La Vita Che Vorrei di giuggi_89 (/viewuser.php?uid=101595)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La fuga ***
Capitolo 2: *** Siena ***
Capitolo 3: *** Robna ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: La fuga ***
Salve a tutti!
Non so chi
leggerà questa storia, non l'ho scritta_buttata
giù per il pubblico ma solo per una mia cara amica, ci siamo
conosciute più di un anno fa grazie alla saga e grazie a lui
l'uomo dei nostri sogni, Robert Pattinson, e così ho deciso
di dedicarle questa MINI_FIC.Doveva essere una OS, ma la storia mi ha
preso e ne scriverò almeno tre o quattro capitoletti, non
impegnativi.
Cara Papera
Cullen, questa è per te!
Con tutte le FF che leggi e che consigli, mi è sembrato
giusto che ne fossi protagonista di una.
Mannaggia alla lontananza!
Ti abbraccio forte!!!
Giu
La
Vita Che Vorrei
Capitolo
1: La fuga
Guardo il
mio calendario con rassegnazione, sono stufo di non avere nemmeno un
momento
per me. Tra il set, quell’infinito set, la promozione di
"Water For Elephants"
, lo studio del copione di Cosmopolis non ho più un secondo
per me, per quello
che amo fare, per la musica.
Nella
mia camera d’albergo la tristezza mi pervade, birra e
sigarette l’unico modo
per evadere dalla mia vita. Voglio tornare a Londra, voglio tornare a
casa mia,
voglio riavere qualcosa di mio. La vita che sto vivendo non ha
più nulla di
mio, è solo apparenza e non è la vita che voglio,
ma stringo i denti. Amo recitare,
amo trovarmi davanti alla macchina da presa, amo studiare il
personaggio, amo
mettermi nei panni altrui. Ma quello che non amo è tutta
l’eccitazione che c’è
intorno a me. Sembra che tutto quello che faccio sia oro, e non parlo
solo
delle morbose attenzioni di fans, ma soprattutto degli addetti ai
lavori, che
sembrano godano di tutto quello che mi succede e invece si aiutarmi ci
guadagnano. Tra pochi giorni ho la premiere a New York e questo vuol
dire altro
aereo e altri paparazzi, odio queste cose.
In
questi pochi giorni di libertà l’unica cosa che
vorrei fare e prendere e
partire, lontano da qui, lontano dall’America, andare in un
paesino sconosciuto
e fare il turista, essere solo Robert un ragazzo di 24 anni, non Robert
Pattinson, RobPattz, e tutti i vari nomi che leggo in giro.
Eh se lo
facessi davvero???
Eh se
prendessi il primo volo disponibile e partissi?
Non ho
mai pensato troppo alle mie azioni, devo ritornare a farlo, devo
ritornare il
vero Rob.
Accendo
il mio portatile e mi collego alla compagnia area che mi serve sempre,
devo
fare tutto da solo, non devo chiedere al mio staff, sto progettando una
fuga.
Cazzo, Robert
Pattinson scappa!
Bevo un
altro sorso di birra e scorro i primi voli disponibili, scelgo Europa o
Asia. Mi
piacerebbe andare in Polinesia o Tailandia, io, la saga, Edward Cullen,
saremo
arrivati fino a li? Sicuramente sì, ma se faccio questi
pensieri, non partirò
mai più.
Scorro ancora
l’elenco ed eccolo lì.
Il volo,
il mio volo.
È un
diretto per Pisa, in Italia. Conosco poco quel paese, sono stato di
recente a
Roma, ma pochi giorni per un qualcosa del cinema con Twilight, non mi
ricordo
nemmeno cosa. Pisa, la famosa torre, e a poche ore
c’è Firenze, da come mi
hanno detto una delle più belle città italiane.
Si è
il
mio volo, prenoto e via si parte.
