La Vita Che Vorrei

di giuggi_89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: La fuga ***
Capitolo 2: *** Siena ***
Capitolo 3: *** Robna ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: La fuga ***


Salve a tutti!

Non so chi leggerà questa storia, non l'ho scritta_buttata giù per il pubblico ma solo per una mia cara amica, ci siamo conosciute più di un anno fa grazie alla saga e grazie a lui l'uomo dei nostri sogni, Robert Pattinson, e così ho deciso di dedicarle questa MINI_FIC.Doveva essere una OS, ma la storia mi ha preso e ne scriverò almeno tre o quattro capitoletti, non impegnativi.

Cara Papera Cullen, questa è per te!
Con tutte le FF che leggi e che consigli, mi è sembrato giusto che ne fossi protagonista di una.
Mannaggia alla lontananza! 
Ti abbraccio forte!!!

Giu

La Vita Che Vorrei

 

Capitolo 1: La fuga

                                                         

                                                  

Guardo il mio calendario con rassegnazione, sono stufo di non avere nemmeno un momento per me. Tra il set, quell’infinito set, la promozione di "Water For Elephants" , lo studio del copione di Cosmopolis non ho più un secondo per me, per quello che amo fare, per la musica.

Nella mia camera d’albergo la tristezza mi pervade, birra e sigarette l’unico modo per evadere dalla mia vita. Voglio tornare a Londra, voglio tornare a casa mia, voglio riavere qualcosa di mio. La vita che sto vivendo non ha più nulla di mio, è solo apparenza e non è la vita che voglio, ma stringo i denti. Amo recitare, amo trovarmi davanti alla macchina da presa, amo studiare il personaggio, amo mettermi nei panni altrui. Ma quello che non amo è tutta l’eccitazione che c’è intorno a me. Sembra che tutto quello che faccio sia oro, e non parlo solo delle morbose attenzioni di fans, ma soprattutto degli addetti ai lavori, che sembrano godano di tutto quello che mi succede e invece si aiutarmi ci guadagnano. Tra pochi giorni ho la premiere a New York e questo vuol dire altro aereo e altri paparazzi, odio queste cose.

In questi pochi giorni di libertà l’unica cosa che vorrei fare e prendere e partire, lontano da qui, lontano dall’America, andare in un paesino sconosciuto e fare il turista, essere solo Robert un ragazzo di 24 anni, non Robert Pattinson, RobPattz, e tutti i vari nomi che leggo in giro.

Eh se lo facessi davvero???

Eh se prendessi il primo volo disponibile e partissi?

Non ho mai pensato troppo alle mie azioni, devo ritornare a farlo, devo ritornare il vero Rob.

Accendo il mio portatile e mi collego alla compagnia area che mi serve sempre, devo fare tutto da solo, non devo chiedere al mio staff, sto progettando una fuga.

Cazzo, Robert Pattinson scappa!

Bevo un altro sorso di birra e scorro i primi voli disponibili, scelgo Europa o Asia. Mi piacerebbe andare in Polinesia o Tailandia, io, la saga, Edward Cullen, saremo arrivati fino a li? Sicuramente sì, ma se faccio questi pensieri, non partirò mai più.

Scorro ancora l’elenco ed eccolo lì.

Il volo, il mio volo.

È un diretto per Pisa, in Italia. Conosco poco quel paese, sono stato di recente a Roma, ma pochi giorni per un qualcosa del cinema con Twilight, non mi ricordo nemmeno cosa. Pisa, la famosa torre, e a poche ore c’è Firenze, da come mi hanno detto una delle più belle città italiane.

Si è il mio volo, prenoto e via si parte.

Vado in camera e preparo la mia “valigia”, in una sacca metto due paia di pantaloni, due magliette e l’intimo, va più che bene. Mi dirigo in bagno e dopo aver preso il necessario, penso al travestimento, indosso un cappello, uno di quei duemila cappelli che ho in camera per delle pubblicità, la barba sta iniziando a vedersi per due giorni posso evitare di farla, ottimo. Cerco nella cassa di Ray-Ban quelli un po’ più grossi e coprenti e me li sistemo sul viso. Si molto bene.

Sono le 12, il volo è alle 22, volo notturno, arriverò in Italia l’indomani  alle 8 del mattino.

Dovrei chiamare qualcuno, dovrei dire che non ci sono, dovrei farlo ma non lo faccio, sono un cattivo ragazzo dedito all’alcool d'altronde.

