Quello che rimane dopo la tempesta...

di Betta_cha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1:Le riflessioni di Yamamoto ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Scelte e sbagli di Gokudera ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3:I suoi occhi verdi e il silenzio della solitudine ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 :Il suo sorriso è cambiato ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: La partenza,l'arrivo (The End) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1:Le riflessioni di Yamamoto ***


Piove

Sembrava una sciocchezza pensarlo in quel momento.

Non ci posso credere,sta davvero piovendo!

Non riuscivo davvero a focalizzare:Gokudera mi aveva appena lasciato e io evidentemente non sapevo farmene una ragione.

Iniziai a camminare sotto la pioggia,con i rivoli di gocce dolci che andavano unendosi a quelli delle mie lacrime salate,nate improvvisamente.Un riflesso incondizionato,sicuramente.Non poteva essere dolore,quando ancora non avevo capito.

Camminavo a zonzo,ma finii per arrivare al parco,a quel campo di baseball dove avevo trovato il coraggio di dichiararmi;mi sedetti sotto un grosso cipresso e lì stetti ad ascoltare la pioggia che piangeva per me.

Le sue parole cominciarono a ronzarmi in testa,improvvisamente chiare e acuminate,menando fendenti alle orecchie che avevano commesso il delitto di ascoltare:"Non credo ci sia una ragione precisa per cui dovremmo frequentarci ancora.Facciamo finta di nulla ok?Io ho i miei impegni e tu i tuoi,non complichiamo le cose...E poi,era solo sesso no?"

Se si aspettava un conferma a quell'ultima domanda,doveva essere meno intelligente di quanto pensasse:non era palese che lo amavao?

Voleva fare finta di nulla?Era stato un peso quella storia per lui?Una complicazione?

Era vero,erano impegnati,si erano visti di rado,gli allenamenti di baseball erano frequenti e si rendeva conto di averlo trascurato ma...

Ho messo lo sport al primo posto,davvero non merito le sue attenzioni!

Capii quanto lo avevo ferito,quanto doveva amarmi e che sapeva di essere amato,ma non poteva,a buon ragione,sopportare di essere bistrattato così...

Non doveva accettarlo no!

Puntualizzai a me stesso.

Continuai a rimuginare su quanti modi e in quanti momenti lo avevo ferito,con leggerezza e incoscienza,tipiche di un idiota come me.

Pensadoci bene quali impegni ha lui?A parte le lezioni di matematica con Tsuna,non frequenta sport nè altri gruppi scolastici...Restava solo in casa...Forse aspettava che mi facessi sentire...

Quanto dolore?Era quantificabile?E poi,volevo davvero saperlo?

La mattina dopo non andai a scuola,gli avvenimenti del pomeriggio prima erano come foschia nella mia testa,seppure la rottura bruciasse come metallo appena temprato.

Presi una decisione,in quelle ore.La più brutale ma intelligente che potessi prendere.

Andai a scuola,quel pomeriggio.

C'erano i corsi pomeridiani,ero sicuro che Gokudera sarebbe stato in classe,come se nulla fosse successo.

Gli inviai un sms,chiedendogli di vederci sul tetto,sperando che non avrebbe rifiutato ma sicuro che lo avrebbe fatto.

Sorprendentemente si presentò.

"Idiota,come mai non eri a scuola sta--" prese a canzonarmi,ma si fermò non appena inquadrò la mia espressione.

Mi accostai a lui e mi misi in ginocchio.

"Volevo solo...scusarmi-esalai- Non avrei mai dovuto usarti come ho fatto!" abbassai lo sguardo ancora di più,non volevo leggesse quella bugia sulle mie labbra tremanti."Sono stato egoista.Probabilmente cercavi una relazione più seria,non del semplice sesso.Scusa."

Mi alzai in fretta,senza lasciarlo replicare e me ne andai;non mi importava quanto il mio dolore si stesse acuendo,gli dovevo delle scuse.

