Sound of Bells

di SPWinchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Letter ***
Capitolo 2: *** Fight ***
Capitolo 3: *** Last Time ***
Capitolo 4: *** Lake ***
Capitolo 5: *** Last Kiss ***
Capitolo 6: *** Contingency ***
Capitolo 7: *** Red Wine ***
Capitolo 8: *** The Morning ***
Capitolo 9: *** Fear and Courage ***
Capitolo 10: *** New Beginning ***



Capitolo 1
*** Letter ***


Salve^^
Avevo qualche dubbio, mentre la rileggevo, se pubblicarla o meno, alla fine ho deciso di scrivere un prologo per capire un pò se poteva andare.
Ed eccolo qui!
Vorrei un vostro parere, se continuarla o meno, critiche e via dicendo ^^
Dopo questo, inutile, sproloquio vi auguro una.....Buona Lettura n__n






Certe volte scopri di avere tutto, qualunque cosa si possa volere, tranne ciò che si desidera veramente e allora si è disposti a tutto, soprattutto per la persona che si ama!

Jensen Ackles, seduto al tavolino del suo bar preferito, sorseggiò il suo caffè fumante e aprì il giornale.
Non si ricordava da quanto tempo aveva iniziato, ogni venerdì mattina, a leggere un capitolo della storia del suo autore preferito; la pubblicava ormai da qualche anno a puntate su un giornale.
Leggerla gli permetteva di vedere cosa succedeva nella vita di Lui.
Spalancò gli occhi improvvisamente e poggiò la tazza sul tavolo cercando di calmarsi.
Non poteva crederci, non poteva davvero crederci.
Eppure stava succedendo; era scritto proprio lì, nero su bianco.
Richiuse il giornale bruscamente, lanciò i soldi sul tavolo e corse verso la macchina, completamente assorto nei suoi pensieri, e iniziò a guidare verso il suo ufficio.
"Misha sta per sposarsi? Perché diamine mi procura i crampi allo stomaco questa notizia? Dovrei esserne felice no?"
Fece una rapida inversione e si diresse nella direzione opposta, verso una nuova meta.
"Devo agire, e in fretta...non mi rimane molto tempo!"
 
~~~~~~ • ~~~~~~

Misha lasciò cadere la testa in avanti andando a colpire la tastiera con un sonoro tonfo, sbuffò annoiato e rilesse per l'ennesima volta l'ultima frase del nuovo capitolo.
Vedo che non hai ancora dato a Viviane una risposta.
Si rialzò massaggiandosi la fronte, e rimase a fissare a lungo quell'ultima sequenza appena scritta.
Si portò il tappo della penna tra i denti e iniziò a mordicchiarlo, rifletté per qualche istante e poi si voltò verso la sua gatta, che aveva visto passare e acciambellarsi sul tappeto vicino al camino.
Aveva due anni ed era un Sacro di Birmania, il suo pelo, morbido e setoso, era di un candido bianco, puro e lucente, tranne che per la coda, le zampe e le orecchie che erano di un color nocciola intenso. Il suo tratto distintivo, però, erano gli occhi : di un intenso colore blu zaffiro, come il padrone.
Da quando era entrata in casa, era diventata lei la padrona e Misha il suo tenero animale domestico.
-Che ne pensi Kira?- lei alzò il muso oziosamente e lo guardò ambiguo per qualche istante, facendo ricadere la casa nell'assoluto silenzio.

Misha non si ricordava per quale motivo avesse iniziato a scrivere un romanzo a puntate sul quel giornale, ma quella sua storia era ormai diventata una lettura irrinunciabile per i cittadini di mezza America, che seguiva quelle vicende ogni settimana.
Il protagonista assomigliava tantissimo a lui, sia per il carattere sia per le difficoltà che si trovava ad affrontare nella vita di tutti i giorni.
Naturalmente nessuno ne era a conoscenza, forse, solo i suoi più cari amici che, conoscendolo bene, notavano la somiglianza.

-Grazie tante eh! Sei di grande aiuto- si lamentò Misha con la sua gatta.
-Ma cosa accadrebbe se Victoria leggesse e facesse due più due?-
La domanda era legittima, anche se era improbabile che l'indaffarata dottoressa di cardiologia Victoria Vantoch, avrebbe trovato il tempo di leggere il suo romanzo.
-Direi comunque di non esagerare...il suo senso di colpa la potrebbe spingere ad aggiornarsi sugli ultimi sviluppi...e, sono sicuro, non li troverebbe così divertenti e poi non vorrei ferirla...che ne dici?- borbottò Misha rivolgendosi alla gatta -Ma Michael è così sorpreso da questa fretta che ha lei nello sposarsi che si sente soffocare- aggiunse puntando lo schermo e questa volta Kira lo ignorò completamente.

Lavorando a casa sua aveva il vantaggio di non essere incatenato a una scrivania o a un orario fisso, e di potersi così organizzare a suo piacimento.
A volte, quando si sentiva particolarmente ispirato, si alzava nel bel mezzo della notte, accendeva il computer, e si metteva a scrivere senza correre il rischio di disturbare qualcuno, visto che viveva solo.
Il lato negativo, però, era quello di trovarsi costretto a sostenere lunghi ed eterni monologhi.
Ma se si sentiva così solo perché non coglieva la possibilità di far entrare, completamente, nella sua vita Victoria?
Misha guardò malinconico e turbato la piccola scatolina di velluto rosso che era sulla scrivania e piccoli flash, delle sere precedenti, gli passarono veloci nella mente.
La sua incertezza si rifletteva, inevitabilmente, sul protagonista del libro; sospirò e tornò a fissare lo schermo.
-Victoria non lo vedrà- disse alla gatta, più per convincere se stesso che l'animale -Probabilmente non avrà nemmeno il tempo di sfogliare il giornale- inviò il capitolo al giornale e rimase a fissare lo schermo fino a che il messaggio non fu inviato.

Ma Victoria avrebbe capito qualcosa prima o poi. Lei gli aveva detto che era stanca di avere una relazione occasionale e voleva qualcosa di più vero e profondo, e il fatto che lui non gli aveva ancora fatto la proposta, l'avrebbe indubbiamente insospettita, e avrebbe iniziato a nutrire dubbi sulla loro unione.
Espirò profondamente e si passo le mani tra i capelli.
"Qual è il problema?"
Victoria era una donna meravigliosa, gentile, affettuosa, premurosa e follemente innamorata.
"Allora perché non le faccio la proposta?"
Il problema era che quella decisione lo spaventava troppo; era una scelta importante che avrebbe cambiato definitivamente la sua vita, e forse, era questo che lo spaventava da morire.

Spense il suo portatile, avendo finalmente portato a termine il lavoro dell'intera settimana, andò in cucina e decise di dare un'occhiata alla posta, che da molti giorni ritirava senza però trovare mai il tempo di leggerla.
-Bolletta...Bolletta...Bolletta...Spero vivamente che nessuna di queste sia scaduta- borbottò, continuando a fare una cernita -Pubblicità...Lettera...Pubbl?!- si bloccò improvvisamente ed esaminò la lettera che portava il timbro dell'avvocato Jensen Ackles.
"Perché mi ha scritto? Non è Natale e non è il mio compleanno..."
Con curiosità Misha aprì la busta con un secco gesto e lesse velocemente il breve messaggio.

Ciao Misha, ho deciso di vendere la casa in montagna e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere rivederla per l'ultima volta o, non so, fare un'offerta tu stesso, visto che tanto tempo fa mi dicesti che ti sarebbe piaciuto comprarla. Se sei interessato, mettiti in contatto con me appena puoi; il mio numero ce l'hai.
Saluti, Jensen.
P.S. Ho trovato davvero molto interessante la svolta che ha preso la tua storia questa settimana.

Misha ripiegò la lettera e la guardò per qualche istante.
"E così Jensen legge la mia storia eh?"
Si sentiva sempre molto orgoglioso quando veniva a sapere che le persone seguivano con interesse le gesta dei personaggi che uscivano dalla sua testa.
Soltanto dopo ragionò su quello che aveva letto, e fu sopraffatto dai ricordi.
La sua mente ritornò indietro nel tempo e rivide se stesso, all'età di cinque anni : la madre l'aveva appena rimproverato per aver fatto il bagno nel lago senza chiederle il permesso, ma lui, poco dopo, si era vendicato di Jensen, il suo compagno di giochi che aveva fatto la spia, mettendogli dei ragni nel letto.
Con il sorriso sulle labbra, ricordò anche interminabili e oziosi pomeriggi passati in riva al lago.
"Sta per vendere la casa eh?"
Guardò verso il muro del salotto, dove erano appese numerose fotografie del passato, e la sua attenzione fu catturata da una, di fianco a quelle di lui con Victoria, con Jensen di fronte alla suddetta casa.
Non ricordava chi li avesse obbligati a fare quella foto, ma rammentava chiaramente l'imbarazzo che si era creato a dover stare lì impalati, uno vicino all'altro, per tutto quel tempo.
Prese il suo cellulare, scrollò la rubrica e digitò il numero sul telefono di casa.

-Buongiorno, ufficio dell'avvocato Ackles- rispose una voce squillante ma cordiale dopo un solo squillo -Chi lo desidera?-
Avendo intenzione Misha di fargli una sorpresa disse con tono gentile -Preferirei che non mi annunciasse-
-Signore, questo è altamente irregolare- disse un po' seccata la voce femminile.
Misha si chiese se Jensen sapeva che la sua segretaria era così indisponente, espirò profondamente -Jensen sta aspettando questa chiamata, glielo assicuro- insistette.
-Beh...io...- La donna smise di parlare e Misha la sentì farfugliare con qualcuno.
Mentre aspettava si risolvesse la questione tra la segretaria e la persona con cui stava parlando, con la cornetta tra la spalla e il collo, decise di versarsi una tazza di caffè.
-Pronto?- una voce roca e profonda lo fece sobbalzare.
-Jensen?- chiese Misha confuso, non ricordandolo così basso il suo tono.
-Si chi è che parla?-
-Questa è una voce del passato- disse lui scherzoso.
-Misha...- la sua non era una domanda ma, bensì, un’affermazione.
Lui fu un po’ deluso per il fatto che fosse riuscito a riconoscerlo così facilmente e gonfiò le guance -Come hai fatto a indovinare?-
-Sei l'unica persona del mio passato capace di far venire un principio di emicrania alla mia segretaria-
Misha rise divertito, -Primo non dovresti avere una segretaria così vulnerabile e, secondo, dovresti avere un passato decisamente più eccitante-
-Me ne ricorderò per il futuro-
-Bravo-
Lui respirò profondamente e si poggiò alla scrivania della segretaria -Sei ancora convinto di sapere tutto vero?-
-Naturalmente- riprese la lettera e iniziò a giocarci -Ho letto il tuo messaggio-
-Te l'ho mandato una settimana fa. Credevo non fossi interessato-
Misha riguardò l'anello e sbuffò -Io sono una persona molto impegnata-
-Capisco. Allora sei interessato a comprarla?- domandò frettoloso.
-Non so se posso permetterlo, ma mi piacerebbe rivederla. Ci sono problemi per te?-
-No, te l'avevo proposto io...Che ne dici di domani?- chiese Jensen -Non ho udienze ne appuntamenti-
Voleva, almeno per un giorno, uscire dalla sua routine. Andare fuori da quel salotto, cambiare un po’ aria così da chiarirsi le idee magari.
E poi Victoria era fuori per un convegno quindi non ci sarebbero stati problemi.
-Ok...A mezzogiorno va bene?-
-Ancora dormi fino a tardi?- domandò, ridacchiando.
Aveva perfettamente ragione, Misha adorava dormire fino a tardi, ma non vedeva alcuna ragione per ammetterlo e mostrarsi come un pigrone.
-No, semplicemente non mi piace guidare con il buio, e da casa mia ci impiegherò tre ore per arrivare-
-Va bene. A domani allora- Jensen stava per riattaccare quando si sentì chiamare, allora riavvicinò la cornetta all'orecchio -Si?- mormorò stupito.
-Grazie per l'invito- disse tutto d'un fiato.
-Di nulla. Hai passato lì tanto tempo almeno quanto me. Mi sembrava il minimo avvisarti-
-Ho passato più tempo io- lo corresse lui -Tu sei andato via per il college ricordi?-
-Hai ragione- assentì.
-Come sempre- disse lui trionfante.
-Si certo! Ci vediamo domani!-
Misha lo salutò e riattaccò guardando perplesso il telefono. Il pensiero di avvisare Victoria passò subito, gli aveva sempre concesso grande fiducia lei, e questo era uno dei lati positivi nel loro rapporto.
"Uno dei tanti...Dovrei davvero essere pazzo per non voler passare il resto della mia vita con una donna come lei"

~~~~~~ • ~~~~~~

La mattina seguente, dopo due enormi tazze di caffè, Misha si mise finalmente in viaggio.
Aveva portato con sé il suo portatile e la gabbietta con dentro Kira : non aveva nessuna intenzione di trovarsi mezza casa distrutta perché nessuno era lì per coccolarla, e portarla era la mossa più furba che potesse fare.
Si guardò intorno mentre il fantastico paesaggio autunnale passava veloce senza però riuscire a provare quella serenità e quella calma che aveva sperato.
"Devo smetterla. Victoria sarà una moglie fantastica! Non è così importante non sentire il suono delle campane!"
Finalmente iniziò a intravedere una bellissima villetta a due piani circondata da alti alberi verdi e dopo circa mezz'ora arrivo davanti ad un grande cancello.
Rallentò e fermò la macchina sul ciglio della strada, scese e spinse il cancello.
Quanto tempo era passato? Avevano smesso di passare le vacanze con la famiglia Ackles quando loro due avevano iniziato a frequentare il college.
Risalì sull'auto e procedette passando davanti al piccolo lago, dove lui aveva imparato a nuotare.
Quel luogo era sempre stato come un castello magico; una parte perfetta, solida e immutabile della sua vita, era lì che aveva imparato a sognare.
Premette più a fondo l'acceleratore e superò il traballante ponte di legno, fermò la macchina e fece uscire dalla gabbietta Kira, che si sgranchì le zampe scorrazzando felice dopo il lungo viaggio.
-Non allontanarti!- l'avvisò.
Misha si avviò verso la porta d'ingresso con passo incerto, si voltò di scatto quando avvertì una presenza alle sue spalle, con il cuore in gola e già pronto a difendersi.
-C'era traffico?- domandò.
Misha rimase incantato a guardare quell'uomo che era poco più alto di lui, leggermente muscoloso, con corti capelli e occhi verdi che luccicavano alla luce del sole.
Non poteva certo essere il mingherlino... -Jensen?-
Lui lo guardò confuso e si grattò la testa con la mano destra -E chi altri dovrebbe essere scusa?-
 
 




~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
RiSalve^^
Come dicevo prima questo è un semplice prologo solo per incuriosire.
Ecco tutto, per qualsiasi cosa rispondo singolarmente e grazie a tutti coloro che leggeranno, commenteranno, aggiungeranno tra i preferiti e le seguite.
Aspetto i vostri pareri con ansia^^
Baci!
:3

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Capitolo 2
*** Fight ***


“Non lo ricordavo così” pensò Misha guardando l’uomo che aveva di fronte.
Lo ricordava completamente diverso : un ragazzo mingherlino e pallido che era terrorizzato da tutto quello che lo circondava.
Ma rivederlo, dopo così tanti anni, l’aveva sconvolto.
Lo studiò attentamente, notando che era diventato leggermente più alto di lui.
I suoi occhi si soffermarono sul corpo atletico e i lineamenti perfetti, che s’intravedevano dal tessuto chiaro della camicia.
La sua attenta analisi si fermò quando l’attenzione fu catturata da uno strano rumore alle sue spalle. Quando si voltò, vide Kira che stava grattando la porta nel tentativo, inutile, di entrare.
-Kira! Smettila!- urlò Misha colpendo la mano sulla gamba per richiamarla; la gatta lo guardò inclinando il capo, gli diede le spalle e riprese a grattare.
Jensen non poté evitare di sorridere a quella scenetta -Sai davvero farci con gli animali- disse con tono ironico.
Misha lo guardò impertinente dimostrandosi offeso da quel commento, ma tra di loro era normale quel comportamento.
Fin da piccoli, subito dopo i convenevoli, si era istaurato uno spirito antagonistico, e ora Misha doveva ammettere che gli piaceva molto com’era stata impostata quella vecchia amicizia.
Le gare, gli scherzi e le discussioni erano all’ordine del giorno, ma ora poteva affermare che tutto quello rendeva le sue vacanze estive, in quella casa sul lago, davvero divertenti e animate.
-Non dubitare, mi so far rispettare quando voglio-
Jensen rivolse prima lo sguardo alla gatta che si era sdraiata e che con la sua zampina continuava imperterrita a graffiare la porta di legno massiccio, e poi tornò su quegli occhi del color del cielo in primavera.
-In che modo?- chiese Jensen, alzando il sopracciglio e trattenendo una risata.
Kira non sembrava proprio il tipico animale domestico che si facesse comandare e Misha non era noto per la sua capacità di farsi valere.
-Mettendo il broncio e facendogli venire l’emicrania?- continuò.
Gli occhi blu si socchiusero –Vuoi che te lo dimostri?-
Jensen sapeva che sarebbe stato capace di qualsiasi cosa per dimostrargli che aveva ragione, senza alcuna esitazione.
-No. Per questa volta lascio stare, grazie- replicò ridendo.
-La tua prima mossa intelligente Ackles!- commentò Misha con aria soddisfatta.
“Non cambierà mai” –Visto che ti ho invitato io qui per rivedere questo posto credo che tenterò di darti ragione…almeno per quello che riguarda oggi-
Lui aprì la bocca per rispondergli a tono ma, invece di replicare con una battuta sarcastica, scoppiò a ridere.
Misha notò qualcosa che lo confuse ulteriormente, non credeva possibile che gli fossero davvero mancati tanto quei battibecchi e quei suoi occhi verdi che sembrava lo studiassero continuamente.
Jensen sorrise a quel dolce suono, aveva sempre occupato un posto speciale nel suo cuore, ma si sarebbe mangiato la lingua pur di non ammetterlo a se stesso e soprattutto a lui.
-Neanche tu sei cambiato- disse Misha “Almeno nel carattere”
Jensen poggiò la legna a terra e abbassò lo sguardo su di sé.
Sapeva di essere cambiato molto ed era sicuro che anche lui se ne fosse accorto. Faceva tutti i giorni esercizi nella palestra che aveva allestito nel suo garage.
-Ero molto più mingherlino l’ultima volta che ci siamo visti. Ho messo su qualche chiletto- disse con soddisfazione.
-L’ho notato- “E proprio nei punti giusti” spalancò gli occhi, si girò di scatto e mormorò un veloce –Su entriamo-
Ma non si era accorto che Kira si era spostata vicino alla sua gamba e, colto di sorpresa, sussultò fermando il piede a mezz’aria cercando di non colpirla.
Barcollò e perse del tutto il precario equilibrio di quella posizione cadendo all’indietro, Jensen fece un passo veloce in avanti, cercando di afferrarlo.
Quel peso inaspettato però, lo fece sbilanciare ed entrambi si ritrovarono per terra.
La fitta di dolore che provò Jensen alla schiena fu temporaneamente lenita quando, alzando lo sguardo, vide il suo viso così vicino, e passò del tutto grazie al fatto di averlo su di sé.
I loro corpi erano combaciati come due tessere di un puzzle.
Misha non poté ignorare la strana ondata di calore che lo invase a contatto di quel corpo, una sensazione così nuova e improvvisa che gli tolse il respiro.
Oh santa paletta mi sto eccitando?!”
Vide un sorriso sornione sulla faccia di Jensen e sentì un nodo alla gola che non gli piacque per niente.
Impossibile…” cercò di imporre al suo cuore di fermare quella cavalcata sfrenata e ai suoi muscoli di muoversi.
Perché quel nodo non era lì quando avevo Victoria tra le mie braccia?”
Jensen si concentrò su quel sensuale calore che stava oltrepassando i loro vestiti e avvertì uno strano movimento tra i suoi pantaloni.
Sgranò gli occhi “Ma che cazzo vado a pensare?” si passò una mano tra i capelli e cercò di ironizzare –Davvero molto simpatica la tua gattina!-
Misha poggiò una mano sul suo torace e si rialzò.
Cercò di ricomporsi e di non dare assolutamente peso all’improvvisa attrazioneche aveva provato.
Jensen era un amico e il suo compagno di mille avventure.
-Sei stato tu a venirmi incontro- lo accusò aggrappandosi alla prima scusa che gli venne in mente –E’ sempre colpa tua! E’ vero certe cose non cambieranno mai!-
Jensen si rialzò e si tolse la polvere da dosso, prese la legna che aveva poggiato per terra e lo superò sbuffando.
-Ti sei fatto male?- gli chiese arrestandolo Misha.
-No- rispose veloce, riprendendo a camminare.
-Peccato- scosse la testa Misha.
Lui si voltò e inarcò il sopracciglio –Allora vuoi vedere la casa si o no?- chiese, cercando di ignorare l’eccessivo interesse con cui lo stava guardando da quando era arrivato.
-Sono qui solo per questo-
Quell’atmosfera elettrica che si era creata non gli piaceva per nulla.
Ma Misha giustificò quella situazione incolpando il tanto tempo passato a non rivedersi e allo strano rapporto che avevano sempre avuto.
Jensen ispirò profondamente l’aria intorno a lui nel tentativo di identificare quell’odore che l’aveva investito da quando gli era caduta addosso. –Sin?-
-Come dici?- gli chiese lui senza capire.
-Peccato- ripeté lui, e solo dopo si rese conto che lui avrebbe potuto dare un significato sbagliato.
-Non era una proposta…- “Anche se…” –il tuo dopobarba si chiama Sin?-
Misha sentì le guance colorarsi di rosso per un motivo a lui ignoto –Oh si! Peccato-
Lo vide poggiare la legna in cima a un’alta pila posta di lato alla porta d’ingresso e continuò -Sei per caso diventato un cane? L’odore è quasi impercettibile-
Jensen diede dei colpetti sul petto con entrambe le mani per ripulirsi –No, quel profumo piaceva tantissimo a Danneel, me lo comprava sempre- borbottò alzando il viso.
-Danneel?- ripeté Misha aggrottando le sopracciglia –C’è una Danneel?-
-C’era-
Era un ricordo del passato, grazie al cielo. Un deprecabile errore di valutazione.
Misha tacque quando avvertì la sua nota di tristezza e forse anche di qualcosa di più.
Per un momento si sentì dispiaciuto “Danneel…Danneel…” poi ricordò e il dispiacere scomparve.
-Ma non era quella che viveva attaccata al tuo braccio e sorrideva come un’oca giuliva?-

Danneel Harris.
L’aveva odiata dal primo minuto che l’aveva vista.
Jensen l’aveva portata con lui in quell’ultima estate che avevano trascorso insieme.
In quei tempi non riusciva a spiegarsi i motivi di tanto astio e risentimento ora, ragionando freddamente, poté trovare un'unica giustificazione.
Quello era il suo mondo, il loro mondo, e quella ragazza era solo un’intrusa.
Nel castello non c’era posto per lei!