Nelle ore che mi rimangono, decido di continuare a leggere il copione, parlo parlo, ma amo il mio lavoro e non lo cambierei con nulla al mondo. Dopo avere studiato parecchio, alzo lo sguardo e mi accorgo che sono già le 16, non ho nemmeno pranzato, mangerò qualcosa in aeroporto, non penso che mi nasconderò in bagno. Prendo sacca, passaporto, indosso il cappello e gli occhiali ed esco. Lascio la tessera della mia camera alla receptionist e mi avvio in strada, fortunatamente vi sono sempre molto Taxi davanti all’hotel, ne chiamo uno e immediatamente lo incito a ripartire in direzione aeroporto. Sono stato attento, nessuno si è accorto di me.

Raggiunto il terminal, non devo fare il check- in ma arriva la parte più difficile, il riconoscimento passaporti e controllo sicurezza.

Sono obbligato a sfilarmi il cappello, c’è pieno di gente, l’ansia mista a fastidio comincia a salire, non posso nemmeno fumare una sigaretta per calmarmi. Mi avvicino al metal detector, e incredibile ma vero non suona, davanti a me l’uomo della security sembra non riconoscermi, meglio!

Passo, prendo la mia sacca e mi viene riconsegnato il mio passaporto nella più totale indifferenza, non riesco a crederci, ci sto riuscendo. Sono nell’area delle partenze, qua i paparazzi non possono entrare, rindosso il cappello e mi sistemo in una poltroncina isolata, in attesa della chiamata al mio gate, mezz’ora dopo una voce annuncia che il mio volo è atteso al numero 12, non ci posso credere, sto per partire davvero. Non ci posso credere, nessuno se ne sta accorgendo davvero, non ci poso credere.

 

 

Il volo è stato abbastanza tranquillo, sono convinto che una ragazzina mi abbia riconosciuto, sono sicuro, che abbia già informato qualsiasi persona, sono già sicuro che a Pisa troverò il delirio.

Sbrigo tutte le pratiche di atterraggio e nessuno, mi ferma, nessuno mi chiede l’autografo, sono solo un turista. Sono quello che vorrei sempre essere, un ragazzo qualunque. Dentro all’aeroporto compro un libretto informativo su come muovermi in questa, e con indifferenza chiedo informazioni per arrivare a Firenze, sento che alcune persone parlano anche di Siena, un’altra città famosa, compro una brochure anche di quella e mi avvio verso il centro. Niente taxi, niente treno, a piedi come facevo da piccolo nelle vie di Londra. La mia amata Londra, sono così vicino, finalmente sono tornato in Europa.

 

Passo tutto il pomeriggio nella “Piazza dei Miracoli” e mi stupisco di ogni piccola cosa, è tutto così unico, le Chiese, gli interni, la torre. Bellissimo. Stanco dal fuso  decido di trovarmi un posto per la notte, e di nuovo qua saranno problemi. Dovrò dare le mie generalità, cazzo. Esco dal centro e mi avvio verso la periferia della città, vicino all’aeroporto, dove in mattina avevo letto che affittavano delle camere, ne trovo una che mi sembra perfetta, entro e mi trovo, una vecchietta, non parla inglese, io non parlo italiano, molto bene. Dopo un’oretta di tentativi a gesti, mi fa capire quanto costi la camera, accetto e mi accompagna. La stanza è decisamente diversa da quella de Four Season ma è quello che voglio, le lascio il mio passaporto, lo faccio senza alcun problema, on penso che questa signora sia una di quelle pazze che mi perseguitano.

Questa fuga sta andando davvero troppo bene, il cellulare ancora non squilla, non si saranno ancora accorti di niente oltre oceano. Con il mio vero sorriso, quello che avevo perso mi addormento pronto per un’altra grande giornata.

 

 Mi sveglio presto, pago, riprendo il mio documento e mi avvio verso la stazione principale. Con non poca fatica leggo i tabelloni delle partenze e mi accorgo che per Firenze il primo treno disponibile ha più di un’ora di ritardo, e per non perdere tempo prezioso decido di optare su Siena, mal che vada, guarderò il panorama, mi hanno detto in molti che le colline toscane sono stupende.

Compro  il biglietto e mi dirigo sul binario, nonostante vi sia pieno di gente, nessuno mi nota.

