Professione: detective!

di potterfanlalla17
(/viewuser.php?uid=41893)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part One ***
Capitolo 2: *** Part Two ***



Capitolo 1
*** Part One ***


Professione: detective!

Part one

 

Era un giovedì sera piuttosto tranquillo al 12th distretto. La detective Kate Beckett chiuse con soddisfazione il fascicolo che aveva sulla scrivania. Aveva risolto un altro caso difficile che l’aveva tenuta occupata per settimane, ma ora sapeva che tutta quella fatica era servita a qualcosa. Ed era fiera del lavoro fatto dalla sua squadra.

Certo, aveva messo un po’ in disparte Rick in quei giorni per via delle indagini, ma sapeva che lui la capiva. Questa era forse la cosa più meravigliosa di Castle: con lui non doveva trovare giustificazioni per spiegare le ore che passava in ufficio per risolvere un caso. Lui comprendeva. Sempre.

-Ehi, Beckett! Perché non te ne vai a casa?- le disse Ryan prendendo il fascicolo dalla scrivania della detective per andare ad archiviarlo.

-Già…Castle ti starà dando per dispersa! Quante ore sono che non torni a casa?

Kate guardò l’orologio: -Uhm, circa 48 ore, Esposito! Ma Rick non è a casa ad aspettarmi! E’ partito stamattina per gli Hamptons! Alexis è fuori città con Ashley, Martha è andata a Los Angeles a trovare un’amica e così…Rick ed io pensavamo di passare un week-end tranquillo al mare! Lo raggiungo domani mattina…ora sono troppo stanca per preparare una valigia e mettermi alla giuda!- mentre raccontava tutto questo, Kate aveva velocemente sistemato la scrivania, spento il computer e preso la giacca. Era pronta per andarsene dal distretto per qualche giorno.

-Hai sentito, Ryan? Mamma e papà vanno a fare i piccioncini al mare e ci lasciano qui a lavorare!

-Voi due lavorare?- rispose Beckett alzando il sopracciglio sinistro scettica. Ma prima di ottenere qualsiasi altra risposta, la donna si infilò nell’ascensore. -A lunedì, ragazzi!- disse Kate con il sorriso sulle labbra poco prima che le porte si chiudessero davanti a lei.

-Quei due sono diventati da diabete- commentò Ryan appena Beckett se ne fu andata.

-Geloso, bro?

-Niente affatto! Solo, non credevo che Beckett avesse questo lato così…romantico! E invece adesso me la ritrovo a fare passeggiate sulla spiaggia mano nella mano con Rick, al tramonto…- lo sguardo sognante di Ryan fece alzare gli occhi al cielo al compagno.

-Se hai finito di fantasticare sul week-end di mamma e papà, direi che possiamo andarcene…che ne dici, latte e miele, ti va l’idea o preferisci restare qui ad immaginare altre passeggiate romantiche altrui?

Ryan fece una smorfia al collega. Finì di staccare le fotografie dalla lavagna bianca e le inserì nella scatola sulla quale campeggiava la scritta “caso chiuso”.

-Finito! Possiamo andare, Javier! Che ne dici di venire da me stasera? Jenny è dai suoi e se non hai da fare potremmo mangiarci una pizza mentre guardiamo la partita!

-Ci sto! Lanie è ad un convegno a Baltimora e non mi va di vedermi la partita da solo! Ma offri tu, latte e miele! Io sono al verde!

-Tanto per cambiare, no?- disse Ryan rassegnato a pagare per l’ennesima volta.

 

 

Esposito riuscì ad infilarsi nuovamente nell’auto di Ryan tenendo in equilibrio i due cartoni di pizza che aveva appena comprato.

-Allora, per te ho preso una pizza quattro stagioni, come al solito! Io invece…ehi! Mi stai ascoltando, fratello?

Ryan non dava segni di vita: il suo sguardo era fisso su un punto dall’altro lato della strada in cui sembrava stesse accadendo qualcosa di particolarmente interessante. Esposito tentò di mettere a fuoco la stessa scena che aveva catturato l’attenzione del collega.

-Si può sapere cosa stai…oh mio Dio, ma quello non è…?- Javier non riuscì a terminare la frase. Adesso capiva come mai Kevin non riusciva a distogliere lo sguardo dall’altro lato della strada. Quasi inconsapevolmente il detective chiuse gli occhi e li riaprì pochi istanti dopo come per essere sicuro di quello che aveva visto.

-…già…quello è Castle!- concluse la frase Kevin.

-Ma non doveva essere negli Hamptons da stamattina?

