I get down on you

di OfeliaMillet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorridi ***
Capitolo 2: *** "Fratellino, dai che ti movimento un po' la serata" ***
Capitolo 3: *** Spintarelle ***
Capitolo 4: *** Presentazioni ***
Capitolo 5: *** Alien connect to...? ***
Capitolo 6: *** Reden ***
Capitolo 7: *** Goodmornin' Sunshine ***
Capitolo 8: *** Shopping e prole ***
Capitolo 9: *** Baby doll, latex e uscite di scena ***
Capitolo 10: *** Musa ispiratrice ***
Capitolo 11: *** Piccola, stupida ed inutile vendetta ***
Capitolo 12: *** Promesse ***
Capitolo 13: *** Cosa c'è in un nome? ***
Capitolo 14: *** Milioni di farfalle ***
Capitolo 15: *** Pacchi regalo e sorprese amichevoli ***
Capitolo 16: *** I get down, down, down to get up on You ***
Capitolo 17: *** Sweet dreams ***
Capitolo 18: *** Stalker e panna ***
Capitolo 19: *** Però ti piaccio! ***
Capitolo 20: *** V.N.P. (Very normal person) ***
Capitolo 21: *** Confessioni, riflessioni e delusioni ***
Capitolo 22: *** Touch me, treat me... - Prima parte- ***
Capitolo 23: *** ...Love me, feed me - Seconda parte ***
Capitolo 24: *** Sorpresa! ***
Capitolo 25: *** Alles Gute zum Geburtstag ***
Capitolo 26: *** "Allora...ti piace?" ***
Capitolo 27: *** Ti...anche ***
Capitolo 28: *** Tra uragano Katrina e effetto serra ***
Capitolo 29: *** Back to reality ***
Capitolo 30: *** "So...where are you tonight?" ***
Capitolo 31: *** "...You could make it all alright" ***
Capitolo 32: *** Il silenzio nelle voci ed il buio nelle luci ***
Capitolo 33: *** Inchiostro, rancore e cenere ***



Capitolo 1
*** Sorridi ***


I get down on you






Capitolo 1: Sorridi

Tokio Hotel...Ma che cazzo di nome era quello?
Anthea arricciò il naso continuando a scrutare i due gemelli, membri della band dal nome discutibile che, con i loro sguardi ammiccanti, sembrava volessero portarsi a letto il malcapitato obbiettivo della macchina fotografica.
Non riusciva a capire come quei due riuscissero a mandare in tilt gli ormoni di un così gran numero di donne, certo doveva ammettere che erano tutto fuorché orribili, ma trovava insensato tutto quel fanatismo e quell'adorazione per due semplici ragazzi.
Chiuse il giornale per poi voltarsi verso l'ingresso dell'appartamento.
-Miriam, ci sono quei cosi Hotel sul giornale...vuoi che te lo metta da parte?-
Un rumore sordo seguito da un'imprecazione epica la fecero iniziare a ridere
-Guarda Miri che non sono qua in carne ed ossa, non serve che ti spezzi il collo-
-Aspetta arrivo!-
Dopo qualche secondo una ragazzina con un'ondata di riccioli color ebano arrivò in cucina zoppicando e con un sorriso eccitato.
-Molla il giornale!-
Anthea sbuffò per poi lanciarle il giornale in grembo -Devi ancora spiegarmi che ci trovi in questi due...-
Miriam si lanciò sul divano con la rivista fra le mani guardando avidamente il servizio fotografico -Guarda che i Tokio Hotel sono quattro, questi sono solo Bill e Tom- Rispose saccente alla sorella maggiore -E poi...Dio, non sono magnifici?-
Anthea alzò un sopracciglio -Il mondo è bello perché è vario e a me quei cosi non piacciono un granché...-
-Smettlila di chiamarli cosi!-
La piccola riccia alzò lo sguardo dalle foto dei suoi idoli per fulminare la sorella -E guarda di non fare tanto l'altezzosa perché ti ho vista ieri mentre canticchiavi " Dogs Unleashed " con sculettamento annesso!-
-Ma che stai dicendo?- La ragazza si girò verso il piano cottura per versarsi del caffè in una tazza.
-Inutile che fai finta di nulla dato che ti ho beccata in pieno!- Miriam sogghignò
-Ah, bella bionda, non si può sfuggire a questi pezzi di manzo!-
Anthea iniziò a ridere -Pezzi di cosa? Miri sei un'arrapata..sei solo papà ti sentisse capirebbe che non sono io la pervertita di casa!-
La sorellina le rispose tirando fuori la lingua e facendole il verso per poi continuare a leggere la sua rivista.

-Cosa dovrei sentire?- Un uomo brizzolato entrò nella stanza sorridendo per poi avvicinarsi alla più piccola delle figlie e stamparle un bacio sulla fronte.
-Niente pà, è solo Anthea che rompe- La ragazza scosse una mano con sufficienza facendo ridere sonoramente.
-Papà, ora che mi viene in mente...- La riccia guardò l'uomo con gli occhi luccicanti -Ho un piccolo favore da chiederti-
-Sentiamo...- L'uomo si accomodò sul divano guardando la figlia.
-Ecco, domani è il compleanno di Brigitte e avevamo pensato di andare tutti al Tresor...- Miriam guardò il padre speranzosa.
Sapeva che con qualche moina avrebbe ceduto facilmente; era la più piccola di casa e per questo viziata e coccolata dall'uomo che l'adorava in modo smodato.

-Non lo so Miri...che posto sarebbe?-
-Ecco...è una discoteca ma non pensare subito male perchè sono tutti miei coetanei lì dentro...il più grande avrà 16 anni ed è molto controllato quindi non ci sono persone pericolose...- Si guardò un po' intorno, in cerca di aiuto, e trovò la sorella che la fissava appoggiata al bancone della cucina -Ci lavora Anthe lì, chiedilo a lei, pà...-
Anthea a quella descrizione inverosimile del locale sgranò gli occhi guardando la sorella che cercava di ingraziare la fiducia del padre.
La bionda sapeva bene che il Tresor non era posto per una ragazzina di 14 anni e di certo non era così sicuro e raccomandabile come la piccola manipolatrice stava raccontando.
-Miriam, non mi fido delle discoteche, sei troppo piccola per quei posti...-
La riccia guardò il padre delusa, non poteva non andare a quella festa, Brigitte era la più popolare della scuola e lei aveva avuto l'onore di essere invitata, che figura ci avrebbe fatto se si fosse sparsa la voce in giro che suo padre non le aveva dato il permesso?
-Ma papà! Anthea ha iniziato prima di me ad andare in discoteca!-
-Lo so piccola, ma i tempi sono cambiati e non mi fido delle persone che potresti incontrare in quel posto-
-Dai pà, per favore!- Unì le mani per pregarlo guardandolo con gli occhi lucidi -Laverò i piatti per una settimana e metterò in ordine la camera, ti prego!!-
L'uomo la guardò dubbioso per poi voltarsi verso la figlia maggiore che guardava la scena divertita.
-E va bene però- Non fece in tempo a finire la frase che la ragazza gli saltò in collo esultando -Grazie!-
-Ok ok, sei felice ma fammi finire, per piacere-
La ragazzina si immobilizzò a guardarlo con un sorriso sulla faccia che si estendeva da orecchio a orecchio.
-Io non mi fido a mandarti da sola là dentro quindi, se Anthea quella sera lavora, ti chiedo di andare con lei...-
La bionda, soffocata dal caffè appena ingerito, iniziò a tossire rumorosamente mentre sua sorella si avvicinava a lei saltellando -Anthe, ti prego ti prego ti prego ti prego!-

-Ma siete tutti matti? Io dovrei andare al Tresor con questa mocciosetta e fare da baby-sitter ad un gruppo di adolescenti imbufaliti?- Sgranò gli occhi verso il padre -No, grazie, rinuncio volentieri e poi domani sera è la mia serata libera-
Si girò verso il bancone e mise la tazza, ormai vuota, nel lavandino.
-Dai Anthe, ti prometto che starò buona buona e quando vorrai andare via non farò storie, per favore!- Buttò le braccia attorno al collo della sorella -E poi, se non vuoi portarmi dico a tutti che ti piacciono i Tokio Hotel!-

La risata del padre rieccheggiò nella stanza -No, Anthea...ti sei fissata pure tu?- Guardò divertito la figlia maggiore che, imbarazzata, scuoteva la testa vigorosamente - Non mi piacciono quei cosi!-
-Allora se non vuoi rovinarti la reputazione portami al Tresor!- La riccia, ancora aggrappata al collo della sorella la guardò maligna e continuò il suo discorso -So la tua password di Facebook e sai che colpo sarebbe per i tuoi amici vedere che condividi foto e video di quei "cosi"?- Marcò l'ultima parola sogghignando mentre lo sguardo della bionda si riempiva di odio puro.
-E va bene, brutta stronza, ti ci porto al Tresor -
Un urlo assordante sfondò l'orecchio di Anthea facendole strizzare gli occhi dal fastidio.

-Dio ci divertiremo un sacco!- Miriam iniziò a sbattere le mani e a saltellare per tutta la casa mentre la sorella era rimasta immobile nella cucina -Ci divertiremo un sacco- Fece il verso alla sorella per poi fulminare il padre - Ti avverto: questa me la pagherai molto cara-

***


Era Sabato 14 Maggio e la temperatura berlinese raggiungeva tranquillamente i 24 gradi mentre il sole illuminava la città facendo bocheggiare i suoi abitanti non abituati a quel clima.
Anthea, appena uscita dall'università, si sdraiò su una panchina per godersi quell'atipico caldo primaverile che investiva la capitale berlinese.
Adorava quelle giornate calde e, avere il sole che le riscaldava tiepidamente la pelle, le faceva venire in mente la sua vecchia vita e la sua adorata Italia.
Ricordava ancora l'odore di salsedine che impregnava i suoi capelli dopo una giornata passata al mare, la sabbia che si infilava in ogni punto del costume e sua madre che pur di portare la sua bambina in spiaggia si muniva di mascherina e foulard e camminava a testa alta sulla riva, sfidando gli sguardi compassionevoli dei bagnanti.
Le mancava tremendamente l'Italia e il suo mare ma mai quanto la presenza di sua madre.
Era sempre vissuta con lei, quella donna forte e sempre di buon umore che riusciva a mostrare il suo splendido sorriso anche negli ultimi giorni della sua vita.
Leucemia linfoblastica acuta, solo il nome metteva paura ma Cinzia sorrideva inforcando la sua mascherina e creando assurde acconciture con foulard di tutti i colori.
" Anthea, fammi un sorriso, non fare quel faccino triste perchè quando le labbra si distendono i problemi diventano piccoli piccoli e persino le malattie si impauriscono di fronte al più splendido dei sorrisi " Le ripeteva quella frase ogni giorno finchè, una mattina di Dicembre le sue labbra si distesero in un sorriso rilassato ed eterno. Era troppo debole, aveva lottato ma non era servito e così Anthea si ritrovò con un biglietto di sola andata, destinazione Germania per andare a vivere col padre di cui aveva un ricordo vago dato che, dopo che i suoi avevano divorziato lui aveva accettato un lavoro nella capitale tedesca, sua citta natale.


Arrivata nell'enorme aereoporto della capitale tedesca la sua nuova " famiglia " l'aspettava con un'enorme cartello con su scritto il suo nome e, in quel momento, ringraziò mentalmente la madre per averle insegnato il tedesco fin da quando era piccola se no poteva pure impiccarsi dato che quei personaggi, con cui avrebbe dovuto vivere, non riuscivano nemmeno a pronunciare un semplice " ciao " in italiano.

Era partita dall'Italia portandosi dietro solo una valigia mezza vuota lasciando sulla penisola ogni emozione e ricordo doloroso con la certezza che, salita su quell'aereo, avrebbe abbandonato anche la sua capacità di sorridere e, infatti, appena vide quell'uomo biondo e rigido, che nemmeno sotto tortura avrebbe chiamato papà, e la sua avvenente moglie, sentì la voglia di possedere un mantello dell'invisibilità per scappare via e rannicchiarsi in un angolino buio per il resto dei suoi giorni.

A quel breve e doloroso flashback, Anthea sospirò guardando quella parola italiana tatuata sul suo esile polso e sorrise ricordandosi il momento in cui chiese il permesso per imprimere quella scritta sotto la pelle.

Non era passato nemmeno un mese dal suo arrivo nella capitale tedesca e, una sera, dopo aver messo davanti a suo padre il faticato 1,1 preso a storia dell'arte si sedette silenziosamente a tavola aspettando il momento opportuno per chiedergli il permesso per farsi quel maledetto tatuaggio.
Se avesse usato le parole giuste forse sarebbe riuscita nel suo intento.
La sua nuova, e tanto temuta, famiglia berlinese non era così male come si era sempre immaginata e, suo padre e Annette cercavano in ogni modo di rendere la sua nuova vita tedesca più tranquilla e serena possibile.

Annette, la moglie di suo padre, era una donna veramente affascinante dalle curve generose e i lineamenti mediterranei- pur essendo al 100% tedesca- e un sorriso gentile era sempre stampato sulle sue labbra; perfino suo padre, l'avvocato Conrad Weber, pur essendo abbastanza rigido e poco incline a manifestazione affettuose era terribilmente gentile e accondiscendente con la figlia, forse più per la pena che provava per lei o per i sensi di colpa per averla abandonata quando non aveva ancora compiuto due anni ma questo ad Anthea non interessava molto, sapeva di essere nata da un "incidente" di percorso
la piccola persona che l'aveva colpita di più in quel nucleo familiare era Miriam, uno scricciolo di sei anni pieno di boccoli, che riusciva a metterla di buon'umore in ogni situazione
grazie alla sua tenera goffaggine.

Scrutò i volti delle tre persone sedute attorno alla tavola, intenti a mangiare quelli che loro definivano spaghetti al pomodoro ma che lei preferiva chiamare " vermi giganti al ketchup ". Un terribile rifacimento del primo piatto preferito da sua madre che Anthea doveva pure far finta di trovare squisito per non fare un dispiacere alla povera Annette.
Prese un gran respiro e facendosi un pò di coraggio si alzò dalla sedia.
-Io mi faccio un tatuaggio- Lo sguardo della piccola bionda si posò su quello del padre che si era immobilizzato con la forchetta a mezz'aria.
-Piccola ma...hai tredici anni e potresti pentirtene, aspetta qualche anno- Annette, la moglie di suo padre la guardò comprensiva, carezzandole la testa -C'è un tempo per tutto, fra qualche anno forse sarai più matura e potremmo riparlarne-
-Io voglio un tatuaggio- Anthea fissò insistentemente l'uomo che, abbandonata l'idea di cenare in modo tranquillo, posò la forchetta nel suo piatto e sospirò -Sentiamo, cosa vorresti farti tatuare?-
-Voglio una scritta...una parola semplice, in italiano proprio qui- Indicò il piccolo polso destro -Voglio ricordarmi la mamma, voglio tatuarmi quello ch mi diceva sempre, la voglio vicino a me e quindi iovoglio il tatuaggio-
A quelle parole Annette si girò verso il marito sospirando.
-Che è? Lo voglio pure io il tatuaggio mamma!- Miriam dondolava sulla sua sedia sbattendo una barbie sul tavolo -Si, lo voglio anche io, Anthe...lo facciamo insieme? Io voglio farmi una farfalla rossa rossa sulla guancia!- Gli occhioni color cioccolato della piccola si puntarono sulla sorellastra che, a quelle parole, sorrise intenerita -No, Miri io sono più grande e lo faccio per la mia mamma-
-Anche io lo faccio per mamma!- La riccioluta si voltò verso la madre che in quel momento era impegnata a discutere sottovoce col marito -Mamy, ti piacciono le farfalle vero??-
La donna, richiamata dalla bambina, sorrise scuotendo il capo per poi guardare Anthea -Allora va bene ma sai che un tatuaggio non è il modo migliore per ricordarla...-
La bionda le sorrise scuotendo la testa in modo affermativo -Grazie-
Così, grazie all'intercedere della moglie di suo padre, pochi giorni dopo la parola " Sorridi " era incisa in piccole lettere corsive sul suo polso.

Era stato un gesto avventato, impulsivo e abbastanza puerile ma, pur essendo passati otto anni, guardando quella scritta non poteva fare a meno di sorridere.
Il rumore della suoneria del suo telefono la risvegliò da quel piccolo angolo fatto di ricordi, riportandola alla realtà.
-Pronto?-
-Anthe, dove sei???- La voce isterica della sorella le penetrò l'orecchio -Sono già le sei e dobbiamo cenare in fretta perchè alle dieci dobbiamo essere davanti alla discoteca!-
Miriam non si smentiva mai, il suo nervosismo era una malattia patologica senza cura -Miriam, calmati...mancano ancora un sacco di ore e abbiamo tutto il tempo per cenare con calma e aarrivare là in perfetto orario-
-No...Anthe io devo decidere cosa mettermi, farmi i capelli e infine truccarmi...-
-Non so se lo sai ma quattro ore per fare queste due o tre cose sono tantissime- La bionda rise immaginando la sorella davanti all'armadio nel panico più completo.
-No, cara la mia sorellina io stasera devo essere almeno guardabile e ho bisogno di tutto il tempo di questo mondo per rendermi presentabile quindi muoviti, ti prego!-
-Ok, tranquilla, fra dieci minuti sono lì- Staccò la chiamata sospirando e pensando che, se alla fine di quella serata, Miriam non le avesse fatto una statua l'avrebbe strozzata con le sue stesse mani.
Ah, l'amore fraterno non ha proprio limiti!

To be continued...


Note: Allora, inizio col dire che questa è la prima fan fiction che scrivo sui Tokio Hotel quindi, vi prego, siate terribilmente sinceri!
Mi piacerebbe molto vedere anche un piccolo commentino che segni il vostro passaggio così da farmi continuare a postare ^^
Detto questo vi saluto, spero che apprezzerete.
Ofelia

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Capitolo 2
*** "Fratellino, dai che ti movimento un po' la serata" ***


 Capitolo 2:"Fratellino, dai che ti movimento un po' la serata"

 Anthea, fasciata da un asciugamano, si affacciò nella stanza della sorella dove sembrava fosse appena scoppiata una bomba atomica -Ma che diavolo è successo qua dentro?-
La riccia guardò la sorella di traverso -Anthe, sono orribile, non ho niente di decente nell'armadio!-

-Mi sembra ovvio non ci sia niente dentro l'armadio visto che hai buttato tutto sul pavimento e poi non dire eresie che sei bellissima-
-No, tu sei bellissima con le tue gambe grissino, gli occhi blu e i capelli biondi...sei più tedesca e bella di me, io sembro una balenottera arenata e non è giusto!-
La bionda iniziò a ridere per gli assurdi complessi della riccia. E pensare che lei invidiava alla piccola quegli occhi color cioccolata e le sue forme mediterranee.
-Guarda che fra qualche anno capirai che quelle forme sono una benedizione dal cielo-
-Certo, grazie Gesù per avermi fatto due ciambelle al posto dei fianchi, ti voglio proprio un sacco di bene!- La riccia alzò la testa verso il soffitto parlando in modo sarcastico e con una punta di disperazione.

Anthea sollevo un sopracciglio -Non capisci niente...dai, controlliamo cosa c'è sotto questa valanga di vestiti-
Si inginocchiò a terra iniziando a mettere in ordine gli abiti sparsi sul pavimento -Questa gonna mi piace...- Sollevò una minigonna nera a pieghe, sventolandola davanti agli occhi della sorella che la guardava contrariata -Io quella non la metto proprio-
-Dai provala e...- Tirò fuori dal mucchio di vestiti la spallina di una cannottiera bianca a righe sottili color giallo ocra -Metti pure questa veloce così dopo ti posso truccare e sistemare i capelli-
Il viso di Miriam si illuminò in un sorriso a trentadue denti -Mi trucchi tu?-
-Certo che ti trucco io-
Anthea fece spalluce e rispose con ovvietà alla sorella che, a quella risposta, iniziò a saltellare per la stanza cercando di mettersi velocemente i vestiti.
-Ok, cerca di non ucciderti però- La bionda iniziò a ridere per l'esuberanza della riccia.
-Vado a cambiarmi pure io- Si alzò dal pavimento avvicinandosi alla porta dela stanza -Fra dieci minuti ti aspetto in camera per il restauro- Le strizzò l'occhio e uscì dalla stanza sentendo la riccia urlarle un "Ti voglio bene,Anthe", che piccola ruffiana!

Dopo aver dedicato mezz'ora al trucco della sorella, si passò sulle labbra la matita rossa e si mise una maglia bianca, di quelle larghe e lunghe a maniche corte, si infilò gli shorts di jeans e i suoi immancabili stivali neri per poi farsi trascinare fino alla macchina da Miriam che non stava più nella pelle per la curiosità di vedere, per la prima volta, come era fatta una vera discoteca.

***


-Tom non è che stasera possiamo rimanere semplicemente a casa a guardare un film?-
Un ragazzo dai capelli corvini osservava il fratello che, davanti allo specchio, si infilava una felpa bianca di cinque misure più grande della sua taglia.
-Bill, sei uno strazio- Si guardò attentamente allo specchio e, soddisfatto della sua misè, si voltò verso il fratello che, seduto sul letto con le gambe accavallate, lo guardava con aria svogliata.

-Una sera in cui possiamo svagarci e divertirci un po' vuoi restare chiuso in casa?-
-Proprio perchè abbiamo poche sere per svagarci trovo stupido rintanarci nella zona V.I.P. di una stupida discoteca...non ha veramente senso!-
Tom si mise le mani sui suoi cornrows con la voglia di strapparseli uno per uno -Dai, sono riuscito anche a convincere Gus, non puoi fare storie!-
Bill sbuffò sonoramente -Ma non ho voglia, tanto so già che mi annoierò a morte!-

-Sei tu che vuoi annoiarti, caro il mio svogliato fratellino, se vuoi posso insegnarti io a movimentarti la serata- Gli strizzò l'occhio sorridendo mentre l'altro lo guardava con la bocca spalancata -Non abbiamo la stessa concezione di divertimento, Tomi-
-Come vuoi, cercavo solo di essere gentile...-Scrollò le spalle lanciandosi a peso morto sulla parte destra del letto.
-Oh, che gentile, volevi donarmi una delle tue groupies tutte tette e senza cervello!- Sorrise sarcastico al fratello -Mi sento proprio onorato da cotanta generosità!-
-Dovresti!- Tom non fece a tempo ad accendersi una sigaretta che il fratello gliela sfilò di bocca con nonchalance.
-Mh...parlami di questa discoteca allora- Ispirò un' abbondante dose di nicotina -Cos'ha di così speciale?-
-Per prima cosa è qua nel centro di Berlino...e tu sai come sono fighe le discoteche qua...- Si impossessò della sua sigaretta aspirando distrattamente -Poi la zona V.I.P. è enorme e ben protetta ma la cosa fondamentale di questo posto è che ci sono delle gabbie!- Marcò l'ultima parola assumendo uno sguardo sognante -Ho sempre sognato di farmi una nelle gabbie!-
Bill iniziò a ridere per l'espressione trasognata del fratello -E con la storia delle gabbie avresti convinto Gus?-
-Certo che no, gli ho detto che ero già riuscito a convincere te!- Rispose con ovvietà scrollando le spalle.
-Ma sei un pezzente!-
-Preferisco definirmi scaltro- Sorrise al fratello sbuffando una nuvoletta di fumo denso -Allora, andiamo?-

Il moro si torturò il labbro inferiore pensando a qualsiasi modo possibile per evitare quella serata quando tutto ad un tratto, il volto del manager apparve nella sua mente, illuminandolo -E David che ha detto?-
Ormai era fatta, David non acconsente molto facilmente alle richieste del chitarrista e Bill già si prospettava la sua serata perfetta ad oziare davanti alla televisione.
-David ha detto che se non bevevamo come spugne potevamo andare!-
A quella risposta il castellino di sabbia del cantante precipitò in infiniti pezzi, non aveva scelta ormai, doveva alzarsi da quel materasso comodo, togliersi la tuta di dosso e rendersi almeno presentabile.
-Ok...vado a prepararmi allora-
Si alzò sconsolato dl letto del fratello ciondolando come un bradipo verso il bagno.
-Bravo fratellino!-


***

Anthea lavorava al Tresor già da qualche mese e, arrivata al locale si abbarbicò al bancone salutando il suo collega, e fidato amico, Mark mentre co un occhio vigile osservava la sorella divertirsi con i compagni di scuola.

Buttò giù l'ultimo sorso del suo drink per poi poggiarlo sul bancone di fianco a lei quando un braccio le avvolse la vita.
Si girò verso il possessore di quell'arto che le sorrideva ammiccante con un alcolico in mano.
Quei lineamenti le erano stranamente familiari ma non riusciva a ricordare dove potesse aver già visto quel gigante  in abiti oversize.
-Hey, bel culetto che combini qua tutta da sola?-
Anthea sollevò un sopracciglio squadrando il ragazzo che continuava a farle una radiografia completa stuzzicandosi il piercing che aveva al labbro.
-Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Le sussurrò quelle parole avvicinandosi al suo orecchio.
-No, mi mostro indifferente per farti smammare ma a quanto pare non sta funzionando-
Odiava i provoloni del sabato sera soprattutto quando era sola e non aveva modo di sottrarsi a loro.
-Che ci vuoi fare, mi piacciono le prede difficili- Le lanciò un nuovo sguardo ammiccante per poi finire il drink che aveva in mano.
-Prede? Ma pensi di essere nella savana?-
Il ragazzo rise scuotendo la testa -Lo so che fremi dalla voglia di ballare con me quindi che ne dici di far finta di aver superato la fase del corteggiamento e andare dritti al punto?-
-Scusami?-
Anthea era a dir poco shockata, se quel ragazzo si fosse presentato in modo diverso forse gli avrebbe pure dato una chance ma quello era un vero e proprio buzzurro impertinente.
-Senti, ghetto-boy, io sono qua a sorvegliare mia sorella e non ho tempo per stare dietro a te in questo momento-
Il ragazzo iniziò a ridere -Ghetto-boy? Questo soprannome non l'avevo mai sentito...e dire che me ne hanno dati diversi eh-
Poggiò il bicchiere sul bancone scrutando meglio la ragazza -Dalla tua espressione intuisco che non hai la minima idea di chi io sia, vero?-
-Dovrei?-
Il ragazzo sembrò ragionarci su, un'idea malsana gli balenò nella testa facendolo sogghignare -Mi chiamo Bill, Bill Kaulitz...piacere-
Allungò la mano destra osservando le reazioni della ragazza che, dopo aver sentito quel nome, assottigliò leggermente le palpebre arricciando le labbra in modo decisamente buffo.
-Io sono Anthea- Gli strinse la mano continuando a scervellarsi finchè non le venne in mente la squinternata di sua sorella e quel gruppo di esaltati a cui andava a presso :Bill kaulitz era uno dei gemelli Kaulitz degli stramaledetti Tokio Hotel, ecco risolto l'enigma!
-Tokio Hotel, vero?- Guardò più attentamente il ragazzo che le sorrise sereno accucciando il capo.
 -Esatto!- Bill, o per essere più esatti Tom, si meravigliò della facilità con cui quella ragazza era abboccata al suo stupido giochetto, pensava che non ci sarebbe mai cascata dato che in Germania persino le ottantenni conoscevano almeno la faccia del frontman della band!
-Allora, che ne dici di venire a ballare?- La mano del ragazzo scivolò leggera sul fondoschiena della bionda che, a quella mossa, si immobilizzò sgranando gli occhi.
-Ma...che cazzo pensi di fare?- Puntò lo sguardo in quegli occhi nocciola che la stavano guardando maliziosi mentre quella mano sembrava aver preso dimora fissa sui suoi shorts.
Si allontanò da quella presa voltandosi direttamente verso il ragazzo -Senti, potresti pure essere Giulio Cesare per quello che può importarmi ma...ma no, così non si fa! E...eccheccazzo!-

Tom si trattenne dal scoppiargli a ridere in faccia, provava un pò di dispiacere per come si stava facendo scappare quella bionda ma il divertimento che aveva previsto per la serata lo avrebbe di sicuro ripagato di una mancata limonata.
Afferrò i fianchi della ragazza avvicinandola a sè -Piccola so che questo giochino ti sta eccitando, non si può dire di no a Bill Kaulitz- Si morse il labbrò inferiore per trattenere una risata quando le sue mani si appropiarono del fondoschiena della bionda stringendolo con possesso -Ti aspetto nella zona V.I.P-
Si allontanò da lei lasciandole sul volto una smorfia di rabbia...Quella serata si stava dimostrando davvero troppo divertente.

***


Cretino di un Bill Kaulitz!
Anthea non fece a tempo a molargli un sonoro schiaffone che il ragazzo si scansò da lei  con un saltello per poi allontanarsi con la sua camminata da scimmia e quel sorrisino da decerebrato.
La bionda si passò una mano fra i capelli sbuffando sonoramente. Sentiva la rabbia bollirgli nel cervello, non si era mai permesso nessuno di trattarla così, di toccarla a quel modo!
Quando vide la figura del ragazzo scomparire dietro ad un portone, sicuramente quello che divideva  l'elite dalla plebe, si sentì leggermente sollevata ma, anche se una vocina nel suo cervello le diceva di stare buona e ferma, il suo istinto le urlava a gran voce di fare qualcosa, qualsiasi cosa per sfogare un po' la rabbia che stava compromettendo il suo sistema nervoso e per non farla passare liscia a quel bradipo con le treccine.

Fissò ancora qualche secondo il portone della zona V.I.P. e, dopo aver preso un grande respiro, si incamminò a passo spedito puntando la coppia di uomini vestiti in nero che sorvegliavano i lati di quell'accesso.
Arrivata davanti a uno dei due personaggi si trovò costretta a sollevare la testa per incontrare il suo sguardo.
-Scusi...- Si sentiva tanto una bambina indifesa davanti a quel gigante in nero -Ecco...io dovrei parlare con Bill, è una cosa urgente-
L'uomo guardò il collega con faccia divertita per poi posizionare di nuovo lo sguardo sulla bionda -Sai, il fatto che stasera i ragazzi siano qui non doveva venir scoperto da nessuno eppure mi sembra di aver contato almeno 20 fan che dovevano parlare urgentemente con Bill Kaulitz...-
La ragazza sbuffò -Ok, capisco che il vostro lavoro è questo ma io non sono qui per lo stesso motivo delle altre...-
-Certo certo, lo sappiamo-
L'uomo, che aveva perso il suo sorriso divertito, adesso la guardava annoiato sperando di riuscire a farla desistere.
-No, guardi, la situazione è leggermente atipica...E se vi dessi solo un foglietto da consegnargli?- Anthea si rese conto di dover sembrare davvero una fan e questo la fece innervosire non poco.
-Mi dispiace ma se acconsentissi alla tua richiesta la voce si spargerebbe e verrebbe fuori il caos-
-Si ma..- D'un tratto si illuminò -Io faccio la barista qua dentro, posso gentilmente entrare?- Si sentiva un' emerita cretina per essersi dimenticata quel dettaglio che le avrebbe fatto saltare tutto quel dalogo imbarazzante.
-Beh...allora perchè non hai nessun grembiule e nessun pass per accedere a questa zona?-
La bionda si morse leggermente il labbro inferiore. Ma quanto potevano essere importanti questi Tokio Hotel per avere una così rigida sorveglianza attorno a loro?
-Aspetta...- La bionda tirò fuori dalla borsa la sua Moleskine per poi cercare qualcosa con cui scrivere mentre i due uomini armadio studiavano ogni suo movimento .
Dopo aver infilato un braccio fino al gomito dentro la sua borsa, agguantò la matita nera per gli occhi e, senza nemmeno riflettere qualche secondo, iniziò a scrivere qualche riga.

- Guardi lei stesso, non sono una fan né conosco il gruppo...è solo un messaggio personale senza cuoricini o cazzate varie...- Strappò il foglio dal suo blocco per poi agitarlo sotto gli occhi dell'uomo -Per favore...è importante!-
L'uomo afferrò il foglietto e, dopo avergli dato una lettura veloce, lo passò al collega -Leggi qua- l'altro uomo armadio, letto velocemente il messaggio, iniziò a ridere silenziosamente -Ok ragazzina, mi hai convinto...adesso però schizza via e acqua in bocca, ok?-
Anthea a quelle parole si illuminò e, dopo aver mimato con le dita la chiusura ermetica delle labbra, si allontanò dalla zona per tornare al suo fidato bancone.
Forse quella mossa avrebbe provocato delle grasse risate da parte del ragazzo ma ormai era fatta, non voleva e non poteva di certo tornare indietro.

Arrivata a destinazione attirò l'attenzione di Fred, il suo datore i lavoro, per chiedergli se quella sera poteva lavorare qualche oretta aiutando Mark. L'uomo sembrò al settimo cielo per quell'offerta e acconsentì senza nemmeno farla finire di parlare.
Doveva distrarsi e forse quello poteva essere un modo per farlo.

***


-Guarda che se voglio ti faccio la permanente con i miei rutti, hobbit piastrato!-
Tom innalzava una Coca-cola come se fosse una prodigiosa bevanda dalle qualità magiche mentre Georg, spaparanzato sul divanetto davanti al suo, lo guardava con aria di sfida.

Bill nascose un sbadiglio epico con una mano mentre assisteva all'ennesima gara di rutti dei due ragazzi. E pensare che a quell'ora poteva essere su un comodo divano a mangiarsi una pizza e guardare un film!
Si scosse leggermente dal torpore quando sentì uno degli uomini della sicurezza chiamarlo. Alzò svogliato lo sguardo dl divanetto e lo invitò ad avvicinarsi.
-Ecco, scusami per il disturbo ma avrei una cosa da darti...-
Estrasse da una tasca dei jeans un foglio bianco.
-Cos'è? - Incurvò il collo verso di lui per sbirciare che cosa contenesse quel biglietto -Qualche fan si è appostata qua fuori? E' qualcosa di grave?-
-No, niente di grave, là fuori è tutto regolare solo che ho dovuto fare uno strappo alla regola...-
-Cioè?- Alzò un sopracciglio cercando di capire che cosa intendesse dire l'uomo.
-Ecco, una ragazza ha insistito per farti avere questo dicendo che era veramente urgente...- Gli passò il foglietto -Mi spiace ma non potevo proprio fare altrimenti-
-Ok, grazie- Il ragazzo lo prese e lo infilò con indifferenza nella tasca della sua giacca, sicuramente era una delle tipiche dichiarazioni d'amore con numero di telefono e cuoricini annessi. Non che gli desse fastidio ricevere quelle lettere dalle fan anzi, però quella sera non era in vena nemmeno di complimenti.

-Che cos'è? Non lo leggi?- Gustav, che sembrava essersi svegliato dal suo sonnellino serale, lo guardava incuriosito.
-Ma sarà una delle solite letterine...non ho molta voglia stasera-
Prese il suo drink dal tavolino davanti a sè e succhiò dalla cannuccia il leggero drink alcolico.
-E se non fosse la solita letterina?- Tom lo punzecchiò su un fianco, si sentiva che sotto quel messaggio c'era lo zampino della bionda ed era curioso di sapere che cosa avesse potuto aver scritto.
-Come volete voi...- Estrasse dalla tasca il responsabile di tanta curiosità e guardò distrattamente quella grafia che si dimostrava elegante pur essendo scritta con una matita per occhi ma, dopo aver letto dostrattamente le prime parole, sgranò gli occhi e iniziò a rileggere il messaggio da capo :

" Sei uno stupido sbruffone montato, ma nessuno ti ha insegnato delle fottute buone maniere nei confronti delle donne? Bene, allora sappi che NON SEI DIO e non sei il sogno erotico di tutte le donne del pianeta e, ad alcune di Bill Kaulitz proprio non può fregare di meno e soprattutto le donne non sono pezzi di carne, coglione!
So già che il mio nome non ti ricorderà niente ma adesso sono più sollevata.
Anthea
"


Bill boccheggiava con quel biglietto in mano da almeno dieci minuti. Non toccava una ragazza da...Dio non si ricordava nemmeno l'ultima volta che era successo! Come potevano quindi scrivergli tutte quelle cattiverie  infondate, per giunta?
-Hey, che è successo?- Tom picchiettò con l'indice la spalla del gemello che, come una statua di cera, continuava a fissare quel biglietto incomprensibile.
-Gli avranno fatto una proposta indecende e  il suo animo nobile si sarà shockato- Georg provò a sbirciare il colpevole di tanto stupore da parte del cantante quando Tom, spazientito e infinitamente curioso, gli strappò il foglio di mano.
Già alla vista delle prime due righe iniziò a ridere in modo assurdo, sentendosi quasi eccitato dall'ira della biondina.
-Bill, ma che hai combinato a questa poveretta?- Il treccinaro provocò il fratello sprando di vedere scorgere in lui una qualsiasi reazione -Ah sono fiero di te!- Gli battè una pacca sulla spalla e passò il biglietto a Gustav e Georg che continuavano a non capirci niente -Guardate qua, Il mio fratellino sta diventando grande!- Si tolse in modo teatrale una lacrima invisibile dalla guancia sogghignando.
-Dio, Bill...Non pensavo poteva succedere ma Tom ti sta contagiando!- Georg rise divertito.
-Già, Bill ma cosa le hai fatto?- Gustav guardò confuso il moro che osservò i tre ragazzi a bocca aperta per poi rispondere esasperato -Ma io non ho fatto niente!-
-Forse è solo una fan che vuole provocarti...- Tom cercò di mantenere un'espressione seria mentre il fratello lo guardava sconvolto -Una fan, una mia fan non userebbe mai quelle parole per provocarmi...loro sono dolci con me!-
-Le mie ogni tanto lo fanno- Tom sogghignò -...Forse hanno scambiato i nostri nomi-
-Una fan non mi scambierebbe mai per te!- Rispose altezzoso socchiudendo leggermente gli occhi.
-Prova a chiedere ai tipi della sicurezza di farti indicare la ragazza, così almeno puoi vedere se è una pazza uscita dal manicomio o roba simile- Gustav scrollò le spalle sperando che quella possibilità avrebbe placato la crisi di nervi del moro.
-Gus sei un genio!- Tom saltellò sul posto esaltato dall'idea del batterista che, senza saperlo, stava gettando le basi del suo piano diabolico e, a suo parere, fottutamente geniale.
-Mh, non so...se poi la gente nella discoteca mi vede? E se questa tipa è una pazza con la bava alla bocca?- Bill rabbrividì al solo pensiero e Tom, esasperato dalle paranoie del moro roteò gli occhi -E se fosse una gnocca stratosferica?-
-E questo che diavolo c'incastra?- Bill guardò confuso il fratello che sospirando si sistemò sul divanetto, poggiando gli avambracci sulle ginocchia -Allora Bill, è arrivato il momento di raccontarto com'è che nascono i bambini...-
Georg a quelle parole iniziò a tossire, strozzandosi con la sua Vodka Red Bull mentre il moro osservava i due indignato -Certo che siete due stronzi! Gus, digli qualcosa!- Fece gli occhioni dolci al povero batterista che, sospirando lo guardò di rimando -Bill, stanno solo cercando di dirti che dovresti scoprire perchè quella tipa ce l'ha con te e, se si dimostrasse pure bona, potresti approfittare della situazione e dimostrargli che nessuno può resisterti- Gustav guardò serio il ragazzo, parlando come se stesse sciorinando un pensiero filosofico. Georg e Tom lo guardarono ammirati mentre Bill si alzò in piedi sbuffando.
-Siete tre teste di cazzo!-


Note : Ecco il secondo capitolo della ff...In questo cap entrano finalmente in scena i TH, per quanto possiamo conoscere di loro so perfettamente che non sapremo mai per certo com'è il loro comportamento e il loro vero carattere dietro le quinte e così ho cercato di descriverli a sensazione, come io me li immagino...Sarei felicissima di ricevere qualche recesione, positiva o negativa che sia, così da decidere se continuare a postare oppure sospendere il tutto.
Sperò apprezziate il mio lavoro. Baci.
Ofelia


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Capitolo 3
*** Spintarelle ***


Capitolo 3: "Spintarelle"

Più il portone della zona V.I.P. si faceva vicino, più le sue mani sudavano per colpa del nervoso. Pensava fosse una cosa abbastanza inutile e stupida provare a chiarire con l'assurda ragazza che gli aveva inviato il messaggio ma, un po' per curiosità e un po' per zittire i tre cretini che si portava appresso, aveva deciso di capire meglio quella situazione.
Si strusciò i palmi delle mani sugli skinny jeans e, con un gesto goffo, riuscì a sollevare il maniglione rosso e a discostare di qualche millimetro la porta. Si nascose dietro di essa facendo fuoriuscire solo il suo esile braccio che andò a strattonare la maglia nera del buttafuori.
-Hey!- Richiamò la sua attenzione sperando che nessuno, all'interno della sala da ballo, facesse caso alla sua inconfondibile mano smaltata. L'uomo, dopo un ennesimo strattone, si voltò verso la fessura -Bill Kaulitz?- Chiese conferma alla figura che si stagliava nella penombra della porta.
-Ssshh!! Non voglio che qualcuno mi veda!- Il ragazzo si accostò ancora di più alla porta, riportando la mano nella tasca della giacchetta militare -Mi chiedevo se la ragazza del messaggio è ancora qui in giro...-
L'uomo si guardò un po' attorno intercettando la figura della bionda dietro il bancone -Si, è ancora qua-
-Oh...- Una leggera scossa di adrenalina gli passò lungo la spina dorsale -E...com'è? Cosa sta facendo?-
-Beh...- Il buttafuori si soffermò sull'affascinante ragazza -Indubbiamente è una bella ragazza, un po' insolita...-
Bill venne colto da una strana frenesia, non capiva il perchè ti tutta quella smania visto il modo in cui quella sconosciuta l'aveva trattato ma sentiva l'irrefrenabile voglia di dare un volto a quella Anthea.
-Comunque è sola, non è occupata al momento, se vuoi andarle a parlare ti seguo io, non penso ci siano problemi...-
-Sei pazzo? Se mi riconoscono posso dichiarare conclusa la serata e nel peggiore dei casi potrei morire asfissiato, prima di arrivare da lei sotto, un'orda di fan impazzite!-
-Ma vorresti parlarle- L'omone vestito in nero aveva letto subito nella voce del cantante la voglia di vedere quella ragazza e, nella sua testa, aveva già iniziato a pensare come aiutare la giovane star.
-Ecco...si, penso di si-
L'uomo si ritrovò a sorridere all'ombra nera che si intravedeva dietro la fessura -Ok, allora posso farla entrare dentro...Torna a sederti e a goderti la serata che so io quello che fare-

***



-Anthe, mi daresti un bicchiere d'acqua?-
Mark sorrise alla collega -Stasera c'è il delirio, non capisco perchè nella tua serata libera hai deciso di lavorare-
-Dovevo accompagnare quella zecca di mia sorella e siccome mi annoiavo ho chiesto a Fred se potevo fare qualche ora di straordinario- La bionda sorrise al ragazzo per poi versargli l'acqua in un bicchiere col ghiaccio.
Mark scosse la testa, incapace di comprendere la scelta della ragazza ma felice di averla attorno. Era già qualche mese che lavorava con lei ma non si era ancora abituato all'affascinante figura della bionda .
Aveva tentato svariate volte di farle capire il suo interesse ma la bionda sembrava non recepire i chiari messaggi del ragazzo, lasciandolo ogni volta sorpreso da quel suo modo trasognato.
-Ah, prima che mi dimentichi: Fred mi ha detto che devi andare a lavorare di là urgentemente- Mark si diede un schiaffetto sulla testa perchè, come al solito, si era imbambolato a fissare la ragazza dimenticandosi di tutto il resto.
-Nella zona V.I.P.?- Anthea storse il naso pensando subito al ghetto-boy che l'aveva fatto innervosire -Ma io devo sorvegliare mia sorella!-
-Prova a dirlo a Fred, ma non penso cambierà idea... quando mi ha detto di dirtelo mi ha quasi fatto paura per il tono di voce imperativo che aveva poi proprio qualche minuto fa Bill Kaulitz ha chiesto da bere a Lara e lei è andata completamente in fibrillazione, che scema- Mark rise ricordandosi il volto paonazzo della collega che, dopo aver visto la star, non riusciva ad articolare una frase di senso compiuto -Quindi la zona V.I.P. adesso è senza baristi...andrei io ma Fred ha chiesto di te-
La bionda sbuffò - Che palle, ma che ci troverà la gente in quelli lì!?-
-Chi? Nei Tokio Hotel dici?- Mark osservò l'amica annuire leggermente infastidita -Non so, devo ammettere che come musica non sono poi così tremendi...è roba orecchiabile e poi il cantante se solo non avesse un pene, me lo farei pure io-
Anthea scoppiò a ridere -Mark! Ma...no, è un maschio!-
-Lo so! E non sai quanto ci sono rimasto male quando l'ho scoperto!-
-Dai, allora se dopo lo vedo gli consiglio un buon chirurgo per il cambio di sesso e gli do il tuo numero, ok?- Fece una pausa fra una risata e l'altra per poi riguardare l'amico pensierosa -Com'è che si chiama il cantante? Tom, vero?-
Mark sembrò pensarci qualche secondo per poi scuotere la testa -Non ne sono sicuro ma Tom dovrebbe essere l'altro gemello e Bill il cantante...-
Anthea guardò il collega contrariata, nella sua mente il nome del ghetto-boy era impresso a caratteri cubitali -No, Bill è il cretino e Tom è la tua donna!-
-Va beh, in ogni caso smettila di dire che quel coso è la mia donna...ho solo detto che attizza un po'-
La bionda guardò di nuovo Mark per poi scoppiare a ridere -Oddio, Mark sei vergognoso!-
Il ragazzo sbuffò rassegnato, cosa gli era venuto in mente di rivelare una cosa così imbarazzante a lei?
-Senti io adesso vado di là prima che Fred sputi fuoco e fiamme...tu ogni tanto da un'occhiata a mia sorella, ok?-
-Sarà fatto!-

***



Bill continuava a guardarsi intorno nervoso. Si era pentito amaramente di aver accettato l'idea di farla entrare nel privè perchè, oltre ad essere una completa sconosciuta, sembrava non nutrisse una spassionata simpatia nei suoi confronti e la paura di trovarsi davanti una pazza scatenata stava crescendo mano a mano che i minuti passavano. Forse, se avesse dato una sbirciatina oltre la fessura della porta si sarebbe sentito più tranquilla anche perchè adesso se quella Anthea gli fosse passata davanti gli occhi, non l'avrebbe riconosciuta e quindi non si sarebbe nemmeno potuto diventare da un possibile attacco isterico della suddetta ragazza.

-Allora, sei rimasto sconvolto dalla tipa?- Suo fratello gli pizzicò una coscia curioso.
-Gnocca?- Tom sapeva già la risposta; naturalmente conosceva alla perfezione i canoni estetici del suo gemello visto che, in fatto di ragazze, erano praticamente identici ma, contro ogni sua rosea aspettativa, il moro lo guardò stupito -Guarda che io non l'ho nemmeno vista! Ho solo chiesto al buttafuori di farla venire qua..ma adesso non so come riconoscerla...-
Tom iniziò a ridere -Certo che sei proprio un cretino! Magari è una cozza terribile...-
-Non mi interessa, tanto devo solo parlarci!- Bill scosse la testa con ovvietà.
-Come vuoi- Il chitarrista scrollò leggermente le spalle continuando poi a dialogare con Georg e buttando un occhio, cercando di non farsi vedere dal fratello, alla sala per intercettare la biondina bel culetto.

***



Anthea, su ordine del sommo capo, iniziò a prendere qualche prenotazione ai tavolini ma, quando scorse la testa piena di cornrows corvini al tavolo successivo, tutta la calma di qualche minuto prima si sgretolò. Cercò di stirare le labbra in un sorriso che sembrasse abbastanza convincente e, col volto nascosto dietro un taccuino, si avvicinò.
-Sera ragazzi, posso fare qualcosa per voi?-
Si sentiva umiliata a dover servire proprio quel ragazzo che, dopo averla guardata, stupito di trovarla lì, iniziò a puntarla come un cane che ammira il suo osso preferito.
-Domanda mooolto interessante, bel culetto...- Il ragazzo iniziò a giocare lentamente con il proprio piercing finchè una mano smaltata di nero lo colpì sulla testa -La stai mettendo in imbarazzo, coglione!-
A quelle parole Anthea alzò gli occhi dal proprio taccuino trovandosi davanti un...un...non sapeva nemmeno lei che cosa fosse ma lo trovò una creatura assurda.
Il moro allargò le labbra in un sorriso rivolgendosi alla bionda -Scusalo, mio fratello a volte non sa proprio cosa sia l'educazione-

Un alieno, un'irresistibile alieno ecco che cos'era quell'essere dai capelli corvini e dagli occhi color cioccolato che le stava regalando quel sorriso sciogli iceberg.
Fece mente locale, ricordando le parole del collega sull'essere androgino che tanto lo attizzava e si ritrovò a comprendere perfettamente il perchè di tanto interesse.
Leggermente imbarazzata e divertita al solo ricordo della conversazione di qualche minuto prima col collega, stese le labbra in un sorriso -No...niente, tranquillo..comunque cosa vi porto?-
-Vodka Red Bull!- Un ragazzo dai capelli talmente lisci da sembrare finti fu il primo a risponderle.
-Ok...Voi?-Mosse la penna in direzione di un ragazzo dal viso rassicurante e maturo, caratterizzato da un paio di occhiali da vista, e del moro/ alieno che tanto attizzava il suo collega, evitando accuratamente lo sguardo del treccinomane che sembrava non volerle staccare gli occhi di dosso.
-Per me niente, grazie- Il ragazzo con gli occhiali scosse il capo e l'attenzione della ragazza ricadde inevitabilmente su quello sulla strana creatura dai capelli corvini.
-Mh...portami...- Il ragazzo arricciò le labbra -...una Coca-cola?-
-Perfetto- Fece per rimettere il taccuino delle ordinazione nella tasca degli shorts quando una voce la richiamò facendole alzare lo sguardo.
-Hey bionda, ti sei dimenticato di me, forse?- Il moro intreccinato le sorrise divertito.
La ragazza sembrò pensarci poi, con un'alzatina di spalle gli rispose -A dire la verità non mi sono proprio dimenticata niente, l'ho fatto di proposito- Gli sorrise serena per poi ancheggiare senza ritegno verso il bancone.

A quella risposta Tom aprì la bocca esterrefatto mentre Georg iniziava a ridere in maniera sguaiata -E il sexgott stasera viene preso a pesci in faccia- Battè le mani insieme senza riuscire a fermare le risate -Non affascini più come una volta, caro il mio stallone-
Gustav scosse la testa solenne, dando ragione al bassista e facendo sbuffare il treccinaro
-Quella ragazza è sicuramente cieca- Rispose lui risistemandosi orgoglioso sul divano.
-Quella ragazza è...wow-
I tre ragazzi voltarono sconvolti la testa verso Bill che, come rapito, continuava a fissare la bionda con sguardo sognante.
-Bill, stai bene?- Il batterista guardò apprensivo il moro che scosse la testa senza staccare gli occhi dalla ragazza.
-Dobbiamo gridare al miracolo!- Georg scrutò serio l'espressione trasognata del cantante -Bill stai davvero crescendo!-
-E state zitti un po'!- Il moro li fulminò con lo sguardo incrociando le braccia al petto e poggiandosi allo schienale del divano.
Tom guardò il fratello dandosi del cretino da solo. Aveva fatto la figura del morto di figa con quella bionda solo per dare la sua tipica e contorta "spintarella" al gemello e lui ci si stava buttando a capofitto senza il bisogno di nessuno aiuto. Se solo avesse saputo che sarebbe andata comunque a finire così gli sarebbe piaciuto godersela un po' quella bomba sexy prima di darla a Bill.
Ingollò il boccone amaro e si avvicinò al fratello, quella sera si era promesso di essere altruista, non poteva tirarsi indietro proprio adesso.
-Secondo me dovresti andare là a prendere la tua bibita...- Gli sorrise incoraggiante mentre il moro si mordeva nervoso il labbro inferiore -Dici che dovrei?-
-Certo che si, è uno schianto quella bionda!-

Spinto dai consigli del fratello, Bill si fece coraggio e, alzatosi dal divanetto, raggiunse il bancone dove la ragazza stava preparando dei cocktail.
-Hey...- La sua voce uscì sottile e impacciata mentre si rivolgeva alla bionda che, a quel richiamo, alzò lo sguardo verso di lui.
-Ciao, scusami se vi ho fatto aspettare un po' ma dovevo preparare altri drink-
-Oh, non importa- Le sorrise appoggiando i gomiti sul bancone di vetro.
-Comunque ti volevo chiedere scusa per mio fratello a volte gli va in corto circuito il cervello-
Anthea a quella battuta iniziò a ridere -Avevo notato questo suo piccolo difetto ma stai tranquillo, lavorando in una discoteca sono abituata davvero a gente peggiore-
-Oh, che sciocco, non ti ho ancora chiesto come ti chiami e tutto il resto...- Si morse leggermente il labbro inferiore per poi continuare imbarazzato -Ho il piacere di parlare con...?-
-Anthea, piacere mio-
Il ragazzo si paralizzò sgranando gli occhi. Anthea non era per niente un nome comune, e, facendo un calcolo delle probabilità era veramente arduo che due ragazze con un nome così particolare potessero essere nella discoteca quella stessa sera.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma le parole gli erano rimaste imbrigliate in gola. Bill Kaulitz che non riusciva a incanalare un discorso era un avvenimento da inserire negli annali!

...

Note: Questo cap in realtà doveva essere più lungo (erano più di 4000 parole) ma siccome non volevo far addormentare nessuno ho deciso di suddividerlo in due parti... purtroppo il dono della sintesi non è una delle mie qualità
Ditemi come vi sembra e buona pasqua!

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Capitolo 4
*** Presentazioni ***


-Oh, che sciocco, non ti ho ancora chiesto come ti chiami e tutto il resto...- Si morse leggermente il labbro inferiore per poi continuare imbarazzato -Ho il piacere di parlare con...?-
-Anthea, piacere mio-
Il ragazzo si paralizzò sgranando gli occhi. Anthea non era per niente un nome comune, e, facendo un calcolo delle probabilità era veramente arduo che due ragazze con un nome così particolare potessero essere nella discoteca quella stessa sera.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma le parole gli erano rimaste imbrigliate in gola. Bill Kaulitz che non riusciva a incanalare un discorso era un avvenimento da inserire negli annali!


Capitolo 4 : Presentazioni


-A..Anthea hai detto?...Sei sicura?- Sperò di aver capito male, non era possibile che la ragazza di fronte a lui fosse l'artefice di quel messaggio.
La bionda corrugò la fronte guardando il ragazzo confusa -Beh, dopo 21 anni di esistenza penso di essere abbastanza certa di quale sia il mio nome-
Oddio, era la pazza! E adesso che doveva fare?
-Ok...scusa è che...sai, ho letto il foglietto che hai dato ai buttafuori...-
-Oh...quello...- La bionda lo guardò imbarazzata, non aveva messo in conto che il messaggio diretto al treccinaro sarebbe passato per le mani di tutti i membri della band -Sono stata un po' avventata a scrivere quelle cose, lo so, però certi comportamenti mi urtano il sistema nervoso-
Il moro la guardò perplesso -Che comportamenti?-
Anthea sorrise sarcastica -Beh, non per essere puntigliosa, ma penso tu sappia meglio di me che il cervello di Bill a volte smette di carburare-
-Scusami?-
Oddio, quella aveva davvero qualche rotella fuori posto! E pensare che ne era rimasto ammaliato come mai gli era successo prima; gli doleva ammetterlo ma forse suo fratello aveva ragione a dirgli che il colpo di fulmine era una chimera o, con testuali parole usate dal ragazzo : "una puttanata immane".
Anthea squadrò confusa il volto del ragazzo che la stava guadando come se fosse una malata di mente scappata da un manicomio pochi minuti prima.
-Si, scusami, so che è tuo fratello e ti da fastidio sentire una sconosciuta parlarne male ma mi ha fatto proprio imbestialire il suo modo di comportarsi-
Cercò di giustificarsi in qualche modo, sperando di vedere un pò di comprensione nel volto del moro ma lui continuava a guardarla con un'aria sempre più confusa.
-Che c'incastra lui?-
-Come che c'incastra lui? Pensi che sia stata io a stuzzicarlo?- Si, quei due erano indubbiamente fratelli, la stupidità doveva essere un carattere genetico predominante nella loro famiglia.
-Scusa ma proprio non capisco cosa stai dicendo...-
-Allora...- La bionda fece un respiro profondo, cercando di spiegargli la situazione con parole facilmente comprensibili -Io stavo tranquillamente bevendo un drink mentre facevo da balia a mia sorella quattordicenne e lui, senza che io gli avessi chiesto niente, ha scambiato il mio fondoschiena per un poggia mani di alta qualità, cercando di abbordarmi in un modo perverso e abbastanza squallido...so che siete famosi e avete un sacco di fan pronte a vendere la madre per avere una notte di sesso con voi, lo so perchè mia sorella è una fra queste pazze purtroppo, ma a me personalmente non può fregare di meno che uno dei Tokio cosi voglia abbordarmi e anzi, nel modo in cui l'ha fatto devo dire che è stata proprio un'esperienza da non ripetere e con quel messaggio volevo far capire a Bill proprio questo-
Finì il suo monologo prendendo fiato mentre in moro sembrava riflettere e catalogare le informazioni ricevute.
- "Tokio cosi"?..-
Il moro rimase muto per qualche secondo sconvolto dalla parlantina nervosa della ragazza per poi iniziare a ridere per il modo in cui aveva chiamato la band.
-Scusami, a volte inizio a parlare e non riesco più a fermarmi e non so nemmeno cosa mi esce dalla bocca-
La diarrea verbale colpisce nei momenti meno opportuni e quando meno te lo aspetti e Anthea, affetta da tale handicap, lo sapeva fin troppo bene.
-Tranquilla, succede spesso anche a me...comunque, ricapitolando: Bill,mio fratello Bill, ti ha fatto proprio alterare?- Marcò quel nome con fare divertito, non gli capitava spesso di non trovare qualcuno che non conoscesse in gemelli Kaulitz, soprattutto se quel qualcuno era proprio tedesco.
-Eh si, un pochino-
-Ah...Bill Bill Bill, è proprio un cretino quel ragazzo!- Un sorriso divertito marcava le sue labbra ogni volta che pronunciava quel nome.
-Si, penso che perfino in Cina abbiano capito come si chiama tuo fratello-
Il moro iniziò a ridere coprendosi la bocca con la mano smaltata, quella tipa era davvero assurda!
Anthea lo guardò interrogativa -Ma vi siete messi d'accordo tu e tuo fratello per prendermi per il culo stasera?-
-Scusami...- Si ricompose passandosi due dita sotto gli occhi per evitare che le lacrime facessero colare il suo make up -No, non ci siamo messi d'accordo e se proprio lo vuoi sapere dopo andrò pure a dirgliene quattro a quel coglione...Comunque, non mi sono ancora presentato...- Fece per tendere la mano alla ragazza e proferire finalmente il suo vero nome, quando lei lo precedette -Si, sei Tom Kaulitz il fratello di Bill-

Il moro rimase bloccato, con la mano destra tesa a mezz'aria mentre la ragazza completava la sua frase in modo decisamente errato.
-Già...Tom...- Si sforzò di fare un sorriso senza riuscire a controbattere le parole della bionda. Gli doleva ammetterlo ma non avrebbe di sicuro avuto la possibilità di rivederla quindi una piccola bugia non avrebbe fatto male a nessuno.
 -Comunque, da quello che sono riuscito ad intuire, tu non sei una nostra fan vero?-
-Diciamo che con mia sorella in casa che vi ascolta 24 ore al giorno ho sviluppato una specie di intolleranza nei vostri riguardi, tutto qui-
-Oh...è una cosa...carina da dire al frontman della suddetta band - Il ragazzo sorrise divertito dalla sincerità della ragazza che, a quella risposta lo guardò leggermente imbarazzata -No, non è che mi fate schifo...qualche canzone l'ho pure ascoltata...a piccole dosi non siete male-
A quella risposta il moro iniziò a ridere di gusto -Anche con questa frase non ti sei salvata, mi dispiace-
-Scusami...a volte sparo cavolate senza rendermene conto, comunque il parere di una comune mortale non penso possa scalfire l'autostima del cantante Tom Kaulitz, no?-
Bill, a quella risposta, storse divertito le labbra -Disse la ragazza che fino a due secondi fa non conosceva nemmeno il mio nome-
"E nemmeno adesso sa quale sia"  pensò fra sé e sé, osservando la bionda che a quella risposta iniziò a ridere.
 -E poi è grazie a "comuni" mortali come te che noi siamo diventati quello che siamo quindi ritengo sia abbastanza importante come parere-
- Ah, dettagli!...Io non rientro nella categoria delle "ragazze normali" , non faccio testo-
-E perché non entreresti in questa categoria? Ho il piacere di parlare con un'aliena forse?- Il ragazzo la guardò divertito giocherellando con la propria cannuccia. Non riusciva a capire come ma quella ragazza gli ispirava fiducia.
-No, mi hai scoperto...adesso dovrò rapirti e succhiarti via il cervello, mi dispiace- Lo guardò seria per poi scoppiare nuovamente a ridere.
Aveva sfottuto sua sorella per degli anni, aveva preso in giro Mark pochi minuti prima e adesso si ritrovava faccia a faccia con il protagonista delle sue critiche e, anche se non osava ammetterlo a se stessa, quel ragazzo era tutto fuorché antipatico e montato come si era sempre immaginata.
 -Comunque questa è la vodka red bull del tuo amico- Poggiò un bicchiere sul bancone - Chissà quant'è che aspetta il suo cocktail, poverino-
-Già...grazie- Il moro prese il drink di Georg e la sua Coca rimanendo però immobile senza la minima intenzione di tornare al suo tavolo.
Bastava alzarsi da quello sgabello e tornare ai divanetti ma, anche se quella poteva sembrare un azione tutt'altro che difficoltosa, Bill rimase semplicemente fermo.
Anthea lo guardò incuriosita da quella momentanea paralisi, stava quasi per aprire bocca e chiedergli come mai si era imbalsamato quando lui la precedette , schiarendosi la gola -Sai...- Bill alzò lo sguardo dalle sue mani sorridendole -...mi ha fatto piacere parlare con te, Anthea-
La bionda rispose con un sorriso per poi imbambolandosi a  fissare il ragazzo che, con un'andatura quasi felina, si allontanava dal bancone finché, il suo sguardo non intercettò due occhi nocciola che la guardavano canzonatori e maliziosi.
Ma come potevano, due persone così differenti, essere usciti dal medesimo utero?
Scosse la testa, infastidita da quelle attenzioni, e tornò a fare il suo lavoro sperando che la serata potesse finire il prima possibile.





Note: E da qui iniziamo a ragionare e a entrare "nel vivo" della storia!
Ringrazio Anna e Blume che leggono e commentano sempre la mia ff e ally92 che ha iniziato a leggere la mia storia (non sapete quanto piacere mi fa) 
Ah eeeeeeppoooi anche marty483 che l'ha aggiunta fra le seguite ^^ thank you thank you
P.s. Sembro scema a ringraziare tutti ma mi rende felice che qualcuno apprezzi ^^
alla prossima!
Ofelia

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Capitolo 5
*** Alien connect to...? ***


Capitolo 5 : Alien connect to...?

Le giornate per Anthea passarono in fretta fra università  e lavoro.
Un venerdì sera, mentre si preparava per il suo turno di lavoro in discoteca, sentì la voce della sorella intonare a squarciagola una canzone dei Tokio Hotel.
Sollevò gli occhi al cielo, vinta ormai dall'idea che sua sorella avesse subito qualche mutazione genetica all'apparato uditivo per ascoltare quella roba, si infilò velocemente una semplice t-shirt bianca e larga e i suoi skinny jeans neri per poi uscire dalla camera alla ricerca degli anfibi perduti.

-Human connect to humaaaan!
Boy meets girl, know what to do
-

Anthea sollevò le sopracciglia per il potente urlo della sorella...ma che diavolo di canzone stava ascoltando?
Si avvicinò leggermente alla sua porta socchiusa e vide la sorella che, sculettando per la camera con un pettine in mano a mò di microfono, si inventava una coreografia tutta sua.
La bionda si mise una mano davanti alla bocca per non iniziare a ridere troppo forte quando un nuovo e potente urlo le sfondò le orecchie.

-Human connect to humaaaan!
How can I connect to you!!
-

Anthea aprì la bocca leggermente stupita da quei richiami sessuali abbastanza espliciti, i Tokio Hotel si stavano dando al porno forse? Sempre che una categoria del genere esistesse per la musica, naturalmente.

Scosse la testa divertita per poi aprire ancora di più la porta della camera della riccia, attirando la sua attenzione.
-Che stai ascoltando?- Entrò nella stanza con fare indifferente
-Tokio Hotel ovvio, dovresti riconoscerli- La ragazzina riccia sogghignò guardando la sorella
-Ok, qualche canzone l'ho ascoltata ma questo non fa di me un' estimatrice del genere...- Le fece una linguaccia divertita per poi rivolgere lo sguardo al computer sulla scrivania, dove troneggiava come sfondo un'immagine dei quattro sciagurati. Se solo la sorella avesse saputo che lei aveva pure rivolto parola a quelli lì le avrebbe tranquillamente tirato il collo.

Si sedette sul comodo materasso della sorella ed iniziò a legarsi le stringhe dei suoi anfibi neri.
-Ma, dimmi un po' qualcosa sul gruppo...- Le pose la domanda in modo indifferente continuando a stringere i lacci degli anfibi.
-Come mai tutto questo improvviso interesse?-
Miriam la osservò con un ghigno malizioso -Non dirmi che ti piacciono?-
-Miri, i miei gusti sono assai differenti sia in campo estetico che musicale...volevo riempire il tempo prima di andare a lavorare, tutto qui-
-Tu non me la racconti giusta, i Tokio Hotel sono come una droga: dopo che hai ascoltato una canzone non puoi fare a meno di adorarli e pretendere di più, è statisticamente provato!- Socchiuse le palpebre con fare saccente -Penso dovrebbero coniare un nome per questa malattia, è molto diffusa, sai?-
-C'è già, si chiama scemenza acuta senza rimedio e tu ne sei affetta-
La riccia le rispose con una linguaccia per poi voltarsi verso il suo netbook e guardare le diverse finestrelle illuminate di Msn.
-Comunque non ho mai avuto il tempo di chiedertelo in questi giorni...- Parlò alla sorella continuando a smanettare al computer -Sabato scorso sai che LORO erano al Tresor? Dimmi di no perchè se lo sapevi e non mi hai avvertito potrei calpestare la parentela che ci lega e commettere un omicidio-
Una risata nervosa uscì dalle labbra della bionda che scattò in piedi, pronta a fuggire di casa -Eh? No, ma cosa?- Si grattò il collo pensando ad un modo per non far scoprire la bugia alla sorella -Se l'avessi saputo ti avrei avvertita, cosa pensi?-
A quella risposta Anthea si sentì di meritarsi a pieno titolo il premio come sorella peggiore dell'anno; non le ci sarebbe voluto nulla per farla felice, bastava far firmare un fogliaccio a quei quattro sciagurati e Miriam sarebbe volata in paradiso.
-Immaginavo che tu non fossi al corrente, d'altronde loro cercano sempre di fare le cose in massima segretezza...- Sbuffò malinconica continuando ad osservare la foto utilizzata come sfondo del desktop -Avrei tanto voluto conoscerlo però...-
La bionda si avvicinò alle spalle della sorella -Quale volevi conoscere?-
-Il mio futuro marito!- Rispose sorridendo ed indicando l'esile figura del cantante.
-Oh...- Adesso si che poteva farsi schifo da sola -Se...ecco, se vuoi da adesso mi terrò sempre informata così se scopro che "il tuo futuro marito" ci onorerà della sua presenza ti avverto!-
-Ci conto allora! - La riccia si voltò per sorridere alla sorella che, per tutta risposta, le spettinò i capelli con una mano.
Mai come in quel momento desiderava poter rivedere quella band di scapestrati per farsi perdonare dalla sorellina.

***


-Lara fammi qualcosa di forte, ti prego-
Anthea si girò verso la collega con aria stanca per poi guardare l'ora sul display del suo telefono. Le quattro e trentacinque, doveva tenere duro ancora mezz'ora e si sarebbe potuta lanciare nel suo letto caldo per una sana dormita.
La collega dai lunghi capelli corvini stese le labbra rosso rubino, accensentendo alla sua richiesta
-Stanca stasera?- Prese due bicchieri puliti e, dopo aver dato un'ultima scrollata allo shaker, vi versò dentro la bevanda alcolica color indaco.
-Stanchissima!-
La bionda agguantò un bicchiere, osservando ammaliata il viola profondo di quel drink, per poi berne un lungo sorso. Il liquido le rinfrescò la bocca, solleticandole dolcemente la gola e la bionda si ritrovò a mugolare di piacere -Lara, i tuoi drink danno dipendenza!-
La mora ridacchiò lusingata assaggiando anche lei la bevanda zuccherina, per poi guardare la pista da ballo che lentamente si stava svuotando.

-Anthe, ma quello lo conosci per caso?- Inclinò la testa in direzione dei divanetti di fianco al bancone -Sarà almeno mezz'ora che è lì da solo e continua a guardarti-
La bionda puntò lo sguardo nel punto che le aveva indicato l'amica e, seduto a gambe accavallate su un divanetto rosso, un ragazzo, munito di occhiali da sole e capellino di lana in testa, accortosi di essere stato colto in flagrante si voltò immediatamente verso la pista da ballo.
-Non riesco a capire se lo conosco visto come sta vestito, magari stava guardando te...-
Lara scosse decisa la testa -No no, ti sta consumando con gli occhi proprio e ti dirò che anche tutto imbacuccato com'è non mi sembra per niente male- Fece l'occhiolino all'amica -Potresti andare a chiedergli perché ti fissa così, magari dopo anni di fame potresti rimediarti una goduriosa notte di sesso, cara la mia illibata ragazza-
Anthea le tirò una gomitata ridendo -Hey, guarda che non buttarsi a pesce su ogni uomo non fa di me una pura e illibata ragazza...e poi non è poi così tanto tempo che non esco con qualcuno-
La mora alzò un sopracciglio divertita -Ah no?-
Anthea sbuffò contrariata -Quanto sei noiosa! Comunque quel tipo mi mette un po' in soggezione...che ci fa con gli occhiali da sole ed un cappello di lana in una discoteca?-
Lara scrollò le spalle divertita -Sarà un maniaco-
-Lara!- La bionda aprì la bocca esterrefatta -Guarda che così non sei di aiuto, io devo tornare a  casa da sola in pullman!-
-Beh, se è un maniaco affascinante e superdotato posso sacrificarmi io per te ma sappi che una sana scopata non ti farebbe altro che bene-
-Ma quanto sei gentile!- La bionda la guardò sarcastica
-Già, molto gentile, lo so- Lara rispose seria e con una leggera scrollatina di spalle per poi scoppiare a ridere insieme ad Anthea.

-Signorina Anthea?- Una voce maschile richiamò la bionda che, ancora col sorriso sulle labbra si voltò verso l'austera figura che si era posta davanti al bancone.
.Si, mi dica, sono io- Davanti a quel gigante d'uomo vestito in nero si sentì leggermente intimidita.
Quest'ultimo si guardò attorno circospetto per poi osservare attentamente la bionda -Quello che sto per darle è strettamente privato e personale quindi la prego di mantenere la massima riservatezza-
Anthea sollevò dubbiosa un sopracciglio, le sembrava di essere finita in uno di quei film di mafia all'italiana. Prese titubante il biglietto che l'uomo le aveva lasciato sul bancone ringraziandolo a bassa voce.

Appena la figura del gigante tutto muscoli si fu allontanata, Lara si aggrappò alle spalle della bionda incuriosita -Che voleva quello?- Scrutò il bigliettino che la ragazza aveva fra le mani -Cos'è?-
La bionda alzò quasi d'istinto lo sguardo verso il ragazzo camuffato che le sorrise debolmente facendole capire che il mittente di quel messaggio non poteva essere altri che lui.
Quel sorriso l'aveva già visto, se lo ricordava bene ma com'era possibile che lui si ritrovasse di nuovo lì? E perché poi le aveva mandato quel messaggio?
-Lara, vado un attimo in bagno, ok?- Accartocciò nervosamente il foglio per poi infilarlo in una tasca dei jeans.
L'amica a quel gesto fece una faccia delusa ma scosse comunque la testa in segno di approvazione -Vai tranquilla, tanto fra poco chiudiamo e qui non c'è più nessuno da servire-
A quella risposta Anthea schizzò velocissima verso la zona addetta al personale per poi nascondersi in uno dei bagni riservati.
Lisciò il biglietto, precedentemente appallottolato fra le mani, e iniziò a leggere avida nella grafia confusionaria ma dannatamente elegante:

"Ciao Aliena, in questi giorni non ho visto nessuna navicella spaziale pronta a rapirmi e ci sono rimasto male: non avevi detto che mi avresti dovuto mangiare il cervello?
E io che ci contavo! xD
Se dopo non sei troppo stanca ti aspetto al parcheggio per chiacchierare un po'...gli incontri del terzo tipo mi hanno sempre affascinato!
Il cantante dei Tokio cosi"


Un sorriso ebete troneggiava sulle labbra della bionda ma, finito di rileggere per la terza volta quel foglio, l'indecisione iniziò a divorarla e milioni di domande iniziarono a irrompergli nella testa.
Cosa doveva fare adesso?
Perché lui l'aveva cercata?
E perché quel dannato sorrisino da stupida non ne voleva sapere di togliersi dalla sua faccia?
Fece un enorme sospiro per poi guardare l'ora sul display del suo telefono: erano le quattro e cinquantacinque, di lì a poco il suo orario di lavoro sarebbe terminato.
Si avvicinò allo specchio e aprì il rubinetto per darsi una rinfrescata al viso. Doveva decidere e doveva farlo in fretta.