Il treno arriva pochi minuti dopo, salgo e rimango strabiliato da cosa vedo durante il tragitto, distese di verde, di giallo, di campi coltivati, di erba, di viti, di tutto. Non ho mai visto nulla del genere, me ne sono innamorato.

Dopo quasi una’oretta di viaggio, in non so quale fermata, sala un sacco di gente, cazzo.

Appoggio la sacca nel sedile di fianco al mio per evitare di aver compagni di viaggio. Ma per i posti di fronte non posso fare nulla, in pochi minuti il vagone si riempie di davanti a me si siede una ragazza, una ragazza mora, riccia, non riesco a vederle bene il viso, sembra carina. Le italiane, non mali le italiane.

Dalla borsa insieme a tonnellate di fogli, sembrano fisica o cose del genere, estrae un libro, Cosmopolis, no. Non ci credo.

Il panico mi pervade, non posso crederci. La osservo bene, ma non ha nulla che possa identificarla come una di quelle pazze scatenate, ho paura, dovrei spostarmi ma sono curioso, vorrei sapere perché legge proprio quel libro.

Ho paura di sporgermi troppo, di mostrarmi, è giovane, legge quel libro, sicuramente sa chi sono.  Ma tanto è presa dalla lettura che nemmeno se ne accorge che la sto guardando. Legge e sorride, legge e fa facce strane, legge e prende il cellulare, cosa sta scrivendo? A chi  sta scrivendo?

Rob calmo!

Vorrei sapere se le piace, vorrei sapere tante cose, ma non posso rovinare così la mia vacanza.

Tutto ad un tratto le squilla il cellulare,  risponde e sento la sua voce, ha un accento strano, non capisco una parola di quello che dice, capisco solo due parole, Robert o Roberto, solo quello. Cazzo mi ha riconosciuto.

Guardo fuori dal finestrino, alla prossima fermata dovrò scendere, ma il problema è che non ho la minima idea di dove sono, direi che scendere è un’opzione da tralasciare, devo continuare a fare finta di niente. Ma nel mio fare finta di niente, ogni tanto l’occhio si alza e le guardo sempre più immersa nella lettura, quasi dentro il libro.

Che cosa dovrei fare? Aspetto che scenda la seguo come un maniaco e le chiedo del libro?

Mi presento dicendo!

“Ciao, ” si dice così, penso di sì, “ sono Robert Pattinson, interpreterò io il libro che stai leggendo, cosa ne dici?” oppure “ ciao, ti piace il mio nuovo film?” si certo come no.

Passano altri dieci minuti e non mi sono mosso di un centimetro, quando cazzo no ora no.

Arriva un uomo vestito con una specie di uniforme e le persone, compresa la ragazza, gli mostrano il loro biglietto, deve essere il controllore, cazzo, dove ho messo il mio?

Cerco nella sacca ma niente, l’uomo si sta spazientendo, mi alzo e cerco in tasca, eccolo, lo porgo all’uomo che penso mi ringrazi e mi scappa una risata dalla bocca.

La ragazza, alza immediatamente il volto, mi guarda, ha gli occhi spalancati, è bianca, mi ha riconosciuto, cazzo a me e alla mia risata, e ora che faccio????

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Capitolo 2
*** Siena ***


Incredibile ma state legendo anche questo delirio!

Grazie :***
PC ecco per te <3 loool

Giuggi_89

Capitolo 2: Siena

 

 

 

E lei continua a guardarmi, il viso diventa ancora più pallido, apre la bocca e la richiude, esce un gemito, delle parole, ma non le capisco.

Mi sto preoccupando: sia per la salute di questa povera ragazza che per il fatto che potrebbe in poco tempo distruggere le mie speranze di non essere riconosciuto, ma doveva succede, sono stato uno stupido a pensare il contrario.

E lei è ancora intenta a fissarmi, molto probabilmente sta raccogliendo le idee su cosa fare, chissà quanto è una mia fan, chissà se mi segue perché sono Edward o segue Rob. È la domanda che mi pongo ogni volta che becco fans scatenate. Ma vedendole in mano ancora Cosmopolis, suppongo sia fan di me, del vero me.

Dopo cinque minuti di terrore, la ragazza si ricompone e riesce a formulare una frase che abbia un senso.

 

«Non ci credo. Oh mio dio!!No. Non può essere vero. cioè te.. io.. che.. cavolo ci fai??»

