Mythos - The Olympian Resurrection

di Andy Scofield
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il discorso di Atena ***
Capitolo 3: *** Vecchi Dissapori ***
Capitolo 4: *** Rinforzo ***
Capitolo 5: *** Lotta ***
Capitolo 6: *** Riunione ***
Capitolo 7: *** Dure Prove ***
Capitolo 8: *** Principe Troiano ***
Capitolo 9: *** E che inizio guerra sia ***
Capitolo 10: *** Crono ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La Grecia. Un nome, tanti perchè. Una affascinante nazione, piena di storia e mitologia. Essa era il centro delle credenze religiose, l'adorazione degli dei dell'Olimpo, la narrazione di vicende epiche e delle imprese di prodi eroi. Scomparve quando la religione pagana venne abbattuta...e la Grecia seppellita dai Romani.
Ma ora sto ripercorrendo la storia greca, e voglio narrarvi, il più grande poema epico della storia. Quindi guidami tu, oh Calliope, e io ti seguirò.

Il Cronìde fissava la Grecia. Spalle muscolose, barba lunga e bianca, capelli sciolti e luccicanti. Occhi fissi su un unico punto. La Grecia. Zues, re dei cieli, sembrava nervoso, più del solito. Non cambiava posizione...come se stesse attendendo qualcosa o qualcuno. Guardò per un secondo il suo trono, molto preoccupato. Lo sguardò tornò sulla Grecia. Il bellissimo mar Egeo era calmo e limpido, tantochè Zeus riusciva a scorgere qualche Nereide sulla spiaggia giocare...sicuramente avrebbero continuato per ore, finchè onde gigantesche iniziarono ad alzarsi. Perchè mai il mare, tranquillo fino a poco prima, ora era in burrasca? Zeus prese a ridere. Ed ecco, uscire dal mare, Poseidone scuotitore di terre. Zeus iniziò a ridere come un pazzo. Il fratello, innalzò le onde all'altezza di cinquecento metri, vi saltò sopra e raggiunse il fratello sopra l'Olimpo.
"zeus..." mormorò Poseidone.
"fratello..." rispose Zeus.
Si abbracciarono riluttanti.
"hai saputo?" chiese Poseidone.
"sono il re dell'Olimpo, il signore degli dei, le notizie giungono prima a me." rispose Zeus ridendo.
Poseidone strinse i pugni, e gli occhi da azzurro passarono e blu oceano, dentro i suoi occhi si scorgevano navi che affondavano.
"attento...Zeus...ti avviso..." Poseidone tremava dalla rabbia.
Egli era famoso per la sua irascibilità.
"non iniziare, fratello. Ti ho semplicemente ricordato quale fosse la mia posizione, dato che più di una volta hai osato scavalcarmi, e visto ciò che è accaduto, nessuno mi garantisce che non sia stato tu" disse Zeus.
"come OSI, ADESSO TI UCCIDO!" Poseidone urlò, apparvero getti d'acqua dalle sue mani, diventò più alto di mezzo metro. Zeus lo imitò. Apparve la Folgore Olimpica nelle sue mani. Poseidone scagliò i getti d'acqua su suo fratello, ma egli schivò facilmente. Zeus, invece, scagliò la folgore, ma anche Poseidone schivò facilmente.
Una bellissima ragazza, alta, con un elmo in testa la raccolse. I capelli erano castani, gli occhi invece verdi...era Atena. La dea della saggezza e della parte nobile della guerra.
"padre, zio...dopo ciò che è accaduto...voi osate comportarvi come dei bambini? Lasciate che io vi illumini, ricordandovi ciò che è successo..."
Poseidone respirava affannato, era ancora nervoso. Zeus andò verso il trono.
"illuminaci Atena" disse sedendosi.



 

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Capitolo 2
*** Il discorso di Atena ***



Atena sorrise, sfoderando un sorriso a trentadue denti, questi ultimi erano bianchissimi.
“mio zio Ade, vostro fratello, come avrete sicuramente saputo, è stato vittima di una rivolta negli inferi. E' sceso dal suo trono per cercare Persefone, che per l'ennesima volta ha cercato di fuggire, per tornare dalla madre Cerere. Ed è riuscita nel suo intento. Non si sa come, ma pare che sia riuscia a stordire Cerbero e ad ingannare Caronte. Ade ovviamente, irato come non mai, è uscito dagli inferi. Stupidamente oserei dire. Perchè il mio caro zio, si è scordato di ordinare alle furie e ai seguci infernali di tenere sott'occhio gli inferi...e ovviamente, qualche eroe defunto, ha provato a fuggire. Ora...è ormai noto che negli abissi del Tartaro risiede Crono, legato e immobile...”
“Atena, figlia mia, non dirmi che...”interruppe Zeus.
“si. Temo di si. Crono con le sue parole manipolatrici ha invogliato qualche anima defunta...a liberarlo. Si...Crono...re dei Titani...è libero.”
“che COSA?” urla Poseidone.
“zio, è la verità. Ade..quando giunse di nuovo nel suo regno...trovò la rivolta. Tutti...tutti gli eroi greci morti...i peccatori...tutti, sono fuggiti” spiegò Atena.
“ade...cosa gli è successo?” chise Zeus.
Atena tacque.
“e' MORTO??” urlò Poseidone.
“no. Ma è ferito gravamente. Crono lo ha massacrato insieme a qualche eroe...sta richiamando i Titani...per guidare un atacco agli olimpici. Quindi voi due...al posto di litigare come due bambini, preparatevi, armatevi, perchè Crono re dei Titani è tornato. Noi olimpici siamo in pericolo” disse Atena.
“abbiamo sconfitto i Titani una volta, e lo faremo di nuovo” affermò Zeus.
“giusto, fratello, parole sante!>> aggiunse Poseidone.
“non vantatevi. Metà olimpici potrebbero essere contro di noi. Ares, tanto per cominciare, avrebbe una scusa per ucciderti papà. Estia sarebbe neutrale, così come Dioniso”
“figlia mia, ma saremo io, tu, Ermes, Apollo, Ade e Poseidone”
“d'accordo, ma...molti eroi si sono schierati con i Titani. Senza contare che le bestie di Ade si sono ribellate..”
“vinceremo lo stesso!!” urlò Poseidone.
“certo Poseidone, vuoi sfidare subito Crono,Gaia,Caos e Oceano quattro contro uno? Eh?” ribattè Atena.
“fratello, calmati, ragioniamo insieme okay?” disse Zues.
Poseidone tacque.
“quali eroi sono dalla nostra parte, figlia mia?” chiese Zeus.
“non lo so. Potrei parlare con Odisseo,Giasone,Eracle e Achille, dato che fui la loro protettrice...ma non ti garanstico nulla per Ettore,Paride,Perseo,Bellerofonte”
“dobbiamo cercare di portare più eroi dalla nostra parte...va bene? Figlia mia, va con Ermes in paese, e da loro l'annuncio, chiunque creda di poter prendere parte alla guerra. Portalo quì.”disse Zeus.
“d'accordo padre” rispose Atena.
In quel momento un uomo con i sandali alati e una corona dorata, una tunica tutta bianca, planò atterrando leggiadramente, anche se visibilmente affaticato, il biondo dei suoi capelli era zuppo di sudore.si trattava di Ermes.
“Zeus, padre degli dei, i Titani sono trattenuti dai figli di Poseidone, i Ciclopi. Mentre Achille sta riunendo tutti i greci per attaccare Crono”
“ottimo, Achille è con noi” afferma Zues.
“ sia chiaro, SE QUEL BASTARDO DI ODISSEO MI CAPITA A TIRO, LO AMMAZZO” strillò Poseidone.
“certo che tu, zio, sai fare l'imbecille sempre nei momenti meno opportuni. Adesso ascoltami bene: se hai intenzione di proteggere gli Olimpici, resta quì e ascolta la strategia di guerra, se invece sei venuto per far raffiorare i vecchi dissapori, vattene” disse Atena.
Poseidone sembrò voler replicare, ma taqcue.
“Ermes,Atena giungente in paese e dichiarate la necessità di nuovi eroi. Questa potrebbe essere la battaglia più grande del mondo...altrochè Troia e Grecia” ridacchiò Zeus.
Atena annuì, prese la sua lancia e scese dall'Olimpo. Ermes la imitò.
“beh, io torno in mare fratello. Se ci sono novità manda Ermes a chiamarmi” disse Poseidone.
“va bene fratello, sta attento però” rispose Zeus.
Poseidone scoppiò a ridere. Innalzò le onde e si fece trasportare in mare.
Zeus rimase nel suo trono a pensare, osservando la folgore olimpica. Apparve una donna alla sua destra. Occhi castano scuro, capelli rossastri e mossi, che poggiò la mano sulla spalla di Zeus molto dolcemente. Era, la moglie di Zeus, sembrava parecchio turbata.
“Siamo realmente in pericolo?” chiese Era.
“Ho paura di si..” rispose Zeus. 

