Capitolo
Secondo: Problemi interni e proposte indecenti
“Federico,
Federico Crestani, diavolo!”
Anche
avendolo voluto ardentemente, non riuscii a nascondere l'intera
faccenda dell'ingenuo
bacetto
ad Eva che naturalmente mi assaliva come una bestia inferocita.
Intanto ero riuscita a identificare biondino occhi di ghiaccio, che
portava il tanto nobile nome di Federico.
Federico,
o più comunemente Cre
per gli amici, era il più rinomato sexy idol della scuola,
conosciuto da tutti manco che da me. Aveva la bellezza di due anni in
più di noi ed era stato bocciato l'anno prima per cause a
tutti
sconosciute. La raccolta dati di Eva racchiudeva anche un piccolo
particolare essenziale di lui: era un asociale nato. Da quando la sua
bocciatura l'aveva costretto a retrocedere e a mischiarsi tra i
'più
piccoli' si era chiuso completamente, perchè gli altri erano
indegni
di parlargli. Alcuni invece raccontavano che quelle erano tutte balle
e che avesse subito uno shock talmente grande da diventare scorbutico
al massimo. Nei suoi anni d'oro, però, il ragazzo fu
conosciutissimo
per le sue doti atletiche, la sua camminata da figo, il suo coraggio
da vero uomo, il suo fondoschiena da urlo eccetera eccetera... ma la
cosa che lo contraddistingueva era senz'altro il suo umore contagioso
e misterioso che lo rendeva appunto un idol.
“Sul
serio vuoi dirmi che non avevi mai sentito parlare di lui?!”
Eva
intanto continuava a saltarmi addosso e io replicavo sempre con
qualche mugugno disperato e sofferente.
Però,
dopo aver sentito la sua descrizione a regola d'arte, non potevo dire
di non sapere chi fosse ma solo di averne
sentito parlare.
“Boh”
risposi “forse si, forse no. Ne ho sentito parlare, ma non ne
sono
sicura...” un ennesimo sbuffo di Eva mi costrinse a tacere.
Poveretta, lei si che era sotto shock, ma il suo grande cuore
l'aiutava a non riempirmi di botte.
“Comunque,
sei riuscita a parlare con Clive?”
Storsi
il naso, leggermente
disprezzante, e scrollai il capo in segno di no.
“Dovresti
parlargli”
Oh,
grazie, non ci ero arrivata.
Il
problema era che avevo una
strizza terribile di farmi vedere di la, nel corridoio del bacio,
perchè avrei potuto incontrare lui e
fare qualche altra
brutta figura.
“Ci
parlerò oggi a casa” borbottai.
Ed
effettivamente quel
pomeriggio con Clive ci parlai, ma fu una discussione non molto
avvincente.
“Ehi
Cliv” si voltò aspettandomi sul vialetto della
casa di papà,
notevolmente nervoso.
“Senti
Sere, riguardo ad oggi...”
“Bah
lascia stare, non me la sono presa. O per lo meno, non più
di molto”
dissi con sguardo truce rivolta nella sua direzione “ma
volevo
sapere come avevi intenzione di far evolvere la faccenda”
“Domani
diciamo a tutti che ci siamo mollati” rispose secco senza
prestarmi
troppa attenzione e sedendosi sul dondolo di legno “mi molli
tu,
così puoi andare a vantarti con le amichette che hai mollato
quel
figo di Clive Stevanin, tanto nessuno sa che sono tuo
fratello”
Ogni
tanto la logica di Clive mi
stupiva e rallegrava, un piano così non era da tutti i
ragazzi di
mia conoscenza. Volli però soffermarmi su un particolare
“Cos'è
questa storia di 'quel figo di Clive', eh?”
Si
scostò il ciuffo dagli occhi
con il suo fare annoiato, e sorridente continuò a dondolarsi
“Secondo le ragazze della mia classe sono un gran bel
partito” io
annuì e mi lasciai scappare un sorriso lievemente disgustato
“un
paio hanno pure menzionato il portarmi a letto” qui il mio
sorriso
divenne un solco di sdegno.
“Beh,
mi basta andare a dire in giro che quel
gran fico di Clive...”
“Figo”
mi corresse inutilmente lui.
