Friendly enemy

di Vivien L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


 (C. J. McCandless) Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

 Friendly enemy
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 -Bella, amore?-

Una voce dolce e cristallina si insinua nel vortice caotico dei miei pensieri, risuonando nel silenzio che è sceso intorno a me.

-Ehi, ragazzina, è ora di svegliarsi- adesso la voce è più vivace, vergata da una nota ironica che mi costringe a socchiudere gli occhi, per incontrare quelli verdi e cristallini del mio uomo.

Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare illumina in un meraviglioso gioco di colori il suo bel viso,le ciglia lunghe e setose che ombreggiano il suo sguardo magnetico e intrigante, la fronte ampia e mascolina sferzata da una ciocca di capelli folti e leonini, le labbra rosse e carnose piegate in un sorriso dolcissimo, le dita che giocherellano con i miei boccoli scuri.

Mugolo, irritata per il brusco risveglio, stiracchiando le gambe ed incontrando il calore delle sue, ed Edward mi attira a se in un abbraccio delicato,costringendo il mio viso ad immergersi nel suo petto, la sua bocca che si posa sulla mia fronte in un casto bacio di buongiorno .

Sbuffo -Mmm...possibile che ogni mattina sia sempre la stessa storia?- borbotto, e lui ridacchia.

-Non è colpa mia se sei una dormigliona cronica, Swan!-

-Stronzo!- sibilo di rimando, sfregando il naso contro la sua pelle, e in quel momento sento un brivido attraversargli la schiena.

Alzo gli occhi, incontrando il mare limpido dei suoi, simulando un espressione sorpresa, un sorriso biricchino a piegare le mie labbra -Non ne hai ancora abbastanza?- continuo, maliziosa e sfacciata, e il suo sguardo ridiscende lentamente sui miei seni nudi, accendendosi di una scintilla carica di desiderio.

La sua bocca trova subito la mia, coinvolgendomi in un bacio passionale -Non ne ho mai abbastanza di te- ansima, ed io sospiro, volgendo lo sguardo verso la finestra, che si affaccia sul folto skyline newyorkese: i grattacieli che si susseguono infiniti lungo la statale, i palazzi dell' upper-east side baciati dal sole , le bandiere americane che svolazzano alla calda brezza primaverile che satura l'aria...

Il silenzio che si è cristallizzato intorno a noi viene interrotto all'improvviso da un suono stridulo e insistente, ed Edward si irrigidisce.

Sbuffo, spazientita, ma un sorriso dolcissimo affiora sul mio volto quando scorgo gli occhi del mio uomo riempirsi di una gioia talmente profonda da destabilizzarmi.

-Tua figlia reclama la sua poppata-sussurro, ed Edward ridacchia, afferrandomi per la vita e stringendomi forte a se.

-Non andare, mammina- la sua voce è lamentosa, simile a quella di un bambino capriccioso, ed in risposta alzo gli occhi al cielo, fingendomi irritata.

-Tale padre, tale figlia- ignorando le sue braccia, che tentano ancora una volta di intrappolarmi in una stretta ferrea e possessiva, mi sollevo dall'imponente baldacchino che capeggia al centro della stanza, coprendomi con una pudica camicetta da notte e passandomi distrattamente una mano fra i capelli.

-Sai che adoro queste tue mise da educanda?- borbotta Edward, ed io scuoto il capo, esasperata.

-Imbecille- spero tanto che mi abbia sentito, perchè amo battibeccare con lui.

Edward non da segno di aver afferrato la mia provocazione, e allora io mi affaccio lungo il corridoio dell' appartamento, incamminandomi verso la camera della bambina e socchiudendo l'uscio della porta, prima che il pianto di mia figlia diventi più acuto ed insistente.

-Amore mio- sussurro dolcemente, quando gli occhietti chiari di Eveline si immergono nei miei.

La piccina spalanca la boccuccia rosea, agitando le manine in aria e iniziando a scalciare freneticamente.

Sorrido, estasiata alla vista di quella creatura meravigliosa che è sangue del mio sangue, nata dall'immenso amore che nutro per il mio uomo, e che lui nutre per me,afferrandola per la vita e caricandomela sulle spalle.

Eve inizia a piangere più forte, e le sue manine si posano sul mio seno.

Tento di calmarla, e nel frattempo mi incammino velocemente verso la camera da letto, dove un Edward assonnato borbotta parole incomprensibili all'auricolare del suo telefonino.

Lo ignoro, sedendomi sul materasso e iniziando a riempire il visino di mia figlia di baci, finchè il suo pianto si quieta, piccoli singhiozzi a scuoterle il petto.

-Brava, amore mio- la piccola mi rivolge un sorrisetto soddisfatto quando scopro il mio seno e avvicino la sua bocca al mio capezzolo; dopo pochi secondi inizia a succhiare voracemente, ed io trattengo il fiato, stringendo i denti per il dolore passeggero che mi provoca allattarla.

-Sì, ok,ci sarò- continua a ripetere Edward; sembra irritato. Sbuffa - Ho capito, va bene. Però dovrai aspettare questo pomeriggio, adesso devo andare in ufficio a...-

Dall'altro capo del telefono provengono dei suoni molto simili a grida disumane, ed io sussulto.

Il mio fidanzato prorompe in un' esclamazione esasperata -Ho capito, Tanya, dannazione!-

Questa volta tocca a me irrigidirmi, ed anche la bambina sembra accorgersene, perchè le sue ditina si stringono con maggior foga ai miei capelli, come a richiamare la mia attenzione su di se.

Nel frattempo, i miei pensieri si concentrano su Tanya Denali, la bellissima e affascinante ex moglie di Edward che, da qualche mese a questa parte, non fa altro che tormentarlo con telefonate agli orari più improbabili e richieste improvvise che, al solito, contribuiscono soltanto a mandare all'aria tutti i piani che io e Edward organizziamo nella nostra quotidianità.

Conobbi Edward Cullen in un lontano pomeriggio di quasi tre anni prima: insegnava economia aziendale alla New York University ed io, invece, ero una semplice studentessa al terzo anno di specializzazione in Scienze politiche e sociali.

La prima volta che lo vidi fui subito catturata dalla bellezza irraggiungibile del suo viso, dalla sua figura possente e slanciata, dal fascino atipico che emanavano i suoi occhi verdi e luminosi.

Iniziammo a frequentarci quasi per scherzo; avevo capito sin dall'inizio che Edward non era alla ricerca di una relazione stabile e duratura ed io, appena uscita da una storia finita male, ero più che disposta a lasciarmi vezzeggiare da quell'uomo così bello e carismatico.

Alcuni mesi dopo scoprii che Edward aveva da poco tempo divorziato dalla moglie, ma questo particolare non bastò a scoraggiarmi nel continuare a portare avanti la nostra relazione, che si stava pian piano trasformando in un amore sincero e passionale a cui, superata la paura iniziale di rimanere inevitabilmente coinvolti, ci abbandonammo entrambi con il massimo trasporto.

-Sarah come sta?- la sua voce interrompe ancora una volta il vortice caotico dei miei pensieri, ed io sobbalzo.

Sarah è la figlia nata dal precedente matrimonio di Edward con Tanya: una ragazzina di 12 anni spigliata e solare, bella come suo padre e acida come la madre, che non perde occasione di ribadire il fatto che io sia soltanto un'intrusa sgradita che si è brutalmente intromessa nel loro idillio familiare.

E, nonostante cerchi di comportarmi, con lei, da donna matura e consapevole, molto spesso ripenso alle sue parole, e mi chiedo se la ragazza non abbia ragione nell'accusarmi di essere soltanto un subdolo impedimento alla riappacificazione dei suoi genitori.

-Va bene, ho capito...sì, sì, certo, come vuoi tu- nel frattempo Eveline ha spalancato la boccuccia, allontanandosi dal mio seno e rivolgendomi un pallido sorriso.

Sospiro, riabbottonandomi la camicetta e iniziando a cullarla, e le sue manine si immergono nei miei boccoli scuri, giocherellandoci vivacemente, prima che un gorgoglio soddisfatto abbandoni le sue labbra.

-Che puzza,amore- la prendo in giro, ridacchiando e lasciando una pacca delicata sul suo sederino, e la piccola mugola, contenta, per poi iniziare a scalciare fra le mie braccia, gli occhi fissi sulla figura di suo padre, che pochi secondi dopo spegne il cellulare, rilasciando uno sbuffo seccato.

-Non sopporto quella donna- borbotta, irritato, sollevandosi dal materasso e avvicinandosi a noi.

-Oh, ecco la mia principessa!- ride, lambendo una sua guancia con le dita della mano destra, e Eveline emette uno squittio eccitato, dibattendosi per essere presa in braccio dal suo papà.

Edward l'accontenta, ed io tiro un sospiro di sollievo, allontanandomi da loro e dirigendomi in bagno.

Pochi minuti dopo, l'acqua calda della doccia scivola sulla mia pelle e si mescola al profumo delicato del bagno schiuma alla fragola, il mio preferito.

Il terpore che mi circonda sembra distendere la tensione che la telefonata di Tanya mi ha procurato, ed io chiudo gli occhi, concedendomi qualche istante di meritato riposo, prima che due braccia familiari si ancorino alla mia vita in una stretta possessiva.

Sussulto, spaesata, voltando il capo di scatto e immergendomi negli occhi verde scuro di Edward, i capelli gocciolanti che ricadono sulla sua fronte mascolina, il volto tirato in un espressione serena, ma che non nasconde l'inquietudine che deve avergli procurato lo sguardo glaciale che gli ho rivolto.

-Qualcosa non va?- sussurra, la voce soave e vellutata, ed io scuoto il capo, mordendomi il labbro inferiore con forza nel tentativo di non lasciar uscire quelle parole che so essere stupide ed ingiustificate: Edward ha un'altra figlia di cui prendersi cura, e chi sono io per impedirgli di frequentare la sua famiglia?

Dovrò ancora una volta ingoiare il nervoso e sopportare le frecciatine di Sarah e Tanya, lo so, e so anche che questa è la scelta più semplice e giusta, eppure non posso non pensare che questa situazione non avrà mai fine...quando ho accettato di costruirmi una vita con Edward, sapevo che avrei dovuto fare i conti con il suo passato, e adesso non posso più tornare indietro.

Sorrido; un sorriso falso e tirato, lasciando un bacio sul suo petto glabro e muscoloso.

-Che voleva tua moglie?-

-Non è mia moglie- rimbecca, stizzito, ed io mi trattengo dal sollevare un sopracciglio verso l'alto:certo, lui e Tanya sono divorziati, ma allora perchè, dopo quasi due anni di relazione ed una figlia da crescere insieme, Edward non mi ha ancora chiesto di sposarlo?

Scuoto il capo, lasciando che quei pensieri abbandonino la mia mente.

-Certo, scusa, hai ragione- alzo le spalle, fingendomi indifferente -Comunque...cosa voleva Tanya?-

Il suo sguardo si incupisce -Che vada a prendere Sarah e che la tenga con noi questo fine settimana-

Impallidisco,boccheggiando in cerca d'aria.

Sarah, quella stessa ragazzina che mi odia e che vorrebbe volentieri vedermi morta , dovrebbe venire a stare a casa nostra per un intero week-end?

Edward nota l'espressione stranita che ha assunto il mio viso, perchè mi abbraccia dolcemente, baciandomi i capelli umidi e respirando il mio profumo

-Bella, sono solo pochi giorni...e lei se ne starà buona buona, te lo prometto-

Raccimolando tutta la pazienza a mia disposizione, onde evitare di dargli una rispostaccia degna del mio carattere scorbutico e insolente, gli rivolgo un sorriso sereno.

-Certo, non preoccuparti-

Ma lui non sembra molto convinto. Aggrotta la fronte

-Bella...-

-Devo andare- lo interrompo allora, finendo di sciacquarmi e aprendo l'anta del box doccia -Devo portare Eveline da mia madre, e poi oggi ho un colloquio molto importante. Ci vediamo stasera-

-Bella...- gli do un casto bacio sulle labbra, ignorandolo e allontanandomi da lui, per poi avvolgermi nel telo da bagno e asciugarmi in tutta fretta.

Quando entro nella nostra stanza un silenzio surreale si dirada nell'aria.