Note: Eccomi con un nuovo capitolo!
Commentare non provoca danni fisici o psicologici di nessuna sorta /almeno spero xD) quindi se lasciate un appunto o una critica mi farete immensamente felice!
Ofelia

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Capitolo 6
*** Reden ***



Capitolo 6: Reden

Bill guardò il quadrante del suo orologio in preda ad una crisi di nervi.
Erano passate le cinque da qualche minuto e della bionda nemmeno l'ombra.
Si tolse con un gesto brusco gli occhiali lanciandoli sul sedile posteriore della macchina per poi stropicciarsi il viso.
Aveva deciso, in modo del tutto irrazionale, di uscire dall'albergo di nascosto nel cuore della notte, sperando di riuscire a vedere di nuovo la ragazza e presentarsi veramente per quello che era. Si era portato dietro pure il suo fidato bodyguard così che, se David l'avesse scoperto, sarebbe passato naturalmente da cretino ma da cretino responsabile.
Uscì dalla macchina, sbattendo stizzosamente la portiera.
Erano le cinque e quattro, i minuti sembravano non passare mai forse, per uno strano scherzo del destino, quella notte qualche entità celeste aveva deciso di divertirsi con il suo fragile equilibrio psichico.
Portò una sigaretta alla bocca e, dopo aver trovato nella sua borsa l'accendino, si poggiò con il bacino alla carrozzeria della macchina.
È assurdo come una semplice sigaretta possa distendere i nervi ad un fumatore; quel sapore amaro che gli grattava dolcemente la gola riusciva sempre a sciogliere la tensione accumulata e a far entrare in azione un po' di razionalità che, proprio quella sera, sembrava essere partita per un viaggio ai Caraibi.
Sputò fuori una boccata di fumo chiudendo gli occhi. Forse doveva tornare in albergo e dormire qualche ora o il giorno dopo il suo manager avrebbe definitivamente dato i numeri; bastava gi Tom a farlo disperare per le sue scappatelle libidinose e, da parte del cantante non si sarebbe mai aspettato una mossa così avventata e, oltretutto, Bill non aveva nemmeno avvertito Tom di essere uscito né tantomeno di quel piccolo e innocente cambio d'identità. Già se lo immaginava a pavoneggiarsi  perchè Bill aveva preferito essere Tom per accalappiare una ragazza e se avesse fallito, cosa molto probabile, lo avrebbe sfottuto per settimane intere.
Ma chi gliel'aveva fatto fare? Aveva uno stuolo di fan che conoscevano ogni piccolo neo di Bill Kaulitz, che solo per vederlo sgambettare sul palco si facevano ore e anche giorni di fila sotto il sole e invece quella si faceva pure attendere.

-Tom...- Una voce femminile lo risvegliò dalle sue pare mentali ma, senza aprire gli occhi continuò a fumare la sua sigaretta, d'altronde mica aveva chiamato lui!
-Ehy, Tom- Una mano si posò sulla sua spalla e per poco non ingollò la sigaretta che aveva imprigionato fra le labbra per lo spavento; quella sera lui era Tom, come aveva fatto a dimenticarlo?
-Ciao..mi hai...mi hai spaventato- Cercò di ricomporsi davanti alla ragazza che lo guardava divertita.
Aveva i capelli legati in una leggera crocchia e alcuni ciuffi ribelli le ricadevano sul sottile collo bianco latte; la prima sera in cui l'aveva conosciuta aveva i capelli sciolti e il collo coperto da una leggera sciarpa di cotone e adesso lui si ritrovò imbambolato a fissare quella candida porzione di pelle come un cretino. Anthea, accortasi del suo sguardo sorrise torturandosi un lembo della maglia -Adesso mi spaventi tu...non sarai mica un vampiro?-
Bill spostò lo sguardo imbarazzato -Se tu sei un'aliena io posso benissimo essere una creatura della notte-
-Ok, principe delle tenebre, come mai, se posso chiedere, sei qui da solo?- La bionda si appoggiò alla macchina di fianco al ragazzo -E non dirmi che ti sei trovato da queste parti per caso perché alle cinque di mattina non ci si trova mai in un posto per caso-
Bill le sorrise divertito -Passavo di qui per puro caso....-
-Toom sono le cinque di mattina, non puoi passare per puro caso-
-Volevo sgranchirmi le gambe-
La bionda corrugò la fronte contrariata -Eddai...-
-Volevo...volevo respirare l'aria notturna di Berlino...-
-Si, molto credibile..-
-E va bene...- Il ragazzo sospiro esasperato -Volevo farti un saluto-
-E perchè mai?-
Il moro arricciò le labbra divertito -Te l'ha mai detto nessuno che sei una piccola bambina petulante?-
-Hey!- Anthea gli tirò una leggera spallata -Sono solo una persona curiosa, tutto qui-
-Certo, giusto un po'- Bill rise divertito aspirando una boccata di fumo.
-Prima dici che volevi vedermi e ora sfotti?-
Bill assottigliò le palpebre -E chi ti dice che non volevo vederti per sfotterti?-
-Tom Kaulitz dei miei stivali!-
La risata del moro si smorzò nell'istante in cui la bionda pronunciò il nome del gemello, doveva dirle la verità, voleva sentire il suo nome fuoriuscire dalle sue labbra,voleva sentire che effetto gli avrebbe fatto essere chiamato per nome da lei.
-Ecco...a proposito di Tom...- La guardò serio ma la faccia divertita della ragazza lo distolse dal suo intento -Cos'hai da ridere?-
-Niente...è che vederti parlare in terza persona è esilarante principino, i Tokio cosi ti hanno proprio fatto gonfiare l'ego eh?-
-Non è vero, Il mio ego è sempre stato spropositato!- Bill la corresse risentito e Anthea iniziò a ridere ancora più di gusto -Oh, scusami, allora il nostro mister Modestia così sicuro del suo fascino non vuole dirmi perchè alle cinque di mattina è ancora sveglio per salutare una ragazza che si diverte a sfotterlo?-
Bill sbuffò imbarazzato e, dopo aver tirato un enorme sospiro iniziò a parlare -Allora, se vuoi tutta la verità sono uscito di nascosto dall'albergo perché non riuscivo a dormire e poi te l'ho pure scritto che gli alieni mi affascinano in una maniera pazzesca-
Anthea sorrise per poi accendersi una sigaretta recuperata dalla sua borsa, ai complimenti o a qualsiasi cosa che si avvicinasse ad una lusinga non sapeva proprio come comportarsi.
-Comunque ecco...se sei venuta vuol dire che il mio stalkeraggio non ti ha infastidita molto, sbaglio?-
-Diciamo che fra tutte le creature sovrannaturali ho sempre avuto una predilezione per i vampiri-
-Buon per me allora- Bill fece l'ultimo tiro della sigaretta per poi spegnerla sotto i suoi stivali.
-Che ne dici di stare un po' in macchina? - Le poggiò una mano su un braccio scoperto sentendo la ragazza tremare leggermente sotto il suo tocco  -Qui si gela e te stai tremando dal freddo come una foglia-
-Ok ma questa?- La ragazza indicò la sigaretta fra le sue mani
-Fumo pure io quindi non mi da noia se finisci la sigaretta dentro-
La bionda si abbracciò muovendo le mani per riscaldarsi -Ok, grazie..basta che non cerchi di azzannarmi, Nosferatu-
Bill aprì la portiera della sua Audi ridendo e facendo entrare la ragazza  -Mh, non ti assicuro nulla- Sogghignò malizioso per poi accomodarsi nei sedili posteriori di fianco a lei.
-Allora, che ne è dell'armadio che era con te dentro la discoteca?- Anthea, in completo imbarazzo, sputò fuori la prima domanda che gli passava nella mente cercando di anticipare il silenzio che stava per calare all'interno della vettura.
-L'ho lasciato tornare in albergo a riposare, a quest'ora penso di essere in salvo da agguati indesiderati di fan o di paparazzi curiosi-
La bionda arricciò le labbra assottigliando le palpebre divertita -Sicuro?-
Il ragazzo, inizialmente spiazzato, alzò un sopracciglio malizioso -Beh, non sarebbe un agguato indesiderato se proprio lo vuoi sapere-
Oddio ma che diavolo stava facendo? Ci stava provando e lo punzecchiava pure?
No, quella non era Anthea, qualche fan allupata si era impossessata del suo corpo, non c'erano altre possibilità.
Doveva cambiare argomento, doveva cambiarlo subito perchè quel sopracciglio alzato la stava mandando in iperventilazione.
-Mi..mi piace quel piercing!- Pronunciò la frase ad una velocità supersonica senza nemmeno guardare il ragazzo.
-Oh, grazie ma...quale?- Lui rise divertito indicando il suo volto curioso.
Anthea ringraziò il cielo che ne avesse davvero di piercing visto che quella frase l'aveva buttata a casaccio, sperando di cambiare argomento. Alzò lo sguardo scrutando bene il volto del ragazzo impreziositi dagli anellini di metallo.
Non si era mai soffermata a guardarlo per più di qualche secondo e, in quel momento, rimase totalmente spiazzata dai quei lineamenti decisamente perfetti e, insolitamente poco truccati.
 -Mi piace il septum, si, quello mi piace!-
-Grazie- Il ragazzo si illuminò -Sai, mio fratello quando l'ha visto non è che sprizzasse gioia da tutti i pori...mi ha detto che sto diventando uno scolapasta e che adesso somiglio ad un toro-
Anthea iniziò a ridere -Non ci avevo mai pensato a questa cosa...ma scusa quanti ne hai?-
-C'è quello al sopracciglio, ne ho uno alla lingua poi uno al capezzolo e, per finire, il septum!-
La bionda sembrò catalogare tutte quelle informazioni -Si, devo ammettere che sei più uno scolapasta che un essere umano...-
Bill iniziò a ridere -Eddai, sei cattiva però!-
-Ehy, sei tu quello che ha detto che è venuto qua solo per sfottermi o sbaglio? Quindi almeno qualche battutina concedimela!-
-Ok ok..ma dovresti essere l'ultima a parlare: ho visto un tatuaggio degno di un camionista spuntare dal tuo fianco...che cos'è?-
-Non è degno di un camionista, sei un ignorante- La ragazza gli tirò una leggera botta sulla spalla -Ma come avresti fatto a vederlo?-
-Sono un bravissimo osservatore..allora, che mi dici di quel tatuaggio?-
-Ma non ne ho molti di tatuaggi, sono solo due anche se questo è abbastanza esteso...-
Si guardò il busto,coperta dalla t-shirt bianca, indicando la zona sinistra dal punto in cui si trova il reggiseno fino all'inizio del fianco -L'ho disegnato io riprendendolo da una decorazione di Beardsley, hai presente?-
-Certo!- Il ragazzo scosse la testa ammirato e smanioso di poter vedere quel capolavoro sul suo fianco ma la ragazza continuò a parlare come assorta -Sai, io e i tatuaggi abbiamo un rapporto particolare: ogni volta che succede qualcosa di veramente significativo nella mia vita decido di imprimermelo sotto la pelle per renderlo un ricordo infinito...Ho una folle paura di dimenticare e questo è il mio modo terapeutico per superare questa fobia -
-Già, ricordi sono tutto ciò che ci rimangono quando siamo soli-
Bill la guardò serio e Anthea dopo quelle parole si sentì sciogliere come un cioccolatino lasciato troppo tempo al sole -Si...è..è esatto- Sorrise scostandosi una ciocca di capelli scivolatale sul viso.
Bill notò solo in quel momento la piccola scritta sul polso destro della ragazza -E questo cosa vuol dire? - Le prese delicatamente la mano cercando di leggere la piccola scritta in nero -Che lingua è?-
Provò di nuovo a leggere con la parlata tedesca facendo ridere la bionda -Questo è italiano, significa "sorridi"...Me lo diceva sempre mia madre- Gli occhi della ragazza furono velati dalla tristezza, non aveva raccontato quasi a nessuno di quel tatuaggio o di sua madre; non aveva costruito dei forti legami dopo la morte della donna per la paura di affezionarsi a qualcuno che prima o poi ti viene strappato via ma, forse perchè lui era un completo sconosciuto o per il sorriso comprensivo che la fece sentire maledettamente a proprio agio facendo crollare per qualche istante lo spesso muro che si era costruita attorno.

Senza accorgersi del tempo che passava fra chiacchiere più o meno intime i due si ritrovarono alle prime luci dell'alba a dormire esausti uno di fianco all'altro sui sedili posteriori della macchina.
Gli occhi di Bill si erano chiusi stanchi ma sereni alla vista dello scricciolo biondo addormentato sulla sua spalla. Era tanto che non si sentiva così libero qualcuno che non fosse suo fratello, c'era troppa ansia e paura per sorridere sereno ogni volta che incontrava persone nuove, aveva paura a sbilanciarsi troppo con le persone, a mettersi a suo agio ma con lei si sentiva Bill, non Bill Kaulitz, non il frontman della band tedesca, non "la diva"-come avevano deliziosamente iniziato a chiamarlo- si sentiva il vero Bill anche se per lei il ragazzo che aveva davanti si chiamava Tom. Ma che importanza poteva avere un nome?






Note: Ecco fatto ^^ scusate il "ritardo" ma ho avuto dei problemini di salute (niente di gravissimo) e sono dovuto stare dietro a quelli.
Forse questo capitolo vi risulterà un po' monotono e sciapo (spero di no però non si sa mai xD) comunque entro la fine di questa settimana dovrei postare la parte dopo e diciamo che sarà un pochettino più..mmmh...movimentata in un certo qual modo

Alla prossima
Ofelia

P.s. le recensioni non hanno gravi effetti collaterali e non nuociono alla salute, quindi, se avete letto, sapete cosa fare ;)

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Capitolo 7
*** Goodmornin' Sunshine ***



Capitolo 7 :Goodmornin' Sunshine
 
Il continuo vibrare del telefono nella tasca dei jeans le fece socchiudere lentamente un occhio; aveva dolori in tutto il corpo, come se avesse dormito in un campo di spine e un peso le indolenziva il petto immobilizzandola.
Decise di aprire definitivamente gli occhi sentendo il telefono che continuava incessantemente a suonare e, la prima cosa che notò furono le lunghe ed esili braccia attorno al suo torace e le inconfondibili mani smaltate poggiate non molto delicatamente sui suoi seni. Sgranò gli occhi reprimendo un urlo quando, alzanzando lo sguardo, incontrò il volto addormentato del moro.
-Cazzocazzocazzo-
Strinse le palpebre sperando che, una volta riaperte, si sarebbe magicamente materializzata nella sua adorata camera da letto in solitudine ma, appena riaprì gli occhi la situazione non era cambiata di una virgola: lei era ancora rannicchiata fra le braccia del ragazzo che aveva scambiato le sue tette per due peluche di pezza.
-Ma allora è un vizio di famiglia il vostro...- Sussurrò a denti stretti cercando di sottrarsi da quell'abbraccio ma il moro, ancora nel mondo dei sogni, strinse di più la presa mugolando sommessamente e facendo diventare bordeaux la bionda che, a quel gesto, si era immobilizzata trattenendo il respiro.
Il telefono ricominciò a ronzare e, con un'abile mossa degna del miglior contorsionista, la ragazza riuscì a sfilarlo dalla tasca dei jeans per vedere i cinque messaggi non letti sul suo display.
Scorse la lista e non si meravigliò che questi provenissero tutti da un unico mittente :Theo.
Il cugino sembrava aver fatto la telecronaca alla sua crisi di nervi e Anthea si ritrovò a trattenere le risate a stento mentre leggeva ogni suo singolo step verso la pazzia. Dopo tutti quegli anni in cui avevano fatto le scuole insieme non si capacitava ancora come ogni volta lui riuscisse a far invidia ai personaggi di "Will & Grace" e "Queer as folk" per quanto era diva e fiero di esserlo.

1°messaggio:
Anthea, luce dei miei splendidi occhi, dove sei?
Guarda che dormire troppo non ti fa bene alla pelle e io ti sto aspettando da ben 20 minuti!


2°messaggio:
Anthe, aiuto!
Gertie mi ha localizzato...salvami!


3°messaggio:
Brutta schifosa, alza quel culetto sodo dal letto e vieni ad aiutarmi: Gertie vuole farmi passare al lato oscuro!...perchè sono così affascinante?

4°messaggio:
p.s. sei in ritardo di ben 30 minuti!

5° ultimo e disperato messaggio:
Antheeeee
sono intrattabile senza la tua presenza e una dose extra di caffeina...ti prego vieni o quella la faccio affogare nelle sue stesse tette e ti posso assicurare che morirebbe davvero in pochi secondi data la mole di lipidi che si ritrova lì davanti!
Ti chiederai come faccio a saperlo? ANTHE, HA UNA SCOLLATURA DEGNA DI UN FILM DEGLI ORRORI TI PREGO SALVAMI!


Doveva decisamente alzarsi e per farlo doveva svegliare il ragazzo che sembrava essere caduto in un sonno perenne.
-Tom...-
Cercò di chiamarlo in modo abbastanza delicato ma il moro sembrava quasi sotto l'effetto di un potente sonnifero per quanto continuava a farsi cullare da Morfeo.
-Tooom- Strusciò la testa sulla t-shirt del ragazzo ricevendo come risposta dei lievi mugolii. 
Sbuffò non sapendo più come fare a liberarsi da quell'abbraccio stritolante ma, senza arrendersi, alzò leggermente la voce battendo la testa sotto il mento del ragazzo -Sveglia principino, è mattina-
Il moro iniziò a dare segni di vita biascicando parole incomprensibili sottovoce per poi strusciare la punta del naso sul collo della bionda che, a quel contatto, sentì il cuore pompare in modo pericoloso nel petto.
-Mmmmh profumi...buono- Continuò a strusciare il naso contro la sua pelle emettendo degli strani mugolii compiaciuti senza la minima voglia di aprire gli occhi.
-Sve...svegliati...dai- Le parole le morirono in gola quando il ragazzo strinse ancora di più la presa sul suo corpo facendola aderire completamente al suo busto -Mmmh dai, dormiamo ancora,  sei così morbido-

-Mo...morbido?-
La voce della bionda si alzò di qualche tono facendo aprire di scatto gli occhi assonnati del cantante che la guardò impaurito -A...Anthea? Ma che...dove...?-
-Buongiorno raggio di sole, si sono Anthea e ci siamo addormentati come due scemi nella tua macchina e le tue mani sono dolcemente piazzate sulle mie tette-
Il moro analizzò il luogo e la persona con cui si trovava  e, dopo aver abbassato lo sguardo sulle sue mani che stringevano il seno della ragazza, lanciò un urlo da ragazzina in preda al panico sollevandole in aria -Scusa...io...dormivo e me lo sono scordato che eri tu e pensavo...ecco pensavo di dormire con mio fratello-
Anthea alzò un sopracciglio divertita -E con tuo fratello normalmente dormi così?-
-Si...anzi a volte..cioè, volevo dire, NO! Non così...non con le mani...e in braccio e stretto..e con le mani sulle...sulle ...No, non così!-
Bill aveva iniziato a smanaccare imbarazzato, cercando di mimare la frase con i movimenti delle mani mentre Anthea provava a soffocare in tutti i modi le risate -Ok, faccio finta di crederti anche perchè è tardissimo e fra meno di due ore devo essere a lezione- Si avvicinò alla portiera della macchina, pronta ad uscire e respirare l'aria mattutina berlinese ma la mano del ragazzo avvolse il suo polso in una delicata stretta facendola voltare verso di lui -Che c'è?-
-Niente è che sono stato bene ieri sera a parlare con te e pensavo che forse potevamo rivederci...-
Anthea rimase in silenzio qualche secondo, soppesando le parole del ragazzo, per poi scuotere la testa in modo affermativo -Ok, non c'è problema per me-
Si voltò di nuovo verso la portiera e il ragazzo la richiamò -An, so che sono pedante ma se non mi dai un tuo recapito non saprei come rivederti...-
La bionda sorrise imbarazzata -Oh si...ti lascio il mio numero di telefono,mh?-
-Perfetto!- Il ragazzo le passò raggiante il suo cellulare per farle trascrivere il suo numero -Però ecco...mi raccomando di non dare a nessuno il mio di numero perchè sai, sarebbe meglio evitare-
-Certo, non preoccuparti!-Si rimpossessò del suo telefono guardando il nuovo numero in rubrica salvato con un semplice asterisco -Adesso però scappo perchè sono in ritardo pazzesco-
Si avvicinò nuovamente alla portiera ma la voce cantilenante del moro, che invocava nuovamente il suo nome, la fece voltare divertita
- E adesso che c'è?-
Deglutì sonoramente sentendo la propria gola ad un tratto arida. Il cantante era ad un soffio dal suo volto che la fissava con quelle iridi color cioccolato che sarebbero riuscite a sciogliere gli iceberg con il loro calore.

-Posso...posso darti un bacio?-

Di fronte a quella richiesta lo stomaco della bionda iniziò a fare strane capriole, contorcendosi su se stesso, come si deve rispondere ad una domanda del genere?
Lui intanto la guardava ansioso e trepidante aspettando solo la sua risposta. In quel momento aveva seriamente desiderato essere davvero suo fratello, avere la sua sfrontatezza e il suo innato dono di seduzione; lui non avrebbe mai fatto una richiesta del genere, lui l'avrebbe già baciata la prima sera avvicinandosi sensualmente e posando le sue labbra già dischiuse su quelle di lei. Ma Bill non era Tom, Bill le chiedeva il permesso perchè aveva paura di ricevere un ceffone epocale, Bill era sempre sicuro di se stesso ma non in quel frangente, non davanti ad una ragazza.
Anthea fece un respiro profondo e gli sorrise leggermente, un bacio non ha mai ucciso nessuno d'altronde.

Gli sembrava di essere tornato indietro negli anni, al suo primo bacio dato alla stessa bambina che, poco tempo prima, aveva baciato anche Tom. Si ricordò le gambe molli come gelatina e la gola secca mentre lei si avvicinava buttandogli le braccia sulle spalle; non era stato un granché, tutta quella saliva, quei movimenti di lingue che sembravano essere diventati dei mulinelli umidicci. Ma l'attesa, quello era stato il momento magico, quando le aveva guardato le labbra pochi secondi prima che collidessero con le sue, lì c'era l'aspettativa, l'ansia, le palpitazioni accelerate.
Guardò Anthea negli occhi mentre rispondeva alla sua domanda con un sorriso accondiscendente e sentì il suo cuore esplodere, in un delizioso déjà vu di emozioni.
Lui si sporse ancora di più fino a far scontare le punte dei loro nasi  e, in una frazione di secondo poggiò le sue labbra su quelle morbide della ragazza.
Il suo cuore era un colibrì impazzito, batteva  forte e veloce per quel semplice e casto contatto.
Anthea poggiò i palmi delle mani sul volto liscio del cantante e, dopo aver fatto una leggera pressione sulla sua bocca, si staccò da lui con uno schiocco

-Ci sentiamo presto allora- Gli sorrise accarezzandogli una guancia e, con serie difficoltà a  trovare la maniglia dello sportello, uscì dalla macchina per poi avviarsi velocemente verso la strada opposta al parcheggio.

Iniziò a camminare a testa bassa  senza guardarsi intorno né voltarsi indietro; si sentiva una cretina per quella sua reazione  istintiva. Era solo un bacino innocente,diamine! Non era più una bambina che si emoziona per una cosa simile, che le stava succedendo?
Velocizzò il passo, sperando di non scontrarsi con nessuno e sperando, invano, di far rallentare il battito del suo cuore che pulsava come un forsennato senza la minima intenzione di fermarsi.


Note: Ed eccomi puntuale come un orologio svizzero a postare prima della mia vacanzina londinese---dio sto morendo d'ansia penso che stanotte non dormirò perchè sono in fase isterica paranoica per ogni cosa...aiuto---
Comunque spero che questo capitoletto vi aggradi e vi soddisfi almeno un minimo dato che io mi sono divertita a scriverlo e, fino al 13 non  mi vedrete on-line (salvo strani disastri tipo domani l'aereo non parte e torno a casa o altre paranoie simili xD
Va bon, vi lascio e torno nel mio angolino a morire per stupide fobie!
Buona lettura, lasciate un commentino e ci sentiamo presto
Ofelia

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Capitolo 8
*** Shopping e prole ***


Capitolo 8: shoppinge prole

Era arrivato all'albergo da soli venti minuti e già voleva tornarsene nella solitudine della sua macchina.
Tom l'aveva aspettato nel buio della sua stanza e dire che era furioso era poco. Appena aveva varcato la soglia della suite il gemello aveva iniziato a battere le mani sarcastico complimentandosi per come era riuscito a farlo preoccupare a morte per la sua assenza e, in seguito aveva iniziato a tempestarlo di domande su cosa fosse andato a fare, dove fosse e con chi fosse.
Il moro iniziò a raccontargli a grandi linee quello che era successo e, sulla faccia del gemello si dipinse un'espressione curiosa e compiaciuta.

-No, aspetta- Il treccinaro bloccò il monologo del fratello cercando di trattenere in qualsiasi modo le risate -Tu, piccolo essere angelico tutto amore, le hai afferrato le tette mentre dormiva?- Tom sghignazzò enfatizzando le sue parole con i gesti espliciti e abbastanza volgari delle mani.
Il moro  gli lanciò un'occhiataccia per poi sospirare -Diciamo che palpate è il termine esatto-
Tom, non riuscendo più a mantenere uno sguardo serio, iniziò a ridere sguaiatamente -E poi le hai detto pure che era morbido?Ma che ti è saltato in testa?- Si crogiolò sul letto della suite continuando a ridere -Dio, in questi momenti mi chiedo perchè non ho installato una telecamera su quella fottuta macchina!-
Bill sbuffò incrociando le braccia sul petto -Guarda che non l'ho fatto apposta! Dormivo anche io quando è successo!-
Tom si asciugò delle lacrime da sotto gli occhi e scosse la testa cercando in ogni modo di ricomporsi -Ok, ok...ti perdono di avermi fatto prendere un infarto stamani mattina solo per questa scena deliziosa...però la prossima volta guarda di avvertire almeno me se ti viene la voglia di scappare dall'albergo!-
-Mh-
-Bill, cos'hai?- Tom guardò serio il fratello che, a quella domanda, si era voltato di schiena guardandosi distrattamente nello specchio a muro della stanza.
-Niente, non ho niente...la prossima volta ti avverto, te lo prometto-
-No, non mi hai detto tutto...lo vedo, ti conosco...cosa ti frulla in quella testa malata?- Il treccinaro si sistemò meglio sul materasso sicuro che il fratello di lì a poco avrebbe ceduto e gli avrebbe raccontato che cosa non andava.
Puntuale come un orologio svizzero, Bill si girò verso il gemello sbuffando -Ecco, c'è una cosa che non ti ho detto...-
-Spara-
-Hai..hai presente che quella sera tu gli hai detto di chiamarti Bill?-
Tom lo guardò invitandolo a continuare.
-Diciamo che lei continua a credere che tu sia Bill...- Si grattò il naso imbarazzato per quella confessione -...e che io sia Tom-
Il treccinaro, a quella rivelazione, sgranò gli occhi -Bill, ma che ti è saltato in mente?-
-Ma ecco non sono riuscito a dirle che io ero Bill! Lo so, ora dirai che sono un cretino ma lei era così...e io ero così...e poi mi ha chiamato Tom e aveva quegli occhioni così...e io come facevo a dirle che in realtà aveva fatto una figuraccia tremenda?- Il moro, dopo aver mimato il suo discorso logorroico, si poggiò le mani sui fianchi scuotendo la testa risoluto -Non potevo, certo che non potevo!-
-Bill, lo sai che è un miracolo che non abbia ancora scoperto la minchiata che hai fatto?-
-La minchiata, caro bietolone, l'hai fatta tu! Io ho solo seguito il corso degli eventi, speravo di rivederla ma ero sicuro che non avrei più avuto modo quindi che importanza poteva avere una piccola bugia? E poi dai, che importanza può avere un nome? Si, l'ha detto pure Shakespeare quindi...-
-Oh, se l'ha detto Shakespeare allora sono più tranquillo...- Tom rispose sarcastico scuotendo la testa. A volte non si capacitava delle macchinazioni mentali del gemello.
-Dai Tom!! Comprendimi! Quando trovo il momento giusto giuro che glielo dico ma adesso proprio non posso, rovinerei tutto e lei penserebbe solo che l'ho presa in giro! Uh, sai che è italiana?-
Tombola, il treccinaro conosceva alla perfezione quel suo perfetto modo di sviare i discorsi nei momenti di difficoltà e gli sembrava strano che non l'avesse ancora fatto.
-E adesso che cosa ci incastra?-
-Niente! Ma le piace il mio piercing, ha detto che non sembro un toro anche se si è messa a ridere quando le ho detto che mi hai chiamato scolapasta e sai che le piacciono i tatuaggi? Io per adesso ne ho visto solo uno dei suoi ma è stupendo! - Bill in preda alla parlantina killer iniziò a gesticolare e a cambiare in modo repentino espressioni facciale -Sai, l'altro non me l'ha fatto vedere ma deve essere veramente sexy ecco...e sono sicuro che è magnifico pure quello! Sai che l'ha disegnato lei? L'ha ripreso da una decorazione di non.so.chi...non è assolutamente magnifico?-  Guardò radioso il fratello che lo fissava inebetito per il fiume di parole che sembrava non aver intenzione di finire.
-Oh si che è magnifico, diamine! So che ti piacerebbe vederlo pure a te quel tatuaggio..sexy, sicuramente sexy!-
-Bill, stai devian- Tom non riuscì a finire la frase che il fratello, con un gesto teatrale della mano lo zittì continuando a parlare imperterrito
-Oh, si lo so bene e pensavo: secondo te se io mi travesto per bene e vado a prenderla all'accademia David s'incazza?-
-Pens-
-Oh, si hai ragione, non ti ho detto che fa l'accademia di belle arti! Che cosa magnifica: è una tipa creativa-
-Billtipregofermati!- Il treccinaro parlò tutto d'un fiato sperando di zittire una buona volta la macchinetta di fronte a lui.
Bill sospirò riprendendo fiato per poi buttarsi di peso sul letto -Tomi, come faccio?- Si avvicinò piagnucolante al fratello attorcigliato l'indice attorno alla sua maglietta XXL.
Ecco, adesso arrivava la fase piagnucolante, ormai Tom poteva perfino recitare da solo la parte del gemello per quanto lo conosceva e prevedeva ogni sua reazione. Prima c'era la fase serena e tranquilla poi iniziavano i dubbi seguiti da un'euforia fuori dal normale e, per finire in bellezza, arrivava la commiserazione dove il moro sfoderava tutte le sue doti da re del dramma.
-Bill...- Sospirò sperando che quella fase passasse più in fretta possibile -Ma...questa ragazza ti piace?-
-Mh mh- Scosse la testa spalmando il viso sul cuscino
-E quanto ti piace?- Tom si sdraiò vicino al fratello incrociando le braccia sotto la testa -Ti piace da "ok, questa me la faccio" oppure ti piace da "ommioddio nel mio stomaco c'è una mandria di tori"?-
-Mmh- Il moro si avvicinò al fratello spalmando la faccia sul suo petto senza rispondere in linguaggio umano alla domanda ma, secondo l'esperienza di Tom, quel verso voleva dire che suo fratello c'era cascato fino alle punte dei capelli.
Gli passò una mano sui capelli scompigliandoglieli appena -Io, io conosco, anche se non capisco, la tua voglia di amare e di cercare perennemente la persona giusta ma lei la conosci appena...-
-Mmmmmh-
Tom sorrise, quello altro non era che un "Tom tu non capisci niente"
-Ok, allora hai trovato la donna della tua vita, la luce dei tuoi occhi, la madre dei tuoi futuri quattro gemelli-
Bill grugnì per poi alzare la faccia dalla maglietta del gemello -Quattro gemelli?-
-Ma si dai, era per rendere l'idea...comunque io penso che all'inizio si incazzerà ma, se è davvero così magnifica e blablabla e altre smancerie simili, capirà e potrai stare tranquillo riguardo ai tuoi progetti matrimoniali-
Bill arricciò il naso divertito -Io non ho progetti matrimoniali!-
Il treccinaro scosse la testa divertito, ridacchiando per l'espressione buffa del fratello -Dettagli, Bill-


***


La professoressa Kerner quella mattina risultò più pedante e isterica del solito tanto che, alla fine del corso, Anthea si ritrovò a sospirare esausta e felice di poter finalmente fumare una sigaretta dopo ben cinque ore di astinenza forzata.
Uscì dall'accademia trascinandosi sui pesanti anfibi neri e abbandonandosi sulla scalinata esterna della facoltà. Dopo essere arrivata a corsa a casa era riuscita a fare una doccia veloce e ad incontrare il cugino furioso alla caffetteria ma adesso si sentiva completamente distrutta, dormire qualche ora accartocciata sul petto di uno sconosciuto per poi sopportare ore estenuanti di università non era di certo il massimo del relax.
Si accese una sigaretta godendo a pieni polmoni della meritata dose di nicotina quando un beep la risvegliò dal suo stato di trance e, svogliatamente, prese la sua borsa per cercare il telefono al suo interno.
Appena lo recuperò e vide il colpevole del suo risveglio dalla beatitudine, lo stomaco le si chiuse in una dolce morsa stritolante e, divorata dalla curiosità, digitò veloce il tasto di conferma per leggere il contenuto del messaggio.

" Buongiorno! (per la seconda volta) Com'è andata la mattinata?
p.s. Fumi troppo!"


Con la sigaretta poggiata mollamente fra le labbra rilesse confusa il post scrittum per poi rispondere velocemente.

"Buongiorno a te (per la seconda volta) Sono stanchissima! Te invece, come stai?
P.s.  Io non sono la cantante di un gruppo di fama mondiale ergo posso fumare quanto voglio, IO!"

"Come sei impertinente! Ah, te l'ho mai detto che io adoro l'arancione?"


A quella risposta, Anthea si guardò il maglione del suddetto colore per poi guardarsi intorno spaesata quando il telefono iniziò a suonarle fra le mani.

-Maniaco, dove sei nascosto?-
Una risata cristallina dall'altra parte del telefono la inebetì per qualche secondo -Da vampiro a maniaco? Non mi piace il tuo modo di evolvere i miei nomignoli! Comunque, se tu ti guardassi un po' attorno....-
Anthea scattò in piedi alzandosi sulle punte e analizzando ogni persona nella piazza ma senza intercettare la figura del moro.
-Mi piace quando arricci le labbra a quel modo- La voce divertita del cantante la fece sbuffare -Eddai, dimmi dove sei nascosto!-
Anthea scese la scalinata allungando il collo riuscire a vedere il ragazzo -Se non ti fai vedere prendo il mio autobus e torno a casa-
-Ok, dai ti stai avvicinando-
La bionda scese l'ultimo gradino spaesata -Come mi sto avvicinando che non ti vedo?-
-Fuochino-
-Fuochino?-
-Non hai mai giocato a acqua, fuoco, fuochino...?- Il moro la interrogò sconvolto -Non è possibile che tu non lo conosca!-
Anthea ridacchiò divertita -Si che lo conosco!-
-Perfetto!- Il ragazzo rispose felice e la bionda già se lo immaginava a battere insieme le mani entusiasta -Uuuh fuoco!-
Anthea si girò su se stessa e, una macchina dai vetri oscurati, parcheggiata proprio di fianco alla facoltà, catalizzò la sua attenzione.
Sogghignò avvicinandosi alla vettura mentre il ragazzo continuava a dire frasi senza senso sul fatto che stava andando a fuoco e serviva l'intervento dei pompieri.
Bussò sul vetro oscurato e il sorriso scintillante del frontman fece capolino dal finestrino appena abbassato
-Ciao!- La salutò raggiante per poi aprire la portiera e farla accomodare accanto a lui nella parte posteriore della macchina.
-Comincio a pensare che tu sia veramente un maniaco con il complesso di peter pan e una qualche strana perversione per le bionde- Anthea si accomodò divertita di fianco a lui.
Il ragazzo la guardò inarcato spaventosamente un sopracciglio -Oh, buongiorno anche a te An....come dici? Ti sono mancato? Oh, ma quanto sei dolce e...che hai detto? Se sto bene? Certo, godo di ottima salute tu invece come stai?-
La bionda scosse la testa divertita -Scemo!-
-Ingrata!- Le fece la linguaccia punzecchiandole un fianco con l'indice -Io ti vengo a trovare e tu prima mi chiami maniaco e poi mi dai dello scemo!- Si voltò fintamente imbronciato verso il vetro per poi continuare a parlare -E io che volevo portarti in un posto...-
A quelle parole gli occhi di Anthea scintillarono di curiosità -Dove volevi portarmi?-
Il moro sogghignò verso il vetro senza farsi vedere dalla ragazza per poi iniziare a parlare cercando di usare un tono indifferente -Ma, niente di speciale...Oggi pomeriggio ho la giornata libera da interviste e torture varie e avevo pensato di andare in un posto e portarti con me ma penso che andarea fare shopping con uno scemo maniaco non sia nelle tue aspirazioni più grandi, no?-
-Sho...shopping?-
Eh no, quello era un colpo basso, non poteva fare il finto disinteressato e dirle che voleva portarla a fare shopping!

Il moro si rimirò le unghie noncurante della ragazza che si dondolava sul posto -Eh si, quando ho un po' di tempo libero mi piace andare a fare spese se conti poi che chiudono il centro commerciale solo per me...- Lasciò la frase a metà, cercando non ridere di fronte alla ragazza che deglutiva lentamente assimilando ogni parola uscita dalla sua bocca.
La bionda infatti aprì la bocca meravigliata per poi richiuderla e riaprirla nuovamente -No ma io scherzavo, dai stavo scherzando davvero....ma chiudono il negozio solo per te veramente?- Tirò il lembo della manica del ragazzo attirando la sua attenzione e lui, dopo essersi voltato, non poté che sorridere agli occhi luccicanti della bionda 
-Eh si tutto per me-
-Oh, dai andiamo allora, voglio venire!-
-Anche se sono un maniaco?- Il moro sorrise sghembo alla ragazza che acconsentì con un gesto deciso della testa -Certo, non mi interessa se sei uno scemo maniaco-
-Questo presuppone che tu sia ancora dell'idea che io lo sia- Il moro la guardò fintamente shockato
-No, certo che no!- Il tono di Anthea si era alzata di qualche ottava e il ragazzo iniziò a ridere per poi sporgersi verso il sedile del guidatore e dire all'armadio che stringeva il volante di portarli a destinazione.
-E shopping sia!-




Note: Ed ecco il capitolo ^^ so che dovevo postarlo ieri ma mi sono messa a leggere altri e quando era arrivato il momento in cui avevo voglia di postare non avevo ancora completato il capitolo successivo quindi ho rimandato...
Ringrazio le pulzelle che recensiscono abitualmente la ia storia e anche  le nuove che l'hanno aggiunta fra le seguite e preferite *__* Thank you!
Buona lettura e ditemi cosa ne pensate!
A presto
Ofelia

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Capitolo 9
*** Baby doll, latex e uscite di scena ***



Capitolo 9: Baby doll, latex e uscite di scena

Arrivati davanti ad un imponente edificio Anthea sgranò gli occhi  incredula -Hanno chiuso l'intero Kadewe?-
Bill, a quella domanda, sorise e scosse la mano con leggerezza -No, solo i primi due piani di abbigliamento maschile e femminile...gentili no?-
La ragazza scosse il capo sorridendo leggermente e cercando di far sparire dal suo volto l'espressione intimorita che si era impadronita di lei appena aveva visto la facciata del centro commerciale.
Pur vivendo in una famiglia benestante era stata abituata ad essere indipendente e a guadagnarsi tutto da sola quindi, quel posto straripante di firme e cifre esorbitanti, non rientrava di certo nelle sue misere finanze da barista e studentessa e, dato che studiava da due anni ormai costume e scenografia, era normale progettare e creare quasi ogni capo o accessorio che desiderava e quindi aveva sempre accantonato l'idea di spendere cifre esorbitanti per qualche vestito che poteva benissimo confezionarsi da sola.
-Oh...non...non ti piace- Bill si morse un labbro nervoso osservando lo sguardo quasi intimorito della ragazza che fissava l'edificio -Se vuoi possiamo anche non andare ecco, io ho tanti vestiti e non importa, se non ti piace non andiamo-
Si sentì terribilmente insicuro di fronte alle espressioni della ragazza, se solo lei avesse saputo che aveva organizzato tutto quello solo per passare qualche ora in sua compagnia si sarebbe sotterrato dalla vergogna. Di solito lui non sbagliava mai a fare regali, persino Georg quando voleva sorprendere la sua fidanzata si rivolgeva a lui per un consiglio. Provava un certo brivido di piacere e il suo ego si pompava a dismisura quando riusciva a sconvolgere piacevolmente le persone e pensava che con quel gesto avrebbe sorpreso la ragazza redendola felice e invece si sbagliava dato che lei continuava a non spiccicare parola.
La bionda si voltò verso di lui imbarazzata -No, è meraviglioso, mi fa piacere che tu mi abbia voluta portare qua ma il fatto è che io ero a scuola fino ad adesso e non pensavo che avrei passato una giornata del genere quindi non sono preparata ecco-
Bill capì subito che la ragazza si stava riferendo ai soldi e con una scrollatina di spalle le rispose in modo ovvio -Ma offro io...pensavo fosse sottointeso-
-No!- La bionda lo guardò sconcertata -Non devi di certo fare l'elemosina ad una che conosci si e no da due giorni,è una cosa stupida-
-Ma io non intendevo questo- Il moro tentò di giustificarsi ma poi si morse a lingua, si sentiva un completo idiota per averle fatto intendere una cosa del genere. Lei non era la solita ragazzina che si stordisce davanti al macho che le compra dei regali, lui questo l'aveva capito e non era il suo scopo quello di  ingraziarsi Anthea comprandole dei vestiti, voleva solo passare un po' di tempo con lei, conoscerla meglio ma, forse quella non era stata esattamente una bella idea. Guardò pensieroso fuori dalla macchina per poi rivolgere di nuovo l'attenzione sulla ragazza -Mi dispiace, non era mia intenzione farti rimanere male. Io volevo solo passare un po' di tempo con te e mi sembrava carino portarti qua-
La bionda sollevò lo sguardo verso gli occhi mortificati del ragazzo e si sentì una vera e propria stronza per avergi risposto in quel modo. -No, scusami tu...sono stata un pochino esagerata- Sforzò le sue labbra in un sorriso per poi continuare a parlare -Sai, sono un po' troppo orgogliosa e anche stronza quando mi ci metto-
-No, lascia stare, se mi dici dove abiti ti riposto a casa e-  Il moro non riuscì a finire di parlare che Anthea lo aveva zittito -Non dire cavolate! Due interi piani del Kadewe sono a nostro completo servizio quindi noi porteremo i nostri culi là dentro e ci proveremo qualsiasi cosa assurda che ci passerà sotto gli occhi- Rispose solennemente accompagnando la frase con un gesto perentorio della testa per poi aprire lo sportello e trascinarsi dietro il cantante che, con un sorriso che sembrava dividergli il volto in due parti distinte, la seguì a passo svelto.

Scortati fino al primo piano dell'edificio dall'immancabile e fidato bodyguard, una donna distinta e con un impeccabile tailleur blu notte, gli diede il benvenuto ringraziando il cantante della sua presenza ed iniziando a spiegare che tutto ciò che avrebbe voluto acquistare nei negozi sarebbe stato spedito direttamente alla sua abitazione il giorno seguente così da evitargli di trasportare fastidiosi sacchetti e buste.
Bill sorrise diplomatico alla donna per poi salutare il bodyguard  e dirigersi con Anthea in quel paradiso terrestre.

La ragazza iniziò a guardarsi intorno stupita da come tutte le commesse fossero diventate degli zerbini servizievoli per il cantante che, con un cipiglio serio e professionale, osservava ogni capo di abbigliamento come, se dalla decisione di comprarlo o no dipendesse il futuro di un'intera nazione.


-Questo trench, signor Kaulitz, le starebbe divinamente- La pedante commessa, firmata Dior dal tacco alle doppie punte, con la scusa di mostrargli la nuova stagione di cappotti della suddetta marca continuava a squadrarlo con occhi famelici e adulatori -Poi, come può ben vedere, ogni rifinitura è in pelle rigorosamente sintetica come piace a lei e anche i bottoni non sono in vero corno, naturalmente siamo molto sensibili al suo lato animalista-
Lui le sorrise, facendola sciogliere in brodo di giuggiole, per poi osservare attentamente il trench nero che la ragazza gli aveva sapientemente infilato addosso.
-An, cosa ne pensi?- Il moro richiamò l'attenzione della bionda che a quella domanda guardò imbarazzata la commessa che la stava occhieggiando con disapprovazione e un sopracciglio alzato. Lei, con il suo maglione arancione cucito all'uncinetto, i leggins del mercato e le doc.Martens ai piedi si sentì per la prima volta fuori posto sotto quello sguardo critico ma, con un andamento che sperava non facesse trasprire quell'insicurezza, si avvicinò al moro osservandolo attentamente -Mi piace ma...-
-Ma?-  La commessa puntò le mani sui fianchi, pronta a distruggere le osservazioni della bionda.
-Secondo me il giubbotto di prima, quello con la zip assimettrica e la doppia chiusura, ti slanciava di più-
-Beh, il signor Kaulitz non penso abbia problemi in fatto di altezza quindi, secondo mio modesto parere questo giacchetto è più azzeccato- La donna osservò altezzosa la ragazza per poi sorridere al cantante che, con sguardo dubbioso, faceva saettare i suoi occhi sui capi contesi.
-Davvero quello mi stava meglio?- Indicò il giubbotto di pelle citato dalla bionda, mordendosi il labbro inferiore.
-Si, ti stava molto meglio-
A quel sottile complimento il moro sorrise estasiato per poi rivolgers alla commessa -Allora, insieme ai pantaloni e alle borse di prima metta anche quello, grazie-
-Oh, ne è sicuro?- La donna, sconfitta da quella risposta, riguardò il frontman che annuì solenne -Certo che si, An ha detto che mi sta bene e io sono d'accordo con lei-
La bionda accucciò la testa meravigliata e sicura di essere leggermente arrossita per quella considerazione.

Bill era un ragazzo particolare, aveva continuato a studiare i suoi movimenti per tutto il tempo e, pur considerandola una cosa abbastanza perversa, doveva ammettere che quel cantante che tanto aveva bistrattato davanti alla sorella per i suoi modi femminili, la attraeva e nemmeno poco.
Anche con un paio di stivali con la zeppa e il make up leggero sul volto riusciva ad essere tremendamente virile, forse era l'unico che poteva osare in quella maniera pur mantenendo con dignità il suo essere uomo. E pensare che lei non era mai stata attrata da quel tipo di ragazzo; odiava la mediocrità e preferiva persone eccentriche e con una particolare personalità. Certo era che con i pochi ragazzi a cui si era legata non poteva sicuramente tracciare il profilo del suo uomo perfetto ma pensare di aver baciato un ragazzo che sapeva stendersi un ombretto in modo così magistrale le faceva strano.
E poi c'era sempre quella sottile e latente paura ad affezionarsi, non era mai riuscita a far entrare qualcuno nel suo cuore nemmeno durante le irrazionali cotte adolescenziali, quelle erano puro istinto e attrazione fisica, nulla più.
Aveva una paura folle di provare qualcosa di troppo per qualcuno, di esporsi per poi vedere il suo cuore gettato a terra e di piangere per qualcuno perchè la parola impressa sul suo polso le ricordava che nemmeno una malattia mortale e stranziante si merita quelle preziose gocce salate.

-Signorina Weber è pronta a provare ogni capo imbarazzante e assurdo che le passerà sotto gli occhi?- La voce divertita del cantante la risvegliò dal suo groviglio di pensieri facendola ridere -Devo ammettere che questa suona come una minaccia-
-Potrebbe esserlo- Il moro alzò un sopracciglio facendole la linguaccia per poi direzionarla verso le scale mobile che collegavano al secondo piano tutto dedicato all'universo femminile.
-Ma sei sicuro di voler andare? Nel senso per me possiamo pure tornare a casa e poi si, mi è venuta una certa fame...non è che possiamo andare a mangiare qualcosa?- Anthea sbattè le palpebre osservandò il cantante sogghinare per quel tentativo.
-Ah no, ti ricordo che mi hai fatto provare dei vestiti tremendi e osceni compreso quel boa con le paillettes che giuro che se lo dici a qualcuno ti faccio perire di una morte lenta e dolorosa quindi adesso, cara la mia aliena bionda, non fare quegli occhioni da cerbiattino ferito perchè con me non attaccano!-
La ragazza accucciò le spalle sospirando e aspettandosi sconfitta la meritata vendetta da parte del moro che, appena furono giunti al secondo piano, ispezionò velocemente i negozi per poi battere le mani insieme soddisfatto-Ommioddio ma qui è pieno di cose devastanti da farti provare!-
Anthea fu sicura di aver sentito i peli sulle sue braccia rizzarsi per il terrore mentre lui si avvicinava ad un negozio con vestiti sgargianti e dalle fantasie floreali.
-Dio, Tom ma quella roba è orrenda!- Storse il naso schifata mentre il cantante ridendo si avvicinava ad una salopettes ricoperta di gerbere fucsia con un enorme spilla a forma di rosa vicino alla spallina
-Pure mia nonna reputerebbe orribile 'sta roba!-
-Paillettes!- Bill osservò serio la ragazza porgendogli una delle salopettes
-Cristo, ma è tremenda!- Anthea rise prendendo in mano il capo mentre lui scrollava le spalle e ripeteva perentorio -Boa bianco con paillettes fucsia!-
-Ok, ok...- Sbuffò dirigendosi verso il camerino mentre il moro la guardava sogghignando malefico: quella era sola l'inizio della sua piccola vendetta.

Dopo aver fatto provare gli abiti più tremendi che avesse mai visto si ritrovò a darsi del cretino da solo perchè la bionda, anche con un sacchetto dell'immondizia legato in vita, ai suoi occhi risultava comunque terribilmente sexy. Si stava rincretinendo,questa era l'unica soluzione!

Continuando a ridere come due scemi uscirono dall'ennesimo negozio e, l'attenzione del ragazzo fu catalizzata da un negozio di lingerie femminile.

Si avvicinò trascinando la ragazza davanti a sè mentre era intento a fissare un baby doll in latex blu cobalto nella parte del reggiseno e che terminava con un delizioso  pizzo trasparente e semilucido di una tonalità più chiara.
-Mh- Si girò a squadrare la ragazza per poi parlare con la commessa - Vorrei far provare alla ragazza quello- Indicò, senza farsi sfuggire un sorriso malefico, il capo succinto e Anthea lo guardò indignata -Ah no, io quel trabiccolo osceno non me lo infilo!-
-An...pensa al boa- Bill la guardò ridendo
-No, no e no-
-Pailletes-
-No, non lo infilo-
-An, paillettes fucsia e bianche intorno al mio collo, me lo devi!-
La bionda si lasciò sfuggire una risata ripensando al cantante con una cannottiera colorata, che avrebbe fatto invidia a qualsiasi partecipante del gay pride , e con quel boa bianco e fucsia a circondargli il collo mentre la guardava disperato.

-E va bene-
Tolse l'abito succinto dalle mani della commessa, che guardava i due ragazzi confusa, incamminandosi stizzita verso il camerino.
Si spogliò velocemente degli indumenti leggeri che aveva per poi studiare quell'arnese blu da sexy shop pentendosi di essersi divertita così tanto a rendere ridicolo il cantante pochi minuti prima. 

-Allora?- Bill, fuori dal camerino richiamò la ragazza che da una decina di minuti ormai non dava segni di vita -Sei morta lì dentro?-
-No..solo che..no- La sua voce arrivò bassa e imbarazzata, non poteva farsi vedere con quella roba addosso!
Dio, si sarebbe messo a ridere senza smettere per delle ore.
Si guardò allo specchio sospirando : quel "vestito" la faceva sentire stupida e poi, con quella scollatura succinta e la parte sottostante trasparente sembrava tanto un maiale insaccato che tentava in ogni modo di essere provocante.Patetica.
-Che vuol dire no? Forza, fa vedere quel coso!- Il moro si dondolò divertito davanti alla tenda nera aspettando di veder uscire la ragazza che a quelle parole rispose a voce ancora più bassa e nervosa -No, non voglio dai...sembro...sembro scema con questo coso poi è...è una cosa terribile e comica e...porno per certi versi-  
A quella risposta Bill deglutì inspirando e cercando di calmarsi: con la sua stupida ingenuità non aveva pensato che quel baby doll potesse essere un abito più provocante che comico da farle indossare e, a quella considerazione si sentì improvvisamente avvampare di curiosità.
-E dai, ti prometto che non riderò troppo-
-Che cosa...confortante e carina-
-Conto fino a tre, se non apri la tenda sarò costretto a farti uscire con la forza!-
Silenzio.
-Uno...- Il moro sollevò l'indice in aria mimando il conteggio con le dita.
-Due...-
-Ok, ok basta che la smetti!-
Anthea sospirò per poi scostare leggermente la tenda e abbassare il capo davanti al cantante -Questo è peggio della salopettes a fiori!-
Aspettò di sentire la fragorosa risata del moro espandersi per tutto il negozio ma niente, il silenzio era calato fra i due in modo innaturale.
Bill continuava a guardarla chiudendo e riaprendo gli occhi e il suo pomo d'Adamo correva in alto e in basso con una velocit disarmante.
Cristo, era un vero e proprio cretino patentato! Come diavolo gli era venuto in mente che quel capo potesse risultare imbarazzante sul quel corpo?
Già a vederla con la stupida salopettes e gli altri capi osceni era riuscito a trovarla irresistibile, quello invece era un colpo al cuore- e alle parti bassi- che non pensava di poter reggere.
Puntò il suo sguardo sul suo collo bianco per poi scendere sulle spalline in lattice blu che si poggiavano leggeri sulle sue esili spalle e, inevitabilmente il suo sguardo scivolò sulla scollatura, abbondante scollatura messa in evidenza dal reggiseno blu del baby doll.
Aprì la bocca boccheggiando e piegando la testa mentre, in soli pochi secondi in cui la ragazza era apparsa davanti ai suoi occhi, sentì quella particolare e ben conosciuta frenesia al di sotto dello stomaco.
No, non poteva eccitarsi solo per averla vista in lingerie!
Sua nonna, si, doveva pensare a sua nonna che beveva il brodino di dado vegetale facendo strani gorgoglii soddisfatti.
Doveva concentrarsi su qualcosa di poco eccitante, una qualsiasi cosa che riuscisse a imbrigliare gli ormoni prima che...i suoi occhi si spostarono sul suo corpo fasciato da un tessuto di un blu più chiaro e semitrasparente.
No, dannazione! La nonna,diamine, doveva pensare a sua nonna che si tagliava le unghie dei piedi!
Una leggera espressione schifata si impadroni del suo volto finchè la sua attenzione non fu attirata da una decorazione nera, una linea flessuosa e morbida che percorreva il fianco della ragazza con leggere e piccole spirali scomparendo in modo conturbante all'interno degli slip.
Come poteva pensare a sua nonna se davanti agli occhi si ritrovava una visione simile?!
Quello era decisamente troppo, si schiarì la voce mentre continuava a fissare ammaliato il corpo della ragazza sperando di raccattare da qualche parte un briciolo di razionalità e sangue freddo.
-Cazzo, dì qualcosa! Mi sento ancora più scema se mi guardi con quella faccia!- Anthea rise nervosa osservando la faccia da pesce lesso del cantante che faceva scorrere il suo sguardo sul suo corpo (s)vestito...era lussuria quella che fece brillare gli occhi di lui mentre si soffermava a fissarle il tatuaggio sul suo fianco? No, impossibile. Scosse la testa grattandosi imbarazzata il collo per poi richiudere prontamente la tenda del camerino. Si guardò allo specchio con l'autostima che calava in maniera esponenziale ai secondi in cui il ragazzo era stato in silenzio a fissarla, se almeno si fosse fatto una grassa risata quel silenzio non l'avrebbe fatta sentire una cretina con quella roba addosso. Distolse lo sguardo dallo specchio e cercò di slegare il fiocco che chiudeva l'abitino sulla schiena ma, due mani grandi e affusolate si posizionarono sulle sue provocandole un mancamento.
-Perchè ti sei rintanata qua dentro prima che potessi dire qualsiasi cosa?- La voce del moro era roca, un sussurro suadente che fece rabbrividire la bionda -Perchè...perchè continuavi a fissarmi come se fossi un'attrazione da circo tipo la donna cannone e te ne stavi zitto e muto!-
-La donna cannone?- Bill iniziò a ridere -Ma come ti viene in mente?- La squadrò nuovamente dall'alto al basso incarnando un sopracciglio per poi posizionarle le mani sui fianchi
-Sei bella-
Anthea accucciò la testa dondolando un piede imbarazzata -Non dire cavolate!- Si voltò a guardare il ragazzo -Adesso esci da questo camerino, devo cambiarmi e la commessa inizierà a pensare malissimo-
Bill sorrise malizioso riposizionando le mani sui fianchi di lei e riavvicinandola al suo corpo -Sei bella e non mi interessa quello che potrebbe pensare la commessa-
Si appropriò delle sue labbra prima che la ragazza potesse controbattere.
Morbide, rosse e meravigliose labbra carnose appoggiate contro le sue.
La ragazza gli lasciò un umido bacio a stampo senza riuscire a smettere di sorridere divertita da quella reazione così sfrontata e diversa da quella timida e impacciata della mattina.
-Ehi...Tom-
Lo stomaco di Bill si attorcigliò su se stesso per quel nome sussurrato con tanta dolcezza ma che purtroppo non era il suo.
Doveva ancora dirle la verità ed era completamente terrorizzato della sua probabile reazione. La osservò allontanandosi leggermente da lei e cercando di sforzare un sorriso.
Entro la fine della giornata glielo doveva assolutamente dire.
Smaniava per sentire quella voce sussurrare il suo di nome.
-Adesso Mr.ormone folle esci da questo camerino- Anthea rise per la faccia contrariata del ragazzo mentre lei lo spingeva al di là della tenda nera.

***


Dopo aver perlustrato quasi tutti i negozi dei due piani a loro dedicati si avviarono verso la macchina, parcheggiata sul retro del centro commerciale.

-Grazie davvero, non mi sono mai divertita e non ho mai dedicato così tanto tempo allo shopping in vita mia...non so davvero che dire...- Anthea guardò sorridente il ragazzo per poi sedersi esausta accanto a lui sui sedili posteriori.
-Sono contento che tu  ti sia divertita, però sarei stato più contento se avessi accettato che io ti comprassi quel vestito nero, mi avrebbe fatto solo piacere-
La ragazza ripensò al vestito  che il cantante le aveva fatto provare a forza, era un abito tanto meraviglioso quanto caro e aveva deciso di non pensarci nemmeno a comprarlo e, farselo pagare da lui non le entrava nemmeno nell'anticamera del cervello : lo conosceva si e no da due giorni e quello non era decisamente un gesto di una persona che conosci da così poco.
 Lo guardò contrariata scuotendo la testa -Niente da fare, le cose mie le pago io e non si discute e poi non mi piaceva nemmeno più di tanto-
Il ragazzo sbuffò sorridendo -Sei cocciuta comunque sono felice che ti sia divertita,quando porto mio fratello lui non si esalta così tanto-
 Bill le sorrise togliendosi gli occhiali da sole mentre la ragazza apriva la bocca stupefatta -Ma scherzi?! Una parte del Kadewe aperta e disponibile solo per te, le commesse che ti vengono dietro come cagnolini sbavanti e servizievoli...Poi tu con il boa e le camicie hawaiane! Bill non capisce niente- La bionda scosse la testa saccente e il ragazzo, dopo aver sentito il nome pronunciato da quest'ultima cascò dalle nuvole:durante tutte quelle ore passate insieme a provarsi vestiti e a chiacchierare non era mai riuscito a dirle la verità, doveva fare qualcosa.

-A proposito di Bill...ecco ti piace il nome Bill?-
Ma che diavolo stava dicendo? Se l'avesse presa così alla lontana non gliel'avrebbe più detto.
La ragazza inarcò un sopracciglio confusa dalla domanda -Boh, è un nome come un altro. Poi la bellezza di un nome dipende anche dalla persona che lo indossa e io tuo fratello non lo conosco quindi non posso giudicare...ma perchè me lo chiedi?-

Già, perchè le aveva fatto una domanda tanto cretina?
Deglutì pensando che, se fosse stato solo, avrebbe spaccato il vetro rinforzato della macchina a suon di testate.
-Non c'è un perchè...era...era solo per...per conversare-

Tentativo fallito miseramente, bravo Bill sei veramente furbo!
La voglia di spaccare il vetro a forza di craniate si stava imponendo nella sua testa finchè, lo sguardo insistente della ragazza lo risvegliò dalla sua autocommiserazione.
-Che...che ho fatto? Ho qualcosa sulla faccia?-

A quella risposta Anthea iniziò a ridere scuotendo la testa ed avvicinandosi di più a lui. Non capiva come ma quello strambo ragazzo sembrava risvegliare gli ormoni addormentati ormai da troppo tempo e, provando a farsi coraggio,cercò di prendere lei l'iniziativa continuando quello che aveva spezzato sul nascere dentro il camerino.
-Avrei voglia di baciarti adesso-
Anthea stava cercando di tenere un tono di voce sicuro e deciso mentre il ragazzo, a quelle parole, per poco non si strozzava con la propria saliva.
Era da quando lei lo aveva cacciato dal camerino che desiderava un suo bacio, che bramava le labbra morbide della bionda sulle sue, ma aveva resistito perchè, prima di darle di nuovo anche un bacio innocente, voleva dirle la verità, voleva sentirla sussurrare il suo nome, sentire le farfalle nello stomaco per un semplice "Bill" pronunciato dalle sue labbra. Ma adesso, davanti a quegli occhi blu che lo fissavano come poteva sottrarsi? Come poteva raccontarle la verità proprio in quel momento?

Si avvicinò a lei e, dopo averle poggiato l'indice sulle labbra sfiorandogliele appena, annullò le distanze fra i loro visi. Ormai non si stupiva più delle capriole allo stomaco che riusciva a fargli provare con il semplice contatto delle loro labbra.
Sospirò mentre le stampava un nuovo bacio a fior di labbra e osservava fuori dalla macchina il bodyguard ancora intento a godersi la sua sigaretta.

Era completamente sbagliato e disonesto "illuderla" di essere qualcun'altro mentre lui in realtà provava tutte quelle emozioni, forse alla fine l'avrebbe scoperto e si sarebbe infuriata ma era così piacevole e maledettamente giusta quella vicinanza; a lei non importava della diva, del cantante ricco e pieno di fama e questo lo faceva completamente sbarellare di cervello.
Le poggiò le mani sui fianchi facendola accostare completamente allo schienale della macchina e sovrastandola con il suo busto. Inspirò il profumo che emanava la sua pelle e, rinvigorito da una nuova sensazione di coraggio, dischiuse leggermente la bocca iniziando ad accarezzarle il labbro inferiore con la punta della lingua provocandole un sospiro.
Anthea fece passare una mano fra i capelli corvini di lui avvicinandolo e dischiudendo finalmente le labbra, pronta a quel loro primo e vero bacio.
Le lingue iniziarono a muoversi, conoscersi e scontrarsi fra di loro mentre ad occhi chiusi i sospiri si confondevano uno nella bocca dell'altro.
Appena la pallina metallica sulla lingua del moro andò ad accarezzarle il palato lei sussultò accostandosi involontariamente ancora di più al ragazzo.
Le mani di Bill alzarono lievemente il maglioncino arancione  toccando e poi stringendo i suoi fianchi con fare bramoso e possessivo mentre il calore iniziava a diffondersi in tutto il suo corpo. Voleva sentirla, toccarla e scendere su di lei nel profondo perchè sentiva che quello non era un semplice bacio dato ad una ragazza per semplice attrazione, quello era un groviglio indistricabile di deliziosi nodi, un nuovo modo per respirare e per ricucire i pezzi di quell'anima che non aveva più la forza di rompersi di nuovo e, l'unica speranza che riusciva a nutrire in quel momento era che lei provasse anche solo la metà del suo  trasporto.
Quello per lui non era un semplice bacio e l'unica nota stonata di quel momento era il suo nome, una bugia detta senza nessun doppio fine ma che adesso si stava ingigantendo ogni volta che le loro labbra si scontravano.
Non poteva più aspettare il momento perfetto per dirglielo perchè se no non ci sarebbe più riuscito.
Lasciò infiniti baci a stampo sulle sue labbra per poi staccarsi e rirendere fiato.
-Anthea, io...io...- Sospirò mentre la ragazza lo guardava confusa mordendosi il labbro inferiore.
-Io...non so come dirtelo...-
La bionda sorrise non capendo dove il discorso del cantante volesse andare a parare e lo trovò assolutamente tenero con quello sguardo spaesato, le labbra ancora gonfie e il respiro leggermente affannato. E la paura per quella sensazione di tenerezza la colpì in pieno petto. Non voleva, non poteva e non doveva provare niente; finchè si trattava di pura attrazione fisica capiva ed assecondava i suoi bisogni ma adesso si era troppo scoperta, non poteva assolutamente permetterselo.
Guardò nuovamente il ragazzo negli occhi impaurita da ciò che avrebbe potuto provare quando, nel mentre che lui stava per aprire bocca e parlare, la suoneria di un telefono inondò quel silenzio spezzato solo dai loro respiri, facendo sbuffare nervoso il moro che, dopo aver estratto il cellulare dalla tasca dei jeans lo portò all'orecchio senza nemmeno guadare chi fosse.
-Dmmi- La sua voce doveva sembrare davvero funerea e, per alcuni versi, la persona dall'altra parte della cornetta l'aveva trovata pure divertente dato che aveva iniziato a sogghignare divertito.
-Fratellino mio adorato, so che sei tutto love-love in questo momento e io ho sicuramente bloccato un'atmosfera degna di Cenerontola, i miei sensi recettivi gemellari colgono raffiche di ormoni provenienti dal tuo esile corpicino ma David ci ha richiamati all'ordine per parlarci di un'intervista e robaccia simile quindi, se vuoi salvarti il culo da una delle sue solite prediche sulla puntualità fra mezz'ora fatti trovare a casa-
-Ok- Rispose secco e conciso per poi chiudere la chiamata senza attendere un'eventuale risposta. Forse aveva trovato il coraggio per dirle la verità e quel beota di suo fratello, invece di inviargli un anonimo  sms lo aveva chiamato spezzando il suo momento rivelatora.
-Gli impegni da rock star chiamano, vero?-
Anthea si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio osservando la faccia frustrata del cantante che annuì debolemente
-Esatto...mi dispiace ma devo proprio andare-
Anthea scrollò le spalle -Sarà per un'altra volta, principino, non preoccuparti-
Bill grugnì un leggero lamento per poi chiamare il bodyguard e chiedere ad Anthea le indicazioni per riportarla a casa.


Durante il breve tragitto la rabbia del moro verso la terribile tempistica del fratello crebbe a dismisura considerando l'opzione di stordirlo a forza di padellate appena varcata la porta dello studio. Stava quasi per dirgli il suo fottutissimo e maledetto nome e quella scimmia con le treccine ha avuto la bella idea di chiamarlo e sghignazzare pure divertito!
Le padellate erano d'obbligo, tanto, contando lo stato dei pochi neuroni nel suo cervello, qualche botta in testa non poteva fargli che bene.
-Io sono arrivata- La bionda, osservando il palazzo fuori dal finestrino oscurato si sistemò la borsa sulla spalla -Grazie del passaggio, principino-
Gli strizzò un occhio per poi aprire lo sportello della macchina e sparire dietro l'enorme portone di vetro del palazzo.
Il moro rimase qualche secondo con le labbra protese aspettando di ricevere anche un piccolo bacio per poi accorgersi che la bionda era già scomparsa dalla sua visuale, non poteva lasciarlo tutte le volte frastornato mentre lei se ne andava così veloce da sospettare che usasse un qualche gioco di magia.
Scrutò il marciapiede felice di trovarlo deserto e, dopo aver detto al bodyguard di aspettarlo in macchina, uscì fuori dalla vettura e facendo una veloce corsetta riuscì ad entrare nel palazzo prima che il portone si richiudesse.
Sentì dei passi che si affrettavano a salire le scale e li seguì arrivando fino al terzo piano dove vide, per pochi secondi, una porta color ciliegia richiudersi davanti a sè. Sorrise, sicuro di sorprendere la ragazza e si avvicinò dando tre lievi colpi alla superficie lignea.

Anthea, appena entrata in casa, non fece a tempo a sfilarsi gli anfibi che sentì qualcuno bussare alla porta. Si voltò curiosa e, senza pensarci due secondi, girò il pomello facendo scattare la serratura e ritrovandosi davanti il cantante che la squadrava con disappunto -Tu devi rivederti le uscite di scena-
La bionda alzò un sopracciglio confusa e il moro continuò a parlare -Non mi hai nemmeno salutato-
-Certo che ti ho salutato!-  La ragazza gli rispose per poi guardarsi attorno e scoprire che in casa non c'era nessuno; se solo sua sorella avesse visto LUI lì sarebbe andata in iperventilazione o lo avrebbe direttamente stuprato e Anthea era felice di essersi scampata per un soffio quella scena.
-Sei sicura?-
 Ancora disorientata guardò il ragazzo ricordando perfettamente di averlo salutato prima di uscire di macchina.
-Sicurissima!-
-Mmmh- Bill sollevò gli occhi al cielo puntandosi l'indice sulle labbra -No, tu non mi hai salutato- Si spostò dallo stipite dell porta su cui era poggiato  avvicinandosi alla bionda e poggiandole i palmi delle mani sui fianchi.
Senza lasciarle il tempo di dire o fare qualcosa le catturò il labbro inferiore succhiandolo dolcemente e stuzzicandolo con il suo piercing per poi approfondire quel bacio che, con suo immenso piacere, sentì ricambiare anche da Anthea.
Le loro lingue si accarezzarono e stuzzicarono intervallate da umidi baci a fior di labbra.
-Questo è- Bill si discostò leggermente per poi appoggiare di nuove le labbra su quelle morbide della bionda.
-Quello che- Nuovo bacio.
-Intendo- Nuovo bacio
-Come saluto- 
La bionda sorrise a quelle parole per poi riavvicinarsi alla bocca di lui e mordergli il labbro inferiore.
-Me lo ricorderò allora-
-Devi!- Bill le sorrise a sua volta stampandole un ennesimo bacio.
-Adesso corro da mio fratello prima che mi venga a prendere per i capelli-
-Che ragazzo saggio-
-Certo- Lui scosse le spalle saccente dandole un ultimo lieve bacio sulla punta del naso prima di sussurrarle un saluto e ripercorrere le scale per tornare alla macchina.

Anthea, con un sorriso ebete sul volto, guardò la figura slanciata ed elegante del ragazzo saltellare sui gradini delle scale e, dopo aver tirato un lungo sospiro chiuse la porta sbattendoci sopra la fronte.
-Anthea, sei schifosamente fregata-


Note:Ta-daaaaan! Eccomi con il capitoletto nuovo ^ ^
Spero vi sia piaciuto perchè questa volta devo ammettere che non mi convinceva molto...ma va beh
Vi consiglio di godervi questa situazione love-love fino all'ultimo goccio di miele perchè...perchè meglio che ve la godete adesso ecco u.u

Spero lascerete qualche commentino!
A presto
Ofelia

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Capitolo 10
*** Musa ispiratrice ***


Capitolo 10: Musa ispiratrice

-Din din din! Il sole splende su Berlino e in questa stanza c'è puzza di morto!-
Una voce molto familiare e decisamente irritante fece grugnire la bionda, che si rivoltava nel proprio letto, coprendosi le orecchie con due enormi cuscini.
-Theo, levati dalle palle- Ancora ad occhi chiusi si arrese al cugino che saltellava iperattivo per la camera spalancando le finestre e facendo entrare un sole fastidiosamente accecante.
-Ma buongiorno principessina, sei pronta ad una mattinata di taglia e cuci?-
La bionda sbuffò senza capire  -Stamani non abbiamo nessun corso quindi io non cucio un bel niente e poi chi ti ha fatto entrare?-
-Mi ha fatto entrare zia Annette e poi, non so se sei impazzita o cosa...- Il biondo alzò gli occhi al cielo disperato
-Oh Romeo Romeo, perchè sei tu Romeo?- Recitò drammaticamente per poi sdraiarsi sul letto -Ti ricorda qualcosa?-
Anthea spalancò gli occhi sedendosi di scatto sul letto -Merda! I vestiti!-

 

Qualche giorno dopo l'Accademia aveva organizzato l'anteprima assoluta, brulicante di personaggi illustri, del riadattamento futuristico del dramma "Romeo e Giulietta" e lei aveva il compito di confezionare proprio il vestito dell' androide Romeo Montecchi che, trasgredendo alle regole sociali, si era innamorato dell'umana Giulietta Capuleti.

