Hello, Goodbye

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torta ***
Capitolo 2: *** Lago ***
Capitolo 3: *** Regalo ***
Capitolo 4: *** Passato ***
Capitolo 5: *** Fotografia ***



Capitolo 1
*** Torta ***


I: torta



Ricordo ancora la prima volta che ci siamo visti. Ci eravamo appena trasferiti in Scozia e i miei genitori avevano immediatamente provveduto ad instaurare dei rapporti con le famiglie più in vista del luogo. L’unico erede dei Black e dei Malfoy aveva la stessa età della loro figlia, era un'occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata.

Era l'inizio di giugno, ancora adesso mi viene in mente la gioia di mia madre nello scoprire che il cinque era il tuo compleanno. Un invito era d'obbligo, i Parkinson erano una delle famiglie più importanti d'Inghilterra, e la tua festa fu l'occasione perfetta per il nostro primo incontro.

Era una bella giornata, non c'era una nuvola in cielo e i prati di Villa Malfoy sembravano fatti apposta per giocarci. Ero una bambina molto timida allora, rimasi attaccata alla veste di mia madre per paura di fare qualcosa di sbagliato. Lei mi invitava a cercare gli altri bambini, io mi vergognavo. Fu tua madre a risolvere la questione, chiamandoti e chiedendoti di invitarmi a giocare.

Quello fu il nostro primo incontro. Ricordo il tuo sorriso senza un dente, il modo affrettato in cui mi chiedesti di seguirti. Camminavo dietro di te con la testa bassa, quasi piangendo perché mi avevano allontanato da mia madre, e tu continuavi a parlare di come quel compleanno fosse importante per te. Hai sempre avuto le idee chiare, fin da piccolo, e quei sei anni ti introducevano “nel mondo dei grandi”.

«Un bambino piccolo non avrebbe una torta così grande» dicesti una volta arrivati al tavolo delle vivande.

Rimasi a bocca aperta. Quella torta era immensa, il numero di piani pari a quello dei tuoi anni. Era interamente ricoperta di glassa verde acqua, già allora il mio colore preferito, e una piccola coroncina di fiori viola ornava lo strato superiore. La torta era probabilmente più grande di te, o forse anche l'altezza era identica alla tua. Ne eri così fiero, così orgoglioso che fosse stata fatta esclusivamente per il tuo compleanno.

«Ti regalo i fiori, se vuoi» mi dicesti. Ero talmente felice per quel tuo dono da non ascoltarti mentre mi spiegavi che li aveva voluti Narcissa, ma che a te non piacevano per nulla.

È stato allora che ho iniziato a risentire della tua influenza, sai? Ho conservato quella coroncina di fiori come il regalo più prezioso, proprio come una donna fa con un dono del proprio fidanzato. È rimasta sul mio comodino finché non è sfiorita del tutto e anche allora non volevo buttarla, era troppo importante.

È stato lì che è iniziato tutto. Mia madre mi disse che un uomo regala fiori ad una donna quando è innamorato di lei, immediatamente iniziai ad immaginarti come il mio principe azzurro. Fui incoraggiata dai miei genitori, persino dai tuoi, e nei miei pensieri eri già il mio fidanzato.




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Capitolo 2
*** Lago ***


II: lago





Siamo stati compagni di gioco, amici, compagni di Casa, fidanzati, amanti. Sei l’unico a comparire in tutti i miei ricordi, probabilmente la persona più importante della mia vita.

Fin da quando eravamo bambini sapevo che era con te che volevo trascorrere tutto il mio tempo. Eri il più divertente per giocare, il più diligente per studiare, il più affascinante da amare. Nei miei pensieri sei sempre stato perfetto, non ascoltavo nessuna opinione opposta alla mia. Non eri un ragazzo borioso e viziato, come sostenevano i Grifondoro, né “uno come tanti”, come affermavano le altre ragazze. Eri Draco, quel bambino che mi aveva regalato una coroncina di fiori.

Il giorno in cui sei diventato il mio Draco è uno dei più belli della mia vita.

Era novembre, aveva appena iniziato a fare freddo ed erano poche le persone che passavano ancora del tempo in riva al lago.

Io ero sempre lì. Incurante del gelo sempre più insistente, trascorrevo ancora delle ore ad osservare le onde. Il bello del Lago Nero era proprio quel continuo oscillare, non era mai fermo. Si lasciava trascinare dalla leggera brezza in estate e dai forti venti in inverno.

