Una visita a Narni

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per me una Margherita! ***
Capitolo 2: *** New Entries ***
Capitolo 3: *** Visita tra i parchi londinesi ***
Capitolo 4: *** Mentre infuriava la bufera ***
Capitolo 5: *** Welcome to the Dark Side ***
Capitolo 6: *** Tipregonondirenulla ***
Capitolo 7: *** Insieme ***
Capitolo 8: *** No need to say Goodbye ***
Capitolo 9: *** Tour ***
Capitolo 10: *** Scambio Culturale ***
Capitolo 11: *** Destinations ***
Capitolo 12: *** Roma ***
Capitolo 13: *** (L'ovvia) Rivelazione ***
Capitolo 14: *** Narni ***
Capitolo 15: *** Il lupo perde il pelo ma non il vizio ***
Capitolo 16: *** Consequences ***
Capitolo 17: *** The sweetest sadness in your eyes ***



Capitolo 1
*** Per me una Margherita! ***


Avevo conosciuto Skandar durante una vacanza a Londra fatta con alcuni amici d'infanzia.
Tutti sognavamo di visitare la capitale inglese prima o poi e questo finalmente avvenne nell'estate del 2011 quando diventammo tutti maggiorenni.
Quindi senza "l'ipaccio" dei genitori partimmo per il nostro primo viaggio fuori dall'Italia per cominciare le esperienze con la E maiuscola.
I miai compagni di viaggio si chiamavano: Giulia, Francesco e Andrea. Ci volevamo un gran bene, eravamo praticamente cresciuti insieme.
Prenotammo un volo low cost, una camera in un ostello (non avevamo nè molti soldi da spendere, nè molto tempo da passare in albergo) e partimmo alla volta della Gran Bretagna
Fu un vero trauma passare dall'Italia soffocata dal caldo del 30 Giugno all'inghilterra grigia del medesimo giorno. Comunque non ci perdemmo d'animo, sapevamo quello che ci aspettava.
Difficile fu anche trovare l'ostello. A quanto pare nessuno a Londra, nemmeno l'autista del taxi, sapeva dove fosse Redhat Street e riusccimmo a trovarla per puro caso. Infatti Giulia
cercando un cestino per l'immondizia si trovò proprio davanti ad un piccolo cartello rosso, con la scritta bianca che diceva appunto 'Redhat Street'.
Esausti dal lungo viaggio e intirizziti dal vento ci diriggemmo immediatamente dentro il piccolo vicolo che, a quanto pare ospitava il nostro ostello. 
Certo visto da fuori non era per niente invitante, infatti era un edificio vecchio e annerito dallo smog, con una porta rossa che si notava particolarmente a
causa del colore scuro del palazzo.
Allora suonammo il campanello e ci venne ad aprire una signora molto distinta, con i capelli di un bianco candido e un tallieur rosa confetto. Sembrava totalmente fuori posto.
Fortunatamente la prenotazione era riuscita e quindi riuscimmo a entrare nella nostra stanza abbastanza velocemente.
-Non è un granchè, ma pensiamo al fatto che siamo a Londra ragazzi, finalmente!- disse Francesco
-Già, L O N D R A- ribbattei io battendo le mani e saltellando.
-Bè che cosa state aspettando? Giulia, Andrea, alzatevi da queli letti, sciacquatevi la faccia. La nostra avventura può finalmente comunciare!- Li incitò Francesco, ancora
Quelli fecero come il ragazzo gli aveva consigliato e nel giro della mezzora fummo dinuovo per strada.
Per nostra fortuna l'ostello si trovava in una posizione alquanto centrale, e non dovemmo spendere molto in mezzi pubblici.
La nostra prima tappa furono Il Parlamento e il Big Bang, un classico. Insieme all'immancabile giro sul London Eye.
Le strade di Londra erano sfavillati, le vetrine dei negozi addobbate magnificamente e nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere così
tante etnie diverse che convivevano tranquillamente tra di loro. Anche di Italiani ce n'erano moltissimi, soprattutto nelle pizzerie e nei ristoranti.
-Guardate lì, quello non è un negozio di Abercrombie and Fitch?!- Disse Giulia
-Dalla fila che c'è fuori, credo proprio di si- rispose Andrea
-Peccato! Volevo vedere con i miei occhi la leggendaria bellezza di commessi, ma non ho intenzione di passare due ore in fila per questo- affermai io.
Quindi, visto che ormai si era fatto abbastanza tardi, decidemmo di mangiare in una piccola pizzeria e di tornare all'ostello in modo che il mattino dopo ci 
saremmo potuti svegliare di buon'ora.
-Il nome di quel locale mi sembra invitante- fece notare Francesco
-That's Amore?- gli fece eco Andrea
-Andiamo dove volte, io e Giulia abbiamo una fame che mangeremmo qualsiasi cosa-
Il locale era carino davvero. Le pareti erano di un bianco sporco e nella sala i tavoli erano distribuiti qua e là. C'erano tovagle a quadratini rossi e bianchi e panche addossate al muro, per far sistemare le comitive
più numerose.
Noi eravamo solo in quttro, quindi optammo per i tavolini quadrati.
Guardammo i menù molto ricchi ma poi tutti in coro dicemmo -Per me una Margherita!-
Seguito da una piccola risata.
Il locale stava cominciando a riempirsi ed erano solamente le 8 di sera.
Tra le tante persone che entravano, Andrea mi fece notare un ragazzo accompagnato da qualche amico. 
-Hey, ma quello non è ...aspetta non ricordo il nome. Quell'attore Libanese di Narnia- 
Era alto circa 1.70, aveva i capelli neri e degli splendidi occhi scuri.
Appena lo vidi lo riconobbi, era Skandar Keynes. Meglio conosciuto come Re Edmund il Giusto ne "Le cronache di Narnia".
All'inizo però ebbi anche qualche dubbio. Infatti quando entrò solamente noi ci rendemmo conto di chi era veramente. Non era seguito da fotografi o ragazzine urlanti, come sarebbe successo per tanti altri attori inglesi.
Dopo aver girato i film aveva sempre mantenuto una certa discrezione, era rimasto un comune ragazzo inglese di 19 anni. Questo me lo fece apprezzare ancora di più.
Infatti mi era sempre piaciuto sia fisicamente che dal punto di vista recitativo. 
Tutti e quattro rimanemmo sbigottiti per qualche minuto, indecisi tra chiedergli l'autografo o rimanere tranquilli al nostro tavolo.
Devidemmo per la seconda, anche per evitare l'imbarazzo sia nostro che suo. Al limite gliel'avremmo chiesto più tardi, se l'avessimo rivisto una volta uscito dal locale.
Però io provvidi a scattargli, molto discretamente, una foto con la mia Nikon D3000. Si, ci tengo a dirlo perchè vado molto orgogliosa della mia macchina fotografica u_u

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Capitolo 2
*** New Entries ***


- Ma che diavolo...?-
Daltronde non era mai successo che riuscissi a mangiare qualcosa senza che almeno un quarto di quello che stavo ingurgitando mi si riversasse sulla maglietta o sui pantaloni.
Infatti anche quella volta non mi smentii. Una quantità considerevole di succo di pomodoro si era staccata dal trancio di pizza e aveva macchiato la mia T-Shirt gialla.
Andrea, incredulo, disse: -Hai veramente 18 anni? Secondo me ti servirebbe un bavaglino appeso al collo mentre mangi...-
Francesco e Giulia si unirono al suo rimprovero sghignazzando.
-AH AH AH, molto divertente. Però ricorda bene: ride bene chi ride ultimo. Vediamo se la tua maglietta riuscirà ad uscire indenne dal ristorante- ribbattei io con tono di sfida.
Poi aggiunsi - Comunque devo andare in bagno a tentare di far venire vi la macchia-
-Pensi di riparare al danno con l'Amuchina?-
-Tu non sai quante cose si possono pulire con una saponetta e l'abilità nello strofinare- conclusi decisa
Così mi alzai e andai dritta verso il bagno delle signore che era a circa 2 metri dal nostro tavolo, tentando di nascondere la macchia abnorme.
Il lavoro non fu così duro, aggiungendo un pò di olio di gomito la macchia venne lavata via facilmente. Era succo di pomodoro dopotutto, non petrolio raffinato!
Così, orgogliosa del mio lavoro, con la testa bassa a fissare la maglietta candida, tornai al tavolo ...ehm si... dei miei amici.
Mi sedetti alla sedia e "urlai" al ragazzo seduto difronte a me (Andrea) -TADAAAAAAAAAAAAAAAN!-
Quando mi resi conto che il ragazzo difronte a me non aveva i capelli biondi e gli occhi verdi come il mio amico d'infanzia, ma capelli neri e occhi castani che mi guardavano anche con un misto di incredulità e curiosità, il danno era già fatto e oltre ai ragazzi di quel tavaolo, tutto il ristorante mi fissava.
Tenendo la testa bassa non mi ero accorta che avevo superato il tavolo della mia compagnia, andandomi a sedere due posti più in là, ovvero al tavolo di Skandar Keynes e dei suoi amici. Il ragazzo mancante si era probabilmente allontanato un attimo.
Nemmeno a dirlo Giulia, Andrea e Francesco mi guardavano scioccati, credendo che in bagno avessi sbattuto la testa contro qualche mensola.
Io non avevo idea di cosa fare per riparare alla figuraccia, così lasciai l'orlo della T-shirt e feci la prima cosa che mi venne in mente: - *Ciao! Tu non sei Skandar Keynes? Ti ho visto dal tavolo laggiù e volevo chiederti una foto e un autografo- dissi con la voce tremante per l'imbarazzo.
-Oh, certo!- Fece lui con un fantastico sorriso stampato sulle labbra.
Così tornai al mio tavolo per prelevare dalla borsa un block notes e un pennarello. Portai anche la Nikon per scattare la foto.
Un suo amico scattò la foto e mi fece l'autografo con dedica. Dopo averlo ringraziato con un gran sorriso me ne tornai al mio (vero) tavolo ancora paonazza per l'imbarazzo/agitazione.
I miei amici mi fissarono senza dire nulla per un minuto buono, poi sottovoce cominciarono 
-Che cosa ti ha detto?- disse Francesco
-E' così carino anche da vicino?!- proseguì Giulia
-Ma almeno la maglietta era davvero pulita? xD- si arrischiò Andrea.
Dopodichè scoppiai in una risata e gli dissi semplicemente che era stato molto carino e disponibile. 
-Ha degli occhi veramente assurdi. Quando mi ha fissato all'inizio ho perso un pò il senso dell'orientamento. Andre, la maglietta è perfetta, la saponetta ha funzionato alla grande! Piuttosto, la TUA di maglietta com'è messa? Ci sono macchie di pomodoro, spruzzi di coca cola o cose simili?-
-Bè no, io riesco ancora a portare (senza incidenti) il cibo dal piatto alla bocca- 
-Complimenti vivissimi u.u -
-Anche io voglio la foto con Skandar però. Non mi sembra giusto che solo tu l'abbia avuta- disse Giulia.
-Ok! Ma non mi sembra carino disturbarlo adesso (dinuovo), mentre mangia. Vediamo se riusciremo a beccarlo fuori, all'uscita del ristorante- tagliai corto.
 
Una volta finita la pizza e mangiato il dessert (senza altri intoppi) pagammo il conto alla cassa e uscimmo. Giulia aveva insistito ad aspettare l'attore e così rimanemmo fuori non più di 10 minuti ad aspettare che, insieme ai suoi, pagasse e uscisse.
Appena varcata la soglia, la mia amica gli si avvicinò immediatamente trascinandomi con se (visto che avevo la macchina fotografica al collo) per scattare la foto.
Skandar riconobbe me e mi sorrise.
-Ciao Skandar!- dissi
-Ciao!- rispose lui.
-Perdonami per prima ma non mi ero resa conto di aver sbagliato tavolo-
-AHAHAHAH, devo ammettere che è stata una scena divertente, vedrò di trovare in me la forza di perdonarti xD-
-Comunque io mi chiamo Alessandra- mi presentai
-Piacere, Skandar- E ci stringemmo la mano.
-E io sono Giulia!- Completò la mia amica.
Poi anche Andrea e Francesco si avvicinarono e Skandar ci presentò anche il resto della sua compagnia.
Erano tutti dei ragazzi normali, dopotutto. Anche dopo l'ascesa del loro amico avevano continuato a trattarlo come al solito. Probabilmente avevano mostrato un certo interesse per Anna Popplewell, ma nulla di più.
I ragazzi si chiamavano Frank, Darry e Brian. Facemmo amicizia immediatamente. Eravamo ragazzi della stessa età dopotutto e poi avevamo qualcosa in comune.
Gli dicemmo che eravamo arrivati a Londra il giorno stesso e che ci restavano esattamente 30 giorni per visitare Londra e i suoi dintorni.
Furono anche così gentili da proporsi come guide e noi accettammo con piacere.
 
*Ovviamente i dialoghi con Skandar e i suoi amici si svolgono in inglese, mentre quelli tra Alessandra, Giulia, Francesco e Andrea si svolgono in italiano :D

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Capitolo 3
*** Visita tra i parchi londinesi ***


Dopo lo strano incontro io, Giulia, Francesco e Andrea ci diriggemmo in albergo, entusiasti per la serata e per il giorno successivo.
Ci eravamo messi d'accordo con gli altri ragazzi: alle 9 della mattina dopo ci saremmo incontrati davanti al That's amore e da lì avremmo cominciato il nostro giro turistico con le nostre guide esperte.
Quindi dopo aver salutato Mrs. Hope (la signora dal talleur rosa confetto) salimmo nella nostra camera e dopo una doccia veloce andammo al letto.
Io ancora non riuscivo a capacitarmi di quello che fosse successo. Voglio dire, incontrare delle persone famose a Londra deve essere molto facile. Ma non pensavo davvero che ci fossero persone che hanno fatto milioni di sterline di incassi, e che sono ancora così umili e disponibili. Poi diciamocela tutta, Skandar è davvero un bellissimo ragazzo, non mi sarebbe affatto dispiaciuto conoscerlo meglio.
La mattina del nostro secondo giorno a Londra finalmente arrivò e ci preparammo per l'escursione.
Uscimmo dall'ostello alle 8.30 circa e ci diriggemmo, senza alcuna difficoltà, al ristorante della sera prima.
Ancora non c'era nessuno dei 4 ragazzi e ne approfittai per fare qualche foto in giro. Infatti il ristorante si trovava affianco ad un piccolo giardinetto con una fontana zampillante; avvicinandomi notai anche i pesci rossi e dorati che vi abitavano dentro. La varietà di alberi presenti era considervole e la luce che filtrava attraverso le foglie molto rilassante.
Quando ritornai alla porta del ristorante, dove stavano aspettando gli altri, notai che erano arrivati Brian, Darry e Skandar. Frank non c'era.
Ci salutammo tutti calorosamente e quando Francesco chiese a Darry dove fosse Frank, lui rispose che probabilmente non ce l'aveva fatta ad alzarsi ma che ci avrebbe raggiunti.
Allora Skandar disse: - Oggi si proseptta una giornata fantastica, non mi sembra il caso di rinchiuderci al chiuso, che ne dite di fare un giro per i parchi? Alessandra, ho notato che ti piacciono molto-
-Oh, ehm, si. Bè mi piace la natura in generale. Perciò anche nella savana africana io mi troverei a mio agio-
-Vada per i parchi allora! Da dove cominciamo?- disse Francesco
-Io direi di cominciare dall' Hyde Park- disse Brian
Ci incamminammo verso il parco e passammo per le strade notammo come tutti i negozi fossero già tutti aperti.
Il cancello d'ingresso del parco era davvero fantastico. C'erano 3 entrate (di cui la centrale più grande) sorrette da colonne doriche  che gli davano un'aria classicheggiante.
Il parco in se, poi, era la meraviglia delle meraviglie. Non ne avevo mai visto uno così grande e così pulito. In Inghilterra quasi tutti hanno rispetto per certe cose, e una di queste è di sicuro la natura.
Il sole era completamente spuntato e cominciava a fare davvero caldo. Sotto l'ombra degli alberi si stava molto bene, ma non riuscivo a stare ferma e tranquilla. Dovevo cercare, vedere, fotografare.
-Hey Ale, stai calma!- mi disse Giulia
-Calma? Ma non vedi che siamo in una specie di paradiso terrestre? Come faccio a stare calma?-
Skandar, che probabilmente aveva afferrato l'osservazione di Giulia disse -Venite, questo sicuramente vi piacerà- e ci condusse infondo al vialone principale per poi svoltare a sinistra. Ecco che davanti a noi due splendide fontane che ricandevano all'interno di quello che sembrava un laghetto tant'era grande. Ci avvicinammo tutti, meravigliati. Immergemmo le mani nell'acqua e ci bagnammo il collo per rinfrescarci. Sogno o son desta? Skandar si è appena leccato le labbra guardandomi? E io gli ho anche sorriso...!
Comunque il resto della giornata lo passammo tra St.James Park e Green Park, Regents Park e Primrose Hill, Kensington Gradens. 
Ci fermammo solo per fare uno spuntino al primo McDonald's sulla strada e poi proseguimmo nella nostra gita verde e immediatamente dopo pranzo anche Frank ci raggiunse 
Fu tutto fantastico. Dal tempo, ai luoghi, alle persone. Skandar, Brian, Darry e il ritardatario-Frank erano davvero esilaranti. E se ci si mettevano anche Andrea e Francesco la cosa diventava pericolosa perchè si rischiva di affogare a causa dell'acqua di traverso o di restare sotto un pullman rosso distraendosi per le loro battute.