“È
uguale, cazzo! Dov'ero rimasta? An si... che quel gran figo di Clive
a letto non dura meno di dieci secondi, vedrai come ti verranno
ancora dietro”.
Vi
ricordato quando ho detto che
la conversazione non risultò molto avvincente? Ovviamente mi
riferivo alla faccenda scolastica, gli argomenti interessanti c'erano
eccome.
“Ah,
sentitela questa!” il fratellastro adorato si era alzato e
gironzolava avanti e indietro per la veranda abbastanza scosso
“E
tu che ne sai, mica ci sei stata a letto con me, o dimentico
qualcosa?”
Gli
risi in faccia con tutto il
sadismo che potevo metterci “Credo non ci sia molta
differenza tra
quando vieni a letto e quanto vieni masturbandoti”
Lui,
d'un tratto divenne tutto
rosso e si rimise a sedere nervoso come non mai. Si torturò
le mani
e poi tornò alla carica, questa volta incazzato nero
“Ti sei messa
a spiarmi per caso?!”
“Abbiamo
la camera in comune, mio caro” cinguettai soddisfatta di
averlo
fatto infuriare “Sei dotato si, ma il tuo problema
è che vieni
troppo infret-...” non mi lasciò concludere la
frase che fui
scaraventata a sedere sul vecchio dondolo, mentre mi contorcevo dal
ridere.
“Stai
zitta!” ringhiò “vuoi che mi metta a
spiarti pure io?!”
Sarebbe
stata una cosa molto
divertente, lo ammetto. Ma Clive non era assolutamente il tipo di
persona che si metteva a spiare qualcuno, tranne in casi estremi.
Quando faceva qualcosa che non voleva fare diventava molto maldestro
e finiva per rompere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
“Lascia
stare Cliv, non ci riusciresti” ammise la sconfitta
grugnendo,
dandomi le spalle e mettendo il broncio.
“Oh,
non fare così” dissi avvicinandomi a lui con aria
dolce. L'ho già
detto che era carinissimo quando arrossiva o faceva finta di
arrabbiarsi? “Cliv, non me la sono presa con te”
cominciai ad
accarezzargli i capelli e a spostargli delle ciocche dietro le
orecchie, sentendolo sospirare al tocco. Sapevo che lo stavo facendo
impazzire “Non andrò a dire niente a nessuno, non
preoccuparti.
Potrai andare a letto con tutte le ragazze che vuoi...”
“Eddai
Sere non scherzare” cambiò bruscamente posizione,
tornando alla
vecchia sedia, e lasciandomi leggermente confusa “Lo sai che
io non
cerco questo” il suo sguardo si era fatto serio e non potei
far
altro che sorridere languidamente, davanti al carattere amabile di
quel piccolo principe.
Potreste
non credermi, ma più
di una volta quando cercavo di immaginarmi il ragazzo perfetto (che
in realtà non esisteva mai) mi veniva in mente lui. E lui
esisteva,
era questo il bello. Ma allora perchè non riuscivamo ad
andare così
d'amore e d'accordo?
“Comunque
i ragazzi della mia classe hanno detto che sei carina e alcuni mi
hanno chiesto se potevano avere il tuo numero”
“E
tu che hai detto?”
“Che
hai una tariffa molto cara”
Ecco
perché.
“Oh
Clive, il tuo sarcasmo e il tuo umorismo mi sono mancati in tutti
questi anni in cui non ti ho conosciuto. Sai dovresti...”
Mi
bloccai vedendo la Spider
rientrare dal portone principale.
“Ah,
Lucille è tornata” mi girai verso Clive e vidi il
suo sguardo
rabbuiarsi “Stai bene?” fece cenno di si, rimanendo
cupo, e
buttando indietro la testa si mise a dondolare.
“Ho
bisogno di una sigaretta”
“Tu
non fumi” gli feci notare
“Questi
sono i momenti in cui vorrei iniziare” mi prese un colpo a
sentire
quelle parole, sentendomi come presa in giro.
