Amore e Orgoglio

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** parte prima ***
Capitolo 2: *** parte seconda ***
Capitolo 3: *** parte terza ***
Capitolo 4: *** parte quarta ***
Capitolo 5: *** parte quinta ***
Capitolo 6: *** parte sesta ***
Capitolo 7: *** parte settima ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** parte prima ***


Rock Lee stava già dormendo da un paio d'ore, quando sentì qualcuno bussare alla porta disperatamente. Cercando a tentoni la sveglia, aprì gli occhi e si domandò chi potesse essere tanto pazzo da venire a svegliarlo nel cuore della notte. All'improvviso una voce angosciata cominciò a "supplicarlo" di aprire.

- Rock Lee, sono io ti prego, aprimi...
- Tenten ?!? - esclamò il moro dalle folte sopracciglia.

Come ebbe aperto l'uscio, si ritrovò davanti l'amica in lacrime; il trucco sfatto e la mano che cercava di nascondere il grosso segno rosso sulla guancia.

- Tenten, ma cosa...

Prima che potesse anche solo chiederle cosa fosse successo, la ragazza gli buttò le braccia al collo piangendo sulla sua spalla.

- Non sapevo da chi altro andare... ero disperata!
- V... Va bene, calmati - mormorò il ragazzo. - Andiamo, vieni dentro... non posso aiutarti, se non mi spieghi cosa è successo!

Tenten si asciugò gli occhi col dorso della mano e annuì. Rock Lee la fece accomodare sul divano e, poiché lei indossava solo un abito da sera piuttosto scollato, andò a prenderle una felpa che la ragazza indossò con gratitudine. Poco dopo, davanti a un buon thé caldo, Tenten sembrò rilassarsi un poco; fu così che Rock Lee provò ad affrontare direttamente la questione, senza girarci troppo intorno.

- Va un po' meglio, adesso ?
- Sì, ti ringrazio! Ti chiedo scusa per esserti "piombata" in casa a quest'ora, ma...
- Non dirlo nemmeno per scherzo - fece lui rassicurante. - Piuttosto, chi è stato a darti quello schiaffo ?

Tenten si morse il labbro, prima di rispondere.

- E' stato Neji...
- Cosa ?!?
- Da quando suo zio ha cominciato a fargli pressioni, cercando con ogni mezzo di rilevare le sue quote della Hyuuga Enterprise, non è più lui: non viene quasi più a casa, passa la notte in fabbrica o a bere in qualche locale, e se provo a parlargli mi grida che non sono affari miei...
- Ma ti ha messo le mani addosso ?
- Ti prego, lasciami spiegare...
- Hai ragione, scusa!

Tenten prese un lungo respiro e, dopo essersi passata un dito lungo il livido dolorante, si sforzò di raccontare l'intera faccenda dall'inizio.

- Oggi è l'anniversario del nostro fidanzamento - cominciò. - Nonostante i problemi, Neji aveva organizzato tutto per dedicarmi l'intera serata in modo tranquillo; stavamo andando al ristorante, quando...
- Quando ?
- Mentre stavamo per uscire, è arrivato Hiashi con una richiesta di risarcimento: pare che Neji abbia contratto un debito di venticinquemila Ryo, e l'amministrazione pretende da lui il saldo, entro questa settimana, o le sue dimissioni da vicedirettore!
- Ma è assurdo!
- In realtà è solo una sporca manovra, non esiste nessun debito: il bilancio di Neji è perfettamente in regola; è tutta una montatura per costringerlo ad abbandonare il posto di suo padre! Dopo la morte di Hizashi, Neji è l'unico che si sia opposto ai "tagli" sugli stipendi e alle riduzioni di personale senza preavviso...
- Però non riesco a capire, cosa c'entra questo con... ?
- Mentre Neji e suo zio stavano discutendo, io... non sono stata in grado di trattenermi, mi sono messa in mezzo e ho "urlato" in faccia a quel verme quello che pensavo di lui... E' stato allora che Neji si è infuriato e mi ha mollato uno schiaffo!
- Ma è pazzo ?!?
- Non ha mai sopportato che qualcuno prendesse le sue difese - osservò Tenten tristemente. - Anche da ragazzo era così: davanti alle difficoltà, ha sempre voluto dimostrare di potersela cavare da solo; si è sempre messo contro tutti, senza l'aiuto di nessuno, fino a diventare quello che è oggi...
- Questo non lo giustifica - ribatté Rock Lee, severo. - Anche se sei la sua ragazza, non ha il diritto di trattarti così !!!
- Rock Lee, io... Mi dispiace, non dovevo venire qui e tantomeno coinvolgerti, ti chiedo scusa...
- Adesso calmati - la rassicurò il ragazzo. - Per stanotte, se vuoi, puoi dormire qui; domattina telefonerò a Sakura e vedremo di...

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta, tempestandola di pugni.

- Tenten, lo so che sei qui, apri subito questa porta!
- E' Neji - esclamò Tenten preoccupata.
- Tu non ti muovere - fece Rock Lee, alzandosi. - Ci penso io...

Nonostante il baccano che proveniva dall'esterno, Rock Lee fece scorrere il chiavistello lasciando la catena inserita. Neji era sulla soglia, con la faccia stravolta e il colletto della camicia aperto, e ricambiò lo sguardo severo di Rock Lee con un'espressione a dir poco minacciosa.

- Fammi entrare immediatamente, o giuro che butto giù la porta - esclamò.
- Se solo ti "azzardi" a mettere piede in questa casa, amico o no, ti prendo a calci... Non sto scherzando!
- Allora non hai capito - insistette Neji, spingendo la porta con la mano per impedire a Rock Lee di richiuderla. - Voglio parlare con Tenten... ora!
- Tu devi avere voglia di scherzare... Ti rendi conto di quello che le hai fatto, o no ?
- Non sono affari tuoi - ribatté l'altro a denti stretti. - Levati di mezzo, oppure...
- Oppure COSA ?!?

Nello stesso momento in cui la catenella si ruppe Neji e Rock Lee si afferrarono l'un con l'altro per il collo, guardandosi negli occhi. Sulle prime sembrava che volessero ammazzarsi tuttavia, per qualche miracolo, entrambi parvero calmarsi dopo appena un istante. Malgrado fossero sconvolti, nessuno dei due aveva intenzione di commettere sciocchezze...

- Va bene, ho capito - sussurrò Neji, allentando la presa. - Forse... è meglio che me ne vada per ora!
- Lo penso anch'io - fece Rock Lee gelido.

Prima di andarsene però, Neji disse a Rock Lee un'ultima cosa.

- Non so cosa ti abbia detto, e non voglio saperlo, però sappi che io NON ho intenzione di farle alcun male!
- Hai uno strano modo di dimostrarglielo, però...
- Io... devo parlarle, capisci ?
- Capisco solo che siete entrambi sconvolti - tagliò corto Rock Lee. - E' meglio rimandare tutto a un altro momento!
- Suppongo... di doverti chiedere scusa, io...
- E' a Tenten che dovresti chiedere scusa, non a me!

Così dicendo, Rock Lee chiuse la porta a chiave, lasciando Neji immobile sul pianerottolo.

 

( continua )

 

 

NOTA:

"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni

Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

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Capitolo 2
*** parte seconda ***


La mattina seguente Rock Lee si alzò presto per telefonare a Sakura, onde spiegarle brevemente la situazione e chiederle aiuto.

 

- Sì, in pratica è andata così, almeno per come ho capito io...

- Hai fatto bene, non preoccuparti, tra poco arrivo... Quando si tratta di certi problemi, è meglio vedersela tra donne!

- Grazie amore... Ah, mi raccomando: Tenten è venuta qui solo con l'abito da sera, avrà bisogno di un cambio...

- Deficiente, il tempo di preparare la borsa e arrivo, che cosa credi ?!? Non sono mica stupida!

- Lo so tesoro, sei meravigliosa!

 

Una volta salutata la fidanzata, Rock Lee andò a preparare il caffé. Tenten si alzò di lì a poco e scese in cucina con indosso un ampio pigiama maschile.

 

- Buongiorno - la salutò allegro il ragazzo. - Accomodati, il caffé è quasi pronto.

 

Tenten si strofinò gli occhi e si sedette a tavola con un sorriso.

 

- Non so come ringraziarti - esclamò. - Non pensavo certo di arrecarti tutto questo disturbo...

- Alt: un'altra parola e mi offendo davvero, intesi ?

- Intesi - concluse lei con una smorfia.

 

Rock Lee era eccezionale. Lui, Neji e Tenten si conoscevano dai tempi della scuola; avevano persino frequentato il college insieme e, nonostante il carattere scontroso di Neji, i tre erano sempre andati d'accordo. Una volta finiti gli studi, Neji aveva preso il posto di suo padre alla guida della compagnia di famiglia; Rock Lee invece era diventato istruttore di autodifesa presso la palestra di arti marziali del suo maestro ( il quale, da qualche tempo, aveva cominciato a dare lezioni di fitness agli ottantenni arzilli ); e Tenten aveva scelto di coronare il suo sogno d'infanzia, mettendosi insieme al ragazzo che aveva sempre amato fin da quando era bambina. L'amicizia che legava i tre era assoluta: mai e poi mai Rock Lee avrebbe potuto vedere Tenten con occhi diversi o tantomeno "approfittarsi" di lei in alcun modo; perciò Tenten era subito corsa da lui in cerca di aiuto. Dopo aver chiuso la porta in faccia a Neji, Rock Lee aveva ceduto infatti il proprio letto all'amica e si era sistemato tranquillamente sul divano in salotto.

 

- Ecco qua - esclamò Rock Lee, versando il caffé fumante in una tazza. - La colazione è servita!

- Grazie!

 

Tenten aveva recuperato in fretta il suo buonumore, dopo una buona nottata di sonno, non poteva davvero sentirsi meglio.

 

- Scusami se ho preso uno dei tuoi pigiami, non potevo certo dormire con l'abito da sera...

- Ah, sciocchezze - ribatté lui con noncuranza. - Come dice sempre il mio maestro: "Vestirsi comodi allunga la giovinezza!"

- Ah ah, hai proprio ragione!

 

Poco dopo arrivò Sakura, la fidanzata di Rock Lee. Il ragazzo l'accolse con un abbraccio e un bacione affettuoso; dopodiché le fece posare la borsa e l'accompagnò da Tenten nella stanza accanto.

 

- Ciao Tenny - esclamò la rosa con un sorriso. - Tranquilla, sono arrivati i rinforzi, ora ti cambi e ti porto via da questo "maschiaccio"...

- Ehi - protestò Rock Lee, fingendosi offeso. - Chi sarebbe il "maschiaccio" ?

- Mah, chissà... uno a caso!

 

Tenten sorrise nel vederli ridere e scherzare, così d'amore e d'accordo. Quante volte aveva sognato di vivere una felicità simile assieme a Neji ? Da quando si erano messi insieme, i loro brevi momenti di gioia sembravano a malapena compensare le molte difficoltà che sussistevano: circa un mese dopo il loro fidanzamento, erano cominciati i problemi ( la morte del padre di lui; le pressioni di Hiashi per toglierlo di mezzo; le famiglie degli operai licenziati senza giusta causa... ); pian piano Neji si ritrovò completamente assorbito dal suo lavoro, ciononostante i suoi sforzi non bastavano mai; quel giovane fiero e orgoglioso che lei tanto amava era entrato nello spietato mondo degli affari, diventando via via sempre più freddo e distante con tutti, perfino con lei. All'inizio Tenten aveva cercato di sopportare perché, nonostante quella scorza ruvida, sapeva che Neji l'amava sinceramente; tuttavia, dopo la scorsa notte, era chiaro che la situazione poteva solo peggiorare. Neji era troppo orgoglioso per ammettere le proprie debolezze, non sopportava l'idea di chiedere aiuto a qualcuno che non fosse sé stesso; aveva sempre lottato da solo per raggiungere i suoi obiettivi, e non si era mai risparmiato. Solamente l'amore per Tenten era riuscito in parte a "sciogliere" quel suo carattere riservato e a rivelare il lato più dolce di lui... Ma da quando suo zio Hiashi si era messo in testa di tormentarlo in tutti i modi, il giovane aveva finito per cedere inevitabilmente alla parte peggiore di sé.

