse, magari tutto si risolverebbe prima!”.
“E chi potrebbe svolgere questo compito meglio della ragazza che rappresenta la voce della ragione dell’intero gruppo!?!” - aggiunse la signora Flowers.
Meredith le fissò divertita e quasi spaventata da tanta arguzia.
“Potrei farlo!” - disse -“Ma anche se ci riuscissi, credo che il massimo che potrei fare sarebbe parlare con Elena, Bonnie e Stefan! Per quanto riguarda Damon…..io e lui non siamo grandi amiconi, sapete? Mi chiama Miss Inquietudine!”.
“Tre su quattro è comunque un bel risultato!” - fece la signora Stones.
Meredith sospirò pesantemente, rubò il bicchiere di thè freddo dalle mani della signora Stones e si alzò.
“Allora…..vado!” - disse - “E mi porto pure il thè!”.

Aspettò davanti alla porta di Elena per più di dieci minuti senza muoversi prima di bussare.
Doveva ammetterlo: Meredith era leggermente in ansia.
Certo, non era la prima volta che dava consigli o che le chiedevano di dare consigli, anzi era un po’ quello il suo ruolo nel gruppo, ma adesso si sentiva agitata.
Già la situazione era grave, se poi lei si metteva magari a dire cose che non c’entravano nulla o che sortivano l’effetto sbagliato, avrebbe finito di rovinare ciò che era già abbastanza rovinato di suo.
Respirò lentamente riempiendosi i polmoni d’aria e bevve un lungo sorso di thè, poi raccolse il coraggio e diede tre colpi alla porta della stanza di Elena.
Nemmeno tre secondi dopo la porta si aprì di scatto rivelando una Elena decisamente non al meglio di se con tutti i capelli in disordine e le occhiaie che l’afferrò per il braccio e la tirò bruscamente all’interno della camera per poi chiudere a chiave la porta e lanciarla, letteralmente, su una poltrona.
Meredith era frastornata e francamente anche un po’ seccata visto che tutto il suo thè si era rovesciato sul pavimento.
“Sei in ritardo!” - fece Elena parandolesi davanti a braccia conserte e gambe divaricate.
“Mi sono fermata a prendere del thè di sotto, ma ormai….” - rispose Meredith mostrandole il bicchiere vuoto che era riuscita a salvare lanciandolo sul letto e la pozzanghera al profumo di pesca che era al centro della stanza.
Elena annuì, solenne, poi cominciò a fare avanti e indietro davanti a Meredith.
“Non vorrei disturbare la tua passeggiata...” - ironizzò Meredith - “Ma posso sapere perché sono qui?” - le chiese, cautamente.
Elena si fermò di colpo, si lasciò cadere sulla polltrona di fianco alla sua e, guardandola dritta negli occhi disse: “Ho detto a Stefan che lo amo!”.
Meredith sbarrò gli occhi: “Ah!” - fece.
“Anche lui ha detto che mi ama!” - continuò Elena.
Meredith annuì lentamente.
“Ma…..? Perché a questo punto c’è un ma, giusto?” - le chiese.
Elena annuì.
“Lui non mi crede ed io non so più che fare per fargli capire che dico sul serio!” - disse Elena - “Ho anche provato a parlarne con Bonnie, ma abbiamo finito col litigare di nuovo e neppure lei mi crede! Anzi…mi ha detto che sono un’egoista e che non faccio altro che fare il doppiogioco con Stefan e Damon!”.
“Bonnie ha detto così?” - chiese Meredith.
“Testuali parole…più o meno!” - confermò Elena - “Ma non è così, vero Meredith? Insomma….io non sono come dice lei, giusto?”.
Meredith si bloccò un attimo senza sapere cosa rispondere.
Mentirle non avrebbe portato a niente, ma se le diceva la verità finiva col ferirla.
Vendendo il suo attimo di tentennamento, Elena se ne uscì proprio con la frase di cui Meredith aveva bisogno: “Voglio la verità, Meredith!”.
Meredith si arrese.
“Ok! Senti, Elena! Io ti voglio bene, lo sai, ma…..insomma….tu non sei esattamente una santa! Ti piace stare al centro dell’attenzione e questo ti rende spesso egoista, per non parlare poi di quanto hai fatto soffrire gli altri quando dovevi prendere una decisione tra i due fratelli. Non facevi altro che dire che eri confusa e che ti ci voleva tempo senza pensare a quanto potessero soffrire le persone intorno a te!” - rispose.
Elena si lasciò andare sulla poltrona: “Insomma….è vero! Sono egoista!” - disse, sospirando.
Meredith non avrebbe voluto dirle quelle cose, ma se il suo lavoro era farla ragionare, allora doveva farlo.
Si sporse verso di lei e le mise una mano su un ginocchio per attirare la sua attenzione.
Gli occhi di Elena corsero a lei.
“Cosa posso fare per non essere più egoista? Cosa posso fare per far si che Stefan mi creda?” - le chiese quasi in una supplica.
“Ascolta! Se davvero non vuoi più essere egoista la prima cosa che devi fare è metterti nei panni di Stefan!” - le disse.
“Ma mi ci sono già messa! Lo so che l’ho fatto soffrire e che è tutta colpa mia! Credimi!” - la interruppe Elena.
“Ok! Mi sembra evidente che tu abbia capito dove hai sbagliato, ma non è vero che tu ti sei immedesimata in lui! Perché se davvero ti fossi messa nei panni di Stefan avresti capito quanto è grande la portata del dolore che gli hai inferto e non te ne staresti qui a lamentarti come una bimba di due anni perché lui non corre da te e si getta ai tuoi piedi! Anzi….è meglio che ti ci abitui al nuovo atteggiamento di Stefan, perché dopo quello che ha passato a causa tua, dubito che, se anche si rimettesse con te, tornerebbe a farti da cavalier servente come faceva prima! Ormai quello Stefan è morto e ad ucciderlo sei stata tu!” - fece Meredith, duramente.
Gli occhi di Elena si intristirono.
“Possibile che io non abbia capito proprio niente?” - le chiese.
“Tu non c’eri, Elena! Per un intero mese Stefan ha tenuto te e Damon fuori dal pensionato e fuori dalla sua vita! Non hai visto quanto ha sofferto perché, quando lui ti ha ridato il permesso di tornare qui, Bonnie aveva già operato il suo miracolo su di lui facendolo tornare alla vita! E ti assicuro che non esagero quando parlo di miracolo!” - cominciò Meredith - “Stefan era a pezzi, completamente distrutto, dilaniato a causa tua! Se ne stava sempre rinchiuso qui dentro e spesso è capitato che siamo stati noi a procurargli il sangue che il suo corpo necessitava perché altrimenti si sarebbe lasciato morire di fame! Ha continuato così per giorni fino a che una mattina Bonnie non lo ha praticamente trascinato di peso fuori in giardino, poi lo ha trascinato in strada, poi lo ha trascinato a caccia…..immaginati quella figurina piccola piccola che è Bonnie caricarsi sulle spalle quel pezzo di ragazzo che è Stefan e portarselo ovunque come se fosse uno zaino….sembra impossibile, ma lei lo ha fatto!” - continuò Meredith, sorridendo al ricordo - “E nel frattempo lo riempiva di schiaffi per farlo reagire, ma lui non dava segni di vita fino a che, un bel giorno, Bonnie stava per colpirlo per l’ennesima volta e lui si è voltato e le ha bloccato il polso….un attimo dopo erano scoppiati a ridere entrambi!” - finì di raccontare Meredith - “ Vedi, Elena….quel periodo è stato davvero brutto per Stefan e tutti noi gli siamo stati vicini condividendo con lui il suo dolore e ti giuro che era straziante vederlo ridotto in quel modo….molto più di quanto si possa immaginare! Quindi….non è neppure colpa tua se non riesci a capire quanto ha sofferto perché se non lo si è visto con i proprio occhi non lo si può capire e tu non c’eri!” - aggiunse.
“Bonnie ha davvero fatto tutto questo?” - chiese Elena in un sussurro.
Meredith annuì: “Sì! Quindi non prendertela neppure con lei se non ti crede e si schiera con Stefan! Vedi….come ti ho detto, noi tutti qui abbiamo visto il dolore di Stefan, ma Bonnie lo ha vissuto in prima persona e questo deve essere stato mille volte peggio!” - rispose - “Forse lei è l’unica che riesce a capirlo per davvero!” - aggiunse.
Elena annuì, sovrappensiero.
“Bonnie, ieri, mi ha detto anche che devo dimostrare con i fatti quello che dico…che devo troncare con Damon!” - fece Elena.
Meredith si stupì: “Perché, non lo hai ancora fatto?”.
Elena scosse la testa.
Meredith le diede un colpetto sul braccio: “E si può sapere che aspetti?” - le disse - “E’ logico che Stefan non ti creda se stanno così le cose!”.
Gli occhi di Elena si riempirono di lacrime.
Aveva un’espressione così atterrita e smarrita che le faceva tenerezza.
“Ascoltami!” - sospirò, Meredith - “Io ti credo, Elena! Ma se vuoi che anche Stefan cominci a crederti devi darti una mossa! Devi capire che ormai la fiducia che lui nutriva nei tuoi confrointi è andata a farsi benedire e le prima cosa che tu devi fare, prima di riconquistare il suo cuore, è riconquistare la sua fiducia! Ma per farlo devi porre fine alla tua relazione con Damon una volta per tutte e definitivamente, questa volta! Basta giochetti! Devi andare da Damon, dirgli che ami Stefan e solo lui, mollarlo e fargli capire per bene che tra te e lui non ci potrà mai essere nulla perché, metti caso che tu e Stefan torniate insieme…..se Damon ricomincia a comportarsi con te come faceva una volta e tu lo lasci fare come facevi una volta, Stefan non ti perdonerà mai!” - la avvertì - “Allora? Sei pronta a farlo? A dire addio a Damon?”.
Elena ci penso su per un po’, poi strinse i pugni e la guardò con determinazione.
“Si! Troncherò con Damon non appena lo vedo e poi andrò da Stefan a dirglierlo!” - disse.
“No!” - la fermò Meredith - “Non puoi pretendere che Stefan torni magicamente a confidare in te! Devi dargli tempo, tutto il tempo che vuole senza fargli pressioni!”.
Elena annuì e si corresse: “Ok! Allora mollo Damon e dò a Stefan tutto il tempo che vuole! Nel frattempo mi tengo lontana dai guai!”.
Meredith annuì sorridendo.
Ma Elena si rabbuiò di colpo: “E se Damon non ne vuole sapere? Si, insomma…se non sarà così facile troncare con lui?” - le chiese, nel panico.
Meredith sorrise, sorniona: “Non credo che opporrà tanta resistenza, sai?” - disse.
Elena la guardò, curiosa: “Sai qualcosa che io non so, Meredith?” - le chiese.
“Oh, andiamo, Elena! Nel nostro gruppo, tu sei quella bella, Bonnie è la dolce strega magicamente dotata e io sono quella intelligente! E’ mio preciso dovere sapere più cose di tutti voi messi insieme!” - scherzò Meredith strappando un sorriso ad Elena.
“Bonnie…devo chiederle scusa!” - disse.
“Beh…allora ti lascio! Si sta facendo tardi ed ho un ballo da portare in scena domani sera!” - fece Meredith alzandosi e avviandosi alla porta seguita da Elena - “A proposito…ti consiglio di procurarti una maschera se vuoi venirci anche tu…naturalmente senza Damon!”.
“Ovvio!” - sorrise Elena  - “Ma…aspetta…una maschera, hai detto?”.
“Stefan ci ha detto della tua idea e della voglia che avevi di partecipare al ballo, così io e Bonnie ci siamo date da fare e abbiamo avanzato la proposta di un ballo mascherato! E devo dire che ha riscosso grande successo!” - spiegò Meredith - “Lo vedi che ci tiene ancora a te?” - aggiunse.
Elena arrossì.
“Quindi niente cavolate Elena!” - la rimproverò Meredith - “Sta in campana, dagli tempo e….ascolta il tuo cuore!”.
“Grazie, Meredith!” - fece Elena.
Meredith le mandò un bacio e un sorriso prima di sparire oltre la porta e scendere di corsa le scale.
Mentre montava in auto, lanciò uno sguardo alla finestra della camera di Elena e sospirò sollevata: “La prima è andata!”.

Arrivò al palazzo comunale con qualche minuto d’anticipo.
Aveva avvertito Bonnie che non avrebbe potuto passarla a prendere quel giorno e, infatti, nel parcheggio notò subito la bici verde smeraldo dell’amica.
A Meredith scappò un sorriso: Bonnie doveva averla maledetta parecchio per averla costretta a farsi tutta quella strada in bici e con quel caldo!
Fece scattare l’antifurto dell’auto e si avviò verso il giardino posteriore dove fervevano i preparativi per il ballo della sera dopo quando, in lontananza, intravide la figura solitaria di Stefan che usciva dal cancello principale: doveva aver fatto compagnia a Bonnie durante il tragitto.
- Beh…già che è qui! - pensò Meredith gettandosi all’inseguimento del vampiro.
Stefan camminava lentamente così che Meredith non ci impiegò molto a raggiungerlo sulla via principale di Fell’s Church.
Sarebbe arrivata tardi all’incontro, ma aveva una missione più importante da compiere.
“Ehi, Stefan! Fermati!” - lo chiamò.
Il vampiro si bloccò all’istante e si girò verso di lei.
“Ehi, Meredith!” - disse, per poi raggiungerla -  “Tutto bene?” - le chiese.
Meredith annuì: “Si, ho soltanto corso un po’ per raggiungerti e poi fa un gran caldo che quasi non si respira!” - rispose sorridendo.
Stefan ricambiò il sorriso: “Hai corso per raggiungermi?” - le chiese curioso - “Volevi dirmi qualcosa?”.
- Ok, Meredith…buttati! - pensò la ragazza riavviandosi i capelli all’indietro.
“Si, io…ehmm…ho parlato con Elena prima e mi ha raccontato un po’ di cose..” - disse.
Stefan annuì, consapevole: “Cose su di me e su ciò che lei pensa di provare, immagino…” - disse.
“Si, mi ha detto che non le credi….” - fece Meredith.
Stefan sospirò e si passò le mani sul viso dall’espressione tormentata prima di risponderle: “Come faccio a crederle, Meredith? Non posso…semplicemente…non posso!” - disse - “Ci sono già passato e non voglio ricominciare tutto d’accapo perché se dovessi ripiombare in quello stato pietoso in cui lei mi ha ridotto….questa volta credo che neppure tutte le Bonnie del mondo riuscirebbero a rimettermi in sesto!”.
Meredith annuì, lentamente - “Ti capisco…lo so, l’ho visto con i miei occhi quello che ti ha fatto, ma…..Stefan…io mi preoccupo per te!” - disse.
Stefan si accigliò: “Ti preoccupi? Perché?” - le chiese.
Meredith si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla destra: “Ascolta….Hai mai provato a pensare come sarebbe davvero la tua vita senza Elena? L’eternità senza Elena?” - gli chiese - “Io capisco che hai paura di soffrire ancora e che non ti fidi più di lei e ti appoggio, ma pensa a te stesso….insomma….lei mi ha detto che tu le hai praticamente confessato di amarla ancora, è vero?”.
Stefan annuì, rassegnato.
“Ecco! Pensa a questo: dopo tutto quello che ti ha fatto passare tu la ami ancora. E sai perché? Perché nonstante la tua testa sia ormai passata oltre, sia mille miglia lontano da Elena, nonostante la tua razionalità le abbia detto addio……il tuo cuore non l’hai mai dimenticata e continua ad amarla!” - gli disse - “Sai, una volta Alaric mi ha raccontato una cosa su voi vampiri, mi ha detto che anche se il vostro cuore è fisicamente morto, voi paradossalmente siete le creature in grado di provare l’amore più profondo e duraturo che possa esistere….e lo provate per una sola persona ed è per sempre!” - continuò Meredith - “Certo, ha anche aggiunto che non per tutti i vampiri è così! Ci sono anche i vampiri che rifiutano totalmente l’amore e qualsiasi altro sentimento e ci sono anche quei vampiri che non credono in questa leggenda e pensano di poter amare più di una volta nella loro esistenza….ma tu non sei così! Tu sei esattamente quel tipo di vampiro che ama una sola volta e per sempre, sei quel tipo di vampiro che riconosce a prima vista la donna della sua vita e fa di tutto per starle vicino!” - finì Meredith.
“E questo che significa? Che stai cercando di dirmi?” - le chiese Stefan guardandola negli occhi.
“Significa che tu sei speciale, Stefan! Significa che hai un cuore capace di grandi cose, prima fra tutte: amare! Sei in grando di provare un amore forte e smisurato, alle volte persino esagerato….e lo provi per un’unica persona: Elena! Che tu lo voglia oppure no!” - rispose Meredith.
Stefan scosse la testa: “Non posso tornare con lei come se nulla fosse!” - disse.
“Ed io non ti sto dicendo di farlo!” - ribattè Meredith - “ Ti sto solo dicendo di tenere a mente questa cosa e di pensarci, di pensare al tuo futuro! Preferisci pensare all’eventualità di dare, un giorno, una seconda possibilità ad Elena oppure preferisci trasformarti in uno di quei vampiri che rifiutano ogni sentimento e che sono soltanto dei mostri? - gli chiese.
Stefan la guardò senza rispondere.
“Prenditi il tuo tempo! Pensaci, riflettici su…..una cosa che non ti manca è proprio il tempo!” - lo esortò Meredith  - “Pensa a quello che ti ho detto e non ti costringere ad escludere Elena dalla tua vita! Così, forse, potrai capire cosa realmente le passa per la testa! Dopotutto non hai niente da perdere, ma soltanto da guadagnarci: se decidi di darle un’altra chance allora sarai felice, se, invece, capisci che lei non è davvero cambiata…beh…almeno ti sarai tolto un dubbio e ti sarai evitato parecchie sofferenze!” - aggiunse, sorridendo.
Stefan la guardò per diversi istanti prima che un debole sorriso apparisse sulle sua labbra: “Prendere tempo……forse hai ragione!” - ammise.
Meredith gli battè due volte sulla spalla, delicatamente: “Ascolta il tuo cuore, Stefan! In certe situazioni è la cosa migliore da fare!” - gli consigliò.
Stefan annuì, sorridendo e sospirando.
“Beh…io adesso vado, sono già in ritardo!” - fece Meredith, cambiando argomento.
Stefan guardò distrattamente l’orologio che aveva al polso: “Si, sarà meglio che vai….lo dico per il tuo bene: non è una cosa consigliabile lasciare da sola Bonnie in balia della signora Hill per troppo tempo!” - disse Stefan.
“Si, si, si….hai ragione! Se non mi sbrigo finisce che la mia cara amica mi scuoia viva!” - ironizzò Meredith, indietreggiando.
Stefan le rivolse un ultimo sorriso sereno: “Ciao, Meredith!”.
Meredith alzò una mano nella sua direzione: “Ciao, Stefan!”.