Sapevi della mia passione per quello specchio d’acqua, tu stesso mi avevi mostrato degli angoli particolarmente tranquilli e affascinanti. Nelle mie fantasie da ragazza innamorata quelli erano i luoghi conosciuti solo da noi, le ambientazioni perfette per la nostra storia.

Quel giorno ero seduta alla panchina di legno che mi avevi mostrato al secondo anno. Avevo appena finito di studiare e osservavo l’acqua increspata del lago, non mi sarei mai aspettata di vivere quel momento.

Il primo bacio. Il nostro primo bacio.

Arrivasti all’improvviso, lasciandomi un sorriso beato in faccia per la sorpresa. Non eri stato con me nell’ultimo periodo, eri sempre con Tiger e Goyle a sfottere Potter. Ricordo ancora quanto sentivo la tua mancanza, pensavo di averti fatto arrabbiare in qualche modo.

Ero solo confuso, mi avresti detto poi.

Ma in quel momento non mi importava delle settimane precedenti: tu eri lì, accanto a me, da solo. Non c’erano Tiger e Goyle ad allontanarti, eravamo semplicemente noi due.

Feci appena in tempo a salutarti che le tue labbra si posarono sulle mie, mettendo a tacere qualsiasi parola. Mi fa ridere pensare che non ricordo nulla di quell’istante, mi resi conto che mi avevi baciata solo quando tutto finì.

Allora capii tutto.

I miei non erano i sogni di una ragazzina con una cotta senza speranza, tu mi ricambiavi. Non ero la sola a vedere un rapporto speciale fra noi, era così anche per te.

Quel giorno fu il primo di una lunga serie di incontri, tutti in quegli angoli in riva al lago che mi avevi mostrato durante gli anni a Hogwarts. Quando ripenso alla nostra storia vedo il Lago Nero come scenografia a tutti gli eventi più importanti, una costante quasi surreale.

Il Lago Nero era il nostro castello delle fiabe, proprio come mi immaginavo da bambina.

















Questo è probabilmente il capitolo per cui ho sudato di più. Sono arrivata alla fine, è già qualcosa!
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e ne approfitto per fare i miei migliori auguri di buona Pasqua a chiunque abbia letto :)
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Capitolo 3
*** Regalo ***


III: regalo




Il quarto anno è stato probabilmente il più intenso fra quelli trascorsi ad Hogwarts.

Ricordo ancora le parole di Silente nell’annunciare quel grande evento che ci avrebbe accompagnati per mesi: è con grandissimo piacere che vi informo che il Torneo Tremaghi quest’anno si terrà ad Hogwarts. Tutti erano esaltati da quella notizia tenuta provvidenzialmente nascosta, come un regalo a sorpresa da scartarsi solo al momento opportuno. Tu lo sapevi, naturalmente, tuo padre te lo aveva detto tempo prima.

Non ero particolarmente interessata a partecipare, ho sempre avuto troppo poco coraggio e non sarei mai riuscita ad affrontare le prove senza qualche crisi di panico, tuttavia non fu per me che fui contenta di sentire che noi del quarto anno non potevamo ancora partecipare. Sapevo che avresti voluto partecipare, anche solo per mostrare a tutti il valore di un Malfoy, e non riuscivo a sopportare l’idea che ti potesse succedere qualcosa. Naturalmente sapevi in anticipo anche di questa limitazione, altrimenti non saresti rimasto così freddo nei confronti della notizia.

Di quel Torneo mi interessava solo una cosa: il Ballo del Ceppo. Sapevo che si sarebbe svolto a Natale, come da tradizione, e non vedevo l’ora che arrivasse quel momento. Hogwarts era un’ottima scuola, ma non propriamente il regno dei divertimenti: le uniche possibilità di svago erano il Quidditch e poche altre attività, nulla che potesse coinvolgermi attivamente. Il Ballo era l’occasione che tutte le ragazze bramavano per farsi notare da qualcuno, per brillare. Avevo scelto un abito molto sontuoso da portare ad Hogwarts, di quel rosa pallido che avevi più volte apprezzato fra i miei vestiti. Una scelta mirata, lo ammetto, speravo di conquistarti al Ballo.

Non fu così, con mia grande sorpresa la nostra storia iniziò prima.

Il momento in cui mi facesti capire che sarei stata la tua dama è un altro di quei ricordi che mi piace rivivere. Era scontato, certo, ma ad ogni ragazza piace sentirsi invitare.