“Non
scherzare, tu odi anche solo l'odore del fumo”
Non
mi rispose. Rimase zitto
zitto, a guardare il tramonto che stava soggiungendo, e una donnina
vestita di tutto punto che risaliva il vialetto. Faceva strani soffi,
cercando di imitare i ragazzi che fanno gli anelli con il fumo delle
sigarette, ma quello che ne veniva fuori era una patetica scusa per
chiudere il discorso.
Questo
ti spiazzava di lui, era
riservato da morire, ma allo stesso tempo molto loquace. Quando
voleva, interrompere una discussione, però, non c'era altra
via.
Intanto
Lucy
camminava, o per meglio dire saltellava, venendoci in contro, proprio
come una bambina di sei anni a cui avevi regalato un palloncino ed
ora era tutta contena che veniva a saltarti in braccio.
“Cliv,
tesoro” la sua vocina tutta miele era quasi stomachevole
“scusa
se sono stata via per così tanto ma sono andata in agenzia
per i
biglietti della vacanza di quest'estate”
Ovviamente
si riferiva a 'i
biglietti per tonare nel loro regno' e la prima cosa che mi venne da
pensare fu come avrebbe potuto comprare i biglietti per un posto che
non esisteva. In ogni caso, lei non era stata in agenzia, e questo lo
sapeva anche Clive.
“Sally,
amore, ci sei anche tu!” sorrisi forzatamente
“vedrai dobbiamo
portarti con noi quest'estate. Ti potremo mettere nella camera degli
ospiti – sai il palazzo è molto grande –
e Clive potrebbe farti
vedere il lago e il boschetto... ma perchè no! Potrebbe
portarti
anche in città!”
Quelli
erano momenti in cui
avrei voluto tagliarla in due, perchè di essere presa in
giro non ne
avevo per niente voglia. Da Clive ancora ancora, ma da lei, una
persona adulta che dovrebbe essere stata responsabile, matura e via
dicendo, non mi andava proprio.
“Allora
tesoro che ne dici?”
“Si,
ma'” aveva un tono completamente rassegnato e uno sguardo
perso ne
vuoto. Mi rattristai molto vedendolo così. Quando vedi una
persona
sempre allegra con quello sguardo è naturale rattristasi,
credo,
come ai funerali.
“Ma
bravo il mio amore” si chinò e gli diede un
bacetto veloce
entrando in casa e sbattendo violentemente la porta.
Silenzio.
Imbarazzante, molto
imbarazzante. Oramai ci avevo fatto l'abitudine.
“Smettila
di mentire a te stesso, sai benissimo quello che sta succedendo,
perchè non le parli?!” cercai di essere il
più convincente
possibile, ma fu inutile, infatti continuò ad avere lo
stesso
sguardo vacuo.
Ormai
era più che noto a tutti
i componenti della famiglia che la signorina Lucy aveva un amante,
oltre a mio padre. Ma nessuno sapeva chi fosse. Papà quando
l'aveva
scoperto, non aveva detto niente e non aveva voluto neanche saperne
il nome; prese solo qualche vestito e non tornò per quattro
giorni.
Intanto Lucille continuava la sua vita serena, senza pensieri, o
almeno così voleva far credere.
Ma
il più sconvolto era Clive.
Non aveva mai avuto una famiglia come si deve, e quando sua madre si
era risposata con mio padre venendo ad abitare qui, era il ragazzo
più felice del mondo. Quando aveva scoperto il tradimento
però, gli
si era spezzato il cuore, ma non voleva farlo notare, ovvio.
“Rispondi,
cazzo!”
“Lasciami
in pace, che te ne frega?!”
Avrei
tanto volto dirgli “Ma
Cliv, tu sei mio fratello!” ma credo mi avrebbe riso in
faccia.
E
avrebbe avuto ragione, per
come lo trattavo.
La
sera, incredibilmente,
eravamo tutti e quattro a casa – io, Clive, papà e
Lucille – ma
la situazione non era delle migliori. La tensione era alta, e nessuno
osava aprire bocca, compresa Lucille che di solito aveva la lingua
fin troppo lunga. Avrei preferito una delle sue chiacchierate,
perchè
quel silenzio era veramente pesante da sopportare. Alla fine della
cena aiutai a sparecchiare e mi sbarrai in camera dove Clive mi stava
aspettando.
“Eccomi
sono ventata a spiarti” dissi per tirargli su il morale. Con
mio
grande piacere non feci cilecca e la sua risposta fu una sonora
risata.
