un'estate al mare

di raimoldatolda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** intoduction ***
Capitolo 2: *** I make her say ***
Capitolo 3: *** Decode ***
Capitolo 4: *** Rich Girls ***
Capitolo 5: *** whatever you like ***
Capitolo 6: *** don't confess ***
Capitolo 7: *** walking on a dream ***
Capitolo 8: *** leave out all the rest ***
Capitolo 9: *** all good things ***
Capitolo 10: *** there's no quiet in here ***
Capitolo 11: *** airplanes ***
Capitolo 13: *** before it's too late ***



Capitolo 1
*** intoduction ***


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Non so che aspettarmi da una vacanza del genere. Non so neanche che aspettarmi da questo stupido autobus. Fa schifo, è vecchio, è lento e non so a che fermata scendere. “ti regoli perché vedi casa nostra” mi ha detto la nonna al telefono. Come se mi ricordassi anche quella. Non volevo neanche venirci in questo misero paese in vacanza. Invece mi hanno costretta.
“ma non c’è niente da fare là, papà” urlavo furiosa a mio padre.
“così ne approfitti per rimediare quello schifo di pagella di quest’anno” era la sua risposta fissa. Oh, chissà che schifo di pagella, tutte B. E così ora mi ritrovo di nuovo imprigionata, come ogni santa estate, al paesino di mia nonna al mare. Evviva.
A un certo punto la musica che sto ascoltando si spegne. No, non ci credo. Guardo l’i pod, è scarico sul serio. È possibile che questo viaggio dura da così tanto tempo? Penso di aver ascoltato probabilmente già cento canzoni! In ogni modo mi rassegno e mi tolgo le cuffie. L’autobus si ferma per l’ennesima volta e salgono due ragazze che si siedono proprio di fronte a me. Discutono con certe facce sconvolte, sembra quasi che sia appena venuto il terremoto. Che le sarà mai successo? Facendo finta di niente mi metto ad ascoltare la loro conversazione.
- e non sai dov’è il bello! Sai che ha ancora le sue e-mail? – dice la biondina vaporosa all’amica.
- le tiene ancora? – ripete l’amica alla biondina vaporosa, come se non avesse capito.
- sì! Non sai che le scriveva! Tu sei la mia migliore amica, e posso dirtelo: a me lui non dice mai queste cose. – risponde lei delusa. Anche qua le ragazze hanno problemi di cuore? Non l’avrei mai detto.
- comunque è veramente stupido Jimmy, ti dà la password della sua e-mail e tiene ancora quello che le scriveva quella là – commenta l’amica, con un’espressione soddisfatta. Come se avere detto la propria opinione la faccia sentire una persona migliore. Che buffo, Jimmy è lo stesso nome di quella persona che mi ha fatto odiare questo posto. Ma forse la più cretina sono io, che ho creduto nell’amore. Era troppo bello per essere tutto vero. E poi lo sanno tutti, gli amori estivi non durano più di un estate.
La biondina abbassa lo sguardo pensierosa. È delusa da quel Jimmy. Lo sarei anche io al posto suo.
- quando hai detto che arriva?
- chi? Allyson? – chiede conferma la bionda vaporosa. L’amica annuisce. – esattamente oggi. Se la vedo sai che risate che mi faccio! La faccio fuori all’istante!
- ma tu l’hai mai vista lei?
- no – rispose acida. La storia è ancora più buffa. Anche io mi chiamo Allyson, e anche io arrivo oggi. E anche io stavo con Jimmy. Che ridere. Quasi mi viene un colpo. Mi metto a tossire forte per qualcosa che mi va storto in gola. Loro mi guardano stranite. Cerco di ricompormi il più in fretta possibile. Vedo la casa. Ecco la mia fermata. Meglio correre via. Prendo la mia valigia e scendo dall’autobus in fretta.
Che bell’inizio vacanza.
Odio questo paese.

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Capitolo 2
*** I make her say ***


C.1 “I make her say: Oh-oh-oh-oh-ooh po-po-po-poker face, po-po-poker face”


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By dodo_ludo at 2011-04-22
Salutati tutti quanti, la nonna mi porta nella mia provvisoria stanza.
- te l’abbiamo sistemata... era quella di tua madre – mi dice con un sorriso triste sulla faccia. Ecco un’altra cosa che odio: che si parli di mia madre come se fosse un dolore. Lo è stato per tanto tempo, basta piangere ora. Entro nella camera con un’espressione meravigliata. La prima cosa che vedo è la mia immagine in un grande specchio: io con la bocca aperta dallo stupore. Ogni tanto non mi accorgo di stare a bocca aperta. La chiudo immediatamente appena mi rendo conto della mia faccia da pesce lesso. È una stanza semplice e ordinata. Ci sono delle foto sul comodino e dei poster al muro. Dei Take That. “Ehi, mamma” penso fingendo che lei mi possa ascoltare “ma che cacchio ascoltavi da giovane?”. Che poi giovane magari era l’altro ieri. Aveva 16 anni quando sono nata io, e 25 quando se n’è andata per sempre. E ora anche io ne ho 16. Avrei dovuto avere un figlio a quest’ora. Mio padre tra i miei 15 e 16 anni aveva il batticuore ogni volta che tardavo a tornare a casa.
- guarda che è anche colpa tua in parte se io sono qui - gli rispondevo sempre, alle sue assillanti domande su cosa facevo, dov’ero, con chi ero. Da una parte lo compatisco: seguire una figlia adolescente da solo era sicuramente difficile. Soprattutto se la figlia sono io.
Continuo a guardare la camera, mi avvicino alle foto sorridendo, vedendo la mamma con papà alla mia età forse, con una chitarra che suonano e cantano contenti. Fino all’anno scorso quando venivo in vacanza qua, e allora mi piaceva ancora venire, andavamo nella casa al mare di mia zia, la sorella di mia mamma. In questa casa c’ero venuta spesso da piccola, a salutare la nonna, che piangeva ogni volta che mi vedeva, ma non mi avevano mai fatto entrare in questa stanza. Pensavano forse che mi sarei impressionata di mia madre?
- sei veramente uguale a tua mamma. – mi dice la nonna, dietro di me, ancora sulla soglia della porta. Mi volto e le sorrido. – sapevi che tanti ragazzi parlano del tuo arrivo? Non pensavo che mia nipote fosse tanto conosciuta qua.
- sì l’ho sentito dire... – rispondo pensando ancora alle due pazze che mi avevano fatto paura poco prima.
- tua cugina Sarah ha detto di andarla a trovare appena sistemata.
- certo. Allora tra un po' vado
Mia nonna si ferma e mi guarda, poi mi si avvicina e mi bacia stritolandomi in un abbraccio.
- tu sei forte. Forte come lei. Non cambiare mai.
Ma questo lo dicono i compagni di classe nelle dediche sul diario! Nonna, tieniti a passo con i tempi! E basta piangere per la mamma. Chi è che ce la riporta indietro? Lo spirito dei Take That? Guardo mia nonna che cominciando a piangere se ne va chiudendomi la porta. Pensandoci bene, un po' mi spaventa stare nella stanza di mia madre da giovane. Io sono in pratica un suo doppione, vista la sua stanza, praticamente identica alla mia. Pareti arancione acceso e scrivania piena di cianfrusaglie, peluche, libri, quaderni, portapenne, foto, lampade varie. Di tutto e di più. Esattamente come la mia, solo più in ordine.
Decido di uscire di nuovo, nonostante siano le 7 di sera, e mi godo il cielo estivo,un tramonto lungo un’ora. Cerco di non sbagliare strada per andare verso il mare. Magari al ritorno passo anche da Sarah. Attraverso la strada e mi ritrovo davanti al campo da calcio. Curiosa mi avvicino alla recinzione per guardare. Ecco i paesani, mi verrebbe da dire. Ma meglio risparmiarmi i commenti. Pensavo che anche Jimmy giocasse a calcio, l’anno scorso venivo sempre a vedere le sue partite. Chiedo a me stessa perché mi sia fermata, mi ero già ripromessa di non voler più vedere Jimmy eppure è tre ore che sono arrivata e l’ho già sentito nominare due volte e di mio ci ho pensato altrettante volte. Passo oltre il campo e continuo la strada. Arrivo finalmente in spiaggia, dove ci sono tre ombrelloni e circa cinque persone di numero sedute a guardare il tramonto. A me basta guardare il mare.
- menomale che venivi subito a trovarmi – sento una voce dietro di me, una voce familiare. Mi giro a guardare e mi trovo davanti una ragazza alta, con i capelli neri, i lineamenti da pantera, le braccia conserte. Apro la bocca cercando di dire qualcosa ma mi scappa da ridere. - preferisci il mare a me! Ti odio sai?
- colpa mia – alzo le mani in segno di sconfitta. Mi avvicino per abbracciarla. Mia cugina Sarah.
- sono stanchissima – si lamenta – ti ho vista dalla finestra dal campo da calcio. Mi sono dovuta vestire in meno di due minuti per colpa tua e venire di corsa a cercarti, non si sa mai dove ti vai a imboscare. Non sai neanche orientarti!
- no in effetti non so come abbia fatto ad arrivare fin qui senza perdermi... – commento divertita. Sarah che si veste in due minuti è uno spettacolo che non dovevo perdermi.
- qui per pensare? Per ricordare? Per prendere aria? Cosa sei venuta a fare? – mi chiede curiosa. La guardo sovrappensiero.
- un po' tutto quello che hai detto. E anche perché il mare mi piace e domani tu vieni con me a fare il bagno.
- sì ma lo faccio solo per te! – mi avvisa puntandomi un dito contro. – tu invece? Cosa fai per me?
- quello che vuoi – dico pentendomi immediatamente di quello che ho detto.
- bene. – commenta – allora stasera usciamo! – dice sorridendo sarcastica. Io le faccio un sorriso beffardo. Me lo fa apposta. Lo sa che non mi piace uscire di sera in quel posto. Soprattutto là.



Di sera il paese è ancora peggio del normale. Per non parlare del lungomare. Una ha persino un vestito da cerimonia. Io sono l’unica meno eccentrica di tutte: t-shirt rossa, shorts ricavati da un paio di jeans consunti, e scarpe da tennis. E nonostante tutto, mentre Sarah ed io passeggiamo come comari, tutti i ragazzi si fermano a guardarmi. Inizialmente pensavo di essere una nuova scoperta, visto che mi faccio vedere solo d’estate la gente è stupita perché c’è un nuovo personaggio mai visto in paese. Poi però loro continuano a guardarmi e poi girarsi a parlare con quello più vicino e commentare continuando a guardarmi.
- cos’ho che non va? – chiedo a un certo punto a Sarah, che cammina come se niente fosse.
- niente, cos’hai che non va? – mi ripete ignara dei fatti.
- tutti mi guardano! Cos’ho fatto?
- non lo sai che la gente qua ti sta aspettando?
- e per fare cosa? Così mi spaventi...
- i ragazzi non vedono l’ora di conoscerti e le ragazze di odiarti perché ti prendi i loro ragazzi.
- cosa stai dicendo?! – la riprendo.
- te lo giuro. Hanno anche aperto un dibattito su internet. Io l’ho letto lì.
- questa gente è pazza – commento guardandomi intorno. E lo è veramente.
- a questo proposito... ci sarebbero due miei amici che ti vorrebbero conoscere – azzarda a dirmi, rischiando che gli ringhi addosso. Ma sorride quando gli si avvicina un bruttone con i capelli sparati e gli occhialetti tondi.
- ciao Sarah!
-  Willy! Conosci mia cugina?
- no, ma lieto di conoscerti!
- ciao sono...
- Allyson! Ora ti riconosco! Vieni qua, fatti dare un bacio – dice dandomi un bacio sulla guancia, e poi un altro ancora. Ma cosa sta facendo questo qua? Guardo Sarah allarmata e lui alza le spalle. – perché non lasciamo tua cugina da sola e andiamo a fare un giro in riva al mare io e te? – mi chiede ammiccante. A quel punto spalanco nuovamente la bocca e allo stesso tempo strabuzzo gli occhi.
- ehm... veramente mi dispiace lasciarla da sola... – invento al momento. La prima cosa che vorrei fare è uccidere Sarah, ma non posso farlo, almeno finché non farò amicizia con qualcuno.
- eh va beh... allora sarà per la prossima volta! – dice dandomi un altro bacio sulla guancia e poi sparendo. Sarah guarda la mia faccia e scoppia a ridere. Non è divertente Sarah!
- scusami...
- non sono qua per andare con il primo che capita! – mi discolpo parlando troppo a voce alta.
- sì ma con Jimmy...
- ma Jimmy è stato l’anno scorso. È per questo. Perché ho imparato!
- senti, se ce ne andiamo a casa mi racconti cos’è successo veramente? – mi chiede apprensiva. Non posso mica dirle di no. È l’unica persona di cui al momento mi posso fidare. Mi porta via, corriamo veloce, con le mie scarpe da tennis rosse e i suoi sandali nuovi, scappiamo a casa della nonna, in camera di mia madre. Le racconto tutto, per filo e per segno, come mi ricordo io. E io mi ricordo bene.

Ho visto per la prima volta Jimmy  un giorno al mare, l’anno scorso e subito mi ha stregato. Era bellissimo sotto al sole. I capelli neri corti e gli occhi ambrati. Le fossette quando sorrideva e lo sguardo profondo. Il fisico scultoreo e la collana di caucciù con la tartaruga come ciondolo. L’avevo notato per bene. Ma non avevo ancora nessun amico, e Sarah odia il mare, e quindi ero sempre da sola in spiaggia, con mio padre e mio zio, che parlavano di motori e gare e lavoro. Così mi ero messa a guardarmi intorno mentre fingevo di abbronzarmi, con una crema solare 50+ addosso, data da mia zia, che “è bene metterla, tua madre ricorda che sarebbe stata peggio di me!”. Eh certo, intanto ogni anno tornavo in città bianca latte e tutti mi chiedevano com’erano andate le mie vacanze in montagna. E vallo dire tu a loro che era la zia e la sua crema 50+. Ma stavamo parlando di come avevo guardato per benino Jimmy e la sua combriccola. No, avevo notato solo Jimmy perché era il più bello della spiaggia. E quando il suo pallone per sbaglio o apposta era finito sotto il mio ombrellone, invece di venirselo a prendere e tornare a giocare, era venuto da me e lanciando il pallone ai suoi amici si era seduto sul mio asciugamano a farmi cento, mille domande su chi sei, da dove vieni, come ti chiami, e io sono James ma chiamami Jimmy, perché sei da sola, chi conosci del posto, davvero sei la cugina di Sarah Tanner e ti va di uscire stasera. Quando mi ha chiesto quello sono rimasta quasi paralizzata. Una mummia proprio. Non riuscivo a rispondere. Poi mi aveva guardato e allora mi ero accorta che aspettava un mio sì o un mio no. Di fretta avevo risposto un “certo” che forse mi avevano sentito anche gli alieni, o forse avevano sentito il mio stomaco rivoltarsi dalla felicità. E da lì era nato tutto. Noi in spiaggia la prima sera, io con il vestito blu di tela prestato da Sarah perché “così fai figura cugina”, lui con la polo nera con i bicipiti sporgenti. Il primo bacio dato in spiaggia al tramonto tre giorni dopo esserci conosciuti e tutte le sere stavamo insieme. Ormai lo sapeva tutto il paese. E poi la sera prima di ripartire me l’aveva chiesto. Sì mi aveva chiesto se volevamo fare l’amore. Così aveva detto lui. Pèntiti Jimmy di avere detto una cosa del genere, anzi risparmiati, se avessi detto sesso sarebbe stato meglio. E io avevo detto “sì perché no, io ti amo”, scema di guerra che non sono altro. E la delusione nei miei occhi perché non sapevo niente del sesso ma di lui mi fidavo e immaginavo chissà cosa, invece era un’illusione perché fare l’amore non è disegnare cuoricini e stelle che danzano insieme. È una cosa seria, e fa male. Ma la promessa era stata “io ti amo e per me il mondo si ferma a quando tornerai l’anno prossimo”. E magari convincere mio padre a rimanere un solo altro giorno. No perché inizia la scuola e inizia il lavoro. Così l’avevo salutato felice facendo il conto alla rovescia per il ritorno l’anno dopo. Poi la telefonata stupenda due settimane dopo:
- chi sei? – mi aveva chiesto una voce femminile, il numero di cellulare era proprio quello di Jimmy.
- no, ma chi sei tu che telefoni? E cosa vuoi da me?
- io sono la fidanzata di Jimmy.
- ah sì? E da quando? – avevo chiesto impertinente. Figurati se era vero, mi ripetevo in testa.
- da giugno, ma ci eravamo lasciati per l’estate. Ora stiamo di nuovo insieme. – e io a chiudere in fretta la chiamata, aspettando una seconda chiamata, che mi diceva che era uno scherzo, una prova d’amore. Invece tutto vero, confermato dal suo migliore amico Julian.