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Capitolo 4
*** Mentre infuriava la bufera ***


Purtroppo non potemmo stare insieme con i ragazzi inglesi tutti i giorni del nostro soggiorno.
Infatti Darry e Brian facevano nuoto a livello agonistico e molto spesso di pomeriggio avevano gli allenamenti. Per questo con loro ci vedevamo più spesso prima di pranzo o magari qualche volta dopo cena. Anche se erano esausti, erano sempre disposti a portarci ad una festa dopo l'altra. A dire la verità ci imbucavamo di nascosto visto che erano per lo più private, organizzate in qualche villetta a schiera. 
Frank era una specie di pisolo con le lentiggini. Cioè la mattina si alzava, quando andava bene, per le 11 e poi era una specie di zombie per tutto il resto della giornata visto che dormire fino a tardi è bello, però dopo averlo fatto per 14 ore di fila non si riesce definitivamente ad uscire da quello stato semi-comatoso.
Infine Skandar. Lui aveva da tempo terminato di girare "Il viaggio del Veliero" ma a volte era impegnato con interviste, ospitate televisive o altro ancora. Però effettivamente era quello che c'era più spesso degli altri. 
Un pomeriggio particolarmente freddo e piovoso (in Inghilterra accade, anche d'estate) decidemmo di andare a prendere qualcosa da mangiare al 'Thake away' più vicino e di pranzare nella nostra camera, all'ostello. Eravamo da soli con Skandar, gli altri tre non c'erano per i motivi sopracitati.
Andrea gli chiese -Hey Skandar, non ne abbiamo mai parlato, ma com'è lavorare nel mondo del cinema?-
-Io mi sono sempre chiesta se sono tutti davvero così felici e sorridenti anche quando non sono sul tappeto rosso- disse Giulia.
-Bè molti credono che lavorare nel cinema o nel mondo dello spettacolo sia facile. Però comporta uno stress a cui sono sottoposti anche i bambini. Georgie, ad esempio, è cresciuta troppo in fretta. Ha solo 16 anni ed è stata paragonata ad Emma Watson che ne ha 5 in più di lei. Deve assecondare troppe aspettative e io stesso l'ho vista abbattersi qualche volta. La considero come una sorella e mi dispiace troppo vederla in quello stato. Finchè non si è davvero pronti non credo che si dovrebbe cominciare questo tipo di carriera-
-Tu credi di aver fatto bene a cominciare a recitare da piccolo?- chiesi io.
Lui mi guardò un attmo e rispose -No. Però non è esattamente la stessa cosa. Infatti io non mi sono mai fatto troppi problemi a proposito del mio aspetto o del mio comportamento. Ho sempre cercato di essere me stesso in modo da non diventare un secondo Robert Pattinson o chiunque altro abbia fatto la sua fine.
Ma perchè stiamo a parlare di quello che ho fatto io?- disse con un sorriso -ditemi un pò di voi!-
-Noi?- rispose Francesco -Nella nostra vita non c'è stato niente di eccitante fino ad una settimana fa, quando abbiamo conosciuto Londra.-
-Non ci credo! Siete 18enni avrete sicuramente combinato qualcosa...-
-Bè se propio vuoi saperlo...- Disse Giulia.
-No, ti prego...- dissi -Ska, non darle ascolto, racconta sempre questa sto...-
Ma non feci in tempo a completare la frase che Andrea mi zittì -Falle raccontare in pace!-
Quindi Giulia cominciò il suo affascinante aneddoto: -Avevamo all'incirca 15 anni ed eravamo in gita a San Marino. Non so se l'hai mai sentito nominare: è un piccolo staterello nei pressi dell'Emilia Romagnia. Sta di fatto che appena arrivati cominciarono ad accadere "una serie di sfortunati eventi".Il pullman bucò e Alessandra, una volta entrati in città, inciampò in mezzo alla strada e cadde rovinosamente a terra. Poi Francesco fece cadere due statuette di cristallo che vendevano in un negozio di souvenir (però fu così abile da mascherare il danno e uscimmo il più veloce possibile dal bazar xD), io mi bagnai i pantaloni per colpa di Andrea che "accidentalmete" rovesciò il bicchiere di coca cola sul tavolo. Hey ragazzi, ho detto tutto oppure ho dimenticato qualcosa?- disse lei sghignazzando, mentre tutti gli altri ragazzi trattenevano a stento le risate
-No hai detto tutto, Giulia, gra...- tentai di dire 
-Aspetta, hai scordato di dire dell'altra figuraccia di Ale x°°D- rispose Andrea
Giulia si battè una mano in fronte e disse: -Ma certo! Come avrei potuto dimenticarlo!? xD era circa l'una e ci eravamo sistemati in un localino per mangiare qualcosa. Prendemmo una bevanda gassata,  e dopo il primo sorso la nostra amica si lasciò andare in un rutto così forte che tutti le persone nel giro di 5 metri si girarono a guardarla xD-
Se a terra non ci fossero state le mattonelle, mi sarei volentieri scavata una fossa per non uscirne più. Infatti ormai nessuno, nemmeno Skandar, si dava pena di trattenerle, le risate.
-Si lo ammetto, nelle mie vene scorre il sangue di un vero scaricatore di porto!- 
Dopo di ciò continuammo a parlare a Skandar e a Frank, che nel frattempo era arrivato, delle nostre abitudini italiane. Della scuola e anche della cucina!
Eravamo però veramente esausti a causa della visita mattutina al Natural Hystory Museum e con la pancia piena decidemmo di metterci comodi sul divanetto e sui letti a castello per continuare a parlare un altro pò prima di uscire, almeno finchè il vento non si fosse calmato!
Così Giulia e Francesco si sistemarono nel letto di sopra, Andrea e Frank in quello di sotto e io e Skandar ci sistemammo sul divanetto. Si stava davvero comodi anche perchè nella stanza c'era un bel tepore che conciliava il sonno. Poi ho sempre trovato rilassante stare al calduccio mentre fuori infuria la bufera.
Strano ma vero, Giulia e Francesco si addormentarono quasi subito mentre Andrea e Frank discutevano di qualcosa che non riuscivo ad afferrare. Probabilmente parlavano della partita di football che c'era stata la sera prima e che lui non aveva potuto seguire. Non gliel'ho mai chiesto però.
Era un pò imbarazzante stare accanto a Skandar, però nello stesso tempo mi faceva piacere. Mi chiese se mi ero offesa prima, per le risate allo "sfortunato evento" ma gli dissi di stare tranquillo perchè tanto c'ero abituata.
-Meno male allora :D- rispose.
Sembrava che anche lui volesse appisolarsi un momento: stiracchiò le braccia verso l'alto e mise quello sinistro dietro la spalliera dov'ero seduta.
-Ti dispiace venire più vicino?- 
-Ehm, no figurati-
Mi avvicinai e poggiò la testa sulla mia spalla, mi irrigidii all'istante.
La alzò e disse -Scusami, mi poggio dall'altra parte-
-No no!- feci io, prendendogli il mento con un gesto involontario e voltandolo verso di me. -Non mi dispace affatto, è solo che non me l'aspettavo.-
Allora,un pò stupito, ritornò con un sorriso alla posizione precedente e non si mosse per un'ora buona (tranne per spostare il braccio dalla spalliera alle sue gambe). Anch'io mi appisolai con la testa poggiata alla sua.

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Capitolo 5
*** Welcome to the Dark Side ***


Il pisolino non fu una buona idea, visto che ci svegliammo veramente tardi. Erano le 18.00 quando tutti si svegliarono completamente e si sa, un sonnellino pomeridiano destabilizza alquanto :\
Comunque non ci perdemmo d'animo, infatti Darry aveva parlato a Frank di un'altra festa.
-Un'altra?!- dissi io.
-Bè perchè no? Non abbiamo niente di meglio da fare stasera. Prendere una boccata d'aria dopo cinque ore mi sembra plausibile, no?- rispose Frank.
-Ma se dobbiamo restare in un angolo a bere ponch, guardando gli altri che ballano, non mi sembra il caso. L'abbiamo già fatto troppe volte secondo me!- intervenì Giulia.
Skandar disse: -Non sarà mica la festa di Lisa, quella a cui vuoi portarci?!-
-Lisa...vediamo. Lei abita in Jupiter Road?-
-Esattamente. Perfetto. Io non vengo. Voi potete tranquillamente andarci, ma personalmente non ho intenzione di mettere piede in quella casa.- disse con un tono particolarmente deciso che mi fece trasalire
-E...come mai, Skandar?- disse Andrea che come al solito non riusciva a tenere chiuso il becco.
-E' complicato. Con Lisa i rapporti si sono chiusi da un pò di tempo e non certo per volontà sua-
-Ma allora...- tentò di continuare il mio amico ma lo interruppi dicendo -Bè se non vuoi andarci tu non capisco perchè dovremmo andarci noi visto che questa Lisa non la conosciamo proprio-
-Avete qualcosa di meglio da fare?- insistette Frank.
-No, ma qualcosa troveremo!-
-In effetti non possiamo uscire visto che fa ancora molto freddo. Dovremmo stare qui all'ostello. Tra le due opzioni io voto la festa. Dai ragazzi che cosa abbiamo da perdere?-  disse Francesco.
-Una serata che potrebbe essere meglio trascorsa in un cinema, ad esempio :\-
-Ma i film possiamo guardarli anche in Italia, Ale-
-Ragazzi , vi ripeto che se vuoi volete andare potete farlo senza problemi :D Non dimenticate che io avevo una vita prima di incontrarvi-
-Ah certo... Bè se non ti dispiace adesso dobbiamo prepararci- dissi io seccamente.
-Va bene. Allora a doma... ok, ci vediamo- 
E molto semplicemente se ne andò. Come biasimarlo, lui poteva divertirsi con molto altro, era abituato ai party dati dalle star del cinema. Una festicciola organizzata da una teenager lo avrebbe solo annoiato anche se in compagnia dei suoi amici.
Aspettate un attimo. Ma noi eravamo davvero amici? Lui ne aveva così tanti nella sua vita! >.>
Frank rimase, perchè era con la sua guida che saremmo potuti arrivare alla casa in questione. Non ci impiegammo molto, era a circa due Km dall'ostello e poi Frank non riusciva a staccare il piede dall'acceleratore o.o mentre Darry e Brian ci avrebbero raggiunto direttamente alla festa.
Bè non sono sicura che il termine "festa" sia appropriato. Infatti i ragazzi che erano lì progettavano solo di andare in coma etilico. Ovunque ti girassi c'erano bottiglie di birra e super alcolici, le ragazze erano non proprio vestite (nonostante fuori facesse un freddo cane). Ma la cosa che più mi scosse furono le siringhe sui tavoloni per il tè e le pasticche che passavano di mano in mano, decrescendo progressivamente in numero.
Erano ragazzi che non superavano i vent'anni e avevano cominciato a rovinarsi la vita già da allora.
-Benvenuti nel lato oscuro- ci disse Frank che nel frattempo aveva trovato Brian, Darry e altri amici che si stavano già dando da fare.
Francesco e Andrea avevano perso le loro facoltà mentali appena viste le ragazze seminude e probabilmente non si erano nemmeno accorti della droga che circolava perciò si buttarono nella mischia anche loro. Io e Giulia tentammo di dissuaderli ma non ci fu nulla da fare, così per evitare di prendere l'AIDS pestando una siringa lasciata incautamente per terra decidemmo di rimanere all'ingresso e di aspettare che i ragazzi si decidessero a recuperare il lume della ragione.
Ad un certo punto sentimmo Darry che diceva -Festa stupenda Lisa, la roba è davvero buona-
-Visto? Ho cambiato fornitore e adesso tutto va bene- disse la ragazza con un sorriso languido. Probabilmente lei aveva cominciato la festicciola prima degli altri. Era indubbiamente bella però: aveva lunghi capelli biondi che le ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle lasciate scoperte dal bikini, un fisico scultoreo e dei grandi occhi verdi simili a quelli dei gatti.
Oltre ad essere bella era anche ricca, visto che la casa aveva almeno tre piani e si stendeva su 200 metri, preceduti da un vasto giardino.
La serata procedeva come di norma e tra una dose di ero e una ragazza che si esibiva sul tavolo della sala, io e Giulia sentimmo il bisogno di staccarci da quella marmaglia per un posto più tranquillo: optammo per il bagno.
Era inutile chiedere alla padrona di casa visto che era totalmente partita (era lei che stava facendo una sorta di balletto provocante sul tavolo) quindi decidemmo di andare a cercarlo da sole.
Ne avevamo finalmente trovato uno al piano di sopra quando sentimmo una specie di boato provenire da giù: immediatamente pensammo che Lisa avesse finalmente tolto il pezzo di sopra del bikini, dopo aver fatto 'penare' i ragazzi che stavano a guardarla, ma non era così.
Infatti quando ci affacciammo dalla balaustra notammo che non era la ragazza a dare spettacolo ma due ragazzi che ad una prima occhiata non riconoscemmo.
Erano Andrea e Frank che, molto probabilmente a causa delle birre bevute e degli spinelli fumati, si erano appiccicati l'un l'altro in un bacio infuocato che mi lasciò totalmente di stucco. Non feci in tempo a rendermi conto di ciò, che vidi con la coda dell'occhio qualcosa si afflosciava. Mi voltai e vidi Brian, pallidissimo che si accasciava al suolo.
Lo indicai anche a Giulia e subito corremmo a vedere come stava. Guardandolo da vicino si potevano vedere i buchi arrossati che aveva nell'incavo del braccio. Ero terrorizzata e Gilia mi disse:
-Ale!- Urlò per sovrastare il rumore assordante della musica -Il battio e la respirazione sono troppo deboli! Chiama qualcuno!- Anche lei era disperata ma non sapevo cosa fare. Qual'è il numero delle emergenze in Inghilterra??! Ero in tilt.
Poi notai che il telefono di Brian, stava squillando. Era Skandar, risposi.
-Skandar, vieni immediatamente alla festa! La situazione sta degenerando, Brian è in overdose!-
-Arrivo subito, voi intanto chiamate il 999-

*Spazio del''autrice*
Vorrei ringraziare tutte le persone che seguono la storia.
Da Ginevra James che mi legge e commenta sempre a tutti gli altri che leggono e basta.
Thank you thank you thank you :D

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Capitolo 6
*** Tipregonondirenulla ***


