A volte le punizioni fanno bene

di Hayley Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Prologo - ***
Capitolo 2: *** Vietato Commentare. ***
Capitolo 3: *** Schiantesimi e cuscini. ***
Capitolo 4: *** Il mondo va a rotoli ***
Capitolo 5: *** In punizione. ***
Capitolo 6: *** Farfalle nello stomaco ***
Capitolo 7: *** Primo appuntamento...? ***
Capitolo 8: *** Bello, bello, bello. ***
Capitolo 9: *** Il gatto e la luna. ***
Capitolo 10: *** Fiocchi di neve. ***
Capitolo 11: *** Miss Invisibile. ***
Capitolo 12: *** Double Face. ***
Capitolo 13: *** Ancora una volta nei casini. ***
Capitolo 14: *** Resta come sei. ***
Capitolo 15: *** Completa. ***
Capitolo 16: *** Morsi, serre e terra. ***
Capitolo 17: *** Risposte. ***



Capitolo 1
*** - Prologo - ***


A Volte Le Punizioni Fanno Bene

 

Era una piacevole serata d’autunno, e Hermione era intenta a leggere un libro in biblioteca, scarabocchiando appunti su un foglio di pergamena. Osservò di nuovo il libro Rune Antiche e riprese a scribacchiare sul foglio, osservando accigliata una pagina del libro, quando un rumore la fece sobbalzare.
-Ecco la nostra Granger, sempre chiusa in biblioteca…- disse George Weasley, poggiando le mani sul banco dove la ragazza stava studiando
-George, sto studiando…-
-Oh ma certo Granger, ormai non fai altro che studiare!- s’intromise Fred, sorridendo
-Ti ricordo che quest’anno abbiamo i G.U.F.O, Fred! Quindi vorrei studiare in pace!- ringhiò la ragazza, chiudendo il libro di scatto, infilando la pergamena tra le pagine, quindi si alzò furiosa
-Hey Granger, la prossima volta butta giù una camomilla prima di venire a studiare!- fece Fred ilare, sorridendole sghembo, sorriso che lei non ricambiò affatto. Uscì dalla biblioteca con rabbia, sbattendo la porta, e quando arrivò nella Sala Comune dei Grifondoro era piuttosto irritabile.
-Insomma, Herm, lo sai come sono fatti…- disse Ron, cercando di calmarla
-Lo so come sono fatti, ma dovrebbero perdere la loro superficialità quando si tratta degli esami!- sibilò lei, gettando il libro su una poltrona. Harry era spaparanzato su una poltrona a leggere pigramente, erano appena le undici di sera e la Sala Comune non si era ancora svuotata del tutto.
La ragazza si sedette, e prese ad osservare il fuoco, mentre Ron giocava ad una partita a scacchi contro Seamus, e stava vincendo. Nessuno sembrava preoccuparsi di studiare per i G.U.F.O come lei, che ormai passava le serate chiusa in biblioteca, a ripassare tutto ciò che i professori avrebbero potuto inserire negli esami.
Assorta nei suoi pensieri, non si accorse che la Sala Comune si stava svuotando lentamente, tutti davano la buonanotte e salivano nei rispettivi dormitori. Ormai erano rimasti solo lei, Harry e Ron, come ogni sera.
-Avete intenzione di finire i compiti per Piton?- sbottò all’improvviso, risvegliando Ron, che si stava per addormentare.
-Oh, dai Herm, dobbiamo consegnarli dopodomani… abbiamo ancora tempo!- borbottò lui
-Però io non vi farò copiare! Mettetevelo in quella testa!- ribattè Hermione, quindi prese il libro e incominciò a leggere e a prendere appunti sul foglietto di pergamena. Non aveva ancora abbastanza sonno da smettere, e avrebbe continuato finchè gli occhi non le si sarebbero chiusi.
-Dai Hermione, smetti di studiare e vai a dormire, si vede che sei stanca- disse Harry, chiudendo il libro e posandolo su un comodino lì accanto. La ragazza parve calmarsi, quindi chiuse il libro e sprofondò nella poltrona, e sorrise al suo migliore amico.
-Hai ragione… scusate, ma stasera sono davvero stanca- borbottò, massaggiandosi gli occhi. La porta della Sala Comune si spalancò e comparvero i gemelli Weasley, i capelli rossi prendevano una sfumatura diversa alla luce soffusa delle candele.
-Hey, come mai ancora svegli?- chiese George, trascinando una poltrona vicino al fuoco e sedendosi
-Problemi, George?- ribattè acida Hermione
-Granger, ti avevo consigliato di farti una camomilla- scherzò Fred, portando una poltrona vicino al camino
-Allora… ehm, come vanno le Merendine Marinare?- si intromise Ron, per cambiare discorso, dato che Hermione aveva aperto la bocca per ribattere.
-Vanno alla grande. Dobbiamo solo perfezionarle un po’ e vedrai… diventeremo ricchi!- esclamò George
-Almeno non usate più quelli del primo e secondo anno come cavie- mormorò Hermione, sprofondando nella poltrona.
All’improvviso Fred fece comparire una tazza di camomilla, e la porse ad Hermione. Quello evidentemente fu il più grande sbaglio della sua vita. La ragazza lo guardò, quindi la prese sorridendo, e gliela versò tutta in testa.
-HERMIONE, MA SEI IMPAZZITA?!- esclamò Ron, mentre George rideva
-Vado a letto- sbottò la ragazza sorridendo, quindi si diresse al dormitorio delle ragazze, ma la voce di Fred la fece bloccare
-La prossima volta che vorrò farmi una doccia chiamerò te, Granger-.

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Capitolo 2
*** Vietato Commentare. ***


Vietato Commentare.


Quella mattina, i tre ragazzi erano già alla Sala Grande a fare colazione, e avevano un’aria piuttosto abbattuta. Le prime due ore avevano Difesa contro le Arti Oscure, e le seguenti avevano un’ora con Piton, una con la Cooman, una con Hagrid e un’ora buca.
-Grandioso. Tre ore con i professori che odio di più- borbottò Harry, che dopo aver consultato l’orario non aveva più voglia di mangiare.
-Sarà meglio che ci avviamo, la lezione comincia tra poco…- disse Hermione, più cupa del solito, e si alzò dal tavolo, seguita dagli altri due. La giornata si prospettava orribile, e anche il cielo fuori non era dei migliori: infuriava una tempesta, il vento faceva traballare le torrette più mingherline e la pioggia batteva impetuosa contro i tetti e le finestre.
Arrivati alla torre di Difesa, entrarono tutti in classe e si sedettero, posando le bacchette, mentre i più ottimisti le tenevano fuori. Dietro la cattedra sedeva una donna molto simile a un vecchio rospo, un fiocchetto di velluto rosa shocking era appoggiato sui capelli ricci, indossava un cardigan grigio su un vestito rosa, e li guardava sorridendo sdolcinatamente.
-Via le bacchette- disse, con un tono zuccheroso, e quelli che avevano avuto l’ottimismo di sfoderare la bacchetta la posarono in tasca, delusi. –Aprite il libro ed andare a pagina 87, al Capitolo Quattro. Non ci sarà bisogno di parlare- aggiunse, quindi l’aula si riempì del rumore delle pagine sfogliate, e arrivati a pagina 87 cominciarono a leggere in silenzio.
Hermione cancellò l’impulso di alzare la mano per contestare qualcosa scritto sul libro, che lei aveva già letto tutto, e prese a sfogliare le pagine con noncuranza, fingendo di leggere, e a volte lanciava occhiate di sottecchi a Harry e Ron, che leggevano annoiati ancora la prima pagina del capitolo.
La Umbridge aveva preso a scrivere qualcosa su una pergamena, usando una “zuccherata” piuma rosa confetto, e a volte alzava gli occhi per vedere se stavano ancora leggendo. Gli unici rumori erano il grattare della piuma della professoressa e il rumore delle pagine sfogliate. A nessuno piaceva quella roba, ma almeno si sarebbero rifatti con la riunione dell’ES di quella sera. Era la nona, e la Umbridge non aveva ancora scoperto niente di niente. In più lei si sentiva eccitata dall’idea di infrangere uno dei suoi stupidi decreti, ed era sicura che quel pomeriggio ne avrebbe sfornato uno nuovo. Su cosa? Non potevano correre nei corridoi? Non potevano parlare ad alta voce? Ormai nessuno sapeva più cosa avrebbe architettato la Umbridge per metterli in punizione. Era una donna orribile, sadica si potrebbe dire. Lei non aveva ancora avuto nessuna punizione da lei, e il dorso della sua mano era liscio come sempre. Non era come la mano di Harry, che portava le cicatrici di “Non devo dire bugie”, o come quelle di Fred e George, che talmente delle scritte che avevano incise sulla pelle, sembrava che avessero una massa informe di carne tritata invece del dorso della mano.
Alzò lo sguardo e vide che Harry aveva appena alzato la mano. No Harry, ti prego, non dire niente… Stà zitto… Gli lanciò uno sguardo preoccupato, ma gli occhi dell’amico erano fissi sulla Umbridge, che quando lo vide sorrise sdolcinata
-Si, signor Potter?- disse, il tono di voce falsamente sdolcinato
-Ehm… Qui c’è scritto… che se qualcuno ci attacca, non dovremmo rispondere all’attacco ma denunciarlo al Ministero- disse, e Hermione vide che l’amico cercava di mantenere un tono neutro
-Si, signor Potter. Ha qualcosa in contrario?-
-Beh, si. Non credo che se Voldemort ci attacca basterà avvertire il Ministero, sbaglio?-.
L’aveva fatto. Harry, sei un imbecille. Tutta la classe aveva trattenuto il respiro, mentre la Umbridge sorrideva ancora, ma i suoi occhi erano gelidi
-Credo che le ci voglia un’altra settimana di punizione, signor Potter. Stasera, alle cinque, nel mio ufficio- disse, e riprese a scrivere.
-Harry, sei un deficiente!- sussurrò Ron. A quanto pare, tutti quelli dell’ES la pensarono così. Chi avrebbe insegnato loro quella sera?
Hermione mandò uno sguardo fiammeggiante a Harry, che aveva ripreso a leggere, pieno di rabbia.
Alla fine delle due ore, Hermione tirò per un braccio Harry, pronta a fargli la predica
-Sei… sei un imbecille, Harry!- esclamò, poi abbassò la voce –Stasera c’era la riunione dell’ES!-
-Lo so Hermione, ma hai letto quello che c’era scritto?!- ribattè lui piccato
-L’ho letto Harry, e ci sono cose peggiori più avanti nel libro, ma tu devi mantenere la calma! Anche per la tua mano, per l’amor del cielo!-
-Harry, Hermione ha ragione. Tieni tutto per te, altrimenti dovremmo dire addio all’ES- mormorò cupo Ron
-Beh stasera dovrete farla senza di me- sbottò Harry, e scese le scale, seguito dai due.
Pensa Hermione, pensa… Devi prendere in mano la situazione. Insegna tu, per questa sera! Li sai fare, gli incantesimi! E poi tu li sai fare gli incantesimi di Ostacolo! Non devi mica insegnare a evocare un Patronus!
Assorta nei suoi pensieri, Hermione non si rese conto di essersi persa. Si trovava da sola in un corridoio poco illuminato, che più avanti prendeva una curva sinuosa.
-E ora come faccio?!- disse disperata, quando una voce la fece voltare
-Heylà, piccola Granger!- si ritrovava davanti Fred Weasley, che le sorrideva raggiante
-Cosa c’è, Fred? Non sei con George?- chiese
-Oh si è beccato una punizione, ma niente di grave… Cosa ci fai da sola invece di essere con il mio fratellino Prefetto e con il nostro Cercatore?- domandò lui
-Mi sono… persa, più o meno. Sai che strada devo prendere per raggiungere i Sotterranei?- rispose lei. Lui sorrise, e le si avvicinò
-Devi svoltare la curva e scendere quella stradina a chiocciola, ti ritroverai in un altro corridoio, e se lo percorri tutto alla fine ti troverai all’ingresso dei Sotterranei- spiegò
-Oh, grazie- sorrise lei, e dopo averlo salutato con la mano si diresse verso la curva e la oltrepassò, ma sentì comunque le parole di Fred
-Ciao piccola Granger-.

Arrivata nei Sotterranei, non si stupì di essere in ritardo
-In ritardo, signorina Granger. Cinque punti in meno a Grifondoro- la annunciò la voce untuosa di Piton, come sempre con il volto coperto dalle due tendine di capelli neri e unti. La ragazza si sedette accanto a Ron e Harry
-Dove diamine eri finita?- chiese il rosso preoccupato
-Mi ero persa, ma ho ritrovato la strada- rispose lei noncurante, sfilando il libro di Pozioni e prendendo l’occorrente.
-Oggi imparerete, spero, a fare una pozione abbastanza complicata… il Veritaserum.- agitò la bacchetta e sulla lavagna comparvero le istruzioni –Avete quaranta minuti di tempo. La testeremo su uno di voi alla fine della lezione. Cominciate- aggiunse, e si sedette dietro la cattedra.
L’aula si riempì del rumore dei calderoni spostati e dei libri aperti, e i tre amici si concentrarono ognuno sul proprio calderone.
Hermione prese a versare lo Sciroppo di Elleboro e le Zanne di serpente nel calderone, quindi dopo aver mescolato tre volte in senso orario e poi due in senso antiorario, la pozione prese un colorito simile al grigio chiaro. Versò nel calderone un po’ di Sangue di Salamandra e la Mandragola e riprese a mescolare, osservando soddisfatta che la pozione stava diventando di un trasparente opaco.
Non sapeva quanto tempo stava lavorando sulla pozione, le mancavano solo l’Asfodelo e l’Artemisia, che versò senza indugi, e, riprendendo a mescolare, la pozione diventò trasparente. Sembrava acqua, a differenza di quella di Ron, che sembrava catrame. Il tempo scadde e il professor Piton si alzò, girando per i calderoni e commentando. Giunto a quello di Hermione, non disse niente, il che voleva dire che l’aveva fatta bene. Giunto a quello di Ron, la sua faccia era disgustata. Fece evanescere la pozione e diede un brutto voto al ragazzo, e Harry non andò meglio.
-Non so quando imparerete a fare una pozione decente, voi due… Siete i peggiori studenti che io abbia mai avuto in tutti gli anni che ho insegnato qui- disse secco Piton, scandendo bene le parole, mentre la pozione verde scuro di Harry scompariva.
-Ora dobbiamo testare le pozioni… Signorina Granger, mi dia la sua, sembra la più innocua…- disse, e immerse la fiaschetta nel calderone. Più innocua sì, c’era quella di un allievo di Tassorosso che ribolliva e sputacchiava, corrodendo il tavolo. Il professore non ci mise niente a farla scomparire, quindi porse la fiaschetta a Harry
-Bevi- ordinò, e Harry bevve tutto il liquido, quindi sbattè le palpebre e osservò il professore –Cosa pensi di me?-
-Penso che lei sia un imbecille. E che i suoi capelli siano orribili, provi a lavarseli qualche volta- rispose Harry, con un vago sorriso, e tutti scoppiarono a ridere. Piton arricciò le labbra ma non disse niente. La campana suonò e tutti i ragazzi uscirono dall’aula, per dirigersi a Divinazione, tranne Hermione che andò dal lato opposto per andare ad Antiche Rune.