-Allora? A che punto è il tuo vestito?-
Theo guardò curioso il volto sconvolto della bionda che continuava a ripetere a bassavoce lievi imprecazioni.
Il costume in realtà era già pronto da una settimana ma lei non era per niente soddisfatta del suo lavoro: era un insieme di lamiera e plexiglass bianco, un involucro senz'anima e, proprio quell'androide doveva essere diverso, possedeva un cuore che batteva per la bionda analista informatica Giulietta, un cuore di microchip ma che pulsava in modo diverso da quello degli altri androidi; era un umano intrappolato in un bozzolo di lamiera. Non era riuscita a far trasparire i sentimenti nel suo frenetico taglia e cuci, ciò che le mancava era un'illuminazione e, poche sere prima l'idea era arrivata, sconvolgendola e costringendola a disfarsi del vecchio costume senz'anima ripartendo da capo nella progettazione.

 

-Hey...allora?- Theo sventolò una mano davanti agli occhi pensierosi della cugina che, dopo quel gesto, sorrise ebete iniziando a stiracchiarsi -Mh, si l'abito è quasi pronto..Mercuzio invece come sta messo?-
Il biondo la guardò curioso per quell'espressione rincretinita per poi sorriderle ed iniziare a raccontargli come era riuscito a creare dei calzari alati, in riferimento al dio greco Mercurio e allo spirito libero del suo androide ribelle che si sacrifica per l'amico innamorato.
Anthea lo ascoltò rapita dalla sua creatività per poi ricordarsi come il medesimo attacco creativo l'aveva colpita la sera stessa in cui aveva incontrato il cantante moro al Tresor.
-Anthea, sei strana, sei tranquilla e di buonumore in modo inquietante...- Theo continuò a squadrare la cugina che quella mattina aveva una particolare luce negli occhi, brillavano come il mare che riflette il sole di mezzogiorno e quel sorriso sconvolgente e rilassato...

-Essere tranquilla e rilassata mi rende addirittura inquietante?- La bionda rise scuotendo la testa e il ragazzo sgranò gli occhi sorpreso: non aveva mai visto sua cugina così loquace e brillante di prima mattina.
-Tu...tu...lurida zoccoletta bionda! Chi è LUI?- Le puntò l'indice a due millimetri dal viso sorridendo sornione mentre lei sgranava gli occhi sperando di non diventare paonazza -Io cosa?...Lui in che senso?-
Si alzò dal letto legandosi i lunghi capelli biondi in una morbida crocchia -Non...cioè ma che cavolo dici?-
-Chi è?- Il biondo incrociò le braccia al petto
-Chi?- Anthea si guardò allo specchio, sperando che il cugino si arrendesse -Mh, devo tagliarmi i capelli-
-Zitta e rispondimi! Come chi?-
-"Come chi" cosa? E se devo stare zitta come faccio a risponderti?-
-Anthe! Chi-è-il-tipo-che-ti-fa-luccicare-gli-occhioni-come-una-cretina?- Sbuffò esausto dall'inutile modo di sviare l'argomento della cugina che adesso lo guardava indecisa se raccontargli del cantante oppure no.
-Diciamo che...mh...- Si infilò un paio di short di cotone rimuginando sul da farsi.
-Ho conosciuto un tipo ecco si...-
L'urlo eccitato del cugino le perforò il timpano facendole coprire infastidita le orecchie.
Meno male che aveva scelto di dirgli la versione soft se no chissà che tipo di reazione avrebbe avuto!
-Ommioddio Anthe, sono così contento che finalmente ti sei rimessa in piazza, era snervante beccare ragazzi e vederti sempre in modalità zitellona e frustrata! Allora inizia a raccontarmi: chi è, com'è, da quanto tempo lo conosci e soprattutto...- Il sorriso malizioso del cugino la inquietò -...Fino a che punto è arrivata la conoscenza?-
-Lo conosco solo da qualche giorno quindi, piccola checca pervertita, sappi che la nostra conoscenza non è stata approfondita e non penso tu lo conosca e poi io non sono una zitella frustrata!- Finì di rispondere alle domande del biondo per poi dirigersi verso la cucina per prepararsi la colazione.

-Vuoi un succo, un panino...?-
Theo scosse la testa -No, versami solo un po' di caffè e continua a parlarmi di questo santo che è riuscito a scalfire il tuo cuore di pietra!-

Anthea alzò esasperata gli occhi al soffitto: quella sarebbe stata davvero una lunga mattinata!

***

 

Dopo la colazione e l'estenuante terzo grado riguardante l'uomo misterioso, Anthea trascinò il cugino nel piccolo stanzino creativo, come lei amava definirlo perchè era quello il luogo dove progettava e studiava, per fargli vedere la sua creazione.

-Ta-daan!- La bionda spalancò la porta della stanza dove , proprio al centro, spiccava un manichino.

Theo spalancò la bocca stupefatto per poi avvicinarsi a contemplare il costume di Romeo.
Un abbigliamento bianco latte e lucido rivestiva il figurino: pantaloni attillati in latex candido caratterizzati sui lati esterni da lacci, dello stesso materiale e colore dei pantaloni,intrecciati a mò di corsetto mentre il torace era coperto da un massicca armatura rigorosamente color latte con cinghie di pelle che ricadevano lungo tutto il busto.
-Anthe..uao...ma all'iniziò non era così-
La bionda si grattò nervosamente il collo -Diciamo che ho avuto un'illuminazione dell'ultimo momento..ah! Guarda adesso- Si avvicinò all'interruttore spegnendo la luce nella stanza e il costume di Romeo iniziò a brillare nel buio di una luce rosata fluorescente, scoprendo ghirigori tribali su tutta l'armatura del busto che andavano ad intensificarsi sul pettorale sinistro diventando di un rosso intenso.
-Ti piace?-
Anthea osservò dubbiosa l'espressione del cugino che, a quella domanda inizio a ridere -Cazzo, Anthe è meraviglioso...devi farmi assolutamente conoscere la tua musa ispiratrice-

***

 

-Che palle, oggi non ho proprio voglia di fare questa cavolo di intervista!-

Bill si lanciò sul divano color crema del loro appartamento, odorando nostalgico il profumo di casa degli enormi e morbidi cuscini.
In quei giorni avevano dovuo soggiornare in un albergo nel cuore di Berlino perchè il facoltoso proprietario voleva proprio la loro band ad inaugurare le nuove suite extralusso e Bill, pur adorando il lusso sfrenato di quel posto, era sollevato che i giorni di albergo fossero finiti per potersi godere un po' di tranquillità nella loro casa berlinese.
-Ah, come ti piacerà lamentarti!- Tom si accese una sigaretta spaparanzandosi meglio sulla poltrona -Tanto l'intervistatrice farà le stesse stupide domande, possiamo non ascoltarla e rispondere a memoria...sono sicuro che non se ne accorgerebbe nessuno- Sputò uno sbuffo di nicotina ridacchiando assieme al gemello.
-Ragazzi, ma come mai proprio Tokio Hotel come nome?- Tom fece una vocetta stridula guardando il fratello che, imitandolo continuò -E il vostro album HumanoidS con la splendida Monsoon, ah, sono una vostra grande fan!-
Tom iniziò a ridere sguagliato ascoltando il moro che ormai era entrato nella parte della giornalista oca -E voi due siete gemelli, che cosa affascinante! Sognate pure le stesse cose a quanto so, vero?-
-No, aspetta aspetta- Tom scosse la sigaretta nel posacenere poggiato su una mensola di vetro vicino a lui -Questa è la domanda da un milione di euro: e la vostra vita sentimentale?-
Bill sbuffò divertito per poi bloccarsi di colpo a fissare il gemello -Cazzo-
-Che c'è?- Il treccinaro osservò la smorfia di terrore sul volto del gemello che monocorde pronunciò un nome -Anthea-
-Oh- Tom lo guardò cadendo improvvisamente dalle nuvole -Dici che guarderà l'intervista?-
-Oddio, non lo so...io non le ho detto che sarei apparso in tv e lei non è molto aggiornata sulle nostre cose ma sua sorella è una nostra fan...-
Il fratello si morse le labbra preoccupato : sapere in mondovisione la verità non deve essere proprio la cosa più allettante.
-Dai, forse la sorella sarà ancora a scuola è non vedrà la trasmissione...però, cavolo Bill glielo devi dire!-
Il moro annuì preoccupato -Lo so-

***


Dopo aver apportato le ultime modifiche al costume di scena, Anthea si preparò un'insalata; quel pomeriggio sua sorella era a scuola per il corso di informatica e, dato che Annette e suo padre lavoravano sempre fino a tardi, si era preparata un pranzo veloce coni nervi già a fior di pelle per lo spettacolo in cui avrebbe debuttato il suo androide Romeo. 
Accese la televisione sbracandosi svogliatamente sul divano sperando che un'insulso programma riuscisse ad allievare il magone nello stomaco.
Mise automaticamente su Viva, a quell'ora c'era una trasmissione che lei conosceva molto bene viste le innumerevoli volte che aveva aiutato il capo-scenografo -nonchè suo docente universitario- ad allestire il palco. Un lieve moto di orgoglio le attraversò il corpo mentre  le luci illuminavano lo studio pieno di colori vivaci: era stata proprio lei a decidere quelle tonalità.
Un nome però attirò ancora di più la sua attenzione, facendole ribollire lo stomaco (e il cuore) .
-Ed ecco a voi i Tokio Hotel-
Un boato di urla femminili avvolse lo studio sovrastando la musica, sicuramente del gruppo, usata come sottofondo alla LORO entrata in scena.
Anthea alzò il volume mentre i quattro ragazzi scendevano la grande scalinata verde arrivando al centro del palco.

-Bene, ragazzi, accomodatevi e ditemi come va questo periodo di pausa- Doreen, la sgallettata presentatrice, sorrise lasciva al treccinaro che si impossessò del microfono avvicinandolo alle labbra -Beh, non siamo propriamente in pausa, scriviamo e componiamo molto in questo periodo però apprezziamo il fatto che, oltre a qualche tipica apparizione televisiva o a particolari eventi, siamo abbastanza liberi-

La bionda si meravigliò per la diplomazia e la gentilezza dimostrata dl buzzurro: forse alcuni geni buoni erano arrivati pure a lui.

-Quindi avete un po' più di tempo da dedicare alla vita privata...- La presentatrice puntò di nuovo il chitarrista che sogghignò
-SI, mi mancavano le berlinesi- Un boato di urletti libidinosi scaldò lo studio mentre il ragazzo si solleticava il piercing.

Anthea scosse la testa: no, si era rimangiata tutto dopo questa affermazione.

-E Bill invece che ci racconta?- Doreen guardò curiosa il cantante che le sorrise come da copione per poi impossessarsidel microfono.

Certo che per essere un'intervista ad un gruppo musicale era molto atipica:  di solito si domanda di concerti, cd e stesura canzoni...non di vita privata, di quanta gente il chitarrista buzzurro si porta a letto o di Bill...

Bill?

La bionda spalancò la bocca -Ma...-
Le parole le morirono in gola mentre il moro gesticolava e rispondeva amorevole alla domanda indiscreta.
Più le sue parole si susseguivano più il volto della bionda si allungava per lo stupore. Abbandonò la scodella di insalata sul tavolino da fumo per prendere il laptop sempre acceso del padre.
Aprì la pagina internet e, quasi con disgusto, scrisse quel nome : Bill Kaulitz.
Migliaia di immagini del moro si susseguirono davanti ai suoi occhi, centinaia di acconciature, sguardi e set diversi fra loro ma, quegli occhi color cioccolato sempre gli stessi che puntavano l'obbiettivo.
-Bill Kaulitz...- Pronunciò quel nome con pieno e sentito disgusto.
Lui le aveva mentito, le aveva spudoratamente mentito. Lei si era aperta con lui, si era quasi scoperta e lui le aveva mentito.
Lei aveva cambiato un intero progetto spinta dall'ispirazione, dalla vista di quell'alieno, di Tom e invece lui, Bill, non si era fatto scrupoli a mentirle.
Chiuse la pagina internet e, dopo aver fatto una telefonata veloce, vestendosi con le prime cose che le capitavano sott'occhio, schizzò fuori di casa indignata, disgustata e ferita.

***


Mente fredda e comportamento indifferente.
Freddezza e indifferenza.
Indifferenza e freddezza.

Aveva continuato a ripeterselo come un mantra per tutto il viaggio in U-bahn sperando di riuscire ad attuare il suo semplice piano.
Era passato solo un quarto d'ora da quando era partita da casa ed era sicura, conoscendo a menadito i tempi del palinsesto, che sarebbe riuscita ad incontrare i quattro ritardati prima che uscissero dagli studi televisivi.
Il suo stato emotivo era avvolto nel caos: non era furiosa perchè il moro le aveva mentito sulla sua identità, piuttosto si sentiva umiliata perchè, come lui l'aveva presa in giro sul fatto del nome, poteva essersi preso gioco di lei anche per tutto il resto. Il suo modo di sorridere, il suo carattere, i suoi baci erano finti, finti proprio come quel nome.

Attraversò il giardinetto esterno del palazzo e, dopo aver esibito il pass all'uomo della sicurezza, camminò velocemente cercando di non inciampare nei suoi anfibi.
Era terribilmente nervosa, forse una vendetta, seppur minima, avrebbe fatto si che lui si divertisse ancora di più alle sue spalle schernendola insieme al babbuino del fratello ma, più per amor proprio che per il gusto della vendetta, sentì che doveva mettere in atto il piano che aveva congetturato durante il tragitto in metropolitana.

Arrivò nel piccolo salone antecedente allo studio e trovò i gemelli assieme ad altri due ragazzi, sicuramente erano tutti i Tokio Hotel al completo, che parlottavano serenamente con un uomo affascinante e col piglio da leader e Anthea suppose subito che fosse qualcuno che ricopriva un ruolo importante come quello del manager.
Vedendoli impegnati cercò quasi di battere in ritirata ma, la risata cristallina e spensierata del cantante Bill la fece tornare sui suoi passi sicura di non volergli far passare liscia una presa in giro come quella che lui aveva fatto a lei.
Si avvicinò al gruppo stampandosi sul volto un sorriso, che sperava tanto fosse almeno un minimo sensuale e provocante e, dopo essersi fatta per l'ennesima volta coraggio, esordì con un saluto attirando l'attenzione dei cinque uomini di fronte a lei.
-Mi volevo congratulare per l'intervista, a volte Doreen sa essere antipatica ma voi siete stati molto professionali-
Il manager ringraziò confuso la sconosciuta bionda mentre Tom era intento a fulminare con lo sguardo il gemello che, inizialmente sorpreso, adesso aveva dipinta sul volto un 'espressione terrorizzata -A...An, che...che ci fai qua?-
-Il capo scenografo è un mio docente universitario e io vengo qua a lavorare qualche volta per imparare il mestiere sul campo- Scrollò le spalle annoiata per poi fissare i suoi occhi terrorizzati -Ma non sei un pochino felice di vedermi qua, Bill?- Marcò il nome pronunciandolo quasi come se fosse la peggior offesa esistente mentre il ragazzo accucciava il capo mordendosi un labbro.
Il manager, osservando sempre più disorientato la scena, decise di capirci meglio in quella storia e, dopo aver sorriso alla ragazza protese la mano -Scusami, sono curioso di sapere con chi ho il piacere di parlare. Io comunque sono il manager della band, David Jost-
La ragazza gli sorrise stringendogli la mano -Oh, che maleducata che sono! Io mi chiamo Anthea Weber, aiutante del capo scenografo e amica di Tom-


Note: *risata malefica e mani congiunte* Buoooongiorno! Eccoci qua alla resa dei conti in cui Bill torna Bill e Tom si riappropria del suo nome...eeh, si, la rivelazione è avvenuta in modo un po' bastardo ma che ci volete fare, è la vita! u.u
Comunque avverto che d'ora in avanti -causa odioso esame di maturità mooooolto imminente purtroppo- posterò un po' più di rado ma abbastanza regolarmente visto che scrivere mi aiuta a sciogliere un po' di tensione accumulata...
Spero leggerete, commenterete e apprezzerete questo capitolo!
A presto (lo spero proprio)
Ofelia

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Capitolo 11
*** Piccola, stupida ed inutile vendetta ***


 -Oh, che maleducata che sono! Io mi chiamo Anthea Weber, aiutante del capo scenografo e amica di Tom-...

Capitolo 11: Piccola, stupida ed inutile vendetta


Gustav e Georg sorrisero divertiti a quella puntualizzazione ipotizzando subito che l'attraente biondina fosse una groupie del chitarrista ma i due gemelli alzarono lo sguardo stupidi osservando con quanta semplicità la ragazza aveva pronunciato quella frase.
-An, possiamo parlare un secondo?- Bill si avvicinò alla ragazza deciso a volerle spiegare, forse troppo tardi, lo stupido malinteso.
La bionda rimase qualche secondo in silenzio, più che altro per farsi forza davanti a quegli occhi color cioccolato di cui aveva iniziato a fidarsi. No, non poteva dargliela subito vinta, lei non era una sua fan zerbino pronta a perdonargli tutto, doveva dargli un po' di filo da torcere, fargli capire che ricevere la completa fiducia da qualcuno è un percorso lungo e non privo di ostacoli.
-Bill, lascia stare, adesso proprio non ho tempo e poi non devi preoccuparti di una sciocchezzuola simile- Gli poggiò una mano sulla spalla scuotendo il capo con finta tranquillità mentre il ragazzo boccheggiava confuso da quel comportamento.
-Comunque ero venuta qua...ecco, volevo sapere oggi cosa facevate perchè, se non vi dispiace, mi piacerebbe passare un po' di tempo con Tom...-
Tom iniziò a tossire e Bill sgranò gli occhi fissando la ragazza -An..ma cosa?-
-Lo so, forse è una richiesta un po' stupida ma io e Tom abbiamo interrotto un discorso che vorrei tanto continuare- La bionda guardò il manager che, a quella richiesta scrollò le spalle -Per me non ci sono problemi, oggi i ragazzi non hanno niente di programmato quindi...-
-Oh, bene!- La bionda sorrise al manager per poi avvicinarsi al chitarrista con un sorriso malizioso sul volto.

Alla fine di quello spettacolino qualcuno le avrebbe dovuto consegnare un premio Oscar per la sua impeccabile recitazione!
-Tom-
Cantilenò il nome del treccinaro appoggiando il mento sulla sua spalla e quindi facendo accostare i suoi seni alla sua schiena.
-Allora, dove andiamo?- Soffiò quelle parole al suo orecchio facendolo irrigidire mentre continuava a guardare disperato il proprio gemello. Non si era mai fatto problemi in situazioni simili ma quella era la ragazza che Bill aveva aspettato per anni e quindi campo minato per lui, non poteva cedere a quelle moine.
La bionda, vedendo il treccinaro tentennare, decise di sfoderare l'asso che avrebbe tanto voluto tenere nascosto nella manica: si accostò maggiormente a lui, circondandogli il petto con le braccia per poi baciargli leggermente il collo.
-David ti ha dato carta bianca e io sono qui per te...-
Il chitarrista, sentendo la pressione di quei seni sulla sua schiena e quelle mani affusolate accarezzargli i pettorali, guardò nuovamente il fratello che sembrava cercare l'invisibile nel vaso di fiori di fianco a lui e, sapendo già che cosa avrebbe potuto scatenare con la sua risposta, sorrise alla biondina leccandosi le labbra
-E chi sono io per dissentire agli ordini del manager?-
La ragazza si staccò da quell'abbraccio sorridendo raggiante al treccinaro per poi prenderlo a braccetto e trascinarlo lontano dal gruppetto Tokio Hotel+manager.
Le ci volle tutta la sua buona volontà per non voltarsi verso il cantante e urlargli "Ti piace questa uscita di scena, coglione?".

Appena Tom svoltò l'angolo assieme alla bionda il manager rise domandando ironico -Ma cos'ha di tanto speciale quella scimmietta spelacchiata?-
Provocò le risate del batterista e bassista mentre Bill inerme osservava ancora a bocca aperta il corridoio ormai vuoto.
-Quella era gnocca...ma è una goupie abituale?- Georg sentenziò quelle parole ricevendo una gomitata dal manager che sembrava però non negare la sua battuta.
-Forse...mi sembrava un volto familiare, non vi sembrava di averla già vista pure a voi?- Gustav guardò il bassista che annuì, per poi osservare la statua Bill
-Ehi, Bill...tutto ok?-
Il moro si voltò stizzito verso il batterista -Si, sto fottutamente bene Gus!-
Inforcò gli occhiali da sole e si avviò furioso fuori dagli studi cercando una sigaretta nelle tasche della sua giacca.
Forse, se proprio si impegnava, poteva capire il modo di comportarsi di Anthea ma non quello di suo fratello, che cosa voleva dimostrare ad andare via con lei? Non poteva rifiutarsi e spedirla fra le sue di braccia così almeno sarebbe riuscito a chiarirci?
No, a pensarci bene nemmeno il comportamento di Anthea era comprensibile : non aveva molto senso la sua reazione, sarebbe stato più felice di vederla piangere o urlare oppure picchiarlo a sangue...come poteva essere così fredda, scostante e senza scrupoli?
Spalancò il portone di emergenza sul retro dell'edificio accendendosi una sigaretta mentre le sue mani avevano iniziato a tremare e un pensiero aveva invaso la sua mente: nessuna ragazza aveva preferito lui dopo aver conosciuto Tom.
Nessuna.

***


Appena varcò il portone degli studi televisivi Anthea allontanò il suo braccio da quello di Tom.
Fosse stata da sola si sarebbe accasciata a terra maledicendo le contraddizioni che in quel momento lottavano nella sua testa; da una parte si meravigliava di se stessa per il sangue freddo con cui aveva guardato gli occhi del cantante e aveva recitato la parte della menefreghista mentre dall'altra dolente parte c'erano proprio quegli occhi color cioccolato che la osservavano schivi e dispiaciuti. E se non avesse fatto la mossa giusta? Forse doveva lasciargli il tempo di spiegare il malinteso e cercare di capire cosa gli fosse passato per la testa o forse aveva fatto bene a reagire a quel modo anzi, certamente si era comportata bene! Lui aveva fatto il cretino e si era pure divertito a farla quasi capitolare e lei doveva anche sentirlo mentre le diceva che era tutto un malinteso e che lui non voleva farlo? Sciocchezze, quel ragazzo era una diva, un vip, il cantante osannato dalle ragazze e, forse per il proprio orgoglio aveva voluto far cadere pure lei ai suoi piedi per provare il suo tanto acclamato fascino.
Ma lei non era stupida, non si faceva ammaliare per due moine e qualche bacio, vero?

Grugnì qualcosa di incomprensibile nel linguaggio umano e si incamminò verso il cancello d'uscita sventolando la mano al ragazzo dietro di lei, senza nemmeno voltarsi per salutarlo decentemente.
-Grazie dell'aiuto e addio Kaulitz-
Tom aprì la bocca stupefatto per poi allungare il passo e raggiungere la bionda.
-Eh no, bel culetto, mi hai cacciato in un bel guaio e io non posso tornare da Bill adesso: quello mi uccide!-
Anthea si fermò voltandosi verso di lui -E perchè dovrebbe ucciderti, scusa?- Scosse la testa consapevole di non voler sentire la risposta e continuò a parlare -No, non mi interessa saperlo guarda...comunque, dato che siamo qua chiariamo alcune cose: punto primo non chiamarmi bel culetto, io un nome ce l'ho e non mi vergogno di usarlo, punto secondo non capisco proprio perchè quell'efebico anoressico dovrebbe essere incazzato ma proprio non mi interessa e men che meno mi importa di cosa potrà farti tuo fratello se adesso rientri in questo edificio-
Tom scosse la testa -Efebico anoressico?-
-Si, tuo fratello- Rispose ovvia - Comunque io adesso non so che farmene di te...ho da fare-
-Cosa?-
-Ma che ti frega? Comunque devo andare a prendere mia sorella a scuola-
-Ok, andiamo- Il treccinaro si incamminò deciso verso il cancello di uscita mentre la ragazza si era immobilizzata stupefatta.
-Allora, ti muovi?- Tom si girò spazientito facendo tintinnare le chiavi della propria macchina.
-Ma...-
-Muoviti!-
La bionda sospirò arresa iniziando a seguire ciondolante il ragazzo.

***


Il viaggio proseguì silenzioso e carico di tensione sull'imponente Audi r8 del ragazzo che ogni tanto si voltava a squadrare la bionda che nervosamente si rigirava l'orlo della propria t-shirt fra indice ed anulare. Sorrise per quel gesto infantile -Sai, anche Bill quando era più piccolo mi ricordo che spiegazzava tutti gli orli delle sue magliette...-
Anthea lasciò malamente il pezzo di stoffa stringendo le mani fra di loro -Io non spiegazzo tutti gli orli delle maglie e non sono nervosa-
-Come non detto- Tom sogghignò continuando a guardare la strada davanti a sè.

Tutti i suoi tentativi di aiutare Bill con le ragazze non avevano mai funzionato perchè il cantante sosteneva di non avere tempo, di non volere distrazioni e che, anche se avrebbe dovuto aspettare centinaia di anni, lui voleva solo persone che gli facevano battere il cuore e far svolazzare le farfalle nello stomaco.
A lui bastava la sua musica e il suo gemello, la sua linfa vitale e la sua anima gemella, per essere felice ma Tom sapeva che quella era una scusa bella e buona  per nascondere la sua folle paura di mostrarsi, di attaccarsi ad una fantomatica ragazza che lo avrebbe ferito o illuso; li vedeva i suoi sguardi malinconici rivolti alle coppie per strada che amoreggiavano o che semplicemente si tenevano per mano sorridendo, senza il timore di paparazzi o di essere coinvolti in una rissa fra fan scalmanate; essere il cantante dei Tokio Hotel per lui era una salvezza, il suo sogno divenuto realtà ma anche la sua maledizione perchè, per colpa della loro fama, Bill aveva iniziato ad avere paura, paura degli sguardi delle ragazze che forse lo trovavano attraente solo perchè cantante, ricco e famoso, ecco da dove nasceva la sua voglia del vero amore; certo, era sempre stato un ragazzo sensibile ed un inguaribile romantico ma, adesso, usava la scusa del colpo di fulmine per ripararsi dalle domande scottanti ed indiscrete e dalla sua immensa voglia di amare.
Bill non ha mezze misure, non le ha mai avute, lui ti da tutto o non ti da niente; può sembrare un egocentrico, egoista e presuntuoso ma in realtà, quando ama è disposto a sacrificare qualuncue cosa. Per la musica ha sacrificato la sua adolescenza, la sua vita, e di certo non si sarebbe mai avventurato ad uscire con Anthea solo per uno stupido capriccio nè tantomeno per illuderla e lei, dal suo canto, con la piccola recita che aveva fatto qualche minuto prima, aveva solo dimostrato che anche da parte sua qualcosa c'era: se ti senti ferito e umiliato da qualcuno arrivando a difenderti con la vendetta vuol dire che, a quella persona, avevi lasciato fiduciosamente l'arma con cui era stato assestato il colpo.

Tom sorrise, orgoglioso di se stesso per essere riuscito a capire la situazione che sicuramente l'ingenuo Bill ignorava. Doveva fare qualcosa, non aveva mai indossato i panni di cupido per qualcuno e per suo fratello pensava non sarebbe mai successo ma adesso si sentiva obbligato ad agire.

-Siamo arrivati-
La voce di Anthea bloccò i suoi piani sul nascere, si voltò verso la portiera della macchina ma, quando fece per aprirla, la ragazza gli bloccò il braccio -No! Vorrai mica far prendere un infarto a mia sorella?-
Tom sorrise compiaciuto -Tua sorella è nostra fan?-
-Esatto, quindi sei pregato di rimanere zitto e buono in macchina mentre io la preparo psicologicamente ad incontrare una delle sue scimmie ammaestrate preferite-
-Ma- Il treccinaro fece per controbattere ma la bionda lo rimbeccò prima che potesse dire qualsiasi cosa -Ho detto zitto e buono!-




Note: Una settimana tonda tonda e ho aggiornato ^ ^
Penso che un capitolo a settimana sia molto fattibile quindi manterrò questa regolarità almeno per il periodo degli esami....
Beh, spero non abbiate preparato pale e forconi per uccidermi perchè davvero, non è colpa mia se Anthea ha deciso di comportarsi così: sono i personaggi che mi fanno muovere le dita sulla tastiera ergo io non ci incastro nulla u.u

Qualsiasi tipo di recensione o commento è sempre ben accetto, spero vi sia piaciuto il capitolo e alla prossima
Ofelia

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Capitolo 12
*** Promesse ***


Capitolo 12: Promesse

Al suono della campanella ondate di adolescenti si riversarono sulla gradinata esterna della scuola.
Miriam rideva assieme al proprio gruppo mentre, con occhi distratti cercava la sorella che sarebbe dovuta venirla a prendere quel pomeriggio
-Miri, noi andiamo al pullman, ci vediamo domani!- Sabine, una piccola rossa tutta lentiggini, abbracciò la riccia per poi avviarsi, assieme al gruppo di amici, alla fermata dell'autobus.

-Miriam-
Anthea si avvicinò alla sorella -Com'è andata a scuola?-
La ragazzina sospirò stancamente -Il solito..piuttosto dov'è la macchina?- Allungò il collo per intercettare la vecchia Twingo grigia della sorella ma nel parcheggio c'era solo un'utilitaria rossa e una Audi r8 grigia . Miriam sgranò gli occhi osservando l'unica macchina di cui conosceva il nome; era imponente, meravigliosa ma lei non l'adorava e conosceva per quello ma solo perchè era la macchina del ragazzo che lei riteneva il "Dio della chitarra" nonchè fratello del suo folle amore fangirliano.
Quante persone potevano permettersi quel gioiello di vettura?
Cercò di pensare razionalmente senza illudersi mentre nella sua testa  partivano sogni degni della migliore fan fiction fluff.
-Anthe...senti, so che sembro scema ma vado un secondo a controllare quella macchina e torno- Fece per avvicinarsi alla vettura ma la sorella maggiore la fermò sul posto guardandola seria -No, aspetta, devo dirti una cosa importante...-

Più importante della macchina che potrebbe appartenere al mio futuro cognato???
Avrebbe voluto urlare quelle parole nella completa isteria ma si trattenne per non essere definitivamente reputata pazza dalla sorella anti-Tokio Hotel.
-Ok, spara-
-Ti ricordi la promessa che ti ho fatto qualche tempo fa?-
-Oh Anthe...te ne vai finalmente di casa e mi lasci la tua stanza?- Miriam si illuminò dondolandosi sul posto mentre la bionda la fulminava con lo sguardo -No, non quella-
-Mh..hai deciso di bruciare i tuoi anfibi per indossare scarpe vere?-
-Mai!- La bionda la guardò indignata mentre l'altra cercava di indovinare.
-Mi hai comprato un cincillà!-
-No, non ti ho comprato un cincillà- Anthea sospirò...ma quante promesse le aveva fatto?
-Questa promessa è recente, risale a qualche giorno fa...-
Miriam aprì la bocca muovendo velocemente gli occhi dalla Audi alla bionda, dalla bionda alla Audi...no, non poteva essere, non era possibile.
-Anthe...ci incastra qualcosa quella macchina?- Pigolò iniziando a respirare affannosamente mentre su Anthea si dipingeva un sorriso orgoglioso
-Oddio- Miriam chiuse gli occhi iniziando a respirare con la bocca.
-Oddio- Riaprì gli occhi e la macchina era ancora lì
-Oddio...se...se è uno scherzo ti odierò per tutta la mia vita, Anthe...-
-Non è uno scherzo- La bionda guardò preoccupata la riccia che sembrava stesse per avere un infarto da un momento all'altro -Però devi promettermi che dopo non mi chiederai niente: non mi chiederai come, quando e perchè-
Miriam annuì solennemente e Anthea continuò a parlare -Cerca di non mettere in atto quelle scene da isterica come quando guardi le loro interviste e, forse non dovrei dirtelo visto che lui non è il tuo preferito, ma ti prego di contenere gli ormoni e non farti prendere un infarto...-
-Lu..lu...lui non è il mio preferito?- Un flebile sussurro uscì dalle labbra della riccia mentre i suoi occhi si ricoprivano di un sottile velo acquoso.
-Già...mi dispiace di mantenere la mia promessa solo per un quarto...-
Miriam chiuse gli occhi cercando di calmarsi -Solo per un quarto? Ma..ma allora là dentro c'è davvero...?- Ancora stupita ma leggermente ricomposta, Miriam non riuscì a pronunciare il nome del chitarrista.
-Si..dai, andiamo- Anthea era felice di aver fatto involontariamente una sorpresa alla sorella e, tutta la sua emozione e gioia riuscì a scacciare dalla sua mente la causa per cui le stava offrendo quel piccolo regalo.

Miriam si avvicinò alla vettura cercando di calmarsi.
Quello era solo lo sportello della macchina di...
Quella era solo la maniglia dello sportello della macchina di...
Quello era il sedile posteriore della macchina di...
-Ciao piccolina, vuoi salire davanti?-
Occristo santissimo quello era...Tom
Tom sorrise alla graziosa adolescente riccia che, dopo aver aperto la portiera della macchina lo fissava sconvolta.
-Ehi, guarda che non ti mangio!-
La riccia sorrise nervosa per poi guardare Anthea che si era già seduta sui sedili posteriori sorridendole.
Dio, le avrebbe fatto uno statua d'oro zecchino!
-Ok, allora mi siedo davanti...- Sorrise al ragazzo, ormai aveva una paresi alle labbra, e si accomodò sui morbidi sedili dell'Audi.

Il viaggio proseguì sereno con il treccinaro che ogni tanto faceva qualche domanda a Miriam che, colpita da tutta quella gentilezza, si sciolse ed iniziò a conversare, seppur timidamente, con il suo Dio della chitarra.

-Siamo arrivati, abitiamo in quel palazzo- La riccia indicò l'edificio per poi sospirare. Tornare a casa da scuola era sempre stato un viaggio lungo e snervante schiacciata come una sardina sull'autobus ma adesso sembrava essere durato pochi secondi.
-Ok, è stato un piacere Miriam- Tom spense la macchina -Allora...vuoi un autografo o una foto...non lo so decidi tu...-
-No...io l'autografo e la foto li posso avere benissimo ad un vostro concerto...- Miriam rimase qualche secondo in silenzio, indecisa e combattuta dalla sua improvvisa timidezza.
Eppure il suo piano era stato ben progettato da lei e Sabine: "ai concerti gli autografi e se li incontriamo per esempio fuori dalla sede dell'Universal ci abbarbichiamo a loro".
 -Vorrei...vorrei un abbraccio...- Giurò di aver assunto il colore di un pomodoro mentre faceva quella domanda e il ragazzo rideva.
-Si, è stata una pessima idea...- Prese la sua borsa in cerca di un fogliaccio per farlo firmare.
-No, tranquilla, non mi da fastidio comunque non è che una cosa esclude l'altra: se ti abbraccio e ti faccio un autografo ti posso assicurare che non morirò di stanchezza-
La riccia sorrise estasiata, mai si sarebbe aspettata un Tom così dolce e disponibile e, proprio per questo strano comportamento si insospettì sul ruolo che doveva avere sua sorella in tutto questo...ma no, non era possibile, quello si che poteva essere un pensiero degno di una fan fiction! Però rimaneva ancora il dubbio: perchè sua sorella era venuta a prenderla insieme a Tom Kaulitz? Perchè in macchina continuava ad evitare gli sguardi che lui le lanciava dallo specchietto retrovisore? Perchè anche adesso, pur mantenendo sul viso un sorriso leggero, era uscita dalla macchina silenziosamente e a disagio?
Perchè le aveva chiesto di non domandarle niente sul perchè lei si trovava assieme al chitarrista?

Miriam, dopo essere uscita dalla macchina, si crogiolò fra le braccia muscolose di Tom, beandosi del suo profumo e cercando di far attecchire nella sua memoria ogni minimo dettaglio di quell'ultimo quarto d'ora che, ne era sicura, sarebbe diventato il miglior momento della sua vita.
-Bene...allora ciao e...grazie- La riccia sospirò avvicinandosi alla sorella che l'aspettava al portone di entrata -Ci vediamo al prossimo concerto!-
Tom annuì alla piccola fan per poi guardare Anthea -Penso e spero che ci vedremo molto prima, mh?-
La bionda, che fino a quel momento era rimasta nel completo silenzio, sbuffò per poi aprire con un giro di chiave il portone -Grazie del passaggio, Kaulitz-
Varcò la porta seguita da una Miriam sognante e saltellante.

La sorellina era il ritratto della felicità e un sorriso sereno le aveva invaso il volto. Lei era riuscita a renderla felice, del resto non doveva importarsene.
Doveva ingollare quel rospo che si era stanziato nella sua gola e dimenticare.
Semplicemente dimenticare.

***


-Chi sono io per dissentire? Mai ti sei bevuto il cervello o cosa?- Bill smanaccava facendo roteare la quarta sigaretta fumata nella stanza del gemello.
L'aveva aspettato nella sua camera da letto per poi braccarlo e tempestarlo di domande proprio come, qualche sera prima, aveva fatto il treccinaro con lui.
-Ah no...scusami...tu il cervello proprio non ce l'hai, razza di cretino che non sei altro!-
Spense la sigaretta nel posacenere sulla cassettiera di fronte al letto per poi voltarsi verso Tom che silenzioso lasciava sfogare il moro.
-Per una volta che a me piace una ragazza tu te la prendi! Vedi è in situazioni come queste che mi chiedo come tu possa essere uscito dallo stesso utero da cui sono uscito io! Non si può veramente, è una cosa assurda e impensabile...se non ci somigliassimo opterei per l'adozione!-
-Bill, per favore, non dire cavolate e calmati- Tom sospirò sperando che il fratello gli lasciasse spiegare cosa era realmente accaduto -Lasciami sp-
Non riuscì a finire la frase che il moro iniziò a parlare.
-Io sono calmo, non vedi come sono calmo? Sono calmissimo, sono ..sono calmo! E non chiedermi di farti spiegare perchè questo fottuto legame gemellare mi ha fatto capire subito che te la vuoi portare a letto! Dì un po': te la vuoi portare a letto?-
Tom cercò di rispondere, se Bill non fosse stato così furioso si sarebbe messo a ridergli in faccia per tutta l'inspiegabile insicurezza che stava tirando fuori in quel momento, ma, appena aprì la bocca, Bill sollevò una mano in aria facendogli cenno di tacere.
 -No, guarda non voglio proprio saperlo, non dirmelo tanto lo so già...oddio allora anche lei vuole portarti a letto? Io lo sapevo che con qualche moina la facevi abboccare, cazzo! Tom io non so più che fare con te!-
Si mise le mani nei capelli chiudendo gli occhi -Allora sicuramente con il tuo umorismo da quattro soldi oggi l'hai conquistata e prima di riportarla a casa hai fatto quel giochetto col piercing e te la sei pure baciata!-
Aprì gli occhi di scatto per l'orribile immagine che gli era apparsa nella mente
-Com'è stato soffiarmi per l'ennesima volta ogni essere di genere femminile interessante da sotto il naso?-
-Bi-
-No, scherzavo, non lo voglio proprio sapere..dio ho bisogno di un caffè...un caffè lungo e di una sigaretta subito!- Fece per uscire dalla stanza ed andare in cucina ma il fratello lo bloccò per il polso, stringendolo in un goffo abbraccio.
-Piccolo Bibi, ma quanto sarai insicuro?-

Bill chiuse gli occhi cercando di frenare la voglia di assestargli un pugno, tanto anche se si fosse impegnato con tutte le sue forze sarebbe solo sembrato una carezza e Tom si sarebbe preso gioco di lui.
-Non chiamarmi piccolo Bibi-
Tom sghignazzò -So che vorresti picchiarmi ma so anche che non lo faresti mai: mi vuoi troppo bene, piccolo Bibi-
-Non lo farei solo perchè potrei spaccarmi un unghia, di certo non ho pensato a tutto l'affetto che provo per te, stronzo!- Si liberò da quella stretta lanciandogli un'occhiataccia -E non chiamarmi piccolo Bibi!-
-Anthea è fottutamente orgogliosa ma se vuoi saperlo, secondo me è cotta-
Bill sospirò nuovamente -E di chi sarebbe cotta?-
-Di te, stupido! Perchè avrebbe fatto tutta quella sceneggiata oggi?- Tom guardò il fratello, nemmeno più di tanto stupito che lui non fosse arrivato a quella conclusione.
-Non penso proprio che sia cotta...mi odia di sicuro e io voglio una sigaretta- Uscì dalla camera senza ascoltare il fratello che cercava in ogni modo di farlo ragionare.

***


-David, ma noi ci addormenteremo come dei cretini!- Tom si crogiolò sul divano di casa sua mentre il manager gli spiegava dove avrebbero dovuto fare una loro apparizione.

Erano passati tre giorni e Anthea non si era fatta viva. Bill, con travestimento annesso, era perfino andato di nascosto al Tresor per due sere di fila ma la ragazza sembrava scomparsa, aveva fissato il bancone fino all'alba ma di lei nemmeno l'ombra.
Se la ragazza ci fosse stata forse non avrebbe nemmeno avuto il coraggio di parlarle però almeno l'avrebbe vista. Le mancava la presenza della bionda, il suo sorriso spontaneo ma pur sempre velato da un sottile strato di tristezza, i suoi occhi che si illuminavano quando parlava di arte e del suo paese natale, certo, a lui mancava anche le sue labbra, i polpastrelli morbidi di lei che carezzavano il suo viso ma, anche solo vederla lavorare dietro al bancone gli sarebbe bastato.
Ora però, sembrava rinvigorito da una nuova speranza: la loro apparizione consisteva nell'andare a vedere l'anteprima di un rifacimento teatrale di Romeo e Giulietta in cui i costumi di scena erano proprio stati creati dai migliori studenti dell'accademia di Berlino -e Anthea, senza ombra di dubbio, secondo lui doveva essere fra quel gruppo di eccellenze- per poi intrattenersi con i costumisti e rilasciare una piccola intervista senza pretese sulle loro considerazioni sullo spettacolo.
-Secondo me è una buona idea...poi se è un rifacimento futuristico con guerre, androidi e cose simili è comunque in linea con "Humanoid", no?- Gustav si sistemò gli occhiali sul naso e Bill, in quel momento, si trattenne da saltargli al collo e riempirlo di baci e annuì debolmente col capo -Ma si, anche secondo me potrebbe essere divertente-
-Divertente?- Tom guardò sbalordito il gemello -Il teatro non è divertente!-
-Tom, divertente o no stasera dovrete essere a teatro- David guardò serio il chitarrista che abbassò il capo sbuffando.
-Che palle però-




Note Scusate il tremendo ritardo ma sono spalmata sui libri con crisi di panico frequenti...capitemi e compatitemi, vi prego!
Pensavo di non postare nemmeno oggi ma, dopo aver finito di ripassare tutto il programma di letteratura, ho deciso di staccare dieci secondi il cervello e aggiornare...
Questo capitolo non mi è piaciuto molto, diciamo che è uno di quei tipici capitoli di transizione che, pur essendo inutili, servono per mandare avanti il succo della storia...spero vi sia piaciuto comunque
A presto (spero)
Ofelia

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Capitolo 13
*** Cosa c'è in un nome? ***


Capitolo 13: Cosa c'è in un nome?

-Non male, devo ammettere che all'inizio l'idea di dover passare due ore in teatro mi terrorizzava ma questo mi è piaciuto davvero!- Tom si avvicinò al microfono, rispondendo sincero ad uno dei tanti giornalisti che attendevano le celebrità all'uscita del teatro.
-E la scena migliore?- Una giornalista dal caschetto rosso fiammante con in mano un enorme microfono si avvicinò a Bill che, colpito da un inconsueto mutismo, guardo Gustav lasciandogli la parola.
-Ehm...- Il biondino osservò il frontman per poi sorridere alla giornalista -La morte dell'androide Mercuzio per mano di Tibaldo!-
Un nuovo intervistatore guardò curioso i ragazzi per poi avvicinargli un piccolo registratore - E i costumi? Che impressione vi hanno fatto i giovani studenti dell'Accademia?-
Tom lanciò un'occhiataccia a Bill dandogli un lieve colpetto sulla schiena e spronandolo a rispondere a quella domanda che, come tutte del resto, era rivolta a lui.
Bill sospirò -Si, i vestiti erano molto belli...innovativi si- Dopo aver risposto guardò il fratello come per dirgli "contento adesso che ho aperto bocca?" ma il giornalista gli fece una nuova domanda -Bill, il costume che ti è piaciuto di più?-
Il moro si voltò verso l'uomo che gli aveva posto la domanda e, dopo essersi stampato sul volto un sorrisino di convenienza si avvicinò nuovamente al suo registratore -Il costume di Romeo mi ha colpito molto...ma erano tutti bellissimi-
Salutò tutti gli intervistatori al di là delle transenne che dividevano il tappeto rosso dalle celebrities
e si incamminò, seguito dagli altri componenti del gruppo verso la macchina.
Camminò silenzioso sotto ai flash mentre una battuta del dramma gli risuonava nella testa:

"Cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo."


Appena aveva letto i nomi dei costumisti  con affianco i corrispettivi abiti creati il suo cuore era schizzato in gola, quale scherzo del destino aveva voluto che proprio lei creasse quel personaggio?
Non l'aveva vista per tutto lo spettacolo; aveva sperato di vedere quella testolina bionda spuntare fra il pubblico o anche solo intravederla da dietro le tende che dividevano il palco dal backstage ma, l'unica cosa che gli premeva adesso era che anche  avesse sentito quella battuta, che avesse sentito la mandria di elefanti spaccargli lo stomaco proprio come era successo a lui.
Cos'era in fondo un nome?
Erano così importanti quelle quattro letterine scritte sulla carta d'identità per fare il suo carattere?
Bill rimaneva Bill anche senza quel nominativo, Bill rimaneva il solito ragazzo un po' egoista e affamato di attenzioni, rimaneva il solito spilungone troppo magro con gli occhi da bambino, Bill rimaneva sempre e comunque quel ragazzo che, alla sola vista della bionda sentiva il cuore fracassargli lo sterno e, per la prima volta, sentiva la voglia di conoscersi e farsi conoscere davvero.
Sospirò sedendosi in macchina ed ingollando il boccone amaro del rimorso per non averle rivelato prima quello stupido nome che l'aveva fatta allontanare da lui.

-Io avverto: giù le mani da Giulietta!- Tom, seduto vicino al moro, guardò tutti e tre i ragazzi in modo serio e solenne per poi sorridere malizioso pensando alla festa dello staff alla quale erano stati invitati.
-Fanculo Tom, ma ti diverti a prenderci tutti per il culo?- Georg sorrise osservando il chitarrista -Sappiamo tutti che io non posso perchè Penelope mi ha giurato di staccarmi i testicoli se solo mi avvicino ad una ragazza, Gustav è rincitrullito per la nuova segretaria e Bill...è Bill!-
-Ah, contro di me non avreste avuto comunque nessuna possibilità- Tom si sfregò le mani mentre Gustav accucciava il capo rosso di vergogna ripensando al sorriso di  Lenore, la piccola segretaria dell'Universal con il caschetto che era riuscita a farlo cuocere per bene, e Bill guardava sbigottito il ragazzo piastrato -Cosa vorresti dire con "Bill...è Bill"?- Incrociò le braccia sul petto aspettando una risposta dal bassista che, dopo essersi schiarito la gola, iniziò a parlare -Beh...non la prendere male ma sono anni che non ti vediamo dietro ad una ragazza...e poi anche tu dici sempre che non ti servono questo tipo di distrazioni-
Bill sbuffò stizzito perchè colpito inconsapevolmente in un punto dolente -Bill stasera vuole distrazioni, ok?-
-Certo, fai bene...non pensavo te la saresti presa, mi dispiace-
Il moro sbuffò scuotendo la testa -Lascia perdere, non fa niente-
Tom guardò pensieroso il gemello che, con il suo tipico piglio da "primadonna", adesso se ne stava isolato a guardare la strada scorrere veloce fuori dal finestrino mentre con le mani si rigirava l'orlo della canotta nervosamente; sorrise a quel gesto, ricordando come, pochi giorni prima, aveva colto persino Anthea a fare quel gesto ansioso.
Gli coprì la mano con la sua facendogli un lieve sorriso e sperando che, se solo ci fosse stata la bionda alla festa, sarebbe finalmente riuscito a chiarirci.
***
 
"Cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo."

Fanculo Romeo, fanculo Shakespeare e fanculo alla dannatissima compagnia teatrale che aveva avuto la brillante idea di invitare delle celebrieties fra cui i Tokio cosi...ma cosa ci facevano quei quattro allocchi a teatro?
Anthea appena vide i posti riservati alla band sul balconcino centrale imprecò in qualsiasi lingua, già era tesa come una corda di violino per la riuscita dello spettacolo e sapere che oltretutto ci sarebbe stato lui in sala non aiutava proprio per niente.

Per tutto il dramma era stata dietro le quinte a torturarsi perchè, anche se lui si era comportato a quel modo, lei aveva una voglia assurda di vederlo, di vedere la sua espressione davanti al costume di Romeo, di vedere la sua reazione a quelle parole così azzeccate, ma il suo orgoglio era stato più alto della sua curiosità e quindi era riuscita ad evitare in ogni modo il ragazzo.
Adesso però non aveva scampo, era in una discoteca in cui gli le uniche persone all'interno erano della compagnia teatrale e dell'accademia, come avrebbe fatto a nascondersi se il moro avesse fatto il suo ingresso?
Sbuffò girando il suo cocktail con la cannuccia e osservando il cugino che stava letteralmente sbavando su uno degli attori della compagnia.
-Theo, già non avevo voglia di venire io stasera quindi adesso tu non puoi scaricarmi così per andare a pomiciare con quello là-
Anthea lo fulminò con lo sguardo mentre lui continuava imperterrito a scuotere la testa imitando i movimenti di Andreas, meglio conosciuto come Mercuzio.
 -Senti Anthe, io non capisco che diavolo ci trovi di bello nel rincoglionirti a casa sul divano come una zitelletta acida...divertiti, rifatti gli occhi, ubracati!- Le rispose continuando a fissare quel ben di Dio di ragazzo.
Theo iniziò a credere nel destino nel medesimo istante in cui lesse il nome dell'attore al quale doveva realizzare il costume. Andreas Bauer, il ragazzo su cui aveva sbavato per tutti gli anni di scuola superiore, che pensava fosse il ritratto dell'eterosessuale per eccellenza e che, finita la scuola non avrebbe più rivisto, adesso si trovava lì, davanti a lui, omosessuale come nessuno mai, single e libero come una farfallina euforica...quello poteva essere solo il destino!
-Ci trovo di bello che posso guardarmi tutti i telefilm in streaming che voglio, leggermi un bel libro o dipingere rigorosamente in pigiama e con una scatola di biscotti fra le mani!- Anthea sbuffò dondolando le gambe allo sgabello del bancone
-Guarda che è inutile che fai tutta questa scena- Il cugino la guardò ridacchiando -Io lo so che lo fai perchè non vuoi vedere TuSaiChi, codarda che non sei altro-

La bionda sollevò un sopracciglio scuotendo la testa -Non è per quello che non volevo venire...e poi smettila di parlarne, te l'ho confessato per essere compatita, non perchè tu mi rompa le palle!-
-Oh, povero piccola Anthea, un cantante straricco e scopabile ti sbava dietro, deve essere proprio una disgrazia, povera piccola- Theo gli punzecchiò un fianco facendo una stupida vocetta acuta per poi diventare serio di colpo -Anthe...-
Anthea si immobilizzò spalancando gli occhi -Che c'è?-
Il biondo indicò col capo l'ingresso della discoteca -C'è che...se fosse arrivatoTuSaiChi come reagiresti?-
Per poco il cocktail della ragazza non si rovesciò sul suo vestito acquamarina, incurvò le spalle accucciando la testa e, muovendosi a rallentatore, girò di qualche millimetro lo sgabello per vedere con la coda dell'occhio il cantante che...
-Theo sei una merda!-
A quelle parole il ragazzo iniziò a ridere sbattendo le mani mentre la cugina continuava a guardare la porta d'ingresso vuota -Cazzo Anthe, dovevi vedere la tua faccia!- Si alzò dallo sgabello poggiando i gomiti sul bancone e continuando a ridere -Sei proprio cotta marcia!-
Anthea lo guardò scandalizzata incrociando le braccia al petto e gonfiando le guance -Non è vero!-
-Oddio si che è vero, ti giuro che all'inizio non volevo crederci ma, cavolo, te non hai visto la tua faccia!- Theo annuì serio -Tu hai paura, hai la schifosissima paura di attaccarti a qualcuno e, adesso che avevi finalmente trovato un'anima pia che riesce a sopportarti, ti attacchi a stupidaggini!-
Anthea abbassò lo sguardo nel sentire le parole del cugino, lui faceva tanto lo stupido ma riusciva a capirla, riusciva sempre a comprendere i suoi stati d'animi e le sue paure e, da una parte era una cosa bellissima ma, in questo momento proprio non voleva sentirsi dire perfino da lui quanto era alto il suo grado di cretinaggine.
-Io non ho paura, io non...non ho preso una cotta per TuSaiChi, voglio solo evitare di vederlo perchè mi ha fatto incazzare, ecco perchè!-
Theo le sorrise comprensivo -Ok, farò finta di crederti se questo aiuterà il tuo orgoglio- Finì in un sorso la sua vodka alla pesca e le porse una mano scuotendo la testa a ritmo di musica -Forza, andiamo a ballare così posso guardarmi da vicino il mio Mercuzio-
-Non ci pensare nemmeno! Tu sei uno stronzo, io con te non ci ballo proprio!-
-Zitelletta incartapecorita, alza quel culetto e vieni a ballare così ti distrai dal tuo bell'innamorato-
Anthea aprì la bocca indignata ma subito dopo la richiuse scuotendo la testa -No-
-Si- Il biondo la guardò serio protendendole ancora di più la mano -Alza quel culo, vecchia-
-Modera le parole, checca- Anthe gli sorrise scuotendo il dito.
-Eddai- Theo iniziò a dondolare come un bambino piccolo -Andiamo a ballare-
-Mh- La bionda si alzò svogliatamente dallo sgabello per poi riivolgere un'ultima furtiva occhiata verso l'ingresso guadagnandosi un sorrisino compiaciuto del cugino -Tu controlla l'arrivo dei babbuini senza fare scherzetti scemi, per favore-
Il biondo annuì sorridendo furbo per poi prenderle la mano e trascinarla in mezzo alla pista.

***


-Bill, tu non sai ballare e hai bevuto troppo- Tom, impegnato a sorseggiare la sua birra osservò il fratello che, dopo aver scolato qualche bicchiere di vodka, gongolava sorridendo ebete -Daaai, Tomi, andiamo a ballare-
-No, Bill, è meglio se stai qui...vedi che l'hobbit è tutto impegnato al telefono...Gustav ha bisogno di compagnia, povero piccino, vero Gustav?- Tom fulminò con lo sguardo il batterista che annuì spedito battendo il palmo della mano sul divanetto -Si, Bill dai, siediti qua-
Bill si puntò le mani sui fianchi osservando i due con sguardo altezzoso -Non trattatemi come un bambino! Vero Georg che io non sono un bambino?- Il moro guardo il bassista che, tutto impegnato a raccontare la sua serata a Penelope via messaggio, annuì con un grugnito senza nemmeno far caso a cosa gli aveva chiesto.
Bill sorrise soddisfatto -Visto? Lui da ragione a me e io dico che voglio andare a ballare!-
-Ma non lo vedi che l'Hobbit è rincoglionito con quel telefonino? Nemmeno ti ha cagato di striscio Bill!- Tom guardo di traverso Georg che, come immerso in un mondo parallelo, continuava a digitare velocemente sulla tastiera e ad annuire ad ogni cosa che loro dicevano.
-Georg salutami Penelope!..- Bill si avvicinò al bassista sbirciando il messaggio che gli era appena arrivato -Oh, l'amore, che sentimento meraviglioso, vero?- Domandò più a se stesso che ai tre ragazzi davanti a lui, scosse la testa ancora estasiato -Bene, il cantante se ne va!- Si voltò solenne con un'alzata di spalle e, senza badare a Tom che lo richiamava, si incamminò verso la pista da ballo.
-Porca...- Il treccinaro fissò esterrefatto il fratello per poi guardare i due ragazzi seduti vicino a lui con sguardo pietoso.
-Ah no, non guardare me, sei tu che hai la stessa roba che gli attraversa le vene, no?- Gustav annuì alle sue stesse parole cercando di rimanere serio mentre Georg, sentendo le sue parole iniziò a ridacchiare continuando a fissare lo schermo del proprio telefono.
-Ma sei uno stronzo!- Tom spalancò la bocca e poi guardò Georg che alzò lo sguardo dal telefono ridacchiando -Hobbit?-
-Tom, mi duole ammetterlo ma siete come lo Yin e lo Yang...non posso mica andare io-
Gustav guardò pieno di stima il bassista mentre Tom, sconfitto, bevve in un sorso la sua birra balzando in piedi -Siete due stronzi!-
-Lo sappiamo, lo sappiamo- All'unisono i due risposero e scrollarono le spalle ridendo.

***


-Amore, non vorrei dirtelo ma sono gay e sono tuo cugino...questo a casa mia si chiama tentato stupro incestuoso-
Anthea iniziò a ridere continuando ad ancheggiare addosso al cugino che, divertito e sollevato dal ritrovato buonumore della bionda, continuò a parlarle nell'orecchio -Oltretutto se continui a spalmarti addosso a me Andreas inizierà a pensare che sono etero e addio preda serale!-
-Tu etero?- La bionda lo guardò negli occhi continuando a ridere -Questa è una bestemmia bella e buona!-
Theo sorrise poggiandole le mani sui fianchi -Non sai quanto mi fai felice a dirmi questo!-
-Bene, adesso però taci e continua a vigilare sui quattro babbuini-
Il biondo sbuffò, da quando i Tokio Hotel avevano fatto la loro entrata in discoteca Anthea continuava a chiedergli ogni due secondi una telecronaca dettagliata su cosa stessero facendo conludendo con un "Ma perchè non se ne tornano a casa?".
Buttò un occhio sul tavolino riservato e, come dieci minuti prima, il palestrato dal capello perfetto continuava a fissare il proprio cellulare, il biondino con gli occhiali sorseggiava una birra e i gemelli sexy numero 1 e numero 2 erano scomparsi
-Tutto regolare, puoi continuare a strusciarti addosso al tuo palo preferito- Theo riaccucciò la testa tranquillo finchè, come colpito da una secchiata d'acqua in pieno viso, rialzò lo sguardo verso il tavolino: dei gemelli non c'era traccia...merda, e adesso che doveva fare?

***


Bill iniziò a mischiarsi fra la folla danzante, fra i corpi che si muovevano uno sull'altro come attratti da una forza magnetica. Ogni persona in quella sala doveva avere una specie di magnete nelle parti basse, ormai Bill ne era certo, era l'unico modo per spiegare come, tutta quella gente, continuasse a strusciarsi così lascivamente .
Il suo sguardo si muoveva distratto da una persona all'altra senza soffermarsi troppo finchè una chioma di capelli biondi e ondulati attirò la sua attenzione.
Il cuore gli rimbombò nel petto e lui giurò di avere sentito un "è lei" al posto del solito "tum-tum".
Si avvicinò di qualche passo immagazzinando ogni piccolo particolare del corpo della bionda, dei suoi movimenti.
La storia del magnete doveva conoscerla e adottarla pure lei perchè Bill si sentì completamente attratto e travolto dalla sua presenza.
Anthea ballava, ancheggiava facendo svolazzare il suo vestito e scoprendo la pelle liscia delle sue gambe e lui voleva avvicinarsi per accarezzargliele con i polpastrelli; si alzò una spallina del vestito, scivolata distrattamente lungo la spalla, e lui voleva essere lì per abbassargliela; muoveva le mani fra i suoi capelli biondi e cavolo, ci dovevano essere le sue di mani: poggiava le braccia sulle spalle di un ragazzo biondo e lui...no, quello chi diavolo era?
Fece un passo indietro, rendendosi conto di essere ad un soffio dai due, ed iniziò a fissare il ragazzo che stringeva Anthea, la sua Anthea, per la vita.
Chi cazzo era quello?
Deglutì rimanendo con lo sguardo fermo ed immobile sul corpo di Anthea e sulle mani del biondo. Tutto il coraggio e tutta l'attrazione magnetica che aveva provato quando aveva visto Anthea adesso era scomparsa, sotterrata dalla voglia di scappare con la coda fra le gambe. Quanti altri attentati avrebbero dovuto subire il suo ego, la sua autostima e il suo insormontabile orgoglio?
-Bibi!- Una voce familiare e confortante arrivò al suo orecchio ma lui non si mosse.
Tom poggiò una mano sulla spalla del fratello, preoccupato dal suo comportamento ma, appena notò che cosa lo aveva bloccato, sentì un moto di rabbia crescergli nello stomaco -Bì, lasciala perdere quella, non merita nemmeno un briciolo della tua attenzione...- Gli dette una pacca sulla spalla sperando che quelle parole riuscissero almeno a risvegliarlo dal suo stato di catalessi ma Bill troppo impegnato a fissare la coppia, non fece nemmeno caso a ciò che il suo gemello gli stava dicendo.
Quelle mani non si schiodavano dai fianchi dell bionda nemmeno per un secondo e questo era di sicuro più importante di qualsiasi cosa Tom stesse farneticando.
D'improvviso gli occhi verdi del biondo si puntarono prima sorpresi e poi maliziosi su Bill che, intercettando il suo sguardo abbassò gli occhi imbarazzato.
-Tom..portami via- Il moro, ancora con lo sguardo rivolto al pavimento, richiamò l'attenzione del fratello.

Theo aveva alzato lo sguardo, sentendosi osservato e, intercettando gli occhi nocciola del cantante aveva sogghignato vittorioso mentre nella sua testa assurdi piani iniziavano a delinearsi.
Fissò di nuovo il moro, ancora inchiodato a pochi passi da loro, con lo sguardo rivolto verso il gemello con i cornrows che apprensivo gli sorrideva; doveva agire e agire subito.
-Anthe, luce dei miei occhi...sai che ti voglio bene, vero?- Anthea alzò un sopracciglio osservando il cugino ma, non fece in tempo a rispondergli che quest'ultimo gli diede una piccola spinta all'indietro facendole perdere l'equilibrio e salutandola malignamente con una mano per poi indietreggiare e scomparire in mezzo alla mischia.
Anthea tentò in quei pochi attimi di riprendere l'equilibrio ma la spinta del cugino era stata troppo forte e imprevedibile così chiuse gli occhi attendendo la rovinosa figuraccia di cadere a terra come un sacco di patate con un tonfo sordo e doloroso ma, la caduta fu subito arrestata in un batter di ciglia: il suo corpo andò a cozzare contro qualcosa...qualcuno di più morbido del pavimento che prontamente la afferrò da sotto le braccia impedendole la collisione.

...



Note: Quest avolta posto pure prima del previsto
*lode, lode a me u.u *
Sono stata così brava e gentile perchè mercoledì ho la prima prova e quindi non ero sicura di riuscire a postare...poi, c'è stato il favoloso fatto che, finito di copiare il capitolo (contate che io prima scrivo tutto a penna e poi ricopio da brava ammanuense) sono stata così intelligente da cancellarlo completamente dal pc (non chiedetemi come ho fatto perchè risulta un mistero persino a me) e fatto sta che lo dovuto copiare due volte senza le aggiunte che avevo fatto la prima volta perchè, ahie, la mia memoria è corta...dico questo per giustificare il fatto che questo capitolo non mi piace (boia, che novità eh? xD)
Coooomunque, leggete leggete e fatemi sapere almeno voi come vi sembra, ci rivediamo/ leggiamo dopo gli orali, che dio (o chi per lui, o chissacchì) me la mandi buona e bo, vi aggiornerò fra una settimana donzelle!
P.S. la recensione non nuoce gravemente alla salute quindi commentare, please!

Ofelia

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Capitolo 14
*** Milioni di farfalle ***


Capitolo 14: Milioni di farfalle

" Can I Drive You Home?
                     Can I crash into your life?"


Anthea chiuse gli occhi, pronta a fare comunque una rovinosa figura di merda fra le braccia del tipo che l'aveva salvata dallo sbattere il culo a terra.
Si aspettava di sentirlo parlare, di chiedergli se stava bene e levarle le braccia che le stringevano la vita, si sarebbe persino aspettata una fragorosa risata per la figuraccia, o un vaffanculo per essergli caduta addosso ma, il suo salvatore se ne stava in silenzio stringendole, senza troppa pressione, la vita.
Aprì gli occhi e il suo sguardo andò a fissarsi su quelle mani magre, maschili e dalle unghie smaltate.
-Merda...- Sussurrò rimanendo immobile per poi rimettersi velocemente in piedi scrollandosi dalla presa.
Stava per allontanarsi da lui, gli erano bastate quelle mani per sentire il cuore accelerare i battiti e non poteva permettersi di guardarlo negli occhi ma, una mano le avvolse il polso -Fermati, An!-
Bill le strinse il polso strattonandola leggermente per farla voltare verso di sè  -An..-
La ragazza accucciò il capo fissandosi a guardare la punta nera dei propri anfibi.
Appena suo cugino si rifaceva vivo gli avrebbe strappato i capelli a morsi.
-An, cazzo vuoi guardarmi in faccia?- Fece due passi, avvicinandosi a lei e prendendole il mento fra indice e pollice le sollevò il viso verso l'altro, facendo incontrare i loro sguardi.
-Che c'è?- Anthea sbuffò cercando di mantenere i nervi saldi mentre gli occhi di lui la guardavano malinconici.
Il moro sospirò  -An, io..io volevo dirtelo davvero...- Si morse un labbro per poi guardarsi attorno: suo fratello era scomparso dalla sua visuale ed intorno a loro le persone continuavano a dimenarsi sotto il suono della musica spaccatimpani  -Senti, ti va di uscire un secondo?- La guardò interrogativo e speranzoso in una risposta positiva.
Anthea annuì debolmente col capo e lo seguì automaticamente mentre cercava di uscire dalla massa danzante.
Bill le strinse la mano trascinandola dietro di sè alla ricerca di un'uscita secondaria.
Intravide un portone dai maniglioni rossi e, come se stesse per perderla di nuovo, strinse ancora la presa sulla mano della bionda cercando di godere di quel contatto più che poteva carezzandole il dorso con il pollice.

Appena l'aria nottoruna e fredda di Berlino le si scagliò sul viso, Anthea lasciò la mano del ragazzo e si appoggiò con la schiena al muro dell'edificio incrociando le mai sul petto -Cosa volevi dirmi?-
Bill si puntò le mani sui fianchi battendo un piede a terra -An..è inutile che fai le domandine da finta tonta: lo sai di cosa voglio parlarti-
-Bene, allora, dato che so già tutto perchè non chiudiamo qui il teatrino così posso tornare dentro?-
Bill sorrise amaramente -Oh si, ho visto come ti piace stare là dentro a sculettare addosso a chiunque-
-Cos'è? Sei geloso anche delle cose che non ti appartengono, principino?-
Il moro si pose davanti a lei poggiando i gomiti sul muro attorno al suo viso.
-No, sono solo fottutamente e schifosamente geloso delle cose che vorrei avere solo per me, aliena-
Chiuse gli occhi respirando a pieni polmoni il profumo della sua pelle per poi sospirare -Perchè non riesci a capire?-
Anthea osservò il volto del moro farsi sempre più vicino finchè le loro labbra non si sfiorarono. Bil emise un leggero sospiro accarezzando quella bocca rossa e rubandole un leggero bacio.
A quel contatto rubato la bionda girò la testa di lato -Dovrei capire che sei un fottuto stronzo?-  Si accucciò passando sotto le braccia del moro e liberandosi da lui -Guarda, non ti sforzare, l'ho già capito da sola-
Strinse le spalle iniziando a camminare verso la propria macchina, non era in vena di tornare dentro e rovinare la serata anche al cugino con le sue fisime sentimentali, voleva tornare a casa a deprimersi per quanto era stata stupida e istintintiva, a maledirsi perchè quel bacio e quelle attenzioni le erano pure piaciute.
-An, cazzo!- Bill iniziò a correre dietro la ragazza fino a raggiungerla e bloccarla per un polso, facendola voltare verso di lui.
-Ma cosa credi...che senza il mio fottutissimo nome io sono un'altra persona? Pensi che io ti abbia preso per il culo così...per divertirmi un po' alle tue spalle?- Scosse la testa amareggiato - Io sono Bill, ok? Non mi chiamo Tom ma cazzo, tu sei l'unica persona che mi ha davvero conoscosciuto, che ha capito e si è interessata veramente a me- Si indicò il petto con una mano continuando a parlare -Anche con un'altro nome Bill rimane sempre Bill- Abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore -Perchè non riesci a capire?-

Anthe abbassò lo sguardo sulla mano del moro che stringeva il suo polso e sospirò -Sono una cretina, vero?-
Bill alzò di scatto la testa mentre un barlume di speranza iniziava ad insinuarsi dentro di sè, si avvicinò a lei e l'abbracciò talmente forte da farsi male, talmente forte che sembravano quasi essere diventate un'unica persona.
-Si, ho sempre sospettato che tu fossi un po' cretina- Bill ridacchiò sollevato.
-Eddai, stronzo!- Anthea rise distanziandosi leggermente da quell'abbraccio stritolante -Senti, io dovrei tornare a casa perchè mio cugino là dentro avrà sicuramente abbordato Mercuzio e non è la mia aspirazione più grande fare il terzo incomodo...-
-No, aspetta...quel biondo riccioluto era tuo cugino per caso?- Il moro le pose la domanda sentendosi un vero e proprio idiota
-Esatto, quello è il mio super extra gay cugino Theo, nonchè mia più fidata amica e confidente-
-Oh- Bill rimase sorpreso per quella risposta e Anthea iniziò a ridere incamminandosi verso la propria macchina -Cos'è? Pensavi che ero capace di abbordarmi un ragazzo che non ci pensa due secondi a buttarmi fra le braccia di un'altro?-
Il moro si grattò la testa imbarazzato -A quel particolare non c'avevo proprio pensato...-
-Ok, io sono arrivata alla macchina...- Anthea si voltò verso il moro che la guardava deluso -Ma allora te ne vai davvero via?-
-Eh si, te l'ho detto che non voglio reggere il moccolo a mio cugino-
-E...sembrerei troppo avventato a chiederti se posso riaccompagnarti io a casa?- Il moro azzardò quella domanda guardando poi la ragazza che titubante storse le labbra -Non so, non posso mica lasciare qui la macchina...-
-Mh...- Bill annuì abbassando il capo e  Anthea si sentì completamente sciogliere da quello sguardo deluso,  tamburellò le dita sulla carrozzeria della vettura attirando la sua attenzione -E...se ti riaccompagnassi io a casa?-
-Ok!- Bill fece un leggero saltello felice, aveva la sensazione che tutto sarebbe tornato come prima. Inviò un messaggio chilometrico a Tom, avvertendolo che sarebbe tornato con Anthea, e salì in macchina pieno di speranza.

***

-Sei...sexy mentre guidi-
Anthea sgranò gli occhi arrossendo lievemente mentre il moro continuava a parlare -Si, sei tutta concentrata, arricci le labbra come piace a me e il vestito ti si alza vertiginosamente quando premi il freno...- Bill si avvicinò alla spalla scoperta della bionda lasciandole un bacio sulla pelle lattata.
-Dai, vuoi...vuoi farmi fare un incidente forse?- Anthea si scompiglio nervosamente i capelli fermandosi al semaforo rosso
-No, ho solo voglia di baciarti, tanta voglia di baciarti- Bill azzardò quella frase rivelandole ciò che davvero gli stava passando per la testa da quando l'aveva vista ballare all'interno della discoteca. Posò una mano sul suo collo sporgendosi verso di lei ed iniziando a lasciarle dei lievi baci sulle guance. A quel contatto, Anthea sentì dei brividi percorrerle la pelle mentre le farfallette stronze iniziavano a svolazzare nel suo stomaco ricordandole che si, era fottutamente e irrimediabilmente fregata; se davvero fosse stata più sicura, se davvero non le fosse importato di essere umiliata di nuovo avrebbe potuto prendere il volto del ragazzo fra le mani e stampargli un bacio sulle labbra, lasciando così gli insettini svolazzanti liberi di poterle attraversare tutto il corpo ma no, c'erano troppi se, troppi forse e troppe insicurezze; non si fidava di quelle farfalle, non si fidava di quegli occhi color cioccolato che adesso erano celati sotto le palpebre truccate del ragazzo.
Si irrigidì invece di sciogliersi, cercò di far retrocedere le farfalle allo stadio di pupe invece di lasciarle libere di volteggiare.