Insieme all'ambulanza arrivò anche la polizia per domare quel terribile bordello.
Non potemmo salire tutti con Brian nell'ambulaza così andò solo Skandar visto che era l'unico tanto lucido da poter affrontare una conversazione in inglese.
Salimmo tutti nella macchina di Frank, ma guidai io visto che almeno non ero ubriaca. Non ci sembrava il caso di andare in ospedale in quello stato così sallimo in camera per una doccia e mettere qualcosa sotto i denti per far smaltire la sbornia ai ragazzi.
Erano le 4 del mattino quando scendemmo dinuovo per incamminarci all'ospedale. Nel frattempo riflettevo su Lisa e su quello che avrebbe passato dopo questa serata. L'avrebbero accusata di detenzione e spaccio di droga?
Una volta arrivati in ospedale ci diriggemmo verso la stanza che ci avevano indicato gli infermieri. Sia Skandar che Brian stavano dormendo, nessuno dei due profondamente a causa della terribile serata, suppongo.
Scossi leggermente Skandar per farlo svegliare e mandarlo anche a casa magari, ma volle restare.
-Cos'hanno detto i medici?- gli chiese Giulia con la voce tremante
-Hanno detto che l'overdose gli ha procurato un edema polmonare non molto esteso, per fortuna-
-E in quanto tempo si riprenderà?-
-Credono che non l'ossigenoterapia ci vorranno almeno 3 settimane-
-Oh santo cielo! Ma lui aveva già fatto uso di droghe?-
-No, mai che io sapessi. Frank, Darry voi sapevare qualcosa a proposito?- I ragazzi erano rimasti a fassare Brian per tutto il tempo della conversazione con le lacrime agli occhi. Si scossero solo quando Skandar gli fece la domanda.
Fu Darry a rispondere: -No cioè...una volta mi aveva detto che aveva provato a fumare, ma non capisco come abbia fatto ad arrivare all'eroina!-
All'improvviso arrivarono i genitori e la sorella di Brian che erano stati avvisati in ritardo. Si lasciarono andare senza neanche guardarci e quindi pensammo fosse opportuno andarcene per lasciarli nella loro intimità familiare.
-Sarebbe stato meglio se ce ne fossimo stati tutti a fare la calza con Mrs. Hope davanti al caminetto!- sbottò Giulia.
-Hai ragione, ma ormai quello che è fatto è fatto. Non dobbiamo star qui ad incolparci a vicenda. E' successo- le risposi
-Già, anche perchè credo che la polizia abbia arrestato i responsabili. E' incredibile, Lisa non cambia mai! Crede che solo il questo modo, sballandosi, ci si possa godere la giovinezza.-
Restammo fino a mattino inoltrato nella sala d'aspetto dell'ospedale, uno accasciato sull'altro per tentare di stare più caldi tra quelle mura bianche e incredibilmente fredde.
Sette ragazzi abbandonati su poltorncine di plastica danno nell'occhio e così un'infermiera che passava di lì ci disse chi stavamo aspettanto. Quando glielo dissimo lei rispose di andare tranquillamente a casa perchè gli avevano dato un'altra dose di sedativo e non si sarebbe svegliato per un pò di tempo.
-Hey ragazzi, siamo sicuri di volerci separare?- disse Frank quando fu con la macchina (in cui eravamo tutti schiacciati) nei pressi dell'ostello -Potete venire tutti a casa mia. I miei non ci sono e posso chiedere a mia zia se ci prepara qualcosa per pranzo-
Assentimmo visto che non ce la sentivamo davvero di rimanere da soli. Ma nonostante fossimo in compagnia il morale non era molto alto, anzi potevamo calpestarlo con i piedi. Infatti un pò tutti si sentivano responsabili per quello che era accaduto a Brian: Skandar per non essere venuto alla festa e per non essersi accorto di nulla neanche nei giorni precedenti e i suoi amici per non aver fatto nulla nonostante lo sapessero. Anche Francesco e Andrea avevano i sensi di colpa per non aver notato nulla. Ma il rimorso stava divorando anche me e Giulia perchè non vedendo Brian in giro non ci eravamo date la pena di cercarlo. Comunque ormai quello che era successo non avrebbe potuto esser cambiato in alcun modo, meglio reagire e tentare di fare qualcosa di produttivo.
Come prima cosa mi venne in mente quello che avevo visto prima di Brian, ovvero Andrea e Frank.
-Hey!- dissi rivolgendomi ai diretti interessati -ma...-
In un primo momento mi guardarono scioccati, ma quando capirono fecero una faccia tipo "tipregonondirenulla".
-Non penso che in questa stanza c'è qualcuno che smetterà di essere vostro amico solo per quello che avete fatto alla festa!-
-Ma che cosa...- Skandar mi guardava con una faccia perplessa.
-Non sarebbe meglio che lo diceste voi, ragazzi? Su, non si tratta di fare outing! Diteci voi se è successo solo perchè eravate ubriachi fradici o sotto c'è qualcos'altro-
Frank e Andrea si guardarono per un attimo e poi il primo cominciò -Ma si, eravamo completamente presi dal fumo e dall'alcool...-.
-Già- continuò l'altro -non ci rendevamo conto di quello che facevamo! Ah, vero. Skandar, Ale si sta riferendo al fatto che durante la festa io e Frank bè...ci s-siamo baciati-
Per un momento nella stanza calò il silenzio. Poi anche Skandar parlò e disse: -Bè, io sono d'accordo con Ale. Non smetteremo certo di volervi bene per questo, nemmeno se tra di voi ci fosse qualcosa di veramente forte- così dicendo gli andò vicino e li abbracciò. Poi ritornò al divano dove ci eravamo sistemati, tra me e Giulia.
Tutti gli altri si erano sistemati sulle poltroncine singole oppure avevano portato in salotto delle sedie dalla cucina. Stavamo mangiando dei panini che la zia di Frank ci aveva preparato.
Nei giorni seguenti ci dividemmo tra l'ospedale e i parchi londinesi. Infatti dopo aver trascorso la mattina al capezzale di Brian, poi il pomeriggio nessuno aveva voglia di stare tra la confusione oppure al chiuso. Preferivamo respirare l'aria purificata dagli alberi e non quella contaminata dai gas di scarico.
Purtroppo i giorni passavano e quelli che ci rimanevano da passare in Inghilterra arrivarono agli sgoccioli. Io, Giulia, Francesco e Andrea non ce la sentivamo proprio di staccarci dai nostri nuovi amici. Soprattutto io non volevo lasciare Skandar, le sue battute e il suo animo gentile. In questi ultimi giorni soprattutto, andavo da lui quando avevo bisogno di un abbraccio o di calore umano e da parte sua, mi accoglieva sempre con grande affetto. 

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Capitolo 7
*** Insieme ***


Brian si stava pian piano riprendendo, e ormai era stato dimesso dall'ospedale ma i suoi genitori raramente gli concedevano di uscire, a causa della brutta avventura volevano tenerlo sotto controllo.
Purtroppo il tempo passava e arrivò il momento in cui dovemmo lasciare l'Inghilterra. Non volevamo passare quell'ultima sera in giro per locali o pizzerie, ma preferivamo rimanere tra di noi per assaporare gli ultimi momenti insieme. Così ci riunimmo dinuovo a casa di Frank (c'eravamo tutti tranne Brian) che era ancora vuota, però questa volta cucinammo noi.
Io e Giulia insieme ai ragazzi decidemmo di preparare agli altri una specialità tipica italiana: la PIZZA.
-Oh fantastico!- disse Frank-Badate bene a non bruciare nulla però, o dovrò vedermela con mia madre quando torna xD-
-Stai tranquillo, nessuno si farà male u.u- gli rispose Giulia.
-Allora se voi cucinate, noi cosa faremo?- chiese Darry
-Potete scegliere la farcitura della pizza e andare a comprare gli ingredienti che mancano-
-Perfetto allora! Vediamo un pò...acqua, farina, sale. Spero che tu li abbia, Frank- chiesi al padrone di casa.
-Ehm...si. Per la farina cerca in quell'armadietto alla tua sinistra-
-Bene, eccola qui. Allora, avete deciso cosa ci volete sopra?-
-Io direi di fare innanzi tutto la margherita classica, poi magari ne facciamo una bianca col tonno e un'altra con olive, pomodorini e taanta mozzarella- disse Skandar, che fino ad allora non aveva parlato.
-Frank, cosa manca?- chiese Andre.
-Bè un pò tutto direi :/ Le olive e i pomodorini non ci sono di sicuro. Ma non credo ci sia nemmeno la mozzarella.- 
-Allora che aspettate? Mentre noi prepariamo l'impasto voi inglesi andate al supermercato. Ah, ricordate anche il succo di pomodoro!- 
E i tre amici presero la macchina per dirigersi verso il negozio più vicino. Intanto io e Giulia preparavamo le dosi e i ragazzi spargevano un pò di farina sul tavolo per procedere con l'impasto. La pasta uscì perfettamente e la mettemmo a lievitare sotto una coperta che trovammo su un divano.
Quando la pasta si fu gonfiata abbastanza e pronta per essere messa nelle pirofile i ragazzi arrivarono con gli ingredienti mancanti e cominciammo a stendere la pasta.
-Wow- disse Skandar -vi prego vi prego, posso stenderla io?-
-Ooook Ska, prendi la mia!- gli dissi. Il ragazzo si lavò le mani, si alzò le maniche della camicia azzurra che indossava e infilò le mani nella pasta morbida e calda.
Fu abbastanza bravo, per essere la prima volta, infatti la pasta era ancora troppo spessa e per incoraggiarlo gli dissi -Dai Ska, ce l'hai quasi fatta. Stendila un pò più di qua e da quest'altra parte...- Quando il lavoro fu portato a compimiento, gli andai vicino e gli sussurrai -Ben fatto- accompagnato da un piccolo bacio sulla guancia.
I pomodorini, la mozzarella e tutti gli altri ingredienti erano stati preparati dagli altri ragazzi e dopo aver fatto cuocere la pasta per qualche minuto li aggiungemmo.
Avevo notato che Andrea e Frank si tenevano a debita distanza l'uno dall'altro e non si erano praticamente parlati a parte un veloce scambio di battute ma decisi di non farci molto caso.
Mentre le pizze cuocevano pulimmo il tavolo e tutti gli altri ripiani della cucina che avevamo usato in modo da avere campo libero per abbuffarci. Intorno alle 8 la pizza uscì dal forno. La mangiammo direttamente con le mani e bollente spinti da una gran fame, cominciammo dalla margherita.
-Oh mio Dio...- disse Darry 
-Che c'è?- disse Andrea, teso
-Credo di aver toccato il cielo con un dito-
-Ah, ma allora ti piace!- si rilassò Giulia
-Credo che dopo questa, la pizza di tutta Londra mi sembrerà uno schifo- disse Skandar.
-Lo credo anch'io! Da oggi in poi se vorrete mangiare della pizza vera dovrete venire in italia u.u- gli risposi.
-Non tentarmi...- fece dinuovo lui.
Insieme agli ingredienti per la pizza i ragazzi al supermercato avevano preso anche qualche bottiglia di birra che si conciliava perfettamente con la pizza e considerando che avevamo ben tre teglie da finire (perchè finirono tutte) comprendete quanta ce ne scolammo.
Così dopo esserci riempiti lo stomaco ci trascinammo barcollanti, un pò per la mangiata e un pò brilli, sui soliti divanetti.
Skandar si sedette per primo, poi lo seguii a ruota, tuffandomi praticamente su di lui e pregando il cielo di lasciarci così per sempre.
Poi Andrea cominciò, guardando Frank con la coda dell'occhio: -Domani abbiamo l'aereo a mezzogiorno, potresti accompagnarci tu?-
Probabilmente lo faceva solo per rivederlo un'ultima volta prima di ritornare in Italia. Quella sera voleva addormentarsi con la consapevolezza che il giorno dopo si sarebbero rivisti ma che certamente avrebbe fatto ancora più male.
-Certo che vi accompagno io- disse Frank, con la voce ferma.
-Con voi altri dobbiamo salutarci stasera allora- disse Giulia
-Non con me. Anch'io vengo con voi domattina e Darry credo lo stesso- disse Skandar.
-Contate pure su di me ;)-
La serata trascorreva abbastanza tranquillamente, con le sane risate di una compagnia affiatata, anche se i ragazzi si conoscevano da poco.
Anch'io avevo partecipato, ma passavo la maggiormante del tempo a guardare Lui. Il suo sorriso e gli occhi scuri che si muovevano da una parte all'altra. Molto spesso, voltandosi verso di me, notò che lo stavo fissando e mi guardava con quegli occhi che sembravano senza fondo, così scuri da poterti scavare dentro.
Inoltre, essendo sdraiati l'uno sull'altra molto spesso le nostre mani si toccavano, un pò per caso un pò volontariamente.
Dopo un'ora la situazione era diventata davvero insostenibile. Avevamo cambiato posizione e io mezza sdraiata al bracciolo del divano mentre lui era sul mio fianco. Spesso poggiava il viso sul mio collo facendomi venire i brividi. 
Così messi mi bastò girare la testa per parlargli all'orecchio: -Tra due minuti raggiungimi-
Poi chiesi a voce alta: - Hey Frank, il bagno per di là, giusto?-
-Si, la porta infondo al corridoio-
Così mi alzai e mi diressi verso la stanza, lasciando la porta socchiusa. Aspettai quei due minuti seduta sulla vasca da bagno e quando lo sentii arrivare mi alzai con il cuore che batteva all'impazzata. Non sapevo cosa fare, ma volevo restare da sola con lui.
Bussò leggermente alla porta che, essendo già socchiusa, si aprì del tutto. Lui mi trovò lì davanti, in silenzio e all'inizio mi guardò anche con uno sguardo preoccupato pensando che fosse successo qualcosa. Poi gli andai incontro e lo baciai semplicemente. Lui mi cinse la vita con le braccia mentre io con una mano gli carezzavo il viso e con l'altra i capelli scuri. Fu il momento più bello della vacanza: sentirlo così vicino fu davvero emozionante. Poi lui rispondeva al bacio con passione e ad un certo punto ribaltò le posizioni: mi spinse contro il muro e approfondì il bacio facendo aderire completamente i nostri corpi.
Quando stavamo cominciando a esplorare sotto i vestiti, fummo interrotti da Giulia che diceva -Ma dove si sono cacciati Skandar e Alessandra? Sono via da 20 minuti! E poi lei doveva andare in bagno...-
-Ma quanti anni hai? Non hai visto come stavano abbracciati sul divano?- disse Francesco
Capimmo che era effettivamente meglio tornare, insieme

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Capitolo 8
*** No need to say Goodbye ***


