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di Egle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I : Draco ***
Capitolo 2: *** Parte II : Ginny ***
Capitolo 3: *** Parte III : In un altro luogo e in un altro tempo ***



Capitolo 1
*** Parte I : Draco ***


Questa storia comincia quando di solito una storia giunge al termine

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Parte I : Draco

 

29 aprile 1999

 

Questa storia comincia quando di solito una storia giunge al termine.

Questa storia comincia con la mia morte.

Sto morendo.

Tecnicamente non è vero, tecnicamente non sto ancora morendo, il mio cuore batte regolarmente, i miei polmoni continuano ad inalare aria e a rilasciare anidride carbonica, il mio intestino…beh non sono affari vostri quello che sta facendo il mio intestino.

Mancano poche ore all’esecuzione. Me ne andò nel modo più dolce e indolore che la giustizia poteva offrirmi: mediante il bacio di un Dissennatore. Mi porteranno in una sala circolare e in presenza di testimoni, dove sarò giustiziato.

Imputazioni a mio carico: omicidio e traffico di sostanze illegali. Ah e sono stato anche accusato di essere un Death Eater. Ovviamente lo sono.

Cazzo, Al Capone è stato condannato per molto meno.

Intreccio le dita e vi appoggio sopra la fronte.

Non voglio morire.

Questa è la verità. Io non voglio morire. Ho ucciso un uomo, un Auror. Ma è stato solo per non farmi ammazzare. Era un duello, cazzo. Non l’ho colpito alle spalle, non gli ho messo una dose massiccia di veleno nel porridge. Lui cercava di uccidermi, ma io sono stato più veloce. O più abile. O solo più fortunato.

“Ma l’imputato ha usato una Maledizione senza Perdono”.

Sento risuonarmi nelle orecchie le obiezioni della pubblica accusa.

Ho guardato quell’uomo dritto negli occhi e ho pronunciato Avada Kedavra. L’ho fatto. Un lampo di luce verde e l’uomo cadeva a terra, distorcendo la bocca in un ultimo rantolo. Era la prima volta che ammazzavo qualcuno. Non credo di avere altre occasioni per ammazzare un altro essere umano nelle prossime due ore.

Un brivido di freddo mi scivola giù dalla spina dorsale.

Due ore all’esecuzione.

“Ha il Marchio. Molti testimoni lo hanno visto partecipare all’attacco ad Hogwarts del giugno 1997 e all’attacco alla Gringott del settembre 1997, in compagnia di Bellatrix e Rodolphus Lestrange.”

Colpevole. Ero presente in entrambe le occasioni. Zia Bella mi ha preso sotto la sua ala protettrice. Dice che da generazioni il rampollo della famiglia Black deve avere un mentore. Lei voleva essere il mio. Poco importa se di cognome faccio Malfoy. Ho comunque abbastanza sangue Black nelle vene, per essere degno della grande zia Bella. I coglioni…beh quelli in qualche modo ho dovuto tirarli fuori.

Uccidi o resta ucciso. È la legge della giungla, gente.

Ma riprendiamo con le mie imputazioni. Non mi piace lasciare un discorso in sospeso.

Diciamocelo, in mezzo a quel popò di imputazioni come essere un seguace dell’Oscuro Signore e l’omicidio, il traffico di sostanze illegali denota mancanza di classe. Avrebbero potuto tralasciare.

Le sostanze illegali che mi hanno trovato addosso non sono chili di polvere esplosiva o litri di veleno. Era una semplice e indegna bustina d’erba. Un po’ di ganjia, capito? Ma sul verbale non potevano mettere: ehi il figlio di Lucius Malfoy si fa le canne, così hanno scritto che stavo trasportando queste fantomatiche sostanze illegali.

E dulcis in fundo… Death Eater. Lo sono.

Potrei dire che non avevo scelta. Che sono stato costretto a diventarlo. Vero. Tutto tremendamente vero.

Ma è anche vero che volevo diventarlo.  Perché quando ti trovi davanti all’Oscuro Signore e guardi i suoi occhi rossi, lo senti. Senti che vuoi entrar a far parte della sua gloria. Lui mi ha offerto ciò che più bramavo: potere. E io l’ho accettato con tutta la mia anima. Con tutto il mio cuore. Con tutta la mia vita. quella via che anche ora gli sto offrendo.

Mi ha detto che poteva farmi diventare potente oltre ogni mia immaginazione. Temuto e riverito come il mio cognome merita. Più potente dell’odiato Potter.

E io gli ho creduto. Ho creduto a ogni parola, a ogni minimo cenno d’incoraggiamento, sentendomi importante. Sentendomi un uomo.

Rimpiango quello che ho fatto?

Sì. Considerando che sto aspettando di essere giustiziato, direi di sì. Rimpiango di essermi fatto marchiare. Rimpiango di essere diventato un Death Eater.

Ma ormai quello che fatto è fatto. Non posso tornare indietro e cambiare le cose.

Dumbledore è morto.

L’Oscuro Signore è morto.

Il professor Snape…indovinate un po’? Morto.

Zia Bella e zio Rod, morti anche loro.

Mio padre è stato giustiziato la settimana scorsa. Non mi hanno permesso di assistere alla sua esecuzione.

Mi ha mandato una lettera, piena di frasi arzigogolate e di paroloni, vergata dalla sua grafia austera.

Mi dice che mi vuole bene, in un modo tutto suo.

Mi dice che è orgoglioso di me, che sono il figlio migliore che potesse capitargli.

E mi chiede perdono. Questa parte è molto breve, molto…molto sintetica, ridotta a una sola parola. Perdonami.

E in quel perdonami rivedo le punizioni, le mortificazioni, le costrizioni. Rivedo tutto, ma so che non hanno più importanza. In quella parola rivedo mio padre.

Il nobile ed elegante Lucius Malfoy. L’uomo che ho ammirato nella mia vita, più di chiunque altro. Più dell’Oscuro Signore. Volevo solo essere all’altezza di mio padre.