-Danneel non sorrideva come…- Jensen rifletté un attimo su quello che stava per dire e trattenne una risata, non potendo negare la realtà.
-Beh, forse hai ragione-
Forse?” –Certo che ho ragione…ne avevi dubbi?- Misha sospirò e scosse la testa –Non posso ancora crederci che le permettessi di chiamarti Jensino-
Lui scrollò le spalle –Ero giovane e lei era davvero uno schianto-
Non lo credevo così superficiale” –La verità è che eri un idiota e lei innamorata del tuo denaro, no del tuo faccino- disse incrociando le braccia al petto.
Jensen chinò il capo pensando a come Danneel l’avesse lasciato senza nemmeno pensarci un secondo.

In quel periodo la famiglia Ackles non se la passava bene ed ebbe gravi problemi economici.
Un momento difficile della sua vita e, la donna che amava, gli aveva voltato le spalle senza battere ciglio.
Fortunatamente si era rialzato da quella delusione, terminato l’università di giurisprudenza e aperto un ufficio tutto suo.
Lo studio era all’apice del successo e gli assicurava denaro e soddisfazione.
Intanto la bella Danneel aveva sostituito il suo Jensino per qualcuno notevolmente più ricco e senza pensieri “Senza cervello…”

-Hai ragione. Danneel era legata solo al mio denaro- rialzò la testa e incrociò il suo sguardo –Come avevi fatto a capirlo?-
Misha lo guardò a bocca aperta, incredulo –Ma…era evidente anche ai funghi!-
Jensen gli diede le spalle e aprì la porta –Non credo di farci una bella figura vero?-
-No- avrebbe sempre voluto approfondire quel discorso con l’amico.

Fin dall’inizio aveva cercato di dirgli ciò che pensava ma lui, accecato da suoi sentimenti, non aveva voluto ascoltare e aveva continuato a rivolgere le sue attenzioni a quella piccola strega smorfiosa, mandandolo su tutte le furie.

Ma per come era finita, lo fece dispiacere, così assunse un tono meno severo nell’aggiungere –Immagino che potesse succedere a tutti!-
-Suppongo che tanta gentilezza sia un requisito essenziale per uno scrittore di successo come te- disse con tono ironico.
-Mi hai invitato per litigare?- disse sprezzante.
Jensen lo guardò sorpreso –No. Ti ho invitato per dare un’ultima occhiata a questo posto- gli porse la mano –Tregua?- gli chiese.
Misha rimase a osservargliela per qualche attimo –Tregua- rispose stringendogliela.
Finalmente Jensen aprì la porta ed entrò seguito da lui.
-Entra anche quella palla di pelo?- domandò indicando Kira.
-Mi sembra logico…e poi potrebbe piovere e non vorrei che si bagnasse-
-Hai paura che si restringa?- commentò divertito.
- Da quando hai acquistato senso dell’umorismo?- gli chiese lui con tono sarcastico.
-L’ho sempre avuto, altrimenti non sarei sopravvissuto alle nostre estati insieme-
-Quanto sei gentile- concluse guardandosi intorno.

Il grande atrio era polveroso e in evidente stato d’abbandono e il vecchio televisore era ancora lì nel salotto.
Non aveva mai funzionato bene e le loro madri avevano consigliato di usare l’immaginazione per passare i loro pomeriggi.
Era davvero triste vederla in quelle condizioni la casa, soprattutto ripensando alle lunghe estati passate lì in allegria.
L’odore di umidità e muffa entrò prepotente nelle sue narici senza però dargli fastidio.
Aveva dimenticato l’importanza che aveva avuto quel luogo.

Jensen rimase fermo in silenzio a guardarlo ammaliato, lui, essendo arrivato prima, aveva già affrontato quelle sensazioni.
-Non è cambiato molto- commentò alla fine Misha.
-Non quaggiù- concordò Jensen -Le camere sono state rimodernate e la soffitta è molto più piena-
Misha lo guardò un po’ deluso –La mia stanza è stata trasformata?-
Il lato possessivo del suo carattere non era scomparso con il passare degli anni.
-Tecnicamente non era la tua camera- ci tenne a rilevare Jensen.
Lui sbuffò –Certo che era la MIA camera. In estate era mia. Non m’importa sapere cosa fosse e di chi fosse nei restanti mesi dell’anno. Posso vederla?-
Lui rise e gli mostrò le scale che salivano al piano di sopra –Da questa parte- disse accendendo la luce che aveva riattivato e superandolo.
Misha si voltò verso Kira che si era raggomitolata sul tappeto davanti al camino spento poi, con uno scatto, gli passò davanti –Sei lentissimo-
-No. Sono cortese, la conosci la differenza?-
Le scale erano ripide e strette creando difficoltà al passaggio di due persone.
Jensen lo raggiunse e superò, arrivando per primo in cima.
A quella vicinanza, Misha avvertì di nuovo uno strano formicolio che gli percosse la schiena e scese verso il basso ventre; si sforzò d’ignorarlo –Con te non c’è bisogno di usarla!- disse incrociando i suoi occhi.
Si meravigliò di quanto fossero verdi. “Erano sempre stati di un così intenso verde?”
-Ti diverte litigare vero?- disse Jensen risvegliandolo dai suoi pensieri.
-Non immagini quanto-
-E come hai fatto a diventare il primo del tuo corso?- domandò curioso.
Sorpreso, si girò a guardarlo –Come fai a saperlo?-
-Mia madre- rispose Jensen omettendo che molto spesso era lui a chiedere informazioni, per semplice curiosità, come ripeteva tutte le volte a se stesso.
-Le madri! Parlano più di un gazzettino-
-Già- annuì lui giungendo alla camera in questione –Parlando di madri…La tua non si è ancora offesa?-
-Di cosa?- domandò Misha confuso e sorpreso dalla domanda.
-Del modo in cui la descrivi nella tua storia-
-Quella non è mia madre. E’ un personaggio inventato- sperò con tutto se stesse che lui ci credesse.
Non era difficile mentire agli altri, ma lui la conosceva troppo bene perché non notasse la notevole somiglianza.
-Capito- si girò sorridendogli sornione –E’ questo che gli dici?-
Misha non riuscì a trattenersi dal ridere –Si-
-E ci crede?-
-Più o meno…ci tengo a dire che è tutta fantasia, i tratti sono esagerati-
Jensen incrociò le braccia al petto e si poggiò al muro studiandolo. Sapeva sempre capire quando lui mentisse –Sono più che sicuro che la tua storia prende tantissima ispirazione dalla tua vita-
-I grandi scrittori prendono sempre spunto dalla loro vita- spiegò evasivo.
Jensen, grazie a quella storia, era uno spettatore silenzioso della sua divertente ed avventurosa vita ma, ora, qualcosa era cambiato e si era arrivati a una svolta importante.
E questa volta non si sentiva pronto ad accettare.
-Congratulazioni Mish!- disse improvvisamente.
-Per cosa?-
-Mi riferisco al tuo fidanzamento con quella dottoressa-
-Cardiochirurga prego…e comunque non siamo ancora fidanzanti- lo corresse.
-Oh pensavo gli avessi già dato l’anello- continuò Jensen.
Misha si chiese se l’avesse dedotto dalla storia o se fosse stata la madre a dirglielo.
-Non ancora-
“Interessante…davvero molto interessante!”-Capisco-
-Ne dubito- concluse sprezzante voltandogli le spalle e aprendo finalmente la porta della piccola stanza.












~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tutti ^^
ecco il secondo capitolo che spero vi piaccia *w*
Credo di dovermi scusare per aver reso un pò OOC Misha, me ne sono resa conto quando ho riletto il capitolo ma mi piaceva vederlo in una veste un pò più...come dire...combattiva XD
Avete notato quanto mi piaccia far cadere Misha tra le braccia di Jensen?? *__*
La trovo una cosa troppo carina, perchè Misha è più piccolo e decisamente meno muscoloso di Jensen e, quest'ultimo, è perfetto nel ruolo del principe che salva la donzella (scusa Misha se ti sto dando della donzella XD)
Due precisazioni per questo capitolino :
1) PorcaPaletta è una mia solita espressione quando mi succedono le cose XD Perdono!!! n___n
2) Jensen chiama Misha : Mish perchè nella convention a Roma, proprio di quest'anno, la gente ha sentito che così lo chiama lui
XD (carinooooo) [fonte Twitter ^^]
Allora ringrazio tutti coloro che mi hanno recensito *__* GRAZIEEE
Ma un ringraziamento va anche a coloro che non l'hanno fatto ed hanno, però, inserito tra le preferite e le seguite *w* GRAZIE!!
Aspetto altri commentini U__U
Tanti Bacini!!
:3


 

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Capitolo 3
*** Last Time ***




3 Capitolo
-
~ Last Time
~



Misha andò dritto fino al nuovo mobile e lo guardò come se si trattasse di un intruso.
-Avete sostituito il comò…- disse con amarezza.
Con poco sforzo riusciva ancora a vedere quello vecchio: color miele e con tre cassetti. Quel mobile, insieme al letto matrimoniale a baldacchino, aveva reso la stanza accogliente fin dal primo momento.
Una stanza del suo castello perfetto, che aveva reso indimenticabile le sue vacanze estive.
Il nuovo mobiletto era lucido e molto più piccolo, sentì di odiarlo a prima vista.
Jensen lo seguì con lo sguardo e scrollò le spalle.
-Era vecchio e i miei genitori hanno ritenuto opportuno non restaurarlo…stava letteralmente cadendo a pezzi quando hanno deciso di sbarazzarsene- spiegò.
-Era quella la sua bellezza- sussurrò Misha, passando un dito sopra al legno scuro -Aveva un’ammaccatura proprio qui…dove mi scheggiasti il dente-
Misha ricordava perfettamente quell’episodio.
Era stato battuto da un ragazzino più piccolo e mingherlino rispetto a lui, e di quattro anni più giovane. Fu un duro colpo per il suo orgoglio maschile.
-Dove tu te l’ho scheggiasti…facesti tutto da solo!- ci tenne a precisare, incrociando le braccia al petto e alzando il sopracciglio.
Misha spostò l’attenzione dal cassonetto a lui, sbuffando nervoso.
-Fammi vedere- gli disse improvvisamente Jensen, cogliendolo impreparato. Fece un movimento veloce e gli si parò davanti.
Misha indietreggiò di qualche passò fino a che non colpì il comò. Ora non aveva nessuna via di fuga.
Odio questo maledetto comodino!”
Jensen lo prese per il mento e gli fece alzare il viso, costringendolo ad aprire la bocca.
-Te lo sei fatto ricostruire…Ottimo lavoro- sussurrò.
Misha sentì il suo respiro giocare sensuale con le labbra carnose, a ogni parole e a ogni più piccola lettera. Sentì il brivido di piacere lungo la schiena scendere lento verso l’inguine e il sangue colorargli le guance.
Spostò indietro la testa con un movimento veloce –Non…sono un purosangue a cui devi controllare la dentatura- disse, regolando il respiro.
-Purosangue? Per come vivi direi più un vecchio ronzino-
-Un vecchio ronzino?- ripeté ridendo –Stai diventando davvero vecchio-
Lui lo guardò ammaliato: dal suo sorriso e dal perfetto gioco di luce che creavano i raggi del sole che filtravano dalla finestra impolverata –Mi adeguo all’argomento di cui parlo-
Misha si voltò di scatto imbarazzato dal suo sguardo.
Si avvicinò alla finestra, toccò le tende e sorrise nostalgico quando si accorse che erano proprio come se le ricordava: leggere e trasparenti. Il panorama, oltre la piccola balconata, era da mozzare il fiato: perfetto e incantevole.
Inclinò il capo quando improvvisamente vide che il lago stava per essere sopraffatto dalle nuvole nere e minacciose che si addensavano in cielo con la velocità di un treno in corsa.
-…credo che, alcune volte, il mio linguaggio risenta dei vecchi film che sto guardando in questo periodo- ammise.
Jensen poteva immaginarselo senza alcuna difficoltà, come se fosse stato lì a osservarlo.
Raggomitolato sul divano, con un recipiente pieno di popcorn in grembo, affascinato dagli attori e dai colori monotoni.
-Perché li guardi? Sei a corto d’idee e hai bisogno di spunti? O temi che la tua vita diventi così monotona da non poter più attingervi per far procedere le avventure dei tuoi personaggi?- fece finta di pensare a qualcosa e poi aggiunse ironico –Ah, giusto…la tua vita è già monotona-
Lui lo ignorò di proposito e, con fare ozioso, si guardò intorno alla ricerca di altri ricordi del passato -Sei irritante, come sempre- sussurrò debolmente.
Jensen rise alla vista di quell’espressione imbronciata sul suo viso –Proprio come te- ribatté pronto, sorridendo.
-Proprio come me?- fece eco lui incredulo, spalancando gli occhi –E questa sarebbe l’unica replica che venga in mente a un brillante avvocato laureato con il massimo dei voti a Harvard?- Scosse la testa e continuò serio –Devono proprio aver abbassato i livelli per ammetterti e permetterti di lavorare-
Entrambi sapevano che era stato un eccellente studente, uno dei migliori all’università. Però, il suo zelo nello studio, era uno degli argomenti che prediligeva Misha e aveva sempre usato per prenderlo in giro.
-Era Yale- lo corresse con pazienza -…e il livello era piuttosto alto-
Victoria sa a cosa va incontro? Sarà anche una donna fantastica e intelligente ma, diamine, non lo merita!” sconvolto da quell’improvviso pensiero, si affrettò ad aggiungere –Comunque sembra che ogni volta che mi trovo con te, io regredisca-
Misha si voltò e sorrise –Forse semplicemente ti rilassi-
Jensen sentì che gli mancò un battito -…Fidati. Nessuno desidera un tipo di rilassamento del genere- disse sbottonando il primo bottone della camicia.
-…sarà- rispose un po’ deluso.
Misha si avvicinò ancora al nuovo comò. Gli sembrava troppo lucido, troppo semplice e privo di carattere. Il vecchio era tarlato e graffiato dal tempo su tutta la superficie, alcuni riportavano la sua firma.
Sorrise tra sé e chiuse gli occhi, ricordando e rivivendo l’atmosfera di quella stanza, tornando indietro nel tempo.
Lui lo guardò incuriosito –Cosa ti sta succedendo? Ancora in preda alla nostalgia?-
-Sto…ricordando…- Misha aprì gli occhi e li puntò nei suoi.
Una goccia d’acqua limpida persa in un rigoglioso prato verde.
Era assolutamente perfetto.
-Che fine ha fatto poi?-
-Chi?- Non era proprio cambiato. Passava da un argomento all’altro pretendendo che, gli interlocutori, seguissero il filo dei suoi ragionamenti contorti.
-Miss superficialità- siccome lui ancora non capiva, precisò –Danneel-
Jensen alzò gli occhi al cielo, non aveva alcuna intenzione di parlare di Danneel. Era stato il suo più grande errore e voleva che rimanesse seppellito nel passato, quell’errore gli aveva reso difficile offrire il cuore a qualcuno dopo di allora.
-Ha trovato qualcuno con più denaro di me- appoggiò la mano sul pomo della porta con impazienza –Hai visto tutto? Possiamo andare?-
Misha intuì che era quell’argomento a renderlo tanto impaziente e nervoso. Non occorreva essere uno scienziato per capirlo –Non ancora- rispose.
Dopotutto, ci teneva a Jensen, era quella presenza che era stata sempre costante nella sua vita. Anche se adorava punzecchiarlo, non gli piaceva l’idea che qualcuno potesse farlo soffrire.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e mormorò –Mi dispiace-
Jensen si stupì da quelle parole ma sentì che erano vere, riusciva a leggerglielo negli occhi, ma l’ultima cosa al mondo che voleva era la compassione, specialmente la sua.
Non era così che funzionava il loro rapporto.
-Per cosa?- gli chiese con aria innocente –Nella tua esistenza hai così tante cose di cui doverti dispiacere che mi stupisco che tu riesca a dolerti anche per me-
Lui s’irrigidì e gli tolse la mano dalla spalla –Stavo parlando di Danneel…non c’è alcun bisogno di fare lo stronzo!-
Jensen si diede dello stupido, perché avrebbe dovuto sciupare quel momento, per una volta che Misha aveva abbassato il ponte levatoio del castello in cui si era rinchiuso –Ti spiace veramente per quello che mi è successo?-
-Si- ammise.
-Perché?- domandò, cercando una motivazione in quel suo cambiamento.
Misha scrollò le spalle –Detesto vedere…le persone…soffrire- rimase immobile a guardarlo, fondendo nella propria mente l’immagine del ragazzo di una volta, che si dilettava a punzecchiare, e l’uomo che le stava di fronte.
-Posso prenderti in giro quanto voglio, ma ciò non significa che io mi diverta a vederti con il cuore infranto….Danneel non ti meritava, e tu lo sai- si morse il labbro nervoso “Forse l’ultima frase non l’avrei dovuta dire”
Jensen lo guardò incredulo e sorpreso –Stai veramente cercando di essere gentile con me o c’è qualcosa sotto che ancora non ho capito?-
Misha sospirò spazientito “Qui si gettano le perle ai porci…” –Sono gentile!- ribatté serio –…Ma non accadrà di nuovo sappilo!- ci tenne a sottolineare divertito.

Uscirono dalla stanza e Jensen richiuse la porta dietro di sé, fuori si sentiva il vento soffiare forte tra gli alberi “Si gela qui dentro…” –Vuoi un po’ di caffè?- gli propose –L’ho preparato prima che arrivassi…dobbiamo solo riscaldarlo-
-Volentieri, fa davvero freddo qui e una bella tazza di caffè bollente la bevo con piacere- accettò sfregandosi le mani “Avrei dovuto indossare qualcosa di più pesante”
Faceva sempre così caldo quando venivamo qui-
Jensen lo seguì giù per le scale osservando compiaciuto ogni suo più piccolo movimento –Forse perché venivi qua soltanto d’estate-
Lui si fermò e si voltò curioso –Perché, tu sei venuto anche in altre stagioni dell’anno?-
Jensen annuì –Un paio di volte…l’ultima è stata a Natale-
Misha aprì la credenza, sciacquò due tazze e le appoggiò accanto alla caraffa del caffè –E sei venuto qui tutto solo soletto?- chiese malizioso.
Avrebbe dovuto immaginare che lui avrebbe indagato, amava farlo –Non proprio-
Alzò gli occhi e si sentì strano quando si ritrovò a chiedergli –Danneel?- “Perché cavolo m’interessa tanto?”
Jensen gli diede le spalle per prendere lo zucchero e gli fu più facile rispondergli, così i suoi occhi non lo potevano scrutare -Si…è qui che le ho chiesto di sposarmi-
Spalancò gli occhi sconvolto –Tu cosa?- cercò di calmarsi per non apparire troppo agitato –Beh, il tuo cattivo gusto in fatto di donne non mi riguarda. Comunque…suppongo che ti abbia detto di no-
Jensen prese due cucchiaini dal cassetto, lo richiuse con forza e si girò verso di lui.
-In realtà era molto entusiasta dell’idea di sposarci ma, aveva cominciato a progettare la nostra vita insieme confidando nel mio denaro, e così quando le dissi del crollo finanziario di mio padre, ha cambiato improvvisamente idea- spiegò irritato. Respirò profondamente imponendosi la calma e continuò –Gliene ho parlato dopo tre mesi che era accaduto. In quei tre mesi mi ripromisi tante volte di raccontarle tutto …ma non avevo mai trovato il coraggio-
-Perché?- domandò confuso, appoggiando la schiena sul mobile della cucina –Con chi avresti dovuto confidarti se non con la donna che avevi scelto come compagna di vita?-
Jensen scosse la testa –Forse è proprio questo il punto. Credo che non fossimo fatti l’uno per l’altro- sospirò ricordando come il chiarore della luna riluceva sui suoi capelli biondi –Ero accecato dai sentimenti e dalla sua bellezza-
Sentimenti…” Misha rifletté su quelle parole e le rapporto alla sua situazione. “Dovrei ascoltare la testa o il cuore?”
-Prendi sempre il caffè con una tonnellata di panna?- chiese Jensen, versando la bevanda calda nelle tazze.
-Si…- rispose riscosso dai suoi pensieri –E anche una tonnellata di zucchero-
Jensen lo prendeva nero, e Misha si sentì lusingato e compiaciuto che avesse portato la panna appositamente per lui.
Jensen afferrò la zuccheriera e rise –Questo è quello che ho. Avevo dimenticato la proporzione della tua golosità e la tua non curanza per le carie-
-Tanto grazie a te non corro il pericolo che mi si rovinino i denti…hai badato bene a romperli-
-Prima di tutto: era solo un dente, e poi io ti ho colpito allo stomaco, non è colpa mia se tu hai battuto il viso sul comò-
Con la tazza in mano, Misha lo osservò con calma –Sei perfetto come avvocato, lo sai?-
Jensen lo considerò un complimento e sorrise.
Lui sospirò divertito dal loro battibecco –E’ bello scoprire che non è cambiato nulla…-
Ancora una volta Jensen si sentì il dovere di dissentire –Non direi proprio sai. Siamo più vecchi, abbiamo un discreto successo, e…-
-Un discreto successo?- ripeté -Non mi risulta…almeno a detta di tua madre-
Jensen sapeva a cosa si stava riferendo. La madre annunciava a tutti ogni causa che vinceva, e lo dipingeva come un cavaliere in armatura senza paura, pronto a battersi per difendere la giustizia –O la tua-
Mentre il vento fischiava tra gli alberi, Misha bevve un altro sorso di caffè –Immagino che non riescano a trattenersi dal raccontare agli altri quello che succede nelle loro famiglie-
Almeno su quel punto era entrambi d’accordo.
Un forte rumore scosse il cielo facendo sobbalzare Misha. Jensen gli mise istintivamente una mano sulla spalla ma, appena avvertì il suo irrigidimento, la tolse all’istante.
-E’ stato soltanto un tuono- Si diede un’occhiata intorno –Presumo che il tuo gatto non ami i temporali- disse, trattenendo una risata.
Misha si girò e vide Kira nascondersi sotto il tappeto sul quale, fino ad allora, aveva schiacciato un pisolino. Corse verso di lei e la prese in braccio –Ci sono io ok? Va tutto bene!- cercò di rassicurarla, sedendosi sul piccolo divano.
-Strano, essendo il tuo gatto dovrebbe essere abituato ai rumori, dato che parli in continuazione- disse ironico sedendosi di fianco a lui, e porgendogli un’altra tazza di caffè –Non c’è molto zucchero, ma spero che ti piaccia lo stesso-
Lui sorseggiò la bevanda, continuando ad accarezzare la gattina terrorizzata, alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di Jensen.
-Grazie, non è poi così male-
-Non aveva senso sprecare l’ultima tazza di caffè-
-Da quando sei diventato così parsimonioso?- domandò.
-Forse da quando abbiamo perso tutto- tacque per un attimo con aria pensierosa –Anche se all’improvviso, le cose che credevo indispensabili non valevano poi così tanto-
Lui sorrise in modo malizioso –come Danneel?-
-Anche-
Misha vide qualcosa di strano nei suoi occhi e gli dispiacque essere tornato su quell’argomento –E’ stato un colpo basso. Mi dispiace-
Ci fu un altro tuono e Kira scappò dalla sua presa per nascondersi tra il divano e il muro.
-Kira!?- si alzò sbuffando e cercò di afferrarla di nuovo –E’ meglio che mi metta in viaggio, prima che il tempo peggiori e scoppi un temporale-
Jensen si alzò e si stiracchiò –Hai ragione, potrebbero passare ore prima che inizi a piovere, ma potrebbe anche darsi che all’improvviso…-
-…scoppi il finimondo?- concluse Misha, allungandogli la mano.
Lui l’afferrò e la strinse, un fremito di desiderio gli percorse la schiena.
-Ci dovremmo vedere qualche altra volta…- disse Misha, sorridendo.
-Magari no eh?- rispose ironico Jensen accompagnandolo alla porta.