 

- Andiamo Tenten - esclamò Sakura, riscuotendola dai suoi pensieri. - Ora ti accompagno a comprare qualcosa della tua misura, dopodiché verrai a stare da me quanto vorrai; non si accettano discussioni, chiaro ?

- Grazie Sakura, sei una vera amica...

- Figuriamoci - rispose la rosa, strizzando l'occhio. - Non posso certo lasciarti dormire in questo tugurio un'altra notte di più, rabbrividisco solo al pensiero che una ragazza possa addirittura pensare di vivere qui dentro!

- Grazie tante del complimento - rispose Rock Lee, incrociando le braccia.

- E' inutile che ti lamenti tu - insistette Sakura. - Ti ho detto mille volte di mettere un po' d'ordine in questa... Uff, mi imbarazza anche chiamarla "casa", ma non ti vergogni neanche un po ?!?

- Lo sai che il mio motto è: "giovinezza, forza e semplicità"...

- ..."Pigrizia e sudicionerìa", ecco come riassumerei il tuo motto!

- Bah!

 

Sakura scoppiò a ridere, vedendo la sua faccia imbronciata.

 

- Andiamo, ti sto prendendo in giro, scioccone - esclamò lei, baciandolo sulla guancia. - Su su, ora accompagno Tenten a cambiarsi e poi... Tutti fuori, a mangiare come si deve!

- Bello... chi paga ?

- Tu, ovvio!

- Ti pareva...

 

In quel momento squillò il telefono.

 

- Aspetta, vedo chi è - esclamò Rock Lee. - Pronto ?

- Sono io - rispose la voce di Neji all'apparecchio.

 

Rock Lee si voltò di scatto: Sakura e Tenten erano impegnate in conversazione, cosicché nessuno badò a lui.

 

- Che cosa vuoi ?

- Lo sai benissimo - rispose Neji, leggermente alterato. - Devo parlare con Tenten... è importante!

- Hai veramente una bella faccia tosta - esclamò Rock Lee sottovoce. - Ringrazia il cielo che non ti ho spaccato la faccia ieri sera perché, se solo provi a ripetere quello che le hai fatto, io...

- Ascolta - sospirò Neji. - Non mi sembra il caso di parlarne per telefono... Possiamo vederci di persona, io e te da soli ?

 

Rock Lee rifletté un momento, prima di rispondere.

 

- D'accordo - mormorò. - Vediamoci questo pomeriggio, al bar dell'università... Te lo ricordi ?

- Ci sarò!

 

Rock Lee attaccò il ricevitore, in preda a una forte agitazione. Dentro di sé non riusciva certamente ad "odiare" Neji ( lo conosceva troppo bene! ), ma era furioso per il modo in cui aveva trattato Tenten.

 

- Chi era ? - domandò Sakura.

- Nessuno - rispose lui, cercando di sembrare convincente. - D'accordo allora... Ristorante o pizzeria ?

 

( continua )

 

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Capitolo 3
*** parte terza ***


Neji stava contemplando in silenzio il suo caffé da diversi minuti ormai, non alzò nemmeno la testa quando Rock Lee arrivò alle sue spalle. Il moro sopracciglione si sedette accanto a lui senza dire una parola tuttavia, dopo alcuni attimi di silenzio, Neji decise di rivolgergli la domanda che gli stava più a cuore.

 

- Lei come sta ? - domandò calmo, senza tradire alcun genere di emozione.

- A parte il fatto che Sakura la sta istigando a "prosciugare" la mia carta di credito in giro per la città, direi bene... benissimo!

- Sei stato gentile ad ospitarla...

- E' una mia amica, le voglio bene... così come voglio bene anche a te, malgrado tutto!

 

Neji non disse nulla, né sollevò il capo dalla tazza davanti a sé.

 

- Hai detto che volevi parlarmi - tagliò corto Rock Lee. - Parliamo!

- Preferisco farlo a quattr'occhi, se non ti dispiace - replicò Neji, lasciando una banconota sul tavolo e avviandosi verso l'uscita. - Non mi è mai piaciuto rendere pubbliche le mie faccende...

- Come vuoi, d'accordo!

 

***

 

La Konoha Academy School era un imponente edificio, circondato da un parco immenso, dove chiunque poteva circolare liberamente durante il giorno. Neji e Rock Lee non mettevano più piede lì da quando si erano diplomati, ciononostante avevano altro per la testa che i ricordi nostalgici in quel momento; ognuno di loro immaginava benissimo a cosa stesse pensando l'altro, per questo si sentivano entrambi piuttosto a disagio. Dietro l'angolo est dell'edificio, vi era una specie di ponte metallico, una struttura di vetro trasparente, che collegava la sezione di scienze dell'ultimo anno con la facoltà ricerca e sperimentazione. A quell'ora gli studenti erano o a studiare nelle loro camere, oppure chiusi in laboratorio; di conseguenza non c'era assolutamente nessuno in giro che potesse ascoltare i loro discorsi, anche per caso.

 

- Non è cambiato niente qui, vedo - osservò Rock Lee.

- No, infatti...

- Come vanno i tuoi problemi col lavoro ?

 

Neji lo fulminò con lo sguardo.

 

- Non è di questo che voglio parlare... mi pareva di averti spiegato molto chiaramente che desidero parlare con Tenten!

- E' un po' tardi adesso per chiederle scusa, non credi ?

- E' una faccenda che riguarda solo me e lei...

- Eh no, caro mio - rispose Rock Lee, afferrandolo violentemente per il bavero del cappotto. - Ieri Tenten è arrivata a casa mia in lacrime, in piena notte e col segno di uno schiaffo... Come lo spieghi questo ?!?

- Ti ha già raccontato la storia, suppongo...

 

Il pugno di Rock Lee fu tanto forte quanto veloce: Neji si ritrovò a terra con un livido violaceo intorno al mento e il labbro sanguinante; tuttavia si rialzò con noncuranza, massaggiandosi la ferita.

 

- Questo era per Tenten - spiegò il ragazzo, senza smettere di guardarlo negli occhi. - E adesso smettila di fare lo str***o, come al liceo, e spiegami soltanto cosa c'è che non va! Quella ragazza ti vuole bene da sempre: come hai potuto trattarla così, senza nemmeno un briciolo di vergogna ?

- Ti ho già detto che mi dispiace...

- E con questo, credi forse di risolvere la faccenda così ?!?

- E' stato più forte di me - provò a dire Neji. - Lo so che Tenten voleva solo cercare di aiutarmi, ma intervenire così, davanti a mio zio e alle sue accuse; mi sono sentito così "umiliato"; sono anni che lotto contro quell'uomo, e il pensiero che... Ho agito d'impulso, non credevo di arrivare a questo!

- Tu le hai messo le mani addosso - puntualizzò Rock Lee impietoso. - Hai picchiato l'UNICA persona che non c'entrava niente, l'unica che abbia mai sopportato quel tuo caratteraccio in tutti questi anni... Dovresti solo vergognarti di te stesso!

 

Neji appoggiò entrambe le mani contro il vetro, chinando la testa come uno sconfitto.

 

- Io sono un uomo finito, ormai - esclamò sottovoce. - Da quando è morto mio padre, Hiashi sta facendo di tutto per giustificare la vendita della società a una ditta concorrente, e i primi a farne le spese sono i dipendenti... Hai una vaga idea di cosa significa avere più di cento famiglie sulla coscienza; hai mai guardato negli occhi qualcuno che non ha più la possibilità di mantenere sé stesso e i suoi; sai cosa significa vedere i propri sogni "sfasciarsi" come sabbia nelle mani ?!? Alla fine di questa settimana dovrò dare le dimissioni e tutti coloro che dipendono da me verranno licenziati, senza che io possa fare nulla per impedirlo...

- Tenten non ha niente a che vedere con tutto questo - tornò a ripetere Rock Lee. - Lei è innamorata di TE, non del tuo lavoro... Si può sapere tu che razza di considerazione hai per lei ?

- Io...

 

Neji non sapeva cosa rispondere. Era consapevole di avere sbagliato, lo aveva sempre saputo, ma gli pesava terribilmente ammetterlo. Tenten era stata l'unica certezza nella sua vita difficile e tormentata e, solo ora che stava rischiando di perderla, riusciva finalmente a comprendere quanto fosse importante per lui.

 

- Io... non la merito - ammise dolorosamente. - Volevo renderla felice, cercare di ricambiare il suo amore in qualche modo... invece ho rovinato tutto!

- No, non ancora almeno!

- Cosa ?

- Neji, ci conosciamo da troppo tempo ormai, abbiamo trascorso l'infanzia e l'adolescenza insieme... Nessuno meglio di me o di Tenten può capire come sei fatto, così come nessuno al mondo potrà mai prendere il tuo posto nel suo cuore!

 

Neji lo guardò sorpreso. E dire che lo aveva sempre considerato uno "sciocco esaltato"; probabilmente ( anzi, sicuramente! ) Rock Lee era invece più saggio di lui. Quasi senza accorgersene, sentì la mano dell'amico sulla propria spalla e poté avvertire chiaramente tutto l'affetto e la sincerità del ragazzo che era nel giovane uomo davanti a sé. Rock Lee non era affatto cambiato, era sempre lo stesso; per un attimo esitò incerto, poi però riuscì appena a sorridere e ad abbracciarlo con gratitudine. Guardando distrattamente attraverso il vetro però, fece appena in tempo a notare un'insolito bagliore, proveniente da una macchina scura parcheggiata a poca distanza dal parco. Subito intravide anche l'inconfondibile sagoma di una pistola di grosso calibro sbucare fuori dal finestrino...

Accadde tutto in un attimo: con un gesto, Neji spinse via Rock Lee dalla traiettoria dell'arma e un attimo dopo, con un rumore di vetri infranti, due proiettili gli si conficcarono nel petto; nel momento in cui Neji crollò a terra sulla schiena, l'automobile mise in moto e sfrecciò via senza lasciare traccia.

 

- Neji - urlò Rock Lee, chiamando aiuto a gran voce. - Resisti, amico mio... Vado a chiamare un'ambulanza!

- I... Ishino... Ishinomori - esalò appena Neji, sentendo il sangue affluirgli in bocca.

- Cosa... Che cosa vuoi dire ?

- Que... quell'uomo... nella... nella ma... cchina... era Ishinomori...

- Chi è questo Ishinomori ?!?

- Lui è... è...

- Neji !!!

 

In preda a un violento spasmo, Neji afferrò debolmente Rock Lee per un braccio.

 

- Ti pre... go - esclamò. - Tenten... stalle... stalle vicino... io...

 

Furono le ultime parole che riuscì a dire, prima di perdere i sensi.

 

( continua )

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** parte quarta ***


Le condizioni di Neji erano gravi. Subito dopo l'intervento era entrato in coma; e adesso Rock Lee poteva osservarlo, disteso e immobile, attraverso il vetro della stanza in cui era ricoverato. Poco dopo arrivarono in ospedale anche Sakura e Tenten, quest'ultima era a dir poco sconvolta.

 

- Dov'è Neji ? - domandò Tenten.

- E' vivo - rispose Rock Lee, evitando tuttavia di guardarla negli occhi. - Non sono riuscito ancora a sapere altro, solo questo...

- Ma come è successo... perché ?!?

- Non lo so - fece Rock Lee gravemente. - Credimi, non lo so!