Ho pianto per lui, aspettando la sua morte con un’angoscia infinita.

Mi copro la faccia con le mani, trattenendo un singhiozzo.

Mio padre è morto.

E tra poco toccherà a me. E’ questa la giustizia? Hanno annientato l’Oscuro Signore per questo?

Il cigolio della porta mi spinge a voltarmi.

“Cinque minuti” dice la guardia in tono burbero. Non voglio un altro dannato prete. Non ho più niente da confessare e no, non ho bisogno del conforto della fede in questo momento.

Ma sulla porta scorgo un profilo dolorosamente familiare.

Capelli lunghi rossi. Lentiggini. Un mantello di seconda scelta.

Weasley” sussurro appena, mentre lei entra e la porta si richiude alle sue spalle con un tonfo secco.

Ha gli occhi avvolti dalle lacrime. Le guance pallide e scavate. Le mani che continuano a tormentarsi, tremando violentemente. Registro tutto questo in un secondo, il tempo che mi è necessario per alzarmi e avvolgerla tra le braccia.

“Ho cercato di portarti una passaporta” mi dice con voce rotta. Le lacrime iniziano a scorrerle sulle guance, mentre le sposto dolcemente i capelli all’indietro e le accarezzo il viso con entrambe le mani.

“L’avevo cucita all’interno della fodera del mantello. Era solo un piccolo sassolino ma l’hanno trovato lo stesso. Mi dispiace. Mi dispiace”.

Continua a ripetere mi dispiace, mentre l’abbraccio di nuovo, stringendola a me così forte da farle male. Le sue dita affondano nei muscoli della mia schiena e le sue lacrime mi bagnano il collo.

Non credevo di poterla rivedere ancora. Non credevo di poterla ancora abbracciare, lasciandomi accarezzare dal profumo dolce della sua pelle.

Devo deglutire più volte, prima di riuscire a parlare normalmente. La scosto leggermente, guardandola negli occhi.

Cazzo, è la cosa più bella e meravigliosa che io abbia mai visto in vita mia. Proprio qui. Proprio in questo momento. Con gli abiti logori, gli occhi arrossati, i capelli scarmigliati.

“Non importa” sussurro appena.

Lei scuote la testa, ricambiando il mio sguardo pieno di disperazione. Sta tremando così forte che se la lasciassi andare probabilmente crollerebbe a terra.

“Mi dispiace” mormora. Le poso un dito sulle labbra, accarezzandole piano. Sono felice. Credo sia questo il momento più felice della mia vita. ora. Proprio ora. In questa sudicia cella, con l’ombra della morte che mi penetra nelle ossa, come un vento freddo, e con la ragazza che amo tra le braccia per l’ultima volta.

“Non importa” ripeto. “E’ la fine. Non c’è niente che tu…”

Lei scoppia in singhiozzi, aggrappandosi ancora a me.

“no, no, no, no” continua a dire, immergendo il viso nel mio petto. Appoggio il mento sulla sua testa, chiudendo gli occhi. Sì che lo è.

E’ la fine. Non ne sono mai stato consapevole come in questo momento.

Nulla può più salvarmi.

Faccio scorrere le dita tra i capelli di Ginny, massaggiandole piano la schiena. Mi abbasso, curvando leggermente la schiena, per guardarla in viso.

“Ascoltami” le dico, intrecciando il mio sguardo con il suo “Non piangere, okay?”

Che frase di merda. Sto cercando di qualcosa di intelligente, qualcosa che possa placare il suo dolore, qualcosa che valga la pena di ricordare quando sarà vecchia e rugosa e penserà a quel ragazzo che per uno strano scherzo del destino aveva scoperto di amarla.

La bacio piano. Le sue labbra conservano il sapore salato delle lacrime.

“ti amo” sussurro appena, chiudendo gli occhi. I suoi singhiozzi rimbalzano tra le pareti di pietra, perforandomi le orecchie. Perché? Perché devo lasciarla? Perché? Perché? Perché?

“Tempo scaduto, Romeo e Giulietta”

La voce della guardia mi fa trasalire. Accosto la bocca all’orecchio di Ginny e le dico quanto l’amo. Le dico che le appartengo. Per sempre. Per sempre.

Ci baciamo un’ultima volta. E’ un bacio che ha il cupo sapore della disperazione.

Mi grida che mi ama mentre la portano via, lontano da me.

Non voglio lasciarla andare. Mi precipito verso la porta ma un’altra guardia mi da uno spintone, rigettandomi in cella. Ginny lotta con tutte le sue forze per tornare da me, urlando il mio nome. Ancora e ancora.

Mi lancio di nuovo verso la porta, ma la guardia di prima mi blocca.

“Ginny” grido. Ho paura, vorrei dire. Non portatela via da me, vi prego. Ho capito che ho sbaglio. Ho capito che no sarei dovuto diventare un Death Eater. E mi dispiace. Mi dispiace. Vi prego, lasciatemi andare e l’amerò per il resto della mia vita. Desidero solo questo.

“Così è peggio, ragazzo” mi bisbiglia la guardia all’orecchio, impedendomi di correre da Ginny, mentre la trascinano fuori.

“Lasciala andare”.

E’ peggio. Non potrebbe salvarmi comunque. Non potrebbe fare nulla. Solo vedermi morire.

E improvvisamente smetto di lottare. Mi limito a guardarla, con le guance solcate dalle lacrime e i capelli rossi che le ricadono sul viso, finchè non scompare dalla mia vista.

Abbasso lo sguardo. Non voglio morire.

“C’è qualcosa che posso fare per te, ragazzo?”

Scuoto la testa, abbandonandomi sulla branda. Il viso tra le mani, per nascondere le lacrime che ormai non posso più trattenere. La porta si richiude. Sono solo.

E l’orologio fa tic tac. Tic tac, Draco, stai per morire.

Tic tac, Draco. Tic tac.