Sapevo avrebbe sofferto anche lui,avevo letto ancora amore nei suoi occhi quando aveva varcato la porta che dava sul tetto;speravo che così mi avrebbe dimenticato più in fretta,magari avrebbe cercato consolazione e forse l'avrebbe trovata.

Il cuore ebbe un sussulto quando realizzai che qualcun altro lo avrebbe abbracciato,sollevato il suo viso delicato e baciato teneramente su quelle labbra dolci,anche dopo la sua abituale sigaretta.Qualcuno che non ero io.

Decisi di zittirlo e mentre camminavo verso casa, maturai una nuova singolare indifferenza...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Scelte e sbagli di Gokudera ***


Tornai sul tetto.

Non credevo non sarei più stato in grado di tornarci,ma il Decimo adorava mangiare lì,all'aperto.E anche Yamamoto.

Sembrava fossimo tornati a quando mi ero appena trasferito,quando non ci conoscevamo e lui sembrava uno di quei numerosi idioti fissati con lo sport,senonchè lui non mi sfiorava,evitava il mio sguardo e quando riuscivo a catturare i suoi occhi evitava di parlare.

Ha forse paura di dire qualcosa che possa ferirmi?

Lo aveva già fatto e con una certa facilità.

Tutti i giorni ci salutavamo,o quanto meno lui mi salutava con gioia impensabile e io grugnivo e voltavo lo sguardo in risposta;il solito di ogni mattina.

Probabilmente si preoccupa per il Decimo come me...

Non restavamo da soli per più di qualche minuto e per questo ringraziavo in preghiere silenziose,senza sapere bene chi ringraziassi ma certo che se fossimo rimaste insieme per anche solo 10 minuti non sarei stato capace di reggere quella tensione e sarei scoppiato in lacrime.

Percepivo l'atmosfera di falsità che si era creata e sembrava pesare però solo su di me;avevo voluto lasciarlo perchè riflettesse su quanto poco la nostra relazione sembrasse tale e invece mi aveva lasciato,costringendomi a guardarlo mentre andava avanti e io soffrivo...

Imparai il dolore dell'indifferenza e mentre passavo i pomeriggi a fissare il cielo e fumare,scoprii l'apatia che l'amore non corrisposto crea nelle persone come me.

Persi ogni interesse per ciò che faceva,smisi di cercare i suoi occhi che sempre più spesso mi fissavano con apprensione.

O forse era ribrezzo.

Ribrezzo...è così che si smette di amare?

Finii,senza accorgermi, per recarmi a quel parco dove mi si era dichiarato,vicino al laghetto però:non mi sarei mai avvicinato troppo al campo da baseball.

Mi accorsi di un ragazzo che restava a fissarmi tutto il tempo,seduto su un tronco abbattuto mentre leggeva un libro.

Quando si rese conto di essere stato scoperto,si avvicinò ed esordì:"Mi sembra inopportuno ma necessario al tempo stesso,sento il bisgono di presentarmi-fece un inchino-sono Haruka Kodoyachi"

Tese un mano con un abbozzato sorriso speranzoso;sembrava  un tipo piuttosto schietto,perspicacie e decisamente invadente.

Strinsi quella mano.

Pensai fosse un buon modo per liberarmi dal viso di quell'idiota che giocava a baseball,che fluttuava persino nei miei sogni;volevo dimenticarne anche il nome.

Mi chiese se avessi voglia di un caffè,così cominciai a camminare senza rispondere davvero;sembrò capire che era meglio tacere.

Ci sedemmo al bar più vicino e pronunciai quelle che forse erano le parole più false che potessi concepire:"Mmm e così tu vorresti iniziare una relazione con me,immagino...-esordii facendolo arrossire dall'imbarazzo-Beh potrei anche concederti questa possibilità sai..."

Accennai un sorriso stanco e pensai di aver fatto una pessima scelta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3:I suoi occhi verdi e il silenzio della solitudine ***


Ogni giorno che passava,ogni attimo che fingevo il mio cuore si liberava ed appesantiva: Gokudera stava andando avanti.