 

Tenten si avvicinò al vetro dove, fino a un attimo prima, Rock Lee stava guardando attraverso. Qui vide l'immagine di Neji, privo di sensi e circondato da un'intera equipe medica; le flebo attaccate e le apparecchiature necessarie a registrare le sue funzioni vitali; era impossibile descrivere ciò che provava nel vederlo in quelle condizioni.

 

- Puoi spiegarmi almeno che cosa è successo ? - chiese Sakura a Rock Lee, cercando di non farsi sentire da Tenten.

- Ti assicuro che non lo so - rispose il moro sottovoce. - Stavamo parlando quando, tutto a un tratto, Neji mi ha spinto a terra... e un istante dopo me lo sono ritrovato accanto, coperto di sangue!

- Dì la verità, era stato lui a telefonarti stamattina ?

- Sì, ma...

- Sei un idiota, avresti dovuto almeno dirlo a Tenten!

- Ero preoccupato per lei, va bene ? Comunque ora non mi sembra il caso di...

 

In quello stesso momento il dottore uscì fuori dalla stanza di Neji, con un'espressione grave in volto.

 

- Allora ? - domandò Tenten con ansia.

- Lei è una parente ?

- E' la sua fidanzata - spiegò Rock Lee.

 

Il dottore annuì.

 

- L'operazione è andata bene: per fortuna non è stato leso alcun organo vitale, tuttavia...

- Tuttavia "cosa" ?

- Beh... - sospirò l'altro, aggiustandosi gli occhiali. - Il polmone destro è stato "sfiorato" e il paziente ha subito una perdita di sangue considerevole; lo shock è stato forte; anche se il suo fisico è piuttosto robusto, è difficile stabilire se riuscirà a riprendersi dal coma!

- Vuol dire che...

- Mi dispiace, signorina - tagliò corto il dottore. - Si faccia forza!

- Posso... Posso vederlo ?

 

L'uomo esitò, tuttavia fece un lieve cenno col capo.

 

- Mi raccomando - fece rivolto agli altri due amici della ragazza. - Questo è un ospedale!

- Sono un medico anch'io - ribatté Sakura. - Lo so benissimo!

 

Tenten entrò in silenzio, accompagnata da Sakura e da Rock Lee. Neji era come addormentato, il tubo sottile nelle narici e la flebo attaccata; la macchina accesa indicava che le sue pulsazioni erano molto deboli, tuttavia era "vivo"... Tenten si attaccò a quella speranza con tutte le sue forze. Per alcuni minuti gli occhi color nocciola della ragazza fissarono il vuoto, senza che quest'ultima realizzasse la presenza di alcun movimento attorno a lei, era come se il tempo si fosse fermato. Neji, il suo Neji, non riusciva a credere che stesse succedendo realmente: l'ultima volta che lo aveva visto, il volto di lui era deformato dalla rabbia e dal proprio orgoglio ferito; ora invece era lì, tra la vita e la morte, incapace di muoversi o di parlarle. Eppure lei ricordava perfettamente le mani che l'avevano carezzata dolcemente, lungo le guance e i capelli; le labbra che avevano sfiorato le sue e gli splendidi momenti della loro intimità insieme...

 

***

 

Circa un'ora dopo essere uscite dal ristorante, Tenten e Sakura erano andate a casa di quest'ultima. Qui Sakura aveva cominciato a chiacchierare dei tempi andati. Insieme cominciarono a sfogliare l'album dei tempi del college: qui c'erano le foto di tutti loro, quand'erano ancora dei ragazzi, pieni di sogni e speranze; Rock Lee capitano del club di lotta; Sakura, vincitrice della borsa di studio per i suoi meriti accademici; Tenten e i suoi trofei di "tiro con l'arco", "tiro a segno", "scherma", "nuoto", "pallavolo"...

 

- Ti davi parecchio da fare, vedo ?

- Già - sorrise Tenten. - Non per vantarmi, ma me la cavavo piuttosto bene...

- Dai, non fare la modesta, eri brava!

 

Improvvisamente lo sguardo di entrambe cadde sulla foto di un giovane affascinante dai lunghi capelli scuri, con occhi freddi come il ghiaccio.

 

- Uff - fece Sakura. - Non capirò mai che cosa ci trovavi in quella specie di orso... Avevi la FILA di ammiratori, perché perdere tempo dietro a quello ?

- Non lo so - fece lei, con un sospiro. - Da bambina non facevo che sognarlo tutte le notti...

- Urgh, che orrore!

- Beh, anche tu avevi una bella cotta per quell'altro "asociale"... Uchiha, mi pare che si chiamasse ?

- Sasuke - confermò Sakura. - E comunque NON era un asociale, era solo...

- Solo alto, moro... "Bello & Impossibileee" !!!

- Cretina...

- Sto scherzando - fece Tenten, con un sorrisetto.

- Lo so!

- Hai poi saputo che fine ha fatto ?

- No, a metà dell'ultimo anno è andato a vivere con un suo lontano parente, senza lasciar detto nulla... è semplicemente sparito!

- Però in compenso, ti sei finalmente accorta di Lee...

- Già - sorrise Sakura. - Era dall'inizio del college che mi veniva dietro!

- Tu eri troppo presa da Sasuke...

- ...E tu da Mr. "Mi-Fate-Tutti-Schifo" Hyuga!

 

Tenten si rabbuiò.

 

- Scusami - fece Sakura, dandosi mentalmente della stupida.

- Non ti preoccupare - la tranquillizzò lei. - Vedi, non so neanche come spiegartelo: quando guardi Neji da lontano, ti sembra di vedere...

- ..."Il Sommo Fuhrer, Heil Hitler" !!!

- Già, infatti - ammise Tenten, cercando di trattenere le risate. - Poi però, quando lo guardi negli occhi, vedi qualcosa che non ti aspetteresti mai: è come se, dietro a quell'espressione così dura e determinata, ci siano gli occhi di un "cucciolo"... due occhi tristi, così profondi, che ti fanno capire subito quanto in realtà ha bisogno di affetto, come chiunque altro al mondo!

- Ahi ahi ahi...

- Cosa... che c'è ?

- Sei "cotta", mia cara... "cotta" e "stracotta", questa è la verità!

- Sakura - mormorò Tenten, guardandola seriamente. - Io lo amo... Sarò una stupida, lo so, ma lo amo!

- E lui è così IMBECILLE da non capire che razza di fortuna abbia!

- Non lo so - rispose lei, rassegnata. - So solo che lo amo, nonostante tutto, è la mia unica certezza...

 

***

 

Tenten sfiorò la mano inerte di Neji, sentendo la pelle liscia e morbida al tatto. Rock Lee e Sakura restarono in silenzio, senza proferire parola. La ragazza aveva numerosi pensieri in testa, così tanto da dire, eppure la sola cosa che riuscì a pronunciare, in un soffio appena percettibile, era la stessa frase che tante volte gli aveva sussurrato all'orecchio con tutta la sincerità del suo cuore.

 

- Ti Amo...

 

( continua )

 

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Capitolo 5
*** parte quinta ***


- Tenten, sei pronta ?

- Sì, lancia pure!

 

Rock Lee caricò il braccio all’indietro e scagliò il suo tiro migliore; Tenten riuscì a ribatterlo naturalmente, ma non aveva tenuto conto dell’effetto… La palla volò in aria per qualche istante; rimbalzò prima contro un albero poi sulla macchina del preside, prima di arrivare fino alle panchine che circondavano il campo di baseball; quindi ricadde dritta nella mano tesa di un ragazzo che, nonostante stesse leggendo, l’afferrò con noncuranza, quasi fosse una mela appena caduta dall’alto.

 

- Porc…

 

Il ragazzo sollevò gli occhi dal libro, fissando sia Tenten che Rock Lee con aria severa.

 

- Non vi sembra di esagerare ? - esclamò.

- Scusa, Neji - gridò Tenten, agitando la mano. - E’ stata colpa mia, non prendertela!

- Andiamo Neji, non fare l’antipatico - fece eco Rock Lee. - Ridacci la palla, dobbiamo finire la partita!

- Bah…

 

Con una smorfia seccata, Neji buttò via la palla verso il guantone di Rock Lee e si rimise a leggere, facendo finta di niente.

 

- Dai Tenten, ricominciamo!

- Ehm… Mi fa un po’ male la spalla, continua Shika al posto mio!

- Cosa ?!? - fece Shikamaru stupito, quando si ritrovò la mazza da baseball in mano. - Ehi, dico…

- Andiamo, Nara - sorrise Tenten, giungendo le mani a mo’ di supplica. - Fai il bravo per una volta!

- No, dico… aspetta !!!

 

Senza dargli retta, Tenten attraversò il campo e raggiunse in fretta le panchine, dove aveva lasciato la bicicletta e lo zaino. Qui si sedette accanto alla figura immobile di Neji, che ovviamente non la degnò nemmeno di uno sguardo, impegnato com’era a leggere, e gli si avvicinò imbarazzata.

 

- ‘Cusa - sussurrò Tenten, con una smorfia.

 

Neji non fece una piega.

 

- Dai, non tenermi il broncio, mica l’ho fatto apposta!

 

Silenzio.

 

- Uff… E’ così interessante quel libro ?

- Complimenti - replicò Neji, senza alzare la testa. - Ricordi ancora che “questo” è un libro…

- Spiritoso!

 

Era sempre così: ogni volta che qualcuno provava ad attaccare bottone con lui, Neji o faceva finta di niente oppure faceva di tutto per rendersi insopportabile e “troncare” la conversazione sul nascere… Purtroppo per lui però, Tenten era dura da allontanare.

 

- Quando fai il silenzioso, mi fai venire in mente “il Silenzio degli Innocenti”, sei inquietante!

- Non mi dire…

- Dico!

 

Per tutta risposta, Neji sollevò la testa dal libro e, guardandola distrattamente negli occhi, decise di sparare l’ennesima frecciata per togliersela dai piedi.

 

- Alfred de Vigny diceva: “Solo il Silenzio è Grande, tutto il resto è Debolezza!”

- Oh, davvero ?!?

- Già…

- Tuttavia io preferisco Nadzhda Mandelstam: “Il Silenzio è il vero Crimine contro l’Umanità!”

 

Neji inghiottì amaro. Purtroppo Tenten era perfettamente in grado di rispondergli a tono, lo conosceva da troppo tempo, ed era praticamente impossibile pensare di scoraggiarla sul piano intellettuale.

 

- Beh, si da il caso che il sottoscritto in questo momento stia “infrangendo la legge” per un esame che, se non sbaglio, dovresti dare anche tu…

- Ti riferisci a questo, per caso ?

 

Così dicendo, Tenten gli sventolò sotto il naso un libretto con il simbolo del college: dove la ragazza teneva il dito, c’erano la firma del docente e il risultato ottenuto.

 

- Ventotto ?!? - esclamò Neji, incredulo.

- Eh già - sorrise Tenten, furbamente. - Perché aspettare la seconda sessione, se puoi tranquillamente presentarti alla prima ?

 

Ora Neji era veramente punto sul vivo. Offeso nel proprio orgoglio, si alzò in piedi e fece per andarsene; tuttavia, resasi conto di avere esagerato, Tenten gli si parò davanti coi suoi soliti occhioni da “cucciola indifesa”…

 

- Andiamo, non te la sarai mica presa per così poco ?

- E perché dovrei ? - rispose lui, con fare tagliente. - Congratulazioni, vuol dire che studi allora, oltre che a perdere tempo e giocare con quei quattro falliti…

- Eh no, aspetta un momento!

- Scusa, non ho tempo… IO !!!

 

Così dicendo, Neji si scansò di lato e proseguì oltre, senza nemmeno voltarsi indietro.

 

- Sei solo un villano e un maleducato, Neji Hyuga - urlò Tenten, con rabbia. - Che io sia dannata, se ti rivolgerò più la parola… Vai all’inferno, tu e il tuo modo di fare insopportabile, ti odio!

