Corpo di donna

di Mina7Z
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Corpo di donna ***
Capitolo 2: *** Come un uomo ***
Capitolo 3: *** Oscar François de Jarjayes. ***
Capitolo 4: *** Il baratro ***
Capitolo 5: *** Andrè ***
Capitolo 6: *** Centro del mio universo ***
Capitolo 7: *** Donna ***
Capitolo 8: *** Guardami ***
Capitolo 9: *** La tempesta ***
Capitolo 10: *** La resa ***
Capitolo 11: *** Vivere ***



Capitolo 1
*** Corpo di donna ***


Ti osservo mentre ti rivesti.
I tuoi movimenti sono lenti e scoordinati mentre, ancora seduto sul mio letto, ti infili i pantaloni e afferri la camicia buttata sul pavimento.
Non mi guardi e dalla tua bocca non escono più parole.
Non ve ne è più alcun bisogno e questo tu l’hai compreso.
Cerchi di riportare il tuo respiro ad un ritmo regolare, respingendo l’affanno che questa sera ha  intaccato il tuo corpo.
Ti alzi, raggiungi la porta e, senza mai voltarti, te ne vai facendo attenzione a non fare alcun rumore.
Stai scappando come un ladro Andrè.
Mi sollevo dal letto e percorro con passi incerti  lo spazio che mi separa dallo specchio della mia camera.
Di fronte ai miei occhi, l’immagine di una donna che non conosco.
Osservo i capelli che, arruffati e ancora sudati, si snodano fino a coprire i miei seni nudi.. Li riporto dietro la schiena e noto i capezzoli che, ancora bagnati dalla tua saliva, si mostrano insolenti ai miei occhi.
Osservo il mio volto e vi leggo un’espressione dura, la stessa che tante volte il soldato  che è in me ha mostrato al mondo.
Scuoto la testa mentre cerco inutilmente di leggermi dentro.
Il dolore che  si è insinuato in mezzo alle mie cosce mi dà un senso di stordimento.
Per un  attimo vorrei cedere, urlare, crollare, ma soffoco le mie lacrime trattenendo in me qualunque reazione.
Lo specchio continua  a rimandarmi l’immagine di un corpo di donna, che questa sera ha combattuto  una battaglia con armi impari.
Non è certo l’espressione di una donna che ha appena conosciuto i piaceri della carne, quella che vedo dinnanzi a me e mi ritrovo a scuotere di nuovo la testa.
E sorrido.
Anzi, rido.
Di me.
Rido della mia follia.
Rido della mia disperazione.
Mi hai detto che non potrò mai essere un uomo, ed è vero.
Alzo di nuovo lo sguardo verso lo specchio che mi restituisce la consueta immagine che adesso disprezzo più  del solito.
Non sai quanto ti sei sbagliato nel volere riconoscere in me un essere femminile.
Sono una donna nel corpo ma non nell’anima.
E questa sera te l’ho dimostrato.
Ho usato il mio corpo come farebbe un uomo.
Ho ricercato il piacere
E non ho dato amore.
Ho preso da te ciò che bramavo.
E ti ho restituito solo un corpo privo di emozioni.
Stringo le mani così forte da sentire le unghie entrare nella carne.
La mia mente ritorna a questa maledetta sera.....


*Note:

Spero che non sarete troppo duri con questa Oscar, certo un po’ diversa dal solito.
 
 

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Capitolo 2
*** Come un uomo ***


 
Mi hai urlato il tuo amore e mi sono sentita tradita, offesa, umiliata.
Ho visto dipinta sul tuo viso un’espressione sofferta che mai, prima d’ora, avevi lasciato trasparire e il tuo dolore mi è sembrata da subito  la giusta punizione alla  tua arroganza.
Al tradimento della nostra amicizia.
Ho sentito le tue mani insolenti stringere i miei polsi con una tale forza da impedire ogni mia difesa mentre le tue labbra esigenti ed esperte si impossessavano delle mie pretendendo di esplorare la mia bocca con un vigore al quale non ho potuto resistere.
Ho percepito la tua forza maschile vincere la mia resistenza mentre sotto il peso del tuo corpo cadevo supina sul letto.
Ho percepito i battiti impazziti del mio cuore mentre, ancora sotto di te, cercavo inutilmente  di liberarmi dalla tua stretta.  
E ho sentito quelle maledette lacrime che non avrei mai più  voluto mostrare a nessun uomo, nemmeno a te, sgorgare dai miei occhi e arrivare brucianti fino alla mia bocca  mentre la tua lingua continuava il suo ostinato assalto.
Poi, come un ennesimo attacco alla mia integrità, ho sentito la tua mano schiacciata  sul mio seno e ho visto  un lembo della mia camicia volare via tra le tue dita lasciando che i miei seni già liberi dalle fasce potessero  mostrarsi ai tuoi occhi.
Un brivido ha percorso la mia pelle mentre i capezzoli si inturgidivano  sotto il tuo tocco.
E sopra il mio ventre, si è svelato il tuo essere uomo che ho sentito pulsare colmo di eccitazione.
Ricordo di avere compreso, proprio in quell’istante quale fosse la reale differenza tra di noi.
Sotto il tuo corpo, il mio giaceva inerme, debole sconfitto.
Non vi è stata più nessuna reazione da parte mia.
Mi sono completamente arresa al tua assalto.
E tu hai pensato di potere fare di me ciò che volevi.
Ho deciso che la mia arrendevolezza sarebbe diventata la tua punizione.
E la mia.
Ho deciso che il mio corpo di donna avrebbe perso la battaglia contro il tuo corpo di uomo.
Ho deciso che fosse giunto il tempo di prendermi ciò che è dovuto alla mia anima maschile.
Nessun sentimento, nessuna emozione.
Solo corpi sudati che si saziano sbranandosi come belve affamate.
Volevi avere il mio amore e hai avuto solo  mio corpo.
Sei soddisfatto  adesso?
Hai saziato la tua fame di me?
Hai goduto di quel corpo che tanto desideravi?
Le mie mani si sono strette alla tua schiena.
La mia lingua ha iniziato a rispondere ai tuoi assalti in un duello senza fine.
Ho sentito i tuoi gemiti nella mia bocca quando le mie mani si sono infilate sotto la tua camicia, iniziando un vorticoso percorso lungo la schiena.
Ti sei staccato dalle mie labbra e ti sei sollevato dal mio corpo mentre con un movimento veloce mi hai sfilato la camicia che ormai lasciava il mio corpo seminudo.
Hai scrutato il mio volto in cerca di un’ assoluzione dai tuoi peccati.
E hai trovato in me solo una complice.
Immobile su di me hai ritrovato un barlume di lucidità.
Il tuo volto trasfigurato dalla colpa.
E dal  desiderio di me.
Il mio nome  è uscito dalle tue labbra tremanti.
Hai cercato il mio sguardo.
“Continua”
Un ordine più che l’espressione di una passione ancora da scoprire.
Una sola parola uscita dalla mia bocca ti ha  autorizzato a continuare a cibarti di me.
Non più ragione in te ma solo istinto.
Passione.
Desiderio.
Ricordo le mie mani che ti liberano dai tuoi abiti.
Ricordo le tue mani che mi spogliano dalle mie vesti.
Hai ripreso la tua folle corsa sul mio corpo mentre la tua lingua si impossessava dei miei capezzoli succhiando e mordendo con movimenti esperti.
Ho stretto le mie unghie attorno alle tue natiche e ho diminuito la distanza tra i nostri corpi.
Ho aperto le mie gambe e ho lasciato che il tuo corpo si posasse sopra il mio.
Gesti sconosciuti compiuti da me senza timore.
Senza pudore.
Il tuo desiderio premeva eccitato più che mai sul mio essere donna.
Le mie mani sulla tua schiena ti hanno rassicurato sul mio desiderio di te.
La mia bocca nella tua.
Ti sei spinto dentro di me.
Con forza.
Con passione.
Con desiderio.
E ho  goduto del tuo ardore.
I miei sensi sconvolti dal profondo piacere che ha invaso ogni centimetro del mio corpo.
I miei gemiti persi nella tua bocca calda che si sfamava della mia.
Le mie unghie infilate nella tua carne.
Per il piacere provato.
Per il dolore provato.
Per il senso di colpa.
Per l’odio provato per te.
Per l’odio provato per me.
Per calmare i battiti impazziti del mio cuore.
Hai continuato la tua corsa dentro di me gemendo di piacere.
Hai pronunciato il mio nome.
Mille volte.
Ma hai trovato occhi chiusi al tuo sguardo.
Parole d’amore.
Alle quali non hai udito risposta.
Ho sentito il tuo piacere inondarmi le carni mentre perso nel mio collo riprendevi il respiro.
 “Sei soddisfatto adesso?”
Parole che vogliono ferirti l’anima.
Che ti lacerano dentro.
Una replica, la tua, che ha il sapore di una colpa.
“Ho perso la testa, perdonami . Ma tu…tu..io ho creduto che.”
“Che cosa hai creduto? Che bastasse amarmi per avermi?  Abbiamo avuto entrambi ciò che volevamo. E adesso lasciami sola!”
Solo rabbia nelle mie parole.
Solo vergogna nelle tue.
“Comunque ti ringrazio. Non sarò un uomo ma questa sera ho dimostrato di potere fare del mio corpo ciò che voglio, esattamente come te Andrè. Come un uomo.”
Parole che non solo ti feriscono.
Ti lacerano l’anima.
Ti uccidono dentro.
Ho visto l’espressione sorpresa dei tuoi occhi tramutare in disperazione.
Ti sei portato le mai sul volto e hai nascosto i tuoi occhi già chiusi.
E in quel momento hai capito come sia possibile passare dal paradiso all’inferno in un istante.
Come sia possibile perdere per sempre tutto ciò che si è desiderato per tutta la vita.
E io ho compreso quanto profondo possa essere l’odio per se stessi e per quel corpo di donna che avevo deciso di punire.
O di liberare.
“Giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa simile Oscar”.
Nessuna replica da parte mia.
Una promessa che non potrai mantenere.
Io sono dentro di te.
Sono entrata in te come un veleno che ti porterà alla follia.
Ma io sono anche  il tuo antidoto.
Ci siamo rubati l’anima stasera.
Ci siamo cibati delle nostre miserie.
Torno a scrutare quel corpo nudo dinnanzi a me.
Prendo una veste e copro le mie carni.
Non rido più adesso.
E non piango.
Non sento più niente.
Come un uomo.
 