Come previsto, Bonnie la aspettava a braccia conserte e con un cipiglio non proprio amichevole all’entrata della sala per il ballo.
“Scusa, scusa, scusa! Sono in ritardo…lo so…” - tentò di giustificarsi Meredith appena arrivata.
L’espressione di Bonnie si addolcì, ma solo di poco.
“Ti perdono solo in onore della nostra decennale amicizia!” - disse - “Se si fosse trattato di qualcun altro non avrei esitato a togliergli l’amicizia su Facebook! Sai quanto mi irrita stare da sola a sorbirmi le lamentele della signora Hill!”.
Meredith accennò un sorriso e le si avvicinò, mettendole una mano dietro la schiena e guidandola verso la loro postazione da decoratrici: “Lo so ed è per questo che ti chiedo perdono, ma sono stata trattenuta…” - disse.
“Ah, si? E da chi?” - chiese Bonnie.
“Da qualcun altro a cui non toglieresti mai l’amicizia su Facebook: Stefan!” - rispose Meredith.
Bonnie sbuffò: “E’ davvero stressante essere amica di voi due: non riesco mai ad arrabbiarmi come si deve!” - disse mettendo su un broncio da bambina decisamente adorabile.
Meredith sorrise e le fece l’occhiolino, ma non si era dimenticata della “missione” che le avevano affidato la signora Stones e la signora Flowers, così colse la palla al balzo per entrare nell’argomento anche con Bonnie.
“Allora mi reputo fortunata!” - buttò lì - “Elena mi ha detto che quando ti arrabbi fai paura!”.
Restò a guardare Bonnie per qualche secondo per vedere che effetto sortiva il suo commento e, infatti, la risposta non tardò ad arrivare.
“Elena ti ha detto che abbiamo litigato di nuovo, eh?” - le chiese Bonnie.
Meredith annuì.
“E ti ha detto anche il perché?” - fece Bonnie appoggiandosi al tavolo da lavoro che era stato assegnato a loro due.
“Si, mi ha detto tutto!” - disse Meredith, con un tono che faceva ben intendere che Elena le aveva raccontato proprio tutto tutto.
Bonnie annuì: “E cosa ne pensi?” - le chiese.
“Penso che Stefan abbia ragione a non fidarsi e che Elena ha sbagliato a non mollare subito Damon e ha sbagliato anche a stare troppo addosso a Stefan! Le ho detto di rimediare a tutti e due gli sbagli!” - rispose Meredith.
“Beh…mi sembra sensato!” - fece Bonnie.
Si misero entrambe a sedere e, mentre Bonnie faceva l’inventario di tutto ciò che era stato usato e di tutto ciò che era stato lasciato negli scatoloni, Meredith riprese a controllare che tutti i permessi fossero in ordine e che tutti i fornitori fossero all’opera.
Arrivata a metà del lavoro, mentre il sole cominciava a calare, Meredith disse: “E tu che mi racconti? Stai bene?”.
Bonnie le rispose senza guardarla: “Mi hai vista piangere ieri?”.
Meredith sospirò, guardò lo sguardo neutro che l’amica continuava a rivolgere alle pile di fogli davanti a se e si infuriò: “Sinceramente non capisco proprio perché diamine devi sempre farti del male, Bonnie! Comincio a temere che tu abbia seri problemi di autolesionismo emotivo!” - sbottò battendo una mano sulla scrivania.
Bonnie sbiancò e la guardò con occhi spalancati.
“Si può sapere di che cosa stai parlando?” - le chiese, come se fosse lei la matta.
Meredith le si avvicinò e abbassò il tono della voce: “Sto parlando di te, Bonnie! E sto parlando dei tuoi sentimenti e di Damon! Ecco di cosa sto parlando!” - disse.
Bonnie si ritrasse scuotendo la testa: “Non c’è nulla tra me e Damon!” - negò.
“Ok! Quindi deduco che vuoi continuare a giocare  a < Io non sono innamorata di Damon >!” - disse Meredith.
“Io non sono innamorata di Damon, Meredith! Mettitelo in testa!” - disse risoluta Bonnie.
“Senti, Bonnie! Come hai detto tu prima, in onore della nostra decennale amicizia….vedi di non raccontarmi cavolate!” - rispose altrettanto risoluta Meredith.
Restarono a fissarsi occhi negli occhi per attimi interminabili.
La prima ad abbassare lo sguardo fu Bonnie.
“Ok! Lo ammetto! Sono innamorata di Damon!” - si arrese - “E adesso? Mi spieghi cosa cambia?” - le chiese.
“Se non ti metti in gioco non cambierà mai nulla!” - rispose Meredith.
Bonnie sembrò spazientirsi e alzò gli occhi al cielo.
“Oh, andiamo, Meredith! Mettermi in gioco per cosa? Per soffrire ancora? Per continuare a vederlo sbavare dietro ad Elena per il resto dei miei giorni?” - fece Bonnie - “No, grazie, Meredith! Ci sono già passata e non mi è piaciuto per niente!”.
“Elena…certo!” - fece Meredith - “Perché era Elena quella che guardava in continuazione ieri! Ed era Elena quella per cui si è quasi fatto pestare da Stefan! Così com’ era Elena quella che lo ha reso uno straccio ieri sera quando se ne è corsa via!” - disse - “Sarò anche rimasta in disparte ieri, ma ho visto tutto! E, sinceramente, quello sguardo perso con cui l’ho visto dopo che te ne sei andata…lo ammetto….mi ha fatto quasi pena, sembrava un poveraccio!”.
“Perché mi stai dicendo tutte queste cose? Per farmi sentire in colpa?” - fece Bonnie.
“No!” - rispose Meredith scuotendo la testa e afferrandola per le spalle - “Bonnie io ti voglio bene e voglio che tu sia felice! Se non credessi che Damon prova davvero qualcosa di forte per te io non starei qui a difenderlo, ma sarei la prima a dirti di stargli alla larga anche a costo di doverti trasferire in Cina!” - aggiunse strappando un sorriso alla rossa - “Ma sono qui e ti sto dicendo di parlargli, di lasciare che si spieghi chiaramente una buona volta e di non saltare subito alle conclusioni basandoti soltanto su eventi passati!”.
“Come fai a definire evanto passato il fatto che lui adesso sta con Elena e che stravede per lei?” - fece Bonnie.
“Strevede per lei? Sul serio?” - fece ironicamente Meredith - “Bonnie, tu e Stefan sembrate una coppia di innamorati diecimila volte di più di quanto non lo sembrino Damon ed Elena! E dammi retta che io queste cose le vedo chiaramente dall’esterno! Tra quei due….non funziona! Insomma, se funzionasse Elena non si sarebbe ricreduta sulla sua scelta e..beh….deve pur essere successo qualcosa tra te e Damon per farti ripiombare in questo stato, no?” - le chiese.
Bonnie annuì: “Si, sono decisamente successe delle cose…” - confermò.
“Ecco, questo vorrà pure dire qualcosa, no?” - fece Meredith.
Bonnie annuì lentamente e sospirò: “E come faccio a sapere che per lui non è tutto un gioco?”.
Meredith scosse la testa: “Non lo so! L’unica cosa che puoi fare è…parlare con lui e scoprirlo!” - le consigliò.
“Quindi, secondo te, dovrei andare dritta da Damon a chiedergli cosa prova per me? Correndo il rischio che mi scoppi a ridere in faccia?” - fece Bonnie.
“Si, è esattamente quello che devi fare!” - rispose Meredith - “ Bonnie tu non sei una bambina indifesa e probabilmente non lo sei mai stata! Siamo stati noi gli sciocchi a considerarti tale perché tu…insomma….soltanto negli ultimi mesi hai: risollevato dal baratro un vampiro depresso con cui hai instaurato un rapporto invidiabile, portato avanti la tua vita umana, fatto enormi progressi come strega e le hai cantate per più di una volta ad Elena!” - elencò Meredith - “Penso che tu sia forte abbastanza per riuscire a reggere un confronto con Damon!” - aggiunse.
“Quindi…devo parlargli?” - fece Bonnie.
“Quindi devi parlargli!” - confermò Meredith.
Bonnie annuì e, sorridendo, abbracciò Meredith.
“Sai? Mi sono improvvisamente ricordata perché la nostra è un’amicizia decennale!” - fece Bonnie.
“Ne sono felice!” - rispose Meredith, alzandosi e facendo per andare via nell’istante in cui la signora Hill cominciò a gridare a gran voce che tutto il lavoro era stato svolto e che potevano ritornare a casa ed essere orgogliose perché il ballo della sera dopo sarebbe stato spettacolare.
“Un ultimo consiglio?” - le gridò Bonnie.
Meredith si voltò e sorrise, conoscendo già la risposta perfetta: “Quando gli parlerai e lui ti risponderà, poi dovrai essere tu a valutare se fidarti oppure no!” - disse - “Beh….ti do una dritta per capirlo rapidamente: ascolta il tuo cuore, Bonnie!”.
Bonnie sorrise e annuì: “Te lo prometto!”.

Per la maggioranza delle persone il momento più opportuno per fare jogging era all’alba, ma Meredith non era la maggioranza delle persone.
Lei adorava fare jogging al tramonto, dopo cena.
Le piaceva correre per ore con il sole che tramontava alle sue spalle e sentire i caratteristici tintennii dei bicchieri che provenivano dalle case dove le donne si davano da fare per caricare la lavastoviglie.
Era rilassante.
Ma la cosa che le piaceva più di tutte era tornare a casa dopo una bella corsa, farsi una doccia rinfrescante e buttarsi sul suo comodo lettone per una dormita lunga e rigenerante.
Quella sera, poi, si sentiva fiera di se stessa mentre le goccioline di sudore le imperlavano la fronte e la coda con cui aveva legato i capelli le dondolava sulle spalle.
Era riuscita a portare a termine la sua “missione”, aveva parlato sia con Elena che con Bonnie ed anche con Stefan.
Certo, il quadro non era al completo perché c’era anche Damon, ma…andiamo…lei che parlava con Damon di sentimenti? Era assurdo! Soprattutto perchè Damon non parlava con nessuno di ciò che provava, figurasi se ne andava a parlare a lei….Miss Inquietudine.
Ma la signora Stones le aveva detto che anche tre se quattro era un bel risultato, quindi….
Meredith svoltò lungo il viale alberato che costeggiava la casa di Bonnie e che, di solito, a quell’ora di sera era sempre deserto e aumentò l’andatura della corsa spostandosi liberamente verso il centro della strada.
Fu in quel momento che uno strano movimento sull’albero di fronte alla casa della sua migliore amica attirò la sua attenzione.
Meredith si fermò sul posto e strinse gli occhi nel tentativo di riuscire a vedere di cosa si trattava, ma non c’era più nulla che si muoveva.
Scosse la testa e pensò di essersi sbagliata, ma proprio mentre ricominciava a correre un nuovo movimento sull’albero seguito dall’apparizione di lucenti capelli neri le fece scappare un risolino.
Damon stava spiando Bonnie!
Era spassosissimo, sembrava di assistere alla scena di uno di quei fim di bassa lega in cui il quindicenne brufoloso e in preda agli ormoni si arrampica su un albero per spiare la reginetta del ballo a sua insaputa.
Meredith rise di gusto e si avvicinò.
Non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di parlare anche con Damon, ma già che se lo trovava lì….insomma…aveva fatto trenta, tanto valeva fare trentuno.
Lanciando un’occhiata alla casa di Bonnie per controllare che non ci fosse nessuno in vista, bussò con le nocche al tronco dell’albero e guardò in alto.
Damon si voltò di scatto con l’espressione di chi è irritato perché non voleva essere disturbato, ma appena la riconobbe sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
Meredith lo indicò e, a gesti, gli fece capire che doveva scendere, ma Damon si piazzò sul viso quel ghigno divertito che lei odiava a dismisura e scosse la testa.
Meredith annuì e non perse coraggio, piuttosto disse: “Ok! Allora sarò costretta ad andare ad informare Bonnie che c’è uno spione sull’albero che ha in giardino!” - parlò con un tono di voce naturale sapendo che Damon avrebbe potuto sentirla comunque.
E, infatti, un secondo dopo se lo ritrovò davanti.
“Cosa vuoi, Miss Inquietudine?” - le chiese Damon incrociando le braccia al petto.
Meredith sospirò e si lanciò nell’ennesimo discorso della giornata.
“Nulla! Mi piacerebbe soltanto sapere perché stai qui a spiare Bonnie quando hai Elena, la ragazza che hai sempre desiderato?!?”- fece Meredith.
“Non sono affari tuoi!” - replicò Damon.
“E invece lo sono perché Bonnie è la mia migliore amica e ha già sofferto abbastanza a causa di un bastardo cronico come te!” - disse Meredith, durantemente.
A quel punto l’attenzione di Damon fu tutta concetrata su di lei: “Siamo in vena di complimenti a quanto pare, eh?”.
Meredith fece un passo avanti e gli puntò un dito contro.
“Ascoltami bene! Non so cosa provi per Bonnie, ma spero per il tuo bene che sia qualcosa di abbastanza forte da spiegare il perché di questo tuo comportamento, Damon!” - disse - “Io voglio solo il meglio per Bonnie e, chissà per quale ragione, lei pensa che il meglio sia tu e ti ama per questo e, dopo quello che è successo ieri sta ancora peggio di prima! Quindi, dato che sono una buona amica, nonostante non ti sopporto, ho passato l’intero pomeriggio a cercare di convincerla a parlarti per decidere se questa volta può fidarsi di te!” - aggiunse.
“Quindi dovrei ringraziarti?” - fece Damon.
“Si, esatto, dovresti!” - rispose Meredith - “Perché è soltanto grazie a me se lei deciderà di darti una seconda opportunità! Ma stà attento a come te la giochi perché sarà l’ultima! Quindi, prima di parlare con Bonnie, ti consiglio di fare chiarezza su ciò che veramente vuoi!” - continuò - “Se vuoi Bonnie e ne sei innamorato, anche se < innamorato > è una parola grossa da usare con te, comunque….se ami Bonnie allora vedi di smetterla di comportarti come se fossi il personale cagnolino scodinzolante di Elena, se al contrario Bonnie è solo un gioco per te e non hai alcuna intenzione di mollare Elena…beh…allora evitala, evita Bonnie e quando vorrà parlarti tirati indietro ed esci fuori dalla sua vita! Mi hai capita?” - fece Meredith.
“Devo prenderla come una minaccia? Oppure era un amichevole consiglio?” - fece Damon guardandola negli occhi.
“Niente amichevoli consigli tra me e te, Damon!” - rispose Meredith facendo per andarsene.
Pochi passi dopo, però, si bloccò e tornò a voltarsi: “Ascolta….non prendermi in giro per quello che sto per dirti, non subito almeno, ma….oggi mi sono ritrovata a dire una frase parecchie volte e sempre in situazioni come questa quindi la dico anche a te!” - disse.
Damon la guardò assottigliando lo sguardo.
“Beh….quando parlerai con Bonnie, se..le parlerai..ascolta il tuo cuore, Damon!” - disse - “Sempre che tu ne abbia uno, ovvio!” - aggiunse.
Lanciò un ultimo sguardo al vampiro e riprese la sua corsa.
La voce divertita di Damon la raggiunse poco dopo, da lontano: “Ehi, adesso posso prenderti in giro?” - le chiese.
Meredith agitò in aria una mano, senza voltarsi, mentre in lontananza la risata di Damon si perdeva nell’aria.
Non poteva certo aspettarsi di meglio dopo avergli detto una frase del genere.