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Capitolo 3
*** Vecchi Dissapori ***


Sparta, Grecia.
Un uomo alto due metri, muscoloso, vestito con pelle di leone correva verso una Gorgone in fondo ad un sentiero, senza una meta precisa. L’obbiettivo era quello di distruggere la Gorgone. Eracle, l’eroe delle dodici fatiche, rinvenuto dall’Ade, sfoderò la sua spada. Prese la mira curandosi di chiudere gli occhi prima che la Gorgone potesse voltarsi e captare la sua presenza, alzò il bracco e colpì; più forte che poteva. Medusa, la Gorgone dalla sguardo pietrificante, perse nuovamente la testa. Eracle ridacchià soddisfatto. Rimise la sua spada nella fodera, pulendo prima il sangue verdognolo presente in essa. Lentamente camminò verso la testa mozzata di Medusa, con l’intenzione di raccoglierla. Eracle era un eroe valoroso, ma possibile che fosse così ingenuo da dimenticare che Medusa, anche da morta, può pietrificare ugualmente? Eracle si avvicinò, fece per coglierla, ma qualcuno parlò.
“Eracle, hai già scordato che la Gorgone può ucciderti anche da morta?” chiese l’uomo.
“Domando il tuo nome, guerriero” replicò Eracle.
L’uomo era di altezza media, con capelli castani e corti, indossava un armatura di bronzo e aveva una lancia in mano, gli occhi neri come il carbone, Eracle non distingueva l’iride dalla pupilla.
“Rifletti, Eracle” disse l’uomo.
Eracle pensò a lungo.
“Perseo” affermò.
“Esatto, ce ne hai messo di tempo per riconoscermi” disse Perseo.
“Sappi che ora dovrò ucciderti, prode Perseo. Dopo la rivolta che è scoppiata, sia chiaro, io sto con i Titani. Gli dei mi hanno solo usato per quelle stupide dodici fatiche, Atena è una sciocca, avrei proseguito anche da solo nel mio cammino” spiegò Eracle.
“Perchè diavolo hai ucciso la Gorgone allora?” chiese Perseo.
“Avere quella cosa come compagna di guerra? Scherzi? E’ troppo pericoloso e non voglio rischiare. L’ho portata quì con l’inganno, fingendo di andare via...e poi l’ho colpita di soppiatto...mi dispiace ma...dovrò uccidere anche te adesso...dopo averlo fatto...il possente Crono mi riserverà un ruolo nell’Olimpo una volta conquistato” disse Eracle.
“ma anche io sto con i Titani” rispose Perseo.
Eracle pensò dubbioso.
“Si, certo, mi hai preso per un idiota?” urlò Eracle.
Detto ciò sfoderò la spada. Perseo la lancia. Iniziò il duello. Eracle sferrò un colpo di spada micidiale che tuttavia Perseo parò molto facilmente, infatti egli provò a sferrare un ginocchiata, ma Eracle afferrò il ginocchio e scaglio Perseo contro un masso, preparandosi a mozzarli la testa...ma Perseo stese la lancia orizzontalmente, così da bloccare la spada, sferrò un calciò allo stomaco di Eracle che si abbassò dolorante, dopodichè sferrò un pugno alla mascella, e un altro ancora. Perseo si preparò ad infilzarò, ma Eracle avendo una spada molto più leggera riuscì infilzarla nel gionocchio di Perseo. Quest’ultimo cadde urlando.
“Ahahah, ritorna all’Ade, valoroso Perseo uccisore di Medusa, ti prometto che non farà molto male” Eracle alzò la spada per infilzare sul collo Perseo.
Ma apparve un uomo che sparò una freccia infuocata a Eracle, trapassandoli lo stomaco, facendo schizzare sangue in faccia a Perseo. Un dio, su un carro trainato da cavalli infuocati, si avvicinava ad ambedue gli eroi. Era Apollo, il dio del sole.
“Perseo, svelto, Sali sul carro, non so quanto dueranno i miei poteri sul sole. Elio, dio del sole come me, si è ricongiunto ai Titani essendo figlio di Iperione. Zeus mi ha chiesto di portare con lui tutti gli eroi disposti a combattere per gli olimpici” spiegò Apollo.
“d’accordo, Febo. Vengo subito...di lui cosa ne facciamo?” chiese Perseo.
“ora lo finisco...misero mortale...come osi sfidare il potere degli olimpici...come osi beffeggiare me, Apollo, dio del sole!” disse Apollo alzando la voce.
Apollo prese la mira per sparare il colpo di grazia ad Eracle, ormai mezzo morto, dato che la freccia infuocata gli aveva trapassato il cuore. Ma Apollo si sbloccò improvvisamente.
“Perseo, dobbiamo fuggire ora. Avverto la presenza di un altro dio” affermò il dio sole.
“chi?Elio?” chiese Perseo.
“no, viene da terra. E’ Are...dobbiamo fuggire, sono troppo vulnerabile, e tu troppo ferito per lottare.” disseFebo
Apollo diede un colpo di redini ai cavalli e volò via con perseo.
Ares ardente giunse in tempo per salvare Eracle. Il suo elmo nero, i suoi occhi rossi, e l’armatura completamente argentata, era sintomo che, Ares era pronto per la guerra.
“Sai se qualche altro mortale è disposto a combattere per gli Olimpici?” chiese Apollo a Perseo.
“Si, Achille è dei nostri. Anche Ettore e Bellerofonte a quanto ho sentito...Giasone è morto” spiegò Perseo.
“Chi lo ha ucciso?” chiese Apollo.
“Crono. C’ero anche io, ma sono riuscito a fuggire” rispose Perseo.
“d’accordo, eccoci arrivati. Benvenuto sul Monte Olimpo” affermò Apollo.
Zeus osservò suo figlio Apollo e Perseo atterrare dinanzi a lui.
“Perseo” affermò Zeus.
Perseo si inchinò subito.
“Zeus, signore dei cieli e dell’Olimpo, vi servirò contro i titani fino alla morte” disse Perseo.
“Alzati, prode guerriero. E’ tragico ciò che è accaduto. Perciò non perdiamo tempo con i convenevoli e armiamoci. Dobbiamo restare pronti” 