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Capitolo 3
*** Oscar François de Jarjayes. ***



 
Oscar François de Jarjayes.
Un nome da uomo in un corpo di donna.
Il bizzarro capriccio di un nobile assetato di prestigio.
Un antico casato da conservare a tutti i costi.
Oscar.
Una vita passata ad obbedire, compiacere, gratificare qualcuno che mi  considera alla stregua di un trofeo da mostrare.
La sua creatura. Uno strano essere dalle sembianze indefinite.
Troppo bella per essere un uomo.
Troppo  rigida per essere una donna.
E questo ciò che la gente pensa di me. Ne sono sicura.
Sento lo sguardo indagatore di chi, senza curarsi di peccare di indiscrezione, scruta ogni mia mossa, sentendosi in dititto di sputare sentenze.
Su di me.
Sulla mia vita.
Sulla mia essenza.
Donna ?
Uomo?
Chi è davvero Oscar Francojs de Jarjayes.?
Sembra che gli altri sappiano di me più di quanto abbia mai compreso io.
Un soldato?
Un burattino?
Una bambola di cera modellata dalle mani di un mago bizzarro che si è divertito a mescolare tutti i colori.
Quanto vorrei non avere questo aspetto.
Occhi blu e capelli color grano non si addicono alla vita militare.
Avrei preferito avere altre sembianze.
Passare inosservata.
Chi sei Oscar?
Chi diavolo sei?
Solo tu potresti rispondere alla ma domanda.
Tu che mi hai  letto dentro fin dal primo giorno.
Tu che hai asciugato le lacrime di quella bambina infinitamente sola.
Tu che sei stato per me l’unica famiglia che abbia mai avuto.
Tu che hai nascosto i tuoi sentimenti ai miei occhi ciechi.
Guardo l’immagine riflessa nel vetro della finestra aperta e stento a riconoscermi.
Vorrei solo  prendere a pugni il vetro per mandare in frantumi  questa maledetta creatura.
Chi sono Andrè?
Cosa vedono i tuoi occhi?
Una sgualdrina.
Dopo la scorsa notte, sicuramente.
Una puttana della peggior specie.
Di quelle che si compiacciono del potere che esercitano sugli uomini.
Di quelle che godono mentendo agli altri ma mai a se stesse.
Di quelle che prendono tutto e non danno niente.
Di quelle che ti feriscono a morte.
Di quelle che sono già morte dentro.
Di quelle che un giorno qualcuno ha ucciso e continuano la vita come esseri infernali.
Quando sono morta io, lo sai Andrè?
Ti ho rubato l’anima per alimentare la mia miseria.
E tu hai venduto al diavolo il tuo amore in cambio di una notte di pazzia.
Non avrei mai pensato che saresti arrivato a tanto.
Hai ceduto ai miei demoni e la tua vita, da oggi, non potrà che essere  un inferno.
Ti compatisco Andrè e non ti odio più di quanto non odi me stessa.
Uomo o donna?
Non credo che importi veramente. Sono solo due parole, in fondo, che non significano niente.
Una bugia  che sazia la mia pazzia.
Perduta nell’anima e ora anche nel corpo.
In quel corpo che ho considerato la mia fortezza, il muro che ho eretto tra me e il mondo.
Ho voluto così tanto un uomo che mi ha respinta che ho pregato  di affogare nelle mie lacrime gelate.
Perché dare un cuore per amare se poi vorresti solo strapparlo dal petto e gettarlo nel fuoco?
Rido.
E non piango.
Questa sofferenza mi sembra poca cosa rispetto a quello che ho inflitto adesso  a me stessa.
E a te.
Una sgualdrina.
E della peggior specie.
Che non riesce a fare del male a se stessa senza coinvolgere chi le sta intorno.
Non posso perdonarti per quello che mi hai fatto.
Una sgualdrina.
Ho goduto di te come una puttana con il cliente.
E ti ho procurato  un piacere senza fine.
E poi ti ho ucciso.
Il mio veleno è dentro di te ormai e ci porterà alla perdizione.

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Capitolo 4
*** Il baratro ***