Il mio sguardo si concentra su una piccola foto appoggiata sul comodino del mio uomo, dove la figuretta di una bambina dai capelli biondi e riccioluti mi sorride dolcemente: le braccia di Sarah sono ancorate alle gambe di Edward, la sua manina piccola e rosea stretta fra quelle di Tanya.

La famigliola felice sorride; uno di quei sorrisi sereni e spensierati che nessuno potrà mai cancellare dai ricordi di Edward, e che neanche io e mia figlia, nostra figlia, potremo mai portargli via.

Sì, quella sarebbe stata una lunga giornata.

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Il cellulare continua a squillare, e da Edward nessuna risposta.

Sbuffo, esasperata, passandomi distrattamente una mano fra i capelli e rivolgendo uno sguardo seccato al mio orologio da polso, che segna le sette e mezza di sera.

Mia figlia continua a piagnucolare, instancabile: Eveline è una bambina molto sensibile, e avverte subito la mia inquietudine o, in questo caso, il fastidio che nutro nei confronti di quest'assurda situazione.

Perchè diavolo Edward non è ancora tornato? Questo pomeriggio mi ha telefonato in ufficio avvertendomi che sarebbe andato a casa di Tanya, ma che sarebbe rientrato ad un orario più che ragionevole, e invece...

Scuoto il capo, irritata: e io che avevo persino cucinato i piatti preferiti di Sarah, per cercare di farla sentire a suo agio e, possibilmente, di ammorbidirla un po' nei miei confronti!.

-Adesso basta- borbotto, inferocita, quando la segreteria telefonica del mio fidanzato mi avverte che il suo numero è irraggiungibile, afferrando mia figlia per la vita e caricandomela sulle spalle.

Pochi minuti dopo siamo già nel parcheggio dello stabile, le mie mani tremano nell'aprire la portiera dell'auto, gli occhi lucidi di rabbia e delusione.

Questa volta Edward me la paga davvero!

Il viaggio verso la periferia di New York prosegue tranquillo.

Eveline gorgoglia e batte le manine contro il seggiolino in cui è costretta, ma la musica che riempe l'abitacolo -le canzonette dei suoi cartoni preferiti- contribuiscono a calmarla, finchè non svolto verso Hope Start Avenue, una delle zone residenziali più ricche della città, dove una fila infinita di ville tipicamente americane si susseguono.

-Ora mi sente, quell'imbecille del tuo papà- sussurro dolcemente una volta scesa dalla macchina, liberando Eveline dalle cinghie del seggiolino e avvolgendola fra le mie braccia, per poi incamminarmi lungo il vialetto di villa Denali.

Suono ripetutamente al campanello dello stabile, finchè la porta non si apre e un sottile fascio di luce illumina l'oscurità che mi circonda. Due occhi verdi e cristallini si immergono nei miei, i boccoli biondi della bambina che scintillando al candore che la luna proietta nell'aria, un sorriso acido e sarcastico a piegare le sue labbra rosee e carnose.

-Che cosa vuoi?-

-Buona sera anche a te, Sarah- ribatto acidamente, pentendomi subito della mia rispostaccia. Prendo un respiro profondo, tentando di calmarmi.

-Non saluti tua sorella?- cerco di farla ragionare, avvicinandole mia figlia, che scalpita fra le mie braccia, ma Sarah si ritrae, disgustata.

-Quella mocciosa non è mia sorella!- ovviamente non raccolgo la sua provocazione.

E' solo una bambina, continuo a ripertermi, e allora le rivolgo uno sguardo paziente, trattenendo uno sbuffo seccato.

-Hai visto Edward, piccina?- le domando con voce dolce, e Sarah distende il viso in un espressione incattivita.

-Certo- la sua voce è stranamente gentile -Entra, Bella, te lo chiamo subito!- aggrotta la fronte, ridacchiando - Anzi, sai cosa fai? Vai sopra, in camera di mamma...li trovi entrambi lì!-

Una subdola rabbia mi coglie quando quelle parole si insinuano nei miei pensieri.

Che diavolo ci fa Edward, il mio Edward, in camera di Tanya?

Senza neanche risponderle mi incammino velocemente verso le scale che conducono al primo piano, mentre uno strano silenzio, interrotto soltanto dal battito del mio cuore, si cristallizza intorno a me.

Eveline continua a scalciare fra le mie braccia, ma io la ignoro, troppo ansiosa per poterle prestare attenzione, finchè i miei occhi non si affacciano sulla stanza che un tempo era stata quella di Edward e sua moglie, e lo spettacolo che mi si para davanti è ciò che di più sorprendente mi sia mai capitato.

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Capitolo 2
*** #2 ***


(C. J. McCandless) Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

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Le sue braccia sono ancorate alla vita di Tanya in una stretta ferrea e possessiva. Le sue labbra, così calde, tremendamente familiari, si posano sui suoi capelli in un bacio effimero e delicato, le dita che raccolgono lentamente le copiose lacrime che bagnano le gote della donna.

Piccoli singhiozzi abbandonano la sua bocca, diradandosi nell'aria, ed io mi sento stringere il cuore quando vedo gli occhi di Edward, verdi, cristallini, luminosi come una calda giornata di sole, pieni di un dolore talmente feroce da travolgere anche me.

-Shh....va tutto bene, Tanya. Ci sono io, con te-

Che cosa significano quelle parole? E perchè nella voce di Edward, il mio Edward, riesco a percepire una dolcezza che non ha mai rivolto a nessun altro?

Un vortice indistinto di domande si annida nella mia mente: che cosa è cambiato da questa mattina, quando il mio uomo mi ha rivelato di non sopportare la sua ex moglie?

E dove è finita l' acida, indisponente Tanya che, fino a pochi giorni prima, sembrava odiarmi di un odio feroce e indissolubile? Chi è quella donna così fragile e indifesa che giace fra le braccia del padre di mia figlia?

Scuoto il capo, tentando di mantenere la calma, di non farmi prendere dal panico, di non lasciare spazio ai fraintendimenti che una situazione così ambigua potrebbero far nascere in me, per poi schiarirmi la gola e muovere un passo in avanti, esitante.

-E-Edward?- un flebile sussurro abbandona le mie labbra, ed entrambi voltano il capo di scatto, sorpresi.

Gli occhi di Edward lampeggiano nei miei; sono tristi, addolorati, ma anche confusi e disorientati.

Tanya, invece, non mi rivolge l'espressione disgustata con cui è solita salutarmi. Al contrario, il suo viso si tende, quasi come a tentare di celare quella sconvolgente sofferenza che permea dai suoi lineamenti fini e delicati.

-Cosa ci fai qui?- borbotta la donna, ed io volgo lo sguardo verso il basso, per poi rialzarlo e incatenarlo al suo in una sfida muta e silenziosa da cui è lei ad uscirne vincitrice.

Sospiro -Io...beh, Edward non era ancora tornato a casa, e mi ero preoccupata-

L'uomo non sembra neanche raccogliere il rimprovero che si cela dietro il mio tono di voce.

Si limita a stringere Tanya con impeto, incapace di lasciarla andare.

-E' in buone mani, non preoccuparti-

Alzo le spalle, fingendo di non aver udito la sua risposta velenosa, avvicinandomi a loro e parandomi di fronte ad Edward.

-Posso sapere che cosa succede?- sono stranamente calma, ma dentro di me si agitano un tumulto di sensazioni devastanti nella loro intensità.

Edward esita, per poi iniziare -Bella, io non so se...-

-Cosa?- sbotto, e in quell'istante sento Eveline irrigidirsi, come se avesse percepito l'inquietudine che mi attanaglia -Perchè non sei venuto a cena?- continuo - Ti ho aspettato per un sacco di tempo, eppure...-

-Ho il cancro- la voce di Tanya è calma, risoluta, e si dirada nell'aria risuonando intorno a noi, penetrandomi la mente, sconvolgendomi, sgretolando ogni difesa che ho eretto per proteggermi dal turbamento che mi provoca vederla così vicina all'uomo che amo .

Una rivelazione che si abbatte su di me con la forza di mille speroni d'inferno; quando quelle parole si insinuano nel vortice caotico dei miei pensieri, sento il mio cuore sanguinare e, incapace di aprir bocca, faccio lentamente un passo indietro, sconvolta.

-Io...cosa?- i miei occhi si riempono di lacrime, e la donna sogghigna, un sorriso amaro e tirato a piegare le sue labbra raggrinzite.

Tanya è una donna molto più matura di me; in tutti i sensi.

I segni dell'età iniziano a farsi strada sul suo volto, le prime rughe a solcarle la fronte, la luce infantile dei suoi occhi a lasciar spazio ad un atipica consapevolezza, eppure nulla potrebbe mai toglierle quel fascino spietato capace di conquistare anche l'uomo più devoto.

-Non hai capito, ragazzina?Ho il cancro, sto per morire- dietro la sua patina di freddezza ed alterigia si nasconde un dolore talmente profondo e sconvolgente da costringermi ad arretrare.

-No, non è possibile- sussurro, e il suo sguardo diventa ancora più gelido.

-Non è possibile- mi scimmiotta, allargando le braccia e allontanandosi da Edward, e il suo volto si ritrova all'improvviso a un palmo dal mio,inondato di lacrime.

-Cosa ci trovi di tanto impossibile nel fatto che sto per morire? Cosa?- le sue mani tremano nello sforzo di non abbattersi su di me; non l'ho mai vista tanto arrabbiata.

Ha mostrato fin dal giorno  in cui ci siamo conosciute di non potermi soffrire: per lei io sono soltanto un impedimento alla sua riappacificazione con Edward, un ostacolo alla ricongiunzione della loro famiglia, ma mai, mai mi ha parlato con tanto odio e rancore.

-Io...- vorrei tanto dirle che mi dispiace, ma la mia mente non è ancora riuscita ad elaborare coerentemente le sue parole -Quando...quanto...-annaspo, in cerca d'aria, e a quel punto è Edward a parlare, rivolgendomi per la prima volta la sua attenzione.

Il dolore che scorgo nei suoi occhi mi colpisce come una pugnalata, ed io arretro ancora, stringendo con più impeto Eveline fra le mie braccia.

-Le restano pochi mesi, Bella. Lo ha scoperto Lunedì scorso, quando ci ha chiesto di tenere Sarah con noi- il suo tono è dismesso, quasi disperato.

Quello stesso Lunedì in cui avevo così malvolentieri deciso di occuparmi della bambina? è il mio primo, sconvolgente pensiero, che Edward sembra aver colto, perchè il suo sguardo, adesso, è offuscato da una flebile scintilla di rimprovero.

Tanya si volta verso di lui, e gli dedica un sorrisetto di scherno.

-Perchè dobbiamo sempre vivere nella menzogna, Edward? Perchè non hai il coraggio di dire alla tua nuova fiamma che sono solo poche settimane, invece?- si prende il capo fra le mani , singhiozzando disperatamente -Poche settimane ed io non ci sarò più!- un altro singhiozzo, ancora più sofferente - E dovrò lasciare la mia bambina, i miei cari, tutto ciò per cui abbiamo lottato in questi anni...-

-Noi non ti abbandoneremo, Tanya- è una promessa, la mia.

Una promessa che è nata dal cuore e che manterrò, a costo della mia stessa vita.

In questo momento non c'è spazio per la delusione di vedere Edward prendersi cura di un'altra donna, o al fastidio per essere stata ancora una volta trattata al pari di una sgualdrina che si è intromessa nel loro idillio familiare.

No, perchè adesso, ciò che conta davvero, è che la donna con cui il mio Edward, in passato, ha sognato di costruirsi una famiglia ed un futuro soffre, ed io devo aiutarla.

Eppure, ancora una volta, la reazione di Tanya è imprevedibile: si volta verso di me, e i suoi occhi sono due pozze gelide in cui si annida un odio talmente feroce da farmi rabbrividire.

Soltanto le braccia di Edward le impediscono di scagliarsi contro di me e mia figlia, che inizia a piagnucolare, impaurita dalla tensione che sente aleggiare nell'aria.

La cullo dolcemente, tentando di calmarla, ma Eveline è una bambina molto sensibile, e si è resa conto dell'atmosfera tesa che regna intorno a noi.