Ritornammo sul divano, riprendendo la situazione di prima, e nessuno disse nulla ma si scambiarono occhiate d'intesa.
La serata trascorreva allegramente e nonostante ciò mi addormentai sul divano, con le gambe sulle ginocchia di Skandar. Mi sembrava di aver chiuso glio occhi da 5 minuti quando mi svegliò:
-Sono le 5- mi sussurrò Skandar -e siamo ancora a casa di Frank (nel caso non te ne fossi accorta xD). Voi dovete prendere un aereo a mezzoggiorno...-
-Oddio!- urlai.
Non mi ero accorta che, come me, anche tutti gli altri ragazzi si erano addormentati nella posizione della sera prima e al mio urlo Andrea e Giulia si svegliarono di soprassalto: -Ma che diamine succed...? Che ore sono?!- disse Francesco
-Sono le 5 ragazzi- ripetè Skandar mentre tentava di svegliare Frank e Darry.
-Dobbiamo andare all'ostello! Non abbiamo nemmeno fatto le valige! Il volo parte a mezzogiorno e dobbiamo essere lì almeno un'ora e mezza prima. Poi devo farmi una doccia e...-  cominciò a farneticare la mia amica
-GIULIA! Adesso fai un bel respiro, non ti preoccuapere, ce la faremo!- la rassicurò Andrea
Nel frattempo i ragazzi si erano ripresi e mezz'ora dopo Frank ci accompagnò all'ostello. Prima di uscire Skandar mi aveva detto: -Magari adesso vorrete prepararvi senza impicci, ci vediamo più tardi.- -Si, hai ragione, è meglio così. Ci vediamo più tardi- e ci lasciammo con un bacio leggero.
Una volta arrivati all'ostello la situazione non era delle migliori. Infatti tutte le nostre cose erano sparse per la stanza, e dovevamo metterci a raccoglierle una ad una.
Questa noiosa operazione ci tolse circa due ore in quanto trovavamo sempre qualcosa che avevamo scordato, quindi eravamo costretti a riapre le borse e infilarla.
Una volta concluso questo passaggio si erano già fatte le 8.30 e dovevamo ancora fare colazione. Eravamo rimasti con gli altri ragazzi che ci saremmo visti alle 9 sotto l'ostello e quella mezz'ora la impiegammo a scendere tutte le valige dalle scale anguste del palazzo. Una volta saldato il conto con Mrs Hope (che ci salutò molto calorosamente) e assicuratoci di avere i biglietti per l'aereo ci precipitammo in strada dove, cinque minuti dopo vedemmo arrivare Frank e la sua macchinina rossa.
Skandar e Darry scesero per aiutarci a caricare i bagagli nel cofano e ci dissero anche che Brian, per ovvi motivi, non era potuto venire ma che ci abbracciava e ci augurava un buon ritorno a casa. 
Ci stringemmo e riuscimmo a partire alla volta dell'aeroporto che distava qualche minuto dal centro di Londra, avevamo deciso di andare lì per fare colazione.
Da qunando eravamo entrati in macchina Skandar mi aveva preso la mano e non me la mollò fino a quando non arrivammo in aeroporto. Anche Andrea e Frank si scambiavano sguardi languidi dallo specchietto retrovisore, ormai senza preoccuparsi se qualcuno li avrebbe visti. Non volevo andarmene proprio ora che ci eravamo legati così tanto. Sarebbe stato straziante allontanarmi non solo da Skandar ma anche da tutti gli altri, che durante quei giorni avevo imparato a conoscere e a prendere in giro oppure a comprenderli e consolarli. 
-Hey ragazzi, mi mancherete tutti, tantissimo- disse Giulia.
-Anche voi- cominciò Darry - Ormai ci eravamo abituati alla vostra presenza. Ai pomeriggi a dormire all'ostello o a pranzare in un posto diverso ogni giorno. Credo che chiedervi di restare non avrebbe alcun senso perchè prima o poi dovrete andarvene e sarà solo peggio-
A quell'affermazione nessuno rispose. Se da un lato avrebbero voluto restare, dall'altro sapevano che sarebbe comunque successo l'inevitabile.
Nel frattempo arrivammo all'aeroporto. Appena scesi dall'auto avevo cercato di nuovo la sua mano e gliel'avevo stretta forte forte mentre mi dicevo "non piangere, non piangere, stringi i denti, non piangere"
Per fortuna arrivammo in tempo e potemmo anche prendere un cornetto da mangiare in attesa dell'aereo.
Frank disse: -Ascoltatemi, cari italiani. Ricordatevi che siete in debito con me per le scorrazzate in macchina e per l'ospitata in casa mia. Quindi tenete ben presente che quando verremo in Italia conteremo su di voi per tutto ciò xD-
-Ma certo Frank!- sorrisi - quando verrete in Italia, noi saremmo a vostra completa disposizione. Dopo questo viaggio credo che nessuno di noi possa negarvi nulla-
Non mi piacevano gli addii strappalacrime ma non riuscivo davvero a contenermi. Quando mi accorsi di non riuscire a trattenere le lacrime nascosi il viso appoggiandomi al petto di Skandar e lui, capendo o forse no, mi accarezzò la testa. Era ora di andare, avevano chiamato il volo. Allora mi prese il mento per portare i miei occhi umidi all'altezza dei suoi e mi disse: - Non c'è bisogno che ci diciamo addio. Noi ci rivedremo, basta volerlo davvero- era anche lui sull'orlo delle lacrime.
-Promettimelo- 
-Te lo prometto- e ci baciammo lentamente. Un bacio carico di tristezza che mi riempì di malinconia. Lo abbracciai forte per sentirlo vicino vicino. Il cuore mi batteva così tanto che credevo potesse sentirne la pulsazione.
Neanche Andrea e Frank si contennero. Si abbracciarono e si baciarono esattamente come avevamo fatto noi, solo che nessuno dei due piangeva ma nei loro occhi c'era una tristezza che rifletteva anche meglio il loro stato d'animo.
Visto che era tardi ci stringemmo in un abbraccio di gruppo, il più sentito del mondo. Sapevamo che avremmo sentito la loro mancanza ogni giorno. Non riuscivo a staccare la mano da quella di Skandar, ma ero obbligata. Mi accompagnò fino al limite consentito per coloro che non dovevano imbarcarsi, poi si allontanò con la testa bassa e io, insieme a Andrea, Francesco e Giulia, feci lo stesso ma nella direzione opposta. 

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Capitolo 9
*** Tour ***


Il volo di ritorno fu veramente pensoso, tutti cercavano di distrarsi con la musica, un libro o magari sgranocchiando qualcosa offerto dalle hostess, ma non c'era niente da fare. Nemmeno il pensiero del ritorno a casa migliorò la situzione perchè sentivamo di tornare si in un luogo familiare, ma che contemporaneamente era una sorta di "prigione". Li ci sarebbero sempre stati i genitori che ti tenevano il fiato sul collo, pronti a giudicare ogni tua mossa. Poi a casa tutti ti conoscevano e tutti si aspettavano qualcosa, mentre il viaggio in Inghilterra ci aveva fatto comprendere quanto fosse bello essere liberi, vedere cose nuove e conoscere altre persone. Non si sa mai cosa il futuro ha in serbo per te.
Il volo fu tranquillo, senza turbolenze o altro, però fece 45 minuti buoni di ritardo. Bentornati in Italia.
All'aeroporto ci aspettavano i nostri genitori e Giulia disse che sarebbe stato meglio salutarci allora per poi vederci il giorno dopo, così avremmo avuto la possibilità di riprenderci dalle "ore di viaggio". Tutti acconsentimmo e, dopo trenta giorni di vita condivisa, ci separammo.
Cercai di non far comprendere a mia madre il mio stato d'animo, attribuendo la mia indifferenza alla spossatezza per i -terribili scossoni e il mal di testa che mi è venuto durante il viaggio-.
Arrivai a casa e la prima cosa che feci fu una lunga doccia per concedermi tutto il tempo di piangere in silenzio. Dopo essermi asciugata decisi che per quel giorno non volevo più pensare al distacco, così presi un sonnifero e andai al letto sebbene fossero solo le 7 di sera.
-Ale, stai bene..?- mi chiese papà
-Si, tutto apposto papà, è che vorrei andare a farmi una dormita nel mio letto- mentii spudoratamente.
Per fortuna il sonnifero fece effetto e dormii per 14 ore consecutive, senza sogni.
Mi sveglia alle 9 del mattino dopo completamente intontita e mandai un messaggio a Giulia che diceva:
 
Ciao Giù. Sono ancora più stanca di ieri e ho voglia di un caffè da Starbuks -_- Appena ti svegli rispondimi, perfavore.
 
Molto probabilmente vi chiederete se avevamo fatto in modo di tenerci in contatto con i ragazzi londinesi. Bè effettivamente ci eravamo segnati tutti gli indirizzi (e loro avevano fatto lo stesso) e ci eravamo scambiati anche i numeri di telefono. Però non me la sentivo ancora di chiamare nessuno, che senso avrebbe avuto? Sarei stata soddisfatta solo se fossi rimasta o ritornata in UK.
Per fortuna Giulia era già sveglia, oppure l'avevo svegliata io con la suoneria del telefono, e mi rispose:
 
Anche sto messa ancora peggio di ieri e non riesco a mettere in moto i muscoli delle gambe per uscire dal letto. Fa un caldo infernale!
 
Ti va se ci vediamo dopo pranzo, anche con i ragazzi? Ho un disperato bisogno di far passare il tempo più in fretta possibile e non riesco nemmeno ad accendere il pc. Lo rivedrei sicuramente ç_ç
 
Ma certo, Ale. Mando un messaggio ai ragazzi e ci vediamo per le due al parco vicino casa tua.
 
Grazie cara. A dopo allora.
 
 
Per fortuna avevo degli amici, ed eravamo sempre pronti a sostentarci a vicenda.
-Mattiniera, eh Ale?- disse mio padre entrando in cucina.
-Buongiorno papà. Quanto volevi che dormissi?-
-E' che non sono abituato a vederti in cucina prima di mezzogiorno, perdonami xD-
-Hai ragione, dopotutto- 
-Ma allora, com'è Londra? Vi siente divertiti?-
-Certo, Londra è la città più bella del mondo! Ho fatto tante foto e...- Perfetto. Ero proprio autolesionista
-Spero che la Nikon che abbiamo preso prima della partenza sia stata all'altezza delle tue aspettative allora :D-
-Si, lo è stata...-
-Allora più tardi mi fai vedere le foto, adesso scappo al lavoro-
Dopo pranzo, come programmato ci vedemmo, con gli altri, nel parchetto che dista 100 metri da casa mia. Era il primo luglio e per fortuna era anche una bellissima giornata. Portai anche la macchina fotografica se fosse arrivata l'ispirazione.
Quando arrivai io trovai tutti gli altri seduti su una panchina che discutevano.
-Hey ragazzi, come va?- dissi con un sorriso.
-Ciao Ale- dissero in coro.
-Vi siete ripresi?-
-Bè si, diciamo che potrebbe andare meglio. Ma nessuno intende gettarsi sotto un treno xD- disse Francesco.
-Già! Tentiamo di recuperare la routine quotidiana- disse Giulia.
-Che emozione...Ma voi cosa avete intenzione di fare per il resto dell'estate?-
-Non ne ho idea, che cosa dovremmo fare?- disse Andrea con un tono glaciale
-Bè non lo so! Non avevamo detto di voler andare a fare una specie di Tour per le diverse città d'Italia? Napoli, Firenze, Milano, Roma, L'Aquila, Venezia...Narni. Cose così!-
-Partire dinuovo? Non credo che i miei ne saranno felici :/- disse Giulia.
-Bè non credo che spenderemo molto. Possiamo dormire in degli ostelli e spendere i soldi solo per il treno...-
-Non so Ale, magari poi ne riparliamo...- disse Andrea
-Certo, come volete.-
Intanto passavano i giorni e mio padre volle effettivamente vedere le foto che avevo scattato. Per fortuna le avevo scaricate prima sul pc e le avevo selezionate in modo da far vedere ai miei solo parchi, musei, paesaggi e monumenti. Tutte le altre foto, quelle di Skandar, fatte la prima volta, o tutte le altre che avevamo fatto a casa di Frank o in giro per Londra con tutti gli altri ragazzi, le avevo cautamente nascoste in un'altra cartella che per molto tempo rimase una specie di tabù.  
Per evitare di stare in panciolle tutta l'estate avevo detto a mio padre di chiedere in giro per un lavoretto adatto a me. Lui mi trovò inpiego (part-time) come commessa nel negozio di un suo amico, abbastanza conveniente direi.
Una mattina, sarà stato verso gli inizi di Agosto, Andrea mi mandò questo messaggio:
 
Frank mi ha contattato, i ragazzi vogliono parlarci.

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Capitolo 10
*** Scambio Culturale ***


Il testo di quel messaggio mi ronzò in testa per tutto il giorno. I ragazzi volevano parlarci? E cosa dovevano dirci, tutti insieme? Poi Frank aveva contattato Andrea e perchè Skandar non si era fatto vivo con me?
Queste domande mi vorticarono nel cervello finchè, finalmente, non arrivò il momento in cui Andrea si decidette a chiamarli. Ci riunimmo a casa mia, quando non ci fu nessuno a disturbarci e allora il telefono squillò.
Visto che eravamo tutti insieme ci sembrò opportuno mettere il vivavoce, anche perchè anche lì in Inghilterra i ragazzi dovevano essere tutti riuniti, non si capiva nulla xD
All'inizio sentimmo, infatti, solo un brusio, poi (forse Darry) urlò: -Volete chiudere il becco? Qui non si sente nulla! Hey ragazzi, mi sentite?-
-Si, ti sentiamo!- disse Giulia
-Ah, perfetto. Bè come state?- 
-Stiamo bene, diciamo. E voi? Skandar è lì? E Brian sta bene?- chiesi io, non riuscendomi a trattenere
-Sisi, stiamo bene anche noi. Skandar è qui e sta ascoltando- si sentì un debole 'Heyy' di sottofondo - e Brian anche. Gli hanno fatto uno sconto di pena xD-
-Fantastico!- disse Francesco - Però adesso diteci, come mai avevate quest'urgenza di parlarci?-
-Bè...- la voce era diversa, era Skandar -Diciamo che abbiamo deciso di approfittare della vostra ospitalità. Siccome noi quest'estate non ci siamo mossi, volevamo venire lì, in Italia, per qualche settimana e approfittarne anche per stare tutti insieme-
Dall'altra parte ci fu un momento di silenzio, poi mi si accese la lampadina e risposi -Credo che non avreste potuto avere un tempismo maggiore! Proprio ieri parlavo agli altri di fare un viaggio per tutta l'Italia, in treno, visto che anche noi che ci abitiamo non la conosciamo granchè-
-Wow! Se gli altri sono d'accordo, per noi va bene!-
Ancora silenzio. Questa volta parlò Giulia -Dobbiamo parlarne con i nostri genitori, ma sono sicura che non si opporrano ad ospitarvi. Quindi qui sarete di certo i benvenuti e vedremo di convincerli a scorrazzarvi per la penisola, ragazzi xD-
-Benissimo. Noi avevamo intenzione di partire dopodomani, per voi va bene?-
Ci guardammo un secondo, poi rispose Andrea: -Si, va bene. Però dovrete divdervi perchè nessuno ha in casa 4 letti liberi xD Se ogniuno di voi va a dormire a casa di ciascuno di noi i conti quadrerebbero.-
-Oh, mi sembra ovvio! Quindi diciamo che Brian dormirà da Giulia, Frank da Andrea, Darry da Francesco e...io da Alessandra?- Sincope.
-Mi sembra perfetto. Adesso dovete solo dirci a che ora arriva l'aereo, per venirvi a prendere- disse Francesco
-L'aereo arriverà all'una, salvo ritardi-
-Già, sempre da considerare quando si arriva in Italia xD- disse Giulia.
-Ci vediamo dopodomani, allora. Un bacio- li salutammo e la chiamata si interruppe.
Cazzo (scusate il francesismo). Come mai sentivo che quella sarebbe stata l'estate più bella della mia vita? Cominciai a saltellare, ad abbracciare tutti e, se avessi avuto la coda, avrei di certo scodinzolato come una forsennata. Anche il resto della compagnia era felicissimo per la notizia appena ricevuta, ma Andrea e Giulia erano molto preoccupati per il fatto che i genitori non gli avrebbero consentito di partire.
-Allora, io direi di andare a casa per parlare con i nostri genitori. Ale tu aspetta che i tuoi tornino, parlaci e poi facci sapere immediatamente.- disse Francesco. 
-Si, signore!- risposi.
Allora tutti scapparono a casa e io cominciai a fantasticare su come sarebbe stato "vivere" con Skandar. Diciamo che in parte lo sapevo, visto che in Inghilterra avevamo dormito anche un paio di volte insieme. Però qui, a casa mia, sarebbe stato diverso anche perchè c'erano i miei di mezzo.
I miei genitori arrivarono dopo un'ora circa e pazientemente aspettai che si mettessero a loro agio. Una volta tutti riuniti in salotto cominciai ad esporre loro la situazione.
Dopo una prima interruzzione di mio padre che, data la serietà del discorso che avevo cominciato, credeva fossi stata coinvolta in un incidente di qualche tipo, dissi loro che avremmo dovuto ospitare un ragazzo.
-Sarà per tre giorni al massimo- dissi -infatti poi vorremmo partire per fare un giro tra le città più belle d'Italia... Ho messo via abbastanza soldi per coprire la maggior parte delle spese, anche perchè non abbiamo intenzione di dormire all'Hilton.-
-Mhmm..Ale non lo so. Tu lo conosci proprio bene questo ragazzo?- chiese mia madre
-Si mamma, lo conosco bene. E gli voglio anche un sacco di bene-
-Quindi tu non avresti nemmeno paura di affrontare un viaggio tanto lungo insieme a lui?-
-No, perchè dovrei? Non ho avuto paura di lui in Inghilterra, perchè dovrei averne nella mia nazione?-
-Bè se la metti su questo piano, allora va bene. Dormirà nella stanza degli ospiti però- disse mio padre
-Certo certo papà :D- Peccato che non avevano fatto i conti con il fatto che quella camera e la mia hanno la terrazza in comune...
Dopo aver ricevuto l'OK andai immediatamente a chiamare Francesco per dirglielo. Lui mi disse che anche gli altri avevano convinto i genitori, anche per il viaggio, ed era tutto apposto. Ahh mi sembrava di toccare il cielo con un dito! Finalmente li avrei riabbracciati!
 
