Sonic the Hedgehog: Full Speed Ahead

di Knuckster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Full Speed Ahead #01 (Sins Of Purity Saga) ***
Capitolo 2: *** Full Speed Ahead #02 (Sins Of Purity Saga) ***
Capitolo 3: *** Full Speed Ahead #03 (Sins Of Purity Saga) ***
Capitolo 4: *** Full Speed Ahead #04 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 5: *** Full Speed Ahead #05 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 6: *** Full Speed Ahead #06 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 7: *** Full Speed Ahead #07 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 8: *** Full Speed Ahead #08 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 9: *** Full Speed Ahead #09 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 10: *** Full Speed Ahead #10 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 11: *** Full Speed Ahead #11 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 12: *** Full Speed Ahead #12 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***
Capitolo 13: *** Full Speed Ahead #13 (Sins Of Purity Saga FINALE \ Chaos Millennium Saga FINALE) ***
Capitolo 14: *** Full Speed Ahead #14 (Pieces Of Eternity Saga \ Solo noi e nessun altro) ***
Capitolo 15: *** Full Speed Ahead #15 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***
Capitolo 16: *** Full Speed Ahead #16 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***
Capitolo 17: *** Full Speed Ahead #17 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***
Capitolo 18: *** Full Speed Ahead #18 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***
Capitolo 19: *** Full Speed Ahead #19 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta) ***
Capitolo 20: *** Full Speed Ahead #20 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, Si Canta!) ***
Capitolo 21: *** Full Speed Ahead #21 (Pieces of Eternity Saga \ Ciak, si canta! FINALE) ***
Capitolo 22: *** Full Speed Ahead #22 (Pieces Of Eternity Saga) ***
Capitolo 23: *** Full Speed Ahead #23 (Pieces Of Eternity Saga) ***
Capitolo 24: *** Full Speed Ahead #24 (Pieces Of Eternity Saga FINALE) ***



Capitolo 1
*** Full Speed Ahead #01 (Sins Of Purity Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #01

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#01

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SINS OF PURITY Saga

Sfumature di blu, di rosso e di nero

Scritto e ideato da: Knuckster

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Emerald Beach – Giorno 1 (Ore 8:00)

     Che sensazione magnifica il vento fresco che sferza sul tuo viso quando corri libero senza alcun pensiero al mondo! Solo tu ed un immenso spazio a tua disposizione per scatenarti a velocità folle con la sabbia che schizza via al tuo passaggio. Ma così è fin troppo noioso… Perché non aumentare un po’ la velocità? In fondo non c’è nessun Tails che raccomanda di fermarti e di andare a velocità moderata.

     - Potresti andare a scontrarti con qualcosa, e in men che non si dica ci ritroveremmo tra capo e collo una frittella di riccio blu! E’ meglio non esagerare! -

     Certo! Come se potesse capitarti una cosa così stupida! Non a te, il più veloce tra i veloci! Ma cosa crede Tails, che quando corri lo fai con gli occhi bendati? Come se quando tutte quelle volte che hai rischiato di rimetterci gli aculei per fare la cosa giusta ti sia preoccupato di correre a velocità sostenuta. Come se tutte quelle volte che hai fatto in tanti pezzi i giocattoli meccanici di Eggman ti sia preoccupato di moderarti nella tua smania d’azione per paura di finire schiacciato contro il metallo! Semplicemente ridicolo! No, continuerai la tua folle corsa al galoppo della vita senza un freno, vivrai, o meglio correrai, ogni attimo della tua esistenza senza preoccuparti di quello che accadrà in futuro.

     Corri, sempre più forte, più veloce!

     WHAM!

     - Aaaagh! -

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Angel Island – Giorno 1 (Ore 8:00)

     Se fossi estraneo alla faccenda ti renderesti conto che si tratta di una scena piuttosto singolare. Ti chiederesti se fosse un folle frutto della tua fantasia, una strampalata visione come uno tra i più strampalati sogni nella tua testa o semplicemente la pura e semplice realtà. Ammettilo, è piuttosto curioso trovare qualcosa di simile in qualunque angolo del pianeta. D’accordo, c’è un'isola fluttuante sospesa nel vuoto sulla quale trovi un'echidna di color rosso intenso, eretto sulle zampe posteriori, con le braccia conserte, rigido come una statua, fermo e immobile come un cane da guardia. Adesso stai forse meditando di farti rinchiudere in manicomio? Io dico di sì. Tuttavia, la vista di un enorme e scintillante smeraldo verde, incastonato in un grande altare di pietra, ti farebbe rinsavire immediatamente. Sano di mente o no non ci penseresti due volte a buttarti a capofitto su quella straordinaria pietra dal valore incalcolabile. Farebbe impazzire i più valenti ladri di gioielli del mondo.

     Sorridi al pensiero di una Rouge con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore, ingolosita da quel gioiello straordinario e con le mani pronte ad appropriarsene. E se quella Rouge avesse messo le zampacce sullo smeraldo, che avresti fatto? Non ci avresti pensato due volte e l’avresti gettata giù dall’isola senza tante cerimonie. Qualcuno dice “il gentil sesso non si sfiora neanche con un dito”. Gentil sesso o no, chiunque si avvicini alla pietra, una ladra di gioielli o un feroce drago sputa fuoco, dovrà vedersela con Knuckles. Perché cos’altro avrebbe dovuto fare se non quello?

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Posizione ignota – Giorno 1 (Ore 8:00)

     M.

     Che cos’è? E’ uno strano suono che viene fuori dalla tua bocca, un fonema prodotto dall’aria che esce dalla tua gola per ricongiungersi al mondo esterno, una vibrazione che capti con le tue orecchie derivante dall’unione delle tue labbra. Una cosa stupida a pensarci bene, eppure per te è il preludio di qualcosa, l’inizio di una cosa che per te ha un significato intenso, ma allo stesso tempo dolce.

     A.

     Un’emissione di fiato protratta per qualche interminabile istante. Un seguito naturale del tuo ultimo pensiero.

     R.

     Come un gioco di numeri in cui ognuno ha il suo successore preciso e destinato. Nessuno sa perché sia quello, per quale motivo lui e non qualche altro. Ma è così.

     I.

     Cominci a prendere conoscenza. Un curioso formicolio divampa nel tuo braccio sinistro e, tornata la sensibilità, ti accorgi di una fortissima emicrania che ti spacca la testa.

     A.

     Come un’ondata impetuosa, i tuoi ricordi affiorano nella mente, in una valanga devastante che temi possa frantumarti il cervello per la sua violenza. Eppure non ti sei mai sentito così cosciente e lucido. La comprensione ti assale come farebbe un grande leone addosso all’antilope. Non ti sembra niente di particolare ma allo stesso tempo ha un significato profondo.

     M-A-R-I-A. Cosa potrà significare? Un lampo blu che sfreccia a velocità supersonica nella tua testa.

     - Maria! -

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     - Aaaagh!! -

     Che dolore! Ma come era stato possibile? Non era mai capitato! Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era reso conto della grande palma davanti a lui mentre sfrecciava a velocità supersonica per la spiaggia. Un grande dolore esplose sul suo volto mentre sentiva ancora la pressione del tronco dell’albero sul naso. Con le lacrime agli occhi, strepitando e saltellando come su carboni ardenti, piegò le ginocchia e spiccò un salto perfetto che lo portò a più di quattro metri da terra. All’apice del balzo, cacciò un urlo fortissimo di dolore e nel preciso istante in cui richiuse la bocca ricadde sulla sabbia.

     Un po’ sconcertato, Sonic the hedgehog sbatté per due volte le palpebre e non riuscì a trattenere un sorriso. Subito dopo, si rotolava sulla sabbia in preda alla risate tenendosi la pancia. Qualche secondo dopo ancora, si trovava steso con le mani sulla nuca a guardare l’azzurro cielo mattutino. Com’era bello poter godere di quei pochi momenti di pace senza dover pensare a nulla, senza avere il peso di un pianeta sulle spalle, senza avere la responsabilità della salvezza di migliaia di persone. La sua naturale vocazione all’eroismo e alle imprese spericolate lo aveva, infatti, messo più volte nella condizione di doversi accollare il benessere di decine e decine di anime. Non era una cosa che aveva chiesto o che aveva voluto, ma di certo non avrebbe potuto ignorare il pericolo che si andava costituendo per tutti quegli esseri innocenti e, non per ultimo, per sé stesso. E dato che la natura gli aveva offerto un dono, un dono supersonico, era suo preciso dovere sfruttarlo per salvaguardare la serenità di quelli come lui. E non si sarebbe mai tirato indietro.

     Quello a cui però sarebbe andato incontro nei giorni seguenti lo avrebbe costretto a ripensarci seriamente. Più e più volte si sarebbe chiesto se le sue capacità sarebbero state sufficienti ad evitare il totale annientamento e, addirittura, sarebbe stato tentato di gettare definitivamente la spugna. Buffo come, quando uno meno se lo aspetta, il destino tessa per lui delle sottili ed ironiche trame.

     Mentre mille pensieri sfrecciavano nella testa di Sonic alla sua stessa velocità, qualcosa lo costrinse a voltare la testa, e se non lo avesse fatto, probabilmente la sua giovane vita sarebbe stata in grave pericolo. Qualcosa di informe e nero stava volando ad una velocità pazzesca a pelo d’acqua. Sembrava quasi un mantello da pioggia che veniva portato via dal vento. Il problema era che non c’era un filo di vento quella mattina!

     Sonic si rizzò in piedi, incuriosito da quello strano fenomeno. In quell’istante, la strana massa informe aveva bruscamente cambiato direzione e stava sfrecciando verso di lui. Non un solo muscolo di Sonic accennò a volersi spostare. Abituato com’era a non avere paura e ad accettare ogni sfida, si mise a braccia conserte e aspettò sogghignando che lo strano oggetto gli venisse incontro. Sonic era lì e quella strana cosa era a meno di tre metri da lui. Nei secondi successivi, la massa nera si era avvicinata ad un pelo dallo stomaco del riccio e quest’ultimo, con un rapidissimo scatto, si era mosso e aveva schivato l’impatto spostandosi fulmineo verso destra. La massa continuò la sua folle corsa e penetrò nella fitta vegetazione sparendo alla vista.

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     Perché cos’altro avrebbe dovuto fare se non quello? In fondo era il suo compito e aveva giurato molto tempo fa che l’avrebbe portato a termine. Il fatto era che non sapeva se ci fosse o no un termine. Per quanto ancora Knuckles avrebbe dovuto fare la guardia e proteggere il Master Emerald? Anche con la sua vigile sorveglianza ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe tentato di appropriarsene… e lui l’avrebbe fermato come ogni volta. E allora? Era quello il suo destino? Rimanere su quell’isola galleggiante fino al resto dei suoi giorni? E quando Knuckles sarebbe passato a miglior vita sarebbe stato sostituito? Non aveva mai conosciuto altre echidne all’infuori di suo padre e, più di recente, di Tikal(1) Nessuno dei due però era più accanto a lui, quindi non aveva nessuno a cui dare conto delle sue scelte o che lo spingesse a rispettare le sue responsabilità! Dunque, finché esisteva il Master Emerald, la vita di Knuckles era legata a quell’isola e non avrebbe mai conosciuto la libertà di andare dove voleva e di fare ciò che voleva…

     Quanto aveva invidiato Sonic per la sua spensieratezza e la sua vita così sregolata e sciolta. Lui avrebbe potuto fare qualunque cosa gli passasse per la testa. Gli bastava desiderarlo e in men che non si dica era accontentato. Non aveva pesi, non aveva responsabilità, non era costretto a rimanere vita natural durante a guardia di un’enorme pietra luminosa. E solo quel pensiero lo faceva diventare verde d’invidia. Certo, le echidna sono sempre state creature fiere, giuste e di parola. Se aveva accettato un compito, ebbene, lo avrebbe portato a termine, ma Knuckles era stanco di quella vita. Lui era l’ultimo della sua specie, era quasi del tutto sicuro che non ci fossero altri come lui nel resto del pianeta. Se avesse disertato i suoi obblighi che cosa sarebbe potuto succedere di tanto grave?

     Ansioso, l’echidna rossa salì i gradini di pietra che lo separavano dall’enorme gemma. Il rumore dei suoi passi ruppe il silenzio tombale. Stette fermo di fronte allo smeraldo per qualche minuto e molto lentamente sollevò la sua mano destra stretta a pugno. Stava per farlo… stava per distruggere il Master Emerald… Ma che sarebbe successo se l’avesse fatto? Questa è una domanda che Knuckles come suo solito non si pose. Era troppo impulsivo per soffermarsi più di un secondo sulla conseguenza di un suo gesto fisico. Sferrò un gancio micidiale e chiudendo gli occhi si preparò all’impatto con la pietra e al rumore di roccia frantumata.

     Quando riaprì gli occhi, senza capire come, si ritrovò lungo e disteso per terra fuori dall’altare. Subito dopo avvertì una fitta dolorosa alla spalla e al mento. Era evidentemente stato colpito in volto e scaraventato giù dall’altare. Il dolore alla schiena era conseguenza dell’impatto con il duro terreno. La rabbia cominciò a montare pericolosamente, tanto che si rizzò in piedi rapidamente. Si guardò attorno con la speranza di trovare qualcuno con cui sfogarsi e lo individuò in una strana massa nera fluttuante che si muoveva di fronte a lui.

     Sulle prime, Knuckles non capì cosa fosse, ma ogni sua perplessità svanì quando l’oggetto cominciò a mutare davanti ai suoi occhi. Pian piano, la massa cominciò a prendere forma. I suoi contorni si dilatarono e la materia che costituiva il suo corpo si espanse con un leggero sibilo. In un battito di ciglio, Knuckles si ritrovò di fronte un piccolo essere nero come la pece che indossava una tuta elastica, un pesante mantello scuro, dei guanti protettivi e una maschera di stoffa che gli copriva gran parte del volto. L’unica parte visibile erano i grandi occhi bianchi privi di pupille.

     Knuckles non diede segno di stupore. Era troppo abituato a non temere nulla e nessuno e anche quando lo strano essere si esibì in un’inconfondibile posa da combattimento, l’echidna sorrise e si preparò al confronto.

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     - Maria! -

     Come mai questo nome aveva così importanza per lui? Chi era Maria? Tartagliato da dolori in tutto il suo corpo, il riccio nero si puntellò con le mani e sollevò dolorosamente il suo corpo muscoloso. Era interamente coperto di graffi ed escoriazioni varie, alcune delle quali erano molto marcate. Non riusciva a ricordare l’occasione nella quale se le era procurate ma non ne dette molta importanza. Anche se su di una parte di lui faceva un certo effetto guardarsi così conciato, l’altra parte non si scomponeva minimamente. Il dolore fisico non aveva importanza e non era motivo di preoccupazione, lo sentiva.

     Molto lentamente, il riccio nero cominciò a guardarsi intorno. Sulle prime credé di essersi risvegliato nell’oltretomba, ma si rese ben presto conto di essere in un grande spazio desolato e arido. La terra rossa era prosciugata e secca e non c’era una forma di vita per chilometri e chilometri se non qualche spoglio e scheletrico tronco avvizzito sparso per il deserto. Il riccio si alzò in piedi, ancora dolorante, e gettò uno sguardo alla volta celeste sopra di lui. I ricordi e i pensieri nella sua testa erano molto confusi. Quasi quasi non rammentava neanche il suo nome. Con un enorme sforzo tentò di afferrare le sue memorie con il risultato di farsi venire un tremendo mal di testa. Si sentiva stranamente svuotato, come se un attimo prima avesse avuto per le mani un grande potere e questo gli fosse stato sottratto di colpo. Tuttavia, avvertiva qualcosa nei suoi polpastrelli, come un crepitio elettrico che protestava per venire fuori. Osservando attentamente, schioccò le dita ed un lampo viola sgorgò dalla punta di pollice ed indice e brillò sfavillante per qualche secondo. Era come se il riccio se l’aspettasse perché non diede cenno di stupore, tuttavia non riusciva a ricordare di poter fare simili cose.

     Un fruscio insistente riempì l’aria intorno a lui. Dapprima non ci fece caso, ma quando avvertì qualcosa posarsi sul terreno dietro di lui ebbe una strana sensazione. Senza neanche usare gli occhi, ebbe in un istante la consapevolezza che qualcuno, o qualcosa, era dietro di lui e che non aveva intenzioni pacifiche nei suoi riguardi. Senza pensarci due volte, Shadow the hedgehog si voltò e si preparò alla battaglia.

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     La sagoma nera schizzò fuori dalla macchia di vegetazione e si fiondò su Sonic che, senza esitare, si catapultò a destra facendo schiantare la materia ignota contro una roccia. Quando Sonic rialzò lo sguardo, vide un soggetto tutto ammantato di nero, alto quasi quanto lui e con il volto coperto da una grande maschera di stoffa. Pareva quasi un guerriero ninja, anche se i combattenti di cui si sentiva parlare nelle leggende antiche dovevano di sicuro essere più alti di così. Sulle prime il riccio rimase di sasso, e manifestò il suo stupore con un fischio sommesso,  ma quando il piccoletto si rialzò rimase guardingo.

     Senza spiccicare parola, il nemico prese una lunga rincorsa e si gettò a capofitto contro il suo nemico. Sicuro di sé, Sonic spiccò uno dei suoi lunghi salti in alto e spinse con le mani le spalle del suo aggressore, esattamente come se avesse saltato una cavallina, risultando nella pesante caduta dell’avversario sulla sabbia. In un istante, il corpo del guerriero si dissolse in spessi fili di fumo che fluttuarono a distanza di sicurezza per poi fondersi ancora una volta insieme e materializzare così la figura scura e minacciosa.

     - Mica male come trucchetto! - commentò il riccio con un ghigno, scarsamente impressionato.

     Scattante come suo solito, diede inizio alla sua corsa supersonica intorno all’aggressore per disorientarlo e sollevare sabbia in modo da impedirgli la visuale. Fu solo qualche istante dopo che avvertì una forte botta in volto e capitombolò nuovamente al suolo. Il nemico era riuscito a colpirlo con un pugno poderoso e ad atterrarlo senza difficoltà. Come aveva fatto a colpirlo con tanta precisione se lui si stava muovendo più velocemente dell’occhio? Sconcertato, Sonic studiò con attenzione il suo avversario e gli concesse di avvicinarsi minacciosamente.

     - Aspetta, non è che ti va di parlarne? - gli chiese, sorridendo nervoso.

     L’aggressore sferrò un pugno destro velocissimo, ma Sonic riuscì a bloccarlo e a contraccambiare con un montante sinistro. Il ninja volò per oltre due metri e si accasciò a terra.

     - Wow! Potenza dei ricci! Poi non dire che non te la sei cercata! -

     Sicuro che lo scontro fosse in procinto di terminare, Sonic stava per abbassare la guardia quando avvertì la presenza di qualcun’altro alle sue spalle. Non fece neanche in tempo a voltarsi che ricevette un pugno rapido per la seconda volta in pochi secondi. L’attacco lo aveva costretto ad indietreggiare di qualche passo. Si massaggiò la guancia indolenzita dal colpo e trovò fondamento nelle sue previsioni quando si assicurò che c’era un secondo ninja, se così si potevano chiamare, sul sentiero di guerra.

     - Quello si chiama giocare sporco, amico! - affermò il riccio, senza nascondere la sua irritazione - Ma se ci tenete ad essere massacrati dal sottoscritto allora preparatevi a giocare sul serio! -

     L’avversario scagliò un altro colpo ma Sonic saltò molto in alto e, con una capriola perfetta, cominciò a ruotare su se stesso nella sua micidiale azione rotante. Con un’inaudita violenza, gli piombò addosso, provocandogli danni rapidi ed inesorabili. La forza centrifuga del suo classico attacco sbalzò l’avversario dalla sua traiettoria, rendendolo momentaneamente inoffensivo.

     - E che ci vuole? - considerò Sonic tra sé e sé.

     Il riccio rimase quasi deluso che lo scontro fosse finito così presto, ma le sue aspettative furono ricompensate quando il primo ninja si rimise in carreggiata e cominciò a correre verso di lui. Contento della nuova sfida, Sonic si riscaldò i muscoli sgambettando per qualche secondo sul posto per poi schizzare a velocità folle attraverso la spiaggia.

     Ridendo e assaporando ancora quella libertà, aumentò la velocità arrivando quasi ad infrangere la barriera del suono. Anche se credeva fosse perfettamente inutile anche solo ipotizzare che i nemici lo stessero inseguendo, Sonic si voltò per guardare la sua scia. Rimase sbalordito quando scoprì che i due avversari, nella loro forma fluttuante, riuscivano a stare al suo passo. Decise allora di dare il meglio del suo repertorio e di arrivare a velocità supersonica, ma scrutando la strada davanti a sé gli venne un’idea migliore. Puntellando i piedi sul tracciato, cominciò la brusca frenata a circa cinque metri da una grande roccia che ostruiva la strada per fermarsi appena in tempo ad un centimetro da essa. Come Sonic aveva previsto, i due figuri, non dotati di piedi in quel momento, non poterono in alcun modo frenare e così, dopo che il riccio si accovacciò, si schiantarono fragorosamente contro la pietra facendone addirittura schizzare piccoli granelli.

      - Accidenti, potreste partecipare ai campionati di zuccate contro la roccia, ragazzi! - propose con sarcasmo Sonic, ridendo sotto ai baffi.

      Il riso scomparve dal suo viso quando ricevette un calcio girato che lo scaraventò sul bagnasciuga. Uno dei guerrieri si era rialzato in fretta ed aveva scaricato la sua furia in un modo sconveniente. Indietreggiando a gattoni all’indietro, il riccio si trovò in un vicolo cieco. Davanti a lui c’era il suo nemico, e dietro un’immensa distesa di acqua, una debolezza che non aveva ancora avuto modo di superare(2). L’avversario stava ormai facendo roteare il pugno destro per caricare il prossimo attacco. Sonic chiuse gli occhi e si protesse il viso con le braccia aspettando l’impatto che però non avvenne. Sentì un forte tonfo e, quando decise di dare una sbirciatina, vide il ninja barcollare sul posto e piombare sulla sabbia asciutta.

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     Knuckles non aveva mai visto un essere del genere e, francamente, non gli importava per niente sapere chi fosse. Se quel tipo desiderava combattere con lui voleva dire che sperava di impossessarsi del Master Emerald ed ovviamente l’echidna non l’avrebbe mai permesso. Sebbene poco prima stava quasi pensando di distruggerlo, non sarebbe certo venuto meno ai suoi obblighi a causa di nessun’altro che non fosse stato sé stesso. Aveva pur sempre un orgoglio da difendere.

     Senza perder tempo a rimuginare, Knuckles caricò il suo pugno diretto destro pronto a spedirlo in faccia all’avversario, ma prima di poter portare a termine l’attacco, venne colpito allo stomaco. Indietreggiando, l’echidna si accorse che era apparso un altro nemico, accovacciato davanti a lui e che gli aveva sferrato quel colpo a tradimento. Studiando la seguente mossa, Knuckles camminava piano attorno agli avversari. Prima che potesse pianificare un attacco, il primo balzò contro di lui con un calcio volante mentre l’altro sferrò un pugno diretto. Con sorprendente velocità, parò il calcio mandando a terra il primo rivale con un potente montante e, girandosi di scatto, colpì il secondo con una gomitata in pieno viso. Per concludere, Knuckles afferrò una gamba a ciascuno dei due e, facendoli roteare sul posto per qualche secondo, li scaraventò a cinque metri di distanza. In preda alla foga del combattimento, effettuò il suo ultimo devastante attacco. Conficcò i chiodi dei suoi guanti nel terreno e con una forza ed un’abilità sconosciuta, disseppellì un pezzo di roccia di dimensioni non indifferenti, sollevandolo sopra il capo per poi lanciarlo a tutta forza sui malcapitati. L’impatto fu così tremendo da risuonare con un rimbombo potente nel punto in cui la pietra aveva cozzato contro il corpo dei nemici. Soddisfatto di sé, Knuckles si avvicinò circospetto e scoprì con sconcerto che i due erano spariti. Attento come non mai, l’echidna si guardò intorno e vide del denso fumo nero alle sue spalle condensarsi per materializzare le forme dei suoi avversari.

     - Ottimo! Un incontro troppo breve non è affatto divertente! - si disse.

     Agile e scattante, scaricò una raffica di pugni su uno dei due, ma distrattosi, venne colpito dal secondo. Il confronto proseguì accanitamente. Fra pugni e calci, alcune delle colonne marmoree che circondavano l’altare andarono in frantumi, ma al guardiano non importava fintantoché sapeva che lo smeraldo era al sicuro. I due rivali erano stremati, ma Knuckles era ancora pieno d’energia.

     - Coraggio! Potete fare meglio di così! - li incitò.

     Uno di loro tentò di reagire, ma venne spedito lontano da un potente calcio girato dell’echidna per poi scontrarsi con il suo compagno. Pronto al colpo di grazia, Knuckles corse per un breve tratto e spiccò un salto molto lungo. Alzò i pugni a mezz’aria e, roteando su se stesso, contrasse tutti i muscoli delle braccia prima di ricadere a terra. Durante la discesa, puntò i pugni verso terra e li fece schiantare fragorosamente al suolo. L’onda d’urto generatasi fu così potente che i due ninja furono scaraventati troppo lontano per poter costituire un ulteriore minaccia.

     - Partita finita! - enunciò Knuckles pulendosi i guanti impolverati, prima di farsi da parte.

     Dopo solo pochi passi, la sua soddisfazione per un’altra battaglia vinta si trasformò in terrore puro. L’imponente Master Emerald era sospeso in aria, all’infuori della sua nicchia privilegiata, sorretto dalle mani di altri due guerrieri ammantati di scuro. Non appena questi si accorsero della presenza di Knuckles, furono avvolti da una spessa nuvola di fumo nero e sparirono silenziosamente nel nulla, portando via con sé la gemma.

     Le antiche rovine vennero nuovamente pervase da un silenzio tombale. Knuckles the echidna rimase lì impalato per qualche minuto prima di schiantare i pugni al suolo e di cacciare un urlo di frustrazione.

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     Shadow the hedgehog non batté ciglio nell’osservare il panorama che gli si parava di fronte. Davanti a lui c’erano due esseri completamenti in nero, poco più bassi di lui, troppo impegnati a sfoggiare le loro pose di combattimento per parlare, o almeno era quello che lui aveva pensato. Shadow sorrise e si mise a braccia conserte. Non sapeva perché, ma sentiva che non aveva nulla da temere da quelle due figure inquietanti e che, se davvero avevano intenzione di combattere, sarebbe uscito incolume da qualunque scontro. Era la parte di lui che forse era più razionale che però era intimorita dalla prospettiva di un combattimento. Era come se fosse appena venuto al mondo perché la sua coscienza di sé si era risvegliata solo da poco, senza un briciolo di memoria o di ricordi che potessero suggerirgli cosa fare in una situazione del genere. Come avrebbe potuto difendersi al meglio in quello stato?

     Senza perdere altro tempo, uno dei due ninja piombò a pugni tesi contro Shadow che, senza avere neanche programmato la mossa, spiccò un notevole balzo sopra il nemico. Guidato da un istinto completamente sconosciuto, piegò la gamba destra e partì come un fulmine verso terra, tendendo la gamba ed il piede in un tremendo calcio rapido che quasi fracassò il cranio del malcapitato. Senza nemmeno prendere fiato e senza nemmeno toccare terra, sfruttò lo slancio e decollò verso il secondo nemico con il braccio sinistro teso e il pugno chiuso. Per pochi secondi durante il breve volo, avvertì una strana sensazione, come se il suo corpo si fosse dissolto all’improvviso e riapparso altrettanto velocemente, eppure non vi fece caso, intento com’era a lottare. Dopo aver scaricato un possente pugno diretto alla mascella dell’avversario, lo colpì in seguito con una gomitata nello stomaco per poi far scattare lo stesso braccio a pugno chiuso verso il volto e colpendolo con le nocche. L’urto fece accasciare il nemico a terra.                        

     Shadow non ebbe tempo né di compiacersi né di domandarsi da dove quella carica battagliera era venuta fuori. Avvertiva distintamente il secondo ninja che si precipitava all’attacco. Senza nemmeno girarsi completamente, colpì l’aggressore con la suola di una delle sue scarpe in pieno volto e sferrò un colpo a palmo aperto sul suo collo. Il nemico barcollò per un attimo e Shadow sentiva di dover sferrare l’ultimo colpo. Concentrò il formicolio elettrico che stava sentendo nelle dita e lo lasciò andare sottoforma di una freccia luminosa d’energia. Il suo bersaglio accusò il colpo in tutta la sua carica. Le sue gambe cedettero e crollò su sé stesso in un istante. Shadow ritrasse il braccio, sconcertato, e si guardò le dita ancora crepitanti. Nel momento in cui aveva esercitato quel potere misterioso un flash improvviso gli era balenato davanti agli occhi. Aveva visto un uomo corpulento e baffuto. Subito dopo aveva scorto una ragazza bionda, il cui volto gli trasmetteva un senso di serenità e di dolcezza. Maria?

     Una fitta dolorosa pulsò come una sferzata di chiodi nelle sue tempie. C’era qualcosa nella sua mente che stava ostacolando il flusso di ricordi. Cominciò ad essere assalito dalla paura. Paura di sé, di quello che era, di quello che era capace di fare. Sentiva vibrare nel suo corpo un’energia quasi illimitata, un’energia che avrebbe potuto distruggere il mondo, se solo avesse voluto. Perché possedeva quel potere così devastante? Da dove proveniva? Chi erano le persone le cui immagini vorticavano nei suoi pensieri? Di una sola cosa era davvero certo: le risposte che voleva non le avrebbe certo trovate in quella desolazione. L’unica cosa sensata da fare era interrogare i suoi assalitori per avere delle informazioni utili, ma purtroppo per lui, quando si voltò verso i loro corpi esanimi, scoprì che questi si erano volatilizzati rapidi com’erano apparsi.

     - Shadow the hedgehog! - mormorò tra sé e sé - Chi diavolo sei? -

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     Dall’altra parte del pianeta, in quello stesso momento, una riccia rosa che brandiva un enorme martello di gomma guardava con sguardo feroce giacere inerme sulla sabbia il sicario in uniforme nera che aveva appena steso. Meritava la sonora mazzata che aveva ricevuto anche solo perché aveva pensato di poter fare del male a quell’adorabile riccio blu che era steso sul bagnasciuga poco più avanti con l’espressione terrorizzata. Poverino, doveva essersi molto spaventato per quell’improvvisa imboscata. Peccato che la ragazza ignorasse totalmente che il motivo della paura di lui era molto più rosa di quanto pensasse.

     - Oh, Sonic! Ho avuto tanta paura che ti facessero del male! Per fortuna ero nei paraggi altrimenti ti avrebbero fatto a pezzi! Come si sono permessi di allungare le mani su di te? Razza di gentaglia! Hai idea di chi fossero? O di cosa volessero da te? - disse lei in un’enorme tirata con le lacrime agli occhi mentre stringeva Sonic a sé in un abbraccio spaccaossa.

     Il riccio, con il poco fiato rimastogli cercava di dire alla ragazza di allentare la presa, ma la sua morsa gli stringeva fin troppo efficacemente il collo.

     - Sarei contento di rispondere alle tue domande, se solo mollassi la presa, Amy! -

     Realizzando solo in quel momento l’eccesso di affetto che ci aveva messo, Amy Rose esaudì il desiderio del suo adorato riccio blu e si fece da parte.

     - Scusami! - replicò ingenuamente - Non mi ero resa conto di quanto fossi fragile! -

     - Fragile io? Ma se mi stavi facendo a polpette! - protestò Sonic - Con quella presa faresti invidia al miglior lottatore di sumo! Ehm… con questo non intendo dire che tu sei grassa! - si affrettò ad aggiungere, quando notò l’occhiata torva che quella precisazione aveva scatenato - Ma… ma… In ogni caso, cosa ci fai da queste parti? -

     - Oh, bé, diciamo che sono capitata qui per caso! - esclamò la ragazza, tutta uno zucchero.

     Sonic inarcò un sopracciglio, per niente soddisfatto da quella spiegazione sospetta ed evasiva. Amy se ne accorse immediatamente e decise di scoprire le carte in tavola.

     - O, per dirla con altre parole, volevo fare una sorpresa al mio futuro maritino! -

     - In che giorno, mese o anno ti ho mai fatto credere di essere il tuo… futuro maritino? -

     - Nel giorno, mese ed anno che ho stabilito io! Qualche obiezione per caso? -

     Sapendo che era inutile tentare di persuaderla, Sonic lasciò cadere l’argomento, come era ormai diventata un’abitudine fare con lei.

     - A quanto pare alla sorpresa hanno già provveduto queste mezze calzette! Certo che lo hai davvero fatto secco con quel colpo! -

     - Lo sai! Il mio martello non sbaglia un colpo! - rispose fiera Amy.

     Il riccio blu si avvicinò all’avversario privo di sensi con circospezione. Cautamente, gli diede un colpetto per sincerarsi delle sue condizioni.

     - Non l’avrò mica… -

     - Rilassati! - la rassicurò Sonic - E’ solo stordito! Almeno credo! E’ difficile capire persino se respira o no! -

     Sonic si chinò e prese un lembo del mantello dell’avversario. Era stranamente caldo e vischioso, come se fosse stato ricoperto di olio. Sotto gli occhi stupefatti dei due ricci, il corpo del nemico sussultò per un secondo e poi cominciò a dissolversi. Sonic si allontanò di scatto, strappando involontariamente il pezzo di tessuto che stringeva tra le dita, mentre braccia e gambe del ninja si scioglievano, trasformandosi in denso fumo scuro. Furono sufficienti pochi istanti perché questo sparisse senza lasciare traccia.

     - Chi era quello? - chiese Amy sconcertata - O cosa era? -

     - E’ la domanda da un milione di Rings! - sentenziò Sonic - Di cose folli ne ho viste in vita mia, ma questa sta decisamente scalando la classifica! -

     Pensieroso come raramente lo si vedeva, Sonic guardò il pezzo di mantello che gli era rimasto in mano, l’unica parte di quegli strani esseri che era ancora rimasta intatta.

     - Tuttavia ho la sensazione che Tails sarà contento di provare a vincere quel milione! E’ meglio andare a fargli una visitina! Vieni con me? -

     - Certo che sì! - disse la ragazza, con convinzione - E se ce ne fossero altri nei paraggi? E’ dovere di ogni brava moglie proteggere il suo sposo! -

     - Perché mi sento tanto come se avessi un cane da guardia alle calcagna? - commentò Sonic ad alta voce.

     Senza dare modo alla riccia rosa di protestare ulteriormente, la afferrò per un polso senza troppe cerimonie e in meno di un secondo si ritrovarono entrambi a sfrecciare a velocità folle per la spiaggia, diretti verso la loro comune destinazione.

Il futuro di Sonic the hedgehog sta per tingersi ancora una volta di mistero. Chi sono gli strani figuri che lo hanno attaccato? Che interesse hanno per il Master Emerald? E qual è il ruolo di Shadow in questa storia? Per tutte le risposte, fan di Sonic, continuate a seguire la saga di SINS OF PURITY... prossimamente online il secondo numero!

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(1) Tikal è apparsa per la prima volta in Sonic Adventure. E’ una lontana antenata di Knuckles che in tempi antichi sacrificò la sua libertà sigillandosi all’interno del Master Emerald per purificare lo spirito di Chaos.
  (2) Sonic infatti non ha mai imparato a nuotare.
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Un tuffo nel Sonicverse

Destinazione: Mobius

Se avete sempre desiderato saperne di più sul mondo in cui vivono Sonic the hedgehog e la sua combriccola, questo è il posto che fa per voi! In questo primo articolo ci occuperemo delle principali informazioni che riguardano il pianeta Mobius.

Mobius è il pianeta su cui vive la razza mobiana, terzo in ordine di distanza dal Sole, stella attorno alla quale descrive la sua orbita. Non è l’unico all’interno della galassia ad ospitare la vita, come riprovano gli studi effettuati dalla scienza moderna, sia all’interno dell’Universo che del Macroverso. In particolare è stata appurata l’esistenza di un pianeta gemello, la Terra, collocato parallelamente a Mobius nel tempo e nello spazio, ma su di un piano dimensionale differente, con cui condivide parecchie caratteristiche fisiche.

E’ uno dei pochi a possedere sulla sua superficie acqua in tutti e tre gli stadi di aggregazione (solido, liquido e gassoso), caratteristica fondamentale per la presenza della vita.

E’ protetto dalle radiazioni solari nocive da uno strato d'ozono che scherma i dannosi raggi ultravioletti. L’atmosfera è composta in prevalenza da azoto e ossigeno.

La formazione di Mobius è datata circa a 4 miliardi e mezzo di anni fa. Possiede un solo satellite naturale, la Luna, formatasi, secondo studi geologici, pressappoco nello stesso periodo. Il fenomeno dell’alternarsi delle stagioni è dovuto al moto di rivoluzione del pianeta.

Sono rilevanti anche le influenze dello spazio esterno sulla fenomenica planetaria, come ad esempio l’effetto dell’attrazione lunare all’origine delle maree e gli impatti di alcuni asteroidi sulle caratteristiche della superficie.

La distribuzione in percentuale di terre emerse ed oceani è quasi equivalente. Il clima varia a seconda della zona geografica di riferimento, generalmente fredda ai poli e mite nell’entroterra. La conformazione del territorio è parecchio variegata, comprendendo deserti, boschi, foreste, paludi, giungle, montagne, valli, praterie, laghi, fiumi, caverne, isole, città e via dicendo. La maggior parte delle terre emerse sono colonizzate, o comunque abitate, ma, considerandone la vasta estensione, alcune regioni sono ancora inesplorate. Quelle che però sono state scoperte vengono comunemente chiamate Zone. Ogni Zona ha una nomenclatura che varia a seconda di un elemento particolare del paesaggio, naturale o artificiale. Ad esempio, il nome della Green Hill Zone è stato ispirato alle colline verdeggianti uniche di quell'area geografica. Tuttavia, esistono alcune Zone che trascendono il normale piano dimensionale di Mobius, situate in punti imprecisati del Macroverso, dove la normale fisica e la normale geografia del pianeta possono venire totalmente sconvolte.

Sul planisfero di Mobius si possono individuare otto continenti, riconosciuti tali politicamente e geograficamente parlando, elencati qui di seguito:

MAZURI (Sud-Ovest), un continente montuoso e ricco di attività vulcanica, scarsamente colonizzato. Ospita le Mystic Ruins, le rovine della terza grande civilizzazione, ed Angel Island;

APOTOS (Nord-Ovest), continente verdeggiante, di ampie praterie e suggestive colline. E’ abitato dai mobiani più tradizionalisti, quelli che amano la vita semplice e tranquilla di campagna. E’ la dimora della celeberrima Zona Green Hill e di Windmill Isle, oltre ad essere il continente in cui vivono Sonic e i suoi amici più stretti;

SPAGONIA (Nord-Ovest), continente ricco di fiumi e di pianure. Tappezzato di grandi città di stampo classico, sede di importanti città marittime e di rinomate università, come quella di Orange Roofs;

CHUN-NAN (Centrale), il continente più grande di tutta Mobius, alterna paesaggi montuosi a valli rigogliose. Ospita alcune tra le più grandi città del pianeta, collegate dalla strada maestra che percorre tutto il continente, Dragon Road;

ADABAT (Centro-Sud), continente interamente circondato dall'oceano, la maggiore meta turistica di Mobius per via delle indimenticabili spiagge tropicali e del mare cristallino;

HOLOSKA (Estremo Nord), continente polare di Mobius, perennemente freddo e imbiancato, vanta una serie di suggestivi ghiacciai. Il centro abitato più grande e popolato è quello di White Acropolis;

SHAMAR (Nord-Est), il continente meno abitato di tutta Mobius, tappezzato per gran parte della superifice da un vasto deserto nel quale spuntano lagune asciutte e resti di antiche civiltà;

EMPIRE CITY (Sud-Est), il continente, di contro, più pulsante di vita di tutto il pianeta. Ospita le metropoli più avanzate e tecnologiche di tutta Mobius, come Metal City e Metropolis.

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Capitolo 2
*** Full Speed Ahead #02 (Sins Of Purity Saga) ***


Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead #02

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#02

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SINS OF PURITY Saga

Il miglior nemico

Scritto e ideato da: Knuckster

Nello scorso episodio, Sonic the hedgehog ha realizzato che non si può mai essere sicuri che la pace e la tranquillità possano durare a lungo. Un gruppo di avversari, nuovi quanto misteriosi, ha minato seriamente il suo desiderio di quiete, più o meno nello stesso modo in cui ha suscitato le ire di Knuckles, sotrraendo il Master Emerald alla sua custodia, o ha ostacolato la strada di Shadow verso i suoi ricordi perduti. Che cosa ha in serbo questa volta il destino per loro? C'è un solo modo per scoprirlo... continuare a leggere!

Casa di Tails  – Giorno 1 (Ore 08:15)     

     Una componente importante di una ragazza giovane è di sicuro l’aspetto, o se non altro un qualcosa che può essere utilizzato come arma efficace per attrarre il ragazzo dei proprio sogni. Per una come Amy Rose, esperta nell’escogitare i metodi più diversi per fare colpo su di un certo riccio blu di sua conoscenza, era una caso eccezionale che fosse talmente trasandata che la si stentava a riconoscere. Il suo vestito era tutto stropicciato, i suoi aculei, tra i quali erano incastrate foglie e ramoscelli, erano scompigliati e il frontino che di solito portava ordinatamente sulla testa pendeva storto. Si chiedeva perché avesse accettato di compiere quel tragitto con Sonic quando sapeva perfettamente che avrebbe dato sfogo alla sua smania di velocità e avrebbe cominciato a correre a tutta birra. Infatti, nei precedenti minuti, il riccio aveva afferrato il braccio di Amy ed era schizzato dalla spiaggia alla città trascinandola al vento come se fosse stata una bambola di pezza. Ovviamente, Amy Rose non ne aveva fatto parola, per timore di scalfire la parte più importante della personalità di lui, minando in questo modo il loro rapporto non meglio identificato. Eppure continuava a chiedersi come aveva fatto ad essere così imprudente da cedere all’impulso di accettare quell’invito. Si limitò tuttavia a scoccargli uno sguardo offeso non appena furono arrivati a destinazione, nella vana speranza che si rendesse conto del poco tatto che aveva dimostrato nei suoi confronti e che si sentisse in colpa, almeno minimamente. Il riccio blu però, come suo solito, non si accorse della sua irruenza o comunque di aver avuto un comportamento poco consono nei riguardi di una ragazza. Questo non poté che costringere una seccata Amy a sbuffare sonoramente.

     Sonic si avvicinò alla casa di Tails ed alzò lo sguardo. Era una costruzione bizzarra il cui progetto era stato disegnato da Tails in persona. Sonic aveva insistito con fin troppa veemenza per dare alla casa la forma della faccia di una volpe(1). Giustificava questa scelta semplicemente dicendo che non aveva occhio né memoria sufficiente a ricordarsi di una determinata abitazione in mezzo alla marea di case perfettamente identiche presenti in città. Correndo a velocità supersonica, infatti, sarebbe stata per lui una distinzione quasi impossibile e c’era il rischio che si confondesse, finendo per andare a fare visita ad un perfetto estraneo. Dopo una discussione animata, Tails decise di esaudire il desiderio del suo amico per paura che non lo venisse più a trovare. Era consapevole che Sonic non si spostava mai se non a folle velocità e quindi la sua giustificazione poteva essere più o meno plausibile, sebbene il volpino non potesse fare a meno di pensare che, in fondo in fondo, era una delle sue prese in giro. Così fece costruire, non senza imbarazzo, una copia gigante del suo viso con due finestre per occhi e una porta di legno per bocca.

     Sonic the hedgehog si avvicinò alla porta e bussò sonoramente, mentre Amy tentava di ricomporsi. Dopo pochi secondi, una volpe con due code arrivò ad aprire e accolse Sonic con un ampio sorriso prima di stringerlo in un caloroso abbraccio. Il loro primo incontro era avvenuto alcuni anni prima, anche se non sembrava per niente che fosse passato così tanto tempo(2). Tails era poco più di un bimbetto quando si imbatté per caso in Sonic. Avevano spesso pensato che il loro incontro fosse stato frutto nel destino perché entrambi, in un modo del tutto personale, erano rimasti molto colpiti da qualcosa che apparteneva all’altro. Sonic non aveva mai visto una volpe con due code come Tails, mentre quest’ultimo non avrebbe mai immaginato che potesse esistere un essere veloce come Sonic. C’era un singolare affiatamento tra di loro, qualcosa che avvertivano a pelle, ma che non avrebbero saputo spiegare. Il volpino gli aveva rivelato di chiamarsi Miles Prower e di essere stato abbandonato dai suoi genitori tempo prima. Sonic si era meravigliato di come un bambino di quell’età fosse riuscito a badare a sé stesso tutto da solo, anche se scoprire quanto fosse straordinariamente intelligente avrebbe in seguito fugato il suo dubbio. Aveva dovuto affrontare mille pensieri e mille ripensamenti prima di decidere di prendersi cura di lui. Il suo stile di vita era fin troppo movimentato per sostenere i ritmi e i bisogni di un ragazzino della sua età. Tuttavia, quello si sarebbe rivelato essere il minore dei problemi una volta che il piccolo sviluppò la sua particolare capacità di spiccare il volo ruotando le sue code. Fu proprio in questo modo che sarebbe riuscito a tenere il passo con Sonic, risparmiandogli il fastidio di mettere un freno alle sue scorribande continue.

     Durante gli anni della sua convivenza con il riccio blu, Miles venne soprannominato Tails e crebbe insieme a lui. Sonic gli insegnò a correre e a difendersi, necessità che si rivelò impellente quando si ritrovarono, loro malgrado, ad affrontare le diaboliche macchine del dottor Robotnik, acerrimo nemico del riccio blu. I due svilupparono una lunga e sincera amicizia che durò per molto tempo finché Tails, ormai cresciuto, non decise di andare a vivere per conto proprio per lasciare più spazio a Sonic. Il volpino non era entusiasta di separarsi da una persona per lui così importante, ma si rendeva anche conto che ormai era ora che cominciasse a camminare con le sue gambe. Rassicurato dalla promessa di Sonic di andarlo a trovare ogni giorno, si convinse a fare quel passo e a prendere casa per conto suo, o meglio, a costruirsela.

     Questi furono i felici ricordi che scorazzarono nella mente di Sonic durante i brevi momenti del suo abbraccio con il suo amico fraterno.

     - Speravo proprio che mi venissi a trovare, Sonic! - disse il volpino, cordialmente - Mi stavo proprio annoiando oggi! Hai portato anche Amy! -

     - Ehilà, Tails! - rispose Amy ammiccando.

     - Come butta, Scheggia? Possiamo entrare? - gli domandò Sonic - C’è una cosa che voglio mostrarti! -

     - Non sarà mica un altro scatto in corsa? L’ultima volta che hai scorrazzato per casa mi hai devastato il salotto! -

     - Rilassati! Oggi non sono in vena di esibizioni! Si tratta di qualcosa di molto diverso! -

     - Quand’è così… accomodatevi! -

     I due ricci entrarono in casa dopo essersi puliti le scarpe e si ritrovarono in un piccolo salotto che, per fortuna, Sonic non aveva espresso il desiderio di arredare. Di fronte all’entrata c’era un divano foderato di pelle nera, posizionato strategicamente di fronte ad un piccolo televisore impolverato per lo scarso utilizzo. Un tavolino trasparente e un tappeto rosso consumato erano sistemati nel mezzo. Sulla parete sinistra erano invece appoggiate due librerie in legno a forma di parallelepipedo i cui scaffali erano colmi di volumi e libri dalle copertine scure. Probabilmente erano i trattati di ingegneria, meccanica e robotica che il volpino aveva studiato per migliorare le sue capacità di inventore. Diverse piante di fiori da interno rendevano l’atmosfera più profumata e gradevole, un consiglio che aveva avanzato Amy e che era stato, dopo un’iniziale riluttanza, accettato con benevolenza.

     - Posso offrirvi qualcosa? - chiese gentilmente Tails.

     - Un paio di Chili Dog me li farei volentieri, ma non c’è tempo adesso! - disse Sonic con il suo tipico tono impaziente - Ti dobbiamo parlare di una cosa molto importante! -

     - Cavoli! Se tu non hai tempo per mangiare dev’essere qualcosa di serio! - replicò Tails preoccupato - Guai in vista? -

     - Il mio fiuto da riccio mi suggerisce di sì! E se non vado errato, possono essere guai che iniziano con una E maiuscola! -

     - Come al solito, insomma! Va bene! Andiamo nell’officina! -

     Il trio si diresse sul retro dell’abitazione ed entrò in una grande stanza colma di aggeggi e di strane macchine allineate lungo le pareti. Dal momento della sua separazione da Sonic, Tails aveva cominciato ad interessarsi all’ingegneria e all’elettronica. Questa passione era nata per la prima volta quando aveva potuto osservare da vicino il mirabolante aeroplano di Sonic, il Tornado. Ed in seguito questo interesse crebbe ancora di più quando ebbe a che fare con le fantastiche, seppur mortali, macchine di Eggman in una delle sue prime avventure insieme a Sonic(3). Tails aveva una mente fuori dal comune per la sua età, per cui non gli era stato affatto difficile studiare le basi della meccanica e costruire una serie di aggeggi affascinanti da fare invidia ai più brillanti luminari del pianeta. Nonostante tutte le diavolerie presenti, la stanza era pulita ed ordinata, qualità di Tails che era stata sviluppata grazie all’influenza di Amy.

     - Cosa volevi farmi vedere? - chiese Tails.

     Sonic gli porse il pezzo di mantello che aveva strappato al suo aggressore giù alla spiaggia e il volpino lo esaminò per qualche momento.

     - Sembra un normale pezzo di tessuto, Sonic! -

     - Se è così allora io sono la regina delle talpe! - commentò sarcasticamente - Poco fa alla spiaggia sono stato attaccato da due tizi vestiti di nero! Due mezze tacche, in verità! Non erano granché in combattimento… sono riuscito a farli fuori facilmente! -

     - Ah, davvero? Non è forse intervenuto qualcuno a salvarti gli aculei, tesoro? - lo ammonì Amy.

     - Ehm… sì, anche Amy mi ha dato una mano! - le concesse il riccio blu - Ma non chiamarmi tesoro! Non lo sopporto! -

     - Bè, vedi di abituartici perché ti chiamerò in questo modo quando saremo sposati! - rispose Amy con gli occhi luccicanti - Tutto il giorno e tutta la notte, per sempre e sempre e sempre! -

      Sonic avvertì un brivido corrergli lungo la spina dorsale prima di tirare un sospiro rassegnato e proseguire.

     - Comunque sia quei due erano in grado di fare i giochi di prestigio! Si trasformavano in nuvolette di fumo all’improvviso e si ricomponevano da qualche altra parte! Era pazzesco! Mai visto niente del genere! Sono riuscito a recuperare questo pezzo del loro mantello e volevo che lo analizzassi! Forse è possibile capire chi sono quei bambocci e di cosa sono fatti… e magari anche da dove vengono! -

     - La tua storia è interessante! Proverò ad osservare questo frammento al microscopio così forse ne sapremo di più! -

     Subito dopo, Tails depose con cura la strana stoffa su un vetrino che collocò sotto la lente di un microscopio professionale posato su un tavolo da lavoro. Prima che potesse però cominciare il suo esame, una voce profonda alle sue spalle lo costrinse a voltarsi.

     - Bene… a quanto pare non sono l’unico ad avere avuto delle visite indesiderate quest’oggi! -

     Knuckles the echidna era apparso sulla soglia del laboratorio, con le braccia conserte e un’espressione di malcelata preoccupazione sul suo volto.

     - Knuckles! - esclamò Tails un po’ sorpreso - Non ti abbiamo sentito arrivare! -

     - Non sai che è buona educazione bussare prima di entrare nelle case altrui? - lo rimproverò Amy con un dito alzato.

     - Queste finezze le lascio volentieri a te! - fu la pronta risposta.

     Sonic colse al volo l’occasione di attaccare briga.

     - Alleluia! E’ arrivato il gran visir dei capoccioni! Come va la vita, testone? -

     - Se non ci fossero questioni più importanti al momento, ti avrei fatto mangiare la lingua in un secondo! - rispose Knuckles a tono.

     Il suo umore era decisamente più scontroso del solito.

     - Già, già! Quest’alibi ti calza a pennello! Gran brutta cosa la paura, vero? -

     Knuckles fu punto sul vivo.

     - Cosa vuoi insinuare, blu? Che ho paura di misurarmi con te? -

     - Ehi, fatela finita! - li ammonì Amy, dividendoli prima che potessero fare sul serio.

     Il rapporto tra Sonic e Knuckles era piuttosto burrascoso ed Amy lo sapeva bene. Si erano conosciuti tempo prima, quando Sonic e Tails scoprirono la suggestiva isola fluttuante che era Angel Island(4). Non avrebbero mai immaginato che sulla sua superficie si sarebbero imbattuti in Knuckles, l’echidna che custodiva quel paradiso nascosto e proteggeva la sua antica fonte di potere, il Master Emerald. Se normalmente l’atteggiamento di Knuckles non era benevolo nei confronti degli stranieri, nel caso di Sonic e Tails si rivelò essere ancora più ostile. Indotto dal dottor Eggman a pensare che i due volessero rubare la gemma che stava custodendo, il guardiano non ci pensò due volte ad attaccare i due ignari visitatori. Knuckles e Sonic ebbero una consistente serie di scontri prima che entrambi comprendessero il vero piano del dottore, mirato a metterli uno contro l’altro. Neanche una volta, Sonic aveva tentato di far ragionare Knuckles o di cercare di dissuaderlo, troppo desideroso di azione per potersi tirare indietro da una prospettiva di lotta così allettante. Ci fu bisogno del buonsenso di Tails e delle manovre finali di Eggman perché i due si rendessero conto della verità e sotterrassero l’ascia di guerra. Mai una volta si sarebbero scusati con l’altro, troppo orgogliosi per fare il primo passo. Nonostante tutto, in profondità, i due erano diventati ottimi amici e validi alleati, del tipo di quelli che non esitano a mettere da parte le loro divergenze quando si tratta.

     - A cosa ti riferivi prima quando hai parlato di “visite indesiderate”? - domandò Tails approfittando della tregua momentanea.

     - Sono entrato poco fa e vi ho sentito discutere! - spiegò l’echidna - Un paio di quei brutti ceffi di cui parlava Sonic hanno assalito anche me ad Angel Island! -

     - Strano! - commentò Amy sorpresa - Significa che Sonic non era l’unico a cui stavano dando la caccia! -

     - Non mi stupisce affatto! Può essere che stessero cercando un avversario che non fosse una mezza tacca! - ipotizzò Knuckles con un ghigno sardonico.

     - E tu te ne intendi a meraviglia di mezze tacche, vero? - rispose Sonic per le rime - Hai fatto tutta questa strada fino a qui solo per venire a piagnucolare? -

     - Sono venuto solo per Tails, non mi aspettavo certo di trovare te! Su di lui si può sempre contare, cosa che non si può dire per te! -

     - Ahem… in ogni caso c’è un modo per saperne di più! - intervenne diplomaticamente Tails, rosso in viso per il complimento ricevuto - Forse analizzare il lembo di mantello che ha portato Sonic potrà fornire qualche indizio utile! -

     Il volpino tornò subito al suo microscopio e cominciò a maneggiare i comandi per mettere a fuoco nel dettaglio il tessuto sul vetrino. Amy Rose aspettava pazientemente il responso mentre guardava divertita un Sonic con le braccia conserte battere ripetutamente il piede per terra in un inequivocabile segno di impazienza. Sapeva perfettamente che Sonic non riusciva a restare fermo per più di un minuto e che aspettare non era esattamente uno dei suoi hobby preferiti. Si prese mentalmente nota di correggere quel difetto della sua personalità dopo lo sperato matrimonio con lui. Knuckles, invece, osservava attentamente le operazioni di Tails, con la fronte aggrottata e senza dire nulla.

     - Sbalorditivo! - commentò il volpino dopo pochi minuti - Davvero sbalorditivo! -

     - Avessi avuto un Ring per ogni volta che ha fatto così… - commentò Sonic, senza nascondere un sorriso affettuoso.

     - La composizione di questo tessuto è assolutamente insolita! Non lo definirei neanche un tessuto, sembra più qualcosa di… vivo! E’ fatto di un materiale che non ho mai visto prima d’ora, sembra quasi non avere consistenza! E’ come una sorta di ombra semi-solida! Ho provato anche a stimolarla con delle piccole scariche elettriche e guardate cosa accade! -

     Tails prese una piccola asta metallica alla cui punta scoppiettavano delle scintille. Avvicinò lo strumento alla stoffa ed essa fu attraversata per qualche secondo da elettricità. Nel punto preciso che Tails aveva toccato, il tessuto cominciò a dissolversi e a sparire, trasformato in fili di fumo nero.

     - Incredibile! - esclamò Amy sbalordita.

     - Non so cosa pensare! - ammise Tails - E’ fuori dal mondo! Non riesco proprio ad immaginare da dove queste… cose possano provenire! -

     - E se fossero dei nuovi robot di Eggman? -

     - Non ne sono sicuro! Certo, Eggman potrebbe essere in qualche modo coinvolto ma quello che abbiamo di fronte non è frutto né di robotica né di meccanica! E’ un campo al di fuori di tutto ciò che conosco! -

     - Una cosa però la sappiamo! - disse Sonic - Quei tizi ce l’avevano con me per qualche motivo e non sono certo la persona più adorata dal vecchio testa d’uovo! -

     - E l’aggressione a me come la spieghi? - intervenne Knuckles - Io cosa c’entro in tutto questo? -

     - Considerando che è facile come rubare le caramelle ad un bambino, forse Eggman voleva darti una ripassata per divertimento! -

     - Se non vuoi sperimentare sulla tua pelle il significato della parola “ripassata”, ti suggerisco di tacere per una buona volta! - rispose l’echidna minaccioso.

     - Avanti ragazzi! Vi comportate come bambini! - disse Amy esasperata.

     - E comunque - riprese il guardiano come se niente fosse - Suppongo che il loro obiettivo non fossi io, ma il Master Emerald! Mentre due di quei ninja erano impegnati a distrarmi, altri due sono sbucati fuori dal nulla e hanno portato via la gemma! E come conseguenza, Angel Island è di nuovo precipitata nel mare! -

     Quest’ultima rivelazione ebbe un effetto portentoso. Amy si portò le mani alla bocca e Tails rimase con gli occhi spalancati. Conoscevano fin troppo bene il potere di quello smeraldo e potevano solo immaginare cosa sarebbe stato capace di provocare se usato dalla persona sbagliata.

     - Che bel guardiano che sei, Knuckles! - disse Sonic con espressione seria - Non fai altro che fartelo soffiare sotto il naso! Mi stupisco che non ti abbiano già licenziato! -

     - Molto spiritoso, ma la mia pazienza ha un limite! - ruggì Knuckles stringendo i pugni - Se sono venuto qui è per chiedere il vostro aiuto, non certo per farmi prendere per i fondelli! -

     A questo punto, Sonic decise di porre fine alle ostilità. Se Knuckles aveva ammesso spontaneamente di stare chiedendo aiuto, mettendo da parte l’orgoglio, voleva dire che era sinceramente preoccupato. E la sparizione del Master Emerald, insieme allo spuntare di quei nuovi misteriosi avversari, di certo non apriva scenari confortanti neanche per lui stesso.

     - Bè, se si sono presi la pietruzza gigante è certo che non hanno buone intenzioni! - concluse Sonic - A proposito, come hanno fatto a portarla via senza che tu riuscissi a fermarli? -

     - Questa è la parte più inquietante! Lo hanno sollevato e poi sono semplicemente spariti in una nube di fumo! -

     - Questo ci conferma che non sono degli esseri comuni! - disse Tails preoccupato.

     - Cosa pensi di fare, Sonic? - chiese Amy.

     - Credo che dovremmo andare ad Angel Island a cercare qualche indizio che ci aiuti a capire meglio la situazione! Devono aver per forza lasciato qualche traccia visibile che possiamo sfruttare… o almeno spero! Non ci vorrà molto a raggiungere l’isola visto che adesso è di nuovo al livello del mare! Volete venire con me? -

     - Contaci! - esclamò Tails.

     - Credi che ti lascerei andare tutto solo all’avventura, tesoro? - disse dolcemente Amy.

     - Ti ho già detto di non chiamarmi così, Amy! -

     - E io ti ho già detto che devi farci l’abitudine! -

     - Queste scenette lacrimevoli non fanno proprio per me! - commentò Knuckles rivolgendosi in confidenza a Tails - Andiamo avanti noi fino a quando i piccioncini non avranno sbrogliato la faccenda! -

     Sonic si voltò imbarazzato e si avviò verso la porta, con Amy alle calcagna.

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Luogo sconosciuto – Giorno 1 (Ore 08:20)

     Ogni qualvolta il nome “Maria” si insinuava nella mente di Shadow the hedgehog, questi avvertiva una strana sensazione allo stomaco. Non sapeva chi fosse o che legame avesse con lei, ma sentiva comunque un profondo affetto nei suoi riguardi. I suoi ricordi erano ostacolati da un enorme blocco e per quanto si sforzasse di rivangare nel suo passato, un immenso vuoto colmava la sua testa. Mentre sfrecciava nella desolazione gli ritornò in mente la visione che aveva avuto poco prima. Quella ragazza dolce e carina stava morendo, desiderava più di qualunque altra cosa aiutarla, ma non poteva. Avvertiva una sensazione di torpore, come se si fosse risvegliato da un lungo sonno. La vita stava lentamente abbandonando il corpo di lei e Shadow si sentiva triste quanto impotente. La ragazza spalancava la bocca e, col poco fiato rimastole, proferiva le sue ultime parole, delle parole che avevano un’enorme importanza, non solo perché erano i suoi ultimi aliti di vita, ma anche perché per Shadow costituivano una ragione di vita, un motivo per andare avanti.

     Era frustrante oltre ogni immaginazione vagare nel buio in quel modo, come se procedesse a tentoni alla ricerca di fantasmi. Non aveva la più pallida idea di chi fosse e di come fosse in grado di fare quello che faceva. Aveva solo un’immagine che brillava nella sua mente sperduta, un solo ricordo che era stato talmente forte da rimanere impresso in lui quando tutto il resto era scivolato via. Doveva essere una persona davvero molto importante per lui perché la sua memoria avesse resistito agli effetti dell’amnesia. Era l’unico appiglio che aveva per venire a capo di tutto, per attribuire un senso a tutto ciò che lo riguardava. Ma come poteva trovarla?

     Continuare a girovagare nella desolazione in quel modo non l’avrebbe portato a nulla. Non c’era un’anima viva per chilometri e chilometri. Aveva corso in quello spazio deserto ad una velocità di cui lui stesso si sorprese, grazie alle scarpe a reazione che aveva ai piedi e che non sapeva dove diavolo se le fosse procurate. Sperava di imbattersi in qualcuno o in qualcosa che potesse offrirgli un minimo di aiuto… ma niente. Pareva che fosse l’unico essere vivente nel raggio di miglia. Aveva persino cominciato a pensare di essere finito in un mondo completamente disabitato, ma di lì a poco si sarebbe ricreduto.

     Si era appena fermato per riflettere con calma sul da farsi, quando una voce alle sue spalle lo richiamò, costringendolo ad un lieve sussulto.

     - Vai da qualche parte, Shadow? -

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Angel Island – Giorno 1 (Ore 09:30)

     - Capperi! Qualcosa mi dice che vi siete proprio divertiti qui! - esclamò Sonic.

     Si trovava in compagnia di Knuckles di fronte all’altare dove era normale, almeno fino a quella mattina, che fosse situato il Master Emerald. Il riccio guardava divertito alcune delle colonne marmoree, distrutte durante lo scontro con i guerrieri ombra, i cui pezzi erano sparpagliati dappertutto sul soffice.

     - Se consideri divertente farsi attaccare all’improvviso da un branco di maniaci assassini dovresti consultare un bravo psicologo! - rispose l’echidna seccato.

     Qualche istante dopo arrivò in volo Tails reggendo Amy per le braccia, per poi posarla delicatamente a terra. La riccia aveva scelto di viaggiare con Tails per evitare di arrivare a destinazione nuovamente trasandata, ma non lo aveva fatto capire a Sonic.

     - Bene, adesso che ci siamo tutti sarà più facile dare un’occhiata in giro! - sentenziò Sonic - Datti da fare anche tu, rosso! -

     - Io non accetto ordini da te! - rispose Knuckles inviperito.

     - Prendila come una gentile richiesta di aiuto, se preferisci, ma muovi le chiappe una buona volta! -

     Subito dopo, i quattro si sparpagliarono nel sito circostante in cerca di tracce. Le ricerche proseguirono per qualche minuto. Tails sorvolava la zona dall’alto mentre Amy, Knuckles e Sonic controllavano a terra.

     Setacciarono con cura tutto il perimetro dell’altare, guardando nelle cavità dei tronchi, tra l’erba alta, tra i cespugli e in ogni luogo in cui si potesse nascondere qualcosa. Non erano ben certi di cosa stessero cercando, anche perché l’idea di venire a perlustrare il luogo era in realtà un modo per tenersi impegnati in attesa di ulteriori sviluppi della vicenda. Era molto improbabile che di punto in bianco saltasse fuori un cartello luminoso con la spiegazione del mistero, ma Sonic aveva ritenuto opportuno alleggerire la tensione in attesa che la faccenda si evolvesse. Come era prevedibile però, non sembravano esserci indizi che aiutassero i quattro a risolvere la spinosa questione.

     Amy Rose stava cominciando a perdere la pazienza e le speranze quando fu attirata da uno strano ronzio che proveniva dall’alto. Aveva già sentito quel tipo di rumore da qualche parte, ma non riusciva a ricordare di più. Quando le venne in mente di cosa si trattava, fu troppo tardi perché i suoi riflessi le suggerissero che era meglio darsela a gambe. Un piccolo oggetto rotondo piovve dal cielo, diretto verso di lei, e nel momento stesso in cui si rese conto di cosa si trattava, avvertì una folata di vento improvvisa, registrò con la coda dell’occhio un lampo blu e si ritrovò sbalzata in avanti, con l’eco di un’esplosione che prorompeva dal punto preciso in cui un nanosecondo prima si trovava lei.

     - Oh, Sonic! Mi hai salvata! - gridò Amy stringendolo in un abbraccio.

     - Niente frasi di circostanza, per favore! Non sto bene con la calzamaglia da supereroe! -

     Sopra di loro, udirono un familiare grido di frustrazione e alzarono all’unisono lo sguardo.

     Ivo Robotnik fluttuava a mezz’aria su di una grande e bizzarra navicella semisferica dalle cui estremità spuntavano due grandi e minacciosi cannoni. Dal modo in cui si tormentava nervosamente i baffoni scompigliati si poteva dedurre tutto il suo sconcerto.

     - E’ arrivato un uovo baffuto volante! - disse Sonic, con una punta di aggressività - E a quanto pare è di quelli che non si fanno scrupoli ad attaccare le ragazze! -

     Eggman sorrise con il suo tipico ghigno pungente, lo stesso che rivolgeva solo ed esclusivamente al suo nemico di vecchia data.

     - Spadaccino come sempre, non è vero? Puoi anche evitare di preoccuparti per la pelle della tua fidanzata, non ho nessun interesse nel fare fuori lei! Cosa che non posso dire di te! -

     - Ah, sì? Vieni quaggiù a fare quattro chiacchiere con me! Ti faccio passare la voglia di fare questi scherzi! - sbraitò Amy, infuriata, anche se era segretamente grata al dottore perché aveva pronunciato al parola “fidanzata”.

     Sonic sgranò gli occhi, anche se ormai non era la prima volta che assisteva agli sfoghi di rabbia molto poco femminili della riccia rosa. Tornò a rivolgersi al suo avversario, deciso come non mai a farlo uscire fuori dai gangheri, cosa che lo divertiva alla grande.

     - Allora i casi sono due: o quel giocattolo esplosivo era difettoso oppure la vecchiaia sta facendo perdere colpi a te e ai tuoi occhi! -

     - Aspetta a cantare vittoria! - sbottò il dottore - Gli errori di calcolo possono capitare una volta, ma ti posso garantire che al secondo tentativo la tua pellaccia sarà colpita in pieno! -

     Il dottore premette un pulsante sul suo quadro di comando e i cannoni emisero un sinistro ronzio che si spense una volta che furono sulla traiettoria del riccio. Fu sufficiente un secondo perché due granate identiche a quella che era stata sganciata per errore verso Amy fossero sparate con un forte botto. Nulla che Sonic non potesse gestire. Afferrò la ragazza senza troppe cerimonie e si tuffò alla larga dalla linea di tiro dei due proiettili vaganti.

     - Che cosa ci fai qui, Eggman? - gridò l’echidna, avvicinandosi in corsa.

     - Non provo nessun piacere a tornare su quest’isola pidocchiosa, ma è aperta la caccia al riccio e l’occasione fa l’uovo… ehm, volevo dire… l’uomo ladro! Non ti immischiare o sarai polverizzato anche tu! -

     - Non ti immischiare un corno! Questa è casa mia e sarò morto prima di permetterti di distruggerla! -

     Rapidamente, Knuckles spiccò un lungo salto fino a trovarsi a mezz’aria faccia a faccia con il dottore.

     - Pessima mossa! - mormorò Eggman, azionando una leva.

     La parte frontale del suo veicolo si aprì di scatto ed un pugno metallico colpì l’echidna in pieno petto, scaraventandolo a terra.

     - E questo è un avvertimento, non provare mai più ad ostacolarmi! -

     - Non cambierai mai, testa d’uovo! Sei sempre il solito sporco farabutto! - lo insultò Sonic.

     - Tanti complimenti mi lusingano, Sonic! Vediamo se questo è sufficiente a farti abbassare la cresta! -

     Il dottore armeggiò sulla sua console e due propulsori sul retro della navetta gli diedero la spinta necessaria ad un attacco frontale. Senza esitare, il riccio blu spiccò un lungo balzo e, esibendosi nella sua azione rotante, piombò verso il cuore della macchina. Stranamente, avvertì un impatto diverso da quello che si aspettava e rimbalzò a terra.

     - Deve avere una cupola di plexiglass che protegge l’abitacolo! - l’avvertì Tails.

     Il sottile strato di vetro che lo circondava era così trasparente da risultare quasi invisibile. La voce del dottore però si udiva forte e chiara, in nessun modo smorzata dallo scudo di vetro. Probabilmente proveniva da uno degli altoparlanti esterni del suo veicolo infernale.

     - Come vedi sono stato previdente questa volta, brutto sgorbio bitorzoluto! - disse Eggman, temporeggiando in attesa che si ricaricassero i cannoni.

     - Vuoi il gioco duro? - ribatté Sonic - Tutte le batoste che ti ho dato non ti hanno insegnato proprio niente allora! -

     - Credi davvero che potrai continuare ad ostacolarmi all’infinito? Una piccola pulce come te non può competere con il genio di Ivo Robotnik! Nel mio futuro c’è la dominazione di questo povero piccolo mondo indifeso, mentre nel tuo vedo solo il buio più totale! -

     Il dottore fece fuoco più di una volta, ma Sonic schivò uno per uno tutti gli attacchi sferrati, correndo simultaneamente via per riunirsi al resto del gruppo.

     - Ragazzi! Dobbiamo escogitare qualcosa o questa volta siamo fritti! L’uovo baffuto si è preparato per bene! -

     - Se riuscissimo a neutralizzare le armi di quel coso volante sarebbe più facile contrattaccare! - propose Knuckles.

     - E forse so come fare! - aggiunse Tails.

     Nel frattempo, Eggman stava sorvolando la zona alla ricerca del suo nemico che era riuscito a dileguarsi in un battito di ciglio. Faceva fuoco su ogni roccia e su ogni tronco che vedeva nel tentativo di snidare quei piccoli guastafeste come si faceva con i topi. Tutto l’astio che covava per quel roditore puntuto si stava concentrando in un unico punto del suo corpo, precisamente tra la gola e il petto, pronto ad esplodere come una granata. Ora più che mai non intendeva fuggire con la coda tra le gambe, perché i continui scontri con la sua nemesi dovevano finire una volta per tutte. Avrebbe continuato ad elaborare macchine da guerra sempre più letali se fosse stato necessario, ma a qualsiasi costo sarebbe riuscito a liberarsi di quell’ossessione blu.

     Finalmente, scorse la presenza di qualcuno. Non era Sonic, ma Knuckles.

     - Ti avevo avvertito di andartene, ma non mi hai ascoltato! - lo ammonì l’echidna.

     Dopodiché conficcò i guanti chiodati per terra ed estrasse un piccolo pezzo di roccia.

     - Cosa credi di fare? - domandò il dottore puntando i cannoni contro l’echidna.

     - Hai mai provato a giocare al tiro a segno? Ora ti mostro come si fa, zucca pelata! -  

     Eggman fece fuoco prima col fucile destro e poi con quello sinistro. Dopo aver schivato la prima granata, Knuckles saltò molto in alto e, agilmente, lanciò la roccia come una palla da tennis, incastrandola perfettamente nella canna del cannone sinistro. Quindi si allontanò a tutta birra. Il cannone ostruito finì inevitabilmente con l’incepparsi e la granata bloccata al suo interno esplose, distruggendo l’arma in una pioggia di metallo incandescente. Rottami infuocati piovvero per terra mentre la fiancata della macchina da guerra fumava abbondantemente.

     - Il mio cannone! E non l’avevo neanche assicurato! -

     Knuckles corse incontro a Tails e gli batté un cinque, un implicito segnale che indicava l’arrivo del suo momento di agire. L’infuriato dottore guardava a destra e a sinistra in cerca di un bersaglio su cui sfogare la sua collera.

     - Ehi, Eggman! Perché non vieni a prendermi? O con la vecchiaia ti si stanno appannando i riflessi? - gli gridò Sonic facendogli le boccacce.

     - Ora ti mostro cosa sa fare questo vecch… ehm, questi riflessi! - ribatté Eggman e caricò il secondo cannone, liberando una raffica di bombe una dietro l’altra.

     Sicuro di sé, Sonic le schivò tutte quante continuando a schernire il dottore con le sue irritanti smorfie ad ogni attacco evitato. Nonostante il dottor Eggman fosse in grado di mantenere i nervi saldi, non riuscì a fare a meno di esplodere di rabbia. Un campanello di allarme suonò sul suo quadrante e si accorse con stupore che il cannone rimanente stava precipitando dalla navicella per schiantarsi a terra. Gli fu chiaro ciò che era successo quando vide Tails volare lontano da lui con un cacciavite in mano. Il volpino aveva svitato il cannone mentre Sonic era impegnato a distrarre il dottore. Ancora più arrabbiato, fece scattare il pugno di metallo e lo scagliò contro il riccio. Quest’ultimo, con un balzo all’indietro, lo fece piombare a pochi centimetri di distanza da lui. Subito dopo lo afferrò e lo trattenne saldamente prima che il dottore potesse richiamarlo. Con Knuckles che gli dava man forte. Per quanto Eggman premesse il pulsante di richiamo, il pugno non riusciva a tornare indietro

     - Tocca a te, Amy! - gridò Sonic, contratto per lo sforzo di trattenere l’arma.

     Amy Rose correva a perdifiato brandendo il suo martello pieghevole di gomma e, dopo un lungo salto, colpì la trave estensibile che reggeva il pugno, spezzandola in due dopo un sonoro impatto.

     - Non crediate che sia finita qui, microbi impellicciati! - li minacciò Eggman - Ho ancora molti assi nella manica! -

     Proprio mentre lo scienziato cominciò ad arrabattarsi con i comandi, nel tentativo di azionare un’arma a sorpresa, si udì un colpo secco, come di una piccola esplosione soffocata. Subito dopo ci fu un clangore metallico e poi un denso fluido trasparante prese a colare dal retro della macchina fluttuante. Soffocando un’imprecazione, Eggman armeggiò ancora più freneticamente sul suo quadro di comando per cercare di fermare la perdita il prima possibile.

     - Che sta succedendo? - si domandò Amy Rose.

     - Questa sì che è fortuna! Sta perdendo carburante! - le rivelò Tails.

     - E a quanto sembra quel megalomane non ha preparato nessuna contromisura! - disse Sonic.

     Per evitare di perdere quota e di finire alla mercé degli avversari, il dottore fu costretto a fare dietro-front e ad allontanarsi in tutta fretta.

     - Non finisce qui, razza di pesti pelose! Non è così facile liberarsi di me! Avrete ancora mie notizie, ci potete giurare! -

     E prima che se ne potessero rendere conto, il dottor Eggman si era dileguato. Quando il battito cardiaco di Amy fu ritornato ad un ritmo normale, si asciugò il sudore e capì che il peggio era passato.

     - Ce la siamo vista brutta questa volta! -

     - Nah! Ordinaria amministrazione! - si vantò Sonic.

     - Però sono curioso di sapere cosa ha provocato la perdita! - si chiese Tails dubbioso.

     - A me basta sapere che quel pazzoide stia lontano da casa mia! - esclamò Knuckles.

     - E adesso ricordatevi che me ne dovete una! - disse una voce dolce e leziosa alle loro spalle.

     Tutti si voltarono di scatto mentre Rouge the bat si posava delicatamente a terra salutandoli con un grande bacio volante.

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     Per qualche secondo, tutti rimasero silenziosi, incerti su cosa dire o fare. Sonic e Knuckles stavano fermi con le braccia conserte, Amy Rose aggrottò la fronte con uno sguardo torvo mentre Tails sfoggiava un’espressione di malcelata preoccupazione. L’affascinante pipistrello che rispondeva al nome di Rouge rimase impalato per qualche secondo spostando il peso del corpo da una gamba all’altra.

     - Bè, non mi aspettavo un comitato di accoglienza, ma credevo mi avreste almeno salutato! - disse Rouge, infastidita.

     - Cosa ci fai qui? - chiese Sonic in tono di sfida.

     - Non sei per niente gentile, sai? Non si parla in questo modo alle signore! - rispose il pipistrello, indispettito.

     - Non credevo che le signore andassero in giro a provocare disastri! - intervenne Amy.

     - E’ sempre un piacere rivederti, ragazzina! -

     - Non hai ancora risposto alla domanda! - si intromise Knuckles.

     - Ehm… a quale domanda ti riferisci? -

     L’echidna non fece nessun cenno e continuò a squadrarla.

     - Non riesco a capire come mai vi comportiate in questo modo con me! E’ proprio vero, allora, che la galanteria è morta! Bah! -

     - Semplice! Non siamo mai andati molto d’accordo con i ladri di gioielli, soprattutto con quelli che hanno cercato di fregarci… più di una volta(5)! - spiegò Sonic.

     - Mi dipingi come una persona spregevole! - ribatté Rouge ravviandosi i capelli.

     - Sei… sei sempre così cattiva con noi! - disse piano Tails.

     - Adesso non esagerare, caro! Abbiamo avuto qualche divergenza ma non ho assolutamente niente di personale contro di voi, ve lo posso assicurare! Gli affari sono affari! -

     - Sei stata tu a colpire Eggman? - domandò Knuckles.

     - Ho lanciato uno dei miei piccoli baci esplosivi per accendere i fuochi d’artificio nel serbatoio! Abile, no? -

     - E immagino che in cambio del tuo aiuto tu voglia qualcosa da noi adesso! -

     - Cosa te lo fa pensare? - disse Rouge distogliendo lo sguardo con aria colpevole.

     - Un’intuizione da riccio! -

     - Andiamo, Rouge! Sappiamo benissimo che non fai mai niente per niente! - la rimproverò Amy Rose.

     - Anch’io faccio delle buone azioni ogni tanto! -

     - Per cominciare che ci facevi qui? - domandò Knuckles incollerito.

     - Mi trovavo in zona e ho notato con disappunto che questo pezzo di terra fluttuante aveva deciso di farsi un bagnetto nel mare e mi sono chiesta che cosa fosse successo! Sono arrivata qui e vi ho visto… ehm… discutere amabilmente con il buon dottore e mi sono detta: Rouge, mia cara, perché non aiuti i tuoi vecchi amici a togliersi da questa spinosa situazione? Specialmente se poi uno di loro possiede uno splendido gioiello di quelle dimensioni… -

     - Ti avverto! Prova solo ad avvicinarti al Master Emerald ed io… -

     - Tesoro, mi sarebbe praticamente impossibile visto che, a quanto vedo, il tuo mistico sassolino non è dove dovrebbe essere! - replicò Rouge scocciata - Che cosa gli è successo? Qualcun altro mi ha rubato il lavoro? -

     - Bè, mi sembra ovvio che adesso abbiamo la prova che è stato rubato da Eggman! - disse Sonic.

     - Sonic, non ne sono convinto! Quei guerrieri ninja non erano opera di Eggman, ne sono sicuro! - esclamò Tails.

     - Questa faccenda mi rende perplesso quanto te, Scheggia! Ma non abbiamo un'altra pista e poi la sua presenza qui è molto sospetta! Non riesco ad immaginare chi altri possa avercela con noi a parte testa d’uovo! -

     - Forse qualcuno a cui non abbiamo pensato perché non lo conosciamo! -

     - Io propongo di andare a far visita al nostro caro dottore e scoprire quello che sta architettando! Quasi sicuramente troveremo il Master Emerald nel suo covo! -

     - Nella base di Eggman? Ma sarà pericolosissimo! - disse Amy spaventata.

     - Non abbiamo altra scelta! Nelle mani di quel pazzoide il Master Emerald diventerebbe un’arma troppo pericolosa! Non ci sarà bisogno di raggiungere la sua isola fortificata(5) perché credo che perda il suo tempo soprattutto nella Techno Base, la torre che si trova qui ad Apotos! E’ meglio darci una mossa! Amy, Tails, è meglio che voi due rimaniate qui! -

     - Non se ne parla, Sonic! Se vuoi entrare in quella base avrai bisogno delle mie conoscenze meccaniche! - protestò Tails.

     - E non ti lascerò mai da solo contro quell’uomo spregevole, tesoro! Rimarrò sempre con te! E non provare a fermarmi! - disse minacciosa Amy brandendo il suo martello.

     - Cercate di capire! E’ troppo pericoloso! Eggman potrebbe catturarvi e farvi del male! Non posso correre questo rischio! -

     - Sai benissimo che sappiamo cavarcela! - replicò Amy - Non è la prima volta che affrontiamo il dottor Eggman insieme a te! -

     - E poi come possiamo stare tranquilli sapendo che i nostri amici sono in pericolo? - disse ragionevole Tails.

     Sonic si prese qualche minuto di tempo per ponderare la decisione. Non voleva che loro corressero rischi inutili ma si rendeva anche conto che per penetrare nel covo del nemico gli avrebbe fatto comodo un po’ di aiuto extra.

     - D’accordo, potete venire! Ma dovete promettermi che farete attenzione! Quanto a te, Knuckles… -

     - Non ti azzardare a tagliarmi fuori dal gioco, Sonic! Se Eggman è in possesso del Master Emerald, il mio compito è recuperarlo, con o senza il tuo aiuto! -

     - Sbaglio o siamo nervosetti? Sappi che non intendevo lasciarti qui, testone! Volevo solo chiederti se potessi contare anche su di te! -

     - Ehm… Credo che vi servirà anche il mio aiuto! - intervenne Rouge, infastidita per essere stata ignorata fino a quel momento. Tutti si girarono a guardarla.

     - Tu non dovresti neanche essere qui tanto per cominciare! - replicò Amy.

     - Non dimenticate che sono stata molte volte nella base di Eggman e che la conosco molto bene! Vi servirà la mia guida per arrivare incolumi dal dottore! -

     - Incolumi? -

     - La Techno Base è tappezzata di trappole! Cosa credevi? Che fosse una gita al parco giochi? Io le conosco e so come evitarle! Quindi penso che vi convenga affidarvi alla guida della zia Rouge! -

     - Non se ne parla neanche! - sbraitò Amy - Non possiamo fidarci di una bugiarda come te! -

     - Stai cercando grane, ragazzina? -

     - Ci sei stata ostile più di una volta! Come possiamo fidarci di te? Per quanto ne sappiamo potresti essere ancora in combutta con il dottore! -

     - D’accordo, miei cari! Se intendete farvi schiacciare dalle trappole del dottore non sono affari che mi riguardano, peggio per voi! Io bado agli affari miei e voi ai vostri! - concluse Rouge e fece per andarsene.

     - Aspetta! - la richiamò Sonic - Non riesco bene a capire perché lo stai facendo, ma non mi interessa più di tanto! Puoi venire con noi! Immagino tu sappia quale sarebbe la mia reazione nel caso di qualche tuo brutto scherzo, vero? -

     - Se questa è una minaccia, tesoro, capita del tutto fuori luogo! - ribatté il pipistrello strizzandogli l’occhio - Potete dormire tra due guanciali! Penserò a tutto io! -

     - Sonic! Non possiamo fidarci di quella donna! - protestò Amy.

     - Ha ragione! Se vogliamo uscire dalla Techno Base tutti d’un pezzo abbiamo bisogno anche di lei! -

     - E se ci gioca qualche brutto tiro? -

     - Allora dovrà vedersela con me! - affermò Sonic, mentre Rouge lo guardava indifferente.

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Techno Base – Giorno 1 (Ore 09:55)

     Il portellone sul tetto dell’enorme torre d’acciaio si spalancò con un rumore di cingoli stridente. Il malconcio e malridotto Double Egg Blaster, ormai agli sgoccioli di carburante, precipitò letteralmente sulla piattaforma di atterraggio e il dottor Eggman, al posto di guida, fu sbalzato in alto. I circuiti della macchina emettevano fumo nero e per la maggior parte erano bruciati o completamente fusi. I rottami di pezzi separatisi dalla navicella pendevano privi di energia in un ritmico ondeggiamento. Il rivestimento in acciaio era contorto e bruciato e le luci del generatore d’emergenza lampeggiavano fioche.

     Il possente dottor Eggman aprì con un calcio il portello laterale che si staccò e si fracassò a terra. Incollerito e corrucciato, l’uomo si allontanò da quella che una volta era la sua macchina da guerra e si avvicinò ad una piccola console nell’angolo del salone. Dopo che ebbe azionato una cloche, delle enormi presse spuntarono dalle pareti e, immediatamente, compressero il Double Egg Blaster con un fragore tremendo e, quando ebbero terminato il loro compito, tornarono a posto lasciando sulla piattaforma un mucchio di rottami e lamiere d’acciaio. Eggman si avvicinò.

     - Come è stato possibile? - urlò, tirandosi i baffi - Era un piano perfetto! Avevo realizzato una macchina indistruttibile, ero pronto ad ogni evenienza, ma ancora una volta quel maledetto riccio e i suoi amici mi hanno sconfitto! Perché? Perché? -

     L’imbestialito dottore afferrò un pezzo dei rottami e lo scagliò il più lontano possibile con rabbia. Dopodiché tentò di calmarsi respirando profondamente e si posò una mano sul petto.

     - E va bene! - esclamò - Se le cose stanno così non mi resta che costruire una nuova macchina da guerra ancora più potente, la più potente di tutte! Non ho scelta! Finché quel riccio diabolico continuerà a immischiarsi nei miei affari, non potrò attuare i miei piani di conquista! -

     Rassicurato e confortato da questo nuovo piano, si girò e si avviò verso l’ascensore. Dopo che si fu voltato, inorridito, strabuzzò gli occhi e si coprì il volto con le mani.

     - Che cosa stai cercando di fare? Fermati! -

Scommetto che il dottor Eggman non si sarebbe mai aspettato di fare brutti incontri nel rifugio sicuro della sua torre di metallo. Cosa gli sarà successo? Ci sarà davvero lui dietro al furto del Master Emerald? Oppure questa volta c'è qualcun altro che trama nell'ombra? Tutte le risposte vi aspettano nel prossimo capitolo di SINS OF PURITY... a presto!

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(1) Nella World Map di Emerald Town, nel videogame "Sonic Battle", la casa di Tails è raffigurata in questo modo.
(2) Sebbene i ricordi di Tails in "Sonic Adventure" indichino che il primo incontro con Sonic è avvenuto quando lui era già un ragazzo, ho preferito prendere in considerazione la versione secondo la quale è stato cresciuto da lui, presente del resto nella serie animata "Adventures Of Sonic The Hedgehog".
(3) Come narrato in "Sonic The Hedgehog 2".
(4) Come narrato in "Sonic The Hedgehog 3".
(5) Sonic si riferisce a quanto è accaduto in "Sonic Adventure 2" e "Sonic X, terza stagione".
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Un tuffo nel Sonicverse

Come tutto è cominciato...

Ne sono davvero capitate tante a Sonic e alla sua combriccola. Pensavate che sarebbe stato impossibile organizzare tutte le loro avventure in una sola cronologia? Ebbene, vi sbagliavate! Ecco l'elenco dettagliato di tutto ciò che è successo a Sonic dalle origini ad oggi.

0 SEGA SONIC THE HEDGEHOG - Sonic the hedgehog, Mighty the armadillo e Ray the flying squirrel, dopo essere stati catturati dal dottor Robotnik, devono fuggire dalla sua isola fortificati per sfuggire al processo di robotizzazione.
1 SONIC THE HEDGEHOG (1991) - Sonic the hedgehog combatte ancora contro il dottor Robotnik, salvando gli animali che ha rapito con l'intento di sottoporli al processo di robotizzazione per costruirsi un esercito personale e conquistare il pianeta.
2 SONIC THE HEDGEHOG 2 - In esplorazione su West Side Island, Sonic e Miles "Tails" Prower, suo amico di lunga data, tentano di impedire a Robotnik di impadronirsi dei sette Chaos Emeralds, il cui scopo è utilizzare il loro potere per dare energia alla sua base spaziale, la Death Egg.
3 SONIC CD - Robotnik cerca di conquistare Little Planet. Sonic deve salvare Amy Rose, rapita dal dottore per impedire che il riccio ostacoli il suo piano, ma deve anche affrontare la minaccia di Metal Sonic.
4 SONIC THE HEDGEHOG 3 - La Death Egg precipita su Angel Island. Il dottor Robotnik spinge Knuckles, il guardiano del Master Emerald, a combattere contro Sonic e Tails, un potenziale pericolo per i suoi piani.
5 SONIC & KNUCKLES - Il dottor Robotnik si impossessa del Master Emerald perché gli fornisca l'energia necessaria a riattivare la Death Egg. Knuckles, resosi conto dell'inganno, deve collaborare con Sonic e Tails per fermarlo.
6 KNUCKLES' CHAOTIX - Robotnik tenta di sfruttare il potere nascosto di una misteriosa isola emersa dal mare. L'esplorazione di Knuckles di quel terreno sconosciuto si trasformerà in una missione di salvataggio per Vector, Espio, Charmy e Mighty.
7 SONIC TRIPLE TROUBLE - A causa di un incidente con il suo Atomic Destroyer, il dottor Robotnik ha sparpagliato i sette Chaos Emeralds per tutto il pianeta. Sonic, Knuckles e Nack the weasel gareggiano per recuperarli per primi.
8 SONIC ADVANCE - Sonic, Tails, Knuckles ed Amy Rose uniscono le loro forze per recuperare i Chaos Emeralds prima del dottor Eggman.
9 SONIC ADVANCE 2 - Eggman rapisce Tails, Knuckles, Cream the rabbit e sua madre Vanilla, per impedire a Sonic di ostacolare i suoi piani di conquista.
10 SONIC X - Sonic tenta di impedire ad Eggman di scatenare il Chaos Control. In seguito ad un incidente, Sonic, Tails, Knuckles, Amy, Cream, Eggman, Rouge e Big finiscono sulla Terra insieme ai Chaos Emeralds. Dopo diverso tempo, Eggman recupera gli smeraldi e li utilizza per potenziare Egg Sterminator con il solo risultato di catapultare le Mystic Ruins ed Angel Island sulla Terra.
11 SONIC ADVENTURE - Eggman trova il modo di risvegliare il dio della distruzione, Chaos, e di sfruttare il suo potere per i suoi scopi. Sonic, Tails, Knuckles, Amy, Big e il robot Gamma tentano di fermarlo, con l’aiuto di Tikal.
12 SONIC ADVENTURE 2 - Eggman, tramite il diario di suo nonno Gerald Robotnik, riesce a riportare in vita la Forma di Vita Perfetta, Shadow the hedgehog.
13 SONIC HEROES - Eggman sfida Sonic a fermare la sua flotta aerea con la quale conquisterà il mondo in tre giorni. Insieme a Tails e Knuckles inseguirà il dottore, ma altre squadre capitanate da Amy, il redivivo Shadow e Vector daranno la caccia ad Eggman per vari motivi.
14 SHADOW THE HEDGEHOG - Shadow, completamente privo di memoria, deve decidere se schierarsi con Sonic, per salvare la Terra dall’invasione delle Black Arms, o con Black Doom, per aiutarlo a conquistarla.
15 SONIC BATTLE - Eggman scopre il Gizoid, un robot potentissimo che con l’ausilio dei Chaos Emeralds potrebbe distruggere il mondo. Sonic e la sua banda, tra cui Rouge e Shadow, tentano di trasformarlo in un robot normale.
16 SONIC X - Terza stagione - Sonic e tutti gli altri ritornano sul loro pianeta di origine. Tornati a casa devono affrontare la minaccia degli alieni Metarex insieme a Cosmo.
17 SINS OF PURITY
18 SONIC RIDERS - Eggman organizza un Gran Premio Mondiale di Extreme Gear con l’intento di ingannare Jet, Wave e Storm, i discendenti dei Babylon Rogues, e indurli a ritrovare il leggendario tesoro di Babylon Garden.
19 SONIC RIDERS ZERO GRAVITY - Sonic, Tails e Knuckles intervengono quando alcuni robot attaccano una città futuristica, ritrovando nel contempo un leggendario artefatto che ha l’abilità di controllare la forza di gravità. Questo scatenerà una guerra con i Babylon Rogues e il dottor Eggman per il possesso della reliquia.
20 SONIC ADVANCE 3 - Eggman ha raccolto tutti e sette i Chaos Emeralds ed ha spaccato il mondo in sette parti. Sonic, Tails, Knuckles, Amy e Cream, con l’aiuto del Master Emerald, dovranno rimetterlo a posto non prima di aver affrontato l’ultima creazione di Eggman, il robot Gemerl.
21 SONIC RUSH - Blaze the cat viene catapultata nel mondo di Sonic a causa del furto dei Sol Emeralds da parte di Eggman. Dovrà collaborare con Sonic e Cream per combattere Eggman ed Eggman Nega e tornare nel suo mondo.
22 SONIC RUSH ADVENTURE - Sonic e Tails finiscono accidentalmente nella dimensione di Blaze, a Southern Island, dove incontrano Marine the raccoon. Qui dovranno combattere non solo Captain Whisker ma anche Eggman ed Eggman Nega.

Note dell’autore:

La scansione temporale delle vicende nell’universo di Sonic the hedgehog è di primaria importanza per questo romanzo, così ho tentato di mettere ordine nella cronologia degli eventi narrati nei videogame. E’ stato un lavoro particolarmente complicato dato che nel corso degli anni ambientazioni, personaggi, storie e trame sono state spesso rimescolate e stravolte. In generale, si possono individuare tre “epoche”, o se preferite versioni, della saga di Sonic:

1) Old Age: le avventure di Sonic the hedgehog si svolgono sul suo pianeta natale, Mobius. I giochi che fanno parte di quest’epoca sono SegaSonic the hedgehog, Sonic the hedgehog (1991), Sonic 2, Sonic 3, Sonic & Knuckles, Sonic CD, Knuckles’ Chaotix, Sonic Triple Trouble, Sonic Advance, Sonic Advance 2, Sonic Advance 3, Sonic Rush, Sonic Rush Adventure, Sonic Riders, Sonic Riders Zero Gravity, Sonic Rivals.

2) Adventure Age: Sonic e i suoi compagni vivono sulla Terra insieme agli esseri umani e, a giudicare dai diari di Gerald Robotnik, hanno sempre vissuto lì. I giochi che fanno parte di quest’epoca sono: Sonic Adventure, Sonic Adventure 2, Sonic Heroes, Shadow the hedgehog, Sonic Battle, Sonic Chronicles.

3) Next-Gen Age: Il mondo in cui vive Sonic è sempre popolato da umani, ma la geografia del pianeta è molto dissimile da quella terrestre. In più, secondo questa versione, Blaze, così come il nuovo arrivato Silver, provengono dal futuro e non da una dimensione parallela. I giochi che fanno parte di quest’epoca sono Sonic the hedgehog (2006), Sonic Rivals 2, Sonic Unleashed.

A causa dell’enorme quantità di varianti circa la storia, stilare una cronologia coerente e nello stesso tempo fedele ai canoni ufficiali è risultato piuttosto arduo. Per conciliare le due versioni discordanti per quanto riguarda il pianeta di Sonic, se Mobius o la Terra, ho deciso di considerare come canonica la serie animata Sonic X, in cui il riccio blu e i suoi compagni sono spediti accidentalmente sulla Terra, per poi ritornare sul loro pianeta in un secondo momento. Nonostante questo, è stato necessario modificare alcuni particolari nelle storie dell’Adventure Age per mantenere il tutto su di una linea coerente (ad esempio la presenza dei Chaos Emeralds sulla Terra prima dell’arrivo di Sonic, confermata dal funzionamento dell’Eclipse Cannon in Sonic Adventure 2).

Per quanto riguarda le uscite più recenti, quali Sonic Unleashed, Sonic Chronicles e Sonic Colors, non sono state prese in considerazione, a causa dei loro scenari discordanti tra di loro e con il resto della saga. Ciò nonostante, alcuni temi e personaggi verranno ripresi in seguito e inseriti nel contesto preso in considerazione.

Non si è tenuto conto dei vari spin-off (Sonic Drift, Sonic Spinball, ecc.) così come delle storie ambientate nei mondi alternativi (Sonic and the secret rings, Sonic and the black night, ecc.).

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Capitolo 3
*** Full Speed Ahead #03 (Sins Of Purity Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #3

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#03

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SINS OF PURITY Saga

La purezza di un'ombra

Scritto e ideato da: Knuckster

Alcune volte c'è bisogno di rivolgersi all'ultima persona che ti aspetteresti potesse darti aiuto pur di raggiungere un importante obiettivo, o almeno è ciò che hanno pensato Sonic the hedgehog e i suoi compagni nello scorso episodio. In cerca di indizi sull'aggressione ai danni di Sonic e la sparizione del Master Emerald, il gruppo si è imbattuto in una vecchia conoscenza, il dottor Eggman, solo per poi essere tratto in salvo da Rouge the bat. Incerto su chi fidarsi o su che cosa credere, Sonic ha accettato l'aiuto dell'affascinante ladra per penetrare nella Techno Base del dottore, speranzoso di trovare tra quelle fredde pareti le risposte che sta cercando. Vediamo come se la caveranno!



Techno Base – Giorno 1 (Ore 10:20)

     Quando il dottor Eggman riaprì gli occhi, una fitta dolorosa gli esplose sulla testa come una bomba ad orologeria. Mentre attendeva che la sua vista si schiarisse, desiderava massaggiarsi le tempie per far diminuire il dolore, ma non fu un’impresa facile. Si accorse solo in quel momento che le sue braccia erano strette ai fianchi e legate con una delle funi elettroniche che aveva progettato per catturare l’odiato riccio. Tentò invano di liberarsi quando sapeva benissimo che le funi potevano essere disattivate solo con un apposito telecomando. Nonostante tutto, continuava a spingere con le braccia ma quello che ottenne fu di farsi venire un male diffuso ai muscoli. Demoralizzato, il dottore si lasciò cadere a terra. Quando i suoi occhi si abituarono al buio, riuscì a vedere che si trovava nella gabbia multimediale che aveva costruito per intrappolare Sonic. Le sbarre elettroniche lampeggiavano di un colore verde intenso e Eggman sapeva che se si fosse avvicinato sarebbe stato folgorato all’istante. Furioso, si chiese chi gli aveva giocato quel tiro mancino e il sangue gli ribollì nelle vene.

     Spostò lo sguardo rabbioso e distinse nell’oscurità della gabbia due sagome accasciate alla parete, affiancate da una più piccola. Riconobbe le familiari figure di un robot alto e scheletrico e di uno più piccolo e panciuto accanto a lui, entrambi avvolti dalle funi elettroniche. Se non lo avesse conosciuto così bene, non avrebbe invece distinto la sagoma più piccola delle tre, così scura da confondersi con l’oscurità.

     - Decoe! Bocoe! Bokkun! Svegliatevi immediatamente! - sbraitò, facendo sobbalzare i suoi assistenti.

     - Dottor Eggman! - esclamò Decoe con la sua voce metallica - Cosa ci facciamo qui? -

     - Questo lo dovrei chiedere a te, avanzo di tostapane! - ringhiò feroce il dottore - Che accidenti è successo? -

     - Non ricordo più niente, dottore! - si giustificò Decoe spaventato.

     - Io ho i transistor a pezzi! Ci devono aver colpito alle spalle! - si lamentò Bocoe.

     - Sì, ricordo vagamente la sagoma di qualcuno nell’ombra… una grande luce viola e poi ho il buio totale! Roba dell’altro mondo! Un genio del male non può stare più al sicuro neanche a casa propria! Qualcuno sentirà le mie proteste! -

     - Chi può essere stato a fare questo, dottore, dottor Eggman? - squittì Bokkun - E come ha fatto a superare i sistemi di difesa? -

     - Forse io una spiegazione ce l’avrei! - esordì Eggman, fulminando i suoi robot con lo sguardo.

     - P…Perché ci sta guardando così, dottore? -

     - Vi dico io cosa è successo! Voi mi avete tradito e venduto al nemico! Vi siete schierati con qualche altro genio del male, brutti figli di un frullatore! -

     - No, dottore! Non è vero! - negò Decoe con la voce tremante.

     - Se fosse così perché dovremmo essere legati in questa gabbia insieme a lei, dottore? - disse ragionevolmente Bocoe.

     Di fronte a quella palese evidenza, Eggman rimase senza parole e a bocca aperta. Sconsolato, abbassò la testa borbottando qualcosa.

     - Non posso crederci! Io, il più grande cervello di tutti i tempi, rinchiuso qui dentro e legato come un salame! -

     - Se ci pensi bene, Bocoe, non è la prima volta che il dottor Eggman fa la figura dello stupido! - disse Decoe.

     - Con tutte quelle volte che è stato sconfitto da Sonic penso che ormai sia una figura che gli calza a pennello! - rispose Bocoe.

     - Fate silenzio, interfacce da schiaffi! Lasciatemi riflettere! -

     Violaceo in volto per aver urlato, lo scienziato chiuse gli occhi e si concentrò intensamente. Aveva intenzione di richiamare alla memoria tutti i suoi ricordi delle ultime ore. Sapeva che non doveva essere passato molto tempo dal suo rientro alla base. Dal punto in cui era situato poteva vedere distintamente l’ora dell’orologio al quarzo sulla parete frontale. Purtroppo per lui però, per quanto si sforzasse non riusciva a rammentare nulla che non fosse un lampo di luce accecante, prima del buio più assoluto. Detestava brancolare nell’ignoto in quel modo, lui che era sempre abituato ad avere tutto sotto controllo e ad essere artefice della sua stessa sorte. Se solo avesse avuto intorno a lui il responsabile di tutto quello, era certo che gli avrebbe fatto passare un brutto quarto d’ora.

     Come se i suoi desideri fossero stati esauditi, intravide un impercettibile movimento che fendeva il buio della sala. Solitamente il centro di comando della sua torre era sfavillante di luci e colori, a causa della grande quantità di meccanismi, schermi e computer che erano costantemente in funzione. In quell’occasione, invece, tutto era spento e silenzioso, un’atmosfera inquietante in cui il dottor Eggman si sentiva addosso lo sguardo di un paio di occhi sconosciuti.

     - Chi è là? - esclamò ad alta voce, tentando di non far trasparire il suo nervosismo - Chiunque tu sia, ti conviene cominciare a dartela a gambe, perché non appena sarò uscito di qui… -

     - Curioso! - rispose qualcuno, quasi in un sussurro - Credevo che un uomo di genio come lei si fosse già reso conto di non essere nella posizione migliore per poter fare minacce! -

     Era un tono di voce lento e strascicato, ma che portava con sé un gelo pungente.

     - Come osi dirmi quello che devo fare? Fatti vedere in faccia, se hai coraggio, razza di ladro di tecnologie altrui! -

     - Ha sempre la risposta pronta lei, non è vero? Sono spiacente di romperle le uova nel paniere, ma ritengo che i mezzi di cui dispone debbano essere utilizzati per scopi più nobili dei suoi! Non si preoccupi! Quando tutto sarà finito potrà riavere la sua dimora tutta d’un pezzo! Nel frattempo, però, le conviene fare il bravo ragazzo e dormire! -

     La fatica di rispondere gli fu risparmiata quando tra le sbarre della sua gabbia cominciò a penetrare una strana nebbia scura che gli dava tanto l’idea di una mano scheletrica che si avvicinava rapidamente per stringersi attorno alla sua gola. Poteva sentire il tintinnare della pelle metallica dei suoi assistenti che tremavano come foglie. Le sue palpebre si fecero pesanti, il suo respiro si rilassò e ogni suono o colore sparì in un lento vortice sfocato.    

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Perimetro Techno Base – Giorno 1 (Ore 10:30)

     Un’enorme torre altissima fatta interamente di acciaio puro si stagliava a qualche metro di distanza da Sonic e Knuckles, proiettando su di loro una lunga ombra nera. Dietro di loro si avvicinava un familiare rumore soffocato di elica, il tipico suono che producevano le code di Tails quando lo facevano librare in aria. Dopo che Amy ebbe posato i piedi per terra e lasciato andare le mani del volpino, si avvicinò anche lei, seguita a ruota da Rouge.

     - E’ anche più grande dell’ultima volta che l’abbiamo vista! - esclamò Tails.

     - Eggman si è dato molto da fare per ampliarla! - commentò Amy.

     - L’edificio è composto da diciassette piani più la piattaforma di atterraggio sul tetto! - spiegò Rouge - I corridoi dei piani inferiori sono disseminati di sensori e telecamere nascoste, quindi se non facciamo molta attenzione ci ritroveremo addosso un branco di robot da guardia sul piede di guerra! -

     - Non perdiamo tempo, allora! Il mio Master Emerald è lì dentro! - disse Knuckles.

     - Hai già pensato a come entrare, genio? - chiese Sonic con ironia.

     - Sta a guardare! -

     Tranquillamente, cominciò a camminare spedito per arrivare di fronte al grande portone d’ingresso, probabilmente con l’intento di provare a sfondarlo a pugni.

     - Ehm… io non lo farei al posto tuo! - suggerì Rouge, fermandolo appena in tempo.

     - Hai forse un’idea migliore? -

     - Naturalmente, dolcezza, come sempre del resto! Se provi a forzare il portone scatteranno gli allarmi e il dottore scoprirà che siamo qui! L’unico modo alternativo per entrare è passare attraverso il condotto d’aerazione! -

     - In questo modo nessuno ci vedrà! - confermò Tails.

     - Esattamente, scricciolo! Una volta dentro vi spiegherò il resto del percorso! -

     - Certo che sei fin troppo informata su come entrare là dentro in modo sicuro! - affermò Amy, sospettosa.

     - Ricordami perché ci stai aiutando, per favore! - aggiunse Knuckles, fintamente gentile.

     - Se questo ti aiuterà ad odiarmi di più, sono curiosa di sapere anch’io cos’è successo al tuo magico sassolino! Ho pur sempre una refurtiva da difendere! -

     - Lo sapevo! - sbottò l’echidna, andando su tutte le furie.

     - Non ora, Knuckles! - lo interruppe Sonic - Il suo aiuto ci serve se vogliamo arrivare in fretta da testa d’uovo! Alziamo i tacchi e diamoci da fare! -

     - Non così in fretta, blu! - intervenne Rouge - La griglia d’aerazione è circondata da telecamere di sorveglianza proprio per evitare che qualcuno si intrufoli di soppiatto nella torre! Bisognerà metterle fuori uso in modo rapido ed efficace! -

     - “Rapido” è il mio secondo nome! Basta rivolgersi al servizio tuttofare del riccio blu! - disse Sonic scherzosamente - Esprimete un desiderio e sarà esaudito nel giro di… - e sparì in un lampo.

     Esattamente tre secondi dopo, riapparve in un turbine blu sfocato con un sorriso smagliante. Dietro di lui, seguendo la scia della sua corsa, c’era una manciata di rottami metallici che si potevano facilmente ricondurre a pezzi di apparecchiature di video-sorveglianza.

     - … tre secondi! Millesimo più, millesimo meno! Tre volte più rapido del genio della lampada! -

     - Quando vuoi, sai il fatto tuo! - esclamò Rouge compiaciuta.

     - Una prerogativa di noi porcospini! - rispose Sonic con fare modesto.

     Il gruppetto si incamminò molto prudentemente intorno alla grande torre, facendo attenzione a non incappare in qualche trappola nascosta. Arrivati nel punto indicato dal pipistrello, videro una griglia metallica posta a circa cinque metri da terra che copriva un condotto lungo e stretto.

     - Cerchiamo di fare attenzione! - li avvertì Rouge spiccando il volo.

     Sospesa a mezz’aria, l’abile ladra afferrò saldamente la griglia e con un potente strattone la staccò dall’intelaiatura.

     - Prima tu, Scheggia! - disse Sonic rivolto a Tails.

     Il volpino cominciò ad arrotolare le sue due code arancione per ottenere lo slancio necessario a spiccare il volo. Dopo una rapida salita, si infilò nel condotto con l’aiuto di Rouge.

     - Come si sta stretti! - commentò - Adesso so che cosa prova il cibo in scatola! -

     Dopo fu il turno di Sonic, il quale raggiunse la bocchetta con un lungo balzo, afferrando il bordo ed issandosi con rapidità, seguito successivamente da Amy. Knuckles non doveva fare altro che arrampicarsi lungo il muro grazie ai suoi guanti chiodati. Il corridoio d’aerazione era molto stretto e riuscivano a starci a malapena a quattro zampe pigiati contro le pareti. Una corrente d’aria fredda spirava tra di loro con un lento sibilo.

     - Ok! Adesso cercate di non fare rumore! - sussurrò Rouge in testa al gruppo e cominciò a strisciare con cautela - Non possiamo attraversare tutti i piani in questo modo! Dobbiamo raggiungere la tromba dell’ascensore privato del dottore e arrampicarci da lì! Statemi incollati alla coda! -

     Tutti gli altri la seguirono molto piano, cercando di sgattaiolare silenziosi come topolini. Le code di Tails sbatacchiavano qua e là sulla testa di Sonic.

     - Cerca di fare attenzione! - lo rimproverò lui.

     - Scusami! - disse il volpino - Ma qui c’è troppo poco spazio! -

     Imboccarono in breve tempo un labirinto di cunicoli, guidati da Rouge che, a quanto pareva, sapeva il fatto suo. Amy Rose scivolava con grazia lungo il condotto, ma avvertiva un fastidioso bruciore alle ginocchia nel punto in cui le si sfregavano sul metallo. Dal canto suo, Knuckles sembrava essersi perfettamente adattato alla situazione e strisciava con grande sicurezza e velocità, cercando di non far battere per terra i chiodi dei guanti.

     Era ormai da un bel po’ di tempo che si trascinavano silenziosi attraverso il condotto e Tails cominciava a sentirsi soffocare da un senso incipiente di claustrofobia.

     - Manca ancora molto, Rouge? - chiese impaziente.

     - Siamo quasi arrivati, caro! Ecco! -

     Per quello che Tails poteva vedere, c’era un’altra griglia di metallo esattamente della stessa dimensione di quella che avevano divelto all’inizio. Rouge la prese e la staccò con estrema facilità, dopodiché si calò elegantemente giù dal condotto e puntò i piedi sull’unico punto di appoggio disponibile, il tetto di un grande ascensore quadrato. La tromba del montacarichi era illuminata fiocamente da alcune lampade fissate alle freddi parete metalliche. I cavi di traino erano neri e spessi come serpenti e risalivano il passaggio in altezza fino a sparire, inghiottiti nell’oscurità.

     - Siamo fortunati! L’ascensore è fermo al pianoterra! Del resto il dottore lo usa molto di rado! Preferisce atterrare direttamente sul tetto con la sua macchina volante! - spiegò Rouge a bassa voce quando tutti furono usciti dal cunicolo.

     - Ti sei fatta una cultura anche sulle abitudini giornaliere di Eggman? - domandò Amy.

     - Diciamo solo che ho imparato a conoscerlo bene quando abbiamo collaborato! - fu la risposta evasiva del pipistrello - Ora attenti! Quella è la scaletta di emergenza! -

     Rouge indicò una scala metallica che scorreva lungo la parete e risaliva a perdita d’occhio verso i piani superiori della torre.

     - Ci aspetta una lunga salita, quindi tenete duro e cercate di non fare rumore! -

     - Non potremmo usare l’ascensore? - chiese Knuckles, seccato.

     - Ottima idea! Così faremo avere ad Eggman il nostro biglietto da visita e lo informeremo della nostra presenza! -

     - Bel colpo! - le fece eco Sonic con un ghigno - Ultimamente hai delle pensate sempre più brillanti! -

     - Tappatevi quelle boccacce! -

     - Come avreste fatto senza una maestra dell’infiltrazione come me? - si domandò Rouge, scuotendo la testa con fare apprensivo.

     Silenziosamente, salirono sui pioli della scaletta, facendo attenzione a non far tintinnare il metallo contro le loro scarpe, e cominciarono ordinatamente in fila a salire verso i piani alti. La marcia muta richiese parecchi minuti dato che si trattava di attraversare a piedi più di quindici piani di una torre sterminata. Riuscirono a tenere a mente il numero dei livelli superati dalle porte scorrevoli dell’ascensore in cui si imbattevano man mano che procedevano nel percorso.

     Finalmente, Rouge arrivò in cima alla scala, interrompendo così tutta la fila. Accanto a lei c’erano due portelli rossi che non aspettavano altro che essere forzati.

     - E’ arrivato il tuo momento, Knucky! - disse in un sussurro la ragazza all’echidna appena sotto di lei - Da qui possiamo accedere all’ultimo piano e alla sala di controllo principale! Sempre che tu riesca ad aprirci il passaggio! -

     - E’ un giochetto da ragazzi! - rispose l’echidna, contento di avere infine un’opportunità per mettere in moto i muscoli.

     Con notevole agilità, si aggrappò al gradino che precedeva le due porte metalliche e si issò senza la minima difficoltà. Lo spazio tra i due listelli era appena sufficiente ad infilarci un paio di dita dentro, ma questo non era un problema per lui. Spinse forte, digrignando i denti per lo sforzo, e aprì un varco dal quale trasparì in un fiotto di luce che li costrinse a strizzare gli occhi per il brusco passaggio dalla semioscurità al bagliore intenso. Nel giro di pochi secondi, Knuckles aveva spalancato completamente le porte dell’ascensore e aiutato gli altri ad issarsi nel passaggio alla nuova stanza.

     - Benvenuti nella sala degli armamenti! - disse Rouge con fare serio - Superato il corridoio dall’altra parte della stanza arriveremo alla sala di controllo! -

     Sonic si guardò intorno e si ritrovò ben presto sbalordito dalle dimensioni di quel salone. Le pareti erano fredde e spoglie, esattamente come tutte le altre in quella torre, con la differenza che erano disseminate da cilindri di vetro trasparente, alcuni dei quali ospitavano dei robot da battaglia incompleti o disattivati. Il muro di sinistra era occupato per la maggior parte della sua lunghezza da un lungo tavolo sul quale erano sparpagliati pezzi da assemblaggio, componenti meccanici ed elettronici, armi e canne di fucili, vasetti semivuoti di lubrificante per motori, cacciavite, chiavi inglesi e attrezzi di vario tipo nella più totale confusione. Un grosso e massiccio computer era adagiato in un angolo, con lo schermo lampeggiante di scritte verdi, dal quale spuntavano cavi di connessione colorati e afflosciati sul pavimento. Nel grande spiazzo vuoto nel centro era disegnato un ring di combattimento con ampie linee bianche tracciate con precisione sul pavimento. Qua e là si potevano scorgere viti, bulloni e parti di robot più grosse lasciate incustodite per terra e che avevano tutta l’aria di essere state tranciate di netto durante un combattimento.

     - Sembra quasi un’arena! - commentò Amy, un po’ nervosa.

     - I robot da guardia di Eggman vengono testati sul campo di battaglia proprio qui! - spiegò il pipistrello.

     Fecero qualche incerto passo per inoltrarsi nel salone, con le orecchie vigili a captare qualunque suono sospetto. Le porte scorrevoli che probabilmente conducevano al corridoio si potevano intravedere dall’altro capo della stanza. Prima che potessero raggiungerle, sentirono alla loro destra dei rumori ritmici e rimbombanti, come dei passi pesanti. Un fracasso di vetro infranto esplose all’improvviso, mettendo tutti quanti sull’allerta. Un robot dalla forma bizzarra aveva sfondato uno dei cilindri dall’interno e si stava avvicinando a passo sostenuto verso di loro. Assomigliava ad un cubo di metallo rosso e bianco, fornito di esili gambe metalliche e di lunghe e robuste braccia. Attraverso i suoi sensori ottici poteva registrare l’immagine dei cinque intrusi, sbigottiti di fronte alla sua avanzata meccanica. Sul petto portava la scritta “E-102”.

     - Gamma! Sei tu? - disse Amy sbalordita.

     Il robot non diede alcun segno di aver recepito quelle parole e continuò ad avvicinarsi minacciosamente.

     - Attivazione modalità battaglia - scandì con una voce fredda quando un piccolo vano si dischiuse sul suo petto.

     Un raggio rosso vibrante sgorgò dall’apertura e partì in direzione di Rouge. Colto alla sprovvista dall’attacco, il pipistrello rimase come impietrito sulla traiettoria del colpo ma, con i riflessi di un gatto, Knuckles si tuffò su di lei, spingendola via dal pericolo. L’echidna non riuscì ad evitare di essere preso in pieno stomaco dal getto di luce e finì per sbattere contro la parete e accasciarsi al suolo, completamente privo di sensi.

     Sonic aiutò Rouge a rialzarsi ed indietreggiarono con cautela, in modo da scostare la traiettoria di Gamma dal corpo svenuto di Knuckles.

     - Gamma, che ti prende? Non mi riconosci? - insistette Amy.

     Il robot ruotò su se stesso fino ad intercettare lo sguardo della riccia.

     - Obiettivo agganciato - enunciò prima di sparare un altro raggio.

     Rapida come una volpe, Amy si accovacciò e schivò il colpo, ma E-102 non intendeva arrendersi e ricominciò a far fuoco senza un minimo di esitazione. La ragazza, allora, si scansò velocemente e corse sulla destra a testa bassa.

     - Attenta, Amy! - urlò Tails.

     In quell’istante, E-102 aveva piegato le ginocchia ed aveva acceso i propulsori sulle sue spalle per schizzare verso il nemico a pugni tesi. Avvertita da Tails, Amy si era fermata di botto e aveva cambiato direzione in modo da far schiantare il robot sul muro. Sonic se ne accorse e la portò in salvo.

     - Sonic! Sono sicura che quello è Gamma! -

     - E’ praticamente identico a lui, ma non sembra avere le sue stesse buone intenzioni! - replicò il riccio prima di saltare in alto in direzione del nemico.

     Gamma registrò Sonic caricare in aria la sua azione rotante e subito preparò la contromisura. Aprì delle sottili fessure sulle sue braccia e, mentre Sonic stava per piombargli addosso, sparò tanti piccoli dischi di metallo dai bordi dentati e affilati come lame di rasoio. Le armi tagliarono ogni centimetro del corpo del riccio che riuscirono a raggiungere. Tuttavia, quest’ultimo riuscì comunque ad abbattere la potenza del suo attacco su E-102, mandandolo a gambe all’aria. Tornato con i piedi per terra, Sonic avvertì un senso di bruciore che divampava ovunque e si accorse che quei dischi affilati lo avevano ferito su diverse parti del corpo.

     Di nuovo in azione, Gamma si preparava all’attacco, ma venne colpito da dietro da un calcio frontale di Rouge. Non appena l’automa si fu girato, il pipistrello gli lanciò uno dei suoi baci esplosivi, ma Gamma smorzò la forza dell’esplosione proteggendosi con le robuste braccia. Subito dopo, scattò in avanti e sferrò un pugno micidiale contro la povera Rouge, la quale volò per qualche metro prima di accasciarsi al suolo.

     Nel frattempo, Tails guardava lo sconto da lontano e decise di intervenire sebbene fosse mortalmente spaventato. Volando velocemente sopra E-102, pigiò un pulsante su uno dei suoi bracciali metallici. Un tremendo pugno a molla scattò come un razzo dalla fessura appena aperta nel dispositivo e colpì sonoramente il petto del robot. Gamma sembrava però non aver riportato nessun danno e ricambiò il favore di Tails sparandogli contro il getto scarlatto e mancandolo solo per un pelo.

     Amy Rose non se ne stette in disparte. Lanciò il suo martello, facendolo ruotare come un boomerang, colpendo in pieno la testa del robot e facendogli perdere l’equilibrio. Sonic approfittò del vantaggio e cominciò a correre verso il nemico. Avvertiva il bruciore delle sue ferite farsi più intenso man mano che aumentava la velocità e l’attrito con l’aria, ma non se ne curò. Quando era ormai a pochi metri da Gamma, si gettò per terra, curvando la schiena, e cominciò a rotolare. L’automa fu investito in pieno dall’azione rotante e volò per un breve tratto prima di schiantarsi al suolo.

     E-102 però non voleva darsi per vinto e cominciò a sparare i dischi rotanti per tutto lo spazio che aveva a disposizione. Sonic intimò agli altri di rimanere faccia a terra per evitare di essere colpiti. Sentivano il tintinnio del metallo delle piastre circolari che rimbalzavano per la stanza.

     - Attivazione modalità avanzata - disse Gamma e le sue possenti mani si ritrassero all’interno delle braccia.

     Al loro posto, apparvero dei lunghi trapani rotanti che ruotavano ad una pericolosa velocità. Senza preavviso, E-102 scattò nuovamente in avanti verso Sonic brandendo le perforatrici di fronte a lui. Con la sua caratteristica rapidità, Sonic si abbassò di poco e afferrò saldamente il petto del robot cercando di tenerlo fermo. Immediatamente, sentì le falcate di Amy in rapido avvicinamento e il colpo spaccaossa che infliggeva al robot col suo martello. Allentando la presa sull’avversario, Sonic lo vide barcollare stordito e decise di sferrare il colpo di grazia. Senza preavviso, l’automa si riprese immediatamente e fece ancora fuoco con il laser. Sonic fece appena in tempo a chinarsi per evitare di essere trafitto, ma riuscì comunque ad afferrargli i piedi e a bloccarlo.

     Frattanto, Rouge svolazzava di sopra insieme a Tails. Il volpino atterrò in un baleno e scagliò il pugno a molla sul sensore ottico del robot. Il vetro andò in frantumi e Gamma rimase momentaneamente accecato. Rouge ne approfittò subito e scagliò un altro dei suoi baci esplosivi. Questa volta la bomba andò a segno e, con un botto pauroso, E-102 fu sbalzato via.

     - Che colpo! - esclamò Amy.

     Gamma continuava a lanciare segnali intermittenti e a perdere pezzi di metallo dal suo corpo. Il robot si issò nuovamente in piedi sebbene altamente danneggiato e si preparò a continuare il combattimento.

     - Non sapevo fosse così cocciuto! - commentò Rouge.

     E-102 stava caricando nuovamente il laser quando, con grande sorpresa di tutti, un lampo rosso schizzò alle sue spalle e lo colpì con inaudita violenza facendolo schiantare rovinosamente sulla parete e poi precipitare a terra. In seguito all’urto spaventoso, delle scintille sgusciarono dall’interno della sua copertura metallica, indicando che alcuni circuiti erano irrimediabilmente stati fusi, e quando ricadde sul pavimento, ogni traccia di vita era scomparsa dal suo corpo. I trapani smisero di girare e le luci verdi sui suoi sensori si spensero. Sonic e i suoi amici, ammutoliti, distinsero la figura di Knuckles, che era appena sbucato dal nulla e aveva sferrato il colpo di grazia.

     - Ti sei ripreso appena in tempo, rosso! - esclamò Sonic, sinceramente contento di rivederlo in piedi.

     - Ci voleva il mio tocco magico per chiudere i conti! - replicò con un sorriso - Sbaglio o quello era Gamma? -

     - Sembra proprio di sì! - rispose Tails esaminando i resti inerti del robot - Credevo che i suoi componenti fossero stati riciclati per la costruzione di Chaos Gamma (1)! E invece sembra proprio lui, in tutto e per tutto! -

     - Non possiamo fare niente per aiutarlo? - domandò Amy, dispiaciuta nel vedere il suo vecchio amico ridotto in quelle condizioni.

     - Non saprei! E’ difficile dire se sia rimasta in lui parte della programmazione originale! Eggman non lascia mai nulla al caso quando si tratta dei suoi robot! -

     - A proposito di Eggman! - esclamò Sonic - Credo sia arrivato il momento di andare a fargli visita e di chiudere questa faccenda! -

     - Non voglio lasciare Gamma qui! - si impuntò Amy, cocciutamente.

     - Non c’è niente che possiamo fare adesso! Forse una chiacchierata a suon di pugni con Eggman servirà a chiarire anche questa questione! -

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     Techno Base – Giorno 1 (Ore 11:15)

     Rouge era rimasta in attesa con la sua solita espressione indifferente e distante. Non aveva rivolto una sola parola a Knuckles da quando si era gettato su di lei per farle scudo con il suo corpo, in un eroico gesto di protezione. Da quanto faceva capire, non gli interessava per niente che si fosse rimesso in piedi dopo il colpo subito, sano e salvo, ma, in cuor suo, era molto felice di sapere che era scampato all’attacco mortale scagliato da Gamma. Per un orgoglio personale, non volle esternare i suoi sentimenti. Quello che le bruciava di più era che cominciava ad avvertire un interessamento molto più profondo per Knuckles di quanto non lo fosse stato prima. Rouge non era mai stata innamorata, si era limitata a brevi infatuazioni passeggere ma non aveva mai preso niente sul serio. Adesso, però, la vista di quell’imponente e muscoloso echidna, rigido e impettito nel suo portamento, le provocava una forte attrazione che mai aveva provato prima. Sapeva perfettamente che l’innamoramento era per i rammolliti e lei, Rouge, la più abile e esperta ladra di gioielli esistente, non apparteneva affatto a quella categoria. Ricacciando queste emozioni nel suo profondo e ignorando i suoi sentimenti, rimaneva altezzosa, evitando di incrociare lo sguardo di Knuckles e manifestando nei suoi confronti un atteggiamento apertamente ostile.

     Prima di varcare l’ultimo portone che li avrebbe portati nella sala di controllo della Techno Base, Sonic, Tails ed Amy avevano discusso animatamente con Knuckles. Gli stavano facendo un resoconto dettagliato dello scontro sostenuto dopo la sua dipartita e lui, anche se un po’ infastidito da tutte quelle chiacchiere, ascoltava con attenzione. Ora che era ben sveglio e cosciente, Knuckles si sentiva molto più sicuro. C’era stato un momento, nei brevi istanti tra lo sparo di Gamma e il suo tuffo per salvare Rouge, che un sentimento che non ricordava di aver mai provato in vita sua lo aveva assalito: la paura. Ebbe solo un attimo per realizzare l’impulsività di quell’azione e le conseguenze che avrebbe potuto portare, quindi ad aver timore che la sua vita sarebbe finita in quella stanza.

     Knuckles non aveva mai avuto amici e aveva sempre creduto di non averne bisogno, ma in quella fredda stanza, quando era di fronte al pericolo e c’era bisogno di salvare la vita a Rouge, capì che quei quattro che aveva considerato semplicemente compagni di battaglia, erano il bene più prezioso che avesse. Avrebbe fatto la stessa identica cosa per Sonic, Tails oppure Amy, non poteva mentire a sé stesso. Erano le uniche persone che lo avevano considerato uno di loro, un amico, e che lo avevano accolto nel loro gruppo anche se i loro rapporti non erano stati sempre rosei. Desiderava poter litigare con Sonic, aiutare Tails nei suoi progetti, stuzzicare Amy sul perché le piacesse tanto quel “riccio demente”, resistere alle moine di Rouge e questo pensiero gli aveva dato la forza di mettere in gioco la sua vita perché, per la prima volta, Knuckles sentiva che c’era qualcuno per cui valesse la pena farlo. Ovviamente, non l’avrebbe mai e poi mai ammesso, ma mentre attendeva la battaglia decisiva, ascoltava con attenzione le chiacchiere e i battibecchi dei suoi amici, sorridendo e guardandoli come se fossero stati dei tesori inestimabili.

     - Cavolo, Knux! Certo che te la sei vista brutta poco fa! - commentò Sonic in tono casuale.

     - Anche tu se fossi stato colpito in quel modo! - replicò burbero Knuckles.

     - Probabilmente sì! Ma fortunatamente ho abbastanza sale in zucca da evitare di essere trasformato in spezzatino! -

     - Questo perché sei un codardo, riccio! - ribatté l’echidna feroce.

     Mentre si scambiavano quelle aspre battute, Amy Rose osservò una cosa strana. I due discutevano come al solito, certo, ma mentre si beccavano, sorridevano guardandosi negli occhi con un intesa che non aveva mai visto tra loro. Per la prima volta, dopo tanto tempo, comprese il profondo legame di amicizia che legava quei due e, a quanto pareva, se ne erano accorti anche loro. Amy aveva la netta sensazione che si sarebbero potuti scambiare un abbraccio, ma che non l’avrebbero mai fatto a causa del loro orgoglio. La situazione critica che avevano vissuto li aveva portati a fare i conti con le prospettive di un eventuale futuro in cui all’uno mancasse l’altro e le loro conclusioni, anche se si sarebbero rifiutati fino alla morte di esternarle, si potevano comprendere dal modo sottile con cui era cambiato l’atteggiamento reciproco. Il profondo rispetto che nutrivano l’uno per l’altro era la solida base che sosteneva il loro burrascoso rapporto.

     - Quando deciderete di chiudere l’asilo nido potremo andare avanti! - li interruppe Rouge seccata e infastidita - Abbiamo perso già troppo tempo! Dietro quella porta là in fondo troveremo sicuramente il caro dottore intento a macchinare nuovi complotti! -

     - Che stiamo aspettando allora? Entriamo, diamo una lezione coi fiocchi a testa d’uovo e riprendiamoci il Master Emerald! - esclamò Sonic.

     Non appena i cinque si avvicinarono all’ingresso, la porta si spalancò all’improvviso fino ad aprirsi completamente. Si guardarono con espressione interrogativa e, molto cautamente, entrarono.

     La sala di controllo era una grande e alta stanza circolare rischiarata da delle luci multicolore che danzavano allegramente qua e là. Di fronte a loro, c’era una fila di strani aggeggi e marchingegni disposti lungo il muro. Più a destra, dei grandi schermi al plasma che erano in quel momento spenti, una piattaforma circolare sul quale era situata una macchina da guerra incompleta, probabilmente l’ultimo progetto di Eggman, e in alto, una vetrata che copriva tutto il lato della sala dalla quale si poteva scorgere il cielo azzurro. Su di un basamento metallico, circondato da un alone verdastro, galleggiava a mezz’aria lo scintillante Master Emerald.

     - E’ lì! - esclamò Knuckles non appena lo vide.

     - Il caso è risolto dunque! Elementare Tails! - disse Sonic scherzoso e il volpino ammise con una scrollata di spalle di essersi sbagliato a dubitare del coinvolgimento di Eggman.

     Knuckles corse spedito verso la pietra ma, prima che potesse sfiorarla con un solo dito, una forza misteriosa lo respinse ad un metro di distanza facendolo capitombolare sul pavimento.

     - Che diavolo è successo? -

     - Deve essere protetto da uno scudo d’energia! - ipotizzò Tails.

     - Puoi disattivarlo? - gli chiese Amy.

     - Non dovrebbe essere difficile! Basta trovare l’interruttore! -

     - Bravo a chi ci riesce! - disse Sonic ironico guardando i migliaia di pulsanti, leve e manopole che c’erano lì dentro - Forse dovremmo chiederlo direttamente a testa d’uovo! -

     - Non mi sembra una buona idea andare in cerca di rogne! - affermò Amy.

     - Andiamo, cosa vuoi che ci faccia? - replicò il riccio, poi si piazzò al centro della stanza urlando ad alta voce il nome del dottor Eggman.

     Qualche secondo dopo, uno strano oggetto nero veniva giù dall’alto soffitto calandosi molto piano. Quando fu vicino, Sonic si accorse che si trattava di una grande poltrona foderata di pelle che fluttuava nell’aria. La sedia era girata cosicché non si potesse vedere chi la occupava, ma il riccio non aveva dubbi su chi fosse.

     - Ce ne hai messo di tempo, baffone! - disse facendo qualche passo in avanti.

     - S…Sonic! Guarda alla tua destra! - lo avvisò Amy balbettando.

     In una gabbia dalle sbarre luminose che prima non avevano notato, Ivo Julian Robotnik giaceva privo di sensi, insieme ai suoi tre robot assistenti, sdraiato scompostamente sul freddo metallo. L’intero gruppo fu percorso da un brivido freddo e pensarono tutti la stessa cosa nel preciso istante. Solo Rouge dette voce ai loro pensieri.

     - Se il dottore è rinchiuso lì dentro, allora chi è quello sulla poltrona? -

     Molto lentamente, la sedia ruotò fluttuando finché il volto del suo occupante non fu illuminato da un fascio di luce verde. Alto e scheletrico, un uomo che sembrava essere uscito da un film dell’orrore era comodamente seduto con le gambe accavallate e le mani aggrappate ai braccioli della sedia. Era talmente magro che avrebbe potuto senza fatica distendersi sulla poltrona, costruita secondo gli standard del dottor Eggman. Indossava una lunga tunica tinta interamente di nero e un mantello scuro svolazzante. Portava ai polsi due braccialetti di diamanti e al collo una collana a cui era appesa una pietra delle dimensioni di un uovo, di colore viola intenso. Il suo volto era piatto, affusolato e terribilmente pallido, le sue mani come viscidi ragni. Le labbra viola erano talmente sottili che parevano un taglio netto sulla sua faccia e i suoi occhi fiammeggianti erano di un inquietante rosso intenso. Sopra la fronte alta e spaziosa, si diramavano dei lunghi, lisci capelli argentei che gli arrivavano alla cintola.

     Tutto il gruppo rimase sconcertato poiché l’ultima cosa che si aspettavano di trovare nella sala di controllo era il dottor Eggman chiuso in gabbia e un misterioso sconosciuto che li guardava dall’alto di una poltrona galleggiante.

     - E tu chi dovresti essere? E’ ancora presto per Halloween, sai? - domandò Sonic allo sconosciuto assumendo un atteggiamento spavaldo.

     - Il mio nome è Magorian! - rispose con una fredda voce che fece gelare il sangue nelle vene del riccio.

     Lo guardava molto attentamente, senza togliergli gli occhi di dosso, come se temesse che da un momento all’altro sarebbe potuto sparire.

     - Che razza di nome è questo? - si chiese Sonic, stuzzicandolo, ma egli non diede cenno di fastidio, limitandosi a sporgersi di più dalla poltrona.

     - Cosa hai fatto al dottor Eggman? - chiese Amy tentando di non mostrare il suo spavento.

     - Come penso possiate ben constatare, il dottore è stato imprigionato in modo che io potessi prendere il controllo della sua Techno Base! - rispose educatamente Magorian.

     - Per quanto mi riguarda puoi anche tenercelo rinchiuso! - disse Sonic - Sicuramente, testa d’uovo non è il mio ideale di… -

     - Ti stavo aspettando con impazienza, Sonic the hedgehog! - lo interruppe l’uomo guardandolo con bramosia.

     - E’ ancora presto per l’appuntamento del the! -

     - Sapevi che stavamo arrivando? - chiese Tails, sopprimendo un brivido lungo la schiena.

     - Sarebbe stato chiaro per chiunque che avreste cercato qui le risposte alle domande che attanagliano la vostra piccola mente primitiva! - rispose l’uomo contraendo i muscoli facciali in un disgusto sorriso - Siete un potenziale ostacolo per i miei progetti! L’ho capito fin da quando sono arrivato qui! -

     - I tuoi progetti? -

     - Sonic! - intervenne Tails - Credo che sia stato lui a mandare quei ninja ad eliminarti! -

     - Tanta perspicacia mi compiace! Se più sveglio di quanto pensassi! - disse Magorian deliziato.

     - Allora sei stato tu a rubare il Master Emerald! - sbottò Knuckles facendo un passo avanti.

     - Nessuno ti ha interpellato, roditore! - ribatté Magorian, improvvisamente incollerito - Odio i maleducati che interrompono i discorsi altrui! -

     - Se non mi restituirai immediatamente quello che mi hai rubato sarà la tua faccia ad essere interrotta dal resto del corpo! -

     - Che inutile spreco di energie! Certi temperamenti così impetuosi sono veramente sfibranti! -

     - Te la sei cercata! - esclamò Knuckles, poi partì all’attacco.

     Dopo una lunga rincorsa, piegò le ginocchia e spiccò un lunghissimo balzo fino a trovarsi faccia a faccia con Magorian. Stava caricando il suo micidiale gancio quando l’uomo distese il palmo della mano destra di fronte a lui e dei lampi neri brillarono sui suoi polpastrelli. Subito dopo, Knuckles avvertì un forte bruciore allo stomaco e sentì tutto il suo corpo scosso da una potente vibrazione. Volò per qualche metro come un proiettile, colpito alla pancia da un globo d’energia scura e picchiò violentemente la schiena sulla parete. Mentre i suoi amici gli correvano incontro, si premette una mano sullo stomaco e, con orrore, si ritrovò a sputare qualche goccia di sangue.

     - La cura migliore per l’irruenza è una bella lavata di capo… o, nel tuo caso, di stomaco! - commentò Magorian pacato.

     - Insomma, chi sei e cosa vuoi da noi? - domandò Amy spaventata.

     - Non è vostra competenza saperlo e non sono neanche sicuro che le vostre menti limitate siano in grado di comprenderlo! - disse l’uomo ferocemente - Tuttavia, è bene che voi lo sappiate, in modo che possiate evitare di incrociare la mia strada! Tutto quello che voglio sono i sette Chaos Emeralds! -

     - I Chaos Emeralds? - ripeté Rouge stralunata, finalmente riscossa dal suo disinteresse.

     - Cosa vuoi farne? - chiese Sonic, arrabbiato.

     - Opera di purificazione! - rispose Magorian enigmatico.

     Amy trattenne il respiro.

     - Non dobbiamo permettere che se ne appropri! - intervenne Knuckles, ancora dolorante.

     - Se questo megalomane vuole i Chaos Emeralds dovrà prima vedersela con me! - ribatté Sonic, sicuro di sé.

     - Aspetta, Sonic! - intervenne Tails preoccupato - Quest’uomo ha qualcosa che non mi convince! Ha l’aria di essere molto potente! -

     - Non ho mai sopportato la presenza di esseri come voi su questo pianeta! - riprese Magorian, con una luce rabbiosa che gli splendeva negli occhi - Odio tutto quello che siete e ciò che rappresentate! Non siete altro che uno strano scherzo della natura, un ramo secco dell’albero evolutivo che attende solo di essere estirpato! -

     L’uomo parlava con voce strascicata, ma con una vena di crudeltà e disgusto in ogni nota che produceva.

     - Mi sono sempre domandato come sia possibile che delle sudice bestie come voi siano venute al mondo, come sia possibile che degli esseri inferiori come voi siano riusciti a scimmiottare l’intelletto umano fino a questi livelli! Non siete né più né meno di un’aberrazione, una piaga, un morbo che infesta questo splendido pianeta! -

     I suoi cinque interlocutori erano rimasti allibiti. La sua espressione di puro odio nel guardarli era anche più tremenda delle sue parole. Sonic sperava che continuasse a parlare ancora, in modo da dargli tempo per pensare a come tirare tutti fuori dai guai.

     - Il destino è buffo certe volte! Ho dovuto sopportare la vostra vista per anni mentre la mia rabbia ribolliva nel mio intimo nel guardarvi prosperare! Poi, finalmente, ho trovato il modo di cancellare ogni traccia della vostra presenza da questo mondo! Ma nonostante il grande potere che mi è stato concesso, ho fallito nella mia missione! Ero ad un passo dalla vittoria e sono stato ostacolato da esseri come voi, da bestie che hanno osato sfidarmi, e cosa ancora più incredibile, che hanno avuto partita vinta! -

     Ci fu un’impercettibile segno di cedimento nell’espressione di quell’uomo carico d’odio, ma quando riprese a parlare era di nuovo gelido e minaccioso.

     - Potevo fermarmi? Potevo davvero lasciare che questo mondo si degradasse in mano a voi? Ho preparato per molto tempo e con molta cura il mio grande ritorno! Sono rimasto nascosto nell’ombra ad osservare il corso degli eventi, a sorvegliare di nascosto le sorti di questo pianeta, ad assistere alla nascita di un solo essere eccezionale dalla marmaglia informe che brulica sulla faccia di Mobius! Sei tu, Sonic the hedgehog! -

     - E’ un po’ troppo tardi per gli autografi, amico! - replicò il riccio.

     Magorian sembrò non aver colto la vena sarcastica, oppure l’aveva ignorata di proposito.

     - Le tue singolari capacità ti hanno permesso di allontanare sempre di più l’inevitabile estinzione della tua razza! Ho ordinato ai miei seguaci di venire a cercarti per rendermi conto in prima persona della tua abilità! Tu e la tua penosa combriccola avete combattuto strenuamente per difendere la vostra insignificante vita contro i maldestri tentativi del dottor Eggman di spazzarla via! Quello che però il dottore ha sempre ignorato è che la vostra specie non merita di essere imprigionata in catene di acciaio! Merita soltanto di essere spazzata via! -

     Il tono di Magorian si era fatto d’un tratto più alto e più collerico. C’era un’elettricità palpabile nell’aria. La tensione era alle stelle.

     - La tua strada e quella di tutti i tuoi simili finisce qui, Sonic the hedgehog! Userò la tecnologia del dottor Eggman per fare ciò che è giusto per le sorti del pianeta! Userò i mistici Chaos Emeralds per fare in modo che la purezza della mia specie cancelli la sporcizia della vostra! Il futuro è un libro che avrò l’onore di scrivere personalmente! -

     Sonic aveva compreso appieno il messaggio che Magorian aveva voluto inviargli. Aveva assorbito tutto l’odio che, come un sinistro veleno, trapelava da quell’uomo e sapeva perfettamente in che modo meritava di essere ricambiato.

     - Puoi continuare a blaterare di purezza e di futuro quanto vuoi, faccia da vampiro! - gli rispose il riccio, sprezzante - Ma noi siamo parte di questo mondo e finché i mobiani avranno fiato in corpo lo difenderanno da te, da Eggman o da chiunque altro voglia rubare loro ciò che più gli sta a cuore! -

     - Credi davvero di poter essere all’altezza delle tue parole? -

     - Non sono parole mie! Sono parole di tutti noi! Sono parole di tutta Mobius! -

     Nessuno dei presenti ne era pienamente consapevole in quel momento, ma una grande battaglia che avrebbe deciso le sorti di migliaia e migliaia di vite era appena cominciata.

La nuova inaspettata minaccia ha finalmente un volto... e non è un volto benigno! Non c'è modo per Sonic per prevedere quali assi nasconda nella manica l'inquietante Magorian e, soprattutto, nessuno può essere sicuro di quali progetti intenda attuare tramite i sette Chaos Emeralds. Però voi siete sicuri di poter trovare tutte le risposte a questi quesiti se continuerete a seguire la saga di SINS OF PURITY, prossimamente online in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead #04".

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(1) Il personaggio E-102 Gamma è apparso per la prima volta in "Sonic Adventure". Nonostante la sua scomparsa al termine degli eventi lì narrati, è ritornato in "Sonic Battle" con il nome Chaos Gamma, sebbene sia stato appurato che si trattava di un robot diverso che ne portava solo alcuni componenti esterni.

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Un tuffo nel Sonicverse

Gli abitanti di Mobius

Qui di seguito è riportato un quadro che descrive, a caratteri generali, comportamento e attitudine della razza mobiana:

“Mobiano” è la denominazione comunemente data agli organismi eterotrofi che popolano il pianeta Mobius. Questa nomenclatura comprende tutte le classi di vertebrati identificate (mammiferi, rettili, anfibi, ecc.), adattate alla vita terricola o marina, e onnivore, con comportamento originariamente cacciatore raccoglitore. Sebbene sulla Terra gli insetti siano comunemente invertebrati, su Mobius essi sono dotati di una struttura ossea alla stregua degli altri vertebrati.

I mobiani possiedono un cervello molto sviluppato, proporzionato generalmente alle dimensioni dell’individuo, capace di ragionamento astratto, linguaggio e introspezione. L’evoluzione ha fatto loro sviluppare la stazione eretta, liberando gli arti superiori e rendendoli conseguentemente capaci di manipolare oggetti e creare utensili.

Considerando che la specie è diffusa senza censimento costante su tutta la superficie delle terre emerse, la popolazione totale non è precisamente calcolata.

I mobiani sono animali sociali, particolarmente abili e morigerati nell’utilizzo dei sistemi di comunicazione per l’auto-espressione, lo scambio di idee e l’organizzazione. Creano strutture sociali non esageratamente complesse composte da gruppi in cooperazione, dalle piccole famiglie alle associazioni. L’interazione sociale ha introdotto una varietà di tradizioni, rituali, regole comportamentali, valori, norme sociali e leggi che formano la base della società. I mobiani possiedono anche un marcato apprezzamento per la bellezza e l’estetica che hanno condotto a innovazioni culturali quali arte, letteratura e musica.

I mobiani manifestano desiderio di capire e influenzare il mondo circostante, cercando di comprendere, spiegare e manipolare i fenomeni naturali a proprio vantaggio, sempre salvaguardando l’ambiente. Questa curiosità istintiva ha portato allo sviluppo di strumenti e abilità avanzate. Sono una specie che utilizza il fuoco, cuoce i propri cibi, si veste ed usa numerose tecnologie in alcuni casi più avanzate di quelle delle civiltà esterne al pianeta fino ad ora documentate.

Inizialmente il mobiano impiegava la caccia e la raccolta quali fonti primarie di cibo, alternando alle carne anche cibi spontanei vegetali come frutta, radici, tuberi e funghi, tanto che alcune tribù documentate sparse per il pianeta sopravvivono adottando ancora tali sistemi. Sono capaci di consumare sia vegetali che carne, ma il loro forte senso dell’etica gli impedisce l’uccisione e la lavorazione di animali da bestiame per ricavarne cibo, ad eccezione delle succitate tribù allo stato brado. Nonostante si dedichino principalmente alla coltivazione e alla raccolta, ricavano proteine per l’organismo producendo un tipo di carne vegetale tramite la scomposizione e la ricomposizione degli amminoacidi di base. In genere, possono sopravvivere da due a otto settimane senza cibo, a seconda del grasso depositato nel corpo. La sopravvivenza senz’acqua è invece limitata a tre o quattro giorni.

La loro psicologia e il loro progresso sono improntati sull’apprendimento senza limitazioni e lo sviluppo di tecnologie per la produzione di risorse sempre all’avanguardia. Nonostante tutto, la loro istintiva morale riesce a frenarli ogni qualvolta le loro azioni rischierebbero di danneggiare in modo irreversibile il loro ecosistema e i loro simili.

La loro storia viene generalmente suddivisa in quattro grandi civilizzazioni, in base alle razze che hanno conosciuto la maggior prolificazione e il maggior dominio sulle terre emerse. In ordine cronologico vi sono stati i cosiddetti Antichi Corridori, caratteristici per le tipiche maschere tribali che indossavano, i rettili a sangue caldo (dinosauri), i mammiferi, in particolar modo le echidne, fino ad arrivare ad una diffusione quasi del tutto omogenea di tutte le razze. E’ stabilito nella scansione cronologica che il momento conclusivo delle tre civilizzazioni precedenti a quella odierna coincida con le grandi estinzioni di massa, provocate da catastrofi naturali o bruschi mutamenti climatici.

La loro capacità di trasferire concetti, idee e nozioni si esplica nel linguaggio e nella scrittura. Mentre il primo è comune per quasi tutta la specie, ad eccezione dei mobiani selvatici e degli animali, la seconda ha subito notevoli cambiamenti e diversificazioni nel corso della storia.

Il bisogno dei mobiani di rispondere a questioni fondamentali sul loro ruolo nell’universo e il significato della vita li ha portati a sviluppare credenze che ammettono l’esistenza di un piano trascendente e sovrannaturale. Questa spiritualità necessaria si esplicava più semplicemente nelle civilizzazioni precedenti tramite la religione, come ad esempio il culto del dio della distruzione Chaos nel popolo echidna. La civiltà mobiana moderna, tuttavia, è sostanzialmente atea, anche se improntata su una razionalità di fondo naturalista e misticista.

I mobiani non sono politicamente organizzati, in quanto in grado di provvedere autonomamente e collaborativamente alla creazione di servizi e istituzioni che spaziano dal campo del bisogno puramente pratico a quello decisionale. In tal modo, il sistema consiste in una collettività che provvede equamente alle proprie necessità senza garantire alcun potere assoluto ai singoli.

Il concetto di guerra è sconosciuto alla razza mobiana. L’uso della violenza non è contemplato nella loro mentalità, limitato solamente a situazioni estreme, come ad esempio la legittima difesa o la sopravvivenza. Non essendo presenti dispute circa il potere, il territorio, le risorse naturali, la religione o altro, non necessitano né hanno mai necessitato di campagne militari.

La loro economia è basata quasi esclusivamente sul commercio, tanto tramite baratto quanto tramite l’intermediazione della moneta. La valuta unica di Mobius è il Ring, un particolare anello dorato la cui formazione è spontanea in diversi giacimenti diffusi su tutto il pianeta. Dato che chiunque è in grado di procurarsene in qualunque quantità, il potere economico è detenuto da tutti e da nessuno.

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Capitolo 4
*** Full Speed Ahead #04 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #04

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#04

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SINS OF PURITY Saga

Bruciante d'onore

Scritto e ideato da: Knuckster

Sulla strada che conduce verso la soluzione dell'aggressione a Sonic e della sparizione del Master Emerald, il riccio blu e i suoi compagni hanno incontrato l'essenza stessa dell'odio e della rabbia, o come si fa chiamare con una sola parola, Magorian. Nulla si conosce di lui, a parte le sue terrificanti intenzioni: sterminare ogni essere vivente sulla faccia del pianeta Mobius. Saranno in grado Sonic e gli altri di far fronte a questa apocalittica minaccia?


Angel Island – Giorno 1 (Ore 12:00)

     - Il futuro è un libro che avrò l’onore di scrivere personalmente! -

     Queste enigmatiche quanto sinistre parole avevano accompagnato il ritorno ad Angel Island di Sonic e dei suoi compagni. L’aria che si respirava tra di loro durante quel viaggio era pesante e ansiosa come lo era stata all’andata, ma neanche lontanamente così carica di paura quanto lo era diventata al ritorno. Ancora freschi nella loro mente erano i ricordi dei momenti di terrore che ogni singolo sguardo di disprezzo puro, scoccato da Magorian verso di loro, aveva dato vita, fondendosi all’atmosfera gelida ed elettrica che si era venuta a creare in quella sala computerizzata.

     Nella classifica delle cose che meno si sarebbero aspettati di scoprire in seguito a quella specie di gita nella tana del lupo, quella di trovare un misterioso estraneo, dal potere indefinibile e con un profondo odio per qualunque mobiano esistesse su quel pianeta, era sicuramente al primo posto. Un brivido di freddo terrore aveva percorso come un serpente le schiene di tutti loro nel solo istante in cui avevano incrociato lo sguardo di Magorian e vi avevano letto qualcosa di così disumano da non poter essere descritto.

     Le sue intenzioni erano chiare, anche se le modalità del suo piano erano ancora tutte da definire. Dal modo in cui aveva parlato e da ciò che aveva raccontato, sembrava che avesse pianificato con cura quello che aveva definito il suo “grande ritorno”. Si era impossessato della tecnologia del dottor Eggman per ottenere maggiore potere e controllo, aveva inviato i suoi sudditi ad aggredire Sonic e ad appropriarsi del Master Emerald nel tentativo di togliersi di dosso possibili minacce. Tuttavia, nei suoi calcoli apparentemente così perfetti, c’era solo una cosa che aveva trascurato: la determinazione di un certo riccio blu. Sonic gli aveva implicitamente dichiarato guerra, anche se non sapeva nulla di lui né di cosa era capace. Non gli importava, in verità, perché tutto ciò che gli era sufficiente sapere per sfoderare l’ascia di guerra era che quella sottospecie di vampiro non vedeva di buon occhio né lui né i suoi simili. Non c’era bisogno di sapere altro per mostrare il suo leggendario fegato e darsi da fare per difendere il suo mondo, il suo come quello di qualunque altro mobiano. Inconsapevolmente, aveva dato vita ad una serie di eventi che avrebbero portato lui e i suoi amici a fronteggiare le loro più grandi paure, le difficoltà più ostiche, ma che li avrebbe anche costretti a tirar fuori tutto il loro coraggio e la forza del loro desiderio di vivere.

     Quando Magorian si era reso conto che nelle parole di Sonic sventolava un vessillo di guerra, aveva deciso di passare ai fatti e di dare al suo avversario esattamente ciò che voleva. Aveva immerso la mano in quello che aveva l’aria di essere il suo mantello, ma che si rivelò essere una strana materia nera vorticante, aveva afferrato una manciata di fumo e l’aveva lanciata nel mezzo della sala. Più di una ventina degli stessi guerrieri che avevano assalito Sonic sulla spiaggia si materializzò davanti ai loro occhi. Inutile dire che le loro intenzioni non erano per niente benevole. Magorian non era per niente propenso a lasciar andare via vivi il riccio blu e i suoi compagni.

     Una lotta per la sopravvivenza era stata ingaggiata e, nonostante i cinque di quella squadra erano intenzionati a battersi con le unghie e con i denti, il numero dell’avanzata nemica era davvero troppo grande perché potessero gestirlo. Sonic e Knuckles combattevano a suon di calci e pugni, scalzando dalla loro strada qualunque guerriero ombra che si gettasse addosso a loro. Rouge e Tails sfruttavano il vantaggio aereo per guadagnare spazio utile alla lotta, mentre Amy poteva usufruire di un’arma semplice quanto efficace come lo era il suo martello. I loro sforzi erano stati notevoli, ma a poco servivano di fronte a degli avversari che possedevano il vantaggio di poter smaterializzare il loro corpo. In breve, i cinque mobiani furono messi all’angolo dalle forze di Magorian e, di sicuro, avrebbero fatto una brutta fine se non fosse stato per l’astuzia di Rouge e la rapidità di Tails. La ragazza aveva suggerito una fuga strategica attraverso un cunicolo di emergenza costruito da Eggman e presente in quella sala. Il volpino invece aveva creato il diversivo adatto per la loro ritirata, infrangendo una tubatura del gas sulla parete con il suo pugno a molla e approfittando della scarsa visibilità del nemico. Con grande frustrazione di Magorian, Sonic e i suoi compagni erano riusciti a darsela a gambe.

     Il ritorno verso casa, o meglio la rapida fuga, non diede loro modo di parlare quasi per niente. Erano fin troppo perplessi e tesi per potersi scambiare idee su quanto era accaduto, almeno non prima che avessero raggiunto un luogo in cui potersi sentire al sicuro. E fu proprio ad Angel Island che scoprirono la seconda, ma non ultima, sorpresa di quella giornata. Ad aspettarli di fronte all’altare del Master Emerald c’era un’echidna di carnagione aranciata che indossava una veste di lino pregiato, dei monili preziosi e un diadema dorato attorno alla fronte. Il suo nome era Tikal.

     La sua figura emanava un’aura di regalità e reverenza come Sonic e gli altri se la ricordavano, e nei suoi occhi si celava un’aria amichevole velata però di malinconia. Quando salutò timidamente il gruppo che rimase impalato di fronte a lei non appena si accorse della sua presenza, si allargò sul suo volto un ampio sorriso che voleva apparire rassicurante e contento allo stesso tempo. Si rifiutò di dare immediatamente spiegazioni della sua presenza in carne e ossa di fronte a loro, ma insistette per prima prendersi cura di loro e delle ferite che avevano riportato in battaglia.  

     - E’ una tua amica, Knucky? - chiese Rouge con tono frivolo, mentre Tikal si stava occupando dei tagli sulla pelle di Sonic - Non me ne hai mai parlato! Non è che mi nascondi qualcosa? -

     - Chiudi quella bocca una volta tanto! - rispose l’echidna a tono.

     I suoi modi erano molto più sgarbati del solito. Non aveva tempo da perdere a fare i conti con Rouge e le sue frecciatine. Se Tikal era tornata e aveva qualcosa di urgente da comunicargli significava solo una cosa, e cioè che c’erano grossi guai in vista.

     - Vedo che la nostra piccola avventura non ha migliorato il tuo caratteraccio! - replicò il pipistrello, scocciato.

     - Se vuoi essere trattata diversamente allora gira al largo! Non ho niente da spartire con te adesso! -

     Rouge e Knuckles smisero di beccarsi, immersi in un silenzio scocciato. Per quanto lei potesse essere in qualche modo attratta da quell’echidna, cominciava a credere che la sua sopportazione stava raggiungendo un limite oltre il quale era difficile tornare indietro. Non si sarebbe certo abbassata a pregarlo in ginocchio per un po’ più di rispetto se lui non aveva intenzione di concederglielo. Sondare il terreno del suo interessamento per lei era davvero un campo minato, troppo pericoloso da attraversare e, forse in fin dei conti, senza un motivo per cui valesse la pena farlo. Tuttavia, Knuckles aveva provato una punta di senso di colpa nell’averle rivolto la parola in quel modo più scontroso del solito, ma la sua mente era tutta presa da Tikal e dal Master Emerald e difficilmente avrebbe distolto la sua attenzione per concentrarla su quelle inutili e seccanti finezze.

     Alzò lo sguardo verso l’altare nell’inutile speranza di vedervi riapparire come per magia il Master Emerald, ma come da copione incontrò solo il vuoto più demoralizzante. Deciso a non voler aspettare oltre, si avvicinò alla vestale e sfoggiò uno dei sorrisi cordiali che di rado illuminavano il suo volto.

     - Non posso credere che tu sia qui! - esclamò.

     - Sono contenta di rivederti! - rispose cortesemente Tikal.

     Il suo atteggiamento era sempre educato, ma distante, cosa che non era cambiata dal loro precedente incontro.

     - Non ti si vede dai tempi di quel parapiglia a Station Square(1)! - intervenne Sonic.

     - Dopo che, grazie a voi, l’anima di Chaos ha trovato la pace, ho vagato con lui nei confini del tempo e dello spazio, mantenendo i contatti con questa realtà grazie al Master Emerald! Sono stata costretta a lasciarlo senza guardia per venire qui, ma non dovete allarmarvi! Oramai non costituirà più alcun pericolo! -

     - Meglio così! Non ci volevano proprio altre preoccupazioni! Abbiamo già parecchi grattacapi per conto nostro! -

     Tikal diede una rapida occhiata a ciascuno di loro e il suo sguardo si posò su Rouge con educata curiosità.

     - Hai qualche problema? - disse Rouge, ancora scontrosa a causa del battibecco di poco prima.

     - Ehm… no, no… niente! - rispose Tikal imbarazzata.

     - Ehi! - sbottò Knuckles, con fare protettivo - Portale rispetto, pipistrello! -

     - Lo stesso rispetto che tu dovresti avere per me? Senti un po’ chi parla! -

     - Questa è Rouge! - la presentò Sonic, interrompendo strategicamente il diverbio - Lei è… bé, non è esattamente una nostra cara amica, ma per adesso è con noi e ci sta dando una mano! -

     Tikal annuì con la testa, ma subito il suo sguardo assunse una malcelata preoccupazione. Era evidente per tutti che un grosso peso gravava sulle sue spalle e aspettavano solamente che si decidesse a dire loro il motivo di tanta angoscia che la angustiava.

     - C’è qualcosa che non va, Tikal? - domandò Amy, decidendo che era più utile un approccio diretto.

     - Vorrei tanto dirvi che questa è una visita di cortesia, ma purtroppo non posso! Ho qualcosa da chiedervi, anche se non vorrei mai e poi mai farlo! Però non so a chi altro rivolgermi e il tempo è contro di noi! -

     Tikal si voltò dall’altra parte, con un’espressione seria dipinta in viso.

     - Vi chiedo, per favore, di sedervi e ascoltarmi! Dopo potrete fare quello che volete e io non ve lo impedirò! Non ho il diritto di chiedervi una cosa del genere, ma è una questione fin troppo importante per aspettare ancora! -

     - Vediamo se riesco ad indovinare! - la interruppe Sonic - C’entra per caso un tizio brutto e cattivo di nome Magorian? -

     Tikal fece una strana smorfia, trasalendo come se avesse preso la scossa solo a sentire quel nome, ma, tentando di reprimere quel moto di terrore, annuì piano con la testa.

     - Puoi dirci chi è? Lo conosci? - incalzò Tails.

     - Vi prego, sedetevi! - ripeté Tikal - Tutte le vostre domande avranno risposta se mi lasciate tempo per spiegarvi! -

     Tails, Knuckles ed Amy obbedirono di buon grado, accovacciandosi sulla fresca erbetta, mentre Sonic preferì appoggiarsi al tronco di un albero e guardare Tikal con un’espressione curiosa. Rouge, invece, non mosse un muscolo e rimase nella stessa identica posizione, con le braccia conserte e un’aria scettica che traspariva dallo sguardo. L’echidna decise di rimanere in piedi, nervosa all’idea di prendere la parola e, a giudicare dal modo in cui tormentava le pieghe della sua veste con le dita, anche molto agitata. Sospirò più volte e aprire bocca sembrò costarle ogni briciolo di determinazione.

     - Tutto è cominciato molto tempo fa, ai tempi della nostra civilizzazione, cioè quando Mystic Ruins ospitava il villaggio della nostra tribù, nel periodo in cui accaddero gli eventi che sto per narrarvi! Avevamo appena stipulato una tregua con i villaggi confinanti! Da sempre infuriava una guerra tra di noi e le popolazioni limitrofe per il possesso del territorio, ma mio padre, Pachacamac, aveva finalmente deciso di porre fine alle ostilità! Io avevo da poco scoperto l’altare del Master Emerald e dei sette Chaos Emeralds, un santuario costruito nella notte dei tempi per custodire le otto gemme più preziose e potenti del pianeta, ed ero decisa a non permettere che nessuno ne venisse a conoscenza! Se mio padre avesse saputo di un tale potere a disposizione lo avrebbe utilizzato sicuramente per annullare la tregua e per attaccare gli altri popoli! Purtroppo però alla fine ho fallito! Come sapete mio padre riuscì infine a scoprire l’altare e scatenò lo spirito di Chaos nel tentativo di appropriarsi degli smeraldi! Chaos distrusse la nostra civilizzazione e io fui costretta a sigillarmi con lui nel Master Emerald per placare il suo spirito! -

     Tikal si schiarì la voce e continuò.

     - Comunque sia, prima che tutto ciò accadesse, la nostra tribù aveva già sfiorato l’annientamento! Il solo ricordo di quello che successe mi tormenta ancora oggi! Cominciò tutto una notte, quando arrivò nel nostro villaggio uno sconosciuto… era un essere umano! -

     - Il grottesco vampiro che abbiamo conosciuto oggi! - esclamò Sonic.

     - Sì, si trattava di Magorian! -

     - Un essere umano su questo pianeta? - chiese Tails sbalordito - Com’è possibile? L’unico uomo che si sappia viva su Mobius è il dottor Eggman! -

     - Mi colpisce di più che sia ancora vivo e vegeto! - replicò Rouge - Per avere più di mille anni se li porta davvero bene quel vecchietto! -

     - Purtroppo non so cosa rispondere! Io stessa mi pongo ancora queste domande senza aver ottenuto alcuna risposta! - disse Tikal demoralizzata - Ma non potrò mai dimenticare quella notte terribile! Lo sconosciuto aveva uno strano fuoco negli occhi, parlava con una voce strana e sembrava molto agitato! Portava una scintillante gemma purpurea al collo e dal modo in cui la stringeva tra le dita pallide sembrava che per lui fosse molto importante! Anche se inizialmente rimanemmo tutti di sasso di fronte a lui, si dimostrò molto gentile e cordiale con noi, tanto che decidemmo di accoglierlo tra di noi finché non si fosse riposato! Era molto stanco e affaticato, o almeno era quello che avevamo pensato! Lo straniero trascorse un po’ di tempo con noi! Ricordo che era schivo e silenzioso, non parlava con nessuno ma si aggirava per il villaggio osservando attentamente ciò che facevamo! Io ero profondamente terrorizzata da quell’uomo e da quella strana pietra che portava al collo! Emanava un’energia così inquietante che mi metteva la pelle d’oca! Nessuno di noi sapeva che cosa ci facesse lì, né chi fosse in realtà! Era come se stesse cercando qualcosa che solo lui conosceva!

     - Qualche giorno dopo successe l’irreparabile! Io ero sull’altare a pregare e all’improvviso mi accorsi che c’era qualcuno dietro di me! Magorian era riuscito a scoprire il segreto che stavo tentando così faticosamente di proteggere! Sul suo volto si dipinse un sorriso soddisfatto e io realizzai immediatamente che erano proprio i Chaos Emeralds che stava cercando! Io non riuscii a fare niente per fermarlo! Riuscì a strappare i sette smeraldi dai pilastri e a portarli via con sé! -

     - Che cosa intendeva fare? - chiese Knuckles.

     - Magorian portò i Chaos Emeralds sull’altura che sovrasta tutte le Mystic Ruins, Holy Summit, e lì diede inizio ad una mostruosa cerimonia! Io avvisai subito mio padre dell’accaduto anche se in questo modo gli rivelai l’esistenza degli smeraldi… ma importava poco! Dovevamo fermare Magorian a tutti i costi! Prima che potessimo intervenire, lui aveva già completato la cerimonia! Utilizzò la sua gemma per assorbire l’intera energia dei Chaos Emeralds e il suo corpo cominciò a mutare! -

     Tikal si interruppe e rabbrividì.

     - Magorian diventò una creatura gigantesca e mostruosa, dotata di poteri fenomenali e proprio con questi, cominciò a distruggere tutto ciò che c’era attorno a lui! I migliori guerrieri della nostra tribù e delle altre che tentarono di fermarlo furono spazzati via come ramoscelli! Nessuno era in grado di arrestare la sua avanzata! Non sapevo più cosa fare! Tornai all’altare e chiesi consiglio a Chaos su come fermare quella mostruosità! Lui mi disse che l’unico sistema sarebbe stato quello di neutralizzare l’energia dei Chaos Emeralds utilizzando il Master Emerald! Io non avevo mai fatto prima una cosa del genere, non mi sentivo pronta a sostenere una simile responsabilità, ma fui guidata da Chaos! Lui mi svelò che le parole che mi ripeteva sempre mia nonna quando ero più piccola erano in realtà la formula per risvegliare il Master Emerald(2)! Incredibilmente, riuscii nell’impresa! Il potere dei Chaos Emeralds svanì e l’energia fu prosciugata dal corpo di Magorian! Tornò alla normalità nel giro di pochi secondi, anche se più debole di prima! Successivamente scomparve nel nulla e di lui non si seppe più niente! -

     - Dopo l’accaduto, il dio Chaos mi incaricò di custodire l’altare per evitare che fosse di nuovo profanato! Io sapevo che non avrei avuto vita facile dato che mio padre e gli altri erano a conoscenza del potere dei Chaos Emeralds, ma per fortuna finché la pace fosse continuata, nessuno ne avrebbe avuto bisogno! Ma come sapete poi le guerre ricominciarono! Mio padre tentò di appropriarsi degli smeraldi, io non riuscii a fermarlo! L’ira di Perfect Chaos si scagliò su di noi estinguendo la nostra stirpe per sempre! -

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     Tikal terminò il suo racconto con un profondo sospiro, lasciando spazio ad un silenzio sbalordito che durò per diversi secondi. Le espressioni del suo pubblico variavano dallo sconcerto di Tails alla serietà preoccupata di Knuckles, fino all’aria concentrata e pensierosa di Sonic.

     - Quello che hai raccontato ha dell’incredibile! - commentò Amy a voce bassa.

     - Eppure è quello che è successo! Un racconto perso nella storia! -

     - Ecco perché quel brutto muso vuole raccogliere i Chaos Emeralds! - esclamò Sonic - Vuole usarli per trasformarsi di nuovo in mister Mostruosità Vivente e sterminarci tutti quanti! Ci ha detto che non sopporta la vista della nostra specie e che intendeva usare gli smeraldi per cancellarci dal pianeta! Cavolo, non avrebbe fatto prima a fare l’eremita tra le montagne se non vuole vederci? -

     - Ma chi è? Come fa ad avere quei poteri? - si domandò Knuckles spazientito - Come fa a conoscere i Chaos Emeralds? Come fa a trovarsi qui? Chi sono quei ninja che lavorano per lui e in che modo è riuscito a rimanere in vita per così tanto tempo? -

     - I giochi a quiz non sono mai stati il mio forte! - replicò Sonic.

     - E’ esattamente quello che ci chiediamo tutti noi! - commentò Rouge acida.

     - Non posso darvi ulteriori spiegazioni! - disse sconsolata Tikal - Ma una cosa è certa! Da quello che mi avete raccontato, questa volta è deciso a non fallire! -

     - Per quale motivo? - chiese Tails.

     - Ha a sua disposizione un piccolo esercito di seguaci! E in più si è assicurato che non possa essere intralciato, rubando il Master Emerald! Non appena me ne sono accorta l’ho usato come tramite per arrivare in questa realtà in modo da avvisarvi! Ci sono riuscita appena in tempo, prima che venisse sottratto! -

     - Dunque il suo obiettivo è fare piazza pulita totale! - esclamò Sonic - Chissà perché ci odia così tanto! -

     - Ora è anche chiaro perché ha preso possesso della Techno Base! - affermò Tails - Con la tecnologia del dottor Eggman la ricerca dei Chaos Emeralds sarà molto più rapida! E per evitare che noi gli mettessimo i bastoni tra le ruote ha mandato i suoi scagnozzi a fare il lavoro sporco! -

     - E questo mi spinge a porvi la mia domanda! - disse Tikal, tentando di trovare le parole giuste per chiedere loro quello che le premeva.

     In che modo però avrebbe potuto domandare loro di rischiare la vita ancora una volta? Con che coraggio poteva imporgli di imbarcarsi in un’altra missione rischiosa dopo quello che era successo l’ultima volta? Fortunatamente, Sonic colse al volo il motivo della sua indecisione e fece il necessario per toglierla da quella situazione spinosa.

     - Non c’è bisogno, Tikal! - disse, alzandosi di scatto - A questo punto non ci resta altro da fare che metterci al lavoro! -

     - Che cosa hai intenzione di fare? - chiese Amy.

     - Voglio trovare i Chaos Emeralds prima di quella faccia di bronzo! Scopriremo chi è e cosa ci fa qui e lo rispediremo a calci da dove è venuto! -

     Tikal sorrise. Sentì un grande sollievo invaderle il petto adesso che poteva dividere la preoccupazione di quello che stava per accadere con i suoi vecchi amici, senza essere costretta a sopportare tutto da sola. L’intesa con cui Sonic l’aveva capita al volo le dimostrava senza dubbio che si era rivolta alle persone giuste.

     - Sapevo di poter contare su di voi! -

     - Sembri molto sicuro di te, zuccherino! - disse Rouge.

     - Non è la prima volta che affrontiamo problemi di questo genere! E poi chiunque osi minacciare il mio pianeta e il mio spazio per correre non può sperare di passarla liscia! Siete con me o no? -

     - Fino alla fine! - disse Tails con un sorriso.

     - Ovunque tu andrai io ti seguirò, tesoro! - esclamò Amy raggiante.

     - Il mio compito è di proteggere il Master Emerald e, dovesse essere l’ultima cosa che faccio in vita mia, giuro che lo recupererò! - replicò Knuckles.

     Sembrava ormai passata un’eternità da quando aveva meditato di distruggere il gioiello per cui tanto aveva sofferto.

     Tutti si voltarono in automatico verso Rouge.

     - Ehm… che cosa ho detto? - domandò imbarazzata.

     - Cosa non hai detto più che altro! - replicò Knuckles, aggressivo - Quali sono le tue intenzioni adesso? -

     - Sarò dei vostri! Avevate qualche dubbio? -

     - Più o meno un milione! Da quando ti interessi delle sorti del pianeta? -

     - Ehi! Anch’io faccio delle buone azioni ogni tanto! -

     - E poi? -

     - E poi… non si guadagna niente dalla distruzione totale! Non ci sarebbero più gioielli da rubare, ve lo immaginate? Quindi sto facendo un favore al mondo e, soprattutto, a me stessa! -

     - Non avevo alcun dubbio! -

     - Quindi ci siamo tutti dentro! - esclamò Sonic alzando un pugno in aria - Quel cialtrone in nero ha le ore contate! -

     Lo spirito di incoraggiamento del riccio blu ebbe il portentoso effetto di incutere nel cuore di tutti una sicurezza e una fiducia mai provata prima. Non erano nuovi a quel genere di sfida ma erano convinti che finché fossero rimasti insieme, avrebbero potuto superare qualunque difficoltà.

     - Dobbiamo cercare di nuovo i Chaos Emeralds, vero? - disse Tails, con gli occhi luminosi - Allora sarebbe il caso che riprenda i vecchi segnalatori che abbiamo usato l’ultima volta nello spazio(3)! Ci saranno molto utili! -

     - Ottima idea! - commentò Amy - E ti ricordi anche dove li hai messi? -

     Tails sembrò cadere dalle nuvole. Si grattò la testa con fare colpevole e si sforzò di ricordare qualcosa che al momento gli sfuggiva come l’acqua tra le mani.

     - Ho capito! - sospirò la riccia - Qui ci vuole il mio solito tocco femminile! Ti aiuterò a sistemare il tuo laboratorio e a cercare i radar! -

     - In quanto a te, Rouge! - proferì Sonic - Bisogna affidarti un incarico molto delicato! Devi introdurti di nuovo nella Techno Base e spiare le mosse di Magorian! Non sappiamo nulla di lui ed è bene raccogliere un po’ di informazioni! -

     - Perché proprio io? - chiese distrattamente il pipistrello.

     - Numero uno! - esordì Knuckles con il pollice sollevato - Sei una maestra dell’infiltrazione, come non manchi di ricordarci sempre! Numero due, hai detto tu stessa che conosci la Techno Base come il palmo della tua mano! Numero tre, in questo modo non ti avremo tra i piedi per un po’! -

     - Simpatico, davvero simpatico! - commentò Rouge sarcasticamente, cominciando a spiccare il volo - Ovviamente mi aspetto una ricompensa per tutti i miei sforzi! Qualche piccolo brillante sarebbe molto gradito! -

     - Muoviti! - sbraitò Knuckles, al limite della pazienza.

     - Va bene, va bene! Non c’è bisogno di urlare! - rispose Rouge indispettita.

     - Saremo a casa di Tails per quando vorrai tornare! - le comunicò Sonic - Buona fortuna! -

     Dopo che ebbe lanciato una strizzata d’occhio in segno di intesa, la ragazza si allontanò rapidamente in volo.

     - Un tipo particolare! - disse Tikal.

     - Fin troppo particolare! - aggiunse Knuckles, irritato ma inspiegabilmente rosso in viso.

     - Bene! - disse Tails - Io ed Amy cominciamo ad andare al laboratorio! Sarà meglio iniziare la ricerca il più presto possibile! -

     - A dopo, tesoro! - disse Amy a Sonic con un bacio volante.

     - E non chiamarmi così! -

     Afferrò saldamente le mani di Tails e si fece trasportare lontano in volo.

     Sonic, Knuckles e Tikal rimasero per un po’ in silenzio ad ascoltare lo spirare del vento tra i loro aculei.

     - Lo sapete che ciò a cui stiamo andando incontro è molto pericoloso? - sussurrò Tikal, vagamente affranta.

     - E’ ovvio! - la rassicurò Sonic - Che gusto ci sarebbe altrimenti? Non mi perderei questa festa per nulla al mondo! -

     - Quello che sta cercando di dirti è che ne siamo consapevoli! - spiegò Knuckles - Ma ne va del nostro futuro e di quello di tutti gli altri su questo pianeta, perciò è nostro dovere fare qualcosa! -

     - Vi ringrazio di cuore! - mormorò Tikal commossa - E’ un sollievo sapere di poter contare su di voi! -

     Quindi l’echidna si voltò all’improvviso e cominciò ad allontanarsi.

     - Ehi! - la fermò Knuckles - Dove stai andando? -

     - Per combattere Magorian avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile! Andrò a cercare qualcuno che si unisca a noi! -

     - E come pensi di fare? - la rimbeccò Sonic - Non andrai mica a distribuire volantini? -

     - Non è proprio quello che avevo in mente, ma è una cosa che va fatta! Non possiamo farcela da soli! Comunque non vi preoccupate! Tornerò presto! -

     - Non credo sia prudente che tu te ne vada in giro da sola con Magorian in circolazione! - disse Knuckles - Forse dovrei… -

     - Stai tranquillo! So badare a me stessa! - Tikal ammiccò con fare misterioso - Ci vediamo presto! Fate attenzione! -

     E se ne andò.

     Sonic e Knuckles rimasero da soli.

     - Non capirò mai completamente quella ragazza! - commentò Sonic.

     - Il suo posto non è questo! - rispose Knuckles - Proviene da un tempo completamente diverso dal nostro! Un tempo dove non potrà mai tornare! -

     - Sì, ma come pretende di trovare persone disposte ad accettare una missione suicida? O anche solo a non prenderla per pazza? -

     - Noi l’abbiamo accettata questa missione suicida, però! -

     - L’avresti mai detto che ci saremmo ritrovati di nuovo in questa situazione? -

     - A quanto pare è il nostro destino andare avanti a combattere! -

     - Preferirei che ogni tanto il destino perdesse il mio indirizzo! -

     Knuckles incurvò le labbra in un debole sorriso. La sua mente era concentrata su un pensiero misterioso, di cui esitava a farne parola.

     - Va bene! Io torno da Tails! Vieni con me? -

     - Ti raggiungo più tardi! - rispose Knuckles evitando di incrociare il suo sguardo.

     - Come vuoi! Ci si vede! -

     Sonic stava per cominciare a correre quando l’echidna lo fermò.

     - Aspetta! -

     Sonic si voltò.

     - Che ti prende? -

     - Ecco… io… -

     Sembrò che il fiato si fosse bloccato nella gola di Knuckles. Rimuginò qualche secondo sulle parole che avrebbe voluto pronunciare, ma l’analisi portò ad una conclusione negativa.

     Alla fine sospirò e mugugnò un laconico: - Lascia perdere! -

     Sonic lo guardò con fare interrogativo per un secondo prima che il pensiero scivolasse via dalla sua mente e si allontanasse a velocità supersonica. Knuckles lo seguì con gli occhi fino a quando diventò un punto sfocato di colore in lontananza, pensando che prima o poi avrebbe dovuto confessare tutto quello che stava provando.

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Techno Base – Giorno 1 (Ore 13:00)

     Le grandi porte scorrevoli in metallo della sala principale si spalancarono con un sottile rumore di risucchio. Una figura non meglio definita si fece largo nella stanza e si fermò sull’attenti a poca distanza dall’uomo che occupava la grande poltrona nel centro. Le luci erano spente e la sala era avvolta in un buio che sarebbe stato totale se non ci fossero stati i bagliori dei macchinari allineati lungo le pareti. La figura non poteva individuare la persona con la quale era venuta a parlare. Quella specie di trono era voltato dall’altro lato, cosicché si potesse vedere solo lo schienale, però sapeva che il suo occupante era vigile e perfettamente attento.

     - Il tuo rapporto, Agente Due? - domandò Magorian quasi in un soffio.

     Il diretto interessato sapeva che quando il tono di voce del suo maestro era calmo e pacato significava che era immerso nelle sue oscure riflessioni. Tentò di suonare quanto più diligente e servile possibile, in modo da evitare qualunque tipo di rimprovero o punizione.

     - I robot nell’officina stanno lavorando alla riparazione di E-102 Gamma! Sarà di nuovo operativo nelle prossime ore! -

     - Molto bene! - replicò Magorian, apparentemente soddisfatto - Hai avuto difficoltà a trattare con quelle stupide lattine? -

     - Praticamente nessuna! Qualunque cosa tu abbia fatto per convincerli a lavorare per noi funziona ancora! Ascoltano i miei ordini senza fare storie! -

     - Sono macchine! Non hanno la facoltà di obiettare! Fanno solo quello che gli viene detto da chi li ha programmati! Nulla che non si possa cambiare con una buona dose della mia energia! E’ valido per Gamma come per qualunque altro robot di questa torre! -

     - Con tutto il dovuto rispetto, ma sei sicuro che ci serva l’aiuto di questi ammassi di ferraglia? -

     Magorian rise piano prima di rispondere.

     - Saranno anche ammassi di ferraglia, ma la loro tecnologia ci renderà la ricerca dei Chaos Emeralds molto più rapida! Senza contare che si dimostreranno utili sia come forza lavoro che come forza d’attacco! E, dato che siamo in argomento, Gamma non è l’unico di cui ti ho chiesto di occuparti, se ben ricordi! -

     L’Agente Due annuì con il capo, ma poi si rese conto che il suo interlocutore non poteva vederlo, quindi diede la sua conferma a voce.

     - Ho ritrovato il progetto del dottor Eggman di cui mi hai parlato! Si chiama Metal Sonic, giusto? E’ del tutto completo e operativo! Ha bisogno solo della tua… sferzata di energia! -

     - Ci penserò più tardi! Se in tanti anni il dottore non è riuscito ad eliminare la sua ossessione, sono curioso di vedere se io sono in grado di fare di meglio con i suoi stessi mezzi! -

     - C’è anche un’altra notizia! - continuò l’agente, ansioso di terminare il suo incarico il prima possibile - Ho ricevuto una comunicazione dall’Agente Uno! E’ appostato nel punto prestabilito e attende di entrare in contatto con il suo bersaglio! -

     - Se lo conosco bene, quella spiaggia diventerà molto rovente nelle prossime ore! - commentò Magorian.

     L’Agente Due emise involontariamente un verso di disapprovazione, ma si pentì subito di averlo fatto. Sapeva benissimo che a Magorian non piaceva che venissero messe in discussione le sue decisioni e cominciò a sudare freddo.

     - Forse non sei d’accordo con me, Agente? - domandò l’uomo, con una ben percettibile punta di irritazione nella voce.

     - No, non era questo che intendevo, signore! - si affrettò a rispondere lui, rivolgendosi con servile formalità al suo maestro nel tentativo di rabbonirlo - Mi stavo solo chiedendo… ehm… non stiamo facendo un po’ troppo? In fondo, si tratta solamente di eliminare uno schifoso riccio! -

     - Quello “schifoso riccio”, come lo chiami tu, è il principale ostacolo che si frappone tra me e la mia opera! Non sottovalutarlo mai, mio strisciante servo! La sua abilità e la sua intraprendenza lo sollevano sopra a qualunque altro essere della sua specie! Non commetterò gli stessi errori del passato! Intendo occuparmi di tutto ciò che potrebbe fermarmi! Ho già messo il Master Emerald in condizione di non nuocere, ed ora tocca anche al nostro istrice! Scoprirà ben presto che essere riuscito a scappare da qui ha solo ritardato la sua condanna! -

     - A guardarlo non si direbbe tanto potente! - commentò ingenuamente l’Agente.

     - Le apparenze possono ingannare, come tu più di chiunque altro dovresti sapere! Sonic the hedgehog è pieno di sorprese, ma non è certo unico nel suo genere! E’ uno dei motivi per cui aspetto con ansia l’arrivo dell’Agente Tre! Quali notizie ha riportato? -

     - Ha riferito che il contatto con Shadow the hedgehog è andato a buon fine! Se il viaggio procederà senza intoppi saranno di ritorno entro questa sera! -

     - Non potevo sperare di meglio! - disse Magorian - Molto bene, puoi andare Agente Due! Solo un’altra cosa! I sensori esterni hanno captato la presenza di un elemento indesiderato! Occupatene tu… e alla svelta! -

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Località ignota – Giorno 1 (Ore 14:30)

     - Dimmi… che tipo è esattamente questo Sonic? - domandò il riccio nero con la sua voce profonda.

     Levine gli sorrise e lo guardò intensamente con i suoi grandi occhi viola come a rimirare un gioiello di inestimabile valore.

     Erano seduti uno di fronte all’altra su due speroni di roccia, con l’unico scopo di riposare le membra stanche dopo aver affrontato un percorso lungo miglia e miglia. Si trovavano in un’ampia pianura lievemente in pendenza che si stagliava per chilometri. Era una prateria verdeggiante, battuta da venti furiosi dove sporadicamente si poteva scorgere qualche alto faggio che proiettava la sua ombra sul terreno sottostante. Era passata un’intera mattinata da quando Levine aveva trovato il confuso Shadow vagare per il deserto senza una meta e adesso si stavano dirigendo verso il misterioso luogo che lei chiamava Techno Base.

     Shadow contemplò la sua compagna di viaggio per qualche minuto, incerto se avrebbe ricevuto una risposta alla sua domanda. Non riusciva ancora a capire che cosa lo aveva spinto a seguirla in quel viaggio verso una destinazione ignota ma, da quanto aveva fatto capire, conosceva molti particolari del suo passato che in quel momento gli sfuggivano. Nonostante ciò, per qualche strano motivo, non desiderava accennare nulla, non prima di essere arrivati in questa Techno Base. Shadow non insisteva più di tanto, perché temeva che la sconosciuta lo avrebbe lasciato solo e sperduto al suo destino e di certo non poteva permetterselo. Qualsiasi persona che poteva aiutarlo a recuperare i suoi ricordi corrotti era ben accetta.

     - E’ sorprendente che sia io a doverti rispondere! Non dopo tutti i guai che Sonic ti ha procurato in passato! - disse infine Levine, facendo tornare il riccio nero alla realtà.

     - Perché non mi dici cos’è successo? Ho il diritto di saperlo! -

     - Tieni a freno i bollori! Quando avremo raggiunto Magorian saprai tutto quello che ti serve sapere! - lo rassicurò lei con tono definitivo, ma Shadow non era soddisfatto.

     Si alzò e si avvicinò lentamente a lei con fare minaccioso. Levine non si mosse né fece segno di averlo in qualche modo notato. Infastidito da questo, il riccio puntò l’indice su di lei, con delle scintille viola che crepitavano sulla punta col fine di intimidirla.

     - Ascoltami bene! - ringhiò - Ho accettato di seguirti senza sapere chi sei! Ho accettato di parlare con questo Magorian perché, da quanto mi dici, può far luce sui miei ricordi! Ma mi sembra chiaro che anche tu sai qualcosa, e se vuoi che venga con te, dovrai prima parlarmi! Voglio sapere tutto! -

     Per nulla spaventata, Levine guardava Shadow come se fosse stato un programma televisivo di blando interesse. Voltò la testa e chiuse gli occhi, rimanendo in silenzio per diversi secondi. L’effetto che il riccio nero aveva voluto sortire in lei non era riuscito ad attecchire, avendo ottenuto il risultato opposto, di scocciarla invece di intimorirla.

     - Se ti dico quello che so mi assicuri che la smetterai di fare storie e che mi seguirai da bravo? -

     - Hai la mia parola! - garantì Shadow, continuando a fissarla.

     - Bene! - ribatté Levine, scendendo dalla roccia e facendo qualche passo in avanti.

     La donna diede le spalle al riccio e cominciò a raccontare.

     - Non so molto del tuo passato, Shadow! L’unico particolare che conosco non penso sarà di tuo gradimento! -

     - Non importa! Prosegui! -

     - Quello che so è che tu ti scontrasti con Sonic e che questi utilizzò il potere dei sette Chaos Emeralds per sconfiggerti! Adoperò così tanta energia che quasi ti uccise e sei rimasto privo di sensi per un tempo indefinibile fino a quando non ti ho trovato io! Sei soddisfatto adesso? -

     Shadow era immobile, con lo sguardo verso l’alto, apparentemente intento a contemplare una nuvola vaporosa sopra di lui. Levine lo squadrava attenta per capire quanto le sue rivelazioni lo avessero colpito.

     - E dovrei accontentarmi di un riassunto così scarno? Dimmi di più! Perché mi sono scontrato con questo Sonic? Chi è? -

     - Sonic è un folle che si diverte a seminare panico e distruzione e a spegnere la vita di persone innocenti! Nessuno è mai riuscito a catturarlo e fargli pagare i crimini commessi perché quel demonio con gli aculei è dotato di una velocità sorprendente! Tu sei uno dei pochi in grado di eguagliarlo! -

     Levine si risedette sulla roccia e proseguì.

     - Tu sei un grande guerriero, Shadow! Credo che sia per questo che Sonic ti ha sempre temuto! Sapeva che saresti stato in grado di catturarlo e di mettere fine alle sue scorribande, quindi ti ha attaccato e ha ingaggiato uno scontro con te! Durante la battaglia però, Sonic, da perfetto vigliacco quale è, ha colpito mortalmente una persona a te molto cara ed è scappato! Da quel momento in poi hai cominciato a dargli una caccia spietata per poterti vendicare! -

     - Questa persona di cui parli - la interruppe Shadow con voce spezzata - Si chiamava per caso Ma… -

     - Maria Robotnik, sì! Era la tua migliore amica! - disse Levine cercando di suonare solidale.

     - Va avanti! -

     - Quello che so è che, dopo una lunga ricerca, riuscisti a trovare Sonic e combattesti con lui! Stavi per vincere, ma Sonic utilizzò i Chaos Emeralds per diventare più forte e… conosci il resto! -

     Shadow non si mosse. Levine non riusciva a decifrare la sua espressione.

     - Che cosa sono esattamente questi Chaos Emeralds? - chiese infine.

     - Oh! E’ strano che debba essere io a dirtelo! - esclamò Levine - Sono sette gioielli sparsi per il pianeta che possiedono un’energia straordinaria! Se si riescono a mettere tutti e sette gli smeraldi insieme, si disporrà di potere sufficiente a mettere tutto il mondo in ginocchio! -

     - Era questo lo scopo di Sonic? -

     - Esattamente! E credimi… se tu non l’avessi costretto ad utilizzare il loro potere contro di te, probabilmente adesso non saremmo qui a parlarci! -

     Dopo qualche minuto di silenzio, Shadow si voltò e fissò Levine dritto negli occhi.

     - Dimmi un’altra cosa! Perché hai bisogno del mio aiuto? -

    - Come, scusa? Cosa ti fa pensare una cosa del genere? -

    - Andiamo! Il tempo che ho passato con te mi è stato sufficiente a capire che tipo sei! Deve esserci un motivo valido per cui mi stai aiutando a ricordare! -

     - Non so davvero cosa ti abbia dato questa impressione! -

     - Rispondi, Levine! -

     - Va bene! Va bene! Non c’è bisogno di agitarsi! - replicò lei, seccata - Sonic sta di nuovo tentando di raccogliere i sette Chaos Emeralds per il solito scopo! Il mio capo, Magorian, è deciso a recuperarli prima di lui! -

     - Per quale motivo? -

     - Semplicemente perché il loro potere è l’unico mezzo in grado di cancellare il tiranno Sonic dalla faccia del pianeta! Deve pagare per le sue malefatte il prima possibile! -

     - E suppongo… -

     - Esatto! Se ci troveremo a batterci con Sonic avremo bisogno del tuo aiuto! Sei il solo con le capacità necessarie a batterlo! -

     Shadow non parlò, immerso in chissà quali pensieri.

     - In fondo ti stiamo offrendo la possibilità di vendicare la tua amica Maria e di aiutarci a salvare il mondo! E’ solo grazie a noi che hai potuto recuperare la memoria, per cui perché dovresti rifiutare la nostra generosa proposta? -

     Qualche secondo dopo, la donna sobbalzò nel guardare dei fulmini serpeggianti avvolgere il corpo del riccio. L’aria intorno a lui si caricò di elettricità e i suoi muscoli si contrassero. Molto lentamente si girò verso di lei e la guardò con i suoi profondi occhi rossi, con un’espressione di odio prorompente.

     - Sarò dei vostri, Levine! - dichiarò alla fine.

     Non sapeva ancora se avrebbe dovuto credere o no al racconto di quella donna enigmatica. C’era qualcosa di molto sospetto nei suoi modi sbrigativi e nell’aria di noia che si trascinava appresso, come se avesse preferito fare qualunque altra cosa piuttosto che avere a che fare con lui. Tuttavia, mentre raccontava la sua versione dei fatti accaduti in passato, alcuni ricordi cominciavano ad affiorare sfocati nella mente di Shadow. Al solo nominare questo Sonic, l’immagine indistinta di un riccio blu gli balenava nella testa, accompagnata da un senso di irritazione e di risentimento. Il suo istinto gli diceva che aveva già combattuto con lui, se lo sentiva nelle viscere, e l’unica spiegazione plausibile sul motivo di quello scontro era quella di Levine. Non riusciva a focalizzare bene alcun particolare di ciò che lo riguardava, a parte quel viso e quei capelli biondi, un volto che gli era stato portato via. Quando pensava a Maria si sentiva addolcire, come sapeva non era mai successo a qualcuno come lui, con un cuore di ghiaccio. Quella ragazza non esisteva più e non ricordarsi di averla conosciuta era per lui come averla persa due volte. Aveva il potere in sé e sentiva ribollirgli il sangue di una strana mistura di collera e vendetta. Non si trattava di altro se non quello. Vendetta. Se davvero Sonic era il responsabile di tutto quello che gli era accaduto, si sarebbe vendicato nel modo più furente e doloroso possibile.

     Levine non sapeva cosa rispondere a quella affermazione tanto attesa e così si limitò a sorridere soddisfatta. Shadow si voltò di scatto e decise di precederla lungo la pianura, correndo a tutta birra.

     - Stupido istrice! - sussurrò lei sogghignando e si affrettò a raggiungere il riccio.

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Emerald Beach – Giorno 1 (Ore 14:50)

     Il sole pomeridiano si stagliava alto nel cielo mentre Sonic the hedgehog era disteso a pancia in su sulla soffice sabbia, cullato dal dolce sciabordio delle onde. Mentre osservava l’unica nuvola vaporosa sopra di lui, era immerso in una folla di pensieri, come un omino perso nella calca di migliaia di persone.

     E così c’era un nuovo pazzoide che intendeva impossessarsi del pianeta, come se Eggman non fosse stato abbastanza. Questa volta però c’era qualcosa di diverso. Il nemico sembrava molto più potente di tutti quelli che aveva affrontato sino a quel momento, ed intendeva raggiungere uno scopo orribile, cento volte peggio di quello del dottore. Se ci fosse riuscito, la popolazione sarebbe stata sterminata per sempre, e Sonic non avrebbe potuto impedirlo. Poteva davvero permettere che accadesse un cosa simile? Certamente no, ma era stanco di dover fare sempre l’eroe! Ogni volta che buttava giù una montagna ce ne era dietro una più grande e lo aspettava ogni volta una lotta più impegnativa e pericolosa. Ogni volta che aveva sventato i piani diabolici di Eggman non si era mai neanche soffermato a pensare che cosa sarebbe successo se avesse fallito, ma adesso, con la prospettiva dell’annientamento totale del pianeta, cominciava a temere che tutto andasse storto. E se non ci fosse riuscito? Se fosse stato sconfitto da Magorian? Il destino di migliaia e migliaia di persone gravava sulle sue spalle e Sonic non sapeva assolutamente come gestirlo. Era stato sempre sicuro di sé ogni volta che si era buttato nell’avventura, ma le cose erano cambiate con l’avvento di questa nuova minaccia. Era qualcosa che non aveva precedenti, una prospettiva così tremendamente orribile che smontava pezzo per pezzo la sua sicurezza e la sua intraprendenza.

     Per fortuna non era solo. Se avesse dovuto trasportare quell’enorme peso da solo, sarebbe crollato e tutto sarebbe andato perduto. I suoi amici erano con lui, e, dura o meno che fosse la battaglia, Amy, Tails, Knuckles, Tikal e anche Rouge lo avrebbero aiutato, non solo perché da loro dipendeva il destino del mondo, ma anche perché erano le persone su cui poteva contare e che non l’avrebbero mai lasciato da solo ad affrontare l’ignoto. Un moto di gratitudine verso di loro divampò nella mente di Sonic, mentre i volti dei suoi compagni gli scorrevano davanti. Un solo pensiero rivolto a loro e si sentiva di nuovo carico e pronto allo scontro. Grande o no che fosse la battaglia, Sonic avrebbe combattuto con tutte le sue forze.

     Mentre tutti questi pensieri scorrevano nella sua mente, nemmeno si accorse che qualcuno si stava avvicinando a lui a rapidi passi. Sentì dei tonfi soffocati dalla sabbia farsi sempre più prossimi a lui, quindi, incuriosito, si tirò su. Di fronte a lui, si stagliava una figura inquietante di almeno un terzo più alta di lui. Lo sconosciuto era muscoloso e possente, con l’intero corpo ricoperto da una scintillante armatura nera bordata di rosso fuoco. Non c’era centimetro della sua pelle che non fosse rivestito di metallo. Indossava un pesante elmo di ferro che gli copriva tutto il volto lasciando appena scoperti gli occhi fiammeggianti e le orecchie ritte verso l’alto. Una spessa e flessuosa coda ricoperta di pelo nero sventolava piano intorno a lui. Sonic rimase sconcertato di fronte a quello strano cavaliere che lo squadrava dall’alto in basso con fare minaccioso.

     - Ehm… non sei il nuovo guardaspiaggia, vero? - chiese il riccio, nervosamente.

     - Prova di nuovo! - fu la risposta.

     Sebbene la sua voce fosse soffocata dalla maschera di ferro, suonava calda e forte.

     - Probabilmente no! - riprese Sonic infastidito - Qualcosa mi dice che sei uno dei tirapiedi di Magorian! -

     - Ti sei quasi avvicinato! Sono più di un semplice tirapiedi! Tutti mi conoscono come Agente Uno, ma il mio vero nome è Drake! -

     - Spero non pretenderai un applauso adesso! -

     - E così questo è il famoso Sonic the hedgehog! Devo dire che ho visto di meglio! - disse Drake sprezzante - Ma non te la prendere! Ho visto anche di peggio! -

     Prima che il riccio potesse rispondere, il cavaliere si mosse con un’inaudita rapidità e calciò forte il suo petto. Percosso da quel colpo colossale, Sonic volò per qualche metro prima di accasciarsi esanime a terra.

     - Ti piace giocare sporco! - disse Sonic, rialzandosi a fatica.

     - Impara a non dare agli altri la colpa dei tuoi errori, riccio! Se hai abbassato la guardia era perfettamente lecito per me approfittarne! -

     Drake sogghignò maligno e fece un buffo gesto con la mano. In un secondo, una fiamma viva proruppe dal suo palmo aperto e bruciò scoppiettando per un istante prima che la lanciasse alla volta del riccio. Grazie a dei riflessi infallibili, Sonic fu in grado di schivare il colpo fiammeggiante.

     - Questa è bella! Hai per caso una caldaia incorporata in quell’ammasso di ferraglia arrugginita che ti porti addosso? -

     Capì immediatamente che era la cosa sbagliata da dire perché gli occhi ardenti di Drake si incupirono e i suoi pugni si strinsero rigidamente in un inequivocabile moto di rabbia. Dalle sue dita sgorgarono getti infuocati e le sue mani si infiammarono all’istante. Adirato, lanciò contro Sonic due sfere di fuoco incandescenti. Muovendosi con la sua classica rapidità, evitò il colpo, correndo a zigzag, e si diresse contro il nemico a pugni spianati. Nonostante fosse appesantito dalla corazza, Drake riuscì a schivare Sonic saltando in lungo con una perfetta capriola e atterrando dietro di lui.

     - C’è un preciso motivo per cui indosso l’armatura, ma non lo verrò certo a dire a te! - esclamò Drake rabbioso - Non capiresti! Nessuno può capire! -

     Sonic si era reso conto che aveva di fronte un potentissimo avversario e sapeva che la velocità non sarebbe bastata: doveva elaborare una strategia. L’unica soluzione che gli rimaneva era farlo parlare abbastanza a lungo per studiare un piano. Stava per aprire bocca per dire qualcosa ma, come se gli avesse letto nel pensiero, Drake scattò all’improvviso e colpì Sonic con un pugno destro. Questa volta però il riccio era pronto. Prima di cadere a terra, poggiò una mano sulla sabbia e si dette lo slancio per attaccare il nemico frontalmente. Si abbatté con una spallata su Drake e sentì l’impatto del metallo stranamente caldo. Drake perse l’equilibrio e piombò con tutto il suo peso per terra. Approfittando del vantaggio, Sonic saltò più in alto possibile ed eseguì una perfetta azione rotante. Prima che venisse colpito, Drake lanciò un getto di fiamme sul riccio che stava piovendo su di lui, costringendolo a cambiare traiettoria. Tornato sulla sabbia, Sonic si rialzò dolorante e si strofinò la scottatura che si era procurato sul braccio sinistro.

     - Fa attenzione con quei fiammiferi a reazione! - sbraitò il riccio.

     - E tu ti definiresti un guerriero? Ho conosciuto marmocchi meno capricciosi di te! -

     - Ora ti mostro cosa è in grado di fare questo marmocchio! - disse Sonic, infilando una mano in tasca(4) ed estraendone un anello dorato, il suo Ring di scorta.

     Una luce abbagliante scaturì dal suo pugno e il riccio fu invaso da una nuova energia. Con rinnovato vigore, Sonic sfrecciò verso Drake e lo travolse, scaraventandolo lontano. Squadrando maligno il riccio, il cavaliere posò una mano per terra ed immediatamente una torre di fuoco proruppe dal sottosuolo e, fiammeggiando, si diresse verso Sonic. Rapidamente, evitò la trappola e sfrecciò contro il cavaliere colpendolo al petto con il pugno in cui stringeva l’anello. Quest’ultimo barcollò per un attimo, ma riuscì comunque a contrattaccare con un rapido calcio. Il riccio blu si ritrovò a gambe all’aria e completamente indifeso, una facile preda per un attacco definitivo. Tentò di rimettersi in carreggiata il più rapidamente possibile, ma, con sua grande sorpresa, scoprì che l’avversario era rimasto fermo e immobile, in attesa che lui fosse di nuovo pronto a combattere.

     - Che c’è, fiammifero? Ti si sono scaricate le batterie? - lo schernì Sonic, senza riuscire a nascondere la sua perplessità.

     - Non c’è onore nel colpire un avversario indifeso! - replicò Drake, con una serietà fuori discussione - Tieniti pronto a proseguire! -

     - Questa sì che è nuova! - fu il commento del riccio, sinceramente stupito - Di solito quelli che mi vogliono fare la pelle non perdono una sola occasione! Devo ammettere che non sei male per essere uno che va in giro con una lattina extralarge addosso! -

     - Smettila di blaterare e combatti! Non è con le chiacchiere che avrai partita vinta! -

     - Se devo raggiungere il creatore vorrei almeno conoscerne i motivi! Si può sapere che cosa vuoi da me? -

     - Niente di personale, Sonic! Ho solo ricevuto l’ordine di annientarti e puoi star certo che è quello che farò! -

     - Uno come te che va predicando l’onore finisce col fare quello che gli si dice? -

     - Magorian è il mio padrone e devo obbedirgli! -

     - Nessuno ti costringe a farlo! -

     - Gli ho prestato voto di fedeltà e gli sarò leale fino alla fine dei suoi giorni! -

     Sonic non poté fare a meno di essere colpito da quelle parole. Si sarebbe aspettato qualunque motivazione che lo spingesse a lavorare per Magorian, ma non di certo quella. Non sapeva bene cosa era scattato in lui perché fosse all’improvviso meno propenso a menare le mani, ma si ritrovò senza volerlo ad abbassare la guardia.

     - Ascolta! Fermati un attimo e rifletti! Non so chi sei né da dove vieni, ma da quel poco che ho capito di te non sei come tutti gli altri tirapiedi senza cervello! Perché ti sei abbassato a servire un uomo come Magorian? -    

     - Non sono affari che ti riguardano! - sbottò Drake mentre le sue dita bruciavano - La vita è crudele e si è accanita su di me sin dalla mia nascita! Se non fosse stato per lui non sarei nemmeno qui a parlarti! E’ grazie a lui se adesso sono quello che sono! -

     - Uno spietato assassino? E’ questo che ti ha fatto diventare? -

     - La cosa non importa adesso! In guardia! -

     Prima che il riccio potesse reagire, Drake, con una velocità impressionante, scattò verso di lui e lo investì con tutto il peso del suo corpo. Mentre veniva scaraventato in aria, Sonic capì che parlando con lui non avrebbe ottenuto nulla, ma avrebbe dovuto fargli capire la lezione con le cattive. Rapidamente, riprese l’equilibrio e ricadde al suolo in piedi. Il possente Drake era a qualche metro di distanza e si preparava ad un nuovo attacco fiammeggiante. Se solo avesse avuto a disposizione un altro anello, pensò, avrebbe avuto abbastanza energia da resistergli.

     - Sei pronto, riccio? - disse Drake, preparandosi a lanciare una palla di fuoco.

     - Quando vuoi! - ribatté Sonic.

     Contrariamente a quanto aveva pensato, non fu scagliato nessun attacco da entrambe le parti. Si udì un clangore metallico e il suo avversario piovve di faccia a terra sulla sabbia. Era stato colpito da un blocco di pietra alle spalle, scagliato da Knuckles, evidentemente appena arrivato sulla scena del combattimento.     

     - Sono arrivato appena in tempo a quanto pare! - disse l’echidna, correndo incontro al riccio.

     - Sì, come no! A rovinare tutto, come al solito! Stavo per metterlo al tappeto con le mie mani! -

     - Il concetto di gratitudine ti è completamente estraneo, non è vero? -

     Knuckles era rimasto di sasso di fronte all’atteggiamento scorbutico di Sonic. Pensava di avergli fatto un favore, ma tutto quello che aveva ricevuto in cambio era uno schiaffo morale. Aveva da poco lasciato l’abitazione di Tails, dove aveva trovato Amy ed il volpino indaffarati a lavorare sui famosi segnalatori di cui quest’ultimo aveva parlato. Lo avevano indirizzato verso la spiaggia, il posto dove avrebbe potuto trovare Sonic e dove non si sarebbe mai aspettato di vederlo combattere contro un bizzarro cavaliere che sembrava uscito da una favola. Non poteva perdere l’occasione di parlare da solo con il riccio blu. Aveva finalmente messo da parte l’orgoglio e si era deciso a dirgli ciò che qualche ora prima, ad Angel Island, non era riuscito a dire. Quell’improvviso rimprovero però era riuscito a rovinare tutto, aveva fatto riaffiorare tutti i lati del carattere del riccio che più lo facevano imbestialire.

     Approfittando del battibecco, Drake si rimise in piedi ed indietreggiò di qualche passo. Quando Sonic si rese conto che il suo avversario era di nuovo pronto al confronto, si spostò dalla strada di Knuckles e gli si avvicinò.

     - Dove eravamo rimasti? - domandò il riccio, avido di azione.

     - Risparmia il fiato! - rispose Drake, improvvisamente annoiato - Finiremo il combattimento un’altra volta! -

     - Cosa? Ti arrendi? E tutte quelle fandonie sull’annientarmi te le sei ingoiate? -

     - Questa questione è tra me e te! Non ci dev’essere nessun’altro di mezzo! Stai in campana, Sonic the hedgehog, perché quando meno te lo aspetti tornerò a concludere lo scontro! -

     Senza dare spazio ad una replica, Drake fece dietrofront e si allontanò a passo svelto, senza aggiungere altro. Sonic ebbe l’improvviso istinto di fermarlo. Si rendeva conto che il confronto tra di loro non era stato tanto a livello fisico, quanto a livello mentale. Si era instaurata una bizzarra connessione tra di loro, basata su quanto fossero diversi i loro punti di vista e i loro stili di vita. Ognuno dei due vedeva nell’altro qualcosa che del tutto non capiva, dal quale si sentiva incuriosito, ma che non riusciva per bene ad esplorare. Era sicuro che si sarebbero incontrati ancora, ma cosa sarebbe successo poi nessuno lo poteva dire.

     - Soooooniiiiic! - urlò una voce fin troppo familiare.

     Sonic si preparò ad essere strangolato e sentì presto le braccia di Amy Rose attorno al collo.

     - State tutti bene? - domandò la voce preoccupata di Tails - Vi abbiamo visto combattere contro qualcuno! -

     - Siamo a posto, Tails! - rispose Knuckles al posto di Sonic la cui trachea era stretta in una morsa implacabile.

     - Che cosa è successo? - chiese Amy, allentando la presa.

     - Te lo spiegherò dopo! Adesso andiamo al laboratorio! - rispose Sonic evasivo - Non è molto sicuro rimanere qui ora! -

     - Aspettate! - li fermò Knuckles incerto.

     Tutti e tre si voltarono a guardarlo incuriositi e lui ebbe un attimo di incertezza.

     - Devo… devo dirvi una cosa! - disse infine.

     Si voltò, osservando il mare tranquillo, e rimase per qualche secondo ad ascoltare lo stridere dei gabbiani.

     - Ci siamo… imbarcati in una guerra pericolosa da cui dipende il destino del nostro pianeta! Alcuni di noi potrebbero non… non esserci più da un giorno o l’altro e… -

     - Non devi preoccuparti, Knuckles! - esordì Amy, addolcita  - Abbiamo sempre combattuto e ce l’abbiamo sempre fatta, vedrai che anche questa volta… -

     - Per favore, Amy! Non mi interrompere! -

     Sembrava che questo gli costasse ogni briciolo di determinazione.

      - In queste circostanze, io potrei non farcela, non sopravvivere al domani e… e quindi… ci tengo a dirvi questo, perché non sopporterei di andarmene senza averlo fatto! -

     E finalmente lo disse. Disse loro quanto significavano per lui, di quanto li aveva sempre considerati amici eccezionali, di come lui non aveva mai avuto amici e parlò, parlò, parlò per un tempo lunghissimo. Ogni parola usciva dalla sua bocca come un fiume in piena, senza che l’orgoglio glielo potesse impedire.

     Knuckles si era impelagato in quella che forse era la battaglia più importante della sua vita. In questa situazione estrema, nessuno poteva sapere se fosse sopravvissuto per vedere l’alba del giorno dopo e lui non voleva andarsene senza che Sonic, Amy e Tails sapessero che cosa significassero per lui, che li considerava i più grandi amici che avesse mai avuto. Immaginava che lo considerassero solo un compagno di battaglia e niente più, ma per Knuckles era diverso. Era da sempre considerato un cacciatore di tesori e a quanto pare ne aveva trovati tre dei più inestimabili, senza nemmeno rendersene conto. Knuckles capiva quanto le circostanze rendevano necessaria la sua confessione e questa volta, orgoglio o no, avrebbe detto tutto quello che aveva da dire.

      Amy e Tails ascoltavano senza parole e Sonic lo stesso, apparentemente con blando interesse. Quando Knuckles ebbe finito di parlare, venne la parte più difficile. Dovette voltarsi e affrontare i suoi amici guardandoli di sottecchi come mortificato. Amy stava per parlare ma nessun suono usciva dalla sua bocca, incerta sul da dirsi. Muovendo qualche passo verso di lui, con gli occhi luccicanti, capì che le parole non potevano esprimere al meglio ciò che voleva dirgli e così gli gettò le braccia al collo e lo strinse in un caloroso abbraccio. Knuckles avvampò in volto ricambiando con affetto mentre guardava il piccolo sorridente Tails venire venirgli incontro e cingerli con le braccia, stringendosi forte a loro. Sonic li guardava con un’espressione indecifrabile e, dopo qualche secondo, sorridendo, si avvicinò ad Amy e Knuckles e gettò le braccia sulle loro spalle avvicinandosi a sua volta. E rimasero così… stretti l’uno all’altro sulla spiaggia in un grande abbraccio collettivo per un tempo che pareva interminabile. Ma a Knuckles non importava fintantoché i suoi amici erano con lui, ma sperando in superficie che nessuno vedesse loro quattro stringersi a vicenda in un inequivocabile gesto di affetto sotto il sole alto nel cielo e splendente di fiamme.

E così il sipario è stato alzato e la rappresentazione è pronta a cominciare. Lo scenario è il pianeta Mobius, gli attori sono Sonic the hedgehog e i suoi compagni. I giorni seguenti saranno per loro ricchi di pericoli e di difficoltà, la posta in gioco è persino più alta del solito. Se riusciranno a salvare sé stessi e tutti i loro simili da una distruzione che appare inevitabile lo potrete scoprire nei prossimi episodi della saga di SINS OF PURITY! A presto!

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(1) Sonic si riferisce agli eventi raccontati in "Sonic Adventure", più precisamente all'attacco di Perfect Chaos alla città terrestre di Station Square.
(2) La formula "I servitori sono i sette smeraldi,..." è stata menzionata ed utilizzata per la prima volta in "Sonic Adventure".
(3) Tails si riferisce all'avventura nello spazio contro gli alieni Metarex, in "Sonic X - seconda stagione". In quell'occasione Sonic e gli altri utilizzavano delle ricetrasmittenti da polso che fungevano anche da rilevatori di frequenza per i Chaos Emeralds.
(4) Preciso che nelle saghe contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead" alcuni personaggi originali SEGA sono parzialmente vestiti. Troverete maggiori informazioni nella sezione Art Gallery, presente da questo numero in poi.
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Un tuffo nel Sonicverse

La scansione del tempo su Mobius

Qui di seguito vi espongo un dettagliato resoconto di come i mobiani calcolano il tempo nella mia personale visione di Mobius.

CALENDARIO MOBIANO

L’unità di tempo maggiormente utilizzata per la scansione di avvenimenti che si estendono in un lasso di tempo relativamente lungo è l’anno mobiano, pari al tempo impiegato dal pianeta Mobius a compiere un giro completo attorno al Sole.

Un anno mobiano è composto da 400 giorni, a loro volta formati da 24 ore, cioè il tempo necessario a Mobius per compiere un giro attorno al suo asse, lo stesso fenomeno che permette l’alternarsi di notte e dì.

I giorni vengono suddivisi in cicli di sette per costituire una settimana. Nel momento della creazione del calendario ufficiale mobiano è stato pensato di attribuire a ciascun giorno un nome che fosse un omaggio alle razze dei mobiani che fino a quel momento avevano segnato la storia del pianeta con avvenimenti di una certa importanza.

Qui di seguito sono elencati i giorni della settimana in ordine cronologico:

LEONDI’, in onore del leone;

MARMOTTANA, in onore della marmotta;

MERLINO, in onore del merlo;

GIRAFALIO, in onore della giraffa;

VOLPAMBO, in onore della volpe;

SURICALIDE, in onore del suricato;

DELFISICO, in onore del delfino.

50 giorni formano un’unità di tempo più ampia chiamata mese. 8 mesi completano il ciclo annuale di 400 giorni. Anche i mesi hanno dei nomi precisi, attribuiti in onore dei quattro filosofici elementi che compongono tutta la materia esistente: terra, acqua, fuoco e aria.

FUEGODIA e FULMAROMBO, sono i mesi con il clima più caldo e più sereno;

TERRARENA e ERBENESIA, sono i mesi con il clima più mite, variabile dal fresco al tiepido;

AGUACEANO e GLACIARONNO, sono i mesi più freddi, caratterizzati da temperature gelide;

ARIOGANO e TEMPESTORIA, sono i mesi dalla temperatura più incerta, dal clima piovoso e rigido.


TEMPO BIOLOGICO MOBIANO

Un mobiano in buona salute è capace di vivere fino a 100 anni. I periodi della vita di un mobiano si suddividono secondo lo schema seguente:

INFANZIA = da 3 a 7 anni, in questo periodo i mobiani imparano a camminare e a parlare, ma non sono completamente autosufficienti.

ADOLESCENZA = da 8 a 15 anni, in questo periodo i mobiani ricevono un’istruzione nelle scuole e si dedicano allo studio in vista di una carriera lavorativa nella fase successiva della loro vita.

MATURITA’ = da 16 a 30 anni, in questo periodo, chiamato anche età della consapevolezza, i mobiani si dedicano principalmente al lavoro e alla famiglia. Generalmente è considerato un periodo di transizione in cui i mobiani tentano di capire il loro futuro sia nel mondo del lavoro sia nella vita di coppia.

ETA’ ADULTA = da 31 a 60 anni, in questo periodo i mobiani sono affermati stabilmente nel mondo del lavoro e possono cominciare a costruire le basi per una famiglia, tramite il matrimonio o la semplice convivenza. E’ generalmente in questa età che avviene la riproduzione.

VECCHIAIA = da 61 a 100 anni, questo è il periodo terminale della vita di un mobiano. La loro carriera lavorativa giunge al termine quando l’età crea degli impedimenti oggettivi per un adeguato svolgimento delle loro mansioni. In questa fase ci si dedica alla famiglia e a sè stessi, creandosi del tempo per realizzare tutti i desideri vitalizi.

Di seguito è riportata l’età attuale dei maggiori protagonisti della saga:

SONIC the hedgehog = 18 anni,

Miles “TAILS” Prower = 10 anni,

KNUCKLES the echidna = 19 anni,

AMY Rose = 15 anni,

ROUGE the bat = 20 anni,

CREAM the rabbit = 7 anni,

VECTOR the crocodile = 20 anni,

ESPIO the chamaleon = 19 anni,

CHARMY Bee = 7 anni,

MIGHTY the armadillo = 18 anni.

Il tempo della narrazione è l’anno 4220.

Il primo incontro tra Sonic e il dottor Eggman è avvenuto nell’anno 4216.

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CHAOS MILLENNIUM Saga

Nati in una città di ghiaccio

Scritto e ideato da: Knuckster

La notte era rapidamente calata, stendendo i suoi tenebrosi tentacoli su tutta la metropoli addormentata. Tuttavia, nessuno avrebbe potuto capirlo se non dagli enormi orologi al quarzo che tappezzavano la città, scandendo lugubremente le ore che trascorrevano inesorabili. Il cielo, infatti, era ricoperto da una spessa e fittissima coltre di nubi grigie, che impediva ad un solo raggio di luce lunare di filtrarvi attraverso e di illuminare lo scenario. Lo stesso accadeva di giorno, quando il sole era completamente oscurato e impossibilitato a regalare luce e calore al pianeta che gli orbitava attorno. Sarebbe stato praticamente impossibile distinguere il giorno dalla notte se non fosse stato per la diligente fornitura orologiera di cui disponeva la città. Fredda e buia, gli unici colori che vi si potevano scorgere all’interno erano il nero e il blu delle illuminazioni provenienti da fabbriche, magazzini, grattacieli, laboratori e industrie.

     Erano da poco passate le dieci di sera. Per le asfaltate strade umide non circolava una sola anima viva, ognuna di loro rintanata nella propria abitazione per via del coprifuoco che le insegne al neon di cui era tappezzato ogni palazzo ricordavano solerti. Non un solo rumore vibrava nell’aria, se non quello dei motori e degli impianti meccanici che lavoravano incessantemente all’interno dei colossali stabilimenti che fornivano energia, luce e calore alla città. Le ciminiere delle centrali sparse a macchia d’olio nella metropoli producevano incessantemente fumi e gas di scarico che aleggiavano nell’aria per un po’ prima di raggiungere la cappa nuvolosa nel cielo e fondersi insieme a lei.

Qualcosa sembrò muoversi in un vicolo buio che separava un grande grattacielo da un magazzino in disuso. Un rumore di passi sordi rimbombò nell’aria per poi scemare lentamente.

     - “Wind Rose” chiama “Iron Fist”! - mormorò piano una voce affannata - Ho raggiunto l’obiettivo, passo! -

     Una figura indistinta fece un insicuro passo avanti, ma non appena udì un suono metallico provenire da qualche metro più avanti si irrigidì, immobile come una statua. Un fiotto di luce si stava rapidamente avvicinando e, senza perdere tempo, lo sconosciuto corse nella direzione dalla quale era venuto acquattandosi nell’ombra.

     All’imbocco del vicolo si affacciò un robot dalla forma sferoidale che fluttuava a mezz’aria grazie a dei reattori fissati nella parte inferiore della struttura. Con la torcia sulla sua fronte scandagliava incessantemente il vicolo nella speranza di individuare eventuali intrusi. L’essere nascosto nell’oscurità tratteneva il respiro cercando di non essere individuato, appiattito contro il muro quasi come se vi volesse sparire dentro. Dopo pochi minuti di perlustrazione, il robot pensò bene di allontanarsi permettendo alla figura di tirare un sospiro di sollievo e di uscire allo scoperto.

Si trattava di una riccia rosa alta poco più di un metro. Aveva due occhi verdi penetranti che trasmettevano un senso di ansia e di preoccupazione. Gli aculei tipici dei ricci le ricadevano dietro il capo come dei capelli, lunghi fino a metà della schiena e legati in una stretta coda. Indossava una maglietta a maniche lunghe completamente nera e dei pantaloncini scuri e comodi, in modo da poter scivolare più comodamente nell’ombra senza essere individuata. Agganciate alla sua cintura di pelle c’erano due fondine in cui rilucevano sinistre le impugnature di due pistole. Sull’orecchio portava l’auricolare di una ricetrasmittente che si prolungava per terminare in un microfono sospeso a pochi centimetri dalla sua bocca.

     Ancora nervosa, la riccia si guardò intorno per assicurarsi di non avere ulteriore compagnia, poi tenne premuto il pulsante rotondo sull’auricolare per aprire la comunicazione.

     - “Wind Rose” chiama “Iron Fist”! - ripeté - Mi ricevi, passo? -

     - Forte e chiaro! - le rispose una voce dall’altro capo - Hai avuto problemi fino ad ora, passo? -

     - Un droide di sicurezza mi ha quasi beccato! A parte questo è filato tutto liscio come l’olio! Ho raggiunto l’obiettivo! Aspetto ulteriori istruzioni, passo! -

     - Abbiamo inviato al tuo palmare i codici di accesso che il dottore ha sottratto dalla banca dati! Usali per accedere all’archivio e portare a termine la missione! Il punto di rendez-vous rimane quello stabilito! Fa attenzione, Amy! Passo! -

     La ragazza sorrise.

     - Finché ci sarete tu e il tuo fucile ad aspettarmi non avrò nulla da temere! Passo e chiudo! -

     Amy rilasciò il pulsante ed interruppe la comunicazione. Dal piccolo apparecchio quadrato sul suo polso risuonò un bip intermittente. La riccia ne sollevò il coperchio e, sullo schermo illuminato, lesse una serie di lettere e numeri che scorrevano rapidamente. Senza perdere altro tempo, individuò sulla fiancata del muro lo schermo impolverato di un computer palesemente in disuso e una tastiera scheggiata.

     - E adesso vediamo se il dottore ha fatto un buon lavoro! - disse tra sé e sé.

     Aprì un vano rettangolare alla base del suo palmare da polso e ne estrasse un paio di sottili cavi neri che srotolò cautamente. Inserì gli spinotti negli appositi incavi del computer e lo schermo si accese all’istante. I colori erano piuttosto sbiaditi, ma si riuscivano comunque a leggere chiaramente le scritte.

     - Si parte! - esclamò nuovamente Amy incrociando le dita.

     Toccò con l’indice dell’altra mano un comando sul suo dispositivo e questo cominciò ad inviare i dati d’accesso al computer. Attese con impazienza che il procedimento terminasse e quando un segnale verde lampeggiante indicò che l’operazione era andata a buon fine tirò un sospiro di sollievo. Armeggiò per qualche minuto sulla tastiera della macchina, cercando insistentemente qualcosa all’interno di un archivio protetto nel quale era penetrata. Finalmente trovò degli intricati disegni geometrici che avevano tutta l’aria di essere le mappe di qualche edificio.

     - Bingo! - disse, sorridendo.

     Con un altro comando, avviò il processo di scaricamento e tutti i dati che aveva reperito cominciarono a fluire all’interno del suo palmare. Mentre osservava impaziente la barra di stato che indicava l’avanzamento dell’operazione, si guardava intorno con nervosismo. Ci stava mettendo più del previsto e se non si fosse data una mossa rischiava di incappare in un’altra pattuglia di droidi di sicurezza. Quando finalmente la barra ebbe raggiunto il cento percento e il download fu completato, poté disconnettere i cavi, ma non appena li ebbe staccati, il monitor si colorò di rosso e un messaggio di errore accompagnò una sirena assordante che scoppiò all’improvviso. Con il cuore in gola, la ragazza imprecò mentre udiva dei passi metallici farsi sempre più prossimi al vicolo. In un baleno, alle due imboccature del condotto si affacciarono due coppie di androidi, ostruendo qualunque passaggio. Avevano una colorazione bordò che ricopriva tutto il loro corpo e al posto del braccio destro possedevano un grosso cannone circolare.

     Amy estrasse le sue pistole dalla fondina, ma si vide costretta ad immobilizzarsi quando i robot le puntarono contro le loro armi. Impedita in qualunque movimento, osservò con attenzione le mosse dei suoi quattro avversari.

     - Gettare le pistole - intimò uno di loro con voce piatta e cacofonica.

     In tutta risposta, Amy ricambiò con un sorrisetto arguto prima di obbedire alla richiesta e lasciar andare le armi, le quali cominciarono a cadere al suolo. La frazione di secondo in cui i robot abbassarono di poco i cannoni fu loro fatale. Rapida come un gatto, la riccia scivolò al suolo in un’elegante spaccata, afferrando al volo le rivoltelle e puntandone una in ciascuna direzione. Le sue dita si muovevano all’impazzata sui grilletti. Con un fuoco rapido e preciso, sparò contro i quattro persecutori scaricando raffiche di proiettili in punti per loro vitali finché non si accasciarono al suolo, ormai completamente disattivati. Dopodiché non perse tempo e cominciò a correre attraverso la stradina per poi uscire nella via asfaltata principale.

     - “Wind Rose” chiama “Iron Fist”! - ripeté per la terza volta schiacciando il pulsante sull’auricolare - Mi ricevi, passo? -

     - Fammi indovinare! - rispose la solita voce - Guai in arrivo, vero? Passo! -

     - I droidi mi hanno colto in flagrante! - spiegò Amy correndo quanto più velocemente le sue gambe glielo permettessero - Quel maledetto sistema di sicurezza è scattato non appena ho interrotto la connessione! Adesso lui verrà a sapere che siamo entrati nel suo archivio protetto! Passo! -

     - L’importante adesso è tirarti fuori di lì! Raggiungi il punto di rendez-vous il prima possibile! Verrò a prenderti a metà strada! Prega solo di non incontrare gli Aracno Tank! Passo! -

     - Sai che non sono così fortunata, rosso! - replicò la riccia mentre imboccava un altro stretto vicolo - Passo e chiudo! -

     I suoi passi risuonavano rapidi sull’asfalto mentre una nebbia leggera cominciava a levarsi. Accostandosi furtivamente ad ogni parete e impugnando le sue pistole, controllava che la via fosse libera per poter proseguire. La cupa atmosfera notturna le avrebbe dato i brividi se non ci fosse stata così abituata. D’un tratto, mentre stava attraversando di soppiatto la via principale, udì un turbinio proveniente dall’alto farsi sempre più prossimo. Alzò lo sguardo e notò un piccolo squadrone di droidi dello stesso modello di quelli affrontati in precedenza sfrecciare verso di lei. Grazie alle ali triangolari montate sulle spalle e ai reattori ad esse collegati riuscivano a pattugliare la metropoli dall’alto e a planare agilmente.

     Con rapidi riflessi, Amy puntò contro di loro le due armi, correndo in modo da non esporsi ad un loro attacco. Sparò una raffica di proiettili che li trapassarono da parte a parte danneggiando i loro sistemi interni e facendoli rovinare al suolo. Le esplosioni dei loro corpi ferrosi attirarono altri robot, non lasciando alla riccia altra alternativa che la fuga. Corse in un altro scorcio lì vicino, con nelle sue orecchie lo sferzare dei laser sparati dai droidi alle sue calcagna. Notò una scaletta metallica che conduceva sul tetto di un edificio e, senza pensarci due volte, ci saltò sopra salendo rapidamente gli scalini. Arrivata in cima riprese la sua corsa frenetica, lanciandosi di tetto in tetto in modo da coprire maggiore terreno. Gli automi volanti però non si davano per vinti e raggiunsero il loro bersaglio. Uno di loro si fiondò addosso ad Amy, facendola finire lunga e distesa a terra. La riccia era impossibilitata a fare fuoco, così optò per un diverso tipo di attacco. Afferrò l’impugnatura della pistola, staccandola dal resto, e la posizionò in linea con la canna per poi riagganciarla con un click. Una lama retrattile spuntò dal foro dell’arma, trasformandola in una lucente spada. Con una stoccata precisa, Amy trapassò il ventre del robot facendogli sprizzare mille scintille e, con un calcio, se lo tolse di dosso per rialzarsi e ricominciare a correre.

     I droidi però non intendevano darle un attimo di tregua. Per evitare di essere di nuovo messa al tappeto, agì repentinamente. Con un coraggio da leone, si gettò nel vuoto per piombare sulla schiena di uno dei robot volanti e si aggrappò forte al suo collo. A causa del peso della sua “passeggera” cominciò a piombare sulla strada, sempre più velocemente, e prima che si schiantasse in un’esplosione fragorosa, Amy balzò lontano e finì di nuovo con i piedi per terra. Nonostante avesse il fiato corto, non poteva fermarsi. Proseguì lungo la via, cercando di visualizzare dove si trovasse e capendo che non mancava molto alla destinazione.

     Di colpo udì una forte vibrazione provenire dall’isolato successivo e, con orrore, il suo cervello capì immediatamente di cosa si trattava. Dall’angolo di fronte spuntò quella che sembrava una trave metallica nera e lucida, ma non appena lo strano essere proseguì la sua sinistra marcia poté rivelarsi in tutta la sua suggestiva apparenza. Era un grande carro armato a forma di ragno, con otto puntute zampe sferraglianti, un corpo ovoidale e un volto allungato da insetto ricoperto da una cupola di vetro.

     - Grandioso! - commentò Amy indietreggiando.

     L’Aracno Tank illuminò i suoi occhi in maniera sinistra. Dalla sua bocca rotonda proruppe un getto incendiario che investì l’asfalto sottostante ad altissima temperatura. Amy si tuffò alla sua sinistra per non lasciarsi arrostire dallo zampillo fiammeggiante. Sparò qualche colpo verso la macchina da guerra, ma sapeva benissimo che la sua corazza era troppo spessa per essere perforata dai proiettili. Sentì il tintinnio dei bossoli sull’armatura e li vide rimbalzare al suolo. Altri droidi si stavano rapidamente avvicinando circondando l’avversaria in modo da non lasciarle via di scampo.

Proprio quando credeva di essere spacciata notò un oggetto rotondo che riconobbe essere una granata piovere su una delle zampe dell’Aracno Tank. L’esplosione fu echeggiante. Distrusse completamente l’arto meccanico del robot facendogli perdere l’equilibrio e rovinare per terra con uno schianto pauroso. Amy alzò lo sguardo e notò un’echidna rossa appesa alla fiancata di un palazzo. Riusciva a tenersi ben salda grazie ai chiodi di cui era munito il guanto della mano sinistra. Dopo aver ritratto il braccio col quale aveva lanciato la bomba, si lasciò andare e saltò sull’asfalto per poi raggiungere la riccia.

     - Mai stata più felice di vederti, Knuckles! - esclamò Amy sollevata.

     Indossava un paio di pantaloni mimetici tenuti stretti da una cintura nera con la fibbia dorata. Il suo petto muscoloso riportava una macchia bianca a forma di mezzaluna ed era avvolto da due cartucciere di pelle. Non ebbe nemmeno tempo di rispondere che vide tre droidi muniti di cannoni avvicinarsi minacciosi. Prese rapidamente dal fodero che portava sulle spalle un lucente fucile a pompa. Prese le mira e premette il grilletto. I colpi tonanti risuonarono nelle orecchie di Amy mentre ricaricava l’arma per poi fare di nuovo fuoco. Con tre spari precisi in punti vitali distrusse i nemici senza battere ciglio.

     - Dobbiamo muoverci! - disse con voce profonda afferrando la mano di Amy - Geoffrey ci aspetta nel punto prestabilito! Hai combinato un bel casino! -

     - Nessuno mi ha mai parlato del sistema di sicurezza! - si lamentò la riccia correndo a perdifiato - Spero solo che non siano rimaste tracce che indichino a quali dati ho avuto accesso! -

     - Se hai fatto bene il tuo lavoro non ci saranno! - concluse l’echidna.

     Amy storse il naso. Certe volte davvero non sopportava il suo tono secco e sbrigativo.

Continuarono a fuggire tra i viottoli e le stradine per quella che sembrò un’eternità fino a che non si trovarono in un vicolo cieco dalla pavimentazione sterrata e piena di pozzanghere fangose. Ombreggiato dal muro di mattoni scheggiato che precludeva la via, c’era anche un tombino metallico in un angolo che si sollevò pian piano.

     Dal livello sottostante, spuntò una figura nella semioscurità che risalì la scaletta e si avvicinò ai due fuggiaschi. Il suo volto felino e i lunghi sottili baffi che si diramavano dal suo naso nero facevano comprendere che si trattava di una lince, così come la coda rossiccia che sventolava piano. Indossava una giacchetta nera senza maniche, un paio di jeans strappati in più punti e dei pesanti scarponi. Portava inoltre una fluente sciarpa rossa, stretta intorno alla gola, che proseguiva alle sue spalle, sventolante come una seconda coda. La parte più curiosa erano i bracciali che portava ai polsi: rotondi, formati da tanti piccoli cilindri metallici tenuti insieme da una struttura girevole collegata a dei pulsanti circolari sul palmo dei suoi guanti.

     - Coraggio, madamigella! - disse la lince con sguardo serio prendendo delicatamente la mano di Amy - Non c’è tempo di indugiare! -

     La guidò da perfetto gentiluomo verso il condotto e la aiutò a chinarsi per mettere i piedi sulla scaletta metallica.

     - Ehi, Geoffrey! - esordì Knuckles afferrando il suo fucile - Guai in arrivo! -

     Dal tetto del palazzo alla loro destra piovvero altri tre droidi di sicurezza. A differenza dei loro colleghi, avevano due grosse lame affilate che gli spuntavano dagli avambracci. Sfregandole l’una con l’altra si stavano avvicinando, ansiosi di adoperarle. Geoffrey si assicurò che Amy fosse sparita all’interno del passaggio per poi tornare indietro a dare manforte all’echidna.

     - Facciamo in fretta, compare! - disse la lince - Sei pronto? -

     - Quando vuoi! -

     Geoffrey ruotò entrambi i polsi di qualche grado e i congegni circolari emisero un click. I suoi bracciali si espansero di poco oltre il suo braccio rivelandosi essere dei singolari mitragliatori. Il soldato chiuse il pugno premendo i pulsanti e i cilindri cominciarono a ruotare vorticosamente. Invece di proiettili, dalle canne cilindriche furono espulsi dei dardi cuneiformi che penetrarono nelle corazze dei droidi per poi esplodere. Knuckles non fu da meno, caricando più volte il suo fidato fucile e sparando all’impazzata. I robot spadaccini tuttavia si rivelarono essere più tenaci del previsto, costringendo i due a dare fondo alle loro munizioni per poter riuscire ad abbatterli. Quando finalmente poterono metterli in ginocchio, indietreggiarono verso il tombino per poi calarsi nella rete fognaria della città.


Accesso all’archivio...
Accesso al file #046...
Oggetto: Progetti droidi di sicurezza

Il Tiranno dispone:
Che i seguenti progetti vengano utilizzati dal Dipartimento Assemblaggio Armi per la creazione di nuovi droidi per la sicurezza della metropoli e dei suoi dintorni.

- S002, nome in codice “Gunn”. Droide semovente munito di fucile al plasma autoricaricabile, truppa fanteria di terra.
- S005, nome in codice “Blade”. Droide semovente munito di lame retrattili in acciaio temperato, truppa fanteria di terra.
- S012, nome in codice “Flygon”. Droide semovente e volante munito di ali in acciaio temperato armate di doppi fucili al plasma, reattori a nucleo atomico, truppa perlustrazione aerea.
- S015, nome in codice “Trapster”. Droide semovente munito di chele in acciaio temperato e generatore autonomo di elettricità, truppa fanteria di terra.
- XS021, nome in codice “Aracno Tank”. Carro armato semovente munito di corazza in diamante, fucili mitragliatori, getto incendiario a lunga gittata, truppa artiglieria da sfondamento.

Responsabile del progetto: Dottor Prower
Così il Tiranno dispone...

     La passerella di pietra sulla quale stavano camminando faceva rimbombare i loro passi nel condotto sotterraneo. Alcune lampade al neon montate sull’umida parete emettevano una fioca luce che rischiarava scarsamente l’ambiente carico di un acre odore. Le acque di scolo scorrevano placide sul lato sinistro del percorso, sovrastate da una griglia metallica arrugginita. I tre fuggiaschi avevano riposto le loro armi, stranamente a loro agio in quell’ambiente semi-oscuro e maleodorante. Camminavano da qualche minuto in silenzio, diretti verso una destinazione mai nominata ma che conoscevano istintivamente.

     Amy e Geoffrey erano in testa, procedendo spalla a spalla con un’espressione apparentemente rilassata. Non si poteva dire lo stesso per Knuckles, guardingo e attento come non mai, che impugnava il suo fucile indugiando con il dito sul grilletto.

     - Spero davvero che la tua missione abbia dato i suoi frutti, madamigella! - disse Geoffrey rompendo il silenzio. La sua voce rimbombò all’interno della fognatura.

     - Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così! - replicò Amy seccata, ma con un sorriso compiaciuto - Sebbene la tua memoria si rifiuti di accettarlo, ho un nome, sai? -

     - Ti chiedo scusa, milady! - riprese la lince piegandosi spontaneamente in un inchino - Ho ricevuto un’educazione molto ferrea riguardo a come trattare una signorina! Specialmente una così graziosa! -

     La riccia storse la bocca, ma non poteva nascondere che i modi cavallereschi del suo compagno le facevano piacere.

     - Se ti sentisse il grande capo… - intervenne la voce di Knuckles per poi venire soffocata rapidamente.

     Si sentì un colpo sordo e un clangore metallico. Amy e Geoffrey si voltarono immediatamente e, con la coda dell’occhio, notarono l’echidna rossa venire trascinata con una forza mostruosa lontano da loro. Si teneva una mano sul collo come se fosse stato afferrato da qualcosa alla gola. Lo strattone fu così potente da portarlo in pochi secondi fuori dal cono di luce dei neon e dalla visuale dei due. Il fucile giaceva per terra.

     - Knuckles! - esclamò Amy estraendo le pistole e scattando in avanti per inseguirlo.

     Geoffrey la fermò con un braccio, caricando il suo bracciale.

     - Che ti prende? - protestò la riccia - Dobbiamo andare a salvarlo! -

     - Con cautela, milady! Con cautela! - rispose Geoffrey sospettoso - E’ stato trascinato via! -

     - E allora? -

     - Chi lo ha catturato si aspetta che andiamo a salvarlo! Odora molto di trappola! Uno stile familiare, devo dire! -

     - Ma di che stai parlando? - sbottò Amy stranita.

     La calma, a differenza della lince, non era mai stata una sua prerogativa.

     - Non vorrei giungere a conclusioni azzardate, ma credo che ci sia una sola persona talmente subdola da rapire qualcuno sotto il naso di altri e usarlo come esca! -

     - Sai chi è stato? -

     - Può darsi! O forse mi sbaglio totalmente! - riprese Geoffrey enigmaticamente.

     - Non perdiamo tempo in indovinelli! - disse Amy - Knuckles potrebbe essere in pericolo! -

     - Se ho visto giusto non devi preoccuparti! Chi lo ha rapito vorrà tenerlo in salute quanto basta per farcelo ritrovare e farci cadere nel tranello! Astuto, no? -

     - Da come parli sembra quasi che ammiri il rapitore! -

     La lince sorrise amaramente.

     - Se conoscessi l’intera storia, madamigella, ti renderesti conto dell’assurdità di questa affermazione! Ma adesso non abbiamo tempo! Forse sarebbe meglio se tornassi al Quartier Generale! Gli altri staranno aspettando il tuo rapporto! -

     - Niente da fare! - strepitò Amy contrariata - Knuckles ha rischiato la pelle per me là fuori e l’ultima cosa che farò è scappare con la coda tra le gambe rifiutandomi di aiutarlo! -

     - Va bene, va bene! - replicò Geoffrey quasi divertito - Almeno riuscirò a tenerti d’occhio più facilmente! -

     - Non ho certo bisogno di una balia, Geoffrey Van Marten! - concluse la riccia raccogliendo il fucile del compagno - Anche se si tratta di un veterano pluri-decorato! -

     - Le tue parole mi onorano, madamigella! - disse la lince strizzandole l’occhio - Ma ho capito l’antifona! Sai badare a te stessa! -


Accesso all’archivio...
Accesso al file #237...
Recupero delle informazioni corrotte...
Oggetto: Storiografia

... Quello che temevamo è successo alla fine!
Da combattere tre fazioni smembrate dai conflitti interni dovremo fare fronte ad un solo grande nemico, la cui forza pare essere sufficiente ad estinguerci completamente dalla faccia del pianeta.
Un solo grande signore della guerra è sorto dalle ceneri dei suoi rivali e temo per la nostra sorte quando il suo esercito unificato sarà abbastanza grande da imporre la sua volontà in ogni angolo del mondo.
Le speranze che riponevamo nelle loro reciproche rivalità sono state vane. I conflitti che li animavano hanno avuto il solo risultato di fortificare uno dei tre e di renderlo il nostro incubo peggiore.
Non possiamo più continuare con le nostre rapide e brevi incursioni di sabotaggio. Il nostro movimento si deve organizzare come una vera e propria Resistenza se vogliamo avere anche una minima possibilità di sopravvivenza.
E’ una lotta contro il tempo. Dobbiamo radunare forze ed equipaggiamenti sufficienti per difendere il nostro diritto alla libertà prima che sia troppo tardi. Forse il vecchio sistema di estrazione mineraria e le centrali geotermiche in disuso possono essere sfruttate a nostro vantaggio. Abbiamo bisogno di un Quartier Generale in cui raggruppare i nostri alleati e conservare i nostri mezzi, ben difeso e ben nascosto.
Quando il nuovo Tiranno comincerà a stendere le sue avide mani sul cuore del suo futuro impero dovremo già essere pronti ed operativi a combatterlo. Non sono sicuro di essere in grado di unificare tutti i gruppi di Resistenza sotto un unico e solido comando, ma non c’è nessun altro che potrebbe farlo a parte me.
Ci aspetta un periodo buio e molto difficile, ma combatteremo fino alla morte per difendere quello in cui crediamo...

A cura del Colonnello Morrison

     Con il lugubre rumore delle gocce d’acqua che cadevano regolarmente sulla fredda pietra, Amy e Geoffrey si addentrarono sempre più in fondo alla rete fognaria, ritornando sui propri passi e poi ancora più indietro. Le loro armi erano caricate e pronte a far fuoco in caso di necessità. Man mano che procedevano, l’aria si faceva più pesante e le acque che scorrevano al di sotto della griglia metallica lungo il passaggio più maleodoranti.

     Arrivarono ad una biforcazione della quale entrambi gli stretti passaggi erano immersi nella semioscurità.

     - E adesso? - chiese Amy esasperata - Come facciamo a sapere dove l’ha portato? -

     Geoffrey non rispose, esaminando bene il luogo. Si dimostrò essere una scelta vincente quando notò un piccolo cilindretto rosso per terra. Era una cartuccia.

     - Direttamente dalla cartucciera del nostro rosso amico! - commentò la lince raccogliendola.

     - Una coincidenza? -

     - Non ho mai creduto alle coincidenze, milady! Il sequestratore vuole chiaramente farsi trovare… sarebbe molto scortese deluderlo! -

     - Sai cosa apprezzo di te, soldato? - replicò Amy ironicamente - Non perdi mai il tuo senso dell’umorismo! -

     Geoffrey le rispose con un sorriso amichevole prima di metterla in guardia: - Occhi aperti! -

     Proseguirono sempre più in fondo, guardinghi fino all’estremo. Si stavano infiltrando in un canale di scolo che aveva la funzione di separare le acque più nocive delle altre e di smaltirle. L’odore sempre più pungente ne era testimone. Rinvennero altre cartucce lasciate come palese segnale, quasi spudorato.

     - Come è possibile che lo abbia trascinato così in fretta fino a qui? - si domandò Amy con le lacrime agli occhi per il tanfo.

     - Molto veloce! - rispose laconicamente Geoffrey - E molto furba! -

     - Furba? - ripeté la riccia incuriosita - Pensi sia una lei? -

     La lince non rispose. Aveva uno sguardo serio e concentrato.

     Arrivarono di fronte ad una grata di ferro ormai corrosa dalla ruggine e semi-staccata dall’intelaiatura. Non dovettero sforzarsi molto per rimuoverla e per arrampicarsi nel passaggio rettangolare di cui fungeva da copertura. Sbucarono in una camera quadrata di medie dimensioni che probabilmente era un serbatoio in disuso. Delle condutture logorate si diramavano dalle pareti ricoperte di muschio e condensa a causa dell’umidità. Una grossa cisterna con la valvola semidistrutta era adagiata in un angolo.

     Quello che però attirò la loro attenzione era Knuckles, strettamente fasciato da quello che sembrava un filo di nylon ripetutamente arrotolato intorno al suo ventre e appeso al soffitto. Della corda dello stesso materiale gli avvolgeva la bocca impedendogli di parlare. Sembrava svenuto perché non si muoveva né cercava di liberarsi.

     Amy fece per andare a liberarlo, ma per la seconda volta Geoffrey la fermò con un braccio.

     - E’ appeso ad una ragnatela! - disse con un tono serio che diede i brividi alla riccia - Non avevo dubbi! Il suo stile è inconfondibile! -

     - Ma che bravo, Geoffrey Van Marten! - risuonò una voce squillante sopra di loro - Mi converrà cambiare mestiere con un segugio così acuto come te sulle mie tracce! -

     Una figura piombò giù dal soffitto atterrando elegantemente di fronte a loro. Era una donna ragno, alta ed emaciata, vestita completamente di nero, con pantaloni attillati, giubbotto di pelle dalla zip richiusa e scarpe con i tacchi alti. Aveva un volto pallido e allungato, occhi leggermente a mandorla e una fascia viola che le teneva sollevati i corti capelli rossicci. Otto zampe da aracnide le spuntavano da entrambe le braccia, quattro su ciascuna.

     - Da dove spunta questa? - esordì Amy puntandole contro le pistole.

     - Mia cara, ti presento Widow Cybil the spider! - esclamò Geoffrey con voce atona - Cacciatrice di taglie ed esperta assassina! -

     - Sono lusingata che ti ricordi di me, sergente Van Marten! - disse la donna sorridendo - Ne è passato di tempo! Eppure sono ancora nei tuoi pensieri! E’ una cosa che fa molto piacere ad una ragazza! -

     - Conosci questa strega? - chiese Amy sbigottita senza perderla di vista.

     - L’ho incontrata per la prima volta durante la guerra! Fu assoldata dalla fazione avversaria! Riuscì ad uccidere da sola ogni soldato della mia squadra d’assalto, lasciando in vita solo me e consegnandomi al nemico! Mi torturò personalmente per un suo macabro piacere ogni giorno fino alla fine del conflitto quando fui liberato! -

     Amy era sbalordita. Le parole che Geoffrey stava pronunciando fluivano dalla sua bocca con estrema naturalezza, anche se si trattava chiaramente di ricordi molto dolorosi. Avrebbe avuto lo stesso tono se avesse raccontato una barzelletta.

     - Non puoi negare che ci siamo divertiti in quell’umida cella, sergente! - replicò Cybil - Certe volte mi mancano ancora le tue urla strazianti! -

     Il ragno stava cercando di provocare la lince, anche se non stava ottenendo l’effetto sperato. Geoffrey era incredibilmente rilassato, grazie ai nervi d’acciaio che aveva imparato a sviluppare.

     - Che cosa ci fai di nuovo da queste parti? - le chiese tranquillamente - Non dirmi che stai lavorando per il Tiranno! Cosa ti ha promesso in cambio dei tuoi servigi? -

     - Per una volta, micione, non sto lavorando per soldi! E’ meglio essere il braccio destro del diavolo che mettersi sul suo cammino! Finché avrà bisogno di me sarò in una botte di ferro! E comunque ormai il suo dominio e la sua avanzata sono inarrestabili! Neanche voi patetici omuncoli della Resistenza potrete più fermarlo! I vostri ridicoli sforzi si riveleranno essere vani, per cui è meglio arrendersi adesso e affrontare il vostro destino! -

     - Non mi dire! - replicò Geoffrey ironicamente - La letale avventuriera ragno è finita ad ingrossare le fila del Tiranno ed ha appeso il coltello al chiodo! Mai e poi mai avrei pensato che saresti diventata una subalterna! -

     La rapidità di Cybil non era da sottovalutare, come si accorsero immediatamente dopo quelle parole. Fece scattare le braccia in avanti e due fili di ragnatela schizzarono fuori dai suoi polsi per poi appiccicarsi al metallo delle pistole di Amy. Con un fluido gesto, gliele strappò di mano per poi slanciarsi verso di lei e colpirla con un calcio in pieno volto. Geoffrey non stette con le mani in mano e puntò i bracciali contro l’avversaria. Nel secondo che intercorse tra la sua mira e la pressione del pulsante, la vedova nera balzò agilmente dietro di lui e gli calciò la schiena facendolo capitombolare al suolo.

     - Libera Knuckles, milady! - disse la lince dopo essersi rimessa in piedi - Io mi occupo della nostra amica! -

     Amy non se lo fece ripetere due volte. Si tuffò sull’umido pavimento e, con una capriola perfetta, agguantò una delle sue pistole. Facendo scattare il meccanismo interno, fuoriuscì la lama retrattile con la quale tranciò di netto la tela che teneva Knuckles immobilizzato col risultato di farlo cadere al suolo.

     - Svegliati, rosso! - esclamò Amy togliendogli la ragnatela dalla bocca e schiaffeggiandolo per fargli riprendere i sensi - Non è il momento di fare un pisolino! -

     Nel frattempo, Geoffrey aveva ingaggiato una lotta a suon di calci e pugni con la sua avversaria, la cui stupefacente velocità non poteva fare altro che mettere il sergente in difficoltà. Utilizzando la sua ragnatela come un rampino, poteva appendersi al soffitto e darsi lo slancio per sfuggire agli attacchi più potenti del nemico. La sua tattica di battaglia consisteva esclusivamente in movimenti scattanti, in modo da sottrarsi ai colpi ostili, e ad attacchi ripetuti in punti strategici. Era sfuggente quanto un anguilla, il che rendeva la sua pericolosità ben lungi dall’essere sottovalutata. La sua capacità di arrampicarsi lungo i muri, da perfetto aracnide, non rendeva la lotta più semplice per Geoffrey. La lince tuttavia, grazie alla sua impareggiabile tattica strategica e alla conoscenza dell’avversaria, faceva in modo di non essere sopraffatto e di mantenere lo scontro in perfetto equilibrio.

     - Sei sempre stato tremendamente cocciuto! - esclamò Cybil visibilmente seccata - Non sai mai quando è il momento buono per gettare la spugna! -

     - Per perdere l’occasione di fare quattro salti con una donzella come te? - replicò Geoffrey sagacemente.

     Con la coda dell’occhio vide Amy e Knuckles di nuovo in carreggiata e pronti all’azione.

     - Mi perdonerai, Cybil! - riprese tirando fuori dalla tasca una strana capsula azzurra - Ma abbiamo questioni più importanti di cui occuparci! Porta al tuo boss i saluti di Geoffrey Van Marten! Hasta la vista! -

     Senza aggiungere altro, gettò al suolo il bossolo che si infranse con un leggero crack. Immediatamente una fitta cortina fumogena si sprigionò dal suo interno, riempiendo interamente la camera quadrata e oscurando la vista. Cybil si coprì gli occhi, imprecando per quella mossa a sorpresa, mentre il fumo la avvolgeva completamente. Il suo grido di rabbia non avrebbe potuto essere più frustrato quando scoprì che i suoi obiettivi si erano dileguati lasciandola con un palmo di naso.


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Accesso al file #077
Scheda Personale: Agente “Wind Rose”

“Mi chiamo Amy Rose.
Il mio ruolo all’interno della Resistenza è quello di Agente Scelto.
Sono ormai parecchi anni che ricopro questo incarico, così tanti che riesco a malapena a ricordare quali erano le mie competenze quando ho cominciato. Presumo che le mie mansioni fossero state quelle di qualunque altro novellino che si ritrova per la prima volta a far parte di un movimento così grande e importante come il nostro. Un solo ricordo dei primi tempi è rimasto impresso nella mia mente come se fosse stato marchiato a fuoco: volevo combattere. Solitamente i civili senza particolari capacità combattive o troppo terrorizzati all’idea di impugnare un’arma venivano assegnati ad incarichi di tipo manutentivo, ma io ero fermamente decisa ad occuparmi di qualcosa che mi portasse là fuori, in prima linea per affrontare il nostro peggiore incubo.
Il mio carattere battagliero ha sempre creato molti problemi ai miei genitori, troppo deboli e smidollati per impugnare la lancia in favore dei propri diritti e di quello in cui credevano. Ero poco più di una ragazzina quando la Tirannide ebbe inizio, quando i tre eserciti che avevano trasformato il nostro mondo in una landa desolata si fusero in un unico grande impero, quando i droidi di sicurezza si sparsero a macchia d’olio in ogni vicolo e in ogni strada della città a sbandierare il vessillo del loro padrone, quando il Tiranno prese il potere.
La morte e la distruzione che le guerre civili degli anni precedenti avevano portato nella nostra città avevano segnato profondamente gli animi di tutti gli abitanti. L’unico modo per porre fine a tutto quanto era riunire tutte le fazioni avversarie sotto un unico nome, un nome che poi sarebbe tristemente diventato sinonimo di schiavitù. Una subdola e disarmante schiavitù.
Quando il Tiranno si presentò come l’artefice della grande unione e il responsabile della fine di ogni conflitto, i miei genitori, come tanti altri attorno a noi, lo acclamarono a gran voce, prevedendo un futuro fatto di ordine, di pace e di giustizia. Come tutti gli stolti che non riescono a vedere oltre ciò che osservano con gli occhi, ne rimasero convinti anche quando il Tiranno esercitò il suo viscido potere per drogare le menti di tutti i suoi sudditi, spingendoli veramente a credere che una fredda e crudele dittatura fosse la migliore forma di governo. Per i miei genitori non c’era niente di male nella soppressione della libertà di opinione, dato che il mondo doveva essere come voleva l’Alto Sovrano (il nome con cui il Tiranno è conosciuto alle masse), senza ammettere repliche. La mia famiglia era del tutto all’oscuro dei brutali metodi di repressione con i quali il Tiranno ha sempre imposto il suo volere assoluto contro quelli che osavano esprimere un’idea che contrastava con la sua utopia di metallo.
Ho vissuto la mia adolescenza nel clima di ghiaccio di questa dittatura di ferro, sentendo ribollire nel mio stomaco tutto l’odio e la frustrazione per il mondo in cui ero costretta a vivere. Mi sentivo le braccia legate, mi sentivo la bocca sigillata, avvertivo che c’era qualcosa dentro di me che scalpitava per venire fuori, ma non avrei potuto fare niente finché la parola “libero” sarebbe stato sinonimo di “sovversivo”.
Comunicare le mie inquietudini ai miei genitori fu il più grande sbaglio della mia vita. Le loro menti erano state così plagiate dalle continue parole dell’Alto Sovrano che ai loro occhi ero diventata una pericolosa terrorista, una minaccia per la pace duratura del nostro governo.
Furono proprio loro a tradirmi. Furono loro a fornire il mio nome quando i droidi di sicurezza stavano cercando i responsabili di alcuni atti di vandalismo tra le strade. Non avevo potuto nascondere in nessun modo le prove della mia piccola ronda notturna anti-tirannide.
Io e alcuni dei miei compagni avevamo imbrattato i muri della città con dei murales dal messaggio molto chiaro… un messaggio che ci sarebbe costato molto caro! Quando i droidi furono chiamati in casa dai miei genitori perché fossi arrestata e rieducata con l’accusa di vandalismo aggravato, non potevo credere a quello che mi stava succedendo. Tradita dalla mia stessa famiglia, o almeno da quella che consideravo essere la mia famiglia.
Fu durante il mio trasferimento nelle prigioni che venni in contato con la Resistenza. Un manipolo di agenti attaccò il furgone che mi stava trascinando verso il mio destino e fui per la prima volta nella mia vita veramente libera. Entrare nel Quartier Generale della Resistenza fu per me la valvola di sfogo per la rabbia che ero sempre stata costretta a covare dentro di me.
Mi fu immediatamente chiaro quale doveva essere il mio ruolo, quale parte dovevo giocare all’interno del movimento. Mi proposi come Soldato Semplice, una recluta come tutte le altre. Non mi importava quanto sarebbe stato duro l’addestramento, sentivo pulsare dentro di me il desiderio di fare qualcosa per rovesciare quella dittatura che mi aveva sottratto persino l’affetto della mia famiglia.
Fu l’ex-sergente Geoffrey Van Marten ad insegnarmi tutto quello che so. Si prese cura di una novellina come me come avrebbe fatto un padre con sua figlia. In breve tempo mi feci strada nei ranghi della Resistenza fino a diventare uno dei migliori Agenti Scelti che avessero a disposizione.
La mia vita sotto la Tirannide è stata un susseguirsi continuo di dolore, di rabbia e di tradimento.
Nella Resistenza ho trovato tutto quello che mi mancava: ho trovato uno scopo alla mia esistenza, ho trovato degli amici fidati, ho trovato l’amore di un marito, ho trovato il dono di una figlia… ho trovato tutto quello che il Tiranno ha sempre cercato di negarci: la vita vera!
Questa è la mia storia…”

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ART GALLERY

In questa sezione vi presenterò alcuni bozzetti e alcuni disegni realizzati da alcuni amici su personaggi, ambientazioni e altro inerente alle storie di "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".


 
Sonic The Hedgehog Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)

Questo concept art mostra l'aspetto del personaggio Sonic The Hedgehog come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".
A differenza di quanto accade nei videogiochi, qui Sonic indossa un paio di vecchi jeans consunti e una cintura di pelle marroncina.
I bordi dei jeans sono sfilacciati e rovinati a causa dell'eccessivo utilizzo e dell'usura provocata dall'attrito con l'aria quando lui corre a velocità supersonica.
Solitamente, porta con sè in una delle tasche un Ring, utile per recuperare le forze e per incrementare la potenza dei suoi attacchi durante i suoi frequenti combattimenti.
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Capitolo 5
*** Full Speed Ahead #05 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #05

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#05

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SINS OF PURITY Saga

La sottile linea tra amico e nemico

Scritto e ideato da: Knuckster

La strada che si apre di fronte a Sonic the hedgehog e i suoi compagni appare irta di ostacoli. Con la prospettiva di affrontare il più diabolico nemico che abbiano mai conosciuto e il più tremendo piano di distruzione che Mobius abbia mai dovuto temere, è ora per loro di imbracciare le armi a difesa delle loro vite. Il tempo è contro di loro e la raccolta dei Chaos Emeralds non si prefissa facile. In uno scenario che si affolla di minacce e di pericoli sconosciuti, non ultimo Drake, l'Agente Uno al servizio di Magorian, Sonic e gli altri devono fare del loro meglio per la loro causa e, soprattutto, devono cercare di incrementare le loro forze e di tenersi stretti gli alleati... ma sarà davvero possibile riuscirci?

Techno Base - Giorno 1 (Ore 23:30)

     Tutto taceva tra le fredde mura d’acciaio di quella torre. La notte era arrivata, portando con sé la sonnolenza e la tranquillità del momento del riposo anche per chi abitava un nucleo instancabile di attività come la Techno Base. Tutti i sistemi dei computer e delle apparecchiature interne erano stati messi in modalità di riposo, ad eccezione dei meccanismi di difesa che scandagliavano ogni movimento sospetto che potesse provenire dall’esterno. Ogni anima, viva o robotica che fosse, presente nel palazzo si stava concedendo qualche ora di pausa prima dell’arrivo di una nuova giornata di sinistre macchinazioni. Solo una persona era restia ad abbandonarsi al sonno, dato che aveva atteso impazientemente quel momento per tutta la giornata.

     Il dottor Eggman decise che aveva aspettato fin troppo. Aveva ascoltato con attenzione ogni cosa che era stata detta in prossimità della sua gabbia elettronica e aveva osservato ogni movimento di chi aveva osato spodestarlo dal suo dominio e che si era divertito a giocherellare con le sue apparecchiature. Magorian era sparito da diverso tempo. Molto probabilmente, anche un uomo come lui aveva bisogno di dormire per ricaricare le sue batterie, il che offriva al dottore l’occasione perfetta per mettere in atto il piano a cui aveva lavorato sin dal momento della sua cattura imprevista.

     Il primo passo sarebbe stato quello di liberare le braccia, ancora bloccate nella morsa delle sue funi elettroniche. Piegò il busto in avanti ed allungò l’indice della mano destra più che poteva per arrivare a toccare lo strano apparecchio che portava al polso. Era una specie di orologio dalla forma sferica, ricoperto da una piccola cupola di vetro. Riuscì a premere di sfuggita un pulsante e con un sottile sibilo si liberò dall’interno dell’apparecchio uno sbuffo di gas biancastro. Eggman sapeva che quel composto avrebbe privato gli ioni delle funi elettroniche della loro carica, impendendo quindi di esercitare la forza che lo teneva imprigionato. Infatti, dopo solo qualche secondo, il dottore avvertì la stretta farsi sempre più debole, fino a quando le corde non si afflosciarono al suolo regalandogli la libertà.

     Decoe, Bocoe e Bokkun si riscossero all’improvviso dal loro sonno e notarono con sorpresa che il loro padrone era in piedi e si stava massaggiando le braccia sorprendentemente libere. Prima che potessero dire qualcosa, furono fermati dal perentorio gesto di silenzio di Eggman. Per lui non c’era altro tempo da perdere. Puntò il bizzarro orologio verso le sbarre luccicanti della sua gabbia e attivò nuovamente il getto di gas, sfondando la protezione elettronica che lui stesso aveva progettato e aprendosi un varco abbastanza grande da poterci passare attraverso. Dopo aver liberato i suoi tre assistenti ed essere fuggito dalla gabbia, li avvertì di muoversi con cautela e di seguirlo senza fare il minimo rumore. Mai i tre robot lo avevano visto così serio e così concentrato su qualcosa.

     I quattro fuggiaschi riuscirono a raggiungere l’ascensore privato del dottore senza nessun intoppo. Arrivarono quindi all’ultimo piano e salirono silenziosamente a bordo dell’Egg Drive. Non rimaneva loro altro da fare che aprire il tetto della pista d’atterraggio e azionare il motore della navicella per darsi finalmente alla fuga. La fresca aria della notte batteva sul volto dell’omaccione baffuto, contento di poter di nuovo riassaporare la libertà. Mentre si allontanava rapidamente, lanciò un’ultima occhiata alla Techno Base, un’occhiata carica di malinconia, con un pizzico di rabbia e di senso di vendetta.

     - Ci ha salvato, dottor Eggman! - esclamò Decoe al settimo cielo - E’ il nostro eroe! -

     - Come potremo mai ringraziarla? - aggiunse Bocoe, abbracciando il collo taurino dello scienziato.

     - Potreste cominciare tappandovi quelle boccacce! - sbottò lui - Deve ancora nascere chi può prendere per i fondelli il dottor Eggman! Per questa volta lascerò a quel vampiro la mia Techno Base, ma potete stare sicuri che la faccenda non finisce qui! -

     - Che cosa facciamo adesso, dottore, dottor Eggman? - squittì Bokkun.

     - La nostra prossima fermata è Eggmanland! Si torna a casa, ragazzi miei! E una volta lì potremo cominciare a pianificare la nostra vendetta! Vendetta! -

     Il dottore sollevò rabbiosamente un pugno in aria, ma non aveva considerato che il brusco movimento avrebbe fatto oscillare pericolosamente la navetta, già carica oltre il peso massimo che poteva sostenere. Il suo Egg Drive perse equilibrio e stabilità, finendo per precipitare tra i rami di una grande quercia.

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Casa di Tails – Giorno 2 (Ore 10:10)    

     - Ehm… sei sicuro che funzioni? - chiese Sonic guardando con apprensione l’apparecchio lampeggiante sul suo polso.

     - Sono rimasti in disuso per parecchio tempo, ma dovrebbero ancora essere in grado di localizzare i Chaos Emeralds! - gli assicurò Tails.

     L’indomani mattina del fatidico giorno in cui Magorian aveva fatto la sua sinistra entrata in scena, Sonic e i suoi compagni si trovavano in casa Prower, riuniti nell’officina sul retro. Il resto della giornata che seguì lo scontro con Drake era trascorso senza eventi degni di nota. Erano riusciti a lasciarsi per qualche ora alle spalle il pensiero di ciò che li aspettava ed avevano cenato e passato insieme il tempo in allegria almeno fino a quando la stanchezza di un giorno faticoso non aveva cominciato ad appesantirli. Sapevano che il mattino successivo avrebbero dovuto essere operativi e pronti all’azione il più presto possibile, quindi dormirono tutti quanti a casa Prower, o meglio, cercarono di costringersi a riposare. Erano fin troppo nervosi ed emozionati per la gragnola di avvenimenti che era piombata loro addosso.

     Al risveglio, erano tutti ansiosi di sapere in che modo si sarebbero mossi. Avevano bisogno delle informazioni che speravano Rouge fosse riuscita a recuperare, quindi dovevano aspettare il suo ritorno. Ma prima di qualunque altra cosa, avrebbero dovuto preparare l’attrezzatura per la lunga ricerca che dovevano intraprendere. Tails aveva distribuito agli amici i dispositivi portatili che già una volta avevano utilizzato nelle loro avventure. Ci aveva lavorato molto la sera precedente, ma non aveva avuto modo di verificarne il reale funzionamento.

     - Dovremmo fare una prova, Tails! - suggerì Amy, seduta sul tavolo - Perché non provi a localizzare uno smeraldo adesso? -

     - Non è semplice! Lo scanner è in grado di rilevare le pulsazioni d’energia dei Chaos Emeralds e di segnalare la loro posizione! Io materialmente non posso fare nulla! -

     - Esattamente che cosa intendi per pulsazioni d’energia? - domandò Knuckles appoggiato con la schiena al muro e con le mani dietro la testa.

     Dopo la sua confessione, tutti lo avevano ringraziato per le sue belle parole, gli avevano fatto sapere che ciò che aveva detto era sempre stato reciproco e lo avevano rassicurato sul fatto che, terminato lo scontro, tutti sarebbero tornati a casa sani e salvi. Nonostante tutto, Amy, Sonic e Tails continuavano a trattare Knuckles come avevano sempre fatto con l’unica differenza che, questa volta, erano al corrente dei suoi sentimenti. Non cercavano di comportarsi in modo diverso per paura di ferire il suo grande orgoglio. Chiarendo la questione con loro, aveva messo alla prova il suo istinto di lupo solitario che tende a rifiutare l’aiuto degli altri e loro capivano che sarebbe stato sbagliato costringerlo a subire dimostrazioni d'affetto quando sapevano che in superficie non le avrebbe apprezzate. Quello che contava era che loro avevano appreso che i sentimenti d’amicizia erano reciproci e non avevano bisogno di parole e gesti che mirassero in quella direzione perché comprendevano e ricambiavano la sfera affettiva del loro amico. E ciò era più che sufficiente.

     - Bé, i Chaos Emeralds possiedono una grande quantità d’energia, vero? - spiegò Tails - Questa energia non è sempre costante ma brucia con un’intensità variabile! In alcuni momenti, questo potere raggiunge una forza tale da emanare un picco d’energia che lo scanner è capace di segnalare anche a molti chilometri di distanza! In altre parole è quel fenomeno che li fa brillare così intensamente quando li stringiamo! -

     - Ti sei spiegato bene! - affermò Knuckles convinto.

     - Qualcosa però non quadra! - protestò Amy - Supponiamo che due o più Chaos Emeralds brillino, come hai detto tu, nello stesso tempo! Se noi andassimo in cerca di uno di questi, Magorian potrebbe recuperare l’altro! -

     - Purtroppo è possibile! Dobbiamo prepararci all’eventualità di dover sottrarre gli smeraldi direttamente dalle mani del nostro nemico! -

     - Io non mi preoccuperei così tanto se fossi in te! - intervenne Sonic, con fare superbo - Posso entrare ed uscire da quella torre di latta in meno di un secondo! Cosa ci vuole a soffiare due pietruzze da sotto il naso di un vecchiaccio puzzolente? -

     - Sottovalutare quel “vecchiaccio puzzolente” potrebbe non essere una mossa saggia, Sonic! - lo rimproverò Tails - Hai sentito quello che ci ha raccontato Tikal! E’ un nemico molto potente! -

     Il riccio blu sbadigliò con enfasi in tutta risposta.

     - Potente o no, non è quello di cui dobbiamo occuparci ora! - sentenziò Knuckles - Prima cominciamo le ricerche e meglio sarà per tutti! -

     In quel momento, dall’ingresso arrivò il trillo del campanello. Tails uscì immediatamente dalla stanza per andare ad aprire e quando fu di ritorno era in compagnia di una sorridente Rouge.

     - E’ già finito il tuo turno di sorveglianza? - chiese Amy, senza nascondere il suo leggero fastidio.

     - Sono rimasta più di un giorno a tenere sotto controllo le mosse di Magorian! Mi pare più che sufficiente! - rispose Rouge seccata, ignorando la strana espressione con cui Knuckles l’aveva accolta - E comunque sono venuta con delle notizie eccitanti! -

     - Qualche negozio che ha dato il via ai saldi? - ribatté Sonic cinicamente.

     - Non proprio! Ho sentito Magorian mobilitare i suoi fantocci fantasma per un’importante missione! Stavano parlando di un Chaos Emerald! -

     - Questa sì che è una notizia! - esclamò il riccio, subito tornato serio.

     - Eppure gli scanner non lo hanno segnalato! - si lamentò Tails scoraggiato.

     - Forse quegli aggeggi fanno le bizze! Posso assicurarti che ho sentito chiaramente menzionare uno smeraldo! -

     - E suppongo tu non abbia sentito anche dove stavano andando, vero? - le domandò Amy con fare spazientito.

     - E’ proprio qui che ti sbagli, mia cara Amy! Ho sentito che si stavano dirigendo verso Sky Canyon! -

     - Sky Canyon? -

     - Conosco quel posto! - rivelò loro Tails - E’ una landa rocciosa a sud di qui, sulla punta più estrema di Apotos! Ci vorranno un bel po’ di ore per arrivarci! -

     - Niente che il Tornado non possa affrontare, Scheggia! - disse Sonic, strizzandogli l’occhio in segno di incoraggiamento - Ti conviene cominciare a scaldare il motore! Si va a caccia grossa! -

     Tutti scattarono in piedi, ansiosi com’erano di passare finalmente all’azione.

     Senza un motivo preciso, Rouge fece una risatina e si avviò alla porta, seguita da Amy e Tails. Il riccio blu rimase a guardare Knuckles, il quale era impalato con un’espressione a metà tra il perplesso e lo stupito.

     - Hai capito cosa c’è da fare o hai bisogno che ti faccia un disegnino, genio? - lo pungolò Sonic e l’echidna, senza ribattere, si diresse all’uscita.

     Sonic capì subito, dal fatto che Knuckles non avesse risposto alla provocazione, che il suo amico echidna aveva qualcosa di ben preciso che gli frullava in testa.

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Sky Canyon – Giorno 2 (Ore 15:25)

     - Largo! Fate spazio! - urlò Sonic all’apice della contentezza mentre sfrecciava a velocità supersonica con il vento che gli scompigliava gli aculei.

     Felice come una pasqua, stava schizzando per la pianura rocciosa più rapido di una gazzella e lanciando urli di giubilo per essere di nuovo tornato a fare quello che gli riusciva meglio. Le sue scarpe battevano forte sul suolo mentre un polverone allucinante lo seguiva nella sua folle galoppata in direzione Sky Canyon. Ogni suo singolo muscolo era teso e contratto e il riccio sprizzava gioia da tutti i pori con la fresca aria pomeridiana che sferzava sul suo corpo. Quasi non si scorgeva il moto frenetico delle sue gambe che scalpitavano a ripetizione come se pedalassero pazzamente su di una bicicletta invisibile.

     Sopra di lui, volando quanto più velocemente possibile, c’era Rouge the bat che planava elegantemente sfruttando le correnti d’aria ascendenti ed ogni tanto sbatteva le sue grandi ali di pelle per prendere velocità. Ancora più su, volteggiava il grande biplano blu pilotato da Amy e da Tails. Accucciato sulla coda dell’aereo, c’era Knuckles. Si teneva ben saldo ad una maniglia in ferro che sporgeva dalla lamiera e la sua fronte era aggrottata in un’espressione pensosa.

     Sonic continuava a correre, non curandosi di questi particolari, muovendosi a destra e sinistra per schivare i massi e le rocce che gli si stagliavano di fronte. L’ambiente era freddo e sterile, i rari alberi che si scorgevano erano secchi e spogli ed il terreno rosso era avido di pioggia. Non si avvistava nessuna forma di vita di nessun tipo e Sonic pensò distrattamente che quel luogo così distante dalla civiltà sarebbe stato un luogo perfetto per un’imboscata.

     D’un tratto il sentiero si fece in pendenza e Sonic dovette accelerare il ritmo di corsa per proseguire. Sentiva distintamente sopra di lui il ronzare del motore del Tornado in piena attività. Il riccio continuava a correre mentre la strada saliva sempre di più e così capì che stavano arrivando all’altopiano. Quando la salita fu terminata, per quello che poté vedere chiaramente nella frenesia della corsa, percepì che la strada interrotta sboccava in un grande canyon roccioso con degli strapiombi ripidissimi al cui centro c’era uno spaventoso baratro dal fondo invisibile. Senza curarsene, Sonic cominciò a saltare agilmente tra gli speroni di roccia che si stagliavano nel vuoto per raggiungere l’altra parte del precipizio. Sicuro di sé, affrontava i balzi con la massima destrezza tanto da effettuare perfette capriole in aria e da atterrare con le mani sulla roccia prima di darsi lo slancio per proseguire. Arrivato in un battito di ciglio dalla parte opposta del canyon, ricominciò a correre per qualche minuto prima di essere avvisato dalla voce urlante di Tails. Puntò i piedi in avanti ed iniziò la brusca frenata sollevando un polverone rosso che faticava a diradarsi. Rouge piombò elegantemente a terra pochi metri avanti a lui e Tails atterrò con il Tornado poco più avanti, sollevando polvere mentre le pale cessavano di ruotare e gli occupanti del biplano scendevano a terra.

     Quando tutti si furono riuniti, Sonic si rivolse a Rouge.

     - E’ questo il posto? -

     - Direi proprio di sì! Parlavano di un altopiano del genere! -

     Tails armeggiava con il piccolo scanner che lampeggiava e ronzava sul suo polso.

     - E’ inutile! - disse demoralizzato - Lo scanner continua a non segnalare nulla! -

     - Sei sicura che sia proprio questo il posto, Rouge? - chiese Amy scettica.

     - Sono sicura al cento percento! - ribatté la ragazza, ostinata - Non c’è possibilità di sbaglio! Non ci sono altri altopiani simili a Sky Canyon! -

     - Il che può significare che sono stati qui e se ne sono già andati! - propose Knuckles guardando la landa desolata e rocciosa intorno a lui - Oppure che qui non c’è proprio un bel niente! Avrai capito male, Rouge! -

     Il pipistrello intrecciò le braccia e fulminò il guardiano con un’occhiata di rimprovero.

     - Ehi, c’è solo un numero di volte che sopporto di essere messa in dubbio in un giorno! -

     - Se la tua capacità di raccogliere informazioni è pari al tuo equilibrio stiamo proprio freschi! -

     - E con questo cosa vorresti dire? -

     - Non ti ricordi quando ci siamo scontrati sulla Colonia Spaziale?(1) Quando stavi precipitando dalla passerella? Ricordi come facesti a non cadere? -

     - Ehm… certo che sì! Mi sono tirata su da sola! Che domande! -

     - Era proprio quello che volevo sentire! -

     Prima che gli altri potessero dire alcunché, Knuckles mosse qualche passo in avanti e colpì forte Rouge con un gancio ben calibrato facendola volare e schiantarsi lontano con un gemito di dolore.

     - Ehi! - esclamò Sonic scioccato - Che diamine ti salta in mente? -

     - Capisco che non è il massimo della simpatia! - sbottò Amy - Però non mi sembra un valido motivo per… -

     - E invece c’è un valido motivo! - disse Knuckles ancora con il pugno alzato - Quella non è Rouge! -

     Il peso della sua affermazione fece rimanere tutti gli altri impalati e a bocca aperta mentre Rouge era seduta per terra e guardava l’echidna con sguardo omicida.

     - D’accordo! - disse Sonic infine - Credo che Knuckles abbia preso un colpo di sole! Forse una bella legnata servirà a farlo rinsavire! -

     - Non ho preso un colpo di sole! So quello che dico! - replicò Knuckles furente.

     - Ah-Ah! E ti sembra sensato quello che hai detto? Guardala! E’ lei! Rouge! Chi altri vuoi che sia? -

     - Questo sarà lei a dircelo! -

     - E, ti prego, dimmi, che cosa ti fa pensare che quella tipa non sia Rouge? - domandò Sonic esasperato.

     - Tu sei il solito credulone che si fa ingannare dalle apparenze! -

     - Senti chi parla! Quante volte sei stato ingannato da Eggman questa settimana? -

     - Ti sembrerà strano ma io riesco a sentire se le persone sono effettivamente quelle che sono all’aspetto e ti dico che quella non è Rouge! -

     - Dove avresti appreso questa dote mistica? -

     - Guarda che sto parlando sul serio! Se non mi credi prova a rifletterci un po’ su! Ti ricordi al laboratorio che cosa ha detto? Ha chiamato Amy con il suo nome, ma sappiamo benissimo che la chiama sempre e solo “ragazzina”! Hai mai sentito Rouge chiamarla con il suo nome? E se non ti basta, poco fa le ho lanciato un amo! Ho fatto riferimento a qualcosa che solo noi due conosciamo! Quando ci siamo scontrati sulla Colonia non si è affatto tirata su da sola! Sono stato io a salvarla, maledizione! -

     - Non credo siano prove sufficienti a dire che non è quella che sembra, Sherlock! -

     - Non mi credi ancora? Allora guarda i suoi occhi! -

     Sonic, Amy e Tails fissarono Rouge dritto negli occhi e per la prima volta, si accorsero che al posto delle vivaci iridi azzurre che contraddistinguevano il pipistrello, c’erano due grandi occhi rossi penetranti.

     - Me ne sono accorto al laboratorio! - riferì Knuckles - Ci ho pensato su in questo tempo, e non sono riuscito a trovare una sola spiegazione sul perché i suoi occhi dovrebbero essere cambiati dall’azzurro al rosso nel giro di poche ore! Ma adesso mi è tutto chiaro! Rouge deve essere stata scoperta e catturata, poi è stata sostituita da questa impostora che si è infiltrata nel nostro gruppo e ci ha attirato in una trappola! -

     - Ma allora… - cominciò Tails disorientato.

     - Proprio così! - lo interruppe Knuckles - Il tuo scanner non ha segnalato nulla perché non c’è nessun maledetto Chaos Emerald qui! Quella bugiarda ci ha ingannato! -

     La pseudo Rouge si alzò in piedi e squadrò gli altri con un sorrisetto ambiguo prima di prorompere in una fredda e stridula risata. Sonic ed Amy, appreso il pericolo, si misero in guardia.

     - Avrei dovuto informarmi meglio! - disse il pipistrello con sguardo maligno - E avrei anche dovuto mascherare questi stupidi occhi! -

     - Ehm… ma di solito non è Knuckles quello che si fa infinocchiare come un merlo? - si chiese Sonic grattandosi il capo.

     L’echidna non ci fece caso, troppo concentrato sull’elemento indesiderato di quel gruppo. Conosceva fin troppo bene il viso e gli occhi di Rouge, dato che nelle lunghe giornate solitarie ad Angel Island gli capitava di ripensarci ripetutamente tanto da fissarsi bene in mente ogni singolo particolare di quella ragazza. Non si era mai soffermato a riflettere su cosa significasse tutto questo e nemmeno gli importava, specialmente in quel momento. Il motivo della sua preoccupazione non era tanto da ricercarsi nella presenza di quella estranea e nella probabile trappola che era riuscita a tendere loro, ma più che altro nel non sapere cosa era successo a Rouge. Era ferita? Era in trappola? L’avevano già eliminata? Questo pensiero lo sconfortava e lo smarriva più di qualunque altra cosa, anche più del furto del Master Emerald. Sopportava a stento quel pipistrello, ma non era ancora pronto ad andare avanti senza più vederlo.

     - Sei un robot? - chiese Knuckles aggressivo.

     - Purtroppo per te no! - rispose - Non sono uno stupido pezzo di latta ma qualcosa di molto peggiore! Dite le vostre preghiere prima che vi spedisca all’altro mondo! - e schioccò le dita.

     In un lampo, i quattro furono circondati da un gruppo di guerrieri in tunica nera che si avvicinavano lentamente con fare minaccioso.

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Limitare della Techno Base – Giorno 2 (Ore 16:00)

     Un’altissima torre costruita interamente in metallo si stagliava di fronte a Shadow, che la rimirava alzando gli occhi per vedere fin dove la costruzione arrivasse. Non poteva credere che finalmente fosse giunto alla fantomatica Techno Base di cui Levine gli aveva parlato. Lì dentro, se la sua accompagnatrice aveva detto il vero, lo attendevano le risposte tanto agognate riguardo al suo passato che lo tormentavano dal momento del suo risveglio. Shadow avvertiva una strana sensazione, una profonda emozione lo stava attraversando ed era pervaso da un’eccitazione malcelata. Sentiva che sarebbe stato ripagato per tutto quello che aveva dovuto affrontare fino a quel momento non appena l’uomo di cui parlava Levine gli avesse raccontato ogni cosa riguardo al suo passato. Ma, pensava Shadow, non era sicuro di essere ancora pronto a ricordare: dalle poche immagini che gli tornavano in mente capiva che erano momenti di intensa tristezza e di sofferenze acute. Aveva capito sin dal primo momento, da quando nel deserto aveva prodotto con le dita quel lampo viola, di non essere una creatura comune. Era un essere segnato profondamente che non aveva mai conosciuto la vera pace, che aveva affrontato molte battaglie in cui aveva dato tutta la sua anima. Anche se non si ricordava, sapeva quasi a pelle che non aveva una sola persona cara al mondo, che era totalmente solo e per questo non aveva mai conosciuto la felicità. Temeva che quando questi momenti difficili si fossero ripresentati nella sua mente, sarebbe stato come viverli di nuovo e quindi provare dolore doppio rispetto a quello già sentito in precedenza. Non sarebbe stato facile riesumare quei frammenti di memoria ma era indispensabile se voleva sapere chi era. Doveva solo essere forte e non crollare…

     Da un frullare di ali, Shadow capì che Levine si stava rapidamente avvicinando. Aspettò che si posasse accanto a lui, poi, ignorando il suo sguardo, procedette lentamente verso l’edificio. Prima di poter arrivare al portone d’ingresso, le gambe del riccio cedettero e, dopo aver chiuso gli occhi, crollò per terra inerme.

     Levine non batté ciglio, limitandosi a scuotere il corpo privo di sensi di Shadow con un piede per sincerarsi delle sue condizioni. Subito dopo estrasse una piccola radiotrasmittente rettangolare e, tenendo premuto un pulsante, parlò sommessamente nel microfono. Dopo qualche minuto, dalla Techno Base uscì, camminando piano, un alto figuro che indossava un’armatura luccicante bordata di rosso. Senza dire una parola, afferrò Shadow e se lo caricò in spalla.

     - Che cosa gli è preso? - domandò a Levine.

     - Oh! - rispose lei distrattamente - Credo che sia solo debole! Ha sprecato le sue ultime energie per arrivare fin qui! Da quel che so nella base dovrebbe esserci una capsula rigenerante creata apposta per il nostro amico irsuto! Portacelo subito! -

     - E per quanto riguarda la sua memoria? - chiese Drake.

     - Completamente andata! - ribatté Levine - Anche se ricorda ancora qualcosa! Dopo che si sarà ristabilito lo manderemo a fare una lunga chiacchierata con Magorian! Lui saprà cosa dire, come sempre! -

     - Non riesco a capire in che modo questo riccio possa esserci utile! -

     - E’ molto semplice, cagnolone! Per quanto Magorian abbia da ridire, Sonic è un nemico più pericoloso di quello che sembra! Non è la prima volta che affronta questo genere di minacce e inoltre ha una schiera di fastidiosi compagni dalla sua parte! E’ per questo che abbiamo bisogno di una forza pari alla sua dalla nostra parte, se non maggiore! E non c’è persona più adatta del nostro Shadow… e inoltre dimentichi che è stato creato come Forma di Vita Perfetta! -

     - La conosco questa storia! - disse Drake rimuginando.

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     Sonic, Tails, Knuckles ed Amy si strinsero spalla contro spalla mentre un’orda inferocita di guerrieri ombra avanzava a passo lento in cerchio attorno a loro.

     - Questa volta non c’è via d’uscita! - esclamò Amy spaventata.

     - Lo dovete solo alla vostra stupidità! Se conosceste bene la vostra amica non sareste mai caduti come dei merli nella mia trappola! - affermò la falsa Rouge.

     L’impulsivo Knuckles, senza pensarci due volte, spiccò un lungo salto superando i ninja che si stavano stringendo attorno a loro e si gettò a capofitto addosso a lei. Quest’ultima, in tutta risposta, eseguì un calcio-capriola colpendo l’echidna al mento prima che potesse afferrarla. Knuckles si accasciò al suolo ma subito si rimise in piedi e fronteggiò furente il suo nemico.

     - Insomma, chi sei? - domandò lui.

     L’impostora fece un gesto con la mano e i suoi soldati cessarono di avvicinarsi a Sonic e agli altri.

     - E’ giusto che conosciate il vero volto di chi vi ha fregati! - disse malignamente ed intrecciò le dita lasciando i due indici congiunti sollevati.

     Prima che Knuckles potesse dire o fare qualcosa, il corpo di Rouge fu scosso dalle convulsioni e, con sommo disgusto, la sua pelle cominciò a liquefarsi. Ogni centimetro della sua epidermide e di tutti i suoi abiti mutò in una melma argentea che si muoveva increspandosi sinistramente. I suoi lineamenti si dissolsero e le ali decrebbero fino ad essere inghiottite nella schiena. Per circa un paio di secondi, quello spettacolo rivoltante si manifestò sotto gli occhi di tutti nel suo completo ribrezzo. Poi da quella massa informe si cominciò a delineare una forma precisa. Il seno di Rouge si trasformò in un torace muscoloso e sviluppato, le sue braccia divennero grandi e possenti. Il volto si fece allungato ed appuntito e l’intero corpo divenne più alto di qualche centimetro. Al termine di questa sorprendente trasformazione, davanti allo sgomento Knuckles non c’era più Rouge the bat. C’era invece un rettile robusto dal nudo petto largo e dalle forti braccia. Indossava un paio di guanti fatti di maglia metallica rivestita di tessuto, dei larghi pantaloni e dei calzari arabi corredati di scarpe con la punta arricciata. Aveva un volto appuntito e striato di giallo, i suoi due fiammeggianti occhi rossi scrutavano crudeli l’echidna davanti a lui. Il suo corpo era completamente verde ed una lunga e sottile coda da rettile sventolava da una parte all’altra.

     - Sei… sei un rettile! - esclamò Tails stupefatto.

     - Una lucertola, prego! - rispose lui con voce sibilante - Voglio presentarmi! Tutti mi conoscono come Agente Due ma il mio vero nome è Getara! -

     - Puoi anche chiamarti Gennarino, per quello che mi riguarda! Che cosa ne hai fatto di Rouge? - domandò Knuckles furente.

     - Prova ad indovinare, cowboy! - sussurrò Getara - Ma se proprio non ci riesci, sarai costretto a cavarmi le parole di bocca! -

     - Ne sarò lieto! - ribatté l’echidna facendo schioccare le nocche.

     - Diamo fuoco alle polveri, allora! -

     Getara alzò il braccio e poi lo abbassò e, recepito il segnale, i ninja partirono all’attacco di Sonic, Amy e Tails. Subito dopo si avvicinò minaccioso a Knuckles, il quale, alzati i pugni, si stava preparando alla lotta.

     - Scoprirai ben presto che a differenza di quell’idiota di Drake io so il fatto mio! Lui ha fallito nella missione affidatagli da Magorian, ma ti assicuro che io non ripeterò lo stesso errore! Quando avrò finito, di te rimarrà quanto basta a riempire un cucchiaino! -

     Senza preavviso, il rettile si protese in avanti e ruotò elegantemente il torso. Sollevò il braccio sinistro e si preparò a sferrare una gomitata colossale sul volto dell’echidna. Rapido come un gatto, Knuckles piegò le gambe e spiccò un salto all’indietro toccando il suolo con le mani e dandosi la spinta per un nuovo balzo. Fissò Getara con fare agguerrito e studiò attentamente i suoi prossimi attacchi.

     Nel frattempo, i guerrieri ombra di Magorian si stavano preparando a sferrare il loro assalto.

     - Ora ci si diverte! - esclamò Sonic estraendo il suo Ring dalla tasca e stringendolo nel suo pugno.

     L’ultima immagine che i ninja poterono recepire fu una palla blu luminosa rimbalzare su ognuno di loro come una pallina da flipper impazzita. Sonic schizzava dallo stomaco di un nemico al volto di un altro, abbattendoli come birilli con la sua furia. Quando tutti i soldati furono piombati a terra, Amy e Tails uscirono dal cerchio per guadagnare maggiore spazio e si prepararono alla lotta.

     Knuckles e Getara si studiavano attentamente fissandosi negli occhi. La lucertola aveva uno sguardo deciso e sicuro, quasi beffardo. Knuckles pensò che era fin troppo sicuro di sé e questo lo intimoriva.

     - Ora, fastidioso moscerino, credo proprio che ti distruggerò! - disse Getara, sibilando - Non preoccuparti! Non sentirai neanche un dolorino dopo che avrò concluso! -

     - Vediamo se oltre a blaterare sai anche combattere! - esclamò Knuckles combattivo.

     Di scatto, il rettile si fiondò alla volta del suo avversario con il pugno destro disteso davanti a lui e il pugno sinistro più sotto diretto allo stomaco di Knuckles. Quest’ultimo non perse tempo e afferrò il braccio sinistro di Getara bloccando l’attacco mentre reclinava il capo di lato per schivare il secondo pugno. Prima che potesse colpire di nuovo, l’echidna prese il pugno destro del rettile mentre continuava a tener bloccato il suo braccio sinistro. Con entrambi gli arti anteriori occupati, l’unico modo che gli rimaneva di attaccare era di sferrare un calcio frontale all’addome. Getara però era pronto e, con una mossa fulminea, liberò le braccia dalla stretta nemica e, abbassandosi, caricò un montante pauroso che si infranse sul mento del povero Knuckles. Con un gemito di dolore, piombò sul terreno duro e si rialzò faticosamente, per poi caricare un altro attacco. Il rettile, senza battere ciglio, spalancò il palmo della mano aperta e, spinto da una forza misteriosa, l’echidna finì per la seconda volta lungo e disteso al suolo. Di fronte a lui, a circa tre metri di distanza, Getara sogghignava beffardo con il palmo della mano aperto e proteso. Sonic e gli altri, che nel frattempo avevano facilmente messo al tappeto i loro aggressori, furono subito accanto a lui.

     - Cos’è successo? - domandò Tails inquieto.

     - Quella serpe strisciante mi ha lanciato contro qualcosa e… sono stato spinto via! Come c’è riuscito? - rispose Knuckles, parlando a fatica.

     - Onde sonore, roditore! - affermò Getara - Nient’altro che potenti onde sonore! E’ questo il mio talento! Credete di poterci fermare, ma non potete neanche immaginare il grande potere di cui il maestro Magorian dispone! Lui è il più grande di tutti! E’ il supremo tra i supremi! Chiunque osa mettersi sulla sua strada, diviene polvere sotto le sue scarpe! -

     - L’unica polvere che tengo in considerazione è quella che mangiano i miei nemici quando corro! - esclamò Sonic.

     - Continua a fare lo sbruffone, riccio, ma ti ricrederai ben presto se continuerai ad opporti a noi! A noi agenti è stato concesso il grande onore di condividere la sua grandezza con lui! Drake è stato munito della potenza distruttiva del fuoco mentre io posso controllare le onde sonore e ho la possibilità di modificare il mio aspetto per trarre in inganno gli ingenui come voi! -

     - Ecco perché possiedono queste capacità! - esclamò Tails preoccupato - Devono derivare dalla pietra di cui ci parlava Tikal! -

     - Oltre ad avere la lingua biforcuta ce l’ha anche mostruosamente lunga! - commentò Amy, colpita dal modo in cui continuava a parlare.

     Getara continuava nel suo discorso, incurante che in questo modo stava rivelando un sacco di informazioni preziose proprio ai suoi nemici.

     - Vedo che conoscete la Gemma dell’Occulto! La fonte di tutti i mirabolanti poteri del maestro! Una sorgente di energia inesauribile capace di distruggere qualunque cosa! -

     - Ora basta! - dichiarò Knuckles - La festa è finita! Dicci dov’è Rouge, altrimenti… -

     - Sai che sei piuttosto insistente? - rispose Getara, seccato per essere stato interrotto - Se proprio desiderate vederla, vi accontenterò! -

     Getara alzò il palmo della mano aperto verso il cielo e dalle sue dita proruppe un’onda sonora sibilante che sfrecciò verso le nuvole facendo vibrare l’aria intorno a sé.

     - Ecco il segnale! - mormorò.

     Sonic e Knuckles erano in posizione di difesa di fronte al nemico, Amy e Tails dietro di loro.

     - Che cosa sta facendo? - si domandò il riccio blu.

     - Non mi interessa! Voglio ritrovare quel pipistrello ed andarmene da questo posto infernale! - esclamò Knuckles impaziente.

     Una risata acuta echeggiò all’improvviso e una figura indistinta planò con eleganza fino a posarsi a terra di fronte ai quattro spettatori increduli. Rouge osservò divertita il loro sconcerto con un ghigno inquietante e sprezzante. Sulla sua tempia sinistra era fissato un chip metallico piccolo e scuro. Le sue braccia e le sue mani erano state rivestite da una copertura metallica che, come Tails poteva immaginare, fungeva da potenziatore cibernetico. Intorno alle sue ginocchia erano stati montati due sottili cerchi di ferro ricoperti di piccole luci che lampeggiavano ritmicamente. Alcune parti delle sue ali erano ricoperte da pezzi di metallo e da strani marchingegni. Le sue vivaci iridi azzurre erano diventate rosse e il suo sguardo era freddo e vuoto.

     Amy Rose contemplava la sbalorditiva trasformazione della ladra di gioielli a bocca aperta.

     - R…Rouge? - balbettò Tails.

     - Ti senti bene? - domandò Knuckles, incerto.

     - Non sono mai stata meglio! - rispose lei.

     La sua parlata era glaciale e strascicata. Sonic la guardava sconcertato prevedendo il peggio.

     - Cosa ti è successo? -

     - Ho finalmente deciso di aprire gli occhi! Adesso ho finalmente capito qual è la mia missione! -

     - Missione? - ripeté Amy sbigottita.

     - Io sono l’Agente numero zero e vivo solo per servire Magorian! - esclamò Rouge feroce.

     Sonic e Knuckles rimasero increduli, quasi convinti di non aver compreso bene le sue parole.

     - Che cosa stai dicendo? -

     - Grazie a Getara sono una donna nuova e finalmente posso avere il piacere di togliervi di mezzo una volta per tutte! -

     Getara guardava soddisfatto le facce allibite dei suoi nemici.

     - Come puoi dire cose del genere? Stiamo dalla stessa parte ricordi? - le disse Tails.

     - Al contrario, mezza tacca! Non lo siamo mai stati! Siamo nemici giurati e lo saremo fino alla fine dei nostri giorni! -

     - Non è possibile! - esclamò Knuckles - Non è Rouge quella che sta parlando! Non ci credo! E’ vero che non ci vede di buon occhio, ma non fino a questo punto! -

     In quel momento, Tails si accorse per la prima volta del chip sulla sua fronte che ogni tanto emanava scintille viola intenso. Di colpo, un lampo di comprensione baluginò nella sua mente.

     - E’ chiaro! E’ stata sottoposta ad una rieducazione! Le hanno fatto il lavaggio del cervello! L’hanno condizionata per farla passare dalla loro parte! -

     Getara proruppe in una fragorosa risata.

     - Ma bravo! Niente male per una pulce impellicciata! -

     - E’ questo che le hai fatto, faccia squamosa? - gli gridò Sonic.

     - Credevate sul serio di mandare una spia a sorvegliare le nostre mosse senza che ce ne accorgessimo? Non è così facile prenderci per il naso! I segnalatori della Techno Base hanno immediatamente rivelato la presenza di un elemento estraneo! Ma il grande Magorian, nella sua immensa saggezza, ha scelto una soluzione più conveniente rispetto alla semplice eliminazione dell’intruso! Abbiamo catturato la nostra Rouge che, devo ammetterlo, si è battuta con grande coraggio per liberarsi! Dopo averla sopraffatta, abbiamo applicato una veloce rieducazione manipolando i suoi ricordi e condizionandola! E, dato che ce ne era la possibilità, abbiamo apportato anche qualche miglioria al suo corpo, rendendola più forte e più veloce! Ora è un’inarrestabile macchina da guerra assoggettata al volere di Magorian… o se preferite, è l’Agente numero zero! -

     - Sei solo un vigliacco! - enunciò Knuckles disgustato.

     - Sonic! - disse Amy - Dobbiamo aiutarla! Non possiamo lasciarla in quelle condizioni! -

     - Saremo morti prima di abbandonarla nelle grinfie di quei mostri! -

     Sonic fece qualche passo in avanti e si rivolse a Rouge.

     - Ascoltami, Rouge! Non aver paura! Ti aiuteremo a uscire da questa situazione! -

     - Sei tu che dovresti avere paura! -

     - So che non siamo mai stati in buoni rapporti, ma faremo tutto quello che è in nostro potere per aiutarti! -

     Rouge assunse una strana espressione per metà sbalordita e per metà spazientita.

     - Ora basta con i giochetti da bambini! - dichiarò Getara - Rouge, cosa ne dici di mostrare ai tuoi cosiddetti amici il tuo nuovo potere? -

     - Non vedevo l’ora di farlo! - rispose sogghignando.

     Sonic e gli altri indietreggiarono, incerti su come comportarsi e di quali sarebbero state le mosse della loro inaspettata avversaria. Senza preavviso, Rouge alzò il pugno chiuso e dalla piastra metallica sulla sua mano spuntarono due lunghi e affilati artigli paralleli che seguivano la linea delle sue nocche. Sorridendo, la ladra calciò forte il suolo e dispiegando le ali si fiondò alla volta degli avversari. Prima che il suo attacco andasse a segno, Sonic e Tails si gettarono sulla destra schivando la stoccata, Amy si spostò lateralmente e Knuckles saltò all’indietro. Rouge si ritrovò di fronte all’echidna e tentò di trafiggerlo con le lame. Il guardiano le bloccò il braccio appena in tempo prima che fosse ferito.

     - Sai che non puoi vincere! - mormorò Rouge rabbiosa mentre tentava di liberarsi.

     - Non costringermi a farti del male! - ribatté Knuckles.

     Prima che l’echidna potesse reagire, Rouge sfoderò gli artigli dell’altra mano e li conficcò nel suo stomaco. Knuckles lanciò un gemito di dolore mentre il pipistrello affondava le lame nella sua carne senza mostrare la minima pietà. L’echidna, incapace di resistere oltre, spinse via la ragazza e gli artigli si sfilarono in un attimo dalla ferita sanguinante. Il dolore era così bruciante da costringerlo ad inginocchiarsi e a premersi una mano per bloccare l’emorragia. I guanti bianchi come la neve si macchiarono di rosso e la vista di Knuckles si appannò di colpo. Negli occhi di Rouge non c’era un minimo di compassione, solo il vuoto più glaciale.

     In un attimo, Amy balzò addosso a lei, in modo da impedirle di colpire ancora e, nell’impeto dello slancio, rotolarono entrambe per un breve tratto sul terreno arido.

     - Ora ti sfregio quel bel visino! - disse Rouge digrignando i denti.

     Sferrò una stoccata con gli artigli verso il volto di Amy che, rapidamente, scansò la testa facendo penetrare le lame nel terreno. Per scrollarsela di dosso, la riccia sferrò una ginocchiata nello stomaco della ladra, costringendola a riprendere il volo. Sospesa in aria, Rouge aprì un vano nella copertura del suo braccio destro e ne estrasse due piccole sfere contrassegnate col simbolo del cuore. Dopo averle baciate come per augurar loro buona fortuna, le scagliò contro Amy Rose sotto di lei. Accortasi del pericolo, rotolò lateralmente per salvarsi la pelle e sentì distintamente il fragore delle esplosioni accanto a lei. Stanca per il troppo rullare, si fermò per prendere fiato e guardò con orrore Rouge piombare contro di lei con i piedi spianati. Chiuse gli occhi preparandosi all’impatto e avvertì una ventata di aria fresca. Sonic l’aveva afferrata in corsa per l’ennesima volta e l’aveva posata delicatamente su una roccia.

     - Lascia che me ne occupi io! - le disse strizzandole l’occhio e poi riprese a correre.

     Mentre si allontanava udì la riccia gridare.

     - Sonic, ti adoro! -

     Frattanto, lo spietato Getara si stava avvicinando furtivo al dolorante Knuckles accasciato in ginocchio, indebolito per la forte emorragia. Già il rettile pregustava le sue mani strette intorno al collo dell’echidna e pensava a come sarebbe stato contento il suo maestro nel sapere uno dei suoi nemici eliminato.

     - Sei pronto? Ho un biglietto di sola andata per spedirti all’altro mondo! -

     - Provaci, se ti riesce! -

     Getara stava per sferrare un colpo mortale e Knuckles, anche se se ne era reso conto, era troppo debole per poter reagire. Subito, la lucertola sentì qualcosa appesa alla gamba destra che, con un forte strattone, lo fece capitombolare a terra. Tails riavvolse il pugno a molla e, volando rasoterra, afferrò Knuckles per le spalle allontanandolo dal pericolo. Posatolo a terra, si accorse che il suo amico stava a poco a poco perdendo le forze.

     - Bisogna fare subito qualcosa per le tue ferite! - si raccomandò il volpino.

     Sonic si era fermato di colpo e guardava minaccioso Rouge che librava nell’aria ridendo divertita.

     - Non dirmi che credi davvero di battermi, Sonic! Sei più patetico dei tuoi amici! - esclamò il pipistrello.

     - Non avrei voluto farti del male! - ribatté il riccio - Ma dato che mi costringi… -

     Rouge si accorse all’improvviso del piccolo oggetto luccicante che il suo avversario stringeva nella mano destra e, per la prima volta, cominciò a preoccuparsi. Sapeva benissimo che quell’anello, nelle mani di Sonic, diventava un’arma molto insidiosa.

     - Spero che dopo una sonora terapia d’urto ritroverai te stessa! - disse Sonic sogghignando ed un lampo dorato sgorgò dal suo pugno chiuso.

     - Non ci contare! - mormorò lei.

     Rapidamente, Sonic spiccò un balzo di due metri e si appallottolò come un proiettile diretto verso Rouge. Lei, dal canto suo, virò bruscamente la volata a sinistra per scansare l’attacco ostile e osservò la palla di aculei precipitare a terra e rimettersi in piedi. Ancor prima di toccare il suolo, Sonic ripartì a razzo contro il pipistrello che lo schivò per l’ennesima volta. Il riccio si rese conto che finché rimaneva in volo era lei in vantaggio e così adottò una tattica diversa.

     - Sei brava solo a scansarti o sai anche combattere come si deve? - le urlò con l’intento di provocarla.

     - Oh! - sogghignò Rouge - Te lo mostrerò subito! -

     Con un colpo di reni, il pipistrello interruppe l’ascesa e protendendosi verso il basso cominciò a sfrecciare come un missile ad ali spianate contro il riccio. Sonic era pronto a colpirla non appena le fosse stato sufficientemente vicino ma capitò un imprevisto che non aveva considerato. Dai due meccanismi metallici sulle ali di Rouge scattarono all’improvviso due lucenti spuntoni della lunghezza di mezzo metro e pericolosamente affilati. Quelle due lame mortali stavano filando contro il suo petto e se non si fosse mosso rapidamente sarebbe rimasto perforato. Prima di essere colpito, fece un piccolo salto in avanti e, balzato sulla schiena di Rouge, atterrò dalla parte opposta.

     Nel frattempo, Tails era impegnato a fasciare il petto di Knuckles con due giri di garza trovati nella cassetta del pronto soccorso del Tornado.

     - Questo dovrebbe fermare il sangue! Come ti senti? -

     - E’ tutto a posto! Ora le ricambio il favore! - rispose l’echidna aggressivo.

     A poca distanza da loro, Sonic e Rouge combattevano accanitamente tra calci e pugni.

     - Bisogna aiutarlo! - esclamò Amy - So che non vorremmo fare del male a Rouge ma non possiamo neanche lasciare che faccia Sonic a fettine! -

     In quel momento, il pipistrello sferrò un potente calcio nello stomaco di Sonic scaraventandolo via e facendogli perdere l’anello che lo proteggeva. Amy, Tails e Knuckles gli furono subito accanto.

     - E’ diventata molto più forte! - si lamentò il riccio - Cavolo! Mi ha dato una bella batosta! -

     - Ora comincio ad arrabbiarmi! - ringhiò Amy infuriata.

     Brandì nuovamente il suo martello e si avvicinò a Rouge.

     - Non puoi fare del male al mio Sonic e passarla liscia! - le disse puntandole il dito contro.

     - E chi mi fermerà? Forse tu? -

     - Attenta a quello che desideri! Potresti ottenerlo! -

     Come una furia, Amy Rose si scagliò contro Rouge sferrando colpi a destra e a manca con il suo martello. Avvertito il pericolo, Rouge balzò all’indietro scansando ogni stoccata ma non avendo il tempo di contrattaccare.

     - Amy, non farlo! - le urlò Sonic ma la riccia non ascoltò.

     Si preparò a sferrare il colpo di grazia sollevando il martello sopra la testa. Dal sorriso maligno di Rouge capì immediatamente di aver commesso un grave errore. Quei pochi secondi in cui sarebbe rimasta senza difese sarebbero stati sufficienti al pipistrello per contrattaccare. Con orrore, vide Rouge estrarre i suoi artigli affilati e prepararsi ad usarli su di lei.

     Nei pochi istanti seguenti fu come se il tempo si fosse fermato. Amy era lì con le braccia sollevate, Rouge davanti a lei con le lame sfoderate e intenta a sferrare una sferzata. Ma chi era quella strana figura tra di loro? Chi era che si era frapposto fra loro e che aveva ricevuto il colpo al posto suo? Di chi erano quelle gocce di sangue che colavano sul terreno arido?

     Con un gemito di dolore, Sonic cadde tra le braccia di Amy dopo che Rouge ebbe ritirato i suoi artigli ed ebbe spiccato il volo allontanandosi. Il volto del riccio accasciato tra le mani di Amy era pallido come un cencio e contratto in una straziante smorfia di dolore. Gli occhi della riccia si gonfiarono di lacrime mentre lo osservava perdere lentamente le forze. Guardò singhiozzante il suo fianco sinistro e notò due lunghi squarci macchiati di rosso. Senza trovare parole, troppo sconvolta per aprire bocca, accarezzò la fronte del riccio blu mentre lo reggeva per le spalle incerta sul da farsi. Dal canto suo, Sonic, troppo debole per parlare, avvertiva il dolore pulsante delle ferite ma sorrideva fissando Amy negli occhi verdi. Quest’ultima avvertiva con le orecchie i passi raspanti di Tails e Knuckles avvicinarsi ma il suo cervello non dette la minima importanza alla cosa. Il fermarsi brusco dei passi dei suoi amici per lei non significava niente. Non significava niente il sibilo sfrecciante del boomerang di Rouge che frangeva l’aria, non significava niente il tonfo secco a ripetizione alle sue spalle, non significava niente il colpo improvviso di Tails e Knuckles che piombavano a terra. L’unica cosa importante era che lei era là e che Sonic era insieme a lei. Sonic…

     - Non puoi lasciarmi! - singhiozzò Amy Rose come se il mondo intorno a lei si fosse fermato.

     Sonic tentò di dire qualcosa, ma la ferita gli stava prosciugando ogni energia.... energia?

     Amy ebbe una brillante idea che le riaccese le speranze. Si guardò intorno e notò il piccolo anello dorato buttato per terra a poca distanza da lei. Si protese di qualche centimetro e l’afferrò. Dopodiché aprì il palmo della mano di Sonic, glielo adagiò sopra e gli chiuse il pugno.

     - E’ di questo che hai bisogno! - sussurrò asciugandogli il sudore - Andrà tutto bene! -

     Un lampo di luce proruppe dal pugno chiuso di Sonic e il suo corpo fu attraversato da una scarica elettrica. I suoi muscoli furono pervasi da un’intensa energia e le sue palpebre che stavano lentamente calando, abbandonandosi all’abbraccio della morte si spalancarono di colpo. In breve l’eroico riccio, appoggiandosi all’incredula Amy, fu di nuovo in piedi, seppur dolorante.

     - Ehi, tu! - urlò rivolto a Rouge che si voltò sconcertata - Non ho ancora finito con te! Devo ancora aiutarti! -

     Rouge rimase a bocca aperta nel vedere il riccio che aveva lasciato esanime di nuovo in piedi e pronto alla lotta.

     - Hai fatto male a rimetterti in piedi, riccio! - esclamò Rouge inviperita - Hai firmato la tua condanna a morte! -

     - Non l’avrò firmata prima che tu mi abbia preso, primadonna! - ribatté Sonic e, con un’energia rinnovata, partì come un missile in avanti sparendo ben presto alla vista.

     Rouge gli fu subito dietro mormorando: - Piccolo stupido! -

     Amy era ancora inginocchiata con le guance bagnate, sconcertata per gli eventi accaduti. Tails e Knuckles si rimisero in piedi ed aiutarono la riccia ad alzarsi.

     - Non…non capisco! - disse lei - Che cosa sta facendo? -

     - Non hai afferrato, Amy? - sussurrò Knuckles - Ha allontanato Rouge di proposito! Se non lo avesse fatto ci avrebbe annientato! Vuole mettere a repentaglio la sua vita per salvare la nostra! -

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     Sonic non aveva mai pensato che correndo gli sarebbe potuto venire l’affanno. In tanti anni di corse sfrenate intorno al mondo, non gli era mai capitato di avvertire neanche lontanamente la stanchezza della corsa. Il riccio blu faceva uno sforzo immane nel correre a quella velocità con le due profonde ferite sul suo fianco ancora sanguinanti e brucianti di dolore. Ma era necessario che stringesse i denti e tenesse duro fin quando non fosse stato sicuro di allontanare Rouge dai suoi amici. Questa nuova inaspettata minaccia era riuscita a mettere fuori gioco sia lui che Knuckles, cosa che non era mai capitata. I due non erano mai stati sconfitti così clamorosamente. In tutte le battaglie che avevano combattuto insieme, seppur tremende ed impegnative, erano sempre riusciti a cavarsela. Quel giorno, però, erano stati straordinariamente messi al tappeto e, ironia della sorte, ad opera di una loro amica. Rouge aveva trafitto Sonic molto in profondità ma lo rassicurava il fatto che se non fosse intervenuto ci sarebbe stata Amy al suo posto.

     Mentre il vento faceva pulsare dolorosamente le sue ferite, Sonic ripensò al gesto che aveva poco tempo fa compiuto, un gesto impulsivo, un’azione istintiva che lo aveva spinto a proteggere la riccia rosa con il suo corpo. Non aveva mai agito in quel modo da quel che ricordasse e, finalmente, cominciava a capire che, probabilmente, le sue azioni rapportate ad Amy venivano stimolate non tanto dal cervello quanto dal cuore. Quante volte Sonic aveva soccorso Amy che, nel tentativo di rincorrerlo nella sua vita galoppante, era finita nei guai? Per quale motivo l’aveva sempre tirata fuori dai pasticci ogni volta che vi si cacciava? Si era sempre raccontato perché non avrebbe potuto lasciare una ragazza in simili condizioni, era suo preciso dovere aiutarla. Ma allora perché tutte quelle volte che aveva tratto in salvo altre ragazze questa convinzione si affermava nella sua testa sempre più forte e, quando quel “altre ragazze” si traduceva con Amy Rose, la convinzione vacillava fortemente? Era davvero un semplice e puro atto di cavalleria? O c’era qualcosa di più profondo celato nei meandri della sua anima? In fondo… Amy teneva così tanto a lui... forse l’aveva capito veramente solo quando l’aveva vista gonfia di lacrime che gli accarezzava la fronte mentre lui esalava i suoi ultimi respiri… forse… c’era qualcosa che si sarebbe rifiutato di ammettere.

     Un fragore alle sue spalle interruppe il filo dei suoi pensieri. Rouge aveva scagliato un bacio esplosivo nel tentativo di fermare la sua corsa frenetica. Sonic si disse che non era il momento di rimuginare ma doveva fare tutto il possibile per salvare la vita dei suoi amici e… quella di Amy.

     Cercando di resistere il più possibile al dolore, premendosi una mano sulle ferite, accelerò la corsa più che poteva, nel tentativo di seminare la sua inseguitrice. D’un tratto, si accorse che il sentiero che stava percorrendo conduceva ad un vicolo cieco. Infatti, si stagliava di fronte a lui una ripida scogliera a strapiombo dalle cui sottostanze si avvertiva lo sciabordare ritmico delle acque marine verde-azzurre. Prima di precipitare giù dal promontorio, Sonic puntò i piedi in avanti e frenò bruscamente fermandosi appena sul ciglio del precipizio. Senza via di scampo, il riccio blu si girò immediatamente cercando di trovare un’altra via di fuga ma fu ostacolato da Rouge, atterrata in quel momento e paratasi davanti a lui.

     - La corsa è finita, Sonic! - proclamò il pipistrello freddamente.

     Sonic era incerto sul da farsi e così, mentre le sue ferite riprendevano a sanguinare, cercò di prendere tempo.

     - Ora che gli altri sono al sicuro possiamo sbizzarrirci come vogliamo! -

     Rouge assunse un’espressione di incredula stupefazione.

     - Oh! Mi viene da piangere! - disse sarcasticamente - Che nobili sentimenti, Sonic! Sono commossa, davvero! -

     - Potremmo saltare la parte in cui mi prendi per i fondelli? Vorrei passare direttamente ai fatti! -

     La ragazza trattenne a stento una risata di scherno.

     - Non ti smentisci mai, non è vero? Sempre impavido e sprezzante del pericolo, anche di fronte alla tua fine! Mi hai trascinato fino a qui perché i tuoi amici non ti vedessero supplicarmi di risparmiarti la vita? O forse credi che dopo che avrò finito con te non penserò anche a loro? -

     - L’unica cosa che credo è che la tua anima non sia del tutto persa in quella gabbia di metallo! Posso ancora aiutarti a liberarti, ma devi fidarti di me! -

     - Obiezione interessante! - ribatté Rouge, falsamente interessata - Stai solo cercando di ritardare l’inevitabile! La realtà dei fatti è che io ho il potere e tu no! Posso fare di te quello che voglio, perché sono la più forte! Quest’oggi riuscirò in quello che nessuno prima di me è mai riuscito! Eliminare il grande Sonic the hedgehog! -

     - Non esistono solo il potere e la forza! Combatto da sempre per evitare che quelli come noi subiscano ciò che Magorian ti ha fatto! Non so quando e non so come, ma ti prometto che riconquisterai la tua libertà, Rouge! -

     Nonostante l’energia dell’anello, le ferite di Sonic pulsavano più dolorosamente che mai tanto che dovette inginocchiarsi ad una fitta particolarmente bruciante. Nel frattempo, Rouge, rimasta ammutolita dopo le ultime parole che le erano state rivolte, si massaggiava le tempie doloranti mentre il chip sulla sua fronte scintillava e scoppiettava. Sonic avrebbe giurato che per una frazione di secondo, i suoi occhi di fuoco fossero ritornati vivacemente azzurri ma si accorse che questa era una semplice illusione quando gli rivolse lo sguardo, più minacciosa che mai.

     In quel momento, la paura attanagliò Sonic per la prima volta. Aveva tentato di far ragionare Rouge e di farla tornare come era prima ma la sua ultima speranza di salvezza era volata via. Ferito e dolorante, si rassegnò al suo amaro destino e chiuse gli occhi preparandosi al peggio.

     - E’ tempo di lasciare questo mondo, Sonic! - bisbigliò Rouge.

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     Un rumore di passi si stava facendo più vicino. Amy Rose, seguita a ruota da Tails e Knuckles, stava risalendo il leggero pendio correndo a più non posso, sperando con tutto il cuore che Rouge non avesse fatto quello che temeva al riccio blu. Quando cominciò a scorgere i margini della scogliera, distinse una figura sfocata sotto la luce del sole. In quel momento si disse che quello era Sonic, che aveva battuto il nemico, che era in buono stato e che tutto sarebbe andato a buon fine. Ma quando scorse il volto trionfante di Rouge e nessuna traccia di Sonic, le sue gambe si paralizzarono e gli si strinse il cuore.

     Sonic si reggeva con una mano appeso alla roccia tentando faticosamente di non precipitare nel mare sotto di lui. L’acqua sciabordava violentemente attendendo di accogliere il riccio nei suoi freddi abissi. I muscoli di Sonic stavano cedendo rapidamente, indebolito dalla ferita e dalla fatica di reggere tutto il peso del suo corpo. Privo di forze, lasciò cadere l’anello che, dopo un volo pazzesco, finì inghiottito dalle acque. Rouge era sopra di lui che sorrideva soddisfatta. Sonic stava tentando di dirle qualcosa, ma lo sforzo eccessivo di tenersi aggrappato alla vita non gli permetteva di parlare. Nei terribili secondi successivi, Rouge the bat spiccò il volo e lanciò ghignando una sfera rotonda sulle dita del riccio. Le ultime cose che Sonic si ricordò di aver sentito furono un bruciore insistente alle dita della mano destra, la sensazione della perdita della presa sulla roccia e una sferzata di vento fresco intorno a lui mentre, privo di sensi, precipitava nell’abisso acquatico. Dopo non sentì più nulla.

     Amy Rose era inginocchiata con le mani giunte. Il mondo intorno a lei era diventato una macchia grigia sfocata mentre quegli attimi sconvolgenti correvano davanti a lei fotogramma per fotogramma. Quasi non avvertì nemmeno il frullare d’ali di Rouge che si allontanava dal luogo del misfatto ridendo malvagiamente. Il cuore di Amy ebbe una scarica potente e quasi si fermò del tutto quando vide il suo amato Sonic lasciare la presa che lo teneva legato alla vita e scivolare lentamente verso la probabile morte. Voleva piangere ma le lacrime non scorrevano, troppo sconvolta per urlare, troppo segnata per singhiozzare. Tutti i suoi muscoli erano in uno stato di paralisi dal quale era sicura non sarebbe stato facile risvegliarsi.

     Una piccola scintilla si accese nel suo spirito quando Knuckles, correndo come una furia, si tuffò da un’altezza indescrivibile in mare. Le sue doti di nuotatore erano celeberrime ed era sicura che l’echidna avrebbe trovato Sonic e l’avrebbe riportato su… sì… sarebbe stato così… per forza…

     I minuti trascorsero inesorabili ed Amy Rose, ogni fibra del suo corpo, pregava e implorava forze mistiche e divine perché Sonic stesse bene e, ogni secondo che passava, perdeva ogni briciolo di speranza. Quando finalmente sentì i chiodi dei guanti di Knuckles perforare la roccia, chiaro segno che stava risalendo, il cuore le si fermò.

     Knuckles risalì… ma con lui non c’era nessun altro.

     - Le correnti devono averlo trascinato via! -

     Il cuore di Amy Rose si spezzò…

La fine pare che sia arrivata per Sonic the hedgehog, nel modo più sconcertante che si potesse immaginare. Se volete sapere che ne è stato del riccio blu più veloce di Mobius non perdete il seguito di SINS OF PURITY, online prossimamente con "Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #06".

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(1) E' un episodio successo in "Sonic Adventure 2".
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Un tuffo nel Sonicverse

Rings

Il Ring è un particolare tipo di corpo metallico presente, secondo quanto si è verificato, unicamente sul pianeta Mobius. Si tratta di un anello composto da materiale ferroso simile all'oro che possiede delle proprietà magnetiche ed elettriche del tutto uniche nel suo genere. Costituiscono un'importante risorsa e sono una delle principali materie prime su Mobius.

Esistono due modi in cui i Rings possono avere origine: uno artificiale e uno naturale.

Il primo di questi si mette in atto tramite il processo di lavorazione del minerale estratto dai numerosi giacimenti presenti sul pianeta. Il minerale viene trattato e separato da tutte le impurità e i materiali estranei, quindi fuso e lavorato a caldo. Si ottiene così un metallo dotato di grande plasticità ed elasticità, comunemente usato nella forgiatura dei Rings, i quali mantengono il magnetismo naturale del minerale originale, ma anche utilizzato nel settore edilizio e manifatturiero. In particolar modo, il metallo dei Rings è la materia prima di base della tecnologia del famigerato dottor Julian "Eggman" Robotnik.

Il secondo metodo d'origine dei Rings è un sistema che non dipende dalla mano mobiana. Anche se gli studi effettuati non ne hanno del tutto chiarito le cause, i Rings possono anche essere soggetti ad una formazione spontanea. In alcune Zone dove i campi elettromagnetici sono più intensi e il terreno presenta un'elevata conduttività, questi anelli dorati si possono trovare nella loro forma finale, privi di impurità di alcun genere. Si è ipotizzato uno stretto legame tra i Rings e il magnetismo delle Zone di Mobius. In particolar modo, si è scoperto che i Rings hanno un loro ciclo di vita, più rapido di quanto si possa pensare. Se non vengono estratti dal loro ambiente di origine, dopo un certo numero di giorni il metallo di cui sono composti viene riassorbito dal terreno e poi riplasmato naturalmente per dare vita ad un nuovo anello.

Proprio in virtù della grande quantità in cui i Rings sono disponibili su tutto il pianeta, questi sono diventati il centro del sistema monetario universale. Essendo una moneta accessibile a persone di ogni ceto sociale, i problemi della distribuzione iniqua del denaro e delle crisi economiche non si sono mai presentati.

E' stato scoperto inoltre che la carica elettrica contenuta nel metallo dei Rings può essere utilizzata per incrementare le prestazioni fisiche dei mobiani comuni. Tuttavia, questo tipo di sperimentazione ha avuto luogo solo una volta, dato che la tecnologia in grado di imbrigliare questo potere appartiene solo ed esclusivamente al dottor Julian "Eggman" Robotnik. L'unico soggetto su cui è stata testata questa particolarità è Sonic the hedgehog, anche se è ignoto se ci siano altri mobiani in grado di sfruttare le energie dei Rings in questo modo.

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CHAOS MILLENNIUM Saga

Perchè combattiamo

Scritto e ideato da: Knuckster

     Un umido muro di mattoni si stagliava di fronte a loro, sancendo il termine del condotto che avevano imboccato. Con la stessa noncuranza di quando si apre una porta, Amy “Wind Rose” fece scorrere la sua mano lungo la parete tastandone con cautela la superficie. Si fermò con le dita su di un mattone apparentemente uguale a tutti gli altri ed esercitò su di esso una forte pressione. Spingendolo in un alcova retrostante, attivò un meccanismo nascosto che fece presagire la sua presenza grazie ad un segnale acustico intermittente. Amy fece qualche passo indietro, il sergente Geoffrey Van Marten ed “Iron Fist” Knuckles la imitarono. Facendo piovere al suolo un mucchio di polvere, il muro cominciò a separarsi pian piano in due parti che si allontanavano l’una dall’altra scorrendo sul pavimento rumorosamente. Una seconda parete venne rivelata, lucida e metallica a differenza della prima. C’era una porta blindata al centro. La riccia vi si avvicinò e aprì un pannello nascosto su di essa. Un tastierino elettronico comparve al di sotto.

     - M-A-R-I-A - scandì Amy digitando le lettere - Chissà poi perché avrà scelto questo nome come parola d’ordine! -

     I suoi compagni non risposero nulla, Knuckles perché ancora stordito, Geoffrey perché stranamente pensieroso. Con un sonoro scatto, la porta corazzata si aprì e i tre combattenti ne varcarono la soglia. Si ritrovarono al primo livello di una gigantesca caverna che proseguiva in profondità per chilometri e chilometri. Dal ponteggio su cui si ritrovarono a camminare potevano guardare in basso la galleria che si estendeva per almeno altri tre piani prima di trovare nuovamente un pavimento di roccia solida. Al centro dell’enorme tunnel vi era una grande torre metallica, piena di locali interni distribuiti in diversi livelli. Una miriade di ponti e passerelle la collegavano alle pareti di roccia insieme a tubature, condutture e cavi elettrici, come la spina dorsale di un gigantesco organismo. Nonostante si trovasse ad una notevole profondità sottoterra, il sito era tutt’altro che buio. Luci al neon, lampioni e fari erano sparsi su tutta la superficie della torre, sui pontili e sui muri di pietra. C’erano parecchi mobiani che entravano ed uscivano dalla torre per attraversare le passerelle e raggiungere altri locali.

     Amy, Geoffrey e Knuckles arrivarono ad una porta automatica che si spalancò non appena si avvicinarono. Entrarono in uno snodo centrale del quarto piano della torre. Era una ampia stanza circolare, dotata di grandi finestre e pareti metallizzate. Degli ascensori sferraglianti permettevano di viaggiare tra i diversi piani e i diversi snodi, mentre le varie porte comunicavano con alcune delle ragnatele di passerelle che portavano ad altri locali. Lo snodo del quarto piano in quel momento era frequentato solamente da un gorilla appoggiato al vetro con lo sguardo perso nel vuoto e da un canguro con gli occhiali, in camice da laboratorio, intento a leggere freneticamente dei fogli che stringeva in mano.

     - Come si dice! - commentò Knuckles - Casa dolce casa! -

     - Dovremmo informare gli altri che abbiamo fatto ritorno! - suggerì Geoffrey guardandosi intorno - Saranno preoccupati visto che è da un bel po’ che non diamo nostre notizie! -

     - Ci penso io, tranquillo! - lo rassicurò Amy - La riunione è tra mezz’ora in Sala Strategie! Nel frattempo godetevi il meritato riposo e avvisate amici e parenti del vostro ritorno! -

     - Grande! - replicò Knuckles - Dopo essere stato appeso ad una ragnatela da un psicopatica arrampica-muri quello che mi ci vuole è un bicchiere di whisky! - poi si rivolse a Geoffrey - Ti alletta l’idea? -

     - Mi dispiace, amico mio! - si scusò la lince - Purtroppo ho altre questioni di cui occuparmi in questo momento! Ma accetterò volentieri il tuo invito nel prossimo futuro! -

     - Parla come mangi, G! - lo salutò scherzosamente Knuckles prima di allontanarsi per dirigersi verso l’ascensore.

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     Tra le decine e decine di abitazioni che occupavano le caverne collegate alla torre centrale, ve ne era una in particolare, situata più in alto rispetto alle altre. Era illuminata e attrezzata come qualunque altra casa che si rispetti, ad eccezione di un ridotto numero di stanze, dell’assenza di decorazioni e dalle pareti non di calce e stucco ma naturalmente di roccia del sottosuolo. Seppur presentava lo stretto necessario per vivere, risultava a suo modo piuttosto accogliente.

     Seduta su una seggiola e appoggiata su di un tavolo di legno rozzamente intagliato, vi era una coniglietta intenta a scribacchiare qualcosa su un foglio di carta. Vari pastelli e matite erano sparse accanto a lei. Sebbene sembrasse molto concentrata sul suo lavoro, ogni tanto dava un’occhiata all’ingresso dell’abitazione in attesa dell’arrivo di qualcuno. Il suo sguardo attento nascondeva una preoccupazione sempre maggiore. Non appena sentì dei passi avvicinarsi si voltò immediatamente per scorgere l’entrata di una riccia rosa dall’espressione stanca. La coniglietta non perse tempo e piombò giù dalla sedia per correre verso di lei e gettarsi tra le sue braccia con un sorriso radioso.

     - Mamma! - esclamò all’apice della contentezza - Sei tornata! -

     - Sono qui, Cream! - rispose Amy dandole un bacio sulla fronte e accarezzandola - Anche tu mi sei mancata! -

     - Hai fatto tardi! Avevi detto che saresti tornata prima! -

     - Lo so, tesoro! Ma purtroppo la mamma ha avuto dei problemi! Comunque adesso sono qui, no? E’ quello che importa! -

     La prese in braccio e, ridendo e scherzando con lei, si diresse verso il tavolo sul quale si sedettero entrambe.

     - Che cosa stavi disegnando? - le domandò la riccia, notando i fogli.

     Cream ne prese uno e glielo porse. Vi era raffigurata una buffa creaturina colorata con i pastelli blu, dal corpo ovoidale, con braccia e gambe bombate e una testolina appuntita. Due piccole ali rosa spuntavano dalle sue spalle.

     - E’ una cosa che ho sognato la scorsa notte! Pensavo di regalarlo a papà ma non è ancora tornato! - disse con il broncio la coniglietta.

     - Sai quanto tuo padre è impegnato! Comunque sia sono sicura che gli piacerà moltissimo! - le rispose sorridendo Amy, dopodiché la abbracciò forte senza un motivo particolare.

     Si ritrovò a ripensare a quando avevano trovato la piccola Cream, ancora in tenera età, tra le macerie di un’abitazione distrutta, in lacrime sotto il corpo straziato e privo di vita di sua madre. Il cuore le piangeva quando nella sua mente faceva capolino l’immagine di quella povera bimba rimasta orfana a causa della crudeltà e della sete di potere del Tiranno. Dovette faticare parecchio per convincere suo marito ad accettare che fossero loro a prendersene cura. Avrebbero benissimo potuto affidarla a una qualunque altra famiglia che sarebbe stata ben felice di occuparsene. Si era resa conto che loro, così impegnati in quella guerra interminabile e sempre sul filo del rasoio, non potevano essere i genitori stabili di cui quella coniglietta aveva bisogno. Tuttavia nel momento in cui gli occhi di Amy avevano incrociato quelli della bambina la prima volta, si era innescata una strana comunicazione, un’intesa a fior di pelle che le impediva di abbandonarla al suo destino. Fu così che decise di adottarla e sebbene suo marito all’inizio non fosse d’accordo, anche lui aveva imparato col tempo ad apprezzarla e a volerle bene.

     - Non siamo i tuoi veri genitori! - esordì la riccia con gli occhi umidi, abbracciando Cream ancora più forte - Ma ti vogliamo lo stesso molto bene! Non dimenticarlo mai, piccolina! -

     - Lo so, mamma! - replicò la coniglietta con un’espressione serena.


Accesso all’archivio...
Accesso al file #088...
Recupero delle informazioni corrotte...
Oggetto: Storiografia

... Prima dell’istituzione della Tirannide non esisteva il movimento di Resistenza che conosciamo oggi. C’erano solamente piccoli gruppi di rivoltosi che utilizzavano i pochi mezzi a loro disposizione per sabotare i rifornimenti e gli equipaggiamenti militari dei tre grandi eserciti che si combattevano tra di loro. Con un po’ di pazienza e un po’ di fortuna, continuando a danneggiare ognuno di loro, la loro sete di potere li avrebbe portati ad un passo dall’autodistruzione, rendendoli talmente deboli da poter sferrare il definitivo colpo di grazia.
Alcuni erano semplici civili animati da una cieca determinazione, altri erano ladri e mercenari, alleatisi per combattere una minaccia più grande di loro, altri ancora costituivano un gruppo di ex-soldati, sfuggiti dai ranghi dell’oppressione dei tre signori della guerra, decisi a fare tutto quello che era in loro potere per riportare l’antica pace del nostro regno.
Di questo gruppo militare facevo parte io, il colonnello Morrison. Prima che scoppiasse questa feroce guerra civile, avevo alcuni dei gradi più alti dell’esercito reale. Rispondevo solamente a Re Drake e ai suoi tre generali, ma dopo la morte del nostro amato sovrano mi ritrovai a scegliere se servire uno dei tre futuri signori della guerra o oppormi alle loro subdole macchinazioni atte a salire al trono.
Io e un ristretto gruppo di altri soldati decidemmo di dire no al conflitto e diventammo automaticamente dei ribelli. La guerra cominciò ad infuriare tra i tre schieramenti rivali e a farne le spese fu il nostro pianeta. In ogni angolo del mondo i tre generali cercavano seguaci che ingrossassero le file del proprio esercito e dove incontravano resistenza spargevano morte e distruzione. Ben presto Mobius si trasformò in un triste e desolato deserto, la natura si arrese all’avanzata incontrastata dei signori della guerra. Non ci sarebbe stato più verde, né luce, né pace... solo una fredda e glaciale utopia di metallo.
Era impossibile per i piccoli nuclei della Resistenza affrontare direttamente le tre potenze militari che si erano venute a creare. Potevamo solamente augurarci che si sarebbero annientate da sole... ma non potevamo prevedere che uno di loro avrebbe trionfato sugli altri e avrebbe unificato le loro forze in un’unica grande Tirannide.
Se volevamo conservare la nostra libertà era arrivato il momento di fonderci anche noi in un movimento forte e compatto... e io ne sarei stato il Comandante!

A cura del Colonnello Morrison

     I passi di Geoffrey risuonavano sul pavimento di metallo. La lunga stanza rettangolare rimbombava dei colpi di pistola e del tintinnio dei proiettili. Per far fronte al fastidioso rumore, il sergente prese subito i paraorecchie e gli occhiali protettivi riposti in una vaschetta grigia in modo da prepararsi all’esercitazione. Le postazioni del poligono di tiro erano quasi tutte occupate. I tiratori erano intenti a mirare alla sagoma stilizzata posta ad una certa distanza da loro e a premere i grilletti delle loro pistole. Poteva notare che la maggior parte dei bersagli erano forati in più punti, segno che la padronanza e l’esperienza dei soldati stava rapidamente maturando. C’erano alcuni che armeggiavano con una leva posta alla destra della loro postazione per attivare il verricello che reggeva la figura per allontanarla di qualche metro. Salutò con un cenno della mano alcuni dei tiratori mentre procedeva lungo il corridoio, dirigendosi verso l’unica postazione libera. In quella accanto poteva scorgere qualcuno che conosceva.

     Era un armadillo nero poco più basso di lui, con una lucente corazza rossa, due orecchie ritte, coperte dai paraorecchie, e un’espressione quasi beffarda. Indossava dei pantaloni mimetici e un giubbotto dal quale taschino spuntavano un paio di occhiali da sole dalle lenti ovali. Il bersaglio sul quale stava sparando era situato ad una media distanza, eppure non sembrava che gli ci volesse una concentrazione particolare per mirare e andare a segno.

     - Buonasera, Mighty! - salutò educatamente Geoffrey prima di collocarsi e caricare i suoi fidi bracciali mitragliatori con i dardi riposti nella sua tasca.

     L’armadillo si voltò ed incrociò lo sguardo della lince, anche se almeno apparentemente non sembrava molto contento di vederlo.

     - Buonasera, sergente! - replicò con un tono asciutto - Tutto bene lì fuori? -

     Geoffrey prese la mira e cominciò a sparare. Non fu necessario utilizzare il suo acume per cogliere l’irritazione, fin troppo palese, nelle parole di Mighty.

     - Qualche piccolo contrattempo! - disse Van Marten senza distogliere lo sguardo dal bersaglio - Ma niente a cui non si possa ovviare con un po’ di prontezza di riflessi! -

     - Come sempre sei all’altezza del tuo nome! - esclamò l’armadillo mordace esercitando una forte pressione sul grilletto della pistola e conseguentemente mancando il bersaglio.

     - Sei ancora arrabbiato con me perché sono stato assegnato alla missione al tuo posto? -

     Mighty sospirò forte per poi abbassare l’arma con sguardo amareggiato.

     - Perdonami, Geoffrey! Non intendevo essere offensivo! E’ solo che non sopporto di stare con le mani in mano quando i miei compagni sono là fuori a rischiare la vita! Mi fa sentire così inutile! C’è da perderci la testa! -

     La lince continuò a fare fuoco, quasi noncurante.

     - Mi è stata assegnata la scorta di Amy perché durante la guerra ho imparato a conoscere ogni angolo della città e ogni possibile via di fuga, quindi ero il soldato più indicato a tirarla fuori dai guai se mai vi ci fosse capitata! Questo non significa affatto che tu sia inutile, amico mio! E poi noi tutti sappiamo che nessuna operazione d’assalto potrebbe mai avere inizio senza Mighty the armadillo pronto in prima linea! Vedrai che le occasioni per farti provare il brivido dell’azione non ti mancheranno! -

     - Lo spero davvero! - replicò Mighty riprendendo la pistola e continuando a sparare - Perché se non tornerò in attività al più presto finirete per trovarmi disteso in un angolo ricoperto di polvere e ragnatele! -

     Geoffrey sorrise debolmente. Quelle parole gli fecero ricordare dell’incontro di qualche ora prima con la letale donna ragno e ritenne opportuno prendere dei provvedimenti per quanto la riguardavano.

     - Capiti proprio a fagiolo allora, compare! - disse la lince - Ho un incarico importante da affidarti! Non sarà ricco d’azione come vorresti, ma potrebbe comunque aiutarci molto! -

     - Se non si tratta di andare a fare le pulizie in giro per la torre, va bene qualsiasi cosa pur di dare una scossa a questo mortorio! -

     - Benissimo! - commentò Geoffrey ricaricando la sua arma e riprendendo l’esercitazione - Scendi giù in archivio e vedi cosa riesci a scoprire su Widow Cybil the spider! Raccogli tutte le informazioni che riesci a trovare! Non tralasciare nulla, mi raccomando, nemmeno il più piccolo dettaglio! -

     - Fantastico! Così mi aspetta un’allegra serata a spulciare vecchie scartoffie! - ribatté sarcasticamente Mighty - Cosa può esserci di più emozionante? -

     - Sbaglio o avevi detto che andava bene qualunque cosa? - lo rimbeccò la lince scagliando il suo ultimo dardo - In fondo non ti sto chiedendo di spolverare l’archivio, amico mio! Comunque sia puoi cominciare più tardi! Il Comandante ci aspetta tra mezz’ora in Sala Strategie per il rapporto! Ci vediamo lì! - e senza aggiungere altro richiuse il suo bracciale e si allontanò.

     Mighty poté notare i fori sulla sagoma di Geoffrey formare l’immagine di un ragno stilizzato.


Accesso all’archivio...
Accesso al file #187
Oggetto: Struttura Quartier Generale

Mi è stato commissionato dal Comandante uno studio dettagliato d’archivio sulla struttura del Quartier Generale della Resistenza, completo di schemi e planimetrie di ogni locale.
[...]
Originariamente la Torre Principale era un centro di raccolta mineraria, caduto in disuso dopo la morte di Re Drake. Le centrali geotermiche che fornivano elettricità all’intero impianto sono rimaste spente per diversi anni, ma si sono dimostrate ancora in buono stato e perfettamente funzionanti. Il loro lavoro è di vitale importanza per la Resistenza, in quanto trasformano il calore del centro del pianeta in energia elettrica distribuita attraverso un intricato sistema di cablaggio a tutto l’impianto.
[...]
Il piano inferiore è stato ristrutturato ulteriormente per ospitare un nuovo sistema di depurazione e riciclaggio delle acque di scolo dell’intero complesso, in modo che possano essere riutilizzate di continuo per i nostri bisogni primari.
[...]
La Torre Principale si articola in cinque piani sotterranei, inizialmente utilizzati per il trattamento e lo stoccaggio dei materiali minerari estratti dal sottosuolo. Abbiamo provveduto a ridisegnare e a ristrutturare ogni stanza a nostra disposizione in modo da procurarci gli ambienti di cui abbiamo bisogno: i cinque piani si articolano in area riunioni, area addestramento, area magazzino, area relax e area di ricerca e sviluppo.
[...]
Il numero di persone che vivono e lavorano qui nel sottosuolo è in costante aumento, quindi abbiamo dovuto provvedere alla costruzione di un sistema di aerazione, comunicante con l’esterno, che potesse provvedere ad un ricambio d’aria costante e allo smaltimento dei gas di scarico dei nostri impianti elettrici. Naturalmente abbiamo dovuto fare in modo che le bocchette di ventilazione fossero nascoste in punti che i droidi di sicurezza non potessero individuare.
[...]
Il problema più ostico da superare è stato adibire diversi locali che potessero ospitare i civili venuti a chiedere asilo alla Resistenza. Non potendo prevedere il numero esatto di persone bisognose di alloggio, e considerando gli indici di natalità futuri, l’unica soluzione che abbiamo trovato è stato di sistemare le cave da cui venivano estratti i minerali in modo che potessero diventare spazio utile e vivibile per le famiglie protette dalla Resistenza. Tenendo in considerazione l’alto numero di cave inutilizzate, con gli opportuni accorgimenti per la fornitura di luce, acqua e calore, abbiamo potuto trovare dimora per una grande quantità di persone.
[...]
La cosa più importante di tutte era rendere la nostra fortezza sicura, considerando cosa si pensa di noi in superficie. E’ costata molta fatica costruire gallerie di accesso al Quartier Generale in ogni angolo della città, per permettere agli agenti di rientrare in tutta fretta e sicurezza dopo le loro missioni all’esterno. Ho guidato personalmente un team di esperti per la costruzione di diversi passaggi segreti e corridoi che portassero dalla rete fognaria fino alle gallerie sotterranee naturali che conducevano agli snodi della Torre Principale. Ogni passaggio è stato blindato a dovere, precludendo l’accesso a chiunque non fosse fornito della parola d’ordine per sbloccare il sistema.
[...]

A cura del dottor Robotnik

     Sollevò il bicchiere di vetro, colmo fino all’orlo di un liquido ambrato, e rovesciando il capo lo buttò giù tutto di un sorso. Si passò la lingua sulle labbra per raccoglierne le gocce che non gli erano finite in gola e fece segno al barista di versargliene un altro. Knuckles si trovava nel piccolo bar situato al secondo piano della torre centrale. Era un locale piuttosto spoglio, ma che in compenso era di solito frequentato da una folla abbastanza assortita. Generalmente i frequentatori amavano sedersi sugli sgabelli di fronte al lungo bancone in legno per scegliere tra una vasta gamma di liquori e alcolici che potevano osservare nelle bottiglie e fiaschette riposte sugli scaffali. Vi era anche un tavolo da biliardo scheggiato e dal tappetino logoro e un flipper colorato che, stranamente, sembrava essere l’unico oggetto in tutta la stanza a non essere mai stato toccato. Le fioche luci che illuminavano il locale trasmettevano un senso di malinconia.

     In quel momento, tuttavia, l’echidna rossa era l’unica presenza, oltre al silenzioso barista, ad accorgersene.

     - Ero sicura al cento percento di trovarti qui! - disse una voce con tono di rimprovero alle sue spalle.

     Non dovette nemmeno voltarsi per capire chi fosse. Avrebbe riconosciuto quel tono tra mille.

     - Se ne eri sicura allora perché sei venuta a controllare? - le rinfacciò Knuckles noncurante.

     La ragazza che gli si sedette accanto era un giovane pipistrello. Le sue ampie ali di pelle nera lo rendevano fin troppo evidente. Era truccata con precisione in viso e le sue palpebre perennemente semichiuse le conferivano un’espressione alquanto seducente. Indossava una tuta aderente di pelle completamente scura con delle rade striature bianche e senza maniche che metteva in evidenza il seno. Portava un collarino blu con un piccolo cuore rosa dipinto al centro. Lo sguardo che stava rivolgendo a Knuckles era di rimprovero e di irritazione, per cui non fu una sorpresa quando gli diede un grosso schiaffo sulla nuca facendogli andare di traverso il liquore che stava bevendo e facendolo tossire.

     - Ti è andato di volta il cervello, Rouge? - sbraitò incollerito con la gola che gli bruciava.

     - Te lo meriti, testone! - replicò lei - Non hai nessuna considerazione per me? Vai in missione a rischiare l’osso del collo, ritorni tutto d’un pezzo e non ti degni nemmeno di informarmi? E adesso ti trovo qui dentro ad ubriacarti! -

     L’echidna aveva capito il motivo della sua arrabbiatura. Pensò frustrato a quanto fosse difficile avere a che fare con le donne e cercò di trovare le parole giuste per scusarsi.

     - Sai che non mi sono mai ubriacato! - fu il meglio che trovò da dire.

     Rouge non la prese bene come risposta.

     - E’ tutto quello che mi sai dire? - gli urlò contro mentre il barista rideva sotto i baffi.

     - Ascolta! - disse Knuckles con tono serio cercando di farla calmare - E’ stata un giornata orrenda! Sono stato stordito e appeso ad una ragnatela come un salame! Avevo solo bisogno di calmarmi un po’! Sarei subito venuto da te dopo… -

     - Dopo aver bevuto come una spugna? - lo interruppe lei ancora più in collera - Da cosa sono messa in secondo piano allora? Dal tuo stupido orgoglio o da un bicchiere di whisky? -

     A Knuckles non rimasero molte alternative. Sapeva che era la mossa giusta da fare. Senza proferire parola la afferrò per le braccia, avvicinò il proprio viso al suo, chiuse gli occhi e premette le labbra sulle sue in un lungo bacio. Inizialmente lei cercò di ritrarsi, ma la presa di lui era molto forte. Non ebbe altra scelta che cingergli le spalle con le braccia e abbandonarsi senza opporre resistenza. Il barista distolse lo sguardo, imbarazzato, e si voltò per pulire i bicchieri con uno straccio.

     - Niente è più importante di te adesso! - sussurrò l’echidna guardando Rouge negli occhi.

     Il pipistrello sembrava essersi calmato e annuì piano accarezzando il volto dell’echidna con la mano. Tuttavia, non aveva dimenticato il motivo della sfuriata di poco prima e non sarebbero state certo un paio di moine a metterla a tacere.

     - E’ solo che io sono in pensiero per te ogni volta che vai lì fuori e io non sono con te! - spiegò Rouge col tono più tranquillo di cui fu capace - Quando torni gradirei saperlo il prima possibile! Almeno mi risparmierei ulteriori preoccupazioni! -

     - Afferrato! - rispose Knuckles - Ma anche quando siamo insieme in missione sai che non possiamo preoccuparci solo l’uno dell’altra! La missione ha la priorità! Ricordi quello che abbiamo promesso al grande capo… i nostri sentimenti non devono influire sulla riuscita dell’obiettivo! E lui, pur essendo sposato, fa lo stesso! -

     - Lo so benissimo! Ma questo non mi impedisce di stare in pena quando tu sei là fuori e io sono qui dentro a rigirarmi i pollici! -

     Rouge fece scorrere le sue mani sulle forti braccia di lui e gli diede un bacio in fronte. Knuckles sorrise come un bambino.

     - Non credere di passarla liscia, sai? Non sei il massimo come fidanzato, testone!  Ma forse è proprio per questo che mi piaci! -

     L’echidna le strizzò l’occhio guardando imbarazzato il suo ancheggiare mentre si dirigeva verso l’uscita.

     - Non fare tardi in Sala Strategie! - si raccomandò Rouge prima di andare via - Ho la sensazione che ci sarà molto movimento da queste parti dopo il rapporto di Amy! -


Accesso all’archivio...
Accesso al file #102
Scheda personale: Agente “Iron Fist”
“Mi chiamo Knuckles.
Il mio ruolo all’interno della Resistenza è… attualmente è quello di Agente Scelto, anche se non è sempre stato così.
Chiunque abbia abbastanza anni alle spalle da ricordarsene, avrà sicuramente ricondotto il mio nome in codice “Iron Fist” alle arti marziali. Era quello di cui mi occupavo prima che la mia vita cambiasse: ero un lottatore!
Mio padre lo era prima di me e da quando ero piccolo sono sempre stato affascinato dal mondo in cui, volente o nolente, ero immerso tramite il mio vecchio. Quando lui decise di ritirarsi dalla lotta professionistica non ci pensai due volte ad offrirmi di continuare la sua carriera sotto lo stesso nome che lo aveva reso famoso, “Iron Fist”. All’inizio non aveva la minima intenzione di darmi la sua benedizione, non voleva che intraprendessi quella che chiamava una carriera rischiosa, ma ignorava che per anni lo avevo osservato in segreto durante i suoi allenamenti, apprendendo a mia volta le sue tecniche di combattimento. Credo che fu lo stress di sopportare le mie continue lamentele che convinse quel poveraccio a darmi carta bianca per realizzare la mia aspirazione. Cavolo, quando l’ho stressato il mio vecchio!
Anche se non aveva ancora abbandonato i suoi dubbi, mi addestrò personalmente, nella maniera più dura possibile. Forse aveva intenzione di farmi lasciar perdere tutto o forse cercava di temprare anche il mio carattere, ma comunque sia non mi lasciai abbattere e in breve tempo fui pronto per salire sul ring per i miei primi incontri. Quando combattevo sentivo esplodere dentro di me un’energia devastante, quel tipo di energia che si prova quando ci si sta concedendo anima e corpo alla propria passione. Il mio timore di non essere all’altezza di mio padre si dissipò quando, dopo tanti sforzi, conseguii il titolo di Campione di Arti Marziali, un traguardo raggiungere il quale significò per me un’enorme soddisfazione, anche se non paragonabile a quella che provai quando il mio vecchio mi abbracciò e mi disse di essere molto fiero di me.
Sono stati gli anni più felici della mia vita, ma purtroppo non era lo stesso per il resto del mondo. Qualche tempo dopo il mio conseguimento del titolo di Campione, le tensioni che si erano generate a causa delle guerre civili avevano raggiunto anche la nostra regione. Era un periodo in cui bisognava giurare fedeltà ad una delle tre fazioni oppure subire le inevitabili conseguenze. Per quanto io e mio padre ci fossimo sforzati di rimanere neutrali nella guerra, il mondo era scosso da un potente tumulto e non potevamo ignorarlo. La pratica delle Arti Marziali era passata in secondo piano di fronte alle agitazioni provocate dalla guerra e non c’era più molta richiesta nel settore.
Un giorno la nostra palestra fu attaccata dall’esercito… mio padre fu arrestato… e io non potei fare niente per evitarlo. Avrei voluto combattere al suo fianco, avrei dovuto farlo… ma mi intimò di mettermi in salvo e fu solo con la forza che mi convinse a fuggire. Non ho mai più avuto notizie di lui da quel giorno.
Ero carico di rabbia per il modo in cui la mia famiglia e i miei affetti erano stati smembrati da questa stupida guerra. Completamente fuori di me, attaccai un manipolo di soldati a mani nude. Volevo fargliela pagare per tutte le cicatrici che stavano infliggendo a tutti noi. Erano troppi perché potessi atterrarli e non ci volle molto perché fossi facilmente sopraffatto. Per me era tutto finito con l’arresto di mio padre, quindi non mi importava affatto il destino che avrebbero riservato per me.
Poi successe qualcosa. Alcuni ribelli intervennero in mio soccorso e fui tratto in salvo senza che neanche me ne rendessi conto. Uno di questi era il Colonnello Morrison. Era al comando in un piccolo drappello di soldati che si erano opposti alla guerra tra le tre fazioni ed erano diventati dei disertori sovversivi. Alcuni di loro mi riconobbero immediatamente come il Campione di Arti Marziali… bel Campione ero stato! Non ero neanche riuscito a tirare fuori dai guai mio padre.
Raccontai a Morrison quello che era successo e lui mi disse che probabilmente il mio vecchio sarebbe stato immediatamente giustiziato, come chiunque si rifiutava di prender parte a quello stupido conflitto.
Era per me molto difficile trovare un senso a tutto quello che mi era successo e soprattutto trovare la forza per andare avanti. Fu proprio Morrison che mi diede l’unica motivazione valida perché continuassi a vivere, perché continuassi a combattere. Nessun’altro avrebbe dovuto soffrire quello che avevo sofferto io… nessuno!
Entrai a far parte di quello che sarebbe diventato il movimento della Resistenza. Il colonnello Morrison era la massima autorità tra i ranghi dei ribelli e mi resi conto che fu un grande privilegio per me essere addestrato da lui in persona. Rividi gli anni che avevo le spalle, in cui mio padre mi addestrava per diventare il più grande Campione che si fosse mai visto, ma adesso avevo un’altra figura paterna a guidarmi e per uno scopo molto più profondo…
Divenni il braccio destro di Morrison, il suo secondo in comando, anche quando la guerra civile cessò di esistere per lasciare spazio alla Tirannide. Fui al suo fianco negli anni della costruzione del nostro Quartier Generale, negli anni della lotta contro il Tiranno… e fui insieme a lui anche quando esalò l’ultimo respiro in battaglia!
Secondo un suo esplicito desiderio, sarei dovuto essere io il suo successore, sarei dovuto essere io il mobiano giusto per guidare l’intero movimento di Resistenza, il nuovo Comandante. Non credevo di essere pronto a sostenere una simile responsabilità, ma se lui aveva creduto che potessi farcela… non avevo bisogno di altro per crederci anch’io!
Ho condotto i ribelli attraverso dei momenti molto difficili, delle lotte molto dure e sofferte… e sono ancora qui. Ho perso mio padre anni fa a causa del marciume che c’è in questo mondo… eppure ho ritrovato l’affetto di una famiglia negli occhi della mia compagna. Sono stato a capo della più grande guerra per la libertà e l’indipendenza che si sia mai vista… e sono ancora qui a raccontarlo.
Credo di aver agito da buon Comandante… poi arrivò lui…”

     La Sala Strategie era una stanza ovale situata al terzo piano della torre sotterranea. Come gran parte degli altri locali, aveva delle fredde pareti metalliche ed era illuminata da delle lampade al neon. Sul muro frontale c’era uno schermo a cristalli liquidi che riportava l’immagine di una mappa interattiva, sulla quale era possibile toccare un particolare per ingrandirlo ed analizzarlo nei dettagli. Al centro della sala vi era un lungo tavolo ovale sul quale erano sparpagliati fogli, penne, progetti e planimetrie. Alcune poltrone nere lo circondavano. Assomigliava in tutto e per tutto ad una sala adibita alla riunione e alla discussione.

     Un capo del tavolo era occupato da Knuckles, seduto comodamente sulla sedia e intento a battere ripetutamente sul tavolo con la penna in un evidente gesto di impazienza. Rouge era alla sua destra, con lo sguardo perso nel vuoto e le gambe accavallate.  Era necessaria una poltrona ancora più grande per contenere la persona accanto a lei: un uomo robusto e imponente, con un paio di scompigliati baffoni marroni, degli occhialini da lavoro che non lasciavano scorgere i suoi occhi e un nasone ricurvo. Indossava una giacca rossa con delle cuciture gialle, dei larghi calzoni neri e un paio di guanti bianchi da lavoro. Mighty seguiva a quel lato del tavolo, impegnato a giocherellare con una monetina che faceva roteare.

     Dall’altro capo vi era invece una figura maestosa che aveva qualcosa di regale nella sua espressione e nella sua compostezza. Era un’aquila dal piumaggio bianco con un paio di occhi azzurri penetranti e un inquietante becco giallo e ricurvo. Le sue ampie ali erano dispiegate in tutta la loro solennità. Sul viso aveva due strisce blu su ciascuno zigomo, a mo di pitture tribali. Indossava una leggera giacca azzurra di tessuto, dei pantaloni beige larghi e sfilacciati e un nastro rosso intorno alla fronte. Sedeva rigido e composto sulla sua sedia e, sebbene il suo sguardo fosse fermo e serio, non mancava di lanciare occhiate affettuose all’occupante della poltrona accanto.

Si trattava di una giovane volpe femmina con un paio di dolci fossette sulle guance. Dal pelo rossiccio e dagli occhi splendenti di verde, aveva un paio di lunghe ciglia nere e un sorriso quasi fanciullesco. Due voluminose code sbatacchiavano qua e là da entrambi i suoi lati. Aveva un abbigliamento decisamente casual con dei jeans scuri e un top bianco lattiginoso. Tamburellava con le dita sul tavolo, ma il suo sorriso sereno indicava che fosse tutt’altro che annoiata.

     Subito dopo veniva Geoffrey, immancabilmente avvolto nella sua sciarpa rossa. Aveva uno sguardo assorto, con i gomiti poggiati e le mani intrecciate come se avesse voluto pregare. C’erano altri due posti vuoti, uno accanto alla lince e uno all’altro capo della scrivania. Erano tutti in una quasi febbrile attesa quando una porta scorrevole in un angolo si aprì permettendo l’ingresso di altri due personaggi. Uno di questi era una pensierosa Amy Rose al fianco di un altro riccio. Aveva il manto completamente nero, ad eccezione di alcune striature rosse che si estendevano lungo i suoi aculei. Ciò che più risaltava in lui era una vistosa cicatrice bianca che si allungava sul suo occhio destro come un profondo squarcio per qualche centimetro. Portava un paio di guanti bianchi stretti ai polsi da due bracciali dorati e dei jeans scuri con delle fondine al posto delle tasche. La sua figura sembrava trasparire autorità da ogni poro perché non appena varcò la soglia tutti gli altri si voltarono a guardarlo, rigidi come statue, come se fossero scattati sull’attenti.

     - Buonasera a tutti! - salutò con una voce profonda ma un tono affabile privo di un sorriso e si sedette.

     Amy rimase in piedi e aspettò che Shadow the hedgehog le facesse cenno col capo e dicesse: - Il tuo rapporto, Amy! -

     La riccia si diresse verso lo schermo a cristalli liquidi e, esattamente come aveva fatto qualche ora prima, aprì il suo palmare e ne estrasse i cavi di collegamento. Attaccandoli alle apposite porte situate sotto il monitor, inviò i dati raccolti al sistema perché fossero visualizzati. Dopo qualche minuto apparvero delle schede di linee bianche che formavano la planimetria di qualche edificio.

     - Come potete vedere la missione è andata a buon fine! - proclamò Amy sorridendo - Sono riuscita ad infiltrarmi con successo nell’archivio protetto del Tiranno! -

     - La sua è stata un’ottima idea, dottor Robotnik! - intervenne la volpe, raggiante.

     - Non ho fatto niente di speciale, mia cara Alison! - rispose l’uomo baffuto - Ho semplicemente pensato che potevamo usare uno dei terminali in disuso sparsi per la città per collegarci al mainframe del Gulag Hedge, il palazzo del Tiranno! -

     - Allora i codici che abbiamo sottratto e che il dottore ha decriptato sono riusciti a superare il sistema di sicurezza! - esclamò Rouge attenta.

     - Esatto! - confermò Amy - Tuttavia deve esserci stato un errore di sistema perché non appena mi sono disconnessa sono scattati gli allarmi e i droidi mi hanno inseguita! -

     - La scorta di Geoffrey e Knuckles è intervenuta in tempo dunque! - replicò Shadow.

     - Certo che sì! - disse Knuckles ghignando - Ci sono rottami di droidi e Aracno Tank ovunque a dimostrarlo! -

     - Evita di vantarti! - lo ammonì il pipistrello.

     - Nonostante questo, signore - si interpose Geoffrey - Abbiamo avuto problemi sulla via del ritorno con un agente inviato dal Tiranno! -

     - Ha scoperto l’ubicazione del nostro Quartier Generale? -

     - Fortunatamente no! L’abbiamo neutralizzata in tempo! Si tratta di Widow Cybil the spider, una pericolosa assassina che ho già incontrato durante la guerra… e le assicuro, signore, che non è qualcuno con cui scherzare! -

     - Ti ricordo che puoi chiamarmi Shadow! - disse il riccio nero infastidito.

     Amy rise.

     - Fa sempre il gentiluomo con tutti, tranquillo! -

     - Comunque sia - continuò Geoffrey non facendo caso all’interruzione - Ho già dato disposizioni a Mighty per indagare sul suo conto! Dobbiamo essere ben preparati nel caso la incontrassimo ancora! -

     - L’importante è che siate tornati tutti sani e salvi! - concluse Alison.

     - E che la missione sia stata portata a termine! - aggiunse Mighty.

     - Altrimenti avrei lavorato tanto per niente! - gli fece eco Robotnik.

     Amy indicò lo schermo luminoso con un dito.

     - Qui c’è tutto quello che cercavamo… l’ubicazione, le mappe e le planimetrie delle prigioni sotterranee! Studiandole come si deve potremo riuscire a fare breccia all’interno senza troppi problemi! -

     - Le pattuglie di sicurezza però sono parecchie! - disse Rouge pensierosa - Dovremo elaborare un’attenta strategia! Non abbiamo i mezzi per affrontarle tutte! -

     - Tanto per cominciare non vedo il motivo per cui dovremmo entrare nelle prigioni! - esclamò Knuckles stranamente infastidito.

     Shadow lo fulminò con lo sguardo.

     - Ne abbiamo già discusso, Knuckles! Non è il momento di ritornare su questa faccenda! -

     - Per me invece dovremmo! - si frappose l’aquila, che fino a quel momento era rimasta in silenzio - Sono d’accordo con Knuckles! Le guerre non si vincono inseguendo assurde fantasie, ma combattendo sul campo! -

     - Quelle che chiami assurde fantasie, Forge, sono eventi nelle Cronache dei Precursori che sono stati predetti sin da prima che tutto questo avesse inizio! E sono la chiave per dare la libertà alla nostra gente! -

     - E credi sul serio che una fantomatica strega potrà far sparire magicamente il Tiranno con qualche abracadabra? - ribatté Forge sprezzante.

     - Le Cronache parlano di una veggente, non di una maga, amico mio! - disse Geoffrey tranquillamente.

     - Può essere qualunque cosa per quanto mi riguarda! - disse Knuckles battendo il pugno sul tavolo - Quello che trovo insensato è mobilitare le nostre forze per liberare una sconosciuta da una prigione quando potremmo invece attaccare il Gulag Hedge e mettere fine a tutto questo! -

     - Sarebbe un’azione suicida! - esclamò Robotnik terrorizzato.

     - Il dottore ha ragione, Knuckles! - gli fece eco Alison - Il Gulag Hedge è l’edificio con la maggiore concentrazione di droidi e più fortificato dell’intera città! Non ne usciremmo mai vivi! -

     Shadow si alzò in piedi e fu con un tono comprensivo e solidale che pronunciò le seguenti parole.

     - Ascoltate! So che siamo tutti stanchi di combattere e di nasconderci nel sottosuolo! E’ difficile per tutti noi! E’ ormai da tanto tempo che è stata instaurata la Tirannide sul nostro mondo e che noi della Resistenza ci battiamo per condurre la nostra specie verso la libertà! Capisco che molti di noi preferirebbero arrendersi, porre fine alle ostilità e tornare in superficie! Ma sapete benissimo cosa ci aspetta lì sopra! Saremmo soggiogati al volere del Tiranno e saremmo costretti ad essere schiavi di una società dittatoriale, capace di esercitare un controllo fisico e mentale su di noi privandoci di ogni libertà! Saremmo costretti ad adorare un crudele dittatore e a sottoporci al suo volere! Adesso però ci si presenta l’occasione per porre fine a tutto questo! Le Cronache dei Precursori sono i più antichi testi del nostro mondo… profetizzano che la liberazione di un essere ancestrale noto come la Veggente sarà la chiave che ci condurrà alla vittoria finale! Tutti i segnali portano in questa direzione! Mighty e il dottor Robotnik sono riusciti a scoprire che recentemente è stato catturato un prigioniero che è registrato con questo nome! Pensateci! Che motivo avrebbe il Tiranno di metterla sotto chiave se non sapesse che potrebbe costituire un pericolo per lui? Adesso conosciamo la posizione e la struttura delle prigioni! Siamo ben addestrati e pronti ad infiltrarci! Dobbiamo liberarla… in modo che possa aiutarci a far cessare la guerra… e a riconquistare la nostra indipendenza! -

     Shadow fece scorrere il suo sguardo su ciascuno di loro. Nei suoi occhi si poteva leggere una luce speranzosa. Rouge, Geoffrey, Alison, Mighty ed Amy lo ascoltavano come rapiti, perché condividevano la sua credenza e avevano fiducia in lui. Knuckles, Forge e Robotnik sembravano più scettici, ma non potevano nascondere che l’opportunità di mettere fine a tutto li allettava molto.

     - Vi ho guidati fino ad ora ed ho sempre agito come ritenevo meglio! Ma sappiamo bene che andando avanti così non vinceremo mai! Se c’è anche una minima possibilità che questa Veggente possa aiutarci in qualche modo dobbiamo coglierla al volo senza indugiare! -

     - Come conti di procedere esattamente? - domandò Forge aggrottando la fronte.

     - Voglio penetrare nelle prigioni e liberare la Veggente! Domani notte! - rispose Shadow deciso.

     Un mormorio nervoso si levò dall’intero gruppetto dopo le parole del riccio nero.

     - Così presto? - sbottò Knuckles - E’ una sicura condanna a morte! -

     - Dobbiamo agire il prima possibile! Con un accurato studio saremo pronti ad attaccare già da domani! Inoltre l’oscurità favorirà le nostre mosse! -

     - Non sono molto convinto che sia una saggia decisione! - esclamò Robotnik lisciandosi i baffi.

     - Io invece lo sono! - intervenne Alison - Se Shadow crede che sia possibile, per me è sufficiente! -

     Il riccio nero sorrise alla volpe provando per lei un istintivo moto di gratitudine.

     - In fondo fino ad ora è stato un comandante abilissimo! - commentò Rouge decisa - Non ha mai fatto un errore e non c’è dubbio che anche questa volta si trovi nel giusto! Conta pure su di me, Shadow! -

     - Sono anch’io a completa disposizione, signore! - aggiunse Geoffrey mostrando al riccio nero il pollice alzato.

     Amy non ebbe bisogno di parole per comunicare che anche lei era d’accordo. Le bastò stringere forte la mano di Shadow, ma facendo in modo che gli altri non la vedessero. Non fu necessario altro per convincere anche Mighty e il dottor Robotnik ad acconsentire a quel piano d’attacco.

     - Grazie, squadra! - ringraziò Shadow senza abbandonare la sua facciata seria - Il vostro assenso è fondamentale! Per quanto riguarda voi due? -

     Knuckles e Forge erano entrambi con gli occhi chiusi e con le braccia conserte, come se stessero meditando seriamente sulla loro decisione.

     - Rimango convinto che sia tutta una grande pazzia! - disse infine l’echidna - Ma se volete far saltare in aria quelle prigioni avrete bisogno anche di me! Sono dentro! -

     - Sono una minoranza a quanto pare! - si espresse Forge - A questo punto non posso fare altro che unirmi anch’io! Ma se tutto andrà a rotoli siete stati avvisati! -

     - Molto bene! - esclamò Shadow - Allora siamo tutti d’accordo! Domani notte torneremo in azione! Adesso possiamo andare tutti a goderci un meritato riposo! Potete andare, squadra! L’assemblea è sciolta! -

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     A chilometri sopra le loro teste, in un grande complesso di grattacieli situato al centro della grande metropoli, nel palazzo principale chiamato Gulag Hedge, una figura ambigua se ne stava comodamente seduta sulla postazione centrale della sua base di comando. Il mantello rosso in cui era avvolto gli conferiva un’aria autorevole, mentre le sue pupille luccicanti di rosso incutevano una profonda soggezione a cui era difficile non sottomettersi. Stringeva i braccioli della sua poltrona con i guanti placcati in oro mentre osservava divertito uno schermo di fronte a lui. Al suo collo splendeva un ciondolo che oscillava piano… un verde smeraldo che emanava una luce capace di fendere la semioscurità della stanza.

     - Molto interessante! - sussurrò con voce rauca - Come mai quelle piccole formiche insignificanti sono tanto interessati alle prigioni sotterranee? Forse perché quelle piccole formiche insignificanti stanno tramando qualcosa, vero? -

     Una risata affilata rimbombò nella sala.

     - Si prospetta qualcosa di molto divertente! Immagino perfettamente cosa contate di fare omuncoli! Ma vi garantisco che vi aspetterò al varco… parola di Sonic the hedgehog! - disse il Tiranno sottraendo all’oscurità le sue fattezze di riccio blu.

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Capitolo 6
*** Full Speed Ahead #06 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #06

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#06

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SINS OF PURITY Saga

L'oggetto del desiderio

Scritto e ideato da: Knuckster

Gentile lettore, come avrai potuto leggere nell'episodio precedente di SINS OF PURITY, Sonic the hedgehog ha perso la vita per mano di Rouge the bat, quindi, con la scomparsa del suo principale personaggio, questa storia non ha più motivo di andare avanti! Questo è quello che vi direi se il riccio blu più veloce di Mobius fosse davvero passato a miglior vita... allora forse non è così! Voi cosa ne dite?

Eggmanland – Giorno 2 (Ore 13:45)

     Su Mobius c’erano tante aree inesplorate che nessun piede mobiano aveva mai calpestato e quella in cui si era rifugiato il famigerato dottor Eggman dopo la sua rapida fuga era di sicuro quella più ignota, ma allo stesso tempo temuta. Una grande isola al largo del mare orientale del pianeta, disabitata prima dell’arrivo sulle sue coste del più brillante genio tecnologico di tutti i tempi, o almeno è così che lui considerava sé stesso. Se quello sperduto pezzo di terra era un placido e tranquillo luogo immerso nella natura quando era ancora immacolato da qualunque presenza estranea, non ci volle molto tempo perché l’arrivo di Eggman lo trasformasse in un gigantesco e  freddo dominio di metallo. La sabbia e la roccia di cui il suolo era tappezzato erano stati sostituiti da lisce e levigate pavimentazioni di acciaio. Le fresche palme verdeggianti avevano ceduto il posto a tralicci e pali della luce, a torrette di guardia armate e a costruzioni di forme e funzioni diverse. Gli animaletti che popolavano l’isola erano quasi del tutto spariti. Al loro posto, centinaia e centinaia di robot pattugliavano quello che era diventato il loro regno, svolgendo con diligenza e puntualità tutti i compiti per cui erano stati programmati, dalla sorveglianza alla manutenzione dei sistemi. Come uno sterminato e sinistro serpente, un ampio tunnel dalle pareti trasparenti attraversava tutta l’isola. Lo si poteva scorgere a metri e metri di altezza dal suolo tanto doveva essere sopraelevato. Costituiva il metodo più rapido e sicuro per viaggiare da un capo all’altro di quella metropoli meccanica, grazie alle cabine passeggeri che lo attraversavano come frecce in tutta la sua lunghezza.

     Se il dottor Eggman avesse avuto il potere di plasmare il pianeta come desiderava, quello era proprio l’aspetto che avrebbe dovuto avere. Eggmanland, come aveva battezzato la sua piccola città nel suo grande e ambizioso dominio. La Techno Base era solo una filiale della sua più grandiosa industria della genialità tecnologica, per usare una metafora che lui stesso amava ripetere. Per cui era perfettamente normale che la sua meta prioritaria fosse il luogo in cui poteva sentire di avere il totale potere e il completo controllo di tutto quello che lo circondava.

     Proprio in quel momento, nella fortezza al centro dell’isola, il cuore pulsante del suo regno, il panciuto dottor Eggman era impegnato nel fare il punto della situazione, nel tentativo disperato di razionalizzare l’assurdità di quello che gli era capitato nelle ultime ore.

     - Vediamo se ho capito bene! - ripeté per l’ennesima volta, con la suola delle scarpe quasi consumata per l’insistenza con cui aveva camminato in cerchio - Il signor “scheletro vivente” che ha osato mettermi in gabbia vuole raccogliere i sette Chaos Emeralds per utilizzare il Chaos Control e distruggere tutti gli esseri viventi di questo pianeta? -

     - E’ quello che abbiamo capito anche noi! - assicurarono i tre robot assistenti, alle soglie del mal di mare per averlo seguito gironzolare con lo sguardo.

     - Questo è tutto da decidersi! - esclamò Eggman all’improvviso - No, no! Non è contemplato! Non posso lasciare che quello sgorbio in nero mi soffi il mio più grande progetto di dominazione globale! Conquistare il pianeta è una cosa, ma distruggerne gli abitanti è un’altra! Non avrei più sudditi disposti ad adorarmi! -

     Il dottore si lisciò i baffoni sogghignando.

     - Fortunatamente ho sempre un asso nella manica per affrontare situazioni del genere! Potrò anche essere stato buttato fuori dalla Techno Base, ma qui ad Eggmanland ho tutti gli strumenti di cui ho bisogno per rendere pan per focaccia a tutti i miei nemici! -

     Decisamente più soddisfatto e meno pensieroso di prima, il dottore si rivolse quindi ai suoi assistenti con un sorriso che nascondeva qualcosa di inconfondibilmente diabolico.

     - Credo che sia arrivato il momento di testare sul campo il progetto a cui stavo lavorando! -

     - Stava lavorando? - si lamentò Decoe - Siamo stati noi a sudare sette camicie per costruire i nuovi robot della serie R! -

     - Davvero ridicolo! - ribatté Eggman, sventolando una mano con noncuranza - Non avete mai indossato camicie e non ci vuole un ingegnere nucleare per capire che non sudate! Finitela di blaterare e andate a recuperare i prototipi! -

     - Intende usarli per lanciare un attacco alla Techno Base in grande stile? - domandò Bocoe.

     - Come al solito mi dimostrate che non vi ho programmati con abbastanza cervello per puntare verso l’alto! Sia Sonic che Magorian cercheranno di radunare tutti e sette i Chaos Emeralds nel minor tempo possibile, ma non potranno mai farlo se lo farò prima io! Dispongo di mezzi molto più all’avanguardia di loro e poi, finché saranno occupati a giocare alla guerra, avrò modo di verificare quanto è vero il detto che tra i due litiganti il terzo gode! -

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     Stava correndo lungo un sentiero delimitato da ruggenti fiamme azzurre. Sfrecciava nel buio più assoluto in un luogo e in un tempo ignoto. I suoi passi risuonavano nel silenzio tombale. Un’intensa paura gli attanagliava il cuore mentre fuggiva dal pericolo che lo inseguiva. D’un tratto le fiamme che costeggiavano il percorso si spensero di colpo e lui fu immerso nell’oscurità. Con un bagliore abbacinante fu immediatamente trasportato sul ciglio di un precipizio sotto il quale si agitavano delle acque di un intenso colore viola. Spaventato, si voltò e avvertì con un dolore accecante qualcosa attraversargli il ventre. Abbassò lo sguardo per sincerarsi delle sue condizioni e vide, con orrore, due profondi squarci nella sua pelle che aprivano un varco al vuoto più totale. Di colpo, sentì il terreno mancare sotto ai piedi e cominciò a precipitare verso il mare urlando disperatamente. Le sue urla raggelanti vibrarono nell’aria intorno a lui mentre chiudeva gli occhi per prepararsi al peggio.

     Urlando come un ossesso, Sonic aprì gli occhi e si destò da un sonno profondo con la fronte imperlata di sudore. Respirò affannosamente per qualche secondo mentre i suoi occhi si abituavano alla luce improvvisa. Un melodioso cinguettio riempì le sue orecchie e un intenso profumo di limone bruciò nelle sue narici. Si accorse solo in quel momento di essere disteso a letto, con le coperte tirate fino al mento. Sbatté le palpebre per riprendere conoscenza e si rese conto con immenso sollievo che quello che aveva visto era solo un incubo.

     Rapidamente, alzò la schiena e si scoprì. Non sapeva dove si trovasse né come ci fosse arrivato. Era in una piccola stanza quadrata tappezzata con una carta da parati gialla ornata da disegni di grandi fiocchetti rosso intenso. Il letto rettangolare con le lenzuola azzurre era appoggiato ad una parete. Davanti a Sonic c’era una scrivania in legno di mogano sul quale erano posati fogli di carta disegnati e tante matite colorate sparpagliate sulla superficie. Accanto al tavolo c’era una libreria in tre scaffali nella quale erano riposti libri dalle copertine vivacemente colorate e disegnate. In un angolo erano posati una casa per le bambole a due piani e un baule semiaperto contenente pupazzi e altri giocattoli. Sonic si accorse solo in quel momento di un lettino in formato ridotto, adatto ad ospitarci qualcosa non più grande di uno scoiattolo, poggiato su di un comodino vicino a lui. L’intera stanza, che emanava un forte profumo di limone, era illuminata dal sole mattutino che filtrava da una finestra spalancata.

     Dopo aver dato un’occhiata fugace al luogo, Sonic si massaggiò la testa dolorante e tentò di ricordare ciò che gli era capitato. Di colpo ricordò di essere stato tratto in una trappola e di aver combattuto con Rouge sul limitare della scogliera. Si passò la mano su un fianco per tastare la sua ferita ma scoprì di essere stato fasciato strettamente con una garza che gli si avvolgeva intorno al ventre. Mentre stava tentando di ricordare gli avvenimenti, sentì qualcosa afferrargli la gola e stringergliela in una morsa pressante. Un piccolo essere azzurro rotondo con due piedi e due braccia bombate e due piccole ali rosa gli aveva cinto il collo premendolo in un abbraccio. Indossava uno sgargiante papillon rosso e aveva una voce acuta da topo. Per evitare di essere strozzato, afferrò la creaturina e la posò delicatamente sulla coperta. Stava saltellando allegramente felice di vederlo.

     In quel momento entrò nella stanza una coniglietta dallo sguardo dolce che indossava un vestitino rosso e una cravattina azzurra da scolaretta.

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Casa di Cream – Giorno 2 (Ore 18:50)

     - Devi scusare Cheese! E’ solo molto felice di vederti! - disse la coniglietta con voce soave.

     - Cream? - domandò Sonic incerto tentando di mettere a fuoco il suo volto - Cosa ci fai qui? -

     La piccola rise.

     - Mi sembra normale esserci visto che è casa mia! -

     - Sono a casa tua? -

     - La mamma mi ha mandato a vedere se ti fossi svegliato! L’ora della merenda è passata da un pezzo, sai? -

     - Cosa? - esclamò Sonic incredulo - Sono qui da così tanto? Come ci sono arrivato? -

     - Stavo giocando vicino alla foresta con Cheese quando ho visto qualcosa galleggiare nel fiume vicino a noi! All’inizio mi sono spaventata ma poi ho deciso di andare a controllare e ho visto che eri tu! Eri svenuto ed eri tutto pieno di graffi! Abbiamo avvisato la mamma e ti abbiamo portato in casa! Lei ti ha fasciato le ferite e ti ha messo nel mio letto per farti riposare! Hai dormito per tanto tanto tempo, sai? -

     - Sul serio? Cavoli! La corrente del mare è riuscita a trasportarmi fino alla foce del fiume qui vicino! Dovevo essere proprio uno straccio! -

     - Che cosa ti è successo? - domandò Cream timidamente.

     - Ho… combattuto con dei balordi e purtroppo ho avuto una bella batosta! - rispose lui sorridendo - Se non fosse stato per te a questa ora sarei nel paradiso dei ricci! Grazie, Cream! E anche a te Cheese! -

     Il piccolo Chao squittì di contentezza. Cream era raggiante.

     - Sono contenta di averti aiutato! Per una volta sono stata io a salvare te! -

     Sonic alzò le coperte e si mise in piedi, accorgendosi di essere scalzo.

     - Vuoi già andartene? -

     - Purtroppo non posso trattenermi! Gli altri hanno bisogno di me! Saranno tutti preoccupati, soprattutto Amy! Potrebbe anche venirle un infarto! Devo raggiungerli prima che mi facciano un funerale! -

     - Non vuoi neanche trattenerti per cena? -

     - Mi dispiace davvero, ma ho molta fretta! Sarà per un’altra volta! - rispose di malincuore sebbene il suo stomaco fosse di un’altra opinione.

     - E va bene! - disse la coniglietta rassegnata.

     - Ehi, dai, non preoccuparti! Ci rivedremo prima di quanto credi! E ora… ehm… potrei riavere le mie scarpe? -

     Qualche minuto dopo, Sonic e Cream si stavano allontanando dalla casetta, con Cheese che svolazzava loro intorno. La coniglietta aveva insistito nell’accompagnarlo per un tratto di strada in modo da poterlo salutare. Era davvero molto affezionata a lui.

     Quando il dottor Eggman stava mettendo in atto uno dei suoi diabolici piani, sapeva che Sonic gli avrebbe come sempre messo i bastoni tra le ruote e così aveva rapito Cream, il suo piccolo Chao Cheese e sua madre Vanilla pensando che, con degli ostaggi in mano, il riccio non avrebbe osato toccarlo. Contrariamente a quanto pensava, Sonic riuscì a liberare la coniglietta e il Chao dalle grinfie dello scienziato(1). Quest’ultima era emozionatissima quando il riccio le si presentò perché era uno dei suoi eroi preferiti. Timida ed impacciata, la coniglietta dava a Sonic del lei, sebbene lui tentasse di impostare un rapporto più informale. Cream aveva fatto la conoscenza anche di Tails, Knuckles ed Amy, la quale sarebbe diventata una delle sue più grandi amiche. Con il tempo, si sciolse un poco e cominciò ad integrarsi nel gruppo. Sonic e gli altri si diedero da fare per liberare Vanilla e sconfiggere Eggman e, con l’aiuto dei Chaos Emeralds, ci riuscirono. Da allora Cream e Cheese avevano instaurato un rapporto di sincera amicizia con tutto il gruppo e avevano vissuto insieme numerose avventure.

     - Siamo arrivati! - disse Cream all’improvviso - La mamma non vuole che mi allontani oltre! A proposito, ti ringrazia ancora per averci aiutato tempo fa! -

     - Puoi dirle che è stato un piacere! - ribatté Sonic strizzandole l’occhio - Ogni volta che c’è bisogno del vostro amichevole porcospino di quartiere, basta farmi un fischio! -

     - Me ne ricorderò! Salutami tanto Amy e gli altri! -

     - Puoi contarci! - rispose il riccio accarezzando Cheese, poi si voltò e si preparò a correre - Ci si vede, piccolina! -

     Sonic fece in corsa qualche metro poi si fermò bruscamente. Cream lo aveva chiamato.

     - Che succede? - domandò avvicinandosi.

     - Me ne stavo dimenticando! Dovevo farti vedere una cosa! -

     Subito dopo estrasse da una tasca del suo vestito una grossa gemma di color rosso intenso che brillava sotto il sole. Sonic era sbalordito.

     - Whoa! Che mi venga un colpo se quello non è un Chaos Emerald! -

     - Cheese l’ha trovato nel tronco cavo di un albero mentre stavamo giocando! L’ho conservato in attesa di farlo vedere alla mamma, ma poi ho visto te in difficoltà e me ne sono dimenticata! -

     - Siete stati fantastici! Meglio del miglior cercatore d’oro! - disse Sonic al settimo cielo - Però non posso lasciarlo a voi! E’ per uno di questi che mi hanno conciato in quel modo! Se scoprissero che si trova qui potrebbero farvi del male! -

     Cream abbassò lo sguardo impaurita e si accorse per la prima volta di avere tra le mani qualcosa di veramente importante. Immediatamente porse la pietra al riccio.

     - Tieni! Sono sicura che sarà più al sicuro nelle tue mani! -

     - Su questo mi permetto di dissentire! -

     La voce che aveva parlato aveva qualcosa di molto familiare per la coniglietta, anche se non era stata subito in grado di capire a chi appartenesse. Tuttavia, le fu sufficiente voltarsi per riconoscere immediatamente quella figura corpulenta, quel naso ricurvo e quei baffoni scompigliati. Si era ritrovata in così tante occasioni di fronte a quell’uomo che era praticamente impossibile essersi dimenticati di lui. Lo stesso valeva per Sonic, ancora più allarmato e sulla difensiva di lei dopo che si era accorto della presenza del suo arcinemico. Allungò un braccio e spinse delicatamente Cream perché si spostasse alle sue spalle.

     - Dov’è finita la vostra educazione? - disse ancora il dottor Eggman, sporgendosi oltre il bordo del suo Egg Drive - E’ questo il modo di salutare un vecchio nemico? -

     - Vecchio è la parola giusta, testa d’uovo! - replicò Sonic - Credevo che la gabbia per uccelli in cui ti ha messo Magorian fosse un luogo più confortevole per un nonnetto come te! -

     - Neanche tu sembri avere una bella cera! - ribatté lo scienziato, indicando con un cenno la fasciatura sul petto di Sonic - Non ti smentisci mai, vero? Sonic the hedgehog ha sempre la battuta pronta in ogni situazione! -

     - Se sei venuto per farmi i complimenti scrivimi tutto in una lettera e togli le tende! Ho passato una giornata abbastanza brutta senza che la tua faccia flaccida me la peggiori! -

     - Il giorno in cui ti farò i complimenti sarà quello in cui avrò dimenticato il cervello a casa! E’ sempre divertente questo scambio di sagaci battute con te, ma questa conversazione non suscita il minimo interesse per me! Lo stesso non si può dire del Chaos Emerald tra le tue zampacce! -

     Sonic aggrottò la fronte quando il suo presentimento circa l’arrivo di Eggman si rivelò fondato.

     - Ti sei ridotto a fare il cagnolino da riporto di Magorian, ora? -

     - Se pensi che il grande dottor Eggman si riduca a lavorare per un grottesco vampiro sei ancora più stupido di quanto pensassi! - replicò l’uomo, accalorandosi improvvisamente - Non mi interessa un fico secco dei suoi deliri di onnipotenza! Né tu né lui avete il diritto di maneggiare un simile potere ed è quello che intendo dimostrarvi! -

     - E come intendi farlo, panzone? - ribatté con spavalderia il riccio blu - La tua memoria non fa ancora così cilecca da farti dimenticare tutte le volte in cui ho camminato sul tuo pomposo sedere! -

     - Non farai tanto lo spaccone dopo che ti avrò mostrato quello di cui sono capace! -

     Prima che Sonic potesse rispondere un’altra volta, una fiammata improvvisa esplose nello spazio che separava i due contendenti. Una fitta nube di fumo accompagnò il fragore che penetrò l’aria e il riccio blu si allontanò istintivamente di qualche passo, trascinando con sé una disorientata Cream.

Quando il polverone si fu diradato, sulla scena apparve qualcuno che Sonic conosceva fin troppo bene. Era come se si stesse guardando in uno specchio, sebbene l’immagine che gli ricambiava lo sguardo era ricoperta da una lucida cromatura blu, possedeva delle mani affusolate e metalliche e due occhi bionici rosso accesi.

     - Obiettivo localizzato… Operazione avviata… Recupero Chaos Emerald… -

     La voce di Metal Sonic era fredda e meccanica proprio come il riccio blu se la ricordava. Le sue intenzioni furono immediatamente chiare quando protese un braccio verso di lui, in una mossa repentina mirata a strappargli di mano lo smeraldo rosso. Senza pensarci due volte, Sonic prese in braccio Cream e scattò sulla sinistra per mettere quanto più spazio possibile tra lui e il robot. Quest’ultimo, però, si dimostrò molto più rapido del previsto. Riuscì a seguire con lo sguardo i movimenti dell’avversario e, non appena questi si fermò, utilizzò un piccolo cannone spuntato dal suo polso per sparargli contro un raggio laser scarlatto. Quasi come se fosse stato tutto calcolato, Sonic si spostò ancora e il raggio si infranse sulla parte frontale dell’Egg Drive. Il colpo improvviso fece oscillare la navicella da una parte all’altra con l’inevitabile risultato di sbalzare sul prato l’imponente massa del dottor Eggman.

     - E’ questo quello di cui sei capace? - domandò il riccio blu, senza nascondere una punta di nervosismo - Tirare fuori la tua vecchia ferraglia arrugginita dall’armadio? -

     - Non essere ridicolo! - fu la risposta del dottore quando si fu faticosamente rialzato - Non ho portato io qui Metal Sonic! Era nel deposito della Techno Base l’ultima volta che l’ho visto! -

     - Allora vuol dire che Magorian si è dato al riciclaggio! Non credo che sappia quanto sia saggio fidarsi di quella lattina! Tu dovresti saperne qualcosa, doc! -

     - Risparmiati le prese in giro, topo! Credi che chi riesca a prendere per i fondelli il dottor Eggman la passi liscia? Ho preso delle misure drastiche con lui dopo lo scherzetto che mi ha combinato tempo fa(2)! Non è più tanto pericoloso come lo era prima e te lo dimostrerò! -

     L’uomo fece incautamente qualche passo avanti per ritrovarsi faccia a faccia con il riccio robotico. Gli puntò un dito contro e parlò con il tono più autoritario di cui era capace.

     - Metal, è il tuo creatore che ti parla! Ti si sono bruciati i transistor? Abbassa subito le armi e obbedisci ai miei ordini! -

     Se il volto del robot avesse potuto comunicare qualunque emozione, avrebbe espresso con gli occhi un’ignara curiosità.

     - Gran bel discorsetto, doc! - commentò Sonic - I casi però sono due: o il tuo compare è duro d’orecchi oppure non se ne frega un fico secco dei tuoi ordini! -

     Qualche secondo dopo, Metal Sonic puntò l’arma contro un atterrito dottor Eggman e fece fuoco. Il laser rosso sfiorò il suo fianco destro, bruciacchiandogli il tessuto della giacca, solo grazie al fatto che l’uomo si era spostato di un millimetro appena in tempo. Nella foga di schivare l’attacco, Eggman perse l’equilibrio della sua grande mole e piombò sul prato per la seconda volta in poco tempo.

     - Come osi attaccarmi, razza di frullatore schizoide? - sbraitò inviperito.

     - Recupero Chaos Emerald in corso... - fu l’asettica risposta.

     - Cream, allontanati e nasconditi da qualche parte! - intimò Sonic alla ragazzina - A questo cialtrone metallaro ci penso io! -

     Senza proferire parola per via della paura che le stringeva la gola in una morsa feroce, la coniglietta annuì con la testa e corse a ripararsi dietro ad un grande tronco, tenendo ben stretto a sé Cheese.

     Sonic giocherellava con lo smeraldo rosso mentre squadrava con attenzione il suo sosia di metallo. Il suo era un atteggiamento spavaldo, lo stesso che serbava a tutti i suoi avversari per sfidarli apertamente. Non era però tanto sicuro che l’intelligenza di Metal Sonic fosse ancora la stessa che tempo prima lo aveva reso un nemico temibile e quindi non sapeva se avrebbe captato il suo modo di fare come avrebbe dovuto. Era difficile in quel frangente realizzare che lo stesso formidabile avversario che tempo prima lo aveva attirato in una trappola ben studiata, spacciandosi per il dottor Eggman, fosse diventato un semplice burattino senza cervello nelle mani di Magorian.

     - Vuoi questo, faccia da salame? - lo provocò Sonic, ansioso di combattere - Perché non ti fai avanti allora? -

     Sonic aveva pensato che sarebbe stato attaccato con un colpo diretto. Quello che però non aveva previsto era che Metal Sonic aveva più assi nella manica di quanto si ricordasse. Due vani rettangolari si aprirono sul suo petto e dei lampi di luce guizzanti furono scaricati sul corpo del riccio blu. Sentì un dolore bruciante mentre la corrente elettrica attraversava la sua pelle, rendendogli impossibile qualunque movimento. La scossa fu tanto potente da scaraventarlo all’indietro senza possibilità di reazione. Il Chaos Emerald scivolò dalla sua presa e rotolò sul prato. Proprio mentre Metal Sonic si chinava a raccoglierlo, una pallottola azzurra lo colpì in pieno volto e continuò a rimbalzare su ogni centimetro di lui che riusciva a raggiungere per allontanarlo sempre di più dal suo obiettivo. Approfittando del diversivo creato da Cheese, Cream si armò di tutto il suo coraggio e corse incontro alla pietra rossa, determinata a farla sua. Purtroppo per lei, i sensori ottici di Metal Sonic erano pronti e ricettivi. Con un forte schiaffo scacciò il piccolo Cheese come avrebbe fatto con una mosca, quindi estrasse dall’avambraccio una lunga lama argentata e saltò agilmente in avanti. Le dita della coniglietta stavano per stringersi attorno allo smeraldo, quando il colpo secco della spada di Metal Sonic che si conficcava nel terreno la bloccò. Quest’ultimo non dovette fare altro che spingere via Cream con uno spintone e raccogliere l’agognata pietra scarlatta.

Il trionfo di quel momento però ebbe l’unico risultato di fargli abbassare la guardia, esponendolo ad una frenetica azione rotante di Sonic che lo prese in pieno e lo scagliò in aria.

     Mentre il combattimento infuriava davanti ai suoi occhi, il dottor Eggman ebbe il tempo di rimettersi in sesto e di procedere con il piano d’emergenza che aveva preparato nel caso avesse incontrato degli ostacoli tra lui e il Chaos Emerald che desiderava. Aveva montato sul retro dell’Egg Drive quelle che avevano l’aria di essere due scatole di latta quadrate. Salì a bordo del veicolo e, utilizzando un comando sul pannello di pilotaggio, spalancò i coperchi di quei contenitori. Due oggetti lucenti furono sparati fuori con un forte rimbombo, prima che atterrassero sul prato e rotolassero per qualche metro. Si trattava di due grandi sfere metalliche dal rivestimento lucido e marroncino. Ad un comando del dottore, la loro copertura si aprì come un uovo e le componenti nascoste all’interno cominciarono ad assemblarsi e ad espandersi in altezza e larghezza. La trasformazione impiegò pochi istanti, subito dopo i quali tutti i presenti si ritrovarono in compagnia di due robot mai visti prima. Perfettamente proporzionati in ogni loro parte, erano rivestiti da una corazza a piastre di colore bordò dalla testa fino ai piedi. I loro occhi di vetro erano perfettamente identici e lampeggiavano allo stesso modo. Nella zona dove avrebbe dovuto esserci la bocca c’era invece una piccola griglia simile a quella di un microfono. Sarebbe stato impossibile distinguerli se non ci fossero stati dei piccoli particolari che li differenziavano. Uno di loro sfoggiava delle cromature rosso fuoco sulla corazza e un “R-001” dipinto sul petto, mentre il secondo era colorato in blu e il suo numero identificativo era “R-002”.

     - L’ora della resa dei conti è arrivata! - mormorò Eggman, pronto a dare ordini ai suoi nuovi robot da combattimento - Blade! Gunn! Fate rombare i vostri motori! -

     Gli automi raddrizzarono la schiena all’unisono e i loro occhi bionici si illuminarono di rosso una volta che il loro padrone ebbe pronunciato quelle parole. Agili e scattanti, corsero in direzione di Sonic e di Metal, ancora intenti in un feroce combattimento. Si tuffarono entrambi contro di loro, separando l’uno dell’altro e preparandosi ad eseguire gli ordini che avevano ricevuto. Il nuovo avversario di Metal Sonic diede un colpo secco ai suoi polsi e dalle aperture rettangolari che si aprirono come squarci sulle sue mani si allungarono due lunghe spade. Il robot che stava fronteggiando Sonic, invece, attivò un meccanismo che trasformò il suo braccio destro in un grosso e sinistro cannone.

     - Ecco cosa dovete fare, ragazzi! Fate fuori tutti quanti, non mi importa di loro! Voglio solo quel Chaos Emerald! -

     - Cream, mettiti al riparo! - esclamò Sonic, una volta che si fu reso conto che la situazione si stava mettendo di male in peggio.

     Gunn sollevò la sua arma e un inconfondibile click si udì attraversare l’aria. Subito dopo, il robot sparò. Una raffica di pesanti proiettili si abbatté su Sonic, il quale dovette fare appello a tutta la sua agilità per schivare una ad una le pallottole. Il compito non era semplice come se lo era prefissato considerando che le munizioni di cui Gunn era dotato erano in grado di trapassare un albero da parte a parte. Sonic sapeva che se anche solo uno di quei colpi lo avesse sfiorato, il rischio di passare a miglior vita aumentava drasticamente. Il suo pensiero era rivolto all’incolumità di Cream e alla sorte del Chaos Emerald, in quel momento dimenticato sul prato a causa di quel parapiglia. Con la coda dell’occhio, vide Metal Sonic intento in un duello di spade con Blade. Nessuno dei due robot sembrava avere la meglio ed essendo instancabili avrebbero potuto andare avanti a lungo. Questo dava una possibilità in più a Sonic di recuperare per primo lo smeraldo rosso.

     - Fai tanto il duro con quell’arnese, ma vediamo come te la cavi con il corpo a corpo! -

     Il riccio blu ebbe bisogno di calcolare la frazione di secondo esatta tra uno sparo e l’altro per potersi scagliare addosso a Gunn con una delle sue più potenti azioni rotanti. Il colpo andò fortunatamente a segno e il robot finì a gambe all’aria in un istante. Senza perdere altro tempo, Sonic si fiondò sullo smeraldo e lo avrebbe sicuramente raccolto se proprio in quell’istante Metal Sonic non avesse scalzato Blade dalla sua strada, scagliandolo nel punto esatto in cui era appoggiata la pietra. Questa rotolò ancora più lontano dalla portata di chiunque in quel momento la desiderasse.

     - Incrementare potenza… Obiettivo prioritario… Recupero Chaos Emerald… -

     Metal Sonic non si curava di chi si trovasse sulla sua strada e Sonic se ne accorse quando schivò per un pelo le scariche elettriche con cui il suo sosia aveva tentato per la seconda volta di friggerlo. Era molto difficile gestire così tanti avversari nello stesso tempo e le condizioni fisiche ancora precarie di Sonic non erano di molto aiuto. Metal tentò di trafiggerlo con lo spadino argentato, ma non era abbastanza rapido per andare a colpo sicuro.