Mentre la porta alle sue spalle si stava chiudendo, sentiva di star lasciando di nuovo quella villa dei mille ricordi, il suo castello, e questa volta per sempre.
Percorse il vialetto con una strana amarezza che aleggiava nel suo cuore.



 



~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tutti e scusate il ritardo XD
Mi farò perdonare, non con questo ma con il prossimo capitolo U___U Promesso!!
Speriamo di non deludervi^^
Tornando a questo...che ne pensate?? ^__^
Avete visto che come dicevo Jensen è il cavaliere senza macchia e senza paura? XD Dovevo assolutamente metterla questa mia visione, l'ho avuto come pallino da quando ho scritto l'angolino del secondo capitolo XD
Anche se lì...uhm...era un principe ora che ci penso...uhm...vabbè ma il cavaliere è più figo *w* non trovate??
Ok...per concludere Buona Pasqua!!!^^
Ringrazio tutti coloro che seguono, che hanno inserito tra le preferite e ricordate n__n
I vostri commenti sono sempre graditi *w* Vi adoro!!
Al prossimo capitolo!
:3

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Capitolo 4
*** Lake ***



4 Capitolo
-
~ Lake
~




Un inspiegabile, e irrefrenabile nostalgia di rivedere il lago per l’ultima volta, l’aveva travolto. Scese la ripida stradina che collegava la casa al pontile e notò che la struttura di legno doveva essere restaurata, come tutta la casa del resto ma Misha riteneva che ne valesse la pena.
Il solo pensiero che quel posto sarebbe potuto appartenere a qualcun altro, gli dava fastidio.
Nonostante il tempo fosse uggioso e creasse un’atmosfera che si addiceva all’immagine di un tenebroso castello su una vetta solitaria, piuttosto che a un’accogliente residenza estiva, Misha si sedette sul bordo del pontile incantato a guardare le acque cupe del lago.
Il padre di Jensen possedeva una barca a motore con un piccolo gommone arancione attaccato che lui adorava.
Quell’imbarcazione era stata motivo di litigi fra i due, sorrise, quando il ricordo di se stesso che si svegliava di buonora, solo per battere Jensen sul tempo, così da impossessarsene, ritornò alla mente.
Una mattina, dopo aver preso il lago e lasciato Jensen sul pontile a guardarlo afflitto, aveva compiuto un movimento brusco e il gommone si era capovolto. Ogni suo sforzo per rimanere a galla non sarebbero valsi a nulla se Jensen non l’avesse visto in difficoltà e non si fosse, immediatamente, tuffato in acqua per salvarlo.
Rise divertito al ricordo di Jensen che, spavaldo, gli rinfrescava la memoria a ogni occasione.
-Sono il tuo eroe, ricordalo!-

Misha alzò il mento chiudendo gli occhi, lasciando che il vento gli soffiasse sul viso e gli scompigliasse i capelli. Sentì un tessuto pesante e caldo posarsi sulle spalle e si voltò confuso.
-Ancora qui?- domandò Jensen sedendosi vicino a lui.
Misha sorrise, coprendosi con la coperta a scacchi che gli aveva portato –Sai me la ricordavo un po’ più grande- mormorò, guardando una villetta di legno dall’altra parte del lago.
Jensen sorrise e lo guardò di sottecchi. Aveva l’impressione che ci fosse qualcosa di estremamente dolce in quella scena, ma soprattutto, in Misha –Io la ricordava più scura- rispose, inclinando il capo.
Misha alzò gli occhi al cielo, il colore scuro e minaccioso delle nuvole si specchio in quel mare estivo -Sembra che stia per scoppiare il finimondo-
Lui rise –Questo cielo truce mi ricorda te sai?-
Quel commento lo colse di sorpreso, gonfiò le guance –Io non sono mai stato truce- Jensen si girò e inarcò il sopracciglio –Va bene…forse hai ragione…- ammise lui, ripensando agli innumerevoli scherzi con cui l’aveva tormentato in tutti quegli anni –Ma non tanto- concluse, sorridendo.
Jensen notò che Misha rabbrividì quando tirò l’ennesimo soffio di vento gelido. L’irresistibile voglia di passargli un braccio intorno alle spalle lo invase, ma si trattenne.
“Chissà come reagirebbe se lo facessi davvero…”
-Il tempo si sta davvero facendo pessimo- disse Misha, alzandosi.
Ritornarono verso casa e Jensen sorrise nel vedere la piccola sagoma di Kira che, dispiaciuta di essere stata lasciata sola, aspettava con impazienza il ritorno del padrone.
-Dove l’hai trovata?- le chiese, ma mentre lui stava per rispondere, lo anticipò –Non dirmelo. E’ un randagio?-
Lui lo guardò sorpreso, si voltò verso la sua gatta. Non aveva l’aspetto di una gatta che era vissuta per la strada –Come lo sai?-
-Perché mi sembri il tipo che fa cose del genere-
Misha si mise sulla difensiva –Spiegami un attimo : questo commento, nella tua mente contorta, è collegato in qualche modo a Victoria?-
-Assolutamente no-
“Suscettibile”
Jensen infilò le mani in tasca quando il vento gelido lo scosse, guardò il cielo che era sempre più minaccioso considerando che quella situazione era, inspiegabilmente, piacevole.
“I brividi sono dovuti al vento o…”
Bloccò quel pensiero e si affrettò a dire –Una cardiochirurga di New York, con due uffici privati, non potrebbe essere considerata un randagio nemmeno con un grande sforzo d’immaginazione-
-Come fai a sapere tutte queste cose su di lei? Mia madre, vero?-
Lui annuì, sorridendo –Tua madre riferisce le informazioni a mia madre che, a sua volta, si sente in obbligo di riferirle a me. Credo che speri che il nostro eterno senso di competizione mi conduca al più presto all’altare- gli rivelò divertito.
Misha sorrise –Poco male se lo farai da solo-
-Uhm…credo che preferisca che io porti qualcuna con me- replicò lui con tono sarcastico.
-Allora perché non la fai contenta?-
Si aspettava che, uno come Jensen Ackles, fosse già sposato da diversi anni e stesse pensando al secondo figlio da sfornare –Sei ancora giovane, intelligente e, credo, ragionevolmente attraente- divenne rosso quando vide lo sguardo di Jensen per l’ultima frase che aveva detto di getto, così si affrettò ad aggiungere –E poi ad alcune donne piacciono addirittura gli avvocati…-
Lui distolse lo sguardo –Grazie…credo…ma la verità è che non ho trovato ancora nessuno-
Lo guardò incredulo –Mio Dio, Jensen, avevi trovato Danneel e…non sarà così difficile trovarne una migliore di lei, sai?-
-Forse hai ragione, ma…- scrollò le spalle –Sono stato troppo occupato per pensare a cose del genere-
Misha alzò gli occhi al cielo –Usi ancora questa vecchia scusa?-
Jensen lo guardò con aria interrogativa.
-Se ti fossi concentrato un po’ meno sugli studi e un po’ di più sulle donne, non saresti stato una così ricca preda per donne come Danneel-
Jensen non riusciva a capirne il nesso, ma sapeva che non era semplice, oltre che inutile, seguire i suoi ragionamenti contorti –Cosa stai cercando di dire?-
“Sarà anche un avvocato brillante ma, in alcuni casi, è davvero ottuso” –Non avevi nessuna esperienza in campo sentimentale e, per questo, sei stato un bersaglio facile per un pescecane come Daneel-
Jensen assunse un’espressione strana ma divertita.
-A cosa stai pensando?- domandò lui confuso.
-Spero di non rivedere tutto questo in uno dei tuoi prossimi capitoli- lo sguardò negli occhi di lui non placò quel dubbio –Non lo farai vero?- insistette per accettarsene.
Misha lo guardò sorridendo innocentemente –Perché dovrei? Questa è la tua vita, ricordi? Non la mia-
Questo non lo rassicurò neanche un po’ –Vero. Ma mi sei parso un po’ troppo interessato da quest’argomento fin dal primo momento che te ne ho parlato-
Il protagonista della storia aveva una sorella più piccola di lui di qualche anno, Valentine, con la quale era in disaccordo praticamente su tutto. Jensen riusciva quasi a vedere se stesso, analizzandola attentamente.
Misha alzò la mano come una solenne promessa, incrociando le dita mentalmente –Non preoccuparti, ti lascerò fuori da tutto questo. Anche se descrivere un pescecane con il viso di Danneel è una prospettiva allentante e divertente-
“Tutto è lecito: in amore, in guerra…e nella scrittura”
Jensen sorrise, e se avesse voluto essere completamente onesto con se stesso, avrebbe ammesso che la prospettiva allettava anche lui –Comunque, dovessi cambiare idea, il che non mi stupirebbe, ti pregherei di descriverla mentre divora qualcuno che non abbia la mia fisionomia- Non gli avrebbe fatto piacere aprire il giornale e leggere, la caricatura di se stesso, che guardava trasognato il pescecane Danneel.
-Alex- mormorò tra sé e sé. Avrebbe accoppiato Danneel con Alex. Erano degni l’uno dell’altro.
-Chi?-
Misha si voltò a guardarlo, sorpreso. Non si era reso conto di aver parlato a voce alta.
-Hai pronunciato un nome- insistette Jensen.
Strano come riuscisse a sentire il suo odore. Non capiva di che odore si trattasse, forse colonia, ma gli piaceva…anche troppo –Non ho detto niente- mentì, distogliendo lo sguardo.
Jensen inarcò il sopracciglio –Alex?- cercò d’indovinare.
Misha non avrebbe aperto la bocca. Avrebbe voluto sapere tutto della vita di Jensen, ma non era assolutamente disposto a raccontare della storia con Alexandra e, per quello che lo riguardava, sarebbe rimasto un segreto. Non aveva alcuna intenzione di sbandierare la sua stupidità.
-E’ un peccato avere problemi di udito alla tua età-
Lui stava per replicare quando grosse gocce iniziarono a cadere dal cielo.
-Diamine! Queste gocce sono grandissime- urlò Misha, sistemando la coperta sulla testa con un movimento veloce.
Senza pensarci, Jensen lo afferrò per mano e corsero verso casa, entrarono velocemente e, prima che potesse chiudere la porta, si ritrovò Kira, agitata per il maltempo, addosso.
Sussultò per un attimo ma riuscì a rimanere in equilibrio, chiuse con il piede la porta e lascio scendere la gatta.
-Perché non la addestri?-
-Kira è addestrata, gli ho detto io di saltarti addosso- disse divertito, asciugandosi i capelli con la coperta.
-Possibile che non riesci mai a essere serio?-
-Non se posso evitarlo- rispose sorridendogli.
-Sai, credo ci sia una via di mezzo tra Kafka e Topolino-
-Ah si? Fammelo sapere quando la trovi- abbassò lo sguardo sul pavimento e si accorse che avevano formato una piccola pozzanghera.
Passò una mano tra i capelli e studiò i loro vestiti: si erano bagnati più di quanto aveva pensato che fosse possibile in un così breve tratto.
-Ti decidi ad andare a prendere degli asciugamani o vuoi che trasformi il tuo pavimento in una piscina olimpica?-
-Mi spiace- disse, salendo al piano di sopra.
Scese poco dopo, stringendo un panno bianco –Ne ho solo uno. Non avevo previsto un tempo del genere- concluse, porgendolo a Misha che lo afferrò e si asciugò i capelli emanando un profumo inebriante.
Jensen si accorse che c’era qualcosa che lo rendeva irrequieto quando era con lui. Doveva essere pazzo a provare sensazioni simili.
Misha era competitivo e irritante come sempre, e poi stava per sposarsi “…E poi è un uomo! Credo che anche questo dovrei aggiungere alla lunga lista!”
Da qualunque punto di vista lo guardasse, non doveva succedere nulla tra di loro.
Evitando d’incontrare il suo sguardo, andò alla finestra –Non è esattamente il tempo migliore per una giornata al lago- affermò, guardando i rami degli alberi che si agitavano furiosi –Peccato che le previsioni ci abbiano azzeccato proprio oggi-
Misha accarezzò la testa di Kira e poi si avvicinò a Jensen.
Era il primo giorno di riposo che si concedeva e il tempo era proprio pessimo.
Scrollò le spalle –Non è poi così strano. Pensi che sia facile sbagliare sempre?-
Jensen lo guardò serio –Non lo so. Lo è?-
Lui sorrise –Colpo basso, ma mi piace. Stai diventando competitivo eh?-
I loro occhi si scrutarono e lui si sentì invaso da un calore sconosciuto, inspiegabilmente, il colore delle guance di Misha divenne rosso.
-Credo che dovrò mettermi in strada, mentre c’è ancora una strada da percorrere- commentò Misha.
Si vide, in lontananza, un lampo fendere il cielo e, subito dopo, il fragoroso rumore del tuono lo fece sussultare.
Doveva andarsene prima che le strade diventassero impraticabili, ma qualcosa.. qualcosa ancora d’indefinito, lo spingeva a indugiare, nonostante il buon senso e i lamenti di Kira.
Si sentiva riluttante a partire, come se uscire da quella porta, avrebbe significato chiudere per sempre un capitolo della sua vita.
“Un pensiero davvero sciocco…ma non riesco…a ignorarlo…”
Respirò profondamente e ritenne che non sarebbe cambiato molto se avesse atteso ancora un paio di minuti.
-Non…mi hai ancora spiegato perché i tuoi hanno deciso di vederlo proprio ora-
Jensen tacque un attimo –Vogliono viaggiare…sono stanchi di questo posto- scrollò le spalle e si girò per studiare le condizioni della stanza –Inoltre, credo che la casa stia cominciando ad avere bisogno di troppe riparazioni-
-Come per esempio nuovi vetri alle finestre che impediscono agli spifferi d’aria di passare?- chiese Misha, rabbrividendo per il freddo.
-Già. E per molte altre cose…Stava diventando un peso per loro e così mi hanno chiesto di occuparmi della vendita- spiegò.
-E’ un vero peccato- disse deluso.
Jensen lo guardò serio –Perché? Sta cadendo a pezzi-
-Possibile che tu abbia la sfera emotiva di un bradipo?-
-Cosa!?-
-E’ piena di ricordi questa casa- mormorò.
-Non ho bisogno di una vecchia casa per ricordare. I ricordi sono nella mente, nel cuore e, a volte, in vecchi album fotografici- dichiarò, incrociando le braccia.
Misha spalancò gli occhi sorpreso –Jensen, non sapevo che potessi essere così poetico!- un sorriso beffardo apparve sul viso quando aggiunse con tono trionfante –Limitato, ma poetico-
-Ecco…perché sarei limitato?- chiese, curioso.
Misha si voltò verso il camino spento, desiderando, con tutte le sue forze, che ci fosse un bel fuoco scoppiettante –Se tutti ragionassero come te, non ci sarebbe più alcun luogo ricco di memorie storiche-
Jensen rise divertito –Non credi sia azzardato considerare questa vecchia casa un luogo ricco di memorie storiche?-
Misha alzò gli occhi al cielo e sbuffò –Non lo sarà per l’umanità, ma lo è di certo per quelli che hanno trascorso tanto tempo qui…- s’interruppe e lo guardò –Ma tu non ne sei convinto vero?-
-Forse…ma cosa conta?-
Misha sorrise triste –Hai ragione…non conta…-
-Litighi mai con Victoria?- domandò improvvisamente.
-No- rispose un po’ stupito da quella domanda.
Jensen rise forte –Andiamo, stai parlando con me. Io ti conosco bene. Litigheresti anche con un santo se questo t’infastidisse-
-Victoria ed io non litighiamo- ripeté, un po’ stizzito.
Perché non litighiamo? Le persone normali lo fanno quando ci tengono, giusto? E allora perché noi non lo facciamo mai?”
-Sei serio…- una speranza, che non credeva di avere, si accese come un fuoco dentro di se –Credo tu debba rifletterci veramente. Credo che Victoria non sia fatta per te. Tu hai bisogno di passione nella tua vita, di una persona che ti faccia discutere e scaldare, di una persona che possa a volte scuoterti…come tu fai…- lo sguardo triste che aveva assunto lo fece bloccare.
Misha si rese conto che Jensen gli stava dicendo cose che lui già sapeva ma non aveva il coraggio di ammettere –Victoria è un’ottima persona- commentò.
-Anche una suora è una persona ottima, ma dubito la sposeresti-
Lui sorrise –No, ma con loro non ho programmato nulla del mio futuro-
Quella risposta fu eloquente –E così hai proprio deciso di sposarla-
Misha annuì lentamente –Penso di si-
-Questo non è molto da te…sei impulsivo e impetuoso, ti butti a capofitto nelle situazioni seguendo il cuore, non la mente-
Lui sentì un nodo alla gola, ma si sforzò di sorridere –Forse sono cresciuto-
Jensen sbuffò debolmente, incredulo –Non è questo. Le persone non possono cambiare tanto-
Misha si sentì tremendamente ferito dalla brutale verità delle sue parole –Che ne sai tu? Non ci vedevamo da quanto? Otto anni? Come puoi sapere come sono diventato?-
-Nove, per essere precisi- lo corresse lui –Inoltre so tutto di te. Non mi sono perso un capitolo della tua storia-
-Quello non conta. Ti ho già detto che è tutto esagerato-
-Si lo so-
Attratto come da una calamita, Jensen sfiorò delicatamente la sua guancia, senza riuscire a trattenersi.
Misha spalancò gli occhi sorpreso –Jensen…che stai facendo?- domandò, confuso.
-Io…non lo so- rispose, perplesso da quel gesto.
-Perché mi sei così vicino?-
-Perché mi sarebbe piuttosto difficile baciarti se fossi all’altro capo della stanza-
Spostò la mano dietro la nuca e lo attrasse a sé.