 
Ti incontro mentre vago al buio tra i corridoi di palazzo Jarjayes.
I tuoi occhi mi fissano un istante e poi rifuggono il mio sguardo.
E io non ti stacco gli occhi di dosso, con insolenza e arroganza.
Io sono la padrona di questa casa e posso fare ciò che voglio.
E questa sera ho deciso di fare di te il mio passatempo.
Ho deciso di infierire di nuovo su di te.
Mi saluti con un mezzo sorriso e cerchi di andartene.
Vorresti sparire.
Lo so.
Ma questa sera non te lo permetterò.
“Devo parlarti. Vieni nella mia camera”
Un ordine a cui non puoi disobbedire.
Un tono, il mio, che suona come una sfida nei tuoi confronti.
Da parte tua solo silenzio.
Ti fermi immobile, paralizzato e non riesci a dire niente.
“Vieni n camera mia” con un tono ancora più assertivo.
Mi segui come imbambolato.
A cosa pensi Andrè?
Mi odi?
Mi compatisci?
Apro la porta della mia camera e una volta entrati blocco l’uscio dall’interno.
Sei caduto nella mia trappola.
Scappa Andrè, ne hai ancora la possibilità.
Scappa da me finchè quel poco di dignità che ti resta guida la tua mente.
Ma la mia trappola è tesa e tu sei ormai inerme.
Ti senti in colpa Andrè?
Sei qui per riportarmi alla ragione?
Ti guardo e non posso fare a meno di sorridere.
Mi ami Andrè?
Mi ami ancora?
Dopo questa sera non potrai che iniziare a odiarmi.
Mi guardi sorpreso e scuoti la testa.
Vedo che ansimi nel tentativo di trattenere le tue emozioni.
Cerchi di sostenere lo sguardo che ostinatamente sta cercando di leggerti l’anima.
“Cosa hai voluto dimostrare l’altra sera? Cosa hai creduto di fare?
Cosa vuoi da me Oscar?”
Non ottieni  risposta.
I miei occhi ancora su di te.
“Tu non hai idea di quello che mi hai fatto”
Parli a bassa voce ma percepisco in te la rabbia.
 “E cosa ti avrei mai fatto? Dimmelo per cortesia!.
Sulle mie labbra un sorriso beffardo.
“Mi hai ingannato. Mi hai fatto credere di desiderare anche tu di fare.. l’….. lo sai.con me e poi..poi..”
“Fare cosa? Non riesci neanche  dirlo? Fare cosa? Sesso? Una scopata?
Non mi guardare così. Con gli occhi da cane bastonato. Non me lo merito.
Non ti ho chiesto io di sbattermi sul letto e strapparmi i vestiti”
Scandisco queste parole con l’intento di ferirti a morte.
E’ così facile ferirti Andrè e fare del male a te sembra essere l’unica cosa che mi faccia sentire meno puttana.
Il tuo amore per me ti rende debole.
Senza difese.
Ma non mi basta e rincaro la dose.
“Hai fatto di me la tua puttana. La tua  troia”
Leggo in te un dolore infinito e godo della tua disperazione.
“Non puoi credere veramente a ciò che dici. Non puoi. Io non ti farei mai del male, questo non puoi non capirlo”
Hai afferrato le mie spalle e mi stai stringendo troppo forte.
“Tu menti a te stessa e non te ne accorgi neanche. Tu hai voluto fare l’amore con me quanto l’ho desiderato io!.”
Non ti disturbare a leggermi l’anima Andrè.
Io non ho più un’anima e tu ancora non l’hai capito.
Non è ancora sufficiente il dolore che proviamo.
Meritiamo di soffrire ancora  di più.
E’il pegno che devi pagare per amare una come me.
Non ti rispondo.
Obiezioni, le tue, che non prendo neanche  in considerazione.
Inizio a sciogliere i lacci della mia camicia.
Ti guardo.
Sei attonito.
Sto mescolando di nuovo le carte.
Non l’hai capito Andrè?
Sfilo la camicia e la lascio cadere ai miei piedi.
I miei seni illuminati dalla luce della luna che penetra dalle imposte.
Non distogli lo sguardo dai miei occhi.
E’ un gioco di forza ma sai che non vincerai.
Non puoi vincere.
Mi avvicino a te e ti prendo la mano.
E’ gelata.
La accompagno sul mio seno.
Cerchi di trattenerla ma non te lo permetto.
Il mio tocco è  deciso e la tua mano trema nella mia.
Non riesci a resistere.
Non puoi.
E io lo so.
Mi avvicino al tuo corpo e sfioro le tue labbra.
“Non farmi questo, Oscar. Non puoi farmi questo. Cosa vuoi farmi diventare Oscar. Cosa vuoi farmi diventare?”
Sono già nella tua bocca quando pronunci queste parole.
La mia lingua sta cercando la tua.
La tua saliva ha un sapore familiare. Ne apprezzo il gusto e faccio in modo che il contatto sia ancora più profondo.
Mi impossesso della tua camicia che presto cade a terra, vicino alla mia.
Mi compiaccio del potere che ho su di te.
Sento la tua virilità premere e la mia eccitazione sale.
Stai per impazzire di nuovo e non puoi fare niente per evitarlo.
Ti trascino sul letto.
Sei  sopra di me.
Il tuo peso mi sovrasta.
“Ti voglio  dentro di me”.
Ho voglia di te.
Ho un disperato bisogno di sentirti dentro. Devi riempire quel vuoto che lacera il mio corpo.
E tu non puoi resistere.
Proprio non puoi.
Sai che anche questa volta mi sazierò di te e non  mentirò sulle mie intenzioni.
Ti sento entrare in me e mi invade una sensazione di calore.
Ti muovi piano e poi acceleri i movimenti.
Inarco il mio corpo che vibra sotto i tuoi colpi.
Non ci sono parole da parte tua.
Trattieni ogni manifestazione di piacere.
Non sento gemiti.
La tua bocca nella mia.
La tua bocca sul mio seno.
E’ un piacere intenso quello che sento.
E’ un piacere infinito quello che il tuo corpo è in grado di procurare al mio.
Non c’è più spazio.
Non c’è più tempo.
C’è solo la nostra passione che riempie questa notte di luna nuova.
Sento scendere dal mio ventre un fiume caldo.
Smetto di respirare.
Chiudo gli occhi.
Mi aggrappo alla tua schiena.
Mi sembra  di cadere nel vuoto.
Sarà il baratro in cui ci stiamo spingendo?
Sei ancora in me.
Arrivi al culmine e arresti la tua corsa.
Il mio corpo di nuovo in subbuglio.
Di nuovo il baratro.
Sempre più profondo.
Ti stacchi da me mentre sento ancora i battiti  impazziti del tuo cuore.
Ansimo al tuo fianco come una puttana sudata.
Puoi avere da me ciò che vuoi.
Puoi fare di me ciò che vuoi.
 

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Capitolo 5
*** Andrè ***


Quanto è grande il tuo amore Andrè?
Non è passione ciò che ti porta ad assecondare la mia follia.
Non è il desiderio del mio corpo.
Non è la voglia della mia carne.
E’ amore.
Puro amore.
Lo sento.
Lo sento in ogni istante
Lo sento nelle tue mani quando mi accarezzano.
Lo sento nella tua bocca quando baci le mie labbra.
Lo leggo nei tuoi occhi quando mi guardi.
Lo sento nelle mie viscere quando sei dentro di me.
Quando cerchi di comprendere il perché del mio folle atteggiamento.
Lo sento nelle tue parole quando cerchi di riportarmi alla ragione.
Hai capito cosa sconvolge la mia anima Andrè?
Almeno tu l’hai capito?
Sai perché cerco ostinatamente di toccare il fondo?
Tu l’hai capito.
Io lo so.
Ne sono certa.
Quanto è profondo il tuo amore per me Andrè?
Ti sei accollato colpe non tue nel tentativo di conservare il buio nei miei occhi.
Ti sei annullato per troppo amore.
Hai rinunciato al tuo orgoglio e hai assunto il ruolo di schiavo.
Vedi Andrè quanto può essere pericoloso amare?
Sei quasi più pazzo di me.
Condividi le tue notti con chi ti getta addosso tutto il suo disprezzo.
E la sua disperazione.
Non posso neanche immaginare la sofferenza che ti procura il pensiero di me.
Non ne vado fiera Andrè.
Ti giuro che non ne vado fiera.
Ma non posso fare altrimenti.
Non posso annullarmi da sola.
Ho troppa paura.
Ho bisogno di te.
Sei sempre stato con me.
Ogni mio ricordo è legato a te.
Solo con te mi sento al sicuro dal resto del mondo.
Ma non da me stessa.
Puoi salvarmi da me stessa Andrè?
Condividi il mio letto, notte dopo notte.
Non cerchi più di farmi fare i conti con me stessa e con le mie colpe.
Assecondi i miei desideri semplicemente seguendomi, come hai fatto per tutta la vita.
E’ una vita che mi segui e non puoi smettere certo adesso.
Prendi il mio corpo con infinita dolcezza ma  vedo in te la speranza di leggere del sentimento nei mio sguardo, nelle mie carezze, nelle mie parole.
Speranza illusorie  le tue.
Come si può amare se si odia tanto se stessi?
Come si può aprirsi alla vita quando si è vissuto solo una menzogna.
Avresti potuto avere qualunque donna di Versailles.
Dalle contesse ingioiellate  alle servette di palazzo.
Lo vedo con quali occhi ti guardano tutte.
Ti vorrebbero nel loro letto.
Vorrebbero godere del tuo corpo.
Come dare loro torto.
Sei così bello Andrè..
Sei colto e sai conversare nei salotti più raffinati.
E sei coraggioso, niente al mondo ti spaventa.
Del resto, immagino che tu abbia avuto molta compagnia nelle notti in cui cercavi sollievo dalle tue pene.
Ti immagino avvinghiato al corpo procace della femmina di turno.
E’ un pensiero che mi procura un brivido.
Di chi sono ora le tue  notti?
Sono solo mie?
Alzo le spalle e rido di me stessa.
Perchè dovrebbe importarmi con chi vai?
Non ho diritti su di te e puoi fare ciò che vuoi.
Anzi, il pensiero di un’altra donna mi solleva dalle mie colpe.
Mi fa sentire meno vigliacca.
E ti riporta al mio pari in questa assurda attribuzione di colpe e responsabilità.
Scappa da me se sei ancora in tempo.
Fallo.
Ti supplico.
Vai via e salvati almeno tu.
Temo però che non ne avresti la forza.
E io?
Avrei la forza  di vivere senza di te?
Quanto è grande il tuo amore Andrè?
Solo io lo so.
 