Quando vidi però il ragazzo,quel tipo bruno, dagli occhi scuri,mi sembrò che fossi giunto alla fine del mio sentiero.

Sembrava un mio sostituto,mi somigliava troppo,e Hayato ne era cosciente;aveva smesso di cercarmi con lo sguardo,aveva smesso di lottare.

Ora devo sciogliere i muscoli e concentrarmi sulla mia palla

Non potevo fare altro : lo avevo lasciato io,non pretendevo che mi inseguisse per sempre.Seppure ci speravo molto.

Non sembrava felice,amaramente me ne rallegrai: quel sorriso dolce e distratto che mi rivolgeva ad indicarmi che era felice di vedere il mio sorriso ingenuo,era solo mio.

Continuai con questi pensieri egoistici e logoranti,mi rifiutavo di vedere la realtà,che non riuscivo a placare i battiti del mio cuore ogni volta che per sbaglio gli sfioravo la spalla.

Iniziai a evitare i luoghi che me lo ricordavano e ogni notte,di conseguenza,mi voltavo nel letto,convinto che fosse lì,per chiedergli se pensasse mai a quanto i suoi occhi verdi illuminati dal sole mi avessero segnato l'anima.E lui non c'era.Il silenzio mi avvolgeva,non sentivo nemmeno più la sua voce nella mia testa.

Le sue dita...le sue dita sono fredde?Lui gliele scalda?Oppure sono sempre state calde?

Dubbi improvvisi su ricordi che non mi toccavano più.

Niente di tutto ciò sembrava però rompere la quotidiana tranquillità della cittadina:io vedevo la tempesta e tutto il resto era in pace.Persino Gokudera sembrava più tranquillo.

Il suo viso,è tanto che non vedo il suo viso

L'unica delle mie preoccupazioni.Il solo desiderio irrealizzabile.

Presi a frequentare nuove persone,alcune non proprio raccomandabili.

Mi ripresi per qualche tempo,accorgendomi che stavo degenerando.

Vidi Hayato baciare quel ragazzo.

Fu la fine della mia lucidità e tutto improvvisamente sembrò parte della stessa macchia.

Ancora mi giravo nel letto,ad abbracciarti;ancora mi guardavo intorno,dopo una battuta,per scorgere l'espressione fiera dei tuoi occhi.

Sarebbe mai finita?Quando avrei smesso d'amarlo?

Pensavo mai,speravo presto.

Un barlume di speranza si accendeva quando lo fissavo e non provavo nulla,ma era una speranza cinica e dolorosa.

Decisi che dovevo parlargli,egoisticamente riversare quel peso su di lui.Chiarire il malinteso.Riconfessarmi.

Non mi accetterà mai di nuovo,anzi si sentirà preso in giro e non avrà torto!

Desistevo e le mie condizioni mentali peggioravano.

Tsuna era preoccupato e neppure me ne accorgevo,conscio solo della fatica che facevo per non baciarlo quando sentivo il suo profumo,conscio solo della paura di non poter riparare il mio disastro.

Fu un giorno cupo,il giorno della mia salvezza e della disintegrazione di ogni mio sforzo:Gokudera si presentò a casa mia.

Si presentò da solo.Con una camicia a mezze maniche,grigia e leggera,sbottonata come sempre.I jeans neri che aderivano alle curve provocanti dei glutei.Gli scarponcini neri slacciati.

La sigaretta stretta tra quelle labbra che più di una volta mi avevano condotto alla passione più bruciante e da cui ora pendeva la mia follia.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 :Il suo sorriso è cambiato ***


La porta si aprì e fui a contatto con quegli occhi da molto tempo ormai spiritati e mai sorridenti.

Sbiancò,diventando trasparente e sottile, e le labbra presero a tremare:"V-vattene!"

L'espressione incredula,divisa tra lo sconcerto e la felicità;era evidente che era fuori di sè e bramava di vedermi.

Aspettavo il suo abbraccio e non arrivava.Mi ferì profondamente,molto più di quel volto esangue che mi mostrava.