     - Sonic, attento! - urlò Cream, allarmata.

     Grazie all’avvertimento della coniglietta, il riccio si accorse appena in tempo che Gunn stava per sparargli addosso. L’unico modo che aveva per proteggersi era utilizzare il corpo di Metal Sonic come scudo. Schivò una sua stoccata e si spostò alle sue spalle proprio mentre Gunn cominciò a sparare all’impazzata. Anche se sperava in questo modo di aver eliminato uno dei tre avversari, non aveva considerato che l’armatura del suo sosia era abbastanza robusta da bloccare i proiettili che avrebbero dovuto perforarla. Nonostante questo, Metal Sonic decise che avrebbe dedicato la sua attenzione a Gunn, dando modo a Sonic di riprendere fiato.

     Approfittando di quel momento di tregua, si guardò freneticamente intorno fino ad individuare il Chaos Emerald ancora abbandonato sul prato. L’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare. Avrebbe potuto acchiappare lo smeraldo, prendere con sé Cream e Cheese, per poi lasciare i robot di Eggman a sbrogliarsela tra di loro. Sonic non aveva però fatto i conti con le spade di Blade. L’automa era spuntato fuori dal nulla e lo aveva quasi colpito alla gola. I suoi riflessi repentini lo avevano salvato, dandogli anche modo di contraccambiare la gentilezza con un calcio ben assestato in pieno petto. Il robot spadaccino, tuttavia, non aveva intenzione di demordere, quindi ricorse ad una tattica imprevedibile. La parte bassa del suo torace si sganciò dal bacino e le sue braccia si posizionarono rigidamente all’infuori, seguendo la linea delle spalle. Quindi, Blade cominciò a ruotare su sé stesso, sempre più velocemente, fino a diventare una trottola impazzita. Con le spade retrattili ancora sfoderate unite al movimento rotatorio, sarebbe stato capace di affettare qualunque cosa avesse incrociato la sua strada. Sonic dedusse che non era il caso di avvicinarsi finché ci fosse stato il pericolo di essere fatto a pezzi, ma in questo modo non poteva avvicinarsi neanche allo smeraldo. Proprio mentre tentava di elaborare una strategia vincente, notò in alto, sorretta dallo sbattere frenetico delle sue grandi orecchie, un’agguerrita Cream. Sebbene si stesse chiedendo quale parte dello “stai indietro” non avesse compreso, sapeva che ogni minimo aiuto poteva essere ben accetto. Era quasi sicuro di aver capito le intenzioni di lei e ne ebbe conferma quando la ragazzina piovve a piedi uniti sulla testa del robot. Blade interruppe quasi subito il suo attacco rotante e barcollò stordito per qualche secondo, il tempo necessario a Sonic di atterrarlo con un secondo calcio.

     - Bella mossa, Cream! - si congratulò il riccio blu - Fai attenzione ora! -

     Il combattimento andò avanti sempre più accanito senza che nessuno degli avversari riuscisse a prevalere sugli altri. Una svolta decisiva si verificò quando una stoccata della spada di Blade trafisse il ventre di Metal Sonic. La ferita rivelò una piccola alcova nel corpo del robot dalla quale fuoriuscirono due brillanti anelli dorati.

     - Fonte di energia primaria corrotta… Pericolo disattivazione… - scandì lui - Acquisizione energia da fonte esterna… Ricerca in atto… -

     Gli occhi dell’automa lampeggiarono ritmicamente. A Sonic fecero venire in mente la spia delle automobili che segnalava l’esaurimento del carburante. Puntò la pistola sul suo polso contro Blade e lo colpì senza preavviso con il laser scarlatto. Un altro sparo servì a liberare la strada da Gunn e a spianarla verso lo smeraldo. Le sue dita metalliche si strinsero attorno alla pietra, un’incredibile fonte d’energia che sarebbe di lì a poco finita nel suo ventre ad alimentare i suoi sistemi. Con il Chaos Emerald a fornirgli potenza, Sonic sapeva che il suo sosia avrebbe raddoppiato la sua pericolosità, quindi decise di cominciare a giocare in difesa. Cream e Cheese erano dietro di lui, intimoriti dalla piega che avevano preso gli eventi. Il riccio afferrò entrambi per la collottola e si tuffò dietro ad un grande albero per sfuggire al laser scarlatto dell’avversario. Il raggio trapassò il tronco da parte a parte, ad ulteriore testimonianza della sua potenza raddoppiata. La mossa più saggia che poteva adottare era aspettare in disparte che Gunn e Blade si rialzassero e che si occupassero al suo posto della furia di Metal. Il suo desiderio fu provvidenzialmente esaudito. I due robot di Eggman erano decisamente coriacei, ma era tutto da vedere se sarebbero riusciti a tenere testa ad un nemico con una carica energetica come quella di Metal Sonic.

     I tre ingaggiarono un combattimento senza esclusione di colpi. Le fucilate di Gunn e le sferzate di spada di Blade non erano in grado di scalfire né di rallentare l’avanzata inarrestabile del nemico. Con lo spadino argentato, tranciò di netto il cannone sul braccio destro del primo, mentre con il laser danneggiò gli occhi del secondo. Erano completamente alla sua mercé e sapeva benissimo che sarebbe bastato un solo attacco a metterli al tappeto. Convogliò tutta l’energia disponibile ai fucili elettrici sul suo petto e scaricò una scossa di voltaggio impressionante sui due malcapitati. Il metallo di cui erano composti i loro corpi fu il conduttore perfetto verso una cocente sconfitta. Piovvero sgraziatamente sull’erba e lì giacquero inermi.

     Rimaneva solo un nemico da eliminare per lui, ma non sarebbe stato facile. Sonic aveva colto al volo l’opportunità di scagliare un attacco a sorpresa, anche se non aveva considerato la rapidità di Metal. Gli bastò una gomitata per vanificare gli sforzi del riccio blu. Nei momenti successivi, il robot avrebbe sparato all’impazzata con il suo laser, ma nulla poteva contro la celeberrima velocità del suo omonimo.

     - Sonic! Gli anelli! - urlò Cream.

     Il riccio comprese immediatamente a cosa la coniglietta faceva riferimento. I Rings che prima fornivano energia a Metal Sonic erano ancora sul prato. Per sconfiggere un nemico con una super carica, avrebbe dovuto caricarsi anche lui. Si tuffò sul manto verde, schivando le scariche elettriche che stavano guizzando verso di lui come serpenti, e afferrò i due anelli, avvolgendosi nella loro energia.

     - E’ in arrivo l’espresso blu per andare a quel paese! - esclamò, assorbendo quanta più energia il suo corpo potesse sostenere.

     Quello che ne risultò fu una palla di cannone azzurra che si infranse con violenza paurosa nel punto dove Metal Sonic avrebbe dovuto avere lo stomaco. L’alcova di alimentazione si infranse sul colpo, con scintille che sprizzavano dai circuiti che erano stati distrutti, e il Chaos Emerald sgusciò via. Nel momento in cui il robot cadde sul terreno, i suoi sistemi erano disattivati e lui non aveva più i mezzi per costituire una minaccia.

     - Buonanotte, bellezza! - commentò sarcasticamente Sonic.

     Era così soddisfatto della vittoria conseguita che non si rese conto di una sinistra presenza alle sue spalle quando si chinò per appropriarsi del Chaos Emerald. Un raggio di luce bianca guizzò dalla sfera frontale dell’Egg Drive e Sonic fu scagliato via.

     - Ottima performance, Sonic! - disse Eggman, sporgendosi dalla navicella per raccogliere finalmente la pietra - Peccato per te che non sia servita a molto questa volta! -

     - Non la passerai liscia tanto facilmente, testa d’uovo! - fu la risposta incollerita di Sonic una volta che Cream lo aiutò a rialzarsi.

     - Spiacente, bamboccio azzurro! L’ho già fatto! - ribatté il dottore - Puoi continuare a giocare alla guerra con Magorian per quanto tempo vuoi, la cosa non mi interessa! Più vi accanirete l’uno contro l’altro e più possibilità avrò di radunare tutti i Chaos Emeralds nel luogo dove sono destinati a rimanere! Nelle mani del futuro signore di questo mondo! -

     I coperchi dei box fissati sul retro dell’Egg Drive si spalancarono nuovamente. I corpi inermi di Gunn e Blade ripresero vita all’improvviso, per il tempo necessario a separare i loro componenti e a riformare le sfere metalliche con le quali avevano fatto la loro apparizione. Attratti da una potente forza magnetica, i due robot levitarono in direzione della navicella e tornarono al sicuro nei loro scatoloni blindati.

     - Alla vostra prossima sconfitta, piccoli perdenti! -

     Eggman si allontanò dal luogo del combattimento a tutta velocità, lasciandosi alle spalle l’eco della sua risata di trionfo. Subito dopo, tornò il silenzio in quell’angolo di foresta.

     - Mi dispiace, Sonic! - disse Cream, con lo sguardo basso - Avrei dovuto farti vedere prima quello smeraldo! -

     - Non è colpa tua! Avrebbero trovato comunque un modo per sgraffignarlo! - replicò Sonic, pensieroso - Se io non fossi stato presente al loro arrivo le cose si sarebbero potute mettere anche peggio! -

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Leaf Forest – Giorno 2 (Ore 19:10)

     - Il segnale è sempre più vicino! - annunciò Tails armeggiando con i pulsanti dello scanner.

     Un puntino luminoso lampeggiava sul quadrante per segnalare la presenza di un Chaos Emerald.

     - Sei sicuro che questa volta quell’aggeggio funzioni come si deve? - domandò scettico Knuckles. Portava una rigida fasciatura che si avvolgeva tutt’intorno al busto per medicare la ferita infertagli da Rouge.

     - E’ quello che spero! -

     Stavano procedendo in fretta attraverso una fitta foresta, sperando che il segnale dello scanner di Tails fosse realmente attendibile e che al termine dell’intricato labirinto di alberi li aspettasse uno dei sette Chaos Emeralds.

     - Coraggio, Amy! Non rimanere indietro! - disse Knuckles voltandosi.

     La riccia rosa procedeva con estrema lentezza dietro di loro, lo sguardo perso nel vuoto e la testa china.

    - Ehi, Knuckles! - sussurrò Tails - Forse… dovremmo parlarle! -

     - Allora sarebbe meglio che lo facessi tu! Io sono negato per questo genere di cose e lo sai perfettamente! -

     Un po’ indispettito, Tails rallentò il passo per raggiungere Amy Rose la quale non fece cenno di averlo notato e continuò la sua lenta marcia.

     - Amy! - la chiamò il volpino timidamente - Come… come ti senti? -

     - Come vuoi che mi senta, Tails? Come ti sentiresti se… -

     Si interruppe di colpo e abbassò nuovamente lo sguardo con gli occhi velati di lacrime.

     Era stato difficilissimo convincere la ragazza a venir via dalla scogliera sulla quale la persona alla quale teneva di più aveva apparentemente perso la vita. Si era inginocchiata sul ciglio del precipizio e, come paralizzata dall’orrore, era rimasta ferma a fissare lo sciabordare delle onde sotto di lei con sguardo ipnotizzato. Una parte di lei era ancora convinta di trovarsi in un tremendo incubo, che si sarebbe svegliata di lì a poco e che, magari, si sarebbe trovata accanto al suo Sonic e al suo amichevole sorriso. La parte del suo essere più razionale però si rendeva conto benissimo che tutto quello non sarebbe mai accaduto, che ormai non c’era più la minima speranza di rivederlo. Al solo pensiero di dover trascorrere il resto della sua vita senza più sentire la sua voce, senza più specchiarsi nei suoi vivaci occhi verdi, una morsa soffocante le stringeva la gola, impedendole di respirare. Tails e Knuckles non sapevano cosa fare per risollevarle il morale, anche perché loro per primi erano distrutti dall’accaduto. Il volpino faticava ancora a rendersi conto della sparizione del suo amico e se la situazione non fosse stata così critica e non gli avesse imposto di ragionare lucidamente, sicuramente avrebbe provato lo stesso senso di paralisi di Amy. Knuckles, invece, faceva del suo meglio per mascherare l’angoscia iniettatagli dalla morte di un amico e di un compagno di tante battaglie, pietrificando la sua espressione in una smorfia arcigna e severa in attesa di avere il tempo di fare i conti direttamente con il dolore. Rouge e Getara erano fuggiti, ma ciò non toglieva che avrebbero potuto tornare all’attacco. Non c’era più niente che potessero fare per il povero Sonic, quindi non rimaneva altro che tornare indietro.

     Non avevano parlato molto per il resto del tempo, troppo sconfortati per tentare in qualunque modo di risollevarsi il morale a vicenda. L’aria di tristezza e di dolore che Amy si portava dietro negli occhi e nel volto non aiutava per niente nell’impresa. L’unico modo che avevano per dimenticare momentaneamente la sofferenza era tenersi impegnati e la segnalazione di uno smeraldo a Leaf Forest, una zona molto vicina al loro consueto raduno, capitò come il pretesto migliore. Gli animi erano più sereni ora che avevano la certezza di trovare quello che stavano cercando, ma erano comunque molto attenti e guardinghi, nel caso avessero fatto ulteriori brutti incontri. Speravano che la missione avrebbe in parte distratto la ragazza, ma l’idea non aveva dato buoni frutti.

     - Che senso ha continuare? Dimmelo, Tails! Sonic è perduto, il mio Sonic! Senza di lui non riusciremo mai a fermare Magorian! Come possiamo andare avanti adesso che lui non c’è più? -

     Tails era incerto su cosa rispondere.

     - Ogni volta che mi trovavo nei guai, Sonic si è sempre precipitato a salvarmi! Mi sono sempre sentita protetta con lui e, anche se mi faceva arrabbiare ogni tanto, bastava la sua presenza per farmi sentire in pace! Mi bastava guardare il suo viso per far sparire ogni tristezza! Avrei dato tutto per lui se solo me lo avesse chiesto e… adesso non è più con noi! -

     Amy Rose scoppiò in lacrime sotto gli occhi increduli di Tails. Infastidito, Knuckles la raggiunse e si fermò davanti a lei. Senza alcun pudore, la schiaffeggiò forte sul viso.

     - Smettila immediatamente! - le ruggì contro - E’ stato difficile anche per me accettare la scomparsa di Sonic e sono sicuro non sia stato facile nemmeno per Tails! Ma mi rifiuto di mollare tutto e dare partita vinta ad un essere come Magorian! Sonic si è sempre fatto in quattro per conservare la pace di questo pianeta e abbandonare la battaglia adesso sarebbe un insulto alla sua memoria! Dobbiamo continuare per lui! E, a dirtela tutta, lui non avrebbe mai voluto che tu ti riducessi in questo stato! -

     Amy guardava Knuckles con gli occhi scintillanti massaggiandosi la guancia colpita. Tails credeva che lei avrebbe contraccambiato al colpo con ancora più forza ma, contrariamente a tutte le aspettative, gli sussurrò un grazie e gli diede una pacca sulla spalla.

     - Hai ragione! - mormorò la riccia - Vi chiedo scusa! So che anche voi siete ancora scossi! E’ solo che… non riesco ancora a crederci! -

     - Nemmeno noi! - ammise Tails - Sembra impossibile che Sonic non ci sia più! Però tutto quello che possiamo fare per onorarlo è continuare a combattere! Lui non si sarebbe mai dato per vinto! -    

     Amy annuì. Si accorse che era inutile parlare oltre e, asciugatasi gli occhi, accese lo scanner sul suo polso e si mise a correre seguendo il segnale lampeggiante.

     - Andiamo! -

     Dopo pochi minuti, gli alberi della foresta si fecero più radi e il sentiero sfociò al di fuori del bosco.

     - E’ strano! - disse il volpino guardando lo scanner - Il segnale si sta allontanando rapidamente! -

     Il puntino luminoso si muoveva sullo schermo a velocità impressionante sparendo ben presto dalla visuale del monitor.

     - Di questo passo non riusciremo a seguirlo! -

     Subito dopo, l’echidna si voltò a guardare Amy e rimase sbalordito. La riccia era rigida come un palo con uno sguardo assente e la bocca spalancata in un’espressione incredula come se avesse visto un fantasma. I suoi occhi furono nuovamente gonfi di lacrime e la vide muovere le labbra tentando di dire qualcosa ma senza produrre alcun suono. Senza preavviso, cominciò a correre piangendo come una bambina e a braccia aperte.

     - SONIC! - urlò Amy e finalmente sia Tails che Knuckles si accorsero cosa aveva sconvolto la loro amica.

     - Cosa? - mormorò Sonic e senza poterlo evitare cadde per terra dopo che Amy Rose gli si fu gettata sul collo piangendo di gioia.

     - Agh… Ah… - balbettò il riccio senza poter emettere alcun suono, stretto in una morsa terribile.

     Lì accanto, Cream e Cheese sorridevano contenti, così come Tails e Knuckles, al settimo cielo per aver ritrovato il loro compagno d’avventure.

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Techno Base – Giorno 2 (Ore 20:30)

     La porta automatica si spalancò con uno scatto.

     - Ho raccattato quest’ammasso di latta fumante nei pressi della Leaf Forest! - disse Getara sprezzante trasportando un pesante fardello - A quanto pare non siamo riusciti a sbarazzarci del porcospino! E’ stato lui a fare a brandelli questa stupida lattina! -

     Subito dopo, gettò il corpo privo di vita di Metal Sonic al suolo, producendo uno schianto metallico. Senza preavviso, apparvero dal nulla due cupi ninja che senza dire una parola afferrarono l’automa per le braccia e per le gambe portandolo fuori della sala.

     - Evidentemente Metal Sonic non è stato all’altezza della situazione! - sussurrò Magorian con la sua voce pacata.

     - E’ stato fin troppo evidente! - ribatté Getara - Grazie alla sua inettitudine il dottore fuggiasco è in possesso di una delle sette gemme e… -

     La lucertola si accorse per la prima volta che oltre a lui e Magorian, sospeso sulla sua poltrona fluttuante e immerso a guardare le nubi vorticose oltre la vetrata, c’era qualcun altro nel buio del salone. Una farfalla femmina era appoggiata ad una parete intenta a limarsi le unghie apparentemente indifferente a ciò che le accadeva intorno. Indossava degli stivali di cuoio pesanti, dei pantaloni aderenti portati appena sotto dove ci sarebbe dovuto essere l’ombelico, una cintura di pelle con una fibbia luccicante a forma di ali di farfalla e un top di un colore rosso vivace stretto sul petto che evidenziava il seno abbondante. Dei guanti bianchi bordati di rosso erano poggiati in un angolo. I suoi occhi erano verdi brillanti esattamente come i suoi capelli scintillanti che portava tagliati corti. Un paio di vivaci ali variopinte che luccicavano come diamanti erano ripiegate dietro di lei.

     Rouge era seduta con le gambe accavallate e le braccia conserte sopra una grande console spenta. Era apparentemente immersa nei suoi pensieri ma ogni tanto si poteva vederla lanciare un’occhiata di veleno a Levine o una incuriosita al riccio nero nascosto nell’ombra sotto di lei.

     - Ah! - esclamò Getara - Vedo che abbiamo compagnia! -

     Lentamente si avvicinò a Shadow che, alzata la testa, lo fissò dritto negli occhi fino a quando non gli si fu piazzato di fronte.

     - Così tu sei il famoso Shadow, non è vero? - disse la lucertola con fare divertito.

     - A quanto pare! - rispose il riccio senza distogliere lo sguardo.

     - Sai, dovresti ringraziare Levine! Se non fosse stato per lei saresti ancora nel mezzo del niente a frignare come un marmocchio e a porti strane domande! Spero che Magorian ti abbia spiegato tutto quello che hai bisogno di sapere! -

     - L’ho fatto! - disse Magorian - Ma mi sembra di capire che Shadow non si fidi ancora totalmente di noi! -

     - Non riesco a ricordare nulla di tutto quello che mi avete detto! L’unico motivo per cui ho ascoltato la vostra versione è perché non so a chi altro rivolgermi! Per quello che ne so, potreste anche prendermi in giro! C’è solo una cosa di tutta questa storia che mi è familiare! -

     - Che sarebbe? - domandò Levine ancora intenta nella sua manicure.

     - Lei! - esclamò Shadow puntando il dito verso Rouge.

     Dal canto suo, il pipistrello assunse una strana espressione ma non rispose.

     - Voglio sapere chi sei! Sono sicuro di averti già incontrato! -

     - Adesso non è importante, Shadow! Quel che conta è incominciare a raccogliere i Chaos Emeralds per pianificare la tua vendetta! - si intromise Levine.

     - Chiedo scusa! - disse Rouge indispettita - Shadow mi aveva fatto una domanda! Sono perfettamente in grado di rispondere! -

     - Ho i miei dubbi a proposito! - ribatté la farfalla.

     - Vediamo! Vuoi provare ad indovinare in che stato posso ridurre il tuo bel faccino a suon di pugni? - rispose Rouge aggressiva piombando giù dalla console.

     - Tutto sta nel provarci, mia cara! -

     Dal fuoco che bruciava nei loro occhi ogni volta che si guardavano non era difficile dedurre la profonda antipatia che provavano l’una per l’altra. Dal momento stesso in cui si erano conosciute, qualcosa era scattato nella loro mente, una sorta di campanello d’allarme che le avvisava della presenza pericolosa di un elemento indesiderato. Non avrebbero saputo spiegare cosa non le convincesse dell’altra. Forse non erano compatibili perché entrambe costituivano una solida presenza femminile in quel gruppo e non volevano essere private in qualunque modo della loro posizione. Sebbene il condizionamento di Rouge le imponesse di collaborare con Magorian e con tutti i suoi agenti, qualcosa a livello d’istinto le impediva di andare d’accordo con quella farfalla velenosa. 

     - Fatela finita, signore! - le rimproverò Getara - Rimandiamo le scaramucce tra donne a quando dovrete litigare per me! -

     Le due litiganti si voltarono per rivolgere alla lucertola uno sguardo puramente disgustato, ma lui non ci fece caso, troppo intento ad ammirare le loro curve.

     - Comunque sia, Shadow! - disse Rouge rivolta al riccio - Noi due ci conosciamo già! Abbiamo lavorato per un breve periodo per il dottor Eggman! Non ricordi? -

     Shadow si sforzava di recuperare i ricordi dal baratro della sua memoria ma senza successo.

     - Non… non riesco a rammentare nulla! -

     - Coraggio, dolcezza! - disse Levine avvicinandosi - Non sprecare energie! E’ meglio se ti riposi ancora un po’! Dovrai essere nel pieno delle forze quando cominceremo a cercare gli smeraldi! -

     Detto così lo prese a braccetto sotto lo sguardo disgustato di Rouge e lo condusse lentamente alla porta.

     - Aspetta! - esclamò Shadow allontanandola - Voglio sapere quando incontrerò Sonic faccia a faccia! -

     - Avrai molto presto l’occasione di schiacciarlo come un insetto! - lo rassicurò Getara.

     - Quando lo affronterai ti torneranno in mente tutte le singole cose per cui dovrà pagare, non dubitarne! Ora vai a recuperare le forze! Conosci la strada! -

     Il riccio nero lanciò un’ultima occhiata indagatrice a tutti i presenti nella sala principale e poi la abbandonò a passo lento senza aggiungere altro. Qualche secondo dopo, Levine si rivolse incollerita a Rouge.

     - Complimenti! Hai forse intenzione di far saltare la nostra copertura? -

     - Cosa intendi dire? -

     - Se Shadow cominciasse a sospettare qualcosa del suo vero passato, ci ritroveremmo in grossi guai! Mettendogli la pulce nell’orecchio hai solo aggravato la nostra posizione! -

     - Non capisco quale sia il problema! Non dicendogli la verità gli faremo solo del male! -

     - Oh! Che cuoricino tenero! Tieni molto al tuo amichetto e non vuoi farlo soffrire, non è vero? - le chiese Levine sarcastica.

     - Piantala di blaterare! In queste condizioni ci sarà più d’impiccio che d’aiuto! Sto facendo un favore solo a noi stessi! -

     - Al contrario, Rouge! - intervenne Magorian - Se avessimo svelato a Shadow il suo vero passato, probabilmente non ci avrebbe aiutati nella lotta contro Sonic! Avendogli mentito ci siamo assicurati un valido alleato! -

     - Non sono comunque d’accordo! Prima o poi recupererà la memoria, e allora saranno dolori! Conosco Shadow e sono sicura che non avrà pace finché non ce l’avrà fatta pagare! -

     Magorian pensò distrattamente che forse avrebbe dovuto ordinare di cancellare tutti i ricordi di Rouge durante la sua rieducazione. Finché portava dentro di sé una minima memoria delle persone che la conoscevano per quello che era davvero, ci sarebbe stato sempre il rischio di un rigetto spontaneo del condizionamento. Era rimasto molto colpito dalle abilità in combattimento della ragazza, guardando il modo in cui si era battuta con le unghie e con i denti contro il gruppo di ninja mandatile contro quando si era accorto di essere spiato. Non aveva bisogno di altri agenti che lo servissero, anche perché a stento sopportava la vista di animali attorno a lui, ma ne aveva bisogno perché, doveva ammetterlo, senza dei buoni generali sarebbe stato difficile accelerare la raccolta degli smeraldi. Le creature d’ombra che riusciva a creare non erano abbastanza intelligenti da coordinare le missioni di recupero e quindi era necessario avere qualcuno che potesse guidarli e organizzarli. Drake, Getara e Levine non erano gli unici mobiani che aveva convinto a lavorare per lui, in cambio di mirabolanti poteri, e nonostante il fastidio con cui li sopportava era sempre meglio averne in quantità. Nella Techno Base c’era tutto il necessario per convincere Rouge ad unirsi a lui contro la sua volontà e per potenziare le sue abilità già notevoli, quindi che bisogno c’era di scomodare la misteriosa energia della sua Gemma? Otteneva sempre quello che voleva, con tutti i mezzi necessari. 

     - Per adesso la cosiddetta Forma di Vita Perfetta crede che Sonic sia suo nemico ed è pronto a farlo a pezzi pur di vendicarsi! Siamo in una botte di ferro! Non appena sarà servito al suo scopo ce ne libereremo! E se tu sei così ansiosa di aiutare il tuo amico, fallo! Nessuno te lo impedisce! Ma se decidi di farlo allora ti schieri automaticamente contro di noi! -

     - E’ ovvio che sono dalla vostra parte! - replicò Rouge indispettita. - Ma quando Shadow avrà di nuovo tutto chiaro in mente e ci cercherà per farcela pagare ricordatevi che vi avevo avvertito! -

     - Non perdiamo tempo in questioni inutili! - sbottò Magorian - Sonic è ancora tra le schiere dei vivi! Averlo gettato dal dirupo non è servito a niente per cui va eliminato all’istante! Spetta a voi finire il lavoro e vi avverto che non saranno tollerati fallimenti! -

     Il tono nella voce dell’uomo non ammetteva obiezioni. Rouge lo guardò di sottecchi e si sentì gelare il sangue nelle vene quando incrociò le pupille fiammeggianti del suo nuovo padrone. Qualcosa in lui aveva il potere di farle scorrere un brivido freddo lungo la spina dorsale. Mai prima di allora aveva sentito il suo futuro addentrarsi nell’oscurità più fitta.

Man mano che gli eventi seguono il loro corso, il conflitto si intensifica, le difficoltà aumentano e le speranze di riuscita si riducono. Con l'entrata in gioco del dottor Eggman e delle sue nuove diaboliche armi, nessuno può immaginare chi riuscirà a portarsi a casa tutti e sette i Chaos Emeralds! Volete qualche indizio? Dovrete aspettare il prossimo numero di "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead", dove SINS OF PURITY vi aspetterà con ansia!

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(1) Come narrato in "Sonic Advance 2".
(2) Eggman fa riferimento a quanto accaduto in "Sonic Heroes". Metal Sonic aveva sviluppato un intelletto e una volontà propria. Per eliminare la sua ossessione di sempre, Sonic the hedgehog, si era sottoposto ad una nuova robotizzazione, plasmando il suo corpo in metallo liquido, e aveva imprigionato il dottor Eggman in modo da spacciarsi per lui e attirare Sonic in una trappola.
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Un tuffo nel Sonicverse

Shadow the hedgehog

Questa sezione si pone il problema di riassumere le vicende nella vita di Shadow the hedgehog, in quanto confuse e disordinate nella timeline di riferimento dei videogame SEGA. Sonic Full Speed Ahead prende in considerazione il fatto, non del tutto accreditato, che lo Shadow reperito a Prison Island non sia in realtà l’originale. Altre sfaccettature della trama sono frutto dell’autore e hanno lo scopo di fare luce sui punti oscuri di continuità.

Tutto comincia quando il professor Gerald Robotnik, esimio scienziato, ed un gruppo formato dai suoi collaboratori più stretti costruirono una base spaziale orbitante chiamata Space Colony ARK. Al suo interno vi allestirono uno dei più grandi laboratori mai creati per poter dare inizio a delle ricerche top secret. Il professor Robotnik si trasferì sull’ARK insieme a sua nipote Maria, affetta da una grave malattia e costretta  a vivere in quarantena. Uno degli scopi del professore era appunto trovare una cura per far guarire sua nipote.
Il team di scienziati avviò gli esperimenti finalizzati a realizzare in laboratorio l’Ultimate Life Form, la Forma di Vita Perfetta, con l’unico scopo di aiutare l’intero genere umano. Infatti, con le cellule perfette di quella creatura, sarebbe stato possibile curare molte malattie mortali, compresa quella di Maria. I primi risultati però furono poco incoraggianti. A causa di una grottesca mutazione, tutto ciò che il professore riuscì ad ottenere fu un essere mostruoso dalla forma di rettile che battezzò Biolizard. Il prototipo era altamente instabile e feroce, Robotnik fu costretto a sigillarlo nel cuore dell’ARK per sempre.
Proprio quando Robotnik disperava di poter raggiungere il suo traguardo, comparve nella colonia una creatura aliena intelligente di nome Black Doom, venuta fuori da una cometa in orbita attorno alla Terra. Costui si offrì di aiutare il professore a realizzare la Forma di Vita Perfetta per motivi all’epoca non rivelati. In realtà, il progetto di Black Doom era di creare un suo emissario, con straordinari poteri, che una volta sulla Terra, avrebbe spianato la strada per una sua invasione, quando la cometa sarebbe passata di nuovo accanto al pianeta 50 anni dopo. Così, Black Doom fornì una goccia del suo sangue, attraverso il cui DNA il professor Gerald riuscì a realizzare Shadow, la Forma di Vita Perfetta dotata del misterioso potere del Chaos Control, contenuto nelle cellule dell’alieno.
Il risultato dell’esperimento fu un riccio rosso e nero dalle sembianze antropomorfe e capace di parlare. Non solo… era anche dotato di un carattere e di una personalità. Soddisfatto del suo successo, il professore si dedicò alla costruzione del Cannone Eclissi, una potente arma da fuoco all’interno dell’ARK. Egli aveva intuito le intenzioni di Black Doom, e aveva deciso di costruire un’arma abbastanza potente da distruggere la cometa quando 50 anni dopo sarebbe ritornata prossima alla Terra.
Nel frattempo, Shadow si dimostrò essere una creatura affascinante. Grazie al DNA di Black Doom le sue cellule erano quasi indistruttibili e gli conferivano la facoltà di non invecchiare mai. Il professor Robotnik aveva raggiunto il suo scopo! Shadow strinse una forte amicizia con Maria, cosa che provò al professore di aver creato un vero essere vivente capace di provare sentimenti. Purtroppo un altro imprevisto era in agguato.
La GUN, una corporazione di forze armate, stava spiando da parecchio tempo le mosse del professore, temendo che il suo progetto top secret fosse finalizzato ad un piano per il dominio del mondo. Così, un gruppo di soldati si infiltrò dopo qualche tempo nell’Arca, arrestando tutti gli scienziati e lo stesso Gerald. Maria tentò di far scappare Shadow dalle grinfie della GUN, ma il tentativo le costò la vita. Shadow fu lanciato in una capsula orbitale nello spazio e di lui non si seppe più nulla.
Il professor Gerald fu portato nel carcere di massima sicurezza su Prison Island, dopo aver appreso della morte di sua nipote Maria. Durante la sua reclusione, crebbe un senso di collera e di vendetta bruciante. Ebbe accesso ai laboratori del carcere e, agendo su commissione della GUN, riuscì a creare un secondo Shadow dal materiale genetico del primo che aveva ricavato dagli studi effettuati su di lui. Il suo personale schema però era di far rimanere Shadow in uno stato di coma apparente e di riportare i dati della sua ricerca insieme alle pagine del suo diario in un dossier informatico chiamato Progetto Shadow. Fu eseguita la condanna a morte a cui il professore era stato sottoposto e di lui non si sentì più parlare.
50 anni dopo, il nipote di Robotnik, Ivo Julian detto Eggman, penetrò nel database privato della GUN, scoprendo per puro caso un file che riguardava suo nonno, il Progetto Shadow, che la GUN non aveva mai saputo aprire perché protetto da password. Dopo aver copiato il file e cancellato l’originale dalla sorgente, Eggman riuscì a visionare il progetto, in cui si svelava l’esistenza di Shadow e di come, se svegliato, avrebbe portato la distruzione nel mondo. Il dottor Eggman decise di realizzare il desiderio di vendetta di suo nonno, liberando Shadow e di usarlo per poter dominare il pianeta Terra. Penetrò nel vecchio laboratorio di Prison Island e liberò il secondo Shadow dalla sua capsula di stasi. Essendo stato creato con il materiale genetico del suo predecessore, questo Shadow ne conservava i tratti fisici e psicologici e ne condivideva i ricordi, sebbene questi fossero corrotti e confusi.
Shadow rivelò ad Eggman l’esistenza dell’ARK e del Cannone Eclissi e che per attivare quest’ultimo avrebbe avuto bisogno di una grande quantità d’energia. Eggman decise di ricorrere ai sette Chaos Emeralds, gemme mitiche che aveva portato con sé dal pianeta gemello della Terra da cui proveniva. Varie peripezie, portarono Shadow e Rouge, complice di Eggman, a scontrarsi con Sonic e la sua banda, nemici giurati del dottore. Per uno strano scherzo del destino, Shadow si dimostrò essere molto simile a Sonic, tanto che fu lui incriminato per i crimini che aveva commesso Shadow.
Quando tutti i Chaos Emeralds furono recuperati, il dottore si preparò a ricattare il pianeta Terra minacciandolo di fare fuoco col Cannone Eclissi. Nel frattempo, Rouge si rivelò essere un’agente infiltrata del governo e, accedendo con astuzia ai dati del Progetto Shadow, scoprì una verità che il dottore aveva tenuto nascosta. Shadow apprese così che tutti i suoi ricordi appartenevano al suo predecessore e di essere praticamente un falso. Decise comunque di continuare a portare a termine la vendetta di Gerald per onorare Maria.
Le circostanze precipitarono ed Eggman fu costretto ad utilizzare il Cannone non prevedendo quello che sarebbe accaduto. Gerald aveva costruito il Cannone per difendere la Terra da Black Doom, ma, ironia della sorte, dopo la morte di Maria, aveva deciso di manipolare il sistema dell’ARK da Prison Island con un controllo remoto: in questo modo, se il Cannone fosse stato usato per distruggere la cometa, l’ARK sarebbe andata in un ciclo irreversibile che l’avrebbe portata a schiantarsi con la Terra. Così accadde dopo che Eggman utilizzò il Cannone.
Nel frattempo Shadow decise di cambiare bandiera, perché si ricordò una promessa fatta a Maria poco prima della sua morte: che avrebbe onorato lo scopo della sua creazione e cioè aiutare l’umanità. Decise quindi di raggiungere il computer centrale dell’ARK insieme a Sonic per rimuovere la fonte d’energia che alimentava il Cannone e quindi il programma di Robotnik. Accidentalmente, Sonic e Shadow risvegliarono la Biolizard ed ebbero una lotta furiosa con lei. Per fermare l’ARK, Sonic e Shadow utilizzarono il potere dei Chaos Emeralds per trasformarsi (Shadow infatti aveva scoperto di poter usufruire dei Chaos Emeralds grazie al Chaos Control derivato dal DNA di Black Doom).
Super Sonic e Super Shadow usarono tutti i loro mezzi per impedire la collisione dell’ARK e ci riuscirono. Shadow però precipitò sulla Terra dallo spazio apparentemente perdendo la vita.

Tempo dopo, Rouge si infiltrò in una delle basi segrete del dottor Eggman scoprendo per caso che in una capsula di stasi c’era… Shadow! Il riccio fu liberato ed aiutò Rouge a scampare all’attacco di Omega, un robot costruito da Eggman e rinchiuso in una prigione. Shadow non ricordava nulla di tutto quello che era successo e decise di unirsi a Rouge e a Omega per andare a confrontarsi con Eggman.
Dopo varie disavventure, Rouge e Omega raggiunsero il quartier generale della fortezza di Eggman, dove scoprirono una sala piena di capsule di stasi in cui riposano altrettanti Shadow. Omega spiegherà che si tratta di cloni-androidi creati da Eggman, quindi si pone un problema: quello che hanno liberato è o no l’originale?

L’esatto giorno del cinquantesimo anniversario dell’inizio delle ricerche del professor Robotnik, ritroviamo Shadow, ancora totalmente privo di memoria. Come se non bastasse, la cometa di Black Doom è tornata, e le Black Arms cominciano l’invasione. Black Doom appare di fronte ad un confuso Shadow, ignorando che non è lo stesso Shadow che aveva contribuito a creare. Comunque, Black Doom sperava di trovare la strada già spianata per l’invasione da Shadow, ma si accorge della sua amnesia e gli ordina di recuperare i Chaos Emeralds per lui. Con il loro potere, avrebbe potuto trasportare la cometa oltre l’atmosfera terrestre e dare inizio all’invasione.
Shadow vive numerose avventure, aiutando in parte Sonic e la sua banda, desiderosi di salvare la Terra e sconfiggere le Black Arms, e in parte Black Doom. Il suo vero scopo è comunque di recuperare i Chaos Emeralds, perché vede in queste gemme le chiavi per recuperare le sue memorie perdute. Alla fine, Black Doom riesce ad impossessarsene e comincia il rituale per il trasporto della cometa. Shadow si schiera contro di lui e combatte nella sua forma Super in un’epica battaglia contro Black Doom, uccidendolo definitivamente. Per completare l’opera, utilizza il Cannone Eclissi per distruggere la cometa.

Passa altro tempo e Shadow ricompare per aiutare Sonic e la sua banda a sconfiggere Eggman che desidera impossessarsi del Gizoid, una scoperta fatta 50 anni prima dallo stesso Gerald Robotnik.
Terminata l’avventura, Shadow ritorna sull’ARK e, insoddisfatto di sé, tenta il suicidio gettandosi nello spazio profondo. Eggman lo ritrova e decide di utilizzarlo nuovamente per i suoi fini. Subito dopo si svolge l’avventura nello spazio con i Metarex, al termine della quale Shadow scompare in un buco nero. Eggman lo recupera un’altra volta, ma quando Shadow si sveglia, ancora privo di memoria, fugge dalla base e si perde nel deserto dove poi sarà ritrovato da Levine.
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CHAOS MILLENNIUM Saga

La notte perfetta per un'evasione

Scritto e ideato da: Knuckster

     Per quello che poteva osservare si trovava in una piccola stanza quadrata, completamente spoglia, di cui poteva vedere solamente le grigie pareti di mattoni… era tutto buio attorno a lui… non c’era una finestra né una minuscola apertura dalla quale potesse trasparire anche solo un filo di luce… l’aria era calda e pesante… poteva sentire il suo cuore martellare nel petto… cominciò a respirare affannosamente, sentendosi completamente in trappola e senza vie di fuga… d’un tratto un bagliore improvviso lo fece trasalire… si voltò e vide dietro di lui apparire una figura mostruosa… sgranò gli occhi quando si accorse che si trattava di uno scheletro bianco lattiginoso che ondeggiava in modo sinistro… il teschio era avvolto da fiamme di un azzurro intenso… la sua bocca era spalancata come se avesse voluto risucchiare tutta l’aria presente nella stanza… una voce cavernosa rimbombò lì dentro, rimbalzando sulle pareti… anche se tutto faceva presagire che provenisse dallo scheletro non poteva essere possibile… come faceva a parlare senza lingua e senza labbra?

     - Cerca dietro lo specchio… la verità è nel mio ventre… com’era in principio dovrà tornare ad essere! - ripeteva incessantemente quella voce penetrante.

     Una piccola sfera di luce viola fuoriuscì all’improvviso dalla sua bocca spalancata e splendette per un istante prima di esplodere in una marea di scintille… poi più nulla.


     Aprì di scatto gli occhi e trasalì. Il suo respiro era ancora affannoso e si ritrovò ad essere madido di sudore. Gli ci volle qualche minuto per realizzare di trovarsi disteso sulla parte sinistra del suo letto matrimoniale. Si rese conto di essere in una posizione innaturale, con il cuscino di traverso e le coperte gettate in terra probabilmente a causa dei suoi movimenti nel sonno. Si alzò lentamente e si mise seduto. Stropicciandosi gli occhi cercò di catturare con la mente le immagini del sogno che aveva appena fatto. Era molto facile per lui, dato che quasi ogni notte si ritrovava in quella stanza quadrata in compagnia di quello scheletro in fiamme. Si premette una mano sul petto e aspettò che il battito cardiaco rallentasse.

     Avvertì uno strano fastidio alla mano sinistra, come un prurito ma molto più forte. Aprì il palmo davanti ai suoi occhi e, con orrore, vide delle scariche elettriche zampillare tra i suoi polpastrelli e il suo polso. Sobbalzò spaventato ma si rese stranamente conto che non sentiva dolore. Piegando le dita poteva controllare l’elettricità e convogliarla a suo piacimento. Non sapeva spiegare l’origine di quel fenomeno, non gli era mai capitata una cosa del genere. Eppure lo shock iniziale per quel bizzarro avvenimento si stava lentamente dissipando, cedendo il posto ad una morbosa curiosità.

     Un tonfo secco della porta preannunciò a Shadow che qualcuno era entrato nella camera. Si trattava di Amy. La sua espressione era parecchio stanca. La sua lunga treccia di solito legata molto stretta era sciolta, il che la rendeva tremendamente affascinante per il riccio nero. Il colpo lo aveva distratto un secondo dalla sua scoperta e non appena tornò a guardarsi la mano quella strana energia era sparita, rapida com’era venuta.

     - Ho appena messo a letto Cream! - disse con voce flebile prima di accorgersi dello stato assorto in cui si trovava suo marito - E’ successo qualcosa? -

     Shadow la guardò negli occhi. La sua facciata seria ed inflessibile era così radicata nel suo essere che non riusciva a privarsene nemmeno con lei. Si asciugò il sudore dalla fronte, aspettando che Amy si sedesse accanto a lui e gli poggiasse una mano sul ginocchio con fare affettuoso.

     - Ho fatto ancora quel sogno! - spiegò il riccio nero a bassa voce - Ormai succede ogni notte! Non riesco a capire cosa significhi! Mi sveglio terrorizzato con l’immagine di quel teschio in fiamme stampata nelle pupille! -

     - E’ solo un sogno, Shadow! - replicò Amy comprensiva - Non deve avere necessariamente un significato! -

     - E se invece lo avesse? Ogni volta che chiudo gli occhi e mi addormento, anche solo per qualche minuto, mi tornano in mente queste immagini! -

     Lo sguardo fisso del riccio nero nascondeva stanchezza e frustrazione. Nessuno più di Amy sapeva quanto era difficile per lui essere il Comandante di un movimento importante come quello della Resistenza. Sentiva ogni giorno di più il peso delle vite dei suoi compagni e degli ideali che proteggevano gravare sulle sue spalle. Era tremendamente difficile per lui fare sempre il duro della situazione, di mostrarsi inflessibile e sicuro di sé, esattamente come lo era convivere con la consapevolezza delle conseguenze che ogni sua scelta poteva avere. Stava a lui decidere come procedere, quali mosse fare e stabilire quali fossero i piani migliori. Se avesse mostrato anche solo un segno di cedimento, l’intero gruppo ne avrebbe risentito. Fortunatamente, non doveva portare quella maschera di autorità per tutta la giornata. Arrivata la notte era libero di togliersela in modo da sfogare le proprie ansie e rivelare i propri timori alla persona che più per lui contava. Sapeva che lei lo avrebbe capito e che gli avrebbe donato la forza necessaria ad affrontare un altro giorno quando si sarebbe svegliato la mattina dopo.

     - E’ stata una lunga giornata! - sussurrò Amy accarezzandogli il volto - E quella di domani lo sarà ancora di più! Rimuginare su queste cose servirà solo ad affaticarti più di quanto tu non lo sia già! -

     - Era proprio quello che non ci voleva in un momento come questo! - sospirò Shadow - Un’altra preoccupazione… come se non fosse già abbastanza difficile… mostrarsi sempre forte… determinato… -

     - Lo so che non è facile, ma tutti contano su di te per mettere fine a questa storia una volta per tutte! Sei il nostro leader e ti seguiremo fino alla fine! Non puoi arrenderti proprio adesso che siamo così vicini! Devi andare avanti… per i nostri compagni… per tutte le persone là fuori… e per Cream! -

     - Ti sei mai chiesta se stia facendo la cosa giusta? Se Knuckles e Forge avessero ragione? Se le mie fossero solo stupide fantasie? Se stessi mettendo tutti quanti in pericolo? -

     - Non è mai sbagliato avere delle speranze… credere fermamente in qualcosa! E se tu sei convinto della tua scelta, allora lo siamo tutti noi! Non siamo solo una squadra, ma anche una famiglia! Non potremo mai dividerci e se qualcosa andrà storto la affronteremo! -

     - La affronteremo con gli altri? - domandò Shadow.

     Amy gli prese la mano e la strinse forte.

     - La affronteremo tu ed io… insieme! -

     Il volto del riccio nero si illuminò di uno dei suoi radi sorrisi. Sembrò quasi che la sua bianca cicatrice splendesse a sua volta. Si avvicinò a lei e la baciò con tutta la passione e il sentimento di cui era capace. Era così piacevole il profumo che emanava e il contatto con quelle morbide labbra che avrebbe quasi voluto non staccarvisi mai più. I loro respiri emozionati si erano come fusi insieme.

     - Certe volte penso che tu saresti stata un Comandante molto più abile di me! - mormorò Shadow nell’orecchio di lei dopo averla abbracciata.

     - Ti ringrazio! - rispose Amy sorridendo - Ma non mi sentirei molto a mio agio con il muso perenne e a dare ordini a destra e a manca! -

     Si guardarono negli occhi. Lui lesse nelle pupille di lei un inequivocabile messaggio. Si distesero sul letto. Più tardi avrebbero potuto tornare a parlare del sogno… se il loro desiderio avesse loro concesso il tempo.


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Accesso al file #003
Recupero informazioni corrotte...
Oggetto: Storiografia

... Niente di tutto questo sarebbe successo se le cose fossero filate come avrebbero dovuto. La pace su Mobius sarebbe perdurata se il nostro legittimo sovrano avesse potuto continuare a regnare con il suo saggio ed equanime potere. Purtroppo così non è stato.
Sotto il governo di Re Drake, Mobius aveva conosciuto un periodo di pace e prosperità che non si sarebbe mai più ripresentato.
Era un sovrano severo ma giusto, che ha sempre garantito la libertà di espressione e la libertà di opinione in ogni angolo del suo dominio. Con la sua salda guida, lo sviluppo tecnologico ha conosciuto un’impennata come mai si era visto, di pari passo a quello agricolo, un binomio che per chi è al potere è spesso difficile sostenere. Re Drake ha sempre conosciuto e rispettato il limite tra la tecnologia e la natura, impedendo con tutte le forze ad entrambe le parti di prevalere sull’altra e mantenendo un equilibrio che ha garantito nello stesso tempo il benessere che le nuove scoperte concedevano alle popolazioni e la salvaguardia di cui l’ambiente aveva bisogno per sopravvivere.
Ho vissuto in questo clima di perpetua serenità i migliori anni della mia adolescenza, almeno fino a quando la crisi che ha colpito il pianeta non ha coinciso con il mio passaggio all’età adulta. Ricordo che fu grande lo sconcerto quando fu comunicata la morte di Re Drake in circostanze che non furono mai del tutto chiarite. La popolazione non poteva credere a quello che ascoltava e temeva per il futuro incerto a cui sarebbero andati incontro.
Re Drake non aveva nominato alcun successore, quindi il destino del trono rimase incerto fino a quando non si fecero avanti i suoi tre Generali: Sir Charmy, Lady Levine e Lord Sonic.
Re Drake era al comando di un vastissimo esercito armato, non perché si preparasse alla guerra, ma perché aveva sempre desiderato che in ogni angolo del suo regno fosse disponibile una guardia che mantenesse l’ordine costante. I suoi soldati non erano mai pesantemente armati, anche perché non ce n’era mai stato bisogno. Il clima pacifico in cui vivevamo non aveva mai costretto nessuno a ricorrere alla violenza per ottenere ciò che desiderava.
Alla morte del Re, i suoi tre Generali, le tre persone che lo avevano da sempre aiutato ad amministrare il suo vastissimo impero, lottarono per impossessarsi della sua eredità, fino al punto da radunare seguaci tra i soldati dell’esercito reale e dividere una grande potenza in tre parti quasi uguali.
Da Generali di una compatta ed unica forza militare si ritrovarono a diventare tre signori della guerra, assetati di potere, a capo di un personale esercito ansioso di seminare distruzione.
Ognuno dei tre Generali bramava il possesso del trono e l’inevitabile conseguenza fu lo scoppio di una dilaniante guerra civile che spazzò via l’aria di pace che avevamo sempre respirato. Charmy, Levine e Sonic non desideravano altro che accumulare maggior potere dei loro avversari, così cercavano nuovi seguaci e nuovi soldati in ogni angolo del globo, eliminando chiunque gli si opponesse o potesse essere un potenziale alleato del nemico.
Il mondo stava conoscendo per la prima volta le tenebre più fitte...

A cura del Colonnello Morrison

     I tonfi sordi dei mille pugni che Knuckles stava scagliando sul suo sacco di allenamento preferito, appeso al soffitto della sua stanza, non accennavano a fermarsi. Il rivestimento esterno era logoro e strappato in più punti, segno che veniva spesso adoperato come fonte di sfogo o di allenamento. Gocce di sudore gli colavano sulla fronte mentre tirava pugni con tutta la forza di cui disponeva e con sempre più foga. I suoi gemiti di sforzo e di affaticamento non avrebbero potuto essere più intensi. Era un’abitudine ricorrente per lui scagliare raffiche di attacchi su quel bersaglio con l’unico scopo di scaricare i nervi e liberare la rabbia per qualcosa che lo aveva contrariato.

La discussione avuta con Shadow non aveva esattamente preso la piega che si sarebbe augurato. Sebbene avesse accettato di collaborare nel piano di evasione che stavano mettendo in atto, non poteva fare a meno di pensare che tutta quella storia fosse un’enorme assurdità. Aveva sempre avuto un animo battagliero, confidava nel fatto che avrebbero conquistato la vittoria sul campo, combattendo con tutte le forze e tutti i mezzi di cui disponevano. Era inconcepibile per lui rincorrere un’assurda fantasia solo perché riportata in alcuni libri vecchi di secoli.

     Qualcuno fece capolino dalla porta della stanza. Si trattava di Rouge. Con fare canzonatorio si avvicinò all’echidna rossa che, dal canto suo, non accennava a rallentare il ritmo di allenamento solo perché lei era entrata.

     - Se non ti conoscessi bene direi che c’è qualcosa che non va! - disse Rouge guardando con interesse i muscoli tesi di Knuckles.

     L’echidna tirò un ultimo pugno prima di fermarsi, ansimante, e di detergersi il sudore con un asciugamano poggiato sul letto.

     - Perché ti sei espressa in favore di Shadow? - sbottò nervosamente.

     Rouge inarcò un sopracciglio.

     - Solo perché sei il mio compagno non significa che debba essere sempre d’accordo con te! Mi sono schierata dalla parte di chi pensavo fosse nel giusto! -

     - Ti prego! - disse Knuckles scetticamente dopo essersi seduto - Non dirmi che anche tu credi a questa collezione di fandonie sulla magica Veggente che salverà il nostro mondo! -

     - Tutti hanno bisogno di credere in qualcosa! Anche tu! -

     - Io ho solo bisogno di andare là fuori per prendere a calci dei sederi metallici! -

     Rouge sbuffò.

     - Tipico atteggiamento da gorilla senza cervello! -

     Knuckles la fulminò con lo sguardo, ma lei non si fece impressionare. Al contrario, si sedette accanto a lui e gli posò un gomito sulla spalla. Se non fosse stato così abituato ai suoi modi diretti e alla sua assoluta mancanza di tatto avrebbe potuto infuriarsi di brutto.

     - Sai che cosa penso? - domandò lei - Penso che ti bruci ancora che l’intero Consiglio abbia votato per sostituire Shadow a te in qualità di Comandante! -

     Fu come toccare un nervo scoperto. L’echidna si alzò di scatto e guardò la sua consorte con l’occhiata più velenosa di cui era capace.

     - E’ acqua passata ormai! Non dissotterrare storie vecchie e sepolte! -

     Ma il pipistrello non voleva desistere.

     - Quando eri tu il nostro Comandante ci hai guidato bene… ma la tua strategia si basava solo sull’attacco incondizionato e nient’altro! Poi arrivò Shadow, un abile guerriero dotato non solo di forza e tenacia, ma anche di astuzia! Studiò le Cronache dei Precursori e portò alla nostra attenzione l’esistenza di un messia che se liberato ci avrebbe potuti condurre alla vittoria! E’ quello che tutti stavano aspettando… un pretesto per continuare a lottare, qualcosa che ci desse speranza, qualcosa che non rendesse vani tutti i nostri sforzi… un obiettivo… per questo poi hanno tutti votato Shadow come Comandante… perché ci ha dato un motivo per continuare quando eravamo al limite delle forze! E’ quello di cui abbiamo bisogno… un motivo! -

     Rouge raggiunse Knuckles e gli cinse le spalle con un braccio con fare consolatorio.

     - Io non so se questa Veggente potrà davvero aiutarci… ma so che otterremo la forza di andare avanti solo credendo in lei… e in Shadow! -

     L’echidna sospirò. Sembrava stanco e provato dal modo in cui parlò successivamente, dopo aver preso la mano di Rouge.

     - Ammetto che Shadow è il Comandante che io non avrei mai saputo essere! Quando Morrison mi ha concesso di essere il suo successore non ero ben sicuro di quello a cui stavo andando incontro! Sono stato in carica per molto tempo, ma i risultati non si sono mai visti! Poi è successo il fattaccio… in quell’azione che ho guidato personalmente sono morti parecchi e il Consiglio non credeva più nelle mie capacità! Penso sia anche per questo che hanno ritenuto opportuno sostituirmi con Shadow… e che io abbia rifiutato di essere il suo secondo in comando, ma solo un agente scelto! Shadow sa il fatto suo e ha sempre deciso ciò che era meglio per noi… tuttavia non voglio correre rischi inutili! -

     - Dobbiamo fidarci di lui, come abbiamo sempre fatto! - concluse Rouge baciandolo sulla fronte - Se non possiamo contare su Shadow non possiamo farlo su nessun altro! -


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Accesso al file #CNP09
Oggetto: Cronache dei Precursori

Per ordine di Re Drake
Studio commissionato dal Dipartimento di Ricerca Storica del Reame

[...] e con questo abbiamo dati certi che su Mobius nessuna specie mai ha avuto una diffusione così ampia e una cultura così sofisticata quanto gli echidna.
I loro trattati di scienza, astronomia, teologia e matematica sono passati alla storia per la loro cura, la loro ricercatezza e la loro precisione nella divulgazione del loro pensiero.
[...]
Pochi sono i testi che ci sono rimasti dopo la completa estinzione della specie e molti ancora sono quelli da ricostruire tramite i frammenti di documentazione che sono giunti fino a noi. La complessità del loro linguaggio non facilita di certo la traduzione e la comprensione dei messaggi che hanno tramandato alla generazione futura, specialmente per quanto riguarda la parte più remota della loro storia, dove il loro sistema alfabetico risultava l’unico in ogni angolo del pianeta, ancora prima di avere altri linguaggi a noi più temporalmente vicini da poter usare come unità di paragone.
[...]
Quelle che oggi chiamiamo come Cronache dei Precursori sono probabilmente il primissimo testo scritto della civiltà degli echidna. E’ un misto di considerazioni filosofiche sulla vita, sulle stelle e sul futuro della razza mobiana, ma contiene anche formule per riti religiosi e quelle che alcuni considerano essere antiche profezie sul destino del pianeta.
[...]
In particolare questo passaggio è stato al centro di numerosi dibattiti sul suo significato originale. La traduzione universalmente accettata è la seguente:

“Il grande fuoco donerà calore al terzo pianeta del Cosmo,
ma la luce non sarà perpetua, il calore non vivrà in eterno,
il fuoco sarà frantumato in tre scintille,
le scintille bruceranno il dominio del terzo pianeta
fino a quando la morte di due darà vigore alla terza.
L’incendio avrà vita, ma il gelo sarà il suo linguaggio.
La luce potrà tornare a splendere...
ma solo se la di lei Veggenza svelerà ai cavalieri della luce
come allontanare il fuoco freddo...
La di lei Veggenza svelerà il sentiero che conduce ai sette
frammenti dell’arcobaleno... dietro l’arco colorato si cela
ancora la luce... e pace tra di noi sarà ancora una volta!”
[...]

Ricerca a cura del professor Xanto

     Il giorno seguente non fu trascorso serenamente dai membri della Resistenza, ammesso che da quando il conflitto era iniziato avessero mai potuto vivere un solo giorno nella tranquillità. Sin dalle prime luci dell’alba, la torre sotterranea era percorsa in lungo e in largo da persone in palese fibrillazione. C’era chi studiava strategie, chi trasportava meccanismi e pezzi di ricambio qua e là, chi faceva scorta di munizioni, chi si esercitava nel poligono e nelle varie aule di addestramento. Era evidente che qualcosa di molto importante stava per accadere.

     Shadow the hedgehog era di sicuro il più impegnato di tutti. In qualità di Comandante dell’intero gruppo la sua presenza era richiesta in ogni angolo dell’edificio sia per supervisionare l’andamento delle operazioni sia per dare il via libera per il loro avanzamento. Per cui non poté nascondere il suo fastidio quando, mentre stava percorrendo rapidamente lo snodo del terzo piano, venne chiamato alle spalle e fu costretto a girarsi.

     Un gatto molto alto e muscoloso dal pelo bluastro e bianco gli si stava avvicinando in corsa. Aveva delle spalle molto ampie e degli occhi gialli quasi acquosi. Sul suo grande orecchio destro si scorgeva un orecchino dorato.

     - Ti ho cercato dappertutto, Shadow! - esclamò il felino guardando il riccio nero dall’alto in basso e cercando di regolarizzare il suo respiro affannoso.

     - Cosa ci fai qui, Big? - replicò Shadow con fare sbrigativo - Hai saltato il tuo addestramento? -

     - No, tranquillo! - disse Big con un largo sorriso - L’ho interrotto solo un momento per venirti a cercare! Volevo dirti che sono pronto! -

     - Pronto? - ripeté il Comandante - Pronto per cosa? -

     - Per venire in missione con voi! Voglio partecipare all’operazione e venire a liberare la Veggente! -

     - Ne riparliamo in un altro momento! - e fece per andarsene, quando Big scattò in avanti e gli afferrò il braccio.

     Shadow gli lanciò un’occhiata fulminante e il gatto si ritrasse come se fosse stato scottato, avendo capito di aver osato troppo. Era pur sempre il suo Comandante!

     - Ti chiedo scusa! - disse Big imbarazzato - E’ solo che… sento che è finalmente arrivato il mio momento! Mi sento davvero preparato a venire là fuori con voi! -

     - Non posso negare che ultimamente hai fatto dei grandi progressi e che hai tutte le carte in regola per entrare nel nostro gruppo… ma non adesso… questa è un’operazione di vitale importanza… non possiamo permetterci errori! -

     Il felino però non sembrava deciso a demordere.

     - Sono anni ormai che mi addestri personalmente… hai detto che avevo i numeri giusti per far parte della Resistenza! -

     - Ed è quello che penso ancora, ragazzo! - lo rassicurò Shadow con fare incoraggiante - Il tuo battesimo di fuoco arriverà… ma non ora… sei ancora troppo giovane ed inesperto… e l’inesperienza porta a compiere degli errori! Per questa operazione dobbiamo essere coordinati alla perfezione… se uno di noi sbaglia siamo tutti morti… sono sicuro che riesci a capirlo! -

     Big annuì con un’espressione sconsolata e con lo sguardo rivolto verso il basso.

     - Avrai altre occasioni per far vedere al Tiranno quanta spina dorsale hai! - concluse il riccio nero - Non ti abbattere! Adesso torna all’addestramento! - e senza aggiungere altro voltò le spalle al felino e si allontanò.


     Alcune ore dopo, Shadow si sarebbe ritrovato nella Sala Strategie insieme ai compagni con i quali aveva discusso la sera prima. Il cielo lì fuori era cupo e nuvoloso come ormai da tempo avevano imparato ad accettare che fosse, ma un gelido blu scuro ancora più tetro poteva indicare loro che la sera stava rapidamente calando. La tensione e l’adrenalina era talmente densa che si poteva tagliare con il coltello. Erano tutti pronti ad agire, con le armi nelle loro fondine e l’espressione tipica di chi sta per cimentarsi in qualcosa di estremamente importante. Si trovavano tutti intorno al lungo tavolo, ma le poltrone che avevano occupato in precedenza erano accatastate in un angolo della sala. In piedi e talmente nervosi da emanare quasi elettricità, stavano ricapitolando il piano d’azione.

     - Come potete vedere il complesso esterno è di forma triangolare! - stava spiegando Shadow indicando uno schema tracciato con inchiostro nero su di un foglio di fronte a lui - Le celle della prigione si trovano nel sottosuolo… più precisamente in una struttura scavata all’interno della montagna di spalle all’atrio esterno! Ci sono due ingressi, entrambi pesantemente sorvegliati dai droidi! Uno è questo… il portone principale, sul lato ovest del complesso! L’altro si trova sul lato est ed è un ingresso di servizio usato solo per la manutenzione interna! -

     Anche se avevano già ripassato molte volte la strategia nessuno si perdeva una sola sillaba delle parole di Shadow.

     - Ci divideremo in due gruppi: Knuckles guiderà la Squadra Bravo insieme a Mighty, Rouge ed Alison. Voi con i soldati lancerete un’offensiva al lato ovest del complesso! C’è un altopiano con varie formazioni rocciose poco distante che dovrebbe fornirvi una buona copertura e tenervi al riparo dal fuoco nemico! In questo modo attirerete la maggior parte dei droidi dal vostro lato del perimetro! Quando il lato est sarà rimasto semi-scoperto, la Squadra Alpha, guidata da me, Amy, Geoffrey e Forge, potrà arrivare all’ingresso di servizio e penetrare nelle prigioni! Knuckles e gli altri dovranno cercare di resistere fino a che non porteremo in salvo la Veggente fuori da lì! -

     - Una volta che l’avrete tirata fuori - intervenne Mighty - Come faremo a scappare con tutti quei droidi che ci sparano contro? -

     - Ho previsto anche questo! - rispose Shadow - Al momento della fuga interverrà il dottor Robotnik e ci aiuterà a dileguarci in modo sicuro! Questo è tutto… è inutile che vi ricordi l’importanza di questa operazione! Siete tutti pronti? -

     Un sì deciso si levò dall’intero gruppo.

     - Allora muoviamoci… e siate all’altezza! -


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Accesso al file #076
Scheda personale: Agente “Phantom Sting”
“Mi chiamo Shadow.
Il mio nome in codice all’interno della Resistenza è “Phantom Sting” e ricopro il ruolo di attuale Comandante dell’intero movimento, sebbene fino a qualche tempo fa sarebbe stato l’ultimo futuro a cui avrei pensato per me.
Non ho abbastanza anni alle spalle per poter offrire una testimonianza sugli eventi che condussero all’istituzione della Tirannide sul nostro mondo, né sono in grado di raccontare i drammi delle tante persone che si sono trovate nel mezzo di un’insensata guerra tra le tre fazioni nemiche. Posso solo dire una cosa al riguardo: credevo davvero che le cose fossero cambiate!
Sono nato e cresciuto quando Lord Sonic aveva già trionfato sui suoi due avversari e aveva ottenuto il, secondo lui legittimo, diritto di successione a Re Drake. La mia famiglia era da sempre stata una sostenitrice di Sonic e del suo esercito, non mancando di offrire i mezzi e il supporto necessario a rinvigorire le fila dei suoi schieramenti militari, e quando riuscì finalmente a conseguire una schiacciante vittoria grande fu la loro gioia. Credo che tutti quanti si fossero augurati che dopo un periodo di crisi così difficile Lord Sonic avrebbe restaurato quello che rimaneva del regno, riportandolo agli antichi splendori dell’era di Drake… confesso di averci creduto anch’io per un po’.
Ho ben poco da dire riguardo agli anni della mia adolescenza. Essendo tra i principali sostenitori di Sonic, la mia vita e quella dei miei famigliari era strettamente tutelata dalla sua ala protettrice, non potevano circolare tra di noi idee che non fossero prima state formulate dalla mente di quel riccio blu, creandone quasi un culto smoderato tra di noi. Mio padre e mia madre, così come le mie sorelle, avrebbero volentieri incenerito con un solo sguardo chiunque avesse mai osato dire qualcosa di negativo sul conto del grande, magnifico e potente Lord Sonic… ed è anche per questo che ho dovuto mantenere le mie opinioni al riguardo confinate nel mio intimo.
Sin da ragazzo ho sempre creduto che la guerra fosse un mezzo spregevole per imporre la propria volontà e che nessuno, né un grande sovrano come Re Drake, né tantomeno un feroce condottiero come Sonic, avesse il diritto di giocare con la vita degli esseri viventi in quel modo. Per quanto mi sforzassi non riuscivo in nessun modo a vedere cosa ci fosse di tanto glorioso sul conto di quel riccio che aveva devastato più vite di quante ne avesse protette.
Le mie perplessità e i miei timori crebbero all’unisono con l’ascesa dell’Alto Sovrano, l’altisonante carica con cui Lord Sonic rimpiazzò il suo titolo da ex-Generale, e con quella che promise essere la Restaurazione delle antiche glorie di Mobius. Sentivo che c’era qualcosa che non andava nel mondo come si stava trasformando. Come poteva questo sovrano restaurare le antiche glorie in una realtà che aveva lui stesso contribuito a devastare?
I miei disagi e le mie ansie trovarono libero sfogo nei miei studi. Il nuovo regno era da poco nato quando andai alla ricerca di tutti i documenti che riuscivo a trovare che narrassero nel dettaglio qual’era lo status quo del regno di Re Drake, com’era stato vivere nei tempi di pace e prosperità del popolo degli echidna, quali erano le radici di un passato ormai lontano.
Rifugiarmi in quegli scritti polverosi era l’unica cosa che mi dava sollievo da quello che succedeva lì fuori. Lord Sonic era un maestro molto abile della persuasione. Approfittare degli animi assetati di pace della gente, sconvolti dalla guerra civile, plagiare le loro menti per mascherare le fitte trame della sua subdola Tirannide era il modo per lui più efficace di imporre il suo dominio assoluto. Ogni suo accorgimento, ogni sua scelta, ogni sua decisione che avesse ripercussioni sulla vita di ognuno di noi era travestita da soluzione a problemi legati all’eredità della guerra. Erano tutte misure necessarie a riportare splendore su Mobius… nient’altro che una sporca bugia.
Grazie ai miei studi sapevo come un vero sovrano avrebbe dovuto governare e niente di quello che vedevo sembrava rispecchiare quel modello ideale, il grande modello del passato.
Perché chi si rifiutava di vivere secondo le sue regole diventava automaticamente un terrorista? Perché la gente aveva finito col barattare la propria libertà in cambio di una falsa aura di sicurezza? Queste domande non mi dettero pace per molto tempo.
Poi un giorno lo incontrai personalmente. Lord Sonic in persona fece visita nella nostra abitazione. La mia famiglia era così onorata di ricevere il loro eroe di sempre che quasi non riuscivano ad aprire bocca per l’emozione. Che scena patetica! Non avrei potuto sopportare oltre quella tremenda ipocrisia e forse fu per questo che mi tradii involontariamente. Sonic e le sue guardie armate scoprirono la mia piccola biblioteca segreta, tutti testi che avevo gelosamente conservato prima che il Tiranno li bruciasse nella sua manovra per sopprimere ogni pensiero che fosse diverso dal suo. Fu uno shock per i miei genitori scoprire che il loro figliolo prediletto era un potenziale sovversivo. In virtù dei servigi che la mia famiglia gli aveva reso, Sonic mi concesse la grazia e non fui arrestato. Tuttavia avrei dovuto consegnare tutti i miei amati testi perché fossero ridotti in cenere. Non potevo accettarlo… fuggii… fuggii più veloce che potevo… portandone con me uno… uno soltanto…”

     Scivolare nell’ombra non è così facile quando si guida un drappello di soldati, armati fino ai denti e pronti a dare fondo a tutte le loro munizioni. Knuckles se ne era accorto durante il periodo in cui esercitava la carica di Comandante, ma allora era molto più semplice. Le loro missioni erano principalmente finalizzate ad un attacco massiccio, quindi anche se fossero stati scoperti avrebbero semplicemente aperto il fuoco e anticipato i tempi. In quella circostanza, però, era di vitale importanza passare inosservati, perché il loro obiettivo era l’infiltrazione, non l’offensiva. Così fu con enorme difficoltà che Knuckles, Alison, Mighty e Rouge, seguiti da sei soldati semplici, uscirono dalla rete fognaria, attraversarono la periferia della metropoli e si arrampicarono sull’altopiano sotto il quale potevano scorgere la cinta muraria delle prigioni. Diversi droidi di sicurezza pattugliavano il perimetro a cannoni spianati sia da terra sia sulle torrette di sorveglianza.

La Squadra Bravo si avvicinò silenziosamente alle formazioni rocciose di cui aveva parlato Shadow, squadrate e levigate quasi come dei grandi panettoni, sufficientemente alte da nasconderli alla vista. L’echidna fece segno a tutti gli altri di prendere le posizioni e caricare le armi da fuoco. Non appena eseguirono l’ordine, premette il pulsante sulla ricetrasmittente che portava all’orecchio e parlò nel microfono.

     - “Iron Fist” chiama “Phantom Sting”, mi ricevi, passo? - recitò meccanicamente.

     - Forte e chiaro, passo! - gli rispose la voce di Shadow.

     - La Squadra Bravo è in posizione! Aspettiamo solo il tuo segnale, passo! -

     - La Squadra Alpha è pronta! Possiamo procedere! Fate attenzione, ragazzi! Passo e chiudo! -

     - Roger! -

     Knuckles chiuse la comunicazione. Respirò profondamente ed estrasse una delle sue granate. Dopo aver strappato l’innesco con i denti, mormorò: - Diamo inizio alle danze! - e lanciò la bomba giù per il pendio.


     Un fragoroso boato dalla parte opposta del perimetro annunciò a Shadow che l’azione diversiva aveva avuto inizio. Poteva vedere un nuvolone di polvere sollevarsi verso il cielo mentre l’eco degli spari e del tintinnio dei proiettili risuonava lontano e soffocato. Con il cuore palpitante e una scarica di adrenalina in corpo, fece segno agli altri di fare silenzio e di muoversi con cautela. Si sporse oltre il grande container dietro il quale si stavano nascondendo e aguzzò lo sguardo per osservare cosa stava succedendo oltre la recinzione che li separava dal lato est dell’edificio. Lo squadrone di droidi posto a sorveglianza della cinta muraria sembrava essere molto inquieto. Avevano smesso di pattugliare la zona e in quel momento erano fermi alle loro postazioni, con gli occhi bionici che lampeggiavano ritmicamente come se fossero molto concentrati. Non ci volle molto perché alcuni di loro caricassero le loro armi e si affrettassero verso il lato ovest del complesso, attirati dal fracasso e dal suono delle esplosioni. Come il riccio nero aveva previsto, gran parte dei robot di sorveglianza ricevettero l’ordine di recarsi a dare man forte agli altri che stavano contenendo l’attacco della Squadra Bravo. Dopo una decina di minuti, la parte est del perimetro era rimasta quasi del tutto scoperta, ad eccezione di alcune sentinelle armate di spade e chele elettriche.

     - Credo che sia il meglio che possiamo aspettarci! - commentò Shadow osservando attentamente la situazione ed estraendo dalle fondine due lucenti mitragliette - Tocca a noi adesso! Forge, sei sicuro di non volere un’arma? -

     L’aquila guardò il suo Comandante come se lo avesse appena pesantemente insultato.

     - Lo sai che ho giurato di non usare mai quegli strumenti di morte! - replicò indispettito - E poi questi sono molto più efficaci! -

     Alzò il pugno mostrando agli altri dei sottili e affilati coltelli a forma di piuma stretti tra le dita della sua mano chiusa.

     - Per me è sufficiente! - concluse Shadow mentre guardava Amy pronta all’azione con le sue pistole in mano - Diamoci una mossa allora! Geoffrey, tocca a te! -

     - Ricevuto! - esclamò la lince scattando sull’attenti.

     Dallo zaino che portava in spalla estrasse un paio di cesoie e, facendo attenzione a non fare il minimo rumore, uscì allo scoperto. Si inginocchiò cautamente e strisciò molto piano sul suolo arido, agevolato dalla fitta oscurità. Arrivato di fronte alla recinzione, cominciò a tagliare lentamente il filo di ferro con le tenaglie in modo da creare un pertugio abbastanza largo da permettere loro il passaggio. Amy, che osservava l’operazione del sergente con il cuore in gola, non poté fare a meno di essere nuovamente colpita dalla sua freddezza e precisione. Non appena Geoffrey ebbe terminato fece un gesto con il braccio in modo da dare un segnale a Shadow, il quale recepì immediatamente e diede l’ordine di passare all’azione.

     Forge spiccò elegantemente il volo e superò la recinzione con la fredda aria notturna che gli sferzava sul volto. Shadow, Amy e Geoffrey si intrufolarono rapidamente nell’apertura della rete con le dita che indugiavano sui grilletti delle loro armi. I droidi rimasti li individuarono subito, ma la perfetta coordinazione degli incursori non lasciò loro modo di intervenire. Con una mira accurata, Shadow sparò raffiche di proiettili contro due robot armati di spade, trapassando loro il ventre e privandoli dell’alimentazione primaria. Amy e Forge non erano da meno. Bastava loro solo un colpo ben piazzato per farsi strada tra i nemici. La prima faceva fuoco con precisione mirando alla testa dei droidi in modo da distruggere il loro cervello elettronico, il secondo lanciava con spaventosa maestria i suoi coltelli da una grande altezza piantandoli direttamente nel loro petto. Geoffrey si limitava invece a sparare i suoi dardi esplosivi sulle loro ginocchia così da farli piombare per terra e da renderli inermi.

     Non appena ebbero fatto piazza pulita non esitarono un solo istante e si diressero verso una porta metallica rossastra di ruggine. Non c’erano maniglie, ma solo una grande valvola che teneva ermeticamente chiusa la serratura. Geoffrey si avvicinò il più possibile e cominciò a studiare attentamente un modo per aprirla.

     Amy, Shadow e Forge erano immediatamente dietro di lui, vigili e con le armi ancora pronte a fare fuoco.

     - Quanto ti ci vuole, Geof? - chiese Amy nervosa.

     - Mi farò bastare il tempo che abbiamo! - rispose laconicamente estraendo dallo zaino un martello e uno scalpello e cominciando a lavorare sui cardini.

     Proprio in quel momento le loro ricetrasmittenti si attivarono e poterono tutti udire la voce preoccupata di Knuckles squillare negli auricolari.

     - Squadra Bravo! Qui Knuckles! Alison è stata ferita! Ripeto, Alison è stata ferita! Serve assistenza medica il prima possibile! -

     Quelle parole rese altisonanti dal microfono ebbero il portentoso effetto di agghiacciare i loro cuori e di congelare le loro espressioni in smorfie di orrore. Per quanto Amy, Shadow e Geoffrey fossero rimasti pietrificati, non esiste termine per descrivere quanto la notizia avesse scioccato Forge, paralizzato e con uno sguardo di chi aveva appena provato interamente tutto il tormento e il dolore del mondo.

     - Alison! - mormorò stringendo con forza la lama di uno dei suoi coltelli.

     Un rivolo di sangue colò dal suo pugno chiuso, ma l’aquila sembrò non curarsene. Senza esitare un secondo gettò le armi per terra, spalancò le ali e spiccò il volo diretto verso il versante opposto alla massima velocità.

     - Forge, torna qui! - urlò un adirato Shadow tentando invano di fermarlo - Manderai tutto all’aria! Torna indietro! E’ un ordine! - ma ormai il volatile era troppo lontano perché la voce del riccio potesse raggiungerlo.

     Prima che si rendessero conto di quello che era successo, sentirono dei passi pesanti approssimarsi rapidamente. Shadow ed Amy si voltarono per guardare una decina di droidi di sicurezza venire rapidi verso di loro. Non persero altro tempo ed impugnarono le loro armi, cominciando a sparare all’impazzata e dando fondo alle loro munizioni. Riuscirono a fermare buona parte dei nemici, ma alcuni si dimostrarono molto più coriacei del previsto. Muovendosi agilmente, i due ricci riuscirono a schivare i proiettili diretti contro di loro e a contrattaccare. Le raffiche delle mitragliette di Shadow riempivano le orecchie di Geoffrey mentre lavorava ancora più alacremente per rimuovere l’ultimo cardine arrugginito.

     - Dannazione! - esclamò il riccio nero quando anche l’ultimo robot fu messo al tappeto - Questo non ci voleva! Forge farà saltare la nostra copertura! -

     - Cerca di capirlo! - disse Amy riponendo le pistole nei foderi - E’ preoccupato per Alison! Avrei fatto lo stesso se si fosse trattato di te! .

     - La missione viene prima di tutto! - ribatté Shadow furente - E questa in particolare è vitale per tutti noi! E’ inutile comunque continuare a discutere! Bisogna che ci diamo una mossa! -

     Un forte colpo di martello e un tonfo roboante annunciarono che Geoffrey aveva completamente scardinato il portone il quale era piombato al suolo sollevando una nuvola di polvere.

     - Perfetto, Geof! - affermò Shadow soddisfatto impugnando di nuovo le armi - Muoviamoci! Abbiamo i secondi contati! -


     - Ehi, piccola! Coraggio, fatti forza! - disse un ansimante Knuckles mentre schiaffeggiava il volto di una moribonda Alison.

     La volpe si trovava riversa sul terreno, pallida in volto e con una mano premuta sul fianco sinistro macchiato di rosso. Le sue palpebre si aprivano e si chiudevano a scatti e nonostante la sua bocca fosse spalancata si sentiva mancare il respiro. Sentiva un gelo insistente impadronirsi di lei e cominciava a perdere la sensibilità.

     - No, Alison! Non addormentarti! - esclamò l’echidna scuotendola e schiaffeggiandola ancora più forte - Devi restare lucida! Forza, piccola, resisti! -

     Nervoso e spaventato, Knuckles si guardò intorno in cerca di aiuto. La battaglia procedeva con grande furia. L’aria era carica del rumore di spari e di esplosioni e dell’odore di fumo e di bruciato. Il fuoco nemico era molto massiccio, tanto che la Squadra non poteva distrarsi un solo secondo ma poteva solo continuare a rispondere agli attacchi nella speranza di smorzare la loro intensità. Le formazioni rocciose dietro le quali avevano trovato riparo si stavano rivelando molto efficaci, ma sapevano tutti che non avrebbero potuto resistere all’infinito. Mighty si trovava dietro la roccia più alta e da perfetto cecchino utilizzava il mirino telescopico del suo fucile mitragliatore per colpire i droidi con precisione e ridurre la loro offensiva. La pistola Magnum con cui era equipaggiata Rouge si stava dimostrando molto appropriata per abbattere i droidi volanti che tentavano di raggiungere l’altopiano in modo da coglierli dall’alto. Gli altri soldati si davano da fare come potevano per rispondere al fuoco, ma erano numericamente inferiori e per di più stavano per esaurire le munizioni.

     Knuckles non sapeva come comportarsi. La sua compagna stava lentamente morendo tra le sue braccia. Se solo il rumore della battaglia fosse magicamente scomparso lasciandogli la tranquillità di cui aveva bisogno per pensare… riflettere… escogitare un modo per salvare la vita di Alison. La pistola di quest’ultima era caduta giù dal pendio quando il fucile di precisione di uno dei robot in torretta la aveva colpita inesorabilmente. Lo shock le aveva paralizzato i muscoli facciali mentre si piegava dolorante e si accasciava priva di forze.

     - Coraggio, Alison! Coraggio! - continuava a ripetere Knuckles tentando in tutti i modi di fermare l’emorragia.

     Con suo grande spavento, vide piombare accanto a lei quello che sembrava un fulmine bianco per quanto era stato rapido. Si trattava di nient’altri che di Forge. Si avvicinò alla ferita, spinse via Knuckles senza troppe cerimonie, prese delicatamente Alison tra le braccia e volò via.

     - Knuckles! Che è successo? - urlò Rouge cercando di farsi sentire sopra il frastuono senza però smettere di sparare.

     Ci volle qualche secondo per permettere all’echidna rossa di focalizzare gli ultimi avvenimenti. Dopodiché si rimise in piedi e caricò il fucile con una luce assassina negli occhi. Sentiva la rabbia sgorgare da tutti i suoi pori. Si avvicinò a Mighty e gli sussurrò solo una parola nell’orecchio:

     - Coprimi! -

     Knuckles, molto imprudentemente, si gettò giù per il pendio sparando all’impazzata contro tutto quello che si muoveva davanti a lui.

     - Sei pazzo? - gridò Mighty con il cuore che gli batteva all’impazzata.

     Guardò di nuovo nel mirino e cominciò a fare fuoco sui droidi che cercavano di fermare la carica dell’echidna. Tra fucilate, pugni e calci, Knuckles sembrava aver perso la ragione. Uscito allo scoperto, combatteva con una furia cieca pur di distruggere il maggior numero di robot che poteva, ma purtroppo per quanti ne mettesse al tappeto, altrettanti continuavano a sopraggiungere sul luogo. La situazione era critica.

     Delle forti vibrazioni del suolo manifestarono l’arrivo di una nuova minaccia. Preparandosi con un sospiro ad affrontare ciò che aveva capito stava arrivando, l’echidna si voltò per vedere due giganteschi Aracno Tank armati fino ai denti. I loro cannoni erano dotati di lunga gittata e potevano costituire un serio pericolo per loro anche se erano al sicuro sull’altopiano. Uno dei due carri sputò dalla bocca cilindrica un potente getto incendiario che colpì in pieno un masso spiovente mandandolo in frantumi. Dalle urla e dai tonfi che risuonarono tutt’intorno, Knuckles capì con orrore che alcuni dei soldati erano rimasti intrappolati sotto le macerie. Nel tentativo di liberarsi, alcuni di loro vennero colpiti dai proiettili vaganti… subito dopo finirono riversi per terra, immobili.

     Con un grido di frustrazione, l’echidna impugnò un’altra granata e corse verso i due Aracno Tank, deciso a vendicare i guerrieri caduti.


     - Andate da qualche parte, microbi? - disse una voce profonda alle loro spalle.

     Penetrando nelle prigioni sotterranee, la Squadra Alpha aveva attraversato una serie di stretti corridoi fiocamente illuminati e costeggiati da celle semibuie. Attraverso le sbarre, avevano potuto osservare con la coda dell’occhio alcuni prigionieri smunti, deperiti e quasi del tutto privi di vita. Ad Amy piangeva il cuore nel vedere un simile spettacolo visto che la maggior parte dei reclusi erano persone che si erano rifiutate di vivere sotto il giogo del Tiranno o che avevano cercato di opporsi. Altri invece erano farabutti della peggiore specie, che imprecavano e sputavano al passaggio della Squadra intimando loro di liberarli. Anche Geoffrey e Shadow sembravano frustrati allo stesso modo di Amy, ma avevano poco tempo a disposizione e dovevano impiegarlo tutto per liberare il prigioniero più importante di tutti. Sapevano dai dati sottratti che la Veggente era tenuta in una cella di massima sicurezza, isolata dalle altre e situata in fondo alla struttura. Avevano studiato il reticolato e la pianta della prigione, in modo da potersi spostare agevolmente e con la massima rapidità.

     Erano finalmente arrivati all’anticamera circolare che precedeva il corridoio tramite il quale si poteva arrivare all’ultima cella. Proprio quando si stavano accingendo a raggiungere il loro obiettivo, avevano sentito quella cupa voce richiamarli alle loro spalle. Dietro di loro c’era un colosso mostruoso, altro quasi il triplo di loro e due volte più muscoloso. Pelo beige, muso appuntito e felino, bocca piena di denti ricurvi e affilati, sguardo aggressivo e penetrante. Aveva una folta e rossa criniera leonina che gli incorniciava il volto e gli ricadeva alle spalle. Le braccia forti e il petto scolpito erano ricoperte da una lucente armatura argentea, così come le gambe e le ginocchia. Ricordava per l’aspetto un antico gladiatore, anche perché impugnava una paurosa mazza ferrata che con un colpo avrebbe potuto spezzare le ossa di chiunque.

     Shadow, Amy e Geoffrey sobbalzarono come sui carboni ardenti e afferrarono le loro armi.

     - Chi diavolo sei? - domandò Shadow con fare spavaldo.

     - Lance, il carceriere! - replicò il leone con quel suo tono cavernoso - E a meno che non mi stia sbagliando di grosso il putiferio che si sta scatenando lì fuori è opera vostra, vero? -

     - Non abbiamo tempo da perdere con te, micione! - ribatté il riccio sparandogli contro.

     Tuttavia i proiettili rimbalzarono sulla sua armatura e piovvero al suolo risuonando. Lance emise una risata graffiante.

     - Ti ci vorrà qualcosa di più di quei giocattoli per farmi del male, microbo! -

     Non occorse nessun segnale a Geoffrey ed Amy per fare fuoco a loro volta, ma la corazza che indossava Lance sembrava davvero impenetrabile per i loro colpi, tanto che si limitò a rimanere immobile mentre guardava le pallottole e i dardi rimbalzare su di lui.

     - Che cosa patetica! - commentò il leone - Non sapete fare di meglio? Andiamo, pulci, fatemi divertire! -

     Con una forza spaventosa, il carceriere sollevò la mazza e sferrò un colpo micidiale contro la Squadra. I tre fecero appena in tempo a scansarsi mentre il randello colpiva il pavimento con un tonfo fragoroso incrinandolo in più punti.

     - Avremmo dovuto immaginare che il Tiranno avrebbe messo qualcuno a guardia della cella! - disse Geoffrey con tono serio.

     - Siete venuti a prendere la strega? - disse Lance sogghignando - Fatica inutile! Quando avrò finito con voi il vostro corpicino delicato non avrà più neanche un osso intatto! -

     Ruggendo, il leone si scagliò di nuovo contro gli avversari, tentando di ghermirli ma questi schivarono di nuovo la sua carica con agilità e si allontanarono a distanza di sicurezza.

     - Il nostro amico ha una forza mostruosa, ma non sembra un campione di intelligenza né di velocità! - disse Geoffrey osservandolo attentamente.

     - Lo possiamo tenere occupato! - replicò Shadow - Amy, tu corri subito alla cella e libera la Veggente! -

     - Non se ne parla! - disse la riccia indispettita - Non vi lascio da soli contro questo bestione! -

     - Abbiamo i minuti contati! Knuckles e gli altri non resisteranno ancora a lungo! Devi andare! -

     - Ma… -

     - Questo è un ordine! Muoviti! -

     Il tono perentorio di Shadow non diede molte alternative ad Amy. Annuì a fatica e corse dietro di lei verso il corridoio che l’avrebbe allontanata dall’anticamera. Lance tuttavia non sembrava essere d’accordo.

     - Dove credi di andare, roditore? - ringhiò cercando di gettarsi su Amy prima che Geoffrey gli lanciasse contro una delle sue capsule fumogene oscurandogli la visuale.


     Amy Rose correva a perdifiato. Con le pistole puntate davanti a sé in modo da non permettere a nessuno di ostacolarla, continuava la sua corsa senza guardarsi indietro. La sua fronte era sudata e il suo cuore palpitava come mai prima di allora. Sentiva che si stava avvicinando all’obiettivo e non aveva intenzione di farsi fermare proprio in quel momento. Il suo pensiero volava verso Knuckles, Shadow e tutti gli altri che in quel momento stavano lottando tra la vita e la morte solo per permettere a lei di sfrecciare in quel corridoio e di raggiungere la cella di massima sicurezza. Contavano tutti su di lei e non poteva deluderli.

     Finalmente vide una porta blindata con una inferriata quadrata. Era troppo massiccia da poter buttare giù, ma sul muro accanto c’era un pannello luminoso con un tastierino numerico. Amy provò a pigiare a caso alcuni tasti solo per vedere l’accendersi di una luce rossa e di un segnale acustico negativo.

     Senza pensarci due volte afferrò il calcio della pistola e lo scagliò sul pannello, mandandolo in frantumi. La serratura elettronica si sbloccò all’istante. La riccia tirò un sospiro di sollievo mentre la porta si apriva lentamente. All’interno della stanza c’era una fitta oscurità, tanto che Amy credé per un momento di aver sbagliato il percorso. Com’era possibile tenere qualcuno nel buio totale con una sola finestrella per l’aerazione? Strinse forte le armi per maggior sicurezza e fece qualche passo insicuro in avanti.

     Un’ombra si mosse nelle tenebre e la raggiunse lentamente.

     - Sapevo che saresti arrivata! - disse una voce dolce e argentina.

     Si trattava di un’echidna dalla carnagione aranciata che indossava una veste di lino pregiato e una quantità incredibile di braccialetti dorati e di collanine. Sulla sua fronte c’era un diadema con una pietra blu luccicante. I suoi occhi azzurri e il suo cordiale sorriso trasmettevano un senso di pace e di tranquillità.

     - La Veggente? - domandò Amy incerta.

     - Sono conosciuta con questo nome! - rispose lei placidamente - Ma tu puoi chiamarmi Tikal! -

     - Bene, Tikal! - riprese la riccia un po’ disorientata - Io sono Amy Rose! Purtroppo non abbiamo tempo per le presentazioni, sono venuta per… -

     - So già tutto, Amy! - la interruppe Tikal - E so che il tempo non è a nostro favore! Possiamo andare… fammi strada! -


     Era il colpo più forte che Geoffrey avesse mai ricevuto. Il braccio di Lance, delle dimensioni di un argano, lo aveva preso in pieno volto e scaraventato contro il muro e adesso si trovava disteso sul pavimento con un livido violaceo sulla tempia destra. Insieme a Shadow, stava cercando in tutti i modi di contrastare l’enorme carceriere, ma con scarsi risultati. Le loro armi erano inefficaci contro le protezioni metalliche dell’avversario, e men che meno lo era lo scontro corpo a corpo. La gigantesca mole del leone faceva sì che da qualunque loro attacco scaturisse sulla sua pelle solo un leggero solletico. Calci e pugni non facevano differenza dato che non c’era alcuna possibilità di scalfire la sua corazza o la sua pelle coriacea. Dal canto suo, Lance si stava divertendo un mondo a lanciare avanti e indietro i due soldati come se fossero state due marionette.

     - Che bello! Ho due giocattoli nuovi! - esclamò malignamente afferrando Shadow e tenendolo stretto in pugno.

     Il riccio nero non oppose la minima resistenza, troppo stremato per reagire, e Geoffrey non poteva essergli di molto aiuto conciato com’era.

     - Vediamo quanto bisogna premere per farti saltare la testa! - disse il carceriere ringhiando e stringendo sempre di più il pugno.

     Shadow si sentì stritolare. Con le lacrime agli occhi, utilizzò il poco fiato rimastogli per urlare di dolore mentre la risata di Lance gli rimbombava nelle orecchie. Con orrore avvertiva che i suoi organi e le sue ossa si stavano comprimendo senza che lui potesse evitarlo. Aveva le braccia libere e cercava di ghermire le dita di Lance, un po’ per sfogare il suo dolore un po’ per attuare un misero tentativo di liberazione.

     D’un tratto sentì la sua mano bruciare. Si guardò le dita e notò che stavano comparendo le stesse scintille viola che aveva visto la sera prima. Guizzi di elettricità si annodavano sui suoi polpastrelli come anguille e sapeva che quella era l’unica possibilità di salvezza. Convogliò l’energia in un unico punto e, utilizzando le ultime forze rimaste, scagliò il colpo verso gli occhi di Lance. La freccia elettrica si abbatté in pieno sulle pupille del malcapitato che, gridando per il dolore bruciante, lasciò cadere la sua preda e barcollò all’indietro coprendosi gli occhi con le mani. Completamente fuori di sé, oscillò per l’anticamera imprecando come un ossesso, con il risultato di inciampare sulla mazza ferrata appoggiata per terra e cadere all’indietro. Batté forte la testa contro il muro semi-distruggendolo e perdendo in contemporanea i sensi.

     - Wow! - commentò Geoffrey mentre aiutava il riccio nero a rialzarsi - Bel colpo! Come ci sei riuscito? -

     La fatica di rispondere gli fu risparmiata dall’arrivo di Amy e di Tikal. La riccia rosa non indugiò un istante e corse subito a sincerarsi delle condizioni di suo marito.

     - Sto bene, tranquilla! - la rassicurò lui tenendosi dolorante il fianco.

     Il suo sguardo cadde sull’echidna arancione che contemplava ciò che aveva intorno con palese curiosità.

     - E’ un grande onore per me conoscerla, Veggente! - disse cordialmente Shadow tendendole la mano - Io sono Shadow the hedgehog, Comandante del movimento di Resistenza! -

     - Lo so, lo so! - replicò lei stringendogli la mano - Puoi chiamarmi semplicemente Tikal! -

     - Direi che qui non abbiamo nient’altro da fare! Ci conviene andarcene prima che quel bestione si riprenda! - disse Geoffrey e attivò la sua ricetrasmittente - Dottor Robotnik! Mi riceve? Siamo pronti per la fase finale! -


     La Squadra Bravo era ormai alle strette. Knuckles era dovuto tornare a ripararsi dietro le rocce, o meglio quello che ne era rimasto, per la massiccia concentrazione di fuoco nemico. I droidi sembravano spuntare dal nulla per quanto erano numerosi e, anche se aveva abbattuto i due Aracno Tank, la loro presenza era stata compensata da altri nemici dotati di più potenti armi da fuoco. Avevano perso contatto con la Squadra Alpha, Forge ed Alison erano spariti, c’erano quattro feriti, di cui due gravi, e stavano per terminare le munizioni. Come se non bastasse, la stanchezza cominciava a farsi sentire anche se Knuckles continuava ad incitare i soldati a non perdersi d’animo.

     Miracolosamente qualche minuto dopo vide il dottor Robotnik arrivare di corsa alle loro spalle seguito dalle guardie mediche. Significava che Shadow e gli altri avevano portato a termine l’obiettivo. Muovendosi cautamente in modo da evitare i colpi dei droidi, il dottore e gli infermieri si avvicinarono alla Squadra Bravo. Mentre i medici corsero a soccorrere i feriti, Robotnik estrasse dalla tasca della sua giacca un curioso oggetto rotondo di colore viola e pieno di cavità. Attivò il congegno facendo ruotare le due parti della sfera e poi lo lanciò contro i nemici. Nel momento in cui rotolò sul terreno, un acuto impulso proruppe dal suo interno, echeggiando in tutta la zona. Tutti i robot presenti tremarono senza controllo come se ci fosse stato un terremoto per poi cadere al suolo uno dopo l’altro apparentemente privi di vita.

     - L’impulso elettromagnetico ha funzionato! - esclamò Robotnik soddisfatto - I loro circuiti resteranno fuori uso per un po’! Giusto il tempo necessario a levare le tende da questo posto! -

     - Sei un fenomeno, doc! - commentò Knuckles correndo a tirare fuori dalle macerie i feriti.

     Qualche minuto dopo furono raggiunti da Shadow, Amy, Geoffrey e da quella che aveva tutta l’aria di essere la mistica Veggente. Knuckles rimase stupito nel vedere che si trattava di un’echidna come lui.

     - Missione compiuta! - dichiarò il Comandante - Ora togliamoci dai piedi! -


“… il posto di un sovversivo come me era in mezzo agli altri terroristi! Entrai in contatto con la Resistenza, tramite il Comandante Knuckles. Fui prima un civile sotto la loro protezione, poi mi offrii di combattere insieme a loro. Ero una recluta, poi ero un soldato semplice, poi sono stato un agente scelto e adesso sono un Comandante.
Quello che mi ha spinto a schierarmi in prima linea contro la Tirannide? Non è stato certo il desiderio di vendetta, né uno spirito battagliero. E’ stato un semplice credo. Il credo che tutto quello un giorno sarebbe finito. Il credo che ho appreso dall’unico libro che sono riuscito a portare in salvo: l’antico scritto delle profezie echidna, le Cronache dei Precursori. Me lo sentivo nelle ossa… ci credevo fermamente… quelle vecchie pagine ingiallite profetizzavano la fine della Tirannide, la liberazione di tutti quanti noi. Era un pensiero che bruciava nella mia mente come un incendio, una splendente convinzione, un motivo per andare avanti e per dare il meglio di me in battaglia, per addestrarmi sodo ogni giorno e raggiungere le più alte cariche nei ranghi della Resistenza.
Sentivo dentro di me crescere un qualcosa che mi spingeva a diffondere il mio credo a tutti quelli con cui venivo in contatto. Sono stato preso per pazzo visionario, sono stato preso per sognatore, sono stato preso per un povero misero ottimista, ma sono stato anche creduto. Ero un agente scelto quando il mio credo raggiunse le orecchie dei membri del Consiglio.
Non so se sia stato grazie a ciò in cui ho sempre creduto, o grazie ai miei brillanti risultati all’interno del movimento, o grazie all’operazione disastrosa guidata da Knuckles che fece cadere molti di noi… ma sono stato nominato Comandante!
Tutto adesso è nelle mie mani, tutto dipende da me… ho la possibilità di fare ciò che ritengo giusto e se vincerò o fallirò dipenderà solamente da quanto sarò capace di credere in me stesso, nei miei compagni e nell’unico, puro e semplice motivo per continuare a combattere: la libertà!
Questa è la mia storia..."
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ART GALLERY

Magorian Concept Art di shadowmoon56 (http:\shadowmoon56.deviantart.com)

Magorian Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http:\shadowmoon56.deviantart.com)

Questo è un ritratto di Magorian come appare nelle storie di "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".

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Capitolo 7
*** Full Speed Ahead #07 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #07

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#07

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SINS OF PURITY Saga

Dove c'è luce, c'è sempre ombra

Scritto e ideato da: Knuckster

Scampato per un soffio alla morte grazie all'aiuto provvidenziale di Cream, Sonic the hedgehog si ritrova ora a doversi occupare non solo di Magorian e del suo piano di sterminio globale, ma anche del suo vecchio nemico, il dottor Eggman, il quale è riuscito già ad impossessarsi di uno dei sette Chaos Emeralds. La lista dei nemici si allunga sempre di più, mentre quella degli alleati si assottiglia rapidamente. Fortunatamente per lui, degli aiuti sono in arrivo... e di sicuro sono gli ultimi che avrebbe mai sperato, o temuto, di avere. Dipende dai punti di vista!

Casa di Tails - Giorno 2 (Ore 22:00)

     Se Sonic avesse dovuto compilare una classifica di ciò che più amava del suo pianeta natale, al primo posto, sicuramente, avrebbe inserito il cielo notturno. Molto spesso attendeva con impazienza l’arrivo della sera per poter alzare lo sguardo ed essere abbagliato dallo splendente spettacolo del cielo nero bluastro trapuntato di stelle. Trovava molto divertente e spensierato provare a contare tutte quelle piccole lucciole luminescenti con un solo colpo d’occhio mentre respirava la fresca aria serale a pieni polmoni, di solito comodamente sdraiato sul ramo di un albero nodoso. Era proprio di sera che la pace e la tranquillità, tutto ciò che più amava di quel mondo, lo travolgevano dolcemente come un’onda di marea e lo cullavano fino a conciliargli un meritato sonno.

     Quella fatidica sera riusciva ad apprezzare ancora di più del solito quella pacata serenità e quello scintillante spettacolo su di lui che era più nitido e terso che mai. La giornata appena trascorsa aveva portato con sé numerose preoccupazioni, nuove sfide e un rischio da filo del rasoio che mai aveva corso prima, quindi la stanchezza che gravava sulle sue spalle gli imponeva più del normale un momento di tranquillità e di riposo assoluto. Fece scorrere le dita sulla fasciatura sul suo torace, avvertendo solo un debole bruciore nel punto in cui copriva le due ferite. Cream le aveva spiegato che sua madre le aveva pulite e medicate con un portentoso unguento, così miracoloso da aver accelerato molto il processo di guarigione tanto che la mattina seguente di quel colpo mortale sarebbero rimaste solo due bianche cicatrici. Mentre attendeva che il sonno lo accogliesse nelle sue avvolgenti braccia, ripensava vagamente agli avvenimenti della giornata appena trascorsa.

     Dopo essersi ricongiunto al resto del gruppo nella Leaf Forest, aveva deciso insieme agli altri di tornare a casa di Tails per la notte, considerando anche quanto avessero bisogno di recuperare le forze dopo quella estenuante giornata. Amy aveva deciso di parlare con la madre di Cream per chiederle se fosse disposta a lasciare sua figlia sotto la sua custodia. Infatti, dopo l’attacco di Metal Sonic e di Eggman, avevano deciso che sarebbe stato più sicuro per lei trascorrere del tempo nel loro gruppo. Aiutare Sonic nella battaglia l’aveva automaticamente resa una nemica di entrambe le loro parti rivali e non potevano rischiare che venisse presa nel fuoco incrociato. La coniglietta si era dimostrata ben disposta a seguirli e ad aiutarli, per quanto potesse, nel difficile conflitto che avevano di fronte, dato che era sempre stata desiderosa di combattere nuovamente al fianco dei suoi più grandi amici.

     Il ritorno a sorpresa di Sonic aveva giovato notevolmente al morale di tutti quanti, prima fra tutti Amy. Raramente si era vista la riccia rosa così raggiante e splendente di felicità e del resto non la si poteva biasimare considerando che fino a qualche ora prima aveva pensato che la persona che più le stava a cuore fosse stata inghiottita dalle gelide acque e fosse sparita per sempre. La sua euforia si esprimeva nel modo migliore attraverso gli abbracci spaccaossa e i baci stampati sulla guancia di Sonic ad ogni minimo passo che facevano per dirigersi verso la casa di Tails. Dal modo in cui il riccio blu storceva il naso si capiva benissimo che non era entusiasta di tutte quelle effusioni ma, forse per via della stanchezza, forse perché non gli dispiaceva affatto ricevere tanto affetto da quella ragazza, si lasciava spupazzare così teneramente senza battere ciglio. Tails e Knuckles non osavano intervenire perché temevano di essere investiti dalla furia di Amy, ma anche perché quello spettacolo li divertiva in un modo che non sapevano spiegare. In fondo, il loro modo di gioire del ritorno di Sonic era riprendere a punzecchiarlo in tutti i modi possibili e non c’era occasione migliore del fargli notare tutte le coccole a cui, più o meno volontariamente, si stava sottoponendo.

     Una volta arrivati a casa di Tails, avevano trascorso il resto della serata nella più totale spensieratezza, ridendo, scherzando e giocando tra di loro. Da un lato era servito a mettere Cream a sua agio e a farle dimenticare momentaneamente il motivo della sua presenza lì, dall’altro aveva allentato notevolmente la tensione e aveva dato loro l’opportunità di riposare le membra distrutte. Il pensiero non poteva fare a meno di volare ogni tanto verso Magorian e i nemici che avevano incontrato, ma soprattutto verso Rouge. Si chiedevano come stesse e come potevano fare per liberarla dalla schiavitù in cui era stata costretta. Nessuno di loro le dava la colpa per quanto era successo perché, come Sonic le aveva sottolineato, non era responsabile delle sue azioni. Non covavano rancore nei suoi confronti perché aveva cercato di ucciderli, ma solo un profondo senso di dispiacere e una seria determinazione nel trovare un modo per riportarla alla normalità.

     Quando ad una certa ora le loro palpebre avevano cominciato a calare molto piano, avevano pensato di godersi un meritato riposo in attesa di decidere il da farsi il giorno seguente. Cream aveva occupato la stanza degli ospiti, lasciando ad Amy il soffice divano del soggiorno. Tails ovviamente aveva la sua stanza per sé, mentre Knuckles e Sonic si accontentavano di dormire all’aperto, come sempre avevano fatto nella loro vita. Con gli animi decisamente risollevati, si abbandonarono lentamente alla stanchezza, come se tutto quello che era successo in quella giornata fosse ormai miglia lontano. Solo Sonic rimase sveglio più degli altri, immerso in una folla di pensieri inestricabile, mentre continuava a rimirare lo splendente spettacolo nel cielo. Essere arrivato ad un passo della morte era un’esperienza che doveva ancora elaborare con calma, ma di sicuro lo avrebbe messo ancora più in guardia per quanto riguardava i giorni difficili che lo aspettavano.

     Un ampio sbadiglio lo avvertì che tra qualche minuto si sarebbe tranquillamente appisolato, ma prima che chiudesse gli occhi notò una sagoma dalla forma strana muoversi silenziosamente nell’ombra in direzione del vialetto. Dapprima non ci fece caso, credendo che la sua immaginazione sonnacchiosa gli avesse giocato un brutto scherzo, ma quando una luce fioca prodotta da una fiamma baluginò nell’oscurità, fu riscosso dal torpore e si rizzò in piedi sul ramo, saltando agilmente a terra e affrontando faccia a faccia il malintenzionato.

     - Cosa ci fai tu qui? - gli domandò con il fuoco della fiamma riflesso nelle pupille già ardenti di rabbia.

     Drake lo guardò di sottecchi senza battere ciglio, apparentemente senza intenzioni bellicose. Studiò con attenzione il riccio blu che aveva di fronte e subito dopo fece morire il fuoco nel suo palmo, permettendo di nuovo al buio di avvolgerli. La sua armatura nera, di nuovo priva di qualunque crepa e perfettamente lucidata, si confondeva nelle tenebre.

     - Non ti sono mancato? - replicò in un soffio, quasi un ringhio.

     - Non ti è bastata la lezione giù alla spiaggia? Vuoi ancora essere strapazzato? -

     - Si impara sempre dai propri errori! - spiegò il cavaliere con un tono semplice e pacato - Ho sbagliato a sottovalutarti nel nostro precedente incontro, ma sono pronto a sfidarti di nuovo, anche se non adesso, non in quelle condizioni! -

     Drake puntò un dito in avanti per fare riferimento alla fasciatura che avvolgeva il torace di Sonic. Il riccio blu rimase di stucco di fronte a quell’ammissione, considerando che per lui sarebbe stato molto più facile e sbrigativo farlo fuori se non era al cento percento della forma. Non per questo, però, abbassò la guardia e continuò a squadrarlo con circospezione.

     - Cosa ti impedisce di lottare con me adesso? - chiese, con fare di sfida.

     - Il fatto che non impiegherei neanche una goccia di sudore a sconfiggerti! -

     - E allora cosa ci sei venuto a fare qui? - incalzò Sonic, senza sapere cosa pensare.

     - Speravo che fossi pronto ad un nuovo scontro, ma evidentemente non ho considerato la tua velocità di recupero! Rimanderemo alla prossima volta! Ti conviene tenerti pronto! -

     Detto questo, il silenzioso cavaliere fece dietrofront e si allontanò a lenti passi, lasciandosi alle spalle una grande perplessità nel suo interlocutore. L’ansia e i sudori freddi per quella pericolosa visita nel cuore della sera avevano lasciato il posto ad un interrogativo più grande della paura.

     - E’ stato Magorian a mandarti? -

     Drake si fermò e piegò leggermente la testa all’indietro, senza voltarsi completamente.

     - E’ stata una mia iniziativa! Il desiderio di vendicare l’onta subita a causa tua era troppo… bruciante, se capisci cosa intendo! -

     - Andiamo! L’unico motivo per cui mi vuoi togliere di mezzo è perché il tuo boss ne sarebbe felice come una pasqua! -

     - Anche se così fosse sarebbe legittimo! Gli devo tutto quello che sto facendo ed anche di più! -

     - Più ci penso e più non capisco come mai uno con un così forte senso dell’onore si sia abbassato a servire un tiranno del genere! -

     - Questa è una storia che non sei tenuto a conoscere! -

     Non trovando altro da aggiungere a quelle perentorie parole, si allontanò, sparendo lentamente nel buio.

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Eggmanland – Giorno 2 (Ore 22:00)

     - Non avete ancora finito, schiappe? - urlò il dottor Eggman dall’altro lato della sala.

     Dalla parte opposta, Decoe e Bocoe si affannavano al limite delle loro possibilità assemblando parti di robot, correndo qua e là e pigiando tasti su macchinari sparsi per la sala. Al centro di una pedana metallica c’erano Gunn e Blade, malridotti dopo lo scontro con Sonic, e un nuovo tipo di robot marcato con il segno R-003.

     - Dovremmo protestare all’associazione di tutela dei lavoratori! - mugugnò Decoe, attento a non farsi sentire.

     - A quest’ora i poveri robot come noi dovrebbero già essere a nanna! - gli fece eco Bocoe, mentre avvitava un bullone particolarmente ostico da ruotare.

     Dal canto suo, Bokkun era comodamente sdraiato su di un grande monitor e se la rideva della grossa nel vedere i suoi due colleghi lavorare duramente.

     - Come vorrei potervi aiutare! - esclamò il robot volante, falsamente dispiaciuto.

     - Oh! Ma non c’è problema, Bokkun! - disse subito Eggman afferrandolo e scaraventandolo senza troppe cerimonie accanto ai suoi assistenti - Sei mani sono meglio di quattro! -

     Bokkun, amareggiato, prese una chiave inglese e, soffocando le sue lamentele furenti, cominciò a lavorare, accompagnato dalla risata di scherno degli altri due robot.

     Il dottor Eggman tornò indietro e si sedette comodamente sulla sua poltrona preferita. Prese un cofanetto sul tavolo lì vicino e lo aprì trepidante. Lo scintillante Chaos Emerald risplendette davanti ai suoi occhi con mille bagliori rosso intenso.

     - Questo è il primo passo verso la mia vittoria definitiva! -

     - Mi sembra molto sicuro di sé questa volta, dottore! - commentò Bocoe.

     - Esattamente! Grazie ai miei nuovi robot della serie R raccogliere i Chaos Emeralds sarà facile come rubare le caramelle ad un bambino! Ho costruito questi robot con la tecnologia più sofisticata, unita ad un pizzico di genialità direttamente dal mio sacco! Non fatevi ingannare dal primo scontro con Sonic, erano ancora in rodaggio e non hanno dato il meglio! Ma quando saranno di nuovo carichi e pronti alla lotta, saranno inarrestabili! -

     - C’è solo un piccolissimo dettaglio! - precisò Decoe, infastidito - Siamo stati noi a costruirli! -

     - Quisquilie tecniche! - ribatté Eggman evasivo - L’importante è che grazie a loro otterrò la vittoria agognata per tanto tanto tempo! -

     - Anche se riuscisse a raccogliere i Chaos Emeralds chi le assicura che Sonic non le romperà come sempre le uova nel paniere, dottore, dottor Eggman? - domandò Bokkun.

     - Eh, eh! E’ qui la parte più brillante del mio piano! - continuò il dottore lisciandosi i baffoni - Voi non sapete che nascosto nel laboratorio sotterraneo della Techno Base c’è il mio progetto più geniale, il robot più potente che sia mai stato creato! Avevo cominciato a costruirlo tempo fa ma ho interrotto il lavoro quando ho trovato le Tavole di Pietra che spiegavano come liberare Chaos(1)! Adesso mi sembra il momento adatto per riprendere da dove ho lasciato! -

     - Cosa ha di speciale questo robot? - domandò Decoe curioso.

     - Se è un’altra delle sue trovate balzane stiamo freschi! - ironizzò Bocoe.

     - Aspettate e vedrete! Il mio pupillo è lì che riposa incompleto! Mi basteranno pochi ritocchi prima che sia funzionale! E quando avrò nelle mie mani tutti e sette i Chaos Emeralds, il mio meraviglioso Egg Apocalypse potrà creare il terreno fertile per l’Eggman Empire! -

     - Me la vedo peggio del solito, Decoe! - sussurrò il robot al suo compagno.

     - Ci risiamo con le sue idee da esaltato megalomane! - replicò Bokkun.

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     Angel Island - Giorno 3 (Ore 16:00)

     La prima cosa di cui Sonic si occupò la mattina successiva fu informare il resto del gruppo dell’improvvisata minacciosa di Drake. Le reazioni suscitate, naturalmente, non potevano essere che allarmate e ansiose. Knuckles rimproverò Sonic di non averlo svegliato per fargli dare una ripassata a quello che chiamava “testa di metallo”, mentre Amy e Tails mostrarono tutta la loro preoccupazione da tentato attacco sfoderando le occhiate più angosciate del loro repertorio. Cream era l’unica che aveva mostrato solo una sincera curiosità alla notizia, non solo perché non aveva avuto modo di incontrare Drake, ma anche perché gli altri si rifiutavano di specificare con precisione la sua identità. Sonic aveva tentato di spiegare che, anche se era arrivato con intenzioni bellicose, si era ritirato decidendo di non attaccare, per un motivo che francamente nessuno di loro avrebbe mai immaginato. Ciò nonostante, non potevano rischiare di subire una nuova visita indesiderata nottetempo, specialmente se i prossimi visitatori non si sarebbero dimostrati tanto corretti e leali quanto Drake, quindi di comune accordo decretarono che si sarebbero trasferiti ad Angel Island fino a quando non fossero stati certi che a casa di Tails sarebbero stati di nuovo al sicuro. Era una soluzione più comoda anche per Tikal, in quanto li avrebbe trovati direttamente lì, una volta tornata dalla sua particolare missione di reclutamento.

     Tutta la mattina fu spesa nei preparativi per il viaggio, in cui tutti fecero la propria parte. Cream ed Amy si occuparono di raccogliere un po’ di provviste e Sonic e Knuckles di caricarle nella stiva del Tornado, in caso avessero dovuto fermarsi sull’isola più del previsto. Tails effettuò un controllo di routine sul suo biplano e sulle ricetrasmittenti da polso, assicurandosi una volta per tutte che tutti i loro meccanismi fossero al cento percento della funzionalità. Quando tutto fu pronto per la partenza, dopo aver consumato un pasto veloce, partirono alla volta di Angel Island, lasciandosi alle spalle con una punta di rammarico le comodità di casa Prower.

     Arrivati a destinazione, parcheggiarono il biplano in una zona in cui poteva essere riparato ed entrarono per la prima volta nell’abitazione di Knuckles, un piccolo rifugio nascosto all’interno dell’altare del Master Emerald.

     - Così è qui che vivi! - esclamò Sonic.

     Delle travi di legno reggevano la volta di pietra per sostenere adeguatamente il suo peso. L’arredamento era pressoché inesistente, limitato al minimo indispensabile per vivere: una sedia e un tavolo in legno rozzamente intagliato, un letto malconcio e una lampada ad olio ricoperta di polvere.

     - Non ci vengo quasi mai! - spiegò Knuckles - Passo la maggior parte del mio tempo fuori a vegliare sul Master Emerald! -

     - Io credo che sia carina! Non credi, Cheese? - squittì Cream e subito il suo Chao le fece eco.

     - E’ solo un po’ polverosa! - puntualizzò Amy.

     - Non deve essere carina! - sbottò l’echidna - Deve essere sicura più che altro! -

     - Come si vede che ti manca una presenza femminile! -

     Il guardiano sbuffò e distolse lo sguardo, tentando di mascherare il rossore che gli dipingeva il volto.

     - Potremmo concentrarci adesso sui nostri problemi? -

     Il gruppetto si mise a sedere in posti improvvisati, sentendo la necessità di raccogliere le idee e di decidere quali sarebbero state le successive mosse.

     - Cerchiamo di riassumere la situazione! - li esortò Sonic prendendo la parola - Il nostro nemico principale è Magorian, il vampiro in gonnella! Dobbiamo assolutamente impedirgli di mettere le mani sui Chaos Emeralds se ci teniamo alla nostra pelle e a quella di tutti gli altri! -

     - E, cosa più importante di tutte, dobbiamo riprenderci il Master Emerald! - aggiunse Knuckles.

     - Non abbiamo solo questo grattacapo! - riprese Amy - Ci sono anche i suoi scagnozzi a complicare la situazione! Ci sono Drake e Getara… -

     - Per non parlare poi di Rouge! - completò l’echidna toccandosi la ferita infertagli dal pipistrello, ormai quasi del tutto cicatrizzata.

     - Tra l’altro dobbiamo anche vedercela con Eggman e con i suoi robot! - disse Tails - E non dimentichiamoci che il dottore ha già raccolto uno dei sette smeraldi! -

     - Affrontiamo la realtà! Siamo troppo pochi per fronteggiare tutti questi nemici! Siamo in quattro e tra Eggman e Magorian non sappiamo quante altre minacce dovremo affrontare! -

     - Tikal aveva detto che sarebbe andata a cercare altre persone che ci aiutassero! - si ricordò Sonic - Ma non abbiamo più saputo niente di lei! -

     - Potremmo aiutarvi anche noi! - propose Cream, intervenendo a sorpresa, e Cheese annuì con la testa.

     - Non credo sia il caso, Cream! E’ qualcosa di molto pericoloso! - le rispose Amy.

     - Ma avete detto che un aiuto può farvi comodo! E io voglio esservi utile! - si lagnò la coniglietta, insistente.

     - Ho promesso a tua madre che ti avrei protetta, Cream! Non voglio esporti a pericoli inutili! -

     - Tanto ormai è invischiata in questa faccenda quanto noi! - intervenne Sonic - Tanto vale che ci dia una mano! E poi Cream e Cheese sanno badare a sé stessi, vero? Non ci hanno forse aiutati tempo fa nella lotta contro i Metarex?(2) -

     La coniglietta e il Chao annuirono sorridendo.

     - Se lo dici tu! - disse Amy, vicina ad arrendersi - Promettetemi però che farete attenzione! -

     - Non preoccuparti, Amy! Cheese ed io cercheremo di fare del nostro meglio! -

     - Bene! Così adesso siamo in sei! Non è che cambi poi molto la situazione! - polemizzò Knuckles.

     - Se solo avessimo ancora Rouge dalla nostra parte potremmo contare su un altro paio di mani! - commentò Tails

     - Non avrei mai immaginato che sarebbe stata capace di fare una cosa del genere! - sbottò Amy, ancora memore di quello che era successo a Sky Canyon - Certo, non sarà al top della bontà ma non credevo che la sua cattiveria arrivasse fino a quel punto! -

     - Non è colpa sua, non del tutto almeno! La maggior parte delle sue azioni sono condizionate dalla rieducazione! -

     - Come funziona esattamente? - domandò Knuckles, cercando di dissimulare la sua preoccupazione.

     - E’ una pratica veramente spregevole! Consiste nel cancellare parte dei ricordi del soggetto da rieducare e nel sostituirli con memorie fittizie completamente false o quasi! Attraverso l’applicazione di speciali sonde elettromagnetiche in punti strategici del corpo si è in grado di agire sul cervello del soggetto e cancellare qualunque volontà ed emozione! Si diventa come una macchina da guerra che agisce secondo quello che gli è stato instillato nella testa! -

     - Allora basterebbe togliere quegli aggeggi dal corpo di Rouge per farla riprendere, vero? - intervenne Sonic.

     - Non è così semplice! Quelle sonde sono in diretto contatto con il sistema nervoso di Rouge! Se le rimuovessimo senza seguire alcune procedure particolari potremmo danneggiare il suo cervello permanentemente! -

     - Almeno se così fosse diventerebbe meno arrogante! - commentò Knuckles.

     - Quindi che cosa dovremmo fare per liberarla? - chiese Amy.

     - Tutto dipende da lei! Il metodo più efficace sarebbe quello di farle ricordare ciò che è stato rimosso dalla sua testa, parlandole o facendole vedere qualcosa che per lei è significativo! Quando avrà recuperato la memoria allora potrà togliersi le sonde di dosso e tornare come prima! -

     - Non sarà certo una passeggiata! - disse Sonic - Non siamo mai stati molto amici di Rouge! Non credo che abbia dei momenti felici passati con noi che voglia ricordare! -

     - Eppure dobbiamo riuscirci in qualche modo! - esclamò Knuckles - Per quanto detesti quel pipistrello… -

     - … non sopporti l’idea che possa soffrire! - completò Amy.

     - Mi hai completamente frainteso! - ribatté l’echidna arrossendo.

     Tutti quanti sospirarono carichi di tensione e piombarono in un silenzio di tomba. Sonic si stese sul letto pensieroso, Amy e Tails fissavano il nulla con sguardo assente, Knuckles era ancora appoggiato alla parete con gli occhi chiusi e Cream e Cheese faticavano a tenere le palpebre sollevate, troppo stanchi per rimanere svegli.

     - Vi ho trovati, per fortuna! - esclamò una voce ansimante.

     Tikal era in piedi sulla soglia, appoggiata allo stipite, e respirava affannosamente. Dopo essersi ripresa si avvicinò lentamente. Tutti si alzarono e procedettero verso di lei.

     - Finalmente! Credevo che ti fosse capitato qualcosa! - le disse Knuckles.

     - Scusami, Knuckles! Solo che è stato un po’ arduo convincerli! E’ successo qualcosa nel frattempo? -

     - Direi molto, Tikal! - le rispose Sonic - Ma ti racconteremo tutto con calma! -

     Tikal si guardò per un attimo intorno e posò il suo sguardo su Cream che ricambiò l’occhiata timidamente. L’echidna si chinò in ginocchio per arrivare alla sua altezza e le sorrise dolcemente.

     - Ciao, io mi chiamo Tikal! E tu? - le domandò porgendole la mano.

     - Cream! - rispose la coniglietta stringendole la mano e facendo un inchino - E questo è Cheese! Piacere di conoscerti! -

     Il piccolo Chao spuntò svolazzando e squittì allegro alla vista di Tikal. Subito gli occhi dell’echidna si appannarono di lacrime e prendendo dolcemente Cheese lo accarezzò sulla testa.

     - Un Chao! Non ne ho più visti dal giorno della sconfitta di mio padre! -

     - Ehi, ehi! E’ qui la festa? - proruppe una voce gracchiante alle sue spalle.

     - Festa? Chi ha detto festa? C’è una festa? - fece eco una seconda voce più acuta e fanciullesca.

     Sulla soglia della porta si stagliavano tre figure strane. Una era nel mezzo del gruppetto, alta e verde. Si trattava di un grande e grosso coccodrillo squamoso dalle fauci paurose che indossava delle cuffie sulle orecchie. Una seconda alla sua sinistra era un rettile di un colore violaceo dallo sguardo penetrante. Era un camaleonte con la coda arricciata e un grosso corno puntuto sul muso. A chiudere lo strano gruppetto c’era una piccola ape che ronzava qua e là contenta. Indossava un giubbotto e un casco da pilota. Il suo lungo pungiglione scintillava sinistro.

     - Voi? - esclamò Amy sbalordita.

     - Ehi, ragazzi! - disse con enfasi Vector - Parecchio che non ci si vedeva! Ci hanno informato che c’è una festa e non ci avete invitati! Che cattivi! -

     - E’ una cosa seria, Vector! Non scherzare! -

     - Tu sei troppo serio, Espio! Ti verranno le rughe a furia di tenere sempre il broncio! - ribatté Vector.

     - Vector ha ragione! Un po’ di umorismo da parte tua non guasterebbe, faccia di pietra! - intervenne Charmy.

     - Come mi hai chiamato? -

     - Faccia di pietra, faccia di pietra, faccia di pietra! - cantilenò l’ape.

     - Attento, Charmy! Non farmi perdere le staffe! -

     - Su, su, soci! L’Agenzia Detective Chaotix(3) ha del lavoro da fare e dobbiamo rimanere sempre uniti nelle avversità! - disse Vector cingendoli con le braccia.

     - Lavoro non pagato! - puntualizzò Espio.

     - E’ vero! Come faremo a pagare l’affitto? - chiese Charmy.

     - Tu non preoccuparti, Charmy! Un modo si trova sempre! Dopotutto, siamo o non siamo i detective più in gamba del pianeta? -

     Gli altri assistevano alla scenetta sbigottiti perché i Chaotix si comportavano come se non li stesse guardando nessuno. All’improvviso Knuckles simulò un colpo di tosse ma, non ottenendo nessun risultato, urlò.

     - Vogliamo finirla o no? -

     - Ehi, guarda chi si vede! Ci sei anche tu, rosso! - esclamò Vector dandogli una pacca sulla spalla.

     - Ehm… Tikal? Sono loro gli aiuti che ci avevi promesso? - chiese Tails perplesso.

     - Non preoccuparti! Possono sembrare un po’… stravaganti ma sanno il fatto loro! - lo rassicurò l’echidna - Ho chiesto ad un po’ di persone a chi potessi rivolgermi per un aiuto e mi hanno indirizzato da loro! -

     Sonic, Tails, Knuckles ed Amy non avrebbero saputo esprimere meglio i loro dubbi che con lo sguardo perplesso che avevano assunto uno dopo l’altro. Li avevano incontrati in diverse occasioni precedenti, in nessuna delle quali però avevano brillato per essere riusciti a fare alcunché di buono o di utile.

     - Non è stato facile convincerli! Non volevano aiutarci perché… ehm… volevano a tutti i costi essere pagati! - continuò Tikal.

     - Sicuro! - ribadì Vector - Noi non lavoriamo per caramelle, sorella! -

     - Neanche per salvarvi la pelle? - si espresse Sonic.

     - Queste imprese è meglio lascarle agli eroi senza macchia e senza paura! Il nostro tipo di eroismo è un po’ diverso! Sventare complotti internazionali… -

     - Aiutare vecchiette ad attraversare la strada… - gli fece eco l’ape.

     - Arrestare pericolosi terroristi… -

     - Far scendere mici spaventati dagli alberi… -

     - Salvare ricche damigelle in difficoltà… -

     - Sì, certo! Nei tuoi sogni! - disse Espio - Non badate a Vector! -

     - Non conosce il senso della misura! - completò Charmy.

     A quel punto, Sonic decise di prendere in mano la situazione e si avvicinò al bizzarro trio.

     - Non metto in dubbio il vostro contributo alla società, ma non è per questo che vi abbiamo chiamato! Immagino che Tikal vi abbia accennato la situazione! -

     - Sì, sì! - ribatté Vector noncurante - C’è un tizio che vuole i Chaos Emeralds per diventare non so quale genere di terribile mostro e spazzare via tutti quanti! Ho azzeccato? -

     - Quasi! - replicò Sonic sorridendo, poi si fece serio - Questa situazione non va presa alla leggera, ragazzi! Se ci siamo rivolti a voi è perché speriamo che possiate aiutarci! Sappiate che vi troverete ad affrontare dei nemici potenti e non sappiamo… -

     Ma Vector non ascoltava, intento a soffocare un grande sbadiglio.

     - Non arricciare gli aculei, Sonic! - disse il coccodrillo - Se c’è un lavoro da fare lo faremo! E poi se vorrete darci una giusta ricompensa per i nostri sforzi, tanto di guadagnato! -

     - Siete davvero tranquilli sapendo quello che dovrete affrontare? - chiese Tails a metà tra l’incredulo e l’ammirato.

     - Il pericolo è il nostro mestiere! - proclamò Charmy solenne.

     - Detto da un fastidioso insetto ronzante perde molto di credibilità! - lo punzecchiò Espio al quale l’ape rispose con una grande boccaccia.

     - Per la cronaca! - riprese Vector come se nulla lo avesse interrotto - Ci farebbe davvero comodo uno di quei meravigliosi gingilli del Chaos! -

     - Mi spiace, Vector! I Chaos Emeralds non appartengono a te, e men che meno a Magorian! - rispose Tikal pacatamente - E’ per questo che bisogna impedirgli di raccoglierli prima che il suo cuore malvagio li trasformi in potenti armi di distruzione! -

     Improvvisamente balenò nella mente di Knuckles la formula per risvegliare il Master Emerald… Non diceva forse “I servitori sono i sette smeraldi, il nostro cuore aumenta il loro potere…”?

     - A quanto pare non è andata come speravi, Vector! - sussurrò Espio.

     - Non preoccuparti, socio! In un modo o nell’altro riuscirò a prenderne uno! - lo rassicurò il coccodrillo.

     - Ne abbiamo già parlato, Vector! Credo che non… -

     Un suono intermittente lo interruppe e tutti si voltarono verso Tails che, emozionatissimo, attivò il suo scanner che lampeggiava di un bip fastidioso all’unisono con quello di tutti gli altri.

     - Sonic! Ne abbiamo trovato un altro! - esclamò il volpino su di giri.

     Il riccio spalancò le orecchie, pervaso all’improvviso da un nuovo vigore e ne chiese immediatamente l’ubicazione.

     - Sembra che sia dalle parti di Sunset Hill! Ci converrebbe muoverci prima che Eggman e Magorian arrivino per primi! - disse Tails tutto d’un fiato.

     - Ok, Scheggia! Scalda il motore del Tornado! Andiamo a prendere quello smeraldo! - ribatté Sonic e si diresse verso l’uscita, ma Vector fu più veloce e lo bloccò con un braccio.

     - Ehi, ehi, aspetta, Sonic! Perché non lasci che andiamo noi? -

     - Non credo che sia il caso! - intervenne Amy dubbiosa.

     - Vector ha ragione! Avete una pessima cera e in più questa è l’occasione per dimostrarvi che possiamo occuparci della faccenda! - spiegò Espio.

     - Sì, vuol dire che andiamo a combattere i cattivi? - strillò Charmy al settimo cielo.

     - Non saprei… - disse Sonic indeciso.

     - Dovremmo dar loro fiducia, Sonic! - lo convinse Tikal - Voi avete bisogno di riposare! Vi si legge scritto in faccia che avete passato una giornataccia! Vedrete che sapranno gestire la situazione! -

     Alla fine Sonic si arrese e lasciò che i Chaotix partissero per la missione di ricerca. Dopo che Tails ebbe consegnato ad Espio uno degli scanner e ne ebbe spiegato il funzionamento, Vector esclamò: - Alla Chaotix Car, miei prodi! -

     - Credo che Vector legga troppi fumetti! - mormorò Charmy.

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     Techno Base – Giorno 3 (Ore 16:30)

     Il riccio nero era sdraiato immobile con gli occhi chiusi nel freddo della sua capsula. Il suo respiro era regolare e le sue pulsazioni nella norma. Sentiva che a ogni inalazione i suoi muscoli si facevano più tonici, la sua mente più lucida e il suo potere più distruttivo. D’un tratto udì un suono meccanico e, aperti gli occhi, vide il coperchio della sua capsula aprirsi lentamente. Quando i fumi contenuti all’interno si furono diradati, mise a fuoco un’immagine di fronte a lui e si accorse di Levine.

     - E’ ora? - chiese Shadow.

     - E’ ora! - gli rispose la farfalla sorridendo - Li abbiamo lasciati vincere abbastanza! -

     Shadow balzò con uno scatto fuori dalla capsula, con sguardo carico di rabbia e dei lampi viola che crepitavano sulla sua pelle.

     - Adesso… gioco io! -

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Sunset Hill – Giorno 3 (Ore 19:00)

     Una leggera brezza fresca faceva veleggiare delicatamente l’erba lucente sulla grande distesa pianeggiante che era Sunset Hill. Il sole era ormai una palla di fuoco arancione che spariva dietro l’orizzonte colorando con i suoi caldi toni di rosso e giallo il cielo sgombro di nuvole. Le acque cristalline di un fiume scorrevano placide lungo tutta la pianura in un lungo cammino verso il mare. Qua e là si potevano scorgere cespugli verdeggianti, distese di fiori variopinti e profumati e maestosi alberi secolari che offrivano riparo a nugoli di uccelli desiderosi di protezione.

      - Questo sarebbe il posto perfetto per un pic-nic! - commentò Charmy ammirando il luogo e si catapultò verso un mazzetto di tulipani particolarmente colorati.

     - Non siamo qui per raccogliere fiori, Charmy! - esclamò Espio, preoccupato e ansioso.

     - Oh, dai! Scrollati, Espio! - lo punzecchiò Vector affascinato anche lui dal paesaggio.

     - Sonic aveva ragione, Vector! Non stai prendendo sul serio l’incarico! Lo sai che cosa succederà se quel Chaos Emerald finirà nelle mani sbagliate? -

     - Ma infatti non finirà nelle mani sbagliate! Finirà nelle mie! -

     - Sei ancora intenzionato a tenerlo per te? -

     - Mi parli come se fossi un ladro! Quello smeraldo ci serve per pagare l’affitto dell’ufficio! Altrimenti come faremo a continuare a lavorare? Per di più abbiamo accettato un incarico rischioso e non ci pagano nemmeno! -

     Raggiungere il luogo da dove era arrivata la segnalazione aveva richiesto buona parte del pomeriggio, anche se il viaggio era stato meno lungo del previsto grazie alla rapidità di cui era dotata la loro automobile privata. Di solito Vector non era mai stato così zelante e meticoloso nel suo lavoro, specialmente quando questo comportava intraprendere un lungo viaggio che lo separasse per molto dalla sua adorata poltrona nel suo ufficio. I vantaggi che però sperava di ottenere da quell’incarico erano sufficienti perché potesse dimenticare per un po’ le comodità della sua piccola oasi di pace. L’incontro con Tikal era avvenuto casualmente, così come il loro coinvolgimento in quella situazione spinosa. Non si erano mai visti prima di quel momento, ma fu sufficiente al coccodrillo un solo sguardo per capire il collegamento di lei con Knuckles, considerando che il guardiano gli aveva sempre riferito di essere l’ultimo echidna rimasto su Mobius. Messa da parte un’iniziale diffidenza, Tikal gli aveva confidato di stare cercando aiuto per una missione molto rischiosa e Vector, soprattutto a causa dell’occhio debole che aveva con le ragazze, l’aveva condotta nel suo ufficio e l’aveva invitata a raccontargli tutto dall’inizio. La storia non lo aveva entusiasmato più di tanto, specialmente perché non vedeva possibili risvolti economici per sé stesso e per via della presenza di Sonic che, sicuramente, avrebbe messo in secondo piano il suo muso squamoso, a discapito della sua mania di protagonismo. Quando però si era fatta  menzione dei Chaos Emeralds e del fatto che avrebbero dovuto recuperarli a tutti i costi, una luce di interesse brillò nelle sue grandi pupille. Non esistevano su quel pianeta gioielli più rari e quindi più preziosi di quelle sette pietre e se fosse riuscito a mettere le mani su almeno una di queste avrebbe avuto a disposizione una marea di denaro per risolvere tutti i suoi problemi e soddisfare tutti i suoi capricci.

     - Ci sono cose più importanti, Vector! Se il nemico si appropriasse dei Chaos Emeralds non potremmo comunque pagare l’affitto perché saremmo tutti distrutti! -

     - Oh! Non voglio essere distrutto! - si lamentò Charmy distogliendo lo sguardo dai fiori.

     - Nemmeno io! - aggiunse Espio - E’ per questo che dobbiamo fare tutto il possibile per impedire che accada! -

     - Va bene! Va bene! - si arrese Vector spazientito - Per il momento ci limiteremo a raccoglierlo! Ma non ti prometto che non lo terrò per me! -

     - Su questo veglierò io! - concluse Espio - Ora muoviamoci! Secondo lo scanner che mi ha dato Tails si trova oltre quella collina! -

     Il camaleonte indicò un rilievo poco lontano da lì e si avvicinò a passo di corsa. Vector dovette afferrare per il pungiglione Charmy in modo da strapparlo dal cespuglio fiorito. Quando ebbero disceso l’altura Espio si guardò intorno ed esclamò: - Eccolo! -

     Stava indicando una gemma gialla scintillante grande quanto un pugno. Vector si affrettò verso la pietra, ma Espio lo bloccò con un braccio.

     - Aspetta! Non ti sembra strano che sia abbandonato lì in bella vista? -

     - E allora? - ribatté impaziente il coccodrillo.

     - Se avessi tra le mani uno di quegli smeraldi lo lasceresti lì incustodito? -

     - Forse siamo stati i primi ad arrivare! - replicò Vector scrollando le spalle - Comunque c’è un modo sicuro per accertarsene! -

     Dopodiché afferrò per la vita uno strillante Charmy e lo lanciò di peso alla volta dello smeraldo per farglielo raccogliere. Imprecando sottovoce, l’ape si avvicinò circospetta alla gemma luccicante e lentamente la strinse nel piccolo pugno. Stava per volare contento verso i suoi amici quando si accorse con orrore che non erano più soli. Erano comparsi silenziosamente dal nulla un gruppo di strani figuri completamente ammantati di nero ad eccezione dei grandi occhi bianchi. Spaventato, Charmy spiccò il volo e corse a rifugiarsi tra le braccia di Vector che se lo scrollò di dosso senza troppe cerimonie.

     - Se non vi spiace, bambini, adesso quel Chaos Emerald ce lo prendiamo noi! - esclamò una voce strascicata e divertita alle loro spalle.

     Sospese a mezz’aria c’erano due donne alate, occupate in una lenta planata in direzione del suolo. Una di loro portava dei sandali scuri e un paio di larghi pantaloni da tuta legati stretti alla vita con una corda di iuta, un top rosso stretto sul petto e dei lucidi guanti neri. Sulla fronte portava un'elegante tiara scintillante quasi completamente coperta dai suoi capelli verdi. Aveva inoltre un paio di ali vivacemente colorate che si muovevano al soffio del vento. La sua compagna invece sembrava meno curata di lei. Indossava una tuta nera con un grosso cuore rosa sul petto, degli stivali e dei guanti bianchi pesanti. Su varie parti del suo corpo erano attaccati degli oggetti metallici ronzanti che non sembravano procurarle fastidio. Quello più evidente era un grosso chip grigio sulla sua tempia sinistra. Il suo sguardo era freddo e vuoto e sembrava che dai suoi occhi non trasparisse niente di umano. Dalla sua schiena spuntavano un paio di lucide ali nere da pipistrello anch’esse coperte da listelli metallici. Le due donne guardavano il gruppetto con vivo interesse mentre i ninja intorno a loro stringevano il cerchio.

     - Non credete che prima di fare gli smargiassi dovreste presentarvi, bellezze? - disse Vector perplesso.

     - Un momento! Quella è Rouge! - esclamò Espio puntando il dito contro il pipistrello - Non la vediamo da parecchio tempo ma è impossibile scordarsi di lei!(4) -

     - Questo rende le cose notevolmente più semplici! - replicò Levine - Per quanto riguarda me, il mio nome è Levine, meglio conosciuta come Agente Tre! -

     - Ebbene, tu invece hai davanti a te il trio della famosissima Agenzia Detective Chaotix! - rispose Vector orgoglioso.

     - Ah, ah! - assentì Levine annoiata - Molto piacere! Ma come vi stavo dicendo poco fa, quello che avete in mano è un Chaos Emerald! E’ nostro e ci serve per un piccolo lavoro! Per cui se foste così gentili da posarlo dove lo avete trovato e andarvene, potrete stare sicuri di tornare a casa con tutte le ossa intatte! -

     - Stavamo tentando di acchiappare un riccio e ci siamo ritrovati un trio di pagliacci! - commentò Rouge.

     - Stavate cercando Sonic? - chiese Charmy con tono innocente ma subito Espio gli tappò la bocca.

     - Cosa sentono le mie orecchie? - disse Levine insospettita - Conoscete Sonic? -

     - Devono essere dei suoi galoppini! - sbottò Rouge - Così il riccio manda voi tre a fare il lavoro sporco? -

     - Perché ci parli in questo modo, sorella? Non ci riconosci? - ribatté Vector preoccupato.

     - Qualcosa mi dice che questa non è la Rouge che abbiamo conosciuto noi! - rispose Espio - Stavano tendendo una trappola a Sonic! E noi ci siamo caduti come dei merli al posto suo! -

     - Poco male! - concluse Levine sospirando - Abbiamo sempre guadagnato un Chaos Emerald! Prendiamolo e portiamolo da Magorian! -

     - E chi ti dice che te lo daremo, bellezza? - domandò Vector indispettito da quella noncuranza.

     - Oh! Ma io non ho mai detto che me lo darete di vostra spontanea volontà! -

     Ad un breve cenno del capo, il gruppo di ninja si avvicinò minaccioso ai Chaotix. Vector si strinse agli altri e urlò: - Presto! Formazione di attacco! -

     Il coccodrillo intrecciò le dita per consentire ad Espio di saltare in alto. All’apice del salto afferrò le mani tese di Charmy, sospeso a mezz’aria, e immediatamente, Vector si aggrappò alle caviglie di Espio. Con una forza immane, Charmy sollevò il gruppetto ancora più in alto e lo fece ruotare vorticosamente. Ad un certo punto Vector lasciò la presa e cadde di peso su due ninja, letteralmente spiaccicandoli. Espio si lasciò andare a sua volta e, ruotando in avanti, colpì elegantemente con due calci ben assestati altri due nemici. Charmy, finalmente libero, si scagliò a tutta forza contro un altro gruppo di nemici.

     A causa della sua grande mole, i ninja ci pensavano due volte prima di attaccare Vector frontalmente. Sollevava di peso i nemici scaraventandoli lontano, oppure faceva cozzare le loro teste per stordirli o ancora li afferrava ed eseguiva delle devastanti mosse di wrestling. Quattro ninja si stavano avvicinando dai quattro lati ma, con agilità felina, bloccò quello di dietro con la coda, i due a destra e a sinistra con le braccia e, calciandogli forte il petto, allontanò l’ultimo davanti a lui. Non c’era mossa che i nemici potessero usare per fermarlo.

     Dal canto suo, Espio combatteva con estrema forza ed eleganza. Stordiva i nemici con calci ben piazzati e pugni micidiali. Era estremamente veloce e continuava a saltare qua e là piegandosi in aria per evitare i colpi avversari. Era quasi impossibile da catturare quasi che il suo corpo fosse cosparso di olio scivoloso. Ad un certo punto, estrasse da un fodero che portava sulla schiena un bastone metallico. Facendo ruotare le due estremità con uno scatto, riuscì ad allungarlo rendendolo un’arma più letale ed efficace. La maestria con cui faceva ruotare il bastone era impressionante. Ecco che colpiva con una punta lo stomaco di un nemico, con l’altra il mento di un secondo e nel frattempo colpiva con i piedi gli altri che gli venivano incontro.

     Il piccolo Charmy invece schizzava tra la folla come una pallina da flipper, sfrecciando contro i nemici e colpendoli con delle testate micidiali. Grazie alla sua capacità di volare, riusciva a tirarsi fuori dalle situazioni più pericolose volando in alto per poi atterrare a piedi uniti in testa agli avversari. Il suo pungiglione era la sua arma più tremenda. Pungeva ogni centimetro disponibile sulla pelle dei ninja facendoli indietreggiare intimoriti. Con molta astuzia, riusciva a volare tra le gambe dei nemici, facendoli cadere, e ad afferrare le loro caviglie in modo da farli goffamente piombare al suolo.

     La lotta era serrata e Vector era preoccupato per la sorte del Chaos Emerald.

     - Ehi, Charmy! Dammi lo smeraldo! - urlò mentre stendeva tre ninja con la sua coda massiccia.

     - Guarda che te l’ho già lanciato! - rispose l’ape indispettita.

     - Che cosa? - esclamò il coccodrillo - Io non ho… -

     Si bloccò all’improvviso perché vide la grossa gemma gialla abbandonata sul prato. Scrollandosi i nemici di dosso si precipitò al recupero e, tuffatosi a terra, allungò la mano. Avvertì uno schiocco, seguito da un dolore acuto e si ritrovò una corda nera stretta attorno al polso. Alzando lo sguardo, vide una sorridente Levine che brandiva la frusta con cui lo aveva annodato. Con la sua forza possente, Vector le strappò via l’arma di mano ma, prima che se ne potesse rendere conto, la farfalla si fiondò verso di lui e lo colpì con un calcio alla mascella.

     - Non avresti dovuto sfidarci, pelle a scaglie! - disse malignamente prendendo la pietra.

     Dopo aver assistito alla scena, Espio chiuse gli occhi e si concentrò. D’un tratto la sua pelle cominciò a cambiare colore, consentendogli di mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente circostante. Quatto quatto si avvicinò a Levine prima che spiccasse il volo e le sgraffignò lo smeraldo direttamente dal palmo della mano. Immediatamente, lo lanciò a Charmy che lo afferrò tuffandosi a destra.

     - L’ho preso! - urlò felicemente ma fu subito colpito da un calcio di Rouge e volò via lasciando cadere la gemma.

     - Scusa, piccolo! Non sono oggetti con cui giocare questi! - disse il pipistrello afferrandola.

     Espio si preparò a saltare per recuperarlo ma Levine fu più veloce e lo colpì forte. Rialzatosi, il camaleonte recuperò il bastone e sferrò delle stoccate potenti contro di lei. Dopo averle evitate una per una, Levine si alzò in volo e si abbatté su di lui con un poderoso calcio ad ascia. Espio capì che avrebbe dovuto cambiare tattica e così effettuò nuovamente la mimetizzazione.

     Rouge nel frattempo se la stava dando a gambe, prima che Vector saltasse molto in alto e la afferrasse per le caviglie, facendola cadere. Il Chaos Emerald rotolò sul manto erboso e fu prontamente recuperato da Charmy. Levine avvertì il suo ronzare in allontanamento così fece schioccare la frusta e la avvolse alla vita del ragazzo. Approfittando di quella distrazione, Espio sferrò una sonora mazzata con il bastone sul viso di Levine facendole mollare la presa.

     - Presto, Charmy! Portalo alla Chaotix Car! - urlò Vector tentando di bloccare Rouge, ma quest’ultima estrasse il suo boomerang bianco e lo lanciò in aria.

     L’arma colpì il braccio di Charmy. Vector corse verso la gemma ma Rouge fu più veloce. Con uno scatto felino allungò la mano bramosa, peccato che piombarono dal nulla delle stellette ninja che gliela fecero ritrarre. Approfittando dell’attacco di Espio, Vector agguantò il gioiello e corse via. Ancora una volta, Rouge contrattaccò lanciando uno dei suoi baci esplosivi contro le gambe di Vector. Avvertendo il calore dell’esplosione accanto a lui, il coccodrillo perse l’equilibrio. Levine scattò in volo in avanti afferrando il Chaos Emerald e si librò sempre più in alto. Espio si attaccò alle caviglie di Charmy che lo sollevò per poi lanciarlo con forza contro la farfalla. Il camaleonte afferrò in volo Levine e insieme precipitarono con uno schianto pauroso. Lo smeraldo giallo rotolò lungo un pendio sparendo alla vista. Furiosa, Levine si scrollò di dosso Espio e corse velocemente. Deciso a non arrendersi, Espio usò il bastone come un puntello dandosi lo slancio per saltare in alto e piombare di fronte a Levine.

     - Comincio ad averne abbastanza di te! - disse lei carica di rabbia e spiccò il volo.

     Come un’aquila, piombò in picchiata su Espio che schivò il colpo tuffandosi sulla sinistra. Nel frattempo, Rouge scagliava calci a ripetizione contro Vector che si proteggeva con le braccia. Il pipistrello sentì un ronzio avvicinarsi e spiccò il volo appena in tempo per schivare Charmy che si stava lanciando come un proiettile contro di lei. L’ape colpì lo stomaco di Vector facendolo cadere ma era comunque riuscito a colpire di striscio Rouge che perse l’equilibrio e finì lunga e distesa sull’erba. Il bacio esplosivo che stava per lanciare le sfuggì di mano e dopo aver rotolato per un po’ esplose fragorosamente investendo tutti e cinque i combattenti. Quando il fumo si diradò, Vector e Charmy erano per terra, Rouge stava tentando di rialzarsi ed Espio e Levine si studiavano, ansimando e guardandosi negli occhi in attesa del prossimo attacco.

     Dopo qualche minuto di silenzio, un bagliore accecante illuminò lo scenario di una luce intensa e tutti quanti capirono che il Chaos Emerald era stato raccolto. Zitti, in attesa di percepire qualche suono, i cinque sentirono dei passi lenti risalire la collina per venir loro incontro. Dopo pochi secondi, distinsero nella forte luce gialla, un riccio che stringeva la gemma nella mano sinistra.

     - Sonic! Per fortuna sei venuto a darci una mano! - esclamò Vector contento.

     Sonic non rispose, guardando torvo il gruppetto con degli occhi rossi di fuoco, e in quel preciso momento Espio avvertì una forza misteriosa provenire da lui. I Chaotix distinsero meglio un riccio nero con striature rosse avvicinarsi minaccioso. Vector avrebbe giurato di vedere dei guizzi di luce violetta lampeggiare ogni tanto sul suo corpo.

     - Sonic? - chiese Charmy incerto.

     - E’ cominciato tutto con questa! - sussurrò Shadow alzando la gemma al cielo - Una gemma che contiene il potere definitivo! -

     A chilometri di distanza, Sonic the hedegehog avrebbe avvertito un brivido freddo percorrergli la spina dorsale.

     - E’ Shadow! - esclamò Espio stupito - Che cosa ci fai qui? -

     - Lavorate per Sonic! - disse il riccio nero a metà tra una domanda e un’affermazione.

     Anche se Vector era intimidito da quello sguardo penetrante, rispose comunque con fare beffardo.

     - Ci sarà qualche epidemia di amnesia dilagante! Possibile che oggi nessuno si ricordi più di noi? Eppure ho una faccia che non è facile da dimenticare! -

     - Potremmo andarcene ora che abbiamo il Chaos Emerald! - mormorò Rouge, avvicinandosi a Shadow.

     - E’ vero! Potremmo! - si intromise Levine - Ma perché privare Shadow del piacere di eliminare i suoi nemici? Magorian ne sarebbe lieto! -

     Shadow la guardò torvo.

     - Se decido di farlo non è certo per far piacere a Magorian! -

     - Naturalmente! - lo assecondò la farfalla.

     Il riccio continuò a camminare lentamente dirigendosi verso i Chaotix.

     - Questa sì che è bella! - sbottò Vector - Shadow è in combutta con quelle due primedonne! -

     - Dacci quella pietra, Shadow! Non ti appartiene! - esclamò Espio coraggiosamente.

     Shadow tese lo smeraldo in avanti. In un primo momento il camaleonte pensò che stesse per lanciarglielo ma poi si accorse che lo stava alzando al cielo.

     - Chaos Control! - proferì Shadow e scomparve in un lampo di luce.

     Un secondo dopo apparve alle spalle di Espio, il quale non ebbe il tempo di voltarsi che fu colpito violentemente da una gomitata e scaraventato a faccia in giù sul terreno. Vector e Charmy si stavano precipitando ad aiutarlo ma in quel preciso istante, Shadow si voltò e fece oscillare il braccio. Dalla punta delle sue dita sgorgarono delle frecce di luce gialla che sibilavano minacciose. Vector ne prese due in pieno petto e avvertì una scarica elettrica attraversargli il corpo. Un’altra sfiorò Charmy ma fu comunque abbastanza potente da farlo precipitare a terra. Compiaciuto, Shadow stava per allontanarsi quando avvertì qualcosa bloccargli la gola. Espio si era rialzato e lo aveva immobilizzato premendogli il bastone sulla trachea. Quasi annoiato, il riccio nero sferrò l’ennesima gomitata ad Espio e si liberò dalla stretta. Subito dopo, scagliò un calcio girato che spazzò via l’avversario.

     - Patetico! - mormorò Shadow rimirando il Chaos Emerald.

     Ansimando, il camaleonte si rimise in piedi e lanciò tre stellette ninja contro il nemico. Il riccio parò i tre colpi con in pugni chiusi mandando le armi taglienti in frantumi, subito dopo scattò in avanti prendendo velocità con i suoi particolari pattini a reazione e lo colpì forte con una spallata. Decisi a non arrendersi, i tre Chaotix si rimisero subito in carreggiata a corsero contro Shadow per attaccarlo da tre direzioni diverse. Senza un minimo di preoccupazione, il riccio divaricò le gambe, contrasse i muscoli e immediatamente fu avvolto da una bolla d’energia viola che fungeva da scudo impenetrabile. I Chaotix ci andarono a sbattere e furono proiettati all’indietro come scagliati da una forza invisibile. Dopo un tonfo pauroso a terra, Vector alzò lo sguardo e vide qualcosa venire contro di lui ruotando vorticosamente. Un secondo prima di essere colpito, capì che si trattava di quel maledetto riccio appallottolato in azione rotante. Subito dopo aver colpito il coccodrillo, rimbalzò sfruttando lo slancio per colpire anche Espio e Charmy ad una velocità che non ammetteva reazioni. Non ancora stanco, saltò in aria molto in alto e, all’apice, puntò il viso verso il basso precipitando come un proiettile. Il Chaos Emerald stretto nel suo pugno brillò di una luce accecante e quando Shadow fu a pochi centimetri dal suolo lo sbatté sull’erba. La potentissima onda d’urto generatasi spazzò via tutto quello che trovò nel raggio di tre metri, inclusi i tre Chaotix che volarono per un breve tempo prima di schiantarsi violentemente. Quando l’oscillazione si fu calmata, Shadow era ritto in piedi col fiato corto e uno sguardo omicida nelle pupille, mentre i poveri detective giacevano al suolo esausti.

     Shadow fece qualche passo avanti e proferì ad alta voce:

     - Vi ho risparmiati solo perché possiate riferire a Sonic un messaggio! Dovete dirgli che Shadow the hedgehog è tornato! Mi avete capito? -

     Nessuno dei tre rispose ma Shadow lo interpretò comunque come un sì. Stava per voltarsi quando si accorse con la coda dell’occhio che qualcuno si stava rialzando a fatica.

     - Sappi che non hai ancora vinto! - disse a fatica Espio.

     - Siete più testardi di quanto pensassi! - replicò Shadow - Cosa vi fa credere di potermi battere? Sono troppo potente! -

     - La potenza non è tutto! La cosa più importante è… stare attento alle spalle! -

     Un secondo dopo, Shadow sentì il Chaos Emerald scivolargli dalle mani e lo vide rotolare sull’erba. Charmy gli era sfrecciato accanto e con una manata gli aveva fatto sfuggire la gemma. Prima che Shadow potesse muoversi, Espio estrasse qualcosa da uno dei bracciali ai suoi polsi e lo lanciò a terra. Con un tonfo secco, si liberò una pesante cortina fumogena che oscurò completamente la zona intorno allo smeraldo. Senza esitare, Espio si tuffò nel fumo senza vedere se Shadow avesse fatto la stessa cosa. Facendo ricorso alla sua memoria visiva, tentò di visualizzare la posizione della pietra, invisibile a causa del fumo fitto. Sentì i passi di qualcun altro che si era tuffato nella cortina e, col cuore martellante, si tuffò a terra e tastò il suolo. Ed ecco che vide la grande gemma gialla scintillante di fronte a lui. La agguantò rapidamente e si allontanò. Mentre si dirigeva verso i suoi compagni, registrò con la coda dell’occhio Rouge sopra di lui ma non se ne curò. Sfrecciò il più velocemente possibile via dal pericolo con Vector e Charmy alle calcagna.

     Subito dopo sentì il sibilo di qualcosa venire nella loro direzione e con orrore si accorse che aveva colpito Charmy. Si voltò solo per vedere un alone di polvere dorata attorno a lui e per vederlo precipitare a terra pesante come un macigno. La povera ape aveva cominciato a tossire insistentemente e il suo corpo fu scosso dalle convulsioni.

     - Un piccolo regalino d’addio per farvi ricordare di noi! - esclamò Levine sorridente - Uno dei miei veleni più potenti! -

     Espio e Vector guardarono il loro compagno tremare paurosamente imperlato di sudore. Senza pensarci due volte, il coccodrillo afferrò il corpo di Charmy e riprese a correre in modo da allontanarsi al più presto dal pericolo. Espio era accanto a lui ancora stringendo nel pugno il Chaos Emerald.

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     Stava correndo sul manto erboso più veloce che poteva. L’aria circostante era calda e pesante. Di fronte a lei poteva vedere i guizzi di luce e sentire lo scoppiettare delle fiamme che avvolgevano il villaggio. Le urla di terrore della gente le riempivano le orecchie e le stringevano il cuore. Doveva correre, doveva fare in fretta per fermare quella pazzia. D’un tratto il sentiero si aprì in una grande radura. Una costruzione megalitica si poteva scorgere poco lontano. Un grande altare di pietra era circondato da sette pilastri ognuno dei quali reggeva una gemma scintillante di diverso colore. Sulla costruzione era adagiato un enorme gioiello verde che splendeva con magnificenza, ignaro del caos e della distruzione che di lì a poco avrebbe liberato. Una bassa vasca in pietra che circondava tutta la costruzione conteneva della limpida e fresca acqua che si increspava al soffiare del vento. Un capannello di strani figuri si stava avvicinando circospetto, capeggiato da una figura più bassa che reggeva un bastone cerimoniale. Lei non si perse d’animo. Sapeva che poteva fermarli… doveva farlo… altrimenti tutto sarebbe stato perduto.

     - Padre! - gridò in lacrime - Padre! Fermati! -

     Il figuro si girò. Era un’echidna basso e anziano. Intorno a lui c’era un’altra dozzina di echidna più alti e muscolosi che brandivano delle lance. L’echidna anziano aggrottò la fronte e sospirò.

     - Tikal! - disse sommessamente - Ti prego… -

     - E’ sbagliato quello che state facendo! - piagnucolò lei - Non porterà altro che dolore alla nostra gente! -

     - Non ti intromettere! - sbottò Pachacamac - Il consiglio ha già deciso! -

     - Non potete farlo! Ve ne pentirete per sempre! - proseguì lei piazzandosi davanti all’altare.

     Alcuni dei soldati ridacchiarono.

     - Non costringermi a prendere provvedimenti, Tikal! - la avvertì Pachacamac infastidito.

     - Lo avevi promesso! Avevi promesso che non li avresti usati, padre! Mi sono fidata di te! Ti ho rivelato il mio segreto! -

     - Qui non c’entrano niente le promesse! E’ in gioco la nostra salvezza! -

     - Attaccare i villaggi confinanti è una cosa crudele, padre! Come puoi essere così insensibile al mondo che ti circonda? -

     - E’ mio preciso dovere come capo-villaggio impedire che questa guerra prosegua oltre! E non posso rifiutarmi di utilizzare i mezzi per la nostra vittoria quando questi si trovano proprio sotto il nostro naso! -

     - Ascoltami, padre… - insistette lei cocciuta, ma suo padre ne aveva abbastanza.

     - Non posso più aspettare! - urlò - Guerrieri! All’attacco! -

     In un secondo, i dodici soldati scattarono in avanti diretti verso l’altare e travolsero letteralmente la povera Tikal. L’echidna piombò a terra mentre guardava con orrore i soldati e suo padre salire le scale dell’altare diretti verso il Master Emerald. Non poteva credere che suo padre avesse fatto una cosa del genere! Doveva fermarlo prima che accadesse l’inevitabile. Tentò di trascinarsi faticosamente verso lo smeraldo, con le lacrime agli occhi, ma prima che potesse fare alcunché vide un bagliore di luce azzurra e le urla terrificanti dei soldati.

     - Noooooooooooo! -

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Angel Island – Giorno 3 (Ore 22:20)

     Un attimo dopo, Tikal si ritrovò distesa su di un letto madida di sudore. Respirava affannosamente tentando di mettere a fuoco quello che aveva intorno. Un attimo dopo si rese conto con gioia di essere nella casa di Knuckles. Si era sdraiata lì con Cream e Cheese cercando di farli addormentare raccontando loro una storia e alla fine si era assopita anche lei. Accarezzò dolcemente la fronte della coniglietta che respirava a ritmo regolare, immersa in un sonno profondo e abbracciata al suo Chao, dopodiché uscì dall’abitazione.

     Il sole era ormai calato, facendo spazio ad una splendida luna piena immersa in sfumature di blu e nero intensi. L’echidna si dette uno sguardo intorno in cerca dei suoi amici. Knuckles era intento nei suoi allenamenti e stava tirando ripetutamente calci e pugni sul tronco di una grossa quercia. Tails invece era seduto sull’ultimo scalino dell’altare con degli apparecchi elettronici sulle ginocchia. Tikal gli si avvicinò e gli si sedette accanto.

     - Tutto bene, Tikal? - chiese il volpino mentre armeggiava con il cacciavite.

     - Oh, sì, grazie, Tails! - rispose lei - Che cosa stai facendo? -

     - Sto dando una revisione agli scanner! I parametri degli equalizzatori erano errati così li ho dovuti ricalibrare! -

     Tikal non era sicura di aver capito perfettamente cosa volesse dire ma aveva comunque afferrato il senso delle parole.

     - Dove sono Sonic ed Amy? - domandò poi Tikal.

     - Sono lì, sdraiati sull’erba! Credo che stiano guardando le stelle! -

     Tikal lo guardò lavorare, ed era stupita nel vedere che sorrideva e canticchiava.

     - Tails? - chiese ancora l’echidna timidamente - Non siete preoccupati per quello che vi aspetta nei prossimi giorni? -

     - Non più di tanto! -

     Tikal lo guardò colpita.

     - Non mi fraintendere! Abbiamo tutti paura! Ma non dimenticare che abbiamo Sonic dalla nostra parte! Insieme abbiamo affrontato ogni genere di minaccia! Anche le più pericolose, e siamo sempre usciti vincitori! Abbiamo sventato i piani del dottor Eggman tante di quelle volte! Quando eravamo sulla Terra abbiamo salvato Station Square dalla minaccia di Chaos! Siamo riusciti ad impedire ad Eggman di distruggere il pianeta a bordo dell’ARK! Più di così! -

     - Ma questa volta è diverso! Magorian ha intenzione di eliminare tutti gli esseri viventi del pianeta! Desidera distruzione totale! Se falliremo tutto sarà perduto! -

     - Non falliremo! Ne sono sicuro! Insieme siamo una squadra imbattibile! Credimi, Tikal! -

     Tikal era davvero stupita dalla sicurezza di Tails, ma sapeva che le sue speranze erano riposte nelle persone giuste. Si guardò distrattamente intorno mentre il volpino continuava il suo lavoro. Il suo sguardo cadde su Sonic ed Amy distesi sotto la splendente volta celeste.


     - Questa sera la luna è meravigliosa! - commentò Amy incantata osservando il cielo trapunto di stelle.

    Sonic accanto a lei annuì piano. Lei si voltò verso di lui e guardò il suo viso contratto in un’espressione preoccupata. La riccia girò di nuovo la testa. Senza saperlo era arrossita.

     - Sei preoccupato, Sonic? - gli chiese.

     Il riccio blu non rispose subito.

     - Amy? -

     - Sì, Sonic? -

     - Sei davvero sicura? -

     - Di cosa? -

     - Di voler combattere Magorian con noi? -

     - Perché me lo chiedi? -

     - Lo sai che è una missione molto pericolosa? -

     - Certo! -

     - Lo sai che non possiamo assolutamente perdere? -

     - So anche questo! -

     - E... sai che… non tutti potrebbero sopravvivere? -

     - Ne sono consapevole! -

     - Allora… come puoi essere tranquilla? -

     - Non mi preoccupo… perché sono con te! -

     - E’ davvero questo il motivo? -

     - Avevi forse qualche dubbio? Io non posso lasciarti tutto solo in mezzo al pericolo! Anche se non partecipassi a questa lotta non riuscirei a starmene in disparte… tengo troppo a te per non aiutarti! -

     Amy Rose arrossì violentemente una seconda volta ed evitò di incrociare lo sguardo di Sonic.

     - Ascoltami, Amy! - disse lui prendendole la mano - Devi promettermi che farai attenzione! E che se mai dovessi trovarmi nei guai mi lascerai perdere e penserai solo a salvarti! -

     - Sonic, ma… -

     - Ti prego, Amy! Promettimelo! - insistette lui. - Non… potrei sopportare che ti succedesse qualcosa! -

     Amy non replicò. I suoi occhi si riempirono di lacrime mentre fissava quelle meravigliose iridi verdi di fronte a lei. Senza volerlo e sentendosi molto stupido, Sonic arrossì imbarazzato. D’un tratto si sentì stringere la gola in una morsa terribile. Amy gli era balzata al collo e lo stringeva forte a sé con una stretta micidiale. Nell’impeto dell’abbraccio, i due ricci avvinghiati rotolarono sull’erba per qualche momento fino a ritrovarsi di nuovo sdraiati sul fianco uno di fronte all’altra.

     - Proprio quello che volevo evitare! - mormorò Sonic scocciato - Non cercare significati nascosti! Volevo solo dire che… -

     - L’ho capito, Sonic! - sussurrò dolcemente lei di rimando.

     Erano così vicini l’uno all’altra che i loro nasi si toccavano. Sonic non si era mai accorto di quanto fosse dolce e carino il volto di Amy con quegli occhi luminosi e quelle lunghe ciglia nere. Gli sembrò all’improvviso che quel volto si facesse sempre più vicino… sempre di più. Sonic sentiva il caldo respiro mozzato di lei… il suo inebriante profumo… un gemito di paura e di eccitazione… i loro cuori si fermarono… come per un attrazione magnetica le loro labbra si stavano avvicinando. Sonic sapeva cosa stava per fare ma non riusciva a fermarsi. Vide gli occhi di Amy chiudersi piano mentre un fremito le attraversava il corpo. E poi…

     Quell’attimo magico fu rotto dal rombo di un motore in avvicinamento. I due ricci si destarono come da un sonno profondo. Sonic, imbarazzato, si rialzò e corse via per indagare sulla fonte di quel rumore. Amy, con sguardo omicida, afferrò infuriata il martello e lo scagliò forte per terra. Pestando i piedi al suolo come un toro, risalì la collina diretta verso l’altare, con il suo martello stretto in mano e un fuoco assassino negli occhi.

     D’un tratto vide l’automobile verde dei Chaotix fermarsi di botto dopo una sgommata paurosa.

     - Sarà bene che abbiano un motivo più che valido per essere qui adesso! - sbraitò Amy - Perché altrimenti giuro che li ammazzo tutti e tre con le mie mani! -

     La sua furia si raffreddò immediatamente quando Vector scese dalla macchina con quello che sembrava un fagotto di stracci tra le braccia. Sonic, Knuckles ed Amy si avvicinarono e Tails e Tikal scesero dalla scala per farsi più avanti.

     - Aiutateci! - invocò Vector quasi disperato - Charmy sta male! -

     In effetti, quello che Amy aveva scambiato per un fagotto era in realtà Charmy, avvolto in un plico di coperte bagnate. Il suo viso era completamente sbiancato e i suoi occhi erano spenti e freddi. Tremava violentemente e la sua fronte era imperlata di sudore. Sembrava non riconoscere i suoni e i colori intorno a lui perché non rispondeva al richiamo dei suoi amici e strizzava gli occhi come per proteggersi da una forte luce.

     - Portiamolo dentro! - disse Tikal preoccupata.

     Dopo che tutti furono entrati ed Amy ebbe preso delicatamente in braccio Cream, ancora addormentata, Vector poggiò il corpicino convulso dell’ape sul letto. Tikal si inginocchiò e cominciò a visitarlo.

     - Povero ragazzo! - mormorò Knuckles.

     - Cos’è successo? - domandò Sonic ad Espio.

     - Avevamo appena trovato il Chaos Emerald a Sunset Hill quando siamo caduti in un’imboscata! Sono apparsi i ninja di cui ci avete parlato insieme a… due donne! -

     - Due donne? - disse Knuckles all’improvviso - Una di loro era una donna pipistrello? Rouge? -

     - Sì, c’era quella Rouge! E poi un’altra che non avevo mai visto prima! Ha detto di chiamarsi Levine! -

     - Va avanti! - lo incalzò Sonic.

     - Ad ogni modo stavano aspettando te, Sonic! Volevano usare il Chaos Emerald come esca per acciuffarti! Quando hanno scoperto che stiamo dalla tua parte ci hanno attaccato! Abbiamo lottato tutti e tre ed avevamo quasi vinto quando… -

     - Sei arrivato tu! - completò Vector.

     - Io cosa? - ripeté sbalordito Sonic.

     - Bé, in un primo momento abbiamo pensato che fossi tu! Ma poi abbiamo notato che aveva il manto diverso dal tuo… Sonic, era Shadow!-

     Fu come se qualcuno avesse gettato una secchiata d’acqua gelata in faccia a Sonic. La sua espressione si pietrificò all’istante. Knuckles aggrottò la fronte, Tails rimase a bocca aperta e Amy per poco non fece cadere la piccola Cream.

     - Shadow? - esclamò Sonic colpito - Miseriaccia! E’ ancora vivo? L’ultima volta che l’ho visto era sparito nello spazio insieme a Dark Oak(5)! -

     - Sonic, non può! - balbettò Tails confuso - Nessuno al mondo è in grado di venire fuori incolume da un buco nero! -

     - Però se ci pensi non sarebbe la prima volta che sopravvive! Shadow ha più vite di un gatto! - riprese Sonic.

     - Anche se fosse sopravvissuto… come diavolo ha fatto ad arrivare qui? - disse Knuckles.

     L’atmosfera si congelò all’istante. Espio non capiva il senso di quelle speculazioni ma gli sembrava importante che Sonic sapesse come si erano svolti i fatti.

     - Comunque la sua potenza non è di certo diminuita! Ci ha messi al tappeto come se fossimo stati delle sagome di cartone! Dopodiché ha preso lo smeraldo e ha detto di riferirti con la massima urgenza… che Shadow è tornato! -

     - Per l’ennesima volta, a quanto pare! E, tanto per cambiare, è ancora una volta contro di noi! Adesso però dimmi che non ha il Chaos Emerald con sé! -

     - No, per fortuna! - lo tranquillizzò Espio - Con un piccolo trucco siamo riusciti a sottrarglielo! Stavamo scappando verso l’automobile quando Levine ha lanciato una polvere strana su Charmy riducendolo in quello stato! -

     Tutti rimasero in silenzio a guardare Tikal tastare la fronte del ragazzo che tossiva con forza.

     - Credo che sia stato avvelenato! Riconosco molto bene questo tipo di sintomi! E’ un tipo di veleno molto raro che deriva dalle spore di una pianta selvatica! -

     - Esiste un antidoto? - le chiese Vector preoccupato.

     - Sì… credo di sì! - disse lei pensandoci - La mia gente utilizzava come cura un infuso ottenuto con la radice di un particolare tipo di pianta che cresce solo nei terreni intorno ad Angel Island! -

     - Com’è questa pianta? - domandò subito il coccodrillo.

     - E’ filiforme ed hai i fiori bianchi a forma di stella, ma è molto rara… -

     - Non importa! - sbottò Espio - Dobbiamo trovarla! Andiamo, Vector! -

     - Un attimo! - li fermò Knuckles - Dov’è lo smeraldo? -

     - Eccolo! - rispose Espio lanciandogli la gemma.

     Knuckles la prese al volo e dopo averla guardata intensamente si rivolse di nuovo a loro, corrucciato.

     - Questo non è un Chaos Emerald! -

    - Cosa? - esclamò Sonic - Ne sei sicuro? -

    - Guarda! -

    Knuckles strinse forte la gemma nelle sue mani fino a frantumarla. Espio era allibito.

     - Com’è possibile? L’ho raccolto di persona quando ho lanciato quella cortina di fumo! -

     Si bloccò di colpo e un’immagine gli apparve in mente.

     - Che sia… forse… quando sono uscito dalla cappa fumogena ho visto Rouge sopra di me! Se la memoria non mi inganna credo che avesse in mano qualcosa! -

     - Ora che ci penso, io l’ho vista tuffarsi nel fumo! - esclamò Vector - Pensavo che volesse prendere lo smeraldo prima di te! Non immaginavo che l’avesse sostituito con un falso! -

     - Di male in peggio! - commentò Knuckles - Così adesso è nelle mani di Shadow! -

     - Non lo sarà ancora per molto! - disse Sonic - Andremo subito a recuperarlo! Knuckles, Tails, venite con me? -

     - Senza dubbio! - dissero loro ad una voce.

     Dopo quel pomeriggio di inattività avevano bisogno tutti di darsi da fare in qualche modo.

    - Noi allora andiamo subito a cercare quella pianta! - affermò Espio deciso.

    - Sonic! - lo chiamò Amy all’improvviso - Fai attenzione! Non sappiamo che intenzioni abbia Shadow! -

    - Non ti preoccupare! - rispose Sonic con il pollice alzato in segno d’intesa - Come dicono i saggi: “A prescindere dal vendicatore nero… tornerò tutto intero”! -

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Eggmanland – Giorno 3 (23:00)

     - Uhm... Ma guarda! Questa non me la sarei mai aspettata! - esclamò il dottor Eggman sbalordito.

     Era come al solito seduto sulla sua poltrona preferita e stava visionando le immagini che la sua telecamera volante stava trasmettendo. Aveva deciso di utilizzare quel metodo per tenere sotto controllo il Chaos Emerald in modo da scegliere il momento più opportuno per intervenire e recuperarlo. Aveva difficoltà a distinguere le immagini per via del buio del crepuscolo e non poteva certo attivare le luci della telecamera per paura che fosse individuata. Comunque, aveva riconosciuto le tre figure che avanzavano nella Haunted Forest in possesso della gemma. Una di loro era una sua vecchia conoscenza, Rouge the bat, la seconda era una donna farfalla che non aveva mai visto ma che sapeva lavorava per Magorian, e il terzo, colui che stringeva la gemma, era niente poco di meno che Shadow the hedgehog.

     - E così il nostro vecchio amico irsuto è ancora in circolazione! - disse Eggman lisciandosi i baffoni - Credevo che quando fosse fuggito dalla mia capsula rigenerante si fosse perso nel deserto! Non avrei mai immaginato che sarebbe sopravvissuto debole com’era! -

     - Forse Shadow è più forte di quanto pensasse, dottore, dottor Eggman! - lo punzecchiò Bokkun.

     - Come osa quel traditore abbandonarmi? - ruggì il dottore incollerito - E’ stato il genio di mio nonno a crearlo! Io l’ho recuperato quando era ancora morente dopo la battaglia finale con i Metarex! Io l’ho curato nella mia capsula rigenerante, come ormai sta diventando un’abitudine fare! E guarda come ci ripaga! Lavorando per il nemico! -

     - Eppure Shadow non ha mai lavorato per nessuno a parte lei, dottore! - esclamò Decoe pensoso.

     - Non so perché lo faccia e francamente non mi interessa! L’unica cosa che voglio è quel Chaos Emerald che sta stringendo! -

     - Dobbiamo attaccare adesso, dottore? - chiese Bocoe.

     - Aspettiamo ancora! Dopo quello che è successo, Sonic saprà già del suo ritorno e sono sicuro che vorrà recuperare la pietruzza che ha preso! Aspettiamo e vediamo cosa succede! -

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Haunted Forest – Giorno 3 (Ore 23:10)

     - Sonic! Questo posto mi mette i brividi! - sussurrò Tails tremante.

     Stavano attraversando la Haunted Forest, una foresta nebbiosa colma di grandi alberi morti che proiettavano ombre inquietanti sul terreno. Il volpino sentiva lo sguardo di centinaia di occhi invisibili sulla nuca mentre si copriva con le sue code e se le stringeva a sé terrorizzato. Ogni tanto qualche corvo gracchiava sinistro interrompendo un agonizzante silenzio di tomba. Tails sentiva lo scricchiolare sinistro delle foglie secche sotto i loro piedi e centinaia di rumori che sembravano quasi essersi amplificati nella sua testa.

     Dal canto suo, Knuckles procedeva diritto e silenzioso con le mani strette a pugno, probabilmente ansioso di utilizzarle al più presto. Sonic era in testa al gruppetto, più preoccupato di quanto volesse sembrare. Era così fuori dal normale vederlo camminare piuttosto che correre, pensava il volpino.

     - Tails? - chiamò il riccio all’improvviso.

     Il volpino si destò come da un sonno e guardò il piccolo quadrante sul suo polso.

     - Venti metri di fronte a noi! Pare che si sia fermato! - disse fissando il puntino luminoso che lampeggiava sul monitor.

     - Quando l’avremo trovato, Shadow avrà molte cose da raccontarci! - disse Knuckles. 

     - Questo è certo! - ribatté Sonic - Ma questa volta dobbiamo fare attenzione! Non sappiamo che intenzioni abbia! -

     - Cosa sentono le mie orecchie! - esclamò Knuckles scherzando - Di solito tu ti butti nella mischia senza pensarci un attimo! -

     - Quando si tratta dell’adorabile dottor testa d’uovo non mi pongo problemi! Ma con Shadow è tutta un’altra storia! E’ un nemico molto più pericoloso e finché non avremo scoperto se è con noi o contro di noi sarà meglio guardarci gli aculei! -

     - Se è in compagnia di Rouge e di quella donna farfalla, la vedo davvero male! - continuò Knuckles.

     - Credo che scopriremo tutto tra poco! - sentenziò Tails.

Pare che il debutto del Team Chaotix in questa storia non sia stato dei migliori, specialmente per Charmy. Il tempo scorre sempre più freneticamente, e se da una parte l'obiettivo prioritario del gruppo è salvare la vita della piccola ape, dall'altra Sonic, Tails e Knuckles hanno il compito di scoprire le vere intenzioni di Shadow. Qualunque esse siano, si preannuncia qualcosa di elettrizzante per tutti quanti! Anche per voi, sempre se continuerete a seguire la saga di SINS OF PURITY!

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(1) Durante gli eventi narrati in Sonic X, il Chaos Control ha trasportato sia la Techno Base che tutta l’isola di Eggman sulla Terra, per cui è normale che ai tempi di Sonic Adventure il dottore stesse lavorando all’Egg Apocalypse.
(2) Cream e Cheese erano presenti infatti nell’avventura nello spazio narrata in Sonic X (seconda stagione).
(3) Vector ha reclutato Espio, Charmy e Mighty come agenti della sua, appena aperta, agenzia investigativa tempo dopo l’avventura di Carnival Island, narrata in Knuckles’ Chaotix. Dei tre solo Mighty ha rifiutato, per motivi sconosciuti.
(4) I Chaotix hanno incontrato in precedenza Rouge in Sonic Heroes e Sonic X (seconda stagione).
(5) La conclusione di Sonic X (seconda stagione).
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ART GALLERY

Miles
Miles "Tails" Prower Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)

Questo è un ritratto di Miles "Tails" Prower come appare nelle storie di "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".
Oltre alle sue classiche scarpe da ginnastica bianche e rosse, qui indossa una tuta blu simile a quella degli idraulici, con tanto di bretelle.
La indossa molto spesso dato che lavora molto spesso ai suoi progetti nella sua officina.
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CHAOS MILLENNIUM Saga

La speranza di un giorno migliore

Scritto e ideato da: Knuckster

I passi che risuonavano all’interno del freddo e sterile corridoio non erano frettolosi. Erano piuttosto lenti e strascicati, sebbene chiunque altro che avesse ricevuto una notizia del genere si sarebbe ben guardato dal passeggiare tranquillamente, come se non avesse avuto un solo problema al mondo. Eppure la calma di quel riccio blu era palpabile dal modo in cui si spostava all’interno del suo palazzo, facendo strusciare a terra il suo lungo mantello rosso. Il sorriso tipico di chi sapeva di avere una mano di carte vincenti era stampato sul suo volto, ma non per questo lo rendeva meno terrificante. Anzi, le sue pupille fiammeggianti risplendevano nella semi-oscurità del corridoio come due tizzoni ardenti e le strane striature violacee che aveva sotto gli occhi rendevano la sua espressione, se possibile, ancora più inquietante. Il suo torace prominente era evidenziato dallo spesso corpetto nero che indossava. I suoi guanti placcati in oro sembravano quasi emanare una luce opaca. Appeso al suo collo c’era un singolare ciondolo: un grande smeraldo verde che tintinnava allegramente ad ogni suo passo.

     Arrivato in fondo alla corsia, il Tiranno si avvicinò alle doppie porte scorrevoli che si aprirono automaticamente permettendogli l’ingresso nella stanza. Era un sala quasi sterminata, con il soffitto talmente alto da essere difficilmente visibile. Dai complessi macchinari che erano disseminati lì intorno e dal forte odore di prodotti chimici di cui il locale era impregnato, si capiva che si trattava di un laboratorio. Tra cupole di vetro, console, macchinari, tastiere, monitor, spessi cavi neri che pendevano dalle pareti, provette, alambicchi, turbine e ogni sorta di dispositivo complesso, lo spazio libero rimasto a disposizione non era molto. Il personale autorizzato andava avanti e indietro controllando dati e tabelle sui monitor e attivando vari impianti di alimentazione. Procedeva mesto e silenzioso, senza una parola né un sorriso, come se fossero stati tanti androidi privi di anima o di volontà. Il Tiranno non ci fece quasi per niente caso mentre percorreva il laboratorio guardandosi intorno distrattamente.

     - Dottor Prower! - disse all’improvviso dopo che ebbe scorto qualcuno impegnato a lavorare su di un grande computer.

     L’interessato si alzò dalla poltrona su cui era adagiato per rispondere al richiamo. Si trattava di una volpe di media statura dal pelo molto scuro. Indossava un camice da laboratorio e dei guanti di gomma. I suoi occhi erano grigi e spenti e su quello sinistro indossava uno strano monocolo dal vetrino rosso, la cui lente si ingrandiva e si rimpiccioliva come quella di un microscopio. Aveva due code flessuose, una ricoperta da un folto pelo e l’altra, invece, da una lucente canna metallica che assomigliava a quella di un fucile. Non appena sentì chiamare il suo nome scattò in piedi e con fare servile si avvicinò al Tiranno.

     - Eccomi, mio signore! - disse piegandosi leggermente in un inchino.

     - Come procedono le operazioni, dottore? - domandò Sonic impaziente.

     - I sistemi di sicurezza delle prigioni sono tornati operativi, signore, e i droidi di sorveglianza stanno completando la ricarica! Saranno di nuovo funzionali tra un paio di ore! -

     - Ottimo! - esclamò il sovrano soddisfatto - Questo dovrebbe evitare che qualcun altro all’interno delle celle segua l’esempio di quelle fastidiose formiche della Resistenza! -

     Dopodiché il riccio blu fece per andarsene, ma il dottor Prower, con atteggiamento servile e con un tono di voce quanto più mite possibile, si azzardò a richiamarlo.

     - Se posso permettermi, signore! - disse piano - Avrei una domanda da farle! Per quale motivo quando le nostre telecamere di sorveglianza ci hanno inviato il segnale dell’attacco alle prigioni mi ha impedito di inviare rinforzi sul luogo per fermare l’evasione? -

     Il Tiranno si voltò e guardò lo scienziato con fare beffardo.

     - Mi delude, dottor Prower, la facevo molto più intelligente! Se avessi mandato massicci rinforzi, Shadow the hedgehog e la sua patetica compagine non avrebbero mai lasciato vivi il complesso! -

     - E… non è quello che vogliamo, signore? -

     Il sorriso di superiorità del Tiranno non accennava a svanire.

     - Mio caro dottore! In casi come questi usare il pugno di ferro non porta ad alcun risultato! E’ la logica strategica che fa la differenza! Invece di scagliarmi con tutte le forze contro questi omuncoli ho pensato che la decisione più saggia fosse lasciare loro libertà, in modo da… come dice quel proverbio… “prendere due piccioni con una fava”! -

     - Ma, mio signore, sono riusciti a liberare la Veggente… non è uno svantaggio per noi? - continuò Prower anche se si rese conto che il suo sovrano cominciava ad infastidirsi per via di tutte quelle domande.

     - Non necessariamente, dottore! Di questo avremo modo di parlarne tra poco! Riunisca i generali e si rechi con loro nella sala del trono tra dieci minuti e non oltre! Ho delle comunicazioni importanti da fare! -

     Detto questo, l’enigmatico riccio blu si voltò, facendo svolazzare il suo mantello, e abbandonò il laboratorio.


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Oggetto: Memorie

“Re Drake non ha mai compreso il vero significato della parola “potere”, né è stato mai in grado di comprendere il vero potenziale che la sua posizione gli offriva sotto il suo stesso naso… ma io sì!
Il mio nome è Sonic the hedgehog e sono stato per lungo tempo al fianco di Re Drake in qualità di suo generale. In altre parole ero il suo personale grillo parlante che tentava costantemente di aprirgli gli occhi circa il suo smidollato governo di pace e armonia. Assolutamente ridicolo!
Re Drake credeva fermamente che il modo migliore per condurre il suo popolo verso un prosperoso futuro fosse con il guanto di velluto e per quanti sforzi facessi non sono mai riuscito a convincerlo del contrario.
Ho dovuto farmi strada con tenacia lungo la via che mi avrebbe condotto ad essere uno dei suoi generali. Si tratta della carica più alta nella gerarchia del regno, solo tre persone accuratamente selezionate che avrebbero avuto la responsabilità di tenere entro i ranghi l’esercito reale e di assistere il sovrano nell’amministrazione. Era quello il mio posto legittimo e non mi sarei fatto alcun scrupolo pur di ottenerlo.
L’anello più debole era quello che avrei dovuto attaccare: il mio predecessore, Getara. Grazie alla mia rete di contatti riuscii ad incastrarlo per alcuni crimini in cui non era minimamente coinvolto, un’onta impensabile per qualcuno che ricopriva un ruolo così importante. Tolto lui di mezzo, ebbi modo di mostrare a Re Drake le mie capacità, sbaragliando con ogni mezzo qualunque altro concorrente alla carica di generale. Era quello il mio destino!
Drake non avrebbe neanche potuto immaginare che tra le fila dei suoi sudditi più fidati si celasse il discepolo di quello che sarebbe dovuto essere il legittimo sovrano del suo regno. E’ stato il grande Lord Seth ad insegnarmi tutto quello che so. Lo stesso Lord Seth che aveva il diritto di salire al trono come successore di Re Raone. Nessuno avrebbe potuto prevedere che Drake, lo smidollato figlio di Raone, avrebbe deciso di tornare a pretendere il trono dopo la sua fuga dettata dalla pura e semplice paura delle responsabilità a cui avrebbe dovuto far fronte. Seth era già stato designato come futuro re e di sicuro le cose sarebbero state diverse se nello scontro armato che disputarono per decidere la successione avesse trionfato lui. Re Drake e il suo squallido governo morbido non avrebbero mai avuto motivo di esistere.
Seth aveva un unico modo per rifarsi dell’umiliazione subita e per vendicarsi di chi gli aveva usurpato impunemente il trono… era istruire me nelle vie del suo governo ideale, nel concedermi la sua visione del mondo come avrebbe dovuto essere. Quello che Drake e Raone non avevano mai capito è che per creare un mondo stabile l’unico mezzo era la forza. Se si concede troppo a questa gente, se il popolo che governi viene viziato di continuo, il suo modo di ripagarti sarà rovesciare la tua autorità non appena gli sarà possibile. E’ così che vanno le cose. Seth mi ha sempre detto: “Fai in modo che tutte le vite dei tuoi sudditi ti appartengano, ma senza che loro se ne accorgano!”. E’ la Tirannide quello che ci vuole a questo mondo! Ogni mobiano di questo pianeta non desidera altro che essere comandato a bacchetta, ma senza rendersene conto. Io sono stato in grado di esaudire il loro desiderio e di fare in modo che ne fossero felici.
Ho creato l’utopia perfetta!”

     Il bip intermittente dei macchinari ospedalieri che risuonava in quella fredda e sterile stanza stava per fargli perdere la testa. Era come un cupo orologio che scandiva tetramente ogni battito della vita di Alison, come se la quantificasse, riducendola quasi ad una macchina senz’anima. E in effetti, a guardarla in quel momento, poteva quasi sembrare tale. L’allegria e la vitalità che sprizzava da ogni suo poro sembrava essersi del tutto dissolta. Si trovava lì, distesa su quel letto, rigida come uno stoccafisso, pallida come un cencio e con gli occhi ermeticamente chiusi. Il tubicino della flebo spuntava da sotto le coperte, così come altri fili ed elettrodi erano collegati dal suo povero corpo ai macchinari lampeggianti che monitoravano le sue funzioni vitali. Una spessa fasciatura si avvolgeva attorno al suo fianco, nel punto in cui era stata colpita.

     Forge non sopportava di dover rimanere lì a vegliare su di lei senza poter fare nulla per aiutarla. Era da quando l’aveva portata di corsa nell’infermeria del Quartier Generale della Resistenza che non si dava pace e non la abbandonava un solo secondo. Aveva assistito alla delicata operazione a cui era stata sottoposta, sebbene contro la volontà dei medici, e adesso stava aspettando da quella che ormai gli sembrava un’eternità che si risvegliasse. Non avrebbe dovuto lasciarla da sola durante una missione così rischiosa, non avrebbe dovuto dare retta agli ordini di Shadow. L’aveva sempre protetta in tanti anni e non poteva capacitarsi del fatto che avesse quasi messo a repentaglio la sua vita. Se solo fosse stato lì con lei in quel frangente, avrebbe potuto evitare che venisse ferita la sua piccola Alison…

     Le porte scorrevoli dell’infermeria si aprirono, ma Forge non si curò di sapere chi era entrato. Non gli importava in quel momento. Nonostante tutto, il suo fine udito riuscì a distinguere il tipico rumore dei passi di Shadow. Il Comandante non si diresse subito verso di lui, ma indugiò per qualche minuto vicino agli altri letti in cui riposavano i soldati rimasti feriti durante l’assalto alle prigioni. L’aquila poteva udire il suo sospiro sconsolato, ma non servì minimamente a fargli provare pietà per lui. Dopo un po’ si avvicinò al letto di Alison. Una vena sulla tempia di Forge pulsò con forza, segno della sua incipiente irritazione.

     - Come sta? - domandò Shadow serio - Non si è ancora svegliata? -

     - Come vuoi che stia? - replicò l’aquila acidamente - E’ stata presa in pieno da un proiettile e ha perso molto sangue! Tu come staresti? -

     - I medici hanno detto che l’operazione è riuscita, Forge! Si rimetterà presto, dobbiamo solo aspettare che si svegli! Non c’è motivo di preoccuparsi! -

     - Certo, si rimetterà! - sbottò Forge con sarcasmo - Fino a quando tu non deciderai di mandarci in un’altra missione suicida! -

     Shadow lo squadrò con attenzione, ma non si scompose minimamente.

     - Abbiamo perso tre soldati! E altri due, più Alison, sono rimasti feriti! Niente di tutto questo mi fa piacere! -

     - Ah, bene! Perché cominciavo a pensare che il potere del comando ti avesse dato alla testa! -

     - Stai mettendo in dubbio la mia autorità, Forge? - replicò il riccio nero sforzandosi di mantenere la calma.

     - No, Shadow! E’ la tua sanità mentale che sto mettendo in dubbio! Hai fatto rischiare la vita ad Alison per via dell’assurda pretesa che una magica fatina potesse far sparire tutti i nostri problemi con un colpo di bacchetta! -

     - Ho preso la decisione che ritenevo più giusta… una decisione che tutti voi avete appoggiato! Credi che mi senta soddisfatto sapendo che dei compagni… degli amici… sono costretti in un letto d’ospedale per via di un mio ordine? -

     Forge afferrò il braccio del Comandante e lo fece avvicinare al letto, indicando con l’altra mano la moribonda Alison.

     - E’ questa la vera conseguenza dei tuo ordini! Guarda! E io sono davvero stanco di avere a che fare con tutto questo! -

     - Nessuna guerra è mai facile o giusta! Quando ho reclutato te ed Alison per farvi unire alla Resistenza sapevi a cosa stavate andando incontro! -

     - Se fosse stata una mia decisione… non avrei mai accettato di esporre Alison ad un simile pericolo… ma è stata lei a convincermi ad accettare la tua proposta! Allora vivevamo sulle montagne, nella più totale pace e tranquillità… lontano da tutta questa distruzione! -

     Shadow, per la prima volta, diede un visibile segno di fastidio.

     - Ed è questo che vuoi tornare a fare? A mettere la testa sotto la sabbia e a fare finta che tutto vada bene? -

     - Se è per salvaguardare Alison, sono disposto a farlo! - rispose Forge secco - Mi sono preso cura di lei e l’ho allevata come una figlia sin da quando era in fasce… sin da quando i suoi genitori me la affidarono! E non ho la minima intenzione di smettere di farlo proprio adesso! -

     - Noi tutti ci preoccupiamo di Alison e vogliamo bene sia a te che a lei! Siete parte della squadra adesso! -

     - Ne sei sicuro? - chiese Forge punto sul vivo - Non metto in dubbio che tutti qui ci abbiano accolto con calore… ad eccezione di te, Shadow! Tu non mi hai mai potuto sopportare! -

     - Non dire stupidaggini! Abbiamo avuto molte discussioni e divergenze, ma io ho molta stima di te! Sei un formidabile guerriero e un elemento indispensabile della Resistenza! -

     L’aquila rise di gusto con un tono a metà tra il divertito e il sarcastico.

     - Certo, questo è quello che vuoi far credere agli altri, prode Comandante! - disse con tono offensivo - Ma sappiamo bene che non hai mai potuto digerire il fatto che, come quella bianca cicatrice che hai sull’occhio testimonia, l’eremita delle montagne di fronte a te sia stato l’unico che ti abbia mai sconfitto in combattimento! -

     Shadow non rispose. Stringeva i pugni con forza tentando di mantenere il controllo.

     - Quando salisti sulle montagne insieme ai tuoi strumenti di morte - spiegò Forge indicando le mitragliette nelle fondine del suo interlocutore - Ho pensato che non avessi buone intenzioni, così ti ho attaccato! E se Alison non ci avesse interrotto puoi stare sicuro che a quest’ora il grande Comandante Shadow non esisterebbe! -

     Era davvero troppo per lui. Perdendo il controllo dei suoi nervi di acciaio, Shadow si mosse rapidamente e sferrò un sonoro pugno in direzione dell’aquila. Ma Forge non fu da meno in quanto a rapidità. Un battito di ciglio e, prima che le nocche del riccio si infrangessero sul volto del volatile, sentì la fredda lama di uno dei suoi coltelli avvicinarsi pericolosamente alla sua gola. Entrambi si paralizzarono all’istante, guardandosi negli occhi e leggendovi all’interno una rabbia bruciante.

     - Avanti, Shadow! - sussurrò Forge digrignando i denti - Dammi una sola buona ragione! -

     Improvvisamente sentirono il rumore delle porte scorrevoli e si ritrassero immediatamente. Gli infermieri stavano rientrando per il check-up e l’aquila ne approfittò per allontanarsi, non prima di dire al Comandante:

     - Non appena Alison si sarà ripresa ce ne andremo… per non tornare più! -

     Il cuore del riccio nero batteva velocemente. Il segno che aveva decisamente perso le staffe erano quei guizzi di elettricità che erano balzati di nuovo nei suoi polpastrelli. Abbandonò l’infermeria e, non appena fuori, sfogò la sua frustrazione dando un sonoro calcio alla parete.


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Accesso al file #076
Scheda personale: Agente “Desert Eagle”
“Mi chiamo Forge.
Il mio ruolo all’interno della Resistenza è di Agente Scelto, sotto il nome in codice di “Desert Eagle”.
Sarò molto breve. Non ho acconsentito di buon grado a registrare questa scheda personale, per cui dirò il minimo indispensabile sul mio conto.
La mia famiglia ha sempre vissuto tra le montagne più alte di Mobius, lontano dal resto della civiltà e da tutto quello che li riguardava. Siamo da generazioni degli eremiti, perché crediamo che l’unico modo per raggiungere l’illuminazione sia nella pace e nella solitudine della nostra stretta cerchia di famigliari. Sono stato educato in questo modo e così mi piace essere.
Tuttavia il mio percorso verso l’illuminazione è stato interrotto quando una coppia ha raggiunto il mio santuario e mi ha implorato di esaudire un loro desiderio. Volevano che mi prendessi cura della loro figliola, Alison. Il loro secondo figlio era stato catturato dai soldati del Tiranno, così come lo chiamavano loro, e volevano che almeno l’altra loro creatura vivesse una vita tranquilla e estranea al pericolo.
Non sarò un tipo molto socievole, ma di certo non mi tiro indietro quando c’è qualcuno in difficoltà. Era un compito difficile quello che mi stavano chiedendo, ma decisi di accettare lo stesso. Non ho mai più rivisto quella coppia di volpi. Tutto quello che mi rimase di loro era la piccola Alison.
Ho cresciuto quella bambina con le mie mani, fino a farla diventare una giovane donna. Ho mantenuto la promessa fatta ai suoi genitori di tenerla fuori dai guai fino a quando non ho ricevuto la visita di un ulteriore estraneo. Shadow the hedgehog, Comandante della Resistenza.
Non ho mai tollerato intrusioni di gente armata nella tranquillità del mio rifugio. Detesto le armi da fuoco, detesto con tutto il cuore quegli strumenti di morte tonanti, il modo più vigliacco che esista di uccidere. Ho pensato che l’arrivo di quel riccio preannunciasse un grave pericolo per cui ho lottato con lui con tutte le mie forze.
Mi sbagliavo. Era solo venuto in avanscoperta per cercare reclute nella sua assurda guerra tra soldatini. La guerra è la più meschina assurdità che la mente dei mobiani abbia mai potuto generare. Se fosse dipeso da me non avrei mai e poi mai accettato di prendere parte a quella mostruosità, ma Alison voleva fare la sua parte. Avrei dovuto immaginare che ad una ragazza come lei sarebbe andato stretto il mio stile di vita isolato. Avrei dovuto immaginare che il suo desiderio di mettersi alla prova e di mostrare al mondo quello di cui era capace sarebbe cresciuto insieme a lei.
Il mio compito era quello di proteggerla è ancora lo è. Ho deciso per questo di entrare a far parte del movimento, per offrirle la mia protezione. Non ho nessun interesse nel partecipare a questa guerra.
Nessuno!”

     Sarebbe stato difficile per chiunque trovare una stanza più sfarzosa e sontuosa della sala del trono del Gulag Hedge. Grande come un campo da calcio e alta quasi quanto la metà di uno stadio, era tappezzata di drappi e tendaggi scarlatti e dorati. Un lungo tappeto rosso si srotolava per metri e metri collegando le grandi doppie porte in quercia ad una pedana sopraelevata. Qui sopra era collocato il grande trono in platino puro ricoperto di diamanti luccicanti. Diverse file di fiaccole dai manici in argento erano disposte lungo le pareti, illuminando la stanza e conferendole un senso di riverenza e soggezione.

     Le porte si aprirono scricchiolando, permettendo l’ingresso ad un singolare quartetto. In testa al gruppo c’era il dottor Prower, ancora avvolto nel suo camice da laboratorio e con il monocolo elettronico che ronzava ad intermittenza. Subito dopo c’era un serio e taciturno camaleonte dalla pelle viola squamosa. Sul suo muso si prolungava un corno ricurvo e i suoi occhi grigi metallici erano talmente stretti da risultare quasi due fessure. Indossava un kimono nero da battaglia bordato di rosso, e sulla fibbia della sua cintura era agganciato il fodero di una spada. A seguito c’era una figura più alta e possente, un verde e muscoloso coccodrillo con una coda flessuosa che indossava dei pantaloni mimetici e degli stivaloni neri e lucidi. Il particolare che più colpiva in lui erano le due braccia robotiche collegate a due piastre luminose sul petto. A chiusura del gruppetto c’era Cybil the spider, più pallida del solito e visibilmente annoiata.

     I quattro si posizionarono in riga di fronte alla pedana, come dei soldati in attesa del proprio superiore. Il Tiranno non si fece attendere e sbucò dalla parete di spalle al trono dopo aver scostato una tenda ed essere uscito da un locale attiguo. Si avvicinò lentamente ai generali e li contemplò per qualche minuto. Sapevano di non dover distogliere lo sguardo quando il Tiranno li osservava, perché egli desiderava la massima trasparenza da loro e rifiutarsi di ricambiare le sue occhiate sarebbe stato come ammettere di nascondergli qualcosa.

     - Siamo tutti qui, come desiderava, mio signore! - intervenne il dottor Prower con voce chiara piegandosi in un lieve inchino.

     - Lo vedo, dottore! - replicò il riccio con fare acido per poi adagiarsi comodamente sul suo lussuoso seggio - Vi ho convocati perché ho degli importanti incarichi da affidarvi! Se li porterete a termine come si deve, potremo finalmente toglierci di torno la Resistenza e le sue continue e irritanti interferenze! -

     - Avremmo potuto approfittarne quando si sono infiltrati nella prigione e hanno liberato quella streghetta da quattro soldi! - esclamò il coccodrillo stringendo il suo pugno metallico.

     - Non è una streghetta da quattro soldi, Vector! - replicò il camaleonte, infastidito - Secondo le Cronache dei Precursori è il messia che svelerà il segreto per rovesciare la Tirannide! -

     - Ho letto anch’io quei manoscritti incartapecoriti! - disse Sonic - Non credevo neanche ad una parola di quelle colossali fandonie! Poi nel territorio delle Mystic Ruins i miei droidi hanno scoperto un’ambigua echidna nascosta tra le rovine! Non ci ho messo molto a capire che si trattava della Veggente! Un personaggio molto particolare… essendo un essere ancestrale non potevo torcerle un capello, ma mi è bastata una semplice occhiata per capire che custodisce davvero un importante segreto! Purtroppo neanche imprigionarla e tenerla sotto chiave è servito a farle aprire la bocca! Quella megera è sempre stata più testarda di un cammello! -

     - Se davvero è a conoscenza di qualcosa di importante - si intromise Cybil - Come mai non sei intervenuto con forze più massicce per impedire che fosse liberata? -

     Sonic sorrise.

     - Ho semplicemente usato la testa, mia viscida amica! Se la nostra indovina si è rifiutata di vuotare il sacco con me, non ho motivo per dubitare che lo farà con il prode Shadow! E’ vero, quello che nasconde può significare la mia fine, ma se giochiamo d’astuzia potremo usare quest’arma contro i nostri nemici! Ed è qui che entrate in scena voi! -

     I quattro subalterni si irrigidirono impettiti, in attesa di ricevere gli ordini.

     - Dottor Prower, potenzi tutti i droidi di sorveglianza e revisioni gli Aracno Tank! Ci aspettiamo un bel po’ di movimento e dobbiamo essere preparati! -

     - Agli ordini, mio signore! - rispose subito la volpe abbassando la testa.

     - Espio, tu vai giù nelle prigioni e rappezza Lance! Immagino sia ansioso di spezzare il collo a chi lo ha ridotto in quello stato! -

     Il camaleonte annuì piano.

     - Vector, tu invece ti devi occupare della sorveglianza del bunker 56! Sono sicuro che la Resistenza cercherà di appropriarsi del suo contenuto una volta che la Veggente avrà cantato! -

     Il coccodrillo aggrottò la fronte, non sicuro di aver compreso bene, ma si limitò ad annuire anche lui e a dire: - Sarà fatto! -

     - Quanto a te, Cybil! - riprese Sonic fissando la vedova nera - Ho un incarico ancor più importante per te! Ti avevo chiesto di stare alle calcagna di quegli omuncoli per individuare il loro Quartier Generale, ma adesso i piani sono cambiati! La loro base è schermata per cui non possiamo individuarla, ma una volta che loro sono fuori possiamo localizzarli abbastanza facilmente! Voglio che tu insegua Shadow the hedgehog e faccia rapporto su tutti i suoi movimenti! Non devi ucciderlo… almeno non tanto presto… devi solamente seguirlo e… rubargli qualunque cosa riesca a trovare! Ci siamo capiti? -

     - Direi di sì! - rispose lei quasi noncurante - Allora… quando cominciamo? -


     Knuckles si era spesso chiesto se le intense battaglie e le difficoltà a cui era andato incontro non avessero inciso sul suo animo rendendolo meno compassionevole. Quando erano rientrati nel Quartier Generale dopo l’attacco alle prigioni, aveva potuto notare come tutti i suoi compagni erano tristi e sconsolati per la perdita degli altri soldati e per il ferimento di Alison. Non era la prima volta che dei guerrieri della Resistenza cadevano in battaglia, eppure, come è normale che sia, ogni volta che succedeva sembrava che i sopravvissuti avvertissero il mondo cadere loro sulle spalle. Era così per tutti ad eccezione di Knuckles. Non aveva battuto ciglio né versato una lacrima che suggerisse del dolore per la grave perdita. Si chiedeva se tutte le volte in cui aveva fatto i conti con la morte durante gli scontri armati lo avessero reso irrimediabilmente insensibile. Per quanto si sforzasse, non riusciva a provare sofferenza quando le vite dei soldati si spegnevano ed era perfettamente consapevole che questo era fuori dal normale. Era forse un mostro privo di sentimenti? Si era trasformato in una macchina da guerra, capace solo di uccidere e nient’altro? La cosa lo spaventava non poco. L’unica cosa che ancora gli suggeriva di non aver perso la sua anima era quello che provava per Rouge. Era ancora capace di sentire l’amore, di percepire delle emozioni e questo lo rassicurava. Senza di lei non sarebbe stato meglio di un droide, privo di un cuore e in grado solo di combattere.

     Quando si recarono in infermeria per sottoporsi ad una visita di controllo e rammendare le loro ferite, avrebbe voluto parlare ad Amy, tentando di consolarla e di farla sorridere. Avrebbe voluto confortare Geoffrey e Mighty, cercando di distogliere la loro mente dal pensiero dei loro compagni caduti. Tuttavia, sentiva di non poterlo fare, in parte perché non avrebbe saputo cosa dire, in parte perché non riusciva più a comprendere una tale sofferenza.

     Nonostante ciò, il morale non era completamente a terra. Rouge e il dottor Robotnik sembravano essere tra i pochi che riuscivano a vedere i lati positivi nella riuscita della loro missione. La Veggente esisteva davvero ed erano riusciti a liberarla. Knuckles prese mentalmente nota di scusarsi con Shadow per non aver creduto in lui. Era praticamente impossibile dubitare del fatto che quella donna avesse qualcosa di mistico. Bastava guardarla in quegli occhi misteriosi, osservare i suoi modi regali, sentire il suono della sua voce quasi celestiale. Sembrava quasi che provenisse da un altro mondo, o che fosse un angelo disceso dal cielo.

     Su Knuckles esercitava un fascino particolare, soprattutto perché era un’echidna. Non avrebbe mai pensato di incontrare un altro della sua specie. Le echidna erano state la prima razza che il Tiranno aveva sterminato negli anni della sua ascesa al potere, perché le più intelligenti e le più pericolose di tutte. Possedevano una mente fuori dal comune e il loro desiderio di essere liberi era grande quasi quanto la loro prodezza come guerrieri. Rappresentavano la minaccia più grande per la Tirannide ed era naturale che il sovrano avesse voluto liberarsene il più in fretta possibile. Da quando un esercito di droidi aveva dato la caccia ad ogni singola echidna del pianeta, la famiglia di Knuckles era l’unica rimasta, di cui però solo lui fu salvato miracolosamente grazie all’intervento della Resistenza, per cui era un gradita sorpresa trovare un’altra della sua specie.

     Tutti questi pensieri aleggiavano nella sua mente mentre era seduto e in attesa all’interno della Sala Strategie. L’atmosfera non era delle migliori. Amy Rose, Geoffrey, Mighty, Rouge e il dottor Robotnik erano fermi ai loro posti, silenziosi e con il capo chino, in attesa dell’arrivo di Shadow. Le postazioni di Alison e Forge erano vuote, ma gli altri non ci facevano caso. Erano troppo ansiosi di ascoltare quello che la Veggente aveva da dire.

     Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, le porte si aprirono ed il riccio nero entrò. Dall’espressione che portava in volto sembrava molto stanco e in qualche modo contrariato, tuttavia non poteva nascondere la sua soddisfazione per essere riuscito infine a condurre la Veggente nel loro Quartier Generale. Infatti, Tikal era subito dietro di lui, con la sua espressione trasognata, come se fosse capitata lì per caso. Gli opali e i braccialetti che indossava scintillavano sotto la cupa luce al neon della stanza.

     Shadow la invitò gentilmente a sedersi, ma lei declinò con cortesia l’offerta, preferendo rimanere in piedi. Il Comandante decise di imitarla, e neanche lui si accomodò sulla sua poltrona. Si schiarì nervosamente la voce e si rivolse ai suoi compagni. Tutti i loro sguardi erano puntati su Tikal, ma lei sembrava non curarsene.

     - Per chi di voi non abbia ancora avuto modo di conoscerla - cominciò Shadow con fare solenne - Ho il piacere di presentarvi la Veggente, o come preferisce essere chiamata, Tikal! Ho avuto modo di scambiare un paio di parole con lei… come è riportato nelle Cronache dei Precursori, conosce effettivamente il modo per piegare definitivamente la Tirannide! E’ questo il motivo per cui è stata imprigionata dal Tiranno e per cui noi l’abbiamo liberata! Siamo tutti ansiosi di sapere qual è il segreto che nasconde… quindi cedo la parola a lei! -

     - Se mi è concesso - intervenne a sorpresa Knuckles - Prima di parlare di questo vorrei sapere qualcosa di più su di te, Tikal! Da dove vieni, qual è la tua discendenza… chi sei, insomma! -

     - Ammetto che anche io ho questa curiosità! - gli fece eco Geoffrey con un sorriso incoraggiante.

     - Possiamo sempre parlarne in seguito! - sbottò Shadow ansioso - Adesso le nostre priorità sono altre! -

     - Non essere così severo, Shadow! - disse Tikal parlando per la prima volta con quella sua voce pacata - Comprendo la loro sete di sapere e sono disposta a placarla, per quanto mi è possibile! Servirà ad offrirvi anche l’opportunità di fidarvi di me, conoscendomi meglio! Mi rendo conto che nella posizione in cui vi trovate la lista dei vostri alleati è molto corta e non siete sicuri su chi poter contare! -

     - Non sarebbe una cattiva idea sapere qualcosa sul suo conto! - replicò Rouge scettica - Non abbiamo altre notizie su di lei ad eccetto di qualche vago riferimento tratto da Cronache vecchie di millenni! -

     - Da quando sono nato non ho mai conosciuto altre echidne all’infuori dei miei genitori! - spiegò Knuckles - Voglio sapere che ne è stato della mia razza! -

     - Su questo pianeta le echidne sono sempre state la razza più intelligente di tutte! La loro mente fuori dal comune ha permesso loro di evolversi sempre di più e di produrre una tecnologia costantemente all’avanguardia! Quello che non si sa è che alcuni di noi si sono sviluppati fisicamente ed intellettualmente ad un punto tale da diventare esseri semi-angelici! Noi li chiamiamo i Belkia… pochi eletti che sono stati in grado di accedere alle aree più remote della loro mente per incrementare il loro potenziale! Il cervello è in perfetta sintonia con il corpo tanto da ritardare l’invecchiamento e aumentare di molto la longevità, nonché far sparire del tutto il dolore fisico! Io sono una di loro, come lo era mio padre Pachacamac prima di me… per questo il Tiranno non è mai riuscito a farmi rivelare il segreto a cui ambisce! -

     - Incredibile! - esclamò Amy sbalordita.

     - Dunque se quello che dici è vero - intervenne Robotnik - Le Cronache dei Precursori sono state scritte da questi individui! -

     - Esatto! - confermò Tikal - Alcuni Belkia vissuti millenni fa si sono dimostrati addirittura in grado di predire eventi futuri! Hanno profetizzato che una di noi avrebbe svelato il segreto per rovesciare la Tirannide che si sarebbe abbattuta sul nostro pianeta! Ho capito che la profezia si riferiva a me solo quando il Tiranno ha sterminato le ultime echidne rimaste, rendendomi l’ultima Belkia sopravvissuta! -

     - Se ne eri già a conoscenza come mai non hai cercato di contattarci prima? - chiese Mighty.

     - Anche volendo farlo non potevo conoscere l’ubicazione di questo Quartier Generale! - rispose tranquillamente l’echidna - E poi, come sancisce la profezia, sareste dovuti essere voi a liberarmi! Così quando il Tiranno mi ha trovato nelle Mystic Ruins ho lasciato che mi catturasse senza opporre resistenza! In questo modo avrei potuto aspettare il vostro arrivo! -

     - Il che ci porta alla questione che più ci interessa! - disse Shadow fremente - Come possiamo fermare una volta per tutte il Tiranno? -


     A quelle parole, Tikal infilò una mano in una piega della sua veste ed estrasse una strana pietra verde che emanava una luce intensa. Tutti i presenti sgranarono gli occhi, incantati dalla bellezza e dal fascino di quell’inusuale gioiello.

     - E’ stupendo! - esclamò Rouge incantata - Che cos’è? -

     - Questo è un frammento del Master Emerald, un’antica e mistica gemma che purtroppo è andata distrutta molto tempo fa! La mia famiglia se la tramanda da generazioni come un inestimabile tesoro… ed è la chiave per la liberazione del pianeta! -

     - Come può esserci utile? - insistette Shadow.

     - Il Master Emerald era in grado di neutralizzare e di tenere sotto controllo il potere dei Chaos Emeralds! Adesso che è andato distrutto non ha più questa proprietà… ma l’unica scheggia rimasta è ancora capace di segnalare la presenza di smeraldi se sono nelle vicinanze! -

     - Chaos Emeralds? - chiese Mighty incuriosito.

     - Che cosa sono degli… smeraldi del Caos? - disse Geoffrey.

     - Sette smeraldi, unici nel loro genere e antichi quanto l’universo stesso! Inglobano al loro interno un’energia illimitata e un potere quasi divino! Se si riescono a riunire tutti e sette… si disporrà di una forza tale da poter fare qualunque cosa… esaudire qualunque desiderio! -

     Dall’aria con cui Tikal stava parlando poteva sembrare un’esaltata. Gli occhi le brillavano ed il suo sorriso non avrebbe potuto essere più ampio. Per tutti gli altri ascoltatori invece non era la stessa cosa. Si guardavano con fare interrogativo, incerti se credere o no alle sue parole. Non ritenevano molto plausibile l’esistenza di simili artefatti così potenti, e che soprattutto loro non ne avessero mai saputo niente.

     Shadow però era l’unico che non sembrasse scettico. Al contrario, era come se le parole della Veggente avessero colpito nel segno. Aveva il volto corrucciato in un’espressione molto pensierosa.

     - Il ciondolo che il Tiranno porta sempre con sé… - cominciò a dire il Comandante strizzando gli occhi come per visualizzare bene un’immagine nella mente.

     - Sì! - confermò Tikal - Quello è uno dei sette Chaos Emeralds! -

     Un mormorio sconcertato si levò dal gruppetto fino a rimbalzare sulle pareti.

     - Questo significa che il nostro nemico ha già uno di quei sassi! - sbottò Knuckles - Dovremmo cercare di rubarglielo! Più facile a dirsi che a farsi! -

     - E’ sicuro che ne possiede uno! - replicò Tikal grave - Non so se ne abbia trovati altri! Ma credetemi… i Chaos Emeralds sono l’unica chiave per la sua definitiva sconfitta! Lui li cerca… e li brama con tutta l’anima, perché sa che se riuscisse a recuperarli tutti e sette avrebbe così tanto potere da non temere più niente e nessuno! Nelle sue mani significherebbero la vostra sconfitta… nelle vostre invece, la liberazione e la fine della Tirannide! -

     Dette queste parole, la Veggente chiuse gli occhi. Un silenzio stupito faceva da sottofondo.


“Prima della sua dipartita, Lord Seth mi aveva lasciato un preciso incarico: fargliela pagare nel suo nome e riuscire dove lui aveva fallito!
Sono io il responsabile della morte di Re Drake! Sono stato io ad avvelenare il suo pasto serale e a causare la sua definitiva scomparsa! Sono stato io a riferire alla popolazione della sua triste dipartita in seguito ad un malore fulminante! Nessuno avrebbe mai potuto scoprire la verità dell’accaduto.
L’unica cosa che non avrei potuto immaginare sarebbe stata la reazione di Charmy e Levine alla notizia. Credevo che fossero dei generali leali al loro signore, ma capii ben presto che Drake non aveva mai avuto accortezza nello scegliere i suoi sudditi. I miei due colleghi erano spietati e assetati di potere quasi quanto me. Avevo due nuovi rivali di cui sbarazzarmi se volevo prendere il mio posto al governo del regno rimasto senza un sovrano.
Ognuno di loro fece promesse e discorsi convincenti, nel tentativo di raccogliere sostenitori che facilitassero l’ascesa al trono. Il grande esercito di partenza si spaccò in tre parti e ben presto ci ritrovammo ad essere tre nemici che ambivano alla stessa identica posizione.
Furono anni di tensione e di continue guerriglie tra le nostre tre forze tra le quali, detesto ammetterlo, non riusciva a prevalere nessuna in alcun modo. Setacciavamo ogni angolo del pianeta per raccogliere consenso e reclutare nuovi soldati che combattessero per la nostra personale causa. Ben presto il regno di Re Drake si sgretolò sotto ai nostri occhi, incrinato dal continuo clima di oppressione che stavamo infliggendo alle popolazioni. Non ho mai voluto questo! E neanche Lord Seth!
Se solo avessi trovato il modo di annientare una volta per tutte Charmy e Levine avrei potuto rivendicare il possesso del regno e ricucirne insieme i pezzi per formare di nuovo un completo e autentico tutto! Le mie speranze però sembravano ogni giorno più vane… il loro potere aumentava a dismisura, con la conseguenza di diffondere la devastazione nell’ambiente e nelle persone. Tutto quello doveva finire!
Poi un giorno mi imbattei in qualcosa di molto particolare… Stavo esplorando con una scorta armata le antiche rovine degli echidna… e lo vidi! Fu la sua luce così intensa ad attrarmi… uno smeraldo verde grande quanto un pugno… c’era un antico e mistico potere che vorticava in quella piccola prigione di pietra… potevo sentirlo… riuscivo ad assaporarlo!
Qualche tempo dopo organizzai un incontro con Charmy e Levine per discutere un armistizio. Ognuno di noi poteva premunirsi di uno stuolo di soldati armati, nel caso di un attacco a sorpresa. Nessuno di loro fu in grado di fermarmi… uccisi i due generali con le mie mani, insieme a tutta la loro scorta! Con quello smeraldo… ero diventato invincibile!”

     Era notte fonda ormai. La riunione in Sala Strategie era durata più del previsto e siccome erano tutti molto stanchi e provati, il Comandante aveva suggerito che andassero a riposare, in attesa del giorno successivo in cui avrebbero deciso come utilizzare le informazioni appena acquisite. All’uscita dalla stanza non c’era il solito chiacchiericcio che accompagnava i membri della Resistenza. Forse per la difficile missione che avevano da poco intrapreso, per la mancanza di Forge ed Alison, per la solidarietà nei confronti dei soldati caduti o per le sconvolgenti rivelazioni di cui erano stati testimoni tutto quello che li accompagnava era il più assoluto silenzio.

Gli altri si erano ritirati nelle loro stanze, mormorando a malapena una buonanotte, troppo spossati e inquieti per mostrare un minimo di cordialità in più. Shadow, dal canto suo, aveva accompagnato Tikal nella stanza che era stata preparata per lei, senza dire una parola durante il tragitto. Quando furono arrivati, il riccio nero le aprì la porta e le cedette il passo.

     - Qui dovresti stare bene! E’ la stanza accanto alla mia, così se avrai bisogno di qualcosa non dovrai fare altro che chiamare! -

     - Apprezzo la gentilezza! - replicò Tikal con un sorriso - Ma puoi riposare tranquillo! Non dormo quasi per niente, non c’è motivo che ti preoccupi! -

     - Bene! - ribatté Shadow e senza trovare nient’altro da dire aggiunse: - Allora… buonanotte! -

     Stava per chiudersi la porta alle spalle… quando improvvisamente gli venne in mente qualcosa. Si voltò nuovamente e le parole esplosero fuori dalla sua bocca come se non aspettassero altro che uscire da lì.

     - Faccio spesso un sogno ricorrente! - esclamò con fare serio - E’ un sogno… diverso da qualunque altro… è realistico… fin troppo realistico! Mi trovo in una cella di prigione… e c’è… uno scheletro in fiamme che mi dice di… guardare oltre lo specchio… che la verità è… nel suo ventre! Non so cosa significhi… né perché ogni volta che mi addormento vedo queste immagini nella mia testa! -

     Tikal ascoltò con attenzione il racconto del riccio nero.

     - Ogni volta che mi sveglio è come se… si manifestasse uno strano potere dentro di me! Riesco a fare cose… che non sapevo di poter fare… e questo mi spaventa! Sai dirmi che significa tutto questo, Tikal? -

     - Mi dispiace! - disse l’echidna desolata - Purtroppo noi Belkia non abbiamo la facoltà di interpretare i sogni… o le visioni… o qualunque cosa sia questo che mi stai raccontando! Tuttavia… esiste un’antica leggenda che riguarda i sogni… si dice che siano proiezioni che provengono da una realtà parallela alla nostra… da un altro mondo, in poche parole… e che servono ad indicarci la strada da percorrere e a raggiungere la conoscenza! -

     Shadow sospirò. Niente sembrava avere più senso ormai.

     - E’ solo che spesso sento come se… qualcosa non quadrasse nel mondo come è adesso… come se ci fosse qualcosa di sbagliato… e le cose non sono come dovrebbero essere… è difficile spiegare questa sensazione… ma è come un chiodo fisso ultimamente… non riesco a capire! -

     - Non tutto è sempre facile da spiegare! - concluse Tikal stringendogli il braccio con fare consolatorio - Ma confida che prima o poi… ogni cosa andrà al suo posto… prima o poi… -

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Capitolo 8
*** Full Speed Ahead #08 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #08

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#08

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SINS OF PURITY Saga

Giochi di menzogne

Scritto e ideato da: Knuckster

I pericoli del conflitto che Sonic the hedgehog e i suoi compagni sono costretti a sostenere per salvare la gente del loro mondo si stanno facendo sempre più pressanti. Il primo ad essere stato preso nel fuoco incrociato è stato Charmy, avvelenato durante uno scontro con Levine e in condizioni critiche. In una disperata lotta contro il tempo, mentre il Team Chaotix è alla ricerca dell'unico antidoto che potrebbe salvarlo, Sonic è impegnato in una missione che sperava di non dover mai più accettare: affrontare Shadow the hedgehog ancora una volta!

 Marble Garden – Giorno 3 (Ore 23:30)    

     - Come credi di trovare quella pianta? E’ buio pesto! - si lamentò Espio.

     Lui e Vector stavano vagando da quasi mezz’ora nel buio più totale alla ricerca della pianta che avrebbe potuto fornire l’antidoto a Charmy. Si trovavano su di un terreno roccioso, a tratti coperto da ciuffi d’erba e sterpaglie. Era un suolo antico che un tempo era stato calpestato da una civiltà talmente lontana nel tempo da essere ormai perduta. Qua e là si potevano scorgere antiche colonne di marmo, rovine di tempi votivi, capitelli malconci, vasellame, e tanti altri reperti che avrebbero fatto la gioia degli archeologi di tutto il mondo. Ma non era quello che adesso interessava al Team Chaotix. Non si erano certo recati lì in cerca di vecchi cocci e antiche pietre. Erano là semplicemente perché sentivano che un modo per impedire al loro compagno di morire era nascosto nel buio di quella terra marmorea.

     Vector non poteva sopportare la vista del povero Charmy ridotto in quello stato. Il suo giovane volto era sempre illuminato da un’allegria e da una spensieratezza fanciullesca che aveva imparato ad apprezzare. Anche se spesso si comportava da bambino e lo faceva uscire fuori dai gangheri, Vector provava un profondo affetto per Charmy, un affetto quasi paterno. E vederlo lì disteso senza forze, pallido come un fantasma, lo riempiva di tanta amarezza. Ecco perché non aveva esitato un attimo e si era tuffato nel buio della notte alla ricerca della cura. Sapeva benissimo che le possibilità di trovare quella pianta erano molto scarse, e sapeva che, probabilmente, quando sarebbero tornati ad Angel Island non ci sarebbe stato più niente da fare, ma abbandonare tutto senza neanche imbarcarsi in un tentativo estremo di salvare la vita al loro compagno, sarebbe stato un insulto a lui e a tutte quelle volte che era stato lui ad aiutare i suoi amici nei momenti più difficili tirandoli su con la sua allegria.

     Distolto all’improvviso da questi pensieri, Vector slacciò da una tasca segreta nel suo guanto destro una piccola torcia tascabile.

     - E adesso ti viene in mente di usarla? - sbraitò Espio - Stiamo brancolando nel buio da mezz’ora e adesso scopro che hai una torcia? -

     - Me ne ero dimenticato! - si scusò Vector - Non perdiamo tempo, però! -

     Il fatto che non avesse risposto con una gracchiante protesta, come era suo solito, significava che la sua preoccupazione raggiungeva dei livelli molto allarmanti.

     Accese la torcia e un fascio di luce illuminò il terreno. Espio guardò il cielo trapunto di stelle e sospirò pensando alla sorte di Charmy.

     - Tikal non ci ha nemmeno detto dove cresce questa pianta con precisione! - si lamentò il coccodrillo spazientito.

     - Credo che non lo sapesse neanche lei! - replicò Espio - Comunque stai attento, Vector! Stiamo perdendo il sentiero! -

     - Chi ti dice che seguendo il sentiero troveremo la pianta? Potrebbe essere ovunque! -

     - Se hai un’idea migliore mi piacerebbe sentirla! Questo posto è enorme e se non abbiamo un punto di riferimento non riusciremo a tornare indietro! -

     - Punto di riferimento? Non serve, Espio! Credimi! Non se si ha a disposizione una bussola vivente come me! -

     - Bussola vivente? -

     - La mappa di questo posto ce l’ho stampata nel cranio! Fidati! -

     - Dovrei essere sicuro? -

     - Certo! Basta andare da questa parte! -

     Vector si diresse a destra a passo di corsa. In verità fu così veloce che inciampò in una roccia sporgente rovinando a terra. Rotolò precipitosamente lungo un ripido pendio e sparì alla vista. Immediatamente, Espio raccolse la torcia lasciata cadere e con un agile balzo raggiunse il collega in fondo al dislivello.

     - Tutto bene, bussola vivente? -

     - Scherza, scherza, mostriciattolo! - rispose il coccodrillo ripulendosi dalla terra - Intanto guarda che cosa ho trovato! -

     Vector gli mostrò una piantina con dei lunghi rami attorcigliati e con dei fiori bianchi che sembravano quasi scintillare sotto la luna.

     - La fortuna del principiante, a quanto pare! - commentò Espio.

     - Lasciamo perdere! - replicò Vector - L’importante è averla trovata! Torniamo indietro! -

     - Sempre se riusciremo a ritrovare l’auto! -

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Haunted Forest – Giorno 3 (Ore 23:30)

     I suoi passi risuonavano sinistri nel silenzio della sera mentre procedeva impettito sul sentiero di terra battuta verso la Techno Base. Stringeva ancora nella mano destra il Chaos Emerald che brillava di luce gialla e ogni tanto emanava uno strano sibilo. L’unico altro rumore che si sentiva era il fruscio delle ali di Rouge e Levine che volavano accanto a Shadow. Erano anche loro silenziose e imbronciate per la scarsa considerazione con cui il riccio le trattava.

     - Avremmo potuto tornare alla Base usando il Chaos Control! Perché ci tocca scarpinare? - sussurrò Rouge.

     - Probabilmente non è ancora in grado di sfruttare al meglio i suoi poteri! - rispose Levine, seccata - E neanche di degnarci di uno sguardo a quanto pare! -

     - Non c’è bisogno che mi svolazziate attorno tutto il tempo! - disse Shadow con la sua voce profonda - Se volete andare, potete farlo in volo! -

     Levine planò dolcemente a terra e gli si piazzò davanti. Si mise a braccia conserte e fece una faccia falsamente immusonita.

     - C’è qualcosa che ti turba, non è così? - chiese.

     - E anche se fosse? Te ne importerebbe qualcosa? -

     Shadow la scrutò con i suoi occhi di fuoco. Levine, contrariamente ad ogni aspettativa, sostenne il suo sguardo contraccambiandolo con un’occhiata delle più gelide. Fu quasi l’inizio di una guerra psicologica, come se nessuno dei due volesse distogliere lo sguardo per primo. Sembrava esserci una misteriosa comunicazione telepatica tra i due che nessuno poteva udire tranne loro. Era come se si conoscessero entrambi più a fondo di quanto non volessero far sembrare, come se fossero a conoscenza dei giochi di menzogne e bugie a cui stavano giocando. Levine aveva mentito a Shadow fin dal primo momento in cui si erano incontrati in modo da usarlo per i suoi fini, Shadow fingeva di stare al gioco anche se non era convinto di quello che aveva sentito e d’altronde finché non avesse recuperato la memoria non aveva alternative.

     - Non ho attraversato una landa desolata per venirti a prendere perché lo trovavo un passatempo divertente! - insistette Levine continuando a fissarlo - So che hai qualcosa che ti frulla nella mente e credo di avere il diritto di saperlo considerando che lavoriamo insieme! -

     - Ascoltami! - rispose Shadow - Ti sono grato per avermi aiutato, ma non sei tu che devi decidere quello che devo fare! Se dovrò combattere con Sonic è una decisione che spetta solo a me! Non sarai tu ad obbligarmi! Né tu, né Magorian, né nessun altro! -

     - Questo significa che non ti fidi ancora di me! -

     - Non ho detto questo! Ti credo, Levine, ma finché non avrò recuperato la memoria non posso essere sicuro di quello che dici! Io… non ricordo nulla! Le sole immagini che ricordo sono… una ragazza bionda e… un uomo! -

     - Sono Maria e il professor Robotnik! Ti ho già detto che fine hanno fatto grazie a Sonic! -

     - E poi… mi ricordo di lei… - disse Shadow indicando Rouge - Anche se non volete dirmi quando l’ho incontrata! -

     - E’ solo una tua impressione, Shadow! Ti ho già detto di non preoccuparti! Quando sarà il momento i tuoi ricordi riaffioreranno! Ma credo che tu deva qualcosa a me e a Magorian! Il nostro intervento ti ha impedito di morire da solo in quel deserto e in cambio ti abbiamo solo chiesto di eliminare Sonic e i suoi amici, una cosa che avresti già dovuto fare tu… e da molto tempo! -

      - Già… forse hai ragione! -

      Rouge, che per tutto il tempo del dialogo era rimasta a braccia conserte con un’espressione indecifrabile, scosse il capo e sospirando pensò che quella girandola di menzogne non avrebbe portato a nulla di buono.

     Stavano di nuovo per incamminarsi quando Shadow si fermò di botto e spalancò le palpebre.

     - Cos’altro succede? - gli chiese Levine spazientita.

     - Credo… che stia arrivando qualcuno! -

     Il trio si voltò di botto e udì distintamente dei passi rapidi venire verso di loro. Dopo poco che i passi si fecero più vicini videro tre figure indistinte uscire dalla foresta e, al chiarore lunare, poterono identificarle facilmente. Sonic the hedgehog era in testa al gruppetto, rapido e scattante come sempre. Knuckles e Tails erano ai suoi lati, ansimanti per lo sforzo di stargli dietro.

     - Shadow! - esclamò il riccio incredulo - Allora è vero! -

     Shadow lo guardò intensamente con un’espressione strana a metà tra il consapevole e il perplesso.

     - Ah! C’è anche la delinquente alata! - completò Knuckles.

     - Vedo che sei ancora in piedi, tesoro! - sogghignò Rouge - Quando vuoi sono pronta a finire il lavoro! -

     - E chi è quel piccolo amico peloso? - ridacchiò Levine rivolta a Tails - Vuoi giocare un po’, piccolo? -

     - Non parlarmi come una specie di bambino! Non sono piccolo! - rispose Tails seccato.

     - Certo! Certo! Anche quella piccola ape tanto carina faceva la dura! E credo abbia visto che fine ha fatto! Non vorresti provare anche tu? -

     - Provaci! - ribatté la volpe col cuore che gli batteva forte.

     - Tu… - sussurrò Shadow massaggiandosi la testa dolorante.

     - Cosa c’è? Non mi hai riconosciuto, Shadow? - disse Sonic sorridendo, ma il sorriso non era reciproco.

     Shadow lo guardava con un fuoco omicida negli occhi e, digrignando i denti, tentava di tenere a freno una rabbia repressa.

     - Io ti ho già visto! Ho già combattuto contro di te! - mormorò Shadow.

     - Certo! Non te lo ricordi? E’ stato sull’ARK! -

     - ARK? - ripeté Shadow confuso - Di che diavolo stai parlando? -

     - Cerca di confonderti! E’ ovvio! - esclamò Levine noncurante.

     - Come? Vuoi farmi credere che non ricordi più niente, Shadow? - chiese Sonic stranito - La tua memoria fa sempre più cilecca! Pensavo che… -

     Sonic si fermò di botto e un pensiero orribile gli attraversò la mente.

     - Un momento! Che cosa ti hanno detto? -

     - Quella che a quanto pare è la verità! - ribatté aspro Shadow - Ora mi ricordo di te! Sento… di averti affrontato in passato, mi ricordo il tuo volto, mi ricordo la tua voce! Mi hanno detto delle tue azioni spregevoli! -

     - Forse mi stai confondendo con un uomo… alto, grosso con un paio di baffi… -

     - Silenzio! E’ giunto il momento che tu paghi per i tuoi crimini! -

     - Ah, sì? E quali crimini avrei commesso? -

     - Mi hai privato della mia unica amica! -

     Sonic sghignazzò spudorato, una reazione che fece preoccupare ancora di più Tails e irritare maggiormente Shadow.

     - Se ti riferisci alla tua sanità mentale l’hai già persa lungo la strada per conto tuo! Tutto quello che ho bisogno di sapere è che sei in combutta con Magorian ed è sufficiente perché ti prenda a calci nel sedere! E’ l’occasione giusta per saldare i nostri conti in sospeso! -

     - Ora basta con gli scherzi! Facciamola finita! Ho intenzione di farti pagare il prezzo delle tue azioni qui… stasera… -

     - Non intendo pagare il prezzo di qualcosa che non ho fatto! -

     - Sonic! - intervenne Tails allarmato - Non aizzarlo in questo modo! Bisogna farlo ragionare! -

     - A quale scopo, Scheggia? Ogni volta che lo rincontriamo è sempre dalla parte di qualche pazzoide che si approfitta della sua enorme stupidità! Sono stanco di fargli da balia! Se ha un problema con me allora che si faccia avanti! Lo risolveremo come abbiamo sempre fatto e cioè a calci e pugni! -

     - Credete di poter plagiare Shadow con le vostre menzogne! - esclamò Levine con un’espressione glaciale dipinta in volto - Purtroppo per voi non c’è niente che vi possa salvare dalla sua vendetta! -

     - Non voglio immaginare quali orribili bugie tu gli abbia detto, Venere! - rispose Sonic - Sinceramente non mi interessa! Quando avrò finito con lui, se sarà ancora intero, ci sarà il tempo per le spiegazioni! Tutti voi avete attentato alla nostra vita e a quella dei nostri compagni in qualche modo ed è ora di toglierci i guanti di velluto e di andarci pesante, amici o nemici che siate! -

     Shadow ridacchiò. Una risata priva di allegria e carica di rabbia repressa sul punto di esplodere.

     - Se davvero vuoi questo Chaos Emerald dovrai passare sul mio cadavere perché finché non avrò consumato tutte le energie che ho in corpo non ti darò pace! -

     - Se è l’unico modo per far funzionare il tuo cervello bacato, accomodati! Sono tutto tuo, Shadow the hedgehog! -

     - Speravo che lo dicessi! -

     Accadde in un attimo. Tails non poté neanche rendersi conto di quello che stava succedendo che una violenta ondata lo travolse e lo scaraventò via. Knuckles batté il pugno al suolo e ci si arpionò saldatamene per paura di essere scalzato via. L’ultima cosa che avevano visto era un lampo blu e un lampo nero scontrarsi a mezz’aria con una forza mostruosa, così potente da generare un’onda d’urto devastante. Sonic e Shadow continuavano a scontrarsi a mezz’aria appallottolati in azione rotante rimbalzando qua e là senza sosta.

     - Bene! - disse una voce maligna alle spalle di Tails che si proteggeva dalla polvere e dai detriti scagliati in aria dai due ricci - Vedremo subito quanto sei grande, piccoletto! -

     Levine era dietro di lui che brandiva una frusta. Il primo istinto del volpino fu di correre da Sonic come quando era più piccolo. Sonic lo avrebbe protetto da ogni pericolo come aveva sempre fatto, ma in fondo, quello era il momento di dimostrare che era cresciuto e che ormai era in grado di cavarsela da solo. Con le gambe tremanti, Tails si rimise in piedi e fronteggiò la sua avversaria che sogghignava sicura di sé.

     Più avanti, Rouge si avvicinava minacciosa a Knuckles, senza paura del confronto fisico. L’echidna non sapeva come comportarsi. Sapeva che Rouge non era in sé e che quello che faceva non era condizionato dalla sua volontà, ma non poteva neanche lasciare che lo massacrasse. Non voleva farle del male ma non poteva fermarla senza combattere. Alla fine decise che l’avrebbe affrontata comunque ma che avrebbe cercato di limitare i danni, anche se purtroppo lei non avrebbe fatto lo stesso.

     Si guardarono per un secondo, poi come se fossero stati su un ring e qualcuno avesse suonato un invisibile gong, Rouge partì all’attacco con la gamba tesa e il calcio pronto. Senza problemi, Knuckles la schivò spostandosi a destra, ma non previde che Rouge aveva programmato una contromossa. Prima di toccare terra, piegò agilmente il busto e colpì lo stomaco dell’echidna con l’altro piede. Knuckles rovinò a terra e quella fu l’occasione giusta per colpire. Il pipistrello estrasse gli artigli e sferrò una potente stoccata. Knuckles spostò il viso e le lame si piantarono al suolo, dopodiché calcio forte la pancia di Rouge e la mandò a gambe all’aria.

     - Tutto questo è una follia, Rouge! - gridò Knuckles arrabbiato - Vuoi capire che ti hanno fatto il lavaggio del cervello, razza di idiota? -

     - Idiota a chi, testa di rapa? - replicò Rouge rialzandosi e spiccando il volo.

     Sopra di lui, il pipistrello lanciò una pioggia di baci esplosivi senza avere alcun dubbio di poterlo colpire. L’echidna dovette tendere tutti i muscoli per poter schivare i colpi in un modo o nell’altro. Approfittando di un momento in cui Rouge stava brandendo altre bombe, Knuckles saltò in alto e si appigliò alle sue gambe. Entrambi caddero a terra e rotolarono l’uno sull’altra sulla terra battuta. Quando aprirono gli occhi, Knuckles era sdraiato e Rouge era sopra di lui. Per un attimo si guardarono negli occhi e una strana intesa emerse tra i due. I loro respiri si mozzarono e la furia del combattimento sembrò quasi dissolversi come per magia. Gli occhi del pipistrello si fecero per una frazione di secondo di nuovo azzurri e il chip inibitore sulla sua tempia emise delle scintille.

     - Non abbandoni mai i tuoi modi da cafone, non è vero? - disse Rouge con il tono frivolo di un tempo - Non sarebbe male se per una volta fossi più gentile con me! -

     - Sei ancora tu! - esclamò Knuckles.

     - Cosa? Io… - balbettò lei e un forte dolore le attraversò la testa.

     Subito riprese il volo e ruggì contro Knuckles.

     - Tu sei mio nemico! Non cercare di confondermi! -

     - Per un attimo ho creduto che fossi tornata come prima! - le disse l’echidna rimessosi in piedi - Irritante e fastidiosa come sempre! Ti preferivo così! Almeno non cercavi continuamente di uccidermi! -

     Rouge piombò come un falco su di lui e fece appena in tempo a scansarsi. Non voleva scagliare un attacco diretto per paura di farle male, ma aveva capito che se le avesse parlato a quattr’occhi o anche solo fermata per un attimo, forse l’avrebbe riportata alla normalità, esattamente come aveva suggerito Tails. Era un rischio che doveva correre perché anche se lottava con tutte le sue forze per reprimere quella sensazione, non poteva sopportare di vederla in quello stato. Il pipistrello si scagliò di nuovo in un attacco diretto e, cogliendo l’opportunità, aspetto il momento buono e le afferrò un braccio con una mano e con l’altra tentò di bloccare il calcione diretto contro la sua mascella con scarso successo. L’urto fu così forte che tutta la sua testa vibrò. Lacrimante di dolore, Knuckles la tenne bloccata in una morsa poderosa dalla quale Rouge non poteva liberarsi e poi fece una cosa che fino a pochi minuti prima credeva che non avrebbe mai fatto. Knuckles premette le sue labbra contro quelle di Rouge in un lungo ed intenso bacio. In quei pochi momenti l’echidna sentì le braccia di lei cessare di opporre resistenza e lasciarsi trascinare da quell’inaspettato gesto. Fu come se il mondo attorno a loro si fosse congelato, smorzato nei suoni e nei colori.

     Quando finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, si staccarono l’uno dall’altra, Rouge fissò incredula l’echidna che distolse lo sguardo paonazzo in volto e incredulo per quello che aveva fatto. Subito dopo, Rouge lanciò un urlo lancinante ed indietreggiò reggendosi la testa. Nessuno degli altri sembrava essersene accorto, troppo impegnati a combattere, ma il chip sulla sua testa sembrava impazzito perché continuava a crepitare e ad emettere scariche elettriche. Rouge si chinò a terra dolorante e Knuckles le si avvicinò indeciso su cosa fare. Un secondo dopo, tutto cessò. Il chip inibitore smise di brillare e sembrò essere diventato solo un quadrato di metallo nero.

     - Rouge! - chiese l’echidna indeciso - Sei… sei tu? -

     Senza una risposta, Rouge spiccò il volo e si allontanò rapidamente, il suo corpo illuminato dal chiarore di luna. Qualche minuto dopo, Knuckles era ancora lì impalato perplesso e disorientato dalla velocità con la quale gli eventi si erano svolti. Quando si destò da quella specie di sonno capì che il pericolo era cessato e che c’era bisogno, prima di qualunque altra cosa, di aiutare i suoi amici e di non pensare a quel pipistrello.

     Si stava svolgendo una battaglia aerea tra Tails e Levine. Lei era davvero molto forte e veloce per il volpino che riusciva comunque a tenerla a bada utilizzando i suoi pugni a molla. Ad un certo punto, ancora a mezz’aria, Tails scagliò rapidamente il pugno e Levine lo bloccò all’improvviso. Fece schioccare la sua frusta e la avvolse attorno al collo del nemico. Incapace di respirare, Tails tentò di liberarsi ma, preso alla sprovvista, fu colpito da un calcio ad ascia che lo fece precipitare a terra. Debole per lo schianto, faticò ad alzarsi e prima che fosse centrato da un altro attacco ostile, Knuckles intervenne e lo portò via.

     - Va tutto bene, Tails? - gli chiese - Vuoi una mano a sistemare quell’insetto? -

     - Non preoccuparti! Posso farcela da solo! - rispose lui, debole ma determinato.

     - So che non sei un moccioso! Quindi falle vedere di che pasta sei fatto! -

     Ispirato dalle parole di Knuckles, Tails fece ruotare le sue code e si rimise di nuovo in volo. Levine troppo sicura di sé, lo aspettò a braccia aperte. Il volpino fece scattare il pugno a molla e come previsto, Levine lo bloccò con entrambe le mani. Allora, Tails fece scattare la trappola scagliando il secondo pugno e colpendola al ginocchio. La farfalla mollò la presa e Tails poté attaccarla con una doppia falciata delle sue code. Entrambi i lottatori volarono verso terra e toccarono il suolo. Tails, galvanizzato dai precedenti colpi andati a segno, si preparava ad un nuovo attacco. Stava per andare alla carica quando Levine sbatté forte le sue grandi ali colorate e una miriade di stelline dorate si diffuse nell’aria. Tails fu investito da quella strana polvere luccicante e in un primo momento sembrò non farsi nulla, ma poi, qualche secondo dopo, sentì tutti i muscoli del suo corpo irrigidirsi e diventare più pesanti fino a finire con le ginocchia a terra, incapace di muoversi. Levine si avvicinò minacciosa e vendicativa ma Knuckles si frappose tra lei e il volpino.

     - Oh, oh! Cosa vorresti farmi? - chiese sprezzante la farfalla - Vuoi forse darmi un bacio? -

     - Chiudi il becco! - esclamò Knuckles arrossendo e attaccò direttamente.

     Fu una battaglia di calci e pugni a ripetizione tra i due. Nessuno dei lottatori sembrava avere un vantaggio schiacciante perché i calci di Levine erano abbastanza potenti da contrastare i pugni micidiali di Knuckles. Tails si trascinò nel frattempo verso il fiume che scorreva lì vicino e, con uno sforzo immane, riuscì a calarsi in acqua nonostante le sue gambe fossero diventate pesanti come macigni. Una volta in acqua riuscì a lavarsi via la polvere paralizzante che aveva addosso e, dopo una pausa per riprendere fiato, poté riemergere più combattivo di prima. Caricò il suo pugno a molla alla massima potenza e si fiondò a tutta birra verso la sua avversaria.

     - Scansati, Knuckles! - gridò e subito dopo sparò il colpo.

     Il pugno fendette l’aria e colpì in pieno Levine che fu sbalzata a qualche metro di distanza. Per niente sconfitta, si rialzò immediatamente e si preparò a colpire con la sua frusta. Knuckles e Tails erano pronti ad assorbire l’impatto ma a metà dell’attacco, sembrò ripensarci. Riavvolse l’arma e con un breve cenno di saluto, volò via con poche parole.

     - Perché preoccuparsi? A voi ci penserà Shadow! -

     Stanchi per la lunga battaglia, Knuckles e Tails si voltarono a guardare come procedeva lo scontro tra Sonic e Shadow e, con sconcerto, si accorsero che non procedeva affatto. I due si limitavano a restare in piedi l’uno di fronte all’altro a guardarsi dritto negli occhi. Sembrava quasi che fosse in corso tra i due una comunicazione telepatica che nessuno poteva udire. Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, Shadow si mosse ed accennò un debole sorriso. Dopodiché, saltò il più in alto possibile e piombò su Sonic in azione rotante. Il riccio blu fece appena in tempo a scansarsi con una serie di capriole all’indietro. Prima che potesse rimettersi in piedi, Shadow agitò la mano sinistra e delle frecce luminose partirono alla volta di Sonic. Rapido come un gatto, saltò ancora e ruotò il busto al limite del possibile per schivare quei colpi. Una freccia lo colpì di striscio e il suo corpo fu attraversato da una forte scossa che lo mandò a gambe all’aria. Sonic sentiva i pattini a reazione di Shadow avvicinarsi, così si rimise in carreggiata con un colpo di reni e cominciò a correre intorno a lui. Nell’occhio del vortice generatosi, Shadow non ebbe esitazioni e, dopo aver incredibilmente individuato l’avversario in corsa a cento all’ora, si scagliò in avanti e lo colpì con una spallata. Allora Sonic optò per un attacco più diretto e ingaggiò una lotta di calci e pugni con il suo sosia. Shadow sembrava nettamente in vantaggio, troppo sicuro di sé perché potenziato da un Chaos Emerald. Con un colpo di palmo sul collo di Sonic e un calcio girato, mise l’avversario al tappeto. Sonic però non si arrese e decise che era il momento di riportare le sorti dello scontro in parità usufruendo a sua volta di un potenziamento. Estrasse due dei suoi anelli dorati e un’ondata d’energia lo rinvigorì. Partendo come un fulmine, si scagliò su Shadow ed entrambi finirono su di una roccia riducendola in polvere. Shadow si tolse Sonic di dosso con un potente calcio e la lotta continuò.

     Shadow scagliò una serie di fulmini saettanti, schivati prontamente dal riccio supersonico. Gli attacchi ripetuti colpirono parecchi tronchi lì vicino, sradicandoli completamente. In una nuvola di polvere, Sonic distinse Shadow e lo attaccò frontalmente. Prima che fosse colpito, Shadow si protesse con le braccia e scalzò lontano la carica dell’avversario. Il duello fisico era così furioso che persino Tails e Knuckles, da una certa distanza, potevano udire l’impatto dei calci e dei pugni sul corpo dei due ricci. Sonic e Shadow saltarono all’indietro e, appallottolatisi, rimbalzarono ovunque per darsi lo slancio e colpirsi a ripetizione. Gli alberi e i cespugli lì attorno vennero distrutti dalla furia dirompente dei due combattenti che stavano dando fondo alle loro energie pur di risultare vincitori. Quando tornarono coi piedi per terra, Sonic respirava affannosamente come anche Shadow.

     - Facciamola finita con questa pazzia, Shadow! -

     - Non finché non te l’avrò fatta pagare! -

     - Quando capirai che sei stato ingannato? Come puoi credere a qualcosa di cui non hai la certezza? -

     - Ogni pugno che ti do è un ricordo in più dei nostri scontri che recupero! Come può non essere vero quello che mi hanno detto se ci siamo scontrati più volte in passato? -

     - Non siamo mai stati buoni amici, ma neanche nemici giurati! Abbiamo combattuto in passato, è vero, ma anche allora fosti ingannato da qualcuno che voleva solo usarti per raggiungere il suo scopo! -

     - Ne ho abbastanza di queste fandonie! -

     Il pugno chiuso di Shadow si illuminò di luce violetta e un’ennesima freccia di energia luminosa venne scagliata alla volta del riccio blu. Per evitare il colpo, Sonic si chinò e cominciò a rotolare sul dorso verso Shadow. Il riccio nero fu colpito in pieno e scaraventato a terra, mentre il Chaos Emerald gli sfuggiva di mano e volava per una breve distanza prima di cadere nelle acque del fiume.

     - No! - esclamò Shadow tentando di recuperarlo ma Sonic si gettò alle sue spalle bloccandolo.

     Lo smeraldo fu trascinato dalla corrente sempre più lontano fino a sparire alla vista. Shadow si tolse Sonic di dosso con una gomitata poderosa e si rimise in piedi.

     - Questa non è la fine, Sonic! - disse puntandogli il dito contro - Ci vedremo ancora! E posso assicurarti che la nostra prossima battaglia sarà anche l’ultima! -

     - Non ho alcuna intenzione di farmi battere da te! - replicò Sonic, mentre il suo avversario fuggiva a gambe levate. Nel giro di un istante tutto era finito, lasciando indietro solo il sottofondo intimo dell’adrenalina che faceva battere i loro cuori all’impazzata.


     Un rombo assordante fendette l’aria… un lampo luminoso squarciò il cielo… una fitta pioggia si stava abbattendo con una violenza inaudita sulla terra… lo scroscio dell’acqua e i tuoni rimbombanti riempivano l’intera giungla in una notte cupa e carica di nubi… nel buio estremo, una figura rannicchiata sotto una grande palma… sporca di fango e tremante… un pianto incessante lo straziava… era colmo di dolore… con il viso tra le mani piangeva silenziosamente… d’un tratto sentì dei passi… passi che infrangevano le pozzanghere fangose… passi in rapido avvicinamento… la figura alzò il viso e un’intensa paura le attanagliò il cuore… voleva muoversi, scappare… ma il terrore lo paralizzava… un gemito gli sfuggì dalla bocca… lo sconosciuto si fermò… no, non poteva averlo sentito… con i lampi e la pioggia… si voltò verso di lui… si avvicinò piano… la figura indietreggiò appiattendosi al tronco dell’albero… il respiro le si fermò in gola… silenzio… un agonizzante silenzio…  due palle di fuoco nella notte… due occhi fiammeggianti… e il nulla…

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Techno Base – Giorno 3 (Ore 23:00)

     Ci fu un colpo secco… dei tonfi sommessi… capì che si trattava di passi che si avvicinavano rapidamente… aprì gli occhi di scatto… si voltò e puntò la mano aperta contro lo sconosciuto… una fiamma viva sgorgò dalle sue dita e illuminò lo scenario di una luce soffusa…

     - Altolà! - esclamò Drake puntando la figura con circospezione.

     Era sdraiato in una cuccetta sulla parete di una stanza spoglia e fredda. Un’alta sagoma era di fronte a lui. Nel buio non riusciva a distinguerla, ma non appena notò il volto affusolato comprese che si trattava di Getara.

     Drake si alzò e si mise a sedere sul materasso. Nel buio della stanza non si riusciva a scorgere il suo volto né nessuna parte del suo corpo. Abbassò il braccio e il fuoco nella sua mano si estinse.

     - Non provare mai più a sorprendermi nel sonno in questo modo! - ringhiò Drake.

     Getara fece un sorrisetto e si mise a braccia conserte. Ci fu un minuto di silenzio, poi Drake parlò di nuovo.

     - Che cosa vuoi? -

     La lucertola non rispose subito ma si limitò ad indietreggiare e a contemplare il cielo stellato dall’unica finestra di quella stanza.

     - Magorian ci chiama! - disse infine - Deve parlarci di una questione importante! -

     Drake si massaggiò la testa.

     - Brutto sogno? - domandò Getara con scarso interesse.

     - Dove sono gli altri? -

     - Ancora fuori in missione! Faresti meglio a sbrigarti, sai quanto Magorian detesta chi non arriva immediatamente ad un suo richiamo! -

     Drake annuì piano e fece per alzarsi e dirigersi verso la porta. Getara emise uno strano sbuffo nel guardarlo tanto che il primo lo fissò negli occhi un po’ stranito.

     - Non stai dimenticando niente? Non credo che sarà molto contento di vederti così! -

     Drake gli lanciò un’ultima occhiata e si diresse dalla parte opposta della camera. Appoggiata alla parete c’era una lucida armatura nera bordata di rosso. Sempre avvolto dalla fitta oscurità, cominciò ad indossarla con calma sotto lo sguardo indecifrabile di Getara.

     - Shadow? - domandò Drake mentre si infilava i gambali.

     - Non ci ha fatto sapere ancora niente! Magorian non è molto contento! Sperava di stringere già il Chaos Emerald tra le sue mani! -

     - Forse è capitato qualche imprevisto! -

     - Un imprevisto che è molto probabile si chiami Sonic! Se solo quel riccio la smettesse di intralciarci! -

     Drake si sistemò i guanti di ferro e si voltò verso Getara. I suoi occhi lampeggiarono sinistri.

     - E’ un guerriero, esattamente come me! Non si arrenderà facilmente, ma la prossima volta che mi ricapiterà tra le mani non sopravvivrà per darci ancora fastidio! -

     - Non ho dubbi! - rispose la lucertola con una punta di ironia nella voce.

     Drake completò di vestirsi calandosi l’elmo sulla testa. Dopodiché si voltò e uscì dalla zona d’ombra piazzandosi di fronte a Getara.

     - Che cosa significa quel tono? Mi stai forse sfidando? -

     - Io? Non oserei mai! - rispose Getara subito e si voltò per uscire.

     - Non voltarmi le spalle, Getara! -

     - Altrimenti? -

     Drake afferrò una spalla della lucertola e strattonò forte. Getara gli fu immediatamente di fronte e gli puntò il palmo aperto della mano sul ventre. Con i riflessi di un puma, Drake puntò un dito in mezzo agli occhi dell’avversario e una fiamma scoppiettante si accese sulla punta. I due rimasero così per qualche minuto studiandosi a vicenda. Poi entrambi abbassarono la guardia ma nei loro sguardi si poteva scorgere un puro disprezzo reciproco.

     Getara si voltò nuovamente e si diresse fuori.

     - Devi stare attento, Drake! - esclamò fermandosi sulla soglia - Essere il favorito di Magorian non garantisce la tua incolumità! -

     - Cosa vuoi insinuare? -

     - Quell’armatura potrà nascondere il tuo volto al mondo intero, ma noi tutti sappiamo chi sei! -

     - Cosa puoi saperne tu del mio passato? Tu non sai niente di me! -

     - So tutto! So più di quanto immagini! So perché indossi quell’armatura ad esempio… e tante altre cose interessanti! -

     Drake abbassò lo sguardo anche se una furia dirompente vibrava in ogni fibra del suo corpo.

     - Tu… non sai niente di me! - ripeté con la voce tremante.

     - Come credi! Ma sta attento alle spalle Drake! Non potrai più andare a piangere da Magorian come quando eri un cucciolo! E prima di quanto pensi ci potrebbe essere un nuovo Agente Uno! -

     Getara uscì lasciando Drake immerso in chissà quali oscuri pensieri.

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Angel Island – Giorno 4 (Ore 00:00)

     Tikal immerse il panno in una bacinella di acqua fredda accanto a lei e, dopo averlo strizzato, lo adagiò delicatamente sulla fronte del febbricitante Charmy, profondamente addormentato, quindi si alzò e si diresse all’esterno. Il cielo stellato si stagliava sopra di lei, una leggera brezza fresca spazzava lo scenario notturno. Tikal si guardò attorno contemplando le rovine di Angel Island in tutta la loro meraviglia. Si sentiva molto triste, non aveva mai saputo accettare il fatto che la sua famiglia, la sua stirpe, il suo popolo fosse stato spazzato via dalla furia dilagante di Perfect Chaos e che lei fosse stata costretta a vagare nei mari dell’eternità assieme a lui per placare il suo spirito. Tutto ciò che ricordava la sua civilizzazione erano quelle colonne marmoree infrante e quei vecchi reperti ormai demoliti dal passare del tempo. Se solo avesse trovato un modo per far sì che non fosse successo nulla, se avesse fermato in tempo suo padre, quello scempio non sarebbe mai successo. Ormai non serviva a niente piangersi addosso, quel che era stato era stato e Tikal avrebbe continuato per la sua strada senza guardarsi indietro.

     D’un tratto si accorse di qualcun altro più in là. Amy Rose era seduta sui gradini dell’altare con le mani giunte e un’espressione stanca dipinta in volto.

     - Perché non ti riposi un po’, Amy? - le disse l’echidna avvicinandosi - Devi essere davvero molto stanca! -

     Amy sospirò e sorrise debolmente.

     - Anche se ci provassi non ci riuscirei! -

     Tikal le si sedette accanto.

     - E’ stata una giornata lunga per tutti! -

     - Ma non è ancora finita! -

     L’echidna la guardò negli occhi e vi lesse una ferma determinazione.

     - Vuoi rimanere in piedi per aspettare Sonic? -

     - Certo! Non mi addormenterò fin quando non saprò che è tornato sano e salvo! -

     Tikal annuì e un sorriso le illuminò il volto.

     - E’ molto bello! - mormorò.

     - Che cosa? -

     - L’affetto che provate l’uno per l’altra! -

     Amy deglutì e un violento rossore le si dipinse in volto. Poi sospirò inspiegabilmente e assunse un’aria triste.

     - Io provo qualcosa di profondo per Sonic! All’inizio ero solamente una sua fan sfegatata, ma in tutto il tempo che ho trascorso con lui i miei sentimenti sono cambiati… e sono cambiata anch’io! Sonic è… sgarbato, egocentrico, indifferente e presuntuoso, però tutte le volte che ho avuto bisogno di lui non si è mai tirato indietro! E’ sempre stato al mio fianco nei momenti peggiori che abbiamo trascorso ed in fondo è proprio questo quello che adoro di lui! Non potrò mai scordare con quanto coraggio e impegno ha sempre affrontato il pericolo per tirarmi fuori dai guai!Tuttavia, credo che lui non nutra gli stessi sentimenti per me! -

     - Cosa te lo fa credere? -

     - Certe volte… penso che io sia solo una seccatura per lui… che gli stia sempre appiccicata e che non lo lasci mai in pace… credo che questo gli dia fastidio… ma è più forte di me… non posso farci niente! Forse dovrei lasciare Sonic in pace! Se lui non mi ama non posso costringerlo a ricambiarmi! Dovrei lasciar perdere e smetterla di tormentarlo! -

     - No, Amy! - esclamò Tikal all’improvviso e si alzò.

     Si piantò di fronte a lei e la guardò dritta negli occhi con un’espressione quasi incollerita.

     - Non devi rinunciare al tuo sogno in nessun caso! Se tutti reprimessero i sentimenti che provano per gli altri non ci sarebbe più affetto a questo mondo e diventerebbe esattamente come lo vuole Magorian: una terra triste e desolata! -

     Amy ricambiò lo sguardo deciso dell’echidna con un’espressione quasi incredula.

    - La nostra forza sta proprio nei sentimenti, in quello che ci lega a tutti gli altri esseri viventi su questo pianeta! Finché la speranza sarà viva dentro di noi e saremo ancora in grado di combattere per quello in cui crediamo, Magorian non potrà mai avere partita vinta! -

     All’improvviso un bip intermittente interruppe il dialogo. Proveniva dallo scanner da polso di Amy. Tikal si voltò imbarazzata, le mani le tremavano convulsamente e il cuore le batteva forte. Aveva momentaneamente perso il controllo delle sue emozioni. Il ricordo della distruzione della sua popolazione e di tutto il dolore che ne conseguì era ancora fresco nella sua mente. E il solo pensiero che i loro sentimenti si affievolissero, proprio nel momento in cui dovevano essere più forti, l’aveva messa in crisi. Non aveva intenzione di darla vinta a Magorian, non avrebbe permesso ad esseri come lui di arrecare la stessa sofferenza che aveva dovuto subire lei.

     Amy stava controllando lo scanner con eccitazione crescente.

     - Tikal! - esclamò alzandosi in piedi - Ce n’è uno! C’è un Chaos Emerald qui vicino! -

     La mappa fosforescente sullo schermo indicava un puntino luminoso nei pressi di un corso d’acqua.

     - Che cosa facciamo? - chiese Tikal mordendosi il labbro - Non possiamo lasciare Charmy e Cream qui da soli! -

     - Non abbiamo scelta! Sonic e i Chaotix non sono ancora tornati e se lasciamo quel Chaos Emerald incustodito potrebbe finire nelle mani sbagliate! Cerchiamo di fare presto! -

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Mystic Ruins – Giorno 4 (Ore 00:15)

     Era notte. L’oscurità era tagliata solo dalla pallida luce lunare che filtrava tra le nubi nere. Gli unici rumori erano il placido scorrere delle acque del fiume e il cantare dei grilli tra l’umida erbetta. Una grande figura solitaria era comodamente seduta e adagiata ad un tronco. Reggeva una canna professionale nella mano destra con cui stava pescando nel fiume. Sonnecchiava rumorosamente con il pancione che si dilatava sempre di più a seconda del suo respiro. Sulla sua testa era poggiata una ranocchia verde profondamente addormentata.

     D’un tratto, la lenza si tese e la canna vibrò, scossa da un forte strattone. Il gattone si svegliò e sbadigliò fragorosamente. Quando vide che l’esca che aveva gettato nell’acqua si era impigliata in qualcosa, balzò in piedi quanto più velocemente la sua mole gli consentisse e saltellò contento. La ranocchia sul suo capo gracidò infastidita.

     - Sveglia, Froggy! - esclamò Big con una voce lenta e grave - Sveglia, Froggy! Ha abboccato! -

     La rana saltellò per terra mentre il grande gatto riavvolgeva con fatica la lenza. Quando riuscì a tirare fuori dall’acqua il suo bottino, si accorse che si trattava di una grande gemma gialla che scintillava nel buio.

     - Oooooh! Che cos’è? - si chiese Big affascinato - Guarda come brilla! Chissà perché ho la sensazione di averlo già visto!(1) -

     Froggy saltellava agitato come se avesse voluto dire qualcosa. Big lo guardò con sguardo enigmatico.

     - Che cosa ti prende, Froggy? - domandò lui con la solita lentezza.

     La ranocchia continuava a muoversi agitata. Big la prese in braccio e cercò di tranquillizzarla. Poi si voltò e si accorse di cosa aveva messo tanto in allarme l’anfibio. C’era qualcuno che si stava avvicinando. Pensando in fretta, Big decise di nascondersi dietro un grande salice e di rimanere in attesa. Un ronzio fastidioso accompagnato da dei rumori metallici raggiunse le sue orecchie.

     - Il segnale è qui vicino, dottore, dottor Eggman! - disse una voce acuta.

     - Cercate qui intorno! Non dobbiamo perdere tempo! - esclamò una seconda voce.

     Big la riconobbe quasi all’istante, anche se non riuscì a ricordarsi dove l’aveva già sentita. Un tramestio di foglie e di rami spezzati gli fece capire che gli sconosciuti stavano frugando la zona in cerca di qualcosa. Guardò la pietra che aveva in mano e subito una grande paura lo attanagliò dato che molto probabilmente era l’oggetto che quei loschi tipi stavano cercando. Era necessario che si allontanasse il più possibile, quindi quatto quatto cominciò a camminare in punta di piedi, tentando di essere silenzioso come un topolino, reggendo Froggy e la pietra in una mano e la canna da pesca nell’altra. Inavvertitamente, mise un piede fuori posto e finì con l’inciampare. Big piombò a terra con un tonfo spaventoso e il Chaos Emerald rotolò fuori dalla sua portata. Tentò faticosamente di rialzarsi e quando ce la fece vide davanti a lui una strana scenetta.

     Un uomo baffuto che si ricordava vagamente di aver già incontrato, a bordo di una navicella fluttuante. Un robot alto dorato e uno basso e panciuto argentato sotto di lui, un altro nero come un pipistrello che gli svolazzava attorno e altri tre automi dei più spaventosi. Uno con due grosse lame che gli spuntavano dagli avambracci, uno con un grosso cannone, e un altro con al posto delle mani due spaventose tenaglie che crepitavano per l’elettricità che le attraversava. L’uomo guardò Big incuriosito aggrottando la fronte e lisciandosi i baffi.

     - Ah! Mi ricordo di te! - esclamò all’improvviso - Tempo fa mi mettesti i bastoni tra le ruote insieme alla penosa combriccola di Sonic! -

     - Eeeeeh? - chiese Big con uno sguardo vacuo.

     Eggman rimase senza parole. Forse doveva usare un altro linguaggio con lui.

     - Ehm… sì… comunque quel Chaos Emerald mi servirebbe… quindi se non ti dispiace… -

     - Chaos? Emerald? - ripeté Big a bocca aperta.

     Il dottore si spazientì e cominciò ad irritarsi.

     - Oh… non importa! - sbottò - Gunn! Blade! Trapster! Prendete quello smeraldo! -

     Subito i tre robot scattarono sull’attenti e si diressero minacciosi verso Big. Con il cuore che gli batteva forte, afferrò da terra la pietra scintillante e si mise a correre più veloce che poteva.

     - Torna qui, brutta palla di pelo! - gli gridò da dietro Eggman.

     Tutti quanti partirono all’inseguimento anche se nel buio era difficile seguire i movimenti del fuggitivo. Big, con il vantaggio di conoscere ogni angolo delle Mystic Ruins, si allontanò dal fiume e si addentrò nel cuore della foresta sparendo alla vista. Corse a più non posso per sfuggire al pericolo, sempre portandosi appresso Froggy e il Chaos Emerald. Con la sua mole non era facile passare tra gli alberi fitti, i cespugli e rami sporgenti, ma fece del suo meglio per mettere la maggiore distanza possibile tra sé ed Eggman. Quando finalmente sbucò dall’altra parte, si trovò nel cuore delle Mystic Ruins, una radura piena di colonne di marmo e ruderi di edifici antichi.

     - Big? - chiamò una voce dietro di lui e si voltò spaventato.

     C’erano due ragazzine, molto piccole rispetto a lui: una riccia rosa con un frontino rosso e uno strano aggeggio che lampeggiava sul polso e un’echidna arancio con un diadema luccicante e dei bracciali dorati. Nell’oscurità della notte non riusciva a distinguere bene i loro volti.

     - Big? - ripeté Amy - Sei proprio tu? Da quanto tempo non ci vedevamo! -

     Il piccolo Froggy saltellò allegro sulla testa del gattone e gracidò di contentezza. Big, dal canto suo, non rispose ma si limitò ad assumere l’espressione più stranita del suo arsenale.

     - Sei la mia amica Amy Rose, vero? - domandò.

    Amy sospirò. Si era dimenticata della scarsa memoria a lungo termine del suo amico. Tikal guardò incuriosita il pugno chiuso di Big e notò una luce abbagliante provenire dall’interno.

     - Certo che sono io! Come mai hai il fiatone? Qualcosa non va? -

     Big spalancò la manona rivelando il Chaos Emerald che aveva trovato. Amy Rose saltellò di gioia e Tikal sorrise tirando un sospiro di sollievo.

     - Per fortuna che lo hai trovato tu! - esclamò Amy avvicinandosi.

     - Mi sembra di averlo già visto! Che cos’è? - domandò Big, senza più curarsi di essere inseguito.

     - Te lo spiegheremo dopo! Adesso devi venire con noi! - disse Tikal sbrigativa.

     - Voi non andate da nessuna parte! -

     Il dottor Eggman si stava avvicinando rapidamente accompagnato dai tutti i suoi robot. Big trasalì spaventato, Tikal indietreggiò, invece Amy agguerrita mise mano al suo martello.

     - Dammi quello smeraldo, Big! - disse porgendogli la mano.

     - Se c’è qualcuno a cui consegnarlo, quello sono io! - sbraitò Eggman.

     I tre robot da battaglia sotto di lui attendevano pazientemente gli ordini.

     - Avete idea di che ore sono? - si lamentò Bokkun fluttuando a mezz’aria.

     - Consegnate il Chaos Emerald al dottore così possiamo tornare a dormire! - continuò Bocoe assonnato.

     - Fate silenzio! - li zittì Eggman - Non è il momento di mettersi a dormire! -

     - Fareste meglio a sloggiare! - ruggì Amy - Questo Chaos Emerald l’abbiamo trovato noi! E’ nostro! -

     - E che cosa ci impedisce di sottrarvelo? -

     - Questo per esempio! - ribatté Amy sollevando il martello di gomma con fare minaccioso.

     - Ma per favore! - sghignazzò il dottore - Pensate di poterci tenere testa? Voi tre miseri inetti? Senza il tuo fidanzato non valete niente! -

     - Cosa hai detto??? - gridò Amy con un fuoco omicida negli occhi.

     Digrignando i denti come una furia, avanzò a passi lenti pestando il suolo con una forza spaventosa. Decoe, Bocoe e Bokkun si rifugiarono dietro i tre robot R.

     - Amy, stai attenta! - la avvertì Tikal spaventata.

     - Sono loro che devono stare attenti! - rispose la riccia decisa - Lo hai detto tu stessa, Tikal! Dobbiamo continuare a combattere fino alla fine per non darla vinta a tipi come Magorian! Vuoi arrenderti proprio adesso? -

     - Ma… cosa possiamo fare senza Sonic? -

     - Non abbiamo bisogno di lui! Dobbiamo solo giocare in squadra! Coraggio! -

     - Adesso basta con queste stupidaggini! - sbuffò Eggman spazientito - Sono venuto qui per il Chaos Emerald e non saranno un branco di mocciosi a fermarmi! Gunn! Blade! Trapster! All’attacco! -

     Gli occhi dei tre automi si illuminarono indicando che erano pronti a passare all’azione. Blade e Gunn si tuffarono su Amy, ma lei li schivò agilmente con delle mosse rapide. Trapster invece attivò le sue chele elettriche che si illuminarono di luce bianca e generarono delle piccole scariche. Amy vibrò un colpo forte con il martello, ma il robot lo bloccò a mezz’aria. Con un calcio nello stomaco fece ruzzolare la riccia a terra e gettò la sua arma sull’erba.

     - Dobbiamo aiutarla, Froggy! - disse Big deciso e cominciò a correre in avanti.

     Nella foga di portare soccorso, inciampò per la seconda volta e rotolò come un macigno lungo il pendio travolgendo Trapster e scaraventandolo via. Tikal, spaventata, si era rifugiata dietro ad una colonna di marmo.

     - Non posso combattere! - mormorava quasi in lacrime - Non posso! La lotta genera solo altro dolore! -

     Amy si rimise in piedi e si tuffò nel buio alla ricerca del suo martello. Blade le venne incontro con le sue lunghe lame spianate. La riccia si abbassò e diede uno dei suoi micidiali pugni nello stomaco del robot che barcollò stordito. Una volta afferrato il martello, roteò più velocemente che poteva e mandò il cyborg a gambe all’aria. Nel frattempo, Big teneva testa alle chele elettriche di Trapster proteggendosi con la sua canna da pesca. Froggy balzò in testa al robot e quello, per cercare di toglierselo di dosso, abbassò la guardia permettendo a Big di colpirlo forte in testa e metterlo fuorigioco. Amy era ancora alle prese con le lame di Blade, mentre Gunn ed Eggman invece cercavano Tikal, convinti che avesse lei il Chaos Emerald. L’echidna era terrorizzata, non si era mai trovata in una situazione simile… e non sapeva proprio cosa fare.

     - Trovala immediatamente, Gunn! - ordinò Eggman - Deve avere lei lo smeraldo! -

     Il robot caricò il cannone sul suo braccio e cominciò a sparare contro tutto ciò che aveva di fronte. Con degli schianti paurosi, le rovine e le colonne rimaste in piedi furono polverizzate, pezzi di pietra e marmo schizzarono via in un nugolo di polvere, vecchi vasi e cocci si infransero in mille schegge distruggendo gli ultimi ricordi della gente di Tikal.

     Dal suo nascondiglio, l’echidna poteva osservare con il cuore in gola le memorie del suo passato venire cancellate dalla faccia del pianeta… ciò che rimaneva della sua realtà e di tutti i suoi simili stava lentamente scomparendo, eliminato dalla furia distruttrice di Eggman. Cominciarono a colarle dalle guance delle calde lacrime… il suo passato stava per essere inesorabilmente cancellato… sapeva di non poter riavere indietro suo padre e la sua gente… ma quella era stata la sua casa per tanto tempo… e non poteva permettere che fosse annientata.

     La tristezza svanì per fare posto ad una rabbia accecante. Il suo corpo cominciò a tremare, i suoi occhi si dilatarono e la gemma sul suo diadema si fece incandescente mentre i suoi poteri sopiti si risvegliavano. D’un tratto, la colonna dietro la quale si era nascosta andò in frantumi e lei venne allo scoperto.

     Eggman la guardò intimorito… un alone di luce azzurra la circondava mentre procedeva lentamente a testa bassa.

     - Dammi… dammi il Chaos Emerald e nessuno si farà male! - esclamò per niente convinto.

     Decoe, Bocoe e Bokkun si erano rifugiati in un cespuglio, tremanti come foglie.

    - Questa è la terra dei miei padri e non te la lascerò distruggere! -

     Gunn caricò il cannone e sparò un raggio laser rosso contro l’echidna. Il fiotto di luce si bloccò a mezz’aria, trattenuto da un misterioso potere psichico, e cambiò direzione, colpendo il robot in pieno petto con una piccola esplosione. Blade e Trapster, che stavano ancora duellando con Amy e Big, ricevettero l’ordine di attaccare Tikal. Senza una minima mossa, una bolla d’energia azzurra si materializzò attorno a lei. I due robot tentavano di colpirla, ma una forza sovrannaturale impediva loro anche solo di sfiorarla. All’improvviso, Blade fluttuò in aria e le sue lame si spezzarono. Il povero robot roteò rapidissimamente intorno a sé stesso e fu scaraventato a terra da un’altezza mostruosa. Le lame levitarono verso di lui e si conficcarono nel suo petto, provocandone l’esplosione in una miriade di scintille sotto i gemiti di orrore di Eggman. Trapster fu poi sollevato a sua volta e proiettato contro l’Egg Drive. Anche Decoe, Bocoe e Bokkun furono snidati dal loro nascondiglio e, strillando di paura, rotearono in un ampio vortice insieme a Eggman, Trapster e Gunn per poi essere scaraventati lontano e sparire alla vista.

     Esausta ed inerme, Tikal si accasciò in ginocchio a terra e cominciò a piangere piano.

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     Angel Island - Giorno 4 (Ore 00:45)

     Con un rombo, l’automobile fece una brusca frenata e, senza aspettare che fosse completamente ferma, i suoi occupanti balzarono fuori dall’abitacolo e corsero sull’erba umida della notte.

     - Fa attenzione! - disse Espio a Vector mentre correvano a perdifiato risalendo il pendio - Così la stai facendo a pezzi! -

     Vector, che stringeva la pianta dai fiori bianchi in una morsa di ferro, rispose con l’affanno.

     - Ma se è ancora tutta intera! -

     Non perdendo neanche un minuto, i due detective raggiunsero l’altare del Master Emerald e si fermarono di fronte alla scalinata.

     - Strano! Non c’è nessuno! - mormorò Espio guardingo.

     - Credi che sia successo qualcosa? -

     - Non lo so, ma non mi stupirebbe affatto! -

     Un fruscio provenne da dietro di loro. Si voltarono di scatto. Espio estrasse una delle sue stelle ninja, pronto ad usarla qualora ci fosse stato qualche pericolo. Era un rumore di passi attutiti dall’erba. Tesi come non mai, i due Chaotix tirarono un sospiro di sollievo quando videro arrivare Amy, Tikal e un enorme gatto blu che si ricordavano aver già incontrato di sfuggita tempo prima. Tikal aveva un’aria stranamente sconsolata, mentre Amy un’espressione stanca ma con un sorriso soddisfatto.

     - Che fine avevate fatto? - sbraitò Vector - Ci avete fatto prendere un colpo! -

     - Che fine abbiamo fatto noi? - rispose Amy a tono - Siamo state un sacco di tempo ad aspettarvi! -

     - Bè, non siamo certo andati a spassarcela! Non è stato facile trovare quella pianta! -

     - Se è per questo neanche noi siamo andate a divertirci! Anzi, abbiamo recuperato il Chaos Emerald che voi vi siete lasciati sfuggire! -

     Espio guardò la grande pietra gialla che Big stringeva nel palmo della mano.

     - Cosa vuoi insinuare? - si infervorò Vector.

     - Che non sapete fare il vostro lavoro, ecco cosa! -

     - Fate silenzio! - intervenne Tikal - Non sentite anche voi questo rumore? -

     Dall’interno dell’altare provenivano dei tonfi ritmici, come se qualcosa stesse battendo in continuazione contro la pietra con molta forza.

     - Charmy! - esclamò Vector preoccupato.

     Tutti si precipitarono all’interno della stanza segreta, ad eccezione di Big che sembrava non aver capito bene la situazione e rimase impalato con Froggy che gli saltellava sulla testa.

     Non appena entrati, i quattro videro il piccolo Charmy, bianco come un cencio, che si muoveva a scatti in preda alle convulsioni. Più in là, su un letto improvvisato e con una vecchia coperta che Amy aveva pescato chissà da dove, dormiva profondamente Cream abbracciata a Cheese.

     Tikal non perse tempo e andò ad assistere Charmy, tentando di rimetterlo a letto. Poi gli tastò la fronte e controllò il polso, sotto lo sguardo ansioso dei presenti.

     - Sta avendo un’altra crisi! - dichiarò l’echidna - Dobbiamo fare in fretta! Amy, tenta di tenere Charmy! Voi due, invece, aiutatemi! -

     Amy, Espio e Vector scattarono al lavoro, consci che la vita della piccola ape era in pericolo. Mentre Amy passava un panno freddo sulla sua fronte e cercava di tranquillizzarlo, Tikal cominciò a dare direttive ai Chaotix. Vector afferrò una bacinella di legno e corse fuori per riempirla d’acqua, Espio mise insieme dei legnetti secchi e della paglia, poi afferrò la lampada ad olio ed usò la sua fiamma per accendere un fuoco. Tikal nel frattempo stava sminuzzando con un coltello le radici della pianta in fretta e furia.

     Quando Vector fu tornato con l’acqua, Espio aveva già costruito un rudimentale fornello per reggere la bacinella sospesa sul fuoco, in modo da non farla bruciare ma da consentire comunque al liquido all’interno di bollire. Tikal gettò nell’acqua le radici e i petali dei fiori che aveva polverizzato con diligenza. Il tempo passava e Charmy stava sempre peggio. Quando finalmente l’acqua aveva assunto un colore ambrato, Tikal seppe che l’antidoto era pronto. Prese la bacinella e, aiutata da Amy, fece bere a Charmy la pozione. Inizialmente sembrò che l’ape fosse peggiorata perché il suo tremore si era intensificato, ma dopo qualche minuto, il respiro si regolarizzò e lui scivolò lentamente nel sonno.

      I quattro, stremati, si sedettero a terra e si riposarono, sollevati che tutto fosse tornato a posto.

      - Guarirà presto! - li rassicurò Tikal - Ha solo bisogno di un po’ di riposo! -

      Nessuno rispose a quel monito, forse troppo stanchi anche per esprimere il loro sollievo o forse perché non c’era altro da aggiungere a quella confortante notizia. Per qualche minuto fissarono tutti come ipnotizzati il fuoco che scoppiettava sul pavimento, l’unico rumore che infrangeva il silenzio religioso e l’unica fonte di luce che rischiarava il rifugio altrimenti oscuro.

      - Cos’è successo qui? - disse una voce familiare sulla soglia.

      Sonic, Tails e Knuckles entrarono nella piccola abitazione, seguiti da Big, il quale ebbe qualche difficoltà a passare. Sembravano molto stanchi e portavano sul corpo gli evidenti segni di una battaglia. Il volto di Amy si illuminò, si alzò di scatto e piombò su Sonic con un abbraccio spaccaossa. Il riccio gemette di dolore per la stretta ricevuta ed Amy lo mollò subito quando si rese contro di avergli fatto male.

     - Oh, scusami… scusami, Sonic! Non volevo… sei ferito? Ti sei fatto male da qualche parte? -

     Amy non riusciva a controllarsi, troppo sollevata di rivederlo sano e salvo. Dal leggero sorriso di lui si poteva capire che il sentimento era, almeno in parte, reciproco.

     - Lasciami respirare, Amy! - si lamentò esausto.

     Knuckles e Tails si sedettero sul tavolo, facendo attenzione a non fare rumore per non svegliare Cream e Cheese.

     - Non indovinerai mai cos’è successo! - esclamò Amy eccitata.

     - Lo so! Lo so! Big ci ha raccontato tutto! - rispose Sonic aprendo il palmo della mano per rivelare il Chaos Emerald giallo - Siete state fantastiche, ragazze! Uno smeraldo in meno per Magorian ed uno in più per noi! -

     Amy era raggiante. Tikal fece solo un debole sorriso, preferendo continuare a fissare il fuoco con aria malinconica.

     Sonic si diresse verso il letto e diede un’occhiata a Charmy.

     - Come sta? -

     - Si rimetterà, per fortuna! - disse Tikal con voce atona - Siamo riusciti ad intervenire in tempo prima che i danni del veleno fossero irrimediabili! -

     - Ci voleva una buona notizia, tanto per cambiare! -

     Il riccio si appoggiò al muro accanto ad Amy mentre Big si sedette per terra con un tonfo poderoso vicino a Tikal, Vector ed Espio.

     - Spero che abbiate dato una lezione a quel riccio malefico e a quelle due streghe alate! - esclamò il coccodrillo.

     - In un certo senso! - rispose Sonic evasivo.

     - Allora avete incontrato Shadow, vero? - chiese Amy intimorita.

     Sonic non rispose, concentrato sulle fiamme davanti a lui.

     - Sì, l’abbiamo incontrato! - disse Tails - Ed è più pericoloso che mai! -

     - Perché combatte dalla parte di Magorian? - intervenne Espio - Nei nostri precedenti incontri ha quasi sempre cercato di aiutarci! -

     - Devi sapere che Shadow ha una personalità un po’… difficile! - spiegò Tails - Quando lo incontrammo per la prima volta combatteva con Eggman contro di noi! Ma quando si accorse che stava facendo la cosa sbagliata passò dalla nostra parte e ci aiutò! Purtroppo è scomparso più di una volta senza dare notizie di sé ed è riapparso altrettanto rapidamente! Non avevamo più notizie di lui da quando è sparito in quel buco nero dopo la battaglia con i Metarex! -

     - Non capisco come sia potuto tornare sul nostro pianeta dopo quello scontro! - disse Knuckles dubbioso.

     - Molto probabilmente c’è lo zampino di Eggman! - propose Sonic.

     - In effetti potresti avere ragione! - ammise Amy - Nessuno conosce Shadow come lui! -

     - Avrà di sicuro tentato di riprendere il controllo su di lui, ma Magorian è stato più persuasivo a quanto pare! Non ci vuole poi molto ad approfittarsi di una sua amnesia! -

     - Amnesia? - ripeté Tikal.

     - Amnesia? - disse Big più probabilmente perché non conosceva il significato del termine.

     - Magorian e i suoi agenti devono avergli raccontato chissà quale fandonia sul nostro conto e questo ce lo ha rivoltato contro! Adesso è determinato ad ucciderci e non sarà una passeggiata fargli cambiare idea, specialmente se useremo le buone! -

     - Perlomeno guardiamo il lato positivo! - intervenne Tails, cercando di suonare ottimista - Abbiamo ottenuto un Chaos Emerald ed è già un risultato soddisfacente! -

     Le fiamme si stavano quasi esaurendo, smorzando notevolmente la fonte di luce che li avvolgeva con bramosia, e qualcuno cominciava a sbadigliare assonnato. Sonic si fece avanti.

     - Ora è meglio andare a dormire! E’ stata una giornata lunga e faticosa e domani lo sarà ancora di più! Ci restano ancora cinque Chaos Emeralds da trovare! -

     Tutti si alzarono in piedi.

     - Ehm… ma come ci organizziamo per la notte? - domandò Amy.

     - Vediamo! - rispose Sonic grattandosi il capo, pensoso - Io, Knuckles e Tails possiamo arrangiarci fuori! -

     Tails annuì, anche se pensava con desiderio al comodo e caldo letto di casa sua.

     - E anche Big, suppongo! -

     - Eeeeeehhhh? Devo restare qui? - rispose il gattone.

     - Almeno per un po’! C’è gente pericolosa che ci sta cercando, Big e poi il tuo… ehm… aiuto potrebbe farci comodo! -

     - Va beeeeeene! - rispose Big - Siamo sempre contenti di dare una mano se ce n’è bisogno! -          

     Quindi diede la buonanotte e si diresse all’esterno con andatura ciondolante, accompagnato da Froggy.

     - Per me non c’è problema! - assicurò Espio, seriamente prima di uscire anche lui - Dormirò volentieri all’esterno! -

     - La Chaotix Car allora è tutta per me! - esclamò Vector contento e si precipitò fuori.

     - Io non ho bisogno di riposare, quindi posso cedere tranquillamente il posto a qualcun altro! - disse Tikal, con aria sempre più distante e irraggiungibile - Riposo da una vita insieme a Chaos! Sarebbe sufficiente per chiunque! -

     Anche lei augurò la buonanotte e uscì.

     - C’è da pensare a te adesso! - concluse Sonic.

     Amy sorrise.

     - Non preoccuparti! Nel letto dove dorme Charmy c’è posto per due! Basterà spostare Cream e io mi sistemerò al posto suo! -

     - Come preferisci! - 

     Non avrebbe saputo dire il perché, ma ogni qualvolta i suoi occhi incrociavano quelli di lei avvertiva uno stranissimo nervosismo che mai aveva provato prima di allora. Knuckles e Tails si diressero fuori. Rimasero solo i due ricci.

     Sonic voleva dire qualcosa… qualunque cosa… quel silenzio imbarazzante lo metteva in agitazione… ma non sapeva cosa dire… era come se il suo cervello si fosse atrofizzato… Amy lo guardò per un istante… e sospirò…

     - Buonanotte, Sonic! - disse infine.

     - Buo… Buonanotte, Amy! -

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Angel Island - Giorno 4 (Ore 01:00)

     Notte fonda. Notte su tutto il pianeta che dormiva tranquillo. La notte portava una tregua momentanea nella grande guerra che si era scatenata tra due forze tra loro opposte, spinte al conflitto da motivi totalmente diversi tra di loro. Gli attori protagonisti di questo interminabile spettacolo riposavano tranquilli in attesa dell’alba che avrebbe sancito un nuovo lungo atto.

Nella Techno Base, Magorian osservava la pallida luna fuori dalla vetrata, comodamente seduto sulla poltrona fluttuante, Drake era disteso sul suo letto incapace di prendere sonno, Getara dormiva della grossa, Levine era occupata a lucidarsi le unghie con un sorrisetto beffardo, Shadow invece riposava nella sua capsula rigenerante per recuperare le forze.

     Ad Eggmanland, il dottor Eggman ronfava spaparanzato sulla poltrona con i piedi poggiati sulla console, i suoi robot assistenti giacevano per terra addormentati in pose innaturali.

     Ad Angel Island invece, Charmy, Cream, Cheese ed Amy dormivano saporitamente. All’aria aperta invece, Vector russava steso sul sedile posteriore della Chaotix Car e Big non era da meno in quanto a ronfare, solo che si trovava accanto ad un pioppo con Froggy sulla pancia. Espio era appoggiato al tronco di una quercia, intento ai suoi esercizi di meditazione, anche se aveva la testa concentrata su quello che lo aspettava il giorno successivo.

     Nonostante l’ora fosse tarda, neanche Tails riusciva a prendere sonno. Si stava aggirando per i prati verdi e fioriti di Angel Island con un’espressione trasognata. Portava in mano un vaso pieno di terra da cui spuntava una piantina verdeggiante. Il volpino risalì una collina e valutò il posto con attenzione. Si inginocchiò e cominciò a scavare una buca con una pala che aveva portato con sé. Dopo che ebbe rimosso la terra, tirò fuori con delicatezza la piantina dal suo vaso e la sistemò tra l’erba, ricompattò la terra e la annaffiò con una bacinella d’acqua semipiena. Rimase per qualche minuto ad osservarla con una punta di tristezza. Gli sembrava solo ieri che Sonic fosse tornato sul Blue Typhoon dopo la tremenda battaglia nello spazio, che si fosse avvicinato a lui e gli avesse consegnato l’unica cosa rimasta… un seme… il suo seme… la sua vita… che avesse pianto disperatamente stretto a lui come quando da bambino cadeva e si faceva male, si rintanava tra le braccia di Sonic in lacrime che cercava di tranquillizzarlo… e invece… era passato molto tempo… ma che trascorressero anni, decenni, millenni, Tails non avrebbe mai dimenticato quei momenti insieme all’unica ragazza per la quale avesse mai provato qualcosa.

     - Cresci forte e rigogliosa, Cosmo(2)! - sussurrò dolcemente Tails asciugandosi le guance bagnate.

     Dopodiché si alzò e spiccò il volo per cercare un posticino tranquillo dove poter riposare.

     Knuckles era sdraiato sul ramo di una grande quercia, pensieroso, con le mani dietro la testa. Non era la prima volta che non riusciva a prendere sonno, ci era abituato, ma la sua mente, invece di essere attraversata da pensieri di lotte e combattimenti, di avventure e di ricerche di tesori, era popolata da un’unica figura. Com’era possibile? Cosa lo aveva spinto a fare quello? Perché aveva baciato Rouge? Ricordava la sensazione… il cuore palpitante mentre la guardava negli occhi… un senso di elettricità che lo attraversava… e il suo caldo soffio sul viso… il dolce contatto delle loro labbra e i sensi che gli si intorpidivano stranamente… uno strano tremore e un senso di paura ed eccitazione… un momento indimenticabile… non riusciva a toglierselo dalla testa… aveva agito d’impulso… senza meditazione… d’istinto… ma se davvero non aveva pensato di fare quello che aveva fatto cosa lo aveva spinto? Possibile che fosse davvero innamorato? Lui? No! Non di quella arrogante, presuntuosa e irritante donna pipistrello… perché proprio lei?

     Knuckles sospirò. Allora era vero, era davvero innamorato… e adesso che avrebbe fatto? Non lo sapeva proprio! Era sempre stato un lupo solitario con un’unica missione, e cioè di vivere da solo in pace a proteggere il Master Emerald, ma adesso si rendeva conto di non poter trascorrere il resto della sua vita in quel modo. Ci aveva già pensato giorni fa, prima che tutta quella storia cominciasse. Voleva davvero rimanere da solo su quell’isola fino alla fine? Era davvero Rouge la donna con cui avrebbe vissuto? E anche se il suo bacio l’avesse riportata alla normalità? Come si sarebbe comportato con lei? Cosa avrebbe fatto? Knuckles era troppo indeciso. Sospirò rumorosamente e si voltò, solo per vedere qualcuno in piedi sull’altare del Master Emerald a fissare il punto dove normalmente la gemma verde scintillante era collocata… evidentemente c’era qualcun altro che non riusciva a dormire…

     Knuckles balzò giù dall’albero e risalì le scale lentamente. Arrivato in cima si accorse di Tikal, affranta, con le braccia conserte.

    - Va tutto bene? - domandò Knuckles.

    Lei si voltò e sorrise debolmente.

    - Sì… credo di sì… -

    - Non riesci a dormire? -

    Tikal scosse la testa. Era di un umore un po’ strano.

    - Ti senti bene? -

    - Io… credo di non essere pronta per tutto questo! -

    - Come? - replicò Knuckles - Cosa intendi dire? -

    - Ho… davvero paura di perdere di nuovo il controllo! Mi chiedo… se sarò in grado di continuare a combattere al vostro fianco! -

    Knuckles non sapeva cosa rispondere, così stette zitto.

    - Probabilmente ti starai chiedendo di cosa sto parlando! E’ un po’ complicato da spiegare! -

    - Sono un bravo ascoltatore! -

    Tikal si voltò e dal modo in cui l’angolo dei suoi occhi luccicava si capiva che aveva pianto. Sorrise debolmente e abbassò lo sguardo fino a puntare i suoi piedi, i quali sembravano offrirle molta più concentrazione per quello che aveva da raccontare.

    - Non saprei dire quanto ho trascorso insieme a Chaos al di fuori del tempo e dello spazio! Dove eravamo, del resto, non c’era concezione di nessuno dei due! Solo noi e l’infinito, dove vagavamo per l’eternità privi di corpo, ma completi di anima! -

    Knuckles non riusciva a seguire quel discorso, ma si limitò a rimanere in silenzio, curioso di sapere dove la ragazza stesse per andare a parare.

    - Tempo fa sono riuscita a sigillarlo insieme a me nel Master Emerald solo perché tra di noi c’è sempre stato un legame misterioso, una connessione a livello mentale che credo abbiamo stabilito nel momento in cui ci siamo incontrati per la prima volta! E’ stato quello che mi ha permesso di placare la sua ira e di infondergli la pace fino a quando lo smeraldo non venne infranto, provocando la sua liberazione!

    - Cosa mi vuoi dire con questo? -

    - Io… credo che abbia trasferito in me parte dei suoi poteri, Knuckles! - ammise infine - E’ da quando sono tornata in questa realtà che sento una strana energia pulsare nel mio petto! Non riesco a spiegarmelo ma avverto in me una potenza che non ho mai posseduto prima! Forse Chaos lo ha fatto consapevolmente o forse è successo perché siamo rimasti legati nell’etere per tutto questo tempo! Non ne ho idea ma… mi fa paura! -

     L’echidna rossa aggrottò le sopracciglia, come se faticasse ad afferrare bene quel concetto così fuori dalla sua portata, ma non poteva dubitare che si trattasse di qualcosa di serio considerando l’espressione terrorizzata della ragazza e il tremore delle sue mani.

     - Potrei farvi del male, capisci? Qualche ora fa ho completamente perso il controllo delle mie emozioni alle rovine e sono riuscita letteralmente a spazzare via il dottor Eggman con un semplice pensiero! -

     - Allora si tratta di una cosa buona! - disse Knuckles, nel tentativo di rincuorarla - Queste tue nuove… abilità possono rivelarsi utili! -

     - Non riesco a controllarle! Non ne ho per niente il controllo! Se mi capitasse di nuovo di perdere la calma? Potrei fare del male a te o agli altri! Non li voglio questi poteri! Non sono la persona adatta a sostenere una simile responsabilità! Proprio quando cominciavo ad essere di nuovo contenta del mio ritorno qui, nonostante il pericolo che stiamo correndo, mi capita tra capo e collo questo nuovo peso da portare! Non è giusto! -

     La vestale scoppiò a piangere silenziosamente, tuffando il viso tra le mani. Senza sapere quali parole usare per offrirle un minimo conforto, Knuckles decise di cingerla con le braccia e lasciare che si sfogasse sulla sua spalla, un flebile lamento in una notte in cui tutti stavano facendo i conti con le proprie emozioni.

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     Aveva fatto una corsetta di mezzanotte per tenersi in esercizio… era ora di mettersi a dormire… doveva conservare le forze per il giorno seguente… ma prima…

     Sonic entrò in punta di piedi in modo da non svegliare nessuno… superò Charmy e Cream che dormivano profondamente e si avvicinò ad Amy… provò una strana sensazione nel vederla addormentata… gli venne in mente chissà perché la fugace visione di un angelo… respirava regolarmente con un sibilo… arrossì sentendosi molto stupido… deglutì a fatica… stava tremando! Stava proprio tremando! Che cosa gli stava succedendo? Trattenendo il respiro si chinò su di lei… era vicino… troppo vicino… i loro nasi quasi si toccavano… aveva le lacrime agli occhi… che diavolo gli prendeva? Non ci pensò due volte e avvicinò le sue labbra… lei si girò all’improvviso e lui le diede un bacio sulla guancia… rosso come un papavero si rialzò e nella fretta inciampò indietro… Amy sorrise nel sonno… un risolino si sentì dietro di lui… anche se Cream e Charmy dormivano… scuotendo forte la testa… sentendosi fin troppo stupido… corse via nella notte…

Dopo un'intensa giornata in cui le emozioni non sono mancate e il pericolo è stato più di una volta in agguato, Sonic e compagnia possono finalmente godersi il meritato riposo. Le ansie e le preoccupazioni per quello che li aspetta li accompagnano anche in questo momento e nessuno di loro può immaginare quali altre sfide l'indomani porterà loro. Se volete sapere come proseguirà la lotta all'ultimo respiro contro Magorian non vi resta altro da fare che aspettare il seguito di SINS OF PURITY, presto online!

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(1) Big ha già avuto a che fare con i Chaos Emeralds in "Sonic Adventure" e "Sonic Heroes", ma la sua scarsa memoria gli impedisce di ricordarlo.
(2) Al termine di Sonic X 2 tutto quello che rimaneva di Cosmo era infatti un seme, cresciuto poi in una pianta che, si suppone, possegga l’anima della ragazza.
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ART GALLERY

Knuckles The Echidna Concept Art
Knuckles The Echidna Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo ritratto rappresenta Knuckles The Echidna come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".
 Essendo un guardiano solitario e un cercatore di tesori, Knuckles non è molto curato nel suo aspetto.
Indossa dei pantaloni vecchi e consumati, con una corda di iuta a mo di cintura, e degli occhiali da sole dalle lenti viola, gli stessi utilizzati in "Sonic Adventure 2".

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CHAOS MILLENNIUM Saga

Sognando un Chaos Emerald

Scritto e ideato da: Knuckster

     - Ti sei svegliata, piccolina! -

     Le sue palpebre erano così pesanti e i suoi occhi talmente sigillati che ci vollero parecchi minuti prima che riuscisse ad aprirli completamente e a mettere a fuoco le immagini che aveva davanti. Seppure l’illuminazione non fosse particolarmente forte, il suo bagliore la costrinse a strizzarli prima che le pupille vi si abituassero. Si sentiva il corpo incredibilmente pesante e avvertiva la stanchezza di chi aveva corso a perdifiato per chilometri e chilometri senza mai fermarsi. Cercò di muoversi piano, ma si accorse che era costretta in un letto con alcuni fili e tubicini che si diramavano dai suoi arti. Avvertiva un fastidioso prurito provenire da un fianco. Gli ultimi ricordi che aveva erano sfocati e confusi, per cui non riuscì a capire immediatamente cosa ci facesse lì. Il suono della voce che aveva appena parlato le risultava molto familiare. Infatti, piegò leggermente il capo e vide il volto aquilino di Forge guardarla con espressione sollevata.

     - Non mi chiamavi così da tanto tempo! - rispose Alison con voce debole e impastata.

     - Le vecchie abitudini sono dure a morire! - replicò Forge con un sorriso prima di accarezzarle delicatamente la fronte - Come ti senti? -

     La volpe tirò un lungo sospiro e lo sgradevole odore di medicinali le bruciò nelle narici. Tossì per qualche secondo e notò con la coda dell’occhio il volto di Forge irrigidirsi in una smorfia preoccupata.

     - Abbastanza bene! - disse la volpe, con gli occhi lucidi - Anche se non ricordo che cosa è successo! -

     - Sei stata colpita da uno dei droidi di sicurezza e sei svenuta! - spiegò l’aquila con tono dolce ma deciso - Sei stata sottoposta ad una delicata operazione, ma è andato tutto a posto… guarirai presto! -

     Alison tastò delicatamente la sua fasciatura come per accertarsi che le parole del suo protettore fossero veritiere, ma dal modo in cui le aveva ascoltate si poteva capire che per lei avevano un interesse relativo.

     - E la missione? E’ stata portata a termine? - incalzò con fare sbrigativo.

     Forge strabuzzò gli occhi.

     - Sì! La Veggente è stata liberata e in questo momento si trova al Quartier Generale! -

     - Ed ha parlato? Che cos’ha detto? Ha rivelato il segreto? -

     Alison era fin troppo impaziente. Si sporse in avanti, presa dalla foga di ottenere quella informazione, ma inavvertitamente fece un movimento brusco che le provocò una fitta dolorosa al fianco. Forge si protese con fare paterno, la cinse per le spalle e la adagiò con delicatezza di nuovo sul letto.

     - Adesso devi solo riposare! - mormorò apprensivo - Non devi preoccuparti di nient’altro! -

     Tuttavia lei non sembrava per niente accondiscendente ad accettare quella raccomandazione.

     - Che cosa c’entra questo, adesso? - domandò spazientita - Su, non farti pregare! Dimmi… che cosa vi ha rivelato? -

     - Non posso dirti niente! Non lo so! Non ero presente quando ha parlato con Shadow e gli altri! -

     Alison aggrottò la fronte, quasi sicura di non aver capito bene. Lo sguardo dell’aquila era sfuggente, come se avesse avuto qualcosa da nascondere.

     - Non eri presente? E dove accidenti eri finito? -

     - Mi sembra ovvio! - sbottò Forge indispettito - Ero qui a badare a te! -

     - Uff… avresti potuto lasciarmi alle cure degli infermieri! - replicò lei seccata - Va bene, non importa! Andrò a chiedere direttamente a Shadow! -

     Alison fece di nuovo per alzarsi, ma Forge la bloccò immediatamente con volto severo. Il suo becco ricurvo e i suoi penetranti occhi gialli gli conferivano, insieme a quell’espressione, una parvenza inquietante.

     - Che ti prende? - disse Alison - Non sei curioso di sapere… -

     - Non fa alcuna differenza! - spiegò l’aquila seriamente - Non appena ti sarai rimessa, tu ed io ce ne andremo da qui! -

     - Cosa? -

     Se non avesse conosciuto così bene il suo protettore avrebbe pensato ad uno scherzo di pessimo gusto. Tuttavia il tono con cui aveva affermato la notizia era troppo irremovibile per poterla prendere sottogamba.

     - E’ la cosa migliore! - riprese Forge facendo capire che quella era la fine della discussione.

     La volpe però non aveva intenzione di demordere.

     - E quando, esattamente, hai deciso cosa è o non è meglio per me? -

     - Da quando i tuoi genitori ti hanno affidato alle mie cure! - rispose lui risoluto.

     - Questo comunque non ti dà il diritto di gestire la mia vita come se fosse la tua! Non puoi impormi di fare quello che vuoi tu! -

     - Invece sì! - scattò Forge alzando di molto la voce.

     Alison ammutolì immediatamente. Non aveva mai urlato con lei e questo la disorientò non poco. L’aquila però si accorse subito di aver oltrepassato il limite, così fu con il tono più dolce e comprensivo di cui era capace che pronunciò le successive parole.

     - Cerca di capirmi! Se ho fatto questa scelta è perché mi sta a cuore la tua salute! Insomma, guardati! Sei in un letto di ospedale e per poco non ci lasciavi le penne! -

     - Ma sono ancora viva! - persistette Alison con fare ostinato.

     - Solo per miracolo… e per il mio intervento immediato! -

     - Quando abbiamo accettato di unirci alla Resistenza sapevamo quali rischi avremmo corso! Sapevamo che ogni missione poteva essere fatale! Eppure abbiamo continuato a lottare al fianco di Shadow e degli altri! E adesso che siamo così vicini alla fine di tutto questo sei deciso a gettare la spugna? -

     - Ti sei salvata per un pelo! - continuò Forge irritato - Ti aspetti che ti esponga di nuovo ad un simile rischio? -

     - E’ inevitabile rischiare in una situazione come questa! Preferirei di gran lunga morire per un giusta causa piuttosto che nascondermi tra le montagne e vivere il resto dei miei giorni sotto una campana di vetro! -

     Forge era senza parole. Era solo una ragazzina, ma dalle sue parole trapelava un pensiero e una maturità frutto di una lunga esperienza di vita. Non l’aveva mai vista così decisa e determinata, e per la prima volta si sentiva del tutto impotente… incapace di proteggere la sola creatura al mondo che amava come una figlia. Era forse egoismo il suo? Voleva a tutti i costi che se ne andassero perché il suo pensiero era rivolto esclusivamente a lei e a sé stesso? Non gli interessava della sorte dei suoi compagni e del suo mondo? Erano domande a cui non riusciva a trovare risposta. L’unica cosa certa era che si preoccupava della vita di Alison e tutto quello che desiderava era poterla tenere al sicuro, lontano dai pericoli… e di saperla felice.

     - Davvero, non capisco! - sospirò Forge dispiaciuto - Io voglio solo proteggerti! Nient’altro… e come posso farlo se continuiamo a vivere in questo modo? Sempre sul filo del rasoio… tra un pericolo e l’altro! -

     - Forge, sono cresciuta ormai! - esclamò la volpe prendendolo per mano - Devi capire che non sono più la tua “piccolina”! Sei stato il padre che non ho mai conosciuto e ti voglio molto bene, ma non potrai proteggermi per sempre! Se ho scelto di prendere parte a tutto questo è perché so che è la cosa giusta da fare! Non è facile né sicuro… ma ho intenzione di andare avanti! Tu sei libero di andare via… però io resto qui! -

     L’ultima parola era stata decretata. Dal particolare sguardo che era dipinto negli occhi di Alison si poteva capire che nessuna altra argomentazione avrebbe potuto farle cambiare idea. La delusione e la stanchezza erano fin troppo evidenti nel modo di fare di Forge. Non disse nient’altro, ma si limitò a chiudere le palpebre e a sospirare ansiosamente.

     - Dimentico spesso quanto stai cambiando, Alison! - mormorò piano - So che non sei più la mia “piccolina”… so che adesso puoi gestire da sola la tua vita! Volevo solo farne parte anch’io! -

     L’eremita delle montagne non aggiunse altro. Con uno sguardo tristemente affranto e il cuore gonfio di amarezza le voltò le spalle e si diresse verso la porta dell’infermeria.


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Oggetto: Memorie

“Il mio maestro, Lord Seth, ha sempre voluto sottolineare una cosa importante durante le lunghe ore in cui mi impartiva le sue conoscenze perché diventassi il sovrano che lui non ha mai potuto essere. Si tratta di un errore frequente in cui tutti i dominatori assetati di potere non possono fare a meno di cadere. Per quanto forte e inattaccabile può essere la morsa in cui un dittatore può soggiogare il suo popolo, questo troverà sempre il modo di ribellarsi. Non si tratta di schiacciare una o due persone che si oppongono al tuo potere, si tratta di combattere un’ideologia… e le ideologie non muoiono mai, perché hanno alle loro spalle centinaia di migliaia di persone. Non sono i popoli che dovrebbero temere i propri governi, ma viceversa, questo perché senza un popolo da governare, i regnanti non avrebbero motivo di esistere.
Prendere il controllo delle persone con la forza non è una scelta strategicamente valida perché porterà sempre delle ripercussioni prima o poi. Lord Seth ha sempre creduto che il sistema più efficace per ottenere il controllo sia fare in modo che siano i popoli ad aver bisogno di te.
Dopo la guerra che aveva dilaniato ogni angolo di Mobius, ogni singolo mobiano era stanco e sfiduciato e sperava nel proprio cuore di riuscire un giorno a ripristinare la pace e la serenità che aveva conosciuto nell’era di re Drake… ed io non ho fatto altro che accontentarli.
Non ho forse unificato tutto ciò che rimaneva dell’opposizione in un unico grande regno? Non ho forse assicurato un lungo periodo di pace e di tranquillità a tutti coloro che obbediscono alla mia autorità? Estendendo il mio dominio in ogni centimetro quadrato di questo pianeta non ho forse impedito che ci fossero altre guerre che straziassero gli animi dei miei sudditi? Non ho forse persino risparmiato loro la fatica di pensare, decidendo per loro cosa fosse più giusto per il loro benessere e quello di tutti gli altri?
I mobiani hanno sempre profondamente desiderato che ci fosse qualcuno che parlasse, ragionasse e agisse al posto loro, in modo che potessero semplicemente andare avanti nella loro breve esistenza su Mobius senza preoccupazione alcuna… non ho fatto altro che esaudire il loro desiderio! Certo, c’è sempre qualche stupido idealista che si trastulla con parole prive di significato come “libertà”, “indipendenza” o “democrazia”, probabilmente nel tentativo di dare un senso alla propria vita, troppo spaventato all’idea di sparire dal mondo senza lasciare traccia. In un piano ben congegnato c’è sempre qualche inconveniente, qualche falla da tappare. Tuttavia non mi ha mai preoccupato minimamente l’interferenza di simili soggetti.
Ogni maschio, femmina e cucciolo di questo regno mi appartiene. Fanno solo quello che voglio fargli fare, pensano come voglio farli pensare e dicono solo quello che io voglio fargli dire… niente di più e niente di meno!
Tutte quelle piccole formiche che si sono riunite sotto il vessillo sgargiante della Resistenza, tutti quelli che sono talmente folli da credere che esista un’alternativa alla mia forma di governo, che credono di poter vivere in pace senza che ci sia qualcuno che prenda le decisioni per loro, non mi hanno mai intimorito. Io e soltanto io so cosa è meglio per i miei sudditi e non lascerò mai che la mia splendida utopia ripiombi nel caos della guerra civile o, ancora peggio, nell’illusione di perfezione creata da Drake!”

     Il vecchio magazzino era umido e scarsamente illuminato. Gli unici bagliori che rischiaravano l’ambiente provenivano dalle fiamme ossidriche e dalle scintille che sprizzavano come l’acqua da una fontana nel centro dell’edificio. Sebbene il capannone non fosse molto grande, ospitava una quantità considerevole di droidi. Alcuni erano impegnati ad esaminare dei progetti disegnati su grandi rotoli di carta, altri si affannavano per trasportare attrezzi e strumenti di lavoro da un lato all’altro del magazzino, altri ancora sorvegliavano il perimetro con i cannoni caricati e con atteggiamento vigile e attento. La maggior parte di loro però era impegnata a lavorare su di un gigantesco esoscheletro meccanico, ben diritto al centro della pavimentazione. Era alto all’incirca cinque metri, dotato di due possenti gambe bioniche, un robusto corpo e due grandi braccia dotate di tre artigli rotanti ciascuna. La macchina non aveva testa, ma solo un pannello protettivo di vetro dietro il quale si potevano scorgere i comandi che, con tutta probabilità, le permettevano di muoversi. Sebbene l’assemblaggio sembrasse completo, i droidi lavoravano assiduamente per controllare che tutti i meccanismi interni e i componenti fossero ben installati e perfettamente funzionanti. Le fiamme ossidriche producevano una luminosità che conferiva al luogo un’aria lugubre. La segretezza nel lavoro che stavano compiendo era fin troppo evidente. I robot si muovevano in modo nervoso e affrettato e la loro attenzione era spesso rivolta a captare qualunque rumore sospetto potesse provenire dall’esterno, anche se, con quel frastuono, era quasi impossibile avvertire alcunché.

     L’attività in corso era supervisionata da un puntiglioso osservatore. Lance the lion si trovava su di una pedana sopraelevata, intento a monitorare le mosse dei droidi, e quando qualcosa non era di suo gusto, ruggiva a grande voce per dare ulteriori direttive ed imprecava senza ritegno. Con il volto corrucciato e la mente aggrottata, era ritto e con le braccia conserte e pareva non vedere l’ora di terminare l’operazione. La sua folta criniera oscillava lentamente, sebbene non ci fosse un solo alito di vento all’interno del capannone. Sulle sue palpebre si allargava una vistosa bruciatura ancora non cicatrizzata. Le sue pupille attente scrutavano le due strane luminescenze, bianca e blu, provenienti dai due avambracci dell’esoscheletro. Sembrava quasi che fosse più interessato a quelle strane lucine che al resto dell’attività, come se stesse facendo la guardia ad un bene prezioso.

     - Così i lavori procedono senza sosta! - disse all’improvviso una voce profonda alle sue spalle.

     Lance si voltò di scatto, pronto a vibrare un colpo con il suo pugno possente, ma quando vide la sfuggente figura di Espio si acquietò.

     - Devi smetterla di spuntarmi alle spalle in quel modo! - ruggì il leone infastidito.

     Espio ignorò il suo rimprovero e si posizionò al suo fianco, facendo vagare lo sguardo per il capannone.

     - Che cosa ci fai qui, ad ogni modo? - proseguì Lance, grugnendo irritato.

     - Il Tiranno mi ha incaricato di venire a rappezzarti! - spiegò il camaleonte con un ghigno - Ma ero sicuro di trovarti qui! -

     Lance sbuffò.

     - Quell’istrice idiota deve ancora imparare che non c’è niente in grado di mettermi fuori uso per tanto tempo! -

     - Peccato che quell’istrice idiota abbia cominciato a rimboccarsi sul serio le maniche! -

     Il leone abbassò lo sguardo per incrociare quello del suo interlocutore. In volto era furente, e i suoi denti affilati baluginavano di rado dalla sua bocca.

     - Cosa intendi dire? -

     Espio scelse con cura le parole.

     - A quanto pare ha lasciato che la Resistenza liberasse la Veggente di proposito! Di sicuro spera che lei li guiderà verso i Chaos Emeralds rimanenti! Infatti ha incaricato Cybil di seguire i movimenti di Shadow e di fare rapporto! -

     - Un’idea astuta! - commentò Lance - Davvero molto sottile! E cosa proponi di fare? -

     - Assolutamente niente, gattone! - replicò Espio con tono asciutto - Cybil è troppo scaltra perché possiamo starle dietro e non riusciremo mai a superare la sorveglianza di Vector e a penetrare nel bunker 56! Per cui l’unica cosa che possiamo fare adesso è procedere con il nostro piano! -

     - Non manca molto ormai! L’esoscheletro è quasi pronto ad entrare in azione! - disse Lance sorridendo - Non vedo l’ora di pilotarlo e di schiacciare un po’ di formiche! -

     - Sabotare i sistemi interni di tutti questi droidi alla fine è servito a qualcosa! - commentò il camaleonte - Tutti i robot costruiti da Prower sono programmati per servire il Tiranno! Se non li avessimo modificati non avremmo mai avuto la forza lavoro sufficiente ad assemblare questa meraviglia! -

     - E’ davvero meraviglioso! - esclamò Lance estasiato, come un padre di fronte alla sua creatura.

     - Vedi di non fallire! - si raccomandò Espio - Hai dalla tua parte due fonti di energia inesauribili e tutte le armi adatte a polverizzare il regno del Tiranno! -

     - Fidati! - lo rassicurò il leone - Quando avrò terminato il mio giretto con l’esoscheletro in questa orrenda città non rimarrà neanche un mattone intatto! Tu, piuttosto… sei sicuro di farcela? In molti hanno cercato di uccidere il Tiranno… e ne hanno pagato il prezzo! -

     Espio rise sommessamente con l’aria di chi la sapeva lunga. Estrasse dalla sua vesta una grande gemma rosso sangue che splendeva in tutto il suo fascino e la tenne stretta in pugno.

     - Finché ho questa! - disse - E so fare questo… -

     All’improvviso, il camaleonte si dissolse e sparì alla vista come una nuvola di fumo. Riapparve senza il minimo sforzo né rumore a pochi centimetri di fronte al suo compagno.

     - Non c’è motivo perché debba temere il cosiddetto Tiranno! -

     A Lance sembrava una dimostrazione più che sufficiente. Tese al rettile la sua mano possente, e lui la strinse di rimando con fare d’intesa.

     - E quando il porcospino sarà passato a miglior vita… - esordì il leone.

     - Questo stupido mondo sarà in balia del nostro duplice pugno d’acciaio! - completò Espio.

     Una luce folle brillava nelle loro pupille.


“Ogni sovrano che si rispetti ha però bisogno di una schiera di fidati alleati che lo aiutino a fare in modo che le cose filino sempre per il verso giusto. Lord Seth mi ha sempre raccomandato di imparare in fretta a scegliere come si deve i propri assistenti, perché non sono in molti quelli in grado di vedere oltre la brama di potere e di raggiungere l’illuminazione della forma di governo perfetta.
Non posso non citare prima di chiunque altro il dottor Miles Prower, quello che più di tutti considero alla stregua di un amico. Non ho mai dubitato della sua fedeltà ed è l’unico sul quale so di potermi affidare in caso di necessità. Prima della guerra civile e della mia ascesa al potere serviva re Drake nella divisione delle ricerche scientifiche, ma, esattamente come me, disapprovava profondamente il sistema di governo di quel vecchio lupo. Una volpe con la sua intelligenza comprendeva perfettamente che in quelle condizioni di dominio morbido presto si sarebbe scatenato il caos più totale. L’avidità e la violenza insite in ogni mobiano sarebbero sfociate in un turbine di morte e distruzione se non avessimo trovato il modo di reprimerle dalla radice.
Alla morte di Drake, il dottor Prower fu il primo ad unirsi alla mia causa, fornendomi un prezioso supporto scientifico nella mia lotta contro gli altri due generali. Ha progettato per i miei soldati armamenti di una potenza inaudita e non posso negare che sia stato una delle mie carte vincenti per diventare quello che sono ora. Oltre ad aver progettato tutti i sistemi difensivi del mio palazzo e del cuore del mio impero, ha anche messo a punto il sistema più semplice ed efficace per oscurare il sole. Era una cosa che Lord Seth mi ripeteva spesso. Affrontare un problema dal punto di vista psicologico e non da quello fisico spesso garantiva una scorciatoia verso la sua soluzione.
Il dottor Prower ed io abbiamo sempre concordato che l’annullamento della luce e dei raggi solari avrebbe giocato un ruolo fondamentale per sgonfiare il morale di chiunque avesse pensato di creare il caos e di ribellarsi alla mia autorità. Gli istinti primitivi delle popolazioni sono più facilmente sopprimibili senza la luce del sole ad eccitarli più di quanto siano capaci di fare da soli.
E’ stato sufficiente costruire una rete di satelliti a specchio che deviasse i raggi solari e li convogliasse tutti in un unico punto di raccolta dell’energia. Sarebbe stato sciocco lasciare che la sua luce istigasse i miei sudditi, ma lo sarebbe stato ancora di più se avessi lasciato andare sprecata tutta quella preziosa energia. C’era pur sempre bisogno di illuminazione artificiale nel mio regno e di elettricità che potesse garantirla giorno e notte. E’ stata sufficiente una massiccia campagna di informazione per giustificare la scelta di oscurare il sole e per raccogliere tutto il consenso necessario. Niente di più semplice!
L’aiuto del dottor Prower, nonostante tutto, non mi sarebbe stato sufficiente per tutto quello a cui bisognava pensare. Ho scelto alcuni dei soldati più promettenti dal grande esercito a cui faccio capo perché avessero il compito di imporre la mia autorità anche nei luoghi che non potevo fisicamente raggiungere. Vector, Lance ed Espio sono stati degli abili generali e hanno saputo trasportare la mia voce anche negli angoli più remoti di Mobius. I loro incarichi attuali, sebbene molto meno importanti, sono comunque adeguati alle loro capacità.
Vector si occupa dell’addestramento delle truppe e della gestione delle questioni militari, saltuariamente assistito da Espio, che tutt’ora ricopre l’incarico di mia personale guardia del corpo e assassino. Per quanto riguarda Lance, ho ritenuto opportuno affidargli la sorveglianza delle prigioni, un compito che la sua stazza e la sua brutalità lo aiutano ad adempiere in modo a dir poco perfetto.
Non ho mai lasciato niente al caso!”

     C’era un solo modo con cui Shadow riusciva a rinnovare il suo coraggio e la sua determinazione a proseguire nella lotta quando si sentiva stanco o affranto: guardare il volto sorridente della piccola Cream. Quella creatura così dolce e innocente che, per tragiche circostanze, si era ritrovata a pagare il fio della crudeltà del Tiranno. Ogni volta che guardava nei suoi limpidi occhi carichi di gioia fanciullesca, si sentiva incredibilmente rinfrancato, ma nel contempo provava anche un senso di amarezza misto a rabbia. Come poteva essere che una bimba così piccola fosse stata vittima delle folli macchinazioni di un perfido dittatore? Come era possibile che le sue smanie di potere l’avessero privata dei suoi genitori? Che giustizia c’era in tutto questo? Le sue dita si chiudevano a pugno fino a vibrare convulsamente se solo quel pensiero lo sfiorava. Non aveva bisogno di nient’altro per spronarlo ad andare avanti con quella guerra senza fine. Sentiva che sarebbe stato capace di combattere anche da solo, con l’unico scopo di vendicare il dolore che quella giovane coniglietta era stata costretta a soffrire.

     Era lì, davanti ai suoi occhi, intenta a giocare con il massiccio Big. Shadow era contento che il gatto potesse talvolta trascorrere un po’ di tempo con lei. Sia lui che Amy erano spesso impegnati a portare avanti il movimento di Resistenza, per cui non avevano molte opportunità di far sentire a Cream il calore di una vera famiglia. La presenza del muscoloso felino, tuttavia, era utile a distrarre la piccola e a farla sorridere anche nei momenti più bui. Lo considerava come un fratello maggiore e per lei era importante avere un punto di riferimento che fosse più presente nella sua vita. Intento a sistemare armi e altre strumentazioni in uno zaino scuro, il riccio nero lanciava ogni tanto uno sguardo ai due ragazzi e sorrideva nel vedere quanto Cream si divertisse a scorazzare in groppa alle larghe spalle di Big.

     Inizialmente era contrario ad occuparsi della coniglietta ed aveva discusso a lungo con Amy su questo punto. Non si sentiva assolutamente adatto a calarsi nei panni di padre. Quando scorreva le sue mani sul proprio corpo, tastando le ferite che aveva riportato in battaglia, o sfiorava con le dita la vistosa cicatrice sul suo occhio, si rendeva conto che le situazioni estreme che era stato costretto ad affrontare lo avevano intaccato non solo nel corpo, ma anche nell’animo. Doveva mostrarsi serio ed inflessibile, perché tutto il movimento gravava sulle sue spalle. Aveva visto più di una volta la morte in faccia e aveva fatto i conti con tanto dolore attorno a lui. Il suo cuore era stato circondato da uno strato così spesso di ghiaccio da non lasciar trasparire una sola onda calda di puro affetto paterno. Certo, voleva bene alla piccola ma se si era rifiutato di prendersene cura era perché sapeva di non esserne capace. Non voleva nemmeno darle l’illusione di avere un padre per poi infliggerle l’amara delusione di scoprire che questi non era in grado di donarle affetto. Però Amy era abbastanza ferma e decisa da convincerlo ad acconsentire all’adozione, così da un momento all’altro… aveva una figlia. Non era il padre che la coccolava, che trascorreva insieme a lei tanto tempo, che le leggeva le favole per farla addormentare e che, forse, lei avrebbe voluto. Tuttavia, col tempo aveva imparato a volerle bene ogni giorno di più. Quando tornava a casa dopo una dura giornata, si avvicinava silenziosamente al suo letto, le si sedeva accanto e poteva rimanere lì anche delle ore a guardarla dormire e a sentire il suo lento respiro regolare. Era una creatura così piccola e indifesa… e avrebbe continuato a proteggerla, anche a costo della sua vita.

     Shadow ripensava a tutto questo mentre chiudeva lo zaino che aveva appena preparato. Cercava in cuor suo, ancora una volta, la risoluzione necessaria che gli sarebbe servita a compiere quell’ulteriore passo.

     - E’ una cosa che deve essere fatta! - sussurrò tra sé e sé - Per il bene di Cream e per quello di tutti gli altri! -

     Sospirò e si guardò intorno lentamente. Voleva registrare nella sua mente le immagini del luogo che chiamava casa perché non sapeva per quanto avrebbe dovuto restarne lontano.

     - Non ho mai conosciuto una bimba più carina! - commentò Big avvicinandosi a lui trattenendo a stento le risate - E’ veramente qualcosa di… -

     Il gattone si interrompe all’improvviso. Aveva notato per la prima volta lo zaino e le attrezzature sparse sul tavolo di fronte a Shadow. Lo guardò negli occhi con fare interrogativo e non ci volle molto perché capisse quali erano le sue intenzioni.

     - Che cosa hai intenzione di fare? - gli chiese con fare sospettoso.

     Il riccio nero non rispose subito. Si prese tutto il tempo necessario a ricaricare le sue mitragliette e a riporle nelle fondine. Aspettò che Cream si allontanasse quanto bastava a non farle sentire nulla e poi si rivolse a Big.

     - Prima di andare credo di dovermi scusare con te se l’altro giorno sono stato brusco! So che le tue intenzioni erano buone e volevi solo renderti utile! Sei un valoroso soldato Big, e sono molto fiero di te e dei progressi che hai compiuto! -

     Il gatto aggrottò la fronte, indeciso su come reagire a quelle parole.

     - Questo che cosa significa? Perché mi stai dicendo queste cose adesso? -

     - Voglio solo offrirti l’occasione che ti meriti! - replicò Shadow mettendogli una mano sulla spalla con fare incoraggiante - Sono sicuro che te la caverai bene in mia assenza! -

     Ma prima che Big potesse chiedere ulteriori spiegazioni, si sentì bussare piano alla porta e qualcuno oltrepassò l’uscio dischiuso. Era Forge.

     - Ho bisogno di parlarti! - disse rivolto a Shadow, senza dare il minimo segno di aver notato anche Big.

     - Credevo che ormai te ne fossi andato! - confessò il riccio con un tono leggero ma privo di collera.

     - La mia intenzione era quella! - ammise l’aquila - Ma Alison non era d’accordo! Non approvo quello che stai facendo e non ho simpatia per te, Shadow! Però se lei resta… resterò qui anch’io ad aiutarvi! -

     Il volto di Shadow non sarebbe potuto sembrare più sollevato. Si avvicinò a lui e gli tese cordialmente la mano. Dopo qualche esitazione, Forge gliela strinse, anche se con fare distaccato.

     - Sono contento di saperti ancora tra i nostri! - sentenziò il riccio - E, anche se ti colgo impreparato, devo chiederti una cosa importante! Devo chiederla a tutti e due voi! Statemi bene a sentire! -


     - Bè, Geof, devo proprio dire che la tua vecchia amica non è un tipo con cui scherzare! - commentò Mighty con una strana vena ironica priva di sorriso.

     Si trovava insieme a Geoffrey nel polveroso archivio. Seduti di fronte allo schermo luminoso di un computer nero, stavano visionando alcuni fogli freschi di stampa. La stanza era molto ampia in lunghezza ed ospitava una serie di computer disposti uniformemente nello spazio su freddi tavoli di plastica. Un angolo era riservato ad una serie di alti scaffali in legno e di schedari in cui erano riposti vecchi fascicoli, cartelle, mappe, planimetrie e ogni tipo di documentazione che poteva essere utile alla Resistenza.

     Da quando Geoffrey glielo aveva chiesto, Mighty aveva lavorato alacremente in quel locale per raccogliere quante più informazioni possibili su Cybil. Anche se Geoffrey la conosceva fin troppo bene, non voleva essere impreparato per quando l’avrebbe incontrata di nuovo sul campo di battaglia. Qualunque dato in più sulla sua tecnica di combattimento, sui suoi passati misfatti o sulle sue precedenti attività poteva essere fondamentale per lui.

     - La tua ricerca ha prodotto dei risultati sufficienti? - domandò la lince con tono serio.

     - A dire la verità, no! Non ho trovato nessuna registrazione in archivio che la citi esplicitamente con il suo nome! Tuttavia sono riuscito a collegare vari fascicoli che riportano aggressioni, attentati e altre azioni belliche ai danni della Resistenza! La mano dietro a questi crimini non è mai stata identificata, ma il modus operandi è molto simile in tutti i casi! Rapido, pulito e incredibilmente brutale! -

     - Sembra proprio la sua firma! - commentò Geoffrey pensieroso - Ogni suo movimento è studiato alla perfezione e non lascia la minima traccia! -

     - E non è tutto! - aggiunse Mighty - Molte di queste aggressioni risalgono a parecchio tempo fa! Alcune addirittura ai primi anni della fondazione della Resistenza! A quanto pare la ragazza ha più anni di quello che dimostra! -

     - Non credevo fosse in circolazione da così tanto tempo! - confessò la lince visionando i rapporti a sua volta - Con lei dalla parte del Tiranno non avremo vita facile! -

     - C’è una cosa però che non capisco! Se ha sempre agito contro di noi come mai non si è schierata con il Tiranno sin dall’inizio? -

     Geoffrey sorrise debolmente. Un sorriso privo di allegria.

     - Sei qui da troppo poco tempo per poter ricordare, amico mio! -

     - Allora illuminami! - lo rimbeccò Mighty - D’altronde sei tu il nostro veterano! Sei il soldato che è nella Resistenza da più tempo di tutti! -

     Geoffrey posò i documenti sul tavolo e mosse qualche passo verso gli scaffali. Sembrava apparentemente interessato ad un grosso fascicolo rilegato, ma stava in realtà concentrandosi per ricordare avvenimenti passati.

     - Originariamente coloro che aspiravano alla Tirannide sul nostro mondo erano tre potenti signori della guerra: Lady Levine, Lord Sonic e Sir Charmy! Le loro tre fazioni si scontrarono per parecchio tempo, con la conseguenza di devastare le città e le foreste del nostro mondo! Fu allora che nacque la Resistenza, formata da un gruppo di soldati ribelli intenti a rovesciare la crudeltà di questi dittatori! Inizialmente si nascondevano nel sottosuolo, in una rete di gallerie sotterranee naturali! Si resero però conto che se dovevano dirigere l’offensiva da qui sotto avevano bisogno di attrezzature ed equipaggiamento all’avanguardia! Così, cominciarono a costruire il nostro attuale Quartier Generale, nel quale gran parte della popolazione fu trasferita! Io ero un giovane soldato a quei tempi, fresco fresco di accademia e desideroso di mettermi alla prova! La nostra strategia era semplice… invece di dichiarare aperta guerra ad una delle fazioni, organizzavamo attacchi mirati ad alimentare l’astio tra i tre, in modo che si combattessero tra loro! Io feci rapidamente carriera, fino a diventare sergente e comandante di una squadra d’assalto formata dai nostri migliori elementi! -

     Mighty ascoltava con attenzione, non perdendosi neanche una sillaba di quel racconto.

     - Il mio battesimo di fuoco come sergente però non fu dei migliori! Durante una missione nel palazzo di Lady Levine, ci venne tesa un’imboscata! Fummo inseguiti nelle fogne da un killer spietato… era Cybil! Ci diede una caccia senza fine ed arrivò ad uccidere ogni singolo membro della mia squadra, lasciando in vita solamente me! Ci diedero per dispersi e nessuno venne a cercarci e nel frattempo io ero stato trasferito nelle prigioni di Levine! Ogni sera, puntuale come un orologio, Cybil entrava nella mia cella e praticava su di me tutti i suoi metodi di tortura più crudeli per quello che sembrava un tempo interminabile! -

     Mighty lo guardò inorridito, incerto su che cosa dire.

     - Eppure… non ho mai visto… cicatrici, Geof! - disse l’armadillo in un soffio.

     - Il pelo dopo un po’ ricresce e copre quelle sul corpo! - commentò lui con tono stranamente leggero - Ma quelle dell’anima non spariscono mai! I miei compagni si erano dimenticati di me mentre io ero costretto a subire atroci sofferenze in quell’umida cella! Cybil mi teneva in vita appositamente per non privarsi del piacere di farmi del male! Lei faceva il doppio gioco con tutti e tre i signori della guerra! Lavorava con il primo per sabotare il secondo e nel contempo riferiva i segreti del secondo al terzo e così via! Per questo non si è mai unita attivamente con uno schieramento… le faceva comodo lavorare e tradire tutti e tre! Veniva pagata di più! -

     - Ora capisco! - annuì Mighty cupo - Poi cos’è successo? -

     - Fu chiaro a tutti e tre quei signorotti l’esistenza della Resistenza e delle loro continue interferenze! Così decisero di ritentare nuovamente la strada dell’alleanza! Si incontrarono nel palazzo di Lord Sonic per discutere una tregua… ma purtroppo, lui aveva altri progetti! Si dice che Sonic avesse utilizzato una misteriosa arma per polverizzare letteralmente i suoi nemici, Levine e Charmy, ed affermarsi unico dominatore assoluto! Unificò i tre eserciti e fondò il suo impero, come vero e solo Tiranno! Quando il regime di Lady Levine fu abbattuto, Cybil fuggì e di lei non si ebbe più traccia! Io rimasi per alcuni giorni in quella cella a morire di fame, fino a quando non fui salvato dai membri della Resistenza! Non ho più avuto notizie di Cybil fino a due giorni fa, quando l’ho rincontrata! -

     L’armadillo rimase in silenzio, dopo che il sergente ebbe terminato.

     - E’ un racconto agghiacciante! - commentò infine con gli occhi sgranati.

     - Spero che ti serva d’insegnamento, Mighty! Widow Cybil è una donna perfida… malvagia fino all’osso… e non si darà pace fin quando i suoi obiettivi non saranno raggiunti… dobbiamo essere cauti… molto cauti! -

     - Ho capito, Geof! - affermò lui - Ho capito perfettamente! -

     Silenzio. Poi l’armadillo pose la domanda che più gli premeva.

     - Pensi che l’arma utilizzata da Sonic fosse… -

     - Sì! - confermò Geoffrey grave - Sono quasi del tutto sicuro che si trattasse di un Chaos Emerald! E se con uno solo è riuscito ad uccidere due potenti signori della guerra… tremo al pensiero di cosa potrebbe fare con tutti e sette! -


Accesso all’archivio...
Accesso al file #278
Oggetto: Rapporto finale

All’Onorevole Consiglio del Movimento di Resistenza
Come da accordi pattuiti, invio in allegato al mio rapporto una documentazione dettagliata circa le nostre acquisizioni più recenti. Qui di seguito elencherò brevemente alcune informazioni essenziali riguardo le reclute che si sono unite alla nostra forza di attacco nell’arco degli ultimi mesi.
Innanzitutto, sono lieto di comunicarvi che, dopo tanto tempo, abbiamo raccolto notizie sul dottor Ivo Julian Robotnik. Come sono sicuro ricorderete, il dottore era una delle menti della divisione scientifica di re Drake, il quale anni fa aveva promosso personalmente una campagna per la difesa dei diritti degli umani. Suscitò diverso scalpore la notizia della presenza di un essere non mobiano su questo pianeta, ma fu solo grazie a re Drake che il dottor Robotnik fu accettato socialmente in breve tempo e poté mettere il suo genio al servizio del nostro benessere comune. Non si ebbero più notizie di lui dopo la morte del re, ma recentemente lo abbiamo trovato in un rifugio sotterraneo di sua stessa creazione. Ci ha spiegato di essere fuggito nel periodo delle guerre civili e di essersi nascosto per timore di essere un probabile bersaglio di uno dei tre eserciti di repressione, a causa della sua natura di essere umano. E’ stato molto difficile convincerlo della nostra buona fede, ma dopo un periodo di diffidenza è riuscito ad aprirsi completamente con noi, assicurando il suo aiuto nelle nostre operazioni contro la Tirannide. La sua consulenza scientifica è una grossa conquista per le nostre forze.
L’esplorazione delle catene montuose nella regione orientale di Mobius ha, inoltre, rivelato un paio di curiose sorprese. Mi sono personalmente imbattuto in un’aquila eremita, Forge, che ha vissuto per anni tra quelle montagne e in una giovane ragazza volpe di nome Alison. Inizialmente l’eremita si è dimostrato parecchio ostile, tanto che ho dovuto faticare per convincerlo delle mie buone intenzioni. Attualmente si trovano entrambi nel Quartier Generale. L’insistenza della ragazza nell’unirsi a noi dopo che gli ho raccontato gli sconvolgimenti in atto su Mobius è stata tale che non ho potuto rifiutare la sua offerta.
E’ una strana coppia, ma le loro potenzialità nel combattimento sono notevolmente oltre la media, come ho descritto nella documentazione in allegato. Non sono molto sicuro degli intenti di Forge, ma per il momento si sta rivelando un elemento molto utile nella nostra battaglia.
Abbiamo accolto da poco anche un ex-soldato, menzionato direttamente da Geoffrey Van Marten. Si tratta dell’ex-tenente Mighty che ha recentemente deciso di riprendere in pugno le armi per aiutarci nella nostra missione. Sono rimasto molto colpito dalla tempra che ha dimostrato nel voler cambiare radicalmente vita in questo modo. Prima di unirsi a noi, viveva nel mondo esterno, sotto le regole dittatoriali del Tiranno, ma evidentemente, a differenza di molti altri civili, il lavaggio del cervello che il sistema di telecomunicazioni della Tirannide mette quotidianamente in atto non ha avuto effetto su di lui. La sua esperienza e la sua intesa con Geoffrey Van Marten sono una combinazione che ci permetterà di avere la meglio in molte incursioni esterne.
Termino il rapporto con la consueta nota informativa sull’addestramento delle nuove reclute. Procede tutto al meglio, ci sono alcuni ragazzi che si stanno rivelando incredibilmente portati per il nostro duro addestramento e per la nostra vita da ribelli. In particolar modo sto tenendo d’occhio un ragazzo di nome Big. Sono sicuro che ha tutti i numeri giusti per diventare un elemento fondamentale all’interno del nostro Movimento.

Comandante Shadow the hedgehog

     Era una cosa difficile, ma andava fatta. Era una cosa difficile, ma andava fatta.

     O almeno era quello che Shadow ripeteva nella sua mente, cercando di raccogliere il coraggio per voltarsi ed affrontare i suoi compagni della Resistenza, tutti riuniti nella Sala Strategie, ad eccezione di Alison, ancora convalescente. La comunicazione che aveva pochi minuti prima riferito li aveva lasciati in un silenzio sbigottito e incredulo. Il Comandante si era voltato di proposito, in apparenza per raccogliere il suo zaino e calarselo sulle spalle, ma in realtà perché voleva ritardare anche di pochi secondi il momento in cui sarebbe stato costretto a ricambiare lo sguardo interrogativo dei suoi compagni… e soprattutto di Amy.

     Forge e Mighty gli erano accanto, entrambi seri ma indulgenti e con il loro equipaggiamento già pronto accanto a loro.

     - Te ne vai? - ripeté Rouge parlando per prima.

     - Ci stai abbandonando? - le fece eco il dottor Robotnik.

     - Quando avevi intenzione di dirmelo? - intervenne Amy furente.

     - Calmatevi! - esclamò Shadow in un poco convincente tentativo di far valere la sua autorità di capo - Nessuno ha parlato di abbandono! Starò solo via per un po’ di tempo! Ho chiesto a Forge e Mighty di accompagnarmi ed hanno accettato! Sarò insieme a loro quindi non c’è motivo di preoccuparsi! -

     - Ma perché? - lo rimbeccò Rouge.

     Shadow sospirò. La convinzione che gli serviva per procedere stava lentamente svanendo. Mighty gli posò una mano sulla spalla nel tentativo di rincuorarlo. Aveva compreso quanto fosse difficile per lui. Non riusciva ad allontanare il pensiero che, come Robotnik aveva ipotizzato, lui li stesse abbandonando. Avevano vissuto insieme e combattuto insieme per tanto tempo. Avevano condiviso i momenti belli e quelli brutti come una famiglia e, anche se sotto la sua rigida direzione in qualità di Comandante, erano sempre stati a tutti gli effetti un gruppo di amici affiatati. Quella era la prima volta che lui si allontanava per un tempo indefinito e l’idea di non poter stare al loro fianco, di non poter vedere Amy e Cream e di lasciare tutti loro, anche se temporaneamente, senza una salda guida gli procurava un fastidioso nodo allo stomaco. Tuttavia, sapeva che se stava partendo era per un bene più grande e soprattutto necessario.

     - La ricerca dei Chaos Emeralds è una priorità, però non possiamo permetterci di dedicarci completamente ad essa! Le operazioni della Resistenza devono andare avanti comunque! Siccome la maggior parte degli smeraldi sono dispersi in tutto il continente per ritrovarli dovremo necessariamente spostarci… ed andrò in viaggio per cercarli! -

     - Sì, ma perché tu? - domandò Amy con gli occhi lucidi.

     - Non possiamo rimanere senza un Comandante proprio adesso! - esclamò Knuckles.

     - E’ un viaggio rischioso e non ho nessun diritto di imporlo a qualcuno di voi! E’ mio preciso dovere di Comandante intraprenderlo e affrontare tutti i pericoli che comporta! Ho chiesto a Forge e a Mighty di accompagnarmi per avere maggiore supporto, e loro hanno acconsentito di loro spontanea volontà! Se non se la fossero sentita di venire con me non li avrei potuti biasimare né costringere in alcun modo! -

     - Credo di parlare a nome di tutti dicendo che rispettiamo la sua decisione, signore! - intervenne Geoffrey con tono risoluto - Ci lascerà istruzioni su come comportarci durante la sua assenza? -

     - Continuerete ad andare avanti come abbiamo sempre fatto! Nel periodo in cui mancherò il ruolo di Comandante verrà assunto da Knuckles… te la senti? -

     L’echidna fu colto un po’ alla sprovvista, ma quando ebbe assorbito la notizia si irrigidì in una posa da soldato integerrimo e annuì con fermezza.

     - Farò del mio meglio, Shadow! - disse risoluto.

     - Ne sono sicuro! Per compensare la mancanza di Forge e Mighty - riprese il riccio parzialmente rincuorato - Big si unirà al nostro gruppo! Ha dimostrato capacità ben al di sopra delle altre reclute in addestramento ed è per questo che sono orgoglioso di promuoverlo temporaneamente! -

     Il gattone, che fino a quel momento era rimasto nascosto alle spalle degli altri, si sentì lo sguardo di tutti i presenti puntato addosso, ma non ne fu intimidito. Sorrise debolmente e sfoderò l’espressione più fiera di cui era capace.

     - Tikal vi fornirà l’assistenza necessaria per qualunque tipo di evenienza! - riprese Shadow.

     - Sarò felice di farlo! - esclamò la Veggente piegandosi in un breve inchino.

     - Sai già da dove cominciare la ricerca? - domandò Robotnik.

     - Tikal ha ipotizzato che alcuni Chaos Emeralds possano essere rimasti dispersi nel loro sito originale, cioè a Mystic Ruins! Inizialmente procederemo ad esplorare quell’area, poi decideremo il dà farsi! Fortunatamente abbiamo un vantaggio considerevole! Porteremo con noi la scheggia di Master Emerald dato che ha la facoltà di individuare smeraldi nei paraggi! Di contro, non abbiamo preso nessun dispositivo di comunicazione! -

     - Vuoi dire che non potremo contattarvi in alcun modo? - domandò Amy.

     - Assolutamente no! Le nostre comunicazioni potrebbero essere intercettate dal Tiranno visto che lì fuori non c’è nessun dispositivo di protezione! Rischieremmo di rivelare la nostra posizione e quindi di mandare a monte l’intera operazione! -

     - Però non potremo avere vostre notizie! - commentò Knuckles - Né sapere quando farete ritorno! -

     - Purtroppo non possiamo fare altrimenti! - replicò Shadow desolato.

     Non aveva nient’altro da aggiungere. La parte più complicata era infine arrivata… loro tre stavano per partire, e dovevano salutare i loro compagni. Non volevano suonare né troppo leggeri né troppo gravi… non volevano dire qualcosa che suonasse né come un giocoso arrivederci né tanto meno come un addio. Si chiesero se era davvero necessario usare le parole, quando si poteva esprimere tutto il proprio vissuto con un abbraccio.

     Ed è quello che fecero i tre… abbracciarono uno ad uno i loro compagni, salutandoli e mormorando loro parole di conforto nell’orecchio. Shadow abbracciò forte Rouge e Tikal, strinse saldamente la mano di Knuckles stringendogli con l’altra una spalla per poi fare lo stesso con il dottor Robotnik, diede un amichevole buffetto sulla guancia di Big e poi passò a Geoffrey.

Mentre lo cingeva in un composto ed educato abbraccio da maschi, Shadow gli bisbigliò:

     - Tieni d’occhio Amy, Geof! Mi raccomando, stalle dietro! Conto su di te! -

     - Si fidi di me, sign… volevo dire… Shadow! - rispose la lince con un inedito tono informale.

     E arrivò il momento di salutare anche Amy… che cosa avrebbe potuto dire? Si sporse in avanti con l’intento di darle un bacio, ma lei si ritrasse. Aveva in volto un’espressione profondamente contrariata. Probabilmente era ancora amareggiata per aver saputo la notizia all’ultimo minuto.

     - Fai buon viaggio! - disse freddamente come se stesse salutando un suo vecchio professore - E fai attenzione! -

     Shadow però non era disposto ad accettare un saluto così gelido, specialmente quando era consapevole che non l’avrebbe più rivista per parecchio tempo. Si avvicinò a lei e mimò un gesto per lei inconfondibile, un loro modo di comunicare senza parole. Prima indicò la sua fronte, muovendo le labbra in un “io” senza emettere fiato, poi si toccò il petto - “amo” - ed infine fece scivolare un dito sulle labbra di lei - “te” -

     Dopodiché le accarezzò con dolcezza il volto guardandola negli occhi. A questo punto Amy non resistette… si gettò tra le sue braccia faticando per trattenere le lacrime. Il loro saluto durò più del previsto ma tutti gli altri compresero mentre guardavano inteneriti Shadow accarezzare i capelli di sua moglie. Era il momento di partire…

     Shadow, Mighty e Forge presero i loro zaini e le loro attrezzature e si fermarono sulla soglia per dare un ultimo sguardo ai loro amici e compagni.

     - In gamba, ragazzi! - esclamò Shadow con il pollice alzato e un sorriso incoraggiante sul volto… per poi voltarsi e andare via.

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Capitolo 9
*** Full Speed Ahead #09 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #09

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#09

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SINS OF PURITY Saga

Cuore di ghiaccio

Scritto e ideato da: Knuckster

Benvenuti, cari lettori, sul pianeta Mobius! Un pianeta sereno e pacifico, immerso nella tranquillità di una natura rigogliosa e incontaminata. Questa era la descrizione della casa di Sonic the hedgehog, almeno prima che Magorian stendesse la sua cupa ombra su queste terre. Il suo desiderio è impadronirsi dei sette leggendari Chaos Emeralds per trasformare Mobius nel mondo per lui ideale. E sebbene Sonic sia riuscito a recuperarne uno, lasciando sfortunatamente la proprietà di un altro al dottor Eggman, il pericolo che le sinistre trame di Magorian abbiano successo si intensifica di giorno in giorno. In questo scenario di forte tensione, il ruolo di Shadow the hedgehog diventa sempre più ambiguo... le sorprese non mancheranno!

Techno Base – Giorno 4 (Ore 01:00)    

     Aprì gli occhi di scatto. Una strana oscurità lo avvolgeva. Tentò di mettere a fuoco le immagini intorno a lui. I suoi occhi si abituarono rapidamente alle tenebre e si rese conto di essere all’interno della capsula rigenerante. Respirò a fondo e l’odore acre del gas incolore di cui era riempita gli bruciò le narici. Si sentiva stranamente assonnato, ma i suoi muscoli erano guizzanti di energia e pronti all’azione. Se si fosse alzato, non sarebbe comunque stato utile in nessun modo. Era notte fonda e probabilmente stavano tutti riposando. Tuttavia, premette il pulsante sul lato della parete e, con uno scatto, la cupola della capsula si aprì facendo fuoriuscire il gas.

     Shadow respirò a pieni polmoni l’aria fresca e si mise in piedi. Camminò per qualche secondo per la stanza fredda e spoglia in modo da sgranchirsi le gambe. Non avendo niente di meglio da fare, si guardò intorno. Quella camera aveva l’aria di non essere stata usata per parecchio tempo. Le pareti erano incrostate di sporco così come il pavimento. I macchinari che la tappezzavano erano impolverati e per la maggior parte malconci. Il centro era occupato dalla sua capsula, attaccata alla parete da una massa di grossi e spessi cavi neri aggrovigliati. Deciso a prestare scarsa attenzione all’arredamento, Shadow alzò una mano e fletté le dita in cui sentiva formicolare l’elettricità del suo potere. Strinse il pugno e lo agitò, scagliando alla sua destra una freccia d’energia. Il colpo si infranse su un monitor scheggiato che, contrariamente a tutte le aspettative, si accese. Shadow fu attratto dalla luce e si avvicinò con curiosità. Era un computer del dottor Eggman che, a giudicare dai tasti mancanti sulla tastiera e dai fili elettrici che pendevano inerti al lato del macchinario, evidentemente non usava più. Su un desktop in cui troneggiava la gigantografia del dottore, c’erano tante piccole cartelle che nascondevano chissà quali documenti e progetti. L’attenzione di Shadow fu attirata da una cartella intitolata “Top Secret”. Senza perdere tempo, il riccio la aprì e, con un tuffo al cuore, vide un documento denominato “Progetto Shadow”. Esitante, controllò di essere da solo e aprì il file. Sembravano pagine di diario… ed erano siglate col nome di Gerald Robotnik. Cominciò a leggere qualche riga: parlava di dati necessari a creare un essere vivente e altre informazioni di carattere tecnico. Cercò di saltare rapidamente quelle parti per andare al nocciolo della questione quando le sue dita sulla tastiera presero una scossa elettrica. Ritrasse la mano rapidamente e vide il computer sovraccaricarsi. Il monitor si spense e si riaccese, funzionando ad intermittenza e alla fine scoppiò, sollevando una nube di fumo nero e acre. Shadow si coprì il volto per proteggersi dalle schegge di vetro che saettarono per la stanza. Quando riaprì gli occhi, delle dense spire di fumo si levavano dall’apparecchio ormai definitivamente da rottamare. Carico di rabbia, il riccio sferrò un calcio alla parete e digrignò i denti deluso. Non si sarebbe mai accorto di Levine, appena fuori dalla stanza, vicina al pannello che regolava la distribuzione dell’energia nella stanza.

     - Cosa fastidiosa i sovraccarichi! - mormorò tra sé sorridente prima di volare via.

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Angel Island – Giorno 4 (Ore 9:30)

     Un tonfo lontano la svegliò. Aprì gli occhi piano e riacquistò la sensibilità in tutto il corpo. Era distesa sul letto di foglie nella casa di Knuckles. Si alzò lentamente e si tolse la coperta. Soffocando uno sbadiglio e stropicciandosi gli occhi, Amy uscì alla luce del sole mattutino e il cinguettare degli uccelli riempì le sue orecchie. Respirò a fondo l’aria e, con un sorriso stampato sul volto, camminò sul prato incontro agli altri. Charmy, completamente ristabilito, stava giocando ad inseguire Cream e Cheese. Le loro risate fanciullesche rimbombavano nell’aria rendendo notevolmente più gioioso l’ambiente. Knuckles stava facendo i suoi esercizi di arti marziali contro la sua quercia preferita, Tikal era invece seduta sulla scalinata dell’altare con l’aria persa nel vuoto. Tails stava mangiando delle uova fritte in un piatto che era spuntato da chissà dove, Big stava friggendo del pesce in padella mentre Vector ed Espio parlavano a bassa voce con aria seria mentre sorseggiavano del caffè. La riccia rosa cercò di individuare qualche macchia di colore blu attorno a lei senza successo, quindi decise di avvicinarsi a Tails per dargli il buongiorno.

     - Da dove spunta fuori quella roba? - chiese lei, sedendosi accanto.

     Il volpino ingoiò un boccone prima di rispondere.

      - Stamattina presto Vector ed Espio hanno fatto una visitina al loro ufficio e hanno portato un po’ di roba: piatti, posate, padelle e anche un paio di materassi per la notte! Visto che dobbiamo rimanere qui tutti insieme è meglio ingegnarsi per stare più comodi! -

     - Se non altro si sono resi utili! - commentò Amy.

     Si preparò una porzione di uova anche lei, rifiutando gentilmente il pesce offertole da Big perché Froggy ci aveva saltato sopra. Si sedette di nuovo e cominciò a mangiare di buona lena.

     Proprio mentre stava per chiedere se Cream avesse fatto già colazione, un lampo blu sfrecciò sulla scalinata e dietro di lei comparve Sonic.

     - ‘Giorno a tutti! -

     - Buongiorno, Sonic! - esclamò Amy.

     - ‘Giorno! Hai dormito bene stanotte? Ti sei trovata comoda? - replicò il riccio molto cordialmente e con un tono di voce acuto.

     Si comportava in modo strano. Non era mai stato così gentile ed espansivo con lei.

     - Ehm… sì, tutto bene! - rispose lei incerta - Tu, piuttosto! Hai l’aria di non aver dormito per niente! Dove sei stato? -

     In effetti, Sonic aveva uno sguardo stanco e pesante, tipico di chi non aveva chiuso occhio.

     - Ho fatto una corsettina qua e là per schiarirmi le idee! -

     - Schiarirti le idee su cosa? -

     Sonic distolse lo sguardo e un’aria colpevole gli si dipinse in volto. Si grattò nervosamente la testa e tossì un paio di volte, cercando con tutte le forze di sembrare naturale.

     - Hai dormito bene? - ripeté per la seconda volta.

     - Insomma! Quel letto improvvisato non è stato il massimo del comfort! E poi ho fatto uno strano sogno! Ho sognato che qualcuno stava tentando di baciarmi! -

     Sonic starnutì forte e avvertì un calore allarmante avvampargli nelle guance.

     - Ehm… davvero molto strano! E… per caso… ti ricordi di chi si trattava? -

     - No, purtroppo no! - disse Amy scuotendo la testa e poi gli piombò addosso - Ma spero tanto che sia stato tu! Forse è un sogno premonitore! -

     - Ehm… sì, sì certo! - rispose Sonic sottraendosi al suo abbraccio con meno impeto di come faceva di solito.

     Il resto della mattinata trascorse piacevolmente come mai avrebbero potuto immaginare. Dal modo in cui si rideva e si scherzava sembrava quasi che quella fosse una semplice riunione di vecchi amici e non un raduno di guerrieri immersi in una feroce guerra. Le preoccupazioni e le ansie delle responsabilità alle quali dovevano far fronte sembravano essere miglia lontano, in un luogo dal quale non potevano contagiare né intaccare il loro buonumore.

     Dopo che tutti ebbero consumato la colazione, Sonic propose a Vector e a Big di insegnare loro a correre veloce quanto lui, prevedendo che i risultati sarebbero stati davvero esilaranti considerando la loro stazza. La sua idea iniziale era fare in modo di tenere alto il morale del gruppo, in modo che potessero recuperare le forze e rendere di più in battaglia. La loro unione era l’arma più potente di cui disponevano e se fossero riusciti a fortificare il loro legame, Sonic sapeva che avrebbero avuto qualche possibilità di vittoria. E quale modo migliore esiste per stare bene in gruppo che ridere? I risultati di quel suo esperimento furono così spassosi e convincenti che ben presto lui stesso si dimenticò i suoi intenti iniziali. Il coccodrillo e il gattone non l’avrebbero mai ammesso ma sicuramente erano i primi che si divertivano un mondo, nonostante capitombolassero sul prato a ripetizione, talmente goffi nel tentativo di slanciare il proprio corpo in una corsa sfrenata. Tails, Cream e Charmy si stavano spanciando dalle risate come mai in vita loro, cosa di cui Sonic poteva essere fiero. Persino il granitico Espio aveva messo da parte quello che Charmy chiamava “la sua serietà cronica” ed era esploso in una risata del tutto inaspettata. Gli unici che non stavano prendendo parte alla comica sceneggiata erano Knuckles, Amy e Tikal, isolati in un angolo con tutta l’aria di essere impegnati in una importante conversazione. Non ci voleva un genio per capire che la vestale era molto preoccupata per qualcosa che probabilmente la stava tormentando. La sua aria abbattuta era fin troppo evidente. Gli altri due stavano tentando di rincuorarla con ogni mezzo possibile e dal modo in cui il sorriso della ragazza si andava pian piano allargandosi pareva che ci stessero riuscendo. Ben presto ebbero modo di unirsi anche loro allo strano spettacolo, offrendo a Sonic un ulteriore pretesto per fare ancora di più il buffone, e cioè far sentire meglio Tikal.

     Purtroppo, come spesso accade nei momenti di spensieratezza, qualcosa intervenne a ricordare a tutti loro che ogni bel gioco dura ben poco. Gli apparecchi portatili ai loro polsi trillarono perentoriamente, incurvando all’unisono i loro sorrisi e rammentando loro la drammatica situazione a cui avevano il dovere di far fronte. Tails aprì il vano della sua ricetrasmittente con dita tremanti e cominciò ad armeggiare con i comandi per sapere dove la loro missione li avrebbe portati questa volta.

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Techno Base – Giorno 4 (Ore 10:00)

     La porta scorrevole si aprì di scatto. Nella sala buia e fredda risuonarono i passi di un nuovo arrivato. Shadow the hedgehog attraversò la stanza di controllo della Techno Base e prese il suo posto nella fila di fronte a Magorian, composta da tutti i suoi discepoli, più o meno, fidati. C’era Drake, impettito e composto, come sempre avvolto dalla sua scintillante armatura. Getara gli era accanto, con le braccia conserte e l’aria annoiata. Ogni tanto lo si poteva guardare lanciare un’occhiata di veleno al suo collega più vicino. Levine, invece, con l’aria frivola e leziosa di sempre, si limava le unghie apparentemente senza mostrare interesse per quello che succedeva.

     - Ben arrivato! - enunciò Magorian sempre adagiato sulla poltrona fluttuante di Eggman - Ti stavamo aspettando! -

     Il riccio annuì impercettibilmente con la testa.

     - C’era un motivo particolare per cui ci hai convocati? - domandò Getara con la sua voce strascicata.

     Magorian non rispose subito. Stava giocherellando con la pietra che portava appesa al collo.

     - Come sapete sono stati ritrovati già due dei sette Chaos Emeralds e nessuno di questi è finito in nostro possesso! La missione sta prendendo una brutta piega e di questo passo i miei progetti rischiano seriamente di andare a monte! E tutto per colpa vostra! -

     - Colpa nostra? - ripeté Getara stranito.

    - Sì, colpa vostra! Grazie ai vostri conflitti, ai vostri litigi e alle vostre scaramucce, per non parlare poi delle iniziative prese di testa vostra! E inoltre… abbiamo anche perso un componente della squadra! -

    - Se ti riferisci a Rouge non c’è motivo di preoccuparsene! - intervenne Levine aggressiva - Come agente valeva molto meno di zero! -

     - Non è questo il punto! - sbottò Getara - Noi stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere per portarti i Chaos Emeralds! Non ci sono d’aiuto le tue critiche! Potresti invece alzarti da quella comoda poltrona e dare una mano anche tu, così ti renderesti conto della difficoltà dell’impresa! -

     Ma la lucertola capì subito che era stata la cosa sbagliata da dire. Gli occhi di Magorian lampeggiarono sinistri e con un semplice gesto della mano scagliò Getara a velocità folle contro la parete dove vi cozzò sonoramente accasciandosi poi al suolo semisvenuto.

     - Non parlarmi mai più con quel tono! - ruggì furibondo - Piccolo ingrato, hai già dimenticato che sono stato io a fare di voi quelli che siete? Sono stato io a permettervi di strisciare fuori dalla marmaglia della vostra razza e a farvi diventare qualcuno! Avete accettato di aiutarmi a purificare questo pianeta dalla devastante azione di quegli esseri immondi, ma questo non significa che dobbiate dimenticare chi comanda qui! Non tollero insubordinazioni, mi hai capito Getara? Prova un’altra volta a mettere in discussione la mia autorità e prosciugherò ogni alito di vita da quel tuo corpo indegno! E questo vale per tutti voi! -

     - Purificare il pianeta? - disse Shadow senza il minimo timore - Credevo che volessi eliminare Sonic! -

     - Naturalmente! - rispose Magorian in fretta - E’ quello che intendevo dire! Purificare il pianeta da esseri come lui! -

     Shadow aggrottò la fronte e si fece ancora più arcigno.

     - Non metteremo mai in dubbio la tua autorità, Magorian! - assicurò Drake piegandosi in un inchino.

     - Sarà meglio per voi! Solo con i sette Chaos Emeralds avrò energia a sufficienza per completare l’opera della mia vita e non sarà certo a causa di un paio di bestiacce pelose che deciderò di fermarmi! -

     Levine sospirò preoccupata. Magorian stava gettando al vento tutta la cautela… di questo passo Shadow avrebbe cominciato a dubitare seriamente di loro.

     - E adesso aprite bene le orecchie! - riprese l’uomo mentre Getara ritornava in fila stordito e amareggiato - E’ stato segnalato un altro Chaos Emerald ad Ice Paradise! Andrete tutti quanti a recuperarlo! Lo voglio! Lo voglio qui senza mezzi termini! Se il dottor Eggman o la combriccola di Sonic vi ostacolano… distruggeteli… annientateli tutti senza pietà! Ci siamo capiti? -

     - Sissignore! - dissero in coro i tre agenti, ma Shadow si limitò ad annuire.

     - Se le riparazioni di Metal Sonic saranno terminate prima del vostro rientro ve lo manderò come aiuto aggiuntivo! Sia chiaro che non accetterò fallimenti! Ed ora muovetevi! -

     I quattro uscirono dalla stanza mormorando a bassa voce. Magorian si voltò di nuovo con la poltrona e fissò la sua gemma viola con intensità.

     - Se non avrò neanche questo smeraldo - sussurrò tra sé - Ho idea che dovrò rivolgermi a te… Agente Quattro! -

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Ice Paradise – Giorno 4 (Ore 15:20)

     Le pale dell’aereo ruotavano vorticosamente fendendo la gelida aria e la neve sferzante che cadeva a fiocchi in spesse folate. Il Tornado procedeva instabile alla massima velocità cercando di attraversare la tempesta ghiacciata che si stava abbattendo su Ice Paradise. Tails alla guida, con indosso un pesante giaccone di pelliccia che era riuscito a recuperare e un paio di occhialini da neve per proteggersi la visuale, tentava di tenere stabile il suo aeroplano spinto qua e là dalla furia del vento. Nel sedile posteriore, Amy Rose, protetta a sua volta da un secondo giubbotto, teneva gli occhi chiusi e si stringeva con le braccia, tremante per il freddo pungente. Knuckles invece, saldamente stretto alla piattaforma metallica fissata sulla testa del Tornado, era nel bel mezzo della tempesta ma il cappotto che i Chaotix gli avevano procurato, fortunatamente, lo teneva al caldo.

     Sotto di loro, Sonic sfrecciava tra la neve e il ghiaccio sul suolo, avvolto anche lui in un giaccone da neve. La Chaotix Car, con a bordo i tre detective, seguiva a ruota la marcia del riccio con i tergicristalli accesi. Vector si stava vantando di come gli indumenti pesanti che aveva reperito dal suo corredo invernale smesso di quando era ragazzo fossero stati utili all’intero gruppo sotto lo sguardo seccato di Espio e quello divertito di Charmy.

     Il gruppo continuò a procedere nella bufera seguendo il segnale degli scanner fino ad arrivare, dopo venti minuti buoni, in un’ampia pianura ricoperta interamente dal bianco della neve. Era la zona ideale per parcheggiare i loro veicoli, dato che le ricerche sarebbero state ancora più difficoltose da quella posizione. Tails atterrò con notevole difficoltà in uno spiazzale riparato da una piccola serie di abeti sulle quali chiome si era depositato uno spesso strato di neve, lasciando sgombro il terreno sottostante. La macchina dei Chaotix trovò posteggio proprio lì accanto. Ben presto, il gruppetto si riunì in quella zona protetta per discutere il da farsi. Erano tutti molto tesi e nervosi, consapevoli che quelle condizioni atmosferiche sfavorevoli non avrebbero giocato a loro favore.

     - Che freddo! - si lamentò Amy - Di tutti i posti in cui poteva finire quello smeraldo doveva essere proprio qui? -

     - E dai ragazzina! Un po’ di spina dorsale! - esclamò Vector gioviale.

     - Fai presto a parlare tu! Sei un rettile! -

     - Ehi, rettile a chi, sorella? -

     - Vector, sei un coccodrillo, ricordi? - intervenne Espio spazientito.

     Il detective abbassò il muso mormorando: - Ah, sì, giusto! -

     Sonic e Knuckles si strinsero nei loro cappotti, mentre Tails, cercando calore nelle sue code, stava controllando il segnale dello scanner.

     - Niente! - disse demoralizzato - La traccia è troppo debole per individuare il punto esatto! Posso solo indicare la direzione da seguire! Purtroppo questa bufera crea delle forti interferenze nel segnale! -

     - E se ci dividessimo? - propose Knuckles - Potremmo coprire maggiore terreno e accelerare la ricerca! -

     - No, non è prudente separarci! - Sonic era risoluto - Magorian ed Eggman saranno sicuramente già in agguato e con questo tempaccio sarebbe facile per loro metterci in difficoltà! Dobbiamo rimanere uniti e tenere gli occhi aperti! -

     - E’ molto strano sentir parlare proprio te di prudenza! - commentò Tails con un mezzo sorriso.

     - Voglio semplicemente evitare brutti incontri! E poi io detesto il freddo! Non riesco a correre se mi si congelano le gambe! -

     - Non ci resta che sperare di fare in fretta! - concluse Espio, sfregandosi le braccia per generare un po’ di calore.

     - Sarà meglio muoverci! - li incitò Sonic facendo strada fuori dalla nicchia di alberi.

     Il resto del gruppo si mosse all’unisono con lui senza avere altro da aggiungere. Non appena misero il muso fuori dal loro riparo vegetale, una ventata gelida come la lama di un coltello si abbatté su di loro in pieno volto.

     - N… Nessuno di voi ha portato un termos di cioccolata calda? - domandò Amy al culmine della disperazione.

     - Non rimanere ferma e non sentirai freddo! - suggerì Knuckles ragionevolmente.

     - Per te è facile! Sei abituato a queste cose! -

     Sonic aveva seguito il battibecco con attenzione. Stranamente camminava con i pugni chiusi e la testa alta come se stesse cercando di raccogliere coraggio. Guardò di sottecchi la riccia rosa che procedeva con le gote arrossate per il gelo. Deglutì e le si avvicinò.

     - Vieni qui, dai! -

     Sonic la abbracciò forte e la tenne stretta a sé per riscaldarla almeno in minima parte. In un primo momento Amy non fece nulla, a metà tra l’incredulo e l’indeciso, ma poi si avvinghiò al corpo di Sonic uggiolando di contentezza. Il loro contatto produceva un delizioso calore. Si tenne stretta a lui appoggiando il capo sulla sua spalla. Sonic deglutì forte e si sentì avvampare in volto, fermamente deciso a non guardarsi dietro dove avvertiva lo sguardo indagatore di Tails e Knuckles e men che meno a guardare lei.

     Non c’era comunque tempo per preoccuparsi di nascondere l’imbarazzo, quando i venti gelidi di quelle lande ghiacciate stavano spirando con la forza di un ciclone, trafiggendo come minuscoli spilli ogni centimetro della loro pelle rimasto scoperto. La strada davanti a loro era impervia e accidentata, ricoperta da un livello di neve così alto da arrivare fino alle loro ginocchia e ostacolare i loro movimenti, con grande sconforto di Sonic che non poteva usufruire della sua velocità. Per quanto la tormenta gli consentisse di vedere, non c’erano alberi o formazioni rocciose che potessero offrire loro anche un rudimentale riparo, quindi la loro unica alternativa era continuare a fendere il gelo e il ghiaccio in un gruppo compatto in modo da non disperdere il poco calore che conservavano. Non avrebbero saputo dire per quanto proseguirono in quella marcia disperata, ma proprio quando la sensibilità cominciava ad abbandonare i loro muscoli facciali la bufera smorzò la sua intensità fino a fare spazio lentamente ai tiepidi raggi solari di un cielo sgombro.

     Avevano seguito il debole segnale dell’apparecchio di Tails, mirando sempre nella stessa direzione, ma non avevano la minima idea di dove fossero finiti. Di fronte a loro si stagliavano chilometri e chilometri di bianche distese fredde e desolate contornate da catene montuose che sembravano giganteschi gelati con panna.

     - Chi ha la sensazione di stare cercando il proverbiale ago nel pagliaio? - commentò Vector, visibilmente sfibrato - Un pagliaio congelato si intende! -

     - Saranno ore che giriamo a vuoto! - intervenne Knuckles - Non mi sento più le gambe per quanto fa freddo! Di questo passo faremo la fine dei ghiaccioli! -

     - Mi dispiace, ragazzi! - rispose Tails, mordendosi il labbro inferiore - E’ impossibile circoscrivere il segnale più di così! Lo smeraldo potrebbe essere ovunque sotto questa coltre di neve! -

     Il volpino fece un passo in avanti, arrovellandosi su come riuscire a portare a termine la missione in breve tempo, quando si sentì un rombo imponente prorompere dal basso. Si sentirono mancare il terreno sotto i piedi e, prima che potessero rendersene conto, furono avvolti in una grande massa di neve in rapida caduta. Scivolarono lungo un ripido pendio, rotolando nel freddo ammasso informe fino a piombare al suolo dopo un volo che sembrava interminabile. Zuppi, infreddoliti e doloranti, cercarono di districarsi dal groviglio di corpi in cui erano terminati.

     - Chi mi sta calpestando la coda? -

     - Charmy, quello è il mio braccio! -

     - Se non vi levate di dosso entro due secondi vi sarà servito un pugno al gusto di neve! -

     - Che bello! Ho sempre voluto sperimentare nuovi gusti! -

     Quando riuscirono a ricomporsi tutti e sette e a riprendere i sensi intorpiditi dal freddo, si guardarono intorno e scoprirono di essere capitombolati in un’ampia vallata sovrastata da un cerchio di irte montagne.

     - Le cose non fanno che migliorare! - commentò Espio, burbero.

     - Non immaginate neanche quanto! -

     Il bagliore di una fiammata esplose qualche metro più avanti e un blocco di ghiaccio che ostruiva uno stretto passaggio tra le montagne si sciolse nel giro di un istante, trasformandosi in una pozzanghera in espansione. Tra il vapore che aleggiava nell’aria si poteva intravedere la figura imponente di Drake, con le dita sotto i guanti di ferro ancora infuocate come cerini. Levine, Getara e Shadow si trovavano al suo fianco, ammantati anche loro in pesanti tenute invernali e con un fuoco minaccioso nelle loro pupille.

     Sonic drizzò immediatamente la schiena, il suo istinto combattivo che si stava infiammando. Con un gesto della mano fece indietreggiare Amy dietro di lui, un gesto che non aveva programmato ma che partì in automatico senza nessun preavviso.

     - Sta diventando una seccatura avere a che fare con voi ogni giorno! - disse Levine, molto irritata a giudicare dal suo tono di voce.

     - Forse è il caso di risolvere il problema alla radice! - le fece eco Getara, stringendo i pugni come ansioso di adoperarli.

     - Se sperate di metterci i piedi in testa siete più pagliacci di quanto sembrate! - replicò Sonic, cercando di mostrarsi sicuro di sé.

     - Allora cosa aspetti, Sonic? - lo incalzò Shadow - Siamo solo tu ed io adesso! Nessuna fuga concessa! Regoliamo i conti una volta per tutte! -

     Il riccio blu non avrebbe mai potuto rifiutare una sfida del genere ed infatti si fece avanti con determinazione, spazzando la neve con il piede dalla sua strada e fissando il suo avversario negli occhi con una determinazione ardente.

     - I mocciosetti sono miei! - esordì Getara.

     - Io mi prendo i rettili! - aggiunse Drake.

     - Vorrà dire che mi occuperò degli altri due! - concluse Levine.

     Knuckles si fece avanti con fare minaccioso e si rivolse al resto del gruppo con una serietà immutabile.

     - Da qui non si torna indietro! Date del vostro meglio e fatevi valere! -


     Correndo più rapidamente di tutti, Knuckles saltò molto in alto e piombò come un falco su Levine che stava planando rapidamente verso di lui. L’echidna la afferrò in vita e cadde con lei sulla neve, rotolando per un tratto. Con un calcio nello stomaco, la farfalla si liberò del suo aggressore e spiccò il volo. Nel frattempo, Amy Rose, brandendo in corsa il suo martello, si preparava a dare manforte a Knuckles. Con un sorriso maligno, Levine fluttuava sopra i suoi avversari. Con un’elegante piroetta, roteò su sé stessa spargendo nell’aria una polvere azzurra luccicante. Knuckles ed Amy si coprirono il volto per non respirare le tossine, ma in questo modo erano impossibilitati ad attaccare. Levine non perse tempo e volò in picchiata su di loro colpendoli forte con due calci ad ascia. Amy finì con la faccia sulla neve ed immediatamente rabbrividì per il freddo pungente. La farfalla stava piombando su di lei per darle il colpo di grazia, ma Knuckles intervenne e le assestò un pugno micidiale, scacciandola via. La farfalla cadde sulla neve ma si rimise in piedi velocemente per non essere un facile bersaglio. Dopodiché, estrasse dalla cintura una piccola boccetta di cristallo che conteneva delle spore dorate luccicanti. Si versò sul palmo della mano quella strana polvere e la soffiò verso i nemici. Knuckles non poté fare a meno di respirarla ed immediatamente le sue pupille si dilatarono e le sue gambe cedettero. L’echidna si ritrovò stordito ed inerme a terra, incapace di muoversi. Rimasta sola, Amy Rose estrasse il suo martello e si cimentò in un attacco diretto. Levine schivò facilmente la stoccata spiccando il volo e con un calcio rapido gettò per terra l’arma della riccia. I suoi colpi erano rapidi e devastanti e la sua agilità era fuori dal comune, tanto da costituire un serio problema per le rudimentali capacità di combattimento di Amy. Convinta di avere la vittoria in tasca, Levine preparò un calcio rotante, ma con i riflessi pronti, Amy si abbassò e la colpì allo stomaco. Stordita, la farfalla barcollò, diventando poi preda di un doppio montante che la mise fuorigioco per qualche secondo.

     Amy corse verso Knuckles e lo ricoprì di neve per tentare di far scivolare via le spore dal suo corpo. Quando ebbe terminato, l’echidna riusciva di nuovo muoversi e fece appena in tempo a far spostare la riccia fuori dalla traiettoria della frusta di Levine. Il legaccio si avvinghiò attorno al suo polso con uno schiocco. Knuckles tentò di liberarsi con scarso successo e l’avversaria, sorridendo malignamente, attivò un meccanismo nel manico della sua arma affinché una scarica elettrica percorresse il laccio fino ad abbattersi sulla preda. L’echidna urlò di dolore mentre l’elettricità gli faceva bruciare la pelle. Amy intervenne appena in tempo, colpendo la farfalla con il suo martello e facendole perdere la presa sulla sua frusta. Knuckles si liberò in fretta e, carico di rabbia, corse verso Levine. Si scontrarono ferocemente senza che nessuno dei due prevalesse sull’altro. A un certo punto, Levine volò nuovamente e, piombando sul nemico, intrecciò le sue gambe attorno al suo collo stringendo forte. Poi lo afferrò per le ascelle e sbatté freneticamente le ali cominciando a volare. Knuckles era stretto così forte da non riuscire a respirare e, per quanto si dibattesse, non riusciva ad uscire da quella morsa implacabile. Sotto di lui, Amy fece roteare il martello per lanciarlo contro Levine, ma lei lanciò un’altra boccetta dei suoi profumi velenosi e la riccia fu costretta ad allontanarsi. Con le lacrime agli occhi, Knuckles afferrò la cintura della farfalla e strattonò forte. Una manciata di sfere metalliche, fiale di vetro e bocce di cristallo piovvero sulla neve e Knuckles, prima che cadesse, riuscì ad afferrare una fiala. Prese la mira e la lanciò in direzione degli occhi di Levine dove liberò il suo contenuto. Accecata dalla polvere violetta che si sprigionò, la farfalla lasciò andare la sua vittima che cadde velocemente al suolo e si massaggiò il collo di nuovo libero.


     Drake procedeva impettito e sicuro di sé. La neve sotto i suoi piedi si scioglieva al suo passaggio. Vector ed Espio indietreggiavano intimoriti, studiando attentamente l’avversario. Drake ridacchiava maligno, convinto di avere la vittoria in tasca. Ad un certo punto, si fermò e divaricò le gambe. Con un movimento flessuoso delle braccia, materializzò delle fiamme scoppiettanti e le convogliò tutte in una sfera incandescente stretta nel palmo della mano destra. Espio si rese conto immediatamente delle sue intenzioni e fece segno a Vector di scansarsi appena in tempo per evitare il getto fiammeggiante che si infranse su una parete rocciosa alle loro spalle. Con un agile capriola, il camaleonte atterrò sulla neve ed estrasse dai suoi bracciali un pugno di stelle ninja. In una raffica di metallo scintillante, le lame rotanti colpirono l’armatura di Drake che, nonostante tutto, non riportò neanche una scalfittura. In risposta all’attacco, l’agente uno sparò dalle dita delle frecce di fuoco ad altissima temperatura, muovendosi con una rapidità impressionante. Espio si tuffò nella pioggia ardente, saltando in avanti con movimenti felini, ma una freccia lo colpì al ginocchio e cadde di schiena dolorante sfregandosi la bruciatura. Drake corse verso di lui per dargli il colpo di grazia, ma non si accorse che Vector gli era apparso alle spalle. Sferzò la sua coda squamosa e la infranse sul dorso del nemico, costringendolo a perdere l’equilibrio. Dopodiché lo afferrò con una mossa di wrestling e gli impedì qualunque movimento. Senza fare il minimo sforzo, Drake aumentò la sua temperatura corporea e il coccodrillo fu costretto a ritirarsi, scottato dal metallo rovente. Il cavaliere si girò di scatto e colpì con un pugno alla mascella il nemico, seguendo poi con un calcio sul petto. Vector piombò sulla neve stordito e Drake ebbe l’occasione di dargli le spalle per cercare Espio. Scoprì subito che il nemico era sparito dalla sua vista e, allarmato, cercò di individuare dove si fosse nascosto. Sparò un getto di fiamme tutt’attorno a sé, liquefacendo anche parte del ghiaccio secco e della neve sotto i suoi piedi, ma non c’era nessuna traccia di Espio. All’improvviso avvertì un forte colpo sulla schiena, si voltò e vide un lungo bastone che fluttuava a mezz’aria! No, non fluttuava. Era quel dannato camaleonte mimetizzato. Accortosi del trucco, Drake fece un balzo all’indietro e batté forte le mani. Un’onda d’aria calda investì Espio così violentemente che gli cadde il bastone e riprese il suo colore abituale. Vector tornò alla carica correndo velocemente verso di lui. Drake lanciò una palla di fuoco, ma il coccodrillo si gettò in avanti a mani aperte, afferrò una manciata di neve e la gettò sugli occhi del nemico. Espio poté approfittarne e contrattaccare con un doppio calcio nello stomaco che mandò Drake a gambe all’aria. Lo scontro proseguì accanitamente, senza che nessuna delle due fazioni riuscisse a prendere il sopravvento sull’altra.


     Getara stava sparando all’impazzata le sue onde sonore, ridendo a crepapelle e con uno sguardo schizofrenico dipinto nelle pupille. Tails e Charmy, in volo, tentavano disperatamente di evitare gli attacchi virando a tutta forza senza poter contrattaccare. Il volpino attivò il suo pugno a molla e tentò di prendere la mira per sparare un colpo, ma fu colpito ad una delle code e cominciò a precipitare. Charmy arrivò appena in tempo per sorreggerlo e, dopo averlo raddrizzato, gli consentì di fare fuoco. Il pugno estensibile colpì il suolo a pochi centimetri da Getara e si sollevò un nugolo di bruma bianca. Per un attimo, la lucertola sparì dalla loro vista e all’improvviso, volò verso di loro una copia identica di Charmy. L’ape fasulla colpì quella vera con una testata ed entrambe ingaggiarono una lotta furibonda a mezz’aria. Tornato a terra, Tails mirò in alto ma non sapeva quale dei due fosse il vero Charmy. La loro zuffa terminò quando uno dei due gettò l’altro a terra con una sonora testata. Il vincitore volò verso Tails, dapprima con un sorriso stampato sulle labbra, poi, quando fu abbastanza vicino, si appallottolò e si fiondò su di lui come una palla di cannone, per poi riprendere le sembianze di Getara. Sibilando di contentezza, la lucertola si avvicinò a Tails con il palmo della mano spalancato. Charmy si rimise in piedi e si attaccò al suo collo coprendogli gli occhi con le mani. Getara strepitava e si divincolava nel tentativo di scrollarsi quell’insetto fastidioso di dosso. Il volpino colse al volo l’occasione e, caricato il pugno a molla, bersagliò il nemico di attacchi a raffica. Stordito da quella gragnola di colpi, Getara si accasciò momentaneamente, ma approfittò di un momento di distrazione per togliersi di dosso Charmy e scaraventarlo su Tails. Quindi li investì furiosamente con un getto prorompente di onde sonore che li scagliò a metri di distanza. Dopo essere rotolati sulla neve, i due si fermarono e non si mossero più. Convinto di averli annientati, Getara si avvicinò con una mezza idea di farsi beffe di loro. Stava per colpire Tails con un calcio quando questi, improvvisamente, scattò in avanti e gli bloccò le caviglie. Contemporaneamente, Charmy gli afferrò le gambe e tentò di immobilizzarlo. Il volpino poté caricare il pugno a molla e spararglielo in pieno volto. Getara barcollò, ululando di dolore e lanciando le sue onde sonore a destra e a manca nel tentativo di colpirli.


     Un lampo nero e un lampo blu sfrecciavano per tutta la valle a folle velocità. Erano Sonic e Shadow che avevano intrapreso una corsa interminabile per fronteggiarsi nel campo in cui riuscivano meglio. La neve si scioglieva sotto i piedi di Shadow che attaccava la sua controparte con gomitate e stoccate con le dita. D’altro canto, Sonic, rallentato dalla neve, non poteva fare altro che difendersi senza contrattaccare. Ad un tratto, Sonic si fermò e continuò la sua corsa appallottolato in azione rotante. Rimbalzò su una parete rocciosa e si abbatté con violenza su Shadow. Quest’ultimo però, con ottimi riflessi, bloccò la palla d’aculei che continuò a roteare furiosamente tra le sue mani. Con un calcio, Sonic fu scagliato lontano, ma si rimise subito in piedi e, toccando appena terra, sfruttò lo slancio per proiettarsi di nuovo contro Shadow. I due ingaggiarono una lotta rapida a suon di calci e pugni. Il riccio nero, molto sicuro di sé, assestò un colpo di palmo sul collo del riccio blu che barcollò stordito. Con una capriola all’indietro, colpì Sonic in pieno volto con entrambi i piedi e gli inflisse una gomitata nello stomaco. Sonic indietreggiò per non essere ulteriormente colpito e studiò una tattica diversa. Tentò di correre in circolo in modo da confondere il suo avversario, ma Shadow capì subito le sue intenzioni, chiuse il pugno e lanciò due frecce luminose contro di lui. Il riccio blu riuscì a schivarne una ma l’altra lo colpì in pieno sulla spalla. Sonic si accasciò dolorante e vide aprirsi una ferita sanguinante dove era stato colpito. Sorridendo, Shadow colse al volo l’occasione e percosse il nemico infortunato in ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere. Sonic si buttò all’indietro tenendosi al suolo con le mani e bloccando Shadow, intrecciando le gambe attorno al suo collo. Shadow non si fece intimorire e colpì con un calcio piatto la schiena di Sonic per poi prenderlo e scaraventarlo contro la roccia. Sparò altre frecce luminose grazie ai suoi micidiali poteri. Sonic si scansò appena in tempo tuffandosi nella neve e preparandosi ad usare uno dei suoi anelli dorati. Estratto dalla tasca il Ring, cominciò a stringerlo forte e un’immensa energia lo pervase. Sonic si rialzò rapidamente e si scagliò su Shadow. Una bolla d’energia violetta comparve attorno a lui e Sonic fu respinto con una violenza inaudita. L’anello gli scivolò via dalle mani e Shadow lo frantumò con il piede. Quindi afferrò Sonic e lo guardò negli occhi.

     - Ora basta con i giochetti! - sussurrò malignamente - Mettiamo fine a tutto questo! -

     Con un calcio, Shadow scaraventò Sonic al centro dell’arena ghiacciata. Tutti gli altri non poterono fare altro se non voltarsi ed osservare la scena inermi. Il riccio nero si stava avvicinando con una collera schiumante dipinta nei freddi occhi rossi.

     - Cosa vuoi fare? - chiese Sonic per la prima volta davvero spaventato, mentre si teneva la spalla ferita.

     Shadow non rispose, ma con un rapido gesto si tolse i bracciali che aveva ai polsi in modo da poter scatenare tutta la sua potenza in un colpo solo. Dopodiché saltò il più in alto possibile e, avvolto da un alone di luce violetta, partì come un missile, appallottolato, contro Sonic. Il riccio blu riuscì a scansarsi in un millesimo di secondo e ad intraprendere una fuga, ma nel punto in cui Shadow era caduto, il suolo cominciò a creparsi e a franare. Una voragine di dimensioni stratosferiche cominciò ad aprirsi, facendo scomparire a poco a poco tutta la valle. Shadow, preso alla sprovvista, cadde nel baratro, sfiancato e senza la possibilità di ritrarsi. Sonic correva, anche se rallentato dalla spalla, tentando di allontanarsi dal terreno che crollava dietro di lui. In un lampo, Amy gli andò incontro appena in tempo per afferrare la sua mano e a tenerlo sospeso sulla voragine.

     - Corri, mettiti in salvo! -

     - No, io non ti lascio qui! -

     Ebbero il tempo di dire solo questo prima di essere inghiottiti entrambi dal buio senza fine.

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     Faceva freddo. Molto freddo. Era tutto oscuro attorno a loro. Pian piano riprese la sensibilità. Una voce lontana lo stava chiamando. Un formicolio fastidioso si impadronì delle sue gambe e con un dolore lancinante alla testa, aprì gli occhi. Un dolce volto e degli occhi splendenti lucidi di lacrime si delinearono lentamente di fronte a lui.

     - Sonic! - chiamò Amy scuotendolo forte.

     Il riccio blu riprese coscienza e si accorse di essere tra le braccia di lei. Quando se ne rese conto diventò tutto rosso e si affrettò ad alzarsi per mascherarlo. Si massaggiò la testa dolorante e si rimise in piedi. Faceva così freddo che il suo respiro si condensava in nuvolette di vapore. Attorno a loro c’era una ripida parete di ghiaccio che risaliva per metri e metri tanto che Sonic non riusciva nemmeno a vedere la voragine da cui erano caduti. Dovevano essere finiti in una caverna sotterranea. Il posto era parecchio angusto e poco illuminato. Amy era accasciata ad una parete e rabbrividiva, spaventata.

     - Dov’è il tuo giaccone? - domandò Sonic.

     Amy scosse la testa. Non riusciva a parlare, tanto le battevano i denti. Sonic sospirò e si sfilò il giubbotto poggiandoglielo sulle spalle. Evitò accuratamente di guardarla perché avvertiva le sue guance arrivare di nuovo ad un rossore allarmante.

     - C…Così gelerai! - disse Amy.

     - Anche tu! - rispose il riccio deciso - Quindi scaldati! -

     Poi si voltò e cominciò a guardarsi intorno in cerca di una via d’uscita. Amy non poté fare altro che guardarlo tastare le pareti scivolose tentando di trovare un appiglio per potersi arrampicare. Come alzò la spalla, gemette di dolore ed Amy, con un’apprensione tipicamente femminile, si accorse che era ferito.

     - Vieni qui! - esclamò.

     - Cosa c’è? - rispose Sonic.

     - Vieni qui ho detto! -

     Il riccio obbedì di malavoglia, perché sentiva che se si fosse avvicinato di più sarebbe diventato di nuovo paonazzo. Quella sensazione era nuova per lui. Amy lo fece sedere e gli tastò la spalla ferita più di una volta. Lui digrignò i denti per il dolore. Quindi, lei si chinò e si strappò un lembo della veste. Ignorando le proteste di lui, gli avvolse quella benda improvvisata attorno alla ferita stringendo forte.

     - Bé… grazie! - disse Sonic al termine dell’operazione.

     Amy non rispose ma si sedette di nuovo stringendosi sempre di più nel giaccone.

     - Stai tremando! - sussurrò il riccio e non ottenne di nuovo nessuna risposta.

     - N… non c’è modo di uscire? -

     - No! Le pareti sono troppo scivolose per poterci arrampicare! - rispose Sonic demoralizzato e si sedette accanto a lei - Chissà dov’è Shadow! -

     - Siamo… intrappolati a metri sottoterra e tu pensi a Shadow? - lo rimproverò Amy con quel poco di voce rimasta.

     Rimasero lì per parecchio tempo, non avrebbero saputo dire quanto. Sonic si stava scervellando in tutti i modi per trovare una soluzione a quel problema. Se solo avesse avuto un Ring o un Chaos Emerald… Amy accanto a lui era in preda ad un violento tremore. Il naso le era diventato rosso e alcune lacrime le bagnavano le ciglia…

     - H…H…Ho… f…fr…fr…freddo… - mormorava.

     Sonic provava lo stesso gelo fin dentro le ossa, ma riusciva a sopportarlo, mentre Amy stava a poco a poco vacillando. Il riccio sapeva che non c’era altra scelta, doveva tentare di scaldarla. La abbracciò forte e la tenne stretta a sé… sperava che avrebbe trovato calore nel loro contatto… sfregò le mani sulle sue braccia… ormai stava lentamente perdendo conoscenza… una muta disperazione si impadronì di lui… la strinse ancora più forte… la testa di lei era sul suo petto… un’orribile sensazione mista a pensieri oscuri balenò nella mente di lui… lei gemeva piano… emetteva sordi mugolii…

     - No! - esclamò Sonic - No! Amy resta sveglia! -

     Le schiaffeggiò la faccia… ma lei non reagì… era fredda come il marmo…

     - Svegliati! Svegliati! No, ti prego, Amy… non morire! -

     La stava scuotendo forte… la scuoteva al limite della disperazione… respirava forte… non sapeva cosa fare… la stava perdendo… la stava lentamente perdendo… non l’avrebbe potuto permettere… mai… improvvisamente, gli occhi di lei si aprirono a metà… e stranamente sorrise… tentò di dire qualcosa… ma non riuscì ad aprire bocca… e finalmente lui capì… lo capì per la prima volta nel buio e nel gelo di quella grotta… quando guardò quegli occhi luminosi che si stavano lentamente spegnendo… quando vi lesse un sentimento inesprimibile… anche negli ultimi aliti di vita… un sentimento potente si scorgeva nelle sue iridi… e la tempesta emotiva che lui stava vivendo in quel periodo ebbe finalmente un significato… tutti i comportamenti ridicoli e le indecisioni che aveva provato ebbero un senso… era difficile da spiegare… provava un’intensa tristezza per quello che stava accadendo ad Amy… eppure era contento… contento perché aveva capito ciò che il suo cuore gli comunicava…

     Era il tempo… non l’aveva mai fatto… ma d’altronde non aveva mai provato qualcosa del genere per un’altra persona… non voleva sembrare impacciato… ma sentiva che era l’unico modo per comunicare una minima parte di ciò che provava… e anche l’unico modo per riportare lei alla vita… ci aveva già provato due volte… e questa volta ci sarebbe riuscito… le prese delicatamente la testa e la avvicinò a lui… era così vicino che poteva vedere le lacrime che bagnavano le sue ciglia… tutto il suo corpo si era paralizzato… il suo cervello si irretì improvvisamente e non trasmise più alcun segnale… trattenne il respiro… chiuse gli occhi e lo sentì… sentì il contatto umido delle loro labbra… le soffici labbra di lei erano ghiacciate… doveva riscaldarla… prolungò il bacio più a lungo… con tutto il calore di cui era capace… le accarezzò delicatamente i capelli e continuò a baciarla… e lei sembrava come se non se ne fosse accorta… era lì con gli occhi chiusi… apparentemente svenuta… poi, lentamente si rianimò… le sue braccia tremanti si mossero e si strinsero attorno al collo di lui… sorpreso e felice allo stesso tempo, lui poté lanciare al vento ogni orgoglio, stringerla e donarle un ultimo bacio… il più passionale di cui era capace… era diverso… perché vi partecipava anche lei… il calore di lui si trasferì dentro lei… solo loro due in quell’umida e gelida caverna…

     D’un tratto ci furono un rombo assordante e il boato di un’esplosione. Sonic prese Amy e si gettò dall’altra parte della caverna mentre una delle pareti andava in frantumi in una pioggia di cristalli di ghiaccio. Sonic abbassò la testa e abbracciò Amy per proteggerla dalle schegge. Nel fumo dell’esplosione si delineò una figura… fece qualche passo avanti… con un sorriso glaciale dipinto in volto, apparve Shadow.

     - Sonic!!!! - urlò una voce echeggiante sopra di loro.

     La piccola bolla di speranza che si era gonfiata nel petto di Sonic scoppiò con gioia.

     - Tails! Tiraci fuori! - gridò il riccio di rimando.

     - Sempre che prima non vi abbia annientati! - sussurrò maligno Shadow alzando il pugno.

     All’improvviso una luce lampeggiò da sotto il suo bracciale. Il riccio nero si fermò ed estrasse un piccolo congegno luminoso, guardandolo con enorme interesse. Anche lo scanner sul polso di Sonic cominciò a brillare: c’era un Chaos Emerald nei paraggi!

     Shadow si mosse rapidamente e ritornò sui suoi passi per inseguire la traccia dello smeraldo. Tails era appena arrivato in fondo al precipizio in volo. Senza ricevere nessuna spiegazione, si ritrovò Amy tra le braccia.

     - Portala fuori! - disse Sonic serio.

     - Aspetta! Dove vai! -

     - Vado a caccia di Shadow! -

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     Correva. Correva tanto velocemente quanto le sue gambe glielo permettevano e di tanto in tanto dava un’occhiata al monitor luminoso sul suo polso per controllare di aver preso la giusta direzione. Svoltava e si infilava in una rete di intricati cunicoli scavati molto probabilmente all’interno di una montagna. Il gelo pungente che le pareti ghiacciate diffondevano nello stretto spazio penetrava fin dentro le sue ossa. Il suo respiro era ormai una fitta nube di vapore che spirava dalla sua bocca. Il freddo che avvertiva si era intensificato, ma non era importante al momento, ciò che più contava era recuperare il Chaos Emerald per cui tanto avevano sofferto, prima di Shadow. La galleria svoltava in una stretta curva a gomito, Sonic la imboccò alla massima velocità sempre tenendo d’occhio il segnale sul suo scanner. I lampeggiamenti più intensi segnalavano che si stava avvicinando.

     Il suo cuore fu attanagliato da una morsa ma non era il freddo che sentiva sulla pelle, né la paura di non arrivare per primo al Chaos Emerald: era un sentimento diverso. Con le dita sfiorò la fasciatura che gli era stata fatta poco prima. Pensò ad Amy, sperando che Tails fosse riuscito a tirarla fuori da quell’inferno di ghiaccio. Quello che era successo aveva cambiato ogni cosa. Tutto quello che il suo cuore gli aveva comunicato aveva finalmente trovato un senso. Quegli sguardi imbarazzati, i balbettii, le indecisioni, erano stati codificati. Non serviva più a niente negarlo: Sonic si era innamorato. Sembrava incredibile ma era così. In tanti anni di corse sfrenate attorno al mondo non aveva mai provato nulla del genere e d’altronde non avrebbe mai creduto di poter interessare ad alcuna ragazza. Ed ora finalmente aveva scoperto che si sbagliava. Prima di quel bacio era un riccio supersonico che trascorreva la sua esistenza a scorrazzare per tutto il pianeta libero come l’aria… e dopo quel bacio cosa sarebbe diventato? L’amore l’avrebbe condizionato al punto tale da sconvolgere completamente il suo modo di essere? Lo avrebbe permesso? Un’indecisione totale si impadronì di lui. Doveva procedere un passo per volta, analizzare con cura quel sentimento e cosa questo avrebbe comportato in futuro.

     Era ormai da tanto tempo che Amy diceva di amarlo, ma fino a quel momento lui non si era mai reso conto del significato di quelle parole. Non aveva mai provato in prima persona ciò che volesse dire. Aveva sempre creduto che lei fosse una ragazzina vivace e testarda, incontrollabile e un po’ con la testa sulle nuvole, non l’aveva mai presa davvero sul serio. Certo, le aveva salvato il collo innumerevoli volte, ma solo per evitare di perdere una delle sue amiche. Questo era ciò che pensava tempo fa. Da quando però Magorian e la sua banda avevano fatto la loro comparsa tutto era cambiato. Messo con le spalle al muro, con la prospettiva di essere annientato da un momento all’altro, era stato spinto a rendersi conto dei suoi sentimenti. Quando a Sky Canyon aveva quasi rischiato di morire per proteggere Amy, la sua convinzione di stare provando qualcosa di nuovo si rafforzò. Non aveva mai sfidato la morte in quel modo. Cosa lo aveva spinto a farlo? Ad Angel Island invece si era fatto promettere che in caso di pericolo, Amy avrebbe dovuto pensare solo a salvarsi. Era arrivato al punto da preoccuparsi di più della vita di lei che della propria. Poi c’era stato quel momento indimenticabile, in cui il suo cervello era venuto meno e le sue azioni furono guidate solo dal suo cuore, e ciò era avvenuto anche in seguito, quando l’aveva vista addormentata come un angelo su un letto di foglie. Il suo cuore aveva preso il sopravvento e stava per dirgli di baciarla. Era decisamente cambiato tutto. E quando poco fa finalmente il loro sentimento era fiorito, tutto era stato completato. Finalmente avevano conosciuto l’affinità che solo un grande amore può dare…  ma adesso?