Vado in
camera e preparo la mia “valigia”, in una sacca
metto due paia di pantaloni,
due magliette e l’intimo, va più che bene. Mi
dirigo in bagno e dopo aver preso
il necessario, penso al travestimento, indosso un cappello, uno di quei
duemila
cappelli che ho in camera per delle pubblicità, la barba sta
iniziando a
vedersi per due giorni posso evitare di farla, ottimo. Cerco nella
cassa di Ray-Ban
quelli un po’ più grossi e coprenti e me li
sistemo sul viso. Si molto bene.
Sono le
12, il volo è alle 22, volo notturno, arriverò in
Italia l’indomani alle
8 del mattino.
Dovrei chiamare
qualcuno, dovrei dire che non ci sono, dovrei farlo ma non lo faccio,
sono un
cattivo ragazzo dedito all’alcool d'altronde.
Nelle ore
che mi rimangono, decido di continuare a leggere il copione, parlo
parlo, ma
amo il mio lavoro e non lo cambierei con nulla al mondo. Dopo avere
studiato
parecchio, alzo lo sguardo e mi accorgo che sono già le 16,
non ho nemmeno
pranzato, mangerò qualcosa in aeroporto, non penso che mi
nasconderò in bagno. Prendo
sacca, passaporto, indosso il cappello e gli occhiali ed esco. Lascio
la
tessera della mia camera alla receptionist e mi avvio in strada,
fortunatamente
vi sono sempre molto Taxi davanti all’hotel, ne chiamo uno e
immediatamente lo
incito a ripartire in direzione aeroporto. Sono stato attento, nessuno
si è
accorto di me.
Raggiunto
il terminal, non devo fare il check- in ma arriva la parte
più difficile, il
riconoscimento passaporti e controllo sicurezza.
Sono
obbligato a sfilarmi il cappello, c’è pieno di
gente, l’ansia mista a fastidio
comincia a salire, non posso nemmeno fumare una sigaretta per calmarmi.
Mi avvicino
al metal detector, e incredibile ma vero non suona, davanti a me
l’uomo della security
sembra non riconoscermi, meglio!
Passo,
prendo la mia sacca e mi viene riconsegnato il mio passaporto nella
più totale
indifferenza, non riesco a crederci, ci sto riuscendo. Sono
nell’area delle
partenze, qua i paparazzi non possono entrare, rindosso il cappello e
mi
sistemo in una poltroncina isolata, in attesa della chiamata al mio
gate, mezz’ora
dopo una voce annuncia che il mio volo è atteso al numero
12, non ci posso
credere, sto per partire davvero. Non ci posso credere, nessuno se ne
sta
accorgendo davvero, non ci poso credere.
Il volo
è stato abbastanza tranquillo, sono convinto che una
ragazzina mi abbia
riconosciuto, sono sicuro, che abbia già informato qualsiasi
persona, sono già
sicuro che a Pisa troverò il delirio.
Sbrigo tutte
le pratiche di atterraggio e nessuno, mi ferma, nessuno mi chiede
l’autografo,
sono solo un turista. Sono quello che vorrei sempre essere, un ragazzo
qualunque.
Dentro all’aeroporto compro un libretto informativo su come
muovermi in questa,
e con indifferenza chiedo informazioni per arrivare a Firenze, sento
che alcune
persone parlano anche di Siena, un’altra città
famosa, compro una brochure
anche di quella e mi avvio verso il centro. Niente taxi, niente treno,
a piedi
come facevo da piccolo nelle vie di Londra. La mia amata Londra, sono
così
vicino, finalmente sono tornato in Europa.
Passo tutto
il pomeriggio nella “Piazza dei Miracoli” e mi
stupisco di ogni piccola cosa, è
tutto così unico, le Chiese, gli interni, la torre.
Bellissimo. Stanco dal fuso
decido di trovarmi
un posto per la notte,
e di nuovo qua saranno problemi. Dovrò dare le mie
generalità, cazzo. Esco dal
centro e mi avvio verso la periferia della città, vicino
all’aeroporto, dove in
mattina avevo letto che affittavano delle camere, ne trovo una che mi
sembra
perfetta, entro e mi trovo, una vecchietta, non parla inglese, io non
parlo
italiano, molto bene. Dopo un’oretta di tentativi a gesti, mi
fa capire quanto
costi la camera, accetto e mi accompagna. La stanza è
decisamente diversa da
quella de Four Season ma è quello che voglio, le lascio il
mio passaporto, lo
faccio senza alcun problema, on penso che questa signora sia una di
quelle
pazze che mi perseguitano.