 

******************************

 
Ciao a tutte. Ringrazio chiunque abbai voluto commentare la mi storia. Ho letto con interesse le vostre opinioni su questi due personaggi che hanno suscitato in voi sentimenti contraddittori.
Oscar è sicuramente un personaggio controverso in questa ff ma non credo infierisca su Andrè per il piacere di punirlo. E’ una donna che sta acquistando una nuova consapevolezza di sé e non è in grado di gestire la situazione.
Dal canto suo, lui, si, capisco che possa sembrare una povera vittima della bionda in divisa, ma le sue azioni sono guidate solo dall’amore. Eccessivo, cieco, sordo, si, ma comunque folle amore.
Non mi è ancora chiaro dove li porterà la loro follia. I capitoli nascono di getto, e non mi soffermo a pensare più di tanto  su ciò che seguirà.
A presto. 

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Capitolo 6
*** Centro del mio universo ***


Chiudo gli occhi e prego Dio di non consentirmi di vedere mai più la luce.
Signore, perché non dai tregua al mio dolore?
Perchè non metti fine a questa assurda vita?
Perché mi hai permesso di fargli del male?
Ho trafitto il suo cuore con una lama dannata.
Ma il suo cuore, in quel momento, è diventato il mio.
So che per amore  mi seguiresti tra le fiamme dell’inferno,
Moriresti per me
Per salvarmi
Rinunceresti a ciò che ti è rimasto dopo una vita di tormenti.
Non ne vale la pena Andrè.
Te lo ripeto.
Non mi merito niente.
Non mi merito il tuo amore.
Non mi merito il tuo cuore.
Oggi ho raggiunto il fondo.
Ne sono convinta
E ti ho trascinato all’inferno.
Questo è l’inferno.
Sei contenta Oscar?
Hai raggiunto il tuo scopo?
Ti sei inflitta abbastanza sofferenza?
Ho ancora gli occhi chiusi.
Già, ma quando li ho aperti realmente?
Quando?
 
Sento ancora il suo odore sulla pelle
E provo una sensazione di disgusto.
Hai desiderato per anni avere su di te  il ricordo del suo tocco e adesso?
Cosa ti prende Oscar?
Gli occhi ancora chiusi e la mia  mente persa nel ricordo di questa nuova pazzia.
Fersen.
Quanto ho desiderato il tuo amore?
Ho passato anni a pensare a ciò che sarebbe potuto essere tra di noi.
Notti trascorse a fantasticare sui nostri corpi stretti un una morsa d’amore.
Perché d’amore si trattava, ne sono certa.
O almeno lo sono stata in quei momenti.
L’unica forma di amore che conoscevo.
Eri l’unico uomo al mondo che avrei visto al mio fianco.
L’unico che consideravo alla mia altezza.
Con il quale avrei voluto condividere ogni cosa.
A cui avrei donato il mio corpo di donna.
Con cui avrei scoperto il significato della parola passione.
Quanti sogni su di te, su di noi.
Per amor mio avresti rinunciato all’assurdo legame nei confronti della regina.
E io avrei abbandonato  tutto per stare con te.
E saremmo partiti per vivere nella tua dimora in Svezia  dove avremmo vissuto felici.
Stupidi sogni di una ragazzina innamorata.
Innamorata di chi, poi?
Di uno che non disdegnava certo alleviare le sue pene d’amore tra le braccia amorevoli di fanciulle nobili.
Perchè per amore un uomo non rinuncia alla soddisfazione della carne?
E’ così debole l’amore che hai  per la Regina da non resistere alle tentazioni della carne?
Cosa fai Fersen, affoghi anche tu il tuo dolore  tra le braccia di un fantasma?
Oggi sono stata io il tuo spettro.
 
 
Mi ha chiesto di fargli visita per discutere di alcune questioni  importanti ed ho acconsentito a raggiungerlo nella sua dimora.
Sono partita al galoppo sul mio cavallo lasciando te che mi guardavi dalle finestre di palazzo Jarjayes.
Avevo colto il tuo sguardo assente.
Sapevi che sarei andata da lui.
Non mi ero fatta scrupoli a comunicarti che avrei cenato con lui.
Da sola.
Ho visto ira nei tuoi occhi  color smeraldo ma non hai fatto nulla per fermarmi.
Sapevi dove mi sarei spinta Andrè?
Sapevi in quale abisso mi avrebbe portata la mia disperazione?
Perché non mi hai fermata?
Non hai incatenato la mia follia e hai lasciato che io giocassi con il fuoco.
E questa volta mi sono bruciata.
 
Sono corsa da lui  senza riflettere su ciò che sarebbe potuto accadere.
Ho trovato un uomo affascinante che ha rubato l’anima a mille donne.
E ho visto in lui una luce diversa quando i suoi occhi azzurri  hanno incontrato i miei.
Cos’è  di me che ti attrae  adesso Fersen?
Cosa vedi di diverso in me?
Non sono più solo un soldato?
Non sono più il tuo migliore amico?
Abbiamo conversato amabilmente durante la cena.
Nessuna tristezza nei tuoi occhi.
Nessun racconto doloroso nelle tue parole.
Nessun accenno alla tua disperazione
Non mi hai parlato di lei e del tuo amore impossibile.
Abbiamo riso sorseggiando del buon vino e la serata è trascorsa velocemente.
Avrei voluto che il tempo si fermasse, in realtà.
E con lui ogni mia emozione.
E ad un tratto il tuo è diventato uno sguardo insistente nel volere fissare il mio volto.
Mi hai detto di vedere in me qualcosa di diverso, che non riuscivi a decifrare.
Quanta sfrontatezza nel tuo atteggiamento.
Una lusinga che aspettavo da tempo.
Parole di adulazione, le tue, che sembravano colmare quel vuoto che non mi lasciava mai.
Adesso mi desideri Fersen?
Sono una donna ai tuoi occhi?
Mi vedi finalmente?
Hai continuato  imbrogliare i miei sensi facendoti più vicino e sussurrando alle mie orecchie dolci parole.
Il mio nome tra le tua labbra ha assunto una grazia inaspettata.
Siete meravigliosa, mi hai detto, e io ho voluto credere che fosse vero.
Vedo una luce diversa in voi, mi hai ripetuto e io ho pensato che finalmente la mia anima di donna si fosse svelata a te.
Forse noi potremmo essere felici Oscar e io ho creduto di essere  in paradiso.
Parole bisbigliate al mio orecchio.
La tua bocca sempre più vicino alla mia.
Hai capito quanto  la mia volontà fosse debole questa sera e non hai avuto compassione di me.
Hai capito che qualcosa in me era cambiato e che il soldato non sarebbe scappato  di fronte ai tuoi attacchi.
Hai capito che mi sarei buttata via come tutte le altre.
E io ho risposto con trasporto a tanta adulazione.
Cieca e sorda alle urla del mio cuore che mi volevano ricondurre al centro del mio universo.
Le tue mani sulle mie.
Il tuo tocco ha  esaltato i miei sensi provocando in me il desiderio del tuo corpo.
Liberata, finalmente, dalle mie catene, pronta a unirmi al tuo corpo.
Non più soldato, ma donna finalmente.
Non più amico, ma amante.
Non più confidente ma fonte di desiderio.
Il mio corpo avrebbe cancellato ogni tuo ricordo, ogni tua dolorosa passione.
La tua bocca sulla  mia.
Calda.
Morbida.
Il sapore del frutto proibito.
Il tuo bacio sempre  più profondo a conquistare quella  fortezza ormai sgretolata.
La mia mano sul tuo volto, come a essere sicura che fossi vero.
Che non fosse un sogno.
Che tu fossi lì per me.
Il mio viso tra le tue mani.
Le nostre lingue a lottare in un duello senza fine.
Nessuna resistenza da parte mia.
La passione ormai padrona del mio corpo.
Mi hai condotto in camera tua.
Io ormai preda di te e della mia pazzia.
Hai sfilato con indubbia sapienza la mia camicia mentre la tua bocca a fatica si staccava dalla mia.
Nessun imbarazzo da parte mia.
Le mie mani esperte disegnavano infiniti tratti sulla tua schiena.
Ti ho attirato a me sempre di più.
Le tue mani sui miei pantaloni gettati via come foglie al vento.
Nuda sotto di te.
A godere della mia vittoria.
Su di te.
Che per anni non avevi visto in me la donna.
Su di lui che credeva che fossi sua.
Su di lui che credeva di avere compreso la mia anima.
Su di lui che aveva tentato di liberarmi dall’inferno che mi divora l’anima.
Su di lui che mi amava più della sua stessa vita.
Su di lui che sarebbe morto per me.
Su di me che forse  un giorno ero morta davvero.
La  tua mano tra le mie cosce.
Il mio respiro trattenuto, ancora un volta.
Il mio cuore senza battiti.
La mia mente ormai assente.
Il mio corpo ormai lontano dal piacere.
Tutto chiaro adesso.
Non eri tu che volevo.
Non eri tu che il mio corpo cercava.
Non eri tu che volevo tra le mie cosce.
Non eri tu che volevo dentro di me.
Non il tuo viso, non il tuo corpo.
Estraneo nell’anima più che mai.
E una fuga, la mia, che ha il sapore della rinascita.
Ho ripreso il controllo di me stessa e ho abbandonato il campo di battaglia.
E ora?
Donna o uomo?
Santa o puttana?
Dimmelo tu Andrè chi sono.
Dimmelo tu, amore mio.
 