“Ti
prego non scherzare, adesso ho solo voglia di farmi un a bella
dormita”
“Allora
vado a farmi una doccia, così dopo spegniamo le
luci”
Forse
l'unica cosa decente della
nostra camera era il bagno personale. Avevamo un altro bagno in
corridoio ma quello non lo usava mai nessuno, perchè tutti
preferivano stare vicini alla loro camera. Così entrai e
chiusi la
porta scorrevole, sentendo Clive che dall'altra parte si stava
togliendo i vestiti e ficcandosi sotto il piumone invernale.
“Ehi
Sere” avevo accesso l'acqua e facevo fatica a sentirlo,
così urlò
più forte “EHI SERE!”
“Che
c'è?!” la seconda volta era quella buona.
“Oggi,
dopo il nostro – ehm... – piccolo inconveniente
Crestani è
venuto a parlare con me”
“Chi?!”
certo che quando ero sotto la doccia ero sorda come una campana, eh.
“FEDERICO
CRESTANI! 5^Ag. Accidenti!”
Un
brivido mi percosse da capo a
piedi “Ah, e che voleva?” risposi stavolta tendendo
l'orecchio
“Mi
ha detto che secondo lui siamo una bella coppia 'Siete due morosetti
simpatici' ha detto. Ma aveva un aria un po' bastonata” Mi
trattenni dal dire che l'avevo notato anche io, e cercai di sembrare
del tutto disinteressata.
“Cosa
dovrebbe importarmi scusa?”
“Come
non è il sexy idol della scuola?” scommisi con me
stessa che
quella bocca larga di Eva aveva parlato “Mike mi ha detto che
pure
sua sorella di 1^ liceo lo conosce” a questo punto dovrei
parlarvi
di Mike, ma sforerei troppo con la storia, quindi lascio perdere
“Ma
Gianluca della 5^B dice che sono tutte balle solo perchè ha
un bel
viso e che in realtà lui è ancora vergine e cose
così...”
“Che
hai contro i vergini, Cliv?” cambiai argomento senza neanche
accorgermene, e poi mi morsi la lingua ammettendo di aver fatto la
domanda sbagliata al momento sbagliato.
“N-Niente”
non avevo intenzione di parlare di queste cose, non in quel momento,
e cercai di liquidare il discorso in fretta.
“Comunque...
che stavi dicendo di Mike? Sua sorella conosce...AAAAAAHHH! UN
INSETTO, UN INSETTO!” urlai con tutto il fiato che avevi in
gola,
perchè in quell'esatto istante un insettaccio simile a un
millepiedi
gigante si era intrufolato nella doccia e si avviava verso di me con
fare minaccioso. Tutto soggettivo, ovviamente.
Clive,
con il suo coraggio da
principino eroico, per poco non sfondò la porta e con la
spazzola
del water – tenuta appositamente a mo' di spada –
si lanciò
all'attacco aprendo il separé della doccia e scaricando
quella
bestiaccia nella fogna comunale.
Subito
dopo, tutto orgoglioso
per la sua così eroica impresa, si voltò verso di
me e perse il
sorriso vedendomi senza niente addosso, tutta bagnata, proprio
davanti a lui. Io ricominciai ad urlare e – coprendomi come
meglio
potevo – lo spedii fuori a calci.
Papà
si fiondò in camera
sentendomi urlare, ma Clive lo rimandò indietro dicendo che
era
tutto apposto e che io avevo solo visto un insetto. Magari fosse
stato solo l'insetto! Mi sentivo un verme completo e tutta
rannicchiata mi appoggiai alla parete della doccia vergognandomi da
morire. Ma anche il caro fratellino non doveva sentirsi molto ok,
perchè respirava pesantemente dall'altro lato del muro e si
sentiva
chiaramente che gli batteva il cuore a mille.
Quando
ebbi finito, mi infilai a
letto in punta di piedi, cercando di fare il più piano
possibile, ma
andai comunque addosso alla gamba del letto, procurandomi un ematoma
non poco notevole.
“Ma
porca...” mi trattenni vedendo che Clive stava cercando di
dormire,
cosa che purtroppo non riuscì facile neppure a me.