-Lo so…

-Ma è qui a New York…

-Lo so…

-Quindi ha mentito a Beckett…

-Lo so, Esposito! L’ho notato- rispose Kevin all’ennesima domanda ovvia del collega voltandosi verso di lui e regalandogli un’occhiataccia.

-Ehi! Non sono io quello che ha preso in giro Beckett!- puntualizzò Javier. -Abbassati! Abbassati! Si è voltato da questa parte!

 Entrambi i detective cercarono di nascondersi nell’auto, senza però perdere di vista i movimenti di Castle. Lo scrittore camminava avanti e indietro davanti al portone di un palazzo, guardando di tanto in tanto l’orologio. Dopo pochi istanti una donna dai lunghi capelli biondi che usciva proprio da quel palazzo di diresse verso di lui e lo abbracciò con molto trasporto. Castle non sembrava per niente infastidito e, anzi, dopo essersi scambiati qualche parola i due si allontanarono insieme chiacchierando amabilmente.

Ryan ed Esposito, sicuri non poter essere più scoperti, si raddrizzarono sui loro sedili e si scambiarono uno sguardo preoccupato.

-La conosci?- chiese Ryan rompendo per primo quel silenzio imbarazzante.

Esposito non dovette nemmeno rispondere.

-Appunto…che si fa?- continuò Ryan guardando fisso avanti a sé come in trance.

-Che intendi dire?

-Non lo so…non sarebbe il caso di dirlo a…

-No!- urlò Esposito che fece prendere un colpo all’amico seduto accanto a lui.

Ci fu una nuova pausa. Entrambi potevano sentire gli ingranaggi del cervello dell’altro che si interrogavano sulla prossima mossa da fare.

-Tu sai che se non lo diciamo a Beckett, lei prima o poi lo verrà a sapere comunque, vero? E quando scoprirà che noi sapevamo e non abbiamo detto niente, ci ucciderà! Prima ucciderà Castle e poi noi…lentamente e dolorosamente, aggiungerei- era stato di nuovo Ryan ad interrompere quel silenzio.

-Ok…ragioniamo! Potrebbe esserci una spiegazione razionale per cui Castle è qui e non negli Hamptons! Magari è dovuto tornare urgentemente in città! Magari ha persino chiamato Beckett e noi stiamo qui a preoccuparci per niente!- Esposito accennò ad un sorriso non molto convinto per cercare di dare sicurezza alle sue parole.

-Giusto…hai ragione, bro! Di sicuro ha chiamato Beckett e partiranno domani insieme!

-Già…

Sorrisero entrambi come a volersi incoraggiare a vicenda. Ma Ryan non accennava a mettere in moto la macchina e a volersi allontanare dalla “scena del crimine”.

-Potremmo…potremmo chiamarlo per controllare, no?- suggerì l’irlandese quasi sottovoce e nascondendosi dietro ad un leggero colpo di tosse.

-Ottima idea!

-Ok…chiama!

-Perché io?

-Paura, Esposito?

Esposito fece una risata forzata. Sì, aveva paura di fare quella telefonata perché non era poi così convinto che Castle fosse un agnellino. E non voleva prendersi la responsabilità di scoprire la verità.

-Paura? Io? Assolutamente no! Ma tu hai avuto l’idea e tu chiami!

Ryan non seppe come ribattere a questa osservazione. Con una smorfia di disapprovazione prese il suo cellulare e compose il numero di Castle, nascondendo il proprio numero e mettendo il vivavoce.

Primo squillo. Ryan alzò lo sguardo ad incrociare quello di Esposito: pregava affinché Castle non rispondesse perché non aveva la più pallida idea di cosa dire e di come comportarsi! Se c’era una cosa che il detective Ryan non era mai stato in grado di fare era mentire in modo convincente!

Secondo squillo. Forse Castle non avrebbe risposto e Ryan avrebbe potuto lasciare che Esposito facesse un secondo tentativo!

-Pronto?

“Maledizione!” pensò Ryan appena sentì chiara la voce di Castle.

-Ehi, Castle! Come va?

-Ryan?- entrambi i poliziotti percepirono un cambiamento nel tono di voce dello scrittore. Sembrava ci fosse una nota di panico. E decisamente questo non era un buon segno!

-Ehm…sì!

Esposito scosse la testa! Che gli era saltato in mente di far chiamare Ryan? Quello non era capace di mentire neanche ad un morto!

-Perché mi chiami? È successo qualcosa a Kate? Qualcuno le ha sparato?

-No! No…io…ehm…ho saputo che eri negli Hamptons! Perché sei negli Hamptons, vero?

Esposito si coprì gli occhi con una mano. Era ufficiale: Ryan era un disastro! Per tutta risposta l’irlandese diede un piccolo pugno sul braccio dell’amico.