 

Ed io non capisco una parola, apro le mani e spalanco gli occhi per farmi capire, e fortunatamente è così. La ragazza cerca di tradurre quello che ha detto.

E ha perfettamente ragione. Che cavolo ci faccio qui?

Dovrei prendere la mia sacca e scappare, scendere dal treno, prendere un aereo e ritornare a “casa”, ma non voglio. Voglio essere un ragazzo normale. Come fare allora? Cosa le rispondo?

Sfodero quel poco, o nulla d’italiano che conosco e cerco di articolare la mia risposta.

 

«ehm…Ciao, I’m Rob, sono qui…ehm… in holiday? Vacation? Do you understand? »

«Si…ehm…yes… non ci posso credere. It’s incredible. »

 

Il suo viso è più tranquillo, ma vi scorgo ancora del terrore, ma perché faccio strani effetti alle persone?
Ora dovrei proprio defilarmi, ma parlare mi farebbe piacere, devo ancora sapere cosa ne pensa di Cosmopolis, non so nemmeno il suo nome.

 

«What’s your name? Do you like Cosmopolis?»

 

Sparo entrambe le domande insieme, sono curioso.

 

« oh…i’m Anna…emh…you are…ehm…come si dice? Ah si…you’re….sono cretina…nothing, you are the best. Yes. I love Cosmopolis, it will be a great film!»

 

Il suo inglese è elementare, è impacciata, è impossibile che io riesca a “parlare” con una persona senza provocare danni in questo modo.

 

«Oh…grazie for all! It’s right?»

«Si.»

 

E finalmente riesce a sorridere.

 

«Scusa, una my curiosity, but where are you going??»

«Siena, tu?»

 

E sorride ancora, questa volta le brillano anche gli occhi, questo mi può significare una cosa, anche lei sta andando a Siena, e a dire la verità non mi dispiace. È una delle poche ragazze, mie fans che sembrano normali, certo ha avuto un colpo quando si è accorta della mia presenza, ma non ha fatto scenate isteriche, sono quelle le cose che odio della mia vita. Gli isterismi della gente. Le urla, il continuo voler sapere, vedere, e perfino toccare. Mi fa piacere avere persone che mi stimano e mi seguono sia chiaro, ma non quando tutto ciò diventa esasperata, quando sembra che la loro vita dipenda da quante foto escono di me in una giornata.

 

«Me too. È incredibile, ancora non ci credo»

«Could… accompagnare me... Piazza del Campo?»

 

Adesso sviene.

Invece dopo alcuni secondi di panico, annuisce e ricompare sul suo volto il sorriso di prima, non è facile capirsi, ma per ora sembra non esserci così gravi problemi, anzi tutto ciò è molto divertente, mi scappa un sorriso e lei abbassa lo sguardo, è rossissima in viso.

Ok, Anna, sei anche tu una di quelle che amano il mio sorriso, cosa ci sarà di tanto speciale non lo so.  Come nelle mie mani, nelle mie labbra…ho visto alcuni video su you tube solo sulle mie dita erano intitolati “FingersPorn”. Sarà, a me sembra solo di avere della manone, grosse, troppo grosse.

 

La mia compagna di viaggio si è rituffata nel libro, ma la vedo, non sta leggendo una parola, continua ad alzare lo sguardo nella mia direzione, penso che vorrebbe farmi un sacco di domande, ma probabilmente se mi conosce, se legge le mie interviste, sa che posso essere un tipo scontroso e per niente simpatico. Ma è solo un modo per difendermi dai giornalisti, non sono così in realtà, o almeno non lo ero prima di diventare…di diventare cosa? Non lo so nemmeno io. Forse di aver fatto scelte che nel bene o nel male hanno cambiato la mia vita. Nel bene perché sono arrivati, soldi, fama, film; male perché questa non è la vita che vorrei. Lontano dal set non sono libero di fare nulla, di quello che mi fa stare bene. Questa vacanza, doveva essere una ripresa della mia vita, e chi lo sa che magari lei, Anna, possa aiutarmi in ciò.

 

****************************************************************************************************************

 

 Passano altri dieci minuti, e non ci siamo più rivolti la parola, penso che la lingua e l’emozione la facciano da padrone, in lei, la necessità di non svelarmi con gli altri passeggeri in me.

