Sere Nere

di Beatriz Aldaya
(/viewuser.php?uid=98143)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quiete ***
Capitolo 2: *** Silenzio ***
Capitolo 3: *** Genesi ***
Capitolo 4: *** Sere Nere ***
Capitolo 5: *** Segreto ***



Capitolo 1
*** Quiete ***


Autore: Beatriz Aldaya
Titolo: Sere Nere
Titolo del contest: Dirty little secrets
Personaggi: Alice-Jasper
Segreto: paura del silenzio
Genere: song-fiction, long-fiction
Rating: verde
Nda: canzone ispiratrice: “Sere nere” di Tiziano Ferro. Consiglio l'ascolto!
Mi sono presa qualche libertà sulla storia di Alice, restringendo un po' i tempi.
La ff è ambientata prima di Twilight, quindi Alice non conosce ancora la sua storia.
Capitoli 1-4, pov Alice; capitolo 5, pov Jasper.

1. Quiete
La casa era vuota e silenziosa. Quando la nostra famiglia si era accorta di ciò che stava succedendo, ci aveva annunciato un viaggio  in Canada con la scusa di andare a caccia di orsi, in modo da lasciarci un po' di tempo per risolvere il tutto da soli e nella tranquillità.
Seduta nell'erba alta e umida, sul confine fra bosco e giardino, nascosta nel buio infinito, ascoltavo.
La foresta era innaturalmente silenziosa. Il vento non soffiava, non uno scricchiolio giungeva alle mie orecchie. Il cielo nero e plumbeo sembrava tenuto sospeso da un filo, le enormi nubi cariche di pioggia davano l'impressione di sfiorare le cime degli alberi più alti, che si profilavano come ombre paurose.
Era la quiete prima della tempesta. Entro mezz'ora si sarebbe scatenato il finimondo.

Nell'oscurità, una luce fioca si stagliava in lontananza. Era la finestra della nostra stanza, e dentro c'era Jasper. Perché?
Per l'ennesima volta mi sforzai per tagliare fuori dalla mia mente le visioni sul futuro. Non volevo succedesse di nuovo, non dopo quello che avevo combinato. Un disastro, un pasticcio coi fiocchi. Maledetta me. Maledetto il mio potere. Maledetta la mia linguaccia.

Chiusi gli occhi e il profumo dell'erba e della pioggia mi riempirono i polmoni. Continuai  a inspirare ed espirare profondamente, scandagliando la mia anima.
Amore. Per la vita, per lui.
Sofferenza. Perchè ne avevo fatta una grossa, perchè lui soffriva.
Paura. Di ciò che mi aspettava e che lui avrebbe deciso.
Rimasi perfettamente immobile come ogni cosa intorno a me: se il mondo si fosse fermato, non me ne sarei stupita. Dal mio punto di vista, l'universo intero era in un momento di stallo; congelato in un preciso istante. Presto il perfetto ghiaccio si sarebbe sciolto o esploso in mille pezzi.
Sul piano pratico, era come se io stessi saltellando sul bordo di un crepaccio con gli occhi bendati, magari anche  eseguendo qualche salto mortale all'indietro. C'era qualcuno che mi osservava e doveva solo decidere se perdonarmi e trarmi in salvo o abbandonarmi al mio destino.

Smisi di respirare, e il silenzio assoluto mi travolse. Un antico terrore che credevo ormai scomparso si affacciò sulla mia anima per poi tuffarvisi dentro a capofitto.
Cercando di mantenere la calma, presi fiato per spezzare il nulla, ma il suono somigliò solamente ad un lugubre rantolìo che mi spaventò ancora di più.
In un attimo mi ritrovai in piedi e, senza averlo deciso razionalmente, comiciai a correre verso la casa, verso il mio amore, scappando dal silenzio della natura e della mia anima.


________
Buonasera! Eccomi qui con questa Longfiction, inaspettatamente terza classificata a un contest veramente stupendo :)
Che dire, i capitoli sono tutti cortini e saranno cinque, posterò molto in fretta perchè (naturalmente!) è già tutto scritto...
Il giudizio del giudice sarà presente nell'ultimo capitolo per non fare spoiler...
Perdonate eventuali errori che non ho corretto volutamente, ho preferito lasciare il lavoro così come ho consegnato anche se a posteriori ne ho riscontrati di terribili o_O
Spero lascerete un commentino ^^ ciao ciao

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Silenzio ***


2. Silenzio
Appena misi piede in casa, comiciò a piovere. Dal piano di sopra proveniva un cicalìo quasi inudibile, che potevo riconoscere facilmente: Jasper stava ascoltando musica in cuffia.
Me lo potevo immaginare, steso di traverso sul letto, le gambe penzolanti e le braccia scomposte.
L'antico terrore si placò ritornando ad essere solamente un mostro sopito nella mia anima, ma la paura rimase anche troppo presente.
Piano piano cominciai a salire le scale.