-Sì…sono negli Hamptons! Sai, un po’ di vacanza…Kate mi raggiunge domani mattina!- il panico nella voce di Castle si era trasformato in disagio. Sembrava volesse interrompere quella telefonata al più presto. Ma Esposito fece segno a Ryan di continuare, di insistere, di indagare!

-Ah...e…sei solo?

-Certamente!

-Sicuro? No, perché mi sembra di sentire delle voci…

-Televisore…è acceso!

-Ah…e cosa stai guardando?

-Ryan…si può sapere perché hai chiamato? Vuoi sapere cosa sto guardando in televisione?

“Maledizione!” pensò di nuovo Ryan. Castle era riuscito ad invertire i ruoli: ora era lo scrittore a porre delle domande! A cui, ovviamente, Ryan non sapeva cosa rispondere!

-Ahahahahah! Ma cosa dici? No! Io…beh, in realtà sono qui con Esposito e ci chiedevamo se per caso tu potevi fare qualche telefonata per procurarci all’ultimo minuto dei biglietti per la partita di stasera!- Ryan si stupì di se stesso. Era riuscito ad inventare una frottola non solo in pochi secondi ma soprattutto credibile! Anche Esposito sembrava condividere il suo stupore.

-Mi dispiace, ragazzi! Ma ci avevo già provato anche io! È tutto esaurito da giorni!

-Oh…beh, grazie lo stesso! E divertiti negli Hamptons con Beckett!

-Vedrò di fare del mio meglio! Ciao, ragazzi! A lunedì!

-A lunedì- risposero in coro Ryan ed Esposito.

I due detective chiusero la telefonata con un profondo respiro.

-Il lato positivo è che non ti sei fatto scoprire…- cominciò Javier. Ryan annuì soddisfatto di se stesso per la sua performance. -Quello negativo è che Castle ci ha palesemente mentito. Il che vuol dire che anche Beckett non sa che Castle è qui…

-Già…quindi le sta nascondendo qualcosa!- concluse Ryan.

Il detective si decise a mettere in moto l’auto e a dirigersi verso casa. Le pizze che Esposito teneva ancora in mano erano ormai fredde e di certo la partita sarebbe cominciata prima ancora che i due potessero arrivare a casa di Ryan. Nessuno dei due aprì bocca per un paio di isolati, quando l’irlandese fu costretto a fermarsi ad un semaforo.

-Senti, Javier…credo che sia nostro dovere dirle come stanno le cose. In fondo io vorrei saperlo, se fossi al suo posto!

-E’ solo che non mi piace mettermi in mezzo tra quei due…perché non facciamo un ultimo controllo?

-Cosa intendi?- il verde era scattato al semaforo e Ryan stava lentamente riprendendo la marcia.

-Gira a destra, amico!- disse improvvisamente Esposito mettendo la mano sinistra sul volante.

-Ehi! Che ti prende? Potevi avvisare un po’ prima…comunque hai sbagliato strada, io abito dalla parte opposta!

-Lo so! E infatti non stiamo andando al tuo appartamento!

Ryan si limitò a fissare il collega perplesso.

-Torniamo al distretto!

-Che cosa? Javier…non vorrai fare quello che penso tu voglia fare?- c’era un certo rimprovero nella voce di Kevin, che però non scalfì le intenzioni di Esposito.

-Se stai pensando che io voglia rintracciare il gps del cellulare di Castle per vedere dove è stato e dove è adesso, beh…sì, hai indovinato! Senti, Kevin- continuò Esposito notando l’espressione contrariata e preoccupata dell’amico. -Non abbiamo alternative! Se invece di Castle e Beckett si trattasse di un caso qualsiasi faremmo lo stesso, no? Abbiamo appena interrogato un sospettato che ci ha fornito un alibi che noi sappiamo essere fatto…quindi non ci resta che scoprire dove era realmente il sospettato perché ci ha mentito! Siamo dei detective…stiamo solo facendo il nostro lavoro!

Ryan annuì convinto e per tutta risposta pigiò con più forza il pedale dell’acceleratore. Prima sarebbero arrivati al distretto, prima avrebbero avuto una risposta alle loro domande.

 

 

-Merda…- riuscì a dire Ryan non appena i risultati degli spostamenti di Castle si visualizzarono sullo schermo del suo computer.

-Che schifoso bugiardo ipocrita!- rincarò la dose Esposito. -Nelle ultime ore Castle non si è mai mosso da New York! Non ci è mai nemmeno andato negli Hamptons!

-Già…è stato quasi tutta la mattina nel suo appartamento. Verso l’ora di pranzo si è spostato nell’Upper East Side e si è fermato lì per un po’…di certo non era solo! Non credo proprio che abbia attraversato la città all’ora di pranzo per starsene tutto solo!