 

***

 

Vedendolo immobile, con gli occhi chiusi e incapace di risponderle, Tenten provò una terribile stretta al cuore. In quel momento avrebbe dato qualunque cosa per vederlo girare la testa con indifferenza, o per rivolgerle contro le sue frecciate velenose… qualunque segno che fosse “vivo”. Quante volte gli aveva urlato contro che lo odiava e che non voleva più vederlo ? Eppure, ogni volta che lo incontrava, non poteva fare a meno di notare che fosse tanto bello quanto odioso. Era più forte di lei: poteva ripetere a sé stessa milioni di volte di detestarlo eppure, bastava che lo guardasse in quegli occhi di ghiaccio per dimenticare il motivo ( o i motivi ) per cui lo detestava; poteva rispondergli a tono, stuzzicarlo di proposito, ma alla fine era sempre lei ad arrossire davanti a lui; poteva fingere di dare ascolto alla propria coscienza, convincendosi che fosse un individuo da tenere alla larga, ciononostante gli occhi di lui erano come calamite per lei.

 

 - Neji…

 

 La mano di Tenten si strinse attorno a quella inerte del giovane disteso sul letto, le sua dita erano fredde, e l’unico suono presente nella stanza era quello della macchina che registrava il battito sempre più debole del suo cuore.

 

***

 

Il giorno dei risultati di Fine Anno, la classifica era la seguente: Sakura Haruno, 110 con Lode; Neji Hyuga, 110 su 110; e Tenten si era piazzata degnamente al terzo posto, per meriti sportivi & accademici ( grazie a lei infatti, la Konoha Academy School si era distinta in tutte le competizioni di atletica ).

 

- Complimenti Tenny, sei stata GRANDE !!!

- Grazie Lee, ma… non c’è bisogno di “soffocarmi”…

- TEN-TEN… TEN-TEN… TEN-TEN…

 

Nonostante le timide proteste della ragazza, quest’ultima non poté esimersi dal meritato trionfo, da parte dei membri del club sportivo al completo. Tuttavia, non appena scorse poco lontano una sagoma a lei familiare, decise di mettere in pratica la sua medaglia d’oro nel salto per “divincolarsi” da quella manifestazione di entusiasmo; con un balzo infatti si liberò della folla di ammiratori, lasciando tutti con un palmo di naso.

 

- Neji, aspetta!

 

Lo Hyuga fece finta di non sentirla, tuttavia Tenten era troppo su di giri per lasciarsi “raffreddare” da quell’affascinante scontroso.

 

- Congratulazioni vivissime - esclamò la ragazza, dandogli una sonora pacca sulla spalla.

 

Neji le rivolse un’occhiataccia, tuttavia non disse nulla.

 

- Che c’è, non ti piace il secondo posto ?

- Se non ti dispiace, sono affari miei…

- Accidenti, che entusiasmo - fece Tenten, stringendosi nelle spalle. - Guarda che non è mica morto nessuno: ti sei impegnato tanto negli studi, tuo padre sarà orgoglioso di te ugualmente! E poi…

- … E poi, sei pregata di lasciarmi stare, ho fretta!

 

Tenten sbuffò seccata, tuttavia stavolta era decisa a non dargliela vinta come al solito. Passandogli velocemente davanti, lo costrinse a fermarsi di scatto e a guardarla; Neji rimase interdetto, fissandola negli occhi color nocciola, tuttavia non riuscì a replicare alcunché.

 

- Dì un po’ - esclamò Tenten, aggrottando le sopracciglia. - Sono quindici anni che ti vedo chino sui libri, dalla mattina alla sera ( e questo mi spiega perché NON sorridi mai ); ciononostante potresti sforzarti di comportarti da “essere umano”, per una volta almeno, e salutare come si deve ?!?

 

Neji osservò Tenten come se fosse matta, dopodiché scosse la testa e fece per andarsene; a quel punto però la ragazza gettò un’esca alla quale perfino l’indifferente Hyuga non avrebbe saputo resistere.

 

- Dev’essere vero quello che dicono in giro, su di te intendo!

- Hm ?

- Oh nulla, voci che si sentono, non farci caso…

- Di che accidenti stai parlando ?!?

 

Tenten, tenendo le spalle al ragazzo, tirò fuori un palmo di lingua con soddisfazione: il “genio del college” aveva appena abboccato.

 

- Sai quello che si dice di chi passa il tempo a studiare tanto, no ?

- No, e non mi interessa comunque…

- Meglio così - tagliò corto Tenten, con fare discorsivo. - In fondo non è un crimine essere dell’altra sponda!

- Cosa ?!?

 

Neji colse di sfuggita Tenten sfiorarsi il lobo dell’orecchio destro, con evidente allusione, e a momenti diventò paonazzo.

 

- Stai parlando di me, per caso ?

- Chissà - rispose lei, allargando le braccia. - Comunque non c’è niente di male, figurati, del resto sono affari tuoi…

 

Prima ancora di rendersene conto, Tenten si ritrovò la schiena appoggiata contro la parete e le spalle immobilizzate, per impedirle di allontanarsi. Gli occhi di Neji la fissavano dall’alto con decisione, tuttavia la cosa non le incuteva alcun timore, anzi.

 

- Neji, guarda che non hai bisogno di “dimostrare” niente a nessuno! Se non ti piacciono le donne, non…

 

Non appena le labbra di Neji le chiusero la bocca, Tenten sentì un brivido correrle lungo la schiena. Era il primo bacio che avesse mai ricevuto in vita sua; un bacio vero, non frutto dell’immaginazione, intenso e reale come non mai; e veniva proprio dal ragazzo che aveva sempre e tacitamente sognato fin dall’infanzia. Sulle prime Neji aveva agito d’istinto ( più che altro per metterla a tacere, una volta per tutte! ), ora però era costretto ad ammettere che la cosa non gli dispiaceva affatto: sentire quelle labbra morbide e calde contro le sue; il respiro sottile e i ciuffi ribelli della ragazza solleticargli il volto; poteva anche essere un’insopportabile scocciatrice a volte, ma si sorprese moltissimo di non essersi mai accorto prima quanto fosse affascinante.

 

- Uao - mormorò lei, con un filo di voce. - Non male per un topo di biblioteca…

- Che ne dici di stabilire il nuovo record del “silenzio” ?

- Mmm, interessante! E mi alleneresti tu ?

- Oh, ci puoi scommettere - rispose lui, baciandola nuovamente.

 

***

Tenten rimase accanto a Neji in silenzio, finché non arrivò l'infermiera a pregarla di uscire.

 

- Mi dispiace signorina, non può trattenersi...

- Posso restare qua fuori, almeno ?

 

L'infermiera sorrise comprensiva.

 

- Venga, le faccio portare qualcosa di caldo!

 

Nel corridoio c'erano ancora Sakura e Rock Lee, che erano rimasti seduti ad aspettarla. Tenten si accomodò accanto a loro, mentre Sakura le cinse le spalle, nel tentativo di confortarla. Dal momento che Rock Lee era l’unico testimone, la polizia aveva ritenuto opportuno interrogare soltanto lui sull’accaduto; purtroppo nessuno aveva visto né la macchina né colui che aveva sparato; il verbale perciò si rivelò alquanto inconsistente, e le speranze di avviare un’indagine con successo erano pressoché nulle. Ora gli agenti se ne erano andati via da un pezzo, e nell’ospedale regnavano una quiete e un’ansia insopportabili.

 

- Neji è un tipo forte - mormorò Sakura, rivolgendosi a Tenten. - Se la caverà, vedrai...

 

Rock Lee strinse il pugno, pensando a tutto quello che era successo e alle parole di Neji. Chi era questo Ishinomori, era stato veramente lui a sparare e per quale motivo ? Purtroppo Neji non aveva fatto in tempo a spiegarglielo; il nome che l'amico gli aveva sussurrato, prima di perdere i sensi, era privo di significato per lui. Probabilmente l’unica in grado di rispondere alle domande che gli ronzavano in testa era solo Tenten… Ma come poteva affrontare la questione con lei, in un momento simile ?

 

- Ops…

 

Tenten lasciò cadere inavvertitamente la tazzina di carta, rovesciandone il contenuto bollente sul pavimento, tuttavia Sakura si affrettò a tranquillizzarla.

 

- Non è niente, calmati - sorrise, tirando fuori dei fazzoletti di carta dalla borsa. - Ecco qua… Adesso aspettami qui, vado a prenderti qualcos’altro e torno!

 

Non appena Sakura si fu allontanata per andare al bar, Rock Lee si fece coraggio: in un modo o nell’altro doveva assolutamente sapere; per lui, ma soprattutto per Neji e Tenten; chiunque fosse stato a sparare non poteva restare impunito… anche a costo di farsi giustizia per conto proprio.

 

- Tenten - esclamò. - Lo so che in questo momento hai altro per la testa ma, se vogliamo capire cosa è successo realmente a Neji, ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai… è importante!

( continua )

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Capitolo 6
*** parte sesta ***


Sulle prime Tenten sembrò non capire cosa intendesse esattamente Rock Lee, anche se si sforzò di concentrarsi sulle sue domande e di rispondere a tutto ciò che voleva sapere. Non era facile dimenticare, anche solo per un istante, che Neji era davanti a loro tra la vita e la morte; ma il desiderio di assicurare alla giustizia colui che gli aveva sparato era tanto forte quanto l’amore e l’affetto che entrambi nutrivano verso di lui.

 

- Tu sei rimasta a stretto contatto con Neji, forse più di quanto lui stesso avrebbe voluto certe volte, è così ?

 

Tenten annuì.

 

- Da quello che mi hai detto, sei a conoscenza di molte cose riguardo al suo lavoro... e soprattutto riguardo a suo zio!

- Quell'uomo è un essere privo di scrupoli - esclamò Tenten sottovoce. - Tutti i problemi di Neji, da quando è diventato un dirigente, hanno origine da lui: Neji ha dovuto lottare ogni giorno per difendere i diritti degli operai, così come suo padre; ma Hiashi ha cercato in tutti i modi di mettergli i bastoni tra le ruote, rendendogli la vita un inferno...

 

***

 

Distesi uno accanto all'altra, Neji e Tenten erano abbracciati sull'ampio divano, dove avevano trascorso la serata ( troppo stanchi per andare a letto ). Tenten dormiva serena, con le ciocche sfatte degli chignon che le ricadevano sugli occhi; mentre Neji la osservava felice, accarezzandole dolcemente il volto. Per lui era una gioia immensa poter sfiorare quel volto, e sentire il calore di lei sulla mano, era una sensazione di benessere che raramente aveva provato. Tenten lo amava, nonostante il suo carattere difficile, e anche lui non poteva fare a meno di amarla; era una ragazza dolce e spensierata, così dannatamente sincera e senza secondi fini, così schietta nel dimostrare i propri sentimenti. E lui invece era esattamente l'opposto: ossessionato dalla rigidità impostagli dalla sua famiglia, era cresciuto in un ambiente di grandi pretese e responsabilità; fin da bambino non aveva mai potuto fare appello su nessuno, nessuno, tranne sé stesso; suo padre era un uomo onesto e leale, ma anche molto severo, e fin da piccolo gli aveva inculcato a non fidarsi degli altri e a cavarsela da solo per sopravvivere... Ora Neji, guardando Tenten addormentata, finalmente riusciva a capire cosa significasse davvero vivere. La vita non era solo una "giungla" di gente ipocrita e falsa, esistevano anche dei sentimenti puri e autentici, ciò che stringeva tra le braccia era parte di lui. Era la parte più bella della sua vita, non poteva negarlo, il tesoro più importante del mondo.

 

- Tenten - sussurrò.

 

La ragazza si mosse nel sonno, respirando profondamente. Neji sorrise appena, dopodiché la baciò sulla fronte e si alzò dal divano, facendo molta attenzione per non svegliarla. Ciononostante lei socchiuse gli occhi e, vedendosi mancare il suo tenero appoggio, decise che era il caso anche per lei di alzarsi.