-Ehi... frena l'entusiasmo Rockstar-
Anthea si girò verso il finestrino mancando il contatto con le labbra protese del cantante che, a quel rifiuto, la guardò deluso e ferito perchè lui non era il tipo che azzardava, non era il ragazzo che si scopriva mostrando le proprie debolezze, lui aveva un orgoglio che superava l'Himalaya e, sentirsi rifiutato in modo così schietto lo destabilizzò.
-Io pensavo che eravamo riusciti a capirci, Anthea davvero non avrei mai voluto continuare con quella stupida bugia-
La bionda scosse la testa rimettendo la macchina in moto allo scattare del verde  -Si, ho capito che tu rimani comunque il solito, che il tuo carattere non è diverso e, credimi, le tue parole mi hanno fatto piacere ma, se è vero quello che mi hai detto permettimi di capire se posso davvero fidarmi, mh?- Cambiò marcia e si voltò per qualche secondo verso di lui -So che può sembrare stupido ma sono fatta così, le persone mi hanno fatta diventare così, non do la mia fiducia a chiunque e preferisco conoscerle bene le persone quindi vorrei prima riuscire a conoscerti, proprio come hai detto tu...Amici?- La bionda rischiò con quella parola pentendosi subito dopo di averla pronunciata. Le ci era voluto tutto il sangue freddo di questo mondo per fargli quel discorso e non frenare di colpo la macchina per dargli quel bacio che lui aveva inizialmente ricercato ma quello era un modo per metterlo alla prova, per testare se davvero ne valeva la pena.
Solitamente non dava fiducia a nessuno e amen, solitamente le farfalle nel suo stomaco non stavano nemmeno nella fase di uovo, solitamente non le interessava, perché trovava che esistessero altre cose più importanti dell'amore o di trovare l'uomo perfetto, perchè trovava assurda l'idea che potesse esistere l'uomo perfetto, l'anima gemella; ma con un ragazzo che per farti ridere si mette in ridicolo indossando boa e lustrini forse ne vale la pena.

Bill sentì un macigno che si depositava sul suo stomaco intrappolando le mille farfalle che fino a poco prima svolazzavano libere  -A...Amici?- Ripeté quella parola per avere la conferma di non aver capito male. Lui non si accontentava di averla come amica, lui voleva baciarla, voleva stringerla a sè, farla diventare sua e tra amici, cazzo, tutto questo non lo potevi di certo fare.
-Si...amici- Anthea annuì debolmente, poco convinta pure lei della sua trovata ma, da qualche parte dovevano pur cominciare, no?
Bill si girò a guardare la strada, illuminata dai lampioni, che correva veloce fuori dal finestrino e lui no, non voleva, non poteva accettarlo. Anche se fra loro c'erano stati solo semplici baci lui non voleva retrocedere, non le bastava averla come amica, non capiva cosa le stava passando per la testa in quel momento per aver potuto sputare una parola simile.
-Io non voglio essere tuo amico, An-

Anthea rimase in silenzio e si concentrò sulla strada senza avere il coraggio di rispondergli. Forse lui non aveva capito cosa voleva dire in realtà per lei quel termine oppure, molto semplicemente, era lei ad aver capito male lui, si era illusa che lui fosse veramente interessato a lei quando in realtà era solo un ragazzo come tanti altri, un ragazzo attaccato alle sue pulsioni sessuali, un ragazzo che le aveva fatto credere di essere qualcun'altro, che le aveva fatto credere di essere un'inguaribile romantico quando in realtà di quell'organo pulsante all'altezza del petto non ne considerava nemmeno l'esistenza.
La bionda sbuffò stringendo la presa sul volante e seguendo le indicazioni che gli aveva dato Bill prima di salire in macchina.

Dopo un breve tragitto permeato da un silenzio pieno di domande e fraintendimenti, Anthea si accostò al margine della strada, di fianco all'appartamento del moro.
-Arrivati- La bionda continuò a guardare a dritto davanti a sè senza nemmeno spegnere la macchina mentre Bill continuava a torturarsi le mani senza sapere cosa dire -Percaso vuoi...- Il moro guardò l'appartamento e poi la bionda che imperterrita tamburellava le dita sul volante. No, quella sera di porte in piena faccia ne aveva ricevute troppo -Mh...lascia stare...- Aprì lo sportello con una lentezza disarmante e con la speranza di tirare fuori il coraggio per riuscire a parlarle, a scusarsi per come si era comportato e forse anche accettando quell'amicizia perchè, se desideri, adori e brami una persona, sentendo che è la persona giusta per te, ti accontenti pure di esserle amico.

Anthea spense la macchina e si voltò verso di lui sospirando -Sai, non voglio essere presuntuosa a dire questo ma pensavo di piacerti e solitamente, quando ti piace una persona, solo per starle vicino ti accontenteresti anche di esserle amico, ti accontenteresti anche solo di riderci e scherzarci insieme ma forse ti sbagliavi su di me, forse non ho davvero conosciuto il tuo vero "io" come volevi farmi credere o forse, sono stata io a sbagliarmi su di te, a crederti un'altra persona-

Bill richiuse lo sportello e puntò le sue iridi nocciola in quelle azzurrine della ragazza -Si, forse hai preso proprio un bel granchio- Riaprì lo sportello e uscì velocemente dalla macchina.
-Notte aliena- Ingollò il rospo che si stava formando nella sua gola e, prima che i suoi occhi iniziassero a pizzicare, le diede le spalle incamminandosi verso casa.
Perchè nel giro di una sera la situazione si era capovolta circa un milione di volte?
Perchè lei continuava a non capire che no, lui non voleva essere solo un amico perchè non gli bastava, perchè voleva che lei fosse "sua", solo e soltanto sua?
Perchè lui si sentiva terribilmente solo, terribilmente vuoto e non aveva avuto il coraggio di dirglielo.
Aprì la porta di casa iniziando a respirare in modo irregolare mentre la vista gli si appannava diventando liquida e, appena fu dentro, al sicuro nel suo bozzolo, si accasciò contro la porta stringendo la testa fra le ginocchia.

"Can I drive you Home?
           Can I crash into your life?
                   Can you fix my soul?
                            Can you break my heart tonight?"



Anthea sospirò e, appena vide la figura di Bill scomparire dietro la porta, butto la testa sul volante maledicendosi -Anthea, sei una cretina, una mongoloide, una studia, una..- Non finì la sua sfilza di insulti perchè il suono del suo telefono la ridestò, cercò nella sua borsa il telefono e, appena vide il numero di Theo sbuffò dandosi ancora della cretina.

"Ehi, cuginetta zitella! Ci credi adesso che ti voglio bene? Come va con lo stallone sexy Kaulitz? Ah, io adesso torno a casa con il mio Mercuzio *__* goduria celestiale!
Notte notte e divertiti!"

Anthea sorrise intenerita e gli rispose spegnendo poi il cellullare avviandosi verso casa.

"Thetè, mi sa che ho rovinato tutto...divertiti anche per me, notte checca"


***


Le quattro di notte nella casa berlinese Kaulitz.
Le quattro di notte e Gustav si pentiva amaramente di aver riaccompagnato a casa Tom perchè, appena avevano varcato la porta di casa, un Bill con musica depressiva nelle orecchie e sguardo da cadavere li aveva salutati alzando fiacco una manina smaltata e continuando ad ascoltare il suo Ipod.
Le quattro di notte e due coglioni seduti sul divano stavano ad ascoltare le parole di un logorroico Bill in fase depressiva.

-Ma sei scemo Bì?-
Tom scosse la testa mentre scrollava la cenere dell'ennesima sigaretta nel posacenere di vetro -Senti, Anthea ti ha chiesto di essere suo amico perchè  voleva capire quanto ci tieni e poi si sa, da cosa nasce cosa e...Bill, non dovrei essere io a dirti queste cose, sei tu il romanticone tattico che simpatizza per l'amore platonico, dovevi arrivarci da solo-

-Ma...non ha voluto baciarmi! E io come un cretino ero lì a farle i complimenti mentre lei non mi filava di striscio!-

Gustav che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, scosse la testa per poi guardare il frontman -So che odi sentirtelo dire ma ...sei troppo orgoglioso, Bill...non è che perchè le tue fan "ommioddio Bill Kaulitz sta provando a violentarmi che bello" allora tutte le ragazze del pianeta devono cascare ai tuoi piedi, non hai detto che questa ragazza ti piace proprio perchè ti considera semplicemente Bill?-

Bill si passò una mano fra i capelli corvini scompigliandogli -No, lei mi considerava semplicemente Tom, che è diverso! E adesso mi odia, io l'ho visto che mi odia e, cavolo, mica posso umiliarmi a cantare serenate e strisciare ai suoi piedi o fare l'amichetto mentre lei mi racconta le sue storielle sessuali!- Bill si  rigirò l'orlo della coperta leopardata fra le dita abbassando lo sguardo.
-Senti, calpesta quel cavolo di orgoglio da piccolo narcisista e cerca di chiarire con quella ragazza, penso che sia l'unica cosa che puoi fare...- Gustav si battè una mano sul ginocchio cercando di dare una svegliata al ragazzo che sembrava ripiegarsi lentamente su se stesso, diventando un tutt'uno con la copertina.
-Esatto!- Tom annuì sbadigliando platealmente -Cazzo Bibi, sono quasi le cinque...perchè non andiamo a dormire e domani ne parliamo meglio, che dici?-
Se solo ne avesse avuto le forze Gustav sarebbe saltato in piedi dal divano urlando "Era l'ora!" ma si limitò ad annuire trattenendo uno sbadiglio.
-Ok...- Bill buttò la coperta a terra alzandosi pigramente dal divano e accompagnando Gustav alla porta -Grazie Gus, ci vediamo domani-
-Certo, notte Bibi-
-Eh no, ma anche te adesso?-
Tom sghignazzò dal divano mentre Bill si lamentava del suo nomignolo e Gustav ridacchiava -Si, dai, Bibi è così carino-
-Io non voglio essere carino!- Il moro pestò i piedi a terra sbuffando.
-Ma che tenero che sei!- Gustav lo canzonò dandogli due leggere pacche sulla spalla.
-Ooh che palle! Buonanotte stronzo!- Bill richiuse la porta girandosi verso Tom -Allora...devo dirle che voglio essere suo amico?- Con voce petulante si avvicinò a Tom, ancora seduto sul divano che annuiva come un automa -Si, però dai, ne parliamo domani, io sono morto...ok?-
Bill si strusciò una mano sugli occhi ormai quasi privi di trucco e annuì mogio prendendo la coperta leopardata da terra -Ok, allora 'notte Tomi-
-'Notte- Lo seguì lungo le scale e, appena arrivato davanti alla sua camera lo guardò sorridendo -Ricorda domani progettiamo il "Piano di conquista bel culetto e rendi felice il Bibi adorato"-
Quelle parole strapparono un sorriso al cantante che dopo aver scosso la testa si rintanò nella sua camera.




Note finali: e gli scritti sono finiti oggi (pepepe *sto ballando* xD)...sono abbastanza positiva ma si vedrà giovedi agli orali (sono la prima primissima di tutta la scuola....prevedo tanto dolore xD)
ma va be, stasera sono stata brava e ho deciso di aggiornare il capitolo scritto in questi giorni di esame, non mi uccidete perchè niente avviene per caso e bisogna sempre avere speranza u.u
Con queste parole chiudo, giovedì sera forse aggiornerò (e sarò ufficialmente L I B E R A dai libri!)
A presto
Ofelia

Ah...dimenticavo! Grazie alle nuove che hanno aggiunto la storia alle seguite e a quel commentino di elletraumer che mi ha fatto un sacco piacere!
Adios

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Capitolo 15
*** Pacchi regalo e sorprese amichevoli ***


Capitolo 15: Pacchi regalo e sorprese amichevoli

-Ma lo conosco per caso questo ragazzo?- Annette, dopo aver coperto un plateale sbadiglio con il palmo della mano, guardò la figliastra sorridendo.

Quella era una delle tipiche mattine in cui Anthea sentiva la mancanza di sua madre, sentiva quel vuoto all'altezza del petto, la voglia di parlarle, di raccontarle ogni suo piccolo dispiacere per poi affondare nel suo abbraccio caldo e confortante che aveva sempre il potere di farla sentire protetta come sotto un'indistruttibile guscio.
Si era svegliata con il piede storto e con la malinconia fino alle punte dei suoi boccoli biondi e, dopo aver fatto una doccia veloce e aver notato che Annette e suo cugino erano in cucina a prepararsi un the, aveva deciso di sfogarsi con loro, sperando di ricevere anche una piccola milionesima parte della protezione che sua mamma riusciva a darle.
-Ehm...- La bionda soffiò sulla sua tazza di the guardando prima Theo poi Annette -Diciamo che indirettamente lo conosci si...-
Il cugino trattenne una risata infilandosi un biscotto in bocca e la donna guardò Anthea apprensiva -Ma conosco i suoi genitori? -
-No, hai sentito molto parlare di lui, si- Anthea bevve un sorso di the ai lamponi per poi sospirare e Annette a quel comportamento sgranò gli occhi preoccupata -Anthe, con chi diavolo sei uscita? Non dirmi che è un'altro spiantato anticonformista dell'accademia, a tuo padre prima o poi verrà un colpo...-
Anthea e Theo iniziarono a ridere e la bionda scosse la testa iniziando a parlare -Annette...so che potresti credermi pazza ma...sto parlando di Bill, quel Bill...-
La donna spalancò la bocca riavviandosi una ciocca di capelli scuri -Quel Bill..Bill? Quello in camera di Miriam?-
Theo annuì divertito mentre Anthea si mordeva il labbro inferiore -Già...-
-Oddio...- Una risata uscì dalle labbra della donna -Ma allora non è gay?-
-Nettie!- Anthea la fulminò con un'occhiata provocando le risate di Theo che guardò la donna scuotendo la testa -Zia, quello è tutto tranne che gay, te lo può assicurare pure Anthe!-
-Mh...-Annette cercò di ricomporsi facendo un quadro della situazione -Quindi questo Bill diceva di essere il fratello e tu sei stata così scema da non capirlo? Anthea ma tua sorella ci ha violentato le orecchie con le loro canzoni, come hai fatto a non ricordartelo?-
-Nettie, non lo so cazzo, cioè mica li conoscevo bene io quei cosi...- La bionda sbuffò finendo l'ultimo sorso di the.
-Bah, per me dovresti chiamarlo e spiegargli che sei una stupida, che hai paura di tutto ciò che concerne amore & co. e che quindi dovrà avere pazienza ma che tanto alla fine non riuscirai a resistergli visto che sei cotta ormai...- Annette rispose in modo diplomatico scrollando le spalle mentre Theo annuiva convinto.
-Non ho paura e non sono cotta! Quante volte devo dirvelo?-
I due non fecero in tempo a rispondere che il suono del campanello li fece voltare verso la porta.
-Vado io- Anthea si alzò dallo sgabello e Theo, cogliendo il momento di silenzio, si lanciò nella descrizione della sua serata con Andreas alla zia.

-Signorina Anthea Weber?- Un uomo brizzolato vestito in nero, con una scatola rettangolare fra le mani, la scrutò dall'alto in basso mentre la bionda annuiva pigramente.
-Bene, allora questa è per lei- Gli porse la scatola bianca sotto gli occhi confusi di Anthea -Ma...il destinatario?-
L'uomo scosse il capo -Ha voluto che le riferissi che tutte le informazioni che cerca sono all'interno del pacco-
-Oh...va bene, grazie- La bionda osservò la scatola mentre l'uomo si congedava con un formale "arrivederci" scendendo lentamente le scale.
Anthea strinse la scatola fra le mani andando silenziosamente in camera divorata dalla curiosità di scoprire che cosa quest'ultima contenesse.
Chiuse la porta sedendosi sul letto e, senza troppe cerimonie, sollevò il coperchio. I suoi occhi si spalancarono quando un tessuto nero di seta liscissima decorato da spirali concentriche grigie, fece la sua apparizione ripiegato nella scatola; Anthea spostò la carta interna e, in rigoroso silenzio, lo sollevò riconoscendo subito il vestito che aveva visto assieme a Bill al KadeWe: scollo ampio a barca, maniche a tre quarti a sbuffo e gonna leggera in cui si diramavano le particolari spirali.
Rimase a bocca aperta di fronte a quel costosissimo vestito, non sapeva che dire nemmeno a se stessa, e, quando i suoi occhi caddero sul biglietto all'interno della scatola senti un groppo alla gola; deglutì, poggiò l'abito accanto a sè sul materasso e prese la lettera fra le mani, aprendola.

"Ehi, aliena
è la terza volta che provo a scrivere questo bigliettino (non dire a Tom che te l'ho confessato, lui vuole che faccia il macho) comunque mi dispiace per come mi sono comportato l'altra sera, sono stato stupido ed egoista, come al solito...spero di essere ancora in tempo per accettare la tua amicizia e questo beh...fra amici si fanno regali, no?

Ecco si, volevo dirti che domani mattina (cioè quando tu riceverai il pacco) io sarò in volo per Los Angeles per accordi con la casa discografica di cui non sto nemmeno a parlarti...pretendo una tua chiamata per ringraziarmi di essere così favoloso u.u
Ti lascio il mio nuovo numero di cellulare dentro la busta, lo cambio spesso per non essere intercettato e tartassato da qualche pazza (ordini di David).
A presto

Bill "

***

Bill continuava a torturarsi le mani sudate guardando i cumuli di nuvole fuori dal finestrino del jet privato diretto ad L.A.; se pensava che giusto due settimane prima non vedeva l'ora di tornare al sole e alle spiagge americane col fratello, adesso gli veniva amaramente da ridere. Si era persino dimenticato che quel giorno avevano prestabilito una riunione con la casa discografica per discutere gli ultimi dettagli del nuovo cd e, non fosse stato per David che, da brava mammina gliel'aveva ricordato, lui a quell'ora era ancora spaparanzato sul divano a pensare ad Anthea e a quel regalo che le aveva comprato il giorno prima, consigliato da Tom.
A quest'ora la bionda doveva aver ricevuto il pacco e il suo nuovo numero di cellulare e, la voglia di accendere il telefono sperando in un suo messaggio regnava assoluto nella sua testa.
Si passò le mani sui pantaloni neri elasticizzati guardando Tom che, dopo una dose extra di valeriana e rilassanti omeopatici, dormiva beato con tanto di rivolo di bava su un angolo della bocca; era stato tentato più e più volte di tirargli una botta per svegliarlo e utilizzarlo per calmare l'ansia, per chiedergli se poteva chiamare Anthea e spezzare così la snervante attesa, ma il treccinaro era stato categorico: mai più piagnistei per la bionda, nessun comportamento da zerbino e soprattutto non osare svegliarlo su quello che lui chiamava "trabiccolo volante infernale".
Sospirò nuovamente massaggiandosi le tempie con gli indici e contando i minuti che lo dividevano dall'assolata città degli angeli e dall'accensione del suo cellulare.

 

***


Con il vestito ben piegato all'interno della scatola e la lettera nella tasca degli short, Anthea si avviò assieme a Theo verso l'accademia.
Non gli aveva detto niente perchè sapeva che il cugino le avrebbe sottratto il numero del moro chiamandolo al posto suo. Aveva deciso di non chiamarlo, magari ringraziarlo con un anonimo sms e dirgli che proprio non doleva farle un regalo di quel genere anche se le aveva completamente abbassato le difese.


-Mi spieghi che ti è arrivato per posta di così sconvolgente da non farti parlare a macchinetta come al solito?- Theo poggiò il mento sul palmo della mano tenendo i gomiti ancorati al banco da disegno, quella mattina avevano poche ore di progettazione scenografica teatrale e, di solito, Anthea in quelle ore dava il meglio di sè con i suoi attacchi logorroici mentre, adesso continuava a stare piegata sulla sua tavola con acquerelli alla mano e sguardo assente e nemmeno la domanda del biondino le fece alzare lo sguardo, stese una pennellata verde sull'ambientazione e sospirò -Niente Thè, devo finire il progetto e sono concentrata-
Theo la squadrò alzando un sopracciglio -Non ci casco...- La guardo scettico da cima a fondo finchè un angolino di carta bianco che spuntava dagli short della ragazza attirò la sua attenzione, quello aveva tutta l'aria di essere un angolo di una busta, forse la lettera che aveva ricevuto quella mattina. Scosse la testa tornando al suo progetto e pensando ad un modo per sfilargliela dalla tasca e leggerne il contenuto, la curiosità aveva iniziato a contorcergli lo stomaco, di sicuro quel pezzo di carta ci incastrava qualcosa con il suo mutismo e lui doveva scoprire assolutamente che cos'era.

-Bleah! I broccoli li odio...- Theo guardò storcendo le labbra il piatto davanti a sè. Lui e Anthea erano rimasti alla mensa universitaria per poi rimanere il pomeriggio nella biblioteca a studiare e, naturalmente, il cibo di quel posto non si avvicinava nemmeno lontanamente a pietanze commestibili.

Anthea addentò un pezzo di pane masticando svogliatamente -Theo, non ho voglia di fare la fila per prenderti altre cose, adesso ti mangi i broccoli!-
-Anthe, per favore- Il biondo ondeggiò il piatto sotto il naso della ragazza facendo una vocina petulante e lei, arresa, si alzò dalla sedia sbuffando e, proprio in quel momento , Theo agguantò la lettera dalla sua tasca facendo finta di farle il solletico, infilandosela subito nella tasca del gilet e sorridendogli -Grazie, Anthe...ah voglio le patate arrosto!-
-Si, fanculo Theo...- La bionda si avviò verso la fila, non si era nemmeno accorta della mossa del cugino visto che le stranezze per lui erano all'ordine del giorno.

Appena Theo lesse la lettera la sua bocca si aprì in una "O" adorante, quel ragazzo era di una tenerezza clamorosa, come faceva sua cugina ad essere così cieca e stupida? Scosse la testa segnando il numero del moro sul suo Iphone e appena la ragazza tornò al tavolo con il suo piatto di patate arrosto lui le mandò un bacio posando poi il telefono all'orecchio -Prima mi ha chiamato Miriam ma non ho fatto in tempo a rispondere...oh ecco, suona...parlaci tu, mh?-
Le posizionò il telefono all'orecchio e Anthea alzò un sopracciglio perchè era strano che suo sorella, in orario scolastico, chiamasse il cugino. Aspetto di sentire dall'altra parte del cellulare una risposta ma quando una voce maschile, che lei conosceva molto bene, esordi con un "Hello" si bloccò sbiancando completamente e guardando il cugino completamente nel panico.
-Pronto...ma chi è?- Il ragazzo parlò in tedesco e la sua voce risulta assai confusa.
La bionda si portò una mano sulla tasca dei pantaloncini e, appena sentì ce la busta era scomparsa, si passò un dito sulla gola guardando il cugino con sguardo assassino. Il biondo rise iniziando a mangiare lentamente e gustandosi la ragazza impacciata con il telefono appiccicato alla guancia.
-Allora? Chi è?- La voce si fece insistente e preoccupata, Anthea prese un bel respiro e aprì la bocca -Sono Anthea...-
Dall'altra parte della cornetta ci fu un secondo di silenzio e poi una leggera risata, di quelle che lei adorava, le pervase il timpano -Dio, An, mi hai fatto prendere un colpo...ma che numero è? Non è il tuo-
-Ehm no, sono con il cellulare di mio cugino, come va? Sei già a L.A.?-
-Eh si, da qualche ora e...dovresti vedere che sole, An!- Il moro le rispose in modo dolce entusiasta come un bambino con la voglia di aggiungere uno smielato "vorrei che tu fossi qua con me " ma si morse la lingua perchè suo fratello vigilava attentamente su di lui e pesava ogni parola che usciva dalla sua bocca.

-Wow- Antea sorrise per l'entusiasmo del ragazzo -Buon per te...comunque si, grazie per il vestito, è meraviglioso e non dovevi- Si passò una mano fra i capelli alzandosi e allontanandosi dal tavolo mentre Theo la seguiva con gli occhi sbuffando -Il telefono è mio, stronza, voglio sentire!- La bionda gli fece la linguaccia uscendo dalla mensa e sedendosi sulla scalinata della facoltà.


Camminò avanti e indietro, si fumò almeno tre sigarette e rise parlando con il moro al telefono, non aveva mai passato così tanto tempo a parlare al cellulare con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno si trovava pure in un altro continente ma le ore erano passate velocemente, facendola dimenticare persino che quel pomeriggio doveva studiare con suo cugino che, allo scadere della terza ora di telefonata, si era stanziato davanti a lei battendo un piede e guardandola fra il malizioso e l'irritato -So che fare sesso telefonico deve essere davvero arrapante ma l'Iphone è mio!-
Bill iniziò a ridere sentendo le parole del cugino di Anthea e la salutò promettendole di chiamarla la sera stessa per raccontarle della riunione.
La bionda staccò la chiamata e porse il telefono al cugino -Ecco, tieni-
Theo si riappropriò del suo Iphone riponendolo in tasca -E meno male che non sei cotta, cazzo Anthe...sei messa male e se appena torna non gli salti addosso sarò costretto a ributtarti io fra le sue braccia eh- Le fece l'occhiolino guadagnandosi uno schiaffo in testa dalla bionda -Cretino!-
-Cotta!- Lui annuì solenne -Cotta, fregata, innamorata, pesce lesso, rimbambita...capito il concetto?-

***


Bill spense il telefono sorridendo soddisfatto al fratello -Visto? Mi ha chiamato lei!-
-Veramente ero io quello ch diceva che sarebbe stata lei a chiamarti- Il treccinaro scosse la testa divertito mentre Bil si alzava in piedi sgranchendosi le lunghe gambe.
-Non è vero! Comunque sono ancora cotto dal fuso orario e ho fame...cucino io!- Si avviò solenne verso la cucina infilandosi il cellulare nella tasca dei jeans.
-Tomi, e se provo a mettere lo zucchero invece del sale negli spaghetti?- La sua voce flautata raggiunse Tom in salotto che, appena si rese conto di ciò che il gemello voleva fare, sgranò gli occhi correndo in cucina -Ehm Bill, ordiniamo le pizze?-
Okey essere felici per lui ma farsi avvelenare proprio no.

...



Note finali: Finalmente eccoci qua, scusate ma questo, come avrete capito, è un capitoletto di transizione in cui però succedono diverse cosette, quindi spero abbiate apprezzato comunque ^^
Ah...che dire, il 30 giugno ho fatto gli orali e mi sono divertita un sacco, mi è proprio piaciuto stare davanti alla commissione e spiegare la mia tesina, per la prima volta ho visto dei professori davvero interessati al tuo pensiero, meraviglioso!
Adesso si attendono i cartelloni con le dita incrociate e si scrive tantissimo per ammazzare il tempo perchè adesso sono ufficialmente in v a c a n z a! ^^
Al prossimo capitolo, lasciate un commento se potete
Bye

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Capitolo 16
*** I get down, down, down to get up on You ***


Capitolo 16: I get down, down, down to get up on You

Passarono tre giorni esatti e Anthea fu invasa da foto dei gemelli Kaulitz a L.A.
Sapeva benissimo come era esteticamente Bill ma quelle foto non l'aiutavano a pensare razionalmente e a fare chiarezza nel suo cervello che adesso era avvolto dal caos e, dulcis in fundo, sua sorella, ancora all'oscuro del rapporto fra il cantante e la bionda, sventolava davanti a lei maxi foto zoommate delle parti basse del moro, primi piani allucinanti e foto di quel nuovo cerchietto dorato al labbro.
Non riusciva a capire da quando la sua testa e i suoi ormoni avevano iniziato a non obbedire più ai suoi richiami e, più passavano i giorni più non riusciva a fare a meno di pensare a come era riuscita a dirgli di diventare amici, fatto sta che adesso, ogni volta che lui la chiamava si ritrovava stordita per qualche secondo a balbettare come una scema dando la colpa delle sue balbuzie alla linea telefonica, tanto Bill ogni volta ci cascava come un pesce lesso.

-Ma non lo so...è colpa di Miriam, tutta colpa sua e di quelle stupide foto!..- Anthea sbottò di punto in bianco guardando il cugino che alzò un sopracciglio guardandola interrogativo.
-Lui lo fa apposta! Ha un modo di fare che...è così..dio, so solo che quando lo vedo con quei pantaloni attillati  e quelle ciglia lunghe vorrei saltargli addosso violentemente ecco, lo volevi sapere e adesso lo sai-
Anthea sospirò per poi poggiare la testa sul tronco dell'albero dietro di sè -Dio, mi sento così lesbica in questo momento-
Theo la guardò in modo confuso per poi scoppiare a ridere -Cretina che sei...comunque non ho mai visto un uomo essere così virile sopra ad un paio di tacchi...trasuda sesso!- Il ragazzo pronunciò sognante quella frase facendo un tiro dalla sua sigaretta.
-Theo!-
La bionda sbuffò fuori dalle labbra la propria sigaretta per poi tirargli una botta sulla spalla.
-Ahio!- Si massaggiò la parte colpita per poi sogghignare maligno -Chiediti invece come fa uno così a trovare interessante uno scaricatore di porti come te, sei troppo rude per essere una donna!-
Anthea fece per assestargli un altro pugno ma bloccò la mano a mezz'aria imbronciata -Non sono uno scaricatore di porti!-
Spense la sigaretta pucciandola nella terra del prato pensierosa -E poi non gli piaccio più ormai Thè...ho fatto una stronzata e poi guardami e guarda lui...lui è così...- Sollevò gli occhi al cielo trasognata per poi guardare il cugino -...ecco lui è così...così!-
-Ah! Come siete complessate voi donne, ma non vi annoiate mai di tutte queste pare mentali?- Theo si spalmò una mano sulla fronte scuotendo teatralmente la testa -Poi, per come la vedo io, e si sa che io ho sempre ragione, quello ti salterebbe addosso anche se ti presentassi davanti a lui ricoperta di letame...ma l'hai visto come ti guarda?-
-Come mi guarda?- Anthea si sciolse in un sorriso ebete.
-Beh...fa una faccia troppo da pesce lesso e qualsiasi cosa gli dici fa lo stesso sorriso che stai facendo te in questo momento-
-Fanculo Theo...- Anthea rise per poi sbuffare -Il fatto è che non so come fare..adesso siamo amici e sembra che a lui questa cosa vada bene anzi, ieri al telefono mi ha detto che gli serviva una amica come me...sono fottuta! Ha capito che non gli piaccio e fanculo alle mie idee stupide sull'amicizia, che palle!-
-Anthe ci devi parlare appena torna o come minimo devi sbatterlo contro un muro e ficcargli la lingua in bocca prima che qualcun'altro lo faccia al posto tuo-
-E poi sarei io la scaricatrice di porti- La bionda alzò divertita un sopracciglio guardando il cugino.
-Dettagli! L'importante è che tu ti muova perchè se lui trovasse una ragazza penso che non ti perdoneresti mai di non avergli detto la verità-
-Mh-
 

***


"Finalmente in patria!
Mi mancava la fredda aria tedesca...comunque stasera cena alle otto a  casa Kaulitz...voglio presentarti una persona quindi renditi presentabile, aliena!"

Anthea, davanti al cancelletto della casa dei gemelli, rilesse il messaggio che le aveva inviato Bill per la milionesima volta; si era fatta una doccia veloce e vestita ancora più velocemente, aveva una strana agitazione alla bocca dello stomaco, come un terribile presentimento.
Allungò la minigonna del suo vestito che si era leggermente alzato e, dopo aver riposto il telefono nella borsa, tirò un respiro profondo suonando il campanello.
Dopo due minuti il cancello emise un rumorino metallico aprendosi davanti a lei e, alla porta di casa fece capolino Tom sorridendole e invitandola ad entrare.
-Ehilà bel culetto, sei di una puntualità disarmante!- Tom la squadrò sorridendo sornione -E ti sei pure messa in tiro-
Anthea gonfiò le guance sbuffando -Zitto bradipo, dov'è tuo fratello piuttosto?-
-Il tuo amichetto del cuore è in camera con Nat- Tom indicò con la testa le scale ciondolando poi verso la cucina.
-Nat?- Anthea guardò interrogativa il treccinaro ma, non ricevendo risposta, decise di salire le scale e scoprire da sola a chi si stava riferendo.
Ad ogni gradino sentì la sua ansia crescere...e se avesse ragione Theo? Se fosse già troppo tardi, se lui si fosse trovato una fantomatica Nat che non si fa paranoie?
Anthea scosse la testa massaggiandosi poi le tempie con le dita, ma cosa le stava succedendo?
Si avvicinò alla porta della camera del cantante e, dopo aver bussato leggermente senza ricevere alcuna risposta, decise di entrare nella stanza.

La risata contagiosa del moro attirò lo sguardo di Anthea che rimase letteralmente pietrificata alla scena alla quale si era ritrovata ad assistere: Bill a dorso nudo, seduto comodamente su una poltrona, rideva sornione mentre una ragazza bionda era in piedi davanti a lui, curvata sul suo viso.
Anthea rimase ferma immobile di fronte ai due che continuavano a ridacchiare incuranti della sua presenza sulla porta.
-Nat, se mi infili un'altra volta la matita nell'occhio giuro che potrei licenziarti in tronco!- Bill smanaccò ridacchiando, Anthea non potè vedere il suo volto perchè la bionda lo nascondeva completamente con la sua presenza.
Ma che diavolo stavano facendo?
-Se continui a divincolarti come un'anguilla non è colpa mia, Bill!- La bionda sconosciuta si puntò una mano su un fianco e, con naturalezza poggio il palmo dell'altra mano sulla guancia del moro che sbuffò rimanendo poi in silenzio.

Anthea trattenne il respiro, non sapeva cosa fare, era riuscita a capire che quella bionda lo stava truccando ma perchè? Non poteva farlo da solo? Lei lo doveva toccare così? Sembravano così naturali, così spontanei...forse era lei la persona che Bill le voleva far conoscere, forse era lei la ragazza di cui parlava Theo, la ragazza che non si sarebbe lasciato scappare una persona come lui...E sentì una morsa allo stomaco, una gigantesca mano di orco che le chiudeva l'esofago in un pugno d'acciaio.
Non potev andarsene, non voleva lasciarli soli, si girò verso la porta e battè le nocche rumorosamente sulla superficie lignea.
-An!- Bill spostò la testa scorgendo la figura della bionda sulla porta -Vieni qua- Smanaccò facendole cenno di avvicinarsi  -Lei è Natalie..Nat lei è Anthea!- Le sue labbra si allargarono in un enorme sorriso mentre il suo sguardo vagava sulle due bionde.
A quelle parole la ragazza che finora era rimasta girata di schiena si voltò sorridente verso Anthea -Piacere mio, Anthea..io sono la truccatrice di questa principessina- Allungò una mano verso di lei dopo aver poggiato la matita nera sul comodino e Anthea non potè fare a meno di sorriderle porgendole la mano e analizzandola da cima a fondo.
-Ehm...piacere Natalie-
Era bella, oggettivamente una bella ragazza, curata nei minimi particolari e, dove Anthea aveva delle vecchie Dott.Martens blu, Natalie indossava delle impeccabili Louboutin nere, Anthea aveva un semplice vestito bianco handmade, lei aveva un abitino a sbuffo firmato e...Anthea si sentì lentamente sprofondare.
-Mi sa che vi ho disturbati...- Fece per allontanarsi ma la truccatrice la fermò -No no, sono io che mi sono impuntata per truccarlo sai...deformazione professionale- Sorrise scrollando le spalle -Comunque abbiamo finito quindi vado io, voi state pure qua- Anthea non fece a tempo a risponderle che la ragazza, dopo aver fatto l'occhiolino a Bill, sgattaiolò fuori dalla stanza chiudendo la porta dietro di sè.
-Ehm...- La bionda si girò verso la porta dove pochi secondi prima era uscita la ragazza per poi guardare Bill -...è simpatica Natalie...-
-Si, io adoro Nat, è una persona meravigliosa, sai?- Bill si alzò dalla poltrona infilandosi una camicia bianca ed iniziando ad abbottonarla - Volevo fartela conoscere perchè si, è una persona molto importante per me-
Anthea deglutì cercando di sembrare il più indifferente possibile -Oh...ok, mi...mi piace, hai fatto bene a farmela conoscere- Un sorriso sforzato spuntò sulle sue labbra mentre il moro, ingenuo, annuì solennemente -Sono felice che ti piaccia-
-Già...- Anthea guardò il nuovo e splendente piercing del moro dal vivo per la prima volta  -Nuovo quello?- Indicò il labret vedendo Bill sorridere eccitato leccandoselo con la punta della lingua -Si! Lo so che adesso sembro ancora di più uno scolapasta ma l'idea mi è venuta a Los Angeles e Nat ha insistito così ecco qua il nuovo cerchietto, ti piace?- Continuò a passarci la lingua sopra e ad Anthea venne la voglia di urlargli di fermarsi perchè cavolo, lo faceva apposta forse di stuzzicarla a quel modo?E poi che storia era che quella Natalie era con lui persino a Los Angeles?
-Si, sai che a me piacciono i piercing...- Si voltò verso la porta a disagio -Andiamo a vedere cosa combinano? Non vorrai mica lasciare Natalie sola con Tom?-
Bill scosse la testa avvicinandosi alla porta senza capire in che senso la bionda intendesse quella frase -Si, andiamo che ho una certa fame-

***


La cena fu tranquilla, in un clima familiare e scherzoso e Natalie era matura, piena di passioni, arguta e perfino divertente e Anthea, pur trovandolo duro da ammettere, non riuscì ad odiare quella ragazza perchè era semplicemente perfetta.

-Bene, io propongo un brindisi!- Tom si alzò in piedi sorridendo con uno sguardo inebetito dato che quello era circa il decimo brindisi della serata.
-Tom, io stasera devo guidare!- Anthea guardò il ragazzo di traverso senza riempirsi il bicchiere ma Bill, prontamente si sporse verso di lei con la bottiglia del vino e glielo riempì fino all'orlo facendole l'occhiolino -Ormai è versato, non possiamo mica sprecare tutto quel vino, no?-
La bionda spalancò la bocca guardando poi Natalie -Ah no, non guardare me, io sono astemia cara, brindo ad acqua- Mosse il suo bicchiere pieno di acqua divertita.
-No ma anche io voglio l'acqua!- Anthea fulminò prima Bill, che si era riempito ben due bicchieri, poi Tom che ancora in piedi aspettava di poter alzare il calice -Bel culetto, taci e bevi il vino!-
-Ehi!- Bill e la bionda risposero all'unisono alle parole di Tom che sogghignò -Suvvia Bill, la chiamo bel culetto per abitudine ormai, lo sai che lei è tutta tua-
Anthea spalancò gli occhi e Bill gonfiò le guance sperando di non essere diventato viola -Forza, fa questo cavolo di brindisi e basta!-
-Ok, ok- Il treccinaro alzò nuovamente il calice fissando Anthea e sorridendo maliziosamente -Mh...un bel brindisi all'amicizia!-
Bill cercò di bloccare le sue proteste trangugiando prima uno poi il secondo bicchiere, odiava quando Tom iniziava a fare stupide battutine e allusioni, se solo avesse avuto per le mani un'oggetto contundente glielo avrebbe lanciato volentieri.
Anthea, dal canto suo, non riuscì nemmeno a coglierla pienamente l'allusione del gemello maggiore e, dopo aver sospirato, scrollò le spalle bevendo un goccio di vino.
-Eh no, quello lo bevi tutto!- Tom le indicò il bicchiere ancora pieno sorridendo -Dai, cosa vuoi che sia un po' di vino!-
Anthea scosse il capo ma dopo che il treccinaro iniziò a petularla di prosciugarlo, bevve sconfitta fino all'ultimo sorso sentendo l'alcol bruciarle la gola ed annebbiarle la mente.

Tutto il dopo cena trascorse fra brindisi e bevute varie, Bill decise di stravaccarsi sul divano puntando lo sguardo fisso sulla bionda scordandosi alcune volte, persino di sbattere gli occhi, Natalie, seduta composta su una poltrona, parlava con un Anthea, decisamente allegra, seduta a gambe incrociate sul tappeto della sala e perfino Tom che reggeva abbastanza bene l'alcol era in fase risata ingiustificata e mente leggera mentre si abbandonava in strani monologhi solitari.

-Ragazzi, io adesso devo proprio scappare- Natalie si alzò dal divano lisciandosi le pieghe del vestito - Anthea è stato un vero piacere, mi dispiace doverti lasciare sola con questi due pazzi...- Le sorrise guadagnandosi le occhiate risentite dei due gemelli.
-Tranquilla, non mi sbranerranno- Anthea sorrise di rimando mentre Tom tossiva e bisbigliava sottovoce un "non ci contare" che gli fece guadagnare un cazzotto alla spalla da parte di Bill.
Natalie scosse la testa avvicinandosi alla porta di casa, rivolgendo poi uno sguardo apprensivo ai gemelli -Mi raccomando!-
-Si, Nat, Notte!- I due rispose biascicando all'unisono e la truccatrice chiuse la porta dietro di sè.
Appena Natalie fu scomparsa dalla loro vista Tom abbassò lo sguardo sulla bionda ancora seduta comodamente a terra -Non ti sbraniamo hai detto?-
Anthea indugiò per poi scuotere la testa -Ehm...no, penso di...no- Appena terminò la sua frase i due gemelli si guardarono negli occhi annuendo per poi saltare giù da divano armati di cuscini, con un urlo degno del migliore Spartano.
-Oddio- La bionda non fece a tempo a spostarsi che Bill la placcò sotto di sè mentre Tom la riempiva di cuscinate ridendo.
 Anthea si contorse fra le braccia del moro ridendo -A voi l'alcol vi fa male!- Alzò lo sguardo sul cantante e, dopo essersi avvicinata al suo volto, gli morse una guancia cogliendolo di sorpresa e riuscendo a scappare dalle sue grinfie.
Corse ridendo verso le scale e, aggrappandosi come un koala al reggipetto, per non finire rovinosamente a terra, le salì velocemente inseguita dai due gemelli.
Troppo alcol, decisamente troppo alcol in corpo. Si maledì mentalmente per il vino e lo spumante bevuti prima, durante e dopo la cena e, arrivata in cima alle scale, guardò le porte delle stanze e, senza pensarci due secondi, si infilò dentro una di queste bloccando poi la porta con la schiena.
-An, apri la porta su- Bill bussò delicatamente cercando di addolcire il tono della voce.
-No che non la apro!-
-Nana, se tu non apri la apriamo noi con la forza, siamo due uomini sai?- Tom si accostò alla superficie lignea con le labbra poggiando una mano sulla maniglia.
-Davvero? Guarda quante cose che scopro stasera...siete pure due uomini voi!- Anthea si lasciò scappare una risata e in quel momento la porta si socchiuse mentre Bill entrava malamente dentro la stanza, richudendo poi la porta dietro di sè e fissando malizioso la ragazza -Vuoi averne una prova, forse?- Si posizionò davanti a lei, bloccandola con la schiena contro la porta.
-Bill, hai bisogno di un cuscino in più?- Tom, ancora fuori dalla stanza forzò la maniglia ma il moro richiuse la porta con uno scatto, finendo ancora più addosso alla bionda -No, Tom, adesso me la vedo io con l'aliena- Guardò Anthea alzando un sopracciglio -Notte Tomi!-
-Notte Bì, fatti onore!- Il treccinaro barcollò soddisfatto verso le scale, deciso a spaparanzarsi sul divano.

-Allora..- Bill guardò la bionda senza mai abbandonare il suo sguardo malizioso -..vuoi averne una prova, An?- Si avvicinò al suo volto poggiando la punta del naso sulla sua guancia e respirando sulla sua pelle -Profumi di buono, An-
Anthea era completamente paralizzata e stordita dal suono della sua voce, dal ritmo del suo respiro sulla sua pelle e dal suo profumo dolce e maschile allo stesso tempo...come faceva adesso a sottrarsi?
-Bill, forse è meglio se io torno a casa...-
-Non puoi, hai bevuto troppo- Il moro la guardo vittorioso, sorridendo con orgoglio e Anthea sospirò perchè avev ragione lui, non sarebbe nemmeno riuscita ad accenderla la macchina in quello stato ma non voleva che fra loro succedesse tutto così, tutto per colpa dei bicchieri di vino di troppo.
-Appunto...abbiamo bevuto, tu...tu non vuoi davvero comportarti così, è l'alcol...-
Bill alzò un sopracciglio  -Io voglio comportarmi così-  Si riavvicino al suo volto passando le labbra sulla sua fronte, sulle sue guance lisce e morbide.
-Bill ma...Natalie?-
-Natalie?-  Il moro alzò lo sguardo osservandola interrogativo -Nat è andata via...che c'entra?-
La bionda lo guardò stupefatta, Natalie era andata via e lui si dava alla pazza gioia con un'altra?
-Lascia stare...- Lo allontanò dal suo corpo -Piuttosto, io stasera non posso davvero prendere la macchina, non è che ti torna male se dormo sul divano? Non vi do noia e domani mattina ho lezione quindi uscirò da qui prestissimo e in modo silenzioso-
Bill la guardò confuso e nuovamente ferito: cosa doveva fare per farla cedere e per farle capire che lui impazziva completamente?
Annuì grattandosi il collo per poi andarsi a sedere sun uno sgabello davanti allo specchio e osservare il suo volto.
Avevi gli occhi lucidissimi, per la sbornia, e la matita era sfumata sulle sue occhiaie dandogli un effetto da zombie vivente, doveva decisamente struccarsi.
-Aaan- Bill soffiò in un lamento il nomignolo della bionda mentre davanti allo specchio, con aria assonnata, cercava di beccare gli occhi con i dischetti di cotone per togliere tutta la matita sbavata.
La bionda sospirò frapponendosi tra il ragazzo e lo specchio -Ti aiuto io,mh?- Gli rubò dalle mani il dischetto imbevuto di struccante e, appena Bill fece scivolare le palpebre esauste sui suoi occhi, Anthea, con dei lievi movimenti circolari, iniziò a togliergli il make up perdendosi ad accarezzare quei lineamenti che, forse per la dose di alcol che le circolava nel sangue, sembravano ancora più irresistibili del solito.
-Non sarò brava come Nat..- Anthea storse il naso -Però ti ho struccato!-
Bill riaprì lentamente gli occhi confuso -Che c'entra ancora Nat?-
-Mh?..niente solo che si...è una ragazza ok, se...se a lei piaci sono felice per voi si...-
-Nat? Pensi che fra me e lei...?- Bill ridacchiò -Oddio An, sei proprio fuori strada...-
La bionda scrollò le spalle -Sono sicura di quello che dico, tu...tu sei bello e lei è...è perfetta e- Si bloccò a guardarlo mentre la testa sembrava girare come una giostra.
-Nat è perfetta, una donna fantastica ma non è lei quella perfetta per me, An-  Bill alzò lo sguardo intercettando gli occhi azzurri della bionda che gli sorrise scuotendo la testa.
- Bill sei stupido ma sei davvero bello-
Si appoggiò al muro con la schiena, cercando di bloccare i movimenti ipnotici della stanza mentre il viso del moro rimaneva lì, fermo, immobile, struccato e perfetto da far male. Non le interessava niente se lui adesso voleva quella Natalie o qualsiasi altra ragazza, in quel momento vedeva solo e soltanto Bill.
Il moro sorrise amaramente, se solo non avesse bevuto così tanto forse lei sarebbe riuscita a capire quella plateale allusione, forse lui sarebbe riuscito a spiegarle meglio che era lei la ragazza perfetta, ma adesso nella sua mente risuonava solo la voce di Anthea e come il suo nome, pronunciato da quelle labbra apparisse perfetto.
Voleva sentirlo ancora, vedere ancora le sue labbra schiudersi e la sua lingua schioccare sul palato pronunciando le due "l" finali.
-Ripetilo-
-Cosa? Che sei bello?- Anthea rise -Certo che sei proprio un narcisista egocentrico eh?-
-No, scema...- Le sorrise avvicinandosi e fermandosi a pochi centimetri dal suo viso -..Il mio nome, non lo pronunci quasi mai il mio nome ed è bello sentirlo-
Anthe si staccò dal muro, quel vorticare della stanza adesso le piaceva, vedeva Bill muoversi e dondolare davanti ai suoi occhi, vedeva Bill e questo poteva bastare a farle piacere anche tutto ciò che c'era intorno.
Si morse le labbra sorridendo come una bambina e poi si avvicinò all'orecchio del moro -Bill- Sussurrò il suo nome per poi baciargli il lobo dell'orecchio.
Adorava sentirsi così bella, leggera e coraggiosa grazie all'alcol e sentiva che poteva azzardare, poteva spingersi dove la sua razionalità aveva paura anche solo ad affacciarsi.
-Bill- Gli baciò una tempia mentre il moro chiuse gli occhi facendo quasi le fusa nel sentire la voce di Anthea pronunciare il suo nome.
-Bill- Le sue parole morirono sulla bocca del ragazzo che le rubò un bacio posizionando le mani sui suoi fianchi e avanzando verso il letto.
La bionda, sentendo il materasso a contatto con i suoi polpacci, piegò le gambe sdraiandosi sul liscio copriletto e portandosi il ragazzo su di sè senza staccarsi dalle sue labbra.
Un bacio scandito da sospiri e da leggeri sorrisi alcolici, le loro lingue che si incontravano di nuovo, strusciandosi una contro l'altra, una affamata dell'altra.
E ancora sospiri, sorrisi e baci a fior di labbra mentre il cuore di Bill schizzava fuori dal petto e le farfalle di Anthea provocavano  assurdi spostamenti d'aria con il loro svolazzare frenetico nello stomaco.
Dopo qualche minuti le loro labbra si divisero con uno schiocco umido; Anthea sorrise socchiudendo gli occhi e il moro dopo aver sospirato pesantemente la guardò negli occhi.
-An tu...tu sei perfetta...io...-Bill rotolò al suo fianco continuando a guardarla, tutto l'alcol del mondo non sarebbe mai riuscito ad aiutarlo in quella situazione, ne era più che sicuro.
-Che vuoi dirmi, Bì? Io ho sonno...- La bionda sbadigliò poggiandosi una mano sulla bocca e chiudendosi in posizione fetale
-No, aspetta...io penso che...no, sono sicuro che...insomma, si io...io...io...io ti- Bill mosse una mano sperando che essa potesse aiutarlo a far uscire quel semplice verbo composto da tre ancor più semplici parole.
-Ssssh, pulce...ho sonno...domani, me lo dici domani- Anthea bloccò le parole di Bill mettendo un indice sulle sue labbra e mugolando quella risposta mentre l'alcol la stava già cullando inesorabilmente fra le braccia di Morfeo.
Bill sospirò per poi perdersi ad osservare il volto addormentato e rilassato della ragazza, sorrise e le baciò la fronte accoccolandosi a lei e stringendola in un abbraccio -Ti amo, stupida aliena-


Note: Buondì! Stamani non sapevo cosa fare e così, colta da uno spirito di bontà inaudita, ho deciso di finire il capitolo e postare ^ ^
Come vi avevo detto tante volte, la situazione si sta piano piano sconvolgendo e a piccoli piccoli passi chissà se i due riusciranno finalmente a parlarsi e a capirsi...e adesso c'è solo da vedere cosa succederà la mattina dopo fra la bionda e la rockstar!
Bien, spero vi sia piaciuto almeno quanto mi sono divertita io a scriverlo, lasciate un commentino, recensioncina, appunto o quant'altro per farmi sapere che ne pensate
A presto
Ofelia

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Capitolo 17
*** Sweet dreams ***


Capitolo 17:Sweet dreams

Bill aprì lentamente gli occhi, svegliato da carezze audaci, troppo audaci, sul suo ventre.
Abbassò lo sguardo assonnato e si trattenne dall'avere un infarto quando vide gli occhi blu di Anthea fissarlo maliziosi e le sue mani affusolate a carezzargli il torace nudo.
-An...ma cosa...?-
La guardò stupefatto e meravigliato da quel comportamento che nemmeno nei suoi sogni più fantasiosi, e pensare che soprattutto a L.A. ne aveva fatti molti con lei come protagonista, aveva immaginato un risveglio simile.
Le sorrise avvicinando il viso alle labbra morbide di lei e unendole con le sue in un leggero bacio.
Il suo stomaco si aggrovigliò e un formicolio all'inguine lo fece sussultare e dischiudere le labbra accarezzando il palato della bionda con la lingua e infuocando quel bacio inizialmente casto.
Lei non gli aveva ancora rivolto parola ma sembrava che i due non avessero bisogno di utilizzare le corde vocali per comprendersi, erano straordinariamente collegati e quel bacio stava stordendo la mente del moro che, preso dalla foga, iniziò a strusciare il proprio bacino sulla coscia della ragazza, cercando di alleviare quel pulsante dolore in mezzo alle gambe.
Dio, quanto la voleva, con ogni fibra del suo essere voleva Anthea, ogni parte del suo corpo sembrava volere la sua pelle lattata, le sue labbra morbide e quegli occhioni color del mare, così profondi da metterti quasi in soggezione.

La gamba liscia e nuda della ragazza iniziò a strusciarsi languida sul suo bacino e Bill si sentì andare completamente a fuoco, trattenne un gemito mordendosi le labbra mentre le carezze della bionda si facevano più spinte e le sue mani iniziavano a discendere sul suo corpo, saggiando ogni centimetro di pelle nuda e accaldata.
Quando il palmo di Anthea andò a poggiarsi sulla sua erezione, ancora racchiusa dai boxer, Bill spalancò gli occhi boccheggiando -An...- Le afferrò i fianchi stringendoli possessivamente -An..io...- Si morse le labbra quando la mano di lei andò a fare più pressione e iniziò a muoversi avanti e indietro facendolo morire; erano anni che non si lasciava andare così con una ragazza e nessuna era riuscita a farlo sentire a quel modo, cercò affamato le sue labbra mordendole e accarezzandole contro le proprie e, quando la sua lingua andò a ridisegnare il contorno di quei petali rossi una musica di sottofondo li avvolse...
Ma da dove diavolo veniva la musica? Bill aggrottò la fronte e, quando vide il volto di Anthea sfocarsi e diventare un'ombra colorata, imprecò chiudendo gli occhi e sbattendo la testa contro il materasso.

Maledizione!
Bill aprì gli occhi di scatto rendendosi conto che i suoi sogni stavano diventando peggio di quelli di un adolescente arrappato.
-Cazzo...- Imprecò nuovamente a bassa voce, passandosi una mano sugli occhi e sbattendo il capo contro il materasso, peggiorando così il mal di testa post-sbornia e, quando sentì la svegli sul proprio comodino suonare voleva quasi piangere dalla disperazione...ecco da dove veniva la musica di sottofondo.
-Fanculo...- Fece per alzare un braccio e spegnerla  ma, appena allungò l'arto, spostando leggermente il corpo, sentì la propria erezione pulsare all'interno dei jeans...jeans?
Bill si toccò il cavallo dei pantaloni e c'era davvero qualcosa che non andava in quel risveglio perchè, il suo avambraccio sfiorò un qualcosa di morbido...capelli?
Sgranò gli occhi cercando di capire, nella penombra, dove diavolo fosse e soprattutto cosa stava succedendo.
Una chioma di capelli biondi e ondulati era poggiata sul suo ventre e, il volto addormentato della ragazza era rivolto proprio verso la sua erezione. Avvampò all'istante rendendosi conto che quel corpo raggomitolato contro il suo fianco era quello di Anthea e che i due, ancora completamente vestiti, erano sdraiati in orizzontale sul mastodontico letto del cantante; immagini della sera prima si affollarono nella sua mente, facendo pulsare ancora di più la sua testa dolorante.
Alcol, brindisi, cuscinate, la gelosia per Nathalie, il suo nome pronunciato dalle labbra morbide della bionda e i baci, il letto e quel "ti amo" sussurrato quando lei era già caduta fra le braccia di Morfeo.
Bill sorrise, sperando che anche la bionda ricordasse ogni dettaglio di quella assurda serata e le carezzò i capelli intrappolando un ricciolo fra le sue dita e attorcigliandolo attorno all'indice.
Quello si che era meglio di qualsiasi sogno erotico avesse mai fatto.

La sveglia smise di suonare e Bill emise un sospiro di sollievo, adesso doveva solo alzarsi e fare una doccia gelata per bloccare sul nascere la sua eccitazione mattutina. Prese delicatamente la testa di Anthea fra le mani e la poggiò accanto a se sul materasso, nascondendo poi con il palmo della mano il suo membro eccitato all'inverosimile.
Si alzò barcollando dal letto e arrivò nel bagno della sua camera appoggiandosi ad ogni cosa gli capitasse di fianco per non accendere la luce e svegliare così la bionda nel suo letto.

Chiuse la porta del bagno ed iniziò a spogliarsi pigramente sedendosi poi, in boxer, sul bordo della vasca e guardandosi allo specchio rivolgendo il suo sguardo contrariato verso il suo bacino, doveva fare subito una doccia fredda, gelata, per togliersi dalla mente gli occhi maliziosi di Anthea e le sue mani curate che, in modo audace, percorrevano il suo corpo.
Aprì il getto dell'acqua e dopo essersi tolto i boxer in modo delicato, si infilò sotto l'acqua fredda ballettando e incrociando le mani sul petto.

***


Uscì dal bagno con un asciugamano in vita e lo sguardo sollevato. Gli ci era voluta una buona mezz'ora per far scendere il soldatino sull'attenti e, al solo pensiero, iniziava a battere i denti per il freddo che aveva dovuto patire.
Aprì leggermente le finestre per far entrare qualche spiraglio di sole così da poter vedere un po' nell'oscurità della camera e si avviò verso la cassettiera per prendere i boxer puliti e un paio di pantaloni di una tuta, chiuse il cassetto cercando di fare meno rumore possibile e, nascondendosi dietro l'enorme specchio della camera, si spogliò dell'asciugamano e si vestì alla velocità della luce per paura di essere visto nudo dalla ragazza.
Si avvicino alla bionda stiracchiando le braccia e optando per sonnecchiare qualche altra oretta di fianco a lei che stava teneramente abbracciata al cuscino del moro, strusciando il naso sulla federa rossa. Bill sorrise intenerito e si accucciò verso il suo viso carezzandole una guancia con il dorso della mano. Era bella, quasi da far male, persino quando dormiva: le sue palpebre ogni tanto tremolavano e la sua bocca era dischiusa in una piccola "o"; si avvicinò ancora di più, attratto dal suo viso, e si inginocchiò di fronte a lei osservandola in ogni minimo particolare. Voleva baciarla, anche solo sfiorare la sua guancia con le labbra tanto stava dormendo, non se ne sarebbe mai accorta. Poggiò i gomiti sul materasso e avvicinò il viso poggiando le sue labbra sul collo di lei e stampandovi un leggero bacio strusciando la punta del naso sulla pelle calda e profumata della clavicola, non riusciva più a staccare il suo viso da lei, iniziò ad accarezzarla con le labbra e, appena la sentì mugolare qualcosa di imprecisato si scansò, saltando giù dal letto e fissandola, cercando invano di sembrare indifferente e disinvolto ma, per fortuna, dopo aver ciancicato chissà quale assurda parola, lei si rannicchiò ancora di più contro il cuscino in posizione fetale, bloccandolo con le ginocchia sotto il suo corpo.
Bill emise un sospiro di sollievo, nuovamente colto dalla voglia di svegliarla con un bacio sulle labbra ma si bloccò di colpo ricordandosi quanto erano ubriachi la sera prima e che forse a lei, da sobria e nel pieno delle facoltà mentali, non interessava per niente ricevere quelle attenzioni. Si morse un labbro muovendo nervoso il suo nuovo piercing e sentendolo tintinnare metallicamente contro quello sulla lingua, solitamente si dice "in vino veritas", perchè con lei doveva nascere l'eccezione? No, lei doveva per forza aver voluto quei baci.
Si soffermò ad osservarla incrociando le braccia sul petto nudo  e sentendosi completamente indeciso e impotente.
-Bì...- La bionda aprì le labbra soffiando quelle due lettere e poi sorridendo nel sonno; Bill, colto completamente alla sprovvista, si sentì avvampare e, curioso, si riavvicinò a lei inginocchiandosi ai piedi del letto e poggiando i gomiti sul materasso
-Dimmi An- Si sentì irrimediabilmente stupito per il suo tentativo di parlare con la ragazza addormentata ma, la biondina a quanto pare captò le sue parole e si strinse ancora di più al cuscino cantilenando sottovoce come una bambina -Sei bello, Bì-

Il moro sorrise come un ebete avvicinando l'indice al suo mento e carezzandolo leggermente, dio quanto voleva svegliarla e baciarla con tutte le sue forze, stringerla a sè e coccolarla come una principessa. Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte e il suo sguardo adorante scese lungo il suo viso, lungo il suo collo liscio, le sue clavicole sensualmente esposte e, cadde inesorabilmente sulla scollatura resa particolarmente ampia dalla sua postura che le aveva fatto spostare il vestito verso il basso rivelando buona parte dei suoi seni. Bill deglutì cercando di spostare lo sguardo altrove ma, appena notò una piccola parte del suo capezzolo che faceva capolino dal vestito, senza essere compresso e premuto in un reggiseno, sentì il suo membro irrigidirsi all'interno dei boxer.
-Eh no!-
Si guardò il rigonfiamento, già leggermente visibile dai larghi pantaloni della tuta, mugugnando disperato e, a quelle lamentele, la bionda aprì leggermente gli occhi stropicciandoseli pigra con il pugno della mano.
Le ci vollero due minuti buoni per capire dove si trovasse e perchè ma, appena identificò il moro davanti a lei si ricordò dei brindisi e dell'alcol della sera precedente e si alzò a sedere sbadigliando -Giorno principino- Si coprì la bocca ad un nuovo sbadiglio guardando il volto arrossato del moro che cercava in ogni modo di evadere il suo sguardo.
-Che...che hai?- Il suo sguardo scivolò sul corpo semiseduto del ragazzo e, appena notò il lieve rigonfiamento dei suoi pantaloni deglutì ricordandosi come un mantra la parola "amici" e poi, senza riuscire a trattenersi, sorrise divertita -Buongiorno anche a te- Sventolò una mano all'altezza del pacco del ragazzo per poi scoppiare a ridere -Morning glory, eh?- Si alzò in piedi sgranchendosi le braccia e le gambe.
Bill la fissava immobile con gli occhi sgranati e una mano pudica a coprire il suo rigonfiamento, come faceva ad essere così tranquilla mentre lui non riusciva nemmeno ad emettere un suono umano? Forse non si ricordava?
-Tranquillo comunque, non mi scandalizzo per così poco, è una cosa naturale di prima mattina no?- Anthea sorrise al ragazzo cercando di nascondergli il proprio imbarazzo.
Bill scosse la testa alzandosi in piedi e sistemandosi l'elastico della tuta, avrebbe dovuto fare un'altra doccia, accidenti a lui!
-Ehm...si...e...dormito...bene?- La guardo impacciato mentre lei si legava i capelli tranquilla per poi massaggiarsi le tempie -Si, ma non ricordo nulla...- Sollevò gli occhi pensierosa -Abbiamo cenato con Natalie...- A quel ricordo la bionda si intristì leggermente -Poi mi avete fatto bere troppo e mi volevate picchiare con i cuscini- Lanciò uno sguardo corrucciato a Bill per poi fare mente locale su cosa poteva essere successo dopo ma nella sua mente c'era il vuoto totale -E...che ci faccio in camera tua?-
Il cuore di Bill si appesantì all'istante -Ecco, eri stanca e ti sei appisolata sul divano però..si, il divano è scomodo e allora ti ho fatto dormire qua con me...- Il moro si grattò il collo imbarazzato e deluso, non poteva certo raccontarle così su due piedi quello che era successo, gli mancava completamente il coraggio.
La bionda annuì cercando di riportare alla mente quei ricordi -Ah, ok...grazie...- Gli sorrise per poi spostare di nuovo lo sguardo sul cavallo dei pantaloni del cantante -Ehm...- Ridacchiò avvicinandosi alla porta -Io vado a fare colazione, tu guarda di occuparti di...- Mosse la testa continuando a fissargli l'erezione -Hai capito insomma...- Aprì la porta sgattaiolando fuori dalla stanza del moro e poggiando la schiena contro la superficie lignea emettendo un lungo sospiro, cercando di cancellare dalla sua mente il corpo seminudo del cantante, il suo piercing al capezzolo, quelle frasi tatuate sul suo fianco e...scosse la testa arrossendo leggermente ricordando il rigonfiamento all'interno dei suoi pantaloni.
-Ragazzina, ragazzina arrapata- Si massaggio le tempie staccandosi dalla porta e scendendo le scale annusando un buono odore di caffè proveniente dalla cucina.

-Giorno T, dammi una tazza di caffè, ti prego- Anthea si sedette di fronte al treccinaro che, a quella richiesta, la guardò di traverso mentre con occhi assonnati continuava a girare un cucchiaino nella sua tazza di caffè latte -Che è tutta questa confidenza? Mio fratello stanotte ti ha proprio stravolto, eh?- Scosse la testa sogghignando malizioso per poi passarle la caffettiera -Non pensavo che il piccolo Bibi ci sapesse così fare da rincitrullire una donna di ghiaccio come te- Aggiunse quella frase con una punta di orgoglio quasi materno e Anthea lo guardò spalancando la bocca -Che cazzo dici Tom?-
-Beh...dico quello che penso e penso proprio che il mio fratellino si sia dato da fare- Si sfregò le mani e la bionda non capì se era scemo di suo oppure se iniziava a bere già di prima mattina.
-Tom, non so cosa tu voglia supporre ma io e Bill siamo amici, niente di più, quindi togliti quel sorrisetto da coglione dalla faccia- Anthea si alzò dallo sgabello per prendersi una tazza pulita e la scatola di biscotti in bella mostra sul bancone e, in quel momento, il sorriso del treccinaro si trasformò in un ghigno malizioso ed eccitato -Ma buongiorno anche a voi due!- Fissò lo sguardo sulla scollatura della bionda -La vostra padrona vi tiene sempre ben nascoste e stamani avevate bisogno di un po' d'aria eh?-
Anthea abbassò lo sguardo nel punto dove si era fissato Tom e si sentì avvampare quando vide la scollatura scesa a livelli vertiginosi. Poggiò immediatamente le mani sui suoi seni alzandosi il vestito -Porco!-
-Si lo so, ma nessuna fin'ora si è mai lamentata per questo- Rise abbassando il capo quando la mano della bionda si sollevò in aria per tirargli una botta e, continuando a ridere le fregò di mano la scatola di biscotti.
-Allora, bel culetto, adesso ti metti comoda comoda, seduta davanti a zio Tom e racconti la nottata di fuoco e...si, voglio ogni minimo dettaglio grazie- Si mise in bocca un biscotto  aspettando di sentire le meravigliose peripezie del fratello.
Anthea alzò un sopracciglio sedendosi, come le era stato ordinato dal ragazzo, e versandosi il caffè caldo nella tazza -Tu sei proprio sicuro di essere etero eh?-
Quella domanda fece aggrottare la fronte al treccinaro provocando le risate della bionda -Ok, ok scherzavo...è solo che quella frase è così da mio cugino e non mi aspettavo che sarebbe uscita da...aspè, com'è che ti chiamano?...Sexgott, vero?- Tom annuì orgoglioso di quel nomignolo -Vedo che stai iniziando a documentarti-
-No, diciamo che è mia sorella a farmi subire  queste stronzate- La bionda portò la tazza alle labbra bevendo un po' di caffè e Tom scosse la testa sorridendo -Tu in realtà ci adori però non vuoi ammetterlo e in più stai continuando ad evadere la mia domanda...-
-Tom, cosa non capisci della parola "amici"? Fra me e Bill non c'è niente, ci consociamo appena e no, non è successo nulla di più che una dormita, dovresti saperlo pure tu visto che ieri mi sono addormantata sul divano prima di andare in camera di Bill-
Anthea scosse le spalle ricordando le parole di Bill e provocando le risate divertite del fratello maggiore. -Addormentata sul divano? Bel culetto, non so se è stato mio fratello a raccontarti questa cosa ma è una stronzata- Tom sorrise furbo, la bionda non si ricordava niente e sicuramente Bill le aveva raccontato una bugia per non imbarazzarla quindi doveva essere successo per forza qualcosa di imbarazzante, se no perchè mentirle?
-Allora bionda, noi ti abbiamo rincorso, tu sei entrata in camera di Bill e lui è riuscito ad entrare spiaccicanddoti contro la porta...io non so altro, ma fino a qua mi sembra un inizio di serata molto promettente-
Anthea aggrottò la fronte rimanendo con la tazza a mezz'aria -Tom, ma che...?-
-Dico solo quello che ho visto- Tom con naturalezza scosse le spalle bevendo il suo caffè latte mentre, nella testa della bionda quelle parole avevano fatto patire assurdi flashback della serata precedente.

Natalie, Natalie e Bill, le risate e i brindisi, i bicchieri riempiti e prontamente svuotati, la chiacchierata con la truccatrice, Bill sul divano che continuava a fissarla e poi immagini dei due gemelli con i cuscini, rumori di risate e...
Il volto di Anthea si colorò di un leggero rosso mentre cercava di fingere indifferenza rovando a far coincidere con le sue labbra la tazza piena di caffè per nascondersi dallo sguardo indagatore del treccinaro.
-Ti è tornato in mente qualcosa forse?-
Tom gongolò mangiandosi un nuovo biscotto mentre la bionda scuoteva il capo, nascondendo le sue espressioni dietro l'enorme tazza; riecheggiavano nella sua testa le risate, il rumore di anfibi che salgono velocemente una rampa di scale, una porta sbattuta e ancora risate e Bill, gli occhi di Bill e...perchè solo adesso le tornavano in mente queste cose? Perchè quando Bill le aveva detto come era andata la serata aveva un buco nero e adesso, con le parole di Tom, tutto stava tornando velocemente a galla?
Scosse la testa, sicuramente le parole del pallone gonfiato di Tom l'avevano fatta lavorare di fantasia, non c'erano altre spiegazioni.

-Giorno Bibs!- Tom sorrise al fratello che, con passo strascicato e mano su un occhio, faceva il suo dormiente ingresso in cucina.
Anthea si irrigidì sul posto quando il ragazzo le passò di fianco sorridendole per poi prendersi il cartoccio del latte in frigo.
-Buongiorno Bill- Lo salutò nascondendo nuovamente il viso dietro la tazza e, al suono di quel nome nuove immagini, sfocate, confusionarie apparsero nella sua mente.
La sicurezza di chi ha troppo alcol in circolo, la voglia di azzardare, di assaggiare quelle labbra...

" -Ripetilo-
-Cosa? Che sei bello?-
-..Il mio nome, non lo pronunci quasi mai il mio nome ed è bello sentirlo - "


Anthea sbiancò totalmente sentendo la testa girare e il corpo in completa frenesia. Si toccò involontariamente le labbra poggiando la tazza sul bancone e rimanendo in totale mutismo...che cazzo era successo quella notte?

" -An tu...tu sei perfetta...io...-
-No, aspetta...io penso che...no, sono sicuro che...insomma, si io...io...io...io ti- "


-Bel culetto, stai bene?- La voce di Tom la risvegliò, sgranò gli occhi deglutendo mentre due paia di iridi identiche la guardavano, e, mentre quelle troppo familiari color cioccolato distoglievano subito lo sguardo dal suo in completo imbarazzo, quelle furbe del chitarrista continuavano a squadrarla piene di malizia.
Rimase in silenzio annuendo e sorridendo debolmente mentre sulle labbra del treccinaro si formava un sorriso sornione -Sembra che ha visto un fantasma, vero Bibs?- Tirò una leggera spallata al gemello accanto a lui che, in tutta risposta iniziò a giocherellare e far ticchettare le sue unghie sul manico della tazza.
-Ma che avete tutti e due stamani? Che sarà mai successo stanotte di così assurdo, me lo volete dire?- Tom, esasperato dalla sua stessa curiosità si alzò dallo sgabello prendendo il proprio pacchetto di sigarette poggiato sul bancone e, i due destinatari di quella domanda alzarono uno sguardo omicida su di lui iniziando a parlare in sincrono.
-Sta zitto, cretino- Il moro e la ragazza risposero all'unisono alla domanda provocatoria del ragazzo e, a quel riflesso, si guardarono sorridendo imbarazzati per poi tornare ognuno alla propria colazione. Tom sospirò agguantando la propria tazza e optando di andarsi a sbracare sul divano del salone per lasciare i due "cretini" da soli con le loro paranoie.

Appena il treccinaro uscì dalla stanza con una sigaretta fra le labbra e la mano sollevata in segno di saluto, il silenzio piombò nella cucina. Anthea continuava a bere il suo caffè, sperando che potesse durare in eterno per non affondare nell'imbarazzo appena i suoi occhi avrebbero intercettato quelli del cantante e Bill, dal canto suo, continuava a fissarla sorseggiando il suo caffè latte, sperando invece di poter ricevere anche solo un'occhiata dalla bionda.