-Lo penso anch’io! Poi si è fatto un giro a Central Park, sulla 5th strada fino a quando non si è spostato nella zona dove lo abbiamo incontrato poco fa…e ora si trova a White Hall…

-Aspetta…guarda qui e qui- disse Ryan notando un particolare interessante. –Il cellulare di Castle deve aver avuto il bluetooth accesso per tutta la giornata oggi perché è entrato in connessione con altri telefoni…

-Vedo…e guarda caso il telefono con cui è in connessione ora è lo stesso dell’ora di pranzo…

-…questo significa che la donna che abbiamo visto con lui poco fa…

-…era con lui anche a pranzo!

Tutte quelle scoperte non stavano certo migliorando l’umore di Kevin e Javier che ad ogni passo vedevano peggiorare la posizione del sospettato Richard Castle.

Esposito prese il telefono e compose velocemente un numero di poche cifre: -Bryte? Ciao, sono Esposito della Omicidi! Potresti farmi un favore? Mi serve conoscere il nome cui è intestato il seguente numero…sei pronto? Ok, 555-6712543…sì, aspetto in linea.

Nella breve pausa Ryan aveva trattenuto il fiato come se questo potesse aiutare a migliorare la situazione o comunque potesse rendere più rapidi i controlli di questo Bryte.

-Elizabeth Connelly! Perfetto, grazie! Ti devo un favore!

Mentre ancora Esposito chiudeva la telefonata, Ryan aveva digitato il nome ottenuto da Bryte nel database della Motorizzazione Civile: in pochi istanti ottennero il responso.

-E’ lei, non ci sono dubbi! La donna che abbiamo visto con Castle era Elizabeth Connelly!

I due fissarono lo schermo con aria rassegnata: avevano sperato fino all’ultimo di poter trovare una spiegazione logica al comportamento bizzarro dello scrittore, ma evidentemente l’uomo gli aveva mentito perché si trovava con un’altra donna. Come aveva potuto tradire così Kate?

-E adesso chi lo dice a Beckett?- commentò Ryan spostando lo sguardo sul compagno. Per tutta risposta Esposito alzò le spalle in segno di resa. Mantenere il segreto era impossibile e soprattutto scorretto; ma dire la verità era terribilmente difficile!

Forse…

-Ehi, ragazzi! Cos’è che dovete dirmi?

 

To be continued…

 

Ecco qui il primo capitolo di questa nuova storia incentrata su Ryan ed Esposito: i nostri due detective stanno mettendo a frutto i loro anni di esperienza nei confronti di un sospettato molto particolare: Richard Castle! Che ci faceva il nostro scrittore preferito in compagnia di un’altra donna? E soprattutto perché aveva mentito a Kate?

La risposta vi aspetta nel prossimo capitolo…

Per ora aspetto di sapere cosa ne pensate di questo! A presto!

Laura

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Part Two ***


Part two

 

-Ehi, ragazzi! Cos’è che dovete dirmi?

Kate Beckett era apparsa all’improvviso davanti ai due detective che per poco non ebbero un infarto. A grandi passi si diresse verso la propria scrivania sollevando fascicoli e sposando scartoffie abbandonate in malo modo.

-Beckett! Che ci fai qui?- chiese Esposito dando voce ai propri pensieri e a quelli dell’amico.

-Eccolo!- esclamò la donna riemergendo dalla propria scrivania con in mano il suo cellulare. -L’avevo dimenticato! E non volevo partire senza…non si sa mai, qualche emergenza!- Kate era ritornata a pochi passi da Ryan ed Esposito che la guardavano con un sorriso falso stampato in faccia. La detective corrugò la fronte e li fissò sospettosa per qualche istante.

-Allora…cosa non dovete dirmi?

Esposito e Ryan si aspettavano che Beckett non avrebbe ceduto facilmente, ma ci avevano sperato ardentemente! Perché dovevano essere loro a fare il lavoro sporco? Castle era il bugiardo traditore, ma erano loro a dover aprire gli occhi a Beckett! Non era affatto corretto! Né facile!

-Qualche nuovo caso?- incalzò Kate.

-No- risposero in coro Kevin e Javier sempre più sotto pressione.

-E allora perché voi siete ancora qui?

I due si scambiarono un’occhiata. Era giunto il momento di iniziare a mentire o di dire la verità…di scegliere quale strada prendere! Ma Beckett fu più rapida di entrambi: cogliendo i due alla sprovvista, afferrò con una mano lo schermo del computer di Ryan e di scatto lo voltò verso di lei.