“Quindi?” - le chiese Alaric al telefono.
“Quindi ho fatto quello che mi hanno detto e ho cercato di aprire gli occhi sui loro sentimenti ad Elena, a Stefan, a Bonnie e….persino a Damon!” - rispose Meredith mentre si frizionava i capelli con l’asciugamano.
“Tu hai dato consigli sentimentali a Damon?” - fece Alaric, divertito.
“No! Io ho dato minacce sentimentali a Damon, non consigli!” - rispose Meredith.
“Ok! Quindi adesso che si fa? Si aspetta per vedere che succede?” - chiese Alaric.
“Mi sa di si! A quanto pare questa era l’ultima parte del piano strategico delle due signore, quindi adesso dobbiamo solo aspettare e vedere se ha funzionato!” - rispose Meredith.
“Io credo di si!” - fece Alaric - “La SuperConsigliera non sbaglia mai!” - scherzò.
Meredith rise e si lasciò cadere con un tonfo sordo sul materasso del suo letto.
“Allora ci vediamo domani?” - chiese.
“Puoi giurarci! Arrivati a questo punto non mi perderei quel ballo per nulla al mondo!” - rispose Alaric - "Quindi...buonanotte!!".
“Buonanotte!” - fece Meredith, chiudendo la telefonata e poggiando il cellulare sul comodino.
Si rilassò con un sorriso enorme e guardò il soffitto.
Quel giorno era stato a dir poco strano, ma….doveva ammettere che si era divertita, soprattutto quando aveva puntato il dito contro Damon!
- Però è anche vera un’altra cosa… - pensò massaggiandosi una spalla e sbadigliando -…essere saggia è proprio sfiancante! -.






NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Stasera sono in anticipo rispetto al solito...mi sento proprio fiera di me!!!XDXDXDXDXD
E per tutti coloro che non si sono lamentati per niente per la lunghezza dello scorso capitolo, ecco un altro capitolo altrettanto lungo....
Ma è anche un capitolo decisamente particolare!!!
Lo possiamo definire...un infinito POV Meredith!!!
Insomma...a questo punto della storia mancano 2 capitoli più l'epilogo alla fine, quindi mi serviva che qualcuno desse le spinta finale ai nostri quattro protagonisti e....chi meglio della saggezza fatta persona?
Le nostre due coppie hanno praticamente passato tutta la storia a spremersi le meningi per capire cosa è meglio per loro....mi è sembrato opportuno dare loro una spinta da chi ha vissuto tutta la situazione dall'esterno!!!
A voi che ve ne pare?
Vi è piaciuta come idea?
Io, personalmente, non avevo intenzione di scrivere un capitolo così, ma poi mi è venuta questa idea improvvisa e dato che adoro Meredith....ecco qua!!!
Spero che vi sia piaciuto!!!XDXDXDXDXD
Ci "rivediamo" lunedì sul blog per lo spoiler... invece per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

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Capitolo 18
*** Voglia di verità ***


Voglia di verità

“Tu lo sai, vero, che non dovresti essere qui mentre scelgo il vestito da indossare stesera?” - gridò  Bonnie dall’interno del camerino in cui si era rifugiata con l’ennesimo vestito.
Quella sera ci sarebbe stato il grande ballo di beneficenza di Fell’s Chuch che lei aveva aiutato ad organizzare.
Peccato che si era accorta soltanto all’ultimo minuto di essere senza vestito!
Per questo Stefan l’aveva accompagnata in giro a fare shopping e, con un’ infinita pazienza, la stava aiutando e consigliando.
“Perché non dovrei essere qui?” - chiese di rimando il vampiro.
“E che ne so! Non c’è, tipo, una regola che dice che il cavaliere deve vedere il vestito soltanto all’ultimo secondo mentre la dama scende dal piano di sopra di casa sua tutta agghindata e con un sorriso timido stampato in faccia e lui, allora, la guarda come se fosse l’ottava, la nona e la decima meraviglia del mondo tutte insieme?” - fece Bonnie.
“Beh…se la metti così, forse hai ragione!” - rispose Stefan - “Ma mi sembra eccessivamente maleducato lasciarti qui e farti tornare a Fell’s Church a piedi!”.
Bonnie uscì dal camerino reggendosi la gonna del vestito che aveva addosso e gli fece un profondo inchino: “Allora la ringrazio immensamente per la sua bontà, Signor Salvatore!” - scherzò.
Stefan sorrise di rimando: “Non c’è di che!” - rispose - “Ma se posso dire la mia….mi piaceva di più il vestito che avevi prima!” - aggiunse.
“Intendi quello blu?” - chiese Bonnie.
Stefan annuì.
Bonnie, allora, si avvicinò allo specchio e ammirò il suo riflesso.
Anche il vestito che aveva addosso in quel momento era molto bello, tutto rosso con corpetto stretto e gonna ampia, ma a a dire il vero anche lei preferiva quello blu di cui parlava Stefan.
“Allora prendo quello blu!” - decise, voltandosi di scatto - “Con la maschera abbinata, naturalmente!” - aggiunse tornando in camerino per rimettersi i suoi vestiti.
“Ottima scelta!” - concordò Stefan.
“Già! A proposito…non è che potresti cominciare a portare tutto alla cassa? Io arrivo tra un attimo…” - fece Bonnie.
“Nemmeno per sogno!” - rispose Stefan - “C’ è ancora qulla commessa di prima e ti giuro che mi fa paura! Ma, dico io, non dovrebbe essere il contrario? Non dovrebbe guardarmi e provare l’istinto..che ne so…di correre via urlando?”.
Bonnie rise per il tono angosciato dell’amico e lo raggiunse sistemandosi i capelli.
“Stefan, tu non sei esattamente il tipo oscuro e misterioso che  mette i brividi!” - commentò.
“Cioè, io non sono come Damon!” - concluse Stefan.
A quel nome, Bonnie si agitò.
Aveva promesso a Meredith che avrebbe parlato chiaramente con Damon non appena lo avrebbe visto e quasi sicuramente lui sarebbe stato al ballo di quella sera, ma lei non aveva ancora pensato a nulla da dirgli e questo la stava mandando nel panico assoluto.
“Damon? Perché parli di Damon? Io non ho mica nominato Damon, tu hai nominato Damon! Perché hai nominato Damon? Insomma…non che tu non possa nominarlo, però non capisco perché lo devi nominare proprio adesso…certo, non..” - cominciò a farneticare, ma per fortuna Stefan l’afferrò per le spalle e la interruppe.
“Ehi, ehi…Bonnie!” - la richiamò  - “Stai parlando a macchinetta! Che succede? Cos’è tutto questo nervosismo riguardo a mio fratello?” - le chiese.
Bonnie si posò una mano sul cuore e scosse la testa: “Accidenti, hai ragione…scusami tanto! Comunque..non lo so…è che ieri sera ho parlato con Meredith e lei mi ha consigliato di mettere le cose in chiaro con Damon una volta per tutte ed io ho intenzione di farlo stasera e questo mi innervosisce!” - spiegò.
Stefan si accigliò: “Meredith ieri ti ha parlato di Damon e ti ha dato consigli?” - le chiese.
“Si! Perché?” - fece Bonnie.
“Perché ha fatto lo stesso con me! Beh…ovviamente a me ha parlato di Elena e mi ha consigliato di prendere tempo!” - rispose Stefan.
Bonnie all’improvviso ricordò anche un’altra cosa che le aveva detto Meredith: “Da quello che ne so Meredith ha parlato anche con Elena e le ha consigliato di darti tempo, se ho capito bene!” - disse.
Stefan scosse la testa e sorrise: “Quella ragazza è incredibile! Meredith, intendo..” - disse.
“Sono d’accordo! Comunque….tu che farai? Seguirai il suo consiglio?” - gli chiese Bonnie.
Stefan sospirò: “Mi sembra la cosa più sensata da fare!” - rispose.
“Ok! Quindi…tu seguirai il consiglio di Meredith, io seguirò il consiglio di Meredith, presumibilmente anche Elena seguirà il consiglio di Meredith e di Damon non so che dirti perché non so se la mia cara amica ha avuto il fegato di parlare persino con lui, anche se…trattandosi di Meredith...tutto e possibile!” - ragionò Bonnie.
“Mi sa che ci aspetta una gran bella serata…” - commentò Stefan mettendole un braccio attorno alle spalle e guidandola verso la cassa con i suoi acquisti nell’altra mano.
“Lo penso anch’io!” - sospirò, impaurita, Bonnie.

Era pomeriggio inoltrato e i caldi raggi del sole filtravano dalla finestra e scaldavano la delicata pelle di Elena.
La ragazza era sola nel pensionato e percorreva a grandi passi la sua stanza aspettando, in preda all'ansia, che Damon si facesse vivo.
Gli aveva inviato un messaggio mentale quella mattina e, seppure non aveva avuto risposta, sapeva che lui si sarebbe presentato a momenti.
Elena sentiva il nervosismo crescere.
Sapeva bene che era giusto così, che doveva parlare con Damon e mettere al loro posto le cose una volta per tutte, ma non poteva fare a meno di sentire uno strano ed ingombrante nodo all'altezza della gola.
Si fermò un attimo e guardò verso la finestra spalancata.
Si conosceva troppo bene per non ammettere il perchè di tutta quell'ansia.
Non era solo per Damon e per quello che, di lì a poco, gli avrebbe detto. Ma per quello che comportava il discorso che stava per affrontare.
Da esperta di piani A e strategie, come tutti la ritenevano, non poteva fare a meno di valutare i pro e i contro della situazione.
Da un lato c'era la possibilità di perdere la fiducia di Damon e di ferire il suo stesso orgoglio ammettendo di aver fatto soltanto un grosso insieme di errori colossali da quando aveva conosciuto Stefan e Damon, ma dall'altro c'era l'amore per Stefan che era più forte che mai.
Questa volta valutare da che parte pendesse l'ago della bilancia non fu difficile.
Per riavere Stefan doveva ferire il suo stesso orgoglio? Perfetto! Lo avrebbe fatto!
Per riavere Stefan doveva perdere la fiducia di Damon? Le dispiaceva, ma non poteva fare altro!
Un attimo dopo, la porta della camera si spalancò.
Damon entrò senza proferire parola, ma rivolgendole soltanto un cenno del capo, e si fermò al centro della stanza.
Sembrava del tutto rilassato e dalla sua espressione non traspariva niente che le potesse far temere che lui fosse di cattivo umore.
Elena si guardò intorno e si stupì parecchio di quello che percepì nella stanza.
Si era aspettata che l’aria fosse tesa e quasi ingestibile, invece tra di loro aleggiava soltanto un lieve alone di imbarazzo e non era neppure così male come sensazione.
- Forse è la conferma che sto per fare la cosa giusta…. - pensò Elena sorridendo leggermente.
“Allora?” - la incitò Damon all’improvviso.
Elena tornò a portare lo sguardo su di lui e annuì.
“Si, scusami, hai ragione! Ti ho chiesto di venire qui e, invece di dirti ciò che devo, me ne sto qui a guardare per aria!” - disse.
Damon scosse la testa e si mise scompostamente a sedere sul bordo del letto.
“Niente di cui preoccuparsi!” - le rispose liquidando le sue scuse con un noncurante gesto della mano.
Elena annuì nuovamente e sospirò una, due, tre volte prima di comiciare a parlare.
“Ascolta, Damon…c’è una cosa di estrema importanza che voglio dirti! Forse ti farà soffrire o forse no, ma io devo dirtelo, devo farlo!” - esordì.
Damon inclinò la testa di lato e la guardò incuriosito.
“Continua!” - le disse.
“Ok! Mettiamola così….Hai mai provato quella strana sensazione d’angoscia e confusione che deriva dal fatto che tu sai di avere ciò che volevi, sai che hai fatto delle scelte per avere quello a cui aspiravi e finalmente sei riuscito a prendertelo, ma, nello stesso tempo, senti che non ti basta, ti senti a disagio, come se ti mancasse qualcosa, come se quel qualcosa che tu credevi di volere, quel qualcosa che hai scelto….beh..in realtà fosse un errore? L’hai mai provata una sensazione simile?” - gli chiese.
Damon la guardò con uno sguardo serio e concentrato per qualche attimo prima di risponderle.
“Credo di sapere a cosa tu ti stai riferendo…” - le disse.
Elena annuì: “Ok! Beh…questa sensazione l’ho provata anch’io ultimamente e questo mi ha spinto a pensare! Ho ragionato sulla mia vita, sulle mie scelte, sulle persone che mi circondano e sui ruoli che ricoprono nella mia vita…” - disse.
“E a quale conclusione sei arrivata?” - le chiese Damon.
Elena sospirò: “Ho capito che c’è qualcosa di sbagliato!” - rispose.
Damon annuì e la incitò a proseguire con un cenno.
“Damon, io…non so come la prenderai…ma voglio confessarti la verità!” - disse - “Ho capito di essere ancora innamorata di Stefan. Ho capito di averlo sempre amato e di non aver mai smesso di farlo. Ho capito che ho sbagliato a scegliere te. Non che non ci tenga a te, anzi…ci tengo molto, ma non è amore!”.
Restò in silenzio per qualche attimo guardando Damon intensamente e cercando di capire cosa stesse pensando in qul preciso momento, ma Damon non tradiva nessuna emozione.
Elena gli si avvicinò e gli si sedette accanto.
Damon si voltò a guardarla ed Elena si meravigliò moltissimo della serena tranquillità che gli occhi del vampiro emanavano.
Aveva creduto che si sarebbe arrabbiato, che sarebbe partito in quarta pronto ad uccidere Stefan, e invece…niente.
“Lui lo sa?” - le chiese soltanto.
Dopo un primo momento di stupore per quella domanda inaspettata, Elena annuì: “Si…io gliene ho parlato, ma lui non ha voluto credermi!” - rispose - “E non posso dargli torto visto trutto il male che gli ho fatto!” - aggiunse.
“Qualcun altro lo sa?” - le chiese Damon.
Elena lo guardò negli occhi: “Sì! Meredith e Bonnie!” - rispose - “Con Bonnie ho parlato il giorno in cui abbiamo fatto giardinaggio, ma anche lei non mi ha creduto e con Meredith ci ho parlato ieri ed è stata in grado di aiutarmi e di farmi capire quali sono stati relamente i miei errori e mi ha consigliato…”.
“Di ascoltare il tuo cuore?” - la interruppe Damon.
Elena si accigliò: “E tu come lo sai?” - gli chiese sinceramente curiosa.
Damon sorrise lievemente e scosse la testa: “Mi sa che Miss Inquietudine ieri se ne è andata in giro a dispensare consigli!” - disse.
“Ha parlato anche con te?” - gli chiese Elena.
“Diciamo che non me ha utilizzato l’antica arte della minaccia!” - fece Damon - “Comunque…torniamo a noi!”.
Elena si riprese subito da quell’attimo di distrazione e tornò ad affrontare decisa gli occhi di Damon.
“Damon…penso che tu abbia capito dove voglio andare a parare e, come ti ho già detto, spero che questo mio desiderio non ti rechi sofferenza, ma…..io amo Stefan! E’ lui, adesso lo so! E sono stata una vera stupida a non accorgermene prima!” - disse - “So che sarà dura riconquistare la sua fiducia e tornare ad essere degna del suo amore, ma….io voglio e devo provarci! Capisci?”.
Damon annuì e le sorrise.
“Quindi la chiudiamo qui? Una volta per tutte?” - le chiese.
“Si!” - confermò Elena - “La chiudiamo qui!”