Eravamo insieme da poco più di un mese, il Ballo era stato appena annunciato ufficialmente e le ragazze erano elettrizzate da quell’idea. Confabulavamo nei corridoi, approfittando di ogni momento per scambiarci idee su acconciature e dettagli vari, aspettando il momento in cui il nostro cavaliere avesse deciso di invitarci.

Tu lo facesti una sera in Sala Comune. Ero raggomitolata in una poltrona davanti al camino acceso, studiavo i rimedi antiveleni che Piton aveva spiegato quella mattina stessa. Ero sola, tutti erano ormai andati a dormire e ci sarei andata anche io se tu non fossi comparso all’improvviso. Per poco non mi misi ad urlare per lo spavento, sapevi essere particolarmente silenzioso quando volevi fare una sorpresa. Mi salutasti con un semplice bacio sui capelli, come quando volevi parlarmi di qualcosa. Immediatamente buttai il libro di Pozioni in terra, pronta ad ascoltare tutto quello che avevi da dirmi.

Ma tu non parlasti, la tua bocca si mosse solo per sorridere mentre mi porgevi una scatola di velluto verde muschio. La presi con mani tremanti, aprendola con delicatezza.

«È tradizione che un Malfoy regali qualcosa alla sua dama prima di invitarla».

Quasi mi misi a piangere. Era il tuo primo regalo da fidanzato, il primo regalo non giustificabile per un compleanno o un qualche obbligo. Non riuscivo a smettere di fissare quel ciondolo d’argento, una viola del pensiero e un drago intrecciati insieme. Era meraviglioso, ancora oggi non saprei definirlo in altro modo.

Ti guardai con gli occhi ancora lucidi, mormorandoti un ringraziamento che non valeva neanche la metà di quel regalo stupendo. Tu ti limitasti a sorridere, ma in cuor mio sapevo che in quel momento eri felice quanto me.

Quel ciondolo diceva ogni cosa, non c’era bisogno di sviolinate o di spiegazioni. Sapevo che non me l’avevi regalato solo per il Ballo, giustificato da una tradizione della tua famiglia.

Sapevo che era un regalo che veniva dal cuore, era una certezza.

Indosso ancora quel ciondolo, appeso ad una catenina che mi regalasti quello stesso anno per Natale. Li porto da allora, i due doni più belli che abbia mai ricevuto.







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Capitolo 4
*** Passato ***


IV: passato




Passammo insieme tre anni meravigliosi. Persino durante il sesto, quando trascorrevi quasi tutto il tuo tempo nella Stanza delle Necessità, riuscimmo a essere felici.

Non ho mai saputo nulla dei tuoi piani, li nascondevi gelosamente e non permettevi a nessuno di avvicinarsi troppo a te. Ero forse l’unica a riuscire a starti vicino, a sopportare le cattiverie che rivolgevi a tutti per costringerli a lasciarti solo. Ci provavi anche con me, ricordo ancora con quanta durezza cercassi di allontanarmi, ma non ci saresti mai riuscito. Ti amavo troppo per abbandonarti proprio quando sembravi aver più bisogno di aiuto. Rimasi sempre al tuo fianco, ignorando gli insulti che mi rivolgevi quando eri particolarmente arrabbiato, beandomi di quei momenti in cui ti addormentavi fra le mie braccia.

Avevi bisogno di me, allora. Lo sapevo, nonostante tu non volessi spiegarmi perché stavi così male. Me lo sentivo e non ti ho mai abbandonato, mai.

Evidentemente non era abbastanza.

Il mio amore, la mia presenza, il mio appoggio non erano abbastanza per te. O per la tua famiglia, forse. Per quel padre che non poteva più difendersi in alcun modo, il cui nome era stato definitivamente macchiato dal ritorno al potere del Signore Oscuro.

La mia famiglia era colata a picco più della tua, il mio nome non andava più bene per essere associato a quello dei Malfoy. Dovevate riscattarvi, rientrare nella società magica a testa alta. Per tornare a far parte delle grazie del Ministero occorreva un buon nome per ripulire il vostro, Parkinson non andava bene.

Io non andavo bene.

Ero il passato, quel passato da seppellire sotto tonnellate di terra e dimenticare. Ero colei che aveva quasi spinto il nuovo Eroe del Mondo Magico nelle mani del Signore Oscuro, non potevo essere una buona compagna per chi cercava di riabilitarsi agli occhi di tutti.