“Clive...”
sussurrai immersa nel buio, fissando la finestra dalla quale si
intravedevano le stelle “sei ancora sveglio?”
“Credo
di si”
“Ecco...
mi dispiace per prima. È la prima volta che la nostra
divisione dei
bagni non va a buon fine”
“Ed
è la prima volta che ti trovi in un così grande
pericolo” okay
adesso stava ironizzando, ma cavoli, io ero seria.
“Non
fare lo scemo! È stata una cosa abbastanza
anormale...”
“Non
preoccuparti, non sei la prima ragazza che vedo nuda” la cosa
cominciò ad incuriosirmi.
“Ti
riferisci a Lucille?”
“No”
risposte secco.
“...no?
Ma io credevo...” la cosa mi confondeva e non poco. Avevo
sempre
creduto che Clive fosse sporco
solo a parole, ma in realtà fosse un ragazzino casto e
gentile, ma
in quel solo attimo stava distruggendo tutte le mie certezze.
“C'era
una ragazza, Dawn, a casa mia, era la figlia di un'amica di mia
madre. Facevamo il bagno insieme ogni tanto ed è stata anche
la mia
ragazza. Le nostri madri avevano in mente un matrimonio,
così Dawn
sarebbe diventata la mia regina quando mi avrebbero promosso da
principe a re. Ma poi loro due hanno litigato e mamma è
venuta qua e
mi ha detto che avrei trovato una ragazza più degna per
regna-...”
“Okay,
ho capito”
Proprio
non mi andava di sentir
farneticare Clive sulla sua stramba idea del futuro re, spensi il
cervello e cercai di addormentarmi. Facevo una fatica tremenda, e
anche il ragazzo accanto a me sembrava farne.
Sospirava,
come se dovesse
togliersi un grosso peso.
Il
primo mese del nuovo anno
scolastico era passato in un batter di ciglio. Possiamo dire che
tutto era tornato alla normalità: io e Clive non eravamo
più
chiamati con il nomignolo di 'la coppietta del corridoio' e a casa
tutto trascorreva lento e impassibile, come al solito. Di situazioni
imbarazzanti non ce n'erano più state e l'ultimo sabato del
mese
sembrava anche troppo vicino.
“Prepari
le valigie per andare da tua madre?”
“Uh
hu” annui cercando di afferrare una felpa sul ripiano
più alto
dell'armadio senza riuscirci, così che ci pensò
Clive.
“Ecco,
tieni” sibilai un gelido 'grazie' e ricominciai a farmi i
fatti
miei “Mi saluti Mike quando arrivi?”
“Ovvio”
ecco, ora forse potrei parlare di Mike, ma molto brevemente. Lui era
quello che si poteva considerare l'amico d'infanzia, quello che tutte
le tue cazzate e figuracce le sa a memoria. Un tipetto alto quasi
quanto me, dai capelli rossi e lo sguardo furbo; deciso testardo e
impiccione, ma tanto fedele e coccolone. Non so perchè, ma
lui e
Cliv avevano fatto subito amicizia.
“Magari
vengo anche io a fare un giro”
“Buona
idea” cercai di essere naturale, ma non mi riusciva molto
bene;
solo il pensiero di trovarmi il fratellastro tra i piedi anche da
mamma era insopportabile.
Alle
sette e mezza, puntuale
come un orologio, Lucille ci portò fino a scuola e poi
partì per
chissà dove pronta a fare chissà cosa. Clive si
disperse tra i suoi
compagni e io mi sedetti al solito posto, sotto il grande arco aperto
appoggiata ad una colonna insieme ad Eva.
“Guarda
chi arriva!” disse tutta sghignazzante.
Un
uomo sulla trentina aveva appena salito le scale, occhiali da sole,
camicia hawaiana, bermuda, scarpe da ginnastica (inevitabilmente
firmate) e la borsa portata a tracolla. Tutti gli sguardi si
puntarono su di lui, alcuni divertiti e altri scioccati, nonostante
quella non fosse una delle sue prime apparizioni. E apparizioni era
la parola giusta. Paul (letto letteralmente Paùl, e non
Pool) Angeli
era il nostro nuovo professore d'italiano, storia e letteratura ed
era il più eccentrico personaggio (nonché il
più influente) della
scuola. Si vestiva come un ragazzino e si comportava come un
ragazzino, usava più ironia lui che tutta la nostra classe e
sembrava in preda ad un'imitazione dell'Attimo
Fuggente
ogni volta che apriva bocca.