Quindi avevano chiuso, kaput, zac zac zac.
Anni passati ad inseguirla e poi erano bastati pochi mesi per far sparire qualsiasi sentimento vagamente romantico che fosse mai esistito tra loro.
Damon se ne stava seduto sul letto di Elena e guardava una macchiolina più scura sulla parete di fronte e si sentiva….sollevato.
Insomma, a rigor di logica, avrebbe dovuto sentirsi furioso, sbraitare, usare parole volgari contro Elena e pianificare nei minimi dettagli la morte cruenta e dolorosa del fratello e invece….si sentiva sollevato, come se si fosse appena tolto un grosso peso dallo stomaco.
Sbuffò e abbassò la testa a guardare il tappeto rosso al centro della stanza e il suo pensiero corse a Bonnie.
Il rosso scuro ed intenso del tappeto era molto simile a quello dei capelli della streghetta.
Era un rosso parecchio strano, un rosso molto simile a quello del sangue, il sangue di Bonnie dall’aroma dolce e fruttato che lui non aveva mai osato assaggiare.
Il perché, poi, non era mai riuscito a spiegarselo.
Lui era quello cattivo che avrebbe dato qualsiasi cosa per del sangue bevuto direttamente dalla gola del proprietario. Aveva anche bevuto quello di Elena, la ragazza che aveva sempre creduto di amare, e lo aveva fatto senza nessuna esitazione.
Allora perché con Bonnie non ci era mai riuscito?
Non che di occasioni non ce ne fossero state….
Ma ogni volta che ci pensava anche solo lontanamente si sentiva sporco e vigliacco.
Bonnie era una creatura tanto pura ed ingenua che solo un codardo si sarebbe approfittato di lei bevendone il sangue.
Però c’era anche qualche altra cosa, una specie di istinto di protezione nei confronti della streghetta che lo aveva sempre portato a difenderla senza stare lì a pensare ai se e ai ma.
E poi andava anche aggiunta quella sensazione strana che sentiva ogni volta che era con lei. Era una sensazione quasi primordiale, una sensazione di…possesso assoluto che lo stava facendo uscire di senno e che, soprattutto nell’ultimo periodo, si era talmente acuita da portarlo a fare cose sconsiderate.
Ad esempio: erano nella grotta e lui invece di preoccuparsi e di cercare ogni metodo possibile per tirarli fuori da quel guaio, non aveva fatto altro che insidiarla e toccarla ogni volta che ce n’era stata l’occasione. Poi erano usciti da lì dentro e si era appigliato a quella scusa banale dell’insonnia per dormirci insieme e, infine, aveva preso a monopolizzarle i sogni.
Parliamo chiaramente: se non era strano questo, allora cosa lo era?
Ma Damon non potè rifletterci su perché Elena gli poggiò una mano su una spalla attirando la sua attenzione.
- Ecco un’altra cosa senza senso: Elena mi ha appena mollato e a me non potrebbe fregarmene di meno! Anzi…mi ero pure dimenticato che era ancora qui…. - pensò Damon scuotendo la testa.
“A te sta bene, Damon? La nostra rottuta, intendo!” - gli chiese la bionda con aria preoccupata.
Damon si sentiva leggermente a disagio per la risposta che stava per dare perché non lo avrebbe mai detto: “A dire il vero…si, mi sta bene!” - e lo disse con un tono che faceva capire a meraviglia che lui stesso era stupito dalla cosa e non riusciva a spiegarsela.
Elena sorrise: “E’ per Bonnie?” - gli chiese.
Damon si voltò a guardarla di scatto.
Cosa doveva rispondere? Si? No? Forse?
Ma non dovette restare lì a pensare molto alla risposta perché questa venne da se nel momento in cui la mente di Damon, che continuava a guardare Elena, sostituì al viso della bionda quello della streghetta.
Damon scosse la testa per tornare alla realtà: “Sì, decisamente!” - ammise.
Una delle poche cose buone che aveva portato il suo rapporto con Elena era che adesso lui sentiva di poterle confessare ogni cosa. Il che era piuttosto sorprendente visto che lui non si fidava nemmeno della sua stessa ombra.
“Cosa provi esattamente per lei?” - gli chiese Elena con voce pacata e comprensiva.
Damon scosse la testa e si appoggiò con i gomiti alle ginocchia: “Non lo lo! Sono confuso perché è tutto assolutamente senza senso per me!” - rispose.
Elena annuì lentamente e ci riprovò: “Facciamo così…” - disse, alzandosi e parandoglisi davanti - “Adesso io sono Bonnie! Sostituisci la sua immagine alla mia e descrivimi cosa provi!”.
Damon accettò senza fare storie e, di nuovo confuso, si rese conto che era estremamente facile immaginare di avere davanti Bonnie e non Elena.
In pochi secondi l’immagine di Elena era scomparsa e al suo posto lui vedeva soltanto una ragazza non tanto alta, dalla pelle nivea ed un sorriso splendente incorniciato da una massa di capelli rosso fragola, che se ne stava lì davanti e lo guardava con quei suoi occhioni grandi color del cioccolato. Bellissima. Assolutamente perfetta.
Damon ricordò la sensazione che aveva provato nel sogno di qualche notte prima, il loro ultimo sogno, quando le aveva accarezzato il viso e le aveva stretto la vita sottile mentre la baciava.
Era stato…inebriante.
Si ricordò giusto in quel momento della richiesta di Elena di descrivere quello che sentiva.
“Quando la guardo penso che sia perfetta!” - disse - “Mi sento preda di una strana ed infinita tenerezza, come se lei fosse un essere prezioso da proteggere e talmente fragile che potrei romperla anche soltanto sfiorandola.” - aggiunse  - “Ma poi la guardo negli occhi e allora quella tenerezza cambia e si trasforma in una voglia irrefrenabile di starle vicino e di toccarla senza stare lì a badare alla delicatezza perché sento che lei è abbastanza forte da riuscire a sopportare di tutto, persino me! Sento il bisogno che lei mi guardi, che mi tocchi. Voglio che si aggrappi a me e mi tenga con lei. Sento la dolcezza mista alla rudezza, sento la tranquillità mista al caos più totale ed assordante, sento la voglia di averla accanto mista alla voglia di saperla il più possibile lontano da me perché so che quando mi guarda vede ciò che sono veramente e non quello che mi sforzo di essere!” - fece, con lo sguardo ormai perso nel vuoto - “E tutto questo è talmento intenso da lasciarmi spiazzato e confuso!” - aggiunse, subito prima di tornare a guardare Elena negli occhi - “E’ strano, Elena! Durante queste ultime settimane, quando ero con lei….non mi è mai importato nulla di te, era come se nemmeno esistessi!” - ammise - “E un’altra cosa strana sai qual è? Che poco fa, quando mi hai chiesto di immaginare che ci fosse lei al posto tuo….mi ci sono voluti meno di due secondi per dimenticarmi che tu fossi in questa stanza!” - concluse.
Elena ascoltò tutto con estrema attenzione e, non appena Damon finì di dire ciò che aveva da dire, gli si avvicinò e gli si inginocchiò davanti, poggiandogli le mani sulle sue e alzandogli il mento per costringerlo a guardarla.
“E’ amore, Damon!” - disse, decisa e sicura.
Damon scosse la testa: “Non ne sono così sicuro!” - disse sorridendo amaramente - “Io ho sempre pensato di amare te, ma per te non ho mai provato nulla di simile! Quindi se quello era amore, allora questo non può esserlo!”.
Ma Elena gli sorrise e lo corresse:“Ed è qui che ti sbagli!” - disse - “ Come hai appena detto, tu hai sempre creduto di amarmi, ma la realtà è che non lo hai mai fatto, non mi hai mai amata veramente! Pensaci un attimo….Tu sei arrivato a Fell’s Church seguendo Stefan e avendo come unico scopo quello di rovinargli la vita. Fu allora che conoscesti me e scopristi che io e Stefan ci amavamo, quindi decidesti che per farlo soffrire dovevi portargli via me! Ero questo per te all’inizio: una pedina da mangiare per dare scacco a Stefan, niente di più!” - disse - “Poi, però, hai cominciato a conoscermi ed io ho cominciato a conoscere te e tu hai cominciato ad affezionarti a me ed è stato allora che hai scambiato quell’affetto per amore, anzi…che abbiamo scambiato quell’affetto per amore!” - si corresse Elena - “Ma era solo affetto e sempre resterà tale!” - aggiunse - “Con Bonnie, invece, è diverso! Tu l’hai conosciuta senza avere un piano in mente ben preciso per lei. Hai imparato a conoscerla, ad apprezzarla e a volerle bene. Poi questo sentimento è cresciuto e adesso sta esplodendo e tu non puoi fare nulla perché è troppo forte e ti travolge totalmente.” - gli disse sempre con il sorriso sulle labbra - “E c’è una sola forza in grado di crescere pian piano e poi di travolgerti totalmente ed è l’amore! Quello vero, quello forte, quello che capita una sola volta e che è per sempre! Fidati, Damon: è amore!” - concluse Elena sbilanciandosi in avanti per poi abbracciarlo.
Damon la lasciò fare e, nel frattempo, ripensò a tutto quello che lui aveva detto e a tutto quello che aveva detto Elena.
Possibile che fosse stato tanto stupido da non rendersi conto di quello che stava succedendo?
Possibile che la sua voglia di riscatto a discapito di Stefan lo avesse assorbito così tanto da fargli commettere un errore madornale nella valutazione dei suoi stessi sentimenti?
Possibile che fosse così ottuso da non saper distinguere tra amore e affetto?
Damon non riusciva a crederci, ma adesso riusciva a ripensare a quella sensazione primordiale che provava nei confronti di Bonnie e a vederla sotto una nuova luce, una luce più chiara.
Sentiva quel senso di possesso verso Bonnie e adesso, forse, ne capiva il perché.
Lui sentiva che Bonnie era sua, che gli apparteneva, l’aveva sempre sentito e questo perché…….lui l’amava? Possibile?
Possibile che fosse davvero amore?
Come un lampo gli ritornò alla mente quella furia che gli era montata dentro quando aveva sorpreso Stefan e Bonnie che si baciavano.
Ci aveva visto rosso come non era mai successo prima.
Allora ripensò anche a tutte le volte che aveva visto Stefan che baciava Elena, ma non riuscì a ricordare nemmeno una volta in cui guardando una scena simile se la fosse, anche solo minimamente, presa.
Allora era vero, era vero che lui era innamorato di Bonnie.
E, a questo punto, era anche vero che lui era un emerito idiota per non averlo capito prima, ma ovviamente questo non lo avrebbe mai ammesso.
Elena sciolse l’abbraccio più sorridente di prima.
“Allora? E’ scomparsa la confusione?” - gli chiese.
Damon sorrise di rimando, uno di quei sorrisi sinceri che si concedeva di rado: “Si, mamma!”  - la prese in giro, alzandosi e aiutandola a rimettersi in piedi.
Elena gli diede un piccolo buffetto sul braccio in risposta: “Bene! Ne sono felice! Ne parlerai con Bonnie?”.
“Beh…mi sembra d’obbligo!” - rispose Damon.
“Se ti interessa stasera sarà alla festa in maschera, quella di beneficenza a cui andremo tutti! Ci verrai?” - fece Elena.
“Penso che ci farò un salto, si!” - rispose Damon.
“Beh..ovviamente ci verrai da solo perché io non ho alcuna intenzione di andarci con te e complicarmi ulteriormente la vita!” - disse Elena.
“Ovviamente!” - fece Damon - “Allora ci si vede lì!”.
“A stasera!” - lo salutò Elena.
Lui rispose con un cenno del capo e le lanciò un’ ultima occhiata silenziosa ma carica di gratitudine prima di lanciarsi dalla finestra e di scomparire nel caldo sole del tramonto.

“Allora…Damon, dobbiamo parlare!”  - fece Bonnie con aria risoluta e sguardo fiero e deciso guardando la sua immagine riflessa nello specchio di fronte a lei.
“No, non va!” - decise subito dopo - “Proviamo così: Damon, non so tu, mai io credo che noi due abbiamo un paio di cose da chiarire!” - provò con uno sguardo ed una voce più accondiscendente e vellutata.
Poi, però, scosse di nuovo la testa e pensò di ritentare con un approccio più conciso e diretto: “Damon, adesso tu mi dirai chiaramente cosa provi per me! Dillo adesso…”.
“Oppure taci per sempre?” - la interruppe la voce divertita di Stefan.
Bonnie si bloccò sul posto e si voltò lentamente a guardare l’amico, completamente rossa in viso.
Stefan se ne stava tranquillamente appoggiato con una spalla allo stipite della porta della sua stanza e si trattenva a stento dal riderle in faccia.
Bonnie si sentì così in imbarazzo che avrebbe voluto sotterrarsi.
“Da quanto tempo sei lì, esattamente?” - gli chiese, titubante.
“Da abbastanza per assistere alla scena di te che fai le prove davanti allo specchio di quello che dirai stasera a Damon!” - confermò Stefan - “Esilarante!” - aggiunse per poi lasciarsi andare ad una risata decisamente chiassosa.
Bonnie sbuffò e incrociò le braccia al petto aspettando che Stefan la finisse.
Quando la risata parve terminare Bonnie lo guardò con un cipiglio fintamente irritato.
“Hai finito?” - gli chiese - “Guarda che è una cosa seria! Io mi sto praticamente dannando l’anima per riuscire a capire come aprire il discorso con tuo fratello e tu non sei per niente d’aiuto!”.
Stefan le si avvicinò  e le mise le mani sulle spalle.
“Hai ragione, scusa, ma avresti dovuto vederti!” - disse lasciandosi scappare un nuovo risolino che sparì subito quando Bonnie gli lanciò un’occhiata che definire truce era dire poco.
Stefan alzò le mani in segno di resa: “Ok, ok, ok…calma, adesso!” - disse -“Ascoltami Bonnie…lo so che sei agitata per ciò che potrerbbe o non potrebbe succedere stasera tra te e Damon, ma devi stare tranquilla, ok? Io sarò lì con te e per te, quindi non hai nulla da temere!”.
Bonnie si sciolse in un sorriso dolce e lo abracciò di slancio: “Grazie mille, Stefan! Non so che farei senza di te!” - disse.
“Non preoccuparti e…a proposito…” - fece il vampiro scostandole e guardandola da capo a piedi - “…lo sai che sei bellissima?”.
“Ho fatto del mio meglio!” - rispose Bonnie volatandosi di nuovo verso lo specchio.
In effetti non stava per niente male.
Forse bellissima era un tantino esagerato, ma….carina, era decisamente carina.
Aveva indossato un vestito di un blu splendente che le metteva in risalto l’incarnato naturalmente pallido e il rosso dei capelli lasciati liberi sulle spalle.
Il vestito, nel dettaglio, era corto fin sul ginocchio e decisamente semplice.
Aveva delle spalline sottiti, ricoperte di minuscoli brillantini e uno scollo squadrato  con ricami in argento. Nella vita era tenuto stretto da una fascia grigio ghiaccio con rifiniture blu e la gonna le scendeva morbida e leggermente svasata ad accarezzarle i fianchi.
Ai piedi aveva optato per un paio di sandali non molto alti, argentati e tempestati di piccole pietre blu e al polso destro aveva un braccialetto in oro bianco che aveva messo poche volte e che le aveva regalato sua madre per i suoi diciotto anni insieme alla catenina anch’essa in oro bianco, ma con uno splendido zaffiro che portava al collo.
Infine la sua maschera era una semplice maschera a farfalla, argentata con rifiniture in tulle blu tutt’intorno.
Bonnie la indossò e afferrò il braccio che Stefan le stava offrendo.
Anche lui era particolarmente in tiro quella sera con il suo completo scuro e la camicia blu in coordinato con lei.
“Possiamo andare, direi!” - fece Bonnie.
Stefan sorrise ed annuì.
Arrivarono al ballo  con l’auto di Stefan e ci misero appena pochi minuti.
Il parcheggio era praticamente pieno e avevano dovuto aspettare parecchio prima di trovare un posto libero, ma alla fine avevano scoperto che la signora Hill aveva riservato dei posti auto per le varie organizzatrici quindi a Bonnie bastò presentarsi per ottenerne uno.
La sala era bellissima, quasi eterea con le sue luci bianche, i boccioli di rose che pendevano dall’alto in grossi festoni anch’essi bianchi e le statue di ghiaccio tutt’intorno.
Era davvero spettacolare e, non appena entrarono, vennero travolti dall’allegria della festa e dalla musica che l’orchestra stava suonando da un piccolo palco adibito ai musicisti.
Stefan si fermò un attimo al banco delle offerte di beneficenza per il canile e firmò subito un assegno che, visto il tempo che ci impiegò per scivere tutti i vari zeri e il sorriso raggiante e commosso che gli rivolse la signora Hill, Bonnie pensò dovesse bastare non solo per il canile di Fell’s Church, ma anche per quelli dell’intero Stato.
Stava per ringraziarlo, quando lui alzò semplicemente le spalle e le propose di andare a prendere qualcosa da bere.
Bonnie accettò, felice e grata per la generosità dell’amico.
Ed erano proprio lì che sorseggiavano i loro drink alla frutta quando li videro entrare.
Da un lato della sala entrò Elena accompagnata da Meredith ed Alaric, mentre dall’altro sbucò fuori Damon ed entrambi cominciarono ad avanzare verso di loro.
Bonnie guardò Stefan e lui le restituì lo stesso sguardo in cui si leggevano preoccupazione ed ansia.
“Buona fortuna!” - si augurarono nello stesso momento.







NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!!!
Vorrei, innanzitutto, ringraziare tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!!!
Che dire...
Questo è un pò un capitolo di passaggio!!!
Racconta della mattina prima del ballo e, mi rendo conto che si ferma proprio sul più bello, ma...abbiate pietà, ok? XDXDXDXDXDXD
Nonostante tutto, però, è un capitolo importante in quanto....Damon ed Elena si lascino, finalmente!
E non solo: Elena fa, forse, la prima cosa vagamente intelligente da...beh...da sempre, cioè fa capire a Damon che è innamorato di Bonnie!!!
Ammetto che le scene Sonnie erano messe lì un pò per riempire il capitolo, ma so quanto piacciono a molti di voi ed ho voluto inserirle lo stesso visto che ormai siamo alla fine!!!
Nel prossimo capitolo, che sarà il capitolo del ballo, si sistemerà finalmente ogni cosa ed ogni rapporto e già vi dico che Damon vi farà sciogliere con quello che dirà a Bonnie!!!XDXDXDXDXD
Dopo di che ci sarà l' epilogo con un piccolo salto temporale giusto per informarvi su come vanno le cose!!!!
Spero, comunque, che il capitolo vi sia piaciuto le stesso!!!!XDXDXDXDXD
Ci "vediamo" lunedì sul blog per lo spoiler, mentre per il capitolo...
A giovedì...BACIONI..IOSNIO90!!!