L’unica parola che mi fa sobbalzare è “ Siena”, è un annuncio del treno. Alzo lo sguardo e incrocio il suo, deve avere scorto una preoccupazione e annuisce con il viso, come per dirmi, si bisogna scendere.

Comincia ad alzarsi e si prepara, infila la giacca, ripone il libro e prende la borsa. E il la imito.

Si sposta verso i corridoi e verso le porte. Ed io la seguo.

Il treno di ferma, sento lo stridio dei freni, mi appoggio alle pareti per evitare di cadere, ma Anna non ha avuto quest’ accortezza, comincia a saltellare su un piede, poi sull’altro e me la ritrovo addosso.

In automatico dal mio petto esce una risata, mentre ho ancora il suo viso vicino al mio, lei è imbarazzatissima, ma sorride.  Sta sicuramente pensando di aver fatto una figuraccia o qualcosa del genere.

 

«Sorry…»

«Nooo…let’s go? »

 

La aiuto a scendere dal treno come un buon gentiluomo, come farebbe Edward, e ci dirigiamo fuori dalla stazione. Mi sta alla larga, cammina a un metro da me, chissà perché, la maggior parte delle ragazze, mi starebbero incollate, in modi anche indecenti, e lei invece no, ho trovato una ragazza normale finalmente!

Nel mentre che mi faccio portare nella famosissima piazza, mi guardo in giro.

Questo posto è stupendo!

Trasuda storia da ogni parte, altro che le città americane. Potrei starci parecchio, potrebbe passarmi la voglia di tornare dove tutti mi aspettano. Ma sono benissimo che sarebbe una cosa impossibile, da me dipendono alcune persone, la mia fuga non può durare in eterno.

Anna è sempre a un metro da me, si guarda intorno, ogni tanto le pongo domande sulla città e lei risponde subito, sembra quasi che stia pensando a tutto quello che sa su Siena, per potermi fare quasi da guida, che carina.

 

Arrivati in piazza, il mio cuore ha un sussulto.

Mai vista una piazza del genere, io di architettura e cose affini non ci capisco molto, ma questa piazza è meravigliosa, faccio un giro intorno a me, mi beo di quello che i miei occhi possono vedere, mi sento un bambino.

Lei è in piedi vicino a me e guarda, sorride, sono ridicolo.

Cerco di ricompormi e mi racconta che d’estate vi fanno due “pali”, non so cosa voglia dire questa parola, ma non la interrompo, mi piace sentirla parlare.

Il suo inglese, misto italiano, misto parole assurde come “grullo” mi fa sorridere, mi fa stare bene.

 

Sta per finire la visita della piazza, dovrei dirle di andare, magari ha lezioni, magari deve andare a lavoro, magari deve andare dal suo ragazzo,ma non riesco a dire nulla di ciò.

 

Sta aspettando chele dica qualcosa, ma anche per lei evidentemente non è facile andarsene, potrei dirle che le va di fare una foto con me, così per avere un ricordo, e perché no, per vantarsene un po’ con le amiche, potrei dirle tante cose, ma non riesco a dire nulla. Non voglio stare da solo.

 

«Vuoi….eat with me?»

«Si… Robert…»

«Nooo. Call me Rob!»

«ok…si Rob…»

«I want eat something tipical…do you know a restaurant?? »

«Yes, yes… »

 

Ed è in un tripudio di gioia. E anche io sono felice. Mi è già capitato di invitare una sconosciuta a pranzo, ma quella era diversa, era un modo per farla convincere di quanto noioso fossi, oggi ho davvero piacere a conoscere di più questa ragazza.

 

«Let’s go Anna.»

 

E ci incamminiamo, verso il centro della città.

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Capitolo 3
*** Robna ***


PC socia in affari...

questa volta ho svarionato più del solito!

Ahahahahah....buona lettura!!!!

Giu

Capitolo 3: Robna

«Bruschete??»

«Bruschette!»

«No it’s too difficult for me…»

Ho in mano un pezzo di pane secco con dei pomodori sopra, il nome mi è sempre stato ostico, l’italiano è proprio difficile. Anna con tranquillità sta cercando di insegnarmi qualcosa del suo paese. Non ha voluto che bevessi birra, la mia cara birra, ma ha ordinato del vino italiano, del Brunello qualcosa del genere. È buono, ha avuto ragione.