Nonostante
tutto mi stava
simpatico. Ci faceva scrivere molto, e io adoravo scrivere, essendo
anche piuttosto brava e amando le materie che insegnava. Tra di noi
c'era un adorazione reciproca, dato che io ero in perfetta sintonia
con il suo sistema di spiegazioni e lui con il mio sistema di
scrittura. Ci fermavamo dopo le lezioni a chiacchierare e ci
scambiavamo consigli su libri da leggere e altre cose apparentemente
intellettuali.
“Buongiorno
signorine!” salutava tutti e tutte, accessoriando con un
inchino
tutti i suoi buongiorno.
“Giorno,
prof.” lo salutammo in coro io e l'amica “Quello
è un mito,
veramente” anche Eva aveva molta simpatia per lui, nonostante
i
suoi voti non fossero brillanti come i miei.
Proprio
quella mattinata avevamo due ore di italiano più una di
supplenza,
che fanno tre. La lezione non era mai troppo pesante e la maggior
parte di noi si asteneva dal lamentarsi.
Paul
si sedette sulla
cattedra e tirò fuori dalla tracolla una cartellina verde,
dove
teneva i nostri temi “Bravi ragazzi, vi sapete esprimere
molto
bene, state migliorando tutti e siamo solo all'inizio dell'anno. Se
andate avanti così tra poco possiamo iniziare i saggi brevi
in
preparazione all'esame di quinta” da segnare sul calendario:
“Oggi
sabato 29 settembre ci hanno minacciato con gli esami di
maturità. E
siamo al primo mese della quarta”
Il
prof. intanto ridacchiò tra se e se “Scherzavo,
cari miei, non
preoccupatevi. E ora venite a ritirare il vostro tema quando vi
chiamo... Serena, mia stella, avvicinati”
Tutta
contenta arrivai a passo di danza alla cattedra e non potei fare a
meno di sorridere vedendo il simpatico 10 stampato sul davanti
“Se
continui così diventerai anche più brava di
me” io arrossì e
ringraziando tornai gongolando al mio posto.
“Cazzo
che secchiona sei Sere” ormai questi commenti mi scivolavano
addosso senza neanche rendermene conto, sapevo di non essere
così
secchiona, infatti andavo bene solo in italiano.
La
prima ora fu un delirio totale, una chiacchiera continua – ma
d'altronde alla consegna dei temi si faceva sempre così
– e la
ricreazione la passai nel corridoio dei geometri costretta da Eva,
che doveva andare a parlare con il
suo Clive. Ormai
mi conoscevano tutti, e quello che aveva detto il moretto era vero:
lo consideravano veramente un ragazzo giusto, e non c'era persona che
non sapesse il suo nome. Si era fatto un sacco di amici e aveva
più
di qualche ragazza che gli faceva il filo. Questa era la causa del
99.9% delle mie visite, in altre parole tenere d'occhio Clive per
conto di Eva e non lasciare che nessuna ragazza gli si avvicinasse.
Le ragazzine (erano più che altro di 1^e 2^, qualche volta
di 3^)
appena sentivano che arrivavo tremavano e sgusciavano via,
perchè a
quanto pare ero una ex molto temuta.
Eva
e Clive si scambiarono i loro soliti saluti languidi e io mi
appoggiai al muro guardano che accadeva li attorno. C'erano due che
pomiciavano, li conoscevo entrambi, uno che faceva il cretino con i
suoi amici, il prof. di geografia che parlava con quella d'inglese...
e occhi di ghiaccio che ascoltava una discussione apparentemente non
interessante.
Erano
lui, due ragazzi e una ragazza accanto alla porta del bagno
femminile, seduti su degli scalini. Devo ammettere che da quando
l'avevo incontrato era diventata una mia abitudine fissarlo quando ne
avevo l'occasione. Era molto bello con gli occhi in contro luce, con
quel visino parzialmente interessato dove talvolta sbocciavano
maglifici sorrisi. Ogni vola che sorrideva automaticamente sorridevo
pure io, come la prima volta, aveva la risata terribilmente
contagiosa.