 

- Buongiorno - la salutò Neji.

- Hm, che ore sono ?

- Indovina - sussurrò lui scherzosamente, sventolandole davanti l'orologio.

- Scemo - rispose, lanciandogli addosso il cuscino. - Lo sai che ho gli allenamenti, devo essere puntuale!

 

Tenten si scrollò la coperta di dosso. Avevano dormito entrambi con i vestiti, che adesso erano tutti stropicciati, e lei non era ancora completamente sveglia.

 

- Devo andare a cambiarmi - mormorò lei, cercando le scarpe intorno al divano.

 

Improvvisamente sentì le braccia di Neji stringerla affettuosamente da dietro e, mentre lui le affondava il volto tra i capelli, avvertì un piacevole solletico alla base del collo.

 

- Dai stupido - esclamò lei, senza però fare alcuna resistenza. - Mi farai fare tardi...

- Ti muovi troppo, dovresti rallentare un po'!

- Davvero ?

 

Senza sciogliere il suo abbraccio, Neji la girò davanti a sé per guardarla negli occhi.

 

- Sai cosa pensavo - esclamò lui. - Visto che è tanto che non ti porto da nessuna parte, che ne dici di prenderci uno o due giorni di vacanza, io e te ?

- Scordatelo - rispose Tenten a fil di labbra. - Tra meno di una settimana ci sono le gare, non posso perdere neanche un giorno!

- Ma non ti ho ancora detto dove intendo portarti...

- Non insistere!

- Nemmeno se si trattasse di un certo planetario, vicino a Suna, dove c'è quel magnifico "osservatorio astronomico" che ti piace tanto...

 

Tenten sbarrò gli occhi incredula.

 

- Stai scherzando ?

 

L'espressione di stupore fece posto a un sorriso radioso che le illuminò completamente il volto. Subito lo abbracciò fortemente, riempiendolo di baci, senza smettere di ringraziarlo neanche un secondo. Neji sorrise, vederla felice era ciò che più desiderava, all'improvviso però il suono del telefono lo riportò bruscamente alla realtà.

 

- Scusa un momento - esclamò, sciogliendosi dall'abbraccio.

 

Poco dopo avere afferrato il ricevitore, Neji cambiò rapidamente espressione. Il lieve sorriso lasciò il posto ad uno sguardo assente, come se quella telefonata in qualche modo gli avesse fatto crollare il mondo addosso. Alla fine Neji riattaccò, serio in volto come sempre ma profondamente addolorato, e Tenten non poté fare a meno di notare che era sconvolto.

 

- Neji... Che è successo, chi era ?

 

Neji non rispose subito, non era abituato a mostrarsi debole né a manifestare apertamente le proprie emozioni. Tenendo le mani lungo i fianchi e il capo chino in avanti, il suo pensiero era un dolore molto intenso e profondo; tuttavia la sua faccia era una maschera impenetrabile.

 

- Mio padre è morto - disse semplicemente.

 

***

 

- Da allora non è più lui - mormorò Tenten. - Neji adorava suo padre, il pensiero di dover sostituirlo alla guida della compagnia di famiglia, di per sé, era una grossa responsabilità: ultimamente la Hyuuga Enterprise aveva attraversato un brutto momento di crisi; Hizashi era rimasto l'unico ad opporsi alla vendita della società, e a ciò che ne sarebbe conseguito, per questo motivo Neji decise di mantenere la sua stessa condotta; e suo zio ha tentato con ogni mezzo di farlo crollare, per costringerlo a rassegnare le dimissioni...

- Figuriamoci - fece Rock Lee. - Conoscendo Neji, piuttosto si sarebbe rinchiuso in ufficio fino ad ammuffire!

- E' proprio quello che ha fatto - annuì Tenten tristemente.

 

Rock Lee si morse il labbro con disappunto.

 

- Scusami...

- Giorno dopo giorno, vedevo Neji sempre più stanco e demoralizzato: ha fatto di tutto per aiutare i dipendenti, ma si è ritrovato nell'occhio del ciclone, non appena gli altri dirigenti hanno caldamente appoggiato la cessione delle loro quote amministrative; in pratica, se il passaggio della compagnia diventerà ufficiale, costoro guadagneranno una fortuna con la speculazione, mentre gli operai verranno mandati via senza neanche un giorno di preavviso...

- Sì, Neji mi ha accennato qualcosa... Lui però non permetterebbe mai una simile porcheria!

- E' diventata la sua ossessione - gemette Tenten. - Teme di non essere all'altezza di suo padre, di non avere abbastanza autorità per contrapporsi a suo zio in questo sporco investimento... Ma non è così, lui è solo contro tutti e non si fida più di nessuno!

- Spiegami meglio questa faccenda dei venticinquemila Ryo... Come ha fatto Hiashi ad accusarlo ?

- In un modo molto semplice purtroppo: ha falsificato la firma di Neji su alcuni documenti e, agli occhi della legge, tutto è contro di lui...

 

***

 

Accadeva ormai di rado che Neji rincasasse, impegnato com'era a tentare di risollevare le sorti dell'azienda, praticamente da solo. Tenten soffriva enormemente nel vederlo così: lo aveva già visto stanco e nervoso, ma non in questo modo; la rabbia verso Hiashi e verso sé stesso lo stavano spingendo verso un baratro pericoloso; tale e tanta era la sua impotenza, che provava vergogna persino nel guardarsi allo specchio... Tenten lo udì rientrare e buttarsi sul divano, senza dire una parola. Logicamente si guardò bene dal dire qualcosa, ma non poté fare a meno di avvicinarglisi per confortarlo. Neji fissò il vuoto davanti a sé, con aria assente; era così deluso e amareggiato che non si accorse di Tenten, fino a che quest'ultima non gli cinse le spalle. 

 

- Tenten per favore, lasciami stare - esclamò lui, brusco.

- Neji, non ricordi nemmeno che giorno è oggi ?

- Ho altro per la testa, in questo momento...

 

Tenten sospirò, purtroppo sapeva benissimo cos'era che tormentava Neji. Nonostante gli sforzi per dimostrarsi all'altezza di suo padre, non riusciva a tenere testa alle decisioni di Hiashi; si sentiva sconfitto, umiliato; giorno dopo giorno il suo orgoglio veniva calpestato da quella infame politica aziendale, e lui si sentiva sempre peggio... Eppure, malgrado tutto l'affetto e la comprensione che aveva per lui, Tenten non riusciva a sopportare di vederlo in quelle condizioni. Incapace di resistere oltre, afferrò la bottiglia che Neji teneva di fronte a sé sul tavolo e la scaraventò contro la parete con rabbia. Lì per lì Neji fece quasi per reagire ma, osservando gli occhi tristi di lei, si rese improvvisamente conto di ciò che intendeva dire Tenten. Quel giorno era il loro anniversario, il giorno in cui si erano fidanzati ufficialmente; come aveva potuto dimenticarlo ? No, non era affatto giusto, non c'erano scuse: se Tenten era veramente importante per lui, glielo stava dimostrando ben poco; erano mesi ormai che non le dedicava la benché minima attenzione, e anzi si dimostrava più freddo del solito nei suoi confronti, tenendola a distanza e facendola soffrire in silenzio con la sua indifferenza. Provò ad abbracciarla, ma stavolta fu lei a ritrarsi, era troppo arrabbiata per dimenticare tutto così facilmente.

 

- Tenten, ti prego...

- Sono stanca, Neji - rispose lei acida. - Sono mesi che non ci parliamo, sempre per il tuo lavoro o per i tuoi problemi, non puoi pretendere che io sopporti questa situazione in eterno!

- Tenten, guardami - esclamò lui, costringendola a voltarsi.

 

Tenten osservò ancora una volta quei suoi occhi chiarissimi, quasi bianchi, scorgendovi dentro quella luce che conosceva ed amava. Era la prova che Neji era lì, non l'aveva affatto dimenticata, solo non sapeva come dirglielo ed era troppo orgoglioso per farlo. Senza bisogno di aggiungere alcuna parola, fu lei a prendere l'iniziativa e a baciarlo con la stessa passione di sempre. Neji rispose, ringraziando il cielo di avere accanto a sé quel dolce angelo, in grado di amarlo e comprenderlo malgrado tutto.

 

- Non sono ancora nemmeno le nove - sussurrò lui, sfiorandole appena le labbra. - Che ne dici se andiamo a mangiare fuori e cerchiamo di pensare solamente a noi, come l'ultima volta ?

- Oh, Neji...

 

Il "sì" in un bacio e la conferma nel sorriso di lei. Tenten andò velocemente a cambiarsi e indossò uno splendido abito lungo, con lo spacco laterale sulla gonna e le spalle scoperte. Neji rimase ad osservarla, colpito e affascinato, come se la vedesse per la prima volta. Subito fecero per uscire, quando lei si accorse di aver dimenticato una cosa.

 

- Ops, gli orecchini... Aspettami, ci metto un attimo!

- Fai con calma: questa serata è solo per noi, te lo prometto!

 

Tenten sorrise e corse nuovamente in camera. Stava appena aggiustandosi i pendenti dorati ai lobi, quando sentì suonare il campanello.

 

- Vado io - esclamò Neji. - Non preoccuparti, fa con comodo!

 

Lei sembrò rilassarsi, tuttavia un istante dopo sentì la porta sbattere con violenza e una voce irata provenire dal corridoio. Subito lasciò perdere gli orecchini e si precipitò a vedere cosa stesse succedendo. Hiashi Hyuga, lo zio di Neji, stava litigando aspramente con il nipote e sembrava volerlo accusare pesantemente di qualcosa.

 

- Davvero speravi di farla franca - tuonò Hiashi. - Credevi veramente che non mi sarei accorto di un ammanco del genere!

- Ma di che accidenti stai parlando... Sei pazzo ?!?

- Questi conti parlano chiaro - insistette Hiashi, sventolando minacciosamente alcuni documenti sotto gli occhi increduli del giovane. - Tu stesso hai firmato queste transazioni, per un buco netto di venticinquemila Ryo nel bilancio... Questa volta non la passerai liscia, ti farò denunciare, te l'assicuro!

- E' assurdo - replicò Neji. - Io non ho mai firmato niente del genere!

- Questa firma però dice il contrario, e qualunque giudice confermerà le mie parole, stupido moccioso che non sei altro...

 

Davanti a quella scena ignobile, Tenten reagì inconsciamente: quell'uomo aveva rovinato la vita di entrambi e non solo; stava distruggendo i sogni del padre di Neji e il futuro di centinaia di persone, solo per i suoi sporchi interessi... Prima che se ne rendesse conto, aveva già attraversato la stanza per affrontare Hiashi Hyuga direttamente.

 

- Basta così - gridò.

- Tenten, non intrometterti...

- E tu chi sei ?

- Lei è un individuo ignobile - esclamò lei con rabbia. - Come osa venire qui e accusare Neji di qualcosa che non ha fatto ?!?

- Il tuo Neji è solo uno sciocco idealista! Se suo padre fosse ancora vivo, si vergognerebbe di lui…

- Stia zitto, lei è soltanto un lurido verme schifoso!

 

Hiashi osservò prima lei e poi Neji, con aria di sufficienza.

 

- Ora capisco perché Neji è completamente inetto per questo lavoro - disse l’uomo crudelmente. - Se non riesce a tenere sotto controllo una furia come te, come può sperare di gestire una compagnia come la nostra ? Sei la vergogna della famiglia Neji, un fallito senza spina dorsale!

- La smetta, esca da questa casa immediatamente!

- Ma certo - replicò Hiashi calmissimo. - Non intendo rimanere oltre ad assistere a questo spettacolo penoso: uno Hyuga che si fa difendere da una donna… Puoi essere fiero di te stesso, nipote!

 

Così dicendo, Hiashi se ne andò così’ com’era entrato. Uscito lui, Tenten si rese improvvisamente conto di quello che aveva fatto con il suo gesto impulsivo. Neji era stato ferito, prima nella dignità e poi nel suo orgoglio, non era mai stato umiliato così prima d’ora.