- ma sul serio? – mi chiede Sarah, non credendo alle sue orecchie. Eh no per finta. Sì Sarah, non mi sono inventata niente. Annuisco in silenzio. – dormo qua con te se non ti dispiace – e no, anzi, poco ci mancava e te l’avrei chiesto io cugina mia. Ci infiliamo sotto le coperte, anzi sopra, perché fuori è caldo e sotto le coperte si potrebbe fare una sauna doppia.
- Io penso che i rapporti tra le persone e tutto ciò che ci sta intorno è basato unicamente e solamente sull’ipocrisia. – dico a un certo punto, sistemate nel letto. Sarah mi ascolta - È ipocrita il fatto che lui essendo fidanzato ufficialmente con un’altra persona, alla prima occasione venga a letto con me. Ora non dico di essere la migliore del mondo e di non avere difetti perché anche io ne combino delle mie, però cerco il più delle volte di chiedere a me stessa il perché delle azioni che faccio. Ammetto anche di non averci capito niente dell’amore. Innamorata non lo sono mai stata veramente quindi non posso parlare. Non so neanche di che forma sia fatta l’amore, cosa suscita e queste menate varie.
- sì che lo sai. con lui è stato importante.
- ma non è bastato. Di mio posso solo dire che non credo fermamente in quel che si chiama “amore”. E lo posso sostenere fortemente. Poi magari un giorno mi dovrò ricredere, però finché non vedo, non credo.
- e in cosa credi se non credi nell’amore? – mi chiede Sarah, curiosa. Sì lei ci crede nell’amore, se mi fa una domanda del genere.
- Credo in quella che si chiama “doppia faccia” delle persone, che da una parte sono brave a parlare e a usare dialettica e retorica, dall’altra quando vanno a mettere in pratica quelle menate di cui hanno perso tempo a parlare si trovano con le idee più confuse di quando ancor prima non avevano deciso di tenere tappata quella boccaccia che si ritrovano in mezzo alla faccia. Il fatto è che secondo me il mondo alla fine non esisterebbe senza l’ipocrisia, perché le persone non sarebbero in grado di avere la loro doppia faccia, e quindi sarebbero in grado di sapere in anticipo quello che vogliono fare e non agirebbero mai. Forse l’ipocrisia tutto sommato è necessaria. In tal caso dovrò prenderne atto e cominciare un po' anche io a parlare in un modo e comportarmi nel modo inverso. Però a questo ci devo lavorare.
- parli così perché sei ancora arrabbiata
- no ti giuro che mi è passato. Mi sono divertita anche durante l’anno, ma nessuna implicazione sentimentale. Me lo sono ripromessa, e infatti non sono stata male per niente fino ad ora. Basta non avere sentimenti.
- fare la faccia da poker?
- esatto, proprio così. – dico. E poi non aggiungo altro perché mi cala il sonno, e neanche Sarah mi risponde, quindi anche lei si sarà addormentata.

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Capitolo 3
*** Decode ***


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By dodo_ludo at 2011-04-22 eccomi di nuovo a postare, non avendo altro da fare...
Enjoy it!




C.2 How did we get here? I used to know you so well. How did we get here? I think I’ll know.

Giornata di mare come mi ha promesso Sarah. E stavolta c’è anche lei in spiaggia.
- ci ho pensato bene stanotte, e ti prometto che dopo questa non parlo più della tua storia, ma secondo me, visto che hai detto che vuoi usare la faccia da poker, puoi fare contenti i ragazzi del villaggio concedendo un’uscita a chi più ti interessa.
- tipo che mi devo scegliere uno qualsiasi e uscirci?
- esatto! Così ci divertiamo! – risponde Sarah, più entusiasta di me. Non mi sembra una cattiva idea, d’altronde ho fatto così anche in città per tutto l’anno, perché non continuare anche qui? Qui è anche meglio, almeno ho qualcosa da fare di più entusiasmante dei compiti delle vacanze. – allora ti va bene? – continua lei.
- non so...
- avanti! Sei la ragazza più bella del paese dopo di me!
- modesta direi – le rispondo a tono – ma come faccio a essere la più bella del paese?
- ti sei guardata intorno? Guarda tutta quella cellulite e quella panza che straborda dai costumi, i capelli ormai stinti e le unghia corrose! – dice disperata cogliendo una caratteristica cattiva di ogni ragazza che guarda. Come faccia non lo so. Ma non intendo scoprirlo. – e perché credi che nel sondaggio il 73% dei paesani abbia messo un pollice verso per  “Allyson ” piuttosto che su “Diana Radcliffe”?
- non avrà mica i capelli stinti e tutte quelle cose che hai detto prima?
- no sciocchina, perché lei non sei tu.
- oh bella spiegazione, davvero – dico alzando un sopracciglio, per dire che fa acqua.
- perché sei bellissima secondo loro, e anche secondo me. Hai uno stile tutto tuo, i capelli che farebbero invidia a chiunque, gli occhi che cambiano colore a seconda del tempo atmosferico, e delle labbra che sembrano rifatte.
- se tu fossi un uomo mi sarei già allontanata. – le dico stranita. Lei per tutta risposta mi fa una linguaccia.
- non sarai mica una discendente di Dorian ? – mi dice con faccia seria. La guardo ancora più stranita. -  scherzavo! Allora ci stai?
- ci sono ragazzi più muscolosi di Jimmy?
- non lo so, si potrebbe provare a vedere...
- allora ci sto.
- oh ecco brava – dice alzando la rivista di moda che stava leggendo, indicando un vestito che non mi farebbe vergognare da morire a metterlo. – ecco il tuo prossimo acquisto.
- ma perché io sapevo già ce mi sarei pentita in meno di un secondo? – le chiedo retorica. Lei ride. Io scosso la testa, rassegnata. – ma dimmi una cosa... perché io sono in classifica e tu no?
- perché la tua classifica è degli  under 18. Io sono nell’altra.
- questo paese è fatto veramente di gente malata! – esclamo terrorizzata. Ma sarei curiosa di vedere quel sito.


- questo è il sito! – esclama eccitata Sarah. Oddio, esiste sul serio.
- è una cosa stupida!
- però intanto ci sei anche tu!
- fa vedere dove sono – dico incuriosita anche io, ma lei mi batte sul tempo ed è già sulla mia pagina. Sono foto scattate a tradimento, perché in una sola mi si vede bene in faccia, e non so chi possa avermela fatta; nelle altre sono tutte da lontano, o in spiaggia o mentre cammino o seduta al bar.
- www.loveatthesea.net – legge Sarah al computer. Che sito stupido.
- ti prego chiudi che mi fa paura questa gente. – commento girandomi da un’altra parte. per stavolta mi accontenta, ma non sono sicura lo farà così spesso. Guardo intanto il suo armadio che straborda di roba.
- cosa guardi?
- i tuoi vestiti...
- cosa ti presto? – chiede con faccia perfida.
- niente! – esclamo per metterla in guardia – ho già una valigia che mi ci sono dovuta sedere sopra per chiuderla!
- per il prossimo appuntamento hai qualcosa di interessante?
- quale appuntamento? – chiedo stranita. Mi sono persa qualcosa? Chi è che mi ha chiesto di uscire.
- mi hai fatto chiudere il sito! Ho trovato un gruppo di ragazzi che sicuramente farà conoscenza con noi alla spiaggia.
- non dirmi che tu sei come loro! – la avverto preoccupata.
- non di solito. Ma qui è una faccenda importante. Si tratta di te. – mi spiega con gli occhi che le brillano dall’entusiasmo – comunque sono già tre...
- tre cosa? – chiedo spiegazioni.
- tre ragazzi che ti conosceranno! – esclama battendo le mani. E io che la reputavo una persona seria. Sbagliato Ally. Hai proprio sbagliato.



Nel pomeriggio mi concedo assoluto riposo dalla mia solitudine. Mi stendo sul letto di mia madre, forse dovrei dire il mio adesso, con le mani tra i capelli. Quest’estate sarà un inferno. E per fortuna che sono qua da due giorni. Ho tre appuntamenti e non ho ancora visto Jimmy da nessuna parte. “meglio così” dico alzando le spalle. Parlo da sola molto spesso. Forse dovrei andare a vedere cosa fa la nonna e aiutarla. Cinque minuti e mi alzo, mi riprometto. Io le promesse al contrario di altri le mantengo. Chissà se l’avrebbe tenuto veramente il conto alla rovescia. Mi mandava certe e-mail che facevano pensare che per lui fossi l’unica donna sulla faccia della Terra. E io che gli stavo anche a rispondere. Anche dopo la telefonata di quella me ne mandava, ma da allora non mi fidavo più di lui, e le mie risposte non erano quelle che un ragazzo “innamorato” si aspetterebbe dall’unica ragazza sulla faccia della Terra a suo parere. E quella sull’autobus ha anche confermato che dopo tanto tempo le tiene ancora. Vigliacco. A un certo punto sento un rumore e sobbalzo. È solo il cellulare. Al display vedo che è Cassie e un attimo di sollievo mi passa davanti agli occhi. La mia migliore amica.
- pronto?! – esclamo contenta.
- ciao Sbuff! Ti sei adattata o stai preparando il suicidio? – mi chiede Cassie ridendo. Sbuff, perché sbuffo sempre. Lo so, è un soprannome stupido.
- la seconda sarebbe una buona soluzione. Non ci avevo pensato. Grazie dell’idea.
- mi raccomando, seguila alla lettera!
- sì penso che lo farò, devo solo trovare un cappio – scherzo. – tu cosa stai facendo?
- sono fuori con Meg, ti stiamo comprando un regalo!
- e che cos’è?
- un regalo equivale a sorpresa, non te l’ha mai detto nessuno? – risponde lei.
- ma a me non piacciono le sorprese! Ora mi fai stare sulle spine fino a quando non torno! Passami Meg che me lo dice.
- sorpresa! – irrompe nella conversazione Meg, seconda migliore amica.
- oh, molto simpatica anche tu. – sbuffo di nuovo.
- come vanno le cose? Hai incontrato già il maledetto palestrato?
- no. E spero di non incontrarlo neanche.
- senti una cosa, se io ti dicessi che ti veniamo a salvare? – mi chiede insolita. Che? Cosa significa?
- che? Cosa significa? – trasmetto dalla mia mente alla conversazione.
- abbiamo parlato con tuo padre, che ha parlato con tua nonna, che avrà parlato con tua zia. Veniamo a passare l’estate con te!
A quelle parole rimango di nuovo a bocca aperta. Non è vero, mi stanno prendendo in giro come al solito, e comincio a farsi film in testa.
- non è vero. Imbroglione. Guardate che poi ci rimango male!
- oh scema! – sento cambiare voce, è di nuovo Cassie – è tutto vero! Stiamo comprando i biglietti per partire!
- e quando arrivate?! – chiedo euforica. La mia bocca è ancora spalancata.
- tre giorni!
- devo fare un urlo di gioia... – dico ridendo – voi siete mitiche!
- sì ce lo dicono in molti...



Ringrazio la nonna, chiamo mio padre, saltello anche apparecchiando la tavola. Stasera devo uscire ancora con Sarah, ma che me ne frega! Sono troppo contenta per lamentarmi. Forse mi vesto anche da cerimonia. Cerco in fretta un vestito che possa fare contenta anche la mia cara cugina che appena mi vede mi salta addosso dalla gioia.
- nonna questo ti piace? Cosa ne dici? – chiedo presentandole un vestito corto bianco a fiori fucsia. Sarebbe per un’occasione speciale, ma non mi importa di niente al momento.
- bellissimo, come te. Se poi ti fa piacere, nell’armadio della tua stanza ce ne sono altri.
- grazie nonna! Magari per le prossime sere! – saltello fino alla camera sventolando il vestito qua e là. Sono una matta, dico a me stessa. Me lo infilo e poi mi stiro i capelli. Sento da di là che è arrivata Sarah e che sta parlando con la nonna, poi dei passi che si avvicinano, e lei che fa capolino dalla porta.
- che cosa ti è successo? – chiede con faccia sconvolta. – io non ti ho neanche dovuta supplicare!
- vengono Meg e Cassie a passare le vacanze qui! – urlo al settimo cielo.
- wow! Che bello! Così qualcuno mi aiuta nella mia ardua impresa!
- Sarah! – esclamo come per rimprovero. Poi scoppio a ridere. È così, la felicità. Sono pronta e quindi usciamo. Spero che almeno stavolta la nonna non pianga. Con la macchina di Sarah arriviamo in cinque minuti al lungo mare, dove c’è un gran via vai di gente. Forse c’è una festa o magari uno spettacolo. Se dovesse essere uno spettacolo io voglio andare in prima fila per guardare meglio.
- fanno qualcosa stasera? – chiedo scendendo dalla macchina.
- boh, sarà uno dei soliti spettacoli improvvisati all’ultimo momento. – commenta Sarah.
- di cosa? – chiedo ancora più curiosa. Mi piace l’arte, mi piace chi improvvisa.
- vieni, ti porto a vedere! – mi tira Sarah per un braccio. Camminiamo veloce facendo finta di non notare ancora tutte le facce grate di vedermi. A quello ci si pensa un’altra volta. Ci avviciniamo a un gruppetto di persone in piedi in cerchio. Da lì proviene anche la musica. Se ci penso bene, la canzone è quella di New Moon. Dei Paramore, sì. La riconosco benissimo. Cerchiamo di farci largo tra la folla. Facile a farlo, soprattutto se quando chiedi permesso i ragazzi ti fissano spauriti; sempre per il discorso del sito. Ma si può essere tanto fanatici? Comunque riusciamo a finire in prima fila.
- guarda... questi si chiamano “Fear does not exist”, sono molto seguiti dai ragazzi di qua, ogni tanto improvvisano un concerto, si decidono e all’insaputa di tutti montano gli strumenti e suonano. Sono imprevedibili. È per questo che piacciono a tutti. – mi spiega nell’orecchio Sarah, mentre mi perdo ad ascoltare la loro musica. La cantante sembra me più tragica e complessata. Ha i miei stessi capelli, ma mossi e scompigliati, gli occhi sgranati verso un punto indefinito truccati pesantemente di nero e il viso bianco latte. Forse anche lei aveva la zia dalla crema solare 50+. Mi guardo intorno e mi viene un colpo. Ecco Jimmy. Era ora che apparisse in paese. Ha una camicia azzurra e sopra una giacca elegante blu scuro. Il suo accessorio è una bambolina che gli stritola il braccio. Oddio, è biondina vaporosa! È lei! Quella dell’autobus! Quella pronta a farmi fuori all’istante! Non devo farmi vedere, Ally stai calma, penso e subito volto lo sguardo verso la band, sperando che lui non mi veda. La mia attenzione si sposta verso un ragazzo, che prima suonava la chitarra, e ora è davanti al microfono che sorride e inizia a cantare un pezzo abbastanza ritmato da far muovere la testa a tempo a tutti, anche a me. “Where are we running?” di Lenny Kravitz.
- e lui chi è? – chiedo a Sarah.
- ti piace? – risponde subito lei, contenta.
- no dai, dimmi chi è! – rido scuotendo la testa in disappunto.
- non lo conosco, ma so che si chiama Leonard... – mi dice sforzandosi di ricordare. Di solito non si ricorda i nomi di nessuno sconosciuto. Leonard ha un ciuffo all’insù, che farebbe invidia a Ace Ventura, gli occhialoni rettangolari e dietro degli occhi verde smeraldo, magrolino con gambe che sembrano chilometriche. Ha il classico fascino del musicista, ma non facciamoci incantare Allyson.
- dai andiamo? – mi chiede Sarah annoiata. A lei sicuramente i concertini non piacciono. Senza protestare la seguo. Forse è anche meglio, così Jimmy non vede che sono qui. Ci mettiamo a parlare di progetti da realizzare quando Cassie e Meg sono qui. Andare al molo, spostarsi in città, organizzare una sera al Club.
- Jimmy.
- No, non dobbiamo progettare anche lui.
- No, è davanti noi – commento sfuggendo al suo sguardo. Magari non si ricorda di me, magari ha rimosso la mia esistenza. Cerchiamo di passare inosservate ma...
- Allyson! – esclama lui stupito, mentre Biondina Vaporosa spalanca gli occhi allibita.
- ciao... – commento impaurita.
- come stai?
- tutto bene, tu?
- bene. Ah, ehm, Allyson, lei è Diana. – dice lui titubante.
- Diana – ripeto mordendomi il labbro. Lei mi fulmina con lo sguardo. Mi ha riconosciuto benissimo. Invece di porgermi la mano come farebbero i cristiani normali, finge un sorrisino impercettibile ad occhio nudo. – beh, allora noi continuiamo il nostro giro – mi sbrigo a dire. Devo fuggire.
- vai sempre alla stessa spiaggia? – mi chiede invece lui. no, ma che cavolo dici? La tua risposta deve essere “allora ci vediamo”!
- sì – rispondo veloce io.
- ok, allora ci vediamo in spiaggia – sorride lui, poi la Biondina lo tira per un braccio e se ne va. Ora rimango spiazzata, non l’ho fatto vedere a lui, ma è diverso dire che voglio divertirmi se poi mi viene in mente la spiaggia con il tramonto e la sua camera da letto e il vestito di allora e tutto quanto.
- beh almeno eri vestita meglio della tua rivale.
- sai che quel nome mi dice qualcosa? – dico, risvegliandomi dai miei pensieri.
- eh sì. L’hai battuta di gran lunga nel sondaggio del sito!
- davvero?! Ecco! Ah - ah! Ci godo! – esclamo contenta. Mi giro per guardarla ma sono spariti. Meglio, da una parte.