Eva
mi chiese di accompagnarla proprio al bagno, e all'inizio fui un po'
titubante – cioè, proprio là
doveva portarmi – ma alla fine acconsentii.
Mentre
si sistemava allo specchio, mi appoggiai alla porta e per
puro caso
intercettai uno dei loro discorsi.
“...allora
è entrato da sotto il palco con la chitarra in mano e ha
cominciato
a suonare ad una velocità sensazionale! Sembrava
indemoniato, dio
santo! Avrà saltato da un altezza di due metri ed
è piombato su un
trampolino, cazzo che salto che ha fatto...”
“Gigi,
al prossimo concerto della band dei tuoi amici posso venire anche
io?”
“Certo
che puoi venire, dico bene Fab?”
“Ovvio.
Noi tre, io, te e la Giada. Anzi noi quattro, Cre sei dei nostri,
no?”
“Si,
nessun problema”
“Che
tipo di musica ti piace, Cre?”
La
conversazione si interruppe un attimo, e girandomi notai che il
signorino aveva una aria un po' pensierosa. La ragazza, Giada a
quanto pare, lo fissava con sguardo confuso e lo stesso gli altri
due. Fabio – Fab – sembrava il più
carino, alto, capelli neri
corti scalati e fisico da palestrato, mentre l'altro Luigi –
Gigi –
era un metallaro purosangue dai capelli lunghi e i vestiti scuri.
Dopo
un considerevole lasso di tempo il biondino ebbe una risposta
“Non
so, non ho nessun genere preferito”
“Oh,
Cre tutti hanno un genere preferito! Che c'è ti piace la
musica
classica e hai vergogna di dirlo?”
Luigi
era quello più vecchio, e si vedeva benissimo.
Avrà avuto si o no
un anno più di Federico e aveva frequentato la scuola in un
altro
paese prima di venire da noi.
“Ma
che dici?! È solo che non impazzisco per niente...”
Il
mio tentativo di spionaggio fu interrotto da Eva che mi fece cenno di
venire fuori.
Se
quando eravamo entrate il gruppetto non mi aveva notato ora mi
stavano fissando tutti. Ci passammo molto vicino e scambiai uno
sguardo di fuoco con il signorino biondo che perso nei suoi pensieri
aveva finito per guardare verso di me, attirando così
l'attenzione
dei suoi compagni. Luigi mi guardo scettico, Fabio confuso e Giada
con aria superiore.
Ma
non riuscirono ad distruggere la catena formata dai nostri sguardi,
come se entrambi cercassimo di tirare fuori qualcosa dall'altro.
“Seeerena!”
sobbalzai interrompendo quel momento così sospeso e mi
ritrovai il
braccio di Paul attorno al collo “E tu, Federico, vieni
qui” il
cuore aveva cominciato a battermi, e la mente mi si stava offuscando.
Non sapevo più quello che stava accadendo, e in men che non
si dica
fui nell'aula professori a braccetto con Crestani, pure lui
notevolmente scioccato.
“Figlioli
miei, vi presento. Lei è Serena e lui è
Federico” ci scambiammo
una rapida stretta di mano, senza neanche accennare al nostro primo
incontro, come due completi sconosciuti “Sapete
perchè siete qui?”
entrambi facemmo no con la testa “Bene! Spieghiamo tutto
dall'inizio...” la campanella suonò, ma noi
rimanemmo immobili,
muti e a nessuno venne in mente di dire che la lezione stava per
ricominciare “Io insegno in entrambe le vostre classi e vi ho
osservato per bene. Tu” disse rivolgendosi a me
“sei una studente
eccezionale, con ottimi voti nella mia materia e sei molto sveglia,
si capisce subito quello che dici e le tue metafore non sono mai
complicate da capire. Mentre tu” stavolta si stava rivolgendo
a
Federico “nella mia materia fai schifo e hai una media del
tre sia
in letteratura che in scrittura e sei un grande scansafatiche, fai
discorsi contorti e non si capisce niente di quello che vuoi
dire”
sbarrai gli occhi, rilevando il colpo basso che il professore aveva
inflitto al biondino affianco che digrignava i denti e sbuffava come
per dire 'non sono cazzi miei' “Quiiindi, ho pensato 'Ma
perchè
non li faccio lavorare insieme questi due? Magari il signorino
Crestani potrebbe essere ammesso all'esame quest'anno'” un
altro
colpo basso. Federico scivolò sullo schienale della sedia e
incrociò
le braccia indignato. Poverino, doveva essere dura sentirsi
continuamente rimproverato.
