Hysterical

di _Abbey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 


Okay, allora buon salve gente! Questa che pubblicherò sarà una piccolissima fic di pochissimi capitoli, quindi a differenza delle mie due opere avrà una fine! Haha Per questo vi chiedo gentilmente di recensire perché altrimenti mi chiuderò in una depressione tremenda! Detto questo.. Devo dire che la ragazza di cui parlo qui, mi piace davvero haha perché è molto.. tosta..  vabbè capirete solo leggendo!
Passo e chiudo!

-Abbey


«Non c’è niente da capire, Nick Jonas» la ragazza si allontanò agitando le braccia in preda ad una improvvisa crisi. «Non puoi entrare nella mia vita così per caso e sconvolgermi totalmente». Nick si sedette sconfortato sul divano. «Ma cosa c’è di male?». Lei gli si avvicinò con sguardo assassino: «Per l’amor di Dio, Nicholas sei una rockstar!» «E tu non esci con le rock star, giusto?» Si alzò di scatto arrivando a parlarle a pochi centimetri dalle sue labbra. «Non esco con persone cha hanno migliaia di ragazzine in delirio per loro, con persone che non possono nemmeno andare a mangiare una pizza in pace senza essere assediato dai paparazzi. Non puoi nemmeno lontanamente immaginare quanto ho dovuto lottare per entrare a Yale e credimi, non lascerò che una rockstar capricciosa che dice di essere innamorato di me, comprometta tutto questo». La ragazza si allontanò prendendo alcuni libri in mano, poggiandoli sulla scrivania con un violento schianto quando sentì le parole di Nick: «Hai paura di innamorarti, ammettilo» Si girò a guardarlo: «Perché dovrei aver paura di innamorarmi se già lo sono?» Si avvicinò a lui accarezzandogli dolcemente il collo: «Perché una come me, Nicholas? Sono come tutte le altre, anzi più pazza e isterica. Ce ne sono davvero tante migliori di me, e una qualsiasi di loro non ti avrebbe mai trattato come ho fatto io». Le si avvicinò pericolosamente alle labbra, prendendo a sussurrare da lì: «Io voglio te, sono disposto a tutto per stare con te». Le diede un leggero bacio: «Cercheremo di non dare nell’occhio». Un altro bacio. «Ho delle condizioni da porre» «Spara» «Niente cose da fidanzatini al di fuori di questo campus, niente uscite fuori dal campus insieme, mi dovrai lasciar studiare quando avrò un esame, e molto più importante..» Si alzò in punta di piedi per poi stampare un bacio sulle labbra a cuoricino di lui. «Niente di niente con belle attrici, modelle, cantanti e cose del genere.» Nick sorride compiaciuto. «L’unica donna a cui ti permetto di avvicinarti per più di un metro che non sia io è tua madre». Inclinò leggermente il capo: «Nemmeno la nonna?» Gli diede un colpetto sul petto nascondendo un piccolo sorriso. «Seriamente Mr Jonas. Prendere o lasciare». La trascinò con sé per poi sprofondare nella morbidezza del divano: «Le tue condizioni le hai poste, adesso tocca a me» La ragazza inarcò un sopracciglio. «Mi lascerai baciarti senza che mi picchi, come già hai fatto, non avrai contatti ravvicinati con bei ragazzi e.. mi permetterai di scrivere canzoni su di te». All’ultima richiesta arrossì impercettibilmente per poi poggiare la sua testa sul petto di lui. «Okay..» La strinse forte a sé. «Quindi adesso sei la mia ragazza?» Un sorriso enorme si fece spazio sul suo viso. «Definiremo i termini un’altra volta.. Adesso devo studiare» Si liberò dalla presa andando a prendere un libo dalla scrivania. «Posso presentarti alla mia famiglia?» La ragazza sgranò gli occhi, cercando di trovare una soluzione a quel piccolo problemino che si era creato. «Cominci già ad infrangere le regole Mr Jonas». Le arrivò alle spalle circondandole i fianchi con le braccia: «Tecnicamente non è un’uscita in piena regola e dei paparazzi non c’è da preoccuparsi». Si girò verso di lui battendogli i pugni sul petto con poca forza. «Non hai pensato al problema più grande: la tua famiglia. Non accetteranno mai una ragazza come me, sono strana, davvero strana!» Le baciò i capelli neri. «Perché non dovrebbero accettarti Audrey Lee Cooper?» La fissò negli occhi. «Sei la donna più perfetta che possa esistere in questo mondo, dopo mia madre, ovviamente. E ti ameranno almeno quanto io amo te». Assunse un colorito tendente al rossastro ad udire quelle parole. «Ecco, adesso cominci a fare lo sdolcinato. Ma sappi che non vengo perché tu parli con quella voce dannatamente sexy» Le diede un veloce bacio a stampo, per poi trascinarla fuori dalla stanza permettendole di prendere solo un libro, con la promessa che avrebbe studiato a casa della sua famiglia in quei giorni. «Jet privato, Jonas? Fai sul serio?» Si girò ad osservarlo infuriata. «È questa la concezione che hai del ‘non dare nell’occhio’?» Gli puntò un dito contro «Mai, e dico mai infrangere le mie regole, potrei diventare ancora più pericolosa, sai Mr Jonas?»