-Ehm..- Il moro si passò una mano fra i capelli schiarendosi la voce e sorridendo nervoso, Anthea di sicuro si era ricordata qualcosa oppure il coglione di suo fratello, con decisamente poco tatto, le aveva raccontato qualcosa, distruggendo così la bugia che lui stesso aveva detto alla bionda per non creare situazioni imbarazzanti.
Voleva chiederle qualcosa, aveva la morbosa curiosità di capire che cosa lei si ricordasse o anche solo di sapere ch cosa provava, quel silenzio gli metteva ansia...forse lei se ne stava pentendo? Era davvero stato l'alcol di troppo a farla agire così?
Sospiro di nuovo poggiando la tazza sul bancone e torturandosi quel piercing al labbro nuovo di zecca.
 - Buono il caffè?-
Anthea alzò lo sguardo, sorpresa da quella domanda, intercettando gli occhi impauriti del cantante che, se solo avesse potuto si sarebbe preso a padellate in testa per la stupidità delle domande che uscivano dalla sua bocca.
La bionda gli sorrise annuendo e osservando l'enorme orologio a muro che troneggiava sopra i fornelli della cucina -Già e...io adesso dovrei..-
-Dovresti andare, vero?- Bill amareggiato concluse il discorso della ragazza che si alzò dallo sgabello riponendo la tazza nel lavello -Si...devo finire delle tavole per l'università e non posso proprio rimandare ma...si ecco, sono stata bene ieri sera...- Lasciò la frase in sospeso avvicinandosi al moro e schioccandogli un leggero bacio sulla guancia -Davvero, Bì, Nat è simpatica, la pizza era buonissima e..il resto della serata è stato mh...ok, si è stato ok-
Bill si posò una mano sulla guancia sorridendole e annuendo a quelle parole, avrebbe voluto saltellare sbattendo le mani per l'euforia perchè quell'ok uscito dalle labbra della bionda era sicuramente una risposta positiva a ciò che si ricordava, doveva per forza essere così. Certo, lui sperava di vederla con tanto di occhi a cuoricino e voglia di baciarlo nuovamente ma anche quello poteva essere un'inizio, no?

Appena Anthea uscì di casa in fretta e furia senza quasi salutare, come ormai era di norma per lei, Bill tirò un'urletto eccitato saltando giù dallo sgabello e correndo in sala dal fratello per saltargli letteralmente addosso.
-Ehy ehy, cos'è tutto questo entusiasmo, vi siete dati un bacino sulla guancia e stretti la mano?- Tom scompigliò i capelli del fratello sorridendo sarcastico e prendendolo in giro.
-Si! Mi ha dato un bacio sulla guancia, la mano no perchè...come faceva a darmi la mano, stupido!- Bill sorrise tirando una botta alla spalla del treccinaro che, a quella rivelazione, scosse la testa ridendo -Bibi, io ti prendevo in giro...ma...sul serio solo un bacio sulla guancia?-
Il moro annuì estasiato indicandosi il punto in cui le labbra della bionda si erano poggiate -Si, e ha detto che ieri sera è stato "ok" quindi vuol dire che le piaccio, no? Cioè per forza le piaccio...mi ha dato un bacio così tenero, Tomi!-
-Cristo, siete da ricovero tutti e due- Tom rise divertito -Cazzo, ti ritrovi con quella fra le mani e ti entusiasmi per uno stupido bacino?- Si sbattè una mano in fronte
-Io bah...ma le hai visto le tette, Bibs? Cioè capisco perchè ti sei improvvisato massaggiatore quella volta, sono anche meglio del culo quelle!- Tom socchiuse gli occhi sognante mentre Bill lo guardava indignato sbuffando. -Ma...Tomi!- Incrociò le braccia al petto -Tu non puoi guardarle le...quelle lì! Non puoi Tomi, lei è mia, l'ho vista prima io!-
Il treccinaro gli tirò una botta in testa accendendosi una sigaretta -Veramente quella l'ho adocchiata io per primo e sono stato così gentile da fartela conoscere quindi guardarle le tette mi pare il minimo, soprattutto se espone tutta la mercanzia come stamani...Ma come hai fatto a ritrovartela nel letto così senza alzare nemmeno una mano?-
Bill sbuffò buttando per due secondi un occhio sul cavallo dei suoi pantaloni, certo che avrebbe voluto fare qualcosa dato che anche lui, al contrario di quello che poteva pensare la gente, era un uomo a tutti gli effetti  ma non voleva, non poteva, lui era il tipo che si accontentava del bacio sulla guancia, di stringerle la mano e di abbracciarla e poi, c'era sempre quella piccola paura di fondo perchè per lui quella era una situazione inusuale, erano tanti anni che non si faceva toccare, e non solo in senso fisico, da una ragazza e, con la sua dolce mentalità infantile pensava, era convinto che non servisse possedere fisicamente una donna saltando tutte le tappe per averla e conquistarla.
-Tomiii- Piagnucolò dondolandosi sul divano -Ma io voglio fare le cose con calma, io..lei...lei...mi piace tanto-
-Bibs, io sono l'ultimo a cui chiedere consiglio per queste cose, lo sai...-
Tom sorrise provando anche un po' di invidia per quei sentimenti che lui non aveva ancora sperimentato sulla sua pelle; lui era il ragazzo guidato dal testosterone, quello sicuro con le donne, il don Giovanni e forse, quei geni di famiglia non erano stati distribuiti in modo molto equo tra i due gemelli.



Note:  Bien aggiornato!
Piaciuto il sogno di Bill? xD mi sono divertita come una scema a scriverlo, ma vabbeh...spero vi sia piaciuto il capitolo come mi sono divertita io a scriverlo e ringrazio le nuove lettrici che hanno anche recensito (KiaEwigkeit  e giulia483 thanks *___* ) e anche chi l'ha aggiunta alle seguite ;)
E bo,  spero commenterete perchè adoro leggere le vostre recensioni...
Alla prossima!
Ofelia

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Capitolo 18
*** Stalker e panna ***



"She is smiling like heaven's down on earth
Sun is shining so bright on her

She'll be right here in my arms
So in Love
She'll be right here in these arms
She can't let go..."


Capitolo 18: Stalker e panna

-Thetè, ci vuole un idea geniale, io devo per forza impressionare il professor  Strindberg, lo voglio con il mento penzoloni e gli occhi sgranati!- Anthea smanaccava entusiasta scendendo le scale della facoltà -Io pensavo agli Skittles, pareti fatte di Skittles colorati oppure sai quei palloncini gonfiabili meravigliosi che i pagliacci fanno diventare cani, occhiali..?-

Theo corrugò la fronte -si, ma...perchè gli Skittles e i palloncini? Scusami ma non riesco a capire il nesso io-
-Come no?-
Anthea saltò l'ultimo gradino della scalinata piazzandosi di fronte al biondo con sguardo saccente -Theo, è la scena finale, si parla di infanzia, di follia fanciullesca e gli Skittles sono la risposta, ovvio-
Il biondo scosse la testa ridendo alle idee della cugina che, a primo impatto sembravano da pazza sclerotica scappata da un manicomio ma che i professori adoravano facendo così sciogliere dall'invidia tutti gli altri studenti che all'inizio guardavano scettici le sue tavole; era una cascata di idee assurde e logorrea irrefrenabile appena assegnavano un nuovo progetto e lui ormai, col passare degli anni, aveva imparato ad arrendersi ed annuire divertito.
-Ok, ok...follia fanciullesca, Skittles, mordere le pareti...ho capito il nesso, forse- Si grattò una guancia mentre lei annuiva convinta e, il suo sguardo si puntò su un gioiellino di auto grigio metallizzata parcheggiata sotto l'ombra di un'albero, proprio a fine piazza.
-Quella è una macchina...io voglio un uomo con quella macchina!- Allungò un indice verso l'Audi r8 sognante -Ricco, giovane, bello e con una bella macchina...è chiedere troppo forse?- Congiunse le mani a mò di preghiera guardando verso il cielo azzurro e facendo scoppiare in una risata la cugina davanti a lui -Theo, sei uno schifoso materialista-
Il ragazzo fece svolazzare una mano storcendo le labbra -No, sei tu che sei troppo fra le nuvole e non capisci..-
La suoneria del cellulare di Anthea bloccò le parole del ragazzo e, la ragazza, dopo aver tirato fuori dalla tasca della salopette il telefono, sorrise mordendosi  un labbro per poi rispondere alla velocità della luce, facendo comparire sul volto di Theo un ghigno sornione.

-Ehi, ti disturbo?-
La voce imbarazzata di Bill risuonò nell'orecchio della bionda, era dal traumatico risveglio in casa Kaulitz che Anthea non sentiva la sua voce, si erano scambiati veloci messaggi in quei tre giorni  e gli angoli delle sue labbra, al suono di quella voce, si sollevarono vertiginosamente verso l'alto.
 -No, certo che no...sono uscita adesso dall'accademia- Raccolse un boccolo biondo, uscito da uno dei due cignon sulla sua nuca, ed iniziò ad attorcigliarlo attorno al suo indice -Come mai questa chiamata? Cosa fai di così noioso da dover cercare la mia compagnia?- Gli domandò sarcastica cercando di non puntare lo sguardo su suo cugino che la guardava divertito con un sopracciglio alzato facendo strane smorfie per quel suo comportamento così poco da "piccola regina dei ghiacci Anthea".
-Veramente non sto facendo niente di noioso...anzi..- Una risatina nervosa uscì dalle sue labbra -Sto guardando qualcosa di meraviglioso, oserei dire ultraterrestre-
Bill sorrise abbassando gli occhiali sulla punta del naso e guardando meglio la bionda dal finestrino dell'Audi di suo fratello, era assolutamente deliziosa con la sua salopette grigia e la cannottiera a righe bianche e celesti, gli chignon biondi che la rendevano così bambina e l'indice che arrotolava un boccolo lentamente mentre si mordeva le labbra, adorava osservarla quando lei non ne era consapevole, faceva quei piccoli gesti così spontanei  e assolutamente irresistibili.

-Kaulitz, se ti stai guardando allo specchio sei un caso clinico senza speranza-
Anthea rise andandosi a sedere su uno scalino e scansando il cugino, che aveva iniziato a farle il verso.
-Quanto sei cattiva... e io che cercavo di farti un complimento- Il moro si morse il labbro inferiore osservando la faccia stupida della bionda che, a quella risposta sbuffò iniziando a guardarsi intorno -Bill, sei uno stalker...dove ti sei nascosto questa volta?-
Il cantante iniziò a ridere divertito per la risposta e per il modo di alzare il collo della ragazza che adesso, senza più rigirarsi il boccolo biondo fra le dita, continuava a guardare a destra e a sinistra disorientata.
-Ok, sono nell'adorata macchina di mio fratello...-
Anthea chiuse la chiamata puntando subito lo sguardo su l'Audi che fino a pochi secondi prima aveva attirato l'attenzione del cugino che, a quell'azione, spalancò la bocca meravigliato -Anthe...quella macchina...quella macchina è della sexy pertica?-
Si alzò in piedi quasi involontariamente, avvicinandosi come una calamita a quel gioiello grigio -Dio, se non te lo fai tu me lo faccio io-
La bionda iniziò a ridere seguendo il cugino -Guarda che la macchina e di Tom, non è di Bill e non so quanto lui sia interessato alla tua mercanzia sinceramente-
-Ma perchè devono essere tutti etero?- Theo sbuffò fermandosi davanti allo sportello del guidatore affiancato da Anthea.

Il finestrino oscurato della macchina scivolò verso il basso  rivelando il volto sorridente del cantante, coperto da un paio di enormi occhiali scuri.
-'Giorno!- Sorrise alla bionda e al ragazzo accanto a lei alzando leggermente il braccio posato sul volante.
-Sei uno stalker, Bill!- Anthea sorrise di rimando appena sentì la risata del ragazzo -Sei peggio delle fan che ti porti appresso, sai? Mi fai quasi paura-
-Ma abbiamo mangiato pane e cattiveria stamani, o sbaglio?- Il moro scosse la testa continuando a sorridere per poi battere una mano sul volante e guardare Theo che, con un sorriso furbo, osservava la scenetta -Ehi, posso rubarti la cugina per pranzo?-
Il biondo ghignò malizioso annuendo -Certo che si- Diede un colpetto alla spalla della bionda, avvicinandola alla vettura -Te la regalo, è tutta tua-
-Ma oggi devo pensare a stordire Strindberg!- La bionda si voltò con uno sguardo asassino verso il cugino per poi ciondolare verso lo sportello del passeggero mentre Theo, fuori dalla macchina si allontanava facendo occhiolino, quel ragazzo l'avrebbe pagata, oh se gliel'avrebbe fatta pagare!
Gliel'aveva raccontata la serata, non aveva tralasciato nessun dettaglio, nemmeno il fatto che rivederlo le faceva paura, aveva paura di confrontarsi con quegli occhi e con quel sorriso dolce e contagioso e lui invece aveva preso quella confessione come un invito a spingerla fra le braccia del cantante, dannati legami di parentela!

-Bene- La bionda sospirò cercando di rilassarsi e allacciandosi la cintura.
-Bene- Bill sorrise per poi mettere in moto la macchina -Allora...hai fame?-
Anthea ci penso qualche secondo massaggiandosi il ventre -In realtà non molta-
-Oh, nemmeno di una colazione con muffins e waffels?- Il moro si voltò verso di lei, speranzoso di poter allungare l'incontro il più possibile e Anthea sorrise divertita -Ma quelli si mangiano a colazione!-
-E chi l'ha stabilito?- Bil le fece l'occhiolino tamburellando due dita sul volante -Se io volessi un caffè con panna o un cappuccino per pranzo potrebbero uccidermi?-
Anthea si ritrovò a scuotere la testa e ad alzare le mani in segno di resa -Ok allora, facciamo questo "cola-pranzo"-

***


Bill davanti al suo caffè con panna continuava a muovere lo sguardo nella piccola saletta del bar, tirando qualche morso al suo waffel ricoperto di zucchero a velo e sperando in una qualche illuminazione o di ricordare anche solo un quarto dei monologhi di prova che aveva fatto davanti allo specchio. Era stato tutta la mattina a provare smorfie, espressioni e il discorso da fare ma adesso era in completo black-out, come se qualcuno avesse premuto il tasto reset nella sua memoria. Tirò un nuovo morso al suo waffel stirando le labbra in un sorriso quando i suoi occhi incontrarono le iridi azzurrine della bionda.
-Hai subito un'amputazione di lingua quando eravamo in macchina?- Anthea gli sorrise togliendo il cucchiaino dalla propria tazza di cappuccino.
Bill, in tutta risposta, cacciò fuori la lingua facendo brillare la pallina metallica sotto la luce a neon del locale -No, è che volevo parlarti di una cosa e non sapevo da dove iniziare...-
-Ah..- Anthea si aggiustò una cioccia di capelli dietro l'orecchio mordendosi un labbro, sapeva su cosa avrebbe vertito il suo discorso ed era proprio quello che voleva evitare con tutta se stessa, alzò lo sguardo verso di lui -Ehm, guarda che qua dentro puoi toglierti gli occhiali da sole- Gli picchiettò l'indice sulla montatura degli occhiali  -Ci hanno riservato l'intera saletta e le tende sono chiuse quindi dovresti essere fuori pericolo, no?-
Scosse le spalle per poi afferrare un pezzo del suo muffin al limone masticandolo lentamente e godendosi la sua meravigliosa trovata per cambiare argomento.
Non voleva parlare di quello che era successo tre giorni prima, si sentiva in imbarazzo, impacciata come una di quelle ragazze in preda a cotte adolescenziali nelle commedie americane e, dire ad alta voce quello che provava, o che credeva di provare, rendeva il tutto più reale e palpabile e lei aveva proprio la paura di poter toccare quel sentimento che le chiudeva lo stomaco ogni volta che sentiva anche solo rammentare il frontman corvino.

-Scusa, è che sono abituato a portarli in pubblico, soprattutto quando sono struccato-
Bill sorrise imbarazzato riponendo gli occhiali all'interno della borsa e sfilandosi il cappello.
-Mi pare di averti già detto che stai bene struccato- Anthea pronunciò con naturalezza quella frase e bevve un sorso del suo cappuccino rendendosi poi conto che, se voleva rimandare IL discorso, quello era decisamente il modo sbagliato.
-Beh...l'hai detto in un contesto un po'...particolare- Le immagini del preludio dei loro baci e del loro riavvicinamento irruppero nella mente di Bill facendolo sciogliere in un sorriso beato, abbassò lo sguardo verso la sua tazza di panna immersa nel caffè e se la portò alle labbra.
-Io non mento mai, nemmeno in contesti...particolari-
Si, varcata la soglia di casa si sarebbe presa a sprangate, ma come faceva a non pensare prima di dare quelle risposte?
Guardò immediatamente il volto di Bill arrossire e le sue spalle muoversi scosse da leggeri colpi di tosse e sentì la voglia di sprofondare, di prendere un cucchiaino e scavarsi una buca per non uscirci più.
Bill diede un ultimo colpo di tosse poggiando la tazzina sul tavolo, aveva rischiato di versarsi l'intero contenuto sulla sua cannottiera bianca immacolata appena la bionda, con naturalezza, aveva pronunciato quella che, a suo orecchio, era una bella e buona dichiarazione che, pur avendo bevuto come una spugna, ciò che aveva fatto e detto quella sera era sincero e, seppur inconsciamente, voluto.
Stava per risponderle quando la risata di Anthea lo distrasse facendogli alzare un sopracciglio -Che c'è da ridere ora?-
La bionda puntò un indice su di lui continuando a sorridere divertita -Ti donano i baffi bianchi!-
Bill sollevò gli occhi al cielo per poi riguardare la bionda -Invece di prendermi in giro aiutami a toglierli!- Avvicinò un cucchiaino al suo viso, cercando di usarlo come uno specchio -Non ci vedo niente qua- 
Allungò le labbra verso di lei alzandosi leggermente dalla sedia e pregandola ancora -Dove sono questi portentosi baffi?-
Anthea scosse la testa alzandosi dalla sedia e mettendosi accanto a lui -Su, vieni qua che mammina ti ripulisce- Prese un salvietto dal tavolo prendendo poi il mento di Bill in una mano ed alzandogli il viso. il moro sorrise sistemandosi comodamente sulla sedia mentre la bionda gli teneva il viso alzato, non si contavano sulle dita i film che aveva visto in cui, grazie ad un piccolo imprevisto come quello, i protagonisti si trovavano coinvolti in un bacio romantico e mozzafiato e lui, pieno d'aspettativa, sperava di rientrare in quel clichè. Nella sua testa immaginava già la bionda avvicinarsi a lui , ammirare il suo viso e cadere in tentazione poggiando le labbra sulla sua pelle, ripulire con due leggeri baci la panna e dare il via a quel bacio che si era fatto attendere più del dovuto.
 
Contro ogni sua aspettativa però Anthea si avvicinò a lui senza esitare un secondo sui suoi lineamenti e, con due leggere passate col tovagliolino di carta, gli tolse la panna da sopra le labbra - Ecco fatto principino-
Bill la guardò sorridendo sarcastico e cercando di non far trasparire la sua delusione -Ma ti diverti tanto a prendermi in giro?-
-Oh, non immagini quanto- La bionda gli mostrò la lingua arricciando il naso in una smorfia e, quando fece per tornare a sedersi la mano grande e affusolata di Bill avvolse il suo polso in una leggera presa facendola voltare nuovamente verso di lui.
Il clichè della panna non aveva funzionato su di lei ma in Bill invece aveva provocato quel familiare sfarfallìo allo stomaco che, in una mossa inconscia e irrazionale, gli aveva fatto allungare il braccio facendo bloccare Anthea sul posto.
La bionda gli sorrise scostandosi, con la mano libera, una ciocca di capelli dal viso -Che c'è?-
Bill prese un lungo respiro e si alzò in piedi, spostando di poco la sedia e schiarendosi la voce -Io...voglio provarci An-
La bionda sentì le proprie guance iniziare a prendere una colorazione rosata di imbarazzo e annuì impercettibilmente incoraggiandolo a continuare il suo discorso.
-Le penso ancora le cose dell'altra sera, penso ancora che tu sia perfetta per me- Bill lasciò la presa sul polso della bionda facendo scivolare la propria mano in quella della ragazza che, colta di sorpresa per quelle parole inaspettate, incastrò le dita con quelle della mano del cantante che, sostenendo lo sguardo della bionda fece un piccolo passo verso di lei

Forse avvicinarsi, anche solo di un piccolo passo, non l'avrebbe fatta soffrire; forse fidarsi, lasciarsi andare in determinate situazioni era una cosa giusta; forse ascoltare per una volta l'istinto che la spingeva fra le braccia di Bill non sarebbe stato poi così sbagliato.

-Per favore, non ti allontanare da me-
Bill sorrise incoraggiante e poggiò una mano sul fianco di Anthea sentendola sussultare a quel tocco, strinse la presa sfiorando con i polpastrelli la stoffa di jeans della sua salopette e sfiorò la unta del suo naso con quella della bionda.
-Fidati di me-
Sussurrò quelle tre semplici paroline chiudendo gli occhi e annullando la distanza fra le loro labbra con un sospiro.
Le loro labbra si sfioravano, si accarezzavano per l'ennesima volta come se fosse la prima; ispirarono i loro profumi, respirandosi sulla pelle e muovendo le loro bocche trovando la combinazione prefetta, come due pezzi di puzzle che finalmente combaciano in modo perfetto.
Le loro labbra si schiusero dopo pochi istanti in un nuovo sospiro ed entrambe le mani del moro si poggiarono sui morbidi fianchi di Anthea avvicinandola al proprio corpo e insinuando la lingua nella sua bocca calda ed invitante.E finalmente respirava Anthea, tutto profumava di Anthea, un odore delizioso ed appagante, dolce al punto giusto e leggermente speziato, da far venire l'acquolina anche ad un santo.
Bill fece scivolare la propria lingua contro il palato della bionda andando ad incontrare quella della ragazza, intrecciandola con la propria in un nodo che non avrebbe mai voluto sciogliere.
-Bill..- Anthea si distanziò con un umido bacio dalle sue labbra sbattendo le ciglia e guardandolo con i suoi occhioni color mare e Bill sentì il suo cuore battere ancora di più, circondò la sua vita con le braccia, poggiando le mani sulla sua schiena e accarezzando il tessuto della sua maglietta con i polpastrelli -An...Fidati di me- Strofinò il naso contro il suo -Tu mi fai stare bene, mi fai sentire..normale-
A quelle parole la bionda si sciolse in un sorriso accarezzandogli i capelli e, senza rispondergli, riavvicinò le loro labbra facendole collidere in un nuovo bacio.
Ad ogni carezza si sentiva sprofondare fra le sue braccia, ad ogni respiro si sentiva fregata fino al collo e, ad ogni bacio, le piccole farfalle trovavano un varco, liberandosi e svolazzando nel suo stomaco.

...



Note:Bene, mi prostro e mi rammarico per non aver postato dopo i regolari sette giorni ma ero piena fino al collo di impegni (tutte cose buroratiche fra iscrizione all'università e il cercare disperatamente casa) e poi si, c'è stato anche il problema dolczza e romanticheria che sono due cose non insite nel mio modo di vivere quindi questo capitolo è stato un vero e proprio parto, riscritto miriadi di volte, cambiando e rovesciando i ruoli, provando ad immedesimarmi e cose simili...spero di aver fatto comunque un buon lavoro e che possa piacervi (almeno che possiate apprezzare lo sforzo xD)
Ah, le parole ad  inizio capitolo sono di una canzone degli H.I.M. , "Right here in my arms"  , che mi ha spronato e aiutato a scrivere questo capitolo e le parole dette da Bill (quelle in corsivo per intenderci) sono di un'altra canzone che mi ha fatto fare un passo (o forse 1000 ^ ^) per capire meglio i sentimenti della pertica..naturalmente, la canzone a cui mi riferisco è dei quattro sciagurati crucchi

Detto questo ringrazio come sempre chi recensisce e chi anche solo passa a leggere

A presto
Ofelia





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Capitolo 19
*** Però ti piaccio! ***



Capitolo 19: Però ti piaccio!


Con computer alla mano e doppia dose di sidro all'altra, Anthea cercava in ogni modo di concentrarsi per il nuovo progetto ma nella sua testa in quel momento non c'erano di certo fondamenti di illuminotecnica e scenografia. Sbuffò bevendo un sorso di sidro alla mela sbattendo le palpebre per provare a togliere da davanti ai suoi occhi quel velo rosa caramella che sembrava distorcere la sua vista rimandando alla sua mente quelle iridi nocciola, quelle labbra morbide e quel profumo meraviglioso che sembrava aver impregnato totalmente i suoi vestiti visto che, appena abbassava il capo o muoveva le mani, quella fragranza dolce al muschio bianco l'avvolgeva facendola sospirare.
-Basta! Lavora Anthea, lavora!- Si passò una mano sugli occhi sbuffando nuovamente e provando ad imporsi sui ricordi di quel pomeriggio, non poteva lasciarsi coinvolgere così, non era la prima mammoletta di turno anche se quel sorriso insomma, sarebbe riuscito a far ribollire di passione anche una zitella inacidita e...
-Basta-  La bionda piagnucolò contro se stessa puntando di nuovo gli occhi al computer e sul rendering ancora spoglio di qualsiasi scenografia.
Bevve un sorso di sidro pasteggiandolo lentamente e, non appena la sua mano prese la penna grafica e si mosse sulla tavoletta, il suo telefono iniziò a trillare.
-Ma è una congiura!- Si dette una spinta con la sedia girevole scivolando sul parquet e arrivando al letto dove giaceva il suo cellulare, premette il tasto di risposta senza nemmeno controllare che era il "rompipalle" di turno.
-Anthea al momento è occupata, lasciate un diavolo di messaggio e- Non riuscì a finire la sua frase che la risata squillante del moro le invase le orecchie.
-Wow, adesso cerchi pure di evitarmi facendo finta di avere una segreteria?-  Bill la punzecchiò continuando a ridere e Anthea sorrise imbarazzata lasciando la sedia girevole e buttandosi sul letto con il telefono all'orecchio.
-Bill...no, non è che volevo evitare te-
-Perfetto allora!- Bill la stoppò nuovamente iniziando a parlare -So di essere petulante a volte..no ok, sono sempre petulante ma ci siamo visti oggi a pranzo, sono passate tre ore e quindi ho pensato "perchè non chiamare l'aliena per sapere cosa sta facendo?" quindi..- Fece una breve pausa per riprendere fiato -..si, che stai facendo?-
-Bill, lavoravo-  Anthea si buttò una mano sulla fronte, non riusciva ancora a capacitarsi come quel ragazzo potesse essere tenero e allo stesso tempo tartassante, era un controsenso vivente.
-Uh, scusa...ma, non è troppo presto per essere alla discoteca?-
-No, sto lavorando ad un progetto- La bionda sorrise buttando un occhio al computer e vedendo il progetto ancora vuoto.
-Ah!- Bill sembrò rincuorato -Allora non hai niente da fare adesso?-
Anthea sbuffò divertita -Veramente sto provando a lavorare-
-Ok, perfetto-
Come perfetto? La bionda alzò un sopracciglio confusa: ma questo ragazzo la ascoltava oppure faceva finta?
-Senti, in poche parole volevo dirti di aprire la porta-
-Eh?- La bionda si mise seduta sul letto -Forse non ho capito bene...- Si grattò la fronte alzandosi e avvicinandosi alla porta di camera mentre Bill sbuffava divertito -Sentiamo: cosa hai capito?-
-Di...aprire la porta di casa mia-
-Hai capito bene aliena, su, vai ad aprire quella porta, dai- L'impazienza del moro era palpabile dal suono della sua voce, cosa ci poteva mai essere davanti a casa sua?
Anthea si morse un labbro guardandosi -Si, aspetta vado- Si infilò velocemente un paio di pantaloni della tuta, mica poteva aprire in mutande, e schizzò verso la porta di casa -Ok, ci sono- Prese il respiro sentendo l'ansia crescere leggermente nel suo stomaco.
-Perfetto! Ti chiamo fra dieci minuti, a dopo An- Bill chiuse la chiamata lasciando la bionda basita con il telefono ancora poggiato all'orecchio
-Poi dice a me che sono un'aliena-
Sbuffò per le stranezze di quel ragazzo e si decise ad aprire la porta.

Rimase leggermente delusa quando, a porta spalancata, si ritrovò davanti il niente più assoluto. Si affacciò leggermente guardando anche lungo la rampa di scale se riusciva a scorgere la figura della pertica corvina ma niente, nemmeno una mosca ronzava lungo il pianerottolo, sbuffò, trattenendo un' imprecazione, e fece per richiudere la porta quando il suo occhio cadde su una scatola rosso fuoco posizionata vicino al porta ombrelli verde mela.
Inclinò la testa osservando la scatola e soprattutto la scritta in corsivo a pennarello indelebile che ricopriva la parte superiore:
" Tic tac toe "
...ok, che roba sarebbe questa?
Si morse l'interno della guancia e si avvicinò prelevando la scatola e portandola velocemente in camera sua; l'adagiò sul letto e, stando attenta a non fare gesti bruschi sollevò il coperchio.
I suoi occhi si spalancarono all'inverosimile quando un'altra scatola più piccola comparse davanti ai suoi occhi.

Christian Louboutin

Il nome dello stilista troneggiava in caratteri neri ed eleganti su quella scatola color crema e, senza pensarci due volte, sollevò il secondo coperchio.
-Cazzo- Anthea si liberò dal mutismo che l'aveva colpita osservando le scarpe adagiate con cura sotto uno strato di carta da zucchero e seta rossa. Sollevò una scarpa afferrandola con due dita per il tacco e analizzandola con occhi ammaliati: tacco 12, l'inconfondibile tacco rosso Louboutin e dettagliati disegni floreali sul pizzo nero che avrebbe dovuto fasciare il piedi.
La bionda deglutì rigirandosi la scarpa fra le mani e, prima ancora di riuscire a domandarsi a cosa diavolo le sarebbero servite quelle meraviglie, il telefono iniziò nuovamente a suonare.
-Bill, che cazzo hai fatto?- La voce della bionda uscì in un sussurro ma, quella che doveva sembrare un'accusa in realtà suonava quasi come un elogio al cantante che sorrideva soddisfatto dall'altro lato della cornetta.
-Un grazie sarebbe stato più appropriato ma mi accontento ugualmente...allora, ti piacciono?-
-Si, sono...splendide ma io cosa ci faccio? Sono scarpe col tacco, costosissime e-
-Semplice, ti porto a cena fuori! Voglio quelle scarpe con il vestito nero che ti ho regalato- Bill rispose ovvio mentre Anthea cercava di contenere a stento l'imminente infarto -Cosa?- Sibilò in un sussurro rimettendo le scarpe nella scatola e assumendo un'aria stupita -Stasera cosa?-
-An, oggi sei un po' rincoglionita...ho detto che le metterai stasera assieme al vestito- Rispose scandendo ogni parola come se stesse parlando ad un bambino di due anni.
-Quello l'avevo capito Bill ma...non dovevi, ecco...poi se ti sei sbagliato numero?-
-No, impossibile- Bill schioccò la lingua con fare saccente -Ho parlato con Natalie che ha chiesto a David di avere il numero di tuo cugino, il numero è stato dato a Tom, che poi l'ha dato a me che l'ho ridato a Nat che ha chiamato a casa sua, sua mamma le ha dato il numero del cellulare che, naturalmente, Nat ha dato a me e io ho chiesto a tuo cugino, semplice-
Anthea aprì la bocca sconcertata da tutti quei rigiri di parole, numeri e persone -Già...semplice-
-Infatti!- Il moro rispose ovvio -Quindi accetti?-
Anthea si morse le labbra facendo muovere il suo sguardo dall'anta dell'armadio, dove era appeso il vestito nero, alla scatola color crema, dove un paio di meravigliose Louboutin sembravano pregarla di abbandonare i suoi anfibi per essere indossate, e rimase qualche secondo in silenzio cercando di razionalizzare e placare la vocina sentenziosa nel suo cervello che continuava ad urlarle di accettare.
-Sarebbe una specie di...appuntamento?- Sfiatò raccogliendosi una ciocca di capelli e tirandola leggermente con due dita.
-Ehm...non vuoi che lo sia?- Bill parve essere in difficoltà, non si aspettava una risposta così titubante; ok, era veramente dal paleolitico che non chiedeva ad una ragazza di uscire e non era solito ingraziare nessuno, a parte suo fratello, con regali così...era persino andato lui da solo a comprarle quelle scarpe e, azione da non sottovalutare, si era dovuto sorbire un quarto d'ora di sospiri adoranti e assurdi consigli dal cugino uscito direttamente da Queer as Folk di Anthea, come faceva ad essere così indecisa? Pure Bill sarebbe uscito con se stesso per tutte le peripezie che aveva dovuto fare!
-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda- La bionda sorrise torturandosi la ciocca di capelli, nemmeno lei sapeva più cosa voleva in questo momento, era una situazione nuova per lei quella, appuntamenti, telefonate, regali...cola-pranzi.
-Tu hai risposto con una domanda alla mia domanda!-
-Non è..- Anthea stava per ribattere ma aveva ragione lui questa volta -Ok, è vero-
-Quindi?- Bill sospirò mentre nella sua testa continuava a ripetersi "Dì di si, dì di si, dì di si, dì di..."
-Si, vada per questa cena- Anthea strizzò gli occhi rispondendo tutto d'un fiato per cercare di non rendersi conto di quello che stava facendo ma ormai era chiaro è lampante : aveva conosciuto Bill, il cantante di quei Tokio cosi che tanto aveva preso in giro, aveva baciato Bill e adesso aveva appena accettato di uscire con lui sprovvista dei suoi immancabili anfibi...O era completamente impazzita oppure completamente cotta ma Anthea a quell'ultimo aggettivo scosse vigorosamente la testa: no, era decisamente pazza.
-E metterai il vestito...e le scarpe?- Bill lo domandò ma sembrava più una constatazione che una semplice richiesta quella che stava facendo.
-Si, metterò il vestito...e le scarpe- Anthea sospirò sorridendo.
 

***


-Anthe, ti giuro che se non fossi dannatamente attratto dagli uomini ti troverei quasi sexy- Theo seduto a gambe accavallate sul letto matrimoniale della cugina continuava ad annuire convinto al riflesso della bionda nello specchio che sorrideva arricciando il naso.
-Questo si che è un complimento- Anthea si passo una mano sul ventre lisciando le morbide pieghe del vestito.
-Se pensi che dalla boccuccia sentenziosa di tuo cugino sono uscite le parole "sexy" e "Anthe" in un unica frase...beh, questo può considerarsi un vero e proprio complimento- Lara, la collega di Anthea, guardò il biondo ironica tirandogli una leggera gomitata -Non è da tutti i giorni vederlo togliere gli occhi dal suo riflesso- La ragazza mora continuò a canzonarlo e ad Anthea scappò una risata -Ok, essere quasi sexy per un gay è meraviglioso ma adesso..ditemi un po': come cazzo faccio ad indossare quei trabiccoli?- Anthea arricciò le dita dei piedi osservando le scarpe col tacco -Non riuscirò nemmeno a starci in piedi su quei così!- Sbuffò soffiandosi via un boccolo dal viso sconfortata e provocando le risate dei due seduti sul letto che, più che fare da consiglieri, sembrava si divertissero un mondo a guardarla ridicolizzarsi davanti allo specchio.
-Non chiamare trabiccoli questi gioielli, ignorante!- Lara guardò sognante le Louboutin accanto alla bionda sospirando sognante -Se un uomo mi regalesse quelle penso potrei buttarmi ai suoi piedi e giurargli amore eterno- Strinse le labbra rosse in una smorfia per poi alzare curiosa lo sguardo verso Anthea -A proposito: chi è il pazzo che ha deciso di sprecare con te un regalo simile?-
La bionda abbassò lo sguardo grattandosi una guancia in evidente imbarazzo: aveva evitato di raccontare a Lara che era proprio il suo cantante preferito, oggetto dei suoi sogni più perversi e di una malata ossessione, quello che aveva delapidato una fortuna per scarpe e vestito, aveva paura della sua reazione e aveva anche paura di ferirla enormemente.
-Non penso tu lo conosca, frequenta il corso di restauro all'Accademia- Theo venne in soccorso alla cugina rispondendo con nonchalance mentre si spostava teatralmente una ciocca di capelli dal viso.
-Già, restauro..- La bionda sorrise al cugino accucciandosi per indossare quei meravigliosi oggetti di tortura femminile tacco 12 e Lara annuì poco convinta, non le piaceva quando qualcuno le mentiva e Anthea le stava sicuramente nascondendo qualcosa, l'aveva intuito dal modo in cui aveva evitato il suo sguardo ma non riusciva a capire il perchè, cosa poteva interessare a lei dell'identità del su nuovo spasimante? Scosse la testa schiarendosi leggermente la voce -Adesso passiamo al trucco, sarò la tua Natalie Franz!- Si alzò dal letto eccitata avvicinandosi al comodino dove aveva appoggiato la sua valigetta piena di cosmetici e decise di non pensarci provando a non preoccuparsi della vita amorosa della bionda: Anthea era sua amica e aveva uno sguardo felice da quando quel fantomatico studente di restauro le ronzava attorno e poi, uno che ti regala Louboutin e vestito firmato non può che essere il ragazzo perfetto; sorrise per la constatazione frivola che aveva appena fatto e aprì la sua valigetta davanti al volto dubbioso della bionda -Tu non sarai la mia Natalie Franz, non voglio avere due occhi a panda!- Anthea si morse la lingua ma ormai era troppo tardi visto che la mora la guardava decisamente sorpresa -No, aspetta...tu sai chi è Natalie Franz?- Prese fra le mani due fondotinta avvinandoli alla pelle lattata della bionda per decidere la tonalità mentre quella annuiva nervosa -Sai, Miriam è fissata con quel gruppo e ormai inizio a sapere troppe cose pure io-
Lara sorrise buttando nella sua valigetta la nuances troppo scura -Già, sinceramente, so che non può fregartene di meno, ma per quanto ammiri quella donna come truccatrice non mi va giù che sia l'ombra di Bill...insomma, sono sempre appiccicati quei due!- Prese una spugnetta imbevendola di fondotinta e Anthea si imbarazzò a dismisura visto che, prima di sapere chi fosse Natalie , anche lei era arrivate a conclusioni molto affrettate.
-Beh...forse anche il tuo cantante efebico ha bisogno di una ragazza, no?- Azzardò chiudendo gli occhi mentre l'amica uniformava il colore sulla sua pelle -Io mi sciolgo di gelosia però, so che anche lui è umano ma sono anni che gli sbavo dietro e penso che qualsiasi persona vedrò al suo fianco proverò un'irrefrenabile istinto omicida, è naturale- Scrollò le spalle ovvia mentre la bionda sentì i brividi percorrerle la schiena e Theo scuoteva la testa rimanendo in sacrosanto silenzio
-Va beh...lascia stare le mie turbe da fan psicopatica e fatti stendere questa roba-
-O..ok ma non abbondare troppo con quella robaccia sul mio viso, per favore.
Pigolò quasi impaurita indicando con l'indice la spugnetta e tutti quei prodotti a lei sconosciuti, grata che la discussione fosse stata troncata proprio dalla mora.
-Zitta e fatti restaurare!-
La voce starnazzante e divertita di Theo le fece arricciare il naso -Voi volete trasformarmi in  Moira Orfei, me lo sento-

***


-Ho fatto bene a scegliere un ristorante italiano?- Bill guardava stregato Anthea mentre sovrappensiero cercava di prendere con il cucchiaino la panna cotta al cioccolato nel suo piatto.
Quella sera era a dir poco magnifica, quando l'aveva vista uscire dal portone del palazzo con i capelli ondulati lasciati liberi sulle spalle, il trucco leggero ed elegante attorno ai suoi occhi e il vestito nero che le lasciava una spalla scoperta ricadendo leggero sul suo corpo, la sua bocca si era aperta per lo stupore mentre cercava di contenere le immagini decisamente poco caste di come avrebbe tanto voluto sfilarglielo quel vestito.
Per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarla in adorazione, cercare un contatto con le sua mani e con le sue labbra morbide leggermente colorate di rosso che rendeva quella bocca ancora più invitante.

Anthea alzò lo sguardo dalla sua scodella di fragole annuendo al moro di fronte a lei.
Quanto tempo era che non si sentiva così...leggera? Tanto, forse troppo.
Appena era uscita dal suo palazzo aveva visto Bill uscire elegantemente dalla macchina per aprirle lo sportello e le era servita tutta la forza di questo mondo per riuscire a camminare dritta verso di lui con quei trampoli e con la tremarella alle ginocchia, non pensava che rivederlo le avrebbe provocato quei sintomi da cotta adolescenziale ma, appena Bill, completamente struccato e vestito in maniera impeccabilmente principesca, le aveva sorriso inchinandosi teatralmente per invitarla a sedersi in macchina, dovette aggiungere alla cotta adolescenziale anche una certa eccitazione degna della più fidata fan; si era seduta, sistemandosi la gonna del vestito sulle cosce, e aveva allungato il collo schioccando un leggero bacio sulle labbra del cantante, quasi fosse ormai d'abitudine trovarsi un Bill Kaulitz sotto casa che ti riempie di complimenti  e stende le labbra in un sorriso degno della pubblicità del Colgate.

Finì la fragola che aveva fra le mani e alzò un ciglio -Si dai, il pesto alla Genovese era quasi accettabile- Sorrise leccandosi le labbra e facendo impazzire ancora di più il moro che si sistemò per l'ennesima volta sulla sedia.
-"Quasi accettabile"..quanto sei antipatica- Le fece una linguaccia dopo averle fatto il verso -Nemmeno una soddisfazione mi vuoi dare eh?-
Anthea rise -Ok, era tutto favoloso in realtà ma continuo a dirti che sei troppo esagerato: occorreva prenotare un intero ristorante dato che noi ce ne stiamo qua in terrazza?- Si guardò intorno ancora estasiata dalla visione notturna di Berlino.
-Mi piaceva l'idea di stare da soli...- Bill sorrise imbarazzato finendo la sua panna cotta e accendendosi una sigaretta -..che c'è di male?-
-Te lo dico sempre: hai un ego spropositato e assurde manie di grandezza, Kaulitz- Anthea scansò la scodella di fragole, ormai vuota, prendendo il tabacco dalla sua borsa.
-Però ti piaccio!- Bill azzardò quella constatazione alzando il mento orgoglioso, nemmeno lui sapeva da dove fosse uscita quella sua sicurezza.
Anthea rise, celando l'imbarazzo crescente e slisciando sapientemente la frase del moro -Quei Tokio Cosi ti hanno fottuto l'ultimo neurone- Fece spallucce chiudendo la sua sigaretta e poggiandola fra le labbra.
-Però ti piaccio!- Bill rise divertito alla faccia esasperata della bionda, si divertivano troppo a stuzzicarsi a vicenda e, nessuno dei due sembrava capacitarsi di come, in una sola giornata, il loro rapporto fosse cambiato, di come una caffè con panna e un cappuccino fossero riusciti ad abbassare il muro difensivo della bionda e a far sentire più sicuro il cantante.
-Ma si è incantato il disco, forse?-  Anthea scosse la testa ridendo e, a quel punto Bill poggiò i gomiti sul tavolo incurvandosi per avvicinarsi di più a lei -Stai evitando il discorso-
-No, sto constatando che il tuo cervello è una pappetta informe e al posto delle corde vocali hai un disco rotto- Scosse una spalla scrollando la cenere della sigaretta in un piccolo posacenere sul tavolino di vetro mentre Bill rideva facendo un tiro dalla sua di sigaretta -Fatto sta che continui ad offendere il mio gruppo e, di riflesso, il mio spropositato ego ma non rispondi alla mia piccola e innocua constatazione-
Anthea sbuffò divertita -Non credere che io cada ai tuoi pied per ...una cena-
-..Lo shopping al KadeWe- Il moro iniziò ad elencare divertito contando con le dita
-...Si, lo shopping al Kadewe- Anthea gli fece eco facendo la finta annoiata
-... le scarpe- Bill sventolò la mano.
-Ok, le scarpe..ma anche quelle non mi smuovono, bello- La bionda fece un lungo tiro dalla sigaretta assottigliando le palpebre.
-...Il vestito-
-..Il vestito, va bene, ok, sei di animo generoso ma continui a non colpirmi, Kaulitz-
-...I miei deliziosi ed eccitanti baci-
-...I tuoi deliziosi ed eccitanti baciCOSA?- La bionda continuò a ripetere bloccandosi e guardandolo shockata mentre Bill aveva iniziato a ridere -Principino dei miei stivali, da dove esce fuori tutta questa intraprendenza?-
 -Non so, devono avermela iniettata oggi pomeriggio mentre tu eri a fare una seduta su come mentire in poche ed efficaci mosse- Sorrise sardonico beccandosi uno sbuffo dalla bionda che spense la sua sigaretta nel posacenere.
-Comunque, l'hai detto: i miei baci sono eccitanti e deliziosi- Scosse le spalle con ovvietà poggiando poi il mento sul palmo di una mano  -Ti piaccio!-
Anthea gli fece una smorfia -L'hai detto tu veramente, io ho solo fatto eco!-
-Appunto, non hai dissentito-
La bionda svolazzò una mano con sufficienza facendo finta di sminuire la sua affermazione mentre la vocina nella sua testa continuava a ridere maligna "Ooh sei schifosamente cotta dal primo momento che l'hai visto al bancone della discoteca, mia cara"
Da quando conosceva Bill sentiva pure le voci...quel ragazzo assurdo le aveva fottuto il cervello, questo era certo!
-Non pensavo che i vampiri fossero così noiosi- Scosse la testa alzandosi dalla sedia e avvicinandosi al parapetto della terrazza e osservando le luci della città sorridendo.
-E io non pensavo che le aliene fossero così irritanti- Bill spense la sigaretta e si alzò dalla sedia, lisciandosi le pieghe dei pantaloni neri sulle cosce, e avvicinandosi alla bionda intenta ad osservare il panorama.
-E io che i vampiri fossero così insistenti- La bionda annuì convinta continuando a tenere lo sguardo sulla città.
-E io che le aliene fossero così irresistibili con i regali dei vampiri indosso- Bill passò le mani sul suo ventre, circondandole la vita con l braccia e accostando il suo torace alla schiena della bionda che, dopo essersi irrigidita per quel contatto, girò leggermente la testa osservando il volto di Bill sulla sua spalla e sorrise a guardare il suo profilo, i suoi occhi rivolti verso Berlino, le sue labbra piegate in un leggero sorriso e no, non si era mai sentita così leggera.
-E io non pensavo che alle aliene piacessero i vampiri così...tanto- Pigolò quella risposta distogliendo lo sguardo dal profilo del moro pochi attimi prima che lui si voltasse verso di lei -I vampiri lo avevano sempre sospettato invece-
Anthea sorrise quando sentì la risposta sussurrata dal cantante prima che le sue labbra si posassero leggere sulla sua guancia.
Quanto le piaceva avere le sue labbra su di sè, le sue spalle a coprirla e a proteggerla e quel profumo buonissimo, un profumo che ti fa ubriacare e ti provoca assuefazione; si, fidarsi era una buona cosa, Theo gliel'aveva ripetuto fino alla nausea, Annette con i suoi silenzi e sorrisini complici la incitava a buttarsi e in quel momento, fra quelle braccia si sentì a casa, protetta e al sicuro. Era una sensazione strana per lei così poco dedita alle dimostrazioni d'affetto, solo sua madre riusciva a coccolarla, aveva quel buono odore che la faceva sorridere anche nelle giornate più buie quando attorno a lei non esistevano ancora muri invalicabili e l'abbraccio dolce e buono della mamma la consolava da ogni delusione.

Cinzia, sfoggiando orgogliosa il suo nuovo foulard color terra di siena sulla sua nuca lucida e liscia, sorrise comprensiva alla sua piccola bambina con occhioni lucidi e biscotti al cioccolato alla mano. Le si stringeva il cuore sapere che forse, qualche anno dopo lei non sarebbe più riuscita a vederla crescere, soffrire e gioire della propria vita, adorava ogni piccola tappa raggiunta da sua figlia, ogni lacrima versata e ogni libro letto con passione.
Poggiò una tazza di The verde fumante sotto il naso gocciolante e rosso della biondina e le passò una mano sulla guancia sospirando, chissà se avrebbe avuto ancora occasione di consolare il suo cuore spezzato.
-Un cuore che fa male è un cuore che funziona, tu vuoi un cuore funzionante o ne vuoi uno di ghiaccio, piccola?-
Anthea si passò una mano sugli occhi arrossati morsicando un biscotto e masticandolo velocemente mentre sentiva il mondo crollarle sotto i piedi perchè insomma, Luca era un emerito stronzo, l'aveva scaricata per quella dalle super tette della 1°F, oltretutto quella svampita era anche più piccola di lei!
-Voglio un cuore di ghiaccio, mamma...vorrei tanto avere un cuore di ghiaccio -
Abbassò lo sguardo soffiando sulla tazza di the e pensando che forse avere una bella corazza dotata di filo spinato attorno al suo organo cardiaco congelato non sarebbe stata proprio una brutta idea.
-Tutti abbiamo delle piccole delusioni nella vita, l'importante è alzarsi, sorridere e gioire delle proprie cicatrici...tu lo farai vero scricciolo?-


Anthea sorrise a quel piccolo ricordo poggiando il dorso della mano sulla guancia di Bill, si, avere un cuore che fa male vuol dire avere un cuore che funziona ed era bello, dopo tanti anni di gelo, sentire di nuovo quell'organo cominciare a battere timido nella sua cassa toracica.
Girò lo sguardo verso il moro ispirando il suo odore così protettivo, così confortante, e sorrise avvicinando le labbra alle sue e baciandolo mentre la sua mano continuava ad accarezzare il suo viso.
Bill la strinse a sè aprendo le mani sul suo ventre ed accarezzandola con i polpastrelli mentre dischiudeva le labbra facendosi invadere per la seconda volta nel solito giorno da una nuvoletta di buon umore e una domanda apparve nelle loro menti in modo sincronizzato mentre quel bacio diventata sempre più profondo:

" Cosa diavolo stai facendo al mio cuore? "




Note:
Eccoci qua con il benedetto aggiornamento settimanale ^ ^ In questo periodo sto mangiando molto molto zucchero a quanto pare (non sono mai stata così sdolcinata, sti cazzi xD)
Comunque diciamo che il capitolo finisce con la "prima parte della serata" nel senso che ho diviso per non far diventare il capitolo un papiro, so che qualcuno di voi lo avrebbe letto pure se aveva 10000 parole però insomma, dopo la divisione non mi aggradava più e dovevo fare strani rigiri per bloccare le cose al giusto grado di spuspance (si, adoro la suspance e spezzare i capitoli sul più bello xD)
Sperò vi sia piaciuto, i commenti non provocano morte o assurde malattie come pustole purulente o virus intestinali quindi adorerei avere un vostro commento anche piccolo, piccino picciòper sapere se un minimo vi piace, se vi disgusta, se vi siete annoiate, se dopo un po' avete deciso di lanciarvi dalla finestra per la disperazione...insomma su, voglio sapere che ne pensate xD

Ah gia! Come dimenticare un dettaglio fondamentale come quello che stavo tralasciando? Tse, che mezza calzetta che sono!
Allora, le parole della mamma di Anthea  "Perchè un cuore che fa male è un cuore che funziona " sono parole tolte dalla bocca del Brian Molko nella canzone Bright Lights..vi consiglio di tenerle a mente ; )

Alla prossima!
Ofelia

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Capitolo 20
*** V.N.P. (Very normal person) ***



Capitolo 20:  V.N.P. (Very normal person)

Licenziata.

Questa era la parola che, a caratteri cubitali, si accendeva e si spegneva ad intermittenza nella testa di Lara che, sulla BMX rosso fuoco del fratello, cercava in tutti i modi di rimanere in equilibrio e sfrecciare ad una velocità adeguata per evitare che l'insegna nel suo cervello diventasse la sua situazione reale.

Quindici minuti e la fronte di Fred sembrava il muso di un grinzoso Shar pei.
Trenta minuti e lui iniziava a sbuffare peggio di una pentola di fagioli.
Sessanta minuti e potevi già considerarti fottuta.

Lei era in ritardo di venticinque minuti, se in cinque minuti fosse riuscita ad arrivare al Tresor ancora viva si sarebbe beccata qualche frecciatina e sospiro contraddetto, niente di preoccupante in fondo. Se solo non fosse dovuta andare da Anthea, per incoraggiarla ad uscire con il perfetto uomo del mistero, se la sarebbe cavata con massimo dieci minuti di ritardo ma non se l'era sentita di rifiutare la richiesta d'aiuto della bionda.
Lei ed Anthea non erano molto amiche, poteva definirla sua collega, una conoscente al massimo, ma non amica; di lei sapeva poche cose e tutte scoperte indirettamente, come il fatto che fosse per metà italiana, che avesse perso la madre da piccola e che studiava scenografia e...ah, si...non usciva con un ragazzo dall'era Mesozoica. Niente di più e niente di meno, soltanto che la bionda, con i suoi modi di fare così riservati, l'aveva sempre incuriosita e, in un certo senso, era anche un po' invidiosa di come tutti le girassero attorno, Mark compreso. Non capiva come riuscisse quella bionda decisamente scostante, lunatica, a tratti gelida e piuttosto schiva, ad attirare la simpatia delle persone; ma la invidiava, la invidiava un sacco e avrebbe tanto voluto diventare sua amica, scoprire qual'era la forza magnetica, il filo rosso che riusciva a far girare attorno a lei tutte quelle persone.

Si umettò le labbra rosso rubino con la punta della lingua ed iniziò a frenare in vista di un attraversamento ciclabile.
Alzò lo sguardo, spostando una ciocca di capelli corvini dalla fronte leggermente sudata e, quello che vide, le fece stringere di colpo le mani sui freni della bicicletta facendola ribaltare e cadere col sedere a terra proprio accanto al semaforo rosso.
Sbattè le palpebre deglutendo e massaggiandosi una natica dolorante senza però alzarsi da terra mentre le ruote della BMX, caduta di fianco a lei, continuavano a girare a vuoto.

-No-

Sbattè le palpebre riuscendo solo a dire quella semplice parola di dissenso mentre i suoi occhi si stringevano in due fessure guardando le due figura strette in un romantico abbraccio sulla terrazza del ristorante italiano più famoso del centro di Berlino.
Ogni piccolo indizio si ricollegò come un enorme puzzle perfetto.
Quel ragazzo con occhiali da sole e cappello di lana al Tresor, come aveva fatto a non riconoscerlo?
Le scarpe costose, i silenzi del pettegolo di Theo e come poteva, la ragazza insofferente ai Tokio Hotel, conoscere Natalie Franz?
-No-
Sorrise amaramente, quasi in modo isterico quando quel ragazzo che pensava sarebbe riuscita a riconoscere in mezzo a miliardi di persone piegò il collo unendo le sue labbra con quelle della bionda stretta fra le sue braccia.
Strizzò le palpebre girando di colpo la testa. Non era possibile, non lui...non con lei .
Un grugnito rabbioso uscì dalle sue labbra.

Rabbia perchè lei l'aveva persino spinta ad uscire con Lui.

Rabbia perchè lei l'aveva truccata e aiutata.

Rabbia perchè Anthea non era la ragazza per Lui.

Rabbia perchè nessuna poteva essere la ragazza giusta per Lui.

Rabbia perchè, sotto sotto, lei si sentiva l'unica ragazza degna di Lui.

***


-Io ti ho invitato a cena, io pago-  Con una scrollata di spalle Bill superò Anthea e le tenne il portone dell'entrata secondaria del ristorante aperto mentre lei sbuffava contraddetta -Ma così non vale, non mi piace...ho sempre fatto conti divisi- Usci dal portone incrociando le braccia al petto -È così maschilista!-
-Non è vero, è un gesto gentile- Il moro si imbronciò avvicinandosi alla macchina.
-Maschilista- Anthea annuì convinta guardandolo schiacciare il pulsante per aprire l'automobile a distanza.
-Gentile- Bill la rimbeccò sorridendo divertito -Quando sarai tu ad invitarmi a cena allora ti farò pagare-
-Ma così non vale, è una corsa contro il tempo: tu fai gli appostamenti da stalker per invitarmi!- La bionda gli puntò contro un dito e Bill rise alzando le mani in alto in segno di resa -Touchè-
Anthea sbuffò -Ok, appurato che non riuscirò mai ad invitarti a cena, ti offro da bere- La ragazza si dondolò sul posto, temporaggiando a salire in macchina e Bill richiuse lo sportello davanti a sè guardandola curioso -Adesso?-
Lei annuì convinta -Già, voglio portarti in un posto- Allungò la mano verso di lui muovendo le dita ma Bill non sembrava convinto, scosse velocemente la testa guardandosi intorno - An...siamo a Berlino, non ho con me nessuno che mi...mi protegga e se succede qualcosa non sai che casino potrebbe scatenarsi e io non voglio che succeda qualcosa, ci sei te con me e non voglio che ti capiti niente di spiacevole per colpa mia...-
Silenzio.
Già soffriva di una logorrea imbarazzante e irrefrenabile, più si aggiungeva, nei momenti di panico come quelli, il fatto che non aveva filtri fra cervello e corde vocali...le aveva veramente detto quella frase così...così smielata?
Ok, ormai era appurato che lui le moriva dietro ma sputare fuori frasi del genere!
Dio, era un assoluto impiastro!
Si grattò il collo nervosamente in preda all'imbarazzo -Nel senso...non sono mai ...no, cioè insomma...-
Silenzio.
Per l'ennesima volta Bill Kaulitz rimaneva senza parole di fronte a lei.
Si, quella ragazza stava facendo qualcosa, seppur inconsapevolmente, dentro alla sua testa.
-Ok...- Sorrise nervosamente guardando Anthea che, con un sopracciglio alzato, continuava a tendere la mano verso di lui -Ok..insomma il senso è che...An, io non esco da solo da...non lo so nemmeno più da quanto tempo, e...se dovesse succedere qualcosa?-

Anthea si passò una mano sulla fronte non riuscendo a capire la preoccupazione del moro; ok, è famoso, i Tokio Hotel sono molto amati ma anche molto odiati ma era solo un ragazzo come tanti altri, perchè non poteva avere la libertà di fare una passeggiata o di bere una birra ad un locale?
-Bill, ti porto in un posto dove la gente non sa nemmeno chi tu sia- La bionda annuì incoraggiante continuando a tenere la mano tesa verso di lui -Si ricordano di te come il ragazzino troppo magro dall'ammasso leonino di capelli biondi e neri sparati come Goku al massimo, davvero-
Bill sospirò, aveva paura, una paura matta delle persone, non usciva mai da solo e senza nessun armadio pronto a proteggerlo. La fama è come un boomerang: ti llancia in alto nel cielo, ti fa inebriare di aria fresca ma fa anche presto a tornare indietro e scagliarsi contro di te.
-Fidati di me- La bionda lo guardò seria annuendo ancora mentre ripeteva la stessa frase che lui aveva usato quel pomeriggio al bar -Fidati di me, non succederà niente- Gli prese la mano stringendola contro la sua e provò un'infinita tenerezza quando Bill le sorrise timido muovendo qualche passo verso di lei.

Anthea pensò che non era giusto, un normale ragazzo non poteva privarsi così di semplici libertà come andare a bersi una birra ad un pub o cenare in un ristorante affollato assieme ad una ragazza; ma lui non era visto come un normale ragazzo, lui era Bill Kaulitz e forse questo nome era un vanto, la realizzazione di un sogno, ma anche la gabbia dorata in cui si era chiuso volontariamente chissà da quanti anni.
Bill intrecciò le sue dita con quelle della bionda annuendo poco convinto e lei da quel momento si prefisse il suo obbiettivo: non sapeva per quale assurdo motivo ma voleva far vedere a Bill com'era la vita  cosiddetta "normale", voleva far sentire la Star un normale ragazzo, anche solo per una notte.

***


La Berlino notturna non le era mai sembrata così divertente mentre camminava accanto al moro che, ogni due secondi, si alzava l'enorme colletto della giacca coprendosi il volto e analizzando guardingo ogni persona che incontravano, inciampando goffamente pure nelle sue scarpe e facendola scoppiare a ridere.
-Guarda che ne va della mia vita!- Lui gonfiava le guance come un criceto sbuffando e sgranando gli occhi -C'è pieno di stalker al mondo!- Sibilava mettendosi una mano sulla bocca, come se stesse rivelando il più nascosto e temibile segreto della CIA, guadagnandosi occhiate divertite della bionda.
-Ne va della mia meravigliosa e non sostituibile vita!- Si poggiava una mano in modo melodrammatico sulla fronte e, puntualmente, alla fine della sua piccola recita da star, un sorriso faceva capolino sulle sue labbra mentre stringeva la mano della bionda alla sua, dondolando il braccio avanti e indietro -Mi farai ammazzare!-.


Una musica allegra, scandita da ritmi veloci e trascinanti arrivò alle loro orecchie facendo sorridere Anthea -Siamo arrivati!- Annuì indicando l'insegna del locale sotterraneo.
-Impiastro!- Un gigante dai tratti sudamericani salutò la bionda ghignando -Come ci siamo messe in ghingheri stasera!- La scrutò da sotto le lenti scure dei suoi occhiali per poi buttare un occhio sul ragazzo di fianco a lei e ghignare silenziosamente mentre la bionda gli tirava una manata amicheole sul braccio muscoloso.
-Si, stasera sono stata costretta- Si guardò il corpo sbuffando divertita per poi alzare lo sguardo sul buttafuori -Come è stata la Giamaica?-
Lui sorrise e sospirò sognante - Beh...rilassante, davvero rilassante-
-C'avrei giurato- Anthea ridacchiò per poi allungare la mano verso di lui -Bando alle ciance...timbro!- Sventolò il dorso della mano sotto gli occhi del buttafuori che, divertito, le stampò il piccolo timbro del locale sulla pelle chiara per poi guardare l'appariscente moro accanto a lei -Impiastro è amico tuo lui?-
Anthea annuì soffiandosi sulla mano e Bill rimase sconcertato perchè, nemmeno dopo essere stato scrutato per dieci minuti buoni, non era proprio stato riconosciuto!
Allungò la mano per farsi fare il piccolo timbro per poi farsi trascinare da Anthea all'interno del locale.
-Che musica è?- Bill si protese verso Anthea che ballettava avanzando all'interno del pub mentre una mescolanza di trombe, musica elettronica e ritmo incalzante travolgeva le persone che, senza gettare sulla rockstar il minimo sguardo, bevevano le loro birre e si gettavano al centro della piccola pista a saltellare e ballare.
-Ska!- La bionda si girò verso di lui sorridendo -Ti piace?-
Il moro annuì, abbassando le sue difese ad ogni passo e rilassandosi in quel piccolo micro-cosmo dove tutti sembravano non conoscere nemmeno Bill Kaulitz.
L'orgoglio da "Diva" vogliosa di attenzioni venne annullato nel momento in cui Anthea lo trascinò a ballare; adorava le sue fan, era scocciante ma terribilmente appagante essere "qualcuno" in un mondo popolato da sei miliardi di persone ma, la sensazione di potersi muovere in modo goffo e impacciato in mezzo alla pista, poter ridere e scompigliarsi i capelli, senza doversi preoccupare della propria immagine, era strano, particolare e liberatorio.

***


-Dobbiamo tornarci!- Bill saltellava estasiato accanto ad Anthea e la bionda rise scuotendo la testa -Ok, ci torneremo-
Montò nella macchina del ragazzo per farsi accompagnare a casa senza riuscire a togliersi dal volto un sorriso felice, era riuscita nel suo intento: farlo sentire, anche solo per qualche ora, un ragazzo come tanti altri.

Bill era un uomo a tutti gli effetti ma quella sera le era sembrato un bambino: gli occhi luccicanti e leggermente impauriti mentre si guardava intorno all'interno del pub e non lasciava la presa dalla mano della bionda avvicinandola a sè come, se solo la sua presenza, potesse proteggerlo da qualsiasi insidia.

-An!-  Un Bill entusiasta la raggiunse su un divanetto con due bicchieri di birra fra le mani -Ho ordinato la birra da solo- Scandì ogni parola con orgoglio -Erano anni che non potevo farlo- Sorrise, con quel suo sorriso tenero da bambino, passandole la bevanda e alla bionda le si strinse il cuore per la felicità provata dal ragazzo solo per aver compiuto un gesto così semplice.

Anthea sorrise allacciandosi la cintura di sicurezza  ripensando agli occhi color cioccolato del moro che sorridevano estasiati per ogni piccola cosa che era riuscito a compiere, quasi saltava dall'eccitazione per aver fatto la fila ai bagni senza che nessuno gli chiedesse niente!

Lei non aveva mai seguito i Tokio Hotel, non sapeva niente della loro formazione, dei loro sforzi per arrivare al successo e, prima di quella sera non sapeva come fosse davvero la vita di una stella della musica. In modo molto superficiale pensava fosse una figata: tutti ti conoscono, tutti ti osannano e adorano, sei pieno di soldi e puoi fare ciò che vuoi; ma la realtà era molto diversa e sfaccettata da questo stereotipo, ormai se ne era resa conto.
Di quante cose si era dovuto privare Bill per raggiungere il suo sogno?

Una sensazione di calore la risvegliò dai suoi trip mentali, aprì gli occhi e si trovò Bill proteso verso di lei, con la cintura slacciata e una mano sul volante, che assaggiava delicatamente le sue labbra.
-Ti eri addormentata e non ti ho voluta svegliare ma siamo arrivati- Sussurrò passando la punta della lingua sul suo labbro inferiore .
-Oh...- La bionda sbattè le palpebre lottando con il suo stomaco in subbuglio per quella vicinanza inaspettata, passò la mano sulla guancia del ragazzo -A..allora io vado- Annuì facendo sfiorare la punta del suo naso con quella di Bill che le sorrideva annuendo di rimando e rimanendo proteso su di lei -Grazie, An- La baciò leggermente e senza pretese per poi allontanarsi dal suo viso e poggiare la schiena al suo sedile -Notte, aliena-
Anthea sorrise slacciandosi la cintura -Notte- Si allungò verso Bill lasciando un bacio sulle sue labbra per poi scendere dalla macchina e avviarsi verso il suo appartamento.

Il moro si morse il labbro inferiore assaporando il gusto delle labbra di Anthea e continuando a guardarla mentre apriva il portone del palazzo.
Si sentiva felice, eccitato e innamorato...si, proprio innamorato, innamorato perso con gola secca, mani sudate e cuore a palla  appena la bionda entrava nel suo campo visivo. Voleva stare sempre con lei, sentirla parlare, vederla sorridere, baciarla, sfiorarla, toccarla e sentirla sua.
Dio, com'era felice!
Appurato che la ragazza fosse "in salvo" all'interno del palazzo, mise in moto la macchina canticchiando e muovendo ritmicamente le dita sul volante.
-Devo raccontarlo a Tomi! Devo raccontarlo a Tomi!-

E chi lo avrebbe fermato più adesso?




Note: Lo ammetto, questo capitolo-specialmente la seconda parte- non mi ha convinto per niente (strano, vero? xD) non sono per niente soddisfatta e oltretutto mi dispiace avervi fatto aspettare un secolo per un capitolo che non mi convince...non uccidetemi, vi prego *si inginocchia e congiunge le mani facendo gli occhi dolci*

Comunque, apparte la mia perenne insoddisfazione spero che la prima parte del capitolo abbia stuzzicato un minimo la vostra curiosità e, come penso alcune di voi noteranno, la trama sta iniziando ad evolversi lentamente...questo è un piccolo capitolo di passaggio per "presentare la situazione" e, come sempre, vi ricordo di non dimenticare mai i piccoli indizi che vi lancio fra le righe (a volte i miei indizi sono proprio palesi, quindi non c'è da ricordarsi molto xD)
Detto questo, mi dispiace per il ritardo, mi dispiace che il capitolo è noioso ma spero apprezzerete o lascerete un commentuccio.
A presto
Ofelia

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Capitolo 21
*** Confessioni, riflessioni e delusioni ***



Capitolo 21:  Confessioni, riflessioni e delusioni


Tom mangiò un pezzo di pizza in solitudine godendosi il silenzio della casa berlinese. Ormai si era arreso: finchè Bill era tutto amore e coccole con il bel culetto sarebbero dovuti rimanere a Berlino; non che quella casa gli facesse schifo anzi, era molto più grande di più di quella ad Amburgo e, soprattutto, il loro indirizzo non era ancora stato rintracciato dalle fan però gli mancavano le incursioni nel loro appartamento di Simone e, in un momento di pausa come quello che si stavano godendo adesso, la compagnia e il cibo della mamma sarebbero stati molto apprezzati.
Bevve un sorso di birra direttamente dalla bottiglia quando un rumore familiare lo risvegliò dal torpore, voltò lo sguardo verso il computer e la finestrella di Skype lo fece sorridere.
-Telepatia- Poggiò la bottiglia sul bancone della cucina e spostò il pc portatile davanti a sè, accettando la videochiamata.

-Donna della mia vita!- Sventolò una mano davanti alla web-cam quando il sorriso raggiante dela madre comparve sullo schermo.
-Piccolo! Stavate mangiando?- La donna si sistemò meglio sulla poltrona davanti al p.c. guardando curiosa il figlio dentro la cucina e cercando di intercettare la figura del suo secondo bambino.

-Già...pizza!- Alzò il cartone della pizza davanti al computer e sogghignò divertito dallla faccia contrariata di Simone.
-Amore, ma sono le dieci di sera e voi state ancora cenando?- Scosse la testa - Quante pizze avete mangiato in queste settimane?-
-Mà, la pizza è buona, è cibo italiano quindi è sano e poi non la mangiamo sempre- Addentò una crosta rimasta solitaria dentro al cartone ripensando agli esperimenti culinari fatti da Bill e si, meglio la pizza che la "nouvelle cousine" del gemello.
-Ma perchè non tornate ad Amburgo? So che lì avete la casa discografica ma adesso che avete una piccola pausa potreste tornare un po' dalla mamma- Simone si improvvisò una bambina imbronciata sbattendo le ciglia e protendendo il labbro inferiore facendo così scoppiare a ridere Tom.
-Dai, ti prometto che ne parlo con Bill e in settimana passiamo, ok?-
A quella frase la donna corrugò a fronte -Ma...dov'è il piccolo della mamma?- Si sporse muovendosi sulla poltrona cercando di intravedere il gemello minore dietro Tom.
-Dì a tuo fratello di farsi vedere dalla mamma- Puntò l'indice contro lo schermo e il treccinaro deglutì scostandosi l'orlo della maglia XXL dal collo.
-Ehm...Mà...-
Simone sgranò gli occhi di fronte alla reazione del figlio.
-Che c'è? Bill sta male? - Continuò a scrutare lo schermo cercando, inutilmente, tracce del secondo figlio temporaneamente scomparso.
-Cosa è successo, Tom?-
-Niente, niente. Bill sta bene, più o meno, ma-
La donna bloccò Tom prima che potesse giustificarsi.
-Cosa vuol dire più o meno?-
Con un urletto stridulo formulò la domanda mentre la sua apprensione materna iniziava a lavorare di fantasia
-No, no... sta bene, parla, mangia, dorme e caga regolarmente ma-
Simone bloccò di nuovo il figlio -Tom, spiegati, per favore...perchè Bill non è appiccicato alla tua spalla come al solito?-
-Lasciami parlare invece di bloccare ogni mia frase!-Tom si lasciò scappare una risatina mentre rimproverara la madre.
-Dicevo...- Si schiarì la voce mentre la donna pendeva completamente dalle sue labbra -Come ti ho detto: Bill sta bene, mangia, dorme e fa tutto come al solito però alla sua routine quotidiana si è aggiunta una piccola variante...- Alzò un sopracciglio con fare allusivo  e la donna cacciò un urletto eccitato sgranando gli occhi.
-Il mio Bill è innamorato?-
Stupita ed eccitata buttò lì quella domanda senza pensarci due secondi perchè conosceva bene il figlio, sapeva che lui non si lasciava trascinare da leggere cotte o da ragazze che facevano occhietti lascivi, solo l'amore sarebbe riuscito a smuovere la sua routine quotidiana.
-Si, diciamo che ha perso la testa...- Tom rise di gusto vedendo la reazione da adolescente impazzita della madre.
-Ommioddio! Lo sapevo! Lo sapevo!- Dondolò tirando degli urletti eccitati e battendo le mani euforica -Il mio Billy ha la ragazza!-
Guardò Tom avvicinandosi alla webcam e, senza dargli il tempo di rispondere, continuò a parlare in preda all'euforia -Il mio piccolo è innamorato! Ma com'è lei? Tu la conosci? Io la conosco? Dio, deve essere bellissima perchè il mio Billy è bellissimo...Ah! Come sono superficiale ma si, lei deve essere sicuramente stupenda e simpatica...è simpatica, Tomi? Non è una di quelle sgallettate con cui esci tu, vero? Spero proprio di no, Tom, perchè Bill non si merita un' ochetta delle tue e mammamia! Sono troppo contenta, sono così tanti anni che Bill non ha una ragazza e si rifiuta di conoscerne di nuove-
Si passò una mano sul viso e Tom scosse la testa divertito : da qualcuno suo fratello doveva pur aver preso, no?
-All'inizio pensavo non sarebbe mai successo...posso avere dei nipotini!-
Tom alzò un sopracciglio guardandola contraddetta -Grazie della considerazione, mà-
-Zitto tu, se continui ad uscire con quelle sceme senza cervello da te non avrò mai dei nipoti- Puntò un dito contro lo schermo e continuò a parlare con occhi sognanti -Oh Tomi, come sono felice! Parlami di lei-  Poggiò il mento sulle sue mani zittendosi di colpo e guardando il figlio sullo schermo del pc.
-Si chiama Anthea-
Simone annuì in silenzio incoraggiandolo a continuare.
-Penso che studi ad una Accademia di Belle Arti...Bill ha detto che è un vero talento- Si passò una mano sulla fronte cercando di pensare ad altri particolari.
-Ma lei lo ricambia, vero?- La donna si fece per un attimo seria; per lei suo figlio era meravigliosamente bello, talentuoso, intelligente e ogni ragazza sarebbe dovuto cadere ai suoi piedi ma si sa, sotto gli occhi amorevoli di una madre ogni figlio è irresistibile.
-Non lo so, non la conosco bene...è una tipa un po' stramba, ma penso che Bill ce la possa fare- Annuì ripensando all'imbarazzo della bionda durante quell'assurda colazione, pensava che non avrebbe mai visto la "ragazza di ghiaccio" arrossire e, forse la "colpa" di quella piccola trasformazione era da attribuirsi al fratello. Quei due sembravano fatti per stare insieme, persino l'apprensiva Nat, dopo aver conosciuto Anthea, l'aveva ammesso.
-Ok, continua- Simone annuì incoraggiante, mettendosi comoda sulla poltrona e Tom sospirò preparandosi a fare la videochiamata più lunga del secolo.