Rimango immobile a pensare a cosa avrei potuto fare. Potuto o dovuto fare. A pensare alla mia vita perduta. Ai pochi, semplici istanti di felicità che ho vissuto. A quella baita abbandonata dove ci incontravamo di nascosto. Al di là degli schieramenti, degli ideali, della guerra. Al di là di questo mondo.

Perché in questo mondo il nostro amore non sarebbe dovuto esistere. Non sarebbe dovuto accadere.

Ma forse in un altro luogo e in un altro tempo…forse in un mondo diverso…chissà…

Penso a come sia strana la vita. A quanto male devo aver fatto alle persone che amo.

A mio padre, che è morto sapendo che presto sarebbe toccato al suo unico figlio.

A mia madre, perduta nel mondo lontano da questo carcere. Sola ormai.

Al professor Snape, che mi ha sempre difeso, che è sempre stato al mio fianco, vegliando su di me come un padre.

E a Ginny. A Ginny, che conserverà sempre il rimorso di non aver salvato questo stupido ragazzo con il suo folle piano di una passaporta cucita nei vestiti.

La porta si riapre. E questa volta, per l’ultima volta.

Mi alzo con una dignità e una nobiltà che poche altre casate possono vantare. Non mi mettono le manette. Non mi guardano con odio. Non più.

“sei pronto?” mi chiede qualcuno.

Abbozzo un cenno affermativo con la testa.

Non voglio morire. E’ l’ultimo pensiero che formulo, prima che mi conducano verso la sala dove sarò giustiziato.

 

 

Continua…

 

 

Oh siamo arrivati alla fine della prima parte. Beh, che ve ne pare?

Ho cercato con questa storia di trovare una trama originale, di dare un nuovo spessore ai personaggi, di cambiare un po’ lo stile di scrittura. Soprattutto Draco, mi sono un po’ stufata del “Draco” canonico, tenebroso, sicuro di sì, tremendamente figo, che non risponde mai ai ti amo di Ginny.

Ho tentato di vederlo sotto una luce diversa, in un contesto diverso…spero di esserci riuscita!

Beh questa non era che la prima parte, ce ne sono ancora due…non vi anticipo la fine, ma sarà un po’ particolare^^

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Un bacione

A presto

Egle

 

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Capitolo 2
*** Parte II : Ginny ***