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Capitolo 7
*** Donna ***


 
Vago per le strade di Parigi come un fantasma.
Lentamente,senza sapere dove andare.
Non vedo niente e non sento niente, tutto ciò che mi circonda mi è estraneo.
Mi fermo sulle rive della Senna e scendo dal mio cavallo.
Le gambe non mi reggono e devo farmi forza per rimamene in piedi.
Il cuore pulsa fin nella mia gola e sembra voler esplodere dentro.
Soffoco.
Sto soffocando, Signore.
E’ la tua punizione questa?
Vuoi esaudire le mie preghiere?
Sono appena scappata dal letto dell’uomo che ho desiderato per anni.
Ero nuda tra le sue braccia e mi sono sentita morire.
Di dolore.
Di disperazione.
Mio Dio.
Tutto così chiaro in quell’istante.
Ma così difficile adesso.
Forse la follia ha avuto il sopravvento in me.
Non può essere che pazzia provare amore per te.
Solo per te.
Le acque della Senna si dileguano offuscate dalle lacrime che sono ormai un fiume in piena sul mio viso.
Mio unico amico.
Mio unico amore.
Unica ragione di vita.
Il tuo viso nella mia mente.
Il tuo profumo sul mio corpo.
Le tue mani sulla mia pelle.
La tua bocca nella mia.
Il desiderio di te mi accende i sensi.
E mi sconvolge l’anima, di nuovo.
Il tuo sorriso mi riempie il cuore.
Un sorriso che non vedo più da tempo ormai.
Vorrei correre da te ma le mie gambe sono paralizzate.
Vorrei correre da te e gridarti tutto il mio amore.
Vorrei stringermi a te e posare il capo sul tuo petto.
Vorrei sentire il battito del tuo cuore.
Vorrei dirti che da questa sera rideremo insieme, finalmente.
Mai più lacrime tra di noi.
Solo amore.
Vorrei da te l’assoluzione ai miei peccati.
Ma sono una vigliacca e temo la tua reazione.
Sapevi che stasera mi sarei data a lui.
Che mi sarei presa una rivincita su me stessa e sul mio destino.
Che avrei accolto in me un altro uomo.
Sapevi che sarei arrivata fino in fondo.
Nel desiderio di dimostrare che uomo potessi essere.
Nel tentativo di annullare me stessa, per sempre.
Ti sei maledetto per essere stato tu a liberare le mie catene?
Liberata da ogni pudore.
Libera di godere del corpo di un uomo.
Libera di fare godere un uomo che non fossi tu.
Libera di amare lui.
Grazie a te.
 
Mi hai immaginata tra le sue braccia?
Hai visto il mio corpo eccitato accogliere il suo?
Ti ho ferito a morte.
E poi ti ho ucciso.
Di nuovo.
Sono scappata prima che accadesse Andrè, ma questo non avrà  importanza per te.
La mia fuga non assolve le mie colpe e non allevia il tuo dolore.
Mi guarderai in viso e i miei fantasmi  si agiteranno di fronte a te.
Avrai compassione di me?
Una sgualdrina  in cerca di espiazione?
Ho paura Andrè.
Paura del tuo sguardo, del tuo giudizio.
Cosa c’è in me di sbagliato?
Dimmelo ti prego
Dimmelo tu Andrè che hai sostenuto da innocente  il peso della colpa della nostra prima notte.
Che hai camminato al mio fianco nel percorso per giungere a vedere.
Perché adesso vedo, Andrè.
Vedo.
Sapevi che non sarei stata in grado, allora, di leggermi dentro.
Estranea a me stessa nel corpo e nell’anima.
Sei stato il faro nella tempesta che si è agitata in me.
E hai compreso quanto desiderio di te si celasse nel mio tormento.
Vivere come un uomo?
Solo un’altra inutile bugia.
Una vita passata a fingere di esserlo.
Un tuo bacio per sgretolare il soldato che viveva in me.
Persa nella passione di te.
Notte dopo notte ho perpetrato la mia menzogna.
Non era passione la mia, ma il bisogno del tuo amore.
Non era la rivincita della mia essenza maschile, ma l’unione delle  nostre anime.
Donna.
Nel corpo e nell’anima.
Donna, come non mai.
Donna come solo tu  mi hai visto.
Donna come solo tu mi fai sentire.
Non più puttana ma amante innamorata.
Non più sgualdrina ma assetata del tuo amore.
Riprendo a vagare senza meta.
 
**************************************************
Grazie a tutte per i vostri commenti. Mi state aiutando in questo viaggio interiore nell’anima della nostra Oscar. Io adoro il personaggio originale, ma ho sempre sentito il desiderio di sapere e capire di lei più di quanto lasciasse trasparire. In questo racconto tutto è esasperato ma le parole escono da me come un fiume in piena !!     A presto 

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Capitolo 8
*** Guardami ***


 
 


Guardami Andrè.
Girati e guardami negli occhi.
Devi farlo tu perché io non ne ho il coraggio.
Rivolgi il tuo sguardo verso di me e leggimi dentro, come solo tu sai fare.
Regina dell’ipocrisia e della falsità, porto avanti la mia menzogna.
Falsa persino con me stessa.
Incapace di affrontare una verità ai miei occhi inaccettabile.
Incapace di gettare la maschera che indosso da una vita.
Guardami Andrè.
Non negarti al mio sguardo.
Orfana di te.
Orfana delle tue carezze.
Orfana delle tue parole e dei tuoi sguardi.
Orfana del tuo amore.
Guardami e leggi sul mio volto tutta la disperazione che non posso lasciare trasparire.
Guardami e cogli in me una nuova consapevolezza nata dalle mie ferite profonde.
Dal mio essere donna.
Dal mio amore per te.
Afferra le mie mani e urlami tutto il tuo disprezzo.
Insultami e dimmi quanto il mio comportamento ti abbia deluso.
Gettami in faccia tutta la tua delusione.
Ne avresti ogni diritto e non ti biasimerei per questo.
Solo allora, forse, la mia maschera cadrebbe rivelando a te tutte le mie fragilità.
Perchè non mi guardi Andrè?
E’ la gelosia che ti ha divorato l’anima o la delusione per quanto ho fatto quella sera?
Ho giocato con il fuoco Andrè e ci siamo scottati entrambi.
Era inevitabile e questo l’ho saputo fin dal primo giorno.
Infettato dal mio veleno, stai scappando da me.
Ma non puoi scappare Andrè, lo sai meglio di me.
Non si può fuggire dai propri sentimenti quando sono il motore del nostro universo.
Si può fuggire da una persona ma non da se stessi.
E noi ci apparteniamo, ormai.
Indissolubilmente legati nel corpo e nell’anima.
Guardami Andrè e cogli la donna fragile che vive nel soldato.
La figlia del Generale Jarjayes non conosce la paura
Nulla di più falso.
Paralizzata di fronte ad un sentimento che non mi è concesso provare.
Tanto spudorata nel prendere il tuo corpo, quanto incapace di aprire a te il mio cuore.
Tanto sfrontata nel donarti piacere, quanto inerme di fronte al mio amore.
Incapace di sciogliere il ghiaccio che imprigiona le mie emozioni.
Mi vuoi punire, Andrè?
Vuoi che capisca quanto sia distruttiva la strada che ho percorso in cerca della mia identità?
Ho toccato il fondo, è vero, ma lentamente risalgo verso la luce.
Sei tu la mia luce Andrè.
Sei  l’unica ragione per continuare a vivere.
L’unico motivo per conservare ciò che resta del rispetto di me stessa.
L’unica ragione per non essermi buttata via tra le sue braccia.
Ma non mi abbandonare adesso perché fragile come non mai piango lacrime che non arrivano agli occhi.
Congelate nella mia anima.
Ghiacciate dalle mie paure.
Guardami Andrè perché i tuoi occhi posati sui miei possano sciogliere quelle gocce di rugiada che nascondo in me.
Guardami Andrè perché possa rivelare quanto sia profondo il mio amore.
Guardami  Andrè perché ti possa dire che ti amo.
 