-Shh...amore mio, non è successo niente- volgo lo sguardo verso di lui, preoccupata - Edward, Eveline sta male...cosa faccio? Torno a casa?-

Lui non mi rivolge la minima attenzione: continua a guardare Tanya, e i suoi occhi sono carichi di pena e comprensione...affetto, anche.

Una pugnalata al petto mi avrebbe provocato meno sofferenza del vedere il mio uomo rivolgere uno sguardo così ardente a una donna che non sono io.

-Edward!- sussurro, e lui si gira verso di me, ma la sua espressione è assente, quasi a voler rifuggire dal contatto con i miei occhi.

-Vai a casa, Bella. Porta anche Sarah con te. Noi ci rivediamo stasera-

Abbasso il capo, sconfitta, passandomi distrattamente una mano fra i capelli e avvicinandomi a lui, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia che Edward non ricambia, per poi incamminarmi verso la porta d'uscita, non prima di aver notato come le lacrime di Tanya si siano addensate nei suoi occhi azzurri e luminosi, ottenebrati da un odio talmente profondo da destabilizzarmi.

-Mi dispiace, davvero- è tutto ciò che riesco a dire, e il mio sussurro si sparge nel silenzio che è sceso intorno a noi, risuonando nella mia mente, mentre mi dirigo verso il piano inferiore, l'inquietudine ad attanagliarmi l'anima ed un groppo in gola che mi impedisce di parlare.

Sarah è comodamente seduta sul divano che capeggia al centro della sala, una ciotola di pop corn appoggiata sulle gambe e un bicchiere di coca cola intrappolato fra le mani, mentre le canzonette allegre dei suoi cartoni preferiti risuonano nell'aria.

Quando si accorge della mia presenza, alza il capo di scatto, fulminandomi con un'occhiata indispettita.

Cerco di ignorare il caloroso benvenuto con cui mi accoglie, sedendomi al suo fianco e rivolgendole un sorriso pallido e tirato.

-Cosa guardi?-

Un suo sopracciglio svetta verso l'alto -Non si vede?- borbotta, ed io sospiro.

-Che carina questa collana- indicandole il piccolo ciondolo a forma di cuore che porta al collo -Te l'ha comprata il tuo "fidanzato segreto"?- mimo con le dita le parole, nel tentativo di instaurare una conversazione che non sia fatta soltanto di grida ed insulti, ma la bambina piega le labbra in una smorfia disgustata.

-Che cosa vuoi, Barbie?-

-Io non sono una Barbie!- metto il broncio, che quasi sempre riesce a intenerire chiunque abbia al mio fianco, ma con lei non funziona, perchè scoppia in una risatina sarcastica.

-Quanti anni hai, venti? Venti due?- aggrotto la fronte, e lei continua -Per me sei una Barbie...altrimenti perchè mio padre si sarebbe innamorato di te?- i suoi occhi, carichi di rancore e malinconia,si puntano nei miei, sinceramente curiosi del sapere il motivo che ha indotto Edward a preferire, alla sua bellissima moglie, una ragazzina di quasi dieci anni più piccola di lui.

Sorrido mestamente, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte, e lei si ritrae.

-L'amore non ha età, piccina. E presto lo scoprirai anche tu...-

Nel frattempo, anche Eveline ha iniziato ad agitarsi: le sue gambine scalciano nel tentativo di liberarsi dalla costrizione delle mie braccia, la boccuccia rossa dischiusa in un broncetto dolcissimo,piccoli borbottii ad abbandonare le sue labbra, le manine che cercano di agguantarmi una ciocca di capelli.

Sospiro, e soltanto in quel momento mi accorgo che Sarah sta osservando sua sorella con uno sguardo strano, quasi incuriosito, come se si trovasse di fronte ad un mostro orrendo e sconosciuto che però trasmette tanta tenerezza.

-Non hai idea della fatica che faccio ogni sera per farla addormentare- le sorrido, complice -E' una biricchina questa bimba, sai? Uguale al suo papà...- sfrego il mio nasino con il suo, in un giochino che io ed Eveline facciamo spesso, e la piccola gorgheggia, contenta. Mi volto verso Sarah, la quale continua a osservare sua sorella, e le rivolgo un sorriso incoraggiante.

-Papà ha detto che sta ancora un po' con la mamma...-

-Sta male?- m' interrompe, allarmata, ed io tento di frenare il tremore che si impossessa delle mie mani, impegnate ad allacciare la tutina a mia figlia.

So che la scelta più giusta sarebbe dirle la verità, ma so anche che non spetta a me dare ad una bambina così piccola quella terribile notizia che, probabilmente, distruggerà tutto il suo mondo.

E allora sorrido; un sorriso falso, tirato, specchio dell'inquietudine che mi attanaglia da dentro e che non riesco a cancellare, ma che Sarah interpreta come una sorta di momentanea tristezza nel vedere Edward e Tanya così vicini ed affiatati.

Sghignazza, ed io sussurro, con voce flebile e combattuta.

-Sta benissimo, piccina- le lascio una carezza sui capelli, sperando che, almeno per questa volta, non si allontani da me -Ha solo bisogno di una mano con il lavoro...per il resto, è tutto ok-prendo fiato, volgendo gli occhi verso la finestra, che si affaccia su un cielo privo di stelle, in cui la luce artificiale dei lampioni illumina le strade della città, per poi continuare -E adesso andiamo, altrimenti si fa tardi ed Eveline inizia ad aver sonno-

E, dopo alcuni istanti di esitazione, la convinco a raccogliere la sua borsa da notte e a seguirmi verso la porta d'uscita

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-Hai fatto tutto?- un sussurro preoccupato abbandona le mie labbra.

Mi passo una mano fra i capelli, spossata, lanciando un'occhiata distratta alla piccola figuretta di Sarah, il riflesso del suo bel volto che riluce contro lo specchio che capeggia ai lati della sua camera da letto -quella stessa camera che Edward le volle arredare per accoglierla nei week end che avrebbe dovuto passare a casa nostra, ma a cui la bambina si è sempre rifiutata di partecipare-, le dita piccole e delicate che impugnano una spazzola di legno che lambisce i suoi boccoli biondi in una tenera carezza, il pigiamino giallo che aderisce alle sue esili curve, e Sarah rilascia uno sbuffo esasperato, fulminandomi con un'occhiata gelida.

-Sono capacissima di farmi un bagno e di mettermi il pigiama- ribatte, velenosa, ed io reprimo a stento un sorriso divertito nel notare come la stoffa della sua camicetta da notte sia ancora tutta bagnata, segno che sua madre non le ha propriamente insegnato cosa siano -ma soprattutto a cosa servano- gli asciugamani.

-Mmm...ok. Volevo solo controllare. Se ti servisse qualcosa io sono nella camera a fianco. Eveline dorme, perciò cerca di non far troppo rumore. Vuoi che ti accenda la tv?-

-La smetti di essere così gentile? Mi dai sui nervi!- sussulto, incredula, quando le sue parole, fredde e meschine, si insinuano nei miei pensieri, e le mie mani si stringono nello sforzo di trattenere la rabbia che il suo comportamento puerile e capriccioso mi provoca.

E' solo una bambina, Bella, è il mio nuovo motto, ormai.

Sorrido, irrigidendomi -Ok, ho capito. Buona notte, Sarah-

Non ottengo risposta e, dopo aver controllato che anche Eveline si sia abbandonata al sonno, mi dirigo nella nostra stanza, gettandomi a peso morto sul letto e lasciando che le lacrime a lungo trattenute ricadano sulle mie guance...

...mi sento così maledettamente vuota, egoista e sola da desiderare di scomparire dalla faccia della terra, dannazione!

L'ex moglie dell'uomo che amo è affetta da un male incurabile, e dovrà presto lasciare sua figlia e tutti i suoi cari, avvelenata da una malattia che distrugge anima e corpo , che logora e annienta, e il mio unico pensiero si concentra sull'assurda paura che Tanya approfitti di questa tragica situazione per riavvicinarsi ad Edward!?

Come posso essere così egoista da pensare alla mia felicità, quando quella di coloro che mi circondano rischia di essere sgretolata per sempre?

Un singhiozzo disperato abbandona le mie labbra, che cerco di soffocare sulla stoffa del cuscino, pregando che nè Sarah nè Eveline abbiano avvertito il mio sfogo silenzioso.

Con questi angosciosi pensieri a farmi compagnia mi abbandono al sonno, popolato da incubi e inquietudini che non vogliono abbandonare la mia mente.

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E' il rumore di passi che si percuotono sul pavimento a risvegliarmi.

Apro lentamente gli occhi, e l'oscurità mi circonda, disorientandomi, finchè il lampeggio della sveglia mi avverte che sono le dieci di sera, e che probabilmente Edward non è ancora tornato. Sbuffo, seccata, passandomi distrattamente una mano fra i capelli.

-Maledizione!- la gravidanza ha contribuito a farli divenire più sottili, ed ogni volta che dimentico di raccoglierli, al mio risveglio si trasformano sempre in una matassa simile alla chioma di un leone.

Mi sollevo dal materasso, indossando una camicetta da notte e incamminandomi verso la pianta delle scale, per poi ridiscenderle lentamente, evitando di sfidare il mio già precario equilibrio, finchè non giungo all'ingresso del soggiorno, dove il silenzio regna sovrano, facendomi salire un brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale.

All'improvviso la mia gola si è seccata, e decido di prendermi qualcosa da bere, prima che un tonfo sordo mi costringa a sussultare vistosamente, ed io volto il capo di scatto, sorpresa.

Lo spettacolo che mi si para davanti è scioccante:Edward è addossato all'imponente tavolo della sala, il capo fra le mani, i capelli, leonini e arruffati, che scintillano a contatto con il flebile bagliore lunare che trapassa le finestre, pallide lacrime di disperazione gli lambiscono le guance, una bottiglia di Jack Daniel's quasi vuota a completare quella scena devastante.

Sobbalzo, e un singulto muto abbandona le mie labbra. Esitante, attenta a non compiere mosse azzardate, mi incammino verso di lui e, quando pochi centimetri ci dividono, le mie dita si immergono nel suoi capelli, desiderose di dargli conforto.

La sua sofferenza è anche la mia, ed è questo il motivo per cui, quando alza gli occhi, pieni di un dolore talmente feroce da destabilizzarmi, una muta angoscia si fa strada nel mio petto, e le lacrime, quelle stesse lacrime che stanno inondando il suo volto così bello e statuario, si annidano nel mio sguardo e lottano per scender giù.

Tuttavia, non appena Edward vede il dispiacere trasparire dalla mia espressione si scosta, e mi rivolge una smorfia talmente crudele da costringermi ad arretrare.

-Non mi toccare- sussurra, e la sua voce è bassa, roca ed inquietante.

Rabbrividisco, stringendomi le braccia al petto nel tentativo di lenire la delusione che mi provoca il suo comportamento freddo e distaccato.

-Edward...-cerco di farlo ragionare -Che cosa...cosa c'è? Sei arrabbiato con me?-

La sua risata è quanto di più inquietante abbia mai sentito.

Non sembra più l'uomo di cui mi sono innamorata due anni prima.

-Arrabbiato?- muove un passo avanti, lento e crudele -E per cosa dovrei essere arrabbiato, Isabella? Forse perchè la madre di mia figlia sta morendo davanti ai miei occhi impotenti? Oppure perchè la donna con cui ho passato metà della mia vita fra poche settimane non sarà più con noi? Perchè dovrei essere arrabbiato, Bella?

Soffre, e l' unico sfogo atto a lenire il suo dolore, in questo momento sono io.

Me ne rendo conto, ma non posso impedire che un fremito di delusione mi colga quando Edward pronuncia quelle parole: non è colpa mia se Tanya è andata incontro a questo triste destino, non è colpa mia se...

-E sai qual'è la cosa più divertente?- pochi centimetri ci dividono, ed Edward mi sovrasta con la sua mole.

Mi sento così piccola, così fragile in confronto a lui...