I tre si rincontrarono all’ora di pranzo alla Sala Grande, mentre i tavoli si riempivano di cibo e gli studenti se ne appropriavano e chiacchieravano.
-Harry, per la riunione di stasera dell’ES… ho deciso che prenderò in mano la situazione- incominciò Hermione, servendosi del purè
-In che fenfo?- borbottò Ron, la bocca già piena
-Oh Ron, chiudi quella bocca, per favore. Nel senso che… per stasera vi insegnerò io, si- disse la ragazza
-Oh perfetto, Herm! Grazie, davvero… prima ho creduto che Dean stesse per saltarmi addosso ed uccidermi, ma fortunatamente sono scappato via- esclamò Harry contento.
Bene, ora che si erano sistemate le cose, potevano mangiare in pace. Cos’avevano dopo? Cura delle Creature Magiche… cosa avrebbe portato Hagrid? Si inorridì solo all’idea di quegli orribili Schiopodi Sparacoda, e di come esplodevano… No, Hagrid non li avrebbe portati di nuovo. Non toccò quasi niente, appena finì di mangiare si diresse con Harry e Ron alla capanna di Hagrid, dove un gruppetto di Serpeverde se la rideva di gusto. Oh no, avrebbero dovuto fare Cura delle creature magiche con quei trogloditi…
-Ecco San Potter e la sua banda! Che c’è, Potter, hai preso un’altra punizione?- lo schernì Draco, e Hermione e Ron faticarono per impedire ad Harry di prenderlo a pugni.
-Ragazzi, ragazzi, calma. Oggi vi ho portato, a voi, una vera chicca- disse Hagrid, le cicatrici del viaggio con i giganti ancora ben visibili
-Hagrid… con “vera chicca” cosa intendi?- fece Ron spaventato. Hagrid sorrise
-E’ una vera bellezza, credetemi…- disse, e scomparve nella foresta.
-Che diavoleria avrà portato, stavolta, quel deficiente?- disse Malfoy, seguito da risa di scherno.
-Prova a chiamarlo di nuovo deficiente, Malfoy, e…- disse Harry, e fu salvato da Hermione. Lui non era un Prefetto, quindi meglio andarci cauti
-… E ti metterò in punizione- ringhiò. Si poteva fare tra Prefetti?
-Davvero, Granger? Non so come tu possa essere diventata un Prefetto… Una sporca Mezzosangue come Prefetto, questa scuola è caduta davvero in basso… e questo vale anche per te, Weasley. Non oso immaginare se avessero fatto Prefetto anche San Potter… Avresti volteggiato tra i corridoi lanciando petali di fiori, eh, Potter?- ribattè Draco pungente.
-Non chiamarla sporca Mezzosangue Malfoy, o ti…- disse Ron, ma fu interrotto da Hagrid, che veniva verso di loro sorridente. Teneva una specie di guinzaglio, che si diramava in tre corde, e le bestie che le portavano erano ancora nell’ombra. Quando portò le bestie alla luce, i ragazzi trattennero il fiato: erano tre gigantesche aquile, non erano per niente come gli Ippogrifi di due anni prima. Le loro piume erano candide, e arrivavano ai fianchi del guardiacaccia. Avevano piccoli occhi neri, artigli affilati e le ali ricoperte di piume argentate.
-… Hagrid, cosa sono?- chiese Ron, che fissava stupito le creature
-Sono le Aquile della Cornovaglia. Sono delle creaturine davvero difficili da trovare, e io ho trovato queste tre proprio in questa foresta! Ci sono alcune cose da dire, però. Le Aquile della Cornovaglia non sono pericolose, non come gli Ippogrifi, almeno, ma attaccano se qualcuno non ci porta rispetto. Anche loro sono molto orgogliose, ma non si lasceranno cavalcare con tanta facilità. Ovviamente non le cavalcherete, non adesso, ma imparerete prima a conoscerle bene- spiegò, mentre accarezzava un’aquila sulla testa.
-Allora, voglio che le osservate e che scrivete cosa fanno su un foglio, e dovete fare anche il loro disegno- disse, togliendo il guinzaglio alle aquile, che presero a sgranchirsi le ali con noia, quindi fissarono i ragazzi.
-Mi raccomando, dovete sempre restare calmi. A loro non piacce se voi vi azzuffate. Bene… cominciate, forza!- esclamò Hagrid, mentre distribuiva dei foglietti con delle piume.
-Bene… Allora, non sembra facciano molto… stanno solo mangiando un po’ d’erba…- commentò cupamente Hermione, la piuma stretta tra le dita, osservando le tre aquile.
-Oh, quella di destra però ha fatto uno strano verso…- disse Ron eccitato. Hermione scrisse tutto su un foglietto, e alla fine dell’ora non avevano neanche completato il foglio. Le aquile si limitavano a mangiare e ad osservarli curiose, a volte sgranchivano le ali e facevano schioccare il becco, ma più di questo non facevano.
-Alla prossima lezione, magari potrete cavalcarle- annunciò Hagrid tutto contento, mentre la classe risaliva il viottolo per tornare dentro.
-Almeno non ha portato delle bestie feroci che potevano sbranarci, no?- disse Ron, mentre andavano alla Sala Comune.
-Coraggio, dovete fare i compiti per domani…- sbottò Hermione, e quando arrivarono davanti il ritratto della Signora Grassa disse la parola d’ordine ed entrarono. Il tepore della loro sala comune fu meraviglioso dopo la gelida aria di fuori. Gennaio era appena incominciato, portando con sé le piogge e i venti freddi. Questo era un problema per il Quidditch: era difficile allenarsi sotto la pioggia fitta, ed era strano che nessuno si fosse ancora preso l’influenza.
La Sala Comune era piena di studenti che si riscaldavano vicino il fuoco, e Harry, Ron e Hermione ebbero difficoltà a trovare delle poltrone libere.
Mancavano appena tre ore alle cinque, e Harry sarebbe dovuto andare dalla Umbridge per la punizione. Alla riunione dell’ES avrebbe dovuto insegnare lei, Hermione… Era un po’ nervosa all’idea di dover insegnare a tutte quelle persone.
Quelle tre ore passarono lentamente, tra compiti e libri, ed era scesa una pioggerella fitta che batteva contro i vetri delle finestre.
-Harry, è meglio che tu vada- disse Hermione, mentre la lancetta dei minuti segno le cinque meno dieci –Cerca di non arrivare in ritardo- aggiunse
-Mi raccomando, Hermione, Schiantesimi e incantesimi di Ostacolo. Fate attenzione a Gazza. Io non ce la farò a venire, quindi non aspettatemi- mormorò Harry cupo, quindi salutò e si diresse alla Torre di Difesa.
-Ron, continua a studiare!- lo rimproverò Hermione, riprendendo a leggere il libro. Come l’avrebbero presa quelli dell’ES, quando avrebbero visto lei ad insegnare Schiantesimi, incantesimi di Ostacolo e Sortilegi Scudo?
Le lancette si muovevano e il tempo scorreva, mentre nella Sala Comune aleggiava un silenzio strano. Quasi tutti erano immersi nei compiti, o giocavano a scacchi, e il tempo scorreva lento, finchè non fu l’ora di cena. Piccole folle di studenti di Grifondoro cominciarono a scendere in Sala Grande, e poco dopo Ron e Hermione li raggiunsero.
La Sala Grande era, come al solito, molto rumorosa, e i due ragazzi non ci misero molto a mangiare qualcosa, e, alle otto, salirono al settimo piano nella Stanza delle Necessità, per aspettare gli altri.






Spazio alla deficente Autrice! (se posso definirmi tale .__.)

Eccomiii! Con una nuova fic, su Harry Potter! *çç* Come avrete potuto notare, il Pairing è il Fred/Hermione, da me battezzato FreMione *__*
La mia passione per questa coppia è incominciata leggendo una fic ù_ù Ma ora basta girare in tondo!
Allora, ringrazio Rageandlove per avermi recensita ^^ e ovviamente la mia caVissima _Ella_ :D
Allora... spero che vi sia piaciuta, nel prossimo capitolo troveremo la nostra Herm alle prese con l'ES ù__ù :D
Alla proossimaaa! ^___^

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Schiantesimi e cuscini. ***


Schiantesimi e cuscini.


La Stanza delle Necessità cominciò a riempirsi, e quando ci furono tutti, si alzò un mormorio: avevano notato l’assenza di Harry. Hermione salì su uno sgabello, e sprigionando delle scintille rosse dalla bacchetta pretese il silenzio.
-Ehm… credo che voi vi stiate chiedendo dov’è Harry. Beh, evidentemente lo sapete: è in punizione dalla Umbridge. Ma ora la cosa importante è chi prenderà il suo posto per questa settimana. Bene… sarò io la sua sostituta- disse
-Tu? E perché non qualcun altro?- chiese qualcuno
-Perché così ha deciso Harry. E adesso, incominceremo gli Schiantesimi.- annunciò la ragazza, scendendo dallo sgabello.
-Hey Granger, stasera ci insegni tu vero?- le chiese Fred, mettendole una mano sulla spalla
-Si, e dovrete ascoltarmi come ascoltavate Harry, chiaro?- sbottò lei, sorridendo acida.
-Lavorerete in coppie. Neville, tu lavorerai con me- aggiunse, sorridendo -Gli schiantesimi sono gli incantesimi di base per attaccare. Tramortiscono il nemico per qualche minuto, e sono molto utili, credetemi. Ora vi darò una dimostrazione-. Hermione puntò la bacchetta contro Neville, concentrata, e disse –Stupeficium!-, e in un attimo dalla bacchetta partì un lampo di luce rossa, e il ragazzo fu scaraventato qualche metro più in là, cadendo con un flomp sui cuscini. I ragazzi applaudirono contenti, e lei sorrise
-Per risvegliare il compagno, basterà dire Innerva- spiegò, e Neville aprì gli occhi –Coraggio, ora provate voi. Serve concentrazione- sorrise, quindi tutti si divisero in coppie
-Al mio tre. Uno, due, tre!-; la sala rimbombò di “STUPEFICIUM!”, ma quasi nessuno cadde schiantato. Hermione schiantò di nuovo Neville, e dopo altri vari tentativi, il ragazzo la schiantò, e la risvegliò con il contro incantesimo.
-Neville, ora vado a controllare gli altri- disse lei, e prese a girovagare tra i ragazzi, aggiustando loro come mantenevano le bacchette, come pronunciavano l’incantesimo e come muovevano la bacchetta.
-No, Fred, non è questo il movimento- disse, mostrando a Fred come si faceva, con un movimento fluido del polso –E’ semplice. Dai, schiantami- disse, mettendosi a qualche metro di fronte a lui-
-Dovrei schiantarti?- chiese lui, un sorriso furbo sulle labbra
-Si, forza- sbuffò lei irritata. Il rosso sorrise, e con un movimento del braccio la schiantò, e lei cadde sui cuscini.
-Innerva-, Hermione aprì gli occhi
-Bene, Fred, davvero bene!- sorrise, mentre lui le porgeva la mano per aiutarla ad alzarsi.
Hermione continuò a gironzolare per le coppie, dando consigli e aiutandoli, e qualche ora dopo tutti avevano schiantato almeno una volta il proprio compagno.
-Bene, siete stati davvero bravi. Ora ci alleneremo un altro po’, dovete prendere dimestichezza con lo schiantesimo- disse Hermione, risalendo sullo sgabello. Tutti la fissavano, e pendevano dalle sue labbra. Il risultato era buono, tutti erano riusciti a schiantere il proprio compagno, e gli Schiantesimi erano di livello avanzato.
-Fred, vieni, lavora con me. Neville, tu vai con Angelina- disse Hermione, mettendosi davanti a Fred. Il ragazzo teneva stretta la bacchetta, e sorrideva sghembo. Lei gli rivolse un sorrisetto, quindi puntò la bacchetta contro di lui e prima che potesse dire una sola parola gridò –STUPEFICIUM!- Fred fu spazzato via e cadde sui cuscini, e quando Hermione disse il contro incantesimo si risvegliò, e scoppiò a ridere
-Granger, stai diventando piuttosto pericolosa! Credo che il nostro Tu Sai Chi dovrebbe mettersi paura di te!- disse ilare, strappandole un sorriso –Dovremmo incominciare a chiamare Hermione “Voi Sapete Chi”, o ci schianterà tutti!- aggiunse alzandosi.
Alla fine della riunione, tutti erano riusciti a padroneggiare più o meno bene lo schiantesimo. Hermione era davvero molto soddisfatta, apprendevano davvero molto velocemente e davano risultati strabilianti, soprattutto Neville. Uscirono dalla Stanza delle Necessità a gruppi, e quando Hermione, Fred, George e Ron tornarono nella Sala Comune dei Grifondoro vi trovarono un Harry molto stanco, le cicatrici sulla mano che sanguinavano.
-Harry! Avresti dovuto prendere l’essenza di Purvincolo!- esclamò Hermione, prendendo una ciotola con dentro una melma giallastra, quindi si avvicinò ad Harry e gli ficcò la mano dentro
-Molto meglio, grazie- mormorò lui, poggiandosi la ciotola sulle ginocchia -Allora, com’è andata?- chiese, mentre Ron e Hermione si sedevano su delle poltrone accanto alla sua
-E’ andata a meraviglia! Abbiamo imparato gli Schiantesimi, Harry!- disse Ron tutto contento, e il Prescelto sorrise.
-Quindi posso affidare anche un’altra riunione ad Hermione?- chiese, e la ragazza sorrise compiaciuta.
Era quasi mezzanotte, ma la Sala Comune era ancora mezza affollata: c’era chi giocava a Spara Schiocco, chi giocava a Scacchi, chi ripassava i compiti di Pozioni e chi sonnecchiava sulle poltrone vicino al fuoco. Intanto aveva incominciato a piovere, e i vetri appannati delle finestre non permettevano una buona visibilità.
-Ancora svegli, piccoli aspiranti agli esami?- sghignazzò Fred, Ron sbuffò
-Anche voi siete ancora svegli, e quest’anno avete i M.A.G.O.- disse, ma il fratello sorrise noncurante, e occupò una poltrona accanto a quella di Hermione.
-Dopotutto, i nostri obbiettivi non erano legati al campo scolastico- aggiunse George.
-Avete ancora intenzione di aprire il negozio di scherzi?- chiese Hermione, senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo
-Esattamente…-
-…e siamo sicuri di fare galeoni a palate…-
-…e vivremo nel lusso-.
-Vi odio quando fate così- commentò Ron, sprofondando nella sua poltrona. I gemelli Weasley avevano preso l’abitudine di finirsi le frasi, e a Ron questo non piaceva parecchio.
-Allora, Harry, come va con la Umbridge?- chiese George sarcastico, Harry sghignazzò
-Domani purtroppo ce l’abbiamo di nuovo, alla seconda ora… -
-E cerca di non farti mettere in punizione per un’altra settimana. Chiaro?- lo minacciò Hermione, squadrandolo torva da sopra il libro.
-E domani alla prima ora abbiamo Piton! Che meraviglia…- borbottò Ron ilare, buttando il libro di Pozioni su una sedia.
Chiacchierarono un po’ sui capelli unti di Piton, quando Hermione annunciò di voler andare a letto.
-Vado a dormire, sono stanca- disse sbadigliando. Chiuse il libro, lo mise sottobraccio, e dando la buonanotte a tutti salì i gradini di pietra dei dormitori femminili.
-E’ un po’ acidella, vero, in questi giorni?- chiese Fred, appoggiando i piedi al bordo del camino.
-Già… tutta colpa della Umbridge. Sta così da quando lei è arrivata- rispose Harry, sbadigliando sonoramente.
-Beh, dovete farla calmare!- ghignò Fred, poi si scompigliò i capelli -Non credete sia ora di andare a dormire, ragazzacci?- aggiunse, assumendo il cipiglio severo della signora Weasley. Ron e Harry si guardarono
-Ehm… ok… Allora notte a tutti!- disse Harry, e lui e il rosso salirono le scale dei dormitori maschili.
-Ragazzacci a noi… come se fossimo noi quelli che prendono punizioni ogni giorno- borbottò Ron infilandosi il pigiama
-Beh, io quasi quasi le prendo, una punizione ogni giorno, intendo dire- disse Harry, quindi si tolse gli occhiali e li appoggiò sul comodino.
-‘Notte-
-‘Notte-.
Harry sprofondò in un sonno profondo, sognando, purtroppo, il ghigno mostruoso della Umbridge.

Eccoci qui, miei prodi cavalieri! :D
Allora, questo capitolo è più corto rispetto agli altri, ma il terzo è già pronto ma lo posterò domani, dato che devo ancora finire i compiti e giovedì inizia la scuola (o.o).
Passiamo alle recensioni... Books, grazie mille per avermi inserita tra gli autori preferiti, non so se me lo merito u.u E riguardo alla grandezza della scrittura risolviamo subito ;) dato che a me più grande non piace. Vedrai che in basso a destra c'è un pulsante con una lente d'ingrandimento e un 100%: cliccalo, vedrai che la pagina si ingrandirà, e se vorrai ingrandirla ancora ti basterà cliccare di nuovo sul pulsante :)
Alla prossima, miei prodi :D <3  

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Capitolo 4
*** Il mondo va a rotoli ***


Il giorno dopo, Hermione era già nella Sala Grande ad aspettare i suoi due amici. Stava leggendo la Gazzetta del Profeta e sgranocchiava un toast ricoperto di marmellata alle pesche, la sua preferita. Poi, Ron e Harry fecero un’entrata trionfante nella Sala Grande e si sedettero accanto a lei.
-E’ morto qualcuno che conosciamo?- chiese Ron. Ormai le faceva quella domanda ogni mattina, quando facevano colazione. La ragazza scosse la testa, senza staccare gli occhi dalle righe. Quindi piegò il giornale e lo posò accanto a lei
-Niente di nuovo…- commentò, finendo il suo toast. Harry e Ron si servirono la colazione, e la finirono in fretta
-Forza, sbrighiamoci, non voglio fare tardi alla lezione di Piton- disse Hermione, prendendo la borsa con i libri e uscendo dalla Sala Grande. I due amici la seguirono, e insieme scesero nei sotterranei. Era irritante dover sentire quella voce untuosa “Sei in ritardo”, quindi meglio non sentirla affatto.
Arrivati nei Sotterranei, si accorsero di essere i primi. Presero posto e cacciarono fuori i calderoni, le bilance d’ottone e i libri.
Fu un’ora di lezione davvero noiosa, dovettero fare una Pozione Restringente, e alla fine quella di Hermione risultò sempre la migliore. Era seccante dover lavorare con i Serpeverde, soprattutto quando loro sghignazzavano e facevano le loro lodi da leccapiedi al professor Piton, che fingeva di essere lusingato. Sono tutti della stessa pasta si disse Hermione, mentre, con Ron e Harry, raggiungeva la torre di Difesa. Si avvicinava un’altra ora di noia totale, e lei avrebbe dovuto far finta di leggere il libro, mentre la Umbridge li squadrava con quel suo sorriso mieloso da far venire i brividi. Ecco, si era di nuovo persa nei suoi pensieri, e andò a sbattere contro la schiena di Harry
-Hermione, stai bene?- chiese preoccupato, mentre si sedeva. La ragazza annuì sorridendo,  e si sedette anche lei. La Umbridge, come sempre, era seduta dietro la scrivania e li fissava sorridendo mielosa.
-Sapete cosa fare- trillò, e i ragazzi aprirono i libri, incominciando a leggere.
E rieccoci al punto di partenza. Hermione fingeva di leggere il libro, a volte alzava lo sguardo e fissava Harry di sottecchi, era poco concentrato nel leggere le righe, si vedeva il segno della disapprovazione sul suo volto. Sperando che non si mettesse di nuovo dei casini, sorrise e prese a leggere.
Sbadigliò impercettibilmente, quindi, leggendo una frase, aggrottò la fronte.