Non dovevi essere sempre sorridente e giocondo ai miei occhi?

Non volevo ricaderci,decisi di sbrigare le mie faccende e fuggire di lì.Fuggire da lui.

"Sono qui perchè il Decimo mi ha chiesto di controllarti,è preoccupato per te".

Lo dissi con quello che speravo fosse un viso truce convincente,ma probabilmente la voce mi tradì perchè sussurrai la frase in un sospiro.Ovviamente mentii:il Decimo mi aveva confidato molto,forse troppo perchè lo chock mi aveva portato a precipitarmi lì; e la preoccupazione,beh quella era tutta mia.

Lo vidi indietreggiare e poi cadere a terra,appoggiato alla parete.

Cosa diavolo ha?

Lo sconcerto e la paura probabilmente deturpavano i miei lineamenti e sembrò accorgersene.

"Vattene prima che il mio amore diventi distruttivo" mormorò,socchiudendo gli occhi e tappandoseli con le mani,tremanti anche quelle ora.

...che il tuo amore diventi distruttivo?Più di come mi ha ridotto il mio per te?

Gli risposi piuttosto irritato:"Smettila di dire scemenze!!"

"Ti ha già toccato?" La voce morta come la sua faccia.

"Cosa diavolo stai dicendo?Co--"

Mi fissò con degli occhi agghiaccianti che sembravano il baratro della follia.In quel momento mi accorsi che non riuscivo più a sopportare la sua vista.

Tentai la fuga,come volevo fare sin dall'inizio,ma mi afferrò le mani e me le baciò.

"Mi spiace che tu abbia sofferto così tanto,mi spiace di averti abbandonato e aver messo al primo posto il resto e non la nostra relazione.E accetterò anche che tu abbia un altro....ma ti prego,non cercarmi più o non resisterò!"

Detto questo chiuse la porta e mi lasciò lì,a piangere le mie lacrime inutili baciate dalla luna piena.

Ho sempre preferito esser solo che mal accompagnato.So che questo sembra l'ultimo porto di una persona sola,ma io ho sempre sperato non lo fosse.E ora? Ora per dimenticare lui,sto con uno "qualunque"?

Un pensiero cristallino mi attraversò dalle punte dei capelli alla pianta dei piedi: Non riesco a smettere di amarlo.Soffrire amandolo è meglio che essere nulla.

Mi appoggiai alla porta e mormorai l'unica parola che riuscivo a pensare : "Yamamoto"...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: La partenza,l'arrivo (The End) ***


Lo sentii mormorare il mio nome,quasi una supplica.

Mi appoggiai,in ginocchio,con le mani alla porta,incurante del respiro roco che mi usciva dalle labbra come un sibilo.

L'ho fatto di nuovo!L'ho ferito di nuovo!

Dovevo aprire quella porta,essergli di conforto e lasciare che le nostre emozioni di fondessero ancora e ancora,come in passato.

Ma non lo avrei fatto,quella porta sarebbe rimasta chiusa.

Ad ogni respiro i polmoni bruciavano;mi sembrava persino di sentire le sue lacrime sulle mie dita.

Sperai se ne andasse presto e abbandonasse i ricordi che aveva di me,lì con i suoi sentimenti.

Non lo fece,era ostinato.

"So che sei lì,ti sento respirare".

Rimasi paralizzato;mi mossi lentamente,alzandomi ed allontanandomi.

Perchè doveva rendere tutto così complicato?Perchè tanta cocciutaggine?

Amore

Fu un pensiero che respinsi con più forze di quante ce ne volessero;era probabilmente un'intrusione dei miei sentimenti,che mi illudevo di riversare su di lui.

Non mi ero ripromesso di lasciarlo in pace?Di non scocciarlo con il mio amore inutile e soffocante?

L'ho lasciato perchè non dovesse più sentirsi il "secondo".

Annuii tra me e me,come a rafforzare le convinzioni che non avevo.

"Ti prego,dovresti andare.Non posso permetterti di entrare di nuovo nella mia vita,non puoi--" .La voce mi si spense,prima in un sussurro e poi nel silenzio.