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Capitolo 4
*** Rinforzo ***


 

Ermete e Atena giunsero in paese, atterrando in mezzo alla piazza. Ermes che aveva sorretto Atena per il viaggio passò la mano fra i capelli sudati e riprese fiato. Atena invece si guardò attorno e notò che la piazza fosse parecchio affollata. Atena fissò Ermes, egli sorrise poichè intuiva le intenzioni di Pallade Atena. Quest'ultima tolse il suo elmo, e il suo bellissimo viso fu visibile a tutti. Fece due passi ed iniziò a parlare.

"Io sono Atena. La dea della saggezza e della parte nobile della guerra. E vi parlerò in modo diretto, poichè non vi è altro tempo...sapete tutti cos'è successo nell'Ade e agli Olimpici immagino." disse Atena.

"tu non sei Atena! E il barbone a fianco a te non è Ermes!"

Atena sorrise. Prese la sua asta e la scagliò all'uomo, che aveva osato vomitare ingiurie verso la dea. L'asta però, venne presa al volo dall'uomo. Atena sembrò sorpresa. L'uomo si fece avanti.

"il mio nome è Andros Konia. Sono un guerriero, un semidio. Ciao mamma"

l'uomo a dirla tutta pareva un ragazzo. Gli occhi erano castano chiaro, i capelli neri come la pece. Era d'altezza media e fisicamente prestante. Indossava un armatura argentata.

Atena parve un pò spaesata.

"chi è tuo padre?" chiese Atena.

"Un mortale, è stato ucciso dall'armata di Crono re dei Titani, stanno cercando tutti quanti i semidei per ucciderli, insieme a tutti gli eroi, per arrivare direttamente a voi Olimpici, dal vivo sei anche più bella madre" disse Andros.

Atena sorrise e posò la mano sulla guancia del figlio affettuosamente.

"è raro che io mi accoppi con qualcuno figlio mio, ma a quanto pare ho fatto un ottimo lavoro. Bella presa. Immagino comunque che tu sia venuto per arruolarti nell'esercito di mio padre Zeus, giusto?" chiese Atena.

"esatto" rispose Andros.

"Bene...va vicino a Ermes, nel frattempo ne selezionerò degli altri" affermò Atena.

Atena fece largo tra la folla sbigottita.

"chi altri? Chi altri vuole farsi avanti?" chiese Pallade.

La piazza era grande. C'era qualche casa in pietra e qualche bancarella per li scambi commerciali. Possibile che nessun'altro voleva farsi avanti? Atena raccolse la sua asta, sembrava un pochino scocciata. La mise per terra. E improvvisamente l'erba verde e germogliosa si trasformò in fango bagnato.

"Avete visto? Volete che la natura muoia? Se Crono e le sue armate riescono a sconfiggerci, ciò che ho appena fatto, sarà una bella cosa a confronto" disse Atena.

Si levò un brusio tra la piazza. Qualche giovane si fece avanti.

Ed ecco giungere dinanzi ad Atena un altro giovane seguito da altri due.

Andros alla vista dei tre giovani si fece avanti.

"ma io vi conosco" disse Andros.

"Certo Andros, sono Dactio, figlio di Zeus" affermò. Alla parola Zeus apparve un fulmine nel cielo. Iniziò a piovere.

Tutti i presenti nella piazza si prostrarono ai piedi del ragazzo, Dactio. Mormorando frasi come "il figlio del potente signore dei cieli!..."

Atena sorrise. Il ragazzo era alto, gli occhi erano di un verde intenso, i capelli castani, molto corti.

"voi altri chi siete?" chiese Atena.

"io sono Suddus, figlio di Ares, il guerriero indomabile. Sono perfettamente cosciente del fatto che Ares abbia cambiato schieramento, ma sappi, oh divina Atena, che non esiterò ad ucciderlo" disse Suddus.

"D'accordo, ma non fare mosse false, Suddus. Tu invece chi sei?" chiese Atena.

Suddus si mise vicino a Dactio e Andros.

"sonoGianieus, figlio di Apollo." disse il ragazzo.

Atena baciò in fronte il ragazzo, facendo la stessa cosa con Andros,Suddus e Dactio. Fece loro cenno di andar in fila.

"Ermes, torniamo sull'Olimpo, ho una brutta sensazione" intervenne Andros.

Atena si voltò verso il figlio. Ma non fece in tempo.

"Avverto pensieri a sfondo omicida..."intervenne Suddus.

Atena rimase sbalordita.

"Avete ereditato i poteri degli Olimpici?" disse.

Ma non finì la frase. La piazza venne invasa. Un ondata di guerrieri iniziò a sterminare gli innocenti, e a guidare la battaglia, vi era Eracle, insieme ad Ares.

"ADDIO, ATENA E SEMIDEI, SIETE TUTTI MORTI" urlò Ares, e iniziarono ad attaccare. 