NOTE dall'autrice:
Grazie mille a tutti coloro che hanno cominciato a leggere questa storia, a  Baby_Princess che ha messo la storia tra i preferiti ( *__________* )
 a 
mavim_anda che l'hanno messa tra le storie seguite (mi commuovo tantissimo!)
leave me a comment pleasee :P

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Capitolo 4
*** Rich Girls ***


nonostante le intemperie io continuo a postare...
chissà se questo capitolo garba di più :(



C.3  We'll walk around Pretending we're all grown up Hey, rich girls! Well, can you tell me why You're so stuck up and act like you're so down


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Sono alla fermata dell’autobus che aspetto quel cavolo di autobus. Se si muovesse ad arrivare, non sto più nella pelle. Ok, mi decido, telefono.
- allora dove siete?
- ancora lo dobbiamo prendere quel cacchio di autobus, ci è passato davanti come una saetta – si lamenta Cassie. Quasi piango dalla disperazione. È già un quarto d’ora che sono qui ad aspettare che arrivino e loro hanno perso l’autobus!
- sceme! Io sono già alla fermata ad aspettarvi!
- eh va beh, fatti un giro, il prossimo passa di qua fra dieci minuti...
- potevate almeno chiamarmi!
- oh Sbuff! Stai calma! Comunque a che fermata dobbiamo scendere?
- alla pompa di benzina, io sono lì.
- quale pompa di benzina?
- ce n’è solo una in tutto il paese, forse due, ma la fermata è solo lì!
- ok, allora arriviamo – mi dice Cassie riattaccando senza lasciarmi dire né se né ma. A questo punto, invece di tornare a casa decido di fare una camminata fino in fondo alla strada, sovrappensiero. Intanto vedo l’autobus che loro hanno perso passarmi davanti. Quasi vado più veloce io. Come abbia fatto a passargli davanti come una saetta poi è da spiegarmelo. Le solite due tardone, penso facendomi scappare una risatina.
- ehi! Allyson! – sento una voce dietro di me. Mi giro, notando con piacere che è Chase, che è appena uscito di casa. È uno dei ragazzi che ho conosciuto in spiaggia in questi giorni con Sarah. Carino anche lui, moretto con gli occhi grandi e scuri, la barba incolta e un sorriso smagliante. – cosa ci fai da queste parti? – mi chiede subito dopo.
- stavo aspettando le mie amiche che devono arrivare con l’autobus, ma l’hanno perso.
- auguri, dalla stazione ci vuole un sacco...
- eh lo so, l’ho dovuto prendere anche io per venire qua. – commento ridendo. Ho ancora da aspettare, questo è sicuro.
- Chase! Ricordati di passare a prendere tua sorella alla spiaggia! – interrompe una signora uscita in giardino. Si avvicina a noi che stiamo parlando – per la miseria! Scusami, tu sei la figlia di Haley? – mi chiede con una faccia sconvolta. Io annuisco sorridendo. Mi fa piacere che anche qualche adulto mi conosca. – mi è venuto un colpo appena ti ho vista, sei la copia di tua mamma in persona. Eravamo molto amiche sai? io sono Fanny, tuo padre sicuramente si ricorderà di me... che bello! Chase non mi avevi detto di essere amico della figlia di Haley e John!
- non sapevo che conoscessi i suoi genitori mamma. Comunque vai via, dobbiamo andare adesso noi. – le dice imbarazzato cacciandola. Lei prima ci guarda per bene, poi sorride beffarda e salutandomi se ne va. – scusa, mia mamma è invadente, anzi di più.
- ma figurati! Comunque vai a prendere tua sorella?
- sì, ti va di venire con me?
- devo aspettare le mie amiche – mi scuso.
- va bene, sarà per la prossima volta allora, ci conto.
- e come ci vai?
- con questa! – esclama togliendo il telone da cui esce una moto nera enorme. – vuoi provarla?
- no, ho paura delle moto. – mormoro contrariata.
- fa niente, allora ci vediamo in spiaggia... – dice poi sale in sella alla moto, infila il casco e parte. Rimango ferma a guardare mentre se ne va, fino a che non sparisce e allora decido di tornare indietro. L’autobus è in arrivo, lo vedo.
- chi era quello?! – mi chiede appena scesa Cassie. Neanche ciao, eh?! Le guardo sorridendo. Finalmente!
- wow! Sei già in tenuta marittima! – mi dice Meg, notando la canottiera e il costume sotto.
- sì e sto aspettando solo voi per andare al mare! – esclamo abbracciandole.
- dai, allora chi era quel tizio con la moto?
- uno dei tanti personaggi interessati a conoscermi... – commento con tono superficiale.
- alla faccia! e quanti sarebbero questi tanti? – chiede Meg stupita. Faccio finta di non sentire e ci avviamo verso casa. – oh cosa fai? Non rispondi?
- non è importante, dai! – cerco di sviare il discorso.
- due o tre? – chiede Cassie ridendo.
- nel sito otto, ma per ora ne conosco solo uno.
- e tu hai il coraggio di trovarti male in questo villaggio? Ma potevi dircelo prima che partivamo insieme a te! – esclama Cassie con una faccia incredula.
- cos’è la storia del sito? – chiede Meg, che come al solito coglie tutto e subito.
- c’è un sito stupido di pettegolezzi, tra cui fanno anche sondaggi. Ho un po' di fan a quanto pare, ma non posso sapere chi sono perché si iscrivono sotto soprannomi. – spiego. Mi accorgo di essere entrata nell’ottica del paese. Tutti che si fanno i fatti di tutti. Io però giuro di non essere mai più andata a controllare il sito. È Sarah che mi aggiorna in tempo reale.
- oh no! Mi lasci quello con la moto? Ti prego! O almeno prima di metterti insieme a lui fammi fare un giro in moto! – mi supplica Cassie facendoci scoppiare a ridere.



Sistemate le loro valigie e ripresesi dal viaggio, convinco Meg e Cassie ad andare a farci un tuffo al mare. In questo modo sono sicura che qualche scellerato che mi vede si chiede subito: “ma chi sono le due ragazze che ridono e scherzano con lei?” e incuriosito fa una foto, la manda a www.loveatthesea.net e chiede disperatamente informazioni. In qualche modo mi diverto anche io. Così è come tornare a poco prima, quando in città eravamo solo noi e le nostre avventure insieme. In spiaggia non c’è più nessuno dei ragazzi che ho conosciuto, o forse non ancora, ma poco importa, e appena messo piede sulla sabbia corriamo in acqua. È tutto un ridere e scherzare. Io per la prima volta sono realmente contenta di essere qui. Forse tutto sommato è la cosa che mancava a rendere questa vacanza più piacevole.
- e invece Jimmy? Non l’hai visto più? – mi chiede Meg, una volta uscite dall’acqua, mentre ci asciughiamo al sole.
- sì l’ho visto l’altra sera, era con la fidanzata. E poi viene in questa spiaggia, ma non ho voglia di cambiarla perché mi piace stare qui, sennò non mi avrebbe vista più.
- quindi hai chiuso con lui? – chiede Cassie. Sono titubante a rispondere, fingerei a me stessa se dicessi che mi fa schifo e non lo voglio più vedere, ma è l’unica cosa che posso fare.
- eh sì, per forza. Lui ora sta con Miss Bambola Bionda Stupida! – dico delusa. Da lontano intanto si sentono vocii e urli e risate. Alzo la testa per vedere se è qualcuno che conosco ed eccola lì. Si parla del diavolo Allyson. – se volete vedere la regina delle oche guardate alla vostra sinistra! – riferisco, come una vera guida turistica. Entrambe alzano lo sguardo in contemporanea e vedono Biondina Vaporosa ridere come una pazza appesa come un salame alle braccia di Jimmy, che spavaldo fa il dondolo per buttarla in acqua. Ma lanciala e lasciala affogare!
- chi è? – chiedono in coro guardandoli nascoste dagli occhiali da sole.
- Cassie, Meg, vi presento Diana Radcliffe e Jimmy Rabe!
- quello è il famoso Jimmy? – domanda Cassie con una faccia stupita e scioccata. Annuisco sospirando. – mamma che muscoli! Ma corri a riprendertelo!
Cassandra Elenoire Brenda Watson, per gli amici Cassie. Migliore amica da quando entrambe avevamo 9 anni. Bionda tinta, occhi verde chiaro, naso longilineo. Fissata con i motori, l’hip-hop, e i militari. I militari perché hanno un “fisico bestiale” come lo definisce lei. Il suo pregio e il suo difetto? Dire sempre quello che pensa.
- grazie tante per il consiglio – riferisco stizzita. Mi rimetto a guardarlo. Ha ragione, mamma mia, quant’è bello da 1 a 10? Sicuramente 11. Ma si muove a buttare in acqua la cretina? Povera, nel giro di dieci minuti l’ho insultata con dieci soprannomi diversi. Ma se lo merita! Basta, non li guardo più. Mi fanno rabbia insieme.
- oh ecco! In acqua e stai zitta – commenta Meg, che invece ha continuato a guardare. Scoppio a ridere e per curiosità mi rimetto a guardare. Lui ora sta correndo via da lei. Scappa! Scappa più veloce che puoi! Si gira a guardarla ridendo, mentre lei rimane in acqua. Oddio, non si rialza veramente.
- ma cosa fa? – chiedo guardandola che sguazza come un peso morto. – l’acqua non sarà più alta di un metro!
- sembra che stia affogando... – commenta con sguardo preoccupato Cassie. Di corsa mi alzo, come d’istinto, correndo là. Nello stesso momento corrono anche Meg e Cassie dietro di me. La prendo per un braccio trascinandola sulla spiaggia. Tossisce come una tossica. Non è svenuta, almeno questo. Cassie mi aiuta a farla sedere e Meg le batte colpi forti alla schiena. Jimmy è dietro di me che guarda sconvolto.
- come stai? – chiede Cassie, appena lei smette di tossire. – ti sei ripresa?
A quel punto è inutile rimanere. Io la odio, perché poi sono corsa a tirarla fuori dall’acqua? Sta bene, è viva, sta quasi meglio di me. Mi volto per andarmene e incrocio il suo sguardo preoccupato. Cerca di parlarmi con lo sguardo, ma mi arrabbio e cammino dritta di nuovo verso il nostro ombrellone. Cretina di una Allyson, ma cosa cavolo fai?! Era lui che doveva andare a tirare fuori dall’acqua e farla sedere e darle i colpi nella schiena. Non io e le mie amiche. Mi raggiunge Meg, mentre Cassie rimane un momento lì.
- è servito a qualcosa il corso di salvataggio a scuola – commenta sedendosi vicino a me.
- ho salvato una cretina bionda oca che non se lo meritava. – rispondo imbronciata. Lei allunga un braccio e mi spettina i capelli. E lei è sempre la solita Meg. Megan Amy Lubbock che ho conosciuto a scuola a 12 anni, tra una lezione e l’altra. Ha gli occhi grandi e tondi, e i capelli castani alle spalle. Inguaribile romantica.
Ci raggiunge in un secondo anche Cassie.
- è un piombo! Non sa neanche stare a galla! – esclama sedendosi nuovamente sul suo telo.
- è una cretina più che altro – ripeto. Ormai è diventato il suo soprannome, per quanto l’ho detto. Cretina. Cretina. Cretina. Cretina. Cretina. Cretina. Cretina. 
O sono cretina io? Perché ora loro se ne stanno andando, e non sono neanche venuti a ringraziare.

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Capitolo 5
*** whatever you like ***




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C.5 Stacks on deck Patrone on ice And we can pop bottles all night Baby you can have whatever you like
- questo è il sito! – esclama di nuovo Sarah. Ma che due! L’ha imparata a memoria la frase che deve dire? Comunque stavolta non è per me, sono Cassie e Meg che vogliono vedere il sito. Immagino anche che sarà anche aggiornato sul loro arrivo. Mi siedo sul letto mentre loro navigano il web. Mi suona intanto il cellulare.
- sono Chase. Scusami per prima, ti va di vederci un attimo? – mi chiede. Guardo le ragazze che sono incollate al computer.
- sì perché no? Ora sono a casa di Sarah.
- allora sono lì tra pochissimo – riattacca senza lasciarmi rispondere. Guardo ancora stranita il cellulare.
- corri a leggere! – esclama Cassie, che sembra non credere ai suoi occhi. Le raggiungo controvoglia e socchiudo gli occhi per vedere meglio.
- oggi in spiaggia Diana Radcliffe è caduta in mare rischiando di affogare. C’era la nuova arrivata, Allyson , per fortuna lì e l’ha salvata. Il bello è che Allyson era stata fidanzata con Jimmy Rabe, che ora sta proprio con Diana. – leggo ad alta voce – ma è proprio un telegiornale!
- e non sai quanti commenti sotto! – risponde entusiasta Cassie.
- si possono anche lasciare commenti? – chiedo incuriosita.
- certo... – commenta Sarah più interessata allo schermo che a me. Mi avvicino facendomi spazio tra le loro teste, scrivo veloce sulla tastiera e premo il tasto Commenta.
- hai scritto “Diana: problemi di equilibrio. Jimmy: faccia da pesce lesso. Allyson: esce con Chase Rooper”!!! sei un idolo! – esclama ridendo Meg.
- chi se ne frega. Io vado allora...
- non fare tardi! – mi urla dietro Cassie, mentre esco dalla porta – e ricordati di dirgli che voglio fare un giro in moto con lui – A parte il caldo che contribuisce a colpirmi, mi colpisce più Chase che è già davanti al cancello ad aspettarmi, seduto sulla moto.
- sei qui da tanto? – chiedo colpita.
- no, no, non ti preoccupare. Lascio la moto qui e facciamo una passeggiata. – mi dice posando il casco e togliendo le chiavi. Poi mi raggiunge sul marciapiede. - senti lo so che ci conosciamo da tre giorni e mi prenderai per un deficiente, anche se in realtà conosco la tua famiglia, vado a portare la spesa a tua nonna. Ma ti vorrei fare una domanda...
- dimmi...
- perché non vuoi salire sulla moto con me? Se non mi vuoi rispondere fa lo stesso, ma magari è perché sono io che non vuoi salire o perché...
- non è per te – mi affretto a rispondere – è perché mia madre è morta in un incidente mentre era in moto. Se non ci fosse salita lei ora sarebbe qui, ma non è per te, puoi starne sicuro.
- scusami. io sono il solito cretino!
- non è vero dai! Come potevi saperlo? È una cosa psicologica, non riesco proprio a salirci, sono io che sono strana.
- ma no scusa! È bello avere paura di qualcosa!
- non credo proprio
- invece sì! Cosa esiste a fare sennò? C’è una funzione per qualsiasi cosa al mondo, e anche la paura ha la sua. Il mondo senza gente paurosa sarebbe più... noioso!
- o magari più divertente, dipende da come la si vede.
- ma figurati! Io ho paura dei ragni! E per molti è divertente vedermi scappare appena ne vedo uno! – esclama lui con aria offesa. Lo guardo sorridendo.
- beh, allora te ne devo raccontare una anche io... – gli dico sottovoce facendogli gesto di avvicinarsi - io ho paura di tutti gli insetti!