Il giorno fatidico arrivò. Andammo all'aeroporto con la macchina della madre di Giulia, che aveva ben 8 posti. Per fortuna l'aereo non fece ritardo e vedemmo i 4 ragazzi uscire dal gate all'una in punto. L'emozione che provammo fu indescrivibile. Sembrava che fossero passati anni dall'ultima volta che ci eravamo visti, nelle stesse circostanze. Anche loro erano contentissimi e appena ci videro ci vennero ad abbracciare.
Senza troppi giri di parole, scattai verso Skandar e lo strinsi forte, lo baciai e tutto fu più bello.
-Finalmente...- mi sussurrò in un orecchio.
Poi andai dagli altri e fu una grandissima emozione rivederli in un contesto diverso dall'Inghilterra. Adesso eravamo noi i padroni di casa!
Quando ci sistemammo in macchina cominciammo a parlare del viaggio, della sistemazione e del futuro viaggio. Sembravono molto eccitati all'idea di quest'avventura...
Giulia ci accompagnò a casa ad uno ad uno e ovviamente ci portammo dietro il nostro "supplemento inglese".
-Mammaaaaaaa siamo arrivati!-
Il fatto che i miei non capissero una parola d'inglese e Skandar altrettanto d'italiano mi costringeva a fare da interprete e dopo un pò diventa noioso, ma per fortuna non durò a lungo.
Portai immediatamente Skandar a vedere la sua camera e lo lasciai per qualche minuto per consentirgli di rinfrescarsi dopo il viaggio, anche perchè in Italia faceva più caldo rispetto che a Londra.
Approfittai di quei momenti per fare le ultime raccomandazioni ai miei genitori:
-Non fate troppe domande, ricordate che non vi capisce e che ogni cosa sarà accuratamente filtrata dalla mia traduzione u.u Poi, papà, evita di controllargli le valige, non ha portato droga, se lo avesse fatto a quest'ora l'avrebbero fermato all'aeroporto e ricordatevi che anche Giulia, Francesco e Andrea hanno un ragazzo inglese in casa. Consideratelo come una specie di scambio culturale :D-

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Capitolo 11
*** Destinations ***


Skandar's P.O.V.
 
Eccoci arrivati, finalmente. Dopo 4 ore di aereo siamo finalmente giunti in Italia, patria della pasta e della pizza xD Ma non solo. L'Italia è anche la patria di Alessandra e dei suoi amici che durante il loro viaggio a Londra ci hanno fatto passare momenti indimenticabili.
 
Dopo la loro partenza tutto era diventato un pò più grigio. Voglio dire eravamo rimasti i soliti quattro: io, Darry, Frank e Brian che ancora non si era nemmeno ripreso del tutto dall'avventura in casa di Lisa.
Ad aggravare l'intero quadro si aggiunsero anche i sentimenti che, nel corso di quei giorni, sono maturati nei confronti di Alessandra. Era davvero una bellissima ragazza, in tutti i sensi. E mi accorsi che la situazione andava "peggiornado" quando i ragazzi andarono alla festa senza di me. Credo che il sentimento che provai fu di gelosia in quanto sapevo come quelle feste, in genere, andavano a finire.
Mi accolse all'aeroporto con una passionalità che le ragazze inglesi non hanno, e questo mi scaldò subito il cuore. Finalmente era di nuovo con me. Finalmente eravamo tutti di nuovo insieme. I fantastici 8 xD
Andai a riabracciare Giulia, Francesco e Andrea. Senza di loro non sarebbe stata la stessa cosa.
Un'altra cosa che mi intrigava e allo stesso tempo mi spaventava era la sistemazione che avremmo adottato durante i giorni prima della partenza. Io avrei dormito a casa Sua, io stesso l'avevo proposto...
I padroni di casa furono veramente molto gentili con me, anche se il padre mi guardava male ogni tanto xD Qualche volta tentavano di abbozzare anche delle parole in inglese, mantenedo sempre un marcatissimo accento che nei ragazzi non si notava particolarmente. Anche io però tentai di imparare qualcosa anche se mi accorsi che l'italiano era molto difficile o.O
Passammo quel giorno per lo più in casa, al fresco, e Ale mi fece vedere la sua stanza, i libri letti, i quaderni pieni di appunti che aveva utilizzato al liceo. Insistetti anche per far amicizia con il suo gatto, Andy, che dormiva beatamente alla luce del sole pomeridiano
-Ska, lascialo perdere ora. Posso assicurarti che non gradisce essere svegliato u.u-
-Ho una certa esperienza con i gatti, ne ho due a casa, quindi non preoccuparti. So quello che faccio u.u-
-Ah, perfetto. Ma poi non lamentarti con me se ti squarcerà un braccio. Non gradisce nemmeno gli estranei-
Cominciai a grattargli la testa, all'inizio un pò timoroso, ma poi, visto che il gatto cominciò a fare le fusa, sempre più sicuro. Magie delle magie, Andy si lasciò anche accarezzare la pancia e il dorso!
Mi rivolsi ad Alessandra con uno sguardo da *tel'avevodetto u.u*
-Ok, lo ammetto. Ci sai fare- disse lei -Però a quanto mi ricordo, non solo con i gatti...-
Si avvicinò lentamente e mi baciò, socchiudendo le labbra. Quanto mi piaceva quando prendeva l'iniziativa. Poi rendeva tutto più eccitante il fatto che i suoi erano in casa, potevamo essere visti da un momento all'altro, ma per fortuna non accadde.
Qualche minuto dopo chiamò Francesco per dirci che era passato in agenzia per prenotare i biglietti del treno. Avevamo deciso di non sprecare altri giorni e quindi di partire immediatamente. La prima tappa del nostro viaggio sarebbe stata Roma, la città eterna.
Devo ammettere che agli occhi degli inglesi questa città è stata sempre una specie di miraggio. Con il Colosseo, i colli, le cattedrali, anche a me in un certo senzo metteva soggezione.
Quel giorno passò in fretta, infatti c'erano così tante cose da osservare (anche in casa) per qualcuno che non è del luogo! Ad esempio rimasi esterrefatto dalla presenza del bidet in bagno. In Inghilterra quella specie di bacinella con il buco non esiste! Oppure vediamo un pò...ma certo! Il sole xD Anche se in patria non pioveva, c'era sempre quella specie di foschia che impedisce al sole di risplendere.
La sera calò soltanto intorno alle 8 e una mezz'ora più tardi cenammo con uno splendido piatto di pasta al ragù. Quando tornai in Inghilterra sentii molto la mancanza dei manicaretti italiani.
Dopo cena ci intrattenemmo un pò in cucina, per istaurare una linea di comunicazione tra me e i parenti di Alessandra che non includesse la sua collaborazione xD
Imparai qualche parola, come ad esempio: "cucchiaio", "divano" e "pentola". Mentre io insegnai a pronunciare "straw", "hungry" e "heroic".
Andammo tutti al letto per le 10 circa, infatti il treno, la mattina dopo, sarebbe partito alle 7. Ci eravamo accordati con gli altri di incontrarci in stazione. Perciò preparai una valigia leggera con lo stretto necessario e andammo al letto. Però prima Ale mi aveva preso in disparte dicendomi: -Non so se l'hai notato ma le nostre camere sono comunicanti, abbiamo il balcone in comune. Perciò, se ti va, quando tutti saranno al letto e addormentati, vieni-
Io risposi con un sorriso: -Perfetto, a dopo-
Così mi lavai i denti e mi cambiai, pronto ad espettare sveglio tutto il tempo necessario.
Per mia fortuna sentii il capofamiglia russare nel giro di un quarto d'ora e, sicuro che quel trombone avrebbe coperto qualsiasi movimento, aprii delicatamente l'anta del balcone. L'aria della notte era particolarmente afosa e le mattonelle del balcone erano ancora calde.
Mi avvicinai al balcone della camera di Alessandra e la vidi seduta a gambe incrociate sul letto, a luce spenta. Appena mi riconobbe le si illuminò il viso e con un grande sorriso corse ad aprirmi. Non le lasciai dire nulla. L'unica cosa di cui avevo voglia era sentire di nuovo il sapore di quelle labbra e delle sue mani sulla mia pelle.
Mi mise una mano tra i capelli, mentre l'altra vagava sotto i vestiti. Mi tolse la maglietta, mi spinse sul letto e si mise a cavalcioni su di me. Ma un certo punto si bloccò:-Senti?- sussurò
-Non sento nulla.-
-Appunto, mio padre ha smesso di russare.Scusami, non me la sento di fare nulla qui, con i miei genitori dall'altra parte del muro-
-Certo, hai ragione. Nemmeno io mi sento tranquillo-
-Però non andartene, stenditi qui accanto a me-
Il letto era abbastanza stretto, ma ci entrammo comodamente.
-Sai, non vedo l'ora di partire domani-
-Si, anch'io :D Dove avevate intenzione di andare dopo Roma?- dissi
-Bè... io volevo andare a Narni...-
Strabuzzai gli occhi, probabilmente non avevo sentito bene. -Dove?!-
-Shhh! Altrimenti ti sentono. Narni, è una cittadina Umbra da dove Lewis ha tratto ispirazione per scrivere i suoi libri-
-Mi stai dicendo che Narnia esiste davvero?-
-Già :D E le somiglianze non stanno solo nel nome. Infatti ci sono foreste, fiumi cristallini, addirittura un altare di pietra del tutto simile a quello dove viene immolato Aslan. Poi un grande castello e, non ci crederai mai, nella cattedrale ci sono le spoglie di Santa Lucia-
-Oh mio...-
-Pensa, è stato ritrovato anche un enorme leone di pietra con un'espressione umana-
-Ma è fantastico! Non credevo che una cosa del genere fosse possibile...-
Passammo un bel pò di tempo a fantasticare su Narnia/Narni finchè non ci addormentammo. Ad un certo punto mi svegliai di soprassalto a causa di un rumore: il padre di Alessandra stava russando. Da fuori si intravedeva una luce tenue che conciliava il sonno e poi stavo davvero comodo abbracciato ad Alessandra, però erano già le 4 e decisi di andare a dormire nell'altra stanza. Così sgusciai fuori dal letto senza far rumore lasciando Ale nel mondo dei sogni.

Spazio dell'autrice
Se qualcuno volesse approfondire L'argomento "Narni" può guardare questi video :D
-http://www.youtube.com/watch?v=AqBNwgDo-9E&feature=related
-http://www.youtube.com/watch?v=LEf4Td_7Dkc&feature=related

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Capitolo 12
*** Roma ***


Andrea's P.O.V.
Faceva caldo. Troppo caldo. L'unica cosa che volevo era rotolarmi nella neve, trovarmi in Groenlandia. Solo il pensiero mi dava un pò di refrigerio.
Era notte e la mattina dopo saremmo partiti presto quindi dovevo cercare di chiudere occhio. Cazzo, nonostante ci provassi con tutte le mie forze non ci riuscivo. Avevo anche provato a stendermi a terra ma...ok ok. Diciamoci la verità. Non riuscivo a prendere sonno per Frank. Devo dire che Skandar era stato veramente un grande quando aveva proposto di farlo dormire qui, a casa mia. Alessandra poi aveva accettato di buon grado e nessuno si era opposto. Ma certo! Facciamo rodere il fegato ad Andrea, tanto...Non si sono chiesti che cosa avrei potuto provare io ad aver Frank così vicino ma non potermi avvicinare. Questa cosa mi stava creando seri problemi mentali, ormai ero diventato paranoioco, attento a qualsiasi mio gesto che avrebbe potuto far sospettare qualcosa ai miei. Frank invece non sembrava particolarmente provato dalla situazione, era sempre sorridente. Quel sorriso...Dio! Dovevo cercare di contenermi. Farmi passare questa stupida cotta per un ragazzo. Un ragazzo! A me sono sempre piaciute le ragazze. Decisi che era meglio alzarmi, per sciacquarmi la faccia e bere un pò. Non l'avessi mai fatto. A volte capita che non riusciamo ad accettare noi stessi e quello che ci sta capitando, ma basta lo svolgersi degli eventi per farci capire cos'abbiamo davvero in testa. Infatti appena uscii dalla mia camera mi ritrovai (non so come) ad aprire silenziosamente la porta della camera degli ospiti. Lì c'era Frank, in boxer, che dormiva alla grossa sul letto. Non ci stava nemmeno tutto, gli uscivano i piedi di fuori. Mi sfuggì un sorriso. A guardarlo mentre dormiva così tranquillamente mi passò sia il caldo che la sete e mi invase un sentimento di benessere e tranquillità che mi portò a socchiudere la porta e accucciarmi lì a terra, accanto al letto solo per osservarlo. Per guardare il suo petto nudo che si sollevava ritmicamente. Non ci feci nemmeno caso ma coordinai il mio respiro con il suo. La casa era così silenziosa che si sentiva solo quello.
 