Prende fiato, per poi continuare -La cosa più divertente è che lei si è trascurata perchè non faceva altro che ripensare a cosa avesse sbagliato nel costruire il nostro rapporto. Non faceva altro che chiedersi il motivo per cui io l'abbia abbandonata. Si è trascurata per poter crescere nostra figlia, maledizione, mentre io andavo avanti con la mia vita e me ne fregavo di tutto il resto!-

Un atroce sospetto si insinua nei miei pensieri quando scorgo un sadico senso di colpa velare gli occhi di Edward, ed io spalanco la bocca, scioccata.

-Non è colpa tua, Edward- sussurro, angosciata, avvicinandomi a lui e avvolgendogli le mani con le mie -Non è colpa tua se Tanya...-

-Sì che lo è!- è un urlo disumano quello che abbandona le sue labbra -Se io mi fossi limitato a rimanerle a fianco, lei non avrebbe mai trascurato in questo modo la sua salute, e....-

-Non dire sciocchezze!- lo rimbecco, irritata, dimenticandomi che il suo è soltanto un modo per non mostrarmi la sofferenza che quest'assurda situazione gli ha provocato: la rabbia è spesso l'unico sentimento che ci permette di fronteggiare il dolore ad armi pari.

-Tu non avresti potuto fare niente per lei, Edward. La malattia è un male che sconfigge qualsiasi legge, non ha morale o sensi di colpa. La malattia non può essere evitata, ma soltanto affrontata, e noi la affronteremo. Insieme- i miei occhi sono decisi, adesso, e si specchiano nell'oceano verde chiaro dei suoi, inondati di lacrime. Lambisco il profilo del suo viso con delicatezza.

-Amore mio, io ci sarò sempre, per te...e non dovrai mai, mai dubitare di questo, ok?-

Edward si scosta, e mi rivolge uno sguardo talmente freddo da sembrare irriconoscibile, mentre il silenzio che si è cristallizzato nell'aria si appesantisce, divenendo insostenibile.

-Scommetto che adesso sei felice, vero?-il tono duro, gelido e tagliente.

Quelle parole si schiantano nel mio petto come una pugnalata di fuoco, ed io barcollo,sconvolta, spalancando gli occhi e rivolgendogli una muta esclamazione inorridita.

-Come...- stringo i pugni, annichilita -Come puoi pensare una cosa del genere?-

Sorride; un sorriso cattivo, ma comunque velato da quella sorta d'incoscenza che non gli fa rendere conto di quanto le sue accuse siano crudeli ed ingiustificate.

Muove un passo in avanti, ed io arretro, mentre la testa inizia a vorticare. Sto per perdere i sensi, ne sono certa, perchè Edward non si è mai comportato così, con me...non mi ha mai, mai trattata con tanto distacco e indifferenza.

-Sei sempre stata invidiosa del rapporto che mi lega a Tanya e Sarah- prende un respiro profondo; sembra quasi impazzito -Hai sempre pensato di essere seconda a loro:alla mia prima moglie, e alla bambina che lei mi ha dato. Sono certo che adesso avrai un peso in meno di cui preoccuparti, non è così? La vecchia strega si è tolta di mezzo, ed io posso essere tutto per te!-

Non riesco a credere che i suoi occhi, le sue parole, la freddezza che vela il suo sguardo siano sinceri.

So che sono il dolore, il panico e lo sgomento, in questo momento, a parlare per lui, avvilupandolo e annichilendo il suo cuore e la sua razionalità, eppure...

...eppure ciò che mi ha detto si è insinuato nel mio petto come un cancro inistinguibile, ed io non posso fare a meno di emettere un singhiozzo sofferente, perchè so che l'uomo che mi sovrasta non è l'Edward che ho conosciuto e che ho imparato ad amare, e con cui sogno di costruirmi una famiglia ed un futuro.

E allora decido di voltargli le spalle, per non fargli capire quanto quelle parole mi abbiano ferita, incamminandomi lentamente verso il soggiorno e afferrando il mio cardigan estivo, prima che un violento colpo di tosse mi faccia sussultare.

Ma non ho intenzione di ribellarmi alle sue accuse: non voglio, non posso ripagare la cattiveria con cui mi si è rivolto, perchè so che domani, quando Edward si sarà calmato e avrà capito di aver commesso un errore nel giudicarmi così duramente, me ne pentirò, e non desidererò altro che cercare conforto fra le sue braccia amorevoli e familiari.

Mi allaccio velocemente il cappotto, tenendo lo sguardo basso e cercando di frenare i singhiozzi che mi scuotono il petto.

Devo andarmene di qui, è il mio unico pensiero e, afferrate le chiavi dell'auto, mi dirigo a passi impazienti verso l'entrata, prima che una sua mano mi afferri per un polso, stringendolo saldamente.

-Dove vai?- sibila, e anche la sua voce è diversa, irriconoscibile; cattiva, anche, e non più carica di quella dolcezza con cui è solito rivolgersi a me e a nostra figlia.

Sposto lo sguardo verso un punto imprecisato del soffitto.

-Io....lasciami stare, Edward-

-Bella...- un fremito d'ira gli scuote il corpo, ma io non desisto.

Mi scosto, allontanandomi da lui e rivolgendogli un ultimo sguardo deluso, prima che il suono sordo della porta che si richiude alle mie spalle sgretoli l'ultima briciola di autocontrollo che mi è rimasta, e i singhiozzi esplodano come un tornado intorno a me.

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Capitolo 3
*** #3 ***


(C. J. McCandless) Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

 Friendly enemy
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 Spazzo via le lacrime che mi appannano gli occhi con le dita della mano destra, mentre un lampo di decisione si accende nel mio sguardo.

Forse Tanya ha ragione, forse sono soltanto un subdolo impedimento alla sua riappacificazione con l'uomo che ama, e con cui ha condiviso la maggior parte della sua vita.

Forse io ed Eveline non rappresentiamo nulla, per Edward, se non un errore che lo ha condotto lungo strade inattese e di cui si è successivamente pentito.

Posso accettarlo; posso accettare di essere abbandonata al mio destino, di essere messa in secondo piano di fronte alla sua vera famiglia.

Sono abbastanza forte per farlo, eppure non posso impedire a un sordido dolore di attanagliarmi l'anima al pensiero che io ed Eveline non saremo mai abbastanza per Edward.

D'altronde l'ho sempre saputo: come avrebbe potuto un uomo bello e carismatico come lui accontentarsi di una ragazzina giovane e inesperta come me?

Le insicurezze dovute alle parole che mi ha rivolto pochi minuti prima si fanno sempre più fitte, e con esse, il timore di perderlo, di non essere considerata alla sua altezza, di non esser reputata la donna giusta per lui, mi causano un tremore intenso lungo il corpo che non riesco a controllare.

Sono pochi i secondi che la mia mente impiega per elaborare quale sarà la mia prossima tappa e, a passi svelti ed impazienti, mi incammino verso il parcheggio sotterraneo dello stabile.

Il viaggio verso la periferia di New York procede lentamente. Le lacrime mi appannano la vista, ma non bastano a lenire quel dolore sordo che mi avvilupa, intensificandosi man mano che i miei occhi registrano il via vai frenetico che circonda l'atmosfera metropolitana, finchè non giungo di fronte alla stradina sterrata che precede l'imponente villa in cui abita la donna.

Le finestre sono illuminate da un sottile fascio di luce gialla, segno che Tanya è ancora sveglia, ed io mi incammino velocemente verso la porta d'entrata, suonando freneticamente il campanello, finchè l'uscio si spalanca con uno scatto secco e repentino, e i suoi occhi azzurri, lucidi di lacrime represse, si immergono nella tetra oscurità dei miei.

-Che cosa vuoi?- è il suo cortese saluto, ed io sussulto quando la sua voce, gelida e tagliente come una lama d'acciaio, si insinua nei miei pensieri, destabilizzandomi.

Abbasso lo sguardo, incerta, prima che un lampo di determinazione si faccia strada dentro di me: in questo momento non mi importa che la donna che mi trovo di fronte è colei che rischia di distruggere per sempre il mio idillio amoroso...tutto ciò che conta è che Tanya deve sapere che io non sarò mai un impedimento alla sua riappacificazione con Edward.

-Io...- tento di parlare, ma lei mi interrompe, e una risata incattivita risuona nell'aria.

-Hai perso le parole, Barbie?-

-No- sussurro, e questa volta la mia voce è decisa, inflessibile.

Prendo un respiro profondo, per poi iniziare

-Senti, Tanya, a me non importa quali problemi tu abbia nei miei confronti. Non mi interessa se mi odi, se mi disprezzi, o se mi consideri una sgualdrina che mira a dividerti dall'uomo che ami. Tutto ciò che volevo farti sapere è che io ci sarò sempre, per te. Tu stai male, ed io voglio aiutarti a guarire. Non lo faccio perchè sono una donna caritatevole, o perchè voglio mostrarmi tale agli occhi di Edward....-pallide lacrime lambiscono le mie gote, ma io le ignoro -Lui soffre, Tanya. Soffre di una sofferenza che io non riesco a concepire, ma che posso, che devo accettare. E per farlo, devo accettare anche te- giungo le mani in segno di preghiera, implorante

-Io lo amo più della mia stessa vita, Tanya, e so che anche per te è così. Per cui ti prego, ti scongiuro, permettimi di aiutarti-

La sua risata è agghiacciante, e interrompe bruscamente il flusso ininterrotto delle mie parole, risuonando nell'aria, penetrandomi la mente, facendomi salire un brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale.

C'è cattiveria nel suo sguardo, adesso.

Prende un respiro profondo, un altro e un altro ancora, tentando di frenare il risolino isterico che abbandona le sue labbra, per poi lanciarmi un'occhiata carica di un odio talmente feroce da costringermi ad arretrare

-Sai perchè io ed Edward ci siamo lasciati, ragazzina?- di fronte al mio silenzio continua, l'espressione rigida, impenetrabile -Io ed Edward ci siamo lasciati perchè lui mi ha trovata a letto con un altro-

Lo shock che mi provocano quelle parole mi immobilizza.

La mia mente non riesce a elaborare il reale significato della sua rivelazione, i muscoli tesi nello sforzo di non far trasparire i dolorosi sussulti che percuotono il mio petto nel momento in cui i suoi occhi, così chiari, luminosi come una calda giornata di sole, ma avvelenati da un incomprensibile risentimento , si immergono nei miei, percorrendo lentamente il mio viso.

-Io...-stringo i pugni, e le lacrime lottano per riaffiorare.

Non è questa la versione che Edward mi ha dato del periodo in cui decise di abbandonare sua moglie

-Tu...stai mentendo- sussurro, e la mia voce è flebile, roca.

Non può essere vero....Edward non può avermi mentito.

Non ne avrebbe avuto alcun motivo: sapeva, sin dalla prima volta in cui gli dichiarai il mio amore, che avrei fatto di tutto per stare con lui, e per poter vivere i sentimenti che ci legano.

Eppure...

Ride; una risata acida, sarcastica e cattiva, e i suoi boccoli biondi rilucono al flebile bagliore lunare che squarcia il buio della notte

-Davvero? E perchè dovrei mentirti, ragazzina?- il suo viso s'indurisce, celandomi quel dolore che le sta lentamente avvelenando l'anima

-Sto per morire, è tutto finito. Ma è giusto che tu sappia la verità. Edward non mi ha abbandonata perchè non mi ama più, ma perchè io l'ho ferito nel peggiore dei modi. Fra noi l'amore non finirà mai...nel suo cuore, in questo momento, c'è soltanto spazio per risentimento e delusione- rilascia un' impercettibile sospiro soddisfatto, per poi tornare a guardarmi, e il suo sguardo sembra quasi beffarsi delle lacrime che lambiscono le mie guance in una carezza effimera e delicata

-Tu sei soltanto una ruota di scorta, Bella Swan. Un espediente per lenire la sofferenza che il mio atto sconsiderato gli ha causato. Ed io ti odio per questo. Il vero amore non si dimentica mai, neanche con tutte le distrazioni del mondo- muove un passo all'indietro, sorridendo beffarda -Ed io non lo voglio il tuo aiuto- il disprezzo che anima la sua voce è come una pugnalata al centro esatto del mio petto.

Sorride -Nè ora nè mai-

Un soffio di vento mi scompiglia i capelli, e Tanya non c'è più.

Il suono secco e repentino della porta che si chiude alle sue spalle mi fa sobbalzare, ed il tremore che ha avvolto le mie membra si acuisce.