***          


- Sono stanchissima!- Anthea buttò la testa sulla schiena di Mark che rise poggiando sul bancone le bibite richieste dai cienti di fronte a lui.
-Fatti preparare un cocktail da Lara, di solito quelli ti svegliano-
La bionda alzò svogliatamente la testa annuendo e cercando con lo sguardo la ragazza corvina; erano giorni che non la vedeva nè sentiva, Fred aveva scambiato alcuni giorni lavorativi di Lara e lei sembrava stranamente sfuggente e non più incuriosita dallo spasimante misterioso come il giorno che l'aveva aiutata a truccarsi. Certo, il fatto che la mora non nutrisse più quella morbosa curiosità era solo un bene, vista la vera identità del ragazzo, ma le dispiaceva non averla più sentita in quei due giorni; Anthea non vantava una schiera di amicizie molto ampia e la mora le era sempre sembrata una persona simpatica.

La vide all'altro lato del lungo bancone nero e cercò di attirare la sua attenzione avvicinandosi.
Le era sembrata scostante, fredda come se Anthea le avesse fatto qualcosa di male, anche nello spogliatoio dello staff non si era fatta vedere e dopo che la bionda le era venuta di fianco sorridendo e aiutandola con i drink, trasalì girandosi verso i clienti senza nemmeno alzare lo sguardo su di lei.

-Lara-
 Anthea, dopo aver passato una bibita ad un ragazzo, richiamò l'attenzione della collega -Ehy...che ne dici se ci facciamo un cockatil al mirtillo?-
Lara si voltò verso di lei sforzando un sorriso -No, forse volevi dire se mi va di preparare i cocktail al mirtillo, tu sei una frana in queste cose-
Pur vedendo il sorriso sulle labbra della ragazza corvina, la bionda gelò mordendosi le labbra in imbarazzo, non tanto per la battuta cattiva ma per il modo in cui l'aveva sputata fuori. Loro due si prendevano in giro regolarmente, un po' per passare il tempo e spezzare la noia sul lavoro ma mai con quel sarcasmo raggelante.
-Ehm..già- Anthea sorrise, forse era solo una serata no della mora, succede a tutti di avere qualche pensiero per la testa, mica doveva essere per forza lei la causa?
-Si, se non sei troppo impegnata...sai che mi piacciono i tuoi drink- Annuì alla sua constatazione e ripensò al fatto che nemmeno l'aveva ringraziato per l'aiuto e il supporto prima della serata con Bill, forse si sentiva solo ferita per la poca gratitudine dimostrata?
-Ah...grazie per avermi aiutata, non avevo ancora avuto modo di ringraziarti ma il trucco ha fatto colpo...si-
Provò sentendosi morire di imbarazzo visto che non era abituata a fare queste confessioni nemmeno alle persone con cui era più in confidenza, ma la mora si bloccò con lo sciroppo di mirtilli fra le mani, strinse la bottiglia di plastica contenente il liquido zuccherino cercando di ingoiare il rospo stanziato nella sua gola...Cristo, l'aveva pure aiutata!
-Già- Ripose facendo schioccare la lingua mentre l'odio e l'invidia la divoravano lentamente dall'interno...Che imbecille, l'aveva pure aiutata!
Scosse lo shaker concentrandosi sul rumore ritmico del liquido color indaco all'interno del contenitore.
Solo vedere gli occhioni sognanti e rilassati della bionda le faceva montare il nervoso: lei non sopportava i Tokio Hotel, aveva sempre sostenuto che quei quattro fossero scimmiette ben ammaestrate e tutte le fan, comprese lei e la sua sorella minore, avessero subito un lavaggio del cervello...Nemmeno conosceva i nomi dei componenti della band, li chiamava Tokio Coso 1, Tokio coso 2, 3 e 4. Non era degna nemmeno di pronunciare i loro nomi, non era degna nemmeno di vedere un loro concerto e adesso lei, quella che faceva la ragazza disinteressata e disincantata, veniva corteggiata e apprezzata da Bill.
Sbatte lo shaker sul bancone per creare la leggera schiuma violacea del cockatil rimanendo in religioso silenzio e provando in ogni modo a scacciare quei pensieri ma no, non poteva riuscirci.
Masochista, era una fottuta masochista.
Quei due corpi vicini, le loro labbra premute una sull'altra, l'abbraccio protettivo del cantante. No, non poteva riuscirci.
Sbattè nuovamente lo shaker cercando di non pensare che il contenitore fosse l'adorabile testolina bionda della collega perchè se no l'avrebbe spaccato in miliardi di pezzi.
Voleva non pensarci, fare la fan perbenista ed essere felice per il suo idolo che, da sempre alla ricerca del Vero Amore, finalmente aveva trovato una ragazza ma no, non poteva pensarlo, non poteva.
Masochista, una fottuta masochista, ecco cos'era. Perchè prefissarsi l'obbiettivo di non pensarci per poi scattargli pure delle foto col cellulare?
Di certo, trovarsi sul proprio Iphone le foto del proprio idolo, amore platonico e irraggiungibile, assieme alla sua collega non era il modo migliore per superare il problema.
-Uhm..So che non siamo molto in confidenza però non capisco perchè continui a tenere segreta l'identità del tuo spasimante-
Versò il cocktail in due bicchieri cercando di fare l'indifferente -Berlino è grande e, a meno che non lo conosca, non capisco perchè non puoi dirmelo-
Vide Anthea irrigidirsi e mise due mirtilli nel suo bicchiere avvicinandoglielo -Un nome non è poi così importante, no?-
Non sapeva dove voleva arrivare ma l'imbarazzo palpabile dela bionda le embrava già una piccola vincita.

"Che importanza può avere un nome?"
Tantissima e la bionda lo sapeva fin troppo bene.
Sorrise poggiando il bicchiere alle labbra e temporeggiando mentre cercava di pensare ad un modo di sviare quella puntigliosa domanda.
-Uhm, buono- Pasteggiò il liquido violaceo  giocherellando con il bicchiere sotto lo sguardo curioso della mora -Anche se ti dicessi il nome non penso che ne sapresti molto di più, è solo un nome...Berlino è grande e non penso tu lo conosca- Scosse la testa bevendo un'altro sorso del drink.
Sarebbe stata così la sua vita se avesse deciso di uscire con il cantante? Una continua menzogna, un continuo smentire e fingere sorrisi rilassati?
Non aveva mai visto la situazione sotto quel punto di vista dato che era sempre stato troppo impegnata a fingere poco interesse nei confronti delle ostinate attenzioni del moro ma, adesso che ormai non poteva più nascondere nemmeno a se stessa il suo coinvolgimento, l'altro lato della medaglia si era rivelato.
Ogni volta che sarebbe voluta uscire col cantante sarebbe dovuta stare sempre sul "chi va là" , nascondersi e omettere per non finire sotto le luci della ribalta e creare uno scandalo?

"Eccome se lo conosco"
La mora finì l'alcolico in un unico lungo sorso strizzando gli occhi e sentendo il liquido bruciare e correre lungo il suo esofago.
-Anthea, che hai?-  Quando poggiò il bicchiere vuoto sul bancone vide il volto della bionda distante, i suoi pensieri lontani e la preoccupazione era palpabile sul suo volto.
-Anthea?- Sventolò una mano davanti al suo viso mentre cercava di nascondere il suo sorriso vittorioso, seppur piccola e forse inutile si trattava sempre di una vittoria.
-Eh?- La bionda scosse la testa poggiando anche il suo bicchiere sul bancone e fingendosi tranquilla mentre quelle domande continuavano a vorticare nella sua testa.
-Niente, mi sei sembrata..preoccupata?- Azzardò Lara stringendo le labbra rosse mentre Anthea si passava una mano fra i capelli scompigliando lievemente i leggeri boccoli -No...no, preoccupata per cosa?- Sorrise passando le dita sulle le bretelle verdi militari e lisciandosi la cannottiera gialla -No è che...ogni tanto mi perdo nel mio cervello, non ci far caso- Scosse nuovamente la testa e buttando un occhio sui ragazzi davanti al bancone che aspettavano le ordinazioni.
-Al lavoro!- Congiunse le mani incurvandosi verso i clienti e cercando di non notare il sorriso ambiguo sulle labbra della collega.

***


Era passata da dieci minuti la mezzanotte e Bill si avvicinò alla vecchia Twingo della bionda accendendosi una sigaretta.
Sapeva che quella sera Anthea avrebbe lavorato fino a mezzanotte e voleva farle una sorpresa augurandole personalmente la buonanotte, era uscito di casa alle dieci per la paura di poter arrivare in ritardo e non trovare la bionda proprio fuori dal locale. Sorrise pensando che forse aveva davvero ragione la ragazza quando lo accusava di avere un'anima da stalker rompipalle ma non ci poteva far niente se aveva voglia di passare ogni attimo del suo tempo assieme a lei.
Si alzò la sciarpa sul volto sistemandosi anche il cappello di cotone sulla testa per nascondersi nel miglior modo possibile dal continuo via vai di persone fuori dal locale e, appena vide la bionda salutare il buttafuori e sistemarsi la borsa sulla spalla, si illuminò sorridendo e saltellando sul posto aspettando in ansia che lo sguardo della ragazza si posasse sulla sua figura.

-A domani, Phil!- La bionda agitò una mano in segno di saluto verso il buttafuori all'entrata della discoteca e camminò a passo svelto verso la sua macchina dove, una figura slanciata e molto familiare, la guardava da sotto la visiera del suo cappellino.
-Stalker!- La bionda sorrise avvicinandosi velocemente al moro -Che ci fai qua?-  Si guardò attorno in modo sospettoso per poi riguardare Bill appoggiato alla sua macchina che sorrise raggiante scostando la sciarpa dalle labbra -Un uccellino mi ha detto che ti avevano cambiato i turni, così sono passato a salutarti-
-Theo!- Anthea sollevò gli occhi al cielo -Voi due insieme mi fate paura, devo cancellare il suo numero dal tuo telefono- Annuì divertita mentre Bill allungava le braccia verso il corpo della bionda poggiando le mani sui suoi fianchi e facendola avvicinare al suo corpo.
-Mi sei mancata- Lasciò leggeri baci sul suo collo stringendola a sè.
-Maci siamo visti due giorni fa- Anthea sorrise piegando involontariamente il collo e lasciando così campo libero alle labbra del moro che iniziò a lasciare scie di baci dalla clavicolo fino alla sua mascella.
-Appunto, mi sei mancata in questi due giorni- Annuì alzando il volto dalla sua pelle e posando un bacio sulle labbra della bionda, estasiata e stupita da quel comportamento così sicuro.
-Da dove salta fuori tutta questa spavalderia, Kaulitz?- Poggiò le mani sulle spalle del ragazzo che si riavvicinò alle sue labbra sfiorandole leggermente -Bill, se...se ci vedesse qualcuno succederebbe un casino, lo sai-
-Ma che dici?- Il moro sollevò un sopracciglio divertito -Da dove salta fuori tutta questa preoccupazione?- Rimbeccò facendole il verso per poi scuotere una spalla con noncuranza -Sono venuto a dare la buonanotte alla mia ragazza, è un reato forse?-

La sua....cosa?
Anthea sgranò gli occhi deglutendo rumorosamente, no, sicuramente era una frase buttata lì senza un senso logico...la sua...ragazza? E quando era diventata la sua ragazza?
-Ehm...- Si morse il labbro inferiore guardando Bill che, come se non avesse detto una frase potenzialmente da infarto, continuava a tenerla stretta fra le sue braccia.
-Allora, è un reato?- La guardò divertito per la faccia buffa che aveva appena fatto e le baciò il naso -Ok, rispondo io: non è assolutamente un reato-
Anthea scosse impercettibilmente la testa: si stava facendo troppe paranoie,forse Bill dava un significato diverso al termine "ragazza" quindi era inutile e stupido reagire a quel modo.
-Ok- Si alzò sulle punte baciando il labbro inferiore di Bill per poi sgusciare dalle sue braccia e montare in macchina salutandolo con la mano fuori dal finestrino -Notte Rockstar-

-Ma...- Aprì la bocca sbigottito guardandola accendere la macchina e incrociò le braccia al petto stizzito mentre un accenno di sorriso spuntava sulle sue labbra.
 -Pazza- Sorrise scuotendo la testa e, risistemandosi la sciarpa sul volto, raggiunse la sua macchina sotto lo sguardo vigile di due occhi verdi come l'invidia che stava divorando la loro possieditrice dall'interno.
-Oh, un nome può cambiare tutto- Sussurrò quella frase mentre il frontman raggiungeva con due falcate la sua vettura.
-...può cambiare tutto, Bill Kaulitz- Quel nome tanto adorato fino a quel momento fu sputato fuori dalle labbra rosse rubino con rabbia.




Note: *Risata malefica* Le cose stanno cambiando, i due alieni love-love sono adorabili, mh?
(Ora che Anna ha tirato fuori 'sto nome, lo userò fino alla nausea...è pucciosissimo xD)
Ma, come avete visto, le cose stanno cambiando, un nuovo personaggio si aggiunge al quadretto idilliaco e bo bo...vedremo cosa succederà u.u

Ah, io la prossima settimana (precisamente lunedì sera) parto per andare una settimanella al mare con una amica (cerco di togliermi questo colorito da mozzarella vampiresca xD) e, se ci riesco, posterò il prossimo capitolo prima di partire così almeno non starete una settimana e più a sciogliervi nell'attesa (ahahahaha in realtà non ve ne frega nulla ma va beh xD)

Se lascierete una recensioncina sarò felicissima

Alla prossima
Ofelia

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Capitolo 22
*** Touch me, treat me... - Prima parte- ***


Capitolo 22:  Touch me, treat me... - Prima parte-

-Ehi, che ci fai qua?-
Anthea si appoggiò alla porta,  incrociando le braccia al petto con la fronte corrugata di fronte al moro che la guardava sorridendo con il respiro affannato.
-Allora?- La bionda si lasciò sfuggire un sorriso, aveva lasciato il ragazzo fuori dalla discoteca nemmeno un'ora prima dandosi alla fuga e non si aspettava proprio di trovarselo davanti alla porta di casa.
-Carina la tenuta da casa...- Bill alzò un sopracciglio divertito senza rispondere alla sua domanda ma fissando in modo insistente la misè  "casalinga" della ragazza che abbassò la testa guardando i suoi short a quadretti blu, la cannottiera bucata e sporca di colori acrilici e gli imbarazzanti calzini antiscivolo di un verde accecante.
-Bill, sono quasi le due di notte,sono a casa mia e...e sto dipingendo e...- Abbassò la vecchia cannottiera cercando di coprire la pelle scoperta dei fianchi, sentendosi avvampare -Mi vesto come cavolo voglio a casa mia, ecco!-
-E chi ti dice il contrario?-Il moro sorrise guardandola mentre cercava di coprirsi il ventre con la maglietta di Snoopy bianca e logora -Anzi, mi piace- Annuì continuando a guardarla dal basso verso l'alto e, quei calzini pelosi verde fluorescente, su di lei, erano la cosa più sexy che avesse mai visto.
Gonfi, sicuramente caldi e morbidi, le fasciavano i piedi e le gambe fino a metà polpaccio e, altro che giarrettiere e calze a rete: quei calzini sarebbero entrati prepotentemente nei suoi sogni erotici.

Si riscosse dai suoi pensieri decisamente poco casti in cui Anthea, coperta solo da quegli antiscivolo pelosi, lo aspettava su un letto divaricando leggermente le gambe e..."Bill, sei un traviato sessuale senza speranza!"
Scosse la testa deglutendo, riconoscere il proprio problema è un passo verso la guarigione o, in questo caso, verso un appetito sessuale più sano...come poteva eccitarsi davanti a quei cosi pelosi?

-Terra chiama Bill...Bill, ci sei?- La mano di Anthea sventolò davanti agli occhi del ragazzo che continuava a fissare i suoi calzini di dubbio gusto -Ok, sono vestita in modo orribile ma smettila di fissarmi!-
Gli picchiettò un indice sulla fronte -Allora, che ci fai qua?-
-Già,hai ragione- Bill annuì  alzando lo sguardo verso gli occhi della ragazza  -Sono venuto per avere la mia buonanotte e- Alzò un indice poggiandolo sulle labbra della bionda -Zitta, non dire che me l'hai già data perchè non è per niente vero. Sembravi impaurita a stare fuori dalla discoteca con me, sei scappata alla velocità della luce e io sono rimasto lì come un pesce lesso. All'inizio ho pensato tu fossi pazza ma non è una buona ragione per scappare così da me, io pretendo la mia buonanotte e voglio anche sapere perchè eri così circospetta e ti comportavi come in un film di spionaggio cinese o che so io- Il moro socchiuse leggermente gli occhi riprendendo fiato dal suo discorso mentre le sopracciglia di Anthea si alzavano in modo direttamente proporzionale alla logorrea del cantante.
-Apparte il fatto che non ho mai visto un film di spionaggio cinese- La bionda sorrise -Ma non sono scappata...è poco sicuro per te farti vedere con...con me-
Bill sventolò una mano con aria di sufficienza -Sto parlando con la solita ragazza che mi ha costretto a girare Berlino di notte senza guardie del corpo?- La guardo divertito -Da quando ti fai questi problemi?-
-Non lo so- Anthea abbassò il capo mordendosi le labbra colpevole, in realtà lo sapeva bene: da quando aveva scoperto che le fan di Bill Kaulitz non erano così innocue, carine e coccolose come volevano lasciare ad intendere.
Bill non riusciva a togliere gli occhi dal corpo della bionda, una piccola macchietta di colore blu cobalto spiccava sulla sua coscia destra e...Dio, stava diventando peggio di Tom!
Prima i sogni erotici, poi i calzini provocanti e adesso si eccitava a guardare le macchie di tempera sul suo corpo...Assurdo! Di questo passo avrebbe avuto l'alzabandiera solo a vederla respirare.
E pensare che prima di conoscere Anthea le ragazze le guardava soltanto per avere qualche idee per trucco e smalto...
-Bill, sei vivo?-  La bionda non riuscì a trattenere una risata alla vista della faccia trasognata del cantante.
-Eh?- Bill scosse la testa imbarazzato -N-niente, niente ero solo...un po'...sovrappensiero, si- Si passò una mano fra i capelli cercando di recupare uno straccio di dignità e continuò a parlare -Comunque, non amo ripetermi ma le tue uscite di scena sono pessime...- Si accucciò sgusciando sotto il braccio dell bionda ed entrando in casa  -Allora, ci siamo dimenticati qualcosa, o sbaglio?-
Anthea si guardò intorno imbarazzata  e chiuse la porta visto che ormai lui era entrato senza pensarci due volte -Bill, non sono sola a casa- Sussurrò spalancando gli occhi e guardando da una parte all'altra con la paura di un'attacco della stalker di Miriam.
Bill rise coprendosi la bocca con una mano -E hai paura che qualcuno possa uccidermi per caso?-
-Non conosci mia sorella...- Scosse la testa prendendo l'orlo della giacca di Bill e trascinandoselo dietro nella stanzetta comunicante con la sua camera -Corri!- Strattonò leggermente la giacca nera di ecopelle del ragazzo incoraggiandolo a spicciarsi e a seguirla dentro la stanza.

Odore di trementina, vernice e profumo di candele avvolsero la figura del cantante che si ritrovò a spalancare gli occhi meravigliato per la sensazione familiare che quei profumi riuscivano a trasmettergli.
La piccola stanzetta, illuminata da luci soffuse,  racchiudeva al proprio interno un piccolo micro cosmo da artista: tele bianche appoggiate ordinatamente ad un muro color crema, barattoli pieni di pennelli di ogni forma e blocchi da disegno sparsi su una piccola scrivania.
Il moro sorrise guardandosi intorno, gli sembrava di essere tornato bambino quando, assieme ad un piccolo Tom dai capelli arruffati, entrava nella stanza da lavoro della madre e, con aria curiosa, i piccoli gemelli brandivano pennelli e tempere per giocare a fare gli artisti.
Passò il polpastrello dell'indice sulla morbida setola di una pennellessa chiudendo gli occhi -Mia mamma fa la pittrice- Annuì aprendo gli occhi e sorridendo ad Anthea che, dietro di lui, osservava ogni suo movimento.
-Alcune volte io e Tom entravamo di soppiatto nel suo studio imbrattandole le tele con le impronte delle nostre mani- Guardò di riflesso la forma della sua mano grande e flessuosa, erano cambiate così tante cose in tutti quegli anni.
 -E vi sgridava appena se ne accorgeva?- Anthea sorrise avvicinandosi a lui e coprendo con un panno bianco la tela a cui stava lavorando.
-Mai- Bill scosse il capo voltandosi verso la bionda - Lei ha sempre detto che io e mio fratello saremo diventati degli artisti, ci incitava, diceva che dovevamo esprimerci come meglio volevamo, non ci ha mai dato dei freni...- Fece altri passi guardandosi intorno e carezzando con le dita le diverse stoffe che ricoprivano un manichino bianco -È figa mia mamma- Annuì sorridendo ad Anthea  e avvicinandosi al fondo alla stanza dove un piccolo balconcino faceva intravedere le luci notturne della città.
-Mi è sempre piaciuto guardarla dipingere- Appoggiò la schiena al cornicione -È così assorta mentre dipinge, così concentrata...- Il sorriso del cantante si trasformò una smorfia amara al ricordo dei singhiozzi provenienti dallo studio di Simone durante la notte: quando Jörg se ne era andato, davanti ai piccoli, la donna non aveva mai pianto, non aveva mai dato segni di cedimento, la loro mamma doveva essere una roccia dura e invincibile. Ma la notte Simone si chiudeva nel suo studio, convinta che i suoi piccoli dormissero, e si sfogava davanti alle sue tele.
Anthea poggiò i gomiti sul cornicione, posizionandosi di fianco al cantante che, con occhi assenti, sembrava ricordare qualcosa di triste.
-Mia madre faceva la commessa, triste vero?- Sorrise cercando di smorzare la tensione palpabile in Bill che, sentendo Anthea parlare per la prima volta di un'argomento così intimo sorrise in silenzio.
 - Il suo sogno era di fare l'attrice teatrale ma i miei nonni la ritenevano una stupida ragazzina piena di sogni- Puntò lo sguardo lontano guardando le poche stelle nel cielo notturno e, senza rendersene conto, solo per risollevare l'umore del moro, iniziò a parlare  -Forse... forse è per quello che ho sempre voluto studiare scenografia: volevo creare palchi solo perchè lei potesse calcarli e, in qualche modo, lei vive in me e quindi è lì, sulle mie opere...- Abbassò lo sguardo sorridendo imbarazzata,a nessuno raccontava di sua madre, era come il suo piccolo segreto e adesso, senza pensarci due secondi, era riuscita a liberare i ricordi e, ciò che pensava sarebbe stato doloroso era stato così liberatorio invece.
-Dio, sembra una cosa così infantile...-
 -No, è una cosa...bella- Bill scosse la testa girandosi verso di lei e passando le dita sulla sua spalla -Doveva essere una donna meravigliosa tua mamma- Accarezzò la pelle liscia e candida della bionda che sorrideva annuendo leggermente -Già...- Si schiarì la voce imbarazzata e, prima che potesse parlare o fare qualsiasi cosa, una musica ritmata, lanciata a tutto volume, inondò la casa pietrificandola sul posto e facendo scoppiare a ridere Bill.
La bionda si spostò dal cornicione rientrando nella stanza -Eh no, Miriam è impazzita, sono le due di notte!...e te cosa ridi!- La bionda guardò confusa il moro che continuava a ridere silenziosamente.
-Miriam è tua sorella, vero? Ma lasciala stare,ascolta buona musica- Si passò due dita sotto gli occhi lacrimanti per le risate.
-Siete voi questi, vero?- Anthe alzò un sopracciglio alla frase del cantante e, quando il moro annuì, sospirò buttandosi di peso su un piccolo divanetto viola.
 -Adesso capisci perchè ti ho scaraventato qua dentro? Mia sorella penso abbia sviluppato una specie di malattia ninfomane nei tuoi confronti in questi anni...-

-Wanna feeeeeeeel aliiiiiiiiive-

La voce del cantante, coperta totalmente dalle urla della sorella di Anthea, inondò la casa e Bill si mise una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere nuovamente.
-O cristo..- La bionda si spiaccicò una mano sulla fronte mentre la "soave" vocina della teenager sovrastava quella del cantante, intonando "Dogs unleashed".
 -Meno male Annette e mio padre stasera non ci sono, se no sarebbe già morta a quest'ora-
Bill si sedette vicino a lei continuando a sorridere e a tenere il ritmo con un piede -Vorrà dire che starò qua dentro con te finchè tua sorella non avrà un attacco di narcolessia.-
-Se non vuoi far morire Miriam di infarto o morire tu per un suo assalto, questa è una saggissima scelta!- La bionda annuì guardandosi attorno improvvisamente imbarazzata dalla vicinanza del cantante che, avvertento la situazione che si stava creando, si avvicinò ancora di più a lei, poggiando un braccio sullo schienale del divano  -Comunque...- Si schiarì la voce fissando il volto della bionda -Sono venuto per avere il mio saluto...- si morse leggermente un labbro per paura di aver azzardato troppo .
-Stanotte noi siamo cani sciolti?- Anthea, facendo finta di non aver minimamente sentito le parole di Bill, arricciò le labbra divertita cercando di captare le parole in inglese della canzone.
-Io e te..Fuori controllo, anche- Il moro annuì continuando la frase e stando al gioco, carezzando con le dita la spalla scoperta della bionda -...Pieni di sogni- Sussurrò avvicinandosi al suo volto e poggiando le labbra sulla punta del suo naso mentre Anthea chiudeva gli occhi nervosa e deliziata da quel lieve contatto mentre la canzone e le parole di Bill continuavano a fare da sfondo al loro avvicinamento.
-Che nessuno conosce...?- Anthea sussurrò rimanendo con le palpebre abbassate e alzando il viso per incontrare le labbra del moro che, dopo aver annuito alle sue parole, si premette sulla bocca della bionda sospirando.
Labbra contro labbra e sospiro su sospiro mentre il bacio da dolce diventava affamato.
Morsi, sorrisi e sospiri ad occhi chiusi.
-Touch me-
Le mani di Anthea si posizionarono su quelle del moro facendole scivolare sul suo corpo mentre pronunciava i versi della canzone.
Bill si sentì esplodere di eccitazione mentre la bionda lo guidava ad accarezzare i suoi fianchi da sotto la leggera cannottierina.
-Treat me-
La voce di Anthea divenne un sussurro flebile sulle labbra del moro, chiedendo davvero di essere curata, protetta dalle mani calde del cantante che saggiavano ogni centimetro della sua pelle facendola fremere.
-Love me-
Bill pronunciò la terza strofa socchiudendo le palpebre e osservando la ragazza davanti a lui con occhi quasi imploranti prima di prendere il suo labbro inferiore fra i denti e succhiarlo leggermente.
-Feed me- Sussurrò trattenendo nell sua bocca il suo labbro e chiudendo nuovamente gli occhi.
La bionda sorrise impercettibilemente e si sdraiò sul divano, trascinando Bill sopra di sè e liberandolo dalla giacca di pelle lasciandola scivolare pesantemente sul parquet per poi tornare con le mani fra i capelli corvini del cantante, riallacciando le labbra alle sue.

Stava succedendo davvero?
Dopo anni, dopo dichiarazioni e attese stava davvero succedendo?
Lei, che potrà entrare dove nessun'altra ha mai messo piede, l'unica che si meriterà tutto, i suoi baci, le sue attenzioni e il suo amore.

Stava succedendo davvero?
Era lei.
Lei che era entrata nella sua testa, nel suo cuore e in ogni parte del suo corpo, colmandolo.
Lei che, se solo gliel'avesse chiesto, sarebbe riuscita ad ottenere persino la luna da lui.
Lei che richiedeva ogni sua attenzione.
Lei che voleva baciare e sfiorare in ogni parte.
Lei che adesso richiedeva ciò che nessuna era mai riuscita ad avere.

Il suo stomaco si strinse mentre le sue mani tremarono sudate sulle curve morbide della bionda mentre cercava, goffamente, di alzarle la cannottiera.
Anthea, dopo aver lasciato un bacio umido sulle sue labbra, si distaccò lasciandosi sfilare la maglia osservando gli occhi nocciola di Bill colmi di lussuria, eccitazione e nervosismo.
Rimase a guardarla, osservando come quel semplice reggiseno blu risaltasse sul suo corpo candido,come il tatuaggio riusciva a rendere il suo fianco ancora più una tentazione.
Lo osservò attentamente e ci passò sopra le dita ridisegnandolo lentamente con le dita mentre si abbassava sul suo corpo, sistemandosi fra le sue gambe e baciandola con passione, accarezzando con la lingua il suo palato, strusciandole il piercing contro le labbra e rituffandosi nella sua bocca.
Finchè si trattava di baci era ok, no? Baci, carezze e coccole.
Sdraiati.
Uno sopra l'altro.
Su un divano.
Il suo stomaco fece una capriola e si contrasse per l'agitazione.
No, non erano solo dolci e innocenti baci, carezze e coccole.
Si sorprese sentendosi sospirare lascivamente mentre strusciava l'inguine contro il bacino di Anthea.
Merda.
L'eccitazione gli offuscava dolcemente il cervello ed era così dannatamente piacevole sentire il corpo della bionda schiacciato sotto il suo, e muoversi, facendo strusciare il suo rigonfiamento nei jeans contro gli short della ragazza, sembrava essere diventato l'unico modo per darsi sollievo.
Ok, Bill non era di certo il ragazzino casto e puro che appariva davanti agli schermi e alle interviste, un ragazzo di 21 anni sa come vanno a finire determinate situazioni ma Dio, lui...lui aveva quel piccolo e inconfondibile problemino.
Che doveva fare ora? Gliel'avrebbe dovuto dire? Lei se ne sarebbe accorta se lui avesse fatto finta di nulla?
Avere quel problema non vuol dire essere un bacchettone pudico ed ingenuo e lui non lo aveva nemmeno per scelta, era anche per colpa del suo lavoro e di certo non poteva e non voleva servirsi di una groupie per liberarsi dell'imbarazzante fardello.

-Bill...-

Però, se si fosse liberato del problema con una ragazza qualunque adesso non si sarebbe trovato a dilaniarsi con mille e stupide domande ma mica poteva prevedere una situazione del genere e, in ogni caso, non sarebbe mai riuscito a fare una cosa così intima con una sconosciuta.

-Bill...- Anthea poggiò le mani sulle sue guance chiamandolo per la seconda volta e bloccando, senza saperlo, i tortuosi viaggi mentali del cantante.
-Mh?- Il moro la guardò interrogativo...Oddio, se n'era già accorta?
-Bill, senti ma prima, quando eravamo alla discoteca mi hai detto una cosa...- La bionda strinse le labbra guardandolo e sperando che lui riuscisse a cogliere ciò che gli voleva dire ma, la sua faccia confusa le fece capire che non aveva idea di che cosa lei stesse parlando.
Da quando avevano iniziato a baciarsi Anthea continuava a domandarsi cosa volesse dire per lui "la mia ragazza" e, quando le domanda si era fatta insistente nella sua mente e la situazione stava prendendo una piega decisamente nuova, aveva deciso di domandarglielo.
-Ecco...Non pensare che te lo chiedo perchè voglia criticarti o che altro, in realtà è una cosa...carina, in un certo senso ma, volevo domandartelo così almeno mi libero di ogni dubbio- Gli sorrise incoraggiante facendo scivolare le mani sul suo collo e massaggiandolo leggermente mentre il volto di Bill assumeva una strana e nervosa espressione.
Il moro deglutì pesantemente leccandosi il labbro inferiore e sospirando nervoso, Anthea si era accorta che lui era... e la riteneva una cosa...carina? Carino è un cucciolo di Labrador o un disegno di un bambino di tre anni può essere carino.
-Se dici così sembra che ti faccio pena...- Abbassò lo sguardo -So che a 21 anni può sembrare...strano, non dico di essere un tradizionalista ma mi è sempre piaciuta l'idea di conservare e riservare tutto me stesso per qualcuno che ne valesse la pena poi va beh...il fatto che il mio lavoro non mi lascia il tempo nemmeno di respirare ha fatto sì che i tempi si allungassero, forse, senza la mia carriera ad ostacolarmi sarebbe successo prima ma-
-Bill...- Anthea alzò un sopracciglio guardandolo confusa senza capire dove con quel monologo volesse arrivare -Che stai dicendo?-
Il ragazzo alzò lo sguardo sospirando -Cercavo di spiegarti che non è proprio tutta colpa mia se sono rimasto vergine per così tanto tempo e- La bionda poggiò due dita sulle sue labbra zittendolo e facendosi scappare un sorriso -Io non ti volevo chiedere questo- Scosse la testa sorridendo e vedendo il volto del ragazzo diventare di diverse tonalità tendenti al rosso acceso per poi impallidire.
-Oddio-
Bill sii alzò dal corpo della bionda schiaffandosi una mano sul viso -Oddio...An..Io...Io...-



Note:Buondì! Stamani, come regalino a voi per il compleanno degli zwillinge ho deciso di postare la prima parte di questo chilometrico capitolo non ancora terminato...chiedo venia se troverete qualche errorino di battitura ma stamani mi fanno male gli occhi e solo l'idea di mettermi a rileggere mi fa venire il mal di testa.
So che bloccare un capitolo in questo modo segnerà la mia vita (vi prego non venite con forconi a darmi la caccia xD) ma dovevo bloccarlo qua per forza di cose (adoro la suspance u.u) e, appena termino la seconda parte, anche se non sarà passata una settimana, aggiornerò subito.
Spero vi sia piaciuto, aspetto qualche commentuccio e alla prossima
Ofelia

P.S.    Happy B-Day babbuini!

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Capitolo 23
*** ...Love me, feed me - Seconda parte ***




Il ragazzo alzò lo sguardo sospirando -Cercavo di spiegarti che non è proprio tutta colpa mia se sono rimasto vergine per così tanto tempo e- La bionda poggiò due dita sulle sue labbra zittendolo e facendosi scappare un sorriso -Io non ti volevo chiedere questo- Scosse la testa sorridendo e vedendo il volto del ragazzo diventare di diverse tonalità tendenti al rosso acceso per poi impallidire.
-Oddio- 
Si alzò dal corpo della bionda schiaffandosi una mano sul viso -Oddio...An..Io...Io...-



Capitolo 23: ...Love me, feed me - Seconda parte


Si sistemò seduto sul divano rimanendo ad occhi chiusi e sperando che si aprisse un buco nero nel parquet per inghiottirlo e salvarlo da quell'imbarazzante figura.
Perchè non teneva mai la bocca chiusa?
-Ehy- Anthea si alzò mettendosi in ginocchio, avvicinandosi a Bill e curvandosi per lasciargli un bacio sulla guancia -È ok per me, non...non è una cosa di cui devi vergognarti- Strusciò la punta del naso sul viso del moro scostandogli le mani -Davvero Bill, non è un dramma, non c'è niente di male-
-E invece si!-  Si tolse le mani dal viso buttando indietro la testa sullo schienale del divano -Tu...tu sei...e io...io sono...Che vergogna- Piagnucolò chiudendo gli occhi e sospirando.
-Ti ho detto che non è una vergogna!- La bionda sbuffò per poi allungare una gamba e sedersi a cavalcioni su di lui, accarezzandogli il viso -Smettila di farti mille seghe mentali. Se per me non è un problema, non deve esserlo nemmeno per te- Poggiò le labbra sul suo collo lasciando dei leggeri baci -Mi piace invece, mi piace davvero che io...si insomma, che tu con me volessi...quello- Sorrise sulla pelle del moro sentendolo più rilassato ad ogni suo bacio -Quindi, ritornando alla mia domanda...- Gli baciò leggermente il mento per poi poggiare le braccia sulle sue spalle -Tu mi ritieni la tua...ragazza?-
Bill sorrise sentendo la vergogna scemare -Beh, se volevo donarmi per la prima volta a te vuol dire che ti ritengo speciale, no?- Sfarfallò le ciglia in modo teatrale, cercando di far calare la tensione e l'imbarazzo,  poggiando le mani sui fianchi di Anthea che, per il modo in cui Bill aveva pronunciato quella frase, aveva iniziato a ridere -Giusto-
-Che poi ecco...non è che sono propriamente vergine- Ci pensò su qualche secondo torturandosi il labret e tamburellando le dita sui fianchi nudi della bionda -Esiste anche un modo di essere "non propriamente vergine"?- Lo guardò di traverso cercando di non ridere mentre lui provava ad arrampicarsi in ogni modo sugli specchi, sentendo l'imbarazzo crescere nuovamente -Beh...non è che sono tutto puro e casto, insomma...lo so come è fatta una donna eh!-
Anthea a quella risposta imbronciata si fece scappare una risatina -Oh piccolo principe, essere vergini non vuol dire essere ignoranti: l'avrai studiata anatomia a scuola, no?- Scosse la testa divertita accarezzando le ciocche more del ragazzo e attorcigliandole attorno alle sue dita mentre lui sbuffava facendosi sfuggire un piccolo sorriso -Ma non a scuola! Io dicevo che non è che non ho mai visto- Anthea spalancò gli occhi mettendo una mano sulla bocca di Bill e bloccando la sua confessione -Bill! Non voglio sapere così nel dettaglio quanto non sei propriamente vergine-
Il moro tirò fuori la lingua leccando il palmo di Anthea che ritirò subito la mano schifata.
-Smettila di ripeterlo!- Borbottò in imbarazzo mentre la bionda lo guardava divertita asciugandosi il palmo sulla maglietta di Bill -Ripetere cosa?-
Lui le lanciò un'occhiataccia -Il mio handicap-
-Non è un handicap essere vergini- La ragazza scosse una spalla mentre Bill piagnucolava -Aaaan, non lo dire...è imbarazzante!-
Di tutta risposta lei sogghignò -Vergine- Sussurrò velocemente fra le risate mentre il ragazzo la prendeva di peso e la ristendeva sotto di lui sul divano, bloccandole le mani sopra la testa -Ripetilo se hai il coraggio- Assottigliò le palpebre sfidandola con lo sguardo.
-Brrr- Finse di rabbrividire -Il principino è arrabbiato- Mosse le dita delle mani, intrappolate nella dolce presa del cantante e sorrise -Guarda che è una cosa molto tenera che tu sia ancora vergine, sai?- Calcò il termine sorridendo e Bill arricciò le labbra sbuffando -Non mi sfidare, aliena, potresti pentirtene- Scese con lo sguardo sul corpo della ragazza leccandosi le labbra e stuzzicando il cerchietto dorato che le impreziosiva.
-Vergine- Ripeté la parola fissando gli occhi color cioccolato del moro che, a quella provocazione si accucciò sul suo collo poggiandovi la bocca e succhiando forte fino a lasciare un cerchio rosso ed evidente sulla pelle chiara -Se continui ti faccio una collana- Alzò un sopracciglio guardandola dal basso con le labbra ancora poggiate sul suo collo.
-Ho proprio bisogno di una collana nuova- Anthea annuì estasiata per come un semplice succhiotto l'avesse deliziata tanto -Quindi...non mi resta che ripeterlo...-
Bill ridacchiò e, prima che lei potesse pronunciare l'iniziale della parola "vergine" , le sue labbra si erano di nuovo schiuse sulla sua pelle, assaggiandola e mordicchiandola.
Era impaurito e teso fino a pochi minuti prima e non riusciva a capire come Anthea riuscisse sempre a sciogliere il suo nervosismo e a farlo sentire sicuro e spavaldo anche in situazioni nuove come quella.

Baciò e mordicchiò il suo collo scendendo lentamente verso il basso e vedendo i brividi spuntare sulla pelle della bionda. Lasciò la presa sulle sue mani, liberandole, e scendendo ad accarezzarle i fianchi, mentre la sua lingua disegnava un umido percorso verso i seni ancora nascosti dal reggiseno blu elettrico.
Anthea inarcò la schiena sotto quelle attenzioni facendo scivolare le mani sotto la maglietta di lui; era straordinario come quel ragazzo le confessasse timidamente di non avere esperienza e, al tempo stesso, la facesse letteralmente fremere di piacere, aveva una seduzione innata, una di quelle cose che hai forse dalla nascita, nello sguardo, nei piccoli gesti che riescono a farti capitolare.
Non sapeva come fossero arrivati al quel punto ma sentiva che ciò che stavano facendo era terribilmente giusto. La promessa che aveva fatto a se stessa di non fidarsi più di nessuno si era infranta e non riusciva neppure a ricordarsi il momento in cui le sue barriere si erano inesorabilmente sgretolate ma, la prova di quella resa, era lì davanti ai suoi occhi che baciava e leccava le sue ferite, rese visibili grazie a decorazioni di inchiostro nero.
Il moro infatti seguiva, con le labbra e con la punta della lingua, il particolare disegno sul suo fianco del quale ancora non conosceva il significato ma, solo il fatto che, inconsciamente, lui dedicasse attenzione a quel piccolo pezzo di passato fece vibrare il corpo alla bionda.

-Ora lo dico a papà!- Miriam si scostò con una manina la zazzera riccioluta dalla fronte mentre osservava con cipiglio apprensivo il corpo tatuato della sorella.
Curve e spirali sinuose, ghirigori floreali leggermente gonfi ornavano il fianco arrossato della bionda -Zitta Miri, io sono grande e queste cose le posso fare- Si coprì il tatuaggio appena medicato con vasellina e fulminò la sorellina con un'occhiataccia. In realtà non poteva davvero farle quelle cose, suo padre era stato categorico: su tatuaggi e piercing ci vuole rigore e il suo via libera, mai fare cose senza il permesso del rigido avvocato Weber, ma lei quello doveva farlo, con o senza il permesso e il prima possibile.
Il suo corpo vibrò di tristezza e rassegnazione e, quando la sorella uscì dal bagno, impaurita dal suo sguardo minaccioso, aveva sospirato liberando il nervoso e l'ansia accumulate.
Quello doveva essere l'ultimo tatuaggio, ne era sicura, non perché non le piacesse inchiostrarsi la pelle ma, ogni disegno sotto la sua carne stava a significare una cicatrice sul suo cuore e lei non voleva più avere a che fare con il dolore, profondo o superficiale che fosse, voleva chiudere, rattoppare e andare avanti.
Se solo non fosse entrata in quella stanza...
Se solo non si fosse affezionata così tanto...


Anthea sorrise amaramente a quel ricordo mentre gli occhi di Bill la guardavano dolcemente rapiti.
-Posso?- La sua voce uscì roca e sussurrata mentre le chiedeva il permesso, come un bambino, con le dita poggiate sull'elastico dei suoi slip. La bionda annuì aiutandolo e alzando il bacino per farsi sfilare l'indumento di biancheria intima. Bill lasciò scivolare a terra gli slip ristendendosi a dorso nudo sul corpo della bionda.
I due tatuaggi sui loro fianchi si unirono formando una strana armonia di linee e scritte.
Pelle su pelle, respiro su respiro, occhi color mare e cioccolato che si fondevano.
Un unico indumento a dividerli, un unico indumento che scivolò dalle lunghe gambe del moro, raggiungendo il parquet, ai piedi del divano.
Uno sguardo, carico di nervosismo e aspettativa.
Un bacio, bagnato e sensuale che unì le loro labbra.
Una spinta che fece chiudere gli occhi alla bionda e aprire le labbra al moro per la sorpresa di quella nuova e strana sensazione.
Caldo, umido, stretto e familiare.
Bill boccheggiò respirando sulle labbra di Anthea e stringendo i suoi fianchi con le dita fredde e leggermente sudate.
Anthea sospirò poggiando le mani sulle spalle del ragazzo ed incitandolo a muoversi dentro di lei.
Era una strana unione quella, la riempiva, sentiva Bill in ogni parte del suo corpo, era quella la prima volta che ogni ragazza sogna di avere.

-Dai Anthea, cazzo sono due mesi che te lo chiedo- Un ragazzo supplicò la bionda con fare rabbioso mentre stringeva i suoi fianchi facendola affondare nel materasso di quel letto sfatto.
-Io...io non ci riesco- La bionda chiuse gli occhi girando la testa di lato e sospirando sulle lenzuola stropicciate. Certo, lei voleva farlo, non sognava altro che donarsi a quello che credeva il suo ragazzo, dopo averlo fatto patire per ben due mesi, ma non ci riusciva o meglio il suo corpo non riusciva ad accettare quell'unione. Appena lui ci provava lei si irrigidiva, il suo ventre iniziava a tremare dalla paura e lei chiudeva le gambe sbuffando e rimettendosi, in malo modo, gli slip.
Il corpo non mente mai, il suo corpo aveva già capito tutto prima che la testa potesse ancora arrivarci.
Stupida testa e stupide adolescenti innamorate.
-Ok...ok- Anthea sospirò facendosi coraggio e girandosi di nuovo a fronteggiare le iridi color ghiaccio di Dirk -Ok forse...forse possiamo si, possiamo provarci ma se...se fa male ti fermi, ok?- Cercò impaurita una conferma in quei gelidi occhi che, aveva sempre trovato inquietanti ma decisamente irresistibili.

-Si, si piccola, tutto quello che vuoi- Ma quello sguardo sembravano non essere d'accordo con le parole appena uscite dalle labbra del ragazzo.
Sangue, spinte e grugniti.
Respiri, singhiozzi e gemiti.
-Sei stata brava, piccola- Un sorriso, un ghigno soddisfatto e lei, inizialmente imbarazzata per quella macchia scarlatta sulle lenzuola bianche, dopo tutto era felice, orgogliosa di quel "sei stata brava".
Stupida, stupida testa e stupida adolescente innamorata.


Anthea sospirò stringendo le spalle di Bill, aprendo gli occhi e guardando quel suo viso leggermente arrossato e imperlato di sudore, quelle labbra umide e dischiuse in respiri affannati.
Nessun grugnito, nessun singhiozzo, nessuna stupida adolescente.
Un gemito di piacere uscì dalle labbra della bionda e Bill sorrise con una punta di orgoglio, accarezzandole i fianchi e muovendosi sinuosamente dentro di lei.
Quanto avrebbe pagato per tornare indietro nel tempo, tirare un calcio nei coglioni di quello stupido arrapato e godersi una prima volta così.
Ma, prima di ogni altra persona, lei sapeva che il tasto rewind per la vita non esisteva, nessuno l'aveva inventato e forse, il destino voleva proprio che accadesse così.
Bisogna cadere prima di poter volare e tutte quelle cicatrici l'avevano portata ad essere la persona che era, a fare le scelte che aveva fatto e ad incontrare quello strano cantante...tutto avviene per una ragione.

E Bil si muoveva capendo finalmente il vero significato di connettersi ad un'altra persona. Sentiva i sospiri, i gemiti e i movimenti della bionda rimbombargli nella testa e in ogni parte del corpo, vedeva il suo viso distendersi per poi contrarsi in smorfie di piacere.
Si, l'amore e il sesso non potevano assolutamente essere divisi, devono stare in coppia per funzionare.
Amore e eccitazione, adorazione e libido.
Calore, solo calore all'interno del suo corpo. Calore che si accumulava e si concentrava nel suo inguine e cresceva ad ogni spinta.

Il ritmo dei loro movimenti aumentò, volevano di più i loro corpi e volevano di più anche le loro menti.
Molto più Bill e molta più Anthea. Sempre di più, fino a scoppiare.
Bill arricciò le dita dei piedi sentendo il suo corpo riempirsi fino all'orlo di elettricità per poi svuotarsi in un gemito roco, riversarsi nella continuazione del suo corpo che era Anthea in quel momento.
Uno scambio di energie, distanti uno dall'altro solo per una manciata di secondi.
Un'esplosione di calore, uno scambio di vita, in un certo senso, quasi un toccare l'uno la mente dell'altra.

I loro corpi rallentarono e lentamente si fermarono.
Bill si lasciò cadere sul corpo di Anthea respirando affannosamente e lei chiuse gli occhi godendo di quella sensazione che adesso tanto strana non le sembrava.
-Adesso posso dire che sei...mia- Bill chiuse gli occhi poggiando la guancia su quella della bionda e sussurrando quella frase, quel possessivo che risuonò dolcemente nelle loro teste finchè Morfeo non accompagnò i loro corpi esausti nell'incoscienza del sonno.
 



Note: Scusate scusate scusate *si inginocchia sui ceci chiedendo perdono* so che avevo promesso che avrei postato prima dei fatidici sette giorni ma ho avuto davvero dei grossi problemi (e quando dico grossi vuol dire che non voglio specificare ma i problemi erano davvero seri)
Avrei potuto anche postare prima ma il capitolo non era terminato come volevo io, dovevo sistemarlo e non avevo la testa, ne l'umore giusto per farlo...comunque, se guardiamo i tempi sindacali, non sono in ritardissimo quindi suvvia, mi volete ancora bene, no? *___*

Sono sincera, questo capitolo poteva e doveva essere migliore, se avessi avuto il tempo l'avrei riletto, forse avrei avuto anche altre idee e avrei usato migliori scelte linguistiche ma, come ho detto, ho avuti dei grossi problemi e anche stanotte mi sono creata una bolla per rinchiudermi e riuscire a rileggere, risistemare e postare...
Spero di rifarmi nei prossimi capitoli (quando la mia testa sarà più sgombra, credo) e spero apprezziate comunque anche questa seconda parte.
Al prossimo capitolo
Ofelia

Ma...ma...stavo per dimenticarmi...Auguroni a Gustavo!!!




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Capitolo 24
*** Sorpresa! ***



Capitolo 24: Sorpresa!


"Buongiorno!
Sono dovuta andare all'accademia, però entro le undici dovrei tornare a casa.
Tu rimani chiuso nello studio perchè ne va della tua vita. La porta a destra è quella collegata a camera mia, lì puoi entrare ma non fare nessun rumore e non aprire altre porte per nessun motivo.
Torno presto.
Anthea"

 

Bill si passò una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi mentre rileggeva il fogliettino scritto da Anthea.
Il piccolo studio era illuminato da leggeri e fiacchi raggi del sole che filtravano attraverso le tende bianche sulla porta del balcone. Lui non sapeva leggere l'orario attraverso i movimenti del sole ma  era solito svegliarsi ad orari improponibili quindi, aspettare fino alle undici non era di certo un problema...se solo non avesse avuto un impellente bisogno del bagno e di mettere qualcosa sotto ai denti.
-Sedotto e abbandonato in una stanza senza bagno- Si lagnò alzandosi dal divano e passandosi una mano sulla schiena incriccata per la posizione assunta durante il sonno.
-Cazzo, mi sto pisciando addosso- Si buttò una mano sui boxer guardandosi intorno alla disperata ricerca di un orologio, era sicuro che, se Anthea non fosse arrivata entro due minuti, non sarebbe riuscito a tenerla.
Si accucciò a raccogliere i suoi vestiti per ricercare il suo cellulare in quei meandri di stoffa costosa e, nel raccogliere la sua giacca militare da sotto il divano, un sorriso malizioso e trasognato si dipinse sul suo volto, ci era finalmente riuscito e Tom sarebbe stato veramente orgoglioso di lui e.. -Oh merda, Tom!- Estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e, le mille chiamate perse del fratello sovrastarono il display del Blackberry.
Si era completamente dimenticato di avvertirlo che sarebbe rimasto a dormire da Anthea ma, era sicuro che, dopo avergli raccontato la causa, la sua arrabbiatura sarebbe completamente svanita. Adesso il problema era un'altro: ok, che cosa dolce e carina passare la notte con Anthea, sentirla respirare sul proprio petto ma, tutto il romanticismo svaniva nel momento in cui si svegliava da solo, rinchiuso in un cavolo di stanzino, senza bagno e senza un caffè.
Pure nei film la biondona di turno ti sveglia baciandoti lascivamente il petto e sussurrandoti uno squallido "buongiorno stallone"; non che lui volesse una cosa del genere, anzi, se fosse successo avrebbe storto le labbra per il cattivo gusto, ma gli bastava anche solo vedere Anthea, sorridergli e poi svuotare immediatamente la vescica satura, non gli sembrava di chiedere molto.

Guardò l'orologio sgranando gli occhi: mancavano dieci minuti esatti a mezzogiorno e di Anthea nemmeno l'ombra.
-Pipì- Sussurrò nel panico mollando i vestiti sul divano e ballettando sul tappeto. Raggiunse, senza poche difficoltà, la porta della stanza spalmandoci sopra un orecchio mentre le sue mani erano intente a tenersi il pacco onde evitare di farsela sotto.
Tutto taceva, la casa sembrava avvolta da un silenzio tombale e Bill, dopo aver preso un profondo respiro per farsi coraggio, abbassò la maniglia iniziando a sbirciare la casa silenziosa e apparentemente vuota.
Forse se avesse fatto una corsa verso il bagno...si, ma dove diavolo era il bagno?
Corrugò la fronte guardando le innumerevoli porte che troneggiavano nell'ampio corridoio.
-Cazzo- Sussurrò mordendosi il labbro inferiore e facendo saltare gli occhi da una porta all'altra, cercando di analizzare la situazione per provare ad indovinare quale era quella esatta.
Rosso ciliegio, spioncino e pomello di ottone...Ok, quella in fondo al corridoio era la porta di ingresso.
La porta bianca sulla destra doveva essere quella di camera di Anthea e, quella che la affiancava doveva invece appartenere a quella della sorella visto che, sul legno era attaccato un cartello con su scritto  " Miriam's room, keep out! ".
Un'altra porta,alla fine del corridoio, vicino ad un arco in pietre che sembrava portare ad un salottino, attirò la sua attenzione: bianca, liscia e semplice con dei riquadri in vetro opaco...Si, quello doveva essere il bagno!
Sospirò sollevato e, dopo un'accurata ispezione del corridoio vuoto e silenzioso, sgusciò fuori dalla stanza rimanendo spalmato contro il muro e avvicinandosi alla sua meta in punta di piedi.

***

 

-Bin, lo so, ma il professore che ha detto?- Miriam si distese sul letto con lo sguardo rivolto verso le stelline fluorescenti che decoravano il soffitto della sua camera. Quella mattina il compito di matematica l'aveva costretta a fingere un mal di gola improvvisato per rimanere a casa,  non era colpa sua ma di quelle espressioni malefiche, piene di numeri e incognite, non fosse stato per la matematica lei non avrebbe saltato nemmeno un compito, forse storia, tutte quelle date non riuscivano mai a rimanerle in testa e letteratura ogni tanto, per non parlare delle esercitazioni di educazione fisica: con tutte le malattie che aveva finto di avere e il ciclo perenne e doloroso che la affliggeva proprio durante le prove, la professoressa Richt ormai si meravigliava anche solo nel vederla salire e scendere i gradini della scuola senza cadere in mille pezzi.
Insomma, la scuola non era di certo il suo posto preferito però riusciva sempre ad avere dei voti accettabili quindi Annette, pur avendo capito subito che la figlia, rantolando e tossicchiando per la casa, fingeva per l'ennesima volta, avev fatto finta di nulla permettendole di stare a casa.
-Allora mi tocca pure rifarlo quel maledetto compito?- La riccia sgranò gli occhi sbuffando e alzandosi a sedere sempre con il telefono spalmato sulla guancia. Sperava proprio di averla scampata questa volta, aveva chiamato Sabine durante la pausa pranzo proprio per festeggiare la sua geniale trovata e invece la sua tenera e dolce mammina aveva chiamato la scuola, informando il professore della sua malattia e chiedendogli se avrebbe potuto rifare il test...proprio un adorabile mamma, si.
-Che incredibile stronza doppiogiochista!- Si passo una mano fra la chioma riccioluta uscendo dalla camera gesticolando e parlando al telefono finchè, dopo aver oltrepassato la porta del bagno e aver sentito il rumore dello scarico, tornò indietro mettendosi una mano sulla bocca.
-Merda, Bin...- Sussurrò cercando di fare marcia indietro e rientrare in camera in modo silenzioso -Se mia mamma è ancora in casa e mi ha sentita sono nei casini- Si mordicchiò l'unghia dell'indice per il nervoso, ormai era vicina alla porta della sua camera, un solo passo e sarebbe stata al sicuro dalle orecchie indiscrete della madre.


***

 

Anthea guardò il voto sul proprio libretto storcendo il naso per poi buttarlo a casaccio all'interno della borsa.
27 non era assolutamente il numero a cui aspirava, era quasi stata tentata di rifiutarlo ma, pensare che avrebbe dovuto ripreparare da capo tutto quell'assurdo progetto per il pretenzioso professor Strindberg le aveva fatto venire la pelle d'oca e quindi, l'unica cosa giusta da fare era sorridere, annuire e far scrivere quel voto.

Poi, cosa da non sottovalutare, quella mattina si era svegliata con un sorriso fenomenale sul volto, forse grazie al cantante che dormiva placidamente di fianco a lei e quindi nemmeno un 20 sarebbe riuscito a scalfire il suo ritrovato buonumore e qualcuno sembrava essersi accorto di quello strano cambiamento.
-Morticia, com'è che oggi sorridiamo anche dopo aver perso la possibilità di prendere un bel 30?- Theo la raggiunse fuori dalla facoltà con un sorriso furbo sul volto -Non è che qui c'è lo zampino di un sexy gemello?- Alzo un sopracciglio dandole una leggera gomitata da cospiratore e Anthea inizio a ridere facendo svolazzare davanti al suo viso una mano -No, niente zampino di nessun tipo-
-Tu non me la racconti giusta- Il biondo scosse la testa guardandola indignato -Se sei riuscita a metterti in orizzontale col cantante e non mi dici niente potrei non considerarti più mia sorella e toglierti dal mio testamento-
-Theo...-Anthea sospirò divertita -Forse per te sarà una notizia sconvolgente ma non sono tua sorella e tu non hai ancora fatto testamento- Scosse la testa ridendo per poi guardare il cugino seria -Non hai fatto testamento, vero?- Da quel pazzo poteva aspettarsi di tutto ma l'idea di vederlo andare da un notaio per spartire alla famiglia i suoi boa pelosi e la raccolta di Queer as folk superava nettamente ogni sua più fervida fantasia.
-Non è un problema di cui discutere adesso- Il cugino rispose diplomatico togliendo l'i-phone dalla tasca della sua tracolla e controllando l'orario -Ok, è ora di pranzo quindi che ne dici se ci andiamo a prendere uno di quei panini dagli ingredienti misteriosi di Starbucks e- Il ragazzo non riuscì nemmeno a finire la frase che Anthea sgranò gli occhi rubandogli il telefono di mano e leggendo , quasi con terrore, quel 12:40.
-Oh cazzo- Disperata si buttò una mano sul viso per non leggere di nuovo il suo stratosferico ritardo -Gli avevo detto alle 11 -Pigolò aprendo le dita che ricoprivano i suoi occhi e rileggendo l'orario mentre Theo la guardava sempre più confuso - Anthe, di chi stai parlando?- Il biondo assottigliò le palpebre sorridendo trionfante -Hai un appuntamento con sexy gemello e non mi hai detto niente?-
-No! Il sexy gemello è barricato nel mio stanzino- Sussurrò dando mollamente il telefono al cugino che dopo averla guardata con aria furiosa per averglielo nascosto, sorrise malizioso -Ma fate giochetti erotici e no mi hai detto niente? L'hai legato al divano e vi siete dipinti addosso?- Gli occhi del ragazzo ormai erano luccicanti.
 -Dio, ci sono parti zozze in questa storia di sicuro!- Battè le mani assieme cercando di darsi un contegno perchè, fosse stato per lui, si sarebbe pure messo a saltellare attorno alla ragazza che continuava a guardarsi intorno disperata.
Ok, nella migliore delle ipotesi Bill stava ancora dormendo, Miriam l'aveva visto e l'aveva legato al divano per fargli calchi in gesso così da ricreare poi una statua in grandezza naturale e, nella peggiore Bill era incazzato e terrorizzato sempre dalla sorella pazza che chissà cosa poteva essersi inventata dopo aver visto il suo Dio dentro il suo umile appartamento. Bill non le avrebbe più rivolto la parola! Addio sorrisoni di prima mattina, sorprese ad ogni ora del giorno e stalkeraggi fuori dal lavoro...già ne sentiva la mancanza.
-No...io devo...devo scappare a casa- Disse passandosi, nel panico, una mano sugli occhi mentre già aveva iniziato a correre verso il suo appartamento lasciando il cugino con la bocca spalancata e ancora affamato di gossip.
 

***


-Finalmente!- Bill sussurrò soddisfatto lavandosi il viso e le mani al lavello e scuotendole al vento per asciugarle velocemente.
Anthea sembrava non essere ancora arrivata a casa ma, adesso che era riuscito ad usare il bagno, la calma era tornata a far parte di lui. Non capiva ancora perchè la bionda gli aveva vietato di uscire dalla stanza: la casa era vuota e silenziosa, quale enorme catastrofe poteva colpirlo?
Sbuffò scuotendo la testa e si avvicinò alla porta poggiando la mano sulla maniglia e facendo una lieve pressione.

Quel giorno era pieno di impegni, ricordava bene il plan senza respiro fatto da David e, se no voleva veder uscire fumo dalle orecchie del manager, doveva assolutamente vestirsi, correre a casa per recuperare Tom e dedicare l'intera giornata al lavoro.
L'album era quasi completato, la routine doveva ripartire prima o poi anche se adesso non era proprio così entusiasta di vivere fra interviste, sessioni fotografiche, spostamenti e "idee geniali" di David, il quale, in prossimità del lancio di un nuovo cd, cercava sempre di architettare scoop succosi per riportare alla ribalta i magnifici quattro.

Aprì la porta e, dopo essersi sistemato l'elastico dei boxer in vita, la richiuse cercando di fare più silenziosamente possibile.
Trattenne il respiro quando la serratura produsse un leggero rumore metallico e si dette del cretino da solo perchè a tenergli compagnia in quella casa al massimo ci potevano essere due o tre moscerini.
Sorrise scuotendo la testa e si girò per tornare nello stanzino a prendere i propri vestiti. Gli dispiaceva andarsene senza nemmeno vedere Anthea ma non voleva assolutamente vedere David incazzato per colpa sua.

-Oh Gesù santissimo- Una vocetta strozzata bloccò la sua ritirata nello studio della bionda, congelandolo sul posto. Rimase immobile trattenendo il respiro con lo sguardo bloccato verso la sua salvezza: la porta bianca in legno a due passi da lui...due passi non gli erano mai sembrati una distanza così grande come adesso.
-Oh- La vocetta si fece di nuovo sentire e Bill girò lentamente la testa fino ad incontrare con lo sguardo una ragazzina minuta con una cascata di riccioli castani, la bocca spalancata e gli occhi sgranati in un espressione che non sapeva se catalogare fra la sorpresa, la felicità o il puro terrore. L'unica cosa che sapeva era che se ne stava in boxer, bloccato nel corridoio di una casa che non conosceva e con una adolescente che gli stava facendo una radiografia completa...quello era un problema.
Sgranò gli occhi in risposta allo sguardo della ragazza e deglutì alzando con calma un braccio e muovendolo in segno di saluto -Ciao- La sua voce uscì bassa ed imbarazzata ma, subito dopo si pentì amaramente di aver parlato: forse la ragazzina pensava fosse una specie di bambolotto non reale perchè, appena aveva mosso le labbra e pronunciato quel saluto striminzito lei aveva tirato un urlo, o perlomeno una brutta copia di esso visto che il suono che ne era uscito era uno strano rumorino strozzato e gutturale che impaurì il cantante facendolo urlare di rimando e arretrare verso la porta del bagno.

-Mim...mim, che è successo?- Una voce preoccupata arrivò dal telefono mollamente abbandonato nella mano della ragazza che non se ne curò minimamente visto che era troppo intenta a fissare a fissare quel Dio sceso in terra o, più precisamente sceso direttamente in casa sua.
-Mim! Cazzo, mi sto preoccupando, perchè quegli urli?-
Miriam guardò il telefono nella sua mano e, istintivamente schiacciò il pulsante di chiusura chiamata guardando di nuovo il ragazzo di fronte a lei...Ma era vero?
Nemmeno un mese prima sua sorella si era fatta trovare fuori scuola con Tom Kaulitz e adesso si ritrovava davanti il gemello minore svestito. Si, forse era morta e finita in un mondo parallelo dove il cantante dei tuoi sogni ti si presenta davanti in boxer.
Sbattè le palpebre cercando di ottenere di nuovo l'uso delle corde vocali al momento completamente fuori fase ma, l'unica cosa che uscì dalle sue labbra fu uno strano sibilo. Fece uno, due, tre passi indietro fino a ritrovarsi nella sua camera dove scosse la testa facendo volare la valanga di ricci a destra e a sinistra.
 Chiuse e aprì gli occhi guardando davanti a sè: Il poster della Saturn, che aveva minuziosamente strappato da un muro di un edificio sotto casa, con Bill Kaulitz in giacca di pelle, anfibi, le braccia aperte e le gambe incrociate la guardava con aria di sfida, un Dio bello e tenebroso da far morire con una sola occhiata.
-Oddio- Sussurrò voltando il capo e osservando il volto del cantante in ogni punto della sua camera: Bill con criniera e meches bionde, Bill con la cresta che si leccava le labbra, Bill che cantava spalmato sulla moto dello scorso tour, Bill con i finti dread che sorrideva brindando insieme al fratello per il loro compleanno...Bill dappertutto, insomma.
Girò lentamente la testa verso la porta ancora spalancata e, nella stessa posizione di un minuto prima, ritrovò il cantante che osservava quella parete tappezzata di fotografie e poster della cameretta, decisamente impaurito.
Si trovava davanti ad una fan, una sua fan, in casa sua, in boxer, senza i suoi immancabili bodyguard.
Ok, la piccoletta era fortunata se arrivava al metro e sessanta, forse con i riccoli poteva guadagnare tre o quattro centimetri e, razionalmente non poteva sentirsi in pericolo di fronte a lei ma, nella sua carriera mai si era trovato a dover fronteggiare fans senza avere qualcuno a coprirgli le spalle e non sapeva cosa fare in una situazione come quella.

***


-Ci sono!- Anthea spalancò la porta di casa urlando trionfante e sperando di non assistere a strane scene di fangirlismo.
Il silenzio che avvolgeva la casa, spezzato solo dal suo respiro affannato per colpa della corsa, era assolutamente inquietante.
Chiuse la porta dietro di sè e si avviò lungo il piccolo corridoio, magari Bill se n'era silenziosamente andato e Miriam era a letto a far finta di avere pure la febbre e non si erano nemmeno visti e sentiti, o forse il moro ancora dormiva tranquillamente sul divano del suo studio...magari Bill era disgraziatamente uscito dalla stanza in boxer e adesso se ne stava impalato ad osservare sua sorella che lo guardava bloccata davanti alla porta della ua cameretta, sbattendo le palpebre.
-Oh- Anthea si posizionò fra la sorella e Bill guardando prima uno e poi l'altra per poi lasciarsi scappare una leggera risata -Ehm...che succede qua?- Chiese guardando il moro che, appena aveva visto la figura della bionda, si era trattenuto dal saltarle al collo e nascondersi fra le sue braccia...insomma, già la scena risultava patetica senza che lui corresse a rifugiarsi contro il corpo della ragazza. E pensare che il suo risveglio dopo una magnifica notte come quella se l'era immaginato in mille modi diversi ma mai così, avrebbe voluto ridere amaramente e mandare a fanculo il destino che sembrava volesse prenderlo in giro ogni volta che ne aveva occasione.
-Io...- Il moro prese parola spostando nervosamente il peso del suo corpo da una gamba all'altra -Ero uscito dalla stanza per usare il...il bagno e non sapevo di non essere...solo- Finì il suo discorso gesticolando verso la sorella di Anthea che adesso guardava i due con aria confusa.
-Già. mi dispiace averti fatto aspettare così tanto e non ho pensato hai...bisogni primari, ecco- Anthea si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio rispondendo imbarazzata.
-Scusa- Miriam, sorpresa di possedere ancora l'uso della parola, guardò la sorella con un misto di ammirazione e odio -Puoi...puoi spiegarmi lui...qui?- Indicò il cantante continuando a guardare la bionda che a quella domanda rise nervosa scuotendo una mano -Ah si...è un mio...amico!- Disse spalancando gli occhi e cercando di risultare convincente -Ehm Bill lei è Miriam, mia sorella e Mi-
-So chi è- La riccioluta rispose lapidaria senza far terminare la paradossale presentazione alla bionda.
Sua sorella era completamente impazzita, ormai Miriam ne era certa: prima odia i Tokio Hotel, poi sculetta e canticchia di nascosto le loro canzoni, la va a prendere a scuola con il SexGott e adesso cercava pure di farle credere che Bill, quel Bill fosse suo "amico"? Ma andiamo, nemmeno un cieco ci avrebbe creduto, figurarsi una tipa sveglia come lei.
-Comunque piacere- Il volto della ragazzina cambiò completamente espressione rivelando un sorriso spendente annesso a occhi a cuoricino mentre guardava il moro in boxer davanti a lei che, a quel repentino cambio di umore, alzò un sopracciglio per poi allungarsi e stringerle la mano...in quella famiglia il gene della sanità mentale non doveva essere molto di casa.
Ritirò la mano guardando Anthea che, come a leggere nella mente del ragazzo, si girò con un sorriso plastico verso la sorella -Noi andiamo un secondo in camera e...tu non fare ...non fare niente, stai lì, ferma, immobile e...io arrivo subito. Annuì alle sue parole e si diresse verso la sua camera seguita da Bill che, dopo aver fatto un segno di saluto alla riccioluta, si chiuse dietro alle spalle la porta bianca, tirando un respiro di sollievo.