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Capitolo 5
*** Lotta ***


 

Atena prese la sua lancia, e iniziò ad ammazzare tutti i guerrieri che potè, infilzando chiunque, rendendo rossa sangue la sua lancia. Andros tirò fuori anch'egli una lancia a doppia lama, e mozzà la testa di tre guerrieri. Suddus invece si scagliò contro suo padre Ares, ed inizò a battagliare. Ares era dotato di una spada, una Katana ed un bastone. Utilizzava tutti e tre contemporaneamente. Suddus era aramto di una spada lunga e affiliata. Quest'ultimo provò ad infilzare allo stomaco il padre, però parò facilmente il colpo e sferrò un cazzotto in faccia a Suddus, che prese a senguinare. Nel frattempo Dactio e la sua spada causarono innumervoli morti. Gianieus era invece, come il padre, armato di arco con frecce infuocate, e mirava alla testa di Eracle. Ermete invece volava in aria scagliando pietre da ogni dove. Gianieus si avvicinò ad Eracle, prese la mira e gli sparò una freccia infuocata sulla gamba. Lo perferò facendo schizzare sangue, ma Eracle la tolse dalla carne, e la ficcò nello stomaco di Gianieus. Egli cadde a terra, sicuramente morto. Ma accadde una cosa strana. La ferita nello stomaco di Gianieus si rimarginò in cinque secondi. Eracle urlò di rabbia e provò a stenderlo con un pugno, ma egli parò, e sferro un calcio nei gioielli di famiglia, poi si preparò a sparare un freccia sul collo di Eracle, ma un guerriero di Ares glielo impedii. Dactio nel frattempo iniziò a tremare. Sembrava strano. La sua pelle divnetò stranamente bianca, il figlio di Zeus, si trasformò in un lupo bianco. Aveva il potere di trasformarsi. Si scagliò contro Eracle ed inizò a morsicarlo recandoli numerose ferite che lo costrinsero a cadere per terra. Suddus intanto duellava con il padre, tenendolo testa.

"è inutile, ho il potere di anticipare le mosse" disse Suddus ridendo.

Ares grugnì di rabbia.tuttavia usava tre armi contemporaneamente, e Suddus era in difficoltà. Andros accorse in aiuto di Suddus scagliando la sua asta in testa ad Ares, ma il guerriero indomabile la evitiò. Ares di distraè poichè prese per la gola Andros.

"sento la rabbia crescere in te, che figato che sei..." Ares tirò una testa ad Andros e lo mandò k.o, Suddus intervenne infilzando Ares alle spalle, che scivolò a terrà.

"Idiota di un figlio...l'hai voluta tu..." Ares era furioso.

Prese a sussurrare strane parole.

"fuggi Suddus!!" urlò Atena

Ares creò attorno a se un vortice di fuoco, mescolandoci dentro le sue armi, si preparava a scagliare il tutto verso Suddus, ma Ermes e Atena scagliarono due lance, quella di Ermes colpì la gamba del dio e qulla di Atena lo stomaco. Ares perse il controllo della magia che tuttavia colpì ugualmente Suddus. Cadde rovinosamente con l'armatura bruciata, svenuto.

"Atena, Ermes, idioti, ora la pagherete" urlò Ares calpestando il corpo svenuto del figlio.

Atena fece per attaccare Ares ma Ermes si mise in mezzo.

"fermati Atena, guarda chi arriva..."

le acque si innalzarono. La terra tremò. I cieli si riempirono di fulmini. Dal cielo scese Zeus scese dal cielo, assai adirato. Posiedone risorse dalle acque, assai innervosito. E da sotto terra spuntò Ade, calmo e impassibile.

"fratelli...sappiamo cosa fare" disse Zeus.

Zeus sventolò la Folgore Olimpica attirando a sei tutti i tuoni. Ade innalzò fuoco infernale attorno a se. Poseidone scatenò il terremto e tsunami con il suo tridente. Ares ed Eracle, unici supersiti, dato che i loro guerrieri erano morti, erano intimoriti. Ares molto poco, ma Eracle fuggì. I tre poteri dei fratelli si unirono, e si incentrarono su Ares, ma qualcuno apparve per difenderlo. Era Crio, il titano della forza e della brutalità. La magia dei tre fratelli cambiò obiettivo, e puntarono Crio, che non potè nulla. Ci fu una micidiale esplosione. Il corpo di Crio andò in mille pezzi, schizzando sangue ovunque. Dactio svenne per la potenza della scossa, così come Gianiues. Solo gli dei, rimasero coscienti, a contemplare Crio morto, e Ares ferito e zoppicante fuggire. Un Titano era già caduto, i tre fratelli erano visibilmente stanchi. Rimasero tutti in silenzio, finchè Zeus non parlò.

"Torniamo sul Monte Olimpo, fratelli, figli miei, e eroi" disse.

Ermes volò sul monte Olimpo con in bracco Andros e Suddus. Poseidone si caricò in braccio Gianieus e innalzò le onde all'altezza dell’Olimpo. Ade si lasciò trasportare dal fuoco. Mentre Zeus caricò in spalle il figlio e insieme ad Atena si lasciò trasportare dai venti sull'Olimpo. 

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Capitolo 6
*** Riunione ***


Giunsero tutti quanti al monte Olimpo, Ermes,Zeus,Atena,Ade,Poseidone,Andros,Gianieus,Suddus e Dactio.

Zeus condusse tutti dentro una sala all'aperto. Vi erano grandi colonne bianche in marmo nei lati, al centro invece vi era una tavola con dodici sedie, tutte dorate. Vi erano seduti alcuni individui. Un uomo basso e con un pò di pancia, che sorseggiava vino rosso, si trattava di Dioniso, il dio del vino. In un'altra sedia vi era Apollo, intento a pulire il suo arco. Gianieus corse verso il padre, per fare la sua conoscenza. E' raro che un dio abbia troppi contatti con i propri figli. A fianco ad Apollo, vi era la dea della caccia, la sua gemella, Artemide. I suoi capelli erano castani e lunghi, gli occhi neri. Era molto carina, e come il gemello aveva con se un arco. Nell'ultima sedia, c'era Efesto, il dio fabbro, intento a costruire una spada. Infine, in mezzo al tavolo, vi era un donna bellissima, con capelli biondo canarino, occhi azzurro mare e pelle di pesca, era ovviamente Afrodite, la dea della bellezza. In quel momento giunse anche Era in sala.

"temo che voi dobbiate stare in piedi..." disse Era agli eroi.

Non vi erano problemi. Zeus si sedette a capot tavola, Ade alla sua destra e Poseidone alla sua sinistra. Atena prese posto in una delle sedie, così come Ermete. Ci furono degli urli improvvisi. Zeus alzò la testa per capire cosa fosse. Erano uomini. Apparverò nella sala.

"ah si, ho scordato di dirvi che Perseo fa parte della nostra fazione. Dimmi, o prode guerriero, hai rintracciato gli altri eroi?" chiese Zeus.