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Capitolo 19
*** Un ballo atteso da tutti ***


Un ballo atteso da tutti

Aveva appena messo piede nella sala da ballo che già sentiva un macigno enorme gravarle sulle spalle.
Altro che danze e divertimento…
Cioè, forse ci sarebbero stati anche quelli, ma prima aveva un paio di cose decisamente importanti da sistemare.
Aveva già parlato con Damon e avevano chiarito ogni cosa e, se aveva inizialmente pensato che il confronto con Damon sarebbe stato quello più difficile da affrontare, in quel preciso istante Elena si rese conto che aveva torto marcio: erano Bonnie e Stefan che la spaventavano.
Li guardò da lontano, con un imbarazzo tale che, probabilmente, neppure la maschera dorata che aveva sul viso e che richiamava il sole riusciva a nascondere del tutto. Per non parlare poi della mani improvvisamente zuppe di sudore e il cuore che batteva a mille.
Era lei, oppure in quella sala faceva un caldo micidiale?
Meredith le mise una mano su una spalla e le sorrise, incoraggiante.
“Puoi farcela!” - la esortò.
Elena inspirò ed espirò pesantemente, poi annuì.
“Grazie amica mia! E grazie anche a te Alaric!” - disse di cuore - “Sia per sostenermi che per avermi voluta con voi questa sera!”.
“Non preoccuparti, è stato un piacere!” - rispose gentilmente Alaric.
“Adesso vai!” - fece Meredith continuando a sorriderle - “Se avrai bisogno, noi saremo qui!”.
Elena sorrise ad entrambi un’ultima volta prima di avviarsi a passo deciso verso il bancone dei drink dove Bonnie e Stefan se ne stavano appoggiati.
Con la coda dell’occhio riuscì a distinguere anche Damon che si faceva largo tra la folla avanzando nella sua stessa direzione.
Elena pensò che probabilmente volesse parlare con Bonnie, così affrettò il passo: le dispiaceva per Damon, ma voleva essere lei a chiarire prima con la rossa perché non  si sentiva ancora pronta per un confronto con Stefan.
Arrivò giusto in tempo e vide Damon, a qualche passo da loro, esitare e tirarsi leggermente in disparte, confuso.
Elena gli lanciò un fugace sorriso di scuse e affiancò Bonnie.
“Ciao Bonnie! Ciao Stefan!” - li salutò ricevendo da entrambi un sorriso in risposta - “Bonnie….potrei parlarti un attimo?” - chiese esitante.
Bonnie si scambiò una sguardo con Stefan e poi tornò a rivolgersi a lei: “Ehmmm…certo! Magari possiamo andare a prenderci qualcosa da mangiare, che te ne pare? Ho una fame tremenda!” - le rispose.
“Si, certo, come vuoi! E poi credo che un po’ di zuccheri potrebbero servire anche a me in questo momento!” - fece Elena, in risposta.
“Ok! Allora noi andiamo!” - disse Bonnie rivolta a Stefan che le annuì sorridente.
Camminarono fianco a fianco in silenzio finchè non giunsero al lungo tavolo dall’altra parte della sala dove donne e uomini si affacendavamo per riempire piattini di ogni ben di Dio.
Elena afferrò uno dei piatti e ne diede un altro a Bonnie prima di andare a piazzarsi davanti ai dolci per poter cominciare a scegliere.
“Bella festa, eh?” - fece Bonnie, imbarazzata.
E in effetti aveva ragione: la tensione era palpabile.
“Sei bellissima, Bonnie!” - fece Elena sorridendo.
Bonnie la fissò stranita e sorpresa per qualche secondo: “Beh..grazie! Anche tu sei molto bella! Ti ha sempre donato il bianco!” - le rispose lanciando un’occhiata al suo semplice vestito in seta bianca con ricami in oro che richiamava molto quello delle antiche dee greche.
Elena sorrise e annuì.
“E’ un  po’ imbarazzante…tutta la situazione, intendo!” - disse.
“Soltanto un po’?” - sorrise Bonnie.
Elena decise che era il momento di andare al sodo e, dopo un bel respiro, afferrò Bonnie e la trascinò un po’ più in disparte.
“Mi dispiace Bonnie! Ti chiedo scusa per come mi sono comportata con te, per quello che ti ho detto, per il tono che ho usato…non avrei dovuto perché ero io quella che aveva torto! Ma a quanto pare è servita Meredith per farmi capire il mio errore!” - disse, tutto d’un fiato.
Bonnie scosse la testa: “No, Elena, sono io a doverti chiedere scusa per come ti ho parlato e per le cose orrende che ti ho detto! Il fatto è che ….quel giorno io…ero così arrabbiata che me la sono presa anche con te quando potevo dirti quello che pensavo senza doverti aggredire in quel modo!”.
“No, non pensarci nemmeno a chiedermi scusa, Bonnie! Tu hai fatto quello che sentivi ed hai detto le cose come stavano…hai avuto coraggio, un coraggio che non mi è mai appartenuto! Io ho soltanto saputo incasinare la vita di tutti e di questo me ne rammarico tanto, ma…penso di aver capito adesso! Meredith mi ha aiutata a mettere le cose in prospettiva e….per quanto riguarda il motivo della tua arrabbiatura dell’altro giorno, ecco….forse può interessarti sapere che oggi io e Damon abbiamo chiuso e, beh…lui non era per niente contrario all’idea, anzi..” - fece Elena.
Bonnie divenne rossa per l’imbarazzo e cominciò a balbettare: “Ah! B-beh….è un be-bene! Per te, dico! E per Stefan…..dovresti…”.
“Lascia perdere ciò che dovrei fare io! Tu, piuttosto, dovresti parlare con Damon: ti stupirebbe quello che ha da dirti! Dagli una possibilità, Bonnie! Dà retta a me…so di cosa parlo!” - la interruppe Elena.
Bonnie sorrise e la guardò.
“Non mi piace litigare con te!” - disse.
“Neanche a me, per niente! Non facciamolo più!” - fece Elena.
“Sono d’accordo! Le amiche…anzi, no….le sorelle come noi non dovrebbero mai litigare! Neanche per due vampiri strafighi!” - disse Bonnie.
“Allora è deciso! Niente più litigate!” - rispose Elena.
Le due si abbracciarono e si tennero strette per diversi minuti.
“Ti voglio bene, Bonnie!” - disse Elena.
“Ti voglio bene anch’io…tanto!” - rispose l’amica.

- Certo che Elena un momento più adatto per portarsi via Bonnie non poteva proprio trovarlo, eh? - pensò Damon guardando le due ragazze allontanarsi - Anche se…. -
Già! Anche se….
Damon non lo avrebbe mai ammesso, ma era nervoso.
E, d’altra parte, non poteva neppure essere biasimato.
Insomma, nei suoi lunghissimi anni di vita aveva dichiarato il suo amore a solo due ragazze, ragazze che lo avevano puntualmente respinto…per il suo fratellino.
Prima c’era stata Katherine che lo aveva solo usato e che non aveva mai neppure preso in considerazione i suoi sentimenti.
Poi Elena alla quale, da come aveva capito da più o meno un pomeriggio, si era avvicinato solo ed esclusivamente per farla pagare al Stefan del primo rifiuto che gli era stato rifilato.
Con Elena, sì, aveva avuto la sua possibilità…ma come era andata a finire? Che lei si era innamorata di Stefan ancora più di prima!
Damon avrebbe sfidato chiunque a non essere nervoso in quel frangente, con quello che si apprestava a fare e con quelle belle esperienze che aveva avuto in passato in quel campo.
E, naturalmente, a tutto questo andava aggiunto il fatto che Bonnie poteva benissimamente essere la terza ragazza a rifiutarlo per Stefan visto il rapporto che aveva con quest’ultimo.
Certo, lei gli aveva detto di essere innamorata di lui…ma chi se la dimenticava quando, in tutto il suo splendore, se ne stava lì, davanti a lui, a dirgli a chiare lettere di essersi innamorata anche di Stefan e che loro due avevano un rapporto che lui non poteva neppure immaginare?!?
In nervosismo era il minimo che potesse provare.
Ma Damon sapeva bene che un tipo talmente figo come lui, e soprattutto con quel completo elegante rigorosamente nero e senza cravatta, non poteva permettersi di mostrasi nervoso. Così se ne andava in giro per la sala, dall’alto della sua magnificenza, con passo deciso e atteggiamento sicuro di se, sogghignando alle occhiate meravigliate e spesso languide delle signore presenti all’evento e sorridendo divertito nell’ascoltare i pensieri degli uomini in sala che, gelosi delle attenzioni che gli venivano riservate dalle loro donne, si chiedevano con astio perché mai non indossasse una maschera visto che era una festa in maschera.
Ma, avanti…Damon non era così crudele da privare gli occhi di quelle povere casalinghe annoiate della sua assoluta perfezione coprendosi il suo splendido viso con una maschera che non gli avrebbe sicuramente reso giustizia!!
Arrivò accanto a Stefan, che guardava Elena e Bonnie che si chiedevano scusa a vicenda rimpinzandosi di dolci, e gli battè il pugno su una spalla.
“Ehi, fratellino! Bella festa!” - esordì con un sorriso smagliante, ma inquietante al tempo stesso.
Stefan si voltò nella sua direzione senza fare una piega e lo guardò fisso per qualche attimo.
“Non indossi la maschera!” - disse.
Damon alzò un sopracciglio: “Ovvio che non la indosso! Devo pur distinguermi da questa massa di imbecilli in stile Mutt!” - rispose, sapendo bene che nella massa di imbecilli aveva incluso anche Stefan che continuava a guardarlo dal retro della sua maschera.
“Si chiama Matt!” - lo corresse - “E, poi, mi spieghi cosa c’entra adesso?”.
“Assolutamente nulla, ma stava bene ai fini della frecciatina!” - rispose Damon.
Stefan alzò gli occhi cielo e scosse la testa.
“Comunque sia non sono qui per parlare con te! Fosse stato per me, non ci sarei neppure venuto in questo mortorio, ma devo parlare con la streghetta!” - disse - “E, naturalmente, che a te piaccia oppure no non fa alcuna differenza!” - aggiunse.
“Naturalmente!” - ripetè Stefan - “Comunque Bonnie è con Elena!” - aggiunse facendo un cenno nella direzione delle due ragazze.
Damon si accigliò: “E credi che non lo sappia? Ma ti rendi conto con chi stai parlando, fratellino? Non ci volevi di certo tu per dirmi che la streghetta è impegnata con Elena adesso, lo vedo da me!” - fece Damon - “E comunque…..se ti interessa saperlo….adesso stanno parlando del fatto che Elena ed io abbiamo rotto!” - buttò lì.
Stefan si irrigidì per un istante e si voltò verso di lui di scatto: “Elena ti ha mollato?” - gli domandò, sorpreso.
“Non mi ha mollato lei!” - lo corresse Damon - “E’ stato…consensuale, diciamo!”.
Stefan sorrise e tornò a guardare le ragazze: “Come vuoi…” - gli concesse.
“Comunque…ti avverto, Stefan! Vedi di non intralciarmi la strada stasera perché da ora in avanti che tu lo voglia o meno io ho in programma di stare moooooolto vicino a Bonnie…appiccicato! Non so se rendo l‘idea!” - disse.
“La rendi perfettamente!” - rispose Stefan.
“Meglio così!” - fece Damon - “E…beh….non ti ci abituare, ma credo di aver capito che insidiare Elena quando stava ancora con te è stato uno sbaglio, e forse, ma molto forse, mi sento  vagamente responsabile delle tue sofferenze! Non che vederti soffrire non mi piaccia, anzi…lo adoro. Ma…insomma, se ogni volta che soffri ti abbarbichi alla streghetta come hai fatto in questi mesi, beh…allora mi sento in dovere di dirti che mi sento vagamente colpevole della cosa in modo da farti stare meglio e da farti staccare dallo scoglio a cui ti sei attaccato come una cozza!” - disse - “E lo scoglio ovviamente è Bonnie! Lo chiarisco perché non si sa mai….gli idioti come te sono, appunto, idioti quindi non capiscono parecchie cose…” - aggiunse.
Stefan sorrise: “Stai cercando di chiedermi scusa, Damon?” - gli chiese.
Damon si tirò leggermente indietro e cominciò ad agitargli un dito sotto il naso come si fa con i bambini quando hanno combinato qualche casino: “Hai visto che sei un’idiota? Non hai capito niente!” - disse - “Io ti sto soltanto rendendo partecipe del fatto che forse ho capito di averti arrecato sofferenze…non ti sto chiedendo scusa per averlo fatto!”.
Stefan sorrise nuovamente: “Va bene, mi accontenterò…” - disse - “C’è qualcos’altro che ti senti in dovere di dirmi?” - gli chiese.
“A dire il vero si, fratello!” - rispose Damon - “Volevo dirti che mi sono accorto anche che, quando vuoi, non sei mica così inutile! Hai avuto addirittura il coraggio di minacciarmi per difendere Bonnie!” - disse - “E, a tal proposito…non è che sei vagamente geloso, Stefan?”.
Stefan scosse la testa: “Lei mi è stata molto vicina e io…quello che voglio per lei è solo la felicità che merita…solo questo! Non si tratta di gelosia!” - rispose.
“Beh..meglio per te! Perché, come ti ho già detto…..non devi mettermi i bastoni tra le ruote, Stefan, non questa volta!” - fece Damon diventando improvvisamente serio.
Stefan annuì lentamente: “Ci prendiamo da bere?” - gli propose indicando il bancone del bar al quale erano appoggiati.
“Per me va bene! Sto per dichiararmi ad una ragazza che forse nemmeno mi vuole quindi mi serve un po’ d’alcol in circolo!” - accettò Damon.
Si voltarono simultaneamente verso il barista e Stefan ne attirò l’attenzione con un cenno della mano.
“Due di quello che ha di più forte, grazie!” - ordinò.
“Uno dei due lo faccia doppio!” - aggiunse Damon.