"Non posso andarmene.Non ho intenzione di smettere di amarti perchè hai paura."

Sono un libro aperto,non è così?

Fu un pensiero rabbioso,inconcludente.

Lo avevo sempre saputo,sperato nel più profondo dell'anima.

Se l'amore non era condividere tutto,allora valeva la pena?

Se non era complicità nella forma più semplice e immediata,per cosa si rischiava il proprio orgoglio?

Mi resi conto che aveva appena affermato di amarmi.Il mio cuore si rallegrò,codardo.

Improvvisai un sorriso stanco,rassegnato e riaprii la porta.

 

 

La porta si spalancò,di nuovo,mentre in lacrime,stavo lì imbambolato e un sorriso sciocco;assolutamente incapace di alzare lo sguardo.

"Per te è solo paura,non è vero?Ma la paura ha sempre un fondamento e io ho più paura per te  che per me.Non cre--"

"Le solite stronzate." - lo sbeffeggiai con quel sorriso sciocco mutato in sornione-"Lo sai meglio di me.Credi che non sia consapevole delle sofferenze?Di quello che una coppia comporti?"

Finalmente alzai lo sguardo e Yamamoto mi sembrò più imbambolato e stupito di me.Lo avevo decisamente preso a calci.

Il mio sorriso aumentò e ormai era un ghigno un po' malevolo.

"Lo farei anche io,sai?Fuggire,intendo.La verità è che sono stanco e non trovo sensato scappare da te...o da me"

Lo fissai mentre chiudeva la bocca con uno scatto.

Diamine,è così semplice chiudergli la bocca!

Sogghignai vistosamente a quel pensiero,ma altrettanto velocemente la smorfia morì,dagli occhi fino alle labbra.

...è stato facile anche togliergli il sorriso...

Sbattè le palpebre,come un bimbo che vede sè stesso allo specchio per la prima volta,smarrito.

Per qualche istante sembrò non vedermi più,quasi che la brezza estiva che si era alzata lo avesse portato altrove,su suo desiderio.

Anche io non avrei voluto più essere lì.

Ma tentai un passo verso di lui,stupendomi di riuscire :volevo essere consolato,non consolarlo.Non ero bravo in quello.

Indietreggiò;avanzai per poi fermarmi ancora.

"Non puoi volerlo davvero.Non puoi voler altra sofferenza." Lo ascoltai piagnucolare.

Accidenti,svegliati!!Questo non sei tu!!

"Sono solo questo per te,a questo punto?Una sofferenza?"

Sputai quelle parole,per ferirlo e riuscii con zelo:prima lo vidi impallidire,poi avvicinarsi,allungando una mano.Infine ritrarsi ancora,temendo il contatto.

"Non sei mai stato una sofferenza"

Decretò con sicurezza ma con un briciolo di menzogna.Era convinto di quel che diceva ma c'era altro e io non ero in grado di intuirlo.

Sembrò rinsavire da quello stato comatoso in cui era piombato e mi abbracciò.Finalmente.

Mi parve banale pensarlo,ma se il tempo si fosse fermato non avrei avuto obiezioni.

"Mi spiace,mi spiace davvero.Non tornerò indietro,non ti posso accontentare.Hai ragione,sono terrorizzato e il mio timore più grande è ferirti ancora"

Sussurò,con il viso vicino e le sue lacrime che si fondevano alle mie e scendevano lungo le mie guance e giù,fino al petto già gonfio di dolore.

"Non so superare questa paura,non ora.Stammi lontano,è meglio"

Avrei voluto baciarlo e farlo stare zitto;avrei dovuto.

Si staccò e mi accompagnò a casa,sparì.

Sparì su un treno per Tokyo a quanto pare,perchè non lo rividi il giorno dopo,nè quello successivo.

Aspettai,certo che ne valesse la pena,sicuro che sarebbe tornato.

Se la speranza è per i deboli e gli sciocchi,io fui entrambi senza rimorso.

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