-Se tu non fossi arrivata penso che uno dei due sarebbe morto- Si avvicinò ad Anthe sorridendo e, appena le fu ad un passo, l'abbraccio da dietro, cingendole il ventre con le braccia e poggiando le labbra sul suo collo -Mi sei mancata- Lasciò dei baci leggeri sulla sua pelle sospirando estasiato.
-Si, ti sono mancata oppure te la facevi sotto per mia sorella?- La bionda si lascio sfuggire una risata piegando il collo e poggiando una mano sulla chioma corvina del cantante che stirò le labbra in un sorriso a quella domanda.
-Comunque mi dispiace davvero che vi siate conosciuti così, lei  potrebbe quasi sembrare normale se presa in un contesto diverso-
Bill rise lasciando un ultimo bacio a schiocco sotto il lobo dell'orecchio della bionda e guardandola poi preoccupato -Ecco...non dirà niente a nessuno, vero?-
La bionda si irrigidì scuotendo le spalle -Non penso, se vuoi le parlo e le dico di non raccontare niente-
Bill annuì -Si, sarebbe meglio perchè vedi...esistono dei moduli che di solito il mio manager fa firmare per mantenere mh...la sicurezza della privacy ma se le parli tu mi fido-
-Moduli?- La bionda si girò verso di lui sorridendo confusa e Bill sospiro -Si, le persone che incontriamo e frequentiamo, che però non sono nostri familiari o amici stretti, sono tenuti a firmarli per assicurarci che non combineranno niente di sgradevole nei nostri confronti...sono per la sicurezza anche se in realtà, a mio parere, servono a ben poco- Il moro finì il discorso facendo un mezzo sorriso alla ragazza
-Il risvolto della medaglia-Concluse lei per lui sorridendogli e scuotendo una spalla -Dovrei firmarlo pure io?- Lo disse con finta indifferenza ma serava sul serio che non ce ne fosse bisogno, firmare uno stupido foglio le sembrava veramente surreale e, per fortuna, appena pronunciò quella frase, Bill scosse vigorosamente il capo -No, An...no, non ti farei mai fare una cosa così stupida. Io mi fido di te, lo sai-
Anthea sorrise e, senza nemmeno pensarci due volte, si alzò in punta di piedi e schioccò un bacio sulle labbra morbide del ragazzo -Mi sei mancato anche tu- Gli sorrise allontanandosi subito dopo e aprendo la porticina che collegava la camera da letto allo studio.
-Vuoi rimanere in boxer, sfidando la sorte e una piccola fan ancora nel corridoio sotto schock, oppure preferisci vestirti?-




Note:  Eccomi qua! Scusate scusate per l'enorme ritardo ma in qeste settimane la mia vita si è un po' sconvolta fra traslochi, ammissione all'università (ebbene si, sono ufficialmente una studentessa di scenografia ^^ ), saluti agli amici e "inserimento" nella vita bolognese che, per adesso, trovo favolosa.
Come potete capire, non avevo proprio tempo e ispirazione per scrivere il capitolo e, di certo, non mi sarei messa a tirare via e concludere solo perchè avevo da fare, alla storia ci tengo e non mi metterei mai a scrivere con la fretta.
In questi giorni mi sono resa conto che questa Fan fiction potrebbe avere un seguito quindi rimanete collegate per sapere news dal fronte xD Tranquille, mancano ancora un bel po' di capitoli alla fine ma nella mia testa la storia si sta ancora svolgendo e la trama si infittisce quindi mai dire mai, un sequel mi farebbe piacere scriverlo...
Va beh, per adesso penso non sia fondamentale da sapere perchè appunto, alla fine manca ancora un bel po'.
Che dire, questo capitolo è proprio piccoletto e di passaggio, ho cercato di immedesimarmi in Miriam e non farle fare scenate che sarebbero state poco reali, l'intimità fra i due piccioncini è sempre più palpabile e Lara, per adesso, sembra essere scomparsa...
Chi vivrà vedrà u.u
Spero in una recensioncina, come sempre, perchè i miei occhi diventano due cuoricini luccicanti appena ne vedo di nuove e quindi vi adorerei sempre più -so che a voi può fregarvene di meno della mia adorazione eh xD-
Per adesso chiudo qua, alla prossima!

Ofelia


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Capitolo 25
*** Alles Gute zum Geburtstag ***




Capitolo 25: Alles Gute zum Geburtstag


-Sono distrutto- Gustav si fece spazio sul divanetto del camerino condiviso dalle quattro rockstar e spodestò Tom spalmandosi sdraiato a pancia in giù, con il viso completamente affondato sul cuscino color crema.
-Ma che...- Il chitarrista lo guardò allibito -Tu non fai mai niente in queste cavolo di interviste, io sono l'anima del gruppo...io ho bisogno del divano- Rispose altezzoso buttandosi a sedere, in modo per niente aggraziato, sul fondoschiena del batterista e sollevando un coro di critiche da parte del terzetto sbeffeggiato dal treccinaro.
-Guarda che qua sono io quello che si consuma la lingua e le corde vocali- Bill guardò il suo riflesso allo specchio, umettandosi le labbra leggermente ricoperte da uno strato di gloss.
-La diva è tornata- Georg sorrise scuotendo la testa e sedendosi sulla schiena di Gustav che sbuffò, ormai arreso alla sua nuova professione di divano.
-Dì un po' : mi ha detto un uccellino che abbiamo fatto passi da gigante nel mondo della figa- Continuò il bassista facendo sbuffare schifato Bill e ridere tutti gli altri.
-Che schifo che siete, ma vi sentite come parlate?- Roteò gli occhi al soffitto -...il mondo della figa...ma come ti escono?-
-Talento naturale- Georg scosse una spalla con leggerezza.
-Si- Bill annuì annoiato, sedendosi sula sedia girevole di fronte all'enorme specchio del camerino e torturandosi il labbro inferiore con i denti -Piuttosto...secondo voi se...mi allontanassi per...due giorni diciamo- Fece una leggera pausa guardando i tre componenti del gruppo -David come reagirebbe?-
Tom scosse la testa sorridendo, Bill gli aveva già parlato dei due giorni che voleva prendersi per una piccola e meritata vacanza facendo una sorpresa alla sua scenografa, invece gli altri due rimasero in silenzio osservando bene lo sguardo nervoso e impaurito del cantante.
-Puoi provare a chiederlo- Gustav riemerse dal cuscino divano, divincolandosi e scrollandosi dalla schiena l'amico dalla criniera liscia -Male che vada si incazza perchè non prendiamo seriamente il nostro lavoro ma di certo non può impedirti niente-
-Già-
Georg, dopo aver lanciato un'occhiata torva a Gustav, annuì spostandosi una ciocca di capelli dal volto e sedendosi ai piedi del divano -Ma a cosa ti servono quei due giorni?- Chiese con sguardo malizioso e Bill si schiarì la voce, ringraziando il trucco che copriva il lieve rossore formatosi sul suo viso.
-Voglio portare An in un posto- Disse in maniera indifferente mentre un coro di fischi di ammirazione si levava nella piccola stanza.
-E bravo Bill! L'assaggi una volta e poi non puoi più farne a meno eh?-
Il cantante guardò malissimo il bassista che aveva appena pronunciato quella frase.
Tom rise di gusto a quella squallida battuta : Georg adorava prendere in giro l'amico e dire quelle frasi rozze per farlo schifare, normalmente era un ragazzo abbastanza tranquillo ed educato ma con lui, dare il peggio di sè, gli veniva proprio naturale.
D'altronde Bill, con i suoi modi assurdi e molte volte infantili, sembrava incoraggiare le persone a sfotterlo.
Proprio qualche giorno prima Tom aveva avuto la prova di come fosse facile metterlo in imbarazzo con terribile battute a sfondo sessuale.


-Abbiamo cantato "Dogs unleashed"- Bill, che contemplava allo specchio il trucco appena fatto da Natalie esordì con quella frase, pronunciandola con voce sognante.
-Cosa? Bill ma ti devo proprio insegnare tutto! Cosa vi mettete a fare...karaoke?- Per poco Tom non aveva sputato la Redbull appena bevuta.
Bill era stato in rigoroso silenzio durante tutto il viaggio verso lo studio dove avrebbero dovuto fare la sessione fotografica. Non una parola sulla notte appena trascorsa da Anthea, non un piccolo indizio e poi se ne usciva con discorsi del genere, dentro il camerino, proprio pochi secondi prima di iniziare a lavorare.
-Già- Il sorriso sereno e dolcissimo sulle labbra del gemello più piccolo fece sciogliere di tenerezza pure Tom che scosse la testa divertito ma poi, il sorriso tenero sul volto di Bill si trasformò in un ghigno malizioso -E le ho pure detto che ero vergine-

-Bill, sei un impiastro!- Tom sbattè più volte le palpebre...come poteva avere un fratello così imbranato?
-Come lei hai detto...aspetta- Un sorriso gemello si dipinse sul volto del treccinaro -Eri?-
Bill annuì orgoglioso -Ero-
Tom si alzò dalla poltroncina grugnendo vittorioso e facendo versi anomali di giubilo mentre muoveva un pugno in aria con forza -Cazzo, stasera si festeggia!-
Il treccinaro si avvicinò al fratello stringendolo in una morsa letale -Aaaah il mio gemellino cresce! Hai inzuppato ci pensi?-
-Si, ma potevi esprimerti anche in modo meno rude, sai?- Bill sorrise leggermente imbarazzato e divertito dalla reazione del gemello.
-Meno rude- Tom alzò gli occhi al soffitto ridendo -Dopo quasi 22 anni hai scopato e io devo essere meno rude?-
Il broncio disgustato sul volto di Bill lo fece scoppiare ancora di più a ridere
.


-Bill, vieni...vieni un secondo qua fuori, per favore?- La voce di David e il suo volto che faceva capolino dalla porta del camerino, fece sussultare i quattro ragazzi.
Bill annuì alzandosi dalla sedia e prendendo un respiro per darsi coraggio, forse era la volta buona per accennare alla sua piccola vacanza.
-Dimmi- Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e il manager si puntò un dito sulle labbra, intimandogli di fare silenzio e invitandolo a seguirlo nella stanza di fronte al camerino.
Il moro lo precedette aprendo la porta di quello che doveva essere un guardaroba improvvisato per il gruppo.
Non fece a tempo a cercare una sedia dove mettersi per ascoltare cosa il manager avesse da dirgli che quello, dopo essersi schiarito la voce, l'aveva guardato in modo serio iniziando a parlare.
-Bill, devi essere completamente sincero con me- David si passò una mano fra i capelli sospirando -Io vi lascio piena libertà su ogni cosa, sono tanti anni che fate questo mestiere e ne conoscete bene ogni più piccola sfumatura-
Il moro annuì preoccupato, invitando l'altro a proseguire.
-Bill, non so come chiedertelo ma...ti vedi con qualcuno senza il mio permesso e quello della casa discografica?-
Il manager lo squadrò schiarendosi la voce, quasi imbarazzato per quella domanda.
Bill alzò un sopracciglio contraddetto- alla faccia della piena libertà- e, cercando di sfoderare il suo innato talento recitativo, affinato in anni di pratica durante interviste e conferenze stampa, sgranò i suoi occhioni da cerbiatto scuotendo la testa con fare fanciullesco e ingenuo -No. Sai che non posso tenere nascosto niente- Disse lasciandosi scappare una punta di amarezza a conclusione di quella frase.
-Io ti credo Bill, ti conosco e so che non rischieresti il tuo lavoro per così poco ma, qualcuno ha sentito delle frasi ed è andato a riferirlo ai piani alti e io ho dovuto riferire a te- David sospirò lasciando scivolare il proprio Blackberry nella tasca dei jeans -Senti, so che può essere frustrante dover mantenere a vita un ruolo ma noi ti lasciamo discrete libertà, solo, convieni con me che non è ventaggioso trovarsi una ragazza adesso, no?-
Bill annuì di riflesso a fine frase e il manager continuò -Tom è quello con le ragazze, Georg ha la fidanzata e tu...tu-
-Io sono quello confuso sessualmente-
Bill concluse con falsa indifferenza a quella dura verità.
All'inizio il suo ruolo gli piaceva, nessuno gli aveva imposto niente e aveva sempre mostrato le sue vere attitudini ma, dal momento che quel marchio aveva iniziato a funzionare e a far guadagnare parecchi soldi alla casa discografica, la libertà di potersi esprimere, rivelando nuovi lati del suo carattere o semplicemente dimostrando la sua naturale crescita, era stata assolutamente abolita perchè si sa, niente può sconvolgere le fans come un nuovo colore di capelli o con l'esplicita dichiarazione della sua eterosessualità.
-Esattam...no, Bill, tu sei quello che le fa impazzire tutte, non puoi avere una ragazza, sei il cantante, sei la punta di diamante della band, sarebbe una rogna se succedesse qualcosa di spiacevole...come una ragazza- David spiegò subito mettendo le mani avanti. Lui voleva bene a quei ragazzi che aveva cresciuto fra stanze di hotel e ramanzine on the road ma il lavoro del manager era quello di far funzionare la band sopprimendo, a volte, la libertà dei suoi quattro protetti.

-Ok, lo so, non so chi abbia spifferato quella mega bugia ma non esiste nessuna ragazza, quando esisterà appenderò striscioni e lo urlerò al mondo ma per adesso non esiste, mh?-
Il moro sbuffò incrociando le braccia e battendo un piede a terra.
Lui voleva uscire allo scoperta con Anthea, non sbandierare ai sette venti nome, cognome ed indirizzo della ragazza ma, perlomeno, poter vivere tranquillamente senza dover agire come un ladro.
-Spero che la fantasticheria sugli striscioni e le urla sia solo un tuo modo di esagerare, Bill- Il manager sorrise nervoso guardando il ragazzo che, a quella domanda roteò gli occhi sbuffando.
-Ok, stavi scherzando- David si passo imbarazzato una mano fra i capelli -Lo sai, non vorrei essere così...rompicoglioni, ecco, ma è parte del mio lavoro- Poggiò una mano sulla spalla del ragazzo sorridendo ed uscendo dallo stanzino lasciando la porta aperta ed un Bill frastornato all'interno.

-Si, lavoro...- Il cantante sussurrò quella frase incurvando le labbra verso il basso e sospirando pesantemente. Trovare del tempo per organizzare la piccola "fuga" con Anthea non sarebbe stato così facile come aveva sperato.

***


-Annie puoi dire a Miriam che mi porti il suo piatto?-
Anthea scosse le mani insaponate nel lavandino e si girò esasperata verso Annette che roteò gli occhi sbuffando.
-Miriam, puoi portare il piatto a tua sorella?- Biascicò quella domanda stancamente verso la riccioluta.
-Dì ad Anthea che devo ancora finire di mangiare, quando avrò finito potrà prenderlo lei il piatto- La ragazzina alzò lo sguardo verso la madre indicando i tre gnocchi al burro dentro il suo piatto roteando in una mano la forchetta sporca.
-Anthe, ha detto...- Annette si girò di nuovo verso la figliastra che, con cipiglio nervoso, passava la spugna insaponata su una pentola fischiettando e facendo finta di non sentire la sorella minore.
-Eh ma che palle però-
Annette sbuffò battendo le mani sulla penisola in legno che divideva la cucina dalla sala da pranzo -Quanto deve durare questo sciopero della parola?- Chiese esasperata mentre le due ragazze facevano finta di non sentirla.

Era passata una settimana dall'incontro di Bill in boxer con Miriam e la sorellina, dopo due ore di schock, passate in camera sua in rigoroso silenzio di fronte ad un poster del cantante, aveva deciso di scioperare e non rivolgere più parola alla sorella maggiore che, dopo aver tentato, nei giorni seguenti, di farla parlare aveva deciso di optare per l'indifferenza sperando che quel piccolo capriccio passasse in fretta.
Miriam aveva sempre adorato Anthea, provava quella ammirazione mista a rispetto che ogni sorellina minore che si rispetti prova per la maggiore e, il fatto che la bionda uscisse con niente di meno che il suo cantante preferito aveva fatto salire la sua adorazione a livelli spropositati, rendendo la sorella una dea scesa in terra, una fonte di ispirazione massima.
La cosa che l'aveva fatta rimanere male era il fatto che Anthea non le avesse detto niente, che non la ritenesse, in un certo senso, degna di tale confessione e quindi, da brava pre-adolescente quale era la riccioluta, aveva deciso che la sorella doveva pagare un simile affronto e quindi, da una settimana, aveva deciso, seppur a malincuore visto le infinite domande che avrebbe voluto fargli sul cantante, di cucirsi la bocca.

-Ok, io ho finito di lavare i piatti- Anthea si asciugò le mani su uno strofinaccio pulito -Quando la piccol miss concluderà il suo pasto sarò ben lieta di lavare pure il suo piatto- Concluse sbuffando e, dopo aver sistemato le ultime cose nella cucina, si diresse verso la sua camera per rilassarsi.

Chiuse la porta e si buttò sul letto sospirando e chiudendo gli occhi.
Avrebbe dovuto sistemare il rapporto con sua sorella, adesso che le sessioni di esame all'accademia erano finite aveva davvero molto tempo libero da poter dedicare a se stessa e soprattutto a Miriam. Forse poteva organizzare una giornata di shopping distensivo assieme a lei, portarla in giro, comprarle qualcosa di carino e poi chiacchierare un po' anche di Bill che aveva rivoluzionando completamente la sua vita.
Un sorriso spuntò sulle labbra della bionda al pensiero del cantante e di quello che era riuscito a fare in quei pochi mesi estivi con la sua sola presenza.
La "vecchia" Anthea non si sarebbe mai fatta sciogliere in un sorriso per un ragazzo, non avrebbe mai raccontato la sua vita mentre con Bill le veniva naturale ascoltarlo per ore nelle sue infinite chiacchierate e parlare di sè, confessarsi poco alla volta con naturalezza, senza nemmeno rfletterci troppo.
Mai si sarebbe sognata di parlare di sua madre a qualcuno, raccontare ricordi di vita passati in Italia fra reparti di oncologia e passeggiate sulla spiaggia.
La sua spiaggia e la sua Italia le mancavano terribilmente...E pensare che quando era piccola odiava quel paese stereotipato in pizza e mandolino dagli stranieri.
Le sarebbe piaciuto tornare anche solo per una piccola vacanza, passeggiare a piedi nudi sulla sabbia e sentirla scivolare fra le dita mentre il vento scompiglia e annoda i capelli.
Quel posto racchiudeva i ricordi di un infanzia difficile ma bellissima in compagnia della madre e, per questo, con un biglietto di sola andata per Berlino fra le mani, si era promessa di tornare in quel posto solo quando un sorriso perenne avrebbe caratterizzato il sul volto per salutare degnamente la donna che l'aveva fatta crescere e ce continuava ad ispirarla e a farla andare avanti.
Non credeva in Dio, nel paradiso o negli angeli, non sapeva ancora cosa volesse dire morire, se esistessero gli spiriti o qualcosa dopo la morte ma era certa che le persone che si amano in vita continuano a rimanere collegate qualsiasi cosa succeda, a vivere nella natura, nei ricordi e nela memoria delle persone. Il passato e i sentimenti erano la connessione, lo spirito delle persone amate.

Si stese su un fianco osservando la foto incorniciata sul suo comodino e sorridendo nostalgica.


-Dai An, una foto piccola piccola, solo una foto- Cinzia inizio a dondolarsi sul posto esibendosi in un broncio tenero da manuale mentre univa le mani pregando la figlia tredicenne di farsi immortalare in quel giorno speciale.
-Mamma! Ma ho tutti i capelli incasinati e...- Anthea si bloccò mordendosi le labbra e lasciando perdere le ciocche bionde che, spinte dal vento, continuavano a frustarle il viso.
Lei, da tipica adolescente, continuava a preoccuparsi di come appariva, di avere i capelli in ordine e puliti, di risultare carina in quell'età in cui ogni ragazza si vede inadatta e brutta.
Già...i capelli, quei capelli che la madre ormai non ricordava nemmeno più che cosa fossero, che continuava a portare foulard colorati sul capo er avere un aria perlomeno presentabile pensando che la figlia si sarebbe vergognata di avere una mamma pelata, malata. Erano sciocchezze, ogni volta Anthea glielo ripeteva, soprattutto d'estate quando era caldo e piccole goccioline di sudore adornavano la fronte di Cinzia ma adesso, con quella stupida bizza su i capelli si era sentina una bambina, una stupida, appunto.
La donna sorrise intenerita per l'imbarazzo della figlia e, senza pensarci un secondo di più, si tolse il foulard color caffè dal capo, lisciandosi la nuca liscia e ridendo -Ok, tu hai i capelli arruffati e io non ho capelli: verremo malissimo entrambe...ci stai?- La donna sorrise passandosi il pregiato foulard attorno al collo e sedendosi più comodamente sul telo da spiaggia -Forza, vieni qua e facciamo l'orripilante foto-
Anthe annuì sorridendo e gattonò sulla sabbia sporcando la salopette di jeans e sedendosi a gambe incrociate accanto alla madre -Ok, prendo il muffin- Si voltò verso la piccola borsa frigo e prese un enorme muffin al cioccolata con sopra un'altrettando grande candelina rosa -Zum Geburtstag viel Glück, zum Geburtstag viel Glück....- La biondina intonò la canzone in tedesco facendo sorridere la madre che passò la macchina fotografica ad un vicino di ombrellone per far scattare l'instantanea.



-Zum Geburtstag, liebe Mutter- Anthea si morse il labbro inferiore sbattendo le palpebre per non far cadere le lacrime dagli occhi lucidi.
-Zum Geburtstag viel Glück- Concluse passando l'indice sul viso sorridente e bellissimo della madre impresso nella Polaroid e il rumore del suo cellulare la risvegliò dal vortice di ricordi facendola alzare per rispondere con un peso sullo stomaco.
Era il compleanno della madre.

-Aliena, ho una sorpresa per te!- La voce di Bill suonava allegra attraverso il cellulare della bionda che sorrise leggermente appena lo sentì.
-Bill, non devi per forza prepararmi una sorpresa ogni volta che vuoi vedermi- Rispose e si sorprese di avere la voce roca e bassa.
-Ma questa è speciale, An!- Bill rispose quasi piagnucolando per poi rimanere qualche secondo in silenzio -An...è successo qualcosa?- Chiese tentennando dopo aver riconosciuto nella voce della ragazza una nota di tristezza.
-No, sono un po'...un po' nostalgica oggi- Sospirò e Bill riprese subito a parlare: sapeva che quel giorno era particolare e aveva messo in conto che Anthea sarebbe potuta essere triste.
-Prepara la borsa...anzi no, meglio uno zaino, si, uno zaino è perfetto così ti porti pure un cambio di vestiti- Il cantante rispose recupando il suo tipico brio e sperando di riuscire a sollevare l'umore della bionda.
-Un cambio...Bill, dove vorresti portarmi?-
-Top secret, Alien-
-Però muoviti, sono in macchina sotto casa tua, ti aspetto!-
-Ma che..?- Anthea rimase senza parole con il telefono attaccato all'ì'orecchio mentre il ragazzo, dopo averle detto nuovamente di sbrigarsi, avev astaccato.
La bionda lanciò il telefono sul materasso sospirando. Bill sapeva che quello era un giorno particolare e che quindi non sarebbe stata dell'umore giusto per stare in comagnia...che gli era venuto in mente?
Sorrise impercettibilmente scuotendo la testa e cercando con gli occhi il suo borsone.

***

-Ti pagherebbero davvero bene però-
Una donna dalla folta chioma corvina racchiusa in un morbido chignon, tamburellò le dita affusolate sul tavolo da pranzo spostando gli occhi dalla figlia, seduta di fronte a sè, al cellulare posto sulla superficie di legno
-Devi farti furba, Lara, sfrutta la situazione e fregatene che quello è il divino Bill Kaulitz- La donna sbuffò con fare severo occhieggiando la ragazza che storse le labbra in una smorfia.
Erano diversi giorni, ormai non li contava nemmeno più, che quelle foto stavano sul suo telefono e, se tutto era iniziato dopo una disgraziata caduta in bicicletta, adesso si ritrovava ad avere una raccolta di immagini sui due piccioncini.
Era stato più forte di lei: all'inizio aveva usato l'obbiettivo solo per riuscire a vedere meglio la coppia sul balcone del ristorante poi, un po' per deformazione professionale e un po' per sano autolesionismo, aveva continuato a scattare con il mediocre obbiettivo del suo I-phone e, ai due piccioncini sul balcone adesso si aggiungevano i due fuori dal pub appoggiati alla macchina e Bill che entrava nel condominio della bionda ed usciva furtivo il giorno dopo con gli stessi abiti.

-Mamma, fare corsi di fotografia non vuol dire voler diventare un paparazzo- Sputò l'ultima parola con una smorfia schifata.
Aveva imparato ad odiarlo quel mestiere da quando era diventata fan di quel gruppo che veniva bersagliato 24 ore su 24 da quegli avvoltoi che svendevano al miglior offerente attimi di vita privata in cambio di soldi.
Lei non l'aveva fatto per creare un succulento scoop, non ci aveva nemmeno pensato di vendere le foto a qualche giornale scandalistico, era solo stata spinta dalla voglia di documentare a se stessa la fine del suo sogno di amore platonico, quelle foto erano come i pizzicotti che riportano alla realtà dopo aver fatto un brutto incubo anche se, nel suo caso, l'incubo arrivava nel momento in cui riusciva a svegliarsi.
-Non si direbbe visto il servizio che hai fatto a questi due- La voce roca e graffiata dalla nicotina della donna era divertita mentre scorreva con le dita le immagini di Anthea e Bill -Poi, fattelo dire da una che se ne intende- Il suo tono diventò serio mentre lo sguardo era puntato su quello della figlia -Il comitato anche solo per una di queste foto impazzirebbe, pure io che sono il caposervizio della pagina politica mi rendo conto della bomba che hai in questo telefono- La donna picchiettò un unghia sullo schermo dell' I-phone e Lara riconobbe in quello sguardo e in quel tono di voce la donna di affari che era sua madre e non potè fare a meno di stare in silenzio ed annuire lentamente alle sue parole.
-Senti, so che il paparazzo non è il mestiere a cui hai sempre aspirato ma per un servizio del genere ti pagherebbero davvero molto, Lara- La donna spostò le dita dal cellulare per incrociare le braccia sul tavolo -Bild ama i Tokio Hotel e ama i gemellini Kaulitz, non sai quanto hanno sudato per foto come queste e, per evitare la bruciatura, sarebbero davvero disposti a pagare cifre spropositate, senza contare il fatto che uno scoop del genere potrebbe minare persino la coppietta-
Alle ultime parole il volto di Lara si rianimò
-Spiegati meglio-







Note: Se siete ancora qua a leggere vi amo in modo incondizionato!
Mi dispiace sempre più per i miei ritardi, avevo dei capitoli da parte ma, dal 23° sono rimasta indietro e quindi, dopo averlo postato mi sono ritrovata a dover ideare, scrivere e betare (alla cieca xD) il capitolo successivo e quindi, se ho qualche cosa urgente da fare (vedi accademia e lavoro) rimango indietro in maniera assurda.
Da questo capitolo sto iniziando a mettere da parte alcune cose, ad esempio ho quasi finito di scrivere il successivo quindi con quello rispetterò la canonica settimana e bo, spero non mi abbandonerete per i ritardi.

E insomma eccoci qua, Stiamo scoprendo nuovi risvolti e ricordi, le voci pettegole esistono anche qua e infatti a David è arrivata la voce che Bill finalmente si vede con qualcuno e non sembra molto felice della cosa e, last but not least : Lara è tornata a farsi vedere e con lei un nuovo personaggio della sua famiglia...e chissà se e che ruolo avrà questa donna nella nostra storia...lo scopriremo solo vivendo *canticchia sadica*
Allora, faccio delle piccole puntualizzazioni su alcune paroline che ho usato nel capitolo...prima io non conoscevo questi vocaboli quindi ritengo giusto inserirli qua nelle note, nel caso che a qualcuno sfuggano i significati:
il caposervizio naturalmente è quello che si occupa di un intero settore all'interno di una rivista (e, in questo caso la madre di Lara tiene le redini della pagina politica)
La bruciatura è quando altre riviste soffiano scoop colossali e il comitato, detto comitato di redazione o cdr è formato da tre persone che si occupano di mandare avanti la baracca, come si suol dire.

Detto ciò vi lascio a scrivere una meraviglioserrima recensione-So che può sembrare stupido ma solo due righe, semplici e scarne, di vostri pensieri e critiche mi farebbero immensamente felice-
Al prossimo capitolo
Ofelia


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Capitolo 26
*** "Allora...ti piace?" ***



Capitolo 26:  "Allora...ti piace?"


Anthea recuperò il suo borsone nero da sopra l'armadio e, dopo averlo lanciato a terra scese dalla scaletta osservandolo critica.
-E adesso che ci infilo?-
Si passò una mano fra i capelli cercando di pensare a dove volesse portarla Bill: avrebbe dovuto portare un maglione oppure il costume? E per quanto tempo aveva intenzione di stare via?
Sbuffò scuotendo la testa...possibile che volesse portarla...?
-No, scema...come fa a portarmi fino in Italia?- Rise di se stessa aprendo l'armadio e, dopo aver preso una felpa con la zip, un paio di short, il vestito nero che Bill le aveva regalato e un cambio di biancheria intima, si cambiò velocemente togliendosi la tuta e infilando un vestitino viola assieme ai suoi immancabili anfibi e, dopo essersi avvolta il collo con un foulard della madre, uscì velocemente di camera stringendo i manici del borsone nero e urlando un "Io esco" sperando che qualcuno in casa l'avesse sentita.

-Io esco!!-
Rumore di anfibi che sbattono contro il marmo della scalinata del palazzo nel centro di Berlino, mani strette attorno ad un borsone nero e capelli biondi sparsi sulle spalle gracili di una piccola adolescente entusiasta.
Non riusciva a togliere un enorme sorriso dal suo volto in quel giorno che normalmente le portava sempre un po' di tristezza.
Dirk gliel'aveva promesso da tanto e adesso, dopo aver strappato il permesso a suo padre, si precipitava con una velocità pazzesca, verso la villa del suo ragazzo per poter partire per una destinazione tanto agognata: l'Italia.
Avrebbe potuto festeggiare il compleanno della madre direttamente sulle spiagge della Versilia in compagnia del suo ragazzo e non stava più nella pelle, voleva sentire la sabbia incastrarsi fra le dita dei piedi, il vento scompigliarle ed annodarle i capelli e rivedere quel mare che, pur non essendo meravigliosamente blu ed esotico, racchiudeva la bellezza della sua infanzia.

Strinse il borsone cercando di ricordarsi, per la milionesima volta, se si era dimenticata qualcosa e, dopo essersi ispezionata allo specchietto della scintillante BMW del padre di Drik, salì i pochi gradini cge conducevano sul loggiato della villa, sentendosi fremere sempre più di eccitazione per il viaggio che avrebbe affrontato nel pomeriggio.
Aveva deciso di raggiungere Dirk direttamente a casa sua con un largo anticipo di ben due ore per fargli una sorpresa e perchè , presa com'era dall'ansia e dall'eccitazione, non stava più nella pelle e preferiva passare il tempo che la divideva dal prendere il volo assieme alla sua dolce metà.


Se solo non si fosse affezionata così tanto...


-Rockstar!-
Anthea, dopo essersi guardata nel vetro riflettente dell'Audi del cantante, bussò al finestrino poggiando il borsone a terra e guardando il finestrino abbassarsi meccanicamente di fronte al suo volto.
-Apri questo trabiccolo di macchina se non vuoi lasciarmi qua- Sorrise al volto coperto da enormi occhiali da sole del moro che apparse dall'interno della macchina.
 -Aliena, hai fatto presto!- Si sporse sul sedile aprendo la portiera e prendendo il borsone, lanciandolo nella parte posteriore della macchina per poi avvolgere il polso della bionda con una mano trascinandola letteralmente in macchina e facendola cadere miseramente sul sedile del passeggero, con il busto spalmato contro il suo torace.
 -Mi sei mancata tantissimo- Bill le sorrise passandole una mano sul viso e, dopo essersi tolto gli occhiali da sole, si curvò sul suo volto strappandole un tenero bacio sulle labbra -Tantissimo-
Sorrise di nuovo sulla sua bocca, strusciando le labbra sulle sue mentre la bionda lo guardava imbarazzata e stritolata fra sedile del passeggero e le lunghe braccia del cantante che continuava a tenerla stretta a sè.
-Bill...Bill, adoro questi momenti pieni di miele ma...- La bionda allungò le braccia dietro il collo del cantante passando le dita fra i suoi capelli -Dov'è che vorresti portarmi?- Concluse guardandolo incuriosita e il cantante, di tutta risposta, si allungò verso di lei mordendole le labbra  -Questo non vi è dato saperlo- Disse scuotendo la testa e leccandosi di riflesso la bocca per assaporare ancora il sapore della ragazza che adesso lo scrutava con un cipiglio curioso.
-Eddai, dove vuoi portarmi?- Cantilenò liberandosi dalle sue braccia e dondolandosi sul posto, provocando una spontanea risata al cantante che, dopo essersi tamburellato il mento con l'indice, scosse una spalla inforcando nuovamente i suoi occhiali da sole.
-Mh...non saprei- Disse arricciando le labbra e provocando uno sbuffo da parte della ragazza che intreccio le braccia al petto guardando la strada davanti a sè.
 -Sperò solo che non sia una delle tue trovate assurde-
Bill scosse la testa sorridendo -Vedrai....ti piacerà-
Il rombo della macchina sovrastò l'ennesimo sbuffo divertito e impaziente di Anthea, seguito dall'immancabile risata del cantante.


-Allora, ti piace?- Un grugnito eccitato sovrastò il rumore delle molle del letto cigolante, della carne sudata che sfregava e si appiccicava in quell'insolita giornata estiva berlinese.
Anthea poggiò il borsone pieno di abiti svolazzanti e costumi davanti alla porta di legno di ciliegio.
Sospiri, mugolii e colpi di corpi eccitati e  incastrati uno dentro l'altro.
Non voleva vedere, non voleva rovinare la sua vacanza perfetta, la loro vacanza perfetta.
Voleva tornare in Italia, era una promessa, lei doveva tornare, salutare sua madre, farle gli auguri di compleanno, regalare un girasole al mare, alle sue ceneri.
Era una promessa e doveva mantenerla.
Chiuse gli occhi cercando di muovere la mano alla ricerca del manico del borsone pieno di vestiti.
Muoveva le dita, accarezzava freneticamente il vuoto mentre i sospiri e i gemiti si facevano più forti.
Doveva tornare a casa, fare finta di niente e aspettare una chiamata di Dirk che l'accusava di essere sempre in ritardo.
-Dirk...Oh Dirk, cazzo, cazzo si- Una voce femminile impastata dal piacere invocò il nome del suo ragazzo mentre lui continuava a grugnire come un orso impazzito.
-Cazzo, oh ...oh cazzo-


Se solo non fosse entrata in quella stanza...


-Bill-
Anthea sospirò incrociando le braccia -So che vuoi che questa sia una sorpresa ma sono sicura che eravamo su un aereo, non puoi bendarmi e poi farmi sentire le ventole che girano e l'aereo che prende quota- Annuì orgogliosa cercando nuovamente di togliersi la benda che il cantante le aveva messo sugli occhi subito dopo aver fermato la macchina in un parcheggio sotterraneo.
-Naaa- Bill sorrise mettendole una mano sugli occhi per non far scendere il foulard dal suo viso mentre due bodyguard li scortavano lontano dalla pista di atterraggio.
Il vento sferzava contro i loro corpi e gli abiti svolazzavano seguendo i movimenti di quell'aria artificiale dovuta allo spostamento dell'aereo privato che aveva noleggiato il cantante per questa piccola sorpresa.
Certo, poteva pure rivelarle la meta adesso che erano giunti a destinazione e che la bionda iniziava ad insospettirsi, ma voleva vedere il suo volto appena la benda scivolava dai suoi occhi rivelando la distesa di sabbia e sassolini della spiaggia.
Fremeva dalla voglia di vedere la sorpresa e la felicità sul suo viso e sperava che questa gita riuscisse a riportare il sorriso sul volto della bionda.
David non sapeva niente ma sinceramente non gli importava molto, quello era l'unico giorno libero che la band era riuscita a ritagliarsi in quelle settimane e lui era adulto abbastanza per poter decidere su come passare le poche ore di libertà che gli venivano concesse e poi, solo vedere un sorriso sul volto di quella che poteva considerare la sua ragazza, era mille volte più importante che di una stupida ramanzina del suo manager.

-Ho sentito le ventole o come diavolo si chiamano! Mica sono scema eh...- Anthea ribatté stizzita aggrappandosi alla maglia del moro e tirandolo verso di sè.
-Dimmi dove siamo- Sillabò a bassa voce alzando il viso verso l'alto e cercando di intercettare lo sguardo del ragazzo.
-Bill- Sussurrò accostandosi al suo collo e lasciando dei baci umidi sulla sua pelle.
Era veramente troppo curiosa. Dopo più di un'ora passata sopra un aereo, voleva sapere dove il moro l'avesse portata e, se lui non voleva rivelarglielo con le buone, avrebbe trovato un modo per farlo confessare.
-An, non te lo dico, non sarebbe più una sorpresa!- Bill le posò le mani sui fianchi cercando di allontanarla da sè.
-Bill...- Ripeté il suo nome accarezzandogli con le dita i fianchi coperti dalla t-shirt senza staccarsi dal suo collo.
-Dimmi...- Passò sul suo pomo d'Adamo succhiandolo leggermente e sentendolo deglutire nervoso, sorrise convinta di essere quasi riuscita nel suo intento.
-Dove siamo...- Gli mordicchiò il collo e sorrise alzando il volto verso l'alto.
-Questi...questi tentativi di seduzione su di me non funzionano, aliena- Il moro scosse vigorosamente la testa cercando di convincere pure se stesso della sua frase mentre la bionda sbuffava accartocciandosi su se stessa e ripiegando le spalle -Che palle! Non è vero che non funzionano, sei tu che sei noioso-
Bill rise spintonandola dolcemente in una macchina -Siediti, non fare domande e fra poco siamo arrivati-


-Perchè devi andare?-
Una vocetta stanca e petulante ruppe il silenzio facendo fermare il respiro alla bionda che, ancora immobile dietro alla porta, ormai aveva smesso persino di cercare il manico del suo borsone per fuggire da quella casa.
-Dille che che non ti importa un cazzo di lei e della sua mammina morta, Dirk-
Anthea si morse il labbro inferiore e una pugnalata dritta allo stomaco avrebbe fatto meno male.
-Stronzate! Lo sai che quella è frigida, se le dico così non me la da più, racconta tutto a papino avvocato e io sono totalmente fottuto-
Uno sbuffo scocciato, un'imprecazione e un'altra pugnalata allo stomaco ben assestata.
-Sei un cazzone, per quanto devi stare dietro a quella? -
-Finchè il padre riesce a togliermi dai casini, lo sai che sono con le palle al muro!- Dirk alzò la voce e sbuffò e Anthea indietreggiò di un passo rimanendo con gli occhi sgranati.
Dirk era un'artista, lui faceva murales, pitturava di tag l'intera Berlino e lei lo adorava per questo ma il signor Frost, proprietario di un museo appena abbellito dai suoi lavori non molto e per questo lo aveva denunciato e Anthea, da stupida fidanzatina figlia di un avvocato, aveva deciso di aiutarlo, di toglierlo dalle grane e lui era il suo ragazzo...mica poteva pagare i sevigi dell'avvocato migliore  di tutta la Germania?
Si era sentita una stupida ed ingenua bambinetta in quel momento.
-Mi tratti come una troia per stare dietro a quella! Sei sicuro che non sia tutta una scusa?- La vocetta isterica della ragazza si fece di nuovo sentire forte e chiara dalla camera da letto.
-Cucciola, lo sai che voglio solo te, quando scopo lei penso a te e se non fosse per il padre l'avrei già mandata a fare in culo ma adesso porta pazienza, ok?-
La mano di Anthea si mosse velocemente, schiaffeggiò l'aria e strinse il manico nero del borsone talmente forte che le sue nocche sembravano voler uscir fuori dalla sua mano.
Strinse quel manico ancora più forte e corse via sbattendo i suoi anfibi chiodati sul costoso pavimento di marmo.



Bill tolse gli anfibi ad Anthea lanciandoli alla rinfusa all'interno della macchina, provocando proteste da parte della bionda che si ritrasse prontamente, tenendo una mano sulla benda -Bill, spiegami che stai combinando-
Il moro rise uscendo dalla macchina -Siamo arrivati e qua gli anfibi non ti servono- Si accucciò verso la bionda e, con non poche difficoltà, la prese fra le braccia barcollando leggermente -Adesso stai buona buona che ci siamo-
La bionda strinse le braccia attorno al collo del cantante che aveva come idea iniziale di tenerla a mò di principessa e adesso invece fra le braccia si ritrovava una specie di koala appiccicato al suo busto.
-Bill, Bill mi farai cadere, io no mi fido della gente che vuole prendermi in braccio e poi sono bendata e se tu dovessi cadere io precipiterei a terra e mi farei malissimo e...-
Anthea si bloccò allentando anche la presa sul collo del ragazzo, quando sentì un rumore non più familiare ma che mai avrebbe dimenticato: il mare.
Onde che si infrangevano su una spiaggia e i piedi del cantante che affossavano su qualcosa di soffice e morbido ad ogni suo passo.
-Oddio- Sussurrò prendendo di nuovo il labbro fra i denti e tendendo sempre più le orecchie a quei rumori meravigliosi. Un vortice di ansia, eccitazione, trepidazione, malinconia e paura le invasero la bocca dello stomaco e il cantante sorrise fra sè quando notò il volto della ragazza cambiare espressione.
-Ok, puoi togliere la benda adesso- Sussurrò al suo orecchie mentre allentava la presa con il suo corpo e la faceva scivolare lentamente sulla sabbia.

Le dita dei piedi della bionda si strinsero e distesero svariate volte sul manto sabbioso soffice e caldo  mentre i capelli le frustavano il viso ancora bendato.
-Bill- Pigolò il nome del ragazzo, il solito ragazzo che all'inizio aveva schernito, il solito ragazzo testardo che aveva continuato a corteggiarla e sorprenderla, il solito ragazzo che le aveva sconvolto la vita in quei pochi mesi estivi.
Il moro portò le mani sulla chioma della bionda e tirò la benda facendola scivolare a terra.
 - Spero...si...volevo tanto che tu....ti piace?- Bill si morse freneticamente il labbro inferiore osservando in modo minuzioso le espressioni sul viso della bionda, quegli occhi azzurri che adesso erano diventati liquidi e acquosi.
-Grazie- La ragazza si lasciò cadere su di lui ridendo e sentendo le lacrime rigarle le guance.





Note:  Eccomi (chi non muore si rivede xD) scusate l'enorme ritardo ma mi era preso un vero e proprio blocco!
Che dire....questo capitolo è abbastanza corto ma è uno dei tipici capitoli di transizione: molto tranquillo e posato ma che rivela alcune cose e mette sempre più in ordine ogni minimo tasselo sconclusionato!
Ho deciso di dividere l'iniziale capitolo 26 in due parti almeno sono riuscita a postare oggi e posso tenervi sulle spine ancora un po'
Lo sapete che vi voglio un sacco di bene no? xD
Spero che a voi sto capitolo piaccia, amerei un sacco avere vostre recensioni!
Alla prossima
Ofelia



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Capitolo 27
*** Ti...anche ***





Capitolo 27: Ti...anche


Il rumore del mare che, in moto perpetuo, si infrangeva sulla sabbia bagnata e tornava indietro; il sole che lentamente veniva inghiottito dall distesa d'acqua, catturandone gli ultimi raggi infuocati e Anthea che, con i piedi, disegnava cerchi concentrici sulla sabbia bagnata, ipnotizzandosi su come l'acqua, trascinandosi sul bagnasciuga, ricopriva in modo perfetto i solchi fatti con gli alluci, come se non fossero mai stati tracciati.
Bill la osservava rapito mentre se ne stava accartocciato su se stesso stringendosi le gambe con le braccia.
Quelle poche ore appena passate in spiaggia erano state le più belle che avesse mai trascorso da tempo immemore e, guardare la bionda in controluce tutta impegnata a disegnare sulla sabbia umida, lo faceva sentire bene; vederla con il sole dietro le spalle, come se i suoi raggi fossero i prolungamenti delle sue braccia, come se fossero delle ali infuocate, come se fosse proprio lei il sole e un po' lo era diventata il suo sole personale, quella luce senza la quale non poteva quasi più pensare di esistere.
E sapere di provare una cosa così grande, sapere che una persona era diventata così importante per lui, faceva un po' paura; lui che pensava che nessuno avrebbe mai potuto eguagliare la sua famiglia e il suo Tom, la sua anima gemella, faceva paura.
Faceva paura pensare a come quella ragazza gli scorresse nelle vene, con quanta facilità era entrata nel suo cuore e quanta voglia ancora avesse di conoscere tutto di lei e darle ogni cosa di se stesso.

-Principe, ti vedo pensieroso- Anthea si risvegliò dai suoi ricordi, alzando lo sguardo dalla sabbia e avvicinandosi al ragazzo.
Aveva passato chissà quanti minuti in silenzio a riflettere, a ricordare sua madre, a lasciarle un saluto e, appena si rese conto che il cantante era stato in rigoroso silenzio si era un po' preoccupata: era una cosa più unica che rara vedere Bill in totale silenzio per più di dieci minuti.
Si puntò le mani sui fianchi piegandosi e raggiungendo il viso del ragazzo arricciando il naso e guardandolo negli occhi.
Appena lui si era reso conto che la bionda non era più persa nei suoi pensieri ma si era avvicinata, aveva alzato lo sguardo sorridendo e scuotendo la testa per poi slacciare le braccia dalle ginocchia poggiando le mani sul viso della ragazza allungando il collo e annullando la breve distanza fra di loro, unendo le loro labbra.
Anthea si inginocchiò sulla sabbia facendosi spazio fra le gambe del ragazzo e poggiando i palmi delle mani sulle sue ginocchia.
Le loro labbra dischiuse in un bacio umido e i respiri collegati in quel quadro perfetto dai toni del tramonto, col fruscio del vento e lo sbattere del mare sugli scogli.
Anthea si separò con uno schiocco bagnato dalla bocca del cantante che arricciò le labbra in un mugugno di dissenso, allungandosi di nuovo verso la bionda per continuare quel bacio.
-Sembra la scena di un film oscenamente romantico- Anthea arricciò il naso sussurrando quella frase sulla bocca di Bill che, a quelle parole scoppiò a ridere poggiando la fronte contro quella della bionda
-E tu sei una guastafeste oscena- Il moro mosse leggermente la testa sbuffando divertito
-Lo so bene- La ragazza annuì sorridendo e sfiorando le sue labbra con quelle di lui che passò le mani sulla sua schiena per avvicinarla a sè mentre il sorriso sembrava non pensarci nemmeno ad abbandonare il suo volto.
-Ah...ho una cosa per te- Bill si morse le labbra tentennando un po' ancora con la fronte poggiata a quella di Anthea che, a quelle parole assottigliò le palpebre.
 -Bill, basta regali...davvero, non devi ogni volta riempirmi di regali, a me basta- Bill bloccò le lamentele schiacciando le sue labbra contro quelle della bionda che sorrise mordicchiando il labbro inferiore del ragazzo, grata di non essere riuscita a finire quella frase visto che la ovvia continuazione sarebbe stato uno sdolcinatissimo "...mi basta averti con me" e, quella si che era una bella dichiarazione per cui si sarebbe imbarazzata davvero.
-Ok, adesso non lamentarti perchè davvero è una cosa da poco...sei vuoi saperlo ho speso solo 50 euro- Il moro, dopo essersi allontanato dalle sue labbra le spiegò ovvio e lei alzò un sopracciglio divertita -Bill, per molte persone 50 euro sono tanti soldi-
-Anthea, non per vantarmi ma per me non lo sono-
Lui la rimbeccò subito perchè non amava vantarsi di quanti soldi avesse ma cinquanta euro per lui erano davvero una somma irrisoria e poi non erano i soldi che aveva speso per quel piccolo regalo che lo facevano sentire così in quel momento.
Si allontanò di poco dalla ragazza infilandosi, con non poche difficoltà, una mano nella tasca anteriore dei pantaloni stretti, estraendo un piccolo astuccio di cotone nero  e rigirandolo qualche secondo fra le mani, si schiarì la gola tossendo e sorridendo nervoso -Ecco non l'ho nemmeno impacchettato e l'ho dovuto pure togliere dalla scatola per...prepararlo ma.. ma per me è una cosa molto importante-
Si passò l'astuccio da una mano all'altra -E...ok, so già che appena ti spiegherò dirai che sono uno schifoso egocentrico ma non è come pensi quindi prima di fare battutine sarcastiche fammi parlare, ok?- Il moro sospirò alzando lo sguardo verso la bionda che lo guardava semre più confusa annuendo -Va bene, nessuna battuta, lo prometto-
-Mh- Il ragazzo annuì e dopo aver passato lo sguardo dal misterioso astuccino alla bionda, decise di estrasse ciò che conteneva all'interno.
Un piccolo mp3 bianco, di quelli pratici e compatti, fece la sua entrata in scena facendo aggrottare la fronte alla bionda...perchè dare ad un mp3 tutta questa importanza?
Bill, dopo aver tolto un piccolo nodo dal filo delle cuffie, porse quest'ultime alla bionda, accendendo l'oggettino ed iniziando a cercare una canzone.
-Mh...qua...qua dentro ci sono le mie canzoni-
Si morse il labbro inferiore guardando la bionda che, come aveva promesso, non aveva fatto una piega -Sono tutte le canzoni del mio gruppo e vorrei tanto che tu le avessi e le ascoltassi perchè queste...ci sono io qua dentro e voglio che tu conosca tutto- Il cantante annuì sovrappensiero mentre la bionda sorrideva infilandosi le cuffie alle orecchie e annuendo.
-Ci sono alcune..mh...canzoni nuove-
Bill alzò finalmente lo sguardo incontrando quello di Anthea -E quelle sono tue-
-Oh- La bionda rimase spiazzata, sentì caldo, un calore familiare all'altezza dello stomaco che la fece sciogliere.
-Mie?-
-Mh...si, tue- Il moro annuì muovendo leggermente la testa -Ma adesso voglio farti ascoltare una canzone che vorrei fosse tua anche se è...vecchia, ecco- Bill picchiettò un unghia su un angolo del mp3 in totale imbarazzo perchè si, fargli ascoltare le sue canzoni era la cosa più intima che potesse fare, anche se le sue canzoni le conosceva tutto il mondo queste parlavano di lui, della sua vita, del suo gruppo, dei suoi sacrifici e di ciò che per lui era importante davvero.
-Ok, vieni qua- Il ragazzo sorrise allungando le gambe e facendo poggiare la schiena di Anthea al suo petto, schiacciando il tasto play mentre il suo cuore galoppava ad una velocità allucinante.

Semplici accordi di chitarra, leggeri,dolci e poi la sua voce:

"Ich bin hier irgendwo gelandet
Kann nicht mehr sagen, wer ich bin..."


Anthea trattenne il fiato mordendosi le labbra e perdendosi ad ascoltare la canzone, ad ascoltare quelle parole, ad ascoltare lui.
-Komm und hilf mir Fliegen, leih mir deine Flügel- Bill appoggiò le labbra all'orecchio destro della ragazza soffiando le parole di quella canzone, cantando sottovoce quelle parole che, pur essendo state scritte prima di conoscere la sua aliena, sembravano essere state fatte appositamente per lei.
La bionda si morse il labbro inferiore sotterrando i piedi sotto la sabbia e battendo le palpebre, iniziando a vedere in modo appannato e liquido.
Quella canzone così dolce, la sua voce come una richiesta d'aiuto e quelle parole così meravigliose...non era la tipica canzone d'amore forse, ma era bellissima.

-Du hast mich gelehrt zu fliegen, du  machst mich fliegen,  Alien-

Bill chiuse gli occhi sussurrando quelle parole mentre la canzone era arrivata agli sgoccioli ma la sua voce continuava ad esserci, un ritornello infinito, sussurrato sia dalla voce registrata che da lui nel suo orecchio.
-Ich liebe dich, meine Alien-
Sussurrò trattenendo il fiato, seguendo la sua stessa voce, seguendo la traccia che aveva registrato nuovamente solo per lei, con quella modifica finale solo per lei.
La musica cessò e Anthea era rimasta immobile con lo sguardo fisso sul mare di fronte a lei, a digerire quelle parole che, ne era sicura, nella canzone originale non esistessero; si tolse l'unica cuffietta dal suo orecchio sinistro e si voltò leggermente verso Bill che stava dietro di lei.
Il cantante abbassò di nuovo il viso guardando la bionda, sentendo il suo cuore scoppiare di paura, eccitazione, felicità e amore perchè, sapeva di sembrare quasi infantile con la sua storia del colpo di fulmine ma, fin dal primo momento che si era imbambolato a fissare la bella cameriera bionda in quel pub lui provava quel sentimento.
-Mi fai volare- Bill sorrise imbarazzato continuando a guardare la chioma bionda che nascondeva il profilo della ragazza.
-E...non devi sentirti in obbligo di rispondermi ma-
Il ragazzo non riuscì a finire la frase perchè Anthea, seguendo il suo stesso esempio, lo bloccò fronteggiandolo e accostando le labbra alle sue.
Il moro, colto di sorpresa, sorrise in quel bacio sentendo la sua tensione sciogliersi e abbandonandosi sotto il corpo della bionda che lo accompagnava dolcemente verso la sabbia continuando quel bacio che sembrava proprio essere una conferma, una risposta decisamente positiva a quella dichiarazione.

-Ti ho insegnato a volare?- Anthea staccò le sue labbra sorridendo e aprendo gli occhi lentamente, perdendosi in quelli dorati del ragazzo che adesso si trovava sotto di lei, completamente sdraiato sulla sabbia.
-No, sei le mie ali- Bill sorrise arricciando il naso e piegando la testa -Troppo smielato?-
La bionda si lascio sfuggire una risata accucciandosi di nuovo sul suo volto e strusciando il naso contro il suo.
-Si, decisamente da diabete- Sentenziò mentre i loro nasi si accarezzavano.
-Ma va bene così, mi piaci anche smielato- Annuì riposando le labbra sulle sue per poi scendere sul suo collo e acciambellarsi sul suo corpo, posando una guancia sul suo torace strizzando gli occhi e traendo un enorme respiro.


Lui non era di passaggio, non stava con lei per un legame di parentela o perchè costretto.
Lui non era una cottarella da teenager.
Lui non era Dirk.

Lui che quando la guardava la faceva sciogliere, che gesticolava e iniziava a balbettare quando era nervoso, che era convinto di essere un'egocentrica ed egoista diva ma che in realtà faceva di tutto per lei, per farle spuntare un sorriso; che la stava conoscendo meglio di chiunque altro; che sfruttava ogni momento libero per farle sorprese, correrle dietro ed andarla a prendere a lavoro; che le donava attenzioni che nessuno si era mai soffermato a procurarle e che era arrivato persino a portarla in Italia per il compleanno di sua madre.
Bill era diverso da Dirk, diverso da qualsiasi persona avesse conosciuto.
Bill era diverso e basta.

-Ti...anche- sussurrò mangiandosi le parole e rimanendo con le palpebre serrate e i pugni chiusi sui fianchi del ragazzo a stringere la sua maglietta.
-"Mi...anche"  sul serio?-  Bill trattenne una risata per la tenerezza che provava in quel momento e per la felicità che era esplosa all'altezza del suo stomaco, facendogli formicolare tutto il corpo a quella dichiarazione...perchè si,  quella era una dichiarazione!
-Mh- La bionda annuì muovendo la testa e strusciando il viso contro la maglietta di Bill che la strinse a sè passando le mani attorno alla sua vita.

***


I Tokio Hotel senza impegni per due interi giorni.
Quella era proprio una di quelle cose da segnare sul calendario con tanto di faccine sorridenti come contorno.
Gustav si era finalmente dedicato al jogging mattutino, regalandosi una lunghissima doccia e acconsentendo a passare una giornata di shopping con la sorella, facendo felici i negozianti di tutta Amburgo; Georg era corso a casa della sua ragazza, prendendola fra le braccia e portandola in camera per recuperare il tempo perduto e, tutti noi sappiamo che i due piccioncini di certo non si sono intrattenuti a dormire; Tom aveva deciso di rimanere a Berlino passando due giorni in completo relax in compagnia di qualche birra ghiacciata, pizza da asporto e fedele televisione e David invece, pur avendo progettato di smontare il suo Blackberry in piccoli pezzi e spargerli in luoghi remoti della sua casa prima di piombare in coma profondo dentro il suo letto, adesso si ritrovava nel suo piccolo e grigio ufficio a sistemare e visionare scartoffie firmate Universal.
Quello si che era l'ufficio più deprimente fra tutti quelli che aveva visto nella sua vita: pareti bianche, immacolate e senza un quadro o una foto, scrivania nera lucida anch'essa senza orpelli o decorazioni e sedie girevoli che odoravano ancora di nuovo.
Era un luogo freddo, privo di vita anche perchè il manager delle quattro stelline tedesche, nemmeno si era soffermato ad arredare per bene quel posto visto che non ci aveva mai passato più di mezz'ora al mese dati i suoi spostamenti assieme alla band.
Non pensava nemmeno di doverci mettere piede negli unici giorni di pausa che la sua agenda segnava dopo anni ma, Hoffmann sembrava proprio di tutt'altra idea e, quando quella mattina l'aveva richiamato all'ordine si sarebbe messo a piagnucolare come un bambino pur di avere qualche ora in più di sonno.

Il manager sbuffò per la centesima volta guardando i dati trascritti sul suo computer e le pile di fogli e documenti ancora da visionare.
L'album sarebbe uuscito nella primavera dell'anno successivo e già pioveva richieste e offerte di apparizioni televisive e fotografiche per quei quattro ragazzi che adesso se ne stavano bellamente in relax nelle loro case a fare chissà che cosa, mentre lui era lì, chino sulla deprimente scrivania.
Quello era uno dei lavori più noiosi e meccanici, doveva leggere ogni singolo documento, copiare ogni singola lettera, firmare ogni noiosissimo foglio ed inviare ogni maledetta risposta di consenso o di rifiuto.
Ah, quanto avrebbe voluto essere a casa, nascosto sotto chili di coperte a recuperare ore di sonno perdute ma, lui era la vittima sacrificale preferita dai capi dell'etichetta perchè, come amava ripetere ogni volta Hoffmann "lui si che era un manager con le palle" e, pur essendo un complimento, David riusciva a sentire odore di ruffianaggine da Km di distanza e, in quel momento, avrebbe tanto preferito essere l'ultima ruota del carro, il manager di una band di sconosciuti invece che degli altisonanti Tokio Hotel.

-Signor Jost?-
Josie, la segretaria di quel piano di uffici, fece capolino dalla porta del suo ufficio guardando l'uomo che, con il capo chino sui fogli, smanaccava facendole segno di entrare nella stanza.
-Signor Jost- La giovane si accomodò su una sedia di fronte alla scrivania e ripetè il nome dell'uomo che, a quel secondo richiamo, alzò il volto verso la ragazza riconoscendo nella sua voce una leggera nota di tensione.
-Abbiamo un problema-
La ragazza disse quella frase calibrando ogni parola e David aggrottò la fronte preparandosi a qualsiasi notizia.




Note: Quasi quasi mi commuovo per quanto la puntualità di questo capitolo rasenti la perfezione!
*si soffia il naso sulla prima cosa che le capita a tiro*
Devo ringraziare Trenitalia per avermi riportato un po' di ispirazione e anche la Miki per aver sopportato uno sclero notturno tipo alle tre di notte (tralasciando il fatto che mentre io scleravo lei se ne stava bella tranquilla a ronfare xD)
Ok, vi lascio alle vostre riflessioni, sero vogliate commentare e dirmi che ne pensate perchè sono curiosa e mi fareste davvero davvero felice e contenta!
Ah no, scherzavo xD prima di lasciarvi, anche se mi sembra inutile, vi posso dire che la canzone che Bill ha registrato di nuovo per Anthea è Hilf mir fliegen (capitan ovvio è fra noi) perchè mi ricordo ancora di una sua frase (una delle tante cose smielatamente oscene xD) in cui disse che aspettava il suo amoreblabla che gli avrebbe insegnato a volare ecc quindi ho trovato questa canzone particolarmente azzeccata!
Le frasi in corsivo sono naturalmente i versi della canzone e quelli in corsivo e grassetto sono quelli che Bill ha registrato e aggiunto alla versione classica...qui vi metto le traduzioni ma sono abbastanza automatiche per la comprensione e, chiedo venia per il mio tedesco elementare se ho fatto qualche errore ditemelo così al limite correggo ^^

Du hast mich gelehrt zu fliegen, du  machst mich fliegen,  Alien---> Mi hai finalmente insegnato a volare, mi fai volare, aliena
Ich liebe dich, meine Alien---> Ti amo, mia aliena (si, quesa era assai facile da capire ma va beh xD)

Bene, adesso vi lascio a lunghe e tenere recensioni u.u
A presto
Ofelia


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Capitolo 28
*** Tra uragano Katrina e effetto serra ***






Capitolo 28: Tra uragano Katrina e effetto serra



-Stasera voglio portarti in un posto!-
Anthea si lasciò scivolare sul morbido pouf zebrato della suite, attirando l'attenzione del cantante che, seduto a gambe incrociate sul letto aveva appena concluso una chiamata con Tom; a quanto pareva una nota rivista omosessuale aveva chiesto una sua intervista e David, paranoico, ne aveva fatto un caso di stato pensando che, apparire su una rivista di quel genere, non sarebbe stata una buona pubblicità per il vocalist che, da quando aveva fatto la sua comparsa sulla scena, era stato additato come confuso omosessuale o teenager emo decisamente effemminato; Bill, dal canto suo, non si era scomposto e aveva trovato l'idea abbastanza interessante, visto l'imminente uscita del nuovo album e che quella rivista era decisamente quotata e poi, adesso che aveva la bionda al suo fianco, le inutili critiche che lo perseguitavano non lo scalfivano minimamente.

-Dov'è che vorresti portarmi?-
Il moro sorrise alla ragazza, spegnendo nuovamente il telefono e lanciandolo sul letto.
La bionda guardò il telefono abbandonato sul materasso per poi scrollare una spalla -Un giro in bici, niente di eclatante, di sicuro non come le attività di questo albergo extralusso da borghesotto-
Bill le fece la linguaccia -Mi piacciono questi alberghi e sono più sicuri-
-Sii sincero e dì che ti piacciono i letti enormi, i pavimenti di marmo, l'idromassaggio nella camera, il personale che ti leccherebbe persino i piedi se lo chiedessi...- Anthea si mise ad elencare aiutandosi con le dita  e prendendo in giro il cantante che continuava a ridacchiare, sollevando gli occhi al soffitto.
-Che poi....a cosa diavolo serve tutta questa roba in una stanza, mi chiedo....la stanza libreria, il salottino addirittura!-

Erano da poco arrivati all'albergo che li avrebbe ospitati quella notte e la bionda era rimasta davvero senza parole di fronte al lusso sfrenato che l'Hotel Mondial Resort aveva riservato al cantante: il direttore in persona aveva disposto minimo cinque persone al suo servizio e riservato la suite Romantic solo per lui e "la sua deliziosa compagna", solo a ricordare l'appellativo con cui l'avevano chiamata Anthea non riusciva a trattenere le risate.
Non era abituata a quel lusso, si sarebbe decisamente accontentata di andare a dormire in un ostello, anche in un sacco a pelo sulla spiaggia per quanto poteva interessarle, Bill invece, pur provando a nascondere la cosa, sembrava adorare in modo estremo i privilegi procurati dal suo lavoro; forse, dopo tutti i lati negativi che doveva incassare senza lamentarsi quello del lusso era un diritto che sentiva di avere, più che un privilegio.

-Quanto sei noiosa!- Il moro si lascio sfuggire una risata mentre si alzava dal letto -Dovresti essere tutta affetto e cuoricini solo perchè il tuo meraviglioso e celebre ragazzo ti ha portato nella Romatic suite di un albergo del genere- Disse alzando il mento e poggiandosi una mano su un fianco con aria divertita.
Anthea sorrise scuotendo la testa, non si sarebbe mai abituata a quei possessivi...Il suo ragazzo...Suonava così assurdo ed era così piacevole che stentava a crederci anche se, tirando le somme, erano quasi quattro mesi che fra i due era iniziato quello strano rapporto.
-Wow, stai cercando di comprarmi con i tuoi soldi, forse?-
La bionda alzò un sopracciglio stando al gioco del moro che piegò la testa facendo finta di pensarci.
-È possibile- Disse alla fine annuendo e facendo spuntare sulle sue labbra un sorriso divertito e malizioso -Cerco di giocare tutte le mie carte, me ne fai una colpa?-
La bionda scosse la testa sorridendo e il ragazzo, a quella risposta silenziosa, si avvicinò curvandosi verso di lei e alzandola dal pouff.
-Bill, fammi scendere subito!- Anthea squittì sorpresa iniziando a muovere le gambe nel vuoto mentre il moro la teneva stretta a sè avvicinandosi di nuovo al letto.
-No-
Scosse la testa mentre un sorriso furbo compariva sulle sue labbra -Adesso ti dimostrerò come questo enorme letto possa essere utile- Disse alzando un sopracciglio in modo malizioso mentre si abbassava sul materasso facendo stendere la ragazza sotto di sè ed unendo le loro labbra.
Quei momenti erano preziosi, Bill sapeva che con l'uscita dell'album non avrebbe più potuto fare fughe romantiche ed essere insieme a lei ogni volta che voleva.
La sua era una vita frenetica e quegli ultimi giorni di pausa voleva goderseli a pieno e, niente come un letto a quattro piazze sembrava soddisfare quel bisogno.
No, la passeggiata in bicicletta sarebbe stata rimandata al giorno dopo.

***


David sbadigliò rumorosamente per poi sorridere sgranchendosi gli arti , arricciando le dita dei piedi e godendo della sensazione del materasso sotto il suo corpo.
Quella sarebbe stata la giornata all'insegna del relax: niente Blackberry, niente Universal e niente marmocchi. Per carità, adorava quei quattro ragazzi-bambini, in fondo poteva ritenersi uno zio per loro, ma staccare la spina anche solo per un giorno era un vero e proprio tocca sana; poteva andare a farsi una corsetta in tutta tranquillità, tornare a casa a farsi una doccia e fare una colazione come si deve, bevendo il suo adorato cappuccino senza dover pensare ad altro.
-Perfetto- Borbottò schiarendosi la voce e passandosi una mano sul viso mentre si alzava dal materasso poggiando la schiena alla testiera del letto.
Adesso che ci pensava poteva persino prepararsi qualche pancakes con il miele e panna montata, proprio come piacevano a lui.
Sorrise inebriandosi solo all'idea di poter fare ciò che voleva per almeno quel giorno quando il cordless poggiato sul suo comodino iniziò ad illuminarsi per poi cominciare a trillare.
Nella sua mente passò l'idea di non rispondere e crogiolarsi nel sano egoismo ma, dopo aver sospirato lungamente, allungo un braccio fermando lo squillo del telefono e poggiandolo sulla propria guancia.
-Qui è David- Disse pigramente ed in modo informale dato che non si aspettava assolutamente una chiamata di lavoro, soprattutto al suo telefono di casa.
-Qui è Dunja-
La voce della donna lo sorprese, facendogli aggrottare la fronte - Dunja?-
Si passò una mano sulla fronte sedendosi più compostamente sul letto e liberando le gambe dalle lenzuola
-Come...Che...Come mai hai chiamato?-
La donna dall'altra parte della cornetta sospirò -David, sai che adoro i ragazzi, in particolare Bill ma...non lavoro più con voi adesso, dovresti farlo presente a Josie-
L'uomo sembrò cascare dalle nuvole -In che senso Dun?-
-Nel senso che la tua segretaria stamani mi ha chiamata a casa per parlarmi di quelle foto- Rispose risoluta e anche un po' annoiata -Io non so cosa state combinando e come vi sia venuto in mente di montare una notizia del genere, certo è che non sono più la promotion manager ma non ho molto approvato questa cosa-
David strizzò gli occhi bloccando uno sbadiglio sul nascere e si alzò dal letto per andare ad accendere il maledetto Blackberry .
-Senti Dun, non so davvero di cosa stai parlando e...oh merda- La sua mano tremò impercettibilmente alla vista del numero spropositato di mail, messaggi e chiamate perse -Cosa cazzo è successo?-
Dunja sospirò per poi piombare nel silenzio più assoluto -Vuoi dirmi che non è un servizio montato?- Chiese con il nervoso nella voce -David?- Chiamò il manager che, con le labbra serrate e gli occhi sgranati leggeva una ad una le mail ricevute dall'Universal e da svariate testate giornalistiche.
-David- La voce della donna adesso era seria, tremendamente seria -David, dovè Bill?-
-Bill?- L'uomo sussurrò meravigliandosi di come la sua voce fosse gracchiante...Dove cazzo era Bill?
-Io...Dun, non ne ho idea- Si ricordò di come Tom, il giorno prima, aveva trovato ogni possibile scusa per non farlo parlare direttamente con il cantante sostenendo che, la Diva per antonomasia, avesse scollato le sue regali chiappe dal divano per andare a comprare delle pizze. Scusa decisamente poco credibile vista la famosa pigrizia del cantante ma il manager sul momento non aveva dato molto peso alla bugia ma adesso cosa c'entrava la sparizione di Bill con questa storia?
-Come non lo sai?- Dunja prese un lungo respiro cercando di rilassarsi, purtroppo o per fortuna lei non faceva più parte dello staff da un bel po' quindi la preoccupazione non avrebbe dovuto investirla in quel modo ma, conosceva bene i ragazzi, era attaccata a Bill quasi come se fosse la sua seconda madre e non voleva immaginare minimamente lo stress che da un momento all'altro lo avrebbe colpito.
 -David in questo momento Bill deve avere quei gorilloni attorno a sè anche solo per andare a  fumare una sigaretta sul portico di casa, come puoi non sapere dove si trova?-
-Ma che cazzo...Dun puoi spiegarti meglio, cazzo?-  Ormai David non ci capiva più niente: testate giornalistiche che inviavano richieste per interviste al cantante, programmi di gossip che chiedevano eventuali conferme o smentite...Ma cosa avrebbe dovuto confermare o smentire?
-Bild, David! Aprì la buca delle lettere, prendi quel giornale e guarda la prima pagina!- Adesso la donna sembrava non contenere il nervosismo -Cazzo, basta scrivere Bill Kaulitz su qualsiasi motore di ricerca che escono fuori quelle foto, possibile che il Bild non vi abbia contattato prima di stamparle?-
-Stampare co-...- La voce del manager si bloccò appena una carrellata di foto illuminarono lo schermo del suo Blackberry.
-Merda-

***


-Bill smettila di fissarmi-
Anthea bisbigliò quelle parole sorridendo ancora ad occhi chiusi mentre sentiva lo sguardo del moro puntato su di sè.
-Buongiorno-
Bill  spostò il palmo della mano su cui aveva poggiato il viso per stendersi a pancia in giù sul materasso, senza smettere di tenere gli occhi sul viso della bionda -E non ti stavo fissando- Sorrise avvicinandosi alle sue labbra ancora gonfie per le ore di sonno e lasciandovi dei baci umidi.
Era stata una sensazione bellissima svegliarsi con il corpo caldo della ragazza vicino al suo e, senza riuscire a trattenersi, si era fermato a contemplare gli ultimi attimi di sonno della bionda.
-Ah no?- La bionda si schiarì la voce aprendo un occhio e guardando divertita lo sguardo del cantante -E allora cosa stavi facendo?-
-Ti contemplavo- Rispose annuendo e accucciandosi ad accarezzarle la mandibola con la punta del naso.
Anthea a quelle parole rise scuotendo la testa -Mi fissavi, non fare il romanticone per salvare la tua anima da stalker-
-Fanculo, guarda che ero serio!- Bill rise fermando le mani sui fianchi caldi della ragazza mentre le sue labbra scendevano sul suo collo -Profumi di sonno- Mugolò sulla sua pelle godendosi la sensazione di sentire il corpo della ragazza sotto il suo che, a causa di quel dolce risveglio, stava iniziando a riscaldarsi.
-Mmh An, ti posso mangiare?- Sorrise lecccandosi le labbra famelico per poi affondare gentilmente i denti nel tessuto della maglietta della ragazza, all'altezza di un seno mentre le massaggiava i fianchi, stringendoli sotto i suoi palmi.
Non riusciva a staccarsi da lei, sentiva il bisogno di toccarla, odorarla, averla sotto il suo corpo e, per lui che era sempre stato estraneo a questo lato fisico dei rapporti, era una cosa del tutto nuova e sorprendente.
La bionda inarcò involontariamente la schiena sentendo le labbra del moro stringersi attorno ad un suo capezzolo e succhiarlo da sopra la maglia, inumidendola della sua saliva e facendole imporporare le guance.
-Bill-  Deglutì lentamente abbassando lo sguardo sul volto del moro -Bill...- Lo richiamò poggiando le mani sulle sue scapole scoperte.
-Mh?- Bill alzò il volto mentre le sue dita si muovevano maliziose sui suoi fianchi attardandosi sotto l'elastico degli slip.
-Dimmi- Le sorrise con quello sguardo infantile e Anthea si chiese come potesse avere un'espressione così tenera mentre stava palesemente facendo scivolare le dita all'interno deu suoi slip.
-Ehm...è mattina e non mi sono...mh...non mi sono ancora lavata i denti e non ho ancora fatto la doccia da ieri- Disse  sentendo l'imbarazzo crescere alla stessa velocità con cui l'espressione di Bill diventata contraddetta -Mh ok, lo so- Annuì assecondandola e continuando a tenere un sopracciglio alzato: e adesso che ci incastrava questa storia della doccia e dei denti? Si accucciò di nuovo sul suo corpo, risalendo con le labbra fino al suo viso mentre incastrava le mani lungo i fianchi sotto gli slip della bionda, facendoli spostare verso il basso.
-Possiamo farla assieme la doccia- Sussurrò sul suo mento per poi alzare la bocca sopra quella di lei ed iniziare a lasciarle svariati baci sulle sue labbra stranamente serrate.
Dio, non avrebbe perso nemmeno uno dei secondi preziosi in cui poteva stare con lei, l'uscita del cd era alle porte e lui sapeva che, appena esso avesse la sua entrata nel mercato musicale, non avrebbe avuto poi molto tempo libero da dedicare alle sue fughe romantiche o anche a momenti semplici come quello che stavano passando adesso.
Passò la punta della lingua sul contorno delle labbra carnose e morbide della ragazza e, con sua sorpresa, le trovo sigillate.
-An?- Bill alzò lo sguardo sugli occhi della bionda che continuava a tenere le labbra pressate fra di loro -Ma che...?- Fermò le mani sui suoi fianchi ormai nudi guardandola e un sorriso divertito si dipinse sulla sua bocca -An- Ripeté il suo nome sorridendo sornione e scuotendo la testa -Ti stai preoccupando che io muoia a sentire il tuo alito della mattina?- Formulò quella domanda stabilendosi meglio sul corpo della ragazza, mettendosi a cavalcioni su di lei per non pesarle sul corpo e guardandola con sguardo ilare mentre lei annuiva arricciando il naso arrabbiata -Guarda che fa schifo!- Disse velocemente per poi richiudere la bocca e incrociare le mani sotto il seno guardando il cantante dal basso.
-Vorresti dirmi che...sei....sono seduto su di te e penso tu possa benissimo sentire che no, non mi fa schifo- Scosse leggermente la testa alzando un sopracciglio e guardandola malizioso dopo aver buttato lo sguardo sul suo inguine poggiato contro la sua femminilità coperta in malo modo dagli slip che il moro stava spostando verso il basso.
Anthea sbuffò leggermente -Guarda che non è come nei film in cui lei si sveglia con i capelli perfettamente lisci, il trucco e l'alito al sapore di menta fresca- Gli spiegò ovvia e Bill annuì ridendo -Ah, me ne sono accorto da solo, tranquilla-
-Eddai!- La bionda gli diede uno schiaffo leggero sul petto -Non dovresti essere così spudoratamente sincero però-
-Ehi, non mi pare di aver detto che non mi piaci così- Si accucciò a baciarle il naso alzando le mani per incorniciarle il viso e accarezzandole i capelli.
-Hai un non so che di affascinante pure con i capelli ingarbugliati e l'alito all'aroma di cadavere- Finì la frase ridendo e Anthea, dopo aver spalancato la bocca oltraggiata da quelle parole, si dette una spinta ribaltando la loro posizione e piazzandosi sopra il cantante che sorrise furbo -Adesso la situazione si fa più interessante- Alzò un sopracciglio guardando la ragazza a cavalcioni sul suo corpo con i palmi delle mani aperti sui suoi pettorali.
-Molto interessante- Aggiunse mentre le sue mani scivolavano sotto le mutandine, poggiandosi sulle natiche della ragazza e spingendola ad accucciarsi per intrappolare le labbra alle sue.