Parte II

Parte II : Ginny

6 maggio 1999

Sta piovendo, come sempre negli ultimi giorni. L'erba fradicia sembra risplendere di tante lacrime, sotto il cupo grigio inglese. Un corvo manda il suo richiamo, da qualche parte.
Mi sento bene qui. Mi sento in pace. Mi sento come se niente di brutto possa toccarmi.
Seguo con lo sguardo una vecchia vedova, che ogni giorno viene a trovare il figlio morto in guerra. Cammina piano, appoggiandosi a un bastone troppo alto per lei. Ha una veletta nera calcata sugli occhi. Una mano gracile e macchiata dall'età sbuca dal mantello nero, per posare una rosa bianca sulla tomba del ragazzo. Si inginocchia e prega a bassa voce. O forse parla con il figlio. Non saprei dirlo.
Tu diresti che è solo una vecchia rincoglionita. Diresti che i morti sono morti e in minimo che possano fare per i vivi è non pesare più sulle loro vite. E diresti anche che quella donna prega su una bara piena di mangime per i vermi e che suo figlio non è di certo lì, ma che lei è una sporca egoista a pensarlo.
Diresti che il cimitero è un posto che odi e che non trovi un valido motivo per stare qui.
"Il cimitero va bene per i morti, non per i vivi, Gin. Per quanto mi riguarda, tento di rimanerci il più lontano possibile finchè qualcuno non mi ammazza".
E' questo che diresti. Poi mi prenderesti tra le braccia e passeresti una mano tra i capelli.
E io mi ritroverei a sorridere come una stupida, perché, anche se non condivido quello che dici, pronunci quella parole con un tono e un sorrisino che è impossibile non amare.
E' sempre stato così. Sono sempre stata combattuta dalla voglia di ridere e di prenderti a schiaffi allo stesso tempo. Quante volte ti ho sentito dire "non me ne frega un cazzo". A te non fregava mai nulla, tu eri sempre superiore, distaccato… o ti faceva comodo che io lo credessi, per non farmi soffrire, per non farmi preoccupare per te.
Ma so che non era così.
So che amavi la tua famiglia. E amavi me.
E amavi anche la vita, razza di cretino. Anche se dicevi di no. Anche se volevi farti bello ai miei occhi, recitando una parte che non era stata scritta per te.
E io ti ho fatto credere di essere cieca, di non soffrire per te, perché sapevo che il mio dolore ti avrebbe ferito.
Ma pochi giorni fa mi hai ferito, Draco. Mi hai inferto una ferita che non guarirà mai, non si cicatrizzerà mai.
Mia mamma sostiene che ci vuole solo del tempo, che il tempo guarisce ogni cosa.
Ma io non le credo. Non posso e non voglio crederle, perché se soffrissi meno, ti amerei meno.
E invece io ti amo, Draco. Ti amo adesso come ti ho sempre amato.
Anche se sei morto. Anche se … non ci sei più.
Guardo la lapide. Solo poche parole scolpite nella pietra.
Draco Malfoy.
5 giugno 1980 - 29 aprile 1999.
Nient'altro. Il ministero si è occupato delle spese per il funerale. Avrei voluto che tu avessi una lapide più bella, una bara più…
Mi porto il fazzoletto alle labbra, soffocando i singhiozzi.
Oddio. Non riesco ancora a smettere di piangere.
Il tuo cuore non ha retto, si è spento, come un uccellino rinchiuso in una gabbia per troppo tempo.
Quel cuore che mi hai donato e che io ho amato come il più prezioso dei tesori.
Ora devo solo riuscire a continuare a vivere, sapendo che non mi farai più arrabbiare, che mi stringerai mai più tra le tue braccia. Che non mi sussurrerai più nell'orecchio.
Devo solo riuscire a continuare a vivere senza rivedere il tuo sorriso, i tuoi occhi. Senza poter accarezzare i tuoi capelli. Senza di te.
Non ti rivedrò mai più. Non busserai mai più al vetro della finestra della mia camera nel cuore della notte.
Non mi bacerai più con trasporto, come se fossi l'unica cosa certa nella tua vita.
Non mi amerai più.
"Draco, perché?" mormorò mentre le ginocchia non mi reggono e cado sul terreno umido.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Come puoi chiedermi di vivere senza tutto questo?
Come posso fare progetti futuri, pensare alla mia vita, quando il dolore è talmente grande da impedirmi perfino di respirare.
Hai preso il mio respiro, Draco. L'hai preso e l'hai portato nella morte con te.
Vorrei poter dire che mi sento vuota, che sono morta con te, ma non è così.
Sono viva, Draco.
Sono viva, altrimenti come potrei soffrire così tanto?
"Ti ho portato dei non ti scordar di me" sussurro, posando un mazzolino di fiori blu, accanto alla lapide. Mi asciugo gli occhi con i dorsi delle mani, sistemandomi poi i capelli dietro alle orecchie.
"Me li ha procurati Neville. E'ancora troppo presto per trovarli nei campi" dico.
Lo so che non sei qui. Lo so che è solo una stupida bara, piena di mangime per vermi, ma forse anch'io ho bisogno di cullarmi nell'illusione di poter parlarti ancora.
"C'erano centinaia e centinaia di no scordar di me, così tanti che il prato sembrava uno spicchio di mare, rimasto intrappolato per qualche strana ragione tra le colline. E' stato lì che…"
La voce si spezza nella mia gola. Soffoco un altro singhiozzo nel fazzoletto mentre calde lacrime mi scendono sulle guance.
E' stato lì dove abbiamo fatto l'amore per la prima volta. E' stato lì che mi hai guardato negli occhi e mi hai detto "E' successa una cosa strana, Weasley. Mi sono appena accorto di amarti".
Perché il ti amo è troppo banale. E il non dirlo una menzogna troppo crudele, vero, Draco?
Mi hai amata. Fino all'ultimo istante.
E forse anche dopo. Dove sei ora, Draco?
Non sei qui, in questo cimitero, sprofondato nella campagna.
Non sei nemmeno a Malfoy Manor. Mi sono introdotta in casa, senza farmi scoprire dagli Auror. Tutte le finestre sono sbarrate dalle assi di legno e i mobili sono coperti da una patina di polvere. Ho immaginato che se avessi deciso di tornare come fantasma, avresti scelto la tua casa da infestare.
Sono andata perfino a Hogwarts, con la speranza di ritrovarti.
Ma non c'eri.
Nick Quasi Senza Testa mi ha guardata con gli occhi pieni di compassione.
"E andato oltre, bambina" mi ha detto.
Sei andato oltre, Draco? Sei andato da tuo padre? Dal professor Snape…da tutti quelli che sono caduti durante la guerra e appena dopo.
Che posso dirti? Ci ho provato…dovevo almeno provare a trovarti.
Ma tu te ne sei andato.
"Come faccio senza di te?" sussurro al vento.
Inspiro a fondo, sollevando il viso verso il cielo. Tengo gli occhi chiusi, lasciandomi accarezzare dalla brezza leggera, ancora troppo fredda per essere considerata piacevole.
"Hai suscitato un gran bel vespaio, Malfoy" riprendo a parlare. Mi tampono il naso con il fazzoletto ormai umido.
"Il primo Ministro ha subito attacchi un po' da tutte le parti. Sembra che sarà destituito a causa della sua politica troppo aggressiva con gli ex Death Eaters. La gente si è riscoperta incline al perdono. O forse si è sparso troppo sangue."
Sospiro.
"Sembra che le esecuzioni verranno commutate in ergastoli, ma è troppo tardi per noi, non è vero, Draco?. Eppure credo che non l'avresti sopportato. Credo che non saresti riuscito a resistere tutta la vita rinchiuso in una singola prigione. Saresti impazzito dal dolore. Non hai mai sopportato le catene".
Sfioro appena la lapide fredda con le dita. Seguo con l'indice le lettere scolpite.
Come faccio a vivere senza di te, Draco?
"Torno a trovarti domani, okay? Ora devo andare a casa. Mamma sarà preoccupata" dico, rialzandomi.
Ho i jeans sporchi di erba. Li spazzolo distrattamente all'altezza delle ginocchia, prima di sistemarmi meglio il mantello, per ripararmi dal vento.
"Ciao Draco"
Mi volto, ritrovandomi a fissare due occhi azzurri. Vitrei. Pieni di pazzia.
I lunghi capelli biondi vengono scossi dal vento. Narcissa Malfoy è in piedi di fronte a me.
Dischiudo appena le labbra, cercando qualcosa da dire quando lei estrae la bacchetta e me la punto contro.
Non posso dire niente, non posso emettere nemmeno un gemito prima che un fascio di luce verde fuoriesca dalla punta della bacchetta diretta contro il mio petto.
Il tempo sembra rallentare, dilatarsi, mentre crollo a terra, con il respiro mozzato in gola.
I miei occhi sono rivolti alla lapide. A quella scritta che mi lacera il cuore: Draco Malfoy.
"Draco" sospiro, prima che la vita abbandoni il mio corpo.
Non voglio morire.
Non voglio morire.
Non voglio morire.
Non voglio…


Ginny Weasley
11 agosto 1981 - 6 maggio 1999

 


Continua…


Ed eccoci arrivati alla fine anche della seconda parte.
Devo ammettere che ho avuto non poche difficoltà a scriverla, dato che non riuscivo a rendere Ginny come volevo. Ma spero di aver approfondito abbastanza anche la sua personalità, anche se Draco…vabbè Draco rimane sempre il mio preferito!
Beh ditemi che ne pensate, mi raccomando!