~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve gente ^^ L'università mi uccide e in più ho iniziato a lavorare e quindi non ho mai tempo per scrivere ç__ç
[Per questo inizio del mio angolino ho fatto il copia/incolla per quello che avevo pensato per Swept ma fa nulla XD]
Allora, facciamo un commento veloce veloce questa volta...credo ci sia un'unica precisazione:
1) La parte del bradipo è presa da Harry Potter XD Infatti, se ricordate, lo dice Hermione a Ron nell'Ordine della Fenice e l'ho trovata stupenda XD...quindi tutti i meriti alla Rowling U___U
Grazie a tutti coloro che seguono, inseriscono tra le loro preferite e le loro ricordate ed un forte bacio a coloro che sprecano il loro tempo a scrivermi qualche tenera parola :D
Sono aperta anche ad ascoltare vostre critiche, nal caso ce ne fossero!!
baci!
:3

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Capitolo 5
*** Last Kiss ***



5 Capitolo
-
~ Last Kiss
~



Ovunque il bianco.
Il bianco la faceva da padrone.
Era una grande piazza completamente bianca: i palazzi, la fontana, l’acqua, il cielo.
Un vento lo travolse, aprì le braccia e ne gustò il calore improvviso.
Un suono, ovattato e lontano, lo fece trasalire. Per una strana motivazione si sentì attirato verso quello strano richiamo.
In quel mondo non sembrava ci fosse nessun altro oltre a lui, ma sapeva, dentro di sé, che qualcuno era entrato di prepotenza, andando a distruggerne il perfetto equilibrio.
Passava davanti a negozi che aveva visitato tanti anni prima, superava persone che aveva conosciuto quando era ancora piccolo.
Svoltò l’angolo di una strada che ricordava distrattamente: un vicoletto in cui aveva passeggiato con Victoria nel loro primo viaggio estivo.
Davanti a lui, alla fine dello stretto vicolo, vi era una grande struttura: altissima e maestosa del color del prato.
Scorse una persona correrci all’interno e la sua curiosità, la sua voglia di capire, lo fece accelerare.
Finalmente la vedeva chiaramente: la più grande e imponente campana.
Era verde, un colore puro e perfetto, senza alcuna imperfezione, leggermente alzata dal suolo, sorretta da chissà cosa.
Gli si avvicinò e una strana paura lo invase prima che potesse sfiorarla.
Raggiunse la campana, toccandola appena, vedeva il suo riflesso, leggermente distorto, avvicinarsi tranquillo.
La strana sensazione di paura che aveva provato poco prima era passata.
La superficie era liscia e calda.
Tutto il mondo che lo circondava, tutti i suoni che avvertiva, scomparvero improvvisamente, godendosi appieno il calore che, quel semplice tocco,gli stava provocando.
-Eri tu che mi chiamavi…- disse in un sussurro.
Un rumore di passi richiamò la sua attenzione.
Si stupì nel vedere che sotto la campana vi era una persona che colpiva con la pianta della scarpa sul suolo, scandendo il tempo con il suo movimento ritmico.
Raggiunse la figura misteriosa, abbassandosi completamente.
L’interno della campana era della stessa lucentezza e bellezza dell’esterno.
Non aveva mai visto un verde così acceso e perfetto.
-Perché ci hai messo tanto?- domandò annoiata la persona, fermando il piede.
-Cosa ci fai tu qui?- chiese Misha confuso, guardando Jensen che aveva le braccia incrociate al petto.
-Ma sai da quanto tempo ti stavo aspettando- fece qualche passo in avanti, parandosi a pochi centimetri da lui.
-Perché mi sei così vicino?- appena finì di pronunciare quella frase, si sentì strano, come se fosse stato ansioso della prossima mossa di Jensen.
- Perché mi sarebbe piuttosto difficile baciarti- disse, sorridendolo sornione e attraendolo a sé.
La campana si mosse.
Il suono del primo rintocco si propagò per le strade e tra i palazzi.
Tutto si colorò delle tinte più belle e smaglianti.
Il bianco si dissolse del tutto.
Il suono di mille campane infranse il silenzio in cui era rinchiuso il suo mondo.
 

~~~~~~ • ~~~~~~

 

Misha le sentiva.
Riusciva a sentire il suono di mille campani festanti.
Il suono gli perforava i timpani e un fuoco ardente lo stava divorando, minacciandolo di bruciare tutto quello che incontrava.
Lui prima di tutto.
Nessuno avrebbe potuto preparalo a quell’esperienza così sconvolgente.
Colto completamente alla sprovvista, non aveva trovato alcun modo per difendersi da quelle sensazioni inarrestabili.
Perché la testa mi gira come un carosello impazzito?”
Senza fiato e inebetito, permise a se stesso di perdersi in quel turbinio di emozioni.
Di essere sottomesso da quelle passioni.
Era completamente diverso da come lo baciava Victoria.
Era molto, ma molto meglio.
Spostò le mani dietro la sua schiena e si strinse alla camicia.
 
Misha?
Quel nome gli stava risuonando nella mente, mentre forti sensazioni gli pulsavano per tutto il corpo. Non poteva ancora crederci che la persona che stava tenendo tra le braccia era veramente Misha.
Com’è possibile che un Uomo, tanto irritante e petulante, mi susciti emozioni così travolgenti da provocarmi l’annebbiamento dei sensi? Come può farmi desiderare di perdermi in questo bacio per sempre, ignorando tutto quello che sono e quello che c’è intorno?”
No, non poteva essere…eppure lui era lì tra le sue braccia e rispondeva a quel bacio con una passione tale da farlo barcollare, spingendolo a desiderare di più.
Il pensiero di voler approfondire quel bacio lo spinse verso la soglia di un limite che aveva paura di oltrepassare.
Scosso, stordito e più confuso di quanto avesse mai pensato di poter essere in tutta la sua vita, Jensen si staccò lentamente da lui, ma, come se una parte di lui si rifiutasse di lasciarlo andare, si ritrovò di nuovo a cercare le sue labbra.
La sua salute mentale era in serio pericolo.
Anche perché aveva appena scoperto che, in un piccolo angolino del suo cuore, lui stava aspettando quel momento da tanto, troppo tempo forse…
 
Misha poggiò le mani sul suo petto e lo scostò delicatamente, chinando il capo per non incrociare il suo sguardo.
Deglutì ma continuò a sentire la gola secca, emise un profondo sospiro passandosi il dorso della mano sulla fronte leggermente umida di sudore.
-Cosa…cosa stavi cercando di fare?- domandò, stupendosi di avere ancora un filo di voce.
Jensen andò alla ricerca delle parole giuste. Nemmeno lui si rendeva conto, con esattezza, di quello che era successo –Non lo so…Tu che ne pensi?- chiese, inclinando il capo nel vano tentativo di guardarlo negli occhi.
Misha lentamente iniziò a riacquistare le facoltà mentali.
“Ma cosa diamine sto combinando? Non è possibile che sia davvero successa una cosa del genere con Jensen. Non Jensen! Erano indubbiamente affezionati l’uno all’altro, ma certamente non in questo modo…non così!”
-Non ti senti bene?- gli chiese Jensen preoccupato, l’espressione di Misha era strana e lo sguardo era perso nel vuoto.
-Si…- borbottò prima di alzare gli occhi verso di lui –Credo sia meglio che dimenticassimo quello che è appena successo…- gli disse, titubante.
Jensen chinò il capo “Come se non fosse scontato…” –Hai perfettamente ragione- disse, sorridendo smagliante –Sarò stato colto da un improvviso e inaspettato raptus di pazzia- aggiunse ironico, scrollando le spalle.
Gli sembrava una buona spiegazione, anche perché non riusciva a spiegarsi il perché di quel gesto.
Non sono attratto da lui…sì, è affascinante, intelligente, appassionante…oddio parlo come una donna…” gli diede le spalle e si diresse verso il piccolo frigorifero, grattandosi la testa “Forse, anche se in un modo impercettibile, sono sempre stato…attratto…da lui…”
Misha lo guardava confuso, alzò il sopracciglio, non sapendo se sentirsi seccato o divertito da quell’affermazione –Come scusa?-
Jensen afferrò la bottiglia d’acqua e se ne versò un po’ –Hai sete?- chiese, ignorando la domanda.
Lui aprì un mobiletto, prese un bicchiere e se lo fece riempire.
-Baci Viviane in questo modo?- quel pensiero gli balenò alla mente improvvisamente e non riuscì a impedire alla sua bocca di codificarla in parole. Chinò il capo e imprecò silenziosamente.
Misha sgranò gli occhi e iniziò a tossire, così da impedire a un sorso d’acqua di ucciderlo.
-Victoria- lo corresse dopo aver ripreso il controllo. Viviane era il nome del personaggio della storia –E…non credo che questi siano affari che ti riguardano- concluse avvicinandosi alla finestra.
Jensen bevve un altro sorso –Vero...Ma se tu la baci in quel modo e lei è sempre così composta come sembra, deduco che quella donna è un robot- aggiunse, guardandogli la schiena.
Misha si voltò infastidito –Ma cosa diavolo significa?-
Jensen avrebbe preferito non continuare, ma, arrivato a quel punto, era davvero inutile tornare indietro –Nessuna persona normale sopporterebbe un’esperienza del genere senza andare completamente in tilt-
E così anche lui ha sentito qualcosa…”
Misha sentiva ancora le labbra bruciare e il resto del corpo vibrare. Poggiò lentamente il bicchiere sul piccolo tavolo e iniziò a fare qualche passo verso di lui.
Un tuono fragoroso e il guaito di Kira interruppero quell’attimo di silenzio e tensione che si era creato.
Che cosa stavo per fare? Per l’amore del cielo è Jensen, siamo cresciuti insieme e mi sto per sposare…tecnicamente…”
-Credo…sia meglio che vada- disse, raggiungendo la gattina impaurita. Solo dopo averla presa in braccio e tranquillizzata guardò di nuovo Jensen negli occhi.
-Grazie ancora per avermi chiamato…ora ho un temporale da affrontare- disse scherzoso, aprendo la porta.
Jensen non avrebbe voluto lasciarlo andare, tantomeno con un tempo del genere –Sai che sono sempre pronto a scommettere su di te quando devi sconfiggere qualcuno, ma…- diede un’occhiata veloce verso il cielo -…questa volta ho l’impressione che la sfida sia troppo ardua anche per te, Misha-
Per qualche ragione, lui si sentì a disagio nell’avvertire una nota di serietà in quella frase. Lo preferiva quando era polemico.
–Non preoccuparti…Andrà tutto bene- uscì all’esterno della casa –Ci vediamo- urlò, per superare il frastuono del vento.
Guardò di nuovo il cielo minaccioso e pensò che affrontare quello sarebbe stata una passeggiata, in confronto, allo stare ancora nella stessa stanza con Jensen. Almeno quello non implicava batticuori o confusioni mentali.
“Che cosa potrei dire o fare per costringerlo a rimanere con me ancora un po’?” pensò Jensen.
Non gli venne in mente nulla e sapeva che chiedergli semplicemente di aspettare la fine del temporale non avrebbe funzionato.
Lo vide raggiungere la macchina di corsa ed entrarci veloce.
Chiuse la porta e colpì con la testa il legno –Stupido! Stupido! Stupido!-
 

~~~~~~ • ~~~~~~

 

Con i capelli scompigliati dal vento e borbottando tra sé e sé, infilò la chiave e mise in moto. Trattenne il respiro fino a che non si allontanò da quella casa.
La pioggia era molto fitta, ma era troppo tardi per esitare o per tornare indietro.
No! Non tornerò con la coda tra le gambe per sentirmi dire -Te l’avevo detto-“
Un lampo illuminò l’orizzonte che fu inghiottito in un istante di nuovo dall’oscurità.
Kira continuava a miagolare sonoramente dalla sua gabbietta, non sembrando per niente a proprio agio.
-Forza fifona- cercò di tranquillizzarla –Saremo a casa giusto in tempo per la cena-
Il solo pensiero di accoccolarsi sul divano di fronte al televisore, lo confortò.
Di certo, sarebbe stato molto più confortante che cercare di guidare attraverso quella specie di stretto della Manica, poiché tale la strada stava cominciando a diventare.
Si morse il labbro inferiore, concentrandosi sulla guida.
La pioggia era intensa e le folate di vento facevano addirittura oscillare la macchina. I vetri si appannarono, rendendo la situazione ancora più difficile.
Disperato, Misha abbassò il finestrino e, rischiando letteralmente di affogare in quel diluvio, sporse fuori la testa, con la vana speranza di vedere un po’ più chiaramente la strada.
Trattenendo il respiro, guidò più piano di quanto avesse mai fatto, mentre il vento continuava a ululare e Kira, spaventata a morte, a miagolare.
Misha perse la pazienza –Spero davvero che tu non voglia continuare a miagolare per tutto il resto del tragitto fino a casa, perché non ho più pillole per il mal di testa!-
Si accorse di avere la mascella serrata e le dita strette al volante –Maledizione! Sarei dovuto rimanere alla baita- respirò profondamente, cercando di rilassarsi, ma non ci riuscì ad allentare quella tensione.
–Ora superiamo il ponte e poi, sull’asfalto, sarà tutto più facile te lo assicuro…Ma, dannazione, dove diamine è quel ponte?- imprecò.
Si avvicinò al vetro nella speranza di intravedere la piccola struttura di legno.
–Possibile che l’abbia già superata?- si voltò per guardarsi in torno e riconobbe, qualche metro avanti a lui, un maestoso albero che aveva ammirato all’andata.
Quando rivolse lo sguardo davanti a sé, fu colto dal panico.
Si rese conto che si stava dirigendo proprio nel punto in cui sarebbe dovuto esserci il ponte.
Ma ora non c’era più.
L’emicrania che aveva minacciato di comparire fin da quando aveva lasciato la casa di Jensen, scoppiò come una miccia.
Le tempie gli pulsarono mentre cercava di evitare di andare dritto nel fosso, le cui acque melmose, erano sul punto di straripare.
Sterzò di scatto e, trovandosi l’albero di fronte, imprecò cercando di frenare.
Ma fu troppo tardi e la collisione fu inevitabile.
Misha sentì soltanto i miagolii disperati di Kira pochi istanti prima di perdere i sensi, battendo la testa sul volante.
Poi fu avvolto dal buio.
Un’oscurità nera come l’inchiostro.
Un’oscurità così profonda che sommerse tutto.









~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tuttiiii ^__^
Scusate il ritardo, voi non potete nemmeno immaginare cosa io debba fare per risicare un po' di tempo per dedicarmi alla mia passione ç__ç
Quindi perdonatemi U__U
Che dire di questo capitolino, ah si... prima di parlarne volevo rendervi partecipi del fatto che ho preparato una sorta di lunga bozza di come procederanno le cose ed ho notato che mi sono usciti circa 9/10 capitoli + epilogo ^^ quindi posso affermare di essere a metà di questo viaggio n_____n
Precisazione...Una sola...molto probabilmente tutti vi starete chiedendo (o forse no XD) "Che cavolo è quell'obbrorio iniziale che hai fatto uscire dalla tua testa?? Il criceto è caduto??" XD
Allora che dire, prima di tutto che il criceto è sempre scemo, anche senza cadere e sbattere la testolina quindi state tranquilli XD 
ma la verità è che mi ero annoiata di descrivere il solito bacio e così ho deciso di farlo vivere in un modo un pò diverso = dall'inconscio di Misha praticamente...
Ok lo so -.-''' forse potevo risparmiarmelo, ma volevo testare, e pensare che era ancora più brutto prima XD devo ringraziare Nenredhel per averlo reso...come dire...meno orripilante XD
Ed ora posso *Alza una pistola e spara* dare il via alle critiche XD
Il mio sproloquio è finito qui anche questa volta ^^
Tanti bacini a tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono!! *w*
Baci!
:3

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Capitolo 6
*** Contingency ***



6 Capitolo
-
~
Contingency ~




Sentiva freddo.
La testa gli pulsava, tormentata dal dolore.
Cercò di aprire gli occhi, ma aveva l’impressione che le sue palpebre pesassero una tonnellata. Fece numerosi tentativi per sollevarle, ma fu tutto inutile.
Si sentì impotente; cercò di alzarsi, reagire, parlare, ma senza riuscirci.
Tutta quella situazione lo stava frustrando.
Poi sentì delle mani forti, caldi e gentili afferrarlo.
Sentiva una voce che continuava a parlargli incessante, ripeteva parole dolci nel tentativo di tranquillizzarlo.
Con uno sforzo supremo, Misha si concentrò su quel tono di voce, desideroso di aprire gli occhi e capire cosa stesse accadendo.
Dopo molti tentativi, riuscì finalmente ad aprirli e vedere Jensen sopra di sé che stava cercando di farlo rimanere sdraiato.
Gli occhi viaggiarono veloci.
La paura, di quello che era accaduto, lo travolse di nuovo.
Capì di essere tornato alla baita, la stanza era illuminata da una calda luce rossa che proveniva dal camino scoppiettante.
-Ti vuoi calmare?- ripeté Jensen.
Misha si voltò, la testa girò vorticosamente a causa di quel movimento veloce, chinò il capo per calmarsi e vide la mano di Jensen premergli sul petto, impedendogli di alzarsi del tutto.
-Toglimi le mani di dosso- mormorò. Indignato e indispettito da quel senso d’impotenza.
Gli scostò la mano e cercò di alzarsi ma un secondo dopo si lasciò cadere di nuovo sul divano, sopraffatto dal dolore e dalle fitte lancinanti alla testa.
Istintivamente cercò di sorreggersela e si accorse di essere bendato, rialzò gli occhi su Jensen, spaventato.
-Che…che cosa…?-
Jensen lo prese per il polso e cercò di tenerlo fermo –Calmo…- ordinò –Hai battuto la testa sul volante e ti sei tagliato- vide i suoi occhi continuare a muoversi velocemente, spostò le mani sulle spalle e lo fece stendere di nuovo.
-Anche se non pensavo che potesse esistere qualcosa di tanto tagliente, eccetto la punta affilata di un diamante…o la tua lingua- aggiunse ironico, sorridendogli.
-Come sono arrivato qua? E perché sei tutto bagnato?-
Jensen gli toccò la fronte: quando sentì la sua pelle tiepida, tirò un sospiro di sollievo.
La vista della sua macchina che sbandava e andava a schiantarsi contro l’albero l’aveva spaventato a morte.
Il minuto impiegato per scendere dalla sua auto e aprire lo sportello, era stato il più lungo e brutto della sua vita.
-Ti ho portato io fin qui-
Lui aggrottò le sopracciglia –Tu?- chiese, perplesso.
Jensen scrollò le spalle con noncuranza, passandosi la mano tra i capelli bagnati –Sir Lancillotto era occupato-
Non ha alcun senso…Lui era rimasto a casa…Come avrebbe potuto sapere cosa mi era successo?”
-Come hai fatto a…?-
Jensen si sedette sul bordo del divano accanto a lui –Già l’idea di lasciarti andare con questo tempo non mi piaceva e poi…ero convinto che ti saresti perso. Così sono venuto a cercarti…- spostò lo sguardo sul fuoco e continuò –Ti ho trovato e trasportato qui-  inclinò il capo e sorrise –Sai…pesi meno di quanto pensassi-
Misha cercò di assimilare ciò che gli stava dicendo, sforzandosi di superare i dolori lancinanti che sentiva per tutto il corpo.
Si portò le mani alla testa e strinse con forza, come se temesse che si spaccasse da un momento all’altro.
-Ma quando sono uscito…tu sei rimasto qui- disse, sperando di riuscire a rimettere ordine alle sue idee, trovandolo, però, notevolmente difficile.
-Ho anch’io una macchina, nel caso tu non l’avessi notato…Ero…- si passò le mani tra i capelli e il viso –Ero…preoccupato, così sono venuto a cercarti. Sei stato fortunato che io l’abbia fatto…ora però siamo rimasti isolati, almeno fino a che il temporale non smetta-
-La tua macchina?-
-Si è rotta non appena ti ho trovato…-
Si era reso conto del problema alla macchina solo dopo essersi assicurato che Misha stava bene. Sarebbe potuto accadere il finimondo senza che lui se ne accorgesse, contava solo quella macchina contro l’albero e la persona al suo interno.
-La mia macchina?-
-Credo che come fisarmonica abbia qualche possibilità di successo- rispose, sorridendo, poi tornò serio perché sapeva che sarebbe potuto andare molto peggio –E’ una vera fortuna che tu sia ancora vivo…- aggiunse, incrociando i suoi occhi.
Misha chinò il capo e vide le sue mani piene di sangue.
Sangue? Kira?”
-Kira…?- domandò con le lacrime agli occhi.
-Non mi avevi detto che quando era bagnata, si dibatteva così…è stato terribile- dichiarò, indicando la ciambella pelosa vicino al fuoco.
Misha tirò un sospiro di sollievo, lo guardò negli occhi e gli rivolse un sorriso pieno di gratitudine –Grazie-
-Non devi ringraziarmi…tua madre mi avrebbe ucciso se ti avessi lasciato che ti succedesse qualcosa- sdrammatizzò.
Raddrizzò la schiena e sfiorò il braccio di Jensen.
Un gesto innocente ma, allo stesso tempo, confortante.
 
~~~~~~ • ~~~~~~
 
Se qualcuno gli avesse detto che Misha Collins aveva un lato vulnerabile, Jensen sarebbe scoppiato a ridere.
Ma non esisteva un’altra parola che potesse descriverlo meglio in quel momento: sul quel divano, con gli occhi semichiusi e la testa bendata.
Non si era mai reso conto prima di quanto Misha potesse essere fragile.
Un sentimento strano e agrodolce s’impossessò di lui, prese la sua mano fredda e la strinse leggermente.
-Come ti senti?-
Misha, dal canto suo, si sentiva molto agitato da quella situazione, ma non riuscì a trovare la forza per scostarsi.
Deve essere per il colpo alla testa…”
-Sto bene- mormorò –Mi sento intontito ma, viste le circostanze, credo di potermelo permettere-
In realtà, si sentiva molto peggio di quanto avesse ammesso, ma aveva già fatto preoccupare abbastanza Jensen e sapeva di poter sopportare quel dolore.
-Ho cercato di chiamare un’ambulanza, ma il telefono non funziona. A causa del temporale devono essersi interrotte anche le linee…e naturalmente i cellulari sono inutili-
-Non ho bisogno di un’ambulanza- protestò Misha con un po’ di vigore –Devo solo rimanere sdraiato su questo divano per qualche altro minuto. Tutto qui-
Jensen annuì, scostando la mano e guardandolo di sottecchi. Il divano si stava facendo scuro per l’acqua che gocciolava dai loro vestiti.
-Devi toglierti questa roba bagnata di dosso- disse, alzandosi.
Misha arrossì di colpo, riprendendo colorito –Non…credo ce ne sia bisogno…sto bene!-
Jensen alzò il sopracciglio –Non ti ho portato qui per farti prendere una polmonite- il suo sguardo era ancora confuso, così aggiunse imbarazzato –Non lo sto facendo per altri scopi…-
Misha alzò il capo e incrociò il suo sguardo –Mi hai portato in braccio per tutto il tragitto?- domandò, spiazzandolo.
Jensen mantenne un’espressione impassibile –Ho preso in considerazione l’ipotesi di trascinarti per un piede, ma poi ti saresti sporcato i capelli di fango e non credo che ti avrebbe fatto piacere-
Quella risposta lo fece sorridere –Credo che dopo tutti questi anni tu abbia subito un po’ della mia influenza-
Lui finse di rabbrividire –Terribile vero? Credo che dovrò provvedere a far rimuovere chirurgicamente questo lato di me…Intanto, dobbiamo trovare qualcosa di asciutto da mettere addosso-
Mi ha salvato la vita…per la seconda volta…”
-Non noi, Jensen. Questo progetto di cambiarci non è a due- si fece forza con le braccia e riuscì a sollevarsi, pur sentendo dolori e fitte lancinanti in ogni parte del corpo, soprattutto alla testa.
Si portò una mano sulla benda, gemendo per il dolore.
Si appoggiò al braccio di Jensen, non riuscendo a tenersi in piedi da solo –Credo…che dopotutto è un progetto a due-
-E dovevi sentirti peggio per capirlo?- il suo tono fu dolce.
Misha alzò il viso e incrociò il suo sguardo.
Si chiedeva cosa stesse pensando e, se ciò che era successo prima che lui se ne andasse, avesse cambiato qualcosa per Jensen. Di certo per lui era cambiato qualcosa, sebbene gli fosse molto difficile ammetterlo a se stesso.
Jensen sentì un brivido correre veloce verso il cavallo dei pantaloni. L’idea di aiutarlo a cambiarsi lo attirava molto, ma sapeva che, in quella condizione mentale, sarebbe stato come giocare con il fuoco.
-Ti porto io tutto quello che ti serve, ma sono sicuro che con un po’ d’impegno, e se resti seduto, te la caverai anche da solo- lo rassicurò, facendolo sedere sul divano.
-Non hai portato dei vestiti, vero?-
Misha alzò il sopracciglio e inclinò il capo –Perché avrei dovuto?-
-Perché tu fai sempre delle cose strane…in macchina non hai proprio niente? Una felpa o un maglione…-
-Uhm…potremmo provare a confezionare una maglia dalle chiavi inglesi e potrei diventare Mister Cintura degli attrezzi 2011-
-Non vinceresti- commentò lui –Non hai i requisiti per riuscirci-
Misha lo guardò confuso, non aveva un fisico atletico come quello di Jensen, ma non si considerava messo tanto male.
–Cosa vorresti dire?-
-Niente- si grattò il capo –Era solo un commento idiota come quelli fai tu di solito- gli diede le spalle e rimase a fissare il camino, cercando di mettere un po’ di distanza tra loro –Ho una felpa, di sopra. Penso che andrà bene-
Misha si sentiva sempre più confuso e disorientato –Andrà bene per cosa?-
-Per te. Ti presto la mia felpa, almeno quella è asciutta…è grande e lunga, ti entrerà sicuramente- gli ripeté –Metteremo i vestiti vicino al fuoco ad asciugare- aggiunse, dirigendosi verso le scale.
-Ed io cosa faccio?-
-Vedi se riesci a recuperare le forze …stando almeno un po’ zitto!- le intimò, ironico.
Lui cercò di alzarsi per dimostrargli che stava migliorando, ma l’ennesima fitta alla testa lo fece cadere sui cuscini del divano.
Jensen lo guardò preoccupato, tornò indietro e lo fissò negli occhi.
Misha ebbe l’impressione di essere su un tavolo di qualche laboratorio scientifico, pronto per essere sezionato.
-Che cosa stai facendo?- chiese, agitato.
Lui si avvicinò ancora di più, studiando con attenzione i suoi profondi occhi blu –Sto controllando la grandezza delle tue pupille-
Misha si ricordò di aver sentito dire in un talkshow che lo stato delle pupille era importante per accorgersi di un’eventuale commozione cerebrale.
-Voglio vedere se sono entrambe della stessa grandezza- aggiunse serio.
Lui sbuffò leggermente –Guardi troppi telefilm-
-Forse, ma non sai quante cose interessanti si possono imparare-sorrise soddisfatto –Stai benone-
-Grazie, dottor Ackles. L’ordine dei medici sa che stai esercitando senza licenza?-
-Solo sulle cavie- ribatté lui, salendo le scale.
Pensieroso e ancora molto confuso, sospirò, portandosi due dita sulle labbra.
Il freddo, attraverso gli abiti bagnati, gli era penetrato nelle ossa.
Chiuse gli occhi stanchi, stava per addormentarsi quando qualcuno lo scosse energicamente per le spalle.
Jensen iniziò ad agitarsi e a preoccuparsi. Non poteva permettere che lui si addormentasse di nuovo. L’aveva imparato dallo stesso programma che lui aveva messo in ridicolo.
Gli diede ancora uno strattone.
Misha si sforzò di aprire di nuovo gli occhi, anche se avrebbe preferito sprofondare in un sonno profondo.
Jensen corse in cucina e tornò con un bicchiere d’acqua in mano, due aspirine nell’altra e una felpa nera appoggiata sul braccio.
-Che cos’è?- mormorò lui.
-Aspirina. Per il mal di testa- gli si sedette accanto e gli porse le piccole pillole bianche.
-Ho un mal di testa terribile…Grazie- commentò, inghiottendole e bevendo l’acqua.
–E’ la mia immaginazione o sei diventato davvero più premuroso nei miei confronti?- aggiunse, sorridendo.
-Sono sempre stato premuroso. Sei tu che non te ne sei mai accorto- disse, poggiando il bicchiere sul piccolo tavolino vicino al divano.
-Premuroso…- ripeté Misha poco convinto.
Le tornarono alla mente alcuni episodi che affermavano l’esatto contrario –Anche quando hai impiastricciato le mie lenzuola con la gomma da masticare? O quando…-
Jensen sapeva che lui avrebbe avuto la pazienza di elencare tutti gli episodi della loro infanzia, alzò gli occhi al cielo, sbuffando leggermente –Erano piccole vendette per qualcosa che tu mi avevi fatto prima. Non è mai capitato che sia stato io a cominciare-
Lo guardò negli occhi in attesa che negasse la verità. Vedendo che non diceva nulla, sorrise –Ho ragione, vero?-
-Fino a che non troverò una replica adatta…quel colpo alla testa mi ha confuso un po’ le idee- si giustificò –Dovrei indossare quella?- aggiunse, indicando la felpa sul braccio.
Jensen annuì e gliela porse –Spero che indossi i boxer- aggiunse, ironico.
Le guance di Misha si colorarono di rosso –E perché tu stai indossando un pantalone asciutto…ricordo perfettamente che erano bagnati quando sei andato di sopra- disse, indicando i suoi pantaloni della tuta.
-Ne avevo soltanto un paio in più, avevo deciso di trascorrere qui un week-end, non un mese intero- spiegò, sorridendo.
–Così ho indetto una votazione e alla fine è risultato che le mie gambe fossero più degne di essere protette-
-Una votazione?- ripeté confuso –E chi avrebbe votato?- domandò, incrociando le braccia al petto.
-Io…per cui la votazione è stata unanime- rispose, ironico –Comunque…se vuoi che li tolga…- aggiunse, alzandosi e cominciando a sbottonarli con disinvoltura.
Misha alzò le mani per fermarlo, ancora più imbarazzato –No! No!- gli disse, scuotendo la testa. Quel movimento lo fece gemere di dolore.
Jensen gli si avvicinò preoccupato –Stai bene? Vuoi stenderti?- propose, preoccupato.
-Sto bene- si alzò lentamente e si strinse al bracciolo del divano –Devo solo abituarmi al dondolio della barca-
-Siamo sulla terraferma, Misha-
-Quanto sei pignolo!- bofonchiò –Allora lasciami abituare al dondolio della terraferma-
Sospirò e sentì le braccia forti di Jensen reggerlo –Va meglio, davvero- cercò di rassicurarlo –Meglio se vado a indossare questa dannata felpa prima che il buonsenso me lo impedisca del tutto-
Jensen sorrise divertito, guardandolo uscire dalla stanza senza barcollare.
Le sue condizioni stanno migliorando”
 