 

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Capitolo 9
*** La tempesta ***


 
I miei occhi fissi su di te.
Impertinenti, sfacciati, sfrontati, si stanno cibando del tuo corpo.
Voglio provocare la reazione che tu, ostinatamente, reprimi da un tempo che mi sembra infinito.
E’ questo ciò che vuoi da me?
Vuoi che sia io a piegarmi al tuo cospetto?
Vuoi che implori il tuo perdono?
Vuoi che mi spogli da ogni orpello?
Sono pronta a farlo Andrè.
Un tuo sguardo e la mia  maschera volerà via.
I miei occhi fissi sul tuo volto.
Spudorati, spavaldi e impudenti cercano disperatamente i tuoi.
Così vicini ma tremendamente distanti.
E ad un tratto la mia arroganza  rompe ogni tuo argine scatenando una improvvisa reazione.
“Cosa vuoi Oscar”.
La tua voce è fredda e distaccata.
I tuoi occhi finalmente incontrano i miei.
“Voglio parlarti”.
Sto tremando ma la mia voce mantiene il solito tono sicuro.
“ Vorresti parlarmi? Non devi certo chiedere il permesso di farlo. Del resto sono il tuo attendente, no? Dimmi pure quello che devi dirmi. Poi ho delle faccende da sbrigare”.
Colgo amarezza nelle tue parole ma sono pronta ad affrontare anche questa battaglia.
Forse la più difficile della mia vita.
“Vieni in camera mia”
“Possiamo parlare qui. E’ meglio”
“No, non possiamo. Per favore vieni di sopra”.
Mi stai fissando negli occhi.
Cerchi una risposta alle tue mille domande.
“Ti prego Andrè. Non rendere tutto più difficile”.
Acconsenti e mi segui in camera.
E’ strano ritrovarsi nel luogo che ci ha visti divorare i nostri corpi.
Disperatamente affamati di amore.
Ma non fraintendere Amdrè,  questa sera il soldato ha abbandonato le armi.
E’ così difficile sostenere il tuo sguardo adesso.
Sospiro e riempio di aria i polmoni.
Mi preparo alla guerra.
Ti avvantaggi del mio silenzio e sfoderi i tuoi fendenti.
“Di cosa mi vuoi parlare? Di quanto sia stata magnifica la notte che hai trascorso  con il bel conte svedese? Di come ti abbia presa?
O mi devi semplicemente ringraziare perché sei arrivata preparata all’occasione? Ben istruita sui piaceri dell’amore? “.
Ridi.
Pronunci ridendo queste parole che mi dilaniano l’anima.
Ridi ma i tuoi occhi sono velati da una infinita tristezza.
“Dimmi Oscar, ha apprezzato lo svedese quanto ha ricevuto nel suo letto?”.
Ridi di nuovo.
E io vorrei solo morire.
Ero pronta a tutto ma a queste parole il mio cuore sanguina.
“ Ma non ti preoccupare. Non devi ringraziarmi. L’ho fatto volentieri!. Del resto, tra i numerosi compiti che mi hai affidato, questo è stato di sicuro il meno gravoso. Non sei affatto male sai? Immagino la sorpresa di Fersen! Non avrà creduto ai suoi occhi Il biondo colonnello infilato nel suo letto”.
Troppa crudeltà nella tue parole.
Troppa crudeltà persino per una come me.
E ritorno improvvisamente a sentirmi una puttana.
Sento le lacrime bussare ai miei occhi ma combatto per cancellarle dal mio sguardo.
Mordo le mie labbra, tanto forte da farmi male.
Le narici aperte per tentare di riprendere il controllo di me e frenare il pianto.
Non ti biasimo ma ciò che dici mi ferisce a morte.
Da troppo tempo in cerca di quel sorriso che ora usi come un pugnale.
“Io devo spiegarti. Non è come pensi”.
La mia voce trema.
Non riesco a sostenere il tuo sguardo.
“Cosa devi spiegarmi? Vuoi essere illuminata su qualche pratica che ti ha chiesto?. Non gli è bastato quello che ha avuto? Del resto le molteplici frequentazioni del suo letto lo rendono un amante esigenze. ”
Infierisci su di me senza compassione.
“ Io non sono stata con Fersen. Avrei potuto ma non sono arrivata fino in fondo. Non ce l’ho fatta perché in quel momento ho realizzato che non era lui che volevo. Non era lui”.
Corrughi la fronte. Neghi a te stesso una possibilità.
Riprendo a mordermi nervosamente le labbra.
“ Non era lui che volevo ma te”.
Ecco.
Te l’ho detto e ora la lotta ritorna ad armi pari.
Ho rimescolato le carte ma tu sembri non volere capire.
Scuoti la testa e ti sposti dandomi le spalle.
“Chi vuoi Oscar? Chi vuoi? Vorresti me? Il tuo servo, il tuo fedele amico? Il tuo primo compagno di letto?”.
Stai alzando il tono della voce e inizi a camminare nervosamente.
Un tuono irrompe nel nostro campo di battaglia.
 “E perché vorresti me, si può sapere?”.
Un altro tuono.
O forse è il fragore delle tue parole che sconvolge la mia mente.
"Io ho scoperto di nutrire dei sentimenti profondi per te. Solo per te. Io voglio darti il mio amore Andrè”.
“Amore? Cosa ne sai tu dell’amore Oscar? L’amore non si pretende. L’amore si dona. E l’amore non è quello che hai conosciuto tra le lenzuola.
Si ama una sola volta nella vita Oscar. Ma non dubitare. Se il tuo conte non ti vuole, troverai qualcuno disposto a darti il suo cuore”.
Mi hai ferito a morte.
No, mi hai ucciso.
Non ti riconosco più.
Ti ho trafitto l’anima e ora mi stai restituendo solo veleno.
Un lampo illumina la stanza.
Tra di noi solo silenzio.
“Tu provi amore solo per te stessa Oscar.  O forse no, neanche per te stessa".
Il tuo tono è ora più pacato.
Stai guardando fuori dalla finestra. Un braccio sostiene la tua fronte appoggiata al vetro.
La pioggia ha iniziato a bagnare questo mondo.
“E poi, certo, Madamigella chiede e tutti devono obbedire. Madamigella ordina e   tutti scattano sull’attenti.  Tu sei così, lo sei sempre stata. Cosa ti importa di ciò che vogliono gli altri? Tutti burattini nelle tue mani. Io, Fersen. Due pedine che hai usato  a tuo piacimento. Non ti sei neanche preoccupata che avresti potuto fare  soffrire la Regina con il tuo comportamento. Tu lo sai che lui in fondo la ama. Non amerà mai te Oscar, mai”.
“Io non voglio Fersen, non è lui che voglio ”
Le mie parole quasi urlate, coperte dall’ennesimo tuono.
“Vedi, l’hai detto di nuovo. Voglio….voglio....voglio. Voglio non vuole dire niente Oscar. Niente. Non si  deve volere una persona. Non cambierai mai Oscar. Ci sei solo tu e ciò che vuoi e francamente sono stanco di questo atteggiamento. E chi vuoi adesso Oscar? Me?".
Mi stai fissando con un’espressione beffarda.
“Vuoi Andrè? E perchè mai? Stai ingannando te stessa, di nuovo. Tu non provi niente per me. Ti stai solo raccontando una storia per giustificare quello che abbiamo fatto. Hai  condiviso il letto con me e adesso devi trovare una  giustificazione alle tue azioni?”.
Ti porti le braccia alla testa liberando la fronte dai tuoi riccioli neri.
Ma questo veleno è troppo anche per te.
Ti vedo uscire dalla mia camera.
Abbandoni vincitore il campo di battaglia.
Dietro di te la donna soldato in agonia.
Lo scroscio della pioggia mi sembra nulla rispetto al fiume di lacrime che mi stanno scorrendo dentro.
Nulla rispetto alla tempesta che si è scatenata in questa stanza.
Hai vinto Andrè.
Mi accascio per terra e finalmente libero le lacrime.
 