Harry: mi spiace, tesoro, non l'ho salvato! Lo sapevi che non potevo salvarlo. Mi spiace ;_; Dai pensa che comunque ci sarà il lieto fine. Promesso! E guardiamo la cosa positiva: okay, come storia è un po' straziante, ma almeno scrivo di nuovo e mi è anche passato il rigetto per le DG!
Thilwen: ma ciao Thilwen, che non sei Twinstar! Ormai non sbaglio più^^ ma grazie per la recensione! Ma che carina! Sono contenta che questo nuovo Draco ti piaccia, la nuova Ginny…ma non mi sembra molto diversa da quella vecchia, non sono proprio riuscita a variarla ;_; Per l'originalità della storia…eh purtroppo stiamo andando sul tragico, però giuro che c'è il lieto fine! ^_^
Ellie: mi spiace, ma Draco è morto morto. ;_; povero lui. Grazie per tutti i complimenti. Cerco sempre di variare sia lo stile che la caratterizzazione dei personaggi in ogni storia, ma sono contenta che ci sia sempre "il mio tocco" (-non so perché ma nella mia testa lo dice Homer Simpson). Ora è morta anche Ginny…e anche lei è proprio morta, senza possibilità di errore…ora se mi scappa la voglia e non scrivo più la terza parte siamo fregati! Ma no scherzo, la scrivo! Giuro!
Maky91: ciao! Grazie per la recensione. Oh non preoccuparti se non commenti… anche io sono veramente un disastro da questo punto di vista! Sono contenta che Draco ti piaccia. In questo capitolo ho cercato di approfondire ancora di più la sua caratterizzazione, cercando di farlo vedere sotto gli occhi di Ginny! Spero di esserci riuscita! Alla prossima! ^_^
Helen Lance: ciau, grazie per avermi lasciato un commento! Mi fa piacere che condivida la mia versione di Draco, in fondo ha solo 19 anni, è spaventato, chiuso da solo in prigione. E Lucius…beh oltre a essere fichissimo, l'ho sempre immaginato piuttosto severo come padre, ma che al momento cruciale lascia venir fuori l'affetto, anche se in un modo tutto suo!
MiaBlack: ciau, sono arrivata anche con il secondo capitolo (mamma mia che fatica per scriverlo!) e ho aggiornato anche abbastanza in fretta! Grazie per la recensione, mi spiace di averti rattristata…giuro che finisce bene! Okay leggendo questo capitolo nn sembra, però è così!
Nayachan: ma ciao! Mi spiace, ma non ho salvato Draco. Mi spiaceeeee, sono stata tentata fino all'ultimo di stravolgere la trama e di salvarlo, ma poi non ce l'ho fatta! Mi spiace davvero, povero! Spero che anche questa nuova parte ti sia piaciuta!
Stellina: ciau! So che con questa seconda parte siamo sprofondati nell'abisso della tristezza, ma giuro che c'è il lieto fine! Se non c'è, avete il permesso di linciarmi! No no, giuro che finisce bene…in modo particolare ma bene! Povero Draco. Vabbè ma almeno in una delle mie fanfic doveva morire…di solito le faccio finire tutte bene…sì, ma anche questa finisce bene. Aiuuuuto…
Romen Evans: Ma grazie! Ma come sei gentile! Quanti complimenti! Eh finalmente sono tornata a scrivere con un po' di continuità…speriamo che questa fase duri a lungo! A presto! Bacione!


Ora vi lascio, un abbraccio.
Alla prossima
Egle

 

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Capitolo 3
*** Parte III : In un altro luogo e in un altro tempo ***


Parte III : In un altro luogo e in un altro tempo

Parte III : In un altro luogo e in un altro tempo

 

 

2 dicembre 2027

 

Gli aeroporti sono un po’ tutti uguali. Gli stessi duty free, le stesse scomode sedie di plastica, le stesse facce stanche, ansiose o semplicemente apatiche.

Ho cercato di convincere mio padre a darmi il jet della compagnia, ma lui non vuole concedermi privilegi.

“L’essere il figlio del capo non ti mette al di sopra degli altri. Anzi deve essere semmai un incentivo a lavorare di più”. Mi sembra di risentire nelle orecchie la sua voce lievemente strascicata.

Sì, papà. Hai ragione. Lavoro. Lavoro così tanto da averne la nausea. Non vedo l’ora di essere nel salotto del mio appartamento. Un Martini fresco, un pacchetto di sigarette e la mia televisione. E invece al mio ritorno a Londra mi aspetta un’altra cazzo di riunione per la fusione con la Payback. Che prospettiva fantastica.

Dio, sento ancora gli effetti del jetlag del viaggio di andata. Tre giorni a New York e due di viaggio su quel cazzo di aereo.

Il mio cellulare suona. E’ la ventesima volta nell’ultima ora.

“Sì?”

“Amore, dove sei?”

Kelly, la mia fidanzata. Una rompicazzo da primato olimpico. Chiudo gli occhi, rilasciando un sospiro.

“Al JFK” rispondo. Mi abbandono contro lo schienale della sedia, allungando le gambe. E a fanculo la compostezza. Sono stanco, cazzo.

“Dove?” squittisce lei dall’altra parte dell’oceano.

Non imprecare. E non ricordarle nemmeno quanto è ignorante. Stai zitto.

“Aeroporto” replico atono. Lei si lancia in una disquisizione sul preventivo per il nuovo arredamento del suo appartamento. Non può fregarmene di meno, ma accenno qualche sì ogni tanto, giusto per non sentirmi dire che non la stavo ascoltando.

Ha idea di quanto costino le telefonate transatlantiche?

Non credo. Continuo a dire di sì, finchè il mio cervello non minaccia di far esplodere la calotta cranica.

La odio. Non credo di odiare nessun altra persona quanto odio lei i questo momento. Ah no, forse c’è un’altra persona. Un coglione con cui litigavo sempre a scuola.  Finocchio.

“Ho un avviso di chiamata. Ti chiamo quando atterro”

Tronco la comunicazione, senza salutare. Non lo faccio mai.