     Il loro rapporto cosa implicava? Lui provava un sentimento profondo è vero, ma cosa avrebbe dovuto fare? Amy si sarebbe ovviamente aspettata di passare tanto tempo con lui, magari di passeggiare abbracciati e di sussurrarsi parole dolci nell’orecchio, di andare a vivere con lei. No, Sonic non era un tipo da romanticismo e da picnic sul prato. Se Amy avesse preteso questo avrebbe dovuto appendere le scarpe al chiodo e non l’avrebbe mai accettato. Non voleva compromettere la sua libertà eppure non voleva nemmeno rinunciare a quell’emozione appena sbocciata, così nuova per lui, ancora tutta da esplorare. E allora cosa avrebbe dovuto fare? E cosa avrebbe dovuto dire ad Amy? Era la prima cosa di cui avrebbero dovuto parlare… sempre se fossero riusciti a scampare ad Ice Paradise…

     Sonic ricontrollò il suo scanner. Il segnale si stava intensificando il che significava che era sempre più vicino. Lo stretto sentiero che stava percorrendo si aprì all’improvviso davanti a lui. Sentì un rumore fastidioso avvicinarsi e, quando la pista di ghiaccio su cui stava correndo sfociò in un percorso più ampio, si ritrovò accanto Shadow, che proveniva da un identico percorso attiguo, separato solo dalla parete ghiacciata. I due ricci si guardarono e una smorfia di irritazione deformò i loro volti.

     - Sei più fastidioso di una mosca, Sonic! - disse Shadow, irritato come non mai.

     - Vuoi che ti lasci tutto il divertimento? - rispose Sonic con fare di sfida.

     Continuando a correre alla stessa velocità, Shadow riuscì guardare attentamente le condizioni del suo rivale.

     - Stai morendo di freddo! Questa caverna non è il posto adatto a te! E’ meglio che tu te ne vada prima che tu faccia la fine che meriti! -

     - Sbaglio o era proprio quello che volevi? -

     - Certo che sì! Ma voglio avere io questo piacere e soprattutto voglio che sia una dolorosa e lenta agonia a stroncarti! -

     - Molto gentile da parte tua! - esclamò Sonic con sarcasmo.

     Shadow agitò il braccio e delle frecce luminose d’energia sferzarono nell’aria. Con i riflessi pronti, Sonic balzò all’indietro e si scagliò contro Shadow in un attacco frontale. Quest’ultimo ruotò rapidamente su sé stesso e respinse il nemico con un calcio, continuando la corsa. Sonic si rimise in piedi e cominciò a tallonarlo.

     - Sei un debole, Sonic! Arrenditi! Non hai speranze! - disse Shadow, già trionfante - Mi hai sconfitto una volta e mi hai privato degli affetti più cari! Ma adesso sei tu a dover pagare! E, guarda l’ironia della sorte, morirai grazie ad uno dei Chaos Emeralds che hai tentato di usare su di me! -

     - Sei più stupido di quanto pensassi se credi ancora alle fandonie che ti hanno propinato! -

     Davanti a loro comparve una parete ghiacciata. Il sentiero terminava in un vicolo cieco. Shadow non si perse d’animo e si scagliò a tutta velocità in azione rotante contro il muro. Con un schianto pauroso, perforò l’ostacolo e passò dall’altra parte. Sonic dietro di lui balzò all’interno del foro e rotolò sulla schiena rimettendosi in piedi.

     Si trovavano in un’altra area ghiacciata della caverna sotterranea, ampia e circolare. Sopra le loro teste, la volta di ghiaccio a cupola terminava con una piccola apertura, da cui penetrava una tenue luce. Al centro dello strano luogo, c’era un blocco di ghiaccio al cui interno scintillava il Chaos Emerald viola. Sonic non perse tempo e corse verso l’obiettivo per precedere Shadow. Quest’ultimo gli diede una gomitata e lo spinse da parte, ansioso di mettere per primo le mani sul gioiello. Stava per infrangere il blocco di ghiaccio con un pugno, quando una delle pareti esplose e lui fu colpito da un raggio d’energia e scaraventato lontano.

     Quando il fumo si fu diradato, Sonic e Shadow poterono vedere una massa gigantesca avvicinarsi con un rumore metallico. Era un enorme scorpione verde di metallo, con una lunga coda al termine della quale un aculeo sinistro emanava guizzi di elettricità, delle zampe sottili e potenti, e delle grandi chele possenti dalla potenza inimmaginabile. Sul dorso della macchina, in una cupola di vetro, si stagliava la figura sorridente di Eggman.

     - Volevate fare una festa senza invitarmi? - rimbombò la sua voce amplificata.

     - C’era da aspettarselo! - commentò Sonic ancora più preoccupato.

     - Chi è quel vecchio? - domandò Shadow infastidito.

     - Un uovo parlante con i baffi! -

     - Come osate prendervi gioco di me? - sbraitò il dottore - Impara a portarmi rispetto, Shadow! Se non fosse stato per me a quest’ora staresti giocando a ricomporre gli atomi frantumati! -

     - Di che cosa stai blaterando? - rispose il riccio nero aspramente.

     - Oh, oh! - esclamò Eggman lisciandosi i baffi - Senti, senti! Non dirmi che il grande Shadow the hedgehog si è fatto giocare di nuovo come una pera cotta! Credo sia il momento di rinfrescare la memoria alla Forma di Vita Perfetta! -

     - Non hai niente da dire che mi interessi! - ruggì Shadow spazientito - Tutto quello che voglio è quel Chaos Emerald, quindi fatti da parte! -

     L’enorme chela dello scorpione gigante piombò davanti al riccio nero facendo vibrare il terreno.

     - E invece mi starai ad ascoltare! E dopo ti renderai conto di chi è davvero che ti sta mentendo! -

     Il dottor Eggman si schiarì la voce.

     - Tu mi devi rispetto, Shadow! Fu mio nonno, il professor Gerald Robotnik a crearti! -

     - Crearmi? Cosa vuoi dire con questo? -

     Eggman sbuffò.

     - Sei più grave di quanto pensassi, Shadow! Sei un essere creato in laboratorio, una creatura realizzata con la manipolazione genetica e come tale non invecchi mai! Mio nonno ti dotò di un grande potere che comprende anche l’utilizzo del Chaos Control! Una scoperta davvero sorprendente! -

     Shadow si massaggiò la testa dolorante. Perché? Perché non riusciva a ricordare nulla? Quante altre storie sconnesse avrebbe dovuto ascoltare?

    - Sono nato… in laboratorio? Non… non sono vero? - si chiese Shadow inginocchiandosi.

     - Smettila, Eggman! - urlò Sonic, sentendosi sempre di più in una situazione critica - Non farai altro che peggiorare le cose! -    

     Il dottore azionò una leva e l’enorme chela idraulica dello scorpione si serrò attorno a Sonic. Il riccio, gemendo, fu sollevato di peso da terra e rimase intrappolato nella morsa della macchina.

     - Che stai facendo? - chiese Shadow.

     - Ascoltami bene, Shadow! E’ giunta l’ora che tu scopra chi sei veramente! Gerald Robotnik ti creò al solo scopo di compiere la sua vendetta e sterminare il genere umano che tanto odiava! Io ti ho risvegliato ed hai lavorato per me per un breve periodo, fino a quando non hai deciso di schierarti dalla parte del nemico! Nonostante questo, sono stato proprio io a salvarti la vita quando, nel tuo più recente scontro, sei sparito nello spazio, ma la tua gratitudine sembrava essersi esaurita quando sei fuggito dal mio laboratorio in preda alla confusione! Magorian ti ha trovato e ti ha riempito la testa di frottole, ma adesso io ti offro l’opportunità di liberarti dal suo dominio! Pensaci bene, Shadow! Pensa a chi devi la tua fedeltà! Mio nonno è il tuo creatore ed io ti ho salvato dalla morte tante di quelle volte! -

     Eggman concluse il discorso con un ghigno soddisfatto. Sonic, ancora bloccato nella gigantesca chela del robot, era convinto che Shadow non avesse capito un’acca di tutta quella sviolinata. Il dottore aveva parlato tutto d’un fiato, trascurando molti particolari fondamentali senza i quali Shadow non avrebbe mai potuto recuperare i suoi ricordi. Stranamente però, il riccio nero non disse nulla. Rimase inginocchiato sulla neve fresca, con la testa china, senza dire una parola. All’improvviso si mosse. Fu attraversato da una sorta di tremore ma, prestando più attenzione, Sonic si accorse che stava ridendo! E di gusto anche!

     - Che cos’hai da ridere? - sbraitò Eggman irritato - Ti è andato di volta il cervello? -

     Shadow continuò la sua risata, per poi squadrare il dottore con l’occhiata più crudele di cui era capace.

     - Ti ringrazio, vecchio! - sussurrò con un tono di voce tremendamente diabolico - Ti sono davvero grato! Ora ho capito! -

     - Molto bene! - esclamò Eggman soddisfatto.

     Shadow cominciò a procedere a passo lento verso lo scorpione gigante, con ancora dipinto in volto quello sgradevole sorriso. Eggman si fregava le mani convinto di aver guadagnato un nuovo alleato, ma Sonic era sicuro che non avesse notato l’espressione di collera repressa che Shadow portava in volto.

     Avvicinatosi al blocco di ghiaccio, lo spaccò con un pugno e recuperò la brillante gemma viola all’interno.

     - Ottimo lavoro, Shadow! - sghignazzò il dottore - Ora consegnami lo smeraldo! -

     Il riccio nero non stette nemmeno a sentirlo. Si rigirava la pietra tra le dita con un malcelato interesse.

     - E così questo è un altro dei fantomatici Chaos Emeralds che desiderano tutti! Riesco a sentire la sua potenza nel palmo della mano! -

     - Dammelo, Shadow! - ripeté Eggman con tono meno convinto.

     Il riccio guardò il dottore come se lo avesse visto per la prima volta.

     - Perché dovrei farlo? -

     - Cosa? Credevo che volessi schierarti dalla mia parte! Hai intenzione di rimangiarti la parola data? -

     - Io non ho mai detto una cosa del genere! Ho solo detto che ti ringrazio! -

     Eggman batté il pugno, furioso, sul quadro di comando.

     - E per che cosa, di grazia, sei riconoscente? -

    - Te lo dico subito! -

     Il Chaos Emerald nelle mani di Shadow si illuminò e lo stesso tremendo pensiero attraversò le menti di Sonic ed Eggman. Più veloce di un lampo, il riccio nero si fiondò sul ventre dello scorpione gigante trapassandolo da parte a parte, in una pioggia di scintille e fiamme ardenti. Eggman strillò di rabbia, cercando in tutti i modi di contrattaccare, ma con la velocità garantitagli dallo smeraldo, Shadow attaccò ripetutamente la macchina passandoci attraverso numerose volte e scatenando numerose esplosioni all’interno. Tornato a terra, Shadow vide piovere su di sé l’enorme chela meccanica. Non fu difficile per lui schivarla e staccarla di netto dal corpo dello scorpione con un altro attacco diretto.

     - Nooo! Il mio capolavoro! - urlò Eggman vedendo l’enorme tenaglia schiantarsi al suolo.

     Shadow distrusse anche la seconda chela che imprigionava Sonic. Il riccio riuscì a liberarsi e fece appena in tempo ad allontanarsi per non rimanere coinvolto nel fuoco incrociato. Lo scorpione eruttò un possente getto di fiamme dalla bocca. Shadow saltò agilmente in alto e distrusse il lanciafiamme con tre Chaos Spear. Dopodiché, afferrò la coda gigante che stava facendo fuoco a destra e a manca e la conficcò sul dorso della macchina, mandandola in sovraccarico.

     - Perché stai facendo questo? - domandò Eggman esasperato, aprendo la cupola per poter fuggire.

     - Ti sono riconoscente, vecchio… perché grazie a te ho capito una cosa! - esclamò Shadow con un fuoco selvaggio negli occhi - Ho capito che non posso fidarmi di nessuno… né di te, né di Magorian, né di Sonic… state tentando tutti di manipolarmi… e l’unico su cui posso fare affidamento… sono solo io! -

     Eggman imprecò sonoramente e sganciò il suo Egg Drive dalla macchina per poter fuggire verso l’alto prima che Shadow desse il colpo di grazia allo scorpione facendolo esplodere.

     Shadow venne fuori dalla massa di metallo infuocato e di fumo, con la stessa furia cieca dipinta negli occhi. Sonic indietreggiò spaventato ma Shadow si limitò a sorridergli e a dirgli: - Ti uccido la prossima volta! -

     Il riccio nero sollevò lo smeraldo in alto e Sonic capì immediatamente cosa stava per fare. Corse verso di lui e lo afferrò in vita un secondo prima che gridasse:

     - CHAOS CONTROL! -

     Sonic e Shadow furono trasportati fuori dalla gelida caverna alla luce del sole e piombarono sulla neve fresca uno accanto all’altro. Il riccio blu si rimise subito in piedi per allontanarsi dal pericolo. Udì delle voci in lontananza. Voltò la testa e guardò l’intero gruppo dei suoi amici scendere da un ripido pendio venendogli incontro. C’era anche Amy tra loro!

     - Ottimo lavoro, Shadow! - disse una voce sibilante dietro di lui.

     Getara, Drake e Levine si stavano avvicinando con un’espressione soddisfatta.

     - Torniamo alla base! -

     Shadow si limitò a squadrarli con un’occhiata al veleno.

     - Cosa ti prende? - sbottò Getara.

     - Questa non ci voleva! - disse Levine che aveva capito al volo la situazione.

     Utilizzando il potere del Chaos Emerald, Shadow saltò con forza sempre più in alto concentrando tutta l’energia di cui disponeva. Sonic sapeva cosa stava per fare e a quanto pareva lo avevano capito anche gli agenti di Magorian. Levine fuggì in volo, Getara si trasformò in Sonic e corse via, Drake si avvolse in uno scudo di fuoco e tentò di allontanarsi il più possibile.

     - Sonic! -

     Tails, Knuckles, Amy, Vector, Espio e Charmy lo avevano raggiunto, ma non avevano notato che Shadow si trovava in alto a mezz’aria pronto a sferrare un colpo micidiale. Nel punto più alto che riuscì a raggiungere, strinse il Chaos Emerald tra le mani, irrigidì ogni singola fibra del suo corpo e liberò il suo grande potere.

     - CHAOS….. BLAST!!!! -

     L’onda d’urto che si generò fu talmente forte che spazzò via tutto e tutti quelli che incontrò, investendo in pieno la montagna lì vicino fino a farla vibrare. Con un sorriso trionfante, Shadow si teletrasportò lontano con il Chaos Control. Sonic guardò con orrore un enorme massa di neve e ghiaccio piovere in un imponente valanga verso di loro.

     - Correte! - gridò afferrando la mano di Amy e cominciando a correre nella direzione opposta.

     Il terreno vibrava paurosamente e lui scappava zoppicando tra il ghiaccio, temendo per la sua vita e per quella dei suoi amici. Ma scoprì ben presto che non sarebbero mai riusciti a mettersi in salvo. Nei terribili momenti successivi, avvertì la mano di Amy sgusciare via dalla sua… non fece in tempo a girarsi che fu travolto dalla massa di neve e, con il respiro mozzato, fu sepolto.

     Non seppe dire per quanto tempo rimase sotto la neve, ma riacquistò la sensibilità quando avvertì una mano serrarsi intorno alla sua. Fu tirato fuori da quella tomba ghiacciata, tossendo forte e abbagliato dalla luce del sole. Una figura lo aveva salvato. Tentando di mettere a fuoco il suo volto vide che si stava togliendo qualcosa dalla fronte che gettò via.

     - Ciao, tesoro! Sono tornata! - disse Rouge con un sorriso soddisfatto, finalmente con le iridi tornate vivacemente azzurre.

E così alla fine la furia distruttiva di Shadow è stata liberata! Una simile mina vagante non potrà che essere un pericolo sia per Sonic e il suo gruppo che per Magorian e i suoi scagnozzi! Riuscirà Shadow a recuperare la sua memoria o continuerà a combattere con furia contro chiunque incroci la sua strada, amico o nemico che sia? Ci sono solo due persone che conoscono la riposta: lui ed io! Ma non preoccupatevi, deciderò di rivelarvelo solo se continuerete a seguire la saga di SINS OF PURITY... come sempre online su "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".

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ART GALLERY

Getara The Lizard Concept Art
Getara The Lizard Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)

Questo è un ritratto di Getara come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".
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CHAOS MILLENNIUM Saga

Sotto copertura

Scritto e ideato da: Knuckster

     - Dammi più corda, bisogna farlo avvicinare di più! - bisbigliò Rouge guardandosi nervosamente intorno con la fronte sudata.

     Geoffrey obbedì subito alla richiesta e ruotò lentamente la manovella del piccolo apparecchio circolare che era posato sul pavimento davanti a lui. Dall’apertura rettangolare situata nella sua parte inferiore spuntavano due sottili cavi neri. Non appena la lince ruotò gli ingranaggi interni, i fili si prolungarono sempre di più, strisciando fuori dall’apparecchio come delle sinuose serpi. I cordoni proseguivano per parecchi metri oltre il rudere abbandonato dietro il quale i due si stavano riparando. Collegato ai cavi vi era un piccolo dispositivo a rotelle che, man mano che Rouge faceva scorrere la corda verso di lui, si muoveva lentamente e senza il minimo rumore. Aveva lo stesso colore dell’arida terra rossastra del sito sulla sua copertura metallica in modo che si mimetizzasse alla perfezione. I suoi due piccoli occhi bionici registravano le immagini che si trovava di fronte e, grazie alla sua antenna, poteva inviarle allo schermo del piccolo palmare di Amy, nascosta anche lei con i suoi compagni. Mentre Geoffrey e Rouge controllavano il percorso della telecamera semovente per evitare che incappasse in qualche ostacolo, Amy stava regolando la nitidezza delle immagini che riceveva.

     - Ok, ci siamo! - sussurrò la riccia intimando con un gesto alla lince di non dare più corda - Le immagini sono chiare! -

     Tutti e tre si avvicinarono di più allo schermo che trasmetteva in bianco e nero le riprese della telecamera nascosta. A parte qualche interferenza, si poteva scorgere chiaramente l’immagine di un vecchio magazzino cadente apparentemente abbandonato. Utilizzando i comandi del suo palmare, Amy fece ruotare a distanza la testa dell’automa per inquadrare le diverse sezioni dell’edificio. L’intonaco esterno era stato quasi completamente grattato via, tanto che in alcune ampie porzioni si potevano vedere i mattoni delle pareti. La maggior parte delle finestre erano infrante e alcuni infissi erano quasi completamente rimossi. Barili di carburante vuoti, componenti meccanici e reti arrugginite erano sparsi un po’ ovunque attorno al magazzino, un ulteriore segno di abbandono e di disuso. Nonostante questo, però, la loro attenzione fu catturata da un paio di droidi di sicurezza posizionati sul tetto, vigili e all’erta come se stessero sorvegliando una camera blindata. Ogni tanto altri robot entravano e uscivano furtivamente dal grande portone semichiuso, attenti a non farsi individuare.

     - Un po’ troppo affollato per essere un magazzino abbandonato! - commentò Geoffrey aggrottando la fronte.

     - E’ già la quarta volta in due giorni che c’è questo viavai di droidi! - replicò Amy pensierosa - Mi piacerebbe davvero sapere che cosa c’è lì dentro di tanto importante! -

     - Deve trattarsi di un segreto bomba se tutti quei robot stanno facendo la spola tra la città e il magazzino! - ipotizzò Rouge.

     - Purtroppo non possiamo avvicinarci più di così, altrimenti i sensori dei droidi potrebbero localizzare la telecamera! -

     - Per me è sufficiente! - disse Amy - Abbiamo parecchio materiale su cui lavorare! Possiamo andare! -

     Con molta cautela, telecomandarono la telecamera a rotelle di far rientro verso di loro, riavvolsero i cavi di collegamento e riposero tutta la strumentazione nello zaino di Geoffrey. Dopodiché, facendo attenzione a non fare il minimo rumore, strisciarono tra i viottoli e le stradine della città ammantata dalla notte per fare rientro al Quartier Generale. Arrivati all’imbocco della fognatura, si calarono prudentemente nel cunicolo umido, dopo aver rimosso il tombino, per poi piombare sulla passerella pietrosa del sottosuolo.

     Geoffrey si asciugò la fronte imperlata di sudore, sollevato di poter di nuovo parlare a voce alta, e cominciò a dirigersi con le due compagne verso la loro base.

     - E anche questa volta è andata! - commentò con un sorriso cordiale.

     - Ma come, non mi dire che il prode sergente Van Marten era preoccupato per questa piccola ricognizione! - disse Rouge con fare scherzoso annodando giocosamente un lembo fluttuante della sciarpa della lince attorno al suo collo - Per te passeggiare lì fuori dovrebbe essere facile come bere un bicchiere d’acqua! -

     - La prudenza non è mai troppa in questi casi! - replicò il sergente strizzandole l’occhio - Noto con disappunto che non sono stato capace di insegnarti neanche questo! -

     - Non sono mai stata un’allieva particolarmente dotata, Geof! Ho sempre preferito i fatti alle parole… la pratica alla teoria! -

     - Allora, considerando questo, non potevi scegliere un partner migliore di Knuckles, madama! -

     I due risero di gusto, facendo definitivamente sparire la tensione accumulata durante il rientro. Amy tuttavia non sembrava molto in vena di risate. Procedeva con sguardo fisso e serio e con il capo leggermente chinato.

     Geoffrey se ne accorse subito. Di solito era sempre la prima a ridere ad una battuta di spirito o a punzecchiare i suoi colleghi per qualche scherzosa baruffa. Era molto strano vederla così giù di morale, fatto che, a memoria d’uomo, non era mai capitato.

     - Va tutto bene? - le domandò la lince con fare paterno.

     La riccia rosa fece come se si fosse riscossa da un improvviso torpore e ricambiò lo sguardo del sergente. I suoi occhi erano velati di una cupa malinconia fin troppo evidente.

     - Stavo solo pensando a Shadow e agli altri! - rispose con voce flebile - Sono trascorsi ormai tre giorni da quando sono partiti e non abbiamo avuto loro notizie! -

     - Lo sai che cosa ci ha detto il grande capo! - intervenne Rouge - Non possiamo metterci in contatto in alcun modo con loro, altrimenti rischierebbero di essere rintracciati! -

     - Me lo ricordo! E’ solo che non posso fare a meno di preoccuparmi! Non sappiamo nemmeno se stanno bene né quando torneranno! E la loro assenza si fa sentire ogni giorno di più! -

     Geoffrey avvertì un moto di compassione nei suoi confronti e con un braccio le cinse amorevolmente le spalle.

     - Devi essere forte, milady! - disse con tono sicuro - Shadow non avrebbe mai voluto andare via se le circostanze fossero state diverse! Ma sa che se c’è anche una minima possibilità di porre fine alla Tirannide non dobbiamo indugiare, ma dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per coglierla! Non devi stare in pensiero, Shadow è un riccio capace e determinato… non correrà mai rischi inutili e farà di tutto per tornare da noi sano e salvo! E poi Forge e Mighty sono con lui ad aiutarlo e faranno in modo che tutto vada per il meglio! Dobbiamo solo avere fiducia in loro e sperare che ritornino presto! Adesso però ci servi sveglia e concentrata sul nostro lavoro… lui non vorrebbe che ti distraessi in questo modo! -

     I due si guardarono dritto negli occhi ed avvenne come una comunicazione telepatica tra loro. La tensione nelle iridi di Amy andò pian piano scemando quando incrociarono le pupille calde e confortanti della lince. Fu sufficiente quella minima occhiata per infondere una palpabile tranquillità nell’animo della riccia, una sensazione che invase il suo corpo e rilassò i suoi muscoli con la stessa rapidità ed efficacia di una reazione chimica. La presa di Geoffrey sulla sua spalla era così salda e rassicurante che sarebbe stato impossibile non rasserenarsi a quel piacevole contatto e a quella voce vibrante e sicura.

     Amy chinò il capo, leggermente imbarazzata. Con delicatezza prese la mano di lui e la scostò leggermente dalla propria spalla. Dopodiché la strinse con entrambe le sue mani per poi guardarla con vago affetto.

     - Strano come le tue parole riescano sempre a farmi sentire meglio! - mormorò lei in segno di gratitudine - Hai ragione! Non posso lasciarmi andare così! Devo farlo anche per Cream! In assenza di suo padre sono io che devo badare a lei e infonderle coraggio! -

     - Tutti noi abbiamo bisogno di te! - replicò Geoffrey in un sussurro - Fatti forza! - e le accarezzò teneramente il volto.

     Amy annuì con decisione. Si asciugò i lucciconi che le premevano agli angoli degli occhi e, con una rinnovata forza d’animo, riprese a camminare per raggiungere l’ingresso del Quartier Generale. Rouge e Geoffrey la seguivano poco distante. Il pipistrello aveva notato quella strana comunicazione avvenuta poco prima tra i due suoi compagni ed era curioso di indagare a fondo.

     - E’ vero! - esordì a bassa voce - Sei l’unico che riesca in ogni momento a rincuorarla semplicemente parlandole! -

     Geoffrey sorrise.

     - Cosa posso dire… sarà frutto di una mia speciale abilità! -

     Silenzio. La lince non sembrava particolarmente disponibile a discutere di questo argomento, ma Rouge non intendeva darsi per vinta.

     - Sei… molto affezionato ad Amy, vero? - insistette, ma con delicatezza.

     - Vedi! Quando ti trovi in una realtà drammatica come quella della guerra l’unico modo per riuscire a sopravvivere è reprimere le tue emozioni e agire con freddezza e distacco! Se tutto questo mi ha insegnato qualcosa è proprio questa importante lezione: certi sentimenti, per quanto siano grandi ed intensi, devono essere repressi con tutte le forze solo per il proprio bene e per quello delle persone che ti stanno intorno! -

     Di primo acchito, Rouge non era sicura di aver compreso quella risposta così evasiva, ma, dopo un’attenta riflessione, capì che Geoffrey probabilmente aveva detto più di quanto istintivamente intendesse dire. Il pipistrello dovette pensarci a fondo prima di parlare di nuovo.

     - Amy è sposata, Geof! - disse con tono grave.

     - Lo so! - rispose lui - Lo so! -


     L’umidità che regnava nel sito era così densa e fitta che si poteva tagliare con il coltello. Shadow si strinse ancora di più nel suo cappotto, cercandovi un calore sfuggente. L’aria era parecchio fredda, stranamente più del normale. Il suo respiro e quello dei suoi compagni si condensava rapidamente in piccole nuvolette di vapore che aleggiavano a mezz’aria prima di dissolversi. L’erba sotto i loro piedi era umida e fresca e la precaria solidità del terreno sottostante faceva loro intuire che fosse fangoso. Non potevano accertarsene di vista in quanto l’oscurità che ammantava il luogo era davvero impenetrabile. Le piccole torce elettriche che i tre si erano portati insieme avevano un fascio luminoso ridotto, in modo da non dare troppo nell’occhio, e non lo utilizzavano di certo per scandagliare il suolo. La riuscita della loro missione dipendeva dall’incognito, per cui non sorprende il fatto che dirigessero nervosamente e ripetutamente la luce nell’ampia zona che li circondava.

     - Siamo troppo scoperti qui! - sussurrò Forge con la voce ansimante.

     Mighty era subito dietro di lui, lo sguardo serio e il dito indice nervosamente stretto al grilletto del suo fucile mitragliatore. Con l’altra mano reggeva la sua pila, facendo luce ai lati del terzetto che procedeva in fila indiana. Shadow era davanti, ma sembrava quasi che non ci fosse dato che il suo manto nero si confondeva con le tenebre. I suoi occhi rossi erano due capocchie di spillo nel buio e se non fosse stato per quelli e per il fruscio dei suoi passi sull’erba, Forge, immediatamente dietro, non lo avrebbe saputo distinguere.

     Il riccio nero avanzò ancora, ignorando l’avvertimento dell’aquila, fino a ritrovarsi sul ciglio di un lungo pendio. Sotto di lui si apriva una suggestiva visuale: un’ampia valle cosparsa di ruderi e rovine di antiche costruzioni. Molti di quei resti erano ormai ricoperti da erba, foglie e piante rampicanti, segno che la natura si era rimpossessata di quella terra precedentemente colonizzata. Alcune di quelle costruzioni dovevano essere in passato davvero maestose considerate le dimensioni, ma quello che adesso ne rimaneva le rendeva simili ad edifici fantasma. L’intero sito di Mystic Ruins in quello scenario buio appariva ai loro occhi come un teatro vuoto, abbandonato ed evanescente, spettrale nella fissità della sua immagine, ma che faceva presagire che una gloriosa opera fosse stata recitata lì in tempi remoti.

     Era parecchio strano per loro trovarsi in uno spazio di natura incontaminata, seppur così desolato. Per molto tempo le azioni della Resistenza avevano avuto luogo nella città principale dell’impero del Tiranno. Avevano visto scenari illuminati da luci al neon, grattacieli e palazzi colossali, distese di asfalto e cemento, ma mai nessun segno di vita naturale. Invece, in quei tre giorni in cui avevano intrapreso il viaggio erano venuti in contatto con scenari per loro inediti. Seppur la natura circostante era stata quasi completamente distrutta dall’intervento del Tiranno e quindi i paesaggi erano piuttosto sterili e desertici, era piacevole cambiare visuale e avere una prospettiva più ampia del loro pianeta. Respirare un’aria pura e libera dai fumi tossici delle fabbriche della città era per loro un grande privilegio e avrebbero tanto voluto condividerlo con i loro amici, rimasti nella megalopoli a portare avanti le operazioni.

     - Ci siamo! - esordì Shadow con voce solenne - Il posto è questo! Siamo arrivati finalmente! -

     - Ma non ci rimarremo per molto se non troviamo un posto dove ripararci! - lo rimbeccò Forge -L’area è troppo estesa per passare inosservati! -

     - Rilassati, aquilotto! - replicò Mighty con un ghigno - Sono tre giorni che ti comporti da paranoico… abbiamo già verificato che non ci segue nessuno! E poi con questo buio chi vuoi che ci veda? -

     - Lo penserei anch’io se non conoscessi le diavolerie di cui dispone il Tiranno! - lo rimproverò Forge - Bisogna stare attenti, specialmente considerando un compito delicato quanto il nostro! -

     - Giorni fa non credevi nemmeno che quello che c’è scritto nelle Cronache fosse vero e adesso fai la parte del cavaliere indomito che si impegna anima e corpo per la sua missione! -

     - Fatela finita! - sbottò Shadow nervoso e i due compagni si zittirono immediatamente, seppur con aria offesa. Dopodiché il Comandante estrasse dallo zaino il suo binocolo ad infrarossi e scandagliò con cura la zona per qualche minuto.

     - E’ tutto tranquillo! - decretò infine - Possiamo scendere! -

     I tre scivolarono lungo il pendio fangoso con cura per poi raggiungere l’estesa valle delle Mystic Ruins. Se il tempo non avesse strinto così tanto a Forge non sarebbe affatto dispiaciuto esplorare con cura quelle rovine per studiare ancora più a fondo i segni di quell’antica civiltà.

Procedevano lentamente guardandosi intorno con circospezione. Gli alberi rinsecchiti e gli edifici decaduti proiettavano delle ombre dalle forme strane e singolari che di certo non contribuivano ad allentare la loro tensione.

     - Io proporrei di trovare un posto dove riposare e domattina di cominciare le ricerche dei Chaos Emeralds! - disse Mighty con tono stanco - Non mi sento più i piedi per il troppo camminare! -

     - Non abbiamo tempo da perdere! - rispose perentorio Shadow - Cominceremo le ricerche da subito! -

     - Vuoi avventurarti nel sito con questo buio? - chiese Forge col tono di chi aveva appena sentito una cosa assurda - Non riusciremmo a cavare un ragno dal buco, oltre al fatto che è pericoloso! E poi abbiamo tutti bisogno di riposare! -

     Shadow era irritato, ma non poteva obiettare. Il suo impaziente desiderio di cominciare subito le ricerche stava combattendo con la verità nelle parole dell’aquila.

     - D’accordo! - acconsentì alla fine - Troviamo un posto riparato e riposiamo per qualche ora! Ma non appena ci saranno le prime luci dell’alba cominceremo le ricerche! -

     I due compagni annuirono, contenti di aver fatto ragionare il loro burbero Comandante. Gli ci vollero alcuni minuti per trovare un luogo adatto al loro riposo. Era una piccola costruzione in mattoni rossi, poco distante dalle altre, che aveva tutta l’aria di essere la dimora di una piccola famiglia. Entrando poterono notare i resti di una cucina, con pentoloni arrugginiti e padelle incrostate sparse sul pavimento, e di due camere da letto spoglie e con dei giacigli di paglia che fungevano da letti.

     - Non sarà il Grand Hotel, ma è meglio di niente! - commentò Forge, lasciando ricadere a terra il suo zaino - Almeno abbiamo un tetto sulla testa! -

     - C’è un focolare! - disse Mighty avvicinandosi ad un’alcova nel muro in cui erano depositati legnetti e paglia secca - Sia ringraziato il cielo! Almeno adesso abbiamo un mezzo per riscaldarci un po’! -

     L’armadillo estrasse un accendino dalla tasca e si avvicinò per dare vita ad un falò, ma Forge gli afferrò il braccio e lo ritrasse.

     - Sei impazzito? - sbottò l’aquila indignata - La luce del fuoco segnalerà la nostra presenza! Ci renderà un facile bersaglio! -

     - La vuoi finire con questa ossessione? - sbraitò Mighty - Vuoi rimanere al freddo e al buio finché non spunterà il sole? -

     - Lascialo fare, Forge! - esclamò Shadow con voce stanca dopo aver adagiato a terra l’attrezzatura ed essersi appoggiato al muro.

     L’aquila si ritrasse con volto corrucciato e lasciò che l’armadillo bruciasse la paglia del focolare per alimentare le fiamme. Quando il fuoco fu sufficientemente alto, i tre gli si avvicinarono il più possibile per godere del suo calore rassicurante. Rimasero per qualche minuto in silenzio osservando le fiamme che scoppiettavano allegramente.

     - Non si può dare torto a Mighty, però! - esordì Shadow all’improvviso rivolto verso Forge - E’ strano vederti così cauto e attento quando fino a poco tempo fa eri ostinatamente contrario a tutto questo! -

     Forge distolse lo sguardo, quasi imbarazzato. Il suo improvviso cambio di prospettive era stato colto in flagrante e il suo orgoglio gli rendeva difficile ammetterlo.

     - Anche i più saggi talvolta devono tornare sui propri passi e ricredersi sulle proprie affermazioni! - rispose evasivo.

     - Questo è un modo elegante per dire che hai cambiato idea? - propose Mighty ironicamente.

     - Sì… qualcosa del genere! -

     - E’ per questo, immagino, che hai accettato di accompagnarci nel viaggio! - disse Shadow - Quando te l’ho proposto non avrei mai pensato che avresti acconsentito considerato il diverbio che abbiamo avuto! -

     - Che cos’è che ti ha fatto cambiare idea? - aggiunse Mighty.

     L’aquila non rispose immediatamente. Si sedette sul pavimento ed incrociò le gambe come se avesse voluto meditare. Poi afferrò una pietra lì vicino, estrasse uno dei suoi pugnali a forma di piuma e cominciò ad affilarlo con cura utilizzando il sasso.

     - Le parole di Alison e il suo ferimento mi hanno in qualche modo aperto gli occhi! - spiegò evitando di incrociare il volto degli altri - Ci ho pensato parecchio dopo che lei mi ha detto che sarebbe rimasta nella Resistenza! Mi sono reso conto che per il suo bene e per quello di tutti quanti è necessario che la Tirannide cada al più presto… negare una possibile speranza, una possibile via di salvezza, un qualcosa che ci possa essere utile nella lotta… è un comportamento ottuso ed egoistico! Non so se tutto quello che abbiamo sentito è vero… ma dobbiamo accertarcene! E’ un’opportunità che non possiamo scartare a priori! -

     Forge si schiarì la gola prima di continuare.

     - Non me ne ero reso conto fin quando Alison non ha espresso il suo desiderio di rimanere a combattere! Ha mostrato molto più fegato lei di quanto avrei potuto fare io! Stavo solo scappando dai problemi, senza affrontarli, e non me ne accorgevo neanche! Non potevo rimanere con le mani in mano… quando sono venuto da te, Shadow, avevo intenzione di riferirti che non avrei più lasciato la Resistenza… mi hai fatto questa proposta e ho accettato senza pensarci due volte! -

     - Capisco! - commentò laconicamente Shadow.

     - Vedendo te e Cream - riprese Forge - Ho capito che tu ed io non siamo poi tanto diversi! Combattiamo e ci diamo da fare per proteggere le persone che amiamo… la nostra famiglia! Tu hai Cream ed Amy, io ho Alison! Ma mentre tu stavi facendo quanto era in tuo potere per garantire loro un futuro sereno, io mi limitavo a far vivere la mia Alison sotto una campana di vetro, chiudendo gli occhi e facendo finta che tutto quello che mi circonda non mi riguardasse! Sbagliavo… sbagliavo di grosso! E me ne rendo conto solo adesso! -

     L’eremita si alzò di colpo e si avvicinò impettito al riccio nero. Lo guardò dritto negli occhi e respirò a fondo per poi tendergli la mano in segno di amicizia.

     - Ti porgo le mie scuse, Comandante! - disse con fare serio.

     Shadow rimase un po’ sorpreso, ma non ci pensò due volte a stringergli la mano, contento di poter contare di nuovo pienamente su di lui.

     - Tutto perdonato, Forge! - affermò il riccio nero con un sorriso - Sei un elemento essenziale per noi! Non avremmo potuto fare a meno di te! Ed è solo uno dei motivi per cui ho chiesto a te di accompagnarmi in questo viaggio! -

     - Allora, per favore, risparmiaci dal sentire gli altri! - intervenne Mighty sarcastico - Altrimenti l’aquilotto diventerà così tronfio da esplodere! Ragazzi, volete una bella sviolinata come sottofondo a questo momento toccante? -


     La Sala Strategie era più vuota del solito, pensava Amy, e questo non poteva che trasmetterle un senso di malinconia. Il contrasto cromatico che avvertì non appena ne varcò la soglia, insieme a Rouge e a Geoffrey, la lasciò per un attimo disorientata. Di solito si distinguevano a colpo d’occhio il bianco lattiginoso del piumaggio di Forge, il rosso scintillante della corazza di Mighty e, soprattutto, il nero fuligginoso del Comandante Shadow. Il suo sguardo severo e autoritario, ma a suo modo amichevole, che accoglieva chiunque entrasse lì dentro era un carattere ricorrente che mancava molto. Al suo posto li attendeva la figura rossa e imponente di Knuckles. L’echidna era palesemente stanco e fin troppo teso dato che tutte le responsabilità lasciatigli da Shadow erano ricadute sulle sue spalle. Amy doveva ammettere che lui ce la stava mettendo tutta per compensare l’assenza del loro Comandante ufficiale, anche oltre le sue possibilità. Tuttavia non era semplice esercitare una funzione di leader in quella situazione delicata. L’atmosfera era intrisa di una evidente tensione e preoccupazione per la sorte dei loro compagni fuori in missione.

Lo si poteva notare nello sguardo assente e distante di Big, nel capo chino e provato di Alison, costretta peraltro a spostarsi con un bastone da passeggio a causa della sua convalescenza, nel modo in cui il dottor Robotnik si rigirava nervosamente i pollici o si lisciava i baffi… o ancora nell’inquieta malinconia di Tikal, restia a regalare a tutto il gruppo i suoi tipici sorrisi radiosi e incoraggianti.

     Quando Amy, Geoffrey e Rouge si affacciarono alla Sala notarono Knuckles gironzolare nervosamente in tondo di fronte al monitor, probabilmente in attesa del loro ritorno. Non appena si accorse di loro, scrollò le spalle e tirò un sospiro di sollievo.

     - Finalmente! Ci stavate mettendo più del previsto! Cominciavo a preoccuparmi! -

     - Stai diventando ansioso, amico mio! - commentò Geoffrey poggiando lo zaino sul tavolo ed estraendone la telecamera semovente - E’ una cosa che non ti si addice! -

     - Sono tante le cose che non mi si addicono in questi giorni! - rispose affaticato - Allora, quali notizie portate? -

     La lince cominciò a collegare la telecamera al grande monitor della Sala per poter mostrare le riprese che avevano effettuato. Nel contempo, Amy si schiarì la voce e si preparò ad esporre.

     - A quanto sembra il magazzino abbandonato che abbiamo individuato non è poi così abbandonato! In tre giorni abbiamo osservato dei movimenti sospetti di droidi nei suoi immediati dintorni! Ce ne sono troppi e troppo frequentemente per farci pensare che quell’edificio sia solo un rudere in disuso! Di sicuro qualcosa bolle in pentola lì dentro! -

     Geoffrey attivò l’interruttore e le immagini in bianco e nero delle riprese apparvero immediatamente sullo schermo. Il gruppo studiò per qualche momento il filmato in silenzio. Poi Knuckles intervenne.

     - Dal modo in cui quei droidi gironzolano lì attorno sembra proprio che stiano proteggendo qualcosa! Qualcosa di molto importante direi! -

     - Potrebbe essere un Chaos Emerald! - ipotizzò Rouge.

     - Credo sia un’idea da escludere! - si intromise Tikal - Non avrebbe senso tenere lì dentro uno smeraldo quando il Tiranno potrebbe custodirlo più efficacemente nella sua fortezza, non vi pare? -

     - La cosa interessante è un’altra! - intervenne Robotnik - Guardate i loro movimenti! Non sono precisi e coordinati come dei droidi perfettamente funzionanti! Sono discontinui e disorganizzati nella pattuglia! Potrebbe essere dovuto ad un malfunzionamento interno! -

     - Questo cosa potrebbe significare? - domandò Big.

     - Se c’è davvero qualcosa da proteggere lì dentro perché il Tiranno la fa sorvegliare da un gruppo di robot danneggiati? -

     - Ha ragione, dottore! - confermò Knuckles - Lei è l’esperto di meccanica, quindi ci saprà dire cosa può aver causato il danneggiamento di quei droidi… e di conseguenza il motivo per cui il Tiranno li avrebbe dovuti piazzare lì! -

     L’uomo baffuto ci pensò per un minuto, per poi rispondere.

     - Le cause del danneggiamento di un robot possono essere molteplici: un colpo particolarmente forte, un virus, un’imperfezione di un componente interno o altro ancora! Tuttavia da quello che posso vedere la causa più plausibile potrebbe essere un maldestro tentativo di riprogrammazione! -

     - Da cosa lo deduce, dottore? - chiese Geoffrey interessato.

     - Forzare le protezioni interne di un droide è un lavoro molto delicato! Se effettuato senza la dovuta preparazione tecnica alcuni file e dati di sistema originari possono venire cancellati o comunque alterati in qualunque maniera! Nessuna delle cause che ho elencato prima può essere alla base di un comportamento così sregolato da parte di quei robot! Sono quasi del tutto sicuro che i dati dei loro file di movimento, di combattimento e di strategia difensiva siano stati corrotti in seguito ad un tentativo di riprogrammazione! -

     - Ma perché il Tiranno dovrebbe riprogrammare i propri droidi? - si domandò Alison scettica.

     - Buona domanda, mia cara! - replicò Robotnik - E con a disposizione uno scienziato esperto come il dottor Prower, tra l’altro! No, c’è decisamente qualcosa che non quadra! I casi sono due: o il Tiranno è del tutto impazzito… -

     - Oppure questa non è opera del Tiranno! - concluse Knuckles battendo forte il pugno sul tavolo - Certo, non c’è altra spiegazione! C’è qualche altro burattinaio che tira i fili in quel magazzino! -

     - E’ strano, però! - commentò Big - Nessuno con un po’ di sale in zucca oserebbe opporsi al Tiranno! -

     Tutti gli sguardi della Sala, decisamente sbigottiti, vennero rivolti verso il gattone che, mortificato, si affrettò ad aggiungere: - A parte noi intendevo! -

     - Chiunque sia ho intenzione di scoprirlo! - disse l’echidna rossa con fare deciso.

     - Purtroppo non abbiamo potuto avvicinarci più di così! - affermò Amy - Avremmo corso il rischio di essere scoperti! -

     - Dottore! - intervenne Alison - Se le funzionalità di quei robot sono corrotte non potrebbero essere danneggiati anche i loro sensori di localizzazione? Se così fosse forse potremmo avere una possibilità di avvicinarci quanto basta a scoprire cosa sta succedendo lì dentro! -

     - Certo, è una possibilità! - acconsentì Robotnik - Ma dai dati che ho a disposizione non posso affermarlo con certezza! -

     - Purtroppo non c’è tempo per effettuare uno studio più approfondito! - disse Geoffrey.

     - Esatto! - concordò Knuckles - Bisogna scoprire tutto al più presto possibile! Quello che ci servirebbe è qualcuno capace di infiltrarsi lì dentro senza essere visto, un maestro del travestimento, qualcuno in grado di scivolare tra le tenebre! -

     Fu praticamente automatico che gli occhi di tutto il gruppo si rivolgessero verso una stranita Rouge. Il pipistrello, vagamente indispettito, si ravviò nervosamente i capelli e fulminò con un’occhiata velenosa l’echidna.

     - Adoooooro quando mi chiami in causa, tesoro! - disse sarcasticamente - Non sarebbe stato più semplice dire: “Rouge, infiltrati in quel magazzino”? -


     Il nero bluastro della notte si era appena dissolto per fare spazio alle prime sfumature aranciate dell’alba. Era una sensazione davvero strana poter essere abbagliati dalla luce del sole, un tipo di luminosità che non avevano avuto più modo di poter ammirare da ormai tanto tempo nella città che costituiva il cuore dell’impero nemico. Le ultime ceneri nel focolare emettevano ancora rade spire di fumo quando Shadow, Mighty e Forge terminarono di preparare la loro attrezzatura per iniziare le ricerche di eventuali Chaos Emeralds.

     - Sei sicuro che quel sassolino funzioni? - domandò Forge mentre si caricava lo zaino in spalla.

Shadow estrasse dalla tasca la splendente scheggia di Master Emerald, contemplandola per un momento nel palmo della mano.

     - Tikal ha detto che è capace di segnalare la presenza di altri smeraldi! - spiegò il riccio nero - Quanto è più intenso il suo brillare tanto più è vicino l’obiettivo! Se lo dice lei non ho motivo di dubitarne! -

     - L’area delle Mystic Ruins però è enorme! - commentò Forge - Ci vorrà un bel po’ di fortuna per trovare in fretta quello che stiamo cercando… sempre che ci sia! -

     - Lo sai cosa apprezzo di più di te? - disse Mighty imbracciando il suo fucile - Sai conservare sempre un invidiabile ottimismo! -

     Con le armi cariche e pronte a far fuoco, i tre uscirono dal rudere nel quale si erano rifugiati. Non era più necessario utilizzare le torce in quanto le prime luci dell’alba donavano allo scenario una luminosità soffusa sufficiente a potersi orientare. Shadow era in testa al gruppetto, stringendo saldamente nel pugno la scheggia di Master Emerald e procedendo con cautela sull’erbetta umida. Intorno a loro non c’erano altro che rovine e desolazione. Non udivano il cinguettio di un uccello né il canto di un grillo. Sembrava che non ci fosse un’anima viva per chilometri e chilometri, il che non poteva che aumentare il loro senso di disorientamento. Era quasi come se fossero capitati in un altro mondo dove loro erano le uniche creature viventi esistenti.

     - Certo che questo posto mette i brividi! - commentò Mighty dopo dieci minuti di perlustrazione.

Notò i resti di quello che doveva essere un altare sacrificale e le incisioni disegnate sulla superficie non poterono che renderlo ancora più inquieto.

     - Sarebbe l’ideale per un’imboscata! - affermò Forge circospetto stringendo il manico di uno dei suoi pugnali.

     Non seguivano un percorso stabilito, ma zigzagavano tra le rovine seguendo la luminosità fioca della scheggia come in una specie di caccia al tesoro. Shadow aveva lo sguardo fisso sulla pietra che stringeva, con un’espressione seria e corrucciata, intento a non dire una sola parola che lo distogliesse dalla sua concentrazione.

     Dopo venti minuti buoni, finalmente un guizzo di luce verde apparve all’interno della scheggia. Shadow trasalì e fece segno al gruppo di fermarsi. Con i nervi tesi, puntò la pietra verso diverse direzioni e notò che la luce diveniva più intensa quando era diretta verso l’entrata di un antico tempio.

     - Da quella parte! - intimò laconicamente Shadow e i suoi compagni lo seguirono.

     Entrarono con cautela nell’edificio. Era una piccola sala quadrata con una sezione sopraelevata piena di vasellame polveroso, cocci di porcellana e resti di antiche colonne in marmo. I fregi sulle pareti erano ormai incrostati e impolverati fino a risultare illeggibili, così come anche le pitture sbiadite. Non c’erano finestrelle né aperture. L’unica luce che illuminava la stanza era quella proveniente dalla scheggia, debole ma comunque più intensa di prima.

     - Qui dentro non c’è niente! - disse Mighty muovendo qualche passo all’interno.

     D’un tratto si sentì un leggero crack e i tre si fecero subito all’erta. Il rumore e lo scricchiolio si facevano sempre più intensi. Non avrebbero saputo dire da dove provenivano, ma di certo non preannunciavano niente di buono. L’armadillo si mosse di nuovo con cautela e, non appena poggiò il piede sul suolo, il pavimento dell’intera stanza cedette all’improvviso. Un nuvolone di polvere si sollevò e i tre precipitarono nel vuoto senza poter aggrapparsi ad alcunché. Il volo fu relativamente breve. Precipitarono per sei metri prima di piombare dolorosamente sulla terra battuta mentre assi e schegge di legno piovevano loro addosso.

     Shadow tossì per via della polvere e, rimessosi subito in piedi, raccolse il frammento di smeraldo che era rotolato via.

     - Non ci siamo accorti che il pavimento era di legno! - disse Forge scrollandosi di dosso la polvere che lo ricopriva.

     - E piuttosto tarlato, direi, se ha ceduto in quel modo! - aggiunse Mighty sfregandosi con la mano nel punto in cui aveva battuto la testa - Ma dove siamo finiti? -

     Si trovavano in uno stretto corridoio di mattoni rossi che proseguiva per una decina di metri. In fondo, potevano vedere che il passaggio si apriva in una stanza circolare fiocamente illuminata da un raggio di luce proveniente dall’alto. Improvvisamente, la scheggia di Master Emerald cominciò a brillare intensamente e la zona circostante fu pervasa da un forte bagliore verde.

     - Ci siamo! - disse Shadow estraendo una delle sue mitragliette dalla fondina - Occhi aperti e riflessi pronti, mi raccomando! -

     Il trio proseguì cautamente per la distanza che copriva il luogo del loro atterraggio alla stanza successiva. Forge e Mighty fecero per entrarvi, ma Shadow li bloccò. Indicò la parte superiore dell’apertura che fungeva da porta facendo loro notare un rudimentale cancello arrugginito.

     - Voi restate qui! Vado avanti io! - ordinò Shadow serio - Potrebbe scattare qualche trappola! -

     - Fa attenzione! - si raccomandò Mighty.

     Il riccio nero mosse i suoi passi all’interno della stanza circolare. Il soffitto e le pareti erano costruite a cupola sul cui vertice più alto c’era un’apertura rotonda dal quale filtravano dei sottili raggi di luce. La camera era del tutto spoglia. C’era solamente una piccola colonna in marmo, crepata in più punti, che aveva tutta l’aria di fungere da altare cerimoniale. Shadow si avvicinò, sotto lo sguardo nervoso dei suoi compagni ancora fermi sull’uscio. La scheggia brillava ancora più intensamente, tanto che la sua luce era quasi accecante.

     - Dev’essere lì dentro! - mormorò Shadow con il cuore che gli martellava forte.

     Afferrò l’estremità della colonna e, senza pensarci due volte, la gettò al suolo. Il pilastro si infranse in mille pezzi. Tra i vari frammenti sul pavimento, Shadow distinse una pietra poco più grande di un pugno, di colore giallo intenso che luccicava splendidamente. Si chinò a raccoglierla e non appena la avvicinò alla scheggia una meravigliosa esplosione di luci e colori divampò nella stanza.

     - Sì, l’abbiamo trovato! - disse il riccio nero riponendo la gemma in tasca - Il Chaos Emerald! Questa sì che è una grande conquista! -

     - Sì, ma per me! - recitò una voce alle sue spalle.


     Avvenne in un lampo. Una figura smilza oscillò all’interno della stanza appesa ad una ragnatela oltrepassando con un agile balzo Forge e Mighty. Atterrò con una elegante piroetta sul suolo e, voltandosi di scatto, sparò un altro filo di ragnatela sull’estremità del cancello. Tirò con una forza sorprendente e fece cadere la serranda con un tonfo sonoro chiudendo il cancello e negando l’accesso ai due soldati.

     - Shadow! - esclamò Mighty afferrando le sbarre della cancellata e tentando invano di riaprirla.

     - Scusate tanto! - disse la donna ragno sogghignando - Ma non vogliamo interferenze esterne! Così è molto più intimo! -

     Shadow la squadrò, stando attento a non fare movimenti bruschi, ma pronto all’azione.

     - Tu sei Cybil, non è vero? - domandò muovendo qualche passo incerto.

     - Oh, ma che bravo! - replicò la donna - Vedo che hai fatto i compiti a casa! Sentir parlare di sé è un vero piacere per una ragazza come me! -

     - Non credo che tu sia qui solo per parlare! - disse Shadow studiandola attentamente - Che cosa vuoi? -

     - Subito al nocciolo, vero? Tu sì che sai come corteggiare una donna! -

     - Piantala! - esclamò il riccio seccato mentre le sue dita indugiavano in direzione delle fondine - Sei qui su ordine del Tiranno? -

     - Risposta esatta, tesoro! - disse Cybil compiaciuta - Il vecchio istrice ordina ed io eseguo! E’ così che funziona! Tuttavia non è un bello spettacolo quando è contrariato per cui, per evitare che vada fuori dai gangheri, devo portargli quel magico sassolino che hai appena trovato! -

     - Credi davvero che ti consegnerò il Chaos Emerald di mia spontanea volontà? -

     - Oh, no, tesoro! Io non voglio che sia così! - replicò divertita - Se cercherai di opporre resistenza renderai il tutto molto più divertente! -

     I due si guardarono fugacemente negli occhi. Shadow si mosse all’improvviso ed estrasse le sue due mitragliette, ma Cybil fu più veloce. Lanciò due fili di ragnatela che si appiccicarono alle due armi e, con un movimento fluido delle braccia, gliele strappò di mano e le allontanò.

     - Dov’è il tuo onore, Comandante? - domandò il ragno con tono pungente - Non vuoi combattere ad armi pari? Il piccolo ragnetto cattivo ti fa paura? -

     - Tieni duro, Shadow! - esclamò Forge agitato cercando un modo per sfondare il cancello - Siamo subito da te! -

     Cybil si voltò per rivolgersi all’aquila.

     - Non vi preoccupate! Ho portato dei compagni di giochi anche per voi! -

     A quelle parole, un gruppo di sei androidi apparve all’improvviso alle spalle di Forge e Mighty come se fossero sbucati dal nulla. I due si voltarono allarmati e videro i sei robot estrarre delle lunghe lame affilate dai loro avambracci.

     - Carini, vero? - commentò Cybil - Sono gli ultimi giocattoli del dottor Prower! Degli androidi dotati della tecnologia “Stealth”, capace di mimetizzarli perfettamente con l’ambiente circostante e di rendere i loro spostamenti molto più silenziosi! -

     Mighty non si fece intimorire. Imbracciò il suo fucile mitragliatore e sparò una raffica di proiettili contro i robot. Questi ultimi però non diedero segno di cedimento e avanzarono lentamente verso i loro avversari. I bossoli rimbalzavano incredibilmente sulla loro armatura senza provocargli il minimo danno.

     - Ah, dimenticavo! - aggiunse Cybil - Sono anche a prova di proiettile! -

     - Allora è così che siete riusciti a seguirci senza che ce ne accorgessimo! - disse Shadow.

     - Bingo! Devo dire che è stato piuttosto frustrante seguire i vostri spostamenti per tre giorni senza poter uscire allo scoperto! -

     - Non capisco! - esordì Forge tentando di guadagnare tempo - Come avete fatto a stare al nostro passo? Ci siamo spostati troppo velocemente perché voi poteste seguirci a piedi! -

     - Ormai che importanza ha? Il prode Comandante ha ritrovato il malloppo e tutto quello che mi resta da fare è estrarlo dalle fredde dita del suo cadavere! -

     - Sembri fin troppo sicura di te, Cybil! - esclamò Shadow tentando di mascherare la sua preoccupazione - Che cosa ti fa credere che sarà così facile battermi? -

     La donna ragno sorrise.

     - Bé, ad esempio questo! -

     Rapida come un gatto, lanciò l’ennesimo filo di ragnatela contro il riccio nero. Shadow si spostò appena in tempo per far finire il filo appiccicato al muro. Evidentemente era proprio quello che Cybil voleva, in quanto tirò forte la corda verso di sé staccando un pezzo di parete che si abbatté sulla nuca del povero riccio. Il Comandante barcollò, stordito dal colpo, e finì a terra in ginocchio.

     - Cominciamo pure a ballare! - esclamò Cybil per poi rivolgersi agli androidi - Fateli fuori! -

     I droidi si prepararono ad attaccare, mentre Forge e Mighty, con un profondo respiro, cominciavano ad avanzare.

     - La prossima volta che mi dai del paranoico, io… - disse Forge.

     - Zitto e combatti! - sbottò Mighty.


     Lo scontro era inevitabile. Shadow si rimise subito in piedi, ma finì per essere colpito da un calcio girato di Cybil. Il tacco della sua scarpa lo colpì forte allo zigomo lasciandogli un livido violaceo. Il riccio nero tentò di contrattaccare, ma il ragno aveva una rapidità e un’agilità davvero fuori dal normale. Scansò un suo pugno diretto saltando molto in alto oltre le sue spalle e nel contempo colpendolo col tallone.

     - Andiamo, tutto qui quello che sai fare? - lo schernì lei.

     Shadow non rispose alla provocazione e si gettò in avanti, sfoderando la sua abilità nelle arti marziali. Con una serie rapida di stoccate e di pugni tentò in qualche modo di infliggerle qualche danno, invano. Ogni colpo veniva prontamente parato dalla rapidità dell’aracnide che pareva quasi annoiata dalla facilità con cui rispondeva all’attacco avversario.

     Nel frattempo, Mighty e Forge cercavano di destreggiarsi come potevano contro i loro antagonisti metallici. Il primo combatteva a suon di pugni, mentre il secondo ricorreva ai suoi fidati pugnali, tentando di piantarli nei punti più sensibili dell’armatura dei robot. Si accorsero ben presto che non erano nemici da sottovalutare. Anche loro erano piuttosto veloci e le loro lame affilate erano davvero molto pericolose. Lo spazio ridotto in cui erano costretti a combattere non giocava certo in favore dei due soldati. Le capacità di volo di Forge non erano poi un grande vantaggio in un locale col soffitto così basso e anche la corazza da armadillo di Mighty non era sufficientemente resistente ai colpi dei droidi.

     Shadow combatteva come poteva, ma dopo pochi minuti era fin troppo evidente il suo svantaggio tattico. La stanchezza e la tensione accumulati durante il viaggio non solo lo rallentavano, ma gli impedivano di ragionare lucidamente e di pianificare degli attacchi efficaci. Di sicuro Shadow aveva molto più da perderci se fosse stato sconfitto da Cybil e questo fattore psicologico influiva sul suo rendimento in battaglia.

     D’un tratto, il ragno sparò altri fili di tela e li vece vibrare come due fruste. Ne utilizzò uno per bloccare la caviglia del riccio e l’altro, dopo essere saltata agilmente alle sue spalle, lo strinse attorno alla sua gola mozzandogli il respiro. Shadow afferrò la corda che lo stava strangolando ma le sue forze erano decisamente ridotte mentre la stretta di lei era poderosa.

     - Come ci si sente ad essere la proverbiale mosca catturata dal ragno? - mormorò Cybil nel suo orecchio con voce tagliente.

     Shadow aveva le lacrime agli occhi per il dolore e la sensazione di soffocamento. Quando la vista gli si cominciava ad appannare, notò ancora una volta quello stranissimo fenomeno. Sul palmo della sua mano apparvero delle scariche elettriche viola che serpeggiavano attorno alle sue dita. Colse immediatamente la palla al balzo e strinse la tela che lo stava strozzando e questa fu percorsa da corrente elettrica. Cybil venne fulminata all’istante, ritraendosi con un gridolino. Il riccio nero, libero da quella morsa, tossì forte e si allontanò in fretta.

     - Come diavolo hai fatto? - gli chiese lei sbalordita.

     Shadow non avrebbe saputo cosa rispondere… ma era come se una nuova consapevolezza si fosse fatta strada nella sua mente. Ora sapeva come utilizzare quel potere. Strinse forte il pugnò e utilizzò l’elettricità convogliata per creare delle frecce d’energia. Lanciò i dardi luminosi contro la nemica che saltò per evitarli ma, impreparata ad un colpo del genere, si mosse troppo tardi per evitare l’ultimo e fu colpita alla caviglia.

     - Come ci si sente ad essere il ragno intrappolato dalla stessa mosca? - ribatté Shadow con nuovo vigore.

     - Aspetta a cantare vittoria, porcospino! - disse Cybil livida di rabbia per poi lanciarsi verso di lui.

     L’elettricità però le aveva atrofizzato i muscoli, rendendola più lenta e dando modo a Shadow di evitare facilmente i suoi colpi. Scagliò ancora una volta le sue frecce d’energia e questa volta colpì il ragno in pieno petto.

     Un bagliore luminoso esplose nella sua tasca. Era il Chaos Emerald! Shadow lo afferrò e guardò il suo splendore come ipnotizzato. Avvertiva il fascino di una grande energia baluginargli nella mano e aveva la stranissima sensazione di appartenergli totalmente. Quasi un senso di dejà-vu lo pervase e, inspiegabilmente, sapeva cosa fare, come utilizzare quella pietra e (ancora più incredibilmente) quali parole pronunciare.

     - CHAOS… CONTROL!!! -

     In un lampo di luce giallognola, il riccio nero fu proiettato a velocità folle contro Cybil. L’impatto fu violentissimo e il ragno venne scaraventato contro il muro dove si schiantò per poi afflosciarsi a terra. Il lampo luminoso si scagliò anche contro il cancello, mandandolo in mille pezzi in una nube di polvere, per poi oltrepassare due affaticati Forge e Mighty e disintegrare in una frazione di secondo i robot rimasti ancora in piedi.

     Shadow si fermò di scatto e, perso l’equilibrio, cadde per terra. Il Chaos Emerald giallo continuava a splendere allegramente nella sua mano.

     - Shadow! - esclamò Mighty sbalordito mentre Forge lo aiutava a rimettersi in piedi.

     - Come… come ci sei riuscito? - domandò l’aquila scioccata.

     Il riccio nero respirava affannosamente.

     - Vorrei saperlo anch’io! -

     Semplicemente stringendo quella pietra e pronunciando quelle parole dapprima sconosciute era stato in grado di maneggiare un potere eccezionale. Aveva acquistato una velocità e una forza sorprendenti e, a malapena rendendosi conto di quello che stava facendo, era partito in quarta contro Cybil e gli altri nemici. Però quei pochi secondi di “super-carica” avevano spossato il suo fisico come se avesse corso per giorni e giorni senza mai fermarsi. Sentendosi i muscoli delle gambe doloranti aveva puntato i piedi per terra e, privato di colpo di quella grande velocità, aveva finito col perdere l’equilibrio.

     Era un’abilità eccezionale che non aveva mai provato prima. Se non si fosse fermato in tempo probabilmente il suo corpo avrebbe ceduto al troppo sforzo. Forse poteva riuscire a controllarlo con l’adeguata pratica ma non era il momento di pensarci.

     Quando Shadow si fu ripreso, intascò di nuovo lo smeraldo e, seguito dai suoi compagni, si diresse verso la stordita Cybil. Mighty la prese per le braccia e gliele bloccò dietro la schiena.

     - Ehi! Vacci piano, idiota! - sbottò aggressiva per poi rivolgersi a Shadow - Niente male, porcospino! Non so come tu abbia fatto ma di certo hai giocato sporco! -

     Shadow non diede segno di aver colto la provocazione. Con una cieca impassibilità dipinta sul volto, prese in prestito uno dei pugnali di Forge e glielo puntò alla gola.

     - Parla! Il Tiranno ha altri smeraldi come questo? -

     - Dammi un momento! - rispose il ragno con una faccia di scherno - Sto pensando! -

     Per niente divertito, il riccio nero le premette la lama sulla trachea facendola rantolare di dolore.

     - Che razza di modi! - si lamentò lei, ma aveva capito che non c’era nulla da scherzare - Non si trattano così le ragazze! -

     Lo sguardo di Shadow si fece ancora più torvo.

     - Va bene, va bene! Uff… allora, porta sempre con sé una pietra come quella… ce l’ha al collo, appesa ad un ciondolo! -

     - Questo lo sappiamo anche noi! - disse Forge con tono piatto.

     - Dicci qualcosa che non sappiamo, ragno! - sbottò Shadow alzando la voce.

     - Questo mi costerà caro… -

     - Non immagini quanto se non parlerai! -

     - Bunker 56… Vector e il Tiranno parlano spesso di questo bunker 56… mi è sembrato di capire che all’interno sono custoditi altri gioielli come quello… ma non so altro, ve lo giuro! -

     - Bunker 56? - ripeté Forge.

     - Forse si tratta di uno dei depositi militari ad est della città! - ipotizzò Mighty.

     - Bene! - commentò Shadow - Se non hai altro da dire… - dopodiché rese all’aquila il pugnale e raccolse una delle sue mitragliette. La caricò e la puntò contro Cybil.

     - Ehi, Shadow! - sbottò Forge allibito.

     - Non… non vorrai mica… - balbettò l’armadillo.

     Negli occhi del riccio nero brillò una luce fredda e distaccata che non avevano mai visto.

     - Non avrete pensato che l’avrei lasciata andare? -

     - Vuoi forse ucciderla? - domandò Forge inviperito - Intendi uccidere un essere vivente? -

     - L’idea è quella! -

     - Ti ha dato di volta il cervello? Tu non sei un assassino! E nemmeno noi! Stai andando contro tutti i principi che hai sempre predicato! E io non resterò a guardare mentre spegni la vita di un essere vivente con le tue mani! -

     - Quali alternative abbiamo, Forge? Se la lasciamo andare correrà dritta di filato dal Tiranno! Non solo verrà a sapere che stiamo cercando i Chaos Emeralds, ma probabilmente sposterà quelli che sono all’interno del bunker in un posto ancora più sicuro che peraltro non conosciamo! E io non posso permetterlo! -

     - Questo non ti dà il diritto di ucciderla! Non sta a te decidere chi deve vivere e chi morire! -

     Shadow non intendeva arrendersi. Quella furia cieca che si era animata nelle sue pupille non accennava a sparire.

     - Se lei vive… allora la mia famiglia sarà in pericolo! Se lei dirà tutto al Tiranno… la speranza di ritrovare gli smeraldi e porre fine alla sua dittatura svanirà… ed io e tutte le persone a cui tengo saremo costretti a continuare a vivere nel terrore… fino alla fine dei nostri giorni! Mi stai chiedendo di scegliere tra la vita di uno spregevole insetto come lei e quella della mia famiglia! E non ho alcun dubbio sulla scelta che farò… -

     - Non te lo permetterò… -

     Forge si protese in avanti per fermarlo, ma Shadow gli puntò contro l’altra mano. Delle scintille gli guizzarono sui polpastrelli e l’aquila indietreggiò intimorita.

     - Non tentare di fermarmi, Forge! - disse - Non ci riusciresti! -

     Poi tornò a rivolgersi verso una spaventata Cybil. Era pronto… non doveva fare altro che premere il grilletto e avrebbe spento una vita… anche se avrebbe messo al sicuro quella della sua famiglia… ma avrebbe comunque commesso un assassinio. Il suo dito indugiò sulla levetta… stava sudando freddo… la sua mano tremava. La voce di Forge gli rimbombava nella testa e pian piano cominciò a capire che aveva ragione. Non era nella sua natura l’assassinio… e non poteva farci niente.

     Quando si rese conto che quello che stava facendo era sbagliato, abbassò piano l’arma. Cybil ne approfittò subito. Con un agile calcio in fronte colpì Mighty, facendogli lasciare la presa sulle sue braccia e, successivamente, disarmò Shadow e colpì Forge con altri due calci ben assestati. Approfittando del momento del vantaggio, proiettò la sua tela al soffitto e la usò per lanciarsi a tutta birra verso l’uscita e allontanarsi rapidamente.

     - Maledizione! Questa non me l’aspettavo! - disse Mighty contrariato dopo essersi rialzato.

     - Non hai niente da rimproverarti! - replicò Shadow mogio - Non sarei comunque riuscito a sparare! -

     - Te l’ho detto, Shadow! - affermò Forge posandogli una mano sulla spalla in segno di conforto - Non sei un assassino! Uccidere non è nella tua natura… ed è tutt’altro che una debolezza! -

     - Ci conviene inseguirla adesso prima che si allontani troppo! - propose Mighty.

     I tre raccolsero tutta la loro attrezzatura ed uscirono dalla stanza di corsa. Attraversarono il corridoio e, con l’aiuto di Forge, risalirono la voragine che li aveva condotti lì. Una volta fuori dal piccolo tempio, si ritrovarono nel territorio delle Mystic Ruins.

     Il sole era ormai già alto nel cielo e la visibilità era, naturalmente, molto più elevata.

     - Si è già dileguata! - commentò Shadow.

     - Come ha fatto a scappare così velocemente? - si chiese Mighty spaesato.

     Pochi secondi dopo, notarono lì vicino due fiammanti moto da corsa nere e grigio metallizzate. Il sellino era abbastanza largo da consentire a due persone di sedercisi comodamente.

     - E queste da dove saltano fuori? - si chiese Forge storcendo come sempre il naso di fronte a qualche macchina sconosciuta.

     - Mica male! - disse l’armadillo ammirando le vetture - Queste sì che si chiamano moto! -

     - Scommetto che le hanno usate Cybil e gli androidi per starci dietro in questi giorni! - replicò Shadow - Ecco come hanno fatto a seguirci così velocemente! -

     - Sì, ma avremmo dovuto notarle o almeno sentirle! - ribatté Forge - Insomma, come si fa a non notare dei bestioni del genere? -

     Mighty, intento ad ispezionare le moto come un bambino che gioca con un giocattolo nuovo, premette un bottoncino argentato sul manubrio di una delle due vetture. Improvvisamente fu come se il veicolo fosse scomparso, ma in realtà la sua cromatura si era mimetizzata perfettamente con i colori dell’ambiente circostante.

     - Modalità Stealth! - disse il riccio nero - Ricordi? E’ una tecnologia che rende silenziosi ed invisibili! Semplice ed efficace! -

     - A giudicare da quei segni di pneumatici sul terreno - rispose Forge indicando dei solchi sul terriccio - Ce n’era un’altra di quelle diavolerie! E Cybil l’ha presa! -

     - E adesso che si fa? - domandò Mighty.

     - Si torna in città! - rispose Shadow risoluto.

     - Ma come! E la ricerca degli smeraldi? -

     - Per il momento la priorità è recuperare i Chaos Emeralds nel bunker prima che Cybil canti! Torneremo al Quartier Generale e ci organizzeremo per bene! Grazie a queste bellezze, per fortuna, non ci metteremo tre giorni per tornare! Mighty, salta in sella! Forge, tu seguici in volo! -

     - Agli ordini, capo! - replicò l’armadillo, eccitato all’idea di saltare in groppa a quel bolide.

     - Ogni tuo desiderio è un ordine! - disse Forge con una vena ironica - Si torna a casa allora! Come viaggio non è stato poi così lungo! -

     - Ti rifarai quando potrò finalmente darti delle ferie, aquilotto! - rispose Shadow di rimando.

     E dando gas alla moto fiammante partì di scatto attraverso i prati delle Mystic Ruins, seguito a ruota dai suoi compagni.

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Capitolo 10
*** Full Speed Ahead #10 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #10

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#10

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SINS OF PURITY Saga

Le mille luci della città

Scritto e ideato da: Knuckster

L'unico modo per sperare di tirarsi fuori dalle situazioni più problematiche, molto spesso, è affidarsi all'aiuto degli amici. Sonic the hedgehog lo sa bene, considerando che l'inaspettato soccorso di una rinsavita Rouge è stato il provvidenziale mezzo di salvezza dalla furia indomita di Shadow the hedgehog. In uno scenario che si prospetta sempre più strano e sempre più pericoloso, Sonic e il suo gruppo vanno avanti con determinazione per la loro strada, sempre più convinti di voler combattere con le unghie e con i denti per evitare lo sterminio della loro gente, ardentemente desiderato da Magorian. La domanda è, quale ruolo deciderà di ricoprire Shadow in tutto questo?

     Lei si voltò, avvertendo una presenza maligna alle sue spalle. Non seppe dire da cosa se ne fosse accorta, forse dall’improvviso cambiamento del vento che soffiava o forse dall’agitazione dei Chao selvatici attorno all’altare. Fatto sta che non appena si girò, si trovò di fronte un’alta figura emaciata, ammantata di nero, con un volto pallido cadaverico, due mani affusolate simili a grossi ragni e degli occhi rossi di fuoco. Le sue labbra sottili erano curvate in un ghigno sinistro. La squadrava dall’alto in basso, stagliandosi su di lei in tutta la sua altezza e fissandola con un’espressione che comunicava disgusto allo stato puro.

     Nonostante questi inquietanti segnali, lei si sforzò di suonare cordiale e gentile, anche se dentro di sé era dominata da una profonda paura.

     - Sei tu! - disse con voce tremante - Hai bisogno di qualcosa? -

     Magorian non rispose immediatamente. Si limitò a guardarla come se fosse stata una creatura inferiore e quindi incapace di capire il suo linguaggio. Invece si guardò attorno interessato facendo vagare lo sguardo assorto attraverso il grande altare di pietra. I Chao, nervosi, si rifugiarono dietro alla vestale in un piccolo gruppetto.

     - Come sei arrivato qui? - tentò ancora lei, senza ottenere la benché minima risposta.

     Magorian fece qualche passo avanti, facendo strusciare per terra i lembi del suo mantello nero. Sembrava molto interessato a quello che vedeva.

     - E’ sorprendente! - sussurrò infine.

     - Che… che cosa è sorprendente? -

     L’uomo non rispose neanche questa volta. Si avvicinò alla gradinata e posò lo sguardo sui sette pilastri che circondavano la costruzione, su ognuno dei quali fluttuava una grande pietra di colore diverso che scintillava alla luce del sole.

     - Queste pietre hanno centinaia e centinaia d’anni! - spiegò Magorian parlando più a sé stesso che a lei - Risalgono alla notte stessa dei tempi e racchiudono i segreti dell’universo! E’ sorprendente il fatto che queste pietre, che un tempo erano dei blocchi giganteschi, siano state lavorate dal tempo! E adesso siano diventate così! -

     - Di che stai parlando? - domandò lei intimorita - Parli… dei Chaos Emeralds? -

     - Già! - annuì Magorian, parlandole direttamente per la prima volta - Quelli che chiamate Chaos Emeralds… racchiudono un’energia che nemmeno vi immaginate! Voi, sudice piccole creature, avete maneggiato queste pietre per secoli e secoli, le avete lavorate e levigate fino a ridurle così e le avete considerate come doni divini! In fondo credo di dovervi ringraziare! Scolpendo le grandi rocce avete concentrato tutto il loro potere… questo renderà le cose più facili per me! -

     Lei non seppe cosa rispondere. L’uomo dai capelli d’argento continuava a contemplare i sette Chaos Emeralds con sguardo assorto, mentre con le dita giocherellava con la pietra purpurea che portava appesa al collo. Il brivido freddo e lo strano presentimento che provava ogni volta che si avvicinava a quello sconosciuto si intensificò stranamente.

     - Ma tu chi sei? - domandò infine senza riuscire a trattenersi.

     Magorian si voltò, sogghignando divertito, e per la prima volta i suoi occhi di fuoco incrociarono le iridi azzurre della vestale. Quest’ultima avvertì la stranissima sensazione di un tremore incontrollabile scorrerle lungo la spina dorsale, il sangue le si gelò nelle vene, il respiro le si mozzò e il cuore smise di pulsare. C’era qualcosa nel suo sguardo di incredibilmente spaventoso e malvagio.

     - Un nome! - esclamò in un soffio - Che cos’è un nome? A che cosa può servirti saperlo? Sempre… ammettendo che tu riesca a capirlo! -

     La vestale si sentì profondamente offesa.

     - Voi, esseri inferiori, che credete di poter scimmiottare noi esseri umani non siete degni nemmeno di pulire la strada al nostro passaggio! Siete prossimi all’estinzione! Guardami, immonda creatura, sono l’artefice della vostra distruzione! Sono colui che purificherà questo pianeta dalla vostra nauseante presenza! E quale ironia… lo farò proprio rivoltandovi contro gli idoli che avete per tanto tempo venerato! -

     Profondamente spaventata, guardò Magorian sollevare in alto la sua gemma scintillante e stringerla tra le dita affusolate. La pietra brillò per un istante, prima che un fascio di lampi luminosi si abbattesse sulle sette colonne sgretolandole e facendo piombare al suolo le pietre luccicanti che reggevano.

     - Il vostro tempo è finito! - ruggì soddisfatto - E’ iniziato il mio! -



Angel Island – Giorno 4 (Ore 21:35)

     - C’è qualcosa che non va, Tikal? -

     Una voce fanciullesca la scosse dal torpore in cui era caduta. Il suo sguardo si era improvvisamente incantato e tanti ricordi così remoti che non ricordava nemmeno di avere le passarono in mente. Tikal sbatté le palpebre due volte prima di svegliarsi da quella strana apatia e mise a fuoco il volto preoccupato di Cream.

     - Oh! - disse quasi sorpresa - No, va tutto bene, Cream! Non è niente! -

     Si trovavano entrambe nella casa di Knuckles, sedute attorno al tavolo di legno. Tikal stava insegnando a Cream come intrecciare i giunchi per fare dei cesti di vimini. Cheese svolazzava qua e là supervisionando il lavoro e porgendo loro la materia prima.

     Tikal stava cercando di distrarre la coniglietta in modo da non farle realizzare che era ormai da parecchio tempo che Sonic e gli altri non davano loro notizie. Si sentiva tremendamente preoccupata per loro dato che era trascorsa un’intera giornata da quando erano partiti per Ice Paradise e cominciava a temere che fosse accaduto qualcosa di grave. Dei terribili sensi di colpa la assalirono. Sentiva che non avrebbe mai dovuto coinvolgere i suoi amici in quella storia. Si sentiva responsabile della loro sorte e per questo, mortificata e ansiosa, aveva perso ogni attenzione per Cream, assumendo un’espressione cupa e pensierosa. Se si aggiungeva a tutto questo la preoccupazione che le causava la presenza dei poteri di Chaos nel suo corpo, solo in parte mitigata dalla consultazione con Knuckles ed Amy, il suo stato d’animo non era proprio quello adatto a fare da baby-sitter.

     - Dunque! - disse Tikal sforzandosi di assumere un tono di voce normale - Dove… dove eravamo rimasti? -

     Afferrò i vimini che aveva appena cominciato ad intrecciare, ma le sue mani tremavano così tanto da farglieli sfuggire. A toglierla dall’imbarazzo, intervenne Big, entrato in quel momento. Portava la canna da pesca su una spalla e nell’altro pugno stringeva per la coda un mazzo di trote. Froggy saltellava allegramente sulla sua testa.

     - Ho trovato qualcosa per cena! - disse sorridendo.

     Tikal evitò di fissare Cream negli occhi e si alzò andando incontro al gattone, con una verbosa gentilezza e un trasporto esagerati.

     - Bravo, Big! Pesce fresco di giornata! Un ottimo pasto! Non resta che accendere un fuoco così potremo cuocerle! -

     - Bene! Ho una fame da lupo! - disse una voce stanca alle loro spalle.

     Sulla soglia era apparso un gruppetto dall’aria spossata e afflitta. In testa c’erano Sonic, Tails ed Amy, seguiti da Knuckles e dal Team Chaotix. Nel vederli, un peso fu tolto dal cuore di Tikal. Perdendo il controllo delle proprie emozioni, l’echidna si fiondò verso di loro e si precipitò ad abbracciarli tutti uno per uno. Knuckles gemette debolmente con evidenti dolori in tutto il corpo. Cream e Cheese si precipitarono da Amy, felici come una pasqua e Big mugolò di contentezza.

     - Stiamo bene, Tikal! E’ tutto a posto! - la rassicurò Knuckles allontanandola delicatamente.

     La vestale non riusciva più a controllarsi mentre gli occhi le si gonfiavano di lacrime.

     - Grazie al cielo siete sani e salvi! - singhiozzò - Ero così preoccupata! -

     - Eppure siamo tutti qui, appena usciti da un frigorifero, ma ancora tutti interi! - affermò Sonic entrando e gettandosi su uno dei due materassi portati dai Chaotix.

     - Ehi! Non ci sono abbracci per noi? - gracchiò Vector offeso, dato che Tikal aveva sorpassato il suo trio.

     Espio e Charmy lo seguirono all’interno senza dargli peso.

     - A proposito! - disse Tails all’improvviso - C’è anche un’altra persona! -

     In un primo momento Tikal, ingannata dall’oscurità che penetrava dall’esterno, non aveva notato un’altra figura dal volto indefinito. Quando mosse dei lenti passi all’interno e si avvicinò sempre di più scorse il volto di Rouge.

     La vestale si mise subito in guardia, indietreggiando il più possibile, ma Knuckles la fermò.

     - Sta tranquilla, Tikal! Va tutto bene! -

     - Cosa ci fa lei qui? -

     - Non ti preoccupare! E’ dalla nostra parte adesso! - le spiegò Knuckles tentando di tranquillizzarla.

     - Ne siete… ne siete sicuri? -

     - Guardala bene! Non ha più la ferraglia addosso! -

     Anche se il trucco di Rouge era decisamente meno impeccabile e i suoi occhi erano pesti e stanchi, Tikal notò che i congegni metallici che controllavano la sua volontà, quelli di cui le avevano parlato, erano spariti.

     - Va bene… se… se lo dite voi! - disse un’ultima volta prima di abbassare la guardia.

     - E’ tutto a posto! - le ripeté Knuckles - Non saremmo neanche qui se non fosse stato per lei! Ci ha salvato la vita! -

     Tikal sospirò ed indietreggiò, permettendo a Rouge di entrare senza che dicesse una parola.

     Durante il resto della serata nessuno parlò molto, stanchi ed affamati com’erano. Consumarono lentamente una cena poco abbondante e rimasero per un po’ di tempo stretti intorno al fuoco a fissarlo ardentemente, immersi in numerosi pensieri.

     Alcuni di loro portavano ancora i segni della spiacevole avventura nell’inferno di ghiaccio di Ice Paradise. La loro pelle era screpolata in più punti e violacea a causa del gelo pungente. Il tepore del fuoco che coceva le trote pescate da Big era stato un piacevole sollievo. Quando tutti si furono rifocillati e ristorati, poterono cominciare a discutere e a fare il punto della situazione. Inizialmente tutti gli occhi e le orecchie furono puntati su Rouge, la quale, dal canto suo, non aveva molta voglia di chiacchierare. La sua espressione comunicava in modo efficace la sua stanchezza e il suo desiderio di riposarsi. Le venne chiesto se potesse fornire ulteriori informazioni su Magorian, considerando il tempo che aveva trascorso nel suo gruppo, ma la sua secca risposta non aveva offerto alcuna pista su cui indagare per saperne di più. Dopo aver incontrato la sua seccata reticenza, fu per il riccio blu il turno di parlare.

     - E questo è tutto ciò che è successo! - concluse Sonic terminando di raccontare la sua disavventura nella caverna di ghiaccio.

     - Così il Chaos Emerald è finito nelle mani di Shadow! - commentò Espio.

     - Non so se sia un bene o un male! - disse Tails sconsolato.

     - L’aspetto positivo è che almeno non lavora più per Magorian! Ed ha rifiutato di farlo anche per Eggman! - esclamò Knuckles.

     - Ma il peggio è che adesso Shadow è una mina vagante! - replicò Sonic - E’ totalmente privo di memoria ed ha sviluppato un’aggressività preoccupante! Ha scoperto anche come usare il Chaos Control, il che lo rende ancora più pericoloso! Ho paura che farà carte false per mettere le sue mani sui prossimi smeraldi! -

     Tikal sospirò.

     - Vuol dire che potrebbe venire qui a prendersi anche il nostro! -

     - Non possiamo escluderlo! A proposito, dov’è nascosto? -

     Tikal stava per rispondere, ma, incrociato lo sguardo goloso di Rouge, adottò maggiore cautela.

     - In… un posto sicuro! -

     - Bisogna stare attenti a quel riccio! - disse Vector serio - Certo che se fosse dalla nostra parte avremmo la potenza di fuoco di un carro armato! -

     - L’unica speranza sarebbe far recuperare a Shadow i suoi ricordi! - affermò Tails.

     - Potrei provarci io! - si offrì Rouge - Io sono una delle poche persone a cui Shadow abbia dato retta qualche volta! -

     - Escluso! - rifiutò Knuckles categoricamente - Sarebbe troppo pericoloso avvicinarsi a lui nelle condizioni in cui è adesso! -

     - Allora potrei fingermi ancora al servizio di Magorian! -

     - Non sarebbe comunque possibile! - ribatté nuovamente l’echidna - Quando sei fuggita Shadow era ancora alle dipendenze del vecchio matto! Sarebbe troppo sospetto ripresentarsi così da lui! -

     Lo sguardo indagatore di Rouge si concentrò sul guardiano, come se stesse cercando di leggergli nel pensiero per scoprire le sue intenzioni nascoste.

     - A questo punto dobbiamo trovare un modo per far rinsavire Shadow! - concluse Vector, molto inusuale nella serietà delle sue parole - Perché tra Eggman e Magorian se ci si mette pure lui siamo decisamente fritti! -

     - Questo almeno lo abbiamo stabilito! - esclamò Knuckles - C’è solo un piccolo particolare da risolvere! Rouge! -

     - Dici a me? - rispose il pipistrello con sguardo distratto.

     - Hai ancora intenzione di aiutarci? -

     - Perché mi fai una domanda del genere? -

     - Dopo quello che è successo, insomma… -

     - Non preoccuparti, zucchero! Ci vuole ben altro per mettermi K.O.! E poi non ci si guadagna niente dalla distruzione totale, come ho detto all’inizio di tutta questa faccenda! E’ nel mio interesse quanto nel vostro! -

     Dal modo in cui lo aveva detto non sembrava del tutto convinta delle sue parole, ma per tutti gli altri fu comunque sufficiente.

     Sonic era completamente assorto. Stava guardando Amy che sorrideva serenamente seduta sul tavolo. La sua mente si era annebbiata e non aveva più seguito una parola del discorso da quando aveva posato gli occhi su di lei. Quando il resto del gruppo si alzò, e lui rimase seduto, incantato, si svegliò come da un sonno ipnotico e si mise in piedi anche lui.

     - Adesso cercate di riposare! - suggerì Tikal - Siete stravolti ed un buon sonno non può che farvi bene! -

     - Dovete darmi i vostri scanner! - disse Tails - Dopo tutto quello che è successo si saranno sicuramente danneggiati! E’ bene che gli dia un’occhiata! -

     - Comunque sia c’è qualcosa di buono in tutto questo! - disse Knuckles mentre si slacciava l’apparecchio dal polso - Tre smeraldi trovati e nessuno di questi è nelle mani di Magorian! Non vorrei essere nei panni dei suoi agenti! -

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Techno Base – Giorno 4 (Ore 22:20)

     Il povero Getara volò attraverso tutta la stanza a peso morto scagliato da una forza impressionante, fino a sbattere sonoramente con la schiena sulla fredda parete di metallo. Il corpo del rettile si afflosciò, mentre chiudeva piano gli occhi, stordito dal colpo appena preso. Magorian, ammantato nel suo mantello nero, si avvicinò a passo pesante. Era livido di rabbia, il suo volto pallido e allungato si era colorato di vermiglio talmente ribolliva dalla collera. I suoi occhi fiammeggianti erano chiusi in due fessure. Il suo naso appiattito sembrava quasi sprizzare scintille.

     Si avvicinò a Getara e, stringendo in pugno la sua Gemma dell’Occulto, sollevò il rettile a mezz’aria con il suo potere, circondato da un alone di luce violetta. Accostò il suo viso a quello di lui e lo scrutò intensamente negli occhi gialli.

     - Vi ho chiesto una cosa! - ruggì fremente d’ira - Di portarmi i Chaos Emeralds! Non pretendevo di averli tutti in una volta! Ma di recuperarne almeno uno… uno soltanto! -

     Con un rapido movimento del braccio, scagliò nuovamente Getara attraverso il salone. La lucertola piombò dolorante sul pavimento, senza osar dire una parola.

     - Tutto quello che ho ricevuto in cambio è stato un pugno di mosche! - sbraitò ancora Magorian senza placare la sua collera - Tre smeraldi sono stati individuati! E non siete stati capaci di portarmene nemmeno uno! -

     Getara strisciò fuori dalla sua portata, con la testa china in un segno di sottomissione, ma con una luce omicida che gli brillava negli occhi.

     Magorian si voltò, deciso a scaricare la sua ira anche sugli altri agenti. Drake e Levine erano uno accanto all’altra, ritti in piedi, quasi sull’attenti, pronti a ricevere la punizione.

     - E tu! - esclamò l’uomo puntando la pietra contro Levine e sollevandola in aria - Avevi il compito di vegliare su Shadow! Non solo hai perso la nostra arma più potente, ma è probabile che tu l’abbia anche trasformata in uno dei nostri nemici peggiori! E come se non bastasse abbiamo perso anche Rouge! -

     Levine, stretta nella morsa del potere della Gemma, incapace di muoversi, digrignò i denti per la paura e il dolore.

     - Non preoccuparti! - sussurrò Magorian, il disprezzo dipinto in ogni sua occhiata - Non guasterò il tuo bel faccino, considerando che lo ritieni più importante della tua stessa vita! Almeno non adesso! -

     E con lo stesso rapido gesto, scaraventò la farfalla lontano dalla sua vista. Poi decise di dedicare la sua attenzione a Drake.

     - E tu, Drake! Il mio agente più fedele e leale! Non posso crederci che neanche tu non sia riuscito dove gli altri hanno fallito! Non ti riconosco più! Agisci di testa tua, non ubbidisci agli ordini! Cosa ti sta succedendo? In tutti questi anni al mio servizio non hai mai lasciato in sospeso una missione! E adesso? -

     Magorian strinse la pietra nel pugno e mosse il braccio come a voler dare uno schiaffo a Drake. Un’onda elettrica investì il cavaliere in pieno volto. La maschera di ferro e il suo elmo andarono in frantumi sotto gli occhi spaventati dei presenti. Drake fu sbalzato all’indietro ma, puntellandosi con una mano sul suolo e agendo d’impulso, scagliò una fiammata in pieno petto a Magorian. L’uomo cadde all’indietro, nonostante l’energia della sua Gemma lo avesse protetto dal calore del fuoco. Quando si accorse di ciò che aveva fatto, Drake inorridì. Si rimise in piedi e per la prima volta, il suo vero volto vide la luce. Aveva un viso dalle fattezze canine, ricoperto di folto pelo nero, con un muso allungato, un naso nero umidiccio e una fila di denti appuntiti. Due orecchie nere a punta e due profondi occhi neri completavano il quadro del suo volto rimasto nascosto per tanto tempo. Era un lupo!

     Magorian si rialzò con le mani tremanti. Drake tentò di aiutarlo ma lui lo respinse.

     - E’ questo il modo di ringraziarmi, Drake? Io… che ti ho trovato, ti ho cresciuto, ti ho insegnato tutto quello che so… ti ho trattato come un figlio… è così che mi ripaghi? Oh, Drake… ragazzo mio… vedo che stai gettando al vento il mio insegnamento più importante…  la razza animale è debole… non ha futuro in questo mondo… ho tentato di reprimere questa tua natura… di trasformarti in un uomo, più evoluto ed intelligente… ti ho donato un grande potere… e quell’armatura per coprire la tua deformità… pensavo di riuscire a dominare i tuoi istinti irrazionali di bestia… ma evidentemente mi sbagliavo… sento che tutto sta svanendo lentamente… stai cambiando… ti stai rivoltando contro di me! -

     - Questo mai, Magorian! - si affrettò a rispondere Drake.

     Magorian sorrise debolmente. Un sorriso privo di felicità. Con una mano pallida afferrò delicatamente le guance di Drake e avvicinò il di lui volto al suo.

     - Ti ricordi quando ti ho trovato? Solo, sperduto e disperato sotto la pioggia… un orfano… i tuoi genitori erano morti… portati alla distruzione dalle loro inutili pulsioni animalesche… incapaci di controllarsi… privi di ogni intelligenza e razionalità! Ti ho allevato come sangue del mio sangue… ho cercato di farti sfuggire alla devastante debolezza della tua specie… ho fatto di te molto di più di ciò che saresti diventato… ed è questo che ricevo in cambio? Non cedere agli istinti, ragazzo mio… impara a domarli… rendimi fiero di te… sii quello che ti ho insegnato ad essere! -

     Drake si inginocchiò di fronte a lui.

     - Sono profondamente dispiaciuto, Magorian! Ti prometto che non accadrà mai più! -

     - Me lo auguro! - mormorò l’uomo, grave.

     Con un gesto della mano, i frammenti della maschera di ferro e dell’elmo si ricomposero a mezz’aria e fluttuarono tra le mani del lupo.

     - Copriti ora! - intimò Magorian allontanandosi.

     Drake guardò la maschera con una sorta di malinconia. Era quello l’oggetto che da sempre lo nascondeva al mondo, celava la sua faccia e il suo vero essere al resto del mondo, qualcosa di cui si vergognava. Non per sua volontà, questo è certo, ma perché gli era stato insegnato. Aveva imparato a disprezzare sé stesso.

     - Il tuo comportamento mi preoccupa, ragazzo! - mormorò Magorian - Mi preoccupi molto! -

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Angel Island – Giorno 4 (Ore 23:30)

     Ad Angel Island regnava la tranquillità. Tutti gli ospiti dell’isola si stavano godendo un meritato riposo e forse l’unica giornata tranquilla che avrebbero potuto trascorrere prima di ricominciare la loro guerra.

     Rouge era seduta sulla sponda del fiumiciattolo che scorreva lì vicino, con la schiena appoggiata al tronco di un pioppo e l’aria pensierosa. Con le dita sfiorava la superficie dell’acqua, mentre osservava distrattamente le libellule che svolazzavano lì attorno. Era tremendamente pensierosa e confusa allo stesso tempo. Era contenta e soddisfatta di essersi finalmente liberata dal controllo di Magorian, di aver riacquistato la sua indipendenza. Avvertiva però con malinconia che c’era un altro fattore che minacciava di compromettere la sua libertà… una certa echidna rossa di sua conoscenza.

     Cominciava a provare qualcosa di strano ogni qualvolta vedeva Knuckles e non poteva più negarlo. Il suo cuore palpitava forte e i suoi pensieri si addolcivano quando era in sua presenza. Si sentiva tanto stupida per quello che provava, ma si rendeva conto che non poteva ignorare ciò che il cuore le diceva. Si piaceva così com’era e non voleva assolutamente cambiare. Se si fosse impegnata in affari di cuore era sicura che la sua indipendenza sarebbe sparita e anche i suoi affari sarebbero stati compromessi. Ma come era possibile? Non ne valeva la pena per quel presuntuoso, irritante e cafone di Knuckles! O almeno era quello che continuava a ripetersi insistentemente. La sua filosofia era sempre stata quella del “meglio soli che male accompagnati”, anzi, ancora meglio non essere accompagnata da nessuno. Il suo era lo stile di vita per cui aveva lottato e che aveva sempre sognato e non sentiva il bisogno di avere nessuno al suo fianco che lo compromettesse.

     Senza nessun motivo particolare, afferrò un sasso lì vicino e lo gettò nel fiume con uno scatto frustrato. Spiccò un volo silenzioso ed elegante e raggiunse il piano superiore dell’altare, così abituata a vedervi scintillare il Master Emerald che le sembrò molto strano vederlo vuoto. In preda ad una singolare impazienza, Rouge appoggiò i gomiti al corrimano di pietra e lasciò che il suo sguardo vagasse nel vuoto rischiarato dalla luce lunare. Dopo qualche minuto però si stancò nuovamente di quella posizione e si voltò per volare via, ma inavvertitamente si scontrò con l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere in quel momento.

     - Sta attenta! - disse Knuckles.

     - Guarda che sei tu che mi sei venuto addosso! - ribatté Rouge.

     L’echidna non replicò, anche se lei si sarebbe aspettata il contrario.

     - Cosa vuoi comunque? -

     Knuckles non rispose subito. Normalmente non si sarebbe potuto notare, ma gli occhi di pipistrello di lei scorsero anche al buio che le gote di lui erano diventate rosse quanto la sua pelle.

     - Ti… ti ricordi tutto quello che… che è successo quando sei stata rieducata? - chiese incerto.

     Rouge rimase spiazzata da quella domanda, ma cercò di non farglielo capire.

     - Solo alcune cose! Non tutto! - rispose infine.

     - Bene! - riprese l’echidna, arrivato al punto che davvero gli premeva discutere - Ti ricordi… qualcosa riguardo… sì, bé… riguardo a noi due? -

     Al buio, Knuckles non poté decifrare la sua espressione ma capì che aveva colpito nel segno dal tempo che ci mise lei per rispondere.

     - No… niente! - disse con uno strano tono di voce.

     La faccia dell’echidna avrebbe potuto esprimere sollievo o delusione… difficile dirlo.

     - A proposito! - disse Rouge ansiosa di cambiare argomento - Mi dispiace di averti colpito! -

     Prendendo coraggio, Knuckles le prese una mano e la posò sul suo ventre, sulla cicatrice che le aveva inferto con gli artigli retrattili.

     - Non è qui che mi hai colpito! - mormorò lui col respiro mozzato.

     Spostò la mano di lei sul suo petto forte dove si sentiva palpitare ritmicamente il suo cuore.

     - Mi hai colpito qui! -

     Quelle parole ebbero un effetto straordinario. Per la prima volta da quando la conosceva, Knuckles poté scorgere negli occhi di Rouge una luce diversa, una luce che rifletteva la sua vera essenza, la sua sensibile femminilità, il suo io di donna che teneva nascosto dietro una maschera frivola e distaccata, un io che trasmetteva un calore molto speciale.

     Mille pensieri affollarono la testa di Knuckles e sentì di aver finalmente vinto il suo orgoglio ed espresso i suoi sentimenti. Ma all’improvviso, Rouge ritrasse la mano e schiaffeggiò forte il suo volto.

     L’echidna indietreggiò dolorante e la sua rabbia si infiammò.

     - Che cosa ti è preso? - sbraitò.

     - Voi maschi siete tutti uguali! - esplose Rouge irritata - Credete di potermi plagiare con qualche occhiata dolce e qualche parolina! Ne ho davvero le tasche piene! - quindi cominciò ad allontanarsi.

     - E non azzardarti mai più a baciarmi in quel modo! -

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     Amy era seduta sui gradini della scala dell’altare, con l’aria trasognata, intenta a fissare la luna piena sospirando. D’un tratto sentì un rumore di passi dietro di lei, si voltò e vide Sonic, venire verso di lei.

     - Va tutto bene? -

     - Sì, grazie! -

     Sonic rimase in piedi accanto a lei, con i pugni chiusi e tremanti, sentendosi ancora una volta molto stupido. Non appena lo sguardo di lei si poggiò su di lui, si sedette velocemente evitando di ricambiare la sua occhiata. Era un terreno completamente sconosciuto quello per lui, ma era arrivato il momento di prendere coraggio e di mettere le cose in chiaro. Quello che era successo nella caverna di ghiaccio era troppo importante per non affrontarlo immediatamente. Tuttavia, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così difficile trovare le parole giuste.

     - C’è qualcosa di cui ti voglio parlare! -

     La voce di lui si era confusa a quella di lei quando avevano parlato all’unisono. Amy abbassò lo sguardo e Sonic soffocò una risatina nervosa.

     - Prima tu, allora! - le disse, sollevato di poter avere altro tempo per raccogliere il coraggio.

     - Molto galante da parte tua! - gli rispose lei in tono scherzoso.

     Era molto tranquilla e serena, come raramente prima di allora.

     - Sai, ti conosco molto bene e so che non rinunceresti alla tua libertà e al tuo modo di essere per nulla al mondo! Non sarò certo io ad impedirti di vivere la tua vita, ma se il bacio che mi hai dato in quella caverna significava quello che significa per me… se vuol dire che ricambi tutto quello che provo per te… ti chiedo solo di ricordarti di me quando tornerai dalle tue scorribande in giro per il mondo! -

     Sonic era senza parole! Era esattamente quello di cui voleva parlarle e per di più lei aveva affrontato l’argomento senza la minima esitazione e con un tono serio ma sensibile di cui fino a quel momento non la riteneva capace. Era come se per la prima volta davanti ai suoi occhi non ci fosse più la ragazzina testarda e isterica che lo aveva inseguito per mari e monti, ma una giovane ragazza dolce ma sicura di sé.

     - Incredibile! - commentò Sonic, senza rifletterci - Sono in grado di correre a velocità supersonica, trapassare un robot da parte a parte e mangiare cinque Chili Dog in una sola volta, ma non sono stato in grado di raccogliere il coraggio per parlarti di questo! -

     Amy rimase con il fiato sospeso e attese in silenzio.

     - Ecco, vedi… io… quel bacio… -

      Sonic ci provava e riprovava, ma non riusciva a vincere il suo orgoglio maschile.

     Amy rise piano.

     - Non affaticarti, Sonic! Anche se sei ancora più carino quando sei imbarazzato! -

     Il riccio blu respirò a fondo e si calmò. Poi affrontò lo sguardo tenero di lei e tentò di sciogliere la lingua e di mettere a parole i suoi pensieri.

     - Io… io… provo qualcosa per te! E’ questo… che quel bacio voleva dire… io… oh, maledizione… ma perché mi è così difficile dirlo? -

     - Non ce n’è bisogno! - disse Amy sorridente - Credo di aver capito! -

     - Forse non sono l’ideale per te, Amy… ho capito di tenere molto a te, ma non sono tipo da romanticismi… picnic sul prato e cose simili… se ti aspetti questo da me… io non… -

     Amy fece un altro risolino.

     - So che il romanticismo ti dà fastidio, ma non mi importa! Quello che è successo nella caverna parla già per sé! Finché so che tu tieni a me e io tengo a te non c’è bisogno di parole che lo ripetano! Bastiamo io e te! E poi questo sentimento è nostro e possiamo gestirlo come vogliamo, non ti sembra? -

     Rimasero in un silenzio imbarazzante ma così carico di significato per un tempo quasi indefinibile… poi all’improvviso lei balzò al collo di lui come sempre aveva fatto.

     - Ho aspettato questo momento per così tanto! - disse con un’esplosione di felicità nel cuore.

     - Sì, però cerca di controllarti! - si lamentò bonariamente lui.

     Sebbene lo sfregare delle guance di Amy sul suo petto a mo di gatta affettuosa gli provocasse una preoccupante dose di rossore in volto, non poteva negare che la cosa fosse di suo gradimento. Sentendosi più a suo agio di quanto lo fosse prima, la afferrò delicatamente per le spalle e avvicinò le labbra al suo orecchio per sussurrarle qualcosa.

     - Ti prometto che quando tutto questo sarà finito ti porterò lontano! In un posto che solo io conosco… una spiaggia bellissima… sole, mare, sabbia… e solo tu ed io… da soli… che cosa ne dici? -

     Amy sollevò la testa e lo guardò.

     - Sonic, ma tu non sai nuotare! -

     - Ehm… vorrà dire che sarà la volta buona per imparare! -

     - Lo prometti? -

     - Lo prometto! -

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Eggmanland – Giorno 4 (Ore 23:30)

     - Sembra ridotto piuttosto male! - disse Decoe guardando il dottor Eggman con apprensione.

     - Dalla sua faccia direi che non è andata molto bene! - commentò Bocoe.

     - Per quanto è sbattuto direi che è venuto fuori da una lavatrice! - sogghignò Bokkun.

     Il dottor Eggman aveva appena fatto ingresso nella sala principale. La sua giacca era coperta di fiocchi di neve e piuttosto sgualcita, i suoi calzoni erano bruciacchiati in più punti, i suoi baffoni erano arruffati e non più impeccabilmente lisci e le lenti dei suoi occhialini erano scheggiate. Camminava con passo malfermo e con andatura barcollante prima di avvicinarsi alla sua poltrona e di sprofondarcisi sopra.

     - Dannazione! - sbottò rabbioso colpendo la tastiera del computer con un pugno - Un altro smeraldo perduto! -

     - Non se la prenda, dottore! - disse Decoe ragionevolmente - Ce ne sono altri quattro! -

     - Non è questo il problema più urgente! - replicò con rabbia l’uomo - Ciò che mi preoccupa è l’attuale proprietario del terzo Chaos Emerald! -

     - E chi è? - chiesero i tre robot ad una voce.

     - Shadow! Quella sottospecie di roditore traditore malfattore! Ehi, non credevo di essere così poetico quando sono arrabbiato! -

     - Allora vorrà dire che lo consegnerà a Magorian! - esclamò Bocoe preoccupato.

     - E’ questo il punto! Shadow si è ribellato all’autorità di quel Dracula in gonnella! Adesso è solo e completamente privo di memoria! Solo il cielo sa di cosa sarà capace adesso che non ha più freni al suo istinto di rompiscatole ambulante! La lista dei nostri nemici si allunga! - 

     Eggman si mise la testa tra le mani, visibilmente sconsolato.

     - Cosa ha intenzione di fare, dottore, dottor Eggman? - squittì Bokkun.

     Eggman fissò intensamente il monitor davanti a lui per un momento, poi si alzò in piedi e sogghignò.

     - Shadow è un nemico da non sottovalutare! E’ riuscito addirittura a distruggere il mio meraviglioso Egg Scorpoon, ma il proverbio dice: “Se non puoi batterli, unisciti a loro”! Ed è proprio quello che voglio fare… insieme a Shadow diventerò inarrestabile! -

     Il dottore si mise subito al lavoro sul suo computer, battendo i tasti furiosamente.

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Angel Island – Giorno 5 (Ore 20:00)

     La giornata seguente non fu certo da ricordare per altri esaltanti avvenimenti. Ad Angel Island si svegliarono tutti di buon’ora, nonostante la loro stanchezza rendesse necessaria qualche ora di sonno in più. La mattinata trascorse tranquillamente, anche se un cupo nervosismo aleggiava sinistro sul gruppo. Si aspettavano da un momento all’altro lo svolgersi di un importante evento, che fosse la segnalazione di uno nuovo smeraldo o un attacco improvviso al loro rifugio. Niente di tutto questo però accadde, con grande delusione di Sonic, il quale fremeva per un po’ di azione. Nonostante questo, ebbero tutti modo di riposarsi un po’ dopo le pesanti fatiche dei giorni scorsi. Fu un sollievo soprattutto per Amy e Tikal, la prima perché aveva modo di trascorrere un po’ di tempo in tranquillità con Sonic, la seconda perché almeno per un po’ avrebbe smesso di preoccuparsi per i pericoli che li attendevano.

     Comunque sia, la giornata non fu del tutto dedicata ai sollazzi. Sonic, Rouge e Knuckles trascorsero gran parte del pomeriggio nel cercare tracce di Shadow, setacciando i luoghi che aveva più spesso visitato. Confidavano nel fatto che, girovagando senza meta, sprazzi di memoria gli avrebbero fatto riconoscere dei posti familiari e, di conseguenza, avrebbe deciso di fermarsi. La ricerca però non avrebbe potuto essere più infruttuosa. Anche Tails tentò di localizzare il riccio nero, faticando molto per tracciare il segnale del suo Chaos Emerald. L’operazione però, già difficile di per sé, fu ostacolata dal fatto che una tempesta magnetica si era abbattuta sul pianeta durante la notte, alterandone i campi e compromettendo il normale funzionamento degli scanner. In una giornata così priva di alcun tipo di movimento, pian piano arrivò la sera senza che nessuno se ne fosse quasi accorto.

     Un’ombra nera si mosse spinta tra le correnti d’aria in una serata rischiarata dalla pallida luna, seppur semicoperta. Si muoveva con grazia ed eleganza, quasi danzando con il vento e librandosi in cielo silenziosamente. Quando si trovò a planare sopra un’antica costruzione in pietra, un altare figurativo in rovina, atterrò dolcemente sull’erba e si ravviò vanitosamente i capelli. Poi camminò, quasi scivolò per quanto procedeva cauta, verso il lato destro dell’altare ed entrò nella piccola abitazione nascosta all’interno. Con la sola illuminazione di una lampada ad olio e di qualche candela portata dai Chaotix (il che rendeva l’atmosfera piuttosto lugubre), l’intero gruppo al completo si stava organizzando.

     Cream, Amy e Tikal erano sedute accovacciate sul materasso e stavano chiacchierando in silenzio, scosse da un eccesso di risatine. Vector e Charmy erano appoggiati ad una parete e ridevano della grossa, probabilmente per qualcosa che il coccodrillo stava raccontando. Sonic, Tails e Knuckles, supervisionati da Big ed Espio, erano al centro della stanza, intorno al tavolo, apparentemente interessati a qualcosa. Rouge entrò e non poté fare a meno di lanciare un’occhiataccia a Knuckles, che persisteva nel darle le spalle. Procedette impettita per la stanza e si unì al gruppetto. Superata la mole enorme di Big, sbirciò sul tavolo e fu un po’ delusa da quello che vide. C’erano solo due degli scanner da polso e Tails stava lavorando febbrilmente su uno dei due. Niente di scintillante o di prezioso.

     - Cosa succede? - chiese con aria un po’ annoiata.

     - Questa sera si va a caccia di ricci neri! - disse Sonic con aria solenne.

     - Shadow? Avete scoperto dov’è? -

     - Sono riuscito finalmente a tracciare il segnale del suo smeraldo! - spiegò Tails - C’erano ancora un po’ di interferenze ma credo di averlo localizzato con sicurezza! Si trova tra le montagne! -

     - Non mi sembra una buona idea sorprenderlo nel sonno! - commentò Rouge.

     - Quello che gli ci vuole è proprio una sonora sveglia! - replicò Sonic - E poi non c’è altra soluzione! Dobbiamo far ragionare Shadow adesso prima che sia troppo tardi! -

     - E chi si imbarcherà in questa missione suicida? -

     - Andrò io! - rispose il riccio - Con Tails e Knuckles! Big conosce molto bene la zona, quindi ci farà da guida! -

     - Froggy si è perso così tante volte tra quelle montagne! - spiegò il gattone.

     - Ah! Certo! - disse Rouge con una punta di ironia - Questo è un lavoro per veri maschi! -

     La fatica di rispondere fu risparmiata a Sonic quando sentirono un trillo risuonare nella stanza. Tutti si voltarono verso Rouge che agitò la mano con un sorriso.

     - Scusate! E’ il mio! - disse vanitosamente prima di estrarre dallo stivale un piccolo telefono cellulare grigio metallizzato.

     Prima che rispondesse, ricevette uno sguardo rassegnato da tutti i presenti.

     - Sì, pronto? Ciao, caro… ciao, tutto bene… mi dispiace, ho avuto parecchio da fare… come vanno le cose lì? Ah-ah… sì… mi raccomando… sì! -

     La conversazione telefonica procedeva senza che nessuno avesse il coraggio di dire qualcosa. Si guardavano con aria sbigottita dal comportamento così frivolo di Rouge. Knuckles aveva aggrottato la fronte, un po’ geloso e un po’ infastidito. Il pipistrello alzò la voce e l’enfasi della conversazione, forse proprio per accentuare la sua reazione.

     - Cosa? Ne sei sicuro? Grandioso! Sei fantastico! Nascondilo bene, mi raccomando! Sono subito da te! -

     Rouge chiuse con un colpo secco il telefono e si girò verso gli altri con un ampio sorriso. Prima che qualcuno potesse fare una domanda cominciò a parlare.

     - Buone notizie! Il mio assistente al club ha recuperato un altro Chaos Emerald! Lo sta tenendo in caldo per me! -

     Se Rouge avesse parlato in una lingua sconosciuta avrebbe ottenuto lo stesso effetto. Tutti la guardavano stupiti, come se avesse detto qualcosa di incomprensibile.

     - Club? - ripeté Vector.

     - Assistente? - chiese Knuckles.

     - In caldo? - domandò Big con aria stralunata.

     - Ah, non importa! - sospirò Rouge - Vi spiegherò tutto più tardi! Adesso vado a recuperare quello smeraldo! -

     Fece per andarsene ma Knuckles la fermò.

     - Aspetta! - disse - E’ troppo pericoloso girare da sola a quest’ora! Forse uno di noi dovrebbe accompagnarti! -

     - Sono d’accordo! - continuò Espio - E poi gli scagnozzi di Magorian potrebbero già essere sulle tracce di quello smeraldo! -

     Per Rouge fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si voltò con aria di sfida e scagliò lampi e fulmini dagli occhi contro i due malcapitati.

     - Oh, certo! Voi super-maschi non potete lasciare sola una ragazza come me! Voi siete così forti e coraggiosi e virili! Che speranza avrebbe una ragazza al vostro confronto? Questo è un lavoro per duri! Bé, sapete cosa vi dico? Noi ragazze ne valiamo dieci di voi! E posso dimostrarvelo! -

     Si diresse altezzosa verso l’altro lato della stanza ed afferrò Amy e Tikal per le braccia ignorando le loro proteste. Poi afferrò anche Cream e Cheese, senza che loro osassero opporsi, troppo intimoriti dal suo atteggiamento.

     - Questo Chaos Emerald lo recupereremo noi! - esclamò infuriata spingendole verso l’uscita con foga - Naturalmente senza l’aiuto di voi maschi super-dotati! -

     Poi afferrò uno scanner dal tavolo, gettò letteralmente fuori Amy, Cream e Tikal ed uscì a sua volta, non prima di aver detto:

     - E la prossima volta, tenete gli ormoni al guinzaglio! -

     E se ne andò.

     Knuckles ed Espio rimasero a bocca aperta e Sonic rise sotto i baffi.

     - Cosa dovremmo fare? - chiese Tails preoccupato.

     - Niente! Tentare di fermare Rouge sarebbe come tentare di fermare una locomotiva in corsa e sinceramente abbiamo altro a cui pensare adesso! - disse Sonic noncurante.

     - Sì, ma… potrebbe essere pericoloso! Se si trovasse nei guai? - protestò Knuckles.

     - Lascia stare! Rouge sa come cavarsela! E poi, stando tutte e quattro insieme, non hanno di che temere! Noi, nel frattempo, faremmo meglio a muoverci! - poi il riccio si rivolse a tutti e tre i Chaotix - Quanto a voi tre! Il vostro compito è rimanere qui a proteggere l’altare! Intesi? -

     - Signorsì! - disse Charmy scattando sull’attenti.

     - Difenderemo questa catapecchia con le unghie e con i denti! - gli assicurò Vector.

     - Catapecchia? - ripeté Knuckles, irritato.

     - E un’ultima cosa! - intervenne ancora Sonic - Vector, non tentare di cercare lo smeraldo… Tikal lo ha nascosto fin troppo bene! -

     Vector disse che non ne aveva l’intenzione, ma sul suo volto si dipinse comunque un’espressione di delusione.

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Rue la Berry – Giorno 5 (Ore 21:20)

     Amy non poteva credere ai suoi occhi. Di fronte a lei si era parato uno spettacolo alquanto inquietante, ma allo stesso tempo appariscente ed attraente, una magica atmosfera capace di catturare chiunque nel suo vortice scintillante. Un arcobaleno di colori e luci lampeggianti, uno sfavillante uragano di suoni, musiche e rumori che, seppur assordanti, costituivano un’armonia in quel tremendo e caotico paesaggio. Edifici illuminati da insegne al neon e cartelloni fosforescenti, temi musicali, luci, colori, suoni che riempivano l’aria in ogni dove, gente che affollava le strade, che rideva, scherzava, andava di fretta, entrava e usciva da locali, bar, sale giochi, casinò. Amy aveva già visto tutto questo sulla Terra, ma non avrebbe mai potuto immaginare che anche nel suo mondo ci fosse un simile paesaggio.

     Rouge guidava il gruppetto attraverso le strade affollate. Procedeva sicura ed impettita, salutando ogni tanto qualche passante con la mano. Evidentemente era parecchio conosciuta da quelle parti. Amy le trotterellava dietro, intimorita da quell’ambiente a lei così sconosciuto, ma il suo disagio non era paragonabile a quello di Cream e Tikal. La coniglietta, cresciuta tra la natura, non aveva mai visto un posto del genere e quindi si guardava intorno, stupita e a bocca aperta. Figurarsi Tikal, appartenente ad un’epoca completamente diversa. Camminava stretta a Cream e a Cheese, intimorita, quasi spaventata dal gioco di luci e colori attorno a lei.

     - Rouge! - disse Amy alla fine, tentando di superare il frastuono - Che posto è questo? -

     - Benvenute in città, ragazze! - esclamò il pipistrello con fare soddisfatto - Questo è il quartiere più popolare! Si chiama Rue la Berry! -

     - Non pensavo ci fossero città del genere qui! - replicò Amy osservando attentamente la vetrina di un negozio d’abbigliamento - Un posto come questo l’ho visto solo sulla Terra! A Casinopolis o a Night Babylon(1)! -

     - Solo perché il nostro mondo è per la maggior parte natura incontaminata, non significa che non ci siano queste città! - spiegò lei - Questa è la zona del divertimento più sfrenato! E’ bello sentirsi a casa! Statemi incollate alla coda! - si affrettò poi ad aggiungere perché vedeva Cream e Tikal pericolosamente sommerse dalla folla.

     - Qui da noi ci sono città, negozi e roba del genere! - continuò Amy - Ma non mi sarei mai aspettata di trovare un simile postaccio! -

     - Postaccio, dici? - ribatté Rouge irritata - Secondo te il divertimento è un crimine? -

     - Fammi pensare! Alcolismo, gioco d’azzardo, truffe… questo lo chiami divertimento? -

     - Non puoi parlare male di ciò che non capisci, ragazzina! -

     - Ah… invece credo di capire perfettamente! Cream, stammi vicino! -

     Amy le prese la mano con fare materno. Rouge si limitò a snobbarla con una smorfia.

     - Se non sbaglio non sei nuova a tutto questo! - riprese imperterrita la riccia - Anche sulla Terra possedevi un locale dove portasti Shadow ed Emerl quando lo rapisti(2) e se non sbaglio si chiamava… -

     - Club Rouge! - completò Tikal.

     Erano arrivati di fronte ad un enorme edificio con ampie vetrate, mille luci danzanti ed un’insegna gigante luminosa che riportava la dicitura “Club Rouge” con un’immagine ammiccante della stessa. Era come se una Rouge di grandezza mastodontica invitasse i passanti ad entrare con una strizzata d’occhio.

     Amy la guardò e rimase senza parole.

     - Ti hanno mai detto che hai un ego smisurato? -

     - Un paio di volte! - rispose Rouge evasiva - Comunque benvenute nel mio regno! -

     Il gruppetto oltrepassò le porte girevoli ed entrò in una lussuosa ed ampia sala decorata: lampadari di cristallo, tappeti rossi, piante esotiche, luci, colori, tavoli da poker, roulette, slot machine, bar, e diversi tipi di espedienti per ogni sorta di divertimento. C’erano anche cameriere e baristi vestiti di tutto punto che faticavano su e giù per servire i numerosi ospiti. Infatti la sala, seppur enorme, pullulava di mobiani, tanto che quasi non si riusciva a passare.

     - Vuoi dire che questo posto è tuo? Come puoi permettertelo? - domandò Tikal stupefatta.

     - Con i soldi ricavati da furti e rapine, è ovvio! - rispose per lei una disgustata Amy - Qui dentro c’è un giro di denaro mostruoso! -

     - E’ questa l’anima degli affari, tesoro! - disse Rouge con freddezza.

     - Cosa ci facciamo qui, in ogni caso? -

     - Il mio assistente, Wesley, ha trovato un Chaos Emerald qui al club! Sapete, qui non accettiamo solo Rings ma anche gioielli, collane, fili di perle e così via! -

     Gli occhi di Rouge luccicarono al solo nominare gli oggetti dei suoi desideri. Passarono davanti ad un bancone dove un barista pipistrello la salutò con calore.

     - Signorina Rouge! Che piacere rivederla al club! -

     - Ti ringrazio, tesoro! Hai per caso visto Wesley? -

     - Credo che sia di sopra! Nella sua saletta privata! -

     Rouge ringraziò l’inserviente e guidò le ragazze su una larga rampa di scale diretta al piano superiore.

     - Saletta privata? - chiese Amy digrignando i denti e il pipistrello si limitò a sorridere maliziosamente.

     Oltrepassarono delle doppie porte rosse a forma di cuore ed entrarono in un altro locale, fiocamente illuminato con tavolini e divani foderati in rosso e anche un piccolo bar.

     - Ora sì che sono a casa! -

     - Signorina Rouge! Ben arrivata! - disse una voce strascicata.

     Un gatto grigio con degli occhi neri vacui, degli ispidi baffi e una coda affusolata si fece avanti. Aveva un’espressione servile e compiacente, il che lo si deduceva anche dal suo vizio di sfregarsi le mani in un atteggiamento di petulante servilismo. Sembrò che neanche si fosse accorto della presenza di altre persone oltre alla sua superiora.

     - Wesley, caro! - replicò Rouge sorridente - Vedo che gli affari vanno a gonfie vele come sempre! Ho lasciato la gestione in ottime mani! -

     - Si fa quel che si può, signorina! Si è molto sentita la sua mancanza! -

     - Già… ehm… ho avuto molto da fare! -

     - Non vuole accomodarsi? -

     - No, grazie Wesley! Andiamo di fretta! Allora… se ho capito bene al telefono hai accennato ad un Chaos Emerald! -

     - Proprio così! - disse il gatto e si diresse dietro al bancone - Era tra gli incassi della settimana! Qualcuno molto sprovveduto ce lo ha ceduto per un prezzo ridicolo! Poi ha tentato di ricomprarlo quando si è reso conto del suo reale valore, ma noi gli abbiamo rifilato uno smeraldo qualsiasi! -

     Amy arricciò il naso.

     Wesley tirò fuori da uno scompartimento del bancone una splendida gemma verde che brillava. Rouge la afferrò subito, rimirandola nel palmo della mano. Wesley ghignava soddisfatto.

     - E’ meraviglioso! - commentò Rouge.

     - Un altro smeraldo per noi! - disse Cream.

     - Ed uno in meno per Magorian! - completò Amy battendo il cinque con lei.

     - Lieto di esservi stato utile! - disse Wesley piegandosi in un inchino.

     - Dimmi una cosa, Wesley! Quando quel tizio ha tentato di ricomprarsi lo smeraldo ha pagato con carta di credito? -

     - Oh, sì! - rispose pronto il gatto - E gli abbiamo prontamente rifilato una fregatura! -

     - Molto bene! - disse Rouge - Vieni qui vicino! -

     Un po’ incuriosito, Wesley si fece avanti. Rouge si sporse oltre il bancone e, quando meno il suo assistente se lo aspettava, lo colpì forte con un pugno. Amy, Cream, Cheese e Tikal trasalirono mentre il gatto sbatteva forte contro la bacheca mandando in frantumi varie bottiglie di liquore.

     - Fine dei giochi, Getara! - esclamò Rouge trionfante.

     La pelle del gatto cominciò a liquefarsi fino a tramutarsi nel viscido Getara, con le pupille che sprizzavano scintille di rabbia.

     - Sono stanco di essere smascherato ogni volta! - sibilò furioso - Cosa è andato storto questa volta? Di nuovo gli occhi? -

     - Oh, no! - replicò lei con un sorrisetto - La tua trasformazione è stata perfetta! Ci sono solo un paio di particolari che non andavano bene! Primo: per una ladra di gioielli è fin troppo chiaro che questo è un falso! Secondo: Wesley è l’unico che non mi ha mai chiamato “signorina Rouge”! Terzo: un assiduo frequentatore di Rue la Berry conosce solo una regola, e cioè che a Club Rouge non si accettano carte di credito! -

     Detto questo, frantumò con la mano la gemma di scarsa fattura e gettò i frammenti ai piedi della lucertola.

     - Un astuto stratagemma! - sorrise Getara - Sono davvero colpito! Purtroppo per voi non vi basterà a salvarvi la pelle! -

     - Dov’è Wesley? -

     - Se proprio ci tieni a saperlo è legato sotto questo bancone! Ma non vivrete abbastanza per poterlo liberare! -

     Getara schioccò le dita e una dozzina di ombre fruscianti si materializzarono attorno ad Amy, Cream e Tikal, in un battito di ciglia circondate dai ninja.

     - Eliminatele! - ordinò l’agente - Ma lasciate a me il pipistrello! -

     Con un balzo felino, Getara si fiondò contro Rouge, la quale spiccò il volo e lo fece schiantare sul pavimento. Nel frattempo, Amy aveva estratto il suo martello, pronta a muovere battaglia.

     - Pensate di farcela con loro? - domandò Rouge.

     - Sarà una passeggiata! Tu occupati del nostro viscido amico! -

     Con una furia cieca, il rettile si rimise in piedi e tentò di colpire Rouge a mezz’aria con le sue onde sonore. Pezzi di intonaco vennero via dalla pareti e un lampadario si schiantò al suolo.

     - Hai idea di quanto mi costa questo posto? - disse arrabbiata Rouge.

     - Non temere! Quando passerai a miglior vita non dovrai più preoccupartene! -

     Getara sfoderò una sciabola lucente dalla guaina che portava sulla schiena e cominciò a vibrare potenti stoccate nel tentativo di infilzare il nemico. Rouge controbatteva con l’unica arma di cui disponeva, il suo boomerang rinforzato in acciaio, parando i colpi e contrattaccando come una fiorettista. Getara era davvero un maestro con la spada. Roteava agilmente ed elegantemente, con movimenti fluidi e rapidi, il che metteva davvero in difficoltà la ragazza. Riuscì facilmente a disarmarla e la mise al tappeto con un calcio frontale, puntandole poi il palmo della mano contro.

     - Credevate forse che un branco di femmine piagnucolose potesse fermare me? - disse in un sibilo.

     - Sai, se non ti conoscessi bene direi che sei uno stupido idiota maschilista che odia le ragazze! -

     - Ma guardati! Sei una sciocca ragazzina che si atteggia a donna, tutta agghindata, truccata ed attillata… sembri un manichino! Mi fai pena, povero topo volante! E vuoi che ti dica tutta la verità? I tuoi capelli sembrano di paglia! -

     Il rettile sembrò provare una sorta di piacere selvaggio ad insultare pesantemente Rouge. Quest’ultima non fece una piega e non diede segni di cedimento, ma quando Getara ebbe terminato, una furia cieca brillò nei suoi occhi.

     - Posso sopportare che tu mi chiami sciocca, che tu mi chiami ragazzina! Posso persino tollerare di essere chiamata topo volante… ma, mai, mai e poi mai, puoi parlar male dei miei capelli! -

     Getara scagliò le sue onde sonore e Rouge rotolò sul fianco appena in tempo per schivare il colpo e rimettersi in piedi. Con un agile colpo disarmò il nemico ed ingaggiò con lui una lotta a suon di calci. Entrambi i lottatori erano agili e veloci, e i loro colpi precisi ed inesorabili. Le loro forze si equivalevano, tanto che nessuno riusciva a prendersi un completo vantaggio sull’altro. Gli attacchi reciproci venivano parati e i colpi inferti andavano a vuoto.

     Quando i due si fermarono per riprendere fiato e studiare i prossimi attacchi, Getara scoppiò in una fragorosa risata.

     - Guardaci! Qui a combattere l’uno contro l’altro, quando fino a poco tempo fa eravamo alleati al servizio di una grande potenza! -

     - Hai mai sentito parlare di lavaggio del cervello? E’ proprio quello che mi hanno fatto, altrimenti non mi sarebbe mai saltato in mente di unirmi a te e al tuo cadaverico padrone! -

     - Cocciuta come sempre, vero? Ti stupiresti se solo capissi qual’era la parte di te che si è unita a noi… se era la tua parte condizionata o il tuo io cosciente che ha combattuto per la nostra causa! -

     - Cosa vuoi dire con questo? Tieni a freno la tua lingua biforcuta! -

     - Sto semplicemente dicendo che tu sei malvagia, Rouge! Sei perfida fino al midollo e non puoi cambiare il tuo modo di essere! E’ con noi che dovresti stare e non con Sonic e la sua patetica banda… loro non hanno futuro… il futuro siamo noi… il potere e la gloria… ora e sempre! -

     - Fammi capire bene, perché da quello che mi hai raccontato sembrerebbe che tu non ci stia con la testa! Tu combatti per uno che vuole completamente annientare la razza mobiana… la nostra razza! Alla quale anche tu appartieni! -

     - Non puoi capire! Il mio destino è strettamente legato a quello di Magorian! Faccio parte di un grande e glorioso progetto! Non appena avremo terminato la nostra opera di purificazione tutto quello che conosci apparterrà a noi solamente! -

     Muovendosi repentinamente, Getara sparò un’onda sonora sul pavimento, sgretolando una piastrella con il risultato di sollevare uno sbuffo di polvere e accecare Rouge. Il rettile le si gettò subito addosso, atterrandola. Si ritrovò distesa al suolo con Getara sopra di lei che sibilava sinistro.

     - Unisciti a me! - le sussurrò bloccandole le braccia - Immagina quanto potere… immagina cosa potremmo fare insieme… saremo onnipotenti… l’intero mondo si piegherà ai nostri piedi! - e avvicinando il volto appuntito, tentò di baciarla.

     Reprimendo un moto di disgusto, Rouge lo colpì con una ginocchiata nello stomaco e se lo tolse di dosso.

     - Razza di stupida! - esclamò Getara rimessosi in piedi - Non hai idea di che cosa hai rifiutato! -

     - Sono davvero stanca di voi maschi… cosa non sareste disposti a fare per una bella ragazza! -

     - Tu non sai niente! -

     - Sai, scommetto che questa stupida idea della trappola è stata tua! Cos’altro poteva venire fuori da quel cervello di gallina? -

     - Stupida idea? Mentre voi siete qui a perdere tempo con me, i miei colleghi stanno già cercando il vero Chaos Emerald in questo quartiere! -

     Ma Getara si tappò la bocca, resosi conto troppo tardi dell’errore.

     - Bingo! - esclamò Rouge soddisfatta - Mi sei stato molto utile, zuccherino! Ma non sei proprio il tipo adatto a me! -

     Rouge prese la rincorsa e colpì la lucertola con un calcio doppio. Fu sbalzato violentemente contro una vetrata che infranse in un grande frastuono, piombando giù dall’edificio. Precipitando con un urlo, andò a finire in un cassetto dell’immondizia aperto, che si richiuse con un tonfo non appena lui ci cadde dentro.

     - E’ ora di portare fuori la spazzatura! - disse Rouge divertita.

     Tornò indietro verso le sue compagne, proprio mentre Amy metteva fuori combattimento l’ultimo ninja con una martellata.

     - State tutte bene? -

     - Benone! - rispose Tikal.

     - Quei brutti ceffi non possono niente contro il potere femminile! - disse fiera Amy.

     - Su questo non c’è dubbio! Dobbiamo muoverci! Getara è stato solo un diversivo! Il vero Chaos Emerald si trova da qualche parte qui a Rue la Berry! E credo che Drake e Levine lo stiano già cercando! -

     - Diamoci da fare, allora! -

     Fecero per andarsene quando Cream le bloccò.

     - Non dovremmo prima slegare il signor Wesley? -

     Rouge si batté una mano in fronte e andò a liberare il suo assistente da sotto il bancone.

     - Toglimi una curiosità! - esordì Amy - Com’è che ti chiama di preciso Wesley? -

     Rouge arrossì di colpo e non rispose, ma non appena tolse il cerotto al gatto, questi disse:

     - Formaggino rosa! Come sono contento di vederti! -

     Le ragazze ammutolirono.

     - Formaggino rosa? - ripeté Amy con un sorriso sarcastico - Ti chiama davvero così? -

     - Chiudi il becco! - la zittì Rouge - Dice sempre che gli ricordo la sua nipotina! -

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Limitare delle montagne – Giorno 5 (Ore 22:00)

     Un’automobile dalla forma allungata e stravagante sfrecciava nella notte con un rombo assordante. Sotto la luce lunare, percorreva a tutto gas i sentieri sterrati di montagna che nessuna vettura aveva percorso prima. Viaggiava a velocità moderata ma, nonostante questo, il rumore che produceva avrebbe fatto svegliare un intero quartiere. Gli occupanti dell’automobile cominciavano a pentirsi di aver scelto un mezzo di trasporto così scomodo quando, correndo su massi e pietre sporgenti dal suolo, venivano sbalzati in ogni direzione come burattini.

     - Dovevamo… proprio prendere la macchina dei Chaotix? - si lamentò Sonic tentando di sovrastare il rumore del motore e dei tonfi delle pietre sugli pneumatici.

     Dal sedile posteriore provenne un colpo secco. Knuckles aveva appena sbattuto la testa sul tettuccio. Accanto a lui, Big tentava di mantenere l’equilibrio, oscillando come se fosse stato all’interno di un frullatore, e la sua enorme mole di certo non gli facilitava il compito. Froggy saltellava agitato dappertutto, tanto che ad un certo punto Knuckles lo centrò, involontariamente, in pieno con un pugno e lo fece afflosciare sul pancione del gatto.

     - Chi ti ha dato la patente, Tails? - chiese irritato l’echidna cozzando per l’ennesima volta.

     Il volpino al volante, teneva saldo lo sterzo tentando di controllare l’andatura incerta dell’automobile. Dato che era costruita su misura di Vector, doveva scivolare più in fondo sul sedile per raggiungere i pedali. La leva del cambio continuava ad incepparsi e la luce che i fari proiettavano era debole ed intermittente.

     - Non è colpa mia! - si giustificò Tails - Questo catorcio avrebbe bisogno di una messa a punto! E non ci sono neanche le cinture di sicurezza! -

     Cercando di tenersi saldo con le mani al sedile, Sonic tentò di mettere a fuoco il paesaggio oltre il parabrezza riuscendoci a malapena, un po’ per il buio un po’ per le oscillazioni incerte della macchina. Quando però vide la grande sagoma nera di una catena montuosa che si stagliava davanti a loro, intimò a Tails di fermarsi. Il volpino spinse il freno e i quattro passeggeri furono proiettati all’improvviso in avanti per il brusco stop. Knuckles sbatté la testa sul sedile davanti e, non appena furono completamente fermi, saltò giù spalancando la portiera con un pugno e maledicendo le automobili. Sonic e Tails scesero a loro volta, contenti di trovarsi di nuovo sulla terraferma. Big sembrava decisamente scombussolato.

     - La prossima volta prendo un taxi! - borbottò Knuckles.

     Fecero qualche passo per abituarsi di nuovo alla stabilità del terreno, poi si guardarono intorno. Per quanto la luce lunare potesse rischiarare il luogo, si trovarono in un’ampia distesa di terra battuta e ciottoli, su cui non tirava neanche un filo di vento. Delle grandi montagne rocciose proiettavano ombre sinistre su di loro. Sembrava non esserci una sola forma di vita per miglia e il lugubre silenzio che vi regnava non contribuiva certo a migliorare l’atmosfera.

     - E’ questo il posto, Big? - chiese Sonic.

     - Credo di sì! - rispose il gattone ancora stordito - Ma non ne sono molto sicuro, ora! Mi gira tutto! -

     Tails aprì il vano del suo scanner da polso e armeggiò per qualche momento con i pulsanti.

     - E’ ancora qui! Il segnale è ancora forte! - affermò Tails serio - Da quella parte! -

     Il volpino indicò con il dito un’apertura semicircolare tra le rocce, l’ingresso della caverna che probabilmente risaliva fino al cuore della montagna.

     - E’ una parola! - commentò Sonic - Lì è buio pesto! Nessuno ha pensato di portare qualcosa per far luce? -

     - Cavolo! - disse Tails battendosi una mano sulla fronte - Avrei dovuto pensarci! -

     - Un momento! - esclamò Knuckles.

     Si diresse di nuovo verso l’automobile e, con un colpo secco, aprì il portabagagli. Rovistò tra il contenuto sparpagliato disordinatamente.

     - Cosa c’è lì dentro? - chiese Sonic.

     - Robaccia… le stellette e i coltelli di Espio… CD musicali… cuffie… i giochi di Charmy… e poi… oh… le… ehm… le riviste di Vector! - e dal modo in cui Knuckles arrossì capirono subito di che tipo di riviste si trattava.

     - Ecco! - esclamò infine.

     Estrasse due torce tascabili, di cui una la lanciò a Sonic. Premettero il pulsante e un fascio di luce fu proiettato sul terreno.

     - Sembrano funzionare, per fortuna! - commentò Tails.

     - Possiamo andare, allora! - disse Sonic serio - Knuckles, tu vieni avanti con me! Voialtri stateci incollati alla coda! Se vedete o sentite qualcosa di strano, fermatevi immediatamente! E state in guardia! -

     - Ricevuto! - replicò Tails.

     - Va bene! - rispose Big e Froggy gracidò.

     Poi Sonic estrasse dalla tasca dei pantaloni un qualcosa che luccicava: uno smeraldo giallo scintillante.

     - Credevo che Tikal lo avesse nascosto! - esclamò Knuckles.

     - E’ quello che ho fatto credere a Vector! Almeno sarà così occupato a cercarlo che per un po’ non combinerà disastri! -

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Carnival Night – Giorno 5 (Ore 22:00)

     Le quattro ragazze correvano all’impazzata attraverso il mare di gente che, seppur ad ora tarda, affollava le strade e i vicoli di Rue La Berry. Rouge era in testa al gruppo, volteggiava sbattendo le sue ampie ali e controllando i segnali che emetteva lo scanner al polso. Amy era dietro di lei. Correva a ritmo sostenuto senza una goccia di sudore in fronte, vantaggio derivato dalla sua continua ed intensa attività fisica per perdere peso. Cream, Cheese e Tikal arrancavano sulla loro scia.

     Era quasi impossibile non andare a sbattere contro l’enorme massa di passanti, il che impediva loro di mantenere una velocità costante. Solo Rouge sembrava non avere problemi, grazie al trattamento privilegiato che le veniva offerto. Alla sola vista di lei, le persone si scansavano per permetterle di passare, cosa che invece non facevano con le altre. Amy provò un nuovo moto di irritazione per la popolarità di cui godeva la ladra.

     - Il segnale si fa più forte! - esclamò Rouge.

     Amy ebbe per un momento la folle tentazione di estrarre il suo martello e togliersi di mezzo la folla che la ostacolava, ma si trattenne e tentò di seguire con gli occhi i movimenti di Rouge.

     Quando finalmente riuscirono a trovare un po’ di respiro, districandosi dall’ingorgo, giunsero accanto al pipistrello, che si era fermato davanti ad un maestoso arco illuminato che riportava la scritta “Carnival Night”. Era l’ingresso di un luna park.

     - Che posto è questo? - chiese Tikal stupefatta.

     - E’ il più grande parco di divertimenti che esista nel nostro mondo! - rispose Rouge visibilmente amareggiata - E a quanto pare il Chaos Emerald si trova qui! -

     - Come faremo a trovarlo? - si domandò Cream.

     - Sarebbe più facile trovare un ago in un pagliaio! - esclamò Amy con le mani sui fianchi.

     - Non preoccupatevi! - sospirò Rouge - Io ho un fiuto particolare per i gioielli! Vedrete che riusciremo a trovarlo! Basta sapere dove cercare! -

     Entrarono nel luna park, immergendosi nella grande massa di gente che scalpitava lì in mezzo. Lo spazio che occupava il parco era molto ampio. C’erano stand per giochi come freccette, tiro al segno, bancarelle che vendevano snack, palloncini e ninnoli vari, e naturalmente le giostre tra le più spettacolari e luminose, montagne russe, ruote panoramiche, fino alle più piccole e modeste come le auto-scontro. Tale era il vociare e il bombardamento di suoni e rumori che le quattro ragazze dovevano urlare per potersi sentire. Anche in quell’ambiente, Rouge continuava ad essere accolta con sospiri, fischi maliziosi e servilismo. Agitava la mano ai saluti che riceveva da persone che conosceva con aria noncurante, come una perfetta celebrità. Cream sorrideva, mentre Amy era livida.

     - Guardatela, quanto si atteggia! - mormorò digrignando i denti.

     - State attente, ragazze! - le esortò Rouge - Tenete gli occhi aperti! Lo smeraldo potrebbe essere da queste parti! -

     - Non sarebbe più facile usare lo scanner? - suggerì Amy.

     - Non occorre! - disse Tikal fermandosi - Eccolo là! -

     Si girarono tutte di soprassalto verso la direzione indicata da Tikal. Nello scaffale più alto di un bancone variopinto brillava tranquillamente il Chaos Emerald verde. Rouge, seguita dalle altre, si fece largo tra la folla e arrivò al bancone, superando la fila e sollevando proteste.

     - Ehi! Aspettate il vostro turno! - disse bruscamente il gestore del bancone, una volpe rossiccia dallo sguardo severo.

     - Buonasera, Jacob! - disse Rouge leziosa - Mi dispiace per questo piccolo inconveniente! Ma vorremmo discutere di una questione molto urgente! -

     - Si tratta di uno dei tuoi sporchi affari, miss Rouge? - rispose secco Jacob.

     Sembrava trattare Rouge scortesemente, a differenza di tutti gli altri che avevano incontrato.

     - Ehm… non, proprio! - replicò spiazzata - Ecco… vorremmo discutere di quel meraviglioso smeraldo là sullo scaffale! -

     - Me lo immaginavo! E di cosa, in particolare? -

     - Potremmo pagartelo a peso d’oro, lo sai questo, vero, caro? -

     - Dubito fortemente che una ladra di gioielli sia disposta a pagare per averne uno! Comunque sia, niente da fare! -

     - Riflettici, Jacob! Si tratta di un affare! -

     - Non insistere! Quella pietruzza è il primo premio del nostro gioco! Da quando l’abbiamo messa in palio stiamo facendo fior di quattrini! Tutti vorrebbero possederlo! Per cui non me ne voglio privare! -

     Rouge sembrava determinata a non arrendersi. E il gestore, per evitare che facesse mosse false, si affrettò ad aggiungere:

     - E non fare brutti scherzi, dolcezza! Altrimenti il mio amico Brutus avrà qualche cosa da ridire e non sarà piacevole! -

     Jacob indicò con il pollice un enorme gorilla peloso dal muso schiacciato con due braccia grandi come argani. Era in piedi accanto al bancone con le braccia conserte. E lì la convinzione di Rouge vacillò.

     - Quindi… aria! - terminò Jacob con un gesto inequivocabile.

     - Aspetta! - intervenne Amy - Di quale gioco si tratta? -

     - Il colpo di martello! Se arrivi a colpire il gong vinci il primo premio! Non c’è mai riuscito nessuno! Fortunatamente per noi, eh eh! -

     Amy guardò alla sua destra l’attrazione: una piattaforma circolare con un grande pulsante a molla, un’asta lunga diversi metri alla base della quale c’era un piccolo peso metallico. L’asta era colorata diversamente, il che indicava i diversi premi che si conquistavano in base all’area colorata che il peso riusciva a raggiungere. In cima all’asta c’era un gong dorato.

     - Sembra perfetto! - sogghignò Amy - Ci provo io! -

     - Tu? - ripetè Jacob scettico.

     - Sì, io! E sai che ti dico? Porterò a casa quel Chaos Emerald! -

     Jacob rimase in silenzio per un momento. Poi invitò Amy con un sogghigno a farsi avanti.

     - Accomodati, signorina! Accetto la tua sfida! Anzi, questo giro te lo offro io stesso! -

      Amy avanzò fiera e altera verso la giostra e guardò il gestore con occhi determinati. Jacob le porse un martello di legno con cui sferrare il colpo, ma lei rifiutò dicendo: - Ho il mio! -

     Si sciolse le spalle e roteò le braccia, poi impugnò saldamente il suo martello, respirò a fondo, lo sollevò in alto e, con tutta la forza di cui disponeva, colpì il pulsante a molla. Il peso metallico schizzò a velocità folle verso l’alto, sparato di botto come un proiettile e, con stupore generale, colpì il gong producendo un forte rintocco. Amy esultò festosa col pugno sollevato, mentre a partire da Cream e Tikal un coro di applausi di tutti i presenti la omaggiava. Jacob era livido di rabbia… in pochi secondi quella ragazzina era riuscita a distruggere un business vincente.

     - Bé, abbiamo vinto, Jacob! - esclamò Rouge gongolando - Ora dacci quello che ci spetta! -

     Jacob afferrò dallo scaffale il Chaos Emerald e lo lanciò irritato tra le mani della ladra.

     - Congratulazioni! - disse con una vena di sarcasmo.

     Amy, Tikal e Cream si chiusero in cerchio attorno a lei, ammirando con occhi incantati la gemma splendente.

     - Sento di stare per innamorarmi! - disse Rouge sospirando alla vista del gioiello.

     - Allora vedi di rompere al più presto! - replicò Amy con un sorrisetto - Perché non è a te che quello smeraldo andrà! -

     - Su questo siamo d’accordo! Andrà a noi! -

     Due voci familiari… le ragazze alzarono la testa e videro le note e inquietanti figure di Drake e Levine, in piedi sul tetto del bancone.

     - Proprio al momento giusto! - commentò con un sarcasmo preoccupato Tikal.

     - Dovevamo aspettarci che quel rettile squamoso non sarebbe riuscito a trattenervi! - disse Drake.

     - Poco male! Vorrà dire che ci divertiremo un po’! - sussurrò maligna Levine.

     La folla li guardava incuriositi, pensando che si trattasse di un’altra attrazione del luna park. Solo le quattro ragazze si rendevano conto del pericolo incombente.

     - Sapete perché siamo qui! - esclamò Drake - Quindi consegnateci immediatamente lo smeraldo senza fare storie! -

     - Ma andiamo, Drake! - si lamentò la farfalla - Che gusto c’è così? Perché non giochiamo un po’ con loro? -

     - Non abbiamo tempo per questo! Abbiamo deluso Magorian già una volta! -

     - Con te è sempre lavoro, lavoro e lavoro! Che noia! -

     Nel frattempo le ragazze stavano approfittando del battibecco per indietreggiare e dileguarsi senza essere notate. Purtroppo per loro, non sfuggirono all’occhio di falco di Drake. Accese una fiamma viva nel palmo della sua mano e gliela puntò contro.

     - Non ci provate! - ruggì.

     - Perché invece di fare il gradasso non vieni a fare quattro chiacchiere quaggiù? - lo sfidò Rouge irritata.

     - Non provocarmi, Rouge! Sai che potrei arrostirti con un solo gesto! -

     - Allora provaci! -

     Con uno scatto fulmineo, il pipistrello lanciò il suo boomerang contro il nemico. In contemporanea, Drake sparò un getto di fiamme che si infranse a terra e la folla emise un urlo spaventato e cominciò a scappare all’impazzata. Rouge ne approfittò per dileguarsi, Tikal prese Cream per mano e si tuffò nel mare di persone ed Amy prese un’altra direzione.

     - Le ho perse di vista! - esclamò Levine balzando giù dal tetto, tentando di sovrastare il caos della fuga.

     - Prendiamole prima che riescano a scappare! - disse Drake - Tu insegui Rouge! Io penso al coniglio e all’echidna! -

     - E all’altra chi ci bada? -

     - Ho il candidato perfetto! -

     Un rumore metallico di pistoni si avvicinò a loro e fuori dall’ombra emerse la cupa e fredda figura di E-102 Gamma.

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Caverna tra le montagne – Giorno 5 (Ore 22:20)

     Enigmi nell’oscurità… chi sono io? Da dove vengo? Qual è il mio posto? Sono davvero un essere creato artificialmente? Sono il frutto di un esperimento? E’ possibile tutto questo? Sono… un mostro?

     Solo domande… quesiti senza risposta ottenebravano la mente di Shadow the hedgehog… seduto in quella buia caverna, con solo la luce del suo Chaos Emerald a tenergli compagnia…  menzogna? Verità? C’era una miriade di persone che gli dava una versione diversa della realtà… dal tempo del suo risveglio in quel desolato deserto, era stato usato, tradito e gettato via come un giocattolo… tutti quelli che aveva incontrato avevano tentato di farlo passare dalla loro parte… era strano, pensava, che ci fossero tante persone che si davano tante pene ed affanni solo per mettere le mani su delle pietre così piccole… era a causa di quelle che il mondo era contro di lui… la grande rabbia che provava lo avrebbe spinto a frantumare quello stupido sasso tra le mani… ma l’energia che avvertiva, così attraente e seducente… il fascino inebriante del potere che stringeva in pugno gli impediva di privarsene… forse era quella la chiave che gli avrebbe permesso di recuperare i suoi ricordi… grazie a quello smeraldo avrebbe potuto rammentare tutto quello che la sua mente aveva perduto… e se avesse sconfitto l’amnesia, avrebbe potuto finalmente distinguere il vero dal falso e avrebbe potuto schierarsi dalla parte dalla quale doveva davvero stare… ma tra tutti quei dubbi ed incertezze, una sola immagine rimaneva salda nella sua mente… quella ragazza dal viso dolce… Maria… la prima parola che aveva sillabato in quell’arido deserto… una persona verso la quale sapeva di provare un affetto immenso… una persona verso la quale aveva un debito… doveva qualcosa… era legato a lei da… da… una promessa…

     Un lampo di comprensione baluginò negli occhi di Shadow, mentre nel tentativo di aggrapparsi a quell’immagine, stava lentamente catturando altri flash del suo passato.

     - Buonasera! - sussurrò una voce alla sua destra.

     Shadow scattò, rapido come un gatto, e illuminò il buio accanto a sé con la luce dello smeraldo.

     - Chi va là? - domandò riuscendo a malapena a distinguere delle forme.

     - Perdonami! - riprese una voce familiare - E’ meglio fare un po’ di luce sugli eventi! -

     Si sentì un click e qualcosa fluttuò sopra la testa del riccio. Ronzò in alto per un momento e ne scaturì una luce accecante che ricoprì l’intero spazio buio. Shadow si protesse gli occhi dopo che la sua retina registrò un globo meccanico rotante con una decina di fari luminosi.

     - Oggettino piuttosto utile! - commentò assorto il dottor Eggman seduto comodamente sul suo Egg Drive.

     Decoe, Bocoe e Bokkun erano dietro di lui, a debita distanza. C’erano anche altri tre robot che Shadow non aveva mai visto. Erano ricoperti da una corazza bordò e avevano degli occhi rossi bionici. Ognuno di loro aveva delle armi diverse attaccate alle braccia, da un grande cannone, a due tenaglie elettriche ad un lanciafiamme.

     - Cosa vuoi ancora? - sbottò Shadow irritato.

     - Solo parlare, mio tenebroso amico! -

     - E c’era bisogno che ti portassi dietro i tuoi scagnozzi? -

     - Semplice precauzione! In questi ultimi tempi non sei molto… diciamo… accondiscendente! -

     - Qualunque cosa tu voglia dirmi non mi interessa! -

     - Oh, sì che ti interessa! -

     - Tu vuoi solo usarmi per i tuoi loschi scopi! Come tutti gli altri! -

     - Mio caro, Shadow! Scoprirai che sono molto diverso da tutti gli altri… perché sono l’unico essere su questo pianeta che ti conosce più di chiunque altro! -

     - Tu menti! -

     - E’ qui che ti sbagli! Come ti ho già detto in quella caverna di ghiaccio, io so tutto di te! So perché sei stato creato, di cosa sei capace e so cosa hai passato fino ad ora! L’unico modo per recuperare i tuoi ricordi è seguirmi… non c’è nessun altro che possa aiutarti… solo io! -

     - Dammi una sola buona ragione perché dovrei fidarmi di te! -

     - Perché sono l’unico parente di Maria ancora in vita! -

     Shadow sgranò gli occhi.

     - Oh sì, Shadow! Maria è la mia compianta cuginetta! Nostro nonno era il grande professor Gerald Robotnik! Non ho mai avuto modo di conoscerli a fondo, ma fanno parte della mia famiglia… e della tua… e se non puoi fidarti di me, non puoi fidarti di nessun altro! -

     Shadow si inginocchiò, corroso dai dubbi. La scelta più saggia sarebbe stata quella di seguire il dottore, ma non poteva essere sicuro che la verità effettiva si celasse nelle sue parole.

     - Sarebbe più saggio fidarsi di un serpente a sonagli! - disse una voce sprezzante alle spalle del dottore.

     Sonic, Tails, Knuckles e Big erano appena arrivati, giusto in tempo per assistere alla scena.

     - Quando la smetterai di interferire con i miei affari? - ringhiò il dottore.

     - Quando ti taglierai quei baffoni da tricheco, testa d’uovo! - sogghignò Sonic.

     - Non credergli, Shadow! - esclamò Tails - Vuole solo usarti per i suoi loschi scopi! -

     Shadow strinse forte i pugni e si rimise in piedi, una furia cieca dipinta sul suo volto. Le sue mani tremavano e per quanto stringeva il Chaos Emerald avrebbe potuto frantumarlo.

     - Basta… menzogne… - mormorò digrignando i denti - Basta… menzogne… basta… BASTA!!!!! -

     Lo smeraldo brillò di luce violetta ed un’intensa energia si sprigionò. Le pareti della caverna vibrarono e piccole rocce e polvere piovvero dal soffitto. Una raffica di vento si levò attorno a Shadow. Decoe, Bocoe e Bokkun fuggirono tremanti. Eggman batté il pugno sul suo quadro di comando, infuriato.

     - Sarete contenti adesso! - esclamò - Ora ha perso le staffe! Il suo equilibrio mentale era già precario prima che voi non gli confondeste di più le idee! -

     - E credi che le tue sporche bugie lo avrebbero aiutato? - ruggì Knuckles.

     - BASTA! BASTA!!! - urlava Shadow producendo un’energia mostruosa.

     - Basta lo dico io! - gridò Eggman furioso - Ti ho offerto una possibilità, Shadow! E l’hai gettata al vento! Non mi lasci altra scelta che usare la forza! Gunn, Trapster, Fireor! Prendetelo! -

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     Suonava molto strano alle orecchie di Amy. Poco prima i rumori che si sentivano erano voci festose, urla di divertimento e di eccitazione, tipiche di un luna park e un attimo dopo si erano tramutate in grida di panico, strilli di paura… Tutti i visitatori fuggivano da ogni parte, diretti verso l’uscita. Avevano scoperto che c’erano dei pericolosi individui che stavano radendo al suolo il parco. Stavano cercando tra la folla qualcuno a cui davano la caccia. Amy correva a perdifiato, contro la fiumana di gente che scappava, le urla disperate e i pianti dei bambini le riempivano le orecchie e le facevano martellare il cuore. Aveva perso contatto con le altre e sperava che stessero bene. Non poteva tornare indietro, non sarebbe riuscita a riconoscere nessuno in mezzo a quella folla e aveva paura di incontrare Drake e Levine. In circostanze normali non avrebbe avuto timore di affrontarli, ma non voleva che qualche innocente venisse coinvolto nel loro scontro. Il suo premuroso istinto materno la spingeva a preoccuparsi per la piccola Cream, sperando che fosse con qualcuno che la proteggesse e che non le accadesse nulla di male. L’orda spaventata di persone continuava ad urtarla e ad investirla, così decise di entrare nella prima porta aperta che si sarebbe trovata davanti. Avrebbe aspettato che le acque si fossero calmate e poi sarebbe uscita per ritrovare le altre e fuggire.

     Vide un edificio variopinto, ma l’agitazione e la confusione le impedirono di leggere l’insegna. Spinse la lucida nera porta ed entrò, richiudendosela alle spalle e fu immediatamente inghiottita dall’oscurità. Come se qualcuno avesse tolto il volume del mondo circostante, le voci e le urla si spensero, ed Amy piombò nel silenzio. Si voltò cercando di far abituare i suoi occhi al buio, ascoltando solo il suo respiro affannoso. I rumori dall’esterno le arrivavano soffocati e smorzati. Mosse qualche passo incerto con le mani protese, il tonfo dei suoi passi era lugubre ed inquietante. Ebbe la fugace visione di qualcosa che scintillava alla sua destra, quindi poggiò le mani sulla parete e raggiunse lo strano scintillio. Tastò con dita e si accorse che era un interruttore. Lo premette e si accesero delle luci al neon accecanti. Si coprì il volto con le mani, e quando si fu abituata alla luce aprì gli occhi. Guardò davanti a sé e lanciò un urlo…

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     La coniglietta era accovacciata tremante sotto il tavolo di uno dei banconi del luna park. Cercava di non emettere nessun suono, ma la paura che le attanagliava il cuore la sopraffaceva. Non riusciva a controllare il suo tremore e delle calde lacrime le premevano agli angoli degli occhi. Stringeva tra le braccia un altrettanto spaventato Cheese che piagnucolava in silenzio. Accanto a loro c’era Tikal. Li teneva tra le braccia, facendo dolcemente segno di fare silenzio e accarezzandoli per tranquillizzarli. In realtà, lei stessa era molto impaurita. Non era sicura di essere in grado di proteggere la bambina, non perché non ne avesse le capacità, ma proprio perché temeva di perdere il controllo di quest’ultime. Se avesse raggiunto uno stato di agitazione e di rabbia allarmante avrebbe potuto liberare di nuovo la misteriosa forza che sentiva vibrare al suo interno e non aveva idea fino a che punto sarebbe stata capace di arrivare in quello stato.

     Il caos e la confusione della fuga di quelle persone stava diminuendo. Il parco si stava svuotando, il che significava che sarebbe stato più facile per Drake e Levine trovarli ma non avevano avuto altra scelta. Non appena Rouge aveva lanciato il suo boomerang, aveva preso Cream e si era rintanata nel primo luogo sicuro che aveva trovato. Pregava con tutto il cuore che le sue amiche stessero bene, ma si rendeva conto che non potevano rimanere lì all’infinito. Fece per alzarsi quando Cream afferrò il suo braccio.

     - Dove vai? - chiese con voce flebile - E’ pericoloso! -

     - Devo andare a cercare le altre, Cream! - rispose Tikal tentando di rassicurarla - Tu resta qui e non muoverti! Cheese baderà a te! Tornerò presto! -

     - Non lasciarmi! Ho tanta paura! -

     - Sta tranquilla! Non ti lascio, qui sei al sicuro! -

     - Non sono al sicuro… se uno dei cattivi mi trova? -

     - Stanno cercando il Chaos Emerald! Non ce l’hai tu, quindi non ti faranno niente! -

     In cuor suo Tikal non era molto convinta delle sue parole, ma era indispensabile affinché Cream si tranquillizzasse.

     - Coraggio! - disse accarezzandola - Tornerò presto! Tu stai buona qui e non muoverti! Intesi? -

     Cream tirò su col naso, poi annuì debolmente e Cheese le fece eco.

     - Brava! - concluse Tikal e fece per scavalcare il bancone quando si voltò…

     … e si trovò di fronte il palmo fiammeggiante di Drake.

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     Il frullare delle sue stesse ali le riempiva le orecchie. Stava sfrecciando nel cielo notturno, pochi metri sopra al luna park con lo scintillante smeraldo stretto in pugno. Planando elegantemente, quasi danzando nell’aria, Levine le stava alle costole. Ogni battito delle sue ali variopinte produceva una pioggia di polveri dorate. Rouge, si guardava nervosamente alle spalle, per assicurarsi di quanta distanza c’era tra lei e la sua rivale. Quella farfalla sapeva davvero come volare, riusciva a sfruttare appieno ogni corrente d’aria, acquisendo una velocità spaventosa. Stava rapidamente guadagnando terreno.

     Il cervello di Rouge lavorava febbrilmente. La mossa più saggia in quel frangente sarebbe stata liberarsi di Levine e fuggire con il Chaos Emerald. Sarebbe stata una decisione degna di lei, ma sentiva che non poteva abbandonare il luna park senza prima recuperare le sue compagne. In circostanze normali, si sarebbe dileguata con il prezioso gioiello, cosa desiderare di più? Ma Rouge avvertiva che si era creato con il gruppo di Sonic quel legame di complicità che solo dei compagni di battaglia possono possedere. Lasciarle in balia del nemico sarebbe stato un atto di tremenda vigliaccheria e Rouge tutto poteva essere, tranne che una vigliacca. Però ora il problema più urgente da risolvere era liberarsi di Levine.

     La farfalla, sogghignando, stava recuperando quota e si stava avvicinando pericolosamente. Rouge virò bruscamente la volata dirigendosi verso la ruota panoramica. Sarebbe stata un facile bersaglio se non avesse trovato costruzioni dietro le quali proteggersi.

     Come se le avesse letto nel pensiero, Levine sganciò la frusta dalla cintura e, con una potente sferzata, la vibrò verso la rivale. Il laccio di pelle si annodò attorno al suo collo e, col respiro mozzato, Rouge venne sbalzata all’indietro. Lo smeraldo sgusciò dal suo pugno e precipitò verso il basso. Inorridita, Rouge colpì con il gomito lo stomaco di Levine, liberandosi dalla sua morsa, si fiondò verso il basso e recuperò al volo la gemma. Levine le fu subito alle calcagna.

     - Non credere di sfuggirmi, dolcezza! - ringhiò.

     Levine, con una furia inconsueta, sfrecciò come un proiettile contro la ladra, la colpì in pieno stomaco e la trasportò con lei verso una delle piccole cabine rosse agganciate alla ruota panoramica. L’impatto mandò in frantumi il vetro e Rouge precipitò all’interno dell’abitacolo sbattendo violentemente contro la parete. Alcuni cocci di vetro la tagliarono.

     - Opporre resistenza è inutile! - sospirò Levine quasi annoiata - Sai che potrei schiacciarti come un insetto in questo momento! Ma voglio prolungare ancora un po’ la tua agonia, giusto per divertirmi ancora! Oppure potresti consegnarmi quello smeraldo e sparire di qui il più in fretta possibile! -

     - Oppure potremmo fare un’altra cosa! - rispose Rouge a tono - Tu te ne torni dal conte Dracula e facciamo finta di non esserci mai incontrate! -

     Prima che la farfalla potesse rispondere, Rouge scagliò contro di lei un bacio esplosivo. Un secondo prima che la bomba si attivasse, schizzò fuori dalla cabina allontanandosi il più possibile. La ladra poté tuffarsi dall’altro lato rompendo il vetro e riprendendo il suo volo.

     Stringendo forte la gemma luminosa, tentò di trovare una via d’uscita da quella situazione. Guardandosi intorno le venne in mente un’idea brillante. Nel frattempo, Levine sbatteva forte le ali per diradare il polverone sollevato dall’esplosione. Sondò i dintorni con rabbia e vide Rouge in piedi sulle rotaie delle montagne russe. Non perse tempo e la raggiunse, piazzandosi di fronte a lei. Non era difficile rimanere in equilibrio sulla corsia.

     - La festa è finita, Rouge! - disse con un’espressione seria e vendicativa - Dammi quello smeraldo prima che cominci ad arrabbiarmi sul serio! -

     - Se ci tieni davvero devi venire a prendertelo! - rispose aspramente Rouge brandendo il suo boomerang.

     - Sei davvero molto irritante! Non riesco a capire perché ti ostini tanto a combattere contro di noi! -

     - Bé, sai… c’è quella piccola cosa che si chiama “distruzione totale” che il tuo maestro tenta di conseguire e ci terrei davvero molto a rimanere viva e vegeta, se non ti dispiace! E adesso potrei rigirarti io la domanda, mia cara! Perché lavori con qualcuno che vuole eliminare la razza a cui appartieni? -

     - Non puoi capire! Magorian mi ha mostrato le vie del potere! Prima di incontrarlo ero solo un patetico insetto che conduceva miseramente la sua esistenza! Ora sono capace di qualunque cosa! Possiedo un potere che nessun altro può vantare… e tutto questo lo devo a lui! -

     - Non ti facevo così ingenua, Levine! Non ti rendi conto che ti sta usando per raggiungere i suoi loschi obiettivi? Non esiterà a sbarazzarsi di te quando non gli servirai più! -

     - Ho pensato anche questo, tesoro! Non sono tanto sprovveduta quanto pensi! Ma parliamo di te, piuttosto… perché ti accanisci per ottenere l’approvazione di quei tuoi cosiddetti amici? -

     - Cosa stai blaterando? -

     - Oh, andiamo! Sai bene a cosa mi riferisco! Non faresti tutto questo se non stessi cercando di entrare nel loro gruppo! Non ti daresti tanto da fare per proteggere quel Chaos Emerald, per fare in modo di riportarlo a Sonic! Il problema, mia cara Rouge, è che tu non sarai mai parte di loro! Per quanto tu ti sforzi non sarai mai accettata! Ciò che tu fai va contro tutti i loro principi, lo trovano moralmente sbagliato e ti guarderanno con diffidenza, apprensione… persino con odio e disprezzo, fino al resto dei tuoi giorni! Tutto ciò che speri di trovare tra loro… amicizia, affetto, comprensione… amore… sono tutte vane illusioni… rassegnati, povera Rouge! -

     Rouge alzò la testa ed inspiegabilmente sorrideva. Levine ricambiò il suo sorriso con un ghigno beffardo, anche se ignorava la ragione dell’ilarità della sua rivale. Sentì dietro di lei lo sferragliare metallico di un oggetto in rapido avvicinamento. Si voltò e vide con orrore avvicinarsi le navette delle montagne russe a grande velocità. Prima che potesse volare via, fu travolta dai veicoli e fu trascinata via urlando di rabbia. Rouge si scansò per non essere investita a sua volta e si diede alla fuga, sorridendo.

     - Pensa quello che vuoi, Levine! - sussurrò tra sé - Io non ho bisogno dell’affetto o dell’amore di nessuno! -

     E, come per un riflesso condizionato, il suo pensiero volò verso Knuckles.

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     Le due ragazze spaventate indietreggiavano gattonando per terra. L’ombra del loro freddo e tetro assalitore era proiettata sui loro volti. Tikal stringeva a sé una tremante Cream, mentre Cheese si era rifugiato tra le braccia della coniglietta. Drake, con degli occhi spenti, privi di calore le sovrastava, puntando contro di loro la mano tesa sulla quale scoppiettava una fiamma viva.

     - Voglio solo lo smeraldo! - disse con voce atona - Non intendo farvi del male e non ve lo farò se me lo consegnerete senza opporre resistenza! -

     - Come te lo devo dire? - replicò Tikal con più coraggio di quanto se ne sentiva - Non ce lo abbiamo noi! -

     - Non costringetemi, vi prego! Non provo alcun piacere nel farvi questo! -

     - Ho detto che non ce lo abbiamo! -

     Drake sospirò forte. La fiamma sulla sua mano aumentò d’intensità, bruciando con più forza. Puntò le dita verso Cream che sussultò. Tikal trattenne il fiato, sicura che il cavaliere stesse per fare fuoco. Invece qualcosa sembrò bloccarlo, il suo braccio teso vibrava impercettibilmente, i suoi occhi, attraverso lo spesso elmo, si inumidirono. Fissò la coniglietta tremante di paura. I suoi occhi terrorizzati sembrarono comunicargli qualcosa. Una fugace immagine di un cucciolo di lupo rannicchiato sotto un albero durante un feroce acquazzone baluginò nella sua mente. Spense il fuoco e abbassò il braccio.

     - Andate via! - disse con tono poco convinto - Sparite, prima che cambi idea! -

     Tikal, con le gambe molli, si rimise in piedi, sempre stringendo Cream. Cominciarono ad indietreggiare con cautela. L’espressione di Tikal da guardinga mutò in compassionevole.

     - Tu non sei malvagio, Drake! - sussurrò incerta - Non sei come gli altri! Hai avuto il cuore di lasciarci andare! Perché ti presti al loro gioco? -

     Drake si voltò, fiero e impettito come sempre, ma con il solito sguardo spento, velato di tristezza.

     - Io non ho un cuore… non più ormai! -

     E se ne andò a lenti passi…

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     Amy si coprì il volto con le mani e quando si fu abituata alla luce aprì gli occhi. Guardò davanti a sé e lanciò un urlo. Un’enorme figura mostruosa la sovrastava. Cadde all’indietro e per lo spavento si premette una mano sul cuore. Le ci volle un po’ di tempo per capire che non era altro che la sua immagine riflessa in un gigantesco specchio deformante. Quando se ne accorse, tirò un sospiro di sollievo, si rialzò e colpì con un calcio lo specchio, maledicendolo.

     Si guardò intorno. La sala era molto ampia, con dei corridoi che si piegavano ad angolo retto. Non c’era anima viva tranne lei, quindi era un ottimo posto per nascondersi. Si sarebbe rifugiata là, almeno finché le acque non si fossero calmate. Anche se tutte quelle immagini distorte la inquietavano non poco. Si sedette appoggiando la schiena alla parete. Non seppe dire per quanto tempo rimase lì nascosta a rimuginare. Si ritrovò a pensare a Sonic, preoccupandosi per lui e chiedendosi se stesse bene. Pensò che fosse crudele che i loro sentimenti fossero sbocciati proprio in quel clima tempestoso di guerra con Magorian. Avrebbe tanto voluto pace e tranquillità per poter trascorrere del tempo con lui, ma si rendeva conto che salvare il pianeta era molto più importante e dovevano essere capaci di mettere da parte le loro emozioni per concentrarsi sul futuro del mondo. Che rabbia, pensò Amy, battendo un pugno sulla parete.

     Un clangore metallico catturò la sua attenzione. Dapprima flebile, poi sempre più intenso, come di un oggetto in avvicinamento. Ad Amy sembrava di conoscere quel rumore, era in qualche modo familiare. Sapendo che non preannunciava niente di buono, si acquattò dietro la parete in un angolo e rimase immobile, in silenzio. Il rumore metallico si fermò e fu sostituito ben presto da una potente esplosione. Amy sussultò e si coprì le orecchie con le mani. La porta era stata fatta saltare!

     Dei passi strascicati, dei forti tonfi sul terreno e dei rumori metallici. Con il respiro affannoso e spaventato, Amy si sporse oltre la parete per scoprire l’identità dell’intruso e attraverso la nuvola di polvere riuscì a distinguere chiaramente la sagoma di E-102 Gamma. Si guardava intorno puntando il suo laser ottico dovunque. Amy mise da parte la paura e si decise a venire fuori, camminando con cautela.

     - Gamma? - disse incerta, attenta a non fare molto rumore per non coglierlo di sorpresa - Ti… ti hanno riparato! -

     Quando il robot si accorse di lei le puntò il laser addosso. Amy sentì con orrore il click di un fucile che veniva caricato. Deglutì spaventata, ma non si diede per vinta. In fondo Gamma non era una vera e propria minaccia, la aveva aiutata più volte in passato, ed era sicura che lei fosse l’unica che potesse parlare tranquillamente con lui.

     - Ehi, Gamma! Tranquillo, sono solo io! - disse con tono calmo ma con i pugni serrati.

     Il quadrante luminoso sul suo volto lampeggiò improvvisamente. Amy era molto intimorita da Gamma e dal suo volto privo di espressività. Non poteva immaginare cosa stesse pensando, il che aumentava il suo nervosismo.

     - Consegnare… Chaos Emerald! - disse il robot con la sua voce metallica.

     Il suo fucile vibrò paurosamente.

     - Non… non ce l’ho io, Gamma! Davvero! Senti perché non… -

     Amy fece per avvicinarsi ad E-102, ma questi si drizzò improvvisamente e puntò più in avanti la sua arma da fuoco. La riccia rosa deglutì.

     - Modalità puntamento… attivata! - declamò Gamma.

     - No, Gamma, non farlo! - lo pregò Amy, quasi sull’orlo delle lacrime - Sono io… Amy… non mi riconosci? Mi hai aiutato a fuggire dall’Egg Carrier! Hai protetto me e Lily(3)! Ti avevo detto che quando ci saremmo incontrati ancora saremmo stati amici! Non ricordi? -

     Ad Amy sembrò di cogliere uno strano bagliore nei suoi occhi bionici, ma quando lei sbatté le palpebre si rese conto che erano sempre freddi e inespressivi.

     - Dati non trovati! Inizializzazione programma eliminazione! -

     - Gamma! - singhiozzò Amy - Che cosa ti hanno fatto? Ti hanno trasformato in un mostro… tu sei diverso dagli altri robot… tu hai dei sentimenti… e loro li hanno cancellati… ti hanno privato del tuo cuore! -

     Gamma non diede cenno di reazione alle parole della riccia, anzi, sollevò il braccio meccanico e si preparò a fare fuoco. Amy era a pochi centimetri da lui. Era come paralizzata, incredula che quello che aveva creduto un amico stava per farle del male. Ma negli istanti immediatamente precedenti al colpo, realizzò che ciò che aveva davanti era solo l’involucro vuoto del suo amico e se davvero voleva riportarlo da lei, doveva sopravvivere e non lasciarsi intimorire.

     Con un balzo felino, Amy si gettò alla sua destra proprio nel momento in cui il fucile di Gamma ebbe sparato. Il raggio laser colpì in pieno uno degli specchi deformanti e, come una pallina da flipper, rimbalzò sugli specchi delle varie pareti. Amy si copriva la testa con le braccia mentre il fascio luminoso continuava a scorrazzare per la stanza, finché, con suo grande stupore, colpì lo stesso Gamma trapassando il suo petto metallico. Uno scoppio, un getto di fumo e il robot piombò a terra.

     - Gamma! - esclamò Amy correndo da lui - Oh, Gamma! -

     Le luci sul suo corpo si spensero ed Amy capì che era andato in modalità standby, quindi stava bene.

     - Non preoccuparti, Gamma! - disse alzandosi e asciugandosi gli occhi - Ti prometto che ti aiuterò! Ti farò tornare quello di prima e ti libererò da questa squallida schiavitù… in qualche modo! -

     E senza perdere tempo, corse verso l’uscita, soddisfatta di essere riuscita a cavarsela anche senza l’aiuto di Sonic.

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     Una furia folle… una rabbia accecante dipinta in ogni lineamento del viso… la disperazione e la stanchezza di tutte le persone che giocavano con lui e con la sua vita come con un burattino… faceva davvero paura, pensò Sonic mentre faceva indietreggiare Tails, Knuckles e Big contro la parete di roccia.

     Shadow avanzava a passi lenti verso i tre robot del dottor Eggman. Sotto il suo pelo nero si intravedevano i muscoli, rigidi come marmo e guizzanti d’energia. Una pallida cupola luminescente avvolgeva interamente il suo corpo ed il Chaos Emerald nel suo pugno sprigionava una luce e un calore percettibile anche a distanza. Lampi d’energia avvolgevano il riccio come dei sinistri scialli mentre i suoi occhi rossi, infuocati di collera, sembravano voler esplodere. Il dottor Eggman non batteva ciglio, arrabbiato come lo era anche lui. Solo i suoi robot assistenti erano nascosti dietro il suo Egg Drive, tremanti come foglie, e stavano seriamente meditando di fuggire dalla caverna. La torcia robotica fluttuante illuminava dall’alto la scena, riuscendo a conferire a Shadow un’aria ancora più inquietante.

     Il dottore schioccò le dita e i tre freddi assassini partirono all’attacco. Senza battere ciglio, Shadow si fermò di colpo, non muovendosi di un centimetro. Trapster attaccò frontalmente e Gunn e Fireor di lato. Shadow balzò molto in alto facendo in modo che i tre automi si colpissero a vicenda. Ripiombò a terra e partì a velocità folle verso Trapster. Il robot agitò le sue chele elettrificate nel tentativo di ghermire il riccio nero, il quale si tuffò verso di lui e lo travolse in azione rotante. Poi saltò e lo afferrò mentre era ancora in aria. Puntò i piedi sulla sua schiena e lo scaraventò contro la parete. Trapster cozzò violentemente contro la dura roccia e si afflosciò immobile al suolo.

     Sonic e i suoi amici assistevano allo scontro col fiato sospeso. Gunn caricò il suo cannone, cercando di agganciare un guizzante Shadow e sparò qualche colpo, staccando pezzi di roccia dai muri e rischiando anche di colpire la torcia robotica, ma Shadow si muoveva troppo rapidamente per lui. Con una giravolta, si piazzò davanti a Gunn, fissandolo malignamente. Prima che potesse sparare, il riccio lanciò in aria il suo smeraldo. Il robot alzò la testa per guardarlo e, con una crudeltà inaudita, Shadow scagliò una freccia luminosa contro i suoi occhi. Il suo visore andò in frantumi e Gunn barcollò. Il riccio poté facilmente finirlo con un calcio girato. Fireor non stette con le mani in mano e accese il lanciafiamme che aveva al posto del braccio sinistro per poi sparare un getto infuocato contro Shadow. Questi non si fece cogliere di sorpresa ed eseguì un perfetto salto carpiato all’indietro. Atterrò davanti alla schiena del robot e scagliò un’altra freccia di luce contro le bombole del gas attaccate alle sue spalle. Un botto, un’esplosione, e il povero Fireor era riverso per terra completamente non funzionante.

     Eggman aggrottò le sopracciglia irritato. Attivò il raggio traente del suo Egg Drive e recuperò i suoi robot R, o quello che ne rimaneva. Fissò Shadow con aria truce attraverso i suoi occhialini. Sembrava non averne paura, anche se l’espressione del riccio era più crudele e spaventosa che mai.

     - Sparisci anche tu! - sussurrò minaccioso - Sparisci se non vuoi fare la stessa fine! -

     Eggman grugnì.

     - Non pensare di cavartela così a buon mercato, Shadow! - replicò il dottore - Molto presto, pagherai cara la tua insolenza! Il tradimento non è accettato! -

     E se ne andò, portando con sé la torcia robotica.


     L’oscurità si era fatta più fitta ora… l’unica fonte di luce era il Chaos Emerald di Shadow e il bagliore dei suoi occhi frementi di collera… Sonic era davvero impaurito e indeciso sul da farsi. Era perfettamente consapevole che Shadow sarebbe stato capace di sbriciolarlo in un secondo, ma non voleva comunque lasciar perdere tutto e farlo restare in quelle condizioni.

     - Tu sei il prossimo! - sussurrò Shadow respirando affannosamente.

     Sonic fece qualche passo verso di lui.

     - Non voglio combattere contro di te, Shadow! - disse il riccio blu con aria molto seria.

     - Perché sai che perderesti! - replicò lui sogghignando.

     - Lo so bene! Sono consapevole che potresti frantumarmi solo con un dito e non sono nemmeno tanto folle da provare a fermarti! Nello stato in cui sei adesso sei inarrestabile! -

     - Allora perché non scappi? Perché non ti dai alla fuga con tutti i tuoi patetici compagni? -

     - Semplicemente perché non posso lasciarti in questo stato! -

     Shadow sbuffò impercettibilmente. Eseguì una veloce falciata con un braccio e una sferzata d’energia colpì Sonic buttandolo giù. Knuckles e gli altri scattarono in avanti, pronti ad intervenire, ma Sonic li fermò con un gesto imperioso. Il labbro aveva cominciato a sanguinargli.

     - Perché, Sonic? Perché ti preoccupi in questo modo per me? Perché ti ostini con tutte le forze a tentare di farmi ricordare il mio passato, ammesso che tutto quello che dici sia vero? -

     Sonic si rialzò e gli sorrise, fissandolo negli occhi.

     - Perché è la cosa giusta da fare! -

     Rimasero per un attimo in silenzio… poi Shadow scoppiò in una fragorosa risata maligna.

     - E tu saresti disposto a sacrificare la tua vita per fare la cosa giusta? -

     - Esatto! - rispose Sonic, con una naturalezza fuori luogo - Questo mondo non è perfetto! Sebbene ad una prima occhiata sembri un paradiso, anche qui c’è qualcosa che non va! Persone come il dottor Eggman e Magorian ne sono la dimostrazione! E io sono fermamente convinto che non serva a niente chiudere gli occhi e fingere che vada tutto bene! Se vogliamo davvero che questo mondo sia migliore… se vogliamo salvaguardare il nostro benessere e quello delle persone che amiamo, dobbiamo essere i primi ad agire! Tutto ciò che possiamo fare per migliorare le cose può essere d’aiuto, anche qualcosa di apparentemente insignificante! Può essere aiutare qualcuno ad attraversare la strada o combattere in prima persona contro chi vuole turbare la tranquillità del nostro mondo! Ma tutti dobbiamo e possiamo fare la nostra parte! -

     - E tu credi che riportarmi su quella che tu consideri la retta via servirà a migliorare il mondo? -

     - Non il mondo, ma servirà a migliorare delle vite, la tua prima di tutto, e quella di chi ti vuole bene! -

     - Io non ho nessuno al mondo… io sono solo! -

     - Eppure c’era chi ti amava, Shadow… ed è in memoria di quelle persone che devi lottare! In memoria del professor Robotnik, che ti aveva allevato come un figlio con l’unico proposito che tu facessi del bene nel mondo! In nome di Maria e dell’ultima promessa che le facesti! -

     - Io non sono come te… come voi… io sono diverso! -

     - Hai ragione, Shadow! Sei diverso! Sei stato creato solo per compiere una vendetta ma sei capace di provare dei sentimenti ed è questo che ti rende speciale! Non sono le tue origini che dicono chi sei e qual è il tuo destino! Il tuo destino lo crei con le tue mani! Aiutarti a tornare quello che eri può salvaguardare tante vite, Shadow! Con i tuoi poteri sei in grado di aiutare molta gente… ed è per questo che sei qui, è per questo che sei stato messo al mondo… per permettere a questo mondo di migliorare… è quello che si augurava il professore… e l’ultimo desiderio di Maria! -

     Shadow chinò il capo. Qualcosa gocciolò all’improvviso, scintillando nel buio… tutti i presenti sbalordirono mentre videro delle lacrime gocciolare… Sonic cominciò a sospirare di sollievo, sicuro che quell’incubo fosse finito, ma dovette ricredersi quando un forte pugno nello stomaco lo fece volare contro la parete rocciosa… un sinistro crack e Sonic si accasciò a terra… Knuckles non si stette con le mani in mano e corse in aiuto dell’amico… un altro lampo di energia viola, e l’echidna fu scaraventato lontano in compagnia di Tails e Big… Shadow si avvicinò sprezzante ad un inerme Sonic… alzò il pugno per sferrare il colpo di grazia…

     Una voce lo fermò…

     - Shadow! -

     Una voce che gli sembrava tremendamente familiare…

     - Promettimelo! -

     Si voltò… e la vide… pallida come un fantasma nel fitto buio… ma con gli stessi capelli dorati… gli stessi penetranti occhi azzurri, carichi di innocenza… lo stesso sorriso che voleva dire molto più di quanto apparisse… non poteva credere di stare vedendo quello che stava vedendo… fissò negli occhi quella allucinazione… riusciva quasi a sentire il suo profumo…

     - Promettimelo, Shadow… promettimi che sarai amico di quella gente… che aiuterai chi avrà bisogno di te… abbiamo sempre parlato di andare a visitare quel pianeta insieme, ma a quanto pare dovrai andarci da solo… rendi quel pianeta un posto migliore… promettimelo! -

     Sonic pensava che fosse arrivata la sua ora quando vide la mano di Shadow piombare su di lui… si accorse che la mano era tesa, non chiusa a pugno… la prese… Shadow lo aiutò a rialzarsi… e con un sorriso carico di commozione e gli occhi colmi per la prima volta di pura sincerità, disse:

     - Grazie, Sonic the hedgehog! -

Un ricordo così importante, un'emozione così grande, una persona così eccezionale e una promessa così significativa non possono essere dimenticati! Altre emozioni e altri colpi di scena vi attendono nel prossimo episodio della saga di SINS OF PURITY... insieme al debutto di un nuovo sconvolgente personaggio! Prossimamente online con "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"!

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(1) La prima zona appartiene a "Sonic Adventure", la seconda a "Sonic Battle".
(2) Come narrato in "Sonic Battle".
(3) Nella versione di quanto accade in "Sonic Adventure" secondo "Sonic X", il Flickie che possedeva uno dei Chaos Emerald e che finì nell’Egg Carrier di Eggman fu battezzato Lily da Amy.
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ART GALLERY

Levine The Butterfly Concept Art
Levine The Butterfly Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Levine The Butterfly come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"

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CHAOS MILLENNIUM Saga

Effetto domino

Scritto e ideato da: Knuckster

     - Ricordati che per qualunque evenienza siamo qui fuori! - si raccomandò Knuckles mentre terminava di inserire le ultime cartucce nel suo fucile - Lanciaci un segnale nell’auricolare e accorriamo subito! -

     Lo sguardo dell’echidna era serio ed inflessibile come sempre, ma mal celava una ansiosa preoccupazione per il rischio che la nuova operazione comportava. Rouge, dal canto suo, mentre finiva di infilarsi la sua fida tuta nera in tinta unita, non pareva minimamente preoccupata. La sua freddezza derivava sicuramente dall’esperienza che aveva maturato negli anni in cui operava come fuorilegge ai margini dell’utopia robotica creata dal Tiranno. Negli istanti stessi in cui si calava in quell’abbigliamento che non usava più da anni le tornarono in mente molti ricordi di un periodo parecchio difficile della sua vita.

     Era rimasta orfana, come d’altronde molti altri, negli anni in cui Lord Sonic spadroneggiava su quelle terre cercando di conquistare il potere. Attraverso razzie insensate, marce e vandalismi di violenza inaudita, il crudele dittatore cercava di incutere negli animi dei suoi futuri sudditi una paura che avrebbe impedito loro di contrastare i suoi progetti di dominio. E durante queste orge di ferocia raramente vista, decine e decine di innocenti finirono col perdere la vita… una vita che, di fronte all’avanzata inarrestabile di un signore della guerra, valeva meno di zero. In questo clima di terrore vennero a formarsi delle fazioni di ribelli, dei gruppi di civili, ritrovatisi senza casa e in molti casi senza famiglia in seguito alle distruzioni del Tiranno; gruppi dediti al brigantaggio e al furto pur di sussistere quanto bastasse a far loro vedere l’alba del giorno dopo. Se vogliamo possono essere considerati i primi nuclei di quello che poi sarebbe diventato il movimento di Resistenza vero e proprio.

     Classificati come dei reietti e costantemente con i droidi di sicurezza alle calcagna, erano costretti al nomadismo. Non avrebbero potuto comunque stabilirsi permanentemente in un luogo a causa delle frequenti retate e perquisizioni dei robot, ma quello per loro non contava alla fin fine. Sebbene di giorno in giorno le problematiche legate all’alimentazione e al sostentamento di tante persone si facessero preponderanti, avevano tutti imparato a tirare la cinghia e a fare fronte agli ostacoli sul loro percorso senza mai perdersi d’animo. I vari gruppi erano composti da una variegata molteplicità di civili. Ragazzi, adulti di mezza età, anziani e persino bambini, scampati tutti alle depredazioni delle squadre di Sonic. Il numero dei ribelli variava di settimana in settimana, dato che i gruppi si spostavano costantemente in cerca di superstiti o comunque di persone che non si fossero già arrese al pugno di ferro del dittatore.

     Rouge era tra quelle ragazzine costrette a fare i conti con le difficoltà del mondo adulto prima ancora di aver raggiunto l’adolescenza. Fu sottratta alla morte certa e presa in custodia da un gruppo di ribelli, insieme a numerosi altri orfani. Crebbe in questo modo, in una realtà dove ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Molto spesso era compito dei più giovani e quindi dei più scattanti cercare cibo e acqua per tutti gli altri e così, insieme ai suoi coetanei, fu prematuramente addestrata per la vita di ladra e fuorilegge. Sebbene non si potesse dire che quello stile di vita fosse tra i più semplici, Rouge non si lamentò mai della propria situazione. Considerava i ribelli come la sua famiglia e in mezzo a quelle persone poteva trovare l’affetto e il calore di un vero e proprio focolare domestico. Il suo carattere, temprato dalle circostanze, venne progressivamente plasmato in un temperamento audace e sprezzante del pericolo. Le sue frequenti incursioni in città le avevano fatto sviluppare un vero e proprio coraggio da guerriera e una notevole fiducia in se stessa. Tutto questo, però, non senza un altruismo e una generosità di contorno, qualità necessarie per spingerla a rischiare la pelle col fine di raccogliere viveri e mezzi per i suoi compagni. In breve tempo, quella ragazzina spaventata e disorientata che era quando fu ritrovata dai ribelli, divenne il principale punto di riferimento della squadra, una scaltra ed inafferrabile ladra, se si poteva definire tale, fino ad essere considerata un’autentica leggenda vivente, nonché il grattacapo di tutti i droidi di sicurezza.

     Nonostante tutto, il tempo passava e l’impossibilità di continuare a sopravvivere in quel modo era ormai palese per tutti i ribelli. La sorveglianza e la caccia degli sgherri del Tiranno era ormai opprimente. Molti dei ribelli furono catturati, altri andarono incontro ad un inevitabile destino. Il potere di Sonic aumentava di giorno in giorno, e conseguentemente la loro vita da fuorilegge aveva i giorni contati. Le cose precipitarono inesorabilmente quando, durante una razzia in città, i ribelli caddero in una trappola preparata appositamente per catturarli. Molti di loro furono incarcerati, ma altri riuscirono a salvarsi grazie all’intervento dei membri della Resistenza. Fu allora che Rouge conobbe un giovanissimo Comandante Knuckles e, considerate le sue capacità, le fu proposto di unirsi al movimento. La ragazza, che era sempre stata desiderosa di poter fare qualcosa per contrastare la dittatura, accettò di buono grado… una decisione di cui non si sarebbe mai pentita. Molti degli ultimi ribelli rimasti furono persuasi ad unirsi alla Resistenza e a risiedere nel loro Quartier Generale sotterraneo.

     Rouge pensava che il tempo era passato davvero in fretta, dato che, mentre finiva di infilarsi la tuta, ricordava tutti quegli avvenimenti come se fossero avvenuti a distanza di poche settimane. Era una donna ormai, e anche quello lo doveva in parte a Knuckles. Sin dal loro primo incontro, l’echidna aveva visto in lei un potenziale immenso che aveva deciso di sfruttare. La allenò e la addestrò personalmente all’arte del combattimento poiché lei non si era mai trovata nelle circostanze di dover sostenere uno scontro corpo a corpo. Le frequenti esercitazioni non erano semplici e Knuckles non era affatto indulgente con lei. Tuttavia l’intenso allenamento a cui era sottoposta in breve tempo servì a rinforzarla notevolmente oltre le più rosee previsioni. Anche il suo carattere ne fu condizionato: divenne più rigida e distaccata, acquisì ancora più sicurezza e un pungente cinismo che, come Knuckles avrebbe affermato in seguito, è forse il suo aspetto più irritante. Insomma, era diventata una vera e propria combattente, dalla forte tempra morale, ma non per questo insensibile. La sua apparente noncuranza era semplicemente una maschera che le era utile a far fronte alle asprezze e alle fatiche a cui andava incontro senza che le sue emozioni prendessero il sopravvento; ma dentro di lei, la sua indole femminile e sensibile era ancora molto marcata.

     - Hai terminato? - le chiese Knuckles distogliendola dai suoi pensieri.

     Si era appena calata la mascherina sul viso e fece un cenno di assenso all’echidna con la mano. Geoffrey era poco lontano da loro, ben nascosto dietro l’alto edificio che avevano già utilizzato come copertura in precedenza. Stava scandagliando con il binocolo i movimenti dei droidi di sorveglianza attorno al magazzino abbandonato di cui il giorno prima avevano effettuato le riprese. Knuckles aveva espresso la morbosa curiosità di sapere cosa c’era all’interno, dopo le conclusioni del dottor Robotnik sull’estraneità del Tiranno da quella faccenda.

     - Tutto pronto! - disse Geoffrey con un fremito nella voce - I droidi stanno facendo la ronda dalla parte opposta del magazzino! Ho calcolato che ci vogliono cinque minuti buoni perché facciano tutto il giro! Ti conviene andare adesso! -

     - Al minimo problema facci un segnale! - si raccomandò nuovamente Knuckles teso - Verremo subito a prenderti! Fa attenzione! -

     - Tranquillo, rosso! - replicò Rouge in un soffio - Sarò tornata prima che tu possa dire: “Chaos Emerald”! -

     La ragazza corse rapidamente fiancheggiando la parete dell’edificio ed uscì allo scoperto. Nel suo abbigliamento completamente nero sarebbe stato estremamente difficile distinguerla nel buio della sera. Scivolò silenziosamente nell’ombra, evitando agilmente i detriti e i rottami disseminati sul selciato. Il magazzino era situato in una piccola depressione del terreno, per cui dovette sorvolare la zona per un breve tratto e poi ricadere delicatamente al suolo. Raggiunse la parete del magazzino e vi si appiattì contro. Aveva già individuato una possibile via d’accesso, una finestrella dall’infisso spaccato che sembrava fatta su misura per lei. Senza perdere tempo, spiccò il volo e si infilò silenziosamente nell’apertura.

     L’interno del deposito era parecchio buio, ma fortunatamente per la sua natura da pipistrello quello non era un problema. Si trovava nella parte destra dell’edificio, dove erano ammucchiati diversi grossi container arrugginiti ed inutilizzati. Planò dolcemente sul pavimento e si nascose dietro i grandi contenitori per poi controllare la situazione. Tutti i robot che brulicavano lì dentro erano concentrati attorno ad un colossale esoscheletro lucente alto diversi metri. Alcuni ponteggi ed impalcature erano stati montati attorno alla macchina per permettere ad alcuni robot di lavorarci su e di revisionarla. Dal suo punto di osservazione però non poteva guardare nei dettagli, aveva bisogno di avvicinarsi di più. Controllando che nessuno scrutasse nella sua direzione, abbandonò il suo nascondiglio e, veloce e rapida come una faina, corse verso un capannello di bidoni di carburante vuoti e lì vi trovò riparo. Adesso aveva una visuale più sgombra e soprattutto più vicina. La sua attenzione fu catturata immediatamente da un ponteggio sopraelevato sul quale vi erano due soggetti. Rouge aguzzò lo sguardo e riconobbe un massiccio leone dalla folta criniera che, con tutta probabilità, doveva essere il carceriere Lance di cui aveva sentito parlare da Knuckles. Accanto a lui c’era Espio, la guardia del corpo personale del Tiranno. La sua presenza lì dentro era quella che più dava da pensare a Rouge… che stesse tramando qualcosa alle spalle del suo padrone?


     - E’ tutto pronto, allora? - domandò Lance impaziente e con sguardo torvo. Espio mosse un passo avanti per trovarsi immediatamente accanto al leone.

     - Tutto è sistemato! La fase uno del nostro piano può avere inizio! -

     Sebbene il camaleonte sapeva che il suo alleato ad una simile affermazione non avrebbe potuto astenersi dal ghignare perfidamente, adesso notava che la sua espressione celava una profonda preoccupazione.

     - Che cosa ti prende, Lance? Sei ancora della partita? -

     - Certo che lo sono! - si affrettò a dire il leone - Piuttosto… tu sei sicuro di quello che stai facendo? Ti senti in grado? -

     - Ne abbiamo già parlato! - sbottò Espio infastidito - Non c’è motivo di tormentarsi! Andrà tutto liscio come l’olio, te lo posso garantire! -

     - A dispetto di quello che vuole far credere, quel riccio è più forte di quanto si pensi! Non sarà un’impresa facile porre fine ai suoi giorni! -

     Il camaleonte sbuffò con aria di superiorità.

     - Lui non si aspetta che io abbia questo nuovo potere! Mi sono esercitato per mesi e mesi con il Chaos Emerald che possiedo e ti assicuro che sono ormai esperto nello sfruttare le sue proprietà! Neanche lui può eguagliare tanta potenza! -

     - Lo spero per te! - replicò Lance aggressivo - Perché se qualcosa dovesse andare storto con te, io non ci voglio avere niente a che fare! -

     - Più che naturale! - gli concesse Espio - Se io colerò a picco non vorrai di certo venire giù con me! E io non ti ci trascinerò! Abbiamo stretto un’alleanza e la rispetteremo fino in fondo! Ma prima di andare avanti con il piano tu devi essere assolutamente sicuro di quello che stai facendo! Posso contare su di te? -

     Il leone guardò il suo interlocutore dall’alto in basso, con sguardo quasi di sufficienza, ma quando parlò in seguito il suo tono era saldo e risoluto.

     - Se abbiamo attuato questo provvedimento è perché entrambi siamo stanchi dello strapotere del Tiranno e del modo in cui gioca con noi come se fossimo marionette, controllando la nostra vita! Io sono stato retrocesso da generale-stratega a carceriere, dopo che è arrivato Vector! E tu sei costretto a stargli sempre incollato come la carta moschicida per provvedere alla sua sicurezza! Lo odiamo entrambi profondamente e non vogliamo altro che vederlo sprofondare fino agli occhi nei suoi stessi rifiuti tossici! Sono convinto quanto te di quello che stiamo facendo… per cui andiamo avanti e assumiamocene le responsabilità! Ma se uno di noi fallisce, l’altro non ha visto né sentito niente, spero che sia chiaro! -

     - Cristallino! - confermò Espio soddisfatto - Il tradimento non ammette errori! Vedrai che quando gli avremo usurpato il trono tutto sarà diverso! -

     Lance non rispose, ma si limitò a fare un cenno con la testa, mentre continuava ad osservare scrupolosamente il lavoro di rifinitura dei droidi.

     - Quelle stupide lattine hanno quasi terminato gli ultimi ritocchi! - commentò sprezzante - Tra poco saremo pronti per il collaudo definitivo dell’esoscheletro! -

     - Ottimo! Dobbiamo essere perfettamente coordinati nell’operazione! E’ necessario sfruttare al meglio lo smarrimento che si verrà a creare dopo la notizia della morte del Tiranno! -

     Espio porse a Lance un piccolo auricolare nero.

     - Ci terremo in contatto in questo modo! - spiegò il rettile - Procederò con il piano tra qualche ora, quando sarà notte fonda! Dopo che avrò terminato ti lancerò il segnale… e potrai cominciare a divertirti con il tuo giocattolo nuovo! -

     - Non vedo l’ora! - esclamò Lance e il suo caratteristico ghigno beffardo gli ricomparve in volto.

Espio estrasse dalla tasca la pietra rosso sangue che brillava intensamente e concentrò la sua energia nella mano.

     - Buona fortuna! - gli augurò il leone prima che sparisse silenziosamente nel nulla.


     Rouge maledisse il fatto di non saper leggere il labiale. Mentre stava scrutando con il suo binocolo i due criminali, era consapevole che erano immersi in un’importante conversazione, ma non riusciva a capire una sola parola e, naturalmente, non poteva avvicinarsi ancora di più. Pochi minuti dopo che fu passato il suo sbigottimento per aver visto Espio scomparire nel nulla, decise di dedicarsi con più attenzione all’esame dell’esoscheletro che aveva di fronte. Aveva portato con sé una piccola foto-camera digitale nel caso ci fosse stato qualcosa di interessante da riprendere. Mai decisione si rivelò più vincente.

     Facendo attenzione a fare il minimo rumore possibile e muovendosi con cautela, Rouge cominciò a girare in tondo al grande macchinario. Fortunatamente, ammonticchiati ad una distanza di circa tre metri dal centro del magazzino, c’erano diversi scatoloni, casse di metallo, gru e montacarichi in disuso, barili di carburante arrugginiti e macerie di vario tipo dietro le quali nascondersi. Anche se la luminosità del luogo era parecchio soffusa, l’impianto dell’apparecchio era abbastanza potente da permetterle di effettuare riprese comunque nitide. In pochi minuti, il pipistrello era riuscito a riprendere e a fotografare il gigantesco esoscheletro da tutte le varie angolazioni. Il materiale che stava raccogliendo sarebbe poi stato oggetto di studio da parte del dottor Robotnik, sperando che avrebbe concluso qualcosa in tempi brevi.

     Rouge stava scattando l’ultima fotografia alla schiena del robot quando, inavvertitamente, attivò il flash e un bagliore istantaneo si diffuse nei dintorni. Soffocando un’imprecazione, si affrettò a rintanarsi di nuovo dietro al grande container che le offriva rifugio. Aveva visto con la coda dell’occhio un droide voltare la testa nella sua direzione appena dopo il lampo. Sperava che non si fosse accorto di nulla e invece poteva udire dei passi metallici avvicinarsi lentamente verso di lei. Con il cuore che le martellava nel petto, impugnò la pistola e, appiattita contro la fredda parete del cassone, tese le orecchie per avvertire quando il robot fosse stato più vicino. Si era augurata di non aver bisogno di ricorrere alle armi da fuoco, dato che il botto dello sparo avrebbe attirato l’attenzione, ma purtroppo non aveva alternativa.

     Il droide aveva quasi raggiunto il lato lungo del container quando la voce di Lance tuonò minacciosa.

     - Ehi, tu! Dove credi di andare? Finisci il tuo lavoro, scatola di sardine! -

     Il robot, avvertito il rimprovero, tornò di corsa sui suoi passi. Rouge tirò un sospiro di sollievo e si asciugò la fronte grondante sudore. Non appena il suo battito cardiaco si fu regolarizzato, cominciò pian piano a fare la strada a ritroso verso la finestrella che aveva utilizzato per entrare. Era quasi arrivata a destinazione quando sentì nuovamente la voce rimbombante del leone.

     - Allontanatevi tutti! Sta per iniziare il test! -

     Tutti i robot che erano al lavoro sull’esoscheletro si fecero quanto più lontani possibili e si ammucchiarono in piccoli gruppetti. Lance utilizzò un telecomando per aprire lo spesso vetro che custodiva la plancia di controllo. Rouge, nel frattempo, scelse una zona buia dell’edificio, da cui però si potesse godere di una buona visuale, e si nascose per bene, non dimenticando di prepararsi a filmare la scena.

     Lance percorse la passerella metallica che collegava la piattaforma sopraelevata all’esoscheletro e, subito dopo, si calò lentamente all’interno. Da quello che Rouge poteva osservare, sfruttando lo zoom della foto-camera, l’interno della macchina era parecchio stretto: uno spazio ovoidale appena sufficiente ad ospitare una persona, con una poltroncina nera e svariati pulsanti luminosi sul tettuccio. Leve, manopole e altri comandi spuntavano dalle pareti grigie della nicchia. Non appena Lance si fu accomodato, si allungarono dai lati della plancia dei fasci di elettrodi che il leone si affrettò a collegare sulle sue braccia e sulle sua gambe. Dopo che ebbe terminato l’operazione, si sistemò più comodamente sulla sedia e richiuse il parabrezza di quello strano scafandro e Rouge dovette zoomare ancora di più per osservare quello che faceva all’interno.

     Il carceriere alzò un braccio e, come mimando quell’azione, il braccio destro dell’esoscheletro fece lo stesso, sventrando l’impalcatura che lo circondava e facendola rovinare al suolo. Lance collaudò per qualche minuto se tutti i sistemi fossero operativi. Per Rouge era tremendamente inquietante vedere come l’esoscheletro replicasse alla perfezione i movimenti di Lance all’interno della plancia. Questo sistema di controllo non solo lo rendeva più maneggevole ma anche notevolmente più pericoloso.

     Il leone provò ad aprire e chiudere i tre artigli ricurvi della mano destra, come per ghermire una vittima immaginaria. Lo stridio del metallo fece venire la pelle d’oca a Rouge. Lance era raggiante. D’un tratto puntò entrambe le braccia dell’armatura in avanti, in direzione di un montacarichi arrugginito. Gli artigli delle mani si aprirono di scatto, mostrando due piccole aperture circolari. Il leone attivò una leva e due luci abbaglianti sugli avambracci del robot esplosero senza preavviso. Quando gli impianti furono carichi, due possenti eruzioni di energia proruppero dalle due aperture e si abbatterono sul montacarichi. Il macchinario esplose in mille pezzi non appena fu investito da quei due raggi e il rombo della deflagrazione risuonò in tutto il magazzino.

     Rouge rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto una simile potenza di fuoco. Da dove poteva provenire tutta quella stupefacente quantità di energia? Le risate sguaiate di Lance, soffocate dal vetro, arrivarono alle sue orecchie e questo le diede l’idea che era meglio togliere il disturbo. Si arrampicò con cautela sulla parete e raggiunse la finestrella. Si assicurò che non ci fossero droidi di pattuglia nelle vicinanze e poi sfrecciò velocemente verso i suoi compagni che la aspettavano con ansia.

     - Cominciavamo a stare in pensiero! - disse Knuckles mentre Rouge si sfilava la mascherina - Ci hai messo più tempo del previsto! -

     - Che cosa bolle in pentola allora? - domandò Geoffrey con un tono quasi noncurante.

     - Niente di buono, ho paura! Ho l’impressione che nell’immediato futuro avremo parecchi grattacapi! -

     Rouge aprì lo sportellino della foto-camera e mostrò agli altri le fotografie e le riprese effettuate. Per cinque minuti buoni non dissero nulla, impegnati a visionare il materiale con espressione stupita. Poi Knuckles diede voce ai suoi pensieri.

     - Spaventoso! Quell’esoscheletro ha una potenza incredibile! Non ho mai visto niente del genere! -

     - Con un’arma simile si potrebbe mettere a soqquadro l’intera città senza il minimo sforzo! - commentò Rouge preoccupata.

     - Così è tutta opera di Espio e del nostro vecchio amico Lance! - intervenne Geoffrey pensoso - Non me lo sarei mai aspettato! Lo credo bene che ci tengano a tenere nascosta quest’arma in un vecchio magazzino! Se il Tiranno scoprisse quello che stanno facendo, per loro sarebbero dolori! -

     - Non ho potuto sentire i loro discorsi! - confessò Rouge - Ma mi sono sembrati nervosi! Scommetto qualunque cosa che stanno tramando di tradire il Tiranno con quel giocattolino! -

     - Su questo non ci sono dubbi! - confermò Knuckles - Che senso avrebbe costruire quella diavoleria in un capannone abbandonato invece che in un bunker protetto? E’ chiaro che non hanno voluto essere individuati! La cosa che più mi preme sapere però è dove hanno trovato così tanta energia per alimentare gli impianti! -

     - Io forse un’idea ce l’avrei! - suggerì Geoffrey e chiese in prestito la foto-camera.

     Scorrendo le varie foto scattate, ne visualizzò una che rappresentava una delle braccia dell’esoscheletro. Zoomando sulla figura quanto più possibile, inquadrò l’avambraccio sul quale era situata una piccola cupola di vetro che racchiudeva qualcosa di indistinto. I tre dovettero avvicinarsi allo schermo per poter individuare l’oggetto in questione e con difficoltà riconobbero un gioiello poco più grande di un pugno.

     - Oh, diamine! - esclamò l’echidna trepidante - Non penserai che sia… -

     - Un Chaos Emerald? E’ quasi certo! - assentì Geoffrey con fare solenne - E contando anche quello sull’altro braccio arriviamo a quota due! -


     Le ore della sera che avrebbero dato il via ad un concatenamento di eventi tale da portare l’eterna lotta tra la Tirannide e la Resistenza ad un’epica conclusione stavano rapidamente scorrendo. In quello che sembrò un tempo relativamente corto, la notte era arrivata. La luminosità fredda e letargica della città si era notevolmente ridotta. Le strade erano deserte, pattugliate ogni tanto da un manipolo di droidi come era consueto a quell’ora. Il silenzio che invadeva le vie era palpabile. Tutti gli abitanti dell’utopia robotica dormivano tranquilli, ma ignari di cosa il destino stava lentamente preparando per la realtà in cui vivevano.

     Anche nel Gulag Hedge, il palazzo del Tiranno, era tutto tranquillo. I corridoi erano sgombri, i laboratori e le stanze di addestramento libere, tutti i robot erano in modalità standby, le guardie e gli scienziati erano chiusi nei loro appartamenti per usufruire di poche ore di sonno e gli unici rumori che si potevano avvertire erano i ronzii delle telecamere di sicurezza. La sfarzosa e luminescente stanza del trono non era da meno.

     La fiamma delle fiaccole allineate sulle pareti era stata di molto ridotta, in modo che gli unici bagliori di luce provenissero dai diamanti e dagli orpelli del trono. Quell’atmosfera soffusa era ideale per l’operazione che era in procinto di essere messa in atto. Producendo solo un flebile fruscio nell’aria, Espio si materializzò nella sala. La sua fronte era aggrottata a causa della grande concentrazione richiesta nell’utilizzo del Chaos Control. Superare i sistemi di sorveglianza non era stato semplice, dato che di notte nessuno aveva il permesso di avvicinarsi agli appartamenti del Tiranno. Infatti le grandi doppie porte erano state chiuse a chiave e sarebbe stato impossibile per chiunque superarle.

     Il camaleonte ripose con cura lo smeraldo nella tasca della tunica e mosse qualche passo incerto sul lungo tappeto rosso e morbido. Era molto nervoso e il modo con cui stringeva il manico della sua spada lo testimoniava. La sua fronte era sudata e la punta del suo corno tremava impercettibilmente.

     - Sono dentro! - mormorò parlando nel suo microfono nascosto e il grugnito di assenso di Lance gli rispose nell’auricolare.

     La stanza da letto del Tiranno si trovava nella parte più estrema della camera, coperta dagli spessi tendaggi polverosi. Espio respirò a fondo e si preparò ad andare a compiere il suo dovere, non senza un brivido freddo che gli scorreva lungo la colonna vertebrale.

     - Hai bisogno di qualcosa, Espio? -

     Quelle parole rimbombarono nella cupa sala così inavvertitamente che il camaleonte quasi scivolò all’indietro per lo spavento e la sorpresa. Dal retro del trono scintillante emerse la figura di Sonic. Passeggiava pacato per la sala con un sorriso indecifrabile dipinto sul viso. Era strano vederlo senza il suo usuale mantello svolazzante alle spalle.

     - Mio signore… io… io… - Espio si ritrovò impreparato e il suo cervello cominciò a lavorare febbrilmente per giustificare la sua presenza lì ad un’ora così tarda - Mi dispiace averla disturbata… non sapevo che fosse ancora sveglio! -

     - Oh, ma certo! - lo rimbeccò Sonic sarcasticamente - Se l’avessi saputo non saresti di certo sgattaiolato qui dentro! -

     Espio non sapeva cosa rispondere così chinò il capo e stette zitto. Sentiva lo sguardo del suo signore trapassarlo da parte a parte e benedì il fatto che non sapesse leggere il pensiero. Sonic, dal canto suo, si adagiò sul suo trono, senza però appoggiare la schiena. Era fin troppo chiaro che era attento e allerta, impegnato a studiare ogni impercettibile movimento del suo interlocutore.

     - Che cosa ti porta qui, mio fido discepolo? - domandò infine, sottolineando le ultime due parole con un tono beffardo.

     - Volevo… volevo semplicemente assicurarmi che tutto fosse in ordine! - rispose il rettile maledicendo la sparizione dell’effetto sorpresa.

     - Quanta diligenza! - commentò il Tiranno - Potrei quasi commuovermi! E dimmi… è una tua prerogativa venire a controllare lo stato di salute del tuo maestro impugnando la spada? -

     Espio si rese conto solo in quel momento di avere ancora le dita strette attorno al manico della sua arma. Si affrettò a ritrarle, ma ormai il danno era fatto.

     - Se… se ci fosse stato… qualche pericolo… -

     - Tu saresti intervenuto a bordo del tuo cavallo bianco a salvarmi, vero? - completò Sonic ancora più sardonico. Poi rise piano.

     - Ah, mio caro Espio, alla fin fine conosciamo così poco l’uno dell’altro! Eppure sei la mia guardia del corpo personale da diverso tempo! -

     Il camaleonte annuì risoluto.

     - Ti ho scelto in mezzo alla brulicante marmaglia per essere il mio braccio destro! Eri il guerriero più leale e più integerrimo di tutti e ti distinguevi non solo per la tua abilità ma anche per il tuo senso dell’onore! Nonostante tutto negli ultimi tempi ho notato spesso nei tuoi occhi una scintilla di rancore, perfino di odio nei miei confronti! Non è forse così? -

     Questa volta Espio non rispose. Si mostrò spaesato, ma in realtà tutti i suoi muscoli erano tesi e pronti all’azione.

     - Che delusione! - esclamò Sonic quasi disgustato - Non intendi concedermi neanche il gusto di una piacevole conversazione prima che accada l’inevitabile? -

     Continuò a non rispondere.

     - Troppa ipocrisia gratuita! - riprese il Tiranno alzandosi in piedi - Male, molto male! Visto che non stai giocando a carte scoperte farò io la prima mossa! Lasciami dire che era fin troppo evidente la tua intenzione di tradirmi! Hai questo desiderio da molto tempo, lo so! Ma non ero sicuro di quando l’avresti fatto e, soprattutto, non sono mai riuscito a comprendere il perché di tutto questo! E’ per il potere? Per la gloria? O per una tua masochistica brama di sangue? -

     Espio tacque ancora.

     - RISPONDI! - urlò il Tiranno con violenza.

     Neanche questo servì a smuovere il granitico silenzio del guerriero ninja. A questo punto, il riccio si mostrò sinceramente annoiato e amareggiato.

     - Ti facevo un tipo molto più sveglio, Espio! Dopo tutti questi anni di tuo, più o meno fedele, servizio dovresti aver imparato che io non condanno il tradimento ma, al contrario, lo ammiro! Per tradire occorrono coraggio, prontezza e una buona dose di astuzia, requisiti che personalmente apprezzo molto nei miei sudditi! Sarei stato anche capace di perdonare questo tuo tentativo infruttuoso… ma eccoti qui, con il capo chinato e assolutamente incapace di sillabare una sola parola! Stai pianificando il modo per farti strada verso la mia gola o la tua è solo codardia? Difficile a dirsi! Comunque sia, quello che sto vedendo adesso è uno squallido incolore soldato che non è neanche in grado di assumersi la responsabilità delle sue azioni! Triste, molto triste! -

     Ancora nessuna risposta. L’amarezza di Sonic fece spazio all’irritazione.

     - D’accordo, Espio! Non serve a niente indugiare oltre! Fai quello per cui sei venuto… se non altro non dovrò più sopportare la vista di un irritante moscerino come te! -

     Furono quelle le parole che innescarono una reazione nel volto di pietra del ninja. Veloce come il vento, drizzò la schiena e sfoderò la spada.

     - La tua vita non varrà più uno sputo! - sbraitò con ferocia prima di scagliarsi sul Tiranno.

     Sul dorso dei suoi guanti dorati spuntarono all’improvviso degli aculei appuntiti. Quando Espio fu ad un millimetro da lui, il riccio ruotò su sé stesso, schivò l’attacco e, nello stesso tempo, vibrò col pugno chiuso un colpo sul viso del ninja. Gli artigli si conficcarono sulla sua guancia e, accusato il dolore, cadde lateralmente sul pavimento sfregandosi il volto sanguinante.

     - Qualche problema? - domandò cortesemente Sonic, ma con tono di scherno.

     Sapeva benissimo che ferire un avversario al volto era l’onta e l’affronto più grande che si potesse immaginare. Questo sarebbe servito ad aumentare la sua collera e, di conseguenza, a diminuire la sua prudenza e la sua precisione nel combattimento.

     Esattamente come previsto, Espio si slanciò con furia contro il suo signore sferrando stoccate a destra e a manca con la sua spada. Per Sonic non fu un problema evitarle una per una grazie ad una innata velocità. All’ultima sferzata inflitta, bloccò la lama con una mano e, sotto lo sguardo sbigottito del camaleonte, la infranse con un colpo netto del gomito. Poi, senza fare il minimo sforzo, puntò un piede sul suo petto e lo spinse lontano, mandandolo a cozzare con la schiena sul bracciolo del trono.

     - Non potremmo fare più in fretta? - chiese ancora Sonic sospirando.

     Il tono tranquillo dell’avversario non poté che aumentare ancora di più la rabbia di Espio. Accortosi però dello svantaggio che aveva accumulato dopo aver perso il controllo, respirò a fondo, si rimise in piedi e, dopo aver gettato la spada infranta, esercitò una grande forza su se stesso per calmarsi. Dopodiché estrasse il suo Chaos Emerald rosso.

     Se Sonic rimase stupito nel vedere il gioiello, mascherò la sua sorpresa per bene. Continuava a guardare il camaleonte con educata curiosità e con un ghigno di superiorità.

     - Ecco come hai fatto ad entrare! Ingegnoso, devo dire! -

     La sua imperturbabile sicurezza venne scossa solo quando lo vide sparire nel nulla e ricomparire alle sue spalle. Prima che potesse voltarsi, venne colpito al torace dalla lama di un lucente pugnale. Espio lo guardò con espressione trionfante, continuando ad affondare l’arma nel corpetto nero, convinto di aver concluso lo scontro. Purtroppo per lui, però, Sonic era di tutt’altro avviso. Con sguardo commiserevole, afferrò il camaleonte per il corno e tirò in giù la sua testa in modo che la fronte cozzasse con il suo ginocchio. Il rettile barcollò stordito, mentre il Tiranno sfilava il pugnale dal corpetto corazzato che aveva attutito il colpo.

     - Dovrai fare ben più di questo se vuoi avere qualche speranza! - lo schernì Sonic.

     Espio non si diede per vinto e, stringendo in pugno il suo Chaos Emerald, scomparve nuovamente alla vista. Questa volta Sonic fu preso alla sprovvista quando sentì un calcio rapido percuoterlo al fianco destro. Lo smarrimento però durò solo pochi secondi. Per evitare di rovinare al suolo, il riccio appoggiò la mano sul pavimento e, mantenendo l’equilibrio, eseguì una spazzata rapida che mise a gambe all’aria il camaleonte.

     Quest’ultimo sparì di nuovo per poi materializzarsi più lontano a distanza di sicurezza.

     - Possiamo giocare anche in due a questo gioco! - esclamò il Tiranno estraendo dal corpetto il suo ciondolo ed impugnando lo smeraldo.

     Accortosi del pericolo, Espio esercitò nuovamente il Chaos Control. Comparve alle spalle del Tiranno, ma lui era più che pronto. Avvertì il potere del suo smeraldo invadergli il corpo, incrementando la sua forza muscolare e la sua velocità. Si voltò di scatto non appena udì la presenza dell’avversario alle sue spalle e, prima che potesse fare una qualunque mossa, lo colpì con spietata violenza al petto. Sonic percepì il sottile scricchiolio di ossa infrante e fu sicuro di avergli fratturato lo sterno.

     Con un volo plateale, Espio atterrò a due metri di distanza e, rantolando al suolo, si premette le mani sul petto per il dolore. Lo smeraldo rosso gli scivolò dalle mani. Era completamente inerme e alla mercé dell’avversario.

     Sonic si divertì a prolungare la sua agonia, avvicinandosi a lui a passo lento e ridacchiando piano. Dopodiché lo afferrò per la gola e lo sollevò di peso. Espio gemette.

     - Piccolo idiota! - disse con tono velenoso - Come hai potuto anche solo immaginare di sconfiggermi in questo modo? Io mi destreggio con l’arte del Chaos Control sin da quando tu portavi ancora i pannolini! Pensare di potermi piegare con le mie stesse armi è squallido e puerile! Che peccato, e dire che ti eri preparato con tanta cura! - e agitò un dito in segno di diniego con l’altra mano che ancora stringeva lo smeraldo verde - Tu sei solo una piccola formica, io sono una montagna! Tu sei un insignificante granello di sabbia, io sono una tempesta! E dal basso della tua ignobiltà hai pensato di poterti misurare con me? - rise di gusto per poi tornare subito serio - No, Espio! Il regno di Lord Sonic non è destinato a finire per mano di un insulso rettile! Né ora né mai! Sei allo stesso livello della polvere che calpesto con le scarpe, come tutti i miei sottoposti! La tua scempiaggine è così grande che non intendo neanche prendermi la briga di scoprire chi ti ha aiutato in questa ridicola messinscena! Gli insetti come te meritano una sola cosa… -

     Sonic tirò indietro il pugno. Lo smeraldo nella sua mano brillò… e dunque fece scattare il braccio verso il ventre del camaleonte, trapassandolo da parte a parte nell’arco di un nanosecondo. Il malcapitato spalancò gli occhi per il dolore. Un rivolo di sangue gli colò dalla bocca.

     - … di essere schiacciati! - completò Sonic mentre sentiva i liquidi interni della sua ex guardia del corpo scorrergli sulla pelle.

     Dopodiché ritrasse il braccio e lasciò cadere la sua vittima, ormai priva di vita mentre giaceva in una pozza di fluido rosso in espansione con gli occhi sbarrati dal terrore.

     - Ad ogni modo ti ringrazio per il gentile regalo! - decretò Sonic raccogliendo il Chaos Emerald rosso.

     A chilometri di distanza, Lance the lion avrebbe avvertito un tuffo al cuore dopo aver sentito la terrificante conversazione nel suo auricolare… il suo complice era stato barbaramente ucciso. Questo aumentò notevolmente la sua rabbia e, completamente accecato dal furore, avrebbe deciso di procedere in quello stesso istante con il suo piano, dando così inizio all’effetto domino.

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Capitolo 11
*** Full Speed Ahead #11 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #11

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#11

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SINS OF PURITY Saga

Thosfobìa

Scritto e ideato da: Knuckster

Non è mai troppo tardi per rendersi conto di un errore e per cercare di rimediare, e anche se probabilmente Shadow non ammetterà mai il suo sbaglio, Sonic e compagni possono stare sicuri che, dopo una serie di rocambolesche peripezie, il loro amico-nemico abbia finalmente capito qual è la parte giusta dalla quale stare. La strada sembra cominciare a farsi in discesa per i mobiani che tentano così strenuamente di difendere il loro pianeta, specialmente dopo la vittoriosa missione di Rouge e delle altre ragazze. Se, però, pensano che i loro guai stanno per giungere al termine, non hanno fatto i conti con la determinazione di Magorian e con lo scioccante nuovo soldato che sta per mettere in campo!

Angel Island – Giorno 5 (Ore 23:30)

     - Dovessi cercare in ogni angolo di questa catapecchia fatiscente, lo troverò! Giuro che lo troverò! -

     Vector era fuori di sé dalla rabbia. Nei suoi occhi splendeva una luce selvaggia e un rivolo di bava gli colava dalle possenti mascelle. Stava mettendo sottosopra la casa di Knuckles nel tentativo di trovare il Chaos Emerald di cui aveva parlato Sonic, ma per quanti sforzi avesse fatto, non c’era ancora riuscito.

     Espio lo guardava appoggiato ad una parete, con le braccia conserte e l’espressione rassegnata. Charmy invece svolazzava contento, divertito nel vedere Vector in preda a quella agitazione.

     - Perché non ti dai pace, Vector? - sospirò il camaleonte - E’ ovvio che lo smeraldo non è qui! Sonic non ha fatto altro che metterti la pulce nell’orecchio! -

     - No! E’ qui, lo so! E’ solo nascosto bene! - sbraitò Vector sollevando il letto per guardarci sotto.

     - Vector ha la testa più dura del marmo, vero Vector? - cantilenò Charmy allegro.

     - Se non vuoi provare di persona quanto è dura la mia testa impara a tenere la bocca chiusa prima che ti arrivi una zuccata! -

     - Quando la smetterai di fare il diavolo a quattro mi troverai qui fuori! - esclamò Espio spazientito, cominciando ad avviarsi verso l’uscita.

     - Qui dentro io sono l’unico che si preoccupa della nostra attività! - sbuffò il coccodrillo rinunciando alla sua ricerca e sedendosi a terra con un tonfo.

     - Quante volte te lo devo ripetere? - replicò Espio - La nostra attività viene dopo la salvezza del pianeta! Non puoi pretendere di usare i Chaos Emeralds come pagamento per l’affitto! -

     - Espio ha ragione! - gli fece eco Charmy - Se il pianeta viene distrutto anche l’ufficio non ci sarà più! Allora forse dovremmo far distruggere il pianeta, così non avremo più l’ufficio e non dovremo più pagare! -

     Ma sembrò che l’idea di Charmy non fosse bene accolta.

     - Certo! - acconsentì Vector sarcastico - Lasciamo che quell’esaltato incenerisca tutto, così avremo un biglietto di sola andata per l’altro mondo! -

     - Comunque sia - intervenne Espio riprendendo il filo - Devi smetterla di andare a caccia degli smeraldi per usarli a tuo vantaggio! Li raccogliamo solo per tenerli al sicuro, non per venderli al primo che capita! -

     - Fai presto a parlare tu! - si lamentò Vector - Non devi avere a che fare con quel gorilla di centocinquanta chili del proprietario! Se vede che non abbiamo soldi per pagare mi spezzerà come uno stuzzicadenti! -

     - Non è colpa nostra se ultimamente non c’è stato lavoro! Ma non per questo sei autorizzato a prendere i Chaos Emeralds che, tra parentesi, varrebbero molto di più della quota dell’affitto! -

     - Infatti! Pensavo che avremmo potuto tenere anche qualcosina per noi! -

     Espio sbuffò sonoramente.

     - Chissà perché, ma me l’aspettavo! -

     - Che bello! - stridette Charmy - Con tutti quei soldi ci potremmo comprare tante belle cose! -

     Espio lo zittì all’improvviso con un brusco cenno della mano. Rizzò le orecchie e ascoltò attentamente. C’erano dei passi felpati sull’erba provenienti dall’esterno.

     - Si sta avvicinando qualcuno! -

     Il trio, spaventato, rimase in silenzio, ascoltando con attenzione i passi sommessi, attutiti dal prato. L’atmosfera notturna non poteva che aumentare la loro agitazione. Un’ombra cominciò a delinearsi sulla soglia dell’ingresso, Espio prese tra le dita le sue stellette, pronto a colpire. Qualcuno entrò nella stanza e i Chaotix avvertirono un momentaneo sollievo quando videro la familiare figura di un riccio. Ma quando si accorsero che il riccio in questione aveva il pelo nero come il carbone e due occhi scarlatti scintillanti, il sollievo si tramutò in terrore puro.

     - E’ qui! - esclamò Espio balzando indietro e preparando il suo bastone mentre Shadow li squadrava.

     Vector fu preso dal panico. Afferrò Charmy per la vita e lo voltò bruscamente, in modo che il suo pungiglione fosse in direzione di Shadow.

     - Aiuto! Il nemico ci ha scoperti! - urlò mentre Charmy strepitava e si dimenava.

     - Cosa sei venuto a fare qui? - domandò Espio aggressivo.

     Shadow non rispose, limitandosi a chiudere gli occhi e a sorridere.

     - Non riesco ancora a crederci! - disse infine, anche se non si rivolgeva a nessuno dei tre - Come è stato possibile che dei simili pagliacci siano stati capaci di tener testa a Rouge e Levine? -

     Un’altra figura indistinta si avvicinò all’uscio, in modo da venire illuminata dalla lampada ad olio. Era Sonic the hedgehog.

     - Aaaaaahhhh! - urlò Vector agitandosi ancora di più e sballottando il povero Charmy - Sonic si è alleato col nemico! -

     Espio sembrava non essere del suo avviso. Non appena vide Sonic parve rassicurarsi e depose le armi, sebbene tenesse lo sguardo fisso su Shadow.

     - Non agitatevi, ragazzi! - li tranquillizzò Sonic - Shadow è a posto! E’ dei nostri adesso! -

     - Chi ce lo garantisce? - protestò Vector - Potrebbe stare balaffando! -

     - Guarda che si dice bluffando! - lo corresse Espio spazientito.

     - Calmati, Vector! - esclamò Charmy, che a furia di tutti quegli scossoni stava cominciando a sentirsi il mal di mare.

     Knuckles e Tails si affacciarono alla porta, seguiti a ruota da Big.

     - Potete stare tranquilli! - disse Tails con voce stanca - Shadow non vi farà alcun male! Ha recuperato tutti i suoi ricordi! Diglielo anche tu, Shadow! -

     Come suo solito, il riccio nero non rispose. Si limitò ad entrare e ad appoggiarsi ad una parete con le braccia conserte e lo sguardo assente. Quando Vector si decise a calmarsi e a mettere a terra Charmy, tutti gli altri poterono entrare per riposarsi.

     - Allora! - disse Sonic dopo che si furono tutti seduti - Che si può dire? La nostra missione è compiuta! Shadow, il riccio prodigo, è finalmente tornato sulla retta via! -

     - Anche se lui non ne sembra molto contento! - puntualizzò Espio ancora sospettoso.

     Shadow continuò ad ignorarlo.

     - Non farci caso! - disse Tails a bassa voce - E’ fatto così! -

     - Notizie di Rouge e delle altre? - intervenne Knuckles con sguardo impaziente.

     - Non si è visto ancora nessuno qui! - rispose Charmy.

     - Sono sicuro che stanno tutte bene! - assicurò Sonic - Riuscirebbero a tenere testa ad un intero esercito per quanto sono testarde! -

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Techno Base – Giorno 5 (Ore 23:45)

     - Questa Magorian non la prenderà bene! -

     I passi di Getara, Drake e Levine risuonavano sul pavimento metallico della Techno Base. Erano appena tornati dalla missione a loro assegnata, nervosi e preoccupati, intenti a scervellarsi nel tentativo di trovare le parole giuste per comunicare a Magorian il loro ennesimo fallimento.

     - Non siamo mai caduti più in basso di così! - commentò Getara con un grosso bozzo in testa.

     - Non sono più disposta a tollerare queste umiliazioni! - gli fece eco una zoppicante Levine molto irritata - E’ davvero il colmo! Se quelle mocciosette mi ricapitano a tiro non sarò responsabile delle mie azioni! -

     - Pensa a qualcosa da raccontare a Magorian invece di blaterare! - ribatté la lucertola.

     - Senti chi parla! Hai un odore orribile! Ti sei rotolato in un porcile, per caso? -

     - Fatti scaraventare dal terzo piano in un cassonetto dell’immondizia e poi dimmi tu che odore avrai! -

     - Sempre meglio che essere investiti da un bolide impazzito! Sono tutta un dolore! -

     I due si voltarono a guardare Drake, che procedeva impettito e silenzioso come sempre, ma dall’espressione dei suoi occhi persi nel vuoto si comprendeva che stava rimuginando su qualcosa.

     - Tu sei l’unico di noi che non ha riportato danni visibili! - sibilò Getara maligno - Il che dà da pensare! -

     - Cosa vorresti insinuare? - rispose Drake accalorandosi.

     - Non era precisamente difficile il tuo compito, vero Drake? - continuò Levine - Dovevi solo dare la caccia alla coniglietta e all’echidna! Eppure sembra che tu abbia fatto tutt’altro! -

     - La metà del tempo l’ho impiegata a cercare Gamma e a rimetterlo in sesto! E poi, Levine, loro due non avevano il Chaos Emerald, ce l’aveva Rouge! E se non sbaglio Rouge era compito tuo! Quindi non sputare sentenze sugli altri quando tu sei la prima che non è riuscita a portare a termine l’incarico! -

     Levine rimase visibilmente stupita.

     - Siamo nervosetti, eh? -

     Drake non rispose, limitandosi a lanciare alla farfalla il suo sguardo più avvelenato.

     - Cercate di risparmiare le forze per quando Magorian ci darà un’altra batosta! - esclamò Getara - Eppure non avrei mai pensato che Sonic e la sua penosa banda sarebbero stati così pericolosi! -

     - La vita è piena di sorprese! - affermò Drake enigmatico.

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     Nella mezz’ora successiva all’arrivo di Sonic e Shadow, l’atmosfera era piuttosto tesa. Knuckles era seduto intento a rigirarsi i pollici, probabilmente molto preoccupato per il ritardo di Rouge. Sonic era disteso sul letto con le mani sulla nuca mentre fissava il soffitto. Tails armeggiava distrattamente con il suo scanner e Vector e Charmy erano impegnati a bisticciare come al solito. Espio fissava imperterrito Shadow in cagnesco, probabilmente gli bruciava ancora la sconfitta subita a Sunset Hill. Dal canto suo, il riccio nero era deciso ad ignorarlo e sembrava molto interessato al palmo della sua mano. Big, invece, giocherellava con Froggy, quasi estraneo alla faccenda.

     Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, sentirono un frusciare d’ali familiare e dei passi smorzati dall’erba. Scattarono tutti allerta e tirarono un sospiro di sollievo quando videro entrare una trionfante Rouge seguita da Amy, che portava in braccio Cream profondamente addormentata, e da Tikal, con Cheese accoccolato tra le sue braccia. Knuckles ed Espio scattarono in piedi, quasi senza accorgersene. Rouge arricciò un labbro.

     - Siete sane e salve per fortuna! - disse Tails asciugandosi la fronte.

     - Ammirate, signore e signori, il trionfo di Rouge! - esclamò il pipistrello soddisfatto mostrando al pubblico lo scintillante smeraldo verde e lanciandolo a Sonic con una noncuranza di cui non l’avrebbero ritenuta capace.

     - Siete state grandi, ragazze! Un altro smeraldo per noi! Come vorrei vedere la faccia di Magorian in questo momento! -

     L’atmosfera si era decisamente rilassata. Sonic si spostò per permettere ad Amy di poggiare Cream sul letto, per poi parlare con lei con tono basso e con parole che nessuno riusciva a sentire. Knuckles ed Espio continuavano a gettare occhiatine a Rouge, che sembrò non curarsi di loro. Tikal si sistemò tra Tails e Big per poter riposare un po’. La maggior parte degli sguardi erano però diretti a Shadow, sempre fermo nella solita posizione, senza aver detto nemmeno una parola.

     - E così sei di nuovo dei nostri, Shadow! - cominciò Rouge rompendo il ghiaccio - Mi sento decisamente più tranquilla ad uscire adesso che so che non sei più in preda alla tua furia omicida! -

     - A quanto pare! - rispose Shadow distratto.

     - E così adesso abbiamo due smeraldi! - annunciò Sonic estraendo lo smeraldo giallo dalla tasca dei pantaloni (A Vector schizzarono gli occhi fuori dalle orbite) - E contando anche quello di Shadow sono tre! Siamo ormai a metà dell’opera, ragazzi! -

     - Dobbiamo solo assicurarci che i restanti tre Chaos Emeralds non finiscano nelle mani di Magorian! - disse Knuckles.

     - Non dobbiamo dimenticarci di Eggman però! - puntualizzò Amy.

     - Anche se gli altri smeraldi finiscono nelle mani di testa d’uovo è sempre meglio che vederli in possesso di Magorian! - replicò Sonic - In questo momento la minaccia peggiore è lui! -

     - Immagino che Shadow avrà molto da dirci! - esordì Espio.

     - Cosa intendi dire? -

     - Hai trascorso parecchio tempo con Magorian e sicuramente avrai imparato a conoscerlo! Potresti avere delle informazioni utili, ad esempio da dove viene, chi è esattamente, se ha qualche punto debole! -

     Shadow sbuffò. Era di un umore parecchio strano.

     - Non ho niente da dirvi! Su Magorian non so niente di diverso da quello che sapete voi! -

     Espio si alzò irritato.

     - Non puoi dircelo o non vuoi? -

     Shadow gli andò incontro.

     - Perché non cerchi di scoprirlo da te? -

     - Ehi, ehi! - intervenne Sonic cercando di placare gli animi - Non è il caso di fare i diavoli a quattro! Sentite, siamo tutti stanchi… una bella dormita è quello che ci vuole! Affronteremo meglio il problema domani mattina! -

     Shadow fulminò il camaleonte con lo sguardo, prima di avviarsi verso l’uscio dicendo: - A questo punto non c’è più motivo che io rimanga! -

     - Un attimo, Shadow! - lo fermò Sonic - Il tuo smeraldo… perché non me lo consegni? -

     I due ricci si squadrarono a fondo, come se stessero tentando di comunicare senza parole.

     - Parliamoci chiaro! Sono disposto ad aiutarvi a buttare giù Magorian, ma questo non vuol dire che dovrò stare incollato a voi! Custodirò io questo smeraldo fino a quando non saranno stati recuperati gli altri! -

     E detto questo, se ne andò, lasciandosi dietro un silenzio attonito.

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     - Hai mai fatto caso a quante parole esistono per dire che un oggetto emana luce? Luminoso… splendente… scintillante… radioso… lucente… brillante… sfavillante… sfolgorante… ce n’è per tutti i gusti! -

     Nulla sembrava poter distogliere Magorian dalle sue oscure elucubrazioni, mentre, seduto sulla grande poltrona, si rigirava tra le dita affusolate una grande gemma bianca che emanava una luce fosforescente.

     - Riesco quasi… ad assaggiare la sua energia… è come elettricità… una scarica che si diffonde in tutto il mio corpo… penetra fin dentro le ossa… è un qualcosa di indescrivibile… come può una pietra così piccola racchiudere un potere così immenso? Te lo sei mai chiesto? -

     Qualcuno si mosse nell’ombra della fredda stanza. Era una figura alta e smilza, talmente rigida da farla sembrare una statua, e il colore scuro della sua pelle contribuiva a mimetizzarla perfettamente nel buio. Solo i suoi occhi rilucevano sinistri, due luccichii argentati, quasi come capocchie di spillo.

     Le porte automatiche della sala si spalancarono e tre persone fecero il loro ingresso. Drake capeggiava il gruppetto, seguito da Getara e Levine, decisamente malridotti. Magorian voltò immediatamente la poltrona, in modo da trovarsi di fronte ai suoi agenti, poi li squadrò attentamente. Nessuno di loro aveva il coraggio di sostenere il suo sguardo.

     - Ebbene? - chiese infine con il tono più tagliente di cui era capace.

     I tre si guardarono tra loro, intimoriti come non mai, poi uno di loro si decise a prendere coraggio e a parlare.

     - L’operazione è andata a monte, Magorian! - disse Drake tutto d’un fiato - Purtroppo Sonic e la sua banda sono riusciti a mettere le mani su quel Chaos Emerald! -

     Contrariamente a tutte le loro aspettative, la reazione di Magorian fu assurda. Rovesciò il capo e scoppiò in una fragorosa e gracchiante risata.

     - Come volevasi dimostrare! - esclamò stranamente divertito - Come avrei potuto aspettarmi qualcosa di diverso da voi? -

     - Non… non sei arrabbiato? - mormorò Getara incerto.

     - Oramai, mio viscido amico, arrabbiarsi non serve più a nulla! Anche infliggervi una qualsiasi punizione sarebbe uno spreco di tempo e di energie! Ho deciso di lasciar perdere! Anche perché d’ora in poi non dovrò più penare per vedere un mio ordine eseguito! -

     - Cosa intendi dire? - domandò Levine.

     - Voglio dire, mia cara, che finalmente non dovrò più tollerare la vostra patetica incompetenza! E’ arrivato qualcuno che sarà in grado di sopprimere quel riccio della malora e la sua penosa compagnia! Mostrati ai tuoi colleghi… Agente Quattro! -

     Le parole di Magorian ebbero un effetto stupefacente sul gruppetto. Dalle loro espressioni si capiva perfettamente che avevano il cuore in gola. Solo Drake sembrava aver conservato il suo autocontrollo, anche se, coperto dal pesante elmo, la sua espressione non poteva essere decifrata.

     Un’ombra indistinta si mosse nell’oscurità, fece qualche passo in avanti e si mostrò alla pallida luce dei neon. Aveva fattezze palesemente canine, ma come gli altri agenti sapevano era uno sciacallo. Alto, imponente e impettito, con un folto pelo nero e lucido, le braccia forti e muscolose e due occhi d’argento che sembravano risplendere. Aveva due orecchie ritte a punta, un muso allungato e una paurosa serie di denti puntuti e affilati. Le sue calzature non erano altro che strisce di tela avvolte e tenute insieme da una corda di iuta alle caviglie. Portava una maglia bianca di lino senza maniche e un drappo che gli si avvolgeva attorno alla vita, decorato con motivi geometrici. Indossava numerosi bracciali e collane dorate ma la cosa più accattivante era uno zaffiro di un blu intenso a forma di goccia incastonato sulla sua fronte.

     L’agente quattro squadrava i suoi compagni con una curiosa espressione a metà tra l’annoiato e il curioso.

     - Seth! - esclamò Levine, forse la più contenta dei tre di vederlo.

     Per un attimo dagli sguardi che i due si scambiarono balenò un’intesa apparentemente molto salda. La farfalla lanciò un impercettibile cenno che però non fu ricambiato dallo sciacallo.

     - Ora che Seth è tra noi - riprese Magorian soddisfatto - I nostri problemi saranno solo un pallido ricordo! -

     - E come mai è arrivato solo ora? - proruppe Getara - Dov’era lui mentre noi sudavamo sette camicie per tener testa a quel branco di mocciosi esagitati? -

     - Seth era in missione per conto mio! - rispose l’uomo palesemente irritato - Una missione che solo lui era in grado di adempiere! E a quanto pare la mia fiducia è stata ben riposta visto il risultato! -

     Magorian mostrò agli altri lo scintillante Chaos Emerald bianco, lasciandoli di stucco.

     - Quando potrò sperare che siate voi a portarmi una di queste pietruzze sarà probabilmente già troppo tardi! Adesso ritiratevi nelle vostre stanze… per oggi mi avete deluso abbastanza! -

     E senza aggiungere altro, i tre se ne andarono. Drake uscì in silenzio, Getara borbottava sottovoce e Levine non se ne andò prima di aver strizzato l’occhio ad un indifferente Seth.

     - Dove eravamo rimasti? - chiese l’uomo dopo che la porta automatica si fu richiusa.

     - Come può una pietra così piccola racchiudere un tale potere! - rispose lo sciacallo, parlando per la prima volta.

     - Ah, giusto… te lo sei mai chiesto, Seth? -

     - Veramente no! -

     Gli occhi di fuoco di Magorian incontrarono per un momento quelli di acciaio di Seth. Entrambi sostenevano lo sguardo fisso del loro interlocutore, ma fu Magorian ad interrompere il contatto visivo, sogghignando stranamente.

     - So che sai essere molto persuasivo! - disse continuando a rigirarsi lo smeraldo tra le dita - Ma non c’è bisogno di mettere in pratica ciò che ti ho insegnato! Ti racconterò comunque tutto! -

     L’uomo fece un attimo di pausa… poi proseguì.

     - Il principio… l’inizio di ogni cosa… quando l’immensa vastità dell’universo era dominata dal caos… un puro, semplice, meraviglioso, inenarrabile caos… una straordinaria entropia che ricopriva tutto ciò che c’era… tutti i primi nuclei dell’essere, tutto ciò che esisteva si muoveva in un enorme spazio sconfinato, nella più totale confusione… uno spettacolo sublime… fino a quando non nacque la forza opposta del caos… l’ordine… i nuclei dell’essere cominciarono ad aggregarsi, ad abbandonare la scioltezza e l’indipendenza che li aveva governati fino a quel punto… si disposero uniformemente annullando gradualmente il caos… nacque la materia… i nuclei di essere cominciarono a sparire, risucchiati in unici grandi corpi… nacque l’universo… galassie, costellazioni, supernove, pianeti disposti parallelamente nello spazio e nel tempo… disposti uniformemente nel cosmo… l’ordine aveva sconfitto il caos… del grande miscuglio di essenza che c’era in principio, rimase solo energia… l’energia prodotta dall’incessante movimento dei nuclei di essere… l’ordine trovò il modo di incatenare con le sue leggi anche l’energia del caos… questa energia fu cristallizzata dalla materia… e così nacquero quelli che poi sarebbero diventati i Chaos Emeralds… all’inizio non erano altro che enormi blocchi di roccia cristallina che vagavano nello spazio… sette asteroidi che incatenavano l’energia del caos… ma tutto questo aveva i suoi risvolti inattesi… il principio stesso dell’entropia è la completa sregolatezza e confusione… è impossibile tenere imprigionato il caos senza avere ripercussioni… l’energia che premeva agli angoli delle sue prigioni cominciava a trasparire… ma non era più semplice caos… la sua costrizione nelle catene della materia aveva trasformato quella forza in energia negativa… la più estrema delle forze… la distruzione… l’essenza della distruzione… tutta quell’energia negativa in libertà cominciò ad estinguere tutto ciò che l’ordine aveva creato… e fu così che l’ordine racchiuse e cristallizzò l’energia negativa in un altro asteroide… più piccolo, molto più piccolo… quello che sarebbe diventato la mia Gemma dell’Occulto! -

     - Quando ormai l’universo si era completamente formato, queste otto rocce vaganti continuavano a vagabondarci all’interno… fino a che un giorno non persero stabilità, furono catturati dall’attrazione gravitazionale e si schiantarono su questo pianeta… le sette rocce del caos finirono qui, mentre la roccia dell’occulto cadde sul pianeta gemello a questo… la Terra! -

     - Ed è qui che entro in gioco io… un essere umano… non ho alcun ricordo del mio passato… non conosco la mia identità, ma questo non mi ha mai interessato… so solo che vivevo sul pianeta Terra e la mia misera vita è cambiata radicalmente quando sono venuto in contatto con una piccola pietra viola, precipitata sul pianeta… la Gemma dell’Occulto… nel momento stesso in cui l’ho toccata, l’energia della distruzione si è liberata dalle sue catene ed ha invaso il mio corpo… non so come sia sopravvissuto… la mia carne avrebbe dovuto andare in pezzi… invece quel potere maligno mi ha invaso… il mio corpo ne è stato contaminato come da un morbo… ho acquisito un potere mostruoso e con esso una grande conoscenza… ho visto le immagini dell’origine della realtà… ecco come ho potuto raccontarti tutto questo… ma in questo straordinario processo, scattò qualcos’altro… il fenomeno del Chaos Control… l’unico mezzo per mettere in comunicazione due mondi paralleli e per il trasferimento istantaneo della materia… venni strappato dalla Terra e finii in questo mondo dominato da animali parlanti… ma questo non importava fintantoché avevo questo dono… potere, conoscenza, invulnerabilità e la possibilità di vivere in eterno… avevo acquistato la lunga vita… ero diventato un dio! -

     - Però tutto il mio grande potere aveva un prezzo… il mio corpo cominciò a non sopportare questo forte stress… ne rimasi avvelenato… il mio corpo si avvizzì e i miei muscoli si atrofizzarono… la mia forza fisica si estinse quasi del tutto e i miei lineamenti umani si sbiadirono… e così assunsi l’aspetto che ho adesso… ero un vecchio stanco… a nulla servivano i miei poteri divini senza la forza fisica necessaria a sostenerli… ancora adesso non potrei liberare tutta la mia forza distruttiva senza rischiare di danneggiare il mio corpo… dovevo trovare il modo di risolvere quel problema! -

     - Trascorsi la maggior parte della mia esistenza ad esplorare questo pianeta sconosciuto… e man mano che entravo in contatto con i suoi abitanti, il mio odio per loro cresceva… un giorno venni a sapere di una tribù di echidna che adorava da secoli le reliquie di un dio del caos… e quando scoprii che quelle reliquie erano le sette rocce ne rimasi estasiato… erano molto diverse da come le avevo viste… non erano più grandi rocce… il tempo e gli abitanti del pianeta le avevano scolpite, trasformandole in pietre più piccole, più simili agli attuali smeraldi… e questo non aveva fatto altro che giovare… più piccole sono le dimensioni, più grande e concentrato è il loro potere… ero sicuro che se fossi riuscito ad impadronirmene, avrei acquisito la forza necessaria ad ottenere un corpo degno del mio potere… l’intera energia del caos sarebbe scorsa nelle mie vene e mi avrebbe trasformato in un dio assoluto! -

     - Mi infiltrai nella tribù come un viandante sperduto e studiai gli abitanti da vicino… ma nessuno del villaggio sembrava essere a conoscenza di quel tempio… solo una di loro… una ragazza… la figlia del capo-villaggio… seguendola scoprii che visitava regolarmente il tempio… era diventata una vestale… adorava una specie di dio del caos che, secondo alcune iscrizioni, risiedeva in quel tempio da generazioni… all’epoca pensai fossero tutte balle... loro non conoscevano l’origine dell’universo, non conoscevano la storia degli smeraldi… era scontato che le loro menti così poco evolute riconducessero questi fenomeni ad una presunta divinità… davvero patetico, non trovi? -

     - Non appena scoprii l’ubicazione del tempio non persi tempo… sottrassi le sette pietre e mi preparai alla cerimonia della mia ascesa… unendo la mia gemma agli smeraldi avrei disposto di un’energia inesauribile e sarei stato in grado di plasmare il mio corpo a piacimento… ma qualcosa andò storto… quella vestale disponeva di un potere che, lo ammetto, non avevo previsto… era un altro smeraldo… una pietra che chiamava Master Emerald… con quella fu capace di risucchiare l’energia del caos dagli smeraldi… il rituale fu interrotto bruscamente e tutte le energie vennero prosciugate dal mio corpo… ero più vecchio e stanco che mai… fui costretto a sparire nell’ombra come un verme… la più grande umiliazione della mia vita! -

     - Trascorsi i successivi anni a spiare la tribù di nascosto e a raccogliere quante più informazioni possibili… venni a sapere che quel misterioso Master Emerald fu creato molto tempo fa da uno stregone antenato della tribù degli echidna… si era accorto del potere dei Chaos Emeralds e aveva pensato bene di creare un artefatto con la capacità di neutralizzare la loro furia, se mai si fosse scatenata… era quella l’unica arma che avevano contro di me… quando ebbi recuperato le forze ed ero pronto per un nuovo attacco si scatenò il putiferio… la tribù, in lotta con i suoi simili, decise di utilizzare gli smeraldi contro di loro… avrei tanto voluto assistere a questa ridicola scena… degli esseri così inferiori tentare di utilizzare gli imponderabili poteri del caos… quando ci provarono, un’entità soprannaturale apparve… ed aveva una tale forza da spazzare via l’intera civilizzazione… il dio che adoravano, Chaos… tutte le tribù furono distrutte da lui, finché la vestale non trovò il modo di metterlo a dormire nel Master Emerald… i Chaos Emeralds andarono perduti in quello spettacolo apocalittico, mandando a monte i miei progetti… rimasi di stucco… quella divinità esisteva davvero dopotutto! Ma da dove proveniva? Giunsi alla conclusione che fosse un’incarnazione del caos stesso, l’ultima stilla di entropia relegata anch’essa nelle prigioni della materia… a guardia dei Chaos Emeralds che racchiudono la sua essenza! -

     - Non potevo correre altri rischi… decisi che prima di colpire di nuovo, mi sarei preparato a dovere… perché un’altra sconfitta mi sarebbe potuta essere fatale… così, mentre gli ultimi echidna superstiti continuavano a vegliare sul tempio (quell’echidna rossa testarda è infatti il loro ultimo discendente) io vagavo per il pianeta… volevo affinare i miei poteri e le mie capacità, cosicché quando fossi tornato sarei stato ancora più potente… dopo tanti allenamenti acquisii il divino potere di creare la vita! Almeno in parte a dire la verità… le mie creazioni sono solo ombre prive di emozioni, schiave del mio volere… i miei ninja… ma non sarebbero stati sufficienti quei soldati ad aumentare le mie forze… avevo bisogno di generali che li guidassero… e così creai voi… Drake fu il primo… seguito da Getara, Levine e infine da te, Seth… vi ho dotati di poteri eccezionali, affinché mi aiutaste nella mia nobile opera di creazione… col vostro aiuto avrei spazzato questa razza indegna che ammorba il pianeta e avrei dato inizio ad una nuova era… ma per farlo ho bisogno dei Chaos Emeralds… quindi ti rendi conto di quanto siano essenziali per il mio scopo! -

     - Lo comprendo! - disse lo sciacallo.

     - Allora non mi resta che affidarmi a te! Assicurati di portarmeli tutti quanti! -

     - Non ti deluderò! - esclamò Seth piegandosi in un inchino prima di lasciare la stanza.

     Magorian guardò nuovamente lo smeraldo bianco.

     - Niente potrà impedirmi di realizzare il mio piano! - mormorò - Niente! -

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     Drake si tolse pezzo per pezzo la pesante armatura rossa e la gettò in un angolo producendo un forte clangore. Si asciugò la fronte bagnata di sudore e si sedette sul letto della sua stanza, con un’espressione assorta. Si guardò in uno specchio a muro e pensò che senza quella stupida armatura il suo aspetto non era poi così truce. Era alto e sciolto, ricoperto da un folto pelo bruno. La sua lupesca coda flessuosa ondeggiava lentamente. Il suo muso era lungo e appuntito e le sue orecchie, una delle quali mozzata in un punto, erano ritte sul suo capo. Il suo petto era largo e muscoloso, così come le sue braccia. Indossava una maglia leggera di tessuto rosso e dei pantaloni di tela blu lunghi fino alle ginocchia.

     Mentre stava guardando il suo riflesso, dei passi si avvicinarono alla porta automatica della sua stanza, che si aprì con uno scatto rivelando la figura di Seth.

     - Posso entrare? - chiese educatamente lo sciacallo.

     - Visto che sei già qui… - rispose Drake distratto.

     - L’edificio non ha altre stanze da letto, per cui sarò costretto ad importi la mia presenza! -

     - Vuoi dirmi che in questo posto enorme non ci sono altre stanze? -

     - Magorian occupa quella del dottor Eggman… e Getara e Levine si sono già appropriati di quelle dei suoi due assistenti! -

     - Ma qui c’è un solo letto… non vorrai che… -

     Seth sorrise… un sorriso inquietante…

     - Non preoccuparti! Non dormo molto… mi basterà rintanarmi in un angolo… e poi… non sono del tutto sicuro che tu lo usi quel letto! -

     Drake fu punto sul vivo.

     - E da cosa te ne accorgi? -

     - Le lenzuola sono rimboccate e il letto è già fatto… e non credo che qui ci sia una cameriera robot che rassetta le stanze! -

     Il lupo non seppe cosa rispondere. Evitò di guardare Seth negli occhi, perché era non poco imbarazzato.

     - Dormo sul pavimento… accucciato… -

     - Come un vero lupo! -

     - Se Magorian lo sapesse non la prenderebbe molto bene! -

     - Lo immagino! Dopo tutto quello che ha fatto per insegnarti a comportarti da essere umano… non ho mai capito perché con me, Getara e Levine non ha fatto lo stesso! -

     - Voi siete diversi! Vi ha incontrati già da adulti… io sono stato cresciuto da lui… sin da piccolo! -

     - Continua! -

     - Non ho voglia di parlarne! - esclamò Drake deciso, ma non poté fare a meno di puntare il suo sguardo sugli occhi di Seth.

     In quel momento sembrò paralizzarsi… sentì una strana attrazione magnetica impedirgli di staccare gli occhi da quelli di Seth… così argentati… brillanti… avevano uno strano bagliore sinistro…

     - Ho detto… continua… - sussurrò Seth.

     - Cosa vuoi sapere? - mormorò Drake, succube degli occhi del collega.

     - Come hai conosciuto Magorian? -

     - Quella notte… -

     - Notte? -

     - Non dimenticherò mai quella notte… quell’orrenda notte che mi cambiò la vita… ero solo un cucciolo allora… un cucciolo indifeso e spaventato… vivevo con i miei genitori nel cuore della foresta… mio padre, era così fiero, saggio, coraggioso… e mia madre… così… dolce, apprensiva, affettuosa… ma non ricordo molto di loro… della mia famiglia… una famiglia di lupi… ero… piccolo per ricordare… ma quella notte… quella orribile notte di temporale… qualcosa… ci attaccò… quella luce accecante… ci venne incontro… mio padre disse a mia madre di prendermi e di fuggire… la mamma mi prese per il collo… e fuggì… la luce… la luce colpì papà… papà, sta… stava morendo… scappammo per la foresta… ma la luce ci inseguì… colpì anche lei… non riusciva più a muoversi… mi disse di correre, di scappare… ma io non volevo lasciarla… avevo troppa paura… e quella luce… quella luce si stava avvicinando… corsi via e mi nascosi tra gli alberi… non sentivo più la mamma… solo la pioggia, i tuoni, i lampi… poi qualcosa si avvicinò a me… mi trovò… io avevo paura, troppo paura per muovermi… e mi trovò! -

     - Che cos’era? -

     - Era Magorian… mi prese e mi tirò fuori di lì… mi disse che i miei genitori erano morti e che da quel momento in poi si sarebbe preso lui cura di me! -

     - E così ti ha allevato! -

     - Mi ha cresciuto come un figlio… ha allenato il mio corpo e la mia mente, e mi ha insegnato a combattere… mi ha donato il potere di produrre il fuoco e di manipolarlo a mio piacimento… diceva sempre che un grande destino mi aspettava… al suo fianco… sarei stato parte di un progetto che avrebbe cambiato il pianeta… man mano che crescevo lui mi diceva che era sempre più preoccupato… che non dovevo cedere agli istinti animaleschi… o avrei fatto la stessa fine dei miei genitori… così mi insegnò a comportarmi da essere umano… forgiò per me quell’armatura… doveva coprire quella che lui chiamava la mia deformità… sopprimere il mio istinto di lupo… -

     - E c’è riuscito? -

     - Io non lo so… credo di sì… tutt’ora mi sento molto più uomo che lupo! -

     - Ma c’è ancora qualcosa di lupesco in te… avverti il richiamo della foresta… della natura… del mondo a cui tu appartieni… altrimenti non dormiresti sul pavimento come un animale e non odieresti tanto quell’armatura da scaraventarla al suolo! Le catene che imprigionano la tua vera essenza cominciano a soffocarti! -

     - Io… non so… -

     - Perché sei così leale e fedele nei confronti di Magorian? -

     - Lui mi ha cresciuto… si è preso cura di me… senza di lui sarei morto quella notte nella foresta… mi ha dato un grande potere… e poi con lui ho avuto l’occasione di visitare tanti posti e conoscere tante cose… e potrò farlo ancora… fino a quando non lo scoprirò… -

     - Scoprirò cosa? -

     - Cosa ha ucciso i miei genitori! -

     Seth sorrise impercettibilmente.

     - Forse le risposte che cerchi sono più vicine a te di quanto pensi… comunque sia… è tutto quello che volevo sapere! -

     Seth sbatté le palpebre interrompendo il contatto visivo con Drake. Il lupo le sbatté a sua volta, e scosse la testa, stordito, come appena svegliatosi da un lungo sonno.

     - Cosa… cosa… stavamo dicendo? - si chiese balbettando.

     - Stavo appunto dicendo che forse è meglio se vado a dormire da un’altra parte! - rispose Seth mellifluo - Ti auguro una buona notte, lupetto! - e si voltò uscendo dalla stanza e lasciandosi alle spalle un confuso Drake.

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Eggmanland – Giorno 6 (Ore 00:15)

     - Vacci tu! -

     - No, vai tu! Io sono andato l’ultima volta! -

     - Mandiamoci Bokkun allora! -

     - Stai scherzando? L’ultima volta mi ha quasi strangolato! -

     C’era una strana atmosfera nel quartier generale del dottor Eggman. Era da poco ritornato dalla pericolosa missione col fine di portare Shadow dalla sua parte e, appena rientrato, aveva ricevuto notizia da una delle sue spie robotiche che un altro Chaos Emerald era finito nelle mani dell’odiato Sonic. Deluso, frustrato e amareggiato, era sprofondato nella sua maxi poltrona in pelle, si era voltato e non aveva più proferito parola. Ora i suoi assistenti stavano sgomitando per decidere chi tra loro dovesse andare a sincerarsi delle sue condizioni. Conoscevano bene la sua esuberante loquacità e sapevano altrettanto bene che queste improvvise crisi di mutismo non portavano a niente di buono.

     - Ok, allora ci andiamo tutti insieme! - propose Bocoe.

     - Piano però! - replicò Decoe - E’ capace di smontarci pezzo per pezzo se ha la luna storta! -

     - Andate avanti voi! - li esortò Bokkun.

     Cautamente, i tre automi si avvicinarono al dottore. Prima lo chiamarono a bassa voce e poi insistettero ancora, non avendo ricevuto risposta. Seppur tremanti, si presero coraggio e si avvicinarono ancora di più. Afferrarono lo schienale e voltarono lentamente la poltrona. Lo spettacolo che gli si parò di fronte fu l’ultimo che si aspettavano. Eggman era comodamente seduto, con un gomito appoggiato ad un bracciolo e un ampio sorriso dipinto sotto gli scompigliati baffoni.

     - Dottore, si sente bene? - domandò Decoe sconcertato dal suo inquietante ghigno.

     - Mai stato meglio, ferraglia! - esclamò esuberante - Sono così contento che quasi quasi eviterò di mandarvi alla rottamazione! -

     - E’ contento pur non essendo riuscito a portare Shadow dalla nostra parte? - bofonchiò Bocoe.

     - E sapendo che non potrà avere il suo smeraldo? - aggiunse Decoe.

     - Nonché che con quello di Shadow e quello che ha raccolto Rouge adesso Sonic ha un totale di tre smeraldi? - concluse Bokkun.

     - Non c’è bisogno di rigirare il coltello nella piaga! - bofonchiò Eggman irritato - So benissimo che al momento siamo in svantaggio tattico, ma un brillante genio come me ha sempre un piano alternativo! -

     - Un piano alternativo? - ripeterono i tre robot in coro.

     - Esattamente! Vedete, per far sì che la bilancia della vittoria penda di nuovo dalla nostra parte la cosa più saggia da fare è lasciare che gli eventi… si sviluppino! Ce ne staremo in disparte buoni buoni lasciando che Sonic e Magorian facciano il lavoro per noi! Nel frattempo potenzieremo i nostri nuovi robot fino al culmine e poi, quando tutte le uova saranno radunate in un solo paniere, non dovremo fare altro che allungare le nostre mani bramose e arraffarle tutte! Geniale, vero? -

     - Se non altro è più intelligente del nostro ultimo piano! - commentò Decoe.

     - E’ così che giocano i vincenti! - replicò il dottore trionfante.

     - Ah, è così che giocano? -

     - A saperlo avremmo evitato una lunga e desolante serie di sconfitte! - disse Bocoe falsamente impressionato.

     - Non voglio più sentire parlare di sconfitte d’ora in poi! - sbottò Eggman - Il nostro nuovo motto sarà “pensare positivo”! - e alzò il pugno in alto in un gesto di vittoria.

     I tre assistenti si guardarono perplessi.

     - Mi fa paura quando è così di buonumore! - commentò Bokkun.

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Techno Base – Giorno 6 (Ore 12:00)

     Come un commilitone di soldati, i quattro agenti di Magorian erano schierati in fila, rigidi come statue e quasi sull’attenti, mentre il loro capo passeggiava tranquillamente di fronte a loro con aria assorta. Drake era all’estrema sinistra, che sfoggiava la sua armatura fiammante appositamente lucidata. Aveva un’aria nervosa e di tanto in tanto lanciava occhiate apprensive a Seth, il quale chiudeva la fila, fiero e maestoso come una divinità. Dal canto suo, Getara tamburellava nervosamente con le dita sulle gambe mentre faceva sibilare la sua lingua biforcuta. Invece Levine era, come al solito, intenta a limarsi frivolamente le unghie come se tutto quello non la riguardasse.

     Magorian camminava, o meglio si trascinava con andatura zoppicante, avanti e indietro senza proferir parola. Drake osservava attentamente l’andatura incerta del suo maestro rimuginando tra sé. Possedere la Gemma dell’Occulto gli era costato davvero molto. Il suo fisico era debilitato, avvelenato dall’energia della pietra, e peggiorava sempre di più con il passare del tempo. In uno scontro corpo a corpo non avrebbe avuto nessuna chance di vittoria, se non fosse stato per i suoi spaventosi poteri. Involontariamente si ritrovò ad immaginare una lotta tra lui e Magorian, in cui era in schiacciante superiorità grazie alla sua forza e alla sua agilità ferina, mentre il pover’uomo soccombeva per mano di uno della razza che tanto odiava. Come destatosi da un sonno ipnotico, Drake si rese conto di quello che stava pensando e scosse forte la testa come per espellere quelle immagini. Si ritrovò ad incrociare lo sguardo di Seth che gli sorrideva con un ghigno enigmatico. Prima gli strizzò l’occhio, poi fece un breve cenno per indicare il ritmico zoppicare di Magorian… proprio come se fosse stato a conoscenza dei pensieri di Drake!

     - Bene, miei fidati sudditi! - disse infine Magorian, sottolineando stranamente la parola “fidati” con un sorrisetto ironico - Ho un nuovo incarico per voi! -

     - Finalmente! - esclamò Getara impaziente - Non vedevo l’ora di un po’ d’azione! Ho un certo conto da regolare con un’irritante ragazza pipistrello! -

     - Scordatelo, faccia di rettile! - sbottò Levine - Il piacere di sistemare quella smorfiosa volante sarà mio! Voglio godere ogni singolo momento di quando le strapperò le ali dalla schiena! -

     Il volto della farfalla era segnato da una furia cieca.

     - Siete tutti un po’ troppo irruenti! - replicò Magorian aspramente - Non ho mai detto che la vostra missione abbia a che vedere con Sonic e la sua banda! -

     Il sorriso sul volto di Getara si spense e Levine assunse un’aria indispettita.

     - Credevo fosse stato individuato un nuovo Chaos Emerald! - disse Drake tranquillo.

     - Infatti è così! Ma non sarete voi a recuperarlo, per voi ho un incarico molto più delicato! -

     - E sarebbe? - ribatté Levine con una malcelata irritazione nella voce.

     - Dovrete scoprire dove si nasconde il nostro vecchio amico, il dottor Eggman! Le sue interferenze si stanno rivelando alquanto seccanti, nonché rischiose per il successo del mio progetto! Prendete Metal Sonic e cercate di scoprire dove si nasconde! Drake sarà a capo della missione! Non deludetemi anche questa volta! -

     Le espressioni sui volti dei tre agenti non avrebbero saputo esprimere meglio la loro delusione. Non solo era stato affidato loro un compito che non rispecchiava le loro aspettative, ma che era anche un chiaro espediente perché si togliessero dai piedi. Fu tale lo stupore che rimasero lì impalati per diversi minuti.

     - Ancora qui? - chiese Magorian con finto stupore.

     Drake, Getara e Levine decisero così, riluttanti, di andare a prepararsi per la missione, non prima di aver gettato un’occhiata di puro disprezzo a Magorian e a Seth, che evidentemente sarebbe stato incaricato del recupero del Chaos Emerald.

     - Finalmente! - sospirò Magorian quando i tre se ne furono andati.

     - I miei colleghi non parevano molto contenti della tua decisione! - disse Seth con la sua voce pacata.

     - Poco importa! - ribatté l’uomo sprezzante - Se avessi mandato loro sarebbero tornati con un pugno di mosche! Levine e Getara sono troppo presi dalle loro stupide rivalità! -

     - E per quanto riguarda Drake? -

     - Si sta comportando in modo strano ultimamente! Non vorrei che cominciasse a mettere in dubbio la sua fedeltà! Ma tutto questo non importa ora! -

     Magorian si avvicinò allo sciacallo e gli posò le pallide mani affusolate sulle spalle. Seth lo fissò con i suoi penetranti occhi d’acciaio, non ricordando che l’avesse mai toccato prima di quel momento.

     - Il mio successo dipende da te! - disse l’uomo fiducioso - Sei l’unico di cui mi possa fidare! - e gli porse lo scintillante smeraldo bianco - Sai cosa devi fare! Portami quel Chaos Emerald e sistema il riccio e i suoi penosi compari una volta per tutte! -

     Seth prese la gemma, rimirandola per un istante, prima di dire un laconico: - Dove si trova? -

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Angel Island – Giorno 6 (Ore 12:00)

     - A Sandopolis! - rispose Tails eccitato.

     Era ormai mezzogiorno inoltrato e il sole splendente gettava raggi cocenti sul panorama di Angel Island. Aleggiava un’afosa canicola come mai si era visto, ma il caldo era l’ultima delle preoccupazioni di Sonic e dei suoi amici. Si erano tutti svegliati di buon’ora, troppo eccitati e nervosi per poter riposare più a lungo. Erano tutti perfettamente consci che la fine di quella estenuante guerra, durata più di cinque giorni, si stava avvicinando, un conflitto che era costato loro molta fatica e sudore, aveva fatto provare loro grandi paure, aveva messo a repentaglio più volte la loro vita ma aveva anche regalato momenti indimenticabili.

     Con solo tre smeraldi rimasti da recuperare, il sonno di tutto il gruppo era stato inquietato da preoccupazioni, pensieri sinistri e paure nascoste. Ma erano perfettamente consapevoli che tutto stava volgendo al termine. E fu proprio per questo motivo che, quando lo scanner di Tails, ormai inseparabile, squillò con il familiare bip intermittente, il pranzo venne interrotto e tutti quanti si radunarono attorno a lui. L’aria di nervosa attesa in cui tutti erano immersi era stata finalmente spezzata.

     - Il segnale è un po’ debole! - disse Tails armeggiando con i pulsanti - Ma sono sicuro che si trova in quella regione! -

     Sonic, Knuckles, Amy ed Espio erano riuniti attorno al volpino, in trepidante attesa. Vector e Big li sovrastavano con la loro grande mole e guardavano lo scanner dall’alto in basso. Charmy e Cream tentavano di trovare uno scorcio per poter guardare oltre i due colossi, sotto lo sguardo serio di Tikal. Rouge e Shadow sembravano gli unici apparentemente disinteressati. Se ne stavano appoggiati ad un pilastro di pietra come se la faccenda non meritasse la loro considerazione.

     - Ne sei proprio sicuro, Scheggia? - chiese Sonic apprensivo.

     - Al cento per cento! -

     - Sandopolis? - esclamò Vector - Non è quella regione desertica dove non c’è altro che sabbia e roccia? -

     - Proprio quella! -

     - Non sarà per niente facile scovare lo smeraldo in un posto grande come quello! - commentò Knuckles preoccupato.

     - Esatto! - annuì Sonic - E ci conviene muoverci prima che Magorian o Eggman abbiano il tempo di precederci! -

     Tutti quanti si irrigidirono come statue, pronti all’azione. Sonic stava per dire qualcosa, ma all’improvviso Amy si avvicinò a lui e gli sussurrò delle parole nell’orecchio. Poi il riccio fece un cenno a Tails e tutti e tre si allontanarono dal gruppetto e cominciarono a parlare a bassa voce con aria seria.

     - Cosa avranno da dirsi quei tre? - chiese Rouge con aria distratta.

     Espio la interruppe, rivolgendosi a Shadow.

     - Tu potresti teletrasportarti lì con il tuo Chaos Control! -

     Il riccio nero ricambiò la sua occhiata con uno sguardo penetrante.

     - Il Chaos Control non è come un taxi! - spiegò sprezzante - E non è una cosa tanto semplice come sembra! Ho bisogno di vedere o di avere almeno una volta visto il luogo da raggiungere, altrimenti potrei finire sperduto da qualche altra parte! -

     - Sfruttare il potere degli smeraldi richiede una grande concentrazione! - confermò Tikal.

     - Cosa di cui alcuni tra noi sembrano non esserne forniti! - completò Rouge con aria di chi la sa lunga.

     - Ti riferisci forse a me? - ribatté Knuckles punto sul vivo.

     - Ehi, ehi! Non è il caso di agitarsi! - intervenne Sonic, tornato sui suoi passi - Non perdiamo tempo in chiacchiere e diamoci una mossa! -

     - Non possiamo andare tutti! - disse Tikal saggiamente - Se siamo in troppi la mobilità del gruppo ne risentirebbe! -

     - Precisamente! - annuì Sonic - Ed è per questo che a Sandopolis andremo io, Knuckles, Rouge e Shadow! -

     - Posso sapere da cosa dipende questa scelta? - domandò Rouge irritata.

     - Il luogo è molto lontano… io e Shadow siamo i più veloci, quindi possiamo arrivarci prima! E tu puoi seguirci in volo! -

     - Sì, ma… perché dobbiamo portarci anche lui? - replicò puntando il dito contro Knuckles.

     - Perché è un cacciatore di tesori, ricordi? E in un posto grande come quello ci servirà il suo aiuto! -

     - D’accordo, ma come potrà arrivarci? Non sa correre veloce come voi e nemmeno volare! -

     - Comincio davvero a stancarmi del tuo atteggiamento! - esplose Knuckles incollerito - Cos’è? Non vuoi che io venga con voi? Ti dà fastidio la mia presenza? -

     - Hai centrato il punto! - rispose Rouge a tono.

    Stavano per passare alle mani quando Shadow roteò il braccio velocemente scagliando un paio di frecce d’energia che piovvero al suolo dividendo quei due.

     - Fatela finita! - esclamò il riccio nero - Ci sono questioni più urgenti di cui occuparsi! -

     - Se permettete! - intervenne Vector - Alla questione del trasporto ci pensiamo noi! -

     - Noi? - dissero in coro Espio e Charmy.

     - Il nostro rosso amico può venire con noi nella Chaotix Car! Abbiamo quattro posti! -

     - Vuol dire che verrete anche voi a Sandopolis? - domandò Sonic con espressione indecifrabile.

     - Sì, lo so! Lo so! Siamo troppo buoni ed altruisti! Non dovete ringraziarci! -

     - Non credo che sia il caso, Vector! -

     - Scherzi? Il nostro aiuto vi farà comodo! E poi come potrebbe raggiungervi altrimenti Knuckles? -

     Shadow si fece avanti.

     - Un paio di mani in più possono sempre tornarci utili! - disse frettolosamente.

     Era chiaro che non voleva perdere tempo e recarsi subito al recupero dello smeraldo.

     Sonic sospirò.

     - D’accordo! Però sbrighiamoci, non c’è tempo da perdere!- e si voltò verso Knuckles e Rouge - E voi due finitela di litigare! L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso è di pretesti per dividerci! -

     I due si guardarono in cagnesco e con un cenno del capo si comunicarono il tacito accordo di non rivolgersi più la parola. I Chaotix e Knuckles cominciarono a saltare a bordo della Chaotix Car, mentre Shadow e Rouge si preparavano a partire.

     - E noi cosa facciamo, Sonic? - domandò Cream in uno squittio.

     - Per voi ho un altro compito importante! - rispose il riccio blu accarezzandole dolcemente la testa - Amy e Tails vi spiegheranno tutto, va bene? Mi raccomando, fate i bravi! -

     Poi si voltò e cominciò a correre, non prima di aver detto sorridendo: - Ci si vede! -

     Quando il nuvolone di polvere che la partenza dell’automobile dei Chaotix e la corsa di Sonic e Shadow aveva sollevato si fu diradato, Tikal, Cream, Cheese, Big, Tails ed Amy si riunirono in un gruppetto.

     - Un altro compito importante? - ripeté Tikal - Di cosa stava parlando? -

     - Che cosa facciamo di bello? - domandò Big con un ampio sorriso mentre Froggy gracidava sulla sua testa.

     - Ecco quello che facciamo! - disse Amy seria come non mai - Riportare Gamma dalla nostra parte! -

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Sandopolis – Giorno 6 (Ore 15:00)    

     - Whoa! Bel posticino! Avrebbe solo bisogno di una piccola restaurazione! -

     L’ironia nelle parole di Sonic era lampante. Di fronte a lui si stagliava un enorme edificio alto almeno otto metri che si estendeva per una lunghezza spropositata. Sonic pensò che potesse essere anche più alto e che potesse essere stato sommerso dalla valanga di sabbia che aveva sotto i suoi piedi. Era interamente fatto con dei grandi e pesanti blocchi di pietra rossa e aveva un aspetto regale ed imponente. Il grande portone che permetteva l’accesso all’interno non era altro che un’apertura triangolare, decorata da motivi artistici quasi illeggibili. I due lati dell’ingresso erano delimitati da due statue in oro massiccio, ormai sporco e opaco, che rappresentavano una qualche divinità leggendaria.

     Il tempo però sembrava non essere stato molto gentile con quello che pareva un antico tempio cerimoniale. Le iscrizioni variopinte sui muri esterni erano ormai scrostate e sbiadite. Le massicce colonne celebrative erano ridotte in cumuli di rocce irregolari sparpagliate qua e là sulla sabbia rovente. I fregi e le scanalature così accuratamente realizzate erano state erose dalla furia del vento e parecchie porzioni di pietra erano state rimosse.

     Sonic, Rouge e Shadow ammiravano in silenzio l’imponente costruzione, che sembrava quasi emanare un’aria di soggezione e riverenza. Erano inconsciamente consapevoli di essere davanti ad un luogo di culto ed erano per questo intimamente sopraffatti. Nessuno dei tre riusciva a proferire parola ed erano come ipnotizzati dal misterioso fascino di quell’antico tempio.

     Il loro silenzio reverenziale fu interrotto da un rombo possente in avvicinamento. Si voltarono di scatto e videro la Chaotix Car sfrecciare verso di loro, con andatura sbandante e con la sabbia che sfrigolava sotto gli pneumatici. Dall’interno si potevano sentire urla convulse ed invocazioni di rallentare. I tre fecero appena in tempo a scansarsi che l’automobile si fermò con una sgommata sollevando un polverone di sabbia. Quasi per un pelo evitò di andare a schiantarsi contro il muro di pietra.

     Non appena la nuvola si fu diradata, lo sportello si spalancò e qualcuno venne fuori strisciando stremato.

     - Mai più! - esclamò Knuckles pallido come un cencio e tremante - Mai più in auto con questi tre! Se solo mi proponete di fare un altro giro con loro non so cosa combino! -

     Dopo essersi a fatica rimesso in piedi, barcollò per un momento premendosi una mano sullo stomaco e si allontanò dal gruppo in modo da poter prendere un po’ d’aria. Subito dopo, vennero fuori dall’auto Vector e Charmy, anch’essi visibilmente storditi, impegnati in una lite accesa.

     - Quante volte ti ho detto che non devi svolazzarmi intorno quando sto guidando? - sbraitò Vector con la testa che gli girava.

     - Ma tu vai troppo piano! - strillò Charmy - Se continuavi ad andare ad andatura di lumaca perdevamo il passo! -

     - Tu non hai l’età per guidare! -

     - Ma guiderei sempre meglio di te! -

     Espio scese a sua volta dalla vettura. Sembrava il solo a non aver riportato danni, almeno visibili.

     - Se avete finito di litigare potremmo cominciare la ricerca di quello smeraldo! -

     - Se strillate ancora in questo modo si sveglieranno tutte le mummie addormentate! - replicò scherzosamente Sonic.

     - Mummie? - scattò Charmy in un fascio di nervi - Waaaahhhhh! - e urlando come un ossesso tentò di volare via lontano non prima di essere afferrato in vita da Vector.

     Shadow e Rouge, nell’assistere a quella baraonda, si guardarono con aria d’intesa intuendo che entrambe le loro personalità non erano a proprio agio in una simile situazione. Con loro, simili buffonate non erano tollerate e il loro vivo commento fu uno sdegnato silenzio. Senza nemmeno attendere la fine del battibecco, si voltarono e si diressero a passi lenti verso l’entrata del tempio. Sonic, Knuckles ed Espio, accortisi improvvisamente del loro comportamento, decisero di seguirli a ruota. E Vector e Charmy chiusero il gruppo solo quando si accorsero di essere rimasti da soli.

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Angel Island – Giorno 6 (Ore 15:00)

     - Sei sicuro che funzioni, Tails? -

     Amy era piuttosto scettica riguardo al funzionamento del loro piano. Forse perché il suo pensiero continuava a correre a Sonic, dato che era così in pena per lui, si chiedeva se stesse bene e quindi non riusciva a concentrarsi. Accanto a lei, Tails, inginocchiato sull’erba, lavorava sul pannello di comando di uno strano marchingegno che lei non aveva mai visto. Aveva una tastiera rettangolare piena di pulsanti luminosi e di manopole, collegata tramite uno spesso cavo nero ad un grosso e largo piatto bianco concavo con al centro una sottile e lunga antenna. Il dispositivo beccheggiava ritmicamente a destra e a sinistra. Sembrava stesse inviando una specie di segnale.

     Il volpino ruotava lentamente le manopole, osservava l’antenna e insoddisfatto tornava a fissare il quadro di comando riprendendo ad armeggiare con il sistema, troppo impegnato per rispondere ad Amy. In silenziosa attesa, Tikal, Big e Cream erano in piedi dietro di loro, mentre Froggy e Cheese si azzuffavano sul prato in uno spensierato gioco. Erano tutti all’ombra di un enorme salice, protetti dietro al suo spesso tronco. Ci volle un po’ prima che Tails emettesse un grugnito di assenso e si alzasse asciugandosi la fronte.

     - Ecco qua! - disse con un sorriso - Credo di esserci riuscito! Mi sono agganciato alla frequenza dei suoi sensori! Se alcuni file della sua programmazione originaria non sono stati cancellati il comando che gli ho inviato con il mio radar dovrebbe essere elaborato ed eseguito dal suo processore! -

     La spiegazione di Tails, tanto per cambiare, fu accolta da un glaciale silenzio di incomprensione. Il volpino arrossì imbarazzato.

     - Ehm… spiegazione per comuni mortali? - disse Amy ironicamente.

     - Bé, in poche parole se i miei calcoli sono esatti dovremmo riuscire ad attirare Gamma proprio in quel punto! - e indicò col dito uno spiazzo erboso a pochi metri da loro - Ma per fare questo abbiamo bisogno di Froggy! -

     Al sentire il nome del suo partner anfibio, Big spalancò gli occhioni ed emise un grugnito interrogativo.

     - La programmazione originale di Gamma era di trovare un ranocchio con la coda puntuta(1), e cioè Froggy! - proseguì Tails - Anche se quella coda è scomparsa dovrebbe ancora avere in memoria i suoi dati! -

     - Credevo che Eggman e Magorian lo avessero riprogrammato! - replicò Amy.

     - Neanche per loro è possibile cancellare ogni file di una programmazione! Non ho fatto altro che accedere al suo sistema centrale, trovare questi file e… -

     Ma il volpino si accorse subito di aver ripreso a parlare con gergo specialistico dall’espressione dei suoi interlocutori. Si grattò il capo spazientito e cercò di trovare un modo per semplificare la questione.

     - In parole povere quando il segnale che ho inviato avrà raggiunto Gamma verrà qui con lo scopo di catturare Froggy e invece saremo noi a catturare lui! -

     - Ecco! - sorrise Amy soddisfatta - Adesso è tutto chiaro! -

     - Spero che il piano vada a buon fine! - mugugnò Tails - Ho sudato sette camicie per penetrare nel sistema di sicurezza della Techno Base e di Gamma stesso! -

     - Ma una volta che lo avremo attirato qui come pensate di convincerlo a tornare dalla nostra parte? - chiese Tikal dubbiosa.

     - Dovremo studiare un’attenta strategia! - rispose Amy.

     - Mi chiedo se ne valga la pena! -

     - E’ indispensabile! - disse la riccia con decisione - Gamma mi ha salvato la vita! Quel robot ha un grande cuore e uno spirito nobile! Può provare sentimenti come noi ed è una cosa unica in una macchina… non lascerò il suo destino in mano a degli esseri spregevoli! -

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     L’interno del tempio era cupo ed inquietante, immerso in una oscurità quasi assoluta. Non si riuscivano a distinguere i contorni di nessuna figura, ad eccezione delle pareti di pietra che correvano parallelamente formando un lungo corridoio buio. Un silenzio da brivido e un forte odore di chiuso e di polvere vibravano nell’atmosfera.

     Rouge era in testa al gruppo. Procedeva sicura e decisa all’interno dell’oscurità, aiutata dalla sua natura di animale notturno. Shadow, Sonic e Knuckles le erano subito dietro. La loro andatura era più incerta e cercavano di procedere a passi lenti in modo da non allontanarsi troppo in fretta dall’unica sorgente di luce di cui disponevano all’entrata. Il corpo nero come la pece di Shadow si dissolveva rapidamente nelle tenebre del luogo. I Chaotix chiudevano la comitiva, cercando invano di far adattare i loro occhi al buio il più velocemente possibile.

     - Un po’ di luce in questo mortorio non guasterebbe! - commentò Sonic nervoso, abituato com’era all’abbagliante luce del sole.

     Come in risposta alla sua affermazione, Rouge adocchiò una fiaccola spenta fissata alla parete e la afferrò. La porse a Shadow che, senza dire una parola, vi accese una fiamma scoppiettante dopo aver prodotto un lampo di energia. Il corridoio del tempio fu pervaso da una luminosità soffusa, il che rendeva il posto se possibile ancora più angosciante. Ora erano visibili dei simboli e delle incisioni sulle pareti dal significato incomprensibile.

     - Che bel posticino! - disse Rouge sarcasticamente.

     - Non perdiamo tempo! - intervenne Shadow con tono serio e, impugnando saldamente la torcia, cominciò a percorrere il corridoio senza aspettare gli altri.

     - Prima usciamo da qui e meglio è! - mormorò Knuckles cercando di non mostrare la sua ansia.

     Procedevano lentamente, guardandosi attorno con nervosismo, con solo il sordo rimbombo dei loro passi a tenergli compagnia. Ora era Sonic a guidare la comitiva, tenendo costantemente d’occhio il suo scanner da polso. Continuava a picchiettare sullo schermo per mantenere nitida l’immagine intermittente. Shadow gli era subito accanto. Le fiamme della fiaccola baluginavano nei suoi occhi rossi incandescenti. Rouge e Knuckles procedevano impettiti, con la completa noncuranza della presenza dell’altro. I Chaotix invece arrancavano nella loro scia, rimanendo seminascosti nel buio e stranamente immersi in una fitta e silenziosa conversazione.

     Erano passati ormai dieci minuti da quando erano entrati nel tempio e man mano che proseguivano il percorso si faceva sempre più intricato e ramificato. Anche se Sonic seguiva il segnale dello smeraldo, non era sicuro che sarebbe riuscito a ricordare il labirintico percorso per tornar fuori. Ma gli altri sembravano non curarsene, forse perché erano impegnati a guardarsi in cagnesco o a discutere sottovoce, o più probabilmente perché per il ritorno contavano sul Chaos Control di Shadow.

     Sonic invece non era per niente tranquillo. Avvertiva qualcosa come un’ombra sinistra incombere su di loro come un vorace avvoltoio che volteggia sulla preda, un senso di terrificante oppressione forse causato dalla claustrofobica angoscia di quelle antiche mura e dall’aria pesante che si respirava là dentro. Si sentiva addosso la pelle d’oca.

     Dopo quelle che parvero ore, Sonic si fermò di botto facendo conseguentemente arrestare tutta la comitiva. Si guardò intorno con aria di sconforto e riconobbe all’istante un’incisione scheggiata sulla parete che lo aveva precedentemente incuriosito.

     - Non vorrei sbagliarmi - disse allarmato - Ma ho come la sensazione che di qui siamo già passati! -

     - Ah! Fantastico! - fu il commento frustrato di Vector.

     - Così non va bene! - sbottò Knuckles - Stiamo solamente girando in tondo! -

     Un silenzio scoraggiato si diffuse nel gruppetto, momentaneamente deciso a non proseguire perché incapace di orientarsi adeguatamente. Sapevano che il tempo stringeva e che avevano necessità di portare a termine la missione il prima possibile e di certo la lugubre atmosfera del luogo non li aiutava a sentirsi meglio.

     Sonic osservava la fiamma baluginante sulla fiaccola che Shadow reggeva, catturato dai riflessi e dalle ombre sghembe che proiettava attorno a loro. Avvertiva uno strano formicolio sulla nuca e un ronzio insistente nelle orecchie. Forse era solo la sua immaginazione ma credeva di sentire un impercettibile sussurro nell’aria.

     - Stare qui con le mani in mano di certo non ci aiuterà! - commentò Vector spazientito appoggiandosi con una mano alla parete.

     Accadde in un secondo. Con un forte rimbombo, i blocchi di pietra sotto Vector ed Espio cominciarono a spostarsi lateralmente, aprendo una buia voragine. Prima che se ne potessero rendere conto, si sentirono mancare la terra sotto ai piedi e, urlando di sorpresa, precipitarono. Vector, nel tentativo di appigliarsi, afferrò le gambe di Charmy trascinandolo con lui nell’abisso. I loro compagni non ebbero nemmeno il tempo di reagire che la botola si richiuse con uno scatto e i Chaotix sparirono alla vista.

     - Che cosa è successo? - si chiese Knuckles allarmato - Dove sono finiti? -

     - Deve essere scattata qualche specie di trappola! - propose Rouge.

     I quattro, scioccati dall’improvvisa sparizione dei Chaotix, erano incerti sul da farsi e si guardavano intorno nervosamente.

     - Non possiamo rimanere a lungo qui dentro! - disse Shadow - Questo posto è un trabocchetto mortale! -

     Sonic non fece in tempo a rispondere che un dolore acuto gli esplose nelle tempie. Si chinò in ginocchio per il male e si tenne la testa tra le mani gemendo. Era come se un corpo estraneo fosse penetrato all’interno del suo cranio e vi stesse rimbalzando freneticamente all’interno. Lo stesso sussurro che aveva avvertito in precedenza gli rimbombava nel cervello, ancora più nitido.

     - Dobbiamo andare avanti! - disse con la voce spezzata.

     - Andare avanti? - ripeté Knuckles incredulo - Non riusciamo ad orientarci! E poi cosa diavolo ti prende? -

     - So che dobbiamo andare avanti! -

     Il dolore era lancinante. Si rimise in piedi e mosse qualche passo sperando che il male diminuisse.

     - Fidatevi! Conosco la strada! -

     Sonic cominciò ad inoltrarsi sempre di più lungo il corridoio. Agli altri non rimaneva altra alternativa che seguirlo.

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     - Mi state schiacciando! Mi state schiacciando! -

     - Vector, toglimi quella maledetta coda dalla faccia! -

     - Ahia! Quello era il mio piede! -

     - E sta più attento! -

     Il Team Chaotix si trovava in uno stretto passaggio privo di luce dopo essere precipitato per qualche metro nel baratro. Uno sopra all’altro, in una matassa informe, tentavano di districarsi e di rimettersi in piedi.

     - Dove siamo finiti? - si chiese Charmy spiccando il volo - Non si vede niente! -

     - Questo perché Vector ha la mania di toccare tutto quello che vede! -

     - Ho semplicemente appoggiato la mano alla parete! Che cosa ne sapevo io che sarebbe scattata una trappola? -

     - Pensa a fare un po’ di luce piuttosto! Qui al muro c’è un’altra fiaccola! -

     Gli occhi di Vector si abituarono pian piano al buio e poté vedere Espio sganciare dal muro la forma puntuta e affusolata di una torcia. Senza pensarci due volte, estrasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo involucro viola e, dopo averlo scartato, si cacciò in bocca il suo contenuto. Masticò per qualche secondo con le sue fauci possenti, dopodiché, stringendole, soffiò forte. Una vampata di fiamme ardenti proruppe di botto dalle sua fauci, effetto prodotto dal suo speciale chewing-gum incendiario. Espio ne approfittò per accendere la torcia ed illuminare il loculo di un chiarore cupo… ma preferì non averlo mai fatto quando si accorse di una ventina di ninja incappucciati correre minacciosi verso di loro!

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     Il ranocchio verde gracidava spaventato mentre cercava di sfuggire saltellando all’imponente robot metallico che lo stava inseguendo. Era apparso quasi dal nulla, piombando giù dal cielo grazie ai suoi propulsori posteriori. I suoi sensori luccicanti avevano accuratamente scandagliato l’area circostante per individuare l’obiettivo da recuperare e quando lo avevano trovato, con uno scatto felino, l’automa si era proteso in avanti cercando di ghermirlo.

     Sebbene quel ranocchio non fosse particolarmente veloce, il suo saltellare a zigzag creava a Gamma non pochi problemi. Per fare inversione di marcia e continuare la caccia perdeva secondi preziosi che avrebbero potuto portarlo più vicino all’animale. Non poteva nemmeno fare fuoco su di lui perché la programmazione gli suggeriva di catturarlo vivo. Un messaggio di errore persisteva nell’apparire sul suo display: il bersaglio era una rana dalla coda puntuta e quella non ne mostrava traccia. Nonostante tutto, gli altri dati fisici corrispondevano a quelli dell’anfibio che stava rincorrendo per cui la sua missione prioritaria era in quel momento di acciuffarlo.

     Ma proprio quando stava per guadagnare terreno, si sentì afferrare alle spalle e bloccare in una potente morsa. Un grosso gatto blu era piombato su di lui e gli stava tenendo ferme le braccia dietro la schiena. Mentre il suo sistema centrale elaborava i dati e attivava i programmi difensivi, prima che il suo sensore venisse oscurato ebbe la fugace visione di una coniglietta che correva verso di lui lanciandogli contro una piccola pallottola azzurra.

     - Bene così! Tenetelo fermo! - esclamò una voce venuta dal nulla.

     Qualche secondo dopo il computer segnalò un’intrusione esterna nel suo sistema centrale. Qualcuno stava cercando di penetrare nel suo cervello elettronico! La situazione era di massima allerta. Doveva attivare al più presto tutti i suoi dispositivi di difesa.

     Tails era inginocchiato accanto a Gamma. Digitava velocemente i tasti sul suo pc portatile collegato tramite due cavi neri a degli spinotti presenti sul fianco del robot. Amy Rose invece brandiva il suo martello di gomma, attenta a non perdere d’occhio l’automa in caso di una sua improvvisa liberazione.

     - Ci sono quasi! Tenete duro! -

     Ma Gamma non era uno sprovveduto. Nella sua ultima revisione erano stati aggiunti parecchi nuovi protocolli di sicurezza. Con un sinistro bip, il suo corpo fu attraversato da una scarica elettrica ad altissimo voltaggio. Big indietreggiò con un ululato di dolore, finendo per perdere l’equilibrio e cadere travolgendo Tikal. Il computer di Tails andò in tilt ed esplose. Finalmente libero, Gamma poté togliersi dal viso Cheese e scagliarlo lontano.

     Amy sobbalzò spaventata mentre il robot carico di rabbia si avvicinava minaccioso a lei. Non voleva combattere, non quando sapeva che avrebbe potuto fargli ricordare ciò che in passato aveva fatto per lei. Purtroppo non aveva molte alternative, avrebbe dovuto allontanarsi quanto bastava per non mettere a repentaglio gli altri e per poter cercare di farlo ragionare.

     Indietreggiò prudentemente, sempre con il martello in pugno e decise di intrufolarsi nella boscaglia per avere più possibilità di nascondersi. Gamma le era alle calcagna come un segugio.

     - Ti prego, Gamma! Non dobbiamo combattere! Siamo amici! - disse la riccia in un primo debole tentativo.

     - Dati non trovati! - recitò freddamente il robot mentre sfrondava i rami che gli ostacolavano il passaggio.

     - Hai salvato me e hai salvato Lily! Ti ho insegnato a non obbedire agli ordini di nessuno e tu mi hai dimostrato di avere un cuore! Devi cercare di ricordare quanto sei speciale! Non sei come gli altri robot, sei capace di provare emozioni e sentimenti! -

     Il mirino automatico a ricerca di calore era stato attivato. Scorreva rapidamente tra i tronchi cercando di seguire il bersaglio nei suoi rapidi movimenti.

     - Dati non trovati! - continuava a ripetere la sua voce metallica.

     - Magorian ed Eggman vogliono farti credere che sei un pezzo di latta capace solo di seguire i loro comandi… ma non è così! Tu sei libero come lo è qualunque essere vivente! Hai un cuore e questo nessuno potrà mai togliertelo! -

     - Errore… errore… -

     Non funzionava. Per quanti sforzi Amy facesse non riusciva proprio a riportare Gamma alla ragione. Lo aveva sempre considerato come un essere vivente ed era sempre stata fermamente convinta di poter comportarsi con lui come se fosse vivo. Forse era un errore. Aveva davvero un cuore? Poteva provare emozioni? L’unico modo per riportarlo dalla loro parte era davvero modificare la sua programmazione? Si stava illudendo di poterlo fare solo parlandogli e convincendolo di avere un fondo di umanità e di non essere una semplice macchina?

     Quelle poche frazioni di secondo in cui Amy dubitò delle sue stesse convinzioni e speranze furono sufficienti a Gamma per contrattaccare. Sparò contro di lei un cerchio metallico rotante che si aprì di scatto e le bloccò stretto ai fianchi le braccia, facendola piombare a terra totalmente impotente.

     Mentre cercava invano di liberarsi sentiva i passi pesanti del robot avvicinarsi a lei e con orrore udì anche il clic di un’arma da fuoco caricata. I suoi grandi occhi verdi velati di lacrime incrociarono il sensore ottico dell’automa. Una strana comunicazione fulminea avvenne tra di loro in quell’istante.

     - Ti prego… signor Robot… - singhiozzò Amy tremando di paura.

     Il fucile fu puntato… e fece fuoco…

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     - E’ qui? - domandò laconico Shadow.

     Erano arrivati di fronte ad un enorme portone in pietra riccamente decorato di fregi. Dovevano ormai essere giunti nel cuore del tempio, in una zona già stranamente illuminata da fiaccole accese. Il mal di testa di Sonic era diminuito non appena erano arrivati in prossimità di quella porta. La strana voce che gli ronzava nella testa era sparita, così come la consapevolezza a lui estranea che lo smeraldo si trovava lì.

     Knuckles non perse tempo e cercò di trovare un modo per spalancare l’ingresso. Non si erano fatti domande su come Sonic avesse trovato la strada giusta. La sua sicurezza e la sua insistenza erano già convincenti e per di più l’improvvisa scomparsa dei Chaotix li aveva spinti a cercare di completare la missione il più velocemente possibile.

     L’echidna rossa tirò in giù con forza la grande leva di pietra che aveva trovato accanto alla porta e il grande passaggio si spalancò rumorosamente, mentre fiotti di polvere piovevano dai cardini antichi. La sala a cui ebbero accesso era completamente diversa da tutti gli altri locali che avevano visto, illuminata da miriadi di torce fiammeggianti. Ampia e quadrata, aveva le pareti costeggiate da imponenti e dorate statue votive. Un lungo tappeto rosso si srotolava in avanti per qualche metro, risalendo un paio di larghi scalini che portavano ad un altare sopraelevato.

     Il maestoso trono che si situava al centro della stanza era ormai rovinato e consumato dal tempo. Una delle due grandi ali puntute e dorate che lo ornavano era tranciata di netto, così come uno dei braccioli. Ma quello che catturò la loro attenzione erano due scintillanti smeraldi, uno azzurro e uno bianco, situati sui piedistalli ai lati della postazione.

     Mettendo da parte lo stupore e la frenesia, Sonic fece per correre in avanti e prenderli, ma un dolore lancinante gli spaccò in due la testa e lo costrinse a inginocchiarsi. Un’ombra furtiva si mosse dietro al trono e si mostrò alla luce delle fiaccole.

     Lo zaffiro sulla sua fronte di sciacallo riluceva intensamente e i suoi bracciali dorati tintinnavano. La sua espressione sinistra era fredda esattamente quanto i suoi inquietanti occhi di acciaio. Reggeva in mano un lungo giavellotto dalla punta affusolata.

     - Fammi indovinare! - disse Sonic rimettendosi in piedi - Adesso ci dirai come ti chiami, che lavori per Magorian, che vuoi farci fuori e altre idiozie simili… il solito classico ritornello! -

     Seth lo squadrò sorridendo.

     - Direi di no! -

     Spalancò il palmo della sua mano. Le sue iridi brillarono di azzurro e il riccio blu venne immediatamente scagliato a velocità pazzesca verso la parete contro la quale si schiantò con violenza inaudita per poi accasciarsi a terra dolorante.

     - Non mi sono mai piaciuti i classici ritornelli! -

     Sonic non si alzava. Il colpo che aveva preso sarebbe stato tremendo anche per qualcuno dotato della sua resistenza. I suoi compagni lo guardarono allarmati mentre Seth sogghignava di soddisfazione.

     - Come c’è riuscito? - si chiese Rouge spaventata.

     - Telecinesi! - rispose laconicamente Shadow.

     Lo sciacallo, divertito, prese a scendere lentamente gli scalini dell’altare. Continuava a guardare il corpo immobile di Sonic con sommo gaudio.

     - Vi facevo molto più resistenti per aver causato tanti problemi a Magorian e ai miei colleghi! - disse scegliendo con cura le parole - Siete una grande delusione! -

     Digrignando i denti, Knuckles caricò all’indietro il suo pugno sinistro e corse, senza pensarci due volte, verso Seth. Spiccò un lungo balzo in avanti e si preparò a colpire, ma lo sciacallo mosse pigramente il palmo della sua mano e un bagliore azzurrino fece bloccare a mezz’aria il suo avversario. Privato della forza di gravità, Knuckles cercò disperatamente di liberarsi da quella morsa prima di essere scagliato lontano e di cozzare contro una statua di pietra distruggendola.

     - E così abbiamo verificato che le spacconate da macho non servono a nulla! - esclamò Rouge sprezzante.

     - Taci! - sbottò Knuckles dopo essersi rialzato dolorante.

     - C’è qualcun altro che vuole fare l’eroe? - domandò lo sciacallo con una luce folle negli occhi.

     Shadow non era per niente intimorito. Il suo spirito battagliero cominciava a riaccendersi e fu con estrema tranquillità e sicurezza che camminò verso l’agente quattro e gli si piazzò di fronte. Non aveva paura di confrontarsi con lui, sebbene avesse visto che le sue capacità erano ben lungi dall’essere sottovalutate. Quando Seth notò un ardore divampante nell’espressione di Shadow il suo sorriso di superiorità si allargò ancora di più.

     - Non avevo dubbi che ti saresti proposto tu! -

     Il riccio nero si limitò a ricambiare il suo sorriso senza proferire parola.

     - Sono davvero curioso di vedere cosa è capace di fare la forma di vita perfetta! -

     - Sai anche combattere oltre che parlare? -

     - Te lo dimostro subito! -

     Prima che la battaglia vera e propria avesse inizio, i due avversari diedero inizio ad uno scontro psicologico, scambiandosi sguardi attenti e calcolatori. Shadow fece un’impercettibile mossa con il piede e non appena Seth distolse gli occhi per una frazione di secondo, gli si gettò addosso. Con l’ineguagliabile velocità che lo contraddistingueva, Shadow calciò forte il volto del nemico, prima con un piede poi con l’altro e, dopo avergli sferrato una gomitata nello stomaco, lo lanciò per aria appallottolato in azione rotante. Quando Seth si scontrò con la parete, incrinandola in più punti, Shadow generò una pioggia di frecce d’energia che lo travolsero inesorabilmente e sollevarono una nuvola di polvere facendolo sparire alla vista.

     - Game over! - dichiarò il riccio prima di dirigersi verso gli smeraldi.

     L’alone di pulviscolo non si era ancora diradato che un gigantesco blocco di pietra fu proiettato verso Shadow il quale, accortosene in tempo, poté schivarlo e vederlo frantumarsi sul muro. Seth si fece avanti in tutta la sua fierezza senza nemmeno un graffio sul corpo.

     - Impressionante… ora tocca a me! -

     Successe in un lampo. Seth fece un lungo balzo e piombò come un falco su Shadow brandendo il suo giavellotto. Il riccio ebbe meno di un secondo per farsi da parte e nemmeno quello fu sufficiente per evitare che la punta della sua arma lo ferisse ad un braccio.

     Shadow rotolò lontano dal nemico, ma quest’ultimo gli fu ancora addosso. I suoi movimenti erano rapidi e quasi impercettibili. Usò i suoi poteri psichici per lanciargli contro le statue di pietra rimaste. Non avendo tempo sufficiente per schivarle, non restò al riccio che frantumarle una ad una con i suoi pugni stretti. L’impatto con la dura pietra fece scoppiare un forte dolore sulle nocche di Shadow, ma non se ne curò. Sapeva che un solo attimo di distrazione gli sarebbe potuto essere fatale. Grazie alla rapidità di Seth, sembrava quasi che non fosse lui a muoversi, ma che riuscisse in qualche modo a piegare lo spazio attorno a lui. Shadow era in netto svantaggio. Il suo nemico era capace di metterlo in difficoltà con attacchi ripetuti che lui poteva solo schivare. La strategia di combattimento dello sciacallo era ben pianificata: tentava di spingere l’avversario quanto più possibile all’angolo della stanza in modo da non offrirgli spazio per muoversi e sferrare un attacco efficace. Rouge e due scombussolati Sonic e Knuckles assistevano allo scontro sentendosi totalmente inermi.

     Shadow evitò una pericolosa raffica di pugni e riuscì a spiccare un lungo balzo all’indietro che lo allontanò dall’avversario e gli permise di riprendere respiro.

     - Sbaglio o sei un po’ spossato? - domandò ironicamente Seth.

     Shadow non poteva crederci. Lo sciacallo non aveva versato una sola goccia di sudore, mentre lui aveva il fiato corto senza che avesse sferrato un solo attacco.

     - Che succede? Lo sciacallo ti ha mangiato la lingua? -

     Prima che il riccio nero potesse dare qualunque risposta, Seth utilizzò i suoi poteri psichici per far levitare il suo giavellotto e scagliarlo contro di lui. Shadow si gettò sulla sinistra e l’arma si conficcò saldamente sulla parete, ma Seth approfittò di quell’attimo per sferrare il suo attacco. Raggiunse con un balzo l’avversario e, senza la minima pietà, gli colpì il volto con il gomito. Un acuto bruciore esplose sulla faccia del riccio quando sentì con orrore la sua mascella come frantumarsi. Piombò al suolo paralizzato dallo shock e gemette piano sputacchiando sangue mentre un grosso ematoma si formava sulla sua guancia. E non si mosse più.

     - Patetico! - sussurrò Seth inebriato per il suo trionfo.

     Un urlo di rabbia arrivò alle sue orecchie. Questa volta fu troppo lento a girarsi. Sonic gli piombò addosso e gli sferrò una serie di pugni e di calci che lo misero quasi in ginocchio. Quando il riccio blu esitò un solo secondo prima di scagliare un altro attacco, Seth ne approfittò immediatamente. Spalancò il palmo della mano e il solito alone azzurrino circondò Sonic, paralizzandolo a mezz’aria.

     - Mi hai colto alla sprovvista, vermiciattolo! - disse lo sciacallo con il suo tono pacato, come se stesse comodamente seduto ad un bar a discutere - Ti assicuro che non ci sono mai riusciti in molti! Usa questi momenti prima della tua fine per sentirti potente! -

     Sonic cercò di ribattere, ma i suoi muscoli facciali erano congelati, così come tutti gli altri del suo corpo. Seth sorrise, mostrando i suoi denti affilati in una smorfia di disgustosa perversione.

     - Sai, mi sono sempre chiesto come ci si possa sentire in quella condizione! -

     Lo sciacallo cominciò a muovere piano le sue dita verso il palmo della mano per chiuderla a pugno. Sonic avvertì una forza invisibile premere su ogni punto del suo corpo provocandogli un dolore atroce. Un urlo sguaiato gli nacque in gola ma poiché non poteva aprire la bocca quello non poteva venire fuori. Seth lo stava crudelmente privando di ogni valvola di sfogo.

     - Come ti senti? - riprese ad infierire con quel suo tono strascicato - Impotente? Inerme? Ti senti debole? Ti senti come un verme intrappolato tra gli artigli di un’aquila? -

     Il corpo di Sonic era scosso da un irrefrenabile tremore dovuto alla pressione sempre crescente esercitata su di lui. Il dolore era accecante e non poteva né urlare né tanto meno muoversi. Una lacrima colò sulle sue guance. Non ce la faceva più.

     - Ferma lì! - urlò Seth adirato.

     Nel momento stesso in cui il potere su Sonic svanì e lui cadde a peso morto al suolo, la sua retina registrò di sfuggita l’immagine di Rouge che cercava di raggiungere con passo felpato i due Chaos Emeralds. Seth se ne accorse subito e, con l’altra mano, sollevò psichicamente un grosso blocco di pietra, frammento di una delle statue distrutte nello scontro con Shadow, e glielo scagliò contro. Con la velocità di un proiettile, il masso stava per abbattersi su di lei, ma Knuckles, con rapidità fulminea, le balzò davanti e con un pugno ben assestato frantumò il macigno. Ancora stordito per il colpo subito prima, nel ritoccare terra perse l’equilibrio e cadde.

     - Non mi piacciono questi giochetti! - disse Seth scuotendo il dito con fare ammonitore verso Rouge.

     Poi tornò a rivolgere la sua attenzione verso Sonic, ancora accasciato a terra dolorante. Si chinò e lo afferrò brutalmente per la gola sollevandolo di peso. Il corpo debole e sfiancato del riccio penzolava inerte, privo di ogni energia.

     - Allora… dove eravamo rimasti? -

     La morsa di Seth era sempre più stretta e Sonic si sentiva soffocare. I suoi sensi lo stavano lentamente abbandonando. Proprio quando Seth era ormai convinto che avrebbe finito per strozzare il riccio blu, venne colpito da un proiettile nero scagliato a velocità supersonica. Era Shadow appallottolato in azione rotante. Lo sciacallo barcollò per un secondo e lasciò la presa facendo cadere Sonic per la seconda volta.

     - Devo riconoscere che ne hai di fegato, Shadow the hedgehog! - ammise Seth apparentemente colpito - Nonostante ti sia rimasta a malapena la forza di mantenerti in piedi vuoi ancora batterti? -

     In effetti Shadow era davvero conciato male. Le sue gambe erano malferme, il suo volto era gonfio e sporco di sangue per il tremendo colpo ricevuto, ma nei suoi occhi ardeva un fuoco combattivo senza precedenti.

     - Ho sempre trovato gli eroi come te piuttosto seccanti! - commentò lo sciacallo senza nessun timore.

     Shadow non si degnava nemmeno di rispondergli, forse perché era concentrato nel pianificare il prossimo attacco o forse perché la ferita ricevuta non glielo permetteva. Squadrava Seth con una furia omicida, ma era attento a percepire qualunque sua mossa.

     - Va bene, Shadow! - riprese Seth con tono annoiato - Questo gioco è durato fin troppo… facciamola finita! -

     Shadow si preparò ad attaccare, ma l’agente quattro fu paradossalmente più rapido di lui. Lo bloccò nuovamente con i suoi poteri psichici e, con un gesto della mano, lo sollevò in alto per poi farlo piovere precipitosamente a terra e farlo cozzare paurosamente contro la pietra. Lo fece levitare di nuovo e lo scagliò ancora al suolo. E poi di nuovo. E di nuovo ancora. Con sempre più forza.

     Quello spettacolo di crudele brutalità sembrava divertirlo. Ad ogni urto di Shadow il suo sorriso malefico si allargava. Il riccio nero era completamente inerme e privo di forza. Sentiva che la sua ora stava per arrivare.

     D’un tratto la parete destra esplose fragorosamente e una nuvola di polvere si sollevò invadendo la sala. Seth, incuriosito ma per niente turbato, si voltò e vide tre figure indistinte avanzare frettolosamente. Nel frattempo, Rouge e Knuckles approfittarono della scarsa visibilità per avvicinarsi a Sonic e Shadow e sincerarsi delle loro condizioni.

     - Siamo qui! - disse una voce gracchiante nella polvere.

     Il Team Chaotix emerse dalla caligine e si guardò intorno con circospezione. I segni freschi ma non gravi che avevano sul corpo comunicavano che erano da poco usciti da una battaglia intensa. Non appena lo sguardo di Espio si incrociò con quello di Seth, capì immediatamente di trovarsi di fronte ad un avversario da non sottovalutare. Vector sgranò gli occhi impaurito quando notò Sonic e Shadow accasciati a terra privi di sensi e un Knuckles piuttosto conciato. Charmy, con le ali tremanti, corse a rifugiarsi dietro alle spalle del massiccio coccodrillo.

     - Altri pagliacci che vogliono giocare, presumo! - disse Seth fra sé e sé - Nessun problema… sarà un sommo divertimento frantumarvi le ossa come ho fatto con i vostri amici! -

     - In guardia! - esclamò Vector immediatamente.

     Stringendo le sue labbra squamose, soffiò un pallone di chewing-gum viola in direzione dello sciacallo. Quest’ultimo fece appena in tempo a scansarsi prima che la gomma si schiantasse al suolo esplodendo in mille fiammelle. Espio aveva già estratto il suo bastone.

     - Davvero impressionante! - sghignazzò Seth - Ora tocca a me! -

     La sua mano era già pronta a colpire, quando improvvisamente lo zaffiro sulla sua fronte si illuminò per una frazione di secondo. I suoi occhi si dilatarono e sembrò come se si fosse paralizzato per un istante. Dopo quel lampo improvviso sorrise disgustosamente e tornò a rivolgersi ai Chaotix.

     - Sono spiacente, ma non potrò avere il piacere di farvi a pezzi! - disse col tono più tagliente di cui era capace - Credo che vi lascerò vivere ancora un po’ in compagnia della vostra sconfitta! Il sottoscritto, Seth, vi porge i suoi migliori saluti! -

     Con uno scatto felino fece una capriola all’indietro e agguantò rapidamente i due smeraldi. Immediatamente dopo, la sua gemma a forma di goccia sprigionò una luce intensa e i Chaotix dovettero proteggersi con le mani per non rimanere abbagliati.

     - Vi ammazzo la prossima volta! - fu l’esclamazione che udirono, accompagnata da una fredda risata, prima di riaprire gli occhi e accorgersi che Seth era fuggito.

     - Chi era quel matto da legare? - domandò Vector ad alta voce.

     - Possiede un potere sbalorditivo! - affermò Espio preoccupato.

     - Non state lì impalati! - era palese l’ansia nella voce di Rouge - Hanno bisogno di aiuto! -

     Sonic e Shadow giacevano sul pavimento, gravemente feriti, privi di conoscenza. Erano i colpi riportati in battaglia ad impedire loro di reagire e di rispondere al richiamo dei loro compagni? O erano piuttosto lo smarrimento, lo sconforto e l’umiliazione per la loro prima amara sconfitta?

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Techno Base – Giorno 6 (Ore 19:40)    

     - Che cosa posso dire? Sei la conferma che uno solo la può fare la differenza! -

     Per quei pochissimi che avevano la sfortuna di conoscerlo sarebbe sembrato fin troppo evidente che quello era un momento particolarmente lieto per Magorian. La sua voce di solito fredda e tagliente era diventata stridula e argentina, rendendo difficile distinguerla da quella di un topo troppo cresciuto. Un inquietante sorriso si era impossessato delle sue labbra sottili conferendogli un’aria tutt’altro che gaia, ma al contrario trasmettendogli un’espressione incredibilmente sadica e perversa. Continuava ad alzare le braccia e a gesticolare con le mani, quando di norma era impossibile cogliere gli impercettibili movimenti del suo corpo, restio ad esprimere un qualunque tipo di emozione.

     Seth era di fronte a lui, infastidito dalle luci danzanti nella sala centrale della Techno Base e rigido come una statua di marmo. Un sogghigno era aperto sul suo volto affusolato, lasciando intravedere la sua dentatura acuminata. Il suo sguardo era fisso sul suo maestro in un’apparente espressione di compiacimento per aver soddisfatto il suo desiderio… o almeno così sembrava. Non era semplice capire cosa passasse per la testa dello sciacallo quando si incontravano i suoi occhi d’acciaio.

     Tutti gli altri agenti erano sull’attenti ad un lato della stanza, ma nessuno dei tre sembrava condividere la gioia di Magorian in quel momento. Getara ribolliva di rabbia e sarebbe diventato verde di invidia se la sua pelle squamosa di rettile non gli avesse già conferito quel colore. La sua lingua biforcuta sibilava fastidiosamente e non sarebbe risultato un mistero per nessuno sapere che in quel momento avrebbe volentieri stretto le sue dita viscide attorno al collo di Seth. Dal canto suo, Levine sembrava molto più interessata alle unghie della sua mano sinistra, ma non mancava di lanciare ogni tanto un’occhiata enigmatica allo sciacallo. Drake probabilmente non poteva essere più estraneo alla faccenda. Ritto e immobile, con il suo elmo metallico in braccio e appoggiato al suo fianco, vagava nel vuoto con lo sguardo perso in chissà quali pensieri.

     Tuttavia scarsa era l’attenzione che veniva riservata loro da Magorian, troppo occupato a decantare le lodi del suo agente quattro e a rimirare i due scintillanti Chaos Emeralds poggiati sui braccioli dell’enorme poltrona.

     - Da quando sei arrivato, mio fedele Seth, non abbiamo fatto altro che collezionare una serie di schiaccianti vittorie! Mi domando perché non ti ho portato con me fin dall’inizio! -

     Lo sciacallo aveva tutta l’aria di sapere il perché, ma non proferì parola, limitandosi a continuare ad osservare il suo padrone con curiosità.

     - Ora non rimane che recuperare un solo Chaos Emerald… uno solo… e potrò dire che la vittoria sarà finalmente mia! -

     - E per quanto riguarda gli altri? - chiese Seth.

     - Grazie ai tuoi poteri hai dimostrato ampiamente di poter schiacciare Sonic e la sua combriccola senza versare neanche una goccia di sudore! Al momento opportuno andrai a recuperare gli smeraldi che quelle bestie mi hanno impunemente sottratto e in seguito toccherà anche al dottor Eggman! -

     Qualcosa in quella frase aveva irrimediabilmente infastidito Seth. Un occhio attento avrebbe potuto scorgere la sua fronte aggrottarsi e il suo pugno chiuso vibrare lievemente.

     - Avrei però una domanda da farti! - enunciò Seth.

     - Dimmi, mio vassallo! -

     Il finto conato di vomito che Getara simulò di trattenere non avrebbe potuto esplicare meglio quello che ne pensava dell’espressione “mio vassallo”.

     - Nel tempio avevo Sonic e i suoi compagni in pugno! Avrei potuto eliminarli facilmente! Perché allora mi hai inviato telepaticamente il messaggio di ritirarmi? -

     Magorian sorrise disgustosamente. Poi si voltò, apparentemente interessato alle nubi nere vorticanti riflesse nella grande vetrata della sala.

     - Per diversi motivi, ragazzo mio! Per prima cosa ci servivano ancora vivi per poter far loro sputare dove hanno nascosto i loro tre Chaos Emeralds! Nonostante il loro primitivo cervello animalesco non sono degli stolti, lo riconosco! Si saranno sicuramente assicurati di mettere al sicuro le tre pietruzze che hanno sgraffignato! E in secondo luogo… -

     Il perverso piacere di Magorian nell’immaginare lo stato dei suoi avversari si intensificò, esprimendosi in un sorriso, se possibile, ancora più ampio ed inquietante.

     - Prova ad immaginare come possono sentirsi adesso… demoralizzati, umiliati, disorientati… irrimediabilmente sconfitti… si sono scontrati con un nemico potentissimo e hanno fatto i conti con la nostra schiacciante superiorità! La loro autostima starà crollando… la paura si starà impadronendo di loro… la delusione li starà mangiando vivi dall’interno! No, Seth, se li avessi spediti all’altro mondo in quel tempio polveroso non avremmo avuto il piacere di prolungare la loro agonia! Ci sono cose molto peggiori della morte… ed una di queste è sapere di avere le ore contate vivendole in preda al terrore! Sconfitti e delusi come sono adesso non avranno la forza di reagire… e saranno un facile bersaglio! -

     - Tremendamente diabolico! - commentò laconicamente Seth - Quindi quale sarà la nostra prossima mossa? Lasciare che si piangano addosso? -

     Magorian sogghignò.

     - Ho in mente qualcosa di molto meglio! Li faremo fuori uno per uno, godendo di ogni singolo momento della loro debolezza e frustrazione! -

     L’uomo rise tra sé e sé. Poi tornò ad accomodarsi sulla poltrona e a giocherellare con i due Chaos Emeralds, come un bambino con il suo sonaglio.

     - Ecco gli ordini, Seth! C’è un membro di quella penosa banda che potrebbe crearci non pochi problemi… sai a chi mi riferisco! Il tuo compito è attirarlo a te… usa il vecchio sistema… entra nella sua mente e fagli sentire la tua voce, come hai fatto con Sonic a Sandopolis! Nello stato in cui si troverà adesso non sarà difficile… quando te lo troverai di fronte… voglio che tu lo uccida… e che non sia una cosa rapida, mi raccomando! -

     Seth si piegò lentamente in un inchino e, senza dire una parola, si diresse verso l’uscita a passo lento. Levine gli fu subito dietro, ignorando gli sguardi interrogativi dei suoi compagni. Magorian non poteva curarsene di meno, intento com’era a rimirare lo smeraldo azzurro scintillante che stringeva tra le dita pallide.

     Getara si fece avanti, ancora non del tutto capace di padroneggiare la collera che provava, ma fu col tono più naturale e indifferente che gli riuscì che pronunciò le sue parole, sibilando.

     - Mio signore, la missione purtroppo non è andata a buon fine! Abbiamo cercato tracce del dottor Eggman in tutti i nascondigli a noi noti ma non siamo riusciti a trovarlo! Inoltre ci giunge voce che E-102 Gamma ha abbandonato l’edificio e che abbiamo perso il suo segnale! -

     - Cosa vuoi che mi importi di quella lattina ambulante? - rispose Magorian ferocemente - Che vada pure a spasso per conto suo! Ho altro a cui pensare adesso! -

     - E per quanto riguarda Metal Sonic? - domandò Drake, avvicinatosi alla lucertola.

     - Lo voglio efficiente ed operativo! Al momento opportuno quelle stupide scatolette di metallo ci saranno utili a porre fine alle sofferenze dei nostri avversari! -

     Non avendo altro da aggiungere, l’uomo voltò la sua poltrona tornando ad osservare il cielo scuro. Getara comprese che quello era il segnale di congedo, così decise di togliere il disturbo imprecando sottovoce. Ma Drake non accennò a volersi muovere.

     Aveva qualcosa da dire… qualcosa che proveniva dal profondo della sua anima. Tuttavia era perfettamente conscio che quelle parole avrebbero potuto metterlo nei guai. Se avesse posto la domanda che premeva sulla punta delle sue labbra avrebbe rischiato di scatenare le ire del suo padrone. Una prospettiva non molto allettante, ma era stanco di dover reprimere sé stesso. L’ultima conversazione avuta con Seth, quella in cui era stato costretto a rivangare i più remoti ricordi della sua infanzia, era stata determinante. Si era reso conto che c’era qualcosa di errato in lui, c’erano delle catene invisibili che lo legavano stretto, impedendogli di essere quello che era. Non era ben sicuro di dove finisse il lupo e incominciasse l’uomo, ma finché anche una minima parte di sé subiva il richiamo della foresta sentiva di non poter convivere con il suo io. Gli altri agenti non erano costretti a nascondere le loro fattezze animali, ma lui sì. Questo perché era il prediletto di Magorian, ma se esserlo significava vivere in un’opprimente sensazione di soffocamento cominciava sul serio a dubitare di poter continuare a servirlo. Quello che voleva erano dei chiarimenti… chiarimenti sul suo passato… e sul suo futuro… voleva conoscere il suo posto in tutto ciò che Magorian stava preparando. Sentiva che avrebbe potuto scappare, liberare la sua natura lupesca e fuggire via da tutto quello che stava accadendo. Ma era sicuro di poter sopravvivere? Da solo, in un mondo che aveva imparato ad odiare, liberando una sua natura che aveva imparato a disprezzare. Senza Magorian non era nulla… per questo non lo avrebbe mai abbandonato… e il suo forte senso di lealtà e di onore gli imponeva di prestargli i suoi servigi come ringraziamento per averlo salvato. Comunque fosse stato… aveva bisogno di sapere…

     Si avvicinò nervoso. Non sapeva bene cosa dire, quali parole scegliere, quale formula sarebbe servita a rabbonire di più Magorian.

     - Che cosa ne sarà di me dopo che tutto questo sarà finito? - si ritrovò a dire all’improvviso.

     Poteva vedere solo lo schienale della poltrona, il che era un bene perché Drake non era sicuro che avrebbe avuto il coraggio di continuare guardando l’espressione del suo padrone.

     - Perché mi fai questa domanda? - esordì l’uomo dopo qualche minuto.

     - Perché io sono una delle bestie che tanto odi… e ti sto aiutando a spazzarle via da questo pianeta! -

     - Quello che io voglio fare è eliminare esseri indegni di possedere il dono della vita e di popolare le terre che la natura ci ha offerto! Io voglio creare una nuova e intelligente civiltà, capace di apprezzare e sfruttare fino in fondo tutto ciò! E poi, ragazzo mio, dopo tutti i miei insegnamenti credevo che avessi imparato ad essere un uomo! -

     Drake era sicuro che solo gli attuali abitanti di quel pianeta fossero capaci di apprezzare tutto quello fino in fondo, ma preferì non indugiare su questo punto.

     - Non posso rinnegare quello che sono… insomma, guardami… sono un lupo! -

     Drake pensò di essere andato un po’ troppo oltre. La poltrona si voltò nuovamente e il volto di Magorian gli si parò di fronte agli occhi, stranamente non incollerito, ma quasi compassionevole.

     - Nessuno può negare quello che è! Ma tu sei lupo solo in apparenza… e l’apparenza non conta quando si è uomo all’interno! Ragazzo, ti ho allevato e accudito… ti ho insegnato a sfuggire alle debolezze della tua razza per renderti più forte… ti ho donato poteri che chiunque desidererebbe… e tutto questo perché tu potessi essere al mio fianco quando creerò la nuova civiltà, perfetta e organizzata! Sei il mio braccio destro, Drake, e continuerai ad esserlo anche dopo che avremo vinto la nostra battaglia… è questo il tuo futuro… è questo il tuo destino! -

     Il tono definitivo delle parole di Magorian facevano capire che il discorso era chiuso. Drake non osava spingersi oltre perché sapeva che quello era un argomento proibito e di aver potuto parlarne solo grazie alla momentanea gioia e soddisfazione del suo maestro. Nonostante ciò, non era ancora totalmente soddisfatto.

     - Forse hai ragione! - ammise prima di voltarsi ed andarsene - Ma io ho un cuore di lupo e che ti piaccia o no prima o poi dovrò farci i conti! -

     Magorian sbuffò.

     - Stupido cane! - mormorò quando Drake sparì alla sua vista - Quando arriverà quel giorno almeno non dovrò più sopportare il tanfo della tua presenza! -

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     Il freddo ed enigmatico Seth the jackal procedeva impettito attraverso il corridoio della Techno Base, brandendo il suo giavellotto ed utilizzandolo come un bastone da passeggio. Non è dato sapere quali pensieri scorressero nella sua mente. Anche se si fosse trovato il modo di penetrarvici all’interno, il suo spaventoso potere psichico avrebbe sigillato ogni pertugio del suo cervello per nascondere i suoi veri intenti. Seth… un enigma per tutti coloro che si imbattevano in lui.

     Ma era anche talmente arguto da percepire immediatamente la presenza di qualcuno alle sue spalle, senza che le sue orecchie sentissero alcun tipo di rumore.

     - Fatti vedere! - disse con tono perentorio.

     Levine non ci pensò due volte a farsi avanti. L’esperienza le insegnava che non era una mossa saggia entrare in conflitto con lo sciacallo. Con un sorriso lezioso si posò di fronte a Seth, squadrandolo dal basso verso l’alto, dopo aver ripiegato le sue ali variopinte.

     - Cosa vuoi? - domandò secco Seth.

     - Diretto come sempre, non è vero? - rispose lei, evasiva - Sai, certe ragazze amano i ragazzi loquaci! -

     - Non ho tempo da perdere in giochetti! Fatti da parte! -

     Levine sbuffò indispettita.

     - Non preoccuparti, non voglio toglierti l’opportunità di farti mettere di nuovo su un piedistallo dal vecchio Magorian! -

     Seth la squadrò attentamente. La farfalla cercò di evitare il suo sguardo, perché sapeva che quegli occhi avevano molto più potere di quanto potesse sembrare in apparenza.

     - Allora vorresti forse sostituirmi tu su quel piedistallo? -

     - Ti prego! Per chi mi hai preso? Per Getara? - sbottò offesa Levine - No, caro mio! Io non potrei mai rimpiazzarti, potente come sei! Ma guardati… possiedi la telecinesi, il potere della persuasione e la facoltà di insinuarti nella mente degli altri! Ma a differenza del nostro viscido amico rettile ho abbastanza sale in zucca da capire come girano le cose da queste parti! -

     - Ah, sì? - ribatté Seth in tono piatto ma sarcastico - Allora illuminami! -

     - Non prendiamoci in giro! Sappiamo entrambi come la situazione si svilupperà quando quel vecchiaccio avrà tra le mani tutti i sette Chaos Emeralds! Drake potrà anche crogiolarsi nel suo onore e Getara nella sua ambizione, ma tu ed io siamo molto più realisti e astuti da prevedere i piani di Magorian! Io so che sei l’unico che in quel momento potrà fare la differenza! L’ho sentito con le mie orecchie, ricordi? -

     - Ricordo benissimo! - disse Seth senza scomporsi minimamente.

     - Quindi ricordi anche l’accordo che abbiamo preso! Quando tutto questo sarà finito e Magorian farà la sua mossa, noi gli daremo lo scacco matto! -

     - Lo farò… se le circostanze lo richiederanno necessario… ma spiegami perché quello scacco matto dovremmo darglielo “noi” invece di darglielo solo “io”! -

     - Bé, tesoro… non ti costa niente in fondo… e poi… -

     Levine allungò la sua mano e con fare malizioso cominciò a grattare lo sciacallo dietro l’orecchio.

     - Scoprirai che posso essere fonte di… grande divertimento! - e gli strizzò l’occhio.

     Seth rimase impassibile e le lanciò una delle sue occhiate più feroci. La farfalla, seccata da quell’atteggiamento, ritrasse il braccio e si allontanò.

     - Non è facile scioglierti, Seth… ma tieni fede agli accordi e scoprirai che abbiamo entrambi da guadagnarci! - concluse Levine.

     - Staremo a vedere! Nel frattempo ho un roditore da sterminare! -

     Levine sorrise.

     - Lo so… ah, poverino… come mi fa pena… forse è il caso che prepari una bella lapide con l’iscrizione: “Qui giace Shadow the hedgehog”! -

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 Angel Island – Giorno 6 (Ore 22:00)

     Aprì gli occhi lentamente quando riacquistò sensibilità e avrebbe preferito non averlo mai fatto. Il suo corpo era tutto un dolore. Rimpiangeva lo stato di svenimento in cui si trovava poco prima e soprattutto rimpiangeva la tranquillità e l’assenza di preoccupazioni tipica di quando si è nel mondo dei sogni. Ma adesso era tornato cosciente e, volente o nolente, doveva aprire gli occhi e fare i conti con la dura realtà.

     La prima cosa che Sonic vide sollevando le palpebre fu il dolce volto di Amy Rose che lo fissava.

     - Dormito bene? - chiese lei con fare scherzoso, ma nascondendo male la sua preoccupazione.

     - Ho fatto dormite migliori! - rispose lui con voce flebile.

     Sonic cercò di alzarsi dalla posizione distesa in cui si trovava ma un forte dolore alla schiena lo fece mugugnare. Si rese conto solo in quel momento che la riccia rosa gli stava tenendo la mano.

     - Stai sdraiato! - si raccomandò lei - Hai preso dei brutti colpi… devi riposare! -

     Realizzò di essere steso su uno dei vecchi materassi portati da Vector nel rifugio di Knuckles. Si guardò intorno stordito e vide qualcun altro disteso sul letto dell’echidna.

     - Perché a Shadow tocca il letto e a me questo materasso logoro? - mormorò Sonic con fare giocoso nel tentativo di tirare su il morale di Amy.

     - Non fare lo schizzinoso adesso! - lo rimproverò lei - E comunque Shadow era conciato molto peggio di te, poverino! I Chaotix vi hanno riportato subito qui e Tikal vi ha rattoppato come poteva! La mandibola di Shadow ha subito un forte colpo, ma non avrà danni permanenti per fortuna! -

     Sonic sorrise debolmente per comunicare il suo sollievo. Silenzio.

     - Knuckles e Rouge ci hanno raccontato che vi siete imbattuti in un altro agente di Magorian! - riprese Amy.

     - Già! E non in uno qualunque! Si chiama Seth, uno sciacallo mostruosamente potente! Ha messo al tappeto me e Shadow come dei burattini e peggio ancora è riuscito a recuperare due Chaos Emeralds! -

     - Le cose si mettono male allora! - affermò Amy demoralizzata.

     Sonic desiderava incoraggiarla, ma si sentiva sconfortato quanto lei.

     - Com’è andata la vostra missione? - domandò, desideroso di cambiare argomento.

     - Magnificamente! - disse Amy e un ampio sorriso si dipinse sulla sua faccia - Gamma è di nuovo dei nostri! Ci sarà utile se vogliamo sconfiggere Magorian! Devo dire che non è stato semplice! Ho avuto un… incontro ravvicinato col suo fucile! Ma Tails è riuscito a riprogrammarlo! A quanto pare alcune mie parole hanno avuto accesso a parte dei suoi dati originari e questo gli ha impedito di spararmi! E’ tornato il Gamma che conoscevamo! -

     - Mi fa piacere! - disse Sonic - Un alleato in più può essere fondamentale! -

     Ancora silenzio.

     - Ho avuto tanta paura per te! - ammise Amy con un vocina flebile.

     - Mi dispiace averti fatto stare in ansia! - rispose lui senza trovare niente di meglio da dire.

     - Lascia stare! Non è colpa tua! E’ da quando è cominciata questa storia che non faccio altro che preoccuparmi! Non voglio che ti succeda niente di male, specialmente adesso che… ci siamo trovati! -

     - Stai tranquilla! Ci tengo molto alle mie spine! Farò attenzione la prossima volta! -

     Non avendo voglia di parlare di quello, cambiò ancora argomento.

     - Ma dove sono tutti gli altri? -

     Sonic fece di nuovo per alzarsi ed Amy, non potendolo costringere a rimanere steso, decise di aiutarlo a mettersi in piedi. Il riccio blu avvertiva le gambe pesanti ma solo per il fatto di essersi alzato si sentiva già meglio. Come Amy ben sapeva, non erano tanto le ferite e i lividi a procurargli dolore quanto il fatto di essere costretto a rimanere fermo. Tenendolo stretto a sé, lo scortò all’esterno del rifugio. Sonic poté dare un’occhiata di sfuggita a Shadow, addormentato e ricoperto di fasciature. Ben visibile era un livido violaceo sulla sua guancia, nel punto in cui si era scontrato con il gomito di Seth. Aveva macchie di sangue rappreso agli angoli della bocca.

     Era sera ormai e una fresca brezza si era levata. Delle nubi temporalesche affollavano il cielo coprendo la luna. Il tempo non poteva rispecchiare meglio il loro umore sconfortato.

     Erano tutti riuniti intorno ad un fuoco, intenti a confabulare con espressione seria. Knuckles, Rouge, Vector ed Espio erano immersi in una fitta conversazione dal tono preoccupato. Big e Tikal erano in disparte con Cream e Charmy, che li guardavano con espressione incredula, apparentemente intenti ad ascoltare una favola sui draghi sotto lo sguardo incuriosito del robot Gamma e di Tails.

     Alla vista di Sonic scattarono tutti in piedi. Cream, contenta, corse ad abbracciarlo, seguita a ruota da un eccitato Cheese.

     - Ti sei rimesso in sesto finalmente! - disse Knuckles sorridendo e dandogli una pacca sulla spalla.

     - Sai che detesto rimanere fermo! -

     - Come ti senti, Sonic? - domandò Tails ansioso.

     - Qualche dolore qua e là, ma sono stato peggio! -

     - Ti abbiamo tirato fuori di lì appena in tempo, blue boy! - esclamò Vector con fare d’intesa - Se non lo avessimo fatto ci saremmo ritrovati due belle schiacciatine di riccio in technicolor, blu e nera! -

     - Se foste arrivati più tardi non avremmo mai più avuto il piacere di sentire Shadow brontolare! - ribatté il riccio ironicamente - Grazie di avermi messo in salvo gli aculei comunque! -

     - Adesso basta con queste smancerie! - intervenne Rouge seccata - Se non ve ne siete resi conto abbiamo uno sciacallo impazzito a ruota libera che sta facendo incetta di tutti quegli splendidi Chaos Emeralds! Dobbiamo trovare un modo per fermarlo! -

     - Se non ti conoscessi bene, Rouge - riprese Sonic tentando di mantenere un tono allegro - Direi che sei più preoccupata per gli smeraldi che per la mia salute o quella di Shadow! -

     - Oh, su, dolcezza! Mi fa piacere che sei ancora tutto d’un pezzo, soprattutto perché sei l’unico che può impedire il nostro totale sterminio, ma non è con tutte queste melensaggini che ci salveremo le penne! -

     - E-102 Gamma è pronto alla lotta! - si interpose la voce metallica del robot.

     - Anche io e Cheese vogliamo fare la nostra parte! - gli fece eco Cream.

     - La faremo tutti noi! - disse Sonic determinato - Perché la catastrofe che si abbatterà su questo pianeta se Magorian otterrà tutti gli smeraldi riguarda ciascuno di noi! E non sarà questo fantomatico sciacallo a fermarci! -

     - Questo è poco ma sicuro! -

     La voce che aveva pronunciato queste ultime parole era quella di Shadow, apparso sullo stipite dell’entrata, con in mano le garze che si era strappato dal corpo.

     - Non è per niente facile tenere a riposo voi ricci, vero? - sbuffò Tikal.

     - Come ti senti? - domandò Sonic apprensivo.

     - Abbastanza in forze da vendicare ogni singolo pugno che mi è stato inflitto! - rispose ferocemente.

     - Whoa! Questa sì che si chiama grinta! Di norma ti seguirei senza pensarci due volte, ma è una situazione un po’ delicata da gestire! Quel cagnolone dal muso appuntito non è un avversario da sottovalutare! -

     - Nessuno pesta i piedi e si fa beffe di Shadow the hedgehog così facilmente, Sonic! Intendo trovarlo e fargliela pagare! -

     - Allora siamo in due! Mi dispiace ammettere che però in questo momento non è la cosa più opportuna da fare! -

     - Non ho chiesto il tuo parere né il tuo permesso! -

     Rouge era allibita. Non aveva mai visto Shadow così furioso. Era totalmente fuori di sé e incapace di controllare le sue emozioni, cosa che, a memoria d’uomo, non era mai successa. Il pipistrello però notava che le mani del riccio nero tremavano… che fosse ancora sotto shock per il colpo ricevuto?

     - Raffreddati, vendicatore! - continuò Sonic sconcertato - Lanciarsi in un attacco kamikaze non servirà a nulla! Credimi, anch’io voglio prenderlo a calci e rispedirlo da dove è venuto, ma potremo farlo solo pianificando una strategia… e soprattutto non da soli! -

     - Non metterti sulla mia strada, Sonic the hedgehog! -

     Shadow ribolliva dalla rabbia, determinato come non mai. I due ricci si scambiarono un’occhiata di sfida. Due forti personalità si stavano scontrando e nessuna delle due aveva intenzione di arrendersi all’altra.

     - Su, non è il caso di dare di matto! - intervenne Vector in tono bonario - Siamo tutti spaventati da questa nuova minaccia, ma non è dando in escandescenze che risolveremo la situazione! -

     - Cribbio! - esclamò Charmy - E’ la prima cosa saggia che sento uscire dalle labbra di Vector! -

     - Siamo tutti quanti stanchi! - riprese il coccodrillo ignorando il suo collega - Io propongo di fare una bella dormita! Domattina a mente lucida potremo ragionare meglio! -

     - Non è scappando dai problemi che li risolveremo, Vector! - intervenne Espio serio.

     - Ma neanche catapultandoci in una missione suicida! -

     - Dormire è molto importante! - esordì Big - E’ sempre bene riposarsi per recuperare le forze! -

     - Io sono d’accordo con Espio! - disse Knuckles - Dobbiamo pensare a qualcosa adesso! -

     - Ne ho abbastanza! - sbottò Shadow irritato.

     Diede uno spintone a Sonic e cominciò ad allontanarsi, pestando i piedi per terra con rabbia. Sembrava aver perso il controllo e la serietà che da sempre lo contraddistinguevano. Fece solo pochi passi prima di crollare a terra, con la testa tra le mani gemendo di dolore. Dalla sua espressione sofferente sembrava che il capo gli si stesse spaccando in due. Amy e Sonic gli furono subito accanto. Nello stesso momento in cui Shadow era crollato al suolo, E-102 Gamma era come impazzito! Cominciò a ruotare il corpo e a muovere le braccia a destra e a manca. Sensori e luci sul suo corpo metallico risuonavano e lampeggiavano privi di controllo.

     - Shadow! Shadow! - esclamava Sonic scuotendolo per le spalle.

     Dopo pochi minuti, il riccio nero sembrò riprendersi e Gamma si calmò immediatamente, prima che Tails potesse vedere che cosa gli fosse preso. Shadow respirò a fondo e si rialzò. Prima che gli altri potessero fargli alcuna domanda, corse via.

     - Tutto questo non porterà a nulla di buono! - disse Sonic preoccupato.

     - Tails, cosa è successo a Gamma? - chiese Amy.

     - Non saprei! Sembra che i suoi sistemi siano andati in tilt per qualche secondo! Forse la causa è stata una specie di interferenza… delle onde anomale… -

     Onde anomale… a Sonic venne di colpo in mente una cosa.

     - Che tipo di onde? - domandò preoccupato - Possono essere onde cerebrali? -

     - Bé… sì, in teoria sì! - replicò il volpino confuso - Ma dovrebbero essere molto molto potenti! -

     Sonic aggrottò la fronte, pensieroso. Un tremendo dubbio lo stava assalendo mentre osservava una macchia sfocata di colore nero allontanarsi tra gli alberi fino a confondersi col buio del crepuscolo.

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     Un rombo in lontananza. Il vento freddo cominciava a levarsi e a sferzare sul suo viso. Nuvole temporalesche oscuravano lo scenario in cui stava correndo mentre piccole e sporadiche gocce di pioggia iniziavano a bagnarlo. Quell’atmosfera minacciosa sarebbe stata il teatro perfetto per la recita che di lì a poco sarebbe cominciata, pensò distrattamente Shadow.

     - Incontrami tra dieci minuti a Mystic Ruins se vuoi la rivincita… abbi il fegato di presentarti! -

     Era quello che la voce martellante di Seth aveva continuato a ripetere rimbombando nel suo cervello senza controllo come il ronzio di un trapano elettrico. Non aveva dovuto pensarci due volte a raccogliere la sfida e a dirigersi verso il luogo d’incontro, lasciandosi alle spalle i suoi compagni di battaglia. Non doveva frapporsi nessuno tra lui e Seth. Non aveva mai subito una sconfitta tanto clamorosa, lui, Shadow, la forma di vita perfetta, ed era il momento di riscattarsi. Tuttavia, per qualche strana ragione, il suo corpo era stato inizialmente riluttante ad obbedire agli ordini impartiti dal suo cervello. Quando ripensava ai freddi occhi d’acciaio dello sciacallo e alla sua gelida morsa telepatica, un tremore incontrollabile si impadroniva di lui. Non riusciva ad analizzare bene questo fenomeno a lui completamente sconosciuto, ma fintantoché avesse avuto fiato in corpo non avrebbe mai permesso di lasciare impunita una simile onta.

     Si ritrovò a pensare a Maria, al suo dolce sorriso e a come lui (o meglio, il suo predecessore di cui possedeva i ricordi) non era stato capace di fare nulla per salvarla, di come era stato impotente di fronte alla morte di un innocente per mano di uno spietato e freddo assassino… uno spietato e freddo assassino della stessa pasta di Seth. E allora si rese conto che se era talmente determinato a cancellare per sempre quella minaccia non era solamente per curare il suo orgoglio ferito, ma c’era una ragione più profonda. Il suo spirito altruistico si stava risvegliando. Shadow the hedgehog era stato creato per essere un’arma di distruzione, l’ombra dell’originale Shadow in cui il professor Robotnik aveva riversato tutto l’odio e la rabbia che nutriva per il genere umano. Nonostante questo però, come Sonic tempo addietro fece capire a lui e ad Emerl(2), era capace di provare compassione… era paradossalmente un’arma con un cuore. Gerald gli aveva donato il corpo e il ricordo di Maria gli aveva donato l’anima. Finalmente conscio della sua vera natura, era deciso a fare in modo che quello che era successo a Maria non si ripetesse più, che altre persone innocenti non dovessero morire per la follia di individui come Seth o Magorian, che lo scopo della creazione della forma di vita perfetta, Shadow the hedgehog venisse onorato e che la promessa fatta a Maria fosse mantenuta… era questa la sua ragione di vita.

     Mentre ormai la pioggia stava cominciando a cadere fitta bagnando il suo manto nero, raggiunse le antiche rovine che, illuminate dai flash luminosi dei lampi, proiettavano delle ombre suggestive. Si fermò di fronte alle macerie di un altare votivo, rimanendo in silenzio con le orecchie tese per percepire ogni minimo movimento.

     - Non pensavo che saresti venuto! Sei una costante sorpresa! -

     La voce glaciale di Seth lo costrinse a voltarsi.

     Lo sciacallo si trovava in piedi sopra una colonna marmorea, a braccia conserte con rivoli di pioggia che gli colavano addosso. Il cuore di Shadow gli saltò in gola, e subito dopo se ne chiese il motivo. Gli occhi di ghiaccio di Seth lampeggiavano sinistri.

     - Come potevo rifiutare l’invito? - replicò Shadow sforzandosi di sembrare sicuro di sé - Specialmente se mi è stato recapitato così gentilmente! -

     - Noto con piacere che hai ancora il dono della parola! Pensavo che il piccolo incontro tra il mio pugno e la tua faccia fosse stato abbastanza persuasivo da convincerti a non spiccicare più una sillaba! -

     Shadow rabbrividì… e si vergognò di averlo fatto.

     - Non mi faccio mettere K.O. da un pugno! -

     - Probabilmente no, ma credo piuttosto che quello che ti ha fatto crollare sia stato il sinistro rumore delle ossa che scricchiolano… il dolore bruciante che divampa sul tuo volto… la sgradevole sensazione di paralisi dei tuoi muscoli… il calore del sangue che scorre giù per la tua bocca… correggimi se sbaglio! -

     Le parole di Seth stavano avendo un effetto portentoso su Shadow. Il suo cuore batteva all’impazzata, la sua fronte era imperlata di sudore, anche se cercava di convincersi che era solo pioggia, e le sue mani tremavano, seppur voleva credere che fosse il freddo. L’astuto sciacallo si rendeva perfettamente conto della morsa di terrore in cui il suo avversario era intrappolato e sceglieva con cura le parole ideali per incutergli sempre maggiore soggezione.

     - Che cosa ti prende, istrice? - continuò con tono strascicato, scendendo dalla colonna e avvicinandosi lentamente - Stai tremando come una foglia… hai freddo, forse? O stai tremando di rabbia? Oppure senti il terrore che ti contorce le budella e ti impedisce di muoverti? -

     Incredibilmente… Shadow non sembrava capace di rispondere… rimaneva lì impalato, zuppo da capo a piedi, con gli occhi sgranati e i pugni stretti e tremanti. Seth sogghignava compiaciuto.

     - Buuhuh! Il brutto sciacallo cattivo ti spaventa, piccolo Shadow? - riprese schernendolo cinicamente - Hai paura di farti di nuovo la bua? -

     Ormai Seth era a pochi passi da Shadow. La pioggia continuava a cadere forte. I bagliori dei fulmini si facevano più intensi. I tuoni sembravano degli echi in lontananza per le orecchie di Shadow, ipnotizzato da quegli occhi d’acciaio, divorato dall’interno da un panico lacerante.

     - Sai, il sistema migliore per guarire da casi di… thosfobìa come questo spesso è una terapia d’urto! Direi però di saltare la terapia… e arrivare direttamente all’urto! -

     Non ci fu tempo di reagire. Seth protese il braccio in avanti, con la mano illuminata da una luce azzurrina. Non era vicino abbastanza nemmeno per sfiorare Shadow, eppure il riccio nero si sentì arrivare un colossale pugno nello stomaco che gli mozzò il respiro. Gemette ed indietreggiò, premendosi una mano sul ventre, incapace di reagire. Lo sciacallo simulò un movimento di frusta con il braccio teso e una pressione equiparabile ad un calcio colpì Shadow in pieno volto, scagliandolo di lato e gettandolo in una pozzanghera fangosa.

     - Che aspetti, forma di vita perfetta? - domandò Seth aggressivo - Da quanto vedo la tua perfezione sta solo nel farti umiliare… in quello non ti batte nessuno! -

     Shadow fu colpito allo stomaco da un calcio, e poi da un altro, e da un altro ancora. Seth si stava divertendo ad infierire senza che il riccio nero potesse fermarlo. Era letteralmente paralizzato dalla paura. Nella sua testa continuavano a vorticare il pensiero della sua mascella quasi fratturata, delle iridi gelide del suo avversario. Il dolore fisico non era mai stato un ostacolo né un impedimento per lui… ma allora perché, dannazione, non riusciva a muoversi? Perché era così terrorizzato?

     Seth spalancò il palmo della sua mano. Shadow fu circondato da un alone azzurro e venne lentamente fatto levitare a mezz’aria.

     - Devo dire che sei stato una grande delusione! - disse amareggiato lo sciacallo - Mi aspettavo un po’ di competizione e tutto quello che mi ritrovo è una marionetta senza spina dorsale da maneggiare a mio piacimento! -

     Falciando col braccio verso il basso fece precipitare Shadow. L’impatto con il suolo duro gli procurò un dolore bruciante. Seth lo sollevò nuovamente, portandolo più in alto. Un secondo di pausa e lo gettò sul terreno con più forza. L’acqua fangosa schizzava sul suo corpo mentre Seth continuava questa crudele gimcana, facendolo fluttuare e lanciandolo senza pietà in un impatto con il terreno. La voce del suo persecutore gli risuonava nella testa, provocandogli un moto di convulsioni.

     Quando Seth si fu stancato del suo perverso giochetto, lasciò che Shadow cercasse di mettersi lentamente in piedi per poi colpirlo con un pezzo di roccia scagliatogli contro come un proiettile in pieno volto.

     Respirava a fatica… steso, inerme…

     - P…perdonami… Maria… - mormorò con un filo di voce.

     Erano lacrime o gocce di pioggia quelle che inumidivano i suoi occhi semichiusi?

     Seth gli si avvicinò con un’espressione crudele.

     - Buffo! - commentò - E pensare che ti credevi il più forte di tutti… quasi intoccabile… ma avresti dovuto sapere… che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno più forte di te… è la legge della giungla, Shadow… adesso sei tu quello debole… ed è talmente patetico vederti rantolare nel fango che preferisco finirti adesso… sayonara, Shadow the hedgehog! -

     Ci fu un forte sibilo, proprio quando Shadow, ormai rassegnato, si stava preparando al colpo di grazia con gli occhi ermeticamente chiusi. Un tonfo rumoroso e un gemito di dolore. Poi una voce fin troppo familiare.

     - Yo, Fido! - disse Sonic con voce sprezzante - Perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia? -

     Shadow aprì a fatica gli occhi. Distinse la figura sfocata di Seth chino sul terreno che si premeva una mano sul petto digrignando i denti. Notò anche uno degli stivaletti di Rouge apparire accanto al riccio blu.

     Lo sciacallo si rimise in piedi ridendo sguaiatamente.

     - Sarei lieto di farlo… ma purtroppo per voi non esiste nessuno alla mia altezza! Comunque potete stare tranquilli… non ho intenzione di uccidervi, per ora! Ho pesci più grossi da friggere al momento! Potete riprendervi quella pallida imitazione di un guerriero! Non vale neanche la pena sporcarsi le mani per eliminarlo… alla prossima! -

     Dopo aver lanciato un ultimo sguardo disgustato a Shadow, Seth si allontanò senza che Sonic o Rouge provassero a fermarlo.

     Shadow era malconcio e sporco di fango. I suoi occhi erano sbarrati e la sua bocca era contorta in una smorfia dolorante. Sonic e Rouge si guardarono per un momento, indecisi sul da farsi. Poi lo afferrarono entrambi per le braccia e lo aiutarono delicatamente a tirarsi su.

     - Ti sembra questo il momento dei fanghi terapeutici? - disse Sonic nel tentativo di alleviare la tensione.

     Il riccio nero non rispose. Aveva l’aria di chi non avrebbe più spiccicato parola in vita sua.

     - Come ti senti, dolcezza? - domandò Rouge seria - Riesci a metterti in piedi? -

     - Lasciatemi! - mormorò con voce sepolcrale.

     - Non sei un bello spettacolo per gli occhi, giustiziere! - ribatté Sonic - Converrebbe che ti facessi un bagno prima! -

     - Non vale la pena salvarmi… lasciatemi qui… -

     - Ti ha dato di volta il cervello? - esclamò Rouge.

     - Non ne vale la pena… sono solo… un coniglio… -

     - Strano! - intervenne Sonic con un sorriso - Avrei detto che i conigli non avessero le spine! -

     L’atteggiamento canzonatorio di Sonic non fece altro che irritare maggiormente il povero Shadow.

     - Sono un codardo… uno schifoso vigliacco… senza… un briciolo di coraggio per affrontare una battaglia… -

     - Di che cosa stai parlando? -

     - Io… io… - balbettò Shadow. Sembrava costargli molta fatica parlare - Avevo… avevo paura… io… ero terrorizzato… avevo una paura dannata, maledizione!!! -

     In preda alla frustrazione diede un pugno per terra. Sonic era senza parole.

     - Tremavo come una foglia… non riuscivo a muovermi… e tremo persino adesso… ho deluso me stesso… e ho deluso Maria… e tutti quelli che credevano che sarei stato in grado di aiutare l’umanità… ma sono solo un codardo… un maledettissimo codardo! -

     Shadow si mise la testa tra le mani e continuò a mugugnare scosso da spasmi irrefrenabili.

     - Non ti ho mai visto in questo stato! - disse Rouge scioccata.

     Sonic sembrava molto arrabbiato. Afferrò il suo sosia per gli aculei e tenne il suo volto stretto di fronte al proprio in modo che il loro sguardo si incrociasse.

     - Sei più stupido di quello che pensassi, Shadow! - affermò Sonic deluso - Tu un codardo? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Non ho conosciuto nessuno più coraggioso di te! Hai dimenticato che hai rischiato la morte per impedire all’ARK di schiantarsi sulla Terra? E di aver combattuto da solo quel bestione di Black Doom? -

     - E hai anche usato il Chaos Control contro i Metarex sparendo nello spazio assieme a loro! - si intromise Rouge - Hai dimenticato anche questo? -

     In circostanze normali, Shadow non avrebbe sopportato di essere trattato in questo modo. Totalmente fuori di sé, però, non diede segno di essersi scosso dal torpore in cui era piombato.

     - E allora perché non ho mosso un dito? - mugugnò - Perché ho lasciato che… lui mi pestasse in quel modo? -

     Sonic aggrottò la fronte.

     - Seth non è un nemico comune, Shadow! Hai visto di cosa è capace! E’ in grado di intrufolarsi nella nostra mente, ti rendi conto? Può violare la nostra testa e se può fare una cosa del genere scommetto che può anche instillare la paura dentro di te! Proiettare immagini nel tuo cervello… spaventarti a morte! -

     - N… no… non è possibile! - balbettò.

     - Che sia così oppure no non importa… devi riprenderti subito… Shadow, tutti noi abbiamo paura… potremmo finire polverizzati da un momento all’altro… io stesso ogni volta che mi ritrovo a combattere con Drake e tutti gli altri sono terrorizzato… ma dobbiamo imparare a dominarla… perché se uno di noi fallisce, falliamo tutti! -

     - Abbiamo bisogno di te, Shadow! - disse Rouge - Non voglio finire i miei giorni a causa di un vecchio psicopatico e del suo branco di leccapiedi! Tu sei una delle nostre armi più potenti! Devi farlo per tutti noi! -

     - E per Maria! - aggiunse Sonic.

     Passò qualche minuto. Il respiro di Shadow si regolarizzò, da affannoso e ansante che era. Il suo tremore andò lentamente scemando e cominciò pian piano a rimettersi in piedi. Si sfregò il viso con il braccio, ripulendosi dal fango e dalla sporcizia che gli davano fastidio e guardando i suoi due compagni annuì col capo.

     - Ce ne hai messo di tempo! - commentò Sonic sorridendo - E’ già la seconda volta che ti consolo e ti faccio le coccole! Cerca di non abituarti, Shadow… non sono mica tua madre! -

     - Tenterò di ricordarmelo! - rispose.

     E, per la primissima volta, in un personale e inedito gesto d’affetto e di ringraziamento, diede un buffetto sulla guancia del riccio blu non prima di incamminarsi verso Angel Island con la pioggia che ancora batteva sul suo viso.

La pioggia continua a sferzare sui loro volti, in una notte in cui il pericolo e la difficoltà di aver scelto di percorrere la strada più giusta si fanno sempre più grandi. Riuscirà Sonic a sconfiggere l'apparente superiorità di Seth oppure tutte le sue speranze e quelle dei suoi compagni sono destinate a crollare come un castello di carte a causa dell'invicibile sciacallo? Siamo davvero vicini alla fine, per cui non perdetevi i prossimi episodi della saga di SINS OF PURITY, sempre online con "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".

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(1)
Infatti, il primissimo incarico di Gamma era di trovare Froggy, all’epoca posseduto dalla coda di Chaos, come narrato in "Sonic Adventure".
(2) Come narrato in "Sonic Battle".
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ART GALLERY

Knight Drake The Wolf Concept Art
Knight Drake The Wolf Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Drake the wolf come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".
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CHAOS MILLENNIUM Saga

Più grandi sono, più rumore fanno quando cadono

Scritto e ideato da: Knuckster

     - Gli insetti come te meritano una sola cosa… di essere schiacciati! -

     Quelle terrificanti parole rimbombarono nelle orecchie di Lance e gli fecero gelare il sangue nelle vene. Attraverso l’auricolare collegato con il microfono che portava Espio aveva potuto seguire in diretta tutta la battaglia tra il camaleonte e il Tiranno. Non erano certo sufficienti anche le immagini per capire che il suo alleato aveva miserevolmente avuto la peggio. I colpi sinistri e i rimbombi degli attacchi erano stati amplificati dalla cimice fin troppo adeguatamente, così come i gemiti di dolore di Espio. Seguire in contemporanea questo crudele massacro era troppo anche per l’animo di pietra di Lance. Non appena udì un disgustoso tonfo quasi limaccioso e un respiro mozzato, non gli ci volle molto per capire cosa fosse successo. Gettò a terra la cuffia come se si fosse scottato e indietreggiò spaventato.

     Espio aveva fallito… ancora peggio, era stato ucciso con una ferocia senza precedenti. Il Tiranno aveva detto di non avere intenzione di indagare a fondo per scoprire il complice della sua guardia del corpo, ma questo non bastò a tranquillizzare Lance. La parte più importante del suo progetto era andata a farsi benedire. Era rimasto completamente solo e, in questo modo, le possibilità di poter realmente spodestare Sonic si erano notevolmente ridotte. La potenza del suo esoscheletro era fuori discussione ma, se anche fosse riuscito a seminare il caos per le vie della città, c’era sempre un leader capace che avrebbe saputo coordinare le sue forze in modo tale da metterlo a tacere per sempre. Sonic era d’intralcio e, finché era in vita, Lance non avrebbe potuto sperare di prendere possesso del suo regno. Proprio per questo il primo obiettivo che aveva cercato di conseguire era la sua eliminazione, un obiettivo che, a quanto pareva, doveva essere rimandato.

     Lo shock per la morte di Espio andò lentamente scemando e, al suo posto, subentrò una rabbia bruciante. Si erano preparati a lungo per quel momento e il Tiranno aveva rovinato tutto. Secondo quello che aveva detto, era rimasto vigile e allerta per molte notti, attendendo pazientemente che facessero la loro mossa e che il tradimento entrasse in atto. Come poteva essere sempre due mosse davanti a loro? La sua intelligenza strategica era davvero così grande da non poterla battere? Lo sconforto e il disagio per il fallimento di quella operazione erano davvero troppo da sopportare. Lance avrebbe dovuto continuare a tollerare l’aria di sufficienza del suo maestro, la sua arroganza e il suo ego smisurato, ovverosia alcuni degli aspetti che lo avevano convinto a cancellare dalla faccia del pianeta la sua presenza. Era stato usato quando ce n’era stato bisogno e poi gettato via alla prima occasione, relegato in quelle fredde e deprimenti carceri a fare da guardiano. Quando però era troppo, era troppo. Lance non avrebbe accettato oltre un simile affronto. Disponeva di una grande potenza e, con o senza Espio, era intenzionato a metterla a frutto per vendicarsi.

     Sprezzante e rabbioso, pestò con il piede l’auricolare, mandandolo in frantumi. Decise di gettare alle ortiche ogni prudenza e di attivare immediatamente l’esoscheletro. Avrebbe raso al suolo l’intera metropoli pur di segnalare al Tiranno la sua presenza, per dimostrargli che lui non era un insetto e che avrebbe costituito una seria minaccia.

     - Levatevi di mezzo! - gridò con rabbia dando spintoni e gomitate ai droidi sulla passerella metallica.

     Aprì il cruscotto dell’armatura gigante e vi saltò all’interno senza indugiare. I comandi erano pronti ad essere messi in funzione e l’intera struttura emetteva ronzii aggressivi, quasi come se non vedesse l’ora di essere utilizzata. I bagliori dei Chaos Emeralds posizionati sugli avambracci divenivano sempre più intensi man mano che l’esoscheletro immagazzinava energia. Sulla plancia di controllo di fronte al leone c’era un pulsante rosso e rotondo, il comando di accensione. Lance lo contemplò per un istante mentre le ultime briciole di buonsenso abbandonavano il suo cervello. La furia omicida che vibrava dentro di lui aveva ormai preso il posto di ogni tipo di razionalità.

     - Dopo stasera vedremo chi è l’insetto! - mormorò a sé stesso prima di protrarre il braccio e premere il pulsante.

     Le luci sulla fiancata dell’esoscheletro si accesero di colpo e il colosso meccanico drizzò la sua schiena come se si fosse messo sull’attenti. Lance collegò gli elettrodi al suo corpo e, con un sorriso perfido dipinto in volto, si preparò all’azione.


     Le sei figure indistinte scivolarono rapidamente e silenziosamente nell’ombra, anche se la sesta aveva qualche difficoltà a causa della sua mole. La destinazione era la solita nicchia riparata dalla quale si poteva avere un’ampia visuale dell’avvallamento in cui si trovava il capannone abbandonato. Non gli ci volle molto per arrivare sul posto e per cominciare a prepararsi. Posarono al suolo gli zaini e ne estrassero velocemente le armi e le munizioni necessarie.

     Knuckles estraeva le cartucce dalla custodia e le caricava nel fucile con palese nervosismo. Continuava a buttare l’occhio sul vecchio magazzino, ripetendo mentalmente la strategia che avrebbero adottato e chiedendosi se avesse fatto qualche errore di calcolo. Dal canto loro, Rouge e Geoffrey non mostravano, almeno in apparenza, alcun segno di agitazione. Riempivano silenziosamente i caricatori delle loro armi da fuoco, anche se con eccessiva cura. Quell’atteggiamento meticoloso e tranquillo era in realtà sintomo di una profonda concentrazione, come i loro compagni sapevano bene. Amy, invece, era già pronta. La freddezza che il suo volto evidenziava nascondeva un qualcosa di inquietante. Dava l’impressione che si sarebbe battuta con le unghie e con i denti per conseguire il suo obiettivo e niente e nessuno sarebbero riusciti a fermarla. I più nervosi di tutti erano sicuramente Alison e Big. La prima, sebbene avesse partecipato ad altre azioni, non riusciva a togliersi dalla mente lo spiacevole incidente che l’aveva costretta in un letto d’ospedale. Cercava di tirare dei bei respiri profondi per placare la sua inquietudine, ma continuava sbadatamente a far cadere i proiettili della sua pistola. Il secondo, d’altra parte, non poteva che essere tremante dall’emozione. Quella era la sua prima uscita sul campo di battaglia, il suo battesimo di fuoco. Dopo molto tempo impiegato ad addestrarsi come semplice recluta aveva finalmente ottenuto, anche se temporaneamente, un grado più alto. Sentiva che era l’occasione giusta per mostrare a tutti quanti il suo valore, per far vedere che Shadow non aveva toppato nel sceglierlo come combattente di prima linea. Nonostante sapesse che doveva maneggiare con cura i colpi del lanciagranate che gli era stato fornito, non poteva evitare che le sue mani vibrassero incessantemente. Durante il tragitto aveva rischiato per l’emozione di inciampare un paio di volte, portandolo a provare imbarazzo e a maledire la sua ampia mole che gli rendeva l’incognito molto più complicato del normale.

     Dopo qualche minuto, Knuckles si sistemò con cura la radio-cuffia e lo stesso fecero gli altri. L’operazione che stavano per cominciare necessitava di una perfetta sincronia e coordinazione tra i sei membri.

     - Ci siamo, squadra! - proferì l’echidna con voce chiara - Non c’è bisogno che vi ricordi che la riuscita di questa missione è di vitale importanza! Non possiamo permetterci il minimo errore! Se siete qui è perché tutti voi avete acconsentito a dare una mano senza esitazione, per cui mi aspetto che voi tutti diate il massimo di cui siete capaci! -

     - Se solo avessimo avuto più tempo per prepararci - intervenne Rouge stizzita - Non ci sentiremmo come un branco di pecore che stanno per finire nella bocca del lupo! -

     - Non c’erano alternative! - replicò pazientemente Knuckles - Non siamo bene a conoscenza dei piani di Espio e Lance, per cui non sappiamo quando decideranno di agire! Quei Chaos Emeralds nelle loro mani sono pericolosissimi e prima attaccheremo prima potremo renderli inoffensivi! -

     - Giustissimo! - lo supportò Geoffrey - Se avessimo aspettato ancora avremmo corso il rischio di perdere di vista quei due! -

     - Il dottor Robotnik ha dovuto studiare in poco tempo le foto dell’esoscheletro! - disse Amy - Siamo sicuri che quello che ci ha detto si rivelerà esatto? -

     - Non c’è motivo per dubitare dell’efficienza del dottore! - ribatté la lince - Ha fatto del suo meglio per individuare il punto debole di quell’aggeggio e lo stesso dobbiamo fare noi per neutralizzarlo! Dobbiamo essere perfettamente coordinati! -

     - Al millesimo di secondo! - aggiunse Knuckles - Ripetiamo un’ultima volta il piano! -

     La meticolosità dell’echidna fece sorridere molti dei suoi compagni. A dispetto del fatto che l’operazione era fondamentale per il loro futuro, era evidente che ce la stava mettendo tutta per sostituire adeguatamente Shadow. La sua espressione seria e corrucciata e la sua continua attenzione ad ogni minimo particolare ne erano un chiaro segno.

     - Entriamo di soppiatto nel magazzino e partiamo all’attacco contro l’esoscheletro! Anche se avessimo una grande potenza di fuoco non potremmo mai abbatterlo, per cui c’è bisogno di giocare d’astuzia! Rouge ed Alison avranno il compito più delicato! Dovranno sgattaiolare alle spalle del robot e posizionarsi in un punto da cui possano prendere una buona mira! -

     Alison annuiva con veemenza, quasi a voler dimostrare che gran parte del suo nervosismo era sparito. Il tremore impercettibile delle sue palpebre però tradiva questa impressione. Rouge, invece, ascoltava con noia irritata quelle stesse parole che aveva sentito più volte fino alla nausea. Questo lato preciso e puntuale di Knuckles cominciava decisamente a seccarla.

     - E quando ci saremo piazzate - intervenne il pipistrello imitando la voce dell’echidna in falsetto - Dovremo cercare di sparare ai cavi che collegano la batteria di alimentazione agli avambracci! -

     - Perfetto! - replicò Knuckles sforzandosi di mantenere i nervi saldi - Il dottor Robotnik sostiene che quella batteria permette all’esoscheletro di immagazzinare l’energia dei Chaos Emeralds! Una volta che avrete tranciato ogni collegamento renderemo quella mostruosità virtualmente inoffensiva! -

     - Virtualmente? - ripeté Big con una nota dolente nella voce.

     - Non conosciamo di quali altre armi dispone oltre ai cannoni potenziati dagli smeraldi! - spiegò Amy.

     - Mi raccomando! - riprese l’echidna dopo una breve pausa - Dovrete andare a colpo sicuro! Non sparate a meno che non siate assolutamente sicure di andare a segno! Se doveste mancare l’obiettivo Lance si accorgerebbe del tranello e tutto andrebbe a monte! E siate anche rapide nel sottrarre i due smeraldi dopo che avrete tagliato i cavi! -

     - Stai tranquillo! - lo rassicurò Alison - Faremo del nostro meglio! -

     - Come sopra! - concluse Rouge con il solito atteggiamento altezzoso e noncurante.

     A quanto pare, per Knuckles fu sufficiente perché annuì deciso con il capo e poi si rivolse a tutti gli altri.

     - Noi invece dovremo cercare di distrarre il robot il più possibile per permettere a Rouge ed Alison di prendere una buona mira! Colpiamolo con tutto quello di cui disponiamo e cerchiamo di tenerlo sempre con la faccia rivolta verso di noi, solo da un lato! -

     - E’ molto pericoloso per noi, non credi? - disse Amy scettica - Se invece di sparpagliarci lo attaccheremo solo da un lato avrà più possibilità di colpirci! -

     - Lo so! Ma purtroppo non abbiamo altra scelta! Se si dovesse voltare potrebbe individuare Rouge ed Alison… e non avremmo più altre possibilità di renderlo inoffensivo! -

     La riccia sospirò. Era quasi possibile udire il battito frenetico dei loro sei cuori carichi di adrenalina fendere l’aria silenziosa della notte.

     - Ho un’ultima domanda! - intervenne Geoffrey con la sua voce calma e rassicurante - Là dentro non dovremo preoccuparci solo di Lance e dell’esoscheletro! Ci sono anche molti droidi che potrebbero romperci le uova nel paniere! -

     - Sono solo droidi operai! Non sono armati… e anche se lo fossero la riprogrammazione li ha talmente danneggiati che non sarebbero in grado di combattere! Quelli di cui dobbiamo preoccuparci sono i robot che sorvegliano il perimetro, ma non ci vorrà molto sforzo per metterli a tacere! -

     Qualcosa di definitivo risuonò nella voce di Knuckles. Abbracciò con lo sguardo l’intero gruppo, quasi come se inconsciamente volesse osservarli per paura che quella fosse l’ultima volta in cui poteva farlo. Stava facendo bene? Aveva calcolato ogni minimo inconveniente e preso le contromisure giuste? Era un’azione sconsiderata quella? Stava mandando tutti i suoi compagni verso un inevitabile destino? Un milione di dubbi affollarono la sua mente, ma ormai non c’era più tempo per tirarsi indietro. Era l’ora di affrontare il pericolo in faccia con fierezza e coraggio, come aveva sempre fatto. Lo status di leader non era certo quello tra i più facili, ma sarebbe andato fino in fondo, qualunque cosa fosse successa.

     - Tutti pronti? - domandò cercando di suonare incoraggiante.

     Protese la mano in avanti in un equivocabile gesto di unione. Gli altri non esitarono un momento e posero a turno i loro palmi su quello dell’echidna. Era giunto il momento di agire…

     Un boato assordante li fece sobbalzare all’improvviso.


     L’intera facciata frontale del magazzino saltò in aria, sbriciolandosi come se fosse fatta di pasta frolla. L’esplosione fu talmente imponente che mattoni, lamiere e schegge di vetro furono proiettate a metri e metri di distanza. Lo schianto sul suolo dei pezzi di parete ancora integri sollevò una gigantesca nuvola di polvere e calce che si propagò nell’aria a rapida velocità. I detriti metallici e pietrosi scagliati in alto ci misero qualche secondo a ricadere, così come i resti dei droidi che, evidentemente, erano stati coinvolti nello scoppio. I sei combattenti erano fin troppo distanti per esserne colpiti, ma guardarono comunque, atterriti, gli effetti dell’esplosione invadere l’intero avvallamento in cui era situato il magazzino, oramai quasi cadente. Cercarono di penetrare con lo sguardo la fitta coltre polverosa che come una cappa ammantava il luogo, ma risultò uno sforzo inutile. Finalmente, dopo qualche minuto, un’alta sagoma si fece largo tra i rottami e ad ogni suo passo rimbombava un forte clangore.

     Il tremendo esoscheletro lucente sprizzava energia e potenza da ogni circuito. Ritirò i cannoni posti sugli arti anteriori, con i quali aveva praticamente disintegrato la facciata dell’edificio, e per testare ulteriormente la sua forza afferrò con gli artigli un droide lì vicino e lo accartocciò come se fosse stato di plastica. Era uno spettacolo raggelante! Alla guida del veicolo, Lance non poteva fare a meno di sorridere trionfante, tra una risata sguaiata e l’altra.

     - Questo è un bel problema! - commentò Geoffrey ansante - Pare che abbia deciso di partire all’attacco prima del previsto! -

     - Il nostro piano va a farsi benedire allora! - disse Rouge con tono grave.

     - No! Dovremo solo modificarlo un po’! - ribatté Knuckles, tentando di ragionare a mente lucida - Rouge, Alison! Sgattaiolate di soppiatto alle sue spalle e piazzatevi in un buon punto! Fate il giro largo del fossato così non correrete rischi che vi veda! Noialtri andiamo a dargli il ben servito come abbiamo stabilito! Ricordate, dobbiamo tenerlo sempre con la faccia rivolta verso di noi! Attacchiamo separatamente e da quattro angolazioni diverse e preghiamo che vada tutto bene! Muoversi, gente! Non perdiamo tempo! -

     Gli ordini e i comandi di Knuckles furono così perentori ed improvvisi che tutti furono presi alla sprovvista e non osarono controbattere. Non appena però l’echidna terminò il discorsetto ed imbracciò il suo fucile capirono che era il momento di entrare in azione e il suo fare impaziente non avrebbe potuto essere un segnale più valido.

     Rouge ed Alison, senza dire una parola, uscirono allo scoperto e sfrecciarono silenziosamente alla loro destra per fare il giro largo dell’avvallamento e poi ridiscenderlo per trovarsi alle spalle dell’esoscheletro. Big, Knuckles, Geoffrey ed Amy, invece, scivolarono lungo il pendio, cercando di non essere visti e impugnando con presa salda le loro armi. Tuttavia, Lance era talmente occupato a testare con mano le capacità della sua armatura che non faceva minimamente caso a quello che gli succedeva intorno. Era impegnato nel ridere di gusto alla vista del povero droide, schiacciato sotto un gigantesco piede metallico. L’echidna si riparò dietro ad un mucchio di bidoni vuoti e fece segno agli altri di sparpagliarsi. Attivò la ricetrasmittente e comunicò le ultime istruzioni con indiscutibile fermezza. Dopodiché caricò il fucile, respirò a fondo e si preparò all’attacco.

     Venne fuori dal suo nascondiglio all’improvviso. Tutti i suoi sensi erano allerta e ricettivi. Puntò l’arma contro il ventre metallico dell’esoscheletro e premette il grilletto. La cartuccia schizzò fuori dalla canna e il bossolo si infranse sulla corazza. La fucilata poteva essere paragonata ad una puntura di zanzara per quanto riguarda il danno che arrecò. Nonostante l’esoscheletro non avesse riportato neanche una scalfittura, il rimbombo si era udito forte e chiaro. Lance fece manovra fino a trovarsi nella direzione da cui era partito il colpo. Individuò immediatamente Knuckles, rigido e con fare combattivo, ma non espresse nessuna sorpresa nel vederlo lì.

     - Ehi, bestione! - lo schernì l’echidna coraggiosamente - Perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia? -

     Lance sghignazzò, inebriato dalla propria superiorità. Un piccolo microfono era posizionato accanto al parabrezza, così che potesse comunicare con l’esterno.

     - Questa battuta, oltre ad essere vecchia, è anche fuori luogo! - rispose il leone mellifluo - Non sai inventare niente di meglio? -

     - Certo che sì! Ho un nuovo gioco per te! Si chiama: “Tiro alla lattina gigante”! -

     Knuckles sparò di nuovo, questa volta mirando al parabrezza. Il colpo però rimbalzò sul vetro antiproiettile con un rumore secco. Lance non diede alcun cenno di reazione.

     - Il microbo vuole fare il duro! Quanto è epico! - commentò il leone sprezzante - E’ il tuo giorno fortunato allora, puntaspilli! Sei in vena di gesta eroiche? Bene, il buon vecchio Lance ti renderà il primo martire della Resistenza! -

     Il carceriere mosse di colpo il braccio e, in risposta al suo pensiero, il braccio dell’esoscheletro si protrasse in avanti per ghermire Knuckles, ma lui era pronto. I muscoli delle sue gambe guizzarono in un lampo per schivare l’attacco, e gli artigli del robot si conficcarono nel terreno. Con la coda dell’occhio, l’echidna notò due ombre furtive scivolare lungo il pendio dalla parte opposta. Si trattava senza dubbio di Rouge ed Alison.

     Ruotò rapidamente il busto e fece di nuovo fuoco in direzione della spalla. Cilecca anche questa volta. Le cartucce del suo fucile non potevano di certo trapassare quella spessa corazza, ma ne era ben consapevole. Stava solo cercando di distrarre Lance per il tempo necessario alle sue due compagne per svolgere il loro compito. L’esoscheletro si rimise subito in posizione eretta e scagliò un nuovo attacco verso il piccolo nemico. La piccola statura di Knuckles però gli forniva anche una maggiore velocità ed era il vantaggio che aveva bisogno di sfruttare in quel momento.

     Gli altri tre combattenti sbucarono fuori dal nulla e assalirono il robot da tre punti diversi. Amy Rose stava scaricando una raffica di proiettili con le sue due fide pistole, mentre i dardi esplosivi di Geoffrey sfrecciavano nell’aria. Nonostante questo, l’unica arma che si rivelava davvero efficace era il lanciagranate di Big. I colpi esplosi sulla pelle metallica dell’esoscheletro erano così impetuosi che riuscivano a farlo barcollare per qualche secondo e, sebbene non scalfissero il metallo, erano comunque utili per fargli perdere l’equilibrio e metterlo in difficoltà. La mira del gattone non era precisa né attenta; non si concentrava su di un solo punto ma andava a casaccio, tanto da tradire il suo nervosismo.

     - Benissimo! Continuate così! - sussurrò Knuckles nel suo microfono senza staccare gli occhi dal nemico - Storditelo quanto più potete, ma fate attenzione a non farvi prendere! Rimanete sparpagliati e attaccatelo da più angolazioni! -

     Lance durante il combattimento non sembrava né preoccupato né tanto meno intimorito. Per lui la comparsa di altri tre antagonisti era un motivo ulteriore di divertimento.

     - Ci sono anche i tuoi amichetti? - disse con un sorriso maligno - Buon per te! Avrai compagnia nel tuo viaggio verso l’altro mondo! -

     Proiettili e dardi non avevano alcun effetto sul suo esoscheletro, lo sapeva benissimo, per cui Knuckles, Amy e Geoffrey non costituivano una minaccia. Le granate di Big però erano una seccatura non trascurabile dato che i loro impatti gli impedivano di mantenere un’andatura stabile.

     - Stupido felino! - commentò Lance infastidito per poi fare manovra.

     L’enorme robot si voltò e con un braccio spazzò via l’ultimo colpo sparato dal lanciagranate che si schiantò poco lontano. Si stava muovendo nella direzione di Big e, con meno di tre passi, gli sarebbe stato già abbastanza vicino da schiacciarlo. I proiettili degli altri soldati tintinnavano ancora contro il metallo infrangibile. Big continuava a sparare, paralizzato dalla paura e dall’ansia, quasi come se sperasse di fermare l’esoscheletro nella sua marcia verso di lui. Era ben consapevole che in meno di due secondi lo avrebbe travolto, ma i muscoli delle sue gambe si erano come congelati, impedendogli qualunque movimento a parte il continuare a sparare fino a terminare le munizioni.

     - Specialità della casa: polpette di micio! - esclamò con umorismo sinistro Lance mentre si preparava a spiaccicare Big.

     Quest’ultimo si coprì istintivamente con le braccia il volto, attendendo l’inevitabile. Quando qualche secondo dopo riaprì gli occhi e avvertì una fitta dolorosa ad un fianco, realizzò il risultato. Geoffrey si era gettato su di lui, sottraendolo alla traiettoria dell’enorme piede meccanico e rotolando con lui fuori dal pericolo. Knuckles ed Amy intervennero con il fuoco di copertura per impedire a Lance di approfittare della situazione.

     - Io… oh, Geof, mi dispiace! - disse Big mortificato rimettendosi in piedi - Non so cosa mi sia preso! -

     - Non aver paura di scappare quando sei in difficoltà! - rispose la lince in fretta ma con gentilezza - Sparare a raffica non ti garantisce la vittoria, specie con un colosso come quello! Il cervello funziona meglio dei muscoli in certi casi! -

     - Ho afferrato! Me lo ricorderò! -

     Geoffrey sorrise al suo compagno con fare incoraggiante e gli allungò un’altra scatola di munizioni per la sua arma. Poi i due corsero immediatamente a dare manforte agli altri, riprendendo a sparare a turno e con insistenza per mandare Lance in confusione. La loro strategia stava funzionando perfettamente: si muovevano rapidi e con grande agilità, attaccando da più posizioni, però sempre evitando di far ruotare l’avversario di trecentosessanta gradi. Se infatti si fosse girato c’era il rischio che potesse individuare Rouge ed Alison, pronte a mettere fuori gioco la sua alimentazione. I quattro soldati erano per lui fastidiosi come formiche: non appena ne individuava uno e protendeva gli artigli per afferrarlo, questo si ritirava, dando modo ad un altro suo compagno di sferrare il proprio attacco. Erano veloci e troppo piccoli rispetto a lui perché potesse colpirli con precisione. E il fitto buio della notte di certo non gli facilitava il compito. Big si stava rivelando il più ostico dato che il suo armamentario era sufficientemente potente da far temporaneamente tentennare il gigantesco esoscheletro. Lance concentrava i suoi sforzi per catturare principalmente lui, ma con suo grande stupore era diventato più scivoloso dell’olio. Si muoveva con una rapidità folgorante e sparava con grande criterio puntando nei punti che più avrebbero rallentato la marcia del robot, come le giunture o le spalle. Il leone cominciava ad irritarsi per quella assurda giostra, così decise di prendere misure drastiche.

     - Provate a sfuggire a questo, terricoli! -

     E premette un pulsante.

     Due ampi vani si aprirono sulle spalle dell’esoscheletro e ne uscirono due pesanti fucili mitragliatori a rotazione. Le sei bocche su ciascuno di essi emettevano sottili fili di fumo, segno che erano pronte a fare fuoco. Non appena Knuckles si accorse del pericolo imminente fece segno agli altri di trovare un punto dove nascondersi, parlando in contemporanea nel microfono con fare agitato.

     Fecero appena in tempo a gettarsi dietro ai cumuli di macerie più vicini che una raffica di proiettili sparata ad alta velocità investì gli immediati dintorni. I botti degli spari erano violenti quanto assordanti e lo sfrecciare dei bossoli nell’aria non poteva che incrementare il senso di pericolo che aleggiava da quelle parti. Big e Geoffrey avevano trovato rifugio tra i resti anneriti e contorti di un vecchio container, anche se non avrebbero saputo dire quanto la loro rudimentale protezione sarebbe durata. Amy e Knuckles erano stati più fortunati: avevano raggiunto appena in tempo una formazione rocciosa naturale che in quanto a solidità e robustezza era più efficace di uno scudo, oltre ad essere ben lontana dalle mire di Lance.

     La fitta oscurità e i movimenti rapidi dei suoi avversari impedivano al leone di sparare a colpo sicuro. Non poteva fare altro che fare fuoco a raffica su tutto il terreno che lo circondava nella speranza di andare a segno. L’attacco continuò all’impazzata per svariati minuti senza che le munizioni a disposizione dell’esoscheletro accennassero a voler diminuire. Knuckles allora, spazientito, decise di entrare in azione. Si sporse fuori dal nascondiglio, ignorando le proteste di Amy, e mirò con un invidiabile occhio di falco alla volta di uno dei due fucili. Caricò la sua arma e premette il grilletto, sicuro di centrare il bersaglio.

     In effetti, il colpo prese in pieno il mitragliatore avversario che saltò in aria come un petardo. Geoffrey intervenne a sua volta e, come se avesse letto il suo Comandante nel pensiero, approfittò del momentaneo disorientamento nemico lanciando una delle sue capsule fumogene dritta sul parabrezza. Il fumo chimico si sprigionò in un istante, oscurando la visuale di Lance più di quanto già non lo fosse.

     - Perfetto! - urlò Knuckles quasi con fare minaccioso - Adesso attacco combinato! Mirate al ventre! -

     All’unisono del comando, i quattro soldati spuntarono come funghi e si riunirono in un unico punto. Senza esitazione presero la mira con le loro armi e concentrarono l’offensiva su di un solo punto situato sulla pancia dell’esoscheletro. L’impatto non fu robusto, ma era sufficiente a stordire il sistema di controllo per qualche secondo. Videro il gigantesco robot incurvarsi all’improvviso e appoggiarsi al terreno con le sue mani artigliate, come se avesse voluto riposare. Il parabrezza era ancora coperto da un alone caliginoso, per cui non poterono vedere che cosa stesse facendo Lance all’interno.

     - Ci siamo! Cercate di tenerlo fermo! -

     La voce di Rouge risuonò nella cuffia di Knuckles.


     Dall’altra parte della zona, Rouge ed Alison erano appena arrivate trafelate in prossimità di quello che rimaneva del magazzino abbandonato. Era l’unico punto che si trovasse alle spalle dell’esoscheletro e da cui avevano occasione di prendere buona mira. La difficoltà maggiore stava nell’individuare uno spazio sgombro, ma che in caso di pericolo avrebbe comunque potuto fornire loro una protezione.

     Rouge scandagliò nervosamente e in fretta la zona. Le macerie dell’edificio non erano altro che d’intralcio per la loro delicata operazione. Poi si accorse di alcune travi in acciaio, probabilmente i sostegni del capannone che, a differenza della restante struttura, erano ancora in piedi e sembravano essere abbastanza solide. Le indicò ad Alison e, senza perdere tempo, cominciò ad arrampicarvisi. Poteva captare distintamente i rumori furiosi della battaglia che si stava svolgendo a metri di distanza e pregava tra sé e sé perché riuscisse a mettere fine ad essa il prima possibile.

Non ci volle molto perché le due ragazze salissero in cima all’impalcatura e vi si appollaiassero cercando una posizione congeniale. Notarono in lontananza che la macchina da combattimento si era improvvisamente fermata e incurvata, quasi come se il motore si fosse disattivato.

     - Ci siamo! Cercate di tenerlo fermo! - sussurrò il pipistrello nel microfono e subito si mise al lavoro.

     Estrasse dallo zainetto un mirino telescopico e cominciò ad assemblarlo febbrilmente alla sua pistola. Anche Alison stava facendo la stessa cosa, anche se lanciava ogni tanto un occhio nervoso al lavoro della sua collega più grande. Era come se stesse cercando di imitarla perché temeva che il nervosismo le avrebbe fatto tralasciare alcuni passaggi fondamentali. La sua era la tipica reazione di chi sapeva di avere una grave responsabilità sulle spalle.

     - Allora, Alison! - disse Rouge con tono calmo ma deciso - Quei cavi neri che vedi penzolare dalle sue spalle sono il nostro obiettivo! Mira bene e mi raccomando di sparare solo se sei assolutamente sicura di fare centro! Dopo che avremo tagliato l’alimentazione dovremo fare fuoco anche sugli avambracci per recuperare gli smeraldi! -

     - R…Rouge… - balbettò Alison all’apice della tensione - Io… non credo che… -

     Il pipistrello la prese per le spalle e la guardò dritto negli occhi.

     - Tu ce la farai benissimo! Non hai motivo di preoccuparti! Sei una tiratrice eccellente ed è per questo che Knuckles ti ha scelto tra tutti! Ti garantisco che non fallirai… premerai quel grilletto, metterai K.O. quel gigantesco bestione e potremo recuperare i sassolini magici e tornarcene a casa sani e salvi! Intesi? -

     Il tono di Rouge era talmente irremovibile che la volpe non poté che limitarsi a deglutire e ad annuire energicamente con il capo. Evidentemente per il pipistrello fu sufficiente perché voltò il capo, impugnò l’arma, roteò la testa per sciogliere i muscoli del collo e cominciò a cercare la mira attentamente. Alison, accanto a lei, respirò profondamente e, con le mani ancora un po’ tremanti, fece la stessa cosa.


     Il robot era ancora curvo su sé stesso. L’attacco che aveva subito non poteva essere stato così forte da disattivarlo, Knuckles lo sapeva bene. Doveva esserci qualcosa sotto. Mentre i quattro continuavano a tenergli puntate contro le armi con fare sospettoso, il Comandante notò uno strano bagliore luccicante provenire dall’incavo delle mani dell’esoscheletro. Sulle prime non capì di cosa si potesse trattare, ma quando collegò mentalmente l’immagine al luccichio prodotto dagli smeraldi la comprensione lo assalì, mista ad un senso di orrore.

     - Al riparo! Presto! - urlò senza preavviso, prendendo Amy per mano e allontanandosi in fretta.

     I suoi compagni capirono immediatamente cosa doveva averlo spaventato quando videro l’esoscheletro alzare di scatto le braccia.

     Due potenti eruzioni di energia luminosa proruppero dalle sue mani, grazie alla potenza assorbita dai Chaos Emeralds, e si abbatterono con violenza mostruosa sul terreno arido per poi scorrere lungo tutto il paesaggio investendo ciò che incontravano. La furia del colpo era talmente devastante che persino il suolo tremava, quando ne veniva a contatto, con la stessa intensità di una scossa sismica.

     Il pendio pietroso dell’avvallamento fu sventrato provocando uno smottamento del terreno e facendo franare parecchio materiale roccioso e terriccio. Massi, ghiaia e fango precipitarono ad alta velocità sul campo di battaglia, travolgendo con forza impetuosa ogni cosa sul loro cammino. Knuckles ed Amy riuscirono a sottrarsi alla valanga gettandosi rapidamente fuori dalla sua traiettoria, mentre Big utilizzò il vecchio container come scudo. Geoffrey non fu altrettanto fortunato: mentre tentava di fuggire fu colpito alla nuca da una pesante pietra che lo fece finire riverso a terra, privo di sensi. La colata di fango e detriti lo travolse in un attimo, facendolo completamente sparire alla vista.

     - Geoffrey! - gridò Knuckles orripilato per poi correre incontro all’amico.

     - Fatica inutile! - commentò Lance maligno mentre azionava un altro meccanismo.

     Un piccolo vano circolare si aprì sul petto del robot e ne fu sparata fuori una sfera metallica grande quanto un pugno che si aprì a mezz’aria e proiettò una spessa rete di corda. La maglia piovve sulla testa di Knuckles e si arpionò saldamente al suolo, facendolo capitombolare e bloccandogli ogni movimento.

     La risata di Lance rimbombava feroce nel microfono ambientale dell’esoscheletro. Geoffrey stava sprofondando nel fango, Knuckles era immobilizzato ed Amy, col cuore in gola, si era precipitata a liberare il Comandante.

     - C’è qualcun altro che vuole fare l’eroe? - domandò il leone, sicuro di sé.

     - Eccomi qui! - fu la risposta pronta di Big.

     Con una freddezza e una precisione da manuale, il gattone puntò il lanciagranate sul bersaglio e fece fuoco. Il proiettile infuocato distrusse in un boato il secondo fucile mitragliatore del robot, lasciandolo temporaneamente disarmato. Lance imprecò mentre faceva una veloce manovra per trovarsi più vicino a Big in modo da afferrarlo con gli artigli. La recluta era però pronta anche a questo, rotolando agilmente su un fianco e allontanandosi dal pericolo. Il desiderio bruciante di vendicare Geoffrey e di dimostrare le sue capacità, non solo ai suoi compagni ma anche al suo nemico, si erano fusi in un’unica furia combattiva che stava mettendo a dura prova la resistenza dell’esoscheletro. Era come se si fosse liberato lo spirito guerriero che era rimasto incatenato dentro di lui, animato da una carica inesauribile tipica del lottatore esperto.

     Sparò nuovamente, questa volta puntando al ginocchio e andò inevitabilmente a segno. Il robot perse un solido sostegno e rischiò di cadere. La gamba ferita si piegò e si appoggiò al terreno, paralizzando i suoi movimenti. Big sentiva che era il momento giusto per sferrare l’attacco decisivo, ma proprio quando stava per mirare ad un nuovo obiettivo, il braccio destro del robot si estese in avanti in una sferzata e la punta degli artigli colpì lateralmente il gattone. Anche se di striscio, il colpo fu abbastanza forte da atterrarlo, facendogli contemporaneamente perdere il lanciagranate e mettendolo alle strette.

     - In tutto questo c’è una morale, moccioso! - disse Lance, sicuro di avere la vittoria in tasca - Mai scherzare con il fuoco! -

     Le braccia del robot scattarono verso Big con un sinistro rumore metallico e quel familiare bagliore di energia baluginò di nuovo sulle sue mani. Con il cuore martellante in petto e i muscoli atrofizzati per il terrore, Big chiuse gli occhi e si preparò ad essere investito in pieno dai cannoni. L’ultima cosa che si aspettava di sentire era un colpo secco, come di una palla che rimbalza sul muro. Spalancò le palpebre e vide due cavi neri guizzare come anguille alle spalle dell’esoscheletro emettendo scintille e scariche elettriche. L’energia accumulata nel palmo delle due mani, non potendo trovare sfogo, si liberò all’interno del meccanismo e le fece esplodere in una pioggia di fuoco.


     Il compito si era rivelato più difficile del previsto. Rouge si stava domandando se Knuckles avesse minimamente pensato a quanto sarebbe stato complicato colpire con sicurezza un bersaglio così ostico prima di affidare loro la missione. Si sentiva del tutto impotente, avrebbe voluto essere lì a combattere con gli altri invece di stare ferma su quella trave a cercare la mira con quella stupida pistola. Osservare da lontano l’infuriare della battaglia senza poter intervenire era decisamente frustrante.

     Fu tentata di gettare l’arma per terra e di correre a dare manforte ai suoi amici quando i cannoni potenziati degli smeraldi avevano fatto fuoco per la prima volta. Ebbe un tuffo al cuore quando Geoffrey fu travolto da quella pioggia fangosa e Knuckles fu immobilizzato, ma non poteva fare altro che perseverare nel suo obiettivo. L’occasione propizia arrivò quando Big, coraggiosamente, affrontò faccia a faccia l’esoscheletro, danneggiandone il ginocchio e costringendolo ad una sosta obbligata. In quel frangente, lo stesso identico pensiero attraversò come un freccia le menti di Rouge e Alison. Il bersaglio era ben agganciato nel loro mirino e senza esitare premettero il grilletto. Il colpo fu veloce e ben piazzato; i cavi di alimentazione furono tranciati di netto e finirono penzoloni lungo la schiena del robot. L’effetto imprevedibile dell’azione fu che l’energia trasmessa ai cannoni venisse interrotta proprio quando questi stavano per sparare. Questo provocò l’esplosione delle mani dell’esoscheletro e un conseguente sovraccarico del sistema interno.

I pochi secondi di meraviglia per quel colpo di fortuna imprevisto sparirono in fretta e furono recuperati subito.

     - Ora, Alison! - esclamò Rouge, una scarica di adrenalina nel petto.

     Le due ragazze piombarono giù dall’impalcatura e corsero velocemente incontro all’esoscheletro. A loro sembrava quasi di poter sentire le urla di frustrazione di Lance provenire dall’interno. Tutta la struttura metallica sbuffava fumo ed emetteva scintille. Lampi azzurri scaturivano dai circuiti interni ronzando minacciosi. La disconnessione dell’alimentazione aveva causato un corto circuito generale che stava bruciando a catena tutti i sistemi e i comandi del robot. Mai occasione fu più propizia di quella. Le braccia del robot giacevano inerte appese ai suoi fianchi. Le capsule di vetro rotondeggianti che contenevano i Chaos Emeralds non attendevano altro che essere infrante. Non appena Rouge ed Alison furono abbastanza vicine, puntarono nuovamente le pistole e spararono. I rivestimenti scoppiarono come palloncini e, tra le schegge di vetro, rotolarono sul terreno due smeraldi, uno blu intenso e l’altro completamente bianco.


     L’esoscheletro ondeggiava e barcollava paurosamente. Al suo interno, Lance si affannava inutilmente per riprenderne il controllo. I secondi successivi furono i più rapidi e più drammatici che i membri della Resistenza avevano vissuto fino a quel momento e, sicuramente, anche quelli che non avrebbero mai più dimenticato. Tutti loro avvertivano quasi come per istinto quello che stava per succedere e fu come se i loro sensi si stessero offuscando. Le loro pupille sbiadirono ogni colore che recepirono, lasciando posto solo ad uno scenario in bianco e nero. I loro polmoni si riempirono di un gelo umido e pungente e le loro orecchie si zittirono immediatamente. L’unico suono a fare da sottofondo a quello scenario era il battito regolare dei loro cuori che scandiva ogni momento, inesorabile come un pendolo.

     Amy aveva utilizzato le lame retrattili delle sue pistole per tagliare la rete che imprigionava Knuckles. Subito dopo aver liberato l’echidna, era corsa qualche metro indietro per cercare Geoffrey tra la fanghiglia e la distesa di ghiaia. Immerse le braccia nella materia melmosa e afferrò quelle della lince, qualche metro più in giù. Tirò con tutte le sue forze ed estrasse appena in tempo il sergente che, a giudicare dal modo in cui tossiva e ansimava, stava per terminare la riserva d’aria.

Alison aveva afferrato il gioiello blu che rotolava sul terreno senza pensarci due volte e, con un sorriso trionfante, cominciò a correre via per raggiungere i suoi compagni. Rouge non fu altrettanto fortunata: il Chaos Emerald bianco era caduto proprio accanto alla gamba dell’esoscheletro, costringendola ad avvicinarsi ancora di più per poterlo prendere. Decise di non perdere tempo e si tuffò in avanti per il recupero. Proprio quando stava stringendo le dita della mano destra attorno alla gemma, il tallone del robot esplose e un getto di fiamme e metallo fu sparato all’esterno. Il fuoco arrivò fino alle dita del pipistrello, scottandolo e costringendolo a ritrarre la mano. L’ombra dell’androide si allungò e un sinistro schiocco seguito da un cigolio presagì l’inevitabile. Il gigantesco mostro di metallo stava per piombare addosso a Rouge, senza che lei potesse in alcun modo scansarsi, troppo vicina per farlo.