Quando scostai la porta e la mia testa fece capolino nella stanza con un sorriso che speravo fosse abbastanza convincente, Jasper fissava in maniera truce un punto non meglio pecisato del soffitto, identico a come l'avevo immaginato pochi minuti prima. Non diede segno di avermi sentita entrare, anche se sapevamo benissimo tutti e due che lui mi ignorava deliberatamente. La consapevolezza di essere io l'artefice della situazione mi schiacciò, ma riuscii comunque a chiamare il suo nome in un sussurro. In risposta mi arrivò un mugolio e nient'altro.
Cercai invano di controllare i sentimenti, perchè sapendo che lui poteva percepirli tutti mi sentivo a nudo nell'ostentare le mie debolezze, poi tentai di richiamare la sua attenzione.
«Jazz? Dobbiamo parlare, ti prego.»
In un istante, lui era seduto sul letto e i suoi occhi mandavano fulmini verso di me. L'mp3 gracchiava ancora debolmente sul cuscino.
«Vedi, Alice, il problema è questo. Tu vuoi parlare sempre. E qualche volta parli troppo. Ascolta il silenzio!» esclamò lui, poi tacque.
Silenzio. Non lo volevo sentire, no, no! Il silenzio era il nulla, perchè il silenzio era il mio passato dimenticato.
Le mani mi tremarono leggermente mentre il terrore si reimpossessava di me.
«Jasper, io non volevo...» mormorai infrangendo quel momento di vuoto.
Immediatamente, il suo viso fu ad un soffio dal mio.
«Tu non volevi?» mi urlò addosso.
Per la prima volta, i miei occhi si soffermarono sulle cicatrici lucide del suo collo e provai paura. Lo vidi come quella macchina mortale che era stato e che io gli avevo rivelato sarebbe tornato. Ma il futuro cambia, ed ero sicura che ciò non sarebbe successo. Non lo avrei mai permesso.
Era stata una fugace visione tremolante, poi più niente. Ed io in un momento di inquietudine gliel'avevo confidata.
Così il mondo era cominciato a crollare.

Lo guardai negli occhi neri come il carbone, impaurita, piccola piccola di fronte a lui che si chinava verso di me facendomi ombra col suo viso. Per un attimo in quegli occhi passò lo stupore.
«Hai paura... di me?».
Il furore scacciò prestissimo il momento di incertezza nei suoi occhi, che divennero talmente bui e profondi da somigliare ad una voragine. Rimasi immobile, quasi risucchiata da quei due pozzi paurosi, senza sapere cosa fare. All'improvviso, Jasper chiuse gli occhi, celando alla mia vista l'entrata dell'inferno, e tornai in me.
La paura irrazionale scomparve, e mi sentii un mostro. Provai a sfiorargli una mano, ma lui si ritrasse e un istante dopo non c'era più.

Tutto l'amore che provavo e la disperazione scoppiarono dentro di me. Saltai dalla finestra per provare a fermare Jasper, ma lui era scomparso e il suo profumo già cominciava a sbiadire sotto quella pioggia torrenziale. Provai in ogni caso a seguire la scia incerta, ma presto mi ritrovai senza più niente che mi indicasse quale direzione prendere, mentre il muro d'acqua intorno a me distorceva la visione d'ogni cosa.
Chiamai il suo nome, poi attesi nel silenzio una risposta che non arrivò mai. Se n'era andato.
Terrorizzata dall'assenza di suono e vuota dentro, corsi a casa.
Irruppi nel salotto sperando di ritrovare pace, ma l'edificio vuoto mi spaventò ancora di più.
Non c'era nessuno.
Ero veramente sola. Di nuovo, per la seconda volta nella mia vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Genesi ***


