oh, quinn, what can i do?

di Driz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** blame it on the girls ***
Capitolo 2: *** blame it on the boys ***



Capitolo 1
*** blame it on the girls ***


Quinn stava seduta tutta sola al suo solito tavolino sorseggiando uno Starbuck quando improvvisamente si aprì la porta ed entrò un ragazzo con la cresta, era -quel gran figo di- Puck. Quinn, nonostante si fosse accorta della sua presenza, estrasse dalla sua borsa di Lous Vuitton, regalata da Kurt qualche mese prima, il suo blackberry nero ultimo modello. Fece finta di messaggiare ma questo espediente non convinse Puck che si avvicinò, afferrò il suo caffè e si sedette sul tavolino. Quinn alzò lo sguardo e con tono freddo disse: - Puckerman, cosa ci fai sul mio tavolo?- lui, divertito, ribattè: - mi sto scaldando il fondoschiena, baby, oppure preferisci scaldarmelo tu?!- lei, leggermente disgustata ma con un tono sempre pacato, gli rispose: - perché, “baby”? La Berry non ti sculaccia già abbastanza? Puck, ormai da qualche giorno, usciva con Rachel. La cosa che aveva colpito di più il ragazzo della giovane Barbra era stata la sua indifferenza verso di lui e al suo fascino. E questo lo arrapava. Eccome. Ormai tutta la scuola sapeva di loro dato che il “gossip boy” del Mckinley, Jacob, aveva scritto tutto sul suo blog. E Quinn ne era parecchio infastidita, anzi, gelosa. Nonostante fosse passato qualche mese dalla nascita di Beth, e quindi dall’ultimo momento in cui si erano parlati, lei non aveva ancora smesso di amarlo e in cuor suo, sapeva che Puck provava lo stesso. Puck, scherzosamente esclamò: - Oh, sì. Non sai quanto le ragazze ebree siano brave ad usare il battipanni- Questa volta Quinn si lascio scappare un mezzo sorriso e questo non scappò al ragazzo che mentre stava per dire qualcosa fu subito interrotto dalla biondina: - No, seriamente, Puckerman, che cosa vuoi da me?- - Hai un sorriso bellissimo , baby. Sai, dovresti sorridere un po’ più spesso…- - Vieni al punto Puckerman.- - A dire il vero sono venuto qua per chiederti scusa- - Scusa per cosa?- - Scusa per averti fatto soffrire mettendomi con Rach.- - No, Puckerman, non ti devi scusare con me ma con il tuo migliore amico Finn, ti ricordi? Poi, tu non mi fai soffrire perché di te non me ne frega niente- In realtà, a Quinn, di Puck , gliene importava. Eccome. Infondo era il padre di sua figlia. Puck ribattè: - No Quinn, ti sbagli. Tu mi hai dato qualcosa che le altre non mi hanno dato… una figlia. Quindi, tu sarai sempre la donna più importante della mia vita- Quinn che stava per mettersi a piangere, rispose: - Bè, allora comincia a dimostrarmelo- in preda allo sconforto scappò via dal locale, correndo verso casa sua.

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Capitolo 2
*** blame it on the boys ***


Noah appena vide che la sua Quinn era scappata via si mise a rincorrerla fino a raggiungerla, bloccandole la strada. Incominciò a piovere a dirotto. Quinn ormai aveva lasciato andare i suoi sentimenti e le lacrime le rigavano il volto. Puck disse : - oh , Quinn, cosa posso fare ? - - Non lo so, magari, ricordarsi di usare il preservativo la prossima volta? - Intanto la ragazza si era completamente bagnata, cominciò a starnutire e a tremare dal freddo. Puck se ne accorse e istintivamente l’abbracciò per riscaldarla. Quinn sentiva tutto il calore sulla sua pelle e disse balbettando: - forse è meglio che mi lasci o mi ammalerò a stare qui, sotto la pioggia - - no, non me la sento di lasciarti sola, ti riaccompagno a casa – Detto questo, il ragazzo la prese fra le braccia e le porse la sua felpa per ripararsi dalla pioggia e per mano raggiunsero casa Fabrey. Arrivati sulla veranda della lussuosa villa, Puck le domandò: - ce l’hai? - - . . . SEI UN PORCO !!!! – - ma no Quinn cos’hai capito ?! Intendevo la chiave !!! Ce l’hai? – I due iniziarono a ridere e Quinn si scordò perfino di essere arrabbiata con il ragazzo. Continuando a ridacchiare, estrasse la chiave dalla borsa e infilò la chiave nella serratura. Entrati in casa, si tolsero le scarpe inzuppate d’acqua e le appoggiarono sullo zerbino. Quinn, riprendendosi il suo tono freddo e distaccato, disse: - bene, ora asciugati e poi potrai andartene. Adesso vado a farmi una doccia calda - Si allontanò e prese un asciugamano che diede a Puck. E sbuffando, disse: - potresti almeno rigraziarmi … - Quinn gli si avvicinò e sforzandosi di sorridere gli rispose: - sì, hai ragione. Grazie per avermi accompagnata. - Puck accennò un sorriso mentre si toglieva la maglietta per strizzarla. Quinn, arrossendo, disse: - dammela, così te la lavo intanto posso prestarti una camicia di mio papà così non prendi freddo - - grazie – Quinn lo prese per il braccio e lo portò al piano superiore, nella camera dei suoi ed estraendo dal cassetto di suo padre due camice gli chiese : - vuoi quella bianca o quella a righe rosa ? Sai, non so il perché ma mia madre le tiene ancora - Quelle camice da vecchio non erano di certo nello stile del giovane ribelle ma decise comunque di indossarne una. La camicia bianca gli stringeva sui pettorali e quasi scoppiava. Quinn rise alla vista di Puck vestito in quel modo e guardandosi allo specchio notò che era spettinata. - oddio, è meglio che vada a lavarmi, sono uno schifo - - ma che cazzo dici??? Fabrey, sei sempre stupenda!- Puck prese dal comodino una foto incorniciata della ragazza da piccola e commentò : - guarda che bella che eri… - - beh, no. Sembravo un mostro: mi mancavano i due denti davanti e sorridevo come un’ebete – Il ragazzo fissò per un attimo la foto e poi si voltò verso di lei dicendole: - beh, io ti preferisco come sei adesso… c’è dai, guarda che tette !!! – rise sonoramente ma la ragazza sembrò non apprezzare la battuta. Quinn avvampò e imbarazzata concluse : - ora vai dalla Berry e ricordati di non ferirla… - Puck non sapeva neanche come salutarla, così le passò di fianco e quando fu ormai in veranda le urlò: - si, certo , baby !!! -

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