Fottuta rompicoglioni” mormoro tra me e me.

Mi passo le mani sulla faccia, stropicciandomi gli occhi con le dita. Questa volta la mia testa salterà davvero per aria, schizzando i muri con la mia materia celebrale e il mio sangue.

“Dio che mal di testa”

“Vuoi un’aspirina?” mi chiede una voce.

Mi volto fino a incontrare gli occhi verdi della ragazza seduta accanto a me. Ha lunghi capelli rossi e il viso spruzzato di lentiggini. Mi tende una scatola di aspirine, recuperata probabilmente dall’enorme zaino che tiene tra i piedi.

Abbozzo un sorriso.

“Grazie” dico, prendendone due. Le butto giù senz’acqua. Gran brutta abitudine.

“Non c’è problema” mi dice, rimettendo la scatola dentro alla tasca dello zaino.

Ha mani minute, pallide, le dita lunghe, ornate da diversi anelli. Un paio sembrano tribali, come i braccialetti che porta al polso e che tintinnano a ogni suo movimento. Registro tutto questo, prima che un oggetto nero scappi dalla tasca dello zaino, rotolando sul pavimento.

Mi chino in avanti e lo raccolgo. E’ la custodia di un rullino.

“Grazie” mi dice, sorridendo, quando glielo restituisco.

Le nostre dita si sfiorano. E allora la sento…una potente botta alla nuca. Una vera e propria mazzata. Rimango come un cretino a osservarla, chiedendomi se l’ho già incontrata prima. Se le mie labbra si sono già posate sulle sue, se le mie braccia l’hanno già avvolta, se mi sono già perduto nel dolce calore del suo corpo.

Lei aggrotta appena la sopracciglia, che le disegnano una fossetta leggera al di sopra del naso. Il suo sorriso vacilla per un istante, mentre le sue guance vengono colorate da un tenue rossore.

“Qualcosa non va?” mi chiede, scostando appena lo sguardo.

Scuoto la testa. Devo deglutire un paio di volte, dato che non credo di essere in grado di parlare in questo momento.

“No” è poco più di un sussurro. Cazzo! Sto facendo la figura dell’idiota. Mi passo una mano tra i capelli, raddrizzandomi sulla sedia.

“E’ solo che il tuo viso…” è così familiare. Così conosciuto. Come una vecchia canzone tanto amata, che non si sentiva da tempo, e quando finalmente l’ascolti di nuovo…è come tornare a casa. Come ritrovare un’altra parte di sé stessi.

Merda. Avrei bisogno ora di quel Martini. O magari qualcosa di più forte. Mi prenderei a pugni da solo.

Odio far la figura del coglione con una donna. E di solito non la faccio. Davvero. E’ solo che lei…lei…cazzo! O mi sono fottuto completamente il cervello oppure c’è qualcosa di non detto. Qualcosa che scorre sottopelle, una sensazione impalpabile. Qualcosa di simile a un dejia-vu, ma più forte. Più spiazzante.

Lei sorride di nuovo. E’ imbarazzata.

“Sì, anch’io, quando ti ho visto prima… mi sembrava…” mormora.

Rimaniamo in silenzio per una manciata di secondi.

Allora non mi sono sognato tutto. Allora lo avverte anche lei.

Allora…faccio per chiederglielo, quando lei mi precede con un’altra domanda.

“Sei di New York?”

“Londra” rispondo.

Eh sì, dolcezza. E non potrei essere più British. “E tu? Sei di New York?”

Non ha l’accento Yankee.

La guardo scuotere la testa, mordendosi il labbro inferiore. “Edimburgo, ma ho studiato qui. Faccio la fotografa. Questo è il mio primo incarico importante. Il National Geographic mi manda in Australia” dice. Seguo con lo sguardo le sue mani che lisciano distrattamente il tessuto dei jeans. Una ciocca di capelli le sfiora la guancia. E io provo l’impulso talmente intenso di scostagliela che sento le dita formicolare.

“E’ una grande opportunità. Di solito si affidano a fotografi free lance. I miei genitori sono molto orgogliosi. E anche i miei fratelli…io ho un’intera tribù di fratelli maschi”

Mi guarda e il sorriso si paralizza sulla sua faccia. Si porta una mano alla bocca, abbassando lo sguardo.

“Scusa. Di solito parlo sempre troppo quando sono agitata” aggiunge.

Mi sporgo di poco verso di lei cercando il suo sguardo con il mio.

“Sei agitata?” le chiedo piano.

Lei mi lancia un’occhiata, prima di tornare a fissare il pavimento.

N-no. cioè sì…per il volo. Un po’. Cioè mi piace volare, ma…”balbetta incoerentemente.

Il pensiero che è agitata per causa mia mi procura un immediata sensazione di appagamento. Il mio piccolo ego sta improvvisando un ballettino della vittoria.

Percorro lentamente i lineamenti delicati del suo viso con lo sguardo, soffermandomi sulla forma delle labbra.

Dio, non so cosa darei per poterle far voltare il suo viso verso di me e baciarla. Sfiorare appena le sue labbra con le mie e sussurrarle nell’orecchio parole che non potrebbero essere pronunciate ad alta voce.

Saprei che sapore hanno le sue labbra? Conoscerei il modo in cui si muovono sulle mie, il modo in cui le sue mani mi accarezzano la schiena, in cui si abbandona a me?

“E tu invece che cosa fai?” mi chiede, schiarendosi la voce.

La fisso negli occhi perfettamente serio.

“Killer professionista” rispondo grave.

Lei sgrana appena gli occhi. Mi metto a ridere.

“No, in realtà faccio un lavoro decisamente più spietato. Lavoro nella società di mio padre. Fusioni e acquisizioni. Non c’è niente di più eccitante”

Lei mi rivolge un’occhiata strana. Apre lo zaino e prende un pacchetto di caramelle.