Perseo fece cenno di si con la testa. E fece un fischio.

Apparve un uomo muscoloso nella sala, con capelli biondi fino alla vita quasi, e occhi azzurri. Ad Atena brillarono gli occhi. Era Achille rapido piede. Il possente e valorso Achille. Il secondo uomo scaturì l'enfasi di Atena. Aveva un pò di pizzetto, capelli mossi, e occhi castani. Era Odisseo distruttore di rocche. Poseidone si irritò alla vista del figlio di Laerte. Il terzo uomo invece, aveva i capelli lunghi e mossi, era alto e muscoloso, si trattava di Ettore Massacratore. Apollo fu felice di vedere il guerriero più valorso della città da lui fondata, ovvero Troia. In quel momento, nel palazzo, giunse un uomo che trainava un cavallo volante, veramente bellissimo. Era Bellerofonte, che indossava un elmo dorato e varie armature. L'uccisore della Chimera prese posto a fianco gli altri eroi. Zeus si alzò e prese a parlare.

"Voglio sancire alcune regole. Prima di tutto, dovete mettere da parte i vecchi ranc..." Zeus venne interrotto.

"Ehi Poseidone, come sta Polifemo?" urlò Odisseo beffeggiando il dio mare.

"Brutto insolente, ti ammazzo!" urlò Poseidone. Detto ciò afferrò il tridente, ma il fratello lo trattenne.

"Odisseo, non fare l'idiota, o giuro che ti fulmino." minacciò Zeus.

"ne dubito, Zeus. Tu hai bisogno di noi per questa guerra, perciò sia chiaro, tu dirigi solamente le azioni, i piani vengono fuori dalla mia mente; solo così potremmo avere qualche speranza di vittoria." disse Odisseo.

"Va bene Odisseo, ma fammi proseguire. Dunque, stavo dicendo prima che il Laerzìade Interrompesse, che, ora siamo riuniti, dei ed eroi. Ares ha scelto di schierarsi con i Titani, così come Eracle. Oggi però gli abbiamo costretti alla fuga, uccidendo inoltre il Titano Crio. Ettore,Achille,Bellerofonte e Odisseo, noi sappiamo già chi siete e conosciamo le vostre abilità, Achille, famoso per esser stato il semidio più forte della Grecia, Bellerofonte, colui che uccise la Chimera. Ettore, il più valoroso e rispettoso, Odisseo, infine, l'eroe dalla saggezza pari alla mia. Ma voi quattro..." disse il Cronìde indicando Andros,Suddus,Gianieus e Dactio. "...non sappiamo davvero quanto valete. Suddus, hai avuto il coraggio di affrontare Ares, te lo devo, sei coraggioso, ma il tuo coraggio non deve trasformarsi in stupidità. Ares è un dio, e tu non eri allenato per affrontarlo. Andros, forte e valorso ma parecchio impulsivo, non farti distrarre dal sentimento di amicizia, perchè Ares avrebbe potuto ucciderti. Gianieus, preciso e schietto, ma non essere precipitoso, perchè senza il potere guaritivo saresti morto. Dactio, infine, figlio mio, usa la metamorfosi solo in casi di necessità, Eracle era indebolito e in due lo potevate atterrare."

silenzio in tutta la sala.

Zeus riprese il discorso.

"Ho deciso ciò: Achille,Perseo,Bellerofonte,Ettore e Odisseo, Ade,Ermes,Artemide,Dioniso e formeranno la squadra principale e partiranno all'attacco, infatti partirete ora per contrastare i Titani. Andros,Gianieus,Suddus,Dactio, voi resterete sull'Olimpo e vi allenerete con Atena e Apollo. Io, re dei cieli, difenderò insieme a Poseidone l'Olimpo nel caso in cui i titani giungano quì.. La prima squadra sarà capitanata da Ade perciò obbetite a lui. La seconda da Atena e Apollo. Afrodite e Era, voi mettete in salvo quanti più cittadini potete. Efesto, inizia a fabbricare le armi per la guerra. E questo è quanto."

la squadra di Ade scese dall'Olimpo.

"presto, voi quattro, dovete iniziare ad allenarvi, il tempo stringe" disse Atena. 

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Capitolo 7
*** Dure Prove ***


Atena e Febo condussero Andros,Suddus,Dactio e Gianieus in immenso giardino che si affacciava sul monte Olimpo. Dall'alto si potevano ancora scorgere Zeus e Poseidone discutere sul da farsi. L'erba era color verde intenso, con qualche margherita gialla. Vi erano numerosi alberi verso la fine del giardino, tutti molto altri. Vi era anche un immensa gabbia, ma una coperta enorme impediva la visione dell'interno. Apollo si diresse verso la gabbia.

"Dentro la gabbia c'è il vostro valore" disse Atena.

Andros e Suddus ridacchiarono. Mentre Gianieus tirò subito fuori il suo arco, come se fosse giò pronto a combattere. Dactio serrò la mascella. Apollo levò la coperta rendendo visibile il contenuto della gabbia. Vi erano quattro cinghiali inferociti, due Chimere e un Minotauro.

Andros spalancò gli occhi sbalordito. Dactio sorrise, come se fosse pronto a combattere. Gianieus si mise in posizione per sparare con l'arco...mentre Suddus si scrocchiò il collo.

"Sono illusioni. Ovvero delle copie, possono ferirvi solo fino a un certo punto. Apollo tuttavia vi assisterà. Ora vi spiegherò cosa fare. Dunque, a turno, dovrete uccidere o scuoiare il cinghiale, sono quattro come voi. Poi vi dividerete in squadre da due, e ucciderete le due Chimere. Infine, unendo le vostre forze, dovrete abbattere il minotauro."

i quattro semidei annuirono. Apollo liberò un cinghiale, e Andros si diresse verso l'animale per ucciderlo.

Tirò fuori la sua asta, pronto a infilzare il cinghiale. Ma le zanne della bestia erano grosse, perciò Andros non doveva avvicinarsi troppo. Provò a scagliare l'asta, in onore di sua madre Atena, ma il cinghiale si scansò e venne colpito di striscio. L'animale grugnì e carico Andros, egli balzo in aria e l'animale frenò di colpò per non scivolare. Ma Andros velocemente sferrò un calciò allo stomaco dell'animale e lo fece ribaltare. Recuperò l'asta e lo infilzò dritto nello stomaco, uccidendolo. Fu il turno di Suddus. Egli corse verso il cinghiale senza timore, essendo il figlio del dio della guerra, non temeva nessun avversario. Sventolo la sua spada e mozzò la gamba sinistra anteriore del cinghiale. Ridacchiò e mozzò quelle dietro. Infine sgozzò il cinghiale. Fu il turno di Dactio, che gettò le armi. Si levò tutti i vestiti e armatura lasciando solo i pantaloni, e si avventò contro l'animale a mani nude. Lottarno in stile judo, finchè Dactio non immobilizzò il cinghiale in sitle mataleon, e soffocò la bestia. Gianieus corse verso il cinghiale con l'arco già puntato mirò agli occhi della bestia con le sue frecce, così da accecarlo. L'animale grugnì di dolore e Gianiues recuperò le sue frecce, afferrò le zanne e fece leva, finchè non le staccò dalla carne. Il cinghiale morì all'istante.