 

- Ti avevo detto di non intrometterti - esclamò lui sottovoce.

- Neji, mi dispiace, io…

- Non intrometterti più nelle mie faccende, hai capito ?!?

 

D’istinto sollevò la mano con rabbia e mollò a Tenten un sonoro schiaffo sulla guancia. Per un attimo lei lo osservò incredula: quello non era Neji, i suoi occhi erano privi di luce e freddi come il ghiaccio, e la sua espressione era quella di un’altra persona. Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, colui che amava non era più lì in quel momento, non poteva restare oltre…

Tenten scappò via immediatamente, lasciandolo solo con la sua rabbia e il suo furore. Neji osservò la propria mano, detestandosi per ciò che aveva fatto, aveva colpito la persona che più gli era cara senza nemmeno riflettere; mai prima d’ora era successa una cosa del genere. Aveva commesso un atto imperdonabile, in nome del suo orgoglio ferito, e se ne era reso conto solo quando ormai era troppo tardi.

 

- Che cosa ho fatto…

 

Ruggendo di rabbia, Neji scagliò il proprio pugno contro la parete, fino a che la sua mano non cominciò a sanguinare. Era furioso, verso Hiashi ma soprattutto verso sé stesso, ciononostante non poteva più fare niente.

 

***

 

- Il resto lo sai - concluse Tenten.

- Ora finalmente, comincio a capire molte cose - osservò Rock Lee. - C’è ancora una cosa però che vorrei chiederti… Conosci un uomo di nome Ishinomori, sai che legame possa esistere tra lui e Neji ?

- Ishinomori, hai detto ? - Tenten aveva già sentito questo nome. - Fammi pensare, mi sembra… Ma sì, Ishinomori è l’amministratore delegato della Hyuuga Enterprise, uno degli uomini più fidati di Hiashi; l’ho incontrato una volta, quando ero andata a trovare Neji in ufficio, però non capisco cosa…

 

Improvvisamente nel corridoio risuonò un allarme. L’infermiera nella stanza di Neji aveva chiamato immediatamente i soccorsi, non appena si rese conto che le condizioni del paziente stavano peggiorando.

 

- Che cosa sta succedendo ? - domandò Tenten preoccupata.

 

In quel momento il dottore e altri due medici si precipitarono nella stanza, sotto lo sguardo allarmato di Tenten la quale, temendo il peggio, entrò senza perdere tempo. Le pulsazioni di Neji erano sotto il livello di guardia, il battito era pressoché nullo, e le apparecchiature indicavano l’imminente collasso.

 

- Dottore, che cos’ha ?

- La prego, esca fuori…

- Mi dica che cos’ha ?!?

- Non è niente, è solo una crisi, ci lasci lavorare per cortesia!

 

Subito Rock Lee cercò di portare via Tenten, ma non era certo facile. In men che non si dica, la stanza si riempì di persone che cercavano in tutti i modi di recuperare il paziente prima che fosse troppo tardi. Sostanzialmente sembrava non essere nulla di grave, una crisi dovuta all’abbassamento della pressione sanguigna è abbastanza frequente. Tuttavia, quando le apparecchiature segnalano il problema costante per un certo tempo, vuol dire che la situazione è critica. In quel momento, Sakura tornò nel corridoio con in mano un paio di caffè bollenti. Resasi conto della situazione, lasciò cadere i bicchieri e si affrettò a raggiungere Rock Lee e Tenten, davanti al vetro che dava sulla camera di Neji.

 

- Che cosa è successo ?

- Non lo so - esclamò Tenten con un filo di voce. - Non capisco…

 

Le facce dei medici erano preoccupate. Il polso di Neji era debole, il battito assente, e nulla lasciava intendere una qualche ripresa. D’un tratto il monitor segnalò un lieve recupero delle funzioni vitali, ciononostante nella stanza ferveva ancora un’intensa attività. Poco dopo il dottore uscì fuori, con l’aria stravolta.

 

- Per il momento è fuori pericolo - disse, prevenendo la domanda. - Tuttavia la situazione è molto grave: il cuore ha smesso di far affluire sangue al cervello per troppo tempo; in queste condizioni, se non supera la fase critica entro stanotte, non ci sarà più niente da fare…

 

Tenten inorridì al pensiero. Neji stava morendo lentamente, e lei non poteva fare nulla per impedirlo. Di colpo si sentì “svuotata”, come se tutto intorno a lei fosse sparito, neppure la presenza di Sakura sembrava esserle di aiuto ormai. Rock Lee chinò il capo, serrando i pugni attorno ai fianchi; anche se non aveva prove per dimostrare nulla, sapeva esattamente cosa doveva fare. Senza farsi notare, uscì dal corridoio con un’espressione decisa in volto. Ora più che mai, era determinato a venire a capo di questa sporca faccenda, in un modo o nell’altro.

 

- Forse questo non servirà a salvare Neji - esclamò tra sé. - Ma non permetterò a Hiashi di farla franca, quella carogna la deve pagare… e per tutto! (*)

 

( continua )

 

(*) = citazione dal film: “Il Furore della Cina colpisce ancora” - ONORE A BRUCE LEE ( e anche a Rock Lee, naturalmente! )…

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Capitolo 7
*** parte settima ***


- Avanti - esclamò Hiashi, non appena sentì bussare alla porta del suo ufficio.

Subito entrò un uomo alto e magro, vestito di scuro, costui rivolse a Hiashi una fredda occhiata d’intesa e lo Hyuga capì.

- E’ andato tutto secondo i piani ?
- Sì, signore - rispose l’uomo. - Ho fatto come mi aveva chiesto!
- Molto bene, Ishinomori, molto bene - rispose Hiashi soddisfatto.

L’uomo si avvicinò alla scrivania, senza battere ciglio, lo Hyuga tirò fuori una mazzetta di banconote e la depose davanti a se.

- Ecco quanto pattuito: cinquemila in contanti, più cinquemila di anticipo, fanno diecimila ryo…
- Non bastano - ribatté Ishinomori secco. - Eravamo d’accordo anche per “l’altro” lavoretto, mancano altri cinquemila!

Hiashi strinse gli occhi.

- Non capisco a cosa ti riferisci - esclamò.
- Ah no ? Eppure credevo che l’incidente occorso a vostro fratello Hizashi fosse molto comodo!
- Cosa vorresti insinuare ?
- Niente… Però, se non vedo subito gli altri cinquemila, potrei ricordare qualcosa di più riguardo quell’incidente!

Con una smorfia stizzita, Hiashi buttò sul tavolo un altro fascio di biglietti uguale al precedente.

- Che ti dice la memoria adesso ?
- E chi lo sa - rispose l’altro, facendo sparire il denaro sotto la giacca. - Purtroppo la memoria gioca dei brutti scherzi, a volte…
- Meglio così, consideriamo chiusa la questione!
- C’è una cosa che non capisco, però!
- E sarebbe ?
- Falsificando il bilancio, vostro nipote non costituiva più un pericolo… C’era veramente bisogno di ucciderlo ?

Per tutta risposta, Hiashi si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra, voltando le spalle al suo interlocutore. Ishinomori vide gli occhi dello Hyuga riflessi attraverso il vetro, freddi come il ghiaccio, quegli occhi privi di emozione capaci di fare accapponare la pelle ad un rettile.

- Mio fratello era un povero idealista, stupido e pericoloso, come suo figlio; stesso sangue, stesso modo di fare smidollato… La Hyuuga Enterprise è una delle prime dieci società del mondo! Senza il mio “caro fratello” di mezzo, avremmo potuto raggiungere questo traguardo molto tempo fa, invece no: Hizashi era troppo intento a salvaguardare gli interessi degli operai e delle loro famiglie, piuttosto che quelli dell’azienda; per tutto il tempo in cui me lo sono trovato tra i piedi, ho dovuto rinunciare a contratti favolosi per colpa dei suoi scrupoli; e suo figlio si è dimostrato addirittura peggio di lui, un idiota senza spina dorsale, che delusione!
- Capisco - fece Ishinomori con un cenno di assenso.
- “Se il ramo dell’albero è guasto, bisogna tagliarlo, prima che infetti tutta la pianta” - proseguì Hiashi. - Pensavo che quel ragazzo fosse diverso da suo padre ma, vedendo come lo ha ridotto quella puttanella che vive con lui, ho capito molte cose purtroppo… Non ho mai provato tanto disgusto e vergogna prima d’ora, uno Hyuga privo di orgoglio è uno spettacolo pietoso, avrei dovuto soffocare quel moccioso con le mie mani quando era ancora in fasce!
- E ora chi prenderà il suo posto alla guida dell’azienda ?

Hiashi si voltò a guardare Ishinomori di traverso.

- Quello di vicepresidente, come qualsiasi altro nome qui dentro, è solo un modo come un altro per chiamare coloro che obbediscono senza discutere - esclamò. - Se ci tieni ad avere quel posto, farai meglio a farti entrare in testa un concetto: la guida della mia azienda non ammette contrasti con le mie decisioni; sono io a stabilire le regole, chi non è d’accordo ha davanti a sé lo stesso futuro di mio nipote!
- Lei è un uomo con le idee molto chiare, Hiashi-Sama - fece Ishinomori con un sorriso.

In quel momento, l’apparecchio sulla scrivania di Hiashi emise un forte segnale acustico, segno che qualcuno stava chiamando dall’interfono. Lo Hyuga si voltò seccato, spingendo il bottone per l’ascolto.

- Che cosa c’è a quest’ora ?
- Signor Hiashi, emergenza…

La voce dall’altra parte era quella di Gado, il custode, e sembrava anche piuttosto agitato.

- Pronto, Gado - esclamò Hiashi infastidito. - Che cavolo sta succedendo, rispondi ?
- Abbiamo dei problemi all’ingresso, qualcuno ha sfondato la porta e tramortito le guardie, in questo momento sta salendo le scale…
- Idiota - mormorò Hiashi tra i denti. - Avverti la sicurezza, chiunque sia non lascerà vivo questo edificio!

Hiashi poggiò entrambe le mani sulla scrivania, con evidente costernazione.

- Qualcosa non va ? - domandò Ishinomori.
- Pare che abbiamo un problema - osservò lo Hyuga. - Il che mi fa venire il dubbio che il tuo compito non sia stato portato a termine correttamente…

Ishinomori aggrottò il sopracciglio.

- Stia attento a quello che dice!
- Allora spiegami tu, che cosa ci fa un pazzo squilibrato a piede libero qui dentro ?

 

***

 

Dal corridoio si udirono le voci e le urla degli uomini di sorveglianza. Qualcuno stava risalendo l’edificio, abbattendo chiunque sul suo cammino, un uomo armato di una grande rabbia e una forza incredibile.

- Fermo dove sei - gridarono due guardie, puntandogli contro le armi. - Resta immobile, con le mani dietro la testa!

Nonostante l’ordine perentorio, lo sconosciuto mantenne lo sguardo fermo e continuò ad avanzare. Le guardie ripeterono l’ordine tuttavia, prima che se ne rendessero conto, costui spiccò un balzo verso l’alto e atterrò esattamente alle loro spalle.

- Ma cosa…

L’ultima cosa che riuscirono a vedere fu un guizzo velocissimo, dopodiché si ritrovarono entrambi tramortiti con due colpi alla base del collo. Nello stesso momento altri uomini armati comparvero improvvisamente nel corridoio, intimando l’uomo a sollevare le mani e ad arrendersi.

- Altolà, un gesto e sei morto!
- “Tutti dobbiamo morire” - rispose l’altro, voltandosi con fare minaccioso. - “Ma a parte Dio, nessuno può decidere come e quando!”

Nel momento in cui Rock Lee puntò i suoi occhi nerissimi verso di loro, tutti pensarono che si trattasse di un pazzo furioso. Il giovane li guardò insistentemente, coi nervi tesi e i muscoli pronti a scattare.