“Se non ti piace potresti cambiare lavoro” mi suggerisce, porgendomi il pacchetto. Non mi muovo, intrecciando il suo sguardo con il suo. Ogni volta che succede sono come incantato. Sono incapace di ragionare.

“Potrei…” mormoro con un filo di voce.

Potrei amarti?

Sì, potrei. Anche se sei una perfetta sconosciuta. Anche se potresti essere una qualunque psicopatica, so che potrei amarti. So che potrei essere tuo per sempre.

Non so niente di te. Nemmeno il tuo nome, ma quello non è mai stato importante, vero?

Non erano i nostri nomi, che potevano tenerci lontani. Né quelli, né la furia del destino…

“Volo 8953 dell’American Airlines per Londra…” dice l’altoparlante sopra le nostre teste, annunciando il gate per l’imbarco.

Mi riscuoto. Devo andare. È il mio volo. Lo so che devo andare. Lo so perfettamente.

Eppure non riesco a muovermi. Continuo a guardarla, perdendomi nella dolcezza del suo sguardo. Devo andare. Devo andare…devo…

Lei sbatte un paio di volte le palpebre, fissando un punto indeterminato sul pavimento.

“E’ il tuo” bofonchia.

“Ehm sì” confermo. Mi sistemo il cappotto elegante, alzandomi. Le tendo una mano. Lei la stringe, sollevando lo sguardo su di me.

“Grazie per l’aspirina”

Potrei…io so che potrei amarti. Ma devo andare.

“Di nulla” risponde, ritirando la mano.

L’altoparlante annuncia di nuovo il mio volo.

Indietreggio continuando a guardarla. E lei…Dio, lei è così bella. E io sono un coglione.

“In bocca al lupo per…” le dico, quando mi scontro con qualcuno. “scusi” smozzico a mezza voce.

Mi volto ancora verso di lei. Devo andare. Le lancio un ultimo saluto e mi dirigo verso il mio gate.

Ho fatto la scelta giusta. Indubbiamente.
Voglio dire, se avessimo più tempo forse...ma non l’abbiamo.

Io ho un lavoro. Ho un aereo da prendere. Ah sì, ho anche una fidanzata. Rompipalle, ma ce l’ho.

Ho anche un cane, che mi aspetta a Londra. E un televisore al plasma. Ho troppi motivi per prendere quell’aereo.

Devo andare. Devo. Non ho scusanti per restare.

E anche lei tra poco dovrà andare. Ha un aereo da prendere. Canguri da fotografare. Fratelli che spaccano ossa.

Il suono del mio cellulare mi fa trasalire. Sono quasi arrivato alla mia uscita.

Guardo il display. Il nome Kelly lampeggia furiosamente sul quadrante.

Non posso.

Non posso farlo.

Non posso.

Mi giro e getto il telefonino nel cestino più vicino.

Non posso andarmene. Non posso! Sono stato un pazzo! Un completo pazzo! Un folle. Io sono un folle!

Comincio a correre. Devo raggiungerla.

Mi faccio largo in mezzo al continuo via vai dell’aeroporto, dando e ricevendo spallate. L’altoparlante annuncia nuovamente il mio volo. I viaggiatori sono pregati di affrettarsi.

“Che vada a farsi fottere” ringhio, irrompendo nella sala d’aspetto. Cerco lo sguardo il posto in cui eravamo seduti. Vuoto.

Non c’è.

Non c’è più. La ragazza non c’è più.

Non è possibile. Non posso essere così sfigato. Trovo la donna della mia vita e me la lascio scappare dalle mani.

“Cazzo” sbotto, passandomi una mano tra i capelli.

Riprendo a correre. Non posso nemmeno chiamarla con l’altoparlante. Non so nemmeno come si chiama. Non posso di certo dire ragazza con i capelli rossi, diretta in Australia!

Corro talmente veloce, da non vedere nemmeno il pavimento dell’aeroporto.

Devo trovarla. Lo so che è irrazionale. Lo so che...so tutto. So tutti i contro. Ma so anche che è giusto così.

Il respiro si blocca nella mia gola, quando scorgo una testa rossa tra la folla.

E’ lei. E’…

“Ehi” grido forte per farmi udire. Lei si gira. Mi avvicino sempre correndo.

Mi fermo a pochi passi da lei. Il respiro ansante. I capelli biondi che mi ricadono scompostamente sulla fronte.

Non riesco a parlare. E ora che cazzo le dico?

“Lo so che posso sembrati pazzo…”

Buon inizio. Insomma, anch’io credo di essere pazzo.

“ma so che se ti lascio andare via ora, lo rimpiangerò per il resto della mia vita”

Lei si avvicina di un passo. Gli occhi sempre inchiodati nei miei.

“Volo 3255 dell’American Airlines per Sidney…” dice quel cazzo di altoparlante sopra le nostre teste. E’ il suo volo. Ora è lei che deve andarsene.

Mi tende una mano.

“Non lasciarmi andar via” sussurra, con gli occhi velati di lacrime.

“Non lo farò” dico, prendendo la sua mano nella mia.

E quando le nostre dita si intrecciano so che è come avrebbe dovuto sempre essere.

 

Perché non tutte le storie d’amore sono destinate a finire bene.

Perché non tutti i luoghi e non tutti i tempi sono adatti ad accoglierle.

Perché la morte è per sempre. Ma non in tutte le storie.

 

Di certo non in questa.

 

 

Draco e Ginny.

In un altro luogo e in un altro tempo. 

 

 

Fine.

 

 

 

Ooh visto che c’era il lieto fine?

Spero di essere riuscita a sorprendervi con questo finale. Non voglio addentrarmi in disquisizioni religiose o filosofiche sull’aldilà, questa è solo una storia, quindi…prendetela così com’è senza porvi troppe domande, sul perchè, come…okay?

 

In realtà è nata prima questa parte di tutte le altre, volevo quasi scriverla come one-shot, ma poi ho pensato di darci una base più solida e così sono nate le parti precedenti.

 

E ora passiamo ai ringraziamenti.