     La ragazza represse un grido, chiuse gli occhi e sentì l’impatto farsi sempre più prossimo… ma non arrivò mai. Un brusco clangore le suonò decisamente strano quando sbirciò di nuovo. Non poteva crederci, ma era stata salvata da Big! Il gattone si era precipitato accanto a lei e, con i suoi muscoli poderosi, aveva afferrato il corpo inerte dell’esoscheletro impedendogli di schiacciarla. Aveva il volto contratto per lo sforzo di sorreggere quella montagna di ferro e rivoli di sudore gli colavano lungo le tempie. Le sue braccia tremavano come gelatina, tentando di rimanere ben tese e rigide. Superato l’attimo di smarrimento, Rouge non aspettò un’altra occasione, prese lo smeraldo e corse fuori dal pericolo.

     Le mani di Big bruciavano dolorosamente a causa del calore prodotto dalle lamiere del robot. Gli scoppi che provenivano dall’interno e i lampi di elettricità che lo avvolgevano denotavano che ormai era vicino all’esplosione. Richiamando a sé le ultime energie, lanciò in alto il peso e, approfittando dei pochi secondi di intermezzo, si allontanò per evitare di finire schiacciato lui stesso. L’esoscheletro piombò rumorosamente al suolo.

     Big fece per correre via. Avevano vinto… tutto quello che avrebbe dovuto fare era percorrere quei pochi metri, ricongiungersi a tutti i suoi amici, sani e salvi anche se un po’ ammaccati, e ritornare trionfalmente al Quartier Generale. Si immaginava già come sarebbe stato, pregustava già la soddisfazione di un lavoro ben fatto e dell’approvazione tanto attesa da parte della squadra. Già sentiva la pacca soddisfatta di Shadow sulla sua spalla, l’allegria festosa di Alison, il sorriso educato e composto di Geoffrey che si congratulava con lui e l’appagante sensazione di essere diventato finalmente parte integrante della Resistenza. Come avrebbe potuto immaginare che queste proiezioni mentali sarebbero per lui rimaste tali?

     Dall’interno del robot crepitante, Lance si scagliò contro il parabrezza, infrangendolo violentemente e gettandosi addosso a Big. Il gattone aveva appena mosso un passo quando si sentì afferrare per la gola in una morsa inestricabile. Cercò di liberarsi, ma la stretta del leone era troppo salda e potente. Lo stava lentamente trascinando verso il rottame fiammeggiante.

     - Se devo cadere… tu cadrai con me! - sibilò Lance, la follia dipinta in ogni piega del suo volto.

     Gli occhi iniettati di sangue del leone furono l’ultima immagine che la giovane mente di Big registrò. Il robot fu invaso dalle fiamme nella frazione di un secondo e, con un boato spaventoso, saltò in aria.

     Un focolare ruggente ed arancione si levò al cielo, in contemporanea alle urla disperate dei soldati. Un’onda d’urto imponente investì la zona, tanto che Knuckles e Geoffrey dovettero afferrare di peso le tre ragazze e gettarle a terra per proteggerle dall’impatto. Pezzi di metallo e di altro che nessuno aveva il coraggio di identificare volarono a metri di distanza in un carnevale di luci e suoni intensi.

     Dopo che gli effetti del botto si furono dissipati, l’echidna e la lince non persero altro tempo e, tuffandosi nello spesso fumo, raggiunsero la carcassa metallica ancora incendiata. Trascorsero alcuni minuti in cui nessuno osò proferire parola, tutti immersi in uno scioccante incantesimo di orrore. I due vennero fuori dalla cappa poco dopo. Le loro espressioni erano più eloquenti di qualunque parola.

     - Ci… sono… solo… pochi resti… - sillabò Knuckles.

     La sua voce sembrava miglia lontana. Nel pugno stringeva l’orecchino dorato di Big.


     Il ritorno al Quartier Generale non fu affatto lieto e festoso come tutti si erano aspettati in precedenza. L’esoscheletro era stato distrutto, Lance era stato sconfitto e due Chaos Emeralds erano stati recuperati. Nonostante questo, il prezzo da pagare era stato davvero troppo salato per loro e nessuno, in quel momento, credeva che sarebbe mai riuscito ad accettarlo. Era avvenuto tutto così in fretta che avevano a stento avuto tempo di realizzare l’accaduto. Se solo avessero avuto qualche attimo in più forse avrebbero potuto fare qualcosa, qualunque cosa per impedire che quella tragedia si consumasse sotto i loro occhi.

     Il senso di colpa si era mescolato a quello di impotenza, condito dalla rassegnazione tipica dell’animo dell’essere vivente quando si rende conto di essere meno di nulla di fronte alla morte.

Eppure non era la prima volta che un loro compagno cadeva in battaglia. Nella loro lunga carriera avevano purtroppo assistito alla dipartita di tanti valorosi soldati che combattevano al loro fianco. Questa volta però c’era qualcosa di diverso. Una vita così fresca e giovane era stata stroncata in un modo barbaro e brutale, e per di più proprio nell’attimo in cui stavano tutti accarezzando un’incondizionata vittoria. Un amico, un compagno, un fratello del quale avrebbero per sempre portato il ricordo come di un ragazzo vitale ed altruista che si era sacrificato da eroe per qualcun altro. L’impatto con quella dura realtà era più di quanto erano disposti a sopportare. Speravano di risvegliarsi da un brutto incubo ma in fondo sapevano che non c’era nulla da fare se non accettare le cose così come stavano. Si erano preparati per quella eventualità, erano stati consapevoli che la missione era talmente rischiosa che non tutti avrebbero potuto far ritorno. Tuttavia, si chiedevano, era davvero possibile prepararsi ad una simile eventualità? La consapevolezza del pericolo era davvero sufficiente a snellire il dolore e la sofferenza che segue la scomparsa di un compagno?

Nessuno di loro avrebbe saputo rispondere a quelle domande. Non si sentivano in grado di compiere alcun processo mentale che li distogliesse da Big e dalla ultima immagine di lui che avevano osservato con i loro stessi occhi.

     La strada del ritorno sembrò incredibilmente più lunga rispetto all’andata. La città era disseminata di droidi in allerta, attirati lungo le vie dall’esplosione dell’esoscheletro che era rimbombata in ogni dove. Knuckles era in testa al gruppo, concentrato in modo fin troppo evidente. Sembrava che tutta la sua attenzione fosse convogliata sullo studio del percorso del ritorno per non dar modo ad altri pensieri di invadere la sua mente. Il suo pugno chiuso pareva quasi ermeticamente sigillato. Conteneva l’ultima reliquia rimasta di Big e niente e nessuno, potevano stare certi, gliela avrebbe sottratta. Rouge gli era accanto, ogni muscolo e nervo contratto. I suoi occhi erano lucidi e pesti, come se avesse lottato contro il pianto. Amy, dal canto suo, non aveva cercato di mascherare i suoi segni di sofferenza. Le lacrime erano sgorgate copiose sulle sue guance e si distinguevano chiaramente gli aloni scuri che avevano lasciato sulla sua pelle. Geoffrey veniva subito dopo ed era forse quello apparentemente più tranquillo. Le sopracciglia inarcate e le labbra piegate tipiche di una maschera tragica tradivano i suoi atteggiamenti calmi e naturali. Senza dubbio, Alison era tra loro quella che aveva accusato il colpo in maniera più forte. Amy e Rouge avevano dovuto letteralmente fare forza su di lei per convincerla a venire via dal luogo dell’esplosione. Non voleva rassegnarsi alla scomparsa di Big e continuava a scavare tra i rottami roventi alla ricerca di qualche traccia della sua presenza. Infatti, l’enorme botto avrebbe attirato in un batter d’occhio tutti i robot di sorveglianza nei paraggi e non era sicuro rimanere lì. Le sue urla di dolore e il suo pianto straziante avevano dato voce ai pensieri di tutti loro, anche a quelli inespressi. E adesso, la volpe affranta camminava, o meglio barcollava, con sguardo vuoto e spento tra i vicoli, a stento consapevole di quello che le succedeva intorno. Se non fosse stato per la guida di Geoffrey e per la mano posata sulla spalla di lei, avrebbe potuto facilmente farsi catturare, ipnotizzata com’era in quell’incantesimo di incredulità.

     Quando varcarono la soglia del Quartier Generale sotterraneo, quando attraversarono i ponteggi della torre diretti verso la Sala Strategie e anche quando incrociarono gli altri membri, ansiosi di sapere com’era andata, mantennero un sepolcrale silenzio. Il dolore non voleva placarsi, anzi, aumentava di minuto in minuto man mano che guardavano i luoghi in cui Big aveva riso, scherzato, combattuto, pianto e vissuto con loro.

     La porta della Sala si spalancò e la varcarono lentamente. Il dottor Robotnik e Tikal li stavano aspettando all’interno. Esistevano parole giuste per spiegare loro cosa era accaduto? Non si aspettavano certo di trovare altri ad attenderli in quel frangente.

     - Shadow! -

     Le parole schizzarono fuori dalle labbra di Amy ancora prima che il suo cervello realizzasse la presenza di suo marito. I suoi occhi si posarono sul riccio nero e, senza esitare, corse verso di lui per abbracciarlo.

     Forge e Mighty erano più dietro, seduti in compagnia di Tikal e del dottore. Si alzarono sorridenti non appena videro il resto del gruppo. Le occhiaie vistose che portavano denotavano che erano parecchio stanchi e che non avevano avuto occasione per riposarsi. Knuckles e gli altri si avvicinarono e procedettero nel rituale giro di strette di mano e di abbracci.

     - Non ci aspettavamo che sareste tornati così presto! - commentò Knuckles, dando voce ai pensieri di tutti.

     - Non volevamo prenderci il divertimento tutto per noi! - replicò Mighty con un sorrisetto - Sai quanto siamo generosi ed altruisti! Perchè bighellonare in giro a caccia di pietruzze quando il resto del branco si deprime a casa, ci siamo chiesti? -

     - In verità - intervenne Forge col solito tono diplomatico - Sono sorti nuovi sviluppi che hanno reso opportuno il nostro ritorno! Vi spiegheremo tutto con calma dopo che ci saremo seduti! -

     - Almeno diteci com’è andata! - insistette Rouge - Avete trovato qualcosa di interessante? -

     - Giudica tu stessa! - disse Shadow soddisfatto estraendo lo splendente smeraldo giallo.

     Contemplarono tutti per qualche secondo il suo brillare con sguardo magnetico.

     - Complimenti, prode Shadow! Ma temo che questa volta non ti sei dimostrato il primo della classe! Sappi che i tuoi amici hanno fatto un doppio colpo! -

     Il pipistrello estrasse a sua volta i due Chaos Emeralds da poco raccolti e si compiacque dello stupore dei tre nuovi arrivati.

     - Dire che siete stati grandi sarebbe dire poco! - commentò Mighty estasiato per poi assumere un’aria scherzosa da professore - Sono favorevolmente colpito, ragazzi miei! Anche senza i tre membri più importanti del gruppo ve la siete cavata egregiamente! -

     - Saresti stupito di cosa saremmo in grado di fare in più senza te tra i piedi! - lo rimbeccò Geoffrey con un sorriso educato. Ci fu una risata generale.

     - Quando siamo tornati e abbiamo trovato solo Tikal e il dottore ammetto che mi sono un po’ preoccupato! - raccontò Shadow - Ma poi ci hanno detto che eravate tutti fuori in una missione che riguardava gli smeraldi! Sono contento che sia andato tutto bene e che siate sani e salvi! E’ un piacere rivedervi! - poi fece scorrere gli occhi su ciascuno di loro - Dov’è Big? -

     Un gelo palpabile aveva attraversato Knuckles e gli altri non appena Shadow aveva pronunciato le parole “sani e salvi”. La gioia per il ritrovamento dei loro compagni aveva momentaneamente cancellato dalle loro menti il tragico accaduto e questo, se possibile, aumentò ancora di più il loro senso di colpa. Quando poi arrivò l’inevitabile domanda, abbassarono tutti lo sguardo, mortificati, incerti su cosa dire e fare. Dei nodi invisibili avevano stretto le loro gole, impedendo loro di pronunciare o emettere alcun suono. Alison si voltò completamente e si allontanò di qualche passo.

Knuckles sapeva che era suo compito comunicare la notizia, quindi si fece coraggio, sospirò a fondo e si avvicinò a Shadow. Allungò il braccio e, un po’ tremante, gli porse il palmo della mano aperta. Su di esso c’era il piccolo cerchietto dorato, ancora caldo: l’orecchino di Big. Il riccio nero lo guardò, poi guardò l’echidna, prese l’oggetto… e comprese.

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Capitolo 12
*** Full Speed Ahead #12 (Sins Of Purity Saga \ Chaos Millennium Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #12

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#12

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SINS OF PURITY Saga

Egg-ocentrica apocalisse

Scritto e ideato da: Knuckster

Come ci sono tante mosche che ronzano attorno allo stesso miele, altrettanti sono coloro che ambiscono a possedere le sette gemme più straordinarie dell'intero universo, i Chaos Emeralds. Diversi sono i motivi che spingono i protagonisti di questa storia alla ricerca degli smeraldi. I solidi principi che spingono Sonic the hedgehog e i suoi compagni a combattere per la loro causa si sono scontrati con i malsani ideali di Magorian, rappresentati questa volta dall'inquietante e virtualmente invincibile Seth. Nel culmine della battaglia, dove le speranze si riducono e i pericoli si raddoppiano, manca poco al termine della caccia agli smeraldi. Quale fazione ne uscirà vincitrice? Per scoprirlo non resta che continuare a leggere!

Esterno Techno Base – Giorno 7 (Ore 01:00)    

     - Buffo come gira il mondo a volte! - disse il dottore sogghignando sotto i baffi - Sono stato io a crearti e tu, per ben due volte, mi hai dimostrato tutt'altro che gratitudine! E adesso guardati! Nuovamente inerme tra le mie grinfie! -

     Compiaciuto come non lo era mai stato, Eggman si trovava nella grande prateria che circondava la sua Techno Base. Stringeva nel pugno destro una pistola lucente e in quello sinistro un buffo apparecchio dalla forma allungata munito di un pulsante rosso su quale indugiava il suo pollice. Tronfio e impettito, si ergeva in tutta la sua superiorità su un suo rivale sconfitto, la cui testa stava in quel momento schiacciando con un piede in un crudele atteggiamento di rivalsa.

     - Sistemi offline! - scandì Metal Sonic, paralizzato dall’arma del dottore - Impossibile attivare sistemi ausiliari! -

     Eggman ridacchiò soddisfatto.

     - Guarda che cosa sei diventato, Metal! E’ un vero peccato, eri una delle mie più grandi creazioni… almeno fino a quando non hai cominciato a sviluppare un tuo proprio intelletto! Ti sei sottoposto ad un nuovo processo di robotizzazione ed hai plasmato il tuo corpo con il metallo liquido(1)! Mi hai imprigionato ed hai raccolto i dati di Chaos e della combriccola di Sonic, ossessionato dall’idea di distruggerlo, tradendo il tuo maestro! Ma neanche trasformarti in Metal Overlord è servito allo scopo! Sei stato nuovamente sconfitto ed umiliato da quel riccio irritante ed hai passato giorni interi a commiserarti! In seguito ti ho di nuovo ricostruito, inibendo la tua mente, rendendoti incapace di raggirarmi di nuovo! E cosa succede? Mi catturi e mi ingabbi per conto di Magorian, offrendomi di nuovo la tua infedeltà! -

     Eggman non era sicuro che il robot avesse conservato abbastanza intelligenza da rendersi conto del pericolo che correva, ma il fatto che sussultasse e si dimenasse nella sua morsa lo soddisfaceva ugualmente.

     - Non agitarti! Non mi sono preso il disturbo di attirarti qui solo per farti fuori! Per quanto detesti ammetterlo ho bisogno di te in questo momento! Ma ho deciso di prendermi delle precauzioni! Ripristinerò la tua intelligenza, ma farò in modo che tu non possa mai più usarla contro di me! -

     Il dottore premette il pulsante sul suo dispositivo e un ultrasuono penetrante si sprigionò dal suo interno. Ogni centimetro del corpo metallico di Metal Sonic fu improvvisamente scosso come da una scarica elettrica e i suoi occhi lampeggiarono per un breve momento. Una volta che quel suono calò di intensità, il robot si fermò improvvisamente ed Eggman poté togliere il piede dalla sua testa. Si rimise in piedi per poi inchinarsi in un gesto di totale servilismo.

     - Sono ai tuoi ordini, dottore! - disse con voce strascicata.

     - Vedo che hai riacquistato la tua parlantina! - replicò Eggman attorcigliandosi i baffi - Ricorda però che se ho disattivato il chip che bloccava la tua intelligenza artificiale è solo perché mi aspetto che tu combatta con me e non contro di me! Lascia che ti dica una cosa! Il mio inibitore neurale farà in modo che non appena un solo pensiero di ribellione spunti nel tuo cervello metallico te ne pentirai molto amaramente! Per cui se fossi in te ci penserei due volte da ora in poi a mettermi i bastoni tra le ruote! Sono stato chiaro, Metal? -

     - Chiarissimo, mio signore! - rispose il robot zelante.

     - Perfetto! Vedrai che insieme faremo grandi cose! - 

     Eggman sorrise maligno.

     - Adesso andiamo! Abbiamo un impero da fondare! -

     Ad un suo cenno del capo, i tre robot assistenti che attendevano ordini alle sue spalle corsero in avanti per qualche metro, raggiungendo una zona della radura che avevano individuato con precisione. Utilizzando un piccolo telecomando, attivarono un meccanismo nascosto e uno squarcio circolare si aprì nel terreno. Una piccola cabina ascensore spuntò come un fungo tra l’erba e il suo sportello in vetro si aprì con un colpo secco.

     - Il laboratorio sotterraneo segreto è pronto, dottore! - dissero in coro Decoe e Bocoe.

     - Il mio meraviglioso Egg Apocalypse mi sta aspettando! - replicò Eggman, sorridente come non mai - Venite, signori miei! Andiamo a creare un po’ di caos! -

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Angel Island – Giorno 7 (Ore 01:00)

     La mezzanotte era passata da un pezzo. Sonic era disteso sul prato reso fresco ed umido dalla pioggia battente di qualche ora prima, intento a respirare a pieni polmoni il gradevole odore penetrante dell’erba bagnata. Le nubi temporalesche che avevano oscurato la luna si erano ormai diradate, in modo da permettere al riccio supersonico di osservarne il pallido chiarore che rischiarava il tranquillo scenario notturno. Non una foglia si muoveva in quel mondo addormentato, solo una fresca brezza post-pioggia attraversava il paesaggio facendo dondolare i fili d’erba e gli steli dei fiori e accarezzandogli dolcemente il volto. Con gli occhi semichiusi e le mani sotto il capo si godeva placidamente il canto di sottofondo dei grilli e i piccoli lumini vaganti delle lucciole che girovagavano attorno a lui.

     Avrebbe tanto voluto poter rimanere in quella quiete per il resto della vita, senza problemi né fardelli da portarsi addosso. Era talmente bello poter abbandonare per un momento tutte le preoccupazioni e le ansie annidate dentro di sé dall’inizio di quella storia per potersi rilassare in pace e dilettarsi delle piccole gioie che quel pianeta incontaminato da lui tanto amato potevano offrirgli. Aveva sempre interiormente ringraziato qualunque forza cosmica o divina gli avesse concesso di nascere in quel meraviglioso pianeta, pieno di capolavori della natura. Sin dall’origine dei tempi i suoi abitanti avevano subito un grandioso processo evolutivo che li aveva portati a sviluppare tecnologie equiparabili a quelle degli esseri umani, ma a differenza di loro, come aveva potuto constatare durante il loro soggiorno forzato sulla Terra, avevano imparato a rispettare il limite che c’è tra la tecnologia e la natura. Essendo strettamente legati all’ambiente in cui si erano evoluti avevano imparato a non mettere a repentaglio e a devastare il mondo che li circondava per il quale nutrivano una profonda devozione. Tutte le civiltà che si erano susseguite, dai primordi, alle tribù delle echidna e a quelle attuali, avevano acconsentito ad un tacito accordo mirato alla difesa e alla salvaguardia dell’ambiente. In un posto talmente incontaminato e rispettato, la vita scorreva come in un autentico paradiso.

     Sonic amava la vita e amava trascorrerla nella totale libertà e spensieratezza, immerso in quell’universo verdeggiante tutto da percorrere alla massima velocità. Nemmeno le frequenti incursioni e gli ambiziosi progetti di dominio del dottor Eggman avevano intaccato più di tanto la sua serenità. Anche se di tanto in tanto le cose si facevano davvero pesanti con lui, non lo aveva mai considerato come un nemico di cui avere la costante preoccupazione. Lo considerava più come un passatempo che come una minaccia. Le sue frequenti incursioni erano ormai diventate quasi un pretesto per alimentare la sua accesa rivalità con Sonic. Il riccio blu non doveva rimanere in guardia. Quando Eggman sarebbe tornato lo avrebbe affrontato, desideroso di una nuova sfida e galvanizzato dalla competizione.

     La situazione attuale purtroppo non poteva essere più drammatica. Il dottore poteva anche essere un bonaccione “testa d’uovo” che ogni tanto dava più filo da torcere del solito, ma Magorian era tutta un’altra storia. Non solo possedeva un potere spaventoso, ma quello che più faceva accapponare la pelle era il suo odio bruciante per quella che lui chiamava “razza animale”. Come poteva davvero pensare di sterminare ogni essere vivente su quel pianeta? Come poteva provare un rancore talmente profondo da voler eliminare una specie così pura e innocente, talmente mite da avere rispetto per qualunque creatura, dalla più piccola alla più grande? Come riusciva a considerare inferiori a lui dei simili esseri? Era follia pura! Al solo pensarci, Sonic sentiva una rabbia potente montargli addosso. Sapeva cosa doveva fare: continuare a combattere per impedire questa ingiustizia. La natura gli aveva concesso un’abilità in grado di spezzare le catene dell’oppressione e della prepotenza e avrebbe proseguito ad utilizzare questo dono per piegare simili soprusi finché avrebbe avuto fiato in corpo.

     Il nemico che stavano affrontando non era da sottovalutare. Non poteva negare di avere paura, come aveva confessato a Shadow. Temeva per la sorte di sé stesso e dei suoi amici, non era sicuro che sarebbero sopravvissuti tutti, ma battersi per proteggere tutto ciò a cui teneva di più, i suoi compagni, il suo mondo e gli altri innocenti che lo popolavano, era la cosa giusta da fare. Avrebbe lottato fino allo sfinimento e per questo sarebbe arrivato a morire. Di una cosa però era sicuro: se il suo destino era quello di uscire di scena, lo avrebbe fatto con un bel botto! Magorian non avrebbe avuto vita facile!

     Talmente immerso nei suoi pensieri sonnacchiosi, avendo programmato di addormentarsi piacevolmente disteso sul prato, quasi non avvertì i passi felpati che si avvicinavano a lui. Sollevò di poco il capo e la fugace visione di due code che sbatacchiavano gli fece immediatamente capire di chi avrebbe avuto la compagnia.

     Il volpino si adagiò sull’erba delicatamente. Sonic gli strizzò l’occhio in segno d’intesa.

     - Ti dispiace se mi siedo qui con te, Sonic? - domandò educatamente Tails.

     - E me lo chiedi anche? - rispose il riccio sorridente.

     Rimasero per un attimo in silenzio, impegnati a rimirare il disco lunare che si stagliava sopra di loro.

     - Non riesci a dormire, Scheggia? -

     - Proprio no… penso di essere un po’ troppo teso… e poi anche volendo Vector russa talmente tanto che sveglierebbe un ghiro! -

     Il volpino fece un cenno con la testa indicando la Chaotix Car dalla quale proveniva un ronzio di sottofondo tipo segheria. Si guardarono entrambi e cominciarono a ridacchiare con fare d’intesa.

     - Tu invece? - chiese Tails quando le risate cessarono.

     - Avevo un bel po’ di pensieri per la testa! Ma stavo per piombare nel sonno come un sasso! -

     - Immagino! Quando ti addormenti né le cannonate né tanto meno Vector riuscirebbero a svegliarti! -

     Risero ancora, questa volta più forte. Non c’era un motivo preciso, ma era bello per loro trascorrere quelle poche ore tranquille ridendo e rimirando il paesaggio prima che un nuovo giorno cominciasse insieme ad una nuova battaglia. Era bello poter passare un po’ di tempo nella spensieratezza e nella serenità come la coppia di amici per la pelle quali erano.

     Di nuovo silenzio. Non c’era bisogno di parole.

     - Sonic! - mormorò Tails dopo poco tempo - Ho paura! -

     - Ne ho anch’io! - replicò il riccio blu a cuore aperto - Questa volta la battaglia è veramente dura! -

     - Credi che ce la faremo, Sonic? - domandò insicuro.

     - Sono fiducioso, Scheggia! Ma sei troppo intelligente perché possa mentirti! Non sono sicuro che tutti noi usciremo vivi da tutto questo… qualcuno potrebbe cadere… potrei essere io! -

     - No, tu non puoi morire! Sei il nostro eroe… il mio eroe… sei un simbolo di libertà e giustizia… un’icona… e le icone non tramontano mai! -

     Sonic sorrise.

     - Buffo! Non ho mai preteso di esserlo! Ho sempre e solo cercato di fare la cosa più giusta! -

     - E ci sei sempre riuscito! Hai salvato questo pianeta e i suoi abitanti tante di quelle volte e ci riuscirai anche questa! -

     - Senza di voi non avrei potuto fare un bel niente! Il vostro supporto è sempre stato fondamentale e lo è tuttora! -

     Tails si rigirava nervosamente i pollici mentre osservava apparentemente le stelle che brillavano nel cielo sopra di lui. I suoi occhi si stavano pian piano inumidendo mentre cercava di raccogliere il coraggio per dire qualcosa. Sonic non ci faceva caso, anche lui immerso nei suoi personali pensieri.

     - Se dovesse succedermi qualcosa - disse infine il volpino tutto d’un fiato, evitando di ricambiare lo sguardo incuriosito di Sonic - Voglio che tu sappia una cosa! -

     - Scheggia, non… - cercò di replicare il riccio blu ma Tails lo interruppe con un gesto secco della mano, determinato come non mai.

     - Fammi finire, per favore! Non te lo ho mai detto e non so se lo sai, ma ciò che non voglio è andarmene senza che tu ne sia a conoscenza! In tutti questi anni sei stato la persona più importante per me… mi hai fatto da padre e da madre, sei stato il mio migliore amico e ti sei preso cura di me quando non avevo nessun altro! Non ti ho mai ringraziato per questo e non sarò mai in grado di farlo a sufficienza… volevo solo dirti… che ti voglio molto bene! -

     Cercò di mantenere un tono naturale mentre parlava, anche se l’imbarazzo che provava in quel momento non lo rendeva un compito facile. Non era facile mettere a nudo i propri sentimenti e se le circostanze non fossero state così critiche lo avrebbe volentieri evitato. Si era reso conto solo in quel frangente di non aver mai espresso la sua gratitudine nei confronti di Sonic e non avrebbe potuto trovare momento più propizio di quello, soli e tranquilli, in un’atmosfera ideale per una conversazione a cuore aperto.

     Un po’ riluttante, il volpino si voltò per osservare la reazione di Sonic. Non si sarebbe mai aspettato di vederlo saltargli addosso stringendolo in un affettuoso ma irruente abbraccio. Lo strinse forte a sé e gli scompigliò amichevolmente i ciuffetti di pelo arancione sulla sua testa, provocandogli un eccesso di risa.

     - Daaaai, smettila di fare il melodrammatico, volpacchiotto! - esclamò Sonic sorridente ingaggiando con lui una giocosa lotta - Andrà tutto bene, non c’è bisogno di deprimersi! E poi lo sai che ti voglio bene anch’io, Scheggia! Che fine avrei fatto senza il tuo cervellino vulcanico? -

     E rimasero lì per buona parte della nottata… a rincorrersi, a giocare e a scherzare come bambini senza nessuna preoccupazione al mondo fino ad accasciarsi sonnolenti sull’erba umida per quelle allegre chiacchiere che solo i migliori amici sanno scambiarsi prima di assopirsi serenamente.

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     Alcune ore dopo, non avrebbero mai creduto che sarebbero stati riportati alla dura realtà così bruscamente. Tutti quei pochi momenti trascorsi nella beata tranquillità di chi è privo di angosce e inquietudini non sembravano mai abbastanza per loro e fu con un peso sul cuore che la maggior parte di loro si destò da un sonno ristoratore, lasciandosi alle spalle di malavoglia la dimensione dei sogni. Erano perfettamente consapevoli della sorgente del suono intermittente che li aveva svegliati. Il sole era già alto nel cielo sgombro di nubi quando il segnale acustico dei loro scanner da polso li avvisò che l’ultimo Chaos Emerald era stato individuato.

     Si alzarono di soprassalto all’unisono. Tails, con gli occhi gonfi di sonno, si alzò dalla comoda erbetta fresca sul quale si era appisolato e armeggiò immediatamente con l’apparecchio sul suo polso che risuonava insistente. Amy Rose e Knuckles si affrettarono a raggiungerlo immediatamente, seguiti a ruota da Cream e da un confuso Big. Tikal dal canto suo sembrava riluttante ad acquisire maggiori informazioni sulla locazione dell’ultimo smeraldo, limitandosi a starsene in disparte e ad ascoltare con sguardo cupo. Espio apparve di soprassalto accanto al volpino dopo aver ripreso i suoi naturali colori in seguito alla mimetizzazione. Anche Gamma si fece avanti con passo lento e pesante. Vector e Charmy furono gli ultimi a raggiungere il raduno, piombando fuori dalla loro automobile ancora barcollanti e storditi per il sonno.

     - Era ora! - esclamò Amy eccitata - Dove si trova, Tails? -

     La volpe pigiava freneticamente i pulsanti sul suo apparecchio, con l’espressione concentrata e lo sguardo fisso. L’importanza del momento era evidente dal silenzio carico d’attesa in cui tutti erano immersi.

     - L’ho individuato! - affermò Tails dopo pochi minuti - Si trova… oh… a Lava Reef… sembra che sia all’interno del vulcano! -

     La rivelazione fu accolta con un mugugno preoccupato.

     - Questo potrebbe essere un problema! - puntualizzò Knuckles - Non sarà facile recuperare lo smeraldo da lì dentro! -

     - Io odio la lava! - squittì Charmy spaventato - E’ così… densa e bollente! -

     - Andiamo, conigli! - intervenne Vector - Quel vulcano non è più in attività da un pezzo! Non c’è nessun pericolo! Sarà un giochetto da ragazzi entrare lì dentro e recuperare il nostro sassolino scintillante! -

     Tails disse la sua.

     - Effettivamente non possiamo esitare! E’ il settimo ed ultimo Chaos Emerald ed è fondamentale che riusciamo a trovarlo in modo da non complicare ulteriormente le cose! Eggman ne ha uno e Magorian due! Se perdiamo anche questo sarà ancora più difficile riuscire a riprenderceli tutti! -

     - Non mi piace! - proferì Knuckles pensieroso - Puzza un po’ troppo di trappola! -

     - Sono d’accordo! - aggiunse Espio - Quello che ci conviene è studiare un’attenta strategia! -

     - Già! - esordì Vector spazientito - Così mentre noi studiamo, la gang del magico vecchiaccio penserà a sgraffignare lo smeraldo! -

     - Non voglio che vi facciate male! - affermò Big.

     - Sarebbe troppo triste! - gli fece eco Cream

     - Non rischieremo inutilmente! State tranquilli! - rispose Amy con tono rassicurante - Tu che cosa ne pensi, Sonic? -

     La riccia rosa non ricevette risposta. Si guardò intorno insieme a tutti gli altri nella speranza di scorgere la familiare sagoma blu irsuta ma non c’era nessun altro oltre a loro.

     - Dov’è finita la nostra palla di spine? - si chiese Vector confuso.

     - Forse non è ancora tornato dalla sua corsa mattutina! - ipotizzò Tails mettendo mano nuovamente all’apparecchio sul suo polso.

     Dopo aver sollevato il coperchietto, tenne premuto il pulsante della ricetrasmittente.

     - Sonic… qui parla Tails, mi ricevi? -

     Nessuna risposta.

     - Sonic… qui è Tails, rispondi, per favore! -

     Ancora nessun segno di vita.

     - Sembra non ci sia segnale! -

     - Maledizione! - strepitò Knuckles - Dove diavolo è andato a cacciarsi? -

     - Non c’è tempo di aspettarlo! - replicò Vector con maggiore enfasi - Ogni minuto è essenziale! Dobbiamo raggiungere Lava Reef il prima possibile! -

     - Vector è così impaziente! - disse Charmy ridacchiando - Da quando si interessa del benessere del mondo oltre a quello del suo portafoglio? -

     - Comunque sia senza Sonic non possiamo muoverci! - affermò Amy decisa - Abbiamo bisogno di lui se dovessimo scontrarci con gli agenti di Magorian! -

     - Se questo dovesse succedere - si frappose una voce profonda alle loro spalle - Faremo in modo che se ne pentano amaramente! -

     Shadow si stava avvicinando con fare spavaldo e sicuro di sé. Rouge era al suo fianco e sorrideva sotto i baffi. Era parecchio contenta che il riccio nero fosse tornato quello di sempre e che la sua crisi fosse stata solo momentanea perché era perfettamente consapevole che un guerriero come lui avrebbe potuto fare la differenza. Aveva vegliato sul suo inquieto riposo durante tutta la notte, guardandolo agitarsi e lamentarsi nel sonno probabilmente ancora in preda alla trappola mentale di Seth. Ma da quando il sole era sorto, era come se un nuovo Shadow si fosse levato insieme all’alba, uno Shadow più determinato e combattivo.

     - Non c’è un minuto da perdere! - disse con fare da leader - In assenza di Sonic sarò io a guidarvi! Se c’è un lusso che non abbiamo è quello del tempo! -

     - Senza Sonic non possiamo andare! - ribatté Amy cocciuta.

     - Dovunque sia adesso il tuo fidanzato sarà certamente più al sicuro di noi! Potrei giurare che Seth ci sta aspettando al varco e non voglio perdere l’occasione di prendermi la mia rivincita! -

     Le parole di Shadow avevano un tono definitivo. Sebbene Amy fosse riluttante a dargli partita vinta si rendeva conto che le lancette dell’orologio ticchettavano rapidamente e che lasciare l’ultimo Chaos Emerald nelle mani del nemico avrebbe comportato per loro un grande svantaggio.

     - D’accordo! - sospirò lei per poi rivolgersi a Cream - Non voglio che tu corra rischi! Per cui rimarrai qui con Big e Tikal! Ti terrà compagnia anche Charmy, va bene? -

     - Va bene, Amy! - acconsentì la coniglietta - Cerca di fare attenzione! -

     - E-102 Gamma è pronto e operativo per la battaglia! - scandì la voce metallica del robot.

     - Anche il tuo aiuto ci sarà indispensabile! -

     - Basta indugiare! - disse Shadow impaziente - Venga pure chi vuole ma cercate di non essere di peso! Diamoci una mossa! - e senza aggiungere altro cominciò ad avviarsi di corsa verso la meta.

     - Che cosa gli è preso? - si domandò Tails.

     - E’ solo desideroso di vendicarsi! - spiegò Rouge - Ed è meglio lasciarglielo fare… per il momento quello a cui dobbiamo pensare è il Chaos Emerald! -

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Locazione ignota – Giorno 7 (Ore 07:00)

     Una goccia d’acqua piovve dall’alto sulla palpebra del suo occhio socchiuso e la fastidiosa sensazione che ne conseguì lo costrinse a riprendere conoscenza. Sonic si trovava disteso e privo di sensi su di un suolo duro e polveroso. Cercò di rimettersi in piedi e un forte dolore gli pulsò alle tempie costringendolo a massaggiarsi il capo. Pensò di aver battuto la testa cadendo da una grande altezza e si guardò intorno per capire dove fosse finito. Era uno spazio ampio e quadrato, illuminato fiocamente da una manciata di fiaccole fissate alle pareti di pietra. Dal basso soffitto pendevano degli speroni di roccia dal quale ogni tanto cadevano gocce d’acqua dovute all’umidità, il che gli fece capire di essere sottoterra. Non sembravano esserci vie d’uscita ad eccezione di uno stretto cunicolo che si apriva nella parete frontale e proseguiva a gomito verso l’alto. Tutti gli altri passaggi erano bloccati da massi e macerie troppo pesanti da spostare.

     Sonic cercò di far abituare gli occhi alla semioscurità cercando di realizzare in che modo potesse essere finito laggiù. L’ultima cosa che si ricordava era che stava sfrecciando a tutta birra tra i terreni di Angel Island, come sempre faceva la mattina presto come ginnastica ridestante, e di essersi sentito ad un certo punto mancare il suolo sotto i piedi. Esaminò il luogo con fare circospetto, sicuro di essere piombato in una trappola ordita da uno dei suoi nemici, per poi attivare la ricetrasmittente sul suo polso. Non si stupì affatto di scoprire che il segnale era assente visto che doveva trovarsi metri e metri sottoterra.

     - Tutto questo è davvero molto divertente! - esclamò spazientito ascoltando l’eco - Chiunque abbia pensato a questo scherzetto si faccia vedere! Non ho tempo da perdere! -

     Inizialmente credé di essere solo lì dentro, ma poi una figura indistinta si mosse nella luce soffusa. Sonic rimase all’erta mentre lo sconosciuto si esponeva al chiarore delle torce rivelando la sua identità come quella di Drake.

     - Sei l’ultima persona che mi sarei aspettato di trovare qui! - disse Sonic sorpreso.

     Il cavaliere pareva più ardito ed impettito che mai nella sua classica armatura scintillante e con il viso coperto dal suo elmo di metallo.

     - E perché mai di grazia? -

     La sua voce risuonava all’interno della grotta. Aveva un tono disinvolto e spigliato.

     - Perché questo genere di trucchi non è nel tuo stile! Me lo sarei aspettato da uno dei tuoi colleghi! Se volevi farti di nuovo prendere a calci bastava che me lo dicessi! -

     Drake ridacchiò.

     - Non è un combattimento che voglio! Ho bisogno del tuo aiuto… per un test! -

     - Un test? - Il riccio blu era a metà tra lo sconcertato e il divertito - L’enigmistica non è mai stata il mio forte! Non contare su di me! -

     - Questa è una cosa seria, Sonic! Sei l’avversario più formidabile che abbia mai combattuto ed è proprio per questo che devo sapere quale parte di me è in grado di sconfiggerti! Quale parte di me è più forte ed è in grado di scalzare dalla mia strada gli ostacoli che mi bloccano… se l’uomo… o il lupo! -

     - Quando la finirai con questa storia? - replicò Sonic - Non hai ancora capito che Magorian ti ha riempito la testa di un mucchio di sciocchezze? Che cerca di reprimere la tua natura e obbligarti a fare il lavoro sporco per lui? E peggio ancora che ti comanda a bacchetta come se fossi il suo schiavo? -

     - Se ti ho attirato qui è proprio perché spero di capire molte cose! - spiegò Drake con tranquillità - E’ da tempo che studio le tue mosse e ho notato che nella tua corsa mattutina segui sempre lo stesso tracciato! Non è stato difficile stordirti e trascinarti qui sotto! E’ una rete di gallerie sotterranee naturali, ma ho provveduto a bloccare tutte le vie di fuga tranne una! Se vuoi uscire di qui devi prima abbattermi! -

     - Pare che non abbia altra scelta! - rispose Sonic sogghignando - Ma dimmi… perché dovrei accettare di combattere con te quando potrei correre a velocità supersonica verso quel cunicolo e schizzare fuori di qui? -

     - Per esempio perché i tuoi amici stanno andando incontro ad una fine disastrosa e solo io posso dirti come evitare che questo accada! -

     Sonic aggrottò la fronte, preoccupato.

     - Di che cosa stai blaterando? -

     - Del fatto che hanno individuato il settimo Chaos Emerald, ma ignorano che Seth li sta aspettando al varco pronto a cancellarli dalla faccia del pianeta! -

     - Chi mi assicura che questa sia la verità? -

     - Io non mento mai, riccio! Te la senti davvero di rischiare la vita dei tuoi compagni? Se non è così, allora ti dirò dove li troverai, ma solo dopo che avrai combattuto con me! E’ a confrontarmi con te che la mia strada mi conduce e scoprirò se dovrò intraprendere il percorso che mi rimane davanti come uomo, al fianco di Magorian… o come lupo, al fianco di me stesso! -

     - Se non ci sono alternative… - dichiarò Sonic preparandosi al combattimento.

     Aveva imparato a stimare Drake, nonostante fosse dalla parte di chi voleva distruggerlo, ma se quello che aveva detto corrispondeva a verità, i suoi amici erano in pericolo… e si sarebbe battuto come una tigre per sottrarli alla morte.

     Senza esitare un secondo, si fiondò contro il suo avversario con tutta la velocità che le sue gambe potevano consentirgli. Incredibilmente, Drake si sottrasse rapidamente all’attacco superandolo in prontezza e ricambiò scagliandogli contro una palla di fuoco incandescente. Sonic ebbe appena il tempo di fermare la sua carica e di gettarsi di lato, non potendo però impedire che il colpo gli sfiorasse un braccio bruciandogli la pelle.

     Drake non perse tempo. Fu addosso al riccio blu sferrando calci e pugni senza sosta e spingendolo contro un angolo per togliergli spazio d’azione. Sonic cercava di parare gli attacchi senza avere tempo di fare la sua mossa. Si gettò per terra e rotolò tra le gambe del nemico appallottolato in modo da sfuggire alla sua furia.

     - I ricci sanno il fatto loro! - affermò Sonic rimessosi in piedi - Uno a zero per il mondo mobiano, Drake! -

     - Non cantare vittoria! Non è con questi giochetti che riuscirai a fermarmi! -

     Contraendo i muscoli, Drake aumentò la propria temperatura corporea producendo uno stupefacente getto di fiamme diretto verso Sonic. Quest’ultimo si salvò in extremis con un’agile capriola all’indietro. Con orrore, guardò Drake tuffarsi tra le fiamme per raggiungerlo e colpirlo con un doloroso pugno in volto. Il porcospino piombò sul pavimento, ma riuscì a rimettersi in carreggiata immediatamente. Iniziò a correre per tutto lo spazio disponibile cercando di confondere Drake e di colpirlo quando meno se lo aspettasse. Il cavaliere, dunque, spalancò le braccia e avvolse il suo corpo in un bozzolo di fiamme ardenti come protezione. Sonic dovette interrompere il suo attacco all’ultimo momento per non rimanere ustionato.

     Drake non esitò. Poggiando una mano sul terreno sollevò un muro di fiamme che circondò l’impreparato Sonic non lasciandogli via di fuga. Per non dargli ulteriore scampo, cominciò a lanciare all’interno del cerchio fiammeggiante delle sfere di fuoco che gli piovvero addosso. Riuscì ad evitare di essere colpito muovendosi agilmente, ma i suoi spostamenti erano comunque limitati. Se non fosse riuscito a saltar fuori dall’anello infuocato sarebbe finito arrosto!

     - Questa volta non riuscirai a battermi tanto facilmente! - affermò Drake - Te lo posso assicurare! -

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Lava Reef – Giorno 7 (Ore 09:00)

     - Mi sento come se stessimo sfidando Madre Natura! - affermò Amy con grande nervosismo.

     Il tunnel in cui si trovava era stretto e diroccato. Era sicura che un forte senso di claustrofobia si sarebbe impadronito di lei se non fosse stata in compagnia di altri. Gamma apriva il gruppetto, affiancato da Shadow e Tails. Il robot aveva estratto le sue potenti trivelle e stava trapanando e sviscerando l’interno del vulcano per crearsi un passaggio ed arrivare al punto in cui era segnalato esserci il Chaos Emerald. Tails era intento a dargli istruzioni sulla strada da seguire con gli occhi incollati sullo schermo del suo scanner, sotto la supervisione attenta di Shadow. Rouge agiva nelle retrovie, tranquilla e a suo agio nel buio come un pipistrello che si rispetti. Knuckles ed Amy erano in coda che reggevano delle torce elettriche ed illuminavano la via ai compagni davanti a loro. A Vector e ad Espio era stato ordinato categoricamente da Shadow di rimanere all’esterno per sorvegliare l’unica via di uscita di cui disponevano. La riccia rosa guardava quasi con orrore Gamma sventrare la roccia e allargare il passaggio perché sentiva che stavano facendo del male al vulcano.

     - E’ solo pietra, Amy! - disse Knuckles paziente - Come può sentire dolore? -

     - Sarà, ma non mi piace questa cosa di scavare all’interno di un vulcano! - replicò tremante.

     - Stiamo solo allargando un passaggio naturale! Se non avessimo fatto così avremmo dovuto scalare la montagna e gettarci nel cratere… e poi non ti preoccupare, Tails sta facendo in modo di evitare la fornace! Non vogliamo mica fare un tuffo nella lava! -

     - Sono ben altre le cose per cui mi preoccupo! -

     - Ti riferisci forse a Sonic? -

     Amy annuì con espressione irrequieta.

    - Cosa credi che gli sia capitato? -

    - Non lo so, Amy! Mi auguro che stia bene, ma al momento abbiamo questioni più importanti di cui occuparci! -

    Il ronzio delle trivelle di Gamma si fermò all’istante e questo fece interrompere il loro discorso. Il rumore fu ben presto sostituito dall’acuto bip bip dello scanner di Tails.

     - Ci siamo! - dichiarò il volpino con la voce fremente - Il segnale indica che lo smeraldo si trova oltre questa parete di roccia! -

     - Cerca di allargare il passaggio il più possibile! - disse Shadow a Gamma.

     - Affermativo! - scandì il robot.

     I due trapani si ritirarono all’interno della struttura metallica delle braccia per essere poi sostituiti da due cannoni dalla larga imboccatura. E-102 intimò agli altri di farsi indietro mentre attivava le sue due armi da fuoco. Due raggi di energia bianca colpirono la pietra di fronte a lui producendo un grande calore e un fortissimo rumore di roccia frantumata. Gamma stava letteralmente disintegrando la parete cercando di creare un pertugio ad arco che fosse abbastanza grande per far passare tutti loro in una volta. Quando l’operazione fu terminata e la polvere e i detriti si furono posati, poterono varcare l’apertura.

     Shadow fu il primo a passare e si rese subito conto del luogo in cui erano capitati. Erano proprio nel cuore del vulcano! Sotto di lui poteva vedere la fornace incandescente di lava che ribolliva pian piano, sopra invece, a metri e metri di altezza, c’era il cratere dal quale proveniva una luminosità soffusa che rendeva il posto parecchio suggestivo. Una specie di pontile naturale fatto di roccia si estendeva sul vuoto, sospeso a circa venti metri sulla fornace, anche se il calore della lava si avvertiva appieno.

     - Per fortuna che stavi cercando di evitare la fornace, Tails! - disse sarcasticamente una spaventata Amy.

     - Purtroppo il segnale ci ha portato qui! Non ho potuto fare di meglio! -

     - Sei sicuro che quello splendore non sia caduto nella lava? - domandò Rouge terrorizzata al solo pensiero.

     - Se così fosse stato non avrei avuto nessun segnale visto che sarebbe andato distrutto all’istante! Dev’essere qui da qualche parte! -

     Il gruppetto si avvicinò sulla passerella e mosse qualche passo per verificarne la solidità. Shadow era in testa, circospetto e silenzioso come non mai. Si guardava nervosamente intorno insospettito da quella strana calma.

     - Stavate cercando questo? - intervenne una familiare voce affilata.

     Dall’altra parte del ponte apparvero il terrificante Seth, accompagnato da Getara e Levine. Lo sciacallo stringeva nel pugno il loro obiettivo, un luminoso smeraldo blu intenso, con un sorriso palesemente compiaciuto.

     - Ero sicuro che ti avrei trovato! - esclamò Shadow puntandogli il dito contro.

     Amy e tutti gli altri indietreggiarono spaventati.

     - Non posso dire lo stesso, forma di vita imperfetta! - rispose Seth, sempre più maligno - Avevo la stranissima sensazione che te la saresti fatta sotto! -

     Successe in un lampo. Shadow scagliò due Chaos Spear contro il suo avversario che, altrettanto velocemente, le bloccò con i suoi poteri psichici e le dissolse.

     - Non sono qui per battermi, istrice! Questo è lo scenario ideale per il vostro totale annientamento! -

     - Non contarci, Seth! - disse il riccio nero pronto a battersi.

     Con sguardo battagliero e determinato, estrasse il suo Chaos Emerald viola pronto a sfruttare la sua energia per attaccare, ma ancora una volta non fu abbastanza veloce. Levine fece schioccare la sua frusta e con una potente sferzata colpì la mano di Shadow facendogli cadere la gemma. Seth evitò che cadesse nella lava afferrandolo con la telecinesi e facendolo fluttuare verso di sé.

     - No! - disse Shadow frustrato.

     - E’ la vita, Shadow! - affermò Seth - C’è chi vince e c’è chi perde! E con quattro smeraldi alla mano posso tranquillamente dire di appartenere alla prima categoria! -

     - Che stiamo aspettando? - sibilò Getara - Annientiamoli! -

     - Vi abbiamo lasciato vivere fin troppo a lungo! - gli fece eco Levine.

     La farfalla spiccò il volo in un attimo e lanciò contro i suoi avversari una boccetta di vetro che si infranse ai loro piedi. Una nube di polvere dorata venne immediatamente sprigionata e brillò nell’aria intorno al gruppo senza che potessero evitarla. Tails, Knuckles, Amy, Shadow e Rouge si sentirono immediatamente intorpiditi. Tutti i loro muscoli si irrigidirono e scoprirono di non potersi più muovere. Si accasciarono per terra con un senso di pesantezza nel loro corpo.

     - E’ la sua polvere paralizzante! - disse Rouge digrignando i denti per lo sforzo di rimettersi in piedi - Maledetta strega! -

     La polvere si depositò anche sull’armatura metallica di Gamma, immobilizzandogli braccia e gambe e attivando i suoi allarmi interni.

     - Credo che mi mancherà il tuo brutto muso, Rouge! - sostenne Levine sorridendo crudelmente.

     - No! Non di nuovo! - esclamò Shadow tentando con tutte le forze di muovere le gambe.

     Seth gli si avvicinò e si chinò per guardarlo dritto negli occhi.

     - E’ finita, Shadow! Rassegnati! Non puoi battermi! -

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     Sonic e Drake erano stremati. Si stavano studiando in attesa della prossima mossa dell’avversario. Avevano il fiato corto e il loro corpo riportava i segni della battaglia che stavano conducendo. La pelle blu del riccio era annerita in più punti a causa degli attacchi fiammeggianti che gli erano stati inferti, oltre ad avere diversi lividi ed escoriazioni. Drake, dal canto suo, sebbene avesse un’armatura a protezione del corpo, non era stato risparmiato. Il metallo era contorto e crepato in diverse zone, esattamente come era successo nel loro primo scontro. Indossarla significava rallentare i suoi movimenti, ma non se la sarebbe tolta fintantoché avesse combattuto da uomo.

     - Sei un guerriero eccezionale, Sonic the hedgehog! - riconobbe Drake ammirato.

     - Frena la lingua e usa la testa! - replicò Sonic - Dacci un taglio con questa follia! E’ un combattimento inutile! -

     - Nient’affatto! Mi serve a capire! -

     - Cosa c’è da capire? Sei solo una marionetta nelle mani di Magorian, un vecchio pazzo che ti ha fatto credere di essere ciò che non sei! -

     - Lui mi ha salvato la vita… gli devo la mia fedeltà… l’unica cosa che adesso non sopporto più… è essere costretto in un corpo che non è il mio… continuerò a seguire Magorian… ma se l’uomo non è in grado di superare i propri limiti… vediamo come se la cava il lupo! -

     Drake emise un lungo ululato. Per la prima volta liberò la sua natura animalesca e si sentì… divinamente. Afferrò le giunture della sua armatura e le staccò di netto, dal petto, dalle braccia e dalle gambe. Le lamiere piombarono al suolo e il lupo si stirò i muscoli troppo a lungo compressi. Sotto l’armatura aveva sempre portato una tunica rossa senza maniche e dei pantaloncini azzurri. Con una mossa rapida si sfilò l’elmo e lo gettò in terra, lasciandosi allacciati solo i guanti di ferro come protezione delle mani dai suoi attacchi infuocati. Era un’emozione indescrivibile per lui. Con la coda che svolazzava libera, emise un nuovo potente ululato e si poggiò sulle quattro zampe prima di prendere la rincorsa e avventarsi su Sonic.

     Il riccio, sebbene stremato, rotolò su un fianco per schivarlo ma il lupo non si diede per vinto e si diede lo slancio sulla parete per partire di nuovo all’attacco. Riuscì a bloccarlo balzandogli addosso e immobilizzandogli le braccia per poi fare qualcosa che non aveva mai provato… stava per azzannare Sonic, così galvanizzato per aver liberato la sua natura animalesca. Il porcospino fece appena in tempo a puntargli i piedi sullo stomaco e a scagliarlo fuori dalla sua portata.

     Drake sembrava inarrestabile. Si rialzò rapidamente e si gettò di nuovo contro l’avversario, ringhiando e mordendo. Sonic non sapeva come destreggiarsi contro quella furia scatenata. Ogni colpo che infliggeva non era utile a fermare la sua carica costante. Era come avere a che fare con una bestia inferocita. Cominciava a disperare di poter vincere lo scontro, ma il pensiero dei suoi compagni e di Amy che in quel momento potevano essere in grave pericolo riuscì a dargli nuova energia.

     Si fiondò alla volta del nemico e afferrò i suoi pugni spianati cominciando a fare forza per fermare la sua carica. Guardandosi dritto negli occhi spingevano con sempre più pressione per sopraffare l’avversario, entrambi animati dalle proprie convinzioni e dai propri principi. Non avrebbero saputo dire per quanto i loro muscoli sarebbero riusciti a sopportare lo sforzo, ma quel che è certo è che Sonic utilizzò le sue ultime energie per eseguire una capriola all’indietro e colpire il muso di Drake con un sonoro calcio. Il lupo indietreggiò barcollando indifeso, permettendo a Sonic di provare un ultimo colpo scagliandosi contro di lui in azione rotante e colpendolo allo stomaco. La forza esercitata mozzò il respiro di Drake costringendolo a piombare a terra, esausto e sconfitto. Sonic si inginocchiò per riprendere fiato dopo il duro scontro.

     - Ho perso! - mugugnava Drake con voce spezzata - Ho perso! -

     - Allora! - disse Sonic affannato - Questa stupidissima farsa ti è servita a trovare le risposte che stavi cercando? -

     - Come puoi… come puoi essere così forte, Sonic? Qual è il tuo segreto? -

     - Non siamo poi così diversi tu ed io! Ascoltami bene perché non te lo ripeterò una seconda volta… gli unici errori che hai fatto nella tua vita sono stati rinnegare la tua identità e prendere ordini da un essere come Magorian… per quanto lui possa averti convinto del contrario, tu appartieni a questo mondo… sei un lupo, ed esserlo non è una debolezza… è la tua forza… dovrebbe dimostrartelo il fatto che mi hai quasi messo al tappeto quando ti sei liberato di quella stupida armatura… e proprio in virtù di quello che sei… sei libero… sei nato libero e continuerai ad esserlo… non devi prendere ordini da nessuno, men che meno da qualcuno come Magorian… lui vuole annientarci e quando non gli servirai più si libererà anche di te… se vuoi dimostrare la tua forza pensa con la tua testa e agisci di conseguenza… scoprirai che la libertà fisica e mentale è il dono più prezioso che hai e che nessuno potrà mai togliertelo! -

     Drake respirava affannosamente. Dentro di sé era in corso una battaglia emotiva come non ne aveva mai vissute. Tutto quello in cui credeva, per cui aveva combattuto e che gli era stato insegnato si stava lentamente sgretolando davanti ai suoi occhi.

     - Sei un lupo d’onore… mantieni la tua promessa ora! -

     Il cavaliere sconfitto non rispose subito. Sembrò prima pensarci… o fare finta di non sentire.

     - I tuoi amici si trovano a Lava Reef, all’interno del vulcano! - disse infine - E’ un imboscata! Seth li intrappolerà e poi riattiverà la fornace con il suo potere! Forse non è troppo tardi… puoi ancora raggiungerli! -

     Senza aggiungere altro, Sonic corse rapidamente verso il cunicolo di uscita, non prima di aver rivolto un ultimo sguardo al suo avversario e aver detto: - Alla prossima, Drake! -

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     Si dice che quando stai per morire tutta la tua vita ti scorre davanti come un film in bianco e nero… rivedi i momenti più intensi ed indimenticabili che hai trascorso e i sensi ti si fanno più acuti… fu quello che provò Amy in quello stato di paralisi totale quando vide Seth sollevare le mani al cielo ed esercitare il suo potere… un alone di luce azzurra lo circondò e il suo volto si contrasse per lo sforzo… la riccia rosa udì il tremore dell’intero vulcano all’interno della sua testa come un martello pneumatico… udì il gorgoglio della lava che risaliva sotto di loro… riuscì a sentire addirittura le lacrime di paura gocciolare dalle guance di Tails e i lamenti e i borbottii di Shadow che tentava ancora di muoversi… e come poter dimenticare il respiro affannoso di Rouge e i bip intermittenti degli allarmi interni di Gamma… il sogghigno divertito di Seth e il rumore delle onde sonore di Getara, scagliate per far franare materiale roccioso sul passaggio che stavano usando per fuggire… sentì che avrebbe dovuto piangere, ma il suo pensiero era solo rivolto a Sonic… al fatto che non era lì con lei a stringerle la mano mentre era sicura che la sua giovane vita stesse per finire… infatti aveva la certezza che quel lampo blu che era arrivato sfrecciando attorno a loro sollevando un turbine di vento e spazzando via le spore che li costringevano nella paralisi fosse solo frutto della sua mente… era ancora scettica nel vedere il suo Sonic porgerle la mano e aiutarla ad alzarsi… non riusciva a credere al fatto di abbracciarlo mentre la lava sotto di loro cominciava a comprimersi e a salire sempre più velocemente e le rocce crollavano tutt’attorno a loro dal cratere soprastante… non credeva neppure alla vista dell’arco di pietra precipitare lentamente su sé stesso occludendo il passaggio… gli fu persino difficile rendersi conto dell’intervento di Gamma che, con l’aiuto delle sue forti braccia meccaniche, sorreggeva con grande sforzo la volta di pietra… era troppo pesante per lui anche se era riuscito ad impedire che crollasse per il tempo necessario a far passare lei insieme a Sonic, seguiti da Knuckles, Shadow, Rouge e Tails… ma probabilmente iniziò a rendersi conto della realtà dei fatti quando vide Vector ed Espio di fronte a loro spianare la strada e aiutarli a fuggire… dubitò che fosse solo la sua immaginazione quando vide un grosso masso piombare sul robot E-102 Gamma, schiacciando una gran porzione del suo corpo e stordendolo quanto bastasse a farlo precipitare nel baratro colmo di lava… non poteva giurare che la visione della volta di pietra che cascava condannando il destino del signor Robot fosse veritiera… ma urlò comunque… urlò di disperazione per la perdita di un amico il cui cuore, seppur metallico, era stato tanto grande e compassionevole da spingerlo al sacrificio… continuava a piangere e a strepitare lo stesso, mentre in braccio a Sonic correva all’interno del cunicolo che si sarebbe di lì a poco riempito di lava fumante… continuava a piangere anche quando finalmente uscirono all’aria aperta e non riuscì a consolarla nemmeno il fatto di essere tra le braccia del suo riccio blu che correva speditamente in modo da allontanarsi dall’eruzione… sebbene non fosse ancora completamente sicura di essere ancora sana e salva (e che Gamma non lo fosse) le lacrime non cessarono di cadere… neanche durante tutto il tragitto per raggiungere l’altare… nonostante Sonic tentasse di tranquillizzarla accarezzandole dolcemente il volto… nonostante potesse constatare che Rouge e Tails, che volavano sopra di loro, erano salvi… che lo era anche Shadow, in corsa accanto a loro… che anche Vector, Espio e Knuckles erano vivi, sfrecciando a bordo della Chaotix Car… ma non riusciva a vedere Gamma… dov’era finito?

    Arrivata a destinazione, il pianto cessò per essere sostituito da una sorta di catatonia… non poteva provocare altro la vista dell’altare del Master Emerald semi-distrutto e divorato dalle fiamme… come era possibile che Tikal, Big e Charmy giacessero per terra privi di sensi? Lo strano marchingegno cilindrico piazzato lì accanto a loro era un'altra stupida immaginazione, vero? Vero?

     Il proiettore olografico si accese all’improvviso… un’immagine virtuale ben definita fuoriuscì dalla lente…

     - Sonic… qui parla il dottor Eggman… ho rapito la vostra amica Cream e se ci tieni che rimanga in salute porta i Chaos Emeralds in tuo possesso alle seguenti coordinate… un solo passo falso e puoi dire addio alla coniglietta! -

     Niente di tutto questo era reale!

     Vero?

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Angel Island – Giorno 7 (Ore 11:00)

     Vi siete mai chiesti che cosa si prova quando il tuo corpo è fatto di metallo e circuiti elettrici e la tua mente, se così si può definire, è solamente un cervello positronico privo di autonomia e facoltà di pensiero propria? Nessuno può conoscere meglio la risposta a questa domanda di un robot, nient’altro che un fantoccio lucente alle dipendenze di chi lo ha costruito, un freddo burattino privo di emozioni e sentimenti, destinato a concludere il suo ciclo di vita quando lo scopo del suo assemblaggio è stato compiuto e i desideri del suo padrone sono stati esauditi. Il problema non si pone per loro, essendo delle creature artificiali prive di capacità intellettive al di fuori della loro programmazione. Tuttavia ogni regola ha sempre la sua eccezione. C’era una volta un robot classificato come E-102, dal nome in codice Gamma, costruito con lo scopo di servire un malvagio dottore. Come avrebbe potuto distinguere ciò che era bene da ciò che era male? Si limitava semplicemente ad eseguire gli ordini che gli venivano imposti, con il massimo zelo. Non sembrava diverso da qualunque altro automa che lo circondava. Eppure possedeva in sé una scintilla… qualcosa che con difficoltà lo si sarebbe potuto definire cuore, ma era comunque qualcosa che gli permetteva di sentire… di percepire emozioni paragonabili a quelle umane, di riuscire a rompere i legami della sua programmazione e di agire per conto proprio. Se questo sia stato dovuto all’influenza dell’animale al suo interno rimane un mistero, ma, nonostante ciò, quel suo incredibile alito di vita è perdurato anche quando si è tentato di ricostruirlo. Quando venne ribattezzato come Chaos Gamma tutto portava a credere che fosse stato tramutato in un altro robot succube, eppure quella sua luce non era del tutto scomparsa, anche quando altri avevano tentato di sfruttare la sua potenza per i propri fini. Era un robot speciale, e non ne era conscio. Fu solo grazie alla speranza e allo spirito benevolo di una riccia di nome Amy Rose che quella sua scintilla divampò in un incendio. Lei riuscì a credere in lui perché sapeva di avere a che fare con un essere fuori dall’ordinario, capace di provare compassione e amore. Quando fu finalmente libero dalla schiavitù in cui era da sempre stato ridotto, la sua luce non smise di brillare facendolo diventare prova del fatto che un’anima può albergare in qualunque involucro, anche di metallo. E-102 Gamma aveva sacrificato la sua vita per salvare quella di altri. Non ne sarebbe mai stato consapevole, ma da quel momento in poi aveva acquistato lo status di essere vivente ed Amy Rose non lo avrebbe mai dimenticato!

     Questi pensieri rimbalzavano nella sua testa mentre si trovava seduta su un blocco di pietra isolato, con gli occhi ancora lucidi di lacrime e le mani giunte come se stesse pregando per l’amico perduto. Quasi quasi stentava ancora a credere che tutto quello che era capitato in quelle ultime frenetiche ore fosse effettivamente reale. Com’era possibile sopportare tanto dolore? Era come se per la prima volta si fosse resa conto dell’estrema pericolosità di quella guerra contro Magorian, e nel modo più angosciante. Un compagno era caduto e non avrebbe mai più fatto ritorno… mai più…

     Nonostante il sole splendesse e i suoni della natura si fossero risvegliati, non era una mattina lieta per il resto del gruppo. Ciò che rimaneva dell’altare del Master Emerald simboleggiava l’ansia e la tristezza che aleggiava intorno a loro. Tikal, Big e Charmy si erano ripresi in fretta dopo l’attacco subito e avevano potuto raccontare al resto della comitiva dell’arrivo di Eggman e dei suoi robot ad Angel Island. La descrizione del rapimento della povera Cream e di Cheese era stata seguita da uno dei silenzi più attoniti che avessero potuto immaginare. In preda alla frustrazione, Knuckles aveva distrutto con un pugno il proiettore olografico del dottore, il che lo aveva fatto sentire meglio… per la bellezza di un secondo. Non solo erano scampati per un pelo alla morte, non solo si erano fatti sfuggire un altro smeraldo, non solo avevano perso un compagno, ma si trovavano di fronte ad una terribile scelta… arrendersi e condannare l’intero pianeta ad essere distrutto da Magorian o conquistato da Eggman oppure lasciar morire un’innocente ragazzina? Sembrava non esserci pace per loro. Erano sicuri di aver fallito… la battaglia era persa e non aveva senso continuare.

     Stanchi e demoralizzati, non osavano proferire parola, preferendo starsene in disparte a rimuginare mestamente sugli eventi. Non c’era più nulla da fare…

     D’un tratto spuntò Sonic da dietro a un cespuglio, stringendo tra le mani due grosse pietre luminose, una gialla e una verde. Il suo sguardo era determinato come non lo si era mai visto.

     Shadow, fino a poco prima appoggiato ad un tronco, più taciturno del solito, gli fu subito vicino.

     - Cosa pensi di fare? - gli domandò con voce cavernosa.

     - Non lo immagini? - rispose lui.

     Il suo tono era privo del solito allegro sarcasmo.

     - Intendi cedere al ricatto? -

     - Assolutamente sì! -

     Gli occhi del riccio nero lampeggiarono, carichi di collera.

     - Sei completamente pazzo! - sbottò - Vuoi consegnare al nemico i nostri ultimi due Chaos Emeralds? -

     - Se mi rifiuto di farlo Cream morirà! -

     - Stiamo combattendo per la nostra salvezza… delle vittime sono inevitabili! -

     Shadow si piazzò di fronte a Sonic. I due si guardarono in cagnesco mentre il resto del gruppo, sfiduciato, osservava il conflitto in corso.

     - E’ solo una ragazzina! Non la lascerò in pericolo! E se l’unico modo per salvarla è dare ad Eggman queste due stupide pietre è quello che farò! -

     - Stupide pietre? Tu meglio di chiunque altro dovresti sapere cosa possono fare queste stupide pietre nelle mani sbagliate! Non permetterò che tu mandi all’aria tutti gli sforzi fatti finora! -

     - Ragazzi, calmatevi! - intervenne Tails - Non serve a niente litigare ora! Dobbiamo rimanere uniti! -

     - Ottimo suggerimento! - replicò Sonic - Diglielo anche tu che non metteremo a repentaglio la vita di Cream! -

     Il volpino abbassò lo sguardo, per niente convinto. Sonic era sbigottito.

     - Ascoltami! - mormorò Tails sconfortato - Se daremo ad Eggman i nostri smeraldi sarà tutto perduto! Mi dispiace infinitamente per Cream e vorrei poter fare qualcosa, ma non possiamo condannare un intero pianeta per salvare una sola vita! -

     - Ha ragione, dolcezza! - gli fece eco Rouge con sguardo cupo - Se cederemo a questo ricatto avremo definitivamente perso ogni speranza di sopravvivenza! -

     - Non riesco a credere alle mie orecchie! - esclamò Sonic al limite dell’esasperazione - Si tratta di Cream, maledizione! E’ una nostra amica! Knuckles, dì qualcosa anche tu! -

     L’echidna era a braccia conserte che rimirava malinconicamente i resti dell’altare. Evitò di incrociare lo sguardo di Sonic, ma la sua espressione non faceva presagire niente di buono.

     - Non c’è altra soluzione! - dichiarò infine, laconico.

     Il riccio blu avrebbe pensato che il mondo stesse girando alla rovescia. Com’era possibile che non si rendessero conto del rischio che la coniglietta correva? E che non volevano muovere un dito per trarla in salvo?

     - Povera Cream! - mormorò Big accarezzando uno spaventato Froggy - Finirà col farsi male! E’ così triste! -

     - Siete tutti impazziti! - sbraitò Sonic - Cosa contate di fare allora? Starvene qui con le mani in mano? -

     - So riconoscere quando è necessario ritirarsi! - spiegò Espio deciso - E so anche che se consegneremo gli smeraldi ad Eggman firmeremo la nostra condanna a morte! -

     - Dunque volete dare ad Eggman e Magorian partita vinta? -

     - Questo mai! - sbottò Knuckles - Devo ancora recuperare il Master Emerald! -

     - Non è una resa! Continueremo a combattere! - continuò Shadow - Ma quegli smeraldi rimangono qui! -

     Il riccio blu si guardò intorno e si sentì come pugnalare alle spalle. Cercò un cenno di approvazione da parte di Tikal, ma lei era troppo scoraggiata e disorientata per supportarlo.

     - L’intera mia famiglia e la mia stirpe sono state distrutte dall’ira di Perfect Chaos! - disse lei con voce spezzata - Non… non posso farlo accadere di nuovo! -

     Nemmeno Amy, ancora stordita dallo shock poteva essergli di aiuto. Si limitava a stare seduta di spalle, apparentemente non curandosi di ciò che stava succedendo.

     - Vector! - disse Sonic in un ultimo disperato tentativo - Tu sei dalla mia parte, vero? Tieni molto a Cream e a sua madre, non puoi permettere che le succeda qualcosa! -

     - Mi dispiace, amico mio! - gracchiò in tutta risposta il coccodrillo - Ci sono cose che hanno la priorità e in questo momento la salvezza nostra e di quelli come noi viene prima di tutto! -

     Sonic indietreggiò, come preso da un moto improvviso di disgusto.

     - Non posso credere che Gamma si sia sacrificato per salvare la vita di un branco di codardi come voi! -

     Ogni parola risuonava come veleno nella sua bocca.

     - Sonic, ti prego… cerca di capire! - sussurrò Tails quasi con le lacrime agli occhi.

     - Capire che cosa, Tails? Che lasceremo una ragazzina spaventata in balia del suo peggiore incubo? Che priveremo una madre della sua unica figlia? Che staremo a rigirarci i pollici mentre un innocente ha bisogno del nostro aiuto? -

     - Ci sono milioni di vite in gioco! - ribatté Knuckles - Vengono prima loro! -

     - Magorian non farà fatica a prendersi quegli smeraldi dal dottore! - disse Rouge - Sarebbe come farglieli trovare su un piatto d’argento! Finché saranno qui potremo proteggerli! -

     - Vi ho guidati fino ad ora, dannazione! - strepitò Sonic isterico - Abbiamo combattuto tutti insieme fino a questo punto… non possiamo dividerci adesso! -

     - Non hai il diritto di darci ordini! - esclamò Shadow - Non sei né il nostro capo né il nostro padrone! Sei tu solo contro tutti noi! E adesso dammi quei Chaos Emeralds! -

     Sonic rimase impalato con gli occhi sgranati. La mano tesa del riccio nero si stendeva di fronte a lui.

     - Non complicare le cose! - disse Espio - Non è facile per nessuno di noi! -

     - Per favore… - supplicò Tails.

     Dopo qualche minuto, il porcospino si decise finalmente a fare una mossa. Protese la mano che stringeva il Chaos Emerald giallo per consegnarlo a Shadow.

     - Cream ha bisogno di me! - disse piano - E finché avrò fiato in corpo non la abbandonerò! -

     Prima che Shadow potesse accorgersene, Sonic lo colpì forte con un pugno per poi sfrecciare velocemente in tondo e sollevare una nube di polvere che accecò la vista del resto del gruppo. Lasciandoli disorientati, si voltò e cominciò a correre a velocità supersonica diretto verso il punto d’incontro con il dottor Eggman.

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     Non ci aveva messo più di venti minuti a raggiungere le coordinate indicatigli da Eggman, il grande spiazzale erboso di fronte alla Techno Base. Non si era chiesto perché il dottore avesse scelto proprio quello come luogo d’incontro, considerando che sarebbero stati tremendamente vicini a Magorian e ai suoi seguaci… non ne aveva avuto il tempo… la sua mente era occupata da ben altre riflessioni. Il suo cuore batteva forte ed era ancora molto agitato per la sfuriata di poco prima. La gola gli si era stranamente seccata e un pensiero fisso continuava a martellargli nel cervello… era rimasto da solo. Da quello che poteva ricordarsi, era la primissima volta che una sua decisione non era stata condivisa dal resto dei suoi amici. Era fermamente convinto che salvare la vita della giovane Cream era la cosa giusta da fare, ma questo non significava che anche gli altri dovessero necessariamente pensarla come lui. Aveva sempre dato per scontato che le sue scelte fossero state quelle giuste e di non aver nemmeno bisogno di discuterle con tutto il gruppo… fino a quel momento. Forse era andato un po’ oltre… “vi ho guidati fino a qui” aveva detto… e come Shadow gli aveva sottolineato bruscamente, lui non era né il loro capo né il loro padrone… e probabilmente era questo che implicitamente si sentiva di essere… un leader. Aveva creduto che le sue decisioni valessero sempre e comunque, e di poterle imporre agli altri senza la minima contestazione. Con quale diritto imponeva la propria volontà agli altri? Era così arrogante da pensare che la sua forza e la sua velocità bastassero a fare di lui automaticamente un capo? Se era proprio di un capo di cui avevano bisogno perché doveva essere lui e, non ad esempio, Shadow? In quell’occasione si era dimostrato molto più fermo e deciso di lui. Sonic stava perdendo la fiducia in sé stesso e lo sentiva chiaramente. Come aveva ripetuto a Tails, senza i suoi amici non era in grado di fare nulla… assolutamente nulla.

     Troppo pensieroso e sfiduciato per fare attenzione, Sonic non si accorse che una botola di ferro si aprì sotto i suoi piedi. La sua corsa fu interrotta da un lungo salto nel vuoto. Il cunicolo buio in cui stava precipitando si piegava a gomito per più di un tratto, costringendolo a sbatacchiare da una parte all’altra del condotto fino a piombare dolorosamente su di un pavimento metallico.

     - Comincio a pensare che dovrei vedere più spesso dove metto i piedi! - disse tra sé e sé rialzandosi e massaggiandosi la testa.

     Guardandosi intorno si accorse di essere in un’ampia sala completamente oscura. Si avvertiva un forte odore di olio per motori misto a quello di polvere, il che gli fece pensare che il luogo doveva essere rimasto abbandonato per parecchio tempo. Mosse un passo in avanti e subito una dozzina di luci sopra di lui si accesero di colpo costringendolo a proteggersi gli occhi.

     - Benvenuto, o per meglio dire, ben piovuto nel mio super-segreto laboratorio! - declamò una voce fin troppo familiare alle sue spalle.

     Sonic si voltò di scatto e si trovò a fissare il volto compiaciuto del dottor Eggman, come sempre a bordo del suo Egg Drive, affiancato dagli inseparabili Decoe e Bocoe. Si trovava su di una piattaforma quadrata al centro dell’enorme salone tappezzato da macchinari, console e aggeggi vari arrugginiti e impolverati.

     - Wow, Eggman! Non c’è male come entrata in scena! - esclamò Sonic con fare spavaldo - Anche se un paio di fuochi d’artificio non avrebbero guastato! -

     - Spiritoso come sempre, vero? - replicò il dottore - Ti informo che ti trovi nella mia sala da combattimento, dove metto alla prova le mie creazioni per verificarne la potenza! -

     - Davvero? E in che modo questo dovrebbe interessarmi? -

     - Semplicemente perché, guarda caso, ho una nostra vecchia conoscenza che avrebbe bisogno di sgranchirsi i circuiti e il suo punching-ball potresti essere proprio tu se deciderai di fare un passo falso! -

     Il dottore premette un pulsante sul suo quadro di comando e una porta automatica si spalancò alle sue spalle. Metal Sonic ne venne fuori a passo lento prima di fermarsi al fianco del suo creatore.

     - Vedo che hai ripreso il controllo del tuo ferrovecchio impazzito! - esclamò Sonic, cercando di non far trasparire la sua preoccupazione.

     - Col tempo si rivelerà di grande utilità! - disse Eggman - Ma ora non c’è tempo per le chiacchiere! Parliamo di affari! Immagino tu abbia portato quello che ti ho chiesto! -

     - Come se non ti conoscessi bene, testa d’uovo! Prima fammi vedere Cream! -

     - Oh-oh! Non sei nella posizione adatta per contrattare, porcospino! Consegnami prima gli smeraldi o di quell’adorabile coniglietta non rimarrà molto da poter vedere! -

     Sonic afferrò al volo la minaccia e, conoscendo bene il suo antagonista, sapeva che non era da prendere sotto gamba.

     - Afferrato, doc! -

     Non avendo altra scelta, tirò fuori i due splendenti Chaos Emeralds mostrandoli alla luce dei riflettori. Eggman si sporse più avanti sulla sua navicella e sgranò gli occhi alla vista di quei due gioielli, ma sembrava non essere molto soddisfatto.

     - Solo due? - domandò deluso - Credevo ne aveste recuperati molti di più! -

     - La concorrenza era molto agguerrita, doc! - spiegò Sonic vagamente indispettito - Se tu avessi alzato dalla poltrona il tuo sederone imperiale e ti fossi dato da fare per cercarli non ti lamenteresti adesso! -

     - Perché scomodarsi a fare il lavoro sporco quando puoi sempre estorcere i frutti del lavoro altrui? Comunque non importa! Due Chaos Emeralds, uniti al mio, sono più che sufficienti per dare inizio all’opera! Adesso gettali verso di me! -

     Sonic era riluttante ad obbedire. Rimirò nuovamente nelle sue mani quelle che aveva chiamato “stupide pietre” per cercare di rinnovare la sua convinzione che non valessero la vita di una coniglietta spaventata.

     - Prima fammi vedere Cream! - ribatté in un ultimo tentativo.

     - Devo forse ricordarti chi ha il coltello dalla parte del manico? - sbraitò Eggman seccato.

     Senza altre alternative, il riccio blu lanciò le due pietre sul pavimento facendole rotolare e tintinnare allegramente. Ad uno schiocco di dita del dottore, Metal Sonic andò a raccoglierle per poi riportargliele come un fedele cane da guardia. Dopo che ne ebbe constatato l’autenticità, le sollevò trionfante con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

     - Un’altra schiacciante vittoria per il più brillante genio del pianeta! - esclamò estasiato.

     Decoe e Bocoe si unirono all’urlo di giubilo, saltellando e festeggiando rumorosamente.

     - Ho fatto la mia parte! - disse Sonic impaziente - Adesso tocca a te! -

     Il dottore sghignazzò lisciandosi i baffi ispidi.

     - Non vorrei risultare troppo prevedibile, ma credo di aver cambiato idea! -

     - Come volevasi dimostrare! - ribatté il riccio blu irritato.

     - Andiamo, Sonic! Ci conosciamo da con tanto tempo e non hai ancora imparato che del dottor Robotnik non ci si può fidare? Così ferisci i miei sentimenti! -

     - Sarà qualcosa di più dei tuoi cosiddetti sentimenti ad essere ferito se non lasci andare Cream immediatamente! Dove si trova? -

     - All’interno della mia più grande creazione! Quella leprotta è la mia garanzia che non intralcerai i miei piani come è tua brutta abitudine fare! -

     - Smettila di fare lo sbruffone, testa d’uovo! Avere quei tre Chaos Emeralds non ti servirà a niente! Magorian non farà fatica a sottrarteli e dopo che lo avrà fatto saremo tutti finiti! -

     - Oh, non devi preoccuparti di quel megalomane scheletrico! Grazie alla mia arma definitiva gli farò pentire amaramente di aver bagnato il naso al dottor Eggman! E dopo che avrò ripreso i rimanenti smeraldi nessuno potrà impedirmi di dare vita all’Eggman Empire! -

     Prima che Sonic potesse fare alcuna mossa, Eggman attivò un dispositivo nascosto e l’intera sala cominciò a tremare come se fosse stata l’epicentro di un sisma. L’ampia parete centrale cominciò lentamente ad aprirsi come un’enorme doppia porta facendo cadere nuvole di polvere e pezzi di metallo. Dietro il muro semovente si poteva scorgere un’altra stanza che si sviluppava in altezza tanto da contenere un’enorme robot, il più grande che Sonic avesse mai visto. La forma trapezoidale della parte inferiore gli ricordava il guscio di un’enorme tartaruga, munito di due enormi cannoni laterali e di una quantità stupefacente di mitragliatrici, fucili e armi sconosciute che gli conferivano l’aspetto di uno spaventoso carro armato. Saldato alla base c’era un busto metallico dalla foggia umanoide con due colossali braccia prive di mani ma munite di due grosse lame ricurve. Il robot era talmente gigantesco che non si riusciva ad intravedere né il petto né tanto meno la testa.

     - Ho il piacere di presentarti il mio favoloso Egg Apocalypse! - annunciò Eggman - Un’imbattibile macchina da guerra su cui ho lavorato sin dall’immemorabile giorno in cui la nostra lotta è cominciata e che adesso è finalmente completa! -

     - Quella cosa… è mostruosa! - disse Sonic intimorito.

     - Cinque motori atomici, più di duecento armi da fuoco, missili a ricerca di calore, cannoni laser e lanciafiamme! Il tutto rivestito da un involucro di titanio e diamante impenetrabile! Per il momento tre Chaos Emeralds, uniti al nucleo d’energia di Metal Sonic, mi forniranno potenza sufficiente a vendicare il torto subito! Dopo che avrò recuperato i rimanenti quattro Chaos Emeralds niente e nessuno potrà più fermarmi! -

     La vista di quella titanica macchina di distruzione fu davvero troppo per Sonic. Rimasto solo, senza smeraldi da cui attingere potere, con le mani legate dal rapimento di Cream e con la prospettiva di doversi battere contro un mostro del genere si inginocchiò inerme battendo i pugni sul pavimento. Eggman era raggiante.

     - Povero Sonic! - disse sorridendo - Finalmente ti sei reso conto di poter fare più niente! Tutti gli sforzi fatti per arrivare fino a qui non sono serviti a nulla! Ma cerca di vedere il lato positivo… essere schiavizzati è molto meglio di essere uccisi! Vedrai che ti piacerà la vita sotto l’Eggman Empire! Nel frattempo ho chiamato un paio di vecchi amici per tenerti impegnato! Buon proseguimento, mio ex-avversario! -

     Ridendo malignamente attivò il motore del suo Egg Drive. Con Decoe e Bocoe a bordo e Metal Sonic che li seguiva a ruota, il dottore fluttuò verso il portellone pressurizzato che si era aperto nell’enorme base dell’Egg Apocalypse.

     Troppo abbattuto per inseguirlo, Sonic si accasciò a terra sentendo il peso e le responsabilità della situazione schiacciarlo inesorabilmente. Un clangore di passi metallici gli si avvicinò rapidamente e non appena alzò lo sguardo notò con orrore i robot Gunn, Fireor e Trapster approssimarsi minacciosi.

     - Le cose non fanno altro che migliorare! - mormorò Sonic.

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Techno Base – Giorno 7 (Ore 11:30)

     Mille luci rosse lampeggianti e mille allarmi assordanti si attivarono all’improvviso all’interno della Techno Base. I robot che la ospitavano sembravano come impazziti dato che correvano qua e là in preda alla confusione. Tutte le macchine smisero immediatamente di svolgere le loro funzioni primarie e cominciarono a risuonare all’unisono con tutte le altre emettendo il segnale di massimo allarme. I ninja sparsi per l’edificio erano incapaci di sopportare il forte rumore e così, tremando in preda alle convulsioni, si dissolsero rapidamente per tornare ad essere delle sottili spire di fumo nero.

     - Che diavolo sta succedendo? - urlò Levine tappandosi le orecchie e cercando di sovrastare il frastuono incessante.

     Getara corse immediatamente al quadro di comando della sala principale. Armeggiò il più in fretta possibile con i pulsanti e i comandi cercando di visualizzare la causa del problema. Magorian supervisionava il suo lavoro, con la fronte aggrottata e un’espressione infastidita. Seth era al suo fianco e non poteva essere più noncurante della situazione che lo circondava.

     Quando finalmente la lucertola riuscì a fermare gli allarmi impazziti, attivò le telecamere esterne e le immagini provenienti dalla radura vennero visualizzate sullo schermo gigante. Una grande porzione del terreno di fuori si stava lentamente aprendo, dimostrandosi essere un portellone metallico, e un enorme robot, il più grande che avessero mai visto, stava lentamente emergendo dal sottosuolo come trainato da un ascensore. La sua testa gigantesca era triangolare e munita di due ampie vetrate rosse a mo di occhi e di un naso lungo e ricurvo. Sul suo ampio petto verdastro si potevano scorgere una miriade di canne di fucili e batterie di missili.

     - Per la miseria! - esclamò Getara sbigottito.

     - Il buon vecchio dottore ha fatto le cose in grande questa volta! - commentò Magorian senza la minima traccia di panico nella sua voce - Devo ammettere che quell’uomo è pieno di sorprese! -

     - Starà sicuramente venendo alla carica contro di noi per i nostri Chaos Emeralds! - disse Levine preoccupata.

     - Se crede che mi lascerò intimorire da quella mostruosità di latta ha fatto male i suoi conti! - replicò Magorian ridacchiando, per poi alzarsi - Potrebbe essere divertente, in fondo! E’ da parecchio che non mi sgranchisco un po’ le dita! -

     Stringendo forte la Gemma dell’Occulto, fu avvolto da un bozzolo di luce viola e dopo un bagliore accecante scomparve alla vista.

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     Piombò pesantemente a terra dopo che fu colpito da un forte calcio in pieno petto. Voleva rialzarsi, ma il suo corpo non obbediva ai comandi inviati dal cervello. Fireor si fece avanti e Sonic poté vedere il proprio sguardo demoralizzato riflesso nella cromatura del suo petto. Rischiando di finire carbonizzato, il riccio blu rotolò su un fianco sottraendosi al lanciafiamme ma andò incontro alle chele elettriche di Trapster. Durante lo scontro poteva udire il rumore dell’enorme piattaforma che stava sollevando l’Egg Apocalypse a livello del suolo e vedere le pareti dell’intera struttura sotterranea vibrare paurosamente.

     Sonic si rimise in piedi e corse il più lontano possibile per evitare i laser sparati da Gunn, ma i tre robot si rivelarono essere più veloci del previsto. Essendo in tre riuscivano a circondarlo facilmente sottraendogli spazio vitale ed impedendogli i movimenti. Decise per un attacco più frontale e si scagliò appallottolato in azione rotante contro il petto di Fireor. Dopo averlo colpito, rimbalzò come una pallina da flipper sui rimanenti due robot ed ebbe successo nel metterli temporaneamente al tappeto.

     Non poteva perdere tempo a lottare e lo sapeva. Cercò di guardarsi rapidamente intorno e di cercare una via d’uscita, ma l’unica che riuscì a visualizzare fu il cunicolo da cui era piovuto. In preda all’agitazione, non si accorse che i suoi avversari erano di nuovo in piedi e fu troppo tardi quando si voltò e fu afferrato alle braccia dalle tenaglie di Trapster. Gemette di dolore quando sentì la fredda morsa del robot impedirgli i movimenti. Stava per calciargli lo stomaco in modo da liberarsi, ma Gunn, prevista la sua mossa, gli puntò il cannone alla tempia. Anche Fireor si fece avanti e Sonic rabbrividì nel vedere la fiamma sulla punta della sua arma avvicinarsi paurosamente alla sua gola.

     Completamente in trappola, deglutì e si preparò al peggio chiudendo gli occhi. L’ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire era una forte esplosione provenire da davanti a sé. Spalancò le palpebre e si accorse che Fireor era stato colpito in pieno petto da quella che doveva essere una bomba. Approfittando della situazione, sollevò la gamba e tramortì con un calcio il viso di Trapster, liberandosi, per poi roteare il busto ed abbattere anche Gunn.

     Sollevò il capo e, con sua grande sorpresa, vide Rouge atterrare dolcemente sul pavimento con espressione preoccupata. Aveva scagliato uno dei suoi baci esplosivi per mettere Fireor a gambe all’aria.

     - Tu? - domandò Sonic sbalordito.

     - Non c’è tempo per i convenevoli, zuccherino! - disse velocemente il pipistrello - Il vecchio Eggy sta per sguinzagliare il suo nuovo aggeggio ed è meglio che noi togliamo le tende prima che questo accada! -

     Senza aggiungere altro, afferrò Sonic per le braccia e spiccò il volo risalendo il cunicolo dal quale il riccio blu era precipitato. Quando furono di nuovo all’aria aperta, poterono vedere che il mastodontico robot era quasi completamente fuoriuscito dal sottosuolo. Sonic, vedendolo alla luce del sole, ne fu ancora di più intimorito. Doveva essere alto almeno trenta metri!

     - Stai bene per fortuna! - disse una voce ansiosa alle sue spalle, dopo che Rouge lo ebbe posato a terra.

     Tails era dietro di lui in compagnia di Knuckles e Shadow. Sebbene non fosse mai stato così contento di vederli cercò di non darlo a vedere, perché la lite avuta poco prima gli bruciava ancora dentro.

     - Siete venuti ad assistere alla mia sconfitta? - domandò con un tono acido che non era suo.

     Il volpino, consapevole che il tempo era agli sgoccioli, non pensò due volte ad avvicinarsi al suo amico, afferrandolo per le spalle, e a parlargli a cuore aperto.

     - Sonic… mi dispiace… dispiace a tutti noi… avevi ragione, non possiamo mettere a repentaglio la vita di Cream… è una nostra amica e non abbiamo fatto nulla per soccorrerla… eravamo tutti sconvolti per via di Gamma e demoralizzati per tutto quello che sta succedendo… so che non è una giustificazione… cerca di capire… ci dispiace immensamente… ti sei sempre fatto in quattro per aiutarci, ci hai salvato la vita tante di quelle volte e noi ti abbiamo abbandonato nel momento del maggior bisogno… ma adesso siamo qui, Sonic… anche gli altri stanno arrivando… combatteremo insieme, ed insieme andremo fino in fondo… come una squadra! -

     - Su questo puoi metterci la mano sul fuoco! - concluse Knuckles posando a sua volta la mano sulla spalla del riccio, sorridendo.

     Non avrebbe saputo trovare parole giuste per esprimere la sua gratitudine e quanto tutto quello significava per lui, per cui si risparmiò la fatica. Si limitò a ricambiare il sorriso e ad annuire con un cenno deciso della testa. Shadow emise un mugugno di diniego.

     - E tu cosa ci fai qui, vendicatore? - chiese Sonic infastidito - Non eri convinto che il mio piano fosse una pazzia? -

     - E lo sono ancora… adesso più che mai! - rispose Shadow - Però… salvare la coniglietta… è quello che avrebbe voluto Maria! In fin dei conti hai sempre avuto ragione, Sonic the hedgehog! Sono nato come arma di distruzione, ma sembra che io mi ci metta di impegno per comportarmi in modo del tutto opposto! -

     La discussione fu interrotta da un forte rumore metallico. L’enorme ascensore aveva raggiunto il livello del terreno e lo spaventoso Egg Apocalypse poteva ergersi sotto il sole in tutta la sua maestosità. Un forte rimbombo segnalò l’accensione dei motori principali in modo che la macchina cominciasse lentamente a scorrere sui suoi cingoli per marciare verso la Techno Base.

     - E’ impressionante! - commentò Rouge colpita - Chissà quanto può valere un mostro del genere! -

     - Devi proprio cercare il guadagno in ogni cosa, vero? - la rimbeccò Knuckles.

     - Che cosa ha intenzione di fare Eggman? - si domandò Tails.

     - Sta andando a prendere gli altri quattro Chaos Emeralds! - disse Sonic - Se ci riuscirà niente potrà più fermare quel bestione di ferro! -

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     - Tutti i sistemi sono operativi! - dichiarò Decoe armeggiando sul suo pannello di controllo.

     - Motori alla massima potenza! - gli fece eco Bocoe.

     Il cuore del tremendo Egg Apocalypse si trovava all’interno della testa, una struttura a cupola colma di macchinari complessi, quadri di comando, monitor, tastiere e controlli di ogni sorta. Il compiaciuto dottor Eggman sedeva comodamente al centro sopraelevato della stanza, come sempre spaparanzato sulla poltrona del suo Egg Drive collegato all’intero robot per un più facile pilotaggio. Dalle due enormi vetrate che erano gli occhi della macchina poteva scrutare la sagoma della Techno Base, il prossimo obiettivo del suo attacco. Davanti a lui, su di una griglia di alimentazione con sette fessure circolari, c’erano i tre scintillanti Chaos Emeralds incastonati perfettamente nella struttura. Decoe e Bocoe erano sotto di lui, impegnati a sfrecciare da una parte all’altra dell’enorme console di comando per azionare leve e pigiare pulsanti. Metal Sonic si trovava in piedi poco più dietro. I suoi sensori ottici erano spenti e la sua testa era reclinata in avanti. Dei fasci di cavi verdi provenienti dal soffitto erano collegati alle sue braccia, alle sue gambe, alla testa e al petto e stavano assorbendo energia dai loro nuclei interni. In un angolo retrostante vi era, invece, un cilindro di vetro attaccato alla parete al cui interno c’erano Cream e Cheese, abbracciati l’uno all’altra e spaventati come non mai sotto l’attenta sorveglianza di Bokkun.

     - Tutto è pronto! - dichiarò Eggman dopo aver ricontrollato rapidamente lo schema del robot sullo schermo centrale - E’ arrivato il momento di fare assaggiare a Magorian il gusto dell’apocalisse! Avanti a tutta birra! -

     La gigantesca massa di metallo prese a scorrere sui suoi cingoli e ad appropinquarsi minacciosamente all’edificio che aveva di fronte. Le sue due coppie di cannoni si caricarono con un sonoro click, e tutte le altre armi che tappezzavano la superficie ferrosa si mossero per puntare l’obiettivo. La parte terminale delle due braccia si illuminò di una forte luce gialla e gli artigli di cui esse erano munite si allungarono ancora di più.

     - Dottore! I nostri radar indicano qualcosa sul tetto della torre! - annunciò Bocoe preoccupato.

     Eggman non se lo fece ripetere due volte. Attivò le telecamere esterne ed ingrandì l’immagine del tetto dell’edifico. Magorian e Seth si trovavano lì, un’espressione divertita di sfida dipinta sul loro volto.

     - Cosa credono di fare quei due mentecatti? - sbraitò Eggman nervoso.

     D’un tratto Magorian spalancò le braccia e la gemma sul suo collo si colorò di nero. Delle scariche elettriche eruttarono dalla pietra e raggiunsero le mani dell’uomo che brillarono per un secondo. Senza preavviso, proiettò le braccia in avanti e un imponente lampo di energia sgorgò dai suoi pugni chiusi. Fu così potente nel colpire in pieno petto l’Egg Apocalypse che l’intera macchina vibrò facendo sbilanciare il dottore sulla poltrona.

     - Allora quello sgorbio vuole la guerra! Sarò lieto di prenderlo in parola! -

     Ad un semplice comando di Eggman le batterie di missili frontali fecero immediatamente fuoco proiettando più di una decina di razzi. Seth li bloccò a mezz’aria con i suoi poteri psichici per poi farli esplodere prima che raggiungessero la Techno Base. Magorian nel frattempo scagliò un altro lampo di energia che prese in pieno una delle due braccia del robot. I cannoni spararono delle potenti granate, ma bastò una sua pigra mossa delle mani dello sciacallo per far deviare la rotta dei proiettili e farli schiantare al suolo.

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     Sopra di loro la lotta tra le armi di Eggman e i poteri di Magorian infuriava sempre più accanita.

     - Dobbiamo approfittare di questo momento per liberare Cream! - disse Knuckles.

     - Si trova all’interno del robot! - spiegò Sonic - Ma testa d’uovo ha detto che ha una corazza impenetrabile! Dev’esserci un modo per sfondarla! -

     - Ho la soluzione qui a portata di mano! - esclamò Tails aprendo una valigetta nera che aveva portato con sé - Ci sto lavorando da quando è cominciata questa storia e ho pensato di portarli con me quando siamo andati via da casa! -

     - Di cosa stai parlando? - chiese Rouge.

     All’interno della valigia c’erano quattro coppie di strani bracciali metallici. Avevano al centro una cupola di vetro al cui interno lampeggiavano delle luci intermittenti verdi e rosse. Assomigliavano vagamente a degli orologi da polso, ma la loro apparente pesantezza respingeva decisamente questa ipotesi.

     - Che cosa sono quegli arnesi? -

     - Sono dei potenziatori cibernetici che ho progettato apposta per voi quattro! Hanno la capacità di incrementare sia la vostra coordinazione che la vostra forza muscolare e possono anche accrescere i vostri singolari punti di forza! -

     Il volpino ne distribuì due a ciascuno dei suoi compagni per poi aiutarli a sistemarli sul loro corpo. Sonic fissò quegli strani apparecchi sulle sue caviglie ed avvertì immediatamente una forza misteriosa pulsargli nei polpacci. Rouge li fissò alle ginocchia, Knuckles sulle mani e Shadow sui polsi.

     - Sonic adesso sarà in grado di correre ancora più velocemente e la sua azione rotante avrà acquistato un maggiore potere di perforazione, così anche i pugni e i calci di Knuckles e Rouge saranno più incisivi e i Chaos Spear di Shadow avranno maggiore potenza! -

     - Sei un vero genietto, Scheggia! - disse Sonic scompigliandogli il pelo - Mi sento come se avessi le ali ai piedi… più del solito, intendo! -

     - Se concentreremo i nostri attacchi su di un solo punto forse potremo trapassare la corazza! - suggerì Shadow.

     Un rombo particolarmente intenso li fece trasalire. Magorian aveva appena scagliato un raggio di luce viola che aveva distrutto uno dei quattro cannoni principali. Rottami di metallo incandescente piovvero dappertutto.

     - Diamoci una mossa! -

     Knuckles e Rouge corsero verso il retro della macchina e, con la loro nuova forza amplificata, cominciarono a colpire a suon di calci e pugni una sezione dell’armatura in titanio. Era molto spessa e resistente ma ogni attacco riusciva a scalfirla leggermente. Shadow saltò in alto e lanciò un nugolo di frecce d’energia. Il metallo si surriscaldò diventando più friabile. I pugni e i calci di Knuckles e Rouge cominciavano a provocare delle crepe.

     Sebbene i botti e le detonazioni della battaglia riempissero l’aria di un frastuono insopportabile, Sonic fu capace di udire un ronzio provenire dalle sue spalle. Con orrore si accorse che Trapster, Fireor e Gunn erano spuntati dal cunicolo e dal modo in cui vibravano le loro armi non sembravano avere atteggiamenti pacifici.

     Tails indietreggiò prima che le chele di R-003 lo ghermissero senza pietà. La situazione era critica. Quando Fireor stava per spiccare un balzo per avventarsi su Sonic, qualcosa lo percosse nuovamente alle spalle tramortendolo.

     - Qui ci pensiamo noi! - esclamò Amy Rose con il martello ancora sollevato - Andate a salvare Cream! -

     Vector e Charmy si scagliarono contro Gunn, bloccandogli il fucile ed attaccandolo a suon di pugni. Espio invece immobilizzò Trapster premendogli il bastone sul collo in modo da permettere a Big di travolgerlo con il suo pancione. Tikal osservava inquieta.

     - Non c’è un minuto da perdere! - disse Tails a Sonic correndo a dare manforte ai suoi amici.

     Il cuore del riccio blu batteva forte per il momento da cardiopalma che stavano vivendo. Due portelloni automatici si aprirono improvvisamente sulla schiena dell’Egg Apocalypse permettendo ad altri due robot di piombare al suolo. Erano praticamente identici agli altri della serie R, tranne per le loro singole particolarità. Uno di loro possedeva uno spaventoso fucile mitragliatore al posto del braccio sinistro e riportava sul petto la sigla R-004 “Rotor” mentre il secondo era privo della mano destra, sostituita da un grande martello estensibile e dalla dicitura R-005 “Hammer”.

     - Questi sono miei! - esclamò Shadow combattivo - Datti una mossa, Sonic! Sei tu l’eroe qui! Noi ci occuperemo del resto! -

     Knuckles e Rouge scagliarono le ultime stangate prima di tornare indietro ed affrontare i nuovi avversari. Sonic li guardò tutti con una profonda gratitudine stampata in faccia. Senza aggiungere altro corse verso la sezione della corazza annerita e danneggiata e ci si fiondò contro come un proiettile, appallottolato in azione rotante, riuscendo finalmente a sfondarla.

     La luce del sole scomparve all’improvviso e si ritrovò al cospetto di una luminosità azzurrognola fornita dalle lampadine all’interno della macchina. Nell’angusto passaggio in cui era capitato, tra cavi, ingranaggi, catene, pulegge e meccanismi vari poteva scorgere uno dei cinque motori di cui aveva parlato Eggman. Aveva l’aspetto di una dinamo gigantesca dentro la quale però si agitavano sfere di fuoco incandescente generando energia continua. Spessi cavi neri si diramavano dal motore per proseguire sopra di lui. Pensò che se li avesse seguiti avrebbe potuto raggiungere il cuore del robot. Non c’era molto spazio per i movimenti e il forte odore dell’olio lo faceva star male, ma era deciso a continuare. Saltò agilmente sul generatore e si aggrappò ai fili per risalirli. Erano molto scivolosi e vibravano pericolosamente per via della corrente elettrica che li attraversava. Lì dentro faceva un caldo mostruoso ma Sonic tentò di resistere.

     Arrivò in un’altra sezione della struttura interna dell’Egg Apocalypse. Vide due enormi pistoni che ruotavano all’impazzata. Se si fosse avvicinato sarebbe stato spiaccicato come una frittella. Ai due lati vi erano anche due potenti turbine che proiettavano un getto di aria compressa ad altissima potenza. Doveva trovare un modo per arrivare ai piani superiori… e doveva fare in fretta. Lo scontro con Magorian e Seth si stava intensificando, lo poteva dedurre dai boati sordi che provenivano dall’esterno e dal continuo oscillare del robot.

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     Per il dottor Eggman sembrava di essere all’interno di un frullatore per quanto i colpi inferti da Magorian facevano oscillare la mole dell’enorme Egg Apocalypse. Parte del suo arsenale da battaglia era stato gravemente danneggiato ma quello che più gli bruciava era di non essere riuscito ad assestare un solo colpo al suo avversario. Cream piangeva piano all’interno della sua capsula prigione, ma i mugolii erano attutiti dallo spesso vetro.

     - Non posso crederci! - esclamò sbalordito - Riescono ad eludere ogni mia mossa! Quella pietra ha un potere enorme! E’ anche più potente dei Chaos Emeralds! -

     - Siamo nei guai, dottore! - disse Bocoe - Le nostre armi stanno andando giù come mosche! -

     - Non siamo ancora sconfitti! Questa è la mia più grande creazione e non permetterò che venga distrutta dal primo arrivato! -

     Seth in quel preciso istante aveva bloccato a mezz’aria i proiettili delle raffiche di mitragliatrice scagliate verso di loro. Magorian intrecciò le dita come per pregare e non appena le disgiunse un’onda d’urto di proporzioni mastodontiche venne generata. L’Egg Apocalypse ne fu investito in pieno e risultò essere un colpo parecchio critico. Diversi circuiti interni si fusero all’istante, l’intero robot beccheggiò paurosamente e alcuni sistemi andarono in corto. Ad Eggman sembrava quasi di poter sentire la risata soddisfatta di Magorian.

     - Non lo sopporto! - esplose infine - Va bene, vecchio pazzo, se le armi fisiche non funzionano con te passiamo a quelle non fisiche! -

     Senza pensarci due volte, Eggman diede un pugno ad un vano di vetro lì accanto che custodiva un grande pulsante rosso. Non appena lo ebbe schiacciato un segnale acustico annunciò che il meccanismo era stato attivato. Il busto dell’Egg Apocalypse cominciò ad aprirsi lentamente, separandosi in quattro sezioni. L’imboccatura luminosa di quello che sembrava un’enorme bombarda fece capolino sotto il rivestimento.

     - Massima potenza! Fuoco! -

     Da quell’arma nascosta venne sprigionata un’onda sonora potentissima che frantumò in un colpo solo tutti i vetri della Techno Base. Gli ultrasuoni prodotti erano di un’intensità talmente elevata che Magorian e Seth caddero in ginocchio sul tetto tappandosi le orecchie in preda al dolore. Quell’ultimo colpo non aveva consistenza fisica, quindi non potevano in nessun modo contrattaccare.

     Shadow e tutti gli altri, ancora impegnati a combattere contro i robot R, si chinarono al suolo, incapaci di sopportare l’orribile frastuono. L’interno dell’Egg Apocalypse era stato accuratamente insonorizzato, in modo da proteggere i suoi occupanti dal ritorno di fiamma. Incredibilmente, sembrò che l’ultima trovata del dottore avesse indebolito l’inarrestabile Magorian. Troppo stordito per rimettersi in piedi, non avrebbe potuto attingere altra energia della Gemma dell’Occulto e di conseguenza sarebbe stato impossibilitato a contrattaccare.

     - E’ il momento! - declamò Eggman solenne - Voglio tutti i fucili in posizione e pronti a fare fuoco! -

     Decoe e Bocoe ricaricarono faticosamente gli impianti e attesero il segnale di attivazione delle armi.

     - Questo è un momento solenne, miei prodi! Prendete nota delle mie parole perché saranno riportate su tutti i libri di storia al capitolo “Nascita dell’Eggman Empire”! -

     - Mi dispiace, dottore! Non abbiamo niente su cui scrivere! - replicò Decoe.

     - Poco male… allora tenetele a mente! - ribatté Eggman.

     - Non ha aggiornato i nostri circuiti di memoria, dottore, non se lo ricorda? - disse Bocoe grave.

     - Ha bisogno anche lei di un aggiornamento, dottore? - gli fece eco Decoe.

     - Smettetela di dire idiozie! State rovinando un momento storico! L’ho aspettato talmente a lungo che adesso… potrei anche commuovermi! Presto… scattatemi una foto commemorativa! -

     - Dov’è la macchina fotografica, Decoe? -

     - L’abbiamo dimenticata a casa! Abbiamo bisogno di un urgente aggiornamento, Bocoe! -

     - Insomma… niente discorso, niente foto commemorative… non ci sono più i tirapiedi di una volta! Come primo giorno di un nuovo impero non è granché imperiale! -

     Il bip tanto atteso finalmente risuonò nella sala. Le armi erano pronte a fare fuoco.

     Il dottor Eggman avvicinò il ditone al pulsante che avrebbe consentito ai fucili di sparare.

     - Ci siamo! Dopo che avrò pigiato questo bottone… la vittoria finale sarà mia… lunga vita ad Eggman! -

     Lo schianto spaventoso che sentì alle sue spalle non l’avrebbe mai dimenticato in vita sua… così come la voce disgustosamente familiare che venne subito dopo.

     - E’ qui la festa, doc? - chiese Sonic sbucando dal pavimento in azione rotante.

     - No! Non tu! Non adesso! -

     Immediatamente, Eggman tirò una cloche e i cavi che tenevano legati Metal Sonic vennero rimossi permettendogli di riaccendersi. Senza preavviso si precipitò verso di lui e gli rimbalzò contro un paio di volte mettendolo rapidamente al tappeto prima che potesse fare qualsiasi mossa.

     - Desolato, testa d’uovo! - disse infine strizzandogli l’occhio - La prossima volta impara a non annodare le spine di un riccio! -

     Sfondò il vetro della capsula, afferrò una raggiante Cream, si assicurò che Cheese fosse ben saldo al suo braccio e, senza aggiungere altro, scattò velocemente verso la vetrata dell’occhio sinistro e vi passò attraverso in un mare di schegge di vetro. Corse lungo tutto il corpo dell’Egg Apocalypse fino ad arrivare ad un’altezza sufficientemente sicura per saltare in basso e atterrare sull’erba senza un graffio.

      Contemporaneamente alla fuga mozzafiato di Sonic, Magorian si era ripreso, con una collera selvaggia dipinta in ogni ruga del volto. Afferrò la Gemma dell’Occulto come se avesse voluto frantumarla, sollevò le braccia al cielo per convogliare l’energia acquisita e materializzò la testa di un enorme drago composto interamente di elettricità.

     - Provaci ancora, dottore! - disse maligno prima di scagliare il suo colpo più devastante.

     Non ci fu scampo. Il robot fu colpito in pieno e un flusso enorme di elettricità lo attraversò da parte a parte. Sulla sua corazza ebbero vita numerose esplosioni, come fuochi d’artificio. Una delle due braccia si staccò di netto precipitando al suolo. Tutti i comandi all’interno della testa esplosero in un mare di fiamme.

     - I motori sono in sovraccarico! - urlò Decoe spaventato - I sistemi sono fuori uso! -

     - Salteremo in aria! Salteremo in aria! - ripeteva Bokkun in preda al panico mentre il fuoco divampava ovunque.

     Il dottor Eggman tremava di rabbia. Batté il pugno sulla plancia con quanta forza possedeva, ma non fu abbastanza per farlo sfogare.

     - Abbandonare la nave! - dichiarò attivando il meccanismo di emergenza.

     Decoe, Bocoe e Bokkun si avvinghiarono come anguille all’Egg Drive mentre il dottore lo disconnetteva dalla sua più grande creazione e apriva il portellone di emergenza. Metal Sonic fu attratto dal campo magnetico della navicella e fluttuò insieme a lei verso la via di fuga.

     - IO ODIO QUEL RICCIO!!!! - lo si poteva sentire urlare mentre si allontanava rapidamente.

     - Tutti a terra! - gridò Sonic raggiungendo i suoi amici.

     Si tuffò sull’erba, tenendosi stretto a sé Cream e proteggendola con il suo corpo. Ciò che seguì non lo avrebbe mai potuto vedere… i suoi occhi non sarebbero stati in grado di scrutare e di sopravvivere allo spavento.

     I cinque motori dell’Egg Apocalypse esplosero all’unisono nel boato più intenso che Sonic avesse mai udito in vita sua. Il vibrare del suolo, lo sferzare dell’aria e il calore del fuoco gli annunciarono che l’enorme macchina da guerra era andata distrutta in un solo colpo. Riusciva a sentire il tremito della coniglietta sotto di lui, e la strinse ancora più forte. Tanti tonfi sul terreno poco lontano da lui gli suggerirono che i rottami incandescenti stavano precipitando tutt’intorno a loro. Pregò che né lui né i suoi amici ne venissero colpiti. L’odore acre del fumo e del metallo bruciato raggiunse le sue narici. Di colpo sentì un forte dolore alla nuca. Poi più nulla…

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     Chi poteva dire quanto era rimasto privo di sensi? Aveva provato la spiacevole sensazione del mondo intorno a lui che saltava in aria con una potenza inaudita. Quasi gli era sembrato di non avere più un cuore per quanto velocemente stava battendo, occludendogli la gola e sigillandogli gli occhi.

     Quello che lo riportò ad essere cosciente fu la sensazione della mancanza di aria fresca. Non era sicuro di aver sollevato le palpebre perché non vedeva altro che nero… e si sentiva soffocare. Tastò l’oggetto che lo sovrastava e si accorse che si trattava di una lamiera rovente. Avvertì il contatto del corpo di Cream lì accanto, da quanto poteva capire fortunatamente illeso. Il suo corpo era tutto un dolore e le sue gambe erano come di pietra. Si rese conto che i potenziatori cibernetici di Tails erano andati in frantumi. Fu con le ultime energie rimaste che puntò i piedi sulla lastra metallica e spinse con tutta la forza di cui era capace. L’ostacolo venne scalzato via e la dolce aria fresca gli accarezzò il viso mentre il sole gli abbagliava il volto.

     Sembrava davvero uno scenario post-apocalittico intorno a lui. Nient’altro che cenere a perdita d’occhio, fiamme scoppiettanti, blocchi ferrosi divorati dal fuoco, pulviscolo fluttuante e rottami incandescenti. Tentò faticosamente di sollevarsi da terra e poi aiutò Cream a fare lo stesso.

     - Tails! Amy! - chiamò in preda alla preoccupazione - Knuckles! -

     Le sue braccia erano annerite e scottate in più punti e dal fastidioso dolore che avvertiva sulla sua guancia poteva dedurre che lo stesso fosse in volto.

     Buffo. Fino a qualche minuto prima avrebbe giurato che sarebbe stato impossibile essere spaventati più di così. Dovette ricredersi ad una velocità pari alla sua. Non aveva mai potuto osservare con le sue pupille il nero volto del male, la crudeltà pura solcare la terra a rapide falcate. Non era mai stato divorato da un terrore talmente grande da fargli desiderare di essere morto. Tutte queste, fino ad allora, ignote emozioni gli si compressero in una zona imprecisata tra la gola e il petto quando vide Magorian farsi largo tra la cenere e i detriti circondato dai tre Chaos Emeralds che orbitavano attorno a lui. E questa attanagliante paura da dare le lacrime, se possibile, si intensificò ulteriormente una volta che Seth gli arrivò al fianco facendo levitare i rimanenti quattro smeraldi con un sorriso compiaciuto. Getara, che portava in spalla lo scintillante Master Emerald, chiudeva il gruppetto

     Il vecchio Sonic, coraggioso e sprezzante del pericolo, non avrebbe esitato a gettarsi contro il nemico e a dare fondo a tutte le energie rimastegli in corpo pur di portare a casa la vittoria. Purtroppo però il vecchio Sonic era stato distrutto in un colpo quando l’angosciante consapevolezza della sconfitta lo assalì come uno squalo, quando capì che le milioni di vite di quel pianeta erano perdute… che il loro destino era segnato.

     - Sento che dovrei dire qualcosa! - mormorò Magorian stranamente con un tono grave - Ma nessuna parola di scherno potrebbe darmi più gaudio dell’espressione nei tuoi occhi! Per cui mi limiterò a dire due paroline che ho sempre sognato di dire! -

     - Chaos… Control… -

     I Chaos Emeralds si illuminarono del consueto vivace bagliore e subito dopo Magorian e i suoi agenti scomparvero, sotto lo sguardo allibito di Sonic the hedgehog.

Il peggio, dunque, alla fine è arrivato... Magorian è in possesso dei sette Chaos Emeralds! E' l'inizio della fine per gli abitanti del pianeta Mobius? O c'è ancora un briciolo di speranza di sopravvivenza? Non perdetevi la sconvolgente conclusione della saga di SINS OF PURITY, online su "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".

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(1) Come narrato in "Sonic Heroes".
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ART GALLERY

Seth The Jackal Concept Art
Seth The Jackal Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Seth the jackal come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".
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CHAOS MILLENNIUM Saga

Bunker 56

Scritto e ideato da: Knuckster

     - Vola più dritto! Più dritto, ho detto! Finirai col farci schiantare! -

     - Non è mica facile mantenere l’equilibrio con un sacco di patate come te a bordo! -

     - Oh, misericordia! Un’anatra orba saprebbe volare più veloce e più stabile di te! -

     - La prossima volta allora chiedi ad un’anatra orba di accompagnarti! -

     La strana coppia, Forge e Mighty, stava sorvolando i cieli della città in una di quelle rare notti tranquille che potevano permettersi di avere. Sottili raggi di luna filtravano attraverso la cappa di fumi e nuvole che ricopriva la volta celeste. L’elegante corpo piumato dell’aquila fendeva la fresca arietta notturna ma, a differenza degli altri suoi voli, dimostrava poca stabilità e coordinazione. Il semplice motivo di tanta maldestria era riconducibile al fatto che stesse trasportando un irrequieto Mighty, il quale avrebbe di sicuro preferito essere da qualunque altra parte piuttosto che sospeso nel vuoto in quel modo. L’unica alternativa che aveva Forge per spostarsi con lui era tenerlo appeso per le braccia e sbattere freneticamente le ali. Dato che il peso complessivo era di molto superiore al normale, Forge era incapace di sfruttare le correnti ascensionali e finiva con l’oscillare e il beccheggiare senza controllo.

     - Questa è l’ultima volta che accetto un incarico del genere! - si lamentò lui con vigore.

     - Almeno finché non mi spunteranno le ali ti ci dovrai abituare! - rispose Mighty mentre scandagliava accuratamente con gli occhi il paesaggio sotto di lui - O forse preferivi che ti salissi in groppa? -

     - Ti prego! E’ già abbastanza avvilente tenerti per mano in questo modo! -

     - Non ti farò una proposta di matrimonio, se è questo che stavi pensando! -

     Mighty scoppiò in una sonora risata, divertito dalla sua stessa battuta. Forge soffocò un’imprecazione.

     Qualche minuto dopo, sotto di loro scorreva un serie di edifici squadrati disposti in ordinate file parallele come i quadratini di una scacchiera.

     - Ecco i depositi militari! - esclamò l’armadillo aguzzando lo sguardo - Comincia la discesa! C’è una rupe poco lontano dalle recinzioni su cui possiamo atterrare! -

     - Reggiti forte! - si raccomandò l’aquila con un sorrisetto - Prevedo un po’ di turbolenza! -

     Forge drizzò tutto il corpo perfettamente e poi partì in picchiata verso il basso come una freccia. Mighty soffocò un grido spaventato e serrò ancora di più la sua morsa sulle braccia del compagno. Il paesaggio sottostante si ingrandiva sempre di più sotto il suo sguardo timoroso e per un attimo ebbe il sospetto che si stessero per schiantare al suolo. A poca distanza da terra però, l’esperto volatile dispiegò le sue ali candide per rallentare la caduta e la velocità di discesa diminuì. Prima di atterrare elegantemente sul pavimento roccioso, Forge mollò la presa di Mighty proprio sotto un cumulo di sabbia soffice, facendo finire l’armadillo di faccia nella polvere.

     - Atterraggio completato! - esordì l’aquila con fare di scherno - Mi auguro che sceglierete ancora la nostra compagnia aerea! -

     - Davvero spiritoso! - sbottò Mighty mentre si scrollava di dosso la sabbia - Spero che il tuo piccolo volo acrobatico non ci abbia fatto scoprire! -

     - Rilassati, Mighty-Man! Non c’è sorveglianza intorno ai depositi militari e, anche se ci fosse stata, sono stato troppo veloce per essere individuato! -

     - Se non altro la tua paranoia sta lentamente scemando! - lo punzecchiò lui di rimando.

     I due si avvicinarono al bordo della piccola rupe rocciosa su cui erano piombati. Da lì potevano avere un’ampia visuale del reticolato di depositi della zona. L’armadillo estrasse il binocolo ad infrarossi dallo zainetto e diede uno sguardo intorno.

     - Quale sarà il Bunker 56? - domandò Forge con tono didascalico.

     - Il Bunker prima del 57 e dopo del 55! - fu la pronta risposta di Mighty.

     - Come obiettare ad una simile logica? - ribatté l’aquila sarcasticamente - Mi hai appena offerto la chiave di pensiero utile a dischiudere i misteri dell’universo! Il velo dell’ignoranza si è alzato dai miei occhi, il mio cuore è pronto a cogliere il segreto dell’esistenza, la mia mente… -

     - Non appena hai terminato la tua disquisizione filosofica ti dispiacerebbe dare un’occhiata? -

     E gli passò il binocolo.

     Forge inforcò lo strumento e zoomò nel punto indicato dal suo collega. Un deposito grigio e squadrato, esattamente come tutti gli altri, situato all’angolo estremo sinistro del complesso, gli apparve nelle lenti. A differenza dei restanti però, il suo perimetro era circondato da una decina di droidi armati fino ai denti. Effettuavano alacremente una ronda di ispezione e due di loro erano posizionati sul tetto.

     - Dicevi a proposito della sorveglianza attorno ai depositi? - chiese l’armadillo.

     - Che è inesistente! Dunque i casi sono due: o quelle lattine con le gambe hanno perso la bussola, oppure lì dentro c’è qualcosa di prezioso! -

     - Ottimo! - commentò Mighty sorridente - Dunque siamo giunti alla conclusione che i Bunker accanto a quello sono il numero 55 e il numero 57! -

     - Poveri noi! - sospirò Forge irrisorio - Quanto deve essere semplice questa vita crudele per le menti fini come te! -

     All’unisono, i due ridiscesero il promontorio e, facendo molta attenzione, scavalcarono silenziosamente la recinzione metallica. Sgattaiolarono tra i vicoli che separavano i vari bunker, con l’oscurità a fare loro da copertura. Non appena arrivarono in prossimità del bunker 56, cercarono un buon punto per appostarsi in modo da non essere scorti. I droidi a guardia del deposito non erano certo disattenti quanto quelli del magazzino abbandonato, per cui i due soldati dovevano prestare la massima attenzione.

     - I sensori di quei robot sono molto sofisticati! - annunciò Mighty - Hanno un ampio raggio di azione, quindi stai attento a come ti muovi! -

     - E tu come fai a saperlo, di grazia? - ribatté Forge scettico.

     - Ho la presunzione di dire che in fatto di robotica ne so molto più di te! - fu la pronta risposta.

     Dopo qualche minuto di attenta perlustrazione, individuarono una nicchia riparata dietro ad un paio di montacarichi arrugginiti, proprio rivolti verso il lato destro del bunker. I due veicoli, con le loro dimensioni considerevoli, avrebbero potuto offrire un’eccellente protezione. Quando i droidi si furono voltati per continuare la ronda, Forge e Mighty colsero al volo l’occasione. Sfrecciarono più rapidi del vento attraverso il vicolo e si accovacciarono dietro ai macchinari.

     - Qui va benissimo! - sussurrò Forge - Siamo a circa sette metri dal deposito! Dovrebbero essere sufficienti, no? -

     - Speriamo che questo affare funzioni anche a distanza! - replicò Mighty.

     Dopo aver frugato nello zaino per un po’, l’armadillo tirò fuori la scintillante scheggia di Master Emerald. Contemplò per un istante la sua luce soffusa e poi, con deliberata lentezza, puntò il frammento verso il bunker attendendo un qualche tipo di reazione. Il responso fu immediato quanto inaspettato. Quando il braccio di Mighty fu al massimo dell’estensione, dall’interno della scheggia esplose un intenso bagliore verde come mai avevano visto. L’eruzione di luce fu così intensa che Forge dovette strappare di mano al suo collega la pietra per poi gettarla al suolo e coprire con le mani la sua luminosità. Era stato un lampo troppo forte ed evidente perché non venisse captato dai robot.

     I due rimasero in silenzio, con il cuore martellante nel petto e le orecchie rizzate per individuare possibili rumori in avvicinamento. I passi dei droidi si erano improvvisamente fermati e i loro bip intermittenti erano udibili anche a metri di distanza. Non seppero dire per quanto rimasero in attesa e in ascolto, con le mani strette attorno alle loro armi. Dopo quella che parve un’eternità, però, i sorveglianti ripresero la ronda. Il calpestio dei loro piedi sul terriccio era una prova più che sufficiente.

     Forge sospirò di sollievo e fece segno a Mighty di riporre la scheggia di nuovo nella sacca. Con cautela raddoppiata, poi, tornarono sui propri passi fino a raggiungere nuovamente la rupe su cui erano atterrati.

     - C’è mancato un pelo! - commentò l’armadillo a metà tra l’atterrito e il sollevato - Sembra impossibile che i robot non abbiano visto quel bagliore! Era praticamente accecante! -

     - Questa è quella che si chiama “fortuna sfacciata”! - fece di rimando Forge - La nostra buona stella non ha smesso di brillare! Abbiamo rischiato grosso, ma se non altro adesso sappiamo che in quel bunker ci sono ancora gli smeraldi di cui ha parlato Cybil! E a giudicare dalla luce che ha emanato la scheggia, direi che ci sono entrambi! -

     - Quasi non ci speravo quando Shadow ci ha chiesto di venire qui a controllare! Come è possibile che siano ancora lì? La ragnetta deve avere per forza detto al Tiranno che noi sappiamo della loro presenza nel bunker! Perché non ha ancora provveduto a spostarli? -

     - Dai per scontato che Cybil abbia cantato! E se così non fosse? -

     Mighty strabuzzò gli occhi.

     - Per quale motivo non avrebbe dovuto? -

     - Secondo quello che ci ha raccontato Geoffrey, Cybil si cura solo dei suoi interessi e di nient’altro! In fondo che importanza può avere per lei quanti smeraldi possiede il Tiranno fintantoché lui continua a pagarla? E poi non dimentichiamo come reagisce il Tiranno di fronte al fallimento dei suoi seguaci! Se Cybil avesse confessato di essere stata sconfitta e di averci rivelato questo importante segreto, di sicuro sarebbe stata punita severamente, processata o chissà cos’altro! Finché tiene la bocca chiusa ha solo da guadagnarci! -

     - Questo è vero! Ma se poi riuscissimo a rubare quegli smeraldi? Come diamine si potrebbe giustificare? -

     - Cerca di vedere le cose dalla sua prospettiva! - continuò Forge spazientito - Se quei due Chaos Emeralds venissero sottratti quali prove ci sarebbero su di lei? Non c’è niente che indichi che è stata lei a rivelarci la loro posizione! La spiegazione più plausibile per il nostro colpo sarebbe che abbiamo scoperto il nascondiglio grazie a degli appostamenti o con altri mezzi! Se tace sul suo fallimento rimane in una botte di ferro! -

     L’armadillo sorrise compiaciuto.

     - Però… non sapevo fossi così perspicace, eremita delle montagne! -

     Forge sogghignò a sua volta.

     - Ho la presunzione di dire che in fatto di psicologia ne so molto più di te! - disse scegliendo con cura le parole - Comunque ci saresti potuto arrivare anche tu con un po’ di ragionamento! -

     - Credimi, calarmi nei panni di una ragazza è l’ultima cosa che ho intenzione di fare! Se poi si tratta di una come Cybil… -


     Quella sera le numerose sale d’addestramento del Quartier Generale della Resistenza erano per la maggior parte sgombre. I cadetti del gruppo non erano soliti allenarsi anche in tarda serata, considerando tutto il duro lavoro che compivano nell’arco di un’intera giornata. Era da sempre un’abitudine per le reclute svegliarsi il mattino presto per dare inizio ai loro consueti programmi di addestramento e di impiegare tutto il tempo a loro disposizione in maniera proficua. In mattinata erano previste le lezioni di potenziamento fisico e di tattica strategica, mentre durante il pomeriggio si faceva pratica nell’utilizzo delle armi e nel combattimento corpo a corpo. Nonostante il loro duro lavoro, anche loro erano fatti di ossa e di carne e avevano un limite alla fatica che potevano accumulare. Non appena calava la sera era un sollievo per le reclute: finalmente, dopo un’intensa giornata di allenamento, erano liberi di svagarsi come volevano. Alcuni si limitavano semplicemente a riposare, altri si dedicavano ai loro hobby, altri ancora trascorrevano un po’ di tempo in famiglia o a divertirsi nei pochi punti di ritrovo presenti nel Quartier Generale.

Le loro attività erano precise e puntuali e non c’era giorno in cui i programmi di addestramento non avessero svolgimento, dato che era importante per l’intero movimento preparare nuovi soldati ed ingrossare le fila dei combattenti contro la Tirannide. Da un po’ di tempo però, una sala in particolare che dapprima era utilizzata, come tutte le altre, per l’esercitazione regolare delle reclute era stata sgombrata. Nessuno poteva avere accesso a quel locale, ad eccezione dei generali designati e del Comandante in persona. Si vociferava che fosse stato proprio quest’ultimo a dare disposizione di riservare una sala solo per lui e per una, fino ad allora, sconosciuta recluta che aveva tanto insistito per addestrare personalmente. Inizialmente, nessuno conosceva l’identità di questo particolare cadetto che si era distinto tra gli altri, ma col tempo la verità cominciò a trapelare. Un tale Big the cat aveva dimostrato qualità talmente eccezionali che avevano colpito persino il Comandante. A memoria d’uomo, Shadow non aveva mai insistito per accollarsi un simile compito da quando era in carica. Non aveva esattamente la pazienza necessaria per stare dietro ad una singola recluta e per allenarla. Doveva essere davvero dotata di grande talento e di grandi capacità per convincere Shadow ad incaricarsi della sua preparazione. Eppure, a vedersi Big non sembrava niente di eccezionale: un ragazzo di corporatura massiccia, volenteroso e allegro come qualunque altro, anche se un po’ ingenuo. In poco tempo, quel felino dall’aria sempliciotta era diventato il pupillo di Shadow, suscitando la perplessità degli addestratori e la gelosia dei cadetti. Era praticamente diventato di famiglia tra Knuckles, Geoffrey e gli altri generali, tanto che si davano del tu e disdegnavano il saluto militare. Era persino diventato il baby-sitter occasionale della piccola di Shadow, ruolo in cui pochi avevano avuto occasione di improvvisarsi a causa dell’iper-protettività del riccio nero. Per tutte queste ragioni, non fu una sorpresa per nessuno l’ingresso di Big nella schiera dei generali al momento dell’assenza di Shadow. Da tempo era scontato che quel ragazzo sarebbe stato capace di fare grandi cose.

     Anche quella fatidica sera la sala d’addestramento era occupata. Shadow si trovava all’interno, intento in un duro allenamento che andava ormai avanti da molto tempo. La sua fronte era grondante di sudore, il suo respiro era affannoso e i suoi occhi erano velati di stanchezza. Sul suo volto era dipinta la tipica espressione di chi ha sgombrato la mente da ogni pensiero ed è concentrato con tutte le sue forze nel suo compito. Il riccio nero si asciugò il capo con il braccio e poi fece un rapido segnale con la mano. Dai macchinari presenti dall’altro lato della sala furono sparati in aria cinque piattelli rossi che roteavano nell’aria a grande velocità. Con i riflessi di un puma, Shadow strinse il pugno e un bozzolo di elettricità e luce viola avvolse le sue dita. Strinse le pupille per individuare la traiettoria dei bersagli e poi lanciò cinque frecce di energia, spalancando il palmo della mano. I Chaos Spear colpirono i piattelli esattamente nel centro e li mandarono all’unisono in frantumi con un rumore secco.

     Ancora prima che i frammenti raggiungessero terra, Shadow sganciò dalla cintura due smeraldi, uno giallo e uno bianco, e il suo corpo assorbì la loro potenza. Il riccio nero partì con la velocità di un razzo in avanti, diretto verso una decina di manichini somiglianti a dei droidi di sicurezza. Più veloce del suono, caricò i fantocci e vi si abbatté contro con tutto il suo peso. Rimbalzò dall’uno all’altro come una pallina da flipper, senza che i suoi piedi toccassero mai terra e, uno dopo l’altro, li scaraventò lontano, fracassandoli contro la parete. Non appena fu abbattuto l’ultimo e Shadow si fu fermato, i pezzi dei cinque piattelli toccarono il suolo con un tintinnio impercettibile.

     Geoffrey abbandonò i comandi del macchinario e, con aria colpita, si avvicinò al Comandante, che stava riponendo le gemme nella cintura.

     - E’ davvero sorprendente! Non ho mai visto nessuno muoversi ad una velocità simile! -

     Shadow non rispose. Ansimava nel tentativo di riprendere fiato.

     - Ti senti bene? - incalzò la lince, con fare preoccupato.

     - Sì, tutto a posto! - rispose il riccio - Ho solo bisogno di fare cinque minuti di pausa! -

     - Non dovresti fare questi sforzi eccessivi! Il tuo fisico non può reggere tanta energia tutta in una volta! -

     - Va molto meglio rispetto a prima! All’inizio riuscivo a sopportare il potere degli smeraldi solo per pochi secondi! Adesso posso utilizzarlo anche per parecchio tempo senza cedere! -

     - Dopo tre giorni di intenso allenamento era naturale che si vedessero subito dei risultati! -

     Shadow si sedette su una gradinata in marmo. Geoffrey gli fu subito accanto.

     - Sei davvero sicuro di voler procedere? - domandò la lince dopo qualche minuto - E’ passato troppo poco tempo dall’ultima missione! Gli altri sono ancora piuttosto scossi! Credi che siano pronti a tornare là fuori dopo quello che è successo? -

     Geoffrey aveva ragione. Il morale non era affatto alto e un sentimento di sconforto serpeggiava ancora tra tutti loro. Erano passati appena tre giorni dalla morte di Big e nessuno di loro era ancora riuscito a farsene una ragione. Shadow ricordava benissimo quello che aveva provato durante i funerali. La cappella del Quartier Generale era stata riempita di fiori e di drappi di seta nera per commemorare l’amico scomparso. Incensi dal profumo intenso bruciavano in ogni angolo e dei gong di pietra rifiniti in stile orientale scandivano una triste litania funebre. Non avendo recuperato le povere spoglie del ragazzo, era inutile procurarsi una bara, così era stato allestito un altarino in legno di tasso e marmo nero su cui erano stati disposti tutti gli effetti personali del defunto. L’inseparabile orecchino dorato di Big era tra questi; Shadow aveva provveduto a posizionarlo accanto alla sua foto con particolare cura.

     Alla cerimonia in suo onore non intervennero solamente i generali, ma anche alcune famigliole, dei cadetti che lo conoscevano e alcuni addestratori. Le parole del sacerdote non davano alcun conforto a Shadow. Gli sembravano solamente frasi vuote e prive di senso, che erano totalmente inadatte a descrivere Big. Ritornelli senza significato che di certo non avrebbero mai potuto alleviare il dolore per la sua perdita. Fu chiesto ai presenti se qualcuno volesse dire due parole per commemorarlo. Nessuno se la sentiva in quel frangente, la tragedia ancora fresca nei loro animi. Solo Rouge ebbe la forza di parlare.

     - Nessuno che non abbia conosciuto Big saprebbe rendere onore alla sua memoria in modo adeguato! - aveva detto - E’ impossibile per chi non ha mai avuto la fortuna di incrociare la sua strada far capire quale grande persona sia venuta a mancare! Noi tutti lo ricorderemo come un ragazzo generoso ed altruista, che si è curato di chi gli stava intorno come avrebbe fatto per se stesso! Lo ricorderemo come un animo buono e nobile che ha combattuto per la nostra causa con una grinta e un coraggio da leoni! Se non fosse stato per lui, io adesso non sarei qui a parlarvi! Gli devo la vita e per questo non gli sarò mai abbastanza grata! Ha sempre dato tutto quello che aveva, senza mai chiedere nulla in cambio! Lo ha fatto fino alla fine! Si è sacrificato per qualcun altro ed è proprio per questo che sarà ricordato come un eroe! Sì, è morto da eroe! Quello che gli è accaduto è stata una tragica fatalità, è vero! Ma era ben consapevole di quello che stava facendo quando ha cercato di salvarmi! Non abbiamo colpa di quello che gli è capitato! Non serve a nulla ritenersi responsabili della sua scomparsa! Sarebbe un insulto alla sua memoria, un affronto al suo eroico coraggio! E’ il momento di andare avanti e di porre fine a questa guerra come lui aveva sempre sognato! Che il suo esempio ci dia la forza necessaria a continuare! -

     “Non serve a nulla ritenersi responsabili”, Shadow era sicuro che il principale destinatario di questo messaggio fosse Knuckles. Da quando infatti Big era venuto a mancare l’echidna non era più lo stesso. Poteva comprendere il suo stato d’animo: per un Comandante non è mai facile assistere alla dipartita di un suo compagno. Si sente tutto il peso delle proprie decisioni sulle spalle e si è il primo a subirne le conseguenze. Sicuramente Knuckles pensava che Big fosse morto per colpa sua, dato che l’intera operazione era stata una sua decisione. Senza dubbio, Rouge aveva voluto spronarlo ad andare avanti a testa alta. Non era stato l’echidna a spingere Big verso quell’esoscheletro in fiamme; lo aveva fatto di sua spontanea volontà. Nessuno aveva colpa per l’accaduto.

     Shadow però non riusciva a quietarsi. Quella tragedia era stato un duro colpo da sopportare. Non voleva vedere altri valorosi soldati morire in quel modo ed era suo preciso compito evitare che questo accadesse. Quante altre vite innocenti avrebbe portato via quella sanguinosa faida con la Tirannide? Quanto altro dolore avrebbero tutti dovuto soffrire per colpa del Tiranno? Era arrivata l’ora di farla finita.

     Tutte queste emozioni pulsavano ancora nel suo petto quando finalmente si decise a rispondere alla domanda.

     - Se non se la sentono non li costringerò di certo! - disse con tono cupo - Se sarà necessario abbatterò quel bunker con le mie sole forze! -

     - E’ per questo che ti stai allenando da tre giorni senza sosta nell’uso degli smeraldi? -

     - E’ uno dei motivi! Grazie a queste gemme posso disporre di un potere quasi infinito! Non mi stupisce che il Tiranno le desideri tanto! Quando sarò riuscito a padroneggiarlo del tutto potrò anche continuare da solo, senza che voi dobbiate rischiare ancora la vita! -

     Geoffrey sospirò.

     - Quindi sei fermamente deciso! Domani sera attaccheremo il bunker 56! -

     - Io lo farò! E se vorrete seguirmi per darmi manforte, tanto di guadagnato! -

     Il tono del Comandante non era mai stato così risoluto.

     - Immagino che se Forge e Mighty non avessero trovato tracce degli smeraldi in quel deposito tu… -

     - Avrei percorso da solo tutta la città pur di ritrovarli! -

     Geoffrey chiuse gli occhi e rimase in silenzio per qualche minuto, come immerso in una profonda meditazione.

     - Posso capire come ti senti! - disse infine - La scomparsa di Big è stata un grande shock per tutti! Ti senti in un certo senso responsabile e vuoi che questa guerra finisca il prima possibile per evitare che altri facciano la sua stessa fine! -

     Shadow annuì piano, leggermente stupito per la perspicacia con cui la lince aveva analizzato il suo stato d’animo.

     - Non sta a me contestare le tue decisioni, Shadow! Sei libero di agire come meglio ritieni! Ti seguirò e ti aiuterò come posso in ogni caso! Non solo perché sei il mio Comandante ma anche perché sei mio amico! Permettimi solo di darti un consiglio! -

     La lince si alzò e dalla sua espressione Shadow si rese conto per la prima volta dopo tanto tempo di quanta saggezza ed esperienza di vita scaturivano dai suoi occhi.

     - Tutte le guerre sono stupide ed insensate! Non fanno altro che provocare catene di odio e di dolore che sono difficili da spezzare! Vivo questa realtà da non so più quanto tempo e ho visto cadere tanti nobili soldati, combattenti tra i più coraggiosi che abbia mai conosciuto! Purtroppo è il prezzo che dobbiamo pagare per questo stolto conflitto! Capisco che la rabbia possa spesso prendere il sopravvento, Shadow, ma non devi permettere che questa ti oscuri la vista! Ci sono tante cose per cui vale la pena vivere! Hai una moglie e una figlia che ti amano e sei circondato da tanti compagni fidati! Non lasciare che il rancore e il desiderio di vendetta ti impediscano di apprezzare a fondo queste gioie! Solo stando insieme potremo superare questo momento, per cui non rifiutarti di chiedere il nostro aiuto solo per paura che possiamo condividere il destino di Big! Credimi, chiudersi in se stessi non è una scelta vincente! -

     Il sergente aveva parlato con tono gentile ma allo stesso tempo deciso. Era davvero un consiglio spontaneo e amichevole. Shadow rimase molto colpito dalle sue parole, forse anche perché erano state pronunciate senza quel consueto accento formale che Geoffrey era solito riservargli. Era vero? Si stava istintivamente isolando dagli altri per paura di coinvolgerli in altre azioni rischiose come quella che aveva ucciso Big? Il suo accanimento nell’addestramento con gli smeraldi nascondeva un atteggiamento rabbioso e solitario? Che volesse concludere in fretta quella guerra interminabile corrispondeva a verità. Quello che Geoffrey stava cercando di dirgli era di non trascurare completamente i suoi affetti più cari per la foga di combattere e vendicare Big.

     - Ci penserò, Geof! - sussurrò il Comandante - Ti ringrazio! -

     In quel frangente, la porta della sala si aprì ed una titubante Amy si avvicinò alle uniche due persone presenti.

     - Come va, ragazzi? Vi ho interrotto? - disse con fare cordiale ma con tono sommesso.

     - Ciao, Amy! No, stai tranquilla! Stavo giusto andando via! - rispose la lince con un sorriso.

     - Ti sei finalmente deciso a chiamarmi col mio nome, sergente? E’ un evento da ricordare! -

     Geoffrey rise.

     - Mia cara, dopo tutto quello che è successo questi giorni mi rendo sempre più conto di quanto sono vecchio e stanco! Non è proprio il caso di perseverare nella galanteria alla mia età! -

     - Magari tutti i vecchietti fossero come te! -

     La lince sorrise di nuovo e diede un amichevole buffetto sulla guancia della riccia.

     - Vi lascio un po’ soli! - disse prima di allontanarsi verso la porta.

     Shadow si alzò dalla gradinata e riprese ad allenarsi. Afferrò un estensore lì vicino e cominciò a tirare per allenare i muscoli del petto, dando le spalle a sua moglie. Non sapeva perché, ma non aveva voglia di guardarla negli occhi. Ci furono alcuni minuti di silenzio imbarazzante.

     - Ho parlato con il dottor Robotnik! - esordì Amy infine - Abbiamo studiato le planimetrie dei depositi militari e abbiamo individuato dei punti ottimali per lanciare la nostra offensiva al bunker 56 domani notte! -

     - Bene! - commentò Shadow laconicamente - Non c’è bisogno però che vi esponiate al fuoco nemico! Posso pensare a tutto io! Ho solo bisogno di qualcuno che entri a prendere gli smeraldi! -

     - E’ per questo che sei rinchiuso qui dentro da tre giorni? - incalzò la riccia.

     Shadow fu punto sul vivo. Si voltò e scoccò un’occhiata enigmatica.

     - Guardati! - esclamò Amy - Non dormi da giorni! Sei stanco e non fai un pasto decente da non so più quando! Ormai manchi da casa da prima del funerale di Big! Quanto ancora credi di poter resistere? -

     - Non posso fare altrimenti! -

     Il tono del Comandante era inutilmente duro e non ammetteva mezze misure. Amy, però, non intendeva farsi intimidire.

     - Oggi Cream mi ha chiesto per quella che mi risulta essere la sesta volta: “Dov’è papà? Quando torna papà? Perché papà non è ancora venuto?”. E io non so che cosa risponderle! Le dico che tornerai presto, che sei molto occupato, ma lei capisce che sono meno convinta di lei nel dirlo! Ci manchi e Cream comincia a sospettare che tu non le voglia più bene! -

     - Questo non è affatto vero! - sbottò Shadow all’improvviso.

     - E allora dimostralo! Torna a casa! Trascorri un po’ di tempo con lei! -

     - Adesso non posso! Non ho tempo! -

     - Anche prima eri molto occupato! Ma il tempo di stare con la tua famiglia lo trovavi comunque! Che cosa è cambiato adesso? -

     - Non puoi capire! - replicò Shadow e sganciò lo smeraldo giallo dalla cintura - Devo imparare ad utilizzare questi Chaos Emeralds il prima possibile! Solo così avrò la forza necessaria a rovesciare la Tirannide! -

     - Questo non ti autorizza a trascurare tua figlia! -

     I toni della discussione si stavano facendo decisamente più alti.

     - Se sto facendo questo è per lei! - esclamò Shadow - Se mi sto allenando giorno e notte è per mettere fine a tutto quanto! Per non esporla oltre al pericolo! Per avere la forza di proteggere tutti voi! -

     - Ma non puoi proteggerci tutti! Siamo in guerra! Non puoi salvaguardare le nostre vite! Questo tuo comportamento non fa che aggravare la situazione! Stai perdendo dei preziosi momenti in compagnia delle persone che ti vogliono bene, e per che cosa? Per un eroico e cavalleresco tentativo di fare il santo protettore? Non puoi! Quello che è successo lo dimostra! Big ha scelto di… -

     - Non ha scelto affatto di morire! - gridò Shadow in uno scatto di ira - Lui non voleva affatto andarsene! -

     Amy si sentì paralizzata. Suo marito non aveva mai alzato la voce in quel modo con lei. Sebbene avesse accusato un duro colpo, i suoi muscoli facciali furono come pietrificati in una smorfia offesa ma orgogliosa.

     Seguirono altri secondi di un silenzio raggelante, mentre il riccio nero si accorgeva di aver esagerato e fu invaso dai sensi di colpa.

     - Però è successo! - disse Amy, calma ma glaciale - E’ stato Big a perdere la vita! Non tu… sebbene fai di tutto per dimostrare il contrario! Una vita ce l’hai ancora… avvisami quando ti ricorderai anche di avere una famiglia! -

     Quelle parole ebbero lo stesso effetto di uno schiaffo in pieno volto per il Comandante. Prima che potesse rispondere, Amy girò i tacchi e si avviò a lunghi passi verso l’uscita.

     Shadow rimase impalato lì per un tempo che non avrebbe saputo definire. Non aveva mai discusso in quel modo con Amy e, nella situazione in cui si trovava, quello era lungi dall’essere un toccasana per il suo morale. Un moto di ira e di frustrazione divampò nel suo stomaco e scorse attraverso le sue vene come un veleno. Sganciò rapidamente i due smeraldi dalla cintura e concentrò il loro potere con tutte le forze che gli erano rimaste. La sua pelle e i suoi aculei si illuminarono di rosso e delle scariche elettriche serpeggiarono attorno al suo busto. Con un urlo liberatorio, generò un’onda d’urto potentissima che investì l’intera sala, mandando all’aria tutte le attrezzature presenti e scaraventandole lungo le pareti con un fracasso infernale.

     I due Chaos Emeralds caddero dalle mani di Shadow, troppo affaticato da quell’ultimo colpo. Ansimante, si accasciò con la schiena sul muro e si posò sul pavimento, desideroso di riposare qualche minuto. In breve tempo, scivolò in un sonno profondo.

     Si trovava all’interno della ormai familiare stanza quadrata, simile ad una prigione. Il consueto senso di claustrofobia si impadronì di lui mentre tentava di distinguere nell’oscurità altre forme che non fossero le fredde e grigie pareti di mattoni. Girò su se stesso innumerevoli volte, completamente spaesato e disorientato. D’un tratto, un bagliore azzurro intenso lo costrinse a coprirsi gli occhi con le braccia. Uno scheletro viscido e lucente apparve dal nulla, oscillando in maniera inquietante. Il suo teschio era ricoperto da fiamme ed apriva e chiudeva la bocca con schiocchi sinistri. Shadow indietreggiò, intimorito.

     Notò per la prima volta che quello scheletro aveva le braccia incatenate alla parete, più si contorceva e più quelle tintinnavano.

     - Che cosa vuoi? - sbottò Shadow al limite dell’esasperazione - Che cosa vuoi da me? -

     - Dietro lo specchio! - sillabò con voce cavernosa - Cerca dietro lo specchio! -

     - Lo specchio? - ripeté il Comandante, sempre allerta - Che significa dietro lo specchio? -

     Un’altra voce rimbombò all’improvviso nella sua testa. L’aveva già sentita. Era la voce di Tikal.

     - I sogni sono proiezioni che provengono da un altro mondo… Da una realtà parallela alla nostra! -

     - Dietro lo specchio! - ripeté lo scheletro insistentemente.

     Allungò un dito ossuto e si indicò la parte bassa del ventre, dove normalmente avrebbe dovuto esserci l’intestino.

     - La verità è nel mio ventre! Nel mio ventre! -

     Da quel punto preciso esplose una vivida luce violetta. Proveniva da una piccola sfera lucente che turbinava nell’aria come una lucciola.

     - Non capisco! - mormorò Shadow confuso.

     - Com’era in principio dovrà tornare ad essere… se cerchi la verità nel mio ventre! -

     Sopra al riccio nero apparvero altre sfere di luce danzanti. Erano sette e brillavano di diversi colori, roteando in circolo. La luce violetta nel ventre dello scheletro risalì rapidamente la cassa toracica e fuoriuscì dalla sua bocca. Fluttuò nell’aria fino a posizionarsi esattamente nel centro delle altre luci ballerine. Gli otto bagliori si fusero in uno solo e l’intero luogo fu invaso da un lampo bianco accecante che sbiadì ogni contorno visibile.

     Shadow si svegliò di soprassalto, madido di sudore come al solito e con il cuore martellante. I riflessi dei due Chaos Emeralds per terra gli baluginavano negli occhi.


     La notte successiva arrivò con rapidità preoccupante per tutti loro. Normalmente, davano tutti del loro meglio per prepararsi a livello ottimale per la missione successiva. Tuttavia, quello che era successo nella precedente aveva minato seriamente il loro autocontrollo e la loro fiducia in se stessi. La tensione accumulata e il nervosismo si facevano sentire prepotentemente nell’aria che si respirava.

     Shadow ed Amy non si erano scambiati una sola parola per tutta la giornata successiva a quella del loro animato litigio. Knuckles era più cupo e silenzioso del solito. Sebbene Rouge tentasse costantemente di tirargli su il morale e di spronarlo, il senso di responsabilità per la morte di Big non lo aveva ancora abbandonato. I tentativi falliti provocavano un’evidente irritazione nel pipistrello che faceva fatica a controllare i nervi. Gli unici che conservavano un’invidiabile tranquillità erano Geoffrey, Forge e Mighty. La lince, considerate le circostanze turbolente, era consapevole che c’era bisogno della sua tipica freddezza perché andasse tutto bene. L’armadillo, come sempre, era ansioso di mettersi alla prova ed era più che felice nel trovarsi di nuovo nel suo ambiente di battaglia congeniale. Forge, invece, era molto più sereno e tranquillo, sapendo che Alison era al sicuro nel Quartier Generale e che non avrebbe corso rischi. Infatti, la volpe aveva rifiutato di uscire in missione questa volta, ancora troppo scossa per l’esito di quella precedente.

Il suo posto era stato preso, difficile a credersi, dal dottor Robotnik.

     - E’ sicuro di farcela, dottore? - si informò Geoffrey - Questa è la prima volta che partecipa ad un’azione insieme a noi! -

     Si trovavano tutti ed otto sul tetto del deposito vicino al bunker 56, ben nascosti e resi invisibili dall’oscurità.

     - Puoi stare tranquillo! - rispose il dottore deciso - E’ vero, non ho esperienza in questo campo, ma mi sono munito di tutto il necessario per non fallire! E poi c’era bisogno di qualcuno che sostituisse la povera Alison! Non c’era nessun altro disponibile! -

     - Il suo compito è di fornire fuoco di copertura! - ripeté Shadow severo - Non dovrà fare altro! Crede di riuscirci? -

     Robotnik non rispose immediatamente. Estrasse dalla tasca dei calzoni uno strano apparecchietto triangolare e metallico per poi posizionarselo nel bel mezzo della fronte. L’aggeggio si illuminò e aprì dei vani lungo tutto il suo perimetro. Ne fuoriuscirono dei sottili listelli di acciaio che si allungarono e avvolsero la testa del dottore da diversi lati come delle bende. Al termine dei listelli c’erano dei piccoli vetrini che lampeggiavano di azzurro. Da quello situato vicino al suo orecchio destro spuntò una piccola lente rossa che il dottore incastrò con cura sull’occhio. Dopodiché tirò fuori una singolare pistola bianca dalla forma decisamente inusuale, sottile e allungata con una specie di antenna posizionata su di un fianco.

     - Questa è un’arma sperimentale! Può scagliare delle piccole mine esplosive con una frequenza di tre al secondo! Per ovviare ai miei problemi di mira ho pensato di progettare questo casco neurale che vedete! Grazie a questa lente ad infrarossi mi permette di agganciare con sicurezza un bersaglio! Poi tramite quei chip luminosi l’immagine recepita dalla mia retina viene trasmessa con delle speciali onde alfa alla pistola, rendendo sicuro il colpo fintantoché tengo d’occhio il mio obiettivo! -

     I suoi sette compagni non erano sicuri di aver capito come si deve la funzione di quel casco e le loro espressioni smarrite ne erano una prova più che sufficiente.

     - In poche parole, questo casco e questa pistola funzionano a livello neuronale! - spiegò Robotnik con termini più semplici - E’ come se potessi controllare i proiettili che sparo con la forza del pensiero ed impedirgli di mancare il bersaglio! -

     - Incredibile! Ne voglio uno anch’io! - intervenne Mighty ammirato - Ed è sicuro che non provochi danni al cervello? -

     - Assolutamente no! Anzi, è capace anche di proteggere la mia materia grigia da intrusioni esterne! -

     - E poi, Mighty - si intromise Forge beffardo - Il tuo cervello è già abbastanza danneggiato che non correresti rischio di fargli del male ulteriormente! -

     - Basta perdere tempo! - disse Shadow brusco - E’ quasi l’ora di intervenire! -

     Si fecero subito tutti seri e accigliati, come se fossero stati riportati di colpo alla dura realtà. Shadow si sporse per controllare i droidi che stavano sorvegliando il bunker 56. Calcolò mentalmente la distanza che lo separava da loro e cominciò a mettere mano ai due smeraldi.

     - Non appena avrò sistemato quei robot sfonderò il portone del deposito! Voi tre dovrete entrarvi immediatamente e andare a cercare i due Chaos Emeralds! -

     Knuckles, Geoffrey e Rouge scattarono sull’attenti e annuirono.

     - Io continuerò a combattere contro i robot che, sicuramente, arriveranno! Voialtri resterete qui sopra e mi coprirete! Non scendete in nessun caso da qui! Siete al sicuro senza che corriate rischi inutili! Come sempre ci terremo in contatto radio! -

     Forge, Mighty e Robotnik annuirono a loro volta. Amy fece solo un seccato cenno con il capo. Non le andava ancora a genio l’atteggiamento protettivo che suo marito aveva assunto.

     - D’accordo! Allora diamoci da fare! -

     Il Comandante saltò agilmente giù dal tetto con le due gemme strette in pugno. Ancora prima di toccare terra, assorbì una grande quantità di energia e scattò in avanti a velocità supersonica, circondato da una scia di luce bianca. Il lampo elettrico in cui il riccio si era trasformato travolse inesorabilmente due dei robot a guardia del portone, i quali volarono in aria per parecchi metri prima di schiantarsi al suolo ed esplodere.

     Ormai Shadow era inarrestabile. L’atmosfera circostante era attraversata da elettricità allo stato puro grazie all’energia prodotta in un istante. Altri due droidi, armati di cannone, si avvicinarono minacciosamente per fermare lo scatenato riccio che, senza esitare un attimo, si gettò contro di loro e rimbalzò dall’uno all’altro mandandoli in frantumi. Altri avversari ancora, che circondavano il perimetro, si radunarono all’ingresso, attirati dal rumore della lotta e dalle esplosioni. Shadow li distrusse uno ad uno, lanciando Chaos Spear, trapassandoli da parte a parte o facendo saltare loro la testa con dei calci velocissimi.

     I suoi compagni erano sinceramente sbalorditi dalla velocità e dalla potenza che riusciva a produrre. Era quasi inutile che facessero fuoco per coprirlo, dato che stava facendo tutto da solo. Sarebbe stato perfettamente in grado di espugnare un palazzo pieno di robot con le sue sole forze.

Quando Shadow ebbe disintegrato anche l’ultimo dei droidi a guardia del bunker, prese una lunga rincorsa, strinse ancora di più i due smeraldi e si lanciò a tutta potenza contro il pesante portone di metallo. Era diventato come una meteora che sferzava l’aria. L’impatto fu fragoroso e le lamiere del cancello furono sparate in alto, contorte e bruciate. Knuckles, Geoffrey e Rouge non persero altro tempo.

     Scesero dal tetto e si affrettarono a penetrare all’interno del bunker. Shadow si teneva premuta una mano sul petto. Aveva un grosso fiatone e stava cercando di recuperare le energie. Non appena il suo sguardo si incrociò con il loro non fu pronunciata nessuna parola. Il tempo stringeva e non avevano un minuto da perdere. In lontananza si udivano già i passi dei droidi e degli Aracno Tank accorsi a verificare la fonte del trambusto.


     L’interno del bunker 56 era più intricato di quanto avessero pensato. Sebbene fosse un semplice deposito, era ramificato in una serie di tortuosi corridoi che, a prima vista, sembravano tutti uguali. Il soffitto era più basso del normale e le pareti in cemento armato erano tinteggiate di un bianco ormai sporco. C’erano diverse stanze sparse nell’edificio, tutte chiuse da porte blindate simili a boccaporti. Per la maggior parte erano magazzini che contenevano armi e munizioni e sale dell’energia, piene di generatori e turbine. L’illuminazione era fioca ed intermittente, cosa che non favoriva le ricerche.

     Knuckles, Rouge e Geoffrey stavano setacciando il bunker, più grande del previsto, da parecchi minuti quando si fermarono per decidere il da farsi.

     - Così non andiamo da nessuna parte! - commentò Rouge ansiosa - Dobbiamo dividerci per perlustrare più velocemente! Io penso al lato est del bunker, voi setacciate il lato ovest! -

     - Aspetta, non è prudente che tu vada in giro da sola! - intervenne Knuckles.

     - Io so volare, quindi mi muovo molto più rapidamente! - spiegò il pipistrello fastidiosamente - Se uno dei due venisse con me finirebbe per rallentarmi, quindi smettiamola di blaterare e diamoci una mossa! Gli altri non possono resistere a lungo lì fuori! -

     - Ha ragione, Knuckles! - confermò Geoffrey - Ci terremo comunque in contatto radio! Non perdiamo altro tempo! -

     Il gruppo si separò subito dopo quelle parole. Rouge imboccò un corridoio sulla destra e gli altri due corsero rapidamente lungo quello di sinistra. Trovare quei due smeraldi si stava rivelando più difficile del previsto, considerando le dimensioni dell’edificio e il fatto che non avevano la minima idea di dove potessero essere. Stavano controllando ogni stanza che incontravano, ma con scarsi risultati.

     - Maledizione! - sbottò Knuckles - E’ come cercare un ago in un pagliaio! -

     Erano appena venuti fuori da una camera piena di pezzi di ricambio e di robot in disuso quando sentirono dei passi veloci avvicinarsi dall’altro capo del corridoio. Imbracciarono immediatamente le armi e le tennero puntate di fronte a loro, in attesa fremente. Pochi secondi dopo, spuntò dall’angolo un possente coccodrillo dalle braccia e dal petto metallici.

     - E’ Vector! - esclamò Geoffrey a denti stretti.

     - Chi vi aspettavate? - rispose lui sprezzante - La fatina dei denti? -

     - Togliti di mezzo, rettile! - disse Knuckles caricando il suo fucile - Non abbiamo tempo da perdere con il tuo brutto muso! -

     Vector sorrise con fare maligno.

     - Ci si sente molto coraggiosi quando si è armati, non è vero? Anche il più piccolo dei vermiciattoli si sente grintoso quanto un leone! Perché allora non provi a sparare? -

     Knuckles non ci pensò due volte e raccolse la sfida. Mirò con cura e premette il grilletto. Con una velocità sorprendente, Vector si protesse il corpo con le sue grosse braccia metalliche e il proiettile rimbalzò sull’acciaio infrangibile. L’echidna rimase di stucco.

     - Tentativo patetico! - commentò il coccodrillo con tono deluso - Se volete mettere le mani su quei due smeraldi dovrete fare meglio di così! -

     - Come fai a sapere che stiamo cercando gli smeraldi? - domandò Geoffrey nel tentativo di guadagnare un po’ di tempo.

     - Quale altro motivo poteva spingervi a lanciare un’offensiva a questo posto? E’ da quando sono stato assegnato alla protezione del bunker che vi aspettavo! Qui è una noia mortale! Non ero neanche sicuro che avreste avuto il fegato di attaccare! Ma eccovi qui, pronti a dare battaglia con le unghie e con i denti! Non vedevo l’ora! -

     - Da quanto tempo il Tiranno lo sa? -

     - Lo ha capito sin da quando avete fatto irruzione nelle prigioni! E’ da allora che mi ha ordinato di tenere sotto controllo questa baracca! Finalmente però c’è un po’ di movimento! Avanti, fatemi vedere quello che sapete fare, terricoli! -

     L’incitamento di Vector alla lotta era dettato dalla sua grande sicurezza. Geoffrey era guardingo e attento, ma Knuckles era ansioso di combattere.

     - Saremo felici di accontentarti! - esclamò Knuckles.

     Subito dopo scaricò una raffica di proiettili senza sosta contro il coccodrillo. La lince gli fu subito dietro, dando fondo alla sua riserva di dardi esplosivi. Nonostante tutto, la difesa di Vector era impenetrabile. Proteggeva il suo corpo grazie alle piastre metalliche sul petto e alle sue braccia di acciaio. Nessuna arma da fuoco poteva scalfirlo in alcun modo.

     - Tutto qui? - rispose annoiato quando i suoi avversari ebbero cessato il fuoco - Forse è il caso che vi faccia vedere io come si fa! -

     Con un click improvviso, due sportelli si aprirono sulle braccia di Vector e ne spuntarono fuori due lucidi cannoni. Knuckles e Geoffrey se ne accorsero appena in tempo. Si gettarono sulla destra ed evitarono per un soffio il fuoco nemico. Con la coda dell’occhio, l’echidna notò che non stava sparando proiettili, ma delle strane sfere di luce azzurra.

     - Che cosa sono quelle diavolerie? - si chiese ricaricando in fretta il fucile, ben riparato dietro l’angolo del corridoio.

     - Cannoni al plasma! - rispose prontamente Geoffrey - Energia elettrica concentrata! Basta un solo colpo e finisci arrosto! Dobbiamo stare attenti! -

     I due soldati uscirono allo scoperto e spararono ininterrottamente. Ancora cilecca. Vector riusciva a proteggersi e nello stesso tempo a contrattaccare. Era un avversario davvero temibile.

     - Che facciamo, Geof? -

     - Bisogna escogitare un modo per superare le sue difese! -

     - Forse posso venirvi incontro! - intervenne Vector che aveva sentito tutto - Uno scontro corpo a corpo con uno di voi due! E’ l’unico modo che avete di sconfiggermi! -

     I due rimasero sbalorditi dall’offerta. Vennero fuori dal loro nascondiglio ad armi puntate.

     - Perché dovremmo fidarci? - esordì Geoffrey.

     - Non sono un mercenario, io sono un guerriero! Non cerco una sparatoria inutile, voglio un po’ di competizione! Se riuscirete a battermi in un duello vi lascerò passare incolumi! -

     - Dov’è il trucco? -

     - Non c’è trucco né inganno! Guardate! - e il coccodrillo ripose i cannoni all’interno delle sue braccia - Voglio solo uno scontro con uno dei due! L’altro potrà benissimo tenermi puntata l’arma contro e se dovessi barare sarà autorizzato a fare fuoco! Con le braccia occupate non potrei proteggermi, quindi andrebbe a colpo sicuro! -

     I generali non potevano essere più perplessi. Erano indecisi se fidarsi o meno. Tuttavia il tempo scorreva e i loro compagni all’esterno non potevano resistere per molto. In più se avessero trattenuto Vector, davano maggiori possibilità a Rouge di trovare gli smeraldi.

     - Combatterai contro di me! - disse infine Knuckles.

     - Non chiedevo di meglio! -

     - Sei sicuro di quello che fai? - domandò Geoffrey incerto.

     - Sicurissimo! Se il lucertolone vuole un po’ di movimento, perché non concederglielo? Tu però non togliergli gli occhi di dosso, nel caso che trami qualche brutto scherzo! -

     - Fai attenzione! -


     Knuckles e Vector si avvicinarono l’uno all’altro. Entrambi sorridevano sotto i baffi, ciascuno sicuro delle proprie capacità. Piegarono leggermente il busto in un forzato inchino e si misero in posa da combattimento. L’echidna fu il primo ad attaccare, sferrando due pugni veloci contro il petto dell’avversario. Ciò che non si aspettava era vedere Vector afferrare entrambi i suoi pugni e smorzare la loro carica.

     Cominciarono entrambi a spingere, nel tentativo di smuovere il rivale solo con la forza delle loro braccia. Gli arti robotici del coccodrillo avevano una potenza inaudita. Knuckles si sentì in poco tempo i muscoli tremare per lo sforzo e avvertì il dolore farsi vicino.

     - Sei piuttosto scadente, rosso! - commentò Vector, quasi per nulla affaticato - Rendiamo le cose più interessanti! -

     Con rapidità fulminea, il coccodrillo diede una forte testata sulla fronte di Knuckles, facendolo barcollare, e subito dopo gli sferrò un colpo di frusta con la sua coda, col risultato di mandarlo a gambe all’aria. Geoffrey era costretto a guardare senza poter intervenire.

     L’echidna si rimise subito in piedi e assestò un pugno veloce sul petto dell’avversario. Le sue nocche si infransero sul duro metallo delle piastre facendolo gemere di dolore. Vector, immensamente divertito, lo afferrò per il collo, sollevandolo di peso, e lo tempestò di pugni sonori. Dei lividi violacei spuntarono sul viso di Knuckles come funghi. Sebbene stordito, puntò i piedi sul torace del coccodrillo e acquisì lo slancio per sfuggire alla sua morsa. L’echidna ansimava dolorante. Era virtualmente impossibile abbattere una massa di muscoli e metallo di quella portata.

     - Già stanco? - lo schernì l’avversario.

     - Comincio appena a scaldarmi! - rispose lui.

     Sferrò un altro pugno diretto ma anch’esso andò a vuoto. Il contrattacco di Vector fu tremendo. Caricò un destro e lo infranse sulla spalla sinistra di Knuckles. Ci fu uno schiocco sinistro, un urlo di dolore e un tonfo improvviso. La spalla dell’echidna aveva accusato un colpo tale da finire slogata e da non permettergli di continuare il combattimento. Si contorceva sul pavimento con le lacrime agli occhi per il bruciore. Il coccodrillo gli sferrò un calcio nello stomaco e lo fece girare in modo che gli mostrasse la schiena.

     - Penoso! Speravo in un po’ più di sfida! - disse deluso mentre alzava e piegava il braccio.

     Il suo intento era di colpire con il gomito la schiena di Knuckles e se ci fosse riuscito l’avrebbe sicuramente spezzata. L’echidna era inerme, troppo debilitato per la slogatura, ed incapace di mettersi in piedi.

     Prima che Vector potesse sferrare il colpo di grazia, qualcosa lo colpì in pieno volto e fu subito circondato da una nube di fumo chimico che gli irritò gli occhi. Indietreggiò ululando di dolore e coprendosi gli occhi. Geoffrey aveva appena lanciato una capsula fumogena ed approfittò del vantaggio per correre alla volta di Knuckles, aiutarlo ad alzarsi e correre con lui lontano dal pericolo.

     - Schifosi vermi! Vi prenderò! Me la pagherete per questo! - gridava Vector completamente fuori controllo.

     I due continuarono a correre a perdifiato in modo da sfuggire ad un sicuro massacro. Quando ebbero svoltato per diversi corridoi, si fermarono per riprendere fiato. Knuckles individuò una tubatura accanto al muro e, deglutendo, si preparò con timore a rimettersi a posto. Si avvicinò al tubo e diede un colpo fortissimo con la spalla ferita nel tentativo di riassestarla. Il dolore fu cocente tanto che non riuscì ad evitare di lanciare un urlo disumano. Sentì il crack delle ossa all’interno del suo corpo e capì che era tutto tornato in ordine. Poteva di nuovo muovere correttamente il braccio.

Attese che il bruciore sparisse e che il battito cardiaco si regolarizzasse, per poi rivolgersi a Geoffrey.

     - Perché sei intervenuto? Dovevi lasciarmi combattere! -

     - Se non avessi agito ti avrebbe spezzato la schiena! - replicò la lince offesa - Non ne vale la pena, Knuckles! Non è un avversario che possiamo combattere! E’ troppo forte! Ci conviene trovare quegli smeraldi e sparire di qui alla svelta prima che ci faccia a polpette! -

     All’improvviso, un ruggito feroce rimbombò nei paraggi, anche se soffocato. Una serie di forti tonfi seguì subito dopo. Knuckles e Geoffrey si fecero subito attenti e tentarono di individuare la fonte di quei rumori.

     Un attimo dopo, la parete alle spalle dell’echidna si spaccò in una pioggia di polvere e calcinacci. Due potenti braccia spuntarono dal buco e lo afferrarono per la gola per poi scaraventarlo dall’altra parte. Un Vector fuori di se aveva distrutto il muro e aveva agguantato Knuckles. I suoi occhi erano iniettati di sangue e le sue palpebre erano tremanti di rabbia. Quando Geoffrey si fece avanti per andare ad aiutare il compagno, il coccodrillo tirò fuori un cannone e sparò senza pietà. La sfera di energia colpì la lince in pieno petto, scagliandola contro il muro e facendola finire lunga e distesa per terra.

     - Geoffrey! - esclamò Knuckles atterrito.

     Si trovava in una sala piena di generatori e di turbine che producevano elettricità per l’impianto del bunker. Il ronzio dei motori gli riempì immediatamente la testa. Vector attraversò di nuovo il muro e si gettò furiosamente contro il nemico. Quest’ultimo rotolò fuori dai guai e schivò agilmente il colpo. Voleva andare a sincerarsi delle condizioni dell’amico, ma il coccodrillo non glielo consentiva. Era completamente fuori di sé.

     - Ridurrò le tue ossa in polvere! - urlò rabbioso.

     Il fumo chimico sprigionato dalla capsula di Geoffrey aveva arrossato gran parte delle sue pupille. Sferrava colpi all’impazzata, percuotendo tutto quello che gli capitava a tiro. Due dei suoi pugni si infransero sulla parete già danneggiata, crepandola in più punti e facendo fuoriuscire dei cavi dell’alta tensione. Altre mazzate andarono a cozzare sul rivestimento delle turbine e dei generatori, ammaccandolo. Altre ancora tranciarono di netto altri fili elettrici che pendevano dal soffitto. Knuckles poteva contare solo sulla sua agilità per schivare i colpi, senza poter contrattaccare. Vector stava demolendo l’intera stanza.

     D’un tratto, il coccodrillo anticipò una mossa dell’avversario. Lo colpì con un calcio e lo buttò a terra, poi lo afferrò per la gola e lo sollevò di nuovo di peso, mettendolo al muro. La stretta era fortissima, tanto che l’echidna non riusciva a respirare. Con le mani, rimaste libere, tentava di dischiudere la morsa di metallo in cui la sua trachea era intrappolata. Con i piedi scalciava freneticamente.

     - E adesso ti mostro che fine fanno i roditori che scherzano con i coccodrilli! - esclamò con furia repressa prima di spalancare le enormi fauci.

     Voleva staccargli la testa con un morso! Knuckles avvertì subito il pericolo e, sentendosi soffocare, si guardò intorno per cercare un modo di salvarsi. Un cavo elettrico di quelli che erano stati tranciati penzolava lì a proposito. Guizzava come un serpente ed emetteva copiose scintille. Senza esitare, tese il braccio e lo afferrò. Non appena la bocca di Vector fu pericolosamente vicina alla sua testa, gettò il cavo tra i suoi denti. La mascella si strinse sul cavo e la scossa che il coccodrillo ricevette fu paurosa. Tutto il suo corpo fu attraversato da chissà quanti volt di energia. Lasciò immediatamente andare Knuckles che si affrettò ad allontanarsi. Guardò con orrore il corpo del nemico vibrare come in preda alle convulsioni mentre dalla sua bocca fuoriuscivano scariche e scintille. Il cavo esplose tra le sue fauci e il contraccolpo sbalzò Vector lontano. Andò a sbattere contro una turbina e subito dopo ricadde a peso morto sul pavimento, la bocca sanguinante, e privo di sensi.

     Knuckles rimase paralizzato da quello spettacolo scioccante per qualche secondo. Poi si rimise faticosamente in piedi, massaggiandosi la gola dolorante, e corse attraverso il buco nel muro per raggiungere Geoffrey. La lince non si muoveva, gli occhi chiusi e il corpo immobile.

     - Geof! Geof! Svegliati! Dimmi che non sei morto, ti prego! - diceva l’echidna disperato scuotendo il corpo del compagno.

     - Ok! Non sono morto! - sussurrò una voce di rimando.

     Il sergente aprì lentamente gli occhi e sorrise debolmente. Knuckles non poteva credere ai suoi occhi.

     - Misericordia, sei vivo! Quel colpo avrebbe dovuto ucciderti! O hai la pelle più dura del diamante o sei il felino più sfacciatamente fortunato di questo pianeta! -

     - Opterei per la seconda ipotesi! - rispose lui con il fiato corto.

     Da sotto la sua giacchetta estrasse le sue piastrine militari, con nome e numero di matricola, che portava sempre al collo e che in quel momento erano contorte ed annerite.

     - Le tue piastrine! - commentò Knuckles incredulo - Hanno assorbito l’elettricità del colpo! -

     - E poi dicono che il militare non serve a niente! -

     Il sollievo era così grande che l’echidna scoppiò in una fragorosa risata, accompagnato dal suo compagno. Subito dopo, arrivò una comunicazione nei loro auricolari.

     - Qui, Rouge! Mi sentite? -

     - Forte e chiaro! -

     - Ho trovato i due magici sassolini! Possiamo anche levare le tende! Voi state bene? -

     - Mai stati meglio! Ottimo lavoro! Adesso togliamoci dai piedi! -


     Mai ritorno al Quartier Generale fu tanto trionfale per la Resistenza. Knuckles e Geoffrey, un po’ strapazzati ma vivi e vegeti, si rincontrarono con Rouge all’ingresso del bunker. Il pipistrello stringeva in mano due splendenti gioielli, uno azzurro e l’altro viola, con un sorriso a trentadue denti stampato in volto. Corsero rapidamente verso l’uscita, pensando che i loro compagni avrebbero avuto bisogno di aiuto. E invece lo spettacolo che si presentò loro non appena furono fuori fu del tutto diverso da quello che si aspettavano.

     Shadow si stagliava diritto e trionfante in mezzo ad un cumulo sterminato di rottami, macerie e parti di robot. Tre Aracno Tank semidistrutti erano alle sue spalle, ancora fumanti e in preda alle fiamme. Il Comandante era stremato e al limite dalle forze, ma non poteva fare a meno di sorridere di fronte ai resti dell’esercito che aveva appena abbattuto con le sue sole energie. I due Chaos Emeralds splendevano ancora sulla sua cintura.

     Amy e gli altri generali erano appena scesi dal tetto per andargli incontro. Le loro armi erano fumanti, segno che dovevano aver combattuto anche loro. Tuttavia, le ricariche erano praticamente intatte: Shadow doveva aver fatto la maggior parte del lavoro da solo. Non appena Knuckles, Rouge e Geoffrey corsero fuori dal bunker con le loro due conquiste ben in vista, il sorriso dei loro amici fu la ricompensa più appagante per tutto quel duro lavoro.

     La strada del ritorno non era mai stata così dolce. Sembrava quasi che stessero passeggiando lungo prati fioriti dal modo in cui erano scherzosi e spensierati. Tutti i momenti difficili degli ultimi giorni sembravano ormai miglia lontano di fronte alla sensazione appagante di essere arrivati di un passo più vicini alla loro liberazione. Persino Shadow, seppur molto provato, era disposto a scherzare e a ridere con gli altri, sempre nel solito modo contenuto e serio. Mighty e Forge con i loro battibecchi stavano decisamente dando spettacolo, tanto che Amy ad un certo punto li rimproverò: se non avessero fatto più silenzio avrebbero corso il rischio di essere scoperti.

Quando furono liberi di fare tutto il chiasso possibile all’interno delle fogne, diedero tutti il meglio. Il dottor Robotnik fu la cavia di un paio di scherzi di Mighty, Knuckles e Forge discussero di come avrebbero premiato Geoffrey come “il felino più sfacciatamente fortunato del pianeta” e Shadow fece pace con Amy.

     Tutto andava magnificamente. Non appena furono tornati nel Quartier Generale, passarono prima dall’infermeria per un controllo di routine, poi dalle loro rispettive abitazioni per riposarsi un po’ (Shadow, prima di tornare da Cream, si recò in una visita solitaria presso la tomba di Big). Un po’ più tardi si riunirono tutti, compresi Alison, Tikal e Cream, nel bar preferito di Knuckles per festeggiare e brindare insieme alla riuscita della missione. Dacché ricordavano, era la prima serata in allegria che passavano da tanto tempo. Si sentivano in grado di spaccare il mondo se solo avessero voluto.

     Erano ormai passate le quattro di mattina quando si trasferirono tutti in Sala Strategie per discutere riguardo agli avvenimenti della giornata appena trascorsa. Gli smeraldi azzurro e viola erano stati aggiunti da Rouge nella teca che già custodiva quelli giallo, blu e bianco.

     - Questo sì che si chiama colpo da maestro! - commentò Mighty, spaparanzandosi sulla sua poltrona.

     - Non mi aspettavo che sarebbe stato così facile trovarli! - disse Rouge con tono insolitamente acuto - Erano in bella vista, su di un tavolino in una sala completamente vuota! Erano in uno scrigno che non era neanche chiuso a chiave! -

     - Strano! - disse Forge - Così erano davvero alla portata di tutti! -

     - Bè, considera che nessuno avrebbe potuto scoprire che si trovavano in quel bunker! - puntualizzò Mighty - Che necessità c’era di nasconderli ancora meglio? -

     - Così però chiunque avrebbe potuto prenderli! - intervenne Geoffrey - Il Tiranno non dovrebbe fidarsi così tanto dei suoi sudditi, considerando quello che è successo con Lance ed Espio! -

     Senza un motivo preciso si scatenò una risata generale che non voleva accennare a spegnersi.

     - Senza dubbio! Però spesso dalla stoltezza altrui si possono trarre parecchi vantaggi! -

     La voce che aveva parlato non apparteneva a nessuno di loro. Un senso attanagliante di orrore invase tutti loro non appena voltarono il capo per scoprire il proprietario di quella voce… e si pentirono subito di averlo fatto!

     Sonic, il Tiranno, si trovava in piedi sull’uscio della porta della Sala, un sorriso di superiorità dipinto in volto. Vector, Cybil e il dottor Prower erano immediatamente dietro di lui, insieme ad una ventina di droidi con i fucili spianati e pronti a fare fuoco.

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Capitolo 13
*** Full Speed Ahead #13 (Sins Of Purity Saga FINALE \ Chaos Millennium Saga FINALE) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #13

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#13

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SINS OF PURITY Saga

Conto alla rovescia

Scritto e ideato da: Knuckster

Tutto è cominciato quando Sonic the hedgehog si è imbattuto in Magorian, un uomo sinistro e carico d'odio il cui piano era impossessarsi dei sette Chaos Emeralds per cancellare ogni forma di vita mobiana dal pianeta Mobius... e dopo sette giorni di intensa guerriglia, Magorian ci è riuscito! Tutto sembra perduto per i coraggiosi mobiani che hanno lottato fino ad ora per la loro sopravvivenza, ma c'è ancora una minima speranza... una speranza che, nonostante tutto, non potrà prepararli allo scioccante finale delle saga di SINS OF PURITY!

Esterno Techno Base – Giorno 7 (Ore 11:30)    

     - Tutto a posto? - chiese il riccio blu con voce roca.

     Tails era rimasto intrappolato sotto un blocco di metallo abbastanza grosso, probabilmente una parte di uno dei cinque motori. Era annerito in volto in più punti e la cenere che gli era arrivata negli occhi gli impediva di tenerli aperti. Spingendo, con l’aiuto di Sonic, era riuscito a far muovere il rottame di quanto bastava a liberare le sue gambe. Con fatica si rimise in piedi, tenendosi appoggiato al riccio, e tossì forte sentendosi la gola piena di polvere.

     - Niente di rotto… per fortuna! - rassicurò il volpino anche se ancora molto scosso.

     Sonic non perse tempo e corse velocemente tra le macerie per prestare soccorso al resto della compagnia. Vide spuntare Big da sotto un ammasso di ferraglia, incredibilmente senza nemmeno un graffio in corpo, ma preoccupato perché non vedeva Froggy attorno a sé. Mentre Cream e Cheese stavano aiutando Tikal a spostare un cumulo di rottami in modo da permettere a Charmy di potersi rialzare, scorse Amy fare a pezzi il residuo di un’arma da fuoco con il suo martello.

     - Fai piano, svitata! - si lamentava Rouge, la cui ala era incastrata al di sotto del detrito - Finirai per appiattirmi come una sottiletta se non fai attenzione! -

     - Non dovresti dire: “Grazie mille per avermi tirato fuori di qui”? - replicò Amy seccata.

     Sonic giunse immediatamente a darle manforte, scagliandosi contro l’ostacolo in azione rotante e disintegrandolo. Amy andò subito ad abbracciarlo, sollevata di vederlo ancora tutto intero. Si era procurata un paio di graffi paralleli appena sotto lo zigomo destro e il frontino che di solito portava in testa era andato perduto chissà dove.

     - State bene, ragazze? - chiese Sonic.

     Amy notò senza difficoltà che c’era qualcosa di strano nel suo tono di voce… qualcosa di diverso rispetto al solito.

     - Decisamente no! - strepitò il pipistrello - Guarda il mio vestito! E’ tutto bruciacchiato e impolverato! E non oso immaginare in che stato sono i miei capelli! -

     - Siamo quasi saltati in aria e tu pensi ai capelli? - replicò Amy esasperata.

     Sonic preferì non assistere al resto della discussione e si allontanò. Forse era infastidito dai soliti battibecchi tra quelle due? O forse non aveva il coraggio di guardarle negli occhi e di confessare loro che Magorian aveva ottenuto tutti e sette gli smeraldi senza che lui avesse potuto fare niente per evitarlo?

     Vector era poco distante. Spazzando con la coda un mucchio di componenti metallici, bulloni e cavi tranciati stava porgendo la mano a Knuckles, disteso al suolo con un grosso livido dolorante sul capo.

     - Sei ferito, rosso? -

     - Solo nell’orgoglio! - disse l’echidna - Aspetta che metta le mani addosso ad Eggman! Lui e i suoi aggeggi diabolici per poco non ci arrostiscono! -

     - Il dottore è l’ultima delle nostre preoccupazioni adesso! - esclamò la voce di Shadow alle sue spalle.

     Era apparso dal nulla, anche lui pieno di tagli e scottature, accompagnato da un immusonito Espio, il quale stringeva il tremante Froggy tra le mani.

     Ben presto tutto il gruppo si riunì accanto alla parte inferiore dell’Egg Apocalypse, ancora in preda a fiamme ardenti che emettevano degli sbuffi di fumo nero.

     - Sonic! - squittì Cream timidamente - Io e Cheese volevamo ringraziarti di averci portato via dal dottore! Grazie di cuore! -

     - Non ce n’è bisogno! - rispose lui accarezzando il Chao che svolazzava contento. Sul suo viso però non c’era l’ombra di un sorriso… come avrebbe potuto sorridere sapendo quello che li aspettava?

     - Per fortuna siamo tutti sani e salvi! - disse Tikal premendosi una mano sul cuore.

     - Per il momento almeno! - ribatté Espio - Dobbiamo darcela a gambe prima che Magorian arrivi qui per vedere cosa sta succedendo! -

     Ecco… era arrivato il momento di pronunciare quelle parole tanto difficili, di riferire ai suoi compagni che erano tutti condannati.

     - Non è necessario! - disse con uno strano nodo alla gola - Magorian è già stato qui! -

     Si voltarono tutti verso di lui. La sensazione di una decina di sguardi puntati verso di lui lo mise a disagio, specialmente perché la notizia che doveva comunicare non era per niente lieta. Amy aveva compreso in quell’istante il motivo del suo atteggiamento distaccato e delicatamente fece scivolare le sue dita sul suo braccio, stringendolo in modo da infondergli un minimo di coraggio.

     - E’ stato qui e se n’è andato? - ripeté Rouge perplessa - Conoscendolo avrebbe dovuto come minimo darci il colpo di grazia! -

     - Ha già trovato quello che stava cercando… i tre Chaos Emeralds che aveva Eggman sono… -

     Gli fu difficile terminare la frase. Abbassò il capo, demoralizzato, mentre avvertiva la trachea occludersi senza lasciare trasparire un solo filo di aria. Fu quasi palpabile il gelo che avvolse il gruppo come un freddo scialle dopo quelle parole, paralizzando ogni loro muscolo e disintegrando ogni loro speranza. Il silenzio agghiacciante fu rotto per primo da Knuckles.

     - Che ne è stato del Master Emerald? - domandò con voce rauca.

     - Magorian lo ha portato con sé… ha utilizzato il Chaos Control… a quest’ora sarà già… -

     Le parole gli si bloccarono nuovamente in gola.

     - Avrei dovuto fermarlo… avrei dovuto fare qualcosa… e invece ho miseramente fallito! -

     Tails gli si avvicinò comprensivo per tentare di consolarlo.

     - Hai fatto tutto il possibile, Sonic! Nessuno può biasimarti! -

     - E’ vero, dolcezza! - confermò Rouge - Non devi essere duro con te stesso, ormai quel che è stato è stato! -

     - Bel ragionamento! - commentò Knuckles sarcastico - Peccato che non ci aiuti in nessun modo ad evitare di essere disintegrati! -

     - Non mi sembra che tu stia aiutando più di me! -

     - Smettetela! - strillò Amy furiosa - La situazione è già abbastanza critica senza che vi mettiate a litigare tra voi! Dobbiamo fare qualcosa! -

     - E che cosa, Amy? - replicò Sonic demoralizzato - Ormai è tutto perduto! Non sappiamo nemmeno dove sia Magorian in questo momento! -

     - Non è da te fare un simile discorso! - disse Amy arrabbiata - Tu non ti sei mai arreso di fronte alle difficoltà! Sei stato forte anche quando noi eravamo deboli! Hai rischiato il tutto per tutto per affrontare Eggman e salvare Cream! Non puoi mollare proprio adesso! Non te lo permetto! -

     - Amy ha ragione, Sonic! - intervenne Tikal seria - Abbiamo ancora una speranza! -

     - Cosa vuoi dire? - chiese Shadow.

     - Magorian non può compiere la sua trasformazione finché ci sarà il sole! Le radiazioni solari interferiscono con l’energia prodotta durante la sua cerimonia, per cui dovrà compierla solo dopo il tramonto! -

     Quelle parole erano come acqua fresca per l’animo assetato di Sonic. Avvertì una piccola bolla di fiducia gonfiarsi all’interno del suo cuore mentre un ottimismo che credeva ormai di aver perso si riaffacciava dentro di lui.

     - Non è troppo tardi, allora! - esclamò Espio - Possiamo ancora sconfiggerlo! -

     - Abbiamo ancora parecchio tempo prima che faccia sera! - disse Vector - Yeah, baby, possiamo ancora prendere a calci quell’orripilante megalomane! -

     L’umore generale si stava decisamente sollevando. La prospettiva di avere ancora una finestra di tempo, seppur non molto ampia, in cui poter agire era una manna proveniente dal cielo. Non era ancora finita e il pensiero di avere un’ultimissima chance servì a galvanizzarli come mai niente aveva fatto fino a quel momento.

     - Questa è una cosa buona! - sottolineò Big stringendo forte il ranocchio a sé.

     - Meglio così! - disse Rouge allentando la tensione - Non mi sarebbe assolutamente piaciuto trascorrere i miei ultimi minuti di vita in mezzo alla polvere e ai rottami! -

     - Tikal, hai idea di dove possa avvenire la cerimonia? - domandò Sonic con una nuova luce determinata negli occhi.

     - L’ultima volta Magorian compì la sua trasformazione ad Holy Summit! - spiegò Tikal - E’ il punto più in alto delle intere Mystic Ruins! Sono sicuro che avrà luogo lì anche questa volta! -

     - Tipico di Magorian! - spiegò Shadow - Scegliere il punto più alto significa permettere a tutti di osservare la sua trasformazione! -

     - Ma non ha messo in conto che noi non ci arrenderemo! - disse Tails - Combatteremo fino alla fine… per noi e per tutti quelli come noi! -

     Da quella landa desolata carica di fiamme e distruzione si levò un urlo di approvazione e di giubilo.

     - Andrà tutto per il meglio! - conclusero Cream e Charmy ad una voce.

     - Mancano ancora circa dieci ore a che faccia buio! - disse Knuckles guardando il cielo - Forse dovremmo prepararci allo scontro! -

     - No! -

     La risposta di Sonic fu così secca che l’intero gruppo trasalì.

     - Se siete d’accordo… ho un’idea migliore! -

     - Che cosa hai in mente, blue boy? - chiese Vector curioso.

     Sonic li guardò uno ad uno con fare deciso.

     - Voglio che trascorriate questo giorno come se fosse l’ultimo… liberate la mente da ogni pensiero e godetevi il resto di questa bella giornata… fate quello che fareste sapendo che domani non potreste esserci più… in una parola… vivete! -

     Tutti quanti rimasero spiazzati da quella strana richiesta. Si guardarono con fare interrogativo, ma capirono solo in seguito cosa volesse dire.

     - Piuttosto imprudente, non credi, zuccherino? - si espresse Rouge.

     - Perché trascorrere queste ore che ci sono concesse a preoccuparci di quello che ci aspetta? Dobbiamo affrontare l’eventualità che non ce la faremo… e se il peggio dovesse arrivare ci potremmo pentire di non aver vissuto i nostri ultimi momenti in pace su questo splendido pianeta… credetemi, è la cosa migliore! -

     I sorrisi e i cenni di assenso che Sonic lesse nei suoi compagni erano la ricompensa più gratificante per gli sforzi fatti fino a quel momento. La sua attenzione fu attirata dall’espressione stranita di Shadow.

     - Cosa ne pensi, vendicatore? - gli chiese con fare scherzoso.

     Il riccio nero ci mise un po’ a rispondere.

     - Mi sembra sensato! - disse infine - Sempre se non è un ordine! -

     - E’ un consiglio il mio! Non sono né il vostro capo né il vostro padrone, ricordi? -

     - Perfettamente! -

     I due si scambiarono un cenno d’intesa.

     - Andate, ragazzi! - concluse infine - Ci rivediamo qui al tramonto! Chi non se la sente può anche non venire… capiremo! -

     E con una strizzata d’occhio ai suoi compagni, Sonic the hedgehog si allontanò rapidamente, non prima di aver detto un allegro: - Buon proseguimento! -


“Here I go out to sea again
the sunshine fills my hair
and dreams hang in the air
gulls in the sky and in my blue eyes”

     Il biplano blu sgargiante se ne stava parcheggiato tranquillo sull’erba prima che le sue pale fossero state sgranchite di nuovo per quello che forse sarebbe stato un ultimo volo. Era stato compagno di tante avventure, era stato il primo velivolo che lo avesse mai interessato e che fosse stato in grado di riprogettare, era come un amico fedele che gli era stato accanto in molti momenti della sua vita e quale modo migliore per “ringraziarlo” che sorvolare insieme a lui il fantastico mondo che li aveva ospitati per così tanto tempo?

     - Sei sicuro che non vorresti essere altrove? - domandò timidamente Tails.

     L’echidna rossa non rispose immediatamente. Sorrideva come se avesse in mente un pensiero molto lieto e pareva che stesse pregustando un’emozione mai provata in vita sua. Anche a livello fisico il suo corpo rispondeva. Poteva sentire il suo stesso respiro vibrare all’interno dei suoi polmoni, poteva udire il battito del suo potente cuore, era in contatto con ogni parte di sé e si sentiva per la prima volta uno spirito libero.

     Knuckles cinse amichevolmente le spalle del volpino con un braccio.

     - Da quando sono nato ho sempre vissuto su Angel Island costretto ad un compito che mi è stato affibbiato senza che lo volessi! Delle grandi responsabilità mi sono piombate sulle spalle senza che potessi evitarlo! Ho giurato di portare avanti la mia missione fino alla fine dei miei giorni… ma non ti nascondo che alcune volte non è facile per me! Prima che tutto questo iniziasse il pensiero di distruggere il Master Emerald mi aveva anche solleticato la mente pur di provare quello che tu e Sonic avete sempre vissuto! Adesso però ho un’occasione… un’opportunità di assaporare il gusto dell’essere libero, dell’essere un tutt’uno con la natura senza nessuna preoccupazione al mondo! Oggi, fino a che il sole calerà sarò solo un’echidna e nient’altro… e voglio vedere il mondo che non ho mai potuto visitare… e sono contento di sorvolarlo insieme a te, amico mio! Per cui non vorrei essere da nessun’altra parte adesso! -

     Tails sorrise contento. Ancora più bello che volare un’ultima volta con il Tornado, era farlo insieme ad una persona speciale quale Knuckles.

     - Sei pronto? - chiese il volpino elettrizzato dopo che entrambi furono montati a bordo e i motori si furono accesi.

     - Sono nato pronto, Scheggia! - rispose l’echidna con gioia - Fai spiccare il volo a questa bellezza! -

     - Si parte! -

     Per qualunque sguardo estraneo alla faccenda, nei minuti successivi si sarebbe potuto scorgere solamente un lampo blu sorvolare il prato per proiettarsi nel terso cielo mattutino.


“You know it feels unfair
there’s magic everywhere
look at me standing
here on my own again”

     - Sapevo di trovarti qui! -

     Il promontorio era spazzato da una gentile brezza fresca che accarezzava il viso trasportando l’intenso profumo dei fiori di campo. Lo scenario su cui sovrastava era di una bellezza tale che avrebbe sciolto il cuore più glaciale: un’immensa distesa verde fiorita che proseguiva a perdita d’occhio, una imponente catena montuosa dalle cime innevate e quella dolce sensazione di far parte di un mondo puro e incontaminato. Cosa volere di più?

     Sonic era disteso sulla punta dello sperone più alto, con un filo d’erba stretto tra i denti e le mani dietro la nuca, le orecchie ben tese per captare i suoni della natura. Dovette aprire gli occhi tranquillamente chiusi quando sentì la voce di Amy Rose dietro di lui. Era lì, in piedi dietro di lui, con quel dolce sorriso che la contraddistingueva.

     - Come facevi a saperlo? -

     La riccia lo raggiunse e gli si sedette accanto, guardandolo negli occhi con grande affetto.

     - Ti conosco! - disse con voce bassa - E so che è qui che vieni quando vuoi rilassarti! E’ un posto magnifico! -

     Rimasero in silenzio ad apprezzare lo sferzare del vento e la vista del paesaggio.

     - Come mai non ti godi il resto della giornata? - domandò Sonic prendendole teneramente la mano.

     - Lo sto facendo! - sussurrò lei - E’ questo quello che farei il mio ultimo giorno di vita… trascorrerlo insieme a te! -

     Si distesero entrambi di lato, in modo da guardarsi reciprocamente negli occhi. Erano convinti che le loro iridi stessero brillando di una luce unica e magica. I loro respiri tranquilli parlavano al posto loro.

     - Non mi sarei dimenticato di te il mio ultimo giorno! - disse Sonic accarezzandole il viso - E questo lo dimostra! -

     Con l’altra mano, Sonic tirò fuori un oggetto inequivocabilmente fatto a mano da lui. Era un nuovo frontino, ottenuto intrecciando dei giunchi con tanta pazienza e con un bellissimo fiore di campo bianco allacciato ad un lato. Le pupille di Amy si illuminarono quando vide quel regalo, di per sé di poco valore, ma che per lei aveva un profondo significato.

     - E’ bellissimo! - commentò Amy infilandoselo senza pensarci due volte - Hai davvero delle mani d’oro, sai? -

     Sonic sorrise e le fece l’occhiolino. Dalla sua apparenza tranquilla e rilassata poteva sembrare che non era per niente turbato da quello che li attendeva, ma lei sapeva che non era così.

     - C’è un’ultima cosa che voglio chiederti! - disse Amy Rose timidamente - E’ qualcosa che ho sempre sognato di fare con te, ma che non ho avuto mai il coraggio di domandarti! -

     A quelle parole il riccio blu sentì una strana morsa stringergli la gola. Che cosa si aspettava Amy da lui? Eppure ne avevano parlato e lei sapeva che lui non sarebbe stato in grado di darle più di quanto la sua indole e il suo stile di vita gli permettessero. Era sempre stato negato ai romanticismi e alle effusioni esplicite, figuriamoci a qualcosa di ancora superiore! Aveva solo un modo per esprimere i suoi sentimenti per lei ed erano stati d’accordo che lei lo avrebbe accettato. Che questo cominciasse a non esserle più sufficiente?

     Le rivolse uno sguardo incuriosito cercando di nascondere il suo timore.

     - Corriamo insieme! - mormorò lei.

     - Come? - ribatté Sonic, sicuro di non aver capito bene.

     - Per una volta… voglio che tu mi porti a correre con te… voglio capire quello che si prova a vedere la natura alla tua velocità… voglio essere parte del tuo mondo… come tu lo sei da sempre del mio… -

     Sonic non si aspettava una richiesta del genere, ma era più che felice di esaudirla. Senza proferire ulteriore parola, si alzò di scatto, afferrò delicatamente Amy caricandosela in braccio e, con il vento che gli sferzava tra gli aculei, si gettò dal promontorio, sfrecciando sulla parete rocciosa e saettando attraverso i fiori di campo per poi allontanarsi sempre di più alla vista. Avrebbero percorso per il resto della giornata ogni angolo del loro mondo, ma nessuno avrebbe mai saputo delle parole, dei gesti e degli sguardi che si sarebbero rivolti.


“The sun is in your eyes
the heat is in your hear
they seem to hate you
because you’re there
and I need a friend
oh, I need a friend to make me happy”

     - La ringrazio del suo aiuto! - disse cordialmente il coyote - E’ bello vedere che c’è ancora gente così disponibile e gentile al giorno d’oggi! -

     Il riccio nero e rosso si limitò a rispondere con un debole sorriso. Impugnò nuovamente il martello e, prendendo bene la mira, colpì il chiodo che stava tenendo ben fermo con le dita. C’era qualcosa che non poteva fare a meno di inquietarlo nello sguardo e nella figura di quello strano personaggio, ma si era rivelato talmente disponibile da aiutarlo a riparare il tetto della sua casa quando lo aveva visto in difficoltà. I lavori manuali non erano mai stati il suo forte, imbranato com’era, e temeva di sfigurare di fronte a suo figlio che lo stava guardando molto incuriosito. Quel riccio nero di nome Shadow era capitato proprio a fagiolo, offrendosi di dargli una mano a terminare il lavoro. Aveva accuratamente tappato i buchi nel pergolato con il catrame e, con una abilità ammirevole, rimontato alla perfezione tutte le tegole smosse.

     Il coyote si trovava in cima alla scala appoggiata al tetto per chiedergli se poteva assisterlo, ma il riccio si era rifiutato assicurandogli che avrebbe terminato il lavoro prima del previsto. Era davvero lodevole la dedizione che ci metteva nell’aiutare il prossimo. Suo figlio, che dapprima era rimasto impaurito dal sinistro atteggiamento dello sconosciuto, adesso osservava con attenzione ogni sua mossa, apparentemente rapito dalla sua abilità.

     - Non è necessario che lei rimanga qui! - disse Shadow - Tra poco avrò terminato, non si preoccupi! -

     Il coyote replicò con un cenno di assenso.

     - Quando avrà finito mi permetta di offrirle un piatto di stufato! - disse gentilmente il coyote - La cucina di mia moglie è leggendaria! E’ il minimo che possiamo fare per dimostrarle la nostra gratitudine! -

     - Lo accetterò volentieri, grazie! - rispose Shadow cordiale ma sempre con la sua aria seria.

     Dopodiché scese dalla scala e rientrò in casa, non prima di aver preso la mano di suo figlio e di averlo portato con lui in modo da “lasciar lavorare in pace il signore”.

     Noncurante dell’affermazione, Shadow riprese solerte ad inchiodare le tegole rosse al tetto con scrupolosa precisione. Un frullare di ali familiare raggiunse le sue orecchie ma non ci fece caso, attento com’era a svolgere il suo lavoro quanto più accuratamente possibile.

     - Ma che bravo boy-scout! - risuonò la voce di una sarcastica Rouge - Prima aiuti una vecchietta a raccogliere gli ortaggi, poi scendi a riprendere il pallone di un paio di ragazzini finito in un pozzo e adesso ripari il tetto della casa di una famigliola di coyote! Piuttosto toccante! -

     - E’ questo quello che faresti il tuo ultimo giorno? - le chiese senza scomporsi e continuando a lavorare - Seguirmi e spiare ogni mia mossa? -

     - Oh, no, dolcezza! - replicò il pipistrello fluttuando più vicino a Shadow - Sinceramente penso che realizzerei il più grande furto della storia del crimine in modo da essere ricordata in tutti i secoli dei secoli! Ma adesso mi trovo alquanto impreparata! -

     - Lo immaginavo! - concluse il riccio nero laconicamente.

     Con un sorrisetto divertito, Rouge si sedette sul bordo della tettoia.

     - Suppongo che sia inutile chiederti perché stai facendo tutto questo! -

     - Perché fare una domanda di cui conosci già la risposta? -

     - E’ per via di Maria, vero? -

     - Lei voleva che io aiutassi la gente… è per questo che sono stato creato… ed è esattamente quello che sto facendo! -

     - E’ strano vederti fare il buon samaritano! - ridacchiò Rouge anche se era favorevolmente colpita.

     - Non sono mai stato vicino a queste persone come era desiderio di Maria! Ed hai sentito Sonic… è proprio questo quello che farei nel mio ultimo giorno di vita! -

     - Da quando in qua dai retta a Sonic? -

     - Ogni volta che ha ragione… e che nella sua testa vuota non ci sono idee folli! Per quanto riguarda te, avevi intenzione di prendermi in giro fino allo sfinimento quando Sonic ha fatto quella proposta? -

     - Ma dai, zuccherino! In fondo apprezzo quello che stai facendo! -

     Shadow le lanciò il martello che lei afferrò al volo con sguardo interrogativo.

     - In virtù di questo cosa ne diresti di darmi una mano invece di perdere tempo? -

     Rouge rise di gusto per poi impugnare saldamente l’attrezzo e mettersi al lavoro.

     - Perché no? Per oggi posso anche fare la brava ragazza! Chissà, potrebbe anche piacermi! -

     - Credimi! - le rispose Shadow con fare scherzoso - Non è un ruolo che ti si addice! -


“Up straight in the sunshine
no need to laugh and cry
it’s a wonderful wonderful life
no need to laugh and cry
it’s a wonderful wonderful life”

     - Sei sicura che non creiamo disturbo? -

     Tikal era piuttosto imbarazzata all’idea. Stava passeggiando attraverso la Leaf Forest mano nella mano con Cream che la stava allegramente conducendo a casa sua. Big, con Froggy e Cheese ben rintanati sul suo largo capo, le seguiva a ruota canticchiando serenamente.

     - Ma dai, che dici? - la rassicurò la coniglietta con uno dei suoi ampi sorrisi - Tutti i miei amici sono anche amici della mamma! E tu e Big ormai lo siete! -

     - Oh, sì! Siamo molto molto molto amici! - confermò Big con il gracidare del ranocchio a supportarlo.

     - Sarà divertente, vedrai! - continuò Cream - Prenderemo il tè con la mamma, cucineremo i biscotti insieme a lei, giocheremo… -

     E continuò ad elencare tutte le attività che avrebbero potuto svolgere insieme nella completa spensieratezza. Gli occhi di Tikal si velarono quasi inspiegabilmente di lacrime che si asciugò con le dita. Non appena la coniglietta se ne accorse si fermò e la guardò con espressione preoccupata.

     - Cosa c’è, Tikal? - chiese - Sei triste? -

     - No, piccolina, tutt’altro! - la rassicurò lei - Sono lacrime di commozione queste! Ho vissuto in solitudine per millenni per fare la guardia a Chaos e adesso mi ritrovo qui, nel verde e nella natura, con due splendide persone come voi! E’ tutto così… -

     Le parole furono rotte dal suo singhiozzare emozionato.

     - Non piangere, Tikal! - esclamò Big immusonito - Dobbiamo rimanere allegri! -

     - Non sono mai stata più felice! - li tranquillizzò l’echidna - Voi mi fate sentire come se fossi parte di una famiglia! Una bellissima famiglia! -

     - E’ quello che siamo! - disse Cream di rimando - Per me siete come una sorella e un fratello maggiore! Vi voglio tanto bene! -

     - Anche io, piccolina! - replicò Tikal - Con la tua allegria e la tua dolcezza sei capace di allietare chi ti sta intorno! Non cambiare mai! -

     E si strinsero in un affettuoso abbraccio, a cui Big partecipò con il suo solito fare irruento stringendole forte a sé e sollevandole da terra. Cheese e Froggy si unirono a loro modo schiamazzando allegri in una grande risata generale. In quel momento nessun pensiero sarebbe stato capace di turbare Tikal e, nonostante sapesse che dentro di lei si agitava una misteriosa energia, era consapevole che per il momento era solamente una parte di una piccola e affettuosa famiglia.


“Not so alone
look at me standing
here on my own again
up straight in the sunshine
no need to laugh and cry
it’s a wonderful wonderful life”

     Era tutto pronto. L’esuberante coccodrillo non vedeva l’ora di cominciare. Aveva preparato tutto con la massima cura e non stava più nella pelle al solo pensiero.

     - Sei sicuro che sia una buona idea? - gli chiese Espio scettico.

     - Sicurissimo! - rispose rassicurante il rettile - Ho sempre desiderato farlo ma non riuscivo mai a raccogliere il coraggio! Adesso o mai più! -

     - Wow! - esclamò Charmy eccitato - Ci sarà da divertirsi! -

     - Grazie per avere accettato di aiutarmi! - disse Vector con un calore affettuoso negli occhi - Significa molto per me! -

     - Come avremmo potuto rifiutare, muso verde? - replicò il camaleonte scherzosamente - Senza i guai che ci hai continuamente procurato l’agenzia detective Chaotix sarebbe stata una noia mortale! Consideralo un ringraziamento da parte nostra! -

     - Sì, Vector! - proseguì Charmy - Grazie di essere uno squamoso coccodrillo casinista e scombinato! -

     - Siete i migliori colleghi che un rettile potrebbe desiderare! - concluse Vector interpretando le parole dell’ape come un complimento.

     - Ok, siete pronti, ragazzi? -

     - Quando vuoi! -

     - E uno… e due… e un, due, tre quattro! -

     Espio impugnò le bacchette e cominciò a picchiarle con forza sulla sua batteria, facendo vibrare i piatti e i tamburi. Vector strinse tra le dita il suo plettro e diede vita al suo inimitabile assolo di chitarra, con il microfono posizionato a pochi centimetri dalla sua bocca. Charmy li seguiva, divertendosi un mondo a suonare la tastiera.


“There’s… there’s… there’s… Team Chaotix”

     Una voce profonda ed intonata spuntò fuori dai polmoni di Vector… una voce carica di sentimento e di passione musicale, mentre chiudeva gli occhi lasciandosi trascinare dalle note della sua canzone e vibrava le corde della sua chitarra elettrica.


“Once upon a time you could be a bad guy
And you'd live to see another day
But now you'd never manage- boy, you'd be brain-damaged
Just to think that you could get away”

     Ecco che intonava la seconda strofa. Molti passanti si stavano fermando, incuriositi da quel palchetto improvvisato su cui un bizzarro trio stava suonando una canzone dal ritmo rock trascinante. Ben presto un capannello di curiosi si fermò ad ascoltare, accalcandosi sotto il palco e battendo i piedi al suolo per seguire il motivo. Vector si sentì incoraggiato e, con un cenno di intesa ai suoi compagni, continuò a cantare sempre più disinvolto.


“The power has arrived in a dream team
A force where one and one makes three
And when the trail's gone cold and the lies have been told
This crew'll find what you can't see”

     Era arrivato il momento del “bridge”. Espio e Charmy sorridevano felici, incoraggiati dalle note e dal pubblico costantemente in aumento, mentre seguivano l’esuberanza di Vector che li stava contagiando.


“Yeah, danger hides when the hyper bee flies
And the ninja stars fly too
The muscle is Vector, the karma collector
And he's sworn to fight for you”

     Assolo di chitarra. Il coccodrillo era raggiante. Tutto era pronto per il ritornello. E il trio in coro…


“Team Chaotix- They're detectives you want on your side
Team Chaotix- Their directive's tracking down your crime
Come along for the ride
The truth can run but not hide for long- the game is on... now!”

     - Non c’è male come pubblicità! - commentò Espio divertito cercando di farsi sentire dai suoi compagni superando la musica.

     Vector non era più in sé dalla gioia. Ballava e strepitava sul palco insieme alla sua chitarra e al suo microfono, come una perfetta rockstar. Quando la canzone sarebbe terminata si sarebbe inchinato per ricevere i meritati applausi… ma – che smacco – quello che avrebbe ricevuto, e che avrebbe costretto il trio ad una fuga repentina, sarebbero stati pomodori a profusione lanciatigli addosso dalla folla per aver disturbato la quiete pubblica!


“It’s a wonderful wonderful life”

     Di certo nessuno di loro avrebbe dimenticato quella giornata in cui avevano potuto trascorrere del tempo in pace con loro stessi, esaudire i loro desideri nascosti e godere dei frutti del regno incontaminato in cui vivevano e che, probabilmente, non avevano saputo apprezzare appieno prima di quel momento. Ma come ogni favola, incanto o gioco che si rispetti, prima o poi finisce. Ed il termine, invece di essere sancito da un orologio che scandisce la mezzanotte, fu segnalato dal disco solare, diventato di un rosso intenso in procinto di calare per far posto al vespro, nel più spettacolare e colorato tramonto che si era mai visto.


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Esterno Techno Base – Giorno 7 (Ore 20:30)

     Sonic ed Amy furono i primi ad arrivare nel sito ancora ricoperto di cenere e ferraglia. Rimasero in silenzio, in attesa che arrivassero gli altri, osservando le sfumature rosso-oro del calare del sole fare spazio a quelle nere-bluastre della sera. Poco dopo sentirono arrivare Tails e Knuckles, ridendo e scherzando, tenendosi un braccio sulle spalle dell’altro in un amichevole chiacchiericcio. Non appena notarono la presenza dei due ricci, si avvicinarono e sorrisero loro con fare d’intesa. Passò qualche altro minuto, e arrivarono Shadow e Rouge, seri e pronti alla battaglia. Cream, Big e Tikal seguirono poco dopo. I loro visi sereni servivano a mascherare la loro tensione. I Chaotix furono gli ultimi a presentarsi, curiosamente sporchi di salsa di pomodoro in più punti, ma avevano tutta l’apparenza di essersi divertiti.

     - Ci siamo tutti! - disse Sonic soddisfatto - Non ci speravo che sareste tutti tornati! -

     - Non vorrai mica prenderti tutto il divertimento da solo, blue boy! - replicò Vector mostrandogli il pollice alzato.

     - Abbiamo cominciato tutti insieme! - proseguì Rouge con fare distaccato - E tutti insieme finiremo nella tomba! -

     - Quando si parla di ottimismo… - disse Knuckles con ironia.

     - Siete tutti pronti? - domandò Sonic in un ultimo tentativo - Siete decisi ad andare fino in fondo? -

     - Siamo con te fino alla fine! - dichiarò Tails.

     - Fino alla fine ed oltre! - gli fece eco Amy.

     - Affronteremo il peggio! - ribadì Shadow - E’ ora che quei vermi paghino caro! -

     - Cream… anche tu, sei sicura? - insistette Sonic.

     La coniglietta sorrise con fare incoraggiante.

     - Va tutto bene, Sonic! Sono pronta anch’io! E poi il mio fratellone e la mia sorellina avranno cura di me, vero? -

     Big e Tikal annuirono con un sorriso. Sonic tirò un sospiro di sollievo.

     - Allora siamo tutti d’accordo! - disse il riccio - Combatteremo tutti insieme… e se moriremo… moriremo insieme! -

     Tese la mano in avanti. E tutti gli altri seguirono ponendo le proprie sulla sua, in un gesto che simboleggiava l’unione della squadra.

     - Mi dispiace interrompere questo toccante momento! - suonò all’improvviso una voce disgustata.

     L’intero gruppo si voltò e vide, con stupore, il volto ghignante del dottor Eggman che oscillava lentamente a bordo del suo Egg Drive. Scattarono tutti all’indietro come se fossero stati in piedi sui carboni ardenti, e si misero in guardia.

     - Hai ancora il coraggio di far vedere il tuo brutto muso, testa d’uovo? - disse Sonic aggressivo.

     - Oh-oh! - replicò Eggman stranamente calmo - Anch’io sono contento di vedere che stai bene, amico mio spinoso! -

     - Sì, raccontane un’altra, Eggman! - esclamò Knuckles irritato - Che altro stai tramando? -

     - Oh, suvvia! Perché dovrei portare rancore verso di voi? In fondo avete solamente distrutto il lavoro di una vita e disintegrato i sogni di dominio dai quali ero lontano solo un passo! -

     Un tempia pulsava sulla fronte del dottore che cercava palesemente di mantenere il controllo dei nervi.

     - Allora che cosa vuoi? - riprese Espio - Non abbiamo tempo da perdere con te! -

     - Vado subito al dunque! - replicò Eggman infastidito - Sebbene abbiate ostacolato con tutte le vostre forze l’alba dell’Eggman Empire, preferendo evidentemente essere spazzati via, ho intenzione di mettere il mio impareggiabile genio al vostro servizio! -

     Non potevano credere alle proprie orecchie. Il dottore chiedeva spontaneamente a loro un’alleanza?

     - Dacci un solo buon motivo per cui dovremmo fidarci di te, doc! - disse Sonic.

     - Touchè, Sonic! Neanche io mi fiderei di me stesso, ma nelle attuali circostanze preferisco di gran lunga dare una mano ai miei acerrimi nemici piuttosto che vedere qualcun altro annientarli e soprattutto togliermi l’occasione di fondare il mio impero! -

     Il riccio blu era indeciso. Anche il resto del gruppo sembrava perplesso da quella strana proposta. Eggman attendeva impaziente, con il gomito appoggiato al bordo della navicella, divertendosi dell’indecisione del suo rivale.

     - Tic tac, tic tac, Sonic! Il tempo scorre e se non ci diamo una mossa né tu né io ne trarremo vantaggio! -

     In effetti stavano sprecando minuti preziosi. La sera era ormai quasi arrivata.

     - Va bene, Eggman! - decise infine - Puoi venire con noi, ma è inutile ricordarti che se ci giocherai qualche tiro mancino non la passerai liscia! -

     - Raffredda i tuoi bollori! - rispose ghignando - Questa sera sono davvero in vena di gesta eroiche! -

     - E’ ora di andare, Sonic! - disse Tails con tono terribilmente serio.

     Il riccio blu annuì.

     - Coraggio, ragazzi! Andiamo a prendere a calci qualche perfido sedere! -

     Si diressero in silenzio ai propri posti, per raggiungere i loro mezzi di trasporto e prepararsi a partire. Ad un certo punto, Knuckles si sentì afferrare il braccio e si voltò per vedere il viso immusonito di Rouge. Era quasi contratta in una smorfia di insofferenza e sembrava costargli molto sforzo dire quello che intendeva dire.

     - Cerca… di non morire! - disse infine con lo sguardo basso - Tu… non sei spiacevole ai miei occhi! -

     L’espressione di Knuckles sarebbe stata la stessa che avrebbe assunto se Magorian si fosse messo a distribuire caramelle saltellando.

     - Questo cosa vorrebbe dire? - rispose l’echidna apparentemente indispettito, ma con animo trepidante.

     - Che… mi preoccupo per te! Ma non cercare significati nascosti, afferrato? -

     - Afferrato! - confermò Knuckles trattenendo a fatica un sorriso - Allora… ehm… cerca di non morire nemmeno tu! -


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Holy Summit – Ultimo Giorno (Ore 22:00)    

     La luna era ormai completamente visibile nel cielo notturno. Un vento freddo spirava sui terreni di Holy Summit, un altopiano che dominava su tutta Mystic Ruins dal quale si poteva scorgere benissimo ogni rovina e ogni antica costruzione sopravvissuta in parte alla furia del tempo. Quale scenario migliore per la sua rinascita? Quale posto poteva simboleggiare meglio quanto fosse superiore, più in alto rispetto a tutta l’immondizia che lo circondava? Aveva tollerato fin troppo la nauseante presenza di una tale forma di vita così insignificante, così primitiva ed involuta, così indegna di calpestare il suolo di un pianeta ricco di bellezza. Finalmente aveva tutto quello di cui aveva bisogno per cancellare una volta per tutte il sudiciume che albergava nel mondo.

     - E’ ora! - mormorò cercando di contenere la sua immensa soddisfazione.

     I suoi quattro agenti erano dietro di lui, evidentemente tesi perché non sapevano bene che cosa aspettarsi. Entrambi stringevano tra le mani due Chaos Emeralds, ad eccezione di Getara che ne impugnava uno, tenendosi appoggiato con l’altra mano allo scintillante Master Emerald.

     - Preparatevi! - ordinò Magorian perentoriamente.

     - Perché mi sono dovuto portare in spalla questa stupida pietra gigante? - si lamentò Getara - Non avremmo potuto distruggerla? -

     - Non voglio rischiare di scatenare le ire della creatura del Chaos! Non ci devono essere interruzioni stavolta! E poi potrebbe sempre tornarci utile! -

     Negli occhi di Magorian brillava una luce folle, inquietante. Sollevò la sua Gemma che brillò per un attimo illuminando lo scenario notturno. All’improvviso si sentì un forte rumore di roccia infranta e sette altari di pietra spuntarono agli angoli del piazzale. Erano a forma di mano a cinque dita artigliate.

     - E’ il momento! Posizionate i Chaos Emeralds sugli altari e la cerimonia avrà inizio! -

     Il suo sguardo era fermo e indiscutibile. Fulminava i suoi agenti nel momento ultimo in cui dovevano dimostrare la loro fedeltà, facendo contemporaneamente capire loro a che guai sarebbero andati incontro ad un solo passo falso.

     Getara fu il primo a muoversi, avvicinandosi piano ad una delle are e collocandoci sopra lo smeraldo viola. Seth e Levine seguirono immediatamente dopo, posizionando le gemme silenziosamente sotto lo sguardo attento del loro aguzzino. Non rimaneva che Drake. Rimirava con sguardo assente gli smeraldi bianco e rosso.

     - E’ il tuo turno, Drake! - lo richiamò Magorian nervoso - Vai a posizionare i Chaos Emeralds! -

     Il cuore del lupo batteva forte. Cominciava stranamente a sentire caldo sotto la sua armatura, ma com’era possibile?

     - Drake! -

     Era il momento di fare una scelta?

     - Ho detto… -

     Cosa avrebbe dovuto fare?

     - … vai… -

    Essere uomo?

     - … a posizionare… -

     Essere lupo?

     - … quei maledetti… -

     Essere schiavo?

     - … Chaos… -

     Essere libero?

     - … Emeralds! -

     - NO! -

     Un silenzio di tomba piombò sull’altopiano.

     - Che cosa hai osato dire? - sibilò Magorian quasi come se stesse sputando veleno.

     - Ho detto no! - ringhiò Drake con più coraggio di quello che se ne sentisse.

     Afferrò il suo elmo e con rabbia lo gettò in terra, mostrando il suo volto e i suoi occhi lupeschi nei quali era dipinta una cieca determinazione.

     - Ho smesso di essere il tuo burattino! Non riuscirai più a farmi sentire quello che non sono! Io sono un lupo! Sono parte di questo mondo! Parte di ciò che odi! E non potrai mai più reprimermi! Mai più! -

     Respirava affannosamente. Aveva fatto una scelta. Doveva affrontarne le conseguenze.

     - Molto bene! - replicò Magorian con tono piatto.

     Successe in un lampo. Un movimento repentino della sua mano. Un fiotto di luce che sgorgava dalle sue dita. Un orrendo gemito di dolore. Il raggio che colpiva l’armatura perforandola e trapassando chi la indossava da parte a parte. Una macchia rossa di sangue. Gli smeraldi che rotolavano fuori dalle sua mani.

     Drake si accasciò a terra, mentre lo shock e la consapevolezza di essere stato attraversato da un colpo letale in pieno petto lo assaliva. Si premeva un mano sulla ferita, cercando di fermare l’emorragia. Si sentiva sempre più debole.

     - Che tristezza, Drake! Vedere una nauseante palla di pelo come te contorcersi in preda al dolore è terribilmente pietoso! Tuttavia, ti ringrazio di avermi fornito il pretesto perfetto per liberarmi di te! Non che ne avessi bisogno… ma questo ha reso le cose incredibilmente più semplici! Pulito e secco! Senza dover sprecare fiato in snervanti spiegazioni! -

     - P… perché? - balbettò il lupo ferito a morte.

     Magorian spalancò il palmo della mano. Un onda vibrante si generò dalla sua pelle colpendo Drake e facendolo rotolare sul terreno, pericolosamente vicino al ripido pendio. L’arida terra si sporcò di rosso.

     - Puoi arrivarci anche con il tuo cervello primitivo! - disse l’uomo malignamente, chinandosi per trovarsi faccia a faccia con la sua vittima distesa agonizzante - Tutti quegli anni passati a sopportare i tuoi piagnistei, a sopportare il tuo volto, la tua presenza, sporca belva pelosa! Solo a pensarci mi si torcono le budella! Mi sei stato utile fino a questo punto… ma per quanto mi riguarda adesso puoi rantolare insieme a quelli della tua sudicia specie e sparire per sempre! -

     Afferrò il suo capo prendendolo per la collottola. Avvicinò la sua faccia a poca distanza dalla propria, in modo che potessero guardarsi dritto negli occhi.

     - E già che ci siamo… lascia che ti sveli un mio piccolo segreto! Ho ucciso io i tuoi genitori… e ho goduto di ogni singolo momento alla vista dei loro occhi moribondi implorare pietà! -

     Parole che rimbombavano all’interno della sua testa. Parole che gli trafiggevano il cuore con il loro sconvolgente significato. Parole che scuotevano terribilmente la sua psiche. Parole che fluivano nelle sue vene come veleno. Parole che raggiungevano i suoi muscoli, che rivitalizzavano i suoi arti, rinforzavano le sue membra, gli donavano nuova forza, un’unica, pura, semplice ragione per rimanere in vita quel tanto che bastava a conseguire la vendetta!

     - NOOOOOOOO!!!! -

     Drake, con una forza innata, balzò in alto, ululando alla luna, scaraventando lontano Magorian, infiammando le sue mani come fiammiferi impazziti, piombando su quel mostro dal volto umano in modo da ghermire, tranciare, mordere, distruggere la carne di ogni suo centimetro di corpo. Il suo cervello completamente offuscato dalla rabbia e dal desiderio di rivalsa poté registrare un’ultima immagine: la Gemma dell’Occulto che brillava scagliando un lampo di luce nera e percuotendolo allo stomaco. Una scarica elettrica lo attraversò, interrompendo il suo volo a mezz’aria, scaraventandolo dolorosamente al suolo, facendolo rotolare lungo il pendio in fondo al quale giacque inerme e privo di vita.

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     Delle nubi temporalesche si stavano raccogliendo nel cielo stellato, oscurando la luce lunare e preannunciando l’inizio del finimondo.

     - Idiota! -

     Magorian raccolse i due Chaos Emeralds e li fece fluttuare al proprio posto sugli altari.

     - Tanta energia buttata al vento! -

     L’uomo si voltò verso i suoi rimanenti tre agenti, che avevano assistito all’intera scena con gli occhi sgranati.

     - Ah! - esclamò come se li avesse visti per la prima volta - E naturalmente ci siete voi! -

     Il suo sguardo incontrò quello di Getara, che tremava impercettibilmente da capo a piedi. Rapidamente, Magorian mise mano alla gemma e un campo di forza violetto si strinse attorno al suo obiettivo, impedendogli qualunque movimento.

     - Mio viscido rettile strisciante! - disse con un tono tremendamente gelido - Quante volte ho dovuto tollerare i tuoi fallimenti, le tue occhiate velenose e i tuoi pensieri taglienti come lame! Tu, talmente arrogante, da pensare di poterti paragonare a me! L’intelligenza non è mai stata il tuo forte, vero? Crearti si è rivelato essere solamente un fastidioso impiccio! -

     - Non… puoi… non… devi… - mormorò Getara digrignando i denti nello sforzo di muovere un muscolo.

     - Ciò che non posso o non devo ho paura che non stia a te deciderlo! Salutami i vermi quando danzerai insieme a loro nella tua tomba! -

     Un flash abbagliante e Getara the lizard fu proiettato, urlante, giù per l’altopiano sparendo definitivamente alla vista.

     Levine e Seth rimasero in guardia quando l’uomo rivolse la sua attenzione verso di loro. Il suo sorriso non poteva essere più trionfante.

     - Niente da dichiarare prima che anche voi siate spediti all’altro mondo? -

     - Razza di grottesco vampiro! - sbraitò Levine con i pugni che le tremavano per la collera - Non provare a prendermi per un Getara qualsiasi! Era fin troppo chiaro che arrivati a questo punto ti saresti liberato di noi! -

     - Una volta che questa brillante deduzione ti ha illuminato non ti sei resa conto che non c’è niente che avresti potuto fare per evitarlo? -

     - Ho preso le mie precauzioni! -

     La farfalla scattò al fianco di Seth, stranamente sicura di sé.

     - Seth mi proteggerà! - dichiarò solenne.

     - Come può difenderti qualcuno che non può neanche salvaguardare sé stesso? - chiese Magorian ghignando.

     - Non puoi fare del male a Seth, lo sai bene! - replicò Levine per poi rivolgersi allo sciacallo - Diglielo anche tu! -

     Ma lui non sembrava affatto intenzionato a proferire alcunché. Squadrò la farfalla con le sue iridi di acciaio e lei, in quello stesso istante, comprese come si sarebbero sviluppati gli avvenimenti e fu presa da un vibrante terrore.

     - Sporco doppiogiochista! - inveì contro Seth, per niente intenzionato ad aiutarla - Infame bast…-

     Il potere psichico dello sciacallo le paralizzò i muscoli facciali, impedendole di terminare la frase. Venne sollevata piano dal terreno e tenuta a mezz’aria fluttuando.

     - Spiacente, ragazzina! - proferì prima di chiudere la mano a pugno e scagliarla, come i due agenti prima di lei, lontano dalla sua vista e giù dall’altopiano.

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     - E così siamo rimasti in due! - esclamò Magorian ridacchiando.

     Seth non era per niente intimorito.

     - Dimmi! - proseguì l’uomo - Per quale motivo quello stupido insetto credeva che non potessi farti del male? -

     - Hai la memoria corta, Magorian! - replicò Seth tranquillamente a braccia conserte - Ricordi il giorno in cui mi donasti questi poteri? Eri consapevole di stare creando il tuo agente più potente! E pensasti bene di prendere alcune misure di sicurezza per evitare che la tua stessa creazione si rivoltasse contro di te! -

     - Verissimo! - confermò l’uomo senza smettere di sorridere.

     - Producesti il legame psichico che tutt’ora ci collega… un legame molto particolare, che tiene fuse le nostre menti e i nostri corpi! Me ne parlasti tu stesso! Il collegamento fa in modo che io non possa farti del male senza che lo senta anch’io... non posso ucciderti senza che muoia anch’io! E lo stesso vale viceversa! -

     Lo sciacallo era convinto di essere in una botte di ferro. Quello che non si aspettava era di vedere Magorian prorompere in una fragorosa, gelida e affilata risata, al termine della quale lo squadrò con tutta la perfidia di cui era capace.

     - Dunque Levine era venuta a conoscenza del nostro legame psichico e pensando che io non avrei osato toccarti ha cercato di convincerti a proteggerla quando prevedeva che vi avessi tradito! Non male come piano, lo devo ammettere! Presenta solo un piccolo errore di calcolo! -

     - Che sarebbe? -

     - Non ha considerato la tua immensa stupidità! - affermò Magorian sprezzante.

     Lo sciacallo tese le orecchie e, per la prima volta, un’ombra di dubbio apparve sul suo volto sicuro.

     - Povero, povero, Seth! Hai ancora molto da imparare su di me! E’ vero, per via del nostro legame tu non puoi farmi del male… ma non ho mai detto che valesse anche il contrario! -

     Un pugno in pieno volto avrebbe sortito lo stesso effetto su di lui che, per la primissima volta, cominciò seriamente a temere per la sua vita.

     - Di cosa vai blaterando! E’ un collegamento… -

     - Non tutti i collegamenti sono biunivoci! Sul serio pensavi che avrei accettato di spartire la mia mente e di affidare la mia vita nelle mani di una creatura immonda come te? Ti facevo molto più acuto, Seth! Quella che consideravi un’assicurazione sulla tua salvezza si è rivelata solo una farsa! Come ci si sente? -

     Lo sciacallo ringhiò ferocemente. Lo zaffiro sulla sua fronte splendette sinistro. Gocce di pioggia cominciarono a bagnare il suo folto pelo nero, mentre squadrava con rabbia l’uomo di fronte a lui.

     - Posso ancora sconfiggerti! - disse con le mani lucenti di azzurro - Non sottovalutare i miei poteri! -

     - E tu non sottovalutare i miei! - replicò Magorian puntandogli repentinamente il dito contro.

     Un fascio di luce venne proiettato dal suo polpastrello per colpire lo sciacallo sullo sterno, rendendogli impossibili i movimenti.

     - Ciò che ti ho donato posso riprendermelo con altrettanta facilità! - affermò l’uomo facendo levitare la sua vittima come aveva fatto con gli altri agenti - Ammetto comunque che ti sei dimostrato molto utile nella ricerca dei Chaos Emeralds, ed io non mi dimentico di chi mi ha aiutato! Per dimostrarti la mia gratitudine ti farò questo regalo: dopo la mia trasformazione sarai l’unico a cui concederò una morte rapida e indolore! -

     Sghignazzò di gusto, compiaciuto dal suono delle sue minacce, e senza che Seth potesse fare nulla, scaraventò anche lui giù dal ripido altopiano mentre la fine pioggia gli bagnava i capelli argentati e il rombo dei tuoni raggiungeva le sue orecchie.

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     Ormai la pioggerellina si era trasformata in un violento temporale. Il vento gelido soffiava impetuoso, lo scroscio d’acqua si abbatteva sul terreno trasformandolo in fanghiglia, i tuoni e i lampi infuriavano tra i banchi di voluminose nubi scure in un autentico pandemonio. Era come se il pianeta si stesse preparando ad affrontare la minaccia incombente, manifestando la propria furia e il proprio terrore.

     Magorian era pronto. I sette Chaos Emeralds illuminavano il buio scenario temporalesco brillando comodamente adagiati sui loro altari. L’uomo si pose al centro dello spiazzale, respirando velocemente, elettrizzato per quello che stava per accadere.

     - Fermo! - si sentì una voce arrivare alle sue spalle.

     Magorian si girò per osservarne il proprietario e si stupì quando notò arrivare Sonic, seguito dal resto della sua banda, da un biplano blu, da una macchina verde e dal supporto volante di Eggman.

     - Troppo tardi, Sonic! - esclamò Magorian. Le sue pupille lampeggiavano di un bagliore di follia - Questa volta dovrai rassegnarti al destino! Non puoi battermi! Il destino ha voluto donarmi questi grandi poteri perché potessi usarli per cancellare gli esseri inferiori come voi! E’ arrivata l’ora della resa dei conti! Ci vediamo all’inferno! -

     Senza dare modo ai suoi avversari di replicare, sollevò in alto la sua Gemma dell’Occulto. Dei raggi di luce colorata sgorgarono dai sette Chaos Emeralds e si ricongiunsero nella pietra stretta tra le dita di Magorian. La Gemma assorbì l’energia a sua disposizione prosciugando gli smeraldi di ogni goccia di potere e acquisendo una luminosità bianca candida. I Chaos Emeralds caddero dai loro sostegni, diventati ormai delle fredde pietre colorate prive di qualunque bagliore. Sonic stava per gettarsi a capofitto contro il nemico, ma quello che vide gli raggelò il sangue nelle vene.

     Dopo aver tirato un respiro profondo, Magorian spalancò la bocca ed ingoiò la pietra bianca luminescente, inghiottendola come una caramella. Dall’espressione deformata che assunse sembrava quasi che stesse ingoiando il fuoco puro. Si tenne la pancia quando cominciò a sentire un acuto bruciore. Si inginocchiò al suolo, scosso dalle convulsioni, e digrignò i denti per l’intenso dolore. I suoi vestiti si lacerarono quando il suo corpo cominciò ad espandersi, le sue carni si gonfiarono e la sua pelle si sciolse come cera. L’epidermide assunse una colorazione blu squamosa. Le sue braccia rachitiche crebbero fino a diventare grandi quanto delle travi, munite di tre lunghe dita artigliate. Le sue gambe vennero risucchiate all’interno del corpo per essere sostituite da due esili lembi di carne dalla funzione ignota. Il torace gli si allargò paurosamente, diventando muscoloso e scolpito, ricoperto da uno strano guscio argentato. La trasformazione della sua testa fu talmente ripugnante che chiusero gli occhi per non guardare. Il capo gli si gonfiò come un palloncino e i suoi lineamenti sparirono mentre la scatola cranica e i muscoli facciali si dilatarono per assumere una nuova collocazione. Il risultato fu assolutamente tremendo: un grosso volto triangolare con due protuberanze a ridosso delle tempie, una bocca enorme munita di affilatissimi denti e grondante saliva, due sottili occhi gialli e una fronte larga e spaziosa. Dalla larga schiena a scaglie spuntavano un paio di ampie ali di pelle.

     Sonic e gli altri indietreggiarono alla vista del mostro che, non prima di aver emesso un ruggito spaventoso, dispiegò le ali e prese il volo per tuffarsi tra le nubi del temporale e sparire alla vista.

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     Scioccati per quello che avevano visto, rimasero tremanti e con il cuore palpitante sotto la pioggia incessante, incapaci di scuotersi dal torpore e di fare alcunché.

     - Il Master Emerald! - esclamò Knuckles arrampicandosi velocemente sull’altopiano per raggiungere la gemma verde.

     Ne tastò la superficie per constatarne le condizioni.

     - E’ ancora tutto d’un pezzo, per fortuna! -

     Un tuono particolarmente violento li fece trasalire.

     - E’ finita! - disse Tails demoralizzato - Adesso niente potrà più fermarlo! Abbiamo fallito! -

     - Non è ancora detta l’ultima parola! - esordì Tikal con fare deciso raggiungendo Knuckles.

     Raccolse uno per uno i Chaos Emeralds privi del consueto scintillio e li consegnò uno ad uno a Tails, Amy, Rouge, Cream, Big, Vector ed Espio.

     - Magorian ignora che gli smeraldi sono più di quanto sembrino in realtà! - proseguì l’echidna con un tono di voce rassicurante - Il Chaos non è solo fonte di distruzione e confusione! Riesce a trasformare i nostri pensieri in potere… e finché nella nostra mente e nel nostro cuore albergherà la speranza, saremo sempre più potenti di lui! Giusto? -

     Non avevano ben capito a chi Tikal si stesse rivolgendo. Dalla base del Master Emerald cominciò a colare un fluido azzurro denso e gelatinoso. Lo strano liquido fluì copioso sul terreno bagnato e si ricompattò rapidamente per delineare una figura antropomorfa che alcuni di loro conoscevano bene... corpo spesso e vischioso, luminosi occhi verdi, poco più alto di loro.

     - Io, Chaos e Knuckles risveglieremo il Master Emerald! - disse Tikal guardando affettuosamente la creatura che annuiva piano con la testa - Se la vostra speranza non è ancora estinta, riusciremo a trasformarla in energia… e i Chaos Emeralds torneranno a nuova vita! -

     Senza aggiungere altro, Tikal, Chaos e Knuckles si disposero ai tre angoli del gioiello. Levarono le mani al cielo e, concentrandosi a fondo, recitarono l’antica formula.

     - I servitori sono i sette smeraldi… il nostro cuore intensifica il loro potere… il Chaos è potere… potere arricchito dai nostri cuori… ti preghiamo, Master Emerald, dona ai Chaos Emeralds nuova vita! -

     All’interno delle sette pietre esplose una luce abbagliante, talmente forte da costringerli a coprirsi gli occhi. Fluttuarono via dalle loro mani, riattivati dalla loro speranza che non si era ancora spenta. In un bellissimo spettacolo di colori, i Chaos Emeralds rotearono piano attorno al Master Emerald, più vivi e scintillanti che mai. Un moto di sollievo e di conforto si levò dal gruppetto.

     - Come possiamo sconfiggere Magorian? - si domandò Sonic.

     - Il… cuore… - mormorò una voce debole alle loro spalle.

     Nella fanghiglia era accasciato quello che sembrava un fagotto tremante, fradicio e sporco. Si avvicinarono e si accorsero che si trattava di un moribondo Drake, che si premeva una mano su di una profonda ferita, pallido come un cencio.

     - Colpiscilo… al petto… - disse gemendo per lo sforzo - In direzione del cuore… o almeno… nel punto in cui dovrebbe esserci… -

     Sonic si chinò ad aiutarlo, mosso da compassione. Tikal gli fu subito accanto e cercò di rappezzarlo come poteva in modo da tenerlo in vita.

     - Hai fatto la scelta giusta alla fine! - disse Sonic con tono tranquillo - Vedi di non andartene! Abbiamo ancora un conto in sospeso a suon di pugni da regolare, cagnolone! -

     Drake tossì forte, ma dal suo debole sorriso il riccio blu poteva interpretare un segno di assenso.

     - Sai cosa dobbiamo fare adesso! - esclamò Shadow avvicinandosi con fare serio e richiamandolo.

     Sonic annuì e, insieme al suo sosia, arrivarono in prossimità del Master Emerald. I sette smeraldi che volteggiavano sopra di loro fluttuarono più in basso fino ad arrivare ad orbitare intorno a loro… sempre più velocemente… finché non si fusero con i loro corpi producendo un flash abbagliante di luce dorata… Sonic e Shadow non si riconoscevano quasi più… la loro pelle era diventata color dell’oro, avvolti da un alone luminoso e da un mistico potere che scorreva loro nelle vene… sentivano quella familiare sensazione di onnipotenza crepitare loro in ogni minima cellula della loro struttura… era arrivato il momento…

     I due super-ricci si voltarono verso i loro compagni. I loro sguardi commossi e malinconici brillavano sotto la pioggia. Tails fu il primo ad avvicinarsi a Sonic e ad abbracciarlo forte mentre faticava a reprimere le lacrime.

     - Siamo tutti con voi, Sonic! - disse con voce rotta - Andate e tornate da campioni! -

     - Sei sempre stato più bravo di me a fare l’eroe, blu! - seguì Knuckles dandogli una pacca sulla spalla - Fate a pezzi quel mostro orrendo! -

     - Gli darò un calcio nel sedere anche da parte tua, Knuckster! - replicò Super Sonic senza abbandonare il suo ironico sarcasmo.

     - Che il cielo vi protegga, amici miei! - intervenne Tikal - Pregheremo per voi da qui! -

     - Sì, facciamo tutti il tifo per voi! - dissero Big, Cream e Charmy ad una voce.

     - Buona fortuna, ragazzi! - proferì Espio inchinandosi in segno di rispetto.

     - E non dimenticate di far pagare a quel grottesco cialtrone per ogni suo misfatto! - concluse Vector.

     - Bè, cosa dire, Sonic, Shadow! - si intromise il dottor Eggman - Tutte le nostre speranze sono riposte nei vostri corpicini spinosi! Cercate di non essere schiacciati, quell’onore spetta solo a me! -

     - Grazie di averci aiutato, doc! - replicò Super Sonic sorridendo in risposta al ghigno del dottore.

     - Cercherò di dimenticarlo il più in fretta possibile! -

     - Fa attenzione, zuccherino! - disse Rouge mogia - Quando avrai vinto la battaglia vienimi a trovare così mi racconti tutto! Ricorda che non è educato far aspettare una bella ragazza! -

     - Non me ne scorderò! - le assicurò Super Shadow.

     Era arrivato il momento di parlare con Amy, la quale era rimasta in disparte durante gli ultimi saluti con un’espressione indecifrabile. Super Sonic sapeva che doveva dirle qualcosa prima di andare, ma che cosa? Non voleva suonare né troppo melodrammatico né troppo banale. Sarebbe stato meglio allontanarsi senza proferire parola? Detestava l’indecisione e la confusione che quel sentimento non faceva altro che arrecargli.

     - Ascolta, Amy! - iniziò il riccio facendo febbrilmente lavorare il cervello.

     - No! - lo interruppe lei con le lacrime che le premevano agli angoli degli occhi - Qualunque cosa tu possa dire suonerebbe come un addio! Ricorda solo che hai promesso che alla fine di tutto questo saremmo andati lontano, solo tu ed io! -

     - Ed è una promessa che intendo mantenere! - rispose Super Sonic prendendole delicatamente la mano e intrecciando le proprie dita con le sue.

     Si guardarono per un istante. Comunicarono in silenzio. A livello inconscio.

     - Fallo secco! - concluse Amy con un luccicone che le colava sulla guancia.

     Super Sonic l’asciugò con il pollice per poi strizzarle l’occhio e allontanarsi. Con un’ultima occhiata ai loro compagni di avventure, Super Sonic e Super Shadow sfrecciarono verso il cielo fendendo le nuvole.


EPILOGO

“Don't care what you're thinking,
As you turn to me,
Cause what I have in my two hands
Is enough to set me free”

     Il mostruoso essere alato stava sorvolando l’intero pianeta alla ricerca dei primi obiettivi su cui scaricare la sua furia cieca. Non si sarebbe aspettato di vedere due lampi dorati che attraversavano il banco di nuvole tempestose per colpirlo dolorosamente allo stomaco e trascinarlo, con una forza inaudita, ancora più in alto. L’attrito con l’atmosfera gli bruciava sulla pelle squamosa mentre i due esseri lo stavano lentamente spingendo verso lo spazio aperto. Con un ruggito feroce e un rapido movimento, si scostò dalla traiettoria del loro attacco e si allontanò. Il freddo pungente del desolato spazio aperto gli riempì i polmoni.

     I due lampi di luce gli si posizionarono di fronte. Erano due ricci dalla pelle dorata che brillavano nel buio come due stelle. All’improvviso si fiondarono entrambi contro di lui, ad una velocità pazzesca, per poi colpirlo nuovamente sul torace. Rimbalzarono sul suo corpo ripetutamente, percuotendo ogni parte che gli era possibile raggiungere. La creatura ruggì nuovamente ed utilizzò le braccia possenti per chiudersi a palla e proteggersi dagli attacchi. Ad una nuova carica dei due porcospini, agì più rapidamente e li ghermì con i suoi artigli, tenendoli stretti nei pugni in modo da stritolarli. Quando riuscì a racchiuderli sentì un forte bruciore sulle mani. Stavano roteando all’impazzata, screpolandogli la pelle.


“I could fight the feeling
To resist it over time
But when it's just too much to take
You sneak up from behind”

     Il mostro li gettò via prima che riuscissero a spellargli le mani e li guardò con rabbia. I suoi nemici tornarono alla carica, ma questa volta era pronto. Spalancò le fauci ed eruttò un getto di fiamme azzurre che li investì in pieno. Sarebbero dovuti finire abbrustoliti, ma vennero fuori dalla vampata solo lievemente indeboliti.

     La lotta proseguì accanita. Quei due ricci erano fastidiosi come mosche e altrettanto sfuggenti. Tuttavia i loro attacchi ripetuti riuscivano scarsamente a scalfire la sua spessa epidermide. Non ci avrebbe messo molto a liberarsi di loro.


“Like a million faces
I've recognized them all
And one by one they've become
A number as they fall”

     Super Sonic e Super Shadow stavano facendo del loro meglio per indebolire la creatura, ma sembrava davvero invulnerabile. Non erano sufficientemente forti per trapassarla da parte a parte come facevano alle macchine del dottor Eggman. La sua spessa pelle a scaglie era dura come il diamante e dalla sua bocca era in grado di emettere una vasta gamma di attacchi fulminanti. I raggi di energia che sparava erano in grado di paralizzarli e di renderli un facile bersaglio, le onde sonore che produceva erano capaci di stordirli e i suoi artigli fungevano da perfetta arma fisica. Nonostante fossero invulnerabili, erano consci che il potere fornito loro dai Chaos Emeralds non sarebbe durato a lungo, e se avessero esaurito le energie sarebbero stati condannati… e tutto il pianeta con loro.


“In the face of reason
I can't take no more
One by one they've all become
A black mark on the floor”

     Potevano quasi sentirli. I cuori delle milioni di vite che pulsavano nel loro mondo battere all’unisono per loro, milioni di anime unite insieme a loro nella speranza. Dovevano continuare… per loro ed il loro futuro.


“Is it me, you say, you're looking for
Let me show you who I am and what I'm here for... here for...”

     - Non ci porterà a niente un attacco ripetuto! - esclamò Super Shadow affaticato - Ci vuole un colpo potente diretto! Dritto al petto, dove ci ha indicato Drake! -

     La creatura ruggiva incollerita. Guizzi di luce violetta si stavano raccogliendo nella sua gola.

     - Qualche suggerimento, vendicatore? - replicò Super Sonic, la mente che volava verso i suoi amici.

     - Prendi la mia mano e stringila forte! -

     - E’ proprio necessario? Se devo andarmene preferirei farlo con più dignità! -

     - Io preferirei non farlo affatto! Dammi la mano, idiota! Uniamo le nostre forze! Chaos Control alla massima potenza! -

     Super Sonic afferrò il palmo aperto di Super Shadow. Poteva sentire la propria energia scorrere attraverso il corpo per fondersi con quella del suo compagno. Magorian stringeva tra i denti un’enorme sfera di luce viola, pronto a soffiarla contro gli avversari.

     - E’ stato un piacere combattere con te, Shadow the hedgehog! - disse Super Sonic.

     - Lo stesso vale per me! -


“Try to reach inside of me, try to drain my energy
Let me show you just what I'm made of”

     Erano pronti. Tenendosi ben saldi l’uno all’altro cominciarono a ruotare sul posto, sempre più veloce, diventando un vortice dorato che produceva un’energia inimmaginabile.

     - Per la nostra specie… per Maria… -

     - E per il nostro mondo… -

     - CHAOS CONTROL!!! -

     La creatura sputò un raggio viola di energia vibrante… i due ricci divennero un lampo giallo supersonico… e i due attacchi entrarono in collisione… producendo un’onda d’urto mastodontica… che si propagò per tutto l’universo…


“Simple curiosity tries to take a bite of me
Let me show you just what I'm made of now...”

Continua in...
Chaos Millennium Saga - "La verità oltre lo specchio"
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Colonna sonora:
Wonderful Life - Black
Team Chaotix - Gunnar Nelson
What I'm Made Of - Crush 40
dedicato a Michele...
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ART GALLERY

Sins Of Purity Cover

Sins Of Purity Cover
Disegnata da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)

Questa è la cover illustrativa in bianco e nero della saga di Sins Of Purity.
In alto è raffigurato Magorian, sulla sinistra ci sono Drake e Seth.
Il centro rappresenta Sonic, Tails, Knuckles, Amy, Shadow e Rouge circondati dai ninja ombra di Magorian.
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CHAOS MILLENNIUM Saga

La verità oltre lo specchio

Scritto e ideato da: Knuckster

ATTENZIONE:
Questo capitolo, specialmente nell'ultima parte, presenta scene violente e sanguinose.

     Qualunque occhio estraneo che si fosse affacciato nella sfavillante Sala delle Cerimonie, avrebbe stentato a credere che si trovasse a metri e metri sottoterra, insieme a tutto il Quartier Generale della Resistenza. Era una stanza molto ampia, sia in lunghezza che in larghezza, il cui alto soffitto era dipinto di motivi floreali e di stemmi di fuoco, nonché decorato con fregi in marmo bianco e simboli regali in marmo nero. Le lucide e levigate pareti erano contornate da colonne di onice che sorreggevano delle coppe dorate. All’interno di ogni coppa ardeva una fiamma viva che rischiarava l’ambiente di una luminosità soffusa, abbastanza per vedere e per trasmettere un senso di riverenza e soggezione. La parete nord dello sfarzoso locale era occupata da un piano sopraelevato su cui era posata la lunga tavolata in legno di mogano che ospitava il Consiglio e l’Alto Cancelliere. Sopra di loro, splendeva un rosone tempestato di rubini e zaffiri che ospitava il simbolo della Resistenza: un’aquila argentata con le ali spalancate e avvolta da fiamme vive scolpite nell’oro.

     La Sala delle Cerimonie era da sempre considerata un sancta sanctorum per la popolazione sotterranea. Era il luogo in cui tutta la comunità si riuniva per i riti di culto, per le comunicazioni importanti, per i lutti più gravi e anche per le ricorrenze e i festeggiamenti che riguardavano l’intero movimento. Veniva anche ricordato per le cerimonie di insediamento di nuovi generali e, progressivamente, di nuovi Comandanti. A causa dell’estrema importanza del luogo, i grandi portoni di quercia erano perennemente sigillati, in modo da non permettere a nessuno l’accesso. Solo il Cancelliere possedeva le chiavi per aprirla e solo lui aveva la facoltà di decidere quando fosse necessario entrarci, in base all’urgenza di riunire o no tutta la popolazione.

Il giovane Shadow the hedgehog rimase stupefatto la prima volta che mise in piede in quella stanza, colpito da tanta magnificenza e tanto splendore. Pochi minuti prima si trovava nella spoglia anticamera, in compagnia dell’anziano Cancelliere, attendendo il momento in cui sarebbe stato presentato alla popolazione. Il ticchettio insistente del pendolo antico che aveva di fronte non poteva urtare più di quanto stava facendo già la sua capacità di sopportazione. Come se non erano già sufficienti i battiti ansiosi del suo cuore a scandire i secondi di quella serata interminabile.

Il Cancelliere, seduto accanto a lui, gli lanciò uno sguardo con la coda dell’occhio e incurvò leggermente il becco in un sorriso divertito.

     - Sei nervoso, ragazzo mio? - domandò con fare paterno.

     Shadow si voltò a ricambiargli l’occhiata. Si rese conto che probabilmente la sua espressione ansante e le sue mani tremanti lo avevano tradito. Si prese mentalmente nota di imparare a sopprimere l’emotività quando avrebbe esercitato la sua carica.

     - Un pochino sì! - rispose abbassando la testa.

     Il Cancelliere rise sommessamente, facendo vibrare la vistosa pappagorgia.

     - Chi non lo sarebbe al posto tuo? Ah, se penso a quanti baldi giovani ho visto alternarsi al tuo posto mi rendo conto di quanto siano vecchie le mie piume! Tutti loro hanno svolto un lavoro esemplare per noi e sono sicuro che tu non sarai da meno, ragazzo mio! -

     - Farò del mio meglio per aiutare il movimento, Cancelliere! - replicò educatamente Shadow - E ci tengo a ringraziarla per la fiducia! -

     - Non c’è di che, non c’è di che! D’altronde abbiamo tutti bisogno della tua forza e della tua astuzia! Le nostre vite sono nelle tue mani e, se il buongiorno si vede dal mattino, credo che come Comandante non sarai niente male! -

     Il riccio nero si limitò ad annuire con un cenno del capo. Avrebbe preferito che il Cancelliere non avesse menzionato quelle ultime parole. L’idea delle responsabilità a cui stava andando incontro non facevano altro che aumentare la sua agitazione e il suo nervosismo, per quanto possibile. Quasi non riusciva ancora a credere a quello che era diventato. Sembrava ieri il giorno in cui era entrato a far parte della milizia della Resistenza come recluta. Non avrebbe mai potuto scordare tutte le giornate passate ad allenarsi duramente nelle Sale d’Addestramento, mosso sempre dalla stessa determinazione e dallo stesso spirito combattivo. E anche quando gli erano concessi quei rari momenti di svago, preferiva recarsi in biblioteca e trascorrere ore e ore a studiare gli antichi testi della loro storia piuttosto che andare a divertirsi con gli altri suoi compagni. Era sempre stato un tipo piuttosto solitario, ma questo suo atteggiamento schivo nascondeva una forza d’animo e una sete di sapere senza precedenti. Il suo sogno era sempre stato quello di combattere al fianco degli eroi della Resistenza, lottare per la loro libertà e la loro indipendenza fino a rovesciare, un giorno, la Tirannide che da sempre li opprimeva. E pian piano il suo desiderio si stava realizzando.

Le sue doti di grande lottatore e stratega furono così grandi che in breve tempo fece strada come cadetto, fino a raggiungere cariche più alte.

     Shadow puntava a diventare generale, in modo da intervenire più in prima linea nelle missioni importanti. Man mano che cresceva e l’esperienza di vita si accumulava sulle sue spalle, la sua mente avida di conoscenza si ampliava sempre di più. Un testo in particolare lo affascinò più di tutti: le Cronache dei Precursori, un’opera risalente alla notte dei tempi, ricca di leggende antiche e di storie fantastiche, di miti scintillanti e di oscure profezie. Fu proprio una di queste che permeò nel suo cervello e lì vi rimase per molto tempo come un chiodo fisso. Nascosto da metafore ardite, ma non così oscure da rendere incomprensibile il significato, c’era il segreto per rovesciare la Tirannide. Forse erano delle sciocche leggende o forse no, ma Shadow sapeva che era esattamente quello di cui tutti loro avevano bisogno per continuare a lottare in un momento di crisi. Uno scopo, un motivo che li spingesse a tenere duro ancora a lungo.

     Cominciò a parlare di quella profezia prima con i suoi compagni, poi con i suoi addestratori e poi con i suoi superiori. Quella idea all’apparenza così assurda, ma così confortante, si fece strada rapidamente tra tutta la popolazione sotterranea. Era qualcosa in cui credere, un piccolo spiraglio di salvezza che allontanava l’idea terribile che quella guerra non sarebbe finita mai. Una sferzata di energia, utile ad infondere coraggio anche al più sconfortato dei soldati. Shadow aveva dato inizio a qualcosa che non poteva neanche immaginare. In molti cominciarono a documentarsi sulle Cronache e a cercare il passo in cui era profetizzata la fine della tirannia sul loro mondo. Alcuni erano fortemente scettici in quello che leggevano, ma la maggior parte credeva ciecamente in quella predicazione. Fintantoché avevano qualcosa su cui fare affidamento, qualcosa in cui aver fede, il futuro non appariva loro così tenebroso.

     La miccia che Shadow aveva acceso e che bruciò in tutto il Quartier Generale con la rapidità di un puma gli permise di essere notato dalle alte sfere. Le sue capacità magistrali erano sufficienti a ritenerlo degno di più alti incarichi, ma la scintilla di speranza che portava con sé fece presagire che fosse destinato a qualcosa di più. Il suo ideale e la sua fede stavano diventando un simbolo per tutta la comunità. Chi sarebbe stato più tagliato per la carica di Comandante se non un valente e coraggioso soldato che ispira fiducia e porta avanti una convinzione così rassicurante?

Da semplice recluta prima e da tenente poi, Shadow si ritrovò ad essere un serio candidato al posto di Comandante dell’intero movimento. Era più di quanto si fosse ritrovato ad immaginare nei suoi sogni più fantastici. Non si sentiva pronto a sufficienza per ricoprire quell’incarico così gravoso, ma il rispetto e le aspettative che tutti riponevano in lui erano abbastanza per motivarlo seriamente. Gli vennero affidate delle missioni importanti dal Consiglio stesso, azioni né troppo vitali ma neanche troppo trascurabili che avrebbero dimostrato sul campo se aveva le qualità necessarie allo scopo. Il suo battesimo di fuoco andò oltre le più rosee previsioni. Guidò un piccolo plotone all’assalto di un deposito di carburante essenziale per il rifornimento delle truppe del Tiranno. La struttura fu completamente rasa al suolo, grazie ad un’eccellente coordinazione e cooperazione, e ad indorare la pillola, molti dei droidi di sicurezza furono letteralmente inceneriti, snellendo le fila del nemico. Un altro paio di operazioni simili seguirono a quella e il risultato non poteva essere più soddisfacente.

Considerate le elevate prestazioni conseguite, non fu una sorpresa per nessuno la nomina a Comandante di quel giovane riccio nero. Da quando Knuckles the echidna aveva dato le sue dimissioni tempo prima, c’era davvero bisogno di una personalità forte e determinata che li guidasse verso la vittoria tanto agognata. Era proprio per quello che si trovava lì adesso: la cerimonia del suo insediamento come Comandante lo avrebbe presentato ufficialmente ad ogni maschio, femmina e cucciolo della comunità.

     Uno dei Consiglieri si affacciò nella stanzetta e fece segno che era il momento di cominciare. Shadow deglutì a fatica, ma si decise a mettere da parte l’emozione e a ricevere le redini del comando. La mano del Cancelliere sulla sua spalla gli infuse maggior coraggio. Seguì l’anziano attraverso la porticina nera che comunicava con l’ampia Sala delle Cerimonie. Il chiacchiericcio e il rumore che la riempivano sparirono immediatamente non appena i due misero piede nel salone, come se qualcuno avesse tolto il volume.

     Shadow sentì gli occhi di centinaia di persone puntati su di lui, ma si sforzò di essere noncurante. I cinque Consiglieri lo accolsero con degli ampi sorrisi, a cui lui contraccambiò. Si mise accanto alla tavolata, rigido come una statua, e attese che il Cancelliere facesse l’annunciazione.

Diede un rapido sguardo alle prime file dei posti a sedere che c’erano al di sotto del palchetto. Lì vi erano sedute le persone più importanti della comunità. Il suo sguardo ricadde in primis sui quattro generali, i colleghi con cui dal giorno dopo avrebbe dovuto lavorare. Apriva il quartetto Knuckles, la corrucciata echidna che osservava con attenzione lo svolgersi della Cerimonia. Era l’ex Comandante della Resistenza e aveva esercitato quel ruolo per diversi anni. Sotto la sua guida, il movimento aveva conseguito diversi importanti successi, ma purtroppo un episodio spiacevole accaduto qualche settimana prima lo avevano costretto a dare le dimissioni. Aveva guidato personalmente un assalto ad un treno merci che avrebbe dovuto trasportare in città una nuova arma di distruzione di massa. Il tutto si era rivelato una trappola accuratamente preparata per attirarli in un luogo ed attaccarli senza pietà. Il treno era pieno di esplosivo e di droidi da combattimento. Knuckles era sopravvissuto all’agguato, ma molti soldati avevano perso la vita. Il Comandante si riteneva personalmente responsabile dell’accaduto, in quanto aveva insistito lui stesso per partire all’attacco immediatamente, senza studiare ulteriormente la situazione, e con lui anche metà del Consiglio. Prima che fossero loro a prendere provvedimenti, diede lui stesso le dimissioni. Gli fu permesso comunque di rimanere all’interno della schiera dei generali, dato che non si poteva ignorare il contributo che aveva dato a tutta la comunità. Nel guardarlo si chiese se sarebbe mai stato alla sua altezza e, soprattutto, se sarebbe andato d’accordo con lui, adesso che era un suo superiore. La sua tattica strategica puntava sull’azione e l’interventismo costante, quindi era diametralmente opposta a quella di Shadow. Si chiedeva se la sua sarebbe stata altrettanto efficace.

     Accanto a Knuckles c’era un altro generale, Rouge the bat, una tra le più esperte agenti nel settore delle infiltrazioni. Sorrideva con fare incoraggiante alla volta di Shadow e seguiva la cerimonia con espressione di educata curiosità. Subito dopo c’era il sergente Geoffrey Van Marten. Era il generale più anziano, un autentico veterano che tutti conoscevano non solo per la sua abilità, ma anche per i suoi modi educati e cortesi. Sebbene fosse diventato generale da un bel pezzo, tutti continuavano a riferirsi a lui come sergente, perché le sue azioni e gli episodi drammatici di cui era stato protagonista a quel tempo erano rimasti cristallizzati nella memoria di tutti.

A chiudere il gruppetto c’era una delle più giovani generali che fossero mai esistite: Amy Rose, una riccia rosa dall’apparenza dolce ma dalla sostanza forte. Shadow l’aveva vista in diverse circostanze girovagare per il Quartier Generale ed ogni volta era rimasto colpito dai suoi occhi verde brillante in cui era inevitabile perdervisi. Anche in quel momento, mentre aspettava che il Cancelliere srotolasse la pergamena dell’insediamento, incrociò il proprio sguardo con il suo e fu fortemente attratto da quelle iridi magnetiche. Lei gli strizzò l’occhio in segno di intesa e lui si ritrovò stupidamente a distogliere la vista, lottando contro un insensato rossore che gli divampò in viso.

     - Ah-ehm! - si schiarì la voce il Cancelliere - Di conseguenza alle dimissioni di Knuckles the echidna dal ruolo di Comandante del movimento di Resistenza e il suo successivo rifiuto di esercitare oltre la sua carica, i Consiglieri e l’Alto Cancelliere qui presenti hanno unanimemente deciso di nominare il soldato Shadow the hedgehog nuovo Comandante e di conferirgli tutte le facoltà esecutive e decisionali proprie del suo ruolo, sperando che assolva ai suoi doveri con fermezza e abnegazione e ci conduca verso la liberazione! -

     Con grande calore e affetto, tutte le persone riunite nella sala si alzarono un secondo dopo la fine della formula di rito ed esordirono con un fragoroso applauso che durò per diversi minuti. Geoffrey ed Amy erano tra quelli che applaudivano più forte. Anche Knuckles e Rouge si unirono all’acclamazione, anche se in maniera più composta. Persino i Consiglieri si misero in piedi l’uno dopo l’altro per aggregarsi alla massa festosa. Shadow era commosso, anche se cercò di non farlo vedere. Sorrise educatamente e rispose agli applausi con brevi cenni del capo, mentre il Cancelliere gli stringeva affettuosamente la mano.

     Sapeva che c’era un roseo futuro che lo aspettava davanti a sé. Si sentiva in grado di spostare anche una montagna se solo avesse voluto. Quello che non immaginava è che molti anni dopo si sarebbe trovato di fronte alla sconfitta più cocente.


     Il tempo sembrava essersi fermato in quella notte che era ormai quasi vicina alle luci dell’alba. Un moto di terrore e disperazione aleggiava come un sinistro fantasma all’interno della Sala Strategie, mentre i combattenti della Resistenza osservavano con gli occhi fuori dalle orbite la personificazione della loro sconfitta, rigida e trionfante sulla soglia della porta.

Sebbene stentassero a crederlo, era proprio il Tiranno, immancabilmente avvolto nel suo lungo mantello, tronfio e con il torace sporgente, che sorrideva disgustosamente. Cybil era alla sua sinistra, beffarda e con quella sua solita aria di superiorità. Aveva le braccia conserte e sembrava apparentemente noncurante di ciò che le accadeva intorno. Dal canto suo, Vector, posizionato alla destra di Sonic, aveva gli occhi ridotti a due fessure, che fulminavano qualunque essere su cui si posassero. Una vistosa cicatrice non ancora del tutto rimarginata si estendeva dal suo lungo muso fino a metà del collo. Le sue mani si aprivano e chiudevano con un tintinnio continuo quasi come se volessero stringersi attorno ad un bersaglio. Poco più indietro c’era il dottor Prower, con le due code arrotolate in una sola e una mano stretta attorno all’impugnatura di una pistola. Un manipolo di droidi da combattimento erano sull’attenti e con i cannoni pronti appena dietro di lui.

     Per un minuto buono nessuno osò dire niente, da una parte troppo sbalorditi per aprire bocca, dall’altra troppo concentrati sulle mosse avversarie. Shadow era temporaneamente paralizzato. Il suo sguardo e il suo pensiero andava ora verso Sonic, ora verso sua moglie, ora verso Cream. Poche volte prima di allora si era sentito così inerme e così indeciso sul da farsi.

     - Le vostre mamme non vi hanno insegnato l’educazione? - domandò infine Sonic, rompendo il ghiaccio - Non si dice ad un ospite di accomodarsi? -

     - Mai ospite è stato più sgradito di te! - replicò Geoffrey con tono acido.

     - Oh-oh! - mugolò il Tiranno, falsamente dispiaciuto - Potrei anche offendermi, sai? E’ la prima volta che scendo qui negli inferi e non mi portate neanche a visitare questa… topaia che chiamate casa! -

     Quelle parole ebbero un effetto portentoso su Shadow. I suoi nervi scattarono quasi come fossero stati toccati da un ferro rovente e la sua mano scivolò verso la mitraglietta nella fondina. Evidentemente, però, il Tiranno si aspettava una simile reazione perché fece un cenno con la testa a Cybil e lei, con la sua classica rapidità, lanciò un filo di ragnatela davanti a lei. La tela aderì al braccio della piccola Cream che venne trascinata verso la vedova nera e fu successivamente bloccata nella sua morsa. Un coltellino retrattile ondeggiava a pochi centimetri dalla sua trachea. Amy si protrasse in avanti troppo tardi per afferrare sua figlia e, non appena vide la lama che la minacciava, tentò di correre a salvarla, prima di essere fermata da Knuckles.

Shadow estrasse le armi e le puntò con rabbia alla volta di Sonic. All’unisono, Vector e il dottor Prower tirarono fuori le loro, ansiosi come non mai di dare inizio ad un conflitto a fuoco. Come in una reazione a catena, anche tutti gli altri fecero lo stesso.

     - Lasciala andare immediatamente! - esclamò il riccio nero con le dita che indugiavano sui grilletti.

     Sonic sorrise.

     - Se ci tieni alla tua pargoletta e al suo apparato respiratorio ti consiglio vivamente di gettare quelle armi! E così tutti gli altri! -

     Amy fu la prima a cedere al ricatto. La vista di Cream che tremava convulsamente mentre la lama del coltello pendeva ancora su di lei fu sufficiente a farla arrendere. Shadow però non riusciva ad accettare le condizioni.

     - Dammi solo una buona ragione… - mormorò a denti stretti.

     - Il corpo della coniglietta esanime sarà una ragione più che valida se non metti giù le armi, Comandante! -

     Il Tiranno era irremovibile. Sapeva di avere il coltello dalla parte del manico.

     Amy posò una mano sulla spalla di suo marito. Era il messaggio che non potevano mettere a repentaglio la vita di Cream in nessun caso. Con il cuore che gli moriva in petto, gettò la mitraglietta al suolo ed ordinò ai suoi compagni di fare lo stesso. Una dopo l’altra, le armi furono ammonticchiate ai piedi del Tiranno.

     - Anche tu, sergente! - intervenne Cybil maligna.

     I bracciali rotanti di Geoffrey erano infatti passati inosservati. Senza una parola, se li sfilò e li lanciò tra gli altri armamenti. Knuckles fu l’ultimo a deporre il fucile, rallentato dal suo spirito combattivo che non accennava a spegnersi.

     - Spero tu sia soddisfatto, faccia di bronzo! - disse velenoso.

     - Posso disintegrarlo adesso, boss? - replicò Vector estraendo i cannoni al plasma - Ti prego, posso disintegrarlo? -

     - Non ancora! I nostri amici hanno tutto il diritto di guardare in faccia la loro disfatta e di sapere come questa è avvenuta! -

     - Come hai fatto a trovarci? - chiese Shadow attento.

     Doveva riuscire a farlo parlare molto, in modo da guadagnare tempo. Senza armi non era necessariamente inoffensivo. Se solo fosse riuscito a prendere uno smeraldo dalla teca…

     - Buona domanda! Come ho fatto a trovarvi? Cosa ha permesso al cattivone di violare il sancta sanctorum degli eroi indomiti? Qual è il segreto che ha permesso al lupo feroce di acciuffare le tenere pecorelle? Oh, non potete neanche immaginare di cosa si tratta! Qualcosa su cui ho sempre contato e su cui ho fatto bene a riporre le mie speranze: la vostra sconfinata stupidità! -

     Shadow sgranò gli occhi, incredulo. Che cosa intendeva dire con quello? Erano forse stati loro stessi ad aprirgli le porte del Quartier Generale? Aveva commesso qualche sbaglio?

     - Cosa significa questo? - sbottò Robotnik, vagamente offeso.

     - L’intelletto di voi piccole formiche è così misero che quasi mi fa compassione! Come avete potuto pensare anche solo per un momento di eguagliare il mio? Speravate di superarmi in intelligenza? Credevate che la mia carica di Tiranno sia dovuta solo alla mia forza e non al mio cervello? Poveri ingenui! Sono anch’io a conoscenza di quello che è profetizzato nelle Cronache dei Precursori! L’ignoranza non fa certo parte delle mie prerogative! Ed è proprio per questo che ho imprigionato la cosiddetta Veggente quando mi sono imbattuto in lei! Perché ero già a conoscenza del segreto che custodisce, cosa che voi, miseri insetti, non potevate neanche immaginare! -

     Sonic estrasse dal corpetto il suo inseparabile ciondolo. La luminosità del Chaos Emerald verde splendette nella sala per un secondo.

     - Quando ero giovane e bramoso di potere mi sono imbattuto in questo Chaos Emerald, la fonte del potere supremo! E’ grazie a questo che ho potuto eliminare Sir Charmy e a Lady Levine e unificare il più grande esercito che si sia mai visto! E’ grazie a questo che ho potuto fondare il mio meraviglioso impero e diventare quello che sono adesso! Il suo potere supera qualunque previsione, era tutto ciò di cui avevo bisogno! Sapevo però che non era unico nel suo genere! Studiando alcune antiche iscrizioni e leggendo le Cronache ho scoperto che esistevano altre sei gemme come questa, ma non avevo i mezzi per individuarle! Mi accorsi che gli smeraldi agiscono tra di loro come dei magneti quando ne ritrovai un altro per pura coincidenza e, poco tempo dopo, riuscii a mettere le mani su di un terzo! Poi, setacciando le Mystic Ruins per ulteriori indizi, trovai quell’echidna svampita e non ci misi molto a realizzare che si trattava della mitica Veggente! Facendo semplicemente due più due, ho capito che il mitico segreto che nascondeva era l’esistenza di questi Chaos Emeralds! E’ un’energia quasi divina… e se fosse finita nelle mani dei miei nemici, avrebbe significato la mia caduta! -

     Sonic fece una pausa per squadrare attentamente un’impassibile Tikal.

     - Successivamente siete penetrati nelle mie prigioni per salvarla! Era l’occasione che aspettavo da tempo! Da solo non sarei mai riuscito a farla parlare, ma ero sicuro che quella strega con voi si sarebbe aperta! Vi siete mai chiesti perché è stato così semplice tirarla fuori di lì? Perché non ho inviato più forze di quelle necessarie a non destare sospetti! Io ho voluto che voi la liberaste! Ho sfruttato la vostra cieca speranza e la vostra fiducia per arrivare di un passo più vicino ai miei personali scopi! -

     - Avevi già tre smeraldi! - intervenne Shadow - Che senso aveva consegnare Tikal a noi? Potevi continuare da solo la ricerca! -

     - I due Chaos Emeralds che avevo rinvenuto erano sparsi agli angoli del globo e gli altri potevano essere nascosti chissà dove! Una ricerca troppo lunga ed infruttuosa perché ne valesse la pena! L’unica soluzione era scoprire con certezza la loro locazione e solo la Veggente poteva rivelarmela! Non dovevo fare altro che lasciarla nelle vostre mani e seguire le vostre orme! Sareste stati voi stessi a portarmi dai miei gioielli! -

     - E’ per questo che hai messo Cybil sulle nostre tracce! - commentò Mighty.

     - Precisamente! Ero sicuro che vi sareste messi subito alla ricerca degli smeraldi e, conoscendo il prode Comandante Shadow, ero anche sicuro che se ne sarebbe occupato lui personalmente! Infatti così è stato! Grazie ai consigli della Veggente, avete trovato uno dei Chaos Emeralds e i miei scagnozzi erano lì pronti a sottrarvi il frutto dei vostri sforzi! -

     - Però non ci sono riusciti! - rispose Shadow.

     Stava ancora tentando di indietreggiare quanto bastava ad afferrare uno smeraldo, approfittando dei momenti in cui il Tiranno non gli posava gli occhi addosso.

     - Cybil ha fallito, è vero! Ma il suo scriteriato sbaglio si sarebbe dimostrato davvero molto utile in futuro! -

     - C’eri sempre tu dietro al piano di Lance? - chiese Knuckles irritato.

     - Oh, no! Ammetto questa mia mancanza! Ero totalmente all’oscuro del tradimento di Lance ed Espio! E’ stato davvero avvilente sapere che avevo due smeraldi sotto al naso e non me ne ero accorto! Fortunatamente, però, Espio ha fatto il passo più lungo della gamba e il suo tradimento è costato a lui la vita, e a me un altro Chaos Emerald ad infoltire la mia collezione! -

     Sonic estrasse dalla tasca uno splendente smeraldo rosso intenso. Tutti i presenti furono catturati dalla sua luce abbagliante.

     - Tuttavia, quando sono arrivato sul luogo della vostra battaglia con Lance era già troppo tardi! I suoi due Chaos Emeralds erano già nelle vostre mani! Ma non mi importava… tutto ciò che mi interessava era che fossero ritrovati tutti e sette! -

     - Non ci hai ancora detto come hai fatto a trovare il nostro Quartier Generale! - indugiò Rouge.

     - Ah! Questa è stata la mia macchinazione più perfetta! Nessuno avrebbe potuto sfruttare la vostra stupidità meglio di quanto abbia fatto io! Quando Cybil vi ha rivelato la posizione di altri due Chaos Emeralds, credevate che io non sarei stato al corrente di questa sua piccola mancanza? Avete fatto male i vostri calcoli! Cybil ha dei seri problemi di lealtà, certo, ma sa bene che con me non è il caso di scherzare, vero, cara? -

     La vedova nera sorrise debolmente. Continuava a tenere stretto la povera Cream.

     - Mi ha riferito quello che aveva detto non appena è tornata dalla missione! Ed io ho pensato: cosa dovrei fare? Mi converrebbe spostare e mettere più al sicuro quei due smeraldi? O forse avrei potuto approfittare della situazione! Prendere due piccioni con una fava, come avevo fatto fino a quel momento! Francamente sono stato scettico fino all’ultimo per quanto riguarda questo piano! La vostra stupidità avrebbe dovuto raggiungere livelli sconfinati per cadere in questa trappola puerile! Eppure ci siete cascati! La vostra cieca speranza e la vostra sete di libertà hanno segnato la vostra fine! Avete preferito gettare all’aria ogni precauzione pur di ottenere quello che volevate! -

     - Non capisco di cosa stai parlando! - disse Shadow perplesso.

     - Te lo mostro subito, Comandante! -

     Sonic estrasse un piccolo telecomando e premette un pulsante su di esso. All’interno della teca che custodiva gli smeraldi, uno di questi, più precisamente uno dei due che avevano portato via dal bunker 56, smise di brillare. Lentamente si spaccò in due e dal suo cuore spuntò un piccolo dispositivo meccanico che lampeggiava. I generali lo guardarono stupefatti.

     - E’… e’ un segnalatore! - esclamò Geoffrey con la voce spezzata.

     - Centro! - commentò il Tiranno soddisfatto - Sapevo che avreste tentato di penetrare nel bunker 56, o meglio, confidavo nella vostra idiozia! Quindi ho sostituito uno dei Chaos Emeralds con uno falso, che però conteneva una potente cimice! Ed è grazie a questa cimice che ho potuto localizzare la vostra base e che ora sono qui a parlarvi! -

     Fu come se tutto il mondo fosse crollato addosso a Shadow. Si inginocchiò al suolo, come se all’improvviso le sue gambe non reggessero più il suo peso. Il suo sguardo era spento, come in una specie di apatia. Era stato lui. Lui aveva insistito per attaccare il bunker. Era lui che aveva fatto il gioco del Tiranno ed era caduto in quel semplice tranello. Un’intera comunità, i suoi compagni, la sua famiglia erano ora condannati solo per un suo stupido errore. Avrebbe dovuto immaginarlo, avrebbe dovuto capirlo. La sua fretta di porre fine alla guerra aveva comportato l’abbattimento di tutte le loro speranze, la cancellazione del loro futuro. Come, come era potuto essere così stupido?

La risata di Sonic echeggiò nelle sue orecchie come una sinistra musica. Niente aveva più significato ormai.

     - Avete tutti compreso le ragioni della vostra sconfitta, causata da un mare di ignoranza e imprevidenza! Potete dare la colpa solo a voi stessi! -

     Nessuno ebbe il coraggio di rispondere. Lo sconforto di Shadow si era diffuso in tutti loro come un virus. Avevano la testa china, lo sguardo vuoto e le braccia cascanti.

     - Ora che ne siete consapevoli - riprese Sonic con tono volutamente dolente - Devo chiedervi di seguirmi! Ma prima… -

     Ad un suo cenno, Cybil afferrò una cerbottana, la avvicinò alla bocca e soffiò forte. Un dardo appuntito fu scagliato come una freccia attraverso la stanza fino a colpire la gola di Tikal. L’echidna sentì il respiro mozzarsi all’istante e piovve a terra a peso morto. Forge e Rouge, i più vicini a lei, fecero per tirarla su ma i cannoni dei droidi puntati contro di loro li dissuasero.

     - Un piccolo regalo alla strega per aver logorato la mia pazienza con il suo mutismo! - commentò Sonic - A quanto pare possiede il dono della lunga vita e non può sentire dolore! Un soggetto perfetto per i suoi esperimenti autoptici di anatomia, dottore! Quando l’effetto del veleno nel sistema circolatorio sarà sparito potrà giocare al piccolo chirurgo quanto vuole! -

     Prower sghignazzò senza ritegno.

     - Sei… sei un mostro! - gridò Alison sconvolta.

     - Onorato del complimento! - replicò Sonic piegandosi in un inchino ironico per poi ordinare - Catturateli! -

     Vector e i droidi non se lo fecero ripetere due volte. Attraversarono la sala ed immobilizzarono tutti i residenti, i quali poterono opporre una minima resistenza. Shadow era ancora inginocchiato sul pavimento e non reagì nemmeno quando Sonic gli passò davanti per prendere la teca contenente gli smeraldi e consegnarla al dottor Prower. Dopodiché, il Tiranno lo guardò dall’alto in basso, prese una pistola, gliela puntò alla tempia e, prendendolo per un braccio, lo costrinse ad alzarsi.

     - E adesso, Comandante Shadow, potrai ammirare le conseguenze del tuo operato scellerato e di come un’intera popolazione abbia trovato la morte per essersi affidata a te! -

     Lo condusse, senza incontrare protesta, fuori dalla Sala ed oltre lo snodo, diretto ai ponteggi. Lo spettacolo che lo accolse fu agghiacciante. Miriadi di droidi avevano invaso ogni angolo del Quartier Generale. Femmine e cuccioli correvano qua e là disperati, mentre i laser e le fucilate dei robot sferzavano l’aria all’impazzata. Bagliori di bombe che esplodevano e tuoni lontani gli riempivano le orecchie. Alcuni ponteggi erano crollati, alcune abitazioni scavate nella roccia erano state rase al suolo. La maggior parte dei fuggitivi veniva catturata dai droidi, fatta inginocchiare o nel peggiore dei casi colpita alla nuca. Alcuni erano stati gettati giù dalla torre, altri direttamente fatti fuori a colpi di cannone. Tutti i soldati disponibili stavano tenendo duro per contrattaccare, ma non potevano nulla contro la schiacciante superiorità numerica. La Resistenza era caduta.

     - Quando i bambini del mio impero studieranno i libri di storia leggeranno: “Così la ribellione sotterranea cadde sotto i colpi del nostro grande ed eterno Tiranno… e fu la fine del Comandante Shadow”! -

     Un colpo forte in testa… e il riccio nero perse i sensi.


     Quando Shadow the hedgehog riaprì gli occhi non si ricordava niente di quello che era accaduto. Si ritrovò immerso in una fitta oscurità e un odore forte di umido gli invase le narici. Il dolore alla base della nuca pulsava ancora insistentemente e lo costrinse a stirare i muscoli del collo, indolenziti. Tutto intorno non vedeva altro che buio, si mise in piedi e procedette a tentoni. Finì per toccare una parete di mattoni fredda e rovinata e, quando i suoi occhi si furono abituati alle tenebre, si rese conto di essere in una piccola stanzetta quadrata, probabilmente una cella di prigione. Il cuore gli saltò immediatamente in gola. Riconobbe subito quel luogo, lo aveva visitato nei suoi sogni per molte notti agitate. In un primo momento si rifiutò di credere a quella realtà così sconcertante. Si aspettava da un momento all’altro che lo scheletro in fiamme balzasse fuori dal nulla e lo ghermisse con le sue dita ossute. Aspettò diversi minuti per realizzare qual era il confine tra sogno e verità, prima di rendersi conto che, apparentemente, non correva alcun pericolo. Non c’era alcun rumore sospetto, era davvero solo in quella cella buia, sebbene qualunque cosa avrebbe potuto stare acquattata sul pavimento, approfittando dell’assente visibilità.

     Shadow era incerto sul da farsi. Non c’era più spazio per i rimorsi e i sensi di colpa in quel frangente. Sembrava che entrambi fossero stati cancellati dal suo cervello con quel colpo sulla nuca e non ci fosse spazio per nient’altro che non fosse una cieca determinazione a tirarsi fuori da quell’impiccio, per quanto possibile. Recriminare era ormai inutile, e lui lo sapeva bene.

Tastò nuovamente le pareti in cerca della porta e quando il contatto gli fu restituito da una lucida superficie metallica capì di averla trovata. Bussò forte due volte e appoggiò l’orecchio per sentire se ci fosse qualcuno dall’altra parte. Udì un debole brusio e dopo pochi secondi il segnale gli fu risposto con altri due colpi. Nei minuti successivi, mentre stava studiando un modo per uscire di lì, dei passi risuonarono all’esterno ed una piccola finestrella rettangolare si aprì sulla porta. Gli occhi penetranti del Tiranno apparvero all’improvviso.

     - Spero che questa sistemazione sia di tuo gradimento! - disse la sua voce attutita.

     - Dove sono mia moglie e mia figlia? - gridò subito il Comandante con rabbia.

     - Stanno bene, se è questo che vuoi sapere! Non preoccuparti per loro, li rivedrai tra poco! Siete tutti invitati ad assistere alla cerimonia della mia grande ascensione… per poi avere il privilegio di testare per primi la furia dei sette Chaos Emeralds nel palmo della mia mano! -

     - Non riuscirai a farla franca, psicopatico! -

     - Strano! Credevo di averla già fatta! - e rise fragorosamente - Ti consiglio di prepararti adeguatamente, Shadow! Voglio che tu e i tuoi amici guardiate con i vostri stessi occhi la mia vittoria definitiva! E nel frattempo… cerca di trattare bene il tuo compagno di cella! -

     Sonic fece scivolare attraverso la fessura un bengala acceso, la cui fiamma rischiarò ad intermittenza l’ambiente circostante. Dopodiché andò via, continuando a sghignazzare. La flebile luce che proveniva dal razzo permise a Shadow di vedere meglio le nicchie prima immerse nelle tenebre e sussultò quando notò uno scheletro bianco lattiginoso disteso sul pavimento in una posizione innaturale. Delle catene arrugginite erano ancora strette attorno ai suoi polsi. Il riccio nero indietreggiò spaventato, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell’incubo diventato reale, fino ad urtare contro il muro. Temeva che da un momento all’altro il suo teschio si sarebbe incendiato e lo avrebbe attaccato. Passò qualche altro minuto, il tempo necessario a far passare lo shock, poi Shadow cominciò a domandarsi a chi poteva appartenere quello scheletro e com’era possibile che lui lo avesse sognato. A giudicare dalle catene, doveva sicuramente trattarsi di un altro prigioniero lasciato lì a morire di fame. Era troppo alto e slanciato per appartenere ad un mobiano, quindi doveva per forza essere di un umano. Non aveva mai visto nessun altro ad eccezione del dottor Robotnik e non era nemmeno sicuro che ne esistessero ancora.

     Quando la fiamma del bengala si fu quasi del tutto esaurita, notò che dalla cassa toracica di quei poveri resti proveniva un debole luccichio che, una volta spento il razzo, diventò ancora più evidente. Ad un tratto si ricordò del messaggio che quelle ossa continuavano a trasmettergli in sogno, di cercare nel suo ventre. Lo scetticismo non era ancora svanito, ma, considerando le circostanze critiche, Shadow era disposto ormai a credere a tutto. Si avvicinò con molta cautela, a passi lenti e tese una mano verso le costole, con la stessa attenzione di chi maneggia una bomba che sta per esplodere. Frugò per qualche secondo, reprimendo un leggero moto di disgusto, e strinse le dita attorno alla fonte di quella luminosità: una gemma di media grandezza e di colore violetto. All’interno della pietra sembravano esserci delle nubi vorticose avvolte da radi lampi di elettricità. Shadow non capiva bene di cosa si trattasse, ma avvertiva una strana ed attraente energia provenire da quel sassolino. Come catturato da una forza magnetica, provò a chiudergli le dita attorno e a stringerlo nella mano.

     Successe in un lampo. Immediatamente, la sua mente fu invasa da una miriade di immagini che non facevano parte della sua memoria né della sua vita. Il suo corpo tremava come se fosse stato attraversato da milioni di volt di energia. Vide nella sua testa delle scene che scorrevano con la rapidità di un treno… era chiuso in un cilindro e vedeva morire davanti a lui una ragazza dai capelli biondi… stava combattendo nello spazio al fianco del Tiranno, nel tentativo di fermare una gigantesca stazione orbitante… il dottor Robotnik lo aveva intrappolato nella morsa di uno scorpione meccanico gigante… uno sciacallo alto ed inquietante lo aveva messo al tappeto… un uomo dai lunghi capelli argentati si stava trasformando in un mostro blu alato e gigante… Sonic e sua moglie si scambiavano un bacio appassionato in una caverna ghiacciata… Rouge aveva appena trafitto Knuckles con un paio di affilati artigli… un robot marcato E-102 fu travolto da una pioggia di rocce per poi precipitare nella lava di un vulcano… Big, in compagnia di un ranocchio, aveva pescato nelle acque di un fiume un Chaos Emerald… Cream e una creaturina alata stavano giocando insieme ad un’ape con un casco da pilota… Vector ed Espio stavano scorazzando in una macchina alla ricerca di una pianta filiforme… un essere gigantesco e formato da acqua stava scatenando la sua furia su di una metropoli abitata…

     L’impeto con cui queste immagini si accalcarono nel cervello di Shadow fu tale che il riccio perse l’equilibrio, cadde dolorosamente a terra e si lasciò sfuggire la gemma che rotolò via. Non appena il contatto si interruppe, quelle proiezioni svanirono ma il Comandante rimase in preda a delle agghiaccianti convulsioni. Era sudato come se avesse corso per miglia e i suoi occhi erano velati di lacrime. Una schiacciante consapevolezza aveva invaso ogni fibra del suo corpo e si era reso conto che tutti i sospetti che aveva nutrito per tanti anni erano dolorosamente veri. Era difficile accettare quello che aveva appena appreso e gli ci volle parecchio tempo per riprendersi del tutto e realizzare l’accaduto. Respirò a fondo e raccolse di nuovo quella gemma. Adesso sapeva che cosa fare.


     - Vi ringrazio di aver preso parte alla cerimonia di… vostra spontanea volontà! -

     Seduto sul suo trono, il trionfante Tiranno aveva sottolineato le ultime tre parole con un’ironia beffarda. Stava contemplando tutti i generali della Resistenza di fronte a lui, inginocchiati e con le mani legate dietro la schiena per mezzo di un’unica lunga e serpentina catena. Avevano la testa china e le espressioni cupe, tipiche di chi ha la consapevolezza di non avere più un futuro. C’erano tutti, meno che Cream e Tikal, ad assistere allo spettacolo che Sonic aveva in serbo per loro. Cybil e Vector erano posizionati di fronte alle porte, pronti ad intervenire se ce ne fosse stata necessità. Una ventina e più di droidi armata fino ai denti era disposta ordinatamente in fila lungo le pareti. Il dottor Prower era ritto sul lato destro del trono, con il solito fare servile e accondiscendente, mentre attendeva con pazienza che il suo padrone procedesse.

     Sonic fece le cose molto con calma, sicuro di avere ormai la vittoria in pugno. Di fronte a lui fluttuava a mezz’aria una piastra metallica, forata in sette punti disposti a circolo che ospitavano gli splendenti sette smeraldi.

     - E’ questione di qualche momento! - spiegò esaltato passeggiando di fronte ai suoi nemici proni - Accarezzerò quelle sette deliziose pietruzze e il loro potere fluirà nelle mie vene, rendendomi inarrestabile! Diventerò un dio su Mobius e nessuno oserà più opporsi al mio dominio! -

     Nessuno ebbe il coraggio di replicare alcunché. I loro cuori erano troppo colmi di tristezza e disperazione.

     - Coraggio, su con la vita! - li schernì il Tiranno senza pietà - Quando tra poco vi spedirò nell’aldilà potrete dire che vi ci ha mandato l’essere più potente che esista al mondo! -

     - Finché ci sarà qualcuno disposto a combattere per la libertà - intervenne Shadow determinato - Non sarai mai al sicuro! Finché ci saranno persone che si oppongano alla tua tirannide… -

     - E’ proprio questo il punto! Oramai non è rimasto più nessuno! La vostra patetica Resistenza è caduta con voi! E la vostra morte sarà di esempio a chiunque altro tenti la vostra strada di ribellione! -

     Sonic continuò a parlare per parecchi minuti, celebrando la sua forza e la sua astuzia nonché la stupidità di chiunque voglia sfidarlo. Era proprio quello che Shadow aveva voluto: distrarlo. Voltò il capo e mormorò a Geoffrey e ad Amy, entrambi intrappolati ai suoi due lati, delle parole nell’orecchio, raccomandandosi di trasmetterle anche agli altri, senza farsi vedere. Sonic era troppo esaltato dal suo stesso discorso per accorgersene.

     - Ma adesso basta con le chiacchiere! - esclamò infine - Che abbia inizio la vostra fine… e il mio glorioso futuro! -

     Procedendo a passi lenti e con una fierezza da sovrano, il Tiranno si avvicinò ai sette Chaos Emeralds e, sotto lo sguardo ansante e il respiro mozzato di tutti, protese la mano per afferrarli. Shadow non poteva indugiare oltre.

     - Sai qual è il tuo problema, Sonic? - disse con il cuore palpitante - Dovresti fare più attenzione nella scelta delle celle! -

     Il Comandante strinse forte la gemma che stringeva nel pugno chiuso e una scia di elettricità percorse tutta la catena, fondendo le manette che li imprigionavano e rendendo loro la libertà di agire. Tutti e nove si sparpagliarono immediatamente per la grande stanza ed attaccarono i loro nemici, impreparati alla ribellione. Come Shadow aveva suggerito sottovoce, i primi bersagli dovevano essere i droidi, in modo da renderli inoffensivi e sottrarre le loro armi per combattere alla pari con i rimanenti avversari.

     - Prower! - urlò Sonic allarmato - Il sistema di sicurezza! -

     Il Tiranno afferrò la piastra fluttuante e corse velocemente verso la parte posteriore della sala. Shadow gli fu subito alle calcagna, con i colpi delle armi da fuoco che risuonavano nelle sue orecchie. Il dottor Prower si frugò in tasca ed azionò un telecomando. Lo sfarzoso trono si ritirò al di sotto del pavimento grazie ad una piattaforma semovente e al suo posto spuntò una torretta cibernetica dalla forma conica. Il cristallo in cima al dispositivo si illuminò improvvisamente ed emise un ampio fascio di energia che ricoprì l’intera facciata della stanza, aderendo alle due pareti e al soffitto. Shadow si tuffò in avanti un minuto prima che quel campo di forza si richiudesse alle sue spalle, lasciandolo solo, ed isolato, con il Tiranno nella parte posteriore della sala.


     La battaglia più importante delle loro vite era appena cominciata, ma tutti loro non conoscevano l’esito sconcertante che essa avrebbe avuto. Vector, Cybil, il dottor Prower e i droidi da combattimento erano totalmente impreparati e spiazzati da quell’improvvisa e coraggiosa ribellione, ma non gli ci volle molto per organizzarsi efficacemente. D’altronde loro erano più di venti e i loro nemici, escludendo Shadow che se la stava vedendo con il Tiranno, erano otto. Quello che però non si aspettavano era che quegli otto avrebbero combattuto con la grinta di ottanta. Immediatamente, colpirono con tutta la forza di cui disponevano i droidi a loro più vicini, danneggiando i loro sistemi e staccando di netto dalle loro braccia i cannoni laser. Avevano modo di rispondere al fuoco nemico e di organizzare una controffensiva, almeno fino a quando il loro Comandante non fosse riuscito ad appropriarsi degli smeraldi.

     Mighty fu il primo a bersagliare due droidi poco distanti da lui. Utilizzò la sua forza sovrumana per stordire due automi, uno dopo l’altro, atterrarli e privarli delle loro armi. Una la tenne per sé, l’altra la lanciò rapidamente al dottor Robotnik. Considerata la sua scarsa velocità, il dottore fu costretto a rifugiarsi dietro ad un’alta colonna in marmo per proteggersi dagli attacchi nemici. Mighty gli fu subito accanto.

     - Crede di farcela? - chiese l’armadillo frettolosamente.

     - Mi fai sempre la stessa domanda! - replicò lui, poi estrasse il suo dispositivo di puntamento triangolare e lo posizionò sulla fronte. I listelli di metallo scorsero nuovamente sulla sua testa, fasciandola completamente e la lente che avrebbe migliorato la sua mira non tardò a raggiungerli

- E la risposta è sempre la medesima! -

     - Senza il suo lanciamine automatico è sicuro di poter rispondere al fuoco? -

     - Il casco è già sufficiente a migliorare la mia mira! E non ho bisogno di altro! -

     - Bene, doc! - esclamò Mighty soddisfatto - Suoniamo un po’ di rock ‘n roll! -

     Si sporsero entrambi e all’unisono al di là della loro protezione e fecero fuoco a ripetizione contro i droidi che stavano sparando all’impazzata su qualunque bersaglio si muovesse. Vector stava dando loro istruzioni, mentre lui stesso apriva il fuoco con i suoi cannoni al plasma, allo scoperto e senza paura di essere ferito dai proiettili e dai laser vaganti.

     Amy si stava rivelando la più veloce e la più precisa di tutti loro. Animata dall’istinto di protezione che avvertiva nei confronti di suo marito e di sua figlia, riuscì a mettere KO da sola e senza armi ben quattro robot pistoleri. Si tuffò e rotolò sul pavimento per schivare i loro attacchi e li colpì con forza sulle gambe per farli capitombolare e renderli inoffensivi. Dopodiché afferrò un cannone e corse a dare manforte a Mighty. Tuttavia, proprio a metà del percorso, qualcosa la afferrò per il collo e la trascinò all’indietro. Era un vischioso e appiccicoso filo di ragnatela. Si voltò e vide il sorriso diabolico di Cybil che la accoglieva con fare maligno. La riccia tentò di liberarsi, ma più si divincolava e più la ragnatela si aggrovigliava, bloccandole i movimenti. Quando fu vicina a Cybil, ella la colpì forte al viso con un calcio girato, stordendola a tal punto da farle vedere tanti puntini rossi. Quindi estrasse lo stesso coltello retrattile che aveva usato per minacciare Cream e si preparò ad usarlo su di lei. La vista di quell’arma scatenò in Amy una reazione furiosa. Quando la vedova nera sferrò una stoccata con la lama, lei velocemente la schivò e aggrovigliò la ragnatela della sua avversaria attorno al suo polso. Quindi le diede una forte testata e la fece barcollare per un secondo. Il coltellino cadde e Amy lo afferrò in tempo per tranciare i fili che la rallentavano.

     - Ti credi tanto furba, dolcezza? - fu la pronta risposta di Cybil.

     Amy non rispose, limitandosi a gettarsi su di lei con cieca furia. L’aracnide saltò in alto e piombò alle spalle della nemica, le mise lo sgambetto e si riappropriò della propria lama. Amy era a terra, priva di difese. Cybil piombò su di lei e, con un sorriso disgustoso stampato sulle labbra, si preparò ad usare l’arma per sfigurarla.

     Geoffrey intervenne appena in tempo. Si tuffò sulla vedova nera ed insieme rotolarono sul pavimento a distanza di sicurezza.

     - Corri ad aiutare gli altri! - gridò la lince con tono preoccupato - Qui ci penso io! -

     - Grazie, Geof! -

     Con un colpo di reni, la vedova nera si era rimessa in piedi e brandiva il suo coltello questa volta contro il sergente.

     - Proprio come ai vecchi tempi, eh, Van Marten? -

     - Forse ancora meglio! -

     Negli occhi della lince c’era una fredda luce assassina che non aveva mai brillato nelle sue pupille. Era evidente che il combattimento che stava per intraprendere aveva un solo scopo: l’uccisione. Questa macabra scoperta non fece altro che aumentare il divertimento della ragnetta.

Geoffrey fu il primo ad attaccare. Sferrò un pugno rapido, ma non abbastanza veloce per colpire l’avversaria. Cybil schivò subito e, senza versare una sola goccia di sudore, sferrò una serie di calci sul volto e sullo stomaco del sergente. Quest’ultimo indietreggiò dolorante per non essere ulteriormente percosso e poi roteò su se stesso, in modo da confondere l’avversaria. Questa tattica ebbe successo, in quanto la vedova nera fallì il successivo attacco e venne colpita da un forte pugno.

     - Il gattino ha imparato a fare il duro anche senza i suoi braccialetti! - commentò lei divertita.

     Sparò un filo di ragnatela, ma Geoffrey lo evitò con i riflessi pronti. La tela aderì alla base di una colonna marmorea. A questo punto il sergente ebbe una brillante idea. Si sporse in avanti come per attaccare la nemica e lei reagì prontamente per difendersi, ruotando il busto. Dimentica di avere ancora in mano la ragnatela, la toccò con il torace e vi si invischiò. Geoffrey scagliò di nuovo un finto attacco e Cybil sparò un’altra tela che si appiccicò anch’essa alla stessa colonna di prima. Una rapida piroetta per evitare l’ennesima offensiva e l’aracnide finì impigliata anche nella seconda tela. Le sue braccia erano bloccate dietro le spalle, ancora attaccate alla tela, e così il suo busto. Era totalmente incapacitata nei movimenti. Continuava a tirare forte, nel tentativo di districarsi da quel filo colloso. Geoffrey allora afferrò il cannone di un droide a pezzi e fece fuoco contro i sostegni di pietra che reggevano la colonna. Venendo a mancare le giunture, il pilastro non era più fissato al soffitto e, oscillando per via delle spinte di Cybil, le piovve letteralmente addosso. La vedova nera urlò nel vedere quel peso caderle contro, ma non poteva scostarsi. Lo schianto fu pauroso. Il marmo andò in mille pezzi e Cybil riportò ferite estese e sanguinanti in tutto il corpo. Si accasciò stordita al pavimento in una posa innaturale, ancora immobilizzata dalla tela.

     Geoffrey le si avvicinò. Neanche una goccia di pietà traspariva dai suoi occhi. In preda alla schizofrenia, la ragazza rideva come un’ossessa.

     - Sono più veloce e forte di lui! E il sergente mi ha battuto! - continuava a ripetere con una specie di cantilena.

     Un taglio profondo si era aperto sulla sua fronte, bagnandole la faccia di sangue e conferendo al suo volto un’aria ancora più inquietante.

     - Ho solo usato le tue stesse armi contro di te! - spiegò freddamente il sergente - In definitiva, ho usato il cervello! -

     Cybil riprese a ridere sguaiatamente e finì per tossire, fino quasi a soffocare.

     - Cosa vuoi fare adesso, gatto? - chiese lei con voce debole - Vuoi uccidermi? So che vorresti farlo! Vedo la rabbia e il desiderio di vendetta pulsare nei tuoi occhi! Fallo allora! -

     Geoffrey non rispose. Si limitò a scambiarle l’occhiata più gelida di cui era capace.

     - Lo sapevo! Non ne sei capace! Ci ha provato anche il tuo istrice Comandante e non ci è riuscito! Siete così smidollati e prevedibili! Va contro la vostra squallida etica l’assassinio? -

     - Shadow è un eroe! - rispose pratico il sergente mentre arrotolava con cura la mano attorno alla sua inseparabile sciarpa - E’ un animo puro e nobile che non sarebbe mai capace di uccidere! L’assassinio non è contemplato nel suo codice morale! Lui non è come noi! -

     Il sorriso di Cybil si spense all’istante e per la prima volta sul suo viso sanguinante le si lesse la paura.

     - Come noi? - ripeté incredula.

     Prima che potesse dire altro, Geoffrey si chinò rapidamente su di lei e le mise la mano avvolta nella sciarpa in volto, occludendole senza via di scampo sia il naso che la bocca. Cybil non poteva respirare. Mugolò e si divincolò con tutte le sue forze, ma non poteva reagire in alcun modo, né poteva evitare che la sua riserva di ossigeno si esaurisse lentamente. La forza dei suoi movimenti si indebolì a poco a poco e il suo viso diventò bluastro. Il suo cuore smise lentamente di battere. Widow Cybil morì soffocata. Il sergente si rialzò e pulì con cura la sua sciarpa. L’impassibilità della sua espressione era tremenda. Guardò per l’ultima volta la donna responsabile di tanta sofferenza e, senza alcun cenno di compassione, corse ad aiutare i suoi compagni.

     Forge volteggiava con la solita eleganza sopra lo scenario della battaglia. I coltelli nascosti tra le sue piume si stavano rivelando efficaci oltre ogni misura. Piombava addosso ai drodi e trafiggeva i loro cervelli positronici con velocità e freddezza degne del migliore dei killer. Non mancava di dare uno sguardo rapido ad Alison, la quale stava combattendo poco lontano contro un trio di agguerriti robot. Nascosta dietro ad un cumulo di macerie crollato durante la battaglia, stava rispondendo al fuoco rapido con efficacia e precisione. Il suo volto era contratto in una espressione di profonda concentrazione, tanto attenta che riuscì in breve tempo a sconfiggere i suoi persecutori. Uscì rapidamente allo scoperto per andare a dare manforte agli altri suoi amici, quando il dottor Prower spuntò fuori dal nulla e le sparò contro a raffica. Alison era però pronta a qualunque contromossa. Si tuffò sulla destra, sgattaiolò in incognito dietro ad un cumulo di rottami e piombò alle spalle dell’avversario. Il dottore si voltò in fretta, ma Alison con un calcio lo disarmò, per poi puntargli contro il cannone. Prower alzò le mani, ma stranamente sorrideva. Srotolò subito le sue due code e le sventolò di fronte alla vista incredula della ragazza.

     - Tu… hai due code? - domandò sbalordita lei, scioccata dallo scoprire che c’era qualcun altro come lei.

     Una delle due era ricoperta da un cilindro metallico lucente, come la canna di un fucile. Si sentì un click sommesso e uno sparo. Uno schizzo rosso e Alison piombò a terra con un tonfo secco, gli occhi sbarrati e le labbra asciutte.

     - E funzionano anche molto bene! - rispose Prower soffiando via il fumo dalla sua coda-fucile.

     Forge si voltò di scatto. Il suo animo fu disintegrato in un istante nel guardare Alison riversa a terra in una pozza di sangue. Tutta la sua rabbia e il suo dolore si concentrarono nel petto per poi prorompere fuori dalla sua gola in un urlo straziante di disperazione. L’aquila si scagliò veloce come una freccia contro il dottore e, completamente fuori di sé, sferzò l’aria con il suo coltello a pochi millimetri dalla sua gola. La trachea della volpe si aprì, squarciata di netto e un flusso copioso di sangue sgorgò lungo il suo collo. Provò a fermare l’emorragia con la mano, ma la perdita era troppo abbondante. Barcollò come ubriaco, non riuscendo a respirare, e alla fine piombò a terra, privo di sensi.

     Senza fare una piega per l’assassinio appena commesso, Forge si precipitò sulla sua protetta. Le alzò delicatamente la testa e posò una mano sulla sua ferita, macchiandola di rosso. La ragazza aveva un’espressione tranquilla, come se si fosse appena addormentata, ma il suo corpo sussultava e sobbalzava.

     - Alison, Alison, mi senti? - ripeteva Forge con la voce rotta - No, piccola mia, non morire! Svegliati, ti prego! Svegliati! ALISON! -

     La volpacchiotta faticava a tenere gli occhi aperti. Si sentiva intorpidita e molto debole, a causa della ferita estesa. Si sentì mancare il respiro e le energie la abbandonarono pian piano. Senza che Forge potesse fare niente, Alison morì tra le sue braccia. L’aquila cadde in uno stato di apatia, posò lentamente il corpo della persona più importante della sua vita, le accarezzò teneramente il volto e poi si alzò. Le sue mani tremavano di rabbia, le sue pupille umide di lacrime bruciavano di una furia cieca. Afferrò un paio di coltelli e si lanciò urlando il nome di Alison contro un manipolo di droidi, ormai preoccupandosi solamente della vendetta e non più della sua vita.

     La situazione era critica. Knuckles e Rouge combattevano spalla contro spalla, per far fronte alla miriade di proiettili e di attacchi, fisici o meno, che gli venivano diretti contro. Se la stavano cavando abbastanza bene, dato che l’uno copriva l’altra e a vicenda stavano mettendo alle strette un gran numero di nemici. Vector, che in quel momento stava tenendo testa a Mighty, notò l’echidna nel centro della stanza e la voglia di vendicarsi lo sopraffece. Cominciò a correre con il fragore di un carro armato incontro al nemico e quando quest’ultimo se ne accorse era troppo tardi. Venne travolto e trascinato per metà della stanza per poi finire schiantato contro la parete. Rouge, ansiosa, corse al salvataggio del suo compagno, ma Vector, noncurante, la afferrò per il collo prima che lei potesse colpire e la scaraventò senza ritegno contro un colonnato. Il pipistrello vi si schiantò di schiena. Si sentì un sinistro scricchiolio e un gemito di dolore, subito dopo la ragazza si accasciò al suolo inerme. Knuckles urlò disperato e fece per raggiungerla, ma Vector lo colpì con il gomito, facendogli sanguinare il naso.

     - Vuoi salvare la tua donna? - lo schernì il coccodrillo - Non ne sei capace! Non hai la forza per farlo! -

     L’echidna si rimise in piedi e sferrò un pugno diretto che si infranse sul petto metallico e indistruttibile del colosso. Un forte bruciore esplose sulle sue nocche mentre digrignava i denti cercando di non dare soddisfazione al suo nemico nell’udire un solo fiato. Troppo debole, indietreggiò premendosi il muscolo del braccio rimasto indolenzito.

     - Hai mai sentito il detto “occhio per occhio, dente per dente”? - domandò Vector aggressivo      - Dato che mi hai carbonizzato la mascella, ho intenzione di applicare il vecchio proverbio, ma con altre parti del corpo! -

     Rapidamente, il rettile prese il braccio di Knuckles, lo tese e, caricando un possente pugno dall’alto, lo colpì con forza. Il rumore di ossa spezzate fu agghiacciante. L’echidna urlò di dolore, mentre sentiva rompersi il suo arto, piegato in una posa innaturale. Vector sogghignò per la soddisfazione e si divertì ad osservare i rantoli e i mugolii del suo avversario.

     - Sei un po’ troppo delicato per essere un guerriero! -

     Il bruciore era così accecante che Knuckles non poté evitare che delle lacrime sgorgassero dai suoi bulbi oculari. Posò lo sguardo sull’esanime Rouge e si disse che doveva assolutamente raggiungerla, ma Vector si frapponeva tra loro con ostinata tenacia. Doveva assolutamente abbatterlo. Tirò indietro il braccio sano e caricò il pugno più forte di cui era capace, indirizzandolo allo zigomo del nemico. Il colpo andò a segno, ma Vector non diede cenno di averlo anche minimamente sentito.

     - Lascia fare al maestro! -

     Ruotando il busto in fretta, il coccodrillo sferrò un altro cazzotto sulla fronte dell’echidna, mandandolo a gambe all’aria ed aprendo una nuova ferita. Respirava affannosamente ed era al limite delle forze. Vector si chinò su di lui per prendersi ulteriormente gioco dell’avversario.

     - La tua forza straordinaria è andata a farsi friggere, vero? - disse con rabbia repressa - Avresti dovuto pensarci due volte prima di sfigurarmi, moscerino! Puoi stare sicuro che la mia vendetta sarà lenta e dolorosa… e nel frattempo… sono sicuro che io e la tua ragazza moribonda ce la spasseremo alla grande! -

     Fu come se fosse scoppiato un incendio nella testa di Knuckles. Facendo appello alle ultime forze rimaste, si rimise in piedi e scoccò un’occhiata perfida alla volta del coccodrillo.

     - Questo non lo dovevi dire! -

     Vector sferrò l’ennesimo pugno, ma Knuckles, con l’unico arto sano, gli bloccò il braccio. Il rettile spingeva con forza, ma l’echidna continuava a tenerlo fermo, i denti stretti e il sudore che gli bagnava il viso. Poi, concentrando ogni particella di energia rimasta nei suoi muscoli, afferrò più saldamente il metallo e, urlando come un ossesso, cominciò a tirare forte. Il braccio metallico di Vector fu strappato via di netto, tra le sue grida di sgomento. Dalla spalla fuoriuscirono cavi elettrici e scintille a fontanella. Knuckles approfittò del disorientamento improvviso e sollevò sopra la sua testa l’arto meccanico appena tranciato, caricò l’attacco e sferrò con una falciata pesante un grave colpo sulla mandibola del coccodrillo col suo stesso braccio. Vector piombò a terra pesantemente, svenuto. L’echidna lasciò andare l’attrezzo e si appoggiò al muro per evitare di perdere i sensi, considerando lo sforzo mastodontico che il suo fisico aveva retto. Pian piano, trascinando i piedi e trascurando il dolore del braccio rotto, si avvicinò a Rouge.

     - La schiena… la mia schiena… - mugolava lei col volto rigato dalle lacrime.

     Knuckles tentò di sollevarla piano ma, con orrore, si accorse che probabilmente la sua spina dorsale era fratturata.

     - Non parlare, Rouge! Stai tranquilla! - diceva lui con dolcezza ma con il cuore martellante         - Devi solo resistere! Andrà tutto bene! -

     - Dovevo… stare più attenta! Ti faccio… sempre la predica perché sei… troppo irruento e… mi sono buttata su Vector… come un kamikaze! -

     - E’ normale fare cose pazze per amore! - fu la cosa che a Knuckles venne spontanea rispondere.

     I due si guardarono affranti negli occhi e si tennero per mano. L’echidna si guardò intorno. Erano circondati da morte, violenza e distruzione. Si chiese se quella fosse davvero la fine, ma era contento di trascorrere quegli ultimi momenti con lei.

     - Ti prego… non lasciare la mia mano! - mormorò lei, con la voce spezzata.

     - Non ti lascerò andare! Non ti lascerò mai! Staremo insieme fino alla fine! -


     Il lato della sala del trono protetto da quell’impenetrabile campo di forza si stava per infiammare di un’altra battaglia. Shadow the hedgehog era appena saltato al di là dello schermo protettivo, inseguendo la sua nemesi. Sonic si era voltato e, con rabbia, osservò lo scudo di energia chiudersi irrimediabilmente, lasciandolo da solo a confrontarsi con il Comandante.

     - Sbaglio o noi due ci siamo già affrontati prima d’ora? - chiese il riccio blu, beffardo.

     - Hai condotto personalmente un’offensiva diretta… tanto tempo fa! -

     - Lo ricordo bene! Tu eri solo al primo anno di servizio come Comandante! E mi hai affrontato in combattimento! -

     - Scommetto che non hai mai digerito il fatto di essere stato sconfitto da me! -

     - Su questo hai ragione! La cosa che però mi ha bruciato di più è che mi hai risparmiato la vita! I tuoi compagni non lo sanno, vero? Non sanno che hai avuto l’occasione di liberarli nel palmo della mano e che te la sei lasciata sfuggire? -

     Sonic stava cercando di metterlo in crisi rivangando vecchi errori di gioventù. Un periodo in cui considerava sacra qualunque vita, per quanto spregevole fosse la persona a cui apparteneva. Nonostante tutto, dopo tutto il dolore che aveva dovuto subire e a cui aveva dovuto assistere, quella convinzione era sparita.

     - Adesso ti renderai conto che avresti dovuto uccidermi quando ne hai avuto la possibilità! - esclamò il Tiranno e tese la mano per afferrare i Chaos Emeralds.

     - Lascia subito quegli smeraldi! - esclamò Shadow riferendosi alla piastra fluttuante che il Tiranno aveva trascinato con sé.

     Il riccio blu sorrise.

     - Coraggio, prode Comandante! Impediscimelo! -

     Shadow non se lo fece ripetere due volte. Corse incontro all’avversario, pronto a tutto pur di abbatterlo. Rapidamente, il Tiranno ruotò su se stesso facendo ondeggiare il lungo mantello. Sui lembi della stoffa scattarono una decina di spuntoni affilati che sfiorarono Shadow ed aprirono una ferita sul suo petto. Il riccio nero indietreggiò premendosi la mano sul torace macchiato di rosso. Poi guardò il nemico, con un odio velenoso che gli pulsava nelle vene.

     I due ricci scattarono l’uno incontro all’altro ed ingaggiarono un combattimento furioso. Sonic estrasse gli artigli sul dorso dei suoi guanti dorati e li infilzò nella carne del volto di Shadow. Quest’ultimo non si fece accecare dal dolore e calciò forte lo stomaco dell’avversario. Successivamente, gli scagliò un pugno in faccia. Il Tiranno si abbassò e ricambiò con una gomitata nella pancia. Il respiro di Shadow si mozzò, ma riuscì lo stesso ad afferrare la testa del nemico e a colpirgli la faccia con il ginocchio. La battaglia si faceva sempre più accanita e i loro corpi si riempivano sempre più velocemente di ferite sanguinanti.

     Sonic si sfilò il mantello e lo lanciò addosso a Shadow, oscurandogli la visuale per un istante. Quel secondo fu determinante: il riccio blu cinse il busto del nemico con le braccia e lo trascinò lungo la parete. Prese i suoi aculei nella mano e fece ripetutamente cozzare la sua testa contro il muro, con sempre più forza. Shadow rimase stordito, ma si riprese appena in tempo per puntare i piedi sulla parete, camminarci sopra con rapidità e saltare alle spalle del nemico. Sonic si girò troppo tardi per evitare un calcio in pieno naso.

     I due ricci si studiarono attentamente, stremati e ansimanti per via della fatica e delle ferite. Il pavimento era macchiato di sangue per via dei colpi furiosi che si erano scagliati contro. Gli occhi di Sonic scivolarono sugli smeraldi e, prontamente, si precipitò ad afferrarli. Shadow era pronto all’evenienza. Strinse nel pugno la sua gemma violetta e un’eruzione di fiamme azzurre si concentrò nella sua mano. Tese il braccio e la palla infuocata vibrò verso il Tiranno che ne fu colpito in pieno petto, finendo lungo e disteso.

     L’elettricità della pietra invase il corpo di Shadow, paralizzandolo brevemente. Era un’arma a doppio taglio da utilizzare. Sonic non intendeva darsi per vinto e si rimise in carreggiata. Il Comandante concentrò altra energia e colpì forte il suolo con il pugno. Un’onda elettrica serpeggiò lungo il pavimento ed investì in pieno il riccio blu, il cui corpo vibrò per un istante per poi essere scagliato sul muro a velocità folle. Lo schianto rimbombò sonoramente. Sonic rimase privo di energie e incapace di muoversi. Nel frattempo, il pugno di Shadow che stringeva la pietra e il suo braccio furono pervase da un alone scuro che ne indurì la carne, come pietrificata, e la screpolò quasi dovesse sgretolarsi da un momento all’altro. Il Comandante si spaventò alla vista di quel macabro fenomeno, ma non gli interessava fintantoché avesse sconfitto il Tiranno.

     - Quella pietra - mormorò Sonic - E’ carica di energia negativa! Allora è così che ti sei liberato dalle catene! Dove l’hai trovata? -

     - Nel ventre del mio compagno di cella! - replicò lui sorridendo.

     - Di che diavolo stai parlando? -

     - Molti anni fa, in quella stessa cella hai imprigionato un vagabondo vecchio e moribondo di nome Magorian e lo hai lasciato a morire di fame! Quell’uomo, a sua stessa insaputa, aveva questa gemma nello stomaco! -

     - Tu come fai a sapere queste cose? -

     - Perché non appena l’ho toccata sono stato invaso dalla conoscenza! Ho visto migliaia di scene diverse, alcune che appartenevano a questo mondo… ed altre no! Ho visto la cattura di Magorian e ho visto che tu lo rinchiudevi lì dentro, ignorando le sue suppliche! -

     - Non capisco… -

     - Io invece sì! Per la prima volta capisco tutto quanto! La sensazione che ho sempre avvertito, che qualcosa non quadrasse in questo tuo mondo corrotto, si è rivelata esatta! Il mio sogno ha finalmente un senso! E questo senso è che… tutto ciò non è la realtà, non è come dovrebbe essere! -

     - Stai farneticando! -

     - Al contrario! Tikal mi ha detto che i sogni sono proiezioni provenienti da un’altra realtà parallela… ed aveva ragione! Era il messaggio che stiamo tutti vivendo in un mondo fittizio, che non corrisponde a verità! “Cerca oltre lo specchio”… vuol dire che la realtà è stata rovesciata! “La verità è nel mio ventre”… significa che dovevo cercare nello stomaco di quello scheletro per trovare la chiave di tutto! -

     - Se sei convinto di queste assurdità allora dimmi… qual è il mondo reale? -

     Shadow chiuse gli occhi e tentò di afferrare di nuovo quelle immagini che aveva visto nella sua umida prigione.

     - Le scene che ho visto sono di un mondo pacifico, pieno di calore e di affetto, colmo di amicizia, di amore, di sentimento! E’ tutto l’opposto della gelida atmosfera che hai creato tu con la tua spietata tirannide! Sono tutti liberi… vivono in pace! E in questo mondo, per quanto sia difficile crederlo, tu sei un eroe! Io sono un vigilante solitario! Tu sei circondato da amici e lotti per ciò che è giusto! Io sono un triste guerriero errante! Tu… hai mia moglie! Io no! -

     Sonic scoppiò a ridere con foga schizofrenica.

     - Se questa follia di cui stai parlando corrisponde a realtà in entrambi i mondi sono sempre io a vincere! Povero piccolo Shadow! -

     - Non sarai vittorioso ancora per molto! Tutto questo sta per giungere ad una fine! -

     - Che cosa hai intenzione di fare? -

     - Questa distorsione ha avuto origine quando tu ed io abbiamo combattuto nello spazio contro un mostro alato! Il potere dei Chaos Emeralds e quello di questa gemma si sono fusi creando una frattura che si è propagata in tutto l’universo! L’ordine naturale delle cose si è rovesciato! Tutto il pianeta, i suoi abitanti, le loro storie, le loro fisionomie, i loro ricordi, il loro ambiente naturale, tutto quello che ha a che fare con loro è stato capovolto, è cambiato, modificato! Tu da eroe sei diventato Tiranno e hai preso il potere! Ma non è vero… niente di tutto questo è vero! E’ un’aberrazione… che terminerà in questo momento! -

     Shadow, determinato come non mai, si avvicinò alla piastra dei sette Chaos Emeralds.

     - Che cosa vuoi fare? - chiese Sonic, spaventato.

     - “Com’era in principio dovrà tornare ad essere”… è quello che ho sognato… la frattura ha avuto origine dai Chaos Emeralds e dalla gemma… e fine avrà se li riunirò insieme! -

     Il riccio nero prese la gemma con l’altra mano e la sollevò in aria.

     - Aspetta! - gridò Sonic - Non puoi farlo! Se annienterai questo mondo perderai tutti i tuoi affetti più cari! Perderai tua moglie, tua figlia, i tuoi amici, tutti i tuoi ricordi più cari! -

     - Sono disposto a fare questo sacrificio se significa annientare questa Tirannide… se significa annientare tutto questo dolore… se significa annientare te! -

     Era pronto a procedere. Voleva dire far sparire completamente tutti i suoi affetti, ma era la cosa giusta da fare.

     - Come fai a sapere che quelle scene che hai visto sono vere? Come fai a sapere che l’altro mondo è migliore di questo? -

     Shadow guardò attraverso l’alone verdastro del campo di forza. Geoffrey stava soffocando Cybil, la sua calma era mutata in una cieca freddezza assassina. Alison era riversa a terra, sanguinante e priva di sensi. Knuckles aveva un braccio rotto e reggeva una tremante Rouge, ferita gravemente. Il dottor Prower aveva la gola squarciata ed era senza vita. Amy stava bene, ma la sua resistenza in combattimento era messa a dura prova. Ancora dolore, ancora sangue, ancora disperazione… la convinzione di Shadow non fu mai così granitica. Guardò un’ultima volta l’artefice di tutte quelle disgrazie: il Tiranno che aveva rovinato le loro vite. Adesso era pronto.

     - Deve essere così! -

     Shadow the hedgehog strinse forte la Gemma dell’Occulto e la lanciò nel mezzo del cerchio di smeraldi. Dalla pietruzza sgorgò una scarica elettrica bianca che colpì ciascuno dei sette gioielli. Una fontana di luce esplose dal punto di contatto ed invase ogni centimetro di spazio che riusciva a raggiungere. Il bagliore si propagò prima nell’intera sala, poi nell’intero palazzo, poi in tutta la città, in tutta la regione, in tutto il continente… il pianeta… la galassia… l’universo…

     Come era in principio dovrà tornare ad essere…

Continua in...
"Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #14"
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Capitolo 14
*** Full Speed Ahead #14 (Pieces Of Eternity Saga \ Solo noi e nessun altro) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #14

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#14

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Gli abitanti del nostro pianeta non si sono mai resi conto che molto tempo fa furono vicini a sfiorare la totale distruzione. Non è mai stata una prerogativa della nostra razza agire in modo da danneggiare se stessa. E’ sempre stata molto rispettosa nei propri confronti e di quelli dell’ambiente che ci circonda. Quindi non desterà stupore sapere che il male abbattutosi su di noi tempo fa si presentò sotto forma umana. Feroce, spietato, dal cuore di ghiaccio, dagli occhi di fuoco. L’uomo che per tanto tempo ha covato rancore nei nostri riguardi fu lontano di un passo dal cancellare ogni traccia di noi e del nostro passaggio. Come è successo in altri casi, il destino comune fu affidato alle mani di due nobili guerrieri, il nero e il blu, i quali rischiarono la loro vita e i loro affetti più cari per far sì che la nostra vita continuasse. Il loro grande coraggio e spirito di sacrificio gli permise di uscirne vincitori e di tornare a casa sani e salvi per ricevere i meritati onori. Pensavano che la crisi fosse per sempre passata... si sbagliavano. Quando meno se lo aspettavano, il male tornò, sotto forme del tutto nuove. Nessuno poté fare a meno di evitare la nascita di un nuovo potente dio della distruzione che se non fosse stato fermato, probabilmente avrebbe fatto in modo che oggi non fossimo ancora così numerosi e così… vivi. Questa volta però le nostre anime non sono state risparmiate grazie ai due guerrieri, che sono ormai diventati leggenda. Ce n’è stato un terzo, il cui nome si è perso nei meandri della storia, la cui memoria non è mai stata onorata come si deve, il cui sacrificio non è mai stato riconosciuto da tutti noi. Lui non era come noi, era diverso, per forma e provenienza. Io sono stato testimone di quei tragici eventi e se ho deciso di redigere questi scritti è principalmente per rendere giustizia alla persona che ha protetto il dono della vita su Mobius. Ogni storia ha una sua morale e quella che è narrata in questi libri ha un significato preciso: un animo nobile risiede anche nella creatura più diversa, a prescindere da chi sia e da dove venga”.

Dagli scritti dello Storico

LIBRO AMBRA

a.k.a.

Principio di incendio


     Ogni storia che si rispetti ha un inizio e una così particolarmente intrisa di oscuro non poteva che cominciare nella desolazione. La catena di eventi che portò all’ascesa del male più cupo cominciò in una tiepida mattina di primavera, quando il sole cocente cercava di farsi strada con i suoi raggi tra gli sparuti banchi di nuvole che tentavano ambiziosamente di coprirlo. In un terreno arido e pianeggiante, dal suolo solcato e avido di acqua, occupato solo da scarni ciuffi di erba secca e da tronchi nodosi e avvizziti, una solitaria figura si spostava a marcia serrata. Le sue movenze erano ritmiche e meccaniche e ad ogni battito dei suoi pesanti piedi sul terreno si sollevavano piccole nuvole di polvere rossa.

     Alto e dalle spalle larghe, rivestito da una lamiera nera e argentata, il bizzarro robot possedeva due braccia robuste e due gambe altrettanto vigorose. All’altezza del ventre si potevano scorgere due pesanti piastre in acciaio delimitate nel centro da una scanalatura tortuosa, probabilmente le due ante di una porta blindata. Le fattezze del volto dell’automa non erano quello che si poteva definire umanoide. La sua bocca era una griglia quadrata a nido d’ape e al posto degli occhi possedeva un visore luminoso stretto e rettangolare. Sullo schermo si muoveva una piccola luce rossa che rimbalzava da una estremità all’altra come una pallina da tennis.

     Ci vollero cinque minuti buoni perché il robot cessasse la sua marcia instancabile e si guardasse intorno, come annusando l’aria circostante. Delle luci intermittenti e allegramente colorate lampeggiarono sul suo collo, mentre scandagliava accuratamente i paraggi deserti. All’improvviso, la sua testa si rizzò di colpo e nell’istante successivo si abbassò, perquisendo un punto imprecisato accanto ai suoi piedi. Scostò una manciata di pietruzze polverose e raccolse subito l’oggetto della sua lenta ricerca: un piccolo frammento di vetro di colore ambrato.

     Il ritrovamento sembrava averlo soddisfatto. Premette un tasto appena sopra a dove avrebbe dovuto esserci il suo orecchio e un piccolo microfono estensibile, munito di antenna, si allungò oltre una cavità che si era aperta.

     - Unità N-Tracer 2412 a Master! - recitò con una voce atona e metallica.

     - Qui risponde Master! - replicò una seconda voce gracchiante - Rapporto? -

     - Frammento localizzato! Unità in attesa di ulteriori istruzioni! -

     - Ottimo! Procedi immediatamente al trasferimento! Il satellite è già in posizione! Chiudo! -

     La comunicazione fu bruscamente interrotta, ma al robot non occorrevano altre indicazioni né tanto meno la cortesia di un saluto. Un fastidioso sferragliare provenne da dentro la sua corazza e, cigolando su dei cardini stridenti, la porta blindata sulla sua pancia si aprì. La camera interna era di forma sferica, tappezzata di piastre isolanti in acciaio e di luci danzanti. Al centro c’era una sorta di meccanismo a forma di clessidra ma privo di vetro. Il robot posizionò la pietra che aveva trovato tra i due cunei argentati che spuntavano dal di sotto e dal di sopra e quella roteò a mezz’aria, intrappolata in un campo gravitazionale. La porta si richiuse all’istante e il frammento fu avvolto da un fascio bianco di elettricità. L’unità N-Tracer, dunque, reclinò il capo quanto più possibile, calcolando i gradi e l’angolazione, come per guardare il sole direttamente in verticale. Non appena individuò una posizione congeniale, nel suo visore esplose un bagliore accecante e un raggio rosso intenso fu sparato a velocità folle verso il cielo. Il segnale attraversò tutta la stratosfera per poi essere raccolto dalla parabola di un grande satellite orbitante nello spazio ed essere nuovamente inviato in un altro punto del pianeta.

     Ci volle qualche minuto prima che l’operazione fosse conclusa e il raggio visore del robot si spegnesse. Quando ciò accadde, la piccola pietra ambrata era sparita, trasformata in impulsi telematici e trasportata in un luogo totalmente diverso. L’unità aveva dunque compiuto la sua missione, non gli restava che tornare alla base in attesa di nuovi ordini, cosa che, purtroppo per lei, non riuscì mai a fare.

     Gli bastò voltarsi per essere colpito in pieno e trafitto nel petto, da parte a parte, da un artiglio meccanico di considerevoli dimensioni. I componenti interni vennero frantumati in un istante e il nucleo di alimentazione finì irrimediabilmente danneggiato. Non ci fu niente da fare per N-Tracer quando piombò a terra ormai privo di vita.

     Su di lui troneggiava una figura inquietante, il suo implacabile assassino che, ironia della sorte, era un robot come lui. Imponente e massiccio, dalle braccia simili ad argani e dal petto prominente. La sua testa era squadrata e molto piccola in confronto al resto del corpo, colorato di tonalità rosse e nere alla stregua di pitture di guerra. Su una delle sue spalle era evidente il simbolo dell’omega, unico monito che indicasse qual era il suo nome.

     - Tutti i robot di Eggman devono essere distrutti! - scandì meccanicamente, osservando per l’ultima volta quello che restava della sua vittima.

     Dopodiché tornò sui propri passi, scandagliò accuratamente i dintorni con i suoi sensori sofisticati e attivò i reattori posti sulla sua schiena per allontanarsi rapidamente, ignaro della piccola tragedia che aveva provocato.

     Passò qualche ora prima che quello scenario desolato potesse ospitare un'altra anima vivente. Il suo arrivo fu annunciato da un rumore di pale vorticanti in rapido avvicinamento. Attraversando un banco di nuvole, un bizzarro biplano vivacemente colorato si stava preparando alle manovre di atterraggio. Con una maestria e una precisione fuori dal comune, il pilota effettuò una veloce virata che lo portò a rasentare il suolo di pochi centimetri fino a che le ruote non toccarono terra ed ebbe inizio la frenata, in un vortice accecante di polvere.

     Con un veloce balzo, l’aviatore balzò fuori dal veicolo e gli diede un’affettuosa pacca sulla fiancata. Era una volpe dal pelo color ocra munita di due singolari code sbatacchianti. Indossava un casco da pilota, degli occhialoni protettivi e un giubbotto marrone bordato di pelliccia. Era particolarmente soddisfatto delle prestazioni del nuovo motore che aveva installato nel suo Tornado e la cura e il modo amorevole con cui ripuliva il velivolo ne erano una prova sufficiente.

     Terminato un veloce giro di controllo dei sistemi, stava per rimontare a bordo in modo da proseguire il suo giro di collaudo. Il destino volle però che la sua attenzione fosse attirata dalla carcassa inerte del robot, adagiata poco lontano, e se così non fosse stato la serie di eventi che sto narrando non avrebbe mai avuto luogo. Il volpino si avvicinò con cautela al rottame e lo colpì piano con un piede per assicurarsi delle sue condizioni. Non c’era dubbio che fosse del tutto disattivato, anche a giudicare dall’ampio squarcio che era aperto sul petto. Cominciò a rimirare i componenti con cui l’automa era costruito e i suoi occhi presero a brillare, come sempre quando osservava un marchingegno meccanico nuovo. Passò parecchi minuti intento ad ispezionare a fondo tutte le parti, interne ed esterne, dell’unità.

     - Interessante! - disse Tails più alla macchina che a sé - Sei un piccolo gioiellino! Forse è il caso che ti porti con me! Ho l’impressione che potrai darmi qualche utile informazione! -

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     - Tieniti pronta! -

     La coniglietta candida aveva parlato con tono sicuro e beffardo, ma il timbro argentino e soave della sua voce rendeva impossibile per chiunque ritenerla una seria minaccia. Si fece spazio indietreggiando sul pavimento blu dell’ampia palestra e poi, senza preavviso, sfrecciò in avanti con le mani protese. La riccia rosa a cui stava andando incontro non si mosse di un millimetro, anzi, si mise più sulla traiettoria della ragazzina per farla andare a colpo sicuro. Quando le due furono inevitabilmente una di fronte all’altra, Cream strinse le sue dita, quanto più delicatamente possibile, attorno al collo di Amy Rose e la spinse con la schiena sul muro. Alla riccia fu sufficiente un semplice gesto per liberarsi da quella morsa, seppur vellutata. Distese in alto un braccio e, con un movimento fluido, posò il gomito e l’avambraccio sulle braccia della ragazzina, spingendo forte e costringendola ad abbassarle.

     La dimostrazione fu accolta dallo sgomento generale e da un applauso caloroso da parte delle decine di ragazze accomodate su soffici cuscini sul pavimento della palestra. Si unì all’acclamazione anche Cheese, che stava giocherellando sulla fune e squittiva di contentezza. Cream ed Amy erano raggianti.

     - Quello che vi ho mostrato è il modo più semplice ed efficace di liberarsi di qualcuno quando vi prende per la gola… e intendo letteralmente! - spiegò la riccia rosa - Ringrazio Cream per avermi aiutato nella dimostrazione! -

     - E’ stato un piacere! - rispose la coniglietta piegandosi in un leggero inchino.

     - D’accordo, adesso passiamo alle tecniche di difesa quando si è distesi a terra! - continuò Amy con energia prima di dare un’occhiata all’orologio a muro davanti a lei - Ma forse è meglio rimandare alla prossima settimana! Il tempo a nostra disposizione è quasi scaduto! -

     Le ragazze cominciarono ad impacchettare le loro cose e si diressero ordinatamente verso l’uscita della palestra, non prima di fermarsi dalla loro professoressa per salutare, ringraziare o chiedere spiegazioni dell’ultimo minuto.

     - Alla prossima, ragazze! - disse infine Amy quando l’ultima di loro si chiuse la porta alle spalle.

     Quindi cercò la sedia più vicina e ci si abbandonò stremata, come se avesse corso per miglia. Cream e Cheese le furono subito accanto con il loro solito sorriso incoraggiante.

     - Sei stanca, Amy? -

     - Abbastanza! La lezione di oggi è stata parecchio faticosa! - rispose lei asciugandosi la fronte.

     - Però a me questo corso di autodifesa sembra molto utile e interessante! -

     - In effetti ne è valsa la pena! Dopo aver sentito che le aggressioni a giovani ragazze sono aumentate di molto negli ultimi tempi, ho pensato di affittare di nuovo questa palestra per riprendere ad insegnare loro a difendersi, nel caso ce ne fosse stato bisogno!(1) -

     - E non poteva esserci insegnante migliore di te! Sei la ragazza più forte e determinata che conosca! -

     Amy sorrise contenta.

     - Ti ringrazio per esserti offerta di aiutarmi un’altra volta! -

     - Io e Cheese lo facciamo volentieri! Sapevo che non mi sarei annoiata da te quando ho chiesto alla mamma se potessi stare per un po’ a casa tua! -

     Poco dopo si ritrovarono a passeggiare tranquillamente per strada, immerse nella folla vagante e rinfrescate dall’arietta primaverile.

     - Come vanno le cose con Sonic? - domandò Cream casualmente, mentre Cheese giocherellava con le sue orecchie.

     - Vorrei tanto saperlo anch’io! - replicò lei sconsolata - Dopo tutto quello che è successo ultimamente, dal pianeta diviso in sette all’arrivo di Blaze(2), non abbiamo avuto modo di stare insieme! Poi lo conosci come è fatto, sempre in giro a caccia di avventure! Mi domando se sia ancora convinto di quello che mi ha promesso! -

     - Non hai da dubitarne! E’ stato un periodo faticoso e sicuramente starà recuperando le forze! Quando si sarà ripreso la prima cosa che farà sarà tornare da te! -

     - Forse! Ma forse è ancora meglio se andiamo noi da lui! Se lo conosco bene, a quest’ora starà bighellonando sulla spiaggia! -

     Le due spensierate ragazze si allontanarono dalla folla imboccando un vicolo deserto tra due palazzi che utilizzavano di solito come scorciatoia. Non ci volle molto perché il chiacchiericcio e il frastuono delle persone abbandonassero le loro orecchie. Cream saltellava contenta lungo la via sotto lo sguardo divertito di Amy. La sua vitalità e la sua energia riuscivano sempre a metterla di buon umore, anche nei momenti più cupi. Non poteva nascondere che uno dei motivi principali per cui le aveva chiesto di venire a stare un po’ da lei era perché sperava che la piccola sarebbe riuscita a farle mantenere il sorriso. Pensava che con la sua presenza avrebbe smesso di pensare a Sonic e di crucciarsi sulle sue continue sparizioni, cosa che, inevitabilmente, la rendeva vittima di un mare di dubbi inquietanti. Fino a quel momento, badare a Cream e organizzare le lezioni per il corso di autodifesa si erano dimostrati dei diversivi eccellenti, ma nei momenti più tranquilli, specialmente quando era sola nel suo letto, non poteva fare a meno di volare con la mente verso Sonic, chiedendosi se il fatto che non aveva più dato sue notizie dipendesse da un suo coinvolgimento in una nuova avventura o da altri, più impensabili, motivi.

     D’un tratto, il rumore metallico di una lattina che rotolava tintinnò dietro di loro. Cream fece per girarsi, ma Amy, insospettita, la prese per mano e le fece cenno di stringersi a lei. Lentamente, poi, si voltò e quello che vide non fu per niente rassicurante. C’era un brutto ceffo appoggiato al muro, con una poco convincente aria di noncuranza. Era un gatto grigio con una pettinatura tinta di verde, impomatata e tirata all’indietro, che sfoggiava un orecchino a forma di teschio e il cui abbigliamento in stile punk non prometteva nulla di buono.

     Senza dire nulla, Amy e Cream cominciarono ad indietreggiare piano, ma urtarono qualcosa con la schiena. Era la pancia di un grosso gorilla nerboruto dalla mascella quadrata e sporgente, alto il triplo di loro e due volte più massiccio. Altri due sicari più smilzi erano alle sue spalle e quasi sparivano nella sua imponente ombra: due coyote perfettamente identici, persino nel vestiario, che indossavano, tra le altre cose, dei guanti neri di pelle contornati da spuntoni metallici. Cream e Cheese rabbrividirono e si fecero piccoli piccoli dietro ad Amy la quale, per niente intimorita, fronteggiava i bulli a testa alta.

     - Avete bisogno di qualcosa? - domandò con tono deciso.

     - Sei tu Amy Rose? - ribatté il gatto burbero.

     Aveva un fiero cipiglio e un accento duro e nordico.

     - Chi lo vuole sapere? -

     - Igor! - sbuffò laconicamente - Qui le faccio io le domande! Sei tu Amy Rose? -

     - Se le fai tu le domande, perché hai risposto alla mia? -

     Il gorilla cominciò a dare segni di irrequietezza. Lo schioccare delle sue nocche ne furono un segnale più che convincente. Amy decise di optare per una strategia che li irritasse di meno ma che le facesse comunque guadagnare tempo. Continuava a stringere la mano di Cream con fare materno e protettivo.

     - Sì, sono io! - esclamò infine.

     - La stessa Amy Rose che ha aperto un corso di autodifesa… - cominciò uno dei due gemelli.

     - … e che ha rovinato i nostri affari? - terminò il secondo.

     - Rovinato i vostri affari? - ripeté Amy stranita - Ma di che cosa state parlando? -

     - Da quando tu hai insegnato alle femmine come difendersi - spiegò Igor irritato - La maggior parte dei nostri scippi continua ad andare a monte! Quelle impiastre sanno fin troppo bene cosa fare per riuscire a sfuggirci! -

     - Scippi? Ci siete voi allora dietro a tutte le aggressioni degli ultimi tempi! -

     Igor sogghignò.

     - Se tutte quelle femmine idiote si fossero arrese all’istante e non avessero reagito, non saremmo stati costretti ad usare le maniere forti! -

     Amy provava un misto di rabbia e di paura, ma doveva riuscire a ragionare lucidamente per tirare fuori Cream da quel impiccio.

     - E che cosa volete da me? -

     - Darti un piccolo promemoria! - rispose celere Igor - Giusto per ricordarti di farti gli affari tuoi e di non immischiarti in quelli degli altri! Spug, pensi che uno dei tuoi massaggini possa bastare? -

     Il gorilla rise in modo disgustoso e cominciò a far oscillare le dita, ansioso di utilizzarle. Amy però non si sarebbe certo data per vinta, sebbene una piccola parte di lei voleva che Sonic fosse lì a difenderla. I pochi secondi in cui la riccia rovistò in cerca del suo martello, furono sufficienti ad Igor per protendersi in avanti, afferrare il braccio di Cream e trascinarla verso di lui. Cheese tentò subito di difendere la sua padroncina, ma il gatto se lo scrollò di dosso come se fosse stato una mosca.

     - Lasciala andare! - gli intimò Amy con una nota di paura che le vibrava nella voce.

     - Costringimi! - ribatté Igor mentre la coniglietta si divincolava nella sua presa.

     Proprio quando la riccia rosa era indecisa sul da farsi, si sentì un forte fischio alle loro spalle e tutti i presenti si voltarono. Appoggiato al muro con le braccia conserte, c’era un’altra persona. Inizialmente Amy pensò che si trattasse di un altro sicario, ma poi avvertì una strana aria confortante e rassicurante provenire dallo sconosciuto. Era una lince dal pelo rossiccio con due brillanti occhi verde smeraldo. Il suo fisico era longilineo, ben proporzionato e scolpito nella giusta misura. Indossava una giacchetta nera senza maniche, dei pantaloni blu scuri in parte rattoppati e dei pesanti scarponi neri. Il tratto più singolare del suo vestiario era una lunga sciarpa rossa avvolta attorno al suo collo che svolazzava quasi come un prolungamento del suo corpo. Appese con una catenina, pendevano ben visibili sul suo petto un paio di piastrine metalliche.

     - Non vi ha insegnato nessuno che le signore non si sfiorano neanche con un fiore? - disse con voce calda e forte.

     - Non ti ha insegnato nessuno che se ti fai gli affari tuoi vivi più a lungo? - replicò Igor sprezzante.

     Spug e i due gemelli ridacchiarono sguaiatamente.

     - E’ un vero peccato! - rispose la lince con fare ironico - Impicciarmi negli affari altrui è il mio sport preferito! Anche se prendere a pugni dei balordi come voi ha sempre un certo fascino! -

     - Molto spiritoso! Kid! Kold! Pensateci a voi a strappare quel sorriso dalla faccia del microbo! -

     I due coyote scattarono sull’attenti e si avvicinarono minacciosamente al loro avversario brandendo i loro guanti punzonati. La lince non indietreggiò di un millimetro e attese con pazienza che i gemelli facessero la loro mossa. Uno dei due sferrò un pugno alto e, contemporaneamente, il secondo si chinò e scagliò una sferzata all’altezza dello stomaco. Non fu difficile per lui schivarli entrambi, muovendo rapidamente la testa e il bacino, e poi contrattaccare con un colpo di palmo sul collo del primo e una ginocchiata sulla fronte del secondo. Kid e Kold barcollarono per un istante, dando modo all’avversario di afferrare le loro teste e farle cozzare rumorosamente l’una contro l’altra, col risultato di farli afflosciare al suolo svenuti.

     Lo sbigottimento susseguente al combattimento fu prezioso per Cream, la quale diede un forte morso al braccio di Igor e si liberò della sua stretta, per poi correre tra le braccia di Amy.

     - Brutta piccola… - bestemmiò Igor dolorante.

     La lince afferrò un pezzo sporco di sapone che sporgeva da un bidone dell’immondizia là vicino e lo lanciò con estrema precisione nella bocca del gatto grigio. Igor tossì forte e sputò la scaglia, disgustato dal sapore che aveva.

     - Lavati la bocca col sapone, balordo! - disse il felino con la sciarpa - Non si parla in questi termini ad una fanciulla! -

     - Questo è l’ultimo affronto! - esclamò il punk fuori di sé - Spug! Frantumalo! -

     Il gorilla, compiaciuto dell’ordine ricevuto, mosse la sua grande mole in direzione dell’avversario. Sferrò subito un poderoso pugno che, quasi sicuramente, se fosse andato a segno, non avrebbe lasciato alcuno scampo. Con una rapidità portentosa, la lince prese il coperchio metallico del bidone e lo usò come scudo per proteggersi. Spug ululò di dolore quando le sue nocche si infransero sul metallo, lasciandone l’impronta. Approfittando del vantaggio, il suo avversario gli stampò il coperchio in testa, con un piccolo salto per raggiungere la sua altezza, e poi lo mandò a gambe all’aria con una veloce spazzata. Il tonfo dello scimmione sul suolo risuonò fragorosamente.

     - Signorine! E’ il caso che vi facciate da parte adesso! - disse il felino con un sorriso incoraggiante.

     Amy e Cream obbedirono all’istante e si appiattirono sul muro. Cheese le raggiunse in fretta.

     Con una forte spinta di piedi, la lince fece rotolare il corpo stordito dello scimmione per tutta la lunghezza del vicolo, travolgendo i gemelli prima e Igor poi. La massa rotolante di corpi che ne risultò si schiantò sonoramente sul muro, mettendo fuori gioco l’intera banda in un colpo solo.

     - Non finisce qui! - minacciò Igor quando si rimise in piedi dolorante.

     - Io invece dico di sì! - replicò la lince - Queste due graziose signorine da adesso in poi sono sotto la mia protezione! Quindi se mai dovesse venirvi in mente di importunarle ancora, ne risponderete direttamente a me! Ci siamo intesi? -

     Nessuno dei quattro sicari ebbe di che replicare. Si limitarono a lanciare le occhiate più velenose di cui disponevano e a fuggire quanto più veloce le loro gambe glielo permettessero.

     Soddisfatto del risultato, il felino si rivolse alle due ragazze con un ampio sorriso.

     - Ora che pensano che io vi guarderò le spalle non dovrebbero darvi più fastidio! -

     Amy era ammirata dal coraggio e dalla gentilezza che la lince aveva dimostrato. Tuttavia non voleva dargli l’impressione di pendere totalmente dalle sue labbra.

     - Ti ringrazio! Ma potevamo benissimo cavarcela anche da sole! - rispose Amy con aria di superiorità.

     La lince però non sembrò risentita per questo comportamento altezzoso. Al contrario, sorrise divertita e si piegò in un leggero inchino.

     - Non lo metto in dubbio, milady! Nonostante questo, un paio di zampe in più possono sempre essere utili in circostanze del genere! -

     - Amy! - la rimproverò Cream - Non essere scortese con il signore! In fondo ci ha aiutato! - quindi si rivolse al loro salvatore - Piacere di conoscerla! Il mio nome è Cream e lui è Cheese! La ringraziamo di cuore per averci tratto in salvo! -

     - E’ stato un piacere, piccola! - rispose lui stringendo la mano della coniglietta, ammirato dalla sua educazione.

     - Io invece mi chiamo Amy Rose! - intervenne la riccia cordiale, tendendogli la mano.

     La lince la prese delicatamente e ne sfiorò il dorso con le labbra.

     - Incantato, signorina! - rispose soave - Sergente Geoffrey Van Marten, a sua disposizione!(3) -

     I suoi modi cortesi e cavallereschi la imbarazzavano molto, ma non poteva negare che ne fosse rimasta molto colpita.

     - Ehm… puoi anche darmi del tu, sai? - fu il meglio che riuscì a ribattere Amy, prima di notare le sue piastrine su cui era inciso nome e numero di matricola - Sei un militare? -

     - Lo ero! Sono stato sergente dell’esercito di difesa fino a che ho ottenuto il congedo qualche mese fa! Adesso mi dedico principalmente a servizi di assistenza sociale! -

     Geoffrey era rimasto molto sul vago nella sua spiegazione, ma Amy non aveva interesse ad indagare a fondo su quali fossero questi servizi. Era molto più incuriosita dal fatto di aver incontrato per la prima volta un militare. Si era sempre chiesta di cosa si occupassero i soldati dato che il loro mondo era in pace perenne.

     - E di che cosa si occupa questo esercito di difesa? Sempre che non sia un segreto militare! -

     Geoffrey sorrise.

     - E’ impossibile tenere segreto qualcosa ad una signorina così graziosa! Il nostro… o meglio… il loro principale obiettivo è dare la caccia al dottor Ivo Robotnik! Ne avrai sentito parlare! -

     - Più di quanto credi! -

     - L’esercito tenta continuamente di monitorare le sue attività e di intervenire quando queste si fanno troppo rischiose per il benessere comune! Ci sono state molte battaglie anni fa quando robotizzò una gran quantità di mobiani per creare un suo esercito personale!(4) -

     - E tu ne hai preso parte? -

     - Sì, sono stato presente! Ma ero solo un novellino a quei tempi! -

     Amy notò una cosa strana. Non appena aveva posto quella domanda, Geoffrey si era portato istintivamente una mano vicino al collo e le sue dita toccarono lievemente il bordo della sua sciarpa. Non ci avrebbe fatto caso se l’esatta porzione di tessuto che aveva sfiorato non avesse recato le lettere S.F. ricamate in oro.

     - Parli come se fossi un veterano! - continuò Amy imperterrita - Eppure non sembri molto più grande di me! -

     - In effetti non lo sono, ma ho respirato aria militare sin da quando ero molto piccolo! E il mio ingresso nell’esercito di difesa è stato molto prematuro! -

     Quando parlava, Geoffrey era sempre vago e contenuto, come se non avesse voluto fornire più informazioni di quanto fosse necessario. Forse non voleva dare confidenza a degli estranei, ma il modo cavalleresco in cui si comportava e il suo sguardo disponibile e amichevole facevano pensare che avrebbe risposto a qualunque tipo di domanda. C’era qualcosa in lui che Amy non riusciva a decifrare. Sembrava che stesse sempre lì lì per confidare un profondo segreto, ma che una sorta di maschera di gentilezza e cordialità glielo impedisse. Era rimasta molto affascinata da quel singolare personaggio.

     - Scusami! - disse infine Amy - Non avrei dovuto tempestarti di domande! Forse sono stata indelicata! -

     - Tutt’altro, milady! - replicò Geoffrey affabile - Spero solo di aver dato risposta a tutti i tuoi dubbi in merito! Mi scuserete adesso se devo andare via, ma sono già in ritardo per i miei doveri e mi duole avervi fatto perdere tempo! E’ stato un piacere conoscervi! - e si chinò nuovamente a baciare la mano di Amy e ad accarezzare la testolina di Cream.

     - Spero di rincontrarvi nuovamente, mie care! Buona giornata! - disse ancora prima di allontanarsi a passo svelto dal vicolo, con la sciarpa che svolazzava ad ogni suo passo.

     - Che bella persona, non è vero Amy? - squittì Cream con gli occhi luminosi.

     - Già! - confermò Amy ancora perplessa e affascinata allo stesso tempo - Un tipo davvero particolare! -

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     La radura su cui una solitaria figura ammantata di nero attendeva quieta era spazzata da venti implacabili. Come una rigida statua, lo sciacallo osservava con apparente attenzione le nuvole vaporose che si stagliavano nel cielo. La sua mente era percorsa da pensieri insondabili, enigma per tutti coloro che si imbattevano in lui.     

     Un fruscio sinistro alle sue spalle lo costrinse a voltarsi. Non che ne avesse bisogno. Sapeva già perfettamente chi si sarebbe trovato di fronte. Alto, emaciato, pallido come uno scheletro ma con una cascata di lisci capelli argentei. Gli occhi incavati emanavano una luminosità rossa ardente.

     - Buonasera, mio fedele vassallo! - sibilò Magorian con fare viscido.

     - Una sceneggiata divertente, Getara! - commentò Seth freddo come un coltello - Non ti ho chiamato per dare sfogo alla tua comicità! -

     La pelle dell’uomo si liquefece in un istante e al suo posto apparve la familiare figura di un rettile verdastro.

     - Dopo quello che ci è successo mesi fa tutto quello che ci resta da fare è ridere! - commentò Getara sprezzante.

     Lo sciacallo non rispose subito. Si guardò intorno prima di tornare a rivolgere gli occhi alla lucertola con disappunto.

     - Sei venuto da solo? -

     - Per tua grande disgrazia no! - intervenne una voce carica di rabbia - E non sai quanto ti pentirai di questa convocazione, Seth! -

     L’elegante figura di Levine piombò al suolo, ma priva della solita grazia che la contraddistingueva. I suoi lineamenti erano contratti in una profonda smorfia incollerita. Muovendosi rapidamente, la farfalla stava per gettarsi addosso allo sciacallo per picchiarlo con tutta la forza di cui era capace, ma questi la fermò con un gesto imperioso della mano.

     - Risparmiami questa scena avvilente! - disse Seth seccato - Sai che potrei farti a pezzi con un solo dito, ma sarebbe uno spreco estremo di energie! -

     - Perché ogni cosa che esce dalla tua orrenda bocca mi suona come una menzogna? - ribatté Levine velenosa - Fammi pensare! Forse perché hai mentito sul fatto che mi avresti protetto?(5) -

     - Non ho mai dato il mio consenso a qualcosa del genere e non è certo di questo che voglio parlare! Vi ho chiamato per ben altri motivi! -

     - Che sarebbero? -

     Seth fece una pausa. Dopodiché continuò con tono grave.

     - So che Magorian è ancora vivo! E ho bisogno del vostro aiuto per rigettarlo nella tomba e fare in modo che ci rimanga! -

     Quelle parole furono accolte con un silenzio attonito, intervallato solo dal soffiare del vento. Fu Levine a parlare per prima dopo una manciata di secondi, munita del suo più sprezzante tono sarcastico.

     - Questa sì che è buona! Tutto quel tempo al suo servizio ti ha fatto diventare pazzo! Sei ossessionato da lui a quanto pare! -

     Getara sembrava meno propenso a scartare a priori quella ipotesi.

     - Come è possibile? Abbiamo visto tutti quanti i due ricci tornare dallo spazio dopo la battaglia con lui! Sarà stato sicuramente annientato! -

     - Non puoi essere più in errore di così! -

     - Allora illuminaci! - intervenne Levine irritata - Facci testimoni del sapere! Qual è stata la causa che ha fatto brillare nella tua mente una simile convinzione? -

     - La mia mente stessa! - replicò Seth sogghignando e picchiettandosi un dito sulla tempia - Ricordi, vero? Ho un legame psichico con Magorian che mi lega indissolubilmente a lui! -

     - Come potrei dimenticarmene! - esclamò la farfalla digrignando i denti.

     - Sin dalla sua sconfitta mesi fa, il legame si è affievolito sempre di più fino a scomparire totalmente! Credevo anch’io che fosse morto una volta per tutte, ma poi qualche giorno fa ho sentito nella mia testa la sua presenza! Il legame è apparso nuovamente ed è diventato sempre più forte, fino a che ho potuto sentirlo chiaramente! E’ ancora vivo ed è nascosto da qualche parte! -

     - Se quello che dici è vero - intervenne Getara sopprimendo un leggero brivido - Come è potuto sopravvivere allo scontro? -

     - Non lo so e nemmeno mi importa! Quello che adesso desidero è metterlo a tacere per sempre! -

     - Pensi che voglia venire a cercarci? -

     - Non ne avrebbe motivo! Per lui non siamo altro che giocattoli privi di importanza, animali, come lui ci chiama! Se lo conosco bene però so che c’è qualcosa che cercherà con tutte le sue forze, non appena ne avrà la possibilità! -

     - E cioè? - domandò Levine visibilmente annoiata.

     - La sua Gemma dell’Occulto! -

     - Adesso la stai sparando ancora più grossa! - replicò la farfalla - Sarà di sicuro andata distrutta nella sua battaglia con Sonic! O persa nello spazio! -

     - Infatti è stata distrutta, ma i suoi frammenti sono precipitati sul pianeta… probabilmente insieme a lui! -

     - Anche questo lo hai capito grazie alla tua… mente? -

     - Quasi! - annuì Seth beffardo - Lo zaffiro sulla mia fronte è fatto dello stesso materiale della Gemma! Mi permette di captarne le vibrazioni, tanto forte quanto è grande la vicinanza tra me e loro! E’ la chiave che ci renderà possibile individuare quei frammenti! -

     - E se anche riuscissimo a trovare i pezzi di quella pietra - chiese ancora Getara - Che cosa ne dovremmo fare? -

     - Usa la testa, idiota! Magorian sta cercando quei frammenti e se li troveremo prima noi lo faremo uscire allo scoperto! Lui rivuole il suo potere più di qualunque altra cosa e, dato che non sappiamo dove si sia rintanato, faremo in modo che venga lui da noi! -

     - La cosa che più mi sembra strana è che tu abbia bisogno del nostro aiuto! - commentò Levine -Tutto quello che ci hai detto puoi farlo benissimo anche da solo! C’è forse qualcosa sotto? -

     - Tre teste sono meglio di una! E comunque anche voi avete diritto quanto me di vendicarvi del nostro ex maestro per il modo in cui ci ha trattati! -

     - Da quando in qua sei così corretto? -

     - Lo sono sempre stato! Hai ancora molto da imparare su di me! -

     - Almeno su una cosa siamo d’accordo! -

     - Un momento! - intervenne Getara - Perché dovremmo fidarci di te? Per quello che ne sappiamo potresti ancora essere in combutta con Magorian! -

     Seth sospirò spazientito.

     - Se così fosse, razza di microcefalo, in primo luogo non vi avrei rivelato che è ancora vivo! E poi credi che io potrei ancora lavorare per lui dopo quello che ci ha fatto? Ci ha usato impunemente e gettato via quando più gli ha fatto comodo! Deve pagare! Deve pagare a caro prezzo per questo affronto! E gli faremo scontare tutto rivoltandogli contro la sua arma più grande! Siete con me o no? -

     I due si presero qualche minuto per pensarci e studiarono con accuratezza lo sguardo impenetrabile dello sciacallo. Getara si espresse quasi subito.

     - Ho sempre sognato di torcergli il collo con le mie mani! - disse sibilando - Sarei uno stupido se non ne approfittassi adesso! Io ci sto! -

     Levine sembrava inizialmente molto combattuta. Quando parlò però lo fece con il solito tono frivolo di un tempo.

     - Per quanto detesti dover lavorare di nuovo con te, Seth, mi rendo conto che la presenza di Magorian è un potenziale ostacolo ai miei attuali affari! Ci sto anch’io! Ma lo faccio solo per me! -

     - Come tutto nella tua vita del resto! - commentò lo sciacallo.

     Un sottile fruscio sibilò all’improvviso dalle fronde poco lontano da loro, talmente silenzioso da risultare quasi impercettibile… per tutti tranne che per Seth. Le sue orecchie si rizzarono all’istante e i suoi occhi di acciaio scandagliarono i dintorni accuratamente.

     - Abbiamo compagnia a quanto pare! - sentenziò infine.

     Mosse il braccio in un gesto fluido e sollevò un grande masso lì accanto con i suoi poteri psichici. La pietra fluttuò sul posto e, dopo pochi istanti, fu scagliata con la velocità di un proiettile tra i cespugli poco lontano. L’impatto sradicò con violenza gli arbusti ma, prima di venire investito, il figuro nascosto lì in mezzo rotolò con agilità sul prato e si scansò dalla traiettoria.

     - Guarda chi si vede! - disse Seth con tono affilato - Il nostro vecchio socio cagnolone! E per giunta con un nuovo look! -

     Drake ricambiò la sua frecciata con uno sguardo gelido. In effetti era singolare vederlo senza la sua armatura nera che per tanto tempo era stato un biglietto da visita. Indossava una maglia rossa leggera in cui, a giudicare dai bordi irregolari, le maniche dovevano essere state strappate a mano. I pantaloni blu rattoppati che erano annessi al suo vestiario erano lunghi fino alle ginocchia e sorretti da una rudimentale cintura in pelle nera. Il segno di riconoscimento del suo orecchio mozzato era ancora ben visibile.

     - Non sarai mica offeso con noi perché non sei stato invitato a questo raduno di vecchi amici? - domandò Seth con tono canzonatorio che nascondeva una provocazione.

     - Vorrai dire vecchi galoppini! - replicò Drake e tutti notarono che il suo timbro di voce era diventato più giovanile e meno cupo - E poi da quando in qua noi siamo amici? -

     - Così mi spezzi il cuore, vecchio mio! Cosa ci facevi lì nascosto come un topo? Se sei troppo timido per unirti alla nostra causa avresti potuto anche dircelo! -

     - Unirmi alla vostra causa? Preferirei fare comunella con un branco di serpenti a sonagli! -

     - La scelta è tua, palla di pelo! Non abbiamo nulla contro di te visto che sei stato una vittima quanto noi, se non di più! Tuttavia non ci faremo intenerire da questo né saremo indulgenti se userai le informazioni che hai ascoltato contro di noi… o ci metterai i bastoni tra le ruote! -

     Drake ci pensò un attimo prima di replicare.

     - Credo che sceglierò la seconda ipotesi! -

     Più rapido di un lampo, materializzò una fiammata ardente che scagliò in direzione di Seth. Allo sciacallo però bastò allungare una mano per bloccare il colpo con la telecinesi e dissolvere conseguentemente le fiamme.

     - Perché ti ostini a combattere contro di noi? - domandò Seth perplesso - Tu più di chiunque altro dovresti essere ansioso di spedire Magorian all’inferno! -

     - E solo per questo dovrei permettere che tu metta le mani sui frammenti della Gemma? - ribatté Drake - Non sei meglio di Magorian! Sei al suo stesso livello! Non credere che non l’abbia capito! -

     - Pensala come vuoi! - concluse Seth - L’importante è che non intralci i miei progetti in nessun modo! Se non sei con me allora sei contro di me! -

     - Sono contro chiunque utilizzi quelle pietre malefiche per fare i danni che ha fatto Magorian in passato! E questo include anche te! -

     Senza alcun preavviso, il lupo si lanciò alla volta del suo avversario con le mani ardenti di fiamme. Seth non poteva essere più annoiato di così. Lo paralizzò con una morsa psichica e lo sollevò inerme in aria.

     - Torna quando sarai arrivato alla mia altezza! -

     Con un secondo gesto della mano, scagliò Drake come un proiettile tra gli alberi di una piccola macchia boscosa poco lontano. Il lupo piombò a peso morto sul terreno e rotolò rapidamente lungo un pendio, riempiendosi il pelo di foglie secche e rametti. Quando riuscì a fermarsi puntando le mani sul suolo e aggrappandosi ad una radice sporgente, tossì forte e si scrollò la polvere e i detriti di dosso. Risalì in fretta la discesa, digrignando i denti per la rabbia, ansioso di farla pagare a Seth, ma non appena sfociò di nuovo nella radura i suoi tre ex colleghi si erano già dileguati.

     Questa non ci voleva. Ci aveva messo molto a rintracciarli e, proprio quando qualcosa bolliva nel loro pentolone, se li era fatti scappare. Non avrebbe permesso loro di recuperare i frammenti della Gemma. Quel gioiello oscuro aveva causato già troppo male e troppo dolore per essere ricomposto. Era suo preciso compito evitare che tutto quello che era capitato a lui capitasse ad altri, ma non sapeva da dove cominciare per fermare il piano di Seth. Aveva bisogno di aiuto.

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     A chilometri di distanza, in quello stesso momento, gli ingranaggi del destino stavano lavorando febbrilmente nella messa in moto dell’enorme macchina di avvenimenti che di lì a poco avrebbe avuto accensione. La ben nota Techno Base del dottor Eggman, una gigantesca torre interamente costruita in metallo, sfoggiava in quel periodo una parabola satellitare che svettava maestosa sul soffitto a cupola dorato. Collegata direttamente con un satellite orbitante nello spazio, questo nuovo gadget era parte di una tecnologia particolarmente raffinata in grado di frantumare la materia e ricomporla istantaneamente in qualunque angolo del pianeta.

     Un raggio di luce rossa fendette le nuvole e piombò direttamente nel grande disco della parabola. I sistemi interni ricevettero l’informazione e la rielaborarono, trasmettendola successivamente, attraverso un intrico di cavi a fibre ottiche, nella sala principale dell’edificio. Un piccolo terminale quadrato nell’angolo, munito di spessi cavi neri attaccati al muro, si illuminò di un bagliore quasi accecante e un fascio poderoso di scariche elettriche guizzò simultaneamente in una sezione sferica coperta da una cupola di vetro. Le luci verdi del computer lampeggiarono all’unisono e il fastidioso ronzio del trasferimento cessò di colpo, segno che l’operazione era andata a buon fine.

     Il famigerato omaccione rotondo e baffuto si avvicinò ansante alla macchina e, sollevando la cupola, raccolse un piccolo frammento di vetro color ambra, ancora caldo in seguito alla materializzazione. Sollevandolo trionfalmente al cielo, lo mostrò sogghignando ai suoi tre robot assistenti, perplessi come non mai.

     - Ammirate, scatole di sardine! - esordì con fare solenne - Quest’oggi abbiamo fatto un altro passo avanti verso la gloriosa nascita dell’Eggman Empire! -

     - Se avessimo avuto un soldo per ogni volta che lo abbiamo sentito dire… - sussurrò Decoe.

     - … a quest’ora saremmo diventati milionari! - completò Bocoe.

     - E non avremmo dovuto continuare ad essere sfruttati e sottopagati! - aggiunse Bokkun.

     - Che cosa state farfugliando? - scattò Eggman con furia - Non siete stati creati per farneticare, ma per esultare ogni volta che il sottoscritto raggiunge un brillante risultato! -

     - Adesso capisco perché non siamo mai riusciti a capire quale fosse la nostra programmazione! -

     - Non c’è mai stato motivo di esultare fino ad ora! -

     - Silenzio, branco di tostapane insolenti! Come osate non concordare con me? -

     - Non gli si può certo dare torto, dottore! - disse una quinta voce fuori campo.

     Con un sottofondo di passi metallici, un altro robot uscì dall’ombra della sala e si avvicinò al gruppetto. Dal modo in cui parlava e si muoveva sembrava quasi un essere vivente, ma la sua pelle metallica e i suoi occhi rossi cibernetici testimoniavano il contrario. Aveva fattezze da riccio blu, contornate però da parti anatomiche tipicamente da robot, come i suoi lunghi artigli scintillanti o il reattore a turbina sulla sua schiena. Un secondo automa gli era accanto, silenzioso e accondiscendente come un cagnolino fedele. Dall’aspetto umanoide, ma privo di bocca e con occhi freddi e vuoti, possedeva una cresta dorata di metallo a tre punte che gli partiva dalla fronte alla stregua di un bizzarro copricapo.

     - Ha speso molto tempo ed energie per progettare e mettere a punto la tecnologia N-Tracer! - disse ancora il riccio robotico - E tutto per recuperare due pezzi di vetro colorato! Non mi sembra quello che si può definire un brillante risultato! -

     Eggman si lisciò i suoi baffoni scompigliati e, sorridendo, sprofondò nella sua poltrona preferita.

     - Mio caro Metal, sai bene che non transigo che si metta in discussione il mio lavoro! Tuttavia devo ammettere che averti restituito il tuo libero arbitrio ha i suoi vantaggi(6)! Almeno dispongo di un interlocutore con un quoziente intellettivo superiore allo zero spaccato! -

     Il dottore scagliò un’occhiata inviperita ai suoi tre robot assistenti che tremarono come foglie cogliendo un’ira funesta in quello sguardo.

     - Sono desolato se ho dubitato di lei! - replicò Metal Sonic, inchinandosi servile - E’ solo che davvero non riesco a capire! Siamo riusciti a raccogliere i sette Chaos Emeralds senza l’interferenza di Sonic e… non li stiamo utilizzando! -

     Lo sguardo del robot cadde su di una teca di vetro posta nell’angolo all’interno della quale scintillavano tranquille le sette gemme più potenti del pianeta.

     - Ho fin troppa esperienza alle spalle per quanto riguarda i Chaos Emeralds, Metal! - spiegò serio il dottore - Sono innumerevoli le volte in cui ho concentrato tutti i miei sforzi nella raccolta di quei sette sassi vaganti! In alcuni casi ci sono riuscito, in altri no, ma sta di fatto che anche quando ho avuto fortuna le cose non sono mai andate come avrei voluto! Le continue interferenze del tuo irritante gemello di carne sono state determinanti! Una volta finiamo sulla Terra e un’altra spacchiamo tutto il pianeta in sette parti(7)! Sono sicuro che se tentassi di utilizzarli adesso qualcosa andrebbe storto e aggiungerei un’altra pagina al mio già saturo curriculum di sconfitte! -

     - In che modo intende procedere allora? -

     - Fino a pochi mesi fa non avevo mai pensato ad un modo alternativo per utilizzare queste sette pietruzze! Ma adesso so che c’è un’altra maniera per raggiungere la vittoria con gli stessi mezzi! -

     - Non starà mica parlando… - mormorò Decoe allarmato.

     - Credo di sì! - sospirò Bocoe - E’ il suo solito delirio mentale! -

     - Il dottore comincia a perdere tutte le rotelle! - commentò Bokkun trattenendo le risate.

     - Dimmi, Metal! - proseguì Eggman - Ricordi che cosa è successo mesi fa? Più precisamente quando il per niente compianto Magorian decise di usare gli smeraldi per un intervento di chirurgia estetica? -

     - Se si riferisce alla sua trasformazione, sì! Sonic e Shadow sfruttarono a loro volta il potere dei Chaos Emeralds per andare a dargli la caccia nello spazio! -

     - Risposta esatta! - annuì il dottore, soddisfatto - E dopo? -

     Metal Sonic dovette pensarci un po’ prima di rispondere.

     - Ti tolgo di impiccio io, tranquillo! - ghignò Eggman - I due porcospini senza macchia e senza paura hanno sconfitto l’orrido bestione e sono tornati trionfalmente sul nostro pianeta senza neanche un graffio! -

     - Credo di sì! - confermò il robot.

     - Tu credi? Allora perché hai avuto difficoltà a rispondermi subito? -

     - Non sono riuscito a trovare alcun dato in merito nella mia memoria! -

     - Giusto di nuovo! Non hai nessuna memoria di quello che è accaduto dopo! Né tu, né questi tre mentecatti, né nessun robot in questa base e, soprattutto, nessun altro che era presente ad Holy Summit quella sera! -

     - Questo che cosa significa? - domandò Metal Sonic perplesso.

     - Significa che durante lo scontro tra i ricci e Magorian è successo qualcosa che, per uno strano scherzo del destino, solo io riesco a ricordare! Mi ci è voluto un po’ per rammentare nel dettaglio di cosa si trattasse, ma non appena questo è successo, un mare di possibilità si è aperto davanti a me! -

     - Temo di non seguirla, dottore! -

     - E’ ovvio! Nessuno può anche lontanamente immaginare! - ribatté Eggman ridacchiando - Allora è bene che te lo dica a chiare lettere! Quando il potere dei Chaos Emeralds e quello della Gemma di Magorian si sono scontrati nello spazio hanno generato una distorsione di proporzioni cosmiche! Il tempo e lo spazio di tutto l’universo sono stati stravolti in modi totalmente incontrollati! Tutta la realtà di questo pianeta è stata sovvertita senza che nessuno si fosse reso conto di niente! Nel mondo fittizio che si è venuto a creare, Sonic occupava il mio posto come imperatore ed io, difficile da credere, collaboravo con Shadow e il resto della sua banda per tentare di rovesciarlo! -

     La gamma di espressioni di un robot è piuttosto limitata, ma Metal Sonic riuscì comunque a comunicare tutto il suo sgomento. Decoe, Bocoe e Bokkun, dal canto loro, sbuffarono scettici facendo però attenzione a non farsi sentire.

     - Lei lavorava con Shadow… per abbattere la dittatura di Sonic? - ripeté Metal sbalordito.

     - E’ inverosimile, lo so, ma è quello che è accaduto! Adesso lo ricordo perfettamente! Il potere della distorsione è stato così grande da riscrivere la storia di un intero pianeta e di tutti i suoi abitanti! E se Shadow non fosse stato talmente acuto da capire tutto quanto e riunire gli smeraldi con la Gemma, a quest’ora saremmo ancora tutti intrappolati in quel mondo di cartapesta! -

     - Ciò che ha raccontato ha dell’incredibile! - commentò Metal - Ma come può esserci utile tutto ciò? -

     - Non ci arrivi da solo? - rispose Eggman con un’aria inquietante - Se grazie ad un incidente è stato possibile questo sconvolgimento radicale, immagina cosa potrebbe succedere se questo fenomeno venisse controllato! Avrei il potere di riscrivere la storia di questo mondo a mio piacimento! Potrei decidere liberamente cosa creare e cosa distruggere e, ancora meglio, chi distruggere! Sonic non avrebbe più nessuna possibilità di fermarmi perché avrei modo di cancellarlo dalla faccia del pianeta con uno schiocco di dita! -

     - Non credo che sia saggio giocare con forze di queste proporzioni! -

     - Quisquilie! - esclamò evasivo il dottore - Non c’è nulla di cui preoccuparsi! Una volta trovati tutti i frammenti della Gemma di Magorian e ricostruita la sua eredità, potrò fonderla con i Chaos Emeralds e avere l’energia per plasmare la realtà a mia immagine e somiglianza! -

     Il discorso di Eggman terminò con una fragorosa risata nel suo tipico stile. Metal Sonic era ancora scettico riguardo al piano del suo padrone, ma preferiva non insistere oltre dato che dal suo buonumore dipendeva anche la sua salute. I tre robot assistenti rabbrividirono impercettibilmente, vicini ad essere persuasi della veridicità delle parole del dottore.

     - C’è solo una cosa che non capisco! - intervenne poi Metal - Se nessuno riesce a ricordare nulla, come mai lei è il solo che è rimasto immune? -

     - C’è una spiegazione anche a questo! Quando nella realtà alternativa Shadow ha riunito insieme le otto pietre e causato di nuovo la distorsione, io indossavo un particolare elmetto neurale!(8) Era sufficientemente potente da isolare il mio cervello e proteggermi dalla nuova distorsione che ha causato la perdita di memoria! Certo, mi ci è voluto un po’ per ricordare tutto, anche se molti dettagli ancora mi sfuggono, ma quel che conta è che adesso possiedo questa preziosa informazione! Nessuno si è mai accorto di questa amnesia, non hanno motivo di porsi il problema dato che Magorian è stato sconfitto e tutto è filato liscio! Sono tutti convinti che Sonic e Shadow siano effettivamente tornati su Mobius dopo aver sconfitto Magorian! E questo mi garantisce totale libertà di azione! La mia genialità stupisce persino me certe volte! -

     Eggman si guardò le dita con fare di superiorità, sorridendo sotto i lunghi baffoni.

     - In quanti frammenti è stata frantumata la Gemma di Magorian? - domandò Metal Sonic, riportando il dottore con i piedi per terra.

     - Purtroppo questo è un particolare ignoto! Tuttavia adesso che ne ho potuti rintracciare due, non mi ci vorrà molto per studiarne le proprietà e trovare il modo di rintracciare le altre più velocemente! -

     - Farò del mio meglio per assisterla, dottore! -

     - E’ quello che ti conviene fare, caro mio! - sentenziò Eggman sinistro - Ed è anche quello che dovresti stare già facendo, non è vero? Come procede la ricerca? -

     - Ho individuato un soggetto interessante che potrebbe fornirci un valido aiuto! Ero venuto proprio per chiederle il permesso di andare a recuperarlo! -

     - Spero che tu abbia scelto un tipo appropriato! Avrò bisogno di quanti più esecutori possibili per portare a termine questo progetto e non intendo robotizzare nessuno che non abbia neanche un minimo di capacità combattiva! -

     - Abbiamo studiato per bene le capacità del soggetto in questione e le assicuro che sa davvero il fatto suo! Ho il permesso di procedere? -

     - Sì! Sì! Andate pure e portatelo qui! -

     Qualcosa nelle parole del dottore però non aveva suscitato una buona impressione su di lui.

     - Andate? - ripeté Metal Sonic e poi fece cenno per la prima volta al silenzioso robot alle sue spalle - Deve venire anche lui? -

     - Certo che sì! - rispose Eggman intrecciando le dita e guardandolo con blando interesse - Gemerl è uno delle mie creazioni migliori! Altrimenti non mi sarei preso la briga di sottrarlo alla coniglietta e di riprogrammarlo come si deve(9)! L’ho affidato a te perché ti fornisca tutta l’assistenza di cui hai bisogno per incarichi di questo genere! E anche per tenerti d’occhio naturalmente! -

     Metal Sonic fu punto sul vivo. Il pensiero di tradire di nuovo il dottore non gli era più passato per la testa, anche perché oramai era sotto il suo totale controllo, ma lo infastidiva comunque avere qualcuno alle calcagna che osservasse tutte le sue mosse. Recriminare però era l’ultima cosa saggia da fare, così si limitò ad annuire piano e a dirigersi in silenzio verso l’uscita.

     Eggman poté spaparanzarsi ancora più comodamente sulla sua poltrona, ignaro che in realtà non era ormai più l’unico a possedere le informazioni di cui aveva parlato per un bel po’. All’esterno della Techno Base, tranquillamente adagiata sul ramo di una quercia, un’affascinante ladra pipistrello aveva ascoltato con attenzione nel suo auricolare tutta la conversazione. Purtroppo le interferenze della parabola satellitare avevano disturbato il segnale audio che riceveva dalla cimice piazzata nel covo del dottore, quindi gran parte del discorso non era stata molto chiara. Nonostante ciò, non ci voleva un genio per afferrare al volo cosa intendesse fare il buon vecchio Eggman.

     - Davvero interessante! - commentò Rouge tra sé e sé - Non ho mai considerato l’idea di giocare al puzzle con un gioiello, ma c’è sempre una prima volta! Chissà quanto può valere una gemma come quella di Magorian! -

     E, cominciando già a pensare ad un astuto piano per approfittarsi della situazione, la ragazza volò via.

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     - Che cosa ne dici di una piccola gara, bambolo blu? -

     La riccia azzurra adagiata su quello scoglio aveva un’aria così innocente e innocua, ma dal modo in cui parlava era sfacciata e beffarda. Sonic era piuttosto perplesso dato che il suo visetto angelico era l’ultimo che potesse rivelarsi essere una faccia tosta. Eppure era solo una ragazzina, poteva avere grossomodo la sua età. Ma se ne stava lì, sdraiata su quello sperone di roccia, altezzosa come una regina sul suo trono.

     Indossava una maglietta bianca, più larga di diverse misure che le pendeva da tutte le parti, con motivi floreali neri dipinti sul davanti, dei pantaloncini sportivi blu scuri e un paio di scarpe di ginnastica consunte e slacciate. Le sue braccia erano zeppe di braccialetti tintinnanti e colorati e al collo portava una catenina in acciaio. I suoi occhi viola ricordavano molto quelli di Knuckles ma erano doppiamente più attraenti e magnetici, per non parlare poi delle lunghe ciglia nere. A differenza di Sonic, che portava gli aculei disordinati e spettinati al vento, la ragazza li aveva accuratamente pettinati e piegati all’indietro, con due fasci un po’ più lunghi che le ricadevano sulle spalle.

     - Come mi hai chiamato? - chiese Sonic grattandosi la testa con espressione stranita.

     - Che fai, sottilizzi? - replicò la ragazza sorridendo e scendendo dalla roccia - Non sei forse tu l’essere più veloce del mondo? Sonic the hedgehog? -

     - In persona! - ribatté lui, fiero - Se vuoi strapparmi un invito a cena, sappi che sono già impegnato! -

     Lei però gli si gettò addosso e lo afferrò per un braccio, trascinandolo per un tratto di spiaggia.

     - Ha parlato il divo del cinema! Dai, muoviti! Facciamo una piccola gara di velocità! -

     - Ehi, aspetta! - sbottò Sonic ritirando il braccio - Scusami, ma non ho tempo da perdere con i giochetti da bambini! -

     La ragazza non aveva però intenzione di perdersi d’animo.

     - Credi di non essere alla mia altezza, vero, bambolo? -

     - Io? Non sono alla tua altezza? -

     Sonic era sbalordito. La presunzione di quella bimbetta era senza precedenti. Che stesse cercando di provocarlo in qualche modo?

     - Senti, te lo dirò molto chiaramente! - disse calmo Sonic - Non c’è nessuno che sia più veloce di me, quindi non vedo l’utilità di questa farsa! -

     - Sì, certo, come no! Hai paura di misurarti con una ragazza, bambolo? Oppure sei solo un pollo travestito da riccio? -

     - Pollo? -

     Questo era davvero troppo. Lo spirito battagliero di Sonic si era appena risvegliato. Se quella mocciosetta insolente voleva un po’ di competizione, ebbene, aveva trovato pane per i suoi denti.

     - Va bene, ragazzina! - si arrese il riccio blu con una scrollata di spalle - Se è un po’ di brivido che vuoi provare, sarò lieto di prenderti in parola! -

     La ragazza sorrise di rimando, soddisfatta della piega che aveva preso la conversazione. Allungò la gamba e tracciò sulla sabbia una linea orizzontale per segnalare il punto di partenza.

     - A circa centocinquanta chilometri da qui ci sono due grosse palme parallele che possono tranquillamente farci da linea di traguardo! - spiegò - Naturalmente chi arriva per primo è il più veloce dei veloci! Pronto a perdere lo scettro di re, bambolo? -

     - Pronta a mangiare la polvere… bambola? -

     Tra i due era scoccato uno sguardo d’intesa, animato dalla reciproca sete di sfida. Si chinarono su un ginocchio e cercarono la posizione più congeniale per partire. Sonic era intenzionato a non offrire il minimo vantaggio alla sua rivale, perché desideroso di darle una sonora lezione che le facesse abbassare la cresta. Voltò il capo e la guardò, attendendo il conto alla rovescia. Lei gli strizzò l’occhio con fare provocatorio e cominciò piano a contare.

     - 3… 2… 1… Via! -

     Un nuvolone di polvere e sabbia fu proiettato verso il cielo e non fece in tempo a diradarsi che i due corridori erano già spariti alla vista. La brezza fresca scompigliava gli aculei di Sonic che sfrecciava lungo la spiaggia, fresco e felice come non mai. Non era ancora arrivato alla sua massima velocità, oltre la barriera del suono, perché un po’ gli dispiaceva sbaragliare la sua avversaria così clamorosamente. Per pura curiosità guardò dietro di sé e non notò altro che la scia di sabbia lasciata al suo passaggio. Come era prevedibile, la riccia presuntuosa era rimasta indietro di chissà quanto. Rise tra sé e sé, pensando a quanto si sarebbe disperata per essere stata sbugiardata così clamorosamente.

     Troppo preso dai suoi pensieri vittoriosi, Sonic non si accorse del turbine sabbioso che viaggiava davanti a lui a velocità allarmante. No, non poteva crederci! Era proprio lei. Correva ad una velocità impressionante, anche più veloce di lui! Anzi, non sembrava quasi che corresse dato che il moto delle sue gambe non era frenetico, ma piuttosto flemmatico. Era come se lei non si muovesse quasi per niente, ma spostasse il terreno accanto a lei come su un enorme nastro trasportatore.

     Deciso a non farsi bagnare il naso, Sonic diede libero sfogo alla potenza delle sue gambe e accelerò di quel tanto che bastava ad infrangere la barriera del suono. Lei non avrebbe avuto più speranze una volta raggiunta quella velocità, o almeno così lui pensava. Sebbene stesse sfrecciando più rapido di un fulmine, la ragazza lo distaccava sempre di quasi un metro, spostandosi con la sua solita andatura tranquilla. Sonic non poteva credere ai suoi occhi. Tentò di spingersi oltre il proprio limite, cosa che non aveva mai avuto bisogno di fare, ma i suoi tentativi furono vani.

     La riccia azzurra tagliò il traguardo con ampio distacco e con estrema facilità. Sonic arrancò nella sua scia, tanto che finì col distrarsi e capitombolare a terra nella sabbia.

     Era stato battuto. Non poteva crederci, era stato battuto. Lui, il più veloce tra i veloci, la creatura più rapida del pianeta. Era una cosa inverosimile. Eppure in quella piccola stupida gara che avevano messo su sulla spiaggia era stato letteralmente schiacciato. Non c’era stata competizione sin dall’inizio. Che fosse il caso che cominciasse ad appendere le scarpe da corsa al chiodo?

     La riccia azzurra che così clamorosamente lo aveva surclassato gli si avvicinò con un sorriso incoraggiante, mentre lui si rialzava demoralizzato e si scrollava la sabbia di dosso.

     - Bè, a questo punto credo che sia l’ora delle presentazioni! Piacere di conoscerti, Sonic! Io sono Zephir the hedgehog! -


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(1) Amy, infatti, ha già affittato in precedenza una palestra per un corso di autodifesa. Non ne sapevate niente? Tutte le risposte sono in arrivo nella seconda storia di “Full Speed Ahead #15”.
(2) Rispettivamente in Sonic Advance 3 e Sonic Rush.
(3) Geoffrey Van Marten è apparso per la prima volta in nella saga di “Chaos Millennium” ma, in quanto ambientato in una realtà fittizia, Amy e Cream non possono ricordarsi di averlo già conosciuto.
(4) Geoffrey si riferisce ai tempi di Sonic the hedgehog (1991).
(5) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #13”, “Conto alla rovescia”.
(6) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #12”, “Egg-ocentrica apocalisse”.
(7) Rispettivamente in Sonic X e Sonic Advance 3.
(8) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #13”, “La verità oltre lo specchio”.
(9) Nel finale di Sonic Advance 3, Gemerl fu recuperato da Tails, riprogrammato e donato come compagno di giochi a Cream.
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ART GALLERY

Retro Cover Eggman Concept Art
Sins Of Purity Retro Cover
Dottor Eggman Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo ritratto raffigura la retro cover di Sins Of Purity in cui il dottor Eggman esprime tutto il suo sconforto per non essere stato inserito nella cover principale.

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SOLO NOI E NESSUN ALTRO

Scritto e ideato da: Knuckster

dedicato a Marina

     “I can’t stop thinking of you
     the things we used to do
     the secrets we once shared
    I’ll always find them there
    in my memories”

     Capita spesso di desiderare ardentemente qualcosa, con tutte le proprie forze ed energie, e di impegnarsi a fondo affinché il proprio desiderio si realizzi. C’è chi ci mette anima e corpo per far sì che il suo sogno diventi realtà, non importa quanto tempo gli ci vorrà. Altri invece si arrendono alle prime difficoltà, pensando di non disporre di sufficienti capacità o che comunque ciò che bramano sia assolutamente irraggiungibile. Non c’è alcun dubbio che Amy Rose appartenga alla prima di queste due categorie.

     Non riusciva quasi più a ricordare da quando e per quanto tempo aveva desiderato che il suo sogno d’amore venisse finalmente coronato. La sua forza di volontà e la sua magistrale tenacia le avevano impedito di arrendersi anche quando le circostanze sembravano non lasciare alcuna speranza. Aveva persistito e continuato, senza che l’idea di lasciar perdere le passasse anche minimamente per la testa e alla fine, dopo parecchio tempo, aveva ottenuto ciò che desiderava di più al mondo. Si dice che le cose belle accadano quando meno te lo aspetti, e per lei si era dimostrato vero. Il loro legame era fiorito in una situazione tragica, al limite della disperazione, dove nessuno dei due era sicuro di poter avere ancora l’occasione di vedere l’altro, di parlargli, di sentire il calore della sua mano. Fu la criticità del momento a permettere ai loro sentimenti di rafforzarsi e a dare loro una pura e semplice ragione per resistere ancora un secondo di più. La testarda perseveranza di Amy aveva finalmente dato i suoi frutti e, dopo che ciò che più aveva desiderato al mondo era nelle sue mani, si sentiva il cuore carico di una felicità che raramente aveva provato prima d’ora. Si sentiva in pace con il mondo ed era consapevole che niente ormai avrebbe potuto renderla triste. La vita era meravigliosa…

     La riccia rosa pensava a tutto questo mentre il suo sguardo spaziava lungo il terso orizzonte mattutino di una calda giornata estiva. Il cielo limpido era totalmente sgombro da nuvole, lasciando spazio alla splendente sfera solare, e rispecchiava appieno il suo animo tranquillo privo di ogni preoccupazione. Mentre la soffice sabbia solleticava i suoi piedi nudi, respirava a pieni polmoni l’odore salmastro del mare con lo sciabordare delle onde e lo stridere dei gabbiani a farle da sottofondo. Sentiva che avrebbe potuto rimanere per sempre all’ombra delle palme a godersi quel meraviglioso panorama con il fresco venticello che le batteva sul viso.

     Era così contenta di essere in quell’angolo di paradiso, lontano da tutto e da tutti, con solo la compagnia della natura e della persona che per lei era più importante. Era un momento che aveva aspettato sin da quando Sonic glielo aveva promesso mesi fa, nel mezzo della battaglia contro Magorian e i suoi agenti. Il riccio blu le aveva assicurato che non appena la crisi fosse passata sarebbero andati lontano solo loro due, in un posto dove avrebbero potuto trascorrere un po’ di tempo insieme nella più totale tranquillità(1). Era un pegno che lui le aveva lasciato per rassicurarla sul fatto che sarebbe tornato sano e salvo dallo scontro finale. Le cose erano andate per il verso giusto alla fin fine e, dopo quei giorni difficili e ansiosi, il bisogno di riposare il corpo e la mente era fin troppo impellente. L’occasione per Sonic di mantenere la famosa promessa era arrivata ma, stranamente, Amy aveva dovuto aspettare qualche mese perché il riccio blu si decidesse. Forse era ancora troppo scosso per quello che aveva dovuto affrontare, aveva bisogno di stare un po’ solo, o forse era stato di nuovo colto dalla sua inguaribile timidezza che gli impediva di farsi avanti.

     Amy aveva aspettato pazientemente che si ricordasse della sua promessa. Non aveva avuto molte occasioni di contattarlo sin dalla fine delle ostilità. Tails le aveva detto che era partito senza dare notizie, come faceva di solito, per correre in giro per il mondo… prima o poi sarebbe tornato. Poi un giorno, proprio quando lei cominciava a pensare che Sonic avesse lasciato perdere tutto, il riccio blu si presentò alla sua porta con un mazzo di rose rosse e un ampio sorriso dipinto in volto.

     - Sono venuto a prenderti! - rispose quando lei, stupita, gli domandò cosa ci faceva lì.

     Il Tornado era già pieno di carburante e pronto a volare. Destinazione: un’isoletta sperduta nell’oceano dove regnava la pace più totale. Amy era così entusiasta dell’idea e aveva aspettato quel giorno così a lungo che non esitò un istante a gettarsi al collo di Sonic, rovesciando il mazzo di fiori, e a montare sul Tornado, impaziente di partire.

     Ed infine eccola là, all’ombra della vegetazione, in costume da bagno a godersi la fresca brezza estiva. Stava pensando a tutti questi avvenimenti quando una figura le si avvicinò e la cinse per le spalle. Era naturalmente Sonic ma, anche se non fosse stata sicura di essere da sola con lui su quell’isola, lo avrebbe comunque riconosciuto dal suo inconfondibile odore. Dacché ricordava, era la prima volta che lo vedeva in boxer da bagno e senza le sue inseparabili scarpe da corsa.

     - Ti piace? - domandò lui cordiale - E’ da un sacco di tempo che conosco quest’isola! La scoprii molto tempo fa quando volavo per le prime volte con il Tornado, prima ancora di conoscere Tails! E’ completamente disabitata e non ha neanche un nome! -

     - Allora possiamo darglielo noi! - replicò lei poggiando la testa sulla sua spalla.

     - Qualche suggerimento? -

     - Cosa ne pensi di… SonAmyLandia? Mi sembra piuttosto carino! -

     - Se lo dici tu! A me ricorda un po’ troppo i nomi da pazzi che si inventa Eggman per i suoi giocattoli! -

     Amy alzò il capo e lo squadrò con aria severa.

     - Credevo di essere stata chiara su questo punto! -

     - Lo so! Lo so! Per tutta la giornata non dobbiamo parlare di Eggman, Magorian o di qualunque altra cosa riguardante il mio… “lavoro”! Solo tu ed io e nessun altro! -

     - Bravo, tesoro! - approvò Amy stampandogli un bacio sulla guancia - Con le buone maniere si ottiene sempre tutto! -

     Sonic distolse lo sguardo con fare sarcastico e fece un sorrisetto.

     - Ehm… chiedermi questo piccolo favore brandendo un martello è quello che chiami “buone maniere”? -

     - Sono dettagli! L’importante è che per un’intera giornata ti ho tutto per me! E non ho intenzione di dividerti con nessuno, ci siamo intesi? -

     - Sissignora, signora! - esclamò Sonic scattando scherzosamente sull’attenti.

     Amy ne approfittò per aggrapparsi al suo collo e lasciargli l’impronta di un altro bacio questa volta sulla fronte. Sonic ricambiò accarezzandole il volto delicatamente. Dopodiché, lei si avvicinò al bagnasciuga con atteggiamento di chi si preparava ad andare in battaglia e si voltò. Nei suoi occhi bruciava una fiera determinazione.

     - Benissimo, soldato Sonic! - disse con voce da sergente istruttore - E’ giunto il momento di dirti che se siamo qui non è solo per sollazzarci! Quest’oggi ho intenzione di insegnarti a nuotare! -

     Dall’espressione del riccio blu sembrò quasi che avesse calpestato la punta di un chiodo.

     - E’… davvero… strettamente… assolutamente… rigorosamente… necessario? -

     - Certo che sì! - annuì Amy - E poi lo hai detto anche tu, ricordi? Quando ti ho fatto notare che mi avresti portato al mare senza saper nuotare mi hai risposto che sarebbe stata l’occasione giusta per imparare! -

     - Ehm… sì, forse ho detto qualcosa del genere… ma… -

     - Niente ma, tesoro! Prima o poi avresti comunque dovuto farlo, sai? E non c’è opportunità migliore di questa! -

     - Ma… ma… è così… fredda e bagnata! -

     Amy tirò fuori dalla sua borsa da mare una ciambella salvagente dorata e la mostrò al suo compagno.

     - Non ti preoccupare! Ci siamo io e questa piccolina ad aiutarti! Allora, che ne dici? -

     Sonic abbassò lo sguardo rassegnato e, deciso a non dimostrarsi un codardo, cominciò a trascinarsi poco convinto verso l’acqua. Amy lo prese per mano e lo guidò in direzione del bagnasciuga come avrebbe fatto con un bambino.

     - Oh! Aspetta! - esclamò la riccia battendosi una mano in fronte, poi corse di nuovo verso la sabbia.

     Si sfilò il frontino di giunchi che aveva intrecciato il riccio blu per lei come regalo e lo ripose delicatamente nella borsa. Dopodiché ritornò sui suoi passi e guardò Sonic negli occhi.

     - Non volevo che si rovinasse! - spiegò sorridendo.

     Dunque i due porcospini procedettero sempre più avanti nel mare fino a che l’acqua non arrivò loro alla cintola. Sonic tremò impercettibilmente, tentando di mascherare il suo nervosismo. Amy non poté che sorridere di fronte all’incertezza del suo compagno. Quindi gettò in acqua il salvagente, tenendolo ad una distanza che non lo rendesse troppo inaccessibile, e si tuffò sottacqua. Essere accarezzata dalle fresche acque era per lei un sollievo. Sonic la guardò con gli occhi strabuzzati, un po’ invidioso della padronanza e della sicurezza che dimostrava in mare.

     - Non è poi così difficile! Coraggio, fai come me! Gettati in acqua e muovi braccia e gambe in modo da spostarti! -

     Il riccio blu guardò il liquido in cui era immerso con apprensione, si grattò il capo due volte e, resistendo all’impulso di correre via sulla terraferma, respirò a fondo e si gettò. L’impatto con l’acqua fu fragoroso, dato che ci si buttò a peso morto, e produsse una marea di schizzi. Tenendo la bocca ermeticamente sigillata e il mento alto, cominciò a ruotare braccia e gambe freneticamente come Amy gli aveva mostrato. Dal modo in cui si muoveva per tenersi disperatamente a galla si capiva benissimo che era parecchio agitato. Nonostante tutto, l’impeto che ci stava mettendo nel nuoto lo portò in pochi secondi ad arrivare ben lontano dalla riva, in un punto dove non poteva toccare il fondale con i piedi. Aveva gli occhi chiusi e tutte le sue energie erano incanalate nell’incessante movimento. Quando si fu stancato e si rese conto di essersi spostato di parecchio, spalancò le palpebre e cercò Amy con lo sguardo.

     - Guarda, Amy! Ce l’ho fatta! Ho nuotato, ho nuotato! - esclamò festoso con un sorriso a trentadue denti.

     - Bravissimo! Però non smettere di agitare le gambe! -

     In quell’istante, il riccio blu si rese conto di non avere più il fondale sotto i piedi e fu preso dal panico. Cominciò ad urlare come un ossesso mentre si dimenava nella schiuma bianca. Non riusciva più a rimanere a galla e cominciò a sprofondare, inghiottendo involontariamente acqua salata e tossendo. Amy, allarmata dal tentato affogamento, afferrò il salvagente e lo lanciò verso il suo compagno, precipitandosi in contemporanea verso di lui. Il porcospino afferrò appena in tempo la ciambella e si issò al di fuori dell’acqua, sputacchiando e scuotendo la testa. Dalla sua espressione sembrava che fosse appena uscito da una centrifuga.

     - Ehm… come primo tentativo non c’è male! - commentò Amy trattenendo a stento le risate.

     - Queste cose non fanno per me! - rispose Sonic con voce criptica - Mi piace avere i piedi piantati per terra! Non in aria né tanto meno in acqua! -

     - A parte la testa! Quella ce l’hai sempre tra le nuvole! -

     Amy era appoggiata con tutte e due le braccia al salvagente e guardava lo scosso Sonic negli occhi con un sorriso a metà tra il divertito e il compassionevole. Una familiare comunicazione priva di parole si instaurò immediatamente tra di loro il cui grilletto fu lo sguardo che si scambiarono. Lentamente, i loro visi si avvicinarono e le loro labbra si strinsero in un lungo e timido bacio. La bocca salata di Sonic gli conferì un gusto tutto nuovo. Chiusero gli occhi e si godettero quel piacevole contatto finché durò, per poi ascoltare i loro respiri silenziosi allontanarsi dai rispettivi volti.

     - Questo è un modo speciale per incoraggiarmi? - domandò Sonic reclinando il capo con fare da cucciolo in modo che lei potesse grattarlo dietro l’orecchio.

     - Diciamo di sì! Ma più che altro è un modo per dirti quanto sono felice di essere qui con te! -

     Rimasero in silenzio per qualche minuto, ascoltando tranquillamente la sciabordare delle onde e assaporando l’aria fresca e salata del mare.

     - Bene, soldato! Non perdiamo altro tempo e proviamo un’altra volta! - esordì Amy all’improvviso.

     - Se non ti conoscessi bene direi che stai cercando di farmi affogare! - replicò Sonic sconfortato.

     Ridendo con voce argentina, la riccia strappò di mano al suo compagno il salvagente facendolo finire di faccia di nuovo nell’acqua.