- State calmi e buoni, farò altrettanto! (*)

Come ebbe pronunciato queste parole però, a causa della tensione e del nervosismo, la risposta che seguì fu una scarica micidiale. Rock Lee spiccò un balzo di lato, percorrendo di corsa la parete per un breve tratto, ed evitò i proiettili per un soffio. Gli altri non ebbero il tempo di ricaricare le proprie armi, la furia del ragazzo si abbatté su di loro con una pioggia violenta di calci e pugni, l’aria si riempì di esclamazioni di dolore e rumori di lotta. Rock Lee evitò un goffo attacco contro la sua testa e, buttando le mani a terra per darsi la spinta, rispose con un calcio a piedi uniti; l’altro finì scaraventato all’indietro per un buon paio di metri, prima di sbattere la schiena contro la parete e ricadere al suolo privo di sensi; qualcuno invece provò a tramortire il ragazzo col calcio della pistola ma, prima che se ne rendesse conto, si ritrovò con il braccio girato all’indietro e una gomitata nelle costole; l’ultima prodezza fu quella di scagliare l’arma dell’avversario contro le lampade lungo il soffitto, provocando così un cortocircuito, e approfittare della pioggia di scintille per scivolare a fianco degli avversari e stenderli uno dopo l’altro. Alla fine Rock Lee afferrò una delle guardie, mezza intontita, e gli rivolse una domanda a bruciapelo.

- Dov’è l’ufficio di Hiashi ?
- U… Ultimo piano, co… corridoio a de… stra…
- Grazie!

Rock Lee lo lasciò ricadere sul pavimento e, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, proseguì lungo le scale, lasciandosi dietro una decina di uomini svenuti.

 

***

 

Frattanto Ishinomori sembrava nervoso. I rumori di lotta provenienti dall’esterno si facevano sempre più vicini… Senza accorgersene, mise mano alla pistola e si appoggiò di fianco alla porta dell’ufficio, facendo molta prudenza.

- Chiunque sia, lo ammazzo!
- Sarà meglio - ribatté Hiashi impassibile. - Non tollero l’incompetenza, soprattutto in chi lavora per me!

Fuori nel corridoio si avvertivano distintamente i passi di qualcuno che si avvicinava. Ishinomori attese, con il sudore lungo la tempia e le dita ferme sul grilletto. Non appena avvertì chiaramente la presenza di qualcuno davanti alla porta dell’ufficio, spianò l’arma e fece fuoco. I proiettili attraversarono il legno, lasciando ovviamente dei grossi fori, e Ishinomori sentì lo scatto metallico della pistola ormai scarica.

- Ishinomori - fece Hiashi, gelido. - Mi devi una porta nuova…

L’altro non ebbe il tempo di rispondere che, con uno schianto impressionante, ciò che rimaneva della porta schizzò verso l’interno. Rock Lee abbassò lentamente il piede con cui aveva appena sferrato quel poderoso calcio e ricambiò lo sguardo dei due uomini con uno pieno di disprezzo.

- Brutto figlio di - imprecò Ishinomori tra i denti, osservando il sangue sulla sua mano. - Amico, non hai la più pallida idea del casino in cui ti sei messo: questa è proprietà privata e tu sei… uhnnn!

Subito dopo essersi fatto avanti di qualche passo, Rock Lee mise a tacere quello sporco assassino con un pugno micidiale, tanto da rompergli il setto. Ishinomori gemette, portandosi le mani al volto; Rock Lee lo fissò con rabbia dopodiché, con un calcio di rovescio, spedì l’uomo all’indietro, frantumandogli la mandibola. Ora Ishinomori non riusciva più neanche a parlare, la sua pistola era scarica, era completamente indifeso.

- Questo era da parte di Neji - esclamò Rock Lee, con voce bassa. - Ti ha riconosciuto quando hai sparato e ha fatto in tempo a dirmi il tuo nome!
- Ah… Aaa…

Ishinomori lo guardò con occhi pieni di paura ma, barcollando all’indietro come un ubriaco, si ritrovò addosso le fredde dita di Hiashi. Lo Hyuga gli girò il collo con uno schianto secco e, non appena questi ricadde a terra privo di vita, inarcò il sopracciglio con disgusto.

- Patetico - disse semplicemente. - A quanto pare, è destino che debba avere a che fare solo con dei perfetti incapaci… L’esperienza insegna, avrei dovuto occuparmene subito di persona!

Subito Hiashi incrociò lo sguardo del giovane davanti a sé, senza scomporsi, calmo e impassibile come sempre.

- Hai avuto un bel coraggio a venire qui tutto solo, ragazzo! Come ti chiami ?
- Il mio nome non ha importanza - mormorò Rock Lee, sollevando il palmo della mano davanti a sé, in segno di sfida. - “Per me la lealtà verso un amico vale più della vita stessa!”

 

( continua )

 

(*) = citazione dal film “Il Furore della Cina colpisce ancora”

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


L'atmosfera che regnava nell'ufficio di Hiashi, oltre all'odore acre del fumo e della polvere da sparo, era un'aria carica di tensione. Rock Lee osservò negli occhi quell'uomo freddo e spietato, colui che non aveva esitato a fare uccidere il suo stesso fratello, e l'unica cosa che poté provare fu una fortissima sensazione di orrore e ribrezzo. Davanti a lui c'era l'uomo che aveva distrutto la felicità dei suoi amici, Neji e Tenten stavano tuttora soffrendo per causa sua, e lui era il solo ed unico responsabile di tutto il loro dolore...

- Confido tu sappia che, introducendoti senza permesso in una proprietà privata, hai appena infranto la Legge - esclamò Hiashi, senza alcuna emozione nella voce.
- Taci - lo interruppe Rock Lee, aggrottando furioso le sopracciglia. - Un assassino come te non ha il diritto di parlare!
- Interessante - mormorò l'altro, stringendo gli occhi. - Violazione e danneggiamento di proprietà altrui, danni fisici alle persone, omicidio... Direi che, tra noi due, sei tu quello che si trova in una posizione piuttosto scomoda, non io!
- Infame - urlò Rock Lee, piegandosi sulle ginocchia stringendo i pugni. - Per quello che hai fatto, meriti di morire mille volte... e non sarebbe ancora abbastanza!

Così dicendo, il ragazzo si lanciò all'attacco. Subito dopo una breve rincorsa, il suo corpo si sollevò in aria per sferrare un micidiale calcio volante. Tuttavia Hiashi attese fermo, le mani dietro la schiena, e non si scompose di un millimetro.

- Sei finito, maledetto!
- Hmpf - fece Hiashi seccato, inarcando appena le labbra con un sorriso sarcastico.

Proprio un attimo prima che Rock Lee si abbattesse contro il suo petto, lo Hyuga gli afferrò il piede e lo scaraventò a terra con incredibile noncuranza. Il giovane reagì istintivamente, battendo entrambe le palme delle mani sul pavimento per recuperare l'equilibrio, e sferrò una serie di pugni e calci micidiali che l'altro si limitò a schivare senza alcun danno. Alla fine, stanco di giocare, Hiashi prese il braccio e la gamba di Rock Lee e, sfruttando il suo stesso impeto, lo scagliò contro la parete dell'ufficio. L'impatto fu durissimo, tanto da causargli un improvviso rigurgito di sangue misto a bile, tuttavia non era certo sufficiente per metterlo al tappeto.

- La... La pagherai - sussurrò. - Te la farò pagare per tutto, è una promessa!
- Le promesse vanno fatte solo da chi è in grado di mantenerle - disse Hiashi con voce gelida. - Anche il mio caro fratellino era solito fare "promesse": agli operai, alle loro famiglie, ai loro figli... Che idiota! Ha avuto la fine che meritano tutti gli sciocchi idealisti come lui, una morte degna del misero cane che era, a suo figlio invece ho concesso perlomeno di morire con un minimo di dignità!
- Dannato bastardo!

La tecnica istintiva e bestiale di Rock Lee, che pure aveva avuto ragione di molti avversari in passato, non era efficace contro di lui: Hiashi era in grado di prevedere ed anticipare le sue mosse, prima ancora che lui le eseguisse; sembrava addirittura capace di leggergli nel pensiero, come se sapesse in anticipo dove e come l'altro intendeva colpirlo; per questo, malgrado i suoi sforzi, Rock Lee non riuscì ad assestargli neppure un colpo.

- Basta giocare, adesso - tagliò corto Hiashi. - Hai due possibilità davanti a te, ragazzo: aspettare buono e tranquillo l'arrivo della polizia... oppure fare un volo di centododici metri dalla finestra di questo ufficio, a te la scelta!

Costretto in ginocchio, tossendo e sputando per il dolore all'addome, Rock Lee non riusciva nemmeno a sollevare lo sguardo. La superiorità di Hiashi era evidente e, oramai sicuro della sua vittoria, quest'ultimo si accinse a mettere fine alle sofferenze del giovane esaltato.

- Sei coraggioso, te lo concedo, ma è stato molto stupido da parte tua venire qui da solo... Addio!

Tuttavia, nel momento in cui la mano di Hiashi fece per afferrargli la testa, Rock Lee lo investì al volto con un pugno rabbioso. Lo Hyuga cadde all'indietro, completamente colto alla sprovvista, e si massaggiò incredulo il fiotto di sangue che cominciava già a colargli lungo il mento.

- Giovane sciocco - ruggì Hiashi. - Visto che ci tieni, ti spedirò a raggiungere mio fratello e mio nipote nel modo più doloroso possibile!

Così dicendo, lo Hyuga premette un bottone nascosto sotto la lampada e la sua scrivania si aprì, rivelando un'ampia collezione di armi da taglio di vario genere e ottima fattura. L'uomo afferrò dunque una katana dalla lucida lama scintillante e, brandendola davanti a sé, lasciò intendere la sua grande abilità nel maneggiarla. Rock Lee però non parve per nulla impressionato e, dopo essersi strappato di dosso la casacca ormai sgualcita, si parò davanti all'avversario a torso nudo con i muscoli tesi e pronti a scattare. Subito Hiashi fendette l'aria con un sibilo e, dopo aver sferrato un paio di colpi a vuoto, al terzo tentativo riuscì a ferire Rock Lee con un lungo segno rosso all'altezza del fianco.

- Ti farò a pezzi, moccioso - dichiarò lo Hyuga, certo di avere partita vinta.

Senza staccare gli occhi da quelli del nemico, Rock Lee si passò le dita lungo il fianco e, dopo aver assaporato l'aspro gusto del suo stesso sangue, sputò a terra con stizza emettendo un urlo a dir poco agghiacciante. Conseguentemente Hiashi partì all'attacco con un colpo frontale, Rock Lee ne deviò la traiettoria con la suola della scarpa ed oppose un preciso tamburo di due pugni consecutivi al corpo e al volto. Hiashi barcollò all'indietro a bocca aperta per lo stupore ma, prima ancora che potesse rendersene conto, l'altro aveva appena impugnato la sua arma personale: un paio di corti bastoni legati assieme da una catena... Rock Lee cominciò quindi a farli roteare vorticosamente, tra le mani e sopra la testa, passandoli dietro la schiena ad una velocità tale che era quasi impossibile seguirlo con gli occhi. Per due volte Hiashi provò a penetrare nella sua nuova guardia ma, ogni volta che la lama era sul punto di colpirlo, la punta del nunchaku riusciva a deviarla e ad opporre una precisa ed inesorabile risposta. La rabbia e la furia di Rock Lee era chiaramente percepibile, dai suoi movimenti rapidi e dal fuoco nello sguardo, e adesso era Hiashi a trovarsi nettamente in difficoltà. Non aveva mai incontrato nessuno con una simile forza e determinazione; il giovane davanti a lui era scatenato e assetato di vendetta e ciò lo rendeva imprevedibile e pericoloso ( come un fucile che scaglia la sua pallottola in linea retta ma che, se esplode in modo violento e incontrollabile, diventa impossibile prevedere dove schizzeranno i suoi frammenti )... Facendo appello ad ogni goccia di sangue che gli scorreva nelle vene, Rock Lee aumentò progressivamente la velocità e la precisione dei suoi colpi. La catena del nunchaku strinse la katana di Hiashi e gliela strappò via dalle mani, lasciandolo alla mercé del giovane furibondo. Nei colpi che stava sferrando c'erano anche i suoi amici; Neji e Tenten erano con lui, uno per mano, ed entrambi sembravano chiedere assieme a lui giustizia sommaria. Sorpreso e sbalordito dal modo in cui l'altro aveva reso vana la sua impenetrabile guardia, Hiashi barcollò sotto la tempesta furente di Rock Lee e non aveva più neanche la forza di reagire.