“…Insegnare incantesimi di Difesa ai giovani studenti è inutile e irresponsabile. La loro conoscenza dovrebbe limitarsi agli incantesimi di tutti i giorni, come gli incantesimi di locomozione…”
Inutile e irresponsabile? Ma cos’erano loro, dei bambini di sette anni che non sapevano distinguere il bene dal male? Alzò la mano, fissando la Umbridge quasi con sguardo di sfida.
-Si, signorina Granger?- disse, con il suo tono mieloso.
-Ehm… volevo contestare ciò che c’è scritto sul libro- cominciò, la Umbridge la fissò aggrottando la fronte, ma senza che il sorriso sparisse dalle sue labbra –Insomma… c’è scritto che insegnare incantesimi di Difesa agli studenti è inutile. Ma come potrebbe essere inutile una cosa che… insomma, ci salverebbe la vita?-
-Signorina Granger, voi siete dei… come dire, dei bambini. Non c’è motivo di insegnarvi incantesimi che vi porterebbero a ferire altre persone! Non c’è nessuno, lì fuori, che vi potrebbe attaccare!- disse, smielata
-Ah no? Mi dispiace contraddirla, professoressa Umbridge, ma uno degli scopi di Hogwarts è insegnarci a combattere. Perché anche se adesso non c’è nessuno lì fuori che potrebbe attaccarci, non è detto che non ci sarà tra dieci o trent’anni!- ribattè Hermione, mantenendo la calma
-E a quel proposito ci sono i maestri, che vi insegneranno gli incantesimi quando sarete abbastanza grandi da impararli- trillò la professoressa
-Ma gli esami prevedono anche una parte teorica di Difesa…- tentò di dire la Grifondoro, ma la Umbridge la interruppe
-A questo proposito ci penserò io, signorina Granger. E credo che lei abbia bisogno di due serate di punizione con me, non trova?- disse, prendendo un foglio di pergamena e scrivendoci qualcosa sopra. Hermione si lasciò andare contro lo schienale afflitta. Tutta la classe guardavano lei e la professoressa Umbridge con gli occhi sbarrati. Lei… Hermione Granger, in punizione? Il mondo stava davvero andando a rotoli, allora.
Harry la guardò comprensivo, ma lei non staccò gli occhi dal libro, e si riscosse soltanto quando suonò la campanella.
-Oggi pomeriggio nel mio ufficio alle cinque, signorina Granger- cantilenò la Umbridge contenta, mentre uscivano.
-Hermione…- borbottò Ron, cercando di prenderle il braccio, ma lei continuò spedita. In fondo, era lei che aveva messo in mezzo la discussione sugli incantesimi di Difesa. Ma come poteva il Ministero non volerli addestrati a combattere? Ah già, la questione dell’Esercito… Ma che stupidaggine. Scosse la testa, e andò a sbattere contro la schiena di Ron. Alzò gli occhi, vedendo che era molto più alto di Ron… No, non era Ron. Era Fred. O George.
-Hermione! Ci rincontriamo, vedo- esclamò, girandosi verso di lei; si, era decisamente Fred.
-Ehm, si, credo di si. Cosa ci fai qui?- balbettò lei, raddrizzando i libri che aveva in mano.
-Ora buca. C’è qualcosa che ti turba, piccola Granger?- chiese lui, prendendogliene un paio da mano.
-No, no… Beh, in realtà si.- disse esitante, mentre incominciavano a camminare in un corridoio vuoto. Il Weasley la fissò accigliato
-La Umbridge mi ha messo in punizione- disse, velocemente. Fred strabuzzò gli occhi, e quasi lasciò cadere i libri
-Cosa?! TU, Hermione Granger, in… in punizione?!- esclamò, sconvolto. Lei sorrise timidamente
-Beh, si. E strano- ghignò la Grifondoro, vedendo la faccia sconvolta del ragazzo –Ma non c’è bisogno di tutto questo stupore, mancavo solo io alla collezione dei suoi “messi in punizione”- aggiunse, continuando a camminare.
-Il mondo si sta rovesciando- sghignazzò Fred, quindi rise. La sua risata roca rimbombò per il corridoio deserto, e la ragazza sentì un brivido attraversarle la spina dorsale. –Scusa, ma devo lasciarti… Vado un secondo di sopra- sorrise il ragazzo, le diede i libri e scomparve di corsa.

-Oh, signor Weasley! A cosa devo questa visita inaspettata?- disse la Umbridge, mentre metteva una quantità innata di zollette di zucchero nel suo the.
-Ho saputo che ha messo in castigo la Granger- disse Fred, sedendosi su una poltrona rosa confetto.
-Si, è così.- sorrise lei, sorseggiando il suo the. I rivoltanti gattini miagolavano imperterriti, e facevano le fusa sui piattini alle pareti.
-Beh, mi sembra strano che Hermione Granger, la studente più brillante della scuola sia stata messa in punizione- ribattè il ragazzo tra i denti
-Si, sembrava strano anche a me. Ma doveva toccare anche a lei, dopotutto. Devono attenersi alle regole del Ministero…-
-Al diavolo il Ministero e le sue regole! Qui sta per scoppiare una guerra, è questione di tempo!- la interruppe Fred, cercando di rimanere calmo.
-A quanto vedo, signor Weasley, le numerose punizioni che gli ho affidato non gli sono bastate. Stasera nel mio ufficio, alle cinque. Vedremo come tenere a posto quella lingua affilata- trillò lei con calma, mescolando il the.
-Peccato che le sue punizioni funzionino solo con le mani- ghignò lui, prima di uscire, soddisfatto.
Fred andò alla Sala Comune, trovandoci suo fratello Ron insieme a Harry e Hermione, che, come al solito, studiava.
-Fred, ma dove ti eri cacciato?- gli chiese Hermione, chiudendo di scatto in libro. A quanto pareva anche loro avevano un’ora buca.
-Non importa, non importa…- borbottò lui, facendo un gesto con la mano come se volesse scacciare delle mosche. Hermione lo fissò accigliata, ma lui sorrise a trentadue denti e andò a giocare a Spara Schiocco con George.
-Ma le loro ore buche non finiscono mai?- mormorò Ron afflitto, battendosi il libro di Pozioni sulla fronte
-Ron, i libri sono fatti per essere letti, non per essere usati come “armi da auto violenze”- sghignazzò Hermione, divertita. Successivamente avevano due ore di Incantesimi con Vitious, e la ragazza voleva trascorrere quell’ora ripassando gli incantesimi che il professore avrebbe chiesto loro.
Alla fine dell’ora buca i tre ragazzi si diressero all’aula di Incantesimi, dove il professor Vitious era su una pila di libri in bilico, dietro la scrivania, e aggiustava una pila di fogli. Quando li vide entrare, disse loro di prendere posto. Chiese loro di esercitarsi con l’incantesimo “Diminuendo”, e fece comparire sui loro tavoli della frutta.
-Diminuendo!- disse Hermione, puntando la sua bacchetta contro la mela –Oh insomma Harry, non preoccuparti per la mia punizione- aggiunse, mentre Harry e Ron si sforzavano, ma non riuscivano a far rimpicciolire le loro mele.
-Complimenti signorina Granger!- gracchiò il professor Vitious, contemplando la mela rimpicciolita da Hermione.
-Diminuendo!- esclamò Ron, ma la sua mela, invece di rimpicciolire, si ingrandì fino a diventare troppo pesante, e schiacciò il tavolo.
-Ron, perché sbagli sempre?!- borbottò Hermione esasperata, facendo rimpicciolire la mela del rosso. Continuarono ad esercitarsi con gli incantesimi di rimpicciolimento, e alla fine delle due ore il professor Vitious assegnò una marea di compiti a chi non era riuscito a far rimpicciolire gli oggetti. Una che non li aveva avuti era Hermione, che oltre alla mela era riuscita a far rimpicciolire anche il tavolo, una pila di libri e un gufo, e fece avere venti punti a Grifondoro.
-Ma si può sapere come fai?- chiese Ron, mentre uscivano dall’aula
-Io STUDIO, Ronald, e mi concentro quando faccio magie- rispose lei secca, e la questione fu chiusa.
Si diressero a pranzo, e la Sala Grande si stava man mano riempiendo, quando sui tavoli comparvero le portate, e gli studenti si “avventarono” sul cibo, chiacchierando allegramente.
Hermione, però, non riuscì a non pensare che da lì a poche ore avrebbe dovuto trascorrere il resto del pomeriggio nell’ufficio della Umbridge, e anche a lei la mano sarebbe stata segnata dalla cicatrice.




Ed eccoci col terzo capitolooo! :P Ecco il nostro Freddie, che si mette in pericolo per salvare Hermione! *si asciuga una lacrimuccia* beh, non proprio, la l'idea è quella XD
Spero che recensirete :D Vi adddddoro :P <3
















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Capitolo 5
*** In punizione. ***


A pochi minuti dalle cinque, Hermione si precipitò alla Torre di Difesa, e prima di entrare si lisciò la gonna scozzese che le arrivava alle ginocchia, e si tolse un pelo di gatto dalla manica del maglione. Bussò tre volte e attese, quindi la porta si aprì.
-Buonasera signorina Granger- disse mielosa la Umbridge
-Ciao, Granger-. Ok, quella non era la Umbridge. Spostò lo sguardo e incontrò i capelli rosso fuoco di Fred Weasley, seduto accanto a un altro tavolino, la piuma in mano e la ferita sulla mano che grondava sangue. Ma lui sorrideva, e anche lei trovò un modo per sorridere, ma lo guardò preoccupata.
-Si sieda. Non faccia caso al signor Weasley, ormai lui sarà qui per un bel po’ di sere- trillò la Umbridge contenta, e le porse la piuma –Voglio che lei scriva: non devo contestare il libro-, sorrise smielata, e Hermione si sedette, e prese la piuma. Proprio quando stava per posare la piuma sul foglio ed incominciare a scrivere, Gazza si precipitò in classe
-Signora Preside, deve venire subito! Quell’odioso Pix sta mettendo a soqquadro tutto!- gridò, e la Umbridge lo guardò quasi orripilata
-Certo, signor Gazza- si alzò, e guardò severamente i due –Se uscite da questa classe, verrete immediatamente espulsi- disse, quindi seguì Gazza fuori e chiuse la porta, e la sentirono mormorare un incantesimo che evidentemente serviva a bloccare la porta.
-Fred, che ci fai qui!?- esclamò Hermione, quando i passi dei due furono lontani
-Eh sai, ormai io sono di casa qui- sorrise lui, continuando a scrivere.
-E non t’importa?-
-No, in realtà no-. Continuò a scrivere imperterrito, mentre sulla mano la cicatrice si faceva più vivida. Hermione fissò la sua mano, liscia e perfetta, e con un sospiro posò la penna sul foglio, e tracciò la prima parola. Sentì il dorso della mano pizzicare, ma senza curarsene tracciò la seconda parola, e poi la terza. Sul dorso della sua mano incominciarono a tracciarsi quelle tre parole, prima come un sottile filo sbiadito, e poi, man mano che lei riscriveva la frase, incominciò a farsi più marcato, e con un gemito vide che aveva incominciato ad uscirne il sangue, che macchiò il foglio.
-Ma tu non senti dolore?- chiese, vedendo che Fred continuava a scrivere. Si bloccò, e la guardò preoccupato
-Ci ho fatto l’abitudine- sorrise tristemente, e continuò a scrivere –Tu è meglio che la prossima volta non “contesti il libro”, o la tua bella mano sarà tracciata da quella cicatrice- aggiunse, gli occhi puntati sulle ormai venti frasi che aveva scritto, mentre la ferita sulla mano continuava a sanguinare copiosamente.
-Dopo quando torniamo in Sala Comune mettila nell’essenza di Purvincolo, risana le ferite- disse lei sorridente, e riprese a scrivere. La ferita sulla mano prese a sanguinare più gravemente, e il foglio ora era macchiato di sangue, e a tratti le parole non si leggevano bene. Ma Hermione continuò a scrivere, sebbene il dolore la dilaniava e ormai il sangue le macchiava anche le calze bianche, dato che stava colando dal banco.
-Oh ma tu stai sanguinando troppo!- esclamò Fred all’improvviso, guardando la mano della ragazza, che sorrise amaramente. Quindi il rosso cacciò dalla tasca una benda scura, e le avvolse con cura il dorso della mano.
-Ma continuerà a sanguinare, intelligentone- ghignò lei, e lui rise, e di nuovo un brivido risalì la sua colonna vertebrale.
-La smetti di ridere? Io non ci trovo niente di divertente in tutto questo!- fece irritata, riprendendo a scrivere.
-Bisogna sempre trovare qualcosa di divertente nella vita, altrimenti ci sembrerà troppo noiosa- disse lui solenne, quindi sghignazzò, e lei sorrise. Continuò a scrivere, il sangue che si espandeva sulla benda, quando all’improvviso si ritirò tutto nella sua ferita.
-Ma cos…?!- esclamò, stupita
-Benda Succhiasangue, l’abbiamo inventata io e George.- sorrise Fred compiaciuto –Però questa è la prima che abbiamo fatto- aggiunse.
-Allora non darla a me, imbecille! La tua ferita è messa molto peggio della mia- disse Hermione, si sfilò la benda e la avvolse attorno alla mano di Fred, che si oppose
-Ma no! Devi usarla tu…- le prese il polso e si sfilò la benda, e Hermione rabbrividì di nuovo. Si capacitò della situazione in cui si trovava, e arrossì, vedendo che il rosso era intento a avvolgerle la benda attorno la mano.
-Ma la Umbridge quando torna?- borbottò poi, ritornando a scrivere.
-Mah… evidentemente sarà… sarà ancora occupata con Pix, si- mormorò lei, e continuò a scrivere, mentre la benda succhiasangue le rimandava il sangue nella ferita.
-Purtroppo è l’unica, e quando avremmo stabilizzato la formula ne creeremo di più e le metteremo in commercio- disse Fred, interrompendo il silenzio che era calato nell’ufficio, se non per i rivoltanti miagolii dei gattini nei piatti alle pareti.
-Almeno non è qualcosa che ti fa vomitare, o perdere sangue- sorrise lei, senza staccare gli occhi dal foglio. Non aveva voglia di incontrare gli occhi di Fred, quindi li tenne ben piantati sulle scritte, ormai aveva quasi finito il foglio, e aveva perso la cognizione del tempo.
Qualche ora dopo, la Umbridge ritornò nello stanzino, i capelli arruffati e la bacchetta sfoderata. Hermione si era prontamente sfilata la benda, e l’aveva nascosta nella tasca, e quando la professoressa guardò la sua ferita, sorrise.
-Credo che possiate andare, ci vediamo qui domani alle cinque in punto- disse, e riprese i loro fogli. I due si alzarono, e uscirono velocemente dall’ufficio.
-Fred, per cosa ti eri fatto mettere in punizione?- chiese Hermione, mentre percorrevano un corridoio deserto e buio
-Non è importante… tu non alterarti nelle ore con la Umbridge, lei non aspetta altro che mettere qualcuno in punizione- rispose lui vagamente, e si mise le mani in tasca.
-Troveremo qualcuno in sala comune?- chiese Hermione, il rosso scosse la testa –Credo di avere ancora dell’essenza di Purvincolo nel dormitorio, la tua mano sanguina spaventosamente- aggiunse la ragazza, quindi gli prese la mano e osservò la cicatrice, il sangue secco macchiava il dorso e alla luce della luna era terrificante. Gli passò leggermente l’indice sulla cicatrice
-Fa male?- chiese, lui scosse la testa divertito. Lei gli lasciò il polso e si passò le mani sulla gonna, imbarazzata.
-Allora anche domani dobbiamo stare da lei- borbottò Hermione, dopo qualche minuto di silenzio
-Eggià- fece lui, mentre salivano le scale della Torre di Grifondoro –Fortuna Maior- disse, davanti il ritratto della Signora Grassa, che sbadigliò e li lasciò passare. Come avevano previsto, la sala era vuota. Le poltrone erano ancora davanti al camino, e l’orologio segnava le due di notte passate.
-Vado a prenderti l’essenza, aspettami qui- disse Hermione, e corse nel dormitorio delle ragazze e ritornò dopo qualche secondo con tra le mani una ciotola piena di un liquido giallastro. Fred si era seduto su una poltrona, e osservava il camino con aria assonnata.
La ragazza si sedette su una poltrona accanto alla sua, e gli porse la ciotola
-Ecco- sorrise, e lo guardò mentre immergeva la mano nell’essenza di Purvincolo e faceva un sospiro di sollievo
-Sai, aveva cominciato a bruciare- fece il ragazzo ilare, poi la guardò -E tu? Neanche la tua ha un bell’aspetto- aggiunse, lei rise
-Oh suvvia Fred, alla mia ci ha pensato quella benda- disse. Lui sorrise di nuovo, poi fissò il camino.
-Hermione, promettimi che non ti farai mettere più in punizione da quella vecchia rospa- disse Fred serio, dopo qualche minuto di silenzio.
-Fred, non ti assicuro niente… Insomma, hai visto cosa scrivono su quei libri?- ribattè lei, ma non era né irritata né stava perdendo la calma. Proprio lui, Fred Weasley, con il record di punizioni, le diceva di non farsi mettere in punizione. La guardò severo
-Promettimelo- fece, fissandola intensamente. Non poteva non accettare, era la prima volta che quella testolina rossa si preoccupava per lei.
-Promesso-.