3. Genesi
Non ragionavo più. I ricordi, o meglio la loro assenza, mi assalirono.
Prima della mia trasformazione, niente.
E poi mi ero svegliata, in una stanza sudicia e spoglia, riversa sul pavimento ma con la testa poggiata su un soffice cuscino candido. Indossavo un camicione logoro ed ero sicura che alzarmi mi sarebbe stato pressoché impossibile. Invece, appena ebbi concepito l'idea di tentarci solamente, mi ero ritrovata in piedi con un balzo: il corpo mi rispondeva con una reattività sorprendente.
Nel vetro sporco di una finestra oscurata con carte di giornale scorsi un movimento. Era la mia immagine, ma non mi riconobbi: capelli corvini e corti, viso pallido, corporatura esile. D'un tratto, notai qualcosa di strano negli occhi. Avvicinandomi al vetro opaco, i miei sospetti trovarono conferma nel baluginio sinistro delle iridi color sangue.
Urlai e voltai la schiena di scatto alla mia immagine. Istintivamente mi raggomitolai su me stessa, seduta sui talloni e la testa chinata, le braccia strette lungo il corpo e poi incrociate strettamente dietro la schiena. Sentivo il bisogno impellente di qualcosa che mi stringesse il corpo e il petto fino allo spasmo, fino a quando quasi non sarei più riuscita a respirare, per sentirmi protetta. Ma quel qualcosa non arrivò, le urla da cui ero sicura che le mie orecchie sarebbero state invase non vennero mai emesse, i colpi che sapevo avrei dovuto ricevere per aver urlato non sfiorarono mai la mia schiena.
Intorno a me, il nulla. Solo silenzio.
Per la prima volta, fui attaccata da quel terrore inspiegabile e incontrollabile del vuoto. Rimasi lì raggomitolata a soffrire e tremare per non so quanto, prima che qualcosa mi desse un briciolo di speranza. E quel qualcosa era un'immagine, apparsa nella mia mente: Jasper.

Adesso, raggomitolata sul tappeto come quella sera di tanti anni prima, non avevo nulla che potesse salvarmi. Jasper se n'era andato.
Scacciai le visioni che premevano da ogni parte per inondarmi la mente, quando sentii qualcosa gracchiare al piano di sopra. Il suo mp3 era ancora acceso sul cuscino.
Mi aggrappai a quel cicalìo per esternare il vuoto fino a quando non riuscii a rialzarmi in piedi. Salii  di volata le scale, entrai nella camera e sbattei la porta dietro di me per poi saltare sul letto e tapparmi le orecchie con le cuffiette. Alzai al massimo il volume della musica e mi raggomitolai in un angolino.
In un primo momento mi concentrai solo sul rumore che finalmente aveva scacciato il silenzio opprimente, poi mi accorsi che la melodia che ascoltavo era sempre la stessa. Abbassai gli occhi sul display e vidi che era impostato in modalità ripetizione. Perchè Jasper voleva ascoltare all'infinito la stessa canzone? Lessi il titolo. “Sere nere”, di Tiziano Ferro. Mi concentrai sulle parole italiane per comprenderne il testo...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sere Nere ***


4. Sere Nere

Ripenserai agli angeli,
Al caffè caldo svegliandoti,
Mentre passa distratta la notizia di noi due...



Si, ripenserò al mio amore, al mio angelo. Lui mi ha salvata, quando ancora non sapeva della mia esistenza e quasi non ne ero cosciente neanche io. Mi sono aggrappata a quelle tre parole incerte pronunciate nella visione per mesi, ripetendomele all'infinito per scacciare la paura del silenzio che non mi lasciava vivere. E alla fine l'ho trovato. In una bettola semideserta, in una giornata di pioggia e davanti ad un caffè ordinato per non destare sospetti nel barista. Quel giorno mi sono svegliata veramente ed ho cominciato a vivere, perchè sapevo che non sarei stata mai più sola.

Dicono che mi servirà,
Se non uccide fortifica,
Mentre passa distratta la tua voce alla tv...
Tra la radio e il telefono risuonerà il tuo addio.



No, non mi può servire. Come può servire il dolore? Non uccide fisicamente, ma uccide la volontà di vivere. Sono annientata... ed ho di nuovo tanta paura di essere sola col silenzio, so che impazzirò.
Non mi hai nemmeno detto addio. Le ultime parole che mi risuoneranno nelle orecchie saranno terribili: “hai paura di me?”. Ed io saprò che a questa domanda in quel momento avrei inspiegabilmente risposto di sì.

Di sere nere,
Che non c'è tempo,
Non c'è spazio,
E mai nessuno capirà...
Puoi rimanere,
Perché fa male, male,
Male da morire
Senza te...



Sere nere... notte nera. Sei fuori nel buio infinito. Chissà cosa pensi, dove stai andando.
Di tempo e di spazio ne hai fin troppo, quindi perderanno importanza e non ci saranno più. Una vita e un mondo davanti.
Mai nessuno capirà niente di te. Tu non apri il cuore, ma quella sera con me non hai avuto bisogno di farlo. Mi hai solo afferrato una mano e ti sei fidato.
Puoi rimanere qui nella mia anima. Tanto lo farai anche senza il mio permesso, perchè senza te io non posso farcela.