Ansimo, appoggiandomi alla balaustra dello scalino più alto della gradinata, mentre sento il rombo di un'automobile risuonare intorno a me, e mescolarsi al caos che imperversa nella mia mente.

I miei pensieri si rincorrono ferocemente, uno più doloroso dell'altro.

Fra tutti, l'immaginare di aver vissuto due anni della mia vita nella menzogna di un amore non ricambiato è ciò che mi costringe a piegarmi su me stessa, mentre lacrime di fuoco lambiscono il mio viso, e le parole di Tanya risuonano intorno a me squarciando il silenzio della notte.

Sei soltanto un espediente, una distrazione.

Fra me ed Edward l'amore non è mai scomparso. La delusione è stato il sentimento più forte di tutti...ciò che davvero lo ha allontanato da me.

Ti ha mentito, vero? Scommetto che non ti ha rivelato il reale motivo per cui mi ha abbandonata...

 

E poi ancora, come in un flashback di immagini che si rincorrono senza sosta, un ricordo più vivido degli altri si fa strada dentro di me, annichilendomi.

 

-Edward, Edward!- Edward s'incammina verso di me, preoccupato, ed io mi affretto a nascondere dietro la schiena il tubicino bianco che cambierà le nostre vite per sempre.

-Che succede, stai male?- la sua voce è intimorita, gli occhi che analizzano minuziosamente i lineamenti del mio volto, come a ricercare un malessere inesistente che è, invece, sostituito da una gioia profonda e viscerale.

Le mie labbra si piegano in un sorriso estasiato. Mi sollevo lentamente dal materasso, andandogli incontro e raccogliendo le sue mani fra le mie.

-Io...- prendo fiato-Sono incinta, Edward. Di te-

La sua reazione è molto strana. Il suo viso si tende in una maschera enigmatica, nessuna emozione trapela dal suo bel volto carismatico, gli occhi velati da qualcosa di simile ad...ansia? Paura?

Quella stessa paura che sta attanagliando anche me, di fronte alla sua immobilità, mentre un silenzio teso ed inquieto si cristallizza intorno a noi.

I secondi passano, e diventano minuti, mentre il cuore sembra esplodermi nel petto nell'istintivo timore che la mia rivelazione non lo abbia reso felice come lo sono invece io, finchè Edward non si muove, ed è un abbraccio soffocante quello in cui mi ritrovo costretta all'improvviso, prima che le sue labbra, calde e familiari, si posino sui miei capelli in una carezza delicata.

-Sono tanto felice, amore mio-

Ed è allora che un sospiro di sollievo abbandona involontariamente la mia bocca, risuonando intorno a me.

 

Il suono stridulo e insistente di un clacson si dirada nell'aria, riportandomi alla realtà.

Sobbalzo, incredula e spaesata, sollevandomi lentamente e circondandomi la vita con le braccia, prima che un urlo disumano mi costringa a voltare il capo di scatto, scioccata.

In quel momento incontro gli occhi di Edward; verdi, familiari, lucide gemme preziose incastonate nel suo viso dalla bellezza eterea e irraggiungibile, fari che squarciano l'oscurità della notte e che mi penetrano l'anima.

Le sue labbra sono piegate in una smorfia preoccupata e, quando vede le condizioni in cui sono ridotta -la pioggia che inzuppa i miei vestiti, facendoli aderire alle mie curve come una seconda pelle, le lacrime che si addensano sulle mie guance, irrefrenabili, la schiena incurvata in posizione di difesa, come a proteggermi da un nemico inesistente- la sua bocca si spalanca in una muta esclamazione inorridita.

Corre verso di me, e poco dopo sento le sue braccia avviluparmi in una stretta ferrea e possessiva, le labbra a lambire dolcemente i miei capelli, respirando il mio profumo.

-Bella, ma dove diavolo eri finita? Mi hai fatto preoccupare...-la sua voce è tesa, allarmata.

Sei soltanto un espediente, una distrazione.

-Bella, amore- mi scosta da se, rivolgendomi uno sguardo preoccupato, ed io scuoto il capo, tentando di impedire alle lacrime di riaffiorare.

I pensieri si rincorrono freneticamente nel mio cervello, mozzandomi il respiro.

Che cosa dovrei fare, adesso?

Sarebbe giusto renderlo partecipe dei miei timori, parlargli della discussione avvenuta con Tanya?

Contribuendo a far affiorare, in lui, altre inutili preoccupazioni che andrebbero soltanto a gravare sulle sue spalle, insieme ai numerosi problemi che lo perseguitano in questi giorni?

Far finta di nulla, fingere che le parole di Tanya non siano mai esistite, sperando che non si rivelino fondate?

Oppure farmi da parte, nascondermi nell'ombra e aspettare che sia lui, Edward, a dirmi la verità e ad abbandonarmi?

Improvvisamente, come un lampo che squarcia la placida calma di una giornata di sole, la malattia di Tanya si fa ancora una volta spazio nei miei pensieri: per quanto odi quella donna, per quanto la reputi una persona meschina, egoista e crudele, come potrei mettere in prima linea le mie difficoltà sentimentali, quando la moglie dell' uomo che amo sta morendo, lasciando i suoi affetti e tutto ciò che ha costruito in questi anni?

Un lampo di determinazione si accende nel mio sguardo: no, non le rovinerò quel poco che le resta da vivere per un mio capriccio personale. Mi farò da parte, lasciando che lei, Edward e la piccola Sarah trascorrano insieme il poco tempo che ha a disposizione, appoggiando il mio amore e aiutandolo nei momenti di difficoltà e, quando tutta questa situazione si sarà risolta, se non mi vorrà più lo lascerò finalmente libero, senza recriminare un sentimento che forse non è mai stato in grado di donarmi, ma che io ho sempre fatto bastare ad entrambi.

-...Tanya mi ha chiamato, mi ha detto che eri andata a casa sua. Cosa vi siete dette? Bella? Bella?!- è la voce di Edward ad interrompere le mie elucubrazioni mentali, facendomi sobbalzare. Alzo lo sguardo, incontrando il suo, teso ed inquieto, e gli rivolgo un pallido sorriso, sospirando profondamente.

-Io...è tutto a posto, Edward. Ero solo venuta per ribadirle che ci sarò sempre, per lei-

I suoi occhi sono sospettosi, ma dopo alcuni secondi di immobilità le sue spalle si rilassano, ed Edward ricambia timidamente il mio sorriso. Mi sfiora i capelli in una carezza delicata.

-Sei tutta zuppa, ti prenderai un malanno. Andiamo a casa. Il pick up verrò a prenderlo io domattina, non preoccuparti- annuisco, ed entrambi ci incamminiamo verso la sua auto.

Il viaggio verso casa procede nel silenzio più totale. Nessuno dei due ha il coraggio di parlare, finchè non giungiamo di fronte alla porta d'entrata, ed un pensiero improvviso mi costringe a voltare il capo verso di lui, incredula e sgomenta.

-Hai lasciato i bambini da soli?- sussurro, ed Edward alza le spalle.

-Sono stato via appena dieci minuti, Bella-

Evito di ribattere , incamminandomi verso la cucina e mettendo su il bollitore dell'acqua. Nel frattempo, Edward si è gettato sul divano del soggiorno, gli occhi chiusi, il viso segnato dalla stanchezza. Sorrido, tesa, ignorando il macigno che mi opprime il petto e arrivandogli alle spalle, per poi iniziare a massaggiargli il collo, la schiena, provocandogli dei mugolii compiaciuti.

Questa sera non ho la forza di pensare a nulla, e per questo motivo lascio che le preoccupazioni mi scivolino addosso, godendomi il presente, tentando di dimenticare le parole di Tanya e prendendomi soltanto cura del mio uomo.

-Hai fame? Ti faccio un po' di thè?-

-Mmm...no. Sto bene così, tranquilla-

-Sicuro?- gli lascio un bacio sul lobo dell'orecchio destro, e lui rabbrividisce.

-Sicurissimo- sospiro, allontanandomi da lui, ma Edward non si lascia intimidire dal tono distaccato -dolce, ma distaccato- con cui l'ho trattato, perchè mi afferra per un polso, costringendomi a voltarmi e ad incontrare i suoi occhi lucidi e assonnati.

-Dobbiamo parlare- bisbiglia flebilmente, e questa volta sono i miei, di occhi, a riempirsi di lacrime amare.

Scuoto il capo -Edward, non ora-

Ma lui non desiste, e la sua stretta diventa più ferrea -E invece sì, Bella. Ti prego, ascoltami-

Mi afferra per la vita, facendomi sedere sulle sue gambe e prendendomi il viso fra le mani: il suo sguardo è così sincero, spontaneo...

Non pensare, Bella.

-Io...mi dispiace per ciò che ti ho detto questa sera- rilascia un sospiro profondo, e il suo fiato mi solletica il palato -Ero stanco, sconvolto, e me la sono presa con te che non c'entravi nulla- abbassa il capo, per poi rialzarlo, deciso, e iniziare a percorrere il mio volto con piccoli baci-Non pensavo ciò che ho detto...non potrei mai farlo. Tu sei la donna più meravigliosa del mondo, ed io ti amo-

Non pensare, Bella.

Vorrei tanto non farlo, vorrei tanto disconnettere il cervello e rimuovere il dolore, seppellirlo sotto la forza dei sentimenti che mi legano a lui, e che ogni volta mi mozzano il respiro, stordendomi, ma le parole di Tanya sono ancora lì, vivide e reali, e la loro sincerità mi ferisce, annichilendomi, prima che un moto di rabbia, feroce e distruttiva, mi travolga anima e cuore.

E allora lo guardo, perdendomi in quegli occhi così chiari e penetranti, nutrendomi della bellezza del suo volto, di ogni espressione che traspare dai suoi lineamenti, desiderando di potergli causare lo stesso dolore che le sue menzogne mi provocano.

Lo guardo, e il desiderio di perdermi in lui si fa sempre più urgente. E' un attimo, l'istante in cui le nostre bocche si trovano, e iniziano una danza feroce e rabbiosa, in cui la passione, carne e fuoco che avvolgono il mio corpo senza pietà, cancella qualsiasi altro pensiero coerente, catturandoci nelle sue violente spire.

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-Dobbiamo per forza andarci?- borbotta Sarah, imbronciata, ed io sbuffo, lanciando un'occhiata distratta ad Eveline, che continua a giocherellare con la cinghia del seggiolone.

-Eve, amore, ho capito che vuoi uscire, ma abbi un po' di pazienza, va bene tesoro?- come se potesse capirmi...ridacchio, passandomi una mano fra i capelli e curiosando nel cassettino dell'auto, alla ricerca di uno di quei dadini colorati che le piacciono tanto.

Quando lo trovo esulto, felice di poterla distrarre con uno dei suoi giochini preferiti, passandoglielo e compiacendomi dei mugolii contenti che abbandonano le sue labbra.

-Ehi, mi stai ascoltando?- insiste Sarah, ma io la ignoro ancora una volta: sono davvero troppo stressata per riuscire a sopportare le sue frecciatine velenose -ogni giorno che passa mi stupisco di come quella bambina somigli sempre di più alla sua acida e bisbetica madre- e non voglio che fra noi scoppi una disputa degna delle peggiori catastrofi.

Non sarebbe proprio il caso...sono passate due settimane dalla furiosa lite avvenuta fra me e il mio fidanzato, e da allora la nostra quotidianità scorre liscia come l'olio, come se le parole di Tanya non fossero mai esistite, anche se l'imperturbabile maschera di freddezza che ho indossato nasconde un angoscia che si acuisce giorno per giorno, e che sta contribuendo non poco ad allontanarmi da Edward.

Continuo a ripetermi che sto facendo la cosa giusta, che la mia calma è necessaria per preservare il bene di coloro che amo , ma l'opprimente paura di essere abbandonata mi fa sentire come un uccellino imprigionato in una gabbia fatta di spine acuminate.

Dolorose, come dolorosa è la consapevolezza di dovermi rispecchiare tutti i giorni negli occhi di un uomo che, probabilmente, non mi ha mai amata, o almeno non come ha amato la sua prima moglie, colei che lo ha tradito e deluso nel peggiore dei modi.