Atena sorrise insieme ad Apollo. Il dio Sole indicò le due Chimere. Suddus e Andros nella prima squadra, Gianieus e Dactio nella seconda. Andros e Suddus si avvicinarono, prestando attenzione alla coda di serpente della Chimera. Suddus provò a mozzare la testa di leone, mentre Andros puntò a quella di capra sulla schiena, ma la Chimera si scansò e provò a mordere con la coda di Serpente entrambi gli eroi. Sudds e si spostò verso destra

"ehi, animale bastardo, vienimi a prendere!" urlò Suddus, dai capelli castani corti.

La Chimera grossa quanto stupida si distrasse, Andros ne approfittò e scagliò la sua asta nella testa di capra. La Chimera furiosa sputò fuoco su Suddus, ma egli tirò furoi il suo scuso per proteggersi. Suddus lanciò la sua spada ad Andros, che mozzò la testa del serpente. Mancava solo la faccia del leone. Suddus abbastanza innervosito prese un pugnale dalla sua tasca, saltò con un salto mortale in faccia alla Chimera, con lo scudo per proteggersi, quando il salto fu completo atterrò, infilzando il pugnale tra gli occhi della Chimera, che morì.

Dactio e Gianieus erano pronti per la loro Chimera. Gianieus rimase lontano per sparare le sue frecce. Ma non scalpirono la Chimera. Dactio tirò fuori due spade, e le sventolò verso la Chimera. Dactio venne colpito con una cornata dalla testa di capra. Ciò lo fece innervosire assai...scagliò la spada a mò di pugnale, facendola roteare per quattro vole, e centro in piena faccia il volto da capra presente nella schiena del mostro. La pelle di Dactio diventò bianca...spuntarono peli...i suoi canini divennero tre centimetri più grossi...la trasformazione era completa. Un lupo bianco. Ringhiò e morsicò la coda di serpente, fino a staccarla. Poi inizò a mordere la Chimera. Gianieus capiì improvvisamente cosa fare. Attese...il mostro sputò nuovamente fuoco, e propio in quel momento sparò con l'arco! La freccia prese fuoco, e frantumò il cranio della testa di leone. La Chimera morì. Atena applaudì. Apollo sorrise.

Il Minotauro corse verso i quattro eroi abbastanza stanchi. Sferrò un pugno a Suddus che finì quattro metri pià indietro. Andros infilzò sulla gamba la bestia, ma per tutta risposta il mostro scalciò e Andros fece la medesima fine di Suddus. Gianieus mirò con l'arco la faccia del mostro, ma quest'ultimo fermo la freccia con le mani, la mise in bocca e la mangiò. Dactio scagliò nuovamente una delle due spade, ma il Minotauro la evitò.

"l'unione fà la forza!" urlò Atena.

Dactio mutò nuovamente in lupo, e a suo grande rischio corse dietro il Minotauro. Gianieus puntò di nuovo l'arco verso la faccia. Suddus e Andros si aggrapparono ai piedi della mostruosa creatura, alta tre metri e muscolosa. Suddus infilzò la sua spada nel piede del Minotauro, premendo per bene, così da infliggere una quantità maggiore di dolore. Andros invece, infilzò la sua asta nel ginocchio della bestia. Il mostro faticava a muoversi,e proprio in quel momento, Gianieus sparò due frecce agli occhi della bestia, che urlò di dolore. Dactio si preparò per il colpo di grazia. Spiccò un salto di 3 metri, e morse con i suoi canini affilatissimi il collo del Minotauro, che cadde a terra sgozzato, urlando di dolore. Il sangue schizzava da tutte le parti, l'agonia durò due minuti, poi la bestia morì.

"Bene bene...avete passato la prova" annunciò a Atena.

La dea baciò la fronte dei quattro eroi. Fece l'occhiolino al figlio e lo abbracciò. Apollo diede una pacca sulla spalla a Gianieus. Dactio fissò suo padre, che fissava l'allenamento dal Monte Olimpo. Suddus abbassò la testa e non disse nulla. Atena notò il suo dispiacere.

"Ares è un dio perfido, che si nutre di dolore e sofferenza, Suddus. Tu non sei come lui, non sentirti triste, perchè sei a casa."

i quattro eroi accompagnati dai due dei tornarono nella sala dove risiedeva Zeus. 

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Capitolo 8
*** Principe Troiano ***


 

Un ragazzo trentenne si trovava dinanzi ad una riva presso il mare Egeo, fissando il cielo e i gabbiani che svolazzavano tra le nuvole. Il giovane aveva la pelle di pesca, gli occhi azzurri e i capelli neri, lisci e lunghi sino alle spalle. Si trattava di Paride, figlio di re Priamo, principe di Troia. Egli rifletteva. Era convinto, per qualche strana ragione, che fosse il Cronìde a volere quella guerra. Non sapeva il perchè, ma dopo l'inganno ricevuto da Zeus, Paride ci rimise la vita e la propria patria. Egli attendeva una persona. Si voltò e vide una sagoma in lontananza. L'uomo diretto verso Paride era Enea, generale dell'armata troiana e valoroso condottiero.

"Paride, dobbiamo andare" disse Enea fissandolo.

Paride si guardò attorno. Si chinò lentamente, e afferrò un'arco con delle frecce, che lui stesso aveva appoggiato la mattina in cui era giunto sulla spiaggia. Paride e Enea erano pronti per la guerra. Ormai dovevano solo partire e raggiungere i titani. D'altronde Paride non sapeva nulla riguardo alla posizione geogrfica di Ettore, il fratello maggiore. Enea fissava Paride, in attesa di una sua risposta. Egli era alto, i capelli erano castani e gli occhi verdi, aveva un pizzetto corto.

"d'accordo Enea" rispose Paride.

Paride e Enea si incamminarono verso Atene. Si trovavano a Salonicco. I Titani, stando alle voci, puntavano ad Atene. Sparta era già in guerra, dato che Eracle ne era il fondatore. Paride e Enea non parlarono per tutto il viaggio.