Appena mi sveglio guardo l’orologio. 9.01. ancora in pigiama, anzi in mutande, vado nelle camere di Meg e Cassie a svegliarle. Punto prima quella di Meg e salto sul suo letto.
- sveglia! – le urlo mentre lei spalanca gli occhi traumatizzata.
- oh ma cosa fai?! Sei matta?! – mi risponde con la voce impastata.
- dai che dobbiamo andare al mare! Voglio vedere tanti bei maschi in costume! – continuo saltando a cavalcioni su di lei.
- ma lasciami dormire!
- no! – esclamo tirandole via il cuscino dalla testa e lanciandolo in terra. Seguono urla e risate spropositate.
- dai che in spiaggia ci sarà sicuramente anche Chase...
- ti piace quel Chase, eh? – mi chiede cominciando facendomi il solletico.
- aiuto! No!! No, non mi piace! È un amico! SOS! – esclamo ridendo ancora poi mi accascio su di lei ancora ridendo. Nel frattempo qualcuno spalanca la porta.
- oddio scusate! – esclama Chase richiudendo subito la porta. Ci guardiamo stranite, poi capiamo il doppio senso che avevamo provocato.
- no! Chase! Non è come sembra! – esclamo saltando giù dal letto fiondandomi verso la porta.
- Ally! – urla Meg ridendo. Mi volto a guardarla – sei in mutande! – ride ancora più forte. Cerco con gli occhi velocemente un paio di pantaloncini e me li infilo rischiando di cadere, poi esco di fretta dalla stanza alla ricerca di Chase. È in cucina con Cassie.
- non è come credi tu! – gli spiego gesticolando un po' alla meno peggio – noi ci stavamo solo facendo il solletico! – continuo. Cassie mi guarda stranita, lui invece mi guarda preoccupato. – insomma non stavamo facendo quello che pensi tu!
- ma non devi dare conto a me di quello che fai... – commenta lui, mentre Cassie scoppia a ridere. Tutti e due la guardiamo con un sopracciglio alzato.
- cioè tu... pensavi che lei e Meg... ah- ah- ah! Ma dai! E anche voi?! Cosa fate!
- niente! Il solletico – esclamo io per discolparmi. A questo punto ride anche lui. Mi giro,  anche Meg è entrata in cucina.
- notte di fuoco eh? – scherza Cassie. La fulmino con lo sguardo, mentre tutti e tre scoppiano a ridere.
Scendiamo in spiaggia risolta la faccenda ambigua. C’è già Sarah che ci aspetta con i soliti ragazzi dell’ombrellone.
- siete in ritardo – commenta acida – oh ciao Chase! – lo saluta prima che lui raggiunga i suoi amici. – allora stai seguendo i miei consigli, brava! – sussurra appena mi siedo accanto a lei. La guardo storta.
- è solo un amico! – ribadisco così lo capisce anche lei. – tu piuttosto perché non ti trovi un ragazzo e la smetti di scocciarmi? – chiedo, ma lei fa spallucce e allora lascio stare. I ragazzi ci chiamano per andare a fare il bagno e allora andiamo tutte a tuffarci, seguendo il solito rito dell’acqua fredda. Mentre i ragazzi si buttano senza problema, noi stiamo più attente e aspettiamo un po' prima di bagnarci. Ma va sempre a finire nello stesso modo, che i ragazzi ci schizzano e noi urliamo e allora loro escono dall’acqua e ci abbracciano, così finalmente ci decidiamo a entrare anche noi. Giochiamo a pallavolo con qualche eccezione di schizzi e spruzzi.


Sarah mi accompagna al chiosco a prendere delle bibite. Stranamente ci sono solo tre persone, di solito è pieno. Ordino da bere e mi metto al bancone, mentre Sarah guarda con interesse le patatine. Non è da lei. Torna sconsolata vicino a me. Mi guardo intorno. Riconosco uno dei ragazzi.
- ehi ma quello... – dico rivolta a Sarah, che sta respirando forte. – ma che hai?
- niente, fa troppo caldo... – commenta lei sventolandosi una mano addosso – quello chi?
- dico, quello è Ace Ventura! no...volevo dire Leonard, quello che ha suonato l’altra sera.
- ah sì è vero – commenta senza entusiasmo Sarah.
- se mi vado a presentare? – azzardo a chiederle.
- certo, corri! – mi dice cogliendo la palla al balzo. Mi alzo dal bancone, tanto il barista è più lento che si può, e forse la mia ordinazione l’ha già dimenticata. Mi avvicino a lui, che sta da solo appoggiato di schiena al muro – ciao, tu sei Leonard?
- ci conosciamo? – chiede lui incuriosito.
- ehm... in realtà no, ti ho visto suonare l’altra sera, io non sono neanche di qua, piacere, mi chiamo Allyson...
- non mi dire che sei Allyson ...
- sì – annuisco stranita.
- allora sì che ci conosciamo! Il piacere è tutto mio Allyson! – esclama contento. Lo guardo stranita.
- oddio – appena mi viene in mente – non mi dire che anche tu segui “love at the sea”
- non per mio volere, te lo garantisco. – commenta lui ridendo. Rido anche io. Chissà, magari anche lui ha una cugina che lo obbliga a seguire ogni notizia e a votare ad ogni sondaggio.
- suonerai nei prossimi giorni? – chiedo per cambiare discorso.
- sì, pensiamo di irrompere alla festa hippie di martedì prossimo...
- e dove sarà?
- al solito Club. Ci verrai?
- sì, penso proprio di sì
- ci conto allora.
- e invece in spiaggia ci vieni? – gli chiedo, notando che è vestito normale, non porta il costume.
- non oggi...
- Ally! Il nostro bere è arrivato! – esclama Sarah ancora al bancone.
- OPS, devo andare, allora ci vediamo...
- sì ci vediamo – ripete lui, poi torniamo in spiaggia.



note di Is_my_life:
scusate per la cortezza di questo capitolo :(  nel prossimo mi rifarò promesso

intanto ringrazio quelle bellissime persone che hanno messo la storia tra le seguite:  
_lisasomerhalder_   _anda     wilma   Sara_22    prettyvitto     mavim
tra le preferite : 
 Molly_98   e   Sara_22
e tra le ricordate:
Sara_22

a prestissimo con il prossimo capitolo!!!

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Capitolo 6
*** don't confess ***



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Don't think I'll confess Why would I confess that I Don't think I'll deny why would I deny that I Don't be so hard on yourself  You won't get better till you get worse



Mi sveglio e mi è passata una vita davanti. Non mi ricordo una mazza di ieri sera. Non mi ricordo neanche come ho fatto a ritornare con i miei passi nel mio letto. Oh ma questa non è la mia stanza. È quella di Sarah. Riconosco l’armadio che minaccia di esplodere. Alzo la testa e vedo che non sono neanche sdraiata nel letto, ma bensì per terra. Ma cosa ci faccio in terra? Mi siedo e tiro per un braccio Sarah che al contrario è sul letto, ma spunta la testa di Cassie. Cos’è? Un incubo? Chiudo gli occhi con forza e li riapro. Sì è sempre Cassie.
- perché sei in terra? – mi chiede assonnata.
- me lo sto chiedendo anche io... mi gira la testa e ho una pipì pazzesca!
- e allora vai in bagno! – mi dice con semplicità. Ovvio, è tutto così ovvio. Provo a rialzarmi ma senza successo e torno a terra.
- accompagnami! – la supplico tirandola di nuovo per il braccio.
- sei una noia... – commenta alzandosi. Poi alza anche me, e vedo tutto prendere altre forme. Mi porta in bagno e non riesco neanche a tenere gli occhi aperti.
- ma che ho fatto ieri sera?
- eh dici bene... cos’hai fatto... non ti ricordi niente?
- no.
- che eravamo alla festa hippie però te lo ricordi?
- no.
- da dove ti ricordi?
- da quando ci siamo vestite.
- è vero. Abbiamo iniziato a bere in quel momento. – commenta annuendo. Cosa? Ho bevuto? Io non bevo. Non ho mai bevuto nient’altro a parte l’acqua. Io bevo? No, Cassie hai sbagliato persona! Sei tu che bevi e io ti riporto a casa in macchina.
- l’acqua di ieri faceva schifo.
- ovvio, era vodka – commenta ridendo Cassie. La guardo sbattendo gli occhi. – ti sei ubriacata per benino!
- è vietato bere alcolici ai minorenni!
- sì ma chi se ne frega! Comunque vuoi sapere che hai combinato?
- sì dimmi pure
- allora siamo arrivate là... ma come fai a non ricordarti?
- è una settimana che esco ogni santa sera e andiamo sempre nello stesso posto... posso dirti che siamo andate al lungo mare ma più di così non so cosa dirti.
- ah. Va beh... eravamo là e c’era Chase, tu hai parlato un po' con lui, poi mi sono intromessa io e gli ho chiesto se mi faceva fare un giro in moto e quindi siamo andati via per un po',  intanto tu eri con Meg e un tizio si è presentato a te, dicendo che ti conosce dall’anno scorso,  si chiama Julian. Poi quando sono tornata io, e ti ringrazio molto, ti ho vista che lo baciavi! Sei matta?! Neanche lo conosci!
- Julian? – chiedo di nuovo, con ribrezzo. – è alto, castano chiaro con la frangetta da prete?
- sì. Allora te lo ricordi?
- no, lo conosco invece. È il migliore amico di Jimmy. L’ho baciato sul serio?
- sì stupidona! – mi insulta. Me lo merito.
- e Leonard?
- niente, ti ha sorriso un paio di volte, poi avete parlato di cretinate. Ma poi sei andata con quel Julian – Cassie dovevi fermarmi, non andartene in moto con Chase. Ok che ti piace, e si vede lontano un miglio che provi anche con lui, ma io ero in condizioni pietose. E Sarah? Perché non era con me? E anche Meg. Dove sono sparite? E perché mi sono svegliata in terra mentre tutte loro erano nel letto matrimoniale di Sarah? Io che bacio Julian. Non riesco neanche a pensarci. Ora quel cretino andrà a vantarsi con tutti. E lo verrà a sapere Jimmy che non vorrà mai più vedermi. No, un attimo, chi se ne frega di lui, si arrangiava l’anno scorso, mi doveva dire dall’inizio di stare con quella cretina, magari ci avrei pensato anche io due volte prima di andarci a letto insieme. Guardo Cassie. Perché non mi dice che le piace Chase? Lo vedo anche io. Dai, ammettilo, dimmelo ora. Ma Cassie si volta e apre la porta del bagno. La seguo a passi lenti fino alla stanza di Sarah, dove si sono svegliate anche lei e Meg.
- ricostruiamo la serata. – dice subito Sarah, sempre organizzata. Basta, già Cassie mi ha detto abbastanza. Loro si mettono a parlare, ripetendo più o meno cose che so già.
- perché vi siete messe nel letto e a me avete lasciato in terra? – chiedo a un certo punto, sento dei dolorini alla schiena che sono una meraviglia.
-  sei tu che sei caduta, noi ti abbiamo messa nel letto con noi!
- ah bene. – commento. Cassie e Meg vanno a farsi la doccia, una nel bagno di sopra, l’altra in quello di sotto, e rimango con Sarah che vedo che c’è qualcosa che non va, ha gli occhi tristi e un muso lungo – cos’hai? – le chiedo, ma lei non mi risponde, si alza e accende il computer. – cos’hai? – ripeto, sperando che mi abbia sentito stavolta. E lo so che qualcosa va storto, sennò a quest’ora mi starebbe a riempire la testa di cretinate sulla serata memorabile, ma non per me. Anche stavolta finge di non sentire e me accorgo, perché non sono io che parlo a bassa voce, ma lei che fa orecchie da mercante.
- vediamo se si dice qualcosa di ieri sera... – dice digitando quello stupido sito www.loveatthesea.net e legge interessata. Mi sdraio sul letto a pancia in giù. – no, ancora niente.
- e tu cosa hai fatto ieri sera? Perché avete parlato di me, di Cassie, ma di te non si sa niente. – la osservo anche se mi dà le spalle, vedo di abbassa la testa e inizia a piangere. Mi allarmo e salto in piedi. Mi inginocchio davanti alla sua sedia e le do uno scossone. – cosa ti hanno fatto?! chi è stato?! – esclamo ma mi zittisce e scuote la testa.
- è colpa mia.
- cosa è colpa tua? – stavolta sono seria.
- io sono andata a dirglielo e lui invece non ha risposto come pensavo.
- chi è che non ti ha risposto come volevi? Che cosa sei andata a dirgli?
- che sono incinta! – piange ancora più forte. Rimango immobile guardandola a bocca aperta. Non riesco neanche ad abbracciarla, a dirle una parola di conforto. Sono scioccata. Lei mi guarda sconvolta, quello sguardo mi uccide. Mi alzo in piedi seria.
- chi è lui? – le chiedo, ma non vuole dirmelo. Dimmelo Sarah, dimmi chi è quel cretino che lo riempio di calci. Lo faccio sul serio se me lo dici, lo vado a cercare e prima di fracassarlo gli sputo in un occhio. Ho fatto il corso di salvataggio ma anche quello di difesa personale. Anzi, l’abbiamo fatto insieme, l’estate scorsa in spiaggia con l’istruttore fico. Dimmi chi è e domani non ci sarà più. Scuote di nuovo la testa. – devi dirmelo. – la supplico. E penso di essere una cretina, che non si accorge di niente. Non sapevo che Sarah uscisse con qualcuno, men che meno che facesse sesso con qualcuno. Beh, ovvio che te lo aspetti da una diciannovenne. Ma mia cugina. Io l’ho riempita di problemi con quella stupida storia dei ragazzi che mi vogliono conoscere e il mio segreto di Jimmy, che sanno solo le uniche persone di cui mi fido. Quelle con cui ho dormito stanotte. E lei non mi dice chi è che ha avuto il coraggio di non prendersi le sue responsabilità, ma cosa ti ha detto questo cretino? Parlami Sarah, non voglio vederti così.
- mi ha detto che non posso tenerlo perché lui non c’è per me, perché se ne va in Australia a studiare.
- Dimmi chi è Sarah ti prego.
- è Austin, il barista del chiosco. – confessa. Austin. Quello del chiosco. Quello così lento che  una lumaca ci metterebbe di meno a versare una stupida bibita in uno stupido bicchiere. Stupido Austin, penso. Ma come fa un barista ad andare a studiare in Australia? Vergogna Austin, da te non compro più niente. Dovessi morire di sete, chiedo alla nonna di comprarmelo, anzi direttamente a Chase che le porta la spesa. Austin ne vedrà delle belle. Già la più bella del villaggio l’ha vista. Anche nuda e già per questo dovrebbe avere un servizio di quelli che faccio io a pallavolo che cade appena tocca alla palla. Austin in Australia ci vai volando a suon di calci. Te lo prometto Sarah, lui la pagherà. Infatti sarebbe anche ora di andare in spiaggia. Ma per stamattina si salta. Mi suona il cellulare: Julian. Ah bene, ieri gli ho anche dato il mio numero. Ma che meraviglia. Ignoro la chiamata irritata dal gesto e spengo del tutto il cellulare.





E in spiaggia ci vado con Cassie e Meg. Sarah no. L’ha sempre odiato il mare, ci veniva solo per me. Ora però non ne vuole più sapere niente. Spiaggia deserta, pace assoluta. Leggiamo insieme una rivista di moda, sfogliando le pagine, guardando solo le figure, come al solito, commentando un “bello questo” o “carino” o “ce l’ho questo”. Ma ognuna pensa ai fatti suoi. Non riesco a capire cosa passa in testa a Meg, è vero che è fidanzata in città, ma anche di George non ne parla mica. E stanno insieme da un secolo. Ah no sono tre anni. A Chase ci pensa già Cassie, che non lo vuole ammettere, ma come lo guarda lo sa solo lei. Questo spirito di omertà non mi piace. Ci siamo sempre dette tutto. Vorrei alzarmi e chiedere a ognuna cosa ha veramente. Se non vuole stare qui, se si è scocciata, se vuole tornare in città, o se si è semplicemente stufata di me. Un’ombra ci copre la visione nitida del giornale. Alzo gli occhi e davanti a noi c’è Julian. Ha un occhio nero se la vista non mi inganna.
- cos’hai fatto? – chiedo allarmata. Già di colpi ne ho presi quest’oggi, non mi dare altre brutte notizie.
- niente, ho sbattuto contro al tavolo mentre giocavo con il mio fratellino. Ti ho chiamato molte volte oggi.
- ho lasciato il cellulare a casa – mento.
- comunque ti volevo dire che domani sera c’è una festa in spiaggia. Ma ci sarà anche Jimmy, quindi se non vuoi venire ti capisco.
- di Jimmy non mi interessa niente. Grazie per avermelo detto Julian, ci verremo sicuramente. Ma sei sicuro di stare bene? Perché non hai una bella cera.
- sì, sicuro. Allora ci vediamo domani sera. – dice e poi se ne va zoppicando. Lui sicuramente l’ha raccontata più grossa di me. Lo guardo andare via, rimanendoci un po' male. In fondo è un bravo ragazzo e mi dispiace averlo disprezzato. Io non sono così dura, ma ammetto di comportarmi da stupida a volte. Sto mandando tutto a rotoli, dopo dieci giorni. Non contenta mi alzo e lo rincorro.
- Julian! – e lui si gira stupito. Lo raggiungo e mi fermo davanti a lui – non ci credo! Non ti sei fatto male da solo, ti hanno picchiato?
- no, lascia stare
- no non lascio stare! Chi è stato? – chiedo spaventata. Lui sbuffa e fa un passo indietro.
- è stato Jimmy. Ci ha visti ieri sera, mi ha detto che non dovevo stare con te, allora io gli ho risposto che non vedevo il motivo di arrabbiarsi, è stato lui a mettersi con Diana, non gli impediva nessuno di lasciarla per te appena fosti arrivata, allora si è arrabbiato ancora di più e mi ha spinto, e poi ci siamo picchiati.
- ma è fuori di testa? Chi crede di essere?