     “I keep a picture of you
     next to my bed at night
     and when I wake up scared
     I know I’ll find you there
     watching over me”


     Qualche ora più tardi, era arrivato ormai il momento di pranzare, come lo stomaco gorgogliante di Sonic non mancò di segnalare. I tentativi di nuoto del riccio blu non erano andati molto a buon fine, dato che lui non poteva fare a meno di agitarsi quando i suoi piedi non toccavano più una superficie solida. Le rare volte in cui riusciva a tenersi a galla per più di qualche minuto, gli bastava sfiorare le mani di Amy, giunta ad aiutarlo, o incrociare il suo sguardo per emozionarsi, perdere la concentrazione e rischiare di affondare inesorabilmente. Quando realizzarono che non era più il caso di continuare, a meno che non avessero voluto avere un riccio blu annegato, uscirono dall’acqua e si distesero per un po’ sulla spiaggia, non prima che Sonic si fosse lavato di dosso il sale tra gli aculei sotto una fonte di acqua dolce.

     Rimasero una buona mezz’ora ad asciugarsi sotto il sole, distesi e abbracciati, parlando dei precari tentativi natanti di Sonic, di quello che potevano stare facendo i loro amici in quel momento o anche stando semplicemente in silenzio a godersi la loro reciproca compagnia. Quando però udirono quello che Amy interpretò come il rombo di un vulcano, ma che in realtà proveniva dallo stomaco di Sonic, si decisero che era l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. Amy era stata previdente e aveva portato con sé tutti gli ingredienti necessari a preparare un pranzo con i fiocchi dato che se si fosse affidata a Sonic, sicuramente sarebbero rimasti a bocca asciutta.

     Si divisero i compiti per iniziare a preparare. Sonic andò a raccogliere l’acqua dal laghetto prodotto dalla fonte ed Amy si avventurò nel sentiero lì vicino a raccogliere legna per il fuoco. Fischiettava allegramente, aguzzando lo sguardo per individuare legnetti e fascette di paglia secca. Immersa nei suoi pensieri, non si accorse di essersi allontanata fin troppo dalla spiaggia, dato che il rumore delle acque non raggiungeva più le sue orecchie, così decise di fare dietrofront e di tornare sui suoi passi.

     Proprio mentre si stava avvicinando al punto in cui aveva lasciato Sonic, udì un fruscio sinistro provenire dai cespugli accanto a lei. Si voltò ed indietreggiò con fare circospetto, chiedendosi che cosa potesse essere nascosto tra gli arbusti. Dopo pochi secondi, con sua grande sorpresa, vide qualcuno spuntare dalla vegetazione e guardarsi intorno con aria annoiata. Era una donnola dal pelo viola e dal ventre bianco che Amy non aveva mai visto prima. Le sue orecchie erano ritte e a punta e dalla sua bocca spuntava una lunga zanna acuminata. Indossava un cappello marrone da cowboy e una cintura dalla fibbia argentata. I suoi pantaloni erano in tessuto blu sfilacciato, con fili pendenti come tendine lungo i risvolti, e i suoi stivali dalla punta in acciaio possedevano degli speroni lucenti. Lo sguardo dell’estraneo era fisso e penetrante e quell’espressione che lo contraddistingueva gli dava l’aria di chi era difficile da prendere per il naso.

     - Come butta, bambola? - domandò non appena scorse Amy, sorridendole in modo poco rassicurante.

     - Stai parlando con me? - replicò la riccia infastidita.

     - Certo che sì! Vedi qualcun altro qui nei paraggi? -

     I modi di quella donnola erano affettati ed espliciti e rasentavano la maleducazione. Parlava con uno strano accento fischiante.

     - Gradirei che tu non mi chiamassi “bambola”! Ho un nome! -

     - Anch’io ce l’ho, dolcezza! Sono Nack the weasel ma tutti mi chiamano Fang(2)! Imparalo bene perché sarà un nome che non dimenticherai! -

     - Che cos’è questa? Una minaccia? - rispose Amy cominciando ad infiammarsi.

     - Tutt’altro! Per una bambolina come te non è sicuro gironzolare tutta sola! Ti ci vorrebbe un vero macho al tuo fianco, come ad esempio il sottoscritto! Cosa ne dici? -

     - Fossi matta! E poi che cosa ci fai tu qui? Non dovrebbe essere deserta quest’isola? -

     Nack sorrise con fare malizioso.

     - Adesso vuoi sapere un po’ troppo! Non sono affari che ti competono, bambola! -

     - Ti ho già detto di non chiamarmi così! -

     - Su, avanti! Non fare la difficile, pupa! Che ne dici di un bacio? -

     La donnola si protese in avanti facendo ondeggiare le dita come dei tentacoli. Amy indietreggiò inorridita, decisa a mantenere la calma.

     - Sono qui con il mio compagno! Posso garantirti che se ti vede saranno guai per te! -

     - Tranquilla, dolcezza! Non sono mica geloso! Il vecchio Nack è sempre favorevole ad un po’ di attività di gruppo! -

     Amy rimase a bocca aperta, tanto che fece cadere la legna che aveva raccolto, e avrebbe preferito non aver capito l’allusione del suo interlocutore.

     - Ma come ti… -

     - Andiamo, vieni qui! -

     Nack allungò la mano e strinse il braccio di Amy trascinandola verso di sé. Con i riflessi di un felino, la riccia caricò all’indietro il braccio libero e sferrò un sonoro pugno sullo zigomo della donnola che fu costretta a liberare la morsa. Nack indietreggiò, premendosi una mano sulla guancia arrossata, ma più che arrabbiato era contento del colpo ricevuto.

     - Ullalà! La gattina ha tirato fuori gli artigli! - disse con voce suadente - Questo rende tutto molto più interessante! -

     - Piantala! - sbottò Amy - Se non sparisci immediatamente, buzzurro, potresti farti molto male, sei stato avvertito! -

     - Certo, tesoro! Giochiamo pure alla guardia e al ladro! - replicò Nack con sguardo sgranato e le mani da piovra che si aprivano e chiudevano come chele.

     Era completamente fuori di testa! Amy fu costretta a prendere provvedimenti. Fortunatamente non si allontanava mai senza il suo fidato martello pieghevole. Dispiegò il manico di plastica e lo avvitò diritto con un click. Le due estremità della testa, in dura gomma compressa verso l’interno, scattarono all’esterno come due molle. Decisa a mettere fine a quell’assurda situazione, la riccia vibrò un forte colpo che si infranse sulla spalla di Nack. La donnola indietreggiò dolorante e cozzò la schiena sul tronco di una grande palma. Alcune noci di cocco caddero dai rami e lo presero dritto in testa. Questa volta non era più tanto contento della reazione ricevuta.

     - Hai afferrato la lezione? - esclamò Amy minacciosa - O hai bisogno di un altro monito? -

     - Voi femmine siete tutte uguali! - commentò Nack con aria da uomo di mondo - Fate tanto le difficili ma poi sotto sotto siete le prime a voler essere rimorchiate! -

     - Rimorchia questo allora, saputello! -

     La riccia rosa sollevò in aria l’imponente martello e con un gesto fluido, come se stesse colpendo una pallina da golf, sferrò un colpo che si abbatté dritto sul mento di Nack. Il molestatore fu scaraventato tra i cespugli dai quali era sbucato e un tonfo sordo segnalò che aveva toccato terra. Amy abbassò la sua arma prediletta, soddisfatta del modo in cui aveva risolto la situazione senza l’aiuto di Sonic.

     - Va tutto bene? - disse all’improvviso una voce alle sue spalle.

     Era proprio il riccio blu, con sguardo incuriosito. Amy si affrettò a cercare una spiegazione per la scena a cui lui aveva assistito.

     - Sì, sì, certo! - rispose in fretta e furia, guardandosi intorno - Perché me lo chiedi? -

     - Sono tornato in spiaggia con i secchi d’acqua e non ti ho trovato! Sono venuto a cercarti! Come mai il martello? -

     - Questo? Oh… ehm… mi è… venuta un’improvvisa voglia di noci di cocco! Ho colpito la palma per farle cadere e stavo per rompere il guscio! -

     Amy ripose con cura il martello, augurandosi che la piccola storia che aveva inventato fosse verosimile. Non aveva voglia di raccontare a Sonic la sua piccola disavventura, perché voleva che non ci fosse niente a rovinare quella giornata da sola con lui. Probabilmente quel seccatore era solo un dongiovanni capitato su quell’isola in cerca di un’abbronzatura. Niente che potesse scomodare il suo Sonic o che potesse costituire preoccupazione in qualunque modo.

     Sonic si avvicinò con espressione indecifrabile ed Amy trattenne il respiro. Che fosse arrivato sul luogo prima di quanto pensava e avesse assistito alla colluttazione? Contrariamente ad ogni aspettativa, il riccio blu le sorrise e le accarezzò teneramente il volto. Sentiva che avrebbe potuto perdersi negli splendidi occhioni di lei.

     - Ti faccio vedere come si fa! - disse piano lui, raccogliendo una noce di cocco.

     Cercò nei paraggi una roccia levigata che avesse delle punte leggermente appuntite, dopodiché si inginocchiò, alzò la noce e la fece cozzare contro la pietra, bucandone il guscio. Il latte cominciò pian piano a colare dal foro, adeguatamente centellinato. Sonic ne bevve un sorso e porse il resto ad Amy, la quale rise nel vedere i baffi bianchi dipinti appena sotto il suo naso. Si avvicinò cautamente e gli rubò un bacio di sfuggita per pulirlo.

     - Buono! - commentò in un soffio.

     Sonic arrossì senza preavviso, cercando di rispondere qualcosa ma mangiandosi le parole. Amy sorrise, divertita ed intenerita dall’incertezza tipica del suo compagno. Quindi tornarono a braccetto verso la spiaggia, non prima di aver raccolto la catasta di legno. Decisamente sì, pensava Amy, non c’era davvero nulla che avrebbe potuto rovinare quella giornata.


     “When my world seems to crumble all around
      and foolish people try to bring me down
     I just think of your smiling face
     and I’m flying
    You’ll always be inside of my heart”

     Il pranzo fu davvero sopraffino per tutti e due, specialmente per Sonic. Raramente era rimasto così soddisfatto di quello che aveva mangiato. Il sole era ormai alto nel cielo e i due ricci erano placidamente distesi all’ombra, sulla sabbia fresca a godersi la pennichella. Erano sonnolenti e soddisfatti di come la loro giornata insieme stava procedendo. Amy era poggiata con la testa sul petto di Sonic, da dove poteva sentire il suo cuore battere dapprima con una agitazione rumorosa, in seguito più lentamente, come se il loro squisito contatto lo avesse rilassato. Era molto bello per lei sentirsi a lui vicina e protetta, cosa che aveva sognato da tanto tempo. Rimasero nella più totale tranquillità a chiacchierare e a sussurrarsi parole all’orecchio per un tempo che non avrebbero saputo definire, fino a che i loro respiri diventarono regolari e profondi e scivolarono nel sonno.

     Quando Sonic si svegliò era ormai pomeriggio inoltrato. Aprì lentamente gli occhi, aspettando che si abituassero alla luce del sole e si ritrovò ancora Amy sul ventre che riposava serenamente. Sul suo volto era dipinto un sorriso di inequivocabile felicità e sembrava che niente potesse annientare la sua pace. Sonic pensò a quanto era incantevole così addormentata e rimase con il gomito piantato a terra e la testa retta dalla mano a guardarla riposare. Per quanto si sforzasse, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Si avvicinò timidamente con le dita un paio di volte e le accarezzò il capo facendo attenzione a non svegliarla. Sentiva che tutta l’incertezza e l’imbarazzo che aveva provato nel periodo in cui si stava appena rendendo conto dei suoi sentimenti era stato ben ripagato. Ne era valsa la pena di patire tanta confusione se il risultato poi si sarebbe rivelato essere l’affetto di una fanciulla così dolce. Si chiese come mai non se ne era accorto prima, come mai non aveva notato la sua presenza e non aveva visto in lei più in profondità, oltre la ragazza testarda e ostinata che gli dava incessantemente la caccia. Forse lei aveva bisogno di tempo per crescere, o forse tutti e due. Qualunque cosa gli avesse impedito di innamorarsi prima, era comunque grato che, in un modo o nell’altro, era riuscito a conoscere quel sentimento. Anche se forse non era un compagno ideale, forse non era romantico e passionale come lei avrebbe voluto, il suo temperamento e il suo stile di vita non erano adatti a convivere con le esigenze di una ragazza, tutto questo non gli importava, perché anche quei pochi, brevi momenti di pace con lei valevano quanto un’intera vita trascorsa insieme.

     Anche Amy si svegliò dopo poco e non avrebbe potuto desiderare un risveglio migliore quando si sentì le umide labbra di Sonic stamparle un bacio in fronte. Allungò le braccia, uggiolando ancora per il sonno, e le cinse attorno al busto del riccio blu.

     - Dormito bene? - domandò lui.

     - Come una regina! Ci voleva proprio questo riposino! E poi vorrei avere un cuscino come questo anche a casa! -

     Sonic deglutì. Che fosse una richiesta implicita di trasferirsi da lei? No, probabilmente stava pensando troppo.

     - Che cosa prevede adesso il programma? - chiese Amy - Altri baci e abbracci? -

     - Pensavo a qualcos’altro, in verità! -


     “Who needs the sun, when the rain is so full of life
     who needs the sky, when the ground is so open wide
     it’s here in your arms I want to be buried
     you are my sanctuary”

     Sonic conosceva bene quell’isoletta, anche se non ci metteva piede da parecchio tempo, e aveva garantito ad Amy che le meraviglie naturali da gustarsi di certo non mancavano. Aveva promesso che l’avrebbe portata in un posto di una bellezza invidiabile e quello era proprio il momento giusto. Non c’era nulla che li portasse di fretta, avevano tutto il tempo del mondo a disposizione, così si incamminarono lungo la spiaggia e passeggiarono con gli sguardi persi nel vuoto e l’arietta fresca tra gli aculei. Era così strano vedere Sonic muoversi con calma e lentezza, pensò Amy, quando di solito per raggiungere una destinazione ci metteva meno di un battito di ciglio. E la cosa ancora più singolare era che lui non se ne era nemmeno reso conto, dato che non sentiva neanche la necessità di correre. Che fosse a causa della sua compagnia? O forse, e più probabilmente, era dovuto al fatto che non aveva con sé le sue scarpe? Era difficile per lei interpretare i pensieri del riccio blu. In alcuni momenti era il porcospino più dolce che avesse mai conosciuto, mentre in altri sembrava incerto e noncurante, come se gli frullasse qualcosa in testa che non aveva il coraggio di dire. Quando notava che distoglieva lo sguardo, deglutiva o evitava di rispondere ad effusioni amorose, aveva come l’impressione che lui avrebbe preferito essere ovunque piuttosto che lì con lei. Era solo il suo solito imbarazzo o c’era qualcosa di più? Era possibile che stesse ripensando a quello che si erano promessi mesi fa? Non era raro che il dubbio si insinuasse nella mente di Amy poiché sapeva che la personalità di Sonic era contraria ad esprimere apertamente i suoi sentimenti. Tuttavia, per dissipare ogni insicurezza, le bastava semplicemente guardarlo in viso, percepire quel caldo e amichevole sorriso che da tanto era rimasto stampato nella sua mente, e capiva che non c’era nulla che poteva turbarla.

     Arrivarono al limitare della spiaggia, dove la distesa di sabbia era interrotta da una formazione rocciosa spiovente. Sonic scortò la sua compagna immergendosi nel mare, aggirando l’ostacolo e seguendo la parete di pietra con l’acqua che arrivava loro alle ginocchia. Si ritrovarono all’imbocco arcuato di una caverna coperta di muschio e alghe che procedeva in profondità con una pendenza di un paio di metri. Sebbene dovesse essere buio pesto lì dentro, ne proveniva una luminosità soffusa la cui origine era ignota. Si poteva avvertire un odore salmastro e penetrante. La pista sabbiosa che conduceva all’interno della grotta era coperta dalle acque marine stagnanti ma comunque limpide.

     - Che cosa c’è lì dentro? - domandò Amy incuriosita.

     - Vedrai! E’ uno spettacolo che non ti pentirai di aver visto! -

     Sonic prese la mano della riccia rosa, reprimendo un vago rossore, e la scortò nell’antro, avvertendola di fare attenzione a tenere la testa bassa. I loro piedi nudi erano rinfrescati dalle pozzanghere saline lungo il percorso. I due porcospini si arrampicarono lungo le sporgenze rocciose, addentrandosi sempre di più e facendo attenzione a non scivolare. Le pareti erano umide e fredde, probabilmente a causa delle infiltrazioni di acqua e della fresca corrente che percorreva il cunicolo. Amy non riusciva ancora a spiegarsi la luminosità bianca che vedeva aleggiare poco più avanti ed arrivare, anche se più fioca, fino a loro. Fu quando scesero più in profondità, scivolando con cautela lungo un piccolo pendio, che si rese conto di quale fosse la sorgente.

     Si ritrovarono in un’ampia grotta dalla volta pietrosa a forma di cupola, molto alta sopra le loro teste. L’umidità che c’era lì dentro si poteva tagliare con il coltello, ma il luogo era parecchio arieggiato grazie all’unico pertugio comunicante con l’esterno: un’apertura semicircolare sul soffitto da quale filtravano radi raggi di sole. Il terreno era ricoperto di sabbia umida e ghiaia, ma non era del tutto pianeggiante, in quanto erano disseminate per tutta la superficie alcune alte dune sabbiose che fungevano quasi da colline. La cosa più stupefacente però, e che catturò immediatamente l’attenzione di Amy, erano le pareti di pietra tappezzate da cristalli splendenti che emanavano la luce bianca soffusa di prima, rischiarando l’ambiente meglio di una lampada. C’erano anche tanti puntini luccicanti che davano l’impressione di trovarsi in una miniera di diamanti.

     - E’ stupendo! - commentò Amy ammirando lo splendente gioco di luci - Sembra quasi troppo bello per essere naturale! -

     - Quelli che vedi alle pareti sono cristalli di sale! La luce che proviene dal soffitto si riflette sulle loro varie superfici come su di un prisma! E’ come se poi rimbalzasse da un cristallo all’altro in un intero reticolo creando la luce particolare che c’è in questo posto! -

     - Incredibile! E a che quota ci troviamo? -

     - Se non ricordo male dovremmo essere proprio al livello del mare! La cupola di questa grotta spunta appena fuori dal pelo dell’acqua, infatti solo così il sole potrebbe riuscire ad entrare! Però questa è la punta estrema del cunicolo, al di là della parete frontale c’è il mare! -

     - E’ un posto meraviglioso! - esclamò la riccia al settimo cielo, tuffandosi tra le braccia di Sonic - Grazie per avermici portato! -

     Sonic le strizzò l’occhio con fare d’intesa, per poi ritornare a rivolgere lo sguardo al panorama scintillante che aveva intorno. Solo dopo pochi minuti notò qualcosa di strano rintanato in un angolo. Dietro ad un piccolo cumulo di ghiaia erano accatastate delle casse di legno e delle sacche nere marchiate con le lettere RL dorate.

     - Che cosa sono queste? - chiese Amy perplessa - Erano qui l’ultima volta che sei venuto? -

     - Non ce n’era neanche l’ombra! - replicò Sonic sospettoso.

     Si avvicinò con cautela al materiale e, circospetto, aprì una delle scatole. Quello che vi trovò all’interno lo fece rabbrividire. C’erano candelotti di dinamite ordinatamente stipati, delle granate nere lucenti, pistole, fucili e altri tipi di armi da fuoco, bottiglie contenenti liquidi ambrati esplosivi e una vasta gamma di ordigni di ogni genere.

     - Non promette niente di buono! - commentò la riccia intimorita.

     - Questa caverna è diventato il covo di qualche dinamitardo! Che delusione! -

     - C’è scritto RL? Che cosa può significare? -

     - Non lo so, ma riesco a pensare solo ad una persona che abbia bisogno di tanti fuochi d’artificio in una sola volta! -

     - Credi ci sia lo zampino di Eggman? -

     - Quanto è vero che sono blu! -

     - E invece non potreste sbagliarvi di più! -

     La voce che era intervenuta era secca e fischiante, oltre a provenire direttamente dalle loro spalle. Si voltarono entrambi e trovarono Nack the weasel che brandiva un particolare lazo da cowboy ricoperto di piccoli speroni acuminati per tutta la sua lunghezza, ad eccezione del manico. Amy, nel rivedere il suo inopportuno molestatore, si lasciò sfuggire una smorfia di disgusto.

     - Sbaglio o ci conosciamo? - domandò Sonic con aria per niente preoccupata.

     - Sonic, Sonic! Così ferisci i miei sentimenti! Non ti ricordi del tuo vecchio amico Nack? Tempo fa eravamo entrambi sulle tracce dei Chaos Emeralds dispersi da quell’ippopotamo che si fa chiamare dottore, ricordi?(3) -

     - Certo che sì! - ribatté il riccio dopo un lampo di comprensione - Non si scorda mai una brutta faccia quando la si vede! Se poi oltre alla faccia c’è anche una zanna di mezzo metro… -

     - Spiritoso come al solito! Ah, vedo che con te c’è anche la bambolina iperattiva di oggi! Sicché è lui il tuo compagno! Non potevi scegliere fidanzato più smidollato! -

     Amy si morse il labbro, delusa che la sua piccola bugia fosse uscita allo scoperto. Sonic si voltò e la guardò con espressione indecifrabile.

     - Hai già visto questo dentone oggi? -

     - Sì, ha cominciato a darmi fastidio mentre stavo raccogliendo la legna! Pensavo fosse solo un seccatore, non credevo che fosse coinvolto in qualcosa di più! -

     - Perché non mi hai detto niente? -

     - Oh, Sonic! Non volevo darti preoccupazioni inutili e non volevo neanche rovinare la nostra giornata da soli! -

     - Avresti comunque dovuto parlarmene, Amy! Non mi importa tanto la sua presenza qui, quanto che tu mi abbia tenuto nascosto qualcosa! -

     - Mi dispiace! - mormorò Amy con una vocina mortificata.

     Non poteva credere che quella giornata così tranquilla e spensierata avesse preso quella brutta piega.

     - Chiudi i rubinetti, pupa! - intervenne Nack superbo - Ci sono io a consolarti! -

     - Faccio finta di non avere sentito! - sbottò Sonic irritato - Immagino siano tuoi tutti quei fuochi d’artificio nell’angolo! -

     - Solo a metà! Uso questa isoletta deserta per immagazzinarli prima di smerciarli a chi mi paga fior di quattrini per essere sempre rifornito! -

     - E chi è questo bombarolo matto? E’ forse Eggman? -

     - Non che siano affari tuoi, ma ti garantisco che è qualcuno molto più pericoloso del dottore! Qualcuno con cui vi consiglio di non scherzare se ci tenete alla pelle!(4) Prima che voi due ficcaste il naso qui dentro ero al sicuro come un marmocchio nella sua culla, ma adesso che avete scoperto il mio piccolo segreto non posso lasciarvi andare via sulle vostre gambe! -

     - Sì, sì! Sempre la solita tiritera! - rispose Sonic annoiato - Se è una scazzottata che vuoi, accomodati! Vediamo però di fare in fretta! -

     - Non la passerà liscia questa volta! - esclamò Amy infuriata.

     - Ferma, Amy! - la bloccò il riccio blu con un braccio - Non ti immischiare in questa storia! Non voglio che tu ti faccia male! Vai al sicuro su quella collinetta, non dovrei metterci molto! -

     - Ma voglio sistemarlo anch’io! -

     - Mi saresti più di intralcio che di aiuto, credimi! -

     - Sonic, se sei arrabbiato con me… -

     - Non sono arrabbiato! Ora va! -

     Il modo brusco con cui lui le si era rivolto la convinse ad allontanarsi. Faticando per trattenere le lacrime causate da quell’atteggiamento per la prima volta duro, si arrampicò rapidamente sulla duna sabbiosa e si posizionò in maniera tale da poter osservare lo scontro. Era ancora contrariata per come le cose si fossero rovinate sul più bello.

     Nack fece roteare il lazo con una sicurezza che sfiorava l’arroganza e lo lanciò rapidamente contro Sonic. Se il riccio non si fosse spostato dalla traiettoria, sarebbe stato sicuramente accalappiato dalla corda e ferito dagli spuntoni di cui era ricoperta. Invece, si gettò in azione rotante attraverso il cerchio del legaccio prima che si chiudesse e colpì Nack in pieno petto. La donnola capitombolò al suolo e il suo cappello da cowboy finì poco più dietro di lui. Anche a terra, non si arrese e fece strusciare la fune arpionata sulla sabbia, cercando di far inciampare l’avversario. Purtroppo per lui, Sonic fece un agile balzo e schivò il colpo.

     - Non sei poi tanto tosto come volevi far credere, dentone! - lo schernì Sonic con aria di superiorità.

     - Aspetta a cantare vittoria! - replicò Nack con furia omicida dipinta negli occhi.

     Si rimise in piedi e fece schioccare il lazo come una frusta, cercando di tenere Sonic sul chi vive. Pensando di prenderlo di sorpresa, ruotò il busto e sferzò la fune in direzione del suo torace. Al riccio blu però fu sufficiente un colpo di reni per farsi indietro di un centimetro e poi lanciarsi sull’avversario nel momento dopo l’attacco. Nack e Sonic rotolarono sulla sabbia in una furiosa colluttazione ma al primo fu sufficiente puntare i piedi sul petto del riccio e lanciarlo lontano con una spinta fino a farlo finire in cima ad una delle dune.

     - Dovrai fare meglio di così! - esclamò Sonic pimpante.

     - Ti prendo subito in parola! -

     Senza preavviso, Nack estrasse una granata dalla tasca e, dopo aver staccato con i denti la sicura, la scagliò sulla collinetta che ospitava il riccio. Impreparato a quella mossa, Sonic fece un balzo all’indietro per sfuggire alla deflagrazione ma, quanto ritoccò terra, poggiò male un piede e sentì storcersi la caviglia. Privo di equilibrio, cadde all’indietro e batté dolorosamente la nuca sulla parete rocciosa, finendo disteso e senza sensi.

     - Sonic! - urlò Amy allarmata ed estrasse il suo martello per prepararsi a combattere.

     - Tranquilla, bambola! - replicò Nack aggressivo - Ce n’è anche per te! -

     La donnola, senza pensarci due volte, scagliò una seconda granata in direzione della riccia rosa ma lei, con i riflessi rapidi di una battitrice, respinse la bomba colpendola con il suo martello. L’ordigno finì con lo sbattere contro le casse di esplosivo per poi scoppiare con un rombo imponente. Granelli di roccia schizzarono a destra e a manca mentre una nuvola di fumo si sollevava dal punto di contatto. Non tutte le bombe erano saltate in aria, ma quelle che erano state coinvolte nello scoppio avevano aperto una grande falla nel muro roccioso, generando crepe serpeggianti lungo tutto il soffitto di cui parte cominciava a crollare. L’apertura semicircolare dal quale filtrava il sole cominciò ad allargarsi sempre di più, fino a far penetrare sempre più luce. I cristalli di sale riflessero quella luminosità e per un istante la caverna fu riempita da un bagliore accecante.

     Amy indietreggiò coprendosi gli occhi ma quell’attimo di distrazione le sarebbe stato fatale. Non si rese conto che parte della volta stava precipitando sopra di lei. Fece appena in tempo a tuffarsi a destra per non rimanere travolta, ma il peso dei macigni la schiacciò e le bloccò le gambe, impedendole ogni movimento. Sembrava non esserci niente di rotto, così cominciò a tirare con tutte le forze nel tentativo di liberarsi, ma quei massi erano troppo pesanti perché potesse spostarli da sola.

     Nel frattempo, dalla falla aperta nella parete iniziò a sgorgare all’interno della grotta l’acqua marina, salendo sempre di più di livello ad una velocità allarmante. Nack, imprecando e strepitando, si fece strada tra l’allagamento e tentò di recuperare gli esplosivi rimasti intatti. Dopodiché estrasse un comando a distanza dalla tasca e lo azionò. Da una montagnola di sabbia poco lontano spuntò fuori un supporto volante simile all’Egg Drive di Eggman e si avvicinò al suo guidatore. Nack si affrettò a caricare sul mezzo tutto l’equipaggiamento che aveva recuperato, prima che l’acqua gli arrivasse alle ginocchia, per poi saltare a bordo e allontanarsi fluttuando lungo il cunicolo.


     “Who needs a smile, when a tear is so full of love
     who needs a home, with the stars up above
     it’s here in your heart I want to be carried
     you are my sanctuary”

     I minuti successivi alla fuga di Nack furono forse tra i più drammatici che Amy avesse mai vissuto fino a quel momento. Per quanto si sforzasse con tutte le energie rimaste in corpo, non riusciva a smuovere il blocco che gli paralizzava le gambe. Sonic era ancora accasciato a terra e privo di sensi sulla duna sabbiosa distante qualche metro. L’acqua che sgorgava nell’antro aumentava sempre di più, allagando ogni angolo, e se non fosse stata fermata in tempo, sarebbero di sicuro annegati. Amy continuava ad urlare e a strepitare, chiamando il nome di Sonic a squarciagola, nella speranza che si svegliasse e li tirasse fuori da quella situazione come al solito.

      Quando il mare aveva ormai sommerso tutte le collinette, lasciando all’asciutto, ma ancora per poco, solo lo spazio su cui giacevano i due ricci, Sonic si svegliò di soprassalto. Si massaggiò la nuca dolorante e si guardò intorno per capire che cosa fosse successo. Notò immediatamente Amy, bloccata dalle pietre, che invocava il suo nome con le lacrime agli occhi. Non c’era un solo secondo da perdere, si rimise in piedi agilmente ma, non appena poggiò un piede per terra, un dolore acuto gli fece digrignare i denti e lo costrinse a chinarsi. La sua caviglia era ancora malmessa e, non potendo sforzarla troppo, lo obbligava a zoppicare.

     - Resisti, Amy! - le urlò Sonic agitato - Stai tranquilla, andrà tutto bene! -

     Il riccio blu tentò di escogitare un modo per togliersi in fretta da quella situazione di pericolo. Il livello dell’acqua continuava a salire pericolosamente, fluendo senza sosta dalla breccia nella parete. Di quel passo sarebbero annegati in breve tempo. Di norma, Sonic sarebbe stato in grado di raggiungere Amy con un semplice salto ma, con la caviglia malandata, se avesse fatto un simile sforzo avrebbe rischiato di fratturarsela. Il suo sguardo vagò per tutto il perimetro della grotta, cercando un qualcosa che lo aiutasse a raggiungere la sua compagna. Nulla, non c’era nulla. L’unica soluzione che gli rimaneva era nuotare fino a lei.

     Respirando profondamente, il riccio blu si avvicinò zoppicando all’acqua, guardandola con apprensione e tentando di raccogliere il coraggio.

     - No, Sonic! - esclamò Amy - Non sai ancora nuotare! E poi con quella caviglia ferita non potrai muoverti bene! Rischi di annegare! -

     - Andrà tutto bene! - le ripeté Sonic con fare deciso - Sono solo pochi metri! -

     - E’ pericoloso! Ti prego, non farlo! Mettiti in salvo! -

     - Non c’è altra soluzione! -

     - Ma così stai rischiando la vita! -

     - Tu sei più importante! -

     E detto questo, Sonic si tuffò in mare, trattenendo il respiro e chiudendo gli occhi. Descrisse un arco in aria prima di infrangere la superficie dell’acqua, andare di sotto e muovere freneticamente le braccia per risalire. Non appena fu di nuovo a galla, non perse un solo minuto e cominciò a vibrare a tempo i tre arti ancora sani, tutte le fibre del suo corpo fermamente decise a raggiungere l’obiettivo. L’agitazione del nuoto non lo aveva ancora abbandonato. Perse il ritmo un paio di volte e rischiò di sprofondare, ma, con una forza da leoni, contrasse tutti i muscoli del corpo e si issò verso la superficie, facendo attenzione a non inghiottire.

     Tutto quello che gli importava al momento era raggiungere Amy e liberarla. Non contava nulla la caviglia che gli pulsava di dolore ogni volta che la scuoteva, il fiato che si accorciava sempre di più man mano che si spostava, l’agitazione e il nervosismo di ciò che sarebbe successo se non fosse riuscito ad arrivare in tempo. L’unico punto in cui focalizzava l’attenzione e che gli dava la forza di superare i suoi limiti era Amy. Il mare continuava a salire, lei si sforzava di liberarsi e l’unica sua speranza era riposta nelle sue mani. Doveva continuare a nuotare, a muoversi, a sforzare il suo corpo fino allo stremo pur di raggiungerla, anche se avesse significato mettere a repentaglio la propria vita.

     Con un ultimo sforzo sovrumano, scattò in avanti con un potente colpo di gambe e afferrò con un braccio la riva sabbiosa. Il fronte acquoso era vicino a sommergere anche la cima della montagnola. Sonic si tirò fuori dall’acqua, ansimando per recuperare le forze perdute. Amy non riusciva a credere a quanto era riuscito a fare pur di andare ad aiutarla. Era ammirata e sbalordita allo stesso tempo.

     - Santo cielo, Sonic! - esclamò preoccupata - Hai nuotato! Come ti senti? Va tutto bene? -

     - Una favola! - commentò sorridendo, ma trascinando faticosamente il piede pesante.

     Utilizzò le energie residue per afferrare le lastre di pietra umide che intrappolavano Amy e, anche con il suo aiuto, a sollevarle quel tanto che bastava alla riccia per ritirare le gambe indolenzite. Sonic lasciò andare i macigni, i muscoli delle spalle doloranti per lo sforzo. Amy gli si gettò al collo e versò le lacrime di paura trattenute fino a quel momento, dando libero sfogo alle sue emozioni. Il riccio blu era sollevato che la sua compagna stesse bene e il battito ora rilassato del suo cuore, nonché il modo in cui la stringeva a sé, ne erano una testimonianza più che sufficiente. Non c’era tempo da perdere però. Il mare stava salendo sempre di più e tra pochi minuti non avrebbero avuto più via di fuga.

     - Come facciamo ad uscire di qui? - domandò Amy esasperata.

     - L’unica via è attraverso quel buco nel soffitto! Il crollo l’ha allargato parecchio, quindi possiamo passarci entrambi! -

     - Ma è troppo in alto! E’ impossibile da raggiungere! Ci conviene aspettare che l’acqua ci sommerga e poi nuotare quando arriva al soffitto! -

     - Non credo di avere la forza per mantenermi a galla ancora! -

     - Allora come facciamo? -

     Sonic si guardò intorno. Il mare era vicino a sommergergli i piedi. C’era una sola cosa da fare, un unico tentativo, anche se avrebbe dovuto raccogliere tutte le energie residue e mettere a repentaglio la sanità della sua caviglia. Senza preavviso, prese in braccio Amy e la strinse a sé delicatamente. Fece qualche passo indietro e respirò a fondo. I suoi talloni cominciavano ad essere bagnati dal liquido.

     - Aspetta! Cosa vuoi fare? - chiese Amy perplessa, reggendosi forte al collo del suo compagno.

     - Ti porto fuori di qui! -

     Un secondo dopo aver detto quelle parole, Sonic prese una breve rincorsa, cercando di attenuare lo zoppicamento e di accumulare quanta più velocità possibile. Arrivato al limite dello spazio a sua disposizione, si accovacciò di poco, con i muscoli delle gambe guizzanti, e si preparò a saltare. Per una frazione di secondo il peso del corpo fu spostato sulla caviglia ferita e Sonic avvertì un dolore fortissimo e penetrante fin dentro alle ossa. Con la forza della disperazione, urlando per il bruciore lancinante, balzò quanto più in alto le sue condizioni glielo permettessero, pregando con ogni fibra del suo corpo perché riuscisse a superare l’apertura e a portare in salvo Amy.

     Chiuse gli occhi mentre avvertiva l’aria sferzargli sul viso e la morsa ansiosa della riccia sempre più stretta fino ad oltrepassare, con un urlo misto di dolore e soddisfazione, la fessura e piombare sul freddo tetto della grotta, rotolandoci per un breve tratto. Erano salvi.


     “Who needs the light, with the darkness in your eyes
     who needs the sleep, with the stars in the sky
     it’s here in your soul I want to be married
     you are my sanctuary”

     La sera era ormai calata. La ventilata canicola del giorno aveva fatto posto alla brezza più fresca della sera, così come il sole si era ritirato pigramente per permettere alla luna e alle stelle di splendere nella volta celeste. L’isoletta ribattezzata scherzosamente SonAmyLand riposava tranquilla, sperduta nell’oceano, con le fresche e limpide acque che lambivano le sue coste come carezze vellutate. Il suono delle onde e lo scoppiettio del fuoco erano come una dolce ninnananna per il riccio blu che era comodamente sdraiato sulla sabbia. Al piacevole tepore di un imponente falò, se ne stava comodamente adagiato sul suo soffice letto di rena, con le mani dietro la nuca a mo di cuscino, in pace con il mondo. Una delle sue caviglie era stata fasciata e steccata con cura e, sebbene la sua solita smania di velocità soffrisse il fatto di non poterla muovere, riusciva comunque a godersi quegli attimi di tranquillità, una volta tanto nella sua vita frenetica.

     Una riccia rosa gli si avvicinò timidamente e si stese accanto a lui, le fiamme ardenti riflesse nelle sue pupille. Posò una mano sul petto di lui e questi fece scivolare la propria in modo da intrecciarne le dita.

     - Come va la caviglia? - domandò lei in un soffio - Ti fa ancora molto male? -

     - Non molto! Mi consola il fatto che a quest’ora sarebbe potuta stare molto peggio! -

     - Sei stato un pazzo a rischiare in quel modo oggi! Se la caviglia non avesse retto il peso del tuo corpo avresti rischiato di non poter più camminare, lo sai? -

     - Le persone fanno sempre cose pazze - replicò Sonic con il cuore che gli martellava in petto - Quando sono innamorate! -

     Amy si sentì sciogliere dalla commozione.

     - Mi dispiace di averti mentito oggi! Mi dispiace davvero molto! -

     - Non serve recriminare! Posso capire le ragioni per cui lo hai fatto! Volevi solo passare un po’ di tempo in pace con me! Il problema è che, non importa quanto lontano possa stare, i guai riescono sempre a trovarmi! -

     Amy sorrise. Il mondo di Sonic si illuminò.

     - Fa parte del tuo modo di essere, di quello che fai! Hai sempre bisogno di azione per sentirti vivo, e se questo fa parte di te allora lo accetto, perché per niente al mondo rinuncerei a te! -

     Ogni tipo di pensiero o di preoccupazione era miglia lontano. Nack, gli esplosivi, la caviglia ferita e tutto il resto non contavano in quel momento.

     - Hai corso il pericolo di non poter più correre… lo hai fatto per me! - fu tutto quello che riuscì a dire Amy guardando negli occhi l’oggetto dei suoi desideri.

     - Questo perché tu sei più importante! Più importante di qualunque altra cosa che mi riguardi! -

     A parole Sonic sembrava sicuro e ardito, ma in realtà l’imbarazzo e l’incertezza erano padroni del suo animo. Man mano che andava avanti quel sentimento gli risultava più nuovo e difficile da gestire. Sarebbe mai riuscito a superare quelle timide paure che lo attanagliavano?

     - Ascoltami, Amy! - disse incerto il riccio blu, evitando di incrociare appieno il suo sguardo - Forse io non sono l’ideale di compagno che vorresti… non sono il tipo più romantico del mondo… il mio stile di vita non è esattamente facile da gestire… però, nonostante tutto… voglio dirti che… non sarà niente di tutto questo a farmi rinunciare a te… voglio che non ci sia niente a dividerci… tengo troppo a te… più di quanto potessi mai immaginare… e mi dispiace averlo capito così tardi! -

     Una strana scarica di adrenalina percorse il corpo di Amy Rose, quando le sue orecchie udirono le parole che da tanto aveva aspettato di sentire. Prese il viso di Sonic tra le mani e poggiò la sua fronte su quella di lui. Piccole gocce di felicità colavano sulle sue guance.

     - Sonic, tu mi piaci così come sei… ti adoro per come sei fatto e non voglio che tu cambi! Ne è valsa la pena aspettarti… se adesso posso stare con te! Non pensiamo più al passato… quando abbiamo un meraviglioso futuro davanti a noi! -

     - Ne sei davvero sicura? -

     La risposta che Amy aveva in mente non poteva essere più convincente in nessun altro modo. I loro visi si avvicinarono, i loro nasi si sfiorarono. Un’inspiegabile corrente magnetica si attivò tra le loro labbra e quando queste si toccarono un fremito emozionato costrinse loro a trattenere il respiro. Si erano baciati altre volte prima di allora, ma questo aveva qualcosa di speciale. Era più intenso, più passionale, più magico. Era il suggello della loro promessa di stare insieme, superando ogni tipo di avversità che avrebbero potuto incontrare. Se dapprima a partecipare con calore a questo bacio c’era principalmente Amy, pochi secondi dopo, libero dalle catene dell’imbarazzo, Sonic guizzò in avanti, cinse le spalle della ragazza e la strinse verso di lui con tutto il trasporto di cui fu capace. Sembrava quasi che stessero galleggiando nel vuoto, esplorando luoghi sconfinati e sconosciuti, dove l’unica cosa che importava, che teneva in piedi il loro mondo era il sentimento che li univa. Le loro menti non potevano desiderare nulla in quel momento, solo che quel bacio fosse durato in eterno. I loro corpi erano attraversati dalla familiare scarica elettrica dell’emozione e dell’eccitazione. Solo loro due e nessun altro. Si sentivano finalmente completi.

     Anche se Sonic non avrebbe mai avuto il coraggio di dire quelle due semplici parole, sentiva che il suo cuore caldo e colmo di affetto aveva bisogno di esprimerle in qualche modo. Poggiò un dito sulla sabbia e tracciò quelle cinque lettere così piccole ma che racchiudevano un significato così grande. Altre gocce di felicità colarono lungo il viso di Amy. Sonic le asciugò con le dita. Nessuno avrebbe mai saputo per quanto sarebbero rimasti sotto la luna splendente, abbracciati e in silenzio, guardando il fuoco divampare come quello che animava le loro anime innamorate.


     “Capita spesso di desiderare ardentemente qualcosa, con tutte le proprie forze ed energie, e di impegnarsi a fondo affinché il proprio desiderio si realizzi. E la chiave di tutto questo sta nel non abbandonare mai il proprio sogno.”
      Dal diario di Amy Rose

     “Surely whoever speaks to me in the right voice
     him or her I shall follow
    as the water follows the moon, silently”
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Colonna sonora:
Inside of Me – Madonna (Bedtime Stories, 1994)
Sanctuary – Madonna (Bedtime Stories, 1994)
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(1) Per maggiori informazioni fare riferimento alla saga di Sins Of Purity, pubblicata da “Full Speed Ahead #01” a “Full Speed Ahead #13”.
(2) Il personaggio in questione è chiamato in due modi differenti a seconda delle versioni, giapponese o americana. Ho concluso che Nack sia il suo vero nome e Fang un nomignolo dovuto alla sua zanna.
(3) Come narrato in "Sonic Triple Trouble".
(4) Ne saprete di più nelle future saghe di “Full Speed Ahead”.
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Capitolo 15
*** Full Speed Ahead #15 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #15

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#15

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Si è soliti dire che il destino tesse delle trame inestricabili e invisibili per chiunque, che leghi con il suo filo rosso luoghi e persone in modi che non possiamo neanche immaginare. E’ una filosofia spicciola attribuire la responsabilità di quello che accade al destino, qualunque sia la portata dell’avvenimento, dal più mastodontico al più insignificante. Spesso però non ci accorgiamo di quanto questa responsabilità sia legittima. Se avessi potuto scrutare le vie con cui il destino ha legato tutti noi all’oggetto della nostra ricerca, se avessi saputo anticipare le sue mosse e prevedere quanto la nostra ricerca avrebbe condizionato la nostra vita, forse l’estremo sacrificio non sarebbe stato necessario. Sta di fatto che eravamo ignari di ciò che stava per avere inizio, inconsapevoli del fatto che molte altre anime erano state spinte dal destino a perseguire il nostro stesso obiettivo. Avevamo tra le mani qualcosa di molto più scottante di quanto avremmo mai potuto pensare!”

Dagli scritti dello Storico


LIBRO GRANATO

a.k.a.

Ai posti di combattimento

     - Pronta a mangiare la polvere… bambola? -

     Nessuna parola aveva mai ferito Amy Rose più di quella che aveva appena sentito distintamente con le sue orecchie. Eppure era qualcosa di banale, stupida al punto tale da essere priva di significato, ma incredibilmente acquistava un potere tagliente e affilato se pronunciata da lui. Fu un grande colpo per lei attraversare la spiaggia, saltellante e spensierata, al settimo cielo all’idea di rivedere il suo riccio blu preferito, che per poco non capitombolò sulla sabbia una volta che lo ebbe individuato. Il suo sorriso gaio si spense all’improvviso quando lo incrociò chinato sul suolo, come in procinto di mettersi a correre. Stava scambiando uno sguardo di intesa con un’altra riccia, il cui fascino non passava di certo inosservato, e l’aveva appena chiamata “bambola”. Per un attimo stentò a credere che fosse proprio Sonic, perché sapeva che lui non si sarebbe mai rivolto con quei termini ad una ragazza, men che meno ad un’estranea. Tuttavia, non avrebbe mai potuto confonderlo con nessun altro. Il modo in cui si rivolgeva a quella smorfiosa azzurra, così complice e partecipe, un atteggiamento che non aveva mai dimostrato nei suoi confronti, era ad un passo dal spezzarle il cuore. Il suo corpo si era stranamente intorpidito e dalla sua gola non trapelava più un solo fiato. Non sapeva se provare rabbia, delusione, sconforto, agitazione o qualunque altra sensazione sarebbe stato scontato provare. Ogni sua emozione era come se si fosse bloccata nel petto e non ne volesse più sapere di venire fuori. Non appena Cream fu subito accanto a lei e i due ricci furono scattati in avanti a velocità folle, peraltro senza averla nemmeno notata, Amy poté liberarsi di tutto il risentimento che stava covando.

     - Ehi, non era Sonic quello? - domandò la coniglietta con fare innocente.

     Amy non rispose. Aveva le mani tremanti e fu con espressione indecifrabile che fece dietrofront e si allontanò a passi pesanti dalla spiaggia.

     - C’è qualcosa che non va, Amy? - insistette Cream.

     Ancora nessuna reazione. Prima che la riccia rosa fosse troppo lontana per essere scrutata, la ragazzina notò una lacrima luccicante colarle giù da una guancia.

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     - Sai, ai miei tempi gli stregoni della tribù dicevano che ogni volta che piove, il cielo piange! Non necessariamente di tristezza! Poteva piangere anche perché si sentiva molto felice! -

     Le parole di Tikal erano pronunciate con tono soave e distratto, mentre era serenamente distesa su di una lastra di pietra alla base del fin troppo familiare altare cerimoniale. Il suo sguardo vagava pigro nell’aria, concentrandosi sporadicamente sui vaporosi banchi di nuvole che si facevano strada lentamente nella volta celeste. Il suo rudimentale seggio era un blocco avanzato dalla ricostruzione dell’altare, dopo che mesi fa Eggman era riuscito a distruggerlo in parte(1). Aveva aiutato Knuckles a rimetterlo in piedi, mattone dopo mattone, e l’operazione aveva richiesto più tempo del previsto perché i danni erano abbastanza considerevoli. Nel tempo trascorso con il suo discendente, anche se faticoso, si era resa conto che le mancava tremendamente vivere nel mondo che tanto aveva amato. Il dilemma se tornare a vegliare sullo spirito di Chaos o rimanere ad Angel Island si faceva ogni giorno più pressante, tanto che alla fine si ritrovò nella confusione più totale. Fu Knuckles ad aiutarla a decidere, dicendole che avrebbe dovuto fare quello che davvero si sentiva ma che gli avrebbe fatto molto piacere avere la sua compagnia. Dopo qualche mese però, il guardiano si sarebbe in parte pentito della sua scelta.

     In quel momento stava eseguendo il suo solito allenamento a calci e pugni sul tronco di un pioppo, mentre ripensava a come erano stati gli ultimi tempi in compagnia di Tikal. Aveva, chiaramente, deciso di rimanere sull’isola, ma il suo carattere mansueto e tranquillo sembrava essere svanito come una nuvola di fumo. Era diventata chiacchierona e sibillina, con il vizio di parlare ininterrottamente, spesso a sproposito, di argomenti astrusi e fuori luogo. Non era proprio la compagnia ideale per un taciturno come Knuckles, il quale aveva dovuto in più occasioni reprimere l’impulso di gettare la ragazza nell’oceano dabbasso all’isola fluttuante. Per correttezza ed educazione non le aveva mai fatto notare quanto era diventata insopportabile, ma in fondo doveva solo sentirsi al settimo cielo per essere tornata nel mondo reale, come se avesse ricevuto una seconda occasione per riprendere la sua vita bruscamente interrotta. Non appena però Knuckles sentì l’ennesima assurdità venire dalle labbra di Tikal, sospirò sonoramente e decise di non farci caso. Ci mancava solo che dicesse che le nuvole sarebbero scese sulla terra e si sarebbero messe a ballare la samba.

     - E dicevano anche che dal modo in cui soffia il vento si può capire se ci sono pericoli in agguato o catastrofi che stanno per abbattersi su di noi da un momento all’altro! - continuò a dire con aria trasognata.

     Knuckles grugnì mentre sferrava un pugno poderoso sul legno. Tikal l’avrebbe preso per un cenno di assenso, ma in realtà era più un verso di fastidio. Pochi secondi dopo, si udì un familiare frullare di ali sopra di loro e un piccolo tonfo sul terreno duro.

     - Credo che il vento mi dica che c’è un uragano in agguato! - esclamò l’echidna rossa con la fronte aggrottata.

     Si voltò, asciugandosi il capo sudato, e i suoi occhi incrociarono quelli di Rouge, come al solito frivoli e noncuranti. Tikal si mise in piedi e si affrettò a raggiungere i due, nel caso avesse dovuto calmare le acque in tempesta.

     - Ho forse interrotto qualcosa? - domandò il pipistrello, trasognato.

     - La nostra quiete, come al solito! - ribatté acido Knuckles.

     - Hai sempre la battuta pronta, vero? Sono curiosa di vedere se ce l’avrai anche per quello che sto per raccontarti! -

     - Se stai per dirmi: “Ho deciso di ritirarmi per sempre su di un’isola deserta!”, ti risponderò: “Le mie preghiere sono state esaudite!” -

     Rouge, invece di irritarsi e replicare alle frecciatine come suo solito, si limitò ad intrecciare le braccia e a guardarlo con un’espressione molto strana. Era come se sapesse che quello scambio intensivo di battute servisse in realtà a celare un qualcosa di troppo imbarazzante per venire fuori. Knuckles le aveva sempre rivolto un atteggiamento bellicoso, ai limiti della maleducazione, per cui apparentemente non c’era niente di nuovo nel suo comportamento. Tuttavia, tutto quello che tra di loro era successo mesi prima(2) era rimasto stampato nelle loro memorie, senza possibilità che svanisse. I loro modi di affrontare la cosa erano in un qualche modo simili: se Knuckles si ostinava a negare la cosa, perseverando nella sua aggressività quasi immotivata, Rouge si limitava a fare finta che niente fosse successo, continuando a dedicarsi ai suoi interessi. La loro insistenza nel non fare i conti con le loro emozioni, però, cominciava lentamente a crollare ogni qualvolta si guardavano negli occhi e ripensavano, inevitabilmente, a quei pochi fugaci momenti che erano riusciti a rubare. Entrambi troppo orgogliosi, avrebbero preferito essere torturati piuttosto che aprirsi l’uno con l’altra, anche se erano consapevoli che prima o poi sarebbero arrivati al punto critico di rottura.

     - Sai che cosa apprezzo di te? - disse infine Rouge con calma - Che col tempo riesci a diventare sempre più gentile! Facciamo a modo tuo allora, zucchero! Se è questa l’accoglienza che ricevo per interpretare la buona samaritana, andrò a consegnare le mie informazioni a qualcuno che non mi prenderà a pesci in faccia… e che abbia un minimo di rispetto in più per le belle donne! -

     - Informazioni? - esclamò Tikal, intervenendo per la prima volta - Che tipo di informazioni? -

     - Mi dispiace, la prossima edizione del Rouge-giornale ci sarà quando la sottoscritta verrà trattata con un po’ più di cortesia! -

     - Allora temo che dovrai chiudere per fallimento! - sbottò Knuckles digrignando i denti.

     - Aspetta! - lo ammonì Tikal - Non ti costa niente chiederle scusa! Potrebbe sapere qualcosa di molto importante per noi! -

     - Probabilmente vorrà metterci al corrente della nuova tappezzeria del suo club o qualcosa del genere! -

     - E mi credi talmente frivola da volare fin qui per dirti queste cose? - replicò Rouge, vagamente offesa.

     - Sinceramente sì! Ma se proprio hai qualcosa da dirci, vuota il sacco e levati di mezzo! -

     - Knuckles! - esclamò Tikal, quasi scioccata per tanta maleducazione.

     Per il guardiano era più forte di sé. Non riusciva a trattare più gentilmente il pipistrello perché, dal suo punto di vista, sarebbe equivalso ad esternare una certa simpatia nei suoi confronti e, conseguentemente, ad ammettere che provava quei sentimenti così a lungo repressi.

     - Che cosa ti aspettavi che facessi, Tikal? - tentò di giustificarsi l’echidna - Che la accogliessi con un festone di bentornato? Mi ha quasi ucciso la scorsa volta(3)! -

     - Non ero in me e tu lo sai bene! Ma stai solo cercando una scusa per non ammettere che sei uno scimmione burbero e scontroso! -

     Per il guardiano fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si scagliò in avanti con i pugni protratti e furono necessarie tutte le forze di Tikal per impedirgli di malmenare Rouge che, dal canto suo, non aveva battuto ciglio di fronte a quella insensata dimostrazione di forza.

     - Ora basta! - esclamò la vestale con fiero cipiglio - Knuckles, questo atteggiamento non ci porta da nessuna parte! Tieni a freno i nervi, chiedi scusa a Rouge e sentiamo quello che ha da dirci! -

     - Ma è stata lei a… -

     - E’ semplicemente venuta qui per dirci qualche cosa, ma ti sei scagliato contro di lei senza motivo! E’ normale che esiga delle scuse, quindi poche storie e fatti perdonare! -

     Fu quasi impossibile distinguere le guance rosse di rabbia di Knuckles dal resto del suo volto. Non intendeva cedere così facilmente, ma sapeva anche che se si fosse rifiutato probabilmente Tikal avrebbe trascorso i prossimi giorni a tormentarlo con discorsi sul galateo. Gli ci volle tutta la sua autodeterminazione e convinzione per pronunciare le successive parole a labbra serrate e a denti stretti.

     - Ti chiedo scusa! - mugugnò.

     - Come dici? Credo di non averti sentito! - rispose Rouge con un sorriso beffardo.

     - Mi scuso! Mi scuso! Mi scuso! - ripeté l’echidna per tre volte con voce alta e chiara, quasi al limite dell’esasperazione.

     - Era quello che volevo sentire! Accetto le tue scuse, ragazzaccio! -

     - Ora puoi dirci di cosa si tratta! - disse Tikal con un sorriso incoraggiante.

     - Sapevo che tra ragazze ci saremmo intese! - concluse Rouge strizzandole l’occhio.

     - Allora? -

     - Ho fatto una visitina al nostro caro vecchio dottor Eggman e sono venuta a sapere qualcosa di molto interessante! A quanto pare è intenzionato a recuperare i frammenti del gingillo scintillante di Magorian e a rimetterli insieme! -

     - Ti riferisci alla Gemma? - domandò Tikal preoccupata.

     - Proprio quella! Sembra che quando è andata distrutta nello spazio i suoi pezzi siano precipitati sul pianeta e non aspettino altro che essere trovati! -

     - Ma perché Eggman dovrebbe voler ricomporre quello stupido sasso? - si chiese Knuckles, scettico.

     - Ah, non saprei! - gli rispose il pipistrello, sarcastico - Perché un fanatico aspirante monarca dovrebbe voler impossessarsi di un oggetto che gli garantirebbe enormi poteri? -

     - Credevo che quella pietra fosse in grado di usarla solo Magorian! - affermò Tikal.

     - Ma dimentichi che il dottore ha dalla sua la tecnologia più avanzata! Scommetto che sa perfettamente come imbrigliare tutta quell’energia e rigirarla a suo favore! -

     - Ammesso che tutto questo sia vero - intervenne Knuckles sospettoso - Perché ce lo stai dicendo? Cosa te ne viene in tasca? -

     Rouge sbuffò infastidita.

     - Sempre la solita storia con voi, vero? Rouge è cattiva, Rouge è approfittatrice, Rouge non fa mai niente per niente, Rouge questo, Rouge quello! Ci terrei a precisare che anch’io ho rischiato di venire incenerita insieme a voi mesi fa e ho combattuto proprio per evitarlo! Eggman non è migliore di Magorian, se proprio vuoi saperlo, e di certo non vuole quel gioiello per diffondere pace ed armonia! Faccio un favore a me stessa e a tutti gli altri! Ti è sufficiente come risposta? -

     - Può andare! - acconsentì Knuckles - Ma come mai lo stai dicendo proprio a me? -

     - Perché tu e i tuoi amici siete i santarellini senza macchia e senza paura! Siete voi che vi gettate nel pericolo per difendere la pace, la giustizia e… e… e cose del genere! -

     C’era una punta di sottile ironia nelle parole della ragazza, facilmente individuabile anche grazie alla sua espressione semi-scettica e divertita.

     - Questo ruolo si addice più a Sonic che a me! - commentò Knuckles - Comunque sia non posso ignorare l’accaduto! Conviene andare a cercare il gruppo e raccontare tutto! Andiamo, Tikal! -

     L’echidna rossa fece un cenno col capo alla vestale, senza implicitamente ammettere obiezioni. La ragazza, un po’ sconvolta, un po’ preoccupata per quello che aveva sentito, gli fu subito accanto, pronta ad andare.

     - Grazie delle informazioni, Rouge! - disse lui per la prima volta con palese sincerità prima di allontanarsi.

     - E’ stato un piacere, zuccherino! - commentò lei quando fu sicura di non essere ascoltata - Soprattutto perché mentre voi giocherete alla guerra con il dottore avrò tutto il tempo di fare incetta di pietruzze! -

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     - L’obiettivo è stato localizzato! - sentenziò la voce metallica nel ricevitore - Quali sono gli ordini? Procediamo con la cattura? -

     - Precisamente! Voglio una cosa rapida e pulita! Niente intoppi di alcun genere, chiaro? -

     - Lampante! -

     La comunicazione fu interrotta di colpo e la sala tornò ad essere immersa nel ritmico suono dei bip elettronici provenienti dai macchinari di cui era tappezzata. L’uomo baffuto aveva risposto alla chiamata con tono volutamente perentorio, in modo da sottoscrivere che la sua reazione ad un possibile fallimento dei suoi tirapiedi sarebbe stata tutt’altro che lieta, ma in realtà si sentiva pigro e sonnacchioso. Sprofondò nella sua poltrona prediletta e incrociò le dita sopra al pancione, con il vago sentore che si sarebbe appisolato di lì a poco. I segnali acustici intermittenti del suo dominio tecnologico non erano quasi più un fastidio, poiché ci conviveva insieme per la maggior parte del suo tempo, ma anzi, erano diventati una specie di rassicurante sottofondo per le sue pennichelle. Era fiducioso, confidente nelle sue capacità e, strano a dirsi, per la prima volta veramente ottimista. Aveva rincorso per anni un sogno che aveva stentato a realizzare, a causa della continua interferenza di elementi indesiderati. Eppure, nella sua mente era così chiaro e limpido, così talmente evidente da non poter essere frainteso da nessuno. Per quanto si sforzasse, non riusciva a capire perché c’era chi si opponeva a questo suo bruciante desiderio. Il suo era un intelletto superiore, era un uomo di genio, possedeva una conoscenza con la quale nessuna creatura su quel pianeta poteva rivaleggiare. Il suo unico volere era creare la più perfetta delle società, sfruttando il suo inesauribile ingegno, per combattere il disordine e la sregolatezza. In virtù della grande quantità di materia grigia che possedeva, ne aveva il sacrosanto diritto. La sua era una visione del mondo programmata e scorrevole, così standardizzata da essere quasi robotica. Non era infatti un caso che nel suo ideale disegno di vita qualunque essere vivente dovesse essere trasformato in qualcosa di metallico, di preciso, univoco e perfettamente governabile. La libertà di pensiero era quello che conduceva al caos, la capacità di autonoma scelta portava inesorabilmente alla sregolatezza e questo era ciò che intendeva combattere, utilizzando la tecnologia a sua disposizione per inglobare lo spirito di ribellione in una massa di viti e bulloni. Un mondo schematico e programmato, un’utopia tranquilla e priva di problemi, non sognava nient’altro che questo e, per la prima volta, sentiva di esserci davvero vicino.

     Ad interrompere i suoi ambiziosi e sonnolenti progetti fu un fortissimo schianto che si propagò nei freddi corridoi del palazzo con la velocità di un fulmine. I campanelli d’allarme e le luci rosse d’emergenza si attivarono istantaneamente e all’unisono, facendo sobbalzare il rilassato dottor Eggman. L’uomo si precipitò alla plancia di controllo e tentò di individuare la fonte dell’allerta generale sbirciando nelle telecamere di sorveglianza. Tutto quello che però riuscì a scorgere attraverso i suoi spessi occhialini fu un lampo sfocato di colore che sfrecciava per i corridoi trapassando le porte blindate. Procedendo con quella rapidità avrebbe attraversato tutti i piani e raggiunto la sala principale in meno di una manciata di secondi. Conosceva un solo essere capace di muoversi in quel modo e non gliel’avrebbe certo fatta passare liscia un’altra volta. Aveva intenzione di serbargli un caldo benvenuto, ma prima che potesse chiamare ad adunata le armate, due potenti tonfi al portone della sala gli fecero capire che sarebbe stata una mossa troppo tardiva. I colpi sulle lamiere erano talmente violenti da far vibrare l’intera parete metallica. Non ne furono necessari più di tre o quattro per farlo cedere e farlo precipitare al suolo con un fracasso pauroso. Attraverso la sottile nuvola di polvere che si sollevò, il dottor Eggman riconobbe la familiare silhouette che tanto odiava e si preparò ad affrontarla con i pugni serrati. Tuttavia, non appena la visibilità fu di nuovo nitida, si accorse con stupore che l’identità dell’invasore era ben diversa da quella che aveva pensato.

     - Dottore! - esordì in un laconico saluto Shadow the hedgehog.

     - Ah, sei tu! - replicò lui, palesemente sorpreso - Non ti ha insegnato nessuno che prima di entrare in casa altrui si bussa? -

     - Essendo nato e cresciuto in una capsula, nella mia educazione non c’è stato spazio per queste raffinatezze! Le lascio ai cervelloni del suo calibro! -

     - Sei forse in vena di complimenti oggi? -

     Eggman ghignò e si accomodò sulla poltrona. Era decisamente più rilassato dato che intuiva non esserci nessun pericolo in agguato. Conosceva abbastanza Shadow per sapere che la sua occasionale loquacità non faceva presagire nulla di cui doversi preoccupare. Se avesse voluto fargli del male, avrebbe agito in un battito di ciglio, senza tante cerimonie.

     - Sentiamo allora! Che cosa porta il prode difensore dei deboli nella mia dimora metallica? -

     Il sarcasmo nella voce del dottore si poteva tagliare con il coltello, ma Shadow sembrava non curarsene per niente.

     - Prode difensore dei deboli? Fa sembrare quasi che io non sia nato per compiere una vendetta, ma per armarmi di spada e scudo e partire al galoppo a sedare il male del mondo! -

     - E’ già la seconda volta che fai riferimento alle tue origini! Ti senti forse nostalgico? O mi hai semplicemente importunato per farmi pubblicare la tua biografia? -

     Lo scambio di battute non era privo di tensione, sebbene i toni fossero rilassati e ironici. Entrambi gli interlocutori si studiavano a fondo per cercare di capire, senza bisogno di parole, cosa l’uno cercava nell’altro.

     - No, dottore! - sussurrò Shadow dopo un attimo di pausa - Ho un grosso favore da chiederle questa volta! Anche se a pensarci bene si tratta di un debito da saldare! Ha tentato più di una volta di sfruttarmi per i suoi scopi in passato(4) e per ripagarmi del fatto di non essermi ancora vendicato per quest’affronto sulla sua pelle… ho un lavoro per lei! -

     - Visto che senti la mancanza della famiglia, spero non si tratti di crearti una mammina in provetta! - ribatté Eggman prima di rendersi conto di aver esagerato con la sua ultima battuta.

     Tuttavia, Shadow sembrava non essersela presa a male, limitandosi a ricambiare il ghigno del dottore con un gelido sorriso.

     - Ha quasi centrato il punto! - rispose infine.

     Il riccio nero si voltò, ignorando l’espressione perplessa dell’uomo, e girovagò per la stanza, posando apparentemente lo sguardo sui vari marchingegni luminosi. I suoi occhi, di solito fissi e penetranti, stavano assumendo per la prima volta a memoria d’uomo una connotazione malinconica e poco guardinga. In quello stato, privo della solita aria minacciosa che si portava dietro, pareva insolitamente mansueto e propenso a parlare a cuore aperto.

     - La verità è che sono stanco… stanco di trascinarmi per le terre di questo pianeta senza meta, senza casa, senza persone care né qualunque altro affetto! La mia vita si sta rivelando un ciclo continuo di solitudine e sofferenza! Non ho nessuno al mondo, nessuno che mi consideri, che ci tenga a me, persino che mi odi! Sono un fantasma… senza ragione di esistere! Fino a questo momento sono andato avanti risanando i torti della gente, come era desiderio di Maria! Ho tenuto fede ad una promessa che io, o chi per me(5), ho accettato di mantenere… e ci ho davvero provato! Poi ho realizzato che non avrei potuto continuare così per sempre… sono eterno, non posso morire a meno che non venga ucciso, e nonostante questo non sono in grado di cambiare il mondo! Per quanto mi sforzi di risanare ciò che c’è di marcio, di proteggerlo da chi vi vuole spadroneggiare, ci sarà sempre qualcuno che tenterà di rendere vano il mio lavoro! Qualcuno come lei! -

     Eggman simulò un colpo di tosse per segnalare il suo apparente imbarazzo. Era vigile e attento, curioso di sapere dove il riccio nero volesse andare a parare. Egli, dal canto suo, tenne chiusi gli occhi per qualche secondo prima di riprendere la sua confessione.

     - Non c’è niente che mi sproni ad andare avanti per questa strada… niente! Né un motivo, né uno scopo, né qualcuno che mi ricordi ogni giorno perché vale la pena combattere! Tutto ciò che avevo di più caro mi fu strappato via tempo fa… insieme a qualunque legame che mi tenga legato a questo posto! Non voglio più essere solo… ed è proprio per questo che le chiedo di restituirmi l’unica persona che abbia mai provato affetto per me! Lei sa di chi parlo! -

     Gli occhi rossi e fiammeggianti di Shadow si posarono sull’esterrefatto dottore, trapassandolo da parte a parte. Più che una richiesta, quello era un ordine perentorio ed entrambi ne erano consapevoli. Il riccio non era abituato a supplicare in ginocchio le persone affinché esaudissero una sua volontà, ma Eggman si chiedeva lo stesso se fosse il caso di tentare di dissuaderlo. Si potevano quasi vedere gli ingranaggi al lavoro nel cranio dell’uomo, mentre ponderava la proposta e cercava di rigirarla a suo vantaggio.

     - Fammi capire bene, tu vuoi che io resusciti la mia compianta cuginetta? - disse infine, scegliendo di essere il più diplomatico possibile - Mi hai preso per uno scienziato o per la fata turchina? -

     - Non le chiedo miracoli! - ribatté Shadow, evidentemente seccato - O qualcosa al di fuori della sua portata! Ha creato una serie sterminata di mie repliche in passato(6)! Voglio un lavoro simile, ma più perfezionato! Nient’altro che questo! -

     - Quelli erano androidi, mio caro Shadow! Esseri meccanici, seppur dotati di volontà propria! Devi capire che il confine che separa il meccanico e l’inanimato dal biologico e l’organico è virtualmente invalicabile! Io posso creare decine di androidi che possono sembrare vivi a tutti gli effetti, ma che rimangono pur sempre dei robot! Se è questo che tu vuoi, non ci sono problemi! Ma se stai cercando un qualcosa fatto di carne, sangue ed ossa, temo che tu abbia sbagliato persona… anche se… -

     Come il cervello calcolatore di Eggman aveva previsto, l’aria demoralizzata di Shadow per la risposta ricevuta si trasformò immediatamente non appena furono menzionate quelle due semplici parole. Una nuova luce speranzosa brillava nelle sue pupille, mista ad una cieca determinazione.

     - Anche se? - ripeté il riccio impaziente.

     - Ci sarebbe un’altra possibilità di soddisfare il tuo desiderio! - continuò il dottore con un impercettibile sorriso, poi si alzò - Se vuoi seguirmi! -

     Attraversarono insieme un paio di corridoi, uscendo dalla sala principale tramite una porta laterale. Eggman faceva strada ad un serio e concentrato Shadow, conscio che ogni fibra del suo corpo era aggrappata ad una speranza latente di poter sconfiggere la solitudine che lo attanagliava.

     Le pareti che delimitavano il loro percorso erano fiocamente illuminate da delle lampade blu e percorse da spessi cavi neri di alimentazione. Una porta automatica si trovava al termine della via e la varcarono senza esitazione. La stanza a cui ebbero accesso era piccola e stretta, a differenza delle altre sale ampie e maestose di cui era disseminata la torre. La maggior parte dello spazio era occupato da una singolare macchina dalla forma cilindrica, costituita da un lungo tubo di vetro, colmo di una sostanza verde, fluida e granulosa, fissato al soffitto e al pavimento da due grossi blocchi metallici semicircolari. Oltre ai cavi che spuntavano dai muri, c’erano altri marchingegni dalla forma quadrata a fornire l’energia primaria al sistema, dotati di indicatori a lancetta, quadranti luminosi e altri strumenti atti a segnalare il funzionamento generale.

     Shadow non fu particolarmente impressionato dall’impianto e si limitò ad aspettare che il dottore decidesse di vuotare il sacco. La pazienza non era mai stata una delle sue virtù più grandi.

     - Ti presento il mio più recente progetto! - esclamò Eggman orgoglioso - L’ho chiamato “bio-duplicatore”! Niente male, vero? -

     - A cosa dovrebbe servire questa diavoleria? - lo incalzò Shadow severo.

     - La meccanica e la robotica sono sempre state la mia specialità, ma ammetto che anche l’ingegneria genetica ha un certo fascino! Con questa macchina posso essere in grado di creare artificialmente qualunque essere pluricellulare, inclusa la mia adorata cuginetta! -

     Le braccia conserte del riccio nero si distesero immediatamente al solo udire la notizia. I suoi occhi si sgranarono e l’ombra di un sorriso si palesò sul suo volto. La prospettiva di poter riavere una Maria in carne e ossa non gli aveva quasi fatto notare l’orrore insito nell’esistenza stessa di quello strumento. Giocare a creare la vita, similmente a quanto accadde per lui, era un qualcosa che lo ripugnava e con la quale aveva giurato di non avere più niente a che fare. Lo scopo della sua creazione, una vendetta da perseguire, gli aveva fatto capire ai tempi dello scontro con Sonic sull’ARK che la vita è una cosa sacra, che non si può controllare come con una marionetta e che va protetta e preservata. Stava tacitamente tradendo tutti i principi che Maria fu in grado di insegnargli con la sua morte, ma in quel momento, quel luminoso momento in cui il sogno di riabbracciare la bionda ragazza gli sembrava quasi palpabile, tutto ciò non gli importava.

     - E’ davvero possibile tutto questo? - domandò scettico Shadow.

     - Bè, tu ne sei una prova sufficiente! La tecnologia utilizzata è la stessa che permise a mio nonno Gerald di darti la vita, anzi, è ancora migliore! Ho seguito le indicazioni contenute nei suoi diari e sono riuscito a costruire questa meraviglia! Se solo potesse vedermi, so che sarebbe fiero del suo nipotino prediletto! -

     - Che cosa serve per far tornare Maria? -

     - Mordi il freno, palla di spine! - replicò Eggman intimandogli un fermo con la mano - La cosa non è neanche lontanamente così semplice! Il principio del bio-duplicatore è lo stesso di quello di mio nonno, ma il funzionamento è diverso! Lui aveva il compito di creare una nuova forma di vita partendo da zero, senza contare che aveva il supporto di Black Doom e dei marcatori genetici delle Black Arms! Quello che mi chiedi di fare tu è clonazione che, paradossalmente, è molto più difficile! -

     - In cosa consiste la difficoltà? -

     - Mettiamola in questi termini! La bio-duplicazione è come costruire un modellino con dei fiammiferi! Se ne edifichi uno per la prima volta, puoi dargli l’impronta, la forma e le caratteristiche che preferisci! Se invece ne costruisci uno basandoti su un progetto già esistente, c’è il rischio che non assuma l’aspetto di quello originale, c’è il rischio di trovarsi di fronte ad un’aberrazione! Mi chiedo se tu sia pronto ad affrontare una simile eventualità, nel caso si verificasse! -

      Shadow, ormai, pendeva letteralmente dalle labbra del dottore. La sua espressione era di per sé eloquente del fatto che non intendeva lasciarsi sfuggire nessuna possibilità, nemmeno quella più remota.

     - Questo non importa! Io… devo provarci! Devo! -

     Eggman era soddisfatto come non mai.

     - Bene, in questo caso c’è bisogno di procurarci i fiammiferi… cioè, volevo dire gli ingredienti fondamentali! -

     - Di cosa si tratta? -

     - Innanzitutto un campione di DNA di Maria! Senza il suo marcatore genetico sarebbe impossibile ricostruire le sue cellule una ad una! Per tua grande fortuna, ne ho già a disposizione uno! -

     - Come è possibile? -

     Il dottore si avvicinò ad un piccolo tavolino in legno nell’angolo, sul quale erano sparpagliati fogli ingialliti e libri consunti. Aprì un piccolo quadernetto e ne estrasse qualcosa che porse a Shadow. Era una bustina di plastica che conteneva una margherita dai petali candidi. Avvolto intorno allo stelo era scarsamente visibile un lungo capello dorato.

     - Era tra le scartoffie di mio nonno! - spiegò Eggman - Presumo sia l’ultimo ricordo che aveva di lei, anche se l’occasione a cui è legato possiamo solo immaginarla! -

     Il riccio nero non rispose, perso com’era nella contemplazione di quella reliquia per lui così colma di significato. Il dottore, nonostante tutto, non si fece impietosire e incalzò nel suo discorso forbito.

     - Quanto al secondo ingrediente, serve principalmente a rimediare alla mancanza di una fonte di energia abbastanza potente da dare inizio al processo! Mio nonno poteva disporre dell’aiuto di Black Doom e delle sue particolari capacità, ma noi non siamo altrettanto ben forniti! -

     - E dunque? -

     Eggman estrasse dai calzoni una piccola pietra di colore rosso intenso che pareva quasi un frammento di granato. Shadow avrebbe giurato che al suo interno vorticasse una strana nebbia sinistra, se non avesse attribuito quell’impressione ad uno strano effetto della luce.

     - Questa è una scheggia proveniente dalla Gemma di Magorian! Quando tu e Sonic lo avete sconfitto nello spazio, la fonte del suo potere è andata in frantumi ed è precipitata sul pianeta! Risale alla nascita dell’universo e contiene l’essenza stessa della creazione, cioè l’energia che ci serve a ricostruire un essere vivente in ogni sua parte! Ho tentato esperimenti di bio-duplicazione sfruttando solo questa scheggia, ma i risultati sono stati… poco incoraggianti! -

     - Quindi presumo di dover… -

     - Recuperare gli altri pezzi del mosaico e rifarne un tutt’uno! - concluse l’uomo per lui.

     Il lasso di tempo in cui Shadow the hedgehog dovette prendere una delle scelte più importanti della sua vita fu relativamente breve. Il suo metro di giudizio era inevitabilmente offuscato dal senso di speranza che aveva rincorso per così tanto tempo, sicché non vi era spazio nella sua mente per interrogarsi sulla legittimità di quello che avrebbe dovuto fare, per la diffidenza nei confronti del dottore o per la considerazione della difficoltà dell’impresa a cui andava incontro. Nient’altro occupava i suoi pensieri che non fosse il desiderio bruciante di rivedere la sola persona a cui avesse mai voluto bene, il suo affetto, la sua famiglia. Rialzò il capo con fare risoluto. Il fuoco bruciava nei suoi occhi, come mai si era visto fino ad allora.

     - Sarà fatto! -

     Facendo del suo meglio per nascondere la soddisfazione, Eggman aggiunse un’affermazione con tono forzatamente grave.

     - Credo di doverti informare di una cosa! Se Sonic e la sua banda dovessero venire a sapere della nostra piccola caccia al tesoro, cercherebbero probabilmente di ostacolarci! -

     - Se così sarà - sentenziò Shadow stringendo i pugni - Li disintegrerò con le mie mani! -

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    Gli orari in cui di solito riceveva visite erano molto precisi, ma quel giorno ci fu un inaspettato strappo alla regola. Era intento a smontare e ad ispezionare lo strano robot trovato in mattinata durante il suo giro di collaudo, quando sentì bussare alla porta. Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi sull’uscio Cream, gioiosa come al solito, ed una Amy dall’espressione forzatamente allegra. Superato il senso di sorpresa iniziale per una visita così fuori programma, Tails le invitò ad entrare, indirizzandole nel salotto. Cercò uno strofinaccio per pulirsi le mani sporche di olio per motori e, con leggero disgusto di Amy, utilizzò lo stesso per asciugarsi la fronte.

     - Che cosa ci fate da queste parti? - domandò il volpino accomodandosi su una poltrona.

     - Abbiamo pensato di venire a farti un saluto! - replicò Cream con un sorriso, mentre Cheese le svolazzava attorno - Eravamo nei paraggi, dato che stavamo cercando… -

     All’improvviso la coniglietta si ricordò del motivo per cui erano venute via dalla spiaggia in fretta e furia, lanciò un’occhiata di sottecchi ad Amy e si interruppe imbarazzata, suscitando la curiosità di Tails.

     - Cercando cosa? -

     - Ehm… niente di importante! - mormorò Cream, comprendendo lo stato d’animo dell’amica.

     Amy Rose, infatti, non aveva detto una sola parola da quando si era accomodata in salotto. Si limitava a rimanere con il gomito poggiato al bracciolo del divano, lo sguardo fisso e assorto fuori dalla finestra. Le pupille smeraldine di solito sprizzanti di gioia erano cupe e spente. Persino la vivacità di Cheese, che giocherellava con le mani di lei ansioso di essere accarezzato, non otteneva alcun effetto risanatore. Tails scambiò una serie di sguardi interrogativi con Cream, i quali furono sufficienti a capire che non era il caso di indugiare sul motivo di quell’assenza di spirito.

     - Stavi lavorando a qualcosa di particolare? - domandò la coniglietta con tono volutamente casuale.

     - Certo che sì! - rispose Tails contento, dimenticando di colpo lo sconforto della riccia rosa - E penso che sia qualcosa che dovete proprio vedere! -

     Amy annuì con convinzione, riscuotendosi senza preavviso dal suo stato di torpore.

     - Sì! - esclamò con tono di voce più acuto del normale - Credo che mi ci voglia una specie di distrazione! -

     Si spostarono tutti e tre nel retro dell’abitazione, occupato dal piccolo laboratorio privato del volpino. Dalla loro ultima visita non era cambiato molto: ordine e pulizia nella manutenzione degli strumenti da lavoro, dei macchinari e delle multiformi tecnologie disseminate nell’area quadrata regnavano incontrastati. L’unica zona immersa nella polverosa confusione era il lungo tavolo a muro di plastica che occupava gran parte della parete est. Cacciavite, chiavi inglesi, viti e bulloni erano sparpagliati su tutta la superficie, insieme a parecchi componenti metallici provenienti dal ventre di un robot privo di vita. La sua lamiera nera e argentata era perforata intorno alla zona del petto, cosa che con molta probabilità aveva causato la sua disattivazione. Il visore che aveva al posto degli occhi era scheggiato in due punti diversi e una delle sue braccia penzolava inerte oltre il bordo del tavolo, trasformato all’occasione in un banco per la chirurgia robotica. Un’enorme lente di ingrandimento mobile soprastava la sua pancia aperta.

     Subito dopo aver varcato la soglia, Tails non ci pensò due volte a raggiungere l’oggetto del suo studio e a chinarvi sopra la testa. Dal modo più frenetico del normale in cui sbatacchiava le sue code si poteva presagire la sua contentezza nell’esaminare un oggetto a lui sconosciuto.

     - E questo da dove viene? - si chiese Amy guardando la carcassa con apprensione.

     - L’ho trovato questa mattina nella desolazione! Stavo facendo un giretto di collaudo col Tornado quando l’ho visto gettato per terra con il petto squarciato! Qualcosa mi diceva che sarebbe stato un soggetto interessante da studiare, quindi l’ho portato via con me! -

     - E ne è valsa la pena? -

     - Puoi dirlo forte! - replicò contento il volpino - La tecnologia con cui è assemblato questo robot è assolutamente sbalorditiva! Il danno che ha subito è troppo esteso per analizzare a fondo tutti i suoi meccanismi, ma sono riuscito comunque a farmi un’idea generale delle sue funzioni! -

     - Poverino! - commentò triste Cream - Si sarà fatto molto male? -

     - A che cosa serve allora questa ferraglia? -

     - Esaminando il suo visore ho potuto concludere che è stato costruito per rintracciare qualcosa, più precisamente degli oggetti che emanano una particolare frequenza d’onda magnetica! Non è una frequenza qualunque! I suoi picchi raggiungono livelli stratosferici, anche superiori a quelli dei Chaos Emeralds! Che io sappia non esiste nulla in natura che possa produrre una simile energia! -

     - Opera di Eggman? - incalzò Amy facendosi improvvisamente pensierosa.

     - Avrei detto di no, se non sapessi che lui è l’unico a possedere i mezzi per costruire qualcosa del genere! Questo robot va molto oltre la tecnologia che è solito utilizzare! E’ addirittura dotato di un sofisticato dispositivo per il tele-trasferimento della materia! E’ assolutamente eccezionale! -

     Cream sorrise di gusto nel guardare gli occhi luccicanti d’emozione del volpino.

     - Possiamo solo immaginare che cos’altro stia architettando adesso quel vecchio pazzoide! - esclamò la riccia rosa con un sospiro.

     Sebbene la prospettiva di fronteggiare di nuovo il dottore si rivelava sconfortante, era contenta di avere per la testa un altro grattacapo che gli impedisse di pensare a cose molto più avvilenti…

     Il silenzio generale fu infranto all’improvviso da dei poderosi tonfi provenienti dalla stanza accanto. Tails si riscosse da una specie di torpore e si rese conto che qualcuno stava bussando alla porta. Nei brevi momenti in cui si allontanò dal laboratorio per accogliere il nuovo ospite, Cream notò il volto velato di tristezza di Amy. Avrebbe voluto dirle qualcosa per rincuorarla, per farle capire che quello che aveva visto alla spiaggia non significava niente, ma non riusciva a formulare le parole giuste. Raramente l’aveva vista in quello stato, lei, così forte e determinata da non lasciarsi abbattere da nessuna circostanza. Forse era troppo piccola per poterle dare qualche utile consiglio, ma poteva comunque dimostrarle tutto il calore e la vicinanza di un’amica.

     Dopo un minuto di attesa, Tails tornò nel laboratorio, accompagnato da Knuckles e Tikal. La coniglietta si precipitò a salutarli con un abbraccio affettuoso, mentre Amy si limitò ad un breve cenno e ad un debole sorriso, cosa che li lasciò vagamente perplessi.

     - Che cosa ci fate da queste parti? - chiese Cream festosa.

     - Non è un visita di piacere purtroppo! - replicò Tikal grave.

     - Certo che no! - sbottò Knuckles con il solito fare burbero - Sarei un pazzo a lasciare incustodito il Master Emerald solo per venire a prendere il tè con voi! -

     - Grazie della considerazione! - ribatté Amy ironica.

     L’echidna rossa ignorò la frecciata e si rivolse a Tails con espressione seria.

     - Portiamo delle notizie che credo dobbiate sapere! Questa mattina abbiamo ricevuto la visita indesiderata di Rouge! -

     E raccontò per filo e per segno quello che la ragazza gli aveva comunicato. I tre interlocutori non poterono fare a meno di notare che ogni volta in cui lui pronunciava il nome del pipistrello distoglieva lo sguardo fissando il vuoto con fastidio. Non ci vollero più di un paio di minuti per terminare il resoconto, il quale lasciò sulle loro facce un’espressione più di comprensione che di perplessità.

     - Sembra che non abbia nessun senso, no? - concluse Knuckles tentando di interpretare il silenzio.

     - Al contrario! - ribatté Tails a bocca aperta - Tutto si spiega adesso! Quel robot, le strane frequenze per cui è stato progettato, tutto combacia! -

     - Di quale robot andate farneticando? -

     - Di uno che ho trovato stamattina! Studiandolo ho scoperto che è stato tarato per individuare una particolare frequenza d’onda, esattamente quella che potrebbero emanare i frammenti della Gemma! -

     - Se questa ipotesi è esatta - intervenne Tikal - A quest’ora ci saranno decine di robot là fuori a perlustrare ogni angolo! -

     - E per di più con quel sistema di tele-trasferimento - continuò Tails - Saranno in grado di inviare i pezzi ad Eggman in un istante! -

     - Questa volta testa d’uovo ha fatto le cose per bene! - commentò Knuckles.

     - Cerchiamo di non perdere la testa! - disse Amy, prendendo in mano la situazione - Non sappiamo poi molto fino ad ora! In quanti pezzi è andata distrutta la Gemma? Come farà Eggman a ricomporla? Cosa ha precisamente intenzione di farci? -

     - A quale domanda rispondo per prima? - sbuffò l’echidna rossa.

     - Non abbiamo informazioni più precise a riguardo, purtroppo! - rispose desolata Tikal.

     - Pare che, come sempre, non ci si possa affidare più di tanto a Rouge! Mi chiedo per quale motivo vi abbia raccontato tutto questo! -

     - Non c’è tempo di preoccuparci di Rouge adesso! - esclamò Tails - Se questa volta Eggman ha scelto la Gemma come bersaglio significa che spera di ricavare maggiore guadagno nel minor tempo possibile! Va assolutamente fermato! -

     - Non credevo che l’avrei mai detto in vita mia! - ribatté Knuckles con un sorriso forzato - C’è bisogno di Sonic! -

     Si sentì uno strano rumore nel secondo in cui venne pronunciato il nome del riccio blu. Era un verso a metà tra un ringhio e un urlo soffocato e, con stupore di tutti, ne era Amy l’autrice. Cream, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, era l’unica nella stanza che aveva capito le motivazioni dietro a quella reazione, ma tutto quello che poteva fare era tentare di far capire agli altri con sguardi eloquenti quanto era inappropriato l’argomento. La riccia rosa strinse i pugni e assunse un’aria imbronciata, tentando di spacciarla per un’espressione seria.

     - E invece no! - le venne spontaneo replicare - Penso che possiamo farcela anche da soli! -

     Knuckles era esterrefatto.

     - Stai scherzando, vero? Il tuo fidanzato sarà pure una testa calda, ma è un ottimo combattente e conosce Eggman meglio di chiunque altro! -

     Le parole “fidanzato” e “testa calda” rimbalzarono nella testa di lei, perdendo di significato e credibilità ad ogni colpo contro le pareti della sua mente. Amy abbassò lo sguardo, pensò al modo migliore per rispondere e poi riprese il filo della conversazione con il suo solito atteggiamento battagliero.

     - Questo lo so anch’io! - disse con un impercettibile timore nella voce - Quello che volevo dire è che… -

     - Se hai litigato con il tuo ragazzo, non mettere in mezzo anche noi! -

     Cream realizzò solo dopo pochi secondi che era stata una cosa sbagliatissima da dire. Il volto di Amy si rannuvolò di colpo e nei suoi occhi sembrò quasi di vedere dei fulmini lampeggiare. Si diresse verso l’uscita del laboratorio, non prima di aver pestato forte un piede a Knuckles, e si fermò a lanciare un ultima irritata ammonizione sulla soglia.

     - Questi non sono affari che ti riguardano! -

     L’echidna rossa rimase incredula a sfregarsi l’alluce dolorante, guardando un ancor più sbalordito Tails con aria interrogativa. Cream si affrettò a raggiungere la riccia, dopo aver lanciato un’occhiata di rimprovero al guardiano, immediatamente seguita da Tikal.

     - Che cosa le è preso? -

     - Mi piacerebbe saperlo! -

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     Il paesaggio suggestivo che si trovava di fronte sarebbe stato capace di sciogliere anche il più glaciale degli animi con la sua incomparabile bellezza. L’intenso fuoco arancione del sole stava annegando lentamente oltre la linea dell’orizzonte, abbracciando con i suoi ultimi caldi raggi il panorama a lui sottostante. La luce sottile filtrava sinuosamente attraverso ogni singola foglia, ogni singola ramificazione degli imponenti alberi nodosi di cui era disseminata la foresta. Lo scenario infuocato di colore mescolava i bagliori del tramonto alle vigorose sfumature rosse e brune delle foglie autunnali che tappezzavano la vegetazione spoglia e il terriccio soffice. Le sue mani e i suoi piedi potevano tastare la granulosità e la frescura del suolo ogni volta che, con rapide falcate, il suo passo di corsa lo sfiorava con la delicatezza di una carezza. Ogni suo muscolo, ogni fibra del suo corpo era immersa nell’elemento da cui proveniva, nella natura incontaminata, ed in pace con sé stessa. Era come se stesse volando, sospeso nella ritmicità del suo movimento ed estraneo alla fatica e al sudore. Ogni suo senso era acuto, vigile e all’erta, ma nello stesso tempo rilassato, sprofondato in un’ideale quiete provocata dal contatto con ogni elemento, vivente e non, dello scenario in cui danzava elegantemente. Era sempre così che si era immaginato: libero e sciolto, con il vento che gli accarezzava il viso canino e lo sguardo che vagava oltre i confini del paesaggio immaginabile. In un tempo ormai lontano nella sua memoria non avrebbe potuto fare niente di tutto questo, perché era costretto in un corpo che non era il suo, in un essere che non rispecchiava il suo animo, in tutto quello che la sua vecchia armatura rappresentava. Si domandava come aveva potuto essere così cieco, come aveva fatto a lasciarsi persuadere sul suo essere sbagliato e deforme, quando si sentiva per la prima volta così vivo… semplicemente esisteva. Pace, tranquillità, accettazione erano parole che prima di essere liberato non erano presenti nel suo vocabolario, perché era cresciuto con la convinzione di essere sbagliato e quindi di doversene vergognare tanto da nascondere il suo viso al mondo. Se solo fosse cambiato prima, se solo avesse conosciuto prima il riccio blu il cui modello lo spronò a spezzare le catene della sua oppressione, avrebbe assaporato la penetrante atmosfera della realtà naturale già in gioventù. Sebbene non potesse fare a meno di ripensare alla sua stoltezza in alcune occasioni, si era ripromesso di andare avanti con la sua vita senza voltarsi più indietro e gustare ogni nuovo giorno come se fosse stato l’ultimo.

     Non avrebbe saputo dire quanti chilometri aveva percorso Drake prima di fermarsi bruscamente, puntando le zampe anteriori al terreno, e annusare l’aria con un vago sentore nella mente. Più che il suo olfatto a comunicarglielo, era quasi l’allarme lanciato dal suo sesto senso di lupo, avvertendolo che qualcosa non era in sintonia con il quadro naturale. E infatti, pochi secondi dopo, un sibilo sfrecciante arrivò alle sue orecchie, seguito immediatamente da una serie di tintinnii soffocati dal tappeto di foglie sul terreno. Le sue braccia scattarono come delle molle e, dandosi uno slancio potente, sbalzarono il corpo lontano dalla traiettoria della raffica di mitragliatrice. Drake piombò di nuovo a terra e, con un’agile capriola, si rizzò sulle due zampe. Un massiccio robot pesantemente corazzato spuntò da dietro un tronco e puntò il suo braccio a forma di cannone contro di lui. Il colore rosso e nero della sua cromatura gli ricordava fugacemente quello della sua armatura, accecandogli momentaneamente la vista e costringendolo ad un ringhio feroce.

     Prima che l’automa potesse abbassare il braccio, il lupo gli piombò addosso, tentando di afferrargli la piccola testa e di gettarlo al suolo. Con una potente falciata, però, quest’ultimo se lo scrollò di dosso, puntandogli contro in seguito l’arma quando le sue difese erano basse. Invece di fare fuoco, i suoi sensori studiarono il bersaglio per un momento e subito dopo il suo fucile si ritirò all’interno dell’avambraccio per fare posto ad una mano metallica artigliata.

     - Soggetto identificato: non Eggman robot! - scandì chiaramente con voce cibernetica - Ricerca nuovo obiettivo! -

     E-123 Omega tornò sui propri passi e fece per allontanarsi quanto più velocemente le sue gambe pesanti glielo permettessero. Interpretandolo come un affronto, Drake si rimise in carreggiata e si preparò a sferrare un nuovo attacco.

     - Non crederai di andare via così facilmente? -

     Dalle sue mani proruppero con un forte schiocco due fiamme ardenti che danzavano sulle sue dita senza bruciargli neanche un pelo. Convogliò il fuoco in un’unica sfera incandescente e tirò indietro i gomiti con l’intento di scagliarla alle spalle dell’automa. Il suo tentativo fu reso vano dall’intervento di una sfuggente figura nera che gli piombò addosso come un falco, calciandogli il petto e facendolo capitombolare sul terriccio. Il fuoco sulle sue mani crollò su se stesso, spegnendosi in una piccola nuvola di fumo. I sensori di Omega avvertirono il trambusto alle sue spalle, costringendo il robot a ruotare il busto per controllare la situazione.

     Rouge the bat era in piedi, con le mani sui fianchi e un’espressione compiaciuta. La sua ombra era proiettata sul corpo disteso di Drake, i cui occhi lampeggiavano furiosi per essere stato atterrato per la seconda volta in poco tempo.

     - Scusami tanto, cagnolone! - disse la pipistrella leziosa - Solo che non vorrei che gli si rovinasse la carrozzeria! -

     - Quel robot è amico tuo? -

     - Una mezza specie! -

     - Non è esattamente piacevole farsi buttare a terra in quel modo prima da lui e poi da te! Si può sapere cosa ti salta in mente? -

     Rouge sorrise divertita porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi, ma lui fece da solo.

     - Il solito simpaticone, vero? - disse in tutta risposta lei - Comunque, come ti ho detto prima, non vorrei che tu rovinassi il mio vecchio compare! Abbiamo un affare urgente di cui discutere! -

     - Soggetto riconosciuto: Rouge the bat! - scandì Omega in un robotico cenno di saluto.

     - Eccoti qui, ragazzone! - replicò la ragazza, soddisfatta - Ti ho cercato dappertutto! Avrei dovuto immaginare che stavi ancora dando la caccia ai tuoi ex-colleghi! Per fortuna sono intervenuta in tempo, altrimenti avresti ridotto il lupetto ad un colabrodo! -

     - E’ tutto da vedere chi dei due avrebbe bucherellato l’altro! - sbuffò Drake indispettito - Da dove viene questa lattina parlante? -

     - Ti presento E-123 Omega! Era un galoppino di Eggman prima che gli venisse il nevrotico impulso di distruggere tutto quello che si muove e che porta il marchio del dottore! -

     - Questo è ridicolo! Un robot non ha volontà propria! -

     - Saresti sorpreso di cosa è capace di fare un robot come Omega! -

     - Nessun dato in merito a questo discorso! - intervenne l’automa in questione - Ricerca nuovi bersagli in corso! -

     - Aspetta, non andare, Omega! - lo bloccò Rouge - Ho una proposta molto importante da farti! Ho bisogno della tua tecnologia di localizzazione per rintracciare alcune pietre disseminate nella regione! -

     Drake rizzò immediatamente le orecchie. Possibile che la ragazza ladra stesse davvero parlando dei frammenti della Gemma? C’erano altri che aspiravano a recuperarli tutti? E se sì, per quale fine? Doveva saperne di più.

     - La missione non può essere un interesse primario! - replicò Omega senza esitare - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati! -

     - Siamo sintonizzati sulla stessa linea d’onda! - incalzò Rouge scegliendo con cura le parole - Vedi, i giocattoli che stai cercando sono programmati per rintracciare questi stessi gioielli! Quindi, se mi aiuterai a cercarli avrai molte più probabilità di raggiungere il tuo obiettivo! Io faccio un favore a te e tu fai un favore a me! Cosa ne dici? -

     Omega dovette pensarci un po’, o meglio, i suoi elaboratori interni dovettero calcolare le previsioni e le probabilità della proposta avanzata dalla sua alleata di vecchia data. Le luci delle sue pupille cibernetiche lampeggiavano a ritmo con il movimento delle sue dita.

     - Missione accettabile! - sentenziò dopo due minuti di riflessione - Obiettivo prioritario! Richiesti maggiori dati sulle pietre da recuperare! -

     - Sarò ben lieta di aggiornarti! - concluse Rouge con voce affettata.

     - E io sarò ben lieto di aggregarmi alla compagnia! - intervenne a sorpresa Drake.

     L’espressione che gli ricambiò il pipistrello fu di sincero stupore, mentre l’unica reazione proveniente da Omega fu un bip sommesso, probabilmente poco attinente all’affermazione precedente.

     - Non mi sarei mai aspettata un simile slancio di generosità da parte tua! - commentò Rouge sospettosa - Non sei esattamente un fanatico del gioco di squadra, da quel che mi è dato sapere! -

     - Niente di più vero! Però dimentichi che conosco bene ciò di cui è capace la Gemma di Magorian! Molto meglio vederla in mano a te che lasciarla nelle grinfie del dottor Eggman! -

     - E così hai capito che si tratta del gingillo del tuo vecchio paparino! Non ti si può nascondere niente! -

     - Mi è bastato fare due più due! - ribatté Drake laconico, preferendo tenere segreto il coinvolgimento di Seth nella faccenda.

     - La tua offerta è parecchio allettante, caro! Ma come faccio a sapere che quando avremo trovato i sassolini non mi giocherai qualche brutto tiro mancino e li terrai per te? -

     - Non te lo garantisce nessuno! Devi solo fidarti di me! Tieni presente che non starò qui in ginocchio a pregarti! Non vuoi il mio aiuto? Bene! Mi lascerai venire con te? Ancora meglio! Vedi di deciderti in fretta però! -

     Rouge non era abituata a trovarsi in situazioni del genere, per cui ponderò la decisione con estrema attenzione. Non era ben sicura dei veri motivi che avevano spinto Drake ad offrirsi volontario, ma d’altro canto era consapevole che una ricerca impegnativa come quella richiedeva tutto l’aiuto disponibile. Prendendosi mentalmente nota di tenerlo d’occhio, gli rivolse un ampio sorriso quando fu il momento di rispondere.

     - Benvenuto nel gruppo, allora! Per completarci era necessario il mister Allegria di turno, e in mancanza di Shadow… abbiamo un degno sostituto! -

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     - Era ora che arrivaste! Appoggiatelo sul bancone! -

     I due robot solerti oltrepassarono le spesse doppie porte per raggiungere la bianca luminosità dei neon insieme al loro pesante fardello. Stavano trascinando, tenendolo per le spalle, un corpo non meglio identificato privo di sensi. Se avessero potuto esprimere una qualunque emozione tramite il viso, Metal Sonic e Gemerl avrebbero di sicuro mostrato tutto il loro fastidio per essere diventati dei riluttanti facchini. Il dottor Eggman era ansioso di cominciare il trattamento che in passato aveva riservato a tante altre vittime, mentre Shadow si limitava ad osservare la scena con indifferenza nella semi-oscurità.

     Mentre Gemerl afferrava il soggetto per le caviglie, Metal Sonic ne saldò la presa sulle spalle ed insieme lo sollevarono su di un freddo tavolo da laboratorio. L’ansioso dottore chinò il capo sulla lince svenuta e, con palese fastidio, gli strappò di dosso la sgargiante sciarpa rossa che indossava.

     - Sarebbe questo il meglio che siete riusciti a trovare? Non mi sembra granché! Però ho la strana sensazione di averlo già visto da qualche parte!(7) -

     - Abbiamo ricavato sufficienti informazioni a stabilire che si tratti di un soggetto adatto! - spiegò Metal Sonic con tono piatto - Mi permetta però di dissentire, dottore! A cosa ci servono altri robot? Noi siamo perfettamente in grado di portare a termine il suo obiettivo! -

     - Su questo non c’è dubbio! - commentò Eggman con una punta di ironia, mentre avvicinava al bancone un piccolo macchinario quadrato munito di carrello - Tuttavia, questa volta non è tollerabile il benchè minimo errore! E se è vero che l’unione fa la forza, più siamo e prima riusciremo nel nostro intento! Non per niente vi ho chiesto di portarmi qualcuno che sapesse il fatto suo in quanto a forza e a intelligenza! Se questo micio vale più della metà di quanto sembra, diventerà un robot con i fiocchi! -

     Il dottore allungò degli elettrodi da un vano retrattile e li sistemò in vari punti sul corpo della lince, dalle ginocchia fino alle tempie. Quindi cominciò a tastargli il petto come per saggiarne la consistenza. Gli strani simboli e le oscillazioni dei grafici sul macchinario sembrarono soddisfarlo parecchio.

     - Oh-oh! La palla di pelo scoppia di salute! E il suo tono muscolare è decisamente superiore alla norma! -

     - E’ davvero importante verificare questi dati? - domandò Shadow facendosi avanti - Non era più semplice prendere una persona qualunque? -

     - Caro il mio Shadow, dovresti sapere che niente si crea e niente si distrugge! La base di costruzione di un robot è importante quanto il robot stesso! La mia tecnologia permette di trasmutare carne, sangue ed ossa in metallo, olio e pistoni ma il potenziale che il corpo possiede rimane sempre lo stesso! Più è formidabile il mobiano e più lo sarà la sua controparte metallica! E’ probabile che la maggior parte dei miei robot abbiano fatto fiasco in passato perché non ho mai individuato una cavia così fisicamente prestante! Ah, stolta giovinezza! -

     - Spero sia altrettanto bravo a trasmutare capelli in esseri umani, dottore! - replicò il riccio nero - Nel caso in cui il nostro accordo le stia sfuggendo di mente! -

     Eggman simulò un colpo di tosse, resosi conto di essere stato punto sul vivo. Scollegò la lince dalle apparecchiature e ordinò ai suoi due robot di caricarselo nuovamente in spalla. Gemerl scattò sull’attenti come sempre, ma Metal Sonic rimase stranamente immobile. Fissava Shadow con collera repressa e le sue mani strette a pugno sembravano quasi tremare.

     - Cosa ci fa lui qui? - sbottò ferocemente.

     - Se non gradisci la compagnia, sono affari tuoi! - replicò seccato il riccio nero.

     - Shadow è un nostro socio in affari, Metal! - spiegò il dottore - Sono lieto di sapere che la tua memoria funziona ancora come si deve, se non altro! -

     - Come potrei dimenticarmi di lui? Lui e i suoi compari non mi causarono altro che problemi tempo fa! -

     - Faresti meglio a specificare quanto sia remoto questo tempo di cui parli! Altrimenti potrei decidere di rivedere la mia decisione di risparmiare il tuo libero arbitrio! Un’ulteriore precauzione nel caso tu abbia ancora il brutto vizio di giocare a “Rinchiudi il dottore e mettiti il suo camice”!(8) -

     Metal Sonic si affrettò a placare la sua ira, una volta compreso l’errore commesso. Non poteva però fare a meno di squadrare Shadow da capo a piedi con pensieri di bruciante vendetta che gli martellavano nel cranio metallico. Obbedì nuovamente al suo padrone e trascinò la lince, insieme a Gemerl, in un macchinario alto e tubolare nel centro della stanza. L’ampio sportello semicircolare si spalancò ad un comando del dottore e i robot gettarono la vittima, senza troppe cerimonie, nello stretto spazio interno.

     - E adesso osservate tutti quanti la nascita di un nuovo pupillo della nostra famigliola! - proclamò Eggman con un ghigno, prima di richiudere la capsula.

     Gli bastò tirare una leva per dare inizio al processo di robotizzazione. Il clangore dei bracci meccanici all’interno dell’apparecchio cominciò a diffondersi tutt’intorno, attutito dalle spesse lamiere esterne. Luci e suoni sinistri lampeggiarono per qualche minuto, mentre un monitor esterno segnalava graficamente l’avanzamento dell’operazione. Tutti i presenti osservavano in silenzio la scena, chi estasiato da tanta perfezione, chi semplicemente indifferente. L’apparecchio aveva appena completato la robotizzazione del braccio sinistro quando un forte odore di bruciato pervase la sala. Spessi fili di fumo nero filtrarono attraverso le pareti metalliche della capsula e una sirena d’allarme si attivò all’unisono con dei fari rossi di emergenza.

     - Che sta succedendo adesso? - sbraitò il dottore avvicinandosi alla macchine e armeggiando con i suoi comandi.

     Un forte scoppio rimbombò dall’interno e lo sportello si deformò come se un macigno lo avesse colpito violentemente. I cavi di alimentazione si staccarono all’istante, serpeggiando sul pavimento in una pioggia di scintille danzanti. Prima che l’intera struttura saltasse in mille pezzi, Eggman fu costretto a disattivare l’impianto mettendo fine a quel pandemonio. Shadow sorrise beffardo.

     - Che cosa diavolo è andato storto? - si chiese lo scienziato sventolando la mano per diradare il fumo - Non può essere un guasto! L’ho revisionato solo una settimana fa! -

     - Si assicuri che sia ancora in garanzia! - commentò Shadow più noncurante che mai.

     Lo sportello si aprì ancora una volta e una zaffata acre di metallo bruciato si espanse rapidamente. All’interno, la lince era nella stessa posizione in cui vi era stata gettata. Il suo braccio sinistro era adesso ricoperto da una lucente armatura color argento. Fu nuovamente sollevato e adagiato sul bancone per permettere al dottor Eggman di esaminarlo con cura.

     - O qualche componente del robotizzatore era difettoso oppure questo è il felino più dannatamente fortunato del pianeta! -

     - Ci può essere ancora utile in questo stato? - domandò Metal Sonic.

     - Forse non andrà del tutto sprecato! Il suo cervello non è stato robotizzato, quindi possiede ancora volontà propria! Ma si dovrebbe poter rimediare piazzandogli una plancia di controllo neuronale sul petto, niente che non si possa sistemare! -

     Il dottore premette un pulsante nascosto sotto al banco e dei listelli di acciaio rinforzato spuntarono dalla superficie immobilizzando braccia e gambe del malcapitato felino.

     - Lasciamolo nel mondo dei sogni ancora per un po’ prima di procedere! Nel frattempo, io e Shadow avremo molto di cui discutere! Vogliamo andare? -

     - Dopo di lei! - replicò freddamente il riccio.

     I quattro lasciarono la sala e si chiusero la porta alle spalle. Credevano di aver lasciato un Geoffrey Van Marten privo di coscienza alle loro spalle. Si sarebbero ricreduti se avessero visto le sue palpebre tremare senza controllo e le sue dita ormai metalliche strisciare piano per tentare di stringere un lembo della sua adorata sciarpa rossa.

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(1) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #11”, “Thosfobia”.
(2) Fa riferimento alla saga “Sins Of Purity”, “Full Speed Ahead #01-13”.
(3) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #05”, “La sottile linea tra amico e nemico”.
(4) Fa riferimento a “Sonic Adventure 2”.
(5) Ricordo che questa saga considera canonica la versione secondo la quale lo Shadow dell’ARK e quello rinvenuto a Prison Island siano due e distinti.
(6) Come accaduto “in Sonic Heroes” e “Shadow the hedgehog”.
(7) Eggman non si ricorda abbastanza della realtà fittizia della saga “Chaos Millennium” per poter riconoscere Geoffrey.
(8) Fa riferimento a “Sonic Heroes”, in cui Metal Sonic si ribellò al suo creatore, lo segregò per poi impersonarlo e sfidare Sonic.

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ART GALLERY

Rouge The Bat Concept Art
Rouge The Bat Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Rouge the bat come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO UNO:

La vita è un musical!


Una sera, all’ultimo piano di un palazzo nel centro di Emerald Town…

     - E’ sicuro che tutto questo possa funzionare, boss? -

     - Per l’amor delle mie mutande a pallini, certo che funzionerà! Ancora qualche ritocco e questa bellezza sarà pronta a diffondere gioia e allegria su ogni volto spento di questa inutile città! -

     - Se mi è concesso, boss, non credo che sia una buona idea giocare con cose più grandi di noi! -

     - La mamma non ti ha mai detto che chi non risica, non rosica? Puoi tenere a freno la tua sconsiderata preoccupazione, bello mio! Non c’è nulla che può andare storto nella mia opera di bene! E anche se fosse, il peggio che ci potrà capitare sarà di consumarci le suole delle scarpe a causa di troppo tip-tap! -

     - Mmm… sarà anche così, ma non sono del tutto convinto! -

     - Allora non c’è alcun problema, considerato il fatto che non sei pagato per essere convinto! -

     - Ah, finché la sua paga mi permette di fare la bella vita, boss, può anche decidere di far piovere rane dal cielo per quanto mi riguarda! -

     - Non ci sarà bisogno di arrivare a tanto! Che importa cosa piove dal cielo, fintantoché ci si può cibare della musica e ci si può dissetare con l’arte? -

     - Spero solo che questo affare non ci faccia saltare in aria con tutte le scarpe! -

     - Sarebbe delizioso, non trovi? Ci sarebbe un coro suadente di angeli, un pianoforte e un gruppo di violini mentre schizziamo in orbita alla velocità della luce con un sonoro e maestoso BADABUM! -

     - A volte ho dei dubbi su di lei, boss! Mi fa venire i brividi! -

Due giorni dopo

     La familiare figura di un riccio blu è tranquillamente distesa sul bagnasciuga della spiaggia per ritemprarsi dalle recenti fatiche. E’ ormai di casa su quel litorale, dato che ci si reca ogni qualvolta gli è necessario un po’ di riposo, di svago o qualche momento in pace con se stesso. Non c’è niente di meglio che essere adagiato sulla morbida sabbia umida, mentre le fresche acque ti accarezzano gli aculei, combattendo nel contempo la calura del sole infuocato.

     Sonic sospira, assaporando per l’ennesima volta la dolce sensazione di quiete e libertà di cui è avido da sempre. Nessun vincolo, nessun dovere e nessun obbligo, solo un riccio blu completamente padrone di sé e libero di godersi la vita. Un momento, stava dimenticando che forse, tutto sommato, un legame che costituisse una sorta di responsabilità ce l’aveva. Quando questo pensiero gli torna in mente, si sente un po’ in colpa e maledice debolmente il suo fare noncurante. E’ da parecchio che non va a fare visita ad Amy e, sicuramente, la sua compagna sarà furiosa con lui per questa sua tipica trascuratezza.

     Certo, come vincolo è il più dolce che abbia mai avuto, ma cosa ci può fare se gli piace andare a zonzo e fare quello che più gli va senza obblighi che lo trattengano? In fondo, Amy ha acconsentito a lasciargli una certa libertà, per così dire, però ciò non toglieva che aveva bisogno di stare un po’ con lui di tanto in tanto. Altrimenti sarebbe come se non ci fosse stato niente tra di loro.

     Sonic decide a malincuore di lasciare quell’angolo di paradiso per tornare in città e fare una visitina alla sua riccia rosa preferita. Si rimette in piedi e cammina distrattamente verso il sentiero. Non aveva mai rimpianto l’impegno che si era preso con lei, ma avrebbe di gran lunga preferito non avere legami di sorta che lo costringessero ad abbandonare periodicamente il suo stile di vita da vagabondo. A chi dare la colpa per questo? Di certo non a lei, anzi, era stata anche fin troppo comprensiva con lui. Forse la responsabilità era del fascino particolare che esercitava sulle ragazze, senza che mai se ne fosse reso pienamente conto. Era così desiderabile per via del suo vagabondare? O per via delle sue azioni eroiche? Le sue gesta erano sempre state dettate dal suo forte senso di giustizia, non certo dalla volontà di passare per eroe agli occhi della comunità. Strano, però, perché di certo non si sentiva un grande rubacuori.

     D’un tratto, da camminare silenziosamente, si ritrova a fare piccoli passi in avanti con le gambe ben tese e con un certo ritmo scandito. Ai piedi porta delle scarpe bianche e nere da ballerino. La sabbia è sparita e il suolo è diventato un lungo sentiero formato da piastrelle che si illuminano di giallo ogni volta che Sonic ci mette un piede sopra. Foglie secche e incartapecorite vorticano attorno a lui, come trascinate da un mulinello invisibile. Nelle sue orecchie e tutto intorno a lui risuona un ritmato motivetto di basso, arricchito da epiche corde di violino. Si ritrova ad indossare dei pantaloni neri attillati, una camicia rosa e un farfallino rosso. Appeso dietro alle spalle con una mano c’è un giubbotto di pelle. La musica è così trascinante e ritmata che non può fare a meno di farsi trasportare. Senza meditare, comincia a cantare con una voce calda e squillante che non sapeva di possedere.


     “She was more like a beauty queen from a movie scene
     I said I don’t mind, but what do you mean I am the one?
     Who will dance on the floor in the round”

     Con la mano libera giocherella a far tintinnare una moneta d’argento. Il ritmo lo ha talmente preso che ancheggia come un ballerino professionista e scivola con i piedi con estrema facilità lungo il sentiero di piastrelle luminose.

     “She told me her name was Billie Jean, as she caused a scene
     then every head turned with eyes that dreamed of being the one
     who will dance on the floor in the round”

     Con un veloce gesto del pollice, lancia la monetina in un barattolo poco lontano da lui. Dal contenitore spunta una luce accecante che si solidifica in un bel gatto bianco persiano. Il felino si guarda intorno, nota Sonic e corre dietro un cestino a retina per l’immondizia. Quando ne spunta fuori però, il suo manto è cambiato… è diventato rossiccio e tigrato.

     “For forty days and for forty nights the law was on her side
     but who can stand when she’s in demand her schemes and plans
     ‘caused we danced on the floor in the round
     so take my strong advice, just remember to always think twice”

     Un improvviso assolo di chitarra aumenta in crescendo il ritmo. Sonic dà uno scossone al suo giubbotto e lo indossa con un movimento flessuoso. Nota un palo della luce e vi si appende girandoci attorno mentre questo si illumina per tutta la sua altezza.

     “People always told me be careful what you do
     and don’t go around breaking young girls’ hearts
     and mother always told me be careful of who you love,
     be careful of what you do ‘cause a lie becomes the truth”

     Sonic urla in uno scatto di emozione. Sente un coro di voci che canta con lui alle sue spalle. Ci sono due ballerini in giacca e cravatta che si muovono a tempo del forte assolo di basso. E’ il momento per lui di scatenarsi nella danza, oscillando le gambe e scivolando sulle piastrelle come un astronauta sulla Luna.

     “Billie Jean is not my lover
     she’s just a girl who claims that I am the one
     but the kid is not my son
     she says I am the one, but the kid is not my son”

     Trascinata dal forte sound di chitarra elettrica, la musica va lentamente scemando, mentre Sonic si esibisce negli ultimi passi di danza. Al riccio blu è sufficiente battere le palpebre una volta per vedere tutto tornare alla normalità. Niente più piastrelle luminose, né gatto, né abbigliamento insolito. E’ tutto tornato come prima, la sabbia soffice, il rumore delle onde e lo stridere dei gabbiani.

     Un po’ imbarazzato, si guarda intorno, pensando distrattamente che possa essere uno scherzo di cattivo gusto, ma non riesce minimamente a capire che cosa sia successo e, soprattutto, che cosa aveva farneticato riguardo ad una ragazza di nome Billie Jean. Ancora scioccato da quello strano fenomeno, respingendo con tutte le forze l’idea di essere impazzito, decide che è decisamente il caso di andare a parlarne con qualcuno che se ne intenda di fenomeni strani.


     La lezione di quella mattina si era conclusa, come era ormai consueto, con un caloroso applauso. Amy Rose si piega in un leggero inchino, senza nascondere il sorriso soddisfatto che sfoggia in volto. Anche le sue due assistenti si uniscono al coro di ovazioni, contente a loro volta dell’approvazione riscossa in così breve tempo. Non era da molto che erano iniziate quelle lezioni di autodifesa femminile, eppure avevano già avuto bisogno di affittare una palestra più grande per i loro esercizi. Tutte le ragazze del quartiere erano state ben disposte a pagare una minima quota per imparare a comportarsi nel modo giusto in caso di pericolo. La cosa era partita né più né meno come uno scherzo durante una chiacchierata con Cream, ma man mano che l’argomento capitava sempre più spesso, l’idea di mettere effettivamente in pratica questo suggerimento era diventata per Amy molto meno surreale. Tramite volantinaggio e passaparola, aveva sparso la voce che si sarebbe calata nei panni di insegnante per tutte le ragazze che desideravano imparare a difendersi autonomamente. Sapeva che non tutte disponevano della sua stessa forza e dei suoi stessi rudimenti di boxe, abilità che si erano rivelate utili più di una volta durante le avventure con Sonic. Era una sua forte convinzione che le ragazze fossero capaci di tirare fuori una grinta anche maggiore di quella dei maschi, una grinta che, se disciplinata a dovere, sarebbe stata utile a renderle tutte più forti e più sicure di sé.

     A quanto pareva, l’idea doveva essere piaciuta molto al gentil sesso, perché le partecipanti alle lezioni aumentavano sempre di più di giorno in giorno, con grande soddisfazione di Amy. Prima si erano presentate le ragazze del vicinato, poi quelle dell’intero quartiere, fino al momento in cui quelle lezioni si erano trasformate in un richiamo per le femmine di gran parte della città. C’era così tanto da fare e così tante persone da seguire che ben presto fu necessario chiedere l’aiuto di un’assistente. La prima scelta di Amy era stata la sua amica di lunga data, Cream, che, in compagnia del suo inseparabile Cheese, aveva accettato di buon grado di dare tutto l’aiuto che poteva. In seguito, si era reso necessario ricorrere all’assistenza di una terza persona e se una delle ragazze apprendiste non si fosse proposta di sua spontanea volontà, Amy non avrebbe saputo effettivamente a chi chiedere.

     Si trattava di Sydia, una tranquilla ragazza scoiattolo che aveva cominciato a seguire il corso sin dalla prima lezione. Amy era stata colpita da subito dal suo temperamento docile e dai suoi modi gentili e tranquilli. Ancora di più lo era stata quando l’aveva vista in azione durante gli esercizi di autodifesa. Aveva tirato fuori una furia e un’aggressività senza eguali, quasi come se il suo corpo fosse stato all’improvviso posseduto da una feroce guerriera. Cosa ancora più sbalorditiva, al termine dell’esercizio era tornata la stessa ragazza simpatica e affabile di prima. Amy si era presa mentalmente nota di chiedere spiegazioni allo scoiattolo, ma con tutto il da fare che c’era stato, la cosa era passata in secondo piano di fronte alla notevole capacità che Sydia stava dimostrando come assistente.

     Al termine della lezione di quella mattina, Amy e le sue collaboratrici avevano raccolto le acclamazioni di tutti, ben oltre le loro previsioni. La palestra è ormai rimasta vuota, ad eccezione delle tre improvvisate insegnanti. Solo una ragazza non è ancora andata via. Con espressione triste e funerea, ci mette un’eternità ad impacchettare le sue cose nello zainetto. L’asciugamano le sfugge di mano e cade per terra, ma lei, prima di chinarsi a raccoglierlo, sospira con forza e singhiozza piano. Un’apprensiva Amy le si avvicina immediatamente, con fare materno.

     - C’è qualcosa che non va, Katrina? - domanda - Durante tutta la lezione di oggi mi sei sembrata molto distratta! Di solito sei la più attiva ed energica di tutte! -

     - Sì, lo so, Amy! - replica la ragazza, sull’orlo delle lacrime - Non… non riesco molto a concentrarmi ultimamente! -

     - E’ successo qualcosa di brutto? - insiste la riccia con tono dolce.

     - Si tratta del mio ragazzo! Negli ultimi tempi… è sempre più distratto e lontano! Mi rivolge a malapena la parola e sembra sempre annoiato quando è in mia compagnia! Non è più… dolce e romantico come prima! Sospetto che non mi voglia più bene! E… se fosse colpa mia? Se non gli avessi dato abbastanza? -

     Amy si impunta e assume un fiero cipiglio al solo udire quelle parole.

     - Non dire mai più una cosa del genere! Non è colpa tua e non devi pensarci minimamente! I maschi sono una razza molto particolare, Katrina! Spesso è compito nostro dare loro uno scossone, pretendere di più e convincerli a trattarci come meritiamo! Non devono mai dare per scontato la nostra presenza al loro fianco, per questo devono imparare a dimostrarci il loro affetto! -

     - Ma… se poi non ne vuole più sapere di me? -

     - Chiusa una porta si apre un portone, come si suol dire! - risponde risoluta Amy - Se non ti vuole non ti merita! E potrai sempre andare avanti e cercare qualcuno che ti apprezzi per quello che sei e non per quello che vorrebbe tu fossi! -

     Un ritmo funky sorretto da un rullo potente di batteria riempie all’improvviso la palestra. Amy si ritrova ad indietreggiare senza volerlo e a guardare negli occhi la ragazza sconsolata, rigida e impettita sul posto. Cream e Sydia le sono subito ai due lati, una cieca determinazione dipinta anche nelle loro pupille.


    “Come on girls
     do you believe in love?
     ‘Cause I got something to say about it
     and it goes something like this”

     Tutte e tre si esibiscono in una veloce piroetta e si ritrovano, al termine del giro, con indosso giacca e pantaloni grigi a righe, guanti bianchi e un monocolo bordato di tartaruga sui loro occhi destri, attaccato al taschino della giacca tramite una catenina dorata. La musica funky trascinata da un gioioso tripudio di batteria prorompe in tutto il suo brio e le tre ragazze cominciano a scatenarsi in una mascolina e movimentata coreografia, cantando in coro.

     “Don’t go for second best, baby
     put your love to the test
     you know, you know, you’ve got to
     make him express how he feels
     and maybe then you’ll know your love is real”

     Mentre Cream e Sydia supportano il ritmo con dei passi di danza lenti e sul posto, Amy canta in solo, adesso con indosso un lungo vestito nero attillato, mentre accarezza un gatto nero tra le sue braccia. Il suo sguardo determinato è dritto negli occhi di una stupefatta Katrina.

     “You don’t need diamond rings or eighteen karat gold
     fancy cars they go very fast, you know they never last, no, no
     what you need is a big strong hand to lift you to your higher ground
     make you feel like a queen on a throne, make him love you till you can’t come down”

     Appaiono dal nulla tre ballerini a torso nudo che fanno flessioni sul pavimento a mo di accademia militare. Amy si avvicina ad uno di loro e punta uno dei suoi tacchi a spillo neri sulla schiena del ragazzo, mentre gli scompiglia i capelli come ad un bambino piccolo. Cream e Sydia si chinano su di un ginocchio e contraggono le braccia come a voler mostrare i loro bicipiti con fare mascolino.

     “Long stem roses are the way to your heart but he needs to start with your head
     satin sheets are very romantic, what happens when you’re not in bed?
     You deserve the best in life so if the time isn’t right then move on
     second best is never enough, you’ll do much better baby on your own”

     Basta un movimento fluido ad Amy per sedersi sulla schiena del ballerino e cavalcarlo come un fantino tramite delle briglie immaginarie.

     “Express yourself, respect yourself, hey, hey
     so if you want it right now, better make him show you how
     express what he’s got, oh baby ready or not
     express yourself!”

     La musica cessa di colpo e tutto quello che è apparso da chissà dove, dall’abbigliamento ai ballerini, sparisce altrettanto rapidamente. Amy, Cream e Sydia si guardano intorno, stranite e imbarazzate. Katrina non sa cosa pensare e sorride debolmente.

     - Ehm… grazie del consiglio! Ma era davvero necessaria la coreografia? -


     Knuckles aveva capito che c’era qualcosa che non andava sull’isola dal modo in cui aveva soffiato il vento per tutta la mattinata. A dire la verità, non era del tutto sicuro che fosse stato proprio quello il motivo del suo stare allerta, sebbene Tikal gli avesse spesso detto che fosse possibile presagire i pericoli in arrivo dal modo in cui spiravano le brezze. Era più un presentimento che lo aveva spinto a fare un giro di ronda per i terreni di Angel Island. C’era come un campanello di allarme che era scattato nella sua testa, avvertendolo che qualcosa al di fuori del suo controllo stava accadendo proprio sotto al suo naso. Non era riuscito a togliersi quel pensiero di testa, neanche con i suoi migliori sforzi, per cui aveva pensato di lasciare Tikal all’altare e di andare a fare un giretto di perlustrazione.

     Mai presentimento si era rivelato più fondato di quello. Proprio mentre l’echidna stava sorvolando una zona collinare, planando dolcemente grazie alle correnti ascensionali, aveva individuato dei movimenti sospetti nei dintorni. Avvicinandosi di soppiatto, era stato in grado di riconoscere dei tipi che non aveva mai visto, decisamente con delle facce poco raccomandabili, intenti a scavare con dei picconi in un cumulo di pietre dalla superficie argentata. Tre di loro erano occupati un po’ in questa operazione e un po’ nel riempire un sacco di iuta con il materiale raccolto durante lo scavo. Un altro brutto ceffo supervisionava il lavoro, qualcuno che Knuckles ricordava di aver già visto.

     - Nack the weasel! - esclama Knuckles, non potendo fare a meno di farsi avanti - Sei l’ultima persona gradita qui su Angel Island! -

     La donnola dal muso appuntito si volta di scatto e storce il naso quando si accorge della presenza del guardiano. I tre operai si fermano di colpo e guardano confusi il loro aguzzino, come in attesa di ordini.

     - Questa sì che è una sorpresa! E’ da un pezzo che non ci si vede e questo è tutto quello che mi sai dire? -

     - Aspetta! - ribatte Knuckles, facendo scricchiolare le nocche dei suoi pugni - Posso fare anche di meglio! -

     - Non sei cambiato di una virgola, eh, Knux? - dice Nack mentre i suoi sicari si affrettano a mettere via il frutto dei loro scavi - Sempre desideroso di menare le mani quanto più possibile! Sai, alcune questioni possono anche essere risolte in modo civile! -

     - Cosa c’è di civile nel rubare sulla mia isola… qualunque cosa stiate rubando? -

     - Che brutto termine! Noi non rubiamo! Prendiamo semplicemente in prestito! Se proprio ci tieni, una volta che il boss avrà finito di usare questa magnetite ti sarà restituita pulita e lucidata! -

     - Comunque tu lo chiami resta un furto! E deve ancora nascere la palla di pelo che riesca a fare i suoi comodi sulla mia isola! -

     Nack sbuffa seccato. I suoi sgherri sono ansiosi di passare all’azione e non aspettano altro che un segnale. Impugnano i picconi in modo sinistro come delle armi.

     - Come preferisci! Non avrei voluto passare alle maniere forti, ma dato che mi costringi… -

     - Vedi di fare del tuo meglio, punk, perché non ho la minima intenzione di andarci leggero con te o con chiunque altro! -

     Proprio mentre l’echidna si sta preparando a prendere a calci un po’ di punching-ball in carne e ossa, alle sue orecchie arriva il suono scandito di una campana che rintocca ritmicamente. Non riesce ad immaginare da dove possa provenire, visto che non c’è niente del genere nei paraggi, ma non osa guardarsi intorno per non perdere d’occhio i suoi avversari. I rintocchi cessano di colpo per essere sostituiti da un potente ritmo rock trascinato da un assolo di chitarra. I piedi di Knuckles cominciano a muoversi da soli, con suo grande sgomento, portandolo ad avvicinarsi, a ritmo con la musica, a Nack e ai tre sicari, i quali si stanno comportando esattamente nello stesso modo, come un corpo di ballo ben istruito. Senza avere più il minimo controllo del suo corpo, Knuckles comincia a cantare, forte e chiaro.


     “They told him don’t you ever come around here
     don’t wanna see your face, you’d better disappear
     the fire’s in their eyes and the words are really clear
     so beat it, just beat it”

     I passi di Knuckles e dei quattro ballerini improvvisati sono inizialmente lenti e sinuosi, mentre la musica va ancora ingranando. Lo spazio intorno a loro, da essere erboso e alberato, si trasforma radicalmente, diventando una sottospecie di sala giochi all’aperto. Dal nulla appaiono dei tavoli da biliardo, un bancone da bar, sedie e tavolini neri luccicanti. Knuckles indossa un voluminoso giaccone arancione e dei pantaloni di tessuto leggero neri. Le sue gambe sono così serpeggianti e snodate che fatica a credere che siano le sue.

     “You’d better run, you’d better do what you can
     don’t wanna see no blood, don’t be a macho man
     you wanna be tough, better do what you can
     so beat it, but you wanna be bad”

     Knuckles si rivolge direttamente a Nack e alla sua banda, mentre canta e si muove a tempo di musica. I quattro criminali fanno finta di combattere tra di loro e di capitombolare a terra, però sempre con movenze sinuose, piroette e rapidi colpi di braccia e gambe, l’unico palese elemento che segnala la natura coreografica della baruffa.

     “You have to show them that you’re really not scared
     you’re playing with your life, this ain’t no truth or dare
     they’ll kick you, then they beat you
     then they’ll tell you it’s fair
     so beat it, but you wanna be bad”

     L’echidna rossa in giacca arancione si siede su uno dei tavoli da biliardo, prende una stecca e la pianta per bene al suolo. Afferra la palla bianca e la fa roteare vorticosamente sulla punta della stecca. Quindi colpisce il bastone con un piede, riacchiappa la palla e, con l’altra mano, fa roteare la striscia di legno come una majorette per poi spaccarla in due con il ginocchio. Quindi corre in direzione di Nack per intonare con lui un coro e sciogliere le sue gambe in una danza serpeggiante, svelta e scatenata.

     “Just beat it, beat it, beat it
     no one wants to be defeated
     showin’ how funky and strong is your fight
     it doesn’t matter who’s wrong or right
     just beat it, beat it”

     Il chorus viene ripetuto parecchie volte e, ad ogni nuovo bis, il gruppo di ballerini, compresi Nack e Knuckles, improvvisa nuovi sfrenati passi e si divide in due, inscenando un’immaginaria lotta tra bande. Il ritmo è così trascinante che l’echidna e la donnola non possono fare a meno di urlare per l’emozione e la gioia tipica che si prova quando si canta a squarciagola. La musica va diminuendo e i cinque intrattenitori improvvisati cominciano lentamente a tornare in sé. La scenografia e l’abbigliamento di Knuckles si dissolvono non appena sbattono le palpebre e l’incanto svanisce come per magia.

     Il guardiano del Master Emerald viene investito dalla consapevolezza di quello che ha appena fatto e il suo muso diviene ancora più rosso della sua carnagione, per via dell’imbarazzo. Nack e i sicari non sono da meno. Si guardano intorno allibiti e confusi, incapaci di spiegarsi l’improvviso impeto danzante.

     - Cos’era questo? Uno dei tuoi sporchi trucchi? - sbraita l’echidna, a corto di spiegazioni razionali.

     Nack non risponde subito. Si prende qualche secondo per riflettere.

     - A quanto pare funziona tutto alla perfezione! - dice beffardo tra sé e sé - Peccato che questa sia un’altra delle sue idee strampalate! -

     - Idee di chi? -

     - Penso che dopo tutto la magnetite non mi serva più! Alla prossima, rosso! -

     Nack lancia sul terreno una sfera piccola e grigia, facendo sprigionare una fitta cortina fumogena che oscura la visibilità e copre la sua fuga e quella dei suoi sgherri. Knuckles si dice che potrebbe seguirli, ma la singolare esperienza che ha appena vissuto lascia ancora dentro di lui confusione e, in un certo qual modo, paura. Forse chi aveva inviato quei balordi a bucherellare la sua isola ne sapeva qualcosa di più, si ritrova a pensare. E anche se così non fosse stato, avrebbe comunque avuto l’opportunità di torcergli il collo per invitarlo a non farlo mai più. Sapeva benissimo da dove cominciare le indagini: dalla familiare ragazza che aveva un particolare debole per i gioielli e i materiali preziosi. Ci avrebbe pensato Tikal a custodire lo smeraldo in sua assenza… sperando che non si sarebbe messa a cantare e a ballare anche lei!


     Dacché ricordava, Sonic non aveva mai percorso il tragitto dalla spiaggia fino alla casa di Tails in un tempo così lungo. Di solito gli erano sufficienti poco più di due secondi, considerata la sua arcinota velocità, ma quella volta preferiva procedere lentamente, in modo da guardarsi le spalle da eventuali nuovi attacchi di ballo e canto.

     Attraversa la strada semideserta con estrema circospezione, come se un ignoto pericolo sia in agguato in ogni angolo. Non appena sente, anche distrattamente, poche note allegre, accelera il passo tentando di sottrarsi all’impeto irrefrenabile di fermarsi e di ballare. Per quanto si scervelli, non riesce a trovare una spiegazione razionale a tutto quello che sta accadendo, né tanto meno al fatto che a quell’ora le strade fossero quasi completamente sgombre. Forse anche tutti gli altri abitanti della città si erano messi a cantare all’improvviso come lui. La cosa non gli piace per niente.

     Se Amy avesse ascoltato le parole di quella canzone, non ne sarebbe stata molto contenta. Avrebbe sicuramente pensato che lui stesse frequentando una tale Billie Jean, anche se non ne aveva mai sentito parlare. Possibile che tutto quello che aveva cantato fosse solo un mucchio di fandonie senza attinenza? Sostanzialmente, la canzone parlava delle vicissitudini amorose di un latin lover particolarmente incauto. E, ora che ci pensava, poco prima di esibirsi in quel numeretto rimuginava sul perché molte ragazze lo trovano affascinante e sul suo inconsapevole status di rubacuori. Forse il tutto non c’entrava niente, ma era sicuramente un buon punto da cui cominciare.

     Sonic arriva finalmente di fronte alla casa a forma di volpe di Tails e, guardandosi intorno un’ultima volta per evitare tiri mancini, bussa con forza. La porta si muove lentamente, rivelando che era socchiusa fino ad un momento prima. Il riccio blu entra con cautela, insospettito da una simile mancanza così poco da Tails, e muove qualche incerto passo nell’ingresso, stranamente fioco e silenzioso.

     - Scheggia? - chiama Sonic sempre più serio - Sei in casa? -

     Si fa strada verso il salotto e, come temeva, le sue orecchie captano all’improvviso un ritmo latino di percussioni, accompagnato dalle armoniose strimpellate di una chitarra classica. E’ tentato di fuggire per non ripetere la scena sulla spiaggia, ma le sue gambe e i suoi piedi sono perfettamente immobili, segno che questa volta la musica non ha nessun effetto su di lui. Si affaccia alla stanza successiva e quello che vede gli fa sgranare gli occhi, lasciandolo a metà tra il divertito e l’atterrito.


     “Last night I dreamt of San Pedro
     just like I’d never gone, I knew the song
     a young girl with eyes like the desert
     it all seems like yesterday, not far away”

     Il salotto di Tails è completamente diverso da come Sonic ricordava. Con pareti di un rosso spento, con un caminetto in marmo e un’unica finestra decorata da tendine trasparenti, è tappezzato da candelabri in oro che ospitano decine e decine di candele accese. Il volpino è seduto su una consunta sedia a dondolo, in camicia bianca semi aperta, pantaloni neri ispanici, barba, baffetti e una chitarra lucente che suona con sguardo assorto.

     “I fell in love with San Pedro
     warm wind carried on the sea, he called to me
     te dijo te amo
     I pray that these days will last, they went so fast”

     La cosa ancora più singolare è che ci sono anche Amy, Cream e Sydia, vestite con il tipico abbigliamento rosso vaporoso delle ballerine di flamenco, una rosa tra i capelli e delle nacchere tintinnanti. Ballano a tempo con la musica, con movenze lente e sensuali. Sonic è a bocca aperta e resiste all’impeto di rotolarsi a terra dalle risate. Non si aspettava di trovare anche la ragazza scoiattolo che aveva conosciuto quando era andato a curiosare durante una lezione del corso di Amy… anzi, per la verità non si aspettava niente di tutto quello.

     “Tropical the island breeze
     all of nature wild and free
     this is where I long to be
     la isla bonita
     and when the samba played
     the sun was set so high
     ring through my ears and sting my eyes
     your Spanish lullaby”

     Tails il chitarrista si alza dalla sedia e intensifica il ritmo latino della canzone. Le tre ballerine veleggiano attorno a lui, scuotendo le loro gonne come onde del mare. Le fiammelle delle candele che si increspano alla leggera brezza proveniente dalla finestra risplendono riflesse nei loro occhi.

     “I want to be where the sun warms the sky
     when it’s time for siesta you can watch them go by
     beautiful faces, no cares in this world
     where a girl loves a boy and a boy loves a girl”

     La musica termina con un assolo di chitarra discendente per mano di Tails, mentre le tre soavi ballerine completano la loro coreografia stendendosi sul lucido pavimento, posando le nacchere e accarezzandosi il ventre avvolto dalla seta rosa con una mano.
     Proprio quando sembrava che il limite dell’assurdità fosse stato raggiunto, Sonic sbatte una volta le palpebre e lo scenario cambia completamente.

     “Greetings loved ones, let’s take a journey”

     Tails è seduto comodamente su di una poltrona rossa. Indossa un paio di vistosi occhiali da sole, un cappotto che sembra rivestito di zucchero filato e dei pesanti e appariscenti medaglioni hip hop dorati. Impugna un bastone dal pomolo bianco lattiginoso, mentre guarda le ragazze mentre se ne sta con le gambe accavallate e sfoggia un sorriso malizioso.

     “I know a place where the grass is really greener
     Warm, wet and wild,
     there must be something in the water
     Sipping gin and juice,
     laying underneath the palm trees
     The boys break their necks
     trying to creep a little sneak peek at us”

     Amy canta con voce acuta e sbarazzina, mentre cammina a tempo di musica lungo un viale piastrellato di cioccolata, delimitato da bastoncini di zucchero giganti. Cream e Sydia sono subito dietro di lei, fornendole il sottofondo di due coriste ben preparate. Indossano tutte e tre dei vestitini con ampie gonne vivacemente colorate, abbinate a delle scarpe lucide rosse.

     “You could travel the world
     But nothing comes close to the golden coast
     Once you party with us,
     you’ll be falling in love”

     Lungo la strada, le ragazze incontrano degli orsetti di gomma di diverso colore che saltellano ai lati del percorso. Con espressione famelica e con gli occhi luccicanti, incominciano ad inseguirli, decise a farne un solo boccone.

     “Toned, tan, fit and ready
     Turn it up cause its gettin’ heavy
     Wild wild west coast
     These are the girls I love the most
     I mean the ones, I mean like she’s the one
     Kiss her, touch her, squeeze her buns”

     Il rap di Tails interrompe bruscamente le ragazze, ancora impegnate nella caccia all’orsetto. Giocherella con dei dadi che assomigliano a zollette di zucchero, mentre segue con dei movimenti lenti le parole del suo rap. Le sue code si muovono a destra e a sinistra per tenere il ritmo.

     “The girls a freak, she drives a jeep
     The men on the beach,
     I’m okay, I won’t play, I love the bay
     Just like I love LA
     Venice Beach and Palm Springs
     Summer time is everything”

     Tails batte per terra il bastone un paio di volte e dalla cancellata alle sue spalle spunta un esercito di orsetti di gomma, ordinatamente in fila e sull’attenti. Le ragazze, intanto, hanno deciso di concentrare la loro attenzione su di un altro bersaglio: un grande omino di zenzero che sembra più che lieto di farsi mangiare a morsi, tra una carezza e l’altra di Amy e delle altre.

     “California girls, we’re unforgettable
     Daisy Dukes, bikinis on top
     Sun-kissed skin, so hot will melt your popsicle
     California girls, we’re undeniable
     Fine, fresh, fierce, we got it on lock
     West coast represent, now put your hands up”

     La battaglia sta per scatenarsi e le tre ragazze sono determinate a fare piazza pulita. Le loro armi, difficile a credersi, sono delle bombolette di panna montata. Le puntano contro gli orsetti come dei cannoni e dei getti densi e bianchi li travolgono come ondate di marea. L’esercito gommoso viene completamente sbaragliato e a Tails non rimane altra scelta che arrendersi, gettando a terra il bastone e alzando le mani.

     Al termine della melodia, lo scenario e gli abiti spariscono in un vortice sfocato di colore. Rimangono solo tre sconcertati e improvvisati intrattenitori sotto lo sguardo di un riccio blu sull’orlo delle lacrime per lo sforzo di trattenere le risate. Nonostante tutto, è un impulso troppo forte e, non appena Tails e le altre tentano di rendersi conto di cosa sta succedendo, Sonic piomba sul pavimento e comincia a sghignazzare, rotolandosi come in preda all’epilessia e tenendosi lo stomaco. I diretti interessati distolgono lo sguardo imbarazzati per la loro performance di poco prima, Amy è l’unica ad essere apertamente indispettita.

     - Bé, si può sapere cosa hai da ridere? - domanda seccata.

     - Ahah! Scusate, scusate! E’ solo che… - balbetta Sonic, ad un passo dal soffocamento - Voi ragazze come ballerine di flamenco… e… e… Tails che si improvvisa rapper… ahahahahahah! -

     La riccia rosa, paonazza in volto, comincia ad averne abbastanza di essere presa in giro e si avvicina a Sonic, dandogli un forte scappellotto in testa, sufficiente a farlo smettere di ridere.

     - Invece di sganasciarti in quel modo, vedi di darci una mano a capire cosa sta succedendo! -


     Di che razza di stregoneria si trattava? Non era più padrona del suo corpo! Si era ritrovata a ballare e a cantare con una voce squillante e candida che non aveva mai creduto di poter tirare fuori! Tutte quelle luci, quei vestiti e quei passi di danza da dove potevano avere origine? Solo un attimo prima era seduta sui gradini dell’altare del Master Emerald, come Knuckles le aveva chiesto di fare, ed era così immersa nei suoi pensieri che quasi non si era resa conto del suono della chitarra spuntato senza preavviso chissà da dove. Stava pensando alla sua vita, al suo passato, a quanto il suo incontro con Chaos molto tempo prima l’avesse cambiata… e tutto a un tratto aveva cominciato a cantare in uno scenario completamente nuovo e surreale. Il suo corpo aveva vita propria e la sua mente non poteva fare altro che rilassarsi e lasciarsi trascinare dal ritmo.


     “Broke my heart on the road
     Spent the weekend sewing the pieces back on
     Friends and thoughts pass me by
     Walking gets too boring when you learn how to fly”

     Il vestito di Tikal è un lungo nastro di seta nera che si avvolge sinuosamente attorno al suo corpo. Strisce di tessuto che pendono dai suoi polsi e dai suoi fianchi strusciano sulla terra polverosa mentre lei cammina sorridendo in uno scenario illuminato di arancione dal tramonto.

     “Not the homecoming kind
     Take the top off and who knows what you might find
     Won't confess all my sins
     You can bet I'll try it but you can't always win”

     Una leggera pioggerella comincia a cadere dal cielo. Le gocce d’acqua hanno l’aria di essere una cascata di piccoli diamanti e di piccoli cristalli. Tikal protrae il viso verso l’alto, desiderosa di essere abbracciata dalla fresca carezza del vento della pioggia.

     “Cause I'm a gypsy. Are you coming with me?
     I might steal your clothes and wear them if they fit me
     I never made agreements just like a gypsy
     And I won't back down ‘cause life's already bit me”

     Un vortice di polvere avvolge Tikal, adesso ferma a piedi scalzi sul terreno rosso. Le sue mani ondeggiano al ritmo della chitarra e i suoi fianchi si muovono in una sensuale danza. Le particelle di terra che fluttuano nell’aria si fondono con le gocce di pioggia, creando un velo bianco luminoso che risplende intorno a lei.

     “And I won't cry
     I'm too young to die
     If you're gonna quit me
     'Cause I'm a gypsy”

     Il velo chiaro si espande sotto la luminosità del tramonto, creando una colonna di luce che accarezza il corpo danzante di Tikal. L’allegra chitarra diminuisce pian piano il ritmo della sua canzone, trasformandolo in suoni caldi e misteriosi.

    “Life is a mistery, everyone must stand alone
     I hear you call my name and it feels like home”

     Dopo che la delicata voce di un coro gospel ha arricchito l’aria circostante di un piacevole suono di ugole tonanti, Tikal si ritrova sul terreno, stremata, stanca e in piena crisi di identità. Al suo collo pende un piccolo crocifisso di legno, lo stringe forte a sé, guarda il cielo e una batteria, accompagnata da un basso, la invitano a cantare la sua spiritualità.

     “Like a child you whisper softly to me
     you’re in control just like a child
     now I’m dancing
     it’s like a dream, no end and no beginning
     you’re here with me, it’s like a dream
     let the choir sing”

     Una statua raffigurante un santone con la pelle nera come un cioccolatino spunta dal terreno. Tikal si inginocchia al suo cospetto, accarezza piano la base marmorea dell’idolo e poi avvicina le labbra al collo dei suoi piedi per stampare un timido bacio. Una lacrima le riga il volto e cade delicatamente sulla caviglia di pietra della statua. Nel frattempo, il coro continua a fare da sottofondo con tono leggero ma sostenuto.

     “When you call my name it’s like a little prayer
     I’m down on my knees, I wanna take you there
     in the midnight hour I can feel your power
     just like a prayer you know I’ll take you there”

     L’echidna si passa le mani tra i lunghi aculei aranciati, diventati ora dei capelli ricci e corvini. Mentre la musica va scemando, Tikal si inginocchia sul suolo, quasi in lacrime. Il santone, non più rigido, scende lentamente dal piedistallo, si avvicina alla ragazza e china il capo intento a darle un piccolo bacio. Prima che le loro labbra si tocchino, il ritmo cessa bruscamente e tutta la scenografia clericale sparisce in una nuvola di fumo.

     Tikal sbatte un paio di volte le palpebre e si guarda intorno, rincontrando la tranquilla serenità di Angel Island. Il suo pensiero rivolto a Chaos si è improvvisamente trasformato in una movimentata canzone gospel senza che lei ne sapesse il motivo. Leggermente spaventata e più perplessa di quanto avrebbe ritenuto possibile, l’echidna si guarda intorno, sperando di vedere materializzarsi come per magia una spiegazione convincente o almeno plausibile. Non vedendo niente di tutto questo, decide che la decisione più saggia sarebbe stata aspettare il ritorno di Knuckles, anche se non può fare a meno di chiedersi a quante altre stranezze avrebbe dovuto assistere in quella giornata.

     - Dimmi, Scheggia! Hai bisogno di una vacanza? - domanda Sonic, sorridendo, ancora con un ghigno stampato in volto per la scenetta vista poco prima.

     Tails gli rivolge uno sguardo enigmatico. Si trovano ancora in casa del volpino, tutti seduti attorno al tavolo della cucina, ad eccezione di Sonic appoggiato al muro, decisi a scoprire l’origine di quegli inquietanti fenomeni musicali.

     - Perché questa domanda? -

     - Non era forse quello che stavi cantando con la tua bella chitarra da flamenco? - replica il riccio blu, con le labbra vibranti per il tentativo di trattenere una risata.

     - Ti prego, cerca di essere serio! - ribatte il volpino, arrossendo lievemente - Dobbiamo cercare di capire che cosa sta causando questi strani fenomeni, prima che la situazione degeneri! -

     - Degeneri? - ripete Sydia con tono soave - Non mi sembra che un paio di canzoni e di balletti possano fare danno, no? -

     - Non è neanche normale che di punto in bianco le persone credano di essere le stelle di un musical! - esclama Amy - Eravamo venute qui per chiedere a Tails una spiegazione, quando all’improvviso ci siamo ritrovate a ballare e a cantare! -

     - Credi che non stia succedendo solo a noi? - domanda Sonic incuriosito.

     - Mi sembra ovvio che non hai visto il balletto e la canzone sull’ecologia dei netturbini stamattina mentre raccoglievano la spazzatura! -

     - Questo spiegherebbe anche la coreografia e la tirata sul mangiare sano del fattorino che mi ha portato la pizza ieri sera! - commenta Tails stranito.

     Sonic scoppia nuovamente a ridere, ma si scusa immediatamente quando i suoi amici gli lanciano un’occhiata velenosa.

     - Bé, qualunque cosa sia sappiamo che almeno da ieri sera sta dilagando! - puntualizza Amy.

     - Già, non guasterebbe però sapere di cosa si tratta con esattezza! - replica sconfortato il volpino.

     - Niente che conosco è in grado di materializzare dal nulla ballerini, vestiti, musica e coreografie di quel tipo! - dice Sydia pensierosa.

     - Io trovo tutto questo molto divertente, vero, Cheese? - squittisce la coniglietta, con il suo Chao a farle da eco.

    - Se lo dici tu! - interviene Sonic - A me fa venire i brividi l’idea di mettermi a cantare all’improvviso quello che sto rimuginando in segreto nella mia zucca e ballarci persino sopra! -

     - Rimuginando hai detto? -

     Il riccio blu scambia loro un’occhiata un po’ stupita.

     - Sì, non ve ne siete accorti anche voi? Credo che il tema delle nostre canzoni sia quello che stiamo pensando o su cui stiamo riflettendo al momento! -

     - In effetti avrebbe senso! - commenta Amy - Quando io, Cream e Sydia ci siamo messe a cantare in palestra volevo far capire a Katrina che deve pretendere di più dal suo ragazzo! Ed è quello di cui parlava la nostra canzone! -

     - Ed io prima che arrivaste voi ragazze - dice Tails a sua volta - Stavo pensando che avrei voluto andare lontano in un bel posto caldo a riposarmi un po’! -

     - Bingo! - esclama Sonic strizzando loro l’occhio e sentendosi molto intelligente per la sua deduzione.

     - E tu cosa hai cantato, tesoro? - urla Amy con gli occhi luccicanti, in preda ad un improvviso attacco di romanticismo - Una canzone d’amore per me? -

     - Ehm… se ti interessa saperlo… ho cantato qualcosa su… su… come poter correre più veloce! Ecco, sì! -

     Sonic deglutisce, sperando che la riccia rosa si beva la menzogna. Non vuole certo scoprire come reagirebbe alla notizia che ha cantato di una certa Billie Jean e della possibilità di avere un figlio con lei.

     - Peccato! - replica lei con il broncio - Non mi dispiacerebbe affatto se mi dedicassi una serenata! -

     - Allora cosa proponete di fare al riguardo? - chiede Tails - Come affrontiamo la situazione? -

     - E se fosse solo un fenomeno passeggero? - propone Cream - Forse si risolverà tutto da solo con un po’ di tempo! -

     - In fondo un po’ di musica non ha mai fatto male a nessuno! - conclude Sydia rassicurante.

     - A nessuno forse no, ma a me di certo non giova! - esclama Sonic cocciuto - Non per essere la voce fuori dal coro, ma non mi va assolutamente di spiattellare tutto quello che ho in testa al primo che passa saltellando in un tutù rosa! -

     - Non avrai mica qualcosa da nascondere, tesoro? - gli rimbecca Amy sospettosa.

     - E poi, diciamoci la verità! - continua il riccio, facendo finta di non aver sentito - Se questo raptus musicale colpisce proprio tutti, come reagireste se a ballare e a cantare ci vedeste Eggman? O, tremo al solo pensiero, Shadow? -


     Nel frattempo…

     La testa di Shadow the hedgehog va su e giù, seguendo il ritmo della chitarra elettrica che sta suonando. Ad ogni battito, si protrae sempre più avanti, facendo oscillare con sé la sua lunga chioma riccia. I suoi occhi sono chiusi, è fin troppo concentrato sugli accordi del suo strumento e della sua potente melodia rock.

     “Back in the back
     Of a Cadillac, number one with a bullet, I’m a power pack
     Yes, I’m in a bang with a gang
     They’ve got to catch me if they want me to hang”

     Il giubbotto nero che indossa non si riuscirebbe a distinguere dalla sua pelle scura se non fosse per le borchie di metallo che lo ricoprono per la lunghezza delle maniche e della cerniera. Shadow tiene il tempo battendo il piede sul palco nero e lucido. Lo sfondo dietro di lui riporta la scritta bianca in caratteri cubitali “BACK IN BLACK”.

     “Cause I’m back on the track and I’m beatin’ the flack
     Nobody’s gonna get me on another rap
     So look at me now, I’m just makin’ my play
     Don’t try to push your luck, just get out of my way”

     Sullo zigomo destro sfoggia in bella vista un cerotto. La sua chioma è così folta che, ogni volta che oscilla il capo, alcuni capelli gli finiscono davanti agli occhi, ma lui non se ne cura fintantoché ha il suo microfono appeso all’asta e la sua chitarra. E’ parzialmente consapevole che se si fosse visto in quel momento si sarebbe preso a pugni da solo.

     “Yes, I’m back, yes, I’m back, yes, I’m back
     back in black, yes, I’m back in black”

     Quando gli accordi di chitarra spariscono lentamente, il suo inusuale abbigliamento viene anch’esso meno e Shadow si ritrova nel silenzio totale con solo lo stupore di quello che ha fatto a fargli compagnia. Sente il volto avvamparsi di calore e si dà da solo uno schiaffo per essere arrossito. Dopo essersi alzato ed essersi assicurato che nessuno lo stesse guardando, torna sui suoi passi, facendo finta di niente. Ringrazia di non aver cantato niente di più… compromettente, altrimenti sarebbe stato costretto a gettarsi giù da un dirupo!

     - Ehm… quello che hai detto è abbastanza convincente! - approva Tails, tormentato dalla visione di uno Shadow in versione ballerino da tip tap - A questo punto, potrei andare a controllare gli strumenti in officina per vedere se ci possono fornire qualche indizio! -

     I cinque si alzano insieme e percorrono la familiare strada che li separa dall’officina di Tails. Quest’ultimo e Sonic camminano con lentezza e circospezione, come se temessero che una bomba dovesse scoppiare da un momento all’altro. Qualcosa dice ad Amy che i due sono spaventati all’idea di mettersi di nuovo a cantare, ma lei sa, come anche Cream e Sydia, che la situazione non può essere poi così male. Volente o nolente, sarebbe riuscita a strappare al suo riccio blu preferito una serenata d’amore.


     - Per vedere la signorina Rouge c’è bisogno di un appuntamento! - esclama ansante il petulante gatto grigio.

     - Non per me! E adesso smamma! - replica furioso Knuckles, facendosi strada tra i corridoi del piano superiore di Club Rouge e seguito a ruota da un fastidioso assistente.

     - Protesto, signore! - incalza il felino - Non può piombare qui di colpo e pretendere di ricevere la signorina! Così mi costringe a chiamare la sicurezza! -

     Infastidito da quella presenza ostile che gli ronza attorno come una mosca, l’echidna accelera il passo, per niente intimorito dalle minacce ricevute. Arriva di fronte alla doppia porta della sala privata della ladra pipistrello e la spalanca senza ritegno, facendo inorridire l’assistente. Rouge è all’interno, comodamente sdraiata su un divano foderato di rosso e intenta a leggere una rivista con aria trasognata. Alza lo sguardo non appena il trambusto esplode nella sua stanza e si rimette in posizione verticale.

     - Chiedo scusa, signorina! - dice il felino, mortificato - Ho tentato di fermarlo, ma non ha voluto sentire ragioni! -

     - Non importa, Weasley! - replica la ragazza agitando piano la mano - Le maniere del signor Knuckles lasciano sempre molto a desiderare! Puoi tornare ai tuoi doveri, grazie! -

     Ancora un po’ risentito, il factotum lascia la stanza in punta di piedi, non prima di aver fatto un leggero inchino. Rimasta da sola con il guardiano, Rouge comincia a giocherellare con lui come suo solito.

     - Allora, Knucky! A che cosa devo questa irruzione frenetica nelle mie stanze? -

     - Non cominciare a fare la finta tonta come da copione! - sbraita di rimando lui - Ti avverto che questa è l’ultima volta che sono indulgente con te! Tenta un’altra volta di depredare la mia isola e ti giuro che… -

     - Frena, frena, fermo, aspetta! Quando, come e cosa avrei tentato di fare? -

     - Quello che cerchi di fare sempre! Non userò ancora il guanto di velluto con te se gironzolerai ancora attorno ad Angel Island -

     - Per tua norma e informazione sono secoli che non ho in testa la tua stupida isola galleggiante! Se vuoi cercare un pretesto per venire a trovarmi, inventati qualcosa di meglio! -

     - Venire a trovarti? Di cosa diamine blateri? Mi vuoi far credere che non hai mandato tu Nack the weasel e i suoi cialtroni di fiducia su Angel Island? -

     - Nack the weasel lo conosco a malapena! E se proprio avessi voluto andare a caccia di smeraldi giganti mi sarei mossa di persona, come faccio sempre! -

     In effetti, Knuckles non ricordava una sola occasione in cui Rouge avesse mandato qualcun altro a fare le sue veci di ladra. E quanto aveva detto riguardo a Nack non era tanto inverosimile, dato che la donnola non era esattamente il tipo da avere una ragazza come suo boss. Se poi ci aggiungeva che non aveva fatto menzione dei minerali che i delinquenti stavano rubando, ma solo del Master Emerald…

     - Comunque questo non prova un bel niente! - continua l’echidna, allentando un po’ la presa ma deciso a non ammettere un suo potenziale sbaglio.

     - Prova solo il fatto che sei un’irrecuperabile testa di rapa! - sbotta Rouge accalorandosi - Ogni volta che c’è qualcosa che non va sul tuo pezzo di terra volante vieni sempre a dare la colpa a me! Sei un bambino capriccioso che vuole scaricare la rabbia per forza su qualcuno! -

     - Se tu non fossi così attaccata al denaro non saresti sempre il mio primo pensiero quando qualcuno tenta di fare il colpo grosso su Angel Island! Si può sapere perché sei così morbosamente avida? -

     Rouge gli sorride di rimando con fare malizioso.

     - Non lo sai che alle ragazze piacciono le cose costose? -

     Nella stanza esplode senza preavviso un allegro motivetto dance a base di pianoforte, ritmato e in qualche modo cantilenante. Delle trombe invisibili innalzano i toni della musica, introducendo con il loro suono la parte cantata che di lì a poco sarebbe arrivata. Nella frazione di secondo in cui Knuckles chiude gli occhi e li riapre, la ragazza pipistrello si ritrova con un lungo abito da sera sgargiante, rosa, svolazzante e privo di spalline, una collana di diamanti luminosa e dei guanti in tinta unita al vestito. Alle sue spalle c’è una piccola scalinata scarlatta davanti ad una scenografia rossa brillante. Knuckles è improvvisamente colto dalla voglia di fuggire a gambe levate, mentre Rouge da fiato alla sua ugola.


     “Some boys kiss me, some boys hug me
     I think they’re ok
     if they don’t give me proper credit
     I just walk away”

     Alcuni ballerini in giacca e cilindro spuntano come funghi, reggendo tra le mani dei grandi cuori rossi di cartone e agitandoli alle spalle di una divertita Rouge. La ragazza si passa un dito tra le labbra con sguardo malizioso e continua la sua canzone ritmata.

     “They can beg and they can plead
     but they can’t see the light, that’s right
     ‘cause the boy with the cold hard cash
     is always Mister Right”

     Sfregando i polpastrelli tra di loro in un equivocabile gesto indicante il denaro, si fa prendere ai fianchi da due damerini e sollevare in aria come una diva dei musical, per poi ritoccare terra con delicatezza ed eseguire piroette e volteggi, ondeggiando la gonna rosa.

     “Some boys romance, some boys slow dance
     that’s all right with me
     if they can’t raise my interest then I have to let them be”

     Rouge risale la breve scaletta e si piazza pretenziosa sulla pedana. I damerini si mettono in fila e quando la ragazza scende e passa loro accanto la ricoprono di regali costosi ad ogni suo passo. Da una vaporosa pelliccia bianca, a dei bracciali di diamanti, ad anelli d’oro. Rouge accarezza delicatamente il pelo del suo soprabito e ammira nel contempo lo splendore dei suoi gioielli.

     “Some boys try and some boys lie
     but I don’t let them play, no way
     only boys that save their pennies
     make my rainy days”

     Una pioggia di banconote cade a profusione dal soffitto e Rouge danza nel vortice di denaro, ondeggiando lentamente le spalle in un passo di danza armonioso. Mentre i soldi continuano a diluviare su di lei, i ballerini si mettono di nuovo in fila e la ragazza li accarezza con una mano uno dopo l’altro, e in successione aprono le loro giacche mostrando una serie di splendenti orecchini appesi al tessuto.

     “Cause we are living in a material world
     and I am a material girl
     you know that we are living in a material world
     and I am a material girl”

     I damerini fanno un allegro girotondo attorno a Rouge, la diva e star dello spettacolo, facendo tintinnare le paia di orecchini che tenevano in serbo per lei. La ragazza alza le mani al cielo ed emette un ultimo lungo acuto prima che la musica dance cessi di colpo e gli effetti scintillanti scompaiano rapidamente in successione così come, sfortunatamente per lei, anche tutti i costosi doni ricevuti dal suo corpo di ballo.

     Il pipistrello si guarda intorno, incredula su quello che è appena accaduto, tastandosi i polsi e il collo come per cercare di riavere i gioielli che poco prima sfoggiava con orgoglio. Il suo sguardo incrocia quello di Knuckles, il quale non avrebbe saputo esprimere meglio il suo sbigottimento se non con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.

     - Ok, questo fa decisamente paura! - commenta lui.


     - Spero che Tails non faccia saltare tutto in aria! - mormora Amy preoccupata mentre passeggia sul vialetto di casa Prower.

     Sonic sogghigna e le dà una pacca giocosa sulla schiena.

     - Tranquilla! Il massimo che può accadere è che tiri fuori il banjo e si scateni in una quadriglia! -

     - Molto spiritoso, tesoro! - replica la riccia rosa dandogli corda.

     I due si erano concessi una breve passeggiata nell’attesa che Tails studiasse il modo più rapido per capire la causa dell’epidemia musicale. La proposta era stata naturalmente avanzata da Amy, ansiosa di trascorrere un po’ di tempo con il suo compagno prima che sfuggisse ancora alla sua portata. Sonic, dal canto suo, aveva tentato in tutti i modi di mostrarsi entusiasta, cercando di soprassedere sul fatto che avrebbero dovuto spostarsi alla velocità di una tartaruga.

     - In ogni caso - continua lei prendendo per le spalle Sonic e fissandolo con bramosia - Quando avremo trovato la soluzione a tutto questo stai pur certo che non sistemeremo le cose finché non mi avrai dedicato una canzone! -

     Sonic comincia a sudare freddo, rendendosi conto che c’è il rischio di ridicolizzarsi senza poter far nulla per controllarsi. Si gratta l’orecchio con falsa noncuranza e ride nervosamente.

     - Che bisogno c’è di una canzone, Amy? Potrebbe venire fuori una cosa talmente noiosa da far crollare anche le pareti! -

     - Una serenata non è noiosa! - replica la riccia offesa - E poi me lo devi! Se per vederti devo aspettare sempre che finisci le tue corse in giro per il mondo, almeno al tuo ritorno mi farebbe piacere ricevere qualcosa di romantico! -

     - Ehm… pensavo fossimo d’accordo su questo punto! Tu hai accettato il mio modo di vivere e io ho accettato la tua… ehm… scarsa delicatezza! -

     - Vuoi insinuare che sono rozza? - gli ringhia contro la ragazza con una mezza intenzione di mettere mano al martello.

     - Ehm… noooooo! Ma cosa hai capito! -

     Sonic non sa davvero che pesci prendere e comincia a sentire già i dolori da martellata anticipati.

     - Volevo solo dire che… ehm… la pazienza non è tra le tue virtù! -

     La risposta sembra soddisfare Amy, dato che il suo istinto battagliero si placa per lasciare spazio ad un’espressione imbronciata.

     - Non è colpa mia! Divento nervosa quando non sei con me! Se riuscissi a stare fermo per più di cinque minuti, forse… -

     - Impossibile! Sono fatto così e così mi piace essere! -

     Era inevitabile a quel punto che un altro brano prendesse vita grazie ad un’orchestra di accompagnamento invisibile. Un ritmo di chitarra inframmezzato in stile country riempie l’aria con rapidità sconcertante. Sonic sa di essere il diretto interessato quando perde ogni abilità motoria e si lascia trasportare dalle note. La sua testa china sfoggia un cappello da cowboy marroncino, abbinato alla sua camicia a quadrettoni annodata in vita, ai jeans e agli stivali con la punta rinforzata e gli speroni.


     “Don’t tell me to stop
     tell the rain not to drop
     tell the wind not to blow
     ‘cause you said so”

     Il riccio blu si trova su di una strada asfaltata dispersa nel deserto. Cammina lentamente con lo sguardo basso e le mani nelle tasche, dando colpi rapidi di ginocchio ad ogni interruzione della chitarra.

     “Tell the sun not to shine
     not to get up this time, no, no
     let it fall by the way
     but don’t leave me where I lay down”

     La sua lenta marcia non si interrompe neanche quando un camion che sfreccia velocemente sulla strada gli passa ad un centimetro di distanza, alzando una folata di vento che gli fa volare via il cappello.

     “Tell the leaves not to turn
     but don’t ever tell me I’ll learn, no, no
     take the black off a crow
     but don’t tell me I have to go”

     Sonic si inginocchia sul manto sabbioso del deserto mentre un forte vento gli scompiglia gli aculei. Prende una manciata di sabbia e terriccio e, alzando le braccia, la lascia cadere come una pioggia sulla sua faccia e sulla sua camicia.

     “Tell the bed not to lay
     like the open mouth of a grave, yeah
     not to stare up at me
     like a calf down on its knees”

     Un piccolo gruppo di cowboy appare alle spalle di Sonic. Facendo schioccare le loro fruste, sgambettano a tempo con la musica esibendosi in una semplice coreografia di gambe e piedi. Anche il riccio blu vi partecipa, tenendosi la cintura a forma di aquila con le mani, ammantato nella sua giacca di pelle appena apparsa a coprire la camicia.

     “Don’t you ever tell me love isn’t true
     it’s just something that we do
     tell me everything I’m not but
     don’t ever tell me to stop”

     Dal centro del gruppo di ballerini spunta un massiccio toro meccanico. Sonic ci salta sopra con un agile balzo e lo cavalca tenendolo per le corna. I suoi movimenti flessuosi ma potenti non riescono a fargli perdere l’equilibrio neanche una volta.

     “Please don’t
     please don’t
     please don’t tell me to stop
     don’t you ever
     don’t you ever
     don’t ever tell me to stop”

    Il brusco arresto della musica prende alla sprovvista Sonic, tanto che si ritrova a cadere comicamente quando il toro sparisce in una nuvola di fumo. Lo scenario desertico si dissolve come al solito, tornando ad essere il familiare vialetto della casa di Tails.

     - Non stavi niente male con quel completino, tesoro! - lo schernisce Amy con un sorriso beffardo.

     Il riccio blu si rimette in piedi e si batte le mani sui calzoncini impolverati.

     - Tutto sommato era una bella canzone, dai! - replica Sonic, grato per non essersi esibito in qualcosa che avesse fatto perdere la staffe ad Amy.

     - Anche se il messaggio mi sembrava fin troppo una paternale! Tu non vuoi che ti dica di fermarti, ma come posso riuscirci quando sento la tua mancanza e ti vorrei accanto? -

     - Bé, forse dovresti imparare a… ehm… mollare un po’ l’osso! -

     - Mollare un po’ l’osso? -

     Il modo in cui Amy ha ripetuto quelle parole fa scorrere un brivido freddo lungo la schiena di Sonic. La sua scarsa capacità di trovare le parole giuste aveva colpito di nuovo nel punto sbagliato. La ragazza si pianta di fronte a Sonic, con le braccia ai fianchi e un’aria tra le più combattive del suo repertorio. Curioso come il riccio blu tema più le reazioni di lei che affrontare un intero esercito di robot armati fino ai denti.

     - Stammi bene a sentire, signor Sonic! Ho passato troppo tempo a cercare di conquistarti per poterti poi lasciare andare così facilmente! Per quanto tu possa girovagare per il mondo e sfuggirmi dalle braccia, ora che so che anche tu provi qualcosa per me, riuscirò sempre a riprenderti! -

     Delle percussioni elettroniche e un ritmo incalzante di batteria esplodono all’improvviso nelle orecchie di Amy. Dovrebbe essere disorientata da tutto quello, ma non lo è. Se era vero che l’epidemia musicale metteva su spartito ogni suo pensiero, sapeva che avrebbe cantato qualcosa che avrebbe mostrato a Sonic tutta la sua determinazione a mantenere vivo il loro rapporto. La voce di un coro le giunge chiara e forte alle sue spalle.


     “Say you won't leave me no more
     I'll take you back again
     No more excuses no, no
     'Cause I've heard them all before
     A hundred times or more”

     Amy balla in maniera scatenata, lasciandosi trascinare dalla musica. Indossa un abbigliamento decisamente succinto per i suoi standard, cioè dei pantaloncini bianco panna e un top azzurro ricoperto di brillantini che la fanno sembrare una stella luccicante.

     “I'll forgive and forget
     If you say you'll never go
     'Cause its true what they say
     It's better the devil you know”

     La voce della riccia rosa è forte e squillante, la sua determinazione e la sua fierezza lo sono altrettanto. Alle sue spalle si innalzano colonne di fuoco incandescenti. Le fiamme sembrano danzare al ritmo della sua canzone e si increspano come acqua quando Amy muove le mani con grazia.

     “I'll be here every day
     Waiting for your love to show
     Yes it's true what they say
     It's better the devil you know”

     Il fuoco si trasforma in una serie di alti e imponenti specchi. La loro cornice possiede un velo di colore blu intenso che si increspa ad ogni alito di vento, come ad invitare Amy a tuffarsi senza esitare nel vetro. Il riflesso di Amy le sorride con fare malizioso. I suoi occhi emanano una luce combattiva. Il coro abbassa il tono della canzone, portandola verso il termine. Uno dei veli avvolge completamente Amy, nascondendola alla vista.

     Una nuova canzone rimbomba nell’aria, introdotta da una serie di suoni acuti e ascendenti. Lo scenario di prima si è trasformato in un palco nero e lucido. Amy è chinata con il capo sullo schienale di una sedia. I suoi capelli sono diventati all’improvviso neri come l’inchiostro e il suo abbigliamento si è trasformato in un bustino scuro, completo di calze a rete e lunghi guanti di seta.


     “I see you on the street and you walk on by
     You make me wanna hang my head down and cry
     If you gave me half a chance you'd see
     My desire burning inside of me
     But you choose to look the other way”

     Il suo sguardo è posato su uno sconcertato Sonic, mentre si alza dalla sedia, posa i suoi tacchi sul palco e comincia a muoversi delicatamente ad ogni nota che viene suonata. Sullo sfondo dai tendaggi blu elettrico si scorgono delle piccole cabine in cui tanti ammiratori guardano con aria rapita l’esibizione di Amy.

     “I think that you're afraid to look in my eyes
     You look a little sad boy, I wonder why
     I follow you around but you can't see
     You're too wrapped up in yourself to notice
     So you choose to look the other way
     Well, I've got something to say”

     Amy mima con la mano una pistola che fa fuoco in direzione di Sonic. La canzone è inequivocabilmente rivolta a lui, sebbene gli ammiratori sul fondo del palco acclamano la stella dello spettacolo con applausi e fischi maliziosi.

     “Don't try to run I can keep up with you
     Nothing can stop me from trying, you've got to
     Open your heart to me, baby
     I hold the lock and you hold the key
     Open your heart to me, darlin'
     I'll give you love if you, you turn the key”

     Spalle, braccia, mani, gambe, ogni parte del corpo di Amy si fa trascinare dalla musica, sfruttando il ritmo per esibirsi in una danza sensuale. La sua voce raggiunge picchi di elevata intensità che mai Sonic avrebbe immaginato possibile. Se non fosse stato consapevole della natura quasi magica di ciò che stava succedendo, forse si sarebbe lasciato andare al richiamo della ragazza.

     Amy si riscuote in fretta dall’inspiegabile fenomeno, proprio nel momento in cui lo scenario si dissolve sotto i suoi occhi sbalorditi, tornando ad essere semplicemente il vialetto di casa Prower. Anche se non si è sentita per niente a suo agio in quelle vesti provocanti, Amy tenta di mostrarsi comunque sicura di sé e altezzosa, in modo da non far ignorare a Sonic il messaggio di quelle canzoni.

     - Le cose si stanno mettendo male! - commenta il riccio blu, palesemente terrorizzato - Le canzoni stanno aumentando sempre di più! Cos’altro dobbiamo aspettarci adesso? -

     Come in risposta alla sua spaventata domanda, un coro di trombe prorompe dall’interno della casa di Tails. Una voce maschile altisonante ripete alcune parole a ripetizione. Dalla porta d’ingresso, Tails, Cream e Sydia spuntano all’improvviso, marciando in fila indiana a tempo con il ritmo. Il loro abbigliamento verde mimetico li fa sembrare dei cadetti di un’accademia militare che si muovono ordinatamente agli ordini del loro superiore… in questo caso, la musica.


     “Desperately seeking someone willing to travel
     You're lost in conversation and useless at Scrabble
     Happiness will never last
     Darkness comes to kick your ass”

     I cinque involontari attori si ritrovano in uno spazio ampio e sgombro, con delle luci sfavillanti che proiettano infuocati bagliori tutto intorno a loro. Sonic è a capo dell’esercito di ballerini, con indosso un completo di giacca e pantaloni bianchi gessati, con tanto di camicia viola. Impugna un bastone con il quale si esibisce in complicate movenze di danza.

     “We're sold on vanity but that's so see through (see through)
     Take your body to the floor, your disco needs you
     From Soho to Singapore, from the mainland to the shore”

     Ad intonare la seconda strofa è Tails. La sua divisa è variopinta e sgargiante negli incroci di sfumature di rosso e di blu. Sulla testa porta un cappello lungo e di forma cilindrica con una nappa dorata appesa di lato. L’imbracatura che ha intorno al corpo serve a reggere un piccolo tamburo, le cui bacchette non sembrano tanto servire a suonarlo quanto a fungere da bastoni in stile majorette.

     “So lets dance through all our fears
     War is over for a bit, the whole world should be moving to your heart
     You're a lonely heart
     Your disco, your disco, your disco needs you!”

     Le stelle dello spettacolo si posizionano l’uno dietro all’altro, in ordine di altezza. Con movimenti lenti e meccanici sollevano le braccia, tenendo ancora in pugno le bacchette, in modo da formare una figura di arti multipli nell’aria. Il coro di voci è perfettamente sincronizzato e cristallino, i toni si alzano sempre di più fino al gran finale e all’ultima nota.

     Quando la strana magia è scomparsa, i cinque ragazzi si guardano negli occhi, completamente esausti e spaesati.

     - Va bene! - sbotta Sonic - Chi di voi ha pensato che la discoteca aveva bisogno di noi? -

     - Signore e signori, bambini e marmocchi, ragazze e ragazzi, so cosa state pensando! Cosa mai starà succedendo nel nostro pianetino piccino piccino? Chi è il responsabile della dilagante epidemia musicale che ci fa schioppettare le scarpette da tip tap sulla pista da ballo? Nient’altro che moi, il genio del ghigno e dell’estro, della burla il maestro, attuale boss dei Ring Leaders, l’inossidabile, imperturbabile, indissolubile, eccetera eccetera, monsieur Trick! -

     La iena ridens parla apparentemente da sola nella sala principale, ora deserta, del suo palazzo. Assieme ai suoi inseparabili cilindro e bastone, volteggia da un lato all’altro della stanza come su di un palcoscenico in cui lui è l’attrazione principale. Terminata un’ultima piroetta, si lancia con eleganza su di una poltrona rossa foderata di chintz e vi sprofonda comodamente.

     - Tutta Mobius ride e canta insieme a me, ora che ogni piccoletto, dal più pacchiano al più elegante, dal più peloso al più calvo, dal più cupo al più splendente, ha stampata sul visetto una bella faccia felice! Benvenuti a Mobius, il mio negozio di caramelle! -


     “Tarzan and Jane were swingin' on a vine
     Candyman, candyman
     Sippin' from a bottle of vodka double wine
     Sweet, sugar, candyman”

     La iena è protagonista di una scenetta molto particolare, di cui non è per niente sorpreso. Si trova al bancone di un bar, in abbigliamento da marinaio, con tanto di cappellino circolare bianco. Lui fornisce con la sua voce solo i bassi, ma la maggior parte dell’allegra melodia jazz è fornita dalle tre coriste sullo sfondo.

     “I met him out for dinner on a Friday night
     He really got me working up an appetite
     He had tattoos up and down his arm
     There's nothing more dangerous than a boy with charm
     He's a one stop shop, makes my panties drop
     He's a sweet talkin' sugar-coated candyman
     A sweet talkin' sugar-coated candyman”

     Mentre Mr. Trick sorseggia con una cannuccia un frappé con ciliegina, delle avvenenti fanciulle bionde si siedono accanto e lui e cominciano a giocare maliziosamente con i suoi capelli. In tutta risposta, felice come una pasqua, salta agilmente sul bancone e comincia a lanciare caramelle a destra e a manca.

     “He took me to the Spider Club on Hollywood & Vine
     We drank champagne and we danced all night
     We shook the paparazzi for a big surprise
     We dance through the night, who needs tomorrow tonight?
     He's a one stop shop, makes my cherry pop
     He's a sweet talkin' sugar-coated candyman
     A sweet talkin sugar-coated candyman”

     Le coriste continuano ad elogiare la dolcezza del protagonista della coreografia, mentre il diretto interessato esibisce i suoi muscoli flettendo le braccia, come un perfetto marinaio che si rispetti. Una delle ragazze gli lancia un barattolo di spinaci, dal quale, una volta aperto, spuntano dei serpenti di gomma. La coreografia termina in uno schiocco di dita, lasciando tempo a Mr. Trick per saltare in avanti sul bancone e finire lungo e sdraiato con un pugno a reggere la testa e un sorriso smagliante. Per lui c’è solo una parola che può riassumere tutto quello…

     - BADABUM! -

FINE PRIMO ATTO

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Colonna sonora:
- “Billie Jean” di Michael Jackson - Thriller (1982)
- “Express Yourself” di Madonna - Like A Prayer (1989)
- “Beat It” di Michael Jackson - Thriller (1982)
- “La Isla Bonita” di Madonna - True Blue (1986)
- “California Gurls” di Katy Perry & Snoop Dogg - Teenage Dream (2010)
- “Gypsy” di Shakira - She Wolf (2009)
- “Like A Prayer” di Madonna - Like A Prayer (1989)
- “Back In Black” di ACDC - Back In Black (1980), Cover di Shakira (2003)
- “Material Girl” di Madonna - Like A Virgin (1984)
- “Don’t Tell Me” di Madonna - Music (2000)
- “Better The Devil You Know” di Kylie Minogue - Rhythm Of Love (1990), Live (2006)
- “Open Your Heart” di Madonna - True Blue (1986)
- “Your Disco Needs You” di Kylie Minogue - Light Years (2000)
- “Candyman” di Christina Aguilera - Back To Basics (2006)

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Capitolo 16
*** Full Speed Ahead #16 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #16

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#16

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Consideriamo la parola amore con la definizione di sentimento intenso e totalizzante rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o verso un concetto o un ideale. Racchiudere in queste poche parole il significato di un qualcosa che ci distingue e ci identifica così tanto nella vastità di questo mondo è a dir poco riduttivo. Esistono così tante sfaccettature, tanti modi in cui il sentimento si può manifestare che l’assurda pretesa di quantificarlo e incanalarlo nella parola scritta fallisce già in partenza. Possiamo amare la famiglia, gli amici, la vita, l’anima gemella ed è proprio la facoltà di farlo che ci rende immuni dall’essere semplici mucchi di ossa e muscoli che calpestano la terra vagando in solitudine. Possediamo nel petto una scintilla, una semplice e innocua scintilla che in determinati momenti della nostra esistenza può divampare e dare vita ad un incendio fatto di dolci e calde fiamme. Il buio ha tentato di oscurare questa luce, di soffocare tutte le nostre scintille, ma quella che si è estinta per permettere alle altre di continuare a bruciare, è stata l’unica a brillare più vivida di tutte nel momento del bisogno... anche se il petto in cui splendeva apparteneva ad una creatura macchiata di tenebra. In definitiva, è davvero il passato che hai alle spalle a condizionare l’amore che puoi provare?”
                                                   
    Dagli scritti dello Storico

LIBRO DIAMANTE

a.k.a.

Conflitti d'amore

     Non c’è perdono per i corrotti. L’eco di queste parole perentorie si insinuò con prepotenza nel suo inconscio, perforandone le pareti e riempiendole di una gelida e rassegnata consapevolezza. Voleva liberarsi del suono opprimente di quell’affermazione, scappare dal senso di disagio misto a vergogna che essa gli provocava. Correva a più non posso nel buio, tentando di frapporre quanto più terreno possibile tra di lui e quella voce cavernosa. Per quanto si sforzasse però, l’eco del suo turbamento riusciva comunque a raggiungerlo, affermandosi con tono imperioso come se non si fosse mai allontanato. La vittima tentò di attenuare il rimbombo tappandosi le orecchie, ma la voce filtrava come acqua attraverso le sue dita, facendosi strada nei suoi padiglioni auricolari fino a raggiungere la parte più conscia e sensibile del suo cervello. Era intorno a lui, in ogni particella d’aria che lo circondava, avvolgendolo con i sinuosi tentacoli delle sue vibrazioni, non lasciandogli alcuna via di scampo. Tutto quello di cui aveva bisogno era di silenzio, un solo secondo di tranquillità per poter distogliere la mente da quel terrificante frastuono e razionalizzare la realtà circostante, ma il rumore si faceva sempre più intenso. Rimbalzava nel suo cranio, martellava i suoi timpani ed era vicino a condurlo sull’orlo delle lacrime.

     Sarebbe morto di lì a poco se non avesse realizzato che l’unico modo per contrastare il “non c’è perdono per i corrotti” era produrre ancora più rumore, quel tanto che bastava a sovrastare l’eco che gli stava infiammando i nervi. Il suo petto si dilatò nel contempo in cui raccolse tutta l’aria presente nei polmoni, i suoi occhi si serrarono ermeticamente e un urlo di frustrazione serpeggiò nel suo ventre fino a prorompere con forza inaudita dalle sue labbra. Le due onde distorte si fusero in una sola, producendo un sibilo talmente acuto da fargli scoppiare le tempie. Si accasciò al suolo, tenendosi la testa tra le mani, desiderando che tutto quel dolore cessasse all’istante. Proprio nel momento in cui le prime lacrime di disperazione colarono sulle sue guance, il raggelante boato smorzò la sua intensità e andò pian piano scemando fino a diventare un sottile e quasi impercettibile sibilo. Che il perdono al suo animo corrotto fosse stato concesso? Non avrebbe più dovuto convivere con macchie e rimorsi?

     Si rimise cautamente in piedi, gli occhi ancora gonfi e umidi. Si sentiva come al centro della luce di un riflettore, perché tutto intorno a lui c’era il buio impenetrabile e la visibilità massima si restringeva nella stretta area che lo circondava. Le sue mani tremanti, sebbene coperte dalla stoffa dei guanti, sentivano un freddo penetrante fin dentro le ossa e qualcosa gli diceva che presto anche le gambe avrebbero ceduto sotto il peso del bacino. Aveva la sensazione di non essere più padrone del suo corpo, come se ne fosse estraneo e ci fosse stato inserito dentro a forza, poiché non si sentiva più in grado di controllare anche la più semplice funzione motoria. Le sue orecchie, d’altronde, erano ritte e recettive, ansiose di recepire un qualunque suono utile a capire cosa stava accadendo. Gli sembrava che una flebile voce femminile lo stesse chiamando da lontano, ma non avrebbe potuto giurarlo. Quello che udì un attimo dopo fu sufficiente, invece, a fargli saltare il cuore in gola. Sobbalzò per lo spavento quando un roboante crack esplose senza preavviso sulla verticale della sua testa. Acuminate schegge di legno piovvero su di lui, conficcandosi con precisione nelle braccia, ma senza causare dolore. Fu costretto ad alzare lo sguardo e l’immagine di una massiccia trave in dirittura di collisione con il suo cranio si stampò con prepotenza sulla retina degli occhi. Gli rimase il lasso di tempo sufficiente ad un breve urlo, prima dell’impatto e prima che si svegliasse di soprassalto, ricoperto di sudori freddi.

     Lo scenario buio e inquietante si dissolse all’istante, risucchiato nella dimensione del sogno, lasciando solo uno spaventato armadillo rosso a fare i conti con le agghiaccianti visioni che affollavano la sua mente. Tentò di afferrare con la memoria le immagini sfuggenti, ma esse sgusciarono fuori dalla sua portata permettendo ad una sola di queste di rimanere vivida e nitida.

     Non c’è perdono per i corrotti. Sempre e solo la stessa frase, il cui significato e la cui origine non aveva da domandarsi. Aveva ormai fatto il callo alle notti turbolenti e ai sonni popolati da accuse urlate a squarciagola nelle tenebre. Se la sua innata forza fisica fosse servita anche a tornare indietro nel tempo per riparare gli errori passati… bé, probabilmente sarebbe stato l’armadillo più sereno del pianeta. Non valeva nemmeno la pena continuare ad agitarsi ormai, si disse Mighty tra sé e sé. Era solo l’ennesimo incubo di un ennesimo riposo tormentato che aveva imparato a trattare con rassegnato disinteresse. Si stropicciò gli occhi incrostati innumerevoli volte e tentò di mettere a fuoco i particolari dell’ombrosa e polverosa cantina in cui si trovava. La branda sgangherata su cui si era destato non era delle migliori, ma la stanchezza lo aveva fatto crollare di colpo la sera prima. Non aveva avuto modo neanche di formalizzarsi per l’improvvisata sistemazione che gli era stata fornita in quell’umido e caotico solaio. D’altronde gli era andata meglio del previsto, dato che si era presentato alla porta dei suoi sperati ospitanti senza un minimo di preavviso, disperando di poter trovare altro posto per la notte se non il prato bagnato dalla pioggia. Aveva ben poco da lamentarsi in definitiva.

     Scese dalla branda e si stiracchiò i muscoli soffocando un lamento. Cercò a tentoni la sua consunta giacca di felpa grigia, ricordando vagamente di averla poggiata su di una cassa di legno la sera prima. Appena si accorse di averla afferrata e trascinata per la manica destra, si affrettò ad allentare la presa per paura di strapparla. Di norma non avrebbe fatto tutta questa attenzione. Infatti, aveva personalmente strappato le maniche di quella vecchia giacca per avere le braccia più libere di muoversi. Solo recentemente aveva deciso di mettere in pratica le sue maldestre attitudini di cucito per riattaccarle all’abito meglio che poteva. Non voleva certo che gli altri vedessero l’incisione sulla sua spalla, quel simbolo indelebile che tante volte aveva maledetto con tutte le sue forze. Ad una sola occhiata, anche distratta, sarebbero partite le domande, alle quali sarebbe stato troppo difficile e doloroso rispondere. Meglio nascondere in ogni modo la vergogna, da perfetto vigliacco quale si era rivelato essere.

     Indossò e chiuse la giacca, allargando con delicatezza le spalle per paura che la cucitura si sfaldasse. Dopodiché aspettò qualche minuto e scese al piano di sotto, tramite la scala scricchiolante della cantina. Dabbasso si sentiva lo sfrigolare dell’olio, il tintinnio delle posate e le cantilene allegre di Charmy. Un dolce profumo riempiva l’aria, tanto che lo stomaco di Mighty non poté che brontolare sonoramente.

     - Siamo arrivati al capolinea finalmente! - echeggiò la voce gracchiante di Vector - Entrambe eravate a conoscenza del fatto che saremmo arrivati a questo punto! E’ con sordo stupore che avete accolto la notizia! Eppure siete lì, ferme, rassegnate all’inevitabile destino! Sapete che cercare di scappare è inutile? Oppure volete affrontare l’inevitabile a testa alta? -

     Il suo tono era cupo e sostenuto, serio come non lo era mai stato. Pareva quasi che da un momento all’altro sarebbe partito un sottofondo musicale in stile western.

     - Qualunque sia la risposta vi rendete conto che questo è un punto di non ritorno critico, quindi rimane poco da fare! E’ inutile continuare ad indugiare, facciamola finita qui e adesso! -

     Il coccodrillo strinse gli occhi in una specie di occhiata indagatrice e sollevò dal piatto della colazione la frittella e la ciambella con cui stava parlando.

     - In questa città non c’è spazio per tutte e due voi! -

     - Scommetto invece che nel tuo stomaco ci stanno belle larghe! - commentò Espio sollevando lo sguardo rassegnato dal giornale mattutino.

     - Mi hai rotto il ritmo! - sbuffò il coccodrillo.

     - Desolato! La mamma non ti ha insegnato che non si gioca con il cibo? -

     - Forse era troppo occupata ad insegnargli ad essere un rettile musone e squamoso! - intervenne Charmy svolazzando verso il tavolo con il suo piatto di uova strapazzate appena cotte.

     Il coccodrillo ignorò i suoi colleghi con tono altezzoso e gettò tra le fauci affamate l’intera colazione, risparmiandosi la scelta.

     - La mamma non mi ha insegnato niente del genere… a parte come lavarmi tutti i denti nel minor tempo possibile! Avete idea di quanti denti ha un coccodrillo? -

     Espio sorrise debolmente per poi tornare a consultare il giornale, sorseggiando la sua tazza di caffè. Charmy cominciò a mangiare rumorosamente.

     - Come vostro datore di lavoro esigo maggior rispetto d’ora in poi! - disse Vector con tono pomposo.

     - Hai tutto il mio rispetto, Vec, se riesci a mangiare quella roba senza sentirti male! - esclamò Mighty scendendo lentamente dalle scale e sprofondando nella prima sedia che gli capitò a tiro.

     - Si è svegliato l’addordillo armadentato… ehm, l’armadillo addormentato! - cantilenò Charmy.

     - Per fortuna abbiamo al tavolo qualcun altro che apprezza un certo tipo di colazione! - disse Espio in un suo personale saluto.

     - Nella mia alimentazione mattutina ci sono solo due regole: rispetta la frittella! Addomestica la ciambella! - dichiarò Vector suscitando l’espressione interrogativa di tutti i presenti.

     - Grande e grosso com’è si diverte con poco! - mugugnò Charmy con la bocca piena di uova - E poi il bambino sono io qui! -

     Dopo qualche minuto, Espio posò il giornale sul tavolo e decise di spostare il suo interesse sull’armadillo rosso seduto alla sua destra. Tentava di studiare a fondo il suo sguardo enigmatico, senza però dare a vedere che lo stava fissando. Mighty sembrava fin troppo intento a rimuginare in silenzio sui suoi pensieri per accorgersene.

     - Ehi, Mighty-Man! - esordì Vector scuotendolo dal torpore - Se vuoi buttare qualcosa nello stomaco la dispensa è a tua disposizione! -

     - O almeno quello che c’è rimasto! - gli fece eco la voce acuta dell’ape.

     - Magari più tardi! - fu l’evasiva risposta.

     Il carattere sospettoso di Espio, ben lungi dall’essere tenuto a bada da quell’atteggiamento distaccato, si era acuito sin da quando la sera prima l’armadillo si era presentato alla porta dell’ufficio, stanco e fradicio di pioggia. Non avevano esitato ad offrirgli ospitalità, senza neanche chiedere informazioni su quella improvvisata fuori luogo, ma non potevano sopprimere la curiosità di sapere cosa avesse combinato il loro ospite in tutto il tempo in cui non si erano più visti. Mighty era stato restio a parlarne, spacciando la sua stanchezza e la voglia di andare a dormire come affrettate scuse.

     - Allora! - intervenne Espio con tono casuale ma con la volontà di essere schietto il più possibile - Cosa ti ha portato qui da noi ieri sera? -

     - E già! - continuò Vector sinceramente curioso - E’ un secolo che non ci si vede! Da quando abbiamo fatto baldoria insieme a Knuckles su quell’isola!(1) Non vorrei sembrare tua nonna ma… non scrivi, non telefoni! Sei sparito nel nulla, bello! -

     - Ho avuto parecchie cose di cui occuparmi! -

     - Che genere di cose? -

     La conversazione non stava prendendo esattamente la piega che l’armadillo voleva. Doveva cercare un modo rapido per deviare il flusso delle domande verso un argomento meno rischioso. Le parole uscirono dalla sua bocca senza un attimo di esitazione. Ci aveva riflettuto abbastanza prima di addormentarsi la sera prima e, anche se non aveva del tutto deciso, era il momento opportuno per sventolare bandiera bianca.

     - Non ha importanza adesso! Sono venuto qui per chiedervi se la proposta di entrare a far parte dell’agenzia è ancora valida! -

     Come da copione, la reazione non poté che essere sbalordita, anche se non esageratamente. Dopotutto era stato Vector stesso, al termine delle peripezie sull’isola sottomarina, a chiedere a tutti i suoi compagni di avventura di entrare a far parte della sua agenzia di detective. Il rifiuto di Knuckles e Mighty era stato istintivo, quasi come se fosse stata fatta loro una proposta indecente, e palesemente senza possibilità di ripensamento. Mentre per l’echidna il motivo di una simile risposta era chiaramente da ricercarsi nei suoi doveri di guardiano, l’armadillo non aveva fornito spiegazioni plausibili, limitandosi a replicare evasivamente. Per cui non fu una stranezza lo stupore dei Chaotix di fronte ad un’adesione così tardiva e misteriosa.

     - Ti ci è voluto tutto questo tempo per dirci di sì? - commentò Vector bonario - Certo che te la prendi comoda quanto si tratta di decidere! Ricordami di non chiedere mai il tuo parere sull’ammorbidente da usare! -

     - Non essere ridicolo! - lo rimproverò Espio - Sicuramente qualcosa per cui non ha potuto accettare prima è cambiato! -

     - All’incirca è così! - acconsentì Mighty sempre più esitante - Non ho più gli stessi… doveri a cui dovevo far fronte prima! Ho pensato che fosse una buona idea fermarmi per un po’ da qualche parte, avere un lavoro, dare una mano… cose così insomma! -

     I detective si resero conto infine che sarebbe stato impossibile ricavare informazioni più precise dall’armadillo, quindi decisero di accontentarsi per il momento. D’altronde non avevano nulla da perderci nell’accettare l’aiuto di un nuovo collega.

     - Quand’è così sei il benvenuto nella truppa, compare! - esclamò il coccodrillo dandogli una pacca sulla spalla - Due zampe e una testa in più fanno sempre comodo da queste parti! -

     - Dato che in quanto a cervello siamo messi piuttosto male! - completò Espio ironico.

     - Abbiamo un altro collega! Abbiamo un altro collega! - cantilenò Charmy festoso.

     L’allegria dei compagni però non fu sufficiente a far esprimere a Mighty una contentezza equivalente a più di un sorriso piuttosto tirato. Forse lavorare con loro lo avrebbe aiutato a distogliere la mente dalle preoccupazioni che lo attanagliavano, almeno il tempo sufficiente a riprendersi e a ragionare più lucidamente sul da farsi.

     - Avremo modo per festeggiare il nostro nuovo acquisto! - affermò Vector sfregandosi le mani - Ora muoviamo la coda e mettiamoci al lavoro! Charmy, vai a prendere la posta! -

     - Perché devo andarci sempre io? Ti costa tanto fare due passi fuori dalla porta? -

     Il coccodrillo si tuffò sulla sua sedia girevole e appoggiò i piedi sulla scrivania.

     - Il mio compito è di coordinare e dirigere! Io sono la mente e voi le braccia! -

     - Volevi dire i maggiordomi! -

     - Suvvia, quante storie per un servizietto da nulla! -

     - Hai detto la stessa cosa quando mi hai chiesto di lucidarti gli scarponi! Vuoi solo rifilarmi i lavori che non vuoi fare perché sei troppo pigro! Da questo momento sono in sciopero! -

     - Vespaccia malefica! - ruggì Vector incollerito - Quando ti do un compito esigo che sia svolto immediatamente! -

     - Esigi questo! - replicò Charmy facendogli una linguaccia.

     - Ammutinamento! Insurrezione! Rivolta! Qualcuno leghi il disertore all’albero di mezzana! -

     I due presero dunque a rincorrersi per tutto l’ufficio come bambini inciampando maldestramente qua e là.

     - Fanno spesso così? - mormorò Mighty ad Espio.

     - Ogni giorno! Non lo ammetteranno mai, ma si divertono un mondo! -

     Quindi il camaleonte, senza interrompere la disputa in corso, uscì per pochi secondi sul piccolo giardino attiguo a frugare nella cassetta della posta. Tornò con in mano un piccolo pacco quadrato legato con dello spago consumato. Lo poggiò sulla scrivania, attese che le acque si calmassero e poi usò un tagliacarte per aprirlo sotto allo sguardo di tutti. Gli occhi di Vector schizzarono fuori dalle orbite quando ne visionò il contenuto: più di una cinquantina di Rings luccicanti.

     - Per le squame di mia nonna! C’è un piccolo gruzzolo qui dentro! -

     - Chi è che vi manda un pacco pieno di denaro? - domandò Mighty vagamente incuriosito.

     - Non c’è mittente! Però forse… -

     Espio immerse le mani negli anelli tintinnanti e ne estrasse un piccolo apparecchio quadrato simile ad una ricetrasmittente, con tanto di antenna e di quadrante, e un bigliettino ingiallito piegato in quattro. Vector e Charmy erano talmente intenti a rallegrarsi per la piccola fortuna che avevano ricevuto che a stento si accorsero dell’ulteriore contenuto del pacco. Espio, soffocando un lieve senso di irritazione, spiegò il foglio e lesse a voce alta.

      - Ho bisogno di voi per rintracciare alcune piccole pietre sparse per il pianeta! Si tratta di frammenti di un gioiello inestimabile! Il detector inviato in allegato è già stato predisposto per guidarvi nella ricerca! Basta accenderlo e vi comunicherà la posizione del frammento più vicino a voi! Questo è un primo acconto del pagamento per i vostri servigi, a cui seguiranno molti altri! Aiutatemi e verrete ricompensati profumatamente! Firmato: M6! -

     Espio guardò il retro della lettera nella speranza di trovare altre informazioni. Nulla.

     - Che cosa ne pensi? -

     - Che abbiamo un nuovo incarico tra le mani! - rispose Mighty.

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     - Secondo me sbagli a dare troppo peso a questo episodio, Amy! Può darsi che le cose non stiano affatto come hai pensato tu! -

     - Non li hai visti giù alla spiaggia! Si guardavano negli occhi in un modo… come se ci fosse tra di loro una grande intesa! Più di quella che… c’è tra noi due! -

     - Conosci Sonic! Quando si presenta l’opportunità di fare a gara per qualcosa non sta più nella pelle! Penso non abbia mai incontrato qualcuno che possa tenergli testa in velocità a parte Shadow! -

     - Un motivo in più per sentirmi inferiore! E se lui volesse qualcuno che riesca a stare al suo passo? Qualcuno che non debba rallentarlo ogni volta? -

     Amy, Tikal e Cream erano sedute sulla panchina che si affacciava sulla strada accanto alla casa di Tails. La tristezza soffocata della riccia rosa aveva reso necessario l’intervento delle sue due compagne, le quali si erano rese immediatamente disponibili nel tentare di alleviare il disagio che con molta fatica tentava di tenere nascosto.

     - Dovresti parlarne con Sonic! - suggerì Cream con un sorriso - Sono sicura che se vi chiarite, tutto tornerà alla normalità! -

     - Forse! E se poi dovesse dare ragione ai miei dubbi? Ho troppa paura della sua risposta! -

     - Finché non gli parli non saprai mai se hai visto giusto oppure no! - disse saggiamente Tikal - Fatti coraggio! Vedrai che dopo una chiacchierata con lui ti renderai conto di esserti lasciata trasportare dall’immaginazione! -

     - E’ solo che… non posso fare a meno di pensare di essere un peso per lui dopotutto! Se trovasse una ragazza come lui, capace di sostenere i suoi ritmi, di sicuro avrebbe meno problemi di quanti ne ha adesso con me! -

     - Lui non è di certo un vigliacco! Se avesse mai avuto delle remore al riguardo te ne avrebbe di sicuro parlato, e da tempo anche! Non avrebbe mai taciuto facendoti qualche torto a tua insaputa! Certo, si è dovuto un po’ adeguare a te, ma lo ha fatto senza rimorsi! Non ti farebbe mai soffrire per questo, sai quanto è cavaliere! -

     - A me ha sempre detto che la cosa peggiore del mondo è far piangere una ragazza! - affermò Cream con tono ammirato - Non ti farebbe mai qualcosa di male! Neanche tra un milione di anni! -

     I sorrisi ottimisti delle sue amiche non poterono fare a meno di sollevarle il morale. Non era il tipo da rimanere con il broncio troppo a lungo e infatti il suo spirito energico cominciò a fare capolino tra il velo sconsolato che le era calato addosso. Si diede un paio di schiaffi sulle guance, si fregò il braccio sugli occhi pesti e sfoggiò uno dei suoi disarmanti sorrisi.

     - Sì! Credo… che abbiate ragione! Mi armerò di coraggio e gli parlerò sinceramente! Mi fido di lui! Sì, eccome se mi fido! Andrà tutto bene dopo una chiacchierata! -

     Le due ragazze fecero un piccolo applauso per incoraggiare la decisione presa e per congratularsi per un lavoro ben svolto. Come se la conversazione lo avesse richiamato da lontano, Sonic comparve all’improvviso svoltando l’angolo e dirigendosi verso il vialetto dell’abitazione di Tails. Amy lo riconobbe immediatamente, abituata com’era ad adocchiare come un falco qualunque cosa ci fosse di blu nei paraggi.

     - Eccolo! E’ lui! - esclamò, facendosi prendere dal panico - Oh, no! Proprio adesso! Non ho neanche pensato a cosa dirgli! -

     Tikal e Cream intervennero subito.

     - Non hai di che preoccuparti! Stai calma e parlagli a cuore aperto! -

     - Sì, stai tranquilla! Hai detto che andrà tutto bene e così sarà! -

     La riccia rosa respirò a fondo mentre guardava Sonic avvicinarsi a passo lento verso di loro. Notò qualcosa di diverso in lui, realizzando infine che stava camminando. Non lo aveva mai visto camminare per raggiungere una destinazione. Sarebbe stato molto più naturale, oltre che più appropriato alla sua persona, vederlo apparire di colpo sulla porta della casa dopo una veloce corsa supersonica. Invece si muoveva con lentezza, come se stesse rimuginando su qualcosa di molto importante. Questo comportamento inusuale ebbe l’effetto di aumentare l’agitazione di Amy. Capì nel frangente in cui il riccio si stava avvicinando che l’episodio sulla spiaggia doveva averla scossa notevolmente. Di norma il suo carattere battagliero l’avrebbe spinta ad impugnare il martello e a cavare fuori dalla bocca di Sonic la verità. Era sicura che il timore di ricevere una conferma su quello che pensava non le avrebbe permesso di sostenere con fermezza la conversazione.

     - Guarda chi si vede! Le mie tre ragazze preferite! - disse Sonic con il solito tono cordiale ma privo del suo solito sorriso incoraggiante.

     - Ciao, Sonic! - le risposero Cream e Tikal in coro.

     - Ho ricevuto una chiamata da Scheggia! - spiegò lui indicando la ricetrasmittente da polso che faceva capolino dalla tasca dei pantaloni - Ha convocato una riunione straordinaria del nostro vecchio gruppo? -

     - Qualcosa del genere! - replicò l’echidna sbrigativa - C’è anche Knuckles dentro! C’è una faccenda di cui vorremmo parlarti! Noi cominciamo ad entrare e ti aspettiamo! -

     Lanciò un cenno rassicurante in direzione di Amy, quindi prese per mano Cream e si diresse verso l’ingresso della casa. Sonic fece per seguirle, ma la riccia rosa si piazzò sulla sua strada, cercando di mostrarsi determinata. In realtà era tutt’altro che risoluta: il fatto che Sonic non le avesse rivolto un cenno che comunicasse qualcosa di più di un semplice amichevole saluto aveva aumentato il suo senso di paura.

     - Cosa c’è? - chiese lui con un fare che avrebbe potuto sembrare brusco.

     Amy non riusciva a trovare le parole e l’atteggiamento ruvido che incontrava di certo non la aiutava.

     - Ti ho visto… alla spiaggia prima! - fu tutto quello che riuscì a spiccicare.

     Sonic ci mise un po’ a rispondere e lo fece con tono freddo.

     - E allora? -

     - Eri… con qualcuno? -

     - Sì! -

     - Di… Di chi si tratta? -

     - Non ho voglia di parlarne, va bene? -

     Amy non si aspettava una replica così secca e lapidaria. Tentò in tutti i modi di mantenere la calma, ma era più facile a dirsi che a farsi.

     - Voglio… solo sapere con chi… -

     - Ti sei messa forse a spiarmi? - incalzò Sonic punto sul vivo.

     - Cosa? Io… No! Ma come ti viene in mente? -

     - Bene, allora preferirei che non ti immischiassi nel modo in cui passo la giornata! -

     Fu una risposta istantanea, quasi involontaria, ma intrisa di un tono velenoso che non era il suo. Non intendeva veramente parlarle in quel modo, ma le sue labbra si erano mosse ancora prima che il suo cervello avesse dato istruzioni in merito. L’espressione pietrificata che ne risultò in Amy fu abbastanza per indurlo a mormorare un debole “Scusami” prima che la sorpassasse e si dirigesse verso la porta.

     Il senso di colpa per aver trattato Amy con così poco tatto non tardò ad arrivare, mescolandosi alacremente al miscuglio di sentimenti contrastanti che già provava. Non poteva negare che l’incontro-scontro avuto con quella riccia azzurra sulla spiaggia avesse sovvertito l’ordine naturale dei suoi pensieri. Incontrare qualcuno dotato della sua stessa abilità, in grado di produrla naturalmente, era stato stupefacente. Non aveva mai immaginato di poter essere battuto così clamorosamente e quando questa assurdità si era infine verificata, il risultato era ben lungi dall’essere un semplice colpo per il suo orgoglio. La velocità e l’unicità erano i caratteri sui quali aveva sempre improntato la sua vita, i fattori che determinavano il suo essere speciale. Lo confortava sapere che in caso di necessità lui era l’unico su cui si potesse contare, che avrebbe potuto risolvere la situazione nel giro di un nanosecondo. E adesso invece spuntava fuori un secondo essere capace di fare quello che faceva lui. Era egoismo il suo? Non voleva essere privato delle lodi e degli onori che gli erano sempre spettati? Era geloso di chi aveva le potenzialità per diventare il prossimo eroe di Mobius? Era forse un segno il fatto che fosse stato sconfitto sul suo stesso terreno? Non sapeva rispondere a nessuna di queste domande. Sapeva solo che quando Amy aveva rivelato di aver assistito alla scena aveva provato un moto di vergogna. Era piuttosto stupida come cosa, ma non voleva che si sapesse che ci fosse qualcuno più veloce di lui. Era come se gli fosse stato usurpato il nucleo attorno al quale tutta la sua vita aveva sempre ruotato e adesso si trovasse senza un fisso punto di riferimento. Si sentiva confuso e disorientato, covava una rabbia repressa e contenuta che le parole di Amy avevano momentaneamente sfogato. Sapeva che non avrebbe dovuto trattarla così, ma non aveva modo di scusarsi più ampiamente di un mormorio per il momento. Aveva bisogno di tempo per assimilare l’evento e, eventualmente, trovare il modo di gestirlo per il meglio. Nel frattempo, assumere un atteggiamento serio e distaccato, a lui per nulla congeniale, era inevitabile.

     Entrò in casa e attraversò il familiare salotto, diretto verso il laboratorio sul retro. Vi trovò Tails e Knuckles, il primo intento in un febbrile lavoro su di uno strano marchingegno cubico munito di antenna, il secondo con il compito non molto accondiscendente di assistente. Cream e Tikal supervisionavano con curiosità, mentre Cheese svolazzava per la stanza incuriosito dai dispositivi bizzarri. Non poté fare a meno di notare anche un robot quasi del tutto smontato poggiato sul tavolo da lavoro. Dal colore che lo accomunava con l’apparecchio quadrato pensò che quell’automa fosse la sorgente di alcuni dei suoi componenti.

     - Si lavora sodo, eh? - esordì Sonic scherzoso ma con tono piatto.

     - Un concetto che immagino sia estraneo a te! - replicò Knuckles burbero, aspettandosi una solita risposta sarcastica che non arrivò.

     Cream e Tikal guardarono il riccio con fare interrogativo, probabilmente chiedendosi dove fosse Amy. Quest’ultima arrivò poco dopo, camminando a passi pesanti, con le braccia conserte e l’espressione tipica di chi sta per mettersi a piangere. Si piazzò di spalle a tutti quanti e concentrò la sua attenzione su di una lavagna luminosa che Tails utilizzava probabilmente per stilare i suoi progetti. Quando le due ragazze tentarono di avvicinarsi, le respinse con garbo.

     - Allora? Quale disastro si sta per abbattere su di noi questa volta? - domandò il riccio blu quasi annoiato.

     - Cosa ti fa pensare che questo non sia semplicemente un incontro di piacere? - lo rimbeccò Knuckles.

     - La tua presenza, tanto per cominciare! -

     I toni del battibecco non erano neanche lontanamente scherzosi come avveniva di solito, dato che i modi di Sonic erano piuttosto freddi e sbrigativi.

     - Ecco! Dovrei aver terminato! - intervenne Tails asciugandosi la fronte - Speriamo che funzioni come si deve! -

     - C’è qualcuno che si degna di spiegarmi che sta succedendo? -

    Dato che era impossibile contenere oltre l’impazienza del riccio, Tails e Knuckles gli spiegarono per filo e per segno il motivo della sua convocazione. Al termine del racconto, non avrebbe potuto esprimere meglio la sua noia che con un sospiro seccato.

     - Un megalomane come Magorian non poteva che lasciare in giro un’eredità esplosiva! Quindi suppongo che adesso dobbiamo andare a raccattare i pezzi di quello stupido sasso! Bah, tra il recupero dei Chaos Emeralds e di questi frammenti mi sento sempre più solidale nei confronti degli spazzini! -

     L’atteggiamento leggero e scostante di Sonic ebbe come risultato sollevare la perplessità generale. Dacché ricordavano, non aveva mai preso sottogamba una situazione critica. Certo, non si era nemmeno preoccupato eccessivamente, ma non era mai capitato che gestisse la crisi del momento con tanta superficialità.

     - Purtroppo è un po’ più complicato della raccolta dei Chaos Emeralds! Non sappiamo esattamente in quanti pezzi sia andata spezzata la Gemma, senza contare che possono trovarsi in qualunque angolo del pianeta e in qualsiasi luogo! Per di più non so se il sistema che ho escogitato per rintracciarli si rivelerà efficace! -

     - Allora accendi quella vecchia caffettiera e vedi se funziona! - propose Knuckles.

     - Non sarà mica pericoloso? - si domandò Tikal con apprensione.

     - Bè, no… almeno in teoria! -

     - Come sarebbe “in teoria”? -

     - Mi sono limitato ad utilizzare il sistema interno del robot per agganciarmi al satellite di Eggman tramite la parabola sul tetto! In questo modo dovrei poter avere una scansione delle frequenze d’onda delle pietre su scala planetaria e quindi tentare di localizzarle! Però… questa tecnologia non è esattamente compatibile con quella che utilizzo io! Ehm… per quanto ne so potrei anche aver creato un ordigno esplosivo, cosa che… ehm… verificheremo subito! -

     Tails raramente era stato così titubante riguardo ad una sua creazione, cosa che, insieme alla freddezza secca di Sonic e al mutismo di Amy, contribuì ad acuire il senso di disagio calato nella stanza, alleviato solo dalle agili e festose piroette di Cheese. Al volpino fu sufficiente attaccare due spinotti, attivare un interruttore e aspettare che il concerto di fischi, ronzii e fruscii proveniente dalla macchina cessasse per allargare un sorriso di compiacimento.

     - Ho stabilito una connessione! Speriamo che duri abbastanza adesso! -

     Muovendosi rapidamente, Tails inserì l’estremità di un cavo nella sua ricetrasmittente da polso e l’altro capo alla base dell’apparecchio di intercettazione. Armeggiò febbrilmente con i pulsanti per qualche secondo facendo in modo che, senza alcun preavviso, gli strumenti sprizzassero scintille da sovraccarico accompagnate da un leggero odore di bruciato. Una manciata di palline luminose apparvero sul grande quadrante verde e splendettero vivide il tempo sufficiente a richiamare l’attenzione prima di sparire. I circuiti interni del sistema si bruciarono all’istante, a giudicare dagli spessi fili di fumo che filtravano dalla copertura esterna, e il vetro dello schermo si incrinò in crepe tortuose. Tails si affrettò a spegnere l’aggeggio e a disconnettere la ricetrasmittente, sospirando poi di sollievo per aver terminato l’operazione appena in tempo.

     - Quando si dice per il rotto della cuffia! - commentò poi, sventolando la mano per far diradare il fumo dell’aggeggio ormai guasto.

     - Abbiamo fatto tombola? - chiese Sonic impaziente.

     - Puoi dirlo forte! I dati erano troppo massicci per essere contenuti nell’intercettatore, ma sono riuscito comunque a scaricarli sul mio radar! Dovrei avere un quadro più o meno preciso dei luoghi in cui possiamo rintracciare i frammenti! Una volta che li avrò trasferiti anche sui vostri dovremmo avere tutto quello che ci occorre! -

     - Dato che questa volta la caccia è su scala globale - intervenne Knuckles - Credo che avremmo bisogno di tutto l’aiuto possibile! -

     Sonic non rispose, quasi come se non avesse sentito. Per l’ennesima volta, tutti i presenti si sbigottirono per il suo comportamento. Si avvicinò a Tails e sbirciò sul suo radar, allungando il braccio sui pulsanti per scorrere la piantina del territorio.

     - Sbaglio o ce n’è uno qui nei paraggi? -

     Il volpino aguzzò lo sguardo per individuare il punto indicato da Sonic. Effettivamente non aveva notato il piccolo segnale luminoso che brillava a poca distanza dalla loro posizione. Era stato scontato per lui controllare le aree più lontane, sicuro che avrebbero dovuto scarpinare parecchio per la ricerca e che l’inizio non sarebbe stato così semplice.

     - Hai ragione! - esclamò emozionato - E sembra si trovi dalle parti di Green Hill! -

     - Allora sarebbe il caso di muovere le code! - fu la rapida risposta - L’ultimo che arriva è un Chili Dog ammuffito! -

     Bastò un battito di ciglio perché il riccio blu schizzasse fuori dalla stanza, senza attendere una benché minima replica. La sua ansia di allontanarsi non era mai stata così marcata prima di allora. Di solito proponeva agli altri che non possedevano la sua stessa velocità i modi più rapidi di viaggiare, ma questa volta era andato via senza preoccuparsi di nient’altro, cosa che aumentò il senso di perplessità della compagnia.

     - E’ una mia impressione o Sonic è andato del tutto fuori di testa? - chiese Knuckles con malcelata irritazione.

     - Ehm… non proprio fuori di testa! - balbettò Tails - Magari si comporta in un modo un po’ più… insolito del normale! -

     - Colpa degli ormoni maschili in rivolta! - commentò Amy ancora voltata di spalle.

     Un silenzio imbarazzato calò su di loro. A chi era all’oscuro delle vicende precedenti sembrò di capire che il comportamento strano del riccio blu era da ricondursi a delle supposte beghe sentimentali. Non essendo qualificati ad intervenire su tali argomenti, la scelta migliore che potessero prendere era di ignorare il commento come se non fosse mai stato pronunciato. Le reazioni all’affermazione non potevano essere più diverse: dal silenzio educato e composto di Tails, allo scetticismo annoiato di Knuckles, al sincero dispiacere di Cream e Tikal. Amy sembrò non essersi accorta del modo in cui la sua uscita verbale fu accolta dal resto del gruppo, continuando a fissare il vuoto immersa nei suoi pensieri affranti.

     - Comunque sia dovremmo darci una mossa! - intervenne Knuckles - Anche se non siamo molto lontani dalla zona Green Hill conviene scaldare il motore del Tornado! -

     - In effetti prima ci arriviamo e più evitiamo di avere brutte sorprese! - assentì Tails serio - Solo che non c’è sufficiente spazio per tutti! -

     - State tranquilli! - disse Tikal con un sorriso - Noi resteremo qui così da non rischiare di intralciarvi! -

     - Non se ne parla! - esclamò una determinata Amy sorprendendo tutti - Io vengo con voi! Non me ne starò qui con le mani in mano mentre lui se ne va a spasso! Non può scaricarmi qui senza rivolgermi neanche un’occhiata! -

     Ancora una volta il gruppo non se la sentì di intervenire nella questione delicata. Le fiamme animose che bruciavano nei suoi occhi erano sufficienti a convincerli che era meglio assecondarla senza obiezioni. Decisamente l’aria non era mai stata così carica di tensione da quelle parti.

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     Altrove, in un’area erbosa e splendente, l’aria era ancora più pesante e satura di scintille: un furioso combattimento era in corso. Erano più di quindici minuti che i due infaticabili combattenti continuavano a scontrarsi sfruttando ogni stilla di energia del proprio corpo. La loro resistenza non ne era minimamente scalfita, al contrario dell’arena su cui stavano scatenando le loro forze. Il prato lucido e splendente era stato estirpato poco a poco, lasciando spazio a zolle ribaltate e a profondi squarci nel terreno umido. Le rocce levigate seminate sulla superficie erano ormai frantumate in pezzi sparpagliati un po’ ovunque, insieme ai residui dei cespugli carbonizzati e al legno dei tronchi abbattuti. I fiori colorati che si stagliavano sul tappeto verde erano schiacciati e contorti, probabilmente in seguito alle falcate di passi rapidi.

     - Non se la sta cavando affatto male il tigrotto! - fu il commento di una voce fuoricampo.

     Osservando lo scontro con la stessa attenzione che avrebbe serbato per un giallo in tv, il dottor Eggman non staccava gli occhi dai due contendenti, mentre fluttuava a bordo del suo Egg Drive. Dalla sua espressione compiaciuta non era difficile desumere che la lotta allestita per testare le capacità del nuovo arrivato stesse dando i risultati sperati. Geoffrey e Gemerl se le stavano dando di santa ragione, al punto che il rimbombo metallico dei loro urti echeggiava con la stessa intensità di una piccola esplosione. Metal Sonic, nei panni del secondo spettatore, nascondeva sotto la sua inespressiva maschera da robot una noia repressa, ansioso com’era di menare le mani lui stesso invece di assistere a quelle ridicole esibizioni di forza.

     - La plancia di controllo sembra aver annullato tutto il suo libero arbitrio! - commentò il riccio meccanico accennando alla lastra di vetro rossa dalla forma circolare piazzata sul petto della lince.

     - Come sistemazione temporanea andrà più che bene! - replicò il dottore - Almeno fin quando non avrò rimesso a punto il robotizzatore! -

     - Come funziona con precisione? -

     - La sonda contenuta all’interno del cristallo è collegata direttamente al suo sistema nervoso centrale! Emette degli speciali impulsi diretti alla corteccia cerebrale che inibiscono ogni istinto di ribellione, acuendo la sua obbedienza e sottomissione! Reagisce solo agli stimoli della mia voce e la cosa più bella è che né l’intelligenza né i riflessi né vengono intaccati! E’ una macchina da guerra in piena efficienza, ma non muove un passo senza il mio consenso! -

     - Un po’ come me, insomma! - fu la risposta di Metal piena di impercettibile sarcasmo.

     - Al contrario! Lui mi obbedisce ciecamente, mentre tu sei libero di fare quello che vuoi, nella piena consapevolezza di quali sarebbero le elettrizzanti conseguenze di un tuo tiro mancino! - disse Eggman accarezzando un particolare pulsante dell’orologio sul suo polso.

     Metal Sonic non trovò nulla da obiettare, maledicendo mentalmente il dispositivo che lo avrebbe folgorato qualora avesse covato desiderio di vendetta nei confronti del suo creatore. Tornò ad osservare lo scontro, poco impressionato dal fatto che nessuno dei due lottatori sembrava essersi ancora stancato. Ci vollero cinque minuti buoni perché il dottore fermasse lo scontro, definitivamente soddisfatto dei frutti raccolti. Il robot e la lince dallo sguardo vacuo si irrigidirono all’istante non appena ricevettero l’ordine.

     - Gemerl! Sparky! Voi sì che sapete come rendere fiero un paparino! - esclamò Eggman con le braccia spalancate come a volerli abbracciare.

     - Ogni suo desiderio per me è un ordine! - replicò solenne Geoffrey, rispondendo al suo nuovo nome da battaglia.

     - Hai sentito, Metal? Guarda e impara come si fa ad essere dei bravi figlioli! -

     Ancora una volta, la mancanza di espressioni facciali del robot fu in grado di coprire il suo disgusto che, se manifestato, gli avrebbe causato indubbiamente molti problemi. Non ebbe comunque tempo di rimuginare oltre sul suo senso di frustrazione quando i sensori uditivi captarono rumore di passi in rapido avvicinamento. Delle voci piuttosto familiari risuonarono dapprima flebili, poi sempre più acute. Il fastidio di Eggman nell’essere interrotto era delineato con perfezione dalla fronte aggrottata e dai denti digrignanti, ignaro che la sua irritazione stava per aumentare di botto al delinearsi sul fronte della collina di una sagoma odiata.

     Sonic the hedgehog si fermò di colpo quando apparve sulla sua visuale quello strano gruppo, i cui componenti per la maggior parte non stentava a riconoscere. Non sapeva bene come comportarsi, per cui si limitò a scoccare un’occhiata nervosa e incerta alla volta del dottor Eggman mentre mille domande si accavallavano nella sua mente.

     - Ho forse interrotto qualcosa? -

     - Decisamente sì! La tua presenza è sempre sgradita ai miei occhi! - replicò l’uomo accalorandosi.

     - Ti chiedo scusa, testa d’uovo! Non intendevo intrufolarmi nel convegno annuale delle schiappe metalliche! Tolgo il disturbo in un nanosecondo! Ci si vede! -

     Il riccio blu non fece in tempo a prendere lo slancio per dileguarsi che la voce chiara e nitida di Tails echeggiò nell’aria.

     - E’ proprio davanti a te, Sonic! -

     Il volpino, accompagnato da Knuckles ed Amy, risalì il pendio di corsa, sudato e trafelato. Sonic soffocò un’imprecazione per la piega che le cose avevano preso. Sperava proprio che i suoi compagni non sarebbero arrivati in quel momento, in modo da non far capire ad Eggman che erano alla ricerca di qualcosa. Non ci aveva messo molto a capire che il frammento individuato era probabilmente nelle mani del dottore e se non avesse fatto finta di essere capitato lì per caso si sarebbe di sicuro giocato l’effetto sorpresa. L’arrivo di Tails con tanto di radar da polso in bella vista, purtroppo, aveva mandato tutto a monte. Alzò lo sguardo dal quadrante e fece un piccolo sussulto quando notò la presenza del loro nemico di sempre.

     - Cosa vedono le mie pupille! - esclamò Eggman ghignando - La banda degli impiastri al gran completo è di nuovo all’opera! In quali questioni che non vi riguardano state ficcando il naso questa volta? -

     - Schioda, doc! - ribatté Sonic tentando di nascondere con il suo corpo il dispositivo sul braccio del volpino - Non costringerci a prenderti ancora a calci nel didietro! Con tutte le volte che lo abbiamo fatto ci si saranno consumate le scarpe! -

     - A meno che tu non stia cercando grane! - gli fece eco Knuckles, ansioso di menare le mani - In quel caso potremmo fare uno strappo alla regola! -

     - Voi pulci impellicciate non imparate mai a stare al vostro posto, non è vero? Uno di questi giorni sperimenterete sulla vostra pelle cosa significa scherzare con il fuoco! -

     - Quel giorno non è ancora arrivato, mi pare! -

     La tensione si stava facendo crescente, tanto che i tre scagnozzi del dottore marciarono l’uno accanto all’altro e si schierarono di fronte all’Egg Drive, ansiosi come non mai di menare le mani. Si mostravano ora chiaramente ai volti dei loro antagonisti, uscendo dal massiccio cono d’ombra prodotto dalla mole del loro padrone e del suo veicolo. Amy guardò distrattamente i due che già conosceva per poi soffermare la sua attenzione sul terzo, apparentemente sconosciuto.

     - Geoffrey? - disse a metà tra una domanda e un’affermazione incredula - Sei davvero tu? -

     - Conosci il mio Sparky? -

     - Conosci quel tipo? -

     Eggman e Sonic avevano parlato ad una sola voce, ma nessuno dei due ricevette risposta dalla riccia rosa.

     - Cos’è successo al tuo braccio? -

     Geoffrey piegò la testa da un lato in un’espressione di curiosità infantile. L’amichevole calore delle sue pupille era stato sostituito da un vacuo e freddo torpore, una vista che fu in grado di aumentare lo sconforto di Amy, già di per sé considerevole. Era per lei un’ennesima goccia vicina a far traboccare il vaso della sua sopportazione. Estrasse il suo martello pieghevole, brandendolo con ferocia, e fece qualche passo avanti, minacciosa.

     - Quando ci sei di mezzo tu le cose non fanno che peggiorare! Cosa gli hai fatto, Eggman? -

     - Mi rimproveri per aver reso la vita di questo felino un po’ meno patetica? L’ho trasformato da petulante palla di pelo in parte di un grandioso progetto di conquista! E osi dire che le cose sono peggiorate? -

     - Amy, chi è quella lince? - domandò Sonic, per la prima volta veramente serio.

     Lei avrebbe voluto raccontargli tutto, ma all’improvviso il litigio di quel giorno le balzò di nuovo in mente, con tutto il bruciore e il dispiacere che aveva comportato. Aveva un selvaggio desiderio di vendetta, l’istinto elementare di ripagarlo con la stessa moneta che aveva riservato a lei, in modo da fargli provare anche solo un briciolo dello stesso disagio che aveva dovuto patire… e sapeva perfettamente quali parole avrebbe dovuto usare. Senza neanche rivolgergli lo sguardo, pronunciò chiaramente quello che gli avrebbe fatto calare addosso una coltre gelida e angosciante.

     - Non ho voglia di parlarne… va bene? -

     Era così evidente il sentimento vendicativo che c’era dietro a quella risposta che Sonic a malapena trovò modo di meravigliarsi. Fu come ricevere una secchiata d’acqua in faccia per l’impeto con cui gli fu rinfacciato il suo comportamento scostante di prima e non gli piacque per niente. Knuckles e Tails non poterono che sentirsi di troppo in quella situazione.

     - Oh-oh! Sembra proprio che ci siano dissensi nella ciurma! - intervenne Eggman gongolando.

     - Frena la lingua, testa d’uovo! - sbottò Sonic irritato.

     - Punto sul vivo, topastro? Non mi stupisce che i ranghi della tua penosa banda si stiano sfaldando! Era inevitabile che ficcando il naso ovunque prima o poi qualcuno di voi l’avrebbe fatta grossa! -

     - L’unica cosa che c’è di grosso qui è il tuo sederone che, detto per inciso, adesso ti affretterai a far sloggiare da Green Hill! -

     - Non prima di aver scoperto che cosa state tentando così faticosamente di nascondermi! -

     Eggman premette un pulsante e un sottile fascio di luce rossa sgorgò dalla parte frontale dell’Egg Drive. Sonic si mise in guardia, ma gli bastarono pochi secondi per capire che era del tutto innocua. Un bip intermittente risuonò sempre più forte alle sue spalle, immaginando subito che provenisse dal rilevatore da polso di Tails. Quest’ultimo entrò nel panico quando scoprì che i comandi non rispondevano più.

     - Si è intrufolato nell’archivio! - disse allarmato.

     In effetti, sul piccolo quadrante del veicolo fluttuante erano apparsi tutti i dati immagazzinati nel dispositivo del volpino. Bastarono una manciata di istanti perché il dottore afferrasse al volo il motivo della presenza dei suoi nemici giurati.

     - Sarebbe stato troppo desiderare di mettere in atto un piano senza la vostra fastidiosa interferenza! - commentò sconsolato.

     - Lo sa? - chiese Knuckles preoccupato.

     - Ha copiato tutti i dati! Non glielo possiamo più nascondere! -

     - Fatica inutile! Prima o poi sarebbe balzato alla mia attenzione che state cercando i pezzi della Gemma! Ecco le ultime notizie: non mi interessa sapere né il perché né il percome! Posso solo assicurarvi che questa volta il dottor Eggman non sarà messo nel sacco da un branco di mocciosi impertinenti! -

     - Sì, certo! - lo rimbeccò Sonic pronto all’azione - Esattamente come la volta prima e quella ancora prima! Quella pietra è troppo pericolosa per farsi un giretto nei tuoi calzoni da elefante! -

     - Allora ti conviene trovare qualcosa di meglio dei discorsi epici se vuoi fermarmi! -

     La contesa era arrivata al punto di rottura, rendendo inevitabile una battaglia imminente. Questa volta però una sicurezza lampante si scorgeva nello stretto sogghigno del dottor Eggman, come raramente era successo in passato. Agendo rapidamente, attivò un comando rapido sul quadrante e dalla sfera di vetro al centro dell’Egg Drive zampillò un bagliore rosso intenso, questa volta decisamente con intento offensivo. Colto di sorpresa, Sonic non poté in alcun modo scansarsi, finendo per essere investito dal flash dalle caviglie in giù. Un senso di pesantezza gli piombò all’improvviso sui piedi, come se ce li avesse incastrati in due blocchi di cemento. Tentò di mettersi a correre ma i suoi movimenti erano notevolmente rallentati dallo strano torpore causato dagli aloni scarlatti attorno alle sue scarpe.

     - Non fai tanto il gradasso senza le tue delicate zampette, vero? - lo schernì il dottore prima di schioccare le dita.

     Ad un suo cenno, Metal Sonic, Geoffrey e Gemerl si avventarono contro il riccio blu. Knuckles non perse tempo e si tuffò alla volta di Gemerl, afferrandolo allo stomaco e rotolando con lui lungo il pendio. Allo stesso modo, Tails sfrecciò in volo radente verso la lince, sbattendogli in faccia le sue code e attirandone l’attenzione. L’unica che tardò a reagire con prontezza fu Amy. Inizialmente sfoderò il martello per andare a dare manforte a Sonic ma, quando lui la costrinse ad indietreggiare con un gesto imperioso della mano, delusa e amareggiata, preferì correre in direzione di Tails e Geoffrey.

     Il riccio blu tentò con tutte le forze di incrementare la sua consueta velocità in corsa, ma era come se stesse trascinando con le gambe delle lastre di piombo. Metal Sonic, sicuro del fatto suo, si stava godendo la vista del suo avversario in difficoltà, quasi riluttante nel volerlo attaccare. Sentendosi sul collo lo sguardo indagatore di Eggman però, decise dopo pochi minuti che il tempo dell’azione era arrivato. Attivò il reattore sulla sua schiena e scattò in quarta contro il suo gemello di carne, travolgendolo con una spallata. Colto di sorpresa, Sonic capitombolò sul prato e sfruttò lo slancio ricevuto per rotolare il più lontano possibile dal pericolo. Lo sforzo fu reso vano dalla prontezza di Metal Sonic, il quale correndo rapidamente in largo si ritrovò sulla traiettoria del nemico, lo bloccò con un piede e lo afferrò bruscamente per la gola, sollevandolo con forza da terra. Prima di ricevere un immancabile pugno, Sonic puntò i piedi sul ventre del robot e, dandosi la spinta, lo allontanò di poco, sfuggendo in contemporanea alla sua morsa. Senza la sua velocità si sentiva come un topo intrappolato tra gli artigli del gatto.

     - Non farti gabbare! - ringhiò Eggman - Anche se non corre è sempre pericoloso! -

     Irritato per il modo in cui il dottore stava cercando di insegnargli il suo mestiere, Metal Sonic non rispose, limitandosi a ripartire al contrattacco. Questa volta le sue mosse furono più rapide e precise, sferrando calci e pugni in diverse parti del corpo dell’avversario per impedirgli di sfuggirgli gettandosi in qualunque direzione. Stranamente, Sonic era poco propenso alla reazione, incassando i colpi come un punching ball vivente. Più veniva percosso e più indietreggiava senza tentare neanche di proteggersi. Quando gli urti del combattimento tra Knuckles e Gemerl si fecero più forti e nitidi, Metal Sonic ebbe il vago sentore che qualcosa non quadrava. Infatti, Sonic reagì fulmineo, chinò il corpo e caricò una lenta azione rotante che si infranse sulle gambe del nemico costringendolo a cascare scompostamente. Esattamente come il riccio aveva previsto, in quel momento Knuckles sferrò un poderoso pugno in fronte a Gemerl, scagliandolo in avanti a cozzare contro Metal. Quest’ultimo, furente per l’inganno subito, si scrollò di dosso il collega senza troppe cerimonie e si rimise in carreggiata. I piedi pesanti di Sonic gli avevano permesso di allontanarsi solo di pochi metri.

     - Sei più scivoloso dell’olio, Sonic! - commentò Metal - Ma mi chiedo quanto ancora potrai andare avanti al ritmo di tartaruga! -

     - Allora faresti meglio a rimanere vigile e sveglio, leprotto! -

     Nel frattempo, Tails stava tentando di tenere testa ad un rapidissimo Geoffrey, sfruttando il suo vantaggio del volo e la possibilità di attaccare a distanza con i pugni a molla. La lince, nonostante tutto, non aveva faticato a schivare uno per uno i colpi sferrati, muovendosi con un’agilità fuori dal comune. Amy accorse quasi subito, mortificata per essere stata respinta in malo modo da Sonic, e mise in moto gli ingranaggi del cervello per trovare una maniera di rendersi utile.

     - Geoffrey, smettila! - esclamò al limite dell’esasperazione - Sono io, Amy! -

     La lince, però, sembrò quasi non aver sentito l’appello rivoltogli. Bloccò un pugno volante del volpino e, con una potente gomitata sulla schiena, lo atterrò in un lampo. Dal polso del suo braccio meccanico scattarono quattro piccole aste elettrificate che convogliarono delle scariche di energia sul pugno non appena lo ebbe chiuso.

     - No! - urlò Amy gettandosi addosso a Geoffrey.

     La lince scagliò un poderoso fascio di elettricità che, grazie all’intervento della riccia rosa, colpì un punto imprecisato del terreno sopra la testa di Tails. I due finirono a terra ed ebbero una breve colluttazione al termine della quale il felino si scrollò Amy di dosso con uno spintone.

     - Torna in te, Geoffrey! Mi hai salvato la vita, ricordi? -

     - Io mi chiamo Sparky! -

     La risposta fu data con una calma e una piattezza che le fecero gelare il sangue nelle vene. Per il suo tono e il suo aspetto sembrava lo stesso ragazzo che aveva conosciuto quel giorno, ma dietro ai suoi occhi si celava l’istinto indotto del freddo assassino. Approfittando dello sconcerto di lei, colpì con un piede un suo ginocchio, facendole perdere l’equilibrio e beccheggiare in avanti. Il braccio di acciaio si sollevò prontamente, imminente nel colpire la base del collo di Amy, la quale si preparò all’impatto chiudendo gli occhi. Per qualche strano motivo la botta non arrivò. Qualcosa si era improvvisamente inceppato nella lucida mente di Sparky, come se il suo razionale cervello fosse andato di colpo in blackout. Era così semplice: lui aveva un padrone, lui obbediva al padrone e rimuoveva qualunque ostacolo che gli impedisse di raggiungere lo scopo prefissatogli. L’ostacolo era una fastidiosa riccia rosa, non doveva fare altro che sferrare un solo pugno e avrebbe potuto procedere con la missione. Eppure quello che gli impediva di abbassare il braccio non era un malfunzionamento né un ordine contrario, era invece qualcosa assente nei dati in memoria che riusciva facilmente a ricondurre al termine “cavalleria”. C’era forse un residuo di programmazione che gli diceva di non colpire mai una ragazza indifesa?

     Prima che potesse indagare oltre su quell’esitazione, Tails tornò all’arrembaggio e gli sparò in pieno petto con un cannone elettrico spuntato dal bracciale della mano sinistra. Il metallo nel suo corpo assorbì l’energia, ma gli procurò lo stesso un momentaneo stordimento, di cui il volpino approfittò per tirare fuori dai guai la sua compagna.

     - Hai rischiato di farti ammazzare! - la rimproverò non appena volarono al sicuro.

     - Ma bisogna fare qualcosa! Non si può lasciarlo in quelle condizioni! -

     - Adesso l’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci è fuggire da qui sulle nostre gambe! -

     Un bagliore dorato esplose senza preavviso, attirando la loro attenzione. Proveniva dal pugno stretto di Sonic, all’interno del quale probabilmente stava splendendo un Ring. Il riccio blu credeva che la sua energia sarebbe servita a restituirgli un po’ di mobilità, ma fu sufficiente solo a respingere l’ennesimo attacco di Metal Sonic.

     - Perché ti ostini a voler combattere? - domandò il robot innervosito - Sai perfettamente di non avere possibilità se non puoi correre! -

     - Forse il porcospino che hai di fronte ha molti più talenti di quanto pensi! Ti ho mai detto di essere un cantante niente male? -

     Sonic faceva di tutto per sembrare sicuro di sé, ma la situazione non poteva essere più critica di così. Se anche fosse riuscito ad atterrare Metal Sonic, Eggman era sempre in agguato e non gli ci sarebbe voluto molto per sferrare un colpo di grazia. Come se non bastasse, i suoi amici non potevano aiutarlo, troppo presi dai loro combattimenti individuali per intervenire. Mai c’era stato bisogno di un’idea quanto in quel momento.

     - Ti tornerà utile quando intonerai i lamenti del tuo funerale con l’arpa e l’aureola! -

     - Peccato che tu sarai troppo occupato alla discarica dei rottami per essere presente! -

     Metal Sonic lo interpretò come il segnale per scagliare l’attacco definitivo. Piegò le ginocchia per caricare un’azione rotante a proiettile alla quale, ne era certo, il riccio blu non si sarebbe potuto sottrarre. Un secondo prima di appallottolarsi e schizzare a folle velocità, un forte schianto sulla sua lamiera lo fece piombare a terra sonoramente. Le sue pupille avevano registrato uno strano alone azzurrino di fronte a lui prima che perdesse l’equilibrio. La stessa ombra colorata saettò metri più in là colpendo a ripetizione prima Gemerl e poi Sparky, senza che potessero reagire. La velocità del fenomeno era così disarmante da fargli credere di stare a combattere con il vento. Il dottor Eggman, che stava per festeggiare in anticipo la dipartita del suo nemico giurato, ringhiò sguaiatamente, arrabattandosi con i comandi della navicella per cercare una soluzione.

     Il turbine azzurro delineò un istante dopo una sottile figura facilmente riconducibile a quella di una riccia sorridente.

     - Vi è piaciuto il numeretto? - esordì Zephir, soddisfatta.

     - Mai stato più felice di vederti, ragazzina! - replicò Sonic con un sollievo e un trasporto esagerati.

     Amy era senza parole.

     - Bé, sai, ero nei paraggi e mi sono detta: “Perché non salvare le spine del bambolo blu prima che vengano usate come stuzzicadenti?” -

     - Interferire negli affari altrui sembra essere un brutto vizio dei porcospini! - sbraitò Eggman fluttuando in avvicinamento.

     Zephir gli rivolse l’attenzione, sollevando un sopracciglio.

     - Vediamo un po’ cosa abbiamo qui! Corpo rotondo, zucca pelata, baffoni… o sei la grottesca mutazione di un uovo o lo scienziato pazzo di cui si sente tanto parlare! -

    - Si sente parlare di me? - replicò Eggman con tono da civetta - Ma dai, non mi dire! Spero che mi si dia giustizia perché le voci tendono spesso a… -

     Incrociò lo sguardo sgranato di tutti i presenti e si affrettò a ricomporsi, tossendo imbarazzato.

     - Il punto è che non avresti dovuto intrometterti in questa questione, chiunque tu sia! Metal, Sparky, incenerite il nostro ospite insolente! -

     - Mi dispiace dirlo ma l’ospitalità qui lascia molto a desiderare! Sarà meglio reclamare con il proprietario! -

     Quando i due scagnozzi le si fecero pericolosamente vicini, sfruttò la sua velocità magistrale per girare in tondo nello spazio a loro circostante e creare un turbine di vento talmente potente da sollevarli di peso e scagliarli contro l’Egg Drive. Il veicolo oscillò senza controllo, scalzando il dottore dalla poltrona e facendolo finire lungo e disteso sul terreno.

     - Che strano! - commentò Zephir - L’uovo non si è rotto! Niente frittata per oggi! -

     - Piccolo mucchietto d’ossa! - esplose Eggman quando Gemerl e Metal lo aiutarono faticosamente a rialzarsi - Ti pentirai amaramente di aver sfidato l’intelletto e l’incommensurabile genio del dottor… -

     Le sue furiose minacce furono interrotte da uno squillo telefonico. Si guardarono tutti intorno prima che Eggman notasse il suo orologio da polso lampeggiare e si inchinò frettolosamente in tono di scusa.

     - Oh, scusate, scusate tanto! E’ il mio! - e premette il pulsante - Sì, pronto? -

     - Dottore, dottor Eggman, è in arrivo una comunicazione da parte di Sh… -

     Il vocione di Eggman rimbombò nella sua cassa toracica per sovrastare lo squittio da topo di Bokkun.

     - Sh… Sh… Shampoo? Sì, prima di tornare alla base vado a comprare lo shampoo! Quante volte ti ho detto di non disturbarmi per queste stupidaggini, Bokkun! Faremo i conti dopo! -

     E chiuse la comunicazione di botto.

     - Scusatemi, purtroppo non ci sono più i tirapiedi di una volta! Dove eravamo rimasti? -

     - Cosa te ne fai dello shampoo, doc? - lo punzecchiò Sonic - Un palla da biliardo non fa fatica ad essere più florida della tua testa! -

     - Avere dei baffi lucidi e splendenti richiede molta cura, sai? Il mio cuoio baffuto è molto delicato! -

     - Roba da non crederci! - commentò Metal Sonic, allibito nel vedere un combattimento feroce trasformarsi in un dibattito sulla cura dei baffi.

     - In ogni caso, vorrei tanto rimanere qui con voi a chiacchierare, ma come avete sentito ho ancora alcuni servizi da terminare! Regoleremo i conti un’altra volta! -

     - Non crederai di potertela filare così facilmente? - intervenne Knuckles, la sua rabbia ancora da sbollire.

     - Il dovere mi chiama, amici miei! Saluti! -

     Un flash accecante scaturì dall’Egg Drive, abbastanza vivido da accecare la vista di tutti loro, almeno per il tempo necessario a permettere la fuga incondizionata del dottore e dei suoi scagnozzi.

     - Eppure un giorno non riuscirà a fuggire ancora con la coda tra le gambe! - ringhiò l’echidna quando riacquistò la visibilità. Poi aiutò Tails a rimettere in piedi Sonic.

     - Come ti senti? - incalzò il volpino.

     - Come se avessi una tonnellata di cemento nelle scarpe! Però comincia ad andare meglio! Grazie del tuo aiuto, Zephir! -

     - Se non fosse stato per te saremmo spacciati a quest’ora! - gli fece eco Tails.

     - Su di una cosa Eggman ha ragione! Voi ricci capitate sempre nei momenti meno opportuni… per lui! - concluse Knuckles.

     - Ogni volta che volete, ragazzi! - replicò lei compiaciuta - Non mi tiro mai indietro quando si tratta di passare ai fatti! -

     Amy Rose era l’unica che non si era precipitata al capezzale di Sonic, e questo lui lo aveva notato. Era rimasta poco distante da lì, aveva raccolto un pezzo di stoffa rossa arrotolato e lo stringeva al petto fissando il cielo con sguardo perso. Che l’avesse smarrito la lince durante la lotta? Come facevano a conoscersi? C’era qualcosa tra di loro che ignorava? Non conosceva la sua identità, perché la risposta raggelante che aveva ricevuto non aveva lasciato spazio ad altre informazioni. La piccola parte di lui che gli gridava di mettere fine a quella schermaglia insensata, di far valere i forti sentimenti reciproci che solo da poco avevano scoperto, fu presto messa a tacere dal suo roccioso orgoglio. Entrambi si stavano guardando di sottecchi, senza che l’altro se ne accorgesse e Sonic si disse che potevano giocare anche in due a quel gioco.

     Dal canto di Amy, per la prima volta nella sua vita, informarsi sul benessere di Sonic non era una sua priorità. Aveva raccolto la sciarpa rossa che aveva visto indosso a Geoffrey quella mattina e si stava ripromettendo che avrebbe trovato un modo di liberarlo, di ripagare i suoi sforzi per lei restituendogli la libertà. Non era perduto, aveva visto nei suoi occhi la scintilla di bontà che già aveva scorto in precedenza quando si era rifiutato di colpirla con il braccio meccanico. C’era ancora speranza. Era arrivato il momento di ricambiare l’unico ragazzo che, nell’arco di quella giornata, aveva mostrato un briciolo di considerazione per lei… e, strano a dirsi, non era blu né aveva gli aculei.

     - Senti, Zephir! - disse all’improvviso Sonic, curandosi che Amy li stesse sentendo - Ho qualcosa da chiederti! -

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     - Piano, piano! Più piano! Ti ho detto più piano! Mi senti? Sto dicendo… -

     - Fammi indovinare! Più piano? -

     Le voci echeggiavano nell’aria tersa e tranquilla mentre il picchiante sole di mezzogiorno inondava lo scenario roccioso di caldi e implacabili raggi. L’area brulla e sconnessa che circondava il grosso vulcano ormai inattivo era stata chiamata Hot Crater per via delle piogge di ceneri e lapilli che periodicamente gorgogliavano nelle viscere della terra prima di essere sparate come una massa di fuochi d’artificio fuori dal cratere. Niente lava né eruzioni, solo un imponente scarica di detriti incandescenti che offriva uno spettacolo inimitabile per chiunque si fosse trovato ad osservarlo, specialmente a notte fonda. In teoria, dunque, non doveva esserci pericolo ad avvicinarsi alla base del monte fumante, se non fosse stato per la strada irta e piena di dirupi che si presentava davanti. Gli antichi movimenti sismici che avevano originato il vulcano avevano lasciato a mo di sinistra cicatrice una profonda e ripida voragine che serpeggiava a valle del rilievo negli alti e bassi delle sue pendenze. Tra strapiombi, massi appuntiti e mucchi di macigni risultava una vera e propria sfida avventurarsi nel limitare della montagna, figuriamoci poi scalarla.

     Un certo coccodrillo a capo di una certa agenzia di detective se ne stava rendendo conto sempre di più con il passare dei secondi. Stava scendendo a piedi un pendio particolarmente scosceso, badando con precisione millimetrica a dove metteva gli stivali, reggendosi ai piedi di un certo ragazzo ape in quella circostanza visibilmente annoiato.

     - Vacci piano, ti ho detto! Qui rischio di inciampare e di rotolare come una palla da bowling! Se perdo l’equilibrio devi riacciuffarmi all’istante! -

     - Ma così mi sembra di stare a trasportare un sacco di patate! Non puoi semplicemente correre? -

     - Non sono ancora state inventate le polpette di coccodrillo e non voglio essere il primo brevetto! -

     - Hai detto polpette? Dove sono? Dove sono? -

     Charmy lasciò di colpo una delle mani di Vector, così alla sprovvista da farlo scivolare in avanti. Nel tentativo di bilanciarsi, afferrò il pungiglione dell’ape, trascinandolo in basso con lui. Rotolarono tra una bestemmia e un gemito di dolore lungo tutta la discesa, fino a piombare rumorosamente a valle e districarsi dal groviglio informe di braccia e gambe in cui si erano tramutati. Espio e Mighty erano proprio lì vicino, per niente sorpresi dalla piega che aveva preso il progetto di Vector.

     - Vespa della malora! Ci fosse una volta in cui non combini qualche disastro! -

     - La colpa è tua che mi hai distratto facendomi venire fame! -

     - Solo i marmocchi come te si comportano in questo modo! Sei la pulce più pulciosa del mondo! -

     - Ne avete ancora per molto, voi due? - intervenne Espio seccato.

     Il coccodrillo si rimise in piedi e si ripulì i pantaloni sporchi di terra con aria imbronciata.

     - Come avete fatto voi ad arrivare qui giù così in fretta, ad ogni modo? -

     - C’è un piccolo sentiero proprio al di là delle rocce più a destra! - spiegò pratico Mighty.

     Vector sgranò gli occhi furibondo e si rivolse verso Charmy.

     - C’è un sentiero? A momenti mi rompevo l’osso del collo e c’è un sentiero? -

     - Che cosa ne so io? Sei tu che hai voluto fare l’avventuriero! -

     - Come al solito non otterrò un minimo di collaborazione da voi! - sbuffò gracchiando Vector.

     - Tanto per cominciare - ribatté Espio - Sei stato tu a voler accettare un incarico che puzza di bruciato lontano un miglio! -

     - Ti si è arricciato il corno? Continui a vedere misteri dove non ce ne sono! -

     - Ti devo ricordare cosa è successo l’ultima volta che abbiamo accettato un lavoro offerto da un cliente che non conoscevamo?(2) -

     - Era molto diverso! Eggman ci ha preso per i fondelli, ma questo tizio ci ha pagato in anticipo! Cosa vuoi di più? -

     - Maggiore trasparenza, tanto per cominciare! E non sarebbe male anche sapere cosa se ne fa questo M6 di una manciata di pezzi di vetro colorati! -

     - Bé, se vi fa stare meglio, uno di quei pezzi di vetro è parecchio vicino! - replicò Mighty dando un’occhiata al sensore che li aveva condotti fino a lì.

     - Io non mi metto a setacciare tutti questi sassi per vedere quale fa luce! - esclamò Espio cocciuto.

     - Non me ne prenderei neanche la briga se fossi in voi! -

     La voce fredda e strascicata che aveva parlato proveniva dalla cima del pendio. I quattro Chaotix alzarono immediatamente lo sguardo e dovettero ripararsi la vista dai raggi del sole per distinguere con esattezza le tre forme slanciate che li sovrastavano. Erano vagamente familiari, ma gli ci volle lo stesso un po’ per capire di chi si trattava e per lasciare spazio all’ansia e alla paura. Uno sciacallo, una lucertola e una farfalla che ricordavano perfettamente aver combattuto mesi prima insieme a Sonic e alla sua banda.

     - Grandioso! - commentò Levine ironica - Speravo di non dover più incrociare quel branco di pagliacci! -

     - Ehi, Vector! - mormorò Espio guardingo - Quella è la farfalla che ha avvelenato Charmy!(3) -

     - E a quanto pare ha portato con sé tutta la sua grottesca compagnia! -

     - Conoscete questi tizi? - domandò Mighty spaesato.

     Lo zaffiro sulla fronte di Seth brillò intensamente per un secondo, attirando l’attenzione di tutti i presenti. Lo sciacallo sorrise debolmente, prima di rivolgere di nuovo il gelido sguardo al gruppetto sotto di lui.

     - Come stavo dicendo poco fa, potete anche risparmiarvi la fatica di proseguire le ricerche! Da qui in poi ce ne occupiamo noi! -

     - Ricerche? - replicò Vector facendo lo gnorri - Non so di che accidenti tu stia parlando! -

     Nel frattempo, tentava di comunicare con i suoi colleghi agitando una mano dietro la schiena. Il segnale era di radunarsi tutti vicino a lui, sempre ammettendo che l’avrebbero colto.

     - Questo non è il luogo adatto per giocare agli esploratori! - intervenne Levine con il suo inquietante tono lezioso - Non si sa mai quali brutti incontri si possono fare, non è vero, piccolino? -

     Charmy capì immediatamente che l’appello era rivolto a lui e, rimembro che in passato era stato quasi ucciso da quella donna, la interpretò come una sottile minaccia. Sarebbe stato normale spaventarsi, ma lo spirito spericolato e battagliero dell’ape in quel momento non lasciava spazio al timore.

     - Hai ragione! Non vorrei incontrare una vecchia strega come te! -

     - Vecchia strega? - ripeté Levine, rossa di rabbia - Brutto piccolo… -

     Seth la afferrò per un braccio, tentando di calmarla. Lei si ritrasse subito, come disgustata per essere stata toccata da lui.

     - Non è il caso di perdere tempo con questi nanerottoli! -

     - Chiedigli perché stanno cercando i frammenti! - disse Getara sospettoso - Non può essere che quello il loro obiettivo! Se stanno lavorando ancora per Sonic potremmo ritrovarcelo di nuovo tra i piedi! -

     - Sinceramente non mi importa! - fu la secca risposta di Seth - Nessuno è alla nostra altezza, né questi mentecatti né tantomeno il tanto acclamato Sonic the hedgehog! Togliamoceli dai piedi in fretta e proseguiamo con la caccia! La nostra preda è vicina! -

     Durante il breve dialogo dei tre ex-agenti, i Chaotix si erano radunati accanto a Vector, trovando una piccola protezione dietro alla sua mole imponente. Avevano tentato di elaborare un piano-lampo per uscire illesi da quella situazione spinosa, ma era quasi impossibile comunicare senza che i loro avversari se ne accorgessero. L’unico sistema sembrava quello di sferrare un contrattacco veloce e di cercare subito riparo tra i macigni sparsi nella voragine. Vector aveva scartato uno dei suoi chewing-gum infiammabili e, attento a non farsi vedere, lo aveva messo in bocca, masticandolo piano per attivare il suo effetto. Quando Seth e il suo gruppo tornarono a rivolgere l’attenzione su di loro, era ormai pronto all’azione.

     - Tagliamo la testa al toro! - disse lo sciacallo infine - Sappiamo che state cercando quello che cerchiamo anche noi! Se vi fate da parte adesso potrete tornare a casa sulle vostre gambe! In caso contrario… dovremo adottare metodi più persuasivi! E ora sparite! Non ripeterò l’avvertimento una seconda volta! -

     - Credi davvero che ce la beviamo? - ribatté Vector squadrandolo - Ci farete a pezzi in ogni caso! Per voi è più facile attaccare che cercare un compromesso! -

     Seth piegò la testa da un lato e sorrise.

     - Vero! -

     Accadde in un lampo. Come se qualcuno avesse suonato un gong invisibile, gli attacchi delle due fazioni partirono all’unisono. Seth sollevò con la telecinesi un masso particolarmente pesante e lo scagliò come un proiettile contro il quartetto. Al suo fianco, Getara scagliò un fascio massiccio di onde sonore, proprio mentre Espio lanciava le sue stellette ninja e Vector soffiava un pallone esplosivo di gomma viola grande quanto la metà del suo corpo. I quattro attacchi a distanza sprigionarono la loro potenza tutti insieme in un unico punto, causando un effetto domino imprevisto. Le onde sonore si scontrarono con il macigno, venendo inspiegabilmente deviate fino a colpire il pallone viola che piombò ai piedi dei Chaotix per poi venire schiacciato dal masso in caduta libera. La sostanza infiammabile di cui era fatto il chewing-gum fu compressa e sfilacciata, provocando un’esplosione di gran lunga superiore a quella prevista. Espio e Charmy furono sbalzati contro la parete di roccia, seguiti a ruota da Mighty. Vector, grazie al suo peso, evitò di essere scaraventato, ma non poté evitare di perdere l’equilibrio e di cadere proprio nel punto in cui lo scoppio stava aprendo una crepa serpeggiante nella roccia sottostante. L’urto del suo corpo fu il colpo decisivo che squarciò il suolo e lo fece precipitare nella spaccatura buia e profonda, inghiottendolo fino a sparire alla vista.

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     Il tempo naturale degli eventi per Vector fu ripristinato quasi subito, ma in realtà era trascorsa quasi un’ora dalla sua improvvisa caduta nelle viscere della terra. Riprese conoscenza quando il dolore alla testa tornò a pulsare con forza, ma non aprì subito gli occhi. Preferì aspettare che la sensibilità si riaffacciasse in ogni parte del suo corpo, dal muso allungato alla punta delle zampe. Era meglio non avere brutte sorprese, si disse, nel caso in cui si fosse svegliato e avesse scoperto di avere qualcosa di rotto vedendolo con i suoi occhi. Meglio accertarsi prima che ogni parte fosse a posto e funzionante e poi controllare dal vivo. Non era esattamente un cuore di leone quando si trattava di ferite, contusioni, fratture e cose del genere. La vista del sangue, ad esempio, spesso lo portava ad un passo dallo svenimento, anche se in vent’anni d’età si era sforzato affinché nessuno se ne accorgesse. Certo, non si poteva dire affatto che fosse un codardo, ma questa sua piccola debolezza lo condizionava da tanto di quel tempo che ormai cominciava ad esserne stufo. Forse era per questo che aveva deciso di aprire un’agenzia di detective insieme a quegli occasionali amici che aveva conosciuto tempo fa. Era un modo per confrontarsi ogni giorno con realtà di quel tipo e magari iniziare a farci l’abitudine. Anche se, tra i vari casi che gli si erano presentati nella sua relativamente breve carriera, non c’era mai stato niente di lontanamente emozionante o pericoloso quanto si era aspettato. Divorava ogni giorno romanzi gialli e storie poliziesche, sognando di diventare anche lui come i suoi intrepidi eroi detective senza macchia e senza paura con tanto di impermeabile. Avere a che fare con crimini irrisolti, misteri e assassini era quello che ci voleva per temprare il suo spirito tendenzialmente timoroso. Niente del genere però gli era mai capitato, un po’ per la natura sostanzialmente pacifica della sua specie, un po’ per la scarsità o banalità del lavoro che gli veniva offerto. Si chiedeva se sarebbe mai riuscito a diventare più forte e impavido col passare del tempo, ad ottenere la stessa tempra che ogni giorno si sforzava di mostrare ai suoi colleghi e al resto del mondo.

     Queste riflessioni baluginarono nella sua mente nel giro di un secondo, lo spazio che gli fu sufficiente ad aprire gli occhi e a realizzare cosa gli fosse successo. Si aspettava di trovarsi in una cupa e fredda caverna, senza un briciolo di luce, magari con degli occhi gialli che lo fissavano da ogni angolo, come nelle storie che gli piacevano tanto. Rimase di stucco quando scoprì di essere steso sul morbido e di dover strizzare le palpebre per la luce eccessiva che gli arrivò in fronte dopo che le ebbe spalancate. Gli ci volle un po’ per focalizzare bene le immagini che le sue pupille captavano e ancora di più per realizzare a che cosa corrispondessero. Quello che inizialmente aveva scambiato per una montagna di pelo di bisonte scoprì essere l’interno di un tetto in paglia. Era disteso su di un giaciglio morbido, ma era talmente alto e massiccio che i suoi piedi e la sua coda sconfinavano oltre il bordo. Cercò faticosamente di alzare il busto per guardarsi intorno, accorgendosi di avere la schiena a pezzi, come se fosse stato colpito ripetutamente da un martello.

     - Questa è bella! - commentò ad alta voce quando vide la piccola e rustica capanna in cui era finito.

     Senza dargli il tempo sufficiente ad ambientarsi, un leggero suono di passi annunciò il rapido avvicinamento di qualcuno, costringendolo a mettersi in all’erta. Le sue mani strinte a pugno e la sua espressione minacciosa crollarono però di colpo quando una ragazza dallo sguardo trasognato entrò nella piccola abitazione.

     - Perdonami se ti sei trovato scomodo lì sopra, ma purtroppo non avevo altra sistemazione per qualcuno della tua… ehm… stazza! -

     Gli occhi di Vector erano sgranati. Si trovava di fronte alla cerbiatta più dolce e carina che avesse mai visto. Bassina e dagli occhi sfuggenti, dotata di un disarmante sorriso, indossava una lunga veste azzurra e un sottile velo trasparente che le copriva la fronte e gran parte della testa. Il modo in cui si sfregava le mani sui polsi tradiva una evidente timidezza, sottolineata anche dalla sua tendenza a tenere il viso chinato verso il basso. Il muso marroncino e poco affusolato tipico della sua specie era incorniciato da alcuni ciuffi di criniera scuri che le cascavano dal velo.

     - Oh… ecco… io… ho avuto di meglio! Cioè, volevo dire di peggio! No, non volevo dire neanche questo! -

     La ragazza rise con compostezza. Il cuore del possente coccodrillo tamburellava così forte che credeva si sentisse anche a metri di distanza. Gli occhi con i quali si trovava a che fare avevano il potere di confonderlo a tal punto da rendergli inevitabile un fastidioso balbettio. Era sicuro di essere arrossito, anche se sperava che le sue fauci da rettile lo nascondessero.

     - Credo di aver capito cosa vuoi dire! - replicò lei gentilmente - Forse ti starai chiedendo come sei arrivato qui! -

     In realtà, in quel preciso momento quella era diventata l’ultima preoccupazione di Vector, preso com’era nel contemplare gli angioletti, i fiori e i cuoricini che fluttuavano attorno alla ragazza.

     - Sono caduto… e sono finito in paradiso? - disse con tono sognante.

     - Ehm… non proprio! Ti ho trovato privo di sensi nel magazzino dove conserviamo le provviste! Devi aver fatto un bel capitombolo lungo tutti i cunicoli dell’aria fino a piombarci all’interno! -

     - Magazzino? - la curiosità di Vector si era improvvisamente destata - C’è un deposito di viveri qui? E, ora che ci penso, siamo sottoterra? Come può esserci così tanta luce? -

     - Una cosa per volta, per favore! Ti spiegherò tutto con calma quando ti sarai ripreso! -

     Vector balzò in piedi come una molla, alzando le braccia per mostrare i muscoli e spacciare il gesto come del tutto casuale.

     - Ripreso? Non si vede che scoppio di salute? Sono sano come un coccodrillo! Ahia! -

     Un movimento troppo repentino gli fece esplodere un dolore alla base del collo, tant’è che dovette piegarsi in avanti. Cercò di trovare una giustificazione lampo per mascherare quel segno di cedimento, ma, notando che la cerbiatta rideva di gusto a quella scenetta, decise di non avere più lo scarpone slacciato e che quindi non c’era bisogno di chinarsi per rimediare.

     - Mi hai tirato fuori dai guai e non conosco neanche il tuo nome! - disse lui con una voce seria e profonda. Non aveva mai maledetto il suo tono stupido e gracchiante come in quel momento.

     - Alicia! Mi chiamo… Alicia! -

     - Io sono Vector! Allora… grazie di avermi salvato… Alicia! -

     Il coccodrillo raccolse coraggio, allungò il braccio per prenderle con delicatezza una mano ma lei fece un nervoso passo indietro per sfuggire alla sua portata, guardando imbarazzata verso il basso. Vector, che non si aspettava questa reazione, ritirò le dita sentendo nel contempo un fastidioso nodo alla gola. Forse era stato troppo precipitoso? O quella ragazza non gradiva il più semplice contatto fisico?

     Per interrompere quel silenzio carico di tensione si schiarì la voce e tentò di intavolare una conversazione.

     - Ehm… dunque, che posto è questo? -

     Il volto di Alicia, da rabbuiato che era, si illuminò di nuovo di un sorriso. L’impressione che Vector ne ricavò fu quasi come se tutto fosse rose e fiori per lei fintantoché non la si sfiorasse. Gli fece cenno di seguirla fuori dalla capanna e lui, un po’ perplesso, la assecondò. Fu ancora una volta immerso nella luce, ancora più forte e vivida di prima. Erano affacciati su di un’ampia valle rigogliosa e verdeggiante, racchiusa a cupola da possenti pareti di roccia che si innalzavano a perdita d’occhio. Dal punto di osservazione di Vector si potevano chiaramente distinguere parecchi campi ricchi di ortaggi, i cui colori vivaci facevano a pugni con il nero opaco del terreno che tappezzava tutta la zona. L’unica spiegazione che il detective riuscì a darsi fu che si trattava di pietra lavica. Alzò la testa e fu costretto a coprirsi gli occhi per non essere accecato. C’erano innumerevoli bagliori intensi che bruciavano come sfere di fuoco, sovrastando tutta la valle e splendendo con l’intensità di  molteplici soli. Capanne e casupole in legno, sparse ma numerose, corredavano il quadro come piccole cellette in un alveare. La cosa che però attirò di più l’attenzione di Vector fu un grosso lago di acqua cristallina situato su di un’altura che svettava su tutta la valle . Il riflusso d’acqua era continuo grazie ad un’abbondante cascata che filtrava dall’alto della parete rocciosa, così massiccia che il lago era quasi sul punto di straripare.

     - Possa venirmi un colpo! Questo posto è… incredibile! - commentò il coccodrillo a bocca aperta.

     - Ti do il benvenuto nella valle vulcanica di Lumisia! Almeno è come la chiamiamo noi da generazioni! -

     - Vulcanica? Vuoi dire che siamo all’interno del vulcano? -

     - Più precisamente siamo dentro alla sua fornace! O meglio, a quella che era la fornace! Questo vulcano non è più attivo da millenni, tanto che il magma contenuto qui dentro si è raffreddato ed essiccato fino a formare questo particolare manto nero e fertile che vedi sotto ai tuoi piedi! I nostri antenati si sono stabiliti qui secoli fa e hanno trasformato una terra desolata in un vero e proprio angolo di pace, lontano dal resto del mondo! -

     - E’ davvero sbalorditivo! E siete sempre vissuti qui senza che nessuno sapesse niente! Ma… tutta questa luce? Da dove viene se siamo sottoterra? -

     - E’ il motivo per cui abbiamo chiamato questa valle Lumisia! Per molto tempo non ci siamo spiegati da dove venissero questi mille soli che ci danno luce e calore! Poi abbiamo scoperto che si tratta di uno stupefacente gioco di luci! La lava rimasta attorno alla bocca del vulcano si è raffreddata fino a vetrificarsi, creando una serie di specchietti che contornano i bordi del cratere! I raggi del sole si riflettono su quei vetri in un’intricata rete che li porta fin quaggiù e li fa splendere come dei soli! -

     - Wow! Non ho mai visto niente del genere! Sono davvero caduto in un paradiso… solo che si trova sottoterra! -

     “Ed ha un bellissimo angelo!” completò Vector nel pensiero, osservando con attenzione le lunghe ciglia di Alicia.

     - Il motivo per cui nessuno ha mai scoperto la nostra presenza è che è quasi impossibile trovare l’entrata lungo la fiancata del vulcano! E il dirupo che lo circonda è un efficace sistema per scoraggiare qualunque esploratore! Però tu sei riuscito comunque ad arrivare qui, rotolando nelle viscere della terra! E’ stato un incidente? -

     Improvvisamente, Vector si ricordò del motivo per cui era finito lì sotto e fu preso dal panico. Forse i suoi colleghi stavano ancora lottando con il gruppo di Seth e aveva la strana sensazione che non sarebbero riusciti ad avere la meglio tanto facilmente. Aveva bisogno di correre in loro soccorso, ma apparentemente non aveva modo di uscire da lì. Come se non bastasse poi, la compagnia di Alicia era così dolce per lui da sgretolare in un istante ogni sua voglia di andare via.

     - Sì, qualcosa del genere! - rispose a bassa voce mentre rimuginava indeciso.

     Notò distrattamente alcune persone che camminavano in tutta fretta lungo i viottoli e provvedevano alle loro faccende con nervosismo più che evidente. Tirava un’aria piuttosto tesa da quelle parti, a giudicare dal comportamento impaziente degli abitanti.

     - Eppure la gente qui non sembra affatto tranquilla e pacifica! Sembra che abbiano tutti il sale sulla coda! -

     - Siamo tutti molto preoccupati ultimamente! Temiamo che una catastrofe stia per accadere! -

     - Cosa? E che tipo di catastrofe? -

     - Seguimi! Ti faccio vedere! -

     Vector camminò insieme ad Alicia attraverso le capanne e gli orti coltivati, diretti verso la parte più settentrionale della valle. Il tragitto non fu molto lungo, anche se per il coccodrillo sembrò tutto il contrario. Continuava a guardare di sottecchi la ragazza, ammirando i raffinati lineamenti del suo viso e tentando con fatica di trovare un argomento di cui parlare senza molto successo. Alicia non se ne rese conto per niente, continuando a guardare in avanti con espressione vagamente affranta, come se avesse un grosso peso sul cuore. Vector era così distratto che quasi investì un’anziana talpa che incrociò sulla strada. Sicuro di averla urtata, si fermò un attimo per chiedere scusa, ma quella continuò imperterrita per la sua via senza dare minimo cenno di averlo notato.

     Finalmente, risalendo un ripido pendio, arrivarono all’ampio lago che avevano visto in precedenza. Lo scroscio dell’acqua che cadeva era così fragoroso che dovettero alzare la voce per comunicare.

     - Da dove viene tutta quest’acqua? -

     - Probabilmente scende dalle montagne qui vicino e segue un percorso sotterraneo per arrivare fino a qui! E’ la nostra fonte primaria di acqua, ma di recente il flusso è diventato sempre più abbondante! Le griglie di scarico che abbiamo costruito sul fondo del lago sono danneggiate e non si possono riparare! Se si va avanti di questo passo, gli argini cederanno e l’acqua inonderà la valle! -

     - Questa sì che è una cosa seria! O si trova un modo per fermare l’acqua o sarete tutti costretti a fare compagnia ai pesci! -

     - Avevamo previsto una cosa del genere, a dir la verità! Abbiamo costruito una grande chiusa a monte, dove comincia la cascata! Però per qualche motivo il meccanismo che la fa calare sembra inceppato! -

     Alicia indicò un timone in pietra sulla sua destra alla quale era arrotolata una robusta catena che risaliva lungo tutta la parete di roccia fino a sparire nella nebbiolina della cascata.

     - Inceppato, eh? - ripeté Vector con un sorrisetto di superiorità - Non c’è inceppamento che resista alla forza di volontà di un coccodrillo! Prego, signorina, si faccia da parte! E’ arrivata l'ora di mettere in moto i muscoli! -

     Si diresse baldanzoso verso il timone, lo afferrò saldamente per due pioli e tentò con tutte le forze di farlo ruotare, in modo che la chiusa in cima alla cascata si abbassasse. Per quanto però ci impiegasse tutta la sua energia, qualcosa bloccava effettivamente lo scorrere della catena. Dopo un paio di tentativi, Vector si arrese, asciugandosi la fronte e massaggiandosi le braccia indolenzite.

     - Ok, ho decisamente perso molti punti come macho! - commentò imbarazzato.

     - I muscoli non sono poi così importanti! - rispose Alicia con un sorriso dolce.

     Vector si affrettò a distogliere lo sguardo dal suo viso angelico per paura di diventare rosso come un pomodoro.

     - Qualunque sia il problema non è qui sotto! Bisogna dare una controllatina alla carrucola lì sopra! -

     - Credo anch’io! Purtroppo però qui non c’è nessuno abbastanza forte da scalare la parete e raggiungere la cima della cascata! -

     - Errore, cara! Non c’era fino ad adesso! - esclamò il coccodrillo sperando di non sembrare troppo sbruffone.

     - Vuoi dire che… -

     - Lascia fare al sottoscritto! Avrete chiusa la vostra chiusa e chiuderò questa sto… ehm, insomma ci siamo capiti! -

     - Oh, Vector! Se ci riuscissi avresti la gratitudine di tutta la valle! E anche la mia! -

     Lo sguardo luminoso di ammirazione che splendeva negli occhi di Alicia fu abbastanza per fugare tutti i dubbi residui nella mente di Vector. Era arrivato il momento di calarsi nella parte dell’eroe, proprio come nei suoi romanzi dove l’impavido protagonista aiuta la donzella in difficoltà… senza dimenticare l’immancabile bacio finale!

     - E’ il minimo che possa fare per sdebitarmi della tua gentilezza, Alicia! -

     Dopo questa battuta, si impose di allontanarsi dall’adorabile cerbiatta per avvicinarsi alla parete accanto alla cascata. Era parecchio irregolare e dentellata, per cui avrebbe potuto facilmente trovare degli appigli solidi.

     - Sei sicuro di farcela? - domandò lei.

     - Scherzi? Scalatore è il mio secondo nome! Infatti penso che sarei dovuto nascere ragno! -

     Alicia rise.

     - Non è stata granché come battuta però! - ammise il detective.

     - Sei un bravo ragazzo, Vector! Hai un animo gentile e altruista! Ecco perché mi sono rivolta a te! -

     - Bé, sono capitato qui per caso e… mi sono offerto volontario io stesso! -

     - Hai ragione! - disse lei con tono poco convinto - Fai attenzione quando sali! Le rocce sono umide e scivolose! Aspetterò con ansia il tuo ritorno… mio salvatore! -

     Quando Alicia aveva pronunciato le ultime due parole, Vector aveva già messo il piede su di una sporgenza col risultato di scivolare e di finire di schiena al suolo a causa del brivido che quelle parole gli avevano trasmesso. La cerbiatta non se ne accorse neanche, ormai già lontana. Il coccodrillo aspettò di vederla sparire alla vista per rimettersi in piedi con una determinazione bruciante e approntarsi per la scalata.

     - Ok, bocca larga! E’ ora di mostrare a tutti di che pasta sei fatto! -

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     In vita sua Vector non ricordava di aver mai affrontato una prova più impegnativa e faticosa di quella. Se avesse dovuto commentarla avrebbe detto sulle prime che era come smuovere una montagna con un cucchiaino da caffè. Si diceva tra sé e sé che se il suo secondo nome era veramente Scalatore allora la sua cara mamma aveva preso un granchio colossale nella scelta. All’inizio l’impresa era sembrata semplice, forse un po’ faticosa, ma del tutto accessibile alle sue capacità. Dopo le prime cadute, nonostante tutto, si rese conto che sollevare il suo massiccio corpo lungo una parete ripida e scivolosa, cercando faticosamente di assicurarsi che i punti di appoggio reperiti non collassassero sotto il suo peso, non era una bazzecola. Il numero di tentativi falliti andava aumentando progressivamente, di pari passo ai bernoccoli e ai lividi dovuti agli impatti dolorosi con il suolo. In circostanze diverse, forse Vector si sarebbe arreso quasi subito, ma quella volta aveva più di un valido motivo per perseverare nel raggiungimento del suo obiettivo. Aveva una dolce e gentile ragazza con cui sdebitarsi, tanto per cominciare, nonché una piccola popolazione da tirare fuori dai guai. Senza dimenticare che doveva trovare in fretta una via d’uscita e sincerarsi delle condizioni degli altri Chaotix. Il tempo non giocava a suo favore, per cui era necessario impiegarlo nel modo migliore, provando e riprovando.

     Nel suo decimo tentativo, Vector impiegò il massimo impegno di cui era capace, tastando accuratamente ogni superficie di appiglio prima di caricarvi il peso e spingendo la resistenza dei suoi muscoli allo stremo. Si concentrò intensamente su alcune immagini fisse, la gratitudine di tutta Lumisia, il bacio tanto sperato da parte di Alicia, la vista dei suoi colleghi trionfanti contro Seth e compagnia, solo questo e nient’altro. Ignorava le gocce di sudore che colavano lungo il suo muso, ignorava il rumore penetrante della cascata e i sinistri scricchiolii degli speroni di roccia su cui si arrampicava. Adoperando ogni briciolo di autodeterminazione, riuscì ad arrivare in cima in cinque minuti. Con le ultime energie a disposizione, si issò oltre il bordo e rotolò finalmente sulla fredda pietra. Si premette una mano sul petto e ascoltò il suo battito cardiaco rallentarsi progressivamente, dando modo anche ai suoi muscoli di riposare. Una volta in piedi, diede una sbirciata in basso per vedere a che altezza era arrivato e, a giudicare dai brividi che gli serpeggiarono lungo la schiena, non era trascurabile. Si guardò intorno, scoprendo di trovarsi in un cunicolo dal soffitto basso al centro del quale scorreva il fiumiciattolo che precedeva la cascata. Andando un po’ più avanti con lo sguardo, si notava un enorme blocco di pietra rettangolare, sospeso in alto da catene e carrucole. Aveva due fori circolari in due punti, in modo che l’acqua, scorrendo solo da quei pertugi, diminuisse di molto il suo flusso.

     Ispezionò con cura il sistema di apertura e chiusura, scoprendo che massi e detriti erano crollati su una delle catene, bloccandola e impedendole di scorrere adeguatamente. Era impossibile sigillare la chiusa senza rimuovere le pietre che la arginavano.

     - Tanta fatica e non devo fare altro che un po’ di pulizia? - disse tra sé e sé - Bé, di cosa mi lamento? Prima finisco e prima ricevo i meritati onori! -

     Vector era così contento di aver superato quella prova così ardua che mentre sollevava i massi e li gettava lontano fischiettava allegramente. Non sapeva però che sarebbe stato interrotto di lì a poco da un fortissimo schianto alle sue spalle. Il boato lo fece trasalire tanto che quasi scivolò nel fiume, sbilanciato dal peso del macigno tra le sue braccia. Uno squarcio profondo si era aperto nella parete, apparentemente senza niente che la scalfisse, dischiudendo uno stretto passaggio buio. Qualcuno strisciò fuori dal cunicolo…

     - Tu? - esordì Vector sbalordito.

     - Io! - rispose Seth, la rabbia incisa in ogni piega del volto.

     Lo sciacallo protese la mano in avanti e sollevò con la levitazione il macigno tenuto dal coccodrillo. Una mossa fulminea e il proiettile roccioso saettò nell’aria fino a colpire una delle due carrucole. La puleggia andò in pezzi per l’urto, scardinando la catena e facendo piombare sull’acqua un lato della chiusa con un tonfo pauroso.

     - Cerco di venire fuori dal baratro in cui un viscido rettile mi fa piombare e chi mi trovo? Lo stesso viscido rettile! Qualcuno la chiama giustizia divina! -

     Il respiro di Seth era affannoso, le sue mani tremanti, e la sua parlantina non era impeccabile e strascicata come sempre. Era come se qualcosa lo avesse molto turbato oppure stancato fino allo stremo.

     - Io la chiamo fastidiosa seccatura! - ribatté Vector con rabbia.

     - Allora è meglio che non immagini cosa ho in serbo per te! -

     Con furia cieca, Seth spalancò le braccia e due grossi pezzi di roccia perforarono la parete, saettando senza controllo verso l’avversario. I riflessi di Vector non erano mai stati così pronti e rapidi, permettendogli di gettarsi in avanti e schivare i due proiettili. Prima di potersi rialzare ricevette un duro calcio in pieno volto, col risultato di perdere l’equilibrio e rotolare verso il fiume. Seth gli balzò subito addosso, bloccandogli un braccio dietro la schiena e premendo la sua faccia sul terreno.

     - Dammi il frammento! - ringhiò lo sciacallo stringendo la presa - So che ce lo hai tu! Lo sento vicino! -

     Vector gemette di dolore, ma non per questo era disposto a farsi sottomettere. Sferzò un veloce colpo con la sua coda e si scalzò il nemico di dosso. Sentiva uno strano formicolio alla tempia e tastandola si macchiò i guanti di rosso. La mano tremò di paura di fronte al sangue e la sua vista si fece stranamente appannata.

     - Non lo ripeterò una seconda volta! - insistette Seth fuori di sé dalla rabbia.

     Il coccodrillo quasi non sentì l’avvertimento, in preda al torpore e all’ansia che il suo stesso sangue gli provocava. Il suo disorientamento avvantaggiò lo sciacallo che, con la telecinesi, fece fluttuare una delle catene scardinate e la avviluppò attorno al corpo di Vector come un serpente. Le braccia e le gambe si irrigidirono, immobilizzate dallo stretto legame, e la sua gola finì in preda ad una poderosa morsa di ferro. Se Seth avesse continuato a stringere la catena sulla sua trachea sarebbe stato vicino a strangolarlo.

     - Tira fuori quella stramaledetta pietra! Mi appartiene! -

     - Non sono qui per questo! - mormorò Vector con difficoltà, quasi sul punto di soffocare.

     - Non sono le menzogne che ti salveranno, rettile! -

     - Ho da mantenere… una promessa… ad una ragazza! -

     Lo sciacallo non poté trattenere le risate, cosa che gli costò un attimo di distrazione. Era quello che Vector aveva sperato. Utilizzò il poco fiato rimastogli per stringere le labbra e sputare il chewing-gum esplosivo che aveva ingerito di nascosto mentre era a terra. Seppure non sufficientemente masticato, costituiva una mistura esplosiva efficace per arrecare danno al nemico e annullare il controllo psichico. Purtroppo, Seth si rese conto in tempo del proiettile gommoso e lo deviò con la mente verso l’alto. La piccola carica scoppiò sul soffitto di pietra, già fragile a causa dello squarcio provocato dalla sua entrata in scena, e allargò di molto la frattura. Una pioggia di rocce si abbatté sullo sciacallo, colpendolo in pieno sulla testa e costringendolo ad accasciarsi stordito al suolo. Vector avvertì la catena allentarsi fino ad afflosciarsi inerte, permettendogli di tossire forte e di massaggiarsi la gola. Con il cuore che ancora gli batteva a mille, si avvicinò con cautela a Seth, ormai sepolto dalle rocce, e si accertò che fosse privo di sensi.

     - Come si suol dire: “Ride bene chi ride ultimo, pagliaccio”! -

     Si guardò di nuovo il guanto sporco di sangue e nel contempo realizzò che in qualche modo era riuscito a superare la sua debolezza per qualche secondo. La prontezza con cui aveva scagliato la gomma gli dimostrava che era in grado di raccogliere coraggio anche quando la situazione si faceva disperata. Poteva diventare più forte e adesso conosceva le sue potenzialità.

     Si voltò determinato e constatò la situazione. Non era più possibile ormai sfruttare il sistema di catene per calare il cancello della chiusa. Tutto quello che poteva fare era solo scardinare la seconda carrucola, in modo da ostruire il flusso dell’acqua permanentemente. Raccolse un piccolo sasso levigato, si avvicinò al cancello di pietra che pendeva da una parte e, con cautela, ci si arrampicò. Strisciò per tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare alla puleggia in legno e, attento nel mantenere l’equilibrio, sferrò un sonoro colpo con la pietra. Il meccanismo andò subito in pezzi, la catena guizzò fuori dal percorso e anche il lato sinistro della chiusa piombò nell’acqua del fiume. L’urto fu più potente e improvviso del previsto. Le vibrazioni scossero la pietra liscia e Vector cominciò a barcollare pericolosamente fino a piombare in acqua e a precipitare giù dalla cascata.

     Trattenendo le urla per non rischiare di affogare, si schiantò con la superficie del lago e sparì sottacqua. Ringraziando di essere un coccodrillo e un ottimo nuotatore, gli furono sufficienti un paio di potenti bracciate per tornare a riva e uscire da quella piscina improvvisata.

     - Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Sono un supereroe! Alicia, vieni a vedere! -

     Il suo entusiasmo sfumò rapidamente quando si affacciò in cima alla salita e una sconcertante realtà gli balzò alla vista.

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     Poco prima, Lumisia era una valle lussureggiante e incontaminata, poco dopo, quello che ne rimaneva era una terra desolata e abbandonata. I campi che Vector aveva ammirato estasiato non erano altro che piccoli quadrati neri di polvere e sassi. Le capanne e le costruzioni erano diventati dei ruderi cadenti, quasi rendendo difficile capire che tipo di edificio quel cumulo di macerie costituisse in origine. Non c’era una sola anima viva e un silenzio di tomba era l’unico padrone di quel luogo.

     Per il detective fu come ricevere uno schiaffo in pieno volto. Stentava quasi a credere ai suoi occhi e fu incapace di formulare un solo pensiero coerente, scioccato com’era da quell’insensata rivelazione.

     - Vector! -

     Una voce lo aveva chiamato. Nella frazione di secondo in cui si girò per rispondere aveva immaginato che si trattasse di Alicia, che quel panorama devastato fosse solo un’allucinazione dovuta alla brutta caduta, alla ferita alla tempia o a qualunque altra cosa. Voleva accettare ogni spiegazione, anche la più improbabile, che però gli negasse quello che aveva appena visto. Una parte di lui si rallegrò nel vedere arrivare Charmy, Mighty ed Espio di corsa verso di lui, ma l’altra desiderò che al loro posto ci fosse stata una dolce cerbiatta.

     - Ti abbiamo trovato finalmente! - esclamò l’armadillo preoccupato.

     - Abbiamo esplorato tutti i ruderi che ci sono qui e quando abbiamo sentito un tonfo nel lago abbiamo sperato che fossi tu! -

     Vector fu incapace di rispondere, ancora troppo scioccato. Rimase a bocca aperta mentre il suo cervello tentava di collegare in un filo razionale tutti gli eventi che erano capitati, dalla sua caduta nella valle fino al termine della battaglia con Seth.

     - Siamo arrivati qui strisciando nel tunnel in cui sei caduto! - spiegò Espio - Dopo il crollo sia tu che quei tre sicari siete completamente spariti! -

     - Seth… era qui! - fu la risposta più naturale che riuscì ad elaborare - Ho… combattuto con lui! -

     - Ci siamo persi l’incontro! - esclamò Charmy sbuffando.

     - Smettila di scherzare! E’ una cosa seria! - lo rimproverò il camaleonte e si rivolse ancora a Vector - Stava cercando la pietra, non è vero? -

     Il coccodrillo annuì meccanicamente. C’era un pensiero che gli frullava in testa, un pensiero folle, ma che in qualche modo poteva avere senso. La persona con cui aveva parlato, quello che gli aveva chiesto di fare, quello che gli aveva mostrato… non potevano spiegarsi in nessun altro modo. Senza dire nulla, Vector corse di nuovo verso il lago e vi si tuffò in profondità. Nuotò per un breve tratto fino ad arrivare proprio sotto la cascata, ridottasi ormai a due deboli flussi trasparenti. Si intravedeva qualcosa al di là del sottile specchio d’acqua, qualcosa che prima era nascosto dall’abbondante riflusso. C’era una piccola grotta…

     Quasi per niente sorpreso, ci si arrampicò in fretta, abbassando la testa per non sbatterla sulla volta in pendenza. Fece qualche passo lungo la galleria stretta e umida fino a trovarsi di fronte alla conferma del suo folle pensiero. C’era una lapide scheggiata e consumata, posta su di un piccolo altarino cerimoniale. Le lettere incise erano sporche e consumate, ma Vector riuscì comunque a decifrarle in qualche modo. Riportava il nome Alicia sopra a quella che aveva l’aria di essere una citazione: “Aspetto il mio salvatore che mi abbracci l’anima e mi regali la libertà”. Quasi invisibile nel buio se non per il suo scintillio, un piccolo frammento di pietra bianco come il diamante era poggiato accanto alla lapide. Vector lo raccolse e ne avvertì il calore e l’elettricità che, in qualche modo, aveva donato alla fredda lastra tombale.

     Non c’era spazio per lo scetticismo, la commozione, l’incredulità o qualunque altro sentimento che scalzasse una profonda e sentita gratitudine. Adesso Vector aveva compreso tutto pur avendo un milione di domande che gli ronzavano ancora in testa. Eppure non aveva bisogno di dare a ciascuna di esse una risposta convincente. C’erano cose in quel mondo alle quali non si poteva dare una spiegazione o una motivazione. C’era bisogno di sapere davvero chi o cosa aveva parlato con lui quel giorno? Aveva bisogno di convincersi che se non avesse serrato la saracinesca della chiusa il livello del lago sarebbe salito tanto da straripare nella grotta e distruggere quella lapide solitaria? Doveva sentirsi sconsolato perché comunque aver attivato la chiusa non toglieva che prima o poi l’acqua avrebbe raggiunto in ogni caso quell’anfratto? Voleva credere che lo spirito di Alicia lo avesse pregato di salvarla e di regalarle la libertà? Doveva spaventarsi al pensiero di aver visto una valle popolata da fantasmi? Doveva chiedersi perché se la fornace era spenta ad Hot Crater ci fossero periodicamente eruzioni di ceneri e lapilli? Era necessario trovare una spiegazione scientifica per tutto quello? Ad esempio che fosse stata l’energia oscura di quel frammento diamantino a ridestare le anime degli abitanti di Lumisia?

     Niente di tutto quello aveva importanza. Quello che contava era che non solo lui aveva salvato lei, ma anche Alicia era riuscita a tirare fuori il coraggio da quel petto massiccio e squamoso. Prima non era sicuro di avere la stoffa giusta per affrontare il pericolo faccia a faccia, per fare i conti con il rischio e il dolore comportato. Gli eroi delle sue storie erano sempre così impavidi e sicuri di sé che non poteva fare a meno di invidiarli. Ma una volta messo di fronte ad una situazione dalla quale non avrebbe potuto tirarsi indietro, era riuscito a fronteggiare le incertezze e a prenderle una per una a calci. Che fosse costretto a scalare a mani nude una cascata o a combattere contro un potente psico-sciacallo, ora era consapevole di possedere i numeri giusti per farcela. Non avrebbe più esitato, aveva davvero in se stesso un grande potenziale e in futuro era sicuro che non ci sarebbe stato più motivo di tirarsi indietro… e doveva ringraziare il sorriso di una gentile cerbiatta.

     Espio, Charmy e Mighty lo videro riemergere dall’acqua con uno sguardo e un sorriso di pura soddisfazione.

     - Che cosa sei andato a fare lì sotto? -

     - A mantenere una promessa… ad una ragazza! -

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(1) Fa riferimento a Knuckles’ Chaotix
(2) Fa riferimento a Sonic Heroes
(3) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #07”, “Dove c’è luce, c’è sempre ombra”
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ART GALLERY


Shadow The Hedgehog Concept Art
Shadow The Hedgehog Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Shadow The Hedgehog come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO DUE:

Buttati nella mischia!

     - In definitiva è previsto bel tempo su tutta la regione! Passiamo adesso alla cronaca: non sono ancora state accertate le cause degli strani fenomeni musicali che hanno avuto luogo in tutta la città! Gli inquirenti hanno dichiarato che le indagini stanno procedendo a rilento, ma che la cittadinanza non deve preoccuparsi, considerando che non ci sono stati danni a cose o a persone! Passando ad altro, l’inaugurazione della nuova antenna per le telecomunicazioni perfezionata dalla TRL Corporation, tenutasi nella giornata di ieri nella sede dell’impresa, è stata definita un autentico successo e una svolta nel campo della tecnologia! A tagliare il nastro rosso è stato Michael Monkey, il noto attore reso famoso dal personaggio di Manny, l’intrepido ballerino della serie… -

     Non ci sono altre notizie che interessano ad Amy, quindi spegne la radio. Finisce in fretta e furia di pettinarsi i capelli e si guarda un’ultima volta allo specchio, per assicurarsi di essere in perfetto ordine. Il pensiero di ciò che stava accadendo ormai da un giorno intero in città è ancora presente nella sua testa, ma non si presenta in modo abbastanza preoccupante da intaccare il suo morale solitamente sempre alto. La radio aveva detto che l’epidemia musicale non aveva provocato nessun tipo di danno, quindi non c’era nulla di male nel cogliere i lati positivi della faccenda fino a quando non si fosse trovato il modo di risolverla. A lei, tutto sommato, non dispiaceva cantare e ballare, ma più di ogni altra cosa, era al settimo cielo per la possibilità che il suo Sonic fosse costretto in qualche modo a dedicarle una canzone pura e sincera.

     Amy si ripromette di fare ogni cosa in suo potere per strappare al riccio blu una serenata di quelle indimenticabili. Quel progetto però avrebbe dovuto aspettare un altro po’, dato che la riccia rosa stava aspettando le sue amiche per intraprendere quella che aveva definito una “missione amorosa”. Si siede sul letto e attende con pazienza l’arrivo di Sydia e di Cream. I suoi pensieri volano inevitabilmente a Sonic, a quanto sia grande il sentimento che prova per lui e a come fare per tenerlo sempre stretto a sé. Un leggero intorpidimento raggiunge il suo corpo e alcune allegre note di pianoforte arrivano alle sue orecchie. La sensazione che si prova ad oltrepassare le soglie del mondo della musica è così piacevole che si abbandona completamente alla canzone che di lì a poco avrebbe cantato.

     “Tell me I'm only dreaming and I'll believe you
     Can't see how this could be true
     Surrounded by feelings I hardly recognise
     I look for explanations I'm taken by surprise
     If you told me yesterday that I could feel this way
     I would sure enough call you a liar to your face”

     I battiti incalzanti della batteria sono un richiamo irresistibile alla danza. E’ il modo ideale per attirare l’attenzione di Amy, persa nelle sue riflessioni mentre canta tra sé e sé ed osserva la pioggia picchiettare sul vetro della sua finestra. Ci sono delle luci danzanti lì fuori, come se un’intera discoteca a cielo aperto stesse facendo rimbombare la sua musica in ogni vicolo della città.

     “Maybe this time tomorrow
     I'll discover this ain't really real
     'Cause it struck me like lightning, like a bolt out of the blue
     Emotions inside me, all over you
     I'm high above the Universe, losing track of time
     And falling free I can't believe that you are really mine”

     C’è un gruppo di ballerine per strada, infreddolite e bagnate dalla pioggia battente, ma agili e scatenate nella loro danza sfrenata. La luna non è altro che una gigantesca strobosfera che proietta raggi di luce colorata tutto intorno a sé. Le scarpe di Amy sollevano schizzi d’acqua dalle pozzanghere mentre cammina fiera e determinata verso il corpo di ballo per ballare e cantare con ancora più vigore la forza dell’amore.

     “Shocked by the power
     Shocked by the power of love
     I was rocked to my very foundations
     Shocked by the power, shocked by the power”

     L’acqua che scorre sul corpo delle ragazze sotto la pioggia battente rende più aderenti i loro vestiti lunghi e neri, evidenziando le loro forme. Amy tira fuori una grinta che non aveva mai mostrato quando muove a ritmo della canzone braccia e gambe in una scatenata coreografia. Ogni mossa infrange la barriera d’acqua che sta precipitando su di loro. Con una fusione perfetta di ritmi, la melodia impenna in un rullare ascendente di batteria trasformandosi in una seconda canzone.

     “Don't tell me that it's no use, love's always been my excuse
     Don't tell me it ain't right, my heart is my alibi
     Only you, you, get me acting crazy like I do, do
     You say you can't believe it but it's true, ooh, ooh
     It's true, ooh, ooh”

     Il mondo è diventato improvvisamente bianco e nero. Amy è una dama di corte, con indosso un vestito d’epoca vaporoso il cui lungo prolungamento struscia sul lucido pavimento di una sala da ballo. Le sue braccia si allargano come per cingere l’amore che sta aspettando da tempo, mentre il suo sguardo è rivolto alle grandi finestre del palazzo che fissano come in una fotografia l’immagine dei lampi nel temporale all’esterno.

     “What do I have to do to get the message through?
     How can I prove that I really love you, love you?
     What do I have to do to get it through to you?
     How can I prove that I really love you, love you?”

     Dalle pieghe del suo abito vistoso spunta uno stormo di colombe candide che volteggia attorno a lei come per una strana attrazione gravitazionale. Amy stringe i pugni, producendo ogni singola nota di quella canzone con forza e passione. Le colombe volano in circolo sopra la sua testa fino a fondersi insieme e produrre una fontana di luce che le ricade sulla testa come una doccia di minuscole lucciole.

      Un trillo di campanello, dei tonfi secchi e l’incanto è sparito. Amy Rose si stropiccia gli occhi e si ritrova di nuovo nel suo appartamento che sfigura in ampiezza in confronto dell’ampia sala da ballo in cui era capitata. Bussano alla porta e la riccia, ricomponendosi in fretta dall’impeto musicale, va a rispondere.

     - Tutto bene, Amy? - domanda Cream alla porta con un sorriso incoraggiante - Come mai ci hai messo tanto? Cosa stavi facendo? -

     - Ti esercitavi nel canto? - incalza Sydia, dietro di lei.

     - Qualcosa del genere! - replica la riccia, per niente imbarazzata - Coraggio, andiamo! Katrina ci sta aspettando! -


     Non molto distante dall’appartamento di Amy, si trova un’altra ragazza che condivide con lei la stessa determinazione e la stessa fermezza nel conseguire il suo personale obiettivo. La sua sicurezza e la sua decisione nell’andare fino in fondo si possono scorgere nelle pieghe concentrate del suo viso che molti concorderebbero nel definire decisamente attraente. Si trova sul tetto di una palazzina la cui imponenza sfigura di fronte alla maestosità dell’edificio che si trova davanti. Si tratta di un enorme cubo di mattoni e cemento nel centro della città, impreziosito dalle grandi vetrate lucenti lungo le pareti e dalla lunga e ampia scalinata in marmo nero che conduce ai grandi portoni d’ingresso in quercia. Le informazioni che la ragazza aveva raccolto negli ultimi giorni indicavano che il suo obiettivo si era insediato in quel palazzo e, a giudicare dalla fama che si portava dietro, era un luogo adatto ad uno con i suoi gusti.

     - E così alla fine ti ho trovato! - mormora Levine the butterfly allontanando dal viso il binocolo col quale aveva osservato con precisione tutti i movimenti attorno all’edificio.

     Non può fare a meno di trattenere un sorriso soddisfatto. Le sue ampie ali variopinte si dispiegano in tutta la loro bellezza, spargendo minuscoli granelli di polvere dorata nell’aria circostante. I suoi pensieri spaziano dalla contentezza per essere riuscita nel suo intento all’elaborazione di un piano per riuscire a raggiungere facilmente e senza intoppi la persona con la quale desidera parlare. Non c’è una sola briciola di preoccupazione né di ansia nella sua mente, perché è sempre stata fin troppo sicura di sé e delle sue capacità. E’ ben consapevole che la sua arma più grande, il suo fascino, costituisce un biglietto d’ingresso sicuro per ogni porta che avesse mai voluto oltrepassare.

     Uno strano senso di rilassamento che non ha mai provato prima si impadronisce di lei. Lo scenario diurno e soleggiato che era stampato nelle sue pupille si dissolve in un istante. Il suo posto è preso da un ambiente scuro e fiocamente illuminato, ammantato da leggere nuvole di fumo. Una serie di note cupe echeggiano nell’aria, senza che Levine si renda conto da dove possano provenire. Lei stessa si accorge di non essere più padrona del suo corpo quando riemerge dall’acqua piatta e tranquilla di una piscina e ne risale il bordo. La musica aumenta in crescendo fino ad esplodere in un ritmo elettronico ed orecchiabile.

     “I wanna hold em like they do in Texas Plays
     Fold em let em hit me raise it baby stay with me, I love it
     Luck and intuition play the cards with Spades to start
     And after he's been hooked I'll play the one that's on his heart”

     La voce di Levine è grave ma allo stesso tempo squillante, come non sapeva potesse esserlo. Indossa una tuta nera liscia ed aderente che avrebbe assomigliato a quella dei sommozzatori se non fosse stato per le spalline a punta ricoperte di brillanti. Prima che se la sfilasse, il viso di Levine era coperto da una mascherina tempestata di diamanti. I suoi occhi sono diventati grigi e magnetici da un momento all’altro.

     “I wanna roll with him a hard pair we will be
     A little gambling is fun when you're with me, I love it
     Russian Roulette is not the same without a gun
     And baby when it's love if it's not rough it isn't fun, fun”

     Levine continua a cantare, scandendo bene ogni parola, mentre getta in acqua la mascherina e risale delle scale bianche diretta verso un cortile buio. Le palme disseminate nel piazzale ondeggiano lentamente ad ogni alito di vento e le statue in marmo che le circondano sembrano gettare occhiate inquietanti a chiunque si soffermi ad osservarle.

     “I won't tell you that I love you
     Kiss or hug you
     Cause I'm bluffin' with my muffin
     I'm not lying I'm just stunnin' with my love-glue-gunning
    Just like a chick in the casino take your bank before I pay you out
     I promise this, promise this
     Check this hand cause I'm marvellous”

     La scena si è spostata in una terrazza affacciata sulla piscina, dove Levine è intenta a giocare a poker con un gruppo di ragazzi in giubbotto di pelle. La melodia si è abbassata di tono per consentire alla farfalla di esibirsi in uno strano rap, l’unica cosa che fa presagire l’arrivo della sua mano vincente. Al termine del rap è il momento di scoprire le carte. Com’era prevedibile, Levine ha in mano un poker d’assi, la chiave per il suo successo è l’unico mezzo che può costringere i suoi avversari a togliersi di dosso gli ultimi capi d’abbigliamento che erano loro rimasti. Prima che questo però possa succedere, la farfalla si ritrova al bordo della piscina, avvolta dalle nuvole dei fumogeni.

     “Can't read my, can't read my
     No he can't read my poker face
     (She's got to love nobody)”

     Il termine dell’esibizione si svolge con una sinuosa coreografia di Levine e degli altri ragazzi. Lei è la stella dello spettacolo, protagonista con la sua voce potente. Scioglie spalle, braccia e gambe in una serie di complicati e veloci passi di danza. Il trucco sul suo viso è pesante e i suoi capelli corti sono stati sostituiti da una parrucca lunga e bluastra. La canzone procede con sempre più forza fino al culmine e al termine improvviso della melodia.

     Una volta che tutti i bizzarri effetti scenici e la musica elettronica sono scomparsi, Levine si stropiccia gli occhi e si guarda intorno, come se si fosse appena svegliata da un sogno o meglio da un incubo danzante. Ogni tentativo di trovare una spiegazione è inutile quando si rende conto che quello strano fenomeno non ne ammette alcuna. Probabilmente si sarà solo trattato di uno strano scherzo della sua immaginazione, certo, non poteva essere diversamente. La stanchezza le aveva giocato un brutto tiro, ma non avrebbe permesso che questo la dissuadesse dal suo obiettivo.

     - Andiamo a fare quattro chiacchiere con il mio futuro fidanzato! - dice a bassa voce, prima di prepararsi a lanciarsi dal tetto del palazzo e a spiccare il volo.


     - Sembra che alla gente non importi più di tanto quello che sta succedendo! - considera Amy, notando con la coda dell’occhio un paio di camerieri all’entrata di un locale intenti in uno sfrenato twist.

     - Forse in fondo la trovano una cosa divertente! - propone Cream, che passeggia tranquillamente al suo fianco con Cheese.

     - La musica non ha mai fatto male a nessuno! - interviene Sydia, sorridente come sempre - E poi tutto quel ballare è un ottimo esercizio fisico! Serve a mantenere i muscoli pronti e scattanti per quando c’è bisogno di colpire! -

      Subito dopo le sue parole, scaglia un veloce pugno all’aria, la sua espressione trasformatasi di colpo in una smorfia rabbiosa. Amy e Cream la guardano con gli occhi sgranati e la ragazza si ricompone all’istante dopo quell’impeto combattivo, distogliendo lo sguardo imbarazzato.

     - Scusate, ogni tanto mi faccio prendere la mano! - dice lo scoiattolo, sorridendo nervosamente.

     - Chi non ti conoscesse non potrebbe mai immaginare che hai uno spirito così battagliero! - replica Amy - Insomma, sei sempre così simpatica e tranquilla, ma quando si tratta di menare le mani diventi una tigre! -

     - E’ più forte di me! Sono così da quando ero piccola! Ero sempre la prima a prendere le difese di qualche mio compagno a scuola che veniva preso di mira dai bulli! Ed ero sempre la prima a proporre di giocare alla lotta! Non posso farci niente, sono fatta così! Per questo quando ho sentito del vostro corso di autodifesa mi si sono illuminati gli occhi! Il mio incubo peggiore sarebbe diventare una di quelle ragazze che non si sanno difendere da sole e lasciano fare tutto ai maschi! -

     - Questo spiega perché sei sempre un passo avanti alle altre a lezione! E soprattutto perché noi due andiamo così d’accordo! -

     - Chissà se anche Katrina la pensa così! - esclama Cream in tono casuale.

     - Se fosse così non credo si sarebbe fatta trattare in quel modo dal suo ragazzo! - spiega Amy - E’ per questo che stiamo andando da lei! Dobbiamo darle tutto il nostro aiuto perché capisca di dover pretendere rispetto! -

     La determinazione della riccia rosa fa sorgere qualche dubbio nella coniglietta, come sempre accade quando la sua migliore amica esprime la sua decisione nel voler fare il passo più lungo della gamba.

     - Ehm… forse dovremmo andarci più piano, non credi? Potrebbe pensare che ci stiamo immischiando nei suoi affari! -

     - Il nostro dovrà essere un semplice consiglio da amiche, Cream! - spiega Sydia in modo pratico - Semplicemente, quando le potremo parlare ecco cosa le consiglieremo di dire al suo fidanzato! -

     L’intenzione dello scoiattolo era di immedesimarsi in Katrina per spiegare come si sarebbe comportata al suo posto, ma non aveva considerato il rullo di batteria esploso nelle sue orecchie che la invitava a cantare. Dei battiti forti e scanditi accompagnano una melodia rapida e ritmata sorretta delle inconfondibili note di una tastiera. Il marciapiede si è trasformato all’improvviso nella pavimentazione a scacchiera di un piccolo bar. Alle spalle di Sydia si possono benissimo scorgere i tavolini quadrati, i divanetti foderati di rosso e le ampie vetrate oltre le quali è rapido il viavai di persone.

     “Used to be a time when you would pamper me
     Used to brag about it all the time
     Your friends seem to think that you're so peachy keen
     But my friends say neglect is on your mind
     Who's right?”

     La chioma di Sydia è diventata lunga, scura e più riccia di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Indossa un lungo soprabito dorato che copre solo parzialmente la camicia nera abbottonata maldestramente, dei jeans sbiaditi e un paio di stivali marroncini. Alle sue spalle ci sono altre ragazze che sfoggiano un abbigliamento in qualche modo trasandato.

     “Used to go to dinner almost every night
     Dancin' 'til I thought I'd lose my breath
     Now it seems your dancing feet are always on my couch
     Good thing I cook or else we'd starve to death
     Ain't that a shame?”

     Il gruppo di ragazze si muove a destra e a sinistra seguendo il ritmo della musica e sventolando le mani dietro la schiena ad ogni passo, in una coreografia singolare quanto meccanica. Sul retro della scena, alcuni ragazzi in giacca di pelle osservano la coreografia con un’espressione a metà tra lo scettico e l’annoiato sui loro volti scuri.

     “I never ask for more than I deserve
     You know it's the truth
     You seem to think you're God's gift to this Earth
     I'm tellin' you, no way”

     Ad uno schiocco di dita di Sydia i ragazzi si ritrovano legati ed imbavagliati alle sedie. Per le loro ragazze è la punizione più corretta per non essere state trattate come meritavano, considerando che loro non hanno mai chiesto più di quanto meritassero. Continuano a ballare intorno alle loro vittime. Sydia è al centro del cerchio e, seduta sulle ginocchia di uno dei ragazzi, si diverte a fargli il solletico sul naso senza che lui possa reagire in nessun modo.

     “What have you done for me lately?
     Ooh ooh ooh yeah
     What have you done for me lately?
     Ooh ooh ooh yeah”

     La domanda è fin troppo chiara. Non esiste risposta che soddisfi la frustrazione delle ragazze trascurate, ma anche se ci fosse, il cerotto sulla bocca dei ragazzi impedisce loro di giustificarsi. Mentre le ballerine si apprestano a terminare la coreografia, Sydia si diverte a pasticciare con il rossetto il viso di tutti i maschi immobilizzati. Quando ha terminato di truccarli in un modo del tutto particolare, si unisce al resto del gruppo per concludere la canzone.

     Le ultime note riecheggiano ancora nella testa di Sydia, ma ormai ha imparato a conoscere il senso di disorientamento che segue ad ogni esplosione musicale. Sa che è necessario abituarsi fino alla scoperta di una soluzione, per cui quando torna a rivolgersi a Cream e ad Amy non c’è un briciolo di imbarazzo nella sua voce.

      - Bé, grossomodo è quello che dovrebbe dirgli! -


     - Ti è così difficile volare senza turbolenze? Comincio a sentirmi male! -

     - Ti è così difficile metterti a dieta? Sei più pesante di un elefante obeso! -

     - Io non sono pesante! Sei tu che hai delle braccia deboli! -

     - Se così fosse non riuscirei a reggere quella tua testaccia dura in aria! -

     - Rallenta, rallenta! Mi fai rompere l’osso del collo! -

     - La prossima volta allora fatti spuntare le ali! -

     Un urlo vibrante squarcia la tranquillità di Angel Island mentre quello che sembra un meteorite rosso piove dal cielo precipitosamente. Si schianta con un tonfo spaventoso sul manto erboso e lì giace apparentemente privo di vita.

     - Knuckles? -

     Tikal è lì vicino e accorre quando distingue in quella massa rossa informe le caratteristiche del guardiano del Master Emerald. Lo aiuta a rialzarsi e a tirare fuori la testa dalla voragine creata a seguito dell’impatto, mentre Rouge plana elegantemente sul terreno.

     - Questa è la volta buona in cui la trito! - esclama l’echidna al limite della sopportazione.

     - Oh, quante storie! Hai la capoccia talmente dura che si sarà fatto molto più male il prato! - ribatte Rouge annoiata.

     - Cosa ci fate qui? - si domanda Tikal spaesata - Knuckles, pensavo fossi andato ad indagare sulla razzia dell’isola! -

     - E’ quello che ho fatto! - risponde lui ancora irritato - Solo che i miei sospetti non erano… esattamente fondati! -

     - In altre parole - aggiunge il pipistrello - E’ arrivato alla conclusione sbagliata, come al solito! -

     - Se non ha organizzato lei il tutto, chi è stato? -

     - E’ quello che stiamo andando a scoprire, cara! A Night Babylon c’è un locale frequentato quasi esclusivamente da criminali e ladruncoli! Stiamo andando lì per raccogliere un po’ di informazioni su quanto è successo qui! -

     - Per questo siamo venuti a prenderti! - completa Knuckles.

     - Non credo che sia saggio lasciare lo smeraldo incustodito! -

     - Nack non era interessato allo smeraldo ed è questo che mi rende più perplesso! Non c’è bisogno che tu rimanga qui adesso, tanto più che ci servono due zampe in più! -

     - E naturalmente - gli fa eco Rouge - Anche perché il signorino non si fida del tutto di me! -

     - Dovrei fidarmi a venire solo con te in un posto pieno di tagliagole? -

     - Questo è quello che ricevo per averti offerto il mio aiuto? -

     - Non certo per altruismo! Stai tentando di proteggere i tuoi interessi su quello che puoi sgraffignare sulla mia isola! -

     - Dettagli, nient’altro che dettagli! -

     Tikal fa un breve risolino, attirando l’attenzione dei due.

     - Probabilmente non lo ammetterai mai, Knuckles, ma nessuno ha mai avuto più influenza su di te di questa ragazza! -

     La reazione che suscita l’affermazione è di incredulo disgusto, quando Rouge e Knuckles si guardano negli occhi e rompono immediatamente il contatto con smorfie esagerate. L’orchestra di accompagnamento comincia a musicare una coinvolgente strimpellata al pianoforte, con il classico ritmo cantilenante dei latinismi. Le luci del palcoscenico sono tutte per Tikal.

    “When you see her, say a prayer and kiss your heart goodbye
     She's trouble, in a word get closer to the fire
     Run faster, her laughter burns you up inside
     You're spinning round and round
     You can't get up, you try but you can't”

     Al centro della piazzetta illuminata dai neon in cui si è trasformato il prato lucido di Angel Island, c’è una fontanella dalla forma piramidale che riversa allegramente fiotti di acqua nella vasca di pietra squadrata. Tikal gironzola con aria spaesata attorno ad essa, decidendo infine di sedersi sul bordo e accarezzare il velo umido. Indossa un completo di giacca e pantaloni grigi e un cappello in stile borsalino dello stesso colore.

     “You try to avoid her, fate is in your hands
     She's smiling, an invitation to the dance
     Her heart is on the street, tu corazon es suyo
     Now you're falling at her feet
     You try to get away but you can't”

     Due bambini dal volto candido corrono verso di lei e la prendono per mano, conducendola in una zona della piazzetta coperta da un sottile velo viola. Uno scrigno di legno massiccio è posato su di un tavolino, aspettando solo di essere dischiuso. Tikal si guarda intorno con circospezione, prima di prendere la chiave dorata appesa lì vicino, infilarla nella toppa e aprire il cofanetto. Una luce bianca e calda si sprigiona dall’interno e lei sorride come una bimba che ha appena trovato un piccolo tesoro.

     “Quien es esa nina, who's that girl
     Senorita, mas fina, who's that girl
     Quien es esa nina, who's that girl
     Senorita, mas fina, who's that girl”

     Felice e saltellante, Tikal torna accanto alla fontana, che sembra aver preso a zampillare ancora più abbondantemente di prima. Uno stuolo di bimbi festosi la raggiunge, ballando e cantando attorno a lei. L’echidna si unisce alla festa, sfilandosi la giacca e roteando sul posto con le braccia in alto. L’ultima gioiosa risata dei ragazzini perde la sua eco nell’aria quando l’orchestra suona l’ultima nota ed Angel Island torna ad essere quella di sempre.

     Sebbene Knuckles e Rouge non siano sbigottiti dall’accaduto, Tikal ci mette un po’ per realizzare quello che è successo. Dopo qualche secondo, li guarda imbarazzata e riesce a stento a pronunciare le sue parole senza abbassare timidamente lo sguardo.

     - Ehm… forse è davvero il caso che venga con voi! -

 

     - Sonic! E dai, Sonic! Ti chiedo solo una canzoncina! Una piccola piccola! Non ti chiedo altro! Per favore! Pensa a tutti i bei momenti passati insieme e ti verrà più facile! -

     - Al momento sono in piena pausa artistica! Via! Sciò! -

     Era pomeriggio inoltrato quando Amy, Sydia e Cream avevano raggiunto casa Prower per l’appuntamento che avevano concordato con Sonic e Tails. Il volpino aveva promesso loro che avrebbe utilizzato tutti i mezzi di cui disponeva per capire cosa c’era dietro alla fastidiosa epidemia musicale che da quella mattina li aveva colpiti. Nell’attesa che Tails terminasse ciò a cui stava lavorando nell’officina, gli altri quattro ragazzi si erano riuniti nel vialetto di casa.

     Sydia e Cream sorseggiano tranquillamente una bibita mentre si godono lo spettacolo di una Amy in preda ad una serie di violente effusioni d’amore che rincorre Sonic. Evidentemente, il suo chiodo fisso di costringere Sonic a dedicarle una canzone non era ancora sparito.

     - Non puoi sfuggirmi per sempre! - lo minaccia Amy, rincorrendolo in cerchio intorno a tutta la casa - Prima o poi dovrai per forza cantarmi qualcosa! -

     - Spero che sia molto, ma molto poi allora! - replica disperato Sonic, senza però ricordarsi di poter correre molto più veloce di lei - Il giorno in cui comincerò a cantare sarà il giorno in cui mi schianterò contro un castagno! -

     Per qualche buffo scherzo del destino, Sonic si schianta proprio in quel momento contro il tronco di un albero del giardino, producendo un tonfo sonoro che faceva presagire il dolore acuto che doveva essergli esploso sul viso. Amy approfitta di quell’attimo di distrazione per gettarsi su di lui e stringerlo in un abbraccio spaccaossa.

     - Adesso sei costretto a cantare! Eh? Eh? Coraggio, io sto aspettando! -

     - Basta! - esclama Sonic, al limite dell’esasperazione, prima di sgusciare dalla sua presa come un’anguilla - Quale parte di “non voglio cantare” non ti è chiara, Amy? Stai diventando ossessionante! -

     Sonic si sarebbe reso conto di lì a poco del prezzo che aveva quell’affermazione. La batteria inizia a suonare per lui, ma questa volta fa parte della musica quanto i musicisti alle sue spalle. Un’armonica rossa è apparsa tra le sue mani, l’occasione giusta perché il riccio blu possa suonarla con tutta la passione di cui è capace. Produce suoni caldi e avvolgenti che fungono da richiamo per tutti quelli che lo circondano.

     “Pink it's my new obsession
      Pink it's not even a question,
     Pink on the lips of your lover,
     Cause pink is the love you discover”

     La voce di Sonic si è fatta di colpo grave e rauca, ma ciò non toglie che sia in qualche modo molto attraente. Abbraccia l’asta del microfono come farebbe con una bella ragazza, mentre la band gli fornisce il brano su cui cantare in uno sfondo completamente bianco e lucido. Sonic indossa un paio di orecchie rosa e pelose da coniglio e una camicia beige a quadrettini.

     “Pink as the bing on your cherry
     Pink cause you are so very
     Pink it's the color of passion
     Cause today it just goes with the fashion” 

     Sulle dita di Sonic appaiono una serie di anelli dorati e argentati. Sul suo naso spunta un paio di occhiali bordati di nero con lenti rossastre. Con un’agile giravolta, trasforma la sua camicia in un’elegante giacca nera con striature rosa. Su di lui piove una raffica di pastelli a cera. Il loro colore è perfettamente scontato… rosa, naturalmente!

     “Pink it was love at first sight
     Pink when I turn out the light, and
     Pink gets me high as a kite
     And I think everything is going to be all right
     No matter what we do tonight”
 

     Il microfono spruzza un getto di succo di frutta rosa, ma il liquido non bagna il viso di Sonic. Al contrario fluttua attorno alla sua testa e gli cinge la fronte come una tiara. Nello stesso momento, un uragano di fragole mature si leva tutto attorno a lui, diffondendo nell’aria il loro fresco profumo. La scenografia è impreziosita da una serie di grosse bolle di sapone rosa a forma di elefante. La chitarra aumenta il ritmo del suono, portando per braccio la melodia verso la conclusione e il canto di Sonic verso il suo apice più alto.

     Il riccio blu è consapevole di aver fatto qualcosa a cui sperava di non essere costretto, ma la parte ancora più difficile sarebbe stata affrontare Amy. Ed infatti, a giudicare dal sorriso festoso della ragazza, era più che soddisfatta da quello che aveva sentito.

     - Ci avrei giurato che il tuo colore preferito era il rosa! - esclama lei cercando di nuovo di acchiappare uno sfuggente Sonic - Il blu e il rosa si mescolano alla perfezione, non trovi? -

     - Perché non vai a mescolarti da un’altra parte per oggi? C’è solo un certo numero di coccole che posso sopportare in un giorno! -

     Sydia e Cream sono sempre più divertite dalla giocosa corsa dei due ricci. Non avevano mai visto Amy così in vena di abbracci e di tenerezze, tanto da sembrare quasi totalmente uscita di testa. Sonic suda freddo al pensiero di non riuscire a trovare un modo per scrollarsela di dosso e prega con tutto il cuore che Tails si sbrighi a terminare il suo lavoro e che li richiami il più in fretta possibile.

     Un rullo di tamburi fa salire il cuore in gola a Sonic, terrorizzato all’idea di calarsi di nuovo nei panni di cantante, ma questa volta la melodia non è dedicata a lui ma, cosa forse ancora più tremenda, ad una raggiante Amy Rose. Un allegro motivo e l’eco di una chitarra sono gli ingredienti migliori perché la riccia rosa possa scatenarsi al ritmo della musica nel suo cuore. Muove i fianchi seguendo il tempo e i filamenti del gonnellino hawaiano che indossa ondeggiano con un dondolamento quasi ipnotico.

     “No-one else l know can thrill me like you do
     I only ever want to go-go dance with you
     You're the dream boy of my bedroom poster
     Now we're on a roller coaster ride”

     Lo scenario è una spiaggia soleggiata, disseminate di palme verdeggianti le cui larghe foglie beccheggiano ad ogni alito di brezza fresca. Amy è impegnata a cantare, ma ciò non le impedisce di dedicarsi alla danza insieme alle altre ballerine che la accompagnano. Oltre al gonnellino, portano tutte una magliettina bianca, una collana floreale attorno al collo e un fiore rosso sgargiante sul frontino.

     “No-one else can take me to the highs like you
     You show me all the colours when I'm feeling blue
     You're the brightest shining lights on Broadway
     Pink in evening sunsets every day”

     Altri ballerini spuntano alle spalle di Amy. La ragazza cade all’indietro, sicura di essere presa dalle forti braccia dei ragazzi. Sono proprio loro a sollevarla in alto, tenendola per le caviglie, per la schiena e per i polsi, per poi ruotare insieme a lei in una serie di studiati passi di danza. Al termine del giro, appoggiano Amy su un banchetto fatto di canne di bambù. La riccia ci si stende comodamente e continua a cantare come se niente fosse.

     “You're the greatest gift that l could ever wish for
     And there's not a single thing l wouldn't give for
     A little time with you, my koocachoo
     Cause I'm so in love with you”

     E’ nel chorus che l’impeto della canzone si fa più grande ed Amy lo sa bene. In piedi sul banchetto, ancheggia e muove le braccia nella stessa coreografia dei ballerini dietro di lei con una maestria ed un brio decisamente accattivanti. Un’ancora gigante ricoperta di brillanti cala dall’alto ed Amy ci si arrampica senza difficoltà. Mentre quel bizzarro ascensore ritorna da dove è venuto, la ragazza saluta i ballerini sventolando la mano e loro, in tutta risposta, sollevano i gusci di noce di cocco dai quali stavano bevendo il latte con la cannuccia per brindare alla sua salute.

     - Allora, tesoro, ti è piaciuta la mia canzone? Sono stata brava, vero? - domanda Amy a raffica, mentre riprende a rincorrere il suo riccio blu adorato.

     - Cavolo, ma tu non ti sei ancora arresa? - sbotta Sonic, schivando in ogni modo possibile i tentativi di abbraccio della ragazza - E poi cosa diamine è un “koocachoo”? Me lo vuoi spiegare? -

     Proprio in quel momento, la porta d’ingresso della casa si spalanca e Tails si affaccia sulla soglia. La sua espressione si fa perplessa quando si rende conto di tutto il parapiglia che i due ricci stanno facendo nel suo giardino.

     - Che cosa sta succedendo? - domanda a Sydia e a Cream, vicine a spanciarsi dalle risate.

     Prima che loro possano rispondere, Sonic si precipita verso Tails e si fa scudo con il suo corpo per proteggersi dalla furia affettuosa di Amy.

     - Non sono mai stato più felice di vederti, Tails! - gli dice con voce più acuta del normale - Ti prego, andiamo dove vuoi, facciamo quello che vuoi, ma tieni lontana Amy da me o sulla mia lapide troverete scritto: “Ci ha lasciato per overdose di coccole”! -


      - Non è deliziosamente sublime, mio caro Sponky? - chiede la iena conosciuta come Mr. Trick al suo inseparabile pupazzo a forma di criceto che spunta dal suo cilindro - Ci sono centinaia e centinaia di omuncoli in questa città che proprio mentre parliamo si stanno scatenando nell’arte della danza oltre le loro immaginazioni più sfrenate! Tutto questo è così incredibilmente appagante che potrei farci l’abitudine! -

     - E ne è valsa la pena spendere tempo e denaro solo per far ballare qualche miserabile nessuno? -

     Sponky gli risponde con una vocetta stridula. A chiunque li avesse visti sarebbe risultato fin troppo chiaro che si trattava della voce di Trick in falsetto.

     - Su questo non c’è un solo margine di dubbio, pelosetto di papà! - replica la iena - Questo mondo è così drammaturgicamente serio da farti calare le braghe! Il mio preciso dovere di onesto cittadino è fare tutto quello che posso per dipingere un po’ di sorriso sulla faccia della gente! -

     - Qualcosa mi dice però che non sia andata giù di buon grado a tutti la tua trovata! -

     - E’ una triste realtà della civiltà contemporanea! Non tutti gli omuncoli sono in grado di percepire la bellezza e il brio della mia arte estrosa! Quello di cui avrebbero bisogno sarebbe un modo perché la perfezione della mia opera li colpisca con la forza di un’esplosione! Ricordami di distribuire un bignè farcito con un candelotto di dinamite a tutti i terricoli tristi che incontreremo per strada! -

     - Più esplosivo di così! - commenta Sponky, convinto dalle parole del suo burattinaio.

     Trick si allontana dall’ampia finestra del suo palazzo, distogliendo lo sguardo dall’ampia visuale che ha sulla città. Si accomoda sulla sua comoda poltrona viola e appoggia i piedi sulla scrivania come se fosse la cosa più naturale del mondo. Proprio in quel momento, la doppia porta del suo sontuoso ufficio si spalanca con un cigolio e una persona che la iena non aveva mai visto si fa strada nella stanza a passi lenti. Gli occhi di Trick sono vicini a schizzare fuori dalle orbite quando si trova di fronte ad un’affascinante ragazza farfalla.

     - Per la dentiera di mia nonna! - commenta, inginocchiandosi di colpo sulla scrivania e sporgendosi oltre il bordo - Ecco ciò che io chiamo una squisita bestiola! Ossequi, pasticcino! Se stavi cercando il rifugio della iena cattiva, questo è l’indirizzo giusto! -

     - Lo avevo notato! - replica Levine, per nulla infastidita dai modi bizzarri del suo interlocutore.

     - Ah, non mettevo in dubbio le tue capacità cognitive, mia bella damigella! Sapevo che le farfalle sono sinonimo di grazia, ma, per la peppa e la peppina, qui siamo nel campo delle fantasie sfrenate! -

     - Ci conosciamo da appena un minuto e già mi riempi di complimenti? Tu sì che sai come corteggiare una ragazza! -

     Mr. Trick oltrepassa la scrivania e si avvicina alla ragazza con la camminata più elegante di cui è capace, in questo caso un’andatura ciondolante da clown.

     - Senza falsa modestia, cara mia, ma ho vinto per ben tre volte il premio per l’ammaliatore più ammaliante del settimanale “Iena Moderna”, quindi la classe non è sciroppo di prugne! -

     Con dei modi da perfetto gentlemen, Trick prende delicatamente la mano di Levine e la sfiora con le labbra.

     - Fremo all’idea di sapere cosa ci fa uno splendore alato del tuo calibro nella mia modesta residenza cittadina e, soprattutto, in che modo è riuscito a superare la sicurezza! -

     - Questo puoi vederlo da te! - dice Levine, indicando il corridoio alle sue spalle dove alcune delle guardie che Trick aveva posto a sorveglianza dell’edificio giacevano sul pavimento prive di sensi.

     La iena non ne rimane per niente amareggiata, anzi, spalanca ancora di più gli occhi e sfodera un ampio sorriso che mette in mostra la dentatura impeccabilmente scintillante.

     - Il tuo fascino stende all’istante, madamigella! - sono le prime parole di reazione allo spettacolo.

     - O quello, o una dose generosa di polvere soporifera, Mr. Trick! - spiega Levine.

     Il damerino è tutto ringalluzzito quando sente pronunciare il suo nome. Drizza la schiena e si aggiusta la cravatta a pois che porta al collo.

     - La bimbetta cattiva ha fatto i compiti a casa, ma tu guarda! - dice la iena, con una vena maliziosa nella voce - Io vado matto per chi viene preparato a lezione! -

     - Se è per questo so molte altre cose su di te! - continua la farfalla, cominciando a passeggiare lentamente per l’ufficio e posando lo sguardo sui vari completi d’arredamento sfarzosi - Mi sono informata molto bene! So ad esempio che sei il boss di una famigerata organizzazione criminale a cui hai dato il nome di Ring Leaders, so che sei venuto qui in incognito da Adabat per occuparti di alcuni affari importanti e so che è questo il motivo per cui hai trasferito in questo palazzo di Emerald Town di tua proprietà gran parte delle tue forze e dei tuoi mezzi! La domanda che mi sorge spontanea è: che cosa frulla in quel tuo vulcanico cervellino? -

     Mr. Trick, al termine del discorso di Levine, batte le mani in modo lento e funereo. Il sorriso festoso sulle sue labbra si è trasformato in un ghigno inquietante che cela un briciolo di irritazione. Il suo sguardo è fisso e in qualche modo spaventosamente elettrico.

     - Curioso, l’ultima persona che sapeva così tanto sul conto del sottoscritto adesso sta facendo compagnia ai molluschi sul fondo dell’oceano! E’ vero, non era di certo affascinante come te, mia deliziosa farfallina saccente, ma ciò non toglie che a volte l’ignoranza sia decisamente un bene! Perché mai dovrei rispondere alla tua domanda? -

     Levine non ha nulla da nascondere e nulla che la dissuada dal sostenere lo sguardo fermo e indagatore di Mr. Trick. Gli sorride di rimando, con aria di chi la sa lunga, prima di soddisfare la curiosità di lui.

     - Perché qualunque cosa tu stia programmando, io desidero farne parte! Ti sto proponendo di diventare la tua partner! -

     E’ sufficiente quella misera spiegazione a dissipare il sospetto dall’espressione di Mr. Trick. La sua coda sventola senza controllo, in un chiaro segnale che l’idea deve essergli piaciuta.

     - Il mio nome è Levine! E ti posso garantire che se mi vorrai al tuo fianco non avrai nulla di cui pentirti! -

     Cogliendola completamente di sorpresa, il suono di un potente assolo di chitarra riempie di colpo l’ufficio. La luce del giorno si dissolve, ammantando la stanza di una luminosità soffusa tinta di arancio. La trasformazione dell’ambiente è repentina e inevitabile, come ormai accade di consueto. Dal pavimento si innalza un palchetto rettangolare nero e lucido, sul cui retro spuntano delle ampie finestre bianche coperte solo da dei tendaggi rossi che si increspano come acqua al vento. Una band sistemata in un angolo suona un motivo rock penetrante, così intenso da far vibrare le pareti.

     “Sittin’ over here starin’ in your face with lust in my eyes
     Sure don't give a damn and ya, don't know that I've been dreamin’ of ya in my fantasies
     Never once you looked at me, don't even realize that I'm wantin’ you to fulfil my needs
     Think what you want, let your mind free, run free to a place no one dares to” 
    
     La voce che canta non appartiene a nessuna delle ballerine vestite di pelle nera che spuntano dalle botole poste sul palco. E’ una voce calda, sostenuta e attraente che rimbomba negli amplificatori, striscia fuori dalle finestre bianche e fluttua tra i tendaggi scarlatti, preannunciando l’arrivo di una donna che sa esattamente quello che vuole. Al termine del veloce rap, appare Levine, provocante nel suo completo di pelle e borchie dorate. Si unisce alla coreografia del suo corpo di ballo, senza che i tacchi alti che indossa riescano ad ostacolare i suoi movimenti.

     “How many nights I've laid in bed excited over you
     I've closed my eyes and thought of us a hundred different ways
     I've gotten there so many times I wonder how bout you
     Day and night, night and day, all I've got to say is”

     I riflettori agli angoli del palco proiettano una serie di fasci di luce di color arancione dove le stelle dello spettacolo si esibiscono al massimo delle loro possibilità, prima tra tutti Levine. Una serie di telecamere e di obiettivi sono puntati su di loro. Le immagini riprese sono trasmesse su alcuni schermi con cui gli spettatori possono interagire per osservare i particolari dell’esibizione. Consapevole di tutto questo, Levine afferra l’obiettivo di una cinepresa e fa in modo che questa riprenda in primo piano il suo viso mentre continua a cantare.

     “If I was your girl, oh, the things I'd do to you
     I'd make you call out my name, I'd ask who it belongs to
     If I was your woman the things I'd do to you
     But I'm not, so I can't, then I won't but if I was your girl”

     Levine salta al di fuori del palco, raggiungendo le file degli spettatori maschi che stavano osservando attentamente la sua performance. Ad un suo schiocco di dita è come se una mano invisibile li costringesse a piegare la loro schiena e a sdraiarsi sul pavimento, in modo che lei possa camminare su di loro come sulle assi di un ponteggio, fino a sdraiarsi sulle spalle di tre di loro che si sono posizionati in fila e a gattoni apposta per essere sottomessi alla figura di lei.

     Al termine della canzone, l’ambiente torna di nuovo ad essere il lussuoso ufficio che era in precedenza. Mr. Trick ha guardato con attenzione ogni gesto e ogni movenza della farfalla, rimanendone totalmente rapito. Anche se sul volto di lei si dipinge tutto lo spaesamento che una situazione del genere le può procurare, la iena non ci fa caso, troppo intento ad applaudire con trasporto.

     - Sublime! Assolutamente sublime! - ripete Trick, fuori di sé per l’allegria - Una proposta così convincente non si può di certo rifiutare! -

     - Ehm… allora ci stai? - replica Levine, tentando di ignorare quanto accaduto - Saremo partner… d’affari? - si affretta poi ad aggiungere, ricordandosi che la sua canzone parlava di tutt’altro che di affari.

     - La tua è una richiesta che mi coglie in un momento delicato, farfallina mia adorata! -

     Mr. Trick risponde con un tono grave e, per la prima volta, velato di tristezza. Con l’aria di una persona affranta, china il capo e si pone una mano sugli occhi, nell’esagerato tentativo di simulare la reazione di chi è sul punto di piangere.

     - Sono fresco di una tragedia nella mia vita! La mia adorata consorte ha di recente preferito un precipitoso salto nel vuoto alla mia squisita compagnia! -

     Levine inarcò un sopracciglio, come per studiare se si trattasse della verità o di una insensata commediola. Di sicuro, se fosse stato vero, non avrebbe del tutto dato della pazza a chi avrebbe preferito la morte alla compagnia di quella iena schizofrenica.

     - E’ stato un momento difficile da superare! - continua lui, sconsolato - Ma mi sono sentito subito meglio una volta che sono arrivato a questa lampante verità! Non si può fare la salsa senza prima spiaccicare dei pomodori! -

     In quello stesso istante, la iena prorompe in una fragorosa risata, rovesciando il capo e tenendosi la pancia. Levine rimane sconcertata dal grottesco umorismo di quel damerino. Sapeva che era famoso per recitare la parte del buffone, ma non aveva idea che facesse davvero sul serio. Un’ombra di pentimento comincia a compromettere la determinazione nell’attuare il suo piano.

     - Accetto la tua interessante proposta, signorina Levine! - dice infine Trick con una strana luce euforica nelle pupille - Diventeremo soci nell’affare che ho in cantiere qui ad Emerald Town, però ad una sola condizione! -

     - Che sarebbe? - ribatte la ragazza, leggermente scettica.

     La iena sorride e, per la prima volta, Levine ne rimane spaventata.

     - Voglio che tu mi mostri la parte peggiore di te! -

     Una voce rimbomba nel buio, una voce che trasporta una serie di inquietanti versi. Un fascio di luce filtra da un angolo imprecisato della stanza, espandendosi sempre di più e rendendo visibile la sala da bagno piastrellata di bianco in cui si svolgerà l’azione. Delle strane vasche da bagno sono disposte in fila lungo tutto lo spazio disponibile, anche se a giudicare dal coperchio lucido che le ricopre assomigliano di più a delle bare. Dei rapidi rintocchi elettronici fanno da sfondo ai versi che introducono la canzone che sta per iniziare, una canzone che suscita in Levine una sensazione di terrore che non saprebbe descrivere.

     “I want your ugly, I want your disease
     I want your everything as long as it’s free
     I want your love
     (Love-love-love I want your love)”

     I coperchi delle bare da bagno si aprono con un leggero click e delle mani artigliate fanno capolino dall’interno. Levine è spaventata all’idea di quello che può sgusciare fuori da quei grotteschi contenitori, ma si tratta semplicemente di un gruppo di ballerini e di Mr. Trick. La iena è avvolto in una specie di tuta bianca in plastica. L’unico colore che contrasta con quello del suo bizzarro abbigliamento è il viola del papillon che porta al collo. Le ballerine alle sue spalle indossano una maschera fatta della stessa plastica delle loro tute che lascia scoperta solo la bocca. La voce che canta è quella della iena, roboante, cupa e volutamente distorta.

     “I want your drama, the touch of your hand
     I want your leather-studded kiss in the sand
     I want your love 
     (Love-love-love I want your love)”

     Mr. Trick imbraccia un bastone con il pomolo ricoperto di diamanti. E’ in piedi sul coperchio della sua bara da bagno e in una mano tiene uno specchio con il manico dorato. La sua canzone sembra quasi rivolta a quello specchio, perché canta guardando intensamente la sua immagine riflessa. Nel frattempo, le ballerine procedono con passi lenti e strascicati, muovendo le braccia a scatti come dei zombi incrociati con dei robot.

     “I want your horror, I want your design
     Cause you’re a criminal as long as your mine
     I want your love
     (Love-love-love I want your love)”

     Completamente presa dalla sua canzone, la iena solleva il bastone e i diamanti sul suo pomolo prendono il volo e fluttuano attorno a lui come attratti da un misterioso potere magnetico. Ad un suo pigro gesto della mano, dei grossi cerchi di metallo lo circondano, cominciando a vorticare all’impazzata senza però mai entrare in contatto con il suo corpo. Avanza a passi lenti e sulle sue spalle ricade la pelliccia di un orso bianco, le cui zampe e la cui testa strusciano sul terreno che lui percorre con fierezza.

     “I want your love and I want your revenge
     You and me could write a bad romance
     I want your love and all your lovers' revenge
     You and me could write a bad romance”

     Un muro di fuoco si innalza di fronte a lui e Trick ne approfitta per gettare la pelliccia tra le fiamme. Il fumo che questa produce mentre brucia prende la forma di uno scheletro e poi di un serpente, prima di aleggiare sulla scena come un sinistro fantasma che veglia sui mostruosi ballerini e sui loro movimenti. Trick è parecchio sciolto nei suoi lenti e graduali passetti in avanti, accompagnati da mosse robotiche e gesti meccanici. Con un’ultima giravolta, conduce la canzone verso la conclusione e getta un’occhiata di ghiaccio verso chiunque stia guardando in quel frangente.

     - Non te ne pentirai neanche tu, dolcezza! - mormora a Levine.


     - Sei riuscito a scoprire qualcosa? - domanda Sydia impaziente.

     Prima di rispondere, Tails ricontrolla un’ultima volta la strumentazione su cui ha lavorato, sotto lo sguardo ansioso del resto della banda.

     - Ne sapremo di più tra qualche minuto! Sono riuscito a collegarmi al satellite con il mio computer! Qualunque cosa stia scatenando questo fenomeno riesce a distorcere la nostra percezione dello spazio-tempo… ehm… o almeno è la spiegazione più plausibile che sono riuscito a trovare! Comunque sia, credo che possa agire solo tramite onde radio o microonde dello stesso tipo! Una volta che il satellite avrà terminato il giro del pianeta, il computer analizzerà i dati raccolti e potrò vedere se ci sono zone in cui le onde radio raggiungono picchi anomali! In ogni caso non ne sapremo di più fino a domattina! -

     - Domattina? - interviene Sonic, credendo a stento a quello che ha sentito.

     - Non ho altri modi per affrontare la situazione, Sonic! -

     - Ma… questo significa che dovremo… cantare e saltellare fino a questa sera! -

     - Oh, sì! Questo vuol dire che riuscirò a strapparti una serenata! - dice Amy con una strana luce negli occhi.

     - Forse se ce ne stiamo fermi e tranquilli non ci sarà nessuna canzone! - propone Cream ottimista.

     - Non ce lo vedo molto Sonic fermo e tranquillo! - ribatte Sydia sorridendo - Forse è il caso che lo teniamo legato da qualche parte! -

     La leggerezza con la quale i suoi amici prendono la questione non piace affatto a Sonic. Tira un calcio ad una chiave inglese con le mani nelle tasche e il volto imbronciato.

     - Perché proprio cantare? Non potevamo invece essere costretti a fare qualcos’altro? Mi sarebbe stato bene anche fare la sartina su una sedia a dondolo con gli occhiali, ago e filo! -

     Tails gli risponde con il suo solito tono da saputello.

     - Bé, in fondo è risaputo che nel suo concepimento la musica ha qualcosa di… magnetico! -

     “Hey Mister D.J.
     Put a record on
     I wanna dance with my baby”

    “Do you like to boogie-woogie
     Do you like to boogie-woogie
     Do you like to boogie-woogie
     Do you like my Acid Rock”

     Il ritmo techno esploso di colpo nel laboratorio è l’ultimo stile che avrebbero mai immaginato calzasse ad una canzone firmata da Tails. Il volpino però sembra essere a suo agio, nello spazioso sedile bianco della sua limousine, con la pelliccia bianca e il cappello country, i suoi anelli dorati e il calice pieno di champagne, in compagnia di Sydia ed Amy che ballano a tempo con la musica senza timidezza.

    “Hey Mister D.J.
     Put a record on
     I wanna dance with my baby
     And when the music starts
     I never wanna stop
     It's gonna drive me crazy”

     L’impeto del divertimento e della musica prendono così tanto Tails che agita una bottiglia di champagne prima di stapparla ed inondare l’abitacolo con una fontana di alcool. Le due ragazze spuntano fuori dal tettuccio, senza interrompere la loro danza sfrenata.

     “Don't think of yesterday
     And I don't look at the clock
     I like to boogie-woogie, uh, uh
     It's like riding on the wind
     And it never goes away
     Touches everything I'm in
     Got to have it everyday”

     Il retro della limousine si tramuta in un’affollata pista da ballo nel giro di un istante. Tails si fa strada attraverso la folla con l’aria di una celebrità, tanto che la gente si sposta per fargli spazio. Amy e Sydia sono già in pista a volteggiare sotto le luci intermittenti.

     “Music makes the people come together
     Never gonna stop
     Music makes the bourgeoisie and the rebel
     Never gonna stop”

     Tails osserva con attenzione il ballo, comodamente adagiato su di una poltrona. Due ragazze in bikini sono sedute sui due braccioli e lui le abbraccia, tenendole strette a sé, senza un briciolo di esitazione con l’aria di chi la sa lunga in fatto di donne. La musica techno va lentamente sparendo, lasciando spazio ad un vivace ritmo dance. La luce illumina Sydia, adesso la stella dello spettacolo, magicamente vestita di gonna e maglietta nera, arricchita di nastrini di pizzo, braccialetti e collanine e con la pancia scoperta.

     “Music can be such a revelation
     Dancing around you feel the sweet sensation
     We might be lovers if the rhythm's right
     I hope this feeling never ends tonight”

     Mentre Sydia continua la sua danza movimentata, Amy corre a sottrarre Tails dalle grinfie delle due ragazze, accompagnandolo in pista con loro. Il volpino però preferisce appartarsi accanto al jukebox luminescente e sorseggiare una bibita. Non può fare a meno di farsi trascinare dal ritmo muovendo a tempo la testa.

     “Only when I'm dancing can I feel this free
     At night I lock the doors, where no one else can see
     I'm tired of dancing here all by myself
     Tonight I wanna dance with someone else”

    Un getto di aria calda viene sparato dal basso, investendo in pieno Sydia. Quasi come se niente fosse, continua a danzare nel centro del turbine. La sua chioma ondeggia allegramente, accompagnata dagli aliti di vento che asciugano nel contempo il sudore della danza sulla sua fronte.

     “Get into the groove
     let me show you some moves
     best to take it from me
     get up on your feet
     let me step to the beat
     show you how it should be”

     Sydia e tutti gli altri ballerini afferrano al volo delle funicelle colorate che piovono dal soffitto. Mentre le luci ruotano interrottamente, il gruppo comincia a saltare la corda, seguendo i battiti della musica che, ancora una volta, va scemando. Anche Tails si unisce inaspettatamente alla mischia, tenendo il tempo con il battito delle mani.

     Nonostante il grande corollario di brani, la musica non è ancora finita. I violini riprendono a suonare, penetrando anche nelle ossa di chi non si era ancora buttato nella mischia, cioè Sonic e Cream. Mentre la coniglietta si lascia trascinare in pista senza problemi, il riccio cerca disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi, ma i suoi piedi, come dotati di volontà propria, lo trascinano verso il palco. Il mondo si colora nuovamente di bianco e nero, mentre dei ventagli piumati coprono alla vista i cinque, più o meno accondiscendenti, protagonisti del musical.

    “Look around everywhere you turn is heartache
     It's everywhere that you go [look around]
     You try everything you can to escape
     The pain of life that you know [life that you know]”

     Lo scenario si trasforma da una pista da ballo ad una magione ottocentesca e lucida. Sonic, Tails, Amy, Cream e Sydia indossano giacca e cravatta, impeccabili nel loro portamento e nella loro espressione di rigida compostezza. La prima a cantare è lo scoiattolo, gironzolando attorno ai suoi compagni e indugiando con lo sguardo oltre la finestra. Man mano che lei accarezza le loro spalle, ciascuno di loro si congela in una posa da modello.

     “All you need is your own imagination
     So use it that's what it's for [that's what it's for]
     Go inside, for your finest inspiration
     Your dreams will open the door [open up the door]”

     Tails intona la seconda strofa. Si aggrappa alla ringhiera della lunga scalinata in marmo alle sue spalle e accompagna a voce le lente sfilate dei suoi colleghi. I ventagli piumati precedono svolazzando ogni loro passo.

    “When all else fails and you long to be
     Something better than you are today
     I know a place where you can get away
     It's called a dance floor, and here's what it's for”

     E’ il turno di Amy questa volta. Sceglie di seguire la sfilata danzereccia da un comodo divano foderato in pelle. E’ circondata da decine di macchine fotografiche per le quali posa con fare sensuale e sfacciato. I flash degli scatti contrastano con il bianco e nero dello scenario.

    “It makes no difference if you're black or white
     If you're a boy or a girl
     If the music's pumping it will give you new life
     You're a superstar, yes, that's what you are, you know it”

     I cinque ballerini si riuniscono nel centro del palco, appoggiandosi ciascuno con i gomiti sulla cima di una colonna marmorea. Sincronici nei movimenti, sciolgono le gambe in una rigida coreografia di piedi. Le spesse tende alle loro spalle si increspano quasi a tempo con le loro mosse.

    “Beauty's where you find it
     Not just where you bump and grind it
     Soul is in the musical
     That's where I feel so beautiful
     Magical, life's a ball
     So get up on the dance floor”

     Per il crescendo successivo di pianoforte e violino che introduce il chorus, Sonic è il protagonista. Mentre i ventagli piumati contornano ogni centimetro del suo corpo, si sfila giacca e cravatta e sfila su di una passerella improvvisata, fermandosi al termine con una posa da poster.

    “Come on, vogue
     Let your body move to the music [move to the music]
     Hey, hey, hey
     Come on, vogue
     Let your body go with the flow [go with the flow]
      You know you can do it”

     L’ultima e definitiva sequenza di ballo è affidata a Sonic e Tails. Il primo esegue una complicata e rapida coreografia di torsione di mani e piedi, mentre il secondo segue i suoi movimenti alle sue spalle, ampliando lo spazio necessario a realizzarle. Il volpino ruota sul posto come una trottola, rubando la scena al suo compagno. Quest’ultimo non la prende molto bene e lo spinge lontano con una gomitata. La contesa delle luci della ribalta termina quando gli altri quattro si riuniscono nel mezzo ed eseguono le loro ultime pose da modelli di fronte alla telecamera.

     Silenzio. L’officina di casa Prower si materializza nuovamente davanti ai loro occhi, ma i cinque occupanti sono ancora congelati nelle loro pose, anche se la musica è terminata. Respirano affannosamente, stanchi per la lunga kermesse a cui sono stati costretti. Sonic piomba sul pavimento a peso morto, apparentemente al culmine della sopportazione.

     - Vi prego! Che nessuno apra più bocca fino a domani! -


     A Night Babylon la vita pulsa fremente solo quando cala la sera, una regola che sembra scontata per chiunque abbia mai bazzicato quella zona, ma non per la mente poco elastica di un’echidna rossa. Abituato com’è a vivere a stretto contatto con la natura, la vista del danzante gioco di luci che spadroneggia in quel quartiere è vicino a dargli un capogiro fulminante.

     - Tranquillo! All’inizio è sempre una cosa che ti disorienta! - lo rassicura Tikal, notando il suo sconcerto.

     Persino lei, che appartiene ad un’altra epoca totalmente diversa, batte a stento ciglio nel rimirare il carnevale splendente che le rotea attorno. La sua visita precedente, anche se risalente a parecchio tempo prima, è stata sufficiente a farla abituare in fretta allo spettacolo.

     - Peccato tu non capiti più spesso da queste parti, Knucky! Intendo le volte in cui non vieni al club a rinfacciarmi addosso i tuoi errori! - commenta Rouge, conducendoli fiera nel suo ambiente preferito - Ci saremmo potuti divertire un po’! -

     - Non è quello che chiamo io divertimento! E poi questo frastuono infernale è un buon motivo per tenermi lontano! - replica lui, alzando la voce per superare le melodie e il rumore della folla.

     - Oh, dai, non fare l’orso! Non puoi parlar male di una cosa che non conosci! -

     - D’accordo, allora se preferisci non mi faccio mai vivo per stare alla larga da te! -

     - Knuckles! - lo rimprovera Tikal - Si può sapere perché sei così maleducato? -

     - Non ho un bel rapporto con quel pipistrello, nel caso in cui non te ne fossi accorta! E poi, non sei stata forse tu a cantarmi di farci attenzione? Com’era… “in una parola è avvicinarsi al fuoco”, giusto? -

     Le gote della vestale si colorano di un rosso intenso quando ripensa alla sua performance di qualche ora prima.

     - Ehm… non intendevo dire questo! -

     - Eppure lo hai fatto… tra una piroetta e l’altra! - ribatte Knuckles - Sembra che ultimamente non sia un’abitudine tenere per sé i propri pensieri! -

     - Non ho mai sentito di fenomeni del genere! Non credi che dovremmo indagare? -

     - Questo è un lavoro per il supereroe ufficiale di Mobius con la sua bella calzamaglia blu, non per noi! E comunque mi interessa solo sapere chi ha mandato Nack a fare il lavoro sporco! -

     - Può darsi che al locale avremo anche informazioni sul perché ci siamo tutti trasformati in ugole d’oro - propone Rouge, guardando di sottecchi un gruppo di damerini in cravatta ballare con delle scope - Considerando che non ne siamo affetti solo noi! -

     - Ci stai facendo fare un giro interminabile, Rouge! - sbotta Knuckles con ferocia - Quanto diamine manca ancora? -

     La ragazza non gli risponde nemmeno, indispettita per il suo atteggiamento sgarbato. Si chiede per quanto tempo ancora dovrà sopportare di essere trattata alla stregua di una pezza da piedi. Sa da tempo che cova un sentimento nascosto per quell’echidna testarda, qualcosa a cui dare un nome può essere troppo doloroso. Era per questo che continuava a stuzzicarlo, a giocare su sottintesi e riferimenti nascosti, non per ottenere ciò che desidera, come faceva con la maggior parte di quei maschi trogloditi, ma per costringerlo a scoprire una volta per tutte le carte. Era fin troppo evidente che era un sentimento condiviso, come testimoniavano i loro trascorsi passati, in più occasioni anche molto seri, ma Rouge non aveva la minima intenzione di fare il primo passo. Non era una questione di farsi desiderare, si trattava solo di puro e semplice rispetto. Se Knuckles non ammetteva quello che entrambi sapevano sotto pelle e continua ad evitare il problema con quell’irritante atteggiamento aggressivo, lei di certo non sarebbe stata con la testa china ad aspettare la fine delle ostilità. Quando si sarebbe reso conto di quanto fosse stupido continuare ad ignorare l’evidenza, lei probabilmente sarebbe stata già troppo lontana da raggiungere… e senza alcun pentimento.

     Strano, le sembra che prima non indossasse dei jeans e un giubbotto di pelle… e neanche quelle note in crescendo di sintetizzatore le sono familiari. La strada sembra essersi allungata e svuotata di colpo, c’è solo lei che procede impettita, sicura di dove si sarebbe diretta. Mentre un ticchettio di orologio le risuona nelle orecchie, il ritmo dance della sua canzone esplode all’improvviso. E’ così trascinante e adatto al suo stato d’animo battagliero che si ritrova a sorridere.

    “Time goes by so slowly for those who wait
     No time to hesitate
     Those who run seem to have all the fun
     I'm caught up
     I don't know what to do”

     La meta di Rouge è un’aula di danza. Spalanca la porta in ferro, accende le luci e si sfila la giacca e i pantaloni. Sfoggiando uno sfavillante completo rosa da ballerina, si dirige alla sbarra e segue con il corpo i battiti della musica che imperversa nella radio poggiata in un angolo.

     “Ring ring ring goes the telephone
     The lights are on but there's no-one home
     Tick tick tock it's a quarter to two
     And I'm done
     I'm hanging up on you”

     I colori dell’aula si dissolvono, le luci si affievoliscono e una gigantesca strobosfera spunta come un fungo dal soffitto. In breve il luogo diventa un’affollata discoteca, illuminata solo dai giochi di luce riflessa e dalle mattonelle colorate ad intermittenza.

     “I can't keep on waiting for you
     I know that you're still hesitating
     Don't cry for me
     'cause I'll find my way
     You'll wake up one day
     But it'll be too late”

     Un gruppo di ballerini acrobati invadono la pista, spuntando con salti e capriole da ogni angolo del locale. Riunendosi al centro insieme a Rouge, danno sfoggio delle loro abilità di breakdance e freestyle mentre la protagonista scioglie i muscoli in una semplice coreografia. Tutti gli spettatori la seguono, mimando le sue mosse.

     “Every little thing that you say or do
     I'm hung up
     I'm hanging up on you
     Waiting for your call
     Baby night and day
     I'm fed up
     I'm tired of waiting on you”

     La mischia comincia a scatenarsi quando il pavimento si trasforma in un gioco di dance revolution. Uno schermo gigante indica i passi che deve seguire Rouge, ma lei si rifiuta di guardarlo. Deve solo sentire il brivido della musica e muovere i piedi sulle frecce luminose seguendo il ritmo. Una marea di palloncini dorati invade la pista, la folla è in visibilio e la musica raggiunge il suo picco. E’ sufficiente solo un altro battito di ciglio per ritrovarsi in un vicolo, in compagnia di Knuckles e Tikal, di fronte ad un piccolo e cupo bar.

     - Hai detto qualcosa? - chiede Tikal incuriosita.

     - Allora! - le fa eco Knuckles impaziente - Vogliamo entrare? -

    

     Il locale più malfamato della zona è un modesto bar situato in un vicolo comunicante con la strada principale. Strutturato su due piani, è grigio e squadrato, scarsamente illuminato all’esterno da un solitario lampione nell’angolo. A differenza degli altri locali sparsi per il quartiere, è l’unico a non avere un’insegna luminescente e musica che proviene dall’interno. Una consumata striscia di legno affissa sopra la porticciola recita “Whiskey’s Royal”. Come per una strana magia, man mano che ci si avvicina alla palazzina, il gioioso chiacchiericcio dei passanti e il rumore della folla diminuisce di intensità, aumentando il senso di allerta che l’aria cupa del luogo trasmette.

     - Non mi sento tanto a mio agio qui! - commenta Tikal nervosa.

     - Storie! - risponde Knuckles - Non c’è niente di cui aver paura! Entriamo, strapazziamo qualche delinquente e in quattro e quattr’otto avremo finito! -

     L’echidna fa per dirigersi all’ingresso ma un grugnito rimbombante lo fa quasi sobbalzare. Da un angolo in ombra spunta un enorme gorilla in giacca e cravatta. Le sue braccia misurano il doppio di tutto il corpo di Knuckles e il suo muso è schiacciato in una smorfia inquietante.

     - Desidera? - domanda con tono volutamente minaccioso.

     - Entrare! - è la laconica risposta del guardiano.

     - Non è possibile! -

     - Dici? La porta non mi sembra affatto serrata! -

     - Non è possibile per voi! -

     Tikal rabbrividisce, ma Knuckles non si lascia intimorire. Rouge assiste alla scena con un sorrisetto.

     - Ehi, amico! Io entro dove mi pare e piace! -

     - Non mi piacciono i porcospini! - insiste il buttafuori - E non mi piacciono i rossi! Siete delle teste calde! Basta un niente che scatenate una rissa! Non voglio grane con il proprietario, quindi… aria! -

     Knuckles comincia a scaldarsi.

     - Punto primo! Non sono un porcospino, sono un’echidna! Punto secondo! Qualunque sia il colore della mia pelle ho diritto ad andare dove voglio e… - si ferma all’improvviso pensieroso       - Ma cosa sto discutendo a fare? Il modo in cui risolvo le questioni è sempre questo! -

     Quindi tira indietro il braccio e si prepara a sferrare uno dei suoi pugni più potenti. Il colpo però si blocca a mezz’aria quando un assolo di chitarra vibra nei suoi timpani. La canzone comincia ad echeggiare, senza che l’echidna possa sottrarsi allo strano incantesimo. I suoi piedi si trascinano indietro, vanificando i suoi sforzi per tenerli fermi, e il mondo attorno a lui comincia a mutare.

     - Eh, no! Così non vale però! -

     “I took my baby on a Saturday bang
     Boy is that girl with you? Yes we're one and the same
     Now I believe in miracles and a miracle has happened tonight”

     Il vicolo buio è diventato un assolato deserto, sabbia a perdita d’occhio, sterpaglie e rocce. Knuckles indossa una camicia e una giacchetta bianca, con tanto di pantaloni neri aderenti. Il suo sguardo è stretto e pesto e attorno alle sue braccia ci sono diverse fasciature. E’ lì, nel mezzo di un cerchio di pietre che balla in modo semplice e quasi ridicolo in compagnia di un gruppetto di personaggi con lance e maschere tribali.

     “They print my message in the Saturday Sun
     I had tell them I ain't second to none
     And I told about equality and it's true
     Either you're wrong or you're right”

     Con una veloce giravolta, Knuckles sparisce e ricompare in un luogo completamente diverso. E’ su un marciapiede nel mezzo di due strade trafficate, apparentemente intento a leggere una pagina di giornale. Accanto a lui c’è una graziosa ballerina, ornata di bracciali e collanine, con una lunga veste vaporosa e un cappello a punta dorato. Si muove con eleganza e delicatezza, sorridendo amichevolmente all’echidna.

     “But If you're thinkin' about my baby
     It don't matter if you're
     Black or white”

     Lo scenario questa volta si sposta in una piazzetta ricoperta di neve candida, proprio sotto una leggera tormenta. Knuckles è intento a sgambettare una sorta di marcia danzata insieme a dei figuri pallidi vestiti pesantemente. Incuranti del freddo pungente, ballano in cerchio, abbracciati stretti, con il sottofondo della chitarra e dello scalpiccio dei loro stivali sulla brina.

     “I am tired of this devil
     I am tired of this stuff
     I am tired of this business
     Sew when the going gets rough
     I ain't scared of your brother
     I ain't scared of no sheets
     I ain's scared of nobody
     Girl when the goin' gets mean”

     Una fiammata potente si diffonde tutt’attorno alla piazza, assorbendo il paesaggio e facendo da sfondo alla marcia rabbiosa di Knuckles. Cantando a squarciagola, punta il dito contro il gorilla, dicendogli a chiare lettere i motivi della sua protesta.

     “Don't tell me you agree with me
     When I saw you kickin' dirt in my eye
     But if you're thinkin' about my baby
     It don't matter if you're
     Black or white”

     Per l’ultima parte della canzone, uno stuolo di mobiani con la pelle di differenti colori, marcia mano per mano lungo la strada. Knuckles è al centro e continua a muovere agilmente le anche e le spalle, seguendo il rock discendente. Con suo grande sollievo, è questione di una manciata di secondi prima che, come di consueto, tutto torni perfettamente normale. Imbarazzato da morire per quello che è stato costretto a fare, Knuckles non trova modo di reagire migliore che guardare minacciosamente negli occhi il buttafuori. Lui ricambia il suo sguardo e rimangono tutti in silenzio per qualche istante. Poi, il labbro del gorilla comincia ad incurvarsi, la sua smorfia a distendersi e, in men che non si dica, scoppia a ridere sguaiatamente. Livido di rabbia, l’echidna carica lo stesso pugno di prima e, finalmente, riesce ad infrangerlo sul volto dello scimmione, mandandolo K.O. al suolo.

     - Muoviamoci! - dice con voce roca alle due compagne - E non voglio una sola parola su quello che avete visto, chiaro? -

     - Come desideri, mio benefattore! - replica Rouge sogghignando.


     Pochi minuti dopo, il vicolo viene visitato da una quarta figura ammantata di nero. Cammina con passo felpato ma nervoso, i pugni stretti e scariche elettriche viola che gli si annodano attorno ai polsi. Non riesce a credere che per arrivare a Night Babylon ha dovuto letteralmente schivare stuoli di ballerini e cantanti che furoreggiavano a ritmo di musica in ogni angolo verso cui si voltasse. Il suo temperamento serio non aveva mai ammesso simili stupidaggini, tanto che stava cercando di dimenticare il più in fretta possibile il brano che era stato costretto a suonare con la sua bella chitarra ore prima. Sente il bisogno di distendere i nervi bevendo qualcosa, approfittandone per sentire anche che voci circolano nei bassifondi… augurandosi che non siano accompagnate dal pianoforte.

     Arriva a ridosso dell’ingresso del “Whiskey’s Royal” e nota un buttafuori nerboruto semi-incosciente che si massaggia la testa. Stringendo gli occhi, il scimmione distingue la sagoma di Shadow dal buio e contrae la faccia per tirare fuori la sua espressione più intimidatoria.

     - I porcospini non possono entrare! -

     Fa appena in tempo a terminare la frase, prima di essere colpito con forza per la seconda volta in poco tempo. Shadow non tollera che gli si dica cosa può o non può fare. Spinge la porta del locale, con una strana sensazione addosso. Del fumo bianco filtra attraverso lo stipite.

     Un forte rimbombo e poi il silenzio. Una nota bassa suona in lontananza. Shadow è sull’uscio che scruta tutti i presenti, calati nel silenzio al suo ingresso, nel suo completo di giacca e pantaloni bianchi, cravatta e camicia blu, con il cappello borsalino calato sugli occhi. I clienti del bar si studiano a lungo, facendo scivolare le mani verso le tasche, come per estrarre delle pistole. Shadow è più veloce di loro, ma l’unica cosa che tira fuori è una moneta d’argento, con l’intento di lanciarla con precisione nell’incavo di un jukebox.

     Un gridolino acuto del riccio nero preannuncia l’inizio della melodia. E’ rapida, secca e colma di battiti lampo, esattamente come i suoi movimenti, mentre si fa strada con prepotenza e spavalderia all’interno del locale. Ognuno è un criminale, di nessuno ci si può fidare. Occhiate fugaci e sguardi sospettosi strisciano nell’aria come anguille.

     “As he came into the window
     It was the sound of a crescendo
     He came in her apartment
     He left the blood stains on the carpet
     She ran underneath the table
     He could see she was unable
     So she ran into the bedroom
     She was struck down, it was her doom”

     Le ragazze del locale si avvicinano, incuriosite da quel riccio nero così arrogante e sicuro di sé. Shadow non disdegna la loro compagnia e le accarezza delicatamente sul volto. La gelosia dei maschi non tarda ad arrivare, trapelando dalle loro occhiate e ammantando il posto di una cappa gelida.

     “So they came into the outway
     It was Sunday - what a black day
     Mouth to mouth resuscitation
     Sounding heartbeats – intimidations”
 
     Volteggiando come una trottola, Shadow raggiunge i tavoli da biliardo. Per mettere in riga i giocatori, afferra la palla bianca e la frantuma semplicemente stringendo il pugno. I clienti ancora con le stecche in mano, lo guardano storto, fulminandolo con gli occhi. Senza il minimo timore, il riccio si avvicina ad uno di loro e gli soffia in viso la polvere bianca ancora nel suo palmo.

     “Annie are you ok?
     So, Annie are you ok?
     Are you ok, Annie”

     La ragazza più affascinante del locale sta aspettando Shadow, seduta al tavolino, con le gambe accavallate e il ventaglio piumato che le smuove le ciocche leggermente. Il riccio si avvicina e le prende una mano per baciarle con cortesia il guanto, ignaro che il suo fidanzato è alle sue spalle pronto a pugnalarlo. Senza neanche voltarsi, Shadow sfodera il revolver e abbatte l’aggressore nel giro di un secondo.

     “Annie are you ok?
     Will you tell us that you're ok?
     There's a sign in the window
     That he struck you - a crescendo Annie
     He came into your apartment
     He left the blood stains on the carpet
     Then you ran into the bedroom
     You were struck down, it was your doom”

     Le luci del bar si spengono, il buio si impadronisce del luogo, le finestre vanno in frantumi una dopo l’altra e quando la visibilità torna a farsi intensa, Shadow imbraccia un fucile mitragliatore. Scarica verso il soffitto una raffica di proiettili, intimidendo chiunque altro avesse l’idea di attaccarlo alle spalle.

     “You’ll be hit by, you’ll be struck by
     a smooth criminal”

     I clienti del locale sono stanchi della spavalderia di Shadow. Si avvicinano a lui uno dopo l’altro e lo circondano precludendogli ogni via di fuga. Allontanano i tavoli e le sedie con dei calci rabbiosi e si preparano allo scontro inevitabile, ma lui non è per niente intimorito. Schiocca le dita una volta e i riflettori sopra di lui si accendono.
     Ora le intenzioni dei criminali sono cambiate. Si schierano in formazione e interpretano la coreografia seguendo le mosse di Shadow. Esattamente come fa lui, si sporgono di un lato, tenendo le piante dei piedi ben salde al suolo, ma incredibilmente non cadono. Il loro corpo è notevolmente inclinato, ma restano ancorati al terreno, sfidando le leggi di gravità. La danza dei clienti continua, mentre Shadow scivola sul palco proprio come farebbe sul ghiaccio con un controllo e una presenza magistrale.
     Subito dopo, la musica cessa di botto e tutto ritorna com’era al momento del suo ingresso nel bar. Tutti i clienti sono in piedi che lo guardano, immersi in un silenzio di tomba. Shadow pensa che vogliano attaccarlo ma alla fine decidono di sedersi e di tornare alle loro rispettive occupazioni senza fare danni.
     - Adesso comincio ad arrabbiarmi sul serio! -

FINE SECONDO ATTO
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Colonna sonora:
- “Shocked” di Kylie Minogue - Rhythm Of Love (1990), Live (2006)
- “What Do I Have To Do?” di Kylie Minogue - Rhythm Of Love (1990), Live (2006)
- “Poker Face” di Lady GaGa - The Fame (2008)
- “What Have You Done For Me Lately?” di Janet Jackson - Control (1986)
- “Who’s That Girl?” di Madonna - Who’s That Girl OST (1987)
- “Pink” di Aerosmith - Nine Lives (1997)
- “Koocachoo” di Kylie Minogue - Light Years (2000)
- “If” di Janet Jackson - janet. (1993)
- “Bad Romance” di Lady GaGa - The Fame Monster (2009)
- “Music” di Madonna - Music (2000)
- “Susan MacLeodInto The Groove” di Madonna - I’m Going To Tell You A Secret (2006)
- “Vogue” di Madonna - I’m Breathless (1990)
- “Hung Up” di Madonna - Confessions On A Dancefloor (2005)
- “Black Or White” di Michael Jackson - Dangerous (1991)
- “Smooth Criminal” di Michael Jackson - Bad (1987)
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Capitolo 17
*** Full Speed Ahead #17 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***


Sonic

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#17

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Nessuno è perfetto. Spesso questa massima viene usata per giustificare un errore, generalmente di poco conto, dando l’idea che l’esito del tentativo sia estrinseco alle responsabilità individuali. Se commetti uno sbaglio non è a causa di una tua scelta, errata o meno a seconda dei punti di vista, ma semplicemente perché la tua mancanza di perfezione ti spinge verso una direzione poco consona. E’ un’interpretazione che, come spesso accade per le massime, non tiene conto della prerogativa principale che la nostra specie possiede e ha saputo mantenere nel corso della storia: il libero arbitrio, la facoltà di scegliere quale strada intraprendere, nella piena consapevolezza delle sue implicazioni e conseguenze. Ne può scaturire bene o male, le quali due cose sono giudicate tali solo relativamente al pensiero dei soggetti implicati. Ti rifiuteresti di salvare la vita a qualcuno che sai farà del male ad altri? Se lo lasciassi morire, avresti risparmiato sangue innocente, ma avresti nel contempo punito un soggetto che non aveva ancora commesso alcun crimine. Il confine tra bene e male, giusto e sbagliato, bianco e nero, luce e buio, è molto sottile a pensarci bene. E’ per questo che il nostro libero arbitrio ci impone di scegliere, perché tutto sommato è un confine che si dissipa rapidamente, che non ha importanza per la nostra mente, fintantoché si è consapevoli delle proprie decisioni. Spero che tu non abbia mai concepito la realtà che ti circondava in termini di giusto o sbagliato. Spero che tu abbia aperto la mente alla consapevolezza che ognuno sceglie da sé il proprio cammino, fermandosi, inciampando, tornando indietro, ma continuando sempre a camminare. Spero che tu non sia morto con il peso che ti portavi sulle spalle, ma con la leggera convinzione che non esistono buoni e cattivi, ma solo persone che scelgono. Spero che dovunque tu sia adesso, nostro eroe e salvatore, non sia più addolorato per aver scelto una strada che ha portato alla sofferenza in passato, perché se tutto il pianeta respira ancora adesso che io sto scrivendo è solo grazie a te. Grazie alla strada che hai intrapreso nei tuoi ultimi minuti di vita, grazie alla tua scelta finale…”   

Dagli scritti dello Storico

LIBRO AMETISTA

a.k.a.

Come eravamo nel peccato


     Le stelle stanno a guardare. Sono sempre lì, sopra la tua testa, ogni volta che cala la notte. Sono ferme e immobili, le puoi sempre trovare al loro posto, illuminando il cielo in una sterminata trapunta splendente. Loro non agiscono, non giudicano, non si muovono, non parlano. Sono semplicemente lì a fare quello che fanno sin da quando hai aperto gli occhi per la prima volta, incuranti delle tue piccole perplessità, immersi nella loro calma siderale, nella loro silenziosa pace, nel tutto e nel niente dell’universo infinito…

     La luna ebbe finalmente modo di abbracciare la volta celeste con la sua elegante fosforescenza, quando il sole di fuoco sparì al di sotto dell’orizzonte per riposare in un’altra tranquilla sera sul pianeta Mobius. L’ora in cui i suoi stanchi abitanti si ritirano nei loro focolari domestici, recuperano le energie spese nell’ennesima faticosa giornata e si abbandonano ad un soffice riposo, valicando la soglia della dimensione dei sogni. L’ora in cui i grilli sgusciano tra la vegetazione per intonare i loro canti e gli animaletti si rifugiano nelle loro calde e sicure tane per sfuggire ai predatori notturni. E’ come se un tacito accordo venisse stipulato tra il pianeta e i suoi abitanti quando la luce si dissolve e il buio filtra al suo posto, avvolgendo il firmamento con i suoi freddi tentacoli. E’ un momento di tregua, di silenzio e di tranquillità, un momento di passaggio tra i diversi tempi dell’affanno quotidiano, in cui tutto ciò di cui ci si deve preoccupare è recuperare le energie, sognare e apprezzare il mondo per quello che ci dà con la luna, non per quello che ci costa col sole. Gli scontri, le battaglie, i conflitti raggiungono la legittima sospensione, nel momento in cui le tenebre calano sulla testa dei combattenti, raffreddando il loro spirito ardente, sancendo una volta per tutte la fine, almeno temporanea, delle ostilità fino a quando l’alba non riaprirà un nuovo ciclo.

     Nonostante tutto, in quella particolare notte non tutti i protagonisti della nostra storia ebbero modo di godersi il sonno dei giusti. La giornata che avevano affrontato era stata lunga e impegnativa, mettendo a dura prova non solo la loro resistenza fisica, ma anche quella emotiva. Le basi per una nuova battaglia tra chi difendeva il pianeta e chi ne bramava il dominio erano state piantate, con tutte le ansie, i dubbi e le preoccupazioni che questo comportava. Anche in un mondo così tranquillo e pacifico come Mobius sembrava che mantenere un clima di serenità fosse un’impresa ardua. La minaccia all’ordine del giorno non era più pericolosa delle altre con le quali aveva dovuto fare i conti, ma certamente era tra le più insidiose. Gli stessi strumenti che furono utilizzati per ordire il completo sterminio dei suoi abitanti, l’oscura eredità di un incubo lontano, stavano per essere ancora una volta predisposti. La differenza sostanziale era nel fatto che, in questa occasione, stavano a gola a molti. Chi sarebbe riuscito ad appropriarsene? E in che modo li avrebbe utilizzati? Mai le sorti di Mobius erano state più incerte di così. Mai era stato più difficile capire le intenzioni dei personaggi coinvolti nella lotta e quali ripercussioni avrebbero avuto sulla vita di tutti gli altri. Una cosa però è certa, le persone coinvolte non sarebbero riuscite a riposare tanto facilmente quella notte, mentre il destino si preparava a tessere nuove imperscrutabili trame per tutti loro… E le stelle continuavano a guardare.

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     Che bisogno aveva di guardare le stelle? Tutto ciò che aveva sempre desiderato era proprio lì davanti ai suoi occhi e questa volta era sicuro che sarebbe riuscito ad impossessarsene.

     Il ronzio del suo inseparabile mezzo di trasporto fendeva la silenziosa aria notturna, infastidendo ogni creatura vivente che incrociava lungo la sua scia. Era molto strano poiché di solito il suo motore non produceva alcun tipo di suono, proprio per permettere spostamenti il meno individuabili possibile. L’incontro-scontro avuto con quella riccia azzurra sconosciuta doveva avere in qualche modo danneggiato i meccanismi interni. Mentre il dottor Eggman procedeva a velocità massima lungo la strada verso il suo quartier generale, non poteva fare a meno di essere furente per la piega imprevista che gli eventi avevano preso. Ormai doveva esserci abituato, quando sembrava avere la vittoria in pugno succedeva sempre qualcosa che capovolgeva la situazione. Ciò che più gli bruciava, in ogni caso, era che era stato davvero ad un passo dalla vittoria definitiva. Tutto rovinato poi dall’ennesimo porcospino supersonico e colorato spuntato da chissà dove. Senza contare il fatto che la sua copertura era saltata e che sarebbe stato da allora in poi più difficile completare il lavoro con quei fastidiosi terricoli tra i piedi. Nonostante tutto, si disse tentando di rincuorarsi, era riuscito a mantenere segreta la sua alleanza con Shadow, il che era già un qualcosa per cui rallegrarsi.

     Finalmente vide stagliarsi in lontananza, perfettamente visibile nel fitto buio, la familiare torre di metallo che associava al detto “casa, dolce casa”. Com’era sua abitudine, attivò il portellone del tetto ed atterrò con l’Egg Drive sulla piattaforma interna, mentre i suoi tre scagnozzi utilizzavano l’ingresso principale. Una volta arrivato nel cuore del suo centro operativo, trovò i robot assistenti ad attenderlo con servile timore.

     - Bokkun! - urlò a squarciagola appena varcata la soglia.

     Sebbene avesse concluso che gli avvenimenti della giornata non fossero poi così disastrosi, doveva comunque trovare un modo per scaricare la rabbia accumulata.

     Il piccolo robot volante si avvicinò con la dovuta cautela, avendo la vaga sensazione di essere nei guai.

     - Eccomi, dottore, dottor Eggman! -

     Il corpulento scienziato non ci pensò due volte ad afferrare il suo assistente per il collo e a sollevarlo all’altezza del suo sguardo fiammeggiante.

     - Ti sono partiti i transitor a spiattellare di Shadow ai quattro venti? Che ti è saltato in mente? -

     - Non… so… di cosa… stia parlando! - biascicò Bokkun, stretto in una morsa implacabile.

     - Che bisogno c’era di chiamarmi in quel momento, razza di ferrovecchio? -

     - Io credevo… che stesse addestrando la nuova… recluta! -

     - E’ quello che stavo facendo fino a quando quel criceto puntuto non ha deciso di intromettersi ancora nei miei affari! -

     Con un ultimo scatto di collera, scaraventò sul pavimento il piccolo automa, il quale corse a rintanarsi in un angolo, piagnucolando. Metal Sonic, Gemerl e Sparky entrarono nella sala in quel momento e si disposero in fila davanti al dottore, come in attesa di nuovi ordini. Il primo dei tre fu l’unico che si mise sull’attenti con tutta calma, alla stregua di chi non ha tempo da perdere in simili formalità.

     - E’ inutile strare a recriminare! - intervenne - Non sarebbe comunque riuscito a tenere segrete le sue operazioni per molto! Il riccio e i suoi compagni riescono sempre a venirne a conoscenza! -

     - Quando avrò completato il piano sarà una somma delizia liberarmi per sempre di quel branco di pesti malefiche! -

     Il dottor Eggman si appoggiò alla plancia di controllo e respirò a fondo, nel tentativo di calmare i nervi e ragionare più lucidamente. Quindi si voltò di scatto e puntò il dito contro Bokkun.

     - Aprimi il canale di comunicazione con Shadow! Spero solo che il bello smemorato abbia buone notizie da darmi! -

     Bokkun svolazzò per la stanza, tenendo d’occhio il dottore con aria circospetta, per poi armeggiare con i comandi di un apparecchio ricetrasmittente. Metal Sonic intanto si approssimò all’omone, pensando con cura alle parole da scegliere.

     - Non per rovinarle la festa, dottore, ma per quanto tempo crede di riuscire a tenere Shadow sotto controllo? I risvolti passati parlano chiaro: è una bestia difficile da domare! -

     - Credi che non lo sappia? Sto scherzando con il fuoco, me ne rendo conto, però è stato lui a venire da me! Significa che il suo desiderio è talmente grande da avergli fatto perdere quel poco di buonsenso che aveva in zucca! E’ una fortuna che abbia trovato un modo proficuo per utilizzare il bio-duplicatore dopo che il primo ed unico esperimento è andato a farsi friggere! Lasciamolo pure a cullarsi con l’idea di riabbracciare la mia cuginetta, per il momento! Una volta che mi avrà aiutato a ricostruire la Gemma sarà sufficiente un soffio per cancellarlo dalla mia vista! -

     - E se dovesse rendersi conto dell’imbroglio prima? -

     - Allora è meglio prenotare delle buone camere in ospedale! -

     Un suono metallico risuonò nella sala. Era l’avvertimento che la comunicazione era stata stabilita.

     - Il canale è aperto! - sentenziò Bokkun, squillante.

     Seguì il rumore rasposo delle interferenze radio, amplificato notevolmente dai microfoni dell’impianto. Eggman si schiarì la voce e tentò di recuperare il suo tono più cordiale.

     - Buonasera, Shadow! Ti chiedo perdono se poco fa non ho potuto risponderti! Ero impegnato in qualcosa di alquanto spiacevole! -

     - Problemi? - replicò la voce secca del riccio nero.

     - Il solito sgradevole intoppo… blu, spinoso e incredibilmente irritante! -

     - Sonic non è qualcosa di cui preoccuparsi! Me ne occuperò io, se sarà necessario! -

     - Ci conto molto, però non prima che tu abbia terminato i tuoi incarichi! Dove ti trovi? -

     - Dusty Desert! Le coordinate raccolte dai suoi N-Tracer mi hanno portato qui! Nient’altro che sassi e sabbia! -

     - Oh, ma lo sai che i tipi di sassi che stiamo cercando noi sono di quelli che brillano! Mi aspetto un’ispezione accurata non appena sorgerà il sole! Metal Sonic ti raggiungerà per supporto aggiuntivo! -

     - Dubito che ne sarà all’altezza! -

     Gli stridii sommessi che seguirono l’affermazione di Shadow erano traducibili nello stringere dei pugni di Metal in un moto di rabbia soffocata.

     - Non è poi malaccio come assistente! Quattro occhi sono meglio di due, dico bene? -

     - Qui ci penso io! Lei tenga impegnati i suoi di occhi in faccende di altro tipo! Ci siamo capiti? -

     - Il bio-duplicatore sarà già pronto quando avrai terminato la collezione, non dubitarne! Attendo il tuo prossimo rapporto! Chiudo! -

     La comunicazione si interruppe.

     - Perché vuole che vada a dare manforte a Shadow? - sbottò Metal Sonic.

     - Perché sei l’unico che può raggiungerlo velocemente e, soprattutto, perché ho bisogno di tenerlo d’occhio! Come hai detto tu, è una bestia difficile da domare! -

     - Se avessi voluto addestrare i porcospini, mi sarei unito ad un circo! -

     Dopo quest’ultimo commento, Metal fece dietrofront e uscì dalla stanza per prepararsi al viaggio notturno verso Dusty Desert. Eggman fissava il cielo oltre la vetrata con aria assorta e un ghigno che non prometteva niente di buono.

     - Caro dottor Eggman, questa volta potrai con certezza aggiungere alla tua sfilza di titoli anche quello di Imperatore di Mobius! -

     Le sue visioni di magnificenza vennero però interrotte dallo squittio interrogativo di Bokkun.

     - Allora lo ha comprato lo shampoo, dottore? -

     Una chiave inglese volante lo prese in pieno volto e lo fece capitombolare a terra stordito.

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     Aveva sempre pensato di provenire dalle stelle, per questo ogni notte in cui il cielo era sgombro e limpido si fermava ad osservarle con attenzione. Una sensazione di familiarità e di conforto si diffondeva in lui quando la luce intensa, ma così remota, di quei corpi celesti brillava riflessa nelle sue pupille. Era come se si riconoscesse in loro. Era potente e quasi del tutto eterno, ma era così lontano da tutti e da tutto. Niente di quello che conosceva era riconducibile a qualcosa che gli regalasse affetto e calore. Era perso nel freddo dello spazio, solo e avvolto in una cappa di energia distruttiva. Era tra di esse, a ben pensarci, che risiedeva la sua origine, creato in un laboratorio lassù, dal sangue di uno degli abitanti del cosmo. Era forse per questo che le stelle lo affascinavano tanto, perché era il posto a cui sentiva di appartenere, come una terra promessa alla quale sapeva di dover arrivare. Ogni ansia e turbamento si dissipava rapidamente quando contemplava la vastità di luci trapuntate che lo sovrastava, un’immensità che lo spingeva con la mente verso domande e consapevolezze che era bramoso di esplorare. Le risposte alle sue inquietudini, il motivo per cui era venuto al mondo, il senso della sua perenne solitudine, tutto questo poteva essere ricercato nelle stelle su di lui?

     La sabbia soffice e fresca del deserto notturno era il cuscino ideale per uno dei pochi momenti di spensieratezza di Shadow. I riverberi arancioni del fuoco scoppiettante acceso poco prima proiettavano dei vibranti giochi di luci ed ombre. Steso e con le mani sotto la nuca, si godeva un meritato riposo dopo il lungo viaggio durato tutta una giornata. Un sorriso gli si allargava sul volto, talmente raro per il suo modo di essere che risultava quasi inquietante. Voltò il capo alla sua destra ed incrociò lo sguardo con le iridi azzurre della ragazza bionda sdraiata accanto a lui.

     - Vedi quel gruppo lì a sinistra? - chiese Shadow gentilmente indicando una serie di stelle - Che cosa ti sembrano? -

     La ragazza ci pensò un po’, accentuando volutamente l’espressione meditativa del suo viso.

     - Una pila di biscotti al cioccolato! - sentenziò infine.

     Il riccio nero allargò ancora il suo sorriso.

     - E cosa mi dici… di quel gruppo più luminoso laggiù? -

     - Un gattino in una cesta… bianco a strisce nere! -

     - Ne vedi addirittura i colori? -

     - Oh, sì! E se la vista non mi inganna ha anche una macchia marroncina sull’orecchio sinistro! -

     Shadow rise di gusto.

     - Questa era un po’ esagerata, dai! -

     Maria rise a sua volta.

     - Prova anche tu! - disse lei ispezionando con cura il cielo alla ricerca di altre costellazioni non ancora individuate - Ecco! Quelle isolate là in fondo! Che cosa ti sembrano? -

     Shadow corrugò la fronte in un’aria pensosa e giocosa allo stesso tempo. Attese qualche secondo, come se l’operazione richiedesse una cura particolare, e infine parlò.

     - Una pietra preziosa a forma d’uovo! -

     Maria sorrise amabilmente, per poi assumere una posa da maestrina.

     - Non c’è male, signor Shadow! Però bisogna impegnarsi di più! -

     - Faccio del mio meglio, sai? -

     - So che ti è difficile dimenticare il… si può chiamare “lavoro” quello che fai? -

     - Mi perdonerai se non riesco a prendere sotto gamba l’idea di farti tornare, una volta trovata quella pietra! -

     - Come puoi farmi tornare… se io non me ne sono mai andata? -

     Il sorriso di Shadow si spense, lasciando spazio ad un’ammutolita incredulità.

     - Che cosa vuoi dire? -

     - Sono polvere… lo sono io, lo sei tu e lo sono tutti quanti! Ho fatto il mio tempo e sono tornata ad essere polvere! -

     - Non capisco! - replicò il riccio nero - Non vuoi tornare con me? -

     - Te l’ho già detto, smemorato! - ribatté Maria con tono dolce - Non me ne sono mai andata! Me ne andrò solo quando il mio ricordo non sarà più tale! Quando non sarò più polvere, ma diventerò ombra… come te! -

     - Perché sono l’ombra… del vero Shadow? -

     - Sei molto meno di questo… ma anche molto di più! Quando te ne renderai conto allora saprai anche che io sono e rimango nella polvere attorno a te! -

     Una folata di vento si alzò improvvisamente sollevando polvere e sabbia dal suolo circostante. Il turbine vorticò attorno al viso della ragazza sorridente, mentre i detriti saettavano negli occhi di Shadow, accecandolo. Il riccio nero urlò il nome di Maria, come sentendo la sua vicinanza andare a poco a poco scomparendo, e la sua voce si perse nel silenzio del deserto. Ci fu un forte rumore di risucchio, un tonfo e poi più nulla.

     Shadow riaprì gli occhi di scatto e sobbalzò come se sotto la sua schiena ci fossero stati dei tizzoni ardenti. La vista era ancora appannata dal sonno, ma riusciva a distinguere abbastanza nitidamente il cielo stellato, le fiamme del falò che danzavano allegre e una sinistra figura blu metallica in piedi accanto a lui.

     - Alla buon’ora! - commentò Metal Sonic tagliente.

     Il riccio nero impiegò qualche secondo a realizzare che era appena tornato alla realtà dopo un sogno che non gli era sembrato essere tale. Si guardò intorno, con la vana speranza di scorgere la chioma bionda di chi aveva avuto accanto fino a pochi minuti fa. Definitivamente arresosi, si rizzò subito in piedi per parlare con Metal Sonic faccia a faccia. Non era da lui fronteggiare qualcun altro stando steso per terra come il debole che non era.

     - Da quanto tempo sei qui? - domandò con l’intento di sembrare feroce.

     Metal era scarsamente intimorito.

     - Sono arrivato in questo preciso momento! E credimi… se il dottore non avesse detto che ti serve il mio “supporto” ci avrei pensato due volte prima di venire a perdere tempo ed energie in questa desolazione… con te! -

     Shadow lo fulminò con lo sguardo. Non aveva la minima intenzione di essere trattato dall’alto in basso, specialmente da quella sottospecie di scatola di sardine.

     - Avresti preferito impiegarle in altro modo? Come ad esempio nel trasformarti in un mostro meccanico gigantesco e terrorizzare il pianeta? - ribatté subito, ripensando a Metal Overlord.

     Il riccio robotico studiò attentamente il suo interlocutore, per capire se era un confronto fisico quello che cercava.

     - Hai un bel coraggio a parlare di terrore! Non eri forse tu quello che tempo fa ha tentato di distruggere la Terra insieme al dottore? -

     Shadow fu punto sul vivo. La rabbia cominciava a trasparire dalle sue dita sottoforma di scariche elettriche, ma sapeva che non era una scelta saggia perdere tempo ed energie in combattimenti.

     - Stai parlando di una parte di me che non esiste più! Adesso so chi sono… e di sicuro non sono come te! Non potremmo essere più diversi! -

     - Su di una cosa siamo d’accordo almeno! Noi due siamo diversi! E conosci anche quello che ci distingue? Qual è la nostra differenza? -

     - E’ tempo sprecato discutere con te! -

     Shadow gli diede le spalle, un po’ per non concedergli soddisfazione e un po’ perché l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era un’analisi psicologica. Per Metal Sonic invece infierire in quel modo, sentirsi superiore a qualcun altro, sebbene la sua condizione di schiavitù indicasse il contrario, era una grande valvola di sfogo per la sua frustrazione.

     - Molto semplice, Shadow! - aggiunse scegliendo con cura le parole - Io so qual è il mio scopo, al contrario di te! -

     - Di che diavolo parli? - replicò lui all’inaspettata affermazione.

     - Io conosco il motivo della mia creazione! Sono venuto al mondo per eliminare il riccio di cui porto il nome, il mio indegno gemello! Sono stato assemblato per ridurlo in polvere e cancellare da questo pianeta ogni traccia della sua presenza! Ma tu, Forma di Vita Perfetta, purtroppo non godi di questo privilegio! Per quale motivo sei venuto al mondo? Per compiere una vendetta? Per aiutare l’umanità? E’ quello che ti è stato detto, ma non quello che infine hai compiuto! E come se non bastasse… il corpo che vesti non appartiene neanche a te! Sei nato come il fantasma del vero Shadow, una pallida imitazione che non ha motivo di essere qui! Tutto quello che conosci non ha senso, perché non è qualcosa che appartiene a te! Girovaghi su questo pianeta che non è il tuo, senza una meta, senza un obiettivo, senza sapere per cosa vale la pena vivere! E’ vero, noi due siamo diversi! Ma solo perché io so perché sono qui, mentre tu puoi soltanto rincorrere delle ombre! La tua vita non avrà senso se non con la tua morte! -

     Le parole che Metal Sonic sputò come veleno in quella notte riuscirono a ferire Shadow come mai nient’altro aveva fatto. A differenza di quello che il robot sosteneva, anche lui sapeva benissimo quanto era clandestina la sua presenza al mondo, solo che mai si era soffermato a pensarci. Aveva preferito concentrarsi sulla promessa fatta a Maria, ignorando per fin troppo tempo che la sua esistenza era priva di significato. Sentirsi rinfacciare tutti i dubbi e le sofferenze a cui aveva dovuto far fronte, equivaleva ad una pugnalata in pieno petto. Mettere a parole le ansie di una vita intera, fino ad allora relegate nella sua scatola cranica, era come un bruciore intenso che partiva dalle sue viscere fino a carbonizzare qualunque convinzione avesse mai posseduto. Nel contempo in cui il dolore della verità gli si infilzava nelle vene come una serie di spilli incandescenti, una più divampante certezza rimaneva vivida nel suo cuore. Aveva bisogno di Maria. Aveva bisogno di lei perché gli ricordasse ogni giorno il motivo per cui andare avanti, perché gli mostrasse la strada da seguire, perché gli offrisse anche solo una briciola di calore nel gelido mondo di solitudine in cui era piombato. Voleva riportarla da lui. Solo per questo si tratteneva dal picchiare selvaggiamente Metal Sonic, dal diffidare delle parole di Eggman, dal considerare quella caccia al tesoro globale come un’indegna perdita di tempo, dal tenere in considerazione le parole sibilline della ragazza nel suo sogno. Aveva bisogno di uno scopo.

     Se una certa preoccupazione si stava insinuando in Metal Sonic per aver decisamente esagerato in quell’invettiva pungente, Shadow non gli diede motivo per acuirla. Si voltò a fissare il robot con i suoi occhi rossi penetranti, in cui però non brillava alcuna luce ostile. Pareva uno sguardo apatico e rassegnato, ben lungi dall’essere minaccioso o in alcun modo allarmante.

     - Cominceremo le ricerche domattina all’alba! - disse infine dopo lunga meditazione - Vedi di essere pronto! Non vorrei che mi privassi dell’unico scopo che mi è rimasto! -

     E detto questo, si allontanò a lenti passi, inoltrandosi nella fredda desolazione, ancora più convinto di provenire dalle stelle.

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     Dalla parte opposta della vasta landa sabbiosa, un altro singolare gruppetto procedeva a marcia serrata, le loro sagome come sinistri fantasmi nel fendere il buio della notte. La massiccia figura che era in testa alla fila era la più imponente: squadrata e dai movimenti ritmici e metallici, illuminava la strada con un fascio di luce bianca proveniente dal suo torace. I suoi occhi rossi bionici risaltavano nell’oscurità come due lucciole saettanti. Seguiva a ruota una sagoma più piccola e snella che camminava silenziosamente e con una grazia femminile data dall’ancheggiare dei suoi fianchi. A chiudere il gruppo c’era la figura più alta e longilinea delle tre, anche se a giudicare dall’enorme peso che si portava sulle spalle, costringendolo a trascinarsi in avanti con la schiena curva, sarebbe stato difficile a dirsi.

     La fine di un lungo viaggio in corso da ore fu sancita quando una macchia verde scuro sfocata a distanza si trasformò, dopo minuti di cammino, in una fresca oasi tappezzata di vegetazione. La modesta pozza d’acqua nascosta da un gruppo di palme intricate era così immobile da confondersi con il bluastro del cielo notturno. Il capofila si fermò al limitare del laghetto, scandagliando la zona circostante con i suoi sensori. L’analisi si protrasse per alcuni minuti, un lasso di tempo sufficientemente lungo per disintegrare le ultime briciole di pazienza del terzo componente, nonché facchino del gruppo.

     - Potenza media del segnale individuata! - fu il responso - L’area è stata localizzata e circoscritta! -

     - Era ora! - commentò la ragazza - Cominciavo a sentire una leggera stanchezza! -

     - Tu? Una leggera stanchezza? - ringhiò il terzo, approfittandone per lasciar cadere sulla sabbia il gigantesco zaino da campeggio che portava sulle spalle.

     - Ehi! Vedi di andarci piano con quella roba, palla di pelo! -

     - Oh, mi scusi, miss Perfezione! Non avevo intenzione di maltrattare le sue frivole idiozie da femminuccia che pesano quanto una balena obesa! -

     - Frivole idiozie da femminuccia? -

     Rouge e Drake si scambiarono due occhiate fulminanti.

     - Quelli mi servono per sopravvivere! - protestò lei.

     - Certo! - fu la replica sarcastica - Chi non si porterebbe ombretto, rossetto, mascara, cipria e trucchi da clown per sopravvivere in un deserto? -

     - Stai dimenticando la tenda da campeggio e le provviste! -

     - Ah, giusto! Quelle sepolte sotto asciugamani, accappatoi, specchi e profumi! -

     - Se non ti stava bene, non avresti dovuto offrirti di trasportare lo zaino! -

     - “Mio prode cavaliere, non vorrai certo far portare ad una ragazza debole e indifesa tutto quel peso, vero?” - ripeté il lupo al limite dell’esasperazione - Questa ti dà l’idea di essere una richiesta spontanea? -

     - Sì! - confermò Rouge cocciuta - E poi ho detto “debole e innocente”, non “indifesa”! -

     - Dati sulla conversazione non presenti! - intervenne Omega a sorpresa.

     Drake scaricò la rabbia accumulata con uno scrollare nervoso delle spalle.

     - Sei un po’ troppo irrequieto, palla di pelo! - disse Rouge cominciando a disfare il suo gigantesco bagaglio - Guarda il lato positivo della faccenda! Domattina potremo mettere le mani sul primo frammento! Non sei contento? -

     - No, se per ogni pezzo di quella stupida pietra devo sopportare una giornata come quella di oggi! Tutta la mattina per cercare uno di quei rottami con gli occhiali di Eggman, tutto il pomeriggio per installare su Omega quella tecnologia e adesso a spasso nel deserto con in spalla l’inventario di un esercito di modelle! -

     - Ogni cosa ha un prezzo, caro! Avresti dovuto immaginare che non sarebbe stata una scampagnata nei boschi quando hai offerto il tuo aiuto! -

     - Ho offerto i miei servigi di guerriero e sono stato trasformato in un facchino! Non c’è niente di più degradante! -

     - Certo, certo, caro! Ora ti dispiacerebbe montare la tenda e accendere un fuoco? Comincia a fare freddino qui! -

     Le parole di Rouge furono seguite da un silenzio ancora più raggelante della notte desertica. Il lupo si limitò a lanciarle un’occhiata mista di rabbia e rassegnazione prima di darle le spalle e allontanarsi a passi lenti. Alcune fiammelle baluginavano negli spazi tra le sue dita chiuse, segno che se avesse continuato quella conversazione, probabilmente avrebbe perso il controllo.

     - Sì, d’accordo! Lascia una povera ragazza a campeggiare da sola e al freddo nel deserto! - gli urlò Rouge nel tentativo di riportarlo indietro - Ehi, non so montare questa stupida tenda! -

     - E’ il momento giusto per imparare, bellezza! - rispose pronto Drake.

     - Ma così mi si sgualciranno i guanti nuovi! Mi si rovinerà la pelle! Questo non significa niente per te? -

     - Sopravvivrò con il rimorso! -

     Il cavaliere non aspettò un’ulteriore replica per alzare ancora di più il passo e sparire oltre una duna sabbiosa, rendendo la voce del pipistrello un flebile eco in dispersione. Di solito in situazioni del genere aveva molta più calma e pazienza, ma la dura giornata trascorsa, in molti attimi sembratagli quasi al limite dell’assurdo e dell’inutilità, aveva messo a dura prova i suoi nervi. Credeva di essere all’opera per il bene comune e, senza preavviso, si era ritrovato a fare da babysitter ad una ragazzina viziata e ad una lattina corazzata.

     Non appena si fu assicurato di essere arrivato a distanza di sicurezza, si gettò all’indietro sulla sabbia come avrebbe fatto su di un materasso e lasciò che la piacevole sensazione di freschezza gli accarezzasse la schiena, trasmettendosi in tutto il corpo. Era una sua abitudine consolidata da quando era piccolo stendersi all’aperto per contemplare il cielo, specialmente di sera e dopo una giornata estenuante. Sapeva di poter trovare sempre conforto guardando le stelle nei suoi momenti più difficili. Per molto tempo questa all’apparenza trascurabile attività aveva costituito l’unico legame che aveva con il mondo da cui proveniva. Costretto sin dall’infanzia a reprimere gli istinti che facevano parte integrante di lui, considerava un sollievo stendersi sull’erba di notte e ammirare lo scintillare delle miriadi di luci sparse sopra di lui. Era come se potesse essere in contatto con ogni creatura del pianeta, dalla più piccola alla più grande, e sentirsi finalmente in pace e libero di essere sé stesso. Molto probabilmente quella era stata l’unica valvola di sfogo che lo aveva aiutato a sopportare i rigidi insegnamenti del suo genitore adottivo.