Alessandra's P.O.V.
-ALEEEE! SVEGLIATI!- Si, questa era mia madre, che con la sua inaudita delicatezza spalancava la porta della mia camera per buttarmi giù dal letto.
In un secondo mi venne in mente tutto quello che era successo la notte prima e un mezzo infarto di conseguenza, credendo che Skandar fosse ancora nella mia camera. Invece non c'era più, doveva essersene andato mentre dormivo. L'anta del balcone era, infatti, solo socchiusa.
Dopo aver realizzato tutto ciò scattai in piedi come una molla, pronta ad affrontare l'avventura che ci si prospettava davanti.
Mi vestii con un paio di jeans e una t-shirt leggera, e andai a lavarmi la faccia. Non avevo visto Skandar in giro per casa e pensai che stesse ancora dormendo. Comunque le mie ipotesi vennero smontante quando entrai in cucina per far colazione e lo trovai seduto sul divano che guardava con espressione accigliata il televisore, che in quel momento stava trasmettendo un TG. 
-Hey, Buongiorno! Impegnato a seguire corsi d'italiano avanzato? xD- Dissi andando vicino a lui, stampandogli un bacio in fronte
-Diciamo che ci sto provando. Non capisco nemmeno una parola. Mi interessava prevalentemente conoscere le previsioni del tempo, e se ho capito bene farà un gran caldo.-
-Oh, perfetto .-. Però guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Il sole sarà utile a te e i tuoi amici. Siete pallidi come cadaveri! xD-
-Bè, questo è il fascino degli inglesi cara mia. Noi siamo inneggiati in tutto il mondo per la nostra carnagione diafana xD E poi se io mi espongo troppo al sole divento rosso come un'aragosta, altro che abbronzatura.-
-Questi sono solo dettagli, basta proteggersi adeguatamente u.u-
Appena fummo tutti pronti uscimmo di casa. Era molto presto, circa le 6.15 e per fortuna l'aria era frizzante, ma si preannunciava una giornata di fuoco.
La stazione non distava molto da casa mia e in 10 minuti arrivammo a destinazione. Cercammo il binario del treno che partiva alle 7 e fermava a Roma. Era il binario 9.
Lì trovammo soltanto Giulia e Brian, che stavano ascoltanto l'i-pod. 
In preda a uno dei suoi slanci d'affetto venne ad abbracciarci appena ci vide risalire le scale del sottopassaggio.
-Oddio! Giulia, così rischiamo di spezzarci l'osso del collo- le dissi
-Mi siete mancati! Lo so, ci siamo visti ieri, ma è sembrata un'eternità!-
-Hey, guarda che ti ho sentita- le disse Brian.
-Molto spiritoso :P Non sto dicento che con te mi sono annoiata, anzi. E' che sono successe così tante cose in così poco tempo!-
Pian piano arrivarono tutti gli altri. Frank e Andrea (che aveva gli occhi leggermente cerchiati) e Francesco con Darry.
Salutammo i miei genitori, che mi fecero mille raccomandazioni, e salimmo sul treno che per fortuna partì in orario. Saremmo arrivati a Roma nel giro di un paio d'ore.
Avevamo prenotato dei posti vicini, ma essendo in 8 eravamo sempre sparsi un pò qua e un pò là. Passai tutto il viaggio in piedi a scattare foto. Avevo portato con me la Nikon perchè non volevo far perdere un istante di quel viaggio che, lo sentivo, sarebbe stato magnifico.
Quindi tra una foto al paesaggio che si scorgeva dal finestrino, una foto a Skandar e Giulia, una a Darry e Frank, una battuta, un abbraccio, un succo di frutta ghiacciato arrivammo finalmente alla stazione di Roma Termini. Come al solito, era gremita di persone di fretta o che davno un'occhiata nei negozi che ospitava. Con lo zaino in spalla uscimmo dalla stazione per toccare il suolo della città eterna.
-Ecco qui, questa è Roma. Non fatevi ingannare da una prima occhiata. Questa città di notte si trasforma, è peggio della foresta di "Sogno di una Notte di mezza Estate" - disse Francesco.
-Bè a me sembra già fantastica. Qui si respira un'atmosfera che non ho mai percepito sino ad ora- ribattè Darry
-E ancora non avete visto niente...-
Ci incamminammo per le strade trafficate con a capo Francesco e Andrea, che ci erano stati più volte. Si erano fatte circa le 10 quando arrivammo davanti al Colosseo.
Per chi lo vede la prima volta dal vivo è qualcosa di stupefacente. Sapere che stava lì ai tempi dell'età dell'oro di Roma...
Io l'avevo già visto e quindi non passai un quarto d'ora con la bocca spalancata come invece fecero Darry, Skandar, Frank e Brian, quindi cominciai a scattare qualche foto.
I ragazzi vollero anche girarci intorno e entrare per vedere l'interno. Salimmo gli scalini ripidi e freschi e quando arrivammo in cima avevamo tutto il Colosseo sotto di noi.
-Vi prego lasciatemi qui- disse Darry e Francesco fu d'accordo con lui.
-Se avete finito di assecondare le vostre manie di grandezza, io vorrei scendere. Il sole picchia forte qui.- disse Giulia.
-Ok ragazzi, credo che adesso dovremmo andare a  cercare un ostello per la notte e anche un posto dove mettere qualcosa sotto i denti, ho fame :/- disse Skandar
-Si, hai ragione. Un mio amico mi ha parlato di un ostello a pochi minuti da qui, seguitemi- disse il caposcout.
Prenotammo due stanze con 4 letti, poi avremmo potuto dormire come ci faceva più comodo.
Al piano terra del palazzo che ospitava l'ostello c'era anche un ristorantino molto carino. Aveva tovaglie a quandretti rossi e bianchi e le pareti giallo senape. Mi ricordò il Thant's Amore. Chi se lo sarebbe aspettato che saremmo finiti così?
Verso le 14 circa uscimmo dal ristorante per cominciare la visita turistica della città. Io avevo sempre la macchina fotografica alla mano e catturavo ogni cosa che destava la mia attenzione. Una particolare espressione dei ragazzi, o magari un mimo che sembrava una vera e propria statua in bronzo.
Dopo il Colosseo ci dirigemmo verso verso il Pantheon, il tempio di tutti gli dei.
Questo non lo avevo mai visto nemmeno io e perciò rimasi estasiata ad una prima occhiata. Entrammo immediatamente dentro per evitare un'insolazione. L'interno rifletteva ancora meglio tutta la solennità che un tempo aveva rappresentato. Il tempo si dilatò e passammo ore intere a osservare le statue, le colonne, i sarcofagi e a interrogarci sull'enorme foro sulla sommità della cupola. Quando uscimmo erano le 16. Il bello dei viaggi indipendenti è che puoi stare dove vuoi per tutto il tempo che vuoi. Ce la prendemmo comoda diciamo. Infatti avevamo intenzione di rimanere lì anche il giorno successivo e quello dopo ancora probabilmente.
-Frà, adesso voglio vedere la Fontana di trevi però *__*- dissi
E' inutile che vi stia a descrivere l'espressione comune difronte al capolavoro del Bernini. Non c'erano assolutamente parole.
Immergemmo le mani nell'acqua fresca della fontana e ne approfittammo per rilassarci e osservare le persone intorno a noi. 
-La città più bella del mondo- disse Skandar.
-Non abbiamo ancora finito il nostro giro, ma si, ti posso assicurare che Roma non ha niente da invidiare a Londra o a Vienna o a Mosca.- ribattè Andrea.
Probabilmente il posto più caratteristico che visitammo fu il quanrtiere di Trastevere: con le strade ricoperte da sanpietrini e vicoli stretti su cui si affacciano piccoli balconcini con pianticelle dai fiori colorati. Mentre stavamo camminando per quei vicoletti mi avvicinai a Skandar e gli dissi:
-Ma poi ieri sera? Stamattina, quando mia madre è venuta a svegliarmi, mi è preso un colpo. Pensavo fossi ancora al letto con me xD-
-Sono sgattaiolato via verso le 4 circa. Mi ha svegliato tuo padre con il suo russare xD Da quel momento non sono riuscito più a dormire e mi sono preparato con calma per il viaggio.- 
-Ecco perchè ti ho trovato già in cucina!-
-Yep! ;D-
Decidemmo che l'ultima tappa per quel giorno sarebbe stata Piazza di Spagna con Via del Corso. Guardammo solamente le vetrine, nessuno aveva intenzione di comprare BVLGARI o Prada, però era divertente osservare i ricconi che noncuranti spendevano centinaia di euro a vestiti e gioielli. Lì nei pressi, invece trovammo un negozio di abbigliamento molto carino e con prezzi accessibili. Io e Giulia comprammo un vestitino leggero dai colori chiari da mettere se avessimo deciso di andare a ballare o fare un giro notturno per la città.
Quindi, camminando per circa mezz'ora, ritornando all'ostello. Una doccia fu necessaria a tutti. Dopodichè scendemmo e andammo a mangiare nello stesso posto dove avevamo consumato il pranzo. Visto che eravamo troppo stanchi per la discoteca decidemmo di fare una passeggiata più tranquilla e al fresco per quelle parti di Roma che non avevamo ancora toccato.
-Se vogliamo stare tranquilli tra noi, evitiamo Campo dei Fiori, lì ci sono pub e discotece. Magari domani sera-
Andrea e Francesco ci portarono a Piazza Navona dove si trovava la splendida Fontana dei Quattro Fiumi. Ci togliemmo le scarpe e immergemmo i piedi nell'acqua fresca e Brian suggerì, visto che a notte fonda non si vedeva nessuno, di farci una specie di bagno. Io e Giulia togliemmo pantaloni e maglietta, i ragazzi fecero altrettanto e cominciammo a sguazzare come dei bambini in quel capolavoro marmoreo. Skandar non mi aveva mai vista in quel modo, voglio dire "in costume" e lo vidi leggermente imbarazzato se non geloso. Si avvicinò e mi abbracciò, quasi a coprirmi, e mi diede un bel bacio caldo. Tutti i ragazzi cominciarono a urlare "OOOOOOHHHHH" e ci separammo con un'espressione rassegnata ma divertita. Ormai era palese, anche Frank avrebbe voluto prendere Andrea, sbatterlo ad una parete e dedicarcisi tutta la notte. Si tratteneva a stento.
Quella sera ritornammo all'alloggio alle 4 del mattino, ancora con i capelli umidi. Non mi ricordo in quale stanza dormii nè con chi. Eravamo così stanchi che non ci togliemmo nemmeno i vestiti di dosso.
 
Spazio dell'autrice
Se qualcuno volesse fari un'idea di Skandar bagnato, ecco a voi: http://29.media.tumblr.com/tumblr_li35yeLzwB1qgwefso1_500.gif
Inoltre vorrei dire che i commenti sono sempre graditi, e anche se sto ricevendo un altissimo numero di visite, vorrei sapere cosa ne pensate :D
Ringrazio molto Sunny Fortune, la prima ad avermi recensito dopo la mia fedelissima Ginevra James <3

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Capitolo 13
*** (L'ovvia) Rivelazione ***


Frank's P.O.V.
Quella mattina non si sentì nessun rumore, nelle due camere che avevamo prenotato, fino alle 12, credo. Quella nottata ci aveva seriamente spossati, tant'è che quando aprimmo gli occhi ci sentivamo più stanchi di quando ci eravamo andati a coricare. Fui io il primo a svegliarmi, non riuscivo ad andare oltre le otto ore di sonno. Nonostante fossi sveglio, non avevo la minima intenzione di alzarmi. Stavo così comodo, lungo disteso sul letto, e poi nella stanza c'era un tale tranqillità...
Però faceva molto caldo, quindi mi misi a sedere per far areare il viso (e il cervello). Non ricordavo chi erano le altre tre persone che avevano dormito nella mia stessa stanza quella notte, ma guardandomi intorno ebbi modo di ricordare. Nella camera c'erano Giulia, Alessandra e Skandar. Andrea non c'era. Avevo una voglia matta di vederlo, di baciarlo. Non potevamo andare avanti in quel modo, era troppo stressante per entrambi. Ormai eravamo sicuri dei nostri sentimenti e anche se era una cosa nuova, anche se non saremmo stati accettati da tutti, avremmo dovuto provarci comunque. Avevamo l'appoggio dei nostri amici e, se li avessimo informati, anche quello dei nostri genitori. Reprimenre i nostri sentimenti non avrebbe avuto il minimo senso, saremmo rimasti sempre con il rimorso. Ci saremmo sempre chiesti "Chissà che cosa sarebbe successo se..."
Mi alzai, attento a non fare rumore. Mi tolsi la maglietta, era ancora umida e mi dava fastidio, e mi diressi verso l'altra stanza. Per fortuna la porta non era chiusa e potei entrare silenziosamente. Vidi Andrea che dormiva raggomitolato, completamente vestito.
Gli andai vicino e lo scossi per svegliarlo
-Hey, Andre, svegliati- dissi sussurrando
Gli occhi cominciarono a muoversi sotto le palpebre, dopo di che li aprì. Aveva un espressione mista tra sorpresa e intontimento.
-Hai dormito abbastanza, vieni-
Mi avvicinai alla porta con lui che mi seguiva a qualche metro di distanza. Non sapevo bene che cosa fare, ecco che ritornava la paura. A questo punto fu lui a chiudere la porta della camera e a condurmi in uno sgabbuzzino che fino a quel momento non avevo nemmeno notato. Restammo per un momento così, chiusi in uno stanzino buio
che puzzava di umidità con il viso a meno di 2 centimetri l'uno dall'altro. Poi accadde di nuovo quello che era successo forse un'eternità fa in Inghilterra, a casa di Lisa per la prima volta.
Ci baciammo. Fu un vero e proprio gesto liberatorio e dopo il primo momento ci sciogliemmo completamente, con la mente sgombra da qualsiasi domanda.
Restammo lì dentro per una mezz'ora buona, poi ne uscimmo, mano nella mano, con la consapevolezza che avremmo dovuto dire agli altri come stavano le cose.
Giulia's P.O.V.
Fu Frank a svegliarmi. Frank che chiudeva pian piano la porta. Era l'unico che mancava nella stanza, poi c'era anche la maglietta che indossava la sera prima gettata maldestramente sul letto.
In quel momento non sapevo dove fosse andato, credevo avesse urgenze fisiologiche u.u
Qualche minuto dopo di me si svegliarono anche Ale e Skandar. E visto che era già molto tardi (avevamo perso mezza giornata a dormire!), andammo a svegliare con molta delicatezza gli altri che dormivano nella stanza affianco.
-BUONGIORNO PRINCIPESSE!- urlammo in coro sulla soglia della camera, dopo aver aperto pian piano la porta.
Non fu un risveglio felice per quei poveracci xD Brian, che era già al limite del materasso, cadde a terra. Darry si svegliò urlando, a Francesco per poco non veniva una sincope mentre Andrea...un momento, Andrea non c'era.
-Ma dov'è andato a fin...- in un momento tutto fu chiaro. Era chiaro come il sole che quei due non vedevano l'ora di sgattaiolare via insieme. Finalmente c'erano riusciti.
Non passò molto tempo che li vedemmo uscire insieme da un piccolo stanzino di cui non era facile accorgersi.
Erano leggermente rossi in viso e avevano gli occhi lucidi.
-Se volete entrare in camera, avremmo qualcosa da dirvi...- disse Frank.
Entrammo tutti nella camera dei ragazzi e mi sedetti accanto a Brian e Francesco.  Cominciarono rivolgendosi ad Ale...
-Forse avremmo dovuto rispondere diversamente alla domanda che ci avevi posto quel giorno, dopo la festa- disse Frank
-Già, lo credo anch'io. Le cose potete nasconderle fino ad un certo punto- disse lei.
-Ci state dicendo che state ufficialmente insieme?- dissi io
-Bè..C-credo di si- rispose Andrea
-Waaaaaaa- dissi andando verso di loro per abbracciarli. Immediatamente dietro di me si accalcarono tutti gli altri per una sorta di abbraccio di gruppo che fece letteralmente catapultare i ragazzi sul letto alle loro spalle.
-Bene, dopo questa notizia, io direi di ricomporci. Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti, poi andremo a continuare il nostro giro- disse Francesco.
Alessandra's P.O.V.
Ci lavammo e ci vestimmo molto in fretta, mangiammo un panino e con il treno arrivammo a Città del Vaticano, che costituiva la seconda parte della nostra visita a Roma.
Vi arrivammo per le tre circa e camminando un quarto d'ora dalla stazione arrivammo a Piazza S.Pietro. 
C'ero già stata, ma WOW! E' sempre una grandissima emozione vederla! E' davvero enorme e avrebbe fatto ancora più impressione se vista gremita di persone.
La cattedrale era un'altro capolavoro, insieme alla Pietà e tutte le opere d'arte che conteneva. Andammo anche a vedere la Cappella Sistina, diventata un mito in tutto il mondo. L'affresco della volta è davvero una testimonianza di fino a dove l'uomo è capace di arrivare. 
Il tempo passava molto velocemente, tant'è che cominciava già a far buio quando uscimmo dai Musei Vaticani.
Ad un certo punto, mentre stavamo uscendo dalla piazza per ritornare in stazione, Skandar disse:
-Voi volete andare a Narni?-
Tutti si voltarono verso di lui e Francesco gli disse: -Cosa? Quando?-
-Domani-
-Domani? Ma non dovevamo rimanere un'altro giorno?-
-Si, lo so. E che Ale mi ha parlato di quella città e non vedo l'ora di vederla. Mi attira come le mosche al miele-
-Non lo so, ancora non abbiamo visto tutta la città, Ska- disse Frank
-A me non attira molto sinceramente- disse Andrea
-Già, neanche a noi ha mai incuriosito più di tanto. Alessandra ce ne ha sempre parlato, ma io non credo nemmeno ci siano delle analogie con la storia di Lewis...- disse Francesco.
-Bè se allora la pensate così andremo solo noi due- intervenii io -Roma Narni è circa un'ora di viaggio. Noi rimaniamo lì per un giorno, massimo due, poi torniamo qui, ci incontriamo e proseguaiamo il viaggio insieme. A voi va bene rimanere un giorno in più qui?-
Tutti furono d'accordo e in stazione comprammo i biglietti che ci sarebbero serviti il giorno dopo. Anche questa volta il treno era molto presto. Partiva alle 8.
Ritornammo in ostello per sistemare le nostre cose e andammo anche a cenare in piazzeria. I ragazzi vollero andare in discoteca ma io e Skandar evitammo, altrimenti la mattina dopo sarebbe stato impossibile alzarsi. Passeggiando, per accompagnare i ragazzi al locale, incontrammo un piccolo cinema, che proiettava "vecchi" film.
In una sala davano addirittura "Il leone, la strega e l'armadio". Decidemmo di andare a vedere quello. Era una situazione abbastanza strana, vedere Skandar sullo schermo e nella poltroncina accanto a me. Poi il film era in italiano, quindi mentre i dialoghi proseguivano lui me li ripeteva a bassa voce in inglese. Dandomi l'opportunità di ascoltarli in lingua originale, cosa che non avevao mai avuto occasione di fare.