Questa fuga
sta andando davvero troppo bene, il cellulare ancora non squilla, non
si saranno
ancora accorti di niente oltre oceano. Con il mio vero sorriso, quello
che
avevo perso mi addormento pronto per un’altra grande giornata.
Mi sveglio presto, pago,
riprendo il mio
documento e mi avvio verso la stazione principale. Con non poca fatica
leggo i
tabelloni delle partenze e mi accorgo che per Firenze il primo treno
disponibile ha più di un’ora di ritardo, e per non
perdere tempo prezioso
decido di optare su Siena, mal che vada, guarderò il
panorama, mi hanno detto
in molti che le colline toscane sono stupende.
Compro il biglietto e mi dirigo
sul binario, nonostante
vi sia pieno di gente, nessuno mi nota.
Il treno
arriva pochi minuti dopo, salgo e rimango strabiliato da cosa vedo
durante il
tragitto, distese di verde, di giallo, di campi coltivati, di erba, di
viti, di
tutto. Non ho mai visto nulla del genere, me ne sono innamorato.
Dopo quasi
una’oretta di viaggio, in non so quale fermata, sala un sacco
di gente, cazzo.
Appoggio
la sacca nel sedile di fianco al mio per evitare di aver compagni di
viaggio. Ma
per i posti di fronte non posso fare nulla, in pochi minuti il vagone
si
riempie di davanti a me si siede una ragazza, una ragazza mora, riccia,
non
riesco a vederle bene il viso, sembra carina. Le italiane, non mali le
italiane.
Dalla
borsa insieme a tonnellate di fogli, sembrano fisica o cose del genere,
estrae
un libro, Cosmopolis, no. Non ci credo.
Il
panico mi pervade, non posso crederci. La osservo bene, ma non ha nulla
che
possa identificarla come una di quelle pazze scatenate, ho paura,
dovrei spostarmi
ma sono curioso, vorrei sapere perché legge proprio quel
libro.
Ho paura
di sporgermi troppo, di mostrarmi, è giovane, legge quel
libro, sicuramente sa
chi sono. Ma tanto
è presa dalla lettura
che nemmeno se ne accorge che la sto guardando. Legge e sorride, legge
e fa
facce strane, legge e prende il cellulare, cosa sta scrivendo? A chi sta scrivendo?
Rob
calmo!
Vorrei
sapere se le piace, vorrei sapere tante cose, ma non posso rovinare
così la mia
vacanza.
Tutto ad
un tratto le squilla il cellulare,
risponde e sento la sua voce, ha un accento strano, non
capisco una
parola di quello che dice, capisco solo due parole, Robert o Roberto,
solo
quello. Cazzo mi ha riconosciuto.
Guardo fuori
dal finestrino, alla prossima fermata dovrò scendere, ma il
problema è che non
ho la minima idea di dove sono, direi che scendere è
un’opzione da tralasciare,
devo continuare a fare finta di niente. Ma nel mio fare finta di
niente, ogni
tanto l’occhio si alza e le guardo sempre più
immersa nella lettura, quasi
dentro il libro.
Che cosa
dovrei fare? Aspetto che scenda la seguo come un maniaco e le chiedo
del libro?
Mi presento
dicendo!
“Ciao,
”
si dice così, penso di sì, “ sono
Robert Pattinson, interpreterò io il libro
che stai leggendo, cosa ne dici?” oppure “ ciao, ti
piace il mio nuovo film?”
si certo come no.
Passano altri
dieci minuti e non mi sono mosso di un centimetro, quando cazzo no ora
no.