     Un improvviso moto di gelo gli attraversò lo scheletro al solo ricordo dell’uomo che un tempo considerava un padre. Il pelo era ricresciuto folto a coprire le cicatrici che gli aveva inflitto, specialmente quella del loro ultimo confronto, ma i segni e i ricordi dolorosi non potevano essere occultati in alcun modo. Gli sembrava quasi di vedere le stelle in cielo fondersi insieme a formare il volto piatto e pallido del suo aguzzino, con i suoi penetranti occhi di fuoco. Altre immagini si animavano nello spettrale palcoscenico dei suoi ricordi. Un cucciolo di lupo di poco più di quattro anni, abbastanza alto per la sua età e mingherlino. Il suo pelo era già folto e marrone, specialmente sulla coda che sventolava senza fermarsi. L’espressione che portava dipinta in viso era seria e inflessibile, con la fronte corrugata e gli occhi stretti, quasi a sembrare un fiero adulto costretto nel corpo di un bambino. In aperto contrasto con il suo atteggiamento da duro, c’era la sua sbilenca e goffa andatura nel camminare sulle due zampe. La schiena era leggermente piegata in avanti e mancava di coordinazione nelle gambe ad ogni passo che faceva. Dal modo in cui digrignava i denti sembrava che gli costasse molta fatica procedere in quel modo, quasi come se fosse qualcosa di completamente sconosciuto a lui. Un passo falso bastò a farlo inciampare e a farlo piombare scompostamente al suolo. Lamentandosi in silenzio, si ritrovò a gattoni sul terriccio mentre tentava di rialzarsi. Le sue dita affondarono nella polvere e i suoi piedi si tesero automaticamente come corde d’arco. Vincendo un’esitazione iniziale, mosse qualche incerto passo a quattro zampe e un sorriso furbo gli si allargò sul muso, segno che la nuova postura era decisamente di suo gradimento. Proprio quando cominciava a prenderci gusto, una forte pressione si abbatté sulla sua colonna vertebrale, schiacciandolo verso il basso e mozzandogli il respiro. Al ragazzo sfuggì un rantolo soffocato mentre gli angoli dei suoi occhi si bagnavano di lacrime di frustrazione. Dietro di lui, l’emaciata figura nera del suo tutore incombeva sinistra.

     - Tu mi deludi, ragazzo! - sibilò la voce affilata di Magorian - Mi deludi molto! -

     Il potere della sua gemma scintillante svanì di colpo, liberando il piccolo Drake da quella morsa implacabile. Il lupo si rialzò in fretta e furia, ancora con il respiro affannoso, e abbassò il capo mortificato, deciso a non incrociare lo sguardo dell’uomo.

     - Ti chiedo scusa! Io… volevo solamente provare! -

     - Te l’ho detto tante volte, Drake, ma sembra che le mie parole ti escano da quella testa più in fretta di quanto ti ci entrino! -

     Drake tirò su con il naso, spaventato dalla punizione che era sicuro di ricevere.

     - Vuoi davvero fare la stessa fine dei tuoi genitori? Vuoi lasciare che i tuoi squallidi impulsi animaleschi ti conducano all’autodistruzione? Se ti sto insegnando a camminare sulle due zampe è per renderti un uomo a tutti gli effetti! Ne abbiamo ancora molta di strada da fare e se le premesse sono queste… forse ho fatto un errore a prenderti sotto la mia custodia! -

     - No! - esclamò subito il lupacchiotto - Non è così! Ti prego, Magorian! Dammi un’altra occasione! Ti dimostrerò che non hai sbagliato! Seguirò i tuoi insegnamenti alla lettera, te lo giuro! Non capiterà più una cosa del genere! -

     L’uomo lo guardò per un po’ con espressione poco interessata, poi un debole sorriso gli si allargò sulle labbra sottili.

     - Voglio ben sperare, ragazzo! -

     Detto questo, si allontanò silenziosamente, con la mantella nera che svolazzava sulla sua scia, lasciando il piccolo lupo nello sconforto più totale. Aveva pagato caro quel breve momento in cui aveva ceduto al richiamo della foresta e ora non gli rimaneva altro che la commiserazione. Aveva deluso il suo maestro, il suo patrigno, l’unico essere vivente al quale doveva la sua vita e non credeva che si sarebbe mai più fidato di lui. Ce la stava mettendo tutta per sottostare ai suoi rigidi insegnamenti, voleva ripagarlo per il peso che la sua custodia gli costituiva, voleva essergli d’aiuto in modo da saldare quell’enorme debito che aveva contratto. Fu il momento in cui un giovane ragazzo stipulò un’importante promessa con sé stesso, giurando di impegnarsi al massimo per diventare ciò a cui credeva di essere destinato e trovare il suo posto nel mondo, al fianco di Magorian.

     Le immagini nella mente di Drake si dissolsero rapidamente, trasformando il volto determinato di un giovane lupo in quello ancora più combattivo di un adolescente. Sulla cima di una irta rupe, il lupo e la lucertola si stavano scontrando freneticamente in un duello di spada. La velocità e la destrezza di Getara con la scimitarra erano di molto superiori a quelle di Drake, che arrancava sotto i colpi dell’avversario tanto da essere spinto fino al limitare del picco roccioso. Il clangore del metallo rimbombava nelle sue orecchie come un sinistro allarme che lo avvertiva del pericolo a cui andava incontro. Per quanto si sforzasse di concentrarsi e di focalizzare il nemico, come Magorian gli aveva più volte insegnato, riusciva solamente a parare i colpi di Getara, il quale era decisamente più veloce ed esperto nel maneggiare l’arma. L’uomo avvolto di nero era poco distante dall’arena di lotta e osservava con attenzione i suoi agenti all’opera con un cipiglio severo.

     Drake era disposto a fare di tutto pur di impressionarlo, pur di conquistare la sua approvazione e quindi, secondo il suo pensiero, un conseguente affetto da parte sua. Voleva essere accettato, voleva sentirsi dire che era pronto per qualunque cosa fosse in serbo per lui. Desiderava essere preparato, addestrato, forte contro qualunque tipo di avversità, capace di affrontare e sopportare il dolore come in passato non lo era mai stato. Aspirava a diventare un combattente, come i pochi ricordi frammentati che aveva gli dicevano lo era stato suo padre, un essere imbattibile e robusto, in modo che niente in quella vita di sofferenza e solitudine che aveva conosciuto fino ad allora potesse più abbatterlo. Che diventasse un uomo o rimanesse un lupo non gli importava, purché fosse forte oltre ogni immaginazione.

     Un solo attimo di distrazione gli fu tuttavia fatale. Immerso nei suoi pensieri, non si rese conto della falciata di scimitarra pericolosamente vicina alla sua testa. Un taglio netto, uno schizzo rosso e un rantolo di dolore. Drake si accasciò al suolo con la mano macchiata di sangue. Una parte del suo orecchio sinistro era stata tranciata dal colpo di spada. Getara non ebbe alcuna reazione all’accaduto, come se avesse agito intenzionalmente. Magorian, invece, strinse gli occhi in uno sguardo incollerito e fissò il volto di Drake con attenzione.

     - Rimettiti in piedi! Una ferita così piccola non può fermarti! -

     Il lupo si voltò verso di lui e lo guardò con occhi supplichevoli e mortificati.

     - Ho detto rimettiti in piedi! Se non impari a sconfiggere il dolore, a combattere, ad usare la spada, non sarai mai un uomo! Combatti! -

     Quello stesso sguardo implorante rimase fisso nell’immaginazione di Drake mentre altri ricordi lontani affioravano nella sua mente. Viaggiò con la memoria fino a ritrovarsi in una fucina ammantata di vapore. Era sempre lui, solo con qualche anno di più, in piedi di fronte ad un enorme vascone fumante di metallo fuso. Sul suo corpo si individuavano numerose cicatrici e molti segni dei combattimenti sostenuti durante l’allenamento. Entrambe le sue mani erano avvolte strette in bende annerite e bruciacchiate che si allungavano lungo tutto l’avambraccio. Due paia di occhi strisciavano lungo la sua schiena, provocandogli un senso di gelo incontrollabile. Ad una di essi ci era già abituato, dato che quello sguardo di fuoco lo giudicava da quando era bambino. Il secondo però era nuovo e ancora più inquietante. Lo sciacallo nero dagli occhi di acciaio. Ogni volta che Drake li incrociava aveva l’angosciante sensazione di un freddo pungente nei polmoni, come se quelle fredde pupille stessero penetrando nel suo corpo e nella sua mente per scandagliarla con cura e svuotarla di tutto il suo calore.

     - La fiammata finale spetta a te! - enunciò Magorian con voce roca - Sarai tu a completare l’opera! Forgia la tua nuova vita e il nuovo te stesso! -

     Sospeso da quattro robuste catene sopra al vascone bollente c’era un largo stampo che conteneva del metallo incandescente. Obbedendo agli ordini impartiti, Drake concentrò le sue energie nel palmo delle sue mani e, digrignando i denti per lo sforzo, produsse una fiammata ad altissima temperatura che divampò alla base della vasca, aumentando i gradi di fusione. Il ribollio dell’acciaio e il vapore prodotto si espansero nell’aria già pesante per il calore. Ci volle qualche minuto prima che Magorian facesse un cenno soddisfatto e Drake potesse fermarsi, stanco come se avesse corso per miglia. A questo punto fu il turno di Seth che, senza proferire parola, protrasse il braccio in avanti e aprì e ruotò lo stampo in posizione verticale con la telecinesi. All’interno riluceva tra la coltre di fumo una splendente armatura da cavaliere, già rifinita in ogni particolare. Drake la contemplò con uno sguardo a metà ammirato e a metà intimorito.

     - Questo è lo stadio finale della tua trasformazione, ragazzo! - spiegò Magorian solenne - Questa armatura ti accompagnerà negli anni che ti restano, nascondendo al mondo la tua deformità e rendendoti a tutti gli effetti un essere umano! -

     Deformità. Era così che aveva chiamato il suo essere lupo. L’ultimo passo verso il suo radicale cambiamento era compiuto, anche se non sapeva a cosa tutto questo lo avrebbe condotto, se avrebbe mai rimpianto la possibilità di correre per la foresta, ululare alla luna, sentirsi parte integrante della natura. Era quella la sua strada? Era nato da lupo e sarebbe morto da uomo? Era giusto soffocare in quel modo la sua indole? Forse era l’unico modo per diventare finalmente forte e indipendente, per fare il suo ingresso in quel mondo colmo di dolore e imparare a mozzargli la testa con un sol colpo. La scelta sembrava quella giusta.

     Solo a distanza di anni, quando si sarebbe trovato disteso nel deserto in una notte stellata, avrebbe realizzato quanto il suo odio nei confronti di quel mondo che gli aveva tolto ingiustamente un’infanzia e una famiglia lo aveva condizionato. Il suo rancore verso tutto ciò che lo circondava era tale che era stato disposto a cancellare la sua identità pur di avere l’occasione di bruciare le difficoltà sul suo cammino. Aveva venduto l’anima al diavolo, si era inabissato nelle sinistre trame di un uomo perfido e spietato e si era professato pronto a seguirlo ovunque e comunque. Cieco per così tanto tempo, si diceva, fino al fatidico incontro con un riccio blu e la scoperta della verità, una rivelazione scioccante che lo aveva portato ad un passo dalla morte, dandogli unicamente l’occasione di rinascere ancora. Ora era libero, era in pace, si accettava per come era e ne traeva serenità. Il mondo non era più una valle di lacrime, non avvertiva più la sofferenza che prima lo schiacciava perché sapeva che non era stato il mondo a strappargli la famiglia ma, soprattutto, perché non doveva più vergognarsi per quello che era. Ecco perché non avrebbe mai permesso che la fonte di tutto il dolore che aveva sempre patito tornasse, avrebbe fatto tutto il possibile per ricacciare Magorian negli oscuri meandri dai quali proveniva. Era cresciuto, era cambiato, era uno dei cuori pulsanti del pianeta e, in quanto tale, avrebbe combattuto fino all’ultimo respiro per proteggerlo. Aveva trovato la sua vera natura infine… mentre le stelle continuavano ad infondergli conforto e coraggio.

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     La luce intensa del sole proiettata attraverso le finestre di casa Prower era andata lentamente scemando nel corso del pomeriggio, trasformandosi prima in un fiammeggiante alone arancione per poi dissolversi in un battito di ciglio. Quando le ombre furtive della sera cominciarono a strisciare lungo tutta la casa, Tikal fu costretta ad accendere tutte le lampadine presenti nell’abitazione. Sarebbe stato più normale attivare l’illuminazione solo nel salotto, dove stava tentando di tenere occupati Cream e Cheese sin da quando Tails e gli altri erano usciti. Il suo istinto però le suggeriva che era meglio procedere in quel modo e non far rimanere nel buio nessun angolo della casa. Non avrebbe saputo spiegare perché. Di solito il calare della sera non la innervosiva come stava facendo in quel momento, anzi, adorava la brezza fresca, le sfumature del cielo, la pallida luna, il canto dei grilli che riempiva l’aria quando era l’ora del crepuscolo. In quel frangente, invece, rabbrividì al pensiero delle tenebre che avanzavano e inghiottivano tutto ciò che la circondava.

     Ricordò di aver provato solo un’altra volta quella sensazione. Fu quando, ormai molti secoli fa, Magorian si appropriò dei Chaos Emeralds e sparì nel nulla. Da quel momento in poi, ogni volta che il sole annegava nella linea dell’orizzonte, una sensazione di gelo invadeva il suo corpo, come se un’energia malvagia le filtrasse nella pelle sottraendola al calore. Era consapevole che si trattava della paura del disastro incombente, tornata a fare capolino nel suo animo timoroso. Rimasta troppo tempo al confine tra lo spazio e il tempo a sorvegliare Chaos, si era dimenticata delle ansie e delle preoccupazioni che comportava vivere con la prospettiva di una catastrofe imminente. Il mondo gli era sempre sembrato un posto di gioia, di bellezza e tranquillità, guardandolo dalla sua piccola bolla di etere, fino a quando non aveva deciso di viverci nuovamente all’interno. Anche la paura e il buio facevano parte di quella realtà e, volente o nolente, avrebbe dovuto imparare ad accettarli ancora una volta.

     Fu proprio quando l’oscurità si fece più fitta che il rumore delle pale del Tornado ronzò all’interno dell’abitazione. Tikal si precipitò alla finestra e vi sbirciò attraverso, distinguendo chiaramente il veicolo di Tails in fase di parcheggio all’interno della rimessa.

     - Sono tornati finalmente! - commentò, catturando l’attenzione di Cream e Cheese.

     La porta si aprì poco dopo e il gruppetto fece il suo ingresso, in un silenzio permeato di stanchezza. C’erano Knuckles e Tails in testa, entrambi pensierosi e seri in volto. Amy non era da meno, con la fronte corrugata in un’espressione di rabbia più che di stanchezza. Sonic chiudeva il gruppo e in sua compagnia c’era una riccia azzurra dall’aria furba che Tikal non aveva mai visto.

     - Casa, dolce casa! - disse Tails con un debole sorriso.

     - Cominciavo a preoccuparmi, ragazzi! - confessò Tikal con le mani giunte - Ci avete messo più del previsto! Ci sono stati problemi? -

     - Uno solo! - replicò Sonic secco - Calvo, baffuto e dal peso approssimativo di cento quintali! -

     - Allora è proprio come ci ha detto Rouge! Il dottore sta architettando qualcosa di nuovo! -

     - Solo che questa volta ha un nutrito gruppo di lacchè a lucidargli il sederone! -

     Tails fu l’unico a sprofondare nel divano non appena misero piede in salotto. Tutti gli altri preferirono rimanere in piedi o, al limite, sedersi sui braccioli. Amy era la più discostata dal resto del gruppo. Cream e Tikal si scambiarono un’occhiata di intesa, avendo entrambe afferrato al volo che le cose con Sonic non si erano ancora aggiustate.

     - Altri robot? - domandò la vestale, guardando di sottecchi anche la nuova arrivata.

     - Due li conosciamo fin troppo bene! - intervenne Tails pratico - Ma il terzo è un nuovo acquisto! -

     Cream strabuzzò gli occhi.

     - C’era per caso anche… -

     - Sì! - confermò il volpino - Gemerl è tornato sotto il controllo di Eggman! Mi dispiace, Cream, ma non c’è molto che possiamo fare al momento per recuperarlo! -

     La coniglietta abbassò il capo, intristita dalla notizia. Cheese tentò di consolarla accoccolandosi tra le sue braccia.

     - Sonic! - disse ancora Tikal - Chi è la ragazza? -

     - Ah, giusto! Lei è Zephir! Ci ha aiutato a sbarazzarci di testa d’uovo! Le ho offerto di unirsi a noi per darci una mano nella raccolta dei frammenti e in tutto il resto! -

     - Bé, è una buona notizia! Di certo una mano in più non può che farci comodo! -

     - Per l’appunto! - intervenne Amy.

     Il suo tono convinto e il suo sorriso palesemente forzato suscitarono lo sgomento generale.

     - Sono sicura che anche Geoffrey sarà disposto ad aiutarci! -

     - Ne abbiamo già parlato prima, Amy! - rispose Sonic cercando di non sembrare spazientito - Non possiamo fidarci di quella lince! Lavora per Eggman, nel caso non l’avessi notato! -

     - Geoffrey? - domandò Cream stupita - Il signore che ci ha aiutato stamattina? Lavora per il dottore? -

     - Non intenzionalmente, questo è evidente! - incalzò Amy infastidita - Gli è stato fatto il lavaggio del cervello! Colpa di quel braccio meccanico, ne sono sicura! -

     - Insomma, quello che voglio dire è che ha cercato di ucciderci! E tu vorresti avvicinarlo? -

     - Anche Rouge ha fatto la stessa cosa mesi fa! E non era in sé neanche lei in quel momento, se te lo fossi scordato!(1) -

     - Sul fatto che non fosse in sé, ci metterei una mano sul fuoco! - sbuffò Knuckles.

     I due ricci si voltarono verso di lui e gli intimarono un - Silenzio! - con nervosismo. L’echidna tacque immediatamente, non tanto per l’avvertimento, quanto per lo stupore che gli provocò il comportamento isterico dei due.

     - Con Rouge era diverso! - riprese Sonic come se stesse spiegando una cosa semplice ad una bambina un po’ ottusa - La conoscevamo bene! Di questo Geoffrey non sappiamo nulla! -

     - Non sappiamo nulla neanche di lei! - replicò Amy indicando Zephir - Eppure non ci hai pensato due volte a stenderle il tappeto rosso! -

     - Ehi, sorella! Pace! - disse la ragazza alzando le mani in un segno di resa.

     - Perché è così che funziona con te, non è vero? Finché garantisce il grande Sonic, nessuno può avere il beneficio del dubbio! Ma se si tratta degli altri, siamo sempre ad un livello sotto al tuo ego mostruoso! -

     Amy sentì delle lacrime di rabbia premerle agli angoli degli occhi. Per evitare di fare una scenata inutile, alzò i tacchi e uscì in fretta e furia dalla porta d’ingresso. La discussione animata aveva lasciato tutti ammutoliti, nell’imbarazzo generale. Sonic decise di seguirla dopo qualche secondo di riflessione. Aveva quasi raggiunto la fine del vialetto quando lui la chiamò.

     - Amy, aspetta! -

     La riccia si fermò di colpo ma decise di non voltarsi.

     - Senti, mi dispiace di aver alzato la voce! Non intendevo offenderti! -

     - Proprio non te ne rendi conto, vero, Sonic? Non capisci che cosa mi ha ferito del tuo comportamento? -

     - Ehm… -

     Sonic si trovò spiazzato dalla domanda e la sua formidabile ignoranza in fatto di psicologia femminile fece sentire tutto il suo peso.

     - Appunto! Non lo immagini? Non ci siamo visti per un bel po’ di tempo, e le poche volte in cui ci siamo incontrati eri sempre impegnato a salvare il mondo! Oggi ci rivediamo e tutto quello che hai da offrirmi è la tua indifferenza! -

     - Sai che non posso essere il tipo di riccio che vorresti! Il tipo da cene a lume di candela e cioccolatini a forma di cuore! Pensavo ti andassi bene per come sono! -

     - Ed infatti è così! Ma la domanda è se adesso va bene a te! Se preferisci avere qualcuno che riesca a sostenere i tuoi ritmi, che possa esserti sempre accanto e che non debba affannarsi per starti dietro! Se preferisci qualcuno che sia veloce quanto te! -

     Sonic credé di aver capito il motivo di quella discussione e il sollievo fu tale che gli venne spontanea una risatina, cosa che infastidì enormemente Amy Rose.

     - Andiamo, non sarai mica gelosa di Zephir? -

     - No, Sonic! Qui non si tratta di lei, né di Geoffrey! Si tratta di te! Ho passato tanto tempo ad inseguirti, sperando di convincerti a stare con me! Forse è stato tutto un errore! Forse mi illudevo di poterti cambiare, o perlomeno renderti un po’ più affettuoso nei miei riguardi! Forse la tua vita è troppo supersonica perché io possa stare al tuo passo! -

     Senza nient’altro da dire, proseguì lungo la strada e si allontanò a passi lenti. In quei pochi secondi che sembravano ore interminabili, avrebbe tanto voluto che il suo adorato riccio blu la raggiungesse, la stringesse forte e le facesse sentire il familiare calore che tanto le mancava. Questo però non avvenne.

     Sonic rimase impalato al suo posto e questa volta non fu il suo orgoglio ad impedirgli di intervenire, ma il senso doloroso delle parole di Amy, la triste possibilità che in fondo ci fosse della verità in tutto quello. I sensi di colpa non tardarono ad arrivare quando si capacitò del modo freddo in cui aveva trattato Amy nell’arco della giornata. Quella stessa mattina l’aveva allontanata senza rendersene conto, ancora scottato per la sconfitta nella gara di velocità contro Zephir. Durante lo scontro con Eggman, l’eccessiva attenzione che prestava a Geoffrey gli aveva fatto provare una punta di gelosia, causando un’involontaria indifferenza glaciale. E, per concludere in bellezza, la discussione avuta poco prima di certo non aveva giovato alla situazione. Non era tanto il pensiero di essere stato insensibile che lo turbava, quanto l’idea che forse, dopotutto, non era tagliato ad essere un buon fidanzato. Sopportava con difficoltà le effusioni amorose, detestava rimanere fermo per più di cinque minuti e le sue priorità non erano di certo imparare ad essere un principe azzurro. Forse era per questo che Amy se l’era presa così tanto, perché avrebbe dovuto dedicarle più attenzioni, o meglio, avrebbe dovuto avvertire spontaneamente l’istinto di farlo. Era fuori discussione che provasse un profondo affetto per Amy, ma si cominciava a chiedere se questo fosse sufficiente, dopotutto. Lei aveva bisogno di qualcuno che fosse sempre presente quando ne aveva bisogno, non che corresse in giro per il mondo e le facesse visita solo quando se ne ricordava. E se non fossero stati fatti per stare insieme?

     Sonic stava tentando faticosamente di riordinare le idee quando sentì una presenza alle sue spalle. Dal passo che aveva capì subito di chi si trattava.

     - Ehi! - chiamò Zephir con tono delicato - Spero di non aver causato problemi! -

     - Lascia stare! - replicò Sonic sconsolato - Non è colpa tua! A quanto pare è un problema che c’era già da prima… solo che non volevo vederlo! -

     - Bé, di solito quando ho bisogno di schiarirmi le idee mi faccio una bella corsetta! E’ un toccasana per le teste affollate di pensieri! -

     - E funziona così bene? -

     - C’è un solo modo per scoprirlo, no? - disse Zephir sogghignando - Ti va di farmi compagnia? -

     Sonic abbassò il capo. La sua espressione era resa indecifrabile dal buio della sera.

     - Non credere di riuscire a bagnarmi il naso questa volta! - esclamò infine con un sorrisetto furbo.

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     Una violenta scossa fece tremare la terra per qualche secondo. Le dune sabbiose, roventi sotto il sole mattutino, si sfaldarono a causa delle oscillazioni, sgretolandosi in una pioggia di sabbia e detriti. Un sordo frastuono di roccia infranta si diffuse nell’aria, dove rimbombò soffocato per qualche secondo prima di svanire.

     - Questa è la terza dall’alba! - disse Rouge palesemente seccata - Potevate dirmelo che questa è una zona a rischio sismico! -

     - Se l’avessimo saputo almeno non saresti qui a dire stupidaggini! - ribatté Drake infastidito - Non sono scosse regolari! E’ come se ci fosse qualcosa di molto grande che si muove a scatti sottoterra! -

     - Ah, fantastico! E’ proprio quello che ho sempre sognato! Girovagare nel deserto in compagnia di una talpa gigante! -

     - Dato che sei così sofisticata dovresti darti al giardinaggio, non alla collezione di sassi! -

     Un altro forte scossone, questa volta più intenso dei precedenti, colse impreparato il pipistrello che perse l’equilibrio e cadde scompostamente sulla sabbia. Drake le porse la mano e l’aiutò a rimettersi in piedi quando la vibrazione si fermò.

     - Grazie! - mormorò Rouge - Non sei poi tanto male, in fondo! -

     - Il fatto che non sia d’accordo con la metà di quello che dici o fai non significa che non ti debba dare una mano quando c’è bisogno! -

     - Il tuo predecessore in questa squadra non aveva di certo tutta questa gentilezza nei miei confronti… per non dire che a stento mi considerava! -

     - Shadow? -

     - Lui in persona! Tempo fa io ed Omega unimmo le nostre forze alle sue per andare a cercare Eggman e sistemare un conto in sospeso! Non faceva altro che dare ordini e trattarci dall’alto in basso! -

     - Lo conosco da meno tempo di te, ma comunque non mi stupisce! Non è esattamente l’essere più amichevole del pianeta! -

     - Ricezione del segnale, novantuno percento! - intervenne Omega all’improvviso.

     Il massiccio robot piantò i piedi per terra e si fermò di botto. I due compagni, che stavano marciando dietro di lui da ormai quasi un’ora, gli si avvicinarono in trepidante attesa. Gli occhi bionici di Omega lampeggiavano ad un ritmo quasi ipnotico.

     - Bene, acciuffiamo quella pietra e leviamo le tende! - esclamò Rouge - Ne ho abbastanza di tutta questa sabbia negli stivali! -

    Un bip elettrico risuonò all’interno dei circuiti dell’androide e l’illuminazione dei suoi occhi diventò all’improvviso molto fioca.

    - Rettifica! Segnale in movimento! - scandì meccanicamente.

    - In movimento? - ripeté Rouge allarmata.

    - Significa che qualcun altro l’ha trovata? - le fece eco Drake, il pensiero rivolto subito a Seth.

    Omega non li degnò di una risposta e riprese la sua marcia, questa volta attivando i reattori sulle sue spalle e aumentando notevolmente la sua velocità. Drake e Rouge lo seguirono a ritmo serrato, seri in volto e concentrati sull’esito della loro ricerca. I loro cuori martellavano come tamburi nei loro petti, non tanto per la corsa frenetica quanto per il timore di aver perso una preziosa occasione.

     Superata una collinetta, un’altra arida distesa di sabbia si aprì di fronte ai loro occhi. L’intensa luce del sole li colpì direttamente negli occhi, costringendoli a farsi ombra con il palmo della mano. Non fu una totale sorpresa per loro individuare due figure dalle caratteristiche simili correre nella direzione opposta alla loro.

     - Individuato: Eggman robot! - disse Omega e una serie di sonori clic indicarono che aveva caricato le armi.

     - Ma di cosa stai parlando? - rispose Rouge, prima di apprendere l’identità dei due girovaghi - Oh! Questa non me l’aspettavo proprio! -

     Shadow e Metal Sonic non seppero nascondere meglio il loro stupore. Il primo trasformò l’espressione seria e composta che lo contraddistingueva in una smorfia di irritazione, il secondo si limitò ad illuminare di un infuocato arancione i suoi occhi da androide.

     - Piuttosto affollato questo, per essere un deserto! - disse Drake guardingo.

     - C’è speranza di ottenere una risposta se ti chiedo cosa ci fai qui? - domandò Rouge - E per di più in compagnia di un amichetto del dottor Eggman? -

    Shadow sorrise di rimando. Nelle sue pupille ardeva un fuoco combattivo fin troppo familiare.

     - Decisamente no! - disse, preparandosi a scagliare uno dei suoi Chaos Spear.

     Conscio del pericolo, Drake incendiò le sue mani e si preparò a creare uno scudo di fiamme che li avrebbe protetti nel caso di un attacco diretto. Nonostante lo scontro sembrasse imminente, il riccio nero non sferrò il suo attacco. Il dispositivo luminoso che portava al polso emise un suono squillante, nello stesso momento in cui anche il sistema di localizzazione di Omega diede un responso.

     - Ricezione del segnale, cento percento! -

     Lo stesso identico pensiero passò per le menti di Shadow e Rouge, i quali si puntarono il dito contro a vicenda ed esclamarono ad una voce: - Ce l’avete voi! -

     Non ci fu tempo per le spiegazioni né per combattimenti. Un’altra scossa dalla potenza inaudita fece vibrare il suolo sabbioso, con così tanta violenza che i cinque furono sbalzati a terra inesorabilmente. Il terreno si squarciò con un rombo assordante, aprendo una voragine che serpeggiò per diversi metri. La sabbia fu risucchiata all’interno del crepaccio e dal sottosuolo spuntò una massa molliccia e biancastra dalle dimensioni gigantesche. Lunga parecchi metri, aveva una pelle raggrinzita ed umidiccia che vibrava al ritmo del suo respiro. Era priva di occhi ma in compenso emetteva dei disgustosi versi stridenti, al pari delle unghie sulla lavagna.

     - Comincio a rimpiangere la tua talpa! - disse Drake, indietreggiando velocemente.

     - Detesto i vermi! Specialmente quelli extralarge! - piagnucolò Rouge al limite dell’isterismo - Omega! Fai qualcosa! Arrostiscilo! -

     Il robot, tuttavia, sembrava a stento essersi accorto dell’animale. Attivò nuovamente i reattori, scattò in avanti e superò il crepaccio dentro il quale il verme continuava ad agitarsi.

     - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati! - recitò come un copione registrato prima di lanciarsi verso Metal Sonic.

     Lo schianto dei due corpi metallici produsse un tonfo sordo e i due rotolarono sulla sabbia, intenti in un combattimento furioso. Shadow non tentò di accorrere in aiuto del suo partner, concentrato sull’enorme mostro davanti ai suoi occhi. Il dispositivo sul suo polso indicava la presenza di un frammento nelle immediate vicinanze.

     - Così è dentro al tuo stomaco! - mormorò, stringendo i pugni per produrre il suo potere elettrico.

     Quello che ne risultò fu un prorompente lampo giallo che colpì in pieno l’epidermide viscida del verme. Nello stesso istante, Drake sparò un getto di fiamme imponente nel tentativo di sollecitare le creatura. Colpita dai due lati, essa emise un verso stridente di dolore e strisciò sul pelo del terreno, allargando la voragine e infrangendo le zolle sul suo cammino. Infuriato per l’attacco subito, sollevò il corpo molliccio e si protrasse in avanti per schiacciare Shadow sotto la sua mole. Il riccio si gettò sulla sua sinistra e rotolò fuori dal pericolo. Drake, nel frattempo, saltò in groppa al verme e corse rapidamente lungo il suo corpo, tentando di non scivolare, per poi balzare dall’altra parte con una capriola e dirigere un getto fiammeggiante dove la creatura avrebbe dovuto avere gli occhi. Questo contribuì ad imbizzarrirla ancora di più. I suoi movimenti spasmodici allargavano la fossa creata dalla sua risalita in superficie.

     - Avanti, ferrovecchio! - gridò Metal Sonic con aggressività - Fammi ballare! -

     Raramente si era visto un combattimento più accanito di quello. I due robot impiegavano fino all’ultima stilla della propria energia per percuotere ogni centimetro del corpo avversario che riuscivano a raggiungere. Tanta era la foga della lotta che finirono rotolando verso il pendio della voragine e, senza poterlo evitare, vi precipitarono nel giro di un secondo, scomparendo alla vista.

     Subito dopo, il verme gigante si rituffò sottoterra e si allontanò rapidamente dal luogo del combattimento, spaccando la roccia e scuotendo il terreno. Shadow riuscì a rimanere in equilibrio puntando una mano sulla sabbia e, non appena le vibrazioni cessarono, cominciò a correre senza voltarsi indietro lungo la scia della creatura.

     - Segui Shadow, prima che si allontani troppo! - intimò Rouge a Drake - Gli puoi tenere testa in velocità! Io devo andare a recuperare Omega prima che finisca in pezzi! -

     - Sei sicura di farcela? -

     - Ho un vantaggio rispetto a loro nel buio, non preoccuparti! Tu pensa a Shadow! -

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     Il cielo era sgombro da nuvole, non potendo in nessun modo smorzare l’intensità dei raggi del sole, particolarmente caldi quella mattina. Picchiavano inesorabilmente, rendendo l’aria del deserto secca e pesante e la sabbia rovente come tanti piccoli granelli di fuoco incandescente. Le scosse sismiche dei movimenti sotterranei della creatura rendevano il suolo particolarmente instabile. Il rumore degli squarci a cui la terra era sottoposta erano assordanti, tanto quanto gli acuti stridii dell’essere che strisciava a velocità sostenuta. Niente di tutto questo però ebbe modo di fermare la corsa sfrenata di Drake e Shadow. Il primo sfrecciava così rapidamente sulle sue quattro zampe che sembrava a stento toccare il suolo sul quale si muoveva. Al contrario, affondava con sicurezza le dita nella sabbia senza paura di scottarsi. Le sue mani non erano di certo estranee al calore e al fuoco. Il secondo, invece, si spostava agilmente sui suoi pattini a reazione, oscillando con eleganza il suo corpo per incrementare la velocità e mantenere l’equilibrio in seguito alle vibrazioni del sottosuolo. Entrambi stavano correndo al massimo delle loro capacità, ma nessuno dei due riuscì ad avere la meglio.

     Con uno scatto impressionante, Drake si avventò sul corpo di Shadow, che sfrecciava poco davanti a lui. Nella colluttazione, entrambi si tuffarono nella rena bruciante, tentando di opporre resistenza alla forza dell’avversario.

     - Perché stai cercando i frammenti della Gemma? - domandò Drake, ringhiando con ferocia.

     - Non sono affari che ti riguardano! - replicò il riccio, quindi puntò i piedi sullo stomaco del nemico e lo spinse lontano dalla sua portata.

     I due si studiarono attentamente, attendendo la prima mossa dell’altro e ormai completamente dimentichi del verme gigante.

     - Stai lavorando di nuovo per Magorian? O il tuo cervello fa ancora acqua da tutte le parti? -

     - Scoprilo da te, se ti riesce! -

     - Sai che non sono inferiore a te in combattimento! Posso farti male come neanche immagini! -

     - Penso che diventare il cucciolo di compagnia di Rouge ti abbia smussato gli artigli, invece! -

     - Quella ragazza può tenersi la sua stupida vanità! Io ho motivi più importanti per recuperare quei frammenti! -

     - Siamo in due allora! Fatti da parte! Non intendo essere magnanimo se mi intralcerai! -

     - Non desideravo di meglio! Fammi vedere cosa sai fare! -

     Le labbra di Drake ebbero una frazione di secondo di tempo per chiudersi prima che un elettrizzante Chaos Spear gli venisse incontro saettando. I riflessi pronti del lupo gli consentirono di contrattaccare con una freccia fiammeggiante ad alta velocità. I due colpi si scontrarono a mezz’aria, provocando una piccola esplosione in una cortina di fumo spesso. Shadow approfittò della scarsa visibilità momentanea per tuffarsi nella coltre e spuntare davanti agli occhi di Drake a sorpresa. Quest’ultimo riuscì a scansare il pugno sferratogli contro per il rotto della cuffia. Il riccio nero, deciso a non far fallire l’attacco, aprì la mano, la puntò sul terreno e si diede lo slancio per tornare indietro e attaccare con un calcio. Contrariamente alle sue previsioni, però, Drake gli afferrò la caviglia e lo lanciò in aria. Prima che toccasse terra, lo bersagliò con un’abbondante fiammata dall’altissima temperatura. Appallottolandosi in azione rotante, Shadow deviò parte delle fiamme, ma non poté evitare di rimanerne scottato. Ricadde al suolo in piedi e sfruttò ancora lo slancio per piombare sul nemico. Questa volta il lupo non riuscì ad evitare di essere colpito in pieno stomaco da una gomitata, ma essendo più alto e imponente del riccio si risparmiò la caduta.

     La battaglia proseguì per qualche minuto senza che nessuno dei due contendenti riuscisse a prevalere sull’altro. La rapidità di Shadow nei movimenti era difficilmente eguagliabile da Drake, il quale però compensava con la sua resistenza e la sua forza fisica. Il riccio malediva mentalmente il fatto di non avere un Chaos Emerald a portata di mano, perché sapeva che al confronto i poteri fiammeggianti dell’avversario sarebbero impalliditi di fronte ai suoi. Dover fare i conti con tutte quelle fiamme non era semplice, sia perché erano un’efficace arma di offesa e di difesa, sia perché aumentavano notevolmente la temperatura circostante, cosa di cui ne risentiva parecchio. La difficoltà di Drake era invece di tutt’altra natura: le piccole dimensioni del nemico e la sua velocità lo rendevano un avversario fastidioso e sfuggente. Per quanto potesse metterlo in difficoltà, aveva uno spazio illimitato nel quale muoversi e, facilitato anche dalla sua azione rotante, poteva facilmente sgusciare via dalle sue grinfie o da quelle delle sue fiamme.

     - Non hai intenzione di arrenderti, vero? - domandò Drake, mentre stavano studiando il prossimo attacco e recuperando le energie.

     - Non l’ho mai fatto in tutta la mia vita e non comincerò certo con te! - fu la replica spontanea.

     - E’ inutile continuare in questo modo! Io voglio solo impedire che quella pietra causi gli stessi disastri che ha causato in passato! Dimmi a cosa ti serve e potrò decidere se venirti incontro o ostacolarti! In entrambi i casi non ti conviene avermi come rivale! -

     Shadow sorrise in maniera inquietante.

     - Anche tu hai perso qualcuno, come me! Ma lo stesso non capiresti cosa ti portano a fare la solitudine e la disperazione, non capiresti cosa si prova a non sapere perché ti svegli la mattina e che senso ha la tua presenza nel mondo! -

     - Capisco più di quanto tu creda! Sono state la disperazione e la solitudine a farmi diventare il braccio destro del diavolo! E quando tutto quello in cui credevo si è dimostrato la più grande farsa della mia vita mi sono sentito svuotato di ogni motivazione o sicurezza! Nonostante tutto mi sono rimesso in piedi con le mie gambe e ho dato un senso alla mia esistenza! Noi due siamo uguali! -

     - Non sono un mostro senz’anima come Metal Sonic, ma non sono neanche una sottospecie di eroe come te o il vero Sonic! C’era una sola persona… grazie alla quale riuscivo a dimenticare anche solo per un momento quanto è difficile essere me stesso! E non c’è nessuna forza al mondo che può impedirmi di riportarla indietro! Neanche la morte! -

     Uno schianto improvviso li fece letteralmente sobbalzare. La terra sotto ai loro piedi si gonfiò in un istante come un palloncino fino ad arrivare al punto di rottura e frantumarsi. Entrambi furono scagliati via per parecchi metri, mentre lo spaventoso verme spuntava dal sottosuolo stridendo incollerito. Le sue fauci erano un’apertura circolare e dentellata che grondava saliva. Il suo corpo massiccio si sollevò per un attimo e poi cominciò a precipitare. Drake e Shadow furono abbastanza pronti da concentrare i loro attacchi a distanza sulla bocca in modo da frenare la sua discesa. Il piano ebbe successo e la creatura si ritrasse non appena il fuoco e l’elettricità entrarono a contatto con la sua pelle.

     - Da dove diavolo viene questo mostro? - chiese Drake digrignando i denti.

     - La pietra è nel suo stomaco! - spiegò Shadow secco - Deve essere stata quella a farlo crescere in questo modo! -

     - Molto confortante! Anche se è a pezzi riesce ancora a creare disastri! -

     Il verme gigante non intendeva darsi per vinto e si protrasse in avanti per schiacciare quelli che al suo confronto non erano altro che formiche. Si scansarono facilmente e arretrarono a distanza di sicurezza.

     - Cosa suggerisci di fare? - domandò il lupo, pericolosamente a corto di idee.

     - So già che me ne pentirò! - disse Shadow - Quando sono in azione rotante afferrami e avvolgimi in uno scudo di fuoco! Poi lanciami verso la bocca di quel mostro e vedi di essere preciso! A tutto il resto ci penso io! -

     - Ne hai di fegato, istrice! -

     - Andiamo a vedere di che colore è il suo! -

     Il riccio nero saltò più in alto che poteva e ruotò su se stesso trasformandosi in una palla di aculei. Drake lo afferrò al volo e concentrò i suoi poteri per avvolgerlo di fiamme, senza però avvicinarle tanto da scottarlo. Attese il momento opportuno e, quando la creatura spalancò le fauci per sferrare un nuovo attacco, scagliò la sfera fiammeggiante con tutta la forza di cui disponeva. Shadow si incastrò perfettamente nell’apertura e scivolò con qualche difficoltà all’interno della gola del verme. L’essere gigantesco cominciò a contorcersi e a dimenarsi per il dolore, tanto che Drake dovette arretrare di diversi metri per evitare di venire travolto dalla sua furia distruttiva. Il suo enorme peso e i suoi movimenti bruschi allargarono ancora di più la voragine in cui si trovava, col risultato di farlo sprofondare maggiormente. Dopo pochi minuti di stridii e convulsioni, il verme si accasciò sulla sabbia con un tonfo e vi rimase immobile. La parte terminale del suo corpo si dilatò improvvisamente e, con un piccolo scoppio, si lacerò dall’interno. Shadow si arrampicò fuori dal ventre del mostro, ricoperto da capo a piedi di una sostanza melmosa verde.

     - Questa è decisamente un’esperienza da non ripetere! - commentò pulendosi il viso quasi completamente verde.

     Stringeva nella mano destra un piccolo pezzo di pietra irregolare e dall’intenso colore viola. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, c’era stato un istante in cui Drake aveva sentito un moto di paura alla vista del riccio nero, quando era spuntato dalle interiora del verme. La sua espressione era di rabbia e di ferocia pura, i suoi occhi lampeggiavano sinistri, come quelli di un animale selvaggio nel fissare una preda.

     - Suppongo che quella vada a te allora! - disse fingendo indifferenza.

     - Supponi bene! -

     - Credo che te lo meriti in fondo! Non deve essere stato piacevole farsi un giretto nelle budella di un verme! -

     - Sai che non mi fermerò qui! Andrò a caccia anche delle altre! -

     Drake sorrise.

     - Vorrà dire che saremo di nuovo in competizione! E ti garantisco che non avrai vita facile! -

     Shadow, dopo qualche secondo di esitazione, sancì quel tacito accordo sorridendo a sua volta. Improvvisamente, una smorfia di dolore gli si dipinse sul volto. Si chinò di colpo, tenendosi una mano sul fianco e digrignando i denti. La fitta fu così accecante che Shadow finì riverso a terra sulla sabbia per poi perdere i sensi poco dopo.

     Il frammento di Gemma rotolò fuori dal palmo della sua mano. Era lì. E Drake era lì.

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(1) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #05”, “La sottile linea tra amico e nemico”
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ART GALLERY


Zephir Concept Art
Zephir Frost Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Zephir Frost come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO TRE:

Siamo parte della nazione del ritmo!

     L’ultima situazione in cui Shadow the hedgehog avrebbe desiderato trovarsi, non c’era dubbio che fosse proprio quella. Certo, il Whiskey’s Royal non poteva essere definito un luogo in cui trascorrere una serata tranquilla, sarà per la marmaglia di delinquenti che lo bazzicava, sarà per l’atmosfera cupa e deprimente che aleggiava lì intorno, ma questi dettagli erano ben lungi dall’essere motivi validi perché uno come Shadow si sentisse a disagio. Non avrebbe avuto un attimo di timore o di incertezza nel varcare la soglia di quel locale, se solo non avesse udito nelle sue orecchie alcune terrificanti note che non presagivano niente che gli fosse congeniale. Eppure, eccolo lì adesso, con gli occhi di tutti puntati addosso come se fosse stato una gallina in mezzo alla strada nell’ora di punta.

     Il riccio nero si sforza di mostrarsi minaccioso, o almeno di far capire a tutti i proprietari di quegli sguardi perplessi che un solo commento su quanto era successo poco prima poteva trasformarsi in una condanna a morte. La sua credibilità, naturalmente, è andata a farsi friggere insieme a quella coreografia in giacca bianca a cui era stato costretto, ma ha solo bisogno di un pretesto buono per far saltare in aria quella baracca.

     - Avete qualche problema? - sbotta Shadow, trattenendo a stento la sua irritazione - Ci metto poco a togliervi dai vostri brutti musi quei ghigni idioti! -

     Un mormorio infastidito si leva da un capannello di brutti ceffi seduti ad un tavolo in un angolino della stanza. Un orso alto il doppio di Shadow e grosso quasi il triplo si fa avanti, avvicinandosi al riccio con aria di sfida. Il suo volto è così deformato e contratto da far sembrare che lo abbia violentemente sbattuto contro un muro. Indossa una giacca di pelle più grande di almeno due misure alla quale sono appese catene arrugginite e punte metalliche. Per un buzzurro del genere, pensa Shadow, il fattore altezza determina anche il fattore superiorità, quindi la forma di vita perfetta non si stupisce affatto nel vedere come la palla di pelo extralarge si diverte a sovrastarlo e a squadrarlo dall’alto in basso.

     - Chi hai chiamato idiota, scarpette d’oro? - controbatte il mammifero nerboruto, suscitando una raffica di disgustose risa nel gruppo dei suoi compagni poco più dietro.

     - Vedi in giro qualcun altro, Teddy? - ribatte senza timore Shadow - Togliti dai piedi prima che faccia conoscere alle mie scarpette d’oro il fondo della tua schiena! -

     L’orso sembra trovare parecchio divertente la cocciutaggine di un essere così, almeno secondo lui, inferiore. Quando torna a rivolgersi a lui la sua espressione diventa ancora più minacciosa.

     - Devo ammettere che hai fegato, porcospino, ma se sapessi cosa è meglio per te spariresti da qui in fretta! Ti ho visto che facevi il filo alla mia ragazza! Prova a mettere su un altro balletto per impressionarla e ti farò passare un brutto quarto d’ora! -

     - Ne varrebbe la pena anche solo per sapere cosa ci trova lei in un sacco di pulci da un quintale come te! -

     La reazione è esattamente quella che il riccio nero si aspetta. Lanciando un urlo di rabbia e frustrazione, l’orso si lancia contro chi ha osato sfidarlo sperando di schiacciarlo con tutto il peso del suo corpo. Shadow sospira annoiato, pensando a come è sempre così semplice far perdere le staffe ad una montagna di muscoli senza cervello. Neanche un briciolo di sfida! Gli è sufficiente scansarsi di qualche centimetro, allungando la gamba in uno sgambetto che risulta nel disastroso e scomposto capitombolo dell’orso aggressivo.

     Sebbene fosse sicuro che quella sarebbe stata una dimostrazione più che esemplare per chiunque avesse provato a mettergli i bastoni tra le ruote, avrebbe dovuto ricredersi in una manciata di secondi. Quando Shadow torna a rivolgere lo sguardo verso i brutti ceffi annidati negli angoli ombrosi di quel locale, la vista gli si appanna e l’unico segnale dall’esterno che gli arriva sono i suoni incalzanti di una chitarra e di una batteria.


     “She got your number, she knows your game
     She put you under, it's so insane
     Since you seduced her how does it feel
     To know that woman is out to kill?”
    
     Il riccio nero si ritrova ad agire in uno scenario decisamente più illuminato di prima. Le pareti bianche emanano una strana luminosità che filtra attraverso i filamenti di tende con perline che le ricoprono. Shadow indossa una giacca di velluto rosso e un paio di pantaloni gessati dello stesso colore. Si fa strada nel locale ammantato di bianco muovendo i suoi passi a tempo con la musica che risuona nell’aria.

     “Every night stance is like takin' a chance
     It's not about love and romance and now you're gonna get it
     Every hot man is out takin' a chance
     It's not about love and romance and now you do regret it”

     Ad uno schiocco delle sue dita, un paio di maracas rosse appaiono nelle sue due mani. Il suono tintinnante che producono ogni volta che lui le agita sembra quasi un segnale d’allarme per chiunque gli sia intorno a giudicare dal modo in cui lo scrutano arcigni. Il pavimento quadrettato si illumina di vari colori, esattamente come una pista da ballo. Ad attenderlo in fondo c’è un’attraente donna con un vestito vaporoso ornato di piume e un ventaglio variopinto. E’ la stessa che l’orso geloso stava indicando poco prima.

     “To escape the world I've got to enjoy that simple dance
     And it seemed that everything was on my side
     She seemed sincere like it was love and true romance
     And now she's out to get me and I just can't take it
     Just can't break it”

     Shadow suona le sue maracas intorno alla ragazza, la quale apparentemente non sembra degnarlo neanche di uno sguardo. Il riccio nero, però, non si dà per vinto e cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione in un modo che non gli faccia perdere la sua aura di fascino e mistero. Finalmente la donzella getta un’occhiata incuriosita al suo corteggiatore, attratta dal modo in cui si aggiusta la cravatta. Avvicina il ventaglio al suo viso con fare malizioso e, contrariamente ad ogni aspettativa, questo si trasforma in un pugnale.

     “Susie got your number and Susie ain't your friend
     Look who took you under with seven inches in
     Blood is on the dance floor, blood is on the knife
     Susie's got your number and Susie says it’s right”

     Il luccichio della lama del pugnale brilla nelle pupille di Shadow. Con una mossa repentina, la ragazza tenta di affondare la punta dell’arma nel collo del riccio, ma quest’ultimo agisce come se avesse previsto tutto quello. Afferra il polso della donzella e ruotando il busto le blocca il braccio dietro la schiena. Una delle tende a perline ricade loro attorno, isolando le due figure in uno spazio del locale tutto per loro. La luce si fa sempre più soffusa fino a lasciare due silhouette scure a fare i conti con la loro rispettiva pericolosità.

     Mentre al piano di sotto la musica si impadronisce senza pregiudizio di chiunque riesca ad avvolgere con le sue spire irresistibili, un curioso terzetto percorre il corridoio cupo e angusto che ospita le varie stanze da letto per la notte. Le loro porte in legno consumato sono tutte identiche e sarebbero state indistinguibili se non fosse stato per i numeri in ottone sporco che le contrassegnano. La lenta marcia dei tre figuri è accompagnata ad ogni loro passo dal ritmico scricchiolare delle assi tarlate sul pavimento.

     - E’ questa, vero? - domanda Knuckles con un filo di voce - La stanza numero 35! -

     - A meno che tu non abbia improvvisamente dimenticato come leggere i numeri, sì, è proprio questa! - ribatte Rouge, soddisfatta per l’ennesima frecciatina lanciata al suo bersaglio preferito.

     - E’ ora che tu ti faccia passare questa brutta abitudine di prendermi per i fondelli! - esclama l’echidna, trattenendo a stento la collera.

     - Sst! - lo ammonisce Tikal, con l’indice poggiato sulle labbra - Cercate di non fare rumore! Potrebbe sentirvi e mettersi in allarme! Dabbasso ci hanno detto che non vuole essere disturbato! -

     - E qualcuno che non vuole essere disturbato in un posto come questo di certo non può star facendo qualcosa che si definirebbe esattamente legale! - conclude Rouge con noncuranza.

     - Immagino che una ladra da due soldi come te ne sappia qualcosa! - replica Knuckles senza perdere tempo.

     La sfuriata del pipistrello in risposta ad un simile affronto viene bloccata solo da un intervento preventivo di Tikal che si affretta a tapparle la bocca prima che esplodano parole maligne con la forza di una locomotiva. Approfittando della tregua momentanea, Knuckles appoggia l’orecchio contro la porta della stanza numero 35. Percepisce con difficoltà il parlottare di un paio di persone provenire dal fondo della camera.

     - Conviene fare in fretta! Dopo che ho strapazzato il tizio giù al bar per avere questa informazione potrebbe anche chiamare i rinforzi per ricambiare il favore! -

     Senza aspettare alcun cenno di assenso da parte delle sue due compagne, l’echidna indietreggia di quel tanto che basta al suo piede per avere spazio e scagliare un forte colpo che possa sfondare la porta chiusa a chiave. I cardini arrugginiti schizzano verso l’alto come petardi e ricadono sul pavimento con un tintinnio sordo.

     - Devo ammettere che la discrezione è proprio il tuo forte! - commenta Rouge seccata - Già che ci sei perché non vai ad urlare ai quattro venti che siamo qui? -

     La camera è piccola e spoglia. Lo spazio quadrato in cui è suddivisa è occupato solo da un letto metallico dalle coperte muffite, un comodino scheggiato e qualche piccolo quadro appeso alle pareti umide. Una porta semiaperta sulla loro destra lascia intravedere uno scorcio di quello che doveva essere il bagno piastrellato in verde. Al centro della camera, seduti attorno ad un vecchio tavolo rotondo, ci sono Nack the weasel e un’altra persona che i tre non avevano mai visto prima e che non riescono ad identificare a causa del cappuccio in felpa che gli copre quasi del tutto il volto.

     Al fracasso provocato dalla ben poco delicata irruzione di Knuckles, la donnola si volta allarmata e non appena i suoi occhi incrociano quelli del guardiano, il suo corpo balza dalla sedia come una molla. Tentando di essere più veloce di quanto lo sia in realtà, prova a tuffarsi nell’unico pertugio verso l’uscita lasciato dai tre ospiti, ma i riflessi di Knuckles si rivelano ancora una volta portentosi. Afferra senza problemi il malcapitato delinquente alle spalle e lo spinge con le spalle al muro dove lo tiene bloccato. L’estraneo incappucciato rimane tranquillamente accomodato al tavolo senza battere ciglio, almeno per quanto Rouge e Tikal riescono a vedere.

     - Guarda chi si rivede! - ringhia Knuckles minaccioso - A quanto pare tutti i topi di fogna frequentano lo stesso postaccio! -

     - Il mondo è davvero piccolo! - replica Nack con i piedi che scalciano cercando avidamente il terreno - Cosa ci fai da queste parti, amico mio? -

     - Nel caso tu non te ne fossi accorto sono l’ultima cosa che può essere definita “amico” per te! Credevi che mi sarei dimenticato della tua visita indesiderata sulla mia isola? -

     - Adesso non è il momento giusto! Ho in pentola un grosso affare e non posso permettermi di farlo sfumare! -

     - Purtroppo per te dovrà aspettare ancora! Sputa il rospo prima che mi arrabbi sul serio! A cosa ti serviva la magnetite che hai rubato da Angel Island? -

     - Ehi! Ehi! Dammi un attimo! - ribatte la donnola, con gli ingranaggi del suo cervello che lavorano per cercare una soluzione - Ho un’improvvisa amnesia fulminante! -

     - Vediamo allora se questo servirà a scioglierti la lingua! - sbotta Knuckles, tirando indietro il braccio con l’intento di sferrare un poderoso pugno.

     Nack stringe i denti e chiude gli occhi in attesa di ricevere quello che gli sembra un inevitabile colpo. Rouge e Tikal assumono due espressioni ansiose quasi all’unisono, ma il tonfo che sono sicure di sentire viene fermato da un imperioso - Fermo! - proveniente dall’altro lato della stanza.

     Lo sconosciuto con il volto coperto si avvicina a passi rapidi verso l’ingresso, dove si sta svolgendo la scena a cui ha assistito sin dall’inizio.

     - Non torcerai neanche un capello a quella donnola! E’ sotto la mia custodia! - afferma, con una voce chiara e leggermente squillante.

     Sentendosi lo sguardo interrogativo di tutti puntato addosso, afferra un lembo del grande mantello che lo avvolge e lo tira via. Sotto quelle spoglie ignote, si nasconde un giovane scoiattolo dagli occhi azzurri e cristallini. La sua folta coda è arrotolata in un fagotto peloso alle sue spalle. Sulla fronte gli ricadono una marea di riccioli colore inchiostro, provenienti da una chioma sottile e scompigliata, dalla quale spuntano delle orecchie a punta. Indossa un giubbotto di pelle lucido, con in dotazione una quantità esagerata di cinghie e ganci metallici, e dei pantaloni di tuta leggeri, corredati da scarpe di ginnastica bianche e perfettamente pulite. Il particolare che più colpisce in lui è un paio di grosse radio-cuffie appese al collo.

     Approfittando della leggera sorpresa dipinta sul volto dei suoi interlocutori, si fa avanti con aria sfrontata. Peccato che se il suo intento era di fare colpo su di loro, il risultato non sarebbe stato quello sperato. Un solo piede messo in fallo e lo scoiattolo cade scompostamente, sbattendo il muso sul pavimento. Rouge, Tikal, Knuckles e Nack, quest’ultimo ancora bloccato alla parete, sono incerti su come reagire, se ridere o rimanere perplessi.

     - E questo pagliaccio da quale circo è uscito? - commenta Rouge, visibilmente annoiata.

     Il giovane si rimette subito in piedi, con un alone rossastro sul muso e un’espressione senza dubbio indispettita. Si schiarisce la voce e si pulisce la giacca impolverata, per poi frugare nel taschino della giacca ed estrarre un distintivo placcato in oro con la sigla SQ2.

     - Il pagliaccio è l’Agente Ramon D. Denser e il circo è la SQ2! - spiega in modo formale - Mi sto occupando del caso in cui è coinvolto Nack the weasel da parecchio tempo! L’ho inseguito da Adabat fino a qui e mi sono avvicinato a lui in incognito per coglierlo in flagrante, almeno prima che voi decideste di interferire! -

     - Che roba è la SQ2? - domanda Knuckles, infastidito da così tante informazioni oscure.

     - Sta per Squirrel Squad Doppia! Si tratta di un gruppo scelto di agenti proveniente dai corpi di polizia di tutta Adabat! E non fate altre domande! Sono informazioni riservate! Dei civili come voi non devono ficcarci il naso! -

     - Mi dispiace per te, roditore! - ribatte l’echidna - Ho un conto in sospeso con questo farabutto, quindi prendi il numerino e aspetta il tuo turno! Prima tocca a me strapazzarlo come si deve! -

     Ramon stringe gli occhi in uno sguardo che spera risulti minaccioso, ma non suscita negli altri la reazione che desidera.

     - Non posso permettertelo! Ho ricevuto l’incarico di indagare sui suoi traffici illeciti e quelli della sua banda e questo è molto più importante dei tuoi conti in sospeso! Non ho fatto la fatica di spacciarmi per un ricettatore solo perché tu me lo soffiassi sotto al naso! -

     - Invece di litigare come marmocchi, non sarebbe meglio discuterne con calma? - propone Rouge, seccata da tutte quelle chiacchiere.

     - Non sarebbe ancora meglio lasciarmi andare? - aggiunge Nack, prima di essere di nuovo strattonato da Knuckles.

     - Ascolta, ragazzino! - continua il pipistrello, parlando con aria di sufficienza - Abbiamo una faccenda importante da sistemare con il nostro cowboy zannuto e, francamente, tu hai l’aria di essere di tutto, tranne che un agente di polizia! -

     Ramon spalanca la bocca in un’espressione profondamente indignata. Nella foga di dimostrare tutto il contrario, muove bruscamente il braccio e con il gomito urta una lampada che si fracassa sul pavimento.

     - Evidentemente non sai con chi stai parlando, signora! -

     Un rullo di tamburi rimbomba nella piccola stanza. La voce acuta di coriste invisibili trapassa le pareti e un palcoscenico scuro spunta come un fungo dal pavimento occupando ben più dello spazio libero della camera. Knuckles e gli altri assistono sconcertati, ma scarsamente sorpresi, allo spettacolo che, loro malgrado, si erano abituati a guardare. Ramon è al centro del palco, il sorriso gagliardo dipinto sul suo volto mentre si avvicina all’asta del microfono con una chitarra elettrica rossa fiammante. Le sue dita si muovono all’impazzata sulle corde, producendo un rock così intenso da far vibrare ogni cosa attorno a lui.


     “You know its kind hard just to get along today
     Our subject isn't cool, but he thinks it anyway
     He may not have a clue, and he may not have style
     But everything he lacks, well he makes up in denial”

     La band di Ramon lo accompagna senza freni in una melodia sfrontata ed energica. Dei tendaggi rossi con motivi di fuoco ricadono alle spalle del gruppo, colorando lo scenario molto più di quanto faccia il nero lucido del palcoscenico. Le tre coriste si muovono a tempo con il ritmo. Gli occhiali da sole di Ramon rendono impossibile notare il suo sguardo, ma gli spettatori avrebbero giurato che sarebbe stato tutt’altro che timido.

     “So don't deflate, play it straight
     You know he really doesn't get it anyway
     Gonna play the field, keep it real
     For you know a way, for you know a way
     So if you don't break, just over compensate
     At least you know you can always go on Ricki Lake
     The world needs wannabes, hey, hey, do the brand new thing!”

     Una decappottabile rossa nuova di zecca attraversa lo spazio del palco alle spalle di Ramon. A bordo ci sono un gruppo di ragazze in bikini che agitano le braccia verso il cielo e, tra risate e urla di gioia, ballano senza freni né inibizioni. Al termine dell’ultima nota e dell’ultima sillaba, lo scoiattolo fracassa la chitarra sul pavimento e si affretta a balzare a bordo dell’auto. Quindi manda un bacio volante al suo pubblico e ingrana la marcia verso una destinazione ignota.

     Sebbene tutti lo abbiano visto partire a tavoletta, quando sbattono le palpebre la musica e lo scenario da concerto rock si dissolvono come in una nuvola di fumo. Rimangono solo le solite facce sorprese che però non includono anche quella di Ramon. Lo scoiattolo sembra essere perfettamente a suo agio e torna a rivolgersi ai suoi interlocutori esattamente come se niente fosse successo.

     - Come stavo appunto dicendo - riprende, schiarendosi la voce - Dei semplici civili non hanno alcuna autorità su di me! E adesso toglietevi di mezzo prima che vi faccia tutti arrestare! -

     Il tono calmo e pratico con cui erano state pronunciate quelle parole aveva contraddetto il loro contenuto minaccioso.

     - Dovrai fare meglio di così per convincermi a lasciarti questo verme, palla di pelo! - sbotta Knuckles, al limite della pazienza.

     Proprio in quel frangente, approfittando di un attimo di distrazione, Nack punta i piedi sullo stomaco di Knuckles e gli dà una spinta così forte da farlo sbattere contro la parete opposta. Libero dalla morsa sulla sua gola, si precipita verso la porta, passando in mezzo a Rouge e Tikal e cogliendole così di sorpresa da rendere inutile ogni loro tentativo di fermarlo.

     - Bella mossa, genio! - esclama Ramon, per la prima volta sinceramente preoccupato dall’andamento delle cose.

     Senza aggiungere altro, si precipita all’inseguimento del suo obiettivo, seguito a ruota da Knuckles e poi da Rouge e Tikal. Il gruppetto imbocca l’unica strada che Nack può aver usato per scappare, attraversando lo spoglio corridoio e scendendo in tutta fretta la scala che conduce al piano terra. Nell’ampio spazio del bar, la donnola si fa largo a spintoni tra la folla, suscitando le proteste di tutti i clienti e le imprecazioni di alcuni di loro. Temendo che possa riuscire a confondersi tra la calca e a raggiungere indisturbato l’uscita del locale, Rouge decide di gridare un - Fermatelo! - nella speranza di ricevere un aiuto immediato. L’unico risultato, però, è solo di attirare l’attenzione verso di lei, consentendo a Nack una fuga ancora più sicura.

     - Non ce la faremo mai a riprenderlo se riesce ad uscire! - dice Tikal, affaticandosi per farsi spazio tra la gente.

     Esattamente un istante dopo quest’affermazione poco lieta, rimbomba un forte tonfo nell’aria e un acuto gemito di dolore. Quando i quattro riescono a riguadagnare terreno, rimangono stupiti nel trovare la donnola stesa sul pavimento con un livido violaceo sullo zigomo. A troneggiare soddisfatto sulla sua figura inerme c’è un riccio nero con occhi di fuoco che tre di loro conoscono fin troppo bene.

     - Non avrei potuto chiedere di meglio come aiuto! - esclama Rouge, sinceramente contenta di rivedere Shadow.

     - Mi ricorderò che mi devi un favore per la prossima volta! - replica lui in un modo tutto suo di salutare.

     - Credevo che ti tenessi alla larga dai postacci come questo! - afferma Knuckles, perplesso - A dire il vero, credevo che ti tenessi alla larga da tutto! -

     - Sono qui solo in cerca di informazioni! E appena ho sentito Rouge ho avuto l’impressione di averle trovate! -

     Solo in quel frangente, il gruppo si rende conto che lo spazio intorno a Shadow è stranamente sgombro. Le persone si tengono a debita distanza da lui, guardandolo con fare circospetto e impaurito quasi come se rischiassero di contagiarsi al minimo contatto.

     - Sapevo che non sei la persona più socievole del mondo, ma come mai tutti ti guardano come se avessi la varicella? - domanda il pipistrello.

     - Chiedilo a loro! - taglia corto Shadow, distogliendo lo sguardo con le gote vagamente rossicce.

     Era come se la risposta fosse stata servita loro su un piatto d’argento. Il motivo di quella riluttanza nel parlare e di quell’inequivocabile imbarazzo poteva essere un solo: Shadow doveva aver dato sfogo alla sua ugola. Ma cosa poteva aver cantato? Rouge sorride sotto i baffi, immaginando un tipo come Shadow con un microfono in mano a cantare un’opera lirica.

     - Tutto questo non mi riguarda! - interviene Ramon, seccato, facendosi avanti e sollevando di peso uno stordito Nack - E ora, se non vi dispiace, porto via con me questo ricercato! -

     - E questo da dove salta fuori? - chiede il riccio nero, guardando con un sopracciglio sollevato lo scoiattolo che stringe i polsi di Nack e gli tiene le braccia ferme dietro la schiena.

     - Dice di essere un agente di polizia, o qualcosa del genere! -

     - Sto indagando su di un caso molto importante e non ho tempo da sprecare con voi! - sbotta per l’ennesima volta - Fatevi da parte! -

     Affrettando il passo, Ramon spinge Nack verso la porta ed entrambi attraversano l’uscio, per poi sparire inghiottiti dal buio della sera.

     - Ah, no! Non me lo farò scappare così fin quando non avrò saputo tutto! - ringhia Knuckles, dirigendosi anche lui verso la porta.

     Una volta che tutti e tre sono di nuovo fuori, Shadow, Tikal e Rouge rimangono in disparte ad assistere alla scena dell’echidna infuriata che fa il diavolo a quattro con un irritato scoiattolo.

     - Se va avanti così finirà per mettersi nei guai! - commenta Tikal, preoccupata.

     - E’ un tipico atteggiamento di quella testa calda! - risponde Rouge, indifferente - Sarebbe capace di sbriciolare una montagna pur di ottenere quello che vuole! -

     - Per quale motivo stavate inseguendo quel tizio? - domanda Shadow all’improvviso.

     - Ha commesso il grande errore di andare a giocare a guardie e ladri con Knuckles sulla sua isola! L’ho accompagnato per evitare che combinasse qualche disastro, ma speravo anche di scoprire qualcosa su quello che sta succedendo in giro ultimamente! Te ne sarai accorto, credo! -

     - Non mi sono accorto di un bel niente! - sbotta il riccio, nervosamente.

     - Strano, perché dal modo in cui cantavi prima sembrava che volessi partecipare ad un talent show! - incalza Rouge, parlando con tono casuale.

     - Non l’ho fatto di proposito! - si infervora Shadow - Non riuscivo a controllarmi e quegli avanzi di galera lì dentro mi hanno provocato! -

     - Allora avevo visto giusto! Sei venuto qui perché anche tu sei in preda alla sindrome canterina! -

     Shadow digrigna i denti per essere stato raggirato così clamorosamente, ma, non potendo più negare l’evidenza, china la testa e ammette quella che interpreta come una cosa di cui vergognarsi.

     - Non ho idea di chi o cosa stia provocando questo fenomeno, ma di una cosa sono sicuro! Non mi piace affatto e voglio che finisca subito! -

     - Per ora siamo completamente in alto mare! Anche volendo indagare, non saprei da dove cominciare! E se anche tu non hai ottenuto nulla, non so che cosa fare! -

     I toni della discussione tra Knuckles e Ramon cominciano a surriscaldarsi, quindi Rouge ritiene opportuno avvicinarsi per cercare di placare gli animi.

     - Si può sapere cosa avete da urlare? - li rimprovera - Vi risulta tanto difficile venire ad un accordo come le persone civili? -

     - Io rappresento la legge qui! - esclama Ramon - State interferendo con un’indagine ufficiale e se non mi lasciate proseguire perderò l’unica occasione di arrivare al capo dei Ring Leaders! -

     - Credi che mi importi qualcosa della tua stupida indagine? - ribatte Knuckles.

     - Adesso basta Knuckles! - interviene il pipistrello - Sta solo facendo il suo lavoro! La tua ridicola vendetta può aspettare per il momento! -

     - Nessuno ha chiesto il tuo parere, mi pare! Smettila di starmi continuamente appiccicata alla coda e pensa un po’ agli affari tuoi! -

     Knuckles è completamente fuori di sé dalla rabbia. E’ più rosso in volto del solito e i suoi pugni chiusi tremano senza controllo. Tikal comincia a presagire il peggio, ben sapendo che quando il guardiano si arrabbia diventa più inarrestabile di una locomotiva in corsa. Rouge, dal canto suo, rimane impassibile, irritando ancora di più l’echidna, seccato per non aver ricevuto la benché minima risposta.

     - Anzi, puoi fare una cosa ancora migliore! Dato che i tuoi affari significano sempre ficcare il tuo naso nei miei, potresti girare completamente al largo da me e non farti vedere più! -

     La foga e il veleno in quelle parole si tramutano come per incanto in alcune note di pianoforte incalzanti. La melodia che viene prodotta è ritmata e ripetitiva, quasi come se si trattasse di una musica da carillon, ma le corde di chitarra che strimpellano allegramente insieme al piano fanno presagire che si tratta di qualcosa di meno soave. Gli occhi di Rouge si riempiono di un abbagliante bianco nel momento in cui la realtà attorno a lei prende a stravolgersi, come al solito, in maniera radicale.


     “I don't care what you talkin' 'bout baby, I don't care what you say
     Don't you come walkin' beggin' back mama, I don't care anyway
     Time after time I gave you all of my money, no excuses to make
     Ain't no mountain that I can't climb baby, all is going my way”

     Knuckles si ritrova a bordo di uno stranissimo veicolo che assomiglia ad una macchina da corsa, ma con una forma curiosamente affusolata e con quattro ruote motrici due volte più grandi del normale. Sulla testa sfoggia un casco da aviatore, munito di occhialoni protettivi e con le cinghie slacciate che penzolano flosce fino ad arrivargli al collo. E’ chinato sul volante con una concentrazione per lui fuori dal normale e canta in falsetto mentre percorre dei lunghi binari sospesi nel vuoto.

     “There was a time I used to say girl I need you, but who is sorry now
     You really hurt, you used to take and deceive me, who is sorry now?
     You got a way of making me feel so sorry, I found out right away
     Don't you come walkin' - beggin' I ain't lovin' you, don't you get in my way”

     Il percorso su rotaie su cui Knuckles è costretto a guidare prende una curva pericolosa quando I binari vengono inghiottiti dalla bocca di un enorme pipistrello scuro. Per evitare di finire tra le fauci di ciò che sta cercando con tutte le forze di evitare, ruota il volante verso destra e costringe la vettura a deragliare dal percorso stabilito. Non c’è rischio che Knuckles cada nel vuoto, perché dai due fianchi dell’auto spuntano due lunghe ali che gli consentono di planare dolcemente verso una zona più sicura.

     “Cause there's a time when you're right and you know you must fight
     Who's laughing baby, don't you know?
     And there's the choice that we make and this choice you will take
     Who's laughin' baby?
     So just leave me alone, girl - Just stop doggin’ me around!”

     Un branco di pipistrelli neri come la pece attacca il veicolo volante, sebbene Knuckles si sforzi di cacciarli via con una mano libera. Nonostante tutto, uno di loro riesce a tranciare di netto le ali della vettura, costringendo l’echidna a prendere rapide contromisure e a lanciarsi nel vuoto. Dallo zaino sulle sue spalle viene sparato un enorme paracadute rosso e Knuckles si lascia trasportare dal leggero vento sperando di allontanarsi quanto più possibile dal pericolo.

     Il netto distacco tra musica e silenzio diventa impossibile da ignorare quando, al termine della curiosa esibizione del guardiano, tutti i presenti rimangono zitti, quasi congelati nelle loro pose e nelle loro espressioni. Knuckles si guarda intorno spaesato, poi poggia gli occhi su Rouge e la sua faccia pietrificata in un equivocabile dispiacere gli scatena una strana sensazione di fastidio allo stomaco. E’ consapevole di essersi lasciato trasportare troppo dall’ira, ma il suo orgoglio gli impedisce di fare un passo indietro, né tanto meno di chiedere scusa.

     Ramon, Shadow e Tikal preferiscono la via del silenzio, esattamente come Nack, anche se per motivi differenti da quelli degli altri, vale a dire il giramento di testa per il fortissimo colpo ricevuto. Il silenzio di Rouge invece è dettato da qualcosa che sa di poter esprimere solo a musica. Nel momento stesso in cui il viso di Knuckles riceve un forte schiaffo, la batteria comincia a rullare e tutto è pronto per lo sfogo della ragazza.


     “You change your mind like a girl changes clothes
     Yeah, you PMS like a bitch I would know
     And you over think, always speak cryptically
     I should know that you're no good for me!”

     Knuckles si ritrova vestito di tutto punto, in completo nero di giacca e cravatta, sull’altare di una chiesa. Rouge è accanto a lui ma, contrariamente a quanto si possa presumere, non indossa un abito da sposa, bensì una tuta mimetica verde militare che le dà un’aria ben poco raccomandabile. Invece del tradizionale bouquet, in mano sventola un randello simile a quello dei cavernicoli e, a giudicare dal suo sguardo, non è possibile equivocare il bersaglio sul quale è ansiosa di adoperarlo.


     “Cause you're hot then you're cold, you're yes then you're no
     You're in then you're out, you're up then you're down
     You're wrong when it's right, It's black and it's white
     We fight, we break up, we kiss, we make up
     You don’t really wanna stay, no, but you don’t really wanna go”

     Le damigelle di quella che sarebbe dovuta essere la sposa non hanno neanche loro un’aria molto festosa. Con indosso lo stesso identico completo militare di Rouge, saltano la corda a tempo con la musica. Ad ogni tonfo dei loro piedi sulle piastrelle del pavimento si sollevano pigri sbuffi di polvere, sempre più grandi man mano che la melodia procede. In un battito di ciglio, gli occhi di Knuckles si offuscano. Quando riacquistano visibilità, il povero echidna si ritrova sballottato tra la folla di un concerto rock. La star è naturalmente Rouge, vestita di pelle e con occhiali da sole sgargianti, impegnata nel reggere l’asta del microfono e nel cantare a squarciagola.
   
     “Someone call the doctor, got a case of love bi-polar
     Stuck on a roller coaster can't get off this ride
     You change your mind like a girl changes clothes”

     Knuckles riesce a farsi strada tra la marea di corpi in cui si ritrova a navigare fino a raggiungere l’uscita del locale. E’ certo di essere al sicuro, ma ciò che non avrebbe potuto prevedere si avvera davanti ai suoi occhi. Rouge è a cavallo di una zebra, ammantata di bianco in un elegante abito da sposa. I suoi occhi collerici fendono l’aria attraverso il velo trasparente. Imbraccia una lunga lancia rossa e bianca alla stregua di una cavaliere medievale. Prima però di poter sferrare il colpo finale contro un più che spaventato Knuckles, la magia si dissolve e i due litiganti si ritrovano ancora una volta faccia a faccia all’ingresso del Whiskey’s Royal.

     Tikal e Ramon assistono leggermente imbarazzati allo scambio di sguardi eloquenti tra l’echidna e il pipistrello. Lui nasconde una tacita consapevolezza di essersi spinto ben al di là della gentilezza, mentre lei sfoggia una triste rassegnazione velata di un dispiacere quasi palpabile. Shadow rimane estraneo a tutta la faccenda, con le braccia conserte alla stregua di un immobile cane da guardia.

     - Se è questo ciò che pensi di me, hai ascoltato ciò che ho da dire in risposta! - sussurra Rouge con un tono tremendamente glaciale - Sbrigatela da solo! Io me ne lavo le mani! -

     E senza aggiungere niente che potesse ammettere replica, la ragazza si volta e si allontana a lenti passi. Il primo istinto del guardiano è di rincorrerla, ma il suo cervello gli comunica l’impossibilità di trapassare l’orgoglio e di elaborare qualunque cosa che potesse servire da scusa convincente. Il meccanismo di reazione più semplice che scatta in lui è di contrarre il viso in un’espressione fastidiosa e di ricacciarla con un gesto brusco della mano in aria.

     - Vai pure! E chi ha bisogno di una come te? - esclama - So benissimo cavarmela da solo! -

     Shadow, quindi, si avvicina all’echidna e lo fissa dritto negli occhi con una delle sue tipiche occhiate di fuoco.

     - Accetta il mio consiglio! - dice lui - In futuro tieniti più stretto i tuoi nemici! -

     Imitando l’esempio di Rouge, si allontana a sua volta, inghiottito dalle scure spire della sera.

     - Lo sai che potrei portarti a casa in un nanosecondo? -

     - E tu lo sai che le coppie di solito trascorrono le serate passeggiando tranquillamente? -

     - Figo! Perché allora non chiedi ad una di loro di accompagnarti? -

     La testa di Amy si volta con la rapidità di un fulmine verso Sonic e il riccio blu si sente come attraversato da parte a parte da una spada rovente.

     - Stavo scherzando! Stavo scherzando! - si affretta a dire, cauto nel nascondere subito dopo il suo sospiro annoiato alle occhiate indagatrici di Amy.

     Il prurito sulla pianta dei piedi di Sonic è la prova più lampante del suo bruciante desiderio di scorazzare per la città in un battito di ciglio e riportare Amy al suo appartamento. L’insistenza della riccia per passeggiare con lui sul lungomare di Emerald Town, però, era riuscita a convincerlo a fare altrimenti, sebbene il riccio l’avesse interpretata più come una minaccia di spappolamento con martello nel caso avesse fatto il contrario.

     - Ti prego, Amy, non possiamo accelerare un po’? Mi sento veloce come una lumaca orba di centottantanni! -

     - Oh, insomma! Invece di lagnarti come una lumaca… cioè, come un bambino, perché non ti godi questa splendida serata? -

     - Me la godrei se non avessi la strizza che tra un momento all’altro potrei trovarmi in tutù a ballare sulle punte! -

     - Vedi gli altri che stanno passeggiando come sono rilassati? - ribatte Amy - Loro mica si preoccupano di questo! -

     In effetti, quando Sonic dà un’occhiata agli altri tranquilli passanti e alle coppiette che si sussurrano parole dolci nell’orecchio mentre camminano lungo la strada piastrellata che fiancheggia il mare nota un’evidente serenità che li avvolge.

     - E ci credo! - si lamenta Sonic - Loro non sanno che rischiano di saltellare come scemi se solo dicono la cosa sbagliata! -

     - Oppure lo sanno, ma semplicemente non ne hanno paura! Fino a quando Tails non saprà dirci niente di più, ne siamo tutti coinvolti e, che ti piaccia o no, fai parte anche tu di questa… di questa… nazione del ritmo! -

     Una campana rintocca in lontananza, dei rapidi e potenti colpi di chitarra si fanno strada nell’aria e raggiungono le orecchie tese di Sonic. La batteria esplode in tutto il suo vigore, accompagnata da un coro singolare di strumenti al massimo della loro portata. Nel torpore e nel rilassamento che precedono lo strano incanto musicale, il riccio blu guarda Amy con un’esagerata disperazione, resistendo alla magia il tempo necessario ad esclamare: - Ma cosa ho fatto di male? -


     “With music by our side to break the color lines
     Let's work together to improve our way of life
     Join voices in protest to social injustice
     A generation full of courage come forth with me”

     Il mondo si dipinge di bianco e nero alle note di una canzone in cui tutti sul lungomare sono coinvolti. Come una schiera di soldati perfettamente disciplinati, i passanti sono disposti in file parallele alle spalle di Sonic ed Amy, i capitani del ritmo su cui danzare. Indossano tutti dei completi scuri che ricordano le uniformi dei colonnelli, corredati da berretti da poliziotto con la visiera che copre parzialmente i loro volti.

     “This is the test, no struggle no progress
     Lend a hand to help your brother do his best
     Things are getting worse, we have to make them better
     It's time to give a damn, let's work together come on”

     Lo scenario attorno a loro è ammantato di vapore. I soldati del ritmo si trovano su di una passerella metallica, sospesa su di un mare di metallo e calore. Gigantesche macchine dotate di ancora più enormi ingranaggi lavorano febbrilmente per mettere in moto l’intera nazione. Pistoni lucenti e tubi che sparano fumo bianco si intravedono in ogni angolo, ma l’aria rovente delle dinamo non impedisce ai ballerini di esibirsi in veloci passi robotici, incitati dalle voci vibranti di Sonic ed Amy.

     “People of the world today, are we looking for a better way of life
     We are a part of the rhythm nation
     People of the world unite, strength in numbers we can get it right
     One time, we are a part of the rhythm nation”

     Il muro di ferro alle spalle del gruppo si divide a metà, lasciando fare capolino ad uno schermo luminoso di dimensioni stupefacenti. Le immagini visualizzate riguardano un gruppo di soldati che marciano minacciosi al tramonto, ma invece di imbracciare armi impugnano ogni tipo di strumento musicale, dal più piccolo al più grande. La coreografia di Sonic ed Amy, identica a quella dei ballerini alle loro spalle, introduce il termine della canzone. I due ricci lanciano in aria i loro cappelli e si posizionano uno accanto all’altra con le braccia a croce. Dei fiotti di vapore li investono dal basso, ma loro non fanno una piega e chiudono gli occhi, attendendo che la realtà ritorni all’aspetto che hanno sempre conosciuto.

     Qualche secondo dopo, chiunque stesse passeggiando sul lungomare poco prima non poteva fare a meno di guardarsi intorno, quasi scioccato, nell’inutile tentativo di dare una spiegazione razionale a quanto accaduto. C’è chi si stropiccia gli occhi, chi sbraita rumorosamente cercando qualcuno con cui prendersela o chi, semplicemente, fa finta di nulla e riprende a camminare nascondendo l’imbarazzo.

     - Dovrei andare a vedere quando parte la prossima astronave per lo spazio aperto! - commenta Sonic, burbero - Credo di essere diventato allergico alla musica! -

     - Per l’ultima volta, smettila di seguirmi! Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno per fare il mio lavoro! -

     - Col cavolo! Potrai fare quello che diavolo ti pare, ma non prima che abbia fatto sputare a questo roditore la verità su quello che stava facendo su Angel Island! -

     - Angel Island? Non so davvero di cosa tu stai parlando! -

     Le strade di Night Babylon, pur essendo parecchio frequentate e quindi rumorose, non avevano mai visto il passaggio di un gruppetto così chiassoso. La gente non può fare a meno di guardare con curiosità il quartetto che sta animatamente discutendo senza curarsi di moderare il tono di voce. In testa si trova uno scoiattolo immusonito che trascina una riluttante donnola con le mani legate. A seguire si trova un’echidna scarlatta che pesta forte i piedi ad ogni passo e un’altra, più cauta e dalla carnagione arancio, che cammina lentamente con la testa china e il volto pensieroso.

     - Prometto che se mi lasciate andare vi dirò tutto quello che volete sapere! - dice Nack, in un ultimo tentativo verso la libertà - Vi pagherò anche profumatamente! -

     - Sì, certo! - ribatte Ramon, stringendo più forte i suoi polsi - Raccontane un’altra! -

     - Sapete, stavo… bé, sì, stavo pensando… - interviene Tikal, in una timida richiesta di attenzione - E se lui potesse darci anche informazioni sui fenomeni musicali che stanno accadendo in città? -

     - In effetti speravo anche di fare luce su questo! - spiega Ramon - Di solito i brutti ceffi come lui sono sempre i primi a sapere cosa succede in città! Non che personalmente mi dispiaccia! Io adoro la musica! La ascolterei notte e giorno senza mai fermarmi! Ho persino inventato uno stile di combattimento da praticare a ritmo di musica e l’ho chiamato… -

     - Rimanda la storia della tua vita per chi non muore di noia ad ascoltarla! - sbotta Knuckles - Mi interessa solamente risolvere la faccenda e tornarmene sulla mia isola! -

     - Ti hanno mai detto che hai il tatto di un elefante imbizzarrito, Knuxol? -

     - E’ Knuckles, mangia-ghiande! -

     - Forse ci sarebbe stato utile anche l’aiuto di Rouge! - propone Tikal - Insomma, lei sa meglio di chiunque altro come muoversi in questi ambienti! E questa storia sta andando molto per le lunghe! -

     L’echidna allontana di proposito il volto dalla portata dell’occhio della ragazza, in modo da non mostrare neanche un briciolo di pentimento per la decisione presa poco prima.

     - Non mi serve quella rompiscatole per far parlare quel dentone lì! Verrò a capo della questione senza versare neanche una goccia di sudore… e senza sorbirmi le stupide moine di quella ragazza! -

     - In fondo hai ragione! - commenta Tikal - Ho sempre visto qualcosa di strano nel modo in cui si rivolge a te! E’ come se le sue parole avessero sempre un senso che non riesco ad afferrare! -

     Un forte tonfo di una porta chiusa di scatto e il mondo si capovolge senza preavviso. L’ambiente è semibuio, molto caldo e pervaso di fumo. Una luce rossastra illumina a sprazzi lo stretto ambiente in cui Tikal si muove a lenti passi, con indosso una maglia rossa più grande di due misure e varie collane dorate che le pendono dal collo. Un cupo coro maschile e una batteria incalzante introducono il suo brano, il quale non sembra affatto una melodia di quelle allegre.


     “And when she walks she walks with passion
     when she talks, she talks like she can handle it
     when she asks for something boy she means it
     even if you never ever seen it
     everybody get your necks to crack around
     all you crazy people come on jump around
     you doing anything to keep her by your side
     because, she said she love you, love you long time!”

     Le pareti del locale in cui Tikal si è fatta volontariamente strada sono in realtà delle reti metalliche, il cui effetto più palese è di dare al luogo l’aria di una gigantesca gabbia. I frequentatori del luogo guardano l’echidna con circospezione e si posizionano a cerchio attorno a lei. Aspettando un segnale nascosto in ogni sua occhiata, si preparano a darsi da fare per risaltare più degli altri e, nel contempo, farsi notare da lei.

     “Maneater, make you work hard, make you spend hard,
     Make you want all of her love
     She's a maneater, make you buy cars, make you cut cords,
     Wish you never ever met her at all!”

     Nel momento in cui la ragazza si mette a cantare il chorus e a ballare al centro del cerchio, i suoi spasimanti si calano in panni decisamente rissosi. Si spintonano, si danno calci e gomitate e impiegano tutta la forza di cui dispongono per fare in modo di rimanere da soli di fronte a quella che considerano una così rara bellezza. Tikal li guarda con aria quasi annoiata, attendendo la fine della melodia dove il mondo sarebbe tornato, almeno temporaneamente, alla sua forma originale.

     La strada popolata di Night Babylon si materializza ancora una volta davanti ai suoi occhi. Tikal è sicura che il suo viso sia diventato più rosso del fanale di un semaforo. Tanto imbarazzo per essersi calata in un ruolo così poco congeniale a lei non può che manifestarsi in quel modo. Prima però che possa dire alcunché in merito, Nack approfitta di un prezioso attimo di distrazione, pesta forte un piede di Ramon e si tuffa senza esitare in mezzo alla folla di passanti.

     - Che dolore! Che dolore! - strepita lo scoiattolo, saltellando sul piede rimasto sano.

     Knuckles non perde altro tempo e parte all’inseguimento del suo bersaglio, ma quei pochi secondi, purtroppo, sono stati sufficienti perché la donnola facesse perdere le sue tracce in maniera più che efficace. L’echidna si guarda a destra e poi a sinistra, ma la fiumana di persone che gli passa intorno gli tolgono ogni speranza di individuare qualcuno che sia anche vagamente simile a Nack the weasel.

     - Ottimo lavoro, genio! - sbraita il guardiano, una volta ricongiuntosi agli altri due - E’ riuscito a dileguarsi! La prossima volta usa le manette! -

     - Questa sì che è un’ottima idea! - sorride Ramon, quasi del tutto dimentico della fuga del criminale - Perché non ci avevo pensato prima? -

     - Ma tu da chi sei stato addestrato? - replica Knuckles - Dallo scemo del villaggio? -

     - Un altro po’ di vino, mia cara? - domanda cortesemente Mr. Trick, avvicinando la bottiglia al calice di cristallo che impugna Levine.

     La farfalla lo blocca con un leggero gesto della mano e la iena sfoggia un ampio sorriso prima di allontanarsi e di poggiare la bottiglia sulla scrivania. Sono entrambi seduti nello sfarzoso ufficio di Trick, uno di fronte all’altra, comodamente adagiati su soffici poltrone foderate in chintz. Non parlano molto, in verità, ma si limitano a scambiarsi sguardi indecifrabili alternati a sospiri sommessi. Lui appare molto contento di poter godere di quella che definirebbe una squisita compagnia, mentre lei stenta a mascherare la noia e l’impazienza che prova da gran parte della giornata.

     - Quando hai intenzione di rivelarmi i dettagli del tuo piano? - domanda all’improvviso la ragazza - E’ tutta la giornata che non facciamo altro che gironzolare per il palazzo e bere vino scadente! -

     - Scadente, dici? - ripete Mr. Trick, falsamente offeso - E io che pensavo avrebbe fatto cantare le tue papille gustative! In verità, non ci sarebbe bisogno del vino per farti intonare una melodia di questi tempi! Ma io dico sempre: “Meglio brillo e sorridente che un carciofo dentro un dente!” -

     - Davvero spiritoso! - ribatte Levine sarcasticamente - Quello che volevo dire è che mi sembra che i tuoi affari si stiano muovendo molto a stento… qualunque essi siano! -

     - Porta pazienza, mia dolce farfallina! - dice la iena, intrecciando le dita sotto al mento - Sono una persona tremendamente egocentrica! Mi seccherebbe molto non darmi soddisfazione con un capriccio e, soprattutto, non avere nessuno con cui vantarmene! Tu non lo sai, ma in questo stesso momento gli ingranaggi del mio sbelloso progetto stanno lavorando a ritmo serrato! Nel giro di pochi giorni potremo coglierne i frutti maturi… mmm… me lo sono sempre chiesto! Gli ingranaggi danno frutti? Insomma, le viti e i bulloni devono pure avere una mamma! -

     - Pochi giorni? Se sono venuta qui da te è perché voglio diventare tua socia in affari immediatamente! Non sono una ragazza che ama aspettare, specialmente se non ho idea di cosa stia aspettando! -

     In quello stesso momento, una risata stridula e acuta echeggia nella stanza. Mentre Levine cerca di capire la fonte di quel suono fastidioso, Trick chiude gli occhi e tende le orecchie per ascoltare con attenzione.

     - Non mi stanco mai di questa suoneria! - spiega, estraendo un telefono dal taschino - E’ così contagiosa! -

     Quindi, la iena si alza e si allontana da Levine quanto basta perché lei non possa sentire neanche una parola della conversazione. E’ un atteggiamento che fa innervosire ancora di più la ragazza. Comincia a pensare che non valesse la pena far parte dei Ring Leaders se il prezzo da pagare era sopportare le stramberie di quell’assurdo soggetto.

     - Ecco cosa devi fare! Sono stato chiaro? - dice Trick tornando a sedersi poco prima di chiudere la chiamata - Perdona se ti ho fatto aspettare, dolcezza! -

     - Presumo che io non possa essere al corrente di quanto hai appena detto al telefono! -

     - Sei forse gelosa, pasticcino? Adoro la gelosia in una donna! Perché non mi pianti un chiodo nella coda? Di solito è la reazione più comune! -

     - Per favore! Gradirei solo cominciare ad essere messa al corrente di cosa accade nel tuo impero criminale, se devo farne parte anch’io! -

     Trick rimane un po’ deluso dalla risposta, ma ciò non gli impedisce di tornare a sorridere come sempre pochi secondi dopo.

     - Era il mio fidato collega, Nack the weasel, che mi chiamava! Ci sono degli inattesi imprevisti che potrebbero seriamente minare l’esito del mio piccolo gioco, così gli ho dato indicazioni su come procedere! Nulla di cui bisogna preoccuparsi! Preoccuparsi fa venire le rughe, non lo sai? -

     - E il tuo piccolo gioco sarebbe? - domanda Levine, facendo appello a tutta la sua pazienza.

     - Mettiamola in questo modo! Non appena l’esperimento avrà avuto fine, tutto il mondo cambierà in maniera radicale! E io e te saremo re e regina di un nuovo ordine mondiale! Samba! -

     Senza alcun preavviso, Trick salta in piedi sulla poltrona e si esibisce in una danza frenetica impugnando un paio di maracas immaginarie.

     - A volte credo che tu sia del tutto pazzo! - commenta la farfalla.

     - Forse siamo tutti un po’ pazzi, tesoro mio! Più di quanto potresti immaginare! -


     “No more gas, in the red, can't even get it started
     Nothing heard, nothing said, can't even speak about it
     On my life, on my head, don't wanna think about it
     Feels like I'm going insane, yeah”

     Il corridoio del manicomio e freddo e sterile. Le pareti sono tutte tristemente ammantate dello stesso identico bianco sporco. Le porte in metallo delle celle ai due lati della corsia non differiscono di molto tra loro, a parte per i numeri incisi in ottone sulla superficie gelida. Sono le stesse che si spalancano come per un’improvvisa folata di vento e lasciano uscire tanti spaventosi personaggi immobilizzati dalle loro camicie di forza.

     “It's a thief in the night to come and grab you
     It can creep up inside you and consume you
     A disease of the mind, it can control you
     It's too close for comfort”

     In fondo alla corsia c’è la cella più isolata di tutte. Non appena la porta si spalanca, si scopre a chi appartiene la voce che canta e che risuona in tutti gli altoparlanti del complesso. Un elegante e perfettamente curato Mr. Trick è seduto su di una sedia di plastica nera. E’ chinato in avanti a causa delle catene che partono dal pavimento e che gli legano i polsi, così corte da costringerlo ad essere piegato verso terra.

     “Put on your pretty lies, you're in the city of wonder
     Ain’t gonna play nice, watch out you might just go under
     Better think twice, your train of thought will be altered
     So if you must falter be wise”

     E’ sufficiente un leggero strattone perché le catene si stacchino dal pavimento. Trick le fa roteare in aria come il bastone di una majorette. Quando il grigio del metallo arriva a confondersi con quello delle pareti in un turbinio sfocato, gli anelli si tramutano in viscidi e verdi serpenti che avvolgono le caviglie della iena. Il muro alle sue spalle esplode dall’interno, ma i mattoni sparati in aria attraversano il corpo del cantante in cilindro, quasi come fosse un fantasma.

     “Your mind’s in disturbia, it's like the darkness is light
     Disturbia, am I scaring you tonight?
     Disturbia, ain’t used to what you like
     Disturbia, disturbia”

     Il retro della cella è ampio e spazioso, illuminato da faretti arancione appesi al soffitto. Lo scenario è quanto di più cupo e spaventoso si possa immaginare. Persone rinchiuse in gabbie che penzolano dal soffitto, incatenate al muro in posizioni innaturali, legate a delle colossali ruote che vorticano senza controllo, tutto questo sotto gli occhi estasiati di Mr. Trick. La iena allarga le braccia come a voler invitare chiunque lo stia guardando a far parte di quello strano circo degli orrori. La sua voce è sempre più squillante, conscio che la fine della melodia si sta avvicinando e quindi pronto all’acuto finale.
     - Benvenuta nel mio mondo! -

     Il chiaro di luna si addice in particolar modo ad una silenziosa e scura figura che si muove nella notte come lei, ma il luccicare delle lacrime che le colano sulle guance non fanno parte di una ragazza così forte e indipendente. Le parole possono ferire anche più di una spada, lei lo sa bene, ma non avrebbe mai immaginato di provare dolore per parole messe in musica, con tanto di coreografia. Era stato l’ingrediente extra che aveva reso più amara la pillola che prima o poi, lo aveva sempre saputo, avrebbe ricevuto. Le speranze, o qualunque altro sentimento che potesse tenere vivo quello che faticava ad essere definito semplice interessamento, erano state già accantonate da un pezzo. Eppure suscitava una reazione molto curiosa sentirsi sbattere in faccia l’evidenza lampante di un pensiero temuto.

     Un sottile fruscio di fogliame si fa strada alle sue spalle. In qualche modo lei è a conoscenza dell’identità di chi l’ha raggiunta. Lo sa sempre quando si tratta di lui. Si asciuga gli occhi e tenta di regolarizzare il suo respiro ansimante.

     - Riprenditi! - afferma laconicamente Shadow.

     Non una sola piega nel suo viso mostra compassione, ma Rouge sa inconsciamente che la sua spalla è lì per offrirle conforto.

     - Tu sì che sai come far sentire meglio una ragazza! - replica lei, cercando di suonare più tranquilla.

     - Da quando ti conosco non ti ho mai visto così! E, francamente, non ne vale la pena! -

     - Lo so! Lo so! - ripete Rouge - Speravo solo di ottenere qualcosa di più prezioso di un gioiello, per una volta! E senza doverlo rubare! -

     - Non c’è niente di più prezioso al mondo di te stessa! Niente! Né Knuckles the echidna, né nessun altro! -

     La ragazza pipistrello concede a Shadow un vago sorriso, uno di quelli sinceri che raramente è possibile scorgere su di lei. In quel sorriso è possibile leggere affetto e gratitudine, sentimenti che non sfuggono alle pupille indagatrici della Forma di Vita Perfetta.

     - Non avrei mai immaginato di sentirti dire una cosa del genere, Shadow the hedgehog! -

     - Ho imparato a mie spese che per andare avanti bisogna prima di tutto essere forti e contare su sé stessi… o, in mancanza, su compagni fidati come te! -

     - Stai cercando di dirmi qualcosa, bellezza? - propone Rouge di sfuggita.

     Shadow distoglie per un attimo lo sguardo, quindi, senza timore alcuno di affrontare il giudizio di una persona fidata, risponde fermamente.

     - Non ti permetto di buttarti giù! Non finché io sarò al tuo fianco! -

     Un imprevisto coro di violini appare dal nulla a fare da sottofondo ad un momento molto significativo. Le corde di una chitarra lontana e i battiti di una batteria che funge da accompagnamento danno inizio ad una nuova melodia. Per quanto Shadow maledica in cuor suo qualunque forza lo stesse costringendo a fare ciò che non voleva, nulla può servire a resistere all’impeto musicale che si impadronisce del suo corpo e lo trasporta in luoghi dove non può fare altro che lasciarsi andare.


     “I stand in the distance, I view from afar
     Should I offer some assistance? Should it matter who you are?
     We all get hurt by love and we all have our cross to bear
     But in the name of understanding now our problems should be shared”

     Lo scenario naturale immerso nella quiete della sera si dissolve a poco a poco per lasciare spazio ad un mondo dipinto di bianco latte. Shadow è fermo con aria seria di fronte ad uno sfondo decorato con vari motivi sgargianti, da un arcobaleno al simbolo universale della pace, da un banco di nuvole al simbolo dello yin yang. Il riccio nero indossa una tuta mimetica da militare. Ha lo sguardo fisso davanti a sé e, tenendola per il filo a spirale, fa ondeggiare una cornetta telefonica. Canta con voce sottile e la sua espressione è persa nel vuoto.

     “Confide in me, confide in me!”

     Lo sfondo dipinto reagisce agli acuti della canzone di Shadow. Sembra quasi venire risucchiato in un gorgo, creando un vortice di colori intenso. Il cavo telefonico che il riccio nero è impegnato a reggere si scioglie come cera e il materiale liquido di cui è composto fluttua attorno al cantante come per un incantesimo. Shadow alza lentamente le braccia, seguendo il suo acuto finale, e dalle sue dita sgorgano dei lampi di luce azzurra che infuocano un’insegna sulla sua testa che riporta la scritta: “1-555-CONFIDE”.

     Quando Shadow riacquista la sensibilità del suo corpo intorpidito, capisce che il suo messaggio è stato recepito da Rouge, sebbene fosse stato elaborato in un modo molto poco convenzionale. Il riccio nero non prova imbarazzo, non sa se perché l’unica spettatrice è una persona con cui non ha segreti o perché comincia a farci l’abitudine. Francamente avrebbe preferito la seconda opzione.

     - So che posso contare su di te! - dice Rouge, quasi come se quello spettacolo musicale non fosse stato per niente messo in atto - Ti ringrazio, Shadow! -

     I secondi di silenzio che seguono sono carichi di un significato che solo loro due sanno decifrare.

     - Cosa pensi di fare adesso? - domanda la ragazza.

     - Andare a fondo della faccenda con il tuo aiuto! - replica lui - Hai molti più contatti di me e sono sicuro che in due riusciremo a cavare informazioni da qualche squallida bocca! -

     - Deve essere davvero un grande fastidio per te cantare! -

     - Non immagini quanto! -


     La stessa notte in cui Shadow e Rouge parlano a cuore aperto, Amy Rose osserva le luci che attraversano la sua finestra, immersa nel buio della sua stanza. Il suo pensiero vola verso la persona che è solita raggiungere e il suo cuore batte all’unisono con il ritmo incalzante che penetra nelle sue orecchie. E’ il suo primo pensiero appena sveglia e il suo ultimo prima di andare a dormire, ma in quella notte così densa di emozioni e di passione, l’idea di stendersi sotto le coperte e dormire è impensabile. E’ il momento di cantare e ballare.

     “Like a movie scene in the sweetest dreams have pictured us together
     Now to feel your lips on my fingertips I have to say is even better
     Than I ever thought it could possibly be, it's perfect, it's passion
     It's setting me free from all of my sadness the tears that I've cried
     I have spent all of my life” 

     Il terriccio bagnato rinfresca la pianta dei piedi di Amy Rose mentre corre a piedi nudi nell’umida giungla tropicale. Il percorso non è indicato da nulla, ma lei sa in cuor suo dove è diretta, attraversando gli alberi vertiginosi e la vegetazione lussureggiante. Il chiaro di luna attraversa le gocce di rugiada posate sulle foglie, trasformandole in tanti piccoli luminosi diamanti che brillano nel buio, confortando l’animo impaziente della riccia rosa.

     “Gone are the days when the sun used to set
     On my empty heart all alone in my bed
     Tossing and turning emotions were strong, I knew I had to hold on
     Waiting for tonight when you would be here in my arms
     Waiting for tonight I've dreamed of this love for so long”

     La voce della sua canzone si perde nel buio della giungla, ma è l’unica cosa, insieme alla sicurezza di ciò che troverà al termine della corsa, che le dona conforto nel suo lungo viaggio. Ad un tratto, la strada si apre a ventaglio e il terriccio sotto ai piedi di Amy sparisce. Contornata da una serie di pietre lisce e piatte, c’è una fonte dall’aspetto idilliaco. Lo scroscio della fresca acqua che sgorga da una spaccatura nella roccia e cola nella pozza cristallina è un richiamo irresistibile per la riccia rosa. Senza esitare, si tuffa nella fonte e ne viene dolcemente inghiottita.

     “Don't say it's like a fantasy when you know this is how it should be
     You kiss me, I'm falling, can you hear me calling?
     You touch me, I want you, feels like I've always known you
     On a night like this I wanna stay forever
     On a night like this just wanna be together”

     Le parole di una nuova dolce e sensuale canzone provengono dalle profondità acquatiche. Ma non si tratta più di una fonte sperduta nella giungla, bensì di una piscina in una sontuosa villa. Amy si arrampica sul bordo e si tira su, grondando goccioline luminose lungo tutto il suo corpo. Vestita solo di un vistoso bikini azzurro, spalanca le porte vetrate dell’abitazione e si fa lentamente strada all’interno, richiamando tutti intorno a lei con le note alte della sua canzone.

     “Seems I've known you a lifetime
     Now it's time to make you mine
     On a night like this. . .”

     La villa è popolata da sconosciuti elegantemente vestiti. Amy attraversa lo spazio di fronte a loro, noncurante delle loro occhiate maliziose, solo concentrata sul suo obiettivo. L’ampia sala si intrufola in un corridoio coperto da tendine a fili di perle e diamante. La frescura che la riccia ricava dopo aver immerso il viso in quelle pietre preziose è quasi surreale. Alla fine del percorso l’aspetta lui, il suo desiderio di sempre, fermo e sorridente, con un calice di champagne in mano. Ma proprio quando Amy sta per lanciarsi tra le sue braccia, quello che pare un dolcissimo sogno svanisce come fumo negli occhi.

     Amy Rose spalanca gli occhi. E’ incerta se quello che ha appena vissuto sia un sogno, una fantasia o un effetto dell’epidemia musicale dilagante, ma si dice che non importa dare un nome a quel desiderio. E’ sempre dentro di lei, è qualcosa che striscia sotto pelle e non la fa pensare ad altro. E’ qualcosa di puro e profondo, qualcosa che conosce molto bene.

     - Buonanotte, Sonic! - sussurra al vento che spira dalla finestra aperta - Spero che i tuoi sogni siano dolci quanto i miei! -


     Sonic corre a perdifiato lungo la spiaggia, Sonic corre con lo sciabordare delle onde nelle orecchie, corre sotto il tiepido sole mattutino, corre per raggiungere la ragazza al termine della pista. Non sa di chi si tratta, ma si sente attratto senza controllo dalla sua presenza. Stranamente, però, la sua velocità non è la solita, non è quella a cui è abituato. Tuttavia, questo non importa. E’ lì che risiede il suo destino… in quel corpo così sottile e femminile, in quella chioma bionda lucente, in quegli occhi rossi fiammeggianti… un secondo… occhi rossi? Perché quando Sonic protende il viso per baciare la sua ragazza si è ritrovato di fronte il volto di un riccio nero con una parrucca bionda?

     - Gira al largo, impostore! - esclama Shadow furente.


     “That, that dude looks like a lady!”

     L’urlo a squarciagola di Sonic nella notte ha il risultato di far piombare giù da un albero un nido di uccellini. Il riccio blu è madido di sudore e la prima cosa che fa appena sveglio, ancora prima di rendersi conto di aver sognato, è pulirsi le labbra con il dorso del braccio.

     - Questa roba ti può prendere anche in sogno? - si domanda, fuori di sé per lo shock - Altro che sogno! E’ un incubo! E’ una maledizione! E’ l’incubo di una maledizione… è… è… -

     Si ritrova a ripensare alle labbra di Shadow sotto i suoi riccioli dorati e urla ancora una volta.

     - E’ uno schifo!!! -

     La mattina successiva, alle prime luci dell’alba, Night Babylon sembra essere diventato un posto totalmente diverso da quello che era la sera precedente. La musica assordante che rimbombava in ogni viottolo è stata rimpiazzata da un pacifico e rilassante silenzio, interrotto solamente dal rumore di qualche automobile che attraversa la strada. Il turbinio di luci e di colori che donava allegria agli ambienti altrimenti bui e scuri è stato totalmente eclissato dalla più naturale luce del sole, alto nel cielo e già di per sé sufficiente ad illuminare ogni angolo. Le vie e le strade quasi intasate di gente e visitatori di ogni specie sono sgombre e poco frequentate. E’ tra queste poche anime che lo stesso gruppetto che si accapigliava per attraversare la fiumana di gente della sera prima, adesso cammina senza la minima fretta in uno scenario che stenta a riconoscere.

     Ramon è, come sempre, in testa all’improvvisato trio. Il suo viso sorridente e rilassato è diametralmente opposto a quello furente e corrucciato di Knuckles, immediatamente dietro di lui. Tikal, espressione stanca e passo strascicato, fa da fanalino di coda, visibilmente sollevata dalla pace che si respira negli immediati dintorni.

     - Continuo a domandarmi perché ti sto ancora seguendo! - sbotta l’echidna - Se non ti fossi lasciato sfuggire Nack ieri sera nella folla, non avremmo dovuto cercarlo per tutta la notte! -

     - Nessuno ti costringe a seguirmi! - risponde pratico lo scoiattolo - E poi avresti potuto fermarti per la notte in quella pensioncina come ho fatto io, ma hai preferito andartene a zonzo senza cavare un ragno dal buco! -

     - Certo! Non ho tempo da perdere io! Se c’è un qualche tipo di pericolo che minaccia Angel Island non me ne starò a rigirarmi i pollici! -

     Tikal maledice mentalmente l’impazienza di Knuckles, anche perché è il motivo per cui è stata costretta a seguirlo per gran parte della notte senza mai fermarsi, ma preferisce tacere per non riscaldare gli animi ancora di più.

     - Te l’hanno mai detto che sei morboso, amico? - commenta Ramon - Non hai pensato che forse Nack volesse solo prendere un souvenir dopo un viaggetto sul tuo sasso volante? -

     - Un souvenir! Come no! La magnetite che c’è su Angel Island ha delle proprietà uniche al mondo, nel caso tu non lo sappia, e dovrei pensare che un cialtrone delinquente come quello la voglia solo per metterla a prendere polvere su di una mensola? -

     - Potrebbe essere! E se fosse un collezionista di minerali? -

     Knuckles solleva un sopracciglio e sospira forte.

     - Più ci penso e più non riesco a capire come diavolo tu abbia fatto a diventare un poliziotto! -

     - Sono un agente speciale, prego! La SQ2 non è un semplice corpo di polizia ordinario! Siamo il meglio del meglio in circolazione! Vuoi sapere quali sono i requisiti per farne parte? Coraggio, astuzia, determinazione e soprattutto buon occhio! Sarei in grado di distinguere una brava persona da un criminale anche con gli occhi bendati! Vedi quel tizio che cammina con la ventiquattrore e si guarda l’orologio? Potrebbe essere un contrabbandiere nervoso che si sta recando ad uno scambio di merce trafugata, ma per me non è che un onesto lavoratore in ritardo! Vedi quel tale che spazza l’angolo del marciapiede? Potrebbe essere una spia super segreta in attesa di infiltrarsi in quella banca lì vicino, dirai! Per me non è che un tranquillo spazzino che sta facendo il suo lavoro! Ora vedi quella donnola zannuta con il cappello da cowboy? Potrà essere un criminale uscito da un film western, dirai, ma non è che un… un… capperi, è lui! -

     Le chiacchiere prolungate di Ramon, fortunatamente, non hanno intorpidito i sensi vigili di Knuckles che parte all’inseguimento di un distratto Nack the weasel ancora prima che lo scoiattolo si renda conto di tutto. La donnola è solo ad un incrocio di distanza e, stranamente, rimane a fissare un palazzo di fronte senza accorgersi di stare per essere acciuffato da un paio di sue vecchie conoscenze.

     L’echidna si tuffa addosso al suo bersaglio, togliendogli il respiro per la violenza del placcaggio. Entrambi finiscono scompostamente sul marciapiede e Ramon è costretto a fermare il braccio di Knuckles, già pronto a scaricare un pugno per sfogare la rabbia di quelle ultime ore sul malcapitato criminale.

     - Questa sì che è una sorpresa! - esclama nervosamente Nack - Non… non pensavo che mi ricapitaste a tiro! -

     - Adesso basta giocare a nascondino, dentone! - ribatte Knuckles, inviperito - O mi dici che cosa stai facendo con la mia magnetite, oppure trasformo la tua faccia in purè! -

     - Esattamente! - gli fa eco Ramon, tentando di far valere la sua autorità più delle minacce del guardiano - Quindi comincia a cantare! Ehm… non in senso letterale! -

     - Vi ho già detto che io non so niente! Seguo solo gli ordini! -

     - Va bene! Poi non dire che te la sei cercata! -

     L’echidna rossa si prepara a sferrare un poderoso colpo, ignorando la reazione di Tikal che si ripara gli occhi con le mani per non assistere, ma Nack lo ferma, spaventato, intimandogli uno stop con le mani.

     - Ehi! Frena, frena! Aspetta! Ti dirò tutto quello che vuoi sapere, ma lascia stare la mia faccia! Hai idea di che diamine di calamita per pupe sia la mia faccia? -

     Senza la minima delicatezza, Knuckles afferra Nack per la gola e lo costringe a rimettersi in piedi. La donnola si prende qualche secondo di tempo per far finta di ripulirsi dalla polvere, in modo da recuperare il tempo necessario a far lavorare il cervello.

     - Ecco! Il mio boss mi ha chiesto di recuperare un bel po’ di magnetite dalla tua isola per alimentare uno strano marchingegno di sua creazione! -

     - Significa che sei stato altre volte ad Angel Island senza che me ne accorgessi? - domanda Knuckles.

     - Il tuo boss? - incalza Ramon - Vuoi dire il capo dei Ring Leaders? -

     - Sì… e sì! Potete giurarci! -

     - Di che macchina stai parlando? -

     - Non so come si chiami, ma so che ha bisogno di molta energia per funzionare e… e… che dovrebbe far ballare e cantare le persone senza controllo! -

     Knuckles, Ramon e Tikal si scambiano uno sguardo perplesso, tipico di chi è riuscito a venire a capo di un enigma dopo molta riflessione.

     - Questa roba musicale è frutto di una macchina? - ripete l’echidna rossa, incredula.

     - Ma come è possibile creare artificialmente una cosa del genere? - si domanda Tikal.

     - Ah, non chiedetemi come funziona! Io non ci capisco niente! Dovevo solo raccogliere la magnetite per il boss! Per il resto se la sbrigava lui! -

     - E’ la pista giusta finalmente! - esclama Ramon, con un sorriso raggiante in volto - Sento profumo di promozione per me nell’aria! Ho il caso in pugno! - poi si rivolge a Nack - Bene, amico mio! Adesso tu mi porterai dove si trova questa macchina e farò due chiacchiere con il tuo boss! -

     - Non dureresti cinque minuti nel covo di una gang di banditi da solo! - commenta Knuckles.

     - E’ per questo che voi verrete con me! Prenderemo la mia auto per fare prima! Tu sei un perfetto ariete di sfondamento, bello mio, ed è proprio quello di cui ho bisogno! -

     - Mi hai preso per un tuo sottoposto? -

     - Preferisci forse continuare a cantare e a ballare ad ogni passo? Per me non c’è problema, sai, adoro la musica! -

     Knuckles e Tikal si guardano per un momento, cercando di decidere senza parole che cosa fare. A nessuno dei due va a genio continuare a vivere in un musical perenne, anche se per motivi opposti, quindi la risposta si rivela essere più che scontata.

     - Dove si trova questo affare meccanico? - chiede Knuckles bruscamente a Nack.

     - A Green Hill! - esclama Tails emozionato, guardando il responso del computer - Il satellite ha rilevato dei picchi anomali di microonde a Green Hill! -

     Sonic, Amy, Cream e Sydia sono dietro di lui, quasi addossati al volpino talmente sono ansiosi di scoprire l’origine degli strani fenomeni di quei due giorni.

     - Quindi la soluzione di tutto è a due passi da qui! - commenta Sonic, visibilmente al settimo cielo.

     - Veramente non è ancora detto! - replica Tails - La mia è solo un’ipotesi! Quel picco anomalo potrebbe essere generato da qualunque altra cosa! -

     - Per me è già abbastanza per entrare in azione! Non vedo l’ora che tutte queste assurdità abbiano fine, quindi è ora di ingranare la quinta! -

     Amy Rose, evidentemente non contenta di quell’affermazione, si pianta di fronte al riccio blu con uno sguardo arcigno e le mani poggiate sui fianchi in una posa da mamma in modalità ramanzina.

     - E la promessa che mi hai fatto? -

     Sonic si gratta la testa con un dito, sforzandosi di ricordare di cosa la ragazza stesse parlando.

     - Quella di pulirmi sempre le scarpe prima di entrare in casa? -

     - No, quella che mi avresti dedicato una serenata! -

     - Frena, bellezza! Io non ho mai detto niente del genere! Hai fatto tutto da sola! -

     - Ah, sì? - sbotta Amy, punta sul vivo - In ogni caso non ti permetto di risolvere la questione fino a quando non mi avrai cantato qualcosa! -

     - Ti canterò un lamento funebre dall’oltretomba se non mi farai chiudere questa storia! - si lamenta Sonic - Sta diventando un tormento ogni giorno che passa! Mi dispiace, Amy, ma a Green Hill c’è una festa che mi aspetta e non posso proprio perdermela! -

    
     “Get this party started on a Saturday night
     Everybody's waitin' for me to arrive
     Sendin' out the message to all of my friends
     We'll be lookin' flashy in my Mercedes Benz
     I got lotsa style, got my gold diamond rings
     I can go for miles if you know what I mean”

     Nei suoi pensieri intorpiditi dalla magia musicale Sonic maledice il fatto di aver parlato a sproposito, ben sapendo che ciò che più detestava in quel frangente era sempre in agguato. Ad un livello visivo, però, tutto quello non gli importa affatto. Si trova a suo agio, coperto da un lungo asciugamano azzurro, di fronte allo specchio del suo lussuoso bagno. Si sente il re del mondo mentre canta le parole di quella canzone accattivante, fingendo che il phon sia un microfono vero e proprio. Non c’è tempo di indugiare, però, per lui. La festa sta per cominciare e non può fare ritardo.

     “Pumpin up the volume, breakin down' to the beat
     Cruisin' through the west side we'll be checkin' the scene
     Boulevard is freakin' as I'm comin' up fast
     I'll be burnin' rubber, you'll be kissin' my ass
     Pull up to the bumper, get out of the car
     License plate says Stunner #1 Superstar” 
 
     Un dannato imprevisto è però in agguato. La lussuosa automobile grigio metallizzata che avrebbe dovuto usare per fare un’entrata indimenticabile alla festa, è in panne. Certo, potrebbe correre fino al luogo dell’appuntamento, ma non può permettersi di consumare le suole delle sue nuove scarpe alla moda. Per tutto, però, c’è una soluzione a portata di mano! A Sonic basta avvicinarsi ai due ragazzini seduti al bordo della strada, distrarli con una qualche scusa e fregare ad uno di loro, di nascosto, lo skateboard.

     “I'm comin' up so you better get this party started
     I'm comin' up so you better get this party started”

     A mali estremi, estremi rimedi! Lo skateboard non sarà veloce, ma è efficace per far arrivare Sonic in tempo alla festa. Quello che però non aveva considerato è che, misteriosamente, il suo nome è sparito dalla festa degli invitati. Non c’è tempo per lamentarsi con quel controllore irritante! Deve trovare in fretta un metodo per imbucarsi comunque. L’elevatore lasciato dai lavavetri sulla fiancata del palazzo sembra fare al caso suo. Sonic ci si arrampica scompostamente e preme il pulsante verde per attivare la carrucola. Arrivato all’altezza giusta, tenta di forzare la finestra, ma lo sforzo impiegato per sollevare l’infisso gli fa perdere l’equilibrio e lo fa precipitare dabbasso.

     L’ultima nota echeggia proprio nel momento in cui il riccio blu è ad un paio di centimetri dal suolo. Sonic riapre gli occhi e, con suo grande sollievo, si ritrova nell’officina di Tails con gli occhi di tutti puntati addosso. Cream e Sydia si coprono la bocca con una mano, tentando di nascondere le loro risatine, mentre Amy e Tails cercano di fingere indifferenza.

     - Ehm… ecco, avete visto? - esclama Sonic - Avrei potuto rompermi l’osso del collo cadendo da quel palazzo! -

     - In verità tutto quello che accade quando cantiamo non è nulla di reale! - spiega Tails - E’ solo una nostra percezione distor… - ma si blocca subito quando viene fulminato da un’occhiata del riccio blu.

     - Bel tentativo, tesoro, ma non attacca! - ribatte Amy con un sorrisetto.

     - In ogni caso, andrò a Green Hill ad indagare! Se volete venire anche voi, cercate di stare al mio passo! Saluti e baci! -

     E senza dare spazio ad un qualunque tipo di risposta, Sonic sfreccia attraverso il salotto di casa Prower e, con le ali ai piedi, vola verso la sua destinazione.

     - Ehi! Piano! Non c’è bisogno di spingere! - si lamenta Nack the weasel, punzonato alla schiena da uno dei chiodi sui guanti di Knuckles.

     Seguito da Ramon, dal guardiano e da Tikal, cammina a passo svelto per fare strada, con sua evidente riluttanza, ai suoi aguzzini verso il luogo dov’è nascosto il marchingegno di cui ha rivelato l’esistenza. I prati di Green Hill sono lucidi e curati come Knuckles se li ricordava, allo stesso modo del singolare terreno a scacchiera che fa capolino tra il verde dell’erbetta. L’aria fresca e pulita che si respira da quelle parti e il suggestivo scenario delle collinette alberate che si stagliano in lontananza fa venire voglia alle due echidna di visitare ogni angolo di quella zona, ben sapendo, però, che la loro visita da quelle parti non è affatto per piacere. Entrambi posano all’unisono lo sguardo su Ramon, pensando a quante volte lo scoiattolo durante il tragitto è quasi finito di faccia a terra a causa della sua esagerata goffaggine. Viene loro spontaneo chiedersi nuovamente come potesse essere diventato un agente di polizia, considerando il suo incontrollato vizio di mettere piedi e mani dove non dovrebbe. E’ l’unico del quartetto che non dimostra un briciolo di nervosismo e le due echidna si domandano il perché. Knuckles e Tikal sono ovviamente agitate all’idea di dover entrare nel covo di una banda di criminali, mentre Nack, sorvegliato così strettamente, non può di certo passarsela bene. Lo scoiattolo, invece, procede a ritmo serrato, contento come un bambino in un negozio di caramelle, fischiettando un allegro motivetto. Knuckles può definire quell’atteggiamento in due modi: incoscienza o freddezza. Per un motivo non meglio noto, tuttavia, si sente propenso ad optare più per la prima definizione che per la seconda.

     - Siamo arrivati! - esclama Nack, interrompendo il filo dei suoi pensieri.

     Per un attimo, il guardiano pensa che la donnola lo stia prendendo per i fondelli. Come possono essere arrivati se non c’è ancora l’ombra di un palazzo per miglia? Poi l’echidna rossa nota un qualcosa che stona decisamente con il paesaggio e si convince della verità nelle parole di Nack. All’ombra di un grande pioppo, di fronte ad una bassa parete rocciosa coperta di muschio, si trova un marchingegno largo dalla forma arrotondata. A Knuckles ricorda parecchio le gabbie a cupola che il dottor Eggman utilizzava per imprigionare gli animali da robotizzare. Diverse luci colorate lampeggiano su dei vetrini di cui è tappezzata la sua superficie. In cima alla struttura bombata c’è un’antenna rettangolare simile a quella dei sonar militari che ruota a trecentosessanta gradi con una lentezza quasi ipnotica.

     - Sarebbe quello? - domanda Tikal, leggermente incerta.

     - Oh, sì, sì! E’ proprio quello! In bulloni e circuiti! - replica Nack.

     - E vuoi farci credere che l’avete lasciato qui incustodito per tutto questo tempo? - interviene Ramon, in tono scettico.

     - Poco importa! - dice Knuckles - Sfasciamolo e salviamo il mondo! -

     - Non ti sembra un tantino esagerato? - ribatte bonariamente lo scoiattolo - Insomma, non è che il mondo sia davvero in pericolo per colpa di un pugno di canzoncine! -

     In quello stesso istante, un lampo blu sfreccia di fronte ai loro occhi e un turbine di polvere si solleva e li investe, costringendoli a tossire.

     - Questo mi suona molto familiare! - commenta Knuckles, sventolando la mano per far diradare la nuvola.

     Lo stesso lampo blu riappare alle loro spalle. Quando i quattro si voltano, si ritrovano davanti allo sguardo interrogativo di un perplesso Sonic the hedgehog.

     - Ehm… siete voi che vi trovate nei paraggi o sono io che ho corso così tanto da arrivare ad Angel Island? -

     - Risponditi da solo, genio! - lo rimbecca Knuckles.

     Gli occhi del riccio blu si spostano da Tikal, che lo saluta con un sorriso, ad uno scoiattolo che non ha mai visto prima, da Nack the weasel, il quale tenta di non farsi riconoscere facendo il disinvolto, ad un curioso marchingegno nascosto all’ombra di un albero.

     - Non dirmelo! Ci arrivo da solo! - dice, puntando il dito contro la macchina - E’ il giocattolo che ha messo a tutti in testa l’idea di essere le stelle di un musical, giusto? -

     - E’ così, Sonic! - risponde Tikal - Sono quasi due giorni che stiamo cercando di venire a capo di tutto! -

     - E tu cosa hai cantato, Knuckles? - chiede Sonic, con un ghigno di scherno - Ti ci vedrei bene come tenore! La statura e la pancia ci sono, quindi non mancherebbe molto altro! -

     La fatica di trovare una battuta per rispondere a tono è risparmiata al guardiano dall’arrivo di altri visitatori inaspettati: Cream e Tails che scarrozzano in volo Amy e una ragazza scoiattolo che l’echidna non conosce.

     - Oh! - esclama Tails non appena si accorge della presenza di altre persone - Non immaginavo che anche voi foste sulle tracce di questo segnale! -

     - Pare che non vada a genio a molti quello che sta succedendo! - commenta Knuckles, per poi rivolgersi a Nack - Pare che la grande pensata del tuo boss sia stata un fiasco totale! -

     - Bé, non puoi certo biasimarmi per aver provato! - interviene una voce acuta fuori campo.

     Sovrastando l’intero gruppo dall’alto, sulla cima della parete rocciosa alla quale è appoggiato il dispositivo appare una iena in cilindro, bastone, giacca e cravatta che saluta tutti i presenti con un largo, ma inquietante, sorriso. Dal suo cappello spunta un criceto di peluche inanimato che porta lo stesso identico copricapo, ma in scala ridotta. Alle sue spalle si trova un drappello di brutti ceffi in giacca scura e occhiali da sole, ordinatamente disposti in fila come delle silenziose guardie del corpo.

     - Era ora, boss! - si lamenta Nack - Sono stato costretto a temporeggiare per un pezzo! -

     - Non potrà che essere un bene per il tuo monotono cervellino, amico caro! -

     - Allora è questo il famigerato Mr. Trick! - commenta Ramon - E’ da un pezzo che ti sto dando la caccia! -

     - Significa che è lui il responsabile tutto? - domanda Sonic, sprezzante - Una pagliacciata del genere poteva essere organizzata solo da un pagliaccio! -

     - Pagliaccio suona così banale, non credi anche tu, Sponky? - replica la iena in tono annoiato, rivolgendosi anche al suo peluche - Lasciate che mi presenti più adeguatamente! -


“Perché tanta fretta, non ti aggrada il mio stile?
Neanche se ti assicuro il mio sorriso gentile?
Bambini, marmocchi, ragazze e ragazzi
lustratevi gli occhi, sono cose da pazzi
il genio del riso, del ghigno e dell'estro
il vate della smorfia, della burla il maestro
dell'omicidio son artista, del massacro son il mago
bando alla vergogna, sarà tutto uno svago
il mio regno è fatto solo di sorrisi e grandi amici
una giornata con me e sarete sempre felici
e se non credi al mio stile, possiam fare un girotondo
prova pure a sfidarmi e finisci all’altro mondo
perché, pistola in mano, sono grande a  fare click
la garanzia è nel nome, e con nome intendo: Trick!"

     La filastrocca, recitata tutta d’un fiato, lascia gli spettatori a metà tra l’incredulo, per la disinvoltura che quella iena dimostrava nel parlare in rima, e il grottesco, per i contenuti macabri di quella che aveva l’aria di essere una canzoncina per bambini e niente di più. Mr. Trick pare soddisfatto dalla reazione dei suoi interlocutori a giudicare dal suo sorriso a trentadue denti, quasi come fosse tatuato permanentemente sulla sua bocca.

     - Cosa sono quei musi lunghi? - replica in risposta al silenzio disorientato - Non siete contenti? Avete appena incontrato il cattivo! -

     Un forte colpo di frusta è il segnale che il boss aspetta per dare inizio alla sua canzone. Una melodia di chitarra ascendente e batteria si fa largo tra la vegetazione di Green Hill, trasformandola nel buio sottopassaggio di una metropolitana. Le piastrelle di cui sono ricoperte le pareti sono di un bianco sporco, vivacizzato da graffiti di vario colore ancora freschi, mentre sul pavimento giacciono rifiuti e cartacce di vario tipo. Sotto la luce dei riflettori c’è Mr. Trick, fiancheggiato da un gruppo di scagnozzi dall’aria poco raccomandabile.

     “Your butt is mine gonna tell you right
     Just show your face in broad daylight
     I'm telling you on how I feel
     Gonna hurt your mind don't shoot to kill
     Come on, come on, lay it on me, all right...”

     Trick sfoggia una giacca di pelle borchiata che, di certo, non rappresenta un biglietto da visita molto rassicurante. I suoi guanti da motociclista e le catene che pendono dalla sua cintura contribuiscono a dargli un’aria da malintenzionato. La prima strofa della sua canzone è cantata in falsetto, mentre gli scagnozzi alle sue spalle fanno ondeggiare il bacino in passi di danza sinuosi. Trick si sposta da destra a sinistra con movimenti rapidi che seguono il ritmo rimbombante.

     “I'm giving you on count of three
     To show your stuff or let it be
     I'm telling you just watch your mouth
     I know your game, what you're about”

     La banda di criminali corre nell’atrio della metropolitana, ma la loro corsa non è frenetica come si potrebbe pensare. Le loro mosse sono studiate per andare a tempo con il ritmo rock. Una volta raggiunta la parete più lontana, Trick estrae dal taschino della giacca un pennarello rosso e disegna sul muro un nuovo rudimentale graffito. E’ la parola BAD in rosso sgargiante.

     “Well they say the sky's the limit and to me that's really true
     But my friend you have seen nothin', just wait 'til I get through...
     Because I'm bad, I'm bad, really, really bad
     And the whole world has to answer right now just to tell you once again
     Who's bad?”

     La musica aumenta di intensità al momento del chorus. Trick afferra con le dita l’intelaiatura di una griglia d’aerazione, staccandola di netto dal muro. Una forte folata di vento lo investe, facendo ondeggiare senza controllo i suoi capelli tinti di viola. Dietro di lui, i ballerini gangster si esibiscono in numeri acrobatici sui pattini a rotelle, mentre il protagonista dello spettacolo continua a cantare, domandandosi in falsetto chi è davvero cattivo!

     Al termine dell’esibizione, Sonic e tutti gli altri rimangono stupiti dalla disinvoltura con cui Mr. Trick riprende a parlare come se niente fosse. Sanno che la mente dietro a quell’epidemia musicale è lui, ma non si aspettavano di vederlo così perfettamente calato nel caos che lui stesso ha contribuito a provocare. Per quanto Sonic si scervelli, non riesce a comprendere i vantaggi del costringere le persone a cantare e a ballare. A giudicare da quanto vedeva, doveva riconoscere che quella iena aveva qualche rotella fuori posto, sia per il modo di fare, sia per il fatto di parlare con un pupazzetto di pezza.

     - Adesso che abbiamo chiarito i nostri ruoli, è il momento di parlare d’affari! - dice Trick, stranamente su di giri - Quando ieri sera il buon vecchio Nack mi ha chiamato, stentavo a credere che il mio piccolo gioco avesse raccolto l’ostilità di qualcuno! Per questo gli ho chiesto di portarvi direttamente al nocciolo della questione! E sono ancora più triste nel vedere che anche altri non hanno accolto bene il mio regalo all’umanità! -

     - Quindi ci hai attirato in un’imboscata! - sbotta Knuckles, afferrando ancora una volta Nack per il collo - Ora ti concio per le feste! -

     - Bisogna risolvere tutto con la violenza con voi? - replica Trick, falsamente dispiaciuto.

     - Ci puoi giurare! - esclama una voce profonda che fino a quel momento non aveva parlato.

     Tutti i presenti ebbero il tempo sufficiente a voltarsi prima di scorgere una pallottola nera sfrecciare nell’aria e infrangersi sul dispositivo meccanico al centro della disputa. Con un sonoro crack sferragliante, la macchina finisce in mille pezzi sparati in tutte le direzioni, decisamente distrutta dalla furia dell’impatto. Il proiettile scuro responsabile dell’attacco si rivela, qualche secondo dopo, essere un battagliero Shadow the hedgehog. Rouge atterra dolcemente al suo fianco, non appena si rimette in piedi, strizzando l’occhio in direzione del gruppetto.

     - E con questo puoi dire addio al tuo delirio musicale, buffone! - dice Shadow, sprezzante.

     Mr. Trick gli lancia l’occhiata più indifferente del suo repertorio e batte piano le mani in un poco convincente tentativo di congratulazioni.

     - Non pensavo che ci fossero così tanti musoni al mondo, Sponky! Piuttosto seccante, non è vero? -

     - Puoi tornartene nel circo dal quale sei venuto! - incalza ancora Shadow - Il teatrino ha chiuso i battenti! -

     - Ne sei proprio sicuro, puntaspilli? Per quanto tu ti opponga all’idea, la musica è nel sangue di tutti noi! Non ho fatto altro che… darle una piccola spinta! -

     - Va bene, damerino! Se non la capisci con le buone, è il caso che cominci a scatenarmi! -

     Con grande sorpresa di tutti i presenti, alcune note allegre risuonano di nuovo nell’aria. E’ un ritmo frizzante di trombe che ricorda molto la samba. I presenti si guardano in giro per cercare di capire chi sarà la stella dello spettacolo questa volta. Quando il piede di Shadow comincia a muoversi incontrollato, seguendo il ritmo, questo dubbio viene subito fugato. Il riccio nero capisce al volo la natura della canzone. I suoi occhi si sgranano per la paura, la sua gola si secca e l’idea di dare spettacolo di fronte a tutta quella gente lo fa sudare freddo.

     - No! No! Tutto, ma non questo! -

 
    “I'm going bananas,
     And I feel like my poor little mind is being devoured by piranhas,
     For I'm going bananas.
     I'm non compos mentes,
     And I feel like a tooth being drilled, a nerve being killed by a dentist,
     For I'm non compos mentes”

     E’ tremendo per Sonic e gli altri assistere alla scena che gli si para di fronte. Shadow sfoggia un allegro sorriso come mai gli si è visto addosso. Indossa dei calzoni bianchi aderenti, un vaporoso costume azzurro da ballerino caraibico e un enorme sombrero con tanto di palline decorative. Impugna un paio di maracas variopinte che si diverte ad agitare per suonare insieme alla scatenata band alle sue spalle. Saltella e balla come mai si sarebbe immaginato e la sua voce suona acuta e stridula.

     “Who knows? Could be the wine I drink or it's the way I think,
     That makes me gonzo.
     Oh, Doctor Alonzo says I'm going bananas,
     Someone get me a bed in the "Casa de Loco" for all my mananas,
     For I'm going bananas, yes, I'm going bananas.
     Si, I'm going bananas”

     Una fila di costumi piumati a profusione e di figure pittoresche segue Shadow in uno sfrenato trenino che attraversa tutto lo spiazzale in cui la band si ritrova a suonare. Gli alberi tropicali che delimitano la pista da ballo ondeggiano al soffio di una brezza leggera, ma incredibilmente potente. Una pioggia di banane sommerge il corpo di ballo, al cui centro c’è Shadow, pronto a terminare la sua spensierata canzone e ad inchinarsi per ricevere i meritati applausi.

     Un silenzio di tomba attende il riccio nero al momento del suo risveglio dall’impeto musicale. Non ha il coraggio di guardare le reazioni che la sua esibizione ha provocato in tutti gli spettatori. Sente solo che è il caso di mettere in chiaro una cosa, prima di alzare la testa e fulminare tutti con un’occhiata omicida.

     - Non una parola! Non… una… parola! Se chiunque di voi farà mai riferimento a quello che avete visto oggi, giuro che lo ammazzo con le mie mani! -


FINE TERZO ATTO
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Colonna sonora:
- “Blood On The Dance Floor” di Michael Jackson, Blood On The Dance Floor (1995)
- “Pretty Fly (For A White Guy)” di The Offspring, Americana (1998)
- “Leave Me Alone” di Michael Jackson, Bad (1987)
- “Hot ‘n’ Cold” di Katy Perry, One Of The Boys (2008)
- “Rhythm Nation” di Janet Jackson, Janet Jackson’s Rhythm Nation 1814 (1989)
- “Maneater” di Nelly Furtado, Loose (2006)
- “Disturbia” di Rihanna, Good Girl Gone Bad: Reloaded (2009)
- “Confide In Me” di Kylie Minogue, Kylie Minogue (1994)
- “Waiting For Tonight” di Jennifer Lopez, On The 6 (1999)
- “On A Night Like This” di Kylie Minogue, Light Years (2000)
- “Dude (Looks Like A Lady)” di Aerosmith, Permanent Vacation (1987)
- “Get This Party Started” di Pink, Missundaztood (2001)
- “Bad” di Michael Jackson, Bad (1987)
- “I’m Going Bananas” di Madonna, I’m Breathless (1990)
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Capitolo 18
*** Full Speed Ahead #18 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta!) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #18

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#18

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Per quante qualità possiamo possedere, neanche noi siamo estranei alla menzogna. Fa parte della nostra natura nascondere la realtà sotto un sottile velo intrecciato di falsità, spinti da una serie di motivazioni tra le più diverse. Si può mentire per superbia, per invidia, per nascondere eventi potenzialmente dolorosi per sé stessi o per gli altri, per celare precisi intenti finalizzati a scopi da preservare o per proteggere la propria vita. Giudicare sbagliato o immorale a priori l’atto del mentire non è confacente ad una mente bene organizzata, dato che la psiche di quelli come noi è così complessa da non poter essere incasellata in situazioni uniche e universalmente valide. Tuttavia, esiste chi è talmente inviluppato in una rete di menzogna, creata da sé o da altri, da erigere un sottile muro trasparente con il resto del mondo, da indossare una maschera il cui peso diventa soffocante ogni giorno di più. C’è chi volontariamente decide di portarla, ma ci sono altri che non hanno alternativa e proseguono nella loro fragile manfrina fino a rendere inevitabile lo svanire del confine tra maschera e volto. Il nostro salvatore è forse chi più di tutti ha dovuto imparare a convivere con la menzogna, dato che gran parte della sua vita è stata tale fino a poco prima del suo estremo sacrificio, fino al momento in cui i motivi per cui ha indossato quella maschera si sono fatti chiari come la luce del sole. Nulla aveva più senso in quel frangente, se non l’irradiante consapevolezza che nessuna menzogna poteva più nascondere la profonda verità che lo stava animando, l’innegabile certezza che ogni frammento della sua vita era stato predisposto per condurlo infine verso quella strada, l’ultima strada che avrebbe percorso. Una maschera non ha significato senza che le nostre azioni la supportino, perché chi siamo veramente, all’infuori della menzogna, appare evidente nel momento in cui siamo chiamati a fare la nostra scelta. La verità che hai cercato per tanto tempo era una sola: sei nato per salvarci”

Dagli scritti dello Storico

LIBRO TOPAZIO

a.k.a.

Maschere


     Le prime ore della giornata erano state talmente frenetiche ed intense che sembrava assurdo non fossero trascorse via velocemente, quando quella gragnola di avvenimenti sembrava essersi srotolata nel corso di un periodo sterminato. Un deserto arido era stato trasformato di colpo nell’arena di un conflitto infuocato, protrattosi per un tempo sufficiente a far pensare a tutti i suoi contendenti di essere reduci da una lunga e faticosa maratona. Sarà stato a causa del caldo torrido, dei picchi di adrenalina o dell’ansia frenetica tipica della lotta, ma quando il paesaggio transitò da una cruda distesa di sabbia ad un fresco e fitto boschetto di pini non sembrò vero ai viandanti che fosse solo mezzogiorno.

     - Shadow si è sentito male? -

     Rouge, Drake ed Omega erano radunati attorno ad un piccolo fuoco da campo, i primi due intenti a consumare un pasto veloce preso dalle provviste di lei, mentre il robot era immobile e intento ad eseguire una scansione dei suoi sistemi interni. Avevano da poco trovato riparo all’ombra dei grandi alberi di quel boschetto, quando Drake decise di raccontare gli avvenimenti di quella mattina movimentata. Gli risultava strana la consapevolezza che appartenevano a diverse ore indietro, quando avvertiva ancora il brivido di eccitazione dello scontro. Dal momento in cui si era ricongiunto con Omega e Rouge e si era rimesso in marcia per raggiungere il campo base allestito nel boschetto quella stessa mattina, alle prime luci dell’alba, non aveva fatto cenno ai dettagli del suo confronto con Shadow. Si era limitato a sfoggiare in bella vista il frammento di pietra violetta che aveva rinvenuto e ad allontanarsi dal luogo il più in fretta possibile. Il sorriso a trentadue denti di Rouge, al rimirare l’oggetto dei suoi desideri, diventò di colpo una smorfia incredula quando seppe della sorte del riccio nero. Qualora se ne fosse resa conto, probabilmente avrebbe ricacciato quell’improvvisa sensibilità sotto la consueta maschera di frivolezza e distacco.

     - Non ho detto che si è sentito male, ho solo detto che è svenuto! - precisò Drake stranamente evasivo.

     Rouge sbuffò.

     - Al mio mondo chi sviene non scoppia di salute né va in giro saltellando! -

     - Tutto d’un tratto miss Perfezione ha deciso di pensare anche ad altri oltre che a sé stessa? La cosa mi commuove! -

     La ragazza voltò il capo con aria offesa, anche se era fin troppo evidente che si trattava di una posa.

     - Non ti conosco da tanto tempo ma ti ho capito, Rouge! - incalzò il lupo - E’ inutile che fai tutte queste scenette con me! Sono stato circondato da bugiardi per troppo tempo per non saperle riconoscere! -

     Aveva colpito decisamente nel segno. In pochi erano riusciti prima di quel momento a vedere oltre la superficiale apparenza del pipistrello e a non farsi abbindolare dai suoi modi esageratamente vezzosi. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, sentiva di provare un profondo rispetto per quel lupo, così acuto e virtuoso da non lasciarsi sedurre dalle sue pose sdolcinate.

     - Comunque non stavamo parlando di me, ma di Shadow! - continuò lei, facendo finta di niente - Che cosa gli è successo? -

     - Dopo che ha sventrato quel verme gigante è collassato sulla sabbia e non si è più mosso! Aveva solo perso conoscenza! -

     - Non hai tentato di rianimarlo? -

     - Ehi, mi hai per caso preso per un infermiere? Respirava ed era ancora vivo, è tutto quello che c’era bisogno di sapere! -

     - E così hai ben pensato di approfittare della situazione e di sottrargli gemma e radar, vero? -

     Lo sguardo di Rouge sfiorò il localizzatore da polso che portava Shadow, ora appoggiato accanto allo zaino. Drake si alzò di scatto e dal modo in cui fiammeggiavano i suoi pugni chiusi si capiva che non aveva preso bene l’ultima battuta. Le sue pupille lampeggiavano sinistre ed era come se dalle sue narici sprizzassero scintille.

     - Non osare darmi del volgare ladro! Non sono stato io a stendere Shadow, tanto meno con l’intento di derubarlo! Se quella gemma venisse ricomposta e finisse nelle mani sbagliate, nessuno su questo pianeta sarebbe più al sicuro! Anche se non conosco le sue intenzioni, non potevo correre rischi! Ma non per questo accetterò di essere chiamato ladro, né di essere paragonato a persone come te! -

     Solo al termine di quella sfuriata Drake si rese conto di avere un po’ esagerato, convinzione che si rafforzò quando la ragazza chinò il capo come se fosse mortificata. Si sarebbe aspettato una reazione battagliera, che avrebbe risposto a tono, ma a sorpresa rimase in silenzio per qualche minuto. Non avrebbe mai immaginato che dietro a quell’atteggiamento sfacciato e orgoglioso si celasse in realtà una donna fragile. Quando il lupo riprese il controllo dei nervi e si sedette di nuovo, sentì un vago senso di colpa bruciargli nello stomaco.

     - Ti chiedo perdono! - disse in tono calmo - Non avrei dovuto alzare la voce! -

     - E io non avrei dovuto darti del ladro! So che hai un forte senso della morale e lo rispetto più di quanto credi! Ho chiesto il tuo aiuto non solo perché conosco la tua forza, ma perché, da un certo punto di vista, condivido il tuo pensiero! Meglio usare quella pietra come stupido sfoggio di vanità femminile piuttosto che per un’estinzione di massa, no? -

     Drake rimase ancora più sbigottito. Stava decisamente scoprendo nuovi aspetti del carattere di Rouge di cui non aveva avuto il minimo sospetto. Nel deserto, era stato tentato di tenere per sé il frammento e nasconderlo alla ragazza in modo da fargli credere che se ne fosse appropriato Shadow. L’unico motivo per cui aveva desistito in questo proposito era l’impossibilità di sfuggire al radar di Omega. Adesso invece cominciava a capire che il vero volto di Rouge non era poi così egoista e superficiale come credeva. Se fosse riuscito ad entrare in contatto con lei, per quel che bastava a farle comprendere obiettivi che andassero oltre il denaro e la vanità, forse non sarebbe stato più necessario mentire. Si era unito a loro solo per rendere più facili le ricerche, ma se avesse potuto fare a meno di mentire, se avesse potuto coinvolgerli nel suo più ampio ideale, avrebbe avuto qualcun altro, oltre a sé stesso, su cui contare. Tuttavia, aveva bisogno di studiare di più quella ragazza prima di poter decidere se uscire o no allo scoperto.

     - Non avrei mai immaginato di sentirti dire una cosa del genere! - confessò Drake con una punta di sarcasmo.

     - Non faccio altro che ripeterlo a tutti, faccio anch’io delle buone azioni ogni tanto… e non solo quando mi conviene! - rispose lei con un debole sorriso.

     - Ti posso dare il merito di aver tirato Omega fuori dai guai, almeno! -

     - Strapparlo dalle grinfie di Metal Sonic è stata un’impresa! Ancora mi chiedo cosa ci facesse insieme a Shadow! -

     Drake giunse le mani e vi appoggiò il mento con fare meditativo. La sua espressione era seria e concentrata.

     - Non ne ho idea, ma è un’accoppiata che proprio non mi piace! Quei frammenti fanno gola a troppi ormai! Dobbiamo essere pronti… -

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     - …per quando li affronteremo di nuovo! -

     Levine continuava a parlare, ma quello che diceva non sembrava avere alcun impatto su Seth. Rimaneva semplicemente lì, seduto su quella fredda roccia con le gambe incrociate come se stesse meditando. Non un muscolo del suo corpo né della sua faccia si muoveva e sarebbe stato difficile distinguerlo da una statua per quanto rigida era la sua posa. I suoi occhi erano spalancati e fissi, senza che sbattessero mai le palpebre, e quelle sinistre iridi di acciaio rilucevano come punte di spilli. La ragazza, nel constatare che il suo ultimo tentativo di dialogo era andato sprecato come gli altri, perse del tutto la pazienza e si allontanò dallo sciacallo, ricacciandolo con un gesto secco della mano.

     Non sapeva perché si dava tanta pena per comunicare con lui quando il suo più grande desiderio era vederlo sprofondare fino agli occhi in un mare di rifiuti tossici. Forse riguardava il fatto che era diventato taciturno e scostante da quando lo aveva visto riemergere dalle profondità della terra il giorno precedente. Si era limitato a comunicare laconicamente il fallimento dell’operazione e ad allontanarsi dal luogo con passo lento, ma incalzante. Lo conosceva da tempo, ma raramente lo aveva visto così scosso, sebbene il suo atteggiamento tranquillo fungesse da abile copertura al suo nervosismo. Aveva tentato di progettare con lui un piano per recuperare il frammento rubato, ma evidentemente non era degna della minima risposta. Il resto di quella giornata e gran parte della mattinata di quest’ultima erano state spese in astruse meditazioni e nel silenzio più totale. La parte peggiore della faccenda era che senza di lui non avevano neanche la possibilità di rintracciare altri frammenti, dato che il suo zaffiro era l’unico mezzo di localizzazione di cui disponevano. A nulla valevano i tentativi della ragazza di informarsi sul da farsi e si disse che fino a quel momento aveva avuto fin troppa tolleranza. Il proposito di vendicarsi del loro vecchio maestro la allettava parecchio, ma non significava affatto che per quello avrebbe dovuto pendere dalle labbra di quello sciacallo doppiogiochista.

     Tornò sui suoi passi, pensando seriamente di lasciar perdere tutto e andare via, quando incrociò Getara, appena spuntato fuori dagli alberi lì vicino. Aveva uno sguardo annoiato e inespressivo.

     - Si fanno progressi qui? - domandò, scarsamente interessato.

     - Puoi guardarlo tu stesso! - replicò Levine indicando indietro con il pollice - Il sensitivo coi dentoni ha deciso di fossilizzarsi! E dato che ho di meglio da fare che aspettare i suoi sporchi comodi io me ne vado! Tanti auguri per la caccia al tesoro! -

     La ragazza spalancò le ali variopinte, con tutta l’intenzione di spiccare il volo e andare via, ma Getara la richiamò all’improvviso prima che si allontanasse troppo.

     - Non ti interessano neanche le informazioni che ho raccolto in città? -

     La farfalla si voltò e dall’espressione che aveva in viso sembrava combattuta sul da farsi.

     - Ti starò ad ascoltare solo per pura curiosità! Avanti, vuota il sacco! -

     - Mi hanno confermato che quei quattro mentecatti di ieri fanno parte di un’agenzia di detective e si fanno chiamare Chaotix! Penso che li possiamo rintracciare facilmente e recuperare quello che ci hanno sottratto! -

     Il lucertolone aveva un’aria fiera e sicura a dimostrazione della soddisfazione nel compito prefissatosi. Non era dello stesso avviso Levine che, sollevando un sopracciglio con espressione scettica, sfoderò l’occhiata più disinteressata del suo repertorio.

     - Davvero molto interessante! Lo segnerò sulla mia agenda, così quando avrò bisogno di bersagli per il tiro con l’arco saprò dove trovarli! -

     - Come? E’ un’occasione d’oro! Se sappiamo dove scovarli non avranno scampo contro tutti e tre noi! -

     - Senti, se volete continuare a giocare ai cercatori di diamanti, fate pure! Io me ne lavo le mani! -

     - E la vendetta contro Magorian? -

     - Magorian è storia passata! Non so tu, ma non ho la minima voglia di stare a rivangare rancori vecchi e sepolti! Non fa differenza per me se cammina ancora o se i suoi atomi sono sparsi per lo spazio! Ho la mia vita da gestire! -

     - La stessa vita con cui il nostro mentore ha giocato impunemente per anni? -

     Nessuno dei due si era accorto che Seth si era riscosso dal suo stato di trance e si era avvicinato senza farsi notare per ascoltare la conversazione. Sul muso scuro gli si allargava un sottile sorriso che sarebbe potuto sembrare cordiale a chi non lo conosceva, ma che in realtà nascondeva un fondo di aggressività. Aveva lo sguardo fisso nel cercare quello di Levine, la quale tentava di distoglierlo per non dargli l’illusione che lo stesse considerando, ma qualcosa di magnetico in quegli occhi la costringeva a desistere. Sapeva perfettamente del suo potere di scrutare nelle menti altrui tramite contatto visivo e non aveva la minima intenzione di offrirgli la propria in modo che potesse violarla a suo piacimento. Tuttavia, per quanto fosse forte la sua volontà, un senso di intorpidimento e di rilassamento fece lentamente crollare le sue barriere. Come potevano due pupille avere un simile effetto sulle persone su cui si posavano? La bizzarra comunicazione telepatica andò avanti per qualche rapido secondo, sottolineata da un silenzio carico di tensione, prima che Levine recuperasse i sensi con un brivido che le correva lungo la schiena.

     - Cosa hai cercato di fare? - domandò lei feroce.

     - Nulla che tu non sappia già! - fu la risposta enigmatica dello sciacallo.

     - Non c’è niente nella mia testa che ti possa interessare, quindi vedi di starne alla larga! -

     - Puoi tranquillizzarti! Ho già tutto quello che mi serve… adesso! -

     Levine aggrottò la fronte, ignara di ciò che il suo interlocutore aveva voluto dire. Per esperienza sapeva che non poteva fidarsi di lui e il suo ampio sorriso di certo non era utile a sopprimere un inquieto nervosismo. Avrebbe dato qualunque cosa pur di scoprire che cosa gli frullava in quel cervello diabolico e, per la prima volta, desiderò che Magorian avesse concesso a lei le abilità telepatiche.

     - Era ora che ti riprendessi! - intervenne Getara brusco - Sei stato imbambolato per un giorno intero! -

     - Oh, come mi dispiace! Vi eravate forse preoccupati? - rispose Seth, chiaramente sarcastico.

     - Non immagini quanto! - disse Levine - Ad ogni modo, cosa ti ha tenuto impegnato per così tanto? -

     - Avevo bisogno di recuperare il mio equilibrio! Ho usato tutte le energie che possedevo per venire fuori da quel vulcano! Spaccare tonnellate di roccia con la telepatia è qualcosa di estremo anche per me! E poi c’era un pensiero che mi frullava in testa… prima che ne avessi conferma! -

     Il fare di mistero in cui erano ammantate le sue parole lasciavano i presenti totalmente perplessi.

     - Perfetto! Così potrò dirti di persona che io mi chiamo fuori da tutta questa storia! Sono stanca di perdere tempo in giro con voi due a caccia di fantasmi, quindi cercati un altro pesce da accalappiare perché non mi rivedrai più! -

     Seth rise piano, apparentemente divertito da qualcosa.

     - Puoi anche andartene adesso, ma so benissimo che appena farai pochi passi lontano da me, ritornerai come un cagnolino, pregandomi di rientrare in questa squadra! -

     I pugni stretti della farfalla tremavano di rabbia di fronte a tale arroganza.

     - E cosa te lo fa credere con tanta convinzione? -

     Seth si picchiò un dito sul naso.

     - Questo è un mio piccolo segreto! -

     Dunque si voltò e si rivolse a Getara.

     - Quali notizie hai raccolto? -

     - Si dice che quei tre siano un gruppo di detective che si fa chiamare Chaotix! Non dovrebbe essere difficile scovarli! -

     - Su questo non c’è alcun dubbio! E’ ora che quel penoso branco di marmocchi impari che non si gioca con gli adulti! Prima spezzeremo i loro fragili colli come ramoscelli, vendicheremo l’affronto subito e poi recupereremo il frammento che ci hanno sottratto! -

     - Speravo di sentirtelo dire! - esclamò Getara sfregandosi le mani impaziente.

     - Non sapete pensare ad altro che al sangue e alla violenza voi due, vero? - sbottò Levine annoiata.

     - E’ per questo che siamo stati scelti da Magorian! - replicò Seth, ancora con quel sorriso raggelante - Esattamente come te! -

     - L’unica differenza è che io nell’uccidere ho stile! -

     - Uno stile che avrai modo di adoperare se continuerai a stare dalla nostra parte! -

     Levine non aveva la risposta pronta questa volta e, sebbene si potesse presumere che stesse pensando alla proposta, lo sguardo vacuo nelle sue pupille indicava il contrario.

     - Sono con voi! -

     - Non avevo dubbi! -

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     A chilometri di distanza, quella stessa mattina, una familiare casa a forma di volpe stava per diventare ancora una volta un luogo di incontro dove, probabilmente, si sarebbero decise le sorti del mondo. La riunione della sera precedente era stata aggiornata, data l’ora tarda, con l’accordo che sarebbe ripresa la mattina successiva a mente più fresca. Per evitare di far sparpagliare il gruppo e per rendere più rapida l’adunata, alcuni avevano deciso di rimanere in casa Prower per la notte. Tikal e Knuckles, dato che avrebbero speso troppo tempo per tornare ad Angel Island, approfittarono della disponibilità di Tails, sebbene l’echidna rossa, come suo solito, avrebbe preferito dormire all’aperto piuttosto che occupare la stanza degli ospiti. Cream aveva preferito dormire da Amy, sperando che la sua compagnia sarebbe potuta servire ad alleviare il dolore delle discussioni avute con Sonic. Per quanto riguarda gli altri due ricci, nessuno aveva notizia di loro, come del resto era naturale per due ragazzi dal carattere così simile, libero e indipendente.

     Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando, provenendo da due direzioni opposte ma diretti tutti verso l’imbocco del vialetto di casa Prower, arrivavano i tre ricci in questione, da una parte Sonic e Zephir, dall’altra Amy, con Cream e Cheese che trotterellavano sulla sua scia. L’espressione del ragazzo si pietrificò all’istante quando notò la sua compagna, maledicendo di averla incrociata proprio quando camminava insieme a Zephir. Amy non poteva fare a meno di accorgersene ma, nonostante tutto, non diede segno di alcuna reazione, esattamente come se quei due fossero stati invisibili. Anzi, esibì un sorriso a trentadue denti e si avvicinò alla porta di ingresso saltellando come una scolaretta. Sia Sonic che Cream rimasero sbalorditi da quello strano comportamento, tanto che si fermarono entrambi di fronte allo steccato, tentando di interpretare in modo razionale quella improvvisa allegria. Il riccio blu prese la coniglietta da parte, facendo cenno a Zephir di proseguire, e le parlò con tono serio.

     - Che cosa le è preso? -

     - Non lo so proprio! E’ da ieri sera che è così allegra e vivace! Ha insistito perché non andassimo a letto presto e siamo rimaste alzate a mangiare gelato e a guardare la tv! Rideva così forte che i vicini si sono lamentati per le urla nel cuore della notte! -

     - Quella ragazza non riesco proprio a capirla! - ammise Sonic grattandosi il capo.

     - Sai, dovresti davvero chiarire le cose con lei! Non è più la stessa da quando… bé, da quando avete dei problemi! -

     - Ma non so proprio da dove cominciare! Insomma, non mi fa neanche capire cosa le prende! E poi, tra parentesi, abbiamo ben altre grane a cui pensare in questo momento! Non posso mica mettermi a fare il principe azzurro con Eggman che ci alita sul collo! -

     - Penso che invece apprezzerebbe se lo facessi! Ha bisogno che le ricordi i motivi per cui ti ha inseguito per tanto tempo… o almeno è quello che io credo! -

     Cheese squittì e annuì con la piccola testa.

     Quando furono tutti entrati in casa, trovarono Tails in salotto e dal modo in cui le sue due code sbatacchiavano frementi intuirono che era piuttosto su di giri per qualche motivo. Sul tavolino di vetro erano ordinatamente poggiate le ricetrasmittenti da polso che avevano utilizzato più di una volta in precedenti occasioni. Erano tutti disposti attorno a lui, come dei soldati al richiamo delle armi e in attesa di ricevere istruzioni. C’era chi era serio e pronto all’azione, come Knuckles e Zephir, o che semplicemente attendeva con pazienza e curiosità, alla stregua di Cream e Tikal. Sonic ed Amy erano i soli ad essere distratti e scostanti, lui impegnato a lanciare occhiate interrogative a lei, e lei occupata ad ignorare con fermezza qualunque altro riccio presente nella stanza.

     Tails si schiarì la voce e cercò mentalmente le parole da usare. Non gli si addiceva molto la stoffa di leader ma, visto che era l’unico capace di utilizzare la tecnologia necessaria alla riuscita della missione, era anche il solo in grado di organizzare con efficacia le prossime mosse. Come se non bastasse, lo strano comportamento distante di Sonic gli diceva che se avesse affidato il comando a lui e al suo fare impulsivo non avrebbero cavato alcun ragno dal buco.

     - Ehm… allora! - cominciò il volpino cercando di mostrarsi sicuro - La situazione è la seguente! Ho lavorato quasi tutta la notte alla revisione delle nostre ricetrasmittenti! -

     - Ecco da dove veniva tutto quel fracasso di stanotte! - commentò Knuckles.

     - Ho scaricato all’interno il sistema di localizzazione del robot di Eggman che abbiamo trovato! Prima servivano a rintracciare i Chaos Emeralds, ma adesso, con lo stesso sistema, sono in grado di tracciare i frammenti della Gemma! Ho anche aumentato la portata del loro segnale, in modo che potessimo comunicare anche se siamo molto lontani! -

     - Ottima pensata! - intervenne Zephir - Specialmente se, come dici tu, questi sassi sono sparsi per tutto il pianeta! -

     - Esatto! Sono riuscito già ad identificare la posizione di altri tre! L’unico inconveniente è che si trovano in zone non proprio dietro l’angolo! Se ci muovessimo tutti insieme saremmo troppo lenti e rischieremmo che Eggman arrivi prima di noi, quindi pensavo che avremmo potuto dividerci in due gruppi per coprire maggiore terreno… sempre se siete d’accordo! -

     - Mi sembra più che ragionevole! - acconsentì Amy con enfasi fin troppo esagerata.

     Si avvicinò a Knuckles e lo prese a braccetto con un gesto brusco, suscitando la sua incredulità e quella di tutti gli altri.

     - Io sto in squadra con Knuckles, vero? - civettò con un tono che ricordava molto Rouge.

     Tails era spiazzato.

     - Ehm… a dire il vero… avevo altri programmi per voi tre ricci! Visto che vi muovete più rapidamente di tutti pensavo che vi sareste potuti occupare dei due frammenti più vicini! -

     - Ma questo vuol dire che mi tocca stare in squadra con Sonic! - ribatté Amy scocciata - Che noia! -

     Il volpino cercò con lo sguardo l’aiuto di Sonic, il quale aggrottò la fronte serio e parlò con un tono piatto che lasciava trapelare la sua perplessità.

     - Afferrato, Scheggia! Faremo come hai suggerito senza problemi! Dov’è che si svolgerà la festa? -

     - Il primo frammento che ho rilevato si trova da qualche parte nella Leaf Forest! -

     - Ma è dove viviamo io e la mamma! - sussultò Cream preoccupata.

     - Proprio per questo dovrà essere la vostra priorità! Cream, tu potresti andare con loro per stare vicino a tua madre! L’ultima cosa che ci vuole adesso è che si ritrovi sulla strada di Eggman! -

     - Va bene, Tails! -

     - Se riuscirete a prendere quel pezzo senza problemi, la vostra prossima destinazione sarà Scarlet Plains! C’è un altro frammento disperso tra quelle distese di terra rossa! Non sarà facile ritrovarlo! -

     - E che gusto ci sarebbe se fosse facile? - disse Zephir sicura di sé.

     Tails si augurò mentalmente che Amy non avesse notato quanto l’atteggiamento fiero di lei fosse incredibilmente somigliante a quello di Sonic. Purtroppo per lui, il modo in cui si aggrappava al braccio di Knuckles, sebbene lui tentasse di ritrarsi, diceva il contrario. Sospirando e sperando che tutto filasse liscio, proseguì con la spiegazione.

     - Nel frattempo, io, Knuckles e Tikal dovremmo dirigerci nella zona di Palmtree Panic, nella parte ovest di Mobius! E’ un’area tropicale parecchio distante da qui, per questo ho fatto il pieno al Tornado e ho stivato tutto quello che ci occorrerà per il viaggio! -

     - E’ una strada lunga! - disse Sonic - Siete sicuri di farcela? -

     - Non ci saranno problemi! - rispose Knuckles - Sarà uno scherzo per me trovare quella pietra, anche nel cuore della giungla! -

     - Dividerci è l’unico sistema che abbiamo per battere Eggman sul tempo! Non sappiamo quanti robot abbia sguinzagliato alla ricerca dei frammenti, quindi dobbiamo darci da fare in fretta! -

     - Rimbocchiamoci le maniche, allora! - concluse il riccio blu sfregandosi le mani.

     Uno dopo l’altro, i membri del gruppo presero una ricetrasmittente dal tavolo e la legarono attorno al polso.

     - Teniamoci spesso in contatto e… non corriamo rischi inutili! - li avvertì Tails nervoso - Bene, conviene prepararci! -

     Il tono definitivo con cui il volpino aveva parlato li convinse ad abbandonare la stanza e a dirigersi all’esterno dell’abitazione. Gli ultimi ad uscire furono Sonic e Knuckles, finalmente libero dalla morsa insensata di Amy. L’echidna ne approfittò per bloccare il riccio prima che uscisse e per parlargli con aria seria.

     - Ascolta, non so quali problemi tu abbia con Amy e, in tutta sincerità, non mi interessa! Cerca solo di non farli interferire con quello che abbiamo da fare! Recuperare quei sassi infernali è più importante di tutto ora! -

     Sonic, però, non sembrava disposto ad accettare consigli da lui e rispose con fare indispettito.

     - Non devi essere certo tu a darmi lezioni, Knuckster! -

     - Smettila di blaterare e ascoltami per una buona volta! Ultimamente ti comporti come un lunatico e voglio sperare che non sia a causa di quella tipa che hai portato qui! Concentrati sulla missione e portala a termine, però non dimenticare che Amy non merita la tua indifferenza! Se in quella tua testa bacata ti è entrata l’idea di farle qualche torto… bé, non ci penserò due volte a darti una di quelle ripassate che non si scordano, ci siamo intesi? -

     Knuckles aveva sfoderato il suo atteggiamento più minaccioso, nella speranza di far tornare Sonic sui propri passi. L’occhiata che ricevette di rimando era indecifrabile.

     - Staremo a vedere quando io per primo avrò capito qual è l’idea che ho nella mia testa bacata! Fino ad allora bada a Tails e a Tikal! Ci si becca al ritorno! -

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     Sarebbe stato difficile dire se il vapore biancastro che aveva attorno a sé era il gas in cui era immersa la capsula o il suo respiro che si condensava in nuvolette. Non ricordava che prima di allora avesse sentito così tanto freddo durante il suo trattamento rigenerante. Era inconsueto se ci pensava, non era esattamente di casa nella fortezza di Eggman, eppure i macchinari costruiti per prendersi cura del suo corpo e del suo potere erano tutti lì. Non poteva definirlo esattamente un nemico, dato che il suo modo di fare non gli aveva mai consentito di prendere una solida posizione di ostilità né di alleanza nei suoi confronti. Tuttavia, la realtà permeata di ironia era che, nonostante i numerosi torti che quell’uomo gli aveva inflitto, lui continuava a tornare al suo capezzale più spesso di quanto avrebbe voluto. La motivazione più prosaica era forse che solo il dottore possedeva la strumentazione necessaria a rinvigorire il suo corpo, ma ancora più in fondo era probabile che si sentisse legato a lui. Costituiva un piccolo, flebile laccio collegato all’unica vera famiglia che avesse mai conosciuto, quindi era comprensibile che, in una maniera tutta sua, Shadow considerasse Eggman un punto di riferimento. Le fredde e sterili pareti del suo covo erano tanto somiglianti a quelle del suo luogo di nascita, tanto che, se si sforzava con la memoria, riusciva ancora a ricordare la disposizione precisa degli ambienti e a paragonarla a quella di ciò che aveva di fronte. Il suo posto non poteva assolutamente essere accanto al dottor Eggman, dato che non condivideva buona parte delle sue idee apocalittiche. Nonostante tutto, girovagare tra i corridoi della torre, toccare le apparecchiature lampeggianti, respirare l’asettico odore del metallo, lo aiutava a sentirsi un po’ meno malinconico circa la sua condizione. Prima di stringere il sodalizio con il dottore, l’idea di avere una speranza di rivedere Maria era sigillata in un’area remota del suo cervello. Fu solo quando gli capitò di incrociare con lo sguardo l’imponente Techno Base che una piccola scintilla fece capolino nella sua testa, per poi trasformarsi in un incendio man mano che ricordava una per una le risorse di cui disponeva il dottore. Non pretendeva certo che fosse capace di resuscitare i morti, ma anche una pallida ombra della sua più cara amica gli sarebbe stata sufficiente, anche l’inganno di una famiglia fantoccio sarebbe servito a restituirgli le convinzioni perdute lungo la strada. Sicuramente non avrebbe potuto prevedere che, in quattro e quattr’otto, la reale prospettiva di avere proprio lei, in carne ed ossa, si sarebbe presentata prepotentemente senza mezzi termini. E quando questo accadde, ogni suo sforzo, ogni suo gesto, ogni suo pensiero finirono con l’essere concentrati solo ed esclusivamente verso l’obiettivo che si era prefissato. Non aveva avuto né tempo né voglia di provare a metterlo in discussione, non c’erano obiezioni a quello che voleva fare, nessuna possibilità di errore, niente che potesse dissuaderlo né fermarlo. Finalmente aveva tra le mani uno scopo concreto, qualcosa che aveva aspettato per lungo tempo e si era ripromesso che nessuna forza, né in cielo né in terra, sarebbe stata tanto grande da strapparglielo via.

     Poi era successo. Proprio quando la sua cieca determinazione era esplosa in un unico grande impeto, quando aveva fatto un passo avanti nel suo proposito, scrollandosi di dosso ogni opposizione, era improvvisamente crollato. Stringeva nel palmo della mano quel cristallo violetto, tanto da poterne avvertire la sinistra energia, e di fronte a sé si dipanava già la visione dell’agognata riunione, cancellata in un lampo da una potente fitta lacerante. Senza preavviso, si era sentito squarciare le carni dall’interno, come se si fossero pietrificate e sgretolate al colpo di un martello. Era stato così atroce da occludergli la gola, impedendogli di emettere qualunque suono, e così intenso da fargli perdere i sensi. Al suo risveglio, il frammento di pietra per cui tanto aveva faticato non c’era più e non avrebbe dovuto faticare molto per capire chi se ne era impossessato. Tuttavia, l’emozione predominante in lui in quel momento non era, incredibile a dirsi, la rabbia cieca per essere stato derubato, ma lo sconcerto e la paura per quello che gli era capitato. Si era sentito morire nell’arco di un istante e, nel microscopico lasso di tempo in cui il suo cervello poté formulare un pensiero coerente, aveva creduto che fosse arrivata per lui la fine. Non poteva permettere che una cosa del genere lo ostacolasse ancora in futuro, perché il conseguimento del suo scopo era più importante di qualunque altra cosa, persino della sua vita.

     Aveva recuperato uno sbattuto Metal Sonic e, insieme a lui, aveva fatto ritorno alla Techno Base. Le critiche e i rimproveri di Eggman non riuscivano a scomporlo minimamente, né a turbarlo in qualunque modo. Si limitava a rimanere con le braccia conserte ad ascoltare distrattamente le verbose maledizioni del dottore, perfettamente sicuro che per lui non avrebbero avuto alcuna conseguenza. Finita la ramanzina, si precipitò immediatamente nella sua capsula per il trattamento, sperando che il malore fosse stato causato da un eccessivo sforzo o magari da qualche sostanza cancerogena contenuta nelle interiora di quel vermone. Una volta rimessosi in sesto non ci sarebbe stato più nessun problema, o almeno era quello che sperava. Una parte di sé si diceva che quello che gli era capitato era ben oltre l’essere un semplice svenimento. Aveva avvertito come un esplosione provenire dall’interno del suo corpo, talmente intensa da distruggere ogni cellula. Aveva pensato di chiedere ad Eggman di effettuare delle analisi su di lui, ma si era detto che non era un’ipotesi da prendere in seria considerazione. Non si fidava di lui e temeva che se si fosse concesso inerme ai suoi studi, sicuramente avrebbe finito col giocargli qualche brutto tiro o, peggio, fargli qualcosa che lo rendesse un suo schiavo al completo. Non poteva correre un simile rischio. Shadow doveva continuare a giocare la parte dell’alleato fin quando non avrebbe ottenuto quello che voleva. Doveva continuare a portare la maschera fiera e indomabile che aveva sempre portato, perché se anche una sola delle sue inquietudini o delle sue paure fosse trapelata, la serena riuscita del suo proposito vitale sarebbe stata compromessa.

     Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal suono intermittente del computer. Il trattamento era completato e il vetro della capsula si aprì con un scatto, lasciando fuoriuscire il gas biancastro fino ad allora intrappolato. Shadow si mise in piedi e lo scoppiare di energia e di forza che avvertiva nei muscoli lo rincuorò. Tornò nella sala principale e vi trovò il dottor Eggman concentrato a digitare informazioni sulla tastiera della plancia.

     - Dove sono tutti? - domandò il riccio, non vedendo nessuno dei suoi robot nella stanza.

     - Ah, ti sei svegliato! - replicò l’uomo, voltando la sua poltrona per guardarlo.

     - Non ha risposto alla domanda! -

     - Ho mandato Metal Sonic e Sparky in direzione Leaf Forest! C’è un altro frammento nascosto da quelle parti! -

     Le orecchie del riccio si rizzarono e le sue pupille si sgranarono.

     - Perché non mi ha chiamato? -

     - Non volevo disturbare il tuo riposino! E poi dopo la tua deludente performance nel deserto preferivo non correre altri rischi! -

     - Non intendo correrli neanche io, se ha affidato a due inetti un incarico così importante! -

     - Rilassati! Sono due delle mie migliori creazioni e sanno il fatto loro! E poi la Leaf Forest è molto più vicina e accessibile di un deserto! -

     - Crede che sia saggio fidarsi di Metal Sonic? -

     - Non più di quanto lo sia fidarsi di te! - fu la risposta secca di Eggman - Ma Sparky è con lui! E anche se così non fosse, sa benissimo cosa rischia a ribellarsi nuovamente! -

     - In ogni caso ci sono troppe incognite! Oltre a Sonic, quei frammenti fanno gola anche a Rouge e al suo gruppo! Non intendo lasciare questo compito in mano a quei due! -

     Il riccio nero si voltò di colpo, con l’intento di recarsi immediatamente nella Leaf Forest, ma non appena diede le spalle al dottore, una nuova fitta lancinante gli attraversò il fianco destro. Meno forte della precedente, ma lo stesso sufficiente a farlo piegare in due dal dolore e a fargli digrignare i denti. Questo segno di debolezza ad Eggman non sfuggì, tant’è che aggrottò la fronte, tentando di capire cosa fosse successo, e si lisciò i baffi, come tutte le volte in cui si trovava di fronte a qualcosa di nuovo e inaspettato.

     - Forse ti converrebbe riposare un altro po’! Non hai una bella cera! -

     Shadow respirava affannosamente, aspettando che il dolore passasse per poter parlare senza dare segno che fosse successo qualcosa.

     - Rimanga in contatto con Metal Sonic! Voglio assicurarmi che non ci siano problemi! -

     Detto questo, attraversò le doppie porte automatiche e abbandonò la sala principale. Si appoggiò con la schiena al freddo muro del corridoio, tentando di recuperare il controllo. Subito dopo, diede un pugno sul muro per sfogare tutta la sua frustrazione.

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     Il gruppo composto dai tre ricci e dalla coniglietta impiegò poco più di un’ora per arrivare nella Leaf Forest, la loro prima destinazione. Considerando che solo due di loro erano in grado di spostarsi rapidamente, dovettero escogitare un sistema che non lasciasse indietro nessuno della squadra. Cream accettò di buon grado di viaggiare in braccio a Zephir, tenendosi aggrappata al suo collo, ma per Amy non fu lo stesso. Di solito non ci avrebbe pensato due volte a saltare addosso a Sonic e a stringersi forte a lui, ma in quel frangente si mostrò incredibilmente riluttante. Quando il riccio blu le ricordò che era l’unico modo per accelerare i tempi, lei replicò con una smorfia scocciata, intrecciando le braccia come se la cosa le pesasse non poco. La perplessità di Sonic di fronte a quell’insolito atteggiamento indifferente non fece altro che aumentare passo dopo passo durante la corsa. Si ricordava molto bene gli occhi luccicanti e il sorriso beato di lei ogni volta che capitava di portarla in braccio mentre correva. Tutto quello si era improvvisamente trasformato in un coro di sospiri spazientiti e occhiate di sufficienza. Sonic sentiva di dover risolvere in fretta quel malinteso perché la freddezza con cui veniva trattato cominciava davvero a stufarlo. Credeva di dover ascoltare il consiglio di Cream e parlare a cuore aperto con Amy, solo che preferiva farlo in un momento in cui erano soli, quindi conveniva aspettare che avessero completato la missione nella Leaf Forest.

     La prima tappa del loro viaggio era la casa della coniglietta. Spiegarono in breve a sua madre qual’era la situazione e le raccomandarono di stare ben attenta fintantoché il pericolo non fosse cessato. Cream decise di rimanere con Vanilla nel caso in cui avesse avuto bisogno di aiuto, lasciando la ricerca del frammento ai tre ricci. Amy aveva quasi supplicato la coniglietta con sguardi eloquenti perché non la lasciasse da sola con Sonic e Zephir, ma Cream non poteva fare diversamente dato che doveva pensare prima alla salvaguardia di sua madre. E fu così che con malcelato fastidio la ragazza si trovò suo malgrado ad interpretare la parte di quel che credeva un terzo incomodo. Procedeva impettita lungo i sentieri alberati, dando le spalle agli altri due, senza nemmeno curarsi di seguire le indicazioni del radar. Più Sonic la guardava e più gli risultava difficile capire come fare breccia in quel comportamento altezzoso e tentare di risolvere la questione senza problemi. Zephir, che era la più estranea alla faccenda, si limitava a sbirciare di sottecchi il suo radar, vittima di un silenzio imbarazzato.

     La strana atmosfera tesa che si era venuta a creare li aveva completamente resi dimentichi del fatto che probabilmente avrebbero dovuto correre per raggiungere in fretta il loro obiettivo. Sonic decise di prendere coraggio e, in un primo debole tentativo, tentò un approccio tranquillo con Amy, avvicinandosi quel che bastava a camminarle di fianco.

     - Credi che sia stato saggio lasciarle sole in casa? - domandò fingendo un tono casuale.

     - Non hanno bisogno di protezione, sai? - replicò lei con un sorriso esagerato - Sanno badare a se stesse! Come me! -

     La risposta secca non lasciò aperti altri spunti di discussione, cosicché Sonic dovette scervellarsi per trovare un modo in cui continuare a parlarle.

     - Ehm… ascolta, Amy! A proposito di… sì, di quello che è successo… io… ehm… volevo chiederti scusa! -

     Gli angoli della bocca della ragazza si incurvarono in modo strano.

     - Non ce n’è bisogno! E’ tutto perdonato! -

     - Davvero? - esclamò Sonic, incredulo che fosse stato così facile.

     - Certo! Tu hai bisogno dei tuoi spazi, come io ho bisogno dei miei! Quindi puoi continuare a gironzolare per il mondo quanto vuoi! Solo che non ti sarà facile trovarmi quando sarai di ritorno! -

     - Cosa… cosa vuoi dire? -

     - Voglio dire che, come tu puoi andartene a spasso liberamente, posso farlo anche io senza alcun problema! Quindi se finiremo col non vederci per un bel po’… pazienza! -

     Sembrava quasi impossibile per il riccio blu che fosse la stessa ragazza che lo aveva rincorso per tanto tempo a parlare. Aveva un tono e un atteggiamento nei suoi confronti completamente opposti e, anche se pensava che probabilmente se l’era meritato, non poteva fare a meno di provare sconcerto e una punta di nostalgia per il passato.

     - E a te starebbe bene tutto questo? -

     - Da adesso sì! E credo che non ci sarebbe problema neanche per te! -

     Era evidente che quell’affermazione lasciava spazio ad una pronta contraddizione da parte di Sonic, ma lui, persistendo nel non comprendere i meccanismi della psiche femminile, si limitò a scoccare un’occhiata stupita che tendeva al supplichevole.

     - Non intendevo ferirti! - fu tutto quello che gli venne in mente di dire.

     - Eppure lo hai fatto, ma non te ne sei preso la responsabilità! Mi dispiace, Sonic, sai che ci tengo a te, ma non posso sprecare il resto della mia vita ad aspettare che tu ti decida a trattarmi in maniera diversa! -

     L’accento definitivo in quelle parole sembrò mettere fine al dialogo. Amy strinse forte i pugni e alzò il passo in modo da distanziarsi dal sempre più scioccato Sonic. Era stato difficile per lei affrontarlo a testa alta, considerando quanto era grande l’affetto che provava per lui, ma era decisamente il momento di pretendere il rispetto che sentiva di meritare.

     Per tutta la durata della conversazione, Zephir era rimasta nelle retrovie, nella più totale indecisione su come comportarsi con loro in seguito. Sebbene il suo intuito le dicesse che in minima parte era responsabile di quel diverbio, non avrebbe dovuto intromettersi, non solo perché non erano affari suoi, ma anche perché avrebbe potuto peggiorare la situazione. Decise di evitare abilmente l’argomento e si avvicinò a Sonic con l’intenzione di riportare la sua attenzione sulla ricerca.

     Aveva appena allungato la mano per posarla sulla spalla di lui quando un fragore improvviso la fece sobbalzare. Un lampo luminoso era sfrecciato in un istante di fronte ad Amy, mancandola per un soffio, e aveva colpito un pioppo lì vicino. Il tronco si spaccò con uno scricchiolio sinistro e andò in fiamme, sradicandosi dal terreno e precipitando inesorabilmente verso il basso. La riccia rosa fece appena in tempo a fare un balzo indietro verso la salvezza quando vide l’ombra dell’albero allungarsi sopra di lei. Gli altri due le furono subito accanto mentre guardava, con il cuore palpitante, i rami nodosi del pioppo spezzarsi.

     - E’ stato un fulmine? - domandò Zephir, sconcertata.

     - Il proverbiale fulmine a ciel sereno? - completò Sonic, di nuovo inopportuno.

     Alla loro destra, spuntando tra la fitta vegetazione, apparvero due sagome familiari. La prima era una lince dallo sguardo vacuo e dal braccio robotico, la seconda un riccio blu rivestito completamente di metallo. Il felino aveva ancora il polso protratto in avanti, con le aste metalliche che vi sbucavano fuori ancora fumanti. Non si accorsero della presenza di altri fino a quando non si avvicinarono ai resti del pioppo.

     - Tu! - dissero ad una sola voce Sonic e Metal Sonic, puntandosi il dito contro a vicenda.

     Non ci fu alcun ulteriore scambio di battute. Entrambi saettarono in avanti, pronti a scontrarsi, senza la minima esitazione. Sonic era sicuro di riuscire a sferrare il primo colpo, ma dovette ricredersi quando Metal fu più rapido di lui ed infranse il proprio pugno sul suo volto. Nell’istante in cui Sonic fu atterrato, Zephir si mosse alla velocità del lampo e ingaggiò un confronto a suon di calci con il robot. Il tutto si era svolto troppo velocemente per la povera Amy, che stava ancora cercando di razionalizzare cosa fosse successo. La sua attenzione fu catturata da Geoffrey, il quale era intento a frugare tra le foglie dell’albero abbattuto.

     - Geoffrey! - lo chiamò lei, rimettendosi subito in piedi e correndo verso di lui.

     La lince non diede però il minimo segno di averla sentita. Persistette nella sua ricerca e, infine, tirò fuori un piccolo pezzo di pietra dal colore giallo scintillante. Quando Amy lo notò, si diede della stupida per aver perso tempo a bisticciare con Sonic invece di prestare attenzione al radar sul suo polso. Tuttavia si disse che forse poteva ancora recuperarlo, se solo Geoffrey le avesse dato retta.

     - Sei ancora tutto intero per fortuna! - esclamò con una punta di tremore nella voce - Avevo paura che Eggman avesse completato il lavoro su di te, Geoffrey! -

     Il felino inclinò la testa da un lato in modo meccanico, non facendo presagire niente di buono.

     - Il mio nome è Sparky! - recitò come una registrazione.

     Con uno scatto metallico, le aste sul suo polso metallico si aprirono e furono attraversate da un fascio di elettricità.

     - Non farlo, Geoffrey! Ti prego, non puoi lasciarti controllare da Eggman! -

     Il felino non volle sentire ragioni e avvolse il suo pugno in un bozzolo luminoso di elettricità prima di sferrarlo contro la riccia rosa, la quale fece appena in tempo ad allungare il martello di gomma per pararsi dal colpo.

     - Amy! - esclamò Sonic, ancora bloccato tra le grinfie di Metal.

     Fu Zephir ad intervenire prontamente e a caricare Geoffrey con la spalla, mettendolo temporaneamente al tappeto. Poi porse la mano ad Amy per aiutarla a rialzarsi, ma lei la rifiutò, scoccandole uno sguardo di sfida.

     - Niente di rotto? -

     - Potevo farcela anche da sola! -

     - Di solito si dice: “Grazie per avermi salvato!” -

     - Si dice anche: “Non rubare il ragazzo delle altre!” -

     La situazione cominciava a farsi confusa su tutti i fronti. Un grosso tonfo interruppe il breve battibecco tra le due ragazze. Era Sonic che finiva a terra per l’ennesima volta, incredibilmente incapace di tenere testa al suo avversario. Gli corsero incontro, ma lui intimò loro con un braccio di farsi indietro. Il fuoco del combattimento si era risvegliato nelle sue pupille.

     - Che ti succede, riccio? Hai perso il tuo spirito combattivo? - lo schernì il robot, inebriato dal potere che aveva su di lui.

     - Quando è l’ora di rottamare i ferrivecchi sono sempre in prima linea! - replicò Sonic sorridendo.

     - A guardarti non si direbbe! Stai combattendo come una mammoletta! Cosa ti prende? Non ti va di fare a pugni con i vecchi nemici? -

     - Sei talmente vecchio che finirai con l’ammuffire! Non ti stancherai mai di darmi la caccia? -

     - Eliminarti è il motivo per cui sono nato! E’ il mio scopo nella vita e tutto quello che ha senso per me! -

     - Spiacente di deluderti, allora, ma finirai alla discarica prima di poterci riuscire! -

     Proprio mentre i due si preparavano a sferrare un nuovo attacco, con un veloce balzo Geoffrey si frappose fra loro puntandogli contro i pugni chiusi.

     - Il dottor Eggman ha comandato di fare rientro al termine della missione! - disse in tono piatto a Metal Sonic - Il frammento è stato recuperato! La missione è completata! -

     - Forse lo sarà la tua, ma la mia è ancora in sospeso! - dichiarò il robot e una lama dorata spuntò dal suo polso. Tuttavia Geoffrey non si lasciò intimidire.

     - Gli ordini sono molto chiari! Dobbiamo rientrare! -

     - Gli ordini sono fatti per i burattini come te! Levati di mezzo! -

     Una veloce falciata con lo spadino e la mano meccanica del felino venne danneggiata. Sparò un getto di scintille accompagnato da uno scoppio e cominciò a tremare senza controllo. Il pugno chiuso si spalancò e il frammento giallo di Gemma rotolò sul prato con un tintinnio. Era l’occasione che Sonic stava aspettando. Approfittando della schermaglia tra i due avversari, scattò rapidamente verso di loro, rotolò sul terreno e afferrò la pietra con un veloce movimento.

     - Non oggi, riccio! - ringhiò Metal, furente.

     Una seconda lama spuntò dall’avambraccio del robot, il quale la utilizzò subito per sferrare una sforbiciata potente. Sonic si spostò dalla traiettoria dell’attacco appena in tempo, ma non poté evitare di essere ferito ad un braccio dalla spada e perdere l’equilibrio. Il frammento gli sfuggì di mano e finì tra l’erbetta ancora una volta. Gli istanti successivi scorsero così veloci che in seguito tutti avrebbero dovuto faticare per rimetterli mentalmente in ordine.

     Sia Metal Sonic che Geoffrey piombarono come due aquile alla volta della pietra, bramosi di impossessarsene per primi. Ebbe la meglio il robot, che posò il palmo aperto sul sassolino ma, in contemporanea, anche la lince raggiunse l’obiettivo, mettendo la mano danneggiata su quella del riccio metallico. L’elettricità nel braccio di Geoffrey si sprigionò tutta insieme, investendo sia la pietra che Metal Sonic con un fulmine ad alto voltaggio. Il robot barcollò stordito, stringendo nel pugno il pezzo di Gemma. Per qualche strana reazione innescatasi, adesso l’energia elettrica che lo avvolgeva veniva prodotta dal frammento, quasi come se fosse diventato un generatore di corrente. L’energia luminosa strisciò su di lui come un’anguilla, penetrando nei suoi circuiti interni e facendo brillare i suoi occhi bionici. Sonic, Amy e Zephir osservavano l’inquietante spettacolo con gli occhi sgranati.

     Ci fu un forte rimbombo e i lampi prodotti dalla pietra finirono con l’essere assorbiti interamente dalla struttura metallica di Metal Sonic. Scrollò le spalle come in preda ad una grande stanchezza e lasciò le braccia penzoloni ai suoi fianchi. Le sue pupille avevano assunto una spaventosa colorazione viola. Spalancò la mano, ancora calda e guizzante di elettricità, e notò con sconcerto che la piccola pietra era incastonata con precisione nell’acciaio.

     - Mi sento… diverso! - mormorò il robot, ancora stordito dal colpo.

     - Cosa gli è successo? - domandò Zephir, preoccupata.

     - Non ne ho idea! - rispose Sonic - Speriamo solo che quel fulmine lo abbia tostato ben bene! -

     - Cos’è questa strana sensazione? E’ come se… di colpo fossi… no, non è possibile… eppure non sento più… devo verificare! Unità Metal Sonic, accesso al sistema centrale! -

     Dei suoni cibernetici risuonarono nella sua cassa toracica per qualche secondo. La sua risata trionfante al termine della verifica fece dedurre a Sonic che probabilmente l’esito era stato positivo per lui… ma quanto poteva esserlo per loro?

     - Cosa ci trovi di tanto divertente? - chiese Zephir sprezzante.

     - Semplicemente il gusto della dolce libertà! Non so come sia potuto succedere, non so come questa pietra sia riuscita in quello per cui ho lottato tanto, ma adesso non sono più schiavo di nessuno! -

     - Quel lampo deve averti fritto il cervello! - lo schernì Sonic, mal celando il suo nervosismo.

     - Sono sicuro che ti piacerebbe se fosse così, non è vero? Per anni sono stato alla mercé di Eggman, sprecando il dono della mia intelligenza artificiale facendogli da lacchè! E quando ho tentato di ribellarmi ridisegnando il mio corpo in metallo liquido e organizzando il piano della mia vittoria, sono stato sconfitto da te e punito da lui(1)! Mi ha privato del mio cervello e mi ha reso una facile preda per i giochi spudorati di Magorian(2)! E quando ha deciso di sfruttarmi ancora per i suoi ridicoli propositi, mi ha fatto quanto di peggio si possa immaginare! Mi ha restituito l’intelligenza solo per farmi osservare quanto fosse degradante essere privato del libero arbitrio! Il dispositivo che mi ha impiantato gli permette di distruggere i miei circuiti con un click se solo provassi a ribellarmi… ma questo fino ad oggi! -

     Metal Sonic afferrò il comunicatore sul suo petto e lo strappò con violenza, frantumandolo nel palmo della mano.

     - Questa pietra ha annullato il suo controllo su di me e mi ha dato il potere necessario a conseguire il mio scopo! -

     - Se provi a torcere un aculeo a Sonic, finirai in una frittata di transistor! - esclamò Amy brandendo il suo martello.

     L’inaspettato impeto protettivo che aveva avuto nei suoi confronti, colpì molto la sensibilità del riccio, tanto che per un attimo un moto di affetto e di sollievo sostituì la preoccupazione per lo stato di Metal Sonic.

     - Puoi stare tranquilla, ragazzina! - replicò il robot - Non ho ancora intenzione di ucciderlo! Prima voglio dargli un assaggio di quanto possono essere grandi le mie risorse! E’ passato un po’ di tempo e il mio corpo è molto diverso, tuttavia possiedo ancora i codici necessari al mio grande ritorno e grazie a questa pietra sono in grado di fare qualunque cosa! -

     - Allora vedi di tenere a freno la linguaccia! - commentò Sonic, improvvisamente più sicuro di sé - Stai annoiando tutti con questo comizio! -

     - Hai ancora il coraggio di prendermi in giro? Povero patetico istrice! Non hai idea di quello a cui andrai incontro! Osserva… il ritorno di Metal Overlord! -

     Metal Sonic strinse il pugno e un fascio di energia proruppe in un bagliore intenso. Tutto il metallo del suo corpo divenne incandescente e cominciò a deformarsi come plastilina. Gli aculei sulla sua testa si spaccarono a metà, facendone sgusciare fuori degli altri più lunghi e appuntiti. Le placche sulle sue spalle si separarono dal collo e si sollevarono più in alto. Dalle sue ginocchia e lungo tutto le gambe proruppero degli spuntoni metallici, così come dalle sue scarpe, che divennero più affusolate e appuntite. Delle borchie e delle lastre sottili di acciaio contornarono il suo torace, a mo di armatura medioevale. Il motore per la velocità supersonica sulla sua schiena si divise di netto in due parti che si posizionarono in orizzontale più in basso sulla sua schiena. Una lamina di metallo penzolante si allungò con plasticità fino a formare un rigido mantello.

     - Cosa ne dici di prendermi in giro adesso? - urlò Metal Sonic, trionfante dopo la trasformazione - Coraggio, mostrami il tuo famoso sarcasmo adesso! -

     Un lampo elettrico abbagliante sgorgò dal frammento di Gemma fuso con la sua mano, ma non fu abbastanza rapido da centrare il bersaglio. Sonic afferrò per i fianchi Amy e Zephir e si gettò con loro da un lato, scansando la saetta che, nel frattempo, era stata così potente da creare un piccolo fosso nel terreno.

     - Ottima mossa! - giudicò il robot - Sei un degno avversario, ma nulla ti potrà salvare da quello che ho in serbo per te! Per te e per tutti quanti! -

     I reattori sulla sua schiena si attivarono, producendo un forte rombo e un fitta nube di fumo. Metal Sonic prese il volo in un istante e si allontanò dalla scena del combattimento, addentrandosi ancora di più nella foresta. Poi fu il silenzio.

     - Nella classifica delle cose che non ci volevano adesso, questa stravince al primo posto! - sentenziò Sonic, preoccupato.

     - Geoffrey! -

     Amy si precipitò al capezzale della lince, rimasta a terra e priva di sensi. Si erano completamente dimenticati che anche lui aveva assorbito in pieno la scossa elettrica provocata dal frammento di Gemma. La riccia si chinò su di lui, lo prese per le spalle e gli diede un forte scossone.

     - Fai attenzione! - si raccomandò Zephir - Potrebbe attaccarti se si sveglia! -

     Come se non l’avesse sentita, Amy persistette nel tentativo di rianimarlo. Prese a schiaffeggiargli la faccia fin quando non notò una debole reazione delle sue palpebre.

     - Potresti schiaffeggiarmi più forte, Sheila? Ho ancora un po’ di sensibilità rimasta! - mugugnò confusamente.

     - Geoffrey? -

     La lince aprì gli occhi e li sbatté un paio di volte prima di focalizzare l’immagine che aveva davanti.

     - Miss Amy? Sei tu? -

     - Geoffrey! Sei tornato in te finalmente! -

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     Il tragitto percorso in volo da Metal Sonic attraverso tutta la foresta terminò quando il labirinto alberato in cui era immerso si aprì in una piccola radura quadrangolare spazzata dal vento. Sembrò che per lui fosse il posto giusto per fermarsi, poiché puntò i piedi verso il terreno, smorzò la carica dei reattori e atterrò dolcemente. Si guardò per un attimo intorno, come per verificare che nessuno lo avesse seguito e che non ci fossero occhi indiscreti ad osservarlo. Dunque premette un piccolo pulsante sul suo petto e, da una fessura circolare apertasi sul prato, spuntò come un fungo una torretta metallica dalla testa sferica e dotata di un minuscolo laser ottico.

     - Unità Metal Sonic! Codice di identificazione: 07487! - recitò il robot.

     Un segnale acustico di accettazione gli fece capire che i suoi dati erano stati confermati. La torretta sparì inghiottita dal prato e fu seguita da un sonoro click. Una grande piastra metallica, mimetizzata nel terreno grazie ai fili d’erba che la ricoprivano, si spalancò all’improvviso, discendendo nel sottosuolo e formando una lunga rampa che conduceva all’interno di una galleria. Metal Sonic la discese, percorrendo uno stretto sentiero scarsamente illuminato e arrivando ad un portone a tenuta stagna. Immise gli stessi dati di fronte ad un pannello luminoso e la porta gli si spalancò di fronte.

     Il locale in cui si fece strada era una sorta di magazzino sotterraneo, ampio e squadrato, illuminato da luci al neon azzurre appese alle pareti. Un ronzio fastidioso riempiva l’aria stantia, causato da un enorme generatore elettrico nell’angolo, collegato a tutte le apparecchiature presenti nel salone, che lavorava incessantemente. Oltre ad attrezzi da lavoro e casse impilate, colme di parti meccaniche, l’intero spazio era occupato da centinaia e centinaia di robot rossastri, fermi sull’attenti e privi di vita. Ce n’erano di piccoli e rotondi, simili nella corporatura al dottor Eggman, alcuni più alti e più pesantemente corazzati, ed alcuni di dimensioni notevoli, armati fino ai denti e dall’aspetto decisamente minaccioso. Sul soffitto sovrastava un’enorme calamita di forma circolare, collegata alla trave di una gru i cui comandi si trovavano su di una piattaforma sopraelevata. Il magnete serviva probabilmente per spostare con più facilità i robot più grandi da una parte all’altra del magazzino.

     - Suppongo di doverti ringraziare, Eggman! - disse Metal Sonic tra sé e sé ammirando lo spettacolo - Senza questo tuo arsenale avrei dovuto ritardare la mia gloriosa rinascita! -

     Si avvicinò con spavalderia ad uno dei robot soldato panciuti e lo accarezzò brevemente sulla testa. Dopodiché gli coprì gli occhi con la mano e la lama nel suo polso scattò di colpo, tranciandogli il capo di netto, in una marea di scintille e scariche elettriche. Senza nessuna pietà, fece scorrere la spada lungo tutto il suo corpo, tagliandolo a metà e riducendolo in un cumulo di rottami. La gemma incastonata nella sua mano brillò e sparò un getto di energia che avvolse i poveri resti dell’automa, scomponendoli come in un gioco di costruzioni e facendoli fluttuare nell’aria. Alcune parti ibride volarono in direzione del braccio di Metal Sonic e lì vi si fusero, rinforzandone la struttura protettiva.

     - E’ ora di rispolverare le vecchie abitudini! -

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     Nel frattempo, la situazione di puro pericolo aveva assunto una piega del tutto insolita quando i quattro che dapprima stavano combattendo tra di loro, si ritrovarono seduti sul prato a conversare placidamente.

     - Vuoi dire che ti ricordi tutto quello che è successo? - ripeté Amy Rose, quasi del tutto incredula.

     - Ogni cosa! - confermò Geoffrey con un sorriso incoraggiante - So del piano del dottor Eggman per raccogliere questi frammenti di pietra! Ero perfettamente cosciente di tutto, ma non riuscivo a controllare il mio corpo né a fermarmi! Sono davvero molto dispiaciuto! -

     - Non è stata colpa tua! - disse Sonic - Anzi, sei stato fortunato a non finire completamente robotizzato! Solo non riesco a capire come sia possibile che adesso sia tornato in te! -

     - Penso che sia stata l’energia di quella pietra! L’elettricità del mio braccio deve averla stimolata a tal punto da farle liberare il suo potere residuo, liberando Metal Sonic e me dalle nostre rispettive schiavitù! -

     - Quei frammenti sono davvero in grado di fare una cosa del genere? - domandò Zephir impressionata - Cavolo! Riesco a capire perché il dottor Panzone ci voglia mettere le mani sopra! -

     - Almeno questo fortunato incidente ci ha dato un paio di zampe in più! - esclamò Amy ottimista.

     - Non per romperti le uova nel paniere! - replicò Sonic - Possiamo davvero fidarci? Insomma, fino a qualche minuto fa stava cercando di arrostirci e adesso fa la parte dell’amicone! -

     - Ci avrei messo la mano sul fuoco che avresti detto così! - ribatté la riccia, seccata.

     Sonic avrebbe voluto incalzare nel dialogo per sostenere la sua teoria, ma l’argomento era stato già discusso in precedenza e non aveva fatto altro che incrementare la gravità del suo litigio con lei, per cui esitò prima di parlare e tentò di trovare parole più temperate. Fu proprio Geoffrey a risparmiargli la fatica di intervenire in merito.

     - Tranquilla, miss Amy! Non posso certo biasimare il tuo amico! Non pretendo che vi fidiate ciecamente di me, specialmente quando non sappiamo se questa situazione è permanente o meno! -

     - Bé, se Eggman non è riuscito a robotizzarti completamente, come ci hai raccontato, avrà fatto qualcos’altro per mantenere il controllo su di te! -

     La lince sorrise in segno di consenso.

     - Ero semicosciente quando il dottore ha verificato il mio stato dopo che l’operazione non è andata a buon fine! Se ben ricordo, è l’effetto di questa piastra che mi ha applicato sul petto a rendermi suo schiavo! -

     - Ottimo! - disse Amy, alzando in aria il suo martello di gomma - Quindi dobbiamo solo togliertela da lì e tutto sarà a posto! Resta fermo, ci vorrà solo un secondo per farla a pezzi! -

     - Ehm… ti ringrazio per la gentilezza, ma credo che sia preferibile usare un po’ più di… tatto! Del resto non sappiamo se danneggiandola si risolve il problema o si rischia di peggiorare la situazione! -

     Convinta dalla risposta, la riccia abbassò l’arma e assunse un’aria pensosa.

     - Dovremmo farti dare un’occhiata da Tails! Solo che non sappiamo quando tornerà dal viaggio con gli altri! -

     - Al momento abbiamo cose più importanti di cui occuparci! - affermò Geoffrey determinato - Metal Sonic! Ha acquisito un potere spaventoso e di certo non lo userà per qualcosa di buono! -

     - Se sapessimo dove è andato potremmo inseguirlo e recuperare la pietra! - disse Zephir.

     - Fortunatamente c’è un modo efficace per localizzarlo! Prima di partire per questa missione, il dottor Eggman mi ha installato un dispositivo capace di tracciare i suoi movimenti! Voleva che io lo tenessi d’occhio, in caso decidesse di giocare qualche brutto tiro! Parole profetiche, direi! -

     - Wow! Per una volta testa d’uovo ha avuto una pensata a nostro vantaggio! - commentò Sonic soddisfatto.

     Geoffrey si mise in piedi e armeggiò con un piccolo quadrante verde sul suo avambraccio. Il polso e la mano robotica erano ancora danneggiati dopo l’attacco di Metal Sonic, e ogni tanto sprizzavano qualche debole scintilla e qualche filo di fumo, ma fortunatamente il resto del braccio era rimasto illeso.

     - Credo di sapere dove sia diretto! E non mi piace per niente! - borbottò la lince, fattasi di colpo seria.

     - Cosa succede? -

     - Poco lontano da qui c’è uno degli arsenali sotterranei di Eggman! E’ uno dei covi in cui stipa i suoi robot da combattimento in attesa di poterli usare! Se Metal Sonic riuscisse ad attivarli… bé, diciamo che le nostre possibilità di sconfiggerlo sarebbero molto ridotte! -

     - Il primo passo di un pazzo che vuole potere è farsi un esercito! - sentenziò Zephir.

     - Allora bisogna intervenire subito! - concluse Amy, determinata - Facci strada, Geoffrey! -

     - Un momento! - li fermò Sonic.

     Amy fece roteare gli occhi, segno che stava perdendo la pazienza.

     - Ascolta, io non ho niente contro di te né voglio mettere in dubbio la fiducia che ha Amy in te! Voglio solo capire perché stai facendo tutto questo! Insomma, sei stato rapito e schiavizzato da Eggman, ti risvegli all’improvviso insieme ad un gruppo di sconosciuti che stavi tentando di eliminare, non sei per niente confuso e adesso vuoi andare a muovere guerra ad uno dei tuoi aguzzini senza neanche riordinare le idee? Cavolo, amico, sei anche più pazzo di me! -

     - Evidentemente abbiamo qualcosa in comune! - rispose lui con un sorriso - Posso capire cosa ti ha spinto a chiedermelo! Mi risveglio all’improvviso e, come per magia, vi so indirizzare verso il vostro nemico! Puzza tanto di trappola, non è vero? Non ho prove a conferma di quello che ti dico, né posso spiegarti perché miss Amy si fidi tanto di me sebbene ci conosciamo poco! Tuttavia so che fermare quell’invasato ammasso di lamiere è la cosa giusta da fare e, anche se sono stordito, contuso e ho urgente bisogno di un bagno, non posso perdermi il divertimento! -

     Il sorriso fiducioso, i suoi modi cordiali e la sua risposta amichevole non poterono non convincere Sonic della lealtà della lince. Aveva detto esattamente quello che avrebbe detto anche lui, senza magari quel tono da supereroe dei fumetti, ma il principio era lo stesso. Forse era troppo avventato, forse stava spingendo se stesso e le due ragazze in una trappola, forse stava dando troppo poco peso alla gelosia nei suoi confronti per quanto riguardava Amy, ma decise di fidarsi comunque.

     - Che posso dire! - disse infine con un ghigno - Il tuo toccante discorso da supereroe mi ha convinto, Capitan Felino! -

     Il sorriso di Geoffrey non fu tanto appagante quanto quello di Amy per il riccio blu.

     - E’ il suo modo per dirti che sei dei nostri! - spiegò lei - Io so che hai salvato me e Cream una volta, e non ho bisogno di sapere altro! -

     - Io non so chi sei neanche alla lontana! - intervenne Zephir in tono pratico - Però più siamo e più calci possiamo dare al sedere di Eggman! -

     - Il che vuol dire che possiamo cominciare daccapo! - disse Geoffrey soddisfatto e porse la mano di metallo a Sonic - Piacere! Sergente Geoffrey Van Marten! -

     - Sonic the hedgehog, fratello! E non te la prendere se non ti stringo quella mano, ma la stretta con la scossa è un trucco vecchio e superato! -

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     Si era fatto pomeriggio inoltrato quando il quartetto sbucò nella radura, seguendo i passi di Metal Sonic.

     - Unità Sparky! Codice di identificazione: 08175! -

     Al trillo di accettazione del computer, il terreno cominciò a sprofondare, rivelando una rampa metallica che conduceva ad un locale sotterraneo.

     - Hai persino un tuo codice di identificazione! - considerò Sonic, dopo un fischio ammirato - Testa d’uovo deve averti preso molto in simpatia se ti ha dato da subito tutte le sue informazioni private! -

     - Credo che punti molto su di me! - confessò Geoffrey con una scrollata di spalle - Peccato per lui quando gli darò la mia lettera di dimissioni! -

     Si inoltrarono nel corridoio, guardinghi e attenti ad ogni movimento, mentre la luce del sole spariva per lasciare spazio a quella azzurrina e angosciante dei neon. Gli unici suoni che rompevano il silenzio erano i loro passi sulla superficie di pietra liscia del pavimento, almeno finché Amy non allungò il passo per arrivare accanto a Geoffrey. Nel fare questo, un suo spontaneo istinto fu di prendere la mano penzolante di Sonic ed intrecciarne le dita con le sue. Non avrebbe saputo dire se era un suo modo per ringraziarlo di aver avuto fiducia in Geoffrey, o semplicemente l’espressione del desiderio che quella lite finisse e che tutto tornasse a posto. Il sollievo procurato dal ritorno ai sensi della lince l’aveva resa molto più incline a sventolare la bandiera di pace e propensa ad offrire a Sonic un’occasione di rimediare ai suoi errori.

     Il riccio blu, del resto, rimase colpito da quel piccolo gesto, dato che da parecchio la ragazza non le rivolgeva un cenno affettuoso, vuoi per la lontananza, vuoi per il recente litigio tra di loro. Non era né il tempo né il luogo per replicare, ma Sonic non poté fare a meno di sorridere contento, sicuro che, non appena quella storia fosse finita, sarebbe riuscito a mettere le cose a posto.

     - Ho conservato la tua sciarpa! - disse Amy porgendo alla lince il pezzo di stoffa rossa - Ho pensato che volessi riaverla! -

     - Molto gentile da parte tua! Allora ti chiedo di tenerla per me, almeno fin quando non sarò sicuro di essere di nuovo padrone di me! -

     La riccia rosa accettò senza obiezioni. Avvertiva una strana sensazione di familiarità quando era in sua compagnia, come se lo avesse già conosciuto molto tempo fa e fossero stati grandi amici.

     - Chi è Sheila? - chiese senza pensarci.

     - Come, scusa? -

     - Sheila! Prima, quando stavo tentando di farti riprendere, hai nominato una certa Sheila! -

     - Oh! - mormorò Geoffrey, e per la prima volta un’occhiata malinconica trasparì attraverso la sua maschera tranquilla e cordiale - E’ una storia molto lunga! Forse te la racconterò quando tutto sarà finito! -

     Il corridoio terminava in un grande e lucido portone. Geoffrey si accostò al pannello quadrato lì accanto e recitò nuovamente i suoi dati d’accesso. La porta si aprì e lo spettacolo che li attendeva oltre l’uscio si presentò in tutta la sua impressione.

     Il pavimento dell’ampio salone era ricoperto da rottami, pezzi contorti, parti di robot distrutte, sparpagliate lungo tutta la superficie in uno spettacolo agghiacciante. Troneggiava in mezzo all’ammasso di ferraglia, un gigantesco robot, composto da parti ricavate alla rinfusa da quelli gettati sul pavimento. Una gamba era formata da un lungo pistone corazzato, mentre l’altra era un cilindro di acciaio ricoperto di spuntoni. Se un braccio, grande più di un argano, possedeva una mano artigliata, l’altro terminava con un paio di cannoni fumanti. Le due gigantesche piastre sulle spalle erano scheggiate e sproporzionate l’una in confronto all’altra, tuttavia avevano entrambe dei mitragliatori a rotazione a renderle minacciose. La testa era la parte più piccola in confronto al resto del corpo… ed era quella di Metal Sonic!

     Fu un serio colpo per il quartetto ritrovarsi di fronte ad una versione extralarge del nemico che erano andati a combattere. L’automa non si accorse della loro presenza fin quando non si chinò per afferrare un piccolo robot panciuto e frantumarlo nel palmo della mano.

     - Qualcosa mi dice che abbiamo un grosso, enorme problema! - disse Sonic, con un rivolo di sudore che gli colava lungo la fronte.

     - Ah, siete qui! - esclamò Metal dall’alto del suo esoscheletro - Gentili a venire qui! Mi avete risparmiato la fatica di venirvi a cercare! -

     - Non volevamo scomodarti ad alzare il tuo sederone da dieci tonnellate! Immagino dev’essere stressante trascinarlo ovunque! -

     - Sei sempre stato bravo a farmi ridere! Vediamo quanto riesci a ridere in faccia alla morte! -

     - Facciamola semplice, Metal Sonic! - intervenne Geoffrey diplomaticamente - Restituisci il frammento di Gemma e potrai andartene da qui sulle tue gambe! -

     - Ma guarda! Il piccolo Sparky ha recuperato il cervello perduto! Ti faccio le mie condoglianze, ragazzo! Se sei venuto qui con Sonic a morire, non apprezzi a sufficienza la fortuna di aver recuperato la tua volontà propria! Se fossi in te tornerei a casa con tutte le ossa intatte, prima che te ne penta amaramente! -

     - Oh, ma io adoro il rumore delle ossa frantumate! - ribatté la lince, sicura di sé.

     Sonic decise di prendere un po’ di tempo, in attesa di studiare un sistema per buttare giù quel gigante velocemente.

     - Come hai fatto a costruire quel “coso” gigantesco? - domandò.

     - Hai una memoria precaria, riccio! E’ da quando sono stato costruito che ho la facoltà di assorbire altre parti metalliche per incrementare la mia forza! Te lo avrei mostrato anche prima se il tuo irritante amico echidna e la sua patetica banda non avessero distrutto la mia prima incarnazione, Metal Sonic Kai(3)! E anche nel nostro scontro più grande, la fatica di aver copiato i vostri codici genetici e quello di Chaos non ha dato alcun risultato! Ma adesso, con questa pietra tra le mani, è tutta un’altra storia! -

     L’enorme esoscheletro chiuse la mano con la forza di una tenaglia, come a voler mostrare la sua forza.

     - Sai, ho deciso di fare un altro importante cambiamento! Portare il tuo stesso nome non è solo umiliante, ma è anche un rimando alla tua persona! Dopo che ti avrò eliminato, intendo cancellare ogni traccia del tuo passaggio su questo pianeta, siano quelli che ti conoscono o le azioni che hai compiuto! Ogni singolo segno della tua presenza verrà perso per sempre e Sonic the hedgehog sarà solo un lontano ricordo! Quindi che cosa ne dici se inauguro la mia rinascita con un nuovo nome? Cosa ne dici di… Emperor Metallix? -

     La reazione immediata del suo nemico mortale non fu esattamente quella che si aspettava. Scoppiò a ridere senza preavviso, piegato in due sotto gli occhi sbalorditi dei suoi compagni.

     - Metallix? - diceva tra una risata e l’altra - Cos’è? La marca di un tostapane? -

     Tuttavia, Metal non fu irritato dalla sprezzante indifferenza dell’avversario, anzi, sentiva quasi l’impulso di mettersi a ridere con lui, sicuro al cento percento di avere la vittoria in tasca. Inclinò la testa da un lato, come a voler considerare bene quale dovesse essere la prossima mossa e, rapido come un gatto, distese il braccio armato e fece fuoco con i cannoni. L’attacco arrivò così veloce da superare anche i riflessi pronti di Sonic, il quale si trovò impreparato a schivare il colpo. Fu Geoffrey che, non avendo abbassato mai la guardia, poté gettarsi su di lui e spostarlo dalla traiettoria del colpo.

     - Bella mossa, micetto! Stavolta me la sono proprio cercata! - confessò Sonic, fattosi di colpo serio.

     L’esoscheletro di Metal Sonic cominciava ad avanzare ad una velocità allarmante.

     - Ascoltami! - intimò il riccio blu con tono che non ammetteva repliche - Tieni lontana Amy da quel coso, almeno fin quando non l’avremo buttato giù! Conto su di te! -

     - Sissignore! - replicò Geoffrey scattando sull’attenti.

     Il robot gigante vibrò una martellata a pugno chiuso per schiacciare Sonic, ma questa volta era pronto a tutto. Con un agile balzo a destra, schivò la mazzata e aggirò l’avversario, arrivando alle sue spalle.

     - Zephir! Tieniti pronta ad aprire questa scatola di sardine! -

     - Non vedevo l’ora che lo dicessi! -

     I due ricci supersonici cominciarono a correre attorno ai piedi del robot e in mezzo alle sue gambe, con l’intento di disorientarlo e fargli perdere l’equilibrio.

     - Vecchio trucco! - mormorò Metal, preparandosi alla contromossa.

     Sollevò una delle sue gambe mastodontiche e premette il piede sul terreno, con un tonfo così pauroso da far vibrare il pavimento. Come prevedeva, lo scossone rallentò la corsa dei due porcospini quel tanto che bastava affinché lui li individuasse chiaramente. Estrasse i fucili sulle spalle e scaricò una raffica di proiettili verso il basso. I bossoli rimbalzarono al suolo e schizzarono dappertutto, mettendo Sonic e Zephir in grave pericolo. Fortunatamente trovarono riparo sotto un grande scudo circolare, appartenuto ad uno dei robot distrutti. Convinto dell’inefficacia di quella mossa, Metal Sonic cessò il fuoco e iniziò una marcia in direzione dei suoi bersagli.

     - Bisogna cercare di raggiungere la testa di Metal! - esclamò Sonic, mentre correva accanto a Zephir, schivando i rottami sparsi sul pavimento.

     - Ricevuto! Io provo a distrarlo, tu cerca di prenderlo alle spalle! -

     La riccia azzurra afferrò l’estremità di una fune di ferro estensibile, arrotolata in cima ad una cassa di legno e schizzò verso l’esoscheletro. Dribblando agilmente le raffiche di mitragliatore in sua direzione, tentò di avvolgere stretto i suoi piedi in modo da farlo cadere. Il filo di ferro era però troppo fragile in confronto alla potenza del mostro di ferro, tant’è vero che gli bastò tirare in avanti la gamba per sfaldarlo. Nel frattempo, Sonic aveva preso una lunga rincorsa per lanciarsi sulla schiena del robot e arrampicarsi a denti stretti verso la testa.

     - Non oggi, Sonic! - esclamò Metal, accortosi incredibilmente del suo tentativo di assedio.

     Il torso dell’esoscheletro si separò dalla piastra del bacino e cominciò a ruotare vorticosamente a trecentosessanta gradi. Preso nella velocità del turbine, il riccio blu lasciò andare la presa e cadde dolorosamente di schiena a terra. Prima che si potesse rimettere in carreggiata, Metal Sonic diede un colpo ad una pila di casse di legno nell’angolo facendole precipitare sul corpo dell’avversario.

     - Non posso più guardare! - strillò Amy da lontano - Vado a dargli una mano! -

     Geoffrey la bloccò con un braccio ed un’espressione categorica.

     - Non sei veloce come loro e rischieresti di farti molto male! -

     - Ma non possiamo rimanere qui con le mani in mano! Bisogna aiutarli! -

     La lince si fece di colpo pensierosa e si guardò intorno con attenzione.

     - Questo è sicuro! - disse infine con una calma impressionante - E credo anche di aver trovato il modo! Seguimi! -

     Attraversarono tutto il salone in corsa, costeggiando la parete in modo da non essere individuati, fino ad arrivare alla scaletta che conduceva al pannello di controllo della gru.

     - Credi di saperla manovrare? - domandò Geoffrey.

     - Sono un drago al gioco del braccio meccanico al luna park! -

     - Bene! Io tento di attirare la sua attenzione! Quando è abbastanza vicino, sposta il magnete sopra di lui e mettilo a tutta potenza! -

     Nel frattempo, Sonic e Zephir erano sommersi da una pioggia di fuoco e cercavano in tutti i modi di trovare un’area sicura in cui ripararsi e pianificare il prossimo attacco. Trovarono rifugio dietro ad un grosso container di metallo ed ebbero modo di riprendere fiato.

     - Cerchiamo di colpirgli il ginocchio con due azioni rotanti alla massima potenza e vediamo se riusciamo a farlo crollare! - propose Sonic.

     - Con due cosa alla massima potenza? -

     Zephir replicò come se gli fosse stato parlato in una lingua aliena.

     - Azione rotante! Chinati in avanti, prendi mira e velocità e datti la spinta per rotolare! -

     - E’ una cosa impossibile! -

     - Fidati! La tua velocità supersonica te lo renderà facile! -

     - La mia non è velocità supersonica… io non mi so muovere come fai tu! -

     Sonic era incredulo.

     - Cosa? Ma se in spiaggia… -

     Fu interrotto dall’enorme braccio dell’esoscheletro che si infrangeva sul container e lo accartocciava come un pezzo di carta. I due ricci si diedero una mossa e sfrecciarono fuori dal nascondiglio, arrivando rapidamente alla sinistra dell’avversario.

     - Va bene, tagliamo la testa al toro! Ci penso io a buttare a terra quel cialtrone meccanico! -

     Con uno scatto felino, Sonic si slanciò in avanti, saltando molto in avanti grazie alla grande forza delle gambe e appallottolandosi in un proiettile rotante. Pensò che probabilmente avrebbe dovuto avere un Ring per incrementare la forza dell’attacco, ma si sforzo di tendere ogni muscolo per rendere l’impatto quanto più devastante possibile. Sebbene però il colpo fosse stato considerevole, la giuntura del ginocchio non cedette e Sonic finì sbalzato a terra con un dolore acuto alla spalla.

     - Bel tentativo, riccio, ma a quanto pare non è la tua giornata fortunata! - lo schernì Metal Sonic.

     Geoffrey, intanto, apparve alle sue spalle, protese il braccio meccanico e tentò in tutti i modi di costringerlo a scagliare il suo attacco elettrico. Ci provò una prima volta, ma le aste sul polso emisero solo piccoli fili di fumo e scintille. Tentò ancora con maggiore forza e produsse solo un debole lampo di corrente.

     - Datti una mossa, ferrovecchio! -

     Al terzo tentativo, un prorompente fascio di energia saettò fuori dal suo polso e fu così violento che per poco non lo mandava gambe all’aria. Il lampo si infranse sulla spalla dell’esoscheletro, assestando un danno così potente da far vibrare l’intera struttura. Il mostro meccanico si voltò immediatamente e gli occhi di Metal Sonic lampeggiarono furiosi.

     - Non hai un briciolo di attaccamento alla tua vita, vero, Sparky? -

     - Se fosse così, credi che mi priverei del piacere di divertirmi a darti fastidio? -

     - Non sarà un burattino come te ad ostacolare la mia gloria! -

     Contrariamente alle previsioni, Metal Sonic non corse in direzione di Geoffrey per attaccarlo, ma preferì caricare i suoi cannoni per disintegrarlo dalla distanza. Sfortunatamente per lui, Amy aveva previsto questa eventualità e aveva piazzato la calamita proprio sopra la sua testa.

     - Rinfrescati le idee, Metal-locco! - esclamò prima di tirare la leva di comando - Wow! Con un simile umorismo potrei essere l’eroina di un film d’azione! -

     Un forte ronzio segnalò che il magnete era stato attivato e subito i cannoni puntati e pronti a sparare presero a vibrare senza controllo.

     - Cosa? No! - sbraitò Metal Sonic quando si accorse di aver perso mobilità.

     Nel tentativo di sfuggire al campo magnetico, l’esoscheletro tentò di correre, col risultato di perdere l’equilibrio e cadere in avanti. Tuttavia, non toccò mai il suolo perché prima di schiantarsi, l’attrazione della calamita catturò l’ampia zona metallica della schiena e cominciò a farlo levitare verso l’alto. In un singolare vortice ferroso, tutti i rottami sparpagliati nella sala fluttuarono verso l’alto, descrivendo dei cerchi nell’aria e convogliandosi in direzione del punto di origine del campo. Geoffrey dovette tenersi stretto ad un condotto del metano per evitare che il suo braccio metallico lo facesse volare via.

     Ci fu un tintinnio rimbombante e l’enorme colosso di metallo si attaccò alla piastra del magnete, rimanendo con le braccia e le gambe penzoloni nell’aria. Quando Amy sollevò la calamita alla massima altezza e la disattivò, l’esoscheletro precipitò in tutta la sua grandezza e si schiantò tremendamente finendo smembrato nei singoli pezzi con cui era stato assemblato. Tutti gli altri detriti ferrosi piovvero a terra all’unisono e sollevarono un polverone che si diradò dopo qualche secondo.

     - Questa sì che si chiama pesca grossa! - commentò Sonic con un largo sorriso.

     Subito dopo, un sonoro crack si diffuse nel magazzino. La base dell’enorme magnete andò in tilt per l’enorme sforzo sostenuto a sollevare tutto quel peso ed esplose in un carnevale di luci e scintille per poi piombare verso il basso. Il generatore di corrente più in là sostenne anch’esso un sovraccarico e alcuni cavi si staccarono di netto e serpeggiarono a terra incontrollati. Le luci si fecero intermittenti per un minuto, ma ritornarono subito intense, riuscendo probabilmente ad essere sorrette con la corrente rimasta.

     Da sotto un cumulo di rottami, spuntò Metal Sonic che corse in direzione di Sonic con un urlo rabbioso. Si gettò sul suo corpo e lo tenne stretto per la gola, trascinandolo per qualche metro in avanti.

     - Non riuscirai ad averla vinta! - ringhiava, completamente fuori di sé - Non questa volta! -

     Zephir corse in aiuto del suo compagno, ma con un veloce calcio in pieno petto venne rispedita indietro.

     - Sonic! -

     Amy si era precipitata incontro all’automa impazzito, brandendo minacciosamente il martello. Metal, sempre più rapido e vendicativo, lasciò per un momento la gola del riccio blu e afferrò il manico dell’arma che stava piombando su di lui. Strattonò la riccia rosa e la mandò gambe all’aria senza ritegno.

     - Ehi, bifolco! - esclamò Geoffrey, per la prima volta davvero arrabbiato - Non sta bene picchiare una donna! -

     A stento comprendendo quello che aveva detto a causa della sua furia cieca, Metal Sonic saltò addosso alla lince afferrandogli la trachea come aveva fatto prima con il riccio. La stretta era soffocante, ma Geoffrey fu lo stesso capace di stringere i polsi dell’aggressore e tentare di allentare quella morsa implacabile. Le forze dei due si scontrarono violentemente col risultato di far perdere ad entrambi l’equilibrio. Privi di controllo, andarono a scontrarsi con la recinzione metallica che circondava il generatore del magazzino, così forte da infrangerla e finire a terra. La lotta proseguì accanita sopra alla retina sfaldata con Metal Sonic che non intendeva mollare la presa e Geoffrey che, sentendosi strangolare, tentava di scrollarsi il robot di dosso.

     - Allontanatevi da lì! - strillò Amy col cuore in gola, ma l’avvertimento arrivò troppo tardi.

     Uno dei cavi dell’alta tensione divelto dal sovraccarico, strisciò verso di loro fino a toccare la rete metallica. Una massiccia scarica si diffuse lungo tutto l’intreccio ferroso e li investì in pieno, amplificata dal metallo presente in entrambi i loro corpi. Urlarono all’unisono per il dolore mentre sentivano il bruciore della corrente pervadere ogni centimetro di sé. Utilizzando le ultime forze residue e approfittando della momentanea debolezza del suo aguzzino, Geoffrey si sollevò con un colpo di reni e rotolò per terra con il robot, scampando all’incenerimento. Poi più nulla. Nessun movimento. Solo una piccola pietra gialla che scivolava via.

     I tre ricci corsero immediatamente al capezzale di Geoffrey per sincerarsi delle sue condizioni.

     - Geoffrey! Geoffrey, rispondi! - ripeteva Amy con le lacrime agli occhi.

     - Respira ancora! - osservò Sonic, preoccupato a sua volta.

     - Geoffrey! Apri gli occhi! -

     Per la seconda volta quel giorno, la lince recuperò i sensi e spalancò di colpo gli occhi. Solo che questa volta erano diversi. Il solito amichevole calore era scomparso per fare posto ad uno sguardo vuoto e freddo.

     - Il mio nome è… Sparky! -

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(1) Fa riferimento a Sonic Heroes
(2) Fa riferimento alla saga “Sins Of Purity”, “Full Speed Ahead #01-13”
(3) Fa riferimento a Knuckles’ Chaotix
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ART GALLERY

Geoffrey Concept Art
Geoffrey Van Marten Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Geoffrey Van Marten come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO QUATTRO:

Facciamo rumore!

     Il vento spazza i lucidi e curati prati di cui è tappezzata la zona chiamata, da chi la conosce bene, Green Hill. Un silenzio tombale ammanta l’atmosfera circostante, così densa di elettricità e tensione da potersi tagliare con un coltello. Sguardi fugaci serpeggiano nell’aria, sguardi pieni di significato, sguardi di sfida, occhiate pesanti, ma tutte provenienti dallo stesso identico individuo.

     Sono lì, di fronte a lui, più persone di quante aveva pensato di incontrare in quella prateria sconfinata. Sono lì che lo giudicano, che lo osservano, che pensano di lui cose che, per quanto si fosse sforzato, non sarebbe mai riuscito a cancellare. Non un dito si muove nella sua postura, non un sopracciglio, non un qualunque muscolo. E’ in attesa, è all’erta, è ansioso di verificare se la minaccia roboante di poco prima sia servita a bloccare sul nascere qualunque commento su quanto accaduto. Un sottofondo di chitarra in stile western sarebbe stato l’ideale per sottolineare quel momento di tensione e, di quei tempi, non è neanche escluso che, all’improvviso, un motivo del genere sarebbe potuto rimbombare nell’aria.

     Poi qualcosa succede. Un tremolare di labbra, una bocca che si incurva, un ventre che lotta per trattenere qualcosa che proviene dal profondo e la furia di Shadow comincia a montare fino a livelli allarmanti. Lo sguardo in cagnesco che sta rivolgendo a Sonic non è stato sufficiente ad avvertirlo delle conseguenze in caso avesse voluto fare quello che proprio in quel momento sta per fare.

     Il riccio blu si piega in avanti e, tenendosi la pancia, esplode in una sonora e chiassosa risata. Contagiato da quell’improvviso attacco di ilarità, anche Knuckles inizia a ridere, talmente di gusto da fargli venire le lacrime agli occhi. Tails, , Cream, Amy e Tikal si uniscono ben presto al coro, con risate più contenute e leggere. Ramon e la ragazza scoiattolo che Shadow non conosce, rimangono per un secondo in disparte da tutto quello, salvo poi lasciarsi prendere dall’impeto e seguire la corrente. Gli unici che non trovano nulla di spiritoso sono Nack e la iena in cilindro, ancora in cima alla collinetta con i suoi scagnozzi. Anzi, la donnola vede quell’attimo di distrazione come l’occasione perfetta per sgattaiolare lontano dalla morsa dell’agente che lo aveva preso in custodia. Rouge, accanto a Shadow, si guarda bene dall’esprimere anche un solo briciolo di divertimento, perfettamente conscia del rischio che correrebbe.

     - Devi davvero ammetterlo, Shadow! - riesce ad esclamare Sonic, tra una risata e l’altra - Non stavi affatto malaccio con il sombrero e le maracas! -

     Il volto del riccio nero è talmente contratto per la rabbia da risultare quasi irriconoscibile. I suoi pugni stretti vibrano come in preda ad una scossa elettrica e il digrignare dei suoi denti è così forte da essere udito anche a parecchi metri di distanza. Completamente fuori di sé per l’imbarazzo e il fastidio dell’essere preso in giro come uno zimbello, Shadow divarica le gambe e si prepara a lasciare andare tutta la collera accumulata.

     - Poi non dite che non siete stati avvertiti! - grida, con gli occhi iniettati di sangue - CHAOS BLA…!!! -

     Rouge balza addosso a Shadow, tappandogli la bocca e bloccando sul nascere l’onda d’urto. I due cadono entrambi scompostamente sul prato, tanto che il riccio pensa che la sua amica abbia solo voluto chiudere la sua unica valvola di sfogo. Poi però avverte il calore di una piccola esplosione provenire dal punto in cui si trovava prima in piedi. Guarda verso l’alto e si accorge di un filo di fumo provenire dalla base del bastione della iena in cilindro. Non gli ci vuole altro per fare due più due e per capire di essere stato quasi colpito a morte.

     - A cuccia, Shadow! - lo ammonisce Rouge, aiutandolo a rialzarsi - Non è questo il momento! -

     - Spero non lo prenderai sul personale, Carbonella! - dice tranquillo Mr. Trick a Shadow - Non volevo che interrompessi questo delizioso coro di risate! Non lo sai che la risata ha un potere terapeutico? Cura la Musonite, la Tristoporosi ed è un toccasana contro la Sindrome da “Sono Troppo Serio e Pomposo Per Ridere” Cronica! -

     - Senti tu quest’altra, damerino! - ribatte Sonic, puntandogli un dito contro - Hai mai sentito l’espressione “Ride bene, chi ride l’ultimo”? Ebbene, preparati a ricevere i ringraziamenti di tutti noi al suono di calci del sedere… e al suono di maracas! -

     Quando il riccio blu sente distintamente un feroce - Brutto piccolo… - provenire da uno Shadow soffocato in tempo da Rouge, capisce che la frecciatina è andata a segno.

     In tutta risposta, Trick emette una risata sguaiata e batte le mani in un sentito applauso.

     - Questo sì che si chiama senso dell’umorismo! Tu sì che mi piaci! - commenta, prima di rivolgersi ai suoi accoliti - Ragazzi, perché non andate anche voi a farvi due risate? Che ne dite di una gara di freddure? Comincio io! Se la valigia si porta, perché la porta non si valigia? Perché prima di valigiarla bisogna… svaligiarla! Buona, eh? -

     Sonic e gli altri non sanno se stare in guardia o meno, perché non hanno ben capito l’ordine impartito da Trick ai suoi scagnozzi. Quando però questi scendono con veloci balzi dalla collinetta e si avvicinano con intenzioni evidentemente non troppo pacifiche, sono costretti a cambiare atteggiamento.

     - Non vedevo l’ora di mettere in pratica le nostre lezioni di autodifesa! - commenta Sydia, accantonando la sua apparente timidezza.

     - Tikal, tieni Cream al sicuro! - intima Amy all’echidna, impugnando il fidato martello - Pare che sia arrivata l’ora di ballare… e non in senso letterale… almeno spero! -

     - Fermi tutti, in nome della legge! - interviene Ramon, mettendosi in mezzo tra il gruppo e lo squadrone di sgherri - Rappresento la SQ2 e vi dichiaro tutti in arresto! Ora, mettete le mani sopra la testa e inginocchiatevi! -

     I sicari in occhiali da sole si scambiano occhiate perplesse. Alcuni di loro ridacchiano con fare di scherno e continuano ad avanzare lentamente.

     - Non per essere polemico - dice Knuckles, ormai per niente stupito dallo scoiattolo - Ma ti sei soffermato a fare un po’ di conti? Sempre che nella polizia te lo abbiamo insegnato! -

     - Che domanda sciocca! Certo che so… fare… i… conti! -

     Giusto in quel momento, Ramon si accorge di aver sventolato la bandiera di guerra completamente da solo contro più di una ventina di sicari grandi quanto armadi.

     - Ehm… a pensarci bene, non mi dispiacerebbe un aiutino! -

     - Vediamo se siete in grado di farmi ridere! - commenta Trick - Tocca a voi, ragazzi! -

     Nell’istante in cui gli sgherri si avventano sul gruppetto, Sonic si fionda loro incontro. Purtroppo per lui, è anche l’istante in cui un nuovo ritmo si fa largo nell’aria, un ritmo cantilenante che sembra uscito da una sessione di aerobica e che si impossessa delle membra del riccio blu senza indugi. Mentre Knuckles, Tails, Amy, Sydia, Shadow e Rouge si preparano a combattere, Sonic si aggiusta la benda di spugna attorno alla fronte e stringe l’asciugamano alle sue spalle. Il sudore cola sul suo viso, solleticandogli la pelle, ma il riccio non se ne cura, preferendo continuare a salire e a scendere dallo step seguendo il ritmo della musica.


     “What are you waiting for? Nobody’s gonna show you how
     Why work for someone else to do what you can do right now?
     Got no boundaries and no limits, if there’s excitement, put me in it
     If it’s against the law, arrest me, if you can handle it, undress me”
     
     I tre scagnozzi di Trick che Sonic ha davanti sono incerti su come procedere. Loro non sono affetti dallo strano incantesimo musicale e potrebbero attaccare in ogni momento. Sonic è consapevole di quello che sta facendo, ma il suo corpo va avanti per inerzia, senza che lui possa prenderne il controllo. Green Hill si è improvvisamente trasformata in una palestra, dove il riccio blu, da atleta perfettamente allenato, si esercita alla sbarra di fronte ad uno specchio.
    
     “They say that a good thing never lasts and then it has to fall
     Those are the people that did not amount to much at all
     Give me the bass line and I’ll shake it, give me a record and I’ll break it
     There’s no beginning and no ending, give me a chance to go and I’ll take it”     
    
     I tre sgherri in giacca e occhiali sembrano aver deciso come muoversi. Si allargano per guadagnare spazio e si preparano ad attaccare Sonic da tre lati diversi. Il riccio continua il suo allenamento, sebbene in cuor suo vorrebbe tirare fuori le unghie e sferrare un’offensiva. Quello che non si aspetta è che la musica e il ritmo gli possano comunque essere di aiuto. Sonic solleva un peso atletico e lo fa ruotare sempre più veloce attorno a sé stesso. Il risultato è inevitabile: uno, due, tre colpi e gli avversari finiscono a gambe all’aria.

     “Don’t stop me now, don’t need to catch my breath
     I can go on and on and on
     When the lights go down and there’s no one left
     I can go on and on and on
     Give it to me, yeah, no one’s gonna show me how
     Give it to me, yeah, no one’s gonna stop me now”

     Sonic continua a far roteare il peso, senza che lo sforzo pregiudichi il suo cantare. Non una nota della sua canzone è stonata, nonostante il suo corpo e i suoi polmoni siano in continuo e febbrile movimento. I suoi tre avversari tentano faticosamente di rialzarsi, ma Sonic, inebriato dal chorus della sua canzone, si sfila la canotta da ginnastica, si riscalda i muscoli delle gambe e si tuffa sullo stomaco dei malcapitati, rimbalzando dall’uno all’altro.

     Quando le ultime note di pianoforte si diluiscono nell’aria, Sonic si riappropria del suo corpo e si guarda intorno per rendersi conto di quanto avvenuto. I tre scagnozzi che doveva affrontare sono riversi per terra doloranti, tanto che Sonic deve riconoscere che, almeno per una volta, una sua canzone ha avuto un’utilità pratica. Anche gli altri suoi compagni sono impegnati a lottare: Tails e Knuckles tengono a bada un paio di avversari con un efficace gioco di squadra, mentre Amy si fa spazio tra tutti agitando il suo martello. Sydia, invece, sfreccia come una saetta da una parte all’altra, menando calci e pugni all’impazzata contro chiunque le intralci la strada. La sua espressione di solito tranquilla e serena si è trasformata in una smorfia di collera selvaggia. Shadow e Rouge combattono spalla a spalla. Tra tutti sono i due che si ritrovano a fronteggiare più nemici insieme. Tikal e Cream, invece, rimangono in disparte, attendendo con ansia l’esito dello scontro. Quello che però attira maggiormente l’attenzione di Sonic è il modo di combattere di Ramon. Le sue orecchie sono tappate dalle cuffie che prima portava al collo e ogni sua mossa, calcio o pugno, segue un ritmo strano e ripetitivo. Sembra quasi che stia lottando a tempo di musica, il che, pensa Sonic, è perfettamente plausibile considerando i grossi auricolari sulle sue orecchie.

     Senza indugiare oltre, Sonic si scaglia in azione rotante contro la schiena di un sicario ansioso di ghermire la gola di Tails.

     - Mi hai visto, Scheggia? Ho cantato un’altra volta! Anche se Shadow ha distrutto quell’affare continuiamo lo stesso a cantare! -

     - Sono sicuro che c’è una spiegazione anche per questo! - replica il volpino, asciugandosi il sudore - Ma prima di tutto dobbiamo liberarci di questi sicari! -

     - Non credo che siamo molto simpatici al pagliaccio in cilindro! - commenta il riccio, apprestandosi ad andare in soccorso degli altri.

     Mr. Trick osserva con interesse tutta la scena, senza staccare gli occhi neanche una volta dal combattimento in corso. Nack è accanto a lui, con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore.

     - Ci stanno facendo a pezzi, boss! - esclama - Non sarebbe il caso di tagliare la corda? -

     - Te l’hanno mai detto che sei terribilmente scortese, compare mio dentone? - ribatte bruscamente la iena - Non si va mai via senza salutare! Specialmente se si tratta di un bocconcino così aggressivo come quello! -

     - Cosa? Ma di cosa stai parl… -

     Nack interrompe la sua flebile protesta nel momento in cui si accorge che il suo capo ha gli occhi incollati su Rouge the bat. Le braccia gli cascano flosce sui fianchi e sospira rumorosamente, ben consapevole di quello che sta per succedere.

     - Non credo sia il caso di perdere altro tempo, boss! Quelli ci fanno tutti secchi se non ce la filiamo! -

     - Allora raduna i ragazzi e filatevela con le moto! Ho una squisita signora da corteggiare! Lucidati il berrettino, Sponky! Si va in scena! -

     - “I’m too sexy for my hat! Too sexy for my hat” - canticchia il peluche in falsetto.

     Mr. Trick cammina saltellando piano in direzione di Rouge, impegnata in quel momento a prendere a calci uno dei sicari in occhiali da sole. Niente di quello che succede attorno a lui lo può interessare, dato che il suo sguardo è puntato unicamente sulla ragazza che ha di fronte. Nack, intanto, seguendo con una certa punta di irritazione gli ordini del suo superiore, raduna silenziosamente i Ring Leaders sconfitti e li indirizza, attento a non farsi notare, dall’altro lato della collinetta, dove sono parcheggiate le moto che hanno utilizzato per arrivare a Green Hill e tendere l’imboscata.

     Rouge, intanto, ha appena terminato di stendere l’ultimo dei suoi problemi, quando si volta e sussulta alla vista dell’inquietante sorriso di Trick. E’ lì, in ginocchio di fronte a lei, che le porge un fiore rinsecchito con la mano posata sul cuore.

     - Oh, mia dolce damigella alata! Sai risplendere sotto l’influsso di una polvere fatata? Te la prendi se ti schizzo con dell’acqua salata? O più semplicemente dovrei regalarti una patata? -

     - Di che cosa stai blaterando? - domanda Rouge, confusa da quelle chiacchiere insensate.

     - Allontanati da lui! - le intima Shadow, impegnato a prendere a pugni uno scagnozzo particolarmente grosso di stazza.

     La ragazza pipistrello è incerta sul da farsi. La iena non sembra costituire neanche un minimo di pericolo, ma il modo in cui la guarda le fa venire la pelle d’oca. Non è abituata a trattare con criminali che le offrono fiori e le dicono parole dolci, o almeno gentili, quindi non può evitare di lasciarsi ingannare dalla cortesia di questo bizzarro spasimante.

     - Non ti sottrarre al nostro amore al sapor di frittata! Potrei reagire male e gettarmi da una cascata! Vieni insieme a me, zuccherino, sarà la nostra serata! -

    
     “Haven't we met? You're some kind of beautiful stranger
     You could be good for me, I've had the taste for danger
     If I'm smart then I'll run away but I'm not so, I guess I'll stay
     Heaven forbid, I'll take my chance on a beautiful stranger”

     Un allegro coro di chitarre suona per lui. E’ il suono che sancisce l’inizio della sua grande occasione. La melodia è intensa e quasi ipnotica, l’ideale per rilassare i sensi della ragazza e per permettergli di andare a colpo sicuro. Il locale in cui si trovano è gremito di gente. Le luci del palcoscenico sono di un intenso verde smeraldo. La iena è sul palco, in giacca blu, parrucca rossa e un paio di occhiali dalla montatura scura esageratamente grandi. Rouge è tra la folla, intenta ad osservare lo spettacolo con blando interesse. E’ per lei che Trick canta la sua canzone, ma i suoi tentativi di seduzione pare che non siano proprio quelli giusti.

     “I looked into your eyes and my world came tumbling down
     You're the devil in disguise that's why I'm singing this song
     To know you is to love you, you're everywhere I go
     And everybody knows to love you is to be part of you
     I've paid for you with tears and swallowed all my pride
     Beautiful stranger, beautiful stranger”

     La iena saltella, strepita, sbatte forte i piedi sul palco, ulula e si comporta nel modo più chiassoso possibile con l’unico intento di attirare l’attenzione di un’annoiata Rouge. E’ una tattica che non funziona, nonostante la musica sia stata scelta proprio per suscitare una trance quasi ipnotica e il suo modo di fare sia quanto di più affascinante si possa desiderare. E’ il momento per lui di ricorrere a misure drastiche. Salta giù dal palco, prende per mano la ragazza e la conduce all’esterno, dove li attende un forte rullare di batteria che introduce un nuovo brano.

     “Hey, pretty baby with the high heels on
     You give me fever like I've never, ever known
     You're just a product of loveliness
     I like the groove of your walk, your talk, your dress
     I feel your fever from miles around
     I'll pick you up in my car and we'll paint the town
     Just kiss me baby and tell me twice that you're the one for me”

     Delle scarpe con tacchi alti, nere e lucide, appaiono ai piedi di Rouge. La ragazza cammina lungo il marciapiede che c’è all’esterno del locale, ma sente una presenza alle sue spalle. Si tratta naturalmente di Trick che, per l’occasione, sfoggia una maglia bianca, una giacchetta blu e, soprattutto, un nuovo taglio di capelli scuro e riccioluto. La canzone che sta cantando è dedicata a quell’attraente ragazza che fa di tutto per ignorarlo, ma la iena sa benissimo che quel corteggiamento sta dando i suoi frutti. Basta notare il sorriso nascosto e compiaciuto della ragazza, mentre procede lungo la strada come se niente fosse.

     “The way you make me feel (The way you make me feel)
     You really turn me on (You really turn me on)
     You knock me off of my feet (You knock me off of my feet)
     My lonely days are gone (My lonely days are gone)”

     Mr. Trick non può negare che quel gioco gli faccia piacere. E’ abbastanza soddisfacente per lui accettare la sfida di una ragazza così reticente, ma il tempo dei giochi sta per volgere al termine. La iena decide di passare al contrattacco, appendendosi ad un lampione e ruotando elegantemente su di esso fino a ritrovarsi faccia a faccia con Rouge. La reazione di quest’ultima è leggera e contenuta, ma senza ombra di dubbio compiacente. Senza però degnare il suo corteggiatore di una parola, continua per la sua strada. La canzone starà anche per volgere al termine, ma Trick è determinato ad ottenere quello che sta desiderando.

     Lo scenario si dissolve nuovamente per lasciar spazio a Green Hill. Anche se Rouge, durante la canzone, è rimasta vittima dello strano incantesimo musicale e non ha potuto reagire in nessun modo, c’è chi durante lo spettacolo non è rimasto con le mani in mano. Approfittando del fatto che l’attenzione di tutti era rivolta a Mr. Trick, Nack è riuscito a radunare tutti i Ring Leaders finiti al tappeto e a portarli fino ai loro mezzi di trasporto. Una volta assicuratosi che tutto è pronto per la fuga, si arrampica di nuovo sulla collinetta e aspetta il segnale del suo boss.

     - Tieni giù le zampacce! - esclama Rouge, dando uno schiaffo sulle mani della iena.

     Sonic e gli altri rimangono ad assistere alla scena paradossale, senza sapere se è il caso o meno di intervenire. Di per sé, Trick non ha per niente l’aria di costituire un pericolo per Rouge o, quanto meno, non è niente che la ragazza da sola non possa gestire.

     - Per i calcoli renali di mia nonna, non hai forse sentito la mia canzone d’amore? - insiste la iena in cilindro - Siamo destinati a stare insieme, mia tenera topolina volante! Non senti un coro di angeli che strimpellano dolci melodie d’arpa? -

     - Sento solo che se non ti togli di torno nel giro di un secondo ti farò passare un brutto quarto d’ora! -

     - Che bello! Ho sempre adorato i giochi violenti! Te ne propongo uno io! Si chiama: “Attenta a non farti tirare le coda mentre dormi”! -

     Trick tende un braccio come a voler dare una pacca sulla spalla di Rouge. Dal suo polsino spunta uno sbuffo di fumo incolore che prende la ragazza in pieno viso. Dapprima tossisce, irritata per quello scherzo di cattivo gusto, ma subito dopo, mentre tenta di protestare vivamente, le sue palpebre diventano pesanti e il suo corpo cede sotto il suo stesso peso. Trick l’afferra per la schiena prima che finisca distesa sul prato e si assicura, con un sorriso, che il pipistrello sia effettivamente piombato in un sonno profondo.

     - Che cosa le hai fatto? - sbotta Shadow, allarmato.

     - Puoi tenere a freno le unghie, Carbonella, sarà trattata come una regina nella mia sontuosa magione! Nel frattempo posso solo consigliarti di prendertela comoda e di goderti il piccolo regalo che ho fatto a tutta Mobius, cioè la gioia della musica! -

     Trick schiocca le dita e invia il segnale prestabilito a Nack. All’istante, la donnola scaglia in aria tre piccole sfere che, rompendosi sul terreno, sprigionano una grossa cortina di fumo nero. La nuvola scura si spande in fretta nei dintorni, grazie alla brezza che soffia a Green Hill, oscurando completamente la visuale di tutti i presenti.

     - Se la sta dando a gambe con Rouge! - urla Knuckles, accecato dal fumo e incapace di muoversi.

     Sonic e Shadow si muovono a tentoni nella cortina, ma questa è talmente ampia da non permettere loro di venirne fuori tanto presto. Nei secondi successivi, un coro di rombi di motore sferza nell’aria e i due ricci capiscono che Trick e la sua compagnia se la stanno filando a bordo di qualche veicolo. Purtroppo per loro, però, il tempo che impiegano a riacquistare la visibilità è sufficiente ai loro nemici per sparire a tutta birra.

     - Alza i tacchi, Shadow! - gli intima Sonic - Possiamo recuperare terreno in un nanosecondo! -

     - Non sappiamo da che parte siano andati, genio! - ribatte il riccio nero.

     - E con questo? Quello se la sta filando con Rouge! Vuoi rimanere qui a fare un picnic e ad aspettare il suo ritorno? -

     - Se la sa cavare da sola! Nel frattempo dovresti impiegare le tue forze per capire che diamine sta succedendo! -

     - Fammi capire bene! - si intromette Knuckles, con fare battagliero - Vuoi lasciare Rouge in balia di quello psicopatico in cilindro senza muovere un dito? -

     - Hai capito bene! Non abbiamo indizi su dove cercarla, tanto per cominciare! -

     - Questo per te è sufficiente ad abbandonarla? -

     - Hai scelto la persona sbagliata su cui scaricare la rabbia! - ribatte Shadow in tutta tranquillità

- Non sono io quello che le ha cantato di togliersi dai piedi! -

     A giudicare dal rossore sul suo volto, la collera di Knuckles raggiunge livelli preoccupanti. Si avvicina sempre di più ad un impassibile Shadow, con la mezza idea di sferrare sul suo viso uno di quei pugni che si ricordano per tutta la vita, ma fortunatamente per entrambi Tails si intromette nella discussione e tenta di placare gli animi.

     - Ragazzi, non c’è motivo di perdere la testa! L’unica cosa che possiamo fare adesso è riflettere con calma e cercare di capire come risolvere tutta la faccenda! -

     - Hai qualche suggerimento, Tails? - domanda Amy - Sinceramente non saprei da dove cominciare! -

     - Credo che dovremmo cominciare dall’inizio! Siamo stati attirati qui seguendo le tracce del macchinario che Shadow ha distrutto! A quanto pare non era quello la causa dell’epidemia musicale, considerando che anche dopo il suo spegnimento non è cambiato nulla! Forse dando un’occhiata ai suoi componenti potrò ottenere qualche informazione! -

     - Mi sembra evidente che si è trattato di un’imboscata! - spiega Shadow, con un tono di superiorità che infastidisce Knuckles - Degli informatori che io e Rouge abbiamo strapazzato ci hanno parlato di movimenti sospetti in questa zona! E’ chiaro che quel pagliaccio stava cercando di attirare l’attenzione di tutti qui… forse per distoglierla da qualche altro posto! -

     - Sì, ma che senso ha tutto questo? - interviene Sonic - Che cosa ci guadagna a far diventare tutti delle popstar? -

     - Non potrebbe importarmi di meno! - risponde Knuckles - La mia priorità è dare un taglio a questa grande farsa e… riprendere Rouge! -

     - Va bene… ehm… penso che dovremmo tornare alla mia officina! - propone Tails - Proverò ad esaminare quell’aggeggio, sperando di venirne a capo in qualche modo! -

     - Perfetto! - si intromette Ramon, improvvisamente.

     Tutti gli rivolgono uno sguardo interrogativo mentre si rivolge all’intero gruppo sfoggiando l’espressione tipica di chi la sa lunga, o di chi fa finta che sia così.

     - Dato che sono l’agente incaricato ufficialmente del caso Ring Leaders e che quei criminali hanno aggredito anche voi, siete tutti sotto la mia custodia! Non avete nulla da temere! -

     Nessuna trova di che replicare a quell’affermazione, ma è Knuckles a togliere agli altri la fatica di arrovellarsi.

     - Le presentazioni a dopo, per favore! -

     - Su, doppia coda! Sei tu il cervellone del gruppo, no? - continua lo scoiattolo cingendo il collo di Tails con un braccio - Prendi un po’ di quella ferraglia e datti da fare! Ti nomino ufficialmente collaboratore delle indagini! -

     Se il desiderio di Ramon era di mostrarsi fiero e sicuro di sé di fronte agli altri, una qualità naturale per un agente di polizia, il modo in cui capitombola sul prato, dopo essere inciampato sui suoi stessi piedi, non può che avere l’effetto di far rovinare i suoi progetti.

     - Io questo non lo conosco! - commenta Sonic - E voi? -


     Un’ora dopo i frenetici avvenimenti di Green Hill, il gruppo allargato che ha assistito alla paradossale presentazione della mente criminale dietro a tutto quanto si ritrova, come di consueto, nel retro di casa Prower. Gran parte dei rottami del macchinario che aveva tutti attirato in quell’imboscata semi-seria si trova sul bancone da lavoro di Tails, sottoposto ad un accurato esame sotto la grande lente d’ingrandimento a muro del volpino. Sonic è accanto a lui, ansioso più di prima di sapere come muoversi. Era stato difficile nascondere il suo sollievo nel momento in cui Shadow aveva distrutto quella che si pensava essere la causa dell’epidemia musicale, ma, purtroppo per lui, era stato il primo a verificare di persona quanto l’intervento del suo sosia non fosse servito a un bel niente. Più tempo passa e più Sonic si sente con le spalle al muro. Curioso, si ritrova a pensare, se si considera che più di una volta ha rischiato di rimetterci gli aculei combattendo contro Eggman, ma nessuna sua infernale macchina da guerra gli ha mai fatto più paura dell’idea di cantare e ballare come un idiota.

     Se non altro, dice tra sé e sé, non è solo a recitare la parte dello stupido. Lancia uno sguardo di sottecchi a Shadow, a poca distanza da lui, pietrificato nella sua consueta posa severa, con le braccia conserte e il volto corrucciato. Ogni volta che qualcuno gli avrebbe rinfacciato le sue doti canore poteva sempre rifarsi su Shadow. Il riccio blu ghigna perfidamente, inebriato dalla soddisfazione di poter scaricare su qualcun altro l’imbarazzo semplicemente parlando di sombrero e maracas.

     Anche Knuckles e Ramon si trovano nell’officina, in paziente attesa di un responso da parte del, come era stato chiamato dallo scoiattolo, “cervellone”. Non può esserci che silenzio tra i due, considerando l’atteggiamento restio dell’echidna ad aprire bocca. La sua mente è impegnata altrove, come risulta evidente per chiunque dei presenti che gli getti uno sguardo addosso. E’ molto probabile che gli bruci ancora il battibecco avuto con Shadow, pensa Ramon mentre tenta di concentrarsi su qualunque cosa abbia intorno per sconfiggere la noia dell’attesa.

     - Ancora niente, Scheggia? - domanda Sonic, avvicinando la testa al tavolo per dare una sbirciatina.

     - E’ la quarta volta che me lo chiedi! - ribatte Tails, seccato - Non è un lavoro facile esaminare uno per uno tutti i circuiti di questo aggeggio! -

     - Oh, ne sono sicuro! E scommetto anche che Wave sarebbe riuscita a scoprire qualcosa in metà del tuo tempo! -

     Le sopracciglia del volpino si incurvano per conferirgli un’espressione profondamente offesa. Si meraviglia della mancanza di tatto del suo amico, più grave del solito, considerando poi che è perfettamente a conoscenza della rivalità che c’è tra di lui e la ragazza meccanico dei Babylon Rogues.

     - Questo non puoi dirlo, Sonic! Sei ingiusto! Io… io sto facendo del mio meglio! -   

     Degli allegri accordi fanno capolino nella stanza, suggerendo che la magia musicale non intende dare tregua a nessuno di loro.


     “Oh, I see what she do but I can do it better
     And the talk of the town be true that I’ll make you forget her
     How can you hate something that you ain't have tried?
     You got to lose control almost every night, yeah
     See what they do, but we can do it better, yeah, I'm talking to you”

     Tails è al centro di un palco illuminato da tenui luci blu elettrico. Affiancato da due affascinanti coriste, dà sfogo al potere della sua ugola nel microfono retto dall’asta di fronte a lui. Il suo abbigliamento può essere definito casual, una veste in cui il volpino si sente decisamente a suo agio. Maglietta bianca con una grande “K” rossa stampata in bella vista sul petto e larghi e comodi jeans da tempo libero. Le sue due code sbatacchiano dalla contentezza, mentre segue il ritmo allegro della canzone tenendo il tempo con il piede.

     “Oh, I know life is hard so we’ll live it for the weekend
     You can hurt or take heart, I guess it really deepens
     What's the point of worrying about being cool?
     When there's a million things to learn they never teach you at school
     I don't believe what they say
     We just want tomorrow to be better than today”

     Tails inclina l’asta del microfono verso destra e la utilizza come un’immaginaria chitarra, talmente preso dal ritmo da non poterne fare a meno. In realtà, c’è una vera band alle sue spalle, su di una parte sopraelevata del palco. I chitarristi, il pianista e il batterista sfoggiano un look molto curioso. La giacca e la cravatta fanno parte di un tipo di abbigliamento ordinario, questo è vero, ma è decisamente particolare notare dei copricapo gialli a forma di Pac-Man.

     “Fabrications complicate the world in a web
     Too much useless information plays with your head
     Very clever people know we all need a chance
     To stop our clever busyness and let go and dance”

     Ad uno schioccare di dita del cantante, dai lati del palco spuntano dei fantasmini colorati con tanto di occhiali da sole e cuffie da deejay. In un allegro e surreale girotondo, questi cominciano a ballare intorno a Tails e alle sue due coriste.

     “You’ve got to feel it, see it, know how much you need it
     What's the point of livin' if you don't take a chance?
     You’ve got to use it, lose it, know the chance to do it
     What's the point of livin' if you don't wanna dance?
     Everybody, everybody wanna dance now”

     Nel momento di cantare il chorus, il punto più importante di tutta la canzone, la musica aumenta di volume, così come l’emozione di Tails nel sentirsi trascinato da una melodia che adora. Accanto a lui appaiono due ologrammi di diversi colori che lo replicano alla perfezione. Fingendo che siano persone in carne e ossa, pone le braccia sulle loro spalle e così fanno loro. Cantando insieme, con un’unica voce, ma moltiplicata per tre, accompagnano la canzone verso la sua fine, chiudendo con uno spettacolo di fuochi d’artificio alle spalle della band.

     Insieme alla rassicurante visione della sua officina, in Tails ritorna anche il dispiacere per le parole di Sonic, ma si stupisce nel notare che il suo più grande amico ride sotto i baffi, battendogli dei colpetti affettuosi sulla spalla.

     - Sei stato grande, Scheggia! - dice - Non te la prendere per quello che ho detto! Stavo solo facendo una prova! -

     - Una prova? - ripete il volpino, in una delle rare volte in cui non afferra le cose al volo.

     - Ti ho provocato di proposito perché volevo vedere se il tuo dispiacere ti costringesse a cantare! E a quanto pare ho avuto ragione! Questa roba che Trick ha scatenato adesso trasforma in musica non solo i nostri pensieri, ma anche i nostri stati d’animo più forti! -

     - E come sei arrivato a questa brillante deduzione? - domanda Shadow, leggermente scettico.

     - Quando eravamo a Green Hill ho cominciato a cantare una volta che mi sentivo pieno di grinta e pronto a combattere! E tu, ballerino di samba, hai cominciato ad agitare le tue belle maracas quando eri pronto a scatenarti… anche se non so se intendessi scatenarti proprio in quel modo! -

     - Dì solo un’altra parola, Sonic, e io… -

     - Questo però non accadeva prima! - interviene Knuckles, alzando la voce per sovrastare le minacce del riccio nero - O meglio, non con questa frequenza! -

     - Credo che Sonic abbia ragione! - conclude Tails - Di qualunque cosa si tratti credo che stia aumentando sempre di più! -

     - Questa sì che è una buona notizia! - commenta Ramon, bonariamente.

     Tre occhiate fulminanti serpeggiano nella stanza e lo centrano in pieno, facendolo sentire vagamente in soggezione.

     - Ehi, che cosa c’è? A me piace la musica! -

     - E come al solito i “mucho macho” sono impegnati a gestire le sorti del mondo, lasciando noi ragazze qui fuori ad aspettarli! -

     Le parole pronunciate da Amy evidenziano in tutta sincerità il suo fastidio. Seduta con le gambe incrociate sull’erbetta del prato di casa Prower, è impegnata a sforzarsi di mantenere un evidente broncio per quando gli altri sarebbero usciti dall’officina. Cream e Cheese sono seduti accanto a lei e la guardano con un sorriso divertito.

     - Però devi ammetterlo! - le risponde Tikal, in piedi di fronte a lei - Non ci hanno affatto vietato di entrare con loro! -

     - Lo so, ma mi dà fastidio quell’atteggiamento da: “Noi siamo i maschi qui e ce la dobbiamo sbrigare noi”! Siamo stati attaccati anche noi da quei sicari, abbiamo rischiato la pelle esattamente come loro! -

     - Penso che abbiano semplicemente voluto tenerci fuori dai guai! Insomma, chi poteva immaginarsi che dietro a queste canzoni ci fosse l’opera di una banda di criminali? -

     - Di certo non io! - afferma Amy, per poi rivolgersi a Sydia - Mi dispiace che tu ti sia trovata in mezzo a tutto questo! -

     - Stai scherzando? - ribatte la ragazza scoiattolo, con gli occhi luccicanti - Mi sono divertita un mondo a prendere a calci quei tizi con gli occhiali da sole! Dopo tutta quella pratica in palestra non vedevo l’ora di fare un po’ di esercizio sul campo! -

     - Bé, sì! Questa è tutta ordinaria amministrazione quando si è amici di Sonic the hedgehog! -

     - Sonic e Knuckles mi sono sembrati preoccupati prima! - dice Cream - Spero che le cose si aggiustino in fretta! -

     - Bisogna solo guardare al futuro con un senso di speranza! - afferma Tikal con un sorriso incoraggiante - E’ così che le situazioni difficili si risolvono! Pensando positivo! -

     Strano, Tikal avrebbe giurato che il sole fosse già alto. Perché allora lo vede sorgere in lontananza? E’ proprio lì, una sfera di fuoco che avanza nel cielo per fondersi con i toni caldi giallo-arancione tipici di una meravigliosa alba. Poi, degli accordi di chitarra risuonano intorno a lei e la sua mente, già rilassata dal consueto sortilegio musicale, realizza che nelle sue parole c’è stato evidentemente qualcosa che ha fatto scattare l’incantesimo. L’echidna, però, deve ammettere di provare una sensazione magnifica ogni volta che si abbandona al richiamo della musica. E così sarebbe stato anche questa volta.


     “Zephyr in the sky at night I wonder
     Do my tears of mourning sink beneath the sun?
     She's got herself a universe gone quickly
     For the call of thunder threatens everyone
     And I feel like I just got home, and I feel”

     Tikal avverte un senso di libertà, avverte un senso di completezza, una sensazione inebriante di essere in contatto con ogni parte del mondo. Si trova sospesa nell’alto del cielo, avvolta da un banco di nuvole vaporose, con il vento che spira tra i lembi della sua leggera giacca e i suoi lunghi riccioli biondi che ondeggiano in una soave danza. La realtà del pianeta a cui appartiene è sotto di lei, così lontana ma allo stesso tempo così vicina da poter essere abbracciata.

     “Faster than the speeding light she's flying
     Trying to remember where it all began
     She's got herself a little piece of heaven
     Waiting for the time when Earth shall be as one
     And I feel like I just got home, and I feel”

     L’eco del suo canto viaggia attraverso lo spazio sconfinato del cielo, raggiungendo angoli remoti che nessun occhio è mai riuscito a scrutare. La vita pulsante del pianeta vibra incessantemente sotto Tikal, ad un ritmo sempre più frenetico e inarrestabile. Le automobili sfrecciano alla velocità della luce, le persone si accalcano come formiche operaie in ogni spazio delle grandi città e il pianeta continua a girare vorticosamente.

     “Quicker than a ray of light she's flying
     Quicker than a ray of light I'm flying”

     Un altro giorno è volto al suo termine. Come in un video dalle immagini velocizzate, la realtà attorno a Tikal si muove ad un ritmo che è impossibile da sostenere. Le nuvole sfrecciano nella volta celeste e la luce del sole viene pian piano soffocata, per lasciare spazio al suggestivo buio della sera, illuminato solo dalle stelle più lontane. Per Tikal è come rimettere i piedi per terra dopo un viaggio durato anni nei confini dell’universo. Si sente in pace con sé stessa e incredibilmente emozionata.

     Quando riapre gli occhi si ritrova a sostenere lo sguardo delle tre ragazze, ma non si cura di nascondere l’imbarazzo, perché, anche se grazie ad uno strano sortilegio, si è sentita per qualche minuto come ha sempre desiderato essere: libera!


     Al suo risveglio, Rouge the bat viene assalita da una serie di fastidiose sensazioni che contribuiscono all’unisono a gettarla in uno stato di confusione mai provato prima. Avverte la testa pesante, la vista appannata e la bocca impastata da un sonno profondo. La prima cosa di cui si rende conto è di essere seduta, sebbene non si ricordi dove si trovi con precisione né come ci sia arrivata. Continua a strizzare gli occhi nella speranza che il sottile velo che li copre sparisca gradualmente, permettendole di mettere a fuoco i particolari che la circondano. Non appena ci riesce, però, desidera non averlo mai fatto. Il suo cuore sussulta e trattiene a stento un gridolino quando l’inquietante sguardo sgranato di una iena in cilindro si rivela essere ad un soffio da lei.

     - Spaventata, mia cara? - domanda con leggerezza Mr. Trick - Non intendevo farlo! Oh, ma a chi la do a bere! Era proprio quello che intendevo fare! Non c’è niente di meglio di un bello spavento una volta svegli! -

     Rouge si guarda allarmata intorno, cercando di trovare qualcosa che possa sembrarle familiare e rassicurante. La stanza in cui si trova risalta subito per il suo sfarzo e per la sua esagerata eleganza. Ampia e squadrata, sfoggia un soffitto dipinto di un intenso blu mare e pareti ricoperte di una carta da parati con motivi tigrati. La ragazza si trova all’angolo di un lungo divano antico foderato con cuscini scarlatti. Un lungo tappeto decorato di motivi astratti e vivacemente colorati si srotola sotto ai suoi piedi. Il muro che ha di fronte è occupato da un lucido bancone da bar, con tanto di scaffalature dove sono riposte varie bottiglie di liquori ambrati. Vari tipi di piante tropicali sono adagiate per tutta la stanza su tavoli in mogano, in vasi di marmo pregiato o persino appese a catenelle dal soffitto.

     - Ti piace, zucchero? - chiede ancora la iena - E’ il mio piccolo rifugio dalla monotonia della vita quotidiana! Pensavo sarebbe stato carino condividerlo con te! -

     - Che cosa vuoi da me? - ribatte Rouge, per niente a suo agio - Perché mi hai portato qui? -

     - E’ la prima domanda che ti è saltata in quella graziosa testolina, non è vero? Perché ti trovi qui? Sarebbe estremamente scortese da parte mia non fornirti un’esauriente risposta, ma temo che per questa volta dovrò mostrarti il mio lato più maleducato! Io sono una persona che agisce d’impulso, tesoro, e diamine se mi piace farlo! Tutto questo piccolo insignificante mondo è dominato dal caos, dolcezza, e io sono il più grande ammiratore del caos! Sono il suo supporter urlante allo stadio, sono il suo avvocato, sono la ciliegina sulla sua immensa e confusionaria torta! E, ammettiamolo, pure… non si è mai vista una ciliegina più affascinante di questa! -

     - Non hai risposto alla mia domanda! - insiste la ragazza, decisa a reagire con fermezza - Che cosa ci faccio qui? -

     Trick sorride come un bambino con un giocattolo nuovo.

     - Adoro la tenacia in una donna con le ali! - commenta, sedendosi accanto a lei - Devi sapere, mio pasticcino svolazzante, che il mio più grande interesse è l’arte, è l’estetica, è la bellezza in tutte le sue forme! Non c’è fascino più grande di quello della risata! E’ la forza che permette a tutti di trovare il lato comico di ogni situazione, è la forza che ci spinge a goderci ogni attimo della nostra insulsa vita, è la forza più grande dell’universo, più grande persino del caos! E’ l’opera a cui mi dedico sin dal momento della mia sbellosissima rinascita intellettuale, trovare il lato comico del caos! Tu sei notevolmente affascinante, bisogna riconoscerlo, anche se un tantino demodé per i miei gusti! Non c’è persona più adatta di una musa come te per ispirare e ammirare il mio capolavoro da crepapelle! -

     - Insomma, mi hai rapito perché vuoi che assista ai tuoi folli progetti? -

     - Molto di più di così, madama! - replica la iena, sporgendosi verso il viso di Rouge con aria schizofrenica - Voglio mostrarti il mio mondo! Voglio che tu comprenda l’unica vera verità! Non esiste bianco o nero, giusto o sbagliato, carne o pesce, mutandine a palline o mutandine a righe! Esiste solo il caos, la totale sregolatezza, il fascino libertino della follia! Ti farò vedere un mondo dove l’unica vera ragione, l’unica vera credenza, l’unico vero dio… è quanto riusciamo a prenderci gioco del caos che ci circonda! -

    
     “I'm gonna show you that good guys don't always win
     I'm gonna show you the brighter side of living in sin.
     So when you're six feet under, you won't wonder why
     Just 'cause you got a halo don't mean that you can fly.
     If you thought it was over, you're way off track
     You made a blunder…”

     L’atmosfera è così carica di emozione e di sentimento, anche se unicamente da parte di Trick, che diventa inevitabile contornare un discorso sentito con suoni lenti e armonici, accompagnati dalla calda magia di un sassofono. La voce della iena è molto seducente e carica di passione, tanto che pensa bene di cantare in un soffio per non rovinare l’atmosfera rilassante che si è venuta a creare.

     “I'm gonna show you good guys always finish last
     Speaking of virtue, being nice is a thing of the past.
     When I want something done, I'll say it with a gun
     Just 'cause you're an angel don't mean you're having fun.
     I just wanted to thank you for what you lack
     Hope they don't hang you”

     La magia musicale non ha trasformato in alcun modo l’abbigliamento di Mr. Trick. Indossa sempre una delle sue giacche di velluto, questa volta rossa con striature porpora, e il lucido cilindro nero, privo però del suo criceto peluche preferito. Un riflettore è puntato su di lui, indicando che a lui appartiene tutta la scena. Mentre un gruppo di corvi fin troppo cresciuti suona una sezione di sassofoni e trombe, la iena dà sfogo alla sua vena musicale con un microfono vecchio stile di forma rettangolare.

     “You put me back, back in business,
     This ain't no hit or miss, I'm gonna get my way
     Cause you put me back, back in business,
     You're my first witness, and I'm here to stay
     He's back in business now, give me a hand and I'll take a bow.
     He's coming back in style, give me an inch and I'll take a mile”

     La musica esplode in un tripudio di strumenti quando è il momento del chorus. Il sipario dorato alle spalle di Trick si solleva, lasciando intravedere l’intero palco di colore bianco latte. Un gruppo di coriste è nell’angolo. Tengono il tempo muovendosi sensualmente al ritmo della musica e forniscono tutti i controcampi di voce di cui Trick ha bisogno. Tenendo stretto a sé il microfono e dando fondo alla portata delle sue corde vocali, si esibisce in uno sfrenato numero di tiptap, per poi inchinarsi e ricevere i meritati applausi.

     Nella stanza privata di Mr. Trick cala nuovamente il silenzio. Rouge ha assistito con un’aria interessata a tutto il numero musicale del suo rapitore e, cosa ancora più strana, accoglie il termine dell’esibizione con un leggero applauso. La iena si inchina nuovamente, soddisfatto di una performance che avrebbe giudicato eccezionale. Torna a sedersi accanto alla ragazza e cerca di decifrare le sue intenzioni a partire dall’espressione.

     - Che cosa ne dici, dolcezza? Mi permetterai di mostrarti il mio mondo? Sei della partita? -

     Rouge gli sorride di rimando.

     - Sono della partita! - esclama convinta - Voglio solo mettere una cosa in chiaro, Trick! Non sono il tipo di ragazza che accetta ben volentieri di essere usata e poi scaricata! Mi presterò al tuo gioco, ma se proverai a prendermi in giro ne rimarrai davvero molto spiacente! -

     - Era quello che speravo sentirti dire! - ribatte la iena, emozionata all’idea proposta - Che cosa mi aspetta se il mio interesse per la tua bella presenza dovesse scemare? -

    
     “Oops, I guess I shot ya, my finger's on the trigger
     I had a bullet with your name on it, click-click
     I'm a sex pistol, my love should be illegal
     Real deal, baby, I'm no counterfeit, click-click
     Line 'em up, knock 'em down, if looks could kill
     My body's fully loaded and I've got more ammo
     Line 'em up, knock 'em down, if looks could kill
     You're an accessory to murder, 'cause…”

     La risposta arriva su di un piatto d’argento per Mr. Trick, non appena la realtà si deforma ancora una volta per trasportare tutti nell’affollato ingresso di un saloon. Tutti gli occhi dei clienti sono puntati sulla stella della serata. Rouge, con un lungo vestito rosso scintillante e dei vertiginosi tacchi, canta in cima ad un pianoforte sulle note di un ritmo elettronico. I suoi numerosi fan le dedicano fischi di apprezzamento e urla di giubilo, cosa di cui lei però si cura solo in parte.

     “My love's a revolver, my sex is a killer, do you wanna die happy?
     My love's a revolver, my sex is a killer, do you wanna die happy?
     I let it bang, bang, I shoot 'em bang, bang
     Mirror, mirror on the wall, who's the baddest of them all?
     I shoot 'em bang, bang, I line 'em up and watch them fall”

     Un cappello da cowboy è calato sugli occhi di Rouge, unicamente per non dare soddisfazione a nessuno dei suoi ammiratori. Nessuno di loro verrà degnato di un solo sguardo perché è lei quella che ha il potere, quella che tiene il guinzaglio, il leader in carica. Nella mano destra, quella non occupata a reggere il microfono, regge una vecchia pistola arrugginita. Conosce il momento più giusto per sparare un colpo in alto e intimare alla band di fermarsi… ma solo per cambiare ritmo!

     “All the lonely nights I spend alone never around to love me
     You're always gone, cause you're hangin out breakin' the rules
     Oh the man has come looking for you, you're a rebel now
     Don't give a damn, always carrying on with the gang
     I'm trying to tell you boy it's a mistake
     You won't realize til it's too late”

     Tutto il saloon è scosso da un potente terremoto. Una potentissima vibrazione sta facendo scuotere tutte la pareti. E’ solo il ritmo rock che un chitarrista solitario sta producendo in fondo al locale. L’unica a non esserne intimorita è Rouge, tanto che corre verso di lui per far sì che le note penetrino fin dentro le sue ossa. Nel momento in cui le onde sonore la investono, il suo abbigliamento si trasforma come per incanto. Camicia bianca, jeans sporchi di terra e una voce nuova di zecca, carica di potenza al punto giusto.

     “Don't understand why you insist on ways of living such a dangerous life
     Time after time you stay away and I just know that you're telling me lies
     Black cat, nine lives, short days, long nights
     Livin’ on the edge, not afraid to die
     Heart beat real strong but not for long
     Better watch your step or you're gonna die”

     Dei fiotti di vapore caldo invadono ogni centimetro del saloon, costringendo tutti i presenti a sgombrare la sala e a darsi alla fuga. Solo Rouge e il chitarrista rimangono fermi al loro posto, la prima impegnata a cantare con tutta la forza di cui dispone, il secondo a pizzicare le corde della sua chitarra con movimenti così rapidi da sembrare quasi impossibili. All’ultimo accordo, però, la musica non accenna a volersi fermare, anzi, subisce un’altra trasformazione, sfociando ancora una volta nel campo dei battiti elettronici.

     “S.O.S she is in disguise, S.O.S she is in disguise
     There's a she wolf in disguise, coming out, coming out, coming out
     A domesticated girl that's all you ask of me,
     Darling it is no joke, this is lycanthropy
     Moon's awake now with eyes wide open
     My body is craving so feed the hungry”

     Le pareti di legno e il soffitto del saloon crollano su se stessi in un grande polverone bianco. Dietro di questi si trova la volta di pietra di una caverna, la cui roccia possiede una colorazione rosso sangue così intensa da abbagliare gli occhi. Le poche persone rimaste nonostante il terremoto possono, così, assistere ad una danza sfrenata di Rouge all’interno di una gabbia dorata. I raggi della luna filtrano da un’apertura sul soffitto, come un naturale riflettore sulla stella dello spettacolo.

     “I've been devoting myself to you Monday to Monday and Friday to Friday
     Not getting enough retribution or decent incentives to keep me at it
     Starting to feel just a little abused like a coffee machine in an office
     So I'm gonna go somewhere closer to get me a lover and tell you about it
     There's a she wolf in the closet, open up and set her free
     There's a she wolf in the closet, let it out so it can breathe” 

     La voce di Rouge raggiunge picchi più elevati di quanto potesse immaginare. Il suo completo di tuta nero aderente le dona un’aria animalesca, un requisito fondamentale per dare un senso alla sua canzone. Le sue dita si stringono attorno alle sbarre della gabbia, mettendo bene in evidenza le lunghe unghie laccate di rosso, come artigli pronti a ghermire un maschio imprudente. Nell’istante immediatamente precedente al termine della canzone, la ragazza sferra un pugno alla gabbia dorata, mandandola in frantumi in mille schegge. E’ libera e pronta a solcare le strade del mondo!
    

     Dall’altra parte della città, una figura silenziosa è intenta a fissare il cielo terso e sereno, con la mente immersa in una folla di pensieri come raramente, dall’inizio della storia, gli è capitato di fare. Sul retro di casa Prower, Knuckles the echidna ha preferito attendere in solitudine il responso dell’esame di Tails ai rottami recuperati da Green Hill. La sua scelta non è dettata solo dal suo inossidabile istinto solitario, ma anche dall’esigenza di soffermarsi per un momento a riflettere su quanto accaduto fino a quel momento.

     La sente palpabile la lontananza. Avverte in tutta la sua forza la distanza tra lui e Rouge, una distanza creata non solo dal suo rapimento, ma volontariamente anche da lui, una frattura che lui stesso ha contribuito a creare. E’ buffo come le cose a cui teniamo, pensa Knuckles, impariamo ad apprezzarle solo quando queste non ci sono più, o quando un litigio con Shadow riesce a rinfacciarcele in tutta la loro importanza. Sebbene non sia del tutto sicuro di quanto potesse significare un’irritante ladra pipistrello nella sua vita, è da parecchio che non può più negare di tenere molto a lei. Si è rifiutato per troppo tempo di affrontare l’evidenza, di ricomporre i frammenti confusi dei suoi sentimenti e di dare un nome a tutto quello che c’è stato e che ci sarebbe stato tra di loro. Sempre se il suo pessimo carattere e il suo orgoglio granitico glielo avrebbero permesso. E’ proprio nel momento in cui non può raggiungerla, se non con il pensiero, che il peso della sua mancanza comincia a soffocarlo come una lenta e dolorosa stretta alla gola.

     A dare voce ai suoi pensieri malinconici ci pensano le corde di chitarra che sembrano provenire dal profondo del suo cuore. Una nuova melodia sta per nascere, solo che Knuckles non si cura, questa volta, di combatterla né di nascondere quello che il suo animo gli sta comunicando. Preferisce abbandonarsi al lento ritmo di chitarra, chiudendo gli occhi e lasciando che le sue emozioni vaghino nell’aria fino a raggiungere, almeno così spera, la persona a cui sono rivolte.


     “I just woke up from a fuzzy dream
     You never would believe those things that I had seen
     I looked in the mirror and I saw your face
     You looked right through me, you were miles away
     All my dreams they fade away, I'll never be the same
     If you could see me the way you see yourself
     I can't pretend to be someone else”

     La sua voce si disperde nello spazio sconfinato che ha intorno. La melodia incalzante che risuona nelle sue orecchie proviene dalla chitarra che ha appesa al collo. Sebbene non abbia mai saputo come si suona una chitarra, a Knuckles viene naturale strimpellare malinconici accordi con lo sguardo perso nel vuoto. Avverte molta confusione intorno a lui, un viavai di persone e una girandola di suoni e rumori, ma lui è perso nelle sue riflessioni, perso nella musica.

     “When no one's around then I have you here
     I begin to see the picture, it becomes so clear
     You always have the biggest heart,
     When we're six thousand miles apart
     Too much of no sound uncomfortable silence can be so loud
     Those three words are never enough when it's long distance love”

     Sul suo petto Knuckles sfoggia una giacca di pelle consumata dall’usura sulla quale sono attaccate diverse etichette con il nome di differenti luoghi e nazioni. Il suo viaggio attorno al mondo alla ricerca di qualcosa che neanche lui conosce bene continua anche durante il suo canto echeggiante. Suona la sua chitarra fendendo la folla a passi lenti, mentre il sole cala rapidamente dipingendo il cielo di colori così intensi da farlo sembrare un quadro ad olio.

     “You always love me more, miles away
     I hear it in your voice, we're miles away
     You're not afraid to tell me, miles away
     I guess we’re at our best when we're miles away
     So far away”

     Uno stormo di rondini sorvola il cielo che si sta tingendo di crepuscolo. Knuckles lo osserva con aria assorta, attendendo che la gente che gli passa accanto si allontani e lo lasci da solo con la sua chitarra e con i suoi pensieri. Le ultime parole della sua canzone riecheggiano lontano, come un coro perso nella solitudine, proprio nel momento in cui l’echidna mette i piedi in un terreno desolato… che sia questo il luogo che sta cercando? La chitarra diventa obsoleta quando una melodia melanconica sostituisce il suo accompagnamento e lo mette di fronte alla sua anima.
 
    “You only see what your eyes want to see
     How can life be what you want it to be
     You're frozen when your heart's not open
     You're so consumed with how much you get
     You waste your time with hate and regret
     You're broken when your heart's not open”

     Il cielo è diventato cupo, ma la notte non è ancora arrivata. Un’insolita figura nera fluttua in direzione di Knuckles. Assomiglia molto ad un mantello da pioggia trascinato dal vento, ma le forme che descrive nell’aria e il modo in cui si sposta gli fanno quasi credere che sia vivo. Knuckles è pietrificato. Non sa dove si trova, se nelle intime regioni del suo animo o in un luogo fuori dal tempo. Ha solo la sua voce e le note della sua canzone a tenergli compagnia e a infondergli coraggio.

     “Now there's no point in placing the blame
     And you should know I suffer the same
     If I lose you my heart will be broken
     Love is a bird, she needs to fly
     Let all the hurt inside of you die
     You're frozen when your heart's not open”

     Lo strano essere dalla forma di mantello fluttua e levita attorno all’echidna, descrivendo un lento cerchio dal significato oscuro. Un’ombra si affaccia su di lui, proiettandolo nel buio più assoluto. Avverte il gelo nel suo petto, avverte il suo cuore diventare freddo e sa che sarebbe sufficiente un raggio di sole per scioglierlo… ma è qualcosa che deve provenire da lui. E’ lui che deve fare il primo passo.

     “Mmmmmm, if I could melt your heart
     Mmmmmm, we'd never be apart
     Mmmmmm, give yourself to me
     Mmmmmm, you hold the key”

     Il mantello scuro prende forma nella carne e si trasforma in un grosso levriero nero dallo sguardo d’acciaio. E’ lì per giudicarlo, è lì per osservare Knuckles, per verificare se il gelo che ammanta la sua anima possa essere annientato dal calore puro del suo amore. Una luce abbagliante comincia a splendere nel petto del guardiano. E’ il primo raggio di sole, è la luce della comprensione di quanto il gelo possa paralizzarlo, di quanto lui stesso possa essere la causa del suo congelamento. Ora ha capito. Proprio quando la voce gli muore in petto e la musica viene meno, ha compreso cosa fare del tempo che gli rimane.

     Knuckles non avrebbe saputo dire se si era trattato tutto di un’illusione, di una distorsione ottica provocata dall’epidemia musicale, o piuttosto di un sogno ad occhi aperti. Quello di cui è grato è che grazie a quella musica ha fatto un passo avanti verso la sincerità con sé stesso. Il guardiano si osserva i palmi aperti delle mani, apparentemente interessato all’imbottitura dei suoi guanti, ma in realtà in un sottile tentativo di guardare dentro di sé. La strada da percorrere era sempre stata davanti a lui, ma non era mai riuscito davvero a vederla. Ora sa cosa deve fare, o almeno cosa deve provare a fare. Non è sicuro che nel momento culminante sarebbe riuscito ad essere sincero, ma nessuno avrebbe potuto biasimarlo per averci provato.


     - Mi ha colpito molto il modo in cui stavi combattendo questa mattina! - dice Sydia, rivolgendosi a Ramon con un sorriso timido - Non avevo mai visto uno stile del genere! -

     - Ci credo che non lo hai mai visto! E’ uno stile di mia invenzione! - le spiega lo scoiattolo poliziotto, con l’aria di chi si vanta di un importante traguardo - L’ho chiamato “Kung Hop Fu” perché combina passi di danza a mosse di arti marziali! E’ uno stile che si può adottare solo in presenza di musica, ecco perché porto sempre queste cuffie con me! -

     - Caspita, sembra qualcosa di molto particolare! Sarebbe divertente provare! -

     - Non lo so, ragazzina! C’è bisogno di molta concentrazione e di molto allenamento per combattere a tempo di musica! -

     Sydia incurva la bocca in un broncio molto irritato. I suoi occhi si stringono in due fessure incollerite e per il fastidio si ritrova ad agitare il pugno chiuso sotto il naso di Ramon.

     - Ehi, stai insinuando che non ne sarei capace? -

     - Ehm… no, no! Ti ho visto anche’io mentre combattevi! Non… ehm… non sei affatto male! -

     - Bene, allora cosa aspetti? - dice Sydia, tornata di nuovo sorridente - Insegnami come si fa! -

     Ramon pensa che se non c’è un modo migliore per ingannare l’attesa di sapere qualcosa dal volpino con due code, tanto vale provare a calarsi nei panni dell’insegnante. Effettivamente, ci stava pensando proprio prima che Sydia si avvicinasse a lui che la ragazza aveva una furia combattiva da lui mai vista prima. Il modo aggressivo, ma allo stesso tempo efficace e bilanciato, con cui quella mattina aveva atterrato i Ring Leaders erano delle qualità davvero notevoli, che non tutti possono vantare di avere. Una certa idea gli frulla in testa e forse quella è proprio l’occasione giusta per studiare più da vicino se vale la pena metterla in pratica.

     - E’ tutto un gioco di fianchi! - spiega Ramon, mettendosi di fronte a lei - I colpi di fianchi mentre segui il ritmo della musica ti danno la spinta necessaria a sferrare un calcio o a schivare un colpo! Per iniziare è necessario imparare a muoverli seguendo un ritmo scandito! Uno, due, tre quattro! Mi segui? -

     - Una questione di fianchi, eh? - ripete la ragazza, concentrata sull’apprendimento - Va bene! Adesso ci provo! Uno, due, tre quattro! Uno, due, tre quattro! -

     Senza che se ne renda conto, Sydia si ritrova a scuotere i fianchi sulle note di un coro di trombe. I due scoiattoli si scambiano un’occhiata stranita prima di venire catturati dal ritmo.


     “Ladies up in here tonight
     No fighting, no fighting
     We got the refugees up in here
     No fighting, no fighting”

     “Hey Girl, I can see your body moving and it's driving me crazy
     And I didn't have the slightest idea until I saw you dancing
     And when you walk up on the dance floor
     Nobody cannot ignore the way you move your body, girl
     And everything so unexpected - the way you right and left it
     So you can keep on shaking it”

     Ramon si ritrova catapultato nelle vesti di un rapper nel bel mezzo di una colorata e animata festa di paese. I bambini ballano sventolando lunghi nastri e i più anziani tengono il ritmo della canzone battendo le mani. Ramon sa di essere solo una figura di contorno rispetto alla stella della festa, che è poi la ragazza per cui sta cantando. Così raddrizza il suo cappello di paglia in testa e procede tutto d’un fiato nel suo rap, senza chiedersi come sia arrivato in quel tripudio di gioia, ma godendosi solo il pulsare della festa.

     “Oh baby when you talk like that you make a woman go mad
     So be wise and keep on reading the signs of my body
     And I'm on tonight you know my hips don't lie
     And I am starting to feel you boy
     Come on lets go, real slow don't you see baby asi es perfecto
     Oh I know I am on tonight my hips don't lie
     And I am starting to feel it's right all the attraction, the tension
     Don't you see baby, this is perfection”

     Al centro del grande gruppo di persone che sta festeggiando c’è lei, la stella della serata, la profonda voce che adesso ha preso il posto di Ramon nel cantare. E’ naturalmente Sydia che, alla stregua di una ballerina professionista, si scatena in una sfrenata danza a piedi scalzi scuotendo i fianchi al massimo delle sue capacità. I filamenti verdi del suo gonnellino hawaiano oscillano senza fermarsi mai, esattamente come il suo corpo che avverte il brivido della musica dalla punta dei piedi fino a quella dei capelli.

     La breve parentesi musicale volge al termine quando Ramon scivola all’indietro e travolge Sydia con il peso del suo corpo, facendo svanire di colpo la festa, la gente gioiosa e tutto l’incanto. I due scoiattoli si rimettono in piedi, leggermente doloranti per lo schianto avuto con il prato. Ramon, nonostante tutto, è euforico per quello che è appena successo e si esibisce in uno strano balletto festoso che suscita in Sydia uno spontaneo sorriso.

     - Adoro tutto questo! - esclama l’agente, alzando le braccia al cielo - Adoro la musica e adoro l’idea di cantare in ogni parte del mondo semplicemente con un pensiero! -

     - Neanche a me dispiace, se devo dirla tutta! - ribatte Sydia - Però vedi di non abituarti! Credo che Sonic e Tails riusciranno a trovare presto il modo di risolvere tutto! -

     - Che peccato! Allora penso che dovrò godermi il gioco finché dura! -

     - Presumo di sì! Oh, a proposito, io sono Sydia! -

     - Ramon! Chiamami pure Ramon! -


     Il tintinnio dei due bicchieri che si avvicinano per un formale brindisi riscuote Rouge dai suoi pensieri assorti. A quanto pare, fortunatamente, Trick non si è accorto che aveva la testa altrove, impegnata ad organizzare il modo più efficace per trarre il maggior vantaggio da una situazione decisamente poco favorevole.

     Si trova sempre sul divano della sontuosa stanza nel palazzo della iena, con un bicchiere di liquore in una mano e un senso di guardinga allerta addosso. Trick è più tranquillo che mai, preso com’è dalla placida discussione che ha ormai ingaggiato da quasi un’ora con la ragazza. Rouge si ritrova a pensare che lo avrebbe considerato un perfetto gentiluomo e una compagnia più che gradevole se non avesse saputo che era totalmente pazzo. Facendo finta di essere interessata alla chiacchierata, il pipistrello si guarda intorno, tentando di carpire un qualunque tipo di indizio che suggerisse dove si trovasse, considerando che non si era ancora presentata l’occasione di uscire da quella stanza e di visitare il palazzo. Forse, con un tantino di astuzia, sarebbe potuta riuscire a raggirare per bene Mr. Trick. In fondo, gli ha già fatto credere di essere consenziente ai suoi progetti, quindi si tratta solo di lavorarselo un altro po’.

     - Ma tu non hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto, vero? - domanda la iena, interrompendo un discorso quasi senza fine.

     Rouge, che fino a poco prima si stava limitando ad annuire con il capo, viene colta di sorpresa e non riesce a trovare una spiegazione plausibile per la sua distrazione, almeno non prima che Trick intervenga per toglierla dall’imbarazzo.

     - Puoi stare tranquilla, cara, ero consapevole che il mio discorso non suscitava il tuo interesse, ma adoro troppo sentirmi parlare! Eh-eh! -

     - Ti chiedo scusa! - si giustifica la ragazza, tentando di sembrare calma - Ero semplicemente immersa nei miei pensieri! Non intendevo distrarmi! -

     - Non c’è offesa, zuccherino! So perfettamente quali sono i pensieri che ti hanno distolto dal mio interessantissimo monologo sulla musica contemporanea! -

     - Non mi avevi detto che sai anche leggere nel pensiero! - commenta lei, con un sorriso incoraggiante.

     - Sono abbastanza geniale per intuirlo! - ribatte la iena, sistemandosi meglio sul divano - E abbastanza sicuro di me da potertelo dire! Vedi, mia astuta donzella, sono sicuro che tu non abbia affatto intenzione di assistere al mio lavoro, né di concedermi il privilegio della tua compagnia! Un uccellino nella mia testa mi dice che stai studiando un modo per dartela a gambe, o che stai semplicemente attendendo che i tuoi amichetti ti vengano a salvare dalla brutta iena cattiva! Dovrei consigliare loro un buon oculista! Bisognerebbe essere pazzi per ritenermi brutto, non ti pare? -

     La schiena di Rouge viene attraversata da un brivido freddo per essersi ritrovata di fronte all’ultima cosa che si sarebbe aspettata.

     - Cosa te lo fa pensare? - domanda, tentando di temporeggiare.

     - E’ molto semplice capire al volo le persone, bellezza! Avevo comunque intenzione di trascorrere del tempo con te prima della tua eventuale fuga e di spiattellarti tutti i dettagli del mio grandioso progetto! Sai perché lo faccio? -

     Rouge scuote lentamente la testa, attenta a non abbassare la guardia.

     - Perché se fosse troppo facile non varrebbe la pena farlo! Se manca anche un solo briciolo di sfida, manca tutto! Una vittoria senza sudore è come un delitto senza sangue! Non c’è fascino, non c’è classe, non c’è divertimento! E poi, senza di te, non avrei avuto nessuno con cui vantarmi! -

     Il ridere di gusto della iena ha il potere di intimorire Rouge più di qualunque altra cosa abbia mai fatto.

     - Così ecco tutto quello che volevi sapere, cocca! Ti risparmio la fatica di trovare un modo per farmi parlare! Devi sapere che quand’ero ad Adabat ho messo a punto un brevetto decisamente originale! L’ho chiamato “Trick ‘n’ Roll”, mica male, vero? E’ l’unico dispositivo attualmente esistente in grado di mettere in contatto due Zone distanti nel tempo e nello spazio e di fonderle insieme come una cosa sola! Esiste una Zona magnifica che viene chiamata Music Plant, un luogo dove nell’aria risuona musica perenne e dove tutti comunicano con canzoni e coreografie! Ah, che meraviglia! Sono venuto qui ad Emerald Town per testare sul campo il mio sbellosissimo nuovo giocattolo! Ho incaricato i miei soci di fare una scorpacciata di magnetite, cosicché il “Trick ‘n’ Roll” potesse raggiungere la sua potenza massima nel giro di pochi giorni! Quello che abbiamo sperimentato fino ad ora non è che l’inizio di tutto! Una volta ingranata la marcia più alta, la nostra realtà si fonderà con la Zona Music Plant e trascorreremo il resto dei nostri giorni in uno spettacolare musical globale! -

     - A che scopo tutto questo? - chiede Rouge, perplessa più che mai.

     - Naturalmente stampare un sorriso sui volti tristi della gente! - risponde la iena, come se stesse dicendo che due più due fa quattro - Sei stata distratta anche quando ti ho parlato del caos e delle risate? -

     In quel preciso istante, la grande porta in legno della stanza si apre e il passo impaziente di un nuovo visitatore si fa strada al suo interno.

     - Ascolta, Trick, ci ho pensato a lungo e ho deciso che… -

     La decisione di Levine sarebbe rimasta ignota. Non appena la farfalla si accorge della presenza di Rouge nella stanza, i suoi occhi si sgranano e la sua bocca si contorce in una smorfia di collera pura.

     - Che cosa ci fai tu qui? - sbraita con il dito puntato verso il pipistrello e la mano tremante - E tu cosa ci fai con lei? -

     - Noto con piacere che vi conoscete già, signore! - commenta la iena, soddisfatta.

     - Conoscerci? - ripete Rouge, sul chi vive esattamente come Levine - Mi piacerebbe davvero che si tratti solo di questo! Non c’era dubbio che una come te sarebbe finita in una gang di criminali! -

     - E che mi dici di te? - replica la farfalla - Mi pare che anche tu sia in questo palazzo esattamente come me! I tuoi furti da quattro soldi non rendono più, così hai deciso di tentare la scalata in grande stile? -

     - Sono stato io a portarla qui, dolcezza! - interviene Trick, stranamente euforico di fronte alla situazione delicata - Cosa ne dici di cantarmi qualcosa in proposito? -

     - E’ opera tua? E’… davvero opera tua? Una sola ragazza non ti basta, per caso? Hai deciso di fare il doppiogioco con me? Bene, lascia che ti dica come la penso! -

     Un potente ritmo elettronico echeggia tra le pareti della stanza e Rouge pensa che forse non è quello ciò che Levine ha da dire in merito. E’ come una sirena d’allarme impreziosita dal suono di un sintetizzatore quella che si avverte provenire dalle pareti e sta perfettamente a simboleggiare i grossi guai a cui Trick sta andando incontro a causa della furia cieca di una ragazza che si sente tradita. La realtà subisce una radicale metamorfosi e una macchia di colore sfocato si imprime sulle pupille di Rouge, mentre attende di assistere ad una scena che, sicuramente, non avrebbe dimenticato tanto facilmente.


     “Superstar, where you from, how's it going?
     I know you, gotta clue whatcha doing
     You can play brand new to all the other chicks out here
     But I know what you are, what you are, baby
     Look at you, getting more than just a re-up
     Baby you, got all the puppets with their strings up
     Faking like a good one, but I call 'em like I see 'em
     I know what you are, what you are, baby”

     In un ufficio dalle pareti bianche all’ultimo piano di un grattacielo, Mr. Trick è seduto ad una scrivania di fronte ad un computer, in giacca e cravatta scure, per una volta con un abbinamento di colori ordinario. Levine si avvicina a lui cantando, in veste di segretaria con minigonna, occhiali bordati di tartaruga e capelli a caschetto corvini. Per qualche motivo è molto irritata con il suo capo, tanto che lo afferra per la cravatta e lo trascina per l’ufficio fino ad arrivare ad una grossa fotocopiatrice. Nel frattempo le sue colleghe nel resto del locale, ballando sulle note di una musica che risuona negli altoparlanti sul soffitto.

     “Daddy-o, you've got the swagger of a champion
     Too bad for you, you just can't find the right companion
     I guess when you have one too many, makes it hard, it could be easy
     Who you are, that's just who you are, baby
     Lollipop, you must mistake me, you're a sucker
     To think that I, would be a victim, not another
     Say it, play how you want it
     But no way I'm never gonna fall for you, never you, baby”

     Levine apre il coperchio della fotocopiatrice e spinge il viso di Trick sul vetro, per poi azionare il meccanismo. Una serie di fogli con l’immagine stampata in bianco e nero del volto atterrito della iena cominciano ad accumularsi in un angolo. La ragazza ha ottenuto quello che voleva, così si allontana a passi veloci sui suoi vertiginosi tacchi alti, continuando però a cantare la sua canzone carica di rabbia vendicativa.

     “Womanizer, woman-womanizer, you're a womanizer
     Boy don't try to front, I know just what you are
     You got me going, you're oh so charming but I can't do it
     You womanizer
     You say I'm crazy, I got your crazy, you're nothing but a
     Womanizer”

     Se Trick credeva di essere al sicuro nel bar in cui di solito si ferma dopo il lavoro, si deve ricredere. Quella cameriera con i capelli lunghi e rossi è in realtà Levine, venuta in incognito a perpetrare la sua vendetta di donna tradita. Allora, la iena si rifugia nella sua lussuosa limousine, ma la ragazza bionda alla guida… indovina un po’! E’ sempre Levine, con occhiali da sole e cappello da conducente. E’ sufficiente una corsa sfrenata per le strade della città per far spaventare la iena talmente tanto da farla urlare. Levine ripete il chorus della canzone, decisa com’è di schiantarsi contro la fiancata di un palazzo.

     Prima che questo succeda, il mondo ritorna come è sempre stato e Mr. Trick esprime tutta la sua contentezza per aver fatto parte dell’ennesima canzone con un balletto goffo e scoordinato. Rouge e Levine si guardano in cagnesco, quasi pronte a venire alle mani, con l’odio palpitante tra di loro che si fa sentire nell’atmosfera che hanno contribuito a creare. Contrariamente alle aspettative, Levine gira i tacchi e si dirige verso la porta, senza aggiungere nulla a quanto già detto nella canzone.

     Trick tenta di starle dietro, ma si ritrova la porta sbattuta violentemente in faccia, una cosa che, paradossalmente, gli suscita una raffica di risate.

     - Adoro voi ragazze! Siete così squisitamente imprevedibili! - commenta.

     - Suppongo che lei faccia parte della tua banda se si trova qui! - dice Rouge, ancora sovreccitata.

     - E’ quello che lei vorrebbe, ma preferisco tenerla sulle spine per il momento! Non mi piace che siano le ragazze a venire da me, preferisco essere io a cogliere la sfida di portarle dalla mia parte! Per questo ho scelto te, crostatina! Lei non sa quanto ti ho rivelato e, di sicuro, non ne saprebbe fare il tuo buon uso! Se mai tu riuscissi a sgattaiolare fuori dal mio palazzo, corri pure dai tuoi amici a vuotare il sacco e provate pure a fermarmi! Non vedo l’ora di divertirmi nel vedervi provare! Ci sarà da ridere! -

     Con queste ultime parole, la iena in cilindro oltrepassa la soglia della stanza e lascia Rouge da sola a rimuginare su quanto accaduto fino a quel momento.


     E’ colpa del ritmo lento e vagamente cantilenante se Amy si ritrova a vagare in un mondo dove il linguaggio universale è la musica. Un attimo prima era di fronte a Sonic, decisa ad attendere che un accordo familiare lo spingesse a cantarle qualcosa, un attimo dopo si è rivelata essere proprio lei la stella dello spettacolo. E nell’attesa che il suo mondo assuma forme del tutto diverse, si gode il ritmo accattivante che risuona nelle sue orecchie, preparandosi a cantare al massimo delle sue capacità.

     “Count backwards 5, 4, 3, 2, 1 before you get too heated and turned on
     You should've learned your lesson all in times before
     You've been bruised, you've been broken
     And there’s my mind saying think before you go
     Through that door that takes me to nowhere
     I stopped you all romantic crazy in your head
     You think I listen, no I don't care”

     L’aria è arroventata da un’afa come mai si è vista prima. L’abitacolo dell’auto che sta guidando Amy è caldo e asfissiante. L’ingorgo in cui è bloccata non accenna a volersi sbloccare. L’unico modo che ha per fuggire da quella stressante realtà è rifugiarsi nelle note soavi della sua canzone. Apre la portiera dell’auto e scende in strada, camminando lentamente tra le altre vetture e richiamando a sé tutti quelli che ha intorno.

     “My conscious saying, get down off the streets, it's too dangerous and deadly
     Has got you talking around and circles got you see, all for the sake of sexy
     And as my friends say, stop before you fall, I dont wanna pick you up again 
     He's got you all romantic and crazier each day
     You think I listen, there's no way
     Can't focus I can't stop, you got me spinning round, round, round, round
     Can't focus it's too hot, you'll never get to Heaven if you’re scared of getting’ high”

     Tutti gli altri automobilisti decidono di scendere dalle macchine impantanate nel traffico per seguire quella ragazza impegnata a cantare una canzone che esercita uno strano magnetismo su di loro. Ben presto, Amy si ritrova a capeggiare una lunga fila di persone rapite dal ritmo, diretta verso un’ignota destinazione. Di fronte a lei c’è una grossa cisterna che ostacola il percorso… non è affatto un problema!

     “Let me keep freaking around, I wanna get down
     And I'm a red-blooded woman
     what's the point of hanging around?
     I wanna keep turning it down
     when this girl wants to rock with you, yeah...”

     Quando la musica aumenta di volume ed è il momento di far vibrare al massimo l’ugola per cantare il chorus, Amy si arrampica sulla scaletta di metallo della cisterna, seguita a ruota dagli altri automobilisti. In un battito di ciglio, si ritrovano tutti sul tetto del camion, radunati in cerchio attorno ad Amy, anche se ammassati l’uno all’altro per il poco spazio, con il solo intento di sentirla cantare. Invidiano la sua voce e invidiano il modo in cui danza lentamente ancheggiando al ritmo delle note.

     - Ci sono novità! Venite tutti dentro! -

     L’esclamazione di giubilo di Tails interrompe l’incantesimo ed Amy si ritrova nel giardino di casa Prower, con le mani alzate verso il cielo, di fronte ad un Sonic con l’espressione imbambolata. Al richiamo del volpino, il riccio blu fa per correre verso casa, ma Amy, ripresasi appena in tempo dall’impeto della musica, lo prende per un polso e lo trascina verso di sé.

     - Tutto qui? Non hai niente da dire in merito? -

     - Ehm… volevi forse un applauso? -

     - Non stavo parlando di questo! Stavo aspettando che mi cantassi una serenata, ma alla fine sono io quella che ha cantato per te… di nuovo! -

     - Ecco, brava! - replica Sonic, battendole una mano su una spalla - Continua ad aspettare mentre io vado a sentire cosa ha scoperto Tails! -

     Prima che Amy Rose riesca a fulminarlo con uno sguardo, Sonic sfreccia in un lampo all’interno della casa, lasciandola impalata lì come un sacco di patate.

     - Non pensare di sfuggirmi così facilmente! - mormora la ragazza tra sé e sé, sicura che sarebbe riuscita nel suo intento.

     Sollevati finalmente dalla fine dell’attesa, si riuniscono tutti quanti nell’officina sul retro, anche se un po’ stretti a causa dello spazio ridotto. Un po’ a disagio per essere al centro dell’attenzione di tutti, Tails si schiarisce la voce e si ripromette mentalmente di essere quanto più esauriente possibile. Non è la prima volta che si ritrova nel ruolo di leader e, di sicuro, sarebbe di nuovo stato all’altezza del compito.

     - Scusate se vi ho fatto attendere, ma ho dovuto fare un esame molto accurato perché la maggior parte dei componenti erano seriamente danneggiati! -

     - Già, chissà grazie a chi! - commenta Sonic con un ghigno.

     - Tu ti saresti forse comportato diversamente? - ribatte Shadow, indifferente.

     - Non credo che il sombrero e le maracas mi avrebbero donato quanto donano a te! -

     - Ad ogni modo - interviene Tails, riprendendo in mano la situazione prima che precipiti a causa di quella provocazione - Ho studiato con accuratezza quel poco che sono riuscito a recuperare e ho scoperto che si trattava di un semplice ripetitore di frequenza! Emetteva un semplice segnale radio molto potente, senza nessun altro effetto! Questo mi fa pensare che si trattasse solo di uno specchietto per le allodole, un pretesto per attirarci a Green Hill! -

     - E’ stato Nack! - sbotta Knuckles, furente - Quando lo scoiattolo se l’è lasciato sfuggire ieri sera deve aver avvertito Trick e insieme ci hanno teso quella trappola! -

     - Ehi, io non mi sono mai lasciato sfuggire nessuno! - ribatte Ramon, offeso - Nessuno riesce a farla in barba a me! - quindi urta involontariamente con il gomito una cassetta degli attrezzi, facendola quasi cadere prima che Cream e Tikal la blocchino e la spingano lontano dal bordo del tavolo.

     - Non hai trovato altri indizi che possano essere utili? - domanda Sydia.

     - C’è qualcosa in realtà, ma non sono sicuro che ci possa condurre sulla giusta strada! -

     Tails prende dal bancone di lavoro un pezzo di lamiera contorta e indica con il dito una piccola incisione scolpita nell’angolo. Sonic, il più vicino, aguzza lo sguardo e riconosce quello che ha l’aria di essere un logo con tre lettere ben in vista più delle altre.

     - TRL Corporation! - legge il riccio blu prima di sfoggiare un’aria perplessa - E che roba è? -

     - Ma certo! E’ una delle più importanti imprese di telecomunicazioni di Adabat! - spiega Ramon a tutto il gruppo - Le indagini che ho condotto con la mia squadra mi hanno portato alla conclusione che potrebbe essere di proprietà di Trick e dei Ring Leaders! La mia ipotesi è che la utilizzi come copertura per le sue attività criminose! Quando ho saputo che si era trasferito qui ad Emerald Town non credevo che avesse qualcosa a che fare con la TRL! -

     - Sai se ci sono delle filiali ad Apotos? - domanda Shadow.

     - Non mi risulta! Le loro attività sono sempre state ristrette entro i confini di Adabat, ma potrebbero anche aver cambiato musica… in tutti i sensi! -

     - Ora ricordo! - esclama Amy, attirando l’attenzione di tutti - Ieri mattina alla radio! Ho sentito una notizia che riguardava questa TRL Corporation! Adesso mi sfuggono i particolari, ma so che un famoso attore è in città per questioni che hanno fare con la TRL! Come si chiamava? Ehm… un attimo… Miney… Minny… -

     - Manny! - dice Ramon - Michael Monkey, l’attore che interpreta Manny in “Let’s Get Loud”! Capperi, sono un suo grandissimo fan! E’ qui ad Emerald Town ed io non ne sapevo niente? -

     Gli occhi dello scoiattolo brillano di una luce quasi fanatica mentre fissa Amy con la bocca spalancata.

     - Direi che questa è un’ottima pista! - conclude Sonic - Hai capito tutto, Shadow? O vuoi che ti faccia un disegnino? -

     - Sarò anche simile a te, ma non per questo sono altrettanto tonto! -

     - Bene, perché mi servi sveglio e scattante! Andremo a fare un giretto in città e a fare due chiacchiere con questo tizio! -

     - Io lavoro da solo, nel caso te lo fossi dimenticato! -

     - Ma dai, in due faremo molto più velocemente! E poi siamo sempre noi che risolviamo questo genere di cose! Siamo come Starsky ed Hutch, Stanlio ed Ollio, Tom e Jerry! -

     - Di cosa stai blaterando? -

     - Oh, sono modi di dire che ho imparato sulla Terra! -

     - E’ perché vuoi continuare a prendermi in giro fino alla morte, vero? -

     - Sei molto perspicace! -

     La risposta di Shadow si rivela essere un sonoro e sincero verso di disappunto.

     - E’ ora di andare a fare un po’ di giustizia! - esclama Sonic in tono solenne - Ho sempre desiderato dirlo! -

     Un colpo di chitarra esplode nell’officina, come è quasi d’obbligo che doveva essere, accompagnato da veloci battiti di batteria. L’ennesima melodia sta per cominciare, ma questa volta è tutta per Sonic e Shadow. I due ricci sono fermi immobili nella penombra di un grande edificio sgombro illuminato solo da fiochi raggi di luce provenienti dalle ampie finestre impolverate. Quello che si riesce a scorgere in lontananza sono solo le loro due silhouette, quasi due statue di pietra tanta è la fissità della loro immagine.


     “Nation to nation all the world must come together
     Face the problems that we see then maybe somehow we can work it out
     I asked my neighbour for a favour, she said later
     What has come of all the people have we lost love or what it's about
     I have to find my peace cause no one seems to let me be
     False prophets cry of doom what are the possibilities
     I told my brother there'll be problems, times and tears for fears,
    But we must live each day like it's the last”

     Il veloce rap che si sente nell’aria proviene da Sonic, il primo a venire fuori dall’ombra, correndo verso la porta di legno marcito dell’edificio e saltando fuori dall’uscio con un agile balzo. Shadow è immediatamente dietro di lui. Entrambi sfoggiano dei berretti da baseball con la visiera rivolta all’indietro e diversi medaglioni hip hop dorati.

     “The world keeps changing, rearranging minds and thoughts
     Predictions fly of doom the baby boom has come of age
     We'll work it out, I told my brother don't you ask me for no favors
     I'm conditioned by the system don't you taught to me
     Don't scream and shout, she pray to God, to Buddah
     Then she sings a Talmud song, confusions contradict the self
     Do we know right from wrong, I just want you to recognize me
     In the temple you can't hurt me I found peace within myself”

     La seconda strofa è tutta per Shadow. Il riccio nero scalza Sonic dalla sua via con una gomitata, quindi incalza con il suo rap mentre entrambi continuano a proseguire lungo la strada. I marciapiedi ai loro due lati sono semideserti e visibilmente abbandonati a giudicare dalle cartacce che fluttuano ad ogni alito di vento. E’ un mondo che ai due ricci non piace, è un mondo che hanno il compito di cambiare.

     “Go with it, go with it, jam
     It ain't too much stuff, it ain't too much
     It ain't too much for me
     Jam, it ain't too much stuff
     It ain't, don't you, it ain't too much for me”

     Arrivati in una piazza vuota, i due ricci cantano il chorus mentre si esibiscono in una coreografia snodata e tremendamente complicata. Sonic e Shadow, però, sono molto esperti nel muoversi a tempo con la musica e a tempo con i movimenti dell’altro. Man mano che la loro voce raggiunge ogni angolo della città, tanti ragazzi si fanno curiosi. Tante teste curiose spuntano dai vicoli e qualcuno corre verso i due ricci per ballare insieme a loro. E’ solo l’inizio, il mondo può essere reso migliore dalla musica. Sonic e Shadow lo sanno, quindi continueranno a ballare fino a quando ci sarà ritmo nell’aria.

     Le note spariscono rapide come sono arrivate, facendo ritornare il silenzio nell’officina di Tails. Sonic e Shadow, tornati nuovamente nei loro panni consueti, si scambiano un’occhiata di sfida, il modo più spontaneo che hanno per affrontare l’idea di un duetto insieme.

     - Sei fortunato, vendicatore! - dice Sonic in tono leggero - Qualunque cosa ti dicessi potresti ritorcermela contro! -

     - Ecco, bravo! Tappati la bocca allora! - ribatte Shadow.

     Nessuno è in vena di esprimere la propria opinione in proposito, quindi preferiscono attendere che Sonic e Shadow escano dalla stanza, diretti verso il vialetto, seguiti da tutto il resto del gruppo. Ramon è l’unico che li precede in corsa, fermandosi proprio davanti a loro due con le braccia spalancate e l’espressione determinata.

     - Che cosa vuoi adesso? - interviene il riccio nero, infastidito.

     - Lasciatemi venire con voi! - li supplica Ramon, quasi piagnucolando - Non posso lasciarmi sfuggire questa occasione di conoscere Manny! -

     - Non per guastarti la festa, fratello, ma ci rallenteresti troppo! - spiega Sonic, tentando di essere ragionevole - Non puoi correre alla nostra velocità e il tempo non è proprio dalla nostra parte! -

     - Rouge potrebbe essere ovunque adesso! - gli fa eco Knuckles - Prima raccogliamo informazioni e prima riusciremo a sapere dove si trova, quindi levati di mezzo! -

     - Vi seguirò con la mia auto e non vi intralcerò in nessun modo! Ve lo prometto! -

     - Hai problemi di udito, roditore? - incalza Shadow, al limite della sopportazione - Fatti da parte! E’ l’ultima volta che te lo dico, dopo saranno dolori per te! -

     - Va bene, se la mettete così allora mi metto a canticchiare la sigla di “Let’s Get Loud”! - minaccia Ramon.

     - Vuoi farci venire l’emicrania per caso? - replica Sonic.

     - Non proprio! Facendo così magari sento qualche accordo che mi ispira e… e… e iniziamo tutti quanti a ballare! -

     - Oh, no, non oserai farlo! - sbraita Shadow.

     - Davvero? Allora proviamo! Let’s Get Loud! Let’s Get Loud! LET’S GET LOUD!!! -

     - BASTA! -

     Proprio nel momento in cui Shadow sta per sfogare la sua frustrazione con un pugno sul muso di Ramon, ciò che tutti temevano si avvera nel giro di un secondo. Un’allegra melodia di stampo caraibico comincia ad animare l’ambiente, trasportando tutti i presenti su una spiaggia assolata. L’aria frizzante di mare riempie i polmoni del gruppo e il coro di trombe avvolge la mente di chiunque si trovi nei dintorni, instillando in loro la voglia irrefrenabile di cominciare a ballare. Per quanto Shadow resista, è impossibile per lui sottrarsi al richiamo del suo corpo, ma si ripromette di vendicarsi amaramente del responsabile di tutto quello.


     “If you wanna live your life live it all the way and don't you waste it
     Every feelin' every beat can be so very sweet you gotta taste it
     You gotta do it, you gotta do it your way
     You gotta prove it, you gotta mean what you say
     Life's a party, make it hot, dance don't ever stop, whatever rhythm
     Every minute, every day take them all the way you gotta live 'em”

     Una colorata pista da ballo fa capolino tra la sabbia della spiaggia, illuminandosi ad intermittenza come in un seducente invito per chi desidera scatenarsi su di lei. E’ di Ramon la voce dietro all’accattivante canzone, l’inno alla gioia della danza che, come un’irresistibile droga, penetra nel corpo di chiunque la ascolta. Sonic e tutti gli altri non si fanno attendere oltre e si tuffano nelle danze più sfrenate.

     “Life is meant to be big fun, you're not hurtin' anyone, nobody loses
     let the music make you free, be what you wanna be, make no excuses
     Do what you wanna do, say what you wanna say
     Go where you wanna go, just do it!”

     I maschi indossano una camicia aperta e dei pantaloni neri aderenti, mentre le femmine portano dei vaporosi abiti da ballerine di flamenco. Sembra che siano tutti diventati grandi esperti di balli caraibici, considerando la destrezza con cui si muovono, ballando un tipo di salsa che più senza freni è impossibile da immaginare. Sonic volteggia insieme ad Amy, Sydia danza a due mani con Tails, Knuckles fa ruotare Tikal in un veloce intreccio di braccia e Shadow, con un grandissimo rammarico che non riesce in alcun modo ad esprimere, solleva Cream e balla con lei.

     “Let's get loud, let's get loud
     Turn the music up to hear that sound
     Let's get loud, let's get loud
     Ain't nobody gotta tell you
     What you gotta do”

     Agli angoli della pista un gruppo di chao svolazza festoso, agitando dei nastri colorati e delle bandierine variopinte. Una pioggia di coriandoli assale i riluttanti ballerini, i quali si ritrovano ad avere molta compagnia quando tanta altra gente, proveniente da chissà dove, si unisce a loro nel festeggiare rumorosamente. Ramon si unisce a tutti quanti quando è il momento di cantare il chorus, stringendo il microfono in mano perché tutti, anche i più lontani, possano sentire come stanno facendo rumore… e che rumore!

     A malincuore, Ramon riapre gli occhi, anche se avrebbe desiderato rimanere a ballare e cantare su quella spiaggia per ore e ore tanto si stava divertendo. La prima occhiata che incrocia è quella furente di Shadow, così fuori di sé da suscitargli una tremarella incontrollata.

     - Ehm… ripensandoci… forse è meglio che rimanga qui a… a tenere d’occhio la situazione! Sono… sono pur sempre un agente e il… il mio compito è di proteggere e servire, v-vero? -

     Shadow si avvicina al malcapitato a passi lenti. Ramon indietreggia, sentendo i dolori da pugno anticipati.

     - Ehi… a cuccia, bello! T-Ti ricordo che sono un rappresentante della legge! P-Potresti essere perseguito pesantemente! S-Stai indietro! -

     Il riccio nero è così vicino allo scoiattolo da poter quasi contare ogni singolo pelo del suo muso. Ramon suda freddo e comincia a prepararsi mentalmente all’inevitabile.

     - Buh! - dice semplicemente Shadow.

     Lo scoiattolo si affloscia e finisce a terra, completamente svenuto.


FINE QUARTO ATTO
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Colonna sonora:
- “Give It 2 Me” by Madonna, Hard Candy (2008)
- “Beautiful Stranger” by Madonna, GHV2 (2001)
- “The Way You Make Me Feel” by Michael Jackson, Bad (1987)
- “Better Than Today” by Kylie Minogue, Aphrodite (2010)
- “Ray Of Light” by Madonna, Ray Of Light (1998)
- “Back In Business” by Madonna, I’m Breathless (1990)
- “Revolver” by Madonna, Celebration (2009)
- “Black Cat” by Janet Jackson, Janet Jackson’s Rhythm Nation 1814 (1989)
- “She Wolf” by Shakira, She Wolf (2009)
- “Miles Away” by Madonna, Hard Candy (2008)
- “Frozen” by Madonna, Ray Of Light (1998)
- “Hips Don’t Lie” by Shakira feat. Wyclef Jean, Oral Fixation Vol. 2 (2006)
- “Womanizer” by Britney Spears, Circus (2008)
- “Red Blooded Woman” by Kylie Minogue, Body Language (2003)
- “Jam” by Michael Jackson, Dangerous (1991)
- “Let’s Get Loud” by Jennifer Lopez, On The 6 (1999)
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Capitolo 19
*** Full Speed Ahead #19 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, si canta) ***


ad

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#19

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Per quanto se ne sia sempre sentito parlare, sia nella retorica, sia nelle raffinate elocuzioni e persino nei discorsi più comuni, il concetto di anima non è mai stato del tutto reso chiaro. Si definisce come la parte spirituale ed eterna di un essere vivente che, indipendentemente dal corpo, permane anche dopo la morte dell’individuo. Nonostante questo, molto spesso il termine di anima è associato a quello di coscienza, come la capacità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Finora nei miei scritti ho insistito sul concetto di scelta e di distinzione tra luce e buio, in quanto è fondamentale affinché sia dato un giusto onore alla memoria di colui che ci ha salvato. Nel nostro continuo bisogno di concretizzare ciò che non riusciamo a toccare né vedere, abbiamo dato il nome di anima a quello che ci permette di renderci conto del peso delle nostre azioni, il fulcro di tutti i nostri sentimenti e quello che, in definitiva, ci rende davvero qualcosa di più di un mucchio di ossa, nervi e sangue. Come ho già spiegato, nessun essere vivente è completamente malvagio fintantoché possiede un’anima. E’ quanto questa sia profonda e irraggiungibile nell’intimo dell’individuo a decretare se questo riuscirà a scrutare oltre la nebbia delle sue scelte e a rendersi conto della gravità delle conseguenze. Se tutti noi fossimo in contatto diretto con il nostro cuore, con la nostra coscienza, con la nostra anima… ebbene, questo nostro mondo sarebbe un paradiso ancora più splendente. Nonostante con quanta forza si tenti di far tacere il suono dell’anima, essa non può essere cancellata e rimane in attesa che qualcuno o qualcosa dipani il velo che copre il suo brillare. Basta anche qualcosa di minimo, un evento, un oggetto, uno sguardo, un’emozione, perché anche il più malvagio e reietto di tutti ritrovi il contatto con la sua coscienza e si renda conto del risultato delle sue azioni. Per te è stato così, ma sei morto prima che potessimo capire cosa ti ha permesso di sentire di nuovo il suo calore. Abbiamo visto brillare nei tuoi occhi la luce della comprensione e ti sei gettato nel baratro buio senza esitazione perché tutti noi potessimo continuare a respirare. Cosa importa se non sei nato come siamo nati noi fintantoché anche tu possiedi un’anima splendente?”

                                            Dagli scritti dello Storico

LIBRO GIADA

a.k.a.

L'aurora della giungla


     - La mia non è velocità supersonica! Non mi so muovere come fai tu! E’ un po’ difficile da spiegare, ma tecnicamente io non sono capace di correre alla tua stessa velocità! Quello che mi permette di superarti è il fatto che sono in grado di piegare lo spazio attorno a me, un po’ come se mi teletrasportassi ogni millesimo di secondo di un centimetro in avanti! -

     - Piegare lo spazio? -

     - Prendi, ad esempio, un foglio di carta! Se ci cammini lungo tutta la superficie, ci impieghi un certo tempo per arrivare all’estremità opposta! Se invece lo pieghi a fisarmonica, ti basta attraversarlo nel centro per raggiungere la destinazione molto prima! -

     - Quindi nella nostra gara hai barato! -

     - Ma no, non è barare! Diciamo che ho solo… ehm… avuto una piccola spinta! -

     - Chiamala piccola! E comunque come diavolo fai ad avere questa abilità? -

     - Un regalo! -

     Sonic pensò a come si era conclusa in quel modo la conversazione avuta con Zephir circa le sue capacità di corritrice, con un’ultima laconica replica che non ammetteva ulteriori domande. Come un vago ronzio, il desiderio di saperne di più aveva vagato nella mente del riccio blu da quando lei gli aveva svelato parte del suo segreto durante lo scontro con Metal Sonic.

     A seguito dell’elettrizzante finale di quel duro combattimento, erano stati  costretti ad allontanarsi velocemente dall’arsenale sotterraneo, sebbene Amy fosse stata sulle prime riluttante. Non voleva in alcun modo lasciare Geoffrey indietro in quelle condizioni, anche se era consapevole che il dominio mentale che lo condizionava era tornato attivo. Era stato necessario smuoverla con la forza, per evitare che i due avversari si riprendessero e li attaccassero nuovamente. Non c’erano alternative alla fuga in quel momento, così Sonic afferrò in fretta il frammento di Gemma, finalmente libero, e scortò le ragazze fuori da quel campo di battaglia.

     E adesso il riccio ripensava agli avvenimenti di poche ore prima, tentando di fissare con lo sguardo l’impercettibile nebbia che vorticava all’interno della pietruzza. Tutto quello che era successo aveva in qualche modo modificato il suo stato d’animo in poco tempo, permettendogli di rendersi conto di parecchi errori commessi in precedenza. L’aver conosciuto Geoffrey, il colloquio avuto con Zephir poco dopo la loro fuga, gli slanci di affetto di Amy attraverso il suo atteggiamento freddo si erano tutti ricomposti come in un mosaico a dipingere un quadro completo di ciò che lo aveva reso scostante e preoccupato. Si diceva uno stupido per essersi fatto sopraffare in quel modo dalle emozioni e per non aver affrontato la situazione con mente lucida. Non era la prima volta che la sua impulsività e la sua mancanza di giudizio gli facevano combinare qualche disastro, ma non avrebbe mai immaginato che i problemi sarebbero potuti gonfiarsi fino a quel livello. Aveva rischiato di distruggere una delle cose più preziose che possedeva, solo per un suo moto d’orgoglio, alla fine rivelatosi immotivato. Tante preoccupazioni gli avevano tenuto occupata la testa, la più grande delle quali l’ennesima lotta contro Eggman, impedendogli di concentrarsi come avrebbe dovuto su Amy e su quello che significava coltivare un rapporto con lei. La paura che ci fosse qualcuno più veloce di lui aveva messo in seria discussione la portata del suo ego, a quanto aveva concluso, e sebbene da un certo punto di vista potesse farlo sembrare uno smargiasso, il confronto avuto con Zephir gli aveva fatto riacquistare il primato, e quindi la fiducia in sé stesso. La comparsa improvvisa di Geoffrey, come se non fosse stato abbastanza, aveva innescato una scintilla di gelosia in lui, per il modo in cui Amy sembrava essergli affezionato. Più lui cercava di esporre i suoi dubbi sinceri circa la lince, più lei si allontanava stizzita, quasi come se lo facesse apposta a disapprovare, alla stregua di un dispetto tra bambini. Neanche il fatto che per parecchio non si era fatto vivo, impegnato nelle sue scorribande, era servito a migliorare le cose. Ciò nonostante, adesso che era di nuovo sicuro e consapevole di ciò che lo riguardava, Sonic era deciso a sistemare tutto il putiferio che aveva, involontariamente, causato.

     La riccia rosa aveva deciso di fermarsi per un po’ in un prato fiorito, poco lontano dalla casa di Cream, per riflettere a mente libera, aveva detto. Era anche lei molto scossa per la rapidità con cui tutti quegli eventi spiacevoli le stavano accadendo, tanto che persino per lei era difficile conservare il classico buonumore. Era seduta tra un gruppo di margherite, con le gambe abbracciate, l’espressione spenta e lo sguardo basso, intenta a disegnare cerchi sul terreno con un rametto. Sonic la trovò particolarmente carina in quel quadretto quasi dipinto, circondata dai fiori e con l’aria pensierosa. Raccolse coraggio, fece un respiro profondo e le si avvicinò a passo lento, sforzandosi di sembrare naturale. Simulò un colpo di tosse e quando Amy alzò lo sguardo, le porse un mazzo di rose rosse.

     - Ehm… ti volevo dire… in questi giorni ho avuto molte grane! Pensavo di non essere più il più veloce di tutti, ma questo non è vero! Pensavo che tenessi a Geoffrey più di quanto tieni a me, ma questo non è vero! Credevo di poter andarmene a zonzo per il pianeta senza che tu ti sentissi triste, ma non è vero neanche questo! Pensavo che ci fossero cose più importanti di te a questo mondo e ho imparato in questi giorni che non è assolutamente vero! Ho toppato alla grande in molte cose finora, ma posso ancora imparare a non sbagliare più… insieme a te! Per cui, ecco… io ti volevo chiedere scusa, Amy! -

     Il discorsetto era stato del tutto improvvisato, tant’è vero che in più tratti Sonic si era sentito molto stupido e non riusciva a formulare una frase completa. Si era fatto forza e si era risparmiato l’umiliante prospettiva di mettersi a balbettare confusamente, ingarbugliando il filo dei suoi pensieri già contorto. Deglutì nervosamente e fissò con una certa insistenza gli occhi di Amy, attendendo una qualunque reazione da parte sua. La riccia, però, si riscosse da quello strano torpore dopo qualche minuto, forse perché stupita da quel gesto così affettuoso o forse perché voleva dare un’ultima lezione a Sonic e tenerlo sul filo del rasoio. Sta di fatto che, al termine della riflessione, le labbra di lei si incurvarono in un dolce sorriso e, più veloce di una saetta, gli saltò al collo, gettandolo sul prato.

     - Ehi! Controlla le effusioni! - protestò debolmente lui, anche se non gli dispiaceva affatto.

     - Sei uno stupido! - disse Amy con le lacrime agli angoli degli occhi - Stupido! Stupido! Stupido! -

     - E’ un tuo modo particolare per dirmi che accetti le mie scuse? -

     La ragazza si asciugò il viso e gli stampò un bacio sulla guancia.

     - Certo che le accetto! Però non cambia che sei uno stupido… il mio stupido! -

     Risero di gusto, esattamente come se non fosse mai successo niente, con un grande sollievo che animava entrambi.

     - Forse non sono ancora pronto ad essere un buon fidanzato! - confessò Sonic - Ma non lo sono neanche a lasciarti andare! -

     - Sembra tutto così perfetto! - replicò Amy con la testa sul suo petto e stringendolo in un abbraccio - Vorrei solo che Geoffrey stesse bene… e che tutto questo si risolvi in fretta! -

     - Puoi stare tranquilla! Lo libereremo… e fermeremo Eggman anche questa volta! E’ una promessa! -


     C’era di più in lui di quanto si vedesse con gli occhi, su questo non c’era alcun dubbio. Altrimenti come si sarebbe potuto spiegare che all’interno di quell’involucro di metallo, circondato da circuiti, cavi, transistor e pistoni, vibrasse un odio viscerale nei confronti dell’uomo che aveva di fronte? Ogni incollerita parola che gli rivolgeva come rimprovero strisciava nei suoi canali uditivi per trasformarsi in veleno ad animare il suo astio. I pugni tremavano per la rabbia e gli occhi gli si sarebbero iniettati di sangue se solo ne avesse avuto. Il suo cervello elettronico registrava in ciclo continuo le immagini che recepiva, ma era anch’esso rosso e accecato dall’ira, trasmettendo a ripetizione un unico e solo comando: attaccare quell’uomo.

     Metal Sonic riusciva a stento a sopportare ancora i furiosi rimproveri del dottor Eggman, ma era costretto a stare davanti a lui, con la testa china, a farsi sottomettere da qualcuno che avrebbe potuto disintegrare con un solo sguardo. Si sentiva impotente, inutile, privo delle facoltà più elementari di un essere vivente e, cosa ancora più frustrante, alla mercé di qualcun altro, quasi come una bambola. Avrebbe preferito di gran lunga essere disattivato definitivamente che continuare a servire il suo creatore in quel modo. Sarebbe stata una soluzione meno crudele e dolorosa che vivere in schiavitù e, per giunta, avere un’intelligenza artificiale per rendersene conto. Era stata una crudeltà immane da parte del dottore donargli la facoltà del pensiero, in modo che potesse commiserare e patire la propria condizione. Ma d’altronde non se ne sarebbe mai accorto, dall’alto del suo piedistallo, dall’alto del suo strapotere col quale poteva controllare l’esistenza dei suoi robot impunemente.

     La ramanzina continuava con foga, ma Metal Sonic ormai vi prestava scarsa attenzione, sebbene si sforzasse di simulare costernazione. Il suo sguardo cadde sui due robot assistenti di Eggman, Decoe e Bocoe, in quel momento occupati nel riparare il braccio meccanico di Sparky. Era una fortuna che lo shock provocato in lui dalla scarica elettrica gli avesse impedito di ricordare quanto accaduto nella foresta. La versione ufficiale che Metal Sonic aveva diligentemente riportato era che il frammento della Gemma si trovava nei paraggi dell’arsenale sotterraneo. Venuti a scontrarsi con il gruppo di Sonic, avevano pensato di chiedere supporto ai robot lì riposti, ma in seguito ad un incidente con l’alimentazione elettrica, avevano perso miseramente la partita. Non aveva mentito di proposito sul sovraccarico, altrimenti sarebbe stato difficile spiegare la distruzione di tutti quegli automi e i danni riportati sul suo stesso corpo in seguito alla sua trasformazione. Se la verità fosse trapelata, se Eggman fosse mai venuto a conoscenza del fatto che Metal Overlord era per poco tornato in azione, sicuramente sarebbe stato smantellato. La morte di certo non lo spaventava, ma non poteva permettersi di essere di nuovo privato della sua coscienza, magari perché il suo corpo venisse riprogrammato nuovamente in un burattino senza vita. Doveva preservare sé stesso fino al momento in cui avrebbe ancora assaporato il gusto della libertà e, per la prima volta, quello della vendetta. Eggman e Sonic avrebbero invece avuto un assaggio della furia incontrollata di Emperor Metallix. Ma se voleva davvero fare in modo che tutta quell’umiliante sottomissione avesse fine, doveva agire subito. Quella stessa notte.

     A quanto pareva, il fiato doveva essere improvvisamente diventato corto al dottore, in quanto la sfuriata cominciava a perdere d’intensità, avviandosi verso la conclusione. Un segnale acustico proveniente dalla grande plancia di controllo catturò la sua attenzione e il suo umore cambiò improvvisamente. Assunse l’espressione di un bambino che riceve un giocattolo nuovo e saltellò verso la cupola di vetro di un terminale nell’angolo. Il suo enorme corpo ovoidale coprì quasi del tutto la macchina, ostacolando la vista di Metal Sonic, ma dopo un paio di bagliori rossi, Eggman si voltò stringendo ben in mostra tra pollice ed indice un piccolo pezzo di vetro di color polvere.

     - Fortunatamente c’è chi non è vittima di fallimentopatia cronica come te, Metal! - disse il dottore con un sorriso a trentadue denti - I miei N-Tracer stanno facendo un ottimo lavoro lì fuori! -

     - Allora forse avrebbe dovuto incaricare loro di cercare quegli stupidi sassi! - fu la replica sprezzante.

     Sebbene fosse nel totale controllo di Eggman, ciò non toglieva che potesse rispondergli a tono. Se fosse stato costretto ad essere anche zelante e servile con lui, avrebbe preferito gettarsi direttamente da una rupe.

     - Avrebbero fatto meglio di te, sicuro, ma la loro scarsa attitudine al combattimento li rende inadeguati nel caso ci sia qualche contrattempo! Ed ora che sappiamo che il nostro benodiato porcospino blu è più pericoloso del previsto c’è bisogno di una grande potenza di fuoco! Il che ci riporta al discorsetto che stavamo facendo! -

     L’uomo si sedette sulla sua poltrona ed intrecciò le dita in un atteggiamento serio e concentrato.

     - Dopo tutto quello che mi hai combinato, non ti ho di certo tenuto con me per farti portare a spasso Sparky! Pretendo che le tue prossime uscite diano dei frutti sostanziosi e non un pugno di mosche! Altrimenti mi basterà premere un pulsante per farti esplodere il petto come un fuoco d’artificio! E’ l’ultima volta che te lo ripeto! -

     La minaccia non fu accolta, come altre in precedenza, da un moto di rabbia ancora più bruciante, ma stranamente da una parvenza docile e concessiva. Tutta la collera si dissipò all’istante, lasciando il posto ad un pensiero fisso dalle interessanti prospettive. Per la prima volta, Metal Sonic fu contento di aver ascoltato ciò che il dottore aveva da dire, perché gli aveva dato un indizio importante su cui lavorare. Si mise diligente sull’attenti e, nascondendo il suo fare beffardo, gli fece il saluto militare. Eggman fu vagamente insospettito dall’improvvisa accondiscendenza, ma era troppo di buonumore a causa dell’ultimo frammento ricevuto per indagare oltre. Congedò il robot con un cenno del capo e questo non esitò ad obbedire, sorridendo dentro di sé per le uniche parole che il suo padrone non avrebbe mai dovuto pronunciare.

     Dopo che ebbe lasciato la stanza, Eggman aggrottò la fronte, preoccupato per la lentezza con cui il progetto stava andando avanti. Aprì un vano sul bracciolo della poltrona e adagiò il frammento grigio accanto ai due già rinvenuti.

     - C’è qualcosa che non va, dottore? - domandò Decoe, cercando di prevenire un eventuale sfogo.

     - Metal Sonic sta fallendo troppe volte nei suoi incarichi e neanche Shadow si sta impegnando come dovrebbe! Per di più tutte queste interferenze si stanno dimostrando davvero seccanti! -

     - Non sarebbe più semplice utilizzare i Chaos Emeralds? - propose Bocoe, terminando di avvitare il polso di Geoffrey - Ci ha messo tanto per raccoglierli e sono rimasti inutilizzati! -

     - Quante volte devo ripetere a voi, teste di lattina, che non posso realizzare la mia idea senza la Gemma? E’ essenziale per scatenare la distorsione spazio-tempo! Solo gli smeraldi non bastano! -

     - I suoi deliri peggiorano sempre di più! - sussurrò Bocoe, scettico.

     - Ma non ci sono garanzie che la pietra funzioni ancora, dottore! -

     - Funzionerà, funzionerà! Anche se è in frantumi possiede ancora una carica sbalorditiva e se è stata così potente da rendere Sonic, il porcospino santarellino, un sanguinario dittatore(1), sarà uno scherzo trasformarlo perlomeno in una sottiletta! E se non dovesse funzionare, vi ficcherò tutti nella lavatrice e vi farò centrifugare! -

     I due robot tremarono come foglie.

     - Che cosa c’entriamo noi? - protestò Decoe.

     - Voi? Niente, ma dovrò pure sfogarmi in qualche modo! -

     Di fronte all’inquietante prospettiva, gli automi si abbracciarono stretti e strepitarono rumorosamente.

     - Suvvia, non fate le donnicciole! Comportatevi da maschi! Prendete esempio da un vero uomo come il sottoscritto! -

     - Dottore, ha un ragnetto sul collo! - disse Decoe con fare casuale.

     Al sentir nominare la parola “ragnetto”, lo scienziato cacciò un urlo acuto e stridente, degno di una ragazzina spaventata, e cadde scompostamente a terra con un grande tonfo.

     - Molto spiritoso, ferrivecchi! - ringhiò Eggman mentre i due si spanciavano dalle risate - Ricordatemi di trasformarvi in apriscatole quando avremo finito con la Gemma! -

     - Come farà a ricomporla, dottore? - intervenne Bocoe, ansioso di spostare l’argomento della conversazione.

     - Dimenticate che l’impareggiabile genio del dottor Eggman non sbaglia mai! Grazie alla mia brillante tecnologia non sarà un problema rimetterla insieme, controllare la distorsione e fare in modo che sul pianeta regni il mio egg-ocentrico, sfavillante impero! -

     Quindi salì goffamente in piedi alla sua poltrona e protese un braccio in avanti in una posa trionfale.

     - Prendete nota! Quando sarò l’imperatore voglio che questo pianeta sia ribattezzato Eggmanopia! Una mia statua alta trenta metri in marmo bianco che mi raffigura sexy e supermuscoloso a cavallo di un ciclomotore deve troneggiare in ogni città! Ogni uomo, donna e bambino del pianeta porterà un paio di baffi esattamente come i miei e si rifarà il naso a mia immagine e somiglianza! Ogni parola di questa lingua che cominci con “man” dovrà essere preceduta da “egg”, che so, del tipo: “Eggmantenete le eggmani sull’eggmantello”! Il peso della popolazione non dovrà essere superiore a quello del sottoscritto e ogni prodotto di comune consumo porterà la mia faccia e le mie iniziali stampate a caratteri cubitali! -

     Eggman continuava a parlare a raffica, elencando le qualità del suo mondo ideale con foga, senza che Decoe e Bocoe lo stessero più ad ascoltare.

     - Dovremo portare i baffi da tricheco? -

     - E un naso a punta da farci affondare una nave? -

     - E pesare quanto un elefante obeso che pratica il sumo? -

     - E vomitare ancora prima di poter mangiare qualunque cosa? -

     I due derelitti robot rabbrividirono ancora di più prima di terminare ad una voce il loro piagnisteo.

     - Ma soprattutto dovremo scolpire nudo e sexy il dottor Eggman! Che triste destino! -


     - Grandi notizie, ciurmaglia! - esclamò Vector entrando nell’ufficio dopo aver calciato la porta - Il nostro misterioso cliente ci manda un’altra cassa stracolma di grana! E’ la volta buona che ci facciamo il secondo piano a questa topaia! -

     Il coccodrillo trasportava una cassa di legno di medie dimensioni, il cui contenuto tintinnava allegramente ad ogni suo passo. La appoggiò sulla scrivania con un tonfo e, ansioso come non mai, la scoperchiò. Il bagliore di decine e decine di Rings dorati gli fu riflesso nei grandi occhi da rettile, quasi fuori dalle orbite nel rimirare l’abbondanza che aveva di fronte.

     - Sono così commosso! - disse, asciugandosi una lacrima inesistente - Tanti anni di duro lavoro finalmente vengono ricompensati come si deve! -

     - Se ti avessero pagato tanti anni prima per poltrire e russare saremmo stati ricchi sfondati già da un bel pezzo! - commentò Espio, come al solito in disparte a sorseggiare una tazza di tè.

     Il piccolo Charmy svolazzò sopra la cassa, abbastanza grande da contenerlo, con le pupille luccicanti di fronte a quello spettacolo. Si tuffò tra gli anelli e fece finta di nuotarci come in una piscina, felice come una pasqua.

     - Quanti giocattoli mi potrò comprare con tutti questi soldi? - si domandò mentre agitava braccia e gambe per formare un angelo.

     Vector lo agguantò per la collottola e lo tirò fuori di peso, scuotendo il suo corpo come una lattina di gassosa in modo da far cadere i Rings rimasti addosso a lui.

     - Molla l’osso, insettaccio! - ringhiò sgarbatamente - Questi non sono per te! Sono per il benessere di tutta la squadra! -

     - Ehi! - protestò Charmy - Non ci vedo mica scritto il tuo nome su questi Rings! -

     - Ma in quanto leader dell’agenzia sta a me amministrarli nel modo giusto! Per prima cosa pagheremo l’affitto arretrato! Non vedo l’ora di vedere la faccia di quello scimmione del proprietario quando gli porterò tutti questi quattrini sotto al naso! Lui dirà: “Signor Vector, sono stato molto sgarbato in questi anni con lei, la prego di accettare le mie scuse!” e io: “Non c’è problema, avrebbe solo dovuto avere più fiducia nel più grande detective del mondo!” e lui: “E’ proprio per questo che voglio farmi perdonare regalandole l’atto di proprietà della casa… e già che ci siamo anche due o tre condomini, un autosalone, un parco dei divertimenti privato, una villa con quattro piscine, un conto stratosferico a dieci zeri e la mano di mia figlia in matrimonio!” e io: “Sarebbe troppo maleducato per un gentiluomo come me rifiutare tanta gentilezza! Mi dica, la sua villa ha anche l’idromassaggio?” e lui… -

     - Cos’è tutto questo baccano? - intervenne Mighty, appena sceso dalla soffitta.

     - Vector sta farneticando più del solito, vero, Vector? - cantilenò Charmy.

     - Umpf… mi supplicherai quando vorrai fare un giro sulle mie montagne russe private! -

     Espio e Mighty si scambiarono un’occhiata eloquente e sorrisero entrambi sotto i baffi. Poi l’armadillo si avvicinò alla scrivania e notò la cassa piena di contante.

     - A quanto vedo ci hanno mandato un’altra parte del pagamento! Certo che questo tizio deve essere molto ricco per mandarci così tanti soldoni in poco tempo! Mi chiedo come faccia! -

     - Cosa importa fintantoché sgancia i quattrini? - replicò Vector picchiandosi la punta del naso - E poi, come si suole dire, “a caval dorato non si salta in groppa”! -

     - Non era mica “a cammel spompato non si calcia in porta”? - precisò Charmy, un po’ perplesso.

     - Sì, qualcosa giù di lì, del tipo: “quando ti arriva una cassa piena di grana, non farti domande ma arraffa”! -

     - E’ un tuo tipico atteggiamento non farti domande e buttarti a capofitto senza pensare! - lo rimproverò Espio - Ti sembra normale che qualcuno ci paghi così tanto per andare a caccia di pietre? Ti sei almeno chiesto da dove vengono e perché questo tizio le vuole talmente tanto da non badare a spese? -

     - E soprattutto perché quei tipacci dell’altro giorno hanno fatto tanto per impossessarsene! - aggiunse Mighty.

     - C’è qualcosa che puzza qui, Vector, e non puoi ignorarlo! -

     Il coccodrillo sbadigliò sonoramente di fronte al sospetto dei suoi colleghi. Sventolò la mano con aria di chi dà scarsa importanza alle cose e li guardò come se fossero stati bimbetti un po’ ottusi.

     - Quisquilie! Non sta a noi porci queste domande! Quando ci arriva un incarico noi lo portiamo a termine senza questioni e da bravi detective! E’ il nostro lavoro e ci limitiamo a svolgerlo! -

     - E ad incassare il malloppo! - concluse Charmy sfregandosi le mani con un sorrisetto.

     - Purtroppo per il momento non abbiamo informazioni sufficienti sulla faccenda! - puntualizzò Mighty - Ci conviene fare buon viso a cattivo gioco e andare avanti fin quando non ne sapremo di più! -

     Espio non era del tutto convinto, ma dovette arrendersi di fronte alla sicurezza del gruppo.

     - E va bene! - concesse con una scrollata di spalle - Come sempre l’avete vinta voi! Speriamo solo che fili tutto liscio! -

     - E se studiassimo il frammento che abbiamo preso per capire di cosa si tratta? - propose l’armadillo di getto - Dove lo hai messo, Vector? -

     - Nel posto più sicuro del mondo! - replicò fiero lui - Dietro al mio quattordicesimo molare sinistro! -

     - Ti sei messo quella pietra in bocca? - ripeté Mighty, dando voce allo sconcerto generale.

     - E allora? Io metto tutto in bocca! E’ un utile portaoggetti e non ho mai ingoiato niente! A parte forse la mia stilografica preferita! Sono mesi che non la trovo più! -

     Un moto di disgusto si levò in tutto l’ufficio, la manifestazione più eloquente del quale fu il finto attacco di vomito di Charmy.

     - Comunque sia, marmaglia! Ho individuato il nostro prossimo obiettivo! Quel portentoso segnalatore è riuscito a tracciare un altro frammento a miglia di distanza da qui! -

     Vector estrasse un rotolo di carta dai pantaloni e lo srotolò sulla scrivania, mostrando le raffigurazioni di una cartina geografica.

     - Palmtree Panic! Zona ovest di Mobius, un paradiso tropicale per tutti quelli che vogliono fare un tuffo nella natura più incontaminata! -

     All’annuncio della loro prossima meta, Espio e Charmy si mostrarono incuriositi e decisamente affascinati dalla prospettiva di visitare un luogo del genere, molto vicino al loro habitat naturale. Mighty, dal canto suo, aveva avuto un tuffo al cuore e si era istintivamente portato una mano sulla spalla, come se avesse voluto coprire meglio qualcosa che la giacca di felpa non riusciva a fare del tutto. La sua espressione si fece seria e preoccupata, come se la prospettiva di andare da quelle parti non lo allettasse del tutto.

     - Ci facciamo un giretto, recuperiamo il sassolino e concludiamo la giornata in spiaggia a prendere la tintarella! Tariffa soddisfatti o abbronzati! -

     - Mare! Mare! Mare! Mare! - strepitava la piccola ape, emozionata all’idea.

     - Quel posto è parecchio lontano da qui! - disse Espio, pensieroso - Dovremmo viaggiare di notte per arrivare lì a mattina inoltrata! -

     - Ho già fatto il pieno all’auto! - spiegò Vector - E ho anche caricato tutto il necessario! Se siete pronti, truppa, possiamo levare le tende già da adesso! -

     - Io non ci vengo! - sentenziò Mighty, spezzando l’entusiasmo generale.

     Tutti si voltarono verso di lui, guardandolo come fosse un alieno appena spuntato dalle viscere della terra.

     - Cos’è questo atteggiamento da guastafeste? La squadra deve rimanere unita! O vanno tutti o non ci va nessuno! -

     - No, sul serio, Vector! Ho altre… ehm… questioni importanti di cui occuparmi! Voi andate pure, io resterò… ehm… di guardia all’ufficio! -

     L’aria di scusa era fin troppo evidente perché gli altri Chaotix la bevessero, specialmente Espio, sempre più sospettoso nei suoi confronti. Vector, tuttavia, non intendeva demordere e, con la sua solita aria bonacciona, prese l’armadillo per il braccio e tentò di trascinarlo verso la porta.

     - Suvvia, non fare il difficile! Ci divertiremo un mondo a sguazzare nella giungla! -

     - Davvero, Vec! Non è proprio il caso! - insistette Mighty, opponendo una ferma resistenza.

     - In qualità di tuo datore di lavoro ti impongo di… -

     Il coccodrillo non riuscì a terminare la frase perché la manica della felpa che stava tirando si strappò di colpo, lasciando il braccio sinistro dell’armadillo scoperto. Un singolare tatuaggio era inciso sulla sua pelle: una doppia esse dorata disposta ad incastro. Mighty si affrettò a coprirlo con una mano, ma non fece in tempo ad evitare che gli altri lo vedessero.

     - Non sapevo che ti piacessero i tatuaggi a forma di danzatrice del ventre! - commentò il coccodrillo, incuriosito.

     - Danzatrice del ventre? - gli fece eco Charmy, con aria di superiorità - Non vedi che è la sagoma di un serpente coperto di mostarda? -

     - E’ una doppia esse, imbecilli! - intervenne Espio, brusco.

     - Non è niente, davvero! - disse Mighty, agitato, mentre si indaffarava ad annodare una vecchia bandana a copertura dello stemma - Ehm… comunque, mi hai convinto, Vector! Verrò con voi per… guardarvi le spalle! -

     - Questo è lo spirito giusto! - esclamò il rettile con un ampio sorriso - Sapevo che l’unione di questo gruppo è grossa come… come… -

     - Come il sedere di Vector! - completò Charmy.

     - Ehi! Questa è solo una mezza verità! -

     Finite le consuete schermaglie, i Chaotix al completo si avviarono verso la loro automobile, con Mighty che arrancava nella loro scia, tenuto sotto controllo dagli sguardi perplessi di Espio.

     - Non c’è perdono per i corrotti! - mormorò l’armadillo con un sospiro.


     Nel contempo in cui i quattro detective si stavano preparando per il viaggio, un inquietante trio osservava con attenzione i loro movimenti dal tetto dell’ufficio. Erano appostati lì sopra da parecchio, attendendo il momento opportuno per attaccare, ma quando il coccodrillo era uscito a ritirare una cassa di legno arrivata per posta, avevano deciso di rimandare. Proprio quando stavano per fare irruzione nell’abitazione per fare piazza pulita, le voci della loro discussione avevano raggiunto le loro orecchie.

     - Palmtree Panic? - aveva detto Levine, fingendo più interesse di quello che sentiva addosso - A quanto pare questi quattro pagliacci sanno qualcosa che a te è sfuggito! -

     Seth ricambiò il suo sguardo beffardo con un sorriso di sufficienza.

     - Il mio zaffiro non avrebbe mai potuto captare la presenza di un frammento che si trova a miglia di distanza da qui! -

     - Che cosa stiamo aspettando? - sibilò Getara, fremente - Entriamo e facciamoli a pezzi! -

     - Non così in fretta, coda a squame! - replicò lo sciacallo, con la sua tipica espressione calcolatrice balzatagli in volto - Forse questa è una delle classiche occasioni in cui si possono prendere due piccioni con una sola fava! -

     - Di cosa vai blaterando? Siamo venuti fin qui per riprenderci il tuo stupido sasso e adesso vuoi gettare la spugna? -

     - Come al solito tu non hai uno straccio di logica strategica! Non hai sentito quello di cui stavano parlando? -

     - Hanno individuato un altro frammento nel cuore della giungla! - intervenne Levine in una spiegazione priva di espressività.

     - E se li pedinassimo potremmo impossessarci sia di questo che di quello che ci hanno sottratto! - completò Seth.

     - Sarà! - disse Getara, poco convinto - Ma rimango del parere che avremmo fatto meglio a radere al suolo questo posto! -

     - Non preoccuparti, lucertolone! - riprese Seth, osservando l’automobile che si allontanava - Possiamo arrivare a destinazione più velocemente di loro! E una volta lì potrai avere il tuo spargimento di sangue! -


     Quella stessa notte, ad ora molto tarda, tutto taceva nella Techno Base del dottor Eggman. I sistemi d’allarme erano impostati in modo che monitorassero l’edificio silenziosamente, tutti i robot che gestivano il funzionamento della base erano in modalità standby e il dottore in persona dormiva della grossa nella sua stanza, immerso pacificamente nei suoi sogni di gloria e di conquista. Un’unica ombra furtiva non stava riposando per recuperare le energie, preferendo piuttosto attuare un piano a lungo progettato.

     Da una delle sale di assemblaggio degli automi, provenivano dei bagliori intermittenti e uno strano ronzio, smorzati dalle spesse doppie porte in metallo, prudentemente tenute socchiuse. Tra la confusione e il disordine di mille attrezzi, parti meccaniche e robot incompleti, Metal Sonic era sdraiato su di una rudimentale barella in acciaio. Non appena premette un pulsante su un piccolo telecomando, la lettiga cominciò a scorrere sulle piccole ruote di cui era fornita, trascinando Metal all’interno di un macchinario cavo dalla forma cilindrica. Una volta dentro, dei laser verdi scannerizzarono con cura tutto il suo corpo, trasmettendo uno schema completo dei suoi sistemi interni al piccolo terminale nell’angolo, collegato al macchinario.

     - Interessante! - commentò, dopo essere uscito dallo scanner e aver visionato le radiografie - Hai fatto le cose per bene questa volta, doc! Purtroppo per te la tua boccaccia ha deciso di tradirti! -

     Armeggiando con i comandi del computer, ingrandì una piccola zona della struttura del suo petto, scrutando per bene i componenti del reticolo luminoso alla ricerca di qualcosa. Dopo qualche secondo, puntò il dito sullo schermo, picchiettandoci sopra per un paio di volte.

     - Ti ho trovato! - mormorò con un brivido di eccitazione nella voce.

     Si guardò intorno e sparpagliò gli attrezzi sui tavoli da lavoro alla ricerca di qualcosa. Finalmente notò una piccola penna priva di punta che sembrò fare al caso suo. Puntò un’estremità verso il proprio petto e premette l’interruttore. Un fascio di energia ad alta concentrazione sgorgò all’improvviso, lambendo la superficie metallica del torace di Metal e rendendola incandescente. Utilizzò il laser per tagliare una piccola porzione della sua armatura e poi infilò le dita nell’apertura per frugare tra i suoi meccanismi interni. Riconobbe dalla forma un piccolo chip luccicante e, senza esitazione, lo strappò via, tranciando di netto i cavetti che lo tenevano legato.

     - Le trasmissioni riprenderanno il più tardi possibile, dottor Eggman! - ringhiò Metal frantumando il dispositivo nel palmo della sua mano.

     Terminata l’operazione, il robot si prese qualche minuto per assaporare il gusto della libertà riconquistata. Distrutto il meccanismo che lo costringeva nel pugno di Eggman, era finalmente libero di fare ciò che voleva, senza l’inquietante prospettiva di essere carbonizzato da una scarica elettrica in caso di errore. Deciso a non indugiare oltre, prese la sacca da viaggio che aveva portato con sé e cominciò a riempirla con tutti gli attrezzi e i componenti che trovava in giro e che riteneva potessero essergli utili. La frettolosa raccolta cessò di colpo quando sentì un lieve rumore alle sue spalle, come se ci fosse qualcuno sulla soglia della porta. Con il cuore in gola, Metal Sonic si voltò di scatto.

     Shadow the hedgehog era appoggiato allo stipite dell’entrata e lo guardava con espressione interessata.

     - Non badare a me! - disse con un sorriso quando il robot si accorse della sua presenza.

     - Cosa diavolo ci fai qui? - sbraitò Metal, sentendo il suo piano come in pericolo.

     - Potrei dirti che sono sonnambulo oppure che ho sentito dei rumori provenire da qua dentro, ma la cosa non ha importanza! La vera domanda importante è cosa ci fai tu qui! -

     - Non ho da farti rapporto quando decido di fare la manutenzione del mio corpo! - ribatté l’automa, sperando di risultare convincente - E ora levati dai piedi! -

     - Manutenzione? Sembra più che ti stia preparando per fuggire! -

     - E anche se così fosse? Cosa faresti al riguardo? -

     Shadow si divertì per una manciata di secondi a tenerlo sulle spine prima di avanzare la sua risposta.

     - Assolutamente niente! -

     Metal Sonic rimase non poco sorpreso dall’affermazione.

     - Non intendi avvertire Eggman? -

     - E perché mai dovrei? Sono solo un suo alleato, non un suo seguace! Quindi tutto quello che accade qui dentro non mi riguarda affatto! -

     Il robot non replicò immediatamente, quasi come se stesse riflettendo bene se credere al riccio nero oppure no.

     - Quindi mi lascerai andare via come se nulla fosse? -

     - A meno che tu non decida di attaccarmi, non alzerò un dito per fermarti! - confermò Shadow, in tono piatto.

     - Suppongo allora di essere fortunato a contare sul tuo silenzio! - disse Metal, convinto al punto da tale da riprendere a riempire la sacca - Chi l’avrebbe mai detto? Aiutato nella fuga dal sosia del mio odiato rivale! -

     - Abbiamo una qualche affinità, in fondo! Siamo legati in un certo modo al riccio blu di cui portiamo o il nome o l’aspetto! Nonostante questo, ricordi cosa mi hai detto nel deserto? La nostra differenza sta nel fatto che tu hai uno scopo da raggiungere, io no! Se non dirò nulla ad Eggman della tua fuga è anche perché rispetto questa diversità e non posso impedirti di conseguire il tuo obiettivo, così come le tue parole non hanno impedito a me di concentrarmi per trovarmene uno! Tutti noi abbiamo uno scopo e finché il tuo non intralcerà il mio, neanche io intralcerò te! -

     Metal Sonic non se ne rendeva conto, ma quel discorso aveva appena firmato una sorta di armistizio tra di loro, mettendo a tacere l’ostilità che li aveva animati in modo da permettere una reciproca convivenza neutrale. Era come un patto d’onore tra due cavalieri, scontratisi in battaglia ma decisi ad andare avanti per il loro cammino, indipendentemente dall’altro.

     - Se fossi in te non mi fiderei di Eggman! - disse Metal, nel primo consiglio disinteressato che aveva mai dato - Non ci sono garanzie che quella pietra possa davvero riportare qui la tua amica! -

     - Lo so! - acconsentì Shadow - Ma ci devo provare! -

     Silenzio.

      - Non confidare troppo che sarà facile sbarazzarsi di Sonic! Quel porcospino ha la pelle più dura di quanto possa sembrare! -

     - Lo so! - disse a sua volta Metal - Ma ci devo provare! -

     Con queste ultime parole, Shadow rivolse un piccolo cenno di saluto a Metal Sonic prima di abbandonare la stanza e allontanarsi a passi lenti. Il riccio robotico rimase per qualche minuto a rimuginare sul dialogo appena avuto, poi si caricò in spalla lo zaino e si preparò ad andare via.

     La sua attenzione fu d’un tratto catturata da un robot spento e sdraiato senza vita su uno dei tavoli in acciaio, coperto solo da un telo. Per qualche strana ragione fu portato ad avvicinarsi per vedere di chi si trattava. Lo scoprì senza esitare e si trovò di fronte al corpo inanimato di Metal Knuckles. I suoi occhi verdi lo fissavano e lui fissava i suoi…


     La mattinata seguente, nel cuore di una giungla situata in un angolo remoto di Mobius, un nuovo atto della fatidica rincorsa ai frammenti dell’oscura Gemma stava per avere inizio. Dopo un lungo viaggio durato un giorno intero, il biplano blu e i suoi tre ospitanti si ritrovarono stagliarsi all’orizzonte l’ampia distesa di verde tropicale verso la quale erano diretti. Sorvolare un simile spettacolo della natura fu qualcosa di strabiliante per quel trio improvvisato, dato che nessuno di loro aveva mai avuto modo di visitare altri luoghi oltre ai dintorni di quello di nascita. Lo scenario era così maestoso e affascinante che per poco Tails non si dimenticava di mantenere i comandi del Tornado, troppo impegnato a guardare di sotto. Knuckles e Tikal, invece, avvertivano ancora più di lui il richiamo di quella foresta incontaminata, così simile all’habitat in cui la loro specie aveva vissuto nel periodo della loro gloria. Il loro istinto gli diceva che le loro radici e il loro passato risiedeva in qualche modo tra i fitti rami di quegli alberi e tra i freschi torrenti che li attraversavano.

     - Tenetevi forte! - avvertì Tails, manovrando con mano salda - Si comincia a scendere! -

     Il biplano virò bruscamente il senso di marcia e cominciò a dirigersi verso il basso. Il pilota scrutò con attenzione il suolo che si avvicinava sempre di più, alla ricerca di un punto sgombro da vegetazione per atterrare più agevolmente. Individuò un’ampia nicchia di terra battuta sulle rive di un piccolo laghetto dall’acqua limpida. Con perfetta maestria, portò il velivolo a pochi centimetri da terra, toccandola con le ruote nel punto preciso in cui la zona cominciava ad essere sgombra da alberi, per poi rallentare gradatamente e fermarsi a ridosso della riva.

     - Questo posto è fantastico! - commentò Tikal, non appena fu scesa dal Tornado.

     Guardandosi intorno, non vedeva altro che il verde dell’intricata vegetazione a perdita d’occhio. Gli alberi che popolavano quella giungla erano mostruosamente alti, dal tronco spesso e nodoso e dai rami così avviluppati da formare una strana ragnatela legnosa. A rendere il quadro ancora più colorato, c’erano le sfumature accese dei frutti che facevano capolino tra le foglie e i fiori vivaci che tappezzavano l’erbetta. L’intera zona emanava un fresco profumo di pioggia, misto all’inconfondibile aroma della terra. Il melodioso cinguettio degli uccelli che svolazzavano tra le fronde e lo scrosciare dell’acqua che scorreva giù da un’umida parete rocciosa fino al laghetto, trasmettevano un senso di pace e tranquillità.

     - E’ davvero un paradiso! - concordò Knuckles, riempiendosi i polmoni di quell’aria pura - Mi chiedo perché lo chiamino Palmtree Panic! -

     - E’ una vecchia storia! - spiegò Tails, mentre scaricava le provviste dalla stiva dell’aereo - Si dice che in questa giungla ci sia un gruppo di feroci cannibali che rapiscano tutti quelli che hanno la sventura di perdersi all’interno! -

     Le due echidna si voltarono di colpo, lanciando un’occhiata sgranata all’ignaro volpino.

     - E ce lo dici adesso? - disse Knuckles.

     - Potete stare tranquilli! - li rassicurò Tails - Si tratta solo di una diceria! Non c’è nulla di cui preoccuparsi! -

     - In ogni caso, se ti viene mangiata una coda, non dire che non ne sapevi nulla! -

     - Gli resta sempre una di riserva, almeno! - intervenne Tikal, sorridendo.

     Dopo che ebbero sistemato l’attrezzatura, si disposero in circolo per organizzarsi su come procedere nella ricerca. La stanchezza per il lungo viaggio, seppur intervallato da frequenti soste, era completamente stata dissipata dalla fremente eccitazione al pensiero della missione in procinto di iniziare.

     - Non sarà facile trovare un pezzo di pietra minuscolo in un posto come questo! - esclamò Knuckles, con aria pensosa.

     - Anche con il segnalatore ci vorrà un bel po’! - replicò Tikal - Potremmo dover restare a lungo in questa giungla! -

     - Forse anche più del previsto! - confermò Tails, preoccupato - C’è qualcosa che non va con il radar! -

     Armeggiò con i comandi del trasmettitore da polso per qualche secondo, ma ad ogni tasto pigiato il suo umore non sembrò migliorare. L’apparecchio emetteva degli strani suoni raspanti e nulla di ciò che il volpino tentava di fare riusciva a metterlo a posto.

     - E’ come se ci fossero delle interferenze, ma non capisco da dove possano provenire! Siamo nel mezzo della foresta, non dovrebbe esserci nessuna apparecchiatura elettronica! -

     - In poche parole siamo fritti! - concluse l’echidna rossa.

     - Credo che possiamo solo affidarci al tuo sesto senso, Knuckles! - propose Tikal in tono grave.

     - Dovremmo setacciare questa foresta palmo a palmo, ma sempre meglio di niente! In qualche modo ne verremo a capo! -

     - Spero solo che questo non sia un espediente di Eggman per bloccare le nostre ricerche! - disse Tails - Potrebbe già essere qui e aver architettato un sistema per intercettarci! -

     Ci fu un momento di silenzio, in cui tutti e tre si ritrovarono immersi nei propri pensieri, cercando di escogitare un modo efficace per raggiungere in fretta il loro obiettivo. Knuckles si guardò intorno e notò che lo sperone di roccia dal quale pioveva il ruscello che riforniva di acqua il laghetto era considerevolmente alto.

     - Proverò ad arrampicarmi lassù! - esclamò Knuckles - Forse dall’alto si riesce a vedere qualcosa che ci possa aiutare! La presenza di qualcuno o almeno se c’è un punto verso cui possiamo camminare! -

     L’echidna rossa si avvicinò alla piccola montagna e perforò la pietra con i chiodi dei guanti in modo da cominciare a scalarla. La roccia era fredda e umida, ma grazie al suo particolare sistema di scalata non correva il rischio di scivolare. Si arrampicava sempre più in alto, con la piccola cascata che gli scorreva accanto, godendosi la sensazione degli zampilli di acqua che gli bagnavano il viso. Guardò ancora più in alto e si rese conto che il picco era ancora più elevato di quanto non si potesse scorgere da terra. Nonostante il forte rumore dell’acqua che scorreva gli rimbombasse nelle orecchie, riusciva a captare una flebile voce provenire dalla cima. Era un suono ritmico e melodico, come se qualcuno stesse cantando. Incuriosito e perplesso dall’apparente presenza di altre persone, aumentò il ritmo di scalata e, una volta arrivato a destinazione, si rese conto che c’era un altro piccolo lago in un bacino scavato naturalmente nella roccia. Anche questo era riempito da una piccola cascata che cadeva da un picco ancora più sopraelevato di quello che aveva appena scalato. Una leggera nebbiolina aleggiava attorno alla pozza a causa della bassa temperatura che condensava le goccioline in vapore.

     Ciò che, tuttavia, attirò l’attenzione di Knuckles fu la fonte della voce che stava sentendo. C’era una ragazza immersa nell’acqua del laghetto, senza ombra di dubbio intenta a farsi un bagno. I suoi vestiti e uno zaino da viaggio erano appoggiati sulla roccia al margine della pozza, ma anche senza guardarli avrebbe saputo riconoscere quella sagoma. Diventato improvvisamente paonazzo, l’echidna fece un passo indietro, sperando di non essere scoperto, ma un movimento brusco del piede fece rotolare dei detriti giù per il pendio. Rouge si voltò e incrociò lo sguardo di un imbarazzatissimo Knuckles. Ci fu un attimo di silenzio, poi il pipistrello lanciò un urlo acuto amplificato notevolmente dall’eco. Per lo spavento e la vergogna, Knuckles mise un altro piede in fallo e precipitò all’indietro. Puntando un pugno sulla roccia, si arpionò saldamente per fermare la caduta e scosse forte la testa come se cercasse di cacciare via l’immagine stampata nei suoi occhi. Era l’ultima cosa che si aspettava di trovare là sopra e, sebbene una parte di lui ne fosse incredibilmente irritata e indispettita, un’altra ancora ne era in qualche modo contenta. Avrebbe solo desiderato non rincontrarla in quelle circostanze così intime e private, anche se doveva ammettere che in fondo non gli dispiaceva affatto. Fece capolino oltre il ciglio del picco, per vedere se c’era via libera per risalire. Rouge si era rivestita in fretta e furia, e nei suoi occhi brillava una furia omicida. L’echidna risalì, ancora sentendosi avvampare, e si preparò ad affrontare il peggio. Ricevette un calcio in pieno volto e finì lungo e disteso a terra.

     - Razza di maniaco! - sbraitò la ragazza con ferocia - Non potevi fare a meno di seguirmi fin qui per dare una sbirciata? -

     - Io non ti ho affatto seguito! - si giustificò Knuckles, alzando il tono a sua volta - Sono capitato qui per caso! Tu piuttosto cosa ci fai qui! -

     - Faccio un bagno, come la tua mente perversa si è già immaginata! -

     - Volevo dire cosa ci fai in questa giungla! -

     - Una ragazza non può fermarsi per un bagno se svolazza da queste parti? -

     - Svolazzi dall’altra parte del mondo con uno zaino da viaggio? A chi vuoi darla a bere? -

     - Da quando in qua tu sei l’intelligentone della situazione? -

     - “Faccio un favore a me stessa e agli altri”! Sì, come no! Sapevo che c’era qualcosa di losco! -

     - Non so di cosa tu stia parlando! -

     - Stai cercando anche tu i frammenti della Gemma, ammettilo! -

     - Non sono tenuta a risponderti! - replicò Rouge, distogliendo lo sguardo colpevole con la scusa di chinarsi per prendere il suo zaino e metterselo in spalla - E ora, se non ti dispiace, gradirei mettere quanta più distanza possibile da te! -

     - Non finché non mi avrai dato una spiegazione! - sbottò Knuckles, afferrandola per un braccio.

     La ragazza provò a liberarsi, strattonando forte, ma la resistenza dell’echidna era molto più solida. Nella foga della schermaglia, ci misero entrambi troppa forza, tanto da perdere l’equilibrio e cadere inesorabilmente dalla guglia. Prima che potessero realizzare quello che era successo, finirono con un forte tonfo nel laghetto, inzuppandosi da capo a piedi.

     - Che stai cercando di fare, brutto cafone? - chiese Rouge, incollerita, uscendo dall’acqua e annaspando priva di respiro - Mi vuoi per caso uccidere? -

     - Ma di che diavolo parli? - rispose Knuckles, dopo un forte colpo di tosse - Sei tu che mi hai spinto di sotto! -

     - Sì, nei tuoi sogni! Spera per te che l’acqua non abbia rovinato il mio radar! -

     Rouge aprì in fretta e furia lo zaino e ne estrasse il segnalatore che Drake aveva sottratto a Shadow, scuotendolo come se volesse sentirlo tintinnare.

     - Allora è vero che stai cercando i frammenti! Ci avrei giurato che era tutta una farsa la tua! Stai di nuovo lavorando per Eggman! -

     - Se fosse davvero così, perché mai avrei dovuto dirti del suo piano, genio? -

     - E che ne so! Qui sei tu la mente criminale, non io! -

     - E perché diamine questo coso non funziona più? -

     L’apparecchio emetteva strani suoni raspanti ed intermittenti, esattamente come quello di Tails poco prima.

     - Anche il tuo giocattolo ha delle interferenze! - constatò Knuckles, aggrottando la fronte sospettoso.

     All’improvviso si ricordò di Tails e Tikal e alzò lo sguardo verso il Tornado nella speranza di individuarli, solo che non c’era più anima viva in quella zona della giungla. Corse verso il biplano e provò a chiamare i due compagni un paio di volte, ma la sola risposta che ottenne fu un agonizzante silenzio. Non si udiva neanche più il cinguettare allegro degli uccelli. Uno scenario paradisiaco si era all’improvviso trasformato in un’atmosfera colma di tensione.

     - Dove diamine sono finiti? - mormorò preoccupato.

     - Così ti sei portato i tuoi amichetti! - disse Rouge, nascondendo il malcontento per l’imprevisto - Non siete un po’ troppo grandi per giocare alla caccia al tesoro? -

     Knuckles diede scarso peso all’affermazione e preferì chinarsi sul terriccio per osservare le impronte attorno al Tornado. Alcune le riconosceva come proprie, altre erano senza dubbio di Tails e Tikal ma ce n’erano delle altre ancora che non avrebbe saputo identificare.

     - I cannibali! - sentenziò alla fine, parlando ancora prima di pensarci.

     - Cosa hai detto? -

     - Sono stati presi dai cannibali, ne sono certo! -

     - Cannibali? - ripeté Rouge, con una risatina nervosa - Non esistono i cannibali! Sei il solito credulone, Knucky! -

     - Pensala come vuoi, ma queste impronte non sono apparse dal nulla! Non siamo soli in questa giungla maledetta! -

     - Certo, stai solo cercando di spaventarmi per farmi andare via! - incalzò la ragazza, raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva - Non sarà tanto facile, ti avverto! -

     - Fai come vuoi! Io vado a cercarli! Cavatela da sola! -

     Deciso e impavido, Knuckles si diresse verso l’intricata vegetazione, lasciandosi Rouge alle spalle. Il pipistrello ci pensò un attimo, soppesò le parole dell’echidna e quando le sembrò di udire un debole fruscio dalle fronde alle sue spalle, si decise a seguirlo.

     - Ehi! Come puoi lasciare una ragazza da sola nella giungla? Aspettami! -


     - Niente da fare! Questo aggeggio non ne vuole sapere di funzionare! -

     L’arrivo nella giungla della squadra dei Chaotix non era stato decisamente dei migliori. La loro automobile non era stata fatta per penetrare attraverso la fitta vegetazione locale, senza contare il fatto che si era ritrovata più di una volta immersa in pantani fangosi. Contavano di poter spostarsi rapidamente grazie al veicolo ma non avevano considerato il fatto che le palme e i baobab che tappezzavano quell’area tropicale costituivano una vera e propria muraglia. Il viaggio era stato abbastanza lungo da far calare su tutti loro una certa stanchezza e un sentito malumore di cui il responsabile era probabilmente Mighty. L’armadillo era rimasto taciturno e pensieroso per tutta la notte, oltre a non aver chiuso per niente occhio, troppo impegnato a guardare il paesaggio scorrere al di là del finestrino. La sua immagine era costantemente tenuta d’occhio da Espio nello specchietto retrovisore, anch’egli intento a rimuginare silenziosamente. Nessuno aveva parlato molto, lasciando spazio al ronzio del respiro di Charmy, beatamente addormentato, e ai commenti eccitati di Vector sulla sua stessa guida. Insieme alla tensione accumulata, ad aggravare la situazione c’erano stati gli incidenti di percorso con la macchina e l’ultimo inconveniente presentatosi: il rilevatore mandato loro dall’ignoto cliente aveva smesso di indicare la posizione del segnale. Per quanto Espio lo scuotesse, qualcosa gli impediva di funzionare.

     - Non ci capisco molto, ma dal rumore che fa sembra che ci siano delle interferenze, o qualcosa del genere! -

     - Interferenze hai detto? Non vorrei che… - domandò un preoccupato Mighty prima di interrompersi all’improvviso.

     - Non vorresti che cosa? - incalzò Espio, ansioso di saperne di più.

     - Non importa! - replicò l’armadillo, evasivo - Pensiamo piuttosto ad un modo per trovare in fretta quel sasso e toglierci di torno! -

     - State tranquilli! - li rassicurò Vector - Basterà usare il mio leggendario fiuto da detective! -

     - Comincia ad annusare questo! - gli suggerì Charmy infilandogli un fiore dai petali viola nel naso.

     Il coccodrillo diede un’annusata veloce e subito gli occhi gli si riempirono di lacrime. Gonfiò il possente torace e fece uno starnuto gigantesco che rimbombò tanto forte da farlo finire con le gambe all’aria. La piccola ape si stava spanciando dal ridere per lo scherzo appena giocato.

     - Piccolo delinquente a strisce! - ringhiò Vector - Questa me la paghi! -

     Espio e Mighty, come al solito, diedero scarso peso alla baruffa, preferendo piuttosto scambiarsi a vicenda delle occhiate sospettose.

     - Come mai così ansioso di andare via? - chiese il camaleonte, sforzandosi di rendere il suo tono casuale.

     - Oh… bé, prima finiamo e più evitiamo di fare brutti incontri come l’ultima volta, no? -

     - Siamo sicuri che i brutti incontri che hai in mente tu siano gli stessi di Hot Crater? -

     - Non capisco cosa vuoi dire! -

     - E’ ora di vuotare il sacco, Mighty! Tu non me la conti giusta! So che c’è qualcosa che non ci vuoi dire riguardo alla tua improvvisa decisione di unirti all’agenzia! Se vuoi che ci fidiamo di te, devi essere sincero! Ho già visto quel tatuaggio che hai addosso e ti posso assicurare che non mi ispira alcuna fiducia! -

     L’armadillo non seppe cosa rispondere sulle prime. Si limitò ad abbassare lo sguardo e a stringere i pugni, combattuto tra il raccontare le vicende del suo passato o persistere nel mentire ai compagni con cui stava lavorando. La fatica di decidere gli fu risparmiata, all’improvviso, da un urlo acuto che echeggiava alle sue spalle. Immediatamente, i quattro si fecero guardinghi e rizzarono le orecchie, per captare in quel labirinto verde la precisa posizione del richiamo. Tuttavia, Mighty non perse tempo e si fiondò tra le fronde, correndo a più non posso. Gli altri tre Chaotix gli furono subito alle calcagna, superando le piante nodose e le radici sporgenti che trovavano sul percorso.

     C’era un gruppo di individui che si intravedeva tra la vegetazione poco più avanti e dalla foga con cui si muovevano sembrava stessero lottando. Due dingo e due coyote avevano bloccato per terra una ragazza e tentavano di tenerla immobile sebbene questa si dimenasse e strillasse come un’ossessa. Avevano un’aria minacciosa ed indossavano tutti e quattro la stessa divisa nera e argentata sulla quale era visibile il simbolo della doppia esse dorata. Mighty si fermò di colpo di fronte a quello spettacolo e rimase come paralizzato dall’orrore.

     - Una donzella in difficoltà! - esclamò Vector in tono epico - Questo sembra proprio un lavoro per… Capitan Vector! -

     Il coccodrillo spuntò come un missile dalle fronde e caricò i quattro canidi con tutta la forza del suo corpo. I rimanenti Chaotix lo seguirono a ruota, quasi come se aspettassero il segnale per attaccare. Il quartetto fu preso alla sprovvista, tant’è che vennero quasi subito messi al tappeto dai pugni poderosi di Vector e dalle arti marziali di Espio. Non ci impiegarono più di un minuto per mettere in fuga gli assalitori che, senza dire nulla, si tuffarono tra gli alberi e se la diedero a gambe.

     - Ottimo lavoro, miei prodi! - disse il coccodrillo, soddisfatto dell’esito dello scontro.

     La ragazza aggredita si rimise in piedi faticosamente, rifiutando con un gesto imperioso della mano l’aiuto dei suoi soccorritori. Era una bella femmina di giaguaro, dai penetranti occhi color ambra e dalle lunghe ciglia nere. Il suo muso felino era incurvato in un’espressione allo stesso tempo autoritaria e affascinante, come se trasmettesse un senso di calore e di dolcezza mitigato però da un’aria seria e combattiva. Una cascata di capelli neri le ricadeva lungo il volto, molti dei quali annodati in treccine che si intonavano con le macchie nere del suo manto. Indossava dei pantaloni di velluto sporchi di terra, una maglietta bianca abbastanza scollata da far intravedere il seno e una giacchetta viola più larga di una misura. I Chaotix non poterono fare a meno di essere abbagliati dal fascino così spontaneo e naturale, tutti ad eccezione di Mighty che le rivolse un timido sorriso.

     - Ciao, Sierra! - le disse con voce priva di entusiasmo.

     - Conosci questa ragazza? - intervenne Vector, sbalordito - E non me l’hai mai presentata? -

     - Non credevo saresti tornato! - rispose lei, ignorando l’interruzione.

     Aveva una voce molto calda e chiara.

     - Non avrei voluto, ma alcune circostanze mi hanno portato di nuovo da queste parti! E’ stata una fortuna trovarci nel momento giusto per aiutarti! -

     - Suppongo di dovervi ringraziare… solo per questa volta! -

     Sierra sembrò non avere altro da aggiungere. Si voltò e cominciò ad allontanarsi senza neanche un cenno di saluto.

     - Aspetta! - la fermò Mighty - E’ tutto quello che hai da dire? -

     - Non abbiamo proprio niente da dirci io e te, a meno che tu non abbia altro da confessarmi! -

     - La faccenda è seria, Sierra! Gli Esecutori hanno ripreso a darti la caccia e ti hanno trovato anche qui! -

     - E’ per questo che sto andando a cercare il loro avamposto per mettere fine a questa storia! -

     - Sei ammattita? - esclamò l’armadillo prendendola per le spalle - Non puoi reggere da sola contro tutti loro! -

     - E l’alternativa quale sarebbe? Spendere il resto della mia vita a scappare? -

     - Non ti ho insegnato proprio niente? Vivi oggi, combatti domani! -

     - Tutto quello che ho imparato da te è che non ci si deve fidare neanche della persona più cara! E poi sono stanca di aspettare un domani vivendo nella paura di essere catturata! -

     Con un forte spintone, il giaguaro spostò Mighty dalla sua strada e continuò a procedere senza voltarsi indietro. Quelle parole dovevano aver ferito l’armadillo più di quanto sembrasse in apparenza perché rimase per un attimo impalato, senza cercare di insistere oltre, guardando verso il basso con occhi sconsolati.

     - Bel caratterino! - commentò Vector quando la ragazza era ormai lontana - Chi è quella tipa? -

     - Credo che Mighty ci debba molte spiegazioni a questo punto! - intervenne Espio, sempre meno indulgente.

     Messo ormai alle strette, Mighty si rassegnò a dover raccontare la sua storia e, con un profondo sospiro, si voltò verso i suoi colleghi e cercò le parole giuste per cominciare.

     - Avete ragione, ragazzi! Mi dispiace non avervene parlato prima, ma non è stato per niente facile per me! La storia è lunga e non saprei da dove cominciare! -

     - Cosa ne dici di iniziare spiegandoci perché hai tatuato lo stemma degli Steel Scorpion? - suggerì Espio.

     - Steel che? - ripeté Charmy con voce stridula.

     - Steel Scorpion! Sono un’organizzazione criminale che spadroneggia in questa zona del pianeta! Ricordavo di aver già visto quel simbolo prima d’ora, ma fino a poco fa non riuscivo a ricondurlo a loro! -

     - Quelli che avete visto attaccare Sierra sono gli Esecutori! - spiegò Mighty in tono inespressivo - Sono gli scagnozzi che si occupano dei lavori più sporchi per il leader dell’organizzazione! Tempo fa ne facevo parte anch’io! -

     La rivelazione fu accolta con un silenzio sbigottito. Era difficile per loro credere che qualcuno come Mighty, dall’indole mansueta e retta, avesse militato tra le fila di una gang di criminali.

     - I nostri incarichi consistevano principalmente nel fare gli emissari del nostro capo! Minacciare quelli che non volevano cedere al suo potere, pareggiare i conti con chi ci faceva qualche torto, compiere atti vandalici per spaventare chi ci si opponeva! Era parecchio divertente, mi faceva sentire potente oltre ogni aspettativa e in più si veniva pagati bene! Chi lavora per gli Steel Scorpion non viene mai schiavizzato o maltrattato, al contrario, gode di privilegi che la gente comune non si sogna neanche! Tutto questo era molto allettante per me perché era un modo per vivere alla grande e mettere in pratica la mia forza! -

     Mighty deglutì, segno che stava per arrivare alla parte più difficile da raccontare.

     - Un giorno ci venne affidato l’incarico di riportare tra i ranghi due membri dell’organizzazione fuggiti tempo addietro e ancora latitanti! Io e altri due Esecutori dovevamo costringerli a tornare ad ogni costo e con tutti i mezzi che ritenevamo più opportuni! Raggiungemmo la loro abitazione, ma i due non volevano saperne di ritornare! La lotta era inevitabile… dovevamo riportarli vivi dal boss ma, durante lo scontro, una trave della casa venne distrutta e il tetto crollò su di loro! Morirono entrambi sul colpo… e noi rimanemmo a guardare con orrore quello che avevamo fatto! I miei due compagni se la diedero subito a gambe, perché sapevano che era essenziale riportarli vivi all’organizzazione e se c’è una cosa che lì puniscono severamente è il fallimento! Io rimasi lì… non riuscivo a muovermi! L’idea di aver ucciso quei due mi stava tormentando! Fino a quel momento avevo preso la vita del criminale come un gioco e niente di più, ma di fronte alla terribile realtà mi sentii gelare il sangue nelle vene! -

     L’armadillo prese un respiro profondo e proseguì.

     - In quel momento sentii un rumore leggero provenire da sotto al pavimento! C’era una botola nell’angolo e quando la aprii mi ritrovai di fronte ad una ragazzina spaventata! Era Sierra, poco più di una bimbetta allora, e io avevo appena ucciso i suoi genitori! E’ stato quando ho guardato per la prima volta nei suoi occhi terrorizzati che la mia vita è cambiata! Il peso di quello che avevo fatto era crollato interamente su di me e mi stava soffocando! Una piccola era stata privata della sua famiglia a causa mia e questo pensiero mi lacerava lo stomaco! Decisi di prendermene cura e di crescerla lontano da qui, sperando che in questo modo avrei espiato le mie colpe! Quando ci siamo incontrati sull’isola sommersa e abbiamo combattuto al fianco di Knuckles ho rifiutato la proposta di Vector di entrare a far parte dell’agenzia per questo motivo(2)! Dovevo prendermi cura di Sierra con tutto me stesso, era un mio dovere! Le ho insegnato tutto quello che del mondo ho imparato nei miei viaggi! Ha sempre avuto una sete di conoscenza quasi infinita! Man mano che cresceva però ci sono stati sempre più problemi! Gli Esecutori hanno cominciato a darci la caccia ininterrottamente, tanto che abbiamo dovuto fuggire tante volte per sottrarci a loro! Non ho mai capito cosa volessero da noi, tutto quello che mi interessava era proteggere la ragazza! Ho dovuto insegnarle a combattere e a difendersi da sola, nel caso in cui non avessi potuto essere al suo fianco in caso di pericolo! Solo che crescendo è diventata ansiosa di scoprire le sue origini, che ne era stato della sua famiglia! Cosa potevo dirle? Non potevo fare altro che riempirle la testa di menzogne, anche se questo non bastava a placare la sua curiosità! -

     Mighty si guardò intorno, contemplando lo scenario naturale che lo circondava.

     - Palmtree Panic ci ha offerto rifugio per tanto tempo! Tra questo labirinto di alberi siamo stati al sicuro dalle grinfie degli Steel Scorpion, ma io non potevo più nasconderle la verità! Due settimane fa ho deciso di raccontarle tutto quanto… ed è inutile dire che non l’ha presa per niente bene! Si è sentita tradita dalla persona più vicina che aveva e mi ha rinfacciato di essere un bugiardo e un vigliacco… e forse lo sono davvero! E’ andata via dicendomi delle parole che mi tormentano ancora nei miei sogni: “Non c’è perdono per i corrotti!”! Da quel momento in poi ho lasciato la giungla e non l’ho più rivista! Vagavo senza meta ripensando al passato e mi è venuta in mente l’avventura che abbiamo vissuto su quell’isola! Eravamo davvero un bel gruppo affiatato! Senza neanche pensarci, mi sono ritrovato a bussare alla vostra porta, cercando un posto in cui stare per un po’! Non avrei immaginato che mi sarei di nuovo trovato così bene in questa squadra dopo tutto quello che è successo! Avrei dovuto essere sincero con voi fin dall’inizio! Ma Sierra ha perfettamente ragione… mi sono comportato da codardo con lei come lo sono stato con voi! -

     Al termine della storia, nessuno dei tre Chaotix sembrava molto propenso a parlare per dire alcunché. Mighty non avrebbe saputo dire se la loro reazione era dovuta alla sorpresa, alla rabbia, all’indifferenza o a qualunque altra emozione che non riusciva a scorgere nei loro occhi. Fu Vector il primo a rompere il silenzio, in modo del tutto inaspettato.

     - Bene, allora alziamo i tacchi! - disse battendo le mani per incitarli.

     - Come? -

     Mighty non aveva afferrato.

     - La tua figliola è in pericolo, no? Quindi diamoci una mossa e andiamo a darle una mano! -

     - Pensavo che voi… -

     - Lo hai detto tu stesso! - intervenne Espio - Eravamo un gruppo affiatato e lo siamo tutt’ora! Ti aiuteremo ad aggiustare le cose! -

     - Che bello! - gioì Charmy - Andiamo a salvare la principessa! -

     L’armadillo rimase di sasso nel vedere come il gruppo non ci avesse pensato due volte a dargli il sostegno di cui aveva bisogno. Era una sensazione così rara per lui, che aveva vissuto nell’ombra della colpevolezza per molto tempo, che quasi si sentì le lacrime premere agli angoli degli occhi. Ringraziò mentalmente qualunque forza gli avesse permesso di incontrare quello scapestrato trio e sorrise come mai aveva fatto finora.

     - Grazie, ragazzi! -


     Dei forti rumori e un vociare concitato penetravano attraverso il fogliame. Tra una fessura e l’altra dell’intricato manto verde si intravedeva un gruppo di persone che andavano avanti e indietro, trasportavano carichi pesanti e parlavano tra di loro in fretta e furia. L’ampia area quadrata che si poteva scorgere faceva parte di un suolo molto antico, tappezzato di vecchie rovine, costruzioni in pietra usurata, piccole colonne ed altari votivi e stretti antri abbarbicati tra la roccia di un modesto rilievo montuoso. Faceva a pugni con l’aria di storia di cui era impregnato il luogo la presenza di quel numeroso gruppo. Aveva piantato un po’ ovunque delle tende nere con il logo di una doppia esse dorata bene in vista. Tre camion blindati erano parcheggiati in un angolo, mentre alcuni dingo erano intenti a scaricare dal loro retro casse dal contenuto sconosciuto. Altri stavano lavorando con una piccola gru e con un montacarichi, distribuendo la loro attrezzatura su tutta la superficie delle rovine. Ben evidente era un’alta costruzione in metallo nel centro, simile ai pozzi per la trivellazione del petrolio, ma molto più sottile, dotata di un pannello di controllo computerizzato e di una piccola antenna in cima. A sorvegliare le operazioni, con aria minacciosa, c’erano alcuni coyote che pattugliavano il perimetro, imbracciando quelli che avevano tutta l’aria di essere degli storditori elettrici.

     Knuckles era nascosto tra le fronde, ben attento a non farsi scoprire e occupato a studiare bene la situazione. Aguzzava lo sguardo nella speranza di scorgere Tails e Tikal, ma i rami dei cespugli gli ostruivano la visuale e non poteva farsi più avanti per timore di essere scoperto. Rouge apparve di soppiatto alle sue spalle, con il fiato corto mentre si premeva una mano sul cuore.

     - Mi volevi forse lasciare indietro? - chiese irritata - Sai che non posso correre veloce! -

     - Fai silenzio! - le intimò l’echidna bruscamente - Cerca di non dare nell’occhio! -

     La ragazza si chinò accanto a lui, assicurandosi di essere ben coperta dalle fronde. Il suo forte respiro e la sua massiccia presenza le trasmisero un senso di sicurezza.

     - Hai trovato i cannibali? - domandò ingenuamente.

     - Altro che cannibali! Dalle facce losche che hanno questi tipi direi che si tratta di criminali di basso rango! E sarei pronto a giurare che la fonte delle interferenze è quella specie di torre di metallo! -

     - E cosa ci trovano di tanto interessante da fare nella giungla? -

     - Esci allo scoperto e vai a chiederglielo! - ribatté Knuckles con un sogghigno - Forse saranno tanto gentili da offrirti anche un tè! -

     - Spiritoso! - commentò Rouge con una smorfia, per poi tornare di nuovo seria - Riesci a vedere i tuoi amici? -

     - Da questo punto non si vede un granché! Dovremmo spostarci! -

     L’echidna si guardò intorno e notò un piccolo passaggio che strisciava direttamente tra due grosse palme. Cautelandosi di fare il minimo rumore possibile, gattonò dietro ai cespugli nodosi e si appiattì sul terreno. Controllò che nessuno guardasse da quella parte e fece uno scatto in avanti che gli consentì di arrivare alle spalle dei grandi alberi. Rouge lo seguì quasi subito, infastidita dal dover strisciare sul terriccio umido.

     - Eccoli! Li vedo! - sussurrò Knuckles, non appena fece capolino oltre il largo tronco.

     Tails e Tikal erano legati ad un palo vicino ad una vecchia capanna, la loro espressione stanca e atterrita. Le funi erano così strette da impedire loro di flettere anche solo un braccio.

     - Non c’è modo di raggiungerli di soppiatto! - considerò ancora l’echidna - Sono più o meno una trentina questi farabutti e meno della metà sono armati! Non dovrebbe essere un problema buttarli giù! Io vedo di distrarli mentre tu li vai a liberare! -

     - Ehi! Vacci piano, dolcezza! - protestò Rouge - Dove sta scritto che dovrei aiutarti? Non ho proprio niente a che fare con tutta questa storia! -

     - E allora perché mi hai seguito fin qui? -

     - Ehm… non saprei! - ribatté la ragazza, colta in fallo - Per fare il tifo? -

     - Senti, fai quello che vuoi! Posso batterli tutti quanti anche da solo! -

     Knuckles tirò un profondo respiro e si preparò a balzare fuori dal nascondiglio per caricare gli avversari. All’ultimo secondo, Rouge gli posò una mano sulla spalla e lo bloccò. I loro sguardi si incrociarono e i loro volti avvamparono di un rossore immotivato. Era da molto tempo che non provavano più il contatto dei loro corpi.

     - E va bene! - disse in fretta il pipistrello, ritraendo la mano come se si fosse scottata - Ti coprirò le spalle! -

     Un debole sorriso si allargò sulle labbra di Knuckles, che annuì con un cenno convinto del capo. Contò mentalmente fino a tre e poi uscì allo scoperto. I pesanti passi in corsa dei suoi piedi risuonavano sul terriccio, catturando l’attenzione degli Esecutori lì vicino, ma prima che potessero rendersi conto di cosa stava accadendo, furono travolti dalla furia implacabile dell’echidna. L’attenzione di due guardie armate fu catturata dal frastuono e, non appena si accorsero dell’intruso, entrarono in azione brandendo gli storditori elettrici. Non fu un problema per Knuckles, che stese il primo di loro con un pugno e il secondo con un pezzo di roccia divelto dal suolo con i chiodi dei guanti. Ci volle solo qualche secondo perché l’impeto della lotta si diffondesse in tutto l’accampamento e quando fu dato l’allarme, tutti i sicari presenti nei dintorni corsero pericolosamente in direzione di Knuckles. Dall’alto piovve uno dei baci esplosivi di Rouge, grazie al quale i dingo e i coyote si dispersero prima che potessero circondare l’echidna. Ricevuto segno di andare a liberare gli ostaggi, la ragazza atterrò in fretta, stese due avversari con un paio di calci e raggiunse la capanna diroccata.

     - Rouge? Ma cosa… - disse Tails perplesso, vedendola arrivare.

     - A dopo le spiegazioni, zuccherino! - rispose lei, allungando le mani sulle corde.

     Prima che potesse scioglierle, però, sentì una morsa stringerle la gola e venne trascinata all’indietro con uno strattone. Il laccio di una frusta era annodato attorno al suo collo, stringendole la trachea tanto da mozzarle il respiro.

     - Ho sempre saputo di essere davvero mozzafiato! - commentò una voce familiare alle sue spalle.

     Rouge colse con la coda dell’occhio il sorriso soddisfatto di Levine, la quale stringeva la sua frusta con due mani, concentrata nel tenere imprigionata la sua rivale. Un ampio colpo del braccio e il pipistrello finì a terra con un forte tonfo, annaspando in cerca di aria.

     - Rouge! - esclamò Knuckles, dopo aver atterrato tre coyote con un solo colpo.

     Tentò di correre verso di lei ma una forte vibrazione lo colpì alla schiena e lo fece capitombolare sul terriccio. Getara apparve dietro di lui, con il palmo della mano ancora spalancato e un’espressione trionfante. Prima di poter fare qualunque mossa, una forza misteriosa paralizzò i muscoli di Rouge e Knuckles, costringendoli a rimanere immobilizzati al suolo. Il potere psichico di Seth era entrato in azione nel momento in cui lo sciacallo spuntò dal nulla per farsi beffe dei due.

     - Guarda chi si vede! - commentò con il solito tono strascicato - Era da un pezzo che non ci vedevamo! Vi siamo mancati? -

     - Allora ci siete voi dietro tutto questo! - disse Knuckles, digrignando i denti per lo sforzo di provare a mettersi in piedi.

     - Non del tutto! Noi abbiamo solo un piccolo ruolo in questo gruppo! Come dire, una comunione di interessi! -

     - Lieta di rivederti, Rouge! - salutò Levine agitando la mano in tono di scherno - Ero molto ansiosa di rincontrarti, mia cara, per riprendere da dove avevamo lasciato! -

     - Vorrei poter dire altrettanto! - ribatté il pipistrello - Cosa state architettando questa volta? -

     - Più o meno quello che frulla anche nelle vostre fragili testoline! - intervenne Seth - E’ stata una fortuna che gli Steel Scorpion abbiano catturato i vostri due amichetti! Abbiamo avuto modo di sapere che anche voi state cercando la pietra del nostro squallido mentore! Ci sono decisamente troppe mosche che ronzano attorno a questo miele! -

     - E noi le mosche le spiaccichiamo senza pietà! - aggiunse Getara ghignando.