Spazio dell'autrice
In questo capitolo ho voluto racchiudere più punti di vista in modo da dare un quadro abbastanza completo della storia. Spero sia stato di vostro gradimento :D

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Capitolo 14
*** Narni ***


Skandar's P.O.V.
Quando, la mattina dopo, ci alzammo erano circa le 5 e mezza. Gli altri non erano ancora tornati. Probabilmente si erano addormentati strada facendo xD
Partimmo di buonora per arrivare in tempo alla stazione e riuscire a trovare il binario esatto, che nel nostro caso era molto distante dai primi binari al centro della stazione.
Nonostante ciò riuscimmo a prendere tranquillamente il treno che ci avrebbe portati a Narni. Mi fa ancora un certo effetto parlarne. Tutt'oggi provo la stessa sensazione che mi invase quando Alessandra me ne parlò quella notte in camera sua...
Adoravo viaggiare in treno, l'avevo sempre trovato rilassante. Inoltre, osservando il cielo, era chiaro che anche quella sarebbe stata una giornata di fuoco. Era immacolato, non c'era nessuna nuvola a macchiarlo. Per fortuna, però, ogni tanto si alzava un venticello che odorava di salsedine.
-37, 38...eccoli qui! 39 e 40. Sono i nostri posti :D- Disse Alessandra. Anche lei era raggiante quella mattina. Il senso di avventura misto a desiderio di entrare in una sorta di città incantata pervadeva entrambi.
Non ebbi neanche il tempo di sedermi che tirò fuori la macchina fotografica.
-Voglio catturare ogni singolo momento...- mi aveva detto la sera prima, e mantenne la promessa xD 
Cominciò a fare foto a qualsiasi cosa. -La luce che c'è oggi è assolutamente fantastica!- 
Volle anche fotografarmi le mani, diceva che erano molto belle. All'inizio ero un pò scettico. Le mie mani non hanno niente di particolare! xD 
Facemmo foto di noi due insieme, e anche al paesaggio che scorreva velocemente fuori dal finestrino. Poi mi impossessai della macchina e cominciai io a fotografare lei. I suoi occhi castani, che con la luce del sole diventavano quasi verdi, il suo collo, il suo mento. 
Il viaggio fu molto breve, arrivammo in circa 50 minuti alla stazione di Narni-Amelia e fummo gli unici a scendere dal treno. Prendemmo un pullman per il centro città direttamente alla stazione, che vista da fuori era di un rosa cangiante.
Il mezzo cominciò a salire sempre più, quando si fermò, lasciandoci in un grande spiazzo vicino alla piazza principale della città.
-Ci siamo...- dissi
Alessandra's P.O.V.
Già, Skandar aveva ragione. Eravamo finalmente arrivati a Narni, quella vera. L'atmosfera medioevale traspariva immediatamente. Entrammo in Piazza Garibaldi, dove sorgeva il Duomo. Era coperta di sanpietrini e aveva una grande fontana al centro. Stavo già dirigendomi verso l'entrata del Duomo quando lui mi fermò...
-Aspetta, io direi di fare un'altra cosa- disse prendendomi la mano
-E cosa?-
-Visto che oggi è una giornata così bella, preferirei sfruttarla per cercare il lato "selvaggio" della città. Sai com'è: i boschi, il fiume...-
-Oh, certo hai ragione! E invece l'albergo? Lo scoviamo adesso?-
-Mhmm, credo ci convenga ineffetti. E' meglio toglierci adesso questa preoccupazione-
Attraversammo la città in cerca di un albergo. Rimasi esterrefatta dalla diversità di questa città rispetto a tutte le altre che avevo visitato. Non era caotica, c'erano aeree pedonali e l'aria era pulita. Inoltre i palazzi, le strade, i locali erano caratteristici di tempi antichi. Tempi in cui gli uomini combattevano con le spade e le donne custodivano gelosamente una faretra. Infatti c'erano vicoli stretti, in discesa, di cui si intravedeva la fine in lontananza. Vecchi pozzi sigillati e a dare un tocco di colore a tutto ciò le tantissime bandierine con su disegnate rocche, castelli e torri che svolazzavano in direzione del vento.
-Ci sono città del genere in Inghilterra?- chiesi a Skandar
-Bè, io abito a Londra. Non ho mai visitato molte città che potessero essere antiche come questa e che tutt'oggi ne portino segni così evidenti-
Riuscimmo a trovare un albergo abbastanza in fretta. Si chiamava Hotel La Rocca e Skandar prenotò una camera matrimoniale.
-Mi sono stancato di dormire nella tua stessa stanza e non poterti stare effettivamente vicino- 
Mi commossi quasi a sentire quella frase e lo baciai per fargli capire che ero daccordo con lui. A questo punto, dopo aver depositato gli abiti di ricambio in albergo, ci dirigemmo verso i boschi e le valli alla periferia di Narni. 
Dovemmo camminare per molto tempo prima di arrivarci. Circa un'ora ad arrostirci sotto il sole cocente di mezzogiorno. Per fortuna gli alberi cominciavano a farsi vivi e quindi trovavamo ampie zone d'ombra sempre più spesso.
Proprio mentre stavamo camminando e mentre facevo foto di qua e di là mi venne in mente una cosa. Avevo cercato di non pensarci da quando i ragazzi erano arrivati in Italia, ma in quel momento si manifestò ancora più grande la paura di perderlo quando la bella vacanza sarebbe finita.
-Tu pensi mai al...dopo? Cioè che cosa succederà quando tutto questo sarà finito?- gli chiesi.
Lui rimase qualche secondo a fissare l'erbetta ai suoi piedi, poi disse: -Nei miei pensieri non sarà mai finita. Dobbiamo essere realisti, anche se fa male. Una volta che noi saremmo tornati a casa possiamo continuare a sentirci ma non sarà di certo come adesso. Mi mancherà il tuo viso.- e dicendo così si avvicinò e mi mise una mano sulla guancia - le tue mani e le curve dei tuoi fianchi. Ma più di tutto mi mancherà la tua gioia e la tua macchina fotografica...-
-Ah, mi fa piacere sapere che ti sei affezionato anche alla mia D3000. Lei vuole dirti che ti ringrazia e...- mi interruppi all'improvviso perchè qualcosa catturò l'attenzione del mio sguardo. Un blocco di pietra irregolare, molto grande, che somigliava molto all'altare su cui venne immolato Alsan.
-...guarda lì!- 
-Mio Dio...- corse verso la direzione che gli avevo indicato, ma giunto in prossimità si fermò. Quasi intimorito da quello che aveva davanti. Osservava la pietra irregolare con un'espressione concentrata e una ruga tra le sopracciglia. Mi piacque particolarmente e decisi di immortalarlo con discrezione. Probabilmente quella fu la foto più bella di tutto il viaggio.
Dopodiche mi avvicinai e gli dissi: -Ci sono anche delle scritte, vero? Proprio come diceva Lewis...-
-Si, ma non riesco a capire che lingua sia, forse latino.-
-Non saprei...- 
Skandar's P.O.V.
L'altare di pietra mi colpì particolarmente. Sembrava quasi una riproduzione del set su cui avevo lavorato all'età di 14 anni. Mancava solo la Strega con il suo seguito...
Successivamente ci addentrammo nel fitto della foresta e decidemmo di fermarci per riposarci non appena avremmo trovato una radura o qualcosa di simile.
Non passò molto che sentimmo scorrere un fiume o un ruscello.
-Questo dev'essere il fiume Nera- disse Alessandra.
E aveva ragione. 200 metri più in là lo vedemmo. Era un fiumiciattolo che si insediava tra due collinette. Aveva le acque particolarmente trasparenti e limpide. Un bagno rigenerante dopo quella sudata sarebbe stato il massimo...
Ci sistemammo proprio accanto al fiume, dove sembrava ci fosse più aria. Ci stendemmo sotto l'ombra di un grande albero, l'uno accanto all'altra e con le dita intrecciate. Volevo godermi tutto insieme a lei, perchè sentivo che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni insieme. Il silenzio ci avvolgeva e proprio mentre stavo per parlare lei disse:
-"Era la foresta più silenziosa che si potesse immaginare. Non c'erano uccelli, insetti o altri animali. Si potevano sentire gli alberi che crescevano, pensate..." Queste sono parole sue e io credo che rispecchino esattamente le condizioni di questo bosco.-
-Ricordi le citazioni del libro a memoria? xD-
-Rimango basita anch'io o.o-
-E visto che questa foresta è così silenziosa, che ne diresti di fare un bagno?-
-Un bagno...con i vestiti addosso?- disse con tono malizioso
-Ovviamente no- risposi con la stessa inclinazione. -A Roma non avevi fatto domande di questo tipo...-
Senza dire altro si alzò, si diresse verso la riva del fiume e cominciò a spogliarsi. Prima le scarpe, poi la maglietta e i pantaloni. Si levò anche il reggiseno, cosa che mi lasciò letteralmente di stucco. Dopodichè si tuffò nell'acqua cristallina e mi urlò per farsi sentire: -Adesso chi è che esita, eh?-
Mi alzai anch'io e ripetei i suoi gesti. Dopo essermi immerso andai verso di lei con aria decisa, facendo aderire il mio corpo al suo e dicendo: -Chi sta esitando? Io non vedo nessun'altro a parte me e te qui in giro..-
Ci bacciammo appassionatamente accarezzando ogni parte del nostro corpo. Io mi concentrai in particolare sul suo seno sodo che vedevo per la prima volta e da cui non riuscivo a staccare le mani. Quando si accorse che le cose stavano andando oltre mi fermò e disse: -Non voglio farlo qui, scusa. Non mi sembra proprio l'ideale xD-
Aveva ragione. Ci ritrovavamo in quella situazione sempre nei luoghi meno opportuni xD Quindi ci godemmo l'acqua fresca per circa mezz'ora e poi uscimmo, ci rivestimmo e facemmo un giro per i boschi. Per asciugarci e vedere di trovare qualche altro dettaglio caratteristico.
Ci imbattemmo in un ponte (o quel che ne rimaneva) di granito bianco, con un'altissima arcata. Inoltre da quelle colline riuscimmo a scorgere la famosa Rocca di Narni. Cair Paravel, probabilmente.
Il giorno cominciava a declinare e per evitare di camminare al buio per strade sconosciute ci incamminammo per ritornare in città.
Alessandra's P.O.V.
Ero ancora "provata" per quello che era quasi successo nel fiume. I gesti si erano susseguiti senza che nessuno dei due se ne accorgesse e stavamo per farlo nel fiume. Certo sarebbe stato pittoresco ma non mi trovavo a mio agio sapendo che qualcuno sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro.
Io e Skandar non avevamo mai trattato l'argomento sesso, non ce n'era stata mai l'occasione. Ma era arrivato il momento. Era evidente che entrambi lo volevamo da un pezzo. Io non ebbi il coraggio di cominciare l'argomento, ma fu lui a salvarmi in calcio d'angolo.
-Tu hai mai fatto l'amore?- mi chiese senza malizia o altro. Sembrava che mi leggesse nel pensiero.
-No, non ho mai fatto niente del genere. Cioè, non ci sono nemmeno andata vicina. Tu...invece?-
Rispose con un sorriso imbarazzato e portandosi una mano dietro la testa: -Ehm, io si in verità. Ho avuto un'altra ragazza e...-
-Ska, non devi giustificarti con me. Hai 20 anni è logico che tu abbia fatto le tue esperienze ;) Vorrà dire che sarai tu a guidarmi...- La buttai lì in questo modo e lui non rispose, ma mi lanciò un'occhiata eloquente.
Arrivammo in albergo che era quasi totalmente buio e la prima cosa che facemmo fu di andare a mangiare al ristorante dell'hotel. Si mangiava molto bene in quella parte d'Italia e lui ne fu molto soddisfatto xD In quel frangente guradammo anche tutte le foto fatte fino a quel momento e quando arrivammo a quella della tavola di pietra rimase colpito, perchè non si era effettivamente accorto che l'avevo scattata.
Dopo avermangiato non ce la sentivamo di uscire dinuovo, eravamo troppo stanchi. Prendemmo l'ascensore per salire in camera e già lì cominciarono a preannunciarsi degli eventi che poi si sarebbero ripetuti per tutta la notte. Lo guardai, osservai bene il suo viso: la mascella squadrata, i capelli scuri, il naso dritto, le labbra carnose...
Sentii un bisogno fisico di baciarlo e di toccarlo. Lui rispondeva con lo stesso mio vigore tant'è che mi spinse contro la porta dell'ascensore che ovviamente si aprì. Stavamo per ruzzolare a terra entrambi xD
Comunque riuscimmo ad entrare integri in camera dove tutto il resto si svolse con più sicurezza e continuità...

Spazio dell'autrice 
Ribadisco ancora un volta di non essere mai stata a Narni, e gli ambienti qui descritti sono frutto della mia immaginazione o ispirati da foro rigurdanti la città ;D

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Capitolo 15
*** Il lupo perde il pelo ma non il vizio ***