 
 
 
 ***************************************************
Rieccomi!  Spero di non tediarvi troppo con i deliri mentali di questa lady molto confusa e infelice! 

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Capitolo 10
*** La resa ***


 
Resto seduta a terra per un tempo che mi sembra infinito.
Un’ora.
Una notte intera
Non saprei.
Resto seduta con  il capo appoggiato sulle ginocchia.
La testa mi scoppia e non ho più lacrime da piangere.
Non sento più niente.
Non provo più niente.
Sorrido della mia pochezza.
Allora è vero che sono morta.
Uccisa dalla persona più amata.
Uccisa a causa di un cuore ormai congelato
Un fantasma che vaga incapace di provare emozioni.
Incapace di svelarsi a colui che ama.
Incapace di ritornare alla vita.
Raccolgo le forze e mi rimetto in piedi.
Con un andamento incerto mi dirigo verso il balcone.
Ho bisogno di tornare a respirare.
La pioggia mi avvolge nel suo abbraccio rassicurante.
Chiudo gli occhi.
Le mie braccia alzate ad accogliere le gocce.
Il viso rivolto al cielo.
Una pace improvvisa pervade la mia anima.
Non sento più il dolore che fino a pochi istanti fa mi lacerava l’anima.
Non sento più la sofferenza che le tue parole hanno provocato al mio cuore dilaniato.
Non sento più niente.
E non provo più niente.
Rimango immobile mentre la pioggia si impossessa dei miei vestiti.
Rimango immobile perché ogni goccia possa sollevarmi da un piccolo dolore.
Rimango immobile affinché la pioggia possa purificare il mio cuore.
E prego Dio affinché lo spettro possa tornare a vivere
Affinché possa imparare a donare l’amore.
Apro gli occhi e sopra di me solo un cielo stellato.
Anche il cielo sembra avere espiato le sue colpe stanotte.
E’ tutto più chiaro adesso.
Penso al tuo volto e l’immagine mi infonde un senso di pace.
Troppo dolore in me.
Tropo dolore tra d noi.
Troppo egoismo in me, troppa inesperienza.
Troppa arroganza e troppa indifferenza verso i tuoi sentimenti.
Troppe aspettative nei confronti della donna soldato.
Troppa severità.
Nessuna compassione.
Per le inevitabili debolezze.
Per le inevitabili fragilità.
E troppo amore da parte tua.
Per me, che non conoscevo il valore di un sentimento prezioso.
Per me, che, allora, non meritavo il tuo cuore.
Non posso lasciare che questa notte si concluda con il ricordo della nostra battaglia.
Con passi veloci mi dirigo verso la tua camera.
Non odo nessun rumore ma so che il sonno non ti ha portato con sé a recarti un po’ di pace.
Questa b attaglia ha lasciato in noi ferite non rimarginabili.
Spingo l’uscio che trovo con mia sorpresa non chiuso dall’interno.
Non hai voluto chiudere il mondo fuori dalla tua  stanza?
Non hai voluto chiudere me fuori dalla tua vita?
Apro lentamente  la porta e ti vedo.
Ancora vestito, ti sei lasciato cadere sul letto con la testa tra le mani.
Sei il ritratto della sofferenza e la causa di tanto dolore sono io.
E mi dispiace infinitamente.
Non avrei mai voluto farti tanto male.
Ti accorgi della mia presenza e alzi il viso.
Mi fissi.
Mi fissi in silenzio per un tempo che mi sembra infinito.
E non dici nulla.
E io tremo.
Ma la tua reazione è una ennesima ferita per il mio cuore.
“ Fuori di qui Oscar. Vai via. Vattene!”.
Una reazione a cui non ero pronta.
Un attacco che mi lascia senza difese.
“Ti prego Andrè, fammi spiegare, ti supplico”.
“Non c’è niente da spiegare, non ti voglio ascoltare. Vattene”.
Ti alzi e ti dirigi verso di me.
L’ira sovrasta ogni tuo sentimento.
“Fuori di qui, te lo ripeto vai via… via...via”.
Le tue mani sul mio corpo.
Mi afferri le braccia e mi spingi verso l’uscita.
Non riesco a oppormi alla tua forza e inerme mi lascio spingere fuori dalla tua camera, mentre, la porta si chiude di colpo dietro i me.
Mi hai chiuso fuori dal tuo mondo.
Mi hai chiuso fuori dalla tua vita.
E la donna ritrova un coraggio inaspettato.
“ Fammi entrare Andrè ti prego. Devo parlarti. Dammi un’ultima occasione per spiegarti”.
Scivolo fino a posarmi sul pavimento. La mia mano accarezza la tua porta.
Ma non è  più il dolore che muove le mie azioni, che crea le mie parole.
E’ l’amore.
Un amore che mi dà il coraggio di affrontare il tuo rifiuto.
Un amore che non mi permetterà di arrendermi, questa volta.
“Andrè”.
“Andrè”.
Non mi importa che qualcuno si accorga di me.
Non mi importa che mi vedano ai piedi della tua porta, implorante.
Nulla ha più importanza.
Solo il nostro amore.
So che all’interno di quella che credi la tua fortezza mi stai ascoltando.
“Andrè io ho commesso una serie infinita di errori. Io sono egoista, arrogante, egocentrica e testarda. Si, sono una maledetta testarda. E sono cieca di fronte a ciò  che mi circonda”.
Di nuovo le lacrime.
Lacrime che stavolta non intendo trattenere.
“Cieca anche nei confronti di me stessa. Io non mi conoscevo Andrè, non sapevo leggermi dentro. Non ero in grado di farlo”.
Ancora nessun rumore dietro l’uscio.
“Ma quella sera tu hai fatto in modo che la mia anima mi si rivelasse con una forza tale da non potere accettare la verità. Non era vero che volessi vivere il mio corpo come un uomo. E non è vero che un uomo non prova sentimenti. Tu ne sei la prova Andrè. Tu mi hai aperto il cuore e il tuo amore mi hai ridato la vista Andrè. E  ho capito”.
Il mio viso sulla porta come se stessi sfiorando  il tuo volto.
“Non c’è più la donna e non c’è più l’uomo. Io esisto solo perché ti amo”.
“Ti amo”.
Sussurro queste parole sperando che tu possa sentire.
Parole  che  segnano la resa del soldato.
Parole che segnano la riconciliazione con me stessa.




*******************************************************************************************
Eh si ragazza, dovrete aspettare ancora qualche ora per vedere come proseguiranno le cose  tra i nostri due testoni.  Nulla è ancora scritto e tutto è in divenire. nella mia mente…Questa ff è in un certo senso liberatoria, e una sorpresa  anche per me.  Sera dopo sera Oscar mi prende  mi apre il suo cuore!!!!!!
Vi ringrazio dei vostri commenti  e sono felice che il mio scritto vi abbia provocato delle emozioni. 