Cammino per la strada da sola ancora sovrappensiero. Quando non mi va di parlare con nessuno sono solita farmi un giro, fino al molo e poi tornare indietro come se niente fosse. Almeno mi sono chiarita. Spengo di nuovo il cellulare per non essere disturbata e procedo nella strada deserta e afosa. La canottiera mi supplica di essere tolta. Qualcuno mi tira per un braccio. Aiuto! Un rapimento! Lasciatemi! Mi ritrovo in un posto buio.
- lasciami! – esclamo a chiunque mi abbia portata qui in un secondo.
- sssshh!!! – sussurra lo sconosciuto, poi accende la luce. Si rivela Jimmy. Sono stordita.
- ma cosa stai facendo?! Ti sei rincretinito? – rispondo abbassando la voce anche io. Che cosa stupida, siamo da soli, non c’è nessuno che ci può sentire, perché devo abbassare la voce?
- devo solo parlarti!
- di come hai picchiato Julian? Non mi interessa, e non mi interessa neanche di te se è per questo.
- perché hai salvato Diana? Cioè, l’hai vista anche tu che non correva alcun rischio di affogare, si tocca benissimo in quel punto.
- sì ma sembrava stesse soffocando! Non ho pensato a lei come Diana, ma a lei come persona in pericolo. Tu non avresti fatto la stessa cosa? – chiedo. Lui non mi risponde, ma mi guarda con occhi languidi. Cos’è? Una forma di pietismo? Sta cercando di ringraziarmi? Perché a me non sembra proprio.
- vorrei baciarti... – mi dice continuando a guardarmi. Perché io no? Muoviti a farlo James del cavolo, prima che lo faccia io! Ma no scusa, perché dovresti baciarmi? Bacia quella cretina che non sa neanche nuotare!
- e io no! – esclamo divincolandomi dalla sua presa. Che cavolo pensavo di fare? Mi copro la faccia con le mani e faccio per uscire.
- io non voglio più stare con lei – mi dice. La sua voce dietro di me. Non mi imbrogliare Jimmy, l’hai già fatto una volta e non mi freghi più. Non mi interessa. Esco da quel posto e corro al molo, con un pensiero in più.

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Capitolo 7
*** walking on a dream ***




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C.5 “Walking on a dream How can I explain Talking to myself Will I see again”


Ora capisco perché sono tutti in fermento, è arrivato il Luna Park in paese. E per la prima volta vedo dei bambini in paese. Allora esistono anche qui!, penso stupita. Ma un attimo... da dove sono usciti? Sono qua da due settimane e non ne ho neanche visto uno, poi tutto d’un tratto eccone a frotte. C’è qualcosa che non quadra. Mi guardo intorno.
- dai qualche cosa divertente la potremmo fare anche noi! – esclama Meg.
- e cosa? – chiedo con faccia sconcertata. Sono tutti minori di dieci anni, noi ne abbiamo 16, va beh Sarah ne ha 19, ma comunque non c’è proprio svago per noi “grandi”.
- non saprei, la ruota panoramica, la mongolfiera, il lotto volante...
- tutte cose in aria? – chiedo preoccupata. Io ho paura delle altezze, ho paura anche di salire su una scala, figurarsi se salgo sulla mongolfiera.
- dai! – mi supplica Cassie.
- no, andate voi però... io vi aspetto qui – rispondo trovando una panchina. Loro dopo tante suppliche e tentativi di convincermi si decidono a lasciarmi a terra e salgono sulla mongolfiera. Mi siedo sulla panchina, mentre loro corrono come matte a fare la fila. Peggio dei bambini. A un certo punto un tizio mi si avvicina barcollando. Si siede sulla stessa panchina. Lo guardo sospettosa. Lui mi guarda sospettoso. Ma che cosa vuole? Io ero qui prima di lui.
- sai che ho bevuto? – mi dice continuando a fissarmi.
-sì si vede. – rispondo senza dargli la minima considerazione e torno a guardare la mongolfiera.
- sai che io ti conosco? – continua dopo un po'. Quello sguardo mi dà quasi i nervi.
- bene. – annuisco, stranita. Mi volto per l’ennesima volta per guardarlo. Da un momento all’altro scommetto che vomiterà. È seduto con la testa all’indietro e la bocca aperta a prendere aria quella testolina bionda somigliante a Ace Ventura. Gli occhi azzurri spalancati fissi a guardare il cielo nero.
- sai che ho 14 anni? – mi dice di nuovo, trascinando la testa ritta sul collo.
- sai che non mi interessa? – rispondo a tono.
- ah. – mormora deluso. Torna nella posizione iniziale, stremato. A 14 anni già ad ubriacarsi. Non c’è più civiltà. – scusa – ricomincia dopo poco – non è che ti potresti alzare? Così mi sdraio. Non sto per niente bene.
Mi alzo un po' preoccupata. Lo guardo allarmata sul serio. Non è che poi gli viene qualcosa? Mi abbasso verso di lui, che intanto si è sdraiato sulla panchina e ha già chiuso gli occhi. Ha un’espressione innocua. Da quattordicenne com’è.
- senti – gli dico toccando la sua spalla – ma ti senti bene?
¬- sì – risponde senza divincolarsi, né accennare ad aprire gli occhi. Ma guarda questo che mi fa prendere un colpo. Non posso mica andarmene e lasciarlo dormire sulla panchina. Mi guardo intorno ma non passa nessuno che possa conoscere. Gli do uno schiaffetto sulla guancia, sperando si possa svegliare, ma invano. Poi tutto a un tratto un’ombra si avvicina a me e lui.
- è sveglio? – mi chiede. Mi giro ancora più preoccupata e mi ritrovo davanti Leonard. Ace Ventura. Oddio, ma sono identici!
- no neanche se lo picchio. – commento, mentre Leonard scoppia a ridere. Lo guardo torva. Cosa c’è da ridere? – scusa ma non mi sembra una cosa divertente!
- invece lo è! È mio fratello! – ride ancora più forte. Io al posto suo sarei arrabbiata con mio fratello se lo vedessi in quella condizione. Ora però non so più cosa dire. – Zack! Dai scemo, svegliati! – gli urla, ma niente. – senti mi puoi aiutarlo a metterlo seduto? È un caso disperato...
- come puoi permettergli di bere? Ha solo 14 anni! – esclamo io con fare arrabbiato.
- non sono il suo insegnante. Deve vedersela da solo, deve imparare ad essere responsabile.
- come puoi pensare che sia responsabile se tu non gli dai un esempio? – domando impettita, dopo avere rialzato Zack, che ora sembra aprire gli occhi. Inutile dire cosa gli esce dalla bocca nel minuto seguente. Mi sposto e mi giro da un’altra parte riprovata, mentre invece Leonard sembra tranquillo. Non vedo neanche un filo di preoccupazione, forse un minimo di rabbia sul suo viso. Toccherà pure a lui riportarlo a casa.
- dai andiamo a casa – infatti dice prendendolo sotto braccio. – contenta? – sorride voltandosi a guardare me.
- sì ora lo sono. E stai più attento a tuo fratello! – esclamo mentre si incamminano barcollanti tutti e due.
- ci vediamo in spiaggia Allyson  – mi urla quasi lontano. Suona quasi come una minaccia.



Calciai un sasso. Gli avevo detto ti amo senza volerlo. Non avrei voluto dirglielo ma l’avevo fatto lo stesso senza pensarci perché eravamo in spiaggia e c’era un bel tramonto e non c’era nessuno che disturbava, infatti la spiaggia era solo la nostra, l’aveva scoperta lui e mi ci aveva portato e da allora eravamo sempre lì. I sassi variopinti e l’acqua calma. Il paradiso. Comunque stavamo seduti sul telo arancione e io appoggiavo le gambe sulle sue e giocavamo a lanciare i sassi nell’acqua stupido a dirsi, e anche a farsi devo dire, ma ci divertivamo con poco. Allyson che non ti tieni niente, perché l’hai fatto? non si poteva dire che lo amavo se l’avevo conosciuto da soltanto un mese. Queste cose si sentono nel tempo e non nell’immediato. Allyson del cavolo mi ripetei nella mente. Lui aveva sbagliato mira apposta e mi aveva lanciato un sasso contro ed era finito proprio sul mio braccio e io “ehiiii” e lui giù a ridere e allora ora ti faccio vedere io cosa so fare e mi ero buttata di peso su di lui cercando scherzosamente di stritolarlo ma continuavamo a ridere e la mossa si era rivelata un pretesto per stargli ancora più vicino. Mio, mio, mio, solo mio. Mi aveva baciato sul naso e non ci avevo visto più, forse vedevo i cuoricini e le stelle danzanti. Io intanto mi ero letteralmente stesa su di lui innocente, non curante di altro.
- non fare così– mi aveva detto con una voce preoccupata.
- così come?
- sposta la gamba per favore, o sarà tutto molto imbarazzante... – aveva continuato e io l’avevo guardato preoccupata, poi l’illuminazione e mi ero alzata di scatto mentre lui rideva a crepapelle. – ma dai! Scherzavo! Torna qua! – e io con un espressione di finto disappunto mi ero sdraiata di nuovo, ma a debita distanza stavolta e poi ridendo lui mi aveva raggiunta con un abbraccio - ma quanto ti voglio bene? – mi aveva detto ancora ridendo.
- quanto? – avevo chiesto io.
- tanto – aveva sussurrato e i suoi occhi avevano guizzato.
- e io te ne voglio tantissimo.
- non vale! Allora io ti voglio bene tantissimissimo!
- ah sì? Allora io ti amo! – mi era scappato. Cavolo! Mi era scappato sul serio senza volerlo, infatti subito dopo mi ero messa una mano davanti alla bocca, come se avessi bestemmiato, e lui mi aveva abbracciato ancora più forte e mi aveva baciato il collo. In quello stesso momento mi ero pentita di averlo detto perché era tutto così spontaneo che neanche ci avevo pensato sul serio. – io non volevo... – avevo sussurrato dopo poco.
- però l’hai detto – aveva risposto lui con tono greve, come se ci fosse rimasto male.
- mi dispiace
- sei una scema. – mi aveva detto abbracciandomi. Io non scappo anche se non mi stringi così forte, sì lo vorrei fare, vorrei fuggire da tutto e da tutti e soprattutto da te. In quel momento avrei voluto sotterrarmi – sei una scema, amore mio. – aveva ripetuto, aggiungendo quell’epiteto che mi aveva sorpreso.
- perché amore mio? – gli avevo chiesto intontita.
- perché sei il mio amore. Quindi vuol dire che ti amo anche io. Volevo aspettare il momento giusto per dirtelo ma mi hai preceduto.
Che stupida che ero stata. Mi davo della stupida per amarlo e lo facevo perché mancava una settimana e le vacanze sarebbero finite e io sarei tornata in città e sono 448 kilometri che ci avrebbero distanziato e io non volevo che tutto finisse da un giorno all’altro ma tanto quella era la realtà e io ero una stupida. Scema! Aveva detto bene lui che lo ero.



- ma mi stai ascoltando? – mi chiede Cassie.
- no – rispondo sinceramente. Stavo camminando in un ricordo stupido, stupido come me.
- a cosa stavi pensando?
- all’anno scorso...
- a cosa dell’anno scorso?
- a quando ho detto a Jimmy che lo amavo
- gliel’hai detto sul serio? Ma allora è un sogno non un ricordo stupido! Era una cosa veramente seria! Veramente con la V maiuscola e Seria con la S maiuscola! – esclama lei stupita.
- e C maiuscola di Cretina. Quando gliel’ho detto non volevo neanche farlo, ma mi è scappato.
- racconta. – mi dice saltando vicino a me nel letto.
- no dai non mi va. E poi non so neanche perché ci stavo pensando. È una cosa che vorrei dimenticare, non ricordare. Scordare, cancellare, azzerare, rimuovere, annullare, eliminare...
- ok basta, hai reso il concetto. Non ti chiederò altro su Jimmy. Dov’è Meg? – chiede rialzandosi dal letto.
- non lo so. Io sto cercando di dimenticare – scherzo alzandomi anche io. Saliamo sul terrazzo, dove non solo si muore di caldo, ma arriviamo proprio in un momento in cui Meg discute animatamente al telefono. – perché urla? Non ho mai visto Meg perdere la pazienza, tanto meno parlare così forte.
Ci avviciniamo un po' e ci nascondiamo dietro al muro per ascoltare e non disturbare, anzi in realtà solo per ascoltare e farci i fatti suoi, tanto perché appena chiuderà il telefono sparirà e non ne vorrà parlare. L’hanno fatto mille volte con me, e io e lei mille volte con Cassie. Questo è il nostro metodo per sapere cosa succede quando una nostra amica litiga con qualcuno.
- ma perché devi farmi tutte queste domande? Non ti fidi forse? Invece vuoi dire proprio questo George! Allora invece di chiamare me chiama Ally e chiedile tutto quello che vuoi, con chi esco, cosa faccio, dove vado. Neanche mia madre mi chiede tutte queste cose! Bene allora chiamala! E grazie per la considerazione, ti fideresti di Allyson e non della tua ragazza. Ciao! – sbuffa e riattacca Meg. Non avevo mai visto George così attaccato a lei, forse perché non sono mai stati tanto lontani per così tanto tempo. Forse il tempo comincia a farsi sentire ed è troppo tempo che stanno insieme da essersi abituati alla quotidianità. Meg è paziente e buona, sincera e sempre sorridente. George è l’esatto contrario: petulante e impaziente. Meg è  studiosa e con la testa sulle spalle. George in questo caso è lei, elevato all’infinito. È secchione, campione negli sport e desiderato da tutti. Siamo tutti insieme nella classe di letteratura a scuola. È insopportabile. Io e Cassie siamo nei banchi dietro a lui e Meg, ogni volta che lui risponde a una domanda banale si riduce a fare un discorso che comprende le origini della letteratura e anche tutto ciò che non abbiamo mai studiato. Ci verrebbe da tirargli calci alla sedia per farlo stare zitto. Mi viene sempre da chiedere come cavolo faccia a sapere così tante cose e non essere un nerd, perché per poco li raggiunge. Probabilmente è solo perché sta con Meg che è presidente dell’istituto. O forse no. No in effetti era popolare anche prima. Fatto sta che Meg rimette il cellulare in tasca e si affaccia alla ringhiera del terrazzo. Oddio si vuole buttare! Dobbiamo intervenire! Guardo Cassie allarmata e anche lei, noto dalla faccia, che ha avuto la mia stessa idea.
- non lo fare! – urliamo in sincrono correndo verso di lei. Meg si gira di scatto verso di noi spaventata.
- fare cosa? – ci chiede.
- non ti devi buttare solo perché hai discusso con quell’idiota! Scendi da lì! – esclamo e lei mi guarda male poi scuote la testa e scoppia a ridere.
- ma siete due cretine! Secondo voi mi sarei buttata sul serio? – ride trattenendosi la pancia. E chi lo sa Meg, chi lo sa che in un attimo di follia si facciano per l’appunto follie? La prima cosa che faccio è tirare un sospiro di sollievo, poi mi metto a ridere anche io, mentre Cassie incrocia le braccia offesa.
- io l’avevo detto che non si sarebbe buttata, ma Ally... – sbuffa stizzita.
- sì certo – rispondo e intanto ride ancora più forte Meg.
- ah sì? Adesso ti faccio vedere io! – esclama Cassie poi mi salta addosso cominciando a farmi il solletico, cosa che non sopporto e soffro al minimo sfioro, e anche Meg si unisce vendicandosi di me per qualcosa che non ho fatto. Tutto finché non mi suona il cellulare. Lo tiro fuori dalla tasca e noto che è George. Questo è matto. Quando vede Meg comincia a imprecare.
- non rispondo a questo scemo. – dico guardando la sua delusione.
- no invece devi rispondere! Voglio sentire cosa dice... – commenta Meg, con aria di dispetto.
- pronto? – chiedo mettendo subito il viva voce.
- ciao sono George
- cosa vuoi? Guarda che hai sbagliato numero, sono Ally non Meg. – dico mentre le altre continuano a ridere sottovoce.
- lo so che sei Ally, ma volevo parlare con te.
- e cosa vuoi?
- senti volevo fare una sorpresa a Meg, però non le dire nulla – dice e io sono già sconvolta. Stai zitto! Stai zitto! Stai zitto! C’è il vivavoce, non dire altro! Non aprire bocca che già un danno l’abbiamo fatto! Guardo con occhi spalancati Meg che sta sentendo tutto ed è più stupita di me e le scappa un sorriso e si mette la mano davanti alla bocca commossa.
- scusa George ma non posso parlare ora, ti richiamo appena posso ciao – riattacco immediatamente prima che aggiunga altro e la curiosità aumenti.
- dovevi farti dire cosa! – esclama Meg euforica. – adesso chiami e te lo fai dire!
- adesso tu te ne vai e forse io chiamo.
- mi dirai quello che ti ha detto?
- assolutamente... NO! – esclamo con sguardo cattivo – e farò che Cassie ti tenga per non venirmi a spiare mentre telefono!
- uffa – sbuffa lei mettendo il broncio.
- eh no eh... guarda che Sbuff sono io! – la avverto puntandole il dito contro. Si mette a ridere e anche io. Ecco le mie amiche. Mi viene in mente di quella volta che io e Cassie stavamo prendendo in giro Meg perché le piaceva George e non sapeva come fare e noi a ogni mossa di lui la avvertivamo di stare attenta, perché lui parlava con una o rideva con un’altra e lei si offendeva e ci rimaneva male.
- smettetela! Che stupide che siete, siete le mie migliori amiche e mi prendete in giro così! – aveva detto e io mi ero bloccata, sul serio non credevo che lo pensasse. Io mi stupisco sempre di tante cose, ma quella mi era rimasta più impressa e mentre tornavo a casa rivivevo la scena contenta. Con Cassie era stato diverso, perché prima non ci potevamo sopportare, poi pian piano avevamo trovato il modo di andare d’accordo e senza accorgercene ci eravamo legate tanto da non separarci più. Che io mi ricordi non abbiamo mai litigato, se non per cose realmente cretine, come il diverbio sui puntini di sospensione, io li mettevo ovunque e lei diceva che non era corretto, e poi eravamo finite a discutere di come la prof desse a me voti sempre più alti e a lei sempre più bassi, e io mica potevo darle una spiegazione di quello allora avevo fatto la finta offesa e poi facevamo finta di non volerci parlare ma poi ci eravamo messe a ridere ed era finito tutto lì. E basta Allyson perderti nei tuoi monologhi interiori, non interessano a nessuno. Però quello era un bel ricordo, anche quello di Jimmy in realtà, ma questo ancora di più.
Mi suona di nuovo il telefono, ma cosa sono? Un centralino? Guardo il numero, sconosciuto e non credo che sia ancora George, sarebbe proprio insistente. Mi viene più da pensare a Jimmy e quindi che cavolo faccio? Perché aspetto a rispondere? Muoviti Allyson!
- pronto?
- perché non sei in spiaggia?
- chi sei? – chiedo, non avendo capito.
- Leonard. Mi avevi detto che ci vedevamo in spiaggia, ma tu non ci sei...
- io non ci sono ancora! – dico enfatizzando l’ “ancora”. Mi scappa un sorriso e mi mordo il labbro. Oddio non è che sono anche arrossita? Allyson stai calma! È solo Leonard! Appunto, mi rispondo da sola.
- allora perché non ti sbrighi a venire?
- perché? Il tuo fratellino si è ripreso? O l’hai lasciato su qualche altra panchina a dormire?
- no è qua con me e vorrebbe vederti anche lui
- allora mi toccherà muovermi – dico mentre mi fiondo giù per le scale.