Il nostro pranzo tranquillo sta procedendo, l’unica pecca è il fatto che non abbiamo potuto pranzare all’aperto, maledetto me, maledetto essere Robert Pattinson.

Ogni tanto mi trovo a osservare la mia compagna di pranzo.

Non si muove, non parla se no le chiedo io qualcosa, scommetto che sta trattenendo lo svenimento, scommetto che se le chiedessi del mio neo sulla schiena saprebbe farmici una tesi di laurea. Ogni tanto la vedo armeggiare con un cellulare e la curiosità di chiedere a chi sta scrivendo è tanta.

Ma non ho paura sia collegata a twitter o quei dannati social network, sarebbero già arrivate come ogni volta mille persone. E invece per ora non sento urla disperate, non sento casino, solo rumore di stoviglie e sono in pace, finalmente.

Il mio staff ha provato a chiamarmi ma ho rifiutato la chiamata, non voglio saperne niente, se perderò degli impegni tanto meglio. Sono stanco.

Alzo lo sguardo e Anna mi sta osservando, ha la bocca mezza aperta.

 

«Are you ok?»

«Oh….siii…oh….che figura di merda…»

«Figura di merda.. I Know what it means…»

«Perfetto…»

 

E mi ritrovo a ridere, la mia solita risata e quando il mio occhio cade di nuovo sulla mia nuova amica la ritrovo con gli occhi lucidi, quasi pronta a piangere.

 

«What’s happened?»

«Oh nothing…!!»

«Raccontami… right?»

E comincia a parlare, eh non la ferma più nessuno. Mi racconta di quando mi ha visto per la rima volta in Harry Potter e della pagina che ha su Facebook dedicata a me, e vergognandosi ammette di avere una pennetta Usb piena zeppa di mie foto. Non so come facciamo a capirci, ma mi diverto ad ascoltare i suoi deliri in inglese italianizzato.

Da solito stronzo quale sono le chiedo quali sono i miei scatti che più le piacciono, e tira fuori dei nomi di servizi fotografici che nemmeno più io ricordo. Dice anche che una delle sue foto preferite sono quelle che mi hanno scattato a Cannes, che li esce secondo lei il vero Rob, ed ha ragione. Nei servizi impersonifico un personaggio, mi dicono di fare l’uomo sexy, penso di non essere nemmeno tanto bravo a farlo.

Continua dicendo che odia chi invece che chiamarmi con il mio nome, mi chiama Edward.

Questa ragazza ha capito tutto. Tutto.

 

«Oh, I’m so  tired of this…»

 

Mi guarda e sorride, ricambio e continuiamo a mangiare. La conversazione diventa sempre più piacevole, Anna si lancia anche in domande che fatte dai giornalisti mi avrebbero dato non poco fastidio, ma con lei mi sembra sia tutto diverso, non vedo malizia, ma solo curiosità.

Mi chiede di Kristen e della mia storia con lei, e le dico che si stavamo insieme, ma non è andata.

Lei è troppo riservata, lo sono anche io, ma ogni tanto avrei voluto condividere il mio amore con il mondo intero, cosa che con lei non era possibile. Forse è la sua giovane età,forse no. Non lo so. Fatto sta che ora sono io, la mia sigaretta e la mia voglia di girare il mondo.

Anna sembra stupida da queste mie dichiarazioni, forse si aspettava una risposta schiva, si è rattristita.

 

«You are … what do you named me e Kris?? Robsten?»

 

Il suo viso si colora di rosso. Si sta vergognando.

 

«Beh…ecco…yes…it’s stupid I know…»

«no it’s amazing…Robert and Kristen….Robsten…Robert and Anna..?»

 

Lo so sono pessimo.

E lei ha smesso di respirare, si non respira più. Il rossore del suo volto è ancora più evidente.

E mi piace, la sento vera con me, non fa finta come la maggior parte delle persone che ha a che fare con me.

È una mia fan, mi segue, e ha capito benissimo come sono, e non posso che esserne felice, dovrebbero essere tutte così. Sono stufo di ragazze che vogliono conoscermi e per farlo tirano fuori seni e altre parti del corpo.

 

«You’re crazy!»

«No…! What about Robanna?»

«Mmm... »

«Robna?»

«I think that Robsten is better»

«No my dear…it’s not the better… Robna is good!»

 

E scoppiamo ancora a ridere.

Finiamo di mangiare e usciamo dal locale.