Heylààààà! *tutti la guardano con sguardo assassino* Ehm... scusate T__T ma il piccì era rotto e non ho potuto nè scrivere nè aggiornare. Quiindi perdonatemi. Ma ora il pc è di nuovo tra noiiii! alè alèèèè
Allora... ecco il capitolo con la fatidica punizione! :D Mi dispiace di aver deluso tutti quelli che si aspettavano sesso selvaggio sulla cattedra della Umbridge. Uno tra questi è la mia BFF Ella, la mia amata ninfomane. (nd Ella: senti chi parla v-v Và a farti fottere <3) (nd me: vacci anche tu *-* <3)
Il prossssssssssimo capitolo arriverà a breve, spero che questo capitoletto vi sia piaciuto e che recensirete in tanti :D
Chu :* <3

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Capitolo 6
*** Farfalle nello stomaco ***


Hermione si svegliò per via del trambusto della sala comune, e aprì lentamente gli occhi. Accanto a lei la poltrona dove qualche ora prima c’era Fred, il camino era spento, e lei aveva addosso una pesante coperta marrone scuro, e si ritrovò a sorridere come un’ebete mentre i ragazzi di Grifondoro si svegliavano e si preparavano. Si guardò la mano, la cicatrice era come un sottile filo bianco con un po’ di sangue scuro ai bordi, e vide che su un comò c’era la scodella con l’essenza di Purvincolo. Fred dunque non c’era, e la ragazza decise di andare a prepararsi e di raggiungere i suoi due migliori amici, che di sicuro erano alla Sala Grande. Perché non l’avevano svegliata? A volte erano proprio stronzi. Infilò in fretta e furia i libri nella borsa, e scese le scale, arrivando nella Sala Grande, affollata come sempre. E, come sempre, ecco quelle due testoline ridenti sbucare in mezzo alla folla del tavolo di Grifondoro. Li guardò infuriata, e li raggiunse a passo di marcia.
-Perché non mi avete svegliata?!- esclamò, facendo voltare tutti verso di loro, quindi abbassò la voce e si sedette. Ron e Harry la guardarono smarriti, quindi sghignazzarono
-Fred ci ha detto di non farlo- disse il rosso, versandosi dell’acqua sulla maglietta. Il solito imbecille. Hermione arrossì leggermente. Fred? Che c’entrava lui? Ora doveva fare la ramanzina anche a lui se arrivava in ritardo alle lezioni. Prese un biscotto e lo addentò, quindi, dopo aver fatto una breve ramanzina ai suoi due migliori amici, li costrinse a dirigersi con lei nell’aula di Pozioni. Già, avevano quell’arpia di Piton già alla prima ora.
Si diressero in fretta nei sotterranei, e quando entrarono, trassero un sospiro di sollievo: Piton non c’era ancora in classe.
-Siete in ritardo. Quindici punti in meno a Grifondoro- una voce unticcia li fece trasalire. La porta si chiuse, e da dietro di essa comparve Piton, con un’espressione indecifrabile. Hermione guardò Ron e Harry come se volesse strangolarli, e si sedettero ai propri posti. L’aria era intrisa di uno strano odore, difficile da respirare, e sulle loro teste c’era una lieve nebbiolina bianca. Sulla cattedra di Piton c’era un pentolone scuro, con dentro del liquido del colore del petrolio.
-Hey professore, avete trovato un pozzo di petrolio sotto la scuola?- evidentemente qualche stupido incosciente aveva voluto farlo notare. E, guarda caso, quello stupido incosciente era stato proprio Harry. Lo guardò arrabbiata e gli tirò una gomitata nelle costole, facendolo gemere di dolore.
-Potter, a quanto pare le punizioni della Umbridge non ti bastano. Un’altra parola e ti metto in punizione, e bada che io potrei usare di peggio che quelle stupide piume che ti incidono le parole sulla carne.- disse Piton gelido, sistemandosi dietro la grande cattedra di legno scuro. –Se Potter non vuole bearci di qualche suo commento, io dovrei incominciare.- aggiunse, quindi, vedendo che tutti erano zitti, indicò con un leggero gesto del braccio il calderone fumante –Questo, definito da Potter come “petrolio” non è altri che una semplice pozione invecchiante. Non è molto… complicata da fare, quindi vi do quaranta minuti, e allo scadere del tempo proveremo le pozioni. Le pozioni invecchianti fatte male possono corrodere, quindi… fate attenzione, e non comportatevi da stupidi bradipi dal cervello rinsecchito- spiegò, e sorrise gelido. Sempre che quello che aveva sulla faccia poteva definirsi un sorriso.
Si misero al lavoro, Hermione finì dieci minuti prima e la sua pozione invecchiante poteva definirsi perfetta. Il calderone di Ron esplose, quello di Harry si corrose in fretta e gli altri fumavano, facevano strani rumori e cacciavano della melma verdastra.
Alla fine dell’ora, Piton provò la pozione di Hermione su Harry, e man mano i suoi capelli divennero grigi, le rughe aumentarono e una barba ispida gli coprì la faccia.
Dopo quell’ora, avevano due ore di Cura delle Creature Magiche. Hagrid era estasiato a quell’idea, ma i tre potevano definirsi meno eccitati di un branco di bradipi addormentati.
Le creature che portò Hagrid erano delle specie di mostri, metà scimmie, metà aquile, metà leoni e anche metà bradipi! Fortunatamente le due ore passarono in fretta e i tre amici si diressero alla prossima ora: Trasfigurazione.
Alla fine di tutte le ore scolastiche, Ron, Harry e Hermione andarono alla Sala Grande, e dovettero sgomitare dappertutto per riuscire a sedersi. Quel giorno di folla ce n’era tanta, forse perché erano arrivati più tardi del solito.
-Dopo cos’abbiamo?- chiese Harry, mentre si ficcava in bocca una manciata di patate
-Ora buca!- esclamò Ron tutto contento, sventolando l’orario delle lezioni. Il Prescelto sorrise a trentadue denti, e si ficcò in bocca altre patate, finchè non rischiò di soffocare e Hermione gli battè forte sulla schiena.
-E ovviamente la passeremo a studiare- disse, mentre Harry si riprendeva. Quasi si strozzò di nuovo, e stavolta fu Ron a farlo riprendere, quindi i due la guardarono torvi
-Cosa? No! Abbiamo un’ora buca e la passeremo a riposarci, vero Harry?- sbottò Ron, guardando speranzoso l’amico, che scrollò le spalle
-Invece no. Verrete con me in biblioteca, a studiare.- e il discorso fu chiuso, e la ragazza, dopo aver mangiato solo qualche boccone di purè, si alzò e andò, ovviamente, in biblioteca.
-Hey Granger!- oh, no… perché doveva sempre incontrarlo dappertutto?
-Ciao, Fred…- mormorò, sorridendo. Il rosso le venne incontro e sorrise raggiante
-Come mai non sei alla Sala Grande?- chiese. Oh, eccole. Le farfalle nello stomaco. Sentiva un battito d’ali, erano loro o qualche scherzo di Pix? No, erano proprio delle farfalle, e volavano imperterrite nel suo stomaco.
-Potrei dire lo stesso di te, Fred- ribattè lei, aggiustandosi i tre libri che teneva sottobraccio
-Ero andato… da Pix, si. Non dirmi che andrai a studiare…- rispose lui, guardandola negli occhi. No ti prego, non guardarmi! Non guardarmi! Non le senti, le farfalle? Non vengono da fuori, sono quelle del mio stomaco…
-Beh, in realtà si. Non avevo molta fame, e preferisco andare in biblioteca a studiare.-
-Oh, piccola Granger! Ti serve un po’ di compagnia! Che dici se dopo mangiato vengo a farti compagnia in biblioteca? Anche se preferiresti quella dei libri, lo so- sorrise lui, grattandosi incerto la testa.
-Oh, ok. Grazie del pensiero- Hermione sorrise incerta, e riprese il suo viaggio verso la biblioteca.
-Ciao, piccola Granger!-.
Forse le aveva sentite quelle farfalle. E forse lei non preferiva la compagnia del libri.


Eccomi di nuovo qui, miei amati lettori *çç* Siamo arrivati a 530! :P *gongola*
Ecco un altro capitolo, le cose iniziano a farsi interessanti u-u Hermioncina cara, non hai ancora capito che Fred ti piace un casino? A quanto pare la nostra Gryffindor non l'ha ancora capito... la facevo più intelligente u.u
Ok, basta con le chiacchiere u-u e passiamo alle recensioooooooooooniiiiiiiiiiii! si, ho deciso di rispondere XD
Allora...

_Ella_! Partiamo sempre da te! E comunque si, sei una ninfomane u-u e devi andarne fiera! :DDDDDD Ai lov iu ù.ù LOL

NaneTTa LeTTrice: carissima! u-u Essì, questi computer ci fanno fare tante piccole paure ù.ù io già mi disperavo per la mia storia ç__ç più romantico? Oh non preoccuparti, tutto a suo tempo... *atmosfera misteriosa, alla Mariello Prapapappo* spero che recensirai ancora u-u <3

__PoMeLLa: eh mia cara... a chi lo dici :Q___ anche io voglio un Fred nudo per casa u__u per farci tante belle cose *ççç* Heheheh... il nostro Fred masochista u-u ma non preoccuparti, forse scopriremo tutti (anche io XD) cosa avrà fatto! :P spero che recensirai =D

Earane: eh... faranno affari d'oro sì u-u Capitolo corto? Beh sai, con la scuola non riesco a farli molto lunghi, voglio solo pubblicare çç spero che questo ti soddisfi! :P

alyce7: ma ciaociaociao! *çç* sono moooooooooooooooooooolto contenta che la storia ti sia piaciuta e che tu abbia recensito :P eccoti l'aggiornamento :DD spero recensirai ancora! (le recensioni mi fanno gongolare *çççç*)

Finito? Sì =D *gongolagongolagongola* bene, miei cari lettori, perdonate i miei ritardi per aggiornare ma si sa... la scuola c_c
Spero che il capitolo vi sia piaciuto *-* Alla prossimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! <33333333333


 

 

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Capitolo 7
*** Primo appuntamento...? ***


Fred arrivò in biblioteca un po’ in ritardo, e ci mise un bel po’ a trovare quella testolina castana tra tutte le teste chine tra i libri. Era in un angolo della biblioteca, china su un libro, e ne studiava minuziosamente le parole. Quando si sedette accanto a lei manco alzò la testa, ma vide l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.
Appoggiò la testa sul palmo della mano, e prese a fissarla, così concentrata sul libro. Poi lei alzò la testa, gli sorrise, e tirò da sotto il grosso tomo un foglio di pergamena spiegazzato, e tirò dalla borsa una piuma con una boccetta d’inchiostro. Appoggiò il tutto sul tavolo, e intinse la punta della piuma nel calamaio, incominciando a scrivere. Evitava il suo sguardo, tenendo gli occhi fissi sulle parole del libro e poi su quelle che scriveva, cancellandone qualcuna o a volte intere frasi. Intanto Fred la studiava, come fosse una specie rara che metteva in atto il proprio piano di sopravvivenza. Sorrise, mentre lei continuava a scrivere, scarabocchiando velocemente, come se avesse fretta di finire. Diede una sbirciata al libro, un grosso volume di aritmanzia, di sicuro la materia più difficile ad Hogwarts. Lui non sapeva neanche di che parlava, ma evidentemente Hermione si, perché sembrava presa dal libro e da ciò che stava trascrivendo sulla pergamena.
-Granger, ma hai notato che qui ci sono anch’io?- chiese, e lei non mosse la testa neanche di un centimetro
-Purtroppo ti ho notato, Fred, e credo che tu non abbia notato che qui siamo in una biblioteca- rispose lei, con una punta di sarcasmo nella voce.
-Oh io l’ho notato, Granger- sbottò lui, sorridendo. A quel punto lei alzò la testa dal libro e lo squadrò, un po’ scettica, quindi rise piano e riprese a scrivere.
-Credevi che avrei potuto trovare un posto migliore per il nostro primo appuntamento?- disse, dopo qualche minuto di silenzio. Hermione si fermò di scatto e lo guardò, era rossa in viso
-P-primo appuntamento?- balbettò, aggiustandosi delle ciocche di capelli. Fred rise, e tolse la testa dal palmo della mano, e la fissò divertito
-Si, proprio primo appuntamento- la canzonò, appoggiando le braccia sul tavolo, quindi vi posò la testa sopra, vedendo che era ritornata a scrivere.
-Questo non è un appuntamento, Fred- disse, con la voce tremante. E chi diceva che non lo era?
-Ok, piccola Granger, come vuoi tu-.
-Ma tu non dovresti studiare?- chiese Hermione al ragazzo dopo un po’, senza staccare gli occhi dal foglio. Il suo tono di voce era severo e Fred rise
-In realtà no. Non sono ancora caduto così in basso- rispose, vedendo che si era arrabbiata. Bene, finalmente.
-Quest’anno hai i M.A.G.O., brutta testolina rossa!- esclamò la ragazza, chiudendo di scatto il libro. Alcuni lì intorno sobbalzarono e guardarono loro due sconcertati, quindi ripresero le loro letture.
-E chi ti dice che ci arriverò, ai M.A.G.O.?- sbottò lui, alzando la testa
-Non credo che a tua mamma farebbe piacere, sai?-
-Non sapevo che tu credessi che io e George stiamo ad ascoltarla, sai?- la canzonò, divertito. Gli piaceva un mondo farla arrabbiare, ci riusciva sempre molto bene. Hermione era diventata rossa e si aggiustava di continuo i capelli. Di sicuro aveva detto qualcosa che l’aveva fatta arrabbiare. Ma certo, aveva detto che non voleva studiare. E quindi, a lei cosa importava? A quanto pareva, a lei interessava eccome il suo futuro al di fuori di Hogwarts. Ma c’era ancora tempo per studiare (sempre se avesse voluto farlo) e di certo non voleva passare il suo ultimo anno ad Hogwarts a consumarsi su quei libri polverosi. Hermione invece voleva farlo, anche se probabilmente non ce n’era bisogno: chissà quanti libri c’erano nel suo cervello. Era una biblioteca vivente.
-Comunque grazie per avermi fatto compagnia, ma ne avrei fatto a meno- disse, alzandosi di scatto e posando libro, foglio di pergamena, piuma e boccetta d’inchiostro. Quest’ultima quasi la rovesciò, con mani tremanti la infilò nella borsa a tracolla e si alzò –Ora vado, altrimenti farò tardi a lezione- balbettò, quindi si avviò a passo spedito verso l’uscita, lasciandolo lì da solo. Ovviamente la ragazza non aveva pensato che Fred conosceva a memoria tutti i suoi orari, e a quell’ora non aveva lezione. Non avrebbe mai pensato che la Granger si fosse arrabbiata tanto solo perché lui “non studiava”. Tutto questo gli faceva ridere, quindi si alzò e uscì dalla biblioteca, sotto lo sguardo di alcuni studenti sconvolti: Fred Weasley in biblioteca? Era come se Voldemort si fosse messo a distribuire biscotti. Beh, però Hermione si era arrabbiata davvero. E ora chissà quella piccola diavoletta per quanto avrebbe messo il broncio, e forse neanche lui sarebbe riuscito a toglierglielo.
O forse sì.

Ok, il 2012 sta arrivando. Perchè? Perchè io ho aggiornato due volte nello stesso giorno! (nd Silente MORIREMO TUTTIIIIIIIIIIII!) (nd Voldemort: io non mi metterei mai a distribuire biscotti!) (nd me: e invece si. E in particolare quelli alla PASTAFROLLA). Ok, lasciamo perdere i miei dialoghi con i due maghi più potenti del mondo (nd Silente e Voldemort: ma grazie *ç*) e passiamo al capitolo...
E' corto, lo so xD Ma il prossimo sarà abbastanza lungo! Perchè Fred dovrà farsi perdonare... com'è permalosa Hermione u-u
Ora passiamo alle recensioni! *canzoncina di sottofondo* *prende il microfono*

_Ella_: carissima *ççççç* Anche io ti amo! *ti palpeggia* e si, amo ridicolizzare San Potter *çç* E Ron mangia sempre, ovvio u-u LOL   Eh sì, Hermione è proprio una secchiona isterica ù.ù Nonno Voldy ç__ç *piange* Visto? I biscotti con la pastafrolla c___c ok, non dovevo scriverlo... *piange disperatamente* e comunque anche io ti amo DIECI volte di più del Sommo <3 Hahahaha, il secondo nome di Roxas è Voldemort! Beh, puòddarsi... XD  Davvero me la canti? *OOO* TI AMO TI AMO TI AMO TI AMO TI AMO! <3

NaneTTa LeTTrice: allora... prima cosa, volevo ringraziarti per avermi messo nel tuo NDA, sono onorata c_c *si emoziona e piange* io sono solo un'umile scrittrice che aggiorna ogni due secoli! T__T Ok, passiamo alla recensione :DDD  Forse farò strozzare Ron... ci ha un po' rotto le palle con il suo continuo ruminare come una mucca xD alla prossima ^^

alyce7: eccoti di nuovo qui ^^ grazie per aver recensito la mia umile storia c__c Ormai tutti hanno capito che Hermione ha una cotta per Fred, tranne lei! LOOOOOOOOL! Alla prossima :DD
 
Eccomi di nuovo qui!
Il nostro Fred  riuscirà a addolcire il cuore di pietra della dolce Grifondoro? Lo scopriremo nella prossima puntata! <3

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Capitolo 8
*** Bello, bello, bello. ***