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Capitolo 8
*** leave out all the rest ***





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C.8 "And don't resent me And when you're feeling empty Keep me in your memory  Leave out all the rest Leave out all the rest "


Io e Leonard ci siamo seduti ai tavoli del chiosco, pur con mio disappunto, vedere quel cretino di Austin mi dà i nervi e mi verrebbe voglia di prenderlo a calci. Infatti si avvicina con la sua faccia da schiaffi.
- desiderate qualcosa? – chiede con un sorriso smagliante. Da riempirlo di pugni.
- spaccarti la faccia – mormoro ma nessuno mi sente – un gelato al pistacchio – dico a voce un po' più alta. Leonard sorride.
- anche per me. – dice e poi Austin sparisce come dovrebbe fare per tutta la vita. Ma quanto sono cattiva?!
- ti piace il pistacchio? – chiedo. Non è da tutti.
- no, è la prima volta che lo ordino. Mi incuriosisce, come mi incuriosisci tu... – mi dice tranquillamente come se stesse parlando con un vecchio amico. Arrossisco e anzi, forse mi “inviolisco”. Dovrei smettere di parlare da sola, invento termini così idioti che se non fossi in una situazione così imbarazzante scoppierei a ridere da sola.
- perché suscito tutta questa curiosità?
- perché non so come tu faccia, ti sarai accorta che tutti qua ti vengono dietro, perché non dai confidenza a nessuno?
- beh... – a quelle parole rimango un po' scossa. – io non do confidenza a chi non conosco... e poi non penso di essere così speciale da essere venerata dalle persone come se fossi chissà chi. Di solito Diana è considerata la più bella del villaggio, non capisco perché con il mio arrivo nessuno parli più di lei.
- parli di quella bionda che cammina come una principessa?
- se si tratta della stessa bionda che dico io non lo so, quella che conosco io non ha il senso dell’equilibrio ed è un’oca.
- beh, può essere. – scherza lui. – comunque mi sono chiesto, tu hai detto di venire qui ogni estate. E perché io non ti ho mai vista?
- non lo so – rispondo pensierosa – non conosci Sarah Tanner?
- no... – dice lui con una faccia perplessa – non che io mi ricordi... – dice. Poi pausa per pensarci – ora mi è venuto in mente!
- sì dai Sarah, è mia cugina, alta, molto magra – ancora per poco, dico a me stessa.
- no, non Sarah, ho capito chi è Diana! È la fidanzata di James Rabe.
- tu conosci Jimmy? – chiedo stupita. Dì di no, ti prego.
- no – continua lui. sospiro di sollievo – ma in pratica siamo in classe insieme, io non lo calcolo, lui men che meno. Così siamo apposto tutti e due. Tu invece lo conosci?
- sì, mi è capitato di conoscerlo – mento spudoratamente. “Sì che lo conosco Leonard, è Jimmy!” imito una vocina scema nella mia testa. Poi silenzio – comunque non ti ho più sentito suonare! – improvviso.
- oh mi sentirai presto, c’è in programma un’altra delle nostre serate da comparsa flash, ti dirò quando così mi verrai a sentire... sempre se vuoi
- oh sì certo che voglio! – mi affretto a dire. Lo guardo meglio; Ace Ventura. È anche più carino della prima sera che l’ho visto, quando lui cantava “where are we running?”, il ciuffo all’insù è ancora più all’insù, e gli occhi verdi brillano al sole. Si accorge che lo sto guardando, altro momento imbarazzante. Ride sarcastico. – a te però sto dando confidenza... – commento imbarazzata.
- devo considerarmi fortunato?
- molto. Ma avresti molti rivali nel caso in cui... – dico bloccandomi. Ma che discorso sto tirando fuori? No, no, stai zitta Ally. Una sola parola e finisci in un mare di guai.
- nel caso in cui? – continua lui interessato.
- niente.
- avanti parla pure, non c’è niente di male nell’esprimere la propria opinione. – ride. Ma che cacchio ridi? Lo fai apposta! Vuoi che dica che se stiamo insieme passeremo dei guai? È così, sì. Io non voglio stare con lui, non lo conosco neanche. Sarebbe come ricominciare la stessa vecchia storia con Jimmy. Se Jimmy mi vedesse adesso lo picchierebbe come ha fatto con Julian.
- dico solo che ci sono cose che potrebbero dare fastidio a certe persone. – rimedio in tre secondi. È da me scherzare, fare battute, prendere in giro, rigirare i discorsi stupidi, non parlare di cose serie, men che meno con un ragazzo carino davanti.
- cose di che genere? Queste? – mi chiede e si sporge dal suo posto di fretta a baciarmi. Ma cacchio! Dov’è il gelato che ho chiesto mezz’ora fa? Perché sto pensando al gelato al pistacchio mentre Jimmy mi sta baciando? No! Leonard! Lui è Leonard, non Jimmy. È Leonard che mi sta baciando! Basta Allyson stai zittaaaa!! Dio, ma questo è un sogno, sa di felicità e speranza. Oddio, non è un sogno! Mi sta baciando veramente! Ah, stupido barista idiota quando servi non ci sei mai. Non devi schiacciare i pistacchi ad uno ad uno. Ma quanto dura questo bacio? Fra un po' cedo anche io. Austin dei gelati, io ti odio ancora di più.




- George, tu che sei un ragazzo e quindi pensi come loro, se un ragazzo mi bacia e io non gli voglio dire che in realtà non voglio baciarlo perché mi piace un altro, secondo te cosa dovrei fare? – chiedo a George al telefono. Avevo promesso di telefonarlo e poi me ne ero completamente dimenticata tra un bacio e un gelato che non ho mai preso. E poi tornando a casa mi sembra il momento giusto per farlo, lontano dalle orecchie indiscrete di Meg.
- ma non dovevamo risolvere un mio problema? – mi chiede stranito.
- ma stai zitto e rispondi alla mia domanda – mi spazientisco dando un calcio a una lattina vuota in mezzo alla strada.
- cosa è successo? – mi chiede sbuffando.
- quello che ti ho detto.
- ma a chi è successo?
- ma quanto sei petulante! A me ok? – esclamo e lui sospira. Non mi dire che pensava che fosse stata Meg, perché potrei avere la capacità di fargli del male anche attraverso il telefono.
- ok, allora hai detto che uno ti ha baciata ma a te in realtà piace un altro.
- no, mi ha baciata ma non so cosa fare!
- no, tu hai detto che è perché in realtà ti piace un altro... – mi corregge. Oddio! Ho detto che mi piace un altro?
- ti ho anche per caso detto il nome? – chiedo impaurita.
- ma Ally stai bene? Soffri di vuoti di memoria? No, non me l’hai detto! -  esclama e stavolta sono io che sospiro. Però cavolo, ho detto lo stesso che mi piace un’altra persona. Va beh, ho detto “piacere” non “amare”. Sono già passi avanti. – cosa gli hai detto dopo che ti ha baciata?
- ehm... io credo di aver farfugliato qualcosa come “mi sono ricordata che mia nonna mi aspetta per smontare le tende” e poi sono scappata.
- wow... grande eloquenza  miss B + in letteratura! – ride lui. Non si scherza sui voti altrui George, non te l’ha mai detto nessuno?
- oh grazie, qualche consiglio invece di stilare la mia pagella?
- se è uno con cui hai confidenza puoi benissimo esporgli il tuo problema in modo gentile, usando la tua retorica, perché so che ce l’hai. I tuoi temi non sono neanche tanto male.
- la smetti di parlare di scuola, mister “A + e parlo come William Shakespeare”?
- oppure puoi semplicemente evitarlo fin quando non torni in città
- sei molto gentile sai? adesso che mi hai illuminato possiamo parlare di te e dei tuoi problemi – dico risentita. Nessuno mi capisce in questo mondo.
- se venissi anche io in vacanza con voi? – chiede. Ehi, colpo basso. Questa è davvero una sorpresa. Non so se a Meg farebbe piacere, anche se immagino proprio di sì, la vedo diversa da quand’è qui. Non la solita Meg insomma – intendo verso la fine, non voglio opprimerla con la mia presenza.
- penso che le farebbe molto piacere.
- ok. Allora organizzo e ci sentiamo?
- certo. – annuisco anche se lui non può vedermi. E così le sorprese alle mie care amiche, e a me un bacio senza pistacchio. È un’ingiustizia.




note di Is_my_life:
non so proprio che parole usare per dire quanto sono felice che leggiate questa storia!
DAVVERO! non ho mai avuto un "pubblico" che apprezza quello che scrivo!
quindi miliardi di grazie che ricadano sulle teste di chi continua a leggere, di chi mette la storia tra le preferite, tra le ricordate e tra le seguite!!
*_____________________________________________________________*
a prestissimo con il prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** all good things ***


CIAO A TUTTI!!! sono sempre più contenta di questa storia, aria di mare, vacanze in arrivo (non tanto presto per chi come me ha la maturità), insomma ho sempre più voglia di andare in vacanza e sempre meno voglia di studiare! :((
non finirò mai di ringraziare quelle care persone quali siete voi che leggete tutto ciò! un favorino me lo potreste fare però? ho visto che molte storie hanno millemila recensioni, e io una sola -.-" ecco.... MI LASCIATE UN COMMENTO?!?!??! Pleaaaaaaaaaaseeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! *_________________*



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C.6 “Flames to dust Lovers to friends Why do all good things come to end?”


Mi dispiace non aver potuto passare del tempo con Sarah, in quelle condizioni, instabile, triste, e io l’ho anche trascurata per le mie frenesie ormonali. Corro a casa sua dopo aver avvertito Meg, che mi avrebbe raggiunta dopo poco, e Cassie che era fuori con Chase. Al che inizialmente volevo farle battutine divertenti su loro due, poi ricordandomi che ancora non mi aveva detto niente avevo risposto semplicemente con un finto “ah” disinteressato. Tutto dopo aver parlato lungamente della situazione di Ace, volevo dire Leonard. Devo smetterla di chiamarlo Ace Ventura, o lui dovrà smettere di portare il ciuffo all’insù. Entro in camera di Sarah dove è tutto buio, la finestra serrata e la serranda abbassata.
- siamo a un lutto? – chiedo. Lei è sdraiata a pancia in su e si accarezza il ventre, con sguardo assente.
- no, è che fa caldo e se apro entra ancora più caldo. Com’è andata con Ace?
- non chiamarlo anche tu Ace, sennò ci prendo l’abitudine. Comunque te lo racconterò dopo, ora sono qui per sapere come stai tu!
- sto bene. com’è andata allora con Leonard?
- dai non fare la stupida. Prima che arrivi anche Meg, mi dici come ti senti e a cosa stai pensando e cosa posso fare per tirarti su il morale?
- puoi inventare una macchina del tempo o qualcosa che annulli questo coso? – mi chiede puntando la sua pancia.
- mi dispiace. Oggi Leonard mi ha portata al chiosco, non ci volevo neanche andare, e infatti alla fine non sono neanche riuscita a prendere quello che avevo chiesto.
- non ti devi preoccupare per me. Io però vorrei parlarci con lui, e spiegargli, senza che lui urli, ma solo che mi ascolti. – sospira Sarah. Non preoccuparti Sarah, mi verrebbe da dire, ma io cosa posso farci? Niente è la risposta migliore. Quindi sto zitta e ascolto lei, che almeno con qualcuno si dovrà sfogare. - mi sento un peso enorme, e mi sento solissima, ora lui dirà che l’ho fatto proposito per non farlo partire e che l’ho ingannato.
- non ti ha neanche chiamato?
- no! è suo figlio e manco chiede per sapere che intendo fare! quel cretino se n'è lavato le mani! e i problemi rimangono solo a me! – si mette a urlare, come se ce l’avesse davanti. Sarebbe da prendere a calci sul serio. – io sono la cattiva, l'ho violentato! non lo sapevi??
- oh sì certo, immagino benissimo come tu l’abbia obbligato...
- io non so che fare!
- tu lo terresti? – le chiedo con un filo di voce e un brivido mi percorre la schiena. Non mi risponde. Beh, se è vero che chi tace acconsente qui siamo nei guai.