La serata stava andando avanti senza intoppi.
Le donazioni per il canile, ormai, erano così tante e così generose che la signora Hill se ne andava in giro per la sala, con le lacrime agli occhi, tessendo le lodi dei magnifici cittadini della sua magnifica cittadina.
Bonnie la guardava pensando che non aveva mai visto quella donna tanto docile e che, forse, proprio per questo, sembrava più spaventosa del solito.
Scosse la testa e tornò a concentrarsi sul ritmo lento, ma incalzante della canzone che stava ballando stretta a Stefan.
Il chiarimento con Elena le aveva fatto così bene che, da quel momento, non aveva fatto altro che ballare e ballare.
“Te l’ho già detto che ho fatto pace con Elena?” - chiese a Stefan.
“Almeno un migliaio di volte!” - rispose il vampiro facendo scoppiare a ridere Bonnie.
Stefan le face fare una giravolta e poi la riattirò a se.
Durante il giro a Bonnie sembrò di cogliere lo sguardo di Eolena fisso su loro due che ballavano e le venne in mente un’altra cosa che forse Stefan non sapeva.
“Questo però non te l’ho detto: Elena e Damon hanno chiuso!” - disse.
Stefan annuì: “Lo sapevo…me lo ha detto Damon!” - disse.
“Oh! Se vuoi sapere come la penso…dovresti andare a parlare con Elena e dovresti invitarla a ballare! Ti conosco troppo bene e so che stai morendo dalla voglia di farlo!” - gli consigliò Bonnie, sorridendo e guardandolo fisso negli occhi.
Si fermarono al centro della pista.
“Va bene…lo faccio!” - fece Stefan - “A patto, però, che tu parli con Damon…adesso!” - aggiunse.
Bonnie si pentì all’istante del consiglio dato all’amico perché le si era ritorto contro.
Da quando aveva visto Damon in sala, aveva fatto i salti mortali pur di evitarlo. E questo, non perché non volesse parlargli, ma perché non sapeva cosa dirgli…e poi era nervosa! Troppa nervosa.
Stava per confidare i suoi pensieri e le sue paure a Stefan quando lui se ne uscì con un: “Buona fortuna!” - e sparì all’istante lasciandola sola e confusa senza sapere cosa fare.
Scrollò le spalle e cominciò a lasciare la pista da ballo, decisa a trovare Stefan e a chiedergli spiegazioni, quando una mano gelida le si posò su una spalla nuda.
Bonnie deglutì e si voltò, con il cuore che le batteva a mille.
Damon l’accolse sorridendole e afferrandole una mano: “Mi concedi l’onore?” - le chiese.
Bonnie annuì, come incantata, ma fu quando partì la canzone successiva, una canzone lenta e romantica, una di quelle che si balla incollati all’altro, che ritornò alla realtà e maledisse la sua cattiva stella che la costringeva ad affrontare una situazione così intima e romantica con Damon.
Lui, dal canto suo, non fece una piega. L’attirò dolcemente a se, le afferrò le mani e glielo portò all’altezza delle sue spalle, per poi portare le sue di mani al centro della schiena di Bonnie prima di farle scendere in una lunga carezza che terminò sui fianchi della rossa che lui strinse.
Mille brividi la invasero e Bonnie fu costretta a chiudere gli occhi per poter ritrovare un minimo di autocontrollo.
Cominciarono a muoversi e a ballare in sincrono, occhi negli occhi. Tra i loro corpi c’era appena lo spazio sufficiente a far passare un foglio di quaderno, ma l’imbarazzo, almeno per Bonnie, era evidente e quasi concreto.
“Forse dovremmo…non so…dirci qualcosa..” - sussurrò Bonnie, rossa come un pomodoro maturo.
“Forse..” - rispose Damon e Bonnie potè addirittura giurare di aver percepito un filo del suo stesso nervosismo in quella semplice parola che Damon le rivolse.
Questo l’aiutò a farsi coraggio e, dopo un bel respiro, si buttò.
“Io…ci sono tante cose che vorrei dirti, questa sera sono venuta per questo, ma…è difficile, così difficile che ho anche fatto le prove a casa davanti allo specchio della mia camera…” - disse lasciandosi scappare un risolino.
Anche Damon sorrise e l’atmosfera sembrò sciogliersi: “Sei incredibile, streghetta! Credo che mai nessuno abbia mai fatto le prove per un discorso che poi avrebbe dovuto fare a me!” - disse.
“Beh…forse qualcuno l’ha fatto e sei tu che non lo sai! Non tutti sono così sfigati da cominciare un discorso dicendo < Ehi, lo sai? Questo me lo sono preparato a casa! >, solo io le faccio queste cose!” - rispose Bonnie.
In quel momento alzarono entrambi gli occhi e si guardarono per diversi istanti, prima di lasciarsi andare ad una risata liberatoria e che li trasportò in un clima più disteso.
Bonnie si sentì rinascere e pronta a parlare per davvero.
“Damon, io volevo innanzitutto chiederti scusa per come mi sono comportata con te! Sono stata…dura…nell’allontanarti! Mi dispiace per questo!” - disse.
Damon scosse la testa: “Nessun problema! Anzi…visti i nostri trascorsi direi che sei stata fin troppo gentile con me!” - disse.
“Beh…a me dispiace lo stesso, ecco!” - ripetè Bonnie, sorridendo.
Scoppiarono a ridere nuovamente, ma presto le risate lasciarono il posto a sguardi intensi a quasi impossibili da gestire.
“Tra me ed Elena è finita…” - sussurrò Damon.
“Lo so, ma…..ho ancora paura che tu mi ferisca!” - rispose Bonnie presa dalla stessa urgenza di dire le cose come stavano che, a quanto pareva, aveva preso Damon.
Damon sorrise debolmente: “Ti capisco!” - disse - “Ma, adesso, vorrei che mi ascoltassi, ok?” - le chiese.
Bonnie annuì.
“Ok! Lo sai…io non sono molto bravo in queste cose, quindi ti chiedo scusa in anticipo se non lo dirò nel modo corretto  ma…vedi Bonnie, quando tu mi hai chiesto di starti lontano, io mi sono sentito male perché è vero che non ci riesco! Non so se riesci a sentirlo anche tu, ma qualcosa è cambiato dentro di me e non sono sicuro di riuscire a gestirlo! L’unica cosa che so è che non posso starti lontano! Fosse per me starei giorno e notte con te a parlarti, a guardarti, a toccarti…è più forte di me, è troppo forte!” - cominciò Damon - “E, adesso, probabilmente dirò la cosa più sdolcinata mai sentita che rovinerà per sempre la mia reputazione, ma….io ho l’eternità davanti a me, Bonnie, e so che tu tra poco potrai anche rifiutarmi per sempre e questo mi fa pensare e più penso più sento che….se tu mi rifiuti, io non so più che farmene dell’eternità! Prima avevo sempre un piano, c’era sempre una città nuova in cui fuggire, ma adesso…io non voglio fuggire!” - continuò - “Se tu non mi volessi davvero più nella tua vita io…beh…a me basterebbe passare il resto dei miei giorni a guardarti da lontano!” - le rivelò - “Ne ho parlato con Elena di tutte queste cose e lei mi ha detto che è amore, quello vero, ed io credo che lei abbia ragione! Io….io mi sono innamorato di te Bonnie, la mia streghetta!! Io ti amo!” - finì.
Bonnie aveva ascoltato tutto con il cuore in gola, gli occhi le si erano fatti lucidi per la commozione e sentiva le lacrime premere per venire fuori ad esternare la sua felicità.
Se lo sentiva dentro, lo sentiva dentro il cuore, dentro l’anima, e dentro la testa che Damon era sincero.
Tutti le dicevano sempre di fidarsi del suo sesto senso e, in quel momento….sentiva di potersi fidare ciecamente e questo la riempiva di gioia.
Una lacrime le rigò il viso e lei la lasciò scorrere al di sotto della maschera.
“Questa è stata la più bella dichiarazione di sempre!” - commentò.
Damon sospirò sollevato: “Quindi non devo limitarmi a guardarti da lontano?” - le chiese, scherzando.
“Assolutamente no!”- rispose Bonnie.
Damon, allora, le sorrise e le lasciò i fianchi per andare ad accarezzare la maschera che indossava prima di sfilargliela lentamente dal viso, continuando a guardarla negli occhi.
Quando la mascera fu tolta, Bonnie si sentì completamente nuda, esposta e vulnerabile davanti agli occhi di Damon, ma, allo stesso tempo, sentiva che era giusto così.
“Ti amo anch’io, Damon!” - gli disse - “E so…che stavolta posso fidarmi di te!”.
Damon non le rispose, ma Bonnie potè capire dal suo sguardo che il fatto che lei si fidasse di lui valeva mille volte di più di qualsiasi altra parola detta quella sera.
Le accarezzò le guance rosate e morbide e le si avvicinò con una lentezza estenuante, ma bellissima.
Bonnie chiuse gli occhi, continuando a tenergli le mani sulle spalle, fino a che non sentì il contatto con le labbra gelide del vampiro e allora capì di aver finalmente trovato il suo posto.

Con Alaric a tenerla stretta, Meredith avrebbe potuto dire che quella serata era davvero fantastica….se non fosse stato per il fatto che le ore passavano e di risultati concreti riguardanti il “piano” non ne aveva ancora visti.
Sembrava che tutti stessero girando intorno alla questione senza mai arrivare al sodo e questo la stava mandando in paranoia.
Alaric le accarezzò la schiena e la discostò da se quel tanto che bastava per guardarla negli occhi.
“Come credi che stia andando il piano?” - le chiese, sorridendo.
Meredith lo guardò di sbieco.
“Che fai? Prendi in giro?” - sbottò - “Lo sai benissimo che mi sento addosso un’ansia tremenda per tutta questa faccenda da giorni e adesso che dovrebbe essere la serata fatidica….niente, non so niente, tranne che Damon ed Elena hanno rotto, Bonnie ed Elena hanno fatto pace e Damon e Stefan non si stanno scannando!” - continuò - “E tu adesso starai pensando che sono parecchie cose da sapere, ed io ti rispondo dicendoti che hai perfettamente ragione, ma nesuna di questa cose è La Cosa, capisci? Non so ancora niente di Damon e Bonnie né di Stefan ed Elena e questo mi sta facendo uscire fuori di testa perché io credevo per davvero che finalmente avessero messo tutti la testa a posto e avessero capito, ma….” - le farneticazioni di Meredith vennero stroncate da Alaric che scoppiò a ridere.
Meredith lo guardò esterrefatta.
Cioè….lei gli stava confidando le sue ansie e lui si metteva a ridere? Era assurdo!
“Adesso mi spieghi cosa hai da ridere? Tutta questa situazione è un vero casino! Io ho cercato di sistemarla e adesso mi sento male per il fatto che, evidentemente, non ci sono riuscita e tu, che dovresti appoggiarmi e consolarmi, ti metti a ridere?!? Smettila!” - lo rimproverò.
Alaric scosse la testa, frenando di poco le risate.
“E tu non saresti riuscita a sistemane niente?” - le chiese retoricamente - “Ma ti sei guardata intorno negli ultmi dieci minuti?”.
Meredith lo guardò confusa. Allora Alaric si spostò dietro di lei e, afferrandola per le spalle, la voltò verso la sua destra.
“Cosa ti sembra di vedere laggiù?” - le chiese.
Meredith guardò tra la folla e poi….il suo viso si illuminò: Stefan ed Elena erano insime e stavano uscendo in giardino e parlavano e sorridevano e sembravano….beh…quelli di una volta.
Meredith non fece in tempo a saltare sul posto dalla felicità che Alaric la costrinse di nuovo a muoversi e la voltò verso il lato apposto, indicandole il centro della pista da ballo.
“E quei due cosa stanno facendo secondo te?” - le sussurrò all’orecchio indicando Damon e Bonnie che si scambiavano un bacio che poteva essere tranquillamente definito da bollino rosso.
Meredith strabuzzò gli occhi.
“Ci sei riuscita!” - le disse Alaric.
Meredith si voltò a guardarlo, sorridendo.
“A quanto pare…” - ammise - “Anche se guardare Damon e Bonnie che si baciano in quel modo vietato ai minori di diciotto anni fa uno strano effetto!” - aggiunse.
“Conoscendoli, credo che dovremmo farci l’abitudine!” - rispose Alaric.
Meredith scoppiò a ridere e tornò ad abbracciarlo lasciandosi cullare, finalmente serena, dalle braccia di Alaric.

Dopo aver lasciato Bonnie nelle mani di suo fratello, Stefan era uscito a prendere una boccata d’aria ed era da lì che, pochi minuti dopo, aveva scorto la figura di Elena che se ne stava tutta sola in un angolo a guardare la festa e quasi timorosa di farvi parte.
Decise di raggiungerla: a quanto pare quella sera era la sera dei chiarimenti e lui sentiva che era giusto parlare con Elena.
Aveva passato la notte intera a rimuginare sulle parole dettegli da Meredith il giorno prima e sentiva che prendere tempo era la cosa più giusta fa fare.
Non credeva di essere ancora in grado di tornare con Elena, ma allo stesso tempo sapeva che non riusciva ad tagliarla fuori del tutto e che, forse, non ci sarebbe mai riuscito.
Quindi…Meredith gli aveva dato un ottimo consiglio.
Si avvicinò ad Elena, lentamente, guardandola da lontano.
La sua bellezza lo aveva sempre colpito e quella sera era davvero perfetta.
“Cosa fai?” - le chiese, posizionandosi accanto a lei.
Elena sorrise leggermente e, continuando a guardare fissò davanti a se, gli rispose: “Guardo Damon e Bonnie! E sono molto felice per entrambi!”.
Stefan annuì poggiando gli occhi, anche lui, sulla felicità di suo fratello e della sua migliore amica.
“Anch’io sono molto contento per loro due e so che Damon, questa volta, non farà cavolate!” - disse - “Ti va di fare due passi in giardino?” - le propose dopo pochi attimi di silenzio.
Elena si voltò verso di lui e annuì.
Si incamminarono insieme, fianco a fianco, e bastarono pochi passi per far si che la musica arrivasse ovattata e lontana alle loro orecchie.
“Elena….scusami per essere stato così duro con te in questo periodo….” - le sussurrò Stefan.
Elena scosse la testa e lo guardò sorridendo: “Non devi scusarti! Io..mi meritavo ogni cosa, te lo assicuro! Anzi, scusami tu per essere stata così stupida!” - disse -”Ti garantisco che ho capito di aver fatto errori su errori e adesso provo soltanto una gran voglia di rimediare…” - aggiunse.
Stefan le sorrise dolcemente mentre, nella mente, rivedeva immagini di una Elena coraggiosa, altruista…..diversa da quella che ultimamente ne aveva preso il posto.
“Finalmente la Elena che ho tanto amato è ritornata!” - disse.
Le guance di Elena si tinsero di rosso, ma lei continuò a sostenere il suo sguardo: “Farò in modo di farla rimanere a lungo!” - disse - “Possibilmente a vita!”.
Si guardarono negli occhi per qualche istante infinito, percependo nient’altro che il frinire dei grilli, l’orchestra che suonava in lontananza, le risate dei presenti alla festa, il lieve vento che pizzicava i loro volti e la consapevolezza di essere giunti al momento cruciale in cui avrebbero deciso l’avvenire della loro storia.
Stefan fu il primo ad interrompere il contatto visivo, volatandosi e alzando gli occhi ad incontrare la luna.
“Sia Damon che Bonnie mi hanno già detto che tra te e lui è finito tutto, ma….io non mi sento ancora pronto per tornare con te!” - disse - “Spero che lo capirai…”.
“Lo capisco perettamente, infatti!” - lo rassicurò la tranquilla voce di Elena - “Per me, qualsiasi decisione tu decida di prendere, va bene! Ti chiedo soltanto di non escludermi dalla tua vita!”.
Stefan scosse la testa, capendo alla perfezione il sentimento che la stava spingendo a fargli quella richiesta.
“Non lo farei mai!” - le disse, per poi voltarsi verso di lei e prenderle entrambe le mani tra le sue - “Ascolta, Elena….tra noi due, io ci ho pensato, ed ho capito che è nato tutto troppo velocemente e troppo velocemente ha continuato ad andare avanti! Adesso, io non posso e non voglio riprendere da dove abbiamo lasciato, però…magari…potremmo ricominciare tutto dall’inizio e fare le cose come si deve, per gradi…” - le propose.
Elena lo ascoltò attentamente e annuì in risposta.
Così Stefan le lasciò le mani, fece un passò indietro, si chiarì la voce e poi protese verso di lei la sua mano destra: “Mi presento: io sono Stefan e sono un vampiro!” - disse.
Elena sorrise, ma lo assecondò stringendogli la mano con la sua.
“Piacere di conoscerti Stefan!” - disse - “Io sono Elena e sono stata prima umana, poi vampira, poi sono morta, poi sono tornata indietro dalla morte sottoforma di angelo bambino e adesso sono di nuovo umana ma mantengo ancora alcuni poteri…diciamo angelici!”.
“Avrai di sicuro una storia interessante da raccontare, allora!” - fece Stefan - “Prima, però, perché non balliamo!” - le propose - “ Ti va di tornare dentro e lanciarti con me in un ballo sfrenato?”.
Elena annuì solennemente e, insieme e con una storia tutta nuova da cominciare a scrivere, corsero verso la pista da ballo.

“Direi che il piano non ha funzionato…di più!” - si complimentò con lei Alaric scoccandole un bacio su una guancia ed indicandole la pista dove adesso, al ritmo di una musica meno tradizionale, ma più….beh…da sabato sera in discoteca, Stefan ed Elena ballavano come due pazzi ridendo in continuazione accanto a Damon che non perdeva occasione per stuzzicare Bonnie e riempirla di baci.
Meredith sorrise apertamente e, questa volta, si concesse per davvero la libertà di saltare sul posto battendo le mani come se fosse una bambina la mattina di Natale.
“Penso che sia giunto il momento che tu ti goda ciò che sei riuscita a fare, che ne dici?” - le propose Alaric facendole segno di buttarsi in pista mentre anche Elena e Bonnie cercavano, a gesti, di richiamare la sua attenzione.
Meredith sorrise ed annuì alle amiche per poi appoggiare una mano sulla spalla di Alaric: “Comincia ad andare, io devo prima avvertire qualcun altro…” - gli disse mostrandogli il cellulare.
“Ringraziale!” - fece Alaric.
“Sicuramente!” - rispose Meredith lasciandolo andare e voltandosi dall’altro lato.
Compose in fretta il numero del pensionato e, con il telefono attaccato all’orecchio destro e la mano libera a coprire l’orecchio sinistro, Meredith attese battendo il piede a ritmo di musica.
“Pronto?” - chiese, dall’altro lato, la voce pacata della signora Flowers.
“Signora Flowers, mi sente? Sono Meredith! Metta il vivavoce e chiami anche la signora Stones!” - disse - “Ho grandi notizie!”.
“Certamente, cara!” - rispose la signora Flowers e un atimo dopo Mereith percepì un rumore di tasti e qualche bip che l’avvertirono che era stato inserito il vivavoce.
“Dicci pure, cara Meredith!” - disse la signora Stones.
Meredith si voltò a guardare i suoi amici, felici, che ballavano e sorrise.
“Ha funzionato alla grande! Voi due siete delle grandi!” - esultò Meredith - “Avevate ragione su tutto! Ieri ho parlato con ognuno di loro e adesso…adesso sono tutti sulla pista da ballo! Stefan ed Elena si tengono per mano e ridono come due matti e Damon e Bonnie..beh..è praticamente impossibile riuscire a staccarli tanto sono appiccicati!”.
“Ne siamo davvero molto felici, Meredith!” - fece la signora Flowers, dalla cui voce era percepibile la commozione che stava provando in quel momento sapendo che tutti i suoi “cari” erano felici.
“Non so se hanno capito oppure riusciranno mai a capire la grandezza e l’importanza di ciò che voi due avete fatto per loro, ma io lo so, so quanto vi siete date da fare per garantire a tutti una vita serena e felice e….grazie di tutto cuore!” - fece Meredith.
“Quando c’è di mezzo la famiglia, Meredith, si farebbe di tutto per dare gioia e felicità a coloro che ami e voi tutti siete la nostra famiglia! Mia e della vostra tanto cara signora Flowers!” - rispose la signora Stones - “Adesso va a ballare anche tu e goditi l’affetto e l’amicizia delle persone che hai intorno!”.
“Certo!” - fece Meredith - “E grazie ancora!” - aggiunse.
Rimase ancora qualche secondo ad ascoltare le risate di gioia delle due donne che la raggiungevano dall’altro capo del telefono, poi chiuse la chiamata e corse sulla pista venendo praticamente risucchiata dall’abbraccio riconoscente delle sue amiche.