~~~~~~ • ~~~~~~
 
Maledettamente corta…troppo corta”
Tornando in salotto, Misha fu sorpreso di trovare Jensen inginocchiato di fronte al camino.
L’unica fonte di luce e calore dell’intera casa.
Si avvicinò a lui a piedi scalzi, si piegò sulle ginocchia e distese le mani verso il fuoco scoppiettante.
Jensen aveva avvertito la presenza di Misha non appena aveva varcato la soglia del salotto. L’aveva sentito dietro di sé, e tutti i suoi muscoli del corpo si erano tesi come corde di violino.
-Che bel calore-
Jensen si alzò allontanandosi da lui. Cercò di calmarsi, facendo finta di guardare qualcosa verso la finestra, peccato che non ci fosse nulla da vedere.
Sentì i suoi occhi su di sé –Il temporale…sta peggiorando…-
Misha gli si avvicinò –Questo significa che dovremmo passare la notte qui?-
Jensen pensò alle due macchine bloccate e il telefono che non funzionava, scrollò le spalle –Così sembra-
Lui sospirò, sperando che non fosse evidente quanto quel pensiero lo rendesse nervoso.
–Meraviglioso- mormorò ironico.
Un pensiero lo indispettì, ma si rifiutò di interpretarlo come gelosia –Victoria ti sta aspettando?-
-E’ fuori città per un congresso- disse lui assente.
La città più vicina...è a numerose miglia da qui…”
-Non tornerà fino a domenica sera- aggiunse distratto, si girò verso Jensen –Come facciamo per la cena?-
-Avevo fatto un po’ di spesa questa mattina, prima di venire qui- lui lo guardò con curiosità –Ricordi? Dovevo rimanere per il week-end- spiegò, dirigendosi in cucina.
Aprì il frigorifero e gli dimostrò che non era vuoto –Visto?-
C’erano diverse provviste e anche una bottiglia di vino rosso.
Gli rivolse uno sguardo beffardo –Avevi programmato di prenderti una sbornia?- chiese, sarcastico.
-No- chiuse lo sportello e si appoggiò al frigorifero –Avevo pensato di brindare in questo posto un’ultima volta…Con te se fossi stato d’accordo…da solo, se non lo fossi stato-
-Avevi pensato proprio a tutto, non c’è che dire- commentò con un sorriso.
Avere lo sguardo di Jensen su di lui lo faceva sentire a disagio. E la voglia d’indossare un pantalone che lo coprisse di più e non il suo boxer blu, aumentò.
Misha riaprì il frigorifero e prese il vino –Allora…brindiamo?-
Jensen lo studiò, ammaliato: quella vecchia felpa non gli era mai parsa così bella.
Mise velocemente le mani in tasca, prima di compiere qualche altra azione avventata, come quella di prenderlo e baciarlo ancora.
-Non credi che sia meglio che mangiassimo qualcosa, prima di brindare?-
-Quando hai acquistato questa natura paterna?- chiese, inclinando il capo.
-Proprio non lo so- rispose Jensen con aria seccata.
Lui stava togliendogli mentalmente quella felpa ingombrante di dosso per scoprire ogni suo centimetro…
E cosa gli diceva?
Che aveva l’aria paterna.
Paterna!?”
Si voltò di scatto e cercò, nel cassetto, il cavatappi.
Misha non aveva alcuna intenzione di offenderlo, apprezzava che si preoccupasse così tanto per lui. Ma, non seppe cosa dirgli per scusarsi.
-Cosa…c’è da mangiare?- chiese, titubante.
-Uova, pane e prosciutto…- si girò verso di lui, afferrando una padella –Cucini tu?-
Lui si mise ai fornelli –Certo. Non c’è mai fine alle mie qualità, Jensen- prese le uova –Come le preferisci?-
Jensen impiegò qualche istante prima di riuscire a distogliere lo sguardo da lui e ritrovare la ragione.
-Decidi tu-
Misha le ruppe e le mise in padella. Non era molto pratico di cucina, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Misha si sentiva a disagio da quella situazione: loro due al buio, come unica fonte di luce il camino dell’altra stanza e una piccola candela sul tavolo della cucina a completare il tutto.
Jensen guardò la candela farsi sempre più piccola –Non ne ho altre- considerò, passandosi una mano tra i corti capelli.
-Una torcia?- chiese Misha, restando concentrato sulle uova.
-Si, in macchina…Torno subito- disse, alzandosi.
-Come..? Ma la tua macchina non è rimasta vicino alla mia?- domandò, preoccupato –Non è pericoloso?-
-Non preoccuparti, non prenderò caramelle dagli sconosciuti- lo rassicurò, sorridendo.
Misha sentì la porta chiudersi e la sua ansia e paura, lo travolsero. Incurante del fatto che era scalzo e mezzo nudo, si precipitò fuori casa, ma andò a sbattere contro Jensen che era ancora in piedi sul porticato.
Lui si voltò sorpreso –E’ tua consuetudine precipitarti scalzo in mezzo a un temporale del genere?-
Idiota!”
Il commento gli sorse spontaneo –Solo quando sto correndo dietro un cretino. Non troverai la macchina…guarda- disse indicando il paesaggio –E’ buio pesto e ti perderesti sicuramente visto che hai il senso d’orientamento di una rana morta-
Jensen si mise una mano sul cuore –Sono…commosso- commentò, ironico.
-Non vorrei dare brutte notizie a tua madre- borbottò Misha -…lei ci tiene a te- aggiunse.
E anch’io…”
Lui si diede un’occhiata intorno: il suo senso d’orientamento era migliore di quanto Misha credesse ma, aveva ragione, non sarebbe stato per niente facile trovare la macchina.
-Per quanto mi sia difficile ammetterlo…questa volta hai ragione-
Rientrarono in casa e Misha si diresse in cucina.
-Ci metteremo vicino al fuoco allora…meglio se prendo anche delle coperte…sai per la notte- disse Jensen, salendo le scale.
-Bene-
Jensen si fermò a guardarlo vicino alla cucina, mentre preparava i piatti.
Cercò di reprimere quelle sensazioni che stava provando e gli stavano invadendo la mente mentre saliva le scale.
 
 
 








~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tutti XD
Lo so, lo so...sono un mostro...vi ho lasciato con il nostro Misha nella macchinina per tanto tempo...mi dispiace tantissimo U__U
Adoro scrivere, è la mia passione, ma i miei tre esami a giugno mi stanno letteralmente prosciugando... ç___ç
Non ho mai tempo di scrivere e questo mi fa essere tanto tanto triste!!
Di solito lo faccio la notte, ma sono sempre letteralmente distrutta!!
Spero che possiate perdonarmi!!
Ed ora passiamo al capitolino, che è decisamente più interessante (spero) della mia vita XD
...Piaciuto?? ^^
E' uscito più lungo del solito...ci sono alcune scene che non sarebbero dovute esserci...ma, rileggendolo, non mi sembrava stonassero o che il risultato fosse tanto male XD
Aspetto i vostri commenti :D
Grazie a tutti quelli che mi seguono e commentano ç____ç piango di gioia!!!!
Baci!!
:3