Nella prossima puntata..
'Togliendosi le cuffie andò a sedersi accanto a Nick che in quel momento si stava dolcemente appisolando. «Ascolta, devo parlarti». Il ragazzo si sistemò meglio nel sedile, pronto ad una nuova scenata isterica da parte della ragazza.'

 

Che ne pensate?
Fatemi sapere

P.S. non vi uccido se mi dite che fa schifo, anzi!

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Audrey si sedette a debita distanza da Nick, creando in lui un senso di distacco davvero insolito. Osservandolo con la coda dell’occhio, la ragazza si infilò le cuffiette bianche nelle orecchie facendo si che la stupenda voce del suo ormai ragazzo risuonasse tutt’intorno a le. Eppure non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di fargli sapere che il suo iPod era pieno dei suo album. Guardò fuori dal finestrino trovandosi, seppur involontariamente, a ripercorrere i momenti che l’avevano portata fin lì, ad essere la ragazza di una delle più famose rockstar del mondo.
 

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Andava di fretta, lei con la sua bicicletta rosso fiammante, tra le vie fin troppo affollate di Los Angeles. I capelli lunghi appena sopra la schiena, le solleticavano dolcemente il collo, facendole per un momento perdere l’equilibrio, ritrovandosi in pochi istanti a contatto con un’auto che con una brusca frenata le evitò di rimetterci la vita in quello stupido incidente di metà estate. «Porca  troia» furono le uniche parole che Audrey riuscì a pronunciare. «Ti sei fatta male?» una voce maschile la colpì improvvisamente alle spalle in quella sensazione di immenso bianco che la circondava. -Solita domanda idiota- pensò lei, oltre ad una sfilza di parole, ben poco femminili. «Non ti muovere, chiamo un’ambulanza» fin troppo preoccupata, quella voce che apparentemente apparteneva a quel ragazzo dai capelli ricci che camminava agitato attorno a lei. «Smettila di fare il cagasotto e aiutami ad alzarmi». Le porse la mano, continuando a chiederle di non sforzarsi. Audrey sbuffò cominciando ad innervosirsi, come al suo solito tra l’altro. Poggiò non proprio delicatamente la sua mano su quella del ragazzo, lasciando l’asfalto caldo per quella temperatura eccessiva persino per gli inizi di agosto. «Sei.. sporca di sangue» le fece notare il ragazzo. In effetti il vestitino leggero bianco che Audrey indossava si era macchiato dal lato dello schianto di un rosso quasi simile al colore della sua bicicletta. «Porca..» imprecò lei cercando di togliere del sangue dal ginocchio. «Ti porto in ospedale». Il ragazzo si passò una mano tra i ricci perfettamente a posto. «No, no, tu non mi porti da nessuna parte» Si girò, zoppicante dalla gamba destra, a recuperare la bicicletta più in là. «Non puoi andare in bicicletta come se non fosse successo niente, fatti controllare, almeno il ginocchio». Senza aspettare una risposta, sicuro che fosse un’altra negativa, caricò la bicicletta sul suo enorme suv nero. Aprì gentilmente la portiera alla ragazza aiutandola a salire senza sforzare il ginocchio, poi giudò verso l’ospedale. La ragazza fissava a braccia conserte avanti a sé, mentre il ragazzo girava più volte la testa per vederla. «Comunque, io sono Nick». Si girò ancora a vedere se avesse suscitato una piccola reazione nella ragazza che rispose acidamente «Chi se ne frega». Nick annuì rassegnato. «Dimmi almeno come ti chiami, fammi un segno che sei viva, non lo so» disse lui svoltando a destra, imbottigliandosi in un traffico tremendo. «Audrey, sono viva, e mi stanno girando altamente le palle, perché sei un cretino che non solo mi ha investita, ma cerca di fare il gentile portandomi in ospedale, imbottigliandosi in un