Di sere nere,
Che non c'è tempo,
Non c'è spazio,
E mai nessuno capirà...
Puoi rimanere,
Perché fa male, male,
Male da morire,
Senza te...



Sere nere... notte nera. Sono qui dentro nel silenzio infinito. Non so cosa penso, la mente vaga da sola. Non ho più tempo, non ho più spazio.
Mai nessuno capirà il perchè. Io non do spiegazioni, con te non ne ho mai avuto bisogno. Quella sera ti ho solo sporto la mano e ti ho chiesto fiducia.
Puoi rimanere qui nel mio cuore, ma fa male, male da morire, stare senza te.

Ho combattuto il silenzio parlandogli addosso
E levigato la tua assenza solo con le mie braccia...



All'inizio della mia vita, sei stato la mia àncora di salvezza con tre sciocche paroline: “Mi dispiace, signorina”. Ho levigato la tua assenza sapendo che presto saresti stato con me per sempre e dopo averti incontrato ho combattuto il silenzio che tanto mi terrorizzava parlando spesso troppo.
Tu avvertivi le mie emozioni: mi guardavi con quella strana luce negli occhi e mi chiedevi di cosa avevo paura.
“È un segreto!”, cinguettavo allora io. Non so perchè non me la sentivo di rivelartelo. È l'unica cosa di me che non sai.
L'ultima circostanza in cui sono stata terrorizzata dal nulla era una sera nera e senza luna, qualche settimana dopo che tu avevi accettato di stringere la mia mano a Filadelfia. Quella sera mi hai baciata per la prima volta e da quel giorno non ho mai più avuto paura del silenzio perchè tu, il mio amore, sei stato con me.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Segreto ***


5. Segreto

Bagnato fradicio sotto il cielo che sembrava aver deciso di piangere ogni sua lacrima durante quella sera senza luna, correvo via da lei. A portarmi avanti era stata prima la rabbia, poi la paura, ora solamente la spinta che avevano acquistato le gambe. Appena ne presi coscienza, rallentai pian piano fino a fermarmi.
Nell'aria c'era profumo di sangue e la gola cominciò a bruciare come non mai. Ero molto vicino ad un paese e senza pensarci cominciai a dirigermi verso le case.
Ad un tratto, mi bloccai. Mi stavo già trasformando esattamente in quello che Alice aveva visto nel mio futuro e che io avevo negato con tutte le forze, arrabbiandomi all'inverosimile con lei. La verità era che sapevo che facilmente sarei potuto tornare quello di una volta, e per questo mi odiavo.
Pensai al mio scricciolo, che avevo abbandonato a casa, magari in mezzo alla foresta a cercare le mie tracce cancellate dalla pioggia, e mi si strinse il cuore. Cosa ci facevo lì?
Mi girai e ricominciai a correre quasi senza toccare il terreno, impaziente di riabbracciarla.

Quando arrivai a casa Cullen, non ebbi la forza di entrare subito e mi sedetti sugli scalini della veranda. Dalla casa proveniva solo il cicalio del mio mp3 ancora acceso. Alice non respirava nemmeno, ma sapevo che era lì dentro per l'ondata di emozioni che mi investivano.

Mi sentii un miserabile per tutto il dolore che sentivo stavo provando, e anche un codardo perchè non trovavo la forza di entrare e parlarle. Sentivo che nei suoi sentimenti c'era anche il retrogusto amaro della rabbia. Era in collera con me? Proabile. O, conoscendola, magari si stava maledendo fra sè e sè prendendosi le colpe.
Non riuscivo a decidermi ad entrare, perciò mi alzai e ritornai sotto la pioggia per vedere se in camera la luce fosse ancora accesa.
Alzai lo sguardo ed una miriade di goccioline d'acqua mi entrarono negli occhi, deformando la vista. La luce era ancora accesa, ma la finestra era stata serrata.
Chiusi le palpebre e mi godetti la sensazione della pioggia sul viso, mentre mi facevo forza. Sarei entrato e le avrei spiegato tutto con calma. Le avrei chiesto scusa e...
Improvvisamente, mentre pensavo a cosa avrei fatto una volta davanti al mio scricciolo, le emozioni di Alice mi investirono in tutta la loro forza: prima un dolce amore totale e incondizionato, poi un baratro di puro terrore. Smisi di pensare a cosa le avrei detto quando fossi salito, perchè dall'ultima volta che avevo sentito in lei un terrore simile era passato talmente tanto tempo che quasi mi ero dimenticato quanto fosse devastante. Non provava una paura così profonda unita ad un amore così folle dalla sera del nostro primo bacio, più di ottant'anni prima. Non mi aveva mai voluto dire a cosa fosse dovuto quel terrore.
Una frazione di secondo dopo essere stato investito dalle sue emozioni, stavo salendo le scale in due balzi e irrompendo nella camera, dimentico di tutti i miei buoni propositi di scusarmi come sarebbe stato conveniente, troppo preoccupato per la mia Alice.