Ellie: ciau, visto che c’è stato il lieto fine? Mentre lo scrivevo mi sono emozionata e dovevo continuare a fermarmi… Ginny credo che sia un personaggio abbastanza OOC, purtroppo non amo molto la Ginny del libro (Harry e Ginny insieme poi mi sono abbastanza indigesti), mi piace pensarla comunque con una grande dolcezza e una grande pazienza per sopportarsi un rompipalle come Draco^^; Ma anche con una grande forza d’animo e un grande coraggio, che forse l’accomunano a Draco! Grazie per tutte le recensioni che mi hai lasciato! Alla prossima!

Maky91: ciau, ma spero di scrivere un’altra long, anche se per ora credo che sia difficile, credo che per un po’ mi adagerò su storie medio corte tipo questa. Mi spiace ;_; Cerco di non fare più stragi di questo tipo, poveri Draco e Ginny! Ginny è un personaggio complesso, spesso non riesco a capirla nemmeno io e in ogni fanfic mi ritrovo a scoprirla un po’, mentre Draco…mah Draco in qualsiasi storia mi sembra un personaggio conosciuto, che riesco a gestire senza troppo difficoltà, come se scrivere di lui sia…”naturale”.

Stellina: no no, non linciatemi! Ho scritto il lieto fine! Cioè è vero che sono morti tutti, però alla fine si sono ritrovati – e no, l’aereo non cade^^…anche se forse avrei potuto…un guasto ai motori e ciao! Ahahah no no, poverini. Narcissa è un personaggio che andava approfondito maggiormente, ma che purtroppo in questa storia non ha trovato spazio – magari però una one shot ci scappa… -. Draco dice di lei che è sola, non sa nemmeno lui dove, mentre Ginny dice che Malfoy Manor è in rovina, con le porta sbarrate e i mobili pieni di polvere, quindi ho pensato a questa donna che ha perso il marito, il figlio, la sorella Bellatrix e tutte le cose che possedeva…per capire Narcissa c’è una frase chiave che dice Ginny: gli occhi pieni di pazzia, ho pensato che tutto questo dolore possa averla resa pazza e così quando vede qualcuno sulla tomba del figlio agisce come se volesse proteggerlo, cioè uccidendo quel qualcuno…sì, forse una one shot potrei scriverla…vedremo! Grazie per tutte le recensioni, sei sempre gentile! Ciauu alla prossima!

Hhrtruelove: ciao! Ho aggiornato prestissimo, questa storia scalpitava per essere scritta, specialmente l’ultimo capitolo! Spero che la fine ti sia piaciuta anche se è un particolare! Ciao e a presto!

Romen Evans: ciau! Ma speriamo che questa fase duri a lungo, dopo mesi e mesi di buio, in cui non riuscivo a scrivere nulla – solo a giocare al gioco di ruolo a cui partecipo- finalmente sono tornata a scrivere. sto ancora…cercando di riabituarmi. Dopo tanto tempo che non si scrive si perde un po’ la mano – nel mio caso non riesco a scrivere storie in terza persona, la prima mi viene più naturale – Beh per quanto riguarda questa fic spero che ti sia piaciuta anche la fine, un po’ più romantica rispetto alle parti precedenti, ma dovevo un po’ rifarmi…a presto! Un bacione

PettyMoth: nuuu, non piangere! Eh lo so, ho fatto un po’ una strage … ho risollevato un po’ le sorti dei nostri nell’ultimo capitolo. Grazie per i complimenti, mi hanno fatto molto piacere! A presto!

Thilwen : ma ciao! E così siamo arrivati alla fine anche di questa storia…un po’ mi spiace ;_; Povera Ginny, Non ho salvato Draco e non sapevo davvero come salvare lei. Farle trovare un altro amore? Farla suicidare? No, Ginny è un personaggio positivo, non l’avrei vista capace di togliersi la vita, anche se Draco è morto. E così ho optato per l’omicidio, all’inizio doveva essere Lucius a compierlo, poi ho pensato di scegliere Narcissa, anche se purtroppo non sono riuscita ad approfondire la sua personalità. Per il finale…ma a dir la verità è nato prima questo dell’inizio della storia, spero di essere riuscita a renderlo sia coinvolgente, che ...originale! Fammi sapere mi raccomando! A presto!

Melychan: ciao, grazie per la recensione! Eh lo so, di solito non scrivo mai storie tragiche, dove muoiono tutti. Anche in questa fino all’ultimo mi sono detta: salva, Draco, ma poi ho ceduto e l’ho lasciato morire, povero ragazzo. Spero che la fine ti sia piaciuta, anche se ha toni completamente diversi rispetto ai precedenti capitoli. A presto!

DarkStar: Ciau! Sì, sì, Draco e Ginny si sono ritrovati, anche se in maniera un po’ particolare. Come ho già detto, Narcissa è un personaggio che avrei voluto approfondire maggiormente, la morte del figlio e del marito l’hanno annientata completamente, facendole perdere completamente la ragione. Povera donna. Per questo ha ucciso Ginny, anche se probabilmente non sapeva nemmeno che era lei, nel senso che ormai non era più in grado di riconoscerla! Fammi sapere che ne pensi di questa ultima parte… a presto!

Nayachan: ciau, no no niente limbo, ho cercato qualcosa di diverso! Davvero ti piacciono le storie tragiche? Mah io solitamente non le amo molto e non mi piace nemmeno scriverle, però per una volta ho voluto fare un'eccezione! Il lieto fine però c'è... ^_^

Angel: grazie per la recensione! Aggiornato prestissimo! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Sì, è piuttosto triste, poverini Draco e Ginny ;_; beh meno male che si ritrovano...

 

 

Ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia storia e che l’hanno commentata.

Scusate se vi ho fatto piangere nelle prime due parti ;_; Spero di essermi fatta perdonare con l’ultima!

Bene, ora non mi resta che salutarvi!

Spero di scrivere presto un’altra storia!

A presto

Un abbraccio

Egle

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