***

BILD 21 Agosto 2011



" Effetto Chantelle Paige?
No, non stiamo parlando di un evento atmosferico di cui non siete ancora a conoscenza o di un tornado dal nome bizzarro anche se, essendo riferito ad un membro dei Tokio Hotel, il cataclisma potrebbe essere prossimo!


Forse siamo un po' catastrofisti e amanti delle tragedie ma chi, dopo aver visto queste foto, non ha avuto l'impulso di cercare questa fortunata ragazza per scoprire come ha fatto ad entrare nel cuore del solitario Bill Kaulitz?Lui, il cantante romantico alla ricerca del vero amore, l'androgino cuore solitario accusato di essere omosessuale, transessuale, metrosessuale (e addirittura una donna sotto mentite spoglie) è riuscito a trovare l'amore dalla A maiuscola?
Beh, noi di BILD ce lo auguriamo visto che il giovane, ormai ventiduenne, sembrava non avere rapporti dai lontani anni di Durch den monsun e, vederlo abbracciato a questa biondina certo è che ci riempie il cuore di gioia...Era l'ora Bill!
Purtroppo però ogni rosa ha le sue spine e, come anticipa il titolo del nostro servizio, queste foto, arrivate alla nostra redazione in forma anonima, ci ricordano molto quelle fotografie che nel 2009 misero in fermento un interno stuolo di fan girl... Si, stiamo proprio parlando di Chantelle Paige!
Il colore dei capelli è il solito, la bellezza non è messa in dubbio ma, il ragazzo a cui la vediamo abbracciata non è il celeberrimo Sexgott bensì il gemello minore Bill Kaulitz...Dobbiamo gridare al miracolo o assistere all'ennesima bufala pubblicitaria?
Il vero amore che tanto ha decantato il front-man dei Tokio Hotel Bill Kaulitz è finalmente arrivato o stiamo assistendo ad un'astuta mossa pubblicitaria?
Questo è il dubbio amletico che assalirà la Germania e il resto d'Europa dopo la divulgazione di queste foto romantiche.

Bill, solo tu puoi liberarci da questo dilemma! "


 











Note: Non potete capire quanto mi dispiace non aver avuto tempo di aggiornare prima! So che quasi sicuramente avrò la metà delle lettrici visto che è quasi un mese che non aggiorno ma, come potete vedere dall'orario, non ho proprio avuto il tempo materiale...Ho iniziato l'accademia e devo ancora abituarmi a ritmi completamente diversi dai miei ma sono abbastanza positiva e, se non mi avete ancora abbandonato (OMG non voglio essere Forever alone io xD) sarò felice di impegnarmi a postare con più regolarità.
Che poi in questo quasi mese sono succese un sacco di cose meravigliose: io che inizio ad amare le drag queen di Halloween, ad esempio (ogni riferimento a persona è puramente casuale) e che analizzo un sacco di muscoletti e meravigliose guance lisce lisciosissime!(Anche qui ogni riferimento è puramente casuale)
Voi, a distanza di un mese(quindi a mente fredda xD) come avete reagito?
Amate anche voi lo sweet transvestite from transylvania come lo amo io?

---Fine momento fangirlistico---

Detto questo...ecco, non uccidetemi per come si stanno evolvendo le cose xD
Niente è come sembra e la pazienza è la virtù dei forti u.u
Dio...pulzelle mie, ho veramente sonno!
Me ne vado a dormire che domani ho lezione all'alba (na, non è vero) e, visto che alle due sto qua perchè vi voglio un sacco di bene, vorrei tanto trovare qualche recensioncina, anche solo per capire che ci siete ancora, che mi odiate, che mi amate(anche se la vedo dura)
Bon, detto questo Buonanotte!
Ofelia

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Capitolo 29
*** Back to reality ***





Capitolo 29: Back to reality


-Hai la pelle salata-
Bill avvicinò le labbra alla guancia della bionda, tirando fuori la lingua e leccandole la pelle per poi ridere della sua faccia schifata.
-Bill! Non sono un gelato!-
-No, un gelato è dolce...sei...mh- Il moro si avvicinò di nuovo mordendole delicatamente la guancia  per poi pasteggiare schioccando le labbra -Sei una nocciolina salata, quelle che piacciono agli elefanti!-
-Una nocciolina?-
La bionda scoppiò a ridere scuotendo la testa e allungandosi verso il petto del cantante per asciugarsi il viso dalla sua saliva.

Avevano passato la mattina nella piccola spiaggia riservata dell'albergo e, con i capelli umidi e la pelle ricoperta di salsedine, si stavano preparando per fare ritorno alla fredda Germania.
-Senti, Dumbo, io ho bisogno di comprarmi il tabacco...non è che possiamo fare una tappa alla tabaccheria prima di partire?-
Il moro guardò dubbioso il bar in fondo alla strada e, dopo aver montato, senza pochi problemi, la sua valigia in macchina, scosse leggermente la testa guardando Anthea.
-Vai tu, ti aspetto qua-
Chiuse la bauliera dando un leggero spintone al fianco della bionda -Non vorrai mica rovinarti gli ultimi minuti italiani per colpa della mia fama e della mia bellezza sovraumana?- Rise alzando il mento con fare altezzoso, facendo così ridere anche la ragazza che, dopo aver preso i soldi dalla sua borsa annuì.
-Ok, Adone, vado e torno- Gli fece l'occhiolino e attraversò la strada entrando nel piccolo bar.


Un ventilatore posizionato all'entrata le fece chiudere gli occhi per qualche secondo mentre si avviava a piccoli passi verso la cassa dove due adolescenti, mentre pagavano le loro sigarette, sembravano discutere su argomenti di importanza vitale per il globo.
-Giulia ti giuro che l'ho visto! Era su internet! Prima su Tumblr e dopo sul forum dell'Universal! -
Una ragazza dai capelli liscissimi e rossi stava gesticolando in modo frenetico di fronte all'amica bruna.
-No, finché lui non dice niente io non ci credo- La moretta scosse la testa con convinzione
-Sarà la tipica stronzata dei paparazzi, lo sai anche tu che Bill è un sacco che non ha ragazze e non si farebbe beccare così, come un cretino-
La mora concluse chiudendo gli occhi e muovendo una mano mentre Anthea, dal guardarle con un sorriso carico di nostalgia per la sua adolescenza iniziò ad interessarsi a quelle chiacchiere fra teen-ager.

Bill, quelle quattro lettere che le avevano insegnato a credere nell'importanza dei nomi.
Quante possibilità c'erano che le due ragazzine stessero parlando proprio di lui?

-Pensala come ti pare, ma ti assicuro che le foto erano schiaccianti, non erano fotomontaggi, anche Ambra, dopo aver smanettato con Photoshop per quelle ombre che non le tornavano, ha visto che erano vere al 100% e quella bionda lui se la stava proprio baciando!-
La rossa ormai era infervoratissima e la mora sembrò cedere, iniziare a credere a quelle prove schiaccianti, mentre sul suo viso era comparsa una nota di leggero panico.
-No...dai...Bill, Bill Kaulitz non può averlo fatto-

Anthea si bloccò con la banconota stretta nel pugno, cercando di mettere ordine alle parole delle ragazze.
Su internet, sul sito dell'Universal, foto di Bill con una bionda, Bill Kaulitz che si baciava una bionda.

-Bimbe, se parlate di quello che sembra una donna c'è pure sul giornaletto qui-
Un uomo dal marcato accento toscano, si allontanò dalla cassa avvicinandosi all'angolo riviste e prendendo un piccolo giornale, con su la scritta "Cioè", dove in copertina troneggiava una foto sfocata di due ragazzi su una terrazza.
Lei bionda e lui moro.
Lui dietro di lei che l'abbracciava.
Lui Bill Kaulitz.

-Oh Cazzo-
Anthea bisbigliò spalancando gli occhi ed entrando totalmente nel panico.
Quello poteva essere considerato un problema?
Di solito i pettegolezzi passano, basta una notizia più assurda e quella della settimana prima è già stata dimenticata ma, se si tratta di Bill Kauliz, l'idolo delle adolescenti, il ragazzo che non ha una relazione da quando ha raggiunto la fama, come è possibile dimenticare una notizia simile?

***



In casa Kaulitz regnava un insolito e rilassante silenzio, la televisione tenuta a volume nullo illuminava la figura del chitarrista che, mollemente sdraiato sui morbidi cuscini del divano, sembrava essere diventato parte integrante del mobilio.
Due giorni di totale pacchia e relax potevano davvero essere meravigliosi, rilassanti e rigeneranti, potevano voler dire sesso e divertimento, alcol e discoteche ma Tom, agli sgoccioli di quel secondo giorno non ne poteva davvero più di stare con le mani in mano senza far niente.
Certo, due giorni di assoluta pacchia potevano davvero essere meravigliosi ma senza Bill a scassargli le palle e a fare un po' di casino in quella casa enorme che gusto c'era?
Aveva provato a chiamare Andreas per passare qualche ora con il suo amico ma lui, giustamente, stava sotto con gli esami universitari e non aveva di certo tempo da perdere, a Georg e Gustav nemmeno ci aveva pensato visto che entrambi erano stati entusiasti di quei due giorni da poter dedicare rispettivamente a fidanzata e famiglia.
In famiglia lui però non ci voleva tornare, amava in modo incondizionato sua madre e Gordon ma, tornare senza il gemello minore, valeva a dire trovarsi di fronte l'inquisizione della protettiva e pettegola  Simone che, come minimo sarebbe arrivata a chiedergli persino quante volte andava in bagno Anthea durante il giorno e, per quanto bene lui potesse volere a Bill, non si sarebbe mai accollato il terzo grado che spettava al moro.
Così, dopo aver preso il numero di una pizzeria che fa consegne a domicilio, due o tre birre, una chitarra acustica e il telecomando, si era abbandonato sul morbido ed irresistibile divano in eco pelle, sperando di recuperare un po' di sonno e di cazzeggio arretrato.

Due scatole di pizza vuote e un pacchetto di patatine impreziosivano il morbido tappeto del salone
Il rumore del telefono fece risvegliare Tom dal suo stato comatoso, facendolo alzare dal divano.
-Parla Tom-
Il treccinaro recuperò la cornetta del telefono rispondendo con parole strascicate e trattenendo uno sbadiglio con tutte le forze.
-Parla David- La voce del manager arrivò forte e chiara al suo orecchio.
Aveva risposto solo per bloccare quel continuo trillo che disturbava il suo stato comatoso sul divano ma, appena sentì la voce di David dall'altro capo della cornetta si maledisse per non averlo lasciato suonare all'infinito.
Bill non era ancora tornato e, se il manager aveva di nuovo bisogno di parlare con lui, non sapeva proprio cosa inventarsi visto che l'attore della famiglia era il gemello minore e che lui, le balle, proprio non riusciva a dirle.
-Oggi tuo fratello può rispondermi o è andato a fare un'altra commissione per te?-

Bingo

Tom deglutì lentamente cercando di farsi venire in mente qualche idea .
-Ah...Bill dici?- Tergiversare poteva essere un buon modo per perdere tempo, no?
-Tom, quanti fratelli pensi di avere?-
No, tergiversare non era la mossa giusta.
-Oh si, infatti...- Tom si voltò con disperazione verso l'orologio a muro sperando che questo potesse accelerare il tempo e, più precisamente, il ritorno di Bill.
-Bill è uscito a prendere le pizze- Buttò di gettò la prima cosa che gli era capitata in testa, sentendo un lungo sospiro da parte di David.
-Pizze?-
-Si, noi amiamo mangiare pizza a colazione-
-Sorvolando il fatto che sono le quattro del pomeriggio e che più che colazione il vostro sarebbe una merenda...Adesso dimmi davvero dove si trova tuo fratello, per favore-
Se solo la situazione non avesse richiesto tempestività e serietà, David sarebbe scoppiato a ridere per la deficienza dimostrata dal treccinaro...è pensare che il chitarrista, in teoria, era il gemello maggiore e che quindi, sempre teoricamente, doveva essere il più saggio dei due.
-Ma te l'ho detto!- Tom sgranò gli occhi con fare innocente -Le pizze!-
-E dimmi: è bloccato in pizzeria da ieri oppure è diventato il tuo cameriere personale?-
Stavolta David si fece scappare una risata, Tom era una vera e propria schiappa ad inventarsi alibi per il fratello: persino dalla cornetta del telefono si riusciva a sentire odore di menzogna, senza contare il fatto che, il piccolo lord Bill Kaulitz nemmeno per suo fratello si sarebbe schiodato da un comodo divano per andare ben due volte in pizzeria!

-Tom, non so dove si trovi in questo momento il cretino di tuo fratello ma la prossima volta chiedigli di suggerirti una scusa per la sua sparizione più credibile della tua e, cosa più importante, ho bisogno di parlare con lui della biondina con cui ama intrattenersi e, se anche in questo momento è con lei, chiamalo e digli di tornare a casa e di farlo nel modo più discreto e attento possibile, per favore-

Tom era rimasto a bocca aperta soppesando le parole del manager senza capacitarsi di come lui fosse riuscito a scoprire della bionda bel culetto.
-Che...David, come fai a-
-Tom- Il manager sospirò stancamente -Bill è su tutti i giornali, i siti internet sono in subbuglio e stamani perfino Dunja mi ha chiamato per chiedermi spiegazioni-
Tom spalancò gli occhi sorpreso ma non fece a tempo ad aprir bocca per fiatare che il portone dell'ingresso, proprio dietro di lui, si spalancò.

-Bentornato a casa, meraviglioso Bill!-

Una voce quasi cinguettante inondò l'ingresso e Tom, coprendo la cornetta con il palmo della mano si voltò verso il gemello che, dopo aver spalancato la porta di casa, cercava di trascinare all'interno una mastodontica valigia color avorio.
-Si, la tua anima gemella torna a casa e tu nemmeno mi aiuti con la valigia!- Il moro esclamò stizzito guardando male il treccinaro e sforzandosi con tutte e due le mani di trascinare dentro il bagaglio.
-Bill- Tom balzò dal divano andando verso la porta e tirando, senza alcuno sforzo, la valigia dentro casa.
-Bill-
-Oddio si, lo so come mi chiamo, Tom- Il moro lo guardò sconcertato chiudendo la porta di casa e il suo sguardo cadde sul cordless stretto fra le mani del gemello -Chi è?-
-David- Tom si morse il labbro inferiore allungando il telefono verso Bill e aspettando che lo portasse all'orecchio.

***



-Tu lo sapevi?-
Bill sgranò gli occhi appiccicandosi meglio la cornetta all'orecchio.
Dopo l'assurda telefonata con il manager, il moro aveva subito chiamato Anthea per dirle di chiudersi in casa e non parlare con nessuno, scoprendo che la bionda, in realtà, sapeva già qualcosa dell'uragano mediatico che li stava investendo.
-Io...io non volevo rovinare il tuo umore perché eri così tranquillo e...-
- An...Capisci che...che...Dio An, perché non me l'hai detto subito? Sai che pericolo mi hai fatto..Ci hai fatto correre?.- Bill sospirò sedendosi sul cornicione della finestra e guardando la strada sovrappensiero -Pensa se qualcuno ci vedeva e mi riconosceva assieme a te...Sarebbe scoppiato un casino, An!-
Anthea sbuffò passandosi una mano sulla fronte e massaggiandosi le tempie -Bill, non ci ha visti nessuno, non fare il paranoico-
-Non fare il paranoico?-
Il moro ripeté le parole della ragazza cercando a tutti i costi di non urlare
-Non faccio il paranoico, tu non capisci cosa vuol dire essere me, non sai che vita faccio, non sai come sono le nostre fans e non sai i rischi che corro e che adesso potrei far correre pure a te!Quindi non dirmi di non fare il paranoico perché non ne hai il diritto, An-
Bill prese un enorme boccata d'aria dopo aver buttato fuori quelle parole che aveva detto con tutta l'apprensione possibile, non diceva quelle cose per darsi delle arie o per far capire ad Anthea quanto fossero diversi ed inconciliabili i loro mondi  ma per farle capire che lui aveva fatto di tutto per mantenere nascosta la loro relazione, per viverla come un ragazzo normale e per non far pesare su di lei la notorietà che si portava appresso.
-Io...Non ne ho il diritto-
Anthea però era rimasta sconvolta da quelle parole, colpita dal tono stizzito del ragazzo, lo stesso ragazzo che fino a mezz'ora prima continuava a guardarla con aria sognante.
-Hai ragione, io non c'entro niente con te, cosa ci sto a fare io con te?     Io non conosco la vita che fai, non do importanza e non capisco quelle stupide foto e quegli stupidi giornalisti-
-No...no....Io non intendevo questo...An, ti prego, non intendevo questo-
Bill scattò subito scuotendo la testa e pigolando la sua risposta alla cornetta, toccando con le labbra il ricevitore, sentendo la voglia di avere le labbra di An proprio lì, al posto di quello stupido telefono perchè aveva paura, aveva una paura fottuta.
-Lo so, Bill- Anthea sospirò lungamente -Ti conosco e lo so cosa volevi dire ma la prossima volta, se non vuoi che ti stacchi in faccia, impara ad usare e dosare bene le parole con me-
La sua voce era calma mentre stava ad occhi chiusi cercando di non perdere le staffe in nessun modo.
Conosceva Bill, conosceva il suo carattere e il suo modo di reagire nei confronti dei mass media, sapeva che non era di certo colpa sua e che lui non stava dando la colpa a lei, la stava solo usando come valvola di sfogo, riversando su di lei le sue paure ma quelle parole non erano certo lusinghiere.
-Scusami-
Bill annuì sospirando
-Solo che...dovevi dirmelo, dovevi dirmelo subito-
-Cosa avresti potuto fare? Se te l'avessi detto uscita dalla tabaccheria , a cosa sarebbe servito?-
Anthea recuperò il filo arricciato del telefono e se lo passò fra le dita -Ti rispondo io: non sarebbe servito a niente, ti saresti agitato, più di quanto mi sono agitata io, saresti stato male, ti saresti preoccupato per te e anche per me e non sarebbe stato giusto-
-Già- Bill annuì mogio mordendosi le labbra e guardando il cielo oscurato da qualche nuvola.
-An, mi dispiace è che sono...- Si passò una mano fra i capelli sorridendo -Sono paranoico e mi faccio infiniti complessi su ogni cosa ma lo sa che tu-
La sua voce fu bloccata dal suono del campanello di casa.
-Tom, la porta!- Bill guardò ansioso le scale per poi tornare a parlare al telefono.
-An- Un sorriso dolce si dipinse sulle sue labbra -Lo sistemerò tutto, lo so che sembro troppo ripieno di miele ma-
Di nuovo il rumore del campanello interrupe Bill che battendo una mano sul cornicione sbuffò stizzito.
-Cazzo Tom! La porta!-
Urlò verso le scale per poi alzarsi e andare a passi svelti verso il portone di casa.
Aprì la porta senza nemmeno chiedere chi fosse e, in un secondo, il suo manager lo travolse con uno sguardo truce entrando in casa e fulminando con un'occhiataccia il cordless nella mano del cantante.
-Oh...- Bill richiuse la porta seguendo David che, in rigoroso silenzio si sedette sul divano, aprendo il suo borsone.
-Ehy An- Bill riportò l'attenzione al telefono appoggiato al suo orecchio ma, quando fece per uscire dalla stanza per avere un po' di privacy, un rumore secco lo fece voltare nuovamente verso il divano.
Riviste, lettere e giornali inondavano la superficie del tavolino da fumo e il borsone di David, completamente vuoto, stava a terra.
Bill boccheggiò tenendo stretto il telefono
Anthea, Anthea su ogni fottuta rivista.
Anthea e Bill al ristorante.
Anthea e Bill fuori dalla discoteca.
-Io...io ti richiamo più tardi, mh?-La sua voce uscì in un soffio e, prima che la bionda potesse formulare qualcosa da rispondergli, staccò il telefono avvicinandosi a quella valanga di riviste.
-Già-
La voce del manager lo destò per qualche secondo dal fissare inebetito le fotografie.
-E ritieniti fortunato che sono venuto io qua senza dover concordare assurde riunioni con i capi alti-
Bill si morse il labbro inferiore annuendo lentamente e lasciandosi cadere sul divano mentre non perdeva di vista nemmeno per un secondo quelle immagini, come se solo con il potere della vista potesse cancellare tutte quelle notizie e tornare a ridere e a divertirsi assieme alla bionda nella suite extra lusso dell'albergo italiano.










Note: Ok, nemmeno sto a chiedervi scusa visto che ormai in ogni nota finale ci sto io in ginocchio che prego il vostro perdono xD (sappiate che col pensiero però vi sto pregando u.u)
In ogni caso questo è un piccolo capitolo di....mh...passaggio? Si, un'ultimo capitolo di passaggio e dal prossimo le cose iniziano ad incasellarsi nel giusto modo.
La piccola vacanza di Bill e Anthea è finita, si ritorna alla realtà e, come ogni ritorno che si rispetti c'è sempre qualcosa di diverso da quando siamo partiti e, in questo caso, diciamo che la diversità non sta in tua mamma che ha cambiato le tende di casa mentre stavi via ma in qualcosa di ben più grande e complicato.
Spero in un vostro commento e grazie anche alle nuove lettrici che ho visto aggirarsi per la mia storia!
Alla prossima
Ofelia


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Capitolo 30
*** "So...where are you tonight?" ***





Capitolo 30: " So...where are you tonight? "




-Non si è fatto più vedere?-
Theo spalancò gli occhi girando il cucchiaino nella sua tazza fumante di tea mentre ascoltava la cugina minore parlare di Anthea e Bill.
-Già, è come scomparso- Miriam annuì mordendo un biscotto danese.
-Oh- La bocca del biondo assunse la forma di una piccola "o" per poi diventare una sottile striscia.
Non sapeva come prenderla, non sapeva come Anthea aveva preso questa scomparsa e, nei minuti in cui la bionda si stava cambiando per andare assieme a lui al Tresor, cercava di assorbire più notizie possibili sull'argomento.
-Io non capisco, ormai il danno è fatto: tutti ne parlano e perfino io ho accettato la cosa...perché sparire così?-
La ragazzina incastrò una mano nei ricci facendo una smorfia con le labbra -E ti posso assicurare che non è stato semplice accettare il fatto che tua sorella faccia coppia con l'uomo dei tuoi sogni, però l'ho fatto-
Annuì solennemente ricordandosi di come, cinque giorni prima, quando la sorella era tornata dal week-end col cantante, aveva spontaneamente alzato bandiera bianca e annullato lo stupido sciopero del silenzio a cui aveva aderito da quando aveva appreso la notizia
-Ok, Mim ma...An come sta?- Theo guardò con apprensione la cugina minore.
-Come vuoi che stia? Lei è Anthea, nessuna sa davvero come si sente e quello che le passa per la testa- Miriam sussurrò quella frase guardando verso il corridoio e sbuffando una lieve risata.
-Fa la stupida orgogliosa, fa sempre così, lo sai-
-Già-
Theo annuì mordendosi pensieroso il labbro inferiore.
La sua brontolona e orgogliosa Anthea amava ripararsi e proteggersi sotto un sorriso finto anche quando la terra si crepava sotto ai suoi piedi in modo irreparabile.

Cinque giorni.
Bill non si faceva vedere da cinque giorni e, da cinque giorni, i programmi televisivi non facevano altro che parlare della nuova coppia dello star system cercando in ogni modo di risalire all'identità della biondina.
In tutte le foto il suo volto era sempre nascosto o dal corpo di Bill che l'abbracciava o dalla scarsa qualità delle immagini e quella era davvero una fortuna visto che, in tutto quel caos mediatico, nessuno, a parte i suoi familiari e qualche compagno di università, era riuscito a risalire a lei. Non sarebbe riuscita a sopportare "bimbominkiaggini" e appostamenti di giornalisti soprattutto senza la presenza di Bill.

Cinque giorni.
Cinque giorni senza sorprese, senza la presenza del moro e senza nessuna chiamata.
Cinque giorni non sono molti e oltretutto Bill le inviava messaggi chilometrici appena ne aveva l'opportunità ma i messaggi non risolvono la lontananza perché non hanno calore e non hanno una voce, sono solo parole messe in ordine, stupide parole che si susseguono nella speranza che tutto si risolva.

-Fanculo-
Anthea sbuffò lanciando i vestiti sul letto e togliendosi il pigiama di dosso.
-Fanculo-
Si infilò in modo rabbioso una maglietta bianca e un paio di jeans neri mentre andava alla ricerca dei suoi anfibi.
In cucina Miriam e Theo stavano parlando e, poteva scommetterci qualsiasi cosa, il loro argomento principale era proprio il rapporto fra lei e il moro.
-Come se potessero avere voce in capitolo-
Sbuffò di nuovo infilandosi gli anfibi e sentendo i due bisbigliare nell'altra stanza.
Adorava la sua famiglia, considerava Theo un fratello e il senso di protezione che provava per Miriam la faceva sentire più una mamma che una sorella maggiore ma odiava quando le altre persone parlavano e si preoccupavano dei suoi problemi, il suo orgoglio, equiparabile all'Everest per altezza ed estensione, non sopportava tutta quell'apprensione e quegli sguardi di compassione.
Oltretutto il suo cellulare non si illuminava grazie ai messaggi di Bill dal giorno prima.
Si sentiva una stupida a contare i giorni di lontananza e, ancora più stupida a portarsi sempre dietro il suo cellulare nel caso che il moro la chiamasse.
Di solito cinque giorni non sono davvero niente, volano via fra impegni e studio senza nemmeno essertene accorta ma, dopo quella bomba, anche se le costava caro ammetterlo, Anthea sentiva davvero il bisogno di averlo vicino.
-Sono solo cinque giorni-
Scosse la testa guardandosi allo specchio per poi passarsi un filo di rossetto rosso sulle labbra
Quella sera doveva lavorare e, in un certo senso, era sollevata di poter uscire di casa e occupare il cervello con cose decisamente lontane dai suoi problemi, non vedeva l'ora di prendere ordini, correre da un tavolo ad un altro senza avere nemmeno il tempo di respirare.
Pressò le labbra assieme sistemando lo strato di rossetto e lanciò un'occhiata apprensiva al suo cellulare abbandonato sul letto.
-Che devo fare con te?-
Piegò la testa di lato interrogando l'apparecchio telefonico per poi sospirare stancamente: anche se Bill l'avesse cercata le avrebbe mandato un messaggio quindi avere il telefono dietro non era poi così fondamentale, senza tralasciare poi che il moro non si faceva sentire da un giorno.
E se quella sera l'avesse chiamata?
Impossibile: erano cinque giorni che non sentiva la sua voce, perchè avrebbe dovuto chiamarla proprio quella sera?

Annuì al suo ragionamento e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata al cellulare, come per dargli l'ultima opportunità di illuminarsi, uscì dalla stanza chiudendo la porta e preparandosi a cogliere sul fatto i due pettegoli di Miriam e Theo.


***



Bill si fece cadere sul proprio letto son il volto sepolto fra i cuscini strizzando gli occhi e mugolando contro la gomma piuma.
Era tutto così assurdo, non riusciva a capacitarsi se ciò che stava accadendo era reale o uno stupido incubo e, sperava con tutto il cuore si trattasse della seconda opzione.
Era Bill Kaulitz e lo accettava, amava sia i pro che i contro di portare il suo nome, amava cantare, scoprire posti nuovi, farsi idolatrare da milioni di persone e accettava le fan un po' troppo accanite, gli orari completamente scombussolati, i gossip e perfino i paparazzi.
Era il suo lavoro e non poteva farci assolutamente niente.
Portare quel nome e accettare il suo lavoro non doveva aver niente a che fare con la sua vita privata.
Era Bill Kaulitz, una personalità conosciuta con una voce particolare e carisma da vendere ma sapeva di non potersi paragonare a Jim Morrison che, a quanto si ricordava, aveva la sua Pam, a Sid Vicious che aveva la sua Nancy e cazzo, pure Justin Bieber aveva la ragazza!
Perchè lui, insulso frontman, non poteva avere una ragazza?
Tutti continuavano a credere nella sua omosessualità e di certo non poteva biasimarli visto che in tutti quegli anni le uniche donne con cui era stato visto erano del suo entourage.

Ok, Pam e Jim avevano un rapporto assai particolare per non parlare di Sid e Nancy ma quelli erano altri tempi ed altre icone e, nemmeno il suo spropositato ego puntava a raggiungere l'importanza di quei nomi però Justin Bieber poteva!
Perchè il suo manager non si incazzava come David? Perchè per lui era così semplice? Perché la casa discografica non aveva paura della reazione delle fan?

-Merda, mi sto pure paragonando a quello- Mugugnò contro i cuscini con voce lamentosa.
-A chi?-
La voce di suo fratello lo fece mugugnare ancora mentre scuoteva la testa sul cuscino.
-Bill, sto parlando con te-
Tom lasciò la maniglia della porta entrando in camera del moro e sedendosi sul suo letto.
Si passò una mano su una guancia, preoccupato visto che Bill, appena tornato a casa, non l’aveva degnato di uno sguardo ed aveva salito le scale rintanandosi in camera sua.
-Che ti ha detto David?-
Bill alzò la testa dal cuscino guardando il fratello e cercando di mettere in ordine i propri pensieri e soprattutto la chiacchierata poco amichevole avvenuta con David poche ore prima.


-Bill, è difficile anche per me, non pensare che io sia felice per questo ma dobbiamo smentire, non abbiamo altro scelta-
-Dobbiamo, abbiamo....noi? Noi, David?-
Bill scattò dalla poltrona di fronte alla scrivania fissando il manager con uno sguardo furente
-Non si tratta di una questione di marketing, non parliamo di canzoni, di accordi o di testi, parliamo di me, di me, David! Io devo decidere, io sto con Anthea, non esiste nessun noi o se esiste tu non sei proprio incluso!-
Incrociò le braccia ticchettando il piede a terra in modo frenetico, a ritmo col suo cuore che sbatteva nella cassa toracica pronto a schizzare fuori.
Era bastato quel pronome a farlo uscire di testa o forse, quel “noi” era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, un pretesto per svuotarsi da tutto il risentimento che nutriva.
-Non posso rinunciare a tutto! Sono un ragazzo...un uomo anche io! E cazzo, passi il fatto che in questi anni non ho potuto avere uno straccio di ragazza, passi il fatto che io abbia dovuto lasciare la mia prima fidanzatina perché insomma, il cantante figo deve stare single e far sbavare le fan ma, adesso no, adesso non posso giocare, non voglio scappare da Anthea, non voglio allontanarla da me per colpa del mio lavoro!-
David si schiarì la voce assolutamente a disagio in quella situazione e guardò l’uomo, il ragazzo che aveva cresciuto e portato alla fama, che aveva imparato a conoscere e a rispettare e provò un senso di impotenza ineguagliabile.
David non gioiva affatto per ciò che stava chiedendo al suo pupillo
Lui aveva sempre aiutato i suoi quattro ragazzi, li aveva sempre tolti dai guai, li aveva portati al successo, forse troppo velocemente però, forse nel modo sbagliato, puntando più sull’immagine che sulla musica inebriandosi egli stesso del loro successo senza rendersi conto che quei quattro ragazzini sarebbero cresciuti e avrebbero voluto avere le loro esperienze all’ombra della telecamera.
-Abbiamo la conferenza, Bill-
-Annulliamola!-
-L‘Universal ha già dato la notizia-
-Io voglio stare con lei...- Bill si morse il labbro inferiore sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi e, costringendosi a non versarne nemmeno una, si buttò sulla poltrona sospirando.



-Abbiamo una conferenza- Bill buttò gli occhi sulle proprie mani aperte sul cuscino, studiando i suoi anelli e sperando che la curiosità del fratello si placasse con quella piccola frase.
-Mh- Tom annui serrando le labbra senza indagare troppo dato che, solo la parola “conferenza” poteva riassumere la chiacchierata con David e spiegare lo stato d’animo di Bill.

Conferenza era sinonimo di smentita.




Note: Eccomi siori e siore!
Con solo 10 giorni di differenza fra un capitolo e l'altro sono riuscita a postare e, se ci pensate, dieci giorni in questi periodi di lentezza sono un vero record u.u
Vi prego di non uccidermi per gli avvenimenti di questo capitolo e boh, spero nei vostri commenti e ringrazio le nuove lettrici  : * mi fate sempre sorridere quando vedo nuove recensioni!
Alla prossima donne e buon Natale se siete cristiane se no buone feste ugualmente visto che stiamo tutti in vacanza ^^
Ah...dimenticavo che questa dovrebbe essere la prima parte e quindi a brevissimo posterò la seconda parte del capitolo! Dico dovrebbe perchè non so bene ancora come si concluderà il prossimo capitolo e a che punto quindi vedremo!

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Capitolo 31
*** "...You could make it all alright" ***





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Capitolo 31:  "...You could make it all alright"
 

-Dovresti avvertirla-
Tom, intento a preparare una cena commestibile, si girò verso il fratello che, stravaccato sul divano, emise un mugolio ambiguo cambiando canale.
-Sai...Anthea...dovresti avvertirla- Tom continuò a parlare posando il mestolo di legno sul bancone e allontanandosi dai fornelli per avvicinarsi al moro -Io non ne capisco molto di queste cose ma penso tu debba farlo, stasera non c'è nemmeno David che può vietarti di chiamarla e io non andrò a fare la spia-
Bill con lo sguardo rivolto verso il televisore non riuscì a trattenere un leggero sorriso per la costante preoccupazione e attenzione di suo fratello..
-Ho preparato la pasta comunque, vieni a mangiare?-
-Ok- Il moro spense la televisione sospirando leggermente e alzandosi dal divano.
Tutto si sarebbe aggiustato...No?

***



-Ma ci sei con la testa?-
Mark rise sventolando uno straccio di fronte ad Anthea che, appena si accorse del collega sorrise scuotendo la testa.
-Ho preparato i toast, mangiamo che fra poco dobbiamo iniziare-
Il ragazzo dispose un piattino sul bancone di fronte alla bionda  con tre toast caldi.
-Ne ho fatti due anche per Theo, stasera è a caccia?-
-Quando Theo non è a caccia?-
La bionda sorrise rivolgendo lo sguardo al cugino che si stava controllando nell'enorme specchio disposto  vicino al bagno della discoteca.

Quella sera il cugino "mamma chioccia"si era inventato una scusa banalissima per accompagnarla al lavoro prima dell'orario di apertura dicendo che voleva preparare il suo outfit sotto le luci del locale perché non voleva sfigurare per colpa della poca illuminazione di camera sua ma, Anthea sapeva benissimo che quella era una bugia bella e buona per seguirla e starle vicino.
La bionda sorrise ringraziando il cielo di avere un cugino simile e si allontanò dal bancone portando i toast al ragazzo.

-Questi li ha fatti Mark-
Si avvicinò porgendo il piattino al biondo e addentando il suo panino.
-Il mio fascino colpisce ancora- Theo rispose sbattendo le ciglia e ridendo della faccia del barista che, a quell'insinuazione scosse la testa facendo l'occhiolino ad Anthea.
-Mi dispiace Theo ma non è il tuo fascino a colpirmi-

-Non hai gusto!-
Il ragazzo stette al gioco facendo uno sguardo incredulo per poi dare un morso al suo panino.
-Sei un pessimo cuoco, Mark- Fece una smorfia fingendosi disgustato -Ti cedo volentieri a mia cugina, i pessimi cuochi non mi piacciono-

Anthea rise di quel battibecco buttandosi sul divanetto di fronte allo specchio e mangiando il suo panino.

La bionda guardò i jeans stretti del cugino alzando lo sguardo verso l’enorme maglietta bianca a righe nere nascosta da un piccolo gilet in pelle nera.
-Allora...sfoggi questo look per il semplice gusto di essere guardato o per qualcuno in particolare?-
Rimirò la figura del ragazzo che con nonchalance scosse la testa per poi sedersi al suo fianco.
-Non servono delle scuse per vestirsi con un po’ di buon gusto, sai?-
Anthea gli fece il verso guadagnandosi uno schiaffetto sulla nuca dal cugino che rise per poi guardarsi attorno nel locale ancora vuoto.
-Sai cosa mi sembra strano?- Chiese alla bionda per poi continuare a parlare
-Lara...non l'ho ancora vista-
Anthea annuì con poco interesse finché non scattò una piccola molla nella sua testa: Lara era una delle fan più accanite del frontman dei Tokio Hotel e di sicuro aveva letto articoli e visto le foto paparazzate riconoscendo la sua collega, la stessa collega con uno spasimante misterioso, la stessa collega che aveva sempre detto di non avere molto in simpatia il gruppo magdeburghese.
-Dici che adesso mi odia?-
-No, non penso che ti odi soltanto- Theo scosse la testa finendo il suo primo panino -Penso...penso che, forse sono troppo maligno ma...ecco...Lara sapeva di Bill prima delle paparazzate?-
-No, non le ho mai detto niente, perchè?-
-Niente, lascia stare- Il biondo sorrise facendo svolazzare una mano con indifferenza -Sono io ad essere troppo cattivo-
Disse cercando di essere convincente, non dando troppa importanza ai suoi ragionamenti perché l'invidia è una brutta bestia ma quella di Lara non poteva essere arrivata a progettare la disfatta di Anthea...no?

***



-Le fan mi ameranno anche con la pancia da alcolista e la barba, secondo te?-
Tom si passò una mano sullo stomaco spaparanzandosi meglio sul divano e guardando il gemello che a quella domanda rise.
-Se mi vogliono single a vita non so quanto potrebbero amare il tuo nuovo stile barbone-
-Bill- Il treccinaro guardò il fratello sospirando -Che si fottano! Porta anche bel culetto alla conferenza-
-Ma la casa discografica...-
-Che si fottano, Bill!- Tom si infervorò battendo una mano sul bracciolo del divano -Devono farsene una ragione, non puoi rimanere il loro animaletto domestico per sempre-
-Fra meno di due mesi esce il nuovo album, tantissime persone ci hanno lavorato, noi ci abbiamo lavorato...-
Il moro si stropicciò la fronte sospirando  -Non posso essere così egoista-
-Sono sorpreso-  Il treccinaro si gratto una guancia guardando amaramente il gemello -David ti ha fatto un bel lavaggio del cervello, non pensavo tu fossi così manovrabile-
-Tom...- Bill si voltò a fissare ferito due occhi identici ai suoi -Io...io non mi faccio manovrare-
-Già, anche io lo credevo-
Bill dischiuse le labbra boccheggiando per qualche secondo. Come poteva suo fratello pensarla così? Come poteva essere così infantile e non capire che quella che doveva fare era una stupida conferenza senza valore, solo per parare il culo a chi lavorava per i Tokio Hotel, ai Tokio Hotel stessi e persino a lui?
Come poteva pensare che Bill si fosse fatto fare il lavaggio del cervello dal loro manager e dai capi dell'Universal?
Perché tutti lo credevano così debole?
Lui non era egoista, lui non era debole.
-Fanculo Tom-  Socchiuse le palpebre sbuffando di irritazione e alzandosi dal divano.
-Io non sono debole- Disse a denti stretti incamminandosi verso la sua camera,sbattendo i piedi contro il legno delle scale pensando all'unica persona che in quel momento aveva voglia di sentire.

-Non sei debole, Bill- Tom scosse la testa chiudendo stancamente gli occhi -Solo che l'unica persona che adesso vuoi sentire fra qualche giorno non vorrà più sentir parlare di te-
Sussurrò deglutendo e sperando che tutto tornasse a posto per davvero.

***



-Adesso ho capito perché continuavi a tenermi nascosto il tuo ragazzo- Lara si avvicinò al bancone poggiando il vassoio vuoto di fronte ad Anthea che, appena udì la sua voce, alzò di scatto la testa.
Quella sera la rossa era arrivata in clamoroso ritardo facendo spallucce ai brontolii di Fred che continuava a minacciarla di sbattere il suo culo fuori dal locale una volta per tutte.
Era fredda, indifferente e, secondo l'occhio acuto di Theo, aveva il veleno negli occhi e Anthea si era sentita in qualche modo sollevata che la ragazza non le aveva rivolto parola fino ad ora.
Lara la guardava con uno strano sorriso accomodandosi su uno sgabello per i clienti e incrociando le braccia sul bancone.
-Allora, avevi paura che venissi a mangiarti il principe azzurro?-
Si guardò le unghie con indifferenza per poi alzare di nuovo lo sguardo verso la bionda -O avevi paura che avrei mangiato te?-

-No, certo che no-
Anthea deglutì in imbarazzo sorridendo leggermente -Dovevo...Volevo mantenere privata la cosa il più possibile-
-A quanto pare non hai fatto un buon lavoro-
-Già- La bionda annuì amaramente prendendo il vassoio della collega e poggiandovi sopra i drink richiesti.
-E il principe che ne pensa?- Lara si fece attenta prendendo il vassoio e osservando i cocktail.
-Chi?-
-Bill, il principe senza macchia, come agirà?-
-Ehm- Anthea titubò pulendosi le mani ad uno strofinaccio e arricciando le labbra indecisa.
Lara quella sera era strana.
Prima la trattava male e poi le chiedeva confidenze.
Lara era già un bel po' che era strana.
-Oh, scusami, vuoi provare a mantenere la privacy almeno fino alla conferenza-
Anthea la guardò sorpresa e la rossa sorrise alzandosi dallo sgabello e poggiando il vassoio sull'avambraccio.
-Wow, sei talmente brava a nascondere le cose che sembra che sia la prima volta che senti parlare della conferenza-
Le strizzò un occhio per poi avviarsi verso i tavolini per servire le bibite con uno smagliante sorriso sulle labbra.

Anthea rimase a fissarla sentendo il cuore accelerare i battiti e gli occhi diventare assurdamente liquidi.
Non poteva piangere, non voleva piangere anche se il suo corpo sembrava voler dimostrare il contrario.
Deglutì sentendo un macigno doloroso nella gola, sbatté le palpebre alzando il viso verso il soffitto ricoperto di luci.


Intanto, sul letto di Anthea, sommerso da morbidi cuscini un cellulare continuava a vibrare illuminando ad intermittenze il copriletto.


So where are you tonight?     
You could make it all alright.




  
Note: Eccoci qua , questa volta sono stata puntuale -Viva me!- prendetelo come un regalo natalizio u.u

Bene, ci troviamo quasi agli sgoccioli della storia, credo che manchino al massimo tre capitoli alla conclusione e, dicendo questo, mille punti di domanda salteranno alla vostra mente quindi cercherò di essere il più puntuale possibile con il postaggio così da non farvi fremere troppo e anche per farvi rinunciare all'appetitosa ascia poggiata lì, proprio di fianco a voi, per accoltellarmi...sono troppo giovane per morire! Meditate ed aspettate tanto, male che vada, morirò entro un anno per colpa dei Maya xD

Buona lettura, buona recensione -perchè so che ne lascerete una!- e ringrazio le ragazze che si sono finalmente fatte vedere/leggere da me abbandonando l'anonimato...ormai sapete che vi adoro tutte, no? u.u

Alla prossima
Ofelia

p.s. Ieri ho finito di correggere il capitolo con largo anticipo e, visto che non dovevo lavorare, ho deciso di cambiare banner e mi sono messa a crearne uno nuovo per gli ultimi capitoli...non ho photoshop e mi sono divertita quanto Muciaccia ad Art attack però bo, spero vi piaccia ^^


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Capitolo 32
*** Il silenzio nelle voci ed il buio nelle luci ***


 


Capitolo 32: Il silenzio nelle voci ed il buio nelle luci

 

" Se ci sono due o più modi di fare una cosa,
e uno di questi modi può condurre ad una catastrofe,
allora qualcuno la farà in quel modo. "
 




-Che ti metterai per la conferenza?- Miriam dette un morso al suo trancio di pizza guardando interessata la sorella che, dopo aver sbattuto le palpebre la guardò contraddetta.
-Anthe, devi sapere già cosa metterti! Sarà importantissimo...anzi, sarà vitale il modo in cui ti mostrerai ufficialmente al mondo intero come fidanzata di Bill Kaulitz!-
Miriam spiegò gesticolando animatamente e fissando la sorella che, appena sentì le sue parole, scosse la testa poggiando il suo trancio di pizza nel cartone e deglutendo.
-Quale conferenza?-
Aveva una brutta sensazione di deja-vu: anche Lara la sera prima le aveva parlato di una conferenza solo che il suo istinto l'aveva obbligata a non chiederle niente.
-Come quale conferenza?- Miriam arricciò le labbra sorridendo -Non far finta di non sapere niente, tutti sanno della conferenza e non aspettano altro ormai quindi è inutile che fai la finta tonta-
-Non sto facendo la finta tonta, semplicemente non ho idea di quale conferenza tu stia parlando-

-Oh-
Miriam spalancò gli occhi abbandonando la sua pizza e pulendosi la bocca con un tovagliolo.
...Possibile che la conferenza fosse stata fatta per...?
-No, no Anthe, non puoi dirmi di non saperne niente- Scosse il capo energicamente per poi focalizzare la sua attenzione sulla sorella.
-Bill non ti ha chiamata, avvertita in qualche modo?-
-In realtà ieri mi ha chiamata diverse volte...però non avevo il telefono con me e adesso il suo è spento-
Anthea si strinse nelle spalle arricciando le labbra e dandosi per la miliardesima volta della stupida per non essersi portata dietro il telefono proprio l’unica sera in cui Bill aveva deciso di farsi sentire.
-Forse voleva avvertirmi di questa conferenza, non ne ho idea-
-Ma si, certo che voleva avvertirti!- Miriam annuì cercando di convincere pure se stessa della cosa anche se, nella sua testa ormai stava aleggiando davvero un brutto presentimento.
-E quando sarebbe questa famosa conferenza?-
La bionda si tranquillizzò addentando il suo pezzo di pizza e pensando ad un modo per mettersi in contatto con Bill, almeno per sapere cosa volesse, se era ancora vivo o si era semplicemente dimenticato della sua esistenza.

-Oggi pomeriggio-
La voce di Miriam si affievolì mentre il suo sguardo si abbassò verso il tavolo.
Come poteva non aver ancora avvertito Anthea della conferenza?
-Ah-
 

***



Voci, luci e flash iniziarono a riempire la sala conferenze della sede berlinese dell’Universal.

Tensione, buio, paura era tutto ciò che Bill riusciva a sentire.

-Fossi in te manderei tutti a fare in culo e correrei a casa della bionda adesso-
Natalie sorrise al cantante mentre con cura stendeva una leggera base di fondotinta sul suo viso provato dalla stanchezza e dallo stress.

-Non è così semplice-
-Si che lo è!- La bionda si impuntò riponendo la spugnetta del trucco nella sua valigia e prendendo l’astuccio dei pennelli.
-Ti alzi, prendi le chiavi della macchina di Tom e ti fiondi a casa sua, niente di più semplice-
-No, niente di più complicato- Bill strinse le labbra chiudendo gli occhi e lasciandosi truccare dalla donna mentre cercava di trattenere i conati di ansia e vomito che lo stavano devastando.
-Io...io devo iniziare ad affrontare problemi in modo concreto, Nat...ne va del lavoro di un sacco di persone-
Natalie annuì silenziosamente continuando a truccare il ragazzo.
-Poi...poi sono solo parole, quello che dirò non dovrà compromettere me e An...d’ora in avanti dovremo stare più attenti a dove vogliamo vederci e tutto il resto-
-Ok, se lei è d’accordo con questa cosa- La donna scosse leggermente una spalla guardando il viso del cantante e facendosi seria -Perchè lei è d’accordo, vero?-
Posò i pennelli e la palette di ombretti sul banco dietro di lei guardando il ragazzo in modo serio.
Bill continuava a stare in silenzio ad occhi chiusi mentre il suo pomo d’Adamo si alzava e abbassava lentamente.
-Dimmi che lei è d’accordo e che lo sa-
Bill dischiuse le labbra guardando angosciato la donna e, prima che potesse proferir parola, la porta del camerino si aprì.
-Fra cinque minuti fuori-
Un tecnico della rete televisiva che avrebbe trasmesso l’evento sbucò dallo spiraglio della porta aperta guardando direttamente la truccatrice e il front-man che annuì.
-Ok, fra quattro minuto abbiamo finito-Sorrise in modo professionale per poi rivolgersi alla bionda che continuava a fissarlo, aspettandosi una risposta.
-Quindi?-
-Muoviamoci che qua non ho nemmeno il tempo di respirare-
Il moro richiuse gli occhi per donarli alle mani della truccatrice facendole capire che la discussione era chiusa e sepolta perché lui aveva provato a chiamarla, non aveva fatto altro per un'intera notte ma Anthea sembrava essersi dimenticata di lui in soli cinque giorni.
E pensare che l'ultima volta che l'aveva vista erano in macchina, di ritorno dalla loro vacanza; l'ultima volta che aveva sentito la sua voce al telefono per poco non ci litigava per colpa di quelle foto.
Bill strinse le labbra sentendo Natalie applicare l'ombretto e cercò di essere il più positivo possibile: quella conferenza era solo per far contenti i dirigenti dell'Universal e per far calmare le fan più accanite, Anthea doveva fregarsene di quelle parole.

-Fatto-
-Grazie, Nat- Bill sorrise aprendo gli occhi ed alzandosi dalla poltrona del camerino.
-Ci vediamo dopo-

 

***



Voci, luci e flash inondavano il salone.
Anthea si passò nervosamente una mano sul viso sospirando e cercando un punto in cui nascondersi senza dare troppo nell'occhio.
Avere un cugino decisamente promiscuo e con un gusto discutibile per uomini abbastanza facoltosi era stato utile per infiltrarsi fra i giornalisti della conferenza stampa ma mai come in quel momento avrebbe voluto essere a casa sua.
L'ansia la divorava, le voci che continuavano a dire malignità sul gruppo, su Bill e sulla ragazza bionda adesso non più nell'anonimato, le facevano crescere la paura e il disagio di essere nell'ultimo posto in cui avrebbe voluto essere.

I flash aumentarono illuminando ogni cosa.
Le voci diminuirono arrivando ad un silenzio rigoroso.
Bill Kaulitz e David Jost fecero il loro ingresso nella sala e Anthea sentì il cuore schizzare direttamente in gola.
Si nascose dietro il suo paio di occhiali osservando il cantante e il suo manager sedersi di fronte alla folla di giornalisti curiosi.

La conferenza era ufficialmente iniziata.
Avrebbe tanto voluto essere a casa in quel momento.

-Bill, sappiamo il nome di questa ragazza ma non sappiamo niente della sua relazione con lei: chi è per lei Anthea Weber?-
Una giornalista si alzò dalla sua sedia iniziando così, in modo diretto il ciclo di domande.

Il moro fissò la giornalista mordendosi il labbro inferiore facendo tremolare le sue gambe sotto il tavolo.
Era nervoso, avrebbe rovinato tutto, se lo sentiva. Avrebbe rovinato tutto anche se quella conferenza era tutta una falsa.
-Bill, dovresti parlare...-
David sorrise alla folla sussurrando a denti stretti al cantante e avvicinando il microfono alla sua postazione.

-An...Anthea Weber-
Abbassò lo sguardo sospirando.
-Anthea Weber non è...niente per me-
La folla di giornalisti guardò in modo diffidente il cantante che, dopo l'ennesimo sospiro, alzò lo sguardo osservando velocemente le persone davanti a lui.
-E' solo una studentessa molto dotata dell'accademia di Berlino con cui abbiamo deciso di...collaborare per l'elaborazione dei miei abiti di scena, le foto che avete visto sono solo una montatura, siamo usciti a cena, una cena di lavoro con il nostro manager e l'intero gruppo, ci siamo visti assieme ai costumisti e ai trovarobe per realizzare alcuni schizzi e niente più.-

David sorrise rilassandosi sulla sua seduta e dando una pacca sulla spalla del suo pupillo.
Sapeva che Bill stava raccontando un mare di stronzate, era stato proprio lui a pensare alle possibili domande e ad inventarsi delle risposte plausibili.

Altre domande si susseguirono, una identica all'altra mentre i giornalisti iniziavano a credere davvero alle parole del cantante.

-Sono ancora libero, purtroppo...ho sempre detto che se avessi trovato la donna in grado di farmi battere il cuore niente e nessuno mi avrebbe fermato-
Il moro si sentiva un impostore, uno schifoso bugiardo a dire quelle cose e, in cuor suo, sperava davvero che Anthea capisse.
-Esiste Photoshop signori- David rispose con un sorriso all'ennesima provocazione di un giornalista.



Crack questo fu il suono che produsse il suo corpo, non riusciva a stabilire quale organo avesse emesso quel rumore, tutto dentro di lei aveva gridato.
Crack e più niente, il silenzio profondo di un urlo muto mentre Bill sorrideva plasticamente ai giornalisti e sollevava una mano in segno di saluto facendosi scortare poi dal manager e da due guardie del corpo fuori dalla sala conferenze.
Anthea alzo il foulard sul suo viso nascondendosi dietro i suoi spessi occhiali da sole senza però muoversi di un passo, schiena e nuca puntellati al muro e occhi chiusi mentre il suo corpo sembrava non rispondere più a nessun comando.

"Anthea Weber non è niente per me"

Ipocrita

"è solo una studentessa molto dotata"

Opportunista

"Le foto sono solo una montatura"

Bugiardo

"Ho sempre detto che se avessi trovato la donna in grado di farmi battere il cuore niente e nessuno mi avrebbe fermato"

Diva


" -An, cazzo!- Bill iniziò a correre dietro la ragazza fino a raggiungerla e bloccarla per un polso, facendola voltare verso di lui.
-Ma cosa credi...che senza il mio fottutissimo nome io sono un'altra persona? Pensi che io ti abbia preso per il culo così...per divertirmi un po' alle tue spalle?- Scosse la testa amareggiato - Io sono Bill, ok? Non mi chiamo Tom ma cazzo, tu sei l'unica persona che mi ha davvero conosciuto, che ha capito e si è interessata veramente a me- Si indicò il petto con una mano continuando a parlare -Anche con un'altro nome Bill rimane sempre Bill- Abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore -Perché non riesci a capire?- "



Falso


Anthea strinse in pugni deglutendo il boccone amaro e abbassando lo sguardo mentre il vociare dei giornalisti si spostava fuori dalla  sala.
Si sentiva ferita, delusa dalla persona a cui aveva donato la sua fiducia e che le aveva fatto credere di meritarsela.

-Mi dispiace-
Una voce bassa e roca la destò dai suoi pensieri, non alzò lo sguardo, rimase a fissare le Rebook e l'orlo dei pantaloni over-size del ragazzo di fronte a lei.
-Bill...Bill non voleva dire quelle cose, il discorso l'ha preparato la casa discografica, lui non le voleva dire-
Anthea sorrise amaramente abbassandosi il foulard color terra di Siena dal volto e alzando lo sguardo verso il treccinaro davanti a lei.
-Tom, sei...sei carino a dirmi queste cose ma non dovresti esserci tu qui...lui poteva...poteva usare altre parole...poteva rimanere in silenzio, poteva avere tatto, poteva non convocare la conferenza oppure avvertirmi e-
-Anthea, questo è il nostro sogno...suonare, scrivere canzoni, purtroppo la fama ha fatto terra bruciata di tutte le altre cose..vedrai che troverete un modo per vedervi, basta che state attenti-
-Attenti? Tom, io non voglio...- La bionda scosse la testa sorridendo amaramente.
-La fama deve aver fatto terra bruciata anche del suo cuore a mio avviso, e io difficilmente concedo seconde chance e men che meno terze chance...non sono uno zerbino, Tom, non posso ascoltare quei discorsi perché sono umana, il mio cuore, al contrario del suo, funziona bene e queste cose non gli fanno bene, il mio cuore fa male ma almeno il mio funziona-
Anthea ringraziò di avere un paio di lenti scure a coprire i suoi occhi lucidi perché l'ultima cosa di cui aveva bisogno era mostrarsi debole proprio di fronte a quegli occhi nocciola così simili a quelli del cantante.
-Io adesso me ne vado..Auguri Tom, vi auguro di scriver tante canzoni, suonare e avere tanta fama-
Alzò una mano salutandolo ed uscì dalla sala a testa alta, aspettando di essere sola, aspettando di crollare.




Note: Non uccidetemi!!
Ok, tralasciando me in ginocchio che imploro il vostro perdono, ecco qua IL capitolo.
Mi dispiace di non essere stata poi così precisa ma sono stata assorbita (per l'ennesima volta) da QaF, è un vortice a cui non riesci a dire di no e durante le vacanze natalizie adoro riguardarmelo e ripetere le battute a memoria xD
Detto questo riparto ad implorare il vostro perdono!
Ok, è un capitolo strano, potreste non capire Bill ma, come ho preannunciato nei capitoli precedenti, questo Bill (e sottolineo questo perchè non conosco ahimè il vero Bill) ha rinunciato a tutto per i tokio hotel, per inseguire il suo sogno e quello dei suoi amici diventando la stella di punta del gruppo ma, ogni medaglia ha il suo risvolto negativo e con fama e realizzazione vengono a mancare amore e possibilità di conoscere persone vere e "normali".
Per anni lui non si è aperto, esposto al mondo ma con Anthea tutto era cambiato, era tornato un ragazzo che vuole vivere le sue esperienze e fin qui tutto ok però, come è riuscito a rinunciare una volta può farcela anche una seconda perchè è vulnerabile, non conosce il mondo come un ragazzo normale e, al contrario di quello che tutti pensano, non è egoista per niente e mette davanti a tutto la band, i suoi amici e suo fratello rinunciando alla possibilità di provare a stare con Anthea (almeno per quello che lui rivela ai giornalisti).
Ok, note lunghissime e vorrei dilungarmi ancora per spiegare meglio ma spero che abbiate capito prchè Bill fa questo e boh...manca ancora uno o due capitoli alla fine quindi la speranza è l'ultima a morire, ricordatelo!
Spero in vostri commenti e recensioni

A presto

Ofelia






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Capitolo 33
*** Inchiostro, rancore e cenere ***



Capitolo conclusivo I get down on you



Capitolo 33: Inchiostro, rancore e cenere



-Ma che cazzo dice?-
Simone con uno sguardo severo guardava il programma televisivo che, con qualche giorno di ritardo trasmetteva la conferenza stampa.
-No, piccolo no- Si posò una mano sulla bocca sgranando gli occhi mentre il figlio minore, con un sorriso plastico e gli occhi spenti e stanchi dava quella assurda dichiarazione. Si morse le labbra con l'assurda voglia di correre alla conferenza stampa e stringere il suo bambino distrutto.
Perché stava dicendo quelle cose?
Chi l'aveva obbligato a smentire la storia con Anthea e a dire quelle parole pesanti?

David prese parola, per la prima volta il manager prese in mano le redini, ed iniziò a snocciolare scuse e convenevoli sorridendo mentre Bill accucciava la testa ed annuiva in modo meccanico.
Perché?
Perché Tom non aveva fatto niente per impedire quella carneficina di sentimenti?
Perché nessuno aveva mostrato le palle e si era opposto?
La donna sentì la rabbia invadergli il corpo: perché il suo bambino non poteva avere semplicemente una ragazza?
Era sul contratto forse che vivesse single e infelice finché la band continuava a brillare nel mondo della musica?
Molto probabile.

-Spero che almeno abbiano avvertito quella povera ragazza prima di dire queste stronzate-
Gordon sospirò e passò affettuosamente un braccio attorno alle spalle della moglie che annuiva leggermente rimanendo in silenzio guardando i giornalisti uscire dalla sala conferenze dell'Universal.
-Devo...devo chiamare Bill- Simone si alzò di scatto dal divano spegnendo la televisione e catapultandosi verso il telefono.
-Amore, nella migliore delle ipotesi non ti risponderà e nella peggiore ti manderà a quel paese-
-Non mi interessa-
-Si invece, ti interessa eccome visto che ogni volta ti lamenti con me- Gordon inclinò il capo guardando la donna con il telefono in mano -E poi lo sai che oggi partono per Los Angeles...Aspetta almeno stasera per chiamarlo, ok?-

***



-Un cuore che fa male è un cuore che funziona, tu vuoi un cuore funzionante o ne vuoi uno di ghiaccio, piccola?-

-Voglio un cuore di ghiaccio, mamma...vorrei tanto avere un cuore di ghiaccio -

-Tutti abbiamo delle piccole delusioni nella vita, l'importante è alzarsi, sorridere e gioire delle proprie cicatrici...tu lo farai vero scricciolo?-


Anthea strinse le labbra muovendo la testa in segno di dissenso e cercando di fare un sorriso alla ragazza che rifletteva il vetro della doccia ma tutto quello che ne uscì fu una smorfia distorta.

'Cause a heart that hurts is a heart that works

Tum tum
Battiti regolari di un cuore violentato.

Tum tum
Battiti regolari che, dopo aver ricominciato a funzionare, non ci pensavano nemmeno a smettere.

-Basta-
Sussurrò serrando le palpebre e schiacciando il palmo della mano contro il petto, concentrandosi ancora di più su quel suono continuo, quel tamburo nel suo petto che sovrastava ogni altro rumore.

-Basta-
Digrignò i denti sentendo le mascelle stringersi e dolere per la tensione.

'Cause a heart that hurts is a heart that works

Quella frase scolpita nella sua mente e sul suo corpo.
Il requiem di un'estate che purtroppo non avrebbe più dimenticato.
Inciso e indelebile, inchiostro e rancore sotto la sua pelle.

Tum tum
Nemmeno lo scrosciare dell'acqua riusciva a placare il martellio.
-Basta-
Un singhiozzo uscì dal suo controllo.
-Cazzo-
Un'altro singhiozzo coperto dalla sua mano che iniziò a tremare e a premere sulle sue labbra bagnate.
-Cazzo cazzo cazzo- Le sue mani sul suo corpo. Polpastrelli e unghie contro la pelle, nocche bianche a stringere la sua carne mentre si afflosciava sul pavimento della doccia.
Si sentiva una stupida, più cercava di anestetizzare il dolore e più il suo corpo le inviava segnali vitali.

'Cause a heart that hurts is a heart that works

Una fenice fatta di lettere, un nuovo inizio.
Una nuova Anthea, una Anthea dolorante, divisa in parti, formata da lettere e parole.
Una Anthea a pezzi ma per la prima volta una Anthea funzionante, viva.
Allora perché, pur trovando speranza e un significato positivo in quel suo nuovo tatuaggio, più avrebbe voluto che il suo cuore cessasse di funzionare?

-Liiiiiiiiiiiiiithiiiiiiium, don't want to lock me up inside ...Anthea abbassa la voce di Amy se non vuoi che me le tagli io le vene!-
La voce di Theo, che prima "intonava" Lithium e poi starnazzava come al solito, sovrastò la canzone degli Evanescence, lo scrosciare della doccia e persino i suoi singhiozzi.
-Togliti dalle palle!-
-Ah, tu avessi davvero le palle, fanculo la parentela, starei attaccato a te peggio di una cozza allo scoglio ma, per tua fortuna, non è questo il caso: spegni questa roba depressiva e esci dalla doccia che stai facendo le squame!-
Anthea sbuffò chiudendo l'acqua bollente della doccia per poi aprire la porta del bagno investendo il cugino dei vapori caldi del suo bagno.
-Anthe! Copri quelle tette e la...vagina!- Theo spalancò gli occhi puntando l'indice contro il corpo nudo della ragazza che dopo avergli mostrato il dito medio si allungò verso l'attaccapanni per recuperare il suo asciugamano.
-Tette e vagine non uccidono, non fare il melodrammatico-
-Non uccidono ma attentano alle melanzane alla parmigiana che ho mangiato oggi a pranzo e...Cos'hai fatto al vecchio tatuaggio?-
Il biondo scoprì nuovamente il corpo della cugina leggendo la frase che adesso arricchiva l'ornamento sul suo fianco.
-Alla faccia del pensiero positivo...-
-Che c'è che non va?- Anthea passò le dita sul suo fianco dove spiccava la frase nuova di zecca e leggermente rialzata.
-Niente, solo che...non pensavo te lo saresti tatuato...insieme a Dirk-
Anthea scoppiò a ridere coprendosi con l'asciugamano -E' un posto come un altro e non dire cose del genere che poi mi immagino la faccia di quel coglione tatuata sul mio corpo-
Theo rise poggiando la schiena al lavandino e guardando la cugina -No, hai capito cosa volevo dire... hai collegato Bill a Dirk, hai unito insieme le uniche due volte in cui-
-Theo smettila, non c'entra niente, è solo un discorso estetico- La bionda bloccò le parole del cugino guardandolo con sguardo severo -Il tatuatore mi ha consigliato la zona-
-Sarà...- Theo sbuffò guardando la cugina -In ogni caso tu hai bisogno di un cambiamento, qualcosa che ti stravolga e ti faccia sentire nuova e bella-
-In che senso?- La bionda si sedette sul water chiuso iniziando a pettinarsi i capelli bagnati e il cugino la osservò attentamente spalancando occhi e bocca -Tu hai bisogno di capelli nuovi!-
Saltellò giù dal lavello arrivando davanti ad Anthea e tirandole una ciocca.
-Una bella tinta, oppure li rasiamo ai lati!- Osservò in modo professionale e minuzioso la ragazza per poi allargare le labbra in un sorriso eccitato , quasi diabolico -Magari li tingiamo e li rasiamo anche!-
-Che?- La bionda spalancò gli occhi reggendosi i capelli con una mano e allontanandosi dal cugino.
-I capelli non si toccano!-
-Dai Anthe- Theo si avvicinò a lei che scattò verso la porta del bagno -Su, in tutti i film la protagonista si stravolge i capelli dopo una delusione amorosa, è un must!- Annuì solenne -Nuovo taglio nuova vita!-
Anthea scosse la testa di fronte al cugino entusiasta chiedendosi perché aveva parlato proprio a lui della fenice e della sua voglia di rinascere totalmente nuova.

***




-Bill, sei pronto?-
David guardò il moro di sfuggita mentre continuava a dare dritte al gemello per il volo. Sarebbero arrivati ad L.A. , avrebbero soggiornato nella loro casa americana, come era stato stabilito prima di Anthea, e sarebbero riusciti a terminare il loro album come d'accordo.
Tom annuiva mentre i suoi occhi erano fissi sul gemello che, dopo aver sbuffato all'ennesima chiamata della madre spense il cellulare puntando i suoi occhi sull'entrata dell'aeroporto.
Nella mente del cantante continuava ad esistere una piccola speranza: forse Anthea sarebbe arrivata, forse stava cercando i suoi anfibi mentre saltellava per la sua stanza con gli irresistibili calzini verdi, si sarebbe precipitata per le scale del palazzo  urlando alla sorella che aveva cose da fare e, dopo aver considerato che la sua macchina non sarebbe riuscita a portarla in aeroporto, avrebbe corso a perdifiato verso la fermata degli autobus...
-Perfetto e...Bill, andiamo o hai deciso di stabilirti in aeroporto?-

...Forse le strade di Berlino erano congestionate dal traffico, forse se avesse aspettato anche solo un minuto in più avrebbe visto una ragazza bionda, la sua ragazza bionda, spalancare  le porte dell'aeroporto e cercarlo.
Solo un minuto, cosa cambiava aspettare un altro minuto?
In tutti i film, in tutte le storie il destino viene deciso da quei 60 secondi.
-Bill- La  voce del gemello lo riscosse dal suo viaggio mentale riportandolo alla realtà fredda di una notte berlinese in cui, per sua sfortuna e forse per sua colpa, non esisteva nessuna ragazza bionda pronta a precipitarsi dietro di lui.
-Sai...Lo sai che è impossibile che lei sappia che tu sei qua- Il treccinaro osservò il moro annuire e stendere le labbra in un sorriso.
-Certo che lo so- Annuì nuovamente -Andiamo, L.A. aspetta solo noi, no?-
Deglutì stringendo le labbra e voltandosi inconsapevolmente per l'ultima volta verso l'entrata.


Perché i sognatori è questo che fanno: continuano a sognare, a sperare in un finale diverso per la loro storia senza però avere la forza o il coraggio di abbandonare la penna e, invece che scrivere, costruire da soli il proprio lieto fine.




Note finali:   ç___ç
Lo so, siamo arrivati ad una conclusione e voi tutte volete uccidermi per come sono andate le cose ma, come ho sempre detto, io amo sognare, sono una sognatrice purtroppo, ma nelle mie storie amo mettere un pizzico di "verità", voglio che siano genuine e non forzate, che i dialoghi siano veritieri (e non cose come "Villano, come hai osato defraudarmi?" ecc ecc) e che gli epiloghi non siano troppo sulle nuvole... Un tocco di amara verità ci sta sempre, come nella vita, quel boccone che non mandi giù, quella storia d'amore che non è come quella che aspettavi quando avevi quattro anni e speravi ancora che il principe Filippo ti raggiungesse a cantare nei boschi (LOL perchè sto astraendo in questa maniera? xD)
So che essendo una fanfiction uno spera nel lieto fine visto che di finali schifosi esistono già nella realtà ma che ci volete fare? E' da giugno che questa storia, almeno nella mia testa, si direzionava verso questo finale "tragico".

MA, GENTILI DONZELLE, NON DISPERATE!
Come potete vedere il finale è affrettato, non ho inserito un epilogo  e molta gente avrà pensato "WTF? è adesso?"   
Beh....adesso ci sta il SEQUEL u.u
Esatto, calmate gli spiriti, gli ormoni e abbandonate i Kleneex con cui vi siete smoccicate per questo finale perchè Theo, Anthea e chissà...forse anche Bill e la sua combriccola saranno di nuovo su questi schermi!
Quando?  Ecco, per adesso non sono ancora sicura della data ma, chiunque recensirà questo ultimo capitolo (anche solo con un "ciao") verrà avvertito da me tramite risposta alla recensione appena sarà pubblicato il primo capitolo del sequel, contente?
Spero vivamente di si, se no boh, scriverò tanto per dare aria alle fantasie malate del mio cervello anche se devo ammettere che è brutto non avere spettatori.

Allora per adesso io vi saluto e vi ringrazio perché VOI e questa Ff mi avete tenuto compagnia nei momenti di sconforto in cui preparavo la tesina di maturità, durante l'esame e persino in questi ultimi mesi in cui la mia vita si è totalmente rivoluzionata grazie all'università.
Vi ringrazio di aver passato questi mesi con me e di aver amato "I get down on you" quanto l'ho amata io, di essere state pazienti con i miei ritardi e di pazientare ancora per quanto riguarderà la nuova avventura del sequel!
Non sono brava nei ringraziamenti quindi boh, fate finta di esservi commosse e di amarmi un sacco e va bene così, farò finta di crederci xD

Ve l'ho detto, adesso che è finita spero davvero in una recensione da ognuno di voi, da ogni lettrice di questa fan fiction, da chi ha sempre buttato un occhio ma non mi ha mai scritto, da chi (amore infinito) ha sempre e dico sempre commentato e anche dalle lettrici random che per la prima volta beccano questo capitolo fra le fan fiction aggiornate di Efp....Don't be shy!

Ho fatto un ringraziamento generico ma è come se vi avessi ringraziato e baciato una ad una!
Ci leggiamo presto su questi schermi per un prorompente sequel, donzelle!

Ofelia

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