Si è rifugiato fra le mie braccia per fuggire da un illusione che è sfumata all'improvviso...ma il conforto che Edward cercava, e che io gli ho donato, può davvero essere definito amore?

-Allora!?- Sarah sbatte le manine sul sedile dell'auto, ed io volto il capo di scatto,scocciata, incontrando il suo sguardo furente, la bocca piegata in una smorfia irritata.

Sbuffo -Ti da fastidio?- mormoro, afferrando una sigaretta dal pacchetto e spalancando i finestrini. La ragazzina allarga gli occhi.

-Mamma dice che non si fuma davanti ai bambini!-

-Tua madre non è qui, mi pare- sorrido, accendendola e portandomela alle labbra, per poi aspirarne un tiro -E poi ho aperto i finestrini, non vedi?-

Ridacchio di fronte alla sua espressione sbalordita.

-Oh mio Dio, ma da dove cavolo vieni?-

-Dal mondo dei Lillipuziani-

-Conosci quel cartone?- sussurra, incredula, ed io rido ancora.

-Ehi, per chi mi hai preso, per una vecchietta sdentata? Certo che li conosco!-

Aspiro dalla sigaretta, gettando la cenere dal finestrino e accendendo l'autoradio.

-Eveline non prenderà freddo?- pigola, torcendosi le mani, ed io lancio un'occhiata impensierita alla mia bimba.

-Mmm...considerando che fuori fa un caldo infernale, direi proprio di no-

Alza le spalle, fingendosi indifferente, per poi socchiudere le labbra quando le note degli Evanescence si diradano nell'aria.

-Ascolti questa musica?- borbotta ancora, ed io sollevo gli occhi verso l'alto.

-Hai finito con tutte queste domande, ragazzina?- sbotto, ma il mio tono è divertito, e se ne accorge anche lei -Ho venti quattro anni, non cinquanta. Ovvio che non ascolti roba vecchia quanto il mondo, no?- finalmente riesco a farla ridere, e me ne compiaccio...anche se non servirà a nulla, spero che il tempo che passeremo insieme le farà cambiare idea su di noi, e che forse, con la crescita, impari persino ad accettarci nella sua quotidianità.

-Che cosa vuoi fare, oggi?- le chiedo poi - E' sabato, i negozi sono tutti aperti...e avrei bisogno di prendere qualcosa anche per Eve. Vero amore di mamma?- allungo le mani verso il sedile posteriore, giocherellando con le sue, e mia figlia scoppia in una risata argentina.

-Oppure potremmo passare da quella nuova gelateria che hanno aperto in centro...- notando la sua espressione inorridita, aggrotto la fronte, confusa.

-Non ti piace il gelato?-

-No! Non posso mangiarlo, non voglio ingrassare- sputa d'un fiato, ed io sobbalzo.

-E perchè no?-

Le sue gote si colorano di rosso, ed uno strano sospetto mi solletica la mente.

-C'è di mezzo...un ragazzo?-

Il silenzio si cristallizza intorno a noi, prima che la bambina esploda:

-No! Certo che no!-

Rido, divertita dalla sua esuberanza -E invece sì, ammettilo!- Continua a scuotere il capo, e allora inizio a farle il solletico, tentando di farla cedere, e in quel momento un clacson disturba il nostro idillio.

-Brutto str....-

-Non si dicono le parolacce!- mi interrompe Sarah, ed io sbuffo.

-E questo chi lo dice?-

-Mia mamma!-

-Tua mamma è vecchia- affermo, ridacchiando quando scorgo una scintilla indispettita velare i suoi occhi.

-E tu sei una stupida Barbie senza cervello!!-

Rifletto su quelle parole, e deduco che sia stata Tanya a parlarle di me in questo modo.

Già, ammetto amaramente, lei mi odia, ed è ovvio che anche sua figlia non mi possa soffrire.

Non rispondo alla sua provocazione, e lei trattiene il fiato.

-Ti sei offesa?- sussurra, e non capisco se il suo tono è soddisfatto o intimorito. Scuoto la testa, rivolgendole un sorriso tirato.

-No, non preoccuparti. Allora decidi: shopping o gelato?-

Sembra pensarci un po' su, e poi esclama, tentando di nascondere l'euforia.

-Shopping!-

Annuisco, ridacchiando e svoltando verso la statale: spero davvero che queste giornate passate in mia compagnia la aiutino ad abituarsi alla nostra presenza, e tentare di andare incontro alle sue necessità, in questo momento, mi sembra l'unica cosa giusta da fare, accantonando i miei problemi e le mie irrazionali paure.

Proprio quando sto per entrare nel parcheggio riservato ai clienti del centro commerciale, la vibrazione del cellulare richiama la mia attenzione, avvertendomi dell'arrivo di un messaggio. Le mie dita tremano mentre lo apro, e i miei occhi si velano di tristezza quando leggo quelle parole.

-Bella, questa sera non posso venire a cena dai tuoi...Tanya mi ha chiesto di accompagnarla dal medico, e io le ho detto di sì. Puoi portare con te anche Eveline e Sarah? Ti amo, Edward-

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Questo capitolo non mi piace granchè, ma l'ispirazione oggi era parecchio latente...abbiate pazienza se alcuni passaggi non sono scorrevolissimi, ma questo cambio di stile -pulire, semplificare frasi ed espressioni- mi costa un po' di fatica. :)Spero che i risultati siano piacevoli anche per voi! ;) Ringrazio tutte le persone che leggono e commentano questa storia...spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate! Entro domani risponderò a tutte...Un bacio, Elisa.

 

 
 

  

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Capitolo 4
*** #4 ***


(C. J. McCandless) Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

 Friendly enemy
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-Allora, che ne dici di questa?- le labbra di Sarah si piegano in una tenera smorfietta imbronciata. Storce il naso, mentre rigetto sul letto la voluminosa gonna a fiori che abbiamo comprato durante la nostra ennesima giornata di Shopping, per poi afferrare un piccolo top plissettato da perline gialle e verdi.

-E questo?-

-Possibile che tu sia sempre così...strana?- sbotta, incrociando le braccine al petto, ed io ridacchio, alzando le spalle verso l'alto.

-Non sono strana- affermo,risoluta - Semplicemente, mi piacciono le cose un po' particolari-

-Come questo?- domanda, incerta, porgendomi un CD dalla copertina dorata.

Sorrido, e dall'altro capo della stanza sento Eveline emettere un vagito indispettito: pretende la nostra attenzione. Mi incammino verso di lei, afferrandola per la vita e sollevandola dolcemente.

-Amore mio, hai fame?- batte le manine, ed io ridacchio, avvicinando il viso al suo e solleticandole il nasino, ed Eveline gorgoglia, impaziente.

-Va bene pulcino, ho capito...-mi volto verso Sarah, lanciandole un'occhiata dispiaciuta -Tesoro, questa rompiscatole pretende la sua poppata...e anch'io ho un po' d' appetito. Che ne dici se rimandiamo a dopo le prove degli abiti e ci prepariamo qualcosa da mangiare?-

Sarah ci osserva per qualche secondo, pensierosa, posandosi un ditino sulle labbra e concentrandosi su sua sorella, che scalpita fra le mie braccia.

Infine sorride, e il suo sorriso è così caldo e spontaneo che sembra illuminare l'intera stanza.

-Solo se mi fai ascoltare quel nuovo CD che mi hai comprato-

Un mio sopracciglio svetta verso l'alto, mentre mi carico Eveline sulle spalle e invito con un cenno del capo Sarah a seguirmi in cucina.

-E' un ricatto, questo?-

-Si!-

Una fragorosa risata abbandona le mie labbra - Ok, concesso...ma stai attenta, perché prima o poi te la faccio pagare-

Sarah si immobilizza al centro del salone, sbalordita, mentre io poso Eveline sul seggiolone della cucina e le pulisco il nasino sporco, beandomi delle smorfiette infastidite che piegano i suoi lineamenti fini e delicati.

-Che cosa vuoi dire?- borbotta infine, ed io volto il capo di scatto, sorridendo sfacciatamente.

-Ieri, quando ti sono venuta a prendere a scuola, ho visto che parlavi con un ragazzo...- mi avvicino a lei, e i miei passi sono lenti e cadenzati -Come si chiama?-

Il suo volto diventa rosso, le guance chiazzate da adorabili melette color porpora -Tu...io...non è vero...-

-Oh, sì che lo è!- sbotto, ridendo apertamente di fronte al suo imbarazzo, ma lei continua a scuotere la testa, intestardita.

Sono passate tre settimane dal giorno in cui Tanya ci ha dato quella dolorosa quanto inaspettata notizia e, dopo l'iniziale sbigottimento, la calma sembra essere tornata a regnare sovrana fra noi, se non fosse per la sempre più sporadica presenza di Edward nella nostra quotidianità, troppo impegnato ad assistere la sua ex moglie nella sua disperata lotta alla sopravvivenza, troppo avvilupato dal dolore per poter realmente prestare attenzione a me e ad Eveline.

Le ultime analisi hanno decretato che il cancro di Tanya è una neoplasia maligna che si è velocemente infiltrata nelle cellule celebrari della donna, invadendone i tessuti e compromettendo gli organi funzionali alla crescita, allo sviluppo e alla ricostruzione degli stessi.

Il tumore si diffonde molto velocemente, e i primi sintomi del male che la affligge iniziano ad essere visibili anche ad occhio umano. La sua lotta per sconfiggere il cancro sembra non riscuotere alcun risultato; l'unica via di salvezza, secondo i medici che l'hanno presa in cura, sarebbe la Chemioterapia.

Ma Tanya non si arrende, e non è disposta a sottoporsi a delle cure infruttuose quanto dolorose, che servirebbero soltanto a rendere i giorni che le restano da passare in compagnia delle persone che ama un vero inferno, nonostante Edward stia quasi impazzendo nel tentativo di convincerla a curarsi e a dare una possibilità al trattamento sperimentale dei medici.

Edward...il nostro rapporto, in queste settimane di lontananza fisica e mentale, sembra essersi completamente congelato, se non per quanto riguarda il prendersi cura della nostra bambina: sono rare le occasioni in cui mi rivolge la sua attenzione o, ancora, in cui mi rende partecipe delle sue paure e dei dubbi che riguardano la triste sorte che attende la madre di sua figlia.

Le incertezze mi logorano dentro, ne sono consapevole, ma la mia mente non può fare a meno di domandarsi se le parole di Tanya non rappresentino la triste realtà in cui ho vissuto per quasi tre anni della mia vita: per Edward sono stata soltanto un ripiego? Uno scudo per proteggersi dal dolore che il tradimento della sua ex moglie gli ha procurato? Un' avventura che ha preso pieghe inaspettate che non ha mai davvero desiderato?

Scuoto il capo, irritata, sobbalzando quando sento le manine di Sarah ancorarsi alla mia gonna, e abbasso il capo verso di lei, immergendomi nei suoi occhi verdi e luminosi, così simili a quelli dell'uomo che amo.

Sorrido: se non fosse stato per lei, queste settimane lontane da Edward si sarebbero trasformate in un inferno, ma grazie al cielo le mie speranze, almeno per questa volta, si sono avverate: io e Sarah, con il passare dei giorni, e soprattutto imparando a conoscerci e ad accettarci l'un l'altra, abbiamo instaurato un bellissimo rapporto, e il tempo passato in sua compagnia è diventato quasi come una piacevole evasione da quella quotidianità che, senza la presenza di Edward al mio fianco, mi sembra più triste e grigia che mai.

-Che cosa vuoi, ragazzina?- borbotto, fingendomi indispettita, per poi afferrare Eve per la vita e caricarmela sulle spalle: la sua pazienza, come quella di ogni bambino, ha un limite ben stabilito, e se entro pochi minuti non avrà la sua poppata, quella piccola furfante scatenerà di certo il finimondo.

-Posso prendermi un pacchetto di cracker? Ho fame!- le passo le mani fra i capelli in una carezza delicata, accomodandomi sulla penisola del divano

-Non puoi aspettare altri cinque minuti? Il pranzo è quasi pronto-

Storce il naso, ed io ridacchio, alzando le mani verso l'alto in segno di resa.