Sembrava non importare a nessuno che lo avessi fatto per far finire tutto, per riabbracciarti e sentirmi finalmente al sicuro. Per vedere te al sicuro.

Era tua responsabilità, in quanto ultimo erede, riportare in alto il nome dei Black e dei Malfoy. Hai preferito la gloria, la fama, il potere a me. Hai scelto di sposare una Greengrass, un membro di quell’unica famiglia Serpeverde rimasta estranea ai Mangiamorte. Hai provato con Daphne, ma era la mia migliore amica, non ti ha accettato. Hai rimediato con Astoria, una quattordicenne all’epoca, l’età che avevamo noi quando ci siamo messi insieme.

Non scorderò mai le parole che mi hai rivolto per lasciarmi. Eravamo in riva al lago, il tuo sguardo era talmente freddo da essere tagliente. Non mi hai neanche guardato in faccia nel dirmelo, fissavi un’onda in lontananza.

Tu sei il passato, Pansy. Devo guardare avanti, al futuro. Non posso vivere nel passato.

Nell’ultimo anno eri stato spesso duro, ma quella volta sei riuscito a ferirmi nel profondo. Ero talmente sconvolta, talmente devastata da non riuscire neppure a piangere.

Mi sentivo vuota, schiacciata da un peso troppo grande per essere sopportato.

Il futuro. Avevo sempre pensato che lo avrei trascorso al tuo fianco, che lo avremmo costruito insieme pezzo per pezzo.

Non sarebbe mai stato così, sarei rimasta in un angolo a vedere come ti riabilitavi al fianco di Astoria. Sarei stata una macchia sullo sfondo, non la protagonista dei tuoi pensieri. Ero il passato, la prima ragazza che si ricorda quando ci si vanta con gli amici. Il passato che si vuole dimenticare, che si cerca di strappare a forza dai propri ricordi.

«Addio, Pansy» mi salutasti a fatica, due parole quasi bofonchiate per mettere fine a una storia che aveva cambiato la mia vita.

«Ciao, Draco» sussurrai in risposta, ma ormai eri lontano.

Non hai nemmeno aspettato che ribattessi, che tentassi di spiegarmi o anche solo di dirti addio a mia volta.

Non si rimane nel passato, nemmeno un attimo di troppo.







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Capitolo 5
*** Fotografia ***


V: fotografia




Sono ormai passati quattro anni dal giorno in cui mi hai lasciata.

Ti sei sposato, il tuo matrimonio era sulle prime pagine di quasi tutti i giornali magici. Eri magnifico nel tuo smoking blu, ti ho sempre detto che quel colore ti donava molto più del nero. L’abito di Astoria era estremamente pomposo, ricoperto da una quantità inimmaginabile di piume. A volte mi chiedo se sia davvero la sorella di Daphne, sono così diverse.

Anche io sono andata avanti, per quanto mi paresse impossibile quel giorno. Ho tirato fuori tutta la grinta che ero capace di recuperare e mi sono rimboccata le maniche. Ho aperto un negozio di fiori, ho dedicato ad esso ogni singolo istante della mia vita. Sono passata attraverso la diffidenza della gente, la meraviglia nello scoprire che ero in grado di fare qualcosa di buono, lo stupore per il mio lavoro e, infine, l’apprezzamento per le mie capacità. Al momento la mia è la più importante società di giardinaggio dell’Inghilterra magica, ho riabilitato il mio nome senza dover ricorrere a sotterfugi. Ho fatto tutto da sola, tutto con le mie mani.

Non avrei mai pensato di tornare a Hogwarts a testa alta, eppure è successo: il Ministero ha scelto me per allestire il castello in vista dell’insediamento del nuovo Preside dopo il pensionamento della McGranitt. Quasi non credevo a quella chiamata, effettuata da quel Percy Weasley che mi aveva sempre guardata con disprezzo.

Non è cambiata, Hogwarts. Dopo essere stata distrutta durante la Battaglia Finale, è stata ricostruita in tempo record esattamente come era prima del disastro. Persino la torre di Astronomia è al suo posto, svetta sul parco con la stessa solennità di sempre, riportandomi alla mente momenti che cerco di dimenticare.

Sono arrivata ormai da due ore ma non sono ancora riuscita ad entrare. Mi sono fermata davanti al lago, su una di quelle panchine dove ci sedevamo sempre. Stringo fra le mani un pezzo di carta ormai mezzo distrutto, una fotografia. È l’unica immagine che ci ritrae insieme, ce la scattò Daphne di sorpresa al quinto anno. Ci abbracciamo, siamo felici.