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Capitolo 7
*** Red Wine ***



7 Capitolo
-
~ Red Wine
~



Per combattere il freddo, che regnava supremo in quella vecchia casa, avevano deciso di mangiare sul pavimento, davanti al fuoco e con una coperta che copriva loro le gambe.
Kira si avvicinò al piatto che Misha aveva poggiato sul caminetto e iniziò a leccarlo, gustando i residui delle uova, evidentemente non ancora sazia.
-Non pensavo fossi una di quelle persone che tiene d’occhio al consumo degli elettrodomestici- disse Jensen.
Misha alzò il sopracciglio, confuso –Come scusa?-
-Anche se sono dell’idea che sia sicuramente più igienico una lavastoviglie, non credi?- chiese ironico, mettendo il suo piatto accanto all’altro.
-Cretino! Il fatto è che non importa quanto sia buono il cibo che le compro o quanto Kira abbia mangiato. In qualsiasi caso, lei preferisce quello che sto mangiando io- lo guardò con aria interrogativa –Non hai dei popcorn da qualche parte, vero?-
–Purtroppo no….- Jensen guardò sorridente la gatta, che si accingeva a pulire anche l’altro, e poi Misha –Hai ancora fame?-
Lui guardò il proprio piatto, completamente vuoto ripulito alla perfezione dalla gattina –Non si può certamente definire un pasto da chef-
Rimanendo seduto sul pavimento, Jensen appoggiò la schiena sul divano –Io sono sazio…-
Misha arricciò il naso –Forse perché tu hai mangiato a pranzo, oggi. E poi, pensavo che mangiare popcorn ci avrebbe aiutato a ingannare un po’ il tempo. Non ci sono né radio né televisione e sono solo le cinque di pomeriggio-
Jensen guardò l’orologio –Diciamo pure le sette-
Le sette!?”
-Il tempo vola quando ci si diverte- aggiunse lui, sorridendo sornione.
-Quanto tempo è passato prima che riprendessi i sensi?- chiese.
-Abbastanza da farmi preoccupare- aveva quasi avuto una crisi di panico, vedendo che non dava segni di vita.
Misha si rannicchiò e si coprì con la felpa.
Jensen non era molto più alto di lui, forse solo qualche centimetro, ma quella felpa gli andava davvero larghissima.
-Veramente ti sei preoccupato per me?- gli domandò, sorpreso.
Lui non voleva che Misha desse troppa importanza a quell’ammissione: conoscendolo, avrebbe potuto usarla contro di lui un giorno.
-Beh, mi sarei preoccupato anche per un completo sconosciuto coinvolto in incidente simile. Sono un essere umano, sai?-
Misha chinò il capo dispiaciuto. Era stato uno sciocco a credere chissà cosa -Mi dispiace, non intendevo mettere in dubbio la tua umanità-
Jensen percepì una nota di delusione nel suo tono di voce, anche se quasi impercettibile.
-Inoltre…- aggiunse, non incrociando il suo sguardo –Ci conosciamo da tanto tempo e tengo molto a te…credo…-
Gli occhi di Misha, che avevano acquistato una tonalità e una profondità unica con la luce che emanava il camino, si illuminarono.
-Credi?-
-Certo…- si voltò verso di lui e smorzò un sorriso –Allo stesso modo cui tengo a tuo padre o a tua madre-
Misha annuì e guardò verso la cucina, notando che, se avesse voluto, avrebbe potuto anche lavare i piatti.
E sarebbe stata una buona, anzi ottima scusa per allontanarsi un po’ da lui.
Si alzò lentamente, tirando giù il lembo della felpa, esasperato –Voglio un pantalone- bofonchiò, sbuffando.
Jensen s’impose di non sorridere per il colorito che avevano preso le guance di Misha e cercò di assumere un tono noncurante –Siamo maschi, non dovresti crearti così tanti problemi…ti assicuro che sono fornito anche io dei tuoi stessi…attrezzi- si grattò la nuca, imponendosi la calma –E poi…ti ho già visto nudo…-
-Già, ma eravamo piccoli…- ci tenne a sottolineare.
Lui si girò e studiò il corpo di Misha attentamente, sentendosi terribilmente irrequieto –Non trovo tanta differenza- disse, ironico.
Misha fece una smorfia e cercò di nuovo di sistemarla a una lunghezza adeguata –Grazie-
-Figurati- gli rispose, guardandolo di sottecchi mentre lottava con la felpa -Se tiri ancora si strapperà-
Misha emise un profondo sospiro.
Al diavolo i piatti!”
-E’ il momento della rivincita?-
Lui non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando –Rivincita?-
-Per quella volta che ti ho rubato i vestiti mentre stavi facendo il bagno nudo…Ricordi?-
Misha era sbucato da dietro i cespugli, aveva preso i vestiti che Jensen aveva lasciato per terra ed era corso a casa, ridendo a crepapelle. A lui era toccato rientrare, un’ora dopo, con due fronde che lo coprivano, a una delle quali poi risultò allergico. Preso dal rimorso, Misha lo aveva aiutato a preparare degli impacchi da mettere sulle bolle. Quella era stata la prima volta che Jensen aveva scoperto che l’eterno rivale era capace di provare anche un po’ di compassione. E forse, fu proprio quella volta che lo portò a vederlo in modo diverso.
-Se stai cercando di dire che io ho fatto scoppiare il temporale e ho distrutto il ponte perché tu avessi un incidente…penso che mi stai concedendo più fiducia di quella che merito signor Collins- borbottò lui.
Misha alzò gli occhi al cielo –Mi riferivo ai vestiti…- spiegò.
-Controlla pure nel mio armadio se vuoi, così vedrai con i tuoi occhi che non c’è altro-
Non ho bisogno di guardare per vedere che è vuoto…non è questo il punto”
Cercò di alzarsi ma il dolore alla testa lo colpì improvvisamente. Si morse un labbro, cercando di trattenere il mugolio di dolore che gli risalì veloce dalla gola.
Jensen si alzò veloce, lo sorresse e lo fece sedere di nuovo sul divano –Mi stai preoccupando davvero, Misha- disse, guardando fuori dalla finestra “Il maltempo non accenna a diminuire” abbassò lo sguardo su Misha che si stringeva la testa con entrambe le mani –Forse in qualche modo riesco a rimettere in moto la mia macchina…-
Lui lo guardò incredulo –Non voglio sminuire le tue abilità di meccanico ma come credi di riuscire a farlo in mezzo a una tempesta del genere?-
Seccato da quel senso d’impotenza, Jensen uso un tono acido per controbattere –Hai qualche idea migliore?-
-Si- rispose lui con un sorriso –Resta seduto qui e parla con me-
Jensen si guardò intorno, alzandosi irritato –Non vedo come…-
Misha gli strinse la mano e lo costrinse a sedersi, sorridendolo smagliante.
Vedergli quell’espressione sul volto lo rilasso un po’ ma non placo la forte attrazione che stava provando per quell’uomo dalle mille sorprese.
-Parla Jensen…il timbro della tua voce mi fa sentire meglio- disse sottovoce, chinando il capo per non mostrargli il rossore che avevano acquistato le sue guance –Immagino sia dovuto al colpo alla testa- ironizzò.
-Deve essere davvero così- mormorò lui, passandogli un braccio intorno alle spalle –Senti ancora freddo?- chiese, regolando il tono della voce, per evitare di sembrare sorpreso da quel suo gesto.
Misha rabbrividì, ma quella volta non per il freddo, si stava sentendo irrequieto e impaziente, ma cercò comunque di rilassarsi –Non più- sussurrò.
–Hai acceso proprio un bel fuoco- commentò per rompere il silenzio imbarazzante.
-Grazie-
Jensen si concentrò sulle fiamme per evitare di continuare a fissare gli occhi blu di lui o ad annusare il profumo di vaniglia della sua pelle o a pensare quanto potesse essere bello riassaggiare il sapore delle sue labbra.
Le fiamme multicolori riuscivano a infondere una luce soffusa alla stanza proiettando ombre sui muri e sul soffitto in forme vaghe e indefinite.
-C’è un atmosfera quasi soprannaturale qui dentro, non trovi?- commentò Jensen.
-Come?- chiese confuso.
-Le ombre…hanno come la forma di qualche strano mostro non trovi?- spiegò divertito.
-Ah…non saprei…- mormorò pensoso –Con la giusta impostazione mentale si potrebbe anche definire romantica una situazione simile-
Spalancò gli occhi, sentendosi completamente imbarazzato da quella sua affermazione. Volse lo sguardo verso Jensen, sperando che lui non fraintendesse le sue parole –Con la persona giusta intedevo dire- si affrettò ad aggiungere.
-Certamente- concordò lui –Con la persona giusta…-
Misha sentiva gli occhi di Jensen su di sé e riusciva ad avvertire il calore del suo tocco da sopra la felpa. I suoi nervi si stavano tendendo in modo eccessivo come corde di violino –Non come noi due!- si trovò costretto a specificare.
Jensen si sentì in preda a un desiderio inaspettato e struggente. La voglia di baciarlo ancora aumentò improvvisamente.
E mentre la sua testa continuava a ripetergli “Fermati! Non fare cazzate! Non rovinare tutto!” le sue labbra si ritrovarono a dire –Ne sei sicuro?-
Che diamine mi sta succedendo? Sono venuto qua per chiarire i miei sentimenti per Victoria non per…provarne di nuovi…Diamine smettila di guardami così!!”
Distolse lo sguardo, scostandosi leggermente -Certo!- mormorò in tono poco convinto –Se ti stai riferendo a quello che è successo oggi pomeriggio, devo avvertiti che è stata tutta colpa tua…e poi siamo amici, non dimenticarlo!-
Jensen sorrise nel vederlo così nervoso, raggomitolato su se stesso sul divano –Non credo che la parola “colpa” sia appropriata in questo caso-
Misha spostò lo sguardo sulle fiamme, cercando di rilassarsi –Definiscila come vuoi…il risultato non cambia…è stata un errore!- chiamò a raccolta tutto il suo coraggio e si voltò verso di lui –E’ stato solo un errore!-
Jensen si accorse che quella conversazione non stava prendendo la piega che lui avrebbe voluto, chinò il capo alla ricerca delle parole giuste.
-Prendo il vino!- affermò Misha, alzandosi.
Jensen lo seguì con lo sguardo, studiandolo attentamente. Lo sentì aprire e richiudere lo sportello del frigorifero.
Diede un’occhiata alla gatta che, avendo finito di ripulire i piatti, si era acciambellata di nuovo al caldo davanti al camino –E’ difficile stargli dietro, eh?-
Kira non si preoccupò nemmeno di alzare la tesa. Aprì gli occhi, diede un’occhiata a Jensen, miagolò debolmente e subito li richiuse.
Misha tornò con la bottiglia sottobraccio e due boccali e un cavatappi in mano. S’inginocchiò per terra e porse i due boccali a Jensen –Dovremmo utilizzare questi perché non sono riuscito a trovare i bicchieri- disse mentre Jensen scivolava giù dal divano sul pavimento.
-Bicchieri…sapevo di aver dimenticato qualcosa!- commentò, dandosi un piccolo colpo con il palmo della mano sulla fronte.
-Hai dimenticato i vestiti in più- lo accusò –I bicchieri non sono importanti…la dignità si!- commentò, raggomitolandosi sul pavimento.
-Fammi causa-
-Sempre la risposta pronta eh? Ma non ti conviene tentarmi- lo minacciò divertito.
-Nemmeno tu- rispose.
Gli sembrò che lui fosse arrossito, ma subito lo giustificò con il colore che emanava il fuoco.
Misha tenne gli occhi fissi sul boccale mentre Jensen gli versava il vino, temendo di guardarlo. La fuga in cucina non l’aveva minimamente aiutato a rilassarsi o, per lo meno, a rilassarsi.
Non devo tentarlo di fare cosa?” si chiese. Non aveva capito a cosa si stesse riferendo ma la paura d’indagare, lo fermò dal chiedere delucidazioni.
Jensen riempì anche il suo e lo alzò –A questa casa- brindò.
-E ai ricordi- aggiunse lui.
I loro occhi si fissarono a lungo prima che Misha portasse il boccale alle labbra –Non male- commentò girando il liquido porpora.
Quel buon vino gli diede una sensazione di benessere e di calore e per un momento riuscì a fargli dimenticare le emozioni provocate dalla vicinanza del suo amico d’infanzia. Impacciato, bevve tutto il vino che era rimasto e porse di nuovo il boccale a Jensen per farlo riempire.
-Ehi, vacci piano- l’avvertì lui, ridendo e versandogliene ancora.
-Credi che non sappia quando fermarmi?-
-Scusa, non sono affari che mi riguardano…non so come mi sia venuto in mente di dirti una cosa del genere- appoggiò la bottiglia sul focolare davanti a loro e continuò a sorseggiare il suo vino.
Guardò di sottecchi Misha e trovò il suo sguardo, illuminato dalle fiamme, semplicemente perfetto.
-Allora ti sposerai con Victoria?- “Sono un coglione!”
Misha si sentì di nuovo a disagio, bevve tutto d’un sorso e prese di nuovo la bottiglia –Certo che sposerò Victoria- disse in tono aspro.
-Misha…non credo sia una buona idea bere così tanto…abbiamo mangiato davvero poco…-
-Così tanto?- ripeté lui –Credi che stia bevendo troppo? Tu, caro mio, non hai idea di cosa significhi bere tanto-
Jensen lo vide fissare ammaliato il fondo del bicchiere –Non ti comporti così di solito, vero?-
Misha si morse il labbro inferiore dispiaciuto che Jensen potesse pensare che lui fosse una specie di alcolizzato. Nemmeno lui sapeva perché si stava comportando in quel modo, ma sperava che la situazione, sotto gli effetti dell’alcool, diventasse più facile da gestire.
-Nemmeno ricordo l’ultima volta che ho bevuto un bicchiere di vino- sospirò.
-Forse perché la tua mente è annebbiata di nuovo- ipotizzò, spostando la bottiglia dietro di lui.
-No. E’ limpida come il cristallo- dichiarò, prendendo un altro lungo sorso mentre la domanda sul matrimonio gli echeggiava nella testa come se non avesse mai risposto.
-Sai…Victoria è molto carina…-
Jensen si voltò, studiando la sua espressione. Ebbra o no, stava cercando di dire qualcosa che non sarebbe venuto fuori tanto facilmente –Ma?-
Misha lo guardò confuso –Ma, cosa?-
Jensen scosse la testa. Quando lui portò di nuovo il boccale alle labbra, gli mise una mano sul polso, convincendolo a desistere. Voleva che lui finisse quello che stava cercando di dire –So che c’è un ma…Con me puoi essere sincero-
Misha lo guardò intensamente, poi decise di negare –No…Non c’è alcun ma!-
-Sii onesto, Misha- lo esortò.
Lui era combattuto perché temeva che dare voce ai suoi veri sentimenti avrebbe significato tradire la lealtà verso Victoria –Perché?-
-Perché renderebbe tutto più facile- disse dolcemente, avvicinandosi a lui.
-Non secondo il mio punto di vista-
Quasi senza rendersene conto, si poggiò sulla spalla di Jensen. Pensò a Victoria, alla dolce, gentile, fedele e paziente Victoria.
“Meriterebbe un uomo che la ama incondizionatamente”
-Lei è tutto quello che un uomo potrebbe desiderare-
-Ma?- lo pungolò.
Misha alzò il capo e lo guardo dal basso verso l’alto –Non sento…il suono delle campane con lei…- confessò titubante “Come quando sono con te…”
-E’ davvero così importante per te avere un’orchestra intorno?-
-…Si-
Aggirandolo, Misha prese di nuovo la bottiglia e si verso altro vino ma, invece di berlo, si fermò a fissare il liquido scarlatto nel tentativo di placare la propria anima –Non c’è musica…Non c’è alchimia…- alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi verdi –C’è addirittura alchimia quando guardo te e tu, oltre ad essere un uomo, non sei bello quanto lei-
Ormai aveva completamente ceduto. Jensen gli tolse il boccale dalle mani, sorpreso da quanto lui fosse diventato arrendevole –Grazie mille-
-Non hai capito…come tuo solito- spiegò, imponendo alla testa di fermarsi e al cuore di rallentare la sua corsa –Tu sei bello…Ma il tuo naso è strano-
Jensen continuava a ripetersi “Stai attento…stai attento…non spingerti oltre…”
-Me lo hai rotto tu…te lo ricordi?-
Sì, se lo ricordava.
Gli aveva chiuso la porta in faccia, ma era stato un incidente. Avevano litigato e lui se ne stava tornando in camera, non si era accorto che Jensen era dietro di lui e lui non si era fermato in tempo.
-Sei sempre stato maldestro-  Misha continuò a studiare i lineamenti del suo viso –E la tua bocca…è troppo carnosa-
Quasi per dare un segno di approvazione nonostante quel difetto, si sporse in avanti e lo baciò, cogliendolo di sorpresa.
Quando lui si accostò un po’ di più, Misha si tirò indietro –Ma hanno un buon sapore- disse, passando la lingua sul labbro inferiore, assaggiando –Hai bevuto vino?-
-Soltanto un po’- gli rispose sorridendo “Diamine è adorabile!” –Misha, penso tu abbia bevuto troppo-
-No! Non è vero- negò, voltandosi ad afferrare la bottiglia –Sto cercando di zittire queste stupide campane!-
-Mi era parso di capire che ti piacesse sentirle suonare- asserì confuso.
-Con Victoria…Non con te-
Jensen spalancò gli occhi –Con me?- ripeté perplesso.
Lui annuì, voltandosi e, prima di rispondergli, aspettò che le immagini si facessero nitide, almeno parzialmente –Smettila di muoverti così tanto…- affermò irritato.
Jensen si sentiva come percorso dalla corrente elettrica. Prese le sue mani tre le proprie e cercò di capire meglio. Doveva assolutamente scoprire se aveva frainteso le sue parole.
-Misha…Senti le campane quando sei con me?-
-Penso di si…- disse incerto –C’è solo un modo per esserne sicuri-
Prese il viso tra le mani e lo baciò con passione, come se tutto dipendesse da quel semplice gesto.
Jensen non avrebbe voluto rispondere perché non intendeva approfittare della situazione. Ma era più di quello che potesse sopportare.
Decise di assecondarlo, almeno per un momento.
La sua bocca era ardente e generosa, sentiva i capelli corti tra le sue dita e la sua lingua sensuale muoversi esperta. Provò quasi un capogiro quando il bacio si fece più intimo, al punto da non riuscire a tirarsi più indietro.
Spostò una mano dietro la sua schiena e l’altra dietro la nuca, si spinse in avanti, obbligandolo a stendersi sulla schiena.
Lo voleva come non aveva mai voluto nessun altro, ma sapeva anche che non era giusto.
Non lo voleva così.
Non in quel modo.
Con un supremo sforzo e un urlo di disapprovazione da parte di tutto il suo corpo, si staccò da lui.
Misha aprì gli occhi lentamente –Assordante!- mormorò –Le senti Jensen? Le campane, mille campane che suonano…le senti?-
Lui le sentiva. Le sentiva sul serio.
Senza aspettare una risposta Misha si aggrappò al suo collo –Falli smettere, Jensen. Non devono suonare mentre sto baciando te ma mentre bacio Victoria…questo è sbagliato…completamente sbagliato-
Si alzò leggermente e impallidì di colpo –Credo di sentirmi male- affermò portandosi le braccia al grembo.
Jensen si alzò e gli porse la mano –Non ne dubito…Hai bevuto tanto e mangiato poco…dopo una dormita starai benissimo-
Misha guardo le scure scale, titubante –Non voglio salire…quelle scale sono una trappola mortale- borbottò come un bambino.
Jensen piegò le ginocchia e si grattò il capo –Preferisci dormire qui?- gli chiese paziente.
-Si…con te…- aggiunse.
Jensen si massaggiò la nuca e cercò di impedire al suo corpo di saltargli addosso –Misha…non che io non mi ritenga lusingato sia ben inteso ma, penso che non sia una buona idea-
Misha non lo ascoltò minimamente, lo costrinse a risedersi sul pavimento e si accoccolò vicino a lui. Rassegnato, Jensen distese la sua coperta e lo coprì alla meglio.
-Jensen?-
-Cosa c’è adesso?-
-Non andrai da nessuna parte questa notte, vero?-
Il pavimento era decisamente scomodo . Guardò il divano, sospirando tentato.
–Solo se non potrò farne a meno-
Misha, preoccupato, si tirò su –Cos’hai detto?-
-Intendo se la natura chiama- spiegò veloce.
–Va bene…- disse rassicurato, sdraiandosi di nuovo per terra e poggiando la testa sulle sue gambe –L’importante è che non te ne vada-
-Non me ne andrò- gli promise.
Misha si addormentò dopo poco tempo e lui rimase molto tempo sveglio, a fissare le ombre sul soffitto e a rimuginare su tutto ciò che era successo quella sera.








~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tutti :D
Perdono! Chiedo venia in ginocchio!! Davvero, scusate il ritardo...inutile ripetere il perchè tanto credo che anche voi siete nella mia stessa barca XD
Non ci sono precisazioni...credo...nel caso chiedete non vi preoccupate ^^
Ah si...non  è stata betata ma volevo assolutamente aggiornare ^^ appena verrà fatta sistemerò!!!
Spero che il capitolo vi piaccia!!
Voglio ringrazie tutte coloro che mi leggono, seguono e mi sopportano *________* VI ADORO!!!! DAVVERO!!! GRAZIE!!!!!
Tanti baci!!! Anche dal mio criceto pazzo :D
:3

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Capitolo 8
*** The Morning ***


Premetto che il capitolo non è betato U__U Appena lo sarà, sistemerò gli eventuali errori ^^
Buona Lettura vi aspetto all'angolino :D