Alessandra's P.O.V.
Il sole caldo filtrava attraverso le tende chiuse inondando il letto disfatto. Mi trovavo in una sorta di dormiveglia, dove ogni cosa sembrafa sfuocata. Ogni pensiero mi rimbombava in testa. Pensavo e ripensavo a quello che era successo la notte appena trascorsa e non riuscivo a capire se fosse accaduto davvero o fosse stato solo un bel sogno. Probabilmente, aprendo gli occhi, mi sarei trovata nel mio letto, a casa mia. Quindi le sue mani sul mio corpo, la sua voce bassa nell'orecchio che mi diceva come muovermi avrebbero potuto essere solo un'illusione. Prendendo coraggio decisi di prendere contatto col mondo oltre le mie palpebre e con grande gioia mi accorsi che era successo davvero. Aprendo gli occhi non lo vidi immediatamente, poichè ero voltata dalla parte opposta, ma mi accorsi di trovarmi in una camera familiare...
Mi bastò voltarmi per vederlo, stava ancora dormendo. Sorrisi leggermente e gli cinsi il petto con un braccio, poggiando la testa sulla sua spalla.
Il raggiungimento del Nirvana fu interrotto dallo squillo di un cellulare. Mi sembra fosse quello di Skandar. -Argh...Non è una cosa umana farsi svegliare in questo modo- disse aprendo gli occhi di malavoglia e alzandosi per raggiungere il telefono, in una tasca dei jeans abbandonati sul pavimento.
Skandar's P.O.V.
-Pronto?- dissi trattenendo uno sbadiglio.
-S...Skandar?- disse una voce familiare dall'altro capo del telefono.
-Sono io. Giulia...sei tu?-
-Si, sono io. Mi dispiace molto disturbarvi. Ma dovete tornare immediatamente a Roma.-
-Cosa? Come? Perchè?! E' successo qualcosa? o.ò-
Ale cominciava a fissarmi con gli occhi sbarrati.
-Ci sono cascati anche gli altri. Loro..loro...ehm in discoteca, l'altra sera. Hanno trovato qualcuno..qualcuno che gli ha dato delle pasticche. Non sapevo di cosa si trattasse. Avevo notato che erano strani. Brian era terribilmente pallido, tremava. I ragazzi sembravano ubriachi, anche se non erano andati oltre le due birre. Loro lo sapevano. Sapevano quello che era successo! Perchè...!!!-
-Giulia, devi calmarti. Altrimenti non capisco nulla! Mi stai dicendo che quando siete andati in discoteca i ragazzi hanno preso della droga da qualcuno?- Silenzio -Giulia..!-
-Si, hanno preso della droga- sembrava un'automa.
-E adesso come stanno?-
-Sono in ospedale-
Alessandra aveva cominciato a vestirsi.
-Si ma, come stanno?-
-Gli altri stanno bene. Solo una lavanda gastrica per loro. Brian è in coma.-
-...ma...co...- adesso ero io a non riuscire a star calmo. Ale si voltò verso di me e si avvicinò. Prese il telefono e disse: -Giulia, non preoccuparti. Stiamo arrivando. Ma tu stai bene, tesoro?-
-...si io sto bene. Vi prego sbrigatevi- e scoppiò in lacrime. La comunicazione s'interruppe.
Lei si sedette sul letto accanto a me, con gli occhi lucidi e semi vestita.
-Skandar, dobbiamo sbrigarci. Vestiti e partiamo immediatamente.- mi disse asciugando una lacrima che mi rigava il volto.
Non potevo pensarci. Non poteva succedere di nuovo. Eravamo già passati attraverso quella situazione. Brian era stato malissimo, e adesso era in coma. Ma a tutti gli altri, sapendo quello che aveva passato, come era saltato in mente di provare quelle dannate pasticche?! Anche lo stesso Brian! Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Un giorno o l'altro ci sarebbe rimasto secco.
Facemmo tutto con estrema velocità. Riuscimmo a trovare il pullman che ci portasse alla stazione e da lì prendemmo il primo treno per Roma Termini.
Non avevamo tempo da perdere, quindi prendemmo un taxi per arrivare in ospedale. In quei momenti nessuno dei due se la sentiva di dire niente. Eravamo troppo provati dalla situazione. L'unica cosa che disse Alessandra fu:- Pensa a come si sentirà Giulia. Lei è la seconda volta che vive questa situazione. Si sente in colpa per non averli fermati, per non essersene nemmeno accorta-
Non trovai le parole per risponderle.
Con qualche difficoltà riuscimmo a trovare la stanza dov'erano ricoverati i ragazzi. Per fortuna erano riusciti a trovargli una stanza da 6 interamente vuota. 
Alessandra's P.O.V.
Tutti i ragazzi erano lì. Erano sdraiati in quelle lenzuola bianche con gli indumenti che si erano messi per uscire, quella sera. Invece Giulia, era seduta su una sedia di plastica e guardava fuori dalla finestra. Apppena la vidi andai ad abbracciarla. Scoppiò nuovamente in lacrime, e io la capivo bene. Mi unii a lei e piangemmo silenziosamente l'una sulla spalla dell'altra. Pian piano anche gli altri si alzarono e ci vennero a salutare. Erano pallidi e debolissimi. Li avrei presi a pugni in pancia, uno per uno. Respingendo questo mio moto violento dissi:-Ma...Brian dov'è?-
-Lui è in terapia intensiva, deve essere costantemente monitorato.- rispose Andrea.
-Ma almeno i medici vi hanno detto qualcosa? E' fuori pericolo?- chiese Skandar.
-Non ci hanno ancora detto nulla. Ci hanno solo comunicato che avrebbero dovuto valutare i danni agli organi interni in base a come avrebbe passato la notte e i giorni a seguire- gli rispose Darry
-Bè...ma possiamo andare da lui, no? Possiamo chiedere ai dottori se ci sono degli sviluppi?- 
-Si, credo di si. Ma noi non possiamo andare di reparto in reparto. Siamo ancora deboli.-
-Io vengo con voi- annunciò Giulia.
-Sei sicura? Tu non hai preso nulla, giusto?- le chiesi
-No, io sono pulita. Forza, che aspettiamo?-
Giulia si diresse verso la Terapia Intensiva. Probabilmente era andata a trovare Brian parecchie volte mentre gli altri si riprendevano.
Non potevamo entrare direttamente in camera. Ma dalla porta socchiusa riuscimmo a vedere la luce soffusa della camera e il ronzio dei macchinari.
Giulia ci accompagnò anche verso il medico che seguiva il caso di Brian. Lasciarono parlare me:
-Salve, sono un'amica di Brian Rowen. Vorrei sapere se ci sono stati sviluppi nelle sue condizioni di salute.-
-Mi dispiace, ma non posso fornire informazioni a persone al di fuori della sua famiglia-
-Certo, ma deve comprendere che al momento la sua famiglia non si trova in Italia e che io dovrò avvisarli. Quindi, per favore mi dica come sta. Faccia in modo che possa almeno rassicurare la sua famiglia.-
-Eh va bene, signorina. Sarò franco con lei, come lei lo è stata con me. Il povero ragazzo non se la cava bene purtroppo. Ha ingerito quantità considerevoli di acidi in pasticche e adesso sono compromessi diversi organi interni. Tra cui il fegato e i reni. La sua amica mi aveva detto che aveva già avuto un'overdose che gli aveva procurato un edema polmonare. Per il momento i polmoni reggono, ma non so per quanto ancora.-
-E rischia la vita?-
-Al momento non ne siamo certi. E' ancora tutto da vedere.-
-Ma può essere trasportato? Lui è inglese. I suoi genitori sono lì e...-
-Signorina, vedrò cosa posso fare.-
Spiegai anche a Skandar quello che aveva detto il dottore e disse che avrebbe dovuto chiamare i genitori di Brian.
Lo fece quando ritornammo in camera. Non saprei dire quale fosse stata la reazione del padre di Brian quando lo venne a sapere. Però quando Skandar chiuse il telefono aveva gli occhi pieni di lacrime.

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Capitolo 16
*** Consequences ***


I ragazzi si erano ormai ripresi e quello era l'ultimo giorno che avrebbero passato in ospedale. Stavano proprio preparando la borsa quando sentimmo un gran trambusto provenire dal corridoio.
All'inizio non ce ne curammo molto, ma quando un'infermiera passò dalla camera dicendo: - Che qualcuno vada ad aiutare in terapia intensiva!- ci cominciammo seriamente a preoccupare.
Io e Giulia uscimmo e cominciammo ad andar dietro agli infermieri che si dirigevano verso quel repato che conoscevamo tanto bene...
Eravamo speranzose fino all'ultimo. Continuavo a ripetermi "sarà un altro paziente, in terapia intensiava stanno tutti messi male!", ma quando entrarono nella camera di Brian smisi di prendermi in giro.
Come al solito non potevamo entrare e non c'era nessun medico in giro al quale potessimo chiedere che diamine stava succedendo in quella camera. Se il ragazzo in quel letto era ancora quello che conoscevamo noi...
Qualche secondo dopo ci raggiunsero anche gli altri ragazzi. Non ci scambiammo una parola. Lì dentro si sentivano strepitii e bip confusi, medici che urlavano nomi e dosi di medicine che non avevo mai sentito. Questo durò circa per 10 minuti, poi tutto improvvisamente si fermò. Avevano perso la speranza? O il battito era ritornato regolare?
Ci stringemmo fortissimo le mani, aspettando che i medici e gli infermieri uscissero e appena lo fecero li assalimmo quasi, per farci dire cos'era successo.
Purtroppo tutte le persone che pian piano abbandonavano la camera di Brian avevano una faccia tutt'altro che rasserenata. Sembrava stessero per scoppiare in lacrime.
-Allora? Che diamine è successo?- disse Frank quasi urlando. Il medico lo guardò stupito, sia per il tono usato, sia per il fatto che non capiva cosa stesse dicendo.
Giulia tradusse al medico che rispose: -Purtroppo i polmoni sono collassati. E anche gli altri organi danneggiati non ce l'hanno fatta. Mi dispiace ragazzi, ma non c'è stato niente da fare.-
-M..mi scusi. Sta dicendo che è...-
-Si, signorina. Il ragazzo è morto-
Anche se all'inizio gli altri ragazzi non capirono quello che il dottore stava dicendo, compresero tutto al meglio guardando le nostre facce. La mia, quella di Giulia, quella di Francesco e Andrea. Erano sconvolte per l'affermazione così schietta e diretta che avevano appena sentito. 
Frank, Skandar e Darry dovettero appoggiarsi da qualche parte per tenersi in piedi. Nessuno avrebbe creduto che si potesse arrivare a questo. Pensavamo che avessimo potuto assistere alla morte dei nonni, ma non certo a quella di un amico. Con Brian si conoscevano da prima di aver imparato a leggere e adesso lo avevano visto morire, letteralmente. Il tutto era avvenuto a pochi metri di distanza da loro e nonostante ciò non avevano potuto fare nulla per aiutarlo. Si sentivano delle merde per non aver fatto niente quando dovevano. Avevamo lasciato tutto al caso. La musica, la luce, l'alcool li avevano trasportati in quell'afosa notte d'estate in qualche sorta di intorpidimento che gli aveva impedito di preoccuparsi delle conseguenze. 
Adesso c'era da dirlo ai genitori, che sarebbero arrivati a Roma dopo qualche ora. Non li si poteva chiamare in aereo e inoltre nessuno di noi si sentiva di dire ad una madre che il figlio è morto, per telefono. Avrebbero aspettato l'atterraggio e il loro arrivo in ospedale, in modo che avrebbero potuto parlare con chi di competenza.
Quello che successe tra di noi dopo aver appreso la notizia non so bene come spiegarlo.
Nella vita non sempre si conoscono persone che hanno passato insieme a te cose non ordinarie, ma cose che nella vita di tutti i giorni non accadono. Siano sia belle che brutte. Noi li avevamo trovati. Ci eravamo uniti gli uni agli altri e avevamo passato momenti per i quali puoi dire: "si, io ho vissuto".
Il legame che si istaura in questo caso è così forte che non si sarebbe mai spezzato.
Però in quel momento ognuno desiderava stare da solo con il suo dolore. Noi non sapevamo cosa Skandar, Frank e Darry stessero provando. Avevamo conosciuto Brian durante un'estate e anche se gli volevamo bene i nostri sentimenti non erano paragonabili a quelli di ragazzi che con lui ci erano cresciuti e che da un momento all'altro si vedevano privati di una componente del loro gruppo. Da quel momento in poi sarebbe stato come se una parte di loro se ne fosse andata chissà dove con Brian.
Anche se provavo l'impulso irrefrenabile di andare da Skandar, abbracciarlo e sussurargli: "Non preoccupari, andrà tutto bene." non lo feci per evitare di rompere quell'intimità che si era creata tra di loro e che ci separava come una coltre impenetrabile.
Passai un tempo che mi sembrò infinito in una specie di trans. Con gli occhi arrossati e gonfi di lacrime a fissare un angolo della stanza dove i ragazzi erano stati ricoverati. Con le ginocchia al petto a pensare a nulla, probabilmente non riuscivo ancora a capacitarmi di quello che fosse successo.
Pochi minuti dopo (o ore intere?) arrivarono i genitori di Brian che non vennero a cercare noi, ma chiesero di Brian ad un'infermiera di passaggio che, anche se provata, glielo disse senza molto tatto. Audrey (la madre) svenne e si risvegliò due ore dopo.
Noi intanto avevamo deciso di andare all'ostello, pagare il conto e prendere le nostre cose. Ovviamente nessun'altro se la sentiva di continuare la vacanza.

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Capitolo 17
*** The sweetest sadness in your eyes ***


A quel punto le decisioni andavano prese in fretta. C'era un cadavere da trasportare in Inghilterra e c'erano diverse cose da organizzare. Ma Jordan (il padre di Brian) riuscì a mantenere il sangue freddo e ad occuparsi di tutto il necessario. Prima sarebbero rotirnati in patria prima Brian avrebbe potuto aver pace. Questo si ripeteva mentre gli facevano una fotocopia del certificato di morte di suo figlio.
Nonostante fossero maggiorenni, Jordan si prese la responsabilità anche di portare a casa Skandar, Darry e Frank in modo che non potessero fare altri danni, diceva lui.
Anche se non lo aveva mai ammesso attribuiva la morte di suo figlio in primis a noi, e per noi intendo la parte italiana del gruppo, ma anche a quei ragazzi che considerava ormai parte della famiglia. Non sono mai riuscita a capire bene perchè ci odiasse in quel modo, credo che fosse una sorta di pregiudizio. Però evitammo di sollevare eccessive polemiche in quel particolare frangente.
La mattina dopo la morte di Brian tutto era già pronto per la partenza. I biglietti aerei erano stati comprati. L'Inghilterra si avvicinava di nuovo. Non per noi ovviamente. Noi saremmo rimasti in Italia. Loro, LORO, se ne sarebbero andati e non sarebbero di certo più tornati.
Mi sembrava di vivere una specie di deja-vù, solo che questa volta non ero io a salire su quell'aereo. Però era come se una parte di me, di tutti noi, partisse con loro. Uscivamo da quell'esperienza completamente mutilati nell'anima. Un pezzo era morta con Brian, un altro stava partendo con Skandar e gli altri.
Quel giorno non avevamo nemmeno avuto l'opportunità di assimilare la scomparsa di Brian che Jordan gli disse che sarebbero partiti, anche se effettivamente ce lo aspettavamo.
Io e Skandar non trovammo il tempo di parlare molto. A quel punto le parole non sarebbero servite a molto. 
Come avrei potuto definirlo? Il mio ragazzo? Saremmo ancora rimasti insieme anche se ci trovavamo a migliaia di kilometri di distanza?
Non sapevo se ci sarei riuscita. Saperlo lì, vicino ma allo stesso tempo lontano mi avrebbe fatto impazzire. Però non avevo intenzione di dimenticarlo o lasciarlo andare così, come se non fosse successo nulla. Il lasciarci trascinare, dare sfogo ai nostri sentimenti, ci aveva portato ad una situazione di non ritorno. Era così e basta. Che cosa avremmo potuto fare per cambiare questa situazione?
Anche se non parlammo i nostri pensieri vennero confermati da gesti come dormire nello stesso letto, l'uno di fronte all'altro, stringerci le mani fino a sentirle indolensite o guardarci negli occhi con un'intensità che ti faceva balzare il cuore in gola. Vedevo nei suoi occhi la tristezza più dolce che di volta in volta mi portava alla soglia delle lacrime.
All'aeroporto ci furono davvero pochissime parole. Avevamo tutti un viso rassegnato, inoltre Jordan non aiutava molto, visto che aveva molta fretta di farci separare.
Ancora una volta fu un abbraccio a sugellare tutto quanto. Un abbraccio di speranza ma che conteneva così tante parole da non poter mai essere comunicate a voce.
Ci scambiammo lì l'ultimo bacio. Vicino ai terminal e con l'odore dei disinfettanti per le pulizie. Ma le sue labbra erano così morbide e dolci da farmi dimenticare tutto quanto. Fu qualcosa di molto veloce, ma al contempo profondo e bellissimo che da quel momento in poi mi avrebbe perseguitato.
Ci giurammo solennemente di mantenerci in contatto in qualunque modo possibile e mi si avvicinò dinuovo sussurrandomi all'orecchio: -Grazie- anche se non capii bene a cosa si riferisse.
Anche i saluti con tutti gli altri furono scambiati con estrema velocità, tant'è che li vedemmo correre per andare dietro a Jordan che ormai si stava spazientendo.
 
Una volta usciti dall'aeroporto sembrava che fossimo stati presi a pugni, ma ci facemmo coraggio per raggiungere la stazione e il primo treno che ci avrebbe riportati a casa. Sarebbe stata una tortura ritornare alla grigia routine. Un pò come accadeva ai Pevensie, costretti ad abbandonare Narnia.
 
Cinque anni dopo...
-Si mamma, lo so mamma, ho capito mamma. Ho 23 anni, credo di riuscire ad andare in bagno da sola, no?- mia madre era davvero stressante quando ci si metteva.
Io e i soliti tre eravamo da poco arrivati ad Atene, un viaggio che avevamo sempre voluto fare, ma che in un certo senso era anche necessario per gli studi di Francesco che aveva voluto prendere lettere classiche all'università e francamente era una vergogna frequentare quella facoltà e non aver visto l'acropoli.
Faceva un caldo tremendo e dopo esserci sistemati e sbracciati il più possibile cominciammo a goderci la città... 
Gambe lunghe, capelli scuri e belle mani. No, è solo il caldo che mi gioca brutti scherzi.
Una voce familiare che dice -Hey Ska, dovresti seguire il mio esempio!-
Anche Andrea comincia a guardarsi intorno.
-Non così, Frank o ci verrà una polmonite!- lo sentono anche Giulia e Francesco.
Lui era di spalle, gira leggermente la testa e allontana dinuovo lo sguardo ma poi si volta di nuovo come per assicurarsi di aver visto bene.
-Non ci credo...- dissi.

Spazio dell'autrice 
Bè, con questo capitolo concludo la mia prima storia.
Spero tanto che vi sia piaciuta e ringrazio tutte le persone che hanno avuto la forza di leggere tutti e 17 i capitoli xD
Grazie grazie grazie ♥

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