Hermione percorreva velocemente i corridoi del secondo piano, non sapendo dove stava andando. Doveva sbollire la rabbia. Ma rabbia per cosa? Oh, quanto si odiava per questo suo lato del carattere, si arrabbiava così in fretta! E per delle sciocchezze, per giunta. Voleva prendersi a schiaffi, che diamine le prendeva?
Perché quando stava con Fred si sentiva vulnerabile, come se i suoi occhi potessero guardarle dentro. Aveva il fiatone, aveva corso? Si appoggiò con la schiena al muro e prese fiato, i libri stretti al petto, la borsa a tracolla che era maledettamente pesante. Aprì gli occhi, si trovava in un corridoio deserto. Fortunatamente era ancora al secondo piano e quindi non si era persa, e si affrettò a raggiungere la Sala Comune dei Grifondoro.
Arrivata davanti alla Signora Grassa disse la parola d’ordine e entrò. C’era un gran trambusto lì dentro, e in un primo momento non vide i suoi due migliori amici, quando qualcuno la chiamò. Si girò di scatto, Ron e Harry stavano appena entrando, avevano il fiatone e la faccia rossa, dovevano aver corso.
-Hermione!- urlò Ron, correndo verso di lei
-Che c’è, Ron?- chiese lei, divincolandosi dalla presa del rosso
-Ti stavamo cercando in biblioteca, Fred ha detto che te n’eri andata…- ansimò Harry, sembrava stesse per morire
-E perché mi cercavate?-
-La… La Umbridge, ha scritto un… nuovo decreto che non ti piacerà… affatto- rantolò Ron, respirando affannosamente. Hermione li guardò preoccupata
-Ma vi siete visti? Sedetevi e cercate di ritornare nel mondo dei vivi, io andrò a vedere questo nuovo decreto- disse, e uscì dalla Sala Comune non dopo aver posato borsa e libri.
Un nuovo decreto? La vecchia megera non smetteva di rendere la vita degli studenti peggiore, chissà cos’aveva architettato adesso. Tutti i decreti erano affissi al muro dell’entrata della Sala Grande, e quando Hermione arrivò vi trovò una folla di studenti che mormorava contrariata. Dovette sgomitare e spingere per raggiungere la prima fila, e vide Gazza che scendeva dalla scala, sulla faccia rugosa un ghigno spaventoso, che doveva essere un sorriso.
Non si può sostare nella biblioteca per più di due ore, e gli studenti non potranno prendere più di un libro alla settimana”. Oh no. No! Come poteva, quella vecchia pazza, fare questo!? Non sostare nella biblioteca per più di due ore… e come avrebbe fatto? Disperata, si guardò attorno, e vide Fred che fissava accigliato il decreto, quindi lei abbassò lo sguardo e, sgomitando, uscì dalla folla velocemente. Come avrebbe fatto, adesso? Quando l’unico luogo dove si sentiva a suo agio era la biblioteca, e ora non poteva starci per più di due ore… ma cosa ci faceva lei, in due ore? Un bel niente! E la storia dei libri? Lei prendeva minimo dieci libri a settimana da quel luogo!
Salendo le scale, in preda alla rabbia, non si accorse che qualcuno la stava seguendo. E come poteva, quel qualcuno, non essere niente di meno che Fred Weasley? Si, Fred. Non George. Ormai lei aveva imparato a riconoscerli. Quando stava con Fred sentiva qualcosa nello stomaco, erano sempre loro, le farfalle, e il cuore le batteva più forte.
-Hermione!- gridò il ragazzo, precipitandosi su per le scale, quindi la raggiunse. Lei si girò di scatto, e vide che sulla faccia del rosso c’era il solito sorriso sornione.
-Che c’è, Fred?- disse, il fatto che l’aveva chiamata Hermione e non Piccola Granger la preoccupò
-Ehm.. volevo scusarmi per prima, a quanto pare ho detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare. E mi dispiace anche per questo nuovo decreto, perché tu sei l’unica che sta in biblioteca tutto il giorno e che si prende un milione di libri alla settimana- rispose in fretta, senza lasciare la presa sul suo braccio.
-No, sono io che a volte mi arrabbio troppo in fretta… e non sarei dovuta andarmene così, scusa.- disse imbarazzata, quindi aggiunse –Anche a me dispiace per il decreto, ma non so proprio cosa fare…-. Fred sorrise rassicurante, e le prese la mano. Quindi si abbassò un po’ per arrivare alla sua altezza, e sussurrò
-Forse ho trovato un modo per farti avere i tuoi preziosi libri-, quindi le lasciò la mano velocemente e salì su per le scale, come se dovesse fare qualcosa di importante.
-Non metterti nei guai, Fred!- gli gridò lei dietro, salendo le scale, rossa in volto, con le farfalle che svolazzavano nel suo stomaco. Le aveva sentite fino a qualche anno fa, quando stava troppo vicina a Ron. Non ci pensò, e raggiunse la sala comune, affollata come prima.
Stava per andare nel proprio dormitorio quando Harry e Ron le sbarrarono la strada. Stavano molto meglio rispetto a prima, e la squadravano preoccupati.
-Hermione?- disse Ron, fissandola
-Si, Ronald?- ribatté lei brusca
-Hai saputo del decreto?-
-Certo, dov’ero, sennò? E ora, se volete farmi passare, io avrei dei compiti da fare!- sbottò, e, spingendoli via, salì in fretta le scale del dormitorio delle ragazze.
Si sedette sul letto, fissando i tre libri che aveva preso dalla biblioteca. Aveva appena iniziato a leggerli, e le stavano piacendo parecchio.
Chissà cosa stava tramando Fred… Non pensarci, stupida! Piuttosto, pensa a quei compiti di Difesa che devi portare domani. Giusto, i compiti. Rovistò nella borsa di cuoio e prese quello stupido libricino, quindi prese la pergamena, la piuma e l’inchiostro e cominciò a scrivere.
Qualche ora dopo, fissò i tre rotoli di pergamena fittamente scritti dalla sua calligrafia ordinata. Aveva finito i compiti di Difesa, bene.
Se non ci fosse stato quello stupido decreto, adesso sarebbe andata di corsa in biblioteca a leggere, immersa in quel silenzio surreale, dove si sentiva veramente bene. Sospirò, quindi infilò i tre rotoli di pergamena nella borsa, insieme a tutto il resto. Fissò l’orologio, tra qualche minuto avrebbe dovuto essere alla Sala Grande per la cena, ma lei fame proprio non ne aveva. Bene, di questo passo sarebbe diventata anoressica. Si alzò dal letto e si cambiò, mettendosi un paio di pantaloni e un vecchio maglione, quindi scese nella Sala Comune.
Era vuota, come aveva previsto. Però vide che una poltrona davanti al camino era occupata, e Fred si alzò, sorridendole. Oh, diamine.
-Che ci fai ancora qui?- chiese lei, fissandolo di sottecchi
-Potrei farti la stessa domanda, Granger- ribattè lui ilare, quindi le si avvicinò e la squadrò attentamente, come se volesse ricordarsi di ogni centimetro del suo corpo
-Non ho fame- rispose lei, cercando di svignarsela, ma lui la bloccò
-Ancora?-, Hermione annuì, cercando di non guardarlo negli occhi.
-Possiamo andarci insieme, non mi sembra che tu abbia poca fame- disse Fred, indicando il suo stomaco che aveva appena brontolato. Era in trappola. E solo in quel momento si accorse che dietro di lei c’era il muro, e davanti a lei Fred. E solo in quel momento, si accorse che Fred era bello. Bello, bellissimo, stupendo.
Come aveva fatto a non accorgersene prima? Lo guardò negli occhi, e lui le sorrise. Bello.
-Eh…? Si, certo- balbettò lei, si era persa nei suoi pensieri su quanto Fred fosse bello. E quando sorrideva era ancora più bello. La prese di nuovo per mano – che cosa stupenda – e insieme uscirono dalla Sala Comune, scendendo in fretta le scale e raggiungendo la Sala Grande. Nessuno si accorse della loro entrata nella sala, erano tutti troppo impegnati a parlare e a mangiare. Si sedettero al tavolo dei Grifondoro, Harry li guardò un po’ sconcertato, Ron manco si accorse di loro – era troppo impegnato a mangiare – e George guardò di sottecchi il gemello. Insomma, che avevano tutti da guardare?
Prese ciò che prendeva ogni sera, il purè, lo amava da impazzire. Se ne mise una bella porzione nel piatto, e cominciò a mangiare. Oh, aveva davvero fame. Perché non aveva voluto andare nella Sala Grande? Harry la guardò basito, Hermione non aveva mai avuto così appetito. Era Fred a metterle fame? Oh, può darsi. Fred, il ragazzo bello.
Si accorse che Fred, il ragazzo bello, la stava guardando, quindi posò la forchetta e lo guardò, sorridendo. Ora aveva capito.
Lei, sì, proprio lei, Hermione Jane Granger, Prefetta, amava Fred Weasley, il ragazzo bello.

Jeee! Hermione ha capito di amare Fred, il ragazzo bello ù.ù Non ci vuole molto per capire che Fred è bello, no? :D
Ma finalmente la Gryffindor ha capito di amarlo u-u
Non preoccupatevi, Fred nel prossimo capitolo si farà perdonare eccome :DD Vorrei precisare che nel prossimo capitolo cambieranno un po' le cose, come lo stato di Hermione, che si sta deprimendo perchè può stare poco tempo in biblioteca. Ma non temete, si aggiusterà tutto!
O forse no...
:*

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Capitolo 9
*** Il gatto e la luna. ***


Hermione percorreva velocemente i corridoi, Grattastinchi sotto braccio, e le lacrime che le scendevano sulle guancie. Aveva appena litigato con Ron, perché lui insinuava che tra lei e Fred c’era qualcosa, però non poteva nascere niente. Lei ovviamente aveva negato tutto, e dopo una sfuriata, se n’era andata via, con Grattastinchi che le trotterellava dietro come se volesse proteggere la padrona. Era sera, in cielo la luna splendeva e illuminava il cortile di pietra, dove Hermione si sedette su una panchina, asciugandosi le lacrime. Oh, stava piangendo parecchio in quegli ultimi giorni. Di solito se ne andava nella baracca sul lago, oppure andava lì, ogni giorno sulla stessa panchina, perché sapeva che ormai gli studenti evitavano quel cortile. Faceva troppo freddo, sia di giorno che di sera, quindi lo evitavano. Inoltre, le statue dei due gargoyle erano minacciose e di sera potevi prendere un colpo se te le trovavi di faccia, con quegli occhi corrosi dalla pioggia, la pittura nera un po’ scrostata sulle palpebre.
Grattastinchi fece le fusa girando intorno alle sue caviglie, quindi balzò sulla panchina e si acciambellò in grembo alla Grifondoro, che non aveva potuto impedire alle lacrime di ricominciare a scendere.
-Allora è vero che vieni ogni sera qui-. Una voce la fece trasalire e voltare di scatto. Fred spuntò da dietro uno degli archi di pietra, lo scavalcò e le si sedette accanto.
-Si può sapere che ti prende?- aggiunse, mettendole sulle spalle una delle tante coperte fatte a mano dalla signora Weasley. Era rosso fuoco e aveva una F dorata al centro. Grattastinchi gli fece le fusa e lui lo accarezzò sulla testa, fissando Hermione, che gli aveva appoggiato la testa sulla spalla.
-Dai che si sistemerà tutto- le disse, accarezzandole i folti capelli. Poi rise, e la sua risata lacerò il silenzio –Io devo ancora farmi perdonare per averti fatta arrabbiare in biblioteca- sussurrò, e lei rise. Ormai era raro sentirla ridere, si era chiusa in sé stessa. Non poteva andare in biblioteca per più di due ore e non poteva portare più di un libro alla settimana in sala comune. Per lei questo era uno strazio.
-E cosa vorresti fare, Fred?- disse, guardandolo negli occhi. Lui sorrise, e, da una borsa che la ragazza non aveva neanche notato, tirò fuori tre libri.
-Ho visto che li guardavi quando eri in biblioteca, quindi ho pensato di prenderteli- spiegò, mettendoglieli tra le mani. La ragazza lo fissò, poi il suo sguardo cadde sulla mano del ragazzo, che però la nascose in fretta sotto la manica del giubbino.
-Fred, ti avevo detto di non metterti nei guai…- mormorò, accarezzando la copertina dei libri con amore. Poi gli prese la mano e la fissò. C’era una cicatrice sopra, ma non riuscì a capire cosa dicevano le parole. Percorse il filo della cicatrice con il dito, quando lui ritirò la mano.
-Non preoccuparti per me. Tu avevi bisogno di quei libri. Mi accorgevo che tu stavi male- disse, stavolta il sorriso era scomparso dalla sua faccia. Era serio, troppo serio.
-Ma non avresti dovuto prenderli… non devi farti mettere in punizione per me, Fred!- esclamò lei, appoggiando i libri sulla panchina.
-Per farmi perdonare questo ed altro, Hermione- sorrise lui, e finalmente diventò il solito Fred, sempre con il sorriso sulla faccia. Lei gli sorrise triste, quindi lui le asciugò le lacrime dalla faccia.
-E’ brutto piangere! E ora fammi un bel sorriso, mi piace quando sorridi!- esclamò, e lei, arrossendo – aveva detto che gli piaceva quando lei sorrideva – si aprì nel sorriso più grande che avesse mai fatto. Per lui, per Fred. Perché lei lo amava, si. Come poteva non farlo, quando oramai per lei lui c’era sempre? La consolava quando era triste, quando era arrabbiata. E anche ora, le aveva fatto ritornare il sorriso. Si era fatto mettere in punizione, si era fatto lacerare la carne del dorso della mano, per lei. Solo e soltanto per lei.
Anche Fred si aprì in un sorriso, i suoi capelli apparivano più chiari alla luce della luna.
Hermione fissò i libri, quindi lo guardò
-Come hai fatto a prenderli?- chiese, fissando le copertine impolverate
-Oh, non ho fatto niente di che…- rispose lui. Bene, voleva sviare il discorso. Gli prese di nuovo la mano e fissò la cicatrice chiara come la luce della luna che la illuminava, quindi la lasciò, e il ragazzo la nascose sotto la manica.
-Beh, comunque grazie- sorrise la Grifondoro, accarezzando Grattastinchi, che le si era acciambellato in grembo, desideroso di coccole.
-Ma di niente, Hermione!- esclamò lui, osservando Grattastinchi con invidia. Si, invidiava quel gatto. Immaginò di posare la sua testa sulle gambe di Hermione e lasciarsi accarezzare i capelli con la tenerezza con cui lei accarezzava la testa pelosa del gatto. Scosse la testa divertito, stava perdendo la testa.
Grattastinchi lo guardò come se gli avesse letto nel pensiero, quindi continuò imperterrito a fare le fusa alla sua padrona, che ormai sembrava serena.
-Spero di averti tolto dalla mente ciò che ti rendeva triste- sorrise lui, accarezzando la testa dell’animale. Lei sorrise, e annuì
-Ci riesci sempre- disse, e solo in quel momento si rese conto di quanto fossero vicini. Sarebbe bastato avvicinarsi un po’…
All’improvviso qualcosa di appiccicoso le bagnò il mento.
-Grattastinchi!- gridò. Il gatto le aveva leccato il mento, offeso perché la sua padrona stava donando le sue attenzioni ad un altro. Rossa in viso, prese il gatto in braccio e si alzò, sorridendo imbarazzata.
-Beh Fred, ora vado. Ho un gran sonno- disse, sbadigliando. Lui le sorrise, e si alzò, e lei si sentì piccola, lui era quasi quindici centimetri più alto di lei. La prese per mano e, insieme, ritornarono alla Sala Comune.
Faceva uno strano effetto dare la mano a Fred, era stupendo, la sua mano era calda e morbida, solo il dorso era un po’ rovinato per via delle miriadi di punizioni che la Umbridge gli infliggeva. Arrivati a destinazione, in Sala Comune non c’era quasi nessuno. Due ragazzini del primo anno sedevano su due poltrone davanti al fuoco, facendo i compiti.
Hermione, in preda ai suoi doveri di Prefetto, li mandò a dormire, quei compiti non erano per il giorno dopo e i due ragazzini avevano bisogno di dormire.
-Ecco la Prefetta di sempre!- sghignazzò Fred, e lei lo fulminò con lo sguardo.
-Dovremmo andare anche noi a dormire, sai?- disse lei, lasciando Grattastinchi a terra, che sgattaiolò via. Fred sorrise, e le diede un bacio sulla guancia.
-Buonanotte, Hermione- sorrise, quindi si dileguò su per le scale del dormitorio dei ragazzi.
Hermione rimase lì ancora per un po’, a fissare il punto dove prima c’era Fred. Quindi si sfiorò la guancia, dove lui le aveva dato il bacio, e sorrise. Salì le scale del dormitorio femminile e si addormentò subito, felice come non mai.

Sììì! Sto aggiornando velocissimamente (?)!! Non vi do neanche il tempo di recensire! Muhahaha!
Bene, eccoci ad un altro capitolo... Vi aspettavate il bacio, al chiaro di luna? E invece no, perchè quel gatto schifosissimo si intromette! @_@ Sì, Fred si farà perdonare... ma siamo sicuri che Hermione non l'abbia già perdonato?
Grazie ancora per le recensioni çç Vi adoro! :* <3

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Capitolo 10
*** Fiocchi di neve. ***