-Ok, ok. Primo scaffale a destra...mi raccomando, non farmi cadere tutto!- urlo, mentre la vedo allontanarsi verso la cucina, memore di quella volta in cui, cercando di arraffare un pacco di biscotti dal ripiano della dispensa,ne ha praticamente rovesciato a terra tutto il contenuto.

In sottofondo, una risatina dispettosa, e poi il nulla, mentre slaccio i bottoni della camicetta e avvicino la bocca di Eveline al mio seno, pronta ad allattarla, finchè non sento la piccolina succhiare voracemente, mozzandomi il respiro.

Quando Eveline si dichiara sazia, l'unico suono che si infrange contro il silenzio è il lento sgranocchiare di Sarah, sdraiata sul tappeto che ricopre il pavimento, il viso rivolto verso la televisione che capeggia al centro della sala, dove le figurette dei suoi cartoni preferiti scorazzano allegramente, mentre sento il pancino di mia figlia gorgogliare e, afferrandola ancora una volta per le spalle la accompagno in bagno, riempendo il suo soffice viso di teneri baci.

Venti minuti dopo ne usciamo entrambe, lavate e profumate, e gli occhi di Eveline si socchiudono. Sorrido, ammaliata di fronte a quello spettacolo di vita per cui non ringrazierò mai abbastanza il cielo di avermi donato, arrancando verso la sua cameretta e adagiandola nella culla, mentre le note soavi del carillon che le regalò la madre di Edward qualche mese prima si diradano nell'aria, per poi dirigermi nuovamente verso la cucina, dove un impaziente Sarah sbircia insistentemente oltre il piccolo schermetto del microonde, dove il nostro pranzo compie i suoi ultimi giri.

-Un po' di pazienza no, eh?- sbotto, divertita, indaffarandomi per preparare la tavola e costringendo Sarah, con una lunga occhiata intimidatoria, a darsi da fare anche lei, finchè lo scatto secco della porta d'entrata si infrange violentemente contro lo stipite, facendomi sobbalzare: non aspetto nessuno per cena, considerando che Edward mi ha avvisato poche ore prima che avrebbe trascorso la serata in compagnia della sua ex moglie.

Ma è proprio il suo, di viso, a fare capolino dall'uscio socchiuso dell'ingresso, e i suoi occhi sono così cupi ed infuriati che un impercettibile brivido d' inquietudine mi trapassa la schiena.

-Edward, non ti aspettavo!-

Il mio sorriso si tende mentre mi avvicino, tentando di lasciare un dolce bacio su una sua guancia, ma lui si scosta, ed è un dolore sordo ciò che mi colpisce in pieno petto quando il mio sguardo registra la smorfia inferocita che ha piegato le sue labbra.

Il silenzio si cristallizza intorno a noi, e in quel momento mi rendo conto che la piccola Sarah sta osservando suo padre ad occhi sgranati, l'espressione incerta, intimorita.

Ed è allora che cerco di stemperare la tensione che è scesa su di noi.

-Ehm...- sussurro, avvampando - Sarah, tesoro, perchè non vai a prendere tutte le belle cose che abbiamo comprato oggi pomeriggio? Così le facciamo vedere a papà...-

La bambina annuisce, solerte, intimorita dall'aura minacciosa che avvilupa suo padre, e io ed Edward rimaniamo finalmente soli, mentre un vortice indistinto di domande si annidano nella mia mente.

Nessuno dei due ha il coraggio di parlare ed io, spossata dall'aria tesa che è scesa su di noi, mi dedico alla pulizia del ripiano della cucina, afferrando lo straccio e iniziando a passarlo sul marmo dei pensili, finchè Edward tuona, con voce gelida e tagliente.

-Questa sera Tanya ci ha provato con me- il sangue mi si gela nelle vene, ed io mi immobilizzo, sbalordita, voltando il capo di scatto e incontrando i suoi occhi chiari e penetranti, illuminati da una luce risentita, che si rispecchia nelle piccole gocce di perla che bagnano i miei.

-Io...-

-Vuoi sapere se ci sono stato, Bella?-

-Non mi interessa- sibilo, e il mio tono è flebile, privo di vita, mentre sento il mio cuore rimbombare furiosamente nella cassa toracica, il dolore che si propaga come acido in ogni fibra del mio corpo.

La sua risata è roca, grutturale ed inquietante. Abbasso il capo, torcendomi nervosamente le dita delle mani, e lo sento avvicinarsi: i suoi passi sono lenti e cadenzati, come quelli di un felino in procinto di stanare la sua preda.

-Ne sei sicura, Isabelle?- il suo fiato si infrange contro il mio viso, ed io barcollo, facendo un passo all'indietro e lanciandogli un'occhiata intimidita.

Sapevo che questo momento sarebbe arrivato...sapevo che lui mi avrebbe abbandonata, gettandomi come uno straccio vecchio ed usurato, per poi ritornare dal suo vero ed unico amore: sua moglie.

-P-perchè me lo chiedi? C-che cosa vuoi da me?-

I suoi occhi si allargano, rispecchiandosi nei miei, pieni di lacrime, e all'improvviso sento le sue braccia avviluparmi in un abbraccio soffocante, che quasi mi impedisce di respirare.

Annaspo, sconvolta, lottando disperatamente per liberarmi dalla sua stretta, ma Edward non demorde, e quando sente le mie gambe scalciare per allontanarmi da lui mi afferra per la vita, caricandomi sulle spalle e incamminandosi velocemente verso la nostra camera da letto, ignorando le mie proteste urlate a gran voce.

-Edward! Lasciami in pace, ti prego!- sbotto, scoppiando in singhiozzi convulsi ed improvvisi, quando sento la mia schiena infrangersi contro lo schienale del materasso della nostra stanza, e le sue gambe imprigionarmi sotto di lui.

Mi sovrasta, penetrandomi con quello sguardo pensoso e risoluto, ed io scuoto il capo, tentando di frenare le lacrime che lottano per riaffiorare.

-Si può sapere che diavolo vuoi?- urlo, ed il mio tono è incrinato dalla sofferenza-Ci ha provato con te? Bene! Credevi non lo sapessi? Credevi non sapessi che avrebbe fatto di tutto per portarti via da noi?-

-E allora perchè non hai cercato di fermarla?- sbraita, inferocito -Ci tieni così poco a me? Oppure tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni per te non conta nulla?-

Scuoto il capo, tentando ancora una volta di fargli allentare la stretta.

-Io ed Eveline siamo solo un ripiego- singhiozzo, esternandogli una volta per tutte i tormentosi pensieri che mi hanno perseguitata in queste settimane di lontananza - E tu non sei mai stato abbastanza coraggioso da dirmi la verità. Perchè non mi hai detto che il motivo per cui hai divorziato da Tanya è che lei ti ha tradito? Perchè non mi hai confessato che non hai mai smesso di amarla, di desiderarla?-

La sua espressione non sembra sorpresa.

Piuttosto, una dolorosa consapevolezza si fa strada sul suo volto, ed Edward sorride, un sorriso amaro e tirato che non illumina i suoi occhi chiari e cristallini.

-Era ora che mi sputassi in faccia tutte queste cattiverie, Bella- sussurra, e la sua voce è quieta, ma non nasconde una nota divertita che contribuisce soltanto ad acuire la mia rabbia.

E allora mi ribello con più forza, lasciando pugni inferociti sul suo petto glabro e muscoloso, ma Edward non si sposta di un millimetro.

Se possibile, la mia ira è soltanto riuscita ad agevolargli la presa sui miei fianchi, immobilizzati fra le sue grandi mani.

Singhiozzo, disperata -Sei un bastardo, Edward! Un fottuto bugiardo che mi ha preso in giro per tre anni della mia vita! Adesso capisco perchè eri tanto sconvolto quando ti ho detto di aspettare un bambin-

Le sue labbra si catapultano all'improvviso sulle mie, ed io spalanco gli occhi, scioccata, immergendoli in quelle pozze luminose che mi penetrano l'anima, cariche di un vortice di sentimenti destabilizzanti nella loro intensità.

Amore e odio, desiderio e repulsione, delusione e tenerezza che si alternano in quelle gemme del color degli smeraldi, le sue mani ancorate alla mia vita in un abbraccio possessivo, il suo profumo familiare che mi invade le narici, ammaliandomi, compromettendo la mia razionalità, finchè i miei tentativi di resistergli perdono di significato, ed io mi lascio trascinare da quel bacio passionale che cancella qualsiasi pensiero coerente, ottenebrando la mia mente e rendendomi ancora una volta schiava del sentimento che nutro nei suoi confronti.

Una pallida lacrima lambisce le mie gote in una carezza delicata, ed Edward si allontana, guardandomi intensamente, per poi afferrarmi per le spalle e costringermi a sedere sulle sue gambe.

Le sue mani si posano sui miei capelli, sfiorandoli teneramente, le labbra a pochi centimetri dalle mie, un tiepido sorriso a piegare la sua bocca.

-Come sei bella, amore!- sussurra, ed io scuoto il capo, rannicchiandomi su me stessa, finchè le sue dita mi costringono a rialzarlo e ad immergermi nel suo sguardo lucido ed emozionato.

-E sei anche tanto, troppo ingenua...- diventa serio, e continua - Bella, io e Tanya non siamo nulla, se non due persone che hanno condiviso un passato che, un tempo, ho detestato con tutto me stesso- spalanco gli occhi, scioccata, e lui sorride dolcemente, sfregando il naso contro il mio.

Prende un respiro profondo -Conobbi Tanya al primo anno di College...ero giovane, avevo voglia di divertirmi e di non pensare a null'altro che non fossero festini e belle ragazze. Lei era esattamente come me: sfacciata, disinibita, bellissima e sensuale. Andammo subito d'accordo, tanto che, per un certo periodo, cercammo persino di fare coppia fissa. Finchè non mi resi conto che fra me e lei non ci sarebbe mai, mai potuto essere amore. Soltanto sesso e perversione,ma a me non bastava...non bastava più. Fu allora che decisi di lasciarla, ma non avevo messo in conto il fatto che i nostri rapporti, il più delle volte occasionali e non protetti, avrebbero potuto rivelare delle sorprese non proprio gradite- l'espressione persa, lontana.

Sospira, stringendomi a se con più forza

- Quando Tanya mi disse di essere rimasta incinta mi cadde il mondo addosso: non ero pronto a prendermi una simile responsabilità. Avevo soltanto vent'anni, dannazione!Eppure non potevo più tirarmi indietro e, di comune accordo con i nostri genitori, decidemmo di sposarci. I primi anni furono un inferno: Tanya era una ragazzina viziata che non sapeva neanche lontanamente cosa significasse fare la madre, ed io non ero da meno. La tradivo in continuazione, passavo le mie serate libere in locali di dubbia fama,mentre lei cercava in tutti i modi di prendersi cura della nostra bambina. Non so per quanto tempo questa storia andò avanti: l'unica cosa che ricordo è il fatto che un giorno, il padre di Tanya si presentò davanti alla porta di casa mia, intimandomi di comportarmi da uomo e di prendermi davvero cura della mia famiglia. Da allora le cose cambiarono, ma la sostanza rimase sempre la stessa: ero infelice, insoddisfatto, perchè sapevo che Tanya non era la donna adatta a me, e che io non avrei mai potuto amarla come meritava. Gli anni passarono, ma la situazione, i nostri rapporti, tutto rimase immutato, finchè non scoprii che anche Tanya aveva una vita segreta, e che mi tradiva con il nostro vicino di casa- ridacchia; sembra sereno, quasi rilassato

-Allora Sarah aveva quasi sette anni e, nonostante per lei sarebbe stato comunque molto doloroso, avrebbe potuto sopportare il fatto che i suoi genitori non vivessero più sotto le stesse mura. Io ci sarei sempre stato, per lei, come padre, come amico e come confidente, anche se non più al fianco di sua madre. Quando trovai Tanya a letto con un altro uomo ne fui quasi sollevato, e fu allora che decisi di andarmene-

Le sue dita lambiscono una mia gota con delicatezza -Poi ho incontrato te- fiata, pensieroso - e tutto il mio modo di vedere le cose si è completamente sovvertito- le sue braccia mi intrappolano ancora una volta in un abbraccio soffocante - Non potrei mai considerarti un ripiego, Isabella Swan. Tu ed Eveline siete le persone più importanti della mia vita, ed io...- tace, sopraffatto dall'emozione, ed io mi immergo in quelle pozze smeraldine che brillano di luce propria e che, in quel momento, sono più splendenti che mai.