Si fermarono di notte in un accampamento, dove il tutto era ormai ricoperto di buio, si scorgevano solo le brillanti stelle e le costellazioni. Paride fece un sono stranissimo. Sognò la sua amata Elena, che sussurrava frasi terribili. "stolto, Menelao mi avrebbe comunque riportata a Sparta!" e nuovamente sognava Era, Atena e Afrodite, con lo scopo di ingannarlo. Un rumore svegliò i due eroi. Paride afferrò il suo arco e Enea la sua spada.

"chi va là?" urlò Enea.

Un uomo si trovava dinanzi agli eroi. Capelli corti, baffi, occhi neri...era Patroclo Menezìade.

"tu!" urlò Paride puntando l'arco.

Patroclo senza pensarci due volte si armò di spada. Ma era in netta minoranza, sarebbe sicuramente caduto per mano dei Troiani. A quanto pare Enea e Paride preferivano eliminare Patroclo, ma Enea riflettè un attimo.

"Aspetta...Achille si è schierato con gli dei...se feriamo Patroclo, causeremo la sua ira..." disse il Troiano.

"Hai ragione...ti è andata bene finocchio..." disse Paride.

Patroclo strinse i denti, urlò e puntò la spada alla gola di Paride, che si fece suggire l'arco. Enea ripuntò la spada verso il Menezìade.

"Tocca Paride e ti sgozzo, Patroclo." lo avvertì.

Patroclo rilasciò Paride e ridacchiò.

"la prossima volta giuro che ti ammazzo" affermò Patroclo. 

I tre eroi ripresere il cammino. 

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Capitolo 9
*** E che inizio guerra sia ***


 

una settimana dopo

Ade dio degli inferi si gettò in mischia, scatenando tempesete di fuoco, bruciando diaciannove Spartani. Eracle, insieme ad Ares dettava ordini presso una collina, mentre Prometeo e Iperione insieme ai demoni di Sparta combatteva contro la squadra di Ade. Egli era inarrestabile, sterminava centinaia di nemici. Ade sferrò un calcio nello stomaco ad uno Spartano avvicinatosi, mentre cavò gli occhi ad un altro. Poi si rese invisibile, e massacrò tutti. Achille rapido piede corse verso tre nemici e mozzò la testa di entrambi, sferrò la sua asta, colpendo uno spartano in mezzo agli occhi. Prometeo però, provò a tirare un calcio al Pelìde, dato che essendo alto tre metri non aveva visogno di armi, ma Achille evitò il colpo, e infilzò Prometeo sul piede. Ettore massacratore sferrò una gomitata frantumando i denti di una spartano, con la sua stupenda armatura di bronzo, balzò con la spada su un altro guerriero, sgozzandolo. Bellerofonte e Perseo combatevvano in simbiosi contro Iperione, ma egli era assai potente. Artemide, dea della caccia, scagliava frecce infuocate da una collina, devastanto gli Spartani. Ermes e Dioniso invece, puntavano ad Ares ed Eracle. Odisseo invece ammazzava più nemici che poteva. Bellerofonte, uccisore della Chimera, ti battesti con onore, ma ora, dinanzi a Prometeo, oh prode guerriero, apparve la fine della tua vita. Perseo infilzò Prometeo nel petto spiccando un balzo. Dopodichè insieme ad Achille afferrò Bellerofonte, e lo lanciarono a mò di catapulta verso Prometeo per il colpo di grazia, egli in aria prvò ad infilzare il Titano, ma egli afferrò Bellerefonte per il cranio. Fece pressione, il cranio dell'eroe inizò a scricchiolare. Bellerofonte urlò di dolore.

"aiut...." disse con un fil odi voce.

"Lascialo bastardo!" Urlò Achille. Egli si avventò su Prometeo, e gli ficcò la spada in una rene, Prometeo urlò di dolore e lasciò dalla morsa Bellerofonte. Il figlio di Poseidone cadde a terra. La sua faccia era piena di sangue, il caranio era fracassato. Ormai era morto. Ade si voltò.

"dannazione, mio fratello non ne sarà felice.." disse.

Ermes duellava contro Ares, ma il dio della guerra, essendo più potente riuscì a ferirlo con con la sua catana, e dopodichè sferrò un pugno dritto al naso dell'Argheifonte. Dioniso intanto era sul punto di illudere Eracle con un incantesimo. Egli era quasi brillo, per via delle magie del dio del vino, ma Ares, attaccò alle spalle Dioniso e lo infilzò dritto alla schiena. Ares scoppiò a ridere, premendo sulla ferita. Dioniso lacrimò dal dolore, il sangue gli usciva dalla bocca. Ares tirò fuori un pugnale.

"Il primo dio a cadere. Il più inutile a mio parere. Stammi bene stupido vecchiaccio" detto ciò, Ares ardente sgozzò Dioniso, che cadde morto.

Invevitabilmente era morto. Ettore era bloccato dagli spartani, Achille e Perseo lottavano contro Prometeo, Ermes era ferito, Artemide faceva strage di spartani, Odisseo lottava contro Iperione. Ade nel vedere il proprio nipote morto, si infuriò. Gli occhi divennero rossi, si annalzò nel cielo e creo un vortice di fiamme. Creò fiamme di fuoco e le scagliò contro Ares, che venne colpito in pieno petto e svenne. Eracle provò nel frattempo ad uccidere Ermete dato che era svenuto, ma Artemide gli sparò una freccia sul torace che lo contrise a chiamare la ritirata. Perseo e Achille però vennere sopraffatti dalla potenza di Prometeo. Ettore era sfinito, non gestiva più quell'ondata di spartani...Odisseo ebbe un lampo di genio invece. 

"Ade, dio degli inferi, dobbiamo effettuare una ritirata strategica, o moriremo tutti!" urlò.

"Non dire sciocchezze Laerzìade, è il momento giusto, Ares è momentaneamente stordito!" rispose Ade.

Ma Iperione sferrò un pugno a Odisseo. Egli pensò a un altro piano. Iperione nel frattempo riuscì ad interrompere Ade, lo afferrò per la testa e lo lanciò contro Artemide facendola cadere dalla collina.

"Ade dai retta a Odisseo, dobbiamo ritirarci" urlò Artemide.

In quel momento Ares si rialzò. Perseo provò a stenderlo ma Ares con pugno dirtto sui denti lo respinde. Achille ed Ettore però, coraggiosi come non mai, tentarono di stendere Ares, ma nuovamente il dio della guerra si dimostrò superiore.

Da un lato c'era Ade, ancora in perfetta forma, Ermes, stordito e ferito alla testa, Artemide con una spada infilzata su una gamba, Odisseo che aveva appena sbattuto la testa, Ettore ormai stanco e stremato, Achille che sembrava ancora energico. Dioniso e Bellerofonte erano morti.

Nell'altro schieramento, Ares comandava, ferito ma ancora in grado di lottare, Eracle, ferito e stremato, Prometeo, quasi morto. Iperione, in forma perfetta...ma migliaia di Spartani pronti a combattere. Inferiori di forza, ma superiore in numero.