Arriva
un uomo vestito con una specie di uniforme e le persone, compresa la
ragazza,
gli mostrano il loro biglietto, deve essere il controllore, cazzo, dove
ho messo
il mio?
Cerco nella
sacca ma niente, l’uomo si sta spazientendo, mi alzo e cerco
in tasca, eccolo,
lo porgo all’uomo che penso mi ringrazi e mi scappa una
risata dalla bocca.
La
ragazza, alza immediatamente il volto, mi guarda, ha gli occhi
spalancati, è bianca,
mi ha riconosciuto, cazzo a me e alla mia risata, e ora che faccio????
|
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Capitolo 2 *** Siena ***
Incredibile
ma state legendo anche questo delirio!
Grazie
:***
PC ecco per te <3 loool
Giuggi_89
Capitolo
2: Siena
E lei
continua a guardarmi, il viso diventa ancora più pallido,
apre la bocca e la
richiude, esce un gemito, delle parole, ma non le capisco.
Mi sto
preoccupando: sia per la salute di questa povera ragazza che per il
fatto che
potrebbe in poco tempo distruggere le mie speranze di non essere
riconosciuto,
ma doveva succede, sono stato uno stupido a pensare il contrario.
E lei
è
ancora intenta a fissarmi, molto probabilmente sta raccogliendo le idee
su cosa
fare, chissà quanto è una mia fan,
chissà se mi segue perché sono Edward o
segue Rob. È la domanda che mi pongo ogni volta che becco
fans scatenate. Ma vedendole
in mano ancora Cosmopolis, suppongo sia fan di me, del vero me.
Dopo cinque
minuti di terrore, la ragazza si ricompone e riesce a formulare una
frase che
abbia un senso.
«Non
ci credo. Oh mio dio!!No. Non
può essere vero. cioè te.. io.. che.. cavolo ci
fai??»
Ed
io non capisco una parola, apro le mani
e spalanco gli occhi per farmi capire, e fortunatamente è
così. La ragazza
cerca di tradurre quello che ha detto.
E
ha perfettamente ragione. Che cavolo ci
faccio qui?
Dovrei
prendere la mia sacca e scappare,
scendere dal treno, prendere un aereo e ritornare a
“casa”, ma non voglio. Voglio
essere un ragazzo normale. Come fare allora? Cosa le rispondo?
Sfodero
quel poco, o nulla d’italiano che
conosco e cerco di articolare la mia risposta.
«ehm…Ciao,
I’m Rob, sono qui…ehm… in holiday?
Vacation? Do you understand? »
«Si…ehm…yes…
non ci posso credere. It’s
incredible. »
Il
suo viso è più tranquillo, ma vi scorgo
ancora del terrore, ma perché faccio strani effetti alle
persone?
Ora dovrei proprio defilarmi, ma parlare mi farebbe piacere, devo
ancora sapere
cosa ne pensa di Cosmopolis, non so nemmeno il suo nome.
«What’s
your name? Do you like Cosmopolis?»
Sparo
entrambe le domande insieme, sono
curioso.
«
oh…i’m Anna…emh…you
are…ehm…come si
dice? Ah
si…you’re….sono
cretina…nothing, you
are the best. Yes. I love Cosmopolis, it will be a great film!»
Il
suo inglese è elementare, è impacciata,
è impossibile che io riesca a “parlare”
con una persona senza provocare danni in
questo modo.
«Oh…grazie
for all! It’s right?»
«Si.»
E
finalmente riesce a sorridere.
«Scusa, una my curiosity, but where are you going??»
«Siena,
tu?»
E
sorride ancora, questa volta le brillano
anche gli occhi, questo mi può significare una cosa, anche
lei sta andando a
Siena, e a dire la verità non mi dispiace. È una
delle poche ragazze, mie fans
che sembrano normali, certo ha avuto un colpo quando si è
accorta della mia
presenza, ma non ha fatto scenate isteriche, sono quelle le cose che
odio della
mia vita. Gli isterismi della gente. Le urla, il continuo voler sapere,
vedere,
e perfino toccare. Mi fa piacere avere persone che mi stimano e mi
seguono sia
chiaro, ma non quando tutto ciò diventa esasperata, quando
sembra che la loro
vita dipenda da quante foto escono di me in una giornata.