NOTE:
Ebbene si...siamo alla fine! E giovedì prossimo posterò l'epilogo di questa storia che, vi assicuro, è stata una vera rivelazione soprattutto per me!!!
Ma di questo parleremo giovedì nell'ultima nota....adesso concentriamoci sul capitolo!
Beh....c'è poco da dire..si commenta da solo: è il capitolo che conclude tutte le varie situazioni che poi verranno esplorate tramite il racconto di Bonnie nell'epilogo.
Però...facendo un rissunto:
Elena sembra aver acquistato un pò di senno e ha chiesto scusa a Bonnie per essersi comportata da povera imbecile!
Damon e Stefan hanno parlato da bravi fratelli e Damon ha addirittura ammesso di essersi reso conto di aver sbaglito, ma...attenzione...ha ammesso il suo errore, non si è scusato per averlo commesso!XDXDXDXDXDXD (Tipico di Damon! Figuriamoci se chiedeva apertamente scusa a Stefan come le persone normali!).
Poi Damon e Bonnie hanno chiarito ogni cosa e si sono lasciti andare all'ammmmmore! (*Che teneri*! E fatemi sapere se Damon vi ha sciolto oppure no...ihihihihihi).
Meredith e Alaric sono sempre felici e contenti!
Abbiamo scoperto che la signora Flowers e la signora Stones sono in grado di usare il vivavoce! XDXDXDXDXD
E Stefan ed Elena hanno deciso di ricominciare d'accapo! (E questo non significa che stanno di nuovo insieme, ma la situazione tra loro verrà chiarita nell'epilogo....ihihihihiihi...vi dico solo che Stefan è un grande!)
Che dire...mi sembra che non ci sia nulla da aggiungere....il riassunto è completo, credo!
A voi cosa ne è parso di questo capitolo? Le cose sono andate come vi aspettavate oppure vi ho deluse?
Ringrazio tantissimo tutte coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitoloo!!!
Ci "rivediamo" lunbedì sul blog per l'ultimo spoiler e, naturalmente, per l'ultimo capitolo...
A giovedì...BACIONI..IOSNIO90!!!

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Capitolo 20
*** ...e tutto va bene! ***


…e tutto va bene!


Sei mesi dopo…..


“Damon non ti azzardare!” - minacciò Bonnie in preda all’isteria.
“Oh, andiamo, streghetta!” - fece il vampiro.
“Damon ti ho detto di portare quella cosa lontano da me!” - fece Bonnie.
“E’ mai possibile che ogni giorno è sempre la stessa storia con te?” - si lamentò Damon, scocciato - “Buttalo giù e facciamola finita una buona volta!”.
Bonnie lo guardò sdegnata, scuotendo la testa, da dietro il suo nascondiglio.
Che equivaleva a dire che Bonnie lo stava fissando con gli occhi fuori dalle orbite e con la bocca ostinatamente serrata da dietro il cuscino che adesso usava come scudo per proteggersi da Damon dopo essersi rintanata nell’angolo tra la scrivania e l’armadio.
“E io che pensavo che mi amassi…..” - piagnucolò  - “Come puoi fare una cosa simile proprio a….Smettila!” - urlò, interrompendosi, non appena si accorse che Damon se ne stava tranquillamente davanti a lei a fare il verso di ogni singola parola che diceva, come se fosse un copione già scritto e che ripetevano giorno dopo giorno.
“Perché questa è…una scena che ripetiamo giorno dopo giono, Bonnie!” - fece Damon avanzando di un passo.
“Oooohhh, ma perché mi perseguiti? Ti ho detto che non lo voglio! Il solo pensare che io devo…..mi fa schifo, Damon!” - obiettò Bonnie ancora una volta.
“Adesso non essere melodrammatica e, soprattutto, non essere bugiarda: lo sai bene quanto me che non ti fa affatto schifo!” - replicò Damon.
“Si, invece!” - s’intestardì Bonnie.
Damon scosse la testa e sbuffò: “Sai una cosa? Mi sono stufato!” - disse - “E io che pensavo che mi amassi!” - le rinfacciò.
“Ma è così, io ti amo!” - disse Bonnie.
“A me non sembra visto che vuoi lasciarti morire di fame!” - ribattè Damon.
“Ma io non voglio morire di fame, solo…..non c’è un altro modo per non morire di fame? Potrei fare come Stefan?” - tentò, ma in quello stesso istante si rese conto dell’enorme cretinata che aveva detto e subito Damon glielo fece notare.
“Bonnie, il sangue è sangue! Che sia di animale o umano…è sempre sangue ed ha lo stesso aspetto!” - disse Damon.
Bonnie abbassò gli occhi ad incontrare il pavimento e si morse un labbro.
“Lo so…..solo che…mi sento a disagio a bere sangue…” - tentò di spiegare.
“Bonnie? Non so se te lo ricordi, ma adesso sei una vampira e i vampiri bevono sangue, solo sangue! Sangue e nient’altro!” - fece Damon - “Oppure….oppure ti sei pentita di esserti lasciata trasformare da me?” - insinuò.
Bonnie cominciò a scuotere vigorosamente la testa: “No, no, no…” - disse mettendo letteralmente le mani avanti - “…non mi sono pentita di nulla, figurati! Assolutamente no!”.
“Beh, me lo auguro visto che…Numero uno: non puoi più tornare indietro! Numero due: è stata una tua idea! Io avrei aspettato per tutto il tempo che ci sarebbe voluto, ma tu hai insistito!” - le ricordò Damon.
Bonnie annuì: “Si, hai ragione! E ti ho già detto che non me ne pento, è solo che…insomma…devo ancora abituarmi alla faccenda del sangue, ecco!” - disse.
“Perfetto!” - fece Damon facendo un passo insietro - “Allora credo che per oggi dovrò rimandare ciò che avevo in mente per dopo!”.
E addio a tutta la determinazione di Bonnie!
Damon sapeva sempre quali tasti premere per scatenare la sua curiosità che, se da umana era immensa, da vampira lo era ancora di più.
“E cosa sarebbe questa cosa che avevi organizzato?” - chiese cercando di fare l’indifferente.
Ma Damon non si bevve la sua messa in scena neppure per un secondo perché ghignò e rispose: “Sai…dopo la tua trasformazione io e Stefan abbiamo pensato che era meglio per il bene di tutti tenerti segregata in casa il tempo necessario per farti abituare alla tua nuova condizione e alle tue nuove…preferenze alimentari, se così vogliamo chiamarle! Ma, adesso, dopo quasi due settimane, sembri totalmente padrona di te stessa ed hai un notevole autocontrollo, quindi avevo organizzato il tuo primo incontro ufficiale da vampira con tutta l’allegra brigata.” - spiegò - “Però tu non vuoi bere il tuo sangue ed io non posso correre il rischio di far venire i tuoi amici qui con te affamata! Insomma…non vorrai mica uccidere qualcuno di loro, no? Quindi l’incontro salta a data da destinarsi!” - finì Damon.
Le parole di Damon le si conficcarono nella mente e, se in un primo momento era stata felice di rivedere i suoi amici, poi era caduta nella tristezza più profonda quando Damon le aveva detto che l’incontro non ci sarebbe stato..beh…a causa del suo rifuito verso il sangue che lui le aveva portato.
E Damon aveva ragione perché lei non voleva fare del male a nessuno, ma cosa poteva saperne lei di quello che sarebbe potuto succedere se si ritrovava a stretto contatto con le sue amiche, umane e piene di sangue, mentre era a stomaco vuoto perché aveva fatto i capricci?
Già si vedeva con i canini conficcati nella gola di Elena, poi in quella di Meredith e poi in quella di Alaric…
No, lei non potreva esporli ad un rischio del genere!
Però li voleva vedere, voleva parlarci…..
Passare le sue giornate con Damon e, a volte, con Stefan era stato fantastico, ma le mancavano le sue amiche e, incredibilmente, le mancavano anche i racconti lunghissimi e noiosi di Alaric sulle sue spedizioni alla ricerca di mostri.
In un attimo, Bonnie decise: fece un passo avanti, strappò il bicchiere dalla mano di Damon e, dopo un bel sospiro, buttò giù tutto il sangue in esso contenuto e….beh…era buono!
Damon aspettò che lei finisse e poi la guardò con orgoglio.
Bonnie, impovvisamente, si sentì colma di vergogna dalla testa ai piedi per quello che aveva voglia di chiedergli e cominciò a mordersi il labbro inferiore e a passarsi le mani tra i capelli.
“Fammi indovinare: ne vuoi ancora!” - fece Damon.
Bonnie annuì, guardandolo con i suoi grandi occhioni da cucciolo impaurito.
“Come ogni giorno del resto!” - continuò Damon  - “Sinceramente, non capisco perché dobbiamo rifare ogni voltra lo stesso teatrino visto che alla fine il sangue che ti porto lo bevi comunque e poi me ne chiedi sempre di più! Risparmieremmo tutti e due tempo ed energie se tu rinunciassi alla tua patetica idea che, forse, un giorno bere sangue non sarà più di tuo gradimento, perché non avverà mai! E, per inciso, tutte le energie ed il tempo risparmiato…beh…potremmo utilizzarli in un modo decisamente più piacevole!” - finì lanciandole un’occhiata maliziosa e squadrandola dalla testa ai piedi.
“Vedrò di fare del mio meglio, allora!” - gli promise Bonnie.
“Va bene! Adesso scendo giù  per la tua ordinazione, ma…nel frattempo, che ne dici di metterti qualcosa addosso di più coprente?” - fece Damon avvicinandosi a lei e mettendole le mani ai lati delle braccia - “Non che a me dispiaccia questo tuo audace abbigliamento….” - continuò, riferendosi alla camincia da notte in seta nera che le arrivava a meno di metà coscia - “…ma preferirei che nessun altro ti vedesse così, neppure mio fratello che sarà qui tra poco insieme a tutti gli altri!”.
Bonnie gli sorrise e si illuminò.
“Come vuoi!” - rispose, alzandosi sulle punte dei piedi per sfiorargli appena le labbra con le sue.
Damon, a quel contatto, tentò di trattenerla, ma Bonnie sgattaiolò agilmente via dalla sua presa e gli si parò alle spalle.
Damon si voltò verso di lei con un sorrisino che non prometteva nulla di buono.
“Mi spetta soltanto questo? Un misero bacetto che non era neppure un bacetto? Dopo aver organizzato questo bell’incontro che ti prepari ad affronatare e che hai desiderato tanto?” - le chiese.
“Certo che no!” - fece Bonnie - “Il resto lo avrai dopo, quando se ne saranno andati tutti!”.
“La prendo come una promessa!” - disse Damon, saparendo oltre la porta diretto nella cucina di casa sua per prenderle altro sangue.
Bonnie scosse la testa, si avvicinò all’armadio e l’aprì.
Mentre tirava fuori un paio di jeans scuri e un maglioncino panna a collo alto, il suo sguardo cadde su una fotografia attaccata con del nastro adesivo ad una delle ante dell’armadio e sorrise.
Nella foto, lei e sua sorella Mary se ne stavano abbracciate su una spiaggia e facevano la linguaccia all’obbiettivo.
Mary…
Se avesse scoperto che la sua tenera ed ingenua sorellina era stava trasformata in una vampira dal suo ragazzo altrettanto vampiro, avrebbe dato di matto.
E, nonostante Bonnie sapesse che non poteva vedere spesso né lei né i suoi genitori e che prima o poi sarebbe giunto il giorno di lasciarli per sempre per evitare che si accorgessero del fatto che lei non cambiava con il passare degli anni, Bonnie era grata del fatto che non avevano dovuto farlo subito e che c’era ancora tempo, anni di visite ai suoi familiari.
Non come era successo ad Elena….
La situazione dell’amica la faceva sempre stare male, ma non poteva evitare di sentirsi felice per la propria.
Nell’esatto istante in cui Damon le aveva dichiarato il suo amore a quel ballo, Bonnie aveva deciso che sarebbe diventata un vampira al più presto.
L’unica cosa che le aveva fatto desistere dal farlo quella notte stessa era stato il pensiero dei suoi genitori, del finto funerale che avrebbero dovuto organizzare, della sua vita di reclusione nel pensionato per eviatre che qualcuno la vedesse….ma per fortuna era riuscita ad evitare tutto questo.
I suoi genitori, infatti, le avevano confidato circa un mese dopo che, dato che ormai le loro bambine erano diventate due donne forti ed indipendenti, il loro compito era finito e loro avevano deciso di trasferirsi in Texas nel nuovo ranch che avevano già comprato e restaurato senza che nessuno ne sapesse nulla.
E dopo appena un paio di settimane da quell’annuncio, i suoi genitori erano già partiti promettendo di tornare per le feste di Natale se ne avessero avuto il tempo.
Così Bonnie e Mary erano rimaste da sole, ma poi Scott, il fidanzato di Mary, le aveva proposto di sposarlo e di trasferirsi con lui a New York e, dopo un matrimonio lampo celebrato soltanto in Comune alla presenza di tre persone scarse, anche Mary aveva preso il volo e lei era rimasta da sola.
A quel punto, non avendo nessun ostacolo, Bonnie aveva chiesto a Damon di trasformarla e di tenerla con se per il resto dell’eternità e lui lo aveva fatto.
Dopo tre giorni di sonno, Bonnie si era risvegliata nella sua stanza, con Damon a tenerle la mano e Stefan che, premurosamente come suo solito, le aveva portato un’intera brocca di sangue umano e l’aveva aiutata a berlo, evitandole il trauma di dover attaccare qualcuno per poter completare la trasformazione.
Poi erano cominciati i dieci giorni di lontananza forzata da chiunque non fosse un vampiro e, adesso, erano finalmente terminati.
Ma in quei dieci giorni Bonnie aveva avuto modo di scoprire molte cose sulla nuova se stessa….
Di notte, usciva con Damon ed andava dritta nell’Old Wood per imparare ad usare la sua nuova forza, la sua nuova velocità, l’udito ultra sviluppato, la vista da lince e Bonnie si divertiva da matti.
Un’altra cosa che trovava divertente era guardarsi allo specchio e vedere una ragazza che era lei, ma che non era lei.
Aveva sempre i capelli rosso fuoco e ricci, ma adesso erano leggermente più scuri ed erano sempre splendenti ed in ordine, non importava cosa lei facesse.
Aveva sempre gli occhi marroni, ma adesso avevano una leggera sfumatura nera tutt’intorno che le rendeva lo sguardo più profondo e..beh…seducente.
Aveva sempre la pelle morbida e traslucida, ma adesso era più pallida e più…solida: al tatto le dava l’impressione che niente potesse ferirla.
Aveva sempre una corporatura piccola e snella, ma adesso sembrava più atletica, scattante e tonica.
E poi le lentigini….lei ne aveva sempre avute poche, ma adesso erano praticamente scomparse.
Era come se l’immortalità ti portasse via ogni difetto fisico per renderti esteticamente perfetto.
Non che questo fosse un problema per Bonnie, ma era strano specchiarsi ed abituarsi all’idea che quella bomba sexy che aveva davanti era lei.
Ma si sentiva fiera di se stessa: se era diventata così bella allora era possibile che, già da umana, avesse avuto una buona base di partenza!
E, infine, c’era la magia.
Bonnie aveva creduto che, non appena fosse diventata una vampira, avrebbe perso ogni suo potere di strega e invece no….era sucesso esattamente l’opposto: non appena era diventata una vampira anche la strega che era in lei si era risvegliata e aveva portato con se tutto l’immenso potere magico che Bonnie portava dentro e di cui aveva sempre avuto paura.
Aveva cominciato a fare magie senza neppure volerlo, come se fossero una cosa del tutto naturale e senza nessuno sforzo.
Non le servivano più incantesimi e formule strane per farle levitare un oggetto perché bastava che lo guardasse perché quell’oggetto cominciasse a volare in giro per la stanza.
E adesso era, quindi, una specie di strega-vampira o di vampira-strega, come dir si voglia.
Aveva chiesto a Damon se era mai esistito qualcun altro come lei, ma lui non aveva saputo darle una risposta e neppure Stefan.
Bonnie allora si era appuntata mentalmente di fare delle ricerche e aveva piazzato quell’appunto in cima alla lista delle cose da fare non appena si fosse immersa completamente nella sua nuova vita.
Il rumore della porta della sua stanza che veniva aperta la distolse dai suoi pensieri e, dopo essersi riavviata i capelli all’indietro, sorrise al suo riflesso nello specchio.
“Sei perfetta…e coperta!” - disse Damon - “Sei perfettamente coperta!”.
Bonnie sorrise e gli si avvicinò.
Damon le porse un altro bicchierone stracolmo di sangue e Bonnie lo bevve senza fare storie, tutto d’un fiato.
“Visto? Così è molto più rapido e semplice e ci lascia del tempo per fare una cosa prima che arrivino gli altri…”.
“Cosa?” - chiese Bonnie.
“Questo!” - rispose Damon, attirandola a se per i fianchi e baciandola.
Bonnie gli portò le braccia dietro la nuca e si lasciò andare completamente presa da Damon, dalle braccia di Damon, dalle labbra di Damon, dal profumo di Damon e dalla sensazione inebriante di desiderio folle che le divampava dentro sentendo il sapore del sangue che dalla sua bocca passava in quella di Damon.
Come sempre, si staccarono troppo presto e pochi secondi dopo qualcuno bussò alla porta di casa.
“Sona già arrivati? Uffa!” - si lamentò Bonnie.
Damon sorrise sornione e la trascinò giù per le scale tenendola per mano e portandola davanti alla porta principale ancora chiusa.
“Dopo, streghetta…dopo!” - le sussurrò all’orecchio prima di spalancare la porta e lasciare che Stefan, Elena, Alaric e Meredith entrassero.
Stefan la salutò con un sorriso e si mise da parte per lasciare spazio ad Elena e a Meredith che la strinsero e l’abbracciarono forte.
“Wow, Bonnie sei….wow!” - fece Elena guardandola.
“Si, Bonnie sei bellissima!” - commentò Meredith - “Non che prima non lo fossi, ma adesso…..fantastica, assolutamente fantastica!”.
“Si, è come se non fossi tu, ma allo stesso tempo fossi tu! Non so se mi spiego!” - fece Elena.
“Oh, non sai quanto ti capisco! Ancora adesso mi fa strano guardarmi allo specchio!” - disse Bonnie.
“Ma….è tutto apposto? Tutto il resto, dico! E’ apposto? Ti senti bene? Ti va bene cosa sei diventata?” - le chiese premurosa Meredith.
“Sei sempre la solita, Meredith! Nonostante io adesso sia immortale tu sei ancora qui a preoccuparti per me!” - sorrise Bonnie.
“Io mi preoccuperò sempre per te!” - rispose Meredith.
“Lo so!” - fece Bonnie - “E, comunque, si…va tutto a meraviglia e non potrei essere più felice della mia scelta!”.
“Perfetto! Era quello che volevo sentirmi dire!” - disse Meredith.
“Adesso che ne dite di entrare in casa? Siamo ancora tutti sulla porta!” - fece notare Stefan.
“Stefan ha ragione e poi io non ho ancora salutato Bonnie!” - concordò Alaric facendo un passo avanti - “Ciao Bonnie!”.
Bonnie sorrise divertita: “Ciao Alaric!” - rispose.