-E adesso vediamo cosa mi state nascondendo!- il sorriso di Kate si spegneva poco a poco mentre lentamente capiva quello che quella schermata le stava rivelando.

-Beckett…- Ryan sentiva l’esigenza di dire qualcosa, forse per giustificare quell’ingerenza nella sua vita privata e in quella di Castle, forse per cercare di consolare la donna. Aveva notato gli occhi lucidi della detective e gli sembrava che avesse smesso di respirare. Vedeva il suo cuore spezzarsi a ogni parola che leggeva sullo schermo.

-Che…che cosa significa tutto questo? Perché state controllando il cellulare di Rick? E…chi è questa Elizabeth Connelly?- Kate aveva alzato lo sguardo su Kevin e Javier e i due capirono che la donna non se ne sarebbe andata di lì senza avere delle risposte.

Esposito, notando l’imbarazzo dell’amico, decise di prendere in mano la situazione e di chiarire a Beckett come stavano le cose.

-Abbiamo visto Castle un’oretta fa…sulla 1st avenue. Ryan ed io eravamo andati a prenderci una pizza e…lui era dall’altra parte della strada- cominciò Esposito cercando allo stesso tempo di essere chiaro e preciso nella sua esposizione ma non troppo duro.

-Già…stava aspettando…lui stava aspettando una donna. Castle non ci ha visti ovviamente- precisò Ryan.

Kate non aveva ancora aperto bocca dopo queste notizie: in compenso i suoi occhi si spostavano veloci da Ryan a Esposito, alla schermata del computer dove la foto di quella Elizabeth Connelly cominciava ad innervosirla pesantemente.

-Ryan ha pensato di fare qualche controllo per essere sicuri…e così lo abbiamo chiamato.

-Lo avete chiamato?- disse Kate come risvegliandosi da uno stato di trance.

-Sì e ha confermato che era negli Hamptons- precisò Ryan.

-E allora abbiamo deciso di controllare i suoi spostamenti nelle ultime 24 ore. Non ha mai lasciato New York…e si è incontrato con questa donna a pranzo e…ora- le ultime parole furono più un sussurro che altro, quasi che Esposito non volesse farle sentire alla detective.

-Ora? E’ con lei ora?- la nota di odio e disprezzo nella voce di Kate era ben evidente e non sfuggì ai due poliziotti.

Restarono in silenzio per alcuni istanti, come se si aspettassero ordini da Beckett su cosa fare. Quando videro la donna prendere il cellulare ed allontanarsi, Ryan disse: -E ora? Quale è la prossima mossa?

Beckett si voltò con gli occhi lucidi: -Non c’è nessuna prossima mossa, Ryan!- e ricominciò a camminare verso l’ascensore mentre Ryan ed Esposito ne seguivano i movimenti con aria perplessa. Non era da lei arrendersi così, lasciare che Castle la passasse liscia per quell’evidente tradimento!

Ed, infatti, quando le porte dell’ascensore si aprirono, Kate si voltò nuovamente versi i due detective mordendosi il labbro inferiore con forza. Strinse i pugni e con passo militare tornò davanti alla scrivania di Ryan che fu leggermente spaventato quando la donna batté le mani sul tavolo appoggiandosi ad esso e sporgendosi verso il povero Ryan che la guardava con una punta di terrore negli occhi.

-E invece abbiamo una prossima mossa! Portatelo qui, con una scusa qualsiasi! E fatelo confessare! Voglio sentire con le mie orecchie la sua versione di questo sporco tradimento! Io nel frattempo me ne starò dietro il vetro della sala interrogatori meditando sulla punizione più corretta da infliggerli!

Ryan ed Esposito si scambiarono un’occhiata soddisfatta: Kate Beckett era tornata!

 

 

Richard Castle non era abituato a stare seduto da quel lato della stanza degli interrogatori, ma Ryan ed Esposito lo avevano praticamente costretto ad accomodarsi lì. In effetti era tutto molto strano: dalla telefonata in cui quei due gli chiedevano di procurargli dei biglietti per la partita a quella improvvisa convocazione al 12th distretto.

Aveva dovuto fingere di essere negli Hamptons e per questo era arrivato al distretto solo dopo due ore dalla telefonata di Ryan. Ed ora se ne strava lì ad aspettare che quei due aprissero bocca e li facessero capire il motivo di tanta fretta. Ma Rick era inquieto: Ryan ed Esposto avevano una strana espressione. Sorridevano apparentemente, ma dietro quel sorriso Rick riuscì ad intravedere una punta di rabbia e delusione.

-Allora, ragazzi, volete spiegarmi perché mi avete fatto venire fino a qui dagli Hamptons?