Nonostante tutta la fretta che avevo, essere talmente silenzioso da non venir sentito neanche dai vampiri mi era stato imposto dall'addestramento ricevuto da neonato, perciò quando mi inginocchiai ad un soffio dal viso del mio scricciolo lei ancora non si era accorta della mia presenza.
Era rannicchiata in un angolo del letto, la faccia trasformata in una maschera di paura. Non potevo sopportare quella visione: le posai una mano sulla guancia e sussurrai il suo nome.
Non appena ruppi il silenzio, il suo terrore cessò, per lasciar posto alla sorpresa.
«Jasper!» eslamò Alice bisbigliando, come se avesse paura della propria voce.
Mi resi conto di essere stato uno sciocco a volermi preparare un discorso in giardino, perchè fra di noi le parole non servivano. Mantenendo la mano bagnata appoggiata sulla sua guancia, soffiai fuori: «mi dispiace, signorina».
Sentii un amore violento agitare il cuore della mia Alice, mentre mi perdevo nei suo occhi.
Come avevo potuto andarmene e lasciare lì il mio cuore, la mia vita?
Mi stesi al suo fianco e le rubai una cuffietta. Suonava ancora Sere Nere.
Chissà quante volte aveva ascoltato la struggente melodia.

E più mi vorrai, e meno mi vedrai
E meno mi vorrai, e più sarò con te
E più mi vorrai, e meno mi vedrai
E meno mi vorrai, e più sarò con te
E più sarò con te, con te, con te
Lo giuro...



«Mi sa che invece mi vedrai proprio per l'eternità...» cercai di ironizzare, ma la voce mi si ruppe a metà della frase. Come avevo potuto farla soffrire?
«Ora lo so.» Disse lei, stringendosi a me.
«Non l'hai saputo un'ora fa quando ho deciso di tornare indietro?»
«È da una settimana che blocco ogni visione sul futuro» mi confessò con gli occhi ridenti.
«Ti devo delle scuse.» aggiunse poi, tornata seria. Scossi la testa e la strinsi a me.
«Di cosa avevi paura prima che entrassi?»
«È un segreto!» trillò il mio scricciolo. Mi rassegnai, ormai convinto che non me l'avrebbe mai detto.
«Dunque, cosa vedi nel futuro?» le chiesi, visto che mi sentivo in colpa per averla indotta a mettere in quarantena ogni visione.
«Mmm... gli altri torneranno dopodomani. Ci sarà una partita di baseball e la palla che tu lancerai romperà il finestrino dell'auto di Rosalie. Quindi ti consiglio di non fare il lanciatore.»
Confidatomi ciò, mi sorrise serena. Quanto era bella... L'amore che provavo traboccò e mi avvicinai a lei tanto che i nostri nasi si sfiorarono.
«E nel futuro più immediato, cosa succederà, scricciolo?»
Alice rise e strizzò gli occhi, facendo finta di avere una visione.
«Credo proprio che mi bacerai...»

Di sere nere,
Che non c'è tempo,
Non c'è spazio,
E mai nessuno capirà...
Puoi rimanere,
Perché fa male, male,
Male da morire,
Senza te...



_______
Buonasera :)
Ed ecco qui l'ultimo capitolo della long... Come promesso il giudizio della giudiciA:

Terzo posto:
Titolo: Sere Nere
Totale punti: 42.4
Originalità: 7 punti. (carina, sì, ma non ha una trama troppo complicata)
Grammatica e ortografia: 5.9 punti. (svariati errori, alcuni di disattenzione. Verbi mal coniugati e alcune discordanze tra soggetti e verbi)
Stile: da 3.5 punti. (piuttosto scorrevole, è una lettura piacevole)
Caratterizzazione dei personaggi: 10 punti (Alice è molto approfondita, anche Jasper nel suo piccolo)
Utilizzo degli elementi dati: 10 punti (ottimo uso del segreto, brava!)
Gradimento personale: 6 punti. (mi è piaciuta, davvero, ma ho notato qualche discordanza. Ad esempio: secondo te loro due conoscono “Sere Nere”? mmh, non ci giurerei)


Grazie a chi ha letto, recensito, seguito ed addirittura preferito questa storia :)
E con questo, passo e chiudo! :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=699069