- Questo è per Neji - esclamò Rock Lee, rompendo le costole di Hiashi con un pugno poderoso al centro del petto.

Lo Hyuga boccheggiò improvvisamente per la mancanza di fiato e, venendo avanti col volto, trovò nuovamente Rock Lee ad attenderlo.

- Per Tenten - ruggì dunque questi, disarticolando la mandibola di Hiashi con una bestiale spinta di gomito.

Il rumore della frattura, assieme al dolore lancinante dei suoi denti spezzati, gli risuonò fin dentro al cervello. Per un attimo Hiashi Hyuga perse completamente ogni facoltà cerebrale e, completamente inebetito dal dolore fisico, non fece neanche in tempo a rendersi conto che la sua fine era vicina.

- Per tutto il male che hai fatto, nella tua ignobile esistenza... Vattene all'inferno!

Un calcio devastante all'altezza del collo, il vetro della finestra in frantumi coi frammenti conficcati ovunque, e il corpo di Hiashi volò all'esterno. Il grido di disperazione dell'uomo, affievolendosi nella caduta, si spense completamente non appena toccò il suolo... circa un centinaio di metri più in basso.
Stanco e ferito, sia nel corpo che nella mente, Rock Lee si affacciò ad osservare la miriade di luci sotto di lui. Da dove si trovava era impossibile per lui distinguere qualcosa, tuttavia i riflettori che gli puntarono addosso da terra lo illuminarono completamente. La polizia era arrivata, proprio un attimo prima che Hiashi venisse scagliato fuori dal suo ufficio, ed era testimone del corpo di questi incastrato tra le lamiere di una delle volanti ferme davanti all'ingresso con le luci lampeggianti della sirena.

- Ehi tu, lassù - urlarono gli agenti con il megafono. - Resta fermo dove sei e con le mani alzate, altrimenti apriamo il fuoco!

Ora era davvero finita. Hiashi Hyuga aveva avuto ciò che meritava, Rock Lee aveva vendicato sia Neji che Tenten per tutto il male che costui aveva fatto loro. Il giovane rimase fermo e immobile, con le mani sollevate sopra la testa e una smorfia di rassegnazione dipinta in volto. Tutto era contro di lui adesso: agli occhi della legge era solo l'assassino del presidente della Hyuuga Enterprise, nient'altro che un giovane esaltato ed un omicida; nessuno avrebbe potuto comprendere o tantomeno giustificare le ragioni del suo gesto, ma Rock Lee era fermamente convinto di aver fatto la cosa giusta; Neji e Tenten erano le persone più care per lui, due anime che meritavano giustizia per ciò che avevano subito... Il resto non aveva più alcuna importanza.

***

Ormai erano ore che Neji non dava alcun segno di ripresa. La macchina accesa indicava le sue deboli pulsazioni, ma per quanto ? Quanto ancora sarebbe durata quell'attesa terribile ? Ad ogni singolo istante, Tenten teneva il fiato sospeso e pregava affinché lui potesse riaprire gli occhi... Ma in cuor suo temeva che ciò non sarebbe mai avvenuto.
Per anni aveva sperato di poter trascorrere il resto della sua vita assieme a lui, adesso invece il destino sembrava volerle far accettare il fatto che lo avrebbe visto morire di lì a poco. La ragazza socchiuse gli occhi e scosse ripetutamente il capo: no, questo non poteva e non doveva accadere; Neji non poteva morire, non in quel modo; Tenten non riusciva ad accettare l'idea di perderlo per sempre.
Da quando era entrato nella fase critica del coma, Tenten non si era allontanata da lui nemmeno un'istante. Le sue dita stringevano quelle fredde e immobili del giovane e, cercando di non pensare alle parole del medico, Tenten continuava a mormorargli parole all'orecchio nella speranza di una sua reazione.

- Neji - sussurrò. - Ricordi quando andavamo alle scuole medie ? All'epoca io e Rock Lee ne combinavamo di tutti i colori: in classe, in bagno, nei corridoi... Praticamente non passava giorno senza che ci beccassimo qualche punizione, e tu ripetevi sempre... che non saremmo mai cresciuti...

Niente. La mano di Neji era immobile sulle coperte, mentre le dita di Tenten continuavano ad accarezzarla dolcemente.

- ... Però ogni volta che avevamo un problema, anche se sbuffavi seccato, alla fine eri sempre lì per aiutarci... Eravamo un po' come i Tre Moschettieri, uno per tutti e tutti per uno! Era bello, sì era molto bello... perché eravamo insieme!

Nessuna reazione. La macchina indicava che il battito cardiaco era sempre più debole, e tutto lasciava intendere che non avrebbe passato la notte.

- Lo sai quand'è che ho scoperto di volerti bene ? - domandò dunque Tenten, asciugandosi le lacrime e stringendo la mano di Neji, quasi temesse di lasciarlo andare anche solo per un istante. - Eravamo ancora dei bambini, non credo tu possa ricordartelo: io e Rock Lee eravamo caduti nel fiume in pieno novembre, ci prendemmo entrambi una polmonite coi fiocchi e rimanemmo costretti a letto per due settimane; io ho addirittura dormito per due giorni di fila e, quando mi sono svegliata, tu eri seduto accanto a me... così come sono seduta io adesso!

La pelle di Neji era fredda, quasi fosse fatta di ghiaccio, eppure la sua mano era morbida e leggera... Proprio come tanti anni addietro, quando era lui a stringerle la mano e lei dormiva ignara a causa della febbre. Ora la situazione era invertita ma Tenten la sentiva esattamente uguale ad allora.

- Non ho mai dimenticato con quanta tenerezza mi stringevi la mano, perché eri preoccupato per me, volevi che mi svegliassi e che stessi bene... Adesso sono io che ti chiedo di svegliarti, Neji... Ti prego!

Malgrado tutta la forza d'animo e il carattere, Tenten non riusciva a sopportare oltre di vederlo in quello stato. Ormai non gli importava più di cedere all'istinto, di mostrarsi debole e tantomeno di esprimere apertamente le sue emozioni... Tutto ciò che voleva era solo piangere, senza trattenersi, e dare libero sfogo alla sua enorme tristezza. Se era destino che Neji non si dovesse più svegliare da quel coma, che lei non potesse più stringerlo a sé e abbracciarlo, allora non aveva neanche più senso soffocare le lacrime per una semplice questione di orgoglio. Tenten sapeva che Neji non aveva mai sopportato le lacrime ma non poteva farci niente, erano le lacrime che le scendevano da sole lungo le guance. Il capo chino in avanti e le dita strette sulla mano inerte di lui, Tenten continuò a supplicare perché aprisse gli occhi. Difficile dire a chi fosse rivolta quella preghiera ( se a Neji o a qualche divinità benigna mossa a compassione ), ma era senza dubbio sincera...
Le lacrime scivolarono dal volto di Tenten alle coperte del letto, fino anche alla mano immobile di Neji, e fu in quel momento che questi sembrò avere una qualche reazione. Il lieve fremito delle dita, insieme al battito che si andava normalizzando, fu il primo segno di ripresa. Tenten se ne accorse solamente quando avvertì quel leggero movimento nella sua mano. Come sollevò nuovamente lo sguardo, vide Neji che le sorrideva debolmente e fu proprio come il risveglio dopo un lungo incubo.

- Eri tu che mi chiamavi, allora - fece lui con un filo di voce.

Con le mani davanti alla bocca per l'emozione, Tenten non osò nemmeno parlare per paura che si trattasse di un sogno... Ma era tutto vero invece! Malgrado la debolezza, Neji le stava realmente sorridendo e ciò le riempì il cuore di gioia come mai prima d'ora.

- Neji - singhiozzò. - E'... E'... Accidenti, non so neanche come dirlo!
- Lo hai appena fatto - obiettò l'altro. - Ogni parola che hai detto, anche se non potevo risponderti, mi ha riportato da te... Grazie!

Neji sollevò appena la mano e Tenten la prese di nuovo tra le sue, sorridendogli amorevolmente.

- Tenten, so di aver fatto molti errori e so anche che...
- Non dire altro, non importa!
- No, invece - proseguì lui. - Ho sbagliato ma non voglio più sbagliare, soprattutto con te... Credevo di averti persa e non voglio più rischiare di perderti un'altra volta... Non posso...
- Ssst - rispose Tenten, chinandosi per baciarlo. - L'importante per me è che tu sia qui, adesso... Il resto non conta!

Il "ti amo" negli occhi e ogni nebbia pareva essersi dissipata nel nulla. Certo, ci sarebbe voluto del tempo per dimenticare tutte le cose brutte ma, in quel momento almeno, davanti a loro ve ne era una bellissima: la consapevolezza che tutto sarebbe ricominciato da quel giorno e insieme!

***

ALCUNI MESI DOPO...

 

Morto Hiashi, la Hyuuga Enterprise passò interamente nelle mani di Neji. Quest'ultimo era dunque diventato la persona più importante e influente dell'intera città. La notizia dell'arresto di Rock Lee, insieme a ciò che aveva fatto e dei motivi che lo avevano spinto, era stata sconvolgente per tutti. Ormai erano trascorsi ben sei mesi dalla notte in cui Hiashi Hyuga era stato assassinato e, malgrado le difficoltà del caso, Neji impiegò tutta la sua autorità per chiedere ed ottenere che l'amico fosse prosciolto da tutte le accuse: anche se ci volle diverso tempo, perché gli avvocati riuscissero a scagionarlo, alla fine arrivò finalmente il giorno della sua scarcerazione.
Davanti all'uscita del carcere, Rock Lee vide Sakura, Neji e Tenten ad attenderlo. Nessuno di loro disse nulla ma non ce n'era bisogno, la felicità di rivederlo parlava da sola; tutti e quattro sapevano perfettamente come stava l'intera faccenda e nulla al mondo poteva cambiare in alcun modo il loro rapporto. Sia Rock Lee che Sakura si guardarono negli occhi per alcuni istanti dopodiché la ragazza lo abbracciò, piangendo come una bambina. Il giovane la strinse forte, affondando il volto nei capelli rosa di lei, e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Alzando lo sguardo poi, Rock Lee vide Tenten mostrare orgogliosamente la sua gravidanza, con Neji al suo fianco che la cingeva per le spalle. L'espressione di entrambi era per lui motivo di grande gioia, era felice per loro e non poteva essere altrimenti.
Ormai il peggio era passato. L'odio, i malintesi, la rabbia, la violenza, il dolore e l'orgoglio... Davanti a loro adesso, vi era solamente l'amore e l'affetto che li univa, ed era tutto ciò che desideravano.

FINE

Angolo dell'Autore:
Anzitutto chiedo scusa per la lunga attesa. XD ci sono voluti mesi per aggiustare e rivedere la scena del combattimento e ho dovuto buttare "tonnellate" di scartoffie... Spero che il risultato sia venuto bene, grazie per aver letto/seguito ( ed eventualmente recensito ) questa e altre mie storie. Vi auguro buon proseguimento e vi do appuntamento alla prossima fanfiction!
^__^ Saluti

DADO

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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