-Certo…dagli Hamptons! Beh, sei arrivato in fretta!- disse Esposito aprendo le ostilità contro lo scrittore.

-Abbiamo un caso da risolvere….- continuò Ryan appoggiandosi al tavolo con fare quasi minaccioso.

-…avremmo potuto chiamare Beckett ma…

-…ma di sicuro lei avrebbe rinunciato alle sue vacanze pur di risolvere il caso…

-…e non volevamo che rinunciasse agli Hamptosns…

Quei due avevano imparato il vizio di finire le frasi dell’altro come Castle e Beckett, cosa che fece sorridere per un momento lo scrittore.

-Ok…allora ditemi di cosa si tratta, così posso tornare negli Hamptons con Kate.

-Certo, Castle, non vorremmo mai distoglierti dai tuoi mille appuntamenti!- l’evidente doppio senso della frase non era sfuggito a Rick; ma non era una delle solite allusioni che Esposito ancora faceva su Kate e Rick dopo mesi che stavano insieme. Lo scrittore si mosse sulla sedia agitato: che avessero scoperto qualcosa? No, non era possibile! Come avrebbero potuto sapere che lui non era stato affatto negli Hamptons e che si era incontrato con Elizabeth?

-Quindi chi è il morto?- continuò Castle cercando di non pensare allo strano comportamento dei due detective.

-Nessuno…per ora- ed Esposito sottolineò bene le ultime due parole.

-E allora quale sarebbe il caso se non c’è un cadavere?

-Non c’è un cadavere, Castle…ma c’è una vittima!

-Ok, quindi c’è un ferimento!- precisò Castle con lo sguardo attento per non perdere tempo.

-Direi…una pugnalata al cuore…- commentò di nuovo Esposito. Castle si voltò verso di lui: ancora quel tono da doppio senso che Castle non riusciva a capire.

Decise di soprassedere: -Abbiamo almeno un sospettato?

-Il fidanzato della vittima…- disse trionfante Ryan. -Non ha un alibi, o meglio…ha fornito un alibi falso. E tu sai, Castle, che chi fornisce un alibi falso ha qualcosa da nascondere!

Lo scrittore annuì condiscendente: -Che tipo di alibi ha fornito?

Ryan si prese un attimo prima di rispondere. Formulò nella sua mente la frase nel modo migliore perché Castle potesse capire in un lampo il chiaro riferimento a lui. E quando fu pronto si sporse in avanti verso lo scrittore intrecciando le dita: -Beh, diceva di essere nella sua villa al mare…ma in realtà è stato tutto il tempo a New York. Il gps del suo cellulare non mente!- Ryan sorrise soddisfatto per l’effetto che le sue parole aveva avuto su Rick che sbiancò visibilmente.

Come Beckett aveva insegnato loro è proprio quando il sospettato mostra i primi segni di cedimento e smarrimento che bisogna agire ed affondare il colpo.

-Dicci un po’, Castle, chi è Elizabeth Connelly?

Ed ecco che il colpo era stato affondato! Le tattiche di Beckett non fallivano mai: a Castle si bloccò il respiro per qualche istante. Lo avevano scoperto! E la storia che c’era un caso da risolvere era stata solo una scusa per trascinarlo lì…e lui era caduto in trappola come un pivello! Anche se faticava ancora a crederci…pensava di essere stato bravo a nascondere le proprie tracce ed invece…Esposito e Ryan lo avevano scoperto!

-Se ti stai chiedendo come abbiamo fatto, Castle, ti informo che non sei propriamente un genio del crimine- commentò Esposito.

-…e non sei nemmeno tanto fortunato- rincarò Ryan. -Ehi, Esposito, sembra che il nostro Castle non sappia cosa dire! Siamo stati troppo bravi ad incastrarlo!

-Vedo, amico! Magari possiamo parlare noi…o lasciar parlare queste!- e mostrò a Rick le immagini con le localizzazioni del gps del suo telefono che lo inchiodavano.

Lo scrittore esaminò il tutto con molta velocità: ok, era ufficiale, quei due sapevano veramente tutto. Non aveva senso mentire ancora!

-Ok, ragazzi, posso spiegare! Non è come pensate!

-Oh, certo…non l’abbiamo mai sentita questa frase, vero bro?

-Mai…sono tutti innocenti!- rispose Esposito.

-Non sto mentendo! Andiamo, non crederete che possa tradire Kate?!?

I due detective si scambiarono uno sguardo significativo. In effetti, non lo avrebbero mai pensato, ma quella sera…quello che avevano visto aveva messo in dubbio tutte le loro certezze.

-E’ vero, non sono andato negli Hamptons e qui a New York ho incontrato Lizzie…ma è solo un’amica!