Ho distrutto tutte le altre fotografie. Ne avevo molte, attimi di vita impressi per sempre, momenti in cui eravamo talmente felici da farmi stare male una volta finito tutto. Le ho bruciate, una per una, le ho osservate contorcersi nel camino.

Me ne sono pentita.

Una volta riacquistata la lucidità un enorme senso di colpa si è fatto strada nel mio stomaco, annodandolo. Erano ricordi, la testimonianza che quella felicità era esistita realmente. Non erano mie invenzioni i baci e gli abbracci, era tutto confermato da quelle foto che avevo bruciato. Quella che ho adesso fra le mani me la regalò Daphne, da quel giorno la porto sempre con me.

Sono riuscita a superare la fase della disperazione, riesco persino a pensare a te con gioia. Riesco a guardare un’immagine in cui il nostro amore è palpabile senza scoppiare a piangere.

Tornare a Hogwarts era forse la prova finale, il segno che sono sulla buona strada per dimenticarti. Due anni fa non ci sarei riuscita, l’idea di tornare là dove era successo tutto mi distruggeva. Qui ci siamo amati, qui è finito tutto.

Eppure ora sono seduta su quella stessa panchina dove mi hai detto addio, con la coda dell’occhio riesco a scorgere l’immenso profilo del castello. Adoravo questo angolo del parco, così intimo e rassicurante da poter essere quasi chiamato “casa”. Pensavo che tornare qui sarebbe stato impossibile, troppo doloroso, ma ora che ci sono riesco a ricordare solo i momenti felici.

Non è possibile odiare Hogwarts in alcun modo, nonostante tutto quello che è successo. Uno non ama meno un luogo solo per averci sofferto, a meno che non sia stata tutta sofferenza, nient’altro che sofferenza. Ma Hogwarts non è stata solo la fine, è stata anche l’inizio di tutto, ci ha visti felici.

Un po’ come guardare la nostra fotografia ora mi fa sorridere, osservare il sole sulle torri di Hogwarts mi fa sentire di nuovo serena.


























Questa raccolta è stata scritta per il contest “Les enfants qui s’aiment”, indetto da Gigettina, dove si è classificata terza nella classifica Draco/Pansy.
Il titolo riprende l’omonima canzone dei Beatles, che ho ascoltato nella versione di Glee durante la stesura. Dato che la storia segue Draco e Pansy dall’inizio alla fine della loro storia mi sembrava ci stesse bene, inoltre riprende una parte del quarto capitolo.

A proposito di questo capitolo, forse Pansy che apre un semplice negozio di fiori può sembrare un po’ OOC rispetto alla Pansy altezzosa che siamo abituati a conoscere, ma ho questa fissa che me la fa sempre immaginare collegata a dei fiori. Non so perché. E il vestito di Astoria è volutamente brutto, sì u.u


Grammatica: 10/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 9,95/10
Stile e lessico: 10/10
Prompt: 5/5
Giudizio personale: 5/5
Totale: 49,95/50

Tu e le tue paure. Hai scritto delle flash/shot meravigliose. L’unica cosa per cui ti ho tolto dei punti è quel negozio di fiori, come hai detto tu leggermente OOC, ma che inserito nella raccolta diventa un finale perfetto. Un riscatto dal passato. Davvero, non saprei cosa dirti, perché hai dipinto una Pansy che sin da piccola è stata avvicinata a Draco. Il capriccio dei genitori si è trasformato in “capriccio” personale. Il titolo è azzeccato, ed è stato straziante vederli separarsi. Il dono che Draco fa a Pansy con la scusa che sia un gesto tradizionale nasconde l’importanza di lei per lui.
L’immagine del Lago Nero come castello delle fiabe può essere sinistra, ma si sposa bene con l’anima cupa della coppia. La quarta flash è stata quella che forse ho apprezzato di più. Sprizza IC da tutte le parti. Ce la vedo Pansy a dire solamente «Ciao», mentre Draco preferisce un «Addio».
Quasi dimenticavo, Astoria con un vestito pieno di piume mi ha fatto venire in mente un uccello. Ho riso troppo!
Le frasi finali sono splendide: hai saputo inserire la citazione perfettamente e ricamarci intorno un finale adatto.
Complimenti! Grazie per aver partecipato.

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