Ok, ora abbiamo altri due problemi da risolvere. Io che dico a George che mi piace una persona e Leonard che sono riuscita a chiamare accidentalmente Jimmy. Sono una grande, dico a me stessa. Che le due cose siano collegate? Beh, ovviamente non si può negare che quando Jimmy mi abbia detto che voleva baciarmi io dentro di me avrei tanto sperato che me lo desse senza fare tante storie, che quando ho salvato Biondina Vaporosa dall’impeto di un’onda di mezzo metro avrei voluto anche pestarla e correre via con Jimmy, che mi sia sentita importante quando lui ha picchiato Julian per me, e che quando l’ho visto per la prima volta abbia ripensato in un solo attimo tutti i momenti passati insieme. Poi ci sarebbe Leonard, che è davvero affascinante ed è l’unica persona che non segue il sito, che suona la chitarra come un angelo e ha un ciuffo all’insù che nonostante tutto mi fa impazzire. Ah, dimenticavo la sua sfrontatezza a baciarmi. Dio, che signor bacio. Meglio non pensarci. Poi? Poi ci sarebbe quel Willy, ma stendiamoci sopra un velo pietoso. C’è anche Julian, povero. Il mio primo bacio estivo, poi sono caduta nel baratro. Mi dispiace evitarlo, ma come spiegargli che è stata tutta colpa di un bicchiere di vodka in più e che non farei mai niente con lui, soprattutto visto chi è il suo migliore amico? No, non si può spiegare in questo modo. E dulcis in fundo c’è Chase, che ancora non ho capito cosa voglia in realtà, perché un giorno è gentile e l’altro è nervoso e se la prende con me. So che a Cassie piace, o almeno si vede lontano un miglio, ed è decisamente il suo tipo. Ok. Ho aumentato di un po' i problemi, ma so di chi è la colpa. È di John, mio padre. Decisamente. È lui che mi ha obbligata a venire qua, mentre lui se ne sta a casa a grattarsi la pancia dalla mattina alla sera, felice che qualcun altro mi tenga sott’occhio per un po'. Ecco. Ne riparliamo quando torno, JOHN!
Sbuffo mentre esco di casa insieme a Meg, un po' atterrita, e non so il perché. Dai calma Meg, ancora un ultimo sforzo e George ti viene a prendere, stai tranquilla.
- ma tu hai baciato mio fratello? – mi chiede una voce alla mia destra. Mi volto terrorizzata e vedo il quattordicenne. Zack. Sobrio, ma che continua a fare domande stupide.
- e tu cosa ne sai? -  gli chiedo con aria di sfida.
- vi ho visti! Comunque mio fratello è uno sfigato, sarei stato meglio io per te. – dice facendo l’occhiolino con i suoi occhi azzurri spalancati. Ma come fa una persona a tenere per così tanto tempo gli occhi in quel modo? A me darebbe fastidio. E poi sembra spiritato.
- perché non vai a importunare qualcun altro?
- la tua amica è ancora disponibile? – chiede facendo cenno a Meg, che lo guarda schifata.
- ma anche no! – esclama lei, e finalmente ritrovo la vecchia Meg e la sua solita frase. Zack se ne va offeso. Non potevo prevedere che anche lui fosse da aggiungere nella mia lista di problemi. Mi accorgo che i miei problemi riguardano gli uomini. Allora non è vero che grande donna grande danno. La storia cambia: uomini = danno. È come un postulato matematico. Non si può spiegare, ma bisogna prenderlo per vero.
Arriviamo davanti al chiosco, dove Meg prende due granite, miracolosamente in meno di due minuti, ed ecco che come al solito spunta il caro e vecchio Jimmy con la sua bella appresso. Guardo Meg e passiamo oltre.
- ehi ! – grida lei come un’oca, perché poi è quello che è – stai attenta a non bere troppo, magari poi baci qualcun altro senza accorgertene! – e si mette a ridere. Dietro di lei, le sue amichette secche in un bikini che non contiene niente ridono a loro volta alla gran battuta della regina delle stupide. L’unico è Jimmy, che con una faccia da cane bastonato esprime quanto è afflitto per la situazione.
- ehi Radcliffe, stai attenta a come cammini, potresti inciampare e affogare di nuovo! – rispondo con un sorriso sarcastico continuando il nostro cammino, ma intanto sono troppo curiosa di vedere la sua faccia, mi volto ed eccola offesa a squadrarmi con sguardo truce. – ah, dimenticavo – mi fermo di nuovo – non c’è di che!
A quel punto vedo che anche Jimmy trattiene un sorriso. Finalmente fa qualcosa di buono. Ci andiamo a sedere sul bagnasciuga con le nostre granite e Meg mi batte il cinque. Nessuno riesce a mettere i piedi in testa a me. O almeno non si deve permettere. Ci passano di fianco le amichette che parlano a bassa voce tra loro. Mi giro e vedo che Diana con una faccia infuriata sta urlando con tutta sé stessa a Jimmy, gesticolando. Poi gli segno di smetterla e va a raggiungere le sue amiche. Spettegolano un po' tra loro poi le vedo spostarsi in branco. Stanno venendo verso di noi. E infatti si fermano proprio davanti a noi. Alzo lo sguardo con aria strafottente. Lei dà un ultimo sguardo scocciato a Jimmy poi mi guarda e quasi ho l’impressione che mi voglia sputare in faccia, tanto la sua mandibola è tirata in avanti.
- vorremmo che giocaste con noi a beach volley... – dice quasi risentita.
- perché? – chiedo perplessa.
- perché ci mancano delle giocatrici.
- guarda che Jimmy da là in fondo non ci sente, puoi anche smettere di fare la carina.
- ok. Allora tu gioca questa partita con me, poi decideremo se farla finita per una volta per tutte, e se lascerai in pace James.
- di solito queste sfide si fanno quando si gioca una contro l’altra, lo sai? – le dico sconcertata. È stupida sul serio.
- ti sto chiedendo gentilmente di giocare con me e tu mi stai facendo perdere la pazienza, allora cosa ne dici? Continuerai ad avere paura di me?
- eh? Io paura di te? Ma anche no. Perché vuoi che giochi con te?
- mi mancano dei giocatori.
- quanti?
- tre...
- perfetto allora
- a domani allora – risponde lei portandosi via le amichette mute. Mi prudono le mani. Io la odio!








P(ubblicità).S: andate a leggere l'altra mia storia "patologie di convivenza" :PP

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Capitolo 10
*** there's no quiet in here ***


ciao a tutti! nuovo capitolo pronto e tutto per voi...
oggi non so cosa dirvi, a parte il solito e immancabile grazie per chi segue e legge anche solo per caso questa storia, GRAZIEEEE!!!
per altro niente, tanto lo so che non mi commenterete cattivoni u.u (scherzo xD)
BUONA LETTURA! ! ! ! ! !





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C. 7 
Say what you say, why won't you say now that you trust myself, won't you turn me down? And everytime that you held me, did I have to believe you? And there's no quiet in here. 

- Cassie tu ci devi raccontare qualcosa! – esclamiamo in coro io e Meg affacciate alla ringhiera del terrazzo, mentre la vediamo arrivare in strada. Lei si guarda intorno stranita.
- quassù! – urlo di nuovo perché ci senta. Alza la testa perplessa, ci vede e scoppia a ridere.
- apritemi invece di stare appollaiate come rapaci! – esclama lei. Beh, rapaci non è come dire oca. Le oche non mi piacciono, soprattutto se si chiamano Diana. Vado ad aprire e neanche il tempo di entrare che la trascino sul terrazzo.
- devi raccontarci tutto dall’inizio. – sentenzio facendola sedere sul gradino, vicino a noi.
- che cosa?
- come cosa? Sei uscita con Chase! – esclama Meg entusiasta.
- non è vero! Ci siamo solo incontrati...
- e cosa credi che cambi? – le chiedo sospettosa.
- ok, allora comincio dall’inizio....


Ero appena uscita per farmi un giro da sola e perlustrare questo posto, che tu reputi tanto odioso e schifoso, ma invece non è niente male. In ogni modo stavo camminando e in fondo alla strada ho incontrato Chase che usciva di casa e mi ha chiesto dove stavo andando, e io gli ho risposto che non ne avevo idea perché in realtà non conosco nessun posto di questo villaggio.
- ti scoccia se ti porto nel posto che preferisco? – mi ha chiesto, allora ovviamente gli ho detto di sì. Allora ha preso la moto e mi ha portato in un vicolo dove c’era una casetta, e all’inizio mi è venuto da ridere, allora mi ha guardata storto e subito è arrossito. – no scusa, non pensare male, non voglio far niente di losco – mi ha detto e mi è venuto da ridere ancora di più e lui era imbarazzatissimo.
- figurati non l’avevo neanche pensato... – gli ho detto io, dopo essermi ripresa – e questo quindi è il tuo posto preferito?
- certo, non sai che vista c’è da qui – mi ha risposto salendo sul muretto. Allora per curiosità sono salita anche io e ti giuro Ally, che se non l’hai mai visto ci devi correre, perché si vede tutto il mare e le navi che passano. Abbiamo parlato nel frattempo, della scuola, del mare, dei nostri desideri, di te...



- di chi? – chiedo perplessa.
- di te Allyson – risponde lei scuotendo la testa in disappunto – di come vai a scuola, di come ti conosco, di cose divertenti...
- ah – dico, ma perché Chase non ha colto l’attimo? Era con Cassie da solo, con davanti un panorama spettacolare, con nessuno a rompere le scatole, e cosa fa? Si mette a parlare di me? Che deficiente. Oh, ecco un altro soprannome da dare a Diana. Le mancava proprio questo.
- comunque ora abbiamo una questione da risolvere – irrompe nei miei pensieri Meg. – la qui presente Allyson ci ha obbligate a giocare con la fidanzata di Jimmy a pallavolo.
- non l’avrei mai fatto se quella deficiente non mi avesse insultato... – rispondo con un sorriso stampato in faccia. Deficiente è un soprannome perfetto!
- ah sì? Ma allora stasera dobbiamo assolutamente allenarci, faremo schifo ora come ora, non giochiamo da prima che finisse la scuola... – risponde Cassie, come una maestrina.
- col cavolo! Stasera ho prenotato i biglietti del cinema – dico impettita.
- che cinema? E che film? – chiede lei sospetta. In genere Film non ha gusti facili.
- Eclipse... e ci dobbiamo muovere se vogliamo arrivare in tempo... dobbiamo prendere il treno...
- perché qui non esiste un cinema? – chiede ridendo Meg.
- ovviamente no! – rispondo irritata io. Se non ci muoviamo arriviamo a metà film.
La fortuna è tutta dalla nostra parte questa sera, il treno è in orario, noi siamo in orario, il cinema è vuoto. Abbiamo una sala tutta per noi e per altre dieci persone. In città il cinema il giorno della prima di un film del genere è sold out e i biglietti bisogna prenotarli settimane prima. Ecco perché quando ho prenotato la tipa al telefono si è meravigliata. Dovevo prevedere anche questo. Dovrei chiedere a qualche mago qualche super potere. Stupita di me stessa alla fine del film non è ancora successo nessun evento spiacevole, nessun incontro, nessuna telefonata, nessuna minaccia. Strano penso mentre ci incamminiamo verso il treno con Cassie, stregata dal fascino di Emmett, e Meg innamorata più di Edward il vampiro che di George. Io sono indecisa su chi scegliere tra gli attori. Quando era uscito New Moon mi ero innamorata di Jacob, ma in questo episodio mi stava più simpatico Edward... ciò però non toglieva la sua straordinaria fighezza. Sì va bene, ho scelto anche io.





- ehi Allyson! Ti ho chiamata un sacco di volte, non mi hai mai risposto... – mi dice Leonard al telefono. Ma che brava che sono stata a rispondergli stavolta, complimenti Allyson! Avevo già progettato di seguire il piano di George che mi diceva di evitarlo sempre e comunque. L’avessi rispettato ora non dovrei inventarmi una scusa.
- ah sì, scusami... – dico senza neanche trovarla una scusa. – ho incontrato tuo fratello, è stato un po' contrariato dal fatto che tu mi abbia baciata, mi è sembrato offeso...
- e poi tu dici che dovrei seguirlo di più? Ma se combina solo guai... comunque speravo potessimo vederci un’altra volta, sai, ti devo ancora un gelato al pistacchio che non hai mai preso.
- mi ero ricordata di essere a dieta – improvviso diventando rossa in faccia. Menomale che non può vedermi. Si mette a ridere fortunatamente e tiro un sospiro di sollievo.
- allora ci possiamo vedere? Oppure hai dei sensi di colpa? Di solito non si sparisce in questo modo.
- nessun senso di colpa – rispondo ripensando a quel bacio. Faccio un sorrisetto stupido e ringrazio per la seconda volta che non possa vedermi. – pomeriggio c’è una partita di pallavolo femminile diciamo che mi hanno invitata a giocare... ti va di venire? – chiedo insicura.
- certo.




Ok, siamo un set vinto da noi e uno vinto da loro. Questo è il terzo e siamo 16 a 20 per loro. Sono al centro, e a me non piace per niente stare al centro. Davanti a me, sotto rete c’è l’amica di Diana, quella dell’autobus. Ci guardano tutti, le avversarie ridono e saltellano come sceme quando fanno punto e sbuffano quando lo facciamo noi, e in più le ragazze a bordo campo intralciano e strillano. Jimmy è accanto alla rete seduto con una faccia imbambolata, come se fosse una partita di tennis, con gli occhi fissi sulla palla e la testa che gira in funzione di quella.  Almeno Leonard e Chase sono più carini, stanno in piedi con le braccia incrociate, annoiati, battono le mani quando facciamo punto e sbuffano quando lo fanno loro. Sarah sembra l’unica partecipe. Lo sapevo che non era una buona idea giocare con Diana. Sospiro. Cassie batte e, sììììì, la palla finisce dritta in terra! Quindi tocca di nuovo a noi. Cassie alza, batte, guardo dove finisce la palla: la prende una alta bislunga  e la passa a quella davanti che la rilancia lontana nel nostro campo e nessuna di noi la prende. Diana mi guarda scocciata:
- potevi anche prenderla – commenta sistemandosi i capelli. Faccio finta di non sentirla e ci rimettiamo in posizione. Con una specie di miracolo riusciamo a rimontare e superiamo il punteggio a nostro vantaggio. Diana ora ha un sorriso da foto stampato in faccia e saltella contenta verso Jimmy.
- guarda che non abbiamo finito la partita! – la interrompo mentre gli salta addosso. Durante il corso della partita sarà la terza volta che faccio sempre lo stesso commento quando lei si avvicina a Jimmy. Lei mi guarda scocciata e sbuffando come una caffettiera e torna al suo posto con un passo da elefante. – brava – le dico sorridendo, mentre invece Meg scoppia a ridere. Mi viene in mente di un episodio a scuola: era la nostra prima lezione di ginnastica al liceo. Meg non stava ancora con George. Ci eravamo messi a giocare a pallavolo e George era capitato nella nostra squadra. I primi tempi non eravamo delle cime in quel gioco; Cassie era sempre annoiata e alzava le braccia solo quando si ritrovava la palla davanti alla faccia, io arrivavo sempre dopo che la palla cadeva sul campo e Meg non sapeva fare neanche una battuta. Era una di quelle partite smorte dove nessuna di noi tre aveva voglia di giocare, ma la prof era una fissata e se non avessimo giocato a pallavolo ci avrebbe fatto fare una lezione di aerobica. Toccava a Meg battere, dopo tanti lamenti si era decisa ad andare in posizione. Il problema era che la palla l’aveva lanciata troppo bassa ma con forza, quindi invece di andare nell’altro campo era finita dritta addosso al didietro di George, che subito si era arrabbiato. Meg era rossa in faccia dalla vergogna, mentre io e Cassie eravamo atterrate dal ridere.
Mi scappa una risata anche adesso. Siamo finalmente all’ultimo punto, se riusciamo a fare questo punto abbiamo anche vinto la partita. Meg è pronta alla battuta. Speriamo non la lanci addosso a qualcun altro. Lancia nell’altro campo, una dell’altra squadra la prende e la passa a quella sotto rete che cerca di mandarla nel nostro campo, ma Diana si butta a terra con una mossa poco scontata e riesce a mandarla ancora più indietro, dove c’è Cassie che prontamente la passa avanti. Davanti c’è l’amichetta dell’autobus, forse l’unica decente in questo stupido gioco che schiaccia nell’altro campo e la manda dritta sul campo. Abbiamo vinto sul serio! Rimango immobile al mio posto, non abituata a saltellare come le altre, intanto guardo Diana che corre di nuovo verso Jimmy e stavolta non ho scuse per allontanarli, quindi preferisco andarmene, dove c’è Sarah, stremata dal caldo seduta con le gambe avanti che si ostina ad applaudire.
- ma siete state bravissime! – esclama mentre Chase e Leonard fanno i complimenti a Meg e Cassie, corse da loro molto prima di me. Poi mi avvicino anche io e Leonard mi fa un sorriso. Oddio, gelato al pistacchio stammi lontano. Mi si avvicina con le braccia aperte aspettando un abbraccio, quindi alzo le spalle, mi sembra una cosa innocente abbracciarlo. Il problema sono le coordinate che prendo e “per sbaglio” mi dà un bacio sulle labbra.
- ehi Ally, guarda chi si sta avvicinando – mi dice Sarah salvandomi. Mi giro e vedo che Diana e Jimmy stanno venendo verso di noi. Sogno o son desta?
- vi volevo ringraziare per avere giocato con noi – sorride lei. No, non è possibile. Ha forse sbagliato persona. Mi sta veramente ringraziando? – beh – continua vedendo che non rispondo – stasera c’è una festa al molo, vi vedremo là?
- sicuro – risponde prontamente Cassie. Sono ancora scioccata, non posso parlare, non mi esce la voce.
- guarda che faccia da scema che hai! – esclama Meg per prendermi in giro. Sì, sì. Prendi pure in giro, non sai ancora cosa ti aspetta stasera Megan Amy Lubbock. Ah!








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Capitolo 11
*** airplanes ***


CIAO A TUTTIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
come potete vedere dall'immagine di questo capitolo ci stiamo avvicinando mooooolto alla fine :(
non vi posso dire niente per non rovinarvi la sorpresa, dico solo che Ally dovrà decidere..... la mia è stata un'ardua scelta, mi ritengo responsabile di ogni conseguenza....
BUONA LETTURA!





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C.7 “Can we pretend that airplanes in the night sky are like shooting stars?”