-Così disse Bill Clinton alla moglie Hillary parlando di Monica Lewinsky!- commentò sarcastico Ryan.

-Veramente lui avrebbe detto che era solo una stagista…- puntualizzò Esposito.

-Oh, beh…hai capito il concetto, no?- replicò Ryan infastidito.

-Ehi, vi dispiace se torniamo alle mie spiegazioni?- propose Castle. –Volete dirmi che voi non conoscete Elizabeth Connelly?

Questa volta i due detective si guardarono stupiti ed un po’ imbarazzati. Possibile che Castle doveva sempre sottolineare l’abisso culturale che li separava? No, loro non conoscevano nessuna Elizabeth Connelly! E improvvisamente si sentirono loro al banco degli imputati.

-Non importa se la conosciamo noi, Castle! Quello che conta è che la conosci tu! E che per stare con lei hai mentito a Beckett!

-Non è così…Lizzie è forse la più famosa esperta di astronomia di tutta la Costa Est! Sono stato da lei per fare una sorpresa a Kate!

Ci fu un attimo di silenzio in cui Esposito e Ryan elaborarono la nuova informazione ottenuta da Castle. Il primo a cui tornò l’uso della parola fu Javier: -Certo, è ovvio…una sorpresa per Beckett! Perché non ci abbiamo pensato? E, per curiosità Castle, la sopresa è che hai un’altra?

Lo scrittore spazientito sollevò una borsa che aveva portato con sé. I due detective non l’avevano notata prima. Castle la aprì ed estrasse un contenitore a forma di tubo.

-Forza, detective, apritelo!- disse con tono quasi minaccioso Rick.

E senza distogliere lo sguardo da Castle Ryan prese il tubo e lo aprì, togliendone due fogli pergamenati che dispiegò con delicatezza sul tavolo. Sul primo era raffigurata una porzione di cielo, ma né Esposito né Ryan avrebbero saputo dire con esattezza quale. C’erano però tre punti segnati in modo particolare, come se volessero essere messi in evidenza da chi aveva compilato quella mappa celeste.

Fu solo allora che i due detective guardarono anche la seconda pergamena…e capirono!

-Lizzie mi ha consigliato quale costellazione comprare per Kate. E stasera a casa sua stavamo aspettando il buio così che lei potesse insegnarmi come individuarla, in modo che io potessi poi mostrarla a Kate domani sera negli Hamptons! Voi non ricordate che giorno è domani, vero? È l’anniversario della morte della madre di Kate…e come potete leggere da quel certificato la costellazione che state guardando e che ora si chiama costellazione Beckett ha tre stelle: Johanna, Jim e Kate! Così ogni notte Kate potrà almeno con un po’ di fantasia rincontrare sua madre.

Esposito e Ryan non riuscivano a sollevare lo sguardo da quelle maledette pergamene. All’improvviso si resero conto che il loro fiuto da detective aveva miseramente fallito!

-Dannazione, Esposito! Te l’avevo detto che non poteva aver tradito Kate!- disse Ryan come risvegliandosi da un sonno profondo.

-Ah…tu l’avevi detto? E chi ha voluto chiamare Castle per controllare se ci avrebbe mentito su dove si trovava?

-Ma tu sei voluto tornare al distretto per mettere il gps del cellulare di Castle sotto controllo!

-Ok, ragazzi…non fa niente!- intervenne Rick per spegnere la lite tra i due amici prima che degenerasse. –L’importante è che tutto si sia chiarito, ma soprattutto che Kate non abbia saputo nulla di questa storia!- Rick sembrava sollevato per come alla fine aveva chiarito la propria posizione. Ma vedendo le facce di Esposito e Ryan rabbuiarsi, Castle ebbe un cattivo presentimento: -Perché voi non le avete detto nulla, vero? VERO?

Lo scrittore non ebbe bisogno di una risposta perché vide comparire la donna sulla soglia della stanza interrogatori: aveva gli occhi lucidi, doveva aver pianto o comunque esserci andata molto vicina. Eppure sorrideva, uno di quei sorrisi che toglievano l’aria nei polmoni a Rick: doveva aver sentito tutta la discussione tra lui e i due detective da dietro il vetro a specchio.

-Mi dispiace, Kate! Non avresti dovuto saperlo così!- ma la donna si gettò tra le braccia dello scrittore prima che lui potesse dire qualsiasi altra cosa.

-Oh, non importa! È la cosa più dolce che qualcuno abbia mai fatto per me, Rick! Grazie!