«Me
too.
È incredibile, ancora non ci credo»
«Could…
accompagnare me... Piazza del
Campo?»
Adesso
sviene.
Invece
dopo alcuni secondi di panico,
annuisce e ricompare sul suo volto il sorriso di prima, non
è facile capirsi,
ma per ora sembra non esserci così gravi problemi, anzi
tutto ciò è molto
divertente, mi scappa un sorriso e lei abbassa lo sguardo, è
rossissima in
viso.
Ok,
Anna, sei anche tu una di quelle che
amano il mio sorriso, cosa ci sarà di tanto speciale non lo
so. Come nelle mie
mani, nelle mie labbra…ho
visto alcuni video su you tube solo sulle mie dita erano intitolati
“FingersPorn”.
Sarà, a me sembra solo di avere della manone, grosse, troppo
grosse.
La
mia compagna di viaggio si è rituffata nel
libro, ma la vedo, non sta leggendo una parola, continua ad alzare lo
sguardo
nella mia direzione, penso che vorrebbe farmi un sacco di domande, ma
probabilmente se mi conosce, se legge le mie interviste, sa che posso
essere un
tipo scontroso e per niente simpatico. Ma è solo un modo per
difendermi dai
giornalisti, non sono così in realtà, o almeno
non lo ero prima di diventare…di
diventare cosa? Non lo so nemmeno io. Forse di aver fatto scelte che
nel bene o
nel male hanno cambiato la mia vita. Nel bene perché sono
arrivati, soldi, fama,
film; male perché questa non è la vita che
vorrei. Lontano dal set non sono
libero di fare nulla, di quello che mi fa stare bene. Questa vacanza,
doveva
essere una ripresa della mia vita, e chi lo sa che magari lei, Anna,
possa
aiutarmi in ciò.
****************************************************************************************************************
Passano
altri dieci minuti, e non ci siamo più rivolti la parola,
penso che la lingua e
l’emozione la facciano da padrone, in lei, la
necessità di non svelarmi con gli
altri passeggeri in me.
L’unica
parola che mi fa sobbalzare è “
Siena”, è un annuncio del treno. Alzo lo sguardo e
incrocio il suo, deve avere
scorto una preoccupazione e annuisce con il viso, come per dirmi, si
bisogna
scendere.
Comincia
ad alzarsi e si prepara, infila la
giacca, ripone il libro e prende la borsa. E il la imito.
Si
sposta verso i corridoi e verso le
porte. Ed io la seguo.
Il
treno di ferma, sento lo stridio dei
freni, mi appoggio alle pareti per evitare di cadere, ma Anna non ha
avuto quest’
accortezza, comincia a saltellare su un piede, poi sull’altro
e me la ritrovo
addosso.
In
automatico dal mio petto esce una
risata, mentre ho ancora il suo viso vicino al mio, lei è
imbarazzatissima, ma
sorride. Sta
sicuramente pensando di
aver fatto una figuraccia o qualcosa del genere.
«Sorry…»
«Nooo…let’s
go? »
La
aiuto a scendere dal treno come un buon
gentiluomo, come farebbe Edward, e ci dirigiamo fuori dalla stazione.
Mi sta
alla larga, cammina a un metro da me, chissà
perché, la maggior parte delle
ragazze, mi starebbero incollate, in modi anche indecenti, e lei invece
no, ho
trovato una ragazza normale finalmente!
Nel
mentre che mi faccio portare nella
famosissima piazza, mi guardo in giro.
Questo
posto è stupendo!
Trasuda
storia da ogni parte, altro che le
città americane. Potrei starci parecchio, potrebbe passarmi
la voglia di
tornare dove tutti mi aspettano. Ma sono benissimo che sarebbe una cosa
impossibile,
da me dipendono alcune persone, la mia fuga non può durare
in eterno.