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Capitolo 11
*** Vivere ***



Il mio corpo tremante è mosso da brividi di freddo.
I vestiti ancora inzuppati di pioggia appiccicati alla mia pelle gelata.
Sono ancora qui ai piedi della tua porta.
Sono qui da quando hai deciso di non darti una possibilità
Di credere in me.
Di credere nel mio amore.
Ma non me ne andrò, Andrè.
Non posso scappare da te  anche questa volta.
Quando ti deciderai a uscire dal tuo fortino mi troverai qui.
Sei tu che ti stai ingannando ora.
Stai raccontando a te stesso che non meriti il mio amore.
Che non siamo nati per stare insieme.
Che i miei sentimenti non sono reali.
Che il mio amore è il capriccio di una sera.  
Ma è solo una bugia che racconti al tuo cuore
Per non sperare.
Per non soffrire più.
Ma non si può mentire a se stessi.
Proprio tu mi hai insegnato questa lezione.
Tremo e le tue parole colme di astio  riecheggiano nella mia testa.
Devo essere forte anche per te questa notte.
Per dimostrarti che non ti lascerò solo in preda ai tuoi fantasmi.
Sono qui per te e aspetterò fino a quando sarai pronto per passare oltre.
Oltre al dolore.
Oltre a tutto il male  che  ci siamo fatti.
Oltre alle nostre miserie.
Verso l’amore.
Uno scricchiolio improvviso.
Dietro le mie spalle sento la tua porta aprirsi lentamente.
Ruoto il corpo verso di essa e finalmente ti vedo.
Ti pieghi sulle ginocchia e ti avvicini al mio corpo.
Ma non  parli.
Non dici niente.
E io non so cosa aspettarmi dal tuo silenzio.
Fisso i tuoi occhi e vi leggo solo amore.
Sento la tua mano che con un tocco delicato sfiora la mia guancia ghiacciata.
E un brivido torna a percorrere il mio corpo.
“Prenderai freddo qui. Cosa hai combinato? Sei tutta bagnata”.
Non ti rispondo.
Non voglio spezzare il piacere che la tua carezza sta provocando al mio cuore.
Ti guardo negli occhi e sulle mie labbra dipingo un lieve sorriso.
Il mio cuore pulsa impazzito e mi sembra che nel silenzio della notte tu possa percepirne il battito.
“Oscar”.
Pronunci il mio nome con una infinita dolcezza. 
Mi armo di un nuovo coraggio e mi spingo tra le tue braccia.
Mi stringo  a te aggrappandomi alle tue spalle.
Il mio viso perso tra i tuoi capelli.
Sento le tue braccia chiudersi intorno alla mia vita.
E smetto di respirare.
Perché se questo fosse un sogno vorrei che durasse per sempre.
Potrei morire tra le tue braccia.
Stringo con forza la tua camicia tra le mie mani.
Mi aggrappo a te sempre più forte.
Sei reale Andrè?
O questo è il Paradiso?
Posso percepire il ritmo tranquillo del tuo respiro.
Le tue mani sul mio corpo non lasciano la presa.
Hai vinto il tuo fantasma Andrè?
Puoi tornare ad amarmi?
Stretti in quest’abbraccio  sussurri  dolcemente una parola al mio orecchio.
Una parola che non mi aspetto.
“Perdonami”
La tua richiesta è una nuova sorpresa per me.
“Non ho nulla da perdonarti. Nulla” sussurri.
“Non eri pronta per tutto ciò. Con il mio comportamento ho scatenato in te delle emozioni che non eri ancora in grado di accettare. E’ tutta colpa mia. Non avrei dovuto arrivare a tanto”.
Non ci sleghiamo dall’abbraccio mentre pronunci queste parole.
“No, Se tu non lo avessi fatto io non avrei potuto capire ciò che adesso so. Non avrei capito cosa provo per te. Ti ho fatto male, Adnrè.  Io avevo perso me stessa e ti ho trascinato all’interno. Ma poi improvvisamente ho capito.  Io ti amo e spero che tu possa perdonarmi e volermi  ancora bene.”.
“Certo che ti voglio bene. Ti amo Oscar, da sempre.
Restiamo stretti nell’abbraccio.
Ancora una volta senza spazio.
Senza tempo.
Non mi sono mai sentita così vicina te.
Mi sembra di sentirli i tuoi pensieri.
Posso sentire il tuo amore avvolgere il mio corpo e scaldare la mia anima.
Mai così vicina a te, neanche quando facevamo l’amore.
Neanche quando, affamati di passione,  divoravamo i nostri corpi.
Neanche quando eri dentro di me.
Neanche quando le mie viscere ti accoglievano in me.
Potrei rimanere così per tutta la vita.
Potrei morire in questo istante e ringrazierei Dio per quanto mi ha concesso.
Sento la forza del tuo abbraccio perdere consistenza.
E mi sento di nuovo persa senza di te.
Ora i nostri visi cono vicini.
Pregusto il sapore delle tue labbra.
“Vieni”.
Ti alzi in piedi e mi porgi la mano perché possa sollevarmi da terra.
Mi conduci all’interno della stanza e chiudi la porta.
Prendi un asciugamano e mi copri il capo.
“Come hai fatto a bagnarti così? Ti prenderai un raffreddore”.
Sorrido imbarazzata.
E’ così naturale prenderti cura di me
Lo hai sempre fatto con tenerezza e dedizione.
Hai sempre cercato di porre rimedio ai miei colpi di testa.
Non aggiungo parole alla tua premura nei miei confronti.
Ogni spiegazione mi distoglierebbe dal tuo volto che ora si è fatto più  vicino al mio.
Le tue mani sul mio viso.
Ti guardo e mi porto ancora più vicino a te.
Sto tremano Andrè perché il bisogno di te mi toglie il respiro.
La tua bocca sulla mia.
La copre con piccoli baci colmi di dolcezza.
Schiudo a te le mie labbra e il contatto diventa più profondo.
“Amiamoci Andrè”.
Sento le tue labbra aprirsi in un sorriso mentre sono sulla mia bocca.
La tua lingua intrecciata con la mia.
Ci baciamo per un tempo che desidero sia senza fine.
Non ho fretta di avere di più da te perché la gioia che provo mi riempie l’anima.
Sono felice, Andrè.
Felice come non lo sono mai stata in tutta la vita.
E la mia mente ritorna improvvisamente a quando mio padre ti mise accanto a me per proteggermi e insegnarmi come si comporta un uomo.
Ti ho guardato e ho capito che la mia vita non sarebbe stata più la stessa.
Fin da allora tu eri parte del mio cuore.
Ti stacchi dalla mia bocca e mi sento sollevare da terra.
Mi conduci verso il tuo letto.
Mi appoggi con delicatezza e ti siedi sul bordo.
Sollevo il mio corpo, ti raggiungo e ti attiro a me.
Non posso respirare se tu non sei parte di me.
Riprendiamo a baciarci mentre le nostre mani avidamente cercano di liberarci dai vestiti.
Torniamo a baciarci e la nudità dei nostri corpi infiamma i nostri sensi.
Le mie mani giocano con la tua pelle mentre la mia bocca si sposta sul tuo collo e arriva alle tue spalle per posare piccoli morsi che accrescono il tuo desiderio.
Le tue mani percorrono il mio corpo e  si soffermano sui seni che reclamano il tuo tocco.
Poi scendi verso il mio ventre che accoglie la tua mano con un desiderio rinnovato.
Ma l’attesa di te è diventata una dolce tortura e avvicino ancora di più il mio bacino affinché tu capisca che il mio desiderio è ormai prepotente.
Amami Andrè e fai di me la tua sposa.
Entri in me lentamente.
I nostri visi così vicini.
I nostri occhi aperti per imprimere nella memoria ogni istante di questa passione.
Sei in me e mi aggrappo alla tua schiena.
Sei in me e il piacere che provo stordisce la ima volontà e annebbia la mia mente.
Sei in me e la mia mente sembra percorrere sconosciuti sentieri dell’universo.
Sei in me e gli angeli del Paradiso danzano intorno a noi.
Sei in me e ogni parte del mio essere, anima, corpo, desiderio, passione, amore, invoca il tuo nome.
Sei in me e mi sembra che la mia vita inizi in questo istante.
Sei  dentro di me e finalmente sento di vivere.
Sento di vivere.
 
 
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Eccoci al capolinea. Un finale prevedibile, forse, ma l’unico possibile. Il cerchio si è chiuso, il percorso completato e ogni barriera finalmente è caduta. Quindi è meglio che mi fermi qui, che vi consegni due amanti appassionati perché, almeno in questa storia, non conoscano il dolore della separazione. Grazie a tutti per i vostri commenti, per me sempre preziosi.
 

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