Hermione, per quanto amasse Fred, non poteva negare che a volte era davvero sfacciato. E la faceva sempre arrabbiare. E la cosa che più la arrabbiava, era che lui si divertiva nel vederla  arrossire e balbettare, e poi scappare via in preda alla rabbia. Ma non avrebbe mai potuto negare che le piaceva stare insieme a lui, che era bello bello bello, che quando lo vedeva l’unica cosa che le volteggiava nella testa era “Fred Weasley: bello, bello, bello…”. Doveva darsi una calmata, o avrebbe perso la testa. O l’aveva già persa?
Percorse velocemente quei corridoi, finalmente le lezioni erano finite e quel pomeriggio sarebbe andata ad Hogsmeade con Ron e Harry, e probabilmente anche i gemelli Weasley sarebbero venuti. Ovviamente. Doveva cambiarsi, non ne poteva più di sentire il frusciare della divisa, le stava urtando i nervi. Già, quella mattina si era alzata di nuovo con la luna storta.
Il problema era che si stava alzando troppo spesso con la luna storta, e a volte neanche Fred riusciva a farla calmare. Raggiunse la torre dei Grifondoro e salì in fretta nel dormitorio delle ragazze, mettendosi un jeans e un maglione troppo grande, che però teneva caldo, fuori c’era un gran freddo. Dicembre stava appena cominciando.
Si guardò allo specchio, il maglione le arrivava quasi alle ginocchia e i capelli erano spettinati.
-Fa niente- disse, posando la divisa nella cassapanca. E, sotto un groviglio di vestiti, vide i libri che le aveva preso Fred. Gliene aveva presi altri due, stavolta senza farsi beccare. Sapeva che lei stava impazzendo senza libri, non poteva stare senza di loro, però la regola della biblioteca non potevano cambiarla. Sorrise, quindi chiuse il baule e uscì, seguita da Grattastinchi. Il gatto stava diventando parecchio protettivo nei suoi confronti, seguendola dovunque andasse al di fuori delle lezioni. La ragazza rise, lo prese in braccio e si sedette su una poltrona, al torpore del camino acceso. A quanto pare non era stata l’unica ad avere quell’idea, perché nel giro di poco un sacco di poltrone erano occupate davanti al camino, e alcuni avevano abbandonato le abituali partite a Spara Schiocco o a scacchi per riscaldarsi al fuoco.
Come avrebbero fatto ad andare a Hogsmeade con quel freddo? Hermione rabbrividì al pensiero, quando qualcuno piombò sulle poltrone accanto a lei. Harry e Ron tremavano violentemente, le facce pallide e le labbra viola
-Ma dov’eravate?- chiese Hermione, accarezzando Grattastinchi
-Eravamo agli allenamenti di Quidditch, domani c’è la partita- spiegò Harry, balbettando per via del freddo.
-Ah, capito… sempre a pensare al Quidditch voi maschi- disse, una nota d’irritazione nella voce
-Chi è che penserebbe solo al Quidditch?- Fred Weasley e il gemello comparvero accanto a loro, facendoli sobbalzare
-Voi maschi, è ovvio- ripetè Hermione
-Non solo noi maschi, Granger- sbottò Fred, guardando con ostilità Grattastinchi, che si leccò una zampa annoiato.
-Voi ragazze pensate sempre a studiare…- mormorò Ron, George rise
-Credo che lei sia la sola che pensa sempre a studiare- disse sorridendo. Oh, era così uguale a Fred… e.. e se quello era Fred? Se si erano scambiati come facevano così tante volte? No, lei lo riconosceva Fred… Fred le faceva battere il cuore, quando era vicino a lui sentiva quel simpatico battito d’ali nel suo stomaco. A Fred quando sorrideva brillavano gli occhi, sempre il sorriso sornione sulle labbra. La ragazza aveva già una risposta tagliente da dare, ma Harry si affrettò a cambiare discorso
-Oggi come andiamo ad Hogsmeade?- chiese, scaldandosi le mani al fuoco
-Non c’è una bufera, Harry, è solo un po’ di neve…- rispose Fred noncurante, sorridendo. In quel momento il tronco di un albero passò, trascinato dal vento, davanti alla finestra della torre dei Grifondoro.
-Ok, forse tanta neve…-.
Rimasero lì, nella Torre, aspettando che la bufera di neve smettesse. Man mano la Sala Comune si riempì di persone che volevano riscaldarsi al camino, e le poltrone furono occupate da studenti infreddoliti e tremanti, e il fuoco fu ravvivato, in modo che potesse riscaldare tutta la stanza, anche quelli che giocavano a scacchi o leggevano un libro in un angolo, non avendo trovato un posto vicino al fuoco.
-Allora, che si fa? Io non voglio rimanere qui- disse George, che se ne stava spaparanzato sulla poltrona.
-Di certo non possiamo uscire con questo freddo…- ribattè Ginny, che stava leggendo un libro di Pozioni. Piton ci stava dando sotto con i compiti, nei periodi festivi li sovraccaricava di esercizi e rotoli di pergamena.
-Ma insomma, gli altri escono, e poi nei Tre Manici Di Scopa non si gela- sbottò Ron, che stava finendo i compiti di Trasfigurazione che Hermione aveva già finito.
-Però nel tratto per arrivarci saremo fortunati se non moriremo congelati- ironizzò Harry, facendo sghignazzare Hermione.
-Io direi di andare…- propose, voleva stare con Fred. Bello bello bello.
-Io devo fare un salto dall’emporio degli scherzi di Zonko, magari poi vengo ai Tre Manici di Scopa- disse George, alzandosi.
-Io e la Granger andiamo ai Tre Manici di Scopa, chi viene con noi?- chiese Fred, Ron e Harry alzarono la mano. Hermione avrebbe voluto ucciderli, sarebbe stata da sola con Fred, e si mettevano loro due in mezzo –Perfetto!- esclamò Fred, e, tutto pimpante, andò verso i dormitori dei ragazzi.
La Grifondoro fulminò i suoi due migliori amici, quindi andò nei dormitori delle ragazze, non poteva andare ai Tre Manici di Scopa conciata in quel modo.
Grattastinchi stava ronfando beatamente sul suo letto, giocando con il gomitolo di lana che la ragazza gli aveva portato in una precedente gita ad Hogsmeade. Aprì la cassapanca e prese un jeans e un altro maglione, molto più curato, che le andava bene. Si vestì, si pettinò i capelli, e quando ebbe finito “volò” giù in Sala Comune, prendendo la sua borsa dalla poltrona, che ora era stata occupata da alcuni ragazzini del primo anno che rabbrividivano.
Andava con Fred a Hogsmeade! Saltellò fino alla Sala Grande, quindi, con rammarico, ricordò che con loro due venivano anche Harry e Ron, che sorridevano contenti.
Dovettero aspettare un po’, quindi Fred comparve sulla cima delle scale, che scese in fretta.
-Andiamo!- disse allegro, prendendo sottobraccio Harry e Hermione, e alla catena si unì anche Ron.
Quando spalancarono la porta, un vento gelido li invase. Cavoli, quanto faceva freddo! Hermione rabbrividì nei suoi diversi strati di lana, e Fred la strinse a sé per non farla morire di freddo. Era tutto bianco, il vento sibilava forte tra le cime degli abeti che costeggiavano il cortile.
-Dobbiamo sbrigarci!- gridò Harry, cercando di sovrastare l’ululato del vento.
Affrettarono il passo e arrivarono entro qualche minuto ad Hogsmeade, per colpa della neve e del vento. Fortunatamente non stava piovendo, altrimenti col cavolo che ci arrivavano vivi lì.
Afferrò la mano di Fred e la strinse, quindi andò a sbattere contro una porta. I tre manici di scopa.
Erano arrivati sani e salvi!
Trattenendo un urlo di felicità, spalancò la porta e entrò, lasciandosi invadere dal calore della stanza.
I tavoli erano tutti occupati da omaccioni grossi che bevevano le loro burrobirre, ma fortunatamente intravidero un tavolino vicino alla finestra, il più lontano dal camino.
Harry, Ron e Hermione si sedettero, mentre Fred andò ad ordinare, e tornò poco dopo con quattro calici di burrobirre in mano. Si sedette, e li diede ai tre ragazzi, che incominciarono a berli.
-Mi ci voleva proprio- sospirò Harry, posando il calice mezzo vuoto sul tavolo
-Confermo- aggiunse Ron, posando il suo, vuoto.
-E dopo dobbiamo riattraversare la bufera- disse Fred ilare, incominciando a sorseggiare il suo.
Hermione ascoltava in silenzio i ragazzi che parlavano di Quidditch, in fondo a lei non  interessava minimamente, quindi poggiò il bicchiere vuoto sul tavolo, e si pulì la bocca. Le burrobirre facevano miracoli quando si trattava di riscaldare. Si appoggiò con la schiena alla sedia, quindi guardò i tre ragazzi, che parlavano di due squadre di Quidditch dal nome impronunciabile. O forse era l’effetto della birra che non le stava facendo capire niente. Ne ordinò un’altra, sotto lo sguardo stupefatto dei tre amici, e si scolò l’ennesimo bicchiere di burro birra prima che la trascinassero via. La ragazza non poté contare quanti ne aveva bevuti, Fred e Harry la stavano trascinando via dal locale. Salutarono, e uscirono nella bufera di neve, nel turbine di vento, tra la neve e il freddo.
Arrivarono di nuovo sani e salvi ad Hogwarts, e entrare dentro fu un sollievo, erano congelati. Harry e Ron corsero in Sala Comune dei Grifondoro, per fiondarsi davanti al camino, e Hermione si accorse che Fred la squadrava perplesso.
-Sei tutta coperta di neve- rise, quindi avvicinò la faccia al suo viso, e con la bocca tolse un fiocco di neve dal suo naso. Sorrise, quindi se ne andò gongolando, le mani in tasca, lasciandola lì sconvolta, ancora sotto l’effetto della burrobirra, e di quello che normalmente noi uomini chiamiamo amore.

 

Allora, premetto che questo capitolo non mi soddisfa. E scusate il ritardo, ma sapete, la scuola... >.<
Comunque... si, il capitolo non mi soddisfa, ma ho aggiornato, e sono fiera di me.
Hermione sotto l'effetto della sbornia non me la immagino xD e Fred che la fa arrapare così, magari la storia si potrebbe concludere con una bella scopata di gruppo alla quale si aggiungeranno anche Ron e Harry, che fanno yaoi.
Il prossimo capitolo avrà una bella sorpresa... muhahaha!
E non aggiornerò prima di martedì, dato che sono via *w*

Sayonara!

 

 

 

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Capitolo 11
*** Miss Invisibile. ***


Marzo ormai era alle porte, portando con sé la pioggia e il vento. Hermione ora passava le sue giornate in Sala Comune e nelle classi, uscendo solo per pranzo e cena. I G.U.F.O. stavano arrivando, ma anche se tutti le dicevano che era troppo presto per cominciare a studiare, lei stava già scrivendo un catalogo di tutti i libri che le potevano servire.
Incredibile ma vero, a volte andava anche a vedere gli allenamenti di Quidditch dei Grifondoro, facendo il tifo. Era una cosa più unica che rara, che lei, Hermione Granger, partecipasse agli allenamenti della squadra.
L’allenamento del giovedì era appena finito, e i ragazzi stavano andando negli spogliatoi. La Grifondoro scese dagli spalti e seguì Harry, sorridente come non mai. Lui la guardò di traverso
-Hermione… devi entrare per forza anche negli spogliatoi? Ci stai torturando… vieni ogni volta..- mormorò disperato, entrando nello spogliatoio, lasciandola fuori. Lei allora andò sul campo, inspirando l’aria gonfia di pioggia. Si aggiustò la sciarpa sul collo e sorrise, si sentiva felice, felice e leggera. Quelle piccole scappatoie sul campo di Quidditch le facevano bene, stare all’aria aperta le svuotava la mente.
Poco dopo, uscirono tutti, ma all’appello mancava Fred, c’era soltanto il gemello.
-Hey George, e Fred?- chiese la ragazza, lui fece spallucce
-Sta ancora dentro- rispose, quindi si dileguò.
La ragazza intrecciò le dita e aspettò un altro po’, quindi andò a controllare nello spogliatoio. La porta era semichiusa, e uno spiraglio di luce usciva appena. Diede una sbirciata e… e desiderò di non essere mai andata a quell’allenamento, di non aver mai guardato dietro quella porta.
Fred Weasley. Appiccicato ad Angelina Johnson. Si girò e andò via, entrando per il grande portone, cercando di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di scendere. Si strinse nel cappotto, salendo le scale che portavano alla Sala Comune dei Grifondoro, cercando con tutte le sue forze di eliminare dalla mente la immagine di quei due che si sbaciucchiavano senza ritegno. Arrivò di fronte alla Signora Grassa che si esibiva in uno dei suoi lirici motivetti
-Parola d’ordine?- chiese, lei asciugò una lacrima che stava scivolando sulla sua guancia e rispose. Il varco si aprì e lei entrò, la Sala Comune era quasi vuota, ma lei non voleva rimanere lì. Salì dritta nel suo dormitorio, dove era sicura di rimanere sola per un bel po’. Le ragazze che lo condividevano con lei erano fuori a divertirsi. Eh, ovvio. Lei, Hermione Granger, era l’unica che a quell’ora era al dormitorio. Lei, la sola Hermione Granger. L’unica ragazza che si caricava di libri, l’unica ragazza che preferiva un libro a un vestito firmato.
Hermione Granger, Miss invisibile. E pensare che lei per un attimo, un solo attimo, aveva creduto che potesse risultare com’era davvero agli occhi di Fred. E invece? Ma certo, purtroppo “vincevano” sempre quelle sportive e belle, sempre perfette.
Sorrise tristemente, sedendosi sul letto. Accarezzò Grattastinchi, quindi si ricordò di dover finire quel rotolo di pergamena di Pozioni. Asciugò le lacrime e prese la piuma e il foglio di pergamena, cominciando a scrivere.

Hermione uscì dall’aula di Astrologia, finalmente le lezioni erano finite. Mise il libro sulle stelle nella borsa e sorrise, doveva incontrarsi con Ron e Harry in Sala Grande, quel pomeriggio avrebbero fatto i compiti di Difesa contro le Arti Oscure insieme. Aveva dormito abbastanza bene quella sera, si era svegliata presto, aveva fatto una buona colazione, e aveva anche affrontato la lezione di Pozioni con allegria. Pensò ai poveri Ron e Harry che sorbivano l’ultima ora di Divinazione, tra foglie di the, tazze magiche e sfere di vetro.
Scese velocemente le scale, con la borsa che penzolava colma di libri, un sorriso allegro sul volto; sembrava aver dimenticato tutto, o era quello che voleva far credere agli altri. Purtroppo  ricordo di quello che aveva visto il pomeriggio prima era ancora stampato nella sua mente.
In una decina di minuti era arrivata alla Sala Grande, e i suoi due amici l’aspettavano vicino una statua, con l’aria annoiata.
-‘Giorno!- sorrise lei contenta, Ron la guardò truce
-Lo sapevi che se sogni un vecchio con la barba lunga e bianca vuol dire che morirai affogato nella panna?- disse, i capelli scompigliati.
-Allora fai attenzione Ron!- rise la ragazza, aggiustandosi la borsa a tracolla.
-Andiamo, altrimenti non troviamo neanche un posto- commentò Harry, entrando in Sala Grande. Trovarono, fortunatamente, dei posti in fondo alla Sala del loro tavolo, e poco dopo la folla di gente incominciò a fluire nella Sala, occupando tutti i posti rimasti vuoti.
-Herm… ma che hai? Sei strana…- mormorò Ron, addentando una coscia di pollo. Possibile che l’ideale di quel ragazzo fosse mangiare fino a diventare un lardoso che non riesce a toccare le punte dei piedi? Scosse la testa, sorridendo sarcastica
-Strana? No Ron, io non ho niente- rispose lei, sorridente, mettendosi dell’acqua nel bicchiere. Quando la ragazza alzò gli occhi, si trovò davanti Fred e Angelina, seduti vicini, che conversavano sorridenti. Il suo umore mutò, il sorriso si spense, e fece cadere l’acqua sul tavolo.
-Mione!- esclamò Ron, puntando la bacchetta sull’acqua, aspirandola –ma che hai oggi? E non fare quel broncio… è solo un po’ d’acqua!- aggiunse, mettendo la bacchetta in tasca.
Lei non rispose, mangiando velocemente, quindi guardò Harry
-Vi aspetto in biblioteca- sorrise debolmente, quindi lanciò uno sguardo a Fred che la stava guardando, e uscì a passi svelti dalla Sala Grande, rischiando di far cadere i libri dalla borsa.
Bene, era il momento di essere una vera Grifondoro. Era anche lei una ragazza, dopotutto. Era il momento di far uscire il suo lato femminile, di girare la moneta, di mostrare l’altra faccia.
Era stanca di essere la ‘Miss Invisibile’. Doveva incominciare a far sentire la sua presenza, a far vedere che anche lei poteva essere femminile e aggraziata, non la solita ragazza con la schiena curva sui libri. Hermione Granger, ormai Miss Invisibile non sarà più adatto a te.

*Fugge via dalla folla imbestialita*
Nooo ç__ç vi prego! TT^TT *scappa sull'arca di Evan/Noè*
Perdonaaaaatemiii ç°°°°°°°ç scusate, anche se questo capitolo è corto... ç°ç però aggiornerò in fretta, ho colto l'ispirazione! ^^ ed è un'arancia! :')
Aw, Mioncina, cos'hai in mente? *sguardo ammiccante* chissà cosa combinerà MioneMioncinaMiao *o*
Spero che anche questo chappy vi piaccia, e spero che recensirete ^^

Sayonara!

 

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Capitolo 12
*** Double Face. ***