     - Allora che state aspettando? - sbottò Knuckles, sprezzante - Fateci fuori, così almeno non dovremo stare a sentire oltre le vostre idiozie! -

     - E’ un’offerta allettante! - replicò Seth - I vostri compagni ci sono serviti proprio per attirarvi qui, ma posso sentire che non siete in possesso di nessun frammento che vi possa sottrarre! Non siete di nessuna utilità per noi, ma vi risparmieremo comunque la vita! Quattro ostaggi sono ancora più preziosi di due! -

     - Ehi, Seth! - protestò Getara - Avevi detto che li avremmo fatti fuori! -

     - Ci servono vivi e vegeti! Il nostro obiettivo è un altro! -

     - Complimenti, Seth! - intervenne una voce fuori campo - Vedo che sai stare ai patti! -

     L’identità di chi aveva parlato fu subito resa nota agli occhi di Knuckles e Rouge. Un’attraente e imperiosa pantera femmina si avvicinò a loro, guardandoli dall’alto in basso come avrebbe fatto con delle formiche fastidiose. Il suo pelo era molto scuro, in netto contrasto con il chiarore azzurro dei suoi grandi occhi. Aveva un muso affusolato, dei canini affilati che si intravedevano agli angoli della bocca e un fascio di capelli corvini, lisci ed ordinati. Indossava una lunga veste blu, quasi un abito da cerimonia, e una mantella bianca che le ricadeva dalle spalle e terminava in due risvolti a mo di ali attaccate ai bracciali dorati che portava ai polsi. Sulla sua fronte era tatuato il famigerato simbolo della doppia esse in oro.

     Al suo fianco, c’era un secondo felino, una tigre maschio dal pelo grigio, più alta e slanciata della pantera. Il suo muso corto era marchiato da numerose cicatrici biancastre, che si intravedevano nelle zone in cui il manto era più rado. I suoi occhi erano di un brillante verde smeraldo che dava luce ad un viso altrimenti spento e pallido. Il particolare più evidente del suo corpo era una mano destra artigliata e rivestita di argento splendente. Il suo stile di abbigliamento era molto classico, composto di giacca e pantaloni grigi di velluto, una cravatta a righe sopra una camicia bianca e un cappello borsalino scuro. La sua espressione era distante e disinteressata, tant’è che masticava piano un rametto che teneva stretto tra i denti.

     Seth, Levine e Getara indietreggiarono di un passo al loro arrivo, ma nessuno di loro assunse un atteggiamento di reverenza come invece fecero tutti gli altri sicari presenti nel campo.

     - E questi da dove spuntano fuori? - disse Knuckles in tono di sfida, ancora bloccato per terra.

     - Vi presento Luba, leader indiscussa dell’organizzazione Steel Scorpion, e la sua guardia del corpo personale, T.Talon! - spiegò Seth con cortesia.

     - E così voi siete gli amici di Sonic the hedgehog! - considerò la pantera incuriosita - La sua fama lo precede anche in questa parte del globo! -

     - Ehi, io ce l’ho un nome! - protestò l’echidna - E non è certo “amico di Sonic”! Sono Knuckles, guardiano di Angel Island! -

     - Dille anche il tuo indirizzo, mi raccomando! - sibilò Rouge, inviperita - Così saprà dove venirti a cercare! -

     - Oh, non dovete preoccuparvi di questo! - disse Luba, in tono pacato - Non ho alcun interesse per voi o per il famigerato riccio blu! Dalle vostre parti sarà pure un grande eroe, ma in questa regione siamo noi a dirigere il gioco! -

     - Insomma, si può sapere perché ci avete catturato? - sbottò Rouge, con un tono di paura nella voce - Chi siete? Cosa volete? -

     - Chiunque da queste parti conosce il nome degli Steel Scorpion! Siamo l’unica vera associazione che manda avanti tutto il sistema in questa zona di Mobius! Vi ho già detto di non preoccuparvi, non vi verrà fatto alcun male, se non farete nulla di cui potreste pentirvi! -

     - Vi mancava così tanto fare i lacchè, vero? - intervenne Knuckles, rivolto allo sciacallo, nel tentativo di provocarlo - Non vi è bastato fare i galoppini di Magorian, avevate bisogno di entrare in questa specie di clan per sentire il brivido di farvi dare ordini! -

     - Niente di più sbagliato, palla di spine! Quando siamo venuti in questa giungla non avevamo la minima idea che gli Steel Scorpion avessero allestito un loro avamposto! I nostri intenti per essere qui a Palmtree Panic sono del tutto diversi, ma abbiamo pensato bene di unire le nostre forze per ottenere risultati più in fretta! -

     - Cosa c’entriamo noi in tutto questo? - domandò Rouge.

     - Lo scoprirete a tempo debito, non temete! - concluse Luba con un sorriso per niente amichevole, poi si rivolse alla tigre al suo fianco - Legali insieme agli altri due! Dobbiamo essere pronti quando Sierra ci verrà portata! -

     Talon annuì con un cenno e fece segno a due coyote di venire avanti. Presero per le spalle Knuckles e Rouge, ancora paralizzati e immobili, e li trascinarono verso il palo attorno al quale erano legati due atterriti Tails e Tikal.

     - Conviene che ci prepariamo anche noi! - disse Seth, rivolto ai suoi due compagni - Sento che la nostra piccola pietruzza si sta avvicinando! -


     Sierra si infiltrava nel fitto sottobosco con una facilità e una destrezza che lasciavano trasparire quanto fosse ormai abituata a muoversi all’interno di quella giungla. Aveva dovuto cercare un luogo disperso e quindi protetto per poter vivere tranquillamente, senza la paura di essere scovata, e le palme mastodontiche si erano dimostrate la soluzione più efficace. L’intrico di foglie e rami avrebbe costituito un ostacolo per chiunque, ma non per lei, così abituata a passarci attraverso dopo tutto il tempo speso a studiare la conformazione del territorio che la ospitava. Per un certo periodo aveva creduto di essere al sicuro, che non avrebbero potuto mai trovarla lì dentro e, persino, che avrebbero desistito nel tentativo di catturarla. Aveva dovuto ricredersi quando gli Esecutori erano spuntati dalla boscaglia e l’avevano immobilizzata senza lasciarle modo di difendersi. Non importava dove andasse a cercare riparo, gli Steel Scorpion, i suoi aguzzini, riuscivano sempre a scovarla. In tanto tempo che avevano passato a darle la caccia, non sapeva ancora perché fosse nella loro lista nera. Per quanto si fosse lambiccata il cervello nel tentativo di trovare una spiegazione, non era mai riuscita a comprenderne i motivi. Era una vita difficile da gestire quella della ragazza in fuga, ma almeno Mighty era con lei. Qualunque cosa fosse successa sapeva che Mighty, l’unica persona amica che aveva avuto in vita sua, l’avrebbe aiutata e le sarebbe stato accanto. Da quando era una bambina quell’armadillo era stato disposto a sopportare quel fardello, a fuggire con lei e a nascondersi sperando che il problema si sarebbe risolto da solo. Aveva sacrificato la sua libertà per lei, dedicandosi anima e corpo alla sua protezione, senza mai esitare né chiedere qualcosa in cambio.

     Poi, quando era ormai una giovane donna desiderosa di risposte e di riscatto, il mondo crollò addosso a Sierra. Comprese perché il suo amico più stretto si fosse dato tanta pena per lei e ne fu sconvolta. Il responsabile di tutto, della sua infanzia mancata e di quella vita da latitante, era proprio lui. Sentiva come se avesse ricevuto una pugnalata in pieno petto ogni volta che ci ripensava. Quelle parole, quella disarmante rivelazione l’aveva fatta rimanere definitivamente sola. Non poteva contare più su Mighty, come avrebbe potuto d’altronde? Era stato a causa della sua corruzione che i suoi genitori erano spariti e non c’era alcun perdono per quello che aveva fatto. Messa con le spalle al muro, Sierra si rese conto di essere ormai grande e che avrebbe dovuto cavarsela da sola, risolvendo il problema alla radice. L’arrivo degli Steel Scorpion a Palmtree Panic era ciò che le serviva perché potesse finalmente agire. Non aveva intenzione di continuare a vivere in quel modo, quindi avrebbe affrontato i suoi persecutori faccia a faccia e avrebbe messo fine a quell’incubo. Era totalmente da sola e sapeva che le sue speranze di rivalsa erano pressoché nulle, ma era meglio andare volontariamente nelle fauci del lupo, piuttosto che aspettare che fosse lui a trovarla.

     Ed eccola lì, acquattata nell’ombra delle fronde, osservando i movimenti nell’accampamento. Non aveva altra scelta che venire allo scoperto senza nessuna precauzione. Doveva essere catturata per scoprire una volta per tutte cosa volevano quei criminali da lei, per che cosa l’avevano inseguita così a lungo. Un improvviso moto di paura la bloccò e un senso di nostalgia per l’unica persona che le fosse stata vicina prese il sopravvento. Forse avrebbe dovuto perdonare Mighty, forse avrebbe potuto accettare il suo aiuto. Non pensava che l’avrebbe rivisto ancora, ma la rabbia che ancora provava nei suoi confronti le aveva impedito di ascoltare ciò che aveva da dire. In fondo si era preso cura di lei per molto tempo e se c’era qualcuno con cui avrebbe voluto risolvere la faccenda era proprio lui. Tuttavia, non era ancora pronta a fidarsi completamente e non c’era altra soluzione che andare fino in fondo con le sue sole forze.

     Senza indugiare oltre, si diresse verso l’accampamento con una marcia lenta, stringendo i pugni nel tentativo di raccogliere coraggio. Dapprima gli Esecutori non la notarono, poi il suo procedere impettito attirò l’attenzione. Fece un respiro profondo e si preparò a lanciare la sua sfida.

     - Eccomi! Sono qui, maledetti! Mi stavate cercando? -

     I dingo e i coyote in divisa si guardarono tra di loro, incerti su come intervenire di fronte alla situazione, e rimasero fermi in attesa di ordini. Tutto ad un tratto si aprirono a ventaglio per lasciar passare quella che sembrava essere l’autorità lì in mezzo. Era una pantera dall’aspetto regale e in qualche modo inquietante che Sierra avvertiva come vagamente familiare. Era sicura di averla già vista da qualche parte, ma non riusciva a capire dove né in quale circostanza. Una tigre dal manto grigiastro con una mano d’argento la seguiva a ruota.

     - Bentornata a casa, Sierra! - esclamò Luba aprendo le braccia in segno di benvenuto.

     Il giaguaro la studiò per un attimo, cercando di capire cosa intendesse con la parola casa, poi decise di replicare.

     - Questa la chiami casa? O è solo un tuo modo distorto di minacciarmi? -

     - Nessuna minaccia, mia cara! E’ da parecchio che ti stiamo alle costole per riportarti nel luogo da cui provieni! Dovresti esserne contenta! -

     - Essere perseguitata per anni non mi ha reso affatto contenta! Piuttosto molto, molto rabbiosa! -

     - Splendido! La rabbia è una qualità che ti rende molto più forte! -

     Sierra scoccò un’occhiata furiosa, ma Luba non si fece intimidire e continuò a sorriderle con fare stranamente amichevole.

     - Sono venuta qui per avere risposte, non per conversare! Chi sei e che cosa vuoi da me? -

     - Sarò lieta di dissipare i tuoi dubbi! - disse la pantera con un leggero inchino - Il mio nome è Luba e sono il leader del gruppo Steel Scorpion! Quanto alla seconda domanda, avremo modo di parlarne se verrai con noi! -

     - Non è tendendo un’esca del genere che mi avrai! Mi credi forse stupida? Perché dovrei seguirti dopo che avete tentato di rapirmi? -

     - Per un ottimo motivo! -

     Luba fece un passo indietro ed indicò con la mano una vecchia capanna più in là. Un gruppo di persone che non aveva mai visto prima si trovava ai piedi di quella costruzione diroccata. Due echidna, una volpe e un pipistrello erano legati ad un palo sporgente dal terreno e dalla loro espressione si comprendeva tutta la loro inquietudine. A fare loro da carcerieri c’erano uno sciacallo dagli occhi d’acciaio, una farfalla e una lucertola.

     - Se non ti arrenderai immediatamente, quei quattro ragazzi moriranno! -

     Spiazzata dall’affermazione, Sierra non seppe cosa rispondere sulle prime. Poi decise che un atteggiamento sprezzante era il miglior approccio di fronte a quella minaccia.

     - Sarebbe questo il tuo piano? Non so neanche chi siano, perché dovrebbe importarmi? -

     - Non avrei voluto ricorrere a questi mezzi, ma dato che non ti fidi di noi dovevo procurarmi un qualche tipo di incentivo! Abbiamo molte cose di cui parlare e dopo vedrai che non avrai problemi a fidarti della tua famiglia! -

     - Voi non siete la mia famiglia! - sbottò la ragazza.

     - Aspetta prima di esserne così convinta! So benissimo che non li lascerai morire! Se hai preso anche un poco dai tuoi genitori so che non permetterai che muoiano a causa tua! -

     Non appena sentì quelle parole, l’espressione di Sierra si trasformò da feroce in incredula. I pugni chiusi si spalancarono e la sua prudenza svanì pericolosamente.

     - Conoscevi i miei genitori? -

     - Naturalmente! Erano due fieri membri della nostra organizzazione! -

     - Cosa? Erano degli Steel Scorpion? -

     - Non dei qualunque Esecutori! Facevano parte integrante del glorioso Programma Aurora… e lo sei anche tu! -

     - Di cosa stai parlando? -

     Lo sguardo di Luba si fece all’improvviso euforico.

     - Sto parlando di un grande piano che è in atto sin dalla fondazione degli Steel Scorpion! Un progetto che cambierà le sorti di questo mondo in maniera radicale! I tuoi genitori si sono offerti di prendere parte al Programma e hanno acconsentito a diventare gli artefici di una nuova era! Erano una parte importante dello schema e ne erano fieri e consapevoli! Poi ebbero te… e qualcosa cambiò in loro! Si rifiutarono di andare avanti con il progetto e fuggirono, portandoti via! Hanno vissuto da latitanti per parecchio tempo, prima che venissero scovati e che la loro mancanza di giudizio li conducesse alla fine! Quando andai personalmente nella casa in cui si nascondevano, non trovai né le reclute che avevo mandato a prelevarli, né tantomeno te! Solo i loro corpi senza vita! Una perdita tragica per le sorti del Programma Aurora… ma fortunatamente c’eri ancora tu, la loro eredità, il loro lascito agli Steel Scorpion! -

     - Io non sono un lascito degli Steel Scorpion! - esclamò Sierra, senza poter credere alle sue orecchie - Io non appartengo a nessuno! -

     - Se solo tu sapessi quanto sei preziosa, quale inestimabile tesoro scorre nelle tue vene, saresti consapevole che puoi cambiare le sorti del pianeta! Saresti una benefattrice, grazie a te sorgerà l’alba di una nuova… -

     - Basta così! -

     Una voce carica di rabbia aveva parlato, interrompendo il discorso di Luba. Mighty era appena arrivato di corsa, sbucando dalla giungla, seguito da Vector e Charmy.

     - Non starla a sentire, Sierra! - esclamò l’armadillo - Hanno riempito anche la mia testa con questi assurdi deliri del Programma Aurora! Non farti giocare anche tu! -

     - Bene, Seth! - disse Luba, con una punta di fastidio nella voce - Pare che i tuoi amici ci abbiano risparmiato la fatica di andarli a cercare! Si può dire che il nostro accordo abbia dato splendidi risultati! -

     - Non avevo alcun dubbio! - rispose lo sciacallo soddisfatto.

     Si allontanò dalla capanna e, seguito da Getara e Levine, si diresse verso la pantera, per trovarsi di fronte ai Chaotix.

     - E’ fin troppo affollata questa giungla per i miei gusti! - commentò Vector nervosamente.

     - Abbiamo una faccenda in sospeso, coccodrillo, ricordi? Mi devi ancora un frammento di Gemma! -

     - Mettiamo le carte in tavola! - intervenne Luba per ristabilire l’ordine - Voglio solo Sierra! Il resto delle vostre schermaglie non ci riguardano! Se non si arrende immediatamente, ci saranno quattro anime in meno in questo accampamento! -

     - Non cantare vittoria troppo presto! - replicò Mighty con un sorriso.

     Alle sue parole, Espio comparve dal nulla accanto agli ostaggi, tornando del suo colore naturale dopo la mimetizzazione. Brandì una delle sue stellette e tagliò le corde che li tenevano legati.

     - Non so cosa tu ci faccia qui, Espio! - disse Knuckles, una volta libero - Ma non sono mai stato più felice di vederti! -

     - Avremo tempo per le spiegazioni! Adesso bisogna aiutare Vector! -

     Knuckles, Rouge, Tails e Tikal raggiunsero il gruppo dei Chaotix e Sierra, formando una specie di fronte avverso agli agenti di Magorian e agli Steel Scorpion. Uno scontro sembrava quasi inevitabile.

     - Tails! Tikal! - disse l’echidna in tono autoritario - Andate a prendere il Tornado! E’ troppo pericoloso per voi qui! -

     - Ma… - tentò di protestare il volpino.

     - Fa come ti dice, dolcezza! - intervenne Rouge, mentre studiava Levine con attenzione - Tra poco scoppierà il finimondo in questa giungla! -

     Definitivamente convinto, Tails annuì col capo e fece dietrofront, addentrandosi tra gli alberi con Tikal e sparendo alla vista.

     Un improvviso silenzio calò nell’accampamento, la classica calma prima della tempesta.

     - Ma guardatevi! - disse Luba quasi divertita - Nessuno di voi sa cosa ci fanno gli altri qui, eppure siete pronti a dare battaglia insieme contro di noi! Nobili sentimenti! -

     - Basta chiacchiere! - le fece eco Seth - Prendiamo quello per cui siamo venuti! -

     - Esecutori! Dateci dentro! -

    

     Al risuonare dell’ordine impartito, tutti i dingo e i coyote in divisa si gettarono contro i sette avversari, sicuri di sopraffarli in forza e in numero. Espio fu il più rapido di tutti.

     - Charmy! Con me! - intimò rapidamente.

     La piccola ape, pronta all’azione, si appallottolò in una piccola sfera, saltò in braccio al camaleonte e fu scagliata con tutta forza contro gli Esecutori, rimbalzando da uno all’altro e mettendoli al tappeto. Il gruppo di sicari, indispettito da quell’attacco così inaspettato, concentrarono la forza d’attacco su loro due, ansiosi di vendicarsi dell’affronto. In questo modo, tutti gli altri ebbero modo di dare inizio alla propria lotta, scegliendosi l’avversario più adatto.

     Knuckles interpretò lo sguardo raggelante di Getara come una sfida e gli si avvicinò a passi lenti, flettendo le dita sotto ai guanti come riscaldamento. La lucertola, che fino ad allora era stata desiderosa di menare le mani, non perse tempo ad attendere che arrivasse e lanciò un fascio di onde sonore che si infransero sul terreno a pochi centimetri dall’echidna. Getara si gettò sul corpo dell’avversario con una furia impressionante, atterrandolo e rotolando con lui per qualche secondo. Gli strinse le mani attorno al collo ed esercitò tutta la pressione di cui era capace, ma Knuckles non era uno sprovveduto. Gli assestò una ginocchiata nello stomaco per fargli abbassare la guardia e poi se lo tolse di dosso con un gancio rapido.

     Sopra le loro teste, Rouge e Levine erano intente in un frenetico scontro aereo. Sbattendo le ali per rimanere in alto e sfruttando le correnti d’aria per incrementare la velocità, si confrontavano a suon di calci, piombando in picchiata come falchi l’una contro l’altra.

     - Venire in questa giungla è l’ultima cosa che avresti dovuto fare! - sibilò Levine minacciosa.

     - Cosa vuoi farci? - replicò Rouge - Era impossibile resistere alla tentazione di calpestare il tuo sedere squadrato! -

     La farfalla parve prenderla come una grave offesa. Afferrò la sua frusta e la fece schioccare in direzione della sua rivale la quale, alzando un braccio per proteggersi, si ritrovò il lazo avvolto attorno al polso. Sfruttando l’occasione, tirò forte il laccio e disarmò Levine, preparandosi poi ad un veloce contrattacco. La reazione però non si fece attendere e la farfalla sbatté le ali circondandosi di una polvere dorata e luccicante. Il familiare senso di torpore della paralisi strisciò sul corpo di Rouge non appena venne in contatto con quelle spore e, con un colpo di reni, interruppe l’attacco ed indietreggiò prudentemente.

     Tra le decine di combattimenti in corso nell’accampamento, c’era anche quello tra Mighty e T.Talon, il quale guardava l’avversario dall’alto in basso con aria comunque rispettosa e composta. Uno spirito combattivo bruciava negli occhi dell’armadillo come raramente si era visto prima d’ora, un chiaro segno che la sua angoscia si era andata lentamente dissipando, lasciando spazio ad una cieca determinazione. La tigre grigia non era per niente intimorita, mentre masticava lentamente il suo rametto.

     - Ti conosco bene! - disse in tono pacato - Sei una delle nostre reclute latitanti! Non sei degno del marchio che porti sul braccio! -

     Mighty guardò lo stemma della doppia esse che per tanto lo aveva tormentato e sorrise.

     - Hai ragione! Sono troppo pulito! -

     Tirò indietro un braccio e fece partire un pugno veloce, saturo di tutta la forza che possedeva. Talon, però, protrasse la mano metallica e lo bloccò a metà. Rimase a guardare con scarso interesse il nemico mentre si sforzava di spingere per vincere la resistenza e non mosse un altro muscolo. Era la provocazione che Mighty attendeva per scatenarsi. Scaricò una raffica di calci e pugni, dei quali però non andò a segno nessuno, troppo lenti in confronto all’impressionante agilità del felino. Quest’ultimo, decise di non limitarsi a schivare, ma escogitò il contrattacco: gli artigli sulla sua mano d’acciaio si allungarono di diversi centimetri a formare delle punte affilate. Mighty fece appena in tempo a scansarsi prima di essere trafitto da quelle punte. Indietreggiò con un balzo e rimase guardingo, sapendo di essere in pericolo fintantoché quegli artigli sferzavano colpi. Talon, sicuro del fatto suo, mosse piano il braccio e un arpione scattò dalla manica della sua giacca, penetrando nel terreno accanto all’armadillo. Con uno scatto metallico, la fune dell’arpione si riavvolse, trascinando la tigre con sé, portandola incontro al nemico ad una velocità sorprendente e permettendole di stordirlo con un pugno.

     Nel frattempo, il contendente di Vector era, con suo grande timore, Seth. Lo sciacallo non aveva il minimo dubbio di riuscire a sopraffarlo stavolta, grazie alla sua schiacciante superiorità e al campo di battaglia decisamente più favorevole dell’ultimo incontro. Si avvicinò con un sorriso che lasciava trasparire tutta la sua sicurezza e scrutò negli occhi preoccupati del coccodrillo.

     - Facciamola semplice! Consegnami il mio frammento di Gemma e non ti sarà torto neanche un capello! -

     - E dovrei crederci? A chi vuoi darla a bere, spaventapasseri? -

     Seth diede una scrollata di spalle.

     - Hai proprio ragione! -

     Prima di potersene accorgere, Vector avvertì un forte colpo allo stomaco, anche se non era stato colpito e fu sbalzato all’indietro. Non fece in tempo a toccare terra perché Seth fece levitare il suo corpo squamoso verso di sé. Con una prontezza di cui non si sarebbe ritenuto capace, il coccodrillo sferzò la coda sulla faccia dell’avversario e la morsa psichica si interruppe. Approfittando del vantaggio, afferrò Seth per le spalle e lo bloccò con una delle sue mosse di wrestling. Lo sciacallo, però, sapeva che la forza bruta contro di lui aveva scarsa efficacia. Gli bastò concentrarsi a fondo perché il suo potere psichico allentasse la resistenza di Vector. Gli piazzò una gomitata sul fianco e lo allontanò con una rapida falciata del pugno.

     I primi antagonisti che si erano lanciati la sfida con lo sguardo, nonostante tutto, furono Sierra e Luba. La prima non vedeva l’ora di sfogare tutta la sua frustrazione sulla persona responsabile di tanto dolore, la seconda era ansiosa di tastare con mano le capacità del giaguaro che aveva inseguito per tanto tempo.

     - Vediamo se oltre a farneticare sai anche combattere! - disse Sierra, pronta all’azione.

     - Ma brava! E così ti rivolti conto la tua stessa famiglia! - rispose Luba, quasi divertita da quello che vedeva.

     - Io ce l’avevo una famiglia! E non era certo come te! -

     - Invece siamo più simili di quanto credi! Quando scoprirai il tuo vero potenziale te ne accorgerai! -

     Sierra, decisa a passare all’attacco, sferrò una serie veloce di pugni e calci, sicura di assestarli con precisione. Con suo grande stupore, la pantera si mosse con una velocità sbalorditiva anche per una della sua razza, e evitò ciascuno degli attacchi, tenendosi le mani sui fianchi.

     - Non sei ancora pronta a combattermi, Sierra! - affermò in tutta tranquillità.

     Rifiutandosi di accettare la sconfitta, la ragazza provò un nuovo approccio, sferzando un colpo con gli artigli. Luba si comportò esattamente nello stesso modo e gli afferrò la mano, improvvisando una sorta di braccio di ferro in cui la sua forza era sorprendentemente maggiore. Sierra non aveva mai creduto che una pantera potesse avere così tanta prestanza fisica e che potesse tenerle testa senza versare una sola goccia di sudore. Era talmente scioccata che non si accorse nemmeno del calcio che le arrivò nello stomaco, costringendola a barcollare stordita.

     - Perché ti rifiuti di venire con noi? - domandò Luba, questa volta con una punta di fastidio - Perché non vuoi accettare le tue radici e andare incontro al tuo destino? -

     - Perché la mia vita la gestisco io! - fu la secca risposta.

     Luba, con uno sguardo adesso molto deluso, vibrò un pugno poderoso, ma questa volta la sua antagonista era pronta. Schivò la stoccata muovendo la schiena all’indietro, ma l’improvviso sbalzo fece saltellare fuori dal collo della sua maglia un piccolo ciondolo. Il pugno della pantera lo colpì, staccandolo dal laccio e scagliandolo sul terriccio. Si trattava di un piccolo pezzo di pietra di un colore verde brillante.

     Nello stesso istante, Seth aveva assestato un forte montante sul volto di Vector, così potente da scuotergli tutta la mascella e da fargli sputare il frammento diamantino che custodiva nella sua enorme bocca. Le due metà si ritrovarono a pochi metri di distanza l’una dall’altra e il misterioso potere che le animava cominciò a risvegliarsi. Strisciarono sul suolo come serpenti, attratte da una strana forza magnetica e si incastrarono perfettamente in un unico pezzo. Dal punto di contatto sgorgò un’esplosione di luce accecante che si diffuse tutt’intorno all’accampamento. Tutti gli individui presenti chiusero gli occhi di istinto per non venire abbagliati e sentirono delle strane vibrazioni attraversare il loro corpo. Il disastro avvenne quando quelle onde raggiunsero la gigantesca antenna al centro dell’avamposto. Scintille e lampi elettrici scoppiarono su tutta la superficie della torre e il metallo divenne così incandescente da cominciare a fondersi. La punta dell’antenna emanò una serie di scariche elettriche che saettarono per tutto il perimetro come proiettili, mentre un assordante ronzio fendeva l’aria. I fulmini colpirono uno dei camion più avanti, provocando un’esplosione in un nugolo di fiamme e fumo. I rottami furono scagliati ovunque, seminando il panico e ponendo fine a tutti i combattimenti. Altre attrezzature saltarono in aria, le tende furono avvolte dalle fiamme e la torre cominciò a piegarsi su se stessa, diventata morbida come un budino. Tutti gli Steel Scorpion presenti corsero in fretta e furia per l’avamposto nel tentativo di salvare i loro strumenti, ormai completamente dimentichi degli intrusi.

     - Qui sta scoppiando il finimondo! - esclamò Espio allarmato - Dobbiamo darcela a gambe e subito! -

     Mighty si guardò velocemente attorno, alla ricerca di Sierra e la trovò in ginocchio con una mano premuta sul petto. Le sue pupille si colorarono di un inquietante nero inchiostro.

     - Sierra! Sierra! Cosa ti prende? - disse preoccupato mentre la scuoteva per le spalle.

     - Non lo so… mi sento… quelle pietre… le loro vibrazioni… io… -

     La ragazza perse i sensi e si afflosciò tra le braccia dell’armadillo.

     - Sierra! Che succede? Riprenditi, forza! Oh, maledizione! Vector! Bisogna andare via da qui! -

     - Un momento! - urlò di rimando lui - Le pietre! -

     Quando il coccodrillo individuò i due frammenti colorati per terra, ormai privi di vita e decisamente innocui, si chinò per raccoglierli ma volarono via dalla sua portata. Si voltò e vide Seth attirarle a sé con la levitazione.

     - Queste le prendo io! - disse strizzandogli l’occhio, poi si rivolse ai suoi compagni - Non c’è più niente per noi qui! Andiamo! -

     A malincuore, Levine e Getara furono costretti a battere in ritirata, lasciando a metà le loro personali rese dei conti. Salutarono i loro avversari con un cenno sarcastico della mano e corsero insieme a Seth nel fitto della giungla.

     - Vector! Muoviti! - gridò Espio, tentando di superare il boato delle esplosioni.

     Rassegnato, raggiunse i suoi colleghi e si allontanò il più in fretta possibile da quell’inferno di fuoco.

     Nel frattempo, un familiare rumore di pale si era avvicinato dall’alto.

     - Presto! Presto! - incitava Tails a bordo del Tornado.

     - Puntuale come al solito! - commentò Knuckles, afferrando la scaletta che Tikal gli stava lanciando - Muoviti, Rouge! Sali a bordo! -

     - Non credo che ci sia posto per me lì sopra! - rispose lei, con un’espressione a metà amareggiata.

     - Ci sarà sempre invece! - ribatté l’echidna tendendole la mano.

     La ragazza, tentando di nascondere la sua gratitudine e la sua meraviglia, sorrise debolmente e strinse il palmo che le veniva offerto. Aggrappandosi forte alle spalle di Knuckles, sentì i suoi piedi distaccarsi da terra, mentre il biplano virava rapidamente verso la salvezza, con loro due appesi sulla sua scia.

     - Questa operazione è stata un fiasco! - avrebbe commentato Talon, quando l’incendio sarebbe stato scongiurato.

     Luba tuttavia non era dello stesso avviso.

     - Hai visto cosa è successo a Sierra prima che fuggisse! Abbiamo fatto un altro passo avanti nel Programma Aurora, quindi per ora… consideriamola una mezza vittoria! -

    

     Qualche ora dopo, sulle rive di un torrente nella parte più profonda della foresta, Sierra si stava specchiando nell’acqua trasparente, con il suo stesso sguardo malinconico che la fissava. Gli ultimi eventi dapprima confusi si stavano lentamente riordinando nella sua mente, sforzandosi di trovare un filo logico che li collegasse o che, quantomeno, le suggerisse cosa fare da quel punto in poi, come andare avanti.

     La squadra dei Chaotix, era poco dietro di lei, accanto al loro veicolo su quattro ruote. Erano piuttosto malconci dopo la furiosa lotta, ma non per questo demoralizzati né privi di spirito. Erano tutti e tre lì che sorridevano a Mighty, tentando di infondergli un po’ di quel coraggio che gli serviva a sistemare una volta per tutte le cose. L’armadillo, deciso a non scappare più dai suoi problemi, fece un respiro profondo e si avvicinò alla ragazza.

     - Ti senti un po’ meglio? - domandò, sforzandosi di non suonare né troppo dolce né troppo ruvido.

     - Abbastanza! - replicò lei, sbrigativa - Mi sono sentita improvvisamente debole all’accampamento! -

     - L’importante è che ne siamo usciti tutti sani e salvi! -

     Un improvviso silenzio. I due avevano molto da dirsi e molto da chiarire, ma per qualche strano meccanismo non riuscivano a trovare la parole giuste. Molti sentimenti si accavallavano nel loro petto e non sapevano a quale dare spazio per primo.

     - Perché non mi hai detto che i miei erano degli Steel Scorpion? - chiese Sierra in uno scatto incontrollato.

     - Non era necessario che lo sapessi! Ti avrebbe solo fatto del male! -

     - E, di preciso, quando hai deciso cos’era meglio che io sapessi? -

     - L’ho fatto per il tuo bene! Sei tu che avresti dovuto dirmi che avevi una pietra come quella! -

     - E’ solo un sasso colorato che ho trovato nella giungla! Come potevo sapere che era una specie di bomba ad orologeria? -

     Mighty scrollò le spalle, tentando la via della pace.

     - Ascoltami, è inutile stare a rimuginare sul passato! Ho la mia scorta di colpe, ma se sono qui è per rimediare ai miei errori! Oggi hai visto per la prima volta il volto di chi ti sta dando la caccia e, credimi, non si fermerà tanto facilmente! Se mi permetterai di aiutarti, verremo a capo di questa situazione… insieme! -

     Negli occhi dell’armadillo, Sierra lesse quel familiare calore che tante volte prima di allora aveva notato e per un attimo si sentì di nuovo la ragazzina impaurita che aveva bisogno di protezione. Nonostante le mancasse l’affetto misto di un padre e di un amico che Mighty le aveva regalato, si rendeva conto che era cresciuta ormai e che aveva bisogno di affrontare da sola i suoi problemi. Non era solo la diffidenza e il rancore che provava nei suoi confronti per la verità che le aveva negato, ma anche il suo desiderio di mettersi alla prova, di vedere quanto valeva e quanto fosse capace di tenere testa al pericolo che la spingevano a rimanere sola lungo la sua strada. Era capace di badare a se stessa e di tirare fuori gli artigli. Non sapeva perché gli Steel Scorpion le stessero dando la caccia così strenuamente, né che cosa fosse il fantomatico Programma Aurora di cui faceva parte, ma era sicura che avrebbero dovuto sudare sette camicie prima di poterle mettere le mani addosso.

     - Se continueranno a starmi addosso, li affronterò! - sentenziò Sierra con uno sguardo fiero - E non avranno vita facile! -

     Mighty annuì con sforzo di fronte a quell’affermazione, rassegnato all’idea di non poter più fare la sua parte nella vita di lei.

     - Tuttavia! - aggiunse mentre un lieve sorriso le si allargava sulle labbra - Se avessi bisogno di una spalla su cui contare… sarai la mia prima scelta! -

     Una piccola speranza era ancora aperta per lui e lo capì solo dopo quelle parole, espresse nel tono cordiale che non aveva ancora dimenticato. I rapporti non erano ancora ricuciti, ci voleva altro tempo perché la fiducia reciproca venisse rinsaldata, ma almeno Mighty sapeva che il perdono lo meritava anche lui, che per quanto avesse agito da corrotto c’era sempre una seconda opportunità… per ogni cosa.

     - Arrivederci a presto, Sierra! -

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(1) Fa riferimento alla saga "Chaos Millennium", "Full Speed Ahead #01-13"
(2) Fa riferimento a Knuckles' Chaotix
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ART GALLERY

Sydia The Squirrel Concept Art
Sydia The Squirrel Concept Art
Disegnato da cupidochan
(http://cupido-chan.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Sydia The Squirrell, con espressioni salienti, come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO CINQUE:

Se vuoi cominciare qualcosa...

     Attraverso le ampie e lucide finestre della sontuosa stanza di Mr. Trick filtrano le tonalità arancio degli ultimi raggi di sole durante il tramonto. Sebbene quella luminosità soffusa abbia il potere di ammantare la camera di un’atmosfera che mette ancora più in risalto il suo lusso sfrenato, non è comunque capace di far sentire a suo agio la riluttante ospite, o per meglio dire, prigioniera, che in quel momento è impegnata a gironzolare nervosamente in circolo. In circostanze normali, si dice Rouge mentre guarda con aria ansiosa il disco solare sparire all’orizzonte, si sarebbe sentita più che bene immersa nello sfarzo più costoso. Non è mai stata una ragazza che si fa problemi ad ammettere il suo amore per la bella vita e per il dispendio, ma in questa precisa circostanza tutti i quadri di valore, le poltrone lussuose e i tappeti pregiati non hanno per lei nessuna attrattiva. Niente serve ad allontanare l’idea di essere stata privata della sua libertà, di essere prigioniera di qualcuno di cui non conosce le intenzioni. Certo, raramente si è visto un prigioniero trattato con un simile guanto di velluto, ma non per questo Rouge si sente maggiormente al sicuro. Avrebbe quasi preferito che Trick l’avesse rinchiusa in una cella, almeno avrebbe saputo cosa aspettarsi da lui. Purtroppo, però, le reali intenzioni di quella iena sono un grande punto interrogativo per lei. Anche per una ragazza scaltra come Rouge è molto difficile prevedere in anticipo le successive mosse del suo aguzzino. La presenza di Levine, inoltre, ha avuto il potere di gettare la ladra ancora di più nel vortice del suo nervosismo. A che gioco stava giocando Trick? Dal modo in cui Levine si era comportata con lui era quasi sembrato che fossero partner, ma allora qual’era il motivo di tutte le avance della iena? Rouge non riesce a darsi una risposta.

     Per quanto possa guardarsi intorno, non riesce a trovare una possibile via di fuga o un qualcosa che possa aiutarla a trovarla. La porta della stanza era stata previdentemente chiusa a chiave da Mr. Trick e, anche se lei fosse riuscita a sfondarla, avrebbe dovuto attraversare un intero palazzo, probabilmente pesantemente sorvegliato. Rouge ha bisogno di rendere la sua fuga quanto più silenziosa possibile, ma sarebbe ricorsa a misure drastiche se avesse in qualche modo capito di essere in grave pericolo. In particolar modo, il pensiero di sfondare la finestra e di volare via l’ha sfiorata più di una volta, ma la sua esperienza di scassinatrice le ha detto che si tratta di vetri antiproiettile molto resistenti. Avrebbe potuto benissimo infrangerli, ma non senza impiegare parecchio tempo e il rischio di essere scoperta è troppo alto.

     Tanto vale, si dice, cercare di scoprire altri dettagli sul piano della iena, ma anche quella strada si è rivelata essere difficoltosa. In qualche modo Trick ha capito le sue vere intenzioni, ma non ha cercato di rimediare, invitandola invece a tentare la fuga e a rivelare al resto del gruppo tutto ciò che ha scoperto. Rouge non sa se interpretarlo come una prova della sua completa follia o un atteggiamento spavaldo dettato da una grande sicurezza nei propri mezzi. Non è affatto un nemico con cui scherzare, pensa, e si ripromette di fare attenzione ad ogni sua minima parola, preparandosi al peggio nel caso in cui decida di togliersi i guanti di velluto.

     In quello stesso istante, il rumore della chiave che gira nella serratura interrompe il filo dei suoi pensieri. Sulla soglia della porta appare Mr. Trick, sfoggiando uno dei suoi classici inquietanti sorrisi insieme ad una giacca di velluto bianca con striature nere abbinata alla cravatta più grossolana del suo repertorio. In un gesto da perfetto gentiluomo, si piega in un leggero inchino per salutare la signora prima di richiudere la porta alle sue spalle. Il peluche a forma di criceto appollaiato sul suo cilindro fa ondeggiare la testa verso il basso a sua volta.

     - Per quanto ancora hai intenzione di tenermi rinchiusa qui dentro? - sbotta Rouge in tono brusco.

     Con studiata calma, la iena si avvicina al mobile bar e si prende tutto il tempo necessario a versarsi un drink prima di rispondere.

     - Fosse per me, pasticcino, avrei già fatto calare una corona di diamanti sulla tua graziosa testa e ti avrei reso mia regina! - ammette - Credevo, comunque, che avresti tentato da sola di tagliare la corda! Non eravamo d’accordo così? E’ un vero peccato che tu non ci abbia ancora provato! -

     Rouge rimane spiazzata da quella risposta. E’ impossibile adottare qualunque metodo convenzionale di conversazione con quell’individuo, conclude infine. Per comprendere quello che gli frulla in testa, forse, è necessario imparare a pensare come lui. Un’impresa decisamente non facile.

     - Hai scelto la ragazza sbagliata, tesoro! - ribatte Rouge - Hai già dalla tua un’altra che sarebbe più che contenta di indossare quella corona! -

     - Ah, la gelosia! La più antica chiave in grado di mettere in moto il motore di ogni istinto violento! La rivendicazione del possesso, la demarcazione del territorio! Il condimento di ogni vero amore! -

     - Credi che io sia gelosa di te? - le parole della ragazza non possono esprimere la sua incredulità meglio della sua espressione - E io che pensavo che non potessi diventare più pazzo di così! -

     - Desolato di aver tradito le tue aspettative! - replica Trick, avvicinandosi piano alla sua interlocutrice - Non posso che essere lieto della tua permanenza qui nel mio regno! Un gioco degno di questo nome dovrebbe durare in eterno, non sei d’accordo? E questo gioco mi piace molto! Più tu mi resisti e più mi spingi a conquistarti! Che soddisfazione c’è nell’avere accanto una damigella per cui non si è combattuto? Non hai motivo di temere la concorrenza della vanitosa farfallina! Sei tu a dominare il primo posto della mia classifica! -

    Non c’è bisogno di altro pretesto perché le melodiose note del pianoforte si diffondano nella stanza, dando il via all’ormai consueto incantesimo musicale a cui è impossibile sottrarsi. La spina dorsale del brano a cui Mr. Trick sta per dare la voce è proprio il piano. La batteria e la chitarra invisibili sono solo le vertebre di un’ossatura sonora soave e moderatamente veloce costituita da quelle note che echeggiano nell’aria forti e chiare. La iena chiude gli occhi e tiene il tempo schioccando le dita e battendo i piedi, sicuro che quando li avrà riaperti il mondo di fronte a lui rispecchierà con precisione il suo ideale.


     “My life will never be the same cause girl, you came and changed
     The way I walk, the way I talk, I cannot explain the things I feel for you
     But girl, you know it's true, stay with me, fulfil my dreams
     And I'll be all you'll need
     It feels so right, I've searched for the perfect love all my life
     It feels like I have finally found her perfect love is mine”

     Con voce dolce e melodiosa, Mr. Trick canta una canzone d’amore dai toni molto suadenti sul palco di un locale affollato. Dalle ampie vetrate aperte della sala proviene un caldo opprimente. Un ventilatore sul soffitto ruota le sue pale con andatura lenta e quasi ipnotica. Tutti i clienti ai tavoli sono intenti nelle loro faccende, bere e giocare a carte, nelle quali procedono con una ripetitività palesemente letargica. Pare che nessuno stia ascoltando il cantante sul palco, a parte una ragazza con lo sguardo perso appoggiata al muro dall’altro lato della stanza.


     “In time I knew that love would bring this happiness to me
     I tried to keep my sanity, I waited patiently, girl, you know it seems
     My life is so complete, a love that's true because of you
     Keep doing what you do
     Who'd think that I have finally found the perfect love
     I searched for all my life, who'd think I'd find
     Such a perfect love that's so right”

     Rouge non degna di uno sguardo il cantante, troppo intenta a vagare con il pensiero nei meandri della sua mente. Trick non è un tipo che accetta una simile noncuranza, soprattutto da parte di una ragazza così carina, la stessa a cui è dedicato il suo brano. Scende dal palco con il microfono in mano e attraversa lo spazio che lo separa da lei a lenti passi. Tutte le teste prima impegnate in altro si voltano verso di lui seguendo con gli occhi il suo camminare.


     “You rocked my world, you know you did
     And everything I own I give
     The rarest love who'd think I'd find
     Someone like you to call mine”  

     Nel momento stesso in cui è tempo di cantare il chorus, Trick è arrivato di fronte a Rouge, ma lei decide che è opportuno andare via. Tenta di uscire dal locale, ma la iena le prende delicatamente una mano e la guarda intensamente negli occhi, tentando di sedurla con il potere della sua canzone. Nel caso in cui non fosse sufficiente, pensa bene di saltare su un tavolo lì vicino, suscitando le proteste dei suoi occupanti, e di esibirsi in agili passi di danza. E’ sicuro di aver giocato la carta vincente per il cuore della ragazza che desidera.

     Al rimbombare di un tonfo secco nella stanza la magia musicale si dissolve nel tempo sufficiente ad un battito di ciglio, ripristinando la realtà originaria. Come una fugace apparizione soprannaturale, la figura di Levine si delinea sulla soglia della porta appena richiusasi alle sue spalle. Sul suo volto è dipinta un’espressione di serena tranquillità, fin troppo palese per non sembrare frutto di un accurato contegno. Il suo sguardo si posa sulla iena e sul pipistrello e le sue sopracciglia si inarcano quasi automaticamente, in un misto di sorpresa e di noncuranza dove è difficile individuare quale emozione prevalga sull’altra.

     - Sono spiacente di interrompere la coreografia - esordisce la ragazza, sebbene il suo tono di voce tradisca la verità della sua affermazione - Trick è desiderato al piano di sotto, sempre che corteggiare topi volanti non sia un’occupazione più importante! -

     Rouge reagisce all’interruzione e all’insinuazione esibendo un’aria incollerita, nonostante si renda conto di dover essere grata a Levine per aver fermato la canzone prima che la misteriosa forza l’avesse spinta a fare qualcosa di cui si sarebbe poi pentita. La iena, invece, non mostra un minimo di fastidio, ma si limita ad avanzare verso Levine a passo lento e studiato, quasi contenta che la ragazza abbia assistito a quell’inequivocabile scena.

     - Qualunque cosa richieda la mia presenza adesso può aspettare! - recita la iena, in tono strascicato - Sarebbe terribilmente scortese da parte mia lasciare tutte sole due così incantevoli creature! -

     Trick prende delicatamente la mano della farfalla e si china per stamparci sopra un bacio, ma lei si ritrae disgustata prima che questo possa accadere.

     - Se ci lasciassi da sole probabilmente qui dentro scoppierebbero i fuochi artificiali! - commenta Levine - Preferisco impiegare il mio tempo in altro modo! -

     - Dovresti essere meno rigida, mia cara! Un po’ di competizione è quello che serve a ravvivare una monotona e grigia vita priva di sorriso! -

     - Competizione? -

     La farfalla raccoglie la premeditata provocazione di Mr. Trick, guardandolo dritto negli occhi e faticando per trattenere la rabbia. Non sa bene su chi sfogare la frustrazione per l’arrivo di Rouge a rovinare i suoi piani, ma sa di avere di fronte un valido candidato. Il suo piano era semplice in principio, entrare a far parte di una delle più famigerate bande criminali e tentare la scalata nella sua stretta gerarchia fino a ricoprire un ruolo che potesse essere tagliato per una come lei. Non c’era alcun problema all’orizzonte, dato che Mr. Trick si era dimostrato più che entusiasta di accettare la sua collaborazione. Sebbene non si sarebbe aspettata che gli interessi del boss dei Ring Leaders fossero tutt’altro che quelli tradizionali per un criminale di alto calibro, sapeva che se avesse giocato bene le sue carte avrebbe ottenuto una posizione rispettabile. L’arrivo di Rouge era una bomba ad orologeria che rischiava di mandare tutto all’aria. Anche se la sua presenza nel palazzo era tutt’altro che consenziente, Trick mostrava un interesse per il pipistrello molto più spiccato e spontaneo di quanto aveva dimostrato per lei. Non avrebbe tollerato la presenza di una potenziale rivale, avrebbe di sicuro trovato il modo di destreggiarsi con questo imprevisto per lei non nuovo.

     - C’era un accordo tra di noi, se non sbaglio! - spiega Levine, nascondendo male la sua irritazione - Dovevo essere la tua partner in affari e adesso ti ritrovo a fare il cascamorto con una delle persone che il mio stomaco fatica a digerire! -

     - Oh, bambina, ma il sottoscritto ha tanto affetto da donare! - replica la iena, con un sorriso compiaciuto - E poi per cosa il tuo adorabile cervellino si arrovella? Lo hai detto tu stessa, siamo partner in affari! Ebbene, la presenza della qui presente madama volante non riguarda nessuno degli affari che abbiamo da discutere! -

     - E come posso essere sicura che non mi pugnalerai alle spalle? Per quanto ne so potreste anche stare complottando contro di me! Lei non è come me, non è pronta a fare quello che farei io! Non vale neanche la metà di quanto valgo io! Se è questo quello che state tramando ho una notizia per te! Ti darò molto filo da torcere! -

     Le parole incollerite di Levine si tramutano all’improvviso in battiti scanditi che segnalano l’arrivo di una melodia hip hop. Il suo senso di frustrazione e di tradimento sgusciano fuori dal suo corpo e si solidificano in note ben definite, dando voce a quello che la farfalla prova in quel momento. La curata moquette della stanza privata di Mr. Trick si è trasformata nella superficie nera e lucida di una lunga passerella che, di lì a poco, avrebbe ospitato una singolare sfilata.


     “I should have seen the sign way back then
     When she told me that you were her best friend
     And now she's rolling, rolling, rolling
     And you were stolen, stolen, stolen
     She started dressing like me and talking like me, it freaked me out
     She started calling you up in the middle of the night
     What's that about?”

     Un vasto pubblico in delirio assiste con emozione alla sfilata di Levine, in pantaloncini rossi da ginnastica e giacchetta nera. Attraverso le lenti dei suoi occhiali da sole dalla montatura a forma di cuore individua l’obiettivo che lo attende alla fine del percorso. Un trio di modelle è immobile di fronte alla folla, in un curioso tentativo paralizzato di imitare il suo stile. Peccato per loro che per quanto possano provarci nessuno è in grado di essere come lei!


     “I just want to be there when you discover
     You’ll wake up in a morning next to your new lover
     She might cook you breakfast and love you in the shower
     The flavor of the moment, 'cause she don't have what's ours
     She's not me, she doesn't have my name
     She'll never have what I have, it won't be the same”

     Il primo bersaglio della meritata vendetta di Levine è la modella mora che indossa un vaporoso vestito da sposa. Non appena la distanza tra le due si accorcia di quanto basta, la farfalla le strappa senza troppe cerimonie il velo e lo avvolge attorno alla sua testa, in un quasi paradossale tentativo di strangolarla. Prima però che la furia della ragazza possa abbattersi sulle altre, la melodia funky sulla quale sta cantando abbassa gradualmente le tonalità. Le luci diventano più soffuse e una nuova evocativa atmosfera prende vita.


     “I’ve heard it all before”

     “You're not half the man you think you are
     Save your words because you've gone too far
     I've listened to your lies and all your stories
     You're not half the man you'd like to be”

     Il palcoscenico circondato da fan urlanti si trasforma nel più intimo ambiente di una pista da ballo recintata. Levine è al centro della pista e dell’attenzione di tutti. Il suo body da danza bianca ricoperto di brillantini sembra quasi essere la fonte di tutte le luci danzanti sul soffitto per quanto balza all’occhio. Il suo sguardo è freddo e severo, rivolto verso Mr. Trick, immobile ad assistere alla scena dall’altro lato di quell’improvvisato ring. Le parole della canzone sono proprio rivolte a lui. Insieme ad un gruppo di ballerini, Levine accompagna la canzone con una bizzarra coreografia di danza a bordo di pattini a rotelle.


     “I don't wanna hear, I don't wanna know
     Please don't say you're sorry
     I've heard it all before and I can take care of myself
     I don't wanna hear, I don't wanna know
     Please don't say 'Forgive me'
     I've seen it all before and I can't take it anymore” 

     Come all’interno di una gabbia, Levine e il suo corpo di danza sfrecciano da una parte all’altra dello spazio a loro disposizione, si arrampicano sulla rete in un esagitato tentativo di trovare una via di fuga. Ogni loro mossa è, però, sempre sincronizzata con la musica che riecheggia nell’aria. Solo Levine pare essere tranquilla e a suo agio, sebbene nei suoi occhi serpeggi una luce vendicativa. Le ultime parole della canzone sono espresse con una sottile rabbia contenuta.

     Quando gli effetti della trasformazione musicale svaniscono e la realtà torna ad essere quella che tutti conoscono bene, la ragazza farfalla non riesce più a contenere la sua incipiente irritazione.

     - Questa storia finirà col farmi diventare matta! - sbraita, sollevando le mani al cielo in un gesto di rassegnazione - Comincio a non sopportarlo più! -

     - E perché mai? - replica Trick - Il tuo numero è stato sbellosissimo! Mi sono sempre piaciuti i pattini a rotelle! -

     - Mi sto domandando come hai fatto a diventare un pezzo grosso della malavita comportandoti come un bambino di cinque anni! -

     L’imprevedibilità della iena è ormai ben nota all’incollerita Levine, ma nonostante questo non si sarebbe mai aspettata una reazione così repentina da parte sua. Trick punta il suo bastone verso di lei e una punta acuminata sfreccia dalla sua base, sfiorando la guancia destra della ragazza e conficcandosi nella parete alle sue spalle. Legata al punteruolo d’acciaio c’è una piccola bandiera bianca con la scritta BANG a caratteri colorati. La mano di Levine si porta istintivamente al cuore, spaventata da una replica così rapida. Nei suoi occhi si può leggere un rimprovero velato di paura.

     - Colgo una sottile corrente di ammutinamento nelle tue parole, pasticcino! - dice la iena, avvicinandosi con flemma alla ragazza - Non sei stata forse tu a svolazzare qui dentro e a propormi di diventare tuo partner? Ebbene, la pratica di cui il mio ufficio si sta occupando è questa! Se non ti sta bene, sei libera di andare ad impollinare altri fiori! Finché, però, sarai qui, ci sono alcune regole a cui sottostare, come, ad esempio, sfoggiare un laaaaaargo sorriso! -

     Lo sguardo della iena, così penetrante e minaccioso, ha il portentoso effetto di far abbassare le difese di Levine. Per la prima volta si sente davvero intimorita da qualcuno, o meglio dall’impossibilità di sapere cosa aspettarsi da lui. Dopo qualche secondo di silenzio, la ragazza indietreggia e cerca di sembrare meno polemica e più accondiscendente. Ci sono pur sempre degli interessi importanti in ballo per lei e forse, se avesse assecondato la follia di Trick, avrebbe potuto sfruttare la sua posizione di prestigio a proprio vantaggio.

     - Mi auguro sul serio che tu sappia cosa stai facendo! - commenta infine - Non fidarti di Rouge! Potrebbe mandare a monte i tuoi assurdi piani, qualunque essi siano! -

     Detto questo, Levine gira i tacchi ed esce dalla stanza, facendo già lavorare la testa per trovare un modo di far fronte alla paradossale situazione.


     - Lo sai qual è la cosa più irritante di tutto questo? Non è il fatto che mi ritrovi a ballare e cantare all’improvviso, non è neanche il fatto di dover trascorrere del tempo con te! La cosa che più mi brucia è che quando sono in tua compagnia la gente ci scambia per fratelli gemelli! -

     Shadow the hedgehog ha appena fulminato con lo sguardo più collerico del suo repertorio un paio di teste voltate nella sua direzione, probabilmente incuriosite dall’evidente somiglianza tra lui e il riccio blu che cammina alla sua destra. Il primo era stato un bambino capriccioso trascinato per mano da sua madre. Aveva smesso di frignare nel momento stesso in cui aveva posato lo sguardo sui due ricci, immerso nella contemplazione della loro uguaglianza fisica come se avesse avuto di fronte la vetrina del negozio di caramelle più fornito della città.

     - Mamma, guarda! Ci sono i gemelli! - aveva esclamato, sorridendo in modo innocente.

     Le dita di Shadow si erano strette ancora di più a pugno per il fastidio quando, successivamente, un’anziana signora che attraversava la strada di fronte a loro aveva biascicato qualcosa sull’amore fraterno che lui non aveva ben compreso.

     Sonic, dal canto suo, fino a quel momento non aveva mostrato alcun segno di dispiacere, limitandosi a sogghignare ogni qualvolta c’era qualche passante che, involontariamente, punzecchiava l’orgoglio di Shadow. Non poteva neanche biasimare i cittadini di Emerald Town se erano attirati da due soggetti così particolari come loro, la cui colorazione vivace agiva nel modo in cui fa la luce con le falene.

     - Consolati, fratellino! - commenta Sonic, continuando a camminare con le mani dietro la nuca in un palese gesto di spensieratezza - Potrai prendertela con l’attore non appena lo avremo trovato! Se avessi avuto anche solo una minima idea di dove si trovano gli studios ci saremmo potuti arrivare in un lampo! -

     Sonic bazzicava molto poco il centro città di Emerald Town, quindi non è per lui una sorpresa non conoscere l’ubicazione degli studi cinematografici dove sperano di individuare Michael Monkey. Nonostante tutto, il gusto di potersi godere l’irritazione di Shadow compensa, incredibilmente, la sua sete di velocità e di azione. Non è poi la fine del mondo procedere a passo così lento quando si può avere la soddisfazione di mandare fuori dai gangheri la Forma di Vita Perfetta.

     - Fai meno lo spiritoso! Se davvero fossimo fratelli, sarei io il maggiore e di almeno cinquant’anni! - replica Shadow, soffocando un ringhio animalesco - Aspetta che metta le mani su quella iena schizoide! Mi sono imbattuto in aspiranti conquistatori di ogni tipo, ma mai in nessuno più pazzo di lui! Che razza di piano è far ballare la gente per l’eternità? -

     - Non potrebbe importarmi di meno! - ribatte Sonic - La vita è più semplice di quanto la fai tu, vendicatore: c’è un problema e lo si affronta in un lampo! Niente preoccupazioni, niente affanni! -

     - Se tu avessi passato quello che ho passato io non parleresti in questo modo! E’ facile per te fare il vagabondo con la mente libera da ogni pensiero! -

     - Ti correggo! Facilissimo! -

     Nel momento stesso in cui Sonic muove il passo successivo, delle note elettroniche corredate da rapidi battiti si fanno strada nelle sue orecchie. Lo scenario semibuio della città immersa nella sera si illumina all’improvviso in una girandola di colori accesi. Varie insegne al neon e cartelloni lampeggianti spuntano come funghi sulle fiancate dei vari palazzi. Sonic dà vita alla sua canzone pronunciando alcune parole che, seppur mormorate, possono essere udite anche a diversi metri di distanza.


     “There's only so much you can learn in one place
     The more that I wait, the more time that I waste”
     “I haven't got much time to waste, it's time to make my way
     I'm not afraid of what I'll face, but I'm afraid to stay
     I'm going down my own road and I can make it alone
     I'll work and I'll fight till I find a place of my own”

    Tra un’intricata rete di tubi di ferro che costituiscono delle imponenti impalcature si fa strada Sonic The Hedgehog. Il suo giubbotto nero, dal quale pendono numerose catenine lucenti, quasi si confonde con il pavimento lucido sul quale muove dei passi frenetici. Illuminato dalle luci variopinte delle insegne che lo circondano, si aggrappa ai tubi di ferro, sgusciando nella loro rete con agilità, piegandosi e rotolando, mentre canta in toni bassi e prolungati.


      “Are you ready to jump? Get ready to jump
      Don't ever look back, oh baby
     Yes, I'm ready to jump, just take my hands
     Get ready to jump”

     In lontananza si possono scorgere delle rapide sagome che saltano dal cornicione di un palazzo al tetto di un altro con un’agilità e una sicurezza sorprendenti. Alcuni di loro riescono ad esibirsi in questo numero spericolato addirittura a bordo di uno skateboard. I battiti elettronici della canzone di Sonic echeggiano al ritmo della sua danza… o forse è lui che è pervaso dal brivido del movimento al risuonare della melodia che tanto lo attrae.

     Prima che possa esserci una mente ancora non anestetizzata dalla musica per poter rispondere, l’incanto svanisce ancora una volta e Sonic esce dai panni di ballerino e cantante scatenato per tornare in quelli che conosce bene e che tanto gli sono congeniali.

     - Ottimo! - commenta Shadow seccato - Ancora qualche minuto e ci avrei pensato io a farti saltare… in un pozzo senza fondo! -

     - Sarebbe bello vedertici provare! - ribatte Sonic con un ghigno di sfida prima di voltarsi e guardarsi intorno.

     Nessuno dei passanti per le strade aveva fatto caso al suo numero musicale. Si sarebbe aspettato di trovarsi decine di occhi puntati addosso, ma nessuno gli aveva prestato attenzione, anche solo per sbaglio.

     - Credo che la gente cominci a farci l’abitudine a tutto questo… e non va per niente bene! -

     - Se la considerano parte del quotidiano nessuno si porrà più il problema di intervenire! - afferma Shadow - Le cose potrebbero anche peggiorare e non se ne renderebbero conto gli idioti! -

     - Così ha parlato Shadow the hedgehog, il più grande filantropo di Mobius! - replica scherzosamente Sonic.

     - Non vedo un solo motivo per cui dovrebbe piacermi la gente… specialmente se poi si tratta di persone come… lui! -

     Gli occhi del riccio nero roteano verso l’interno della testa quando percepiscono l’immagine di Ramon che corre trafelato verso di lui. Il suo istintivo cascare di spalle non potrebbe esprimere meglio il suo sconforto.

     - Finalmente vi ho trovato, ragazzi! - esclama lo scoiattolo, tra un rantolo e l’altro mentre, piegato in due, tenta di recuperare fiato - Non sapevo dove foste finiti! Ho aspettato in auto di fronte agli studios, ma quando ho visto che non c’era segno di voi sono venuto a cercarvi a piedi! -

     - Quale parte di “andremo da soli” non ti era ben chiara? - domanda Sonic, colpito dall’ostinazione del ragazzo.

     - Più o meno quella in cui intendevi che il più grande fan di Manny non avrebbe potuto conoscerlo di persona! - risponde Ramon, cocciuto - E poi mi sembra ovvio che avete bisogno di me! State andando nella direzione sbagliata, gli studios si trovano dall’altra parte della città! Andando avanti di questo passo arriverete quando se ne sarà già andato! -

     - Vuoi dire che il tipo era lì e tu non sei andato a parlargli? - ribatte Shadow, esasperato.

     Ramon incrocia le braccia e assume un’aria da saputone indignato.

     - Pensavo che aveste detto di farmi da parte! Insomma, voi siete così veloci! Così tanto che sono arrivato prima io agli studios! Credevo che foste più qualificati voi di un agente speciale per seguire questa indagine! -

     - Qualcuno mi trattenga, altrimenti lo sbriciolo come un biscotto! - sbotta Shadow, digrignando i denti.

     - Non ti conviene farlo uscire di testa, amico! - dice Sonic, sopprimendo una risatina - Visto che ci sei ti lasceremo farci strada, a patto che tu non ci stia tra i piedi! -

     - Ehi, ti ricordo che stai parlando con un pubblico ufficiale! - replica Ramon, sfoggiando tronfio il suo distintivo - Potrei farvi sbattere dentro per intralcio alle indagini! -

     - Sarebbe stupendo vederti provare! - conclude Shadow - Vedi di darti una mossa, roditore, prima che decida di mollare tutto e prendermi una vacanza lontano da voi impiastri! -

     E’ sufficiente muovere un passo per Shadow per trovarsi all’improvviso nell’angolo del reparto biancheria intima di un affollato centro commerciale. Nei panni di un elegante uomo d’affari, con un completo gessato nero, una cravatta rossa sgargiante e un largo cappello scuro, si dirige a passo lento verso il grande ascensore. Ad attenderlo c’è la bionda ragazza che ne manovra i comandi, il cui sorriso e il cui sguardo seducente dicono più di quanto voglia lasciar trasparire.


     “Second floor! Hardware, children’s wear, lady’s lingerie
     Oh, good morning, mister Shadow! Goin’… down?”

     “Workin' like a dog for the boss man, workin' for the company
     I'm bettin' on the dice I'm tossin’, I'm gonna have a fantasy
     But where am I gonna look? They tell me that love is blind
     I really need a girl like an open book to read between the lines”

     L’intero reparto si trasforma all’improvviso in uno scatenato concerto rock. I commessi e le commesse estraggono da dietro i banconi delle chitarre e cominciano a suonare all’impazzata. I potenziali clienti vengono presi da un brivido musicale inarrestabile e cominciano a guardarsi intorno per trovare la ragazza o il ragazzo dei loro sogni. Alcune coppie che si tengono per mano oltrepassano le porte degli ascensori, chiuse le quali nessuno può dire che cosa abbiano il compito di nascondere. Tutto questo nel mentre che Shadow canta a squarciagola la sua fantasia al centro della sala.


     “Love in an elevator, lovin' it up when I'm goin' down
     Love in an elevator, livin' it up 'til I hit the ground
     Do you care? Do you care?
     Honey one more time now it ain't fair.
     Love in an elevator, livin' it up when I'm goin' down”

     Il rock pervade ogni angolo del reparto biancheria intima. I manichini che sfoggiano i completi femminili si animano all’improvviso, diventando ragazze di ogni taglia e altezza che ballano in modo seducente al ritmo della musica. Le porte degli ascensori si aprono e si richiudono rapidamente, permettendo a sempre più coppie di chiudersi al loro interno e scatenare i lampi azzurri che si intravedono tra le fessure degli sportelli in metallo. Shadow conclude la sua canzone con un ultimo eco a cappella.

     Quando la fantasia svanisce e la realtà assume tutto un sapore diverso da quanto il riccio nero aveva fantasticato, si ritrova di fronte allo sguardo sconcertato di Sonic e Ramon. Credendo di non essere in grado di sopportare l’ennesimo imbarazzo, Shadow spera che la sua espressione minacciosa sia sufficiente a dissuadere i due dal dire qualunque cosa.

     - Per pura curiosità, Shadow! - interviene Sonic, sforzandosi di rimanere serio - Quale tipo di vacanza avevi in mente? -


     Nel frattempo, quella stessa sera, la piccola, ma accogliente, casa a forma di volpe alla periferia della città animata dall’incantesimo musicale proietta attraverso le sue finestre una calda luce che fende l’oscurità esterna. Non sembra essere ora di riposo né di tranquillità per i suoi abitanti, ciascuno dei quali tenta di ingannare la febbrile attesa con qualunque mezzo disponibile. Il metodo che di gran lunga preferiscono è appartarsi in silenzio, troppo stanchi e troppo timorosi del rischio di improvvisare altri numeri musicali. Persino chi tra loro aveva prima ritenuto il fenomeno come niente di cui preoccuparsi ora comincia a considerarlo con occhi diversi, soprattutto di fronte alla prospettiva di tradire involontariamente la riservatezza dei propri pensieri.

     Nel retro dell’abitazione, in una stanza quadrata occupata da ogni genere di marchingegno e strumento, il padrone di casa è intento ad armeggiare con la tastiera di un grosso computer posato su una scrivania di plastica. Sono sufficienti due battiti alla porta per riscuoterlo dalla sua concentrazione quasi ipnotica.

     - Avanti! - intima Tails.

     Sulla soglia dell’officina appare Tikal, sorridente come sempre e con un vassoio che regge due tazze fumanti.

     - Posso disturbare? - domanda gentilmente - Ti ho portato una tazza di cioccolata calda! -

     - Nessun disturbo! - replica il volpino, voltandosi sulla sedia girevole e stropicciandosi gli occhi - Non sapevo sapessi preparare la cioccolata calda! Non dovresti neanche sapere che esiste! -

     - Infatti è stata Amy a prepararla! - ribatte l’echidna, poggiando sulla scrivania una delle due tazze - Io mi sono solo offerta di portartela! -

     - Molto gentile da parte tua! Stavo cercando in rete informazioni sulla TRL Corporation, ma non ho trovato nulla che non sapessimo già! Per essere una delle più importanti società di Mobius se ne conosce stranamente poco! Sembra che nessuno abbia mai indagato nel dettaglio sulle sue attività! -

     - Sono sicura che Sonic avrà modo di risolvere la faccenda! - assicura Tikal - Avete affrontato anche di peggio in passato e siete ancora tutti qui per raccontarlo! -

     - Finché non sapremo con sicurezza quali sono gli scopi di quella iena, non credo potremo essere tanto sicuri che ci sia di peggio! - replica Tails, grave.

     - Sembri più preoccupato di quanto mi sarei aspettata! -

     - E’ molto pericoloso giocare in questo modo con la realtà delle cose! Qualunque dispositivo abbiano utilizzato per mettere in atto questa specie di musical perpetuo sorregge da solo il piano dimensionale che ha creato! Se dovesse esserci un guasto o malfunzionamenti di ogni tipo la situazione potrebbe rivelarsi irreversibile! -

     Anche se non è sicura di aver compreso ogni singola parola, Tikal si rende comunque conto che, messa in questi termini, la questione si fa notevolmente più complicata. Manda giù un sorso di cioccolata e lascia che la calda e piacevole sensazione la faccia sentire meglio.

     Qualche secondo dopo, un macchinario alla sua destra emette un segnale acustico intermittente. Un piccolo monitor quadrato si accende e cattura l’attenzione di Tails. L’immagine visualizzata riporta una rigogliosa pianta con fiori, il candore dei cui petali sembra quasi emanare luce nel buio della sera.

     Incuriosita, Tikal guarda di sottecchi Tails, notando subito il sorriso soddisfatto e l’aria leggermente malinconica dipinta sul suo viso.

     - Non ho mai visto una pianta del genere! - confessa la ragazza - E’ davvero molto bella! -

     - E’ unica nel suo genere! - ribatte il volpino affettuosamente - L’ho piantata poco tempo fa nei prati di Mystic Ruins e ho montato una piccola telecamera in un tronco d’albero perché mi faccia vedere come cresce! -

     - Dev’essere molto rara perché non mi pare di conoscerla! Come si chiama? -

     - Cosmo! E’ tutto quello che mi rimane di… Cosmo! -

     Le parole muoiono nella bocca della ragazza prima che possano essere pronunciate. Temendo di essere stata indelicata, si porta istintivamente la mano verso il petto e abbassa lo sguardo. Era venuta a conoscenza grazie ad Amy della loro disavventura nello spazio, quindi anche dello stretto legame tra Tails e la ragazza aliena che rispondeva al nome di Cosmo.

     - Non volevo essere indiscreta! - mormora in tono dispiaciuto.

     - Non lo sei stata! - risponde Tails, scuotendo la testa e sorridendo un po’ a sforzo - Sono sicuro che il suo spirito è lì dentro, come lo era nel seme che ho piantato! Guardarla crescere mi fa sentire vicino a lei! Non credo di aver voluto bene a una ragazza come ne ho voluto a lei! Alcune volte immagino come sarebbe stato se lei fosse ancora qui con noi, se tutta la storia dei Metarex non fosse mai accaduta… se ci fossimo incontrati in un altro modo! -

     - Sei stato molto fortunato a conoscerla! Provare questi sentimenti è una ricchezza immensa! -

     - Già! - conferma il ragazzo in un mormorio - Molto fortunato! -

     Sebbene la situazione fosse delicata e commovente, l’inevitabile accordo che l’incantesimo estrae dal cuore di Tails non è lento né tranquillo. Al contrario, un allegro coro di sassofoni esplode con fervore nell’officina, introducendo un brano tutto da ballare e per cui le lacrime non hanno valore. Lo scenario subisce una trasformazione radicale, da luogo caotico di lavoro a lussuoso soggiorno di una villa dalle mura di marmo.


     “In my imagination there is no complication
     I dream about you all the time
     In my mind a celebration, the sweetest of sensation
     Thinking you could be mine
     In my imagination there is no hesitation
     We walk together hand in hand, I'm dreaming
     You fell in love with me like I'm in love with you
     But dreaming's all I do, if only they'd come true”

     Tails è nei panni di un affettuoso marito che varca la soglia di casa con una valigetta che testimonia il suo ritorno da una dura giornata di lavoro. Non c’è modo migliore per avvisare del suo ritorno che cantare quell’allegro motivetto, mentre si sfila la giacca e si allenta la cravetta. Nelle vesti di sua moglie c’è Cosmo. Se la mente di Tails non fosse intorpidita dalla musica, nella consapevolezza della vista della ragazza, il suo cuore farebbe un tuffo di gioia. I due coniugi corrono uno incontro all’altra, intrecciando le loro dita e ruotando in tondo in una singolare danza di felicità.


     “I should be so lucky, lucky lucky lucky
     I should be so lucky in love
     I should be so lucky, lucky lucky lucky
     I should be so lucky in love”

     Proprio mentre Tails sta per tuffarsi tra le braccia della sua amata, questa si dissolve come una nuvola di fumo e sparisce alla vista. Ritrovandosi a stringere il vuoto, il ragazzo assume un’espressione stranita, non riuscendo ad afferrare al volo la situazione, ma continuando a cantare con vena spensierata. Alza gli occhi al cielo e il suo pensiero si concentra su Cosmo, l’unica cosa che rimane immutabile mentre il resto della sua realtà vortica in un turbinio di colori evanescenti.

     Il respiro affannoso ed emozionato di Tails lo risveglia dalla trance ipnotica in cui era caduto. Per un attimo, uno splendido attimo, aveva potuto di nuovo vedere Cosmo. Avrebbe voluto dire qualunque cosa, ma la musica gli ottenebrava il pensiero, rendendolo completamente schiavo dei movimenti da lei dettati. Per quanto fosse stato emozionante avere l’occasione di vederla di nuovo, più vivida di qualunque suo ricordo, Tails non è sicuro di volere che accada di nuovo.

     - Tutto bene, Tails? - domanda incerta Tikal.

     - Sì… credo di sì! - ribatte lui, sforzandosi di suonare tranquillo - Niente male come canzone, vero? -

     - Sì… davvero niente male! - conferma Tikal quasi per niente convinta.

     Mentre i suoi pensieri galleggiano nell’agitato mare della sua mente, degli echi lontani giungono alle sue orecchie, venuti per scrivere su un pentagramma il significato di quanto custodisce nell’animo. Si dirige verso la porta dell’officina, ma questa si fa sempre più lontana come per incanto e i suoi passi diventano sempre più lenti e pesanti.

     Senza rendersene neanche conto si ritrova a cantare su di un sottofondo senza musica, con una voce candida e leggiadra che non le appartiene.


     “When I was very young nothing really mattered to me
     But making myself happy, I was the only one
     Now that I am grown everything's changed
     I'll never be the same because of you”

     “Looking at my life it's very clear to me
     I lived so selfishly, I was the only one
     I realize that nobody wins
     Something is ending and something begins”

     Un senso incipiente di claustrofobia si impadronisce di Tikal. Le pareti di legno del corridoio che sta attraversando sembrano farsi sempre più vicine e l’aria sempre più sottile. Mentre le sue mani scorrono lungo il muro, l’unica guida di cui può disporre è la sua voce e la melodia della sua canzone. I suoi capelli sono diventati lunghi, sottili e corvini. Indossa un lungo kimono di seta rossa i cui risvolti strisciano sul pavimento terroso alle sue spalle.


     “Nothing really matters
     Love is all we need
     Everything I give you
     All comes back to me”

     La ricerca appare più lunga e faticosa del previsto, ma Tikal non demorde. E’ consapevole che alla fine di quel labirinto di legno raggiungerà qualcosa che desidera con tutto il cuore. In un’intricata serie di curve ad angolo retto, il soffitto ha l’aria di farsi sempre più vicino alla sua testa. Una luce in lontananza alimenta le sue speranze, la fine della ricerca è prossima. Non appena varca l’uscita del labirinto un intenso bagliore esplode nei suoi occhi… la consapevolezza e l’illuminazione possono ormai definirsi sue.

     Nell’istante di un battito di ciglio la musica svanisce ancora una volta, lasciando i due che fino a poco tempo prima ne erano protagonisti a fare i conti con il significato di quello che avevano nascosto nell’animo. Tikal lancia uno sguardo timido verso Tails, imbarazzata per i panni in cui era stata costretta a calarsi. La risposta incoraggiante della volpe con due code è semplicemente un sorriso gentile.

     - Non penso ci siano parole più vere di queste, Tikal! - si ritrova a commentare.


     - Ti stai divertendo nella tua gabbia dorata? -

     Al suono di una voce familiare dal tono irritato, un’esasperata Rouge, seduta sul comodo divano nella speranza di placare il suo nervosismo, si volta verso la porta. Gli occhi colmi di disprezzo di Levine lampeggiano sinistri. La ragazza pipistrello è sicura che se la sua avversaria avesse la capacità di incenerire con lo sguardo a quest’ora sul divano al suo posto ci sarebbe stato un mucchietto di resti anneriti. E avrebbe di gran lunga preferito finire i suoi giorni in quel modo piuttosto che darle la soddisfazione di perdere le staffe di fronte alle sue provocazioni da due soldi.

     - Prima che facessi vedere il tuo muso incipriato non era poi così male! - ribatte Rouge, senza neanche degnarla di un’occhiata.

     Levine si esibisce in un’esagerata e stridula risatina sarcastica. Si fa strada nell’ampia stanza illuminata da una coppia di lampadari di cristallo e si pianta di fronte all’indifferente pipistrello in modo che non possa in nessun modo ignorare la sua presenza.

     - E’ davvero da ammirare la tua capacità di fare la superiore anche quando sei nei guai fino al collo! -

     - Allora perché non vai ad ammirarmi lontano da qui? -

     Un’impercettibile piega sulle labbra di Levine dimostra che la conversazione non sta prendendo una direzione che la aggrada. Con le mani posate sui fianchi in una posa da maestrina, guarda Rouge dall’alto in basso. Inarca un sopracciglio come in una valutazione di sufficienza nei suoi riguardi, quindi esprime un parere preciso e puntuale, intriso di un veleno palpabile.

     - Pensi di essere destinata a rimanere a lungo qui dentro? Trick si sta solo divertendo con te! Sei il suo giocattolino del momento! Non appena si sarà stufato non esiterà a liberarsi di te! Se tu fossi furba la metà di quanto dici di essere saresti già sparita velocemente! -

     - Cos’è che ti brucia di più, Levine? - risponde per le rime Rouge - Il fatto che ti stia rubando il ruolo di primadonna in questo palazzo o che Trick abbia un debole per me più di quanto lo abbia per te? -

     - Io sono qui per mia libera scelta! So perfettamente come gestire la situazione e non getterò la spugna finché non avrò ottenuto quello che voglio! Lo stesso non si può dire di te! Trick ha dei piani ben precisi per te ed è solo una questione di tempo prima che decida di metterli in atto! -

     La ragazza pipistrello decide di alzarsi, per arrivare alla stessa altezza di Levine e guardarla dritta nelle pupille.

     - Stando a quanto dici, allora, non hai motivo di temere la mia presenza qui, tesoro! -

     - Mi hai letto nel pensiero! Infatti conto che non rimarrai nel giro ancora per molto! -

     Le due donne sorridono con fare di sfida. Il confronto tra le loro due forti e indipendenti personalità avrebbe potuto fare scintille se si fosse trasformato in un conflitto di energie.

     - Ho un unico desiderio! - conclude Rouge intrecciando le braccia - Poter vedere la tua faccia quando verrai scaricata anche tu! Conosco quelli come Trick e ti posso garantire che non sono tipi che amano il gioco di squadra! Ti sta prendendo in giro tanto quanto lo sta facendo con me! -

     - Dimentichi il punto più importante, mia cara! - risponde Levine, sicura di sé - Non pensare che io glielo permetterei tanto facilmente! -

    
     “Nobody likes being played”

     E’ la frase emblematica che entrambe si ritrovano a mormorare, senza neanche rendersene conto. Una fitta cortina di fumo ammanta ora la stanza, vorticando attorno alle due determinate ragazze come per volerle avvolgere tra le sue spire. Il suono di un flauto orientale introduce la loro canzone, il cui scenario si rivela essere più cupo di quanto avrebbero immaginato. Le pareti della stanza sono diventate di un nero lucido e l’unica illuminazione presente proviene dall’alto, in un fascio simile a quello dei riflettori da palcoscenico.


     “He said I’m worth it, his one desire
     I know things about him that you wouldn’t want to read about
     He kissed me, he’s a one and only beautiful liar
     Tell me how you tolerate the things I just found out about
     We’ll never know why are we the ones to suffer?
     Have to let go, he won’t be the one to cry”

     Rouge e Levine indossano dei lunghi abiti da sera neri, ma il luogo in cui si ritrovano a sfoggiarli non è una serata di gala in un’ampia sala di ricevimento. Come se si trovassero in una foresta al chiuso, tra di loro si frappone un’intricata rete di canne di bambù. Attraverso il legno e le foglie serpeggiano i loro occhi, entrambi alla ricerca di quelli dell’altra. Nonostante il sospetto e il timore le separino, le loro voci sono come una sola. Sanno esattamente il momento in cui tocca a ciascuna di loro cantare e quando devono lasciare spazio all’altra.


     “Tell me how to forgive you when it’s me who’s ashamed
     And I wish I could free you from the hurt and the pain
     But the answer is simple, he’s the one to blame!”

     Nel momento tanto cercato del loro contatto visivo, una forza invisibile riesce a dissolvere le canne di bambù che le separano. Il legno si ritira nel pavimento ad una velocità innaturale, lasciandosi alle spalle solo lo spazio che separa le due ragazze tradite. Sui muri in lontananza appaiono delle scritte che sembrano marchiate a fuoco. Delle linee corsive illuminate di rosso le attraggono come fanno le fiamme con le falene. Con le spalle sulla parete, proseguono nella loro canzone facendo ondeggiare il bacino al ritmo di una melodia da incantatore di serpenti.


     “Let’s not kill the karma, let’s not start a fight
     It’s not worth the drama for a beautiful liar
     Can we laugh about it? It’s not worth our time
     We can live without him, just a beautiful liar”

     Il tetto sulla loro testa è il cielo, rannuvolatosi all’improvviso nel momento di maggior esplosione della melodia. Una fitta e fine pioggia si abbatte su Rouge e Levine, impegnate a cantare all’unisono il chorus della loro canzone. Un po’ d’acqua non è di certo in grado di raffreddare la loro rabbia determinata. Danzano con rapidi movimenti di spalle e di testa mentre il tessuto bagnato del loro vestito mette maggiormente in evidenza le loro forme.

     Dopo la suggestiva esibizione, le due si ritrovano l’una di fronte all’altra nella possibilità di potersi leggere il volto a vicenda e percepire lo spaesamento e il torpore lì rimasto. Pensando alla proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, Rouge scopre di essere arrivata al limite dell’esasperazione. Decide di agire repentinamente e senza esitazione. Prima che Levine possa rendersene conto, ruota su sé stessa in un’agile mossa e colpisce l’avversaria con un calcio laterale alla tempia, abbastanza forte da stordirla per qualche minuto. Animata dalla forza della disperazione, la ragazza pipistrello stringe le dita attorno ad uno dei suoi baci esplosivi, ansiosa come non mai di utilizzarli. Lancia il piccolo ordigno contro l’ampia vetrata antiproiettile e indietreggia quanto basta per non essere coinvolta nello scoppio.

     - Diamine! - esclama non appena si rende conto che la finestra, seppur segnata da profondi solchi e incrinature, è ancora in piedi - Non rimarrò qui dentro un minuto di più! -

     Prima che la farfalla possa riprendersi, Rouge afferra una poltrona e la scaglia contro l’obiettivo. Un sonoro tonfo accompagna la pioggia di pezzi di vetro che libera la strada per la rocambolesca fuga della ladra. Senza esitare oltre, si tuffa nel vuoto e dispiega le ali per volare via indisturbata, inghiottita dalla notte.

     - Scappa pure, piccola strega! - commenta Levine, soddisfatta nonostante il dolore derivato dal calcio - Senza di te tra i piedi sarà più facile ottenere quello che voglio! -


     - Non sto più nella pelle dall’emozione! Finalmente conoscerò di persona il grande Manny! La prima cosa da fare è chiedergli un autografo! Poi ho così tante domande da fargli! Sono sempre stato curioso di sapere in cosa consiste la sua dieta! Per tenersi così in forma di sicuro non potrà assumere più di un certo quantitativo di… -

     Sonic tira via Ramon per un braccio dalla traiettoria di Shadow prima che questi possa mettere le mani sul suo collo.

     - Non ti si secca mai la lingua, amico? - domanda il riccio blu, stordito dal suo vociare - Blateri così tanto da fare invidia a testa d’uovo! -

     - Come potete essere così impassibili? - riattacca emozionato lo scoiattolo - Insomma, stiamo per entrare nel mondo della celluloide! Chi non ha mai desiderato vedere come vengono realizzati i nostri film preferiti o conoscere gli attori che ci hanno regalato ore di intrattenimento? -

     - Io sono tra quelli! - ribatte Shadow - In compenso ho un bruciante desiderio di prenderti a calci in questo momento! -

     Ramon gonfia le guance a dimostrazione del suo fastidio, poi decide di voltarsi e di dirigersi senza aggiungere altro verso le doppie porte sul retro del grande edificio cubico che sovrasta su di loro. Sonic e Shadow si scambiano un’occhiata eloquente, tirando all’unisono un sospiro di sollievo.

     Oltrepassata l’entrata di servizio, il trio si ritrova in un lungo e stretto corridoio stipato per quasi tutta la sua lunghezza da carrelli colmi di materiali di scena, appendiabiti con costumi, scalette di diverse dimensioni, cartonati, attrezzi da lavoro e altro materiale. Probabilmente a causa dell’ora, non c’è molta gente che transita da quelle parti e le poche persone presenti sono indaffarate ad impacchettare e rimettere a posto gli strumenti adoperati nel corso della giornata. Svoltando sulla destra e procedendo per parecchi metri, i tre accedono ad un corridoio più ampio e notevolmente più lungo con una serie di porte numerate che, probabilmente, permettevano di entrare nei vari teatri di posa.

     - E se lo scimmiotto se ne fosse già andato? - domanda Sonic - Vedo che stanno chiudendo baracca, altrimenti qualcuno avrebbe già provato a fermarci! -

     - Non c’è pericolo! - lo rassicura Ramon - Le riprese di “Let’s Get Loud” si svolgono quasi sempre di sera! A Manny non piace ritrovarsi nella confusione che c’è negli studios durante il giorno! -

     - Di solito sono proprio i tipi loschi che sono in piena attività quando è buio! - commenta Shadow, serio.

     Lo scoiattolo appare fin troppo su di giri per dargli retta. Esattamente come un bambino in un negozio di caramelle, cammina a passo svelto verso ciascuna delle porte numerate, sbirciandovi oltre quando non le trova chiuse a chiave. Quando i due ricci lo sentono emettere un gridolino acuto, possono immaginare che la loro ricerca è finita. Dietro la porta numero quattordici si cela una spaziosa camera che, in quel momento, ospita non meno di una ventina di persone. Il contrasto tra la parte posteriore della stanza e quella anteriore è così netto da non poter essere ignorato. La zona più vicina all’entrata, nera sia sul pavimento che sulle pareti, ospita diverse grosse telecamere, macchinari di registrazione e microfoni ambientali. Il regista, un gatto dal pelo scuro con un paio di occhiali quadrati, è seduto al centro, con il copione sulle ginocchia, mentre operatori e membri della regia armeggiano con le varie strumentazioni per non perdere neanche un fotogramma della scena. E’ sul palcoscenico sopraelevato che questa si svolge. La scenografia è quella del bancone di un bar che a Sonic ricorda molto i saloon dei film western, ma le palme in plastica che si possono scorgere agli angoli gli suggeriscono che l’ambientazione è molto diversa. Un attore nei panni di un barista è intento a pulire i bicchieri e a riporli nella credenza alle sue spalle. Appoggiati al tavolo ci sono una donnola pesantemente truccata, con indosso un vaporoso vestito rosso, e l’attore su cui Ramon ha lo sguardo puntato, una scimmia dallo sguardo languido in completo bianco panna senza cravatta, con i risvolti di una camicia viola che fanno capolino dalla giacca.

     Nonostante l’ignoranza di Sonic e Shadow in materia cinematografica, avvertono entrambi qualcosa di strano. Rimangono ad osservare la scena per qualche minuto, ma si rendono conto che l’unico a parlare è proprio lo scimmiotto, con voce troppo ben impostata per sembrare credibile e delle pose enfatiche ed esagerate. Gli occhi di Ramon, invece, brillano come se avesse di fronte una montagna di oro zecchino. E’ così preso ed estasiato da lasciar andare la porta che stava trattenendo con la mano. Questa si richiude con un forte tonfo e attira l’attenzione di tutti i presenti, compresi gli attori.

     - Stop! Stop! Si sono distratti, Derek! Taglia corto! - sbraita nervosamente il regista, alzandosi di scatto e lasciando cadere il copione - Avevo espressamente chiesto di non essere disturbato da nessuno! Chi li ha fatti entrare questi? -

     - Non ti agitare, Alonso! Devono essere quelli nuovi! - interviene Manny saltando giù dal palcoscenico e raggiungendo l’agitato gatto - Avevo chiesto che mi venissero a prendere al termine delle riprese di oggi! -

     - Quelli… nuovi? - ripete Sonic, sollevando un sopracciglio.

     - Sveglia, belli! - ribatte la scimmia sventolando la mano di fronte agli occhi dei tre - Ricordate? Siete i massaggiatori e l’estetista del mio nuovo staff per la cura del corpo! Colin vi avrà già spiegato tutto! -

     - Ma, Mike… - si lamenta Alonso, parlando pazientemente anche se il tremore dei suoi baffi tradisce il suo nervosismo - Credevo che ne avessi già cambiato uno questa settimana! Avevamo già parlato di quanto queste tue cure particolari incidessero sui costi di produzione! -

     - Non è mica colpa mia se quegli incompetenti non sapevano come curare al meglio il mio pelo! Avevo tutta la coda arricciata l’ultima volta che mi hanno praticato il trattamento e il mio manto era meno lucido almeno del quaranta percento! Ah, dove andremo a finire! Dunque, vediamo… -

     Il modo di parlare di Manny è rapido e affrettato, accompagnato da un timbro leggermente stridulo che differisce molto dalla parlantina che dimostrava di avere sul set.

     - Tu devi essere l’estetista! - dice puntando il dito verso Shadow - La tinta nera e quel buon gusto nell’usare l’ombretto rosso si vedono raramente in giro! -

     - Perché a me? - mormora il riccio nero, dopo essersi dato una pacca frustrata sulla fronte.

     - M-M-Michael M-M-Monkey… Manny… - balbetta confusamente un tremante Ramon - Che p-piacere conoscerti! Sono Famon e sono un tuo ran! Cioè, sono Ramon e sono un tuo g-grande fan! Ti seguo sin da quando riesco a ricordarmi e… -

     - Sì, sì, sì, potrai adularmi dopo il mio massaggio serale, amico! Le mie splendide spalle avevano proprio bisogno di sciogliersi un po’! -

     - Stavamo girando l’episodio, Mike! - interviene il regista in tono quasi supplichevole.

     - Possiamo sempre riprendere domani! - ribatte l’attore, sventolando la mano come se si stesse parlando di qualcosa di poco conto - Insomma, ci sono delle priorità per tutti! Come posso calarmi nella parte se ho le spalle così tese? -

     - Inchioda, bellimbusto! - esclama Sonic - Non hai davanti a te i tuoi preziosi massaggiatori! Abbiamo urgenza di parlarti in privato! -

     Il cascare di braccia di Manny è la reazione più efficace per dimostrare la sua delusione alla, per lui, sconfortante notizia. Tutt’a un tratto i suoi modi diventano stizziti e irritati.

      - Se siete dei miei ammiratori in cerca di un autografo vi farò mandare dal mio agente delle foto firmate! Potevate anche dirlo subito che non fate parte dello staff invece di farmi perdere tempo! -

      - Perderai qualcosa di più del tempo se non chiudi quella boccaccia e non ci stai a sentire! - sbraita Shadow, ormai completamente spazientito.

     In seguito alla sua sfuriata nervosa cala il silenzio. Solo qualche secondo dopo si leva un mormorio nervoso tra i membri della troupe, nel quale si riescono a distinguere le parole “polizia” e “telefono”. Prima che la situazione degeneri, Sonic dà una leggera gomitata a Ramon, facendogli segno di intervenire per mettere le cose in chiaro. Lo scoiattolo si desta, così, dalla sua ipnotica ammirazione, si schiarisce la voce con un colpo di tosse ed estrae il suo distintivo.

      - Sono l’agente Ramon D. Denser della SQ2 di Adabat! - recita in tono professionale - Ho bisogno di porre alcune domande al signor Monkey circa un’indagine di mia competenza! -

      Come se qualcuno avesse ruotato la manopola del volume, il mormorio diventa ancora più concitato e perplesso. L’unico a rimanere apparentemente impassibile di fronte alla notizia è proprio Manny. Con un sopracciglio inarcato a segnalare tutto il suo scetticismo, incrocia le braccia e ricambia lo sguardo di Ramon con sufficienza.

      - E’ tutto qui? Mi avete scomodato per un’inezia come questa? E dire che per un attimo avevo creduto che foste qui per comunicarmi la mia nomination a un altro Lemmy Award! -

     Lo scimiotto sospira con forza esagerata, poi torna a rivolgersi al terzetto.

     - Va bene, “agenti”! - dice, sottolineando con sarcasmo l’ultima parola - Potete seguirmi nel mio camerino! Alonso, possiamo riprendere a girare domani! Colin, dì al mio autista di aspettarmi qui fuori! Non ci vorrà più di un paio di minuti! -

     Contrariamente alle sue predizioni, più di due minuti sono impiegati in una discussione con il regista, palesemente seccato da tanta noncuranza da parte dell’attore. I modi altezzosi e superbi di Manny, però, hanno la meglio sull’insistenza di Alonso, anche se Sonic avrebbe potuto giurare di sentirlo maledire sottovoce “gli attori e tutti quelli della loro razza” mentre andava via a passi pesanti.

     Il camerino di Manny si rivela essere lussuoso più di quanto il nome della stanza possa far pensare. Anche se la maggior parte dello spazio è occupato da vasi di fiori e cartoline ammucchiate in pile vertiginose, si riesce a distinguere distintamente un boudoir con un grande specchio rotondo, una poltrone massaggiante e persino una vasca idromassaggio in fondo.

     - I miei fan continuano a mandarmi fiori e lettere d’amore! - commenta Manny, appena tutti e quattro varcano la soglia - Succede quando si fa breccia nel cuore di tante persone ogni pomeriggio alle quindici! - dunque si rivolge ai suoi ospiti e, intrecciando le dita, sorride con annoiata curiosità - Potremmo fare in fretta? Sono già in ritardo per la mia sauna serale! -

     Prima che Ramon possa dare inizio all’interrogatorio, Sonic lo precede e si rivolge al suo interlocutore con tono secco e affrettato.

     - Hai presente la febbre del musical che ha preso la gente in città questi giorni? Stiamo cercando di far quadrare i conti e un uccellino ci ha suggerito che la TRL Corporation ci ha messo lo zampino! Tu cosa ne sai a proposito? -

     - La TRL Corporation? - ribatte Manny, stranito - E’ il motivo per cui abbiamo spostato la registrazione della serie in questi studios! Hanno voluto che presenziassi alla cerimonia di inaugurazione di un loro nuovo non-so-che tecnologico nella loro sede di Emerald Town! Non ho fatto altro che tagliare il nastro e sorridere alle telecamere! Non vedo come possa avere a che fare con l’improvvisa smania di tutti nel ballo! Come se credessero tutti di essere al livello di un professionista del mio calibro, bah! Ci vogliono anni di… -

     - Da chi sei stato contattato? - lo interrompe Shadow, bruscamente.

     Manny sfodera l’espressione più indispettita del suo repertorio artistico, ma dopo aver tentato per qualche secondo di sovrastare il riccio nero, si rende conto dal suo sguardo feroce che le sue pose hanno scarso effetto. Quindi opta per un atteggiamento più gelido e distaccato.

     - Se ci tiene a saperlo, agente, era una iena in giacca e cilindro! Un vero signore, molto gentile e distinto! Certo, non possedeva la classe del sottoscritto, ma… -

     - Ehi, sono io qui l’agente speciale! - ribatte Ramon, offeso - Loro sono solo dei civili che mi aiutano… una iena in cilindro? Ooooohh! -

     - Perché non cominci a snocciolare tutto quello che sai della faccenda? - incalza Sonic, ignorando l’intervento dello scoiattolo.

     - Vi ho già detto tutto! Mi hanno offerto un lavoro e io l’ho accettato! Cos’altro c’è da raccontare? -

     - Forse il primate ha bisogno di incentivi migliori per aprire la bocca! - dice Shadow, mostrando visibilmente una piccola carica elettrica che crepita tra le sue dita.

     Manny indietreggia di un passo, per la prima volta seriamente preoccupato, ma poi contorce il muso in una smorfia di rabbia e parla con voce alterata.

     - Mi state forse minacciando? Chi vi credete di essere per piombare qui a sputare sentenze? Un’altra parola e avrete presto notizie dal mio avvocato! -

     La protesta di Manny si tramuta all’improvviso in tre colpi di batteria, seguiti da un coro di strumenti invisibili che danno vita ad una melodia disco che sembra fatta apposta per lo scimmiotto. Se la realtà cambia in base ai pensieri e ai sentimenti di chi è vittima dell’incantesimo, Sonic e gli altri si rendono conto che Manny non sta pensando ad altri che a sé stesso in quel momento, così com’è. Stessa giacca bianca, stessa camicia viola che fa capolino, stessi pedalini neri ai piedi, stesso identico personaggio. L’unica cose che cambia è lo scenario che lo circonda.


     “I took my baby to the doctor
     With a fever, but nothing he found
     By the time this hit the street
     They said she had a breakdown
     Someone's always tryin' to start my baby cryin'
     Talkin', squealin', lyin'
     Sayin' you just wanna be startin' somethin'”

     La pista da ballo su cui si ritrova Manny Monkey è formata da piastrelle quadrate che si illuminano ad intermittenza di vari colori, tra i più sgargianti e splendenti. Sulla sua testa, una grande strobosfera scintilla come un enorme diamante. La voce del protagonista è acuta, ma melodiosa. Il suo corpo non può fare a meno di muoversi al ritmo della canzone.


     “I said you wanna be startin' sometin'
     You got to be startin' somethin'
     I said you wanna be startin' somethin'
     You got to be startin' somethin'
     It's too high to get over (yeah, yeah)
     It's too low to get under (yeah, yeah)
     You're stuck in the middle (yeah, yeah)
     And the pain is thunder (yeah, yeah)”

     Lo schioccare di dita di Manny lo aiuta a tenere il tempo, sebbene non ne abbia davvero bisogno. Sa perfettamente che la folla di ragazze in delirio che circonda la pista lo adora quando fa quel gesto durante un suo ballo. Tra una giravolta e una piroetta, può avvertire distintamente il livello del suo sex appeal in aumento. Senza smettere di cantare, si avvicina ad una delle ragazze urlanti tra il pubblico e fa per accarezzarle le labbra. Non appena però focalizza meglio la sua attenzione, si rende conto che si tratta di un riccio nero dal volto corrucciato e imbestialito. Spaventato, Manny caccia un urlo fortissimo, così tremendo da far dissolvere l’atmosfera e far cessare la musica.

     Non appena si riscuote dal torpore, Manny si accorge di Ramon, con gli occhi luccicanti per l’emozione, che applaude concitatamente, di Sonic che gli rivolge un ghigno divertito e della ragazza di prima che… no, si tratta di Shadow che lo guarda come a volerlo fulminare.

     - Non sarei riuscito a sopportare un’altra canzone! - spiega il riccio - Specialmente se cantata da lui! -

     - Ma che dici? E’ stato fantastico! - replica Ramon - Ho sempre sognato di vederlo dal vivo! -

     - Sono solo io o anche voi non avete capito un’acca di quello che ha cantato? - domanda Sonic.

     - Allora è questo di cui stavate parlando! - esclama Manny - Non c’è mai una telecamera quando serve! Avrei potuto usare questa esibizione come promo per la prossima stagione della mia serie! Mica male come idea! Numeri musicali a costo zero, senza fatica e senza bisogno di scenografia! Non serve neanche una band! Potrebbe venirne fuori un affarone! -

     - Togliamoci dai piedi! - propone Shadow - La faccenda sta diventando sempre più ridicola! Mi pare ovvio che questo pagliaccio peloso non sa niente che possa esserci d’aiuto! -

     - Aspetta! - lo ferma Ramon - Non mi ricapiterà più l’occasione di vedere in azione Manny Monkey! Voglio vedere un altro balletto! -

     - Di questi tempi è sufficiente affacciarsi alla finestra per vederne uno! - risponde Sonic - Non serve a niente rimanere qui, Shadow ha ragione! Ehi, non avrei mai pensato di dirlo! -

     - Sì, ma stiamo parlando di uno dei più grandi attori di tutti i tempi! Potreste pentirvi di aver perso un’occasione così grande! -

     - Credo che sopravvivrò con il rimorso! - ribatte Shadow, chiedendosi chi glielo aveva fatto fare di cacciarsi in quella situazione - E falla finita una buona volta di… -

     L’esasperato riccio nero sgrana gli occhi quando sente un accordo venire fuori dal nulla e farsi strada nella stanza. E’ consapevole di quello che sta per succedere quando il piede destro di Ramon comincia a battere sul pavimento senza controllo.

     - No, per favore, anche lui no! -


     “Could wait all night and day to go to a party
     Sit down and wait, give my request to the DJ
     'Cause my song he's gotta play
     And when I hear that beat I get my body up out my seat
     Grab a guy and move my feet, he's playin' my song”

     A bordo di un enorme jet che sta sorvolando i cieli ad alta quota, Ramon si fa strada in un lungo corridoio che sembra quasi appartenere ad un’astronave aliena. Il suo abbigliamento da discoteca può far immaginare quale sia la sua destinazione. C’è una festa importante che lo sta aspettando e non è davvero il caso di farla attendere oltre. Sente la melodia provenire da molto in fondo, ma abbastanza chiaramente per poter cantare la sua canzone da brivido e farsi ascoltare da tutti sull’aereo tramite i microfoni disseminati attorno a lui.


     “I don't care if everybody gone, turn it up cause it turns me on
     Keep dancin' all night long, it feels so right that it can't be wrong
     I get the chills up and down my spine
     whenever I hear that song of mine
     When it stops better press rewind
     Let me hear it one more time”

     Una volta raggiunte le doppie porte automatiche lo scenario che si apre davanti a Ramon è proprio quello che si era immaginato. La sala ammantata di una luce blu soffusa è piena di ragazzi che si scatenano al ritmo della sua musica. Non appena si rendono conto che la voce proviene dal nuovo arrivato alla festa, si fanno indietro per spianargli la strada verso la piattaforma dove lo attende la console del DJ.


     “Play, come on play that song
     Play it all night long
     Just turn it up and turn me on
     Play, come on DJ play that song
     You know that it turns me on
     DJ just play that song cause I wanna be dancing all night long”

     Indossate le grosse cuffie della console, è un gioco da ragazzi per Ramon far risuonare il brano insieme alla sua voce in ogni angolo del locale. Il suono è così vibrante da far scuotere addirittura il jet. Chi potrebbe mai immaginare, guardandolo volare nel cielo, che ospiti una discoteca affollata e sfrenata? Sugli schermi appesi alle pareti è riportata la visuale esterna della traversata. L’aereo si sta fiondando verso il mare ad una velocità spropositata, ma nessuno dei presenti se ne interessa. Anche sott’acqua Ramon avrebbe continuato a far echeggiare la sua musica fino a riempire di ritmo gli abissi più profondi.

     Al termine della canzone, lo scoiattolo è tremendamente su di giri per il divertimento, cosa che non può riscontrare come condivisa nelle facce dei suoi compagni.

     - Lasciatevelo dire, ragazzi! - commenta infine - Dovreste imparare a divertirvi una volta tanto! -

     - Io sono la quintessenza del divertimento, perché, non si vede? - replica Sonic con evidente sarcasmo - A proposito, cosa stavi dicendo riguardo a prendere un ragazzo e a muovere i piedi? -

     Quelle parole gettate lì come presa in giro hanno un effetto portentoso su Ramon. Finisce in preda all’agitazione, muove le braccia senza controllo e cerca all’improvviso di spingere Sonic e Shadow verso la porta del camerino in preda alla fretta di “proseguire le indagini altrove”.

     - Questa è l’ultima volta che ti do il mio aiuto, Sonic! - sbotta Shadow, sul sentiero di guerra come non mai - E’ grazie a te che mi ritrovo sempre in queste situazioni stupide! Tu e i tuoi amici dovreste lavorare in un circo! -

     I due ricci abbandonano la stanza battibeccando, ma prima che anche Ramon possa uscire, Manny gli blocca un braccio e attira la sua attenzione.

     - Prima che andiate posso scambiare due parole con lei, agente? -

     Il ghigno della scimmia non promette nulla di buono, ma Ramon ancora non se ne rende conto.

    

     Non appena Amy riaggancia il telefono, si butta a peso morto sul soffice divano del salotto di casa Prower. Si asciuga con il polso il sudore sulla fronte e allarga le braccia come è solito fare qualcuno in preda ad una forte stanchezza.

     - Ecco fatto! - esclama - Ho finito di avvisare tutte le ragazze del corso! Sembravano parecchio dispiaciute, ma sarà impossibile fare lezione fino a quando non saremo sicure che nessuno si metterà a sgambettare a ritmo di musica! -

     Cream, accomodata con le gambe incrociate sulla poltrona di fronte, non riesce a trattenere una risatina. Anche Cheese condivide l’ilarità della sua padroncina, rotolando sul suo grembo squittendo come un piccolo topo.

     - Puoi aggiungere anche me alla lista! - replica Sydia, sospirando - Mi mancheranno gli esercizi di autodifesa! Era così gratificante prendere a calci tutti quei manichini! -

     - Può darsi che Sonic e Shadow riusciranno a risolvere in fretta il problema! - suggerisce la coniglietta, in tono incoraggiante - Sono molto bravi in questo genere di cose! -

     - Se penso che quei due sono in giro a rimboccarsi le maniche e noi siamo qui con le mani in mano… - interviene Amy, stringendo i pugni con fare combattivo - Mi viene da prendere a martellate qualcosa! -

     - Conosci i maschi! - ribatte Sydia - Pensano di saper fare tutto loro! Io qui sono solo un’ospite, ma mi sorprende che tu abbia accettato di rimanere nelle retrovie, determinata come sei! -

     Le pupille della riccia rosa cominciano d’un tratto a brillare e la sua espressione si trasforma nel giro di un istante da corrucciata a estasiata.

     - E’ stato il mio Sonic a chiedermelo! Dice che se ci fossero dei pericoli sarebbe più sicuro per me rimanere qui! Certe volte è così gentile e premuroso! -

     Cream abbassa lo sguardo imbarazzata. Considerando le precedenti esperienze, dubita molto che Sonic lo abbia detto per un motivo diverso dal non dover avere Amy tra i piedi, ma preferisce non puntualizzare. Sydia, del resto, non avendo molta familiarità con la situazione, ritiene opportuno dire la sua.

     - Da come me ne hai sempre parlato non mi sembra il principe azzurro che vuoi farmi credere! -

     Lo stato di grazia in cui è calata la ragazza innamorata viene interrotto da quelle parole. Aggrottando la fronte, Amy si rivolge allo scoiattolo puntandogli un dito contro.

     - Cosa vuoi dire con questo? -

     - Insomma, mi hai raccontato tu che hai dovuto inseguirlo per tanto tempo! Dici che adesso state insieme, ma da quello che ho visto non mi pare che lui ne sia al corrente! -

     La riccia rosa gonfia le guance, offesa per quello che ha dovuto sentire. Sydia, dal canto suo, parla con sincerità, senza intenzione di mancare di rispetto.

     - So che il mio Sonic può sembrare poco affettuoso a volte, ma ti garantisco che ha molte attenzioni per me! -

     La ragazza si limita a fare spallucce, poco convinta da quello che ha sentito.

     - Se lo dici tu! Io giudico da quello che vedo! Ti posso solo suggerire di non lasciare che l’amore ti tenga gli occhi chiusi! Noi ragazze dobbiamo pretendere rispetto dai maschietti! E’ quello di cui abbiamo parlato a Katrina l’altro giorno, ricordi? -

    
     “Clever girl, think you are but you think too much
     Shut down turn around, don't look that way anymore
     Clever girl, think you know but you don't know much
     Try to make a move, go to a different door

     La chitarra invisibile che suona nelle orecchie di Sydia riesce a dar vita ad una nuova realtà molto particolare. La ragazza si ritrova di fronte allo sfondo bianco davanti al quale vengono scattate le foto segnaletiche della polizia. In mano regge un cartello nero con su scritto il suo nome a caratteri bianchi. Si rivolge direttamente alla telecamera che la sta inquadrando, cantando la sua canzone con una voce grave, ma allo stesso tempo seducente. Quello che tenta faticosamente di ignorare, però, è che accanto a lei ci sono altre tre Sydia, con pettinature diverse e vestiti diversi, tutte con in mano il cartello del proprio nome.


     “Clever girl, think you're right but what's right from wrong?
     Little Miss Genius, you make it hard on yourself
     Clever girl, you've got it all but you're all messed up
     Time now turn around, move onto something else”

     La voce che prima proveniva da una sola ragazza, adesso è moltiplicata per quattro, ma le quattro Sydia non paiono andare d’accordo l’una con l’altra. Sebbene stiano cantando la stessa identica canzone, ciascuna di loro tenta di prendere il sopravvento sulle altre e di rubare la scena. Dapprima si spingono con i gomiti nel tentativo di guadagnare maggiore spazio di fronte alla telecamera, ma è poco prima del chorus che si scatena la vera rissa.


     “You know it's all in your head
     You better put that business to bed
     By your fair hands of design you met with
     The monster in your mind
     You did it again, you did it again
     Won't you listen to me when I'm telling you it's no good for you?”

     E’ un mistero come i vari cloni di Sydia riescano a cantare in tono sostenuto mentre si malmenano in tutti i modi possibili e immaginabili. Si tirano per i capelli, si colpiscono con i cartelli segnaletici, si spintonano, si fanno lo sgambetto, cercano di colpirsi con delle mazze da baseball prese chissà dove. Il conflitto, però, termina all’istante nel momento in cui si rendono conto che la telecamera le sta inquadrando tutte. Si affrettano a ricomporsi, quindi ballano ordinatamente e in sincronia sulla base della melodia che le trascina.

     Quando l’ultimo accordo è stato suonato, il mondo circostante riassume la forma familiare del salotto. Cream, con innocenza e senza malizia, si ritrova ad applaudire al numero musicale a cui ha appena assistito. Sydia, invece, rendendosi conto del senso della sua canzone, assume un’aria preoccupata. Teme di aver mancato di rispetto ad Amy o di aver osato darle un consiglio che non avrebbe voluto sentire. Nonostante tutto, si rende conto dell’impossibilità di negare quello che la musica ha rivelato essere nella sua testa.

     - Senti, Amy - mormora lo scoiattolo con fare incerto - Non so cosa mi è preso, non intendevo giudicare! Pensavo semplicemente che… -

     - Nah, non è successo niente! - replica la riccia, con un sorriso incoraggiante - Capisco benissimo il tuo punto di vista! Da fuori può sembrare che io e Sonic siamo come l’olio e l’acqua, ma qualcosa dentro di me mi ha sempre detto che non importa quanto siamo lontani, fisicamente o mentalmente! Ci sarà sempre un tempo e un luogo in cui potremo incontrarci! -

     Il sentimento così forte che anima lo spirito di Amy Rose in quel momento è un invito allettante per la magia musicale che c’è nell’aria. Una chitarra in lontananza presagisce l’arrivo di un nuovo incantesimo, di cui questa volta è lei la protagonista. Un coro di strumenti che evocano immagini lontane nel tempo pervade l’atmosfera, mentre Amy si ritrova avvolta da gelide acque. Il freddo non è qualcosa che la sua pelle concepisce, il suo respiro non abita nei polmoni, ma nella sua anima. Le è sufficiente una leggera mossa delle mani perché una forza misteriosa la proietti verso il pelo dell’acqua, tornando in superficie con un carnevale di schizzi d’acqua cristallina.


     “Lucky you were born that far away so
     We could both make fun of distance
     Lucky that I love a foreign land for
     The lucky fact of your existence
     Baby I would climb the Andes solely
     To count the freckles on your body
     Never could imagine there were only
     Ten million ways to love somebody”

     Amy è chinata sulla scogliera. La sua voce sovrasta lo sciabordio del mare in agitazione sotto di lei. Delle alghe pendono dai pantaloni zuppi che indossa. I suoi aculei prima ordinatamente pettinati sono adesso lunghi e cascanti, senza il frontino che è solita portare. Nell’aria c’è un odore salmastro. La musica che proviene da chissà dove ispira Amy a muovere i fianchi in maniera sensuale. Sembra che le onde dell’oceano si infrangano sugli scogli con forza ad ogni suo movimento.


     “Lucky that my lips not only mumble
     They spill kisses like a fountain
     Lucky that my breasts are small and humble
     So you don't confuse them with mountains
     Lucky I have strong legs like my mother
     To run for cover when I need it
     And these two eyes that for no other
     The day you leave will cry a river”

     I piedi nudi della ragazza all’improvviso si ritrovano a calpestare un suolo diverso. La sabbia del deserto sotto il sole cocente dovrebbe scottare fino all’inverosimile, ma Amy riesce a camminarci senza problemi, continuando nel frattempo a cantare con una voce carica di potenza. Il flauto di Pan esercita un potere quasi mistico sul suo corpo, spingendola a piegare il ventre sinuosamente come le spire di un serpente. Una mandria di cavalli in corsa fa tremare la terra attorno a lei, ma nessuno di questi rischia di travolgerla. La forza della musica che tira i fili del suo corpo è ancora più grande.


     “Whenever, wherever we're meant to be together
     I'll be there and you'll be near
     And that's the deal my dear
     There over, hereunder
     You've got me head over heels
     There's nothing left to fear
     If you really feel the way I feel”

     La melodia esplode in tutta la sua potenza non appena i piedi di Amy toccano il ghiaccio della cima di una montagna innevata. Il vento sferza gelido e il suo respiro si condensa in nuvole di vapore, ma niente di questo è in grado di fermare la voce della ragazza. Il suo canto si disperde nell’aria in una serie di eco che sono in grado di raggiungere anche gli angoli più remoti. Quando non rimane altro da aggiungere, si tuffa nel vuoto e, magicamente, si ritrova ancora una volta nei fondi oceanici dai quali tutto ha avuto inizio. 

    

     Mentre all’interno dell’abitazione le ragazze si intrattengono tra una chiacchiera e una canzone, in giardino c’è qualcuno che preferisce rimanere il più isolato possibile. Una certa echidna rossa preferisce attendere il ritorno di Sonic, seduta sul prato e comodamente appoggiata al tronco dell’albero di pesco piantato da Tails. Stare alla larga dagli altri è il modo più sicuro per evitare di esternare al ritmo di swing la folla di pensieri che anima la sua mente. Dal momento in cui ha assistito al rapimento di Rouge da parte di Mr. Trick, come un chiodo fisso, il ricordo delle dure parole che le aveva rivolto fuori dal “Whiskey’s Royal” lo tormentano. Anche se non è un’echidna abituata a fare un passo indietro e a riconoscere i suoi errori, deve ammettere che neanche Rouge merita un comportamento del genere. Certo, non si fida per niente di lei, ha sempre il timore che dietro alle sue moine e al suo atteggiamento lezioso ci sia in realtà un preciso piano per sottrargli l’oggetto del suo antico dovere di guardiano. Tuttavia, si ritrova ad essere incapace di ferirla senza sentire un fastidioso bruciore in fondo allo stomaco, nominalmente detto senso di colpa. Sembra un fastidioso ritornello per lui trovarsi in quella situazione. Si chiede perché non riesce a trovare un equilibrio tra il suo carattere orgoglioso e testardo e il suo ormai palese affetto per quella ragazza.

     - Al diavolo! - esclama con rabbia, lanciando lontano un sassolino perché fosse inghiottito dal buio - Era tutto molto più semplice quando c’eravamo solo io e la mia isola, senza nessun rompiscatole tra i piedi! -  

     - Perché allora non torni a fare il cane da guardia? - domanda una voce familiare alle sue spalle.

     Knuckles si volta di scatto e non riesce a capire quale emozione prevalga sull’altra quando incontra lo sguardo di sufficienza tipico di Rouge, appoggiata con un gomito al tronco. L’echidna si alza di scatto e la guarda come se avesse appena visto un fantasma. Ha mille domande che spingono e scalpitano per venire fuori dalle sue labbra, ma l’unica che riesce a pronunciare lo fa sentire molto stupido.

     - Come ho fatto a non sentirti arrivare? -

     - Bé, caro - ribatte lei, sorridendo - Non per niente ho scelto la carriera di ladra! Scivolare nell’ombra è la mia specialità! -

     - Sei riuscita a scappare! - afferma Knuckles, sperando di riuscire a comunicare il suo sollievo con la voce.

     - Non certo grazie a te! Se avessi dovuto aspettare il vostro intervento tanto valeva cominciare a mettere le radici! -

     Dopodiché c’è un inaspettato silenzio. Il gracchiare dei grilli parla al posto loro, aumentando l’imbarazzo generale.

     - Dov’è il sapientone peloso del gruppo? - chiede infine Rouge - Ho raccolto delle informazioni che potrebbero fare al caso vostro! -

     - Perché sei tornata? - replica Knuckles, ignorando la domanda - Credevo che te ne volessi lavare le mani! -

     - All’inizio ci ho pensato, ma l’idea di fare la cantante per il resto dei miei giorni non mi va affatto a genio! In più ho saputo che la nostra vecchia amica Levine è dentro a questa storia fino al collo e niente mi darebbe più soddisfazione di romperle le uova nel paniere! -

     - E’ solo per questo? - incalza l’echidna - Mi sorprenderebbe se tu non avessi doppi fini, come al solito! -

     - Non vedo motivi per cui dovrei stare in compagnia di persone che non gradiscono la mia presenza… in modo particolare quella con cui sto parlando! -

     - Ascolta, Rouge! - per Knuckles è arrivato il momento di vuotare il sacco e di cercare di rimediare all’errore commesso - Mi dispiace averti parlato in quel modo l’altro giorno! La situazione mi stava dando davvero sui nervi e non ero del tutto in me! Non intendevo affatto ferire i tuoi sentimenti, lo capisci, vero? -

     Il pipistrello non risponde subito. Preferisce lasciar cuocere Knuckles nel suo brodo ancora per un po’, o almeno è quello di cui lei si convince. In realtà non è del tutto sicura di come rispondere a quella quasi del tutto inaspettata richiesta di perdono. Il guardiano cerca, nel frattempo, di soffocare l’imbarazzo e di mettere a tacere l’irritazione per una risposta che stenta ad arrivare.

     - Lo capisco benissimo! - dice infine lei, con un sorriso forzato - Ho imparato da parecchio che avere a che fare con te significa non sapere mai cosa aspettarsi! Ti ho offerto più volte la mia amicizia, ma sei sempre stato più interessato al tuo stupido sasso gigante! Neanche i tuoi compari mi vedono di buon occhio! Tempo fa mi avete impedito di diventare il giocattolo di Magorian e per questo vi ringrazio, ma se devo essere sempre trattata come la cattiva della situazione mi limiterò a fare quello che devo e a pensare agli affari miei! -

     Lo sfogo di Rouge è forse l’unica cosa di lei che Knuckles ha subito compreso non essere finzione, qualcosa di programmato con un intento ben preciso. Prima di quel momento non ha mai fatto attenzione ai sentimenti della ragazza e quasi quasi non riesce ancora a credere a quelle parole.

    
     “Put your hand on your heart and tell me
     That we're through”

     “Well it's one thing to fall in love
     But another to make it last
     I thought that we were just beginning
     And now you say we're in the past
     Oh, look me in the eye
     And tell me we are really through”

     In un lampo di luce accecante, lo scenario si trasforma completamente. Dal giardino immerso nella notte si passa ad una lussuosa sala da ricevimento. I colori dominanti sono il giallo limone dei pesanti tendaggi, il rosso della carta da parati e il grigio dei vari busti scolpiti che arredano l’ambiente in quantità, quasi come se si trattasse di un museo. Superando un paio di esagerate doppie porte a forma di cuore, compare Knuckles, in frac, bastone e cilindro.


     “You know it's one thing to say you love me
     But another to mean it from the heart
     And if you don't intend to see it through
     Why did we ever start?
     Oh, I wanna hear you tell me you don't want my love”

     Al seguito di Knuckles c’è uno stuolo di ballerine in tacchi e abiti succinti, ognuna con indosso lo stesso modello ma di un colore diverso. In mano reggono un grande cuore rosso di cartone e seguono passo passo i movimenti dell’echidna, a ritmo con le note della canzone. Stranamente a suo agio in panni così eleganti, il protagonista dell’esibizione canta con una voce acuta che non gli appartiene.


     “Put your hand on your heart and tell me it's all over
     I won't believe until you
     Put your hand on your heart and tell me
     That we're through
     Oh, put your hand on your heart, hand on your heart”

     Dal soffitto della sala vengono calate delle catenine dorate alle quali è appeso un rubino a forma di cuore. I busti delle statue si trasformano magicamente in angioletti di pietra armati d’arco. Le ballerine si esibiscono in un’allegra coreografia mentre Knuckles abbandona cilindro e bastone per lasciarsi andare all’impeto del canto. Posa le mani sul petto, all’altezza del suo cuore, e attende che la melodia si riduca di volume fino a sparire del tutto.

     Abituato alla forte luce presente nella sala, Knuckles ha bisogno di sbattere le palpebre qualche volta per poter individuare Rouge nel buio della sera una volta che le cose ritornano al loro posto.

     - Perché non ti fai una grassa risata? - borbotta, grato almeno di non aver fatto la figura dell’idiota davanti ad un pubblico più ampio - So che muori dalla voglia di farlo! -

     - Credo che aspetterò il momento in cui deciderai di dirmi tutto questo senza un sottofondo musicale! - ribatte Rouge, infastidita - Allora sarà un grande divertimento riderti in faccia! -

     - E’ sempre la stessa storia con te! - replica il guardiano, accalorandosi - Uno cerca di essere gentile e viene preso sistematicamente per i fondelli! -

     - Forse non ti prenderei per i fondelli se FORSE ti sforzassi di non trattarmi come una pezza da piedi ogni volta che hai la luna storta! -

     - Se non cambi atteggiamento puoi stare fresca allora! -

     I loro nasi sono a pochi centimetri di distanza mentre si guardano dritto negli occhi, aspettandosi quasi di vedere delle scariche elettriche guizzare dalle loro pupille. Il litigio prende una piega del tutto inaspettata quando i due si ritrovano a ballare un walzer con una destrezza e una maestria di cui non si sarebbero ritenuti capaci.

     - Che cosa stai facendo adesso? - chiede Rouge, sbigottita.

     - Non sono io! Non riesco a controllare il mio corpo! - esclama Knuckles, allarmato.

     - Comincio a non sopportare più questa storia! -

     Le note di una nuova canzone si spargono nell’aria, inibendo i sensi dei due improvvisati, ma incolleriti, ballerini. Roteando con grazia, Rouge si ritrova con indosso dei tacchi alti, una camicetta scollata e un paio di pantaloncini dorati. La parete dell’abitazione di Tails sparisce per fare spazio al lungo bancone del suo locale preferito e ancora una volta è la musica che sta per farla da padrona.


     “Clearin' this house out of joy that I borrowed from back in the day
     Threw away my old clothes, got myself a better wardrobe
     I got something to say
     I'm through with the past, ain't no point in looking back
     The future will be
     And did I forget to mention that I found a new direction
     And it leads back to me?” 

     Rouge è la stella dello spettacolo. Gli occhi di tutti sono puntati su di lei, sdraiata sensualmente sul bancone a mettere bene in evidenza le sue forme. La sua voce riempie con vigore ogni spazio non occupato da persone gioiose che ballano senza neanche un pensiero al mondo. Diverse bottiglie di champagne all’interno dei contenitori con il ghiaccio fanno saltare via il tappo, producendo una serie di fontanelle bianche.


     “Mistakes that I made givin' me the strength to really believe
     And no matter how I take it
     There's no way I'm gonna fake it 'cause it's gotta be real
     I've got nothin' left to hide, no reason left to fight
     Cause the truth's given me a new freedom inside
     Gettin' rid of my desire do you like what you see?”

     Esattamente come la protagonista di un musical, Rouge tende le mani a due ragazzi al bordo del bancone perchè la aiutino a scendere. Raggiunge i divanetti in fondo al locale e si arrampica sullo schienale di uno di questi, imponendosi prepotentemente tra le persone che ancora non l’hanno notata e non hanno udito le parole del suo inno all’indipendenza. Ancora più in fondo si trova Knuckles, quasi inebetito dal suono della musica… o è la contemplazione di Rouge che lo mantiene vittima di una suggestiva paralisi? La ragazza, allora, pensa bene di rimediare e si dirige verso di lui.


     “I'm spinning around, move out of my way 
     I know you're feelin' me 'cause you like it like this
     I'm breakin' it down, I'm not the same
     I know you're feelin' me 'cause you like it like this”

     L’atmosfera si anima non appena Rouge dà voce al chorus della sua canzone. La gente tutt’intorno a lei emette urla di giubilo e di approvazione, ballando a tutta forza in ogni angolo disponibile. Rouge, invece, preferisce ballare con la schiena poggiata sul corpo di un impassibile Knuckles, nel tentativo di provocare una qualunque reazione. Nel momento in cui l’echidna fa un movimento, la ragazza però si allontana e si sottrae alla sua portata, prima che un vortice indistinto risucchi tutta la musica e la gioia di cui quel posto è colmo.

     Quando la realtà assume la sua forma consueta, Rouge si ritrova davanti ad una versione più rossa del solito di Knuckles. E’ quasi impossibile distinguere il colore della sua pelle dallo scarlatto del suo volto, tinta così forte da renderla persino visibile nel buio della sera. Il guardiano rimane lì impalato e imbarazzato per qualche istante, suscitando una spontanea e divertita risata da parte del pipistrello.

     In quel momento, la porta della casa si apre e Tails si affaccia sul giardino.

     - Knuckles? Tutto bene? - chiede, strizzando gli occhi per fendere l’oscurità - Credevo di aver sentito… -

     Quando distingue la figura di Rouge, ancora scossa da una serie di risate, gli si allarga in faccia un sorriso. Dopo qualche minuto, il gruppetto si ritrova all’interno dell’abitazione ad attendere il ritorno della squadra di Sonic e a discutere la situazione corrente. Certo, si rivela essere un’impresa riuscire a far smettere Rouge di ridere e ancora di più cercare di calmare la furia imbarazzata di Knuckles. Nessuno degli altri sarebbe mai riuscito a scoprire il motivo di tanto divertimento da parte della ragazza, ma Amy non crede che all’echidna dispiaccia più di tanto. Anzi, avrebbe persino potuto giurare di averlo visto sorridere di nascosto, forse addirittura contento di essere causa di così tanta ilarità per il pipistrello.

     Una volta calmati gli animi, Rouge, che agli occhi del guardiano non sembra più tanto stizzita e altezzosa, può quindi raccontare al gruppo della sua fuga e di quello che Mr. Trick le ha rivelato circa l’epidemia musicale e la sua origine.

     - Un dispositivo in grado di fondere due Zone? - ripete Tails, ancora stupito alla notizia - Non ho mai pensato si potesse fare qualcosa del genere! E’ qualcosa che si avvicina alla fantascienza! -

     - A meno che in questa città non siano tutti dei grandi artisti, credo che non si tratti affatto di fantascienza! - replica Rouge, tranquillamente.

     - Le cose allora sono peggio di quanto pensassimo! - sentenzia Knuckles - Se non facciamo qualche cosa, in pochi giorni questa dimensione sparirà completamente! Come si fa ad essere così pazzi? -

     - Per come la vede Trick sta facendo un favore a tutti! - spiega il pipistrello.

     - Credo di aver cambiato idea! - interviene Sydia, visibilmente intimorita - Forse cantare e ballare può seriamente fare male a qualcuno! -

     - Bé, se non altro adesso sappiamo cosa sta succedendo! - commenta Tails, ottimista - E’ un modo come un altro per sapere dove sbattere la testa! Grazie a Rouge possiamo risalire a dove si trova Mr. Trick e, una volta che Sonic sarà tornato, potremo… -

     - Ehm, ragazzi! - dice Amy, richiamando l’attenzione di tutti - Ho le traveggole o anche voi vedete quello che vedo io? -

     Sulla parete che Amy sta indicando, con stupore di tutti, si apre uno squarcio luminoso nel quale si intravede lo scorcio di un paesaggio totalmente surreale. Un ritmo allegro si riesce a percepire in lontananza, che diventa sempre più vicino man mano che lo squarcio aumenta in grandezza.

     - Oh, no! - esclama Tails, allarmato - Sta già cominciando! -

     Il mondo prende una piega del tutto diversa quando nel cielo tinto di rosa cominciano a volare uccelli con il becco a forma di tromba, gli alberi hanno foglie a forma di note musicali, le strade sono righe nere che ricordano quelle dei pentagramma e i marciapiedi sono delle file sterminate di tasti bianchi di pianoforte. La musica gioiosa di poco prima riempie le orecchie di tutti i presenti i quali, non potendo combatterla, decidono di lasciarsi andare alla sua influenza.


     “Everybody's doin' a brand new dance now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     I know you'll get to like it if you give it a chance now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     My little baby sister can do it with ease
     It's easier than learning your ABC
     So come on, come on, do the loco-motion with me” 

     I sei improvvisati ballerini si ritrovano seduti sulla cassa di risonanza di una chitarra gigante. Intonano in coro la canzone di cui tutti conoscono le parole, scuotendo la testa a destra e a sinistra per seguire il ritmo quasi ipnotico. Quando il ritmo si intensifica, alzano le braccia al cielo e sventolano le mani a tempo come neanche degli appassionati tifosi ad uno stadio saprebbero fare.


     “Now that you can do it let's make a chain now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     Chug-a chug-a motion like a railway train now
     (C'mon baby do the loco-motion)
     Do it nice and easy now don't lose control
     A little bit of rhythm and a lot of soul
     So come on, come on, do the loco-motion with me”

     Uno alla volta si rimettono tutti in piedi. Knuckles apre una fila indiana che procede a passo di musica verso il manico inclinato della chitarra, scivola per tutta la sua lunghezza come in un parco giochi, rimbalza con sei colpi su un grosso si bemolle nero elastico e atterra senza un graffio sul corpo di un enorme flauto. Amy, quindi, mette le mani sui fianchi di Knuckles, e così fa Sydia su quelli di lei fino a formare un trenino che marcia lentamente verso l’imboccatura dello strumento.


     “You gotta swing your hips now
     Come on baby, jump up, jump back
     Oh well I think you got the knack
     (C’mon baby do the loco-motion)
     Do it nice and easy now don't lose control
     A little bit of rhythm and a lot of soul
     So come on, come on, do the loco-motion with me”

     Un forte getto d’aria erutta da ognuno dei fori del flauto su cui, guarda caso, erano posati i sei riluttanti ballerina. I getti sono così potenti da proiettarli a velocità di missile verso l’alto, dove riescono ad aggrapparsi alle righe di un grande pentagramma dipinto nel cielo. Non per questo il loro spirito e la loro voglia di cantare si riduce, considerando che la loro voce è ancora come una sola, animata dalle note allegre che rimbombano nelle loro orecchie. D’un tratto, sotto di loro appaiono i tasti in avorio di un pianoforte che, disposti a scala sono diretti verso il basso.

     Prima però che riescano ad addentrarsi su quel percorso, un tonfo secco li risveglia dall’incanto e il mondo sinfonico nel quale erano proiettati sparisce come fumo negli occhi. Quando il gruppetto ritorna cosciente, i suoi sei membri si ritrovano sul pavimento uno addosso all’altro in un intricato groviglio di braccia e gambe. Il piccolo Cheese è in cima alla piramide, con la testa inclinata da un lato mentre si domanda che cosa sia successo.

     - Se volevate iniziare un torneo di lotta libera - esclama Sonic, appena rientrato dopo aver fatto sbattere la porta - Potevate anche aspettarci, non vi pare? -


FINE QUINTO ATTO
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Colonna sonora:
- “You Rock My World” by Michael Jackson, Invincible (2001)
- “She’s Not Me” by Madonna, Hard Candy (2008)
- “Sorry” by Madonna, Confessions On A Dance Floor (2005)
- “Jump” by Madonna, Confessions On A Dance Floor (2005)
- “Love In An Elevator” by Aerosmith, Pump (1989)
- “I Should Be So Lucky” by Kylie Minogue, Kylie (1988)
- “Nothing Really Matters” by Madonna, Ray Of Light (1998)
- “Beautiful Liar” by Beyoncé feat. Shakira, B’Day (2004)
- “Wanna Be Startin’ Something” by Michael Jackson, Thriller (1982)
- “Play” by Jennifer Lopez, J.Lo (2001)
- “Did It Again” by Kylie Minogue, Impossible Princess (1998)
- “Whenever, Wherever” by Shakira, Laundry Service (2001)
- “Hand On Your Heart” by Kylie Minogue, Enjoy Yourself (1989)
- “Spinning Around” by Kylie Minogue, Light Years (2000)
- “Locomotion” by Kylie Minogue, Kylie (1988)
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Capitolo 20
*** Full Speed Ahead #20 (Pieces Of Eternity Saga \ Ciak, Si Canta!) ***


Sonic the Hedgehog Full Speed Ahead

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#20

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“La vita di molti di noi in questo mondo è simile all’acqua di un piccolo ruscello: scorre placida e tranquilla, seguendo il suo corso naturale, dritta per la direzione verso la quale è rivolta senza mai tornare indietro. Non è certo estranea ad ostacoli lungo il percorso, le ansie e le preoccupazioni che rendono l’esistenza più difficile di quanto non sia già, ma questo non le impedisce di fluire caparbiamente e di continuare nella sua strada. Tutto sommato non si troverà mai ad affrontare una burrasca come in mare aperto, non ci sarà nulla ad impedire alle acque di scorrere, il suo tracciato è netto e definito, senza possibilità di deviazione. La sua meta è ignota, nessuno sa dove il suo corso terminerà, sebbene la sicurezza della sua fine sviluppi un’implicita reticenza nel sapere quando e come questa avverrà. Le persone desiderano non sapere mai quando la loro vita giungerà al termine, eppure sanno che succederà, accogliendo poi il momento definitivo con paradossale stupore. Sono pochi coloro che però, nel corso del loro personale ruscello, sono consapevoli del luogo in cui esso sfocerà. Che sia un laghetto, una pozzanghera, un fiume o un vasto oceano, ad una ristretta minoranza è dato sapere il capolinea del loro flusso, una conclusione la cui origine è affidata unicamente alla volontà dell’individuo. In linee più generali, ciò per cui ci si batte, si va avanti, si vive e si muore è chiamato scopo, obiettivo, missione. Non tutti ne possiedono uno, perché solo una ristretta minoranza detiene la tenacia necessaria a prefissarsi un obiettivo e portarlo a termine con tutte le proprie forze. Tu facevi parte di questa cerchia, perché hai dato un senso alla tua vita, altrimenti senza scopo, e ci hai sottratto alla morte, sacrificandoti in ultimo per ognuno di noi. Mai obiettivo è stato più onorevole di questo!”

        Dagli scritti dello Storico

LIBRO ACQUAMARINA

a.k.a.

Il nostro passato e futuro


     Il trillo improvviso della ricetrasmittente da polso interruppe il silenzio carico di tensione in cui tutti erano immersi. Arrivò così inaspettatamente che alcuni fecero un piccolo balzo sulle loro sedie, colti completamente alla sprovvista. Mettendo fine ad una trepidante attesa, Sonic si alzò di scatto in piedi e aprì il piccolo vano del dispositivo, cercando con lo sguardo il pulsante per aprire la chiamata. Il labbro di Amy, seduta di fronte a lui, si incurvò leggermente nell’esprimere il suo lieve divertimento. Era sempre uno spettacolo per lei vedere Sonic relazionarsi con qualunque dispositivo elettronico, considerando la sua totale inesperienza nell’utilizzo. Il fastidio e la frustrazione di lui gli si leggevano negli occhi mentre cercava di capire con il dito quale fosse il pulsante giusto. Zephir pareva totalmente estranea alla faccenda, ritirata dov’era in un angolo della stanza a sbirciare fuori dalla finestra con aria annoiata. Cream e Vanilla, invece, erano compostamente sedute a capotavola. La prima guardava con curiosità gli affanni del riccio blu, mentre Cheese giocava ad arrotolarsi nelle sue lunghe orecchie, la seconda era intenta a rassettare la tavola, radunando tutte le tazze da tè su di un vassoio d’argento.

     L’ospitalità della madre di Cream era sempre stata leggendaria, per quanto riguarda disponibilità e gentilezza, ma in quell’occasione si era di gran lunga superata. Aveva accolto senza esitazione i tre ricci, dopo la loro frenetica battaglia con Metal Sonic, dato che erano bisognosi di un posto in cui riposarsi in attesa di avere notizie dal gruppo di Tails. Sapevano che ci avrebbero messo una giornata intera ad arrivare e chissà quanto per completare la missione, ma si erano accordati su alcuni orari orientativi in cui si sarebbero messi in contatto. L’ora si era fatta ormai tarda e, di comune consenso, il gruppetto aveva accettato l’offerta di Cream di rimanere a casa sua per la notte. Ci voleva parecchia strada per raggiungere il loro prossimo obiettivo e, in ogni caso, avevano urgenza di recuperare le forze. La mattinata successiva era stata spesa nella febbrile attesa dell’ora in cui Tails si sarebbe fatto vivo. Per i due ricci supersonici trascorse lenta e sfibrante, considerando che aspettare non era esattamente la loro attività preferita. Sonic e Zephir cercarono di impegnare la mente e il corpo con qualunque cosa capitasse loro a tiro, sebbene non potessero fare a meno di sbuffare ogni cinque minuti e di sfoderare le espressioni più imbronciate del loro repertorio. Dal canto loro, Amy e Cream non si sarebbero potute divertire di più, godendosi la loro reciproca compagnia. La riccia rosa era finalmente tranquilla e serena d’animo dopo il chiarimento avuto con Sonic, tanto che anche vedere quanto fosse forte la somiglianza e la sintonia tra lui e Zephir non le creava più alcun disturbo. Era diventata anche più tollerante ed espansiva con la nuova arrivata, avendo realizzato che non aveva motivo di sentirsi minacciata. Infatti, non c’era mai stato alcun segnale, da parte sua o di Sonic, che indicasse un possibile avvicinamento sentimentale tra i due. Come tutte le ragazze innamorate, aveva finito per ingigantire a dismisura ciò che non era altro che una nuvola di fumo.

     Il nervosismo, però, cominciò a prendere il posto del sollievo non appena terminarono il sontuoso pranzo che Vanilla aveva preparato. Neanche un ottimo stufato e un vassoio colmo di Chili Dog ebbero la capacità di distendere gli animi e di far dimenticare, anche solo per un momento, l’ansietà della situazione. Tails e Knuckles avrebbero dovuto dare notizie intorno a quell’ora, ma erano notevolmente in ritardo. Il pensiero inevitabile che qualcosa di brutto potesse essere accaduto paralizzò le risate e le conversazioni spensierate per trasformarle in un’atmosfera sempre più tesa. Non fu quindi un caso che, subito dopo il tè, il trillo della ricetrasmittente suscitò tale scalpore sui volti di tutti i presenti.

     - Era ora, ragazzi! Ve la siete presa comoda! - disse in tono scherzoso Sonic, quando finalmente riuscì ad aprire la chiamata.

     La voce affannata di Tails risuonò nell’aria, accompagnata dal gracchiante rumore delle interferenze.

     - Anch’io sono contento di risentirti! Perdona il ritardo, ma siamo dovuti uscire dalla giungla per trovare il segnale! Come è andata a voi? -

     - Se il sassolino giallo che ho qui davanti a me potesse parlare, ti direbbe: “Alla grande, Scheggia!” -

     Il riccio blu gettò un’occhiata soddisfatta alla piccola roccia luccicante sul tavolo.

     - Non c’era da dubitarne! -

     La voce del volpino, seppur debole e disturbata, riuscì a comunicare adeguatamente tutto il suo sollievo.

     - Avete avuto qualche problema? -

     - Metal Sonic ha provato ad usare l’energia di quel frammento per rispolverare il suo vecchio look da imperatore, ma gli abbiamo fatto capire a suon di pugni cosa ne pensiamo noi della monarchia! -

     - Grande! Sono sicuro che ci penserà due volte prima di darci di nuovo fastidio! -

     - Ci puoi giurare! - confermò Sonic con un sorriso - E da quelle parti che si dice? Ve la siete spassata nella giungla? La rapa che Knuckles ha al posto della testa è maturata al sole? -

     Si sentì uno scatto improvviso, una serie di leggeri tonfi e subito dopo la voce alterata dell’echidna.

     - Chiudi quel forno per un attimo e stammi a sentire! Non siamo riusciti a recuperare il frammento che era nascosto qui! Questa giungla era decisamente troppo affollata per essere dispersa! -

     - I robot di Eggman vi hanno fatto la festa? -

     - Se si fosse trattato di quelle lattine sarebbe stato un gioco da ragazzi! No, abbiamo incontrato un mucchio di gente che, per un motivo o per l’altro, voleva quella dannata pietra! I Chaotix con Mighty, tanto per cominciare! -

     Sonic non si preoccupò di mascherare la sua sorpresa nell’udire la notizia e commentò con un fischio.

     - Come fanno loro a sapere della Gemma? - intervenne Amy, incapace di tenere per sé la domanda.

     - Non è finita qui! - continuò Knuckles - Ci siamo imbattuti anche in Seth e gli altri della banda di Magorian! -

     - Sono ancora in circolazione? -

     Questa volta il riccio blu non riuscì a dissimulare con altrettanta efficacia la sua sorpresa.

     - Questo non vorrà mica dire… - disse Amy con un tremito nella voce - Che Magorian è ancora… -

     - Non fate il passo più lungo della gamba! - esclamò l’echidna - Da quello che abbiamo capito Magorian non c’entra niente! Erano in combutta con un gruppo di mercenari che non avevo mai visto prima! -

     - Comunque state tutti bene? - riprese Sonic - Tikal? -

     - Spaventata, ma tutta intera! Siamo stati fortunati a portare via la pelle da lì, anche se purtroppo il frammento è nelle mani di Seth! -

     - Non pensateci, l’importante è che siate sani e salvi! Quando contate di tornare? -

     - Saliremo a bordo tra poco! Se il viaggio fila liscio rientreremo per questa notte! Voi fareste meglio a darvi da fare come potete! Con tutti questi impiastri a romperci le scatole, le cose non si mettono bene per noi! -

     - Ce la vedremo noi, rosso! - disse Sonic tentando di sdrammatizzare - Fai un buon volo e non sporgerti troppo dal finestrino per salutare gli uccellini! -

     - Non vorrei certo assomigliare a te in quanto a stupidità! - replicò a tono Knuckles - Ci vediamo al rientro! Fai attenzione agli altri e buona fortuna! -

     Un clic sommesso indicò che la comunicazione era stata chiusa, lasciando nuovamente spazio al silenzio. Sonic chiuse il vano della sua ricetrasmittente, fissandolo intensamente mentre nella sua mente si accavallavano numerosi pensieri. La notizia del coinvolgimento di Seth non era stata certo buona e i ricordi dei suoi precedenti incontri con lo sciacallo erano ancora freschi in tutta la loro drammaticità. La situazione si faceva sempre più difficile di ora in ora, ma sapeva bene che era importante tenere il morale alto. Sollevò il capo e guardò con un ampio sorriso di sfida le facce dei suoi compagni.

     - Cosa sono quei musi lunghi? - domandò in un inconfondibile incitamento - Sembra che vi abbiano soffiato il panino da sotto al naso! -

     In effetti, dall’espressione mogia dipinta sui volti di Amy e Cream si deduceva che non erano esattamente al settimo cielo per la gioia. Zephir era l’unica per nulla turbata, più che altro perché non sapeva se era il caso di esserlo o meno. Si avvicinò al resto del gruppo e rimase in religioso silenzio, con le braccia conserte, in attesa di spiegazioni.

     - Vuoi farmi credere che quello che ha detto Knuckles non ti preoccupa neanche un po’? - replicò Amy con una punta di scetticismo.

     - In effetti è problematico! E se dai Chaotix Mighty non avesse spazio per conservare la biancheria? -

     - Sto parlando sul serio! Sappiamo bene che con Seth e gli altri non si scherza! Abbiamo rischiato grosso più di una volta in passato! -

     - Ma abbiamo ancora tutte le penne al loro posto! Non è certo standocene qui a fare a gara di smorfie depresse che li batteremo sul tempo! Dobbiamo rimboccarci le maniche, andare là fuori e mettere sottosopra il mondo per far saltar fuori quelle pietruzze magiche! -

     - Non ho la minima idea di chi siano questi tizi! - intervenne Zephir - So solo che se ci capiteranno a tiro dovranno sudare sette camicie per poterci bagnare il naso! -

     - Parole sante! - concordò Sonic con un sorriso.

     - Allora si riprende la caccia! - sentenziò Amy alzandosi impettita - Finché staremo tutti uniti non dovremmo avere difficoltà! -

     - E se si presenteranno, bé, le prenderemo a calci nel sedere una ad una! - concluse Sonic con una strizzata d’occhio.

     - Sì, ben detto! - esultò Cream lanciando un pugno in aria mentre Cheese le faceva eco, squittendo.

     I tre ricci non si aspettavano un simile entusiasmo da parte sua. Si erano completamente dimenticati di quello che avevano discusso in precedenza, cioè sul coinvolgimento della coniglietta nelle loro future ricerche. Il duro scontro sostenuto contro Metal Sonic li aveva convinti che era meglio tenerla al sicuro, considerando soprattutto l’allungarsi della lista di chi era sulle tracce della Gemma. Troppi erano i pericoli conosciuti e ancora di più quelli sconosciuti, per cui avevano scelto di mantenerla al di fuori di ogni rischio e di non portarla con loro. L’intenzione era stata di parlarle non appena fossero arrivati, ma la tensione per l’attesa di una chiamata di Tails aveva completamente cancellato dalla loro mente quell’impegno. Solo quando Cream aveva fatto sentire la sua determinazione nell’aiutare, la decisione era riaffiorata ancora più ferma. Sonic ed Amy si scambiarono un’occhiata eloquente e cercarono di trovare mentalmente le parole migliori per comunicarle la novità.

     - Tu non verrai con noi, Cream! - fu Zephir a parlare, brusca oltre ogni misura.

     Amy le lanciò un’occhiata inviperita.

     L’entusiasmo si spense negli occhi della ragazzina, sostituito da un’incredulità fanciullesca.

     - Abbiamo deciso che è meglio lasciarti qui con la mamma! - continuò Amy con tono più dolce.

     - Ma io… volevo venire ad aiutarvi! -

     - Ci aiuterai di più standotene qui al sicuro! - disse Sonic - Non sappiamo cosa o chi troveremo e non possiamo affrontarlo se dobbiamo anche badare a te! -

     La coniglietta gonfiò le guance in un’espressione offesa.

     - Sono già venuta con voi in passato! Perché questa volta non posso? -

     Amy decise di prendere in mano la situazione, dato che era quella che sapeva trattare meglio con lei.

     - Le altre volte sapevamo bene a cosa andavamo incontro! Adesso, invece, ci sono tanti pericoli che non conosciamo! Hai sentito quello che ha detto Knuckles, dobbiamo stare molto attenti! Sappiamo che te la sai cavare da sola, Cream, ma questa volta non possiamo permetterci di correre nessun rischio! -

     La bimba chinò il capo, trovando improvvisamente molto interessanti le sue scarpe, e due lucciconi le spuntarono agli angoli degli occhi.

     - Dai, non fare così! Prometto che ti racconteremo tutto quanto non appena saremo tornati! -

     Finalmente convinta, Cream sospirò forte e si sforzò di allargare le labbra in un sorriso.

     - E va bene! Se è per aiutarvi… -

     - Così mi piaci! -

     Vanilla cinse con le braccia le spalle di sua figlia, nel tentativo di rincuorarla. Non era facile per lei essere costretta a stare lontano dai suoi amici, sentirsi impotente solo a causa della sua giovane età. Tuttavia desiderava ancora meno dover essere loro d’intralcio, specialmente per quanto riguardava un qualcosa di così importante. Non le rimaneva altro da fare che sperare in bene e fare il tifo per loro.

     - Il tempo passa in fretta, vedrai! - le disse Sonic - E adesso tutti in marcia! Prossima fermata: Scarlet Plains! -

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     Nel frattempo, dall’altra parte del globo, il secondo gruppo, spossato dai rocamboleschi avvenimenti recenti, si preparava ad intraprendere il lungo viaggio di ritorno. Tails era già al posto di guida del suo Tornado e stava controllando con minuziosa precisione la strumentazione di bordo. Knuckles era appoggiato alla fiancata dell’aereo con aria seria, quasi come se fosse concentrato sui suoni metallici provenienti dall’interno.

     - Come mai non gli hai detto niente di Rouge? - domandò il volpino, sforzandosi di sembrare casuale.

     Il quesito parve prendere alla sprovvista l’echidna, che sbatté le palpebre meccanicamente come appena svegliatosi da un’ipnosi.

     - Non ce n’era bisogno! Finché sarà qui la terremo d’occhio noi! Sono ben altre le persone per le quali devono rimanere in guardia laggiù! -

     - Sai, penso che tu non volessi neanche inserirla nella lista dei nostri avversari! - aggiunse Tails in tono arguto.

     - E questo cosa c’entra? -

     Knuckles cominciava ad infervorarsi, cosa che di solito accadeva quando gli altri notavano ciò che lui per primo non voleva ammettere.

     - Bé, se avessi detto a Sonic di Rouge ce la saremmo ritrovata contro! -

     - Ti ricordo che non è la prima volta che quella ci dà fastidio! -

     - Questo è vero! - ammise Tails, sempre occupato nella sua revisione - Ma ora più che mai è importante per noi che tutto fili liscio! Altrimenti possiamo dire addio a tutto quanto! -

     - Bah! La solfa è sempre la stessa! - sbuffò noncurante Knuckles - Eggman o Magorian, c’è sempre qualcuno che minaccia di usare un grande potere per fare disastri ancora più grandi! E noi ci ritroviamo sempre dalla parte di chi vuole fermarli! Non sarà Rouge o chi per lei a metterci il cappio al collo! -

     - Per un motivo o per l’altro siamo sempre noi ad intervenire nei momenti di crisi! Dimentichi solamente una cosa, e cioè che questa volta non siamo solo due fronti che si scontrano, ma siamo molti di più! Tutti quanti vogliono quella Gemma per qualche ragione e non abbiamo i mezzi necessari ad affrontarli uno ad uno! -

     - Dove vuoi cercare di arrivare con questo discorso? - incalzò Knuckles, comprendendo che quella conversazione stava andando in una direzione ben precisa.

     Tails evitava di rivolgergli direttamente la parola e continuava nel suo lavoro, sapendo che la sua richiesta non sarebbe stata ben accolta.

     - Sto solo dicendo che se non hai detto a Sonic di Rouge è perché sai che non è nostra nemica! Forse… se tu le parlassi… potresti convincerla ad aiutarci! -

     - Io parlarle? - sbottò subito l’echidna - Preferirei spiegare la matematica ad un branco di cobra velenosi, piuttosto! -

     - E’ abbastanza evidente che anche lei è sulle tracce dei frammenti, ma non ti aspetterai che abbia lo stesso fine di Eggman! -

     - Nessuno può sapere cosa frulla nella testa di quella donna! -

     Tails sospirò sonoramente e si rifiutò di insistere oltre. Sapeva fin troppo bene che la cocciutaggine del guardiano era qualcosa di granitico.

     - E allora cosa suggerisci di fare con lei? -

     - Per ora la porteremo con noi fino a casa, poi si vedrà! - fu la secca risposta.

     In quel momento, si avvicinò Tikal, il volto segnato dalla stanchezza ma con un incoraggiante sorriso stampato sulle labbra.

     - Va un po’ meglio? - chiese Knuckles, tradendo l’espressione dura con una punta di dolcezza nella voce.

     - Sì, tutto bene! Avevo bisogno di rinfrescarmi un po’ il viso! -

     - Mi dispiace di averti fatto trovare in quella situazione! Devi esserti spaventata molto! -

     - Oh, tranquillo! Non è stato uno spasso, ma sopravvivrò! Ho affrontato anche di peggio se ben ricordi! -

     Tikal si sedette sul terreno e si tenne stretta a sé le ginocchia, guardando con occhi malinconici gli alberi e la vegetazione lussureggiante.

     - Viviamo in un mondo così bello! - disse quasi in un sospiro - Vorrei solo che… potessimo essere sempre in pace! Che tutte queste lotte e questi affanni fossero solo un sogno! -

     - E’ per questo che ci diamo da fare! - commentò Knuckles serio - Non è mai facile, ma qualcuno deve pur lottare per difendere tutto questo! -

     - Chissà, forse un giorno il mondo conoscerà davvero la pace! - riprese Tikal - E mi piacerebbe esserci per vederlo! -

     Knuckles e Tails aggrottarono la fronte, colpiti dalle strane parole della ragazza. Le sue pupille erano luccicanti e umide, vicine a riempirsi di lacrime. Le sue mani tremavano lievemente e dal modo in cui respirava affannosamente sembrava che stesse facendo del suo meglio per non scoppiare a piangere.

     - Tikal! - mormorò l’echidna rossa - Va tutto… -

     - Allora, a che ora è prevista la partenza? -

     La voce acuta e leziosa di Rouge aveva interrotto improvvisamente quel momento delicato. La ragazza era apparsa alle loro spalle, approcciandosi a loro con un atteggiamento esageratamente allegro. Tikal approfittò della distrazione per asciugarsi gli occhi e riscuotersi da quell’attimo di cedimento, su cui nessuno avrebbe mai dovuto indagare.

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     Altrove l’aria che si respirava non era più leggera. Un vento funesto batteva dalle parti della Techno Base del dottor Eggman, anche se al di fuori era una splendida giornata come poche prima di allora. Se il tempo avesse rispecchiato l’umore del dottore, probabilmente si sarebbe abbattuta in quella zona una tempesta delle più furiose. La mattinata non era cominciata nel migliore dei modi, con la scoperta che un membro della sua squadra era del tutto scomparso. Metal Sonic era fuggito senza lasciare traccia e, ancora peggio, il dispositivo che gli era stato impiantato nel petto giaceva disattivato sul pavimento del laboratorio. La fuga era probabilmente da datarsi alla notte precedente, quindi a quell’ora poteva essere arrivato anche in capo al mondo. Neanche l’astuta previsione di Eggman che una cosa del genere sarebbe potuta succedere si era rivelata d’aiuto in quella circostanza. Aveva piazzato nel robot, insieme al congegno elettrico, anche una cimice a largo raggio, nel caso di un tentativo di fuga, ma era evidente che non poteva essere d’aiuto considerando i fatti. Gran parte della mattinata era stata spesa in una minuziosa ispezione di tutta la torre. Scoprire che il robot traditore si era portato con sé anche il corpo in riparazione di Metal Knuckles, aveva gettato Eggman nello sconforto. Non conoscendo i motivi di questa sparizione, non si sentiva di escludere la possibilità che la sua creazione stesse lavorando per un suo avversario. Era necessario controllare tutto quanto a fondo per sincerarsi che non mancasse nulla o che ci fossero sabotaggi di alcun tipo.

     Nel tempo in cui lo scienziato fu impegnato a sbraitare ordini a destra e a manca e a fiondarsi da un capo all’altro della sua dimora, Shadow era tranquillamente rimasto nella sala di addestramento dei robot. Era desideroso di allenarsi e di perfezionare la sua forma fisica ultimamente precaria. Le continue immersioni nella sua capsula rigenerante sembravano avergli giovato più di quanto non fosse evidente. I suoi strani malori erano spariti del tutto e questo gli aveva risollevato notevolmente il morale. Si sentiva carico di energia e pronto a passare all’azione, dato che fino a quel momento era stato costretto a risparmiarsi. Il suo pensiero fisso era uno solo: darsi da fare nella ricerca delle pietre per avvicinarsi di un passo in più ad abbracciare Maria. Era ciò che lo spronava di più e lo costringeva a dare il cento percento di sé stesso, a dedicarsi anima e corpo in quello che gli si parava davanti. Poco gli importavano gli affanni di Eggman, la sparizione di Metal Sonic e tutto il resto che accadeva in quella base. Niente di tutto quello lo riguardava, poiché il suo scopo era uno solo e lo conosceva bene. Gli capitava di riportare la mente a Sonic, a Rouge e Drake e a tutti quelli che prevedeva lo avrebbero potuto ostacolare. Erano polvere… nient’altro che polvere sotto le sue scarpe. Anche se aveva condiviso momenti importanti con loro in passato, questo non gli avrebbe impedito di scalzarli dalla sua strada con la furia di un tornado se avessero solo provato a fermarlo. Il suo obiettivo era più grande di qualunque altra cosa, talmente grande da impedirgli di analizzare la situazione da qualunque altro punto di vista. Era uno scopo dettato dal più puro egoismo, era noncurante del rischio del consegnare ad uno come Eggman una potente arma, totalmente dimentico della possibilità di essere caduto in un infido inganno. Per la prima volta aveva una speranza concreta di realizzare un suo grande desiderio e, anche se si sarebbe rivelata solo fumo negli occhi, avrebbe almeno vissuto dei momenti in cui questo sogno gli sarebbe stato così vicino da poterlo toccare.

     Era passato da poco mezzogiorno quando il continuo sbraitare della voce di Eggman negli altoparlanti gli aveva reso impossibile concentrarsi, perciò decise di lasciar perdere per il momento gli allenamenti. Uscì dalla sala e girovagò un po’ per i corridoi, talmente immerso nei suoi pensieri da non prestare attenzione a dove andava. Senza volerlo, si ritrovò di fronte alla stanza quadrata che ospitava il famoso bio-duplicatore. Non aveva avuto modo di esaminarlo più da vicino totalmente indisturbato. Una strana forza magnetica, mista a curiosità, lo spinse ad entrare in silenzio nella stanza e ad avvicinarsi al dispositivo. Pensò distrattamente che per essere una macchina talmente straordinaria da dare la vita aveva un aspetto molto simile ad un frullatore. Lasciò scorrere le dita sulla superficie del cilindro di vetro e osservò il liquido granuloso all’interno, immobile come se fosse congelato. Il suo sguardo passò poi dalle console di controllo, disseminate di comandi di cui non conosceva la funzione, ai tavoli di plastica colmi di cianfrusaglie. Tra queste c’era una cartelletta di quelle che si usano per prendere gli appunti. Riportate con una calligrafia piccola e stretta c’erano sui primi fogli le annotazioni confusionarie del dottore. Lesse velocemente il testo, ma la maggior parte era fatto da frasi inconcludenti piene di termini scientifici, per lui incomprensibili. Verso il fondo, però, c’erano delle note scritte in grande:

“Sperimentazione: Tentativo di bio-duplicazione totale
Soggetto: Prototipo 1A
Traccia: Campione di DNA cutaneo
Effetti collaterali previsti:
Degradazione cellulare 32%
Spossatezza e nausea 54%
Emicrania 66%
Risultato: NULLO
Effetti collaterali verificati: Assenza di battito cardiaco
Soggetto scartato”


     Proprio quando Shadow cominciava a domandarsi cosa significasse quell’analisi, sentì la presenza di qualcuno alle sue spalle.

     - Stai cercando qualcosa? - domandò la voce del dottor Eggman.

     Il riccio nero si affrettò a posare la cartelletta, cercando di non dare a vedere il suo improvviso nervosismo. Aveva come la sensazione di essere incappato in qualcosa che non avrebbe dovuto leggere.

     - Niente in particolare, dottore! - rispose in tutta calma.

     Non aveva certo intenzione di mentire né di mostrarsi spaventato. Non ce n’era motivo.

     - Ti pregherei di tenerti alla larga da questa stanza in futuro! - disse il dottore, sforzandosi di tenere a freno la sua irritazione - Questa macchina è molto delicata! Basta anche un piccolo guasto e puoi dire addio alla tua bionda! -

     - Dovrà cominciare a preoccuparsi solo quando entrerò qui dentro armato di martello! Un semplice sguardo non ha mai sfasciato nessuna macchina! -

     - Ma dato che si tratta di un tuo sguardo, non si è mai troppo prudenti! -

     In quel breve scambio di battute c’era una tensione che si tagliava con il coltello.

     - Allora! - incalzò Shadow, ansioso di cambiare argomento - E’ riuscito a risolvere l’enigma Metal Sonic? -

     - I suoi misfatti sono fin troppo chiari per essere considerati enigmi! Tu, piuttosto, dovresti concentrarti sul tuo compito invece di andare a zonzo per i corridoi! -

     - E’ quello che sto facendo! -

     - Ah, davvero? Peccato che i risultati scarseggino! Fino ad ora ti sei lasciato scappare un frammento e hai perso uno dei miei preziosi rilevatori! E’ ben lontano da considerarsi una brillante riuscita! -

     - Se non è soddisfatto del mio modo di agire è meglio che vada avanti da solo! -

     - Non essere ridicolo, Shadow! Abbiamo bisogno l’uno dell’altro! -

     Un barlume di comprensione era scattato nella mente del riccio nero. Pensò accuratamente a quello che avrebbe detto, prima di parlare.

     - L’uno dell’altro? Che strano! Ero convinto che tutta questa faccenda di raccogliere quei frammenti fosse perché lei mi deve un favore! -

     Eggman ghignò, stranamente sicuro di sé.

     - E’ inutile continuare ad insultare la tua intelligenza! Mi sembra abbastanza ovvio che ho anch’io dei progetti per quella piccola pietra, ma questo è irrilevante adesso! -

     - Mi dica, allora, perché dovrei fidarmi di lei! Come posso sapere che manterrà i patti e che non mi sta solo usando come raccatta-pietre? -

     - Per svariati motivi, amico mio spinoso! -

     Il dottore prese a lisciarsi i baffi, come sempre faceva quando sapeva di avere una mano vincente.

     - Tieni troppo alla mia defunta cuginetta per ignorare una possibilità di riportarla tra noi! A dispetto di quanto il tuo aspetto faccia sembrare, non sei come Sonic! Quello che ho in pentola io non ti interessa minimamente! Il mondo non si cura di te, non lo ha mai fatto, quindi perché tu dovresti curarti di lui? -

     Shadow guardò l’uomo come rapito, causa l’accuratezza dell’analisi che stava facendo.

     - Ho promesso che lo avrei fatto! -

     - Oh, sì! Non ho dimenticato la tua eroica missione! Quando Maria sarà di nuovo con te potrai giocare a fare il cavaliere quanto vorrai, ma per il momento l’unico tuo fine è riunirti a lei! Si tratta di decidere ciò che per te è più importante: salvaguardare il benessere di un mondo che se ne infischia di te e che ti allontanerà quando ne avrà occasione o fare tutto il necessario per ritrovare l’unica persona che ti ha sempre accettato per quello che sei! Ed è piuttosto chiaro quello che hai in mente di fare! -

     Gli occhi di fuoco del riccio nero lampeggiarono per un momento, ma ben presto quel bagliore si rivelò essere un fuoco di paglia. Shadow abbassò lo sguardo e si rassegnò di fronte all’ineluttabile evidenza.

     - La sua analisi è molto chiara! - commentò a bassa voce.

     - Certo che lo è! Sono un genio! - esclamò Eggman, come se avesse appena sentito la più grande ovvietà di tutte - E tu non sei affatto uno stupido! E’ ora per te di lasciare la spada e il mantello ai bambocci come Sonic e di battersi per quello in cui credi! -

     Shadow annuì piano con la testa, mostrando un incredibile atteggiamento accondiscendente.

     - Con Metal Sonic alla deriva e Sparky incerottato, adesso è tutto nelle tue mani! Gemerl e gli N-Tracer sono formidabili, ma non hanno il tuo stesso tocco, se così si può dire! Ti senti in grado di andare alla carica, Shadow? -

     - Mi dica solo dove andare… e scatenerò l’inferno! -

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     La località Scarlet Plains portava questo nome in riferimento alle vaste ed aride distese di terra rossa che si potevano trovare nella sua zona. Era forse l’area più asciutta e cruda di tutta Mobius e, sebbene non si estendesse in ampiezza tale da costituire un vero e proprio deserto, l’assenza di vegetazione o di acqua spingeva gli abitanti a tenersi quanto più lontano possibile. La regione alternava parti pianeggianti e polverose, contornate da qualche sporadico rametto rinsecchito, ad alti rilievi rocciosi anche se non sufficienti a costituire delle catene montuose vere e proprie.

     Quello che alla piena luce del giorno sembrava un paesaggio desolato e deprimente, si trasformava come per magia in qualcosa di incredibilmente suggestivo all’avvicinarsi del tramonto. Le sfumature arancio e rossastre del sole sembravano conferire al paesaggio un aspetto così caldo e carico di colore da farlo sembrare un pregevole dipinto ad olio. Le lunghe e nere ombre proiettate dalle colline frastagliate sul suolo polveroso contrastavano con il gioco di luci, confondendosi con queste e disegnando sagome che ricordavano vagamente figure umane. L’immobilità di quello scenario quasi ultraterreno conferiva un senso di pace e di tranquillità in cui la mente si perdeva come se affogasse lentamente in acque del colore del fuoco.

     Era in questa ambientazione che tre ricci vagavano tranquillamente, come il trio di viaggiatori di un quadro diretti verso l’orizzonte. Nell’arco della giornata in cui il sole era ancora ben alto nel cielo, avevano viaggiato a velocità supersonica per tutto il tragitto, lasciandosi un polverone alle calcagna. Una volta giunti a destinazione, però, non poterono fare a meno di rallentare l’andatura, non solo perché erano già arrivati, ma anche perché era impossibile non ammirare a fondo lo stupendo panorama che avevano di fronte. Se era stato sufficiente a smorzare la smania di velocità di Sonic, rapendo completamente il suo sguardo, doveva essere qualcosa di veramente inenarrabile. Amy Rose era estasiata da quell’affascinante spettacolo naturale e la gioia di poterlo ammirare insieme a Sonic le aveva quasi fatto dimenticare i motivi per cui erano lì. Avrebbe preferito essere sola con lui e trasformare tutto quello in una delle sue fantasie romantiche. Tuttavia, la prospettiva di ciò che avrebbero dovuto fare di lì a poco non lasciava spazio a nient’altro… e, certamente, la presenza di un terzo incomodo, Zephir, non era l’ideale per il romanticismo.

     Amy si voltò a guardare di sottecchi la riccia azzurra, curiosa di captare qualunque segnale che indicasse il suo stato d’animo. La sua espressione era seria e, a differenza degli altri due, lo scenario infuocato in cui erano immersi sembrava esercitare una scarsa attrazione su di lei. Qualcosa le frullava in mente ed Amy avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere di cosa si trattasse. La riconciliazione con Sonic aveva momentaneamente messo da parte i suoi dubbi e le sue perplessità sul conto di Zephir, anche se non le aveva del tutto dissipate. Era rimasta parecchio colpita dal modo in cui si era insinuata nel gruppo e nella vita di Sonic. Anche se era sembrato tutto frutto di una serie di circostanze casuali, c’era qualcosa che proprio non la convinceva. Non c’era mai stato modo di farle domande sul suo passato, a causa dei loro continui spostamenti e di imprevisti vari, e così, a causa di queste costrizioni, tutti l’avevano implicitamente accettata senza esitazione. Amy non era mai stata molto diffidente, anzi, il suo carattere l’aveva sempre spinta ad essere cordiale ed amichevole. Non le era mai successo che qualcuno non le andasse a genio a pelle, come succedeva con Zephir, ed era fermamente sicura che quella sensazione non fosse solo dettata da quanto era gelosa di Sonic. Era forse perché era così simile a lui, aveva le sue stesse capacità e nessuno ne aveva mai saputo niente? Sonic era conosciuto e acclamato non solo per le sue gesta, ma anche per la sua abilità fuori dal comune. E allora com’era possibile che non avessero mai avuto notizia di qualcuno che sapeva fare praticamente le sue stesse cose? Cosa stava spingendo Zephir ad imbarcarsi in una missione pericolosa con gente che conosceva da molto poco? Qualcosa decisamente non quadrava.

     - Il segnale si sta facendo sempre più forte! - commentò Sonic, interrompendo il filo dei pensieri di Amy.

     Il bip intermittente del radar al polso del riccio blu la riscosse bruscamente dalle sue riflessioni.

     - Vuol dire che si trova da queste parti! - disse Zephir - Questo posto è così gigantesco che ci avremmo messo secoli a trovare un pezzetto di pietra senza nessun aiuto! -

     - Finalmente la fortuna gira dalla nostra parte! Proviamo a vedere oltre quelle colline laggiù! -

     Eccitato dalla scoperta, Sonic allungò il passo, cercando di non andare troppo veloce per non lasciare Amy indietro. La riccia rosa colse l’occasione per cercare di indagare più a fondo su Zephir. Cercò di impostare la sua voce in un tono quanto più casuale possibile, in modo da non dare l’impressione di stare ficcanasando.

     - Allora… ehm… ti stai trovando bene in questo gruppo? -

     - Come, scusa? -

     Amy aveva parlato in modo così incerto che Zephir non aveva compreso.

     - Voglio dire… ti sei trovata da un giorno all’altro a fare i conti con tutto questo, con persone che non conosci tanto bene! Ho pensato che forse ti sei sentita un po’ spiazzata! -

     - Oh! E’ tutto a posto! Mi sono ambientata da subito! Non è mai stato un problema per me! -

     - Sai, ho ammirato il modo in cui hai subito accettato di aiutarci! Insomma, è un compito rischioso e non hai avuto la minima esitazione ad accettarlo! -

     - Bé, c’era bisogno di aiuto e non potevo mica tirarmi indietro! Se posso usare le mie abilità a fin di bene, tanto di guadagnato, no? -

     - E’ davvero singolare quello di cui sei capace! Fino a poco tempo fa credevamo tutti che Sonic fosse il solo a sapersi muovere così rapidamente! -

     - Il mio talento è un po’ diverso da quello di Sonic, ma è anche abbastanza simile! Si rivela parecchio utile in molte occasioni… come quando si è in ritardo dal dentista! -

     - Immagino che tu ce l’abbia da sempre! -

     - Non da quando sono nata, se è questo che mi stai chiedendo! -

     Forse era solo un’impressione di Amy, ma dal modo in cui Zephir arricciò il labbro le sembrò che la piega della discussione l’avesse infastidita.

     - Sonic è uno spirito libero! E’ sempre in movimento per tutto il mondo e non ha mai una dimora fissa! Credo che sia una cosa tipica di chi vive alla vostra velocità! -

     Zephir annuì laconicamente con un cenno del capo. La sua ultima battuta non aveva sortito gli effetti sperati, ma Amy non si diede per vinta, decidendo di optare per un approccio più diretto.

     - Forse piace vagabondare anche a te come lui! -

     - Avevo una casa… quando vivevo con i miei genitori… prima che scappassi! -

     - Sei scappata di casa? -

     Lo stupore della riccia rosa non era dettato tanto dalla rivelazione, quanto dal fatto che la ragazza cominciasse a confidarsi con lei.

     - I miei genitori non erano granché! Non mi hanno mai tenuto molto in considerazione! Hanno sempre preferito qualcun altro a me! -

     - Ehi, ragazze! Venite a vedere! -

     Il grido di Sonic aveva interrotto all’improvviso la conversazione, dando un buon pretesto a Zephir per interrompere il racconto. Amy non fece neanche in tempo a porre un’altra domanda che la ragazza scattò in avanti per raggiungere il riccio. Era arrivato in cima ad un’altura rocciosa che si stagliava sopra ad un’arida vallata. Per Zephir fu semplicissimo scalare la piccola salita in un battito di ciglio, ma Amy ci impiegò cinque minuti buoni. La vista che le si parò davanti una volta arrivata in cima era tra quello che non si sarebbe mai immaginata.

     In mezzo alle sfumature rossastre e marroni del canyon, stonava decisamente il freddo nero del relitto abbandonato lì in fondo: una gigantesca sfera di metallo, forata e danneggiata in più punti. Su di un lato si potevano scorgere alcune forme scolpite nel ferro che assomigliavano vagamente ad un volto umano, ma poteva essere solo un’impressione per quanto erano rovinate. Era talmente grande da poter ospitare ampiamente una piccola città. Sonic la conosceva bene e non aveva neanche bisogno di scavare nella sua memoria per ricordarsene.

     - La Death Egg!(1) - disse piano - Mi ero sempre chiesto dove fosse finita quella trappola volante! -

     - Significa che quella specie di… di… di coso sa volare? - domandò Zephir per nulla convinta.

     - Anche se adesso sembra una boccia extralarge, era una base spaziale orbitante! Uno dei tanti progetti schizoidi del vecchio Eggman, almeno prima che io e Knuckles la facessimo a pezzi! -

     - Voi due avete distrutto un affare così grosso da soli? - replicò la riccia azzurra, impressionata.

     Sonic gonfiò il petto con aria di superiorità.

     - In verità ho fatto più io di Knuckles! -

     - Smettila di vantarti, tesoro, e guarda un po’ il radar! - intervenne Amy in tono dolcemente battagliero.

     Tutti e tre piegarono il braccio per controllare i loro segnalatori da polso e rimasero vagamente sorpresi quando scoprirono che la traccia del frammento li portava poco più avanti, probabilmente all’interno del rudere metallico.

     - Come c’è finito un pezzo di Gemma lì dentro? - si chiese Zephir.

     - Sono piovuti dal cielo su tutto il pianeta, non c’è da stupirsi! - rispose Sonic - Per quanto ne sappiamo potrebbe essercene uno anche nelle mutande di uno di noi! -

     Le due ragazze si voltarono a guardarlo con un sopracciglio alzato e un’aria scettica.

      - Ok! Pessima battuta! -

     Ridiscesero il picco, facendo attenzione a dove mettevano i piedi, e si avvicinarono con cautela a quello che rimaneva della base spaziale. Uno strano brivido scorse sulle loro schiene non appena entrarono nell’enorme cono d’ombra prodotto dalla sua mole. La rassicurante luce del tramonto che li aveva accarezzati fino a quel momento non riusciva più a raggiungerli. Arrivarono in prossimità di un grande portellone d’ingresso, la cui superficie era ammaccata e bruciata. Sonic raccolse un sasso e sorrise debolmente.

     - Apriti sesamo! -

     Lanciò la pietra più forte che poteva e quando cozzò contro lo sportello, questo oscillò per un secondo prima di piombare a terra con un tonfo spaventoso.

     - Come sapevi che l’ingresso non era sigillato? - chiese Amy.

     - Ho tirato ad indovinare! - rispose Sonic, facendo spallucce - E poi si vede che ormai questo ammasso di ferraglia è un colabrodo! -

     - Speriamo almeno che non ci crolli il pavimento sotto ai piedi! -

     Con grande cautela, si arrampicarono con passo incerto sul grande blocco di metallo e lo risalirono fino all’apertura quadrata. Si aspettavano di immergersi in una fitta oscurità, considerato che non poteva trasparire un solo filo di luce oltre le spesse lamiere, invece scoprirono che le luci azzurre al neon appese in alto erano ancora in funzione, anche se erano piuttosto intermittenti e flebili.

     - Questa è bella! - commentò Sonic aggrottando la fronte - C’è ancora corrente in questo rottame? -

     - Chissà la bolletta che riceverà Eggman allora! - replicò scherzosamente Zephir.

     Si trovavano in un ampio corridoio a tubo che proseguiva in avanti per parecchi metri. Le pareti metalliche erano graffiate e annerite, le piastre di copertura erano divelte in più punti tanto da far rimanere scoperti i cavi elettrici. Lungo tutto il freddo pavimento diroccato erano sparpagliate viti, bulloni, componenti bruciati e parti di robot semi-distrutti. Ogni tanto qualche scintilla elettrica sprizzava qua e là, dai cavi sui muri o dai fari danneggiati in alto. L’aria era impregnata dell’odore della polvere misto a quello della benzina, un ulteriore indizio a sostegno dell’ipotesi che quel condotto fosse stato invaso dalle fiamme di un’esplosione. Lo scenario di abbandono e di distruzione che si respirava lì dentro non era dei più rassicuranti, anche perché i tre ricci non sapevano bene cosa aspettarsi. Si ritrovavano nella semi-oscurità, in un rudere che nascondeva chissà quali trappole, nella prospettiva di cercare quello che era un proverbiale ago nel pagliaio.

     - Questo posto mi mette i brividi! - sussurrò Amy nervosamente.

     Procedevano lentamente lungo il passaggio, con il clangore dei loro piedi sul metallo che li seguiva con un’eco cupa. Avevano una strana sensazione, come se ci fossero mille occhi nascosti in ogni angolo buio che li scrutavano silenziosamente, in attesa di cogliere il momento giusto per assalirli. Ogni loro passo era seguito da un sinistro scricchiolio, come se da un momento all’altro il suolo avesse dovuto perdere resistenza e collassare.

     - Anch’io ci terrei a togliere subito le tende da questo posto! - disse Zephir con un brivido lungo la schiena - Spero che non dobbiamo rivoltare questa palla da cima a fondo! -

     - Non ci sperare troppo! - rispose Sonic con lo sguardo sul suo segnalatore - La traccia è piuttosto confusa! Sarà colpa di tutti gli aggeggi infernali che ci sono qua dentro! O almeno è quello che direbbe Tails in un caso come questo! -

     Andarono avanti per parecchio seguendo il debole segnale e imboccando parecchi corridoi che si diramavano da quello principale. Si ritrovarono accanto a numerose stanze chiuse da porte blindate. Era impossibile sapere cosa c’era all’interno, dato che il blocco elettronico che le sigillava era protetto da un codice numerico e non erano neanche sicuri che il terminale per inserirlo funzionasse ancora. Passarono diversi minuti e la tensione iniziale cominciò a sciogliersi man mano che si resero conto di stare girando a vuoto, senza che l’intensità del segnale aumentasse o diminuisse.

     - Non si fanno molti progressi qui! - commentò Zephir, adesso palesemente annoiata.

     - C’è qualcosa che non va! - spiegò Sonic - Questo affare non mi dice se ci stiamo avvicinando o no! E senza indicazioni precise stiamo freschi in questo labirinto! -

     - Non aveva mai fatto così fino ad ora! - disse Amy - Non poteva esserci momento peggiore! -

     Sonic scrollò le spalle con fare di fastidio, chiuse il coperchio del suo radar e si mise le mani sui fianchi, rimuginando su come fare ad accorciare i tempi della ricerca. La sua attenzione fu catturata da una grande vetrata a specchio quadrata, talmente sporca e ricoperta di polvere che invece della sua immagine vedeva solo la sagoma annerita di un riccio.

     - Questo posto finirà per caderci a pezzi addosso! Guardate quanto è messo male questo specchio! -

     Sonic sollevò un braccio e l’immagine sul vetro fece lo stesso, anche se si doveva aguzzare lo sguardo per distinguere il riflesso sotto la patina di sporcizia. Il riccio blu, subito dopo, agitò piano la mano davanti a sé e così la sagoma nera. Presoci evidentemente molto gusto, Sonic fece un saltello, aspettandosi che l’immagine nello specchio facesse lo stesso. Quando ciò non avvenne, un dubbio si insinuò nella sua mente, ma prima che potesse trasformarsi nella curiosa verità, accadde l’irreparabile. Il riccio nel riflesso vibrò un potente pugno che mandò in frantumi la vetrata. Sonic indietreggiò, proteggendosi il viso per non venire ferito dai frammenti di vetro, mentre le due ragazze scattavano sull’attenti, colte alla sprovvista. Una volta che il fracasso si fu spento, i tre ricci alzarono lo sguardo e si ritrovarono davanti ad uno Shadow con gli occhi infuocati.

     - Tu! - esclamò Sonic, quasi scioccato.

     Più veloce di un lampo, Shadow concentrò la sua energia nelle dita e lanciò una saetta in direzione di un tubo rigido sopra le loro teste. Il condotto si strappò e un getto di fumo bianco sgorgò dalla fessura, prendendo Sonic in piena faccia. Le sue narici furono pervase da un forte bruciore e cominciò a tossire con le lacrime agli occhi, intossicato dal gas che aveva invaso i suoi polmoni. Shadow approfittò dell’occasione per fare dietrofront e cominciare ad allontanarsi in corsa, inoltrandosi nelle profondità della base.

     - Shadow! - urlò Sonic, prima di partire all’inseguimento, ancora mezzo stordito.

     - Un altro riccio supersonico? - disse Zephir sbalordita - E dire che io pensavo di essere figlia unica! -

     - Te lo spiego dopo! - rispose Amy, preoccupata - Non perdiamoli di vista! -

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     Nel frattempo, dall’altro capo della base spaziale in rovina, dietro ad un portone brutalmente sfondato, si celava un laboratorio di assemblaggio in disuso. Le attrezzature e i macchinari giacevano impolverati e privi di vita lungo le pareti, i computer e i terminali per i dati erano per la maggior parte danneggiati, con gli schermi scheggiati e i pulsanti delle tastiere mancanti, gli strumenti da lavoro erano sparpagliati su tutti i tavoli e il pavimento, in compagnia di mucchi di componenti elettronici bruciati e pezzi metallici contorti. Era esattamente nello stesso stato di abbandono del resto della Death Egg, ma qualcosa aveva spinto altri tre visitatori a forzarvi l’accesso distruggendo il portone.

     Non appena ebbero varcato l’uscio, le reazioni del gruppo furono discordanti. Levine si guardava intorno con disgusto, tentando di tenersi alla larga da qualunque oggetto la circondasse. Getara non poteva nascondere un piccolo sorriso sadico, come sempre faceva quando gli si paravano di fronte scenari di devastazione. Seth, invece, non poteva essere più concentrato, stringendo gli occhi nel tentativo di individuare la fonte delle vibrazioni che stava captando. Lo zaffiro sulla sua fronte luccicava, come sempre quando le sue abilità psichiche erano al massimo della loro potenza.

     - Trova in fretta quel sasso e andiamocene! - disse Levine, visibilmente seccata - Mi si rovineranno i tacchi degli stivali su questo pavimento sconnesso! -

     - Ti si rovinerà il cervello continuando a comportarti da femminuccia isterica! - replicò Getara, sogghignando.

     - Non c’è pericolo! - intervenne Seth - Quello è già da rottamare! -

     La farfalla non prese molto bene quella battuta. I suoi pugni erano stretti e vibranti per la rabbia e le sue guance si colorarono di un rosso pomodoro.

     - Sono stanca del tuo sarcasmo, Seth! E sono stanca di seguirti in capo al mondo a cercare stupidi pezzi di pietra, ma soprattutto sono stanca di te! Dì solo un’altra parola e ci sarà una persona in meno ad aiutarti in questa tua malata vendetta! -

     Seth sorrise, nel suo solito modo inquietante.

     - Questa scena non mi è nuova! Sei già stata ad un passo da abbandonare la nave a me e a Getara, ma poi non lo hai fatto! E sai perché? -

     Levine fece per rispondere, ma rimase con la bocca aperta, senza proferire alcuna parola. Era come se la risposta che aveva in mente fosse improvvisamente stata cancellata.

     - Appunto! - disse Seth - Sei qui, eppure non sai spiegare perché ci rimani, nonostante la mia vista ti ripugni e non credi in quello che stiamo facendo! Quindi, ti prego, risparmiami da altre scenate del genere! -

     La rabbia della ragazza si spense di colpo e dall’espressione che assunse subito dopo sembrava quasi che nulla fosse successo. Soddisfatto del risultato, Seth le diede le spalle e continuò a scandagliare i dintorni. Sentendosi estraneo e totalmente perplesso, Getara si fece avanti e si rivolse allo sciacallo in tono deciso.

     - Si può sapere che diavolo sta succedendo? -

     - Che cosa intendi dire? -

     - Vi state comportando come pazzi! Prima lei con quei suoi sbalzi di umore da lunatica, adesso tu che fai tanto il misterioso e parli per assurdità! Questo piano si sta trasformando in una farsa! -

     - Non sforzare troppo il tuo cervellino, faccia a squame! Ti assicuro che presto tutto acquisterà un senso… per te e per tutti quanti! -

     - Ecco che ci risiamo! E’ troppo sperare che dalla tua boccaccia esca qualcosa di comprensibile, di tanto in tanto? -

     - Cosa hai da lamentarti? Avevi chiesto di poterti vendicare di Magorian ed ogni frammento in nostro possesso è una pugnalata nel suo cuore, senza contare che ci avvicina di un passo a lui! -

     L’attenzione di Seth fu catturata da un piccolo cilindro di vetro nell’angolo, avvolto in un intrico di cavi neri pendenti dal soffitto. Si avvicinò a passo lento e, senza esitazione, lo sfondò con un pugno. Frugando tra i pezzi di vetro, trovò quello che stava cercando, un pezzo di pietra di color turchese spento. La cosa che saltava più agli occhi era che, a differenza degli altri frammenti rinvenuti, quello in particolare non emanava il consueto alone luminoso. Era come se fosse una normalissima pietra colorata.

     - Interessante! - commentò Seth sgranando gli occhi - Mi chiedo se… -

     - Cosa c’è che non ti soddisfa adesso? - domandò Levine, facendo appello a tutta la sua pazienza.

     - Questo frammento è spento, non ha più energia al suo interno! E’ come se si fosse scaricato! -

     - E il motivo? - incalzò Getara.

     Seth, prima di rispondere, fece vagare lo sguardo intorno a lui. Prima fissò il cilindro che aveva infranto, poi guardò in alto in direzione delle fioche luci al neon.

     - Credo che sia stato usato per alimentare l’impianto elettrico di questo rudere! Il che spiegherebbe anche come è possibile che le luci siano in funzione! L’energia prodotta dalla gemma di Magorian può durare per molto tempo! -

     - Vuol dire che qualcuno è stato qui? -

     - E anche di recente! Tutto il laboratorio cade a pezzi, ma guardate quel tavolo! Non è impolverato come il resto e gli attrezzi da lavoro sono sistemati molto più ordinatamente! -

     Levine e Getara osservarono la zona che gli era stata indicata ed effettivamente notarono una certa disposizione artificiosa degli oggetti che non era presente nel resto della stanza.

     - A chi è saltato in mente di venire a lavorare in un posto come questo? -

     - Ne ho una vaga idea! - replicò Seth sorridendo - I pezzi del mosaico combaciano tutti alla perfezione! -

     Di fronte a qualcosa che, ancora una volta, non riuscivano a capire, Levine e Getara stavano per chiedere spiegazioni, con la scarsa speranza che le avrebbero ricevute. Proprio in quel momento, una serie di tonfi proveniente dall’esterno arrivò alle loro orecchie, sempre più forte, come se qualcuno o qualcosa si stesse avvicinando rapidamente. Una macchia nera sfocata superò con un balzo il portone sfondato e piombò nella stanza in un lampo. Non appena Shadow the hedgehog si accorse di chi occupava il laboratorio, si mise subito in guardia, esprimendo il suo stupore spalancando gli occhi. Un attimo dopo, una seconda macchia di colore blu irruppe impetuosamente nella sala, fermandosi alle spalle di Shadow.

     - Ti sei fermato finalmente! - esclamò Sonic, talmente concentrato sul riccio nero da realizzare in ritardo la presenza di altre tre persone.

     - Questa sì che è una piacevole sorpresa! - commentò Seth, spalancando le braccia come per dare loro il benvenuto.

     - Cosa? Voi dovreste essere in una giungla adesso! Come avete fatto a… -

     - A tornare qui così in fretta? Diciamo pure che abbiamo approfittato della gentilezza di alcuni amici… e dei loro veicoli! -

     - Il frammento! - intervenne Shadow, gli occhi incurvati in uno sguardo arcigno - Dammelo subito! -

     - Tu non cambi mai, vero, Forma di Vita Imperfetta? - replicò Seth - Dritto al punto, senza sprecare più di una parola! -

     - Cosa significa questo? - chiese Sonic, scuotendo la spalla di Shadow - Adesso sei in combutta con il fan club: “Gli amici di Magorian”? -

     - Chiudi quella bocca! - fu la secca risposta.

     - Questa storia è davvero stressante! - disse Levine - Pare che tutto il pianeta si sia messo a giocare alla caccia al tesoro! -

     - Un’ottima occasione per fare a pezzi tutti quelli che ci capitano a tiro! - concluse Getara, la sua sete di violenza in crescita.

     Proprio in quel momento, Amy e Zephir fecero il loro ingresso nel laboratorio, correndo a più non posso. La prima si fermò di colpo, realizzando subito il pericolo che costituiva la presenza del trio che aveva imparato a temere, mentre la seconda guardò gli sconosciuti con aria incuriosita, sempre più confusa da come spuntavano in fretta così tanti volti nuovi.

     - Questo è il mio giorno fortunato! - aggiunse la lucertola, al settimo cielo.

     - Sonic! - esclamò Amy, la paura dipinta sul suo viso.

     - State indietro, ragazze! -

     - Possiamo sistemare tutto quanto con calma! - esclamò Seth, nel suo tono più sarcastico - Non c’è bisogno di ricorrere alla violenza! -

     - Sì, come no! - disse Sonic, scattando in avanti.

     Sfrecciando come un lampo, si lanciò alla volta dello sciacallo, appallottolato in azione rotante e diretto verso il suo stomaco. Purtroppo per lui, fu sufficiente un pigro movimento della mano di Seth, perché la traiettoria del lancio deviasse e Sonic si ritrovasse a colpire uno dei tavoli, mandando all’aria utensili e strumenti con un fracasso infernale. Anche Shadow era pronto a muovere battaglia, tanto che strinse un pugno per concentrare tutta la sua energia nella mano. Prima che, però, potesse focalizzare il colpo, Seth fece fluttuare verso di lui, con la velocità di un bolide, una cassetta degli attrezzi che, prendendolo alla sprovvista, gli fece perdere l’equilibrio.

     Getara non sprecò l’occasione che stava tanto aspettando e piombò addosso a Sonic come un falco. Sparando un potente getto di onde sonore, lo percosse in pieno petto, scagliandolo nuovamente contro il muro, dove vi si afflosciò lentamente. La lucertola non perse tempo e approfittò del vantaggio preparando uno dei suoi più forti calci alle costole, solo che non prevedeva la reazione fulminea del riccio, il quale rotolò su di un fianco e scansò il colpo. Ancora disteso a terra, unì le gambe e inflisse una doppia pedata in pieno volto al suo aggressore, in procinto di afferrarlo. Getara barcollò stordito e fu l’occasione giusta per Sonic per scagliare un forte pugno sul suo muso squamoso.

     Ancora perplessa, ma non per questo meno ricettiva, Zephir passò all’attacco, muovendosi con sorprendente rapidità attraverso il laboratorio e avvicinandosi a Levine. Le due ragazze si confrontarono a suon di calci e pugni, parati da entrambe le parti anche se con notevole difficoltà della farfalla. La velocità di cui era dotata la riccia azzurra era qualcosa fuori dall’ordinario, quindi c’era bisogno di ricorrere a misure drastiche. Sbattendo brevemente le ali, Levine lanciò sul volto di Zephir una polvere dorata luccicante che si depositò sui suoi occhi, impedendole la visuale. Approfittando del momento di vantaggio, la farfalla sfoderò il suo calcio girato più letale, scaraventando l’avversaria al tappeto. Galvanizzata dalla sua superiorità, non si rese conto però che Amy era in agguato alle sue spalle e, prima di potersene accorgere, ricevette una martellata poderosa sulla schiena.

     La lotta infuriava senza esclusione di colpi e Sonic sapeva benissimo che doveva mettere KO in fretta il più pericoloso del trio. Si lanciò nuovamente incontro a Seth, ma incontrò la resistenza del suo braccio spianato, finendo dolorosamente di schiena a terra. Shadow, colto da una furiosa rabbia, sfoderò i colpi più letali del suo repertorio ma non furono abbastanza per evitare che lo sciacallo lo respingesse con la telecinesi. Quando Zephir si fu liberata delle spore accecanti, notò che la situazione prendeva una brutta piega. Seth non aveva versato una sola goccia di sudore, eppure era riuscito a sopraffare la velocità di Sonic, quindi decise che avrebbe provato ad atterrare per primo lui. Utilizzò la stessa tattica adoperata per Levine e si avvicinò zigzagando rapidamente, pronta a sferrare un poderoso pugno. Neanche questo fu però sufficiente a cogliere lo sciacallo alla sprovvista, il quale bloccò il colpo e afferrò la riccia azzurra per il collo, sollevandola da terra.

     - E così tu sei la nuova entrata nell’allegra famigliola di Sonic! - commentò con un sorriso inquietante.

     Zephir si dimenò a più non posso, ma la morsa in cui la sua gola era intrappolata le stava risucchiando tutte le forze.

     - Vediamo cos’hai nella testa! -

     Gli occhi di acciaio di Seth si fecero improvvisamente magnetici. Zephir era determinata a non guardarli, ma la loro luce era così vivida e attraente che non poteva farne a meno. Un forte torpore si impadronì di lei e, in breve tempo, fece crollare ogni resistenza, persa nel vortice luminoso di quelle pupille magnetiche. Brevi immagini sfocate della mente di lei, fluirono nella testa di Seth e, per la prima volta a memoria d’uomo, quello che vide sembrò preoccuparlo. Incurvò le labbra in una smorfia disgustata, salvo poi ripiegarle nel suo spaventoso sorriso dopo pochi secondi.

     - Interessante! - commentò in tono pacato - Questa davvero non me l’aspettavo! Credo che varrebbe davvero la pena di conoscerti meglio, ragazza! Peccato che… stai per uscire di scena! -

     Con la mano libera, Seth esercitò il suo potere mentale per spalancare uno sportello quadrato dietro di lui. Senza alcun ritegno, scaraventò nel passaggio appena aperto la povera Zephir, la quale scivolò nel buio lungo lo scarico dei rifiuti, sparendo alla vista.

     - No! - esclamò Sonic, una volta rimessosi in piedi.

     Tentò di sferrare un nuovo attacco, ma un debole gemito accanto a lui lo bloccò all’istante. Con uno schiocco, Levine annodò la sua frusta attorno al collo di Amy, attirandola a sé, prima di tenerla ben ferma e di puntarle al collo un coltellino lucente.

     - Fossi in te starei molto attenta a scegliere le mie prossime mosse, dolcezza! - disse Levine sorridendo, mentre Amy si dimenava nella sua forte morsa.

     - Torcile soltanto un capello e io…! - replicò Sonic, con molto più coraggio di quanto ne avesse addosso.

     Seth si avvicinò alla ragazza in trappola e le strappò un aculeo dalla chioma rosa, prima di annodarlo tra le sue dita e farlo a metà.

     - Aspetta, per voi ricci sono questi i capelli o sono solo aculei? - domandò con un sorriso - Perché in tal caso posso sempre strappare qualcos’altro! -

     - Il frammento! - esordì Shadow, togliendo il riccio blu dalla sua strada con una spallata - Non lo ripeterò ancora! -

     - Fermo! Sei impazzito? Faranno del male ad Amy! -

     - Non è una cosa che mi riguarda! -

     Seth approfittò del battibecco per eseguire la sua prossima mossa. Concentrò i suoi poteri e paralizzò il corpo dei due ricci, costringendoli a fluttuare lentamente verso di lui. L’impotenza e la paralisi che avevano già provato in precedenza nelle grinfie dello sciacallo fece palpitare i loro cuori di paura.

     - Avverto un certo dissenso nei ranghi! Avete forse dimenticato cosa significa il gioco di squadra? -

     Il piacere che Seth provava nello schernire chi si trovava in balia dei suoi poteri non era per niente diminuito.

     - Finalmente! - disse Getara, sibilando - Adesso facciamoli fuori! -

     - Stai al tuo posto! Li lasceremo vivere ancora nell’angoscia del nostro prossimo incontro! Dopotutto ci sono cose che sono molto peggiori della morte, dico bene? -

     - Sono stanco dei tuoi giochetti! E’ ora di toglierceli dai piedi una volta per tutte! -

     - Al tuo posto ho detto! - il tono inflessibile dello sciacallo non ammetteva repliche - Altrimenti non basteranno mille anni per contare tutti i pezzi in cui ti smembrerò! -

     Quella crudele minaccia fu sufficiente a far desistere la lucertola dai suoi propositi sanguinari. Indietreggiò piano, digrignando i denti per la rabbia e lo scontento.

     - Non la passerai liscia! - ebbe modo di dire Sonic, determinato fino all’ultimo.

     - L’ho già fatto! -

     Subito dopo, divenne tutto buio e i due ricci persero conoscenza.

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     Un sentore di umido e un senso di soffocamento risvegliarono Sonic all’improvviso. Tentò di mettere a fuoco la vista, ma scoprì che non era necessario quando capì di trovarsi nella semi-oscurità. Puntò le mani a terra per rimettersi in piedi e i suoi guanti si bagnarono all’istante nel liquido che ricopriva il pavimento, molto probabilmente acqua. Lo scroscio incessante che le sue orecchie percepivano proveniva da alcuni ruscelli che colavano dall’alto e da altri al livello del terreno. Quando i suoi occhi si furono abituati al buio, si guardò intorno, scoprendo di essere in uno stretto spazio cubico, pieno di aperture di condotti dai quali sgorgava acqua sporca. Quasi non notò la sinistra sagoma di Shadow che si muoveva lì accanto, così nera da confondersi con le tenebre. Ignorando il dolore alla nuca e il senso di spaesamento, Sonic decise di sfogare tutta la sua frustrazione su di lui.

     - Non c’è niente di peggio che svegliarmi al buio e trovarmi davanti a te! - esclamò sprezzante - Che cosa ti frulla nel cervello stavolta? -

     Shadow non rispose. Era più interessato ad esaminare le pareti umide di quella fredda cella. Lo scalpiccio dei suoi piedi nell’acqua rimbombava cupo.

     - Mi hai sentito? Devi darmi delle spiegazioni! -

     Il riccio nero si voltò di scatto. Nelle sue mani si accese una piccola sfera di elettricità. Sulle prime Sonic pensò volesse colpirlo, ma poi capì che era solo per fare luce. Di fronte a quella fioca luminosità, il volto e gli occhi rossi di Shadow apparivano spettrali.

     - Ti ho già detto di chiudere la bocca! -

     - Ah, bene! Ti ritrovo in questo posto deserto a fare comunella con i tirapiedi di Magorian e ti aspetti che ti saluti e ti stringa la mano come se niente fosse? -

     - Fino a che punto si può spingere la tua idiozia? Sono stato buttato qui dentro da Seth proprio come te! Non mi sembra un trattamento che di solito si riserva agli alleati! -

     - Mi vuoi far credere che non hai niente a che fare con loro? -

     - Se fosse così, perché avrei dovuto combatterci contro? -

     Per Sonic era sufficiente come spiegazione, ma la sua rabbia non era ancora scemata.

     - Comunque sia, questo non spiega per quale motivo te ne vai scorrazzando tra questi rottami! E’ un tuo nuovo hobby? -

     - Non devo certo venire a fare a te il resoconto della mia vita! -

     Shadow gli diede subito le spalle, cercando implicitamente di chiudere la conversazione, anche per non dargli modo di indagare a fondo. Sapeva che non avrebbe approvato la sua collaborazione con Eggman, non che gli importasse, ma non desiderava altri che gli fossero d’ostacolo. Solo che non aveva calcolato l’ostinazione di Sonic.

     - I frammenti della Gemma! E’ questo che stai cercando, vero? -

     - Per l’ultima volta… chiudi… quella… bocca! -

     I toni della discussione si stavano decisamente infiammando.

     - Stai fresco, Shadow! Dovrei starmene in panciolle sapendo che un tipo come te è alla ricerca di quella bomba a mano in miniatura? Cosa ti succede? Il tuo cervello fa ancora cilecca o hai pensato bene di rispolverare le vecchie abitudini? -

     Al limite della sopportazione, il riccio nero sferrò un forte pugno con la mano libera e colpì Sonic ad uno zigomo, facendolo collassare e finire nell’acqua.

     - Credi che mi diverta? Credi che provi soddisfazione nel fare quello che faccio? -

     - Che cosa? - incalzò Sonic, rimessosi in piedi senza esitazione - Che cosa stai facendo? -

     La forma di vita perfetta distolse lo sguardo, una punta di colpevolezza dipinta nelle pupille.

     - Ascolta, non sono un tuo nemico, a meno che tu non mi ci costringa! Immagino tu sappia di cosa è capace quella Gemma e se finisse nelle mani di qualcuno come Eggman, non… -

     Sonic interruppe quello che stava dicendo perché qualcosa nel viso del suo interlocutore lo aveva colpito. Al pronunciare il nome di Eggman, aveva trasalito leggermente, abbassando lo sguardo e stringendo la piccola carica elettrica nella mano tanto da ridurre la sua luminosità.

     - No! Non dirmi che… stai lavorando per Eggman? -

     - E anche se fosse? - ribatté Shadow, senza pensarci.

     - Ti ha dato di volta il cervello? Aiutare quel pazzo a fare più pazzie del solito! E dire che Maria ti aveva chiesto di aiutare la gente! -

     - Non dire il suo nome! - sbraitò il riccio nero con una luce folle negli occhi - Non devi pronunciare il suo nome! Cosa ne sai tu? Cosa ne puoi sapere tu di me? Non mi conosci, non mi hai mai conosciuto! Non hai la più pallida idea di chi era Maria, di cosa significava per me, di cosa mi ha fatto promettere! Ma del resto come potresti comprendere una cosa del genere? Tu, il più acclamato e osannato eroe del pianeta, con tutte le porte che ti si aprono al tuo passaggio, amato e rispettato da tutti! Non puoi anche solo immaginare cosa ho dovuto passare dal giorno in cui ho aperto gli occhi! Nient’altro che dolore e solitudine, essere temuto e evitato da tutti attorno a me, trattato come una bomba sul punto di esplodere! Terra o Mobius, non fa differenza, non c’è posto per me in nessuno dei due mondi! Io non sono come te! Il mio passato è buio, il mio futuro non esiste, il tuo passato è chiaro come la luce del sole e hai davanti a te un futuro radioso! -

     - Non mi diventare melodrammatico ora! - replicò Sonic - Che cosa significa che non hai futuro? Dovresti aver imparato che puoi fare quello che vuoi della tua vita, indipendentemente da chi sei e da dove vieni! -

     - E che cosa ne dovrei fare? Dovrei essere come te? Fare l’eroe e andare in giro a salvare il mondo? Anch’io credevo che fosse possibile per me, ma non ho più una motivazione per farlo né un obiettivo da raggiungere! Posso anche salvare migliaia di persone e comportarmi come fai tu, ma continuerò ad essere temuto e odiato, fino al punto in cui, spaventate dal mio potere, non decideranno di eliminarmi per sempre! C’era solo una persona che riusciva a dare un senso alla mia esistenza e mi è stata strappata via! Il mio passato, il mio presente e il mio futuro non hanno significato senza di lei! Sono disposto a dare la mia anima al diavolo in persona per mettere fine alla sofferenza che mi procura essere me! E se questo comporta allearmi con Eggman… sono disposto a correre il rischio! -

     - Vuoi mettere in pericolo tutto il pianeta? - continuò Sonic - Sei disposto a questo? E per cosa poi? Pensi che dare ad Eggman i frammenti della pietra serva ad alleviare il tuo male di vivere? Non può essere così! Ti ha promesso qualcosa, non è vero? Quale menzogna si è inventato stavolta? -

     - Non sono affari che ti riguardano! - fu la secca risposta.

     - Tutto quello che abbiamo passato non ti ha insegnato niente? Non hai imparato qual è la ricompensa per chi si fida del dottor Eggman? -

     - Lo so! So che probabilmente mi sta prendendo in giro! - esclamò Shadow, adesso con una punta di disperazione nella voce - Ma devo tentare… devo… avere qualcosa a cui aggrapparmi, qualunque cosa! Anche una minima speranza! Devo ritrovare… il mio scopo! -

     Sonic non insistette oltre, non perché si fosse arreso, ma perché lo sguardo angoscioso e le note tristi nella voce del suo sosia riuscirono a colpirlo in profondità, addolcendo di un poco la sua determinazione e la sua sicurezza. Non aveva mai visto Shadow così perso, privo della forza di volontà che lo contraddistingueva, così triste. Sebbene una parte di lui comprendeva le sue sofferenze, l’altra non avrebbe mai e poi mai permesso che per una sola persona si mettesse a rischio la libertà di molti.

     - Stai giocando con il fuoco, Shadow! - sentenziò in tono serio Sonic - E io non starò a guardare! Ti fermerò, lo sai questo? -

     - Provaci! - ribatté Shadow a denti stretti - Se ti riesce! -

     D’un tratto, un forte tonfo seguito da un gorgoglio esplose nel piccolo antro quadrato. Una delle griglie dei tubi di scarico aveva ceduto al flusso imponente dell’acqua e aveva allentato la sua resistenza, prima di essere scardinato e trascinato via. I due ricci erano così intenti a conversare che non si erano accorti che il livello di liquido in cui erano immersi stava aumentando pericolosamente, arrivando fin sopra le loro ginocchia. Quando Sonic se ne accorse, saltellò agitato sul posto come se fosse stato in piedi sui carboni ardenti.

     - Cavolo! Cavolo! Cavolo! Cavolo! - continuava a ripetere, fuori di sé.

     - Tappati quel forno! - sbraitò Shadow infastidito - Non riesco a concentrarmi! -

     - Ma cosa caspita è questo posto? Una doccia futuristica? -

     - Se fosse una doccia verrebbe dall’alto l’acqua, ti pare? -

     - Ah… allora un bidet! Un bidet futuristico! -

     Shadow sbuffò, trovando poco divertimento nell’agitazione di Sonic.

     - Dev’essere uno degli snodi dell’impianto idraulico! Questo posto cade a pezzi e gli scarichi sono ostruiti, sarà per questo che non defluisce più acqua di quanta ne arriva! Seth ha pensato bene di chiuderci in questa trappola mortale! -

     - Ma… ma… ho già fatto il bagno il mese scorso! - piagnucolò il riccio blu, fuori di sé.

     Shadow gli diede scarsa importanza, preferendo puntare la piccola fonte di luce tra le sue mani verso un tubo di scarico nella parte bassa della parete. Illuminò l’interno per pochi secondi e mugugnò in tono basso, come se stesse rimuginando su qualcosa.

     - Allora… questo tubo va verso il basso per un tratto, ma sicuramente risalirà per arrivare all’altro capo! Se riusciamo a prendere velocità e a rotolare verso l’altra estremità forse abbiamo una possibilità! Ci occorre molta energia cinetica per avere spinta e vincere la corrente dell’acqua all’interno! Hai con te un Ring? -

     Sonic si frugò rapidamente nelle tasche dei pantaloni e tirò fuori uno dei suoi anelli dorati.

     - Usa tutta l’energia senza risparmiarti! Vado avanti io, nel caso ci siano ostacoli da rimuovere! -

     Il livello dell’acqua continuava a salire e Shadow decise che non era il caso di perdere tempo. Si sfilò i bracciali ai suoi polsi e il lieve senso di soffocamento che sentiva quando il suo potere era imbrigliato, si alleviò di colpo.

     - Stammi dietro! - ripeté, senza sapere bene perché si preoccupasse tanto dell’incolumità di Sonic.

     Quindi, fece un balzo fuori dall’acqua, puntò i piedi contro il muro e sfrecciò come un proiettile nell’imboccatura dello scarico, appallottolato in azione rotante. Il mondo cominciò a girargli intorno, mentre concentrava tutta l’energia del suo corpo per aumentare il numero di giri. Come aveva previsto, il tubo si piegò a gomito verso il basso per un breve tratto, consentendogli di acquisire velocità. Fu il momento buono per trattenere tutto il moto incrementato e rilasciarlo con una forte spinta quando il percorso si faceva in salita. Non avrebbe saputo dire esattamente per quanto continuò a girare, prima che avvertisse un forte schianto e venisse sparato fuori dalla corsia, per respirare di nuovo aria pura. Atterrò sul pavimento come un gatto, puntando le mani al suolo e subito dopo notò con la coda dell’occhio una pallottola blu che sfrecciava fuori dalla conduttura a tutta velocità. Il povero Sonic sbatté violentemente contro il muro per poi finire dolorosamente a gambe aperte su di una tubatura metallica.

     - Il mio… povero… pesciolino! - esclamò a denti stretti, con una voce più acuta del normale, e poi cadde a terra.

     Shadow si guardò intorno e si rese conto di essere sbucato in una piccola stanza che fungeva da ripostiglio. Accanto alla crepa che avevano creato con le loro azioni rotanti era abbandonato al suolo un lavandino sbeccato e sporco. Senza aspettare che Sonic si riprendesse dalla botta subita, sfondò la porta chiusa con una potente spallata e fuggì di corsa.

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     Si stava ormai facendo sera a Scarlet Plains. Le sfumature rosse e calde del tramonto avevano fatto spazio a quelle blu profonde della sera, decorate da un ricamo di stelle scintillanti. Un gruppetto trionfante aveva appena abbandonato i resti della Death Egg, portando con sé un riluttante ostaggio.

     - Oh, ti prego! Posso metterla a tacere? - sbottò Levine, spazientita.

     Era stata costretta a tenere Amy al guinzaglio della sua frusta per tutto il tempo in cui avevano camminato e la riccia rosa di certo non le facilitava il compito. Strepitava e si dimenava come un’anguilla, senza dare modo alla sua aguzzina di prendere un po’ di fiato. Seth distolse la sua attenzione dalla volta celeste e si girò a guardare la farfalla con scarso interesse.

     - Puoi lasciarla andare! - disse laconicamente.

     - Dici sul serio? -

     - Non ci serve più ormai! Ci rallenterà solo il passo! -

     - Oh, certo! - intervenne Getara, sprezzante - Dimenticavo che il vecchio Seth ha il cuoricino tenero! -

     - O semplicemente non provo gusto nel fare fuori tutto quello che si muove come te! -

     Obbedendo all’ordine, Levine allentò la presa sul collo di Amy e la allontanò con uno spintone. La riccia si massaggiò il collo arrossato e indietreggiò di qualche passo, incerta su cosa fare.

     - Puoi anche correre dal tuo fidanzato ora! - disse la farfalla con un sorrisetto - Sempre che ne sia rimasto qualcosa! -

     Ricordandosi all’improvviso che Sonic era nei guai, la ragazza fece dietrofront e corse a più non posso verso la Death Egg, temendo per la sorte della persona per lei più importante.

     - Amy! -

     La voce di Zephir le venne incontro nel buio della sera. La riccia azzurra era ricoperta di polvere e fuliggine, probabilmente a seguito del suo viaggetto nello scarico dei rifiuti.

     - Stai bene? Dov’è Sonic? -

     - E’ ancora lì dentro! Dobbiamo tirarlo fuori o affogherà! -

     - E’ sano e salvo! -

     Una terza voce, piuttosto familiare, aveva parlato questa volta. Era Shadow, che usciva dalla Death Egg a passo lento, i suoi occhi di fuoco che illuminavano lo scenario notturno.

     - C… Cosa? - balbettò Amy, ancora troppo agitata per realizzare quello che le era stato detto - Siete riusciti a fuggire? -

     Shadow non rispose, limitandosi a procedere impettito davanti a sé per andare incontro al suo avversario. Seth gli sorrideva e i suoi denti acuminati brillavano in contrasto con il suo manto, nero come un’ombra nel buio.

     - Non avevi intenzione di ucciderci, eh? - disse il riccio, studiando a fondo lo sciacallo.

     - Ero certo che un trucchetto del genere non sarebbe riuscito a fermare uno come te! Ammiro molto la tua determinazione! Sei un tipo combattivo… e io adoro combattere! -

     - Allora andiamo davvero a genio! -

     Era previsto che lo scontro partisse con la mossa fulminea di uno dei due. Seth, sicuro di sé, protrasse il braccio per esercitare il suo potere mentale, ma non si aspettava che Shadow tirasse fuori una grinta e una rapidità fuori dal comune anche per lui e gli si scagliasse addosso, appallottolato in azione rotante. Lo sciacallo fu colpito in pieno stomaco e strisciò sul terreno arido per diversi metri. Sorpreso e spaesato per essere stato colpito così clamorosamente, si affrettò a rimettersi in carreggiata, solo per incontrare un pugno poderoso di Shadow, seguito da una ginocchiata nello stomaco e un montante in pieno volto.

     Seth barcollò stordito e avvertì qualcosa di caldo sulla bocca. Era un rivolo di sangue che colava. Si toccò la ferita e guardò furente i polpastrelli macchiati di rosso.

     - Nessuno mi aveva mai fatto sanguinare! - mormorò, gli occhi che lampeggiavano furiosi.

     - Lieto di avere avuto il primato! -

     Preso da una furia cieca, lo sciacallo tentò nuovamente di intrappolare il riccio con la telecinesi, ma quest’ultimo si abbassò astutamente e rotolò in direzione delle sue ginocchia. Colto alla sprovvista, Seth ricevette un calcio alto sul mento. Tentò di afferrare l’avversario per le spalle, ma questi gli bloccò le braccia e con una capriola all’indietro gli assestò altri due calci veloci. Pugno destro, pugno sinistro… Shadow stava sfogando tutta l’energia repressa sul corpo di Seth, intrappolandolo in una gragnola di botte e impedendogli qualunque movimento. Sembrava completamente fuori di sé, per quanti colpi stava sferrando, senza neanche prendere un attimo di respiro.

     Gli altri che assistevano a questa scena impressionante, erano come paralizzati dallo spettacolo, non avendo mai visto Seth così in difficoltà e Shadow così scatenato. Anche Amy e Zephir erano rimaste impalate a guardare, come ipnotizzate, quando Sonic corse loro incontro, zoppicando debolmente.

     - State bene voi due? - domandò preoccupato, prima di notare il combattimento in corso.

     Il tonfo delle nocche del riccio nero che si infrangevano sulla mascella di Seth rimbombarono cupe. Lo sciacallo indietreggiò stremato e fece un ultimo debole tentativo di protrarre la mano. Shadow concentrò il suo potere in un unico punto e scagliò una freccia elettrica ad alta tensione. Il colpo prese l’avversario in pieno petto e la scossa si irradiò in tutto il suo corpo, costringendolo a collassare, definitivamente sconfitto, sulle sue stesse gambe. Shadow si avvicinò con cautela, respirando affannosamente per lo sforzo.

     - Chi è che ha paura adesso? - domandò sprezzante.

     Afferrò senza ritegno un braccio di Seth e gli strappò il frammento turchese che era incastrato tra le dita della sua mano. Quest’ultimo non oppose la minima resistenza, anche se la sua reazione non poteva essere più assurda. Si sentivano le sue risate sguaiate, ma soffocate, echeggiare nel buio.

     - Lo trovi molto divertente? - chiese Shadow, irritato.

     - Incredibilmente! - confermò lui, con la voce roca - Fallirai… morirai… e tutti gli altri con te! -

     Il riccio nero colse la follia del suo sguardo d’acciaio e lo ricambiò con una smorfia di disgusto.

     - Non metterti mai più sulla mia strada! - gli disse in tono piatto, per poi rivolgersi a tutti i presenti - Questo vale per ognuno di voi! Se ci tenete alla pelle, non ostacolatemi… mai più! -

     E detto questo, cominciò ad allontanarsi in corsa, inghiottito nelle tenebre della sera, cercando di far sfuggire agli occhi di chiunque il lancinante dolore che stava avvertendo dentro di sé.

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  (1) E’ la fortezza spaziale con cui il dottor Eggman minacciò Mobius in Sonic 2, Sonic 3 e Sonic & Knuckles

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ART GALLERY

Ramon D. Denser Concept Art
Ramon D. Denser Concept Art
Disegnato da cupidochan
(http://cupido-chan.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Ramon D. Denser, con espressioni salienti, come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"

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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO SEI:

Noi contro la musica

     Se Sonic the Hedgehog non avesse saputo che la situazione corrente avrebbe reso la sua battuta più fastidiosa che divertente, avrebbe di sicuro affermato con convinzione che una bella musica da film d’azione avrebbe riassunto con efficacia i preparativi per cui lui, insieme a Shadow e Rouge, sono tanto indaffarati. Di sicuro, se si fosse soffermato a pensarci più del dovuto, la possibilità che una melodia magnetica si impadronisse di loro sarebbe diventata un pericolo, costringendoli a ritardare il piano d’azione concordato. Per evitare contrattempi danzanti, Sonic si sforza di spostare il pensiero su altro, cosa non particolarmente facile considerando che mai era stato costretto a farlo.

     La sua attenzione viene catturata da Rouge che in quel momento si sporge oltre il muro del vicolo nel quale si sono prudentemente riparati per controllare se i dintorni siano sgombri. Shadow le è subito accanto, con la solita espressione imbronciata stampata in volto. Nonostante l’atteggiamento distaccato, Sonic lo conosce abbastanza per capire e saper riconoscere il modo in cui manifesta la tensione del momento.

     - Non vedo anima viva da queste parti! - dice la ragazza in un sussurro - Se dobbiamo fare questa pazzia, è meglio farla ora prima che il centro cominci ad essere trafficato! -

     Sonic non può che essere d’accordo con quell’affermazione. Avevano scelto di raggiungere il centro città di Emerald Town alle prime luci dell’alba proprio per poter entrare indisturbati nella sede della TRL Corporation dalla quale Rouge era fuggita la sera precedente. Non avevano la minima idea di quanta sicurezza avrebbero trovato al suo interno, né di dove avrebbero potuto localizzare con precisione il dispositivo di Mr. Trick. Ricordava ancora le raccomandazioni di Tails risalenti alla sera precedente: “In assolutamente nessun caso devi distruggere o danneggiare il dispositivo! Potrebbe accelerare gli effetti della fusione o peggio!”. Aveva insistito molto su quel punto, quindi il compito era semplicemente di raccogliere informazioni o, se la taglia della macchina lo permetteva, di portarla via con sé.

     Il momento migliore per attaccare era di sicuro quello in cui avrebbero potuto trovare il minor numero possibile di persone nei dintorni. Aspettare fino alla notte successiva si sarebbe potuto rivelare un grande sbaglio, considerando che, secondo quanto detto da Tails, il numero musicale di gruppo in quello scenario surreale della sera precedente dipendeva dal fatto che le due Zone si stavano per fondere a velocità preoccupante. Sonic era già stato nella Zona chiamata Music Plant tempo prima e di sicuro non gli andava molto a genio l’idea di vivere perennemente in un posto dove ad ogni passo corrisponde una canzone. Era necessario agire quanto prima, per questo, nonostante Rouge fosse poco propensa a tornare nel luogo della sua lussuosa prigionia, lui e Shadow avevano chiesto al pipistrello di condurli dove speravano di trovare la soluzione a tutti i loro problemi.

     Arrivati nel centro città quando ancora il sole non era del tutto sorto, però, si era presentato un contrattempo che non avrebbero immaginato. Nel posto in cui Rouge aveva scortato i due ricci non c’era un solo grattacielo, ma almeno sei del tutto identici, disposti ordinatamente in tre file da due nel centro di una lunga ed ampia piazza squadrata. La ragazza pipistrello si era ritrovata spaesata sulle prime, non riuscendo più a riconoscere il palazzo dal quale era scappata. Era molto buio al momento della sua fuga e la sua fretta nel tagliare la corda le aveva anche impedito di accorgersi della presenza di altri cinque edifici uguali.

     - Questa davvero non me l’aspettavo! - aveva commentato, leggermente imbarazzata.

     Aveva anche tentato, con l’aiuto di un binocolo, di individuare quale dei sei grattacieli avesse una delle finestre dell’ultimo piano infranta, ma, stranamente, non c’era dubbio che tutte quante fossero in perfetto stato. Questa singolare ispezione aveva richiesto del tempo prezioso, ma proprio quando i tre erano a corto di idee, una placca dorata affissa accanto alle grandi doppie porte di ingresso di uno dei palazzi era venuta in loro aiuto. Su di essa era inciso il logo della TRL Corporation, dissolvendo ogni dubbio su quale potesse essere il posto giusto.

     - Cosa stiamo aspettando? - domanda Sonic, ansioso di passare all’azione - Che a Shadow vengano gli aculei bianchi? Diamoci una mossa prima che la piazza si riempia! -

     - Sei divertente quanto l’orticaria! - commenta in risposta Shadow, burbero, ma stranamente meno furioso del normale.

     Senza nessun segnale di partenza, all’unisono il terzetto scatta rapido dal suo nascondiglio e sfreccia quanto più rapidamente possibile verso l’obiettivo. Rouge ha già in precedenza confermato che l’ingresso è sigillato da una chiusura elettronica e, a causa dell’orario, non si è ancora fatto vivo nessuno che potesse aprirlo. Nonostante questo, per ragioni di sicurezza, è molto più prudente per loro passare da una delle porte sul retro usate probabilmente dalla manutenzione.

     - Hanno una serratura molto più semplice! - commenta l’esperta ladra, una volta raggiunta la parte posteriore del grattacielo - E’ come rubare le caramelle ad un bambino… insomma, non che l’abbia mai fatto! - si affretta ad aggiungere quando avverte lo sguardo stupito dei due ricci.

     Dopodiché, inserisce nel buco della serratura due piccoli strumenti in ferro dalla forma allungata (e quando Shadow e Sonic la vedono estrarli dalla sua vertiginosa scollatura sono presi da un violento rossore che sperano non si trasformi in una canzone) e comincia ad utilizzarli con destrezza e precisione.

     - A volte è un bene avere una scassinatrice per amica! - sussurra Sonic con un sorriso.

     - Certo, quando non siete troppo impegnati a giudicare male tutto quello che faccio! - ribatte Rouge, stizzita, ripensando alla discussione avuta la sera prima con Knuckles - Fosse stato per voi, probabilmente, avreste fatto irruzione nel palazzo con la grazia di un carro armato! -

     - Ti sbagli! - replica Shadow - Per essere sicuro di mettere la parola fine a questa storia avrei direttamente fatto saltare in aria l’intero palazzo! -

     Quando un sonoro click arriva alle loro orecchie, capiscono che la serratura è stata forzata. Senza nascondere la soddisfazione sul suo volto, Rouge fa un passo indietro e si rivolge ai due compagni.

     - Per certe cose ci vuole solo l’impareggiabile tocco femminile! - afferma, per poi indicare la porta - Quando volete, ragazzi! -

     - Sei sicura di non voler entrare anche tu? - domanda Sonic.

     - Rimettere piede in questo posto non è in cima alla classifica delle cose che più mi vanno di fare! E poi con la vostra velocità non avete bisogno di me! Rimarrò qui a tenere d’occhio la situazione! Cercate solo di tornare tutti interi, bellezze! -

     Senza perdere ulteriore tempo, i due ricci si preparano ad intraprendere la ricerca. Shadow si avvicina alla porta e la spinge con cautela, pronto ad entrare nel corridoio immerso nel buio. Senza preavviso, però, al cigolio della porta segue un leggero rumore secco e dallo stipite dell’uscio cala di colpo un oggetto appeso ad un filo di nylon bianco. Si tratta di una bambola di pezza che rappresenta la figura stilizzata di un riccio che sfoggia un grande sorriso. Un microfono nella bocca del pupazzo ripete con voce meccanica la frase: “Se il riccio gli agli ti piglia, togligli gli agli e tagliagli gli artigli”. La sorpresa di Shadow per la bizzarra scoperta viene in fretta sostituita dalla paura, accentuata dal suo cuore che comincia a martellare nel petto, alla vista di un conto alla rovescia su un piccolo schermo rettangolare sulla pancia del pupazzo.

     Con soli dieci secondi a disposizione, il riccio nero si volta di scatto, intimando - Via! Allontanatevi! - agli altri due. In un turbine confuso, i tre cominciano a correre all’impazzata per mettere quanta più distanza possibile tra loro e la porta. Il criptico scioglilingua del pupazzo echeggia nelle loro teste come un inquietante avvertimento. Alle loro spalle, un grande botto rimbomba nell’aria facendo vibrare il pavimento sul quale mettono i piedi. Quando sono abbastanza lontani per potersi definire al sicuro, tutti e tre si voltano e hanno modo di vedere la nuvola di fumo e pulviscolo sollevata dall’esplosione. Alcuni detriti piovono a terra portando con sé il rumore della ghiaia calpestata. La porta in legno, ora annerita e bruciacchiata, è stata scagliata a metri di distanza.

     - Per poco non ci rimettevamo la pelle! - commenta Sonic, sbalordito - Quello non ha tutte le rotelle al suo posto! -

     - Oppure è più intelligente di quanto pensiamo! - completa Shadow - In qualche modo ha previsto che saremmo arrivati, lo dimostra quel fantoccio a forma di riccio! Ed ora dobbiamo filarcela in fretta! -

     - Perché? Siamo ancora in tempo per andare a cambiargli i connotati! - propone il riccio blu.

     - Pessima idea, tesoro! - ribatte Rouge, innervosita - Tra poco qui ci sarà una folla di gente attirata dall’esplosione! Non conviene farci vedere nei paraggi! -

     Senza aggiungere altro, Shadow e Rouge si affrettano a raggiungere il vicolo nel quale si erano riparati in precedenza. Sonic, leggermente disorientato sulle prime, li segue a ruota quando ha realizzato la situazione.

     - Rimango del parere che avremmo potuto fare irruzione lo stesso! - persiste il riccio blu in seguito - Ti fai spaventare da un piccolo botto, Shadow? -

     La Forma di Vita Perfetta lo fulmina con un’occhiata e poi gli si rivolge con tono sprezzante.

     - Fermati un attimo a pensarci, testa vuota! Non puoi irrompere in un palazzo e creare scompiglio come se niente fosse! Non stiamo affrontando un criminale pazzoide come Eggman questa volta, abbiamo di fronte un cittadino come gli altri! Se non siamo discreti, Trick non ci perderà niente a chiamare la polizia e a farci passare per i cattivi della situazione! Serve tattica adesso, non esibizioni da smargiasso! -

     Sonic ricambia lo sguardo del suo interlocutore sollevando un sopracciglio e grattandosi la testa con perplessità.

     - Ehi, ho solo espresso un parere! Non c’è bisogno di dare di matto! -

     - Non potevo aspettarmi niente di più da un vagabondo come te! - puntualizza Shadow - Se permetti, io so qualcosa in più di te riguardo alle persone… incluso quando puoi cominciare ad averne paura! -

     - Allora puoi anche illuminarci, tesoro! - interviene Rouge, nervosa, mentre sbircia oltre l’angolo - Si sta già cominciando a radunare la folla! -

     Il rimbombo di passi in lontananza e il vociare spaventato che si è diffuso nell’aria non rende necessario al riccio nero guardare per avere conferma di quelle parole.

     - Per ora non possiamo fare molto! Togliamoci di torno prima di attirare l’attenzione! -


     Affacciato alla finestra dell’ultimo piano di un grattacielo attiguo, un bizzarro figuro sorseggia in un calice di cristallo il suo liquore preferito, sorridendo nella contemplazione dei risultati fruttuosi del suo aguzzo ingegno. Adagiato in cima al cilindro che porta in testa, il suo inseparabile criceto peluche sembra sorridere a sua volta, paralizzato in un ghigno immutabile che, a volte, nella mente del suo padrone si può vedere muovere.

     - Pare che la tua idea abbia funzionato ancora, boss! - interviene una voce alle sue spalle dopo che il suo proprietario si è richiuso la porta della stanza alle spalle - Di sotto sono tutti in agitazione! Qualcuno ha già chiamato gli sbirri perché scoprano che cosa ha provocato l’esplosione! -

     - Mais oui, mio super dentato compare! - esclama Mr. Trick, sollevando il bicchiere in alto come per fare un brindisi - E che cosa abbiamo imparato nella lezione di oggi? -

     Nack aggrotta la fronte, mentre tenta di interpretare la domanda del suo capo.

     - Che è sempre preferibile non passare dalla porta sul retro? - chiede infine.

     - Brillante tentativo, geniaccio, ma il notaio ha dato risposta non valida! La morale della storia è: a che serve usare la forza per risolvere i tuoi problemi quando è sufficiente sostituire una finestra e spostare una targa? Non sei d’accordo, Sponky? -

     Il criceto non lo degna di una risposta, rimanendo immobile come è sempre stato.

     - Povero piccolo! Non è più tanto loquace da quando il gatto gli ha mangiato la lingua! - è il commento della iena - Avesse avuto almeno il buon gusto di farla al vapore prima di papparla! -

     - Tutti i palazzi di questo complesso appartengono a te, boss! - continua Nack - Non risaliranno comunque a te una volta iniziate le indagini? -

     In tutta risposta, Trick si avvicina a piccoli saltelli al divano prima di tuffarcisi sopra come avrebbe fatto in una piscina.

     - Di questo se ne stanno occupando i ragazzi, bello mio! Basta usare la solita parolina magica della “tubatura difettosa” e tutti sono pronti a bere la fandonia come farebbero con una caraffa di champagne! -

     Nack non può fare a meno di sorridere di fronte alla spensierata sicurezza della iena.

     - Certo che hai sempre la carta giusta da giocare al momento giusto! -

     - La vita è tremendamente semplice! I cruciverba, quelli sono difficili! Non sono mai riuscito a capire perché alla definizione “sono d’oro a 50 anni” la risposta “denti” non va bene! -

     Prima che Nack possa svelare quel mistero, si sente bussare alla porta e subito dopo appare Levine sulla soglia. Al posto dell’ormai consueta espressione annoiata, sfoggia questa volta un sorriso affabile che raramente le si era visto addosso.

     - Ho interrotto qualcosa? - domanda senza un filo di dispiacere nella voce.

     Mr. Trick si rimette di scatto in piedi e, sfregandosi le mani, si avvicina alla donnola zannuta per poi cingergli le spalle con un braccio.

     - Stavamo solo per raggiungere l’illuminazione, ma non importa, bambolina! Il buon vecchio Nack ha deciso che preferisce brancolare nel buio e stava giusto andando via! -

     Recepito subito il segnale, Nack annuisce con convinzione con la testa e, dopo aver fatto un impercettibile cenno di saluto a Levine, abbandona la stanza.

     - Dimmi, dolcezza, come va la tua adorabile testolina? - domanda la iena, scodinzolando per un’inspiegabile contentezza - Ti fa ancora male dove il brutto pipistrello cattivo ti ha colpito? -

     La farfalla, di norma, si sarebbe infastidita nel sentirsi trattare come una lattante, ma in questo caso la sua serenità non viene turbata. Continua a sorridere cordialmente e neanche il ricordo di quanto sia stato facile per Rouge metterla al tappeto riesce a scuoterla.

     - Sono fatta di un pasta molto più forte di quanto si possa pensare! - ribatte, avvicinandosi a Trick e giocherellando con una ciocca dei suoi capelli - Ti avevo detto che di quel topo volante non ci si poteva fidare! Avresti dovuto darmi retta! -

     - E’ valsa la pena giocare con la nostra riluttante ospite fin quando è stato possibile! - replica lui - Sapevo che avrebbe accettato la mia piccola sfida e raccontato tutto quanto ai suoi penosi compari! E’ stato molto divertente preparare quel regalino con botto per loro, e sono ancora più ansioso di vedere la loro prossima mossa! -

     Levine deve fare forza su sé stessa per non indignarsi alla notizia che il suo partner ha volutamente rivelato a Rouge i suoi piani. Non riesce a capacitarsi di quanto possa essere sconsiderato e autolesionista, ma deve comunque continuare a recitare bene la sua parte perché possa entrare nelle sue grazie e farsi strada nella sua affermata organizzazione.

     - Non ho mai conosciuto un leader così carismatico e intelligente! - incalza la farfalla, con il tono più suadente del suo repertorio.

     - Allora ti sei persa il primo numero di: “Bislacchi che vorresti sposare”! E’ tutto dedicato a me! Si parla anche di quanto adori l’uncinetto, la corsa nei sacchi e misurarmi in sfide di arguzia sempre più grandi! Che gusto c’è quando tutto fila liscio come l’olio? Dov’è il divertimento? Il vero gusto nelle cose lo si assapora quando ci si impegna per ottenerle! -

     - Come darti torto? - gli dà corda Levine - E un genio così brillante come te avrà di sicuro bisogno di una persona all’altezza che gli stia accanto! La mia offerta è ancora valida, sai? -

     Delle lontane note di pianoforte seguono quelle parole inequivocabili, venendo fuori dal nulla senza che nessuno dei due faccia in tempo a rendersene conto. Le gambe di Levine si muovono autonomamente, muovendo lenti passi nello spazio della stanza, senza riuscire ad imporsi di fermarsi. L’intensità della luce si affievolisce all’improvviso e, subito dopo, un allegro coro di sassofoni dà il via ad una melodia vecchio stile, ritmata e accattivante.


     “Some girls, they like candy, and others, they like to grind,
     I'll settle for the back of your hand somewhere on my behind.
     Treat me like I'm a bad girl, even when I'm being good to you,
     I don't want you to thank me, you can just spank me.”

     Il cono di luce rotondo di un riflettore da teatro è puntato direttamente su Levine. Indossa un abito di colore verde bottiglia, ricoperto da brillantini luccicanti, che termina con una gonna fatta di filamenti di tessuto, simile a quelle hawaiane, calze a rete e tacchi vertiginosi. Davanti a lei si trova l’asta del microfono e dietro di lei i pesanti tendaggi bianchi del sipario. Ai suoi lati, invece, due sorridenti coriste, vestite esattamente come lei, le forniscono tutti i controcampi di voce.

     “Some guys like to sweet talk, and others, they like to tease,
     Tie my hands behind my back and, ooo, I'm in ecstasy.
     Don't slobber me with kisses, I can get that from my sisters,
     Before I get too cranky, you better...”

     Un pianista in smoking è impegnato sulla sinistra del palcoscenico a strimpellare con il suo pianoforte bianco panna. Levine decide di andare a fargli compagnia, issandosi sul piano e sdraiandocisi sopra senza dimenticare di portare con sé il microfono. Come potrebbe, altrimenti, far sentire a tutti gli spettatori lì presenti le parole della sua ironica canzone? Le coriste, nel frattempo, sgambettano a tempo con la melodia, ancora ferme al loro posto.

     “Like hanky panky [hanky panky],
     Nothing like a good spanky [good spanky].
     Don't take out your handkerchiefs,
     I don't wanna cry, I just wanna hanky panky.”

     Spuntando da dietro le tende del sipario chiuso, un nuovo personaggio si presenta sulla scena, facendo capolino sul palco per poi esservi letteralmente trascinato per mano dalle coriste. E’ uno spaesato ragazzo pesantemente coperto da un impermeabile giallo appariscente, visibilmente imbarazzato per le attenzioni che gli vengono rivolte. La stessa Levine, tra una nota e l’altra, accarezza piano il volto del nuovo arrivato e si diverte a provocarlo con delle mosse sensuali. Al termine della canzone, la melodia cala di intensità e si trasforma lentamente in un nuovo ipnotico ritmo.

    “I knew you'd be here tonight so I put my best dress on.
     Boy, I was so right.
     Our eyes connected, nothing's how it used to be
     Don't second-guess it
     Track in on this feeling, put focus close up you and me
     Nobody’s leaving
     Got me affected, spun me 180 degrees, it's so electric”

     Sebbene la musica elettronica lenta e suadente si adatti di più ad uno scenario semibuio, Levine si ritrova distesa sul bordo di una piscina olimpionica sotto un caldo sole estivo. Indossa un lungo vestito da sera, completamente nero e così leggero e aderente da far intravedere le sue forme. Accanto a lei, lungo tutto lo spazio piastrellato del bordo piscina ci sono decine di bagnanti in costume dal fisico impeccabile che muovono lentamente braccia e gambe come in una gara di nuoto sincronizzato, seguendo i battiti elettronici della melodia e le parole di Levine.

     “Read my body language, take it down, down
     Slow down and dance with me, yeah, slow
     Skip a beat and move with my body, yeah, slow
     Come on and dance with me, yeah, slow
     Skip a beat and dance with my body, yeah, slow”

     Ad un certo punto, tutti i ragazzi e le ragazze che sembrano in preda ad uno strano incantesimo ipnotico, si cominciano a rialzare uno dopo l’altro, a salire ordinatamente in fila sulla scaletta che conduce al trampolino e poi a tuffarsi in piscina con tuffi mirabolanti. Alcuni di loro però sono rimasti accanto a Levine, la quale, come seguendo un copione prestabilito, si dispone accanto a loro e piega il suo corpo per formare una lettera S. Subito dopo di lei, altri si occupano di formare le lettere L, O e W. Dopo aver composto il titolo della loro accattivante canzone, corrono verso la piscina e si lasciano abbandonare alle sue acque.

     Proprio quando la sua pelle sta per sentire il sollievo della freschezza, la piscina sparisce sotto ai suoi occhi e la stanza piena di sfarzo esagerato dalla quale tutto è partito si materializza come se nulla fosse successo. La farfalla appare leggermente spiazzata dal cambiamento repentino, ma non appena incrocia lo sguardo quasi esaltato di Mr. Trick, si mostra sicura di sé, in modo da sorreggere la sua messinscena. Considerando l’espressione deliziata del boss dei Ring Leaders, Levine conclude che è stato un bene esibirsi con quelle performance musicali. Forse quello è il miglior linguaggio per comunicare con un personaggio come lui. A parole, probabilmente, non sarebbe riuscita a fargli capire le sue precise intenzioni, quindi, per la prima volta da quando quella storia è cominciata, ringrazia di aver avuto la possibilità di cantare.

     - Ottima coreografia, zuccherino! - commenta la iena, battendo le mani con emozione - Io stesso non avrei saputo fare di meglio! Bé, ora che ci penso, certo che avrei fatto di meglio! Solo che non avrei avuto la tua grazia femminile… mmm, o forse sì? Mi sono sempre chiesto che futuro avrei avuto come ragazza pon pon! -

     - Hai recepito allora il messaggio della mia canzone? - domanda Levine, cercando di respingere l’idea della iena con la gonnellina da cheerleader - Che cosa ne dici? -

     - Io e Sponky siamo a tua completa disposizione! - conferma lui, annuendo con convinzione con la testa, quindi tende una mano in avanti.

     Levine guarda prima il suo palmo aperto, poi sposta l’attenzione sul suo volto, illuminato da un sorriso vagamente da brivido.

     - Cosa significa questo? - domanda.

     - Era quello che mi hai chiesto, no? Di ballare lentamente con te! Ebbene, bambina, quando si tratta di sgambettare io sono il re dei re! Lascia che te lo dimostri! E per esaudire la tua richiesta, balleremo in slow motion, fotogramma per fotogramma! E anche Sponky gradirebbe fare due salti con te! Contenta? -

     A questo punto, la pazienza così faticosamente conservata dalla ragazza cede definitivamente il posto alla rabbia fino a quel momento repressa. Infastidita al massimo dall’atteggiamento del suo presunto partner e dallo sforzo di dover pendere dalle sue labbra per entrare nelle sue grazie, cosa che mai avrebbe voluto fare, si sfoga facendo sbattere le ali freneticamente e diffondendo nella stanza una polvere dorata lucente.

     - Fino a che punto può essere irritante una persona? - sbraita, senza ormai più badare a come giocare le sue carte - Ho cercato in tutti i modi di farti capire le mie intenzioni, ma come è possibile ragionare con uno psicopatico come te? Come può un pazzo che dovrebbe essere rinchiuso in un manicomio essere a capo di questa organizzazione? E’ follia pura! Ne ho le tasche piene di te e del tuo stupido e assurdo piano da cabaret! Avrei dovuto pensare da subito che l’unico modo per prendere il controllo qui sarebbe stato quello di farti fuori e basta! -

     Di fronte a quella rabbiosa sfuriata, il sorriso di Trick si allarga sempre di più, ma chiunque non fosse stato accecato dalla collera come Levine, avrebbe ritenuto inquietante il suo modo di stringere gli occhi e si sarebbe preparato al peggio.

     - Lo sai, mia piccola farfallina focosa? Sono stato chiamato in molti modi durante la mia illustre carriera: egocentrico, narcisista, maniacale, psicotico, “per favore, le dita no!” e “perché mi stai facendo questo?”, ma nessuno ha mai osato rifiutare un mio invito a ballare! A quei pochi che hanno avuto l’ardire di farlo ho sempre concesso il dono dell’ubiquità... sono un po’ qui e un po’ lì nello stesso tempo… o almeno quello che ne rimane! -

     Con un rapido colpo di piede, la iena dà un calcio al suo bastone puntato sul pavimento e lo fa arrivare all’altezza della sua spalla.

     - Tu sei una di quelle che non riescono a prendere la vita con il mio terapeutico umorismo, quindi lascia che ti conceda il privilegio di mostrarti quello che penso di voi tutti! -


     “You wouldn't let me say the words I longed to say
     You didn't want to see life through my eyes
     [Express yourself, don't repress yourself]
     You tried to shove me back inside your narrow room
     And silence me with bitterness and lies
     [Express yourself, don't repress yourself]”
    
     Il lento ritmo ripetitivo echeggia in uno spazio completamente bianco dove troneggia un fiero e determinato Mr. Trick. Completamente in nero, vestito con una tuta di pelle lucida e con indosso un paio di guanti borchiati, è in piedi su una sedia di metallo. Mentre canta con un tono sottile, ma che contiene parole che suonano come minaccia, regge in mano un fascio di catene come se fossero gli steli di un mazzo di fiori.

     “You punished me for telling you my fantasies
     I'm breakin' all the rules I didn't make
     [Express yourself, don't repress yourself]
     You took my words and made a trap for silly fools
     You held me down and tried to make me break
     [Express yourself, don't repress yourself]”

     All’estremità opposta delle catene sono attaccati degli stretti collari di cuoio, annodati al collo di una decina di figuri incappucciati e inginocchiati. Trick torna con un balzo a terra e si siede a gambe aperte, tirando le catene come dei guinzagli per far avvicinare quelli che hanno l’aria di essere i suoi schiavi senza identità. Procedendo a gattoni, tutti e dieci si dispongono attorno a lui per poi sollevarlo di peso insieme alla sedia come un sovrano sul suo trono.

     “And I'm not sorry [I'm not sorry]
     It's human nature [it's human nature]
     And I'm not sorry [I'm not sorry]
     I'm not your bitch don't hang your shit on me [it's human nature]”

     Un altro agile salto è sufficiente a Mr. Trick per tornare a terra e, in un modo che nessuno riesce a comprendere, a trasformare le catene nei lacci scuri di un paio di fruste. Facendoli roteare con maestria, compone diverse figure con l’intreccio delle funi e dei corpi dei suoi sudditi, muovendoli come farebbe un burattinaio con i suoi pupazzi. Al termine della canzone, lui si trova al centro del mucchio, tutti sono ai suoi piedi e lui sfoggia un largo sorriso di soddisfazione.

     Una volta che la realtà viene riportata autonomamente al suo aspetto normale, la iena ritrova lo sguardo di sfida di Levine dritto davanti a lui. Nonostante tutto, però, la ragazza non pare essere rimasta particolarmente colpita o intimorita da quell’esibizione. La determinazione incisa nelle pieghe del suo volto comunica che è ancora intenzionata a mettere in atto il suo piano.

     - Hai cantato la tua ultima canzone, damerino! - dice, mettendo mano alla frusta legata alla sua cintura - Hai qualcos’altro da aggiungere prima di essere spodestato? -

     - Ecco le mie ultime parole famose, dolcezza! - replica Trick, visibilmente divertito - Non dimenticare di tirare la cordicella del paracadute quando è il momento! -

     Gli attimi in cui l’attenzione di Levine viene distratta da parole di cui non capisce il senso si rivelano determinanti. Con una rapidità sorprendente, Trick appoggia una mano sulla superficie di un quadro appeso alla parete e un meccanismo nascosto viene innescato. Risuona un grosso tonfo metallico e la farfalla si sente mancare il terreno sotto ai piedi. Lei e il tappeto sul quale si trova vengono risucchiati in una larga botola rettangolare, sparendo alla vista nel giro di pochi secondi con il sottofondo di un urlo di rabbia e di sorpresa. Incredibilmente divertito da quella che ritiene una gag, Trick scoppia in una risata isterica.

     - E così altre due ragazze ti hanno piantato in asso! - commenta Sponky in falsetto - Hai mai pensato che sei tu a non essere predisposto alle relazioni sentimentali? -

     - E’ sempre triste venire rifiutati, ma come diceva la mia povera zia Adelina: “Non è possibile fare la salsa senza spiaccicare i pomodori”! -


     “This is a story about control, my control
     Control of what I say, control of what I do
     And this time I'm gonna do it my way
     I hope you enjoy this as much as I do
     Are we ready? I am
     'Cause it's all about control and I've got lots of it”

     La musica che proviene dalla radio nella sua auto è troppo accattivante e ritmata perché Tikal possa rimanere ferma ad ascoltarla. Il fatto che poco prima, alla guida del bolide, abbia letteralmente sfondato la porta della palestra verso la quale era diretta non ha alcuna importanza quando si ha il controllo. Ed è pronta a fare quello che deve fare per dimostrarlo al mondo intero.

     “When I was 17 I did what people told me
     Did what my father said, and let my mother mold me
     But that was long ago, I'm in control, never gonna stop
     Control, To get what I want, control
     I like to have a lot, control, now I'm all grown up”

     La tuta da ginnasta che indossa è l’ideale per gli esercizi alla sbarra. Sebbene non avesse mai saputo come ballare da professionista, adesso si sente incredibilmente forte e agile. Il suo tono di voce sostenuto mentre canta non viene intaccato dai suoi rapidi movimenti e dal modo in cui scioglie ogni muscolo. Il solo aver pensato al suo passato, a suo padre e a tutto quello che era successo perché non è mai stata al comando delle sue scelte ha scatenato un turbinio di musica tonante.
     
     “Got my own mind, I wanna make my own decisions
     When it has to do with my life, my life
     I wanna be the one in control
     So let me take you by the hand, and lead you in this dance”

     Se la forza e la convinzione delle sue parole potesse trasformarsi in un’esplosione, di sicuro l’intera palestra salterebbe in aria. Al posto del botto, però, c’è un anello di fiamme che si leva intorno a lei. Come per magia, la musica aumenta sempre di più di intensità. I suoi battiti si fanno così forti da far tremare le pareti e, come ultima dimostrazione che è Tikal sola ad avere il controllo, ad un suo schiocco di dita tutto sparisce attorno a lei in un soffio di fiato.

     Come se lo svolgersi degli eventi nella mente di Tikal fosse stato messo in pausa, la ragazza sente che il tasto play è stato di nuovo premuto quando si ritrova di fronte allo sguardo confuso di Tails. Non aveva immaginato che una nuova melodia potesse attivarsi per lei così repentinamente, senza neanche aver rimuginato più di tanto sui pensieri alla quale la canzone ha dato voce. Chiacchierando in giardino con Tails, in modo da distogliere la mente dalla nervosa attesa del ritorno di Sonic e degli altri, si erano trovati a parlare di tante cose, tra cui il loro passato e il rapporto con la loro famiglia. L’unica famiglia che il volpino avesse mai conosciuto era Sonic, quindi, dal canto suo, aveva ben pochi particolari da raccontare. Invece, Tikal, ricordando suo padre Pachacamac, aveva anche pensato al modo invadente e possessivo con il quale aveva sempre cercato di controllare la sua vita e le sue scelte. La musica era esplosa da sola, neanche una frazione di secondo dopo la formulazione di quel pensiero, ed era stata più inarrestabile e ipnotica del solito.

     - Scusami, non so cosa mi è preso! - si giustifica quindi Tikal, anche se sa di non essere la responsabile.

     - Non è colpa tua! - risponde ragionevolmente il volpino - Sta peggiorando sempre di più! Ho notato che ormai non è quasi più necessario attendere molto per cominciare a cantare! Questo bizzarro fenomeno accade nel momento stesso in cui ci viene in mente qualcosa che per noi ha importanza! Sta sfuggendo a qualunque controllo! -

     - Ma come è possibile una cosa del genere? E’ una forma di stregoneria troppo grande per sembrare vera! -

     Tails scuote la testa.

     - Nessuna stregoneria! Esistono migliaia di Zone completamente diverse dalla nostra in cui cose del genere sono la normalità! Spero solo che Sonic e gli altri riescano in fretta a saperne di più su quel dispositivo! Se potessero portarlo qui sarebbe anche meglio, anche se non credo che una macchina in grado di fondere due Zone possa essere tanto piccola! -

     Tails riporta la mente alla sera precedente quando, durante la discussione sul piano d’azione da adottare, aveva espresso il desiderio di poter andare in ricognizione con Sonic la mattina successiva, in modo da poter studiare di persona la causa di tutti i loro guai. Nonostante tutto, sia Sonic che Shadow avevano risposto un no categorico alla proposta, suscitando non solo il dispiacere di Tails, ma anche l’irritazione di Knuckles ed Amy, entrambi infastiditi per essere stati di nuovo esclusi dall’azione. Il motivo, secondo i due ricci, era molto semplice: la loro velocità avrebbe reso l’ispezione molto più rapida e priva di imprevisti, senza contare che più piccolo era il gruppo e più possibilità avevano di passare inosservati. Dovevano pur sempre penetrare di nascosto in un grattacielo al centro della città! Nonostante questo, Tails rimaneva comunque preoccupato, sia perché il tempo non era a loro favore, sia perché conosceva il poco tatto di cui era dotato Sonic. Il suo più grande timore era che potesse danneggiare la macchina e rendere irreversibile il processo di fusione delle due Zone.

     Quella notte, Tails non era riuscito a dormire, pensando a quanto la situazione si stava mettendo male. Era partito tutto come uno scherzo, una canzone imbarazzante qua e là che non sollevava più di una risata. Adesso, invece, la prospettiva si era fatta più agghiacciante e il tempo per poter rimediare alla sparizione del mondo come lo avevano costruito era quasi agli sgoccioli. Il volpino era sceso dal suo letto e si era affacciato alla finestra della sua stanza, respirando l’aria fredda della notte. Era lì che si era reso conto che era diventato sufficiente un solo secondo perché un pensiero profondo finisse tra le corde di una chitarra.


     “There are times when I look above and beyond
     There are times when I feel your love around me baby
     I'll never forget my baby
     When I feel that I don't belong draw my strength
     From the words when you said, hey it's about you baby
     Look deeper inside you baby”

     A metà tra un sogno e la pura e semplice realtà, Tails si era ritrovato a danzare sulla calda sabbia della savana, sotto un sole più splendente che mai, insieme ad un gruppo di gioiose persone di una tribù sperduta. Improvvisati ballerini di ogni età, con indosso drappi colorati e monili lucenti di ogni tipo, si muovevano imitando il volpino, mai stato più sereno e in pace con sé stesso nonostante la sua canzone e il suo pensiero fossero rivolti ad una persona che non c’era più.

     “Dream about us together again, what I want’s us together again
     I know we'll be together again cause
     Everywhere I go, every smile I see I know you are there
     Smilin’ back at me, dancin’ in moonlight I know you are free
     Cause I can see your star shinin’ down on me”

     Ad un certo punto, Tails era finito in groppa ad un grosso elefante, insieme ad un paio di bambine che si stavano divertendo un mondo a cavalcare quel grigio gigante. In marcia ai suoi lati c’erano altri elefanti a trasportare altri indigeni. La canzone del volpino aveva quasi la funzione di un richiamo e di una guida, come se li stesse conducendo tutti verso l’orizzonte dove i loro desideri si sarebbero avverati.

     Nel momento in cui Tails sta per raccontare a Tikal quanto successo quella notte, un’improvvisa folata di vento gli suggerisce che due ben noti e velocissimi figuri hanno appena attraversato il vialetto.

     - Siete tornati! - esclama contento, affrettandosi a raggiungerli - Siete riusciti a scoprire qualcosa di utile? -

     Prima di dare una risposta, Sonic rivolge lo sguardo a Shadow e Rouge, subito dietro di lui e più taciturni del solito. Lui stesso non può nascondere la preoccupazione sul suo volto quando deve dare al suo amico l’inevitabile notizia del fallimento della loro ricerca.

     - Ci stava aspettando, Scheggia! - dice con un tono serio così poco adatto a lui - In qualche modo quella iena schizzata sapeva che saremmo arrivati e ha pensato bene di lasciarci un omaggio esplosivo all’ingresso! -

     - Allora credo che dovremmo cominciare a prepararci al peggio! -

     Tails si morde un labbro, colpito dalle sue stesse parole e, per la prima volta, completamente ignaro sul da farsi.


     Le ore successive a casa Prower non si possono esattamente definire come ore di spensieratezza e di tranquillità. Dopo che Sonic ha raccontato a tutto il gruppo i dettagli di quanto è successo quella mattina, le reazioni generali spaziano dall’atterrito, per la faccenda della bomba acquattata nel buio ad aspettarli, al preoccupato, per quanto sarebbe successo andando avanti di quel passo. Le idee su come procedere scarseggiano e mai prima di adesso Sonic si era sentito schiacciato dalla sconfitta. Trattare con un tipo come Eggman, inequivocabilmente un criminale fino al midollo agli occhi di tutto il mondo, è sempre stato facile e indolore. Dover affrontare un avversario subdolo e scaltro come Mr. Trick, invece, è qualcosa di mai sperimentato per lui. Come Shadow aveva giustamente sottolineato, non poteva sferrare un attacco diretto, considerando che il suo nemico si nascondeva dietro un’aria di rispettabilità. Sarebbe automaticamente passato dalla parte del torto e per un tipo come lui, sempre pronto a buttarsi a testa alta per affrontare i problemi, era come avere le mani legate.

     Ramon aveva suggerito di contattare i suoi colleghi e di far intervenire le autorità, ma anche se fosse riuscito a convincerli a perquisire la sede della TRL Corporation, sarebbe stato uno scherzo per Trick spacciare il famoso dispositivo ignoto per qualcos’altro o, ancora meglio, nasconderlo direttamente. Del resto riuscivano a stento anche loro a credere a quello che stava succedendo, come avrebbero fatto a spiegarlo alla polizia? Shadow aveva concluso che l’unico modo per agire era entrare con la forza nel palazzo e cercare di far cantare la iena squinternata, ma il tempo non era comunque a loro favore. Quest’ultima avrebbe potuto benissimo temporeggiare fino al momento in cui sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro, senza contare che chiunque si fosse calato nella parte dell’aggressore sarebbe finito nel mirino delle autorità. Alla fine, Tails aveva deciso di rintanarsi in officina in cerca di un modo per far fronte alla situazione, con l’assistenza di Cream e Tikal, lasciando tutti gli altri in attesa di ulteriori sviluppi.

     - Questa storia è così assurda che finirà col farmi diventare pazzo! - commenta Knuckles, steso sul prato del giardino - Non avrei mai immaginato che il mondo sarebbe finito a suon di musica! E quel che è peggio è che non possiamo fare nulla per evitarlo! E’ in questi momenti che mi manca il dottor Eggman! -

     - Non tutto si può risolvere a pugni, caro! - replica saggiamente Rouge, seduta sul ramo dell’albero lì vicino - Non è un caso che Trick sia il boss di una banda di criminali così grande come i Ring Leaders! E’ un nemico che si deve battere con l’astuzia, non con la forza! -

     - Da come ne parli sembra quasi che tu l’ammiri! -

     - Potrà anche essere un pazzo, ma almeno ha capito come si trattano le ragazze, a differenza di una certa echidna che conosco! -

     - Senti, mi dispiace per averti parlato in quel modo! - sbotta Knuckles, spazientito - Per quanto ancora hai intenzione di rinfacciarmelo? -

     - E’ così divertente! - replica la ragazza con un piccolo ghigno - E poi se siamo davvero destinati a vivere in un mondo di balletti e canzoni potrò anche continuare con un sottofondo di pianoforte! -

     Il guardiano si rimette in piedi di scatto e sferra un pugno al tronco dell’albero, talmente vigoroso da farne scuotere i rami. Rouge, colta di sorpresa, si lascia andare e salta sul prato, per poi guardare in cagnesco il responsabile.

     - C’è solo un numero di volte in cui posso chiedere scusa ed intenderlo per davvero! - esclama Knuckles, puntandole il dito contro - E’ da tanto tempo che muoio dalla voglia di dirti quello che penso di te! -

     - Davvero? - ribatte Rouge, alzando i toni della discussione - Sono proprio curiosa di sentire! -


     “Don't put me off ‘cause I'm on fire and I can't quench my desire
     Don't you know that I'm burning up for your love
     You're not convinced that that is enough
     I put myself in this position and I deserve the imposition
     But you don't even know I'm alive
     And this pounding in my heart just won't die, I'm burning up”

     Il giardino di Tails si trasforma all’improvviso in una strada asfaltata immersa nella notte e illuminata da lampioni abbaglianti. Knuckles è in piedi proprio al centro della strada, con in braccio una chitarra elettrica che porta appesa a tracolla. La sua espressione è decisa e la sua padronanza dello strumento è tale da riuscire a cantare e a suonare senza problemi nello stesso momento.

     “Do you wanna see me down on my knees?
     Or bending over backwards now would you be pleased?
     Unlike the others I'd do anything
     I'm not the same, I have no shame, I'm on fire”

     In lontananza si scorgono i fari di un’auto in rapido avvicinamento che fendono il buio come dei coltelli. Il rombo del motore si fa sempre più prossimo, ma non è una minaccia sufficiente perché Knuckles decida di scansarsi. Continua a suonare e a cantare come se nulla fosse, quasi ignaro che di lì a poco rischiava di essere investito. Alla guida dell’auto sportiva bianca c’è Rouge.

     “I'm burning up, burning up for your love
     I'm burning up, burning up for your love
     I'm burning up, burning up for your love 
     For your love”

     Il momento dell’impatto è molto vicino, ma neanche questo smonta la decisione di Knuckles a voler rimanere fermo al suo posto, non avendo nulla da temere. Ad un potente accordo di chitarra, incredibilmente, si ritrova nell’auto, al posto del guidatore. Rouge è nel sedile accanto e, anche se nessuno dei due riesce a spiegarsi come sia potuto succedere, l’auto continua a sfrecciare nella notte verso una destinazione totalmente ignota.

     Il capolinea viene raggiunto abbastanza presto, considerando che nel giro di qualche istante successivo la realtà si ripristina ancora una volta nella sua condizione originaria. Irritato e infastidito per essere stato costretto a confessare sul serio quello che pensava di lei, Knuckles si volta e dà un calcio ad un sasso sul prato, facendolo cozzare contro la cassetta della posta di Tails.

     - Non sei stato poi molto convincente! - ammette Rouge con un sorrisetto di sfida.

     In qualche modo ha immaginato che l’echidna non sarebbe riuscito a trattenere quelli che erano i suoi reali sentimenti, ma il tempo delle lusinghe è ormai passato. Prima ancora dell’affetto per lei esiste il rispetto, e se anche il guardiano stesse bruciando di passione per lei, Rouge non gli avrebbe affatto dato corda se il trattamento riservatole doveva rimanere quello di sempre. Il senso di potere che sente di avere in mano è una soddisfazione più grande di quanto avrebbe potuto immaginare.

     Sa esattamente le parole da rivolgergli come risposta, ma non appena queste arrivano alle sue labbra delle note che la ispirano si fanno strada nella sua testa. Un acuto ritmo ripetitivo e sfavillante, come una sorta di luccichio sonoro, riempie l’aria che li circonda e si rendono perfettamente conto che è in arrivo un nuovo numero musicale a cui è impossibile opporsi. Rouge però ne è contenta. Forse il significato di ciò che ha da dire sarà preso più in considerazione dal destinatario se accompagnato da musica.


     “What's the worst thing that could happen to you?
     Take the chance tonight and try something new
     You're getting boring, you're oh so boring
     And I don't recognize the zombie you turned into”

     Su un palcoscenico dalla piastrelle che si illuminano ad intermittenza come le insegne di un teatro, Rouge è ferma immobile, con le mani sui fianchi, in una posa da supereroina determinata. Una luce abbagliante proviene da una zona imprecisata alle sue spalle, rendendo i contorni della sua figura più definiti e quasi sfolgoranti. Dei lunghi veli rossi attaccati alla sua gonna sgargiante e scarlatta fluttuano e danzano insieme ad una brezza che le sferza addosso.

     “Don't worry, 'cause tonight I got you
     You can take a seat, do what you normally do
     I'm about to let you see
     This is what'll happen if you ain't givin your girl what she needs”

     Una schiera di ballerini in tuta nera appaiono silenziosi come fantasmi al suo fianco. Ciascuno di loro imbraccia una sedia in legno e, esattamente come se fosse un prolungamento del suo corpo, la fa roteare e giostrare in aria. Mentre Rouge muove dei passi avanti sui suoi vertiginosi tacchi altri, il gruppo impila e incastra le sedie come in un enorme puzzle legnoso per comporre una specie di arco sotto il quale la ragazza protagonista ha libero passaggio.

     “Leave you, move on to a perfect stranger
     You talk, I walk, wanna feel the danger
     See me with him, it's turning you on
     It's got me saying getting me back at the end of this song
     Get outta my way, get outta my way
     Got no more to say he's taken your place
     Get outta my way, way outta my way
     Got no more to say he's taken your place”

     Nel momento del chorus, dal pavimento spunta una scala di pietra con diversi gradini bassi. Sorretta per le braccia dai suoi ballerini, Rouge, la testa alta e una voce dirompente che arriva in ogni angolo del palcoscenico, sale lentamente verso una forte luce rossa, passo dopo passo, determinata a scoprire cosa si trova al di là del bagliore. Prima però che possa arrivarci, il volume si azzera e la melodia si spegne.

     Il volto di Knuckles, che le si para davanti non appena i suoi occhi riprendono contatto con la realtà ordinaria, è contratto in un’espressione che le risulta difficile decifrare. Da una parte le pieghe del suo volto comunicano un lampante dispiacere, mentre dall’altra sembrano quasi palpitanti di una rabbia faticosamente repressa. Non per questo, però, la ragazza intende lasciarsi dissuadere dalla sua ferrea decisione, considerando i chilometrici e fastidiosi trascorsi che l’hanno spinta verso quella direzione.

     - Nel caso in cui la canzoncina non fosse stata abbastanza chiara - esordisce Rouge con un leggero ghigno - Puoi anche alzare i tacchi! -

     Knuckles non se lo fa ripetere due volte e le rivolge repentinamente le spalle.

     - Sono in grado di capire quando non sono gradito! - risponde in tono serio - Non hai bisogno di essere così acida! Se ti ho offeso in qualche modo, ne sono spiacente, ma non è colpa mia se sono fatto così! -

     Dopodiché l’echidna comincia ad allungare le distanze dalla ragazza, sollevando il palmo della mano in cenno di saluto.

     - Al prossimo musical! -

     La reazione quasi noncurante e sorprendentemente ragionevole dimostrata dal guardiano finisce con l’avere un effetto portentoso su Rouge. I suoi modi cinici erano volutamente mirati a farlo uscire dai gangheri, una specie di piccola vendetta per la sua cocciutaggine e per il suo modo rude di trattarla. Non si sarebbe mai aspettata che avrebbe reagito con quella fredda calma, invece di sbraitarle addosso come faceva di consueto.

     E così la famigerata ladra pipistrello rimane lì impalata, mordendosi un labbro per tutti i dubbi che la travolgono in quell’istante. Sono cose come quelle che le fanno ricordare perché preferisce un freddo materialismo al cercare di dedicarsi completamente alle relazioni personali. Giocare al tira e molla con i sentimenti del burbero guardiano aveva forse portato la corda a spezzarsi una volta per tutte? E soprattutto, era soddisfatta di quel risultato?

     - Se non l’avessi visto ci avrei creduto a stento! - commenta una voce cupa all’improvviso - L’indomabile Rouge assalita dai dubbi per via di un ragazzo! -

     Non appena lei si volta, Shadow le si avvicina a lenti passi, un sorriso quasi beffardo stampato sulle sue labbra. In tutta risposta, la ragazza assume uno degli atteggiamenti più stizziti del suo repertorio.

     - E cosa te lo fa credere? Se hai assistito al numero da cabaret, la mia canzone era abbastanza chiara! -

     - Sicuramente è quello che stavi pensando! Non si può mentire alla Zona che ci sta inghiottendo, ma se davvero fossi convinta di quello che hai cantato non avresti scritto negli occhi quello che sto leggendo adesso! -

     I due si scambiano una veloce occhiata e l’intesa che spesso avevo sentito torna a fare capolino tra di loro.

     - Io e Knuckles abbiamo una lunga storia alle spalle! - comincia a spiegare Rouge, appoggiandosi con la schiena al tronco dell’albero sul quale era rintanata poco prima - Anzi, non sono neanche del tutto sicura che si tratti di una storia! Alcune volte sembra davvero cotto di me, ma altre si comporta in un modo così rozzo e irritante da farmi venire voglia di prenderlo a calci! -

     - E tu sei sicura di non averci infilato lo zampino in tutto questo? - incalza Shadow.

     - Bé, diciamo che sono stata io ad istigarlo sin dall’inizio, ma credevo avesse capito che si trattava tutto di un gioco! -

     - Queste sono le conseguenze di chi gioca col fuoco! Non avresti dovuto illuderlo in quel modo! Di sicuro lui non è la persona più facile con cui trattare, ma anche tu hai la tua parte di colpa! Se fosse stato davvero tutto un gioco, adesso non reagiresti come se ti fossi scottata a tua volta! -

     Rouge sospira e annuisce piano con la testa di fronte all’evidenza di quanto Shadow ha puntualizzato.

     - Quasi quasi preferisco quando le persone mi ritengono solo una volgare ladra! Mi rende molto più facile disprezzarli! -

     - E’ una storia che conosco fin troppo bene! -

     D’un tratto, Rouge si rivolge direttamente al suo interlocutore, dato che realizza solo in quel momento il suo curioso comportamento.

     - Come mai tutt’a un tratto sei così socievole e disponibile? - domanda.

     - Se proprio dobbiamo passare il resto dei giorni a fare i fenomeni da baraccone, tanto vale mettersi l’anima in pace e cercare di aiutarsi a vicenda! -

     La ragazza solleva un sopracciglio e trattiene a fatica una risatina di scherno.

     - In altre parole? -

     Shadow fa roteare gli occhi e sbotta seccato.

     - Non mi piace vederti così, ti va bene ora? In tutto questo branco di guastafeste sei l’unica con cui vado pienamente d’accordo! Non ci perdo proprio niente a darti una mano, se ne hai bisogno! -

    
     “You have my heart and we'll never be worlds apart
     Maybe in magazines but you'll still be my star
     Baby, cause in the dark  you can't see shiny cars
     And that's when you need me there with you I'll always share”

     In un ambiente così nero da renderlo quasi indistinguibile, Shadow passeggia con notevole riluttanza con un ombrello in mano. La sua voce è diventata molto diversa dal normale, più stridula e molto meno maschile di quanto avrebbe voluto. E’ singolare notare come il suo viso dica che farebbe di tutto pur di non essere costretto a quello, ma che le parole sgorghino dalla sua bocca come un fiume in piena. Non appena il riccio nero si ritrova sotto ad una pioggia di scintille, apre l’ombrello per ripararsi.

     “Because when the sun shines, we'll shine together
     Told you I'll be here forever, said I'll always be a friend
     Took an oath I'm a stick it out till the end
     Now that it's raining more than ever
     Know that we'll still have each other
     You can stand under my umbrella
     You can stand under my umbrella”

     Sebbene dal cielo piovano scintille elettriche, dell’acqua corrente lo colpisce comunque. Dei getti freschi si abbattono su di lui da ogni direzione, ma non sono affatto sufficienti a raffreddare il calore della sua canzone. Con degli ampi movimenti delle braccia, colpisce i getti d’acqua e genera diversi zampilli come se fosse diventato una fontana in carne e ossa.

     Repentinamente, però, lo scenario canoro sparisce e Shadow, in quel momento saldamente appoggiato al terreno con l’ombrello, cade in avanti e sbatte il viso sul prato quando l’accessorio della sua coreografia sparisce nel nulla.

     - Qualcuno lassù deve volermi molto male! - commenta il riccio, una volta rimessosi in piedi, ormai rassegnato che non vale neanche la pena perdere più le staffe - Perché queste cose succedono tutte a me? -

     - Per quanto cominci ad averne abbastanza di tutte le sdolcinatezze di oggi - replica Rouge con un sorriso sincero - Apprezzo molto quanto mi ha detto! Spero solo che l’ombrello di cui parlavi sia metaforico! -

     - Puoi stare tranquilla! Non basteranno secoli prima che mi riduca a comportarmi come fanno quei due! -

     E così Shadow indica con il pollice due personaggi a loro molto noti che si rincorrono lungo la strada asfaltata su cui si affaccia la casa di Tails.


     - Torna indietro, Sonic, tesoro! Me lo avevi promesso! -

     - Non ricordo di aver promesso niente a nessuno! -

     - Sì, invece! Non credere di riuscire a scapparmi tanto facilmente! -

     - L’idea era proprio quella! -

     Sonic è perfettamente consapevole che per lui sarebbe sufficiente accelerare solo di un poco il passo e seminare la cocciuta Amy ricorrendo alla sua impareggiabile velocità. Tuttavia, sa anche che se avesse avuto l’ardire di schizzare via dalle grinfie della ragazza, al suo ritorno si sarebbe ritrovato una martellata in faccia come saluto. E pensare che in passato era in grado di escogitarle tutte per evitare il romantico pedinamento di Amy!

     - Ascolta, devi smetterla con questa storia! - esclama Sonic, voltandosi, deciso come non mai ad affrontarla.

     Purtroppo per lui, la sua determinazione ha poco effetto sull’affetto dirompente della riccia rosa, la quale si approfitta dell’istante in cui il suo amato è a portata di mano per tuffarsi su di lui e stringerlo in un abbraccio spaccaossa.

     - Se vuoi che la smetta, allora, dedicami una serenata! Ormai non dovresti avere problemi a cantarne una! Basta pensare a quello che provi per me e verrà tutto naturale, tesoro! - spiega la ragazza in tono trasognato, prima di passare ad uno più minaccioso e dire: - Perché tu ci pensi, vero? -

     - Ehm… posso avere la domanda di riserva? -

     Amy gonfia le guance nella sua classica espressione imbronciata, ma fortunatamente per Sonic non è intenzionata a passare sul sentiero di guerra. Con una specie di piroetta, si allontana da lui e poi torna a parlargli con lo sguardo perso in chissà quale fantasia romantica.

     - Poco male! Ti faccio vedere io come si fa! Ormai sono diventata espertissima! Basta concentrarsi intensamente sulla cosa per te più importante e… -

     Sonic assiste a quella scena surreale con un brivido freddo che gli scorre sulla schiena. Gli sembra quasi che ad Amy non importino più le sorti del mondo, ma che per lei faccia lo stesso vivere in una realtà dove è ordinario mettersi a sgambettare a ritmo di musica di punto in bianco. Ammette, tra sé e sé, che a volte quella ragazza lo inquieta non poco. E’ lì davanti a lui, quasi caduta in una specie di trance ipnotica, con le mani giunte, gli occhi chiusi e un sorriso carico di aspettativa. Forse può approfittare di quei momenti di distrazione per scivolare via in silenzio.

     - Ehm… mi sono appena ricordato di avere un impegno… -

     Degli accordi piacevoli sopraggiungono prepotentemente sulla scena, presagendo l’arrivo dell’ennesimo fenomeno musicale, con grande rammarico di Sonic, rassegnato ad assistere.

    
     “Thought that I was going crazy, just having one those days yeah
     Didn't know what to do then there was you
     And everything went from wrong to right
     And the stars came out and filled up the sky
     The music you were playing really blew my mind
     It was love at first sight”

     Amy Rose si ritrova all’improvviso a discendere una lunga scalinata bianca costeggiata da alte pareti. E’ costretta ad appoggiarvisi con le mani per mantenere l’equilibrio, tanta è la fretta di raggiungere il termine di quel percorso. Vestita completamente di bianco, con pantaloni lunghi e una canotta, ed un leggero trucco verde smeraldo sugli occhi, sente la voce farsi strada nel suo ventre fino a spuntare con forza dalla sua bocca e seguire le note della canzone che le echeggia nella testa.

     “Cause baby when I heard you
     For the first time I knew
     We were meant to be as one”

     L’ampio piazzale che alla fine raggiunge si trova sotto un cielo trapuntato di stele luminose, incredibilmente ben visibili pur essendo pieno giorno. Dei ballerini in rosso che si muovono con mosse robotiche e scandite si esibiscono alle spalle di lei. Amy è così persa nel ritmo che solleva le braccia al cielo e le fa ondeggiare sempre più in alto man mano che il suo acuto aumenta di intensità. D’un tratto, uno dei ballerini copre con un mantello scarlatto il corpo di Amy, nel momento stesso in cui la melodia cambia e si sente solo il suono incalzante della batteria.

     “How do you describe a feeling?
     I've only ever dreamt of this.”

     “DJ's spinning up my favorite song,
     Hurry up and get a grove on.
     Light fantastic and it won't be long,
     Don't let the moment slip away.”

     Quando il mantello che copre Amy Rose svanisce, lei si ritrova in una cabina di registrazione con un microfono squadrato che pende dal soffitto, come invito inequivocabile a lasciar venire fuori la forza della sua voce. Il ritmo elettronico è un ulteriore invito, ancora più trascinante, ad utilizzare il linguaggio del suo corpo per comunicare il suo messaggio. Sulla testa sfoggia un sottile velo bianco, come un cappuccio da pioggia, e una mantella con motivo a scacchiera le copre le spalle.

     “Cause you and I could find a pleasure, no one else has ever known.
     Feels like it is now or never, don't want to be alone
     How does it feel in my arms? How does it feel in my arms?
     Do you want it? Do you need it? Can you feel it?
     Tell me: how does it feel in my arms?”

     Il momento del chorus è quello in cui l’incantesimo musicale regala un’impennata decisiva sia alla melodia che agli avvenimenti che sconvolgono la realtà del protagonista. In questo caso, le pareti dello studio di registrazione diventano rosa e blu. Quella combinazione di colori non può che attrarre Amy Rose, la quale scopre curiosamente che i muri sono fatti di una consistenza gommosa. Si tuffa incontro ad uno di questi e, divertita come non mai, si lascia affondare nella sensazione morbida e setosa che le fa pensare ad un soffice abbraccio.

     Quasi si dispiace Amy quando viene sottratta a quella piacevole sensazione, ma è costretta a riaprire gli occhi e a constatare se il suo messaggio è stato ben recepito dal destinatario. Come forse avrebbe dovuto immaginarsi, Sonic sta sgattaiolando piano lontano dal pericolo, ma per la determinata ragazza, è sufficiente fare una falcata in avanti e riprenderlo per la collottola.

     - Dove pensi di andare, tesoro? - gli dice con una dolcezza quasi minacciosa - Ti ho fatto vedere come si fa! Coraggio, tocca a te! -

     - Oh, ma cavolo, come pretendi che con uno schiocco di dita mi metta a… a… canticchiare una canzone sdolcinata come uno scemo? - protesta vivamente lui.

     - Io te ne ho dedicate una valanga! Il minimo che tu possa fare è ricambiare! Dai, anche una piccola piccola! -

     Sonic storce la bocca e si rassegna al dover sottostare a quelle richieste fastidiose. Con una minaccia incombente come quella su di loro, si dice che dovrebbe stare pensando a ben altro in quel momento. Tuttavia, sapeva che finché non avrebbe accontentato Amy, lei non l’avrebbe mai lasciato in pace, per cui il riccio blu si rassegna e, sentendosi molto stupido, chiude gli occhi e tenta di concentrarsi.

     - Va bene! Va bene! Allora… devo fare così… e… e pensare? -

     Non avendo il controllo del fenomeno né dei suoi pensieri, Sonic teme ciò che sarebbe potuto venire fuori, ma prima di poter fare qualcosa un rullo di tamburi incalzante e il suono di una ruggente chitarra si fanno strada  verso di lui. Incrociando le dita, si augura di non finire dalla padella nella brace e si lascia abbandonare.


     “I'm feelin' like a bad boy, just like a bad boy
     I'm rippin' up a rag doll like throwing away an old toy
     Some babe's talkin' real loud, talkin' all about the new crowd
     Try and sell me on an old dream, a new version of the old scene
     Speak easy on the grape vine, keep shufflin' the shoe shine
     Old tin lizzy, do it till you're dizzy
     Give it all you got until you're put out of your misery”

     Il blues rock della band scatenata che suona alle spalle di Sonic è un incentivo più che adeguato a far prorompere dal suo petto la voce che scalpita per uscire. Con indosso una veste lunga e leggera e una bandana tigrata che gli copre la fronte, Sonic afferra saldamente l’asta del microfono e cerca di farsi sentire forte e chiaro. Ancora più dietro, verso l’alto del palazzo davanti al quale si esibisce, alle finestre si possono notare le ombre di sagome inequivocabilmente femminili che ballano sensualmente al ritmo della musica.

     “Rag Doll, livin' in a movie, hot tramp, daddy's little cutie
     So fine, they'll never see you leavin' by the back door, man
     Hot time, get it while it's easy
     Don't mind, come on up and see me
     Rag Doll, baby won't you do me like you done before”

     Due conturbanti ragazze in tacchi a spillo suonano il sassofono accanto a Sonic, alternando una loro strimpellata ad una sua parte cantata. Un trenino di persone in biancheria intima spunta dall’ingresso principale del palazzo e occupa ogni centimetro disponibile del portico per ballare e divertirsi. Sebbene la voce di Sonic si senta ancora molto chiaramente, lui non è più al centro del palco improvvisato. Si trova seduto su un’altalena in compagnia di una giovane ragazza bionda con le treccine.

     La musica si interrompe bruscamente e Sonic si ritrova sbalzato all’indietro fuori dall’illusione che fino a un secondo prima sorreggeva l’incantesimo musicale. Quando riprende conoscenza si trova con le spalle al muro alla staccionata di casa Prower. Amy lo sovrasta, brandendo con ferocia il suo mantello e digrignando i denti come una belva inferocita.

     - Una bambola di pezza? E’ questo che pensi di me? - domanda con un occhio che tremola per la rabbia - E poi chi era quella tizia con te sull’altalena? -

     Sonic mette le mani avanti e cerca di riparare il riparabile, maledicendo la forza che lo aveva messo in quella situazione.

     - Ehm… non hai capito, Amy! Era… era tutto una metafora… non volevo certo dire che sei una donnaccia o cose del genere! -

     - Una donnaccia, io? - ripete la ragazza, ulteriormente irritata.

     - Chiedo scusa! - si intromette una voce prima che Amy possa ricorrere alle maniere forti - Non vorrei interrompere questa simpatica scenetta di violenza gratuita, ma sto cercando l’agente D. Denser! -

     I due ricci si voltano ed incrociano lo sguardo con quello, nascosto da un paio di vistosi occhiali da sole, di una scimmia con un sorriso educato, ammantata in un completo bianco panna e in una sciarpa violetta di tessuto leggero.

     - Guarda chi si rivede! - commenta con scarso entusiasmo una volta resosi conto della presenza di Sonic, prima di tornare seccamente alla sua richiesta - Allora? L’agente D.Denser? -

     - Signor Monkey! - esclama Ramon, arrivato di corsa appena accortosi dell’ospite - Ha avuto difficoltà a trovare l’indirizzo? -

     - Nemmeno una, considerando che se l’è vista il mio autista personale! - replica, per poi gettare un occhio con aria superficiale alla casetta a forma di volpe e commentare secco - Decisamente originale! Che dite, si potrebbe avere un frullato alla banana? -

     - Sei stato tu a dargli l’indirizzo di casa di Tails? - domanda Sonic a Ramon, contento di aver trovato una scusa per sottrarsi alle ire di Amy.

     - Ma certo! Gli ho detto che gli fosse venuto in mente qualcosa che potesse aiutarci avrebbe potuto trovarci qui! -

     - Allora? - incalza Manny, visibilmente infastidito - Quel frullato alla banana? -

     - Dimentica le banane per un attimo, pallone gonfiato! - interviene Shadow, appena sopraggiunto con al seguito Rouge e Knuckles - Se hai qualche informazione utile ti conviene sputare il rospo nel giro di dieci secondi! Tutta questa situazione mi sta dando molto sui nervi, sai? -

     Se Shadow cercava di suonare sufficientemente minaccioso da svilire l’atteggiamento altezzoso dell’attore, Sonic sembra non voler collaborare, sopraffatto dalla voglia di punzecchiarlo ancora una volta.

     - Strano, pensavo le banane ti facessero impazzire! - dice con un ghigno, in un chiaro riferimento alla samba sfrenata che il riccio nero aveva ballato a Green Hill.

     In tutta risposta, Shadow sferra un rapidissimo pugno con il dorso della mano sul naso del suo sosia, così forte da farlo piombare a terra come un sacco di patate. Senza distogliere un secondo lo sguardo da Manny, ignora le proteste di Amy, chinata ad aiutare il suo amato, e incalza nuovamente.

     - Allora? Come hai appena visto, la mia pazienza ha un limite molto sottile! -

     - Insomma, dov’è finita la vostra cortesia? - si intromette Ramon, indispettito - Venga, signor Monkey, entri pure! Potrà spiegarci tutto una volta che ci saremo accomodati! -

     - Ehm… non dovrei essere io a fare gli onori di casa? - domanda debolmente Tails, sollevando una mano.

     Tra Rouge che tenta di far calmare Shadow ed Amy che battibecca con un dolorante Sonic, però, nessuno presta ascolto alla sua timida protesta.

     - Signori, benvenuti nel paese dei pagliacci! - commenta un esasperato Knuckles.


     Una volta all’interno, Manny viene fatto accomodare da Ramon sulla poltrona più comoda del salotto di casa Prower, così servito e riverito dall’agente che sarebbe potuto facilmente passare per un pascià in visita. Cream, Tikal e Sydia si trovano sedute sul divano di fronte a lui, educatamente in attesa delle importanti novità che erano state annunciate. Tutti gli altri, invece, sono nervosamente sparpagliati per la stanza con un’ansia dipinta in volto che non saprebbero loro stessi descrivere.

     - Molto gentile! - commenta Manny, finalmente soddisfatto - Che ne dici di portarmi qualcosa da bere ora? -

     - Sarai tu a finire sciroppato in un bicchiere se non ti decidi a parlare! - sbotta Shadow, al limite della sopportazione.

     Avendo già potuto tastare con mano quanto sia forte l’impazienza e l’antipatia del riccio nero nei suoi confronti, Manny decide saggiamente di risparmiarsi le sue consuete pose e di venire subito al punto.

     - Va bene, va bene! Non c’è bisogno di scaldarsi! Ah, se i miei fan sapessero con chi sono costretto ad avere a che fare! Sono venuto all’indirizzo che l’agente D. Denser mi ha lasciato quando ve ne siete andati dagli studios! Mi sono ricordato un particolare che quando avete fatto irruzione sul set avevo completamente rimosso! Sapete, la vostra improvvisata mi ha messo in uno di quegli stati di agitazione che non fanno per niente bene alla mia pelle! -

     - Ci racconterai dopo la favoletta! - interviene Sonic - Dunque? -

     - Bé, vi ho detto che sono stato invitato alla cerimonia di inaugurazione della nuova antenna della TRL Corporation da quel gentile signore ben vestito! Quello che mi era sfuggito è che, una volta lì, mi è capitato di sentire lui in persona parlottare con quello che credo fosse un suo dipendente, una donnola con un vistoso problema dentario! Stavano dicendo che in realtà l’antenna della sede principale, quella per cui avevo tagliato il nastro, in realtà era solo una riproduzione di rappresentanza! La vera antenna si trova da tutt’altra parte, in una zona sperduta, credo a causa dei diversi campi magnetici per le comunicazioni o roba del genere! -

     Sonic e Knuckles si scambiano subito uno sguardo più che eloquente. Shadow deve respirare a fondo un paio di volte per evitare di saltare al collo dello scimmiotto e strangolarlo.

     - Ed una cosa così importante ti era sfuggita di mente? - domanda il riccio blu, quasi incredulo.

     - Ehi, non faceva parte del mio lavoro origliare le conversazioni degli altri! Tra l’altro non vedevo cosa ci potesse essere di tanto importante! Anzi, dovreste essermi riconoscenti per quello che vi ho detto! -

     - E’ fantastico, signor Monkey! - esclama Ramon con un largo sorriso - E si ricorda anche se hanno menzionato la posizione precisa di questa antenna? -

     - Oh, certo che sì! Nella zona industriale della parte ovest della città, dalle parti della centrale elettrica principale! -

     - Strano che tu ti sia improvvisamente ricordato tanti particolari di una cosa che non giudichi importante! - interviene Shadow, poco convinto.

     - La memoria di un attore del mio calibro deve essere per forza così allenata! - ribatte Manny, dandosi un colpetto sul petto.

     - Forse ci siamo! - esclama Tails - Deve trattarsi proprio del dispositivo di cui ha parlato Rouge! Per creare una simile distorsione il suo funzionamento dovrebbe essere proprio simile a quello di un’antenna per le telecomunicazioni! La sua posizione accanto alla centrale elettrica, poi, compenserebbe il dispendio energetico! E la magnetite rubata da Angel Island potrebbe essere lo strumento con cui influenza i campi magnetici! -

     Di fronte alle nuove rivelazioni, sono tutti così occupati a discuterne da non accorgersi che Manny si alza dalla sua poltrona e prende Ramon in disparte per parlargli a quattr’occhi.

     - Allora, ragazzo mio! - gli dice, cingendolo per le spalle con fare quasi paterno - Spero che ti sia ancora ben chiaro quello di cui abbiamo discusso! -

     - Oh, sì, sì, signor Monkey! - replica Ramon, gli occhi luccicanti per l’emozione - Sono perfettamente d’accordo con lei! Quando arriverà il momento ci penserò io a sistemare le cose! Rappresento pur sempre la legge qui e nessuno degli altri ha l’autorità per prendere decisioni al posto mio! -

     - Bravo figliolo! Un’occasione così grande non merita di essere sprecata! E’ molto importante non fermare questo fenomeno! Ma ci pensi? Musica, coreografie e video musicali giornalieri e senza il minimo costo! Ci sono i mezzi per far decollare la carriera di chiunque e, se mi garantisci che con il tuo aiuto tutto questo andrà avanti, farò in modo di trovarti un posto nello show business proprio al mio fianco! -

     I sogni di fama e di gloria del giovane scoiattolo gli scorrono davanti come un film, quelli che ha sempre desiderato sin da quando è nata la sua passione per la musica, per le serie televisive e per il mondo dello spettacolo. Avere il proprio attore preferito che ti promette un futuro di successo, in cambio di una piccola inezia, è un boccone ghiotto per chiunque. E’ un bene però che l’ingenuo Ramon sia protetto dalla cruda verità, e cioè che Manny intende solamente favorire la propria carriera e quella di nessun’altro. Avendo la possibilità di esibirsi in qualunque momento della giornata senza il minimo sforzo e senza il costo di strumentazioni o scenografie, l’ambizioso scimmiotto crede di poter bruciare sul tempo tutti i suoi ipotetici concorrenti e di farsi strada nel mondo della musica in un battibaleno. E’ talmente accecato dalla sete di gloria da non considerare neanche che la stessa identica cosa potrebbero farla anche tutti gli altri.

     Entrambi sono così concentrati sulla prospettiva di diventare delle stelle che a malapena si rendono conto di ritrovarsi in un ambiente del tutto diverso, con delle voci che non gli appartengono a costruire il preludio di una canzone che, nel loro inconscio, sanno essere destinata a far vibrare le pareti.


     “All my people in the crowd
     Grab a partner take it down!
     It's me against the music
      Uh uh
      It's just me
      And me”

     “No one cares, it's whippin'my hair, it's pullin' my waist
     To hell with stares, the sweat is drippin' all over my face
     No one's there, I'm the only one dancin' up in this place
     Tonight I'm here feel the beat of the drum, gotta keep it that bass”

     In un locale affollato la voce dei due protagonisti si sente distintamente lungo tutto il perimetro sebbene loro non siano visibili. Manny, sempre elegante nel suo completo bianco panna e con in mano un bastone ricoperto di brillanti, è appostato su un divanetto e tiene d’occhio gli spostamenti di Ramon nel locale tramite un monitor a muro. Lo scoiattolo, infatti, sta vagando per i corridoi stretti dell’edificio alla ricerca di qualcosa. Indossa una giacca nera senza manica sopra ad una camicia azzurra ornata di cravatta scura.

     “I'm up against the speaker, tryin' to take on the music
     It's like a competition, me against the beat
      I wanna get in the zone, I wanna get in the zone
      If you really wanna battle, saddle up and get your rhythm
      Tryin' to hit it chic-a-tah
     In a minute I'm a take a you on, I'm a take a you on”

     Le loro due voci sono così magiche ed intense da trapassare le pareti e raggiungere ogni angolo del locale. Sebbene siano impegnati ad inseguirsi in una specie di bizzarro gioco tra guardie e ladri, sanno esattamente quando la battuta musicale è la loro perché entrambi animati dalla stessa incalzante melodia che tintinna nelle loro teste. Manny oltrepassa una stanza con un’altalena che ondeggia su un tappeto di foglie brune, mentre Ramon sfreccia attraverso una pista da ballo in cui tanti ragazzi si scatenano seguendo il suo stesso ritmo.

     “All my people on the floor, let me see you dance
     All my people wantin' more, let me see you dance
     All my people round and round, let me see you dance
     All my people in the crowd, let me see you dance”

     Quando i due avvertono di essere molto vicini, notano che c’è solo un muro a dividerli. Entrambi toccano la pietra fredda, anche se avvertono un familiare calore invaderli dal punto esatto in cui sanno che si trovano le dita dell’altro. In un lampo, in concomitanza con la fine del brano, la parete svanisce nel nulla. Ramon afferra Manny per le spalle e, in una mossa repentina, avvicina il proprio viso al suo. Le loro labbra si fanno sempre più prossime…

     Nel momento in cui, però, l’ultima nota viene suonata, con uno schiocco secco la realtà si distorce per l’ennesima volta e il salotto di casa Prower, pieno di testimoni incuriositi, si riaffaccia allo sguardo di Ramon. Manny, colto alla sprovvista, perde l’equilibrio e per un pelo non casca a peso morto sul pavimento. Lo scoiattolo si ritrae come se si è scottato e, pallido come un fantasma, si sente addosso gli occhi accusatori di tutti quanti.

     - S… scusate… non… non è stata colpa mia! - riesce a balbettare confusamente prima di catapultarsi verso la porta d’ingresso e uscire all’aperto.

     Se solo avesse saputo che non tutti stavano prestando particolare attenzione alla canzone, forse non avrebbe reagito in quel modo spaventato. O almeno è quello che pensa Sydia, l’unica ad aver compreso appieno il suo comportamento, forse perché è l’unica tra di loro non così tanto presa dalle circostanze da potersi accorgere di quanto sta accadendo a Ramon.


     Non appena Sydia si affaccia sul giardino, l’aria fresca sferza sul suo viso. Abbraccia con lo sguardo tutto il perimetro del giardino finché non scorge proprio lo scoiattolo che sta cercando, in quel momento appoggiato con le mani sulla staccionata. Anche da lontano, si può facilmente intuire che sta tremando, quasi come se fosse nel bel mezzo di una tormenta di neve.

     Sydia si avvicina a passo lento, accertandosi di fare abbastanza rumore perché lui possa accorgersi della sua presenza e, di conseguenza, non essere preso alla sprovvista. Il suo orecchio sinistro scatta sull’attenti una volta percepito il suono dei passi in avvicinamento. Rapidamente, Ramon si passa il dorso del braccio sul viso e si volta per affrontare Sydia con in volto un sorriso molto forzato.

     - Ti senti bene? - domanda la ragazza, conoscendo già la risposta vera e quella che avrebbe ricevuto.

     - Oh, sì! Va tutto bene! - replica l’agente, con un tono di voce più squillante del solito - E’ stato molto imbarazzante, non trovi? Io che bacio Manny! Sembra una barzelletta, vero? Eheheh! -

     In seguito a queste parole, Ramon comincia a ridere in modo leggermente isterico. Sydia aggrotta le sopracciglia, non del tutto convinta dal suo comportamento, ma subito dopo assume spontaneamente un’espressione incoraggiante e affettuosa.

     - Perché fai così? - domanda, infrangendo la finta ilarità del suo interlocutore - Cosa c’è da vergognarsi? -

     Ramon la guarda come se fosse caduto dalle nuvole, passando nel giro di un istante da uno stato di divertimento a uno di preoccupazione.

     - Di cosa stai parlando, scusa? Te l’ho detto… deve essere stata opera della canzone che… -

     - Se fosse stata opera della canzone, non avresti reagito in questo modo, mio caro! - ribatte Sydia in tono pratico e affabile - Sia ben inteso, non voglio farmi i fatti tuoi, ma non capisco perché ti sia vergognato così tanto di un tuo modo di essere! Forse puoi illuminarmi! -

     Per la prima volta, Ramon non sa cosa dire. Le parole gli muoiono in gola prima di poter essere pronunciate e l’ansia che prova gli fa battere il cuore più quanto avesse mai creduto possibile. L’argomento per lui è molto scottante e doloroso da affrontare, eppure la ragazza che ha davanti ha un sorriso così tranquillo e rassicurante da non dargli modo di temere oltre. Per lui è molto difficile esprimersi in merito, ma per lei sembra quasi che ciò che ha intuito sia normale quanto chiacchierare del meteo.

     - Non immaginavo che l’avresti presa così bene! - commenta lui.

     - Perché? Come avrei dovuto prenderla? - ribatte Sydia, leggermente stupita - C’è a chi piace il burro d’arachidi sul pane tostato e chi la marmellata! -

     In un primo momento, Ramon sgrana gli occhi, considerando che mai avrebbe pensato di paragonare il suo peso sul cuore al burro d’arachidi, ma subito dopo non riesce a trattenere una risata allegra e spensierata.

     - Ti giuro, è la prima volta che qualcuno fa un simile paragone con la mia omosessualità! - si ritrova a dire tra una risata e l’altro, per poi fermarsi di colpo e pensare alla sua affermazione.

     - Ti senti meglio ora che lo hai detto? - domanda Sydia, con un sorriso ancora più ampio.

     - Non… non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo! - spiega Ramon, ancora incredulo - Eppure… è così liberatorio! Io sono omosessuale, Sydia! -

     - Non l’avrei mai detto dal modo in cui hai cercato di baciare lo scimmiotto! - ribatte lei, sarcasticamente - Però devo dire che hai dei gusti molto strani! -

     A Ramon non sembra interessare la puntualizzazione, troppo contento di essersi tolto un peso dallo stomaco per darle peso.

     - Toglimi una curiosità! - incalza Sydia - Quanti idioti hai incontrato che hanno avuto la faccia tosta di ficcare il naso nelle tue preferenze e di giudicarle? -

     - In verità solo uno! Mio padre non ha mai accettato questo mio modo di essere e la cosa mi ha fatto soffrire così tanto da farmi arrivare a fare finta di essere quello che non sono! Non ho mai parlato con nessuno della mia omosessualità né ho dato modo ad altri di rendersene conto… fino ad oggi a quanto pare! -

     - Vuoi dirmi che per una sola esperienza andata male ti sei ridotto così? - ripete Sydia, per poi dare allo scoiattolo un leggero scappellotto - Tu devi imparare ad avere più fiducia in te stesso, bello! -

     A quel punto, Ramon gonfia le guancie come fa spesso quando è infastidito e vuole sembrare imbronciato.

     - Fai presto a parlare tu! - ribatte.

     - Puoi dirlo forte! - conferma lei, battendosi un pugno sul petto - E’ più facile di quanto pensi! -

    
     “Doesn't matter what your friends are telling you
     Doesn't matter what my family's saying too
     It just matters that I'm in love with you
     It only matters that you love me too
     It doesn't matter if they won't accept you
     I'm accepting of you and the things you do
     Just as long as it's you, nobody but you”

     In un modesto appartamento in cui il colore predominante delle pareti e del mobilio è il bianco, Sydia si ritrova all’improvviso, stretta forte ad un orsacchiotto di peluche, stesa su un soffice divano a cantare con una voce acuta, ma potente. Man mano che le battute della sua canzone si susseguono, gironzola con aria trasognata per casa, aprendo il frigorifero per prendere un sorso di succo d’arancia, o per indossare le grosse cuffie dello stereo e ascoltare meglio la melodia che ispira il suo canto.

     “My love for you, unconditional love too
     Gotta get up, get up, get up, get up and show you that it
     Doesn't really matter what the eye is seeing
     Cause I'm in love with the inner being
     And it doesn't really matter what they believe
     What matters to me is you're in love with me”

     Quando bussano alla porta, Sydia capisce che le sue amiche sono arrivate. Una volta accolte le ragazze con una serie di abbracci affettuosi, il gruppetto si ritrova magicamente su una pista da ballo dalla forma circolare, sospesa nel mezzo del vuoto in un luogo pieno di schermi televisivi fluttuanti. La musica che anima Sydia, però, è talmente gioiosa e importante per lei che poco si cura dello strano fenomeno, limitandosi a continuare a cantare e a ballare sulla pista in compagnia delle altre ragazze. Sugli schermi, nel frattempo, sono proiettate le immagini di molti film famosi e, più di preciso, scene di amicizia, di affetto e di amore fraterno.

     Ad un solo battito di ciglia, però, tutto il curioso scenario sparisce come per incanto e Sydia si ritrova leggermente stordita di fronte al sorriso commosso di Ramon. Un po’ imbarazzata, decide di mettere subito le cose in chiaro, ben consapevole di aver messo a nudo i suoi pensieri più personali con una sola canzone.

     - Naturalmente si intendeva che ti voglio bene come… come lo vorrei ad un fratello! - spiega Sydia, con tono leggermente battagliero - Non sarebbe sufficiente torturarmi per convincermi a trovarmi un fidanzato! -

     Anche se in apparenza Sydia ha un carattere dolce e disponibile, in realtà, come ben dimostrano i suoi impeti combattivi, è una persona battagliera e determinata. Non è abituata ad esprimere i suoi sentimenti così schiettamente, ma preferisce di gran lunga scherzarci su e non prendere nulla totalmente sul serio. L’influsso della Music Plant Zone, però, sembra essere stato in grado di tirare fuori tutto l’affetto che si è ritrovata a provare per quell’impacciato, ma simpatico scoiattolo. L’amicizia, si ritrova a pensare, è forse il potere più forte e prezioso che possa esistere nel loro mondo, ma di certo non l’avrebbe mai ammesso a chiare lettere, a meno che non fosse stata costretta da una canzone.

     Nonostante tutto, Ramon sembra aver afferrato al volo la situazione, tant’è che mette una mano sulla spalla della ragazza e la stringe con affetto.

     - Lo apprezzo molto, Sydia! E se avevi intenzione di dirmelo in altro modo, non ti preoccupare! Non c’è mezzo migliore di una canzone per esprimere certi pensieri! -

     - Per uno come te senz’altro! - ribatte lei, per poi tendergli la mano - Amici? -

     Ramon, senza esitare, gliela stringe.

     - Amici? Potrebbe essere solo l’inizio! Ho una proposta da farti, ragazza mia! -


     E’ arrivato il tramonto ormai e quella che potrebbe essere l’ultima speranza di sottrarre la realtà ad una fusione totale con un mondo dominato dalla musica si traduce in una frenetica lotta contro il tempo. Il gruppo capitanato da Sonic the hedgehog è più che determinato a raggiungere il luogo indicato e a mettere fine all’incantesimo sotto la cui influenza sono stati costretti per diversi giorni.

     Troppo impazienti (e veloci) per lasciarsi rallentare dagli altri, Sonic e Shadow li precedono sul posto indicato da Manny, fortunatamente non molto lontano dalla loro attuale posizione. Il resto della combriccola, invece, si divide lo spazio delle automobili dello scimmiotto e di Ramon, con l’intento di seguire a ruota i due ricci supersonici. Sebbene sia stato necessario ricorrere alle maniere forti per convincere il famoso attore a collaborare, nominalmente i modi poco gentili di Knuckles, alla fine tutti sono pronti per accorrere alla radice del problema. L’importanza del fattore tempo è, inoltre, sottolineato dal fatto che a nessuno di loro è stato raccomandato di rimanere nelle retrovie. Nessuno di loro sa con precisione quello a cui sta andando incontro e la necessità di quanto più aiuto possibile è più impellente di tutto il resto.

     Il sole è diventato un disco di fuoco arancione quando i due ricci, sollevando un enorme polverone sulla loro scia, hanno raggiunto la centrale elettrica. Ciò che gioca a loro favore, pensano, è che l’ora è troppo tarda per trovare qualche operaio al lavoro o, in termini che ama usare Shadow, qualche ficcanaso tra i piedi. Non è nemmeno difficile per loro individuare l’antenna di cui si è parlato, un grande struttura simile ad un traliccio, con una grande parabola in cima, che svetta in altezza su tutti gli edifici circostanti. Il piazzale rettangolare dove si trova è protetto da una recinzione, ma per i due ricci non può essere più semplice sfondare la porta d’ingresso con un paio di azioni rotanti. L’ultima cosa di cui hanno bisogno in quel momento è rispettare l’etichetta!

     - Se aspettiamo Tails troverà di sicuro il modo di disattivare quell’affare infernale! - propone Sonic, indicando con il dito la base in cemento del traliccio dal quale spuntano numerosi cavi scuri collegati con la vicina centrale elettrica - Forse è sufficiente interromperne l’alimentazione! -

     - Ancora meglio se la facciamo direttamente in mille pezzi! - ribatte Shadow, ansioso di passare alle maniere forti.

     - Raffreddati, sceriffo! - replica Sonic, fermando il suo sosia con un braccio - Scheggia ha detto che danneggiare l’apparecchio potrebbe accelerare il processo! Prima di fare qualunque mossa dovremmo… un attimo, guarda laggiù! -

     In lontananza, infatti, il riccio blu riesce a scorgere un piccolo gruppetto di persone, alcune delle quali sono facilmente riconoscibili. Oltre ad un quartetto di mastini grandi come armadi in divisa, è presente Nack the weasel, in quel momento apparentemente molto interessato a contemplare la grandezza dell’antenna, e il famigerato Mr. Trick. Gironzolando in tondo come un cane che tenta di mordersi la coda, è immerso in una fitta conversazione al telefono cellulare, noncurante che ad ogni suo passo il criceto di peluche accomodato sul suo cilindro beccheggia sempre più verso il basso.

     Sonic e Shadow si guardano dritto negli occhi in un primo momento, per poi affrettarsi a raggiungere il loro avversario per affrontarlo. Nello stesso momento, il resto del gruppo accorre di corsa, oltrepassando la porta sfasciata della recinzione.

     - E se ci aggiungi una spolverata di pangrattato eviterai che le uova si incollino come la dentiera di mia nonna! - dice la iena al telefono, prima che Nack si accorga della presenza di intrusi e lo richiami con un gesto secco.

     Trick solleva lo sguardo e non appena incrocia quello di Sonic sembra essere preso dall’agitazione.

     - Ti devo lasciare adesso, Betsy! Il destino mi bussa alla porta! Vado a dirgli che ha sbagliato appartamento! - e dunque chiude la chiamata - Che mi venga un colpo secco! Sono già qui… e io non mi sono ancora preparato! -

     Cercando di fare in fretta, Trick corre in uno spazio sul retro del traliccio e trascina verso Sonic e gli altri una poltrona in pelle nera di quelle con le rotelle. Dopodiché, ci si siede e ruota lo schienale in modo da dare le spalle allo stranito gruppo. Esattamente dopo due secondi, ruota ancora il sedile per poter guardare in faccia i suoi ospiti. Il suo atteggiamento è totalmente cambiato: ha le gambe accavallate, un ghigno maligno in viso, una benda nera che gli copre l’occhio sinistro ed è intento ad accarezzare il suo Sponky come se fosse un gatto. Il quadretto che ha preparato con premura, simile alla posa di un cattivo da film d’azione, si completa quando, con forzato accento nordico, pronuncia la sua battuta.

     - Benvenuti, miei acerrimi nemici! Vi stavo aspettando! -

     - E’ un’ottima interpretazione! - commenta Ramon, ingenuamente - Hai visto anche tu il film “Gold-hyeninger”? -

     - Tails, trova il modo di disattivare quell’aggeggio! - interviene Sonic, incapace di credere che lo scontro finale si stava riducendo ad una pagliacciata - Ora ci manca solo che si metta a cantare un’opera lirica! -

     Nack e gli altri sicari fanno saettare lo sguardo dai loro avversari a Trick, pronti ad intervenire ad un ordine che non arriva e che non capiscono perché non lo faccia. La iena, dal canto suo, è più che tranquilla e continua a conversare amabilmente.

     - Aggeggio? Quale aggeggio? - ripete, fintamente confuso - Ah, forse volete dire questa antenna satellitare! Non sapete che è reato danneggiare l’arredo urbano? -

     - Antenna satellitare? - domanda Tails - Intendi che non è questo il dispositivo principale? -

     - Ehi, non è quello che mi hai detto al telefono! - sbotta Manny, prima di rendersi conto di essersi involontariamente messo in una cattiva posizione.

     Infatti, dopo qualche istante, tutti gli sguardi del suo gruppo sono puntati su di lui, in particolare quello furioso di Shadow.

     - Non l’avevi mica sentito di sfuggita? - domanda Knuckles, visibilmente esasperato.

     - Altro che sentito! - interviene Shadow - Questa palla di pelo mi puzzava sin dall’inizio! Avevi organizzato tutto per farci venire qui a perdere tempo, non è così? -

     - In verità, bellezza - risponde Trick - Questo pomeriggio Cita qui presente mi ha contattato per raccontarmi del vostro breve, ma intenso incontro! Da brava personcina educata quale sono, non ho fatto altro che dargli indicazioni su dove potevate trovarmi, raccomandandomi però di fornirvi una versione ben precisa dei fatti! Povero, non aveva intenzione di rovinarvi la sorpresa, specie considerando che si sarebbe giocato anche l’occasione di lavorare ancora nella mia campagna pubblicitaria! -

     - Ci hai venduto per fare da testimonial a questo pazzoide? - riassume Rouge in una domanda incredula.

     - Volete darvi tutti una calmata? - sbotta Manny - Ne parlate come se fosse un criminale! -

     - Certa gente non riesce a capire il valore dell’arte contemporanea! - commenta Trick.

     Approfittando del momento di confusione, estrae dal taschino della giacca un piccolo radiocomando. Alla sola pressione di un pulsante, con un forte ronzio, la parabola del ripetitore comincia a spostarsi fino a posizionarsi con la piccola punta interna proprio in direzione di Sonic e gli altri.

     - Fate attenzione! - esclama Tails, allarmato.

     Dalla parabola viene sparata una raffica di raggi luminosi ad alta intensità. I colpi sfrecciano all’impazzata nell’aria, colpendo tutto quello che incontrano sulla loro strada. Sonic e Shadow intimano a tutti gli altri di arretrare, per sottrarsi al raggio d’azione della pericolosa arma. La traiettoria e la velocità degli spari è così imprevedibile da rendere rischioso qualunque attacco diretto da parte di chiunque.

     - E’ sempre un passo avanti a noi! - dice Sonic, stringendo con rabbia i pugni.

     - Non capisco perché tanta ostilità nei miei confronti! - afferma Trick, facendo roteare il bastone con suo gran divertimento - Dovreste essermi grati per avervi regalato un mondo colorato di musica e bagordi! -

     - Te lo restituiamo volentieri indietro, bello! - ribatte Rouge.

     - Spiacente, pasticcino, ma è un pacco senza possibilità di ritorno! Non avete da temere, vi abituerete molto presto al clima estroso della Music Plant Zone! Tutte le vostre ansie, le vostre paure, i vostri pensieri e i vostri segreti zampilleranno al ritmo di rock ‘n’ roll! E così tutti saranno felici e contenti come nelle favole… per la precisione entro la mezzanotte, quando la fusione sarà completa! -

     - Te lo puoi scordare! - esclama Shadow, furiosamente.

     - Che cosa aspetti, Carbonella? - lo provoca Trick, sentendosi ben protetto dal fucile montato sulla parabola - Affronta il cattivo e salva il mondo da bravo supereroe! Sempre se non ti dispiace farti bucherellare dalla mia stupenda parabola laser, si intende! -

     - Non fare mosse avventate, Shadow! - lo ammonisce Rouge, trattenendolo per un braccio - E’ proprio quello che vuole! -

     - Non è ancora detta l’ultima parola, amico! - esclama Sonic - Vediamo se sono abbastanza veloce da venirti a camminare sulle chiappe! -

     Purtroppo per lui, Sonic è costretto a modificare i suoi piani quando un imponente squarcio dimensionale si apre proprio davanti a lui, permettendogli di osservare uno scorcio della Music Plant Zone. Dalla falla proviene un motivo ballabile e irresistibile, un richiamo troppo potente perché chiunque tra di loro possa riuscire a scampare. In altri punti si aprono altri squarci e il gruppo capisce subito che la fusione è davvero imminente.

     - E’ ora di festeggiare l’arrivo del mondo nuovo, ragazzi! - dice Trick, tutto ringalluzzito.


      “I think you wanna come over
     Yeah I heard it through the grapevine.
     Are you drunk or you sober?
     Think about it, doesn't matter
     And if it makes you feel good then I say do it,
     I don't know what you're waiting for”

     Il piazzale rettangolare che ospita la parabola satellitare di Mr. Trick si trasforma nel momento meno opportuno in una grande pista da ballo sulla quale troneggia una gigantesca strobosfera. Tutti i componenti del gruppo si danno alle danze sfrenate come mai hanno fatto fino a questo momento. Sonic è alla console, con le cuffie da DJ sulle orecchie e il piede che segue freneticamente il tempo. Rouge presta la voce alla canzone, con alle sue spalle un delirio danzante generale di tutti i suoi compagni.

     “Put your arms around me
     When it gets too hot we can go outside
     But for now just come here, let me whisper in your ear
     An invitation to the dance of life”

     La seconda strofa è affidata invece ad Amy, la quale si fa più avanti sulla pista mentre alle sue spalle ci sono urla di giubilo, risate divertite e una serie di scene che mai avrebbe pensato di poter vedere in vita sua. Shadow balla con un candeliere in testa e maneggia una frusta che fa schioccare a tempo di musica verso Manny, impegnato in quel frangente a saltare la corda che Cream e Tikal fanno ruotare. Tails si diverte a cavalcare una croce di plastica gigante e nel frattempo Knuckles si cimenta in un incontro di pugilato con un violino gigante che brandisce l’archetto come una spada.

     “Come join the party (it's a celebration)
     Anybody... just won't do
     Let's get this started (no more hesitation)
     Cause everybody wants to party with you”

     Oltrepassando Sydia e Ramon, giocolieri improvvisati a bordo di un paio di monocicli, e Rouge, occupata a sventolare dei pon-pon dorati nei panni di una cheerleader, Sonic abbandona la postazione e, con un paio di spessi occhiali da sole sul naso, canta il chorus della canzone, esibendosi in passi di danza quasi robotici. Quando tutti gli altri si accorgono che il riccio blu sta rubando la scena, gli si gettano addosso uno dopo l’altro, terminando l’esibizione in una caotica rissa.

     Ci vuole più tempo del solito perché tutto torni alla normalità e quando questo accade gli undici riluttanti ballerini cercano di districarsi dal groviglio di corpi in cui sono finiti. Stanchi, doloranti e ben poco allegri, diversamente da quanto la loro canzone comunicava, si guardano intorno per individuare Trick e i suoi scagnozzi, ma questi se la sono già filata da un pezzo.

     Carico di frustrazione, Shadow raccoglie tutte le sue energie e scaglia una serie di saette luminose contro la parabola. Questa salta in aria in mille pezzi e cessa di conseguenza il fuoco che prima era loro di ostacolo.

     - Grandioso! - commenta Knuckles - Davvero grandioso! Abbiamo meno di quattro ore per rintracciare il dispositivo di quel pazzo e metterlo fuori uso… e non abbiamo uno straccio di indizio! -

     - Se fossimo riusciti ad acchiapparlo avremmo potuto farlo cantare! - replica Ramon.

     La sua affermazione viene accolta da una serie di occhiate innervosite e esasperate.

     - Bé, non in quel senso! - si affretta a puntualizzare lo scoiattolo.

     Solo in quel momento, Sonic si accorge di uno striscione appeso su una fiancata del traliccio dell’antenna, lasciato indubbiamente da Trick, con la scritta a caratteri cubitali rossi: “CANTA CHE TI PASSA!”.

     - Quasi quasi comincio a rimpiangere il dottor Eggman! -


FINE ATTO SESTO

Colonna sonora:
- “Hanky Panky” di Madonna - I’m Breathless (1990)
- “Slow” di Kylie Minogue - Body Language (2003)
- “Human Nature” di Madonna - Bedtime Stories (1994)
- “Control” di Janet Jackson - Control (1986)
- “Together Again” di Janet Jackson - The Velvet Rope (1997)
- “Burning Up” di Madonna - Madonna (1983)
- “Get Outta My Way” di Kylie Minogue - Aphrodite (2010)
- “Umbrella” di Rihanna feat. Jay-Z - Good Girl Gone Bad (2007)
- “Love at First Sight” di Kylie Minogue - Fever (2002)
- “In My Arms” di Kylie Minogue - X (2007)
- “Rag Doll” di Aerosmith - Permanent Vacation (1987)
- “Me Against the Music” di Britney Spears feat. Madonna - In the Zone (2003)
- “Doesn’t Really Matter” di Janet Jackson - All for You (2001)
- “Celebration” di Madonna - Celebration (2009)
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Capitolo 21
*** Full Speed Ahead #21 (Pieces of Eternity Saga \ Ciak, si canta! FINALE) ***


Sonic

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#21

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Molti nel nostro mondo trascorrono il loro prezioso tempo in affanni e in tormenti, preferendo chiudersi in sé stessi e piangersi addosso piuttosto che risollevarsi e affrontare la fonte dei loro problemi alla radice. Molti si lasciano sprofondare in baratri di tristezza e disperazione quando le difficoltà di ogni giorno si presentano in tutta la loro forza, trascurando la possibilità di prendere il toro per le corna e dare il meglio per risolvere la situazione. Molti vedono la vita come un susseguirsi incessante di impedimenti, preferendo concentrarsi su quanto sia complicato vivere e tralasciando quanto sia prezioso essere vivi. Molti non riescono a guardare oltre il vortice della propria quotidianità e dei propri affari, permettendo che passino inosservate le meraviglie del mondo che ci circondano. Dal fiore più piccolo al tramonto più spettacolare, siamo immersi costantemente in un tripudio di suoni, colori, profumi e sapori entusiasmanti, troppo spesso oscurati dalla nostra scarsa apertura a ciò che c’è oltre noi stessi. Ogni sensazione, ogni pensiero e ogni emozione sono le chiavi che aprono le porte della nostra comprensione. Molti non riescono ad apprezzare a fondo il fatto di avere il respiro nel petto e un cuore che batta, ignorando che qualcuno li ha dati per loro, qualcuno che ha sacrificato la sua vita perché altri potessero preservare la propria. Chi è troppo occupato a preoccuparsi di ciò che succede, dovrebbe guardare e apprezzare ciò che ha intorno… perché c’è chi non potrà più farlo”

Dagli scritti dello Storico

LIBRO RUBINO

a.k.a.

Le inquietudini del vivente


     I palmi delle loro mani si toccarono in un lieve e timido contatto. La mano di lui era più piccola e tozza, quella di lei più ampia e sottile. Aprirono le dita a ventaglio e lei non poté trattenere una piccola risata nel vedere quanto queste fossero differenti, per lunghezza e carnosità. Lui la guardò attraverso l’intreccio di indici e anulari, scorgendo un frammento del suo intenso sguardo azzurrino. Il suo profumo era nell’aria, talmente dolce e penetrante da far sciogliere i suoi sensi. C’era qualcosa di mistico e puro nella candida figura di lei che non avrebbe saputo descrivere. Era sempre stato sicuro che gli angeli fossero solo una fantasia, ma era una credenza messa a dura prova di fronte a quei lineamenti così sottili e delicati, a quella chioma leggera e dorata. Ne era così totalmente rapito che sentiva di potersi perdere in quel sorriso timido, ma splendente, così come un naufrago si abbandona alle placide onde del mare. Nonostante fosse davanti a lui come una musa, sentiva la sua presenza sfuggente, quasi come se fosse un fantasma. Aveva il sentore che i suoi tratti stessero per svanire da un momento all’altro, portandosi via tutte quelle eccelse sensazioni che un solo sguardo del viso di lei riusciva a regalargli. Il loro contatto era così leggero da risultare evanescente, esattamente come quando si tenta di afferrare l’acqua, e gli stava scivolando via dalle dita. Aveva bisogno di sentirla più vicina, poiché solo la sua presenza riusciva a donargli un calore e una serenità d’animo che mai aveva conosciuto prima. Solo lei… perché solo con lei poteva abbandonare la pesante corazza che lo proteggeva dal resto del mondo e raggiungere un’oasi di pace in cui poteva riposare tranquillo, senza nessun dolore ad insidiare il suo benessere.

     Si sfilò in fretta il guanto e protrasse la mano in avanti, ansioso di percepire ancora più a fondo quel tocco delicato. Tutto quello che riuscì a toccare fu solo un freddo muro di vetro che lo separava dalla mano di lei, che si allontanava lentamente.

     - No! - esclamò Shadow spaventato nel vedere la ragazza separarsi da lui.

     Un cilindro la imprigionava, impedendogli di raggiungerla, anche se lei continuava a sorridere tranquillamente e ad imprimere l’impronta della sua mano sul vetro.

     - Andrà tutto bene! - disse Maria con la sua voce melodiosa - Non devi avere paura! -

     - Non te ne andare! Ti prego, non te ne andare! -

     Il tono di Shadow era supplichevole come mai si era sentito prima.

     - Non me ne andrò mai, stupidone! - replicò lei, soffocando una dolce risata - Te l’ho già detto! Non me ne sarò mai andata finché porterai il mio ricordo con te! Sarò sempre intorno a te, ovunque andrai! -

     - Nella… nella polvere? - domandò il riccio nero, incerto.

     - Perché è in ogni luogo, è quello da cui veniamo e quello in cui tutti siamo destinati a trasformarci! La respiri ogni giorno ed è dentro ciascuno di noi, come io sono dentro di te e ci rimarrò per sempre! -

     - Non capisco! Che cosa mi vuoi dire, Maria? -

     - Ho fatto il mio corso e ora sono polvere! Sarò veramente andata via quando permetterai che la polvere diventi la mia ombra, che il mio ricordo sparisca davanti ai tuoi occhi… e io diventi quello che sei tu! -

     - Cosa? Cosa sono io? -

     Un rumore di risucchio esplose nelle sue orecchie e in quel preciso momento realizzò che non era Maria ad essere rinchiusa in quel cilindro, ma era lui stesso! Intorno ai suoi piedi cominciò a fluire un liquido denso e granuloso, che saliva sempre di più immobilizzando il suo corpo come gelatina.

     - Maria! - esclamò il riccio, allarmato dalla prospettiva di annegare in quel fluido.

     - Andrà tutto bene, Shadow, amico mio! - lo rassicurò la ragazza bionda, con una lacrima che le brillava all’angolo di un occhio - Anche se sei nato come ombra, il tuo destino è di diventare qualcosa di molto più grande! Mi fido di te… e so che farai la cosa giusta alla fine… per me e per te! -

     - Aspetta! Maria! -

     Si sentiva intorpidito in tutto il corpo, non riuscendo più a muovere neanche un muscolo. Il fluido verde aveva riempito tutto lo spazio in cui era costretto, rendendo ormai inevitabile l’annegamento. La figura angelica di Maria sparì e si dissolse come fili di fumo, lasciando come unica sua reliquia l’inconfondibile sorriso. Shadow chiuse gli occhi, spaventato, e si preparò ad essere avvolto dalla testa ai piedi nel liquido.

     Quando li riaprì si ritrovò disteso nella familiare capsula rigenerante e subito l’odore acre del gas gli bruciò le narici. Respirò affannosamente, ancora vivide nella sua mente le scene appena vissute in sogno, faticando a rendersi conto che non era realtà. Era incerto se rallegrarsi di non essere annegato in una marea verde o rattristarsi per non avere veramente avuto l’opportunità di entrare in contatto con Maria, per la prima volta dopo tanto tempo. Ricordava di essere tornato da poco più di un’ora alla Techno Base dopo la sua missione a Scarlet Plains e di essersi subito rintanato nella sua capsula per recuperare le energie perdute. Non si era nemmeno accorto di essere scivolato nel sonno dopo pochi minuti dall’inizio del trattamento.

     Era la seconda volta che faceva un sogno su di lei e, com’era già successo, le sue parole erano risultate enigmatiche come non mai. Era come se volesse avvertirlo di desistere dai suoi propositi, che lei era comunque sempre con lui e non c’era bisogno di farla tornare, di farla diventare quella che lei chiamava ombra… cioè qualcuno come lui stesso. Per quanto si sforzasse non riusciva a capire il senso di tutto quello, perché continuava ad apparirle in quelle strane visioni per poi lasciarlo nella confusione totale. Da una parte si diceva di non dare molto peso a tutto quello, che erano solo sogni, ma dall’altra delle parole che qualcuno gli aveva detto si riaffermavano con convinzione. Non ricordava chi gli aveva parlato in quel modo, era come se fossero parole appartenenti ad un’altra vita, ad un’altra realtà.

     - Si dice che i sogni siano proiezioni che provengono da un altro mondo… e che servono ad indicarci la strada da percorrere e a raggiungere la conoscenza! -

     Di certo non serviva a chiarire le cose, ma dava qualcosa su cui pensare. Shadow si chiedeva perché dovesse essere sempre più complicato andare avanti ogni giorno. Si era preso una rivincita su Seth, aveva trovato un nuovo frammento che lo avvicinava sempre di più al suo obiettivo. Eppure a vanificare quella vittoria c’erano quegli insistenti dolori lancinanti di cui non voleva parlare con nessuno e quelle fugaci apparizioni in sogno che gettavano nuovi dubbi su ciò che stava facendo. Maria era nella polvere, doveva rimanere un ricordo… ma se fosse rimasta un ricordo, non avrebbe avuto la forza necessaria a spingere Shadow verso un domani. Non era stata sufficiente la sua promessa e di certo la memoria di ciò che aveva perduto non avrebbe avuto più efficacia. Aveva ancora bisogno di credere, anche se il tunnel che stava imboccando si sarebbe rivelato alla fine essere un vicolo cieco, la speranza era l’unica cosa capace di tenerlo in vita. Al diavolo i sogni e tutto il resto! Maria doveva tornare con lui ad ogni costo.

     Troppo stanco e pensieroso per rilassarsi, Shadow uscì dalla sua capsula e prese una profonda boccata dell’aria esterna. Si sentiva ancora debole e malfermo, probabilmente a causa di tutte le forze impiegate nella lotta contro Seth. Fece qualche passo in tondo prima che una fitta bruciante gli esplodesse nel fianco sinistro. Era così dolorosa che si piegò in due e si inginocchiò, tenendosi con una mano il ventre bruciante. Al contatto, la pelle morbida era diventata secca e ruvida, come il fango sul punto di sbriciolarsi. Si guardò la pancia e con orrore vide che il pelo nero era diventato giallognolo e rigato, quasi come si fosse coperto di squame. Il suo cuore batteva forte per lo spavento, ma non era abbastanza per spingere il riccio nero ancora più a fondo nella sua disperazione.

     - No! - esclamò convinto - Questo no! -

     Digrignò i denti e contrasse ogni muscolo del suo corpo, tentando di fermare quella sorta di degradazione che si stava diffondendo in lui. Le braccia gli tremavano come in preda alle convulsioni e il suo volto si ricoprì di sudore per lo sforzo.

     - Non adesso! Non adesso! -

     La forza della sua determinazione parve funzionare da medicina per quello strano fenomeno. Il dolore cessò all’improvviso e il suo pelo tornò nero come sempre, tutto nel giro di pochi secondi. Nei suoi occhi bruciava un fuoco ardente tipico di chi è determinato ad andare avanti a qualunque costo. Man mano che passava il tempo, più erano gli ostacoli a cui doveva far fronte e più il suo desiderio di raggiungere lo scopo prefissato diventava più grande e più divampante. La sua mente era sgombra da qualunque altro pensiero che non fosse raccogliere i frammenti e riportare indietro Maria. Avrebbe rischiato tutto per riuscirci, compresa la sua vita. Non importava se Eggman lo stava prendendo in giro, avrebbe trovato un altro modo. Non importava se Sonic o chiunque altro gli impediva di appropriarsi della Gemma, li avrebbe eliminati. Non importava se la sua coscienza prendesse in sogno la forma di Maria, dicendogli di fermarsi, l’avrebbe ignorata. Non importava se quel male misterioso lo stava a poco a poco distruggendo, lo avrebbe vinto. Tutto, solo ed unicamente, per lei.

     - Staremo di nuovo insieme! - sussurrò con affanno - Maria! Ti riporterò da me… dovessi spegnere l’inferno con le mie mani! -

 

     Se da una parte dell’edificio la notte non era riuscita a conciliare sonni tranquilli per uno dei suoi occupanti, da un’altra la situazione non era molto diversa. Il dottor Eggman era stato impegnato per tutta la serata a lavorare sui megaschermi dei suoi computer e a rimbalzare da un capo all’altro della sala, tutto intento a fare ricerche sui frammenti di Gemma in suo possesso. I suoi tre robot assistenti erano riusciti a stargli dietro solo fino ad un certo punto, prima che il sonno e la stanchezza si impadronissero di loro e li costringessero ad accasciarsi lungo il muro, accoccolati l’uno sull’altro. Fu un grande spavento per loro quando lo scienziato urlò un “Bingo!” a squarciagola, facendoli trasalire di colpo e cadere a terra scompostamente.

     - Chi? Cosa? Quando? - si domandava Decoe, ancora stordito.

     - E perché? - gli fece eco Bocoe.

     - E percome? - concluse Bokkun, squittendo più forte del normale.

     - Le belle lattine addormentate si sono degnate di aprire gli occhi! - commentò Eggman, stranamente senza tono minaccioso nella voce - Cominciavo a pensare che ci volesse il bacio del principe! -

     I tre arrossirono violentemente e guardarono verso il basso, imbarazzati.

     - Suvvia, dottore… non è il caso di essere precipitosi! - mormorò Bocoe.

     - Un passo alla volta! Ci conosciamo appena! - continuò Bokkun.

     - Silenzio, rimbecilliti! - sbraitò il dottore - Preferirei baciare uno squalo in gonnella! Finitela di dire idiozie e venite a vedere! -

     Caracollando per il sonno, gli assistenti si approssimarono alla poltrona del loro aguzzino e sbirciarono il grande schermo davanti al quale era seduto. In linee verdi luminescenti era tracciato un complesso reticolato che pareva formare la struttura di una pietra grande come un uovo. Accanto allo schema erano riportate numerose scritte scorrevoli, probabilmente i dati dello studio effettuato, e diversi diagrammi lampeggianti.

     - Ho effettuato uno studio approfondito sulle proprietà di questa pietra e sono giunto alla conclusione che ha poteri ancora più sorprendenti di quelli dei Chaos Emeralds! Guardate sotto la teca! -

     I robot spostarono lo sguardo verso la teca di vetro di una macchina cilindrica poco lontano da loro. Sapevano fin troppo bene che quello era l’analizzatore a scanner di cui il dottore si serviva per ottenere un’analisi dettagliata di qualunque oggetto fosse in grado di piazzare sotto la piccola vetrina. I tre frammenti che avevano raccolto fino a quel momento erano adagiati lì dentro, splendendo più che mai nei loro colori. Il dottore sollevò il vetro e appoggiò accanto a quei pezzi, l’ultimo rinvenuto da Shadow, di un turchese quasi spento. Pochi istanti dopo averlo avvicinato, i quattro frammenti cominciarono a muoversi lentamente, attratti l’uno dall’altro come per una misteriosa forza magnetica. In un battito di ciglio, si fusero tutti quanti insieme, formando un pezzo più grande e irregolare che aveva assunto una colorazione tutta nuova, un viola scuro.

     - Non sapevo fosse anche un prestigiatore! - commentò Decoe, affascinato.

     - Lo faccia ancora! Lo faccia ancora! Lo faccia ancora! - cantilenò Bokkun.

     Irritato per tanta ignoranza, Eggman diede un ceffone sulla nuca a ciascuno dei tre, prima di continuare nella sua spiegazione con tono stizzito.

     - Quella non è magia da quattro soldi! E’ la forza magnetica che tiene unite le parti della Gemma, per cui anche se viene fatta a pezzi tende a ricomporsi naturalmente, un po’ come succede per il Master Emerald! Il motivo per cui ogni frammento ha una colorazione diversa dagli altri, quando sono separati, dipende da un fenomeno di rifrazione della luce sulla loro superficie! -

     - Non avevo mai visto niente di simile! - ammise Bocoe, stupefatto.

     - Ti riferisci alla pietra o al girovita del dottore? - mormorò Decoe in tutta risposta.

     - Cosa vai farfugliando? - chiese Eggman, insospettito.

     - Ehm… niente, niente! Mi chiedevo da dove venisse una pietra del genere! -

     Lo scienziato si risistemò sulla sua poltrona e cominciò a battere velocemente alcuni tasti sulla sua plancia di controllo.

     - Ricordate quando mesi fa quel vampiro anoressico di Magorian venne a fare salotto qui dentro?(1) Le telecamere a circuito chiuso non hanno mai smesso di riprendere quello che accadeva qui in mia assenza! Tra tutte le idiozie che andava blaterando solo qualcosa è stato veramente interessante! Ecco qui! -

     La voce registrata di Magorian cominciò a parlare dagli altoparlanti e i robot non poterono fare a meno di rabbrividire, ricordandosi il tono strascicato e tagliente dell’uomo.

     - … l’ordine aveva sconfitto il caos… del grande miscuglio di essenza che c’era in principio, rimase solo energia… l’energia prodotta dall’incessante movimento dei nuclei di essere… l’ordine trovò il modo di incatenare con le sue leggi anche l’energia del caos… questa energia fu cristallizzata dalla materia… e così nacquero quelli che poi sarebbero diventati i Chaos Emeralds…  ma tutto questo aveva i suoi risvolti inattesi… il principio stesso dell’entropia è la completa sregolatezza e confusione… è impossibile tenere imprigionato il caos senza avere ripercussioni… l’energia che premeva agli angoli delle sue prigioni cominciava a trasparire… ma non era più semplice caos… la sua costrizione nelle catene della materia aveva trasformato quella forza in energia negativa… la più estrema delle forze… la distruzione… l’essenza della distruzione… tutta quell’energia negativa in libertà cominciò ad estinguere tutto ciò che l’ordine aveva creato… e fu così che l’ordine racchiuse e cristallizzò l’energia negativa in un altro asteroide… più piccolo, molto più piccolo… quello che sarebbe diventato la mia Gemma dell’Occulto… -

     Eggman interruppe la registrazione, ormai sicuro che non ci fossero più dubbi da dissipare, ma le facce stranite dei suoi assistenti lo fecero ricredere. Sospirò forte, chiedendosi come aveva potuto assemblare dei robot così ottusi, e decise di spiegare pazientemente.

     - I Chaos Emeralds e questa Gemma non sono nient’altro che una versione portatile delle forze che hanno creato il nostro universo! Per questo il loro potere, se imbrigliato come si deve, ha potenzialità inimmaginabili! Tanta energia da trasformare Sonic in una saetta volante placcata di oro, tanta energia da dare a Magorian immortalità e conoscenza, tanta energia da sovvertire la realtà e capovolgerla radicalmente! Signori miei, abbiamo davanti agli occhi le armi che impugnerebbe un dio! Non mi stupisce affatto che Magorian desiderasse queste otto pietre tutte insieme! -

     - Significa che quando avrà ricomposto la Gemma dovremmo costruire un tempio e adorarla come un dio? - domandò Decoe, allarmato.

     - Sì, qualcosa del genere! - replicò Eggman, sogghignando - Fino ad ora ho utilizzato i Chaos Emeralds come carburante per la macchina della mia scalata al potere! Unendoli alla Gemma, potrò spazzare dalla mia strada chiunque senza versare una sola goccia di sudore e potrò ricreare il mondo a mio piacimento! Non è delizioso? -

     - Se lo dice lei, dottore, dottor Eggman! - rispose Bokkun, per niente convinto.

     - Ho studiato con attenzione la struttura della Gemma e ho concluso che per ricomporla integralmente ci sia bisogno ancora, approssimativamente, di dieci pezzi! Considerando che almeno una metà di questi è in mano ai nostri nemici, la quantità rimanente scende a cinque! -

     - Come intende procedere, allora? -

     - Gli N-Tracer stanno battendo il pianeta centimetro per centimetro, per cui le ricerche sono ancora in corso! Nel frattempo sarebbe opportuno organizzarsi per sgraffignare i frammenti sotto al naso di Sonic e della sua banda! Bisognerà mettere in moto Shadow, Sparky e Gemerl! -

     - A proposito di Shadow! - intervenne Decoe - Non aveva una bella cera stasera, quando è tornato! -

     - L’ho notato anch’io! Può darsi che si sia affaticato troppo oppure aveva un sasso infilato nella scarpa! Sai quanto me ne importa! -

     - Non ha paura che potrebbe rivoltarsi contro di noi? -

     - Quel riccio è troppo disperato e ha troppo bisogno di me! Quando avrò ricomposto la Gemma non ci vorrà niente a togliermelo dai piedi, se darà segni di essere diventato un insetto molesto! -

     - E se scoprisse prima che il bio-duplicatore non funziona? -

     - Ah, ma è qui che la tua memoria fa cilecca! - precisò Eggman - Il bio-duplicatore funziona, solo non come dovrebbe! Questo ci permetterà di prendere tempo in caso di pericolo! L’unica cosa che mi preoccupa è la sua reazione se dovesse scoprire anzitempo qual è stato il nostro primo esperimento! L’ho già sorpreso a frugare tra le mie carte lì dentro, quindi assicuratevi che non ci metta più piede! -

     I tre assistenti annuirono con il capo, salvo poi far cascare le spalle in una posa afflosciata per via del sonno. Eggman spalancò le fauci in un enorme sbadiglio e aprì un bracciolo della poltrona per tirare fuori la sua berretta da notte azzurra con i topolini.

     - Bene, ferrivecchi! Il mio genio si è soddisfatto abbastanza per stasera! Andiamo tutti a nanna! -

     - Non ci racconta prima una favola, dottore, dottor Eggman? - domandò Bokkun speranzoso.

     - Vi racconterò dei tre assistenti trasformati in barattoli dalla strega cattiva se non la piantate di fare domande! - sbraitò lo scienziato, un secondo prima di voltarsi e arrossire in volto - E poi non ho qui con me il mio libro di racconti! -

 

     Altrove, nello stesso edificio, il clima non era l’ideale per un riposo ristoratore, come sarebbe dovuto accadere a quell’ora della notte. Se Shadow era tormentato dai suoi pensieri e dai suoi malori e il dottor Eggman era intento a fare i conti con i suoi studi e i suoi assistenti curiosi, c’era un terzo personaggio che, per motivi tutti suoi, era ancora ben sveglio, senza alcun senso di stanchezza. Diligente e preciso, anche nello stato in cui si trovava, la lince da poco nota come Sparky si trovava nella stanza messagli a disposizione dal dottore, febbrilmente impegnato nella manutenzione del suo braccio meccanico. A memoria d’uomo, Eggman non aveva mai concesso il lusso di una stanza privata ad una sua creazione. Gli unici che potevano vantare un simile privilegio erano Decoe, Bocoe e Bokkun, non perché fossero particolarmente degni di merito, ma per placare le fastidiose lamentele che andavano bofonchiando ogni qualvolta facevano notare al loro creatore la scomodità del doversi ritirare in un laboratorio, per di più tutti e tre insieme. Pur non avendo fatto protesta con il dottor Eggman, Sparky si era meritato un alloggio tutto per sé, nel quale riposare docilmente in attesa di venire chiamato per altri compiti.

     Non era una stanza molto grande, anzi, era difficile definirla perfino una stanza: un cubo dalle pareti metalliche, illuminato da una lampada bianca, con solo una branda fredda e scomoda a fare da arredo. D’altronde, la lince non aveva bisogno di altro per vivere nella Techno Base, dato che il suo unico bisogno e il suo unico scopo erano di servire quanto più fedelmente possibile il suo creatore. O almeno questo era l’unico pensiero che girovagava nella sua mente ad ogni ora del giorno e della notte. La sua vita sarebbe stata immensamente semplice e lineare se, di tanto in tanto, non gli fossero balenate in mente immagini, parole e suoni che gli risultavano incredibilmente confusi. Dati del genere andavano al di fuori della sua programmazione, erano qualcosa che non riusciva a concepire, sebbene, in alcuni sporadici momenti, aveva la sensazione che fossero frammenti di una realtà decisamente più convincente di quella in cui viveva. Aveva visto una riccia rosa che lo chiamava con un altro nome, ma ricordava di averla solo combattuta in un paio di circostanze perché avversaria del suo padrone. Il nome con cui si riferiva a lui non aveva alcun significato perché lui era Sparky e ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Simili immagini dovevano per forza essere un errore di programmazione, uno strano scherzo del suo sistema operativo che chiedeva di essere riparato, non c’erano altre spiegazioni.

     Non aveva niente di cui preoccuparsi, si diceva mentre avvitava con un cacciavite le viti del suo braccio meccanico, rimesso in sesto dopo il sovraccarico. Un attimo di distrazione e il cacciavite gli sfuggì dalla mano, rotolando al suolo con un leggero clangore. Mentre si chinava a raccoglierlo, un altro flash esterno al suo sistema gli balenò in mente. Era semi-svenuto in un posto che non avrebbe saputo descrivere. Tutti i colori e le immagini attorno a lui erano sfocate ma con le orecchie riusciva a captare alcune parole di chi stava parlando attorno a lui. Man mano che quelle voci aumentavano di intensità, altrettanto velocemente riusciva a riprendere i sensi e a rendersi conto di ciò che gli accadeva intorno. D’un tratto, si sentì afferrare per le spalle e trascinare lungo il pavimento. Le sue braccia ciondolavano inerti, sfiorando con le dita il freddo pavimento. Scorse con la coda dell’occhio quasi del tutto chiuso un oggetto dalla forma affusolata e il suo primo istinto fu di farlo immediatamente suo. La sua mente atrofizzata aveva da poco razionalizzato il pericolo e quindi la necessità di appropriarsi di un arma di qualunque genere. Si sentì scaraventare contro una parete e subito dopo udì uno scatto metallico. Un attimo di buio e poi un bagliore di luce azzurra seguito da un ronzio. Aprì del tutto gli occhi e capì di trovarsi all’interno di un macchinario sconosciuto, il cacciavite ancora stretto in mano. Tentò di mettersi in piedi, ma le gambe erano ancora troppo pesanti per reggerlo. Il suo cuore batteva così forte che avrebbe potuto superare i bip e i tintinnii attorno a lui. Dalle pareti spuntarono delle esili aste metalliche, ciascuna delle quali munita di siringa. Non poté evitare che gli aghi penetrassero nel braccio più vicino, iniettando quella che avrebbe descritto come una strana mistura nera simile ad olio per motori. Una sgradevole sensazione viscida si diffuse nel suo arto, seguita da un formicolio fastidioso. Quando le siringhe si furono ritirate, vennero fuori dei rulli simili a quelli di stampa che ingoiarono la sua mano nel mezzo, facendola scorrere lentamente. Erano impregnati di una strana sostanza luccicante e argentata che spalmarono accuratamente su ogni centimetro di pelle. Era quasi come una colla a presa rapida, ma fatta di una lega di metallo liquido a raffreddamento rapido. Fu in grado di capacitarsi di ciò che stava accadendo solo quando i rulli avevano già ricoperto tutto il suo braccio, il ferro si era indurito formando una spessa e solida corazza e le siringhe si avvicinavano minacciose per una nuova iniezione. Il suo primo pensiero razionale fu di fermare in qualche modo il procedimento e tirarsi fuori da quella situazione. Se solo non fosse stato così debole, avrebbe potuto alzarsi e sfondare il portellone in qualche modo. Sentiva di stare per abbandonarsi alla fredda morsa della robotizzazione e tentò con tutte le forze di mantenere i nervi saldi. Aveva con sé solo il cacciavite di cui si era impossessato e, anche se non era molto, poteva essere la sua unica speranza. Ricorse a tutte le forze rimastegli, impugnò l’attrezzo con il braccio ancora sano e lo conficcò violentemente in un piccolo pannello luminoso alla sua destra. Scintille e fili di fumo sprizzarono dallo squarcio che era riuscito ad aprire e un odore di bruciato si diffuse nello stretto spazio. I rulli e le aste meccaniche si fermarono di colpo e si ritirarono, proprio mentre erano a pochi centimetri dal ghermire il resto del suo corpo. Una campanella d’allarme trillò all’esterno del macchinario e, tirando un sospiro di sollievo, Geoffrey perse i sensi, cedendo alla stanchezza e alla debolezza.

     Geoffrey… era il nome che aveva usato quella riccia e, senza ombra di dubbio, il nome del protagonista di quel brandello di memoria. Seppure fosse identico a lui, non poteva essere proprio lui. Il suo nome era Sparky. Raccolse il cacciavite, lo guardò con aria contemplativa e aggrottò le sopracciglia.

     - Io… io… - balbettò per qualche secondo la lince.

     C’era qualcosa nella sua testa che premeva per venire fuori, con tutte le sue forze, trovando come unica via d’uscita solo le sue labbra. Un barlume di comprensione si affacciò nel suo sistema… no, nel suo pensiero. Aveva appena realizzato qualcosa al di là della sua programmazione primaria.

     - Io… sono… Geoffrey? -

    

     Il sole era appena sorto, soddisfacendo le aspettative di chi attende con ansia l’alba per sottrarsi al freddo della notte e abbandonarsi ancora una volta nel confortante calore della mattina. L’aria era ancora umida e fresca e il pianeta cominciava appena a svegliarsi dal suo lungo sonno. Le foglie degli alberi e gli steli dei fiori erano ancora bagnati e gli animaletti diurni cominciavano appena a far capolino dai loro rifugi, speranzosi di intraprendere una giornata nuova e proficua. Nei luoghi colonizzati, le persone cominciavano già a mettersi in moto per riprendere la solita routine, più o meno monotona, mentre in quelli selvaggi, la natura si dischiudeva in tutta la sua meraviglia, abbracciata in ogni dove dai caldi raggi del sole.

     Sfrecciando nel cielo terso e soffuso di luce, andava un familiare biplano colorato, trasportando in maniera non del tutto confortevole i suoi passeggeri in sovrannumero. Al posto di guida, stranamente sveglio e pimpante, c’era il solare volpino a due code, sorridente come ogni volta che poteva solcare i cieli a bordo del suo velivolo preferito. Dietro di lui sedeva l’echidna arancione, brandendo uno sguardo triste e preoccupato, al posto del suo consueto sorriso dolce e incoraggiante. Ben saldo sulla piattaforma riservata ai viaggiatori più agili e intraprendenti, c’era l’imbronciata echidna rossa, rimasta immusonita per tutto il tragitto, probabilmente a causa del quarto passeggero. L’affascinante pipistrello aveva scelto di sistemarsi comodamente sulla coda dell’aereo, così sicura del suo equilibrio da non avere timore di poter cadere di sotto. Il viaggio era stato piuttosto lungo ed era durato tutta la notte. Avevano dovuto fare frequenti soste, sia per permettere a Tails di riposare, sia per accontentare le due ragazze, Tikal vittima di improvvisi attacchi di panico, Rouge spinta da fastidiosi capricci di ogni genere.

     Il rumore delle eliche che ruotavano fendeva l’aria come una locomotiva, rendendo impossibile per chiunque nei paraggi rimanere all’oscuro del ritorno a casa del gruppo di viaggiatori, incluso il singolare duo che camminava a passo svelto nel bosco sottostante. Uno di loro si muoveva con fluidità e compostezza, rigido e diritto come un tronco, con il suo passo felpato e silenzioso. Il secondo, invece, era più cascante e rumoroso nei suoi movimenti, procedendo a ritmo serrato e con meccanicità in ogni suo passo. Se non si fossero ritrovati a procedere uno vicino all’altro, sarebbe stato difficile pensare che i due si conoscessero, anzi, persino che si fossero notati a vicenda. Il dialogo era precluso in ogni sua forma… del resto, cosa potevano avere da dirsi un lupo e un robot?

     Drake guardò Omega con la coda dell’occhio, sfoderando l’espressione più annoiata del suo repertorio. Fare da balia ad una lattina semovente non era di certo la prospettiva più eccitante che gli fosse capitata. Quando Rouge aveva proposto di separarsi per coprire maggiore terreno e dare la caccia nello stesso tempo a due frammenti, non avrebbe immaginato che la cosa si sarebbe protratta a lungo. La loro missione era stata completata con successo, come dimostrava il pezzo di pietra lucido e nero stretto nel palmo della sua mano. L’unico contrattempo era stato letteralmente spazzato via quando erano entrati in competizione con un gruppo dei robot di Eggman, prontamente sterminati dalle armi da fuoco di Omega. Drake era rimasto stupito dalla potenza che era in grado di scatenare il suo partner metallico, ma non per questo ne era intimorito. In uno scontro diretto sapeva di poter avere la meglio facilmente perché nessuna macchina, seppur corazzata e armata fino ai denti, era in grado di eguagliare l’intelletto e l’astuzia in evoluzione di un essere vivente. Il pensiero di sopraffare Omega e di intascare per sé il frammento lo aveva sfiorato, ma, dopo un’attenta riflessione, era giunto alla conclusione che non gli conveniva per niente. Aveva ancora bisogno di lui per localizzare gli obiettivi successivi e, a parte questo, sentiva di non poter tradire la fiducia di Rouge. Nonostante quella ragazza fosse in una posizione discutibile e i suoi intenti nel recuperare la Gemma erano puramente dettati dalla vanità, preferiva che questa venisse usata come gioiello di bellezza che come arma di distruzione di massa. Certo, l’avrebbe tenuta d’occhio per assicurarsi che sarebbe rimasta nelle sue mani, ma il pericolo non poteva essere allarmante. Per quanto detestasse ammetterlo, aveva bisogno di aiuto per sconfiggere Seth e tutti quelli che avrebbero potuto ostacolarlo, anche se non avrebbe mai pensato di poterlo trovare in una ragazza ladra e in un automa guerrafondaio. Era sorprendente vedere come tante cose fossero cambiate in pochi mesi… come lui fosse cambiato.

     Il biplano di Tails attraversò il cielo sopra di loro, trasportando una folata di vento che fece vibrare le foglie degli alberi. Drake non batté ciglio, dato che sapeva in anticipo del loro ritorno. Rouge si era tenuta in contatto con lui, informandolo del progredire della missione e dei tempi di rientro. Sapere del suo incontro con il gruppo di Knuckles, ma soprattutto con Seth, lo aveva fatto infiammare di rabbia. La sua collera era in parte dovuta alla frustrazione per non aver potuto affrontare lo sciacallo direttamente e in parte per la consapevolezza che questi si stava impossessando in fretta dei famigerati frammenti. Poteva scaricare la sua ira dando la colpa a Rouge, ma si disse che in fondo lei non ne aveva colpa e che era meglio concentrare le proprie energie sulla ricerca. A bramare quei sassi luminosi erano in troppi e la situazione si faceva sempre più difficile e ingarbugliata. Nessuno sapeva quanti ce ne fossero sparsi per il pianeta, quindi era troppo presto per rallegrarsi per i due che avevano già tra le mani, incerti se si trattasse o no di un buon risultato.

     - Livello di energia in diminuzione! - proferì Omega, tutto d’un tratto, fermandosi di colpo.

     Drake si voltò e lo guardò con un sopracciglio inarcato.

     - Cosa ti prende adesso? - chiese, scocciato - Ti si sono allentate le viti? -

     - Il combattimento contro i robot di Eggman ha esaurito le riserve d’energia delle armi! Ricerca fonte esterna e acquisizione avviata! -

     Il robot allungò la mano affusolata e strappò il frammento nero dalle grinfie di Drake.

     - Ehi! - protestò il lupo, sul punto di infiammarsi - Che cosa ti salta in mente? -

     - Caricamento energia in corso! - disse.

     Un vano sulla sua spalla destra si aprì e la pietruzza fu risucchiata in un condotto cilindrico lucente. Una serie di rumori elettronici risuonarono all’interno di Omega e alcuni getti di scintille sbuffarono dal suo avambraccio.

     - Livelli di energia ristabiliti! Unità Omega in condizione ottimale! -

     - Vedi di non farci l’abitudine! - commentò Drake - Non ci siamo fatti il giro del mondo solo per dare da mangiare a te! -

     - Dati non trovati! - ripose il robot con gli occhi che lampeggiavano.

     - E’ il tuo modo robotico di dire: “Non ho capito”? -

     Omega non si mosse né disse altro.

     - Lascia perdere! E’ inutile sprecare tempo a parlare con una macchina! -

     Più infastidito di prima, Drake proseguì la marcia, sperando di arrivare al punto di incontro con Rouge il più in fretta possibile.

 

     Qualche chilometro più avanti si estendeva una vasta radura, sgombra di alberi e tappezzata solo di una fresca e verde erbetta.

     - Eccola lì, zuccherino! - disse Rouge, tentando di sovrastare il rumore delle eliche.

     Tails annuì con il capo e cominciò ad attuare le manovre d’atterraggio.

     - Tenetevi forte! - avvertì mentre impugnava saldamente il volante.

     Il biplano cominciò a perdere quota, scendendo verso terra a velocità sostenuta, mentre tutti i passeggeri si aggrappavano con forza ad un sostegno. Nel momento in cui le ruote del carrello toccarono il prato ci fu un leggero sobbalzo, seguito da un forte rumore di raspare e da fili d’erba che schizzavano qua e là. L’aereo proseguì la sua marcia sul terreno per qualche metro, in attesa che la sua velocità diminuisse e che l’atterraggio fosse completo.

     Knuckles fu il primo a scendere, massaggiandosi i muscoli delle gambe doloranti per essere rimasti in tensione tanto tempo. Si guardò intorno e un senso di sollievo gli crebbe nel petto, contento di aver rimesso piede nella sua amata Angel Island dopo diversi giorni. Rouge gli fece seguito, dispiegando le ali e sbattendole per togliersi di dosso l’erba attaccata. Dopo fu il turno di Tails, che diede un’affettuosa pacca sulla fiancata del Tornado, e di Tikal, silenziosa e mogia come lo era stata per tutto il viaggio.

     - Grazie del passaggio! - esordì Rouge con il suo solito tono lezioso - Non posso dire che sia stato comodo, ma sempre meglio che affaticare le ali! -

     - Perché hai voluto che ti accompagnassimo qui? - domandò Knuckles, bruscamente.

     - Siamo nervosetti, eh? Non ti preoccupare, rosso! Non ho la minima intenzione di mettere mano sul tuo sasso luminoso! Sono troppo stanca per trasportarmelo a mano! -

     - Ciò non toglie che la tua presenza qui sia sgradita! Ti abbiamo riportato a casa, quindi puoi anche levare le tende! Buona giornata! Arrivederci! Ciao! -

     - Arriverà il giorno in cui riceverò un po’ di rispetto da te? - replicò il pipistrello, cominciando ad accalorarsi.

     - Probabilmente sarà il giorno in cui avrai imparato a stare lontana mille miglia da me e dal Master Emerald! Il mio rispetto lo meritano solo quelli di cui mi posso fidare! -

     - Tutto sembra sbagliato se lo dici con quel tono! Puoi continuare a trattarmi male quanto vuoi, ma anche un cieco si renderebbe conto del perché non sopporti la mia presenza! -

     - E sarebbe? - incalzò Knuckles, sicuro del fatto suo.

     - Hai paura che possa piacerti troppo! -

     L’echidna scoppiò in una risata forzata, sperando che questa nascondesse il rossore apparso sulle sue guance.

     - E’ la più grossa idiozia che abbia mai sentito! -

     - Da quello che è successo in passato non si direbbe! Comunque, fai come ti pare! Se vuoi continuare con questa sceneggiata, accomodati! Vedi solo di non scaricare su di me i tuoi nervi, se sei così incapace di ammettere quello che pensi… e, soprattutto, non spiarmi più quando mi faccio un bagno! -

     Knuckles divenne paonazzo.

     - Io non ho mai… -

     - Ehm… mi dispiace interrompere… - intervenne Tails, risoluto.

     Rouge si voltò a guardarlo con scarso interesse.

     - La questione importante adesso riguarda i frammenti della Gemma di Magorian! Sappiamo che li stai cercando anche tu, Rouge, ma non sappiamo per quale motivo! Spero tu abbia abbastanza buonsenso da capire cosa succederebbe se finissero nelle mani sbagliate! -

     L’espressione della ragazza non poteva essere più falsamente noncurante.

     - La cosa non mi riguarda! Non ho niente a che fare con tutta questa faccenda! Mi ci sono ritrovata coinvolta mio malgrado! -

     - Adesso chi è che non ammette le cose? - la rimbeccò Knuckles.

     Tails sospirò, ben sapendo che sarebbe stato difficile ragionare con lei ma non ancora disposto ad arrendersi.

     - In ogni caso, come hai potuto vedere, la situazione è abbastanza problematica! Ci serve tutto l’aiuto possibile per fermare Eggman e gli altri che vogliono mettere le mani su quella pietra! Potresti essere dei nostri! -

     Il volpino si preparò a ricevere una raffica di proteste, ma prima che uno dei due potesse proferire parola, un forte gemito arrivò alle sue orecchie, facendogli saltare il cuore in gola. Si voltarono di scatto e videro Tikal con un’espressione di sofferenza dipinta in volto, piegata in due, che si teneva un fianco con la mano.

     - Tikal! - esclamò Knuckles, preoccupato - Che cosa ti succede? Ti senti male? -

     La ragazza era in preda all’affanno. Sollevò il capo e una lacrima le colò sul viso, segno che doveva essere in preda ad un dolore fortissimo.

     - Sto bene, tranquilli! Non vi dovete preoccupare! -

     - Non vi dovete preoccupare? - ripeté Knuckles, incredulo - Sei in questo stato da diversi giorni ormai! Come facciamo a non preoccuparci? Che ti sta succedendo? -

     - Niente, ve lo assicuro! E’ stato solo… -

     Le parole le si bloccarono in gola, incapace di architettare una scusa convincente.

     - Non ti ho mai vista così! - proseguì Knuckles - Prima che cominciasse questa storia andava tutto bene! Devi dirci cosa ti è successo! Vedrai che troveremo il modo di aiutarti! -

     Tikal continuava a respirare profondamente mentre nella sua testa si affollava un caos di pensieri e di paure. Strinse i denti e affrontò lo sguardo indagatore, ma comprensivo, del guardiano.

     - Ho bisogno di stare un po’ da sola! - disse con tono risoluto - Mi dispiace darvi tanti problemi, ma… ho veramente bisogno di… stare da sola! Vi prometto che vi racconterò tutto, solo… non adesso! Sarò all’altare del Master Emerald se mi cercherete! -

     E detto questo, la vestale cominciò ad allontanarsi a passi lenti, senza aggiungere altro e lasciandosi alle spalle un mucchio di domande irrisolte. Knuckles la guardò allungare le distanze con un’aria quasi affranta. In tutti quei giorni era stato così occupato a pensare alla ricerca dei frammenti da non accorgersi delle sue smorfie di dolore e del suo comportamento sempre più distaccato. Prima che tutto quello cominciasse, vivere con Tikal era una delle cose migliori che fossero capitate nella vita del guardiano. E’ vero che i suoi modi ciarlieri e insistenti gli stavano dando sui nervi, ma era comunque un sollievo avere qualcuno con cui parlare, cosa che per tanto tempo gli era stata preclusa. Poteva capire che, dopo essere stata costretta per millenni a tenere a bada Chaos, fosse così contenta di riprendere la sua vita da riuscire difficilmente a chiudere la bocca. Il fastidio che la loquace spensieratezza di lei gli procurava era un prezzo che era ben disposto a pagare pur di avere qualcuno accanto a lui, almeno nei momenti in cui il suo granitico carattere solitario cominciava a sbriciolarsi un tantino. Avrebbe dovuto accorgersi che c’era qualcosa che non andava, ma purtroppo la crisi imminente non aveva lasciato spazio per altre preoccupazioni. Desiderava fortemente aiutarla con il suo problema, qualunque esso fosse, perché non sopportava di vederla in quelle condizioni. Nutriva per lei l’affetto di un fratello, non solo perché era l’unica altra echidna che avesse mai conosciuto, ma perché era sostanzialmente una dolce ragazza sulle cui spalle la vita aveva scaricato un grande peso… esattamente come era successo a lui.

     - Pare che non sia l’unica ad avere un segreto qui! - commentò Rouge, senza pensarci.

     Tails e Knuckles però non diedero segno di averla sentita.

     - Cosa credi le stia succedendo? - domandò il volpino.

     - Non ne ho idea, ma ho intenzione di scoprirlo! - rispose l’echidna, prima di rivolgersi al pipistrello - A te penserò dopo! -

     Knuckles stava per ripercorrere i passi di Tikal, ma un forte clangore in rapido avvicinamento attirò la sua attenzione. Una coppia che non si sarebbe mai aspettato di vedere insieme apparve quasi dal nulla. Non appena Rouge li vide, si precipitò da loro con aria indispettita.

     - Era ora che arrivaste! Dovevate trovarvi già qui, ero stanca di temporeggiare! -

     - Oh, mi scusi, sua maestà! - rispose Drake sarcasticamente - Voleva anche che le stendessimo il tappeto rosso? -

     - Identità confermata: Rouge! - scandì Omega.

     - Che ci fanno quei due qui? - intervenne Knuckles, sospettoso - Non voglio queste due canaglie sulla mia isola! -

     - Tieni a freno la lingua, amico! - sbottò Drake, innervosendosi ancora di più - Non mi piace per niente il tuo tono! -

     - State a cuccia! - disse Rouge, tentando di essere diplomatica - Non è il momento di sguinzagliare il vostro testosterone! -

     - Un corno! - sbottò l’echidna - Per quanto ancora ci vuoi prendere per i fondelli? Dici di non avere niente a che fare con la faccenda e poi arrivano questi due gorilla a darti manforte! -

     - Stai forse cercando grane? - replicò il lupo, mentre delle fiammelle si accendevano sulle sue dita.

     - Gli amici di Magorian e di Eggman mi piacciono quanto l’orticaria! Per chi dei due state raccogliendo i frammenti? -

     - Stai calmo, Knuckles, per favore! - esclamò Tails, allarmato - Forse non è come pensi! Ci dev’essere un’altra spiegazione! -

     - Missione completata! - disse Omega, inopportuno - Frammento di pietra nero recuperato! Ricerca nuovo bersaglio! -

     Nel sentire quelle parole meccaniche, gli occhi di Knuckles si spalancarono. Era la prova che stava aspettando. Il sangue gli ribollì nelle vene e cominciò a vedere rosso come un toro infuriato.

     - Dovevo aspettarmelo da dei farabutti come voi! - sbraitò, digrignando i denti per la collera - Non la passerete liscia! Adesso si cambia musica! -

     L’echidna caricò indietro il braccio e colpì con un pugno poderoso la mascella di Drake, il quale, colto alla sprovvista, piombò a peso morto sul prato. Rouge e Tails si intesero con lo sguardo, dato che nessuno dei due avrebbe voluto che si arrivasse a questo, così decisero di provare a calmare l’echidna scatenata. Prima che, però, potessero fare una qualunque mossa, Omega ritrasse la mano metallica nel braccio, estraendo la bocca del suo cannone laser.

     - Resistenza in atto! - disse freddamente - Attivare modalità di battaglia! -

     Senza alcun preavviso, Omega puntò l’arma contro Knuckles e fece fuoco istantaneamente. Un fascio di luce nera sgorgò dall’imboccatura, colpendo il bersaglio in pieno petto. Il guardiano fu scagliato lontano dal raggio, ma, per qualche malfunzionamento sconosciuto, il braccio di Omega vibrò senza controllo, prima che su tutto il suo rivestimento sbuffassero fili di fumo nero. Il cannoncino saltò in aria con un boato e il robot fu proiettato all’indietro per finire pesantemente sul terreno.

     Tails e Rouge corsero immediatamente al capezzale di Knuckles, temendo per la sua sorte in seguito a quel colpo inesorabile.

     - Knuckles! Knuckles! Tutto bene? -

     L’echidna era ancora cosciente, anche se piuttosto stordita. Si rimise in piedi a fatica, con l’aiuto del volpino, e si guardò intorno disorientato.

     - Verificare… stima… danni! - bofonchiò con voce rauca.

     - Come? - replicò Tails - Cosa hai detto? -

     - Impossibile… accedere… al sistema… io… io… -

     Il tono di voce del guardiano era piatto e monotono e le sue parole non avevano alcun senso. Tails riuscì a realizzare la sconvolgente verità quando Omega si rimise in piedi e, con la sua voce metallica, pronunciò le seguenti parole:

     - Che… che… che cosa? Cosa diavolo ci faccio io qua dentro? -

 

    Anche altrove, la quiete dell’isola galleggiante stava per essere minata in modi del tutto inaspettati. Un urlo a squarciagola rimbombò nell’aria per diversi metri, con intensità sempre maggiore. Uno stormo di passeri stava tranquillamente beccando tra l’erbetta quando un’ombra sinistra si proiettò su di loro, sempre più grande. Fecero appena in tempo a volare via, disperdendosi, prima che un grosso coccodrillo piombasse di faccia sul prato con un tonfo spaventoso.

     - Questo… fa… un tantino male! - commentò, con il muso premuto sul terreno.

     Trasportati in volo da una piccola ape, aggrappati a catena l’uno alle gambe dell’altro, atterrarono poco lontano da lui un camaleonte e un armadillo.

     - Tutto bene, Vec? - chiese Mighty, aiutando il rettile a tirarsi su.

     Dopo aver sputato erba e terra dalla sua enorme bocca, Vector fulminò con lo sguardo Charmy, che nel frattempo fischiettava con aria innocente.

     - Oh, niente di preoccupante! Mi sono solo… slogato metà delle articolazioni!!! Vendetta!!! Voglio vendetta!!! -

     Le urla sguaiate del coccodrillo fecero scappare tutti gli animaletti che si trovavano nei paraggi, mentre saltellava e strepitava come un marmocchio.

     - Arrestate quell’insettaccio! Legatelo all’albero di mezzana! Datelo in pasto ai pesci! Agguantatelo! Incatenatelo! Acchiappatelo! Rapimento! Sequestro! Coccodrillicidio! -

     Espio tirò fuori il suo bastone allungabile e affibbiò una sonora mazzata sulla nuca del suo collega, sperando di far sbollire la sua rabbia.

     - Datti una calmata! - sbuffò il camaleonte - Stai facendo una baraonda infernale! -

     - Come reagiresti tu se venissi scaraventato a terra da dieci metri di altezza? - lo rimbeccò Vector, massaggiandosi la nuca.

     - Probabilmente come reagirebbe per qualunque altra cosa! - suggerì Mighty, sogghignando - Mettendo il broncio! -

     - E poi non è colpa mia se pesi una tonnellata! - sbuffò Charmy.

     - Ah, sì? Bene, non è neanche colpa mia se all’improvviso il mio piatto preferito è diventato… polpette di ape con erba cipollina! -

     Vector si tuffò addosso a Charmy con le fauci spalancate, ma il ragazzino si scansò appena in tempo per fare in modo che il suo aggressore cozzasse contro una palma dietro di lui. Il colpo fu così forte che dall’albero piovvero una serie di noci di cocco.

     - Ho tante noci di cocco splendide! - cantilenò Charmy allegramente.

     - Tutte in fila per tre, per tre, per tre! - gli fece eco Mighty.

     Entrambi scoppiarono in una sonora risata, mentre Vector faticava per mantenere la calma.

     - Starete a vedere nella vostra prossima busta paga come vi dimezzerò lo stipendio! -

     - Quanto fa zero diviso due? - si domandò l’ape, pensierosa.

     - La metà del niente è un mezzo niente! - spiegò l’armadillo.

     Seguirono altre risate allegre.

     - Da quando quei due si sono alleati per farmi uscire fuori dai gangheri? - domandò Vector, immusonito.

     - Dai, lascia che Mighty si diverta! - rispose Espio - In fondo non se lo è potuto permettere per tanto tempo! -

     - Io di certo mi sarei divertito se avessi avuto quella bambola di gatta al mio fianco! -

     L’espressione di Vector cambiò da scocciata a sognante nel giro di qualche secondo.

     - Cosa hai detto? -

     - Ehm… niente, niente! Dicevo che oggi… abbiamo fatto saltare il banco! -

     Dopo questa affrettata spiegazione, mise mano al frammento di pietra color oro che avevano trovato in mattinata e lo guardò intensamente.

     - Lo vedete, colleghi? E’ dorato e luccicante, vuol dire che ci porterà quattrini a palate! -

     - Sperando che non ci faccia cacciare nei guai come è successo ieri! - commentò Espio.

     Il bip intermittente del loro localizzatore risuonò nel bel mezzo della conversazione. Tutti i Chaotix si avvicinarono a Vector, mentre questi estraeva il dispositivo e lo consultava con trepidazione.

     - Basta cianciare! Il lavoro ci chiama! - esclamò di nuovo festoso - Non vedo l’ora di mettere le mani sulla prossima piccola miniera d’oro! Dunque… vediamo cosa dice il segnale! -

     Il puntino luminoso sul reticolato del piccolo schermo indicava che il loro obiettivo si trovava ad est della loro attuale posizione e, a giudicare dalle misure in scala della mappa, non era neanche molto lontano. Vector fece segno al resto del gruppo di seguirlo, mentre si tuffava, a passo affrettato, tra la vegetazione rigogliosa del sottobosco di Angel Island. La massa imponente del coccodrillo era utile a sradicare dalla strada rami e fogliame che facevano loro da ostacolo, spianando la via al resto del gruppo.

     Un lampante ottimismo ardeva tra di loro, sia perché la loro ricerca cominciava a dare dei frutti palpabili, sia perché potevano contare finalmente anche sul pieno appoggio di Mighty. La risoluzione delle angosce dell’armadillo era riuscita persino a placare la diffidenza di Espio circa l’incarico, non potendo fare a meno di essere contagiato da quel senso di sollievo tipico di quando si risolve un dilemma spinoso. Come se non bastasse, i numeri da circo di Vector e la spensieratezza di Charmy continuavano ad allentare efficacemente la tensione. Raramente il gruppo era stato così unito come in quel momento.

     - Ci siamo quasi, ciurma! - sentenziò il coccodrillo, con gli occhi luccicanti - E con questo pezzo mi sono assicurato anche il mio yacht privato! -

     Se Vector aveva immaginato di trovare il frammento di Gemma pronto ad aspettarlo su di un piatto d’argento, si era sbagliato di grosso. Tutto quello che trovarono in corrispondenza del luogo segnalato dal radar, era un robot dalle fattezze umanoidi, nero e argentato con un visore lampeggiante al posto degli occhi. Si era appena chinato a raccogliere un sasso scintillante di rosso dal terreno e, a giudicare dai suoi movimenti, stava per gettarlo nella nicchia quadrata appena apertasi nel suo ventre.

     - Un disertore! - esclamò Vector a voce alta.

     - Se la fila con il nostro frammento! - gli fece eco Mighty.

     Espio fu l’unico rapido non solo a parole, ma decise di agire in fretta. Afferrò un paio delle sue stellette ninja e le scagliò con precisione in direzione del polso del robot. Ci fu un tintinnio e una scintilla fugace, dopodiché l’automa indietreggiò allarmato, avvertendo il pericolo, lasciando rotolare il pezzo di pietra tra i fili di erba. Approfittando dell’occasione, Charmy si slanciò come un missile contro il petto dell’avversario, appallottolato a mo di proiettile, e infliggendogli un colpo talmente forte da far risuonare un intenso gong sulla sua corazza metallica. Mighty venne subito dopo, desideroso di sguinzagliare la sua forza innata su di un bersaglio sul quale non doveva avere timore di contenersi. Bastarono due pugni sfoderati in rapida successione per mandarlo a gambe all’aria. L’azione di gruppo non poteva che concludersi con l’intervento di Vector che, prendendo una rincorsa veloce, saltò quanto più in alto possibile per atterrare a piedi uniti sul corpo del robot inerme.

     - Abbasso i metallari! - esclamò prima che il suo peso schiacciasse con un forte crack l’armatura argentata.

     Decisamente danneggiata, l’unità N-Tracer finì col disattivarsi, giacendo priva di vita sul tappeto verde umido.

     - E con questo il capitolo è chiuso! - sancì Vector pulendosi le mani, soddisfatto.

     - Doveva essere di certo un robot del dottor Eggman! - disse Espio, pensieroso - Non conosco altri da queste parti che si intendono di meccanica… bé, sì, a parte il nostro meccanico! -

     - Comunque sia lo abbiamo fermato appena in tempo! - commentò Mighty - Stava per ingoiarsi la nostra pietruzza magica! -

     - A proposito! Che fine ha fatto? -

     Il grosso coccodrillo si guardò intorno, con gli occhi che guizzavano da una parte all’altra, prima che scorgesse il piccolo frammento luccicante abbandonato sul terreno.

     - Vieni da paparino! -

     Nel momento in cui Vector si chinò per raccoglierlo, un gracchiare fastidioso gli attraversò le orecchie e, con la coda dell’occhio, vide un lampo nero tagliargli la strada e tuffarsi sulla pietra. Preso alla sprovvista, non poté evitare che una gazza afferrasse con il becco il sassolino scintillante e spiccasse il volo, allontanandosi sempre di più.

     - Ehi! Quello è mio! Torna qui, razza di pennuto inchiostrato! -

 

     Nella sua vita gli erano capitate esperienze di ogni tipo, belle o brutte che fossero, ma mai Knuckles avrebbe immaginato che si sarebbe ritrovato a guardare il suo corpo da un punto di vista diverso del proprio… anzi, addirittura dal punto di vista di un robot! Eppure era lì, intrappolato in quell’ammasso di metallo che riceveva un’immagine verdognola di ciò che aveva accanto, corredata da schemi e scritte in movimento. Non riusciva più a sentire il battito del suo cuore, il suo respiro, il freddo o il caldo sulla sua fronte, assolutamente nessuna sensazione. Era come se fosse stato rinchiuso in una cella gelida e buia, isolato dal resto del mondo, senza possibilità di avere alcun contatto con la realtà esterna. Era la cosa più sgradevole che gli fosse mai capitata. Era come sentirsi morti.

     Attorno a lui c’era solamente sconcerto e perplessità, poteva capirlo dai volti che lo circondavano. Tails lo stava esaminando accuratamente, sebbene non potesse sentire il suo tocco sulla corazza metallica che lo rivestiva. La sua espressione era seria ma allo stesso tempo molto preoccupata, quasi da sfociare in panico puro. Rouge lo stava guardando con apprensione, la fronte corrugata e gli occhi incurvati in un’aria triste e sconsolata. Drake era quello più estraneo di tutti alla faccenda, non distaccandosi dal suo solito atteggiamento severo e rigido se non con una lieve parvenza di curiosità. Omega, invece, riusciva a gestire il suo nuovo corpo molto malamente. Sbatteva ripetutamente le palpebre e tutti i suoi piccoli movimenti erano meccanici e poco fluidi. I muscoli della sua faccia sembravano impazziti per quanto si muovevano a scatti e senza controllo, come se fosse in preda ad un tic nervoso che coinvolgeva tutto il suo volto.

     - Hai scoperto qualcosa? - domandò Rouge, nervosamente.

     Tails si asciugò la fronte e si schiarì la voce, scegliendo di non tradire la sua preoccupazione con un tono fermo e sostenuto.

     - Non molto! Per qualche strana ragione il colpo dell’arma da fuoco di Omega sembra che abbia provocato uno scambio di corpi con Knuckles! -

     - Bella scoperta! - sbottò il diretto interessato - Questo lo avevamo capito tutti! -

     Era molto arrabbiato e spaventato e il fatto che non riuscisse ad esprimerlo a voce, dato che dagli altoparlanti del suo corpo usciva solo una voce piatta e meccanica, lo gettava ancora di più nel panico.

     - Sentimi! Non riesco neanche a parlare normalmente! Non sento niente, non posso esprimermi! Sono… sono una macchina! -

     - Adesso mantieni la calma! - disse Rouge, addolcitasi di colpo - Vedrai che tutto si sistemerà! -

     - Mi dispiace, Knuckles! - confessò Tails, amareggiato - Non riesco proprio a capire come sia potuto succedere! -

     - Può avere qualche importanza il fatto che Omega abbia caricato quel braccio con l’energia di un frammento di Gemma? - intervenne Drake.

     Il volpino accolse la notizia con stupore e, dal modo in cui mutò il suo sguardo, fu chiaro a tutti che un lampo di comprensione gli era balenato in mente. Esaminò con cura il braccio danneggiato del robot e trovò il vano quadrato sulla sua spalla. Non appena lo dischiuse, una voluta di fumo e un odore di bruciato lo investirono in pieno volto. Sventolando la mano per far diradare la nube, guardò con attenzione i meccanismi interni e tirò fuori il pezzo di roccia nero ancora caldo.

     - Incredibile! L’energia di questa Gemma ha trasformato il cannone di Omega in una sorta di trasmettitore ad impulsi! -

     - Io non ci trovo niente di incredibile! - commentò Knuckles, sempre più frustrato.

     - Se un colpo di quell’arma ha provocato lo scambio, forse un altro potrà rimettere le cose a posto! - suggerì Rouge.

     - Ci possiamo provare! Omega, hai un cannone come quello anche nell’altro braccio? -

     Faceva un certo effetto rivolgersi ad un robot e guardare un’echidna rossa e la confusione non si dissipò di certo quando la risposta si fece attendere.

     - Unità Omega… dati… non trovati? - balbettò spaesato, con la voce che gli si alzava e abbassava in successione - Collegamento… non riuscito… io… io… -

     - Non credo ci sarà di molto aiuto! - commentò Drake - Comunque, per quanto ne so, quello è il suo unico cannone! Nell’altro braccio ha una mitragliatrice! -

     - Questa non ci voleva! - disse Tails, soffocando un sospiro - Bisognerà mettere a posto quel cannone e in fretta anche! Spero di avere tutto quello che mi occorre nella cassetta degli attrezzi del Tornado! -

     - Ti prego, tirami fuori di qui alla svelta! - replicò Knuckles, nessuna traccia del tono supplichevole nella sua voce.

     - E se lo portassimo nella tua officina? - propose Rouge - Ti potrebbe facilitare il lavoro! -

     - Non possiamo perdere tempo! Ecco… non voglio farvi agitare… non sono sicuro di quello che dico, ma… -

     - Che cosa, Tails? -

     Knuckles cominciava seriamente a preoccuparsi. Inquadrò con i suoi sensori ottici il volto del volpino ed ottenne un’analisi accurata di ogni sua piega ansiosa.

     - Se rimani per molto tempo in quel corpo, le cose potrebbero peggiorare! Adesso sei dentro ad un robot e il tuo cervello è quello di un robot! C’è il rischio che tu possa perderti nell’intelligenza artificiale di Omega… che tu possa perdere te stesso! -

     - Cosa significa questo? - chiese Rouge, spaventata.

     - La mente di un robot non è come quella di un mobiano! E’ molto più semplice, è priva di emozioni, di impulsi, di istinto! E’ limitata da una programmazione precisa, oltre la quale non c’è spazio per nient’altro! Ho paura che più rimarrai là dentro e più ti trasformerai… in una macchina! Potresti perdere la capacità di provare qualunque tipo di emozione e… ogni tuo pensiero sarà ristretto solo alla programmazione interna di Omega! -

     - Vuol dire che potrei trasformarmi in un robot? - incalzò Knuckles.

     - Sì, in parole povere… è così! -

     Il corpo massiccio di E-123 si sollevò di colpo e tutti fecero un nervoso passo indietro. Erano consci che in quell’involucro di metallo c’era un essere vivente e non poter capire dalla sua espressione quali intenzioni avesse li metteva in uno stato di allerta e di inquietudine.

     - Mi rifiuto di passare il resto dei miei giorni in una scatola di sardine! - sbottò, sforzandosi senza successo di esprimere con la voce il suo disappunto - Ci sono tante cose che non ho fatto… cose che… non ho ancora detto! Non voglio che spariscano dalla mia mente… non voglio sparire in questo corpo! -

     - Stai tranquillo! Farò tutto il possibile per rimediare! -

     - Forse la questione non è così tragica come la dipingi! - intervenne Rouge - Insomma, Omega non è un robot come tutti gli altri! Se si fosse limitato a fare ciò per cui è stato costruito, a quest’ora sarebbe ancora agli ordini di Eggman! Invece ha deciso di lottare contro di lui e di distruggere tutti i suoi robot! -

     - Come? - ripeté Drake, entrando nella discussione - Come sarebbe a dire “ha deciso”? -

     - La prima volta che l’ho incontrato, Eggman lo aveva rinchiuso a fare la guardia a Shadow!(2) Eppure non ha obbedito agli ordini e si è ribellato al dottore! Da allora si è ripromesso di distruggere ogni creazione meccanica che portasse il suo marchio! -

     - Non me lo sarei mai aspettato! - ribatté il lupo, il suo sguardo adesso più vivo di interesse - Chi l’avrebbe mai detto che questo ammasso di bulloni avesse un suo libero arbitrio! -

     - Non lo chiamerei proprio libero arbitrio! - rispose Tails - L’intelligenza artificiale del suo sistema è molto avanzata! E’ un programma in grado di evolversi e di imparare dalle situazioni che affronta, ma è comunque molto meno complesso di un cervello mobiano! Non riuscirebbe a contenere tutta la coscienza e i pensieri di Knuckles! -

     - Motivo in più per farla finita con le chiacchiere e darsi una mossa! - disse Knuckles, al limite dell’esasperazione.

     Di fronte a quell’appello impossibile da ignorare, il volpino si mise subito in moto, correndo in direzione del suo biplano per recuperare gli attrezzi di cui aveva bisogno. Rouge, invece, si fece vicina al colosso metallico che aveva di fronte e, mostrando una sensibilità e una dolcezza fino ad allora inedite, gli prese teneramente la mano, nel tentativo di confortare l’anima prigioniera al suo interno. Le era come diventato più facile esprimersi, adesso che sapeva di non poter cogliere alcuna risposta, verbale o non, che potesse in qualche modo ferirla o farla pentire di aver messo da parte l’orgoglio.

     Nonostante questo, tutte le attenzioni non erano esclusivamente rivolte a Knuckles. Se qualche minuto prima la situazione non destava alcun interesse in Drake, adesso sembrava molto incuriosito da quello che era accaduto, ma non per quanto riguardasse la sorte di Knuckles, quanto quella di Omega. Osservò con attenzione l’echidna rossa, ancora intenta nel familiarizzare con il suo nuovo corpo, e un’idea improvvisa cominciò a solleticargli la mente.

     - Dev’essere un’esperienza nuova per te! - gli disse pacatamente - Ritrovarsi all’improvviso in un corpo di carne… con tutte queste… sensazioni, questi sentimenti, questi pensieri! Non è facile gestire tutto questo insieme, vero? -

     - Dati… non… trovati… io… -

     Omega era inconsapevole che la faccia che possedeva in quel momento stava esprimendo tutta la confusione in cui si stava perdendo. Dal modo in cui aggrottava la fronte sembrava quasi che stesse per afferrare un qualcosa che continuava a sfuggirgli.

     - Sai esprimere il concetto di io? - insistette il lupo, adesso più preso che mai - Riesci a capirmi? Sai dire qual è il tuo nome? -

     - Io… unità E-123… -

     - Non ti ho chiesto la tua unità! Ti ho chiesto il tuo nome! Pensaci! -

     Omega abbassò lo sguardo e Drake poteva quasi vedere gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto per rispondere. Se prima non aveva la minima considerazione per quello che riteneva un altro semplice robot, adesso il suo interesse per lui era più vivido che mai. Lo aveva colpito molto sapere che aveva deciso di sua spontanea volontà di opporsi al suo creatore e, ancora di più, che in quella situazione per lui così estranea si stesse rapidamente adattando alla concezione di un mondo all’improvviso più complesso e multiforme. Aveva imparato subito a muovere le labbra per produrre alcuni suoni, aveva capito quali di questi formassero parole di senso compiuto e, con una spinta nella direzione giusta, forse sarebbe anche riuscito ad avere coscienza di sé.

     - Io… sono… Omega! -

     Drake sorrise soddisfatto. Era la conferma che stava aspettando, cioè che c’era una via di fuga per lui, anche se minima, ma non abbastanza da dover essere ignorata. Quello di cui aveva bisogno era solo di un po’ più di tempo.

     - Siamo fortunati! - stava dicendo Tails alle sue spalle - Si sono bruciati solo un paio di contatti! Sarà un gioco da ragazzi rimetterli a posto! Ho tutto quello che mi serve! -

     - Cominciavo a temere il peggio! - commentò Knuckles - Qualcuno lassù mi vuole bene! -

     - Non solo lassù! - mormorò Rouge, mentre accarezzava delicatamente la fredda lamiera del robot.

     Era difficile dire se Knuckles stesse notando quei piccoli gesti di affetto che tanto aveva segretamente atteso. Nel mentre che Tails armeggiava con i meccanismi interni del braccio robotico, Drake si stava lambiccando il cervello nel tentativo di escogitare un sistema per prendere tempo. Era sorprendente notare come quella situazione fuori dal mondo stesse risvegliando in tutti quanti aspetti del loro carattere fino a quel momento sopiti.

     - Tieni duro, Knuckles! - lo rassicurò Tails - Ti rimetteremo in sesto in un batter d’occhio! -

     Completata la revisione, il volpino riavvitò la copertura metallica del braccio e reinserì nella centralina energetica il frammento nero, sperando vivamente che il piano avrebbe funzionato. Fece un passo indietro e si preparò alla prova con un sospiro nervoso.

     - Ehm… adesso dovresti provare a… sparare! -

     Knuckles sollevò il braccio appena riparato e lo scosse un po’, ma non successe niente. Provò a ruotarlo e a dargli dei colpi secchi, ma il risultato non cambiò.

     - Non ho idea di come funziona questo dannato coso! - esclamò, irritato.

     - Attivazione… modalità… battaglia? - disse Omega, incerto.

     - Oh! Va bene, adesso ci provo! Attivazione modalità battaglia! -

     La mano metallica si ritirò nel polso e spuntò come un fungo l’imboccatura lucente del cannone.

     - Ehi, mica male! Adesso vediamo se riesco a sparare! -

     L’attimo era carico di tensione. Quando Knuckles puntò l’arma contro Omega, per un secondo ebbero il timore che qualcuno si sarebbe fatto male. Il nervosismo raggiunse il culmine quando si udì un click sommesso, anche se l’arma non riuscì a fare fuoco. Knuckles provò e riprovò a sparare, prima di arrendersi alla sconfortante realtà che la prova non aveva avuto successo.

     - Era troppo bello per essere vero! - commentò con la voce metallica che non era sua.

     - Che cosa non ha funzionato? - chiese Rouge, amareggiata.

     Tails scosse il capo in segno di diniego, poi recuperò il frammento scuro dalla spalla del robot e gli diede un’occhiata più da vicino.

     - E’ strano però! Di solito gli altri pezzi della Gemma sono luminosi! Questo sembra una normalissima pietra senza niente di particolare, a parte il colore e la struttura cristallina! E’ come se… se fosse scarica! -

     - Eppure quando l’abbiamo trovata splendeva come una lampadina! - disse Drake.

     - Forse il cannone di Omega ha utilizzato tutta l’energia che era contenuta qui dentro con quel colpo! Sarà per questo che non ha funzionato come si deve! -

     - Grandioso! - sbottò Knuckles - E ora come facciamo? Non ce la faccio più a stare rinchiuso in questa lattina! Comincio a sentirmi… strano! -

     Queste ultime parole ricordarono al resto del gruppo che il tempo scorreva e che il rischio che la situazione diventasse irreversibile aumentava sempre di più.

     - Cerchiamo di rimanere calmi! Dobbiamo ragionare a mente lucida! - disse Tails, tentando di prendere in mano la situazione.

     - Quanto tempo credi che gli resti? - domandò Drake, senza preamboli.

     - E’ difficile da stabilire! Dipende da quanto riesce a resistere in quel corpo! Due ore dovrebbero essere già tante! -

     - Bene! Mi serve anche meno! -

     Gli eventi successivi accaddero in modo così rapido ed imprevisto che nessuno riuscì a realizzare effettivamente quello che aveva visto, né tanto meno agire al riguardo. Non ci si poteva aspettare che Drake accendesse delle fiamme scoppiettanti nel palmo delle sue mani e le scagliasse sul terreno di fronte a lui, innalzando all’istante un muro di fuoco bollente. Tails, Rouge e Knuckles indietreggiarono per non rimanere scottati e cercarono con lo sguardo il volto del lupo oltre la barriera divampante che avevano di fronte.

     - Che cosa ti salta in mente? - esplose Rouge, ancora più in ansia di quanto già non fosse.

     - Porto Omega via con me! Non vi preoccupate, ve lo riporterò qui tra un’ora tutto intero, ve lo prometto! Nel frattempo trovate una soluzione per tirare fuori Knuckles da lì… e non provate a fermarmi! Non vi converrebbe! -

     - Quello è il mio corpo! - esclamò Knuckles, maledicendo di non poter alzare la voce.

     - Lo tratterò bene, non temere! Sarò di ritorno tra un’ora! -

     E dopo queste ultime parole, Drake afferrò la mano di Omega e cominciò a correre a perdifiato, con l’echidna che arrancava sulla sua scia, incerto su come usare le gambe. Quando il muro di fuoco crollò su se stesso, i due erano già lontani e impossibili da raggiungere.

     - Ci mancava anche questa! - commentò il robot improvvisato - Cosa ha intenzione di fare con lui? -

     - Non ne ho idea! Tuttavia non credo voglia fare nulla di male! E’ un lupo di parola e quando ha detto di non preoccuparci, significava che non ha cattive intenzioni! -

     - Come puoi fidarti tanto di lui? -

     - Fino ad ora non mi ha dato motivo di fare il contrario! Ha sempre avuto un forte senso dell’onore e non approfitterebbe mai di qualcun altro, specialmente se è nella tua situazione! -

     - E-123 sarebbe molto più tranquillo, sapendo… -

     - Cosa hai detto? - intervenne Tails, all’improvviso.

     - E-123 vuole… cioè, io… volevo dire che… oh, cavolo! -

     Sentire quella voce così fredda e meccanica stava cominciando a confondere le idee a tutti, specialmente quelle di Knuckles. Senza volerlo aveva cominciato ad esprimersi in terza persona e la cosa non poteva avere di certo risvolti positivi.

     - Bisogna trovare subito una soluzione! -

     Rouge si morse il labbro, combattuta sul da dirsi e sul da farsi. Pensò che la situazione era troppo critica per indugiare oltre e decise che era meglio gettare alle ortiche ogni prudenza e ogni orgoglio. Anche se non se ne rendeva ancora del tutto conto, non voleva che Knuckles sparisse all’interno di un robot. La sua vita valeva di più del denaro che contava di accumulare.

     La ragazza infilò le dita nel risvolto di uno dei suoi guanti ed estrasse il piccolo pezzo di roccia viola che aveva recuperato nel deserto giorni prima.

     - Tieni! Prova ad usare questo! - disse, sostenendo lo sguardo di Tails con un’occhiata ferma e battagliera.

     Il volpino decise che non era il caso di fare domande e prese il sasso in una mano, esaminandolo attentamente. Dal modo in cui, però, la sua espressione diventò ancora più sconfortata, Rouge dedusse che il problema non era ancora risolto.

     - Cosa c’è che non va? -

     - Guardalo! Anche questo frammento non brilla più! Deve avere esaurito l’energia! Non credo che funzionerà! -

     - Ma com’è possibile? Quando l’ho trovato… -

     - C’è stata qualche reazione imprevista? Qualche inconveniente che può essere stato provocato da questo frammento? Una cosa insolita? -

    - Io non… -

    Di colpo le tornò in mente la disavventura avuta con quel verme gigantesco e capì che probabilmente, nel causare quella mutazione, l’energia del frammento doveva essersi esaurita. Rouge lo riprese e lo guardò con delusione, mentre lo faceva rotolare tra i polpastrelli. Aveva veramente creduto per un attimo di avere pronta la soluzione al loro problema, ma si era rivelata essere solo fumo negli occhi.

     - Che cosa ci resta da fare, allora? -

     - Bisogna trovare un frammento ancora carico di energia e provare a ripetere il trasferimento! Proverò a contattare Sonic! Forse riuscirà a portarci il suo frammento prima che accada il peggio! -

     Sul quadrante luminoso del petto del robot si accesero due luci colorate che cominciarono a lampeggiare. Knuckles si drizzò all’improvviso nella sua corazza metallica e si portò le mani alla testa come se fosse in preda ad un’emicrania.

     - Che diavolo… cos’è questo suono infernale? -

     Rouge e Tails gli si fecero subito accanto, nel tentativo di capire che cosa gli stava succedendo.

     - Ho trovato… localizzato… localizzati… robot di Eggman! E-123… -

     - Cosa gli prende adesso? -

     - Tutti… i robot… di Eggman… devono essere eliminati! -

     L’imponente massa metallica si erse in tutta la sua mole. Un secondo dopo, i reattori sulla sua schiena si attivarono con un rombo e la spinta ricevuta lo proiettò in avanti per parecchi metri.

     - Se la sta svignando! - esclamò Rouge.

     - Le cose vanno di male in peggio! - replicò Tails, affannato - Seguiamolo! -

 

     - Riesci a sentirlo? -

     Una brezza fresca e leggera stava spirando incontro a loro, facendo ondeggiare le corolle dei fiori e trasportando con sé un dolce e gradevole profumo. La superficie liscia del lago si increspava ad ogni suo soffio, dando origine nell’acqua a cerchi che si espandevano uno dopo l’altro infrangendosi sulla riva fangosa, sulla quale i due silenziosi spettatori si godevano la quiete del verde attorno a loro.

     Era proprio il luogo tranquillo che Drake stava cercando e non aveva dubbi che lo avrebbe trovato, dato che su Angel Island non mancavano certo ampi spazi in cui la natura la faceva da padrona. Aveva un’ora, solo un’ora di tempo per infondere nella mente momentaneamente ricettiva di Omega il significato dell’essere vivi. Non che si aspettasse grandi risultati, ma pensava che anche una minima reazione, un qualcosa che gli sarebbe rimasto anche quando sarebbe tornato nel suo corpo, era già una vittoria.

     - Questo si chiama vento! - spiegò il lupo, come avrebbe fatto con un bimbo particolarmente ottuso - Riesci a sentirlo sul tuo viso? E’ come un miliardo di piccole e leggere pressioni che ti rinfrescano la pelle! -

     Omega chiuse gli occhi di echidna che si ritrovava e tentò di captare il tocco del vento di cui il suo improbabile mentore stava parlando. Una piacevole sensazione si fece strada dentro di lui quando avvertì su ogni centimetro del suo volto una lieve carezza che penetrava tra i suoi aculei. La percezione di qualcosa che era viva su di lui lo costrinse a piegare le labbra in un sorriso fanciullesco.

     - Vento? - ripeté in un sussurro - Allora è… questo il vento? -

     Drake annuì soddisfatto.

     - Immagino ne avrai già sentito parlare! -

     L’echidna sbatté due volte le palpebre. Era un movimento consueto per lui, ogni volta che tentava di elaborare un’affermazione con il suo nuovo cervello.

     - Tutti… intorno ad Omega… a me… parlare del… vento… ma io mai… capire… perché… -

     - Non riuscivi a sentirlo! - completò il lupo - Non eri capace di vederlo, quindi per te era come se non esistesse! Adesso però cominci a comprendere tutto questo! Ci sono migliaia di sensazioni attorno a te che non hai mai potuto percepire! Cerca di sfruttare questa occasione, perché non credo ne avrai ancora! -

     Drake decise che era il momento di procedere con il passo successivo. Strinse il pugno per raccogliere il calore nella sua mano e diede vita ad una fiamma scoppiettante che danzava con il vento nel suo palmo. Con la mano libera, prese quella di Omega e gli sfilò uno dei guanti chiodati.

     - Prova a toccare il fuoco! -

     Omega avvicinò timidamente le dita alla fiamma e le ritrasse subito quando la sua vicinanza scagliò su di lui la bollente verità. Guardò Drake con sguardo di rimprovero e lui, di rimando, gli rivolse un sorriso sagace.

     - Si chiama calore! E’ una cosa buona per tutti, almeno fin quando non è troppo o troppo vicino! Questa è un’altra lezione: l’apparenza a volte inganna! -

     L’echidna inclinò la testa da un lato, nell’inequivocabile posa di chi tenta di metabolizzare un concetto con cui si è appena scontrato.

     Senza perdere altro tempo, Drake gli fece conoscere tutte le percezioni che i suoi sensi erano in grado di captare: il freddo di quando si immerge la mano nell’acqua, l’odore di un fiore appena colto, il sapore della frutta fresca, il canto gracchiante dei grilli e il dolore di un colpo sulla pelle. Gli insegnò cosa succede quando si trattiene il respiro, come funzionava il cuore e il corpo in generale. Si era rifiutato di dare spiegazioni solo quando il suo allievo aveva provato a toccarsi l’inguine, curioso di sapere che cosa ci fosse da quelle parti, ricevendo una delle risposte più classiche in quei casi: “Te lo spiegherò quando sarai più… grande! Almeno credo!”. Quel discorso spuntato fuori inaspettatamente ebbe l’effetto di far sentire Drake molto stupido e molto imbarazzato, tant’è che tentò immediatamente di passare ad altro.

     Nonostante tutto, ad ogni nuova scoperta, Omega si faceva più attento e avido di sapere, mentre la padronanza di un corpo di carne aumentava sempre di più. Riusciva a controllare i suoi movimenti e le sue espressioni facciali, cominciando a capire anche a cosa ciascuna di queste corrispondessero, a quale emozione e sensazione facevano capo. Aveva ancora tantissimo da scoprire, ma il tempo era contro di lui e in ogni caso, pensava Drake, l’unico modo per imparare a conoscere il mondo era viverci ogni giorno.

     Aveva appena fatto vedere ad Omega cosa succedeva agli occhi quando si fissa troppo a lungo il sole, quando decise che era ora di raccogliere i frutti del suo lavoro.

     - Sai dirmi che cosa hai imparato fino ad ora? Che insegnamento puoi trarre da tutto quello che ti ho mostrato? -

     Omega si inumidì le labbra con la punta della lingua, una cosa che aveva imparato a fare da poco come segno di concentrazione. Si prese qualche minuto per guardarsi ancora una volta intorno e afferrare i pensieri che vagavano in una mente così più grande e aperta di quella che possedeva di solito.

     - Puoi fare con calma! - lo rassicurò Drake - E’ un concetto difficile da elaborare per te! E’ già un grande passo che tu abbia imparato in poco tempo ad avere coscienza di te e a fare affermazioni! Stai ricevendo una montagna di dati e sensazioni nuove tutte in una volta! -

     Non era mai stato così loquace ed analitico prima ad ora, ma sapeva che il modo migliore per migliorare il linguaggio e la ricettività di Omega era continuare a parlare e a mostrargli cose nuove. Aveva preso molto a cuore il compito che si era prefissato, sebbene lui stesso non si rendesse conto di quanto.

     L’echidna ignara prese un profondo respiro ed incespicò con la lingua nel tentativo di esprimersi chiaramente.

     - Il mondo è… pieno di… di emozioni… e non tutte sono… b…buone… e… altre sono… pericolose… e… e… alcune posso… sentirle sul… corpo e… e… altre no… perché… si chiamano… sentimenti… -

     Drake si mostrò abbastanza soddisfatto.

     - Come primo tentativo non c’è male! Hai afferrato al volo le cose principali! Ci sarebbero tante altre cose che dovresti sapere, ma sono troppo complicate da spiegare e, francamente, non credo di essere la persona giusta per farti da insegnante! -

     - Perché? -

     - Cosa? -

     La domanda di Omega lo aveva completamente colto alla sprovvista.

     - Dici… non sei bravo… ma tu… hai aiutato me… hai fatto vedere… tante cose… perché… hai fatto questo? -

     Il lupo abbassò lo sguardo con un altro sorriso ironico. Non si era soffermato neanche un attimo alla ricerca dei motivi che lo avevano spinto a portare via Omega dalla radura e la cosa ironica era che lui stesso non voleva indagare a riguardo, ma un neofita della psicologia delle persone come Omega aveva subito formulato una domanda nel tentativo di dissipare l’interrogativo.

     - Diciamo che so come ci si sente a sentirsi intrappolati nel proprio corpo da un involucro di metallo e ad essere tagliati fuori dal resto del mondo! Ho vissuto anch’io per tanto tempo come te, con la differenza che io ero in grado di rendermene conto, senza però aver mai fatto niente per rimediare! Mi è stato insegnato ad odiare me stesso e il mondo che mi circondava, a disprezzare tutte le cose che ti ho fatto vedere come se non avessero alcun significato! E invece poi ho scoperto che sono proprio queste piccole cose che danno un senso alla vita, queste cose che possono sembrare insignificanti ai più sono quello che davvero ci fa apprezzare il dono di essere vivi! Quando ti ho incontrato per la prima volta pensavo che non fossi altro che un’altra macchina creata solo per tagliare, bruciare e distruggere quello che vedeva! Ti ho sempre considerato tale, almeno fino a quando non ho saputo che hai impostato tu stesso il tuo stile di vita, cioè che hai avuto la capacità di scegliere cosa farne dei tuoi giorni, senza che nessuno te lo imponesse! E’ vero, si tratta pur sempre di una decisione sottile, per così dire! La tua è un’intelligenza artificiale e obbedisce pur sempre a delle regole costruite da qualcun altro! Tuttavia, quando ti ho guardato con questi nuovi occhi, mi sono riconosciuto in te! Sentivo che tu potessi essere un’altra anima rinchiusa in una gabbia di metallo che non desiderava altro di essere liberata, come lo ero io! Volevo concederti l’occasione di renderti conto in tutto e per tutto di ciò che hai intorno e che non hai mai visto, un’occasione che a me non è mai stata offerta! Non riponevo molta fiducia in te, ma dovevo comunque provarci… e mi hai davvero stupito! Sei riuscito ad aprire la tua nuova mente e ad imparare ad usarla nel giro di pochissimo tempo! Per me è già un grande risultato! Sento di essere riuscito con te, come non ce l’ho fatta con me stesso! -

     Omega aveva ascoltato con attenzione ogni sillaba, anche se era improbabile che fosse riuscito a comprendere fino in fondo il senso totale del discorso. Decise comunque che il suo interrogativo aveva avuto una risposta, quando annuì con il capo come aveva imparato poco fa.