Un’ora dopo erano ancora tutti insieme, seduti sul divano e le poltrone del salotto di casa di Bonnie, a chiacchierare del più e del meno.
Damon era seduto su una poltrona e Bonnie era seduta sulle sua gambe e gli teneva le braccia allacciate al collo, voltandosi ogni tanto a dargli un bacio.
Nel frattempo, guardava i suoi amici e ripensava a come si erano messe le cose per tutti loro dopo il ballo.
Meredith ed Alaric erano più innamorati che mai.
Lui continuava con i suoi viaggi avventurosi, ma non rimaneva mai via per tanto tempo come faceva prima. Adesso il massimo del tempo che era riuscito a resistere lontano da Meredith erano state due settimane tre mesi prima e dopo quella volta i suoi viaggi erano durati tre giorni o poco più.
Meredith era contentissima di quella nuova situzione, ma si sentiva impreparata.
Ormai si era abituata ad una relazione a folle distanza e che si poteva definire quasi platonica visto il pochissimo tempo che trascorrevano insieme, mentre adesso si ritrovava a dover fare i conti con una vera relazione amorosa, fatta di alti e bassi, di litigate, di cene in famiglia, di passeggiate mano nella mano, di baci, carezze e…notti infuocate, come le definiva lei! Anche se, guardando Alaric, Bonnie non ci vedeva proprio nulla di infuocato, ma….vabbè…che poteva saperne lei.
“La signora Flowers mi ha mandato un’ e-mail oggi e mi ha detto di dirvi che vi saluta tutti, che vi vuole bene e che si sta divertendo un sacco in Florida con la signora Stones!” - fece Meredith.
“La signora Flowers manda le e-mail?” - chiese Stefan, scioccato.
“Si! Ed ha un cellulare, ascolta musica rock dal suo i-pod ed ha persino un account Facebook che aggiorna regolarmente con foto, video e commenti strampalati! Se volete vi do l’indirizzo!” - aggiunse Meredith.
“Stai scherzando, vero?” - fece Stefan.
“Per niente! Prova a cercare Teophilia Flowers su Facebook!”- lo sfidò Meredith - “A proposito, Bonnie! La signora Flowers mi ha detto che ti ha inviato una richiesta d’amicizia su Facebook e che tu non l’hai ancora accettata!” - aggiunse.
Bonnie si stranì un attimo: “Ehm…provvederò al più presto!” - disse.
La signora Flowers era un mito e con lei anche la signora Stones.
Erano partite da cinque mesi oramai e non accennavano a fare ritorno perché dicevano che si stavano divertendo troppo.
Bonnie era grata ad entrambe per ciò che avevano fatto per lei e per Damon perché sapeva che, se non fosse stato per loro, adesso loro due non starebbero insieme e ne sentiva tanto la mancanza! Ma se loro erano contente, allora lo era anche lei e sapeva che avrebbero avuto tempo per recuperare…adesso di tempo ne aveva a sufficienza per fare di tutto e di più.
“Ah e poi lo sapete che Matt ha una ragazza? La porterà qui per le feste di Natale così potremmo conoscerla!” - disse Meredith.
“Ma si può sapere come fai a sapere tutto di tutti?” - le chiese Elena, meravigliata.
“No, Elena, la cosa più importante da sapere è: chi diavolo è quella povera pazza che sta con Mutt?” - intervenne Damon, guadagnandosi un’occhiata di disapprovazione da Bonnie.
“Ti ricordo che stai parlando di un mio caro amico!” - gli disse.
“Ed io ti ricordo che, prima che tu e Stefan arrivaste in città, Matt era il mio ragazzo! Quindi, secondo il tuo ragionamento, anch’io ero pazza!” - si accodò Elena.
“Ok, ok….calmatevi! Come se non avessi detto niente…!” - fece Damon alzando le mani in segno di resa.
Bonnie ed Elena si scambiarono un’occhiata complice e si sorrisero, felici per aver difeso l’amico lontano. Poi Elena tornò a guardare Stefan che le sorrideva seduto di fianco a lei, tenendole la mano.
Bonnie li guardò sorridendo.
Stefan ed Elena….
Erano troppo buffi ed era buffa tutta la situazione che avevano tirato su da quando avevano deciso di ricominciare tutto dall’inizio e per gradi.
Bonnie pensava che Elena, quando aveva accettato, non doveva aver capito di che grandezza erano questi gradi e quanto tempo ci sarebbe voluto per passare a quelli successivi, altrimenti si sarebbe tirata indietro.
Certo, però, che Stefan era fantastico….
Ormai era lui a dettare le regole del gioco nella relazione tra lui ed Elena, relazione che poi non era ancora una relazione vera e propria.
Avevano ricominciato dall’inizio, si, ma dall’inizio si erano spostati di poco, molto poco.
Tra loro due ora esistevano regole di comportamento, orari, cose che si potevano fare e cose che andavano eviatate, cose che si potevano dire e cose che andavano taciute ed erano tutte norme imposte rigorosamente da Stefan e spiegate con il fatto che lui doveva riacquistare la fiducia in Elena che aveva perso.
Ed Elena accettava ogni cosa pur di stargli vicino.
La situazione, agli occhi di Bonnie, si era totalmente capovolta e questo la divertiva.
Insomma, per essere precisi, Stefan ed Elena erano tornati alla fase dei primi appuntamenti fatti di sguardi, poche parole, imbarazzi e passeggiate mano nella mano.
Elena continuava a vivere in una stanza diversa da quella di Stefan ed erano severamente vietati i baci, nonostante lei si struggesse per averne uno.
Più volte era capitato che Elena le chiedesse di intercedere segretamente per lei con Stefan, in modo da farlo cedere almeno su quel punto.
Bonnie acconsentiva sempre quando sentiva la voce supplichevole dell’amica, ma ogni volta che entrava in argomento con Stefan, lui le rispondeva di dire ad Elena che i baci sarebbero arrivati più in là, che tra di loro tutto era cominciato con un bacio, un bacio troppo frettoloso che era arrivato quando nemmeno si conoscevano e che non aveva fatto altro che portare cose spiacevoli e che quindi lui preferiva aspettare e lei avrebbe dovuto fare altrettanto.
Elena, dopo un paio di tentativi andati a vuoto, si era arresa e adesso aspettava con impazienza il giorno in cui Stefan avesse deciso che era arrivato il momento di passare al grado successivo della loro relazione che, appunto, ancora non era una relazione.
Perché? Perché Stefan ed Elena non erano ritornati insieme!
Adesso loro due si stavano "frequentando" per conoscersi meglio e per poter valutare in seguito la prospettiva di diventare una coppia a tutti gli effetti, come diceva sempre Stefan.
Per questo motivo Elena era ancora di più sulle spine visto che Stefan stava valutando e poteva, alla fine, anche decidere di mollarla per sempre e tanti saluti.
Per il momento, quindi, si limitavano a: lui che l’andava prendere nella sua camera bussando alla porta e portandole cioccolattini o fiori, lei che sorrideva felice e che lo seguiva al piano di sotto dove, mano nella mano, passavano ore ed ore a parlare di argomenti non ancora noti a nessuno prima che lui la riportasse su per le scale e la salutasse con un bacio sulla guancia per poi tornarsene nella sua stanza a decidere la data del loro successivo incontro.
Tutto questo era e-si-la-ran-te!
Bonnie odiava dirlo e anche solo pensarlo, ma lei e Damon passavano ore ed ore a prenderli in giro e a ridere come pazzi a loro insaputa e, persino in quel momento, si stavano scambiando occhiate divertite e Damon si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere nel vedere Elena che stringeva convulsamente la mano di Stefan con lo sguardo speranzoso di chi sta desiderando con tutto se stesso che qualcosa accada, mentre Stefan se ne stava lì tranquillo e solo di rado la degnava di uno sguardo o di un sorriso.
Bonnie diede una piccola gomitata a Damon: “Smettila di sghignazzare! Non è carino!”  - gli sussurrò.
“Senti chi parla!” - rispose Damon.
Bonnie dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere.
“Credo che sia arrivata l’ora di andare! Si sta facendo tardi!” - fece Stefan, guardando l’orologio e alzandosi con Elena.
Giusto! Stefan aveva dato anche degli orari e nei giorni infrasettimanali aveva deciso che avrebbe accompagnato Elena a casa non dopo le nove di sera ed erano già le otto e trenta: dovevano sbrigarsi!
Bonnie e Damon si alzarono e li accompagnarono alla porta.
“Allora da oggi Bonnie può uscire, vedere gente, vedere me?” - chiese Meredith.
“Direi di si!” - rispose Stefan - “Damon?” - chiese.
Damon annuì: “Si! E’ pronta!” - disse.
Bonnie sorrise ed abbracciò prima Meredith, poi Alaric, poi Elena ed infine Stefan che la tenne stretta a se per un bel pezzo.
Bonnie ricambiò la stretta e si lasciò cullare dal suo migliore amico.
“In tutta quell’orribile situazione che si era creata, una cosa bella c’è stata: io e te ci siamo trovati!” - le disse, dolcemente.
Bonnie annuì: “Io ci sarò sempre per te, Stefan! Sei importante per me!” - disse.
“E tu per me, Bonnie! Non sai quanto…” - rispose Stefan prima di sorriderle ed uscire, allontanandosi serenamente con Elena.
Bonnie rimase sulla porta a guardare i suoi amici che scomparivano nel buio.
Damon le arrivò alle spalle e l’abbracciò, allacciandole le mani sul ventre e poggiandole il mento su una spalla.
“Torniamo dentro?” - le proprose.
Bonnie sospirò ed annuì.
“Bonnie ma tu…sei felice? Con me, intendo!” - fece, improvvisamente dubbioso, Damon.
Bonnie si voltò verso di lui e si perse nel mare scuro dei suoi occhi.
“Certo che sono felice, immensamente felice!” - rispose - “E tu?” - gli chiese.
“Immensamente!” - rispose Damon, sorridendo.
“Perfetto, allora!” - fece Bonnie sciogliendo l’abbraccio e chiudendo la porta con un calcio - “A proposito….sai che non sono tanto sicura di riuscire a darti la ricompensa di cui stavamo parlando prima? Sono stanca e ho il mal di testa!” - disse fingendo uno sbadiglio e portandosi una mano sulla fronte.
Damon si allontanò di qualche passo e tornò all’istante ad essere lo sbruffone pieno di se con quello sguardo sempre malizioso e a doppio, triplo e anche quadruplo senso.
“Guarda che i vampiri non hanno il mal di testa!” - le disse.
“Ah no? Scommettiamo?” - lo sfidò Bonnie indietreggiando in direzione delle scale.
“Non provarci nemmeno, streghetta!” - fece Damon avanzando verso di lei.
Bonnie sorrise e si fermò un istante, quel tanto che bastava per sporgersi leggermente in avanti a dirgli: “Prova a prendermi!” - prima di cominciare a correre su per le scale, con Damon alle calcagna.
In quel momento, tra le risate, gli scherzi e l’amore che lei e Damon stavano condividendo, Bonnie percepì la sensazione forte, chiara e distinta che quello non sarebbe stato un avvenimento temporaneo e riuscì persino a vedere, nella sua mente, uno squarcio di quella che sarebbe stata la sua vita con Damon, la sua vita eterna con Damon…..e le piaceva un sacco!
                                                                 


                                                                      FINE





NOTE:
E così siamo arrivati alla fine anche di questa storia!
Quando metto la parola FINE ad una della mie fanfictic mi sento sempre triste e malinconica!
Mi era successa la stessa cosa al terminare della serie de "Il linguaggio ndella resa", ma questa volta sento che quella sensazione si è evoluta maggiormente e la cosa mi abbatte ancora di più.
Se penso che all'inizio questa doveva essere una storia breve di appena sei capitoli mi viene quasi da ridere.....e penso: Ma come diavolo mi era venuto in mente di renderla così breve?
Ho adorato questa storia, ho adorato ogni singolo personaggio ed ogni singolo rapporto che ho creato tra di loro.
Ma se devo dire quale coppia mi mancherà di più...beh....Stefan e Bonnie, assolutamente.
Prima di scrivere questa storia, l'idea di creare questa sorta di rapporto d'amore platonico tra loro due mi ronzava in testa già da parecchio tempo, ma solo mettendola per iscritto mi sono resa conto di quanto la cosa, almeno ai miei occhi, funzionasse, avesse un senso e mi piacesse!
Per questo motivo mi dispiace un sacco doverli lasciare, ma almeno, con il loro breve scambio di battute finali, spero di avervi fatto capire che il loro fantastico rapporto non è cambiato e non cambierà mai!!!
Passando ai ringraziamenti di rito....
Naturalemte ringrazio di cuore tutti coloro che hanno inserito questa storia nelle seguite, nelle preferite e nelle ricordate!
Ringrazio tutti i lettori silenziosi che, vi assicuro, sono parecchi!!!
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato anche soltanto un breve commento in questi mesi: mi avete dato la spinta per andare avanti!
Ritornando ai commenti....ringrazio tutte le mie commentatrici più fedeli che non hanno mai mancato di farmi sapere la loro ad ogni capitolo.....siete fantastiche, ragazze!!!XDXDXDXD
Un grazie speciale a luna nueva 96: se non fosse stato per la tua insistenza non avrei reso questa storia una long!!!!
E, per finire, una dedica: dedico quest'ultimo capitolo ad Amy In Wonderland che è una vita che mi chiede di trasformare Bonnie in una vampira e, finalmente, l'ho accontentata e spero di non averla delusa!!!XDXDXDXD
Che dire....vi ringrazio di tutto cuore!!! Ma......
......ma morto un Papa se ne fa un altro!XDXDXDXDXD
Ebbene si, dopo una pausa di poco più di un mese, verso gli inizi di Settembre, comincerò a pubblicare la mia nuova storia rigorosamente Donnie e Stelena!!!!
Spero di non annoiarvi con questi miei incessanti ritorni...ma...non ce la faccio a stare senza di voi!!!XDXDXDXDXD
Questa volta, però, non vi lascerò nessuno spoiler sulla nuova storia in questa nota!
Ma....durante tutto il mio mese di pausa lascerò spoiler vari sul mio blog quindi vi consiglio di seguirlo! Lì vi lascerò il titolo della nuova storia, la nuova trama, le varie schede dei personaggi nuovi che inserirò e che saranno fondamentali....e tante altre piccole cosucce in attesa del "postaggio" del primo capitolo!
Spero, quindi, di rivedervi spesso lì e ricordate che...nel caso vogliate commentare gli spoiler inerenti alla nuova storia potete farlo direttamente sul blog oppure potete lasciarmi un messaggio privato qui su Efp!!!!
E dopo questa infinità di informazioni nuove.....Vi lascio!!!
Per questa storia è tutto.....ci rivediamo già in questi giorni sul blog per i nuovi spoiler oppure direttamente qui a Settembre!
Grazie ancora....BACIONI...IOSNIO90!!!

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