Esposito e Ryan assistevano alla scena imbarazzati con gli occhi puntati al pavimento. Decisero di tentare la fuga in silenzio confidando nel fatto che quando Rick e Kate erano insieme si scordavano praticamente di tutto il resto del mondo, ma al primo passo Castle li bloccò.

-Ehi…ehi…ehi…dove credete di andare voi due?- il tono dello scrittore era di nuovo minaccioso.

-Ehm…noi….noi, in effetti….

-Che ne dici, Beckett…non dovremmo punirli in qualche modo?- il ghigno malefico di Rick non piacque affatto ai due detective.

-Mmhh…credi proprio di sì, Castle! Hai già qualcosa in mente?

-Oh, sì…e sono sicuro che la apprezzerai- e Castle si avvicinò all’orecchio della donna sussurrandole qualcosa: il ghigno malefico ora era anche sul volto di Kate!

 

 

Castle scese dall’auto della detective con una certa teatralità: voleva godersi quel momento fino in fondo e niente glielo avrebbe impedito! Quello era il giorno della vendetta…ed Esposito e Ryan avrebbero provato sulla loro pelle cosa significava mettersi contro Richard Edgar Castle!

Kate aveva parcheggiato l’auto vicino all’incrocio tra la 2nd avenue e la St. Mark Pl., sempre molto trafficato a quell’ora per via anche dei lavori in corso che sembravano non dover terminare mai!

Rick indicò a Kate un bar proprio all’angolo che “casualmente” aveva anche tavolini all’aperto, dove i due si accomodarono; lo scrittore con un cenno della mano chiamò il cameriere.

-Io prendo un thè freddo alla pesca. Molto freddo, perché oggi è una giornata particolarmente calda! E tu, Beckett?

-Io una tequila sunrise- Kate sentì su di sé lo sguardo ammiccante di Rick. –Che c’è, Castle? Non sono in servizio!

-Già…ma questo vuol dire che poi dovrò guidare io!- rispose l’uomo sornione.

-Scordatelo! Piuttosto mi faccio ritirare auto e patente!

Attesero qualche minuto ed il cameriere tornò con le ordinazioni; lo scrittore guardò l’orologio: mancavano pochi secondi alle 12 esatte. L’ora della vendetta, l’aveva ribattezzata Castle con il suo solito ghigno maligno. -Ci siamo, dovrebbero arrivare da un momento all’altro!- e il suo viso aveva la stessa espressione di quella di un bambino che aspetta con ansia la notte di Natale solo per vedere la montagna di regali che riceverà.

Ed infatti, dopo pochi istanti, Rick indicò un’auto che stava parcheggiando lungo la St. Mark Pl.; ne scesero due poliziotti in perfetta uniforme.

Ovviamente nera.

Ovviamente sotto il sole cocente delle 12.

Ovviamente nell’ora di punta.

Ovviamente erano Ryan ed Esposito!

I due si diressero verso il cuore dell’incrocio dove un altro poliziotto della stradale stava stancamente e con fatica tenendo a bada gli automobilisti della Grande Mela. Gli dissero qualcosa gesticolando e…presero il suo posto. A dirigere il traffico. Ryan ed Esposito stavano dirigendo il traffico.

Castle sorrise soddisfatto.

-Credi che abbiamo esagerato, Rick?- domandò Kate sorseggiando il suo drink e guardando i due colleghi arrancare nel traffico cittadino.

-Assolutamente no! Hanno di non saper fare i detective…magari però sanno almeno dirigere il traffico!

Rick non fece in tempo a terminare la frase che sentì un improvviso rumore di freni e poi uno schianto. Castle e Beckett si voltarono verso i due detective, scuotendo il capo sconsolati.

-Mmhh…a quanto pare, no! Non sanno nemmeno dirigere il traffico!- disse Kate e con un sospiro si alzò per raggiungere il luogo dell’incidente. Ci sarebbe voluta tutta la sua diplomazia per evitare che gli automobilisti facessero causa a quelle due calamità naturali che erano Ryan ed Esposito!

 

 

Eccoci qui con il secondo ed ultimo capitolo di questa breve storia! L’idea di Ryan ed Esposito che dirigono il traffico mi ronzava nella testa da un po’…e credo proprio che Rick potrebbe decidere di punirli in questo modo se si ritenesse necessario.

Beh, almeno abbiamo scoperto che Rick non è un traditore…ma il solito uomo perfetto che se resta sulla piazza ancora per un po’ rischia che me lo prendo io!

Comunque, spero che questa storia vi sia piaciuta e vi abbia fatto sorridere! Io mentre la scrivevo sul treno ridevo come una pazza…e i miei vicini di posto credo abbiano pensato che io fossi da ricovero! Ma pazienza!

Ora basta chiacchiere! Fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto!

Laura

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=689435