Anna
è sempre a un metro da me, si guarda
intorno, ogni tanto le pongo domande sulla città e lei
risponde subito, sembra
quasi che stia pensando a tutto quello che sa su Siena, per potermi
fare quasi
da guida, che carina.
Arrivati
in piazza, il mio cuore ha un sussulto.
Mai
vista una piazza del genere, io di
architettura e cose affini non ci capisco molto, ma questa piazza
è
meravigliosa, faccio un giro intorno a me, mi beo di quello che i miei
occhi
possono vedere, mi sento un bambino.
Lei
è in piedi vicino a me e guarda,
sorride, sono ridicolo.
Cerco
di ricompormi e mi racconta che d’estate
vi fanno due “pali”, non so cosa voglia dire questa
parola, ma non la
interrompo, mi piace sentirla parlare.
Il
suo inglese, misto italiano, misto
parole assurde come “grullo” mi fa sorridere, mi fa
stare bene.
Sta
per finire la visita della piazza,
dovrei dirle di andare, magari ha lezioni, magari deve andare a lavoro,
magari
deve andare dal suo ragazzo,ma non riesco a dire nulla di
ciò.
Sta
aspettando chele dica qualcosa, ma
anche per lei evidentemente non è facile andarsene, potrei
dirle che le va di
fare una foto con me, così per avere un ricordo, e
perché no, per vantarsene un
po’ con le amiche, potrei dirle tante cose, ma non riesco a
dire nulla. Non voglio
stare da solo.
«Vuoi….eat with
me?»
«Si…
Robert…»
«Nooo. Call me
Rob!»
«ok…si
Rob…»
«I want eat
something tipical…do you know a restaurant?? »
«Yes,
yes… »
Ed
è in un tripudio di gioia. E anche io
sono felice. Mi è già capitato di invitare una
sconosciuta a pranzo, ma quella
era diversa, era un modo per farla convincere di quanto noioso fossi,
oggi ho
davvero piacere a conoscere di più questa ragazza.
«Let’s
go Anna.»
E
ci incamminiamo, verso il centro della
città.
|
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Capitolo 3 *** Robna ***
PC socia in affari...
questa volta ho svarionato più del
solito!
Ahahahahah....buona lettura!!!!
Giu
Capitolo 3: Robna
«Bruschete??»
«Bruschette!»
«No
it’s too difficult for me…»
Ho in mano un
pezzo di pane secco con dei
pomodori sopra, il nome mi è sempre stato ostico,
l’italiano è proprio
difficile. Anna con tranquillità sta cercando di insegnarmi
qualcosa del suo
paese. Non ha voluto che bevessi birra, la mia cara birra, ma ha
ordinato del
vino italiano, del Brunello qualcosa del genere. È buono, ha
avuto ragione.
Il nostro
pranzo tranquillo sta procedendo,
l’unica pecca è il fatto che non abbiamo potuto
pranzare all’aperto, maledetto
me, maledetto essere Robert Pattinson.
Ogni tanto mi
trovo a osservare la mia
compagna di pranzo.
Non si muove,
non parla se no le chiedo io
qualcosa, scommetto che sta trattenendo lo svenimento, scommetto che se
le
chiedessi del mio neo sulla schiena saprebbe farmici una tesi di
laurea. Ogni
tanto la vedo armeggiare con un cellulare e la curiosità di
chiedere a chi sta
scrivendo è tanta.
Ma non ho paura
sia collegata a twitter o
quei dannati social network, sarebbero già arrivate come
ogni volta mille
persone. E invece per ora non sento urla disperate, non sento casino,
solo
rumore di stoviglie e sono in pace, finalmente.
Il mio staff ha
provato a chiamarmi ma ho
rifiutato la chiamata, non voglio saperne niente, se perderò
degli impegni
tanto meglio. Sono stanco.
Alzo lo sguardo
e Anna mi sta osservando,
ha la bocca mezza aperta.
«Are you ok?»