-Perchè...-prendo fiato, scossa -Perché Tanya mi ha detto quelle cose?- è una risata amara quella che abbandona le sue labbra.

-Tanya è malata, ma questo non significa che si sia all'improvviso trasformata in una santa scesa in terra. Anzi, se possibile, la malattia ha soltanto contribuito ad indisporla ulteriormente verso di te- notando la mia espressione confusa, si affretta a precisare -Pensaci, Isabella. Tu hai tutto quello che lei non potrà mai avere: un uomo che ti ama,una bambina bellissima che vedrai crescere e maturare, mentre lei...- la sua voce si spegne, e il suo sguardo diventa ancora una volta sopraffatto da un dolore talmente feroce da travolgere anche me. Lo abbraccio, immergendo il viso nel suo petto e scacciando le lacrime che appannano i miei occhi.

-Mi dispiace tanto, amore mio- la sua stretta diventa più salda. Sospira; un sospiro profondo e rassegnato.

-Ti amo, Bella Swan. E tu non dovrai mai, mai più dubitare di questo. Posso sopportare tutto, ma non il fatto che tu metta in discussione il nostro amore- le sue dita mi sollevano il mento con delicatezza -Hai capito, vita mia?-

-Come hai fatto a scoprire che è stata Tanya a dirmi tutte quelle cattiverie su di te?- tento di cambiare argomento, e lui ridacchia sommessamente.

-Ha tentato di sedurmi...e, ovviamente, ha collezionato un altro fallimento. Soltanto che questa volta non ce l'ha proprio fatta a contenere la rabbia e, in uno dei suoi soliti scatti furibondi, si è lasciata scappare un po' troppe informazioni...-

Chiudo gli occhi, appoggiandomi a lui e lasciandomi cullare dal dolce terpore del suo corpo stretto al mio. Mi era mancato così tanto, il suo calore...

-Mi spiace d'aver dubitato di te- mormoro, sincera, e lui mi bacia i capelli, sereno.

-Non importa...ciò che conta è che abbiamo chiarito, finalmente- mi afferra per la vita, gettandomi sul materasso e sovrastandomi con la sua mole.

I miei capelli ricadono sparsi sul cuscino, ed Edward ci immerge il capo, respirando il mio profumo.

-Mi sei mancata così tanto...- inizia a baciarmi il collo, mordicchiando il lobo destro del mio orecchio, ed io rabbrividisco di piacere, mentre sento l'eccitazione incendiarmi il basso ventre.

-Edward, ci sono i bambini di là-tento di ribattere, ma lui mi ignora, continuando a vezzeggiarmi come soltanto lui sa fare, finchè un pensiero improvviso si fa strada nella mia mente,ed io mi alzo con un movimento secco e repentino, allontanandolo da me e sollevandomi dal materasso.

-Dove vai?- ansima, confuso, passandosi distrattamente una mano fra i capelli, ed io scuoto il capo, infuriata, riabbottonandomi la camicetta ed infilandomi frettolosamente il cardigan primaverile.

-Bella?- domanda ancora,ed è allora che mi volto verso di lui: i miei occhi sono freddi, decisi e determinati.

Sorrido, gelida -A fare una visita alla nostra cara dolce Tanya-

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Le ruote dell'auto stridono contro il gelido asfalto della strada, il motore si spegne con un rombo secco ed inquietante.

Sorrido, sibillina, raccogliendo le chiavi del pick-up e richiudendomi lo sportello alle spalle, per poi incamminarmi verso la porta d'ingresso di Villa Denali, bussando freneticamente il campanello, finchè dall'uscio non traspare un sottile fascio di luce dorata, ed io mi faccio lentamente strada nell'ingresso che si affaccia sul soggiorno.

Il silenzio mi avvolge, infranto soltanto dal cigolio sinistro dello stipite che si richiude dietro di me, e sobbalzo quando mi rendo conto che non c'è nessuno ad attendermi davanti alla porta di casa.

Sbuffo, spossata, passandomi distrattamente una mano fra i capelli: Tanya è la solita incosciente, considerando che non si è neanche preoccupata di chiudersi dentro, onde evitare che qualche estraneo si infiltri nella villa, mettendo addirittura a repentaglio la sua incolumità!

Mi incammino velocemente verso la cucina: sono certa di trovarla lì, ma le mie ipotesi si rivelano infondate quando il vuoto mi circonda, e allora mi decido a palesare la mia presenza.

-Tanya?- mormoro, la voce ridotta ad un sussurro intimorito, ma in risposta ottengo ancora una volta silenzio.

La richiamo ancora, questa volta più forte e, quando capisco che non mi risponderà, un gorgoglio indefinito si dirada nell'aria. Seguo quello strano rumore, giungendo nel piccolo bagno adiacente al soggiorno del primo piano, e lo spettacolo che mi si para davanti è davvero sconvolgente.

-Tanya!- urlo , incamminandomi verso di lei, il volto immerso nel water, i capelli sudati e appiccicaticci che le aderiscono alla nuca, la pelle granitica e di un pallore quasi cadaverico.

La donna continua a rimettere incessantemente; sembra quasi che il vomito la stia per soffocare, ed è allora tutta la rabbia, il rancore, il disgusto che nutro nei suoi confronti lasciano spazio ad un afflizione che mi colpisce in pieno petto, destabilizzandomi: chissà quanta sofferenza starà provando in questo momento!

Pochi secondi dopo il suo viso riemerge dalla tazza del gabinetto, ed io corro verso di lei, afferrandola per le spalle e aiutandola a sostenersi, e Tanya appoggia i gomiti sul lavabo del ripiano ,mentre le spruzzo piccoli schizzi d'acqua sul volto, e le sue guance perdono un po' di quel cinereo pallore che mi ha tanto spaventata.

-Ti senti bene?- sussurro, allarmata, immergendomi nei suoi occhi chiari e cristallini, pieni di lacrime, e lei scuote il capo, sconsolata, ancorandosi alla mia vita in cerca di sostegno.

Il silenzio si cristallizza nell'aria, teso ed inquieto, finchè la sua voce, così dolce, sensuale, ma vergata da una nota intimorita e rassegnata, risuona intorno a me, spezzando l'immobilità di cui siamo cadute entrambe vittime.

-E' venuto il momento...- mormora, affaticata, ed io aggrotto la fronte, confusa. Si affretta a precisare -Dobbiamo dirlo a Sarah...dobbiamo dirle che sto per morire-

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Chiedo venia per il ritardo, ma ultimamente non godo di ottima salute e non riesco, di conseguenza, a concentrarmi molto sulla scrittura. Il capitolo è stato scritto un po' distrattamente a causa della febbre, e quindi sono consapevole del fatto che non sia questo gran capolavoro. Mi scuso in anticipo con le mie lettrici se troverete errori e sviste sintattiche o grammaticali. Il prossimo aggiornamento sarà il penultimo, seguito dall'epilogo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate.:) Un bacio, E.

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Gattoncini Ciao cara, benvenuta! Come vedi, tutto è stato chiarito in questo capitolo...spero che ti sia piaciuto. Un bacio, Elisa.

_Mary_Swan E speri bene, tesoro! Eh sì, l'invidia è una brutta bestia...ma il comportamento di Tanya, in questo frangente, anche se non giustificabile, è almeno un po' comprensibile, non trovi?

Se7f Tesoro, io non creerò mai dei personaggi perfetti, tantomeno Tanya! La perfezione non esiste, ed è anche stolida e banale. Scurrile, aggiungerei, e quindi io me ne tengo ben lontana. :)Però alla fine ognuno di loro nasconde del bene dentro di se, nonostante tutto...ma, lungi dall'essere buonista, la malattia spesso porta ad assumere atteggiamenti scorretti verso le altre persone, a volte per invidia, a volte per puro e semplice egoismo, altre volte ancora soltanto per schermarsi dal dolore...l'essere umano è fatto così, che ci possiamo fare? Un bacio, E.

prudence_78 Brava, sei stata furba a non crederle...a volte la malattia fa agire le persone in maniera scorretta, specialmente verso coloro che invidiamo. Un bacio, Elisa.

VerdeEvidenziatore Grazie tesoro, sono felicissima che ti piaccia! Non preoccuparti, sono comunque contenta che tu abbia avuto un po' di tempo da spendere per me e la mia storia. Un bacio!

Pallina90 Hai ragionissima, tesoro, ma a volte l'amore porta anche a comportarsi da stupidi o, in questo caso, da codardi...l'importante è che pian piano si risolva tutto, no?

Lindawinchesterncullen Sì cara, Tanya è davvero davvero malata...ma potrebbe sempre guarire, no? Io sono molto propensa a questa possibilità. Un bacio E.

Stella Cullen Wow, che entusiasmo! Eh sì, Bella è stata davvero molto caritatevole...anche io ad Edward non lo avrei perdonato, ma poi come avrei fatto a mandare avanti la storia? ;) Un bacio,Elisa.

Cullengirl Grazie carissima, mi fa molto piacere. :)

Baby2080 Ciao cara, beh, hai visto che alla fine è stato Edward a mettere in chiaro le cose? Ahahaha, il giro per i negozi è proceduto bene, se c'è una cosa che ho imparato nella vita è che i bambini -di qualsiasi età- sono facilmente corruttibili! Ahahaha, xd. Un bacione.

Vera1982 Anyway, hai ragionissima anche questa volta: io non avrei mai avuto la pazienza di sopportare una situazione simile. Ma Bella ha messo da parte se stessa per il bene delle persone che ama, e alla fine i risultati si sono visti.

Valesimo Grazie cara, mi fa davvero piacere! Un bacio, E.

Eliza1975 Tesoro, ed io adoro le tue recensioni sempre così entusiastiche e, soprattutto, la tua capacità di immedesimarti in ogni personaggio che creo. Sei una lettrice molto versatile,e questo mi fa davvero piacere! ;) Edward sbaglia nell'allontanarsi da Bella, ma lo fa soltanto perchè è costretto dalla malattia di Tanya...fra lui e la bionda però non c'è assolutamente nulla. :) Un bacio, E.

Nick81 Ciao carissima! Allora, rispondo subito alle tue domande. Perchè Tanya? Diciamo che la bionda sta sulle ball's pure a me, e infatti si capisce dalle mie storie che, nonostante la inserisca spesso, non la associo mai ad Edward e all'amore...nel senso che per me Edward non potrà mai amare Tanya, è una donna troppo insulsa per meritarsi il suo amore, e quindi. La inserisco, solitamente, come personaggio di contorno, mentre in questa ff fa da protagonista perchè, ad essere sincera, mi serviva un personaggio davvero significativo per Bella e Edward lei era l'unica disponibile.L'altra risposta è semplice: lo stile di un autore va sempre perfezionato man mano che si acquisisce esperienza con la scrittura, ed io sono alla continua ricerca del meglio, non soltanto per me stessa, ma anche per i miei lettori.Quando scrivo un capitolo lo leggo e lo rileggo, lo modifico una, due, tre volte, e poi lo rileggo ancora, finchè non sono convinta che tutto scorra alla perfezione e che i passaggi siano tutti chiari, proprio perchè io, in quanto autrice,vi offro un prodotto, un qualcosa che scaturisce dalla passione per la scrittura e che deve essere, a mio parere, presentato sempre al meglio del meglio. Spero di aver chiarito i tuoi dubbi :) Un bacio, Elisa.

UbRiakinA Ciao cara, benvenuta, mi fa piacere trovarti qui! ;) Sono davvero contenta che la ff ti piaccia, e spero che continuerai a seguirmi...un bacio, E.

Rikima 1 Tesoro, hai perfettamente ragione, ma sai, l'amore è un sentimento contorto, e ognuno lo vive in maniera diversa dall'altro: Bella si sacrifica per il bene di Edward che, nonostante non la ami,nutre dell'affetto sincero per la madre di Sarah, e quindi. Sono contenta che il cap ti sia piaciuto. Un bacio, E.

 

 
 

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