     - Adesso ho un’ultima lezione per te! Fino ad ora ti ho mostrato la strada ma sta solo a te decidere se imboccarla o no! Non so se ti ricorderai questi momenti quando sarai tornato nel tuo corpo, né se deciderai di utilizzarli nel modo più giusto! C’è solo una cosa che devi imparare: a riconoscere la cosa più giusta! Fare quello che è giusto spesso non è la cosa più facile, ma non importa fintantoché si pensa a qualcosa di più grande che a noi stessi! Questo l’ho imparato anch’io… da un riccio blu particolarmente irritante! E la cosa giusta da fare per te adesso è restituire quel corpo a Knuckles! Lo vedo nei tuoi occhi che tutto questo ti affascina, ti esalta e ti fa star bene come una droga… ma non ti appartiene! La vita che stai vivendo è di Knuckles e ti ho permesso di prenderla in prestito solo come prova! Non puoi lasciare che quell’echidna si perda dentro la tua prigione di metallo e se dovessi decidere di non tornarci, sappi che ti fermerò con ogni mezzo! Ci siamo capiti? -

     Dal modo in cui lo sguardo di Omega si rabbuiò, Drake capì che il suo severo monito aveva colpito nel segno. Attendeva solamente una replica che gli segnalasse le intenzioni del diretto interessato.

     - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati! - rispose senza interruzioni - E… continuerà ad essere così… almeno per un altro po’! -

 

     - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati! -

     Questa stessa frase, che racchiudeva un significato più sottile di quanto potesse sembrare in apparenza, in quel movimentato mattino era stata pronunciata contemporaneamente da due bocche diverse. L’una era incerta e balbettante, non ancora sicura di sé stessa perché completamente estranea sul suo funzionamento e sulle sue molteplici possibilità di espressione, l’altra fredda e analitica, più che una bocca un microfono che ingabbiava con crudele tenacia un universo di emozioni e sentimenti che scalciavano per venire fuori. Se da una parte qualcuno poteva aprire una finestra su di un mondo che non avrebbe mai immaginato potesse esistere, dall’altra chi ne pagava pegno era chi era costretto ad abbandonarsi con inesorabile lentezza ai legacci soffocanti di una sterile mente impostata in un senso unico e inequivocabile. Una vita si stava lentamente spegnendo ed un’altra era in procinto di fiorire, ma in uno scenario in cui l’equilibrio delle cose era stato sconvolto così improvvisamente da lasciare senza fiato chiunque vi assistesse.

     Nella sua prigione di ferro e alluminio, colui che fin dal giorno prima era sicuro di essere un’echidna, era sicuro di essere un guardiano ed era sicuro di essere vivo, lottava affannosamente per trattenere a sé anche un briciolo della propria autocoscienza. Una miriade di urla confuse gli stordivano il cervello, tentando in tutti i modi di fargli perdere la cognizione di ciò che era e di costringerlo a cedere alle leggi di un corpo e di una mente che sottostavano a regole completamente diverse. Tutto ciò che rimaneva saldo nel suo pensiero era il suo nome, perché se fosse stato così forte da non scordarsi chi era, da non lasciarsi convincere che la sua identità consisteva in una serie di numeri senza significato, sapeva che sarebbe stato in grado di resistere per altro tempo prezioso. Era faticoso, era difficile, era sfibrante, ma era l’unico modo per non perdersi nel buio e nel gelo di una macchina. Era talmente semplice svegliarsi la mattina, guardarsi in uno specchio d’acqua e riconoscere la propria figura, la familiare immagine che ti ricambiava lo sguardo come aveva sempre fatto per anni e anni, così scontato da non rendersi conto di quanto in realtà significasse avere la consapevolezza del proprio essere. E in quella situazione disperata in cui si trovava, Knuckles avrebbe dato qualunque cosa per specchiarsi in una pozzanghera e vedere il suo muso rosso e imbronciato che lo fissava.

     Anche mentre quelle voci altisonanti gli ordinavano di fracassare ogni robot con lo stemma di Eggman in petto che gli capitava di vedere, non poteva fare a meno di obbedire, ma tentava di aggrapparsi con tutte le forze a quell’ultimo frammento di echidna che c’era lì dentro. Riusciva a rendersi conto di tutto ciò che gli capitava attorno, senza però riuscire a fermarsi. Riconobbe gli automi neri e argentati che il suo computer interno aveva localizzato e riusciva ancora a ricordarsi dove li aveva visti per la prima volta. Anche se non riusciva ad evitare che i suoi fucili crivellassero di colpi il gruppetto di robot, che le sue braccia robuste li scaraventassero contro una parete di roccia e che i suoi artigli affilati li trapassassero da parte a parte, era comunque in grado di mantenere vivo il suo pensiero indipendentemente da ciò che il corpo faceva. La programmazione di E-123 gli aveva imposto di eliminare i robot che aveva appena individuato e così aveva fatto, sebbene non fosse stato lui a dare l’ordine ai piedi di muoversi e alle mani di picchiare. Sentiva la macchina prendere il sopravvento su di lui e la paura che ormai mancasse poco alla sua totale sparizione era più pressante che mai.

     Al termine di quel violento massacro, Knuckles riuscì finalmente a fermarsi, sentendo le voci farsi sempre più flebili e dargli un attimo di tregua. Non riusciva più a controllare i suoi movimenti perché lo sforzo di non cedere agli impulsi del robot lo aveva privato di ogni energia mentale o forza di volontà. I pezzi dei corpi degli N-Tracer giacevano immobili sulla terra battuta e appoggiati alla parete rocciosa dell’alto picco sotto al quale si era svolta la battaglia. Il combattente vincitore si sentiva molto stanco e sfiduciato, tant’è che i suoi occhi bionici cominciavano a spegnersi gradualmente. Chinò il pesante capo corazzato e l’intera struttura metallica si afflosciò su se stessa.

     - Eccolo! E’ lì! - urlò una voce alle sue spalle.

     Non appena Rouge e Tails piombarono dall’alto in quell’inquietante scenario di distruzione, rivolsero un solo sguardo impressionato ai rottami sparpagliati in giro prima di dedicare tutte le loro attenzioni al massiccio colosso. Il volpino gli fu subito accanto ma la sua esitazione era palpabile. Non sapeva come procedere per sincerarsi delle sue condizioni, dato che non poteva né sentirgli il polso, né controllare il respiro o il battito cardiaco. Sarebbe stata una cosa assurda effettuare un quadro clinico di un robot, ma se ci fosse riuscito i risultati sarebbero stati poco incoraggianti. Decise di afferrarlo per le larghe spalle, senza riuscire a circondare con le dita le sue braccia, e di scuoterlo con forza. La massa ferrosa e squadrata sbatacchiò da una parte all’altra, ma non ci fu nessuna reazione né tantomeno parole.

     - Lo stiamo perdendo! - sentenziò Tails, con la fronte imperlata di sudore - Abbiamo subito bisogno di trovare un frammento! -

     Senza indugiare un istante, si chinò ad osservare il cumulo di frantumi e carcasse di robot dietro di lui, frugando rapidamente tra ogni pezzo, nella speranza che gli N-Tracer avessero raccolto qualche pezzo di Gemma prima di fare la loro brutta fine.

     Rouge rimase accanto al colosso di ferro privo di vita, con le pupille umide e luccicanti. Strinse forte la fredda mano artigliata e cercò invano di trasmetterle una stilla di calore.

     - Knuckles! Knuckles, mi senti? - mormorò in un soffio - Mi dispiace! Mi dispiace da morire! Avrei dovuto essere più comprensiva e sincera con te! Avrei dovuto dirti tutto quanto da molto tempo e invece ho continuato a fare finta di niente! Se solo tu non fossi stato così ottuso e sgarbato… no, no, non è colpa tua! So che sei fatto così, sono io che avrei dovuto venirti incontro e adesso sei sparito dentro a questo ammasso di ferro! Speravo di avere più tempo per dirti tutto, per farti accettare l’idea perché so che tu provi quello che provo anch’io… io… -

     - Le sue luci sono accese! - esclamò Tails all’improvviso, indicando i quadranti luminosi sul suo petto.

     Rouge abbassò lo sguardo e notò effettivamente che, sebbene non facesse una mossa né rispondesse, Knuckles era ancora in attivo funzionamento.

     - Non farci caso! Continua! - disse a sproposito.

     Il volto del pipistrello si fece rosso di rabbia e avrebbe avuto una gran voglia di strangolarlo se solo avesse avuto una trachea e dei polmoni in cui far passare l’aria.    

     - Razza di stupido idiota! Mi hai fatto prendere un colpo! -

     - Non credevo ti importasse tanto! -

     - Come ti senti, Knuckles? - domandò il volpino, leggermente sollevato.

     - Non sento proprio un bel niente, è questo il punto! Ho avuto giornate migliori, ma per fortuna sono ancora qui dentro… non so per quanto ancora! -

     - Abbiamo solo una possibilità! Non ho trovato niente tra questi rottami, quindi possiamo solo avvisare Sonic e farci portare il suo frammento il più in fretta possibile, sperando di essere ancora in tempo per quando arriverà! -

     - Come vorrei avere con me un pezzo di quella stupida Gemma che funzioni ancora! - si rammaricò Rouge, spalancando le braccia in segno di disappunto.

     Un istante dopo aver pronunciato quelle parole, qualcosa di molto piccolo piovve dal cielo e finì con un tonfo inudibile sul palmo aperto della ragazza. Era un frammento di pietra rosso rubino che luccicava al sole come la piccola lampadina di un semaforo. I presenti che ne erano in grado sgranarono gli occhi per la sorpresa e un sorriso di sollievo e di divertimento si allargò loro sulle labbra.

     - Come vorrei avere un milione di Ring! - disse ancora Rouge, con lo stesso tono afflitto.

     Tails la guardò con un sopracciglio inarcato.

     - Stavo solo provando! - replicò lei, imbarazzata.

     E mentre dabbasso il morale dei tre affannati mobiani andava decisamente risollevandosi, dall’alto del picco roccioso un altro quartetto aveva completato con scarso successo un obiettivo che avevano pensato di portare a termine senza problemi. A riprova di uno sbilenco tentativo, un coccodrillo massiccio era spiaccicato sul terreno, con un ramo spezzato accanto e un nido di gazza sul muso. I tre suoi colleghi lo stavano guardando con aria scettica e annoiata, uno accanto all’altro, come in fila in una commissione d’esame. Il loro pensiero andava al frammento di pietra che era rotolato giù dal picco, vanificando tutti gli sforzi fatti per recuperarlo.

     - Perché arrampicarti tu sull’albero? - domandò Espio.

     - Perché non fare andare me o Espio che siamo più leggeri? - incalzò Mighty.

     - Perché non farmi andare in volo lassù? - concluse Charmy.

     Vector sputò dalla bocca larga i rametti e le sterpaglie del nido. Si rimise in piedi, si pulì i pantaloni e mugugnò qualcosa imbarazzato.

     - Volevo imitare il coccodrillo avventuriero dei miei fumetti! -

 

     Il panico e l’ansia andava ormai dissipandosi quando Tails, Rouge e Knuckles fecero ritorno alla radura dove era parcheggiato il Tornado per firmare quello che si sperava essere l’ultimo atto di una lunga e spossante disavventura. Erano tutti molto stanchi e provati, con l’adrenalina che scorreva loro nel corpo senza controllo a causa degli innumerevoli momenti di batticuore vissuti quella mattina. Il ricordo del viaggio da cui erano appena rientrati sembrava ormai molto lontano. Mai avrebbero immaginato che una simile catena di eventi li avrebbe aspettati una volta rimesso piede nel loro consueto territorio, né che avrebbero potuto sentirsi più stanchi e affannati di quanto non lo fossero già. Il loro pensiero ansioso volava in direzione della famigerata Gemma della quale tutti bramavano il possesso e mai come in quel momento avrebbero desiderato che questa non fosse mai esistita. I motivi per i quali erano tutti collegati ad essa erano diversi e più o meno validi, ma se c’era una cosa che, a questo punto della nostra storia, accomunava tutti i protagonisti su questo improbabile palcoscenico era il desiderio che la pericolosa e interminabile caccia finisse una volta per tutte, indipendentemente da chi fossero i vincitori e chi i vinti.

     Quando lo sguardo del terzetto ebbe modo di allargarsi una volta arrivati nella radura, la prima cosa che notarono, con loro innegabile sorpresa, fu la figura statuaria di Drake e il suo severo cipiglio. Attendeva pazientemente accanto al Tornado il loro ritorno, affiancato, con loro grande sollievo, da un’echidna rossa che fino a qualche ora fa non avevano dubbi rispondesse al nome di Knuckles. Balzò subito agli occhi che c’era qualcosa di diverso in lui, a partire dal modo in cui era sdraiato sul prato, appoggiato sulla schiena alla fiancata del biplano, per poi spaziare sulla sua espressione rassegnata ma con una punta di consapevolezza nei lineamenti esausti. Raramente si sarebbe visto qualcuno privo della completa padronanza del proprio corpo giacere sdraiato e scomposto in quella posizione, tanto che fu impossibile per Tails e Rouge trattenere un’esclamazione strozzata di sorpresa. Ancora di più sarebbe stato improbabile vedere sul volto di chi aveva ancora una mente da robot esprimere emozioni come il rimpianto, qualcosa di completamente estraneo ad una macchina.

     - Per un attimo ho temuto che non ti saresti fatto vivo! - confessò Knuckles, senza riuscire a comunicare il suo sollievo nella voce.

     - Ti serva da lezione allora! - replicò Drake - Io mantengo sempre la mia parola! -

     - Sarei davvero curiosa di sapere che cosa hai fatto con lui! - affermò Rouge, accennando all’echidna silenziosa accanto a loro - Ha un’aria del tutto diversa! -

     - Avremo modo di parlarne, ma non adesso! Conviene non perdere altro tempo… certo, se siete riusciti a trovare una soluzione! -

     Tails gli mostrò con un sorriso debole il frammento di pietra rosso luminoso.

     - La fortuna per una volta ci ha aiutato! Possiamo procedere subito se siete pronti! Knuckles? Omega? -

     Il primo interpellato non esitò a dare il suo consenso, mentre il secondo si fece attendere qualche secondo. Si rimise in piedi con lo sguardo rivolto verso il basso e l’aria abbattuta, ma questo non gli impedì di fare un cenno di assenso con il capo e stringere forte i pugni per prepararsi mentalmente. I suoi occhi e quelli di Drake si incrociarono per un istante e comunicarono in silenzio tramite il loro contatto visivo.

     Tails non aspettò oltre e posizionò la pietra nel vano che copriva la spalla del robot, assicurandosi che tutti i collegamenti fossero al loro posto. Quindi si allontanò da lui e chiese agli altri di fare lo stesso. Erano solo Knuckles e Omega, uno di fronte all’altro, pronti a scambiarsi ancora una volta i ruoli.

     - Incrociamo le dita! - disse Tails in un soffio.

     Osservarono il robot estrarre il suo cannone, puntarlo senza esitazione contro l’echidna, aspettare qualche secondo e poi decidersi a sparare. Un fiotto di luce rossa sgorgò dalla canna e investì con la violenza di un treno il bersaglio davanti a lui. L’esplosione luminosa fu accompagnata da un forte ronzio, mentre i due corpi vibravano come in preda alle convulsioni. Ci fu uno scoppio rimbombante e i due furono scagliati all’indietro, in direzioni opposte, fino a capitombolare sul prato e afflosciarsi lentamente sull’erbetta.

     Tails e Rouge corsero, per la seconda volta in quella giornata, al capezzale di una stordita echidna rossa, aiutandola a rimettersi in piedi.

     - Knuckles? - chiese la volpe, incerta - Sei… sei tu? -

     Quest’ultimo sbatté le palpebre un paio di volte, nel tentativo di focalizzare quello che aveva intorno. Si sentiva stordito e disorientato, ma riuscì comunque ad esibire un ampio sorriso. Afferrò una sua guancia, tirò forte ed emise un gemito di dolore che ebbe il curioso effetto di allargare ancora di più il suo sorriso.

     - Fa male! - dichiarò in tono acuto - Lo sento! Ah-ah! -

     Del tutto fuori di sé, cominciò a canticchiare un motivetto allegro, divertendosi a modulare il tono della voce per creare alti e bassi a ripetizione. Non avendolo mai visto comportarsi in quel modo, Tails e Rouge non poterono fare a meno di partecipare alla sua allegria con una risata di sollievo. Anche Drake partecipò a suo modo ai festeggiamenti, incurvando le labbra in un sorriso soddisfatto, anche se preferì dedicare le sue attenzioni ad Omega, tornato nel freddo irraggiungibile della sua corazza di metallo.

     - Mi dispiace che tu non abbia avuto altro tempo a disposizione, ma era una cosa che andava fatta! Adesso… sai dirmi chi sei? -

     Gli occhi bionici del robot lampeggiarono, come sempre quando elaborava qualche informazione esterna, e Drake maledì il fatto di non poter più cogliere la verità sul suo volto.

     - Omega! - affermò infine - Io… sono Omega! -

     Il lupo annuì convinto e gli diede una pacca affettuosa sulla spalla, anche se era consapevole che non l’avrebbe sentita.

     - Vedi di non dimenticarlo! -

     La scarica di allegria di Knuckles non era ancora cessata, tanto che aveva cinto le spalle di Tails con un braccio per scompigliargli il pelo sulla sua fronte, incontrando solo una debole protesta soffocata dal buonumore.

     - Se non sbaglio prima dell’incidente stavamo discutendo al riguardo della Gemma! - disse Drake, deciso ad andare avanti per la sua strada.

     I festeggiamenti furono bruscamente interrotti da quelle parole e Knuckles riportò subito la mente alla questione più importante di tutte.

     - Non ci sarà bisogno di continuare! - gli assicurò Rouge - Ho io la soluzione al problema! -

     Negli occhi della ragazza brillava una lucida convinzione, anche se permeata dalla difficoltà che le costava accettarla. Sapeva che in qualche modo quell’esperienza l’aveva fatta maturare un tantino e prima che i suoi istinti civettuoli e femminili si rifacessero vivi decise che avrebbe agito di conseguenza. Poteva concedersi l’occasione di comportarsi da brava ragazza ancora una volta e, soprattutto, per una causa e una persona giusta.

     Infilò di nuovo le dita nella spalla quadrata di Omega e ne estrasse delicatamente il piccolo rubino rosso, adesso privo della affascinante luce che possedeva in precedenza. Lo guardò per un secondo con un sorriso enigmatico e poi lo lanciò a Knuckles, che non mancò di afferrarlo al volo.

     - Credo che questo sia tuo! - spiegò in tono lento e convincente - Dopo tutto quello che ti è capitato penso che te lo meriti! -

     L’echidna non rimase sbalordita dal gesto, perché non era la prima volta che guardava il lato più nascosto di quella ragazza. Fece rotolare il sassolino sul palmo della mano aperto per qualche istante, mentre dentro di lui si animava il conflitto su cosa dire e cosa non dire. L’esperienza vissuta aveva fatto maturare anche lui e desiderava essere per la prima volta sincero con se stesso, almeno fin quando si sentiva abbastanza adulto per farlo.

     - Rouge, io… -

     Il pipistrello gli intimò di fermarsi con un gesto della mano.

     - Quando tutto questo sarà finito avremo modo di parlare… sempre se ci sentiremo ancora in grado di farlo! In fondo sarà questo che ci dirà se siamo pronti oppure no! Fino a quel momento, puoi continuare benissimo a guardarmi storto come hai sempre fatto! -

     L’echidna annuì con il capo, non ancora sicuro di aver colto appieno il significato di quelle parole, ma comunque contento di averle potute sentire.

     - Per quanto riguarda la tua proposta, Tails, ci penserò su! Lavorare con voi non sarà la cosa più divertente del mondo, ma se comincerà a crollarci addosso ancora una volta saprò a chi dare tutto il mio sostegno! -

     E con queste ultime affermazioni, la ragazza si voltò agitando piano una mano in segno di saluto e cominciò ad allontanarsi. Drake e Omega non aggiunsero altro e la seguirono a ruota, non prima di aver fatto un cenno a loro volta.

     - E io che fino ad oggi credevo di averle viste tutte! - commentò il lupo.

     - Una macchina e una persona che si scambiano di corpo! Una cosa da brivido! - replicò Rouge.

     - Non mi riferivo a quello! Pensavo più a te che dai via di tua spontanea volontà una pietra preziosa! -

     - Oh, quello? Non l’avrei mai detto neanch’io! Forse sto diventando sentimentale! -

     - Non sono cattive persone! Quei frammenti sono al sicuro nelle loro mani e a me sta bene anche così! -

     - Non eri mica tu quello che diceva che chi fa da sé, fa per tre? -

     - Quello che è successo oggi ha insegnato qualcosa a tutti quanti noi! Credo che si chiami “collaborazione”! -

     - O “vecchiaia”! Dipende dai punti di vista! -

     Drake sbuffò infastidito.

     - Ne riparleremo quando avrai ancora bisogno che questo vecchio lupo cattivo ti salvi la pelle! -

     Il gruppetto fece in silenzio la sua uscita di scena, sotto lo sguardo pigro e stanco dei loro improvvisati alleati. Tails e Knuckles seguirono con gli occhi la loro lenta marcia fino a quando non diventarono che macchie di colore, sfocate sotto i raggi abbaglianti del sole, che si intrufolavano tra il verde della vegetazione. Rimasero lì fermi per qualche altro minuto, godendosi la frescura degli aliti di vento che accarezzavano il loro viso e ascoltando il loro respiro lento e regolare in cerca della tranquillità e del rilassamento che non erano stati capaci di trovare al loro ritorno.

     - Cavoli! - commentò Knuckles, felice di sentire di nuovo il suo consueto tono rauco - Che giornata! Non avrei mai pensato di essere rinchiuso in una scatola di sardine e che sarei sopravvissuto per raccontarlo! Aspetta che lo dica a Tikal… -

     Si interruppe di colpo come se qualcuno gli avesse stretto la gola con una tenaglia, impedendo il passaggio dell’aria e strozzando sul nascere qualunque tipo di suono. Sgranò le pupille, consapevole che sulla sua faccia si stava dipingendo un color senso di colpa per essersi dimenticato dell’ambiguo appuntamento. Scambiò uno sguardo eloquente con Tails e si rese conto che la sua memoria non lo aveva aiutato più di quanto avesse fatto la propria.

     - Tikal! - esclamò l’echidna, con una scrollata di spalle sconfortata - E chi ci pensava più? -

     - Forse ci sta ancora aspettando! - suggerì Tails - Conviene muoverci! -

     - Era ora che si decidesse a sputare il rospo! Anche se credo che niente di quello che ha da dirci riuscirebbe a rendere questa giornata ancora più strana! -

     Se avesse saputo cosa lo aspettava di lì a poco, questa convinzione avrebbe finito col crollargli addosso come un castello di carte.

    

     C’era qualcosa di diverso nell’aura carica di energia che di solito circondava l’antico altare che ospitava il maestoso e imponente Master Emerald. Ogni pietra, ogni tronco e ogni stelo d’erba che aveva dimora in quel luogo impregnato di storia, di solito era immerso in un silenzio sonnacchioso e immutabile, tipico di chi si concede un meritato riposo dopo un viaggio durato anni ed anni, probabilmente ispirato dalla tranquillità con cui il guardiano della zona vigilava pigramente tra un sonnellino e l’altro. La quiete ancestrale che si respirava al cospetto di un così solenne santuario sembrava frutto di un magico incantesimo, come se la vista di ciò che faceva presagire un passato glorioso ed epico iniettasse nel cuore degli spettatori un improvviso senso di pace misto a soggezione e rispetto. Ogni rumore, anche minimo, e ogni vibrazione che potesse in qualche modo rompere il taciturno equilibrio che divampava da quelle antiche iscrizioni e da quelle vecchie rocce, era miracolosamente respinta come da uno schermo invisibile che non lasciava trapelare alcuno strepito, facendo sembrare che il brulicare di vita del mondo si affievolisse lentamente oltre questa parete trascendentale fino a spegnersi nel silenzio. Tuttavia, in quella occasione, c’era qualcosa di più della semplice serenità di un’oasi millenaria a mantenere intatta la cornice immutabile dell’altare. Un sentore di spiritualità e religiosità si era rianimato, dando nuova linfa alla decadenza della costruzione e racchiudendola in una bolla che la riportava indietro nel tempo di diversi millenni, ancora una volta al cospetto del motivo della sua creazione: la preghiera. Da tanto tempo l’altare del Master Emerald non ospitava la fede e la devozione per accogliere le quali era stato eretto e si avvertiva qualcosa nel suo palpabile misticismo che vibrava intensamente, lieto di essere stato risvegliato da un sonno profondo.

     La figura che era inchinata di fronte alla scalinata principale sarebbe stata perfetta come protagonista centrale di un quadro religioso, data la sua espressività meditativa, le mani giunte in segno di intensa venerazione, e il silenzio cementificato con cui apriva la mente alla dimensione ultraterrena del suo pregare. Tikal sollevò il capo, vagando con le pupille intrise di pianto da un capo all’altro dell’altare, quasi aspettasse un segnale che spuntasse dal nulla. Lo individuò quando l’acqua cristallina nella lunga vasca di pietra accanto a lei si increspò in larghi cerchi, senza aver bisogno di un alito di vento per scuotersi.

     - Oh, Chaos! Ti prego, ascoltami! - mormorò con voce spezzata - Ho bisogno di avere delle risposte e posso rivolgermi solo a te per ottenerle! E’ forse vero quello che il mio cuore teme da quando sono tornata in questa realtà? Il sacrificio che ho dovuto compiere per tanti anni per espiare le colpe della mia tribù è forse definitivo? Il tempo per me sul mio suolo natio è forse scaduto? Non c’è più posto per me nel mondo che mi appartiene? -

     I cerchi sullo specchio d’acqua si fecero più ampi e più numerosi. Il velo trasparente lasciava intravedere una sagoma sfocata oltre la sua superficie. Era il riflesso di Tikal, anche se lei non lo riconosceva tale. Una voce le parlava nel profondo della sua anima, un suono che era possibile captare senza usare le orecchie.

     - Non l’ho fatto per ricevere una ricompensa, ma… dopo tanto tempo trascorso a guardare il mondo che pulsava di vita, senza poterne fare parte… credevo che avrei potuto… andare avanti con la mia! E’ forse una punizione questa? Lasciarmi sperare… lasciarmi assaggiare di nuovo un frammento di esistenza e poi vederla sgretolarsi insieme al mio corpo? -

     Al solo pensiero di ciò che stava vivendo, le lacrime cominciarono a sgorgare copiose dai suoi occhi, rigandole le guance ma senza strapparle un solo singhiozzo. Sapeva che ad ogni spasmo il dolore che stava provando avrebbe ricominciato a lacerarle il ventre in un bruciore insopportabile.

     - Dici che il mio destino è questo… ma come puoi lasciare che succeda dopo tutto quello che ho sopportato a causa tua! Ho sacrificato la mia vita e il mio futuro per rimediare agli errori della mia specie, per dimostrarti che… c’era del buono in noi! E adesso che abbiamo trovato la pace tutti e due… vuoi farmi sparire nella polvere, come se non fossi servita a niente! -

     Tikal si alzò di scatto, con i pugni tremanti di rabbia e il respiro che si andava affannando sempre di più. Non le importava più del dolore. Non le importava più di niente. Non aveva più nulla da perdere se di lì a poco sarebbe stata destinata a scomparire per sempre. Si sentiva usata, ma ancora di più tradita. Non aveva mai peccato di superbia ed era stata sempre calma e accondiscendente, ma non lo sarebbe stata più di fronte ad una così straziante prospettiva. La luce alla fine del tunnel che aveva sempre sperato di vedere prima o poi si era fatta toccare solo per poi allontanarsi e farla sprofondare nel buio più gelido, e l’ingiustizia della cosa era impossibile da digerire.

     - Non è giusto, Chaos! - esclamò, soffocando una fitta di dolore - Mi rifiuto di accettarlo! Non posso… morire in questo modo… non può finire tutto così! Ho dedicato la mia vita a proteggere te e le creature su cui vegliavi… ho diritto anch’io ad una vita! -

     Lo specchio cristallino disegnò un altro ampio cerchio che si espanse verso gli angoli della vasca e, leggendo segni solo a lei comprensibili, Tikal capì. Il suo pianto si interruppe e ascoltò i rintocchi della sua anima comunicarle una verità che trasportava un enorme sollievo. Nella sua mente furono proiettate le immagini della sua famiglia, del suo clan, di suo padre, della terra in cui era cresciuta e infine di Knuckles. Quando comprese che il suo destino non comprendeva una fine, ma un nuovo inizio dalle vie ancora non esplorate, il suo dolore e la sua rabbia si affievolirono poco a poco per lasciare spazio ad una piccola bolla di timore per quello a cui stava andando incontro.

     - E’ davvero così? - domandò ancora incerta - Sarebbe a dire… ricominciare da capo… avere una seconda possibilità! Ma come… -

     Di nuovo silenzio. Le risposte che aveva tanto aspettato si stavano insediando dentro di lei, travolgendola dolcemente con il loro puro e intenso significato. La strada che aveva di fronte si era fatta tutt’a un tratto più chiara e luminosa, anche se non sapeva di essere pronta o meno ad imboccarla. La scelta che aveva non era molta e, nonostante un attimo di disprezzo le fosse esploso nel petto, si fidava dell’entità con cui aveva condiviso quella che era sembrata un’eternità.

     - Ora capisco! - disse infine, asciugandosi le lacrime e dissipandole con un sorriso - Ho paura di quello che mi aspetta… ma ora sono pronta… avrei solo voluto spiegare tutto ai miei amici… dare loro un ultimo saluto… ma suppongo di non avere più tempo! -

     Tikal si avvicinò di un passo alla pozza d’acqua e, respirando profondamente, si preparò ad un’esperienza mai vissuta prima. Proprio quando si rassegnò a dover ritirarsi nel nulla senza lasciare sue notizie, sentì chiamare il suo nome alle sue spalle. Si voltò solo per vedere Tails e Knuckles risalire il pendio erboso e dirigersi verso di lei. Il cuore le si riempì di gioia quando comprese che era ancora possibile dare un ultimo saluto ai compagni del suo breve viaggio nel mondo.

     - Eccoci! - spiegò Knuckles, trafelato - Scusa il ritardo, ma abbiamo avuto una serie di… Tikal, cosa sta succedendo? -

     Una sostanza fluida e trasparente che avevano già visto in precedenza stava colando dai bordi della vasca di pietra, strisciando come un serpente e avvolgendo sinuosamente la vestale attorno alle caviglie, la quale non batteva ciglio ma continuava a sorridere raggiante.

     - Sono felice che ce l’abbiate fatta, ragazzi! Mi dispiace molto, ma credo di non potervi più aiutare nella vostra missione! Il mio tempo qui, purtroppo, è giunto al termine! -

     - Che cosa significa? - domandò Knuckles allarmato, mentre guardava il puro Chaos insinuarsi sulla pelle della sua amica - Che cosa stai dicendo? -

     - Ho passato tutta la mia vita nell’infinito a purificare lo spirito di Chaos fino a quando non ho potuto tornare in questa realtà, sperando di continuare da dove avevo lasciato! Tuttavia, non sapevo che facendo ritorno qui sarebbe stato come se avessi vissuto per millenni! Il mio corpo è vecchio e stanco, Knuckles, e ha cominciato a cedere da diverse settimane! -

     I due ignari compagni rimasero scioccati da quella stupefacente rivelazione che non avrebbero mai potuto immaginare. Erano sufficienti quelle poche parole per capire cosa Tikal stava per comunicare loro, ma le loro menti si rifiutavano istintivamente di accettare quello che presagivano.

     - Perché non me lo hai mai… -

     - Detto? -

     La vestale sorrise ancora. La melma azzurra aveva ormai ricoperto ogni centimetro della sua pelle fino alla cintola, apprestandosi lentamente a procedere più in alto.

     - Perché non sapevo cosa mi stava accadendo… o, ancora meglio, non volevo accettarlo! Preferivo ignorare i miei malori, credere che fossero solo dolori passeggeri e che tutto sarebbe passato e ne avrei riso! Ero convinta fosse meglio scacciare quel pensiero mostrandomi allegra e loquace ai tuoi occhi, fino a diventare irritante con tutte le mie chiacchiere, e per questo ti chiedo scusa! Poi è cominciata la storia dei frammenti della Gemma di Magorian e il problema più importante ha avuto il sopravvento! -

     - E che cosa succederà ora? - piagnucolò Tails, affranto - Che ne sarà di te? -

     - Se rimanessi ancora qui il mio corpo diventerebbe polvere! Non posso fare altro che affidarmi a Chaos! Lui mi accoglierà ancora dentro di sé e lascerò questa realtà! -

     Una nota di paura si avvertì nella sua voce quando confessò il futuro che la attendeva. Il bozzolo che la stava racchiudendo continuava alacremente nel suo lavoro, trasmettendole una sensazione di confortante calore come se stesse scivolando in un morbido olio.

     - Così è questo che ci stai dicendo! - esclamò Knuckles, sforzandosi di trattenere i lucciconi che premevano agli angoli degli occhi - Stai andando via per non tornare più! E’ una cosa ingiusta! -

     - Per me non è una fine, Knuckles! E’ un nuovo inizio! Sono sicura che ci rivedremo ancora un giorno… e potremo recuperare tutto il tempo perso! Vi prego, portate i miei saluti a tutti gli altri! Sonic, Amy, Cream… dite loro di non arrendersi e credeteci anche voi! Riuscirete a salvare il mondo come avete sempre fatto… e forse, quando non ci sarà più niente di cui aver paura, io potrò tornare… per rimanere! -

     - Non andare! - singhiozzò Tails, incapace di trattenere le lacrime oltre.

     - Buona fortuna, amici miei! - ebbe modo di dire Tikal prima che il fluido le ricoprisse il volto spaventato.

     L’echidna dalla carnagione aranciata la cui presenza avevano sempre dato per scontato, si trasformò in una massa gelatinosa azzurra che vibrò per qualche istante prima di sciogliersi e crollare lentamente su se stessa. Il puro Chaos si ritirò come se venisse risucchiato, risalendo la vasca di pietra e disperdendosi nell’acqua limpida. Poi fu il silenzio.

     Un oggetto che luccicava sotto il sole era rimasto adagiato sul prato. Knuckles lo raccolse e guardò con tristezza che si trattava del diadema dorato. Tikal gli aveva detto che dal modo in cui soffiava il vento si poteva capire quali pericoli fossero in agguato.

     Ma Knuckles non avvertiva niente del genere.

     Se chiudeva gli occhi e ascoltava il soffiare della brezza fresca riusciva a sentire la confortante presenza di un’anima familiare che gli sussurrava un dolce incoraggiamento.

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  (1) Fa riferimento alla saga "Chaos Millennium", "Full Speed Ahead #01-13"

(2) Fa riferimento agli eventi di Sonic Heroes

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ART GALLERY

Manny Monkey Concept Art
Michael "Manny" Monkey Concept Art
Disegnato da cupidochan
(http://cupido-chan.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Michael "Manny" Monkey, con espressioni salienti, come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ULTIMO ATTO:

Fino alla fine del mondo...

     Un urlo lancinante fende la tranquilla letargia del crepuscolo, così forte da rimbombare in ogni vicolo. Nello scenario urbano di un isolato del tutto disabitato, un susseguirsi di passi frenetici echeggia nell’aria. Un respiro affannoso e spaventoso accompagna il corollario di suoni che potrebbero efficacemente fare da colonna sonora ad un film dell’orrore. In quel frangente, però, è ormai risaputa la necessità di stare attenti a ciò che si desidera, perché qualunque desiderio musicale espresso ha un’alta probabilità di essere esaudito, anche se in modalità del tutto imprevedibili.

     Il figuro in completo bianco panna in fuga dal suo aggressivo assalitore vorrebbe quasi che un numero da cabaret intervenisse in suo aiuto, quel tanto che basta perché riuscisse a sgusciare via dalle grinfie del pericolo. In un istante, una saetta sfreccia verso di lui che, in tutta risposta, emette un gridolino acuto e si sposta appena in tempo dalla sua traiettoria.

     - Aspetta! Aspetta! - esclama Manny Monkey, protendendo le mani verso l’ombra minacciosa del suo inseguitore - Perché non ne discutiamo con calma davanti ad una tazza di… -

     La frase non ha modo di essere terminata perché l’ennesima saetta luminosa gli viene scagliata addosso, questa volta sfiorandogli per un pelo l’orecchio sinistro. Lo sguardo rosso infuocato dell’aggressore risalta inquietantemente nel buio del vicolo adiacente alla centrale elettrica.

     - Vediamo cosa succede ad una scimmia che prende la scossa! - dice con inquietante pacatezza Shadow the hedgehog, generando tra i polpastrelli un nuovo colpo.

     - Insomma, questa è un’aggressione bella e buona! - protesta l’attore, spaventato, ma non per questo meno arrogante - Agente D. Denser! Fai qualcosa, per l’amor di mamma! -

     Quando Ramon muove qualche passo verso la scena del crimine, una sola occhiata incollerita di Shadow è sufficiente per raffreddare la sua bollente determinazione e dissipare l’impeto della chiamata al dovere di un bravo agente di polizia.

     - Ehm… sono spiacente! - si giustifica con imbarazzo - A quest’ora il mio turno è già finito! -

     - Non ci si può fidare neanche della polizia oggigiorno! - ribatte Manny con palpabile isteria nella voce.

     - Perché non provi a farti giustizia da solo, grande attore? - lo punzecchia Shadow, innegabilmente divertito nel tormentare lo scimmiotto - Non ti va di interpretare la parte di quello che nel classico film dell’orrore ci rimette la pelle nella prima scena? -

     In risposta a quella domanda, Manny sembra come ringalluzzirsi all’improvviso.

     - Bé, io ho una certa esperienza nell’interpretare questi ruoli! - replica con tono altezzoso - Nel mio curriculum posso vantare di aver partecipato a film come “Non aprite quella scimmia”, “Il silenzio degli scimpanzé” e… -

     Prima che potesse decantare oltre le sue doti, Shadow indirizza un altro Chaos Spear in direzione dei suoi piedi, costringendolo ad indietreggiare di un passo per non venire folgorato.

     - Ehi! - protesta vivamente lo scimmiotto - Queste sono di marca! -

     - Dacci un taglio, Shadow! - interviene Sonic, fino a quel momento in disparte a godersi la scena - Penso che tu l’abbia traumatizzato abbastanza! -

     - Devo ricordarti che ci ha preso per i fondelli e ci ha fatto rincorrere uno specchio per le allodole? -

     - Sono sicuro che non l’ha fatto intenzionalmente! - replica Tails, ragionevolmente.

     - Infatti, infatti! - acconsente Manny, annuendo con vigore - Lo scherzo della natura ha ragione! Non potevo immaginare che quel signore così perbene fosse un delinquente! -

     - Ehi! - protesta il volpino, abbassando le orecchie e mettendo il broncio - Io non sono uno scherzo della natura! -

     - Qualsiasi intenzioni avesse non ha importanza ora! - conclude Sonic - Abbiamo solo quattro ore di tempo per staccare la spina a questo stereo ambulante, a meno che tu non voglia continuare a ballare il can-can per l’eternità! -

     - Più mi ci sforzo e più non vedo vie d’uscita! - commenta Knuckles, sconfortato - Come facciamo a sapere dove si trova quell’aggeggio in meno di quattro ore? -

     - Possiamo solo far lavorare il cervello a questo punto! - suggerisce Tails - Forse ripercorrendo a ritroso tutti gli indizi che abbiamo accumulato… -

     - A ritroso? - ripete Sonic con sarcasmo - Quello che ci farebbe comodo è saper tornare indietro nel tempo! -

     Una scelta di parole fondamentale la sua, perché non appena la sua bocca si richiude, con la violenza e la prepotenza di un’esplosione, alcune note allegre e il suono di un coro maschile si preparano ad animare ulteriormente la serata dei riluttanti protagonisti di quest’assurda situazione.


     “I wanna funk, I wanna funk
     I wanna f-f-u f-u-n-k”

     “Non stop dancing the bus stop to the funky music
     Hustle, pumpin the muscle, blame it on the boogie
     Remember the old days? Remember the O'Jays?
     Walkin' in rhythm, life was for livin”
    
     Il marciapiede di una strada trafficata e soleggiata si anima di un ritmo esplosivo quando Sonic e Tails la attraversano a passi rapidi, seguendo la melodia che impazza nelle casse della grossa radio che stanno trasportando. La loro voce canterina raggiunge ogni angolo del quartiere e funge da efficace richiamo per ragazzi e ragazze che vengono implicitamente invitati da loro ad avvicinarsi e a ballare in una fila sempre più lunga. Una volta raggiunto il palo con il cartello che indica la fermata del bus, poggiano lo stereo e si preparano a fare ciò che sanno fare meglio.

     “When you can't find the music to get down and boogie
     All you can do is step back in time
     Ball of confusion when nothing is new, and
     There's nothing doin', step back in time”

     Come per magia, la coppia inseparabile si ritrova ad indossare delle scarpe con una zeppa vertiginosa, dei pantaloni larghi a strisce multicolore, bretelle arancione e, soprattutto, un paio di vistose parrucche in stile afro. Entrambi sono impegnati a mostrare a tutti coloro che li seguono i passi di danza per tornare indietro nel tempo con la musica. Le loro espressioni indicano una gioia divampante, ma se si fossero visti allo specchio, e fossero stati padroni di sé stessi, non è così certo che sarebbero stati altrettanto felici.

     Una volta che l’incantesimo si scioglie, Sonic e Tails si guardano in faccia, tentando di trattenere le risate al pensiero del loro look con tanto di parrucca gigante, ma il loro è un misero risultato dato che, dopo poco più di tre secondi, cedono alla tentazione di ridere a crepapelle.

     - Non penso che fosse quello che intendevi con “tornare indietro nel tempo”! - commenta Rouge, incapace di trattenere un sorriso a sua volta.

     - Dai, non era affatto male come canzone! - interviene Ramon, schioccando le dita a tempo - Io la sto ancora ballando! -

     - Ma bravi! - sbotta Knuckles, inviperito - E’ proprio con questo atteggiamento che salveremo il mondo da… da… bah, mi è diventato difficile persino dirlo! -

     Nessuno di loro, nonostante la tensione si fosse momentaneamente allentata, ha però idea di come procedere. Rimangono in silenzio a guardarsi intorno per qualche secondo, incerti su cosa dire o fare, finché Tikal non pone la domanda nella mente di tutti.

     - Che cosa facciamo adesso? -

     La fatica di trovare qualcosa di plausibile da rispondere è risparmiata a chiunque di loro quando una voce fuori dal coro interviene inaspettatamente. Proviene dall’alto e per qualcuno di loro è un qualcosa di già sentito, ma non per questo gradito.

     - Io avrei un suggerimento in merito! - dice Levine, in quel momento seduta sul cornicione di una palazzina lì accanto.

     Con le gambe accavallate ed un mezzo sorriso privo di allegria, abbraccia tutti loro con un solo sguardo. Una palpabile aria di superiorità proviene dal suo atteggiamento, accentuata dal divertimento che sembra provare nello squadrarli letteralmente dall’alto in basso. Alcuni dei presenti scattano subito sull’attenti, allertati dalla presenza di lei, altri invece assumono un’aria di sincera curiosità. La reazione più particolare di tutti, però, è quella di Manny. Lo scimmiotto ha gli occhi incollati sulla farfalla e la bocca spalancata. Se si fosse trovato in un cartone animato, sicuramente i suoi occhi si sarebbero trasformati in un due grossi cuori rossi che battono.

     - E cosa ti dice che vogliamo ascoltarlo? - ribatte Rouge, prima di tutti gli altri - Che cos’è questa? La seconda parte della trappola? -

     Sollevando le sopracciglia in un’aria annoiata, Levine decide di saltare giù dal cornicione e toccare elegantemente terra, in modo da farsi più vicina ai suoi interlocutori.

     - Per quanto mi dispiaccia, topastro con le ali, non sono qui per combattere! - confessa in tono seccato - Il tempo non è dalla nostra, quindi vediamo di saltare la parte “Non possiamo fidarci di te” e “Perché ci aiuti?”, per cortesia! -

     - Siamo davvero così prevedibili? - si chiede Sonic, leggermente stranito.

     - Cosa direbbe il tuo spasimante se sapesse che stai parlando con noi? - continua Rouge, più tranquilla, ma non per questo meno guardinga - Non penso gli stiamo molto simpatici, considerando che fino a poco fa voleva trasformarci in carne tritata! -

     - Spasimante? - ripete Levine con un sarcasmo così palpabile da  risultare sincero - L’unica cosa che interessa ad un pazzo come quello è diventare ancora più pazzo! Ho imparato che meno ho a che fare con Trick e molto meglio è per i miei nervi! -

     Come se la confessione di per sé non fosse abbastanza, delle strimpellate di chitarra ripetitive intervengono per sottolineare con maggiore forza lo stato d’animo di Levine. La sua nuova convinzione e la sua rabbia furiosa si tramutano in una realtà tutta nuova, come ha ormai imparato ad accettare, in cui anche la sua voce è diventata più profonda e tonante. E’ l’arma migliore per tirare fuori tutto quello che tiene compresso nel petto.


     “I guess I just lost my husband, I don't know where he went
     So I'm gonna spend my money, I'm not gonna pay his rent
     I got a brand new attitude and I'm gonna wear it tonight
     I'm gonna get in trouble, I wanna start a fight
     I wanna start a fight, I wanna start a fight”

     In un quartiere tranquillo e pulito, l’arrivo di Levine sconvolge la quieta routine dei residenti. Le parole colleriche della sua canzone rimbombano come se amplificate da un impianto stereo gigantesco. Con indosso degli occhiali vistosi per proteggersi dal sole battente di quella mattina spuntata dal nulla, imbraccia una grossa motosega ronzante. Le sue intenzioni hanno l’aria di essere tutto fuorché pacifiche.

     “So, so what, I'm still a rock star
     I got my rock moves and I don't need you
     And guess what, I'm havin' more fun
     And now that we're done I'm gonna show you tonight
     I'm alright, I'm just fine and you're a fool
     So, so what, I am a rock star
     I got my rock moves and I don't want you tonight”
    
     La destinazione di Levine è un piccolo giardino in cui svetta un grosso e ramificato albero. Assestando un colpo secco sul suo tronco, la ragazza si diverte sadicamente a tranciarlo sempre più in profondità con la sua motosega, scatenando la paura di tutti i passanti che se la danno a gambe. In particolare, vedere le lettere L e T incise sulla corteccia, racchiuse in un grosso cuore, anima ancora di più la sua sete di distruzione. Dopo aver perpetrato l’atto vandalico, corre via, salta a bordo di una decappottabile e si dà alla fuga, senza però dimenticarsi di continuare a cantare.

     Al termine del siparietto, Levine sostiene lo sguardo beffardo di tutti i presenti con fiero cipiglio, più che mai convinta di non voler essere presa in giro mai più da nessun altro, men che meno da quel gruppo di seccatori. Dal canto loro, Sonic e gli altri, però, si rendono conto della sincerità delle parole della loro occasionale nemica. Hanno ben imparato che la fusione con la Music Plant Zone può solo mettere in musica sentimenti e pensieri reali, senza possibilità che possano essere finzione o menzogna.

     - Spero che il numero sia stato di vostro gradimento! - commenta Levine.

     - Tu non ci sopporti, Levine! - replica Sonic - E saresti disposta ad aiutarci solo per prenderti una rivincita sul tuo damerino da strapazzo? -

     - Credi che sia entusiasta di continuare a ballare e a cantare per l’eternità? Non ho mai approvato una follia del genere, ma so che Trick, per qualche motivo che non voglio neanche sapere, ci tiene molto! Non hai idea di quanta soddisfazione proverei se riuscissi a mandare tutto quanto a monte! -

     - Hai almeno delle informazioni che ci possano servire? - domanda Knuckles.

     - Dopo che mi ha dato il ben servito, sono riuscita a tenerlo d’occhio! Ho ascoltato anche la telefonata con cui vi ha attirato qui, quindi sapevo dove trovarvi! Ho approfittato del fatto che fosse assente per giocare qui con voi per accedere al suo archivio personale! Tutta la magnetite sottratta da Angel Island è stata convogliata direttamente nel suo palazzo in centro! I progetti della sua macchina, inoltre, specificano che è stata costruita per essere implementata all’antenna parabolica di quello stesso edificio! -

     - Ma io ho presenziato alla cerimonia di inaugurazione! - interviene Manny - Trick mi aveva detto che quella era solo una copia e che la vera antenna si trovava qui! -

     - Persino uno come te sarebbe in grado di fare due più due e capire che si trattava di una balla! - ribatte Shadow, sprezzante - La iena è molto furba! Il modo migliore per tenere nascosto qualcosa è metterlo sotto gli occhi di tutti! Ha addirittura organizzato una cerimonia e assunto un pagliaccio famoso per allontanare i sospetti! -

     - Ehi! - protesta Manny, anche se viene completamente ignorato.

     - L’ultima volta che abbiamo tentato di entrare nel suo palazzo per poco non saltavamo in aria! - puntualizza Knuckles - Per di più non eravamo neanche sicuri che fosse proprio quello, visto che ce ne sono altri identici in quella piazza! -

     - A questo posso pensarci io! - spiega Levine, visibilmente soddisfatta di avere in pugno la situazione - Ho preparato tutto con cura! Spargerò la mia polvere soporifera nel condotto d’aerazione del palazzo per mandare nel mondo dei sogni chiunque possa fermarci ed avere la via libera per il tetto! Avrei potuto pensarci personalmente, ma non voglio rischiare che danneggiare quell’affare possa peggiorare le cose! Ho bisogno di voi per questo! -

     - E’ una giusta decisione! - concorda Tails, sorridente - Credo di essere in grado di disattivare quel macchinario senza danneggiarlo! -

     - Allora fatevi trovare in centro tra un’ora! Gli agenti di pattuglia avranno finito il loro turno e potremo intervenire! -

     Senza aggiungere altro, Levine dispiega le ali colorate e si libra in volo, allontanandosi non prima di aver lanciato uno sguardo di sufficienza al gruppetto, in particolare a Rouge.

     - Possiamo davvero fidarci di lei? - si chiede Amy, ancora piena di dubbi.

     - Non vedo altre alternative! - risponde Sonic - Ormai non abbiamo nulla da perdere a provare! -

     - Nulla da perdere? - sbotta Knuckles - Quello schizoide prima ci ha quasi fatto a fette ed eravamo qui! Figurati cosa sarà in grado di combinarci direttamente nella sua tana, se si trattasse di un’altra trappola! -

      - Brutta cosa la paura, rosso! - lo punzecchia il riccio blu - Se temi di fartela sotto possiamo sempre procurarti un pannolone! -

      - Lo sai cosa più mi piace di te? Sai sempre qual è il momento giusto di tapparti la bocca! -


     Nel momento in cui il gruppo realizza che è ormai davvero prossima la parola fine ad una disavventura che, nel bene o nel male, sono destinati a non scordare mai, la tensione fa ancora una volta capolino con tutta la drammaticità del momento. Con una sola ora a disposizione prima di poter finalmente passare all’offensiva, non rimane spazio nelle menti dei protagonisti che non sia occupato da una frenetica elaborazione di un piano efficace. E, come di solito accade, il compito di fungere da cervello della squadra è affidato a Tails.

     - Il tempo che abbiamo a disposizione non è granché! - esclama il volpino, mordendosi un labbro con aria preoccupata - Non possiamo permetterci di sprecarne altro! Ho bisogno di tornare a casa per recuperare qualche attrezzo! Non ho idea di che tipo di macchinario mi troverò di fronte, quindi è meglio che sia preparato per ogni evenienza! -

     - Possiamo darti una mano noi a recuperare quello che ti serve! - si offre cortesemente Cream, indicando sia il suo fedele Cheese che Tikal, accanto a lei.

     - Allora basta ciondolare! - ribatte Sonic, il suo inimitabile buonumore che traspare da ogni sillaba - E’ ora di fare rientro a casa! -

     - Non pensi che sia meglio che qualcuno di noi si apposti sul luogo dell’appuntamento? - propone Rouge di punto in bianco - Dite quello che volete, ma fidarci di quell’insetto in gonnella non è quello che chiamerei una buona idea! -

     - Per una volta sono d’accordo con lei! - conferma Knuckles - Non sarebbe la prima volta che finiamo in trappola come dei merluzzi per esserci fidati troppo! -

     - E io che pensavo di diventare vecchio prima di sentirti pronunciare queste parole! - replica Sonic, con un ghigno sarcastico, prima di voltarsi per cercare lo sguardo di Shadow - Che ne dici di… -

     Eppure Shadow non si trova dove il riccio blu pensa che sia. Con aria stranita, si guarda intorno, ispirando gli altri a fare lo stesso, sebbene ormai non ci sia più traccia del soggetto in questione.

     - Di tutti i momenti in cui poteva andarsene a spasso… -

     - Credi sia andato da Trick? - domanda Amy.

     - Mi stupirebbe il contrario! Ma ora non c’è tempo di badare a lui! Se però finisce col fare danno, giuro che lo tormenterò per il resto dei miei giorni cantandogli un’opera lirica direttamente sul suo brutto muso! -

     - Credo che tu lo conosca abbastanza da sapere che è stato già tanto convincerlo a procedere a modo vostro! - spiega Rouge - In ogni caso, andrò con Knucky a dare una controllata alla zona e se ci capita di trovare Shadow cercheremo di riportarlo alla ragione! -

     - Quella sì che sarebbe un’impresa da medaglia d’oro! - commenta Sonic - Per te va bene? -

     - Come no! - sbotta Knuckles, in tutto il suo sarcasmo - Non vedevo davvero l’ora! - ma poi, conscio della criticità del momento, si fa serio - Ci penso io, puoi stare tranquillo! -

     - Quindi non ci rimane che toglierci dai piedi! - conclude il riccio blu.

     - Su questo siamo d’accordo! - si intromette Manny, sentendosi più coraggioso in seguito all’assenza di Shadow - Ho finito di scarrozzarvi in giro per la città! Si è fatta una certa ora e non ho ancora fatto il mio idromassaggio serale! -

     - Se non fai il bravo è di un dottore che avrai bisogno, non di un idromassaggio! - ribatte Sonic, sfoderando un sorriso minaccioso che raramente gli si è visto.

     - Avrai presto notizie dai miei avvocati andando avanti di questo passo! - è la risposta della scimmia, livida di rabbia ma non per questo meno cauta.

     - Ti ho mai detto che Shadow è mio fratello minore? - incalza Sonic, cercando di sembrare convincente - Com’è che si dice? Buon sangue non mente! Se hai trovato lui spaventoso, quanto pensi che possa esserlo io? -

     Non è necessario che il sudore freddo che bagna la fronte di Manny parli per lui. La prospettiva di fare i conti con qualcuno più cattivo di Shadow the hedgehog pare non allettarlo proprio per nulla, considerando che dopo pochi istanti di riflessione assume un tono molto più cordiale.

     - Ehm… allora cosa state aspettando? Tutti in macchina! Il mio autista vi porterà dovunque vogliate! -

     - Visto? Anche tu sai prendere delle decisioni giuste se ti ci metti d’impegno! - conclude il riccio blu, strizzando l’occhio a Tails quando lo scimmiotto non può vederlo.


     - Davvero? Da non crederci! Io l’avrei come minimo riempita di piombo! -

     - E la parte peggiore è che poi non mi ha nemmeno richiamato! Insomma, mi si è praticamente lanciata addosso come una gatta in calore e poi si diverte a fare la preziosa! Come se non ce ne fossero a bizzeffe altre come lei! -

     - Bah, valle a capire! La prossima volta che… -

     Un tonfo sordo è decisamente un modo singolare per far terminare un pigro chiacchiericcio. Non che i due Ring Leaders che pattugliano il corridoio abbiano avuto modo di rendersene conto. La rapidità con cui sono passati dalla veglia al sonno non gli ha consentito neanche di realizzare il frangersi delle nocche sulla base del loro collo. A sovrastare sui loro due corpi privi di sensi c’è la forte presenza di Shadow the hedgehog in tutta la sua sinistra minacciosità.

     Senza indugiare oltre, il riccio nero trascina via i due malcapitati e li rinchiude in un vicino stanzino delle scope. Nessuna missione più di quella richiede di scivolare nell’ombra con più attenzione e più velocità di esecuzione. Del resto, gli ci è voluto davvero poco per decidere di prendere in mano la situazione e provvedere personalmente a rimediare al subbuglio degli ultimi giorni. Crede quasi di aver cominciato a rammollirsi per aver avuto pazienza ed essere stato alle regole del gioco di Sonic e degli altri quando avrebbe semplicemente potuto partire all’azione in solitario come ha sempre fatto. Un po’ per raccogliere maggiori informazioni, un po’ persuaso da Rouge aveva accettato di collaborare con la combriccola del suo sosia, ma una volta ricevuta l’imbeccata da Levine si era ritrovato a non essere più disposto ad attendere un solo minuto, figurarsi un’ora, prima di poter affrontare faccia a faccia il responsabile di una farsa tanto ridicola quanto pericolosa.

     Acquattato in un angolo, Shadow controlla che ci sia via libera nel prossimo corridoio prima di andare avanti. La strada verso il terrazzo è meno semplice di quanto avesse pensato. Introdursi di soppiatto nel palazzo dal quale quella stessa mattina era stato costretto a fuggire è stato solo il primo passo. Non può correre alla sua consueta velocità per non lasciare una sospetta scia annerita sulla curata moquette dei pavimenti e neanche utilizzare l’ascensore per raggiungere la destinazione. Non può permettersi di sottovalutare la pericolosità del suo avversario, né tanto meno la possibilità che questi lo faccia passare dalla parte del torto di fronte alle autorità. Non che le forze di polizia di Emerald Town potessero fermarlo, sia ben inteso. Ciò che proprio non gli ci vuole, però, è l’interferenza di chi non avrebbe fatto altro che fargli perdere tempo.

     Stufo della lentezza con cui è costretto a procedere, Shadow decide allora di optare per un approccio più rapido. Raggiunge le porte metalliche di uno dei tanti ascensori del grattacielo e, infilando le dita nella fessura che le separa, mette in moto i muscoli con uno sforzo sovrumano per aprirle. Fortunatamente per lui, l’ascensore si trova qualche piano più in basso. Tramite la scaletta metallica d’emergenza, sarebbe stato un gioco da ragazzi salire per più piani all’interno della tromba senza essere scoperto. Silenziosamente e con tutti i sensi all’erta, Shadow si fa strada nel buio corridoio verticale, tenendo mentalmente il conto dei piani superati. Sempre più veloce, raggiunge infine il soffitto e deduce che quella dev’essere l’ultima fermata prima di poter accedere al terrazzo. Forzate nuovamente le doppie porte, percorre attentamente un androne che gli balza alla vista per essere più freddo e spoglio rispetto a tutti gli altri che ha incontrato. In fondo al percorso, una vecchia e spessa porta in legno lo attende. Trepidante e pronto all’azione, Shadow ruota il pomello di ottone e varca la soglia.

    

     A poco più di venti minuti dal fatidico appuntamento con Levine, a casa Prower fervono come non mai i preparativi per lo scontro decisivo contro il nemico più bizzarro e sorprendentemente pericoloso che Sonic e il suo gruppo di amici si siano mai ritrovati ad affrontare. Sonic ed Amy attendono pazientemente in giardino che Tails, aiutato da Cream e Tikal, abbia recuperato tutto ciò che reputa possa servirgli a disattivare il marchingegno che tanti grattacapi è riuscito a procurare a tutti loro.

     - Se ci pensi sembra totalmente assurdo che un matto in cilindro si sia rivelato più pericoloso di un altro matto aspirante dittatore con un esercito di robot assetati di sangue! - afferma Sonic, leggermente divertito - In confronto a quanto ci vuole fare Trick, tutte le follie che ha architettato Eggman in questi anni sembrano essere una ventata di aria fresca! -

     Quando il riccio blu non riceve risposta, si volta ad indagare sull’inconsueta assenza di chiacchiere da parte di Amy. La ritrova con il capo chino e un’espressione sconsolata che non presagisce nulla di buono. Per una volta desideroso di sapere cosa le frulla in testa, giusto per essere pronto a tutto, Sonic le rivolge ancora la parola.

     - Che ti prende, Amy? Sei preoccupata per stasera? -

     - Oh, quello? - replica lei - No, non sono minimamente tesa! So che come al solito riuscirai a risolvere il problema e che tutto andrà per il meglio! -

     - Allora perché hai l’aria di quella a cui abbiano soffiato il primo premio al gioco del martello del luna park? -

     - Sai cosa mi infastidisce di tutta questa storia? Non è aver passato gli ultimi giorni a fare la diva di un musical e nemmeno che sono stata costretta a sospendere le lezioni di autodifesa con cui mi stavo divertendo così tanto! E’ che tu per l’ennesima volta avrai partita vinta e non sarò riuscita a strapparti neanche una misera serenata d’amore! -

     Al limite della sopportazione, Sonic si lascia scappare un verso di scoraggiamento, prontamente ricambiato da un’occhiata elettrica di Amy.

     - Ancora con questa storia? Insomma, cosa pretendi? Che lasci che Trick trasformi il mondo in una discoteca solo per poterti cantare parole smielate con una chitarra? -

     - Provaci ancora, sapientone! - ribatte la ragazza, spingendogli indietro la fronte con la punta dell’indice - La Music Plant Zone trasforma in musica tutti i nostri sentimenti, vero? Allora come mai in tutti questi giorni non ho assistito ad un solo tuo pensiero nei miei confronti? -

     - Ehm… ma come puoi dubitarne? Certo che io ti penso! E’ solo che… che… sono stato più concentrato su Trick che su tutto il resto… sì, ecco tutto! -

     - Sta parlando lo stesso Sonic che fino a poco tempo fa si stava tanto vantando di non aver avuto mai un solo dubbio sul fatto di risolvere il caso? -

     Colto in flagrante e sentendo i dolori da martello e da ramanzina anticipati, Sonic decide di prendere il toro per le corna… o meglio la riccia, sebbene non si azzardi ad utilizzare questa espressione a voce alta.

     - Va bene, va bene! Vuoi una canzone d’amore? Eccotene una! Ecco… allora… -

     Il riccio si inginocchia con una sola gamba sul prato e, sentendosi molto stupido, cerca di fingere che l’incantesimo musicale si sia impadronito di lui.

     - “Amy… oh, Amy… il mio cuore batte per te… sei bella come una ciambella… quando impugni la tua padella… regalami un’emozione cuocendo i Chili Dog ancora una voltaaaaa!” -

     Il responso dell’unica spettatrice, però, non è quello che Sonic si sarebbe aspettato. Schiumante di rabbia per il palese modo in cui il riccio supersonico la sta prendendo in giro, Amy mette mano al suo martello e arriva sul punto di perdere le staffe.

     - E questa la chiami una canzone d’amore? - sbotta di colpo - Se proprio devi fingere, evita di prendermi per i fondelli in questo modo! -

     In soccorso del povero Sonic arriva infine un accordo di chitarra il cui potere riesce a paralizzare la furia di Amy Rose, impresa non da poco. L’aria attorno ai due ricci si carica di elettricità e una nebbiolina biancastra comincia ad aleggiare lentamente, avvolgendoli come uno scialle evanescente e trasportandoli insieme in una delle consuete dimensioni da sogno ammantate di musica che hanno imparato a conoscere.


     “Me no bubblicious, me smoke heavy tar
     Me be groovin' slowly where you are
     Notify your next of kin cause you're never coming back
     I've been dropping beats since Back in Black
     And we'll paint by numbers  ‘til something sticks
     Don't mind doing it for the kids”

     Quando Sonic ed Amy si ritrovano a cantare sensualmente, uno di fronte all’altro, in una piccola stanza dalle pareti rosse, non sono le note calde nelle loro voci che saltano subito all’occhio, o in questo caso all’orecchio. Nemmeno il loro provocante abbigliamento, pantaloni attillati e top nero lucido per lei, un elegante completo scuro con cravatta per lui, riesce a distogliere dal particolare che più esprime la loro attrazione reciproca: gli sguardi magnetici che si rivolgono.

     “You've got a reputation, well I guess that can be explored
     You're dancing with the chairman of the board
     Take a ride on my twelve cylinder symphony
     But if you got other plans
     The purpose of a woman is to love her man
     And we'll paint by numbers ‘til something sticks
     Don't mind doing it for the kids”

     La canzone dei due ricci, così come le loro sinuose movenze, prosegue passo dopo passo su di una scalinata simile a quella dei palcoscenici di teatro. Dall’interno di ogni gradino esplode una luce intensa man mano che i due protagonisti ci camminano. A seguire la loro marcia ritmata c’è uno stuolo di ballerine dai costumi sgargianti e scintillanti, ricoperti di piume a profusione.

     “I'm gonna give it all of my loving
     It's gonna take up all of my love
     Come down from the ceiling, I didn't mean to get so high
     I couldn't do what I wanted to do when my lips were dry
     You can't just stop and leave me, I'm a singer in a band
     Well I like drummers baby, you're not my bag”

     In cima alla scalinata li attende un abbagliante scenario da sogno e mai termine è stato più adatto di questo considerando gli intensi colori e le forme da capogiro tipiche di un caleidoscopio che sono proiettate sulle pareti. Sonic ed Amy ballano uno di fronte all’altro, scuotendo le spalle a tempo di musica, mentre le ragazze del loro corpo di ballo si esibiscono in scatenate lap dance sui pali neri di cui è disseminato il palco.

     “Jump on board, take a ride, yeah
     (You'll be doin' it all right)
     Jump on board feel the high, yeah”

     Quando le loro due voci si fondono in un unico coro così potente da trapassare le pareti, Sonic ed Amy si stringono in un abbraccio in vita e danzano con movimenti circolari fissando la luce della telecamera che proviene dall’alto, in modo da poter mostrare a tutto il mondo l’energia della loro sintonia. Sventolando dei ventagli piumati, le ballerine si stendono in cerchio attorno a loro per creare una curiosa scenetta dall’aspetto decisamente elegante.

     Una volta che le note della chitarra si fanno sempre più lontane, Sonic ed Amy riescono a riprendere coscienza di sé stessi. Le luci accecanti del palcoscenico da sogno lasciano spazio alla tenue oscurità della sera, ma anche con una visibilità ridotta per il riccio blu non è difficile scorgere il bagliore di euforica emozione negli occhi della sua compagna. Sebbene venga spontaneo per Sonic tirare un sospiro di sollievo per aver in qualche modo accontentato il desiderio di Amy, comincia sul serio a temere le conseguenze delle parole che si è ritrovato a cantare.

     - Oh, Sonic! Non sapevo che avessi intenzione di avere dei bambini! - esclama la ragazza, fuori di sé dalla contentezza.

     - Ehi, ehi, ehi! Vacci piano! - si lamenta Sonic, sfuggendo per un soffio ad un abbraccio spaccaossa - Non ricominciare a dare segni di squilibrio come quando hai incontrato Emerl! -

     - Su, non essere così timido! Ho sentito cosa mi hai cantato e non puoi neanche negare che sia vero questa volta! -

     Spaventato come non mai, Sonic comincia a fuggire ai tentativi di Amy di saltargli al collo, più che desideroso in quel momento di affrontare un’armata di robot corazzati piuttosto che gestire una situazione del genere.

     - Hai avuto la tua canzone d’amore, Amy! Adesso, per carità, controlla le effusioni! - esclama lui, sull’orlo della disperazione.

     Come arrivato in suo soccorso, Tails, in quello stesso momento, si affaccia sul giardino, seguito a ruota dal resto del gruppo. Porta una capiente borsa di cuoio a tracolla il cui gonfiore presagisce la presenza di ogni tipo di strumento del suo arsenale.

     - Va tutto bene qui fuori? - domanda la volpe, leggermente preoccupata - Vi ho sentito alzare la voce! -

     - Sonic mi ha finalmente dedicato una canzone d’amore! - replica Amy, saltellando incontro a Cream e a Sydia - Non è meraviglioso? - quindi prende una mano ad entrambe ed improvvisa un allegro balletto.

     - A quanto pare è riuscita ad averla vinta ancora una volta! - commenta Tails con un sorrisetto, rivolgendosi a Sonic.

     - A proposito di averla vinta, hai preso tutto ciò che ti serve? - ribatte il riccio, cogliendo al volo l’occasione di cambiare argomento.

     - Dovrei essere pronto per ogni evenienza, anche se l’idea che sia tutto nelle mie mani non mi fa stare molto tranquillo! - ammette Tails.

     - Credimi, se dipendesse tutto da me non sarei così sicuro come lo sono adesso! - risponde Sonic, scompigliando affettuosamente il pelo sulla testa del volpino.

     - Quindi è arrivato il momento di andare! - interviene Manny, oltrepassando la soglia e sfregandosi le mani con un entusiasmo parecchio sospetto - Non vedo l’ora di assistere alla scena! Potrebbe venirne fuori un’ottima sceneggiatura per un mio futuro film! -

     Sonic decide di prendere la palla al balzo e si rivolge in modo secco e diretto allo scimmiotto.

     - Spiacente, bello, ma la tua parte qui è finita da un pezzo! Ti suggerisco di tornartene a casa e di incrociare le dita per il sottoscritto! -

     L’espressione sbalordita di Manny è un’efficace testimonianza di quanto poco si aspettasse quello sviluppo inatteso. Indignato come se fosse stato pesantemente insultato, si esibisce in un’esagerata posa oltraggiata.

     - Era questa la vostra idea sin dall’inizio? Approfittarvi della mia naturale generosità e poi liberarvi di me quando non c’è più bisogno di un briciolo di carisma e di personalità tra voi teste vuote? -

     - Wow! E senza neanche chiedere un aiuto! - commenta cinicamente Sonic.

     Indispettito da tanto sarcasmo, Manny posa allora lo sguardo su Ramon, in quel momento timidamente in disparte.

     - L’agente D.Denser non la pensa in questo modo, vero? -

     Ramon, leggermente imbarazzato, si gratta il capo nervosamente prima di rispondere.

     - Ehm… forse sarebbe meglio per la sua sicurezza se tornasse a casa, signor Monkey! -

     - Cosa? Ma… avevamo un accordo! -

     - Non mi fraintenda! La sua offerta mi alletta molto! Far parte dello show business sarebbe un sogno che si realizza, ma ci sono alcune cose che hanno più importanza! Prima dei soldi e della fama viene la sicurezza delle persone… e degli amici! -

     Un’occhiata di sfuggita al volto sorridente di Sydia e Ramon rinnova la convinzione che gli serve per rinunciare ai suoi sogni e per fare la cosa più giusta.

     - Credo non sia rimasto più nulla da dire! - conclude Sonic, intenzionato a non perdere altro tempo - Non si può sempre avere ciò che si vuole, amico! Cerca di fare tesoro di questa lezione! - quindi lo congeda automaticamente con un cenno della mano - Ci si becca in giro! -

     Umiliato, irritato e deluso per non essere riuscito a soddisfare un suo capriccio, per quella che è la prima volta, a Manny Monkey non rimane che raggiungere la lussuosa auto in cui lo attende il suo conducente privato. Cerca in tutti i modi di trovare qualcosa da dire, qualcosa che possa dargli un pizzico di rivincita, o anche che riesca a far pentire quel gruppo di presuntuosi per quanto hanno fatto. Non è in grado, però, di pronunciare nessuna delle sue frasi ad effetto, senza un copione da cui attingere. Il faccia a faccia con la dura realtà è più arduo di quanto avesse mai immaginato. Ed è proprio la sua impreparazione nell’affrontare qualcosa che non gli sia servito su un piatto d’argento che lo costringe a rimanere in silenzio e a sparire nell’ombra, per la prima volta senza uno spettacolo di colori ed ovazioni sulla sua scia.


     Una serata tranquilla come quella difficilmente si addice ad ospitare una battaglia per decidere le sorti della realtà, si ritrova a pensare Rouge. Nonostante questo, però, la crisi del momento manca della consueta drammaticità che si confà ad un’apocalisse degna di questo nome. Durante tutte le avventure che ha vissuto, più o meno volentieri, in compagnia di Sonic e dei suoi compagni, la prospettiva peggiore che le si è parata davanti è di perdere la vita o la libertà. Non è tanto facile, si dice, riuscire a preoccuparsi più di tanto di fronte all’eventualità di vivere in uno sfarzoso musical globale. Tuttavia, non è il caso neanche di ignorare che rimanendo vittima dei piani di Mr. Trick la conseguenza più diretta sarebbe perdere per sempre il lucchetto che le permette di custodire così gelosamente lo scrigno dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti. Aveva imparato che, esattamente come l’acqua e l’olio, i sentimenti non si mescolano bene con il suo lavoro ed è proprio da questo che deriva il suo strenuo impegno nel mantenere l’alone di mistero che la circonda.

     Il suo sguardo si perde nuovamente sulla grande piazza che sta tenendo sotto controllo. Tenuamente illuminata dai lampioni e immersa in un letargico silenzio, ospita solo delle coppiette che passeggiano serenamente al chiaro di luna. Nulla lascerebbe presagire quanto di lì a poco sarebbe accaduto. Rouge si volta verso Knuckles, guardingo come non mai, ma non per questo senza il suo caratteristico volto imbronciato. Sorride al pensare come alcune cose, per quanto tempo possa passare, rimangono sempre le stesse. Non riesce neanche più a ricordarsi da quanto lei e il guardiano del Master Emerald stavano continuando con il loro giocoso tira e molla, molto spesso materializzato sul piano pratico dai loro opposti doveri, ma più che altro determinato da ciò che non volevano o non potevano dirsi. Nonostante questo, come anche Shadow le aveva indotto a pensare, ogni bel gioco è destinato a durare poco. Affrontare una volta per tutte la situazione è il modo più semplice per tirare le somme del loro rapporto e mettere a tacere quella voce che fa capolino dentro di lei per alimentare ogni tipo di rimorso. In una direzione o nell’altra, nel bene o nel male, qualunque fosse stata la fine di quel gioco, almeno sarebbe stata sicura che non ci sarebbe stato altro da dire e avrebbe potuto essere in pace con sé stessa. Per questo motivo, pensa Rouge, è necessario provvedere adesso, perché è ancora lei l’unica e sola a decidere quando abbassare le difese e parlare con il cuore in mano. Non può essere un macchinario, né l’influsso di una Zona a prendere questa decisione per lei. Per non correre il rischio di perdere questa libertà, è questo il momento giusto di agire… del resto sono soli, sono tranquilli ed è una serata così bella!

     - Che cosa ti frulla nella testa? - domanda Rouge, senza un filo di scherno nella voce.

     - Varrebbe la pena dirtelo solo per sapere dove vuoi andare a parare! - ribatte Knuckles, visibilmente annoiato.

     - Questa volta non credo che riusciresti ad immaginarlo! - è la semplice risposta.

     L’echidna aggrotta la fronte, rendendosi conto che qualcosa nella voce del pipistrello è diverso rispetto al solito.

     - Sei in vena di confidenze oggi? Non potevi scegliere tipo più sbagliato! -

     - Io dico che ti interessa quello che ho da dirti! Sempre se quella tua zucca vuota riesce a concentrarsi per qualche minuto! -

     La parte più difficile però è trovare le parole giuste. E’ necessario parlare in fretta per evitare che la portata di quella sensazione finisca col tradursi in musica e che lei, di conseguenza, perda il controllo di quanto ha scelto di confessare. In confronto, rapinare una banca è il giochetto più facile del mondo… ma proprio quando ha scoperto come introdurre il discorso, accade l’irreparabile.

     Dei forti battiti accompagnano un motivetto accattivante, così intenso da rimanere inciso nella sua testa e da costringerla ad abbandonare ogni tipo di controllo su di sé e sul suo corpo. La sua mente comincia a galleggiare in un limbo indefinito e, con suo grande disappunto, si ritrova a non poter fare nulla contro il magico influsso della Music Plant Zone.


     “I just can't get you out of my head
     Boy, your lovin' is all I think about
     I just can't get you out of my head
     Boy, its more than I dare to think about
     There's a dark secret in me 
     Don't leave me lost in your arms”

     Quando Rouge riapre gli occhi si ritrova alla guida di un’auto sportiva gialla. A bordo del suo veicolo, sfreccia lungo un’interminabile autostrada deserta, con alla radio la stessa musica orecchiabile che l’ha intrappolata nel suo incantesimo e l’ha trascinata fino a lì. A dare voce alla melodia è naturalmente lei, completamente in balia del ritmo nei sensi e nella mente.

     “Set me free
     Feel the need in me
     Set me free
     Stay forever and ever and ever
     I just can't get you out of my head”

     Arrivata al capolinea del suo tragitto, scende dall’auto e accetta l’invito di un gruppo di ragazzi e ragazze in tuta bianca. Le porgono un velo color panna con cui coprirsi il capo in modo che, non appena si lanci insieme a loro in una danza sinuosa e meccanica, la pioggia di polvere di stelle che imperversa nel cielo non la colpisca. La melodia prosegue per qualche tempo, prima di sparire rapida com’è arrivata, ma lasciandosi alle spalle il suo ritmo ipnotico.

     Rouge non vorrebbe che la realtà tornasse a prendere la sua piega usuale, perché una volta sparita la sfavillante magia di cui è vittima, Knuckles si accorgerebbe nei suoi occhi di tutta la frustrazione e la delusione che desiderava con tutto il cuore non dover patire. Non era così che doveva andare, non era in questo modo che voleva mettere a parole ciò che si nascondeva dentro di lei. Eppure, Knuckles sembra capire, sembra aver inteso perfettamente il senso di tutto ciò che è avvenuto di fronte ai suoi occhi. Con un gesto che sembra costargli più di quanto avrebbe mai ammesso, prende delicatamente la mano di Rouge e lascia che entrambi si abbandonino all’influsso della prossima melodia.


     “She’s just a lover who makes me high
     It's worth the givin’, it's worth the try
     You cannot cleave it, put it in the furnace
     You cannot wet it, you cannot burn it
     She wants to give it, dare me”

     Senza alcun preavviso, lo scenario cambia radicalmente ancora una volta. Knuckles e Rouge si ritrovano catapultati in un piccolo villaggio sperduto nella desolazione di un’area rocciosa. Alcuni alberi rachitici proiettano delle sottili ombre, sebbene i raggi del sole siano schermati da una fitta coltre di nubi. I due sono uno di fronte all’altra, lui con indosso una canotta bianca e un paio di pantaloni sottili, neri e stretti, e lei che sfoggia un completo da danzatrice ispanica, con tanto di gonna bianca svolazzante. La melodia inframmezzata cattura Knuckles nelle sue spire e lo sprona a cantare brevi e incisive strofe con voce leggermente acuta ma tonante.

     “It's just a feeling you have to soothe it
     You can't neglect it, you can't abuse it
     It's just desire, you cannot waste it
     Then if you want it then won't you taste it
     She wants to give it, dare me”

     I passi di danza che i due muovono rispecchiano perfettamente il loro travagliato rapporto. Knuckles e Rouge si avvicinano l’uno all’altra, si sfiorano con leggere movenze, fanno passare le loro mani sul proprio corpo e su quello dell’altro, ma nulla di tutto ciò si esprime con più di un fugace tocco o una rapida occhiata. Dal modo in cui ballano sensualmente sembra che entrambi fremano di desiderio latente, ma che qualche forza misteriosa li costringa a trattenere quanto striscia nel loro ventre.

     “Because there's somethin’ about you baby
     That makes me want to give it to you
     I swear there's somethin’ about you baby
     Just promise me whatever we say
     Whatever we do to each other
     For now we make a vow to just
     Keep it in the closet”

     D’un tratto, Rouge lascia andare la mano di Knuckles e corre verso una casupola alle sue spalle, sparendovi all’interno come inghiottita dal buio. L’echidna le è subito dietro, spalancando le doppie porte che lo separano da lei con un colpo secco. Rouge è seduta su un fianco sul pavimento, proprio mentre si stanno sussurrando le parole di cui tanto hanno bisogno per mettere fine alla loro girandola di emozioni. Knuckles le porge la mano, la aiuta a rialzarsi, ma proprio quando sono entrambi a fior di labbra la decisione è stata presa...

     Più bruscamente del normale, la dimensione da sogno musicale viene risucchiata nelle pieghe della realtà corrente, costringendoli a riprendere conoscenza nel momento in cui si stanno guardando intensamente negli occhi. L’imbarazzo è, come sempre, palpabile tra di loro, ma si rendono conto che la musica è venuta loro incontro. Ha permesso loro di dirsi ciò che l’orgoglio, la testardaggine e tutta la gragnola di emozioni contrastanti che provano da tempo gli ha impedito fino a questo punto. In un modo che è quasi impossibile ignorare, hanno giurato che da adesso in poi qualunque fosse l’emozione con cui non sono riusciti a convivere o che non sono stati in grado di gestire, l’avrebbero tenuta segregata dentro di sé in attesa del momento in cui sarebbero stati pronti per liberarla e affrontarla.

     Knuckles e Rouge si sorridono a vicenda, consapevoli di custodire un piccolo segreto che non necessita di parole per essere stabilito. Ben lieti di essere soli in quel momento, sono costretti però ad infrangere quell’attimo di tregua serena quando il loro punto d’appostamento inizia ad affollarsi.

     - Qualche notizia in diretta dalla tana del lupo cattivo? - domanda Sonic, appena sopraggiunto con il resto del gruppo alle sue spalle.

     - Più tranquillo di così non si può! - lo informa Knuckles - Se non altro sono le condizioni ideali per un assalto in piena regola! -

     - Della principessina alata non c’è ancora traccia! - interviene Rouge - E’ difficile capire quando è il caso di cominciare a preoccuparsi quando c’è di mezzo lei! -

     - E di Shadownegger? Avete visto un carro armato rosso e nero scorazzare da queste parti? -

     - Nessun segno neanche di lui! Qualunque cosa si sia messo in testa di fare non ha funzionato! -

     - Oppure non ha avuto tempo di metterla in pratica! - completa l’echidna.

     - E se aspettassimo sue notizie? - propone Ramon - Forse se gli dessimo ancora un po’ di tempo… -

     - Finirebbe per combinare altri disastri alla sua tipica maniera! - conclude Sonic, adesso visibilmente nervoso - Continuare a cantare e ballare fino alla fine del mondo non è una delle mie aspettative di vita! -

     - Se Shadow è riuscito a risolvere il problema a quest’ora non dovremmo più essere costretti a farlo! - suggerisce Tails, in tono ottimista - Vero? -

     Quando un accordo elettronico particolarmente ispirante attraversa le orecchie di tutti i nove compagni, si rendono perfettamente conto che il problema è ben lontano dall’essere risolto. Avvertono il brivido della danza e il senso di rilassamento che precede il loro prossimo numero. Sospirando profondamente, Sonic è l’unico che riesce a parlare prima di cominciare a cantare.

      - Scheggia, sai che ti voglio bene, ma hai mai pensato di tapparti la bocca di tanto in tanto? -


     “Watch me move, when I lose, when I lose it hard
     Get you off with the touch dancing in the dark
     You notice what I'm wearing, I notice that you're staring
     You know that I can take it to the next level, baby
     Harder than the A-list, next one on my hit list
     Baby, let me blow your mind tonight”        
 
     E’ la voce di Tails quella che trascina il ritmo elettronico che tutti riescono a sentire. Avanza lentamente in uno stretto spazio semibuio, un ring pavimentato di cemento dove pare che avrà luogo un epico scontro di lì a poco. La folla è disposta a cerchio attorno ai contendenti, in particolare una familiare volpe a due code che, con giacca di pelle borchiata e occhi cerchiati di trucco nero, attira i suoi tifosi a sé con la forza della sua canzone. Alle sue spalle lo supportano i suoi scagnozzi: Amy, Ramon, Cream e Tikal, tutti a sfoggiare un look punk-futurista. Tails osserva con occhi minacciosi il suo avversario, al quale è affidata la strofa successiva.

     “I can't take it, take it, take no more
     Never felt like, felt like this before
     Come on get me, get me on the floor
     DJ what you, what you waiting for?
     Woah oh oh oh oh oh ohhh”

     La banda rivale è capitanata da Sonic che, in quell’inedita versione, indossa un giubbotto di jeans dalle maniche strappate e una bandana rosso fuoco. I suoi seguaci, Knuckles, Rouge e Sydia, agitano le dita delle mani come ansiosi di stringerle attorno ad un collo. Mentre il riccio blu sta cantando la sua parte, si muove lentamente verso Tails, arrivandogli così vicino da far cozzare le loro fronti. Nel momento in cui la musica aumenta d’intensità, le due fazioni decidono di venire al sodo… e di sfidarsi in una gara di danza.

     “See the sunlight, we ain't stopping
     Keep on dancing till the world ends
     If you feel it let it happen
     Keep on dancing till the world ends”

     Tra i passi delle due bande e il saltare concitato della folla in visibilio, lo stretto quadrato di cemento in cui tutti si trovano comincia a tremare come in preda ad un violento terremoto. Non per questo però c’è qualcuno che decide di fermarsi, intenti più che mai a scuotere le fondamenta stessa del mondo fino a farlo crollare su sé stesso. Un cono di luce filtra dal soffitto ed illumina come un riflettore Sonic e Tails, le cui voci, unite come una sola, si alzano verso il cielo con notevole potenza.

      Di punto in bianco, però, tutto ritorna alla normalità, lasciando spiazzato tutto il gruppo, ancora convinto di essere alle prese con una gara di ballo. A differenza delle altre volte, però, non c’è tempo di ridere o di imbarazzarsi per i panni in cui sono stati costretti a calarsi.

      - Questa è la prova che non c’è stato alcun miglioramento! - commenta Sydia.

      - Ho il presentimento che le cose siano persino peggiorate! - le fa eco Tikal.

      - E’ proprio per questo che avevate bisogno di me! - replica qualcuno sopra le loro teste.

     Seduta sulla ringhiera della scala antincendio del palazzo alla loro sinistra, ecco comparire Levine, quasi sbucata fuori dal nulla tanto è stata silenziosa.

     - Cominciavo a pensare che non mi avresti delusa neanche questa volta! - ribatte Rouge, incrociando le braccia e guardandola con fare ammonitore.

     - Spiritosa! - è la sprezzante risposta - Mentre voi eravate impegnati a fare baldoria ho spruzzato tutta la mia polvere soporifera nell’impianto d’aerazione! Il tempo che si sparga per tutti i piani e il palazzo diventerà il mondo dei sogni! Soddisfatta, bellezza? -

     - Hai già pensato a come fare ad entrare? - le chiede Knuckles impazientemente.

     - Non ce n’è bisogno! Perderemmo solo tempo se facessimo irruzione dall’ingresso! - spiega la farfalla con una leggera cantilena - Mi pare che almeno quattro di noi sappiano volare, giusto? Salite questa scala e raggiungete il tetto della palazzina! Raggiungeremo il terrazzo del grattacielo via aria! -

     - Devo ammettere che sei più abile di quanto pensassi! - commenta Sonic, scatenando un’occhiataccia di Amy.

     - Fortuna per te che questa volta sono dalla tua parte! - replica Levine con un sorrisetto sarcastico.

     Senza indugiare oltre, il gruppo si arrampica in fretta e silenziosamente lungo la scala antincendio. Il loro passo è felpato in modo che il tintinnare del metallo di cui sono fatti i gradini non attiri troppo l’attenzione. Una volta arrivati in cima, Levine indica pigramente la loro destinazione: uno dei sei grattacieli del complesso proprio di fronte a loro. Dopo qualche minuto impiegato per organizzarsi, arriva il momento di passare ai fatti. Tails è il primo a fare strada nel cielo notturno. Come ha già fatto numerose volte in passato, tiene strette le mani di Sonic, alle caviglie del quale è saldamente attaccato Knuckles, e trasporta i suoi due compagni in volo verso la meta. I piani di differenza dalla palazzina al grattacielo non sono molti, cosa che gli permette di resistere abbastanza a lungo da permettere un atterraggio sicuro a tutti e tre. Cream si tuffa subito dopo nel vuoto, trasportando Amy e Tikal e riuscendo a prendere sempre più quota incredibilmente grazie alle sue grandi orecchie. Rouge e Sydia li seguono a ruota, tallonati a loro volta da un riluttante Ramon sospeso a mezz’aria dalla presa di Levine.

      Il terrazzo del grattacielo di proprietà di Mr. Trick è ampio e spazioso come ci si aspetterebbe da un palazzo di quelle dimensioni. Una ringhiera metallica scintilla nel buio, come monito dei confini che delimita per evitare una vertiginosa caduta. Diversi vasi che ospitano numerose varietà di piante, alcune visibilmente esotiche, contornano i cornicioni. Tuttavia, niente di tutto questo cattura in un istante l’attenzione di Sonic e del resto del gruppo. Quasi a ridosso del cornicione ovest svetta un enorme traliccio sul quale è abbarbicata l’antenna parabolica più grossa che il riccio abbia mai visto. Alla base della struttura si trova una complessa apparecchiatura elettronica che nulla ha da invidiare ai marchingegni che può vantare Tails nella sua officina-laboratorio. Quattro piccoli monitor spiccano nel blocco più in alto, sui quali è proiettato una specie di grafico verde simile ad un elettrocardiogramma. Diversi pannelli con pulsanti e leve sono sparpagliati per la maggior parte della superficie del marchingegno, ma ciò che più salta all’occhio non è questo. Un serbatoio formato da tre cilindri di vetro nel lato sinistro dell’apparecchio ospita un denso liquido viola apparentemente in ebollizione e, dalla parte opposta, un incavo pieno di cavi e morsetti lascia intravedere una pietra gialla che tutti loro conoscono bene.

     - Si è servito di un Chaos Emerald! - esclama Tails, infrangendo lo stupito silenzio - Non è poi una sorpresa! Non esiste altro modo di superare le barriere dimensionali tra le Zone! -

     - Sonic! - interviene Knuckles di soprassalto - Da quella parte! -

     Seguendo l’indicazione dell’echidna, il gruppo intravede una figura accovacciata sul pavimento in un angolo del terrazzo, così scura da essere passata inosservata all’inizio. Per qualche ragione ha l’aria di essere vittima di un violento tremore, come se una forza invisibile lo stesse schiacciando al suolo e lui si stesse sforzando di vincerla.

     - Shadow! - dice Rouge, precedendo in corsa tutti gli altri alla volta del riccio nero.

     Quest’ultimo, però, non appena si accorge della loro presenza, tenta di fermarli con un imperioso gesto della mano.

     - Non avvicinatevi! State indietro! - gli urla contro, ma il suo avvertimento arriva troppo tardi.

     Uno dopo l’altro vengono tutti folgorati da un’improvvisa scarica elettrica proveniente dal basso. Il loro corpo si appesantisce di colpo e sono costretti ad inginocchiarsi e a finire a quattro zampe. E’ in quel momento che si rendono conto che quella parte della pavimentazione è formata da una griglia metallica attraversata da elettricità. Nell’attimo in cui capiscono di essere finiti vittima di una subdola trappola, Sonic e Knuckles esercitano tutta la forza che hanno in corpo per riuscire a sfuggire a quella morsa ad alta tensione, ma senza alcun risultato.

     - Cosa vola lassù nel cielo? - echeggia la voce che più di tutte non avrebbero voluto sentire in quell’istante - E’ forse un pinguino? E’ forse un asino? No, è un mucchio di moscerini così gentile da piombare a pesce sull’ammazza-zanzare elettrico! Oplà! -

     Con un ridicolo saltello, Mr. Trick spunta dal retro del traliccio e si avvicina ai bordi della griglia elettrica camminando sulle punte. Nack the weasel è subito dietro di lui, un sorriso soddisfatto che si allarga dietro alla sua enorme zanna nel vedere Sonic e Knuckles alla loro mercé.

     - Da quanto ci stavi aspettando qui? - domanda di getto il riccio blu, nel tentativo di prendere tempo.

     - Aspettarvi? Temo che tu abbia preso un granchio bello grosso, Sonichetto! E’ stata l’irruenza del tuo amico Carbonella a distogliermi dalla mia telenovela preferita! Insomma, cosa ci vorrà mai per aspettare da bravi bambini la mezzanotte? Non conoscete le favole? Avreste potuto trovare la mia deliziosa scarpetta di cristallo e invece eccovi qui a rovinare il ballo! Piaciuta la rima? -

     L’unico ad essere scampato alla trappola improvvisa è Cheese, il quale si lancia verso la iena come una saetta ma viene respinto con un colpo di bastone. Rotolando per terra, finisce in una piccola porzione della griglia e viene circondato anche lui da una scarica elettrica.

     - Aspetta solo che ti metta le mani al collo! - sbraita Shadow furiosamente.

     - So che mi vuoi tanto bene, zucche-riccio, ma gli abbracci in pubblico sono passati di moda da un bel po’! - ribatte Trick, per poi fare un cenno a Nack.

     La donnola annuisce con la testa e mette mano al lazo agganciato alla sua cintura. Dopo averlo fatto roteare per un secondo, acchiappa per le spalle un’inerme Levine e la trascina con un potente strattone verso di lui. La ragazza sfugge inaspettatamente alla paralisi elettrica e rotola scompostamente in avanti fino ad arrivare ai piedi di Trick. E’ proprio la iena che si china a liberarla dal lazo e la abbraccia galantemente.

     - Guarda chi si rivede! C’è chi direbbe che il mondo è proprio piccolo, ma è concezione comune non dare troppo peso alle dimensioni… se non quelle della tua pistola! -

     Repentinamente, Trick estrae dalla tasca una pistola così piccola da poter essere facilmente scambiata per un giocattolo. Tuttavia, Levine è perfettamente consapevole che da quell’individuo ci si può aspettare di tutto e decide di non resistere alla sua presa quando la canna dell’arma si avvicina pericolosamente alla sua tempia.

     - C’era da aspettarselo! - commenta Rouge - Mai fidarsi di un insetto con le ali! -

     - Cosa? - ribatte Levine con irritazione - Nel caso non l’avessi notato non sono in una posizione migliore della tua! -

     - Nulla di nuovo sotto al sole, dolcezza mia! - è la spiegazione che dà Trick - I poveri adoni come noi vengono sempre bistrattati dalla marmaglia ignorante! Per quanto tu la possa aiutare, continuerà sempre a sentirsi superiore a te! E’ una cosa così irritante, non è vero? Così irritante da farti venire voglia di urlare, non è vero? -

     - Ti darei totale ragione, se non fossi mezzo matto! - risponde la farfalla velenosamente.

     - A me va bene lo stesso tanto! - ribatte la iena, lasciando andare il suo ostaggio e facendolo volteggiare come se stesse ballando un walzer - Allora facciamoci sentire, baby! -

     All’interno di una navicella spaziale bianco panna in orbita attorno al pianeta, due individui si rifugiano dai giudizi e dalla crudeltà del mondo… e lo fanno nel loro personalissimo stile. Sono Levine e Mr. Trick che, seguendo gli accordi di un’orchestra invisibile, vestiti completamente di nero, si preparano ad urlare nell’aria attorno a loro tutto il rancore che provano verso chi li disprezza.


     “Tired of injustice, tired of the schemes
     The lies are disgusting  so what does it mean?
     Kicking me down, I got to get up
     As jacked as it sounds the whole system sucks”    

     Il primo a cantare la sua collera è Trick e se la vena di rabbia dentro di lui è percepibile nella piega della sua voce, altrettanto lo è nelle sue azioni. Utilizzando una sfera di metallo e una racchetta di pura energia luminosa, distrugge una serie di televisori disposti in fila. La palla di quello strano tennis rimbalza da uno schermo alla parete e poi viene scagliata verso un altro monitor da un nuovo colpo di racchetta.

     “Peek in the shadow , come into the light
     You tell me I'm wrong then you better prove you're right
     You're sellin' out souls but I care about mine
     I've got to get stronger and I won't give up the fight”

     Durante la sua parte della canzone, però, Levine decide di prendersela con dei vasi antichi ricoperti da pagine di giornale. Impugnando una mazza da baseball ricoperta di chiodi, si diverte a mandare in frantumi tutto ciò che ha la sfortuna di essere alla sua portata. I frammenti dei vasi distrutti fluttuano nello spazio della navicella in balia dell’assenza di gravità.

     “With such confusions don't it make you wanna scream
     Your bash abusin' victimize within the scheme
     You try to cope with every lie they scrutinize
     Somebody please have mercy cause I just can't take it
     Stop pressurin' me, just stop pressurin' me
     Make me wanna scream”

     Quando si sono entrambi lasciati alle spalle la loro scia di distruzione, si ritrovano nel centro della navicella e cantano ad una sola voce danzando con movimenti rapidi e sciogli-giunture. Attorno a loro vorticano frammenti di vetro e cocci di ceramica, mentre su un maxi-schermo alle loro spalle scorrono dei primi piani del loro volto all’apice di un urlo lancinante.

     Di ritorno sulla terraferma, però, l’intesa collerica tra i due si dissipa in un istante non appena Levine si rende conto di essere tornata libera sia dall’influsso della musica che dalla stretta di Trick. Senza perdere altro tempo, la ragazza tende la gamba sinistra e sferra un calcio in volo rapidissimo. Anche se non è abbastanza veloce da eguagliare i riflessi della iena, la quale schiva l’attacco all’ultimo secondo, il colpo prende in pieno Nack e lo atterra con un tonfo secco. Approfittandosi dell’attimo in cui Levine rimane senza difese, Trick la spinge in avanti, costringendola a perdere l’equilibrio e a piombare nuovamente sulla griglia elettrica.

     - Ci sono cose che neanche il potere della musica potrà mai cambiare! - commenta lui con fare melodrammatico - Ahi, me tapino, beffato e sfarfallato dal destino! -

     - Tails, non puoi fare nulla per disattivare questo affare? - chiede Sonic, ormai provato da tutti i tentativi di fuga.

     - Non riesco neanche a muovermi, Sonic! E’… è inutile! -

     - Suvvia, perché quei musi lunghi? - li schernisce Trick - Non c’è da aspettare ancora molto, sapete? La gentile visita di Carbonella mi ha convinto che l’attesa non aumenta affatto il piacere! Tra poco più di dieci minuti la fusione delle Zone sarà irreversibile e potremo fare festa con bagordi e baccalà! -

     - Questo… è… tutto… da… vedere! -

     La forza e la determinazione di Shadow esplodono in un unico urlo nel momento in cui ogni stilla del suo potere è concentrato per infrangere la barriera elettrica che lo trattiene. Sulla sua pelle guizzano dei lampi viola e i suoi muscoli tesi balzano all’occhio sotto al manto nero. Delle cupe note rimbombano nelle sue orecchie ad ogni colpo che sferra e quando, di fronte allo stupore generale, ha successo nel riottenere la libertà, il mondo attorno a lui non è quello che si aspetta di trovare.


     “I'm gonna break the cycle
      I'm gonna shake up the system
      I'm gonna destroy my ego
     I'm gonna close my body now”

     In una stanza angusta, sporca e buia, un paio di aguzzini dall’aspetto spaventoso hanno bloccato le braccia di Shadow, mentre un altro lo tiene bruscamente stretto per la nuca alle sue spalle. Con un gesto repentino, gli spinge la faccia in una vasca di acqua gelida. Il riccio si contorce e strattona i due carcerieri con tutta la sua forza ed infine, cogliendoli alla sprovvista, li allontana con un calcio girato. Il freddo pungente dell’acqua in cui è quasi annegato non ha intaccato minimamente la sua voce cupa.

     “I think I'll find another way, there's so much more to know
     I guess I'll die another day, it's not my time to go
     For every sin, I'll have to pay, I've come to work, I've come to play
     I think I'll find another way, it's not my time to go”

     Fuggito dalla sala delle torture, Shadow si ritrova in una stanza piena di statue di cristallo dove un suo sosia, identico in ogni particolare, lo attende brandendo un’alabarda. La sfida è fin troppo chiara ai suoi occhi. Il riccio nero estrae una sciabola dal fodero che è appeso alla parete e attacca il suo gemello con furia vendicativa. La lotta è così furiosa e violenta da distruggere, pezzo dopo pezzo, ogni singola statua della sala.

     “I guess, die another day
     I guess I'll die another day
     I guess, die another day
     I guess I'll die another day”

     Senza sapere come ci è arrivato, Shadow si ritrova legato ad una sedia elettrica. Gli stessi aguzzini che ha malmenato poco prima non vedono l’ora di prendersi una crudele rivincita. Il riccio, però, non ha paura di quanto dovrà affrontare, tanto da sputare con sprezzante arroganza in faccia ad uno di loro. Nel momento in cui attivano la sedia elettrica, si solleva una fitta nuvola di fumo, ma quando questa si dirada, incredibilmente, Shadow non c’è più. Ormai è già lontano ad assaporare il gusto della libertà.

     In uno sviluppo totalmente inaspettato, quando davanti agli occhi di tutti ricompare l’ampio terrazzo con il diabolico marchingegno, Shadow è in piedi fuori dalla portata della griglia elettrica, con il fiato corto ma con una furia cieca dipinta nelle pieghe del volto.

     - Ora tocca a me giocare! - sentenzia, cominciando già a pregustare il sapore della vendetta.

     Nel palmo della sua mano concentra tutta l’energia rimastagli e la scaglia in un’unica potente freccia luminosa che sferza nell’aria con un sibilo sinistro. Lanciando un urlo stridulo molto poco maschile, Trick si ripara alle spalle di Nack, quindi lo spinge in avanti con un calcetto in modo che gli faccia da scudo. La povera donnola, per la seconda volta nel giro di pochi minuti, viene colpita in pieno e piomba a peso morto sul pavimento.

     - Le bugie hanno le gambe corte, Carbonella! - commenta Trick brandendo il suo bastone da passeggio come un fucile - Credevo avessi cantato che la morte può attendere! Hai deciso di accoglierla a braccia aperte in questo momento? -

     Dalla punta del bastone fuoriesce uno sbuffo di fumo biancastro che prende Shadow in pieno volto. Non potendo evitare di respirare la nube maligna, indietreggia rapidamente anche se stordito e lacrimante tra un colpo di tosse e l’altro.

     - Shadow! - lo chiama Tails - Dietro di te! Distruggi l’alimentatore della griglia! -

     Con riflessi scattanti, il riccio nero individua a qualche metro di distanza da lui un apparecchio a forma di parallelepipedo saldamente ancorato al terreno tramite degli spessi fasci di cavi argentati. Scattando in avanti con la rapidità di un ghepardo, infrange il suo pugno sul metallo caldo dell’alimentatore con il risultato di farlo saltare in aria in una pioggia di scintille. Finalmente liberi di muoversi, Sonic e tutti gli altri si rimettono in piedi e si preparano al confronto.

     - Mr. Trick! - dice Ramon, estraendo il distintivo - La dichiaro in arresto! Ha il diritto di rimanere in silenzio! Ho sempre desiderato poterlo dire! -

     Un violentissimo rumore di strappo richiama l’attenzione di tutti i presenti. Nel cielo notturno sopra di loro dei bagliori luminosi cominciano ad apparire, simili a degli squarci in un tessuto. Dai grandi buchi che si vanno a formare si intravede lo scenario variopinto e sgargiante della Music Plant Zone.

     - La realtà sta cominciando a crollare! - esclama Tails, allarmato.

     - Buttiamolo giù! In fretta! - urla di rimando Knuckles.

     - Quanta irruenza! - dice a gran voce Trick - Permettetemi di fare luce sulla questione! -

     Dal pomolo a forma di dado del suo bastone esplode un bagliore così intenso da far bruciare gli occhi. Il gruppo barcolla all’indietro, gemendo di dolore e stropicciandosi gli occhi con forza. Approfittandosi del vantaggio, la iena estrae dalla giacca una manciata di piccole capsule di vetro e le lascia rotolare sul pavimento verso i suoi avversari. Accecati e confusi, molti di loro non possono fare a meno di calpestarle e infrangerle. Il gel verde e viscoso contenuto al loro interno si spande a macchia d’olio su tutta la superficie e bagna le loro scarpe.

     - Fate attenzione al suo bastoneeeeeh! - grida Sonic prima che il gel sotto ai suoi piedi lo costringa ad un clamoroso scivolone.

     Uno dopo l’altro, i suoi compagni scivolano scompostamente senza riuscire a mantenere l’equilibrio. Per quanto cerchino di alzarsi e di rimanere ancorati con i piedi al suolo, il micidiale gel di Mr. Trick continua a farli piombare di faccia a terra.

     - E’ così difficile rimanere con i piedi per terra oggigiorno! - commenta la iena, quasi fuori di sé dall’euforia - Sentite questa! Cosa dice il paracadute al paracadutista? “Non so se mi spiego!” -

     - Ehi, boss! - lo richiama Nack, preoccupato - Meglio non abbassare la guardia! -

     Infatti, Rouge riesce a tenersi in equilibrio quel tanto che basta a spiegare le ali e a prendere il volo. Afferra le braccia di Shadow, il più vicino a lei in quel momento, e lo trascina fuori dalla portata del gel scivoloso.

     - Rimanete comodi! - li invita Trick con un ampio sorriso - Ci vorrà solo qualche altro minuto! -

     - Basterà anche meno! - sentenzia Shadow.

     Prima che possa scagliare un attacco, però, un’altra piega dimensionale si apre nello spazio che lo separa dall’avversario. Il suono di sassofoni trascina una melodia epica che sembra essere stata creata apposta per fare da colonna sonora a quel momento. La frattura luminosa inghiotte Shadow e Rouge e li trasporta in un luogo dove il tempo assume tutto un altro significato… o, considerando la presenza di un enorme conto alla rovescia che spicca sul nero dello sfondo, forse no!


     “Sometimes I think what I need is a you intervention, yeah
     And you know I can tell that you like it
     And that it's good, by the way that you move, ooh, hey
     The road to hell is paved with good intentions, yeah
     But if I die tonight at least I can say I did what I wanted to do
     Tell me, how ‘bout you?”
 
     Il duetto tra Shadow e Rouge non è interrotto nè attaccato dal piccolo problema del mondo che si sta sgretolando. Un’ombra nera che li insegue inghiotte tutto ciò che hanno intorno, ma fintantoché loro possono continuare a cantare e a fuggire a passo di musica, non è un qualcosa di cui preoccuparsi. Saltano giù dalla finestra di un piccolo appartamento prima che l’ombra li divori nella sua interezza, si arrampicano, aiutandosi per mano, su una fila di auto parcheggiate e proseguono nella loro bizzarra corsa contro il tempo a ritmo di musica.

     “If you want it you already got it
     If you've thought it, it better be what you want
     If you feel it, it must be real just
     Say the word and imma give you what you want”

     La prossima tappa della loro marcia contro il tempo è un supermercato. E’ curioso come tutte le altre persone presenti non si accorgano del mondo che si sta frantumando. Vengono inghiottiti dall’ombra maligna come se niente fosse e si limitano a scomparire nel nulla. Shadow e Rouge, ogni mossa coordinata tra di loro alla perfezione, si arrampicano sugli scaffali e saltano all’unisono verso l’uscita.

     “Time is waiting, we only got 4 minutes to save the world
     No hesitating, grab a boy, grab a girl
     Time is waiting, we only got 4 minutes to save the world
     No hesitating, we only got 4 minutes, 4 minutes
     Keep it up, keep it up, don't be a pri-Madonna
     You gotta get in line, hop, tick tock tick tock tick tock”

     Arrivati al capolinea della loro corsa, in un vicolo cieco buio dove il conto alla rovescia dei quattro minuti svetta inesorabile, a Shadow e a Rouge non rimane che cantare le loro ultime strofe, continuare a ballare e attendere l’inevitabile. Il contatore luminoso arriva ad un passo dallo scoccare lo zero e i due rimangono a guardarsi intensamente negli occhi nello stesso istante in cui il loro corpo comincia a svanire.

     Quando Shadow riacquisisce coscienza di sé stesso, si ritrova accovacciato a terra con le braccia protratte a protezione del viso. Si guarda intorno e nota che il resto del gruppo è come imbambolato nell’osservare con amarezza i fenomeni di luce che animano il cielo, uno straordinario gioco di colori in cui la notte della loro realtà si ritira per fare spazio al nuovo mondo.

     Mr. Trick sorride soddisfatto nell’ammirare la fase finale del suo ambizioso progetto e tenta di consolare  i suoi atterriti avversari in un modo tutto particolare, lanciando loro delle caramelle.

     - Basta con quei musi lunghi! - esclama cordialmente dopo aver lanciato l’ultimo incarto colorato - Tra poco tutte le vostre preoccupazioni svaniranno sotto alla luce dei riflettori! Già posso sentire la gioia e la felicità di tutti quanti riempire il mondo fino all’orlo! Bien, è l’ora della mia risata brevettata! -

     Qualcosa però sembra bloccare la sua ilarità. Si dà un’occhiata al petto e un’espressione di furia cieca gli compare in faccia. Il suo pugno libero trema di rabbia e digrigna i denti producendo uno stridio fastidioso.

     - Nera? Una cravatta nera? - sbraita a perdifiato - Che razza di colore è per un’occasione del genere? Dov’è la mia cravatta gialla a pallini? E ora che ci penso, perché non indosso le mie mutande rosa da cerimonia formale? Nack, chi si è occupato di prepararmi i vestiti? -

     - Io… io non lo so, boss! - replica la donnola, presa totalmente alla sprovvista - Penso… che se ne sia occupato Roland, il tuo assistente! -

     - Lo farò sciogliere nell’acido per un simile affronto! - afferma la iena - Basta! Questo pandemonio non s’ha da fare! -

     D’un tratto, fa ruotare il pomolo del suo bastone e lo punta verso i comandi del Trick ‘n Roll. Si sussegue un forte sparo e un colpo di fucile prende in pieno l’apparecchiatura. Una serie di piccole esplosioni la mandano in frantumi e il sovraccarico elettrico ha la conseguenza di sparare fiotti di scintille in ogni direzione. Dall’interno della struttura cristallina dello smeraldo giallo divampa una forte luce e nel giro di un secondo, per effetto del Chaos Control, la gemma sparisce alla vista, teletrasportandosi chissà dove. Subito dopo, i grandi buchi dimensionali nel cielo si cominciano a richiudere, come se qualcuno stesse ricucendo la realtà così com’era in origine. L’aria si riempie di forti scoppi e sgradevoli rumori di squarcio provenienti dall’alto. E al termine di quella distruzione insensata, piomba nuovamente il silenzio. Tutto ciò che rimane di un’apocalisse annunciata è un acre odore di bruciato e una iena in cilindro profondamente contrariata.

     - Mi venisse un… ma cosa… che diamine gli è preso? - esordisce Knuckles, confuso più che mai.

     - Adesso puoi raggiungerci Sponky, la festa è finita! - dice Trick in tono piatto e serio.

     Dalla cima del suo cilindro, spunta la sua inseparabile marionetta criceto. I soliti occhi inanimati di vetro scrutano lo scenario circostante. La sua piccola tuba pende leggermente storta sulla testa.

     - Lo so, lo so, ti avevo promesso una sorpresa, ma il nuovo mondo dovrà aspettare ancora un po’! -

     Quindi, la iena si rivolge agli straniti spettatori di quella scena.

     - Vogliate scusarmi, gentil signori, ma è opportuno che torniate a casa! Sono desolato, ma il mio abbigliamento poco consono all’occasione mi ha costretto ad interrompere i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo mondo! Forse un giorno riprenderanno, in quel caso sarete tutti invitati nuovamente alla cerimonia! Grazie e arrivederci! -

     Silenzio di tomba. Nessuno sa cosa dire perché troppo incredulo per quello a cui ha appena assistito.

     - Sei matto se pensi che ti lasceremo andare via a ruota libera! - afferma Sonic.

     - Al contrario, messere! Siete voi quelli che sono pregati di andare via a ruota libera! Questa è la mia proprietà e non vorrei essere costretto a chiamare la polizia per farvi incriminare per effrazione, aggressione, danneggiamento di proprietà altrui e grave mancanza di stile! -

     Irritato da tante chiacchiere insensate, Sonic si prepara ad andare all’attacco, ma Tails ed Amy gli bloccano le braccia.

     - Ha ragione lui, Sonic! - dice Tails, ragionevolmente - Non dimenticare che nessuno sa chi è in realtà! Gli ci vorrebbe ben poco per farci mettere nei guai! -

     - Tanto è tutto finito! - le fa eco Amy - Lasciamolo perdere e torniamocene a casa! -

     - Saggia proposta! - annuisce Trick, senza abbandonare la sua aria seria e formale - Devo già badare a Sponky per cercare di farmi perdonare! Non ho tempo di pensare anche a voi! -

     Preso tra l’incudine e il martello, con grande riluttanza, Sonic è costretto ad acconsentire. Si scambia un’occhiata con Shadow e capisce subito che l’idea non va a genio neanche a lui. Senza contare poi che sono necessarie Tikal e Rouge per far ragionare Knuckles e convincerlo a non prendere a pugni Trick. Al termine di tutto, comunque, il gruppo di Sonic fa dietrofront e si prepara rapidamente a prendere il volo.

     - Credi di essere tanto furbo, non è vero? - interviene Shadow prima di andare via - I maniaci come te li mangio a colazione! La prossima volta che ci vedremo le sconterai tutte! -

     - Sarò a braccia aperte ad aspettarti, Carbonella! - replica lui, allargando un leggero sorriso sulle labbra.

     E così il terrazzo si svuota e rimangono solo due silenziosi individui al cospetto di un raffinato marchingegno ormai da rottamare.

     - Più ci provo, boss, e meno riesco a capirti! - è il commento finale di uno stralunato Nack.

     - Dici che è tanto difficile, amico caro? Chissà, forse ho trovato davvero indegno accogliere la venuta di un nuovo mondo in questi panni poco consoni! O forse volevo interrompere tutto proprio a questo punto per il gusto di farlo, o perché ciò che mi interessava era il viaggio e non la destinazione! Forse una volta scoperto di poterlo fare non avevo più interesse nel farlo, o forse me n’era passata la voglia oppure ho cambiato idea! Forse volevo semplicemente giocare con i nostri ingenui ospiti, o permettere che avessero partita vinta, o forse ancora dimostrare loro che chiunque si metta sulla mia strada è costretto a sottostare alle regole del mio gioco, che posso lasciarli vincere o perdere come e quando più mi aggrada, che sono io che ho in pugno la partita dall’inizio fino alla fine! Non lo so neanch’io, eh-eh! A proposito, mi è appena venuta in mente un’idea per un nuovo simpatico progetto! Vieni, andiamo a fare del bene! -


     - Riuscite a credere a quello che è successo stasera? - domanda Rouge, nel tentativo di trovare un senso agli avvenimenti recenti.

     - Di tutti gli sciroccati che mi sono ritrovato a prendere a calci - confessa Sonic, ancora stranito - Questo è sicuramente il peggiore! -

     - Non avrei mai immaginato che avrebbe sventato il suo stesso piano! - interviene Amy - Insomma, per cosa si è preso la briga di metterlo in atto allora? -

     - Comunque finché terrà le zampe lontane da un Chaos Emerald penso che non potrà fare altri danni! - conclude Knuckles.

     - Che spreco! - commenta Rouge, sospirando - Una delizia di gioiello come quello usato in quel modo assurdo! -

     - Se fossi riuscito ad impadronirmene ci avrei messo due secondi a regolare i conti! - afferma Shadow.

     - Ammettilo, vendicatore! - ribatte Sonic spensieratamente - Questa volta abbiamo fatto proprio la figura degli idioti! -

     - Motivo in più per togliere il disturbo e dimenticare questa penosa serata! - si intromette Levine, richiamando l’attenzione di tutti - Io me ne vado! E cercate di non andare a dire in giro che ho avuto a che fare con voi! -

     - Il dispiacere è stato tutto nostro, se è per questo! - sbotta Rouge.

     - Grazie dell’aiuto… per quanto è servito! - dice Sonic.

     - Ti prego, non ricordarmelo! La prossima volta che ci vedremo mi sarà più facile disprezzarvi! -

     - Spero sia il più tardi possibile! - afferma la ragazza pipistrello.

     - Quando riavrai mie notizie desidererai non avermi mai conosciuta, puoi starne certa! -

     E senza aggiungere altro, Levine spicca il volo e sparisce tra le ombre della notte.

     - Questa sì che è stata una notte da incubo! - commenta Sydia - Penso che per un bel po’ me ne starò alla larga dalla musica! -

     - In verità… - replica Shadow in tono criptico - La notte è appena cominciata! -

     Alla luce di un’altra piccola piega dimensionale, la voce del riccio nero diventa cupa e sinistra. Lo scricchiolare di una porta si sente in lontananza. L’ululato di un lupo fende la tranquillità della notte. Passi sinistri rimbombano alle loro spalle. Uno sgradevole strisciare riempie le loro orecchie ansiosamente tese. Qualcosa si annida nell’ombra. Qualcosa di malvagio e sinistro che fa presagire che l’incubo non è ancora finito!


     “It's close to midnight and something evil's lurking in the dark
     Under the moonlight, you see a sight that almost stops your heart
     You try to scream but terror takes the sound before you make it
     You start to freeze as horror looks you right between the eyes
     You're paralyzed”

     La piazza diventa improvvisamente buia. L’illuminazione dei lampioni sparisce di colpo per lasciare spazio alle tenebre. Sonic e Shadow cantano ad una sola voce, indossando la stessa giacca rosso acceso il cui colore fiammante si staglia come un faro nella fitta oscurità. Gli altri loro compagni si trascinano verso di loro con andatura lenta e caracollante, quasi come degli zombie assetati di sangue.

     “You hear the door slam and realize there's nowhere left to run
     You feel the cold hand and wonder if you'll ever see the sun
     You close your eyes and hope that this is just imagination, girl!
     But all the while you hear the creature creeping up behind
     You're out of time”

     Ad un’occhiata più rapida, Tails, Knuckles, Amy, Tikal, Sydia, Ramon e Cream indossano degli stracci sporchi e stinti i cui brandelli pendono dalle loro braccia e dalle loro gambe. I loro occhi sono vitrei e i loro sguardi spenti. Nonostante questo, ad un solo cenno dei due ricci canterini la loro andatura diventa improvvisamente più rapida e coordinata. Sonic e Shadow muovono i loro fianchi a tempo di musica e così fa l’orda di aspiranti zombie alle loro spalle.

     “They're out to get you, there's demons closing in on every side
     They will possess you unless you change that number on your dial
     Now is the time for you and I to cuddle close together, yeah
     All through the night I'll save you from the terror on the screen
     I'll make you see”

     I due ricci si ritrovano ad improvvisare una precisa e accattivante coreografia in cui imitano prima l’andatura degli zombie, poi l’attacco di un mostro con affilati artigli. I loro amici replicano ogni passo meccanicamente. Dopo ogni mossa, dopo ogni salto, il corpo di Sonic e Shadow comincia a trasformarsi, lentamente, sempre più lentamente fino al punto in cui poco rimane del riccio e l’orrore prende il sopravvento.

     “That this is thriller, thriller night
     'Cause I can thrill you more than any ghost would ever dare try
     Thriller, thriller night
     So let me hold you tight and share a
     Killer, diller, chiller, thriller here tonight” 

     La luna piena esercita il suo magico effetto. Le braccia di Sonic diventano più grandi e forti e il suo manto blu si ricopre interamente di folto pelo. Il viso di Shadow diventa più pallido e i suoi occhi brillano ancora di più di un violento rosso fuoco. Nonostante la trasformazione, la loro danza terrificante prosegue con maggiore vigore e la musica che li trascina fornisce nuova linfa al loro canto che si perde nella notte.

    Lunghe zanne e affilati artigli.
    Canini appuntiti bramosi di un collo da perforare.
    Occhi profondi e velati di orrore.
    Un folto pelo che oscilla ad ogni alito di vento.
    Mani dagli spaventosi unghioni ansiosi di ghermire la propria vittima.
    Un alito caldo pieno di crudele animalità e un alito gelido privo di vita.
    Una risata malevola risuona in lontananza.
    I mostri camminano tra di noi. Dimenticate il volto e la presenza dei ricci supersonici.
    Questa notte da incubo appartiene al riccio mannaro e al vampiriccio

     La mattina successiva porta un ormai inedito senso di tranquillità nelle vite di Sonic e dei suoi amici. Passata la tumultuosa notte, così strana e fuori dall’ordinario, la quotidianità quasi letargica riprende senza assurde interruzioni degne di nota.

     A casa Prower la radio è accesa per sentire le ultime notizie provenienti dalla città. Si parla dell’inconsueta epidemia musicale che va avanti ormai da diversi giorni. Le autorità brancolano ancora nel buio, incapaci di individuare una pista da seguire per indagare a fondo. L’opinione pubblica è divisa a metà, chi si preoccupa profondamente dello strano fenomeno, chi lo prende alla leggera e ritiene non ci sia nulla da temere. Gli ascoltatori presenti in casa in quel momento sorridono tra di loro, consapevoli che il peggio è passato. L’epidemia musicale ha conosciuto la parola fine proprio la sera precedente, ma nessuno in città, a parte loro, può immaginarlo. Non appena ci si renderà conto che il fenomeno è sparito rapido come è arrivato, nessuno ci penserà più e la vita riprenderà a scorrere con il suo normale corso.

     Si parla anche delle strane luci apparse nel cielo la notte precedente e c’è chi cerca di dare una spiegazione scientifica a tutto quello. Un’ulteriore notizia è la conferenza stampa della TRL Corporation che chiarisce le cause del guasto alla nuovissima antenna per le telecomunicazioni avvenuto sempre la notte prima. Un portavoce ha dichiarato che il primo modello si è rivelato difettoso e che il presidente della compagnia ha deciso di fare ritorno ad Adabat per altre sperimentazioni più accurate. Anche in questo caso, Sonic e i suoi amici sono gli unici a conoscere le cause degli squarci dimensionali nel cielo, così come la vera identità di chi tira i fili della TRL Corporation. Seratina movimentata, vero?

     Tuttavia, non sono questi i pensieri dell’intrepido gruppo quella mattina. Sono tutti riuniti in giardino per salutare un paio di amici in partenza.

     - Non so davvero che dire, Sydia! Spero che te la passerai bene lì ad Adabat! - dice Amy, non riuscendo a mascherare un velo di tristezza.

     - Prometti che ci scriverai spesso e ci farai sapere come vanno le cose! - si assicura Cream, con lo squittio di Cheese come conferma.

     - Non vado mica su un altro pianeta, ragazze! - le rassicura Sydia - State tranquille, avrete mie notizie così spesso da farvi venire la nausea! -

     - Potete credermi sulla parola! - interviene Ramon, sorridente - Starà benissimo nella nostra squadra! La SQ2 di Adabat avrebbe proprio bisogno di qualcuno con il suo talento! E poi siamo tutti scoiattoli, non si sentirà per nulla fuori posto! -

     - Ne sono sicura! La parte più difficile è stata convincere i miei genitori a lasciarmi andare, ma sanno che è un’occasione troppo ghiotta da lasciarsi sfuggire! A quante ragazze capita di poter lavorare in una squadra di agenti segreti? -

     - Come hai intenzione di procedere per quanto riguarda Mr. Trick? - domanda Tails a Ramon.

     - Non sarà facile! Ora che è ripartito per Adabat non c’è più pericolo che combini qualcosa di losco qui! Però, nonostante tutto ciò che è capitato, non ho raccolto uno straccio di prova che possa incriminarlo! Mi sa che dovrò ricominciare tutto daccapo, ma ce la farò a beccarlo in qualche modo! -

     - Il caso è affidato alle mani giuste se non altro! - commenta Sonic, strizzandogli amichevolmente l’occhio - Perdona se Shadow e Rouge non sono qui a salutarti, ma avrai capito che sono i classici tipi per cui essere socievoli equivale ad un veleno! -

     - Non importa, me ne farò una ragione! - conclude Ramon, per poi tirare su con il naso e contrarre il viso in un’inequivocabile smorfia.

     - Ehi, non ti metterai mica a piangere ora? - chiede cautamente Knuckles.

     Lo scoiattolo scoppia in un pianto esagerato e abbraccia con forza prima Sonic e Knuckles e poi Tails e Tikal.

     - Mi… mancherete, ragazzi! Ci siamo divertiti così tanto! Promettetemi che mi verrete a trovare ad Adabat! Ho un mucchio di film da farvi vedere, ovviamente con una valanga di pop-corn e patatine da sgranocchiare! -

     Sonic sogghigna nel vedere l’espressione atterrita di Knuckles di fronte alla proposta dello scoiattolo.

     - Sarà un vero piacere per noi! Vero, Knuckles? - asserisce Tikal prima di dare un colpetto col gomito al guardiano.

     - Certo! Come no! - annuisce lui con un sorriso tirato - Già non vedo l’ora! -

     - Allora buon viaggio, ragazzi! - li saluta Sonic - E quando vedete Trick randellategli le chiappe anche da parte nostra! -


     Poco lontano da lì, appostati dietro ad un grosso albero in modo da non essere visti, Shadow e Rouge ascoltano con attenzione la conversazione dei loro compagni di disavventure.

     - Sarebbe stato tanto traumatico accettare di essere lì con loro a salutarli? - domanda lei, ridendo tra sé e sé.

     - Cosa ti fa pensare che mi importi qualcosa di loro? - risponde lui, secco.

     - Perché saremmo venuti qui altrimenti? -

     - Non sono tranquillo sapendo che la caccia a Trick è nelle mani di quel bamboccio! -

     - Oh, sì, certo! Questo spiegherebbe perché hai sorriso per tutto il tempo! -

     Shadow si volta e la fulmina con lo sguardo.

     - Non ti stanchi mai di farmi da strizzacervelli? -

     - Qualche volta non è esattamente piacevole, ma lo trovo molto soddisfacente! -

     Dopo qualche secondo di silenzio, Shadow decide di non incrociare il suo sguardo e di rispondere sinceramente.

     - Ho una certa reputazione da difendere! -

     - Lo immaginavo! -

     Qualche minuto dopo si sarebbero ritrovati ad allontanarsi a rapidi passi da casa Prower verso meta ignota.

     - Vuoi sapere cosa mi è venuto da pensare alla fine di questa assurda vicenda? - butta lì Rouge in tono casuale.

     - Che non guarderai più la musica con gli stessi occhi? -

     - Non proprio! Mi stavo chiedendo, cosa avrà fatto in questi giorni il vecchio dottor Eggman? -

     - Sei proprio sicura di volerlo sapere? -

     La ragazza ci pensa un attimo e, di fronte ad una serie di prospettive sconcertanti, prende la sua decisione.

     - Forse è meglio di no! -


Altrove, qualche giorno prima…

     - Per caso nel tuo processore è rimasto memorizzato dove abbiamo il pulsante di autodistruzione, Decoe? -

     - Preferisco non guardare! Potrei davvero essere tentato di attivarlo! -

     - Dici che sarebbe peggio di questo? -

     I due robot si guardano per un momento.

     - No, non c’è niente al mondo peggio di questo! -

    
     “I made it through the wilderness, somehow I made it through
     Didn't know how lost I was until I found you
     I was beat incomplete, I’d been had, I was sad and blue
     But you made me feel, yeah, you made me feel
     Shiny and new”

     Una vocetta acuta e stridula viene fuori dal possente ventre del dottor Eggman mentre saltella per tutto lo spazio del suo laboratorio. Indossa una magliettina così piccola e stretta da lasciar fuoriuscire l’abbondante pancia, ma pur non essendo esattamente un modello di bellezza, non se ne cura. E’ troppo preso a cantare il suo rinnovato amore verso una delle sue più recenti creazioni meccaniche.

     “Like a virgin touched for the very first time
     Like a virgin, when your heart beats next to mine
     Like a virgin, like a virgin
     Feels so good inside
     When you hold me, and your heart beats, and you love me” 
    
     Con trasporto molto poco virile, Eggman si tuffa a braccia aperte incontro alla sua nuova macchina. La stringe forte a sé e ci stampa sulla superficie metallica dei fugaci baci. Mentre il suo balletto prosegue, i baffi per l’occasione accuratamente pettinati sembrano ballare insieme a lui e ad ogni suo passo il prominente pancione oscilla da una parte all’altra.

     Ma ogni storia deve pur avere una conclusione. E, considerando che è bene non indagare oltre sui trascorsi canori del dottor Eggman, è giunta ormai la fine anche di questa. Ed è così che la carriera musicale di Sonic e dei suoi compagni termina definitivamente con loro grande sollievo… oppure no?

FINE ULTIMO ATTO

Colonna sonora:
- “Step Back in Time” di Kylie Minogue - “Rhythm of Love” (1990)
- “So What” di Pink - “Funhouse” (2008)
- “Kids” di Kylie Minogue feat. Robbie Williams - “Light Years” (2000)
- “Can’t Get You Out of my Head” di Kylie Minogue - “Fever” (2001)
- “In the Closet” di Michael Jackson - “Dangerous” (1991)
- “Till the World Ends” di Britney Spears - “Femme Fatale” (2011)
- “Scream” di Michael Jackson feat. Janet Jackson - HIStory (1995)
- “Die Another Day” di Madonna - “American Life” (2003)
- “4 Minutes” di Madonna feat. Justin Timberlake - “Hard Candy” (2008)
- “Thriller” di Michael Jackson - “Thriller” (1982)
- “Like a Virgin” di Madonna - “Like a Virgin” (1984)
- “Holiday” (QSound Remix) di Madonna - “The Immaculate Collection” (1990) (solo in Power Point)
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Capitolo 22
*** Full Speed Ahead #22 (Pieces Of Eternity Saga) ***


Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #22

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#22

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“L’istinto di sopravvivenza è un richiamo inestinguibile presente in ogni essere vivente, cioè quella voce che ci spinge, al di fuori di qualunque controllo, a preservare la nostra integrità fisica e mentale, a ricorrere anche alla più piccola scintilla di energia che scorre nelle vene per salvaguardare la propria vita, con ogni mezzo necessario. Raramente, quando è in gioco la nostra salvezza, l’istinto decide di non prendere il sopravvento sulla coscienza comune e di costringerci a tirare fuori le unghie per un’autoconservazione senza compromessi. Il sistema non è infallibile, dato che incontra i suoi margini di errore solo quando è in gioco qualcosa di ancora più grande e incontrollabile. Ne ho parlato a lungo in tutti i miei scritti, perché sono convinto sia stato questo “qualcosa” il motore che ha dato il via alla catena di eventi di cui vi sto narrando e, inesorabilmente, a quella che ha dettato la fine di uno per la salvezza di milioni. Gli ho dato molti nomi, nel tentativo di catalogarlo in qualche modo, ma non si può dare una definizione a ciò che è difficile spiegare. Al di là della ragione e della realtà, è il sentimento che spinge un essere vivente a dare la vita per un altro, a combattere il proprio istinto di sopravvivenza e a sancire, in questo modo, la conclusione di un respiro. Finché avremo la certezza che tutto questo esisterà ancora e finché il suo ricordo ci sarà di esempio, potremo sperare in un futuro sempre più… mobiano!”

Dagli scritti dello Storico

LIBRO ZAFFIRO

a.k.a.

La lunga strada del non ritorno


     Per quello che mi è dato sapere, questo fatidico capitolo della nostra storia ebbe inizio nel più semplice dei modi: con un piccolo pezzo di pietra. Nient’altro che un coccio blu intenso che sembrava di vetro, impegnato a beccheggiare e a scivolare agilmente tra le piccole rapide di un rivoletto di acqua fangosa. Tra rametti, foglie e detriti, il sassolino affrontò coraggiosamente la corrente scura di melma virando come una nave da esplorazione tra cumuli di terra e radici nodose. Affondò per un momento, come avvolta dai freddi tentacoli delle pozzanghere paludose per poi piroettare a pelo d’acqua, proseguendo nella sua corsa sfrenata verso l’ignoto. I fangosi ed umidi acquitrini che la circondavano potevano sembrare uno scenario adatto alla sua insignificanza, ma le apparenze spesso sono ingannevoli, tant’è vero che se fosse stata nota la potenza racchiusa in quelle minuscole pareti rocciose, un’energia che faceva gola a chiunque ne concepisse la grandezza, probabilmente quella palude sarebbe stata messa a ferro e fuoco pur di snidare il suo nascondiglio. E non era del tutto escluso che di lì a poche ore una massa non indifferente di contendenti sarebbe stata alle calcagna del famigerato frammento occulto.
     Nonostante tutto, però, molte sorprese orbitavano nell’aria attorno all’oggetto dei desideri comuni, la prima delle quali si svelò di colpo quando un paio di dita si infilarono nel rigagnolo, pescando con successo lo scintillante zaffiro. Il suo brillare intenso tra le ombre cupe degli alberi ammantava i dintorni di una fosforescenza inquietante, tramutando lo scenario in qualcosa di lontano ed irreale. La solitaria figura che aveva effettuato l’importante ritrovamento si compiaceva in silenzio dell’energia acquattata nel palmo della sua mano, ascoltando con attenzione le vibrazioni elettriche attorno a lei.
     - Ora devo solo aspettare! -
     E così fece.

     I filo degli eventi che si affollarono nel giorno che in questo libro ho chiamato “del non ritorno” cominciò ad ingarbugliarsi già poche ore prima che la luce del sole si levasse all’alba. I diversi protagonisti di questa storia che ho portato alla vostra attenzione non erano per niente consapevoli di ciò che era stato preparato per loro in quella giornata apparentemente come tutte le altre. Certo, l’ansia e le preoccupazioni per il difficile conflitto in corso rimanevano pulsanti nei loro petti, ma non avrebbero potuto immaginare che la strada successiva da percorrere li avrebbe condotti tutti ad un passo dalla fine, come mai erano stati più vicini. In futuro, ripensando a tutte le volte in cui, volenti o nolenti, avevano imbracciato le armi da difesa per la salvaguardia del loro mondo, si sarebbero resi conto che mai prima di allora il rischio di una sconfitta definitiva e irrimediabile era stato tanto allarmante. In quel giorno avrebbero tutti fatto i conti con il significato più puro della parola fine, con il freddo respiro del pericolo sul collo, raramente sentito così palpabile. Un importante punto di svolta era in atto nelle vite di ciascuno di loro, anche se ne erano inconsapevoli, e sebbene si sarebbero trovati in altre situazioni da cardiopalma nel corso degli anni, nulla come essere ad un passo dalla morte li avrebbe mai segnati di più nell’animo, aiutandoli a maturare inconsciamente. Anche a distanza di molto tempo, rabbrividisco sottopelle nel momento in cui scrivo la storia che vi sto narrando e, in definitiva, la storia che ci ha condotto al mondo che conosciamo adesso. Se le cose fossero andate diversamente, se la forza di noi mobiani non fosse stata grande quanto la cupa presenza della distruzione con cui abbiamo fatto spesso i conti, oggi probabilmente non ci saremmo più. Se gli eventi non avessero preso quella piega, il cuore e l’anima di Mobius, i due idoli che oggi onoriamo e a cui dobbiamo la nostra sopravvivenza, sarebbero stati infranti senza possibilità di riscatto e un lungo periodo di buio sarebbe calato in ogni dove.
     Ho deciso di stendere questi libri per onorare la memoria del nostro salvatore, ma anche per lasciare un monito, anche alle future generazioni, di ciò che lo ha animato e lo ha spinto fino al suo ultimo respiro a lasciare un ricordo di sé come modello di altruismo e spirito di sacrificio. In questo ultimo trattato, tuttavia, non utilizzerò le mie parole per decantare solo le sue lodi, perché in questa storia ormai lontana, e specialmente in questo punto di svolta, altre anime valorose hanno contribuito a preservare il futuro di cui possiamo godere oggi. Il mio scopo è stato sempre quello di rimarcare con ogni mia forza quello che rende unica e speciale la nostra specie, lo spirito di comunione che da sempre traspare da tutti noi. Non c’è esempio migliore che narrare gli sforzi dei protagonisti del mio racconto, che in definitiva racchiudono, allora come adesso, il respiro del nostro popolo. Il respiro di noi tutti. Lo spirito di Mobius.
     Ecco come sono andate le cose.

     Occhi rossi.
     Occhi rossi nella luce.
     Gli occhi rossi della speranza.
     Erano lì che osservavano con attenzione qualcosa così potente da rapirli senza possibilità di fuga. Eppure era una semplice immagine verde e fredda elaborata al computer, solo che per lui aveva un’apparenza così reale, così bella e splendente… o forse era solo la sua mente a renderla tale? Che fosse il desiderio bruciante nel suo cuore ad ingannargli la vista, a guardare oltre ciò che vedeva con gli occhi e ad amalgamare forme e colori nell’oggetto, o meglio nella persona, dei suoi sogni?
     - Il risultato approssimativo dovrebbe essere questo! -
     La voce rauca interruppe di colpo il filo delle sue fantasticherie, inducendolo a chiudere le palpebre per un istante sufficiente a far sparire ogni visione angelica si fosse posata sulle sue pupille. Shadow si voltò per ricambiare lo sguardo del dottor Eggman, vagamente indispettito della brusca interruzione. L’uomo gli rivolse un sorriso incoraggiante, difficilmente interpretabile come un ghigno soddisfatto. Lo schema radiografico di una ragazza che lampeggiava sullo schermo gigante era tornato ad essere il solito intrico di linee, numeri e dati che era prima che Shadow lo rimirasse con aria assorta.
     - Cosa significa approssimativo? -
     La voce del riccio nero non ammetteva compromessi.
     Eggman sbuffò sonoramente, irrigidendo le spalle come se fosse stato offeso.
     - Significa che per ora si tratta solo di un abbozzo su cui lavorare! Le mie apparecchiature hanno bisogno di più tempo per ricostruire la struttura intera della tua bionda! Non crederai che sarebbe saltata fuori dal cilindro come un coniglio, vero? -
     - E’ più o meno quello che mi aveva fatto credere, dottore! -
     - Ah, sempre la solita storia! Diamo la colpa al dottor Eggman quando qualcosa va storto! E’ il motto di tutti su questo pianeta! -
     La vena sarcastica nella voce dello scienziato non era stata ben accolta da Shadow, arcigno e minaccioso nell’espressione come non mai. Il suo ultimo incontro-scontro con Sonic e Seth aveva avuto come risultato aumentare la sua ferocia e la sua determinazione a livelli mai visti prima. Era tornato trionfante alla Techno Base, lottando con tutte le forze per ignorare il solito dolore che divampava in tutti i suoi muscoli, e aveva letteralmente sbattuto di fronte al naso del suo complice il frammento turchese recuperato quella sera. La sonora vendetta che si era preso sullo sciacallo e il fatto di essere riuscito a sfoderare le unghie nonostante il suo corpo si rifiutasse di collaborare, avevano agito da adrenalina pura, temprandogli il carattere fino a farlo sembrare quasi mostruoso. Il compito che si era prefissato era vicino a sfiorare i confini oltre i quali si sarebbe dovuto chiamare ossessione.
     Il dottor Eggman se ne era accorto subito e i campanelli d’allarme nel suo stomaco avevano cominciato a trillare pericolosamente. Se non avesse fatto qualcosa per tenere buono il suo impaziente alleato, la sua mascherata rischiava di andare a farsi benedire una volta per tutte. In fretta e furia, aveva utilizzato il famoso capello biondo a sua disposizione come pretesto per creare un modello in computer grafica di una ragazza dell’età di Maria. L’ignoranza di Shadow in fatto di ingegneria genetica e clonazione giocavano a suo favore, per cui non fu difficile fargli credere di trovarsi di fronte al prototipo su cui, in teoria, si sarebbe dovuto creare il nuovo essere vivente. Nessun tranquillante avrebbe saputo agire con la stessa efficacia sul leone rampante che era Shadow, trasformato alla sola vista di quel manichino in un pacifico agnello. Era ancora presto, però, per il dottore per compiacersi della sua astuzia, quando doveva recuperare altri pretesti che costringessero il riccio a lavorare ancora per lui.
     - Con un capello non posso fare poi molto! Non sono mica un acconciatore, mi capisci, vero? Ho bisogno di rimettere insieme tutti i pezzi di quella gemma, in modo da avere il motore necessario a far partire il macinino e rimettere insieme la mia cuginetta! -
     Shadow ascoltò attentamente, ma nessuna di quelle parole servì ad ammansirlo ulteriormente. Sollevò il palmo della mano e una piccola carica elettrica ebbe origine tra il pollice e le altre dita, iniziando a sfrigolare sinistramente.
     - Fino ad ora ho obbedito con pazienza ai suoi ordini, dottore, e ho fatto quanto in mio potere per portarle quello di cui ha bisogno! Ma non mi è mai piaciuto aspettare! E’ giunto il momento di darsi una mossa! Mi dica solo dove e scatenerò l’inferno per recuperare quelle pietre! Posso essere il suo alleato più prezioso, ma anche il suo peggiore incubo! Se solo sento puzza di imbroglio, saranno i suoi pezzi che dovrà preoccuparsi di rimettere insieme! -
     - Tutti uguali, voi ricci! - sbottò Eggman, tentando di dissimulare il suo nervosismo - Diffidenza grande come una montagna ed energia sprecata a palate! Non hai motivo di dubitare delle mie intenzioni! Quella pietra ha dato origine all’universo stesso e vuoi che non sia in grado di riportare in vita una minuscola ragazzina? -
     - Non… la chiami… in questo modo! -
     Ora gli occhi del riccio nero lampeggiavano di una furia cieca. Sembrava quasi che non fosse più in grado di dimostrare alcuna emozione se non la rabbia.
     - E’ stata l’unico essere umano che fosse degno di vivere! Non era affatto come tutti voi! Non era affatto come lei! So perfettamente che se ne avesse la possibilità mi schiaccerebbe sotto ai suoi piedi e si terrebbe per sé quel potere! Tuttavia, sono sicuro che non lo farà! -
     - Il vecchio fascino fidato dei Robotnik ha convinto anche te? -
     - Conto sul suo spirito di sopravvivenza! -
     Un gelo pungente calò nel salone dopo queste ultime parole, talmente ghiacciante da atrofizzare anche le convinzioni più brucianti dello scienziato. Più ci rifletteva e più cominciava a temere di stare per scottarsi dopo aver giocato troppo a lungo col fuoco. Si schiarì la voce con un forte colpo di tosse, come se volesse raccogliere tutto il coraggio a disposizione, e raddrizzò la schiena sulla sua enorme poltrona.
     - Non c’è motivo di preoccuparsi! Nessuno di noi ne ha! Ho messo a punto il mio piano definitivo e credetemi quando dico che lo è! -
     Spostò lo schienale alla sua sinistra, in modo che potesse sovrastare le figure di Sparky e Gemerl, rigorosamente sull’attenti e in attesa di ordini. I tre robot assistenti, invece, preferivano rimanere appiattiti contro il muro, stretti l’uno contro l’altro come sempre facevano quando qualcosa, in questo caso Shadow, faceva rabbrividire i loro circuiti.
     Eggman attivò negli altoparlanti un tema militare ed indossò un elmetto verde da generale nell’esilarante tentativo di apparire imperioso. Si tuffò maldestramente dal sedile e cominciò a camminare avanti e indietro di fronte alle sue reclute, con le mani giunte dietro la schiena, sentendo la mancanza di un frustino da cavallerizza.
     - Fino ad ora ci siamo concentrati principalmente sulla raccolta di frammenti dispersi, ma secondo i miei calcoli la quantità del nostro obiettivo è ormai agli sgoccioli! E’ il momento di adottare la tattica che amo chiamare “arraffa e intasca”! I particolari dell’operazione consistono in agguantare il nemico, metterlo a testa in giù e svuotargli le tasche di tutte le caramelle che nasconde! -
     Gemerl e Sparky ascoltavano con molta attenzione a giudicare dall’immobilità della loro posizione. Shadow, come consueto, si riteneva estraneo a tanta obbedienza, limitandosi a spendere la minima concentrazione indispensabile.
     - Normalmente basterebbe rintracciare uno ad uno i nostri avversari e far sentire loro il peso delle nostre opinioni, ma sarebbe solo uno spreco di tempo oltre che di energie! La frequenza su cui sono impostati tutti i nostri radar rende molto difficile l’individuazione di frammenti che sono stati già recuperati, per via di interferenze nel segnale tra un apparecchio e l’altro! Quindi, miei prodi, la soluzione più efficace e attirarli tutti in un’imboscata! -
     - Non perderà mai questo vizio, vero? - intervenne Shadow, con un sorriso divertito - Il vecchio trucco della trappola! Quante volte lo ha provato con Sonic e quante volte ha fallito? -
     - Per tua informazione avevo in mente qualcosa di diverso! - si giustificò Eggman, con un vago rossore sulle gote.
     - Mi faccia indovinare! Prendere un ostaggio? -
     - Sì… cioè no… insomma, fammi finire! Quello che ho pianificato è qualcosa di molto più raffinato! Come si suol dire, prendere più seccatori con lo stesso frammento! Per prima cosa li attireremo tutti insieme nel luogo in cui un altro sassolino attende di essere trovato, poi li metteremo uno contro l’altro e li costringeremo a fare il lavoro sporco per noi! Dopodiché li annienteremo uno dopo l’altro e ci intascheremo il loro bottino! -
     La sicurezza e la fiducia con cui Eggman stava esponendo i suoi propositi aveva qualcosa fuori dall’ordinario. Questa volta sembrava davvero sicuro che i suoi piani sarebbero riusciti e, una volta che ebbe spiegato i dettagli ai suoi subalterni, non poterono fare a meno di esserne convinti anche loro.

     Era strano. Per un attimo avrebbero tutti giurato di aver visto l’ombra di una ragazza dal sorriso gentile baluginare tra le fiamme danzanti del caminetto. L’arancione caldo del fuoco rispecchiava in qualche sfumatura la sua carnagione particolare, anche se il colore dei suoi occhi si perdeva tra la cenere e le scintille che vorticavano come lucciole. Anche se la stanza era avvolta in un piacevole calore, tutti i presenti non riuscivano ad avvertire il suo tepore rassicurante, immersi com’erano in un gelo umido e soffocante che sgorgava dai loro polmoni, impedendogli di respirare normalmente. Come ipnotizzati, fissavano il falò, persi in disperate riflessioni e pensieri angoscianti, avvertendo la familiare e disarmante sensazione di inevitabilità. Si sentivano, forse per la primissima volta, piccoli e insignificanti di fronte al perentorio giudizio del mondo in cui vivevano, non appena si resero conto che gli rimanevano tra le mani solo frammenti di rimorso ormai privi di utilità. La velocità di Sonic, la forza di Knuckles, la determinazione di Amy, l’intelligenza di Tails, erano tutte qualità che, in questo caso, non sarebbero servite a niente, perché nulla sarebbe stato in grado di cancellare la scomparsa silenziosa di un’amica. Questa volta le loro mirabolanti capacità erano del tutto impotenti, lasciando solo spazio alla rassegnazione più cupa, oltre che ad un senso, prima d’ora inedito, di disfatta.
     Il silenzio che seguitò alle parole di Knuckles, quella sera in cui erano tutti riuniti al cospetto del delizioso calore del salotto di casa Prower, era di quelli che difficilmente sarebbero spariti nel nulla. Non c’era battuta né litigata che sarebbero riuscite a risollevare gli animi infranti alla sconfortante notizia della morte di Tikal. Ad aumentare il peso sulle loro spalle, era la consapevolezza che era stata una sparizione annunciata, ma silenziosa. Nessuno si era reso conto delle sue condizioni, troppo presi dalle preoccupazioni della battaglia per rendersene conto o forse, si rimproveravano, troppo presi da sé stessi per guardarsi intorno.
     - Avremmo dovuto accorgerci che qualcosa non andava in lei! - mormorò Tails, mentre si guardava incredulamente le dita intrecciate tra loro - Avremmo potuto aiutarla! -
     - Non sarebbe servito a niente! - commentò Knuckles, secco - Sarebbe comunque finita così! Hai sentito quello che ha detto! E’ inutile stare qui a rimproverarci! -
     Nonostante le sue parole parlassero in un certo modo, dall’espressione dell’echidna era facile capire quanto si colpevolizzasse per l’accaduto.
     - Se solo ce ne fossimo accorti prima, avremmo potuto… dirle qualcosa… - intervenne Amy, asciugandosi le guance umide.
     - Non ce ne ha voluto parlare perché credeva che avremmo distolto la nostra attenzione dalla Gemma! - disse Sonic in tono grave - Siamo stati tutti ciechi! -
     - Le sue ultime parole sono state per noi, Sonic! - replicò Knuckles - Ha sempre avuto grande affetto per noi! Non ci ha dato la colpa per quello che le è accaduto e non dobbiamo farlo neanche noi! Non sarebbe giusto! -
     - Avete detto che Chaos l’ha portata via! E’ già successo prima d’ora! Forse tornerà… un giorno… potremo rivederla! -
     - Io… non ne sono convinto! - rispose Tails mordendosi il labbro - Ha detto che il suo tempo era finito! E’… era… molto vecchia! -
     Non trovando nient’altro da aggiungere, piombò di nuovo il silenzio. Gli unici rumori presenti erano gli scoppiettii allegri del fuoco. Zephir, in tutta la discussione, era rimasta educatamente in disparte, sentendosi leggermente a disagio per non poter condividere il dolore comune. Voleva chiedere se c’era qualcosa che potesse fare, ma la risposta era così ovvia che preferì tenere lo sguardo basso e mantenere il silenzio.
     Non avrebbero saputo dire quanto tempo avevano trascorso in quella religiosa quiete, prima che un forte tonfo, unito allo scricchiolio del legno, li facesse sobbalzare. Quando si voltarono per indagare sulla fonte del botto, capirono che Knuckles aveva scagliato un pugno frustrato sulla fiancata di una libreria. Sebbene si fosse sforzato di modulare la forza del colpo, l’area percossa si distingueva per una concavità deformata a ricalcare la forma della sua mano, e un paio di crepe profonde, ma non troppo marcate. Il volto dell’echidna sembrava ad una prima occhiata sereno e tranquillo, ma era sufficiente un’analisi più accurata per capire che i suoi muscoli facciali erano contratti fino allo spasmo nel tentativo di trattenere la rabbia. Incapace di sopportare oltre quel clima di velenosa rassegnazione, mormorò un debole “Scusa!” in direzione di Tails e si affrettò verso l’uscita. La porta d’ingresso sbatté violentemente e la casa ricadde nel silenzio.
     Lo scatto d’ira di Knuckles aveva in qualche modo dato corpo ai pensieri di tutti i presenti, tant’è che non ci fu bisogno di nessun’altra forma di sfogo analoga. Al contrario, le mosse successive furono tutte molto calme e studiate, cosa che solo un profondo dispiacere poteva causare in qualcuno come Sonic. Fu proprio lui a prendere la parola per primo, dopo che l’echidna aveva deciso di rifugiarsi nella solitudine.
     - Tails! Come suggerisci di procedere? -
     Il suo tono di voce era molto lento e pratico, anche se piatto come quello di una segreteria.
     - Io… io penso che dovremmo andare avanti con la ricerca! E’ il solo modo che abbiamo per… -
     Un improvviso spasmo simile ad un singhiozzo gli impedì di terminare la frase. Mugugnando qualcosa come scusa, frugò tra le sue bretelle e tirò fuori un fazzoletto, prima di tuffarci il viso all’interno.
     - Scusate se mi intrometto! - disse Zephir, reprimendo l’imbarazzo - Non voglio essere sgarbata, ma non credo che abbiate chiesto il mio aiuto solo per farmi fare da soprammobile! Ormai sono diversi giorni che andiamo avanti con questa ricerca e abbiamo cavato solo due ragni dal buco! Senza contare che adesso siamo rimasti solo in cinque! -
     Amy la fulminò con lo sguardo per quella precisazione, ma la riccia azzurra non si fece intimorire. Sapeva che se non avesse preso lei il toro per le corna, avrebbero potuto andare avanti per tutta la notte tra pianti e singhiozzi.
     - Sappiamo anche che ci sono tante altre persone là fuori che stanno dando la caccia a queste pietre e non abbiamo la più pallida idea di quali risultati abbiano raggiunto! Io direi che è arrivato il momento di passare all’attacco! -
     - Intendi dire andare a prendere i frammenti degli altri gruppi? - domandò Amy, leggermente incredula.
     - E’ l’unico modo per chiudere questa storia alla svelta! -
     - Sicuro, ma è anche il modo più rischioso! Insomma, hai visto che per poco con Seth non ci lasciavamo la pelle! Come puoi pensare di andare ad affrontarlo direttamente? -
     - Oltretutto non credo sia una cosa facile! - disse Tails - I dispositivi che usiamo per rintracciare i frammenti creano troppe interferenze di segnale tra l’uno e l’altro! Non riusciremmo ad avere una traccia sicura se tentassimo di individuare un frammento che è già in mano a qualcuno attrezzato come noi! -
     - Un punto di partenza ce l’abbiamo! - esclamò Zephir - L’indirizzo di Eggman lo conosciamo molto bene! E se riuscissimo a convincere la ragazza pipistrello ad unire le sue forze con le nostre… -
     - Vuoi andare a stuzzicare Eggman nella sua tana? - ripeté Amy, adesso palesemente infastidita - Dopo che l’ultima volta ci ha quasi fatto fuori? Abbiamo già perso abbastanza amici senza le tue folli idee! -
     Il pensiero della scomparsa di Tikal, della schiavitù di Geoffrey e dell’allontanamento di Cream erano sufficienti per Amy a negare con tutte le forze qualunque proposta che li conducesse ancora una volta in un pericolo più grande di loro.
     - Però non ho ancora sentito un suggerimento da parte tua! - ribatté Zephir, sforzandosi di mantenere la calma.
     - Io dico di conservare i frammenti che abbiamo già! Insomma, il nostro problema principale è Eggman, giusto? E per quanto ne sappiamo non ha ancora abbastanza pezzi per ricomporre quella pietra! Non può essere così pericoloso senza l’intera Gemma! -
     - Non lo so, Amy! - confessò Tails - Non abbiamo idea di cosa intenda fare né di quale tecnologia abbia sviluppato per usare la Gemma! Può anche essere che non abbia bisogno di ricomporla interamente! -
     - E anche se così non fosse - continuò la riccia azzurra - Prima o poi sia lui che tutti gli altri tenteranno di soffiarci quello che abbiamo raccolto fino ad ora! Qui si tratta di cacciare o essere cacciati e, potendo scegliere, preferisco non essere la preda! -
     Sonic era rimasto in disparte per tutto il tempo della conversazione, osservando con sguardo enigmatico i due pezzi di pietra colorata che luccicavano nella sua mano sinistra, impegnato a punzecchiarli con il pollice come se si aspettasse una reazione fulminea.
     - Faremo tutte e due le cose! - sentenziò infine, placando gli animi delle due ragazze.
     Sostenne i loro sguardi con occhi caparbi e tentò di mostrarsi determinato e sicuro di sé.
     - Proteggeremo i frammenti che abbiamo, ma nello stesso tempo proveremo a prendere quelli degli altri, con la forza se necessario! -
     - Ma, Sonic… -
     Anche se Amy tentò una debole protesta, il riccio blu la mise a tacere con un gesto della mano, salvo poi rivolgersi a lei con il tono più dolce ma deciso di cui era capace.
     - E’ proprio per mettere fine a questa storia che ho deciso così, Amy! Questa Gemma maledetta ha già causato fin troppi guai! Recupereremo quanti più pezzi possibile e la distruggeremo una volta per tutte! -
     - E se ce ne fossero altri là fuori? -
     - Non tralasceremo neanche la ricerca! Tails, domattina cerca di individuare qualche altro segnale! Se troverai qualcosa partiremo al recupero, altrimenti ci prepareremo per andare a far visita ad Eggman! -
     - D’accordo, Sonic! - acconsentì il volpino.
     - Nel frattempo dovremmo tutti cercare di riposare un po’! -
     Detto questo, come a segnalare che non ammetteva altre repliche, girò i tacchi e sparì oltre la porta d’ingresso. Amy lo rincorse all’esterno, dove l’arietta fresca della sera le sferzò sul folto, spandendo i lucciconi che tratteneva negli occhi lungo le guance. Lo vide attraversare il vialetto con una strana andatura lenta e richiamò la sua attenzione con parole che non ricordava di aver pensato.
     - Pensi che sia morta per colpa tua! - affermò, senza lasciare spazio a domande.
     Sonic si fermò, ma decise di non voltarsi. Lei fece lo stesso.
     - E’ quello che ho pensato anch’io! Se solo non fossimo stati così ciechi, se ci fossimo accorti che stava male avremmo potuto fare qualcosa! Non mi importa quello che dice Tails, se non fossimo stati così presi da tutta questa situazione, avremmo almeno potuto rendere felici i suoi ultimi momenti! -
     - Lo so! - acconsentì Sonic, persistendo nel darle le spalle - Ma non l’abbiamo fatto! -
     - Per questo ti dico di aspettare! Non è una soluzione buttarsi allo sbaraglio contro Eggman in una… una… specie di tentativo di soffocare il dolore! E’ un pericolo per tutti! -
     - Che alternative abbiamo, Amy? -
     Questa volta Sonic si voltò e, per la prima volta dacché lo conosceva, Amy poté notare due goccioline brillanti scivolare lentamente sui suoi zigomi tremanti.
     - Dovremmo aspettare che ci vengano a stanare? Mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di niente? -
     - E così preferisci lanciarci in una missione suicida! L’ultima volta che abbiamo affrontato Eggman ne siamo usciti solo grazie a Zephir! E se questa volta non fossimo così fortunati? Se succedesse qualcosa a Tails? O a Knuckles? O a me? -
     - Non lo permetterei! -
     - Ma non puoi… proteggerci sempre! Neanche tu… puoi farlo! -
     Entrambi i ricci abbassarono lo sguardo, travolti dal significato inevitabile di quelle parole. Il sentore di fatalità che li aveva schiacciati come un pressa per tutta la sera, aveva finalmente lasciato spazio a tutto quello che non avevano avuto il coraggio di confessare e che ora si stava affacciando prepotentemente davanti ai loro occhi. Il non ritorno. La disarmante certezza che da lì non si poteva più tornare indietro, niente sarebbe servito a rimediare, il dado era tratto.
     - Con Tikal avrei potuto! - commentò piano Sonic - O almeno avrei tentato! Invece è andata via così… in silenzio! E il solo pensiero che potrebbe accadere anche a voi… -
     Ci fu un lungo sospiro, poi un attimo di silenzio.
     - Odio tutto questo! Odio Eggman! Odio Magorian! Odio dover vendere cara la pelle ogni sacrosanta volta e mettere i miei amici nella condizione di fare lo stesso! Ma non posso fare altrimenti! Ho i mezzi necessari per impedire a qualche dannata catastrofe di abbattersi su di noi e, che lo voglia o no, è mio dovere usarli! Perché cosa dovrei fare altrimenti? Starmene buono seduto e aspettare che il disastro colpisca me direttamente? E così mi butto nel pericolo senza pensarci due volte… e salvo il mondo ancora e ancora e ancora… fino a quando qualcuno ci rimette le penne! -
     Sonic scosse il capo piano, in un gesto che voleva comunicare la sua rassegnazione così a lungo nascosta. Amy lo stava ascoltando con attenzione, dato che non si era mai confessato in questo modo con nessuno ed era l’unico modo per riuscire a capire il suo stato d’animo.
     - Sai, anni fa ho sempre affrontato tutto questo con un sorriso, buttandomi nella mischia senza pensarci e cercando persino di divertirmi! Tanto che cosa avevo da perdere? Invece adesso le cose sono cambiate! Ho te, ho tutti gli altri a cui pensare! Senza il vostro aiuto non credo che ce la farei, ma ciò vuol dire anche che siete sotto la mia responsabilità... e che se perdo uno di voi, è come se perdessi me stesso! E’ difficile e ingiusto, ma è così! Tikal è morta e non la posso riportare indietro! Non lascerò che accada a qualcun altro di voi e per evitarlo devo risolvere il problema alla radice! Eggman, Seth e Shadow vanno affrontati e lo farò da solo se necessario, ma non starò con le mani in mano ad aspettare che altri miei amici facciano la stessa fine di Tikal! -
     Amy non riusciva a trovare parole giuste per rispondere a tutto quello che le era stato confessato, ma preferì protrarsi timidamente in avanti per stringere Sonic in un abbraccio. Il riccio, però, aveva improvvisamente tramutato la sua espressione rassegnata in una smorfia profondamente determinata. Il pugno in cui stringeva i due frammenti di Gemma vibrava per quella che sembrava rabbia mista a frustrazione. Prima di aggiungere altro, si affrettò in fondo al vialetto e cominciò a sparire nel buio della sera.
     - Dove stai andando? - fece appena in tempo a chiedergli Amy.
     - A mettere al sicuro queste due bombe in formato ridotto! -

     Quella stessa sera, in un’altra zona del pianeta, si stava svolgendo una scena singolare quanto inquietante, ambientata nei meandri di una fitta foresta di abeti, rischiarata nel buio che la inghiottiva dalla delicata e surreale luce lunare. Il nero della notte si confondeva col pelo scuro dello sciacallo, lasciando in bella vista solo i suoi due spaventosi occhi di acciaio, questa volta con qualche sfumatura rossastra iniettata di sangue che li rendeva, se possibile, ancora più agghiaccianti. Era rannicchiato sulle ginocchia, con lo sguardo fisso e le mani protese in avanti, come se stesse aspettando di acchiappare qualcosa nell’aria. Una leggera luce azzurrina filtrava tra le sue dita che muoveva delicatamente, tanto che sembrava stesse accarezzando il vento. Una piccola civetta scura fluttuava atterrita nello spazio tra le sue mani, con le ali rigide e immobili lungo i fianchi e le pupille che saettavano da una parte all’altra degli occhi. Sembrava quasi un bambolotto di pezza per come Seth ci giocava liberamente, divertendosi a farla levitare in tondo e a fischiettare un allegro motivetto nel tentativo di imitare il suo richiamo.
     - Che piume lucide che ha stasera, mister Peabody! La sua precisione nella cura del suo aspetto è sempre impeccabile, non è vero? No, no, no, non faccia così! Prometto che non gliele strapperò una ad una! -
     Le parole che sussurrava strisciavano nell’aria notturna, perdendosi tra i tronchi e il fogliame. La sua voce era più acuta del normale e il suo tono era impostato come se stesse parlando con un bambinetto un po’ ottuso.
     A pochi metri da lui, Levine e Getara osservavano la scena con espressioni di incredulità e disgusto. Da quando si erano fermati in quella foresta per la notte, lo sciacallo aveva manifestato segni evidenti di squilibrio, cominciando a parlare e a ridere da solo o, comunque, con qualunque cosa o animaletto che gli capitasse a tiro. Getara avrebbe persino giurato di averlo sentito litigare con una radice, prima che trovassero il posto adatto per accamparsi.
     - Ha completamente perso la testa! - commentò incredulo - Guardalo! Sono quasi dieci minuti che va avanti così! -
     Levine scosse il capo spazientita e si domandò mentalmente cosa avesse fatto di male per ritrovarsi in quella situazione.
     - L’unica parte del suo cervello rimasta sana deve essersi spappolata dopo lo scontro con Shadow! - ipotizzò, intrecciando le braccia.
     - Cosa facciamo? Gli cambiamo i connotati per vedere se si riprende? -
     - Non so e non mi importa! Ne ho veramente le tasche piene di tutta questa storia! Insomma, guardati intorno! Ci siamo fatti trascinare in giro per il mondo da un cane squilibrato alla ricerca di vecchi sassi per dare la caccia ad un fantasma! Ti sembra una cosa normale? -
     Getara annuì piano con il capo.
     - Comincio a spazientirmi anch’io! E io non so neanche cosa sia la pazienza! -
     - La piccola farfallina è arrabbiata con me, ha sentito, mister Peabody? - disse Seth all’improvviso, alzando il tono della voce - Non è affatto gentile da parte della piccola farfallina! No, no! -
     - Stai parlando con me? - replicò Levine, reprimendo il suo disgusto.
     Lo sciacallo si alzò di scatto, così inaspettatamente da strappare un piccolo sobbalzo ai suoi due compagni. La civetta rimase, nonostante tutto, sospesa a mezz’aria, descrivendo con il suo corpo cerchi nell’aria come le lancette di un orologio. Seth si voltò e i denti bianchi e acuminati nel suo sorriso folle brillarono per un istante.
     - Stavo parlando proprio con te! - disse, con la sua tipica parlantina lenta e affilata.
     - Bene! Approfitto di questo tuo momento di lucidità per comunicarti le mie dimissioni! -
     Seth finse in modo esagerato un’esclamazione di sorpresa, senza staccare gli occhi di dosso dalla ragazza neanche per sbattere le palpebre.
     - Oh! Questa sì che è nuova! Anzi, no… per la verità non lo è affatto! -
     - Non è un bello spettacolo vederti delirare in questo modo, quindi io alzo i tacchi e ti lascio a giocare con i tuoi pupazzetti di carne! -
     Lo sciacallo chinò il capo ed emise una breve risatina soffocata.
     - Cara vecchia Levine! Non ti stancherai mai di essere così disperatamente ottusa, vero? Puoi sprecare tutte le energie che vuoi, ma tanto non riuscirai ad andare via! Anche se lo desideri fermamente, il tuo corpo si rifiuta di obbedire alla tua mente! E così sarà fino all’ultimo atto di questa storia! -
     C’era del vero nelle sue parole, perché la ragazza sentiva l’irrefrenabile impulso di rimanergli vicino, anche se avrebbe voluto spiccare il volo e allontanarsi quanto più possibile da quegli occhi freddi e calcolatori. In varie occasioni precedenti era stata tentata di lasciar perdere tutto. Vendicarsi per un torto subito in passato non le interessava o, almeno, non tanto da essere disposta a girovagare senza meta a caccia di pietre. Nonostante questo, quando aveva provato a scappare e a tornare alla sua vita di sempre, le sue gambe non avevano obbedito al comando impartito dal cervello, rimanendo piantate sul terreno, anche se con tutte le forze voleva che si muovessero. Le ali non si dispiegavano come aveva mentalmente richiesto e una specie di paralisi si era impadronita di lei, permettendole di fare qualunque altra cosa ma non questa. Ne era cosciente, ne era consapevole ma non riusciva ad aggirarla, né a spiegarsene il motivo. La cosa ancora più strana era che non avvertiva il desiderio di scoprirne la causa. La sua mente considerava il fenomeno come una cosa di scarsa importanza, su cui non valeva la pena indagare, e di conseguenza anche lei lo accettava a priori.
     - E’ un altro dei tuoi giochetti mentali? - fu il massimo di interrogativo che riuscì a formulare in proposito.
     - Oh, no! Non ho alcun interesse a tenerti qui con me contro la tua volontà… almeno io! -
     Getara avrebbe potuto giurare che la risposta di Seth sarebbe stata enigmatica ed evasiva come al solito. Stanco di tanto mistero, decise di prendere in mano la situazione.
     - Ora basta! Levine potrà anche essere attaccata a te con la colla invisibile, ma per me non è lo stesso! Sono stufo di aspettare che tu ti decida a passare all’azione! Mi hai detto che Magorian è ancora vivo e che avremmo potuto fargliela pagare di tutto, ma fino ad ora quello che abbiamo fatto è andare a caccia di lampadine di roccia! Voglio la testa di Magorian o altrimenti potrei decidere di prendermi la tua! -
     In risposta a quella sibilante minaccia, Seth infilò con calma due dita sotto la sua veste e ne tirò fuori qualcosa che non fu immediatamente visibile a causa del buio. Getara aguzzò lo sguardo e notò un ciuffo di lunghi capelli argentati annodati attorno all’indice dello sciacallo. Li aveva visti fin troppe volte per non riconoscerli.
     - Ho trovato questi capelli nel laboratorio della base spaziale, accanto a dove c’era il frammento! Ti ricordano qualcosa? -
     - Sono suoi! - esclamò Getara, mal celando il suo stupore.
     Anche Levine ne rimase colpita, anche se fece di tutto per nasconderlo.
     - Questo prova che è stato da quelle parti molto prima del nostro arrivo! Posso solo immaginare per quale motivo, ma l’importante è che ora sappiamo che è ancora vivo! Oh, sì! E’ ancora qui da qualche parte, che si nasconde strisciando nell’ombra come il vile verme che è! -
     - Perché non ce li hai mostrati prima? -
     - Li ho conservati per un’occasione come questa! Cioè quando avreste cominciato a dimenticare quello che ci ha fatto, come ci ha usati per i suoi scopi e poi buttati via come carta straccia! Ha giocato con le nostre vite, promettendoci il potere e la gloria, e ha abusato impunemente di noi! La vendetta che consumeremo su di lui dovrà essere lenta e agonizzante, ma sarà servita fredda! Non dovete permettere all’impazienza di farvi dimenticare tutto questo! Lo staneremo presto e useremo le abilità che lui stesso ci ha donato per condannarlo a morte! -
     - Sì! - acconsentì Getara, già pregustando estasiato il momento della rivincita.
     - Per questo abbiamo bisogno di quelle che tu chiami “lampadine di roccia”! Perché non appena le avremo tutte in pugno sarà lui a venire da noi e a incontrare la sua fine! -
     Dal modo in cui la lucertola si sfregava le mani ansiose, era evidente che era stato definitivamente convinto. Levine si mostrava ancora un po’ scettica, ma non riusciva a negare che l’idea di pareggiare i conti la allettasse molto.
     - E come la metti con Sonic, Drake e tutti gli altri? - domandò lei.
     - Abbiamo qualcosa che vogliono anche loro! Se non verranno da soli nelle nostre fauci, faremo in modo di dargli una spintarella… verso il precipizio! -
     Seth strinse il pugno con forza e la povera civetta alle sue spalle esplose in un getto di penne e piume insanguinate.

     Quella fatidica notte fu una delle più inquiete che si fossero mai trascorse a casa Prower. Sebbene fossero tutti consapevoli che avevano bisogno di recuperare le forze in vista dell’indomani mattina, un pensiero fisso e sconfortante che frullava nelle loro teste impediva qualunque tipo di rilassamento che inducesse al sonno. Nonostante il cantare gracchiante dei grilli si spacciasse per una dolce ninnananna, nonostante la stanchezza che avvertivano nelle ossa reclamava riposo per le membra, nonostante l’arietta fresca serale e i letti morbidi e soffici fossero un invito più che allettante ad assopirsi, nessuno dei cinque ospitanti riusciva a racimolare un briciolo di sonnolenza. Il silenzio e la tranquillità erano le garanzie migliori perché potessero rimuginare sui loro pensieri e, in un momento come quello, avevano un affollamento di cose su cui riflettere, tanto da non lasciare spazio a nient’altro; nemmeno al sonno.
     Knuckles era stato il primo a ritirarsi con sé stesso, arrampicandosi sul solito ramo dell’albero su cui si appollaiava per la notte. Da lì poteva godere di una splendida vista del manto stellato e della luna color panna, fissandola intensamente come se aspettasse da lei risposte ai mille quesiti che scorazzavano nella sua testa. Anche se si era sforzato di mostrarsi più che convinto di fronte agli altri, continuava a chiedersi se davvero avrebbero potuto fare qualcosa per impedire a Tikal di scivolare via dalle loro vite. Poteva incolpare sé stesso o chiunque altro, ma in ogni caso non sarebbe servito a cambiare le cose. La sensazione di solitudine che stava provando non era mai stata così acuta. La scomparsa della vestale aveva lasciato un enorme vuoto dentro di lui, perché non aveva mai avuto modo di trascorrere del tempo con qualcuno della sua stessa specie. La sua compagnia, sebbene a volte fastidiosa e irritante, gli trasmetteva un singolare senso di calore, come avrebbe fatto un grande maglione di lana; una sensazione che riusciva a mitigare il raggelante senso di lontananza che il suo compito e la sua vita isolata gli aveva sempre provocato. E adesso che cosa gli restava da fare? Andare avanti per la sua strada, ancora una volta accompagnato solo da se stesso. Era una dura realtà che neanche l’amicizia che lo legava a Sonic e a tutti gli altri poteva ormai cambiare; perché loro non erano Knuckles, non erano come lui e non potevano capire cosa significasse fare quello che faceva lui. Tikal ne aveva un’idea molto precisa. Tikal non c’era più.
     Nel suo letto cigolante, Amy non poteva essere più sveglia di quanto non lo fosse già. Fendendo l’oscurità alleviata solo dalla luce lunare che filtrava dalla finestra, continuava ad osservare il soffitto, studiando distrattamente la sua superficie levigata. Le sue orecchie erano ben ritte e vigili, concentrate attentamente sui piccoli rumori della casa immersa nel silenzio più religioso. Ad esempio, udiva provenire dalla stanza adiacente il passo felpato ed irriconoscibile di Tails, a quanto pare anche lui in preda all’insonnia. Dei clangori metallici soffocati indicavano che stava lavorando a qualcosa, probabilmente per tenere impegnata la mente. Tuttavia, anche se Amy avesse voluto dormire, non ci sarebbe riuscita prima di aver sentito i familiari passi in corsa avvicinarsi alla casa. Dovette attendere un’ora buona prima che i segnali della presenza di Sonic raggiungessero le sue orecchie. Prima sentì un veloce scalpiccio lungo il vialetto, poi un leggero tonfo sul tetto seguito da pochi secondi di fruscio. Immaginò il riccio blu che si sistemava comodamente sulle tegole del tetto, come sempre faceva quando cercava una posizione comoda per dormire. Sorrise debolmente pensando a lui, forse l’unica cosa che riuscisse a strapparle un attimo di serenità nel caotico mare di angoscia in cui tutti erano annegati.
     Non fu una sorpresa per nessuno, dunque, che la mattina successiva, già di buonora, si trovassero tutti in cucina, mogi e silenziosi, con i segni dell’insonnia stampati sui loro occhi. Dopo aver consumato una veloce colazione, immersi in una quiete anormale, si dedicarono tutti ai loro esercizi e compiti mattutini. Sonic e Zephir si lanciarono in una corsa sfrenata per sgranchirsi le gambe, Knuckles diede sfogo all’energia nelle braccia prendendo a pugni tutto ciò che di robusto vedeva, mentre Amy in parte rassettava, in parte assisteva Tails nel lavoro in officina. Non c’era poi molto da fare per il volpino, ma tentava di tenersi impegnato più che poteva, sistemando i rilevatori da polso e qualche altro progetto rimasto in sospeso. Sonic era l’unico che non gli aveva consegnato il radar, ma non ci fece caso. La sua testa era occupata altrove, in attesa di ricevere un segnale sulla prossima destinazione. Non era particolarmente ansioso di andare a muovere guerra contro Eggman, per cui le sue speranze erano interamente riposte nella presenza di un altro frammento perduto.
     Finalmente, dopo due ore trascorse nell’ansia e nell’apatia, i rilevatori diedero vita ad un concerto di bip intermittenti. Il volpino si precipitò a controllare e dal modo in cui i suoi occhi schizzarono fuori dalle orbite, Amy capì che c’era in ballo qualcosa di molto particolare. Dopo aver chiamato a raccolta tutto il gruppo, Tails espose i motivi della sua incredulità.
     - Non ho mai visto niente del genere! - commentò, senza riuscire a scollare gli occhi dal piccolo monitor - Le frequenze sono altissime! Hanno fatto impazzire il rilevatore! -
     - Questo cosa significa? - domandò Sonic, serio.
     - Può voler dire due cose: o i segnalatori hanno captato più di dieci frammenti tutti nello stesso posto, oppure ce n’è uno solo, ma è grande come un uovo! -
     - In entrambi i casi c’è qualcosa di molto grosso che bolle in pentola! - disse Zephir, seria.
     - E sicuramente farà gola a tanti! - concluse Sonic - Conviene darci una mossa prima ce la soffino da sotto al naso! -
     E così, pochi minuti dopo, dopo aver scaldato il motore del Tornado, il gruppo si mise in marcia verso una zona paludosa poco lontana dalla città.

     Il viaggio, sebbene non fosse durato più di una mezz’ora, sembrò durare molto di più a causa del nervosismo che permeava palpabile tra di loro. La guida esperta di Tails accompagnava Knuckles ed Amy in una solcata dei cieli veloce e sicura, mentre Sonic e Zephir permettevano ai loro piedi di fare strada, con una scia di polvere che ondeggiava dietro le loro code. Non una parola fu pronunciata in nessuno dei due gruppi di marcia, forse per l’urgenza di arrivare a destinazione il prima possibile, forse perché la priorità della missione non lasciava spazio ad altro che non fosse un’inossidabile concentrazione. Ognuno rimuginava in segreto sui propri pensieri e, nonostante sapessero che il tempo sembra interminabile quando ci si perde nel labirinto della mente, rimasero comunque stupiti dalla lentezza con cui la prateria cedeva il passo alla palude.
     Sonic fu il primo ad accorgersi di essere in rapido avvicinamento quando avvertì il terreno sotto ai suoi piedi farsi più instabile e accidentato. Anche Tails se ne rese conto non appena il forte odore di acqua salmastra bruciò nelle sue narici e i suoi occhi scorsero l’intricata vegetazione rinsecchita di mangrovie. Le operazioni di atterraggio non richiesero più di cinque minuti, quindi ben presto furono tutti e cinque pronti ad addentrarsi nell’area palustre. L’organizzazione era stata breve e concisa e i dialoghi ridotti allo stretto indispensabile. La tensione che si respirava era persino più forte dell’odore del sale nell’aria.
     Il sentiero che si apriva davanti a loro era semplicemente una sottile scia di terra battuta che stava lentamente soccombendo di fronte all’avanzata del fango e delle mangrovie. Rami intricati e spinosi si annodavano come contorsionisti per buona parte della superficie calpestabile, spuntando dai maleodoranti acquitrini e creando un efficace sbarramento. Knuckles era in testa al gruppo, in modo che potesse usare i suoi guanti ungulati per farsi strada tra i cespugli spinosi e i rami secchi alla stregua di una ruspa. Gli schiocchi delle lacerazioni si univano al gracidare di alcuni rospi, dando vita ad uno strano ritmo regolare. Oltre alle mangrovie c’era da fare attenzione a dove si mettevano i piedi, dato che la terra si faceva man mano sempre più fangosa e meno resistente. Sonic ed Amy, immediatamente dietro all’echidna, dovettero faticare un paio di volte per tirare fuori le gambe dai pantani melmosi in cui inciampavano. La pazienza della riccia rosa, in particolar modo, fu messa a dura prova. Il ronzio delle zanzare che svolazzavano da quelle parti e i rovi che si impigliavano nei vestiti ogni dieci passi che faceva erano un inconveniente decisamente fastidioso. Nonostante questo, avanzare si rivelava meno complicato del previsto. L’area era parecchio vasta, concedendo in diversi casi strade alternative che non prevedessero intrichi di rovi o pozzanghere. La cosa che attirò la loro attenzione, ma che nessuno osò menzionare ad alta voce, fu che in alcuni punti le mangrovie erano già state sradicate o tranciate, probabile segno della presenza di altri visitatori. I tratti di strada spianata in cui si imbattevano avevano il potere di spingerli ad aumentare il ritmo di marcia, seguendo attentamente i segnali che comunicava Tails.
     Dopo essere venuti fuori da un groviglio particolarmente caotico, spuntarono tutti e cinque in un’area più grande di terra battuta, che ospitava qua e là qualche albero spoglio e delle piccole polle di acqua stagnante.
     - Ci siamo! - esclamò il volpino, emozionato - Qui il segnale è fortissimo! Dovrebbe essere da queste parti! -
     Il suono del suo segnalatore che trillava ad intermittenza ad alto volume confermava la sua affermazione in modo inequivocabile. Con i nervi a fior di pelle e le orecchie pronte a captare qualunque rumore anomalo, si prepararono a setacciare accuratamente la zona. Non avrebbero potuto immaginare che dopo pochi passi una sgradita sorpresa gli si sarebbe parata davanti. Di fronte ai loro occhi apparve all’improvviso uno stuolo di persone, senza produrre il minimo suono esattamente come se fossero stati fantasmi. Inconfondibile era il faccione ghignante del dottor Eggman, come sempre adagiato sulla sua navicella per l’occasione riciclata ad Egg Walker. Geoffrey e Gemerl erano rigidi ai suoi due lati, come due zelanti guardie del corpo. Una dozzina di robot pesantemente armati si allargava lungo il perimetro della zona, chiudendo ogni possibile via di fuga. Quello che però più li sorprese fu la presenza di altri volti che conoscevano bene, in piedi e in fila alle spalle del dottore, controllati a vista da un altro terzetto di automi. Rouge e Drake aprivano il gruppetto, seguiti da Vector ed Omega, per poi chiudere con Espio, Mighty e Charmy. Sul petto di tutti quanti spiccava un dispositivo dalla forma rettangolare munito di bracci meccanici che si avvinghiavano attorno al loro torace, immobilizzando loro gli arti lungo ai fianchi. Le dimensioni variavano a seconda di quelle degli ostaggi, più lunghi e robusti per Vector e Omega, più sottili e corti per Charmy.
     - Di grande effetto, non è vero? - commentò Eggman - Si chiama perturbatore cristallino! E’ la mia ultima geniale creazione! Rende qualunque cosa nel suo raggio d’azione perfettamente mimetizzato con l’ambiente circostante e ammortizza qualunque vibrazione sonora! -
     Il dottore faceva riferimento ad un sifone metallico a forma di capsula poco lontano da lui. Aveva un rivestimento rosso sul quale lampeggiavano diverse luci azzurre e una griglia forata che emanava nuvolette di vapore.
     Le espressioni atterrite dei cinque malcapitati non avrebbero saputo comunicare meglio il loro stupore e il loro sconforto nel vedersi esaudire le loro peggiori previsioni senza alcun preavviso.
     - Per un attimo ho davvero pensato che sarebbe stato facile! - disse Knuckles, digrignando i denti.
     - Desolato di averti deluso! - replicò Eggman, la soddisfazione dipinta in ogni piega del viso - Benvenuti nel vostro peggiore incubo! -
     Gli occhi di Sonic saettavano da una parte all’altra del sito, mentre il suo cervello si arrovellava di elaborare una strategia per tirare tutti fuori dai guai.
     - Va bene, testa d’uovo! - cominciò, sperando di prendere tempo - Questa volta sei stato un po’ più previdente del solito, ma l’idea di fondo non cambia! Non sei stanco di provare e riprovare il solito vecchio trucco della trappola con ostaggi? -
     - Per una mente primitiva come la tua può sembrare così, ma questa volta ti ho preparato qualcosa di veramente speciale! -
     - Ma il segnale… - protestò debolmente Tails, in preda alla confusione.
     - Esattamente dove volevo arrivare! -
     Eggman protese una mano verso l’alto, in modo che tutti potessero vedere l’apparecchio che stringeva. Era simile ad un piccolo telefono con molti più tasti e un paio di antenne sottili che sporgevano dagli angoli. Al posto dello schermo aveva una concavità in cui era comodamente adagiato un frammento di pietra dal colore turchese.
     - L’ho chiamato amplificatore di frequenza! E’ capace di aumentare a dismisura l’intensità di qualunque segnale radio, perfino più di quelli per le telecomunicazioni! Niente male, vero? -
     - Ha usato quello per attirarci in trappola! - comunicò Rouge, amareggiata come non mai.
     - Ci è sbucato alle spalle come un fantasma e ci ha immobilizzato! - completò Vector - E’ stata una cosa da brivido! -
     - E immagino che noi eravamo i prossimi in lista! - disse Sonic, stringendo i pugni per la rabbia.
     - Non voglio dire che ve lo avevo detto! - esclamò Zephir, tentando di mitigare la sua preoccupazione - Bé, in realtà sì! Io ve lo avevo detto! -
     - Suvvia, non c’è bisogno di allarmarsi tanto! - intervenne Eggman - Tutto quello che voglio è che mi consegniate i frammenti di Gemma che avete racimolato fino ad ora! Non è opportuno che dei bambini giochino con il fuoco di questi tempi! -
     - C’era da aspettarselo! - sentenziò Amy.
     Sonic allargò le labbra in un ampio sorriso canzonatorio e scrollò le spalle.
     - Spiacente, baffone! Ho dimenticato quelle pietruzze nell’altro paio di jeans, più o meno dall’altra parte del continente! -
     - Vi siete fatti furbi, eh? - commentò il dottore, seccato - Anche gli altri vostri compari hanno preferito nasconderle da qualche parte! Poco male! Ho in mente qualcos’altro per divertirci tutti insieme! -
     - Ti è sfuggito un piccolo dettaglio, doc! Siamo ancora tutti e cinque liberi! -
     Sonic ebbe appena il tempo sufficiente a terminare quella frase che un rumore di cingoli arrugginiti si udì alle loro spalle. Fecero appena in tempo a voltarsi per vedere, con la coda dell’occhio, degli oggetti quadrati venire sparati contro di loro. Tails, Amy e Knuckles furono presi in pieno petto dai dispositivi rettangolari e subito i bracci metallici provvidero ad impedirgli i movimenti. Zephir non fu più fortunata, anche se aveva cercato di schivare il proiettile in un primo momento. La sua contromossa non era stata abbastanza veloce e si ritrovò suo malgrado con le braccia bloccate. Sonic, piegando la schiena rapidamente all’indietro, riuscì ad evitare il colpo per un soffio. Una specie di bidone cingolato con una canna rettangolare era spuntato alle loro spalle sparando quegli aggeggi come palle da tennis.
     - Quelli sì che si chiamano riflessi! - si sentì dire da Vector.
     Quando il riccio blu si rimise in posizione eretta guardò i suoi compagni che si divincolavano nel tentativo di sfuggire alla stretta morsa, con scarso successo.
     - Stavi dicendo? - lo schernì Eggman, ghignando trionfalmente.
     - Non darti tante arie! - replicò Sonic - Non è certo la prima volta che prendo a calci il tuo sedere con le mie sole forze! -
     - Solo che la posta in gioco questa volta è molto più alta! -
     Lo scienziato spense l’amplificatore di frequenza e lo mise via; nello stesso istante il bip incessante proveniente dal segnalatore di Tails cessò di risuonare per un secondo, salvo poi riprendere a più basso volume e con maggiore intervallo.
     - Per non rendere infruttuosa la nostra rimpatriata vi propongo un nuovo ed esplosivo gioco da fare tutti insieme! Una caccia al tesoro mai sperimentata prima! Vi spiego come funziona! -
     Dopo che Eggman ebbe premuto un pulsante sulla sua console, i legacci che tenevano intrappolati Drake ed Espio si ritirarono e i due blocchi metallici piombarono pesantemente al suolo. Il lupo colse al volo l’occasione e, arrabbiato com’era, incendiò in un istante le sue mani, avvicinandosi minacciosamente ad Eggman. Geoffrey, Gemerl e tutti gli altri robot caricarono le loro armi e le puntarono di rimando contro di lui, costringendolo ad arretrare a passi lenti.
     - A cuccia, Fido! - sbottò il dottore - Non vorrai mica perderti il divertimento? -
     - Non ho nessun interesse per i tuoi giochi malati! - replicò in tono velenoso.
     - Io dico che ti interessa! Soprattutto dopo che avrai visto questo! -
     Eggman tirò fuori un altro macchinario; questa volta era un piccolo telecomando a distanza. Premette un paio di pulsanti e gli schermi neri dei dispositivi attaccati al petto di tutti i prigionieri si accesero di colpo. Su ognuno di questi lampeggiava lo stesso segnale in caratteri verdi luminosi… 30:00.
     Un unico orribile pensiero trapassò la mente di tutti quanti come una freccia saettante nell’istante in cui si resero conto che si trattava di un timer.
     - Da qualche parte in questa palude è nascosto un altro frammento che non aspetta altro di venire dal suo paparino! - spiegò Eggman, con voce chiara e squillante - Il caso ha voluto che tu, Sonic, il cagnolone e la lucertola rappresentiate le vostre rispettive marmaglie in quella che amo chiamare “La maratona boom boom di Eggman!” -
     - Cos’è? Un tuo nuovo ballo di gruppo? - ribatté Sonic.
     - E’ l’occasione che avete per dimostrare il vostro eroismo! Vi addentrerete nella palude e userete i vostri mezzi per localizzare quella pietra! Chi di voi tre riuscirà a riportarmela otterrà la liberazione della propria squadra, mentre per tutti gli altri… bé, ci sarà un bello spettacolo di fuochi d’artificio questa mattina! -
     Si sentirono trasalire alcuni dei malcapitati prigionieri alle loro spalle, ma non si riuscì a capire di chi si trattava. L’attenzione di tutti era concentrata su Eggman e sul suo sadico ricatto.
     - Abbiamo trenta minuti di tempo per fare quello che ci chiedi, altrimenti farai saltare in aria quelle bombe! - concluse Drake - E il risultato sarà lo stesso se non accetteremo le condizioni! -
     - Precisamente! Hai un ottimo intuito, cagnolone! -
     - Conosco fin troppo bene voi umani! Siete fatti tutti allo stesso modo! -
     La punta di amarezza nella voce di Drake era evidente.
     - Cosa ci assicura che li libererai una volta riportata la pietra? - domandò Espio.
     - Non mi sembra che abbiate altre alternative, o sbaglio? Vi conviene darvi una mossa, ragazzi! Il gioco comincia adesso! -
     Eggman pigiò un altro pulsante sul telecomando e il conto alla rovescia sulle bombe si attivò inesorabilmente. Il cuore dei tre prescelti fece un tuffo quando la pesante consapevolezza che la vita di altri dipendeva da loro gli piombò addosso. Espio fu il primo a muoversi; corse verso Vector e prese dalla tasca dei suoi calzoni il rilevatore arrivato per posta, quindi, dopo una breve occhiata, si addentrò nella palude. Drake, al contrario, si avvicinò a passi lenti verso una Rouge dagli occhi supplichevoli e prese il segnalatore rubato tempo prima a Shadow.
     - Fidati! - le mormorò laconicamente prima di mettersi in marcia anche lui.
     Sonic rimase paralizzato per qualche secondo, esattamente come se fosse stato una statua. Sudori freddi colavano sulla sua fronte e fu solo un debole richiamo di Amy a scuoterlo da quello strano torpore. Scuotendo la testa per prendere coraggio, si avvicinò a Tails e gli slacciò delicatamente dal polso il rilevatore. Se prima il volpino si era chiesto il motivo di quel gesto, immediatamente dopo realizzò che Sonic non aveva con sé il suo dispositivo, dando però in quel momento scarsa importanza alla cosa.
     - Non vi preoccupate! - disse il riccio blu, rivolto ai suoi amici - Vi tirerò fuori da questa situazione! Tutti quanti! -
     Si voltò per scagliare un’occhiata avvelenata verso Eggman, il quale rispose con un sorriso di superiorità.
     - Non la farai franca neanche questa volta, Eggman! -
     - Spiacente! Già fatto! -
     Senza trovare nient’altro da rispondere, Sonic si allontanò a grandi passi. Solo quando era ormai lontano, il dottore pronunciò le parole che ridussero drasticamente le speranze di tutti i prigionieri.
     - Forse avrei dovuto specificare che anche Shadow sta cercando quel frammento! -

     I minuti successivi furono forse i più angoscianti e tormentati che Sonic ricordasse di aver vissuto in tutta la sua esistenza. Correva a più non posso nella palude, fendendo gli intrichi di rovi con azioni rotanti ad alta velocità e sollevando schizzi di fango al suo passaggio. Con quel ritmo di corsa sarebbe stato difficile per chiunque individuare un piccolo pezzo di pietra tra acquitrini maleodoranti e rami spinosi, pur seguendo il segnale di un rilevatore, ma quella era l’ultima cosa a cui il riccio blu stava pensando. La sua mente era immersa nel caos più totale, nella preoccupazione che lo divorava ogni secondo di più. Le facce dei suoi amici gli vorticavano davanti agli occhi, come sinistri fantasmi che era impossibile afferrare. Un’unica idea che lo affliggeva e lo torturava come migliaia di punture incandescenti occupava interamente lo spazio della sua razionalità: la vita dei suoi compagni dipendeva da lui. Aveva poco tempo per assecondare la richiesta di Eggman, altrimenti avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni con il rimorso per non aver salvato le persone a cui teneva. Il suo cuore batteva all’impazzata e i sudori freddi del panico colavano lungo la sua fronte. La sicurezza e la faccia tosta con le quali affrontava sempre i pericoli più grandi si era dissipata in un battito di ciglio di fronte ad una tragica prospettiva di morte. E se non ci fosse riuscito? Se non avesse trovato il frammento o qualcun altro l’avesse fatto prima di lui? La scomparsa di Tikal lo aveva gettato nell’insicurezza più totale; non era più sicuro di poter proteggere i suoi amici dall’incombente minaccia, non confidava più nelle sue capacità e ad aggravare la situazione era arrivato questo tremendo ricatto. In un momento in cui la tristezza e la sfiducia si erano impadroniti di lui, un simile peso e una simile responsabilità erano piombati sulle sue spalle, soffocandolo lentamente, e dover lottare contro le magre speranze di tirare fuori tutti quanti da quel pericolo, pensava, era quanto di peggio gli potesse capitare.
     Aggrappandosi alle ultime briciole di determinazione rimastegli, strinse i pugni e tentò di individuare la posizione della pietra maledetta che gli stava causando tante sofferenze. L’area era molto ampia, ma fortunatamente il segnalatore restringeva di molto lo spazio di ricerca. Si guardò intorno mentre correva, accertandosi di non essere seguito né di avere altri concorrenti in gara con lui. Superò con un agile balzo un fitto cespuglio di mangrovie e atterrò su di una pozzanghera che schizzò melma da tutte le parti. Proseguì nella sua marcia frenetica, tenendo d’occhio il segnale e l’orario per sapere quanto tempo gli rimaneva.
     Non appena fu sbucato su di un piccolo viottolo di terra che si faceva strada tra i rovi, sentii dei tonfi ritmici provenire da dietro le sue spalle. Non fece neanche in tempo a voltarsi che si trovò a correre a quattro zampe accanto a lui un lanciatissimo Drake. Gli sguardi dei due si incrociarono per un momento e fu inequivocabile il messaggio che si lanciarono. Sonic decise di distanziarlo, aumentando la velocità, ma il lupo previdente, avendo intuito quella mossa, spiccò un lungo salto e, all’apice dell’elevazione, scagliò un getto di fiamme ad alta temperatura su un tratto del sentiero. Un muro di fiamme si innalzò di fronte al riccio blu, costringendolo ad una brusca frenata, anche se dopo pochi secondi il fuoco si placò, in mancanza di materiali combustibili per alimentarlo.
     Sonic si voltò allora per affrontare il suo avversario, deciso come non mai ad averla vinta.
     - Vuoi una scazzottata in ricordo dei vecchi tempi? - domandò, prima di lanciarsi all’attacco senza neanche aspettare risposta.
     Drake schivò i due pugni che gli arrivarono contro, ma non approfittò del vantaggio per sferrare un attacco a sua volta. Indietreggiò di qualche passo e protrasse le mani infuocate in un gesto di difesa.
     - Non serve combattere! - disse in tono chiaro - Specialmente adesso! -
     - Certo! E io sono un ramarro viola! -
     Sonic si scagliò in azione rotante contro il lupo, che non poté evitare di essere colpito in pieno stomaco. I suoi muscoli e la sua mole, però, offrirono un’imponente resistenza che gli permise di rimanere in piedi. Afferrò la palla di aculei rotante e la gettò lontano, storcendo la bocca per la sensazione pungente avvertita nelle sue mani. Sonic, deciso a non darsi per vinto, approfittò dello slancio per rimbalzare contro un tronco secco e partire nuovamente all’attacco. Questa volta, Drake fu più previdente e si chinò in avanti per evitare il proiettile spinoso, quindi concentrò una cappa di fuoco rovente davanti a se stesso alla stregua di scudo protettivo.
     - Raffreddati, blu! - esclamò Drake, seccato - Non è il momento di perdere la testa! -
     - Se credi di soffiarmi il frammento, cambia aria! - fu l’immediata risposta - Non lascerò che i miei amici saltino in aria a causa tua! -
     L’approccio successivo che adoperò il riccio blu fu una carica in avanti con tutto il peso del corpo, incurante delle fiamme che avvolgevano l’avversario, incurante di qualunque altra cosa che non fosse il suo obiettivo. Purtroppo per lui, Drake riusciva a ragionare a mente più lucida in quella situazione, per cui gli fu sufficiente spostarsi di pochi centimetri e tendere una gamba per far inciampare il riccio e scaraventarlo di faccia nella melma. Deluso e umiliato, Sonic tentò di rimettersi in piedi, ma si sentì afferrare alla gola da Drake e sollevare di peso.
     - Sta zitto e ascoltami una buona volta! - ringhiò il lupo, guardando il riccio dritto negli occhi - Nessuno salterà in aria se giocheremo bene le nostre carte! -
     Un forte fruscio si sentì improvvisamente alla loro destra. Drake puntò la mano libera in quella direzione, pronto a fare fuoco se ci fosse stato qualche pericolo in vista. Dal labirinto di mangrovie spuntò un malconcio Espio che si reggeva a fatica al suo bastone allungabile. Drake lasciò andare subito Sonic e corse ad offrire il suo aiuto al camaleonte stordito. Aveva alcuni lividi vistosi sul volto e dei graffi rossastri su buona parte del corpo, i suoi vestiti erano sporchi e sgualciti, quasi come se fosse stato centrifugato in lavatrice. Dal modo in cui respirava affannosamente si capiva che aveva sostenuto un durissimo combattimento.
     - Shadow! - riuscì a dire con un filo di voce - E’ qui! Sta cercando… il frammento! -
     Prevedendo che sarebbe crollato da un momento all’altro, Drake gli offrì una spalla su cui appoggiarsi, mentre recuperava le forze, quindi lo aiutò a sedersi su una zolla di terreno asciutto dove poteva riposare i muscoli affaticati. Non appena Sonic sentì pronunciare il nome del suo sosia, avvertì l’agitazione arrivare di nuovo a livelli allarmanti. Si ripulì velocemente dal fango appiccicato sulla faccia e si preparò a riprendere la corsa, sentendo il tempo scorrere inesorabilmente verso il punto critico.
     - Non provarci! - sbottò Drake furente - Tu non ti nuovi da qui! -
     - Ah, sì? E chi me lo impedirà? -
     - Questo! -
     Un poderoso pugno si infranse sulla mascella di Sonic, talmente potente da atterrarlo con un solo colpo e mandarlo di nuovo a fare un bagno di fango. Stordito e arrabbiato, il riccio si massaggiò la guancia indolenzita, meditando una tremenda vendetta contro il suo aggressore, sebbene gli mancassero le forze per metterla in atto.
     - Sono stufo marcio di psicopatici che si divertono a manovrarmi come una marionetta! E sono stufo di quelli che sono talmente stupidi da assecondarli! -
     - Hai sentito quello che ha detto! - protestò Sonic - Farà esplodere quelle bombe se non gli portiamo il frammento! -
     - No! - esclamò Espio a quelle parole - Non posso lasciarli morire! -
     - Non morirà nessuno! - ribadì il lupo, sempre più convinto.
     - E’ facile dirlo per te! - replicò il riccio, inviperito - Tu non hai nessuno a cui tieni, per cui preoccuparti! -
     Il lampo di furia cieca che brillò nelle pupille di Drake ebbe il singolare effetto di incutere timore in Sonic. Che si fosse spinto troppo oltre? Anche se fosse stato vero, le parole successive del lupo furono comunque pronunciate in tono calmo e rassicurante.
     - Sono in ansia per gli altri esattamente quanto voi, ma non per questo accetto di fare il gioco di Eggman! Non capite? Ci ha messo l’uno contro l’altro per impedirci di reagire e l’ha fatto colpendoci nel punto più debole: i nostri affetti! In questo modo, comunque vada, avrà il suo frammento e avrà vinto la partita! Combattendo tra di noi non faremo altro che aiutarlo! -
     - Non abbiamo altra scelta! - affermò Espio - Solo uno di noi può portargli la pietra e liberare gli altri! -
     - E’ quello che possiamo fargli credere, ma se vogliamo uscire tutti interi da questa situazione dobbiamo collaborare! Mi stupisce che debba essere io a dirvelo, maledizione! -
     Sonic valutò con attenzione le sue parole. Il suo tono di voce era calmo e convincente, un qualcosa che aveva il potere di placare la sua agitazione e gli permetteva di ragionare con tranquillità. La prospettiva di ingannare Eggman e di passare al contrattacco era molto rischiosa, ma non vedeva altro modo per impedire che fossero mietute vittime. Probabilmente, si diceva, avrebbe dovuto pensarci prima, ma l’impulsività e la paura delle conseguenze avevano preso il sopravvento senza che se ne rendesse conto.
     - E’ molto pericoloso! - disse Sonic - E se qualcosa andasse storto? -
     - Dobbiamo solo impedire ad Eggman di detonare le bombe! Tu sei super veloce e lui può mimetizzarsi! Unendo le nostre forze possiamo liberarli tutti prima che accada il peggio! -
     Ci furono pochi secondi di silenzio, poi sia Espio che Sonic si rimisero in piedi con un’espressione risoluta dipinta in volto.
     - D’accordo! - acconsentì il riccio - Abbiamo ancora venti minuti di tempo a disposizione! Usiamoli come si deve! -
     - Abbiamo bisogno del frammento come esca per distrarre Eggman! - spiegò Drake - Va trovato e in fretta anche! -
     - E come la mettiamo con Shadow? - domandò Espio.
     - Se ci sbarrerà la strada… allora dovremo neutralizzarlo! -

     Era una sensazione meravigliosa la soddisfazione di avere la vittoria stretta in pugno, una cosa che innumerevoli volte aveva provato, ma che mai si era portata a compimento definitivo. Adesso invece, comodamente spaparanzato sul suo Egg Walker, con una bibita in mano e i suoi robot panciuti a fargli vento con degli enormi ventagli, il dottor Eggman si sentiva letteralmente il re del mondo. Era così sicuro della riuscita del suo brillante piano che non aveva remore a festeggiare anzitempo la sua sfolgorante vittoria. Dopo tanti anni per lui, finalmente, le cose cominciavano a prendere la giusta piega. Mentre aspettava pazientemente il ritorno dei suoi accondiscendenti nemici, gli capitava di alzare ogni tanto lo sguardo dal giornale che stava tranquillamente leggendo per controllare lo stato d’animo dei prigionieri. La sua serenità in ogni più piccola azione faceva a pugni con l’aria di paura e di ansietà che si respirava tra di loro.
     Il timer sulle loro bombe scorreva inesorabile, contando i minuti che restavano loro da vivere, senza che nessuno dei presenti se ne curasse. Erano stati radunati dai robot armati al centro dell’area, seduti sul terreno polveroso uno accanto all’altro, il viso rivolto verso Eggman. Ad eccezione di Omega, erano tutti stanchi e spaventati, con il terrore che gli si leggeva in ogni lineamento. Altri, come Knuckles e Vector, stavano tentando in tutti i modi di liberare le braccia, facendo attenzione a non essere scoperti, solo che non avevano fatto i conti con la robustezza degli arti meccanici. Era come tentare di smuovere una montagna con un cucchiaino per quanto i loro sforzi erano inutili e, dopo fatica e sudore, potevano solamente sfogare la frustrazione lanciando occhiate furiose alla volta del dottore.
     - Lascia perdere, dolcezza! - sussurrò ad un certo punto Rouge ad Amy, sedutale accanto - Sono troppo resistenti per allentarsi! -
     La riccia rosa stava tentando in tutti i modi di liberare almeno un braccio, facendo forza sui legami che la tenevano ben salda, ma senza ottenere niente. Il suo respiro era affannoso e la sua fronte era imperlata di sudore.
     - Dobbiamo fare qualcosa! - protestò Amy - Non ce la faccio più ad aspettare! -
     - Non è una passeggiata neanche per me, ma non c’è niente che possiamo fare in queste condizioni! Possiamo solo aspettare e sperare! -
     Amy lanciò un’occhiata a Knuckles e a Vector, poco più in là, che nonostante la loro forza e i loro continui tentativi non riuscivano in alcun modo a liberarsi. Tuttavia, questo non fu sufficiente a far demordere la riccia e continuò con tutte le forze a spingere le braccia contro le funi in metallo, tanto che il suo corpo vibrava per lo sforzo. Dopo una prova parecchio estenuante, cedette allo sforzo e cadde di lato sul terreno, ormai priva di resistenza e di equilibrio. Il tonfo fu abbastanza forte da giungere alle orecchie di Eggman che si guardò intorno allarmato alla ricerca della fonte di quel colpo.
     - Che spreco di energie! - commentò con un sorriso sollevato - State ancora cercando di liberarvi? Potete risparmiare le forze! Nessuno si muoverà da qui finché non avrò quel frammento di Gemma tutto per me! Sparky, vai a raddrizzare riccio in gonnella! Non voglio che i fuochi d’artificio inizino prima del tempo! -
     La lince annuì con il capo e si affrettò a raggiungere Amy, con il solito sguardo fisso e la camminata rigida e impettita. Chinandosi sulla ragazza immobilizzata, la afferrò per le spalle e la rimise in posizione diritta. Amy si aspettava che lo avrebbe fatto alla maniera robotica, cioè bruscamente e frettolosamente; invece, il suo tocco era stato delicato e premuroso, esattamente come quando lo aveva conosciuto, ma non poteva essere di nuovo cosciente di sé se assecondava i desideri di Eggman. Era forse uno scherzo della sua mente vederlo strizzarle l’occhio in un istante fugace? Credeva di aver notato quel gesto amichevole con la coda dell’occhio, ma quando si soffermò con più attenzione sul suo volto scorse con delusione la solita vacua e obbediente espressione.
     In quel frangente, dalla console di comando dell’Egg Walker provenne un trillo elettronico, simile a quello di un telefono, ma meno squillante e più cantilenante. Infastidito dall’interruzione, il dottore borbottò qualcosa su dei tostapane smontati e rispose alla chiamata.
     - Chi osa interrompere le importanti riflessioni di un genio? - sbraitò.
     La voce meccanica di uno dei suoi assistenti gli giunse di rimando, più altisonante del solito.
     - Dottore, dottore! Deve tornare immediatamente alla Base! Abbiamo tanta paura! -
     - Mi hai chiamato per dirmi di esserti guardato allo specchio? - ringhiò Eggman.
     - La Techno Base è infestata dai fantasmi, dottore! Venga a salvarci! -
     - Ti si sono forse fusi i transistor? Di cosa vai blaterando? -
     - I suoi appunti sugli esperimenti del bio-duplicatore, le sue registrazioni e tutto il resto del materiale sono spariti! La stanza è stata saccheggiata completamente! -
     Dal modo in cui i baffi dell’omaccione tremarono per un istante si poteva dedurre che la notizia non era servita a mantenere il suo buonumore.
     - Controllate il video delle telecamere a circuito chiuso! Chiunque sia stato a portare via il materiale sarà inchiodato sullo schermo! -
     - Già fatto, dottore! Le telecamere hanno smesso di funzionare per un’ora la notte scorsa e quando hanno ripreso a filmare era già tutto sparito! -
     - Come è possibile che qualcuno dall’esterno abbia potuto disattivarle? - si domandò lo scienziato, preoccupato.
     - E’ sicuro che non si tratti di ectoplasmi spiritici o metamorfosoidi fantasmali? -
     - Non dire assurdità! Non è stato un fantasma a rubare i miei appunti, ma un ladruncolo codardo! E poi… ehm… se davvero si tratta di un fantasma lascio a voi il compito di catturarlo prima del mio ritorno! -
     Senza dare spazio ad ulteriori proteste, Eggman chiuse la comunicazione e scacciò in fretta l’idea inquietante di uno spirito che gli sbucava da sotto le coperte nel suo lettone facendogli schizzare in alto la berretta da notte a cuoricini.

     - Shadow! -
     Il suo nome risuonò nella pesante aria paludosa che lo circondava. Si voltò di scatto, con gli occhi che gli brillavano di un fuoco combattivo, e scorse immediatamente gli ostacoli sulla sua strada che si aspettava di trovare e che non vedeva l’ora di scalzare. Sbucati all’improvviso dal sentiero alla sua destra, c’erano Sonic, Drake ed Espio, una combinazione che non prevedeva di incontrare ma che non gli suscitava nessun timore particolare. Sapeva benissimo che avrebbe incontrato qualcuno desideroso di fermarlo, primo fra tutti il camaleonte in cui si era imbattuto poc’anzi. Ci aveva messo pochissimo a liberarsi di lui e non dubitava che sarebbe stato altrettanto facile con chiunque altro, fossero anche organizzati in un esercito armato. Non c’era timore né esitazione sul volto del riccio nero, anche se i suoi tre avversari avevano tutta l’aria di volerlo ostacolare ad ogni costo. Il piano diabolico che il dottor Eggman gli aveva riferito implicava necessariamente il coinvolgimento di altri pretendenti al frammento di Gemma e, sebbene in cuor suo sapesse che in questo modo avrebbe mietuto delle vittime, gli interessava solamente portare a termine il suo obiettivo. Come era accaduto anche in precedenza, ogni fibra del suo corpo era tesa e pronta a dare del suo massimo per raggiungere il suo scopo, senza curarsi del prezzo o delle conseguenze.
     Il segnale del frammento lo aveva condotto fino al limitare della zona paludosa, ai piedi di un modesto rilievo montuoso che si estendeva a nord per diversi chilometri. Era rimasto vagamente perplesso del fatto che la traccia lo conducesse nella pancia della montagna, ma non appena scorse l’ingresso di una galleria naturale che si faceva strada nelle viscere della terra capì che avrebbe dovuto recarsi lì dentro. Era proprio in procinto di farsi strada nel buio della caverna, quando avvertì la presenza dei suoi avversari, prontamente annunciata dal risuonare del suo nome.
     - La festa è finita! - esclamò Drake, minaccioso - Quel frammento lo prendiamo noi! -
     - Non vi basterebbe un carro armato per fermarmi! - replicò il riccio nero - Provate a fare una sola mossa e vi garantisco che non tornerete a casa sulle vostre gambe! -
     - Finiscila, Shadow! - intervenne Sonic, serio più che mai - E’ una faccenda importante questa volta! Eggman ha degli ostaggi e se non gli riportiamo il frammento li farà fuori uno ad uno! -
     - Lo so benissimo e la cosa non mi riguarda affatto! Ho un lavoro da svolgere e niente mi impedirà di portarlo a termine, né voi, né nessun altro! -
     Dopo queste ultime parole fu immediatamente chiaro che non c’era una via di dialogo contro la risolutezza assoluta di Shadow. L’unica soluzione che avevano era metterlo in condizione da non poter nuocere a nessuno. Come se lo avessero letto tutti e quattro nei loro occhi, lo scontro era aperto in quell’istante senza che fosse necessario aggiungere altro. Shadow si vide attaccato simultaneamente da tre lati ma fu in grado di respingere ogni colpo con una velocità sorprendente anche per lui. Afferrò con una mano il bastone di Espio, diretto pericolosamente verso il suo collo, e glielo strappò di mano, allontanandolo subito dopo con un calcio in pieno petto. Con l’arma appena acquisita, atterrò Sonic con una sonora mazzata sul volto e, saltando, evitò il getto di fiamme scagliato da Drake per poi piombare su di lui a gamba tesa come un falco, costringendolo ad indietreggiare. Quando il lupo tentò un nuovo approccio, Shadow gli lanciò il bastone per farglielo afferrare e tenergli occupate le mani mentre lo colpiva con una serie di rapidi colpi stordenti sul collo. I suoi sensi sviluppati gli riferirono l’avvicinamento rapido di Sonic ed Espio e gli fu sufficiente un doppio calcio girato per sventare la duplice minaccia. Carico di energia e di collera, concentrò la potenza che aveva in corpo e la rilasciò in uno smorzato Chaos Blast che produsse comunque un’onda d’urto tale da scaraventare a pochi metri di distanza i tre malcapitati.
     Per quanto riguardava Shadow, lo scontro era già finito, poiché era inutile perdere altro tempo a misurarsi con loro. Rapido come un gatto, si precipitò all’interno della grotta e, una volta al riparo, scagliò un paio di frecce d’energia sulla volta di pietra. Ci fu uno schianto pauroso e un rombo assordante mentre le rocce prive di sostegno franavano e rotolavano giù dalla fiancata, sollevando un nuvolone di polvere e ostruendo completamente l’entrata ad arco della galleria.
     - No! - esclamò Sonic dopo il crollo.
     Tentò di smuovere i massi che bloccavano il passaggio ma erano davvero troppo pesanti da spostare a mani nude. Abbassò lo sguardo e sferrò un pugno di frustrazione contro la pietra. Il dolore alle nocche gli servì ad alleviare per un solo istante quello bruciante che stava provando nel petto.
     - E’ finita! - sentenziò Espio con voce rotta - Non ce la faremo mai a liberare l’ingresso da soli! -
     - Dobbiamo trovare un’altra entrata! - propose Sonic - Deve essercene una! -
     - Non abbiamo abbastanza tempo! - replicò Drake - Non ce la faremo mai a trovare un’entrata, sconfiggere Shadow e tornare da Eggman prima che scada il tempo! -
     - Vuoi forse arrenderti adesso? -
     - Mai detto questo! -
     Il lupo sollevò una mano, in modo da mostrare il piccolo lapislazzulo azzurro dalla forma irregolare che teneva tra le dita.
     - E’ di Rouge! L’ho sfilata dal suo guanto senza che se ne accorgesse quando ho preso il suo rilevatore! Ho pensato che avrebbe potuto essere una buona esca per Eggman nel caso ci fosse sfuggito il frammento! -
     - Questo sì che è usare la testa! - commentò Espio, ammirato.
     - Va bene, ma come lo usiamo? - chiese Sonic impaziente - Come gli impediamo di far saltare in aria i nostri compagni? -
     - Ve lo spiego strada facendo! Andiamo, presto! -
     Il tempo stringeva e l’improvvisato trio si affrettò a ritornare nell’accampamento dove la vita dei loro amici era sempre più in bilico.

     I timer lampeggianti sulle bombe che portavano al petto ormai segnavano ancora cinque minuti prima dell’inimmaginabile conclusione di tutto. Anche i più tenaci avevano rinunciato al tentativo di liberarsi, troppo stanchi e sfiduciati per proseguire. Ogni energia residua che avevano in corpo era stata sbriciolata da quell’incessante ticchettio che scandiva inesorabilmente il loro tragico destino. In un silenzio tombale e in uno stato di profonda apatia angosciante, aspettavano l’inevitabile con le speranze ormai scarse che andavano fuggendo. Anche Eggman cominciava a dare segni di irrequietezza, guardandosi intorno ogni minuto e controllando l’orario nervosamente.
     Dopo quella che sembrò un’eternità, si udirono degli scalpiccii nell’acqua fangosa che amplificavano dei passi in avvicinamento. L’attenzione generale si riscosse immediatamente e, come era prevedibile, tutti i presenti puntarono gli occhi nella direzione da dove provenivano i rumori, i cuori che martellavano nel petto e un grosso nodo che bloccava loro la gola. Quando spuntò davanti a tutti un provato Drake, le reazioni successive spaziavano dal sollievo di alcuni, allo sconforto di altri al puro terrore di terzi. Lo sguardo di tutti era fisso sul lupo, che avanzava a passi lenti con un’espressione seria e inflessibile. Nessuno notò un lampo blu che aveva investito uno dei robot armati trascinandolo silenziosamente, ma con violenza, lontano dalla portata di chiunque.
     - Ti sei fatto attendere molto, cagnolone! - disse il dottore con il solito ghigno - Spero almeno che tu non sia tornato a mani vuote! -
     Con la semplice pressione di un pulsante sul suo telecomando, il conto alla rovescia sulle bombe si arrestò di colpo e tutti poterono tirare un momentaneo sospiro di sollievo.
     Drake non proferì parola, ma si limitò a mostrare un piccolo gioiello colorato disteso nel palmo della sua mano. Il sorriso maniacale di Eggman si allargò ancora di più di fronte al frutto per lui inequivocabile della sua geniale pensata. Erano tutti così occupati a rimirare la pietruzza da non rendersi conto che un altro robot stava collassando a terra privo di vita, abbattuto da una forza invisibile.
     - E che fine hanno fatto gli altri due concorrenti? - domandò ancora lui, dando voce ai pensieri di tutti i prigionieri.
     - Sono stati resi inoffensivi! - rispose il lupo, mentre con la coda dell’occhio contava gli automi che stavano silenziosamente andando giù.
     - Splendido! Tutti quelli che puntavano su di te saranno molto soddisfatti! Adesso puoi consegnarmi quel frammento! -
     Eggman tese la mano, sicuro del fatto suo, solo che Drake lo ricambiò con un sorriso beffardo.
     - Questa è la parte in cui la tua vigliaccheria viene fuori, non è vero? Non avevi forse detto che avresti liberato i miei compagni? -
     - Quanta diffidenza al giorno d’oggi! La parola d’onore non vale più un soldo bucato da queste parti! -
     - Se si tratta della tua vale ancora meno! -
     Concentrato ad osservare attentamente la situazione, Drake stava ottenendo esattamente quello che voleva: distrarre il dottore il tempo necessario a Sonic e ad un invisibile Espio per ridurre di soppiatto il numero della fazione avversaria. Finché avessero continuato a parlare, il campo era libero per una veloce e studiata sommossa.
     - In ogni caso non ti conviene sfidare la mia pazienza! - lo avvertì Eggman, brandendo il telecomando a distanza - Mi basta un semplice click e l’allegra brigata alle mie spalle finirà in brodo come spezzatino! -
     - E’ altrettanto vero che basterà a me una semplice pressione per frantumare la tua preziosissima pietra magica! Forse è il caso di scendere a un compromesso! -
     Della dozzina di robot armati che pattugliavano il perimetro, ne erano rimasti meno della metà. Sonic ed Espio stavano facendo un ottimo lavoro dato che nessuno si era ancora accorto di niente.
     - Adesso basta! - sbraitò il dottore, inviperito - Dammi quel frammento immediatamente o ti trasformo in una pelliccia di tendenza! -
     - Se ci tieni tanto, eccoti accontentato! -
     Era il momento giusto. Con il cuore che batteva come un tamburo, Drake lanciò la pietruzza a descrivere un arco in aria, diretta verso Eggman. L’uomo alzò lo sguardo per seguire la traiettoria e afferrarla al volo, rimanendo così per un attimo scoperto e dando un’occasione appetitosa perché lo spettacolo cominciasse. Approfittando del momento, il lupo sparò un getto di fiamme poderoso contro la facciata dell’Egg Walker. Il colpo fu così forte da sbalzarlo all’indietro e farlo precipitare con un forte tonfo. Il contraccolpo prese Eggman completamente alla sprovvista e, ritrovandosi con il suo supporto semovente a gambe all’aria, si lasciò sfuggire il telecomando e la pietra sul terreno battuto.
     - Ora! - urlò Drake, lanciando il segnale per l’attacco.
     L’aria era carica di tensione. Sonic sfrecciò più veloce che poteva verso il centro dell’accampamento, le mani bramose di afferrare il telecomando.
     - Sparky! Gemerl! Fermateli! -
     I suoi piani dovettero cambiare quando le due guardie del corpo furono interpellate. Sparky caricò di energia il suo braccio meccanico e cominciò a scagliare scariche ad alto voltaggio nel tentativo di colpire Sonic. Nonostante questo, furono sufficienti al riccio delle minime mosse per evitare i raggi abbaglianti. La mira non era proprio il forte di quella lince, tanto che uno dei suoi fasci di elettricità si abbatté per sbaglio sul macchinario per l’invisibilità di Eggman, mandandolo in corto circuito e facendolo saltare in aria in un tripudio di scintille luminose.
     - No! Fermo, Sparky! Il mio povero perturbatore! -
     Ringhiando come un cane rabbioso, il dottore protese il braccio per afferrare il comando a distanza, ma lo sferzare delle stellette appuntite di Espio ad un centimetro dalla sua mano gli fecero cambiare idea. Gemerl e i robot superstiti si stavano preparando minacciosamente a fare fuoco, anche se non avevano fatto i conti con la prontezza di riflessi di Drake. Fu proprio quest’ultimo a lanciare un palla di fuoco contro Gemerl, neutralizzandolo per qualche secondo, e a raggiungere con un agile balzo l’unica artiglieria di cui disponeva.
     - Tutti a terra! - urlò, afferrando Omega per i fianchi e tenendolo ben saldo.
     Quelli che erano ancora intrappolati, obbedirono all’istante, e chinarono il capo verso il basso, spaventati e in preda all’agitazione. Una volta assicuratosi che tutti avessero obbedito, puntò i piedi sui talloni di Omega e si lasciò cadere all’indietro, atterrando al suolo ma mantenendo l’enorme robot nella posizione più orizzontale che l’enorme peso e i muscoli delle sue braccia riuscissero a sostenere.
     - Omega, i mitragliatori! -
     E-123 obbedì prontamente all’ordine ricevuto ed estrasse dalle sue braccia i fucili di cui disponeva. Non avendo mobilità a causa dell’esplosivo che bloccava i suoi arti ai fianchi, poteva affidarsi solo a Drake per gli spostamenti necessari a prendere la mira. Esattamente come se stesse pilotando un veicolo armato in una maniera un po’ inusuale, Drake impartì il via e una raffica di proiettili sferzò l’aria trapassando i robot nemici prima che potessero rispondere al fuoco. L’ampiezza del raggio d’azione fu appena sufficiente a colpire le loro gambe metalliche, ma si rivelò comunque una mossa efficace quando questi piombarono a terra privi di sostegno.
     - No! No! - continuava a sbraitare Eggman - Fermateli! Schiacciateli! Sedateli! Sparky, perché non stai combattendo? -
     In effetti, la lince si era comodamente appoggiata con la schiena ad un albero ad osservare tranquillamente lo scontro che infuriava. Si voltò a guardare il suo padrone con aria vagamente stupita e gli diede un’equivocabile spiegazione.
     - E’ stato lei a dirmi di stare fermo! -
     - Ma non intendevo in questo senso! - replicò Eggman, reprimendo un urlo di rabbia.
     Dopo aver preso a calci l’ultimo paio di robot, Sonic decise che poteva tornare ad occuparsi del telecomando. Nella pioggia di proiettili scatenata da Omega, nessuno aveva osato arrischiarsi a fare una mossa avventata per recuperarlo, ma grazie alla sua velocità sarebbe stato in grado di impadronirsene facilmente. Eggman ebbe la stessa idea una volta che il pericolo delle pallottole vaganti fu sparito ed individuò l’apparecchio a pochi metri da lui con l’occhio del predatore affamato. I due nemici giurati si lanciarono al recupero nello stesso frangente, anche se il risultato era facile da prevedere. Doppiare la rapidità di un uomo come il dottor Eggman era meno di uno scherzo per Sonic ed infatti nell’istante di un battito di ciglio il riccio supersonico glielo soffiò da sotto al naso.
     - Spiacente, doc, ma ti è andata male anche questa volta! -
     La sicurezza di Sonic avrebbe fatto ben presto i conti con il bruciante desiderio di riscatto della sua arcinemesi. Piombò di nuovo a bordo del suo Egg Walker e lo rimise faticosamente in piedi, quindi, con le pupille lampeggianti di una furia cieca, utilizzò la strumentazione per tracciare gli spostamenti del riccio. Sapeva esattamente cosa fare per fermare la sua fuga in corsa e gli bastava premere uno dei tanti pulsanti sul suo quadro di comando. Un’onda sonora ad alta frequenza scaturì dalle piccole casse sotto ai fari dell’Egg Walker, stridendo così forte da far gemere di dolore tutti i presenti. Come previsto, il frastuono fu troppo anche per Sonic, il quale si fermò di colpo e si coprì le orecchie con le mani, lasciando cadere incustodito il telecomando.
     - Preso! - esclamò Eggman dopo aver stretto le dita sul suo apparecchio.
     Digrignando i denti per trattenere l’ira accumulata, scalzò via Sonic dalla sua strada colpendolo con il piede metallico gigante dell’Egg Walker, un colpo spaccaossa che lo proiettò ad una distanza da dove non poteva più nuocere. La prospettiva del suo piano perfetto era andata a monte nel giro di pochi minuti e poteva sentire la rabbia ribollirgli nello stomaco, trasformandolo in una pentola a pressione. La scorta dei suoi robot era stata neutralizzata interamente, Gemerl era stato atterrato da Drake e Sparky continuava a rimanere comodamente seduto ad osservare lo scontro. Era arrivato il momento di assaporare finalmente una vendetta esplosiva che avrebbe cancellato per sempre dalla sua vita quelle pesti fastidiose.
     - Ve la siete proprio cercata! - esclamò furente - Addio per sempre, marmocchi! -
     L’istante che intercorse tra la minaccia di Eggman e l’attivazione del detonatore sul suo telecomando fu forse il momento che più sarebbe rimasto impresso nella loro memoria. Sonic avvertì un moto di paura misto a delusione sommergerlo dalla testa ai piedi nel suo gelo, la tipica sensazione di sconfitta che si prova quando tutto ciò per cui si è combattuto e tutto ciò a cui si tiene si sgretola in un secondo davanti ai tuoi occhi. Il suo cuore e quello di tutti gli altri si fermò di colpo, il loro respiro morì nel loro petto e, con gli occhi chiusi, si prepararono per quanto possibile alla fine di tutto. Il click del pulsante rimbombò come una campana nel silenzio atterrito, una volta, due volte, tre volte… ed erano ancora tutti lì. Chi ebbe il coraggio di aprire gli occhi rimase sorpreso e ammutolito nel vedere Eggman che premeva a ripetizione l’innesco, sempre più forte, fino a prendere a pugni il telecomando con la forza di tutta la sua frustrazione.
     - Perché non funziona? - ringhiò feroce.
     Sonic non aspettava altra occasione per passare all’azione. Scattò come un ghepardo verso il suo obiettivo e saltò in braccio al dottore come un bambino affettuoso.
     - Abbasso l’obesità! - esclamò festoso prima di piombare addosso allo scienziato.
     Il suo peso scagliato a tutta forza ebbe il risultato di far beccheggiare l’equilibrio già precario dell’Egg Walker e di farlo schiantare al suolo completamente inerme per la seconda volta. Il riccio blu afferrò Eggman per la gola e con le nocche dell’altra mano grattò più veloce che poteva la sua pelata, sollevando proteste e maledizioni furibonde.
     - La festa è finita, doc! Liberali o il guscio di questa testa d’uovo potrebbe consumarsi totalmente! -
     Il dottore era completamente in balia delle torture di Sonic e non poteva fare altro che obbedire per far cessare quel tormento. Attivato il comando apposito, i dispositivi esplosivi ritirarono i loro arti metallici, piovvero inermi sul terreno e furono tutti di nuovo liberi di muoversi. Si sgranchirono finalmente le braccia e festeggiarono con un urlo di gioia e di sollievo.
     - Adesso sperimenterò una nuova ricetta: polpette all’uovo baffuto! - disse Vector, ansioso di menare le mani.
     - Lasciane un po’ anche a me! - gli fece eco Knuckles.
     - Gemerl! - esclamò il dottore, all’improvviso.
     Il robot, di nuovo operativo all’insaputa di tutti, tornò all’attacco e allontanò Sonic dal suo padrone con un calcio rapido. Le pesanti gambe dell’Egg Walker si separarono dal supporto volante e il dottore poté tornare a solcare i cieli sulla sua navicella. Gemerl e Sparky saltarono a bordo, aggrappandosi a due ali metalliche appositamente spuntate ai fianchi.
     - Prima o poi la vostra fortuna si esaurirà! - dichiarò Eggman, puntando un dito contro Sonic - E quando avrò la Gemma tutta per me farò in modo di cancellarvi dalla faccia di Mobius senza lasciare traccia! -
     - Non dimenticare di cancellare anche la tua cellulite! - aggiunse Sonic, cercando di raggiungere con la voce il suo nemico di sempre che si stava allontanando con la coda tra le gambe.
     E così, tutto ad un tratto, il pericolo era cessato. Ci vollero alcuni secondi perché tutti realizzassero di essere sani e salvi e il loro battito cardiaco riprendesse ad una frequenza rassicurante. Amy si precipitò tra le braccia di Sonic, in un abbraccio rassicurante per entrambi.
     - Probabilmente non te lo dirò mai più! - disse Rouge, stampando un bacio sulla guancia di Drake - Ti adoro! -
     L’effetto curioso che quel gesto di affetto ebbe sul lupo fu di costringere le sue mani a produrre una breve fiammata senza controllo che spaventò entrambi. Drake spostò lo sguardo verso l’alto e agitò le dita per spegnere le fiamme cercando di sembrare naturale e non imbarazzato.
     - Quello era uno dei miei gioielli? -
     - Dev’essere stato traumatizzante per una ladra essere derubata, vero? - la punzecchiò lui.
     - Finché è utile a salvarmi le penne puoi anche farmi ballare nuda su di un tavolo! -
     - State tutti bene? - domandò Sonic abbracciandoli con uno sguardo.
     - Questa giornata non entra nella top ten delle mie preferite! - commentò Zephir - Ma poteva andare molto peggio! -
     - Quindi Eggman ci ha ingannato un’altra volta! - intervenne Knuckles.
     - Sembrava piuttosto serio quando ha tentato di farci saltare in aria! - confessò Mighty - Non credo che stesse bluffando! -
     - Allora perché siamo tutti interi? -
     Deciso ad indagare più a fondo, Tails raccolse uno dei dispositivi, maneggiandolo con cura, e lo esaminò da ogni angolazione. Svitò il rivestimento esterno e aprì la scatola con delicatezza.
     - Non c’è esplosivo qui dentro! - sentenziò il volpino, sbalordito.
     - Quindi… ha finto che fossero bombe e ci ha creduto anche lui? - riassunse Vector.
     - Va bene che è un pazzo, ma non fino a questo punto! - replicò Mighty.
     - Se non altro nessuno si è fatto male! E’ già un grande risultato! - concluse Espio.
     - Ero sicura che insieme sareste riusciti a tirarci fuori dai guai! - esclamò Amy, stringendo ancora più forte il braccio di Sonic.
     - E il frammento? - chiese Zephir - Siete riusciti a recuperarlo? -
     - A quest’ora Shadow lo starà riportando come un cagnolino fedele alla sua cuccia da Eggman! - rispose Sonic, amareggiato.
     - In fondo, grazie a voi, possiamo vivere ancora a lungo per riprenderlo! -
     Solo in quel frangente il clima cominciò a cambiare lentamente. La sorte del frammento fece ricordare a tutti loro che, in fondo, erano rivali e che tutti avrebbero voluto impossessarsi di quella pietra per i loro personali motivi. Si sentirono improvvisamente a disagio, facendo a pugni con l’idea che il gruppo con cui avevano condiviso gioia e dolore era un gruppo con cui avrebbero dovuto scontrarsi. Drake fu il primo ad assorbire questo pensiero e lo manifestò irrigidendosi nella sua posa statuaria e guardandoli tutti dall’alto in basso.
     - Abbiamo lavorato bene insieme! - disse Sonic - Non è necessario continuare a farci la guerra! Il nostro nemico comune è Eggman! -
     - So dove vuoi arrivare! - intervenne Drake - E’ stata un’alleanza proficua, ma la mia squadra lavora meglio per conto proprio! -
     - Non ti fidi di noi? -
     - Mi dispiace, mi fido solo di una persona! Quella con cui stai parlando! Ci vediamo! -
     Senza lasciare spazio ad ulteriori risposte, si voltò con un fare vagamente teatrale e cominciò ad allontanarsi. Omega lo seguì a ruota senza aggiungere nient’altro e a chiudere la fila c’era Rouge, l’unica tra di loro che forse aveva qualche cosa da dire in contrario, ma che si uniformò ai suoi compagni dopo aver lanciato uno sguardo a metà tra il triste e il malinconico.
     - E voi, ragazzi? - insistette Sonic, rivolgendosi a Vector.
     Il coccodrillo si mostrò parecchio imbarazzato. Pensava di avere un debito nei suoi confronti, dato che aveva salvato la vita a lui e al suo gruppo, ma non per questo poteva mandare all’aria il lavoro con cui avrebbe potuto risolvere parecchi problemi.
     - Mi dispiace, blu! Apprezzo quello che avete fatto per noi, davvero, ma abbiamo un incarico importante da portare a termine! I Chaotix non si tirano mai indietro! -
     Espio piegò la schiena in un leggero inchino di rispetto, Mighty fece un cenno e un sorriso di saluto mentre Charmy sventolò la mano festoso.
     - Ci si becca in giro! - disse Vector, prima di arretrare a passo svelto e togliere il disturbo.
     E così, improvvisamente, si ritrovarono in cinque, da soli nella palude e con un pugno di mosche in mano.
     - Almeno ci hai provato! - disse Tails, con fare consolatorio.
     - Ci avrebbe facilitato molto avere il loro aiuto! - commentò Knuckles - Quelle maledette pietre stanno mandando in fumo il cervello a tutti quanti! -
     - La proposta gliel’ho lanciata! - affermò Sonic - Può darsi che pensandoci su cambieranno idea! Tutto quello che mi importa ora è che stiate tutti bene! -
     I suoi compagni gli sorrisero di rimando e lui non poté che fare altrettanto, ora che sentiva un delizioso calore vibrare nel suo petto.
     - Torniamo a casa! -
     Durante il tragitto per arrivare al Tornado, avrebbe preso in disparte Amy e le avrebbe detto quello che aveva imparato dalla drammatica esperienza di quella mattina.
     - Avevi ragione! Non posso proteggervi sempre! Ma finché potrò provarci, non mi tirerò mai indietro! -
     E quindi l’avrebbe baciata.

     Il passaggio nel cuore della montagna era stretto e umido. Non avrebbe saputo dire da quanto tempo vi stava strisciando all’interno, guidato e rassicurato solo dalla luce di una piccola carica elettrica tra le sue dita. Il segnalatore stretto nell’altra mano continuava ad indicare incessantemente che l’obiettivo della ricerca si avvicinava sempre di più. Era una strada obbligata, non c’era margine di errore, eppure Shadow aveva la strana sensazione di stare per avventurarsi nell’ignoto. L’atmosfera cupa e silenziosa aveva il potere di farlo sentire più solo di quanto non lo fosse già. Sapeva che doveva proseguire, sapeva che doveva resistere con tutte le forze ai malori frequenti che continuava a sentire come pugnali ardenti conficcati nei fianchi. Era l’unica scintilla che rimaneva a dare senso alla sua altrimenti inutile esistenza.
     C’era una luce più in là, il riccio nero poteva vederla chiaramente. Alzò il passo per quanto il cunicolo glielo permetteva e, in men che non si dica, si ritrovò in uno spazio più ampio dalla forma irregolare. Era una strana grotta umida che sembrava essersi formata naturalmente nelle viscere della terra. La volta del soffitto era molto alta, ma si poteva scorgere una grande apertura circolare che proiettava fasci di luce intraprendente a rischiarare l’ambiente altrimenti tenebroso. Si respirava una strana aria lì dentro e Shadow aveva la sensazione di essere osservato. Il fastidioso bip dell’apparecchio aveva cominciato a risuonare ancora più rumorosamente, segno che c’era davvero molto vicino.
     Un respiro spezzato. Un passo felpato. C’era qualcuno lì con lui. Non gli interessava sapere di chi si trattasse, gli avrebbe piegato le gambe come faceva con chiunque lo ostacolasse. Non aveva la più pallida idea di cosa stava per affrontare. Shadow si voltò. E’ buffo ricordare le prime impressioni che ti comunica il cervello quando entri in contatto con qualcosa di molto inusuale. Da quando avevano messo uno specchio in quella caverna? Il suo riflesso gli ricambiava lo sguardo con un’espressione di disgusto e collera che non gli apparteneva. Era un po’ troppo veritiera per essere una semplice immagine. Non aveva mai saputo di specchi che respirassero e si muovessero in totale autonomia. Cancellato questo pensiero nella frazione di secondo tra l’incontro sbalorditivo e il calcio che lo fece piombare dolorosamente sulla roccia, Shadow cominciò a realizzare di trovarsi davvero di fronte a sé stesso.
     - E tu chi diavolo sei? - domandò il riccio nero, irritato per l’essere stato messo al tappeto e per quello che vedeva.
     L’impostore piegò le labbra in un leggero sorriso privo di allegria.
     - La domanda più esatta è chi sei tu! -
     Se era la guerra che voleva, Shadow non si sarebbe tirato indietro. Lo avrebbe potuto disintegrare in meno di un minuto, ma c’era qualcosa che lo bloccava dall’attaccare sé stesso. Era davvero identico a lui; stesso manto color d’inchiostro, stesse striature scarlatte e occhi di fuoco, stessi pantaloni mimetici e scarpe a reazione, persino la stessa macchiolina di pelo rado alla base della mascella, il punto in cui una volta aveva ricevuto un forte pugno da Seth.
     - Sono Shadow the hedgehog! - dichiarò, come per affermarlo senza lasciare dubbi al riguardo.
     - Buffo! Potrei dire la stessa cosa! -
     Quelle parole ebbero l’effetto di aumentare il suo disorientamento e la sua rabbia. Stanco di quei giochetti, si fece avanti per colpire ma una fitta particolarmente dolorosa al fianco lo costrinse a piegarsi in avanti, con il respiro mozzato. L’impostore ne approfittò per colpirlo con una sferzata poderosa della mano destra e farlo rotolare tra la polvere, agonizzante.
     - Che delusione! - commentò - Non potevo aspettarmi di meglio da uno come Eggman! -
     Shadow tossì forte. Il suo corpo tremava come se fosse immerso nell’acqua gelida.
     - Cosa stai dicendo? - chiese, mentre il suo cuore batteva all’impazzata.
     Non ottenne risposta dallo sconosciuto che si limitò ad estrarre dalle tasche due pezzi di pietra luminosa di colore blu intenso.
     - Se stavi cercando queste - disse in tono lento, senza smettere di guardare Shadow con sufficienza - Scordatele! -
     Avvicinò i due frammenti l’uno a l’altro e questi si fusero in un unico pezzo brillante e irregolare. L’impostore lo strinse nel pugno e lo scagliò con tutta la forza che possedeva fuori dall’apertura sul soffitto. I bip del segnalatore abbandonato sulla roccia andarono scemando a poco a poco fino a diventare lenti e deboli.
     - No! - esclamò Shadow, straziato - I frammenti! Questa me la pagherai! -
     - Non sei nella posizione di fare minacce a me! Precisiamo subito una cosa! Avrei potuto farti fuori immediatamente, ma ritengo che tu abbia il diritto di conoscere la verità prima di morire! Consideralo un mio regalo di addio e apprezzalo! Io non ho avuto questa fortuna! -
     Oramai nulla aveva più senso. Shadow non si mosse né rispose, troppo confuso e dolorante per agire in alcun modo. Il suo sosia, quindi, tirò fuori un paio di oggetti da una nicchia quadrata nel muro seminascosta dall’oscurità. Uno di questi lo aveva già visto; era la cartelletta in cui si era imbattuto mentre frugava tra le cianfrusaglie di Eggman. Lo sconosciuto gliela lanciò accanto cosicché potesse di nuovo leggerne alcune righe. Le parole “tentativo di bio-duplicazione” e “soggetto scartato” gli balzarono immediatamente agli occhi. Il secondo oggetto era un registratore a nastro verde, marchiato con il logo del faccione di Eggman, come tutto ciò che gli apparteneva. Senza dire una sola parola, il riccio sconosciuto lo attivò.
     La voce gracchiante del dottore rimbalzò forte e chiara tra le pareti di quella grotta.
     - Annotazione preliminare! Lo studio e la ricerca sugli appunti e i diari di mio nonno Gerald sono proseguiti sin da quando ho rimesso piede su Mobius dopo il mio viaggio sulla Terra! E’ trascorso parecchio tempo da allora, ma finalmente i risultati cominciano a vedersi! Ho tentato di replicare e migliorare la tecnologia che ha permesso al nonno di creare la Forma di Vita Perfetta sull’ARK e sono pronto a testarne i frutti! Sebbene la mia specialità sia la robotica, non è nulla in confronto al potere dell’ingegneria genetica e della clonazione! Se riuscissi a produrre un esercito di soldati perfetti con il bio-duplicatore che ho costruito, questo pianeta cadrebbe senza ombra di dubbio ai miei piedi! Lunga vita all’Eggman Empire! -
     Una pausa di pochi secondi. Poi la voce riprese a parlare.
     - Annotazione numero uno! Siamo pronti a cominciare l’esperimento di bio-duplicazione! Il soggetto preso in esame è il capolavoro di nonno Gerald: Shadow the hedgehog! Proveremo a clonare il riccio a partire da un campione di DNA cutaneo ottenuto durante un precedente scontro! Il processo è molto simile a quello che fu incaricato dalla GUN a mio nonno durante la prigionia a Prison Island! Partiremo da questo campione per ricreare l’intera struttura cellulare di Shadow, il quale una volta svegliato avrà gli stessi ricordi e gli stessi comportamenti di quello vero! Speriamo che non mi chieda il biberon! -
     - Annotazione numero due! Il processo è in fase avanzata, tuttavia mi sono reso conto che i rischi del progetto sono parecchi! La stabilità della struttura cellulare potrebbe collassare in tempi indefinibili! Lo Shadow da cui ho preso il campione è di per sé una copia di quello creato da mio nonno sull’ARK e, naturalmente, le copie delle copie non sono mai perfette al cento percento! Le disfunzioni che potrebbe patire possono manifestarsi sotto forma di debolezza, emicrania e degradazione prematura dei tessuti! In poche parole rischiamo che in seguito a numerosi sforzi si polverizzi come pan grattato! Questo però non mi impedisce di tentare il tutto per tutto! Se questo prototipo resisterà alla sperimentazione, procederò con ulteriori esperimenti! In caso contrario, dichiarerò il progetto di bio-duplicazione un fallimento e andremo a prenderci tutti un gelato alla doppia panna! -
     In sottofondo si udivano le urla di gioia dei suoi assistenti. Il riccio nero mandò avanti il nastro brevemente e l’annotazione che seguì vedeva il dottor Eggman parlare con voce euforica.
     - Annotazione numero sette! L’esperimento è completato! Abbiamo qui di fronte a noi una replica esatta di Shadow the hedgehog! Non posso crederci di essere riuscito ad eguagliare il lavoro del mio nonnino… ehm, ma… naturalmente ne ero sicuro! Dai test effettuati abbiamo visto che il tono muscolare è nella norma e possiede la stessa energia e gli stessi poteri di quello vero! Il marcatore genetico di Black Doom è rimasto intatto anche nella produzione del clone! Ho costruito un paio di scarpe a reazione proprio come quelle di Shadow e l’ho vestito come fece mio nonno a suo tempo! Ora attendiamo solo che si svegli! -
     Alcune interferenze erano state registrate sul nastro. Poi Eggman parlò di nuovo e questa volta il suo tono era scoraggiato e demoralizzato.
     - Annotazione finale! Il battito cardiaco del soggetto è stato molto debole per tutto il pomeriggio e nonostante le stimolazioni ottenute ha cessato di battere pochi minuti fa! Il prototipo è morto! Evidentemente il suo DNA non è abbastanza forte da sopravvivere! Abbiamo speso fin troppo tempo in questo progetto, senza ottenere un risultato soddisfacente! Il bio-duplicatore sarà smantellato il prima possibile e l’intero progetto andrà in cantina! Scaricheremo il corpo senza vita nella rete fognaria sotto la Techno Base e non ne sarà fatta più parola! -
     Un piccolo scatto avvertì che la registrazione era arrivata alla conclusione. E, arrivati a questo punto della nostra storia, quello che abbiamo conosciuto come Shadow non sentì più niente. La concentrazione con la quale aveva udito quelle agghiaccianti annotazioni stava andando pian piano scemando. Un formicolio curioso si era impadronito della sua mano destra. Quasi quasi non avvertiva più il dolore lancinante al fianco. Sì, quel dolore. Era quello il sintomo della degradazione cellulare di cui parlava il dottore? Era dovuto a questo quello strano fenomeno che lo aveva spaventato qualche giorno prima? Il suo pelo e la sua pelle si stavano sfaldando come fango a causa delle sue cellule di clone in rapido disfacimento? Non credeva ci fossero altri dubbi al riguardo. Doveva ammettere che sulle prima aveva sospettato di non essere lui il clone, ma di essere caduto in un tranello della vera replica che lo sovrastava davanti a lui. La sua identità e il suo desiderio di rivedere Maria erano le sole cose di cui era certo ed erano bastati quei pochi minuti a privarlo della prima. Tutti i tasselli combaciavano perfettamente, ma ciò che più lo convinse della verità non furono i bizzarri fenomeni a cui aveva assistito sul suo corpo. Erano i sogni…
     Ora capiva cosa Maria aveva voluto dirgli con i sogni che aveva fatto. Lei non c’era più, era diventata polvere. Lui era come se non esistesse, era l’ombra di cui lei parlava. L’ombra di Shadow, nient’altro che una fredda e scialba copia dell’originale. Era per questo che lo stava avvertendo. Era per questo che gli chiedeva di farla rimanere polvere, di farla rimanere solo un ricordo. Non voleva diventare come lui, non voleva diventare la pallida imitazione di qualcuno che esisteva un tempo e che non c’era più. Sarebbe stato il misfatto peggiore, ora lo capiva bene. Forse si era aggrappato con tutte le forze al desiderio di riportare indietro Maria, al desiderio di rivederla, era disposto ad accettare qualunque costo e conseguenza per fare ciò, solo perché inconsciamente sapeva di non essere nessuno. Il suo unico bisogno era sentirsi accettato in un mondo che non aveva programmato di dargli la vita. Era semplicemente un estraneo nella folla di anime che si agitavano su quel pianeta. Nei suoi sogni gli era stato comunicato. Lo capiva solo adesso.
     Il riccio che rispondeva erroneamente al nome di Shadow represse un conato di vomito, sommerso com’era da quella valanga di dolorose verità. Le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi, bagnandogli le mani tremanti. Ora sapeva che esisteva qualcosa di peggiore della morte. Era la negazione della nascita. La sua prima reazione istintiva fu quella di ridere sommessamente, ripensando a tutte le cose per cui aveva lottato e che gli erano sembrate vere quanto lui. Tutti gli affanni e le difficoltà che aveva affrontato erano state solo uno scherzo senza senso, in una vita senza senso, ammesso che si potesse chiamare vita.
     - Pensavo… di essere caduto in un tombino… e di aver perso i sensi… quando mi sono svegliato nelle fogne! - sussurrò con la voce rotta dal pianto - Piuttosto stupido… eh? -
     Il vero Shadow lo ascoltò silenziosamente, ma non si fece intenerire da quello che vedeva. Mai come in quel momento il suo cuore era stato più freddo della pietra.
     - Negli ultimi mesi ho girato molto per il pianeta! Sono stato lontano da qui! - spiegò in tono piatto - Mi sono imbattuto in una tribù di manguste che stava subendo grosse perdite a causa di una lucertola enorme e molto affamata! Dopo averla eliminata ho scoperto che aveva subito una grottesca mutazione a causa di un piccolo frammento di pietra che possedeva un’energia molto strana e pericolosa! Sono tornato qui pochi giorni fa ed immagina il mio stupore quando alcuni informatori mi hanno detto che io, Shadow the hedgehog, stavo lavorando per il dottor Eggman per recuperare i pezzi di un gioiello molto raro e potente! Mi è bastato fare due più due per capire di quale… Gemma si trattasse! Mi sono infiltrato nel covo di Eggman e ho scoperto questa documentazione e questo nastro! Mi è stato tutto molto chiaro! -
     Il clone continuava a singhiozzare piano, stringendo le dita impolverate. Avrebbe potuto avere un collasso da un momento all’altro. Shadow si chinò su di lui, in modo da parlargli direttamente all’orecchio.
     - Sai perché sei qui? Sai perché non mi sono limitato ad entrare nella tua stanza e ad ucciderti? Volevo vedere quello di cui eri capace! Sono stato creato esattamente come te! Sono anch’io una copia di qualcuno che non c’è più! Sono nato per compiere una vendetta e ho visto la morte in faccia! Nonostante questo, oggi sono quello che sono! Sono io, Shadow, un riccio con una sua identità e una sua morale! Non obbedisco agli ordini di nessuno se non ai miei! Ero curioso di vedere se possedessi la mia stessa forza, se potessi diventare come me! -
     Shadow si mise di nuovo in posizione eretta. La vista di quel riccio nero così simile a lui che piangeva come un pupetto lo infastidiva.
     - Sapevo che stavate cercando quello che rimaneva della pietra di Magorian! Ho usato il frammento in mio possesso per localizzarne un altro e ieri notte l’ho trovato nella palude qui fuori! Ho cercato un punto in cui aspettarti dove nessuno potesse infastidirci! Avevo il bruciante desiderio di conoscerti, di studiarti, di combattere con te! Ero stato informato che anche altri gruppi stavano cercando questi frammenti, ma ero sicuro che se tu avessi avuto un briciolo della mia determinazione, niente al mondo ti avrebbe impedito di raggiungere il tuo scopo! Di questo ti do atto, sei arrivato fino a me, ma quello che vedo adesso mi lascia francamente inorridito! -
     Le parole del suo sosia lo trafiggevano come chiodi arrugginiti e ne era contento. Voleva che lo insultasse, che lo picchiasse brutalmente, che lo gettasse nel fango, che gli dicesse che era solo uno sporco impostore. Se se ne fosse convinto lui stesso, forse quell’insopportabile dolore che provava nel cuore sarebbe sparito, avrebbe potuto perdere quell’ultima briciola di speranza che lo teneva attaccato ad una identità e che lo feriva mortalmente, per poi morire in pace.
     - Sei una debole e incolore caricatura! Un burattino senza spina dorsale! Se ti sei ridotto a lavorare per uno come Eggman, non puoi essere che questo! Se ti sei ridotto a fare il suo gioco, non sei meglio di qualunque suo robot senz’anima! Sei solo un guscio vuoto… il mondo non piangerà per te se ti uccido qui e adesso! -
     - Fallo! - esclamò il riccio - Ti prego… uccidimi! -
     Shadow annuì, privo di ogni pietà nel suo volto.
     Si avvicinò a lenti passi.    
     Occhi rossi.
     Occhi rossi nel buio.
     Gli occhi rossi della furia. 

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Capitolo 23
*** Full Speed Ahead #23 (Pieces Of Eternity Saga) ***


d

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#23

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Abbiamo sempre combattuto per preservare la nostra libertà in tutti questi anni, anche mettendo a repentaglio la nostra vita per una causa più grande. In questo mio ultimo libro narrerò del tentativo estremo di difendere il nostro diritto all’esistenza priva di catene, l’ultimo e quello definitivo. Non c’è molto altro da aggiungere. Il racconto parla da solo.”

Dagli scritti dello Storico

LIBRO OCCULTO

a.k.a.

La liberazione degli oppressi



     Se pensavano che il loro coraggio e i loro nervi fossero già stati messi a dura prova dallo scontro faccia a faccia con la morte, se pensavano che quei terrificanti attimi in cui erano stati attirati verso la fine non si sarebbero più ripetuti, se credevano che una giornata del genere non potesse in alcun modo peggiorare… ebbene, le loro speranze si sarebbero inesorabilmente esaurite nella lunga marcia delle lancette del tempo verso la mezzanotte. Sarebbe stata una notte che nessuno mai avrebbe più dimenticato, né tra coloro che vi presero parte né tanto meno tra tutti gli abitanti di Mobius a cui ho tramandato la mia storia di quegli eventi.
    
     Il sole di mezzogiorno era già alto nel cielo quando la gigantesca torre di metallo che ospitava il genio più sinistro di tutto il pianeta si preparò ad accogliere il rientro del suo creatore dalla missione che era stata annunciata come la vittoria definitiva.
     Decoe, Bocoe e Bokkun attendevano zelanti nella sala principale che il dottor Eggman varcasse la soglia della stanza, sperando di tutto cuore di vedere stampato sul suo volto un sorriso trionfante invece della smorfia furente che avevano imparato a conoscere. Il loro fondoschiena metallico aveva già preso abbastanza pedate nei momenti di collera del dottore che poteva bastare loro per tutta la vita. Come spesso accade quando si sfida la sorte, le loro speranze erano lontane dall’essere esaudite all’ingresso di Eggman. Dal modo in cui pulsavano le vene sulle sue tempie era facile desumere non solo che la missione era stata un insuccesso, ma anche che erano vicini ad assistere ad uno sfogo di ira senza precedenti. Raramente lo avevano visto così fuori di sé dalla rabbia, tanto da digrignare i denti con un sinistro stridio e da gonfiare il ventre ovoidale a dismisura per il ritmo affannoso con cui respirava.
     - Sento già i dolori anticipati al sedere! - piagnucolò Decoe in un soffio.
     - Qualcuno ha il coraggio di chiedergli come è andata? - chiese Bocoe, faticando per trattenere il tremore.
     Prima che le doppie porte si richiudessero, fecero il loro ingresso anche Sparky e Gemerl, immutati nel loro servile portamento. Si fermarono sull’attenti alle spalle del dottore, in attesa di ordini da perfetti soldati integerrimi. Nonostante tutto, la furia del loro diretto superiore era in procinto di investire anche loro senza che se ne rendessero conto né potessero prepararsi al peggio.
     Eggman non sprofondò nella sua poltrona come faceva ogni volta che tornava dopo una missione all’esterno. Preferì rimanere in piedi e attendere che il suo respiro si regolarizzasse per affrontare la situazione con maggiore lucidità.
     - Doveva essere la battaglia che poneva fine a tutte le battaglie! - disse con voce roca mentre si massaggiava le tempie - Lo scontro definitivo! La mia vittoria tanto aspettata servita su di un piatto d’argento! E invece come è andata a finire? Sonic è ancora in circolazione, abbiamo perso un manipolo di robot, il perturbatore è andato distrutto, il frammento di Gemma è scomparso dai nostri radar e Shadow si è dissolto nel nulla! -
     Effettivamente i robot assistenti si erano chiesti il motivo dell’assenza del riccio nero e la risposta non aveva fatto altro che impaurirli ancora di più. Forse Shadow era libero e sul piede di guerra? Forse si era reso conto dell’inganno a cui era stato sottoposto?
     - Ora si potrebbe pensare che tutto questo sia successo a causa della mia madornale scalogna, ma io so che non è così! Qualcuno ha agito per sabotarmi, qualcuno che ha lavorato alle mie spalle per tutto questo tempo e ha vanificato tutti i miei sforzi! Il colpevole è in mezzo a noi e gli farò sputare tutti i suoi crimini! -
     Decoe e Bocoe scoppiarono in un pianto frignante, acuito dalle loro voci metalliche, e si inginocchiarono come per implorare perdono.
     - E’ vero, dottore! Siamo stati noi! - esclamarono ad una voce - Abbiamo mangiato le sue saponette preferite! -
     - Stavo parlando di quello che è successo nella palude, idioti! - sbraitò Eggman, infastidito - Un losco furfante ha agito nottetempo e ha tolto l’esplosivo da tutte le bombe che avevo preparato per Sonic e i suoi compagni! E sono pronto a giurare che si tratta dello stesso farabutto che ha disattivato le telecamere di sicurezza e ha rubato il materiale del bio-duplicatore! -
     Eggman si guardò intorno cercando un bersaglio su cui puntare i suoi occhi lampeggianti e lo trovò nel solerte Sparky. Si avvicinò circospetto alla lince che, dal canto suo, non batté ciglio e rimase ritta, sull’attenti e con lo sguardo fisso davanti a sé.
     - Hai qualcosa da dire in proposito, Sparky? Alla palude non hai fatto altro che danni e ti sei comportato in modo molto strano! E’ un difetto della tua programmazione o forse lo hai fatto di proposito? -
     Il dottore studiò lo sguardo del felino molto attentamente, nel tentativo di captare anche un solo briciolo di autoconsapevolezza che avrebbe indicato una natura molto meno robotica di quanto sembrasse. Purtroppo per lui, Sparky continuò a non dare segno di qualunque emozione, che fosse la paura o la colpevolezza, mantenendo le sue pupille ostinatamente fisse davanti a sé come un automa perfetto.
     - Io vivo solo per servirla, dottor Eggman! - recitò meccanicamente.
     - Questo è tutto da vedere! - replicò lui - E’ stato qualcuno dall’interno a giocarmi questo brutto scherzo e io scoprirò di chi si tratta! Anche a costo di rivoltare questa torre da cima a fondo! -
     In quel frangente, un suono elettronico intermittente, come di una campanella d’allarme, rimbombò alle sue spalle, costringendolo a voltarsi per indagare su chi o cosa avesse la colpevolezza di averlo interrotto. Uno dei monitor di controllo aveva una spia rossa sotto lo schermo che continuava a lampeggiare fastidiosamente.
     - Che cos’è questo baccano? - sbraitò il dottore, inviperito - Che danno avete fatto stavolta? -
     - E’ solo il computer, dottore, dottor Eggman! - spiegò immediatamente Bokkun.
     - Ha finito di recuperare le immagini delle telecamere di sorveglianza! - continuò Decoe, dirigendosi alla console - E’ probabile che prima di essere disattivate abbiano registrato qualcosa di importante! -
     Eggman raggiunse subito la plancia di controllo e, scalzando dalla sua strada il suo robot assistente, manovrò i comandi con sguardo torvo. Una serie di immagini registrate che ritraevano i vari locali della Techno Base scorsero rapidamente sullo schermo, revisionate accuratamente dall’occhio attento del dottore. Ci volle qualche minuto prima che arrivasse a visionare la registrazione della stanza che gli interessava, dove riconobbe senza un attimo di esitazione un profilo molto familiare.
     - Shadow! - esclamò puntando un dito grassoccio verso il monitor - E’ lui che ha trafugato il mio materiale di ricerca! -
     Anche se piuttosto sfocata, l’immagine ritraeva il riccio nero in procinto di entrare nel locale dov’era custodito il bio-duplicatore.
     - Questo vuol dire che si è accorto di tutto! - disse Decoe, terrorizzato.
     - Adesso ci farà la bua! - aggiunse Bocoe, abbracciando il suo collega in preda alla paura.
     - Se sperava che mettendo fuori uso le telecamere sarebbe passato inosservato non ha fatto bene i suoi calcoli! - mugugnò il dottore, ora pensieroso e concentrato - Se non altro ora so perché è completamente sparito nel nulla! Deve essersi accorto che il mio bio-duplicatore non sarebbe in grado di creare neanche una formica! -
     - Che cosa facciamo, dottore, dottor Eggman? - chiese Bokkun, in un lamento disperato - La mamma mi ha detto che il riccio nero ti viene a rapire mentre dormi! -
     - Non faremo un bel niente noi! Io prenderò in mano la situazione una volta per tutte! A ricci estremi, estremi… stermini! -
     Lo scienziato aprì la teca di vetro che ospitava il frammento di gemma viola scuro e lo sollevò in alto perché riflettesse la luce proveniente dai neon.
     - Ho tra le mani un’arma di distruzione di massa in formato ridotto ed è ora che la usi per eliminare la radice di tutti i miei problemi! -
     Stringendo nella grande mano il piccolo pezzo di pietra, Eggman riusciva a sentire la misteriosa energia che ne scaturiva in una luminosità opalescente.
     - Preparate il mio esoscheletro! - ordinò ai suoi assistenti - Stavolta ci si attrezza per la caccia grossa! -
     Ancora una volta, un rumore elettronico ad intermittenza si udì distintamente nella grande sala, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
     - Che altro succede adesso? - ruggì Eggman - Così mi fate perdere il filo dei miei pensieri! -
     Decoe e Bocoe, per evitare di subire le ire del loro padrone, si precipitarono alla tastiera per indagare sul motivo di quella segnalazione e furono sollevati quando scoprirono che sarebbe stato motivo di gioia per lui e di scampo per loro.
     - Due frammenti di Gemma! - spiegarono diligenti - Il sistema di ricerca era ancora attivo e sono apparsi all’improvviso sul radar! -
     - Pensavo che non ce ne fossero altri in circolazione! - disse il dottore, perplesso - Da che zona arriva la segnalazione? -
     - Zona Leaf Forest! -
     Se lo scetticismo del dottore era adeguatamente manifestato dall’aggrottarsi delle sue sopracciglia, questo venne meno quando realizzò dopo qualche secondo perché di punto in bianco erano spuntati due nuovi obiettivi e per di più proprio in quella zona. Il suo sorriso si allargò in un ghigno calcolatore e la sua mente ricettiva cominciò ad elaborare subito una strategia.
     - Forse possiamo sfruttare questa inaspettata novità a nostro vantaggio! -

     Era molto inusuale che nell’ufficio dell’agenzia investigativa Chaotix ci fosse una riunione dai toni così seri e impegnativi. Nella vita di tutti i giorni il gruppo si limitava a discutere le rare faccende lavorative tra un bisticcio e l’altro, durante gli stacchi pubblicitari in televisione o mentre consumavano un pranzo improvvisato. Non perché non prendessero sul serio il loro impiego, ma perché non capitava loro quasi mai un incarico che richiedesse una responsabilità di quella portata. I lavori che di solito gli venivano propinati consistevano in ritrovare gattini smarriti, pedinare mariti spendaccioni o assistere vecchiette nel corso della giornata. Non avrebbero mai immaginato che di punto in bianco gli sarebbe piovuto tra capo e collo un lavoro al quale era, in qualche modo, legato il destino del pianeta. Dapprima credevano si trattasse semplicemente di recuperare i pezzi di un piccolo puzzle di roccia, niente per cui valesse la pena preoccuparsi più del dovuto, ma ben presto si erano resi conto, un po’ tramite le proprietà della pietra, un po’ accorgendosi delle altre persone che ne erano coinvolte, che c’era qualcosa di molto più grosso a bollire in pentola.
     Vector, Espio, Mighty e Charmy erano tutti riuniti attorno alla scrivania in legno del coccodrillo, molto silenziosi e concentrati sugli oggetti che erano sparpagliati sulla superficie levigata. Al centro dello spazio disponibile c’erano due frammenti di roccia irregolari, entrambi ammantati di una luminosità misteriosa, che differivano solo per il colore: quello più piccolo e triangolare era dorato, quello più grande dalla forma vagamente di semicerchio era di un blu scuro. Le circostanze in cui quest’ultimo era stato recuperato potevano benissimo considerarsi come un grande colpo di fortuna o, come Vector adorava chiamarlo, un “dono di chi lassù mi vuole bene”. Effettivamente non sarebbe stato tanto assurdo pensarla così, dato che quel frammento era letteralmente piovuto sulla testa di Espio dal cielo mentre erano in marcia per fuggire dalla palude di mangrovie. Era senza ombra di dubbio il pezzo di Gemma per cui Eggman aveva minacciato di farli esplodere e riuscivano a stento a credere che lo avessero ritrovato senza neanche cercarlo.
     Accanto ai due sassolini lucenti c’era un’altra piccola cassa piena di Ring dorati che avevano trovato di fronte alla loro porta non appena erano tornati dalla spedizione nella palude. Allegato al pacco c’era un biglietto di carta giallognola che riportava con una calligrafia stretta e sinuosa le seguenti parole:

     “Un anticipo della quota per il lavoro compiuto.
     Per avere il resto del compenso ci incontreremo questa sera.
     Seguite la luce e portatemi le pietre
     M-6”

     La stranezza e l’ambiguità del messaggio avevano insospettito persino Vector che di solito, di fronte ad una bella somma di denaro, sarebbe stato capace di giurare che Sonic aveva la pelle di un bel colore rosso vermiglio. Il pericolo che avevano corso per recuperare l’ultimo frammento, il coinvolgimento del riccio supersonico e di tutti gli altri, nonché il mistero che avvolgeva il loro committente erano diventati elementi troppo sospetti per continuare ad ignorare il fatto. Nonostante avessero urgente bisogno di riposarsi, si erano riuniti in un’assemblea straordinaria per cercare di trovare il bandolo della matassa.
     - Seguite la luce? - ripeté Espio per l’ennesima volta - Vuole che ci mettiamo ad acchiappare le lucciole con il retino? -
     - Penso più che si tratti di una sottospecie di segnale luminoso! - ipotizzò Mighty - Forse per indicarci il luogo dell’incontro! E’ una cosa che mi puzza molto! Sarebbe stato più semplice dirci fin dall’inizio dove andare! -
     - Forse una banda di gangster senza scrupoli ci vuole tendere una trappola! - esclamò Charmy, allarmato.
     - Non essere ridicolo! - sbottò Vector, più serio del solito - Queste cose succedono solo nei film e nei libri! -
     - Non credevo ti avrei mai sentito parlare così! - lo stuzzicò Espio - Di solito sei sempre tu il primo a credere a queste cose che leggi nei tuoi fumetti! -
     - Va bene, va bene, lo ammetto! Sono un vecchio rettile rugoso che ama rifugiarsi nelle storie piene di azione, ma quello che è successo alla palude mi ha costretto a crescere di colpo! -
     - E’ già un inizio! -
     - Persino io mi rendo conto che un sacco pieno di grana non vale le nostre vite! Per poco non ci rimettevamo le penne grazie ad Eggman, e se è disposto a tanto pur di mettere le mani su questo sasso non può esserci niente di buono sotto! -
     - Senza contare che non è il solo a cercarlo! - puntualizzò Espio - Avevamo contato solo Seth, ma non sapevamo che ci facevano un pensierino anche Sonic e Rouge! -
     - Perché allora non abbiamo accettato la proposta di Sonic? - domandò Mighty - Di lui possiamo fidarci tranquillamente! E poi gli siamo debitori! -
     - Non credo che ci resti molta scelta se vogliamo capire cosa sta succedendo! - ammise Vector - Comunque prima di tutto bisogna occuparci di questo M-6! -
     - Prepareremo una trappola nella trappola e chiameremo i nostri quando la nostra trappola avrà intrappolato la sua trappola? - domandò Charmy con gli occhi luccicanti.
     - Ehm… sì! Qualcosa del genere! Se ha qualcosa di losco in mente lo smaschereremo! Non prima di aver arraffato la ricompensa! -
     - Non avevo dubbi! - mormorò Espio, trattenendo un sospiro.

     L’esperienza da brivido vissuta nella palude di mangrovie aveva lasciato il segno anche negli altri che ne erano stati forzatamente protagonisti e che proprio in quel momento, sebbene altrove, stavano tentando di razionalizzare con tutta la calma di cui erano capaci le conseguenze di quell’evento drammatico.
     Non era stato difficile per Drake, Rouge ed Omega venire fuori da quel labirinto spinoso considerando la potenza di fuoco di cui disponevano. La parte più complicata era stata attendere da parte di uno dei tre un qualunque cenno che li spingesse a parlare di ciò che era appena successo. Anche se in modi diversi, qualcosa era cambiato in ognuno di loro dopo essere stati sbattuti violentemente in una situazione critica, ma per molti versi rivelatrice. Se Rouge era stata ad un passo dal vedere la sua giovane vita volare via in una nuvola di fumo, Omega si era reso conto inaspettatamente dei propri limiti non solo come robot, ma anche come essere cosciente di se, dopo gli insegnamenti acquisiti dalla sua esperienza nel corpo di Knuckles. Se la prima cominciava a realizzare che giocare con il fuoco in quel modo rischiava di farla scottare molto gravemente, il secondo capiva che nonostante la sua spessa corazza di metallo anche lui poteva essere piegato facilmente, cosa di cui si poneva il problema solo ora che il mondo attorno a lui era diventato più ricco e colorito.
     Drake, invece, si era ritrovato per la prima volta nella sua vita a combattere per la salvezza di qualcun altro. Non gli era mai capitato di avere la responsabilità diretta di altre persone sulle sue spalle e, sebbene avesse gestito la cosa con una freddezza e una razionalità impressionante, sentiva che aveva bisogno di riflettere su se stesso e sul suo rapporto con gli altri. Erano amici o semplici alleati? Era riuscito a trarre in salvo tutti quanti per non darla vinta ad uno come Eggman o perché in fondo non desiderava la loro morte? Aveva optato per un’alleanza con Sonic per non mettere a repentaglio la vita di Rouge ed Omega o solo perché strategicamente avrebbe avuto più possibilità contro Eggman con lui al suo fianco? Aveva rifiutato la proposta di unire le forze con il riccio blu perché era destino che proseguisse da solo o perché non intendeva lasciare il compito di custodire i frammenti di Gemma ad altri che non fossero se stesso? Era questa la motivazione che lo spingeva ad andare avanti in quella missione. Era per questo che stava approfittando dell’aiuto di Rouge ed Omega, perché gli avrebbero spianato la strada per impadronirsi della pietra che lo aveva creato, per stringere nel pugno tutto ciò che aveva significato per il suo diabolico ex signore e godere della soddisfazione di mandarlo in frantumi. O almeno inizialmente la sua intenzione era questa. A metà tra altruismo ed egoismo, voleva mettere le mani sulla Gemma, lui solo e nessun altro, per prendersi una simbolica rivincita su quello che aveva considerato un padre, anche se era ormai defunto. Il desiderio di fargliela pagare in questo modo superava di gran lunga lo spirito altruistico dietro il quale si nascondeva, la volontà di cancellare dal pianeta un’arma potente e pericolosa perché non potesse più fare del male a nessuno. La sua era una caccia ai fantasmi e nient’altro.
     Questo strano misto di egoismo, vendetta e generosità lo animava prima che si imbattesse in Rouge ed Omega. Erano solo altre due persone che non conosceva, con le quali sentiva di non avere nulla in comune, che non potevano capirlo. Ciò nonostante, trascorrendoci del tempo insieme, avrebbe scoperto le sorprese che gli avrebbero riserbato e che avrebbero messo in serio dubbio la sua teoria secondo la quale non ci si poteva fidare completamente di nessuno. Rouge aveva dimostrato molta più compassione e spirito di sacrificio di quanto la ritenesse capace, mostrando che le sue intenzioni nel recuperare la Gemma erano dettate solo in parte dalla sua vanità e dalla sua propensione al furto di preziosi. Omega aveva rivelato una natura molto meno robotica di quanto la sua apparenza facesse presagire, cosa che addirittura aveva spinto Drake a porgergli la mano perché potesse finalmente rendersi conto della sua insostituibile individualità. A tutti gli effetti poteva dire che erano diventati suoi amici, non solo dei compagni di battaglia da sfruttare per i propri scopi personali. Nel momento in cui si era reso conto che li avrebbe potuti perdere, aveva realizzato che in fondo non sarebbe stata la sua coscienza a risentirne perché non aveva fatto la cosa giusta nel tirarli fuori dal pericolo, ma che in primo luogo sarebbe stato il suo cuore a piangere per la perdita di due persone care.
     Era giunto a questa conclusione proprio quando avevano deciso di accamparsi sulle sponde di un fiume di acqua cristallina, per riposare le membra stanche e per fare il punto della situazione. I due frammenti di Gemma che erano riusciti a recuperare erano poggiati su di una pietra dalla superficie piana al centro del cerchio in cui erano disposti. Rouge non li guardava più con ammirazione e golosità, come faceva con tutti i gioielli di notevole valore, limitandosi a contemplarli con aria circospetta e dubbiosa. Era chiaro che i guai che aveva passato a causa loro avevano notevolmente ridimensionato la considerazione che aveva per pietre con simili qualità.
     - Da ora in poi ci penserò due volte prima di collezionare gioielli per cui è necessario giocarsi l’osso del collo! - aveva detto in tono serio - E’ stata la mattinata più lunga della mia vita! -
     - Vedi di accontentarti! - aveva risposto il lupo - Poteva essere l’ultima della tua vita! -
     - Grazie per avermelo ricordato! Credo che questa notte avrò gli incubi da tentata esplosione! -
     Un sorriso debole ma affettuoso si era allargato sul muso di Drake, uno dei rari segni amichevoli che era solito comunicare ad un’altra persona. Il destino volle però che qualche istante dopo la sua espressione mutasse nuovamente in una smorfia seria e feroce, quando udì distintamente una voce familiare chiamarlo a sé. Non era nell’aria attorno a lui, era nella sua testa, un’eco che rimbombava nella sua mente come un sinistro richiamo minaccioso. Conosceva fin troppo bene quella voce, così come i sistemi che aveva il proprietario per ordire le sue trame psicologiche.
     - Ti aspetto nella radura del nostro ultimo scontro… uno contro uno… ci giochiamo i nostri rispettivi frammenti… non mancare, cagnolone… -
     Le parole del messaggio mentale di Seth erano molto chiare, tanto da non poter essere ignorate. Era l’occasione giusta per pareggiare una volta per tutte i conti con lui. Non servì un attimo in più di riflessione perché l’impulsività di Drake decidesse cosa fare nel giro di pochi istanti. Si alzò di scatto dal terreno, stendendo le gambe incrociate in tutta la loro potenza muscolare, e guardò i suoi due alleati dall’alto in basso con un misto di rimorso e determinazione negli occhi.
     - Vi devo chiedere scusa! - sentenziò in tono solenne.
     Rouge aggrottò le sopracciglia, ignara di quello che stava per succedere.
     - Scusa per che cosa? -
     - Per questo! -
     Due sfere di fuoco ad alta temperatura si accesero tra le mani di Drake che, repentinamente, le gettò sul terreno davanti a sé dove produssero una vampata di fiamme alte a sufficienza da fare arretrare tutti e due per lo spavento. Il lupo approfittò dell’attimo di distrazione per impossessarsi dei due frammenti di pietra e per darsi alla fuga, correndo a più non posso.
     - Cosa stai facendo? - gli urlò Rouge quando realizzò cos’era accaduto - Omega! Fermalo! -
     Il robot non se lo fece ripetere due volte e attivò i retrorazzi sulla sua schiena per darsi la spinta necessaria a raggiungere il suo obiettivo in rapido allontanamento. Drake avvertì di essere seguito quando udì il rumore dei propulsori farsi sempre più vicino. Presagendo le intenzioni del suo inseguitore, si gettò a destra, schivando le braccia meccaniche del robot che stavano per ghermirlo.
     - Hai insegnato Omega… fare sempre la cosa giusta… questa non è… cosa giusta da fare! - scandì Omega, impossibilitato dal suo tono metallico a trasmettere tutta la sua rabbia.
     - Allora prendi appunti, ti sto dando un’altra lezione! Tutti hanno sempre dei doppi fini! -
     Senza dare spazio ad altre risposte, sparò un getto di fiamme sul petto di Omega che, colto alla sprovvista, fu sbalzato dall’impeto del fuoco a pochi metri di distanza.
     - Mi dispiace! - disse il lupo prima di cogliere l’occasione e dileguarsi in fretta.
     Rouge arrivò quando ormai Drake era già troppo lontano per poterlo inseguire. Aiutò con fatica Omega a rimettersi in piedi e si morse il labbro, indecisa su cosa fare o cosa pensare.
     - Riesci a localizzare il segnale dei frammenti che ha preso? - domandò infine.
     - Omega… crede di sì… -
     - Allora andiamo a sentire le sue spiegazioni! -
 
     Durante il tragitto che conduceva Drake verso lo scontro con l’unico ricordo del suo passato tradimento che era rimasto, non poteva fare a meno di ripensare al modo in cui aveva, a sua volta, tradito la fiducia dei suoi amici. Il senso di colpa c’era e non si poteva cancellare, ma nonostante questo sapeva di dover affrontare Seth una volta per tutte. Non intendeva rinunciare allo scontro che lo avrebbe ripagato di molti torti subiti, ma neanche voleva che per questo Rouge ed Omega pensassero di essere stati usati e gettati via, esattamente com’era successo a lui. Sarebbe stato inutile spiegare la faccenda invece di trafugare i frammenti in quel modo violento, sapeva che gli avrebbero impedito di accettare l’invito. Quella battaglia era troppo importante per lui e non si sarebbe in nessun modo tirato indietro, ne andava del suo onore di guerriero. I suoi compagni lo avrebbero perdonato una volta tornato da loro con i frammenti di Seth e una sfolgorante vittoria da inneggiare.
     Aveva capito subito qual’era il luogo dell’appuntamento a cui Seth aveva fatto riferimento. Si trattava della radura ventosa in cui tutto aveva avuto inizio, dove lo aveva sentito confabulare con Levine e Getara e dove aveva subito per mano dello sciacallo un’amara sconfitta. La foga con cui aveva corso fino a destinazione, causata dall’ansia di misurarsi con il suo eterno rivale, lo costrinse a respirare a fondo per riprendere fiato. Non dovette guardarsi attorno a lungo per individuare Seth, una macchia nera che contrastava con i colori verdi e azzurri del panorama. Come se avesse sentito lo sguardo gelido di Drake sulla nuca, lo sciacallo si voltò, fendendo l’aria con le occhiate delle sue pupille d’acciaio.
     I due rimasero in silenzio per qualche secondo, studiandosi attentamente con una ferocia latente nelle loro espressioni quiete. Quindi Seth indicò con un leggero gesto della mano un ceppo nodoso che spuntava dal prato a media distanza tra di loro, dove erano comodamente adagiati i due frammenti da lui raccolti. Con molta circospezione, Drake si avvicinò lentamente e, tenendo fede ai patti, poggiò le due pietre portate con sé accanto alle altre, quindi arretrò.
     - Sapevo che avresti risposto subito alla mia chiamata! - disse Seth, sorridendo sinistramente.
     - Abbiamo un conto in sospeso da saldare, non me lo ero certo dimenticato! - fu la secca risposta.
     - Ah, certo! Ti avevo detto di tornare quando saresti arrivato alla mia altezza! Spero che stavolta mi offrirai un livello di sfida soddisfacente! -
     - Che cosa mi dici di te? Hai licenziato i tuoi fedeli scagnozzi? -
     - La fedeltà è un concetto molto relativo, come tu ben sai! Ti ho promesso uno scontro uno contro uno ed è quello che ti darò! Non ci sarà alcuna interferenza da parte di nessun altro! -
     - E allora cominciamo subito a ballare! -
     Gli occhi di Drake si strinsero in due fessure fiammeggianti e piegando il suo corpo in avanti, si preparò a piombare sul nemico come un falco. Saltò in avanti con un balzo selvaggio e agitò le braccia come delle mazze per scaricare tutta la loro forza muscolare sul volto di Seth. Lo sciacallo, però, non batté ciglio e parò entrambi i colpi con il pugno destro e quello sinistro. Rapido come un gatto, puntò il piede sullo stomaco di Drake e spinse forte, con una pressione tale da scalzare l’avversario a metri di distanza e farlo ricadere pesantemente al suolo.
     - Basta così poco per metterti al tappeto? - lo schernì Seth.
     Evidentemente la risposta era no, perché il lupo si rimise in piedi con un colpo di reni e si preparò a scagliare un nuovo attacco. Nel gioco di mani non poteva competere con la rapidità dello sciacallo, ma forse nei calci la situazione sarebbe stata diversa. Concentrò la sua energia come aveva imparato dalle arti marziali e sferrò una serie di calci bassi per mettere sulla difensiva l’avversario. Nessuno di questi andò a segno dato che Seth fu veloce anche nello schivare gli attacchi provenienti dal basso, quindi Drake pensò di alzare la mira e di sferrare un calcio ad ascia. Seth bloccò il piede del nemico quando era all’apice dell’estensione e con la gamba destra eseguì una spazzata che fece perdere l’equilibrio già precario del lupo.
     - Hai sempre avuto il vizio di cascare a terra a ripetizione sin da quando eri un cucciolo! -
     Fuori di sé dalla rabbia, non tanto per l’umiliazione quanto per quelle parole, Drake si rialzò e scaricò una raffica di pugni violenti, schivati tutti con fulmineità e precisione.
     - Cosa puoi saperne tu? - sbraitò il lupo - Non sai un accidente di me! -
     - Non potresti essere più in errore! Ti ho visto crescere, ti ho visto diventare quello che sei, ho seguito i tuoi addestramenti! Sono la persona che più ti conosce al mondo! -
     Lo sciacallo chinò il capo per evitare una falciata veloce e contrattaccò afferrando la gola di Drake dal basso, stringendola in una morsa per un secondo e poi spingerlo ancora fuori dalla sua portata.
     - E’ questo il motivo per cui non potrai mai battermi! Io ti conosco più di quanto tu conosca te stesso! Perché noi siamo uguali! Siamo stati creati allo stesso modo, dalla stessa persona! L’unica differenza è che io ho il coraggio di accettare quello che sono diventato, tu al contrario no! E continuerò ad essere il tuo spauracchio finché non avrai accettato che io, te e Magorian facciamo parte l’uno dell’altro! -
     - No! - urlò Drake.
     Le fiamme dalle sue mani proruppero con un getto impetuoso e incontrollato. Come deviato da un muro invisibile, il fuoco sprizzò in una marea di scintille e fiammelle, ostacolato dal potere psichico dell’invincibile Seth.
     - Io non ho niente a che fare con te, né con Magorian! Siete degli esseri spregevoli! -
     - Noi siamo degli esseri superiori! L’unico sbaglio di Magorian è stato credere nei suoi folli piani di sterminio! Io e te siamo stati creati con delle abilità che ci rendono straordinari, al di sopra di chiunque altro! Puoi giocare a fare lo spirito libero quanto vuoi, ma prima o poi capirai anche tu lo scopo della tua creazione: distruggere e conquistare! -
     Concentrando il suo potere sulla punta delle dita, Seth prese possesso delle fiamme che gli venivano sparate contro e ne deviò la traiettoria, rispedendole al mittente in un flusso massiccio e bollente. Drake non riuscì ad evitare di essere colpito in pieno petto dal suo stesso attacco e di capitombolare per la terza volta al suolo, questa volta seriamente indebolito dalla carica fiammeggiante.
     Senza un briciolo di esitazione nei suoi occhi, Seth fece levitare i quattro frammenti di pietra verso di lui e li fuse in unico pezzo viola luminoso che strinse delicatamente nel pugno.
     - Questo mondo è popolato da deboli pecore che non aspettano altro che un essere eccezionale come noi per farsi governare! E’ una razza che non va sterminata, ma dominata e condotta verso un futuro radioso! Quando anche tu avrai capito che è questo il tuo posto nel mondo, tornerai da me e conquisteremo insieme! -
     Le parole di Seth furono pronunciate con una calma e una freddezza quasi tagliente, permeate di una solennità che le rendeva quasi una sicura profezia. In quel frangente, in cui Drake pensava di essere completamente in balia del suo nemico, si udì un rumore di passi pesanti in avvicinamento. Lo sciacallo sorrise debolmente in segno di saluto e cominciò ad allontanarsi con ampie falcate.
     - Dove vai? - ruggì Drake, rimettendosi faticosamente in piedi - Non abbiamo ancora finito! -
     - Per quanto mi riguarda non ho nient’altro da spartire con te! -
     I suoi occhi si illuminarono di una luce azzurrina e un fiotto di polvere e detriti si sollevò attorno a lui. La nube sabbiosa esplose in una pioggia indistinta oltre la quale la visibilità era impedita. Quando la coltre si diradò, Seth era già sparito silenziosamente.
     Pochi secondi dopo arrivarono Rouge e Omega. Entrambi si fermarono di colpo alla vista di Drake, limitandosi ad aspettare un qualunque segno che provenisse da parte sua. I loro sguardi si incrociarono e il pipistrello comprese tutta la delusione e l’amarezza che il lupo stava provando in quel momento.
     Cadde in ginocchio e chinò il capo in segno di resa.
     - Adesso è una questione che non riguarda più solo noi! - sentenziò Rouge, cupa.

     Il cielo non era mai stato così azzurro e sereno per Sonic the hedgehog. L’erba non era mai stata così profumata e fresca e la vita non era mai stata così dolce e piena di soddisfazione. Si sentiva davvero il re del mondo in quel pomeriggio inoltrato in cui era steso sul prato del giardino di Tails ad osservare le nuvole, mentre masticava un ramoscello. Il sollievo di essere riuscito a trarre in salvo tante persone da una situazione così disperata si era trasformato, nel corso del viaggio di ritorno dalla palude, in una grande soddisfazione e in seguito ad una sottospecie di droga che gli regalava un benessere fuori dal comune. Era consapevole che la guerra contro Eggman non era ancora terminata, ma la consapevolezza che era stato in grado di aggirare ancora una volta una delle sue più tremende trappole lo ripagava completamente. Sapeva che avrebbero dovuto affrontare altri momenti simili se volevano impedire al dottore di ricomporre la Gemma, che avrebbero dovuto scontrarsi con gli altri loro avversari, ma era tranquillo fintantoché aveva la certezza che anche negli attimi più disperati, mantenendo il sangue freddo, era possibile trovare una via d’uscita. Ignorava se quel grande appagamento dipendesse dal suo ego, soddisfatto nel mostrare a tutti le proprie capacità, o dalla rincuorante gioia che i suoi compagni di sempre erano tutti interi. Francamente non gli importava granché. Credeva che niente sarebbe riuscito a rovinare quel momento di estrema serenità.
     Amy era distesa accanto a lui, dato che difficilmente avrebbe voluto trovarsi altrove in quel pomeriggio. La preoccupazione e l’ansia per la propria vita che alla palude l’aveva trafitta come un pugnale sembravano ormai miglia lontano. Era così raro potersi godere quei minuti di tranquillità assieme al suo riccio blu preferito che decise di assaporarli a fondo per paura che potessero essere infranti. Non aveva dubitato neanche per un attimo che il suo Sonic sarebbe riuscito a trarla in salvo, come aveva sempre fatto, anche se doveva ammettere che quando aveva visto Drake tornare trionfante con il frammento in pugno aveva temuto per il peggio. Niente di tutto quello però aveva importanza al momento. Tutto sembrava tornato alla normalità, Sonic aveva riconquistato il buonumore e la fiducia in sé stesso e lei era felice di potergli essere accanto come aveva sempre desiderato.
     - E così ho ragionato con calma e ho concluso che l’unico modo per salvarvi la pelle era collaborare! - stava raccontando il riccio blu con un sorrisetto furbo dipinto sulle labbra - Ho elaborato un piano di attacco e con il loro aiuto sono venuto al galoppo a tirarvi fuori dai guai! -
     Amy aveva riso sotto i baffi per tutto il tempo in cui Sonic stava raccontando come si erano svolti gli avvenimenti alla palude, senza che lui se ne accorgesse, troppo preso dalla narrazione. Nell’unico attimo in cui stette in silenzio per riprendere fiato sentì le risatine soffocate e assunse un’espressione interrogativa.
     - Cosa c’è di tanto divertente? - domandò, vagamente offeso.
     - Sei un gran bugiardo! - spiegò la riccia, con un ampio sorriso.
     - Ehm… e cosa te lo fa credere? -
     Sonic distolse lo sguardo colpevole. Forse questa volta aveva esagerato un po’ nel prendersi i meriti.
     - Ti conosco troppo bene! Non è la prima volta che ti vanti di qualcosa che non hai fatto! -
     Il riccio blu sporse il labbro inferiore in avanti con fare imbronciato.
     - Strano, non mi è sembrato che a salvarvi sia stato un supereroe in calzamaglia con la bacchetta magica! -
     Amy gli stampò un bacio sulla guancia, facendolo rabbrividire e arrossire allo stesso tempo.
     - Riconosco i tuoi sforzi, ma il mio intuito femminile mi dice che non è stata del tutto tua l’idea di collaborare! -
     - Bah! Donna di poca fede! -
     - Semplicemente so che sei un cucciolo vanitoso e superbo! Il mio cucciolo superbo! -
     Di tutti i modi in cui Sonic era stato chiamato in vita sua, “cucciolo” era sicuramente quello che più gli faceva storcere il naso, ma lo accettò tranquillamente. Si sentiva troppo sereno e rilassato nella sua bolla di felicità insieme ad Amy perché quelle fastidiose moine sdolcinate potessero rovinare tutto.
     Purtroppo per loro, c’era qualcosa nell’aria che minacciava di infrangere la loro oasi di pace e non tardò un solo secondo ad arrivare con tutta la sua gravosità. Il richiamo di Tails che proveniva dall’abitazione costrinse entrambi a rialzarsi, palesemente seccati per essere stati disturbati, e a raggiungere il resto del gruppo. Il volpino, affiancato da Knuckles e Zephir, stava controllando il monitor della ricetrasmittente da polso con le sopracciglia incurvate in un’espressione a metà tra l’interrogativo e lo scettico.
     - Che cosa succede, Scheggia? -
     Il buonumore nella domanda di Sonic sarebbe stato scalfito di lì a poco.
     - Non ci crederai, ma il radar ha individuato altri due frammenti di Gemma! -
     - Ce ne sono ancora così tanti in giro? Questa storia non finirà mai di questo passo! -
     - Il problema non è questo! - replicò Knuckles, serio - Guarda da dove arriva il segnale! -
     Sonic sbirciò il reticolato verde sul piccolo schermo e, dopo qualche secondo di concentrazione, capì immediatamente che si trattava della Leaf Forest. La soddisfazione e il sollievo che aveva provato in quelle ultime ore sparirono di colpo con un tuffo al cuore quando il riccio blu realizzò un dubbio e un pericolo attanagliante che lui stesso aveva predisposto.
     - E’ improbabile a questo punto che si tratti di frammenti non ancora rinvenuti! - spiegò Tails, pratico.
     - Vuol dire che da quelle parti c’è uno dei nostri avversari, allora! - concluse Zephir.
     - No! - rispose secco Sonic.
     I suoi occhi erano sgranati e una grande paura si leggeva nelle sue pupille.
     - Cosa ti prende? - chiese Knuckles.
     - C’è qualcosa che non va? - lo seguì Amy.
     Il riccio non rispose. Si potevano quasi vedere gli ingranaggi nel suo cervello lavorare febbrilmente ad un pensiero che lo stava torturando. Di punto in bianco, fece dietrofront e si diresse verso la porta a passo svelto. I suoi quattro compagni tentarono di seguirlo, allarmati dal suo comportamento irrazionale, ma vennero fermati da un suo gesto imperioso della mano.
     - Rimanete qui! Vi chiamerò in caso di necessità! Forse non è niente, ma voglio essere sicuro che sia tutto a posto! -
     - Dicci almeno che cosa succede! - esclamò Amy.
     - Cream potrebbe essere in pericolo! -
     Il silenzio che seguì a questa affermazione fu il biglietto di uscita perfetto per Sonic che sfrecciò all’esterno e sparì alla vista nel giro di un istante.
     - Meglio che gli stia incollata alla coda! - disse Zephir, prima di uscire a sua volta e di sfrecciare in lontananza.

     Nel frattempo, nel luogo in cui stava per scatenarsi una feroce e inaspettata battaglia, una bambina stava tranquillamente giocando sul fresco manto erboso con il suo inseparabile compagno alato. Aveva raccolto un bel po’ di fiori colorati dai prati che circondavano la sua casa nella foresta ed era intenta ad intrecciarli in variopinte ghirlande grazie alla sua impressionante abilità manuale. Il suo amico Chao era invece molto più incuriosito dall’apparecchio di forma rettangolare lasciato in custodia alla ragazzina la sera prima da Sonic. Cheese non aveva mai visto una cosa così curiosa ed era molto ansioso di capirne il funzionamento. Aprendo il coperchietto con le zampine blu, aveva poco prima preso il vizio di premere tutti i tasti a caso per vedere se succedesse qualcosa. Quando Cream si era accorta dei rumori elettronici della ricetrasmittente si era affrettata a strapparla dalla presa del suo piccolo amico, sollevando i suoi squittii di protesta.
     - Adesso basta, Cheese! - lo aveva rimproverato - Lo sai cosa ci ha detto Sonic! Non dobbiamo toccare il suo radar perché deve rimanere sempre acceso! Ha fiducia in noi e dobbiamo dimostrargli che possiamo aiutarlo! -
     La coniglietta era risoluta in quello che aveva detto. Non intendeva essere dura con il Chao, ma sentiva che era importante non tradire la fiducia che Sonic aveva riposto in lei. Dopo che era stata allontanata dal gruppo a causa della sua giovane età, aveva sentito un senso di impotenza e di sfiducia che la metteva di fronte all’innegabile realtà di non poter aiutare in nessun modo i suoi amici. Effettivamente non possedeva abilità che le permettessero di difendersi e di tirarsi fuori dai guai e quindi si rendeva perfettamente conto del perché era costretta ad agire nelle retrovie. Era già tanto se nelle precedenti avventure le fosse stato permesso di unirsi al gruppo, considerando tutti i pericoli che avevano affrontato. Le era di sconforto essere una bambina così piccola e incapace, ma si era rassegnata all’idea di dover aspettare pazientemente notizie dai suoi amici e di starsene in disparte.
     L’incontro con Sonic avvenuto la sera prima aveva riacceso le sue speranze di poter giocare un ruolo importante nel gruppo. Il riccio blu le aveva chiesto di nascondere in casa con cura i due frammenti luccicanti che avevano così faticosamente recuperato e di tenere con sé anche la sua ricetrasmittente, raccomandandosi di non toccarla mai per non rischiare di spegnerla. In questo modo, aveva spiegato, le interferenze prodotte dal rilevatore avrebbero impedito ad altri di individuare quelle due pietre e di arrivare fino alla Leaf Forest. Cream era stata inizialmente un po’ incerta se accettare o no questa responsabilità, ma dopo le rassicurazioni di Sonic e il senso che si provava a fare qualcosa di utile sentiva di essere in una botte di ferro. L’unica cosa che l’aveva fatta vagamente preoccupare era stata l’espressione di Sonic quando aveva chiesto notizie di tutti gli altri. Il suo volto si era rabbuiato e aveva mormorato brevemente un “stanno tutti bene” senza scendere ulteriormente nei dettagli. A parte questo, però, non c’era nient’altro che potesse rattristare Cream tanto da non consentirle di fare il suo dovere per il gruppo.
     Aveva appena terminato una parte della ghirlanda che stava costruendo quando si rese conto di aver terminato i fiori. Si alzò per andare a cercarne degli altri e la sua attenzione fu catturata da qualcosa che faceva capolino tra i tronchi. Dapprima pensò si trattasse di un cespuglio dalla forma strana, poi notò che si muoveva lentamente e comprese che si trattava di qualcosa di vivo. Un po’ impaurita, indietreggiò con cautela mentre continuava a studiare con attenzione la strana figura che aveva davanti. Non appena cominciò a fare capolino dall’ombra creata dalle chiome degli alberi, la sua fisionomia risultò vagamente familiare alla coniglietta, tanto che dovette fare uno sforzo di memoria per ricordare dove l’aveva già vista. Finalmente, quando lo strano essere si fece avanti, lo riconobbe senza un attimo di esitazione.
     - Emerl! -
     Cream corse immediatamente incontro al robot, felice di rivederlo dopo tanto tempo. Era davvero lui, l’automa dai grandi occhi azzurri, dal corpo esile e rivestito di bordò e dalla cresta ricurva che partiva dalla sua fronte. Anche Cheese lo riconobbe subito, saltandogli al collo in un abbraccio affettuoso. Emerl, tuttavia, non batté ciglio, limitandosi ad emettere una serie di rumori gracchianti e intermittenti, come se stesse cercando di parlare ma non ci riusciva.
     - Pensavo te ne fossi andato per sempre, Emerl! - insistette la coniglietta, con gli occhi luccicanti - Invece sei sopravvissuto! Come hai fatto? -
     Emerl scuoteva leggermente la testa, continuando ad emettere fischi e rumori fastidiosi come di unghie su una lavagna. Ogni tipo di comunicazione con lui era interdetta e Cream non sapeva proprio come fare per riuscire a fare in modo che le rispondesse. D’un tratto si ricordò che quando lo avevano incontrato erano riusciti a migliorare la sua parlantina ogni volta che gli veniva donato un Chaos Emerald. Purtroppo non ne aveva nessuno a disposizione, ma forse c’era qualcosa che avrebbe funzionato lo stesso.
     - Forse so come farti parlare di nuovo! - disse con un ampio sorriso, prima di prendere il robot per mano - Andiamo in casa! La mamma tornerà tra poco! Le faremo una bella sorpresa! -
     La ragazzina accompagnò il robot fino alla sua casetta dove, dopo essersi puliti i piedi sullo zerbino, entrarono per raggiungere la sua cameretta profumata di limone. Cheese li seguiva a ruota, svolazzando contento sulla loro scia.
     - Aspetta qui! - si raccomandò la coniglietta, lasciando Emerl accanto al letto.
     Arrivò alla sua scrivania e aprì delicatamente il coperchio di un portagioie adagiato in un angolo. I due frammenti di Gemma risplendettero festosi alla luce del giorno, brillando di giallo e rosso. Cream li prese con sé e andò a porgerli contenta ad Emerl.
     - Non sono Chaos Emeralds, ma forse possono lo stesso aiutarti a parlare di nuovo! -
     L’automa abbassò lo sguardo bionico verso le due pietre, poi lo restituì a Cream. Strappò letteralmente di mano alla coniglietta i gioielli frastagliati ed indietreggiò di un passo. La sua corazza cominciò a cambiare colore come la pelle di un camaleonte, diventando di colpo nera e argentata. I suoi occhi meccanici assunsero una colorazione rosso fuoco, dalle braccia e dalle gambe spuntarono delle estremità metalliche lucenti e la cresta bordò che aveva in fronte si aprì a ventaglio e diventò improvvisamente dorata e con tre punte.
     - Emerl? - domandò impaurita la coniglietta, scrutando negli occhi vuoti di Gemerl.
     Il robot di Eggman non perse altro tempo e puntò la canna di fucile che spuntava dal suo avambraccio di fronte a sé.

     Nel momento in cui Sonic arrivò a perdifiato in prossimità della casetta color panna che ospitava la famigliola di conigli, udì un urlo disperato di donna provenire dall’interno. Con il cuore che martellava come un tamburo, il riccio blu si precipitò in casa senza bussare come faceva di solito. Corse nella cameretta di Cream e la scena che si ritrovò davanti gli gelò il sangue nelle vene.
     Cream era riversa sul pavimento in una posa innaturale, con le braccia aperte e gli occhi chiusi come se stesse dormendo profondamente. Il suo vestitino rosso era strappato e bruciacchiato nella zona del petto, così come una piccola parte della sua cravattina. Sua madre Vanilla era china su di lei, con gli occhi gonfi di lacrime che chiamava il suo nome tra un singhiozzo e l’altro accarezzandole il viso gelido. Cheese era mogio e stralunato e continuava a tirare piano l’orecchio della sua padroncina senza ottenere risposta.
     La scena era così straziante che Sonic rimase paralizzato sull’uscio della porta per qualche secondo, incapace di dire o fare alcunché, con la mente atrofizzata dalla sconvolgente verità che gli si parava di fronte. Fortunatamente, in quel frangente arrivò anche Zephir, apparendo come un lampo accanto a Sonic. Le ci volle pochissimo per realizzare cosa fosse successo e, con grande calma e freddezza, decise di intervenire. Si chinò a sua volta sul corpo della coniglietta e, prendendole delicatamente un braccio, sentì le pulsazioni nel polso. Quindi accostò l’orecchio al suo petto per udire il battito cardiaco e il suo respiro.
     - Respira ancora! - fu il rassicurante responso - Credo che sia solo svenuta per lo shock, ma sta bene! -
     L’ansimare affannoso di Vanilla si regolarizzò moderatamente dopo la notizia. Aiutò Zephir a sollevare la ragazzina e la poggiarono con delicatezza sul suo letto. Sonic era ancora lì impalato, pallido come un cencio e con un brivido freddo che gli scorreva lungo la spina dorsale. La sua espressione mutò di colpo in una smorfia di pura rabbia, con i denti stretti e gli occhi semichiusi. Raccolse da terra il segnalatore che aveva lasciato a Cream la sera precedente e pronunciò delle parole affrettate e gonfie di collera prima di correre via.
     - Chiunque sia stato la pagherà cara! -
     Con una folata di vento improvvisa, Sonic era già sparito nel giro di un attimo.

     - Cosa? Cosa è successo? Oh, cavolo! Ma come sta? Sì, sì, ho capito! Da solo? Arriviamo immediatamente! -
     Tails abbassò la cornetta del telefono e si rivolse con sguardo atterrito a Knuckles ed Amy. Le sue mani tremavano leggermente e il suo tono di voce era in parte rotto dal respiro irregolare.
     - Era Zephir! E’ successo qualcosa a Cream! E’ stata attaccata da qualcuno! Sonic lo sta inseguendo ma potrebbe aver bisogno di aiuto! -
     Knuckles strinse i denti e soffocò un’imprecazione di delusione. Amy si portò le mani alla bocca e spalancò gli occhi in un segno di incredulità.
     - Come sta Cream? E Sonic? -
     - Stanno bene, ma non so molto altro! Dobbiamo subito andare da loro! -
     - La cosa non promette niente di buono! - commentò Knuckles mentre si dirigevano tutti e tre alla porta.
     Il volpino l’aveva appena spalancata che si ritrovò di fronte inaspettatamente il volto di Rouge. Dietro di lei, in fila lungo il vialetto, c’erano Omega e un serio e corrucciato Drake.
     - Ehm… è ancora valida la vostra offerta? -

     Sonic correva più di quanto avesse mai corso in vita sua lungo i prati color smeraldo della Leaf Forest, sollevando sulla sua scia una miriade di steli e fili d’erba che veleggiavano con grazia nell’aria prima di ricadere al suolo. Il bip elettronico del segnalatore che aveva di nuovo ben fisso al polso lo accompagnava in quella marcia frenetica. Era molto vicino. L’unico pensiero che abitava la sua mente in quel momento non era mai stato così pulsante e forte da fargli perdere la concezione di qualunque cosa attorno a lui. Era la rabbia. Era la vendetta.
     Il sentiero sboccò in uno spiazzale erboso collinare privo di alberi appena oltre il limitare della foresta. Riconobbe immediatamente l’autore del misfatto sul quale avrebbe riversato tutta la sua furia cieca. Gemerl gli dava le spalle, in piedi come se stesse aspettando qualcosa, con un luccichio flebile che traspariva dal suo pugno destro chiuso.
     - Gemerl! - urlò il riccio blu.
     Il robot si voltò a guardarlo e in quel momento alle sue spalle piombò una grande massa metallica che fece vibrare il terreno per un secondo. Era un esoscheletro argentato alto più del doppio di Sonic, con le braccia e le gambe delle dimensioni di due larghe travi d’acciaio. Al posto delle mani aveva due tenaglie cariche di elettricità a giudicare dal modo in cui sprizzavano scintille. La cupola di vetro che aveva al posto della testa si aprì come un fiore che sbocciava e il volto ghignante di Eggman spuntò in tutta la sua perfidia. Gemerl lanciò i due frammenti di pietra al dottore che non mancò di afferrarli al volo, quindi saltò in direzione dell’Egg Drive dove, trasformando il suo corpo in una chiave ad innesto, si assemblò al meccanismo di guida lasciando all’esterno solo la testa con gli occhi che lampeggiavano di rosso.
     - Ti ricordi il mio Egg Emperor(1), Sonic? - domandò Eggman, con una nota rabbiosa nella voce - Dopo che tu e i tuoi amici lo avete rottamato ho usato i suoi componenti per assemblare questo splendido e maneggevole esoscheletro! L’ho chiamato Egg-o-Matic 3S, niente male, vero? Lo sai per cosa sta il 3S? -
     Sonic decise di non dargli corda, preferendo scoccargli lo sguardo più inviperito del suo repertorio. Le mani scivolarono lentamente nelle tasche dei pantaloncini dove si strinsero attorno ai due Rings che portava sempre con sé in caso di necessità.
     - Non lo sai? Stanno per Sterminare e Schiacciare Sonic! Sono sempre stato bravo negli acrostici! -
     - Spero tu sia altrettanto bravo a difendere le tue chiappone gommose, Eggman! Questa volta non ti lascerò scappare illeso! -
     - Oh-oh! Sei forse arrabbiato con me per quello spiacevole incidente con la tua piccola coniglietta? Dovevi pensarci prima di farle tenere degli oggetti così pericolosi! -
     Punto sul vivo, la rabbia di Sonic aumentò tanto quanto il suo senso di colpa.
     - Hai finito di attentare alla vita dei miei amici, testa d’uovo! -
     - Non farla tanto lunga! I cannoni al plasma di Gemerl non sono letali! Mi sono assicurato che usasse il minimo voltaggio per stordirla! Sono pur sempre un gentiluomo! -
     - Forse quelli non saranno letali, ma io so esserlo molto di più! Stavolta ti uccido con le mie mani! -
     Il ghigno di Eggman si allargò ancora di più. Era il cenno di sfida che stava aspettando da tanto.
     - Allora perché non ci provi? -
     Era il momento giusto per attaccare. Assorbendo l’energia dei due anelli dorati, sentì il suo tono muscolare rinvigorirsi come per magia. Si scagliò in avanti e produsse un’azione rotante che si abbatté sul robot con la forza di una palla di cannone. Una volta che si fu rimesso in piedi, si accorse che l’esoscheletro non aveva avuto danni perché aveva riparato la parte frontale con le possenti braccia.
     - Cilecca! - lo schernì Eggman, molto sicuro di sé.
     Sonic tentò un nuovo attacco, mirando questa volta direttamente alla testa del robot. Purtroppo per lui, fu colpito da una falciata del braccio bionico e scaraventato di nuovo a terra. Approfittando del vantaggio, Eggman azionò il generatore di energia e sparò da una tenaglia un fulmine viola che colpì in pieno petto l’odiato riccio. Sonic si sentì attraversare il corpo da una potente scarica elettrica che lo costrinse ad accasciarsi sul prato.
     - Forse avrei dovuto specificare che il mio Egg-o-Matic è potenziato dal mio frammento di Gemma! - disse il dottore - Con questo potere ad alimentarlo è più forte di qualunque altro robot tu abbia mai affrontato! -
     Sonic tentò di recuperare il fiato e si mise in piedi con una mano premuta sul fianco destro.
     - Questo è tutto da vedere! -
     Con una nuova rapida azione rotante, Sonic era sicuro che sarebbe andato a segno, ma l’esoscheletro, incredibilmente, fu più veloce di lui e, a dispetto della sua grande mole, si spostò in tempo per schivare il colpo. Era probabilmente un effetto dell’energia della Gemma, pensava Sonic. Ancora prima che potesse mettere piede a terra, si sentì stringere da una morsa poderosa e fu sollevato in alto. Tentò di liberarsi con tutte le forze dalla tenaglia che l’aveva intrappolato, ma il corpo metallico fu attraversato da un’altra scarica elettrica che bruciò dolorosamente sulla sua pelle, costringendolo ad urlare. Spingendo forte con un piede riuscì a sgusciare dalla presa, salvo poi sbattere forte di schiena sul terreno duro.
     - Non hai speranze questa volta, mio povero istrice! -
     L’Egg-o-Matic sollevò un piede per schiacciare l’inerme riccio blu, ma fu fortuitamente tratto in salvo da Zephir che lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori dal pericolo.
     - Hai deciso di farti ammazzare? - lo rimproverò severamente la ragazza - Hai bisogno di aiuto! -
     Pronta e reattiva, Zephir partì all’attacco con movimenti rapidi ed elusivi. Una tenaglia piombò su di lei come un martello, ma non fu difficile evitare il colpo, saltare sull’enorme braccio e arrampicarsi verso la cupola di vetro. Non aveva calcolato la testa di Gemerl che spuntava dalla parte frontale dell’Egg Drive. Il robot agganciò il bersaglio e sparò due colpi di energia dagli occhi che centrarono l’obiettivo in pieno, costringendola a precipitare inesorabilmente. La ragazza non si diede ancora per vinta e rallentò la caduta aggrappandosi ad un listello di metallo che spuntava dal fianco dell’Egg-o-Matic. Scalò agilmente la montagna ferrosa dalla schiena in su, sperando di arrivare più facilmente al suo controllore. Non aveva considerato che Eggman aveva studiato una contromisura anche per questo. L’esoscheletro fu attraversato di nuovo da corrente elettrica ad alto voltaggio e Zephir, colta di sorpresa, cedette al dolore improvviso e perse la presa capitombolando sul prato.
     - Niente da fare, moscerini! - esclamò ancora il dottore - Non vado giù facilmente! -
     Intendendosi al volo, i due ricci tentarono un attacco simultaneo da due lati, ma Eggman fu più rapido a capire le loro intenzioni e li colpì ancora con due lampi viola di elettricità sparati insieme dalle due tenaglie. Proprio quando Sonic cominciava a credere che non sarebbe stato tanto facile vincere lo scontro, udì un rumore familiare di pale in azione che si avvicinava rapidamente. Dalle cime degli alberi spuntò il Tornado che solcava coraggiosamente i cieli, manovrato dall’abile Tails, concentrato per passare all’attacco. La diabolica macchina di Eggman fu subito bersagliata dal mitragliatore del biplano e la sua attenzione fu distolta dai due ricci inermi.
     Anche Knuckles arrivò di corsa accanto a Sonic, aiutandolo a rialzarsi dopo il grave colpo subito.
     - Sei ferito? - domandò reggendolo per un braccio.
     - Solo nell’orgoglio! Come sta Cream? -
     - Si riprenderà! Amy è con lei adesso! Si può sapere che cosa hai combinato? -
     Sonic si scostò da lui non appena capì che una predica stava per arrivare e lo guardò con occhi affranti.
     - Non ti ci mettere anche tu! Mi sto incolpando già abbastanza da solo! Ora pensiamo a fare fuori Eggman una volta per tutte! -
     L’echidna annuì prontamente.
     - Abbiamo portato anche la cavalleria! Non ha scampo contro tutti noi! -
     Il riccio aggrottò la fronte, non capendo bene a chi Knuckles si stesse riferendo, almeno fin quando non vide tre sagome sfrecciare accanto a lui rapidamente. Rouge aveva appena spiccato il volo per attaccare l’esoscheletro dall’alto, mentre Drake ed Omega si erano piantati a pochi metri da questo per scagliare un attacco frontale.
     - Non mi fate paura! - esclamò Eggman - Siete solo delle mosche per il mio Egg-o-Matic! -
     Rouge diede inizio all’offensiva scagliando un paio di baci esplosivi contro la corazza spessa dell’esoscheletro. La rapidità che il frammento di Gemma gli garantiva, però, gli bastò per effettuare una contromossa. Fece esplodere a mezz’aria le bombe colpendole con due rapide scariche elettriche e ne scagliò una terza contro il pipistrello. Rouge tentò di evitare il colpo virando di colpo il volo e piegando il corpo all’indietro, ma avvertì il dolore del colpo ad un’ala, finendo per perdere stabilità e precipitare. Knuckles si tuffò in avanti e la prese al volo, rotolando con lei sul prato e ammortizzando la caduta.
     - Grazie! Hai sempre desiderato che ti piovessi dal cielo tra le braccia, vero? -
     - Ti sembra questo il momento? -
     Il successivo ad essere investito dalla potenza dell’Egg-o-Matic fu Tails che continuava a girare in tondo come un avvoltoio sulla preda, bersagliandolo di proiettili. Eggman pensò bene di concentrare due lampi ad alta energia nelle tenaglie per scagliarli al momento più opportuno. Il volpino avvertì uno scossone brusco quando il fulmine colpì un’ala del Tornado, recidendola di netto. Una nube di fumo nero scoppiò dalla fiancata dell’aereo e Tails ne perse il controllo, tentando di rallentare la caduta per improvvisare un atterraggio di emergenza. Il biplano si schiantò sul prato con un tonfo pauroso e fu trascinato in avanti per qualche metro prima di fermarsi e giacere di lato con l’ala rimasta intatta stagliata verso il cielo.
     Knuckles e Rouge si precipitarono verso il Tornado, avvolto dalle fiamme nella zona colpita e tirarono fuori dall’abitacolo uno scioccato Tails che si reggeva a stento in piedi. Un taglio sanguinante gli si era aperto sulla fronte nel punto in cui lo scossone gli aveva fatto battere la testa sul pannello di comando.
     - Diamo fuoco alle polveri, Omega! - esclamò Drake prima di scagliare la fiammata più potente di cui disponeva verso l’avversario corazzato.
     Omega lo seguì immediatamente, scaricando raffiche di proiettili fumanti contro il massiccio esoscheletro del suo ex padrone. Il calore e gli spari a ripetizione non infliggevano però alcun danno al mostro di ferro, protetto da un campo elettrico luminoso che fungeva da efficace scudo. Il contrattacco non tardò ad arrivare, sottoforma di due sferzate poderose delle tenaglie. La prima colpì in pieno il povero Omega che fu scaraventato alla sua destra come un pallone da calcio, la seconda fu schivata da un agile balzo di Drake che, mentre era a mezz’aria, scagliò una sfera infuocata contro la cupola. Dal modo in cui la fiammata si estinse a contatto con il vetro, si poteva dedurre che la protezione del campo elettrico arrivava fino a quel punto. Il lupo non trovò altra soluzione che avventarsi selvaggiamente sulla fiancata dell’Egg-o-Matic. Nel contempo, Sonic, Zephir e Knuckles sferrarono un attacco dai rimanenti tre lati, lasciando ad Eggman una sola alternativa. Caricò nelle tenaglie tutta l’energia disponibile e la scaricò tramite un pugno poderoso sul terreno, generando un’onda d’urto di proporzioni impressionanti. Come sbalzati da un’esplosione, i quattro avversari vennero scagliati senza opporre resistenza per atterrare pesantemente al suolo a metri di distanza.
     Eggman torreggiava trionfante sui corpi sfiniti dei suoi nemici, congratulandosi con sé stesso per la vittoria vicina.
     - L’energia di cui dispongo ora è illimitata! - si esaltò - Arrendetevi a me! Non c’è nessuno che vi possa salvare questa volta! -
     - Ehm… mi permetto di dissentire! -
     Una voce calma aveva appena parlato alle sue spalle, costringendolo a voltarsi allarmato. Proveniva da una lince sorridente con un braccio meccanico. Con una mossa rapida, Geoffrey lanciò qualcosa contro il ventre dell’esoscheletro dove si attaccò saldamente e con precisione. Era uno degli esplosivi a detonatore che Eggman stesso aveva utilizzato nella palude.
     - Sparky! Che diavolo stai facendo? -
     - Sono sergente Van Marten per lei, dottore! - rispose la lince in tono cortese.
     Sollevò una mano per mostrare il comando del detonatore e il suo pollice che era pronto ad azionarlo. Gli occhi di Eggman si spalancarono per la paura e, in preda al panico, cominciò ad armeggiare con i pulsanti per darsi immediatamente alla fuga.
     - Ritirata! Ritirata! - urlò afferrando il frammento di Gemma nel generatore principale.
     - Chi di bomba ferisce, di bomba perisce, doc! - esclamò Geoffrey prima di innescare l’esplosivo.
     Eggman ebbe appena il tempo sufficiente ad abbandonare l’esoscheletro a bordo dell’Egg Drive prima che la sua arma saltasse in aria in un boato di rottami roventi e di fiamme divampanti. L’onda dell’esplosione investì comunque la navicella, facendola ondeggiare pericolosamente e sbalzando il suo guidatore in avanti. Come per una giustizia quasi divina, i due frammenti sottratti a Cream sfuggirono alla sua presa e piovvero ai piedi di Sonic.
     - No! Non di nuovo! - sbraitò il dottore, incredulo.
     - Oh, sì, invece! - replicò Geoffrey.
     Prese la mira con il suo braccio meccanico e investì il povero dottore con un lampo elettrico ad alto voltaggio, scaraventandolo una volta per tutte lontano dalla loro portata. Poi fu il silenzio.
     Gli ultimi avvenimenti erano accaduti così in fretta che a stento erano riusciti a realizzare che erano fuori pericolo e che tutto era finito. Si rimisero piano tutti in piedi e si avvicinarono circospetti ad un soddisfatto Geoffrey.
     - Geoffrey? - chiese incerto Sonic - Sei tu? -
     La lince ricambiò il suo sguardo, quindi con un pugno infranse la piastra luminosa sul suo petto, mettendola definitivamente fuori uso.
     - Adesso sì! -

     - Ero al corrente del piano del dottor Eggman per eliminarvi tutti in un colpo solo, ma non potevo di certo fermarlo prima che lo mettesse in atto, altrimenti avrei fatto saltare la mia copertura! Così ieri notte ho disattivato le telecamere del circuito chiuso e ho estratto l’esplosivo da ogni detonatore, tenendone solo uno in caso di bisogno! Purtroppo ho rischiato di essere scoperto quando il dottore si è reso conto che nella palude gli sono stato più di impiccio che di aiuto! Fortunatamente ha dato la colpa del blackout a Shadow e così sono riuscito a salvare la faccia! -
     L’educazione e la compostezza con cui Geoffrey Van Marten si rivolgeva al prossimo nel narrare le vicende che lo riguardavano aveva qualcosa di magnetico e di affascinante a giudicare dal modo in cui tutti, o quasi, pendevano dalle sue labbra. Amy, Rouge e Zephir lo ascoltavano con molta attenzione, quasi rapite dal tono suadente della sua voce. Anche Tails e Knuckles non si perdevano una sola sillaba del suo discorso, non tanto per il fascino che la sua parlantina esercitava, quanto per la curiosità di scoprire tutti i retroscena degli eventi a cui avevano preso parte anche loro, sebbene non potessero negare che la voce della lince aveva un misterioso potere rilassante nel modo in cui risuonava. Persino Drake ed Omega, i due che più di tutti dimostravano, per motivi opposti, una noncuranza quasi offensiva verso il nuovo arrivato, li si poteva vedere ogni tanto rizzare l’orecchio attento o puntare l’occhio bionico sull’indiscusso protagonista di quell’ultima ora. Solo Sonic si dimostrava completamente indifferente al racconto di Geoffrey, preferendo di gran lunga starsene poggiato ad una parete in disparte con l’aria abbattuta e con lo sguardo che vagava ogni tanto verso la porta chiusa della camera di Cream, dove la coniglietta si stava lentamente ristabilendo in compagnia di sua madre.
     - Quindi hai agito alle spalle di Eggman per tutto questo tempo? - domandò Tails, incredulo.
     - Non proprio! Ho recuperato la completa coscienza di me solo un paio di giorni fa! Non so se sia a causa della mia forza di volontà o perché l’apparecchio che mi ha applicato per tenermi suo schiavo sia scaduto da tempo! -
     - Non capita spesso che il vecchio dottore usi dei giocattoli difettosi! - gli assicurò Rouge - Credo che vada conferita una medaglia al valore prima di tutto alla tua pellaccia! -
     - Questo è un grande vantaggio per noi! - esclamò Knuckles - Se hai passato del tempo vicino ad Eggman saprai di sicuro cosa intende fare di preciso con la pietra di Magorian! -
     - Sono desolato, ma non credo di potervi fornire molti indizi! Con me non si è mai confidato più del necessario e dalle ricerche che ho fatto nei suoi archivi non ho trovato nessun dato in merito! Di qualunque cosa si tratti credo che la custodisca molto gelosamente! -
     - Non brancoliamo nel buio solo per quanto riguarda lui! - precisò Rouge - E’ da tenere in seria considerazione anche quello sciacallo psicopatico! -
     Drake storse il naso quando si fece riferimento a Seth e quindi alla sua responsabilità nell’averlo aiutato involontariamente.
     - Le sue intenzioni non possono essere migliori di quelle di Eggman! - constatò Tails.
     - E’ tutta colpa mia! - ammise Drake, abbassando lo sguardo - Gli ho permesso di fortificarsi ancora di più! Ma non ho intenzione di piangermi addosso! Ci occuperemo anche di lui appena arriverà il momento! -
     - Credevo che avessi detto che la tua squadra lavora meglio in proprio! - disse Rouge, sforzandosi di sembrare casuale.
     - E’ una questione che riguarda tutti quanti adesso! - rispose, guardando di sottecchi la ragazza pipistrello - Fermarlo è una responsabilità di tutti quelli che sono qui presenti e… lo ammetto, si lavora meglio in gruppo! A patto che nessuno mi sia d’intralcio! -
     - In gruppo non siamo riusciti a salvare Cream! - intervenne Sonic con una nota dolente nella voce.
     Il silenzio piombò improvvisamente dopo le sue parole e, infastidito da tutti gli occhi che gli erano puntati contro, decise di abbandonare la stanza e di uscire all’aperto.
     La sera era ormai calata, dipingendo il cielo delle sue tonalità nere e bluastre, e l’aria fresca gli accarezzò il volto come una leggera carezza. Si erano tutti riuniti a casa di Cream perché era il punto di appoggio più vicino per le loro esigenze. Sapeva che non avevano il diritto di rimanere lì, specialmente lui, dopo che la loro insensata battaglia aveva coinvolto la vita di una bambina innocente. Era difficile rallegrarsi per l’aggiunta di Geoffrey al gruppo, per avere sconfitto di nuovo Eggman o per qualunque altra cosa quando sapeva che quella serie di lotte sarebbe andata avanti ancora per chissà quanto. Si chiedeva con una divorante frustrazione chi sarebbe stato il prossimo a trovarsi nel fuoco incrociato e se sarebbe arrivato in tempo questa volta per trarlo in salvo.
     - Va tutto bene? - domandò timidamente Amy, apparsa all’improvviso al suo fianco.
     - E’ buffo! Fino a qualche ora fa mi sentivo in cima al mondo! Sentivo che sarei riuscito a proteggervi in ogni modo possibile! E subito dopo è accaduto questo! -
     - Cream e Vanilla non ti danno colpa per quello che è successo! -
     - E che differenza fa? Finché continuerò a coinvolgerle nelle mie guerre finiranno sempre col farsi male! -
     - Non dico che quello che hai fatto non sia sbagliato! Hai messo in pericolo Cream pur sapendo che l’avevamo allontanata per il suo bene! Però hai agito pensando che fosse la scelta giusta e per me è sufficiente per perdonarti! -
     - Non è pensandola così che uscirete sani e salvi da questa situazione! -
     - Se posso permettermi… -
     I due ricci si voltarono per vedere la lince impettita camminare lentamente verso di loro. La sua sciarpa rossa ondeggiava come se fosse stata un prolungamento del suo corpo. Esattamente come aveva chiesto, gli era stata restituita da Amy, nel momento in cui erano sicuri che la lince fosse di nuovo completamente padrona di sé.
     - Probabilmente penserai che ti stia facendo una paternale, ma credimi, Sonic, se ti dico che so come ti puoi sentire! Le battaglie non sono mai giuste o utili, ma siamo costretti a sostenerle per difendere quello che abbiamo di più caro! Tu sei un leader nato, hai delle abilità che ti consentono di guidare la tua squadra alla difesa dei principi che salvaguardate, e purtroppo il tuo ruolo non è mai semplice come si possa credere! E’ tuo dovere prendere delle decisioni, a volte molto rischiose, a volte senza che si abbia un’alternativa migliore, eppure devi farlo! Certe volte può andare bene, altre invece qualcuno può subirne le conseguenze! E’ ingiusto, è scorretto, ma purtroppo è così! Spesso il leader si sentirà responsabile della vita di tutti i suoi compagni, ma l’unico modo per convivere con il senso di colpa è pensare che il sacrificio di pochi sarà servito per la salvezza di tutti gli altri! Si tratta di altruismo, si tratta di generosità! Si tratta di preservare il nostro bene più prezioso, la nostra vita! -
     Geoffrey sorrise, ma era un sorriso privo di allegria, velato di una malinconia molto sottile. Prese con due dita un lembo della sua sciarpa consunta e l’accarezzò facendo scorrere lentamente il pollice sulla stoffa.
     - Ho imparato questa lezione molti anni fa e nel modo più duro possibile! Quando il nostro battaglione stava combattendo contro l’esercito robotico di Robotnik ho dovuto fare la scelta più difficile della mia vita! Si chiamava Sheila… Sheila Foster… ed era quanto di più prezioso possedessi! La decisione spettava a me… se sacrificare la sua vita per la salvezza di molti o continuare a guardarla negli occhi con la consapevolezza che tante vite erano state infrante per la mia scelta di salvare solo lei! Il senso di colpa per averla condannata io stesso mi ha tormentato per molti anni, fino a quando non mi sono reso conto che grazie al suo sacrificio tante persone hanno potuto continuare a vivere intensamente ogni giorno che avevano davanti… ed è stata la ricompensa più grande! -
     La lince guardò Sonic dritto negli occhi e una luce calda e confortante risplendette nelle sue pupille.
     - Sei nato per difendere questo pianeta, Sonic! Sei nato per guidare tutti quelli che hanno abbastanza coraggio per proteggere quello che credono sia giusto! E continuerai a farlo a prescindere da tutte le avversità che potrai incontrare! Oltre che un tuo diritto, è un tuo dovere! E sono sicuro che è scritto nel tuo destino! -
     Non avrebbe saputo dire se era per la presenza rassicurante di Amy, per le parole risolute di Geoffrey o per l’atmosfera così mistica e affascinante che c’era quella sera, ma Sonic avrebbe ricordato quel momento per tutta la sua vita come l’istante in cui gli fu finalmente chiaro il ruolo che aveva nel mondo.

     Se Tails stava confabulando piano con Omega, immersi in un discorso un po’ difficoltoso di cui solo loro conoscevano i dettagli, Zephir e Drake erano immersi nei loro rispettivi pensieri, rifiutandosi di condividerli con il resto del gruppo. Rouge, invece, sembrava moderatamente interessata ad un vaso portafiori di cristallo adagiato su una mensola accanto a lei, forse impegnata a calcolare quanto potesse valere. Anche Knuckles era intento ad estimare il valore delle parole che avrebbe pronunciato di lì a poco, come per soppesare il guadagno e la perdita che avrebbe percepito persistendo nel negare ciò che provava.
     - Te la intendi con il lupo, vero? - domandò, avvicinandosi alla ragazza pipistrello.
     Il suo tono era volutamente burbero.
     - Perché? Ti darebbe un dispiacere se fosse così? - lo punzecchiò Rouge di rimando.
     - Onestamente? Sì! -
     L’interesse della ladra di gioielli si risollevò di colpo, stupita per quell’inaspettata ammissione.
     - Questa sì che è bella! Allora anche tu sei capace di dirmi qualcosa di carino ogni tanto! -
     - Non sono tanto male quanto sembro, Rouge! Nel giro di poco tempo ho rischiato di sparire dalla faccia di Mobius per ben due volte e credo che mi pentirei amaramente di andarmene senza prima averti detto una cosa! -
     - E di cosa si tratta? -
     Knuckles non dovette pensarci due volte circa le parole da usare.
     - Quando tutto questo sarà finito avremo modo di parlare… sempre se ci sentiremo ancora in grado di farlo! In fondo sarà questo che ci dirà se siamo pronti oppure no! Fino a quel momento, puoi continuare benissimo a guardarmi storto come hai sempre fatto! -
     Rouge sorrise nell’udire le parole che lei stessa aveva pronunciato, guardando l’echidna tanto odiata e tanto amata con un’intesa per lei del tutto nuova.
     - Ti suona familiare? - chiese Knuckles, sorridendo a sua volta.
     Anche se la domanda era palesemente retorica, non ottenne comunque risposta. In quel preciso istante nel salotto rimbombò un coro di bip elettronici intermittenti ad altissimo volume. I segnalatori al polso di Tails, Knuckles e Zephir, compreso quello nella tasca di Rouge e persino quello interno ad Omega erano come impazziti, scandendo una rilevazione con allarmi sempre più forti fino a sfociare in un forte crack. Il volpino aprì il vano dell’apparecchio e un filo di fumo nero si levò nell’aria.
     - Che diamine è stato? - sbottò Knuckles, infastidito.
     - Un segnale! - replicò Tails - Cavolo, è stato talmente forte da mandare in corto tutti i circuiti interni! -
     - Da dove viene una cosa del genere? -
     - Ehm… che abbia a che fare con quello? - intervenne Zephir, indicando qualcosa fuori dalla finestra.
     In lontananza si intravedeva una torre di luce bianca alta fino al cielo che vorticava piano come un tornado lungo e sottile. Uscirono subito tutti all’esterno, da dove si poteva vedere meglio la colonna abbagliante che probabilmente si stagliava per numerosi chilometri in altezza.
     Sonic ed Amy avevano in mano i loro rispettivi segnalatori, anch’essi guastati dall’improvviso picco di frequenza. Geoffrey osservava lo strano fenomeno luminoso con serietà e apprensione.
     - Che sia stato quello a far impazzire gli strumenti? - si chiese Rouge, perplessa.
     Sonic abbracciò con lo sguardo tutto il gruppo, incrociò gli occhi di Geoffrey per un momento e poi annuì piano con la testa.
     - E’ il caso di andare subito a scoprirlo allora! -

     Seguendo il richiamo dell’incredibile torre di luce, si sarebbero ritrovati tutti quanti, poco tempo dopo, in una zona arida e collinare spazzata da forti venti. Quella notte era particolarmente splendente di stelle. Quella notte sarebbe stata l’ultimo atto di quell’agghiacciante spettacolo.
     Sonic, Tails, Knuckles, Amy, Zephir, Rouge, Drake ed Omega arrivarono di corsa nel luogo da cui la torre di luce stava avendo origine. Riuscivano a vedere distintamente il vorticare dei suoi bagliori oltre un’altura rocciosa poco lontano da lì. Rimasero fermi per qualche secondo, persi nell’ammirazione del gioco di riflessi che si innalzava a perdita d’occhio fino alla volta celeste. Quindi Sonic decise di prendere l’iniziativa e di rivolgersi a tutti loro con calma e determinazione.
     - Facciamo attenzione adesso! -
     - Siete un tormento costante! - sbraitò una voce roca sopra le loro teste.
     Il dottor Eggman fluttuava in alto a bordo della sua inseparabile navicella, fulminando ciascuno di loro con lo sguardo.
     - Questo scherzetto è opera tua? - chiese Sonic sprezzante.
     Stavano per avvicinarsi con cautela verso la sorgente della luce bianca, quando udirono un cicaleccio familiare arrivare alle loro spalle.
     - Avrà voluto dire questo con “seguite la luce”? - si stava chiedendo Vector, gracchiando, prima che, insieme ad Espio, Mighty e Charmy, si accorgesse della presenza delle loro vecchie conoscenze.
     - Oh! - ebbe modo dire brevemente.
     - C’è tutta la banda al completo! - esclamò un’altra fredda voce alla loro destra.
     Seth, Levine e Getara erano spuntati come dal nulla, contemplando tutti i presenti con le solite espressioni superbe e minacciose.
     - Siete venuti ad assistere allo spettacolo? - domandò lo sciacallo.
     Senza che nessuno avesse modo di mettersi in guardia o di porre domande ad alta voce, udirono un forte sibilo e la torre di luce fu assorbita verso terra fino a scomparire con un ultimo brillio nella notte. Ci fu qualche istante di silenzio. La tensione era alle stelle. Cominciavano tutti a realizzare che qualcosa stava per accadere, dato che erano stati tutti riuniti in quell’area dallo stesso identico fenomeno.
     Oltre l’altura rocciosa si sentì prorompere un nuovo sibilo e un’onda luminosa si diffuse nella vallata, travolgendo inesorabilmente tutti i presenti. L’Egg Drive del dottore si spense all’improvviso, piovendo con un forte schianto sul terreno e scalzando con uno sbalzo il suo guidatore. Una misteriosa energia si impadronì del loro corpo, appesantendo notevolmente i muscoli e costringendoli ad inginocchiarsi per la paralisi che impediva le loro funzioni motorie.
     Spaventati e perplessi, alzarono tutti lo sguardo. E fu così che lo videro.
     Troneggiava su di loro dalla cima dell’altura, alto e slanciato, con metà della capigliatura argentata che danzava insieme al vento della sera. La metà sinistra del suo corpo era come se la ricordavano tutti, magra e dal volto appuntito, dall’occhio infuocato e dalle labbra sottili incurvate in un sorriso terrificante. La metà destra era fatta di metallo nero, forte e robusta, con un braccio potente e corazzato, una gamba a forma di pistone lucente e un volto in piastra d’acciaio, dal quale spuntava una pupilla bionica gialla che si muoveva senza controllo.
     - Ciao, cara! Eccomi a casa! - disse Magorian.

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(1) Apparso per la prima volta in Sonic Heroes
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Capitolo 24
*** Full Speed Ahead #24 (Pieces Of Eternity Saga FINALE) ***


d

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#24

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster



“Dall’alto dei cieli oggi continua a guardarci, splendendo come esempio di amore e sacrificio sul mondo per cui ha dato la vita nell’ultima ora della distruzione totale!”
                            Dagli scritti dello Storico

EPILOGO

a.k.a.

Vivi o lascia morire


     La creatura ruggiva incollerita. Guizzi di luce violetta si stavano raccogliendo nella sua gola.
     - Qualche suggerimento, vendicatore? - replicò Super Sonic, la mente che volava verso i suoi amici.
     - Prendi la mia mano e stringila forte! -
     - E’ proprio necessario? Se devo andarmene preferirei farlo con più dignità! -
     - Io preferirei non farlo affatto! Dammi la mano, idiota! Uniamo le nostre forze! Chaos Control alla massima potenza! -
     Super Sonic afferrò il palmo aperto di Super Shadow. Poteva sentire la propria energia scorrere attraverso il corpo per fondersi con quella del suo compagno. Magorian stringeva tra i denti un’enorme sfera di luce viola, pronto a soffiarla contro gli avversari.
     - E’ stato un piacere combattere con te, Shadow the hedgehog! - disse Super Sonic.
     - Lo stesso vale per me! -
     Erano pronti. Tenendosi ben saldi l’uno all’altro cominciarono a ruotare sul posto, sempre più veloce, diventando un vortice dorato che produceva un’energia inimmaginabile.
     - Per la nostra specie… per Maria… -
     - E per il nostro mondo… -
     - CHAOS CONTROL!!! -
     La creatura sputò un raggio viola di energia vibrante… i due ricci divennero un lampo giallo supersonico… e i due attacchi entrarono in collisione… producendo un’onda d’urto mastodontica… che si propagò per tutto l’universo…
     Poi ci fu il nulla.

     Un attimo prima il suo cuore batteva come un gigantesco tamburo, pompando litri di sangue nel suo corpo imponente e invincibile. Un attimo dopo era una flebile vibrazione in un fragile involucro di carne e ossa. Un attimo prima avrebbe potuto polverizzare con lo sguardo i due moscerini dorati che continuavano a dargli fastidio, non più di quanto potesse farlo una mosca. Un attimo dopo si ritrovava a strisciare tra la polvere e i sassi, ascoltando con attenzione il suo respiro debole per paura che potesse cessare da un momento all’altro. Un attimo prima sarebbe stato in grado di divorare un intero pianeta, di inghiottire le miliardi di piccole formiche che lo popolavano, di digerire una quantità immensa di vite solo per il gusto di farlo. Un attimo dopo era l’essere più debole e insignificante che avesse mai calpestato il suolo di Mobius… ancora una volta.
     Sarebbe morto di lì a poco se non avesse avuto con sé tre frammenti del suo inesauribile potere, ormai del tutto spezzato. Erano quelle tre piccolissime rocce a garantirgli la sopravvivenza, avvolgendolo con la loro energia e alimentando i suoi organi vitali affinché non si sbriciolassero come biscotti. Era privo di forze, incapace di sostenere il suo stesso peso, con la vista semi-oscurata, in una sola parola… patetico. Il suo magnifico corpo indistruttibile era stato scalzato via dall’impeto di quell’esplosione cosmica come un ramoscello e disintegrato con altrettanta rapidità. Non riusciva a capacitarsi che, dall’alto della sua potenza, fosse stato abbattuto così in fretta. Non ricordava con precisione che cosa fosse accaduto, ma probabilmente l’onda d’urto che si era generata era stata così forte da infliggergli un durissimo colpo. Era l’unica spiegazione plausibile perché mai e poi mai avrebbe accettato l’idea di essere stato schiacciato da due stupidi istrici volanti. Si era svegliato in un deserto arido, sfiancato e sfigurato, ma ancora vivo. L’alito di vita nel suo petto si sarebbe potuto spegnere da un momento all’altro, ma lo sentiva ancora chiaramente. Ce l’aveva fatta ancora una volta e, esattamente com’era accaduto millenni fa, poteva ancora risorgere dalle sue ceneri come un’infuocata fenice. Aveva solo bisogno di qualcosa, qualunque cosa, che gli permettesse di rimanere in salute quel tanto che bastasse a pianificare il suo ritorno e la sua vendetta.
     Proprio quando cominciava a perdere le speranze, quando cedette alla stanchezza e si accasciò sulla sabbia rossa del deserto dopo le lunghe ore di marcia, riuscì a vederla. Era un’enorme costruzione in metallo dalla forma sferica e cadeva a pezzi esattamente come lui. Sebbene fosse solamente un rudere abbandonato, per lui era come la manna dal cielo, un’opportunità di salvezza che non poteva ignorare. Si trascinò faticosamente verso i resti di quella che doveva essere stata una base spaziale e cercò riparo dal sole nel suo interno. Anche se era fredda, buia e pericolante, era il rifugio adatto per un leone ferito che avesse bisogno di leccare le sue ferite. Anche se non si sarebbe certo paragonato ad uno di quegli sporchi animali inferiori. Una bestia si sarebbe solo limitata a nascondersi in quell’antro oscuro, ma lui sarebbe riuscito a sfruttarlo a suo vantaggio. Di questo ne era sicuro.
     Evitando bidoni di carburante da una parte e travi pericolanti dall’altra, arrivò alla sala dei generatori. Come aveva previsto, non era rimasta una sola stilla di energia che potesse ridare nuova vita ai macchinari presenti in quel posto. Fortunatamente, però, aveva racchiuso nel pugno il potere di tutto l’universo, o almeno quello che ne rimaneva. Scrutò attentamente i tre frammenti di cui disponeva ed individuò in quello turchese il più carico di energia che gli era rimasto. Fu sufficiente posizionarlo nella griglia dell’impianto elettrico per iniettare una sferzata di potenza nelle vecchie apparecchiature danneggiate. Ci fu un piccolo crack e un lampo di luce azzurra serpeggiò dai generatori alle pareti, fino a diffondersi in tutta la struttura fatiscente. I lampioni sul soffitto si accesero di colpo, costringendolo a strizzare l’occhio sano per non essere abbagliato. Il ronzio delle macchine attorno a lui indicava che tutto era di nuovo funzionante, perfettamente o quasi.
     Il suo riflesso nella lamiera d’acciaio di un generatore gli ricambiò lo sguardo. La parte destra del suo volto era completamente sfigurata, molto simile ad una poltiglia di carne. L’occhio era ridotto ad una fessura nella quale si intravedeva solo un po’ di bianco. Metà dei suoi lunghi capelli argentati era sparita, bruciata dal forte calore generato nell’esplosione. Il braccio e la gamba destra che spuntavano dai suoi vestiti strappati erano carbonizzati e in parecchi punti si intravedeva il bianco delle ossa. Sarebbe sicuramente morto per lo shock se non avesse avuto l’energia dei frammenti di Gemma a rinvigorirlo. Tuttavia non si sarebbe abbattuto. Proprio lì, tra quelle rovine ferrose, aveva quello di cui necessitava per rinforzare il suo corpo maciullato e pianificare un nuovo ritorno. Niente e nessuno, neanche la morte, sarebbero riusciti a spezzare la sua volontà granitica. Il suo volere si sarebbe compiuto, non importa quante ferite e quanti anni avrebbe richiesto. Magorian, alla fine, avrebbe portato a termine la sua opera di purificazione.

     Tempo dopo si sarebbe sentito di nuovo l’essere più potente del pianeta, esattamente come era già successo in passato e come era diritto che fosse. Era lì, che sovrastava su quegli inutili animali, godendo della sua superiorità e della loro incredulità nell’averlo di nuovo davanti agli occhi. Aveva desiderato a lungo che arrivasse quel momento, l’attimo in cui si sarebbe rivelato a loro e avrebbe potuto leggere la paura e l’impotenza su quei volti che si sforzavano di scimmiottare quelli degli esseri umani. Poteva quasi respirare il loro terrore nell’aria ed era una sensazione che lo inebriava e lo soddisfaceva come la più meravigliosa delle droghe. La consapevolezza di essere temuto e rispettato, di avere le loro stupide vite in pugno e di poterci giocare come desiderava, lo ripagava di tutte le sofferenze che aveva dovuto patire per rimettere in sesto il suo corpo. Aveva manovrato tutte le loro azioni da dietro le quinte perché si arrivasse fino a quel punto, perché fossero loro a portargli gli strumenti della sua rinascita e perché fossero sempre loro ad andare incontro, di propria spontanea volontà, alla fine.
     Era stato fin troppo semplice attirarli in quel luogo sperduto, sfruttando la torre di luce che aveva prodotto, e condurli sotto il suo sguardo infuocato come falene richiamate dalla fiamma. Erano tutti lì, esattamente dove li voleva, i responsabili della sua caduta e i prossimi artefici della sua rinascita. Scorse lo sguardo di disprezzo su tutti loro, divertito nel vederli tentare di sfuggire agli effetti paralizzanti di una delle armi del suo nuovo corpo bionico. Una punta di delusione lo assalì quando notò che non era presente uno dei due moscerini che gli ronzavano intorno nello spazio prima della sua sconfitta. Shadow non era presente, ma si era ripromesso che avrebbe dato la caccia anche a lui non appena sarebbe tornato al culmine della sua forza. Nessuno poteva scampare alla furia incontrastata di Magorian.
     Un tuono rimbombò in lontananza. Una coltre di nubi nere era addensata nel cielo notturno. Le prime avvisaglie di un temporale. Il vento sibilava sinistro. Le dita meccaniche di Magorian si muovevano piano, producendo un rumore minaccioso.
     - Sorpresi di rivedermi? - domandò con il consueto tono strascicato - Avete sentito la mia mancanza? -
     - Non è possibile! - disse Sonic, affaticato dallo sforzo che gli costava muovere qualunque muscolo del suo corpo - Ti avevamo ucciso! -
     L’uomo si avvicinò lentamente al riccio blu, con passo incespicante a causa della diversa natura dei suoi due piedi. La parte della sua chioma ricostruita che assomigliava ad un fascio di cavi neri ondeggiava piano come delle code a frusta. Si chinò per guardare il suo avversario dritto negli occhi e la sua pupilla bionica roteò di trecentosessanta gradi con un suono viscido e disgustoso.
     - Dimmi sinceramente… ho l’aria di uno che è morto? -
     Molto divertito dalla sua risposta, Magorian rise piano, soddisfatto nel vedere i sudori freddi colare sulla fronte di Sonic.
     - Dovreste aver capito ormai, anche con i vostri primitivi cervelli, che io sono un essere più grande anche della morte! -
     - Eppure hai bisogno di immobilizzarci per vincere la partita! - intervenne Drake, in tono velenoso - Parli tanto della tua superiorità ma non osi affrontarci faccia a faccia! -
     - E’ questo il modo di parlare a tuo padre? - fu la risposta indifferente.
     - Io ce l’avevo un padre… prima che tu me lo portassi via! -
     - Sarai contento allora di ricongiungerti a lui tra poco… insieme a tutti i tuoi amici! -
     - E allora facci fuori! - sbottò Knuckles, furente - Non sopporterei oltre le tue fandonie! -
     Magorian sorrise nel vedere come quelle piccole bestie sfogavano la sua frustrazione su di lui con quelle frecciatine, poiché erano impossibilitati a fare altrimenti.
     - Sarebbe molto scortese privarvi di altre sofferenze! Non sono completamente senza cuore! Anche delle creature come voi meritano di conoscere le cause della loro morte! E’ un diritto di chiunque e un mio personale regalo per voi! -
     - Non accetto nessun regalo da parte tua! - sbraitò Eggman, perfettamente immobile nella posizione in cui era atterrato.
     - Lei più di chiunque altro dovrebbe, dottore! Suppongo di dover ringraziare lei per essere riuscito a mettere in sesto il mio corpo malandato! Se non fossi arrivato alle rovine della sua base spaziale probabilmente sarei morto di stenti in quella landa desolata! Invece ho sfruttato la sua tecnologia per costruirmi un nuovo invincibile involucro che ospitasse la mia infinita potenza! -
     - Pare che avessi ragione, Seth! - mormorò Getara allo sciacallo accanto a lui.
     Quest’ultimo, stranamente, non aveva tentato neanche una volta di liberarsi da quella morsa paralizzante, limitandosi a guardare l’odiato Magorian con occhi stralunati e a sorridere con fare inquietante. Non diede neanche segno di aver sentito le parole della lucertola. Era molto più concentrato a fissare il suo aguzzino, come se fosse pronto a balzare addosso alla sua preda.
     - Lei è un uomo dotato di un intelletto fuori dal comune! - continuò Magorian - Non ha niente a che vedere con questi sudici animali! Pensi a cosa potremmo creare se unissimo le nostre forze! Pensi a quale futuro grandioso potrà vedere questo pianeta con noi al suo comando una volta che l’avrò disinfestato da tutte le bestie che lo popolano! -
     - So perfettamente che fine fanno tutti quelli che si fidano di te! - replicò Eggman - E poi l’Eggman Empire conosce un unico sovrano… cioè me! -
     Magorian strinse piano i denti nel sentire quel rifiuto insolente.
     - La superbia conduce all’autodistruzione, dottore! Non dovrebbe sfidare in questo modo forze di cui non conosce la portata! Solo io possiedo l’umiltà e la capacità necessaria a dominare la misteriosa energia della Gemma! Avrei potuto condividere i miei segreti con un altro della mia specie, ma non ho considerato che anche in quelli come noi alberga la stoltezza! -
     L’uomo spalancò la mano fatta di carne e due frammenti luccicanti brillarono sotto lo sguardo di tutti.
     - Credete di conoscere le potenzialità della mia Gemma, ma non avete la minima idea di cosa è capace di fare! Non potete neanche immaginare cosa possono scatenare le forze che hanno creato l’universo! E adesso che mi sono procurato un corpo abbastanza forte da contenerle, potrete osservare con i vostri occhi la nascita di una nuova era! Non è forse così, agente cinque? -
     Se un istante dopo quelle parole nessuno dei presenti sapeva con chi Magorian stesse parlando, il mistero fu chiarito quasi immediatamente in tutta la sua scioccante verità. Sonic registrò con la coda dell’occhio l’immagine di chi era bloccato accanto a lui, alzarsi lentamente e avvicinarsi piano all’uomo malefico. Non riusciva quasi a crederci fino a quando non la vide accanto al loro nemico, sorridente e soddisfatta come mai l’aveva vista. Era Zephir, era la riccia azzurra con cui avevano combattuto quella battaglia epocale, era la stessa persona che aveva agito alle loro spalle per tutto quel tempo.
     - No! Non è vero! - esclamò Sonic, con la gola chiusa in un’orrenda morsa.
     - Sei sempre stato molto lento di comprendonio, bambolo blu! - rispose Zephir in tono sprezzante.
     - Io lo sapevo! - strillò Amy, fuori di sé dalla rabbia - Sapevo che in te c’era qualcosa di strano! -
     Il volto della ragazza si rabbuiò all’improvviso e una collera cieca le si dipinse nelle pupille.
     - E’ quello che mi hanno sempre detto tutti! La povera piccola Zephir non è normale, ha qualcosa che non va, è diversa da tutti gli altri! Era quello che mi ripetevano i miei genitori, se così posso ancora chiamare quei vermi! Invece di aiutarmi, invece di darmi affetto, preferivano tenermi segregata, farmi sentire diversa da tutti gli altri solo perché… avevo perso l’uso delle gambe! E dovevo stare in silenzio a sentirli parlare di Sonic, del grande e impavido Sonic, di come era veloce, di come era altruista, mentre io per loro valevo meno di niente solo perché non potevo muovermi! -
     I suoi pugni chiusi tremavano per la rabbia con cui sputava ogni parola, come se stesse espellendo dalle viscere un veleno doloroso.
     - Ho vissuto troppi anni nell’ombra di Sonic the hedgehog, senza un briciolo di affetto da parte delle persone che si definivano i miei genitori, senza un solo amico al mondo! Chi avrebbe potuto fare amicizia con una ragazza menomata come me, dicevano! Se solo avessi potuto fargli vedere quanto valgo, se solo fossi stata in grado di schiacciare sotto ai piedi il riccio che tanto ammiravano! L’incontro con Magorian mi ha cambiato! Mi ha ridato l’uso delle gambe, mi ha reso forte e veloce, mi ha dato le armi per liberarmi da quell’oppressione soffocante e per misurarmi con la mia ossessione: tu Sonic! -
     Amy si ricordò all’improvviso di quello che Zephir le aveva confidato durante una delle loro missioni. Era scappata di casa perché i suoi genitori preferivano considerare qualcun altro piuttosto che lei. Le sue abilità erano un regalo, non qualcosa che possedeva sin dalla nascita. Tutto combaciava perfettamente.
     - Io non c’entro niente con quello che ti è successo! - disse Sonic.
     - Tu sei esattamente come i miei genitori volevano che fossi, esigevano che fossi! Ma adesso posso sbattergli in faccia quanto io sia migliore di te! E’ stata una grande soddisfazione sconfiggerti in quella gara di velocità! Finalmente potevo esorcizzare il demone che mi aveva perseguitato per tanto tempo! -
     - E ti sei ridotta a servire Magorian solo per dimostrare che sei più veloce di me? - domandò il riccio, all’apice dell’esasperazione.
     - E’ una motivazione sufficiente per vendicarmi di anni e anni di dolore! Magorian mi ha salvato da una vita di soprusi e umiliazioni! Con lui ho conosciuto quello di cui sono capace e presto lo vedranno tutti quanti! -
     - Zephir ha portato a termine alla perfezione la missione che le avevo affidato! - spiegò Magorian - Si è fatta strada nel tuo gruppo e ha guadagnato la vostra fiducia, solo perché poteste aiutarla a raccogliere i frammenti della mia Gemma! Se il pretesto di andare contro il dottore non vi avesse già spinti a farlo, ci avrebbe pensato lei a trovare la motivazione più giusta! -
     La riccia azzurra ritornò sui suoi passi e si avvicinò a Sonic, sottraendogli senza che potesse fermarla i due frammenti che avevano faticosamente raccolto insieme.
     - Come hai potuto farci questo dopo tutto quello che abbiamo passato? - fu l’ultimo tentativo di Sonic.
     - E’ stato tutto così facile! - rispose lei, soddisfatta di sovrastarlo come aveva sempre desiderato.
     Con passo volutamente lento, fece dietrofront e consegnò le due pietre nella mano del suo signore.
     - Sei un’idiota, ragazza! - intervenne Drake - Magorian non sopporta la vista di nessuno che sia come te e me! Ti ha solo sfruttato per i suoi scopi e non esiterà ad eliminarti quando non gli servirai più! Hai fatto un patto con il diavolo in persona! -
     - Non è stata l’unica a credere in me! - replicò l’uomo - Ho un altro asso nella manica che credo ti piacerà molto! -
     Spostò lo sguardo su Levine e i suoi occhi brillarono all’unisono di una strana luce. Di nuovo libera di muoversi, la farfalla si mise in piedi e si avvicinò con passo lento e ondeggiante a Seth, chinandosi di seguito per appropriarsi dei frammenti di Gemma che custodiva. Come un cane fedele, con lo sguardo vacuo e l’andatura simile a quella di uno zombie andò a porgere a sua volta le pietre all’uomo bramoso, senza aprire bocca.
     - Maledetta traditrice! - sibilò Getara, furente.
     - Non datele tutte le colpe! - spiegò Magorian - Non è consapevole delle sue azioni, almeno non del tutto! Quando la sono andata a cercare per costringerla a lavorare ancora per me e metterla sotto ipnosi non immaginavo che sarebbe stata contattata da voi due! Il vostro giochetto “vendichiamoci del nostro padrone” è stato molto divertente, ma non abbastanza da impedire a Levine di venire controllata da me! -
     - Un trucco psichico di suggestione! - aggiunse Seth, parlando per la prima volta - Era perfettamente cosciente di sé, ma il suo subconscio le diceva di recuperare i frammenti della Gemma in ogni maniera possibile! Ecco perché nonostante mi odi così tanto ha continuato a seguire la nostra causa senza fare domande! -
     - Se lo sapevi perché non hai fatto niente? - domandò la lucertola, ma ancora una volta non ottenne risposta.
     Seth continuava a sorridere, apparentemente molto divertito dalla situazione critica che stavano vivendo.
     - Levine è una delle mie creazioni migliori! - ammise Magorian - Ma il suo orgoglio le avrebbe impedito di fidarsi ancora di me! L’ipnosi è stata la mia carta più convincente per indurla a collaborare! -
     Dopodiché le posò la mano umana sulla fronte e, come se fosse stata scottata, cominciò ad urlare a squarciagola. Tutto il suo corpo era scosso dalle convulsioni e dagli occhi chiusi per il dolore colavano un paio di lacrime luccicanti. Il respiro le morì in gola dopo qualche secondo e la farfalla si accasciò a terra, priva di sensi, sotto lo sguardo atterrito dei presenti. Zephir corse al suo capezzale, sconvolta da quello a cui aveva appena assistito.
     - Che cosa le hai fatto? - domandò spaventata.
     - E’ solo spazzatura! Inutile spazzatura senza nessun significato! Un po’ come te! -
     La riccia azzurra ebbe appena il tempo sufficiente a capire cosa sarebbe successo di lì a poco, con le parole di Drake che le rimbombavano nella mente, che fu afferrata alla gola dalla mano bionica del suo padrone. Voleva implorare pietà, terrorizzata da quello a cui stava andando incontro, ma la stretta era così forte da soffocarla. Scrutò negli occhi privi di umanità di quell’uomo e poi vide tutto bianco. Una scarica elettrica attraversò il suo giovane corpo, così forte da farle perdere conoscenza. Magorian la gettò a pochi metri di distanza dove giacque inerme, svenuta nella polvere.
     - Stupida! - sussurrò Drake, amareggiato.
     Magorian tornò a rivolgersi ai suoi ostaggi come se niente fosse stato e nessuno l’avesse interrotto. Si avvicinò a Vector e lo guardò dall’alto in basso con un sorriso disgustoso.
     - E naturalmente ci siete voi! Ero così bisognoso di ritrovare la mia Gemma che sono arrivato a chiedere a voi buffoni di cercarla per me! La vostra razza è così irrimediabilmente stolta che è bastata la promessa di alcuni anelli luccicanti a convincervi a lavorare per me! -
     L’uomo si chinò per prendere anche i due pezzi di Gemma trovati dai Chaotix e aggiungerli alla sua collezione.
     - Avete fatto un ottimo lavoro! Permettetemi di ricompensarvi come meritate! -
     Magorian sferrò un forte calcio sul muso allungato di Vector che trattenne un gemito di dolore in seguito al colpo inevitabile. Tossì piano e un rivolo di sangue gli colò tra i denti appuntiti.
     - In quanto a lei, dottore, spero che la lezione le sia stata sufficiente! Ha provato a dominare l’energia della mia Gemma ed ha fallito! Potenze come queste non sono dei giocattoli che possono maneggiare tutti! -
     Anche il frammento di Eggman cadde nelle mani di Magorian, senza che nessuno potesse evitarlo. La morsa paralizzante non voleva accennare a diminuire neanche un po’. Il loro estasiato nemico non perse altro tempo e si posizionò in un punto in cui potesse dominare con lo sguardo tutte le sue inermi vittime. Spalancò il palmo della mano e i vari pezzi di pietra fluttuarono nell’aria come per magia fondendosi l’uno all’altro e dando di nuovo vita alla Gemma dell’Occulto con un grande bagliore violetto.
     - Allacciatevi le cinture! - esclamò l’uomo con una luce fanatica negli occhi - Ora che posso contenere tutta l’energia dell’universo nel palmo della mia mano vi mostrerò il vero significato della parola “sterminio”! -
     La pietra scintillante levitò di fronte al suo proprietario prima di incastonarsi perfettamente nella rientranza metallica del suo petto e diffondere nel suo corpo una scarica di energia che lo fece brillare come un faro. Rizzò la schiena e spalancò le braccia per accogliere quella sferzata di potenza, respirando a fondo come per aiutarla a raggiungere ogni anfratto più nascosto di sé stesso.
     - Sono tornato finalmente! -
     Gli impotenti ostaggi osservavano la scena con orrore, spaventati all’idea di dover fare i conti con un essere così mostruoso e quasi sicuri che quella volta avrebbero davvero avuto la peggio.
     - Complimenti, Magorian! - intervenne Seth, parlando con una tranquillità fuori dal normale - Il tuo piano non fa una piega! Hai solo dimenticato un piccolo particolare! -
     - E quale sarebbe? -
     Lo sciacallo sollevò la schiena piegata. Ogni suo muscolo vibrava come in preda ad un enorme sforzo. Le sue pupille di acciaio rilucevano di una luminosità azzurrina. Di fronte allo sconcerto di tutti, sconfisse la paralisi che lo bloccava e si sollevò in piedi in tutta la sua imponenza.
     - Me! -

     Seth spalancò il palmo della mano in direzione di Magorian e, con uno scatto repentino, l’uomo piombò in ginocchio come se una mano invisibile gli avesse piegato la schiena. Emise un debole verso di sorpresa e tentò di rialzarsi, ma una forza misteriosa persisteva nel tenerlo bloccato in quel modo.
     - Hai sempre sostenuto di essere superiore a tutti noi, Magorian, ma non hai mai considerato che è proprio la tua enorme arroganza la tua più grande debolezza! Hai passato così tanto tempo a fortificare il tuo corpo che hai trascurato di curare la tua mente… e la nostra connessione! -
     - Non c’è alcuna connessione tra di noi! - replicò lui, sforzandosi ancora di opporre resistenza al potere psichico dello sciacallo.
     - Forse tu lo hai dimenticato, ma io ricordo bene il legame che hai imposto tra di noi quando mi hai creato! Il legame per il quale io non ho mai potuto farti del male per non mettere a repentaglio la mia vita! Il legame che hai usato per tenermi in pugno come tuo schiavo! Lo hai completamente dimenticato, dandomi l’occasione di fortificarlo ancora di più! Ora sono io che ho il potere! Ora sono io il tuo padrone! Ora morirai tu se vengo ucciso io! -
     Seth aprì e chiuse il pugno un’altra volta e il corpo di Magorian si piegò di lato con un suo gemito di dolore. Era completamente incapace di controllare i suoi movimenti e digrignava i denti in preda ad uno sforzo al limite della sua resistenza. Sonic e tutti gli altri assistevano alla scena con paura e sconcerto, mentre i loro cuori martellavano in un concerto di tamburi soffocati.
     - Non puoi dire sul serio! - esclamò Magorian, negando l’evidenza - E’ uno dei tuoi sporchi trucchi! -
     - Lo credi sul serio? E’ proprio il nostro legame psichico che mi ha fatto sapere che eri ancora vivo! Sentivo la tua presenza nella mia mente, ma tu non sentivi la mia! Hai preferito crearti un nuovo corpo e pensare alla forza dei muscoli piuttosto che a quella del cervello! Sapevo fin dall’inizio qual’era il tuo piano e ho lasciato che procedesse solo in attesa che ti mostrassi a tutti! Alle rovine della base di Eggman ho letto nella mente della riccia e ho scoperto subito che lavorava per te! Ho letto nella mente di Levine e quando ho visto il vuoto più totale ho capito che era stata ipnotizzata da te! Ho lasciato che tu tessessi le tue losche trame per arrivare fino al momento in cui ci saremmo incontrati e avresti ricomposto la Gemma! -
     - E con questo? Non sei comunque in grado di sconfiggermi! Ho io il potere! Tu sei solo una nullità, come lo sei sempre stato! Cosa speravi di ottenere? -
     - Quello che mi spetta di diritto! -
     Seth spalancò gli occhi e si preparò a fare la sua mossa decisiva. La Gemma nel petto di Magorian risplendette di un vivido colore viola e, subito dopo, sparò un fiotto di luce in direzione del volto dello sciacallo. Il raggio colpì lo zaffiro sulla sua fronte e, in un carnevale di luci, la sua mente cominciò ad assorbire tutta l’energia della pietra. Seth e Magorian urlarono di dolore all’unisono, urla strazianti e incontrollate che aumentarono il terrore nei cuori di tutti gli spettatori.
     Il corpo dello sciacallo sembrò quasi ribollire da sotto pelle per la quantità di energia che stava immagazzinando in un turbinio di accecante dolore. Tremava senza controllo e si contorceva come un serpente, ma rimanendo sempre ben diritto a sostenere il fascio di luce che colpiva il suo cranio. Nel contempo, la parte carnosa del corpo di Magorian stava rapidamente avvizzendo, diventando sempre più magra e pallida. La pelle si ritrasse all’interno della mano, lasciando ben in vista le ossa e il suo volto perse a poco a poco i suoi lineamenti, incavandosi sempre di più nel teschio.
     - Sei un folle! - gridò Magorian, agonizzante - Non puoi contenere tutto quel potere nella tua mente! -
     - Lo verificheremo subito! - rispose lui, stringendo i denti per resistere al torrente di luce che lo stava travolgendo.
     Le sue braccia e il suo torace aumentarono di volume e il suo pelo lucido e nero assunse una colorazione viola splendente. Le pupille d’acciaio con cui aveva terrorizzato decine di suoi avversari sparirono nel bianco degli occhi, dandogli un’aria spaventosa e surreale. I canini color latte si allungarono tanto da spuntare dalla bocca come sinistri uncini ricurvi. Attorno ai suoi polsi si accesero dei bracciali fatti di fiamme azzurrine che si muovevano rapide insieme al vento.
     - Sei un uomo carico d’odio e di arroganza! Non sei degno di cambiare questo mondo! E’ un compito che spetta solo a me! -
     Con quelle ultime parole, il fiotto di luce si interruppe, risucchiato di nuovo nella Gemma con una tale violenza da sbalzare il cadaverico Magorian all’indietro fino a farlo piombare sul terreno esanime. In quello stesso frangente, Sonic e gli altri furono liberi dalla morsa paralizzante e caddero di faccia al suolo, respirando avidi d’aria come se fossero stati rinchiusi in una cella senza ossigeno.
     Seth sovrastava su tutti loro, inebriato dal suo nuovo potere e ansioso di metterlo in pratica. I suoi piedi si distaccarono lentamente dal terreno e levitò sempre più in alto fin dove poteva abbracciare tutti quanti con un solo, fiammeggiante sguardo. Sonic riscosse immediatamente i suoi sensi e intimò a tutti gli altri di indietreggiare quanto più possibile, cercando di proteggerli con le braccia aperte.
     - Hai visto, Drake? Sono gli esseri eccezionali come noi che hanno il diritto di governare questo mondo di pecore! Sono quelli come me che porteranno Mobius verso il futuro che tutti stanno aspettando, un mondo splendente e perfetto… dove io sarò il dio supremo! -
     Lo sciacallo sollevò un mano verso il cielo e dall’addensamento di nubi che lo sovrastava scaturì un fulmine luminoso che si concentrò nel suo palmo, accumulando tensione fino a livello stratosferici.
     - State attenti! - urlò Sonic allarmato.
     - Inchinatevi al vostro dio! - esclamò Seth, la sua voce che rimbombava nell’aria come un sinistro ruggito.
     Scagliò il proiettile elettrico tra le sue dita verso il terreno e lì questo esplose con un boato assordante e un lampo di luce accecante. L’onda d’urto scaraventò lontano tutto quello che trovò nella sua strada, con la risata di Seth che faceva da sottofondo a quello spettacolo agghiacciante.

     Quando Sonic riprese i sensi si ritrovò gettato nella polvere in una posa innaturale. Si massaggiò la testa dolorante e strizzò gli occhi per mettere a fuoco nel buio della notte le forme intorno a lui. Geoffrey e Tails erano svenuti a poca distanza da Knuckles, anche lui appena svegliatosi. Amy e Rouge erano le più vicine che potesse aiutare a far alzare. Poco più avanti, Drake e Vector stavano aiutando Espio e Mighty a riprendere conoscenza, mentre Charmy cercava di sollevare il pesante braccio di Omega che lo teneva bloccato al terreno. Eggman era appoggiato al suo Egg Drive ribaltato ed era intento a sistemarsi gli occhialini scheggiati dal botto. Getara e Levine erano ancora storditi e confusi a giudicare dal modo in cui si tenevano la testa tra le mani. Sonic si guardò ancora intorno, ma se sperava di individuare Zephir avrebbe presto rinunciato. Della riccia azzurra non c’era più traccia alcuna.
     Guardarono tutti verso l’alto ed individuarono immediatamente la macchia viola luminosa che brillava come una stella nel cielo notturno. Magorian era steso, privo di forze, qualche metro più avanti, anche se lo si sarebbe facilmente potuto confondere con un ammasso di metallo fuso alla sagoma di un essere umano, rimasto con la quantità appena sufficiente di carne e pelle a coprire le sue ossa. Sonic si avvicinò a quello che era ormai la pallida imitazione di un essere umano, guardandolo con pietà. Aveva ancora un briciolo di energia rimasto per ridere della grossa.
     - Eliminato dalla mia stessa creazione! - balbettava con un filo di voce - Che ironia! -
     - State tutti bene? - chiese il riccio blu, serio.
     - No che non sto bene! - rispose Knuckles, con la voce rotta - Ora come fermiamo quell’invasato? -
     - Io… non lo so! - ammise Sonic, mai stato più spaventato di così in vita sua.
     - Non potete fare niente! - disse Magorian, tra una risata e l’altra - Ho sempre usato la Gemma per rinforzare il mio corpo, ma ora che Seth ha assorbito quei poteri nella sua mente può fare qualunque cosa! Una volta che si sarà abituato a quella energia potrà polverizzarvi con un solo sguardo! Siamo tutti morti! -
     Quella criptica profezia, pronunciata in una voce spezzata e sfiancata, ebbe il potere di inquietare ancora di più gli animi già terrorizzati di Sonic e degli altri.
     - Ci dev’essere qualcosa che possiamo fare! - disse Tails.
     - Ahem… Come sempre il vostro adorato dottor Eggman ha la soluzione ai vostri problemi! -
     Tutti si voltarono a guardarlo con aria scettica e irritata, ma il dottore sembrava convinto di quello che stava dicendo.
     - Tu sei l’ultima persona a cui ci rivolgeremmo in un momento del genere! - sbottò Knuckles.
     - E’ strano perché tutta questa situazione ha un che di già visto! E’ un triste ritornello che quando ci facciamo la guerra spunti sempre qualche altro megalomane a soffiarmi il posto e siamo costretti a collaborare per rispedirlo da dove è venuto! Ormai ho perso il conto di quante volte è successo! Ebbene, se siamo costretti a recitare questa parte all’infinito allora diamo fuoco alle polveri! -
     Una piattaforma esagonale fluttuante spuntò dall’interno dell’Egg Drive e arrivò ad accostarsi a Sonic. Sotto una teca di vetro che si aprì automaticamente brillavano più splendenti che mai i sette Chaos Emeralds. Il riccio blu li studiò per un poco, tentando di capire se fossero quelli autentici, e una piccola bolla di speranza si gonfiò nel suo petto.
     - Hai avuto gli smeraldi per tutto questo tempo? - domandò Rouge sbalordita.
     - Perché non li hai usati contro di noi allora? - incalzò Knuckles.
     - Cosa volete farci? Il dottor Eggman è buono come un pezzo di pane in fin dei conti! Dovreste essermi grati! Sto offrendo a tutti una possibilità di salvezza e per di più gratis! -
     - Ha ragione! - ammise Sonic - E’ l’unica speranza che abbiamo a questo punto! -
     - Sonic! No! - intervenne Amy, ponendosi risoluta di fronte a lui.
     - Ti prego, Amy! Non rendere tutto più difficile! Non c’è altra soluzione e tu lo sai bene! -
     - Hai visto di che cosa è capace Seth! Non puoi sconfiggerlo da solo! -
     - Ci hai già provato a fermarmi in passato e non ci sei riuscita! -
     - Tant’è vero che ho rischiato di perderti! -
     Una lacrima colò sul suo viso. Sonic la asciugò con la punta del pollice.
     - Andrà tutto bene! - la rassicurò sorridendo - Sono sempre tornato da te dopo la battaglia! Lo farò anche questa volta! -
     - No… io… ho paura! Non sentirti in dovere di farlo solo per quello che è accaduto a Cream e a Tikal! -
     - E invece è un mio dovere! -
     Era risoluto e deciso in quello che stava dicendo. Li guardò tutti, uno ad uno, fissando nella sua memoria i loro volti come se temesse di non rivederli mai più. Era per loro che stava per andare a combattere. Per loro e per nessun altro.
     - E’ come ha detto Geoffrey! E’ mio dovere usare le mie abilità per proteggere le persone che mi sono care! Devo farlo! Sono l’unico che può! -
     - Ce la farai anche questa volta! - disse Tails, sforzandosi di sembrare convinto.
     - Tutte le nostre speranze sono riposte in te! - gli fece eco Drake - Fai vedere a quello psicopatico di cosa sei capace! -
     - Morirai! - continuava a ripetere Magorian - Morirete tutti! -
     - Questo è tutto da vedere! -
     Sonic posò la mano sulla piattaforma e immediatamente sentì il familiare potere degli smeraldi che fluiva in lui. Assorbì le sette pietre nel suo corpo e la sua pelle cominciò a colorarsi di uno sfavillante color oro. Era di nuovo il suo momento. Super Sonic era rinato.
     - E’ ora di portare fuori la spazzatura! - esclamò prima di partire a razzo verso il cielo e di andare incontro alla battaglia della sua vita.

     Era una sensazione sconvolgente sentire l’elettricità e l’energia di un migliaio di stelle fluire nelle proprie vene con la stessa intensità di un’esplosione atomica. Dall’alto della sua magnificenza, sentiva che avrebbe potuto frantumare un’intera montagna con la pressione di un dito e con la stessa facilità di che se avesse strappato un foglio di carta. Tutti i suoi sensi erano acuiti e vigili, la sua mente era ricettiva e fulminea e il suo corpo non aveva mai ribollito di potenza in quel modo. L’immensità dell’universo vorticava nel suo essere, anzi, era lui stesso l’universo, un ente sterminato e assoluto che nessuno avrebbe potuto comprendere né tanto meno scalfire. Tutto quello che esisteva nella realtà era in lui e lui era tutto, l’inizio e la fine di ogni cosa di cui si potesse avere coscienza. La parola dio non lo rispecchiava affatto, era più di qualunque entità la mente potesse mai concepire. Ogni cosa al di sotto della sua grandezza era squallida e insignificante al suo confronto e proprio questo aveva il diritto di giocarci e di farci quello che ne voleva. Il suo giudizio era unico ed indiscutibile, l’intero pianeta era suo e poteva decidere se farlo fiorire o se farlo esplodere in un miliardo di rocce fumanti, la cosa non faceva differenza. Era lui e solo lui l’artefice e il proprietario di ogni forma di vita che strisciava sotto ai suoi piedi e chiunque avesse osato opporsi alla sua legge sarebbe stato incenerito. Si trattava di potere e di dominio assoluto. Si trattava di Seth, il padrone incontrastato di ogni dimensione.
     Era una grande fonte di divertimento imprimere la propria volontà sulle nubi nere che popolavano il cielo notturno, costringerle a vorticare intorno a lui come dei freddi scialli e costringerle ad assumere la forma che più gli piaceva. Ogni molecola, ogni particella che lo circondava erano sue schiave, pronte ad obbedire ai suoi ordini mentali.
     - Ehi, sacco di pulci! - esclamò una voce altisonante alle sue spalle - C’è una consegna espresso supersonica per te! -
     Seth riuscì a voltarsi nello stesso istante in cui scorse un lampo dorato e avvertì il dolore di un potentissimo pugno alla mascella esplodergli sul volto. La cosa non suscitò in lui alcun fastidio, anche se il collo gli si era spezzato per l’impeto del colpo. Le sue ossa e la sua carne erano solo uno strumento al servizio del suo potere. Non c’era niente che potesse danneggiarlo in alcun modo. Con una rapida mossa, lo sciacallo ruotò il collo di trecentosessanta gradi fino a riportarlo nella posizione originale con uno schiocco disgustoso. Il volto luminoso di Sonic si dipinse di sbalordimento.
     - Sei sempre stato bravo a farmi ridere! - disse lui con una voce inquietante e metallica - Adesso però è il mio turno! -
     Fulmineo più di un falco, unì le due mani come se volesse applaudire e quando le riaprì a ventaglio generò un’onda d’urto mastodontica che colse Super Sonic alla sprovvista e lo trascinò lontano, sballottato come una bambola di pezza. Non fece neanche in tempo a riacquistare l’equilibrio in aria che il proiettile viola che era Seth lo colpì forte allo stomaco con il gomito spianato, mozzandogli il fiato.
     - Credi davvero di essere un avversario alla mia altezza? Non sei altro che un piccolo insetto per me! -
     - Oltre a blaterare sai anche combattere? - fu la rapida risposta.
     Seth colse al volo la sfida e sollevò la mano in alto per raccogliere l’energia dei fulmini che invocava tra le nubi temporalesche. Quando ebbe raccolto elettricità a sufficienza, la scagliò come un cannone verso il suo avversario anche se non poteva competere con la sua rapidità centuplicata grazie ai Chaos Emeralds. Super Sonic schivò ogni fulmine che gli venne diretto contro, guadagnando terreno e avvicinandosi al nemico in azione rotante supersonica. Proprio quando stava per abbattersi sullo stomaco di Seth, quest’ultimo esercitò il suo potere mentale e lo scalzò dalla sua strada come avrebbe fatto con un calcio. Approfittando del vantaggio, si fiondò contro il riccio e scaricò sul suo viso una serie di pugni poderosi che fecero crollare ogni sua resistenza.
     - Hai firmato la tua condanna a morte nel volermi sfidare! -
     Il tempo in cui Seth esitò nel colpire per pronunciare queste parole fu prezioso per Sonic. Approfittò dell’intervallo tra un pugno e l’altro e allontanò il suo persecutore sferrandogli un calcio in pieno muso e dandosi lo slancio per allontanarsi.
     - Cosa vuoi farci! - replicò Sonic, tentando di mostrarsi sicuro di sé - Ho sempre amato il brivido di prendere a calci ogni centimetro del tuo sedere! -
     - Le tue stupide battute non servono a nascondere la paura che stai provando! Lo sai perfettamente! Lo sento dai battiti del tuo cuore! Non uscirai vivo da questa battaglia! -
     Seth fece un gesto come per afferrare qualcosa nell’aria e, in quello stesso istante, si generò un mulinello di vento attorno a Sonic che lo intrappolò come la stretta di un polipo. Le folate di aria erano così forti e così rapide che sballottarono il suo corpo in tondo senza che potesse opporsi alla loro forza. Immobilizzato in quel modo, non riuscì a parare il doppio pugno di Seth. Lo ricevette in pieno sulla schiena e fu proiettato dolorosamente verso terra, dove si schiantò sulla roccia dura come un meteorite.
     Sapeva di essere esposto ad un attacco veloce, quindi cominciò a ruotare sempre più veloce e poi schizzò verso l’alto, proprio nel momento in cui Seth stava piombando su di lui. Lo colpì sul mento e lo scalzò dalla sua traiettoria, riprendendo il volo e guadagnando tempo e spazio per un nuovo attacco.
     - Sei nel mio regno! - ruggì Seth - Tutto intorno a te mi obbedisce! Non puoi sfuggire alla furia del tuo nuovo dio! -
     Lo sciacallo poggiò il palmo aperto sul suolo e la terra cominciò a tremare sotto ai suoi piedi. La pietra levigata di quel paesaggio montuoso si spaccò con crepe sinuose e i blocchi di roccia levitarono attorno a lui come satelliti. Ad un suo ordine mentale, centinaia di proiettili pietrosi piovvero con la velocità di bolidi addosso a Super Sonic. Il riccio dorato, grazie ai riflessi pronti, riuscì ad evitare la maggior parte delle mine vaganti, distruggendone alcune con i pugni. Quello che non aveva previsto era che Seth si sarebbe tuffato nella pioggia polverosa per attaccarlo con un altro pugno spaccaossa. Ancora una volta, Sonic fu scaraventato in alto, completamente in balia dell’avversario.
     - Tu il mio dio? Ho molto più rispetto e venerazione per una formica! -
     - Ti pentirai di questa risposta una volta che ti avrò spedito metri sottoterra! -
     Seth richiamò a sé ancora una volta i fulmini nell’atmosfera, ma invece di concentrarli direttamente nel suo pugno li dirottò verso Sonic. Il riccio non aveva pronta nessuna contromisura e quindi finì elettrizzato dalle scariche, urlando per il dolore e la sorpresa.
     - Il potere dell’universo è nelle mie mani! Tu sei solo polvere sotto ai miei piedi! -
     Deciso a non avere pietà, lo sciacallo convogliò le fiamme dei suoi bracciali in una sfera fiammeggiante tra le sue mani. Non appena Sonic si fu ripreso dalla scossa ricevuta, lo bersagliò immediatamente con un getto di fuoco ad alta temperatura che lo investì senza possibilità di scampo. Il riccio si allontanò dalla sua traiettoria per riprendere fiato, malconcio e dolorante.
     - Hai ancora il coraggio di opporti a me? O stai studiando il modo meno doloroso di morire? - domandò Seth.
     - Studia questo, cialtrone! -
     L’unica soluzione vincente era sfruttare il suo più grande punto di forza, cioè la velocità. Scattò come un lampo verso l’avversario e lo bersagliò di colpi, rimbalzando su di lui come in un flipper e con la velocità di un battito di ciglio. Il bersagliamento rapido sembrò metterlo in difficoltà e Sonic cominciò a sperare di avere una possibilità dopotutto.
     Purtroppo per lui, fu sufficiente un attimo di esitazione perché Seth prendesse il controllo del suo corpo con il suo potere psichico. Sonic si paralizzò a mezz’aria, con le braccia e le gambe spalancate, completamente in balia di quel demonio.
     - Ho sempre desiderato un pupazzetto a cui far saltare la testa! - affermò, con una luce folle negli occhi.
     Sonic urlò di dolore quando si sentì tirare con forza braccia e gambe, come se una forza invisibile stesse cercando di strappargliele. Era un dolore accecante che non aveva mai provato prima di quel momento. Tutto nella sua mente fu spazzato via in un istante, lasciando solo la consapevolezza di quel bruciore insostenibile. Sapeva che era arrivata la sua ora, inerme com’era nella morsa del nemico, ma Seth aveva altri progetti per lui. Non desiderava far finire il suo divertimento, perciò interruppe l’esercizio del suo potere mentale e gettò via un debole Sonic, rimasto con la forza appena sufficiente a mantenersi sospeso in aria.
     - E questo è solo l’inizio! -

     Le teste di tutti quelli che erano rimasti a terra erano sollevate verso il cielo buio, dove un bagliore dorato e uno viola si davano battaglia senza sosta. Le mani di Amy erano giunte in una silenziosa e ansiosa preghiera, con ogni fibra del suo corpo tesa e speranzosa che tutto si risolvesse per il meglio. Geoffrey le posava una mano sulla spalla per rincuorarla, badando bene che non si trattasse di quella fredda di metallo. Altri, come Drake e Knuckles, osservavano lo scontro da lontano, con i pugni chiusi e frustrati dal non poter essere lì a combattere al fianco di Sonic. Rouge e Tails, invece, erano cupi e silenziosi, decisi a non staccare gli occhi neanche per un momento dal cielo. Eggman era quello che osservava la battaglia con più attenzione, munito di binocolo, e che ogni tanto informava i presenti di come stava procedendo nei dettagli.
     - Le cose si mettono male! - commentò ad un certo punto - Il riccio sembra molto affaticato! Seth non gli sta dando tregua! -
     - Non ha scampo! - intervenne Magorian debolmente, ancora accasciato al suolo immobile - E’ solo una questione di tempo prima che Seth impari a sfruttare completamente i poteri cosmici che mi ha sottratto! Dopo potrà disintegrarci tutti con un solo pensiero! -
     - Mi rifiuto di credere che non possiamo fare niente! - sbottò Knuckles, irritato - Non può essere davvero invincibile! Tutti hanno una qualche debolezza! -
     - Su questo non c’è dubbio! - confermò Geoffrey con una calma invidiabile, prima di rivolgersi con uno strano sorriso a Magorian - E scommetto che tu puoi darci qualche utile informazione! -
     Drake colse subito l’occasione e si avvicinò a passo lento all’uomo esanime, puntandogli minacciosamente contro un dito con la punta infuocata.
     - Parla! -
     - Che cosa vuoi farmi, Drake? Minacciarmi di morte? Sono già condannato! Non c’è nessuna minaccia che puoi usare contro un uomo finito! -
     Magorian rise piano nel vedere la rassegnazione negli occhi del lupo e decise di prendersi tutto il tempo necessario a godere di quell’attimo di superiorità nei confronti di tutti loro. Era l’ultima occasione nella sua vita in cui poteva sentirsi più in alto di un altro essere vivente e, dato che la sua vita era stata incentrata sul dominio sul prossimo, era una grande ultima soddisfazione.
     - Non fare quella faccia! Vi dirò comunque quello che so! Niente mi renderebbe più felice che vedere Seth distrutto dalla sua stessa avidità prima di esalare l’ultimo respiro! -
     Le speranze si riaccesero in buona parte di loro e distolsero per un attimo l’attenzione dal combattimento per ascoltare quello che forse era l’unico modo per risolvere la situazione critica.
     - Adesso il corpo di Seth è saturo delle energie cosmiche della mia Gemma, ma anche se la sua mente è molto potente non sarebbe in grado di contenere ogni scintilla di quelle forze! L’unico modo che abbiamo per distruggerlo è scaricare su di lui le ultime energie rimaste nella pietra e sovraccaricare il suo organismo! In questo modo il suo corpo immondo imploderà e non potrà fare nulla per evitarlo! -
     - Allora abbiamo una possibilità! - esclamò Amy, parzialmente sollevata.
     - Oh, certo, ma non crediate che sia così semplice! Avete bisogno di qualcuno che riesca a concentrare l’energia rimasta nella Gemma, che arrivi lassù e che colpisca Seth con un solo attacco! Anche se tra di voi ci fosse qualcuno in grado di gestire questa energia, verrebbe disintegrato dal colpo insieme alla Gemma! Se qualcuno vuole porre fine alla sua esistenza può farsi avanti in questo momento! -
     L’inevitabilità di quell’affermazione li fece sprofondare di nuovo tutti nella depressione più cupa. Non c’era nessuno tra di loro che avesse mai gestito un potere così grande. E per di più la cosa più sconfortante era che c’era bisogno di un sacrificio estremo per salvare la vita di tutti su quel pianeta. Chi avrebbe avuto il coraggio di fare una cosa simile?
     - Vorrà dire che troveremo un’altra soluzione! - disse Rouge.
     - Buona fortuna! - replicò Magorian - Ne avrete davvero bisogno! -
     - Lo farò io! -
     La voce che aveva parlato era intervenuta così all’improvviso da aver spaventato alcuni di loro. Furono sorpresi, quando si voltarono per capire di chi si trattava, di trovarsi di fronte allo sguardo risoluto di Shadow the hedgehog. Le domande che si accavallarono nella mente di tutti i presenti erano così tante da accatastarsi l’una sull’altra e da impedire loro di formularne anche solo una. Shadow approfittò di quel silenzio atterrito per arrivare accanto a Magorian e strappargli dal petto la misteriosa gemma viola.
     - Non mi sarei mai aspettato di vederti qui! - disse Magorian, l’unico tra di loro che non aveva paura a realizzare quello per cui il riccio nero si era proposto - Ti senti in vena di morire questa sera? -
     - Se è per una giusta causa… -
     - Sei totalmente impazzito? - sbraitò Rouge, fuori di sé dalla paura - Hai sentito quello che ha detto? Ti sbriciolerai nell’aria! -
     - Almeno la mia vita sarà servita a qualcosa! - fu la seria risposta.
     - Shadow, io… -
     - Ormai ho deciso! Non provate a fermarmi, altrimenti potrei farvi molto molto male! -
     Il riccio nero era circondato da facce spaventate e da occhi luccicanti. Era calmo e stranamente tranquillo all’idea di fare quello che stava per fare. Nessuno aveva il coraggio di obiettare, perché sapevano che era l’unica speranza di salvezza per tutti loro e sebbene non desideravano la sua morte, inconsciamente si rendevano conto che non c’era nessun’altra soluzione.
     - Non voglio che mi diciate niente! E’ stata una mia scelta e sono pronto ad affrontarne le conseguenze… fino in fondo! -
     Quindi il riccio nero si avvicinò ad Eggman e lo fissò con occhi determinati.
     - Ho bisogno che il suo Egg Drive mi porti quanto più in alto possibile, in modo da avere un bersaglio facile! -
     Eggman annuì piano con la testa. Persino lui era dispiaciuto e spaventato all’idea di quello che stava per accadere. Lo si capiva dall’impercettibile tremore dei suoi baffi e dal modo silenzioso e accondiscendente con cui si rivolgeva a Shadow. Mentre il dottore impostava la rotta sulla sua navicella, il riccio nero ci saltò a bordo, attendendo con pazienza la fine delle operazioni e osservando nel contempo la Gemma che brillava nel palmo della sua mano.
     - Non farlo! - esclamò Rouge con le lacrime agli occhi, in un ultimo debole tentativo.
     Shadow ricambiò il suo sguardo e il suo volto si illuminò di uno dei suoi rari sorrisi.
     - Sentirete ancora parlare di me! -
     Ci fu un ronzio e un sibilo, quindi l’Egg Drive cominciò a fluttuare verso l’alto in un volo verticale sempre più rapido. Shadow diede un ultimo sguardo alle anime per cui stava concedendo la sua come per fissare quell’immagine nella sua memoria, quindi alzò lo sguardo e si preparò ad andare incontro al suo destino. Le luci e i bagliori che emanavano Sonic e Seth si facevano sempre più vicini e distinti, ben visibili nel cielo buio e nebuloso. Dopo pochi secondi sarebbe arrivato ad un altezza ideale per sferrare il suo attacco senza essere individuato.
     Strinse le dita attorno alla piccola pietra che impugnava, sentendo la sinistra energia che emanava. Poteva farcela. Poteva riuscire a sfruttarla per un ultimo disperato attacco, esattamente come aveva sempre fatto con i Chaos Emeralds. Prese un profondo respiro e cercò di concentrare il potere che sentiva nella mano per incanalarlo nel suo corpo. I risultati non tardarono ad arrivare quando fu circondato da un alone violetto e fu attraversato da un dolore bruciante. La pelle del suo braccio e del suo viso si seccò immediatamente, diventando come cartapesta fragile. Si sentiva come invaso da un veleno incandescente che sapeva lo avrebbe divorato di lì a poco. Gestire quel potere così distruttivo era uno sforzo colossale per i suoi muscoli e per la sua resistenza, ma poteva farcela anche se il tempo stringeva. Aveva la sgradevole sensazione che le sue ossa si sarebbero polverizzate nel giro di un istante e che il suo stomaco si stesse liquefacendo, arrivato al punto di ebollizione. Non poteva più indugiare.
     Seth si stava congratulando con sé stesso per l’ultimo colpo inflitto a Sonic. Era il momento giusto per colpire. Puntò verso di lui e si lanciò in un attacco kamikaze contro lo sciacallo, sparato come una palla di cannone dal supporto volante che lo aveva sollevato.
     - Per te, Maria! - ebbe modo di mormorare prima dell’inevitabile impatto.
     Il colpo di energia che incassò l’ignaro Seth fu così devastante da brillare nel cielo con l’intensità di una stella. Shadow the hedgehog si frantumò in minuscole particelle che sparirono nell’aria senza lasciare traccia. La sua morte arrivò rapida e inesorabile.
     Lo sciacallo urlò per il dolore mentre un guizzo di elettricità si annodava attorno al suo corpo come un sinistro serpente. I suoi muscoli si gonfiarono come dei palloncini e le sue urla strazianti penetrarono nel cuore di tutti quelli che le ascoltavano. Dalla sua bocca spalancata e dai suoi occhi bianchi sgorgarono dei fiotti di luce intensa. Degli squarci si aprirono nella sua pelle e delle scariche elettriche ne strisciarono fuori in una tremenda pioggia luminosa.
     Anche Magorian stava urlando per il dolore, contorcendosi spaventosamente per quanto il suo corpo malandato glielo consentisse. Dalla sua fronte scaturiva un bagliore azzurro che sembrava gli stesse provocando un bruciore inarrestabile. Seth, lo sciacallo invincibile, cominciò a sgretolarsi in minuscoli granelli, prima dai piedi, poi dalle gambe fino ad arrivare al torace, continuando ad urlare senza controllo. Allo stesso modo, la parte di Magorian rimasta umana e non robotica si polverizzò piano, facendolo scomparire nel giro di pochi secondi alla vista di tutti. Nel cielo, il volto tenebroso di Seth si era frantumato, lasciando intatto solo lo zaffiro sulla sua fronte che emanò un’esplosione di luce gigantesca, così forte da scaraventare Sonic verso terra e farlo piovere in mezzo ai suoi compagni. Il riccio, debole e stordito, riassunse la colorazione blu, mentre i sette Chaos Emeralds sparivano alla vista, portati lontano dal Chaos Control. Lo zaffiro lucente cadde nella polvere e lì giacque mentre la luce che proiettava moriva lentamente.
     Poi fu il silenzio.

     - Sei una debole e incolore caricatura! Un burattino senza spina dorsale! Se ti sei ridotto a lavorare per uno come Eggman, non puoi essere che questo! Se ti sei ridotto a fare il suo gioco, non sei meglio di qualunque suo robot senz’anima! Sei solo un guscio vuoto… il mondo non piangerà per te se ti uccido qui e adesso! -
     - Fallo! - esclamò il riccio - Ti prego… uccidimi! -
     Shadow annuì, privo di ogni pietà nel suo volto.
     Si avvicinò a lenti passi.     
     Di lì a poco sarebbe finito tutto quanto. Sarebbe rimasto solo il rimpianto.
     - Aveva ragione Maria! - mormorò aspettando il colpo fatale.
     Shadow si fermò, colpito da quella parole pronunciate in un soffio.
     - Cosa hai detto? -
     - Maria… aveva ragione… su di me! -
     - Cosa ne puoi sapere tu di Maria? -
     Il riccio lo guardò con i soliti occhi affranti. Era inutile resistere. Non aveva più niente da perdere. Gli raccontò tutti i particolari del sogno che lo aveva tormentato per diverse notti e di cui non era mai riuscito a comprendere appieno il significato.
     - E’ quello che diceva… che sono solo polvere… e mi implorava di non fare quello… quello che volevo fare con la Gemma… riportarla indietro! -
     - Avresti permesso ad Eggman di creare un mostro con le sembianze di Maria? - ruggì Shadow, inviperito.
     - Io… volevo solo che fosse con me… ma non ne avevo il diritto… non potevo permettere una cosa del genere… dovevo lasciarla… nella polvere! Mi merito tutto quello che hai detto… e ora uccidimi… per favore! -
     Shadow sollevò il pugno chiuso, carico di rabbia, ma poi si bloccò a mezz’aria. Tutto il furore cieco che lo aveva animato sparì di colpo come se spazzato da una folata di vento. Porse la mano al suo sosia, ma questa volta il palmo era aperto, era un invito a rialzarsi, un tacito armistizio di pace.
     - Perché non mi finisci? -
     - Non è quello che ho promesso a Maria di fare! Ho promesso che avrei protetto gli esseri viventi! -
     - Ma io sono solo un guscio vuoto… l’hai detto tu stesso! Io… non sono nessuno! -
     - Tu ti lamenti di non essere nessuno, di come sei venuto al mondo! Ma tutto quello che importa è che tu sei vivo! Oltre ad avere un respiro e un battito nel petto, hai anche un’anima! Altrimenti Maria non ti sarebbe apparsa in sogno, non ti avrebbe dato la sua mano come sto facendo io ora! -
     - Ma stavo per… stavo per farle del male! -
     - Lei mi ha insegnato che non importa chi siamo e da dove veniamo, ma ciò che davvero conta è cosa vogliamo fare del tempo che ci viene concesso! Quali sono le nostre scelte nella vita! Io ho fatto più volte la scelta sbagliata, ma mi è stata offerta la possibilità di rimediare ai miei errori! Adesso io la sto offrendo a te! Non sei un robot senz’anima! Sei un essere vivente anche tu e come tale hai il diritto di decidere cosa fare con il resto dei tuoi giorni! -
     Quelle parole arrivarono in soccorso di quel clone come le ali di un angelo e risuonavano alle sue orecchie come il canto melodioso dell’arpa. Prese la mano di Shadow e si rialzò, guardando negli occhi così identici ai suoi e annuendo piano con la testa.
     La notte successiva sarebbero stati attirati in una landa rocciosa da una torre di luce nel cielo, avrebbero assistito alla nascita di un potente demonio in Seth e all’eroico tentativo di Sonic di fermarlo, nascosti nell’ombra ad osservare quieti. C’era una sola possibilità di salvezza per tutti loro ed era il sacrificio di una sola anima per il benessere di tutte le altre. Il clone sapeva che toccava a lui salvare le sorti della vita su quel pianeta. Il suo corpo si stava dissolvendo lentamente e la sua ultima azione nella vita, una vita che pensava non avrebbe mai avuto alcun senso, sarebbe stata quella di dare in dono al pianeta la sua morte.
     - Sei sicuro di quello che stai facendo? - gli chiese Shadow, prima che il suo sosia uscisse allo scoperto.
     - Maria ha cercato di dirmi quale fosse la mia vera natura in tutte quelle notti in cui l’ho incontrata! Mi ha detto che pur essendo polvere sarei stato destinato a diventare qualcosa di più grande e che alla fine avrei fatto la scelta giusta! Credo che stesse parlando di questo! Sono io che devo farmi avanti! -
     - Non ti spaventa l’idea di morire? -
     - Non mi resta ormai molto tempo! Tutto quello che posso fare ora è dare la mia vita per gli altri, almeno così avrò dato un senso alla mia creazione… esattamente come hai fatto tu! Ti voglio solo chiedere un ultimo favore! -
     Shadow annuì.
     - Non voglio essere ricordato con il tuo nome! Io non sono come te! Voglio essere ricordato come Dust, polvere, la stessa polvere di cui mi ha parlato Maria! Non so se è stata davvero lei a parlarmi, ma non mi interessa! Sono sicuro che lei è qui con noi adesso e farò quello che devo fare per onorare anche la sua memoria! -
     - Buona fortuna… Dust! -

     Un tuono lontano sancì la fine di una delle più grandi battaglie mai combattute sulla faccia di Mobius. Una fine pioggerella cominciò a cedere lentamente in quella notte che mai più avremmo dimenticato, lavando via la nostra angoscia e portandosi via il nostro dolore.
     Shadow uscì allo scoperto, sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti, senza eccezione. Raccolse lo zaffiro che era appartenuto a Seth e lo rimirò con occhi malinconici. Prima di ricevere domande, decise di spiegare brevemente la situazione, una ed una sola volta.
     - Era un mio clone! E’ stato creato per essere schiavo ed ha finito col diventare il nostro salvatore! Stava morendo e ha deciso di utilizzare le sue ultime ore per regalarci la salvezza! La vita appartiene solo a noi, nessuno ce la può togliere… e lui ha deciso di utilizzare la sua per il bene di tutti quanti! Si chiamava Dust! -
     Non c’era bisogno di fare ulteriori domande. Fissarono tutti il cielo in quella notte, tentando di intravedere le stelle dietro al manto di nubi grigi, sentendo il fresco della pioggia sui loro volti e osservando un minuto di silenzio alla memoria del riccio che quel giorno si era sacrificato per un intero pianeta che pulsava di vita.

“Così in quella notte lontana terminò il racconto che ho voluto narrarvi. Getara, Levine e Zephir erano scappati durante l’ascesa di Seth e li avremmo incontrati ancora in futuro. Ci volle un po’ di tempo perché Sonic si riprendesse dalle ferite riportate durante l’ultimo scontro, ma la presenza di Amy e la collaborazione di Geoffrey e Knuckles lo aiutarono durante la convalescenza. Il suo umore migliorò decisamente quando seppe che Cream stava bene e che né lei né sua madre gli davano la colpa di quanto era successo. Drake, Rouge ed Omega continuarono per la loro strada, così come fece anche Shadow, memore di una grande lezione che il suo sosia gli aveva insegnato. Il dottor Eggman invece sarebbe tornato ad ordire nuovi sinistri piani, ma scommetto che quella notte anche in lui qualcosa era cambiato.
Lo scopo di questi scritti è stato uno solo: onorare la memoria di Dust, un soldato caduto in battaglia a cui dobbiamo la nostra salvezza. Sonic e Shadow hanno costruito un piccolo santuario in suo onore, perché la sua anima possa trovare la strada verso la pace. Lo visito ogni tanto, rendendogli omaggio per il coraggio dimostrato nel momento del bisogno e ringraziandolo per l’importante lezione che ha dato a tutti noi. La vita è un dono prezioso che va difeso…"

     Sotto il manto stellato della notte, il Master Emerald avrebbe illuminato il suo altare di una calda luce intensa. Il puro Chaos sarebbe scivolato lungo tutta la superficie rocciosa del gioiello, depositando con delicatezza sul freddo pavimento di pietra… un uovo di echidna!

“… cosicché anche nel buio e nelle avversità, la vita possa sempre fiorire ancora una volta!”

Dagli scritti dello Storico
Miles Prower

FINE

Note dell'autore:
E così termina un lavoro che porto avanti da più di sei anni ormai.
Ci tengo, innanzitutto, a ringraziare tutte le persone che qui su EFP mi hanno sostenuto con le loro puntuali recensioni e i loro preziosissimi commenti, senza i quali non sarei stato spronato a procedere con questo appassionato, anche se mastodontico, lavoro.
Porgo, inoltre, le mie scuse se solo adesso, ad Aprile 2014, riesco a terminare la pubblicazione di questo racconto. In realtà, Pieces of Eternity era concluso già nel 2012, ma alcuni avvenimenti problematici della mia vita personale mi avevano dissuaso dal continuare con la pubblicazione e, per questo, mi scuso con tutti coloro che mi seguivano e che, magari, sono rimasti delusi nel vedere per due anni una pubblicazione incompleta.
Tuttavia, la mia determinazione e la mia passione per il mondo di Sonic sono tornate e sono ancora più forti di prima. Attualmente sono tra gli amministratori di quello che forse è l'unico sito internet italiano veramente attivo dedicato a Sonic the Hedgehog, Sonic Legacy, che vi invito a visitare se siete davvero appassionati come me.
Originariamente, Sonic the Hedgehog: Full Speed Ahead doveva essere un contenitore di tutte le storie da me ideate, ambientate nel mondo di Sonic, ma ho deciso di terminare qua la sua pubblicazione. Erano programmati diversi seguiti di Sins of Purity, Chaos Millennium e Pieces of Eternity, ma, considerando alcune cose che sono cambiate durante questa pausa di due anni, ho deciso di dedicarmi ad un progetto tutto nuovo, che arriverà molto presto qui su EFP.
La mia nuova serie sarà sempre dedicata al mondo di Sonic, ma in una continuity leggermente diversa, di cui parlerò maggiormente al momento della pubblicazione. Ciò non significa che tutto il lavoro di questi anni che vi ho presentato sarà stato invano, tutt'altro... situazioni e personaggi creati da me ricompariranno, dal primo all'ultimo, ma in una veste tutta nuova e decisamente più intrigante.
Quindi, sperando che chi è arrivato fino a questo punto con me voglia ancora seguirmi e supportarmi, non mi resta che darvi appuntamento per la mia prossima esperienza narrativa.
Grazie a tutti e arrivederci a prestissimo!

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