La luce del sole coperto di nubi filtrava a malapena dalla finestra del dormitorio femminile dei Grifondoro, completamente vuoto, apparte Hermione che continuava a guardarsi allo specchio e trovare una pecca su sé stessa. I capelli erano troppo arruffati, i jeans erano strettissimi e la maglietta le faceva mancare il fiato.
Ma purtroppo i suoi capelli non ne volevano sapere di stare giù e di non gonfiarsi come la criniera di un leone, e avrebbe voluto farli diventare perfetti come quella sera del Ballo del Ceppo. Quindi tirò dalla tasca dei jeans la bacchetta e recitò la breve formula per aggiustare i capelli, che in un attimo divennero lisci e perfetti. Aveva dovuto mettere anche quelle diavolerie babbane, anche se il mascara le attaccava le ciglia e la matita le dava fastidio, doveva essere impeccabile, come una barbie, o, ancora meglio, una bambola di porcellana. Lei no, non era fatta per essere una tipa perfetta, alla “cheerleader”, quelle oche in gonnella che incitavano i giocatori muscolosi e tutti sudati.
Lei intanto era conosciuta in quasi tutta la scuola per essere la più brava studente di Hogwarts, e ne andava anche fiera.
Cosa avrebbero detto Ron e Harry del suo cambiamento? Come avrebbe spiegato il perché di quel gesto? Voleva cambiare, ecco. Non poteva certo dire che l’aveva fatto per Fred.
Sì, Fred, era letteralmente impazzita. Lei, Hermione Jane Granger, diventava improvvisamente una di quelle ragazzette tutte gridolini e cotte, di punto in bianco.
Stava facendo la cosa giusta o stava sbagliando? Harry l’avrebbe uccisa, se lo sentiva. Ron, ancora peggio. Almeno lui avrebbe sbavato un po’ di più dietro il suo fondoschiena, che ora era fasciato da quel paio di jeans che lo metteva molto in evidenza.
Non aveva il coraggio di andare nella Sala Comune, di avere gli occhi di tutti puntati addosso, sulla nuova Hermione Granger. Fred, che avrebbe detto?
Non le importava, lo scopo di quel cambiamento era che doveva farsi vedere, sentire, magari anche desiderare.
-Coraggio, Hermione. Esci e fa vedere al mondo come sei cambiata- disse al suo riflesso, prendendo la borsa e mettendola a tracolla. La sua solita borsa di cuoio, quella non l’avrebbe mai cambiata, non ne aveva il coraggio.
Come aveva detto? Doveva sentirsi bella come una bambola di porcellana, ma lei di autostima non ne aveva molta, si limitava a farla camminare a malapena sotto i suoi piedi, calpestandola qualche volta. Povera autostima, se avesse potuto parlare gliene avrebbe dette tante. La usava un po’ come uno zerbino, era inutile per lei, quell’autostima.
Ma adesso sarebbe cambiato anche questo. Avrebbe preso quel pezzo d’autostima che era rimasto e avrebbe aggiunto altri pezzi, come se fossero di stoffa, cucendole assieme a formare un grande lenzuolo.
Aprì la porta, prendendo un bel respiro, doveva calmarsi. Incominciò a scendere le scale, e quando fu arrivata in fondo, il mormorio che popolava la Sala era cessato. Oh, ecco il momento che aveva odiato.
Calma, Hermione. Bambola di porcellana, ricorda. Devi essere fiera della tua bellezza.
Sorrise calorosamente, alzando il mento, tutti la fissavano stupiti.
-Oh ragazzi, che avete?- disse, con un risolino finale. Sventolò la mano come per scacciare una mosca e si avviò verso la Signora Grassa, cercando con lo sguardo Ron e Harry. Si avvicinò a Fred, con aria indifferente –Hai visto Harry o Ron?-
-Erano al campo di Quidditch, hanno approfittato del bel tempo, hanno detto- rispose, dissimulando male lo stupore.
La ragazza sorrise di nuovo e uscì dalla sala, con passo spedito, fiera di sé. Aveva funzionato! Il rosso era sbalordito, chi avrebbe mai immaginato la secchiona più secchiona di tutta la scuola vestita come una top model? Beh, nessuno.
Neanche lei l’avrebbe mai immaginato, in effetti.
Mentre camminava, tutti si voltavano a guardarla, si sentiva una dea. Tutti la guardavano, nel corridoio si giravano verso di lei immaginando che fosse un’altra ragazza.
E invece no, gente! Sono io, Hermione Granger!
Che goduria, sentiva il vento muoverle delicatamente i capelli perfettamente perfetti, proprio come quelli di una bambola. Una preziosa bambola con pelle di ceramica, che tutti volevano.
Fortunatamente non aveva messo le scarpe alte, che non facevano per lei, avrebbe preso cadute su cadute, sembrando tutt’altro che impeccabile.
Arrivata all’ingresso, uscì, dirigendosi frettolosamente al campo di Quidditch. L’aria era fredda, sebbene in cielo ci fosse il sole senza neanche una nuvola. Il lago, perennemente scuro, si stagliava sotto la collina dove si ergeva Hogwarts, ed era illuminato costantemente dal sole, che lo rendeva una massa di puntini lucenti. Il vento increspava l’acqua, che accarezzava appena le sponde del lago, dove alcuni studenti studiavano beandosi del bel tempo, dopo le giornate di pioggia.
I sei anelli del campo si intravedevano dietro gli spalti, e due sagome si lanciavano quella che doveva essere la Pluffa. Eccoli, Ron e Harry, Hermione aumentò la velocità del passo, arrivando quasi a correre, per raggiungerli.
-Ragazzi!- urlò, arrivata al campo, sbracciandosi verso di loro. I due ragazzi scesero verso di lei, con l’aria stupita.
-Hermio…ne?- mormorò Ron, cadendo dalla scopa, concludendo male l’atterraggio, e Harry scoppiò a ridere
-Hermione, come diavolo ti sei conciata?- esclamò, scendendo elegantemente dalla scopa, tenendola al suo fianco
-Volevo cambiare un po’. Ron, alzati, sei ridicolo lì per terra- rispose la ragazza
-Non è normale questo, sai?-
-Perché no? Dai, rientriamo, fa freddo qui fuori-
-Potevi metterti un giubbino, miss Oggi Voglio Cambiare-.

In Sala Grande, il trio era l’unico gruppetto che sedeva al tavolo dei Grifondoro. Ovviamente, Harry e Ron, invece di andare a farsi una doccia, volevano indagare di più sull’improvviso cambiamento di Hermione. E voleva indagare soprattutto Harry.
Ultimamente, la sua migliore amica, era diventata più strana del solito. Mangiava poco, si vestiva in quel modo, vedeva le partite di Quidditch, quando si parlava di Fred cambiava argomento o scappava in biblioteca. Ma lui non era stupido quanto Ron, e aveva capito da subito che lei aveva una cotta per il gemello. Una grande cotta. Grande quanto una casa, o un grattacielo.
-Hermione, puoi dirci perché ti sei vestita in questo modo?- chiese il rosso, indicandola con una patatina fritta
-Perché, non ti piace?- rispose lei, sbattendo le ciglia
-No, cioè, si, però non in quel senso, insomma, stai bene, sì, ma ti trovo meglio quando ti vesti normalmente…-
-Si Ron, afferrato il concetto-.
Harry si stava sbellicando dalle risate, amava vedere le figuracce di Ron, ma si zittì con un’occhiataccia di quest’ultimo, che tornò a mangiare le sue patatine con le orecchie più rosse dei capelli. Era uno spasso, quei due erano completamente pazzi. Da quando si conoscevano, qualsiasi scusa era adatta per litigare, ma di solito non si parlavano per più di qualche giorno, nei casi estremi qualche settimana, e alla fine facevano sempre pace, grazie a lui. Il pacifista del gruppo. Dovevano mettergli una catena al collo con il simbolo della pace, e doveva andare in giro per il castello a dire “pace e amore a tutti quanti” come un hippy. Oh, sarebbe stato divertente, soprattutto per i Serpeverde. Spassosissimo.

In Sala Comune, nessuno si era ancora capacitato della “nuova Hermione” che certe volte interrompeva i discorsi con quei risolini tanto simili a quelli della Umbridge, che gli facevano rizzare i capelli. Fred era ancora sconvolto, e stava appoggiato alla parete fissando sconcertato la ragazza, come se fosse un miraggio. In effetti, non doveva essere reale se Hermione era diventata così. Magari era tutto un sogno di Harry Potter, che sarebbe diventato un hippy, insieme a Ron che si sarebbe fatto una cresta in testa verde fluorescente, e una ventina di piercing sulla faccia.
Si diede uno schiaffo sulla guancia, stava perdendo la testa.
-…e quindi, è vietato usare veritaserum sugli studenti.- concluse Hermione, con una serie di applausi poco convinti –Mi stavi ascoltando, Harry?-
-Ehm.. certo, certo. Il veritaserum.- sorrise a trentadue denti, tutto il contrario dell’amica, dato che era appena entrata Angelina –Tutto bene, Hermy?-
-Harry, odio quando mi chiamate Hermy!-
-Hermione, calmati. Hai incominciato a sudare.-, la ragazza si aggiustò frettolosamente i capelli, senza perdere d’occhio la bruna, che si stava avvicinando a Fred.
C’era qualcosa sotto. Non pensava che i due avessero una relazione. Si grattò il mento pensoso, guardando Angelina che si strusciava sul rosso che non sembrava contento di tutto quello. Quindi la ragazza lo prese per il collo della camicia, e lo trascinò fuori dalla Sala Comune, chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione aveva assistito a tutto ciò con aria depressa, smettendo di parlare perfino del veritaserum e dei suoi effetti benefici. Nessuno ci fece caso, e data l’ora tarda, si avviarono nei rispettivi dormitori.
-Harry, io vado, sto morendo dal sonno- disse Ron, caracollando verso le scale del dormitorio maschile
-Sì, ti raggiungo tra un momento, devo finire la relazione di Storia della Magia- rispose, prendendo il libro tra le mani. Quando l’amico fu scomparso dietro la porta, mise il libro per terra e guardò Hermione
-Si può sapere che ti prende?- chiese, lei lo fissò con sguardo vuoto
-Niente, Harry.- rispose, sorridendo tristemente
-Ah, niente? Ti sembro davvero così stupido?-
-Ehm… si, Harry, senza offesa. Non ti ho mai visto un secchione, o brillante di cervello, dato che quando guardi una ragazza e bevi qualcosa sputi tutto, non sai invitarla al ballo, e vedi ovunque Tu-Sai-Chi…-
-Beh, grazie! Perché non vuoi dirmelo? Sono il tuo migliore amico, in fondo. Devi sfogarti, Hermione. In questi ultimi mesi sei cambiata, tanto, e non intendo solo come ti vesti o come parli. Sei diventata più… triste, ecco.-
-Harry, se proprio vuoi saperlo, è… è Fred! Non lo so che mi è successo, ho completamente perso la testa- esclamò Hermione, con la voce tremante –E… ieri l’ho visto che si baciava con Angelina, e volevo cambiare, ecco, perché così qualcuno mi avrebbe notata, e non sarei stata più quella “invisibile”- aggiunse, strofinandosi gli occhi con il palmo della mano, facendo rimanere degli aloni scuri
-Hermione, tu non sei invisibile. Non devi cambiare solo perché quelle che “piacciono” a tutti sono delle oche. Tu sei tu, e devi essere così per sempre. Secondo me, a Fred vai bene così-
-Ma io a Fred non vado bene! Lui preferisce Angelina, o Katie Bell o Hannah! Io sono solo una secchiona-
-Non è vero. Lo sai che Fred non è quello che va dietro alle ragazze. Perciò, Hermione, non preoccuparti. Questa stupidaggine che tu devi cambiare, levatela dalla testa.- Harry le sorrise, e le asciugò una lacrima che stava scendendo sulla guancia
-Ma…-
-Sh, zitta. Non voglio sentire obiezioni. Magari ora potrai rimanere per qualche giorno così, giusto per divertirti, ma poi rivoglio l’Hermione di sempre, ok?-, la ragazza sorrise, e lo abbracciò
-Va bene, Harry. Grazie, ti voglio bene- Hermione si alzò e si asciugò gli occhi –Ora però vado a dormire, sono stanca morta- aggiunse –Buonanotte-
-Buonanotte, Hermione-.

Mi ucciderete, lo sento. Perdonatemi, so che ho fatto schifo, tutto quel tempo per aggiornare, ma... i tempi non erano dei migliori, ecco v.v e ogni cosa che scrivevo, la cancellavo subito. Questo è quello che hanno scritto le mie dita e se fa schifo anche a voi, non esitate a dirmelo. Faremo una campagna contro i miei capitoli orribili (: Apparte le campagne pubblicitarie e dei contadini, mi scuso ancora per l'immenso ritardo, e spero che il capitolo vi soddisfi (altrimenti, c'è la recensione per dire quanto faccia schifo :D) e adesso, auguro a voi un Natale stupenderrimamente stupendo, e un BUOOOON ANNOOO NUOVOOOOOO! :D

P.S. Forse per Natale arriverà una piccola One Shot :D

Sayonara!

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Capitolo 13
*** Ancora una volta nei casini. ***


Dopo essersi sfogata con Harry e avergli detto tutto, Hermione si sentiva molto meglio. Più leggera, almeno. Però non voleva ritornare quella normale, l’Hermione di sempre. Non adesso. Infilò i libri in borsa, aggiustò una ciocca di capelli, e uscì dal dormitorio di fretta, era in ritardo. Sarebbe passata in Sala Grande a prendere un biscotto e Harry e Ron per le orecchie, avevano Storia della Magia e dovevano sorbirsi due ore di lezione con Ruf. Scese in fretta le scale, quasi cadendo, e raggiunse i due amici che stavano pacificamente facendo colazione.
-Dai, sbrigatevi! Siamo in ritardo!- esclamò, sbattendo i libri sul tavolo, facendo voltare tutti
-Ritardo? Hey Herm, ma se manca mezz’ora?- replicò Ron, mettendo in bocca un biscotto intero
-Mezz’ora un corno, Ron, devo prendere appunti, capito?!-
-Sei troppo stressata, Hermione. Rilassati! Fai come noi due!- sorrise Harry, spaparanzandosi addosso al rosso
-Stressata?! Fra tre mesi ci sono i G.U.F.O!-
-Sì, e manderemo noi un gufo a mamma e papà per farti portare al San Mungo, se non ti calmi-, la ragazza, convinta, si sedette al tavolo imbronciata. Harry le fece l’occhiolino quando entrarono Fred e Angelina sottobraccio, lei storse il naso, prendendo un biscotto.
-Buongiorno!- esclamò Fred sedendosi accanto alla ragazza
-Hey, Hermione! Cambiato look?- sorrise Angelina, senza lasciare la mano di Fred. Oh Dio, quella ragazza era peggio di una cozza attaccata allo scoglio!
-Sì, per un po’. Ero stanca di stare sempre sui libri- Hermione sorrise acida, alzandosi –Andiamo, altrimenti vi trascino per le orecchie- li minacciò, prendendo i libri e uscendo a passi veloci dalla Sala Grande, seguita dai due amici. La ragazza aumentò la velocità del passo, cercando di sbollire la rabbia.
Hey Hermione, cambiato look?
Si, brutta scema, non ti piace? Perché non fai un volo dalla tua scopa e ti anneghi nel lago nero?
Si ridestò dai suoi oscuri pensieri andando a sbattere contro una statua, e Harry e Ron, prendendola per le braccia, la portarono tranquillamente all’aula di Storia della Magia, ancora vuota.
-Dai, prendiamo posto- disse Ron, ancora mezzo addormentato, sedendosi in un banco all’ultima fila
-No Ron, io devo prendere appunti, devo stare in prima fila- ribattè Hermione, divincolandosi dalla presa del moro e dirigendosi ad un banco in prima fila, sedendosi con forza, incrociando le braccia. Estrasse la piuma, il foglio di pergamena e il calamaio con l’inchiostro dalla borsa, appoggiando tutto sul banco sbattendo gli oggetti con forza. Oh, era arrabbiata. Molto, arrabbiata.
Incominciò a scrivere qualcosa sul foglio, grattando il foglio di pergamena con la piuma, intingendolo nell’inchiostro con rabbia, immaginando che il liquido denso e scuro fosse la testa di Angelina, e lei la punzecchiava e la infilzava con la punta della piuma.
Quando il professor Ruf entrò in classe, l’aula era quasi piena di ragazzi che chiacchieravano, ed Hermione era molto attenta a ciò che doveva dire il professore, con il suo banco ordinato e perfetto, il suo foglio intitolato “Storia della magia, di Hermione Granger”, e la piuma appoggiata sapientemente accanto al calamaio. Era tutto perfetto.
-Buongiorno, ragazzi. Oggi parleremo della rivolta dei folletti di tre secoli fa. Come sapete…- incominciò il fantasma, e la Grifondoro si fiondò sul foglio a scrivere senza sosta, alzando di tanto in tanto gli occhi dal foglio per guardare il professore, che continuava a parlare sui folletti e al loro diritto di avere una bacchetta.
La voce del professore era monotona e noiosa, ma lei doveva ascoltarla e trascrivere tutto quello che diceva. Magari, ai G.U.F.O. avrebbe chiesto qualcosa del genere, e lei sarebbe stata prontissima a rispondere.
L’inchiostro tracciava le parole sul foglio, mentre la piuma le solleticava il naso, e quando suonò la campana della fine delle due ore, aveva scritto quasi tre fogli di appunti. Soddisfatta, prese le sue cose e si alzò, uscendo dall’aula seguita da Harry e Ron, che avevano un’aria annoiata.
-Abbiamo recuperato due ore di sonno, Harry, non sei contento?- disse quest’ultimo sbadigliando, l’altro fece lo stesso
-Io non vi farò le relazioni, statene certi- ringhiò la ragazza, tenendo stretta a sé la borsa con i libri e i fogli di pergamena, fitti della sua scrittura minuta e ordinata.
Oh, bene. Adesso avevano la Umbridge. Sospirò, salendo le scale della Torre di Difesa, immaginando già quella brutta faccia da rospo mettere in punizione qualcuno.
-Harry, mi raccomando, non farti mettere in punizione. Perfavore- sentenziò, con aria afflitta. Mancava solo che si facesse mettere di nuovo in punizione, e lei avrebbe dovuto sostituirlo di nuovo agli incontri dell’E.S. Non che non le piacesse, ma sentiva troppo gli occhi di tutti su di sé, e non era una bella sensazione, quando si aveva i capelli spettinati e un vestito orribile.
-Io ci provo… ma se lei continua..- lo zittì, entrando in classe, dove tutti erano già sapientemente seduti ai propri posto. La Umbridge odiava vedere qualcosa in disordine, meglio non farla arrabbiare, o si sarebbero ritrovati un’ennesima cicatrice sulla mano. Era una punizione subdola, avrebbero avuto per sempre il ricordo di quella rospa impresso sulla pelle, e ogni volta avrebbe fatto male come la prima.
La ragazza pensò a quando era andata in punizione, della sensazione orribile e dolorosa della penna che incide la carne. Rabbrividì, e si sedette, posando i libri sul banco.
E la Umbridge era seduta come al solito dietro la cattedra, con una tazza di the tra le dita nodose, e un sorriso compiaciuto sul volto.
-Buongiorno, ragazzi- disse, posando la tazza sul piattino di ceramica
-Buongiorno, professoressa Umbridge- ripeterono tutti, lei fece un risolino
-Leggete il capitolo dodicesimo del libro, prego. Qualcuno- e guardò Harry con acidità –vuole graziarci di uno dei suoi commenti?- quando vide che nessuno rispose, fece una delle sue solite smorfie compiaciute, e si abbandonò allo schienale della sedia, bevendo un sorso di the.
Un giorno esploderai di the, brutta vacca rosa.
Hermione aprì il libro al capitolo dodici, e cominciò a leggere attentamente, memorizzando ogni singola parola nella mente, guardando di tanto in tanto Harry e la Umbridge, che squadrava tutti scrivendo qualcosa su un foglio. Oggi aveva un odioso fiocco rosa sui capelli, che la faceva sembrare un confetto. Vestiva sempre di rosa. Magari aveva anche le mutande rosa.
Voltò la pagina, sospirando, perché Silente non la cacciava?
I suoi occhi seguivano le linee di parole, che si materializzavano nel suo cervello, sebbene quelle parole fossero orribili e ripugnanti.
La lezione scivolò via come l’acqua di un fiume, sebbene fosse stata noiosa e silenziosa, peggio di quella di Ruf.
Una routine che si ripeteva continuamente, Hermione, posa i libri, metti pergamena e calamaio nella borsa, esci dall’aula. Scese le scale velocemente, avevano un’ora buca, e lei l’avrebbe impiegata per articolare gli appunti di Storia della Magia.
-Wohoo, ora buca!- esclamò Ron, saltando quattro gradini, rischiando di cadere con la faccia a terra.
-E voi studierete- fece la ragazza, prendendoli per le orecchie e trascinandoli per il corridoio –Mancano tre mesi ai G.U.F.O. non vorrete sprecare le ore buche per giocare con gli aereoplanini di carta?-, i due si guardarono
-Perché no? Sviluppa le nostre abilità riguardo l’aviazione!- si giustificò Harry, scollandosi la ragazza di dosso
-Si come no, poi quando arriverete al giorno prima dei G.U.F.O. non venite a chiedermi di spiegarvi tutto- sbraitò lei, accelerando il passo e lasciandoli dietro.
-Nervosetta, la ragazza-.