Decido di non mettere cappello e occhiali, ma è stata la scelta più sbagliata che potessi fare.

Una ragazza mi nota, si sta avvicinando, non so cosa fare.

Come se ci stessimo muovendo al rallenty vedo la sua bocca aprirsi e urlare, si sta urlando.

Sta urlando il mio nome.

Anna è con me, ha visto la scena e capisce che sta per succedere un casino, mi prende per mano e quasi correndo mi trascina via.  Ci intrufoliamo in alcune piccole vie e arriviamo in un piccolo parchetto nascosto. Non ci hanno inseguiti, ma so benissimo che nel giro di pochi minuti Siena sarà cosparsa di fotografi, giornalisti e ragazzine.

 

«Sorry… I’m very stupid…»

«No, no… dobbiamo andare via da qui.»

 

Indosso cappello e occhiali e passando per altre stradine mi riporta alla stazione.

Cerco un treno per Firenze e leggo che è in partenza tra dieci minuti, vorrei dirle di venire con me, vorrei conoscerla ancora di più. Stare in sua compagnia mi ha fatto bene, ma come al solito la mia fama rovina tutto. Ogni bel momento , ogni tranquillità è rotta da urla. Sono stufo di questa vita.

 

«Anna..thank you so much… this is my personal number. Call me… »

«Oh…wow…»

«My Italian trip… should ended… but chiamami!»

Le brillano gli occhi. Scommetto che sta pensando se sia solo un sogno, che non può essere la realtà.

Mi accompagna al binario, il treno è già arrivato, dovrei salire ma non voglio.

Dovrei tornare a Los Angeles ma non voglio.

C’è ancora una cosa che devo fare qui in Italia e che mi impedisce di tornare a casa.

Mi avvicino ad Anna e la abbraccio, le sue mani sono lunghe vicino al suo corpo, appena c’è il contatto si irrigidisce, avvicino il mio viso al suo e lascio un piccolo bacio sulla sua guancia.

Sposto le labbra e la sento cedere, le sue gambe stanno cedendo.

Sta svenendo tra le mie braccia.

La tiro su di forza e la chiamo, è sveglia, non è svenuta ma non sembra molto vigile.

La chiamo ma niente, sul suo viso solo un sorriso, che compare anche sul mio, è felice e finalmente lo sono anche io.

Ancora tra le mie braccia Anna ritorna in se e con non so quale spirito masochista mi regala anche lei un bacio. Un bacio che ha qualcosa di speciale.

Un bacio che deve avere assolutamente un seguito.

La prendo per la mano e la faccio salire sul treno,ci sediamo nei primi due posti disponibili, non ho ancora mollato la sua mano, la sto accarezzando, gioco con le sue dita.

L’altra mano, quella libera dalla presa, si sposta e raggiunge il mio viso, mi accarezza, non le da fastidio la barba incolta che segna il mio viso.

Continua ad accarezzarmi e vorrei farlo anche io, siamo pazzi, io sono Robert Pattinson, ma non mi interessa affatto. La prendo tra le mie braccia e le mie labbra trovano immediatamente le sue. Le labbra si aprono e si chiudono, certo che la storia delle italiane allora è vera.

Il bacio è incredibile, perfetto, le mani accompagnano tutto, non si fermano continuano a muoversi, e sul viso della mia piccola italiana scorre una lacrima, una lacrima di gioia, sta piangendo per quello che sta succedendo.

Certo se il mio idolo Jack Nicholson mi stesse baciando piangerei anche io. Ma quella è un’altra storia.

Per altri cinque, dieci minuti restiamo immobili, lei non mi chiede niente, io non le dico niente.

Le faccio solo notare che non abbiamo nemmeno fatto una foto insieme, e fa una lei con il suo cellulare e una io con la mia macchina fotografica, come due bambini ridiamo riguardandole.

Ma il treno viene annunciato e a malincuore devo salutarla, vorrei restare ancora, ma sarebbe un problema più per lei che per me. Rovinerei la vita a una splendida ragazza.

Le rinnovo l’invito a chiamarmi quando vuole, mi lascia il suo numero e scende dal treno.

Il mio cuore è leggero, sono felice.

La osservo ancora dal finestrino mentre il treno sta per partire, sorride, sono doppiamente felice.

 

-An, I come back in Italy. I come back for you. Love Rob.-

 

 

 

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