«Oh….siii…oh….che
figura di merda…»
«Figura di
merda.. I
Know what it means…»
«Perfetto…»
E mi ritrovo a
ridere, la mia solita risata
e quando il mio occhio cade di nuovo sulla mia nuova amica la ritrovo
con gli occhi
lucidi, quasi pronta a piangere.
«What’s
happened?»
«Oh
nothing…!!»
«Raccontami…
right?»
E comincia a
parlare, eh non la ferma più
nessuno. Mi racconta di quando mi ha visto per la rima volta in Harry
Potter e
della pagina che ha su Facebook dedicata a me, e vergognandosi ammette
di avere
una pennetta Usb piena zeppa di mie foto. Non so come facciamo a
capirci, ma mi
diverto ad ascoltare i suoi deliri in inglese italianizzato.
Da solito
stronzo quale sono le chiedo
quali sono i miei scatti che più le piacciono, e tira fuori
dei nomi di servizi
fotografici che nemmeno più io ricordo. Dice anche che una
delle sue foto
preferite sono quelle che mi hanno scattato a Cannes, che li esce
secondo lei
il vero Rob, ed ha ragione. Nei servizi impersonifico un personaggio,
mi dicono
di fare l’uomo sexy, penso di non essere nemmeno tanto bravo
a farlo.
Continua
dicendo che odia chi invece che
chiamarmi con il mio nome, mi chiama Edward.
Questa ragazza
ha capito tutto. Tutto.
«Oh,
I’m so tired
of this…»
Mi guarda e
sorride, ricambio e continuiamo
a mangiare. La conversazione diventa sempre più piacevole,
Anna si lancia anche
in domande che fatte dai giornalisti mi avrebbero dato non poco
fastidio, ma
con lei mi sembra sia tutto diverso, non vedo malizia, ma solo
curiosità.
Mi chiede di
Kristen e della mia storia con
lei, e le dico che si stavamo insieme, ma non è andata.
Lei
è troppo riservata, lo sono anche io,
ma ogni tanto avrei voluto condividere il mio amore con il mondo
intero, cosa
che con lei non era possibile. Forse è la sua giovane
età,forse no. Non lo so. Fatto
sta che ora sono io, la mia sigaretta e la mia voglia di girare il
mondo.
Anna sembra
stupida da queste mie
dichiarazioni, forse si aspettava una risposta schiva, si è
rattristita.
«You
are … what do you named me e Kris??
Robsten?»
Il suo viso si
colora di rosso. Si sta
vergognando.
«Beh…ecco…yes…it’s
stupid I know…»
«no
it’s amazing…Robert and
Kristen….Robsten…Robert
and Anna..?»
Lo so sono
pessimo.
E lei ha smesso
di respirare, si non respira
più. Il rossore del suo volto è ancora
più evidente.
E mi piace, la
sento vera con me, non fa
finta come la maggior parte delle persone che ha a che fare con me.
È
una mia fan, mi segue, e ha capito
benissimo come sono, e non posso che esserne felice, dovrebbero essere
tutte
così. Sono stufo di ragazze che vogliono conoscermi e per
farlo tirano fuori
seni e altre parti del corpo.
«You’re
crazy!»
«No…!
What about Robanna?»
«Mmm...
»
«Robna?»
«I
think that Robsten is better»
«No
my dear…it’s not the better… Robna is
good!»
E scoppiamo
ancora a ridere.
Finiamo di
mangiare e usciamo dal locale.
Decido di non
mettere cappello e occhiali,
ma è stata la scelta più sbagliata che potessi
fare.
Una ragazza mi
nota, si sta avvicinando,
non so cosa fare.
Come se ci
stessimo muovendo al rallenty
vedo la sua bocca aprirsi e urlare, si sta urlando.
Sta urlando il
mio nome.
Anna
è con me, ha visto la scena e capisce
che sta per succedere un casino, mi prende per mano e quasi correndo mi
trascina via. Ci
intrufoliamo in alcune
piccole vie e arriviamo in un piccolo parchetto nascosto. Non ci hanno
inseguiti, ma so benissimo che nel giro di pochi minuti Siena
sarà cosparsa di
fotografi, giornalisti e ragazzine.