traffico tremendo». «Ehi bella calmati e non alzare la voce con me, e poi sei tu che passi in bicicletta come se fossi la regina della strada». La ragazza si girò con aria indignata ad osservarlo. «Come scusa? Prima di tutto sei tu che non parli così a me, e adesso fammi scendere, idiota che non sei altro». Tentò di aprire la portiera del suv notando con non grande piacere che fosse chiusa. «Ti ho detto fammi scendere» alzò il tono di voce. Nick tolse la sicura facendola scendere, andando subito via, non appena con un forte schianto lei richiuse la portiera. «La bicicletta, cazzo». Gridò al vento. Si sedette per terra con la testa tra le mani tremando per il nervoso. «Coglione, coglione, coglione..». Molto tempo dopo, più o meno verso il tramonto il Suv nero, con il solito riccio alla giuda fece ritorno, notando con orgoglio che la ragazza era ancora lì. «Vieni, ti porto a casa». La faccia di Nick spuntò dal finestrino. «Lo faccio solo perché ho fame e non mi va di tornare a piedi, coglione» disse aprendo lo sportello. La accompagnò a casa, guadagnandosi durante il viaggio insulti e qualche colpo qua e là. «Sei violenta, sai?» le disse scendendo la bicicletta. «Lo so» rispose fieramente. «Beh, allora, ci vediamo..». Le si avvicinò al viso cercando di darle un bacio. Facendo finta di ricambiare, avvicinandosi anche lei, le mollò un ceffone in pieno viso, scomparendo tra le risate dietro la porta di casa…

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Le faceva ancora strano quanto Nick avesse sopportato tutti quei rifiuti, eppure da quel momento non smise mai di corteggiarla, andando a trovarla persino a Yale e subendo così le sue crisi isteriche e i suoi atteggiamenti stizziti. Togliendosi le cuffie andò a sedersi accanto a Nick che in quel momento si stava dolcemente appisolando. «Ascolta, devo parlarti». Il ragazzo si sistemò meglio nel sedile, pronto a subire una nuova scenata isterica da parte della ragazza. «Io non riesco proprio a capirti, Nick. È da quando ti ho conosciuto che non faccio altro che picchiarti, respingerti e cacciarti dalla mia camera, e tu hai continuato imperterrito a venirmi dietro. Sono stata un mostro con te, Nicholas. Come puoi dire di amarmi? Seriamente, vuoi punirti per qualcosa che hai fatto? Perché questo non è il modo giusto!». La ragazza rise, smettendo subito nel momento in cui gli occhi seri di lui, incontrarono i suoi. «Ricordi quando ci demmo il nostro primo bacio?». Audrey si morse il labbro, annuendo impercettibilmente. «Stavi piangendo per la canzone che ti avevo scritto, beh quello è stato il motivo per cui non ho rinunciato ad amarti. Anche se non vuoi ammetterlo, ti sei emozionata. E quelle lacrime sono state la forza per sopportare le tue crisi!». Si sedette a cavalcioni su di lui, cadendo con delicata violenza contro il suo corpo, nel ristretto spazio che quei sedili permettevano di avere. Lo baciò con tutta la passione che aveva in quel momento. Una strana sensazione di scombussolamento totale si impossessò di lei. Staccandosi pur non volendo dalle sue labbra, si accoccolò tra le sue braccia. «Ti amo» sussurrò in poco più che un respiro al petto di Nick.  «Come scusa?». Audrey cercò di respingere i suoi istinti omicidi. «Ti amo» ripeté un po’ più forte, rimanendo pure sempre incomprensibile, per il  mondo là fuori, non certo per Nick. «Cavoli quanto sai essere antipatico! Ti amo Nicholas Jerry Jonas, tieni bene impresse queste parole in quella testa che ti ritrovi: IO TI AMO, quindi preparati ad avere un’Audrey isterica tutta per te!» «Non chiedevo di meglio». Le lasciò un bacio veloce sui capelli mossi. Si addormentarono poi in quella posizione, fino all’atterraggio.