“Che
me ne faccio io di una secchiona di seconda?!”
sbuffò, e in quel
momento ritirai tutti 'poverino' che mentalmente gli avevo detto,
sbuffando a mia volta e accavallando le gambe, vogliosa di andarmene.
Paul
si fece serio e appoggiò entrambe le mani sul tavolo. Si
fiutava
aria di tempesta.
“Primo,
la signorina è di quarta; Secondo, è l'alunna
più brava di tutto
il triennio, quinte comprese; E terzo... se non accetti la proposta
di aiuto da un professore partirai svantaggiato anche
quest'anno”.
La
cosa lo colpì, si fece attento e mi guardò un
tantino nervoso “Ma
se non funziona la cosa, me la posso levare di torno?”
Il
prof. annuì “Se impegnandoti il tuo reddito non
salirà, ammetterò
di aver fallito e così avrà fallito anche la
signorina Elisi, a cui
verrà abbassato il voto, ma se migliorerai oltre all'entrata
all'esame ti guadagnerai anche una mia nota di merito”
Stavo
per protestare, riguardo al 'a cui verrà abbassato il voto',
ma
prima che potessi aprir bocca Federico era già in piedi che
tendeva
la mano al professore.
“Okay,
facciamolo”.
***
Allor~
questo
capitolo è un po' più lungo dell'altro, ma non
credo che questo
basti per scusarmi dell'enorme ritardo ^^''
Nella
prima parte con l'imbarazzante discorso tra Serena e Clive ho cercato
di sottolineare come il loro rapporto sia anormale (non so voi, ma io
non mi metterei MAI a parlare di queste cose con mio fratello, non ne
avrei il coraggio), mentre nella loro discussione su Lucille volevo
evidenziare il carattere talvolta chiuso del giovane geometra. La
scena della doccia mi sono divertita un mondo a scriverla,
perchè è
successa anche a me la stessa cosa (sempre più o meno...).
Quella
volta presi una paura tale che non volli più farmi la
doccia... a
volte la mia fobia per gli insetti è un po' fastidiosa.
La
storiella di Clive re verrà approfondita più
avanti, così come
quella di Lucille. Che siano solo fissazioni miste a pura follia o
verità?
Un'altra
cosa buffa è che il professore descritto – il
dolce Paùl –
esiste realmente, anche se non insegna italiano e non si chiama
così.
Ma i primi dell'anno è venuto vestito proprio come descritto
sopra
(tranne per la camicia Hawaiana, aveva una felpa della West Coast).
Ci
tengo a precisare che io non sono minimamente come Serena quando si
parla di scuola, infatti non sono una cima nelle materie in cui lei
primeggia e se nei prossimi capitoli ci saranno citazioni da alcuni
famosi libroni di scrittori italiani, potrebbero contenere alcuni
errori o interpretazioni strettamente personali. Infondo è
tutta una
storia di fantasia, ma se qualcuno ci trova errori gravi o grandi
dimenticanze, può benissimo farmelo sapere.
In
ogni caso, cercherò di informarmi il più
possibile.
Per
finire il mio commento, so che può sembrare strano che una
ragazza
di quarta dia ripetizioni ad un ragazzo più grande di lei,
ma vi
prego, datemela buona ^^
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito o inserito la storia tra i
preferiti/seguiti/ricordati!
La
parte iniziale del capitolo precedente non è altro che uno
spezzo
di un capitolo futuro, è messo li apposta per fare
confusione >:D
Detto
questo la storia è capibile anche senza leggere quel punto,
perchè
lo si rincontrerà più aventi.
Ancora
grazie a tutte, spero che anche questo capitolo sia stato di vostro
gradimento :)
Grii
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