- ci andrai vero alla festa al molo? – mi chiede Leonard mentre mi riaccompagna a casa.
- sì, se non andiamo là non credo ci saranno molti altri posti in cui andare... – commento. – ok, ecco, io abito qui
- ah, bene. Allora ci vediamo stasera – mi dice sorridendo, allora ne approfitto per muovermi ad entrare in casa. Salgo le scale in fretta lasciando forse un po' deluso Leonard, ma approfitto dell’assenza delle altre per fare la doccia per prima. Dopo tre  minuti sento già bussare alla porta.
- muoviti!
- non finire l’acqua calda!
Se fosse Cassie sotto la doccia darei il permesso di fare queste affermazioni, ma ci sono solo da tre minuti! In ogni modo mi sbrigo e appena uscita dal bagno assisto alla lotta tra Cassie e Meg.
- dai! Io sono più veloce di te! – urla Meg trattenendola per la braccia.
- e a me scappa la cacca! – esclama Cassie, decisa a entrare in bagno e a tirare Meg. Le lascio ai loro litigi e vado ad aprire la porta a Sarah, con una busta gigante.
- cosa c’è là dentro? – chiedo curiosa.
- vestiti! – esclama svuotando la busta sul letto.
- pensavo fosse un vestito solo non... 10! – dico spandendoli sul letto. Di tutti i colori e di tutti i generi. Sarah sta bramando qualcosa.
- visto che tra un po' di tempo non potrò più metterli... provo almeno a obbligarti a metterne uno stasera – commenta alzando le spalle. Mi giro all’istante verso di lei a bocca aperta e con gli occhi sgranati. Mi sorride.
- hai parlato con Austin?
- no, ma qualunque cosa mi dica io la decisione l’ho presa.
- ah – è l’unica cosa che riesco a dire. Complimenti a me stessa. – beh allora guardiamo un po' questi vestiti...




Il molo non è più il solito posto in cui vado quando voglio pensare. La gente è sia sulla spiaggia, sia sul pontile, sia sulla strada. Per qualcuno sarà un problema raggiungerci. Ci sediamo ai tavoli e mi guardo intorno. È proprio pieno. C’è anche il palco, che mi fa ripensare a Leonard. Sospiro. È un po' di tempo che anche lui passa spesso per i pensieri, ma non so perché non voglio che succeda niente. Non so perché questo effetto, ma vorrei non averlo mai conosciuto.
- cos’era quel sospiro? – mi chiede Meg.
- niente... – mi affretto a rispondere. Poi abbasso lo sguardo. Non posso credere di aver scelto sul serio il vestito blu che avevo messo l’anno scorso con Jimmy. Mi voglio proprio male. Chase ci raggiunge. Anche lui è strano, ha una faccia sconvolta.
- che hai? – gli chiede subito Cassie, a cui non sfugge niente.
- niente – risponde in fretta lui.
- ed ecco il secondo niente... – commenta Sarah. Oggi sembra in vena di felicità. Mentre io mi sento così triste senza motivo.
- Ally, verresti un attimo con me? Ti devo parlare... – mi dice alla fine Chase. Lo guardo perplessa, vedo che c’è qualcosa che non va. Lo seguo tra il curioso e il serio. Sento lo sguardo lacerante di Cassie. Mi porta in riva al mare.
- volevo dirti che non sono più sicuro che io...
- prima di dire qualcosa che non vorrebbe sentire nessuno dei due... – lo interrompo – vorrei farti notare che c’è una persona che ci tiene tanto...
- cosa?
- pensavo l’avessi capito subito.
- non ti seguo...
- tu cosa volevi dirmi scusa? – chiedo allora in disappunto.
- beh ci ho pensato tanto, e mi sono accorto che io e te siamo molto amici... – lo guardo preoccupata – insomma, forse mi piace Cassie! – dice tutto d’un fiato e allora è il momento di tirare un sospiro di sollievo.
- dici sul serio?
- non lo so. Io so di te e Jimmy, e ho visto com’è andata a finire, e non vorrei fare la vostra stessa fine... sei arrabbiata?
- ma scherzi?! Sono la persona più felice del mondo!
- perché? Cassie ti ha parlato di me in quel senso?
- no scemo! – esclamo dandogli un pugno sulla spalla – ma si vede lontano un miglio che vi piacete e solo voi due non l’avete capito! E perché allora hai chiamato me? Devi correre a parlare con lei!
- ma mi sembra brutto, ora sto parlando con te, poi è il suo turno... si può organizzare qualcosa di migliore?
- vai forse a prendere la moto? Ah, e comunque devi andare a farmi quel favore – gli chiedo facendogli la linguaccia – ma mi avete preso tutti per un’agente matrimoniale? – chiedo retorica mentre torno al tavolo. Cassie ha uno sguardo assassino.
- cosa voleva dirti Chase? – mi chiede Sarah per calmare le acque.
- niente di importante – rispondo sorridendo. Quanto mi piace tenere dei segreti!
- oh certo! Per te non è mai niente di importante, neanche ti accorgi di quello che fai passare agli altri, ma almeno ne vai sicura – dice seccata Cassie sbuffando. Faccio finta di niente, prima o poi mi ringrazierà – comunque dov’è andato adesso lui?
- si è scordato una cosa a casa ed è andato a prenderla... – commento distratta da altro. Sul palco sta salendo Leonard con la sua band. Si sistemano e poi la ragazza, di cui non ho mai saputo neanche il nome inizia a cantare una canzone di Pink. Quando suona, Leonard emana tutto il suo fascino e io non smetto di guardarlo. È come quando in un film parte la colonna sonora, e non si sente niente, né una voce né un rumore. Solo la canzone. Mi sembra lo stesso momento. Intorno a me Meg parla con Sarah ridendo, Cassie mi tiene il broncio, ma sembra che non esistano sul serio, che siano solo una proiezione di un film. Poi finalmente Leonard mi guarda e sorride e continua a suonare, e allora io sorrido a mia volta, e chissà che faccia da idiota che mi è saltata fuori. Finisce la canzone e il mondo torna a girare. Penso a quanto sia incoerente. Leonard mi piace, ma perché c’è qualcosa che non torna? E ora come al solito lui sostituisce la ragazza al microfono.
- ero preoccupato che la persona a cui è dedicata la prossima canzone fosse a giocare a pallavolo, ma finalmente l’ho vista e mi sono tranquillizzato. Questa canzone è dedicata a te, Gelato al Pistacchio – dice ad alta voce al microfono. Oh mio dio! Stavolta l’hanno ascoltato tutti! Sono io! Io sono gelato al pistacchio! Ma questa canzone la conosco, ha un ritmo familiare. Parte a gran voce.
- Big black boots,  long brown hair,  she's so sweet with her get back stare. – canta Leonard. Non ci posso credere! È “are you gonna be my girl” dei Jet. Leonard è un pazzo! E continua - I know we, ain't got much to say, before I let you get away, yea! I said, are you gonna be my girl? – fatelo smettere vi prego! Questa è la dichiarazione d’amore più bizzarra che io abbia mai sentito. Come si fa a chiedere di diventare la propria ragazza cantandolo? È un genio. Mi copro la faccia con le mani mentre Sarah ride con tutta sé stessa e quasi piange dalle risate. Anche Meg è lì che ride, ma aspetta a ridere mia cara. Non vedo cosa ci sia poi di così divertente. So solo che domani mattina ci saranno commenti inutile su “love at the sea”. Comunque nel frattempo ci pensa la divina provvidenza a salvarmi dal sotterrarmi. Qualcuno bussa alla spalla di Meg e lei si gira di scatto incuriosita da chi possa essere. Quando lo vede si mette le mani al petto spaventata. È George! Sono un genio! Un mito! La migliore! Lui sorride divertito.
- ma come? Non mi riconosci? – chiede retorico a Meg, che è ancora imbambolata a guardarlo.
- cosa cavolo ci fai qui?! – esclama scossa. Dietro di lui c’è Chase, che ha compiuto il suo lavoro. È andato a prendere George in stazione e l’ha portato di corsa. È tutto perfetto, se non fosse perché tra poco Leonard scenderà dal palco e io sarò così imbarazzata che minimo scapperò dalla vergogna. A un certo punto Sarah mi fa cenno e c’è Austin lontano, che beve da solo con aria sconsolata.
- posso andarci a parlare? – mi chiede.
- se torni come l’altra volta te lo puoi scordare. Io ti tengo d’occhio... – le dico. Si allontana anche lei, allora ne approfitto per svignarmela, visto che George e Meg sono abbracciati e Chase e Cassie sono spariti per chissà dove a fare chissà cosa. Faccio un giro per il molo aspettando che Leonard finisca di suonare. Intanto vedo Jimmy e Diana litigare, e quasi mi riempio di gioia, sempre senza sapere il motivo. Qua gatta ci cova, avrebbe detto mio padre. Mi fermo un attimo e rimango impalata a guardarli litigare finché la musica non smette.
- cosa stai facendo? – mi chiede una voce proveniente da dietro di me. Mi giro triste, la riconosco quella voce. È quella che ha appena smesso di fare un concerto. Leonard è davanti a me che mi sorride.
- un giro, sono tutti impegnati...
- io ho appena smesso.
- ho sentito... – commento.
- allora? Come suono?
- bene devo dire, e anche molto espressivo...
- quindi?
- quindi non lo so, tu mi piaci tanto, ma non posso dirti di sì. Non si può costruire un rapporto sulla lontananza. – la tristezza sul suo volto mi farebbe dare tanti calci, tutti indirizzati a me stessa.
- quindi no.
- scusami – dico e me ne vado. Non posso tollerarlo un secondo di più. Io mi sto comportando esattamente come un’insensibile. Allora non è vero che Leonard mi piace. Se gli ho detto quelle parole orribili e lui ha fatto bene a offendersi. Mi vado a sedere sotto al pontile, sicura che non ci sia nessuno. Ma presto un rumore mi fa sussultare. Qualcuno prende a calci una bottiglia di vetro vuota.
- scusa, pensavo non ci fosse nessuno – dice. Mi volto a guardarlo. Mi sembra di sognare. È Jimmy! Proprio una dietro l’altra mi devono capitare le cose. – ah, sei tu.
- sì – annuisco tenendomi ancora più strette le ginocchia al petto.
- posso? – mi chiede indicando il posto vicino a me. Annuisco senza parlare e si siede vicino a me. – a cosa pensavi?
- a queste vacanze, e che mancano dieci giorni perché finiscano e non ho ancora trovato un giorno in cui sono stata felice di essere qui.
- io e Diana abbiamo litigato. Stavolta sul serio.
- perché avete litigato? – chiedo, arresa.
- per te. – dice senza problemi, come se fosse una cosa naturale litigare per me – Io le ho chiesto se poteva smettere di avercela con te perché in realtà tu non le hai fatto niente, lei allora si è arrabbiata e mi ha detto che io sono ancora innamorato di te, perché tengo ancora le tue e-mail, perché ti difendo, perché picchio Julian dopo che ti ha baciata, e... no va beh...
- cosa stavi per dire?
- e perché mi hanno preso all’università nella tua città.
- stai scherzando? – chiedo impressionata. Il mio cuore ha fatto un tuffo e non so se si è ancora ripreso.
- ha detto che non vuole più vedermi se prendo l’aereo.
- ha ragione. Perché non me l’hai detto subito? Tu andrai a Princeton? – chiedo non credendo alle mie orecchie. Lui annuisce e allora non credo neanche ai miei occhi. Mi metto una mano tra i capelli, nervosa. – e ora cosa pensi che dovrei dirti?
- chiedermi se lo faccio per te per esempio... – mi dice serio. Inspiro, espiro, inspiro di nuovo.
- lo fai per me davvero? – chiedo serrando la mascella e stringendo così tanto il labbro tra i denti che comincia a sanguinare. Lui annuisce di nuovo. Chiudo gli occhi disperata. Realizzo che è quello che aspetto da tutta l’estate – io mi sono morsa – dico toccandomi il labbro e vedendo che esce sangue.
- fa vedere – mi dice avvicinandosi a me. Alzo la testa mostrandogli con il dito il punto in cui mi sono “accidentalmente” morsa e mi metto a guardare in alto verso il cielo, per evitare di guardarlo. – eh sì. È proprio una ferita profonda, ti ci vorrebbero dei punti...
- stai scherzando! – esclamo guardandolo scioccata. Lui si mette a ridere.
- conosco il rimedio migliore del mondo!
- muoviti allora! – dico seccata, sull’orlo del dissanguamento. Lui prende e mi bacia. Ma cosa fa?! Gli sembra il momento migliore? E dov’è sto benedetto rimedio? ....... ma cosa sto facendo io? Jimmy mi sta baciando. Jimmy mi sta baciando! JIMMY MI STA BACIANDO!
– Jimmy mi sta baciando – commento ad alta voce. Ormai non mi stupisco più di me stessa. Si può essere così imbranati?
- lo so – dice ridendo.

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Capitolo 13
*** before it's too late ***













Ok. Immagino che ora vi aspettiate uno stornello e un altro strambo giorno da descrivere. Invece no. Mi sono chiusa in silenzio stampa dopo quel bacio. Ovviamente dopo averlo raccontato a mezzo mondo. Come è andata a finire poi? Come era da copione, il giorno dopo al bacio è uscita in prima pagina su www.loveatthesea.net come notizia la foto in cui io e Jimmy eravamo seduti vicini a parlare. I commenti sotto erano di qualsiasi genere, sia positivi che negativi. Mai cattivi quanto quelli di una certa “blonde princess”. Qualcosa mi dice che Diana centrava in qualche modo. Comunque visto che loro si sono lasciati ne ho approfittato per bene per mettere il dito tra i due (di solito si dice tra moglie e marito non mettere il dito, io invece l’ho fatto) e ho deciso di tornare con Jimmy. Era ora che ammettessi che alla fine c’era un unico motivo per cui ero tornata in vacanza nello stesso posto, ed era ora che la smettessi di prendere in giro anche me stessa. Per quanto riguarda i vari pretendenti, probabilmente non erano molto pretendenti, perché non hanno fatto molto per sparire dalla circolazione. Julian è ancora il migliore amico di Jimmy, e probabilmente ora come ora è in spiaggia con Diana, che per fare ingelosire Jimmy ha cominciato a uscire con lui. Leonard continua a suonare, ma penso che ora eviti di fare dichiarazione d’amore attraverso canzoni, prima di assicurarsi che possa funzionare veramente con una ragazza. Suo fratello Zack gli dà la colpa di non essere stato abbastanza persuasivo.
Poi anche George e Meg hanno raggiunto la loro completa felicità, stabilendo un nuovo record da guinness: tre settimane passate lontani uno dall’altro. Quella sera Meg non è tornata a casa con noi. Beh, in realtà neanche io sono tornata a casa con loro, forse ho fatto un po' più tardi. Ma passiamo a Cassie, e la sua confessione lunga un sms di sette pagine in cui aveva preferito dirmi per telefono che ce l’aveva con me perché ero amica di Chase e non le avevo mai chiesto se lui le piaceva sul serio. La mia risposta immaginerete tutti come sarà stata “sei una testa di legno!!”. Tutto ovviamente per sms.
Vi chiederete anche cosa è successo tra Sarah e Austin, che si erano messi a parlare pacificamente. Beh, poco dopo la discussione è sfociata in un litigio e lei se n’è andata arrabbiata. Il giorno dopo io, Cassie e Meg ci siamo vendicate facendo uno scherzo innocente al nostro caro barista di fiducia. Abbiamo ordinato un frappé e questo accidentalmente è finito sulla sua maglia. E sulla sua faccia. Anche quello accidentalmente. Ora sto tornando a casa, da sola, sull’autobus che mi porterà in stazione. Da sola, con la mia musica dell’i pod. Stavolta l’ho anche caricato. Tutto come all’inizio. Prima non volevo andarmene da Princeton, ora non vorrei andarmene da qua. L’unica consolazione è che Jimmy mi raggiungerà tra due settimane. E Cassie e Meg sono già lì ad aspettarmi, ma mi mancherà Sarah e il pancione che vedrò trasformato in un piccolo Austin a breve. Però so che potrò andarli a trovare. Sì loro tre. Perché Austin dopo il frappé, al pistacchio (per ricordarmi quanto sono stronza), è tornato da Sarah e non andrà da nessuna parte a studiare. Ora il sole mi sta accecando, è ora di andare. Accendo l’i pod carico in modalità random e vi salutano anche i Goo Goo Dolls:



Hold on before it’s too late
Until we leave this behind
Don’t fall just be who you are
Its all that we need in our life
Its all that I need in my life.


Allyson.



Note di Is_my_life:
ecco l'atteso epilogo!!! so che è corto e sommativo, ma non volevo che la storia si complicasse ancora di più e poi non riesco mai a scrivere storie lunghissime perché sennò non trovo mai un finale adatto :(
mi dispiace che sia il finale sia diverso da come ve lo aspettavate ma Ally è una romanticona eeeeeeehhhh beh.
perciò vista la mia profonda depressione dovuta alla fine di questa storia, ho già pensato al seguito :DDDDDD che pubblicherò brevemente come serie...
perciò... A PRESTISSIMO!!!!
PS: non scordatevi di andare a leggere la mia altra storia "Patologie di Convivenza" sulla mia pagina

Ciaooooooo da Is_my_life

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