Ebbene si.. ho aggiornato, ma adesso recensite eh!

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Audrey si rifugiò sotto un albero del giardino di casa Jonas, con un libro aperto sulle gambe. Cominciò a leggere interessata quelle nozioni di Matematica e Fisica, fin quando una voce diversa da quella di Nick che conosceva fin troppo bene, la colpì alle spalle. Un ragazzo, o meglio un uomo si sedette accanto a lei, fissandola interessato con un sorrisino sulle labbra carnose che spuntavano tra quella barbetta incolta. «Ciao» gli disse lui facendola girare a guardarlo meglio in volto. «Ciao» rispose lei tornando poi a leggere il libro. «Che fai?» chiese poi lanciando uno sguardo al libro. La ragazza non rispose, prese una matita che aveva dietro l’orecchio e cominciò a scrivere formule su un foglio voltante che aveva nel libro. Fece girare più volte la matita tra le dita, facendo delle piccole smorfie con la bocca, riuscendo poi a trovare la soluzione e scrivendola, alquanto soddisfatta, sul libro. Chiuse con un colpo violento il libro, poggiando per terra accanto a lei e rimettendo la matita dietro l’orecchio, come aveva imparato a fare da quando Nick si insediava a casa sua a comporre canzoni. Fissò ancora una volta il ragazzo che aveva vicino, cercando di associare a quel volto un nome. «Joe?» disse poi lei, inclinando il capo per guardarlo meglio. «Indovinato!» rispose lui sorridendo. «Finalmente posso conoscerti, Audrey! Nick mi ha parlato davvero molto di te. E quando dico davvero, voglio dire davvero» scherzò Joe, facendo ridere la ragazza. «Non oso immaginare quello che ti ha detto!» la ragazza sospirò leggermente, strappando un fiorellino dal prato. «Non ti facevo tipo da m’ama/non m’ama!». Con il fiore in mano Audrey si alzò da terra «Infatti non lo sono! So che tuo fratello mi ama!» gli fece l’occhiolino andando poi da Nick che in quel momento era uscito di casa. «Hai conosciuto Joe?» la ragazza annuì tirandolo poi verso di sé schioccandogli un bacio sulle labbra, facendo sorridere sorpreso Nick. Una palla, sferrata a velocità sorprendente colpì Nick in pieno viso facendo scoppiare in una risata tremendamente rumorosa Audrey e Joe che l’aveva colpito. «Joe!» gridò Nick senza riuscire a trattenere un sorriso. I due ragazzi cominciarono a picchiarsi fraternamente, mentre la ragazza li fissava con un sopracciglio alzato e le braccia conserte. I due si fermarono dopo un po’, scambiando occhiate tra di loro e poi a Audrey e così via. «No, no, no, no, no. Jonas uno e Jonas due fermi dove siete» cominciò ad indietreggiare, mentre i fratelli la seguivano con il suo stesso ritmo. «Cazzo» sussurrò lei prima di cominciare a correre per il prato perfettamente verde. «Non vale siete in due!» Nick la raggiunse per primo, fiondandosi su di lei, atterrandola. «Non sono un giocatore di rugby, stupido!» lo sgridò lei, dandogli un pugno sulla schiena. Nick la guardò fissa negli occhi, con lo sguardo da cucciolo bastonato. «Non vale se fai così» disse rassegnata Audrey, dandogli un bacio sulle labbra.