8 Capitolo
-
~ The Morning
~



Nella stanza inondata dalla luce del giorno, Misha ebbe l’impressione che un intero battaglione stesse marciando avanti e indietro senza sosta.
Sentendosi più morto che vivo e con un sapore amaro in bocca, aprì lentamente gli occhi iniettati di sangue.
Alla vista di quella luce troppo intensa richiuse immediatamente le palpebre che si ridussero a due fessure minuscole e solo dopo qualche istante di riflessione, Misha si rese conto che era sorto il sole e che perciò il temporale doveva essere finalmente finito. Quei pensieri acuirono ancora di più il terribile mal di testa che lo stava affliggendo.
Quando si alzò, si sentì completamente disorientato, si guardò intorno e vide Jensen accovacciato davanti al caminetto e un pentolino posto sulla brace. Chiuse di nuovo gli occhi, si portò le mani alle tempie che gli pulsavano furiosamente e gemette involontariamente.
A quel suono Jensen si girò verso l’amico –Finalmente ti sei svegliato-
-Cosa mi hai fatto bere ieri sera?- chiese confuso –La testa mi gira in modo vorticoso-
Jensen immaginava come si stesse sentendo Misha perché era capitato anche a lui di bere troppo, soprattutto dopo Danneel. Una buona cura era il caffè che stava appunto cercando di preparare.
-Non puoi incolparmi di nulla. La mia responsabilità è finita quando ho cercato, più di una volta, di allontanare la bottiglia di vino da te- si voltò a guardare l’acqua che non stava ancora bollendo nel pentolino –Il caffè non è pronto- commentò, sbuffando.
Con uno sforzo, Misha si girò lentamente verso la finestra –Vedo che almeno ha smesso di piovere-
Il temporale era finito poco dopo la mezzanotte. Jensen era uscito alle prime luci dell’alba per controllare la situazione e poi era andato a piedi fino al luogo dove avevano lasciato le macchine -Credo che Dio ci abbia ripensato e abbia rimandato a un’altra volta il secondo diluvio universale-
Non riuscì a notare la sua ironia perché l’unica cosa che gli interessava, in quel momento, era il caffè.
-Cosa stavi dicendo a proposito del caffè?-
-Sono uscito presto stamattina- iniziò a spiegare, fissando il pentolino –Ho preso dalle nostre auto alcuni oggetti che ho pensato fossero utili: quella cartellina, il tuo zaino, la torcia elettrica e una bustina di caffè solubile-
-Ca…caffè solubile?- ripeté lui, confuso.
Jensen si voltò sorridendo dolcemente –Già. Ne avevo giusto una bustina in macchina-
-In macchina?- fece di nuovo eco lui.
-Si Rio!-
-Cos!? Ma chi mai terrebbe del caffè solubile in macchina?-
-Si tratta di un campione gratuito arrivato ieri mattina per posta…credo…non ricordo precisamente- guardò Kira acciambellata sul divano e aggiunse –Ho dato da mangiare a quella tua strana gatta e le ho fatto fare un giretto- incrociò i suoi occhi blu e sorrise –Dopotutto, non credo che sia tanto male- “Come il padrone” concluse mentalmente.
-Posso dire lo stesso di te- disse, abbozzando un sorriso –Che stai facendo?-
-Sto cercando di scaldare l’acqua per il tuo caffè. Non sarà buonissimo, ma almeno sarà caldo- l’avvisò.
Con cautela, Misha si alzò e prese la bustina del caffè. Nonostante il mal di testa, lesse le istruzioni sul retro. –Ma è solo per una tazza?- guardò Jensen –La lascerai a me?-
Lui scrollò le spalle con indifferenza –Certo! Ne hai senz’altro più bisogno di me- ammise, studiandolo.
Misha si avvicinò al caminetto e si sedette sulla coperta che era sul pavimento –La lista delle tue buone qualità si sta allungando-
Lui la guardò, sorridendo –Non esagerare o mi convincerò che quello che mi hai detto ieri sera lo pensi sul serio-
“Ieri sera? Cosa gli ho detto?” Misha cercò di ricordare, ma non ci riuscì. Spero con tutte le sue forze di non aver fatto la figura dello sciocco. Gli diede un’occhiata e notò che Jensen aveva un’espressione compiaciuta in viso –A proposito di ieri sera…-
Jensen inarcò le sopracciglia –Si?-
Misha sapeva di non poter bluffare, non con lui. Inspirò e ammise velocemente  –Non ricordo assolutamente nulla!-
Jensen girò la testa per guardarlo meglio e capì che non avrebbe avuto un’altra occasione come quella.
Spalancò gli occhi e assunse un’espressione di incredulità –Stai dicendo sul serio? Veramente non ricordi quella che è stata la notte più bella della mia vita? Beh…forse potrei anche dire della Nostra vita-
“Oh…Porca…cosa diamine ho fatto?”
Misha sentì un nodo alla gola e una strana fitta alla pancia –Più…bella della nostra vita?- ripeté incredulo –Cos’è successo?- gli chiese, tradendo un certo nervosismo.
-Vorrai dire cosa non è successo? Farei prima…Quello che posso dirti è che non avevo assolutamente idea che tu fossi così…vitale e, dopo un incidente di quella misura, per giunta-
Jensen lo guardò con attenzione, soffermando lo sguardo nelle sue parti intime. Non era così difficile dimostrarsi pieno di entusiasmo quando lui gli era di fronte con quell’aspetto così ingenuo e seducente allo stesso tempo. –Non immaginavo che fossi capaci di tale…acrobazie-
Il mal di testa aumentò drasticamente e quando il sorriso, stampato sul viso di Jensen, divenne ancora più malizioso, il suo cuore galoppo veloce.
-Sai di cosa sto parlando- aggiunse sornione.
“Il problema è proprio questo: IO NON SO DI COSA STAI PARLANDO!”
Agitato, si avvicinò a lui lentamente e gli poggiò una mano sulla spalla –Ascolta Jensen, io ero…ero sotto l’influenza dell’alcol e…-
Jensen si finse comprensivo –Questo lo capisco, ma vorrei che ti spiegassi meglio. Mi spiacerebbe pensare che sia stata soltanto un’avventura-
“Avventura!?”
I suoi nervi si tesero come corde di violino -Qualunque cosa sia successa … io… non volevo che accadesse. Si è trattato di un errore, un maledetto e stupido errore e noi… tu, devi dimenticartene. Io sto per sposarmi...Oddio, mi sto sentendo male-
Jensen tolse il pentolino dal fuoco e lo guardò negli occhi –Perché? Il pensiero di aver fatto l’amore con me è veramente così…disgustoso?-
Misha guardò in quelle iridi verdi e capì di non potergli mentire –No…non lo è ma…non sarebbe dovuto accadere. Sai, ero venuto qua solo per vedere di nuovo questa vecchia casa, per ricordare il passato e, magari, cercare di capire cosa fare del mio futuro che ho lasciato sul mobile della cucina a casa mia- deglutì, guardandolo serio –Non avrei mai pensato di fare l’amore con te…-
-Misha…ti ho solo coperto…Non è successo niente- disse Jensen, cercando di non incrinare il tono di voce.
-Niente?- ripeté lui incredulo, fissandolo intensamente per cercare di capire se stesse mentendo di nuovo.
Lui scosse la testa –Assolutamente niente- lo rassicurò.
Misha fece mente locale sulla sera prima e disse imbarazzato –Mi ricordo un bacio…- Di quello ne era sicuro. Ricordava perfettamente un bacio lungo, caldo e appassionato.
Jensen scrollò le spalle –Beh sì. Quello c’è stato, ma non è successo altro- vide nei suoi occhi ancora un’ombra di sospetto e ne fu seccato –Eri completamente ubriaco e dovresti sapere che non sono il tipo che fa cose del genere. Non abbiamo fatto l’amore!- Avrebbe voluto essere del tutto sincero e dirgli che era stato incredibilmente tentato da quella eventualità, ma non ne vedeva alcuna utilità ammetterlo in quel momento.
Esasperato, Misha prese un cuscino e glielo tirò –Stronzo!-
Jensen cercò di ripararsi con le mani da quell’assalto mentre Kira miagolava furiosamente verso il suo padrone, aggiungendo altra confusione –Sei arrabbiato con me perché non è successo?-
Misha depose il cuscino e lo fulminò con lo sguardo –Sono arrabbiato perché mi hai preso in giro-
-Mi stavo solamente divertendo un po’ alle tue spalle. Dovresti sapere com’è, visto che l’hai fatto tante volte a mie spese- Kira non smise di miagolare e si frappose tra i due, Jensen rise di gusto –Inoltre stai attento, la mia nuova amichetta non sembra gradire il modo in cui mi tratti-
Aggrottando le sopracciglia, Misha si alzò in piedi –Traditrice!- disse alla gatta.
Tirò un sospiro di sollievo al pensiero di non aver fatto nulla con Jensen ma avvertì anche una strana sensazione di delusione ingiustificata.
-L’acqua è pronta?-
-Si- Jensen prese una tazza dall’armadio, aprì la bustina del caffè, lo versò nell’acqua e la porse a Misha.
Lui lo sorseggiò e si sentì un po’ meglio –Penso di aver bisogno di uno spazzolino da denti-
Jensen non poté evitare di riflettere su quello che era successo poco prima. “Perché avrà avuto una reazione così violenta? Trova davvero così disgustoso l’idea di fare l’amore con me? Ha ragione potrebbe essere un po’…ok un bel pò strano…ma da qui a disgustoso ce ne vuole.”
-Il mio spazzolino è nel bagno di sopra. Puoi usarlo, se vuoi- disse, ritornando alla realtà.
Misha nascose la faccia con la tazza –No grazie…Hai già fatto abbastanza per me- S’inumidì le labbra e diede uno sguardo fuori dalla finestra –Allora, com’è la situazione in questo posto dimenticato dagli uomini civili?-
-L’energia elettrica e il telefono sono ancora fuori uso e lo stesso è per il ponte…il livello dell’acqua si è abbassato, è solo questione di tempo prima che tutto torni alla normalità, sperando che non piova di nuovo- spiegò.
-Non c’è un’altra strada?-
-Sì, c’è un’altra strada, ma vorrei ricordarti che le nostre macchine sono state messe K.O. ho cercato di mettere in moto la mia quando sono andato a prendere la torcia, ma non ci sono riuscito. Più tardi tornerò lì e cercherò di capire qual è il problema-
Misha ricordava che Jensen non era molto abile nei lavori manuali. “Quando è avvenuta la trasformazione?”
-Tu sei in grado di riparare una macchina?- chiese, dubbioso.
Jensen si poggiò al mobile –So fare solo le cose basilari. Tempo fa ebbi un cliente che faceva il meccanico. Era stato accusato di furto in una stazione di servizio e, visto che non aveva denaro a sufficiente per pagarmi, abbiamo fatto uno scambio: io ho accettato di occuparmi della sua difesa e lui mi ha insegnato qualche cosetta sulla meccanica- stava facendo il modesto perché in realtà aveva imparato un bel po’ da quell’uomo.
Misha lo guardò con ammirazione perché qualsiasi altro avrebbe preteso che il meccanico gli riparasse gratuitamente la macchina piuttosto che sforzarsi d’imparare a farlo da solo. Era la prima volta che scopriva quel lato di Jensen –Hai vinto la causa?-
Jensen rizzò la schiena e si sgranchì le ossa –Naturalmente-
-Sarebbe dovuta essere una conclusione scontata, vero?-
Lui non voleva risultare presuntuoso –No, ma non avrebbe potuto insegnarmi molto da dietro le sbarre- Abbassò lo sguardo su di lui e sentì un fremito scendere verso l’inguine ma, avendo appurato poco prima che quell’ammirazione non era reciproca, decise di allontanare ogni tentazione.
-I tuoi abiti sono asciutti ormai, e puoi cambiarli se vuoi… Sebbene debba ammettere che mi dispiace abbandonare questa vista- aggiunse sornione.
Misha sentì un’ondata di calore invadergli il corpo, ma cercò di ignorarla perché era evidente che Jensen si stava di nuovo prendendo gioco di lui. Si voltò e, a piedi scalzi, si diresse in bagno per andare a vestirsi –Non sei ancora stanco di prenderti gioco di me?-
-Non puoi neanche immaginare fino a che punto sia vero- disse Jensen a se stesso.
 

~~~~~~ • ~~~~~~
 

Misha si tenne occupato per la maggior parte del giorno, scrivendo sul portatile che Jensen aveva salvato dalla macchina, inventando nuovi dilemmi per il protagonista della sua storia. Verso la fine del pomeriggio, un nuovo personaggio cominciò a prendere forma dalla sua abile mente: un tecnico della TV dalla strabiliante somiglianza con Jensen.
Indugiando sulla discrezione delle maniche arrotolate sopra i bicipiti e sugli addominali scolpiti, Misha capì che doveva prendere una pausa.
Jensen era stato fuori casa per la maggior parte del pomeriggio, probabilmente a cercare di riparare la propria auto. Per quella di Misha, invece, non c’era alcuna speranza.
Dopo averla vista, quasi non riusciva a credere di essere stato lì dentro ed essere riuscito a cavarsela soltanto con qualche graffio. Anche se la cosa che lo sconvolgeva di più era immaginare Jensen che lo salvava dai rottami sotto la pioggia battente.
Raddrizzò la schiena immediatamente, imponendo alla sua testa di pensare a qualcosa di completamente diverso, così decise di uscire per vedere cosa stesse combinando e Kira, stanca di poltrire sul tappeto, trotterellò dietro di lui.
Non ci impiegò molto a trovarlo dato che Jensen era seduto sugli scalini del portico e sfregava una pietra sulla lama di un’ascia.
Curioso, Misha gli si sedette accanto e Kira si accucciò dietro di loro. Fece un gesto verso l’ascia e domandò –Cosa stai combinando?-
In realtà Jensen stava cercando di far luce dentro di sé a proposito di quegli strani sentimenti che provava per il vecchio amico, e averlo seduto al proprio fianco non lo avrebbe aiutato molto, soprattutto con quell’odore di vaniglia che lo inebriava.
Perché questo dannato profumo non svanisce?”
-Sto affilando l’ascia, non lo vedi?- rispose annoiato.
-Vedo, vedo- replicò lui, seguendo il movimento ritmico della mano lungo la lama –Devo chiudermi in bagno?-
Lui gli diede un’occhiata piuttosto eloquente –Questo non è Shining e io non sono Jack Nicholson- borbottò, tornando alla propria occupazione. Odiava l’effetto che gli faceva lui quando gli era così vicino, lo odiava perché non era lo stesso per Misha.
Misha cominciò a sentirsi di nuovo a suo agio e gli parve di essere tornato indietro nel tempo –Mi piace quando capisci al volo-
-Trascorrere tanto tempo qui con te in passato e dover seguire i tuoi strampalati ragionamenti, ha contribuito molto-
Jensen si alzò e si diresse verso il retro della casa –Abbiamo bisogno di legna da ardere-
Si alzò in piedi anche Misha e lo seguì –Se vuoi ti tengo compagnia mentre la tagli e magari ti potrei dare una mano-
Jensen studiò i muscoli di Misha e sorrise –Puoi farmi compagnia se non ti annoi ma non vorrei che ci lasciassi una gamba vicino al ceppo- commentò ironico, mettendo un coccio di legno sul ceppo.
Il colpo fu preciso e secco e andò a spaccare il legno in due parti che caddero da entrambi i lati.
Misha guardò come i muscoli di Jensen si contraevano e rilassavano ad ogni colpo, affascinato.
-Immagino che abbiano chiamato te per la controfigura di Tom Hanks- disse con aria divertita.
-Mi hanno scartato perché ero troppo bello per essere sprecato come controfigura- rispose conciso.
-Hai sempre la risposta pronta eh?-
-Sempre-
Il rumore dell’ascia sul coccio vibrò nel silenzio circostante.
-Come sta la tua testa?-
Misha se ne era quasi dimenticato di aver avuto mal di testa e il bernoccolo aveva smesso di fargli male da un po’ –Meglio. Credo proprio che sopravvivrò-
-Victoria sarà contenta di saperlo- disse lui, continuando imperterrito nel suo lavoro.
-Ho l’impressione che ci sia un tono di disprezzo nella tua voce- osservò.
Jensen scrollò le spalle, si passò una mano tra i capelli sudati e colpì di nuovo –Ti sbagli! Perché dovrei criticarti? In fondo è la tua vita-
-Già lo è- rispose lui cominciando a raccogliere i pezzi di legno che erano sparsi per terra –Non ti devo alcuna spiegazione-
-Non mi sembra di averle chieste- colpì con forza un nuovo pezzo di legno. Si fermò un attimo per osservarlo e ammise –E va bene. Te le sto chiedendo. Perché stai gettando la tua vita con…?-
-Con chi?- lo interruppe lui –Con una donna meravigliosa e di successo?-
-Con qualcuno che non riesce a farti sentire il suono delle campane- lo corresse Jensen con aria di sfida.
Lui lo guardò con aria interrogativa –Chi te l’ha detto?-
-Tu- altri due pezzi caddero a terra – Ieri sera-
Misha chinò il capo e continuò a raccogliere la legna, rifiutandosi di incrociare il suo sguardo –L’ho detto solo perché ero sotto l’effetto dell’alcol-
Jensen rise, asciugando il sudore che scendeva lento dalla fronte –In vino veritas-
Misha gli diede le spalle –Vado dentro a vedere se riesco a preparare qualcosa di creativo con prosciutto e uova. Tu continua a tagliare- si fermò un attimo quando aggiunse –Pensi che l’energia tornerà domani?-
-Penso che vengano riattivate prima le linee telefoniche in modo che coloro che hanno disagi possano chiamare i soccorritori…e tu potrai chiamare Victoria- aggiunse stizzito.
-Già- disse lui con convinzione, sbattendo la porta dietro di sé.
-Se ci fosse stata neve sul tetto le sarebbe caduta addosso- disse Jensen, rivolgendosi a Kira –E penso proprio che avrei aspettato un po’ prima di tirarlo fuori- aggiunse con un sorrisetto.
Kira miagolò in segno di approvazione.
 

~~~~~~ • ~~~~~~
 

-Mi piace questa novità- commentò Jensen, portando la sedia vicino al tavolo.
Misha aveva apparecchiato in cucina invece che in salotto e aveva anche messo due candele al centro del tavolo. Erano una diversa dall’altra, ma non importava perché, bene o male, il risultato finale era apprezzabile. Nei piatti vi era del prosciutto e delle uova strapazzate.
Misha guardò pensoso i boccali pieni d’acqua e la loro cena –Mi spiace che non ci sia di meglio o del vino-
Lui sorrise ricordandosi di quello che era successo la sera prima –Anche a me- rispose malizioso –Almeno c’è acqua a sufficienza-
Misha sorrise divertito così Jensen alzò il suo bicchiere verso il centro della tavola e mormorò –Brindiamo a questo-
Misha fece cozzare il suo bicchiere e bevve tutto d’un sorso.
Un tuono ruppe il silenzio e il rumore della pioggia li accompagnò per tutto la cena.



 








~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tutti :D
Da quanto tempo *___________*
Vi sono mancata??? Prometto di non allontanarmi mai più per così tanto tempo ^^
Allora inutile parlare di me parliamo di questo capitolino...ci ho impiegato un pò perchè, sinceramente, ci avevo perso un pò la mano XD
E quindi....Cosa ne pensate? :D
Poi passiamo alle precisazioni, che ce ne sono ben tre questa volta, anche se sono convinta che una sia superflua, anyway:
1) Chi è Rio?? Rio è un pappagallo creato dalla Pixar, non chiedetemi perchè mi sia venuto in mente lui ma dato che Misha ripeteva sempre ho pensato ai pappagalli e avendo l'immagine dei suoi capelli sempre arruffati ho pensato a lui XD Perdonate la mia mente malata XD
2) Misha afferma di aver lasciato il suo futuro sul mobile della cucina, perchè è lì che lascia l'anello di matrimonio di Victoria prima di andare alla casa sul lago.
3) e credo inutile spiegazione è quella di Shining...chi non lo conosce?? Beh se non lo conoscete è questa la scena del bagno di cui parla Misha ^^

Grazie a coloro che mi seguono, recensiscono e che sono pazienti di aspettare i capitoli ^^
Il prossimo aggiornamento ci sarà a giorni perchè mi sono riproposta di finire questa long prima di riprendere a pubblicare Swept Away ^^
Grazie ancora :3

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Capitolo 9
*** Fear and Courage ***



9 Capitolo
-
~ Fear and Courage
~




Rimasero a lungo a tavola mentre la pioggia scendeva lenta dal cielo. Quando terminarono la cena, in poco tempo Misha e Jensen sparecchiarono e lavarono i piatti e non rimaneva loro altro da fare che sedersi accanto al fuoco ad aspettare l’alba e, se tutto fosse andato bene, la riattivazione delle linee telefoniche.
Il resto della serata si prospettava interminabile e Misha non sapeva come impiegarlo, a parte ascoltare i battiti del proprio cuore che sembravano un martello pneumatico, e tutto questo a causa della vicinanza dell’amico. Per superare l’imbarazzo, si voltò verso lo zaino, estrasse il portatile con la convinzione che, lavorare, l’avrebbe aiutato a far passare la serata più in fretta.
Esasperato, dopo solo pochi minuti, ripose al suo posto il computer.
Non riusciva a concentrarsi se sentiva il suo sguardo su di sé. Infatti, quando si voltò, incontrò direttamente i suoi occhi smeraldo.
Jensen era rimasto a guardarlo senza dire una parola. Aveva avuto l’impressione che Misha stesse solo fingendo di concentrarsi e che la sua mente fosse, in realtà, mille miglia lontano da quello schermo.
Come mai? Sembra che sia nervoso ma, perché?”
–Ho dato un’occhiata alla bozza del prossimo capitolo mentre eri in cucina- disse, cercando di rilassarlo.
-Ah sì?- domandò lui, mettendosi subito sulla difensiva. Jensen doveva essersi riconosciuto nel tecnico della TV e Misha si preparò per un commento compiaciuto.
Se avesse dato ascolto al proprio orgoglio, Jensen avrebbe detto che il nuovo personaggio descritto prendesse spunto da lui, ma non si sentiva così egocentrico –Mi sembra un’ottima bozza- poi, tanto per metterlo ancora di più a suo agio, aggiunse –Leggo la tua storia ogni venerdì prima di andare a lavoro-
-Come mai?-
Jensen non voleva dare l’impressione che lo stesse prendendo in giro. A lui piaceva davvero farlo –Mi piace leggerla, mi ricorda che esiste ancora il senso dell’umorismo in questo mondo-
Visto il proprio lavoro in continuo contatto con criminali e malviventi, un po’ di umorismo era di vitale importanza per lui -E inoltre per me è un modo per vedere quello che succede nella tua vita- concluse sorridente.
-E come mai t’interessa quello che mi succede?- chiese sorpreso.
Lui scrollò le spalle con noncuranza. Non voleva parlare troppo, almeno fino a che anche lui non avesse mostrato un barlume d’interesse nei suoi confronti –Beh, tu ed io siamo amici, no?-
Sì, lo erano. Altrimenti non ci sarebbe stato tra loro quel feeling, pur non essendosi visti per tutti quegli anni niente era cambiato tra di loro.
-Sai, è grazie a te che è nata la mia voglia di scrivere-
Jensen non ne comprese il nesso. Alzò il sopracciglio e lo guardò perplesso –A me?-
-Sì- Misha si voltò a fissare le fiamme nel cammino –Ricordi quando ti facevo leggere quelle stupidaggini che scrivevo su di te?-
-Sì- Jensen ricordava molto bene, erano sempre storie in cui o veniva descritto con indosso vestiti da principessa e veniva mangiato dal drago cattivo o eterni monologhi sulla sua poca forza fisica.
-Una volta mi hai detto che sarebbe stato interessante vedere quello che sapevo fare senza usare te come protagonista. Così ho fatto un piccolo passo in avanti…-
Piccolo passo in avanti??”
La storia di Misha era conosciuta in tutto il continente ed era molto popolare. Non avrebbe mai creduto che l’amico fosse capace di tanta modestia ma, d’altronde, non avrebbe mai nemmeno immaginato che, un giorno, quel ragazzino impertinente gli avrebbe fatto girare la testa solo con un bacio.
-Credo che sia riduttivo definirlo piccolo passo. I tuoi personaggi sono molto amati-
-E tu come lo sai?- gli chiese sorpreso.
-E chi non lo sa? In quasi tutte le librerie della città ci sono i tuoi lavori raccolti con il tuo visetto stampato sopra…foto davvero orrida, se posso permettermi, sembri un vecchio di ottant’anni- aggiunse, divertito.
-Non sono mai stato fotogenico…- rispose imbarazzato –E comunque non credevo che un avvocato di successo come te, facesse caso a cose del genere-
Jensen si rese conto che forse aveva ragione. Forse lui aveva seguito la carriera dell’amico con un po’ più di un normale interesse.
-E così…- Misha si sistemò meglio sul divano e incrociò il suo sguardo pensieroso –Tu hai modo di controllare la mia vita ma io non ho nessuna finestra che affacci sulla tua. Non pensi che sarebbe corretto contraccambiare?- domandò, sorridendogli.
-No- rispose diretto.
Non gli piaceva parlare di sé. Non era un caso che avesse scelto un lavoro in cui era lui che doveva ascoltare la vita degli altri e non parlare mai della propria.
-Andiamo, dimmi qualcosa di te!- lo spronò lui, tirandogli leggermente la manica della camicia –Com’è avvenuta la metamorfosi da ragazzino pelle e ossa a muscoloso avvocato che fa il boscaiolo per hobby?-
Lui rise tra sé e rifletté per un istante prima di rispondergli –Immagino che, per un certo verso, il responsabile sia tu-
Misha lo guardò sorpreso e confuso –Io?-
-Già, proprio tu- confermò lui. Non ci aveva mai pensato molto, ma doveva ammettere che Misha aveva avuto un grande peso nella sua vita –Le continue liti e discussioni con te sono state come un banco di prova che mi hanno permesso di perorare una causa di fronte ad una giuria senza arrendermi-
Misha inclinò il capo e le sue guance arrossirono inspiegabilmente. I suoi muscoli si contraevano e i nervi si tendevano come le corde di un equilibrista nel guardare il volto di Jensen illuminato dalla luce rossastra delle fiamme che crepitavano nel camino.
-E il tuo fisico atletico?- disse, cercando di risultare ironico.
-Ho cominciato ad allenarmi dopo che tu mi hai rotto il naso-
Misha aggrottò le sopracciglia –Credevo avessimo risolto ieri questo stupido problema…Hai fatto tutto da solo-
-Non sarebbe successo se non mi avessi chiuso la porta in faccia- gli rammentò.
Lui sorrise divertito –Hai proprio ragione. Eri destinato a diventare un avvocato- tacque un istante, studiando di sottecchi i suoi bicipiti –Allora potremmo dire che quelli sono miei-
-Di cosa stai parlando?- chiese, perplesso.
Misha puntò con un dito i suoi muscoli –Senza di me non avresti mai cominciato attività fisica, per cui…per la proprietà transitiva, ciò che ne è il risultato appartiene a me-
Jensen rise, lasciando cadere la testa sullo schienale –Ti rendi conto che è un modo di ragione completamente assurdo?-
Il verde dei suoi occhi si accese e Misha si sentì scaldare il cuore –Questo è ciò che mi rende unico-
-Se lo dici tu- commentò Jensen, notando il modo insistente con cui lui lo guardava si sentì fremere –Perché mi guardi così?-
Solo allora Misha si rese conto di essere appena stato colto in flagrante e così, distolse velocemente lo sguardo –Scusa…stavo solo pensando- cercò di giustificarsi.
Jensen capì di averlo messo in imbarazzo –A cosa?- gli chiese incuriosito.
Misha non avrebbe mai ammesso la sua voglia di studiare più attentamente e più da vicino quel corpo che intravedeva dal tessuto della sua camicia celeste. Fece un gesto noncurante con una mano –Stavo riflettendo che non vedo l’ora che sia domani quando questo incubo sarà finito-
-Tutto questo è stato davvero un incubo per te?- domandò, realizzando che quelle parole, che l’amico aveva scelto per definire l’accaduto, non gli piacevano.
-A te piace stare in un posto sperduto come questo?-
-Dipende dalla circostanza-
Misha si schiarì la gola e voltò il capo verso il fuoco, cercando di nascondere il disagio –Giusto…Infatti, suppongo che tu non veda l’ora di tornare in città-
Jensen sorrise stizzito –Credo di riuscire ad aspettare- disse, passandosi una mano tra i capelli e andando a cercare il suo sguardo.
Misha poteva quasi sentire il suo tocco su di sé e il cuore cominciò a battere come un tamburo impazzito –Intendi dire che non ti manca il tuo lavoro?-
Jensen gli rivolse uno sguardo enigmatico –Amo il mio lavoro…- allungò le dita verso un laccetto del cappuccio della sua felpa e iniziò a giocherellarci –…ma non era a quello che stavo pensando-
Misha spostò lo sguardo dalla sua mano, pericolosamente vicina a lui, ai suoi occhi smeraldo “Respira Misha, respira profondamente…”
-A cosa stavi pensando?- chiese in un sussurro.
Lui sorrise e incrociò i suoi occhi color del mare –Indovina-
Non era nell’abitudine di Misha tirarsi indietro davanti ad una sfida ma, per la prima volta, aveva paura di quello che stava accadendo. Ora era lucido: non poteva scaricare la colpa a nessun vino e a nessun dolore. Il timore di sbagliare e di sembrare sciocco lo attanagliò.
-Stai cominciando a spaventarmi-
-Perché mi dici che ti sto spaventando?- il suo tono era dolce e basso.
Misha si umettò le labbra e chinò il viso diventato rosso –Forse…perché sto pensando proprio a quelli che pensi tu e…non dovrei. Cioè, voglio dire…- alzò lo sguardo e cercò una risposta nei suoi occhi –E’ sbagliato no? E’ strano…stiamo parlando di me e te…capisci?-
-So benissimo che siamo io e te- mormorò Jensen, sporgendosi con il busto e sfiorando con le labbra la tempia sinistra.
-Non…non dovremmo trovarci in una situazione così…beh…intima-
Misha si rese conto che ogni secondo che passava diventava sempre più difficile far avvalere i suoi dubbi.
-Non so quello che dovremmo o non dovremmo fare ma, in questo momento, non posso fare nulla per cambiare la realtà- a ogni parola lasciava dei piccoli baci, dolci e leggeri, sulla sua fronte, sentendolo fremere sotto le proprie labbra –Sto provando delle sensazioni così intense che non riesco a fermarmi-
Misha chiuse gli occhi e si lasciò attraversare il corpo da mille saette –Che…Che tipo di sensazioni?-
Jensen gli si avvicinò ancora di più, ispirando il suo odore alla vaniglia –Una voglia irresistibile di baciarti ancora- disse in un sussurro vicino al suo orecchio –E di stringerti forte…E di sentire il battito del tuo cuore all’unisono con il mio…- gli prese il viso tra le mani ed incrociò il suo sguardo –E di fare l’amore con te-
Misha sentiva tutte le energie lasciare il suo corpo.
-Dimmi che provi anche tu lo stesso… - aggiunse malizioso.
Ogni sua parola era come un invito al peccato più delizioso e appagante che esistesse, ma non poteva ammetterlo, non a Jensen.
-No…cioè…Sto cercando di non pensarci…-
Jensen sorrise –Hai proprio un modo strano di ragionare- sussurrò, continuando a giocare con il laccetto della felpa.
-Non…non riesco a ragionare se fai così…-
-Non posso fermarmi se continui a dire queste cose…- disse, con l’eccitazione che pulsava nei jeans.
Misha inspirò l’aria che aveva preso l’odore di Jensen, forte e prepotente, proprio come il suo carattere, e rialzò il viso –Forse non voglio che ti fermi-
Jensen sgranò gli occhi al suono di quelle parole e subito dopo gli si stampò un sorriso dolce sul viso –Ne sono contento- fece scendere le mani lentamente sugli addominali coperti dalla felpa, studiando minuziosamente quel corpo, per fermarsi sulla cerniera dei pantaloni.
Lo fece stendere sul divano e si posizionò tra le sue gambe. Lesse un lampo di desiderio nei suoi occhi zaffiro e il suo turbamento si alimentò.
-Se tu indossassi solo la mia felpa tutto questo sarebbe molto più veloce-
-Ma a te non piacciono le cose veloci- mormorò lui –Perché altrimenti mi avresti già tolto i pantaloni-
Jensen fece scivolare lentamente il tessuto sulle sue gambe, continuando a fissarlo nelle sue iridi.
-Ti stai lamentando?-
-No. Stavo solo…constatando- spostò velocemente un dito tra le labbra per morderlo e trattenere così il gemito che era salito improvviso dalla gola.
–Non farlo! Voglio sentirti!- disse con tono apprensivo.
-Forse…ho paura- ammise lui, voltando il capo.
–Sentilo…- Jensen gli afferrò la mano e la poggiò sul suo petto.
Misha avvertiva la sua pelle calda, imperlata di gocce di sudore, che si alzava e abbassava ritmicamente ed avvertiva il battito veloce del suo cuore -Anche io ho paura…ma ti desidero con tutto me stesso…- gli sussurrò, avvicinandosi alle sue labbra carnose.
Misha sorrise sulla sua bocca, spostò una mano dietro la nuca e lo attrasse di più a sé.
Si baciarono a lungo e con passione fino a che il desiderio e l’eccitazione li inebriarono completamente.
Misha sentiva di desiderare quell’uomo più di quanto avesse mai pensato di poter desiderare qualcuno e, di sicuro, più di quanto avrebbe mai desiderato in futuro qualsiasi altro.
Un senso di colpa distante ma percettibile, s’insinuò dentro di lui.
Si staccò lentamente nel mormorare in un sussurro –Non dovremmo andare avanti-
-Vuoi che mi ferma? Dimmi di farlo e ti giuro che non ti toccherò più con un dito- gli chiese a malincuore, alzando il busto.
Calò il silenzio nella stanza.
Gli unici suoni ancora presenti erano: il crepitare dei ceppi che bruciavano nel camino, il respirare di Kira acciambellata sul tappeto e la pioggia che scendeva lenta dal cielo battendo sulle finestre.
I loro respiri si fermarono, entrambi in attesa di una scelta, e Misha sapeva che doveva essere la sua scelta.
-Se tu lo facessi potrei anche ucciderti- disse, tutto di un fiato.
Jensen fece una risata profonda, liberatoria e maledettamente sensuale. Incrociò di nuovo il suo sguardo sorridente, si tolse la maglia e i pantaloni con un movimento fluido e deciso e capì di non riuscire ad aspettare oltre.
Cominciò ad accarezzarlo impaziente al suono basso dei suoi gemiti. L’immagine del ragazzino spensierato e prepotente si fuse con quello dell’uomo che gemeva di piacere sotto il suo tocco.
Misha si mosse incerto a sfiorargli l’eccitazione attraverso i boxer e arrossì di colpo sentendola crescere e pulsare sotto le sue mani.
La passione stava prendendo il sopravvento e la ragione li stava abbandonando.
Quando Jensen scivolò dentro di lui, provò un’esplosione di piacere improvvisa mentre Misha stringeva con forza i suoi capelli castano chiaro per il bruciore e il dolore.
Jensen chiuse gli occhi e respirò profondamente, chiamando a raccolta tutte le forze per trattenersi dal muoversi.
Massaggiò delicatamente la sua erezione così che lui potesse concentrarsi sulla sua mano, continuando a baciarlo senza sosta.
Misha gemette forte sotto il tocco delle sue mani esperte –Ti…voglio sentire di più…muoviti…ti prego-
Jensen sorrise malizioso, lo baciò di nuovo ed iniziò a spingere il bacino con ritmicità mentre l’accurato massaggio continuava.
I loro muscoli guizzanti si muovevano all’unisono sotto la luce rossa delle fiamme.
Il mondo era sparito: la pioggia, l’incidente, il matrimonio, Victoria; tutto era sparito, trasformandosi in un sogno perfetto.
Il loro sogno perfetto.
Raggiunsero l’apice insieme al suono di mille campane assordanti: Jensen trattenendo il gemito tra le labbra, respirando affannosamente, e Misha provando un misto di bruciore e piacere profonda.
Sembrò trascorrere un’eternità prima che Jensen potesse tornare a riflettere lucidamente. Si spostò da sopra di lui e lo trascinò con sé dall’altro lato del divano, stringendolo tra le braccia.
-Sei veramente tu?- chiese con voce roca.
Lui emise un lungo respiro di soddisfazione, i suoi meravigliosi occhi blu erano chiusi e il capo appoggiato sul suo petto –Penso di si-
-Forse è meglio controllare-
Jensen inclinò il capo verso il suo viso, i suoi occhi viaggiavano veloce alla ricerca di qualcosa –Hai segni particolari o cicatrici?- domandò ironico.
“Solo quelli che hai lasciato dentro di me”
Misha fu di nuovo assalito da quel senso di colpa insistette e seccante –Sto per sposarmi- disse in un sussurro.
-Non puoi dirlo ora- questa volta non si sarebbe fatto lasciare ingannare, sapeva che anche lui capiva cosa c’era stato davvero. Non era stato solo del sesso per sfogare la tensione accumulata, era stato qualcosa di speciale ed unico.
-Tu stavi cercando di capire se sposarti o meno…e credo che a questo punto le tue idee siano chiare-
-Ah sì?- disse Misha, cercando inutilmente di risultare impertinente.
Jensen fece passare la mano tra i capelli e scese, lentamente, verso la nuca –Lascia che ti rinfreschi la memoria-
Sentendo il corpo di Jensen di nuovo eccitato, Misha sussultò e scoppiò a ridere maliziosamente –Credo di doverti dare ragione- concluse, baciandolo appassionatamente.