"torniamo al monte Olimpo. Mi dispace Ade, ma moriremo se proseguiamo lo scontro..." disse Odisseo.

Ade preso dalla furia scagliò una spada infuocata e centro la testa di uno spartano, dopodichè fuggirono.

Ares si rivolse ai suoi seguaci.

"Eracle e spartani, vi siete battuti benissimo, numerose sono state le nostre perdite oggi, ma, un Olimpico già è caduto, Dioniso dio del vino è deceduto. E anche uno dei più valorosi semidei, ovvero Bellerofonte...la vittoria e nostra! Crono il nostro signore, sarà fiero delle nostre azioni." annunciò Ares.

Dall'alto un uomo fissava la scena. Alto, biondo e ben messo. Menelao re di Sparta, strizzava gli occhi, forse aveva deciso da che parte schierarsi forse no. Ma il fratello dell' Atrìde Agamennone, si diresse vero Ares. Il dio della guerra diede l'ordine di non attaccare. Menelao si inchinò dinanzi ad Ares. Ormai la sua scelta era fatta. Il biondo Menelao era dalla parte dei Titani. 

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Capitolo 10
*** Crono ***


il Re dei Titani Crono, dopo aver devastato Sparta e i convertito gli eroi a lottare a suo fianco, si dirige verso Atene con la sua armata. Egli è alto quasi tre metri, possiede lunghi capelli folti e grigi, con barba assai lunga, gli occhi sono privi di iride, infatti in essi vi è il bianco. Crono...la sua ira e la sua potenza lo hanno reso il re dei Titani, accompagnato al suo grave problema psicologico-perverso. Infatti egli, divorò Poseidone e Ade, finchè Zeus, figlio più giovane, non liberò i fratelli. Prese il comando dell'Olimpo rinchiudendo Crono e i Titani negli abissi del Tartato, fino a quando, poche settimane fa, egli si liberò con i suoi compagni, bramando vendetta. Crono tuttavia disponde di abilit guerrieri al suo fianco, Prometeo, abile e possente Titano, Iperione, altro grande Titano in attesa di massacrare, Oceano, Titano della acque che attende solo di assassinare Poseidone. Ares, traditore dell'Olimpo e dio della guerra, Menelao e Agamennone, i due Atridi, Eracle, l'eroe delle dodici fatiche e fondatore di Sparta. Questa perfida alleanza, forgiata dal fuoco delle lame e progredita grazie al sangue di innocenti, è in prossimità di un altro guerriero spartano. Re Leonida. Egli è legato a due catene. Crono prese a parlare.

"Non voglio più ripeterlo, Leonida. Alleati con noi, e ti risparmierò" disse Crono.

"Vaffanculo, bastardo!" rispose Leonida.

Crono scoccò le dita. Menelao e Agamennone frustarono colui che si sacrificò per Sparta,Atene e Corinto.

Crono ridacchiò.

"Vedo che rimani inerme al dolore, Spartano. Proprio per questo occorrono alleati come te. Pensa a ciò che hanno fatto gli dèi. Avrebbero potuto salvarti, ma hanno favorito i Persiani." disse Crono con parole manipolatrici.

Leonida scoppiò a ridere, sputò sangue per terra e parlò.

"Crono, avvicinati, lascia che ti dica una cosa...TU...DISTRUGGI LA MIA TERRA...INSULTI LA MIA GENTE...INSULTI ME, UN RE VALOROSO...e ora, che hai devastato Sparta, manipolato quel bastardo di Eracle e i miei vecchi soldati, pretendi anche che io mi allei con te, torturandomi per giunta. Sai che ti dico? Vuoi uccidermi? Fallo, bastardo di merda." Urlò Leonida.

Crono fissò adirato il re Spartano.

"Come vuoi. Menelao, Agamennone, sgozzatelo"

Menelao porse un coltello ad Agamennone. Il vile Atride avvicinò il coltello alla gola di Leonida. Quest'ultimo sputò in faccia ad Agamennone.

"Maledetto, senza Crono saresti rimasto nell'Ade!"

Agamennone si preparò a colpire, ma una freccia perferò il suo braccio. L'Atride urlò di dolore, e immediatamente tutti i Titani ed eroi si misero in guardia, Apollo e Artemide, sopra un carro spararono due frecce e ruppero le catene che imprigionavano Leonida. Accadde tutto talmente velocemente che nessuno riuscì a fare niente, anzi, Apollo e Artemide riuscirono a liberare con successo Leonida. I due dèi e l'eroe fuggirono sul carro di Apollo, lontano dai Titani, in mezzo al cielo stellato della notte.

"Apollo?Artemide?? Ma che..." farfugliò Leonida.

"Ermes avrebbe dovuto darci notizie, se l'attacco ai Titani avesse avuto successo, ma non ho ricevuto nulla da parte sua. Perciò ho chiesto ad Atena di allenare per conto suo i nuovi guerrieri, ho incontrato perfino Patroclo,Enea e Paride. Adesso la squadra Ade sta giungendo nuovamente sull'Olimpo" disse Apollo.

"Come hai fatto a trovarmi?" chiese Leonida.

"Artemide ha insisito per settacciare tutta la Grecia in cerca di qualche eroe, il che, grazie alla velocità dei miei cavalli, mi è assai facile" spiegò Apollo.

Apollo,Artemide e Leonida giunserò fino al monte Olimpo. Dove vi erano tutti gli dèi ed eroi. L'arrivo di Leonida suscitò mormorii in tutta la sala.

"Cazzo avete da guardare?!" urlò Leonida.

"Chi ti ha conciato così?"Chiese Suddus, l'eroe figlio di Ares.

"Se non ti tappi quella bocca ti concio anche peggio" Ribattè Leonida.

"Vediamo che sai fare signorina!"Urlò Suddus.

Andros e Gianieus si misero in mezzo per bloccare Suddus.

"Peccato, volevo vedere un pò di mazzate" borbottò Dactio ridacchiando.

Zeus fulminò gli eroi con lo sguardo.

"non fate i bambini!"tuonò Zeus.

Atena fece cenno a tutti gli eroi di entrare dentro la sala, per discutere meglio sul piano di battaglia. Si posizionarono tutti quanti su alcune sedie dorate posizionate per l'occasione. presero posto Zeus e Era al centro della sala, con Poseidone e Ade a fianco. Dinanzi a loro Apollo,Artemide,Atena,Efesto,Ermes,Afrodite. Ma anche i quattro apprendisti, Andros,Suddus,Gianieus e Dactio. Inoltre anche gli eroi antichi, ovvero Achille,Ettore,Perseo,Patroclo,Enea,Paride,Odisseo e Leonida.

 


 

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