L’ostacolo della cena con i genitori di Nick passò senza gravi conseguenze. Le solite domande su cosa volesse fare da grande non erano mancate, e lo stupore quando Audrey disse che prima di incontrare Nick non conosceva alcuna canzone dei Jonas Brothers ovviamente ci fù.
Audrey si infilò una maglietta bianca di Nick e i suoi pantaloncini da basket davanti a lui, che arrossì non appena scorse il seno nudo della ragazza. Le braccia sembravano ancora più piccole e bianche adesso che penzolavano da quell’enorme maglietta per la sua taglia. Nick era seduto ai piedi del letto, a guardare la ragazza che si divertiva a ballare sulle note della canzone che passavano alla radio. Si lasciò cadere sul letto ridendo come fosse sottoposta al solletico, facendo forza sugli addominali con le mani. sospirò con forza chiudendo gli occhi. Quando li riaprì Nick era a un centimetro dal suo naso che la guardava sorridente. «Che c’è?» chiese lei. «Ti amo» le disse come se fosse la cosa più stupida del mondo. Audrey sorrise impercettibilmente «Ti amo anch’io»
Nick la trascinò sopra di sé, stringendola con le braccia al suo corpo. Le esili braccia di Audrey erano poggiate sul petto del ragazzo, mentre le mani gli carezzavano il collo. Strisciando si avvicinò ancora di più al viso del ragazzo, sorridendo «So della storia del “vergine fino al matrimonio”» gli sussurrò a qualche millimetro dalle labbra. Nick le catturò un bacio al volo, stringendo ancora di più la presa sui fianchi della ragazza. La porta si aprì in quel momento  facendo si che Joe fraintendesse quello che stava succedendo. Audrey si lasciò scivolare al posto di Nick quando questi andò a parlare con suo fratello maggiore.

«Joe» disse il minore entrando nella camera del fratello. «Vi date da fare, eh?» chiese Joe seduto sul letto. «No, Joe» Disse secco il riccio. «Eravamo solo sul letto, insieme. Niente di speciale» continuò con una punta di amarezza. «Perché quella faccia?» domandò il maggiore. Nick si chiuse la porta alle spalle raggiungendo il fratello sul letto. «È che.. questa storia dell’arrivare vergini al matrimonio.. lei lo sa, lo rispetta. Ma mi provoca» a questo punto si lasciò cadere sul letto incrociando le braccia sotto la testa. «Tu sai che io non sono la persona migliore con cui parlarne, vero?» disse serio Joe, guardando Nick negli occhi. «Kevin c’è riuscito, io no. Siamo diversi, e anche tu lo sei da noi. Ma se lei è la donna giusta, vedrai che nemmeno te ne pentirai, se sceglierai di farlo» i due fratelli si abbracciarono, rimanendo qualche tempo a scherzare insieme come non facevano da troppo tempo. Come i fratelli che erano al tempo dei Jonas Brothers.

Nick aprì lentamente la porta della sua camera vedendo che Audrey si era addormentata con un’espressione rilassata sulle labbra. Il ragazzo sorrise leggermente, per poi metterla sotto le lenzuola, infilandosi anche lui nel letto. Si avvicinò a lei, intrecciando le mani con quelle della ragazza, addormentandosi poi con il profumo dei suoi capelli che gli invadeva le narici.

La luce di un nuovo giorno entrava dalla finestra, illuminando i due ragazzi che dormivano insieme, ancora abbracciati. Nick rimase qualche minuto con la vista ancora appannata a guardare Audrey che dormiva. È bellissima. Pensò mentre le accarezzava dolcemente la guancia. «Ehi» gli disse lei sbattendo più volte le palpebre. «Ehi» rispose lui guardandola ancora negli occhi. «Ti amo» si dissero all’unisono, sorridendo poi come ebeti. «Dimmi che mi sposerai» disse lui tirandola verso di sé. Audrey si strinse ancora di più, schioccandogli un bacio sul collo. «Mi pare ovvio, Nick Jonas!»

Fine!

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