~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
Salve a tuttiiii ^__^
Avete visto?? Ho aggiornato presto ^__^ *clapclap* a me X'D
Che dire di questo capitolino..ah si...è il penultimo ^^ non so essere felice o triste XD
E poi sinceramente sono un pò agitata perchè, che voi ci crediate o no, ho già scritto un pò del 10 capitolo ma non ho la più pallida idea di come farlo finire... potrei essere molto buona...ma anche molto cattiva...uhm...ci penserò U__U
Precisazioni...precisazioni...credo che questa volta non ci siano...
Se nel caso avete dubbi o curiosità di qualunque tipo (anche su altre storie etc...) potete chiederlo qui oppure potete chiederlo (sarebbe meglio XD) sul mio account Twitter *___*
Ebbene si, anche io mi sono iscritta (solo per diventare una minion di Misha *ç*) ed è il caso che sorvoliamo sui secoli che ci ho impiegato per capire come cavolo funzionava...ringrazio Illunis per la pazienza che ha avuto nell'aiutarmi U__U
Ok...Tanti bacini a tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono!! *w*
Baci!
:3

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Capitolo 10
*** New Beginning ***



10 Capitolo
-
~ New Beginning
~



Jensen si svegliò di buonumore, con il più bel suono che potesse aver mai sentito: la voce cristallina, gioiosa e squillante di Misha con il dolce sottofondo dei tasti del suo portile.
Aprì lentamente gli occhi, si mise seduto e si passò una mano tra i suoi corti capelli. Si sentiva divinamente quella mattina, ed era da tanto che non capitava.
-Vedo che ti sei già alzato-
Misha, con addosso solo la camicia di Jensen e i boxer, era accoccolato a gambe incrociate sul pavimento intento a scrivere il nuovo capitolo. Si sentiva molto ispirato quella mattina, grazie anche all’ordine che si stava rimettendo nella sua caotica testolina e questo si ripercuoteva anche sul suo lavoro.
Diede un’occhiata veloce all’orologio e gli sorrise dolcemente –Mi sono alzato circa mezz’ora fa- indicò la cucina e aggiunse –Il telefono funziona-
Jensen cominciò a sentirsi nervoso. Guardò il suo viso sorridente e chiese, agitato –Come lo sai?-
Misha rilesse attentamente l’ultima parte –Ho fatto una telefonata- gli rispose vagamente distratto.
Jensen non riusciva a spiegarsi quella sensazione di disagio in cui stava cadendo; si passò una mano tra i capelli nervoso quando gli chiese –Ah sì?-
Cercò con tutte le sue forze di sembrare il più disinteressato possibile, ma non era facile e il suo tono e le sue espressioni, lo stavano tradendo –A un meccanico in città?- chiese, sperando con tutto se stesso che fosse la risposta da 6.000 dollari.
-No- alzò il viso, incrociando il suo sguardo –Ho chiamato a Victoria nel suo Hotel- Spostò i suoi meravigliosi occhi blu sullo schermo e corresse le ultime parole che descrivevano le azioni del tecnico della televisione.
Credo proprio che diventerà un personaggio abituale nella mia storia…” pensò, leccandosi il labbro inferiore.
-Per?-
-Per dirle che dovevamo vederci-
Jensen strinse il pugno nervoso “E così è tutto tornato alla normalità eh? Evidentemente per lui non ha avuto nessuna importanza quello che è successo…sarà stata l’ennesima cazzata da cancellare il più velocemente possibile” contrasse la mascella e tirò a sé il lenzuolo che riusciva a malapena a coprire la sua nudità.
Espirò l’aria imponendosi la calma, senza alcun risultato.
-Ti sembra giusto dirmi una cosa del genere mentre sono ancora qui seduto…Nudo per giunta?- Si guardò intorno alla ricerca dei suoi pantaloni “Cazzo!! Dove sono i vestiti?”
-Perché scusa?- domandò Misha, cercando il suo sguardo –Qual è il problema? Gli ho solo detto che dovevamo parlare del nostro matrimonio…-
Jensen si girò furioso –Stai cercando di dirmi che devi sposarti?- sapeva che sarebbe stato duro accettarlo, ma doveva sentirselo dire, forse, solo in questo modo quella terribile sensazione che stava provando e che lo stava attanagliando, sarebbe scomparsa.
-Dimmi chiaramente che questa maledetta notte non ha avuto alcun significato e che Victoria è più importante di qualunque cosa…che è più importante di me-
Misha sgranò gli occhi confuso –Cosa?- spostò il portatile e si alzò lento –Come puoi dire queste cose?- si posizionò fra le sue gambe e gli afferrò il viso tra le mani.
Jensen girò gli occhi, non riuscendo a trovare la forza di guardarlo e perdersi in quel blu –Come puoi non riuscire a capire?-
Gli occhi verdi di lui si girarono veloci quando sentì quelle parole, spostò una mano sulla sua guancia, dove vi era ancora il palmo premuto di Misha.
Il calore della sua pelle lo iniziò a riempire come un fiume.
Si alzò lento, stringendo con l’altra mano il lenzuolo. Aveva bisogno di sentirglielo dire chiaramente, lo stava desiderando più di ogni altra cosa al mondo –Perché?-
Misha trasse un profondo respiro –Perché mi hai dimostrato che il suono delle campane è troppo importante per ignorarlo- le guance si tinsero di rosso e lo guardò, lo vide veramente in ogni suo più perfetto ed imperfetto lineamento.
E’ lui che voglio…e lo voglio con tutto me stesso.”
–Che vita sarebbe senza di loro? Eppure…-
Jensen aggrottò le sopracciglia, guardandolo di nuovo deluso –Eppure…??-
-Il fatto che io provi questo non ti costringe a dire lo stesso… ci sono tante, forse troppe cose che ci potrebbero separare-
Jensen rise, passandosi la mano libera tra i capelli, scaricando la tensione che aveva accumulato in quegli attimi.
-Ciò che è successo questa notte sta ancora palpitando dentro di me- disse con enfasi.
Misha notò il desiderio crescere veloce nei suoi occhi –Vuoi un seguito?- volle sapere.
-Possibile che ancora non l’hai capito? Il treno ha lasciato la stazione e tu sei sul vagone- rispose sornione.
-E chi è il macchinista?- chiese malizioso Misha.
-Io, naturalmente-
-Uhm…perché non posso essere io?-
Non cambierà mai. Vorrà sempre avere ragione. Farà sempre ragionamenti completamente scollegati tra loro. Ci saranno sempre stupidi battibecchi per chi ha ragione. Non cambierà nulla anche se ora vi è una grande differenza: saremo una coppia…è tutto questo lo trovo perfetto”
Jensen lo prese tra le braccia e lo strinse a sé –Ci penserò-
-Che significa “Scordatelo!”- sbuffò, fingendosi sdegnato –Lo stiamo per fare davvero?- chiese improvvisamente.
-Se continui ad avere dubbi, non sei così brillante come ho sempre pensato- abbassò il capo e avvicinò le proprie labbra a quelle di lui che però spostò veloce la mano sulle sue labbra, respingendolo dolcemente.
-Hai sempre pensato che io fossi brillante?-
-Perché ne sei sorpreso?-
-E’ la prima volta che mi dici una cosa del genere-
Lui rise divertito –Ma prima non potevo farlo-
Misha avvertì calde ondate di desiderio percorrergli il corpo mentre Jensen gli accarezzava le braccia e la schiena coperta dal cotone della camicia.
Jensen si scostò leggermente e si coprì meglio con il lenzuolo, lo prese per mano e si girò verso le scale –Perché non andiamo a continuare questa conversazione di sopra?-
Misha si lasciò condurre volentieri ma diede un’occhiata veloce l telefono –Sarebbe meglio chiamare il soccorso stradale prima-
Lui lo rispose continuando a salire le scale –C’è tempo-
Il buonumore e il desiderio crebbero veloci dentro di lui –Non vuoi essere salvato?-
-No- rispose secco, stringendogli la mano –Ho ben altro da fare adesso che parlare con un ciccione che mi sistemi la macchina-
Misha cominciò a sentire il cuore battere prepotente contro il suo petto.
Arrivato in cima, Jensen si girò per guardarlo e non poteva credere che fosse possibile poter desiderare qualcuno. Spostò la mano veloce dietro la sua nuca e lo attirò a sé, baciandolo con passione e continuando a condurlo nella camera da letto.
-Sapevo che avremmo trovato qualcosa in comune tra noi, se avessimo guardato a fondo- disse, vicino alle sue labbra carnose.
-Jensen?-
-Cosa?-
-Credi che tra noi funzionerà sempre così bene?- domandò, preoccupato.
Cominciò a sbottonargli la camicia lentamente –Non lo so…ma penso che valga la pena stare a vedere-
Misha cominciava ad avere il respiro affannoso mentre seguiva i lenti movimenti di Jensen –Per…quanto tempo…pensi che durerà…in questo modo?-
-Per i primi cento anni dovremmo farcela- sbottonò completamente la camicia e la fece scivolare lenta sulle sue spalle fino a fargli raggiungere il pavimento –Dopo di che…sarai congedato- aggiunse, incrociando i suoi occhi.
Misha si alzò leggermente sulle punte, spostò le mani dietro il collo, iniziando a giocare con i suoi corti capelli –O sarai congedato tu-
Lui finse di pensarci –Discuteremo più tardi delle eventuali clausole minori-
Misha rise –Affare fatto. E sai un’altra cosa? Penso che acquisterò questa casa dai tuoi genitori, dopotutto- lo informò soddisfatto.
-Mi spiace, ma non è in vendita-
Lui lo guardò stupito –Ma avevi detto che…-
Jensen sorrise sornione –Ho mentito!- rivelò.
-Perché?- domandò, confuso.
-Perché leggendo il nuovo capitolo, la settimana scorsa, ho capito che dovevo vederti prima che facessi la proposta di matrimonio…così ho architettato questo incontro-
-Perché?- lo incalzò lui ancora perplesso.
Era la stessa domanda che si era posto lui stesso diverse volte prima di incontrarlo –Prima non riuscivo a capirlo…- posò un leggero bacio sulle sue labbra e continuò –Ora so che non avrei potuto vivere un giorno di più senza saperti accanto a me e senza poter gustare il tuo profumo di vaniglia-
Il desiderio di Misha continuava a crescere, rendendolo impaziente. Catturò le sue labbra e lo trascinò sul letto, continuando ad accarezzare le sue scapole e i muscoli delle braccia.
Jensen vide di sottecchi Kira che si stava intrufolando lenta nella stanza, si staccò da lui, afferrò la piccola gatta e la poggiò all’esterno della porta.
–Mi spiace Kira, ma queste discussioni devono essere condotte in privato questa volta- gli diede le spalle e, con il tallone, chiuse la porta dietro di sé.
Kira, si accucciò lì vicinò rassegnata, prevedendo che sarebbe passato molto ma molto tempo prima che quell’uscio fosse riaperto di nuovo.

~ THE END ~













 

~~~~~~ • L'angolo di ShiroHime • ~~~~~~
…Lo so, questo ultimo capitolo, pur essendo il più piccolo, ci ha messo tanto ad arrivare...In verità era già pronto da tempo ma non riuscivo mai a trovare il coraggio di pubblicarlo…
Vuoi per l’ansia di deludere queste splendide commentatrici/lettrici, vuoi perché non riuscivo a mettere la parola fine alla mia prima Long Jensha, vuoi perché sono pigra, vuoi altri stupidi motivi/scuse, ho continuato a rimandare la pubblicazione…
Ma è arrivato…La parola FINE è stata definitivamente scritta…
*sighsniffsigh*
Che dire di questa mia long…ah no…Cosa dite VOI del finale…vi prego lasciate un commento ç__ç Devo capire se ho fatto o meno un disastro proprio alla fine XD
Sound of Bells è composta 24162 parole… O____O non ci posso credere…lo so che forse non sono tante ma per me, che è stata la prima che ho pubblicato e che mi sono messa a contare un capitolo per uno, vi assicuro che sono tante…ma proprio tante XD
Prima di partire ai tanto attesi (non so da chi ma da qualcuno sicuro XD) ringraziamenti che sono tanti tanti, vi devo assolutamente spiegare una cosina che è legata a Swept Away (che ho già detto a Illunis XD) se l’avete letta e volete capire alcune mie scelte (e volete perdere tempo XD) leggetelo altrimenti andate ai ringraziamenti ^^
Questa long è nata dalla voglia di scrivere qualcosa di diverso, qualcosa che fosse un misto tra l’amore con la lettera maiuscola e la simpatia/leggerezza.
Infatti con Sound of Bells ho puntato sulla pazienza di entrambi nel mostrare i sentimenti, i disagi e le insicurezze amplificate a differenza di Swept Away, perché le circostanze sono completamente dissimili, la seconda è nata dalla mia voglia di sperimentare l’amore passionale, quello fatto di sguardi, eccitazione, confusione, possessione, amore immaturo e travolgente.
In SB loro due si conoscevano da sempre e i valichi da superare erano completamente diversi: il matrimonio imminente, la SICURA eterosessualità di entrambi, le loro famiglie che si conoscevano da secoli e secoli ed i loro mondi così diversi.
In SA è una convivenza obbligatoria per il lavoro, è una passione frenetica di possedersi e scoprirsi (soprattutto da parte di Jensen che vede questo mondo per lui ancora nuovo e sconosciuto), e un amore che ti logora fino a sfinirti e che ti mette in gioco completamente (per entrambi).
Sono trattate due tematiche diverse e simili nello stesso tempo e credevo che entrambe, per distinguersi, avessero dovuto avere tempi di scrittura diversa: SA veloce e repentino ma anche più lungo come trattazione ed SB lento e paziente ma anche decisamente più corto.
Non so nemmeno perché lo spiego ma è una cosa che ho sempre voluto dire e volevo condividerla con voi ^^
Ok, ora basta chiacchiere…partiamo con i RINGRAZIAMENTI a voi…che siete il centro del mio mondo ^^
Prima di tutto….Un ringraziamento speciale a tutto lo SlashGroup di Facebook, vi adoro ragazze *____* tutte, nessuna esclusa!!
Poi, a pari merito, la mia dolce Castiellina {LiebeLiebe} *w* Senza di te e i tuoi mille complimenti non saprei come fare :D ti adoro tantissimo <3
Grazie a tutte coloro che hanno seguito la nascita e la conclusione di questa storia, che mi hanno appoggiato e sostenuto, che hanno avuto la pazienza nelle lunghe attese tra un aggiornamento e l'altro, che hanno commentato infondendomi la gioia e la voglia di continuare a farlo {Akkai, allegretto, sickobsession , Nenredhel, museti, plketta, Illunis, Lily Castiel Wichester, susyko, WinchesterLady, iryblue , FairyCleo, mikymouse , LeilaMira, Lariat, Ciccio85, ELE106, Morpheus_Destiel, SilviAngel}
Grazie a tutte le persone che si sono affezionate alla storia inserendola tra le seguite, preferite o considerata da ricordare ^__^
Grazie a tutti i lettori e a coloro che sono stati in silenzio ^__^
E Grazie a coloro che, magari, recensiranno in futuro trovandola per caso, e che non potrò inserire nella lista...XD
E Grazie a tutti coloro che hanno avuto il barbaro coraggio di leggere questo commentone XD
La vostra ShiroHime e il suo criceto obeso vi salutano ^^ sperando con tutto il cuore di avervi portato un po’ di gioia con questa mia storia ^^
Aspetto i commentini eh n__n
:3

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