«Sorry…
I’m very stupid…»
«No,
no… dobbiamo andare via da qui.»
Indosso
cappello e occhiali e passando per
altre stradine mi riporta alla stazione.
Cerco un treno
per Firenze e leggo che è in
partenza tra dieci minuti, vorrei dirle di venire con me, vorrei
conoscerla
ancora di più. Stare in sua compagnia mi ha fatto bene, ma
come al solito la
mia fama rovina tutto. Ogni bel momento , ogni tranquillità
è rotta da urla. Sono
stufo di questa vita.
«Anna..thank
you so much… this is my
personal number. Call me… »
«Oh…wow…»
«My
Italian trip… should ended… but chiamami!»
Le
brillano gli occhi. Scommetto che sta
pensando se sia solo un sogno, che non può essere la
realtà.
Mi
accompagna al binario, il treno è già
arrivato, dovrei salire ma non voglio.
Dovrei
tornare a Los Angeles ma non voglio.
C’è
ancora una cosa che devo fare qui in
Italia e che mi impedisce di tornare a casa.
Mi
avvicino ad Anna e la abbraccio, le sue
mani sono lunghe vicino al suo corpo, appena c’è
il contatto si irrigidisce, avvicino
il mio viso al suo e lascio un piccolo bacio sulla sua guancia.
Sposto
le labbra e la sento cedere, le sue
gambe stanno cedendo.
Sta
svenendo tra le mie braccia.
La
tiro su di forza e la chiamo, è sveglia,
non è svenuta ma non sembra molto vigile.
La
chiamo ma niente, sul suo viso solo un
sorriso, che compare anche sul mio, è felice e finalmente lo
sono anche io.
Ancora
tra le mie braccia Anna ritorna in
se e con non so quale spirito masochista mi regala anche lei un bacio.
Un bacio
che ha qualcosa di speciale.
Un
bacio che deve avere assolutamente un
seguito.
La
prendo per la mano e la faccio salire
sul treno,ci sediamo nei primi due posti disponibili, non ho ancora
mollato la
sua mano, la sto accarezzando, gioco con le sue dita.
L’altra
mano, quella libera dalla presa, si
sposta e raggiunge il mio viso, mi accarezza, non le da fastidio la
barba
incolta che segna il mio viso.
Continua
ad accarezzarmi e vorrei farlo
anche io, siamo pazzi, io sono Robert Pattinson, ma non mi interessa
affatto. La
prendo tra le mie braccia e le mie labbra trovano immediatamente le
sue. Le labbra
si aprono e si chiudono, certo che la storia delle italiane allora
è vera.
Il
bacio è incredibile, perfetto, le mani
accompagnano tutto, non si fermano continuano a muoversi, e sul viso
della mia
piccola italiana scorre una lacrima, una lacrima di gioia, sta
piangendo per
quello che sta succedendo.
Certo
se il mio idolo Jack
Nicholson
mi stesse baciando piangerei anche io. Ma quella è
un’altra storia.
Per
altri cinque, dieci minuti restiamo immobili, lei non mi chiede
niente, io non le dico niente.
Le
faccio solo notare che non abbiamo nemmeno fatto una foto insieme, e
fa una lei con il suo cellulare e una io con la mia macchina
fotografica, come
due bambini ridiamo riguardandole.
Ma
il treno viene annunciato e a malincuore devo salutarla, vorrei
restare ancora, ma sarebbe un problema più per lei che per
me. Rovinerei la
vita a una splendida ragazza.
Le
rinnovo l’invito a chiamarmi quando vuole, mi lascia il suo
numero e
scende dal treno.
Il
mio cuore è leggero, sono felice.
La
osservo ancora dal finestrino mentre il treno sta per partire,
sorride, sono doppiamente felice.
-An, I come back in Italy. I come back for you.
Love Rob.-
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