Hermione stava percorrendo velocemente i corridoi del quarto piano, quando incontrò Draco Malfoy che si aggirava con un suo drappello personale.
-Heylà, Granger! San Potter e Lenticchia hanno abbandonato la loro protetta?- fece acido, con un sorriso beffardo sulla faccia
-Io non ho bisogno di qualcuno che mi protegga, al contrario di te. Anche oggi ti sei portato la scorta, Malfoy?- ribattè lei con odio, lui rise
-Ma sentite la Granger! Lo vedi questo?- si indicò il distintivo di Capo dell’Inquisizione sul petto –Una parola alla Umbridge, e lei ti mette in punizione per settimane-
-Non ho paura di una cicatrice, Malfoy. Magari tu ne hai di più, e cerchi di minacciare tutti in questo modo, come fa tuo padre-
-Come osi… sporca Mezzosangue- sputò il ragazzo
-Oso, oso.- Hermione sorrise, e quando lui sfoderò la bacchetta, fu più veloce e lo schiantò contro il muro, facendogli perdere i sensi.
Tiger e Goyle, che erano rimasti imbambolati a fissare la scena, la indicarono con il dito e scapparono via, a chiamare la Umbridge.
Bene, Hermione, preparati ad un’altra punizione, stavolta anche più dolorosa. Scavalcò il corpo di Draco e continuò il suo cammino, infilando la bacchetta nella tasca della divisa scolastica, pronta a dare la buona notizia, cioè quella di aver schiantato Malfoy, a Harry e Ron.
Raggiunse la Sala Comune e varcò il buco della Signora Grassa, che si stava esercitando in uno dei suoi canti lirici, e buttò la borsa con i libri su una poltrona libera.
I due, come aveva immaginato, si stavano divertendo a manipolare con la magia due aeroplani di carta, e quando la videro li bruciarono con un tocco di bacchetta.
-Hermione, cos’è successo? Sembri stremata!- disse Harry, posando la bacchetta, lei si sedette sulla poltrona
-Ho schiantato Malfoy.- sentenziò, e sui volti dei due comparve una smorfia di stupore –Ma la Umbridge mi metterà in punizione. Tiger e Goyle sono andati a spifferarle tutto- aggiunse, loro strabuzzarono gli occhi
-Un’altra punizione? Hermione, stai peggiorando! Dov’è finita la timida ragazza di biblioteca?-
-Evidentemente è ancora in biblioteca, sommersa nei libri-.

-Signorina Granger, si rende conto della gravità del suo gesto?- la Umbridge era irata, il fiocco sui capelli se ne scendeva in continuazione sulle orecchie e la donna non faceva che scrivere e scrivere con quelle mani tozze e ruvide
-Illuminatemi- fece la ragazza, seduta di fronte alla cattedra dello studio della professoressa, dove i gattini sui piatti di ceramica miagolavano e la guardavano con quegli occhi blu elettrico
-Ha schiantato un membro dell’Inquisizione! Lei non ha il diritto di farlo! Ha violato una delle regole della scuola, una delle mie regole!- esclamò, battendo un pugno sul legno
-Veramente sono le regole di Silente, se non se n’è ancora resa conto. Silente è ancora qui, lei è soltanto una professoressa. Può credere quello che vuole, professoressa, ma il Preside di Hogwarts è ancora Albus Silente.- sbottò la Grifondoro con calma, la Umbridge divenne rossa di rabbia
-In punizione!- gridò, distruggendole i timpani –Punizione, signorina Granger! Per due settimane, tutte le sere nel mio ufficio! Vedremo, se oserà ancora rivolgersi a me in questo modo- scrisse qualcosa sul foglio, quindi la guardò con un sorriso compiaciuto
-Perfetto, professoressa. Ovviamente non risolverà niente in questo modo- Hermione sorrise, e uscì dall’aula compiaciuta, chiudendosi la porta alle spalle.
Tornata in Sala Comune, a Ron ed Harry si erano uniti anche Fred e George, che stavano giocando con loro con gli aeroplani di carta.
-Allora, com’è andata?- chiese George, facendo prendere fuoco al suo, posando la bacchetta
-Bene, devo dire. Per due settimane, tutte le sere- rispose lei, sedendosi accanto ad Harry con aria afflitta
-Due settimane?- fece Fred incredulo, posando la bacchetta in tasca –Hermione, cosa mi stai combinando?- aggiunse, assumendo un cipiglio severo.
-Non è colpa mia se lei si crede la Preside-
-Mancherà poco e lo diventerà-
-No, Harry! Come fai tu a dire una cosa del genere?! Noi siamo l’Esercito di Silente! Non ci hanno ancora scoperti, e possiamo ancora imparare ciò che la Umbridge ci ha vietato! Non mi aspetto che tu ti arrenda, Harry- esclamò Hermione alzandosi di scatto, vedendo anche entrare Angelina, con un gruppo di amiche, e si risedette di nuovo sulla poltrona –Scusate, avevo perso il controllo- borbottò, torturandosi la manica del maglione.
-Ciao, Fred!- trillò Angelina, salutandolo con la mano, lui fece un mezzo sorriso
-Ciao, Angelina- disse –Scusate, ma devo andare. Torno fra poco- aggiunse, alzandosi e uscendo.
-Quand’è la punizione?- domandò Ron afflitto
-Stasera, alle otto nel suo ufficio-.

Allora. Perdonate ogni genere di errore o obbrobbrio, e se il capitolo fa schifo, l'ho scritto a mezzanotte, in un lampo di genio.
Bene, Hermy è di nuovo in punizione e quella cretina di Angelina COME OSA salutare Freddie? è______________é la farò morire nella più orribile delle morti muhahahahaha!
E' la centocinquantamillesima volta che lo dico, ma vi auguro Buon Natale! ghghghgh <3

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Capitolo 14
*** Resta come sei. ***


#Resta come sei.

Otto di sera, ufficio della Umbridge.
Hermione era sola ad ascoltare i miagolii dei gatti dagli occhi blu, e tamburellava con le dita sulla scrivania di legno lucido, aspettando che l’insegnante tornasse.
Davanti a lei, il foglio di pergamena ancora vuoto di parole, e di sangue.
La porta si aprì, e la ragazza guardò la Umbridge entrare, accompagnata da qualcuno.
-Ancora una volta abbiamo visite, signorina Granger.- trillò, sedendosi, mostrando che, ancora una volta, Fred Weasley era stato messo in punizione con lei.
Fred. Cosa diamine ci faceva lì?
-Fred?! Che ci fai qui?- esclamò, mentre lui si sedeva accanto a lei, prendendo un foglio di pergamena.
-Mi ha messo in punizione solo perché ha trovato una scorta di Torrone Sanguinolento nei corridoi.- rispose lui sorridente. Che sorrideva, se era in punizione?
-Voglio che voi scriviate: la Umbridge va rispettata- disse la donna con un sorriso mieloso, porgendo loro le due penne stregate.
Hermione la guardò con odio e afferrò la piuma dalle dita tozze, e incominciò a scrivere, sentendo un lieve pizzicorio sul dorso della mano, dove stava cominciando a formarsi una scritta. Anche Fred aveva cominciato a scrivere, ma sembrava felice di essere lì, a passare l’ennesima serata nell’ufficio della Umbridge.
Ma lei era con Fred, e aveva un motivo per essere contenta anche lì dentro, immersa nei gatti di ceramica e nel rosa.
La Umbridge va rispettata.
No, per niente. Era solo una vecchia rospa dalla testa montata quanto la panna che si metteva sulle torte. Come faceva a sentirsi così importante, quando invece non lo era? Oh, la odiava, con tutta l’anima. Premette troppo forte la penna sul foglio, bucandolo, proprio a metà della scritta.
La Umbridge va rispettata.
Neanche se l’avessero marchiata, e lo stavano facendo, avrebbe dato retta a quella scritta. Mai. Perché a Hogwarts le stava letteralmente rovinando la vita, non era più l’Hermione di sempre, quella che pensa allo studio e ai libri. Era anche colpa di Fred, che ormai si era insinuato nella sua vita e non voleva più andarsene, facendo perderle la testa.
Perché era bello, evidentemente troppo bello per una come lei, dai capelli crespi come gli aculei di un porcospino e gli occhi dal colore indefinito; Angelina, lei andava bene per lui, si meritava una bella come lei.
Sentiva il grattare della sua penna e quella di Fred, accanto a lei, mentre la Umbridge beveva il the gustandosi la scena come se fosse un bel film in prima fila.
La leggera scritta che si stava formando sul dorso della sua mano incominciò a tingersi di rosso, e una goccia di sangue zampillò sulla U della Umbridge. Fece finta di non aver visto niente, e continuò a scrivere indisturbata, prima avrebbe finito meglio sarebbe stato.
All’improvviso, un boato scosse la Torre di Difesa. La Umbridge quasi cadde dalla sedia, il thè si rovesciò sulla cattedra e tinse di beige i fogli di pergamena fitti di parole.
Hermione si aggrappò al tavolino, e una goccia di sangue cadde sul foglio, ma in un secondo tutto ritornò normale. La professoressa si alzò e si aggiustò la gonna, quindi li guardò
-Torno subito.- disse, uscendo di corsa dall’ufficio, chiudendo la porta a chiave con un incantesimo.
La ragazza sospirò di sollievo e posò la penna accanto al foglio quasi completo, vedendo Fred fare lo stesso, però il suo foglio era già tutto scritto.
La guardò, rovistandosi nelle tasche, e ne estrasse una sottile striscia di stoffa bianca
-Devo pensare sempre io alle bende!- disse sarcastico, avvolgendogliela attorno alla mano –Però quelle lì speciali avevano una pecca, e abbiamo dovuto revisionare la formula. A breve saranno pronte- aggiunse, lei lo guardò con rimprovero
-Non sarà stato George a produrre quel botto?-
-Non credo…-.
Ci fu un minuto di silenzio imbarazzante, il rosso la guardò di nuovo negli occhi
-Hermione, perché sei cambiata?- chiese, lei abbassò lo sguardo e rispose dopo qualche secondo
-Ero… solo stanca di essere la solita. Cercare, magari, di essere migliore-
-Hermione, tu non devi cambiare per essere migliore o peggiore. Tu sei stupenda così come sei, anche se tu non lo credi, anche se hai i capelli spettinati o i pantaloni strappati, anche se passi le giornate in biblioteca. Sei perfetta anche se non capisci niente di Quidditch e non sei come Angelina e le altre.- lo guardò, quasi sconvolta. Lei? Perfetta? Fred la trovava stupenda. Perfetta.
Hermione Jane Granger, per Fred Weasley era perfetta. Perfetta, capito Angelina? Puoi tranquillamente buttarti da una torre!
Avrebbe fatto i salti di gioia, ma decise di contenersi.
-Stai scherzando, vero?- fece, torturandosi le mani
-Non ti mentirei- sorrise lui, e lei ebbe l’istinto di saltargli addosso. Era stupendo. Lei perfetta? No, tutto il contrario. Lui era perfetto, con il suo sorriso che sarebbe stato in grado di illuminare una città intera, con i suoi occhi azzurri che lo erano di più del mare. Lui era diverso da George, anche nell’aspetto. Fred le faceva battere il cuore a mille, come il battito cardiaco di un colibrì, anche vederlo soltanto le migliorava le giornate. Fred le migliorava la vita.
La porta si aprì con uno scatto ed entrò la Umbridge, con un’espressione severa sul volto. Oh, che diamine era successo? Preferì non chiederlo, e si rimise a scrivere, con un sorriso ebete sulla faccia.
-Resta come sei, per sempre-.

Tadan! Eccola, l'ho aggiornata, dopo un bel po'. Devo... devo aggiornare una volta a settimana, così ho il tempo di scrivere gli altri capitoli. Il prossimo, è quasi finito, e sarà più lungo di questo. Oooossì. Questo qui non mi convince, lo ammetto, credo di aver fatto un Fred molto OOC e ciò non va bene. Mah, spero di riprendermi, in questi giorni non sta andando tanto bene, con lo scritto. Ma spero comunque che vi piaccia, e comunque questo capitolo me l'ha ispirato la canzone degli Stadio ft Fabrizio Moro Resta come sei. Che mi piace tantissimo, ossì. Beh, vi auguro una buona Pasqua, una buona estate, un Buon Natale, felice anno nuovo e buona Epifania.
Aggiornerò un po' più lentamente, dato che dopodomani comincia... comincia la... la scuola. E quindi, dovrò fare i compiti. Pace all'anima mia.
Alla prossima! <3

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Capitolo 15
*** Completa. ***


Completa.

La settimana si era presentata perfetta, per Hermione.
La mattina, si svegliava presto e andava a lezione, ricevendo complimenti dai professori riguardo il suo appuntare tutto ciò che dicevano; il pomeriggio, faceva i compiti oppure, quando aveva un po’ di tempo libero, leggeva un libro o giocava a scacchi con Harry o Ron; e la sera, andava in punizione dalla Umbridge con il sorriso sulle labbra, pronta ad incontrare Fred.
E lei, era ritornata quella di sempre, che si chiudeva in biblioteca a studiare quando fuori c’era il sole e tutti, come delle lucertole, si spaparanzavano su uno scoglio o sulle sponde del lago nero a ridere e scherzare.
E proprio in quel momento, era chiusa tra montagne di libri e il loro odore mischiato a polvere e noce moscata, con la luce del sole che filtrava dall’enorme vetrata.
Hermione era intenta a decifrare l’ennesimo libro di rune, con una calma disarmante, consultando il piccolo vocabolario e trascrivendo tutto su un foglio di pergamena. Le era mancato, in fondo, rintanarsi in biblioteca come un topo, dove le tarme divorano i libri e il silenzio è il rumore principale.
Lì, era sempre stato il suo mondo, altro che Quidditch. Se loro si sentivano bene su un manico di scopa, lei si sentiva bene semplicemente con un libro in mano.
Madama Pince era intenta a ordinare alcuni libri, e di tanto in tanto le mandava occhiate fugaci, quindi scompariva dietro uno scaffale e riappariva poco dopo, per tenerla d’occhio.
Quella donna era sempre stata pazza, dalla prima volta in cui aveva messo piede nella biblioteca. E, anche in quel momento, di certo non dimostrava di essere normale.
Si alzò, posò il tomo sull’apposito scaffale, e si arrampicò sulla traballante scaletta di legno per prenderne un altro, che era abbastanza in alto. All’ultimo ripiano dello scaffale. In bilico sull’ultimo piolo della scala, afferrò precariamente il libro, che era ancora più grande e pesante dell’altro, e scese lentamente, ritornando con i piedi per terra. Sospirò di sollievo, per un secondo aveva pensato di cadere e rompersi un osso. O due.
Lo appoggiò sul tavolo di legno lucido e si sedette di nuovo, ricominciando a tradurre le rune, ormai era diventata davvero brava. Il caldo però, lì dentro era asfissiante, e dopo un’altra manciata di minuti chiuse il libro di scatto e raccattò le sue cose, uscendo di corsa.
Sembrava una fornace, per colpa di Madama Pince non si potevano aprire le finestre dato che lei aveva raffreddore acuto e ogni scusa era buona per rimproverare qualcuno riguardo la sua influenza. La scuola era deserta, tutti erano usciti fuori a godersi il venticello di aprile e nei corridoi non c’era un’anima viva.
Harry e Ron erano andati sulla riva del lago a “lanciare le pietre”, e avevano cercato di convincerla ad andare con loro, invano.
Quel pomeriggio avevano l’ES, e Hermione ci sarebbe andata dato che fortunatamente le punizioni con la Umbridge erano finite. Le mancavano, le riunioni con l’ES. Il senso dell’adrenalina, di infrangere una regola che li avrebbe portati a una punizione molto grave, se fossero stati scoperti. Sorrise contenta stringendo il dizionario di Rune, inspirando il venticello non troppo freddo che soffiava tra le cime degli alberi. Era una splendida giornata, c’era il vento, il sole, era perfetta.
Le rive del lago erano popolate di studenti, che leggevano, giocavano in acqua, si esercitavano con gli incantesimi, e non ci volle molto a rintracciare i due amici, che, chiacchierando con due ragazze, stavano lanciando dei ciottoli sulla superficie liscia dell’acqua. Fece un cenno verso di loro, che si girarono, e li raggiunse di corsa, con uno sguardo sarcastico
-Lanciare sassi, vero?- bisbigliò nell’orecchio di Harry, lui sghignazzò
-Ma è quello che stiamo facendo!- fece, lanciando un altro sasso. Le due ragazze la guardavano acide, e Ron le mandò via con gentilezza
-Volevamo soltanto scambiare due parole con loro- spiegò con aria innocente, lei inarcò un sopracciglio
-Due parole, o duecento?-
-Meglio abbondare, no? E poi, tu che ci fai qui? Non eri a fare il topo di biblioteca con Madama Pince?- , Hermione sorrise acida, schiaffandogli il dizionario sul braccio
-Faceva un caldo asfissiante lì dentro, non ne potevo più-.
Andarono a sedersi sotto un albero, isolato e all’ombra, gli schiamazzi degli altri erano lontani, come ovattati.
-Ritornata la stessa, Hermione?- chiese Harry, passando tra le mani un ciottolo perfettamente ovale
-Evidentemente sì.- rispose lei, sorridente.
-Stasera ti voglio così, alla riunione dell’ES- il Prescelto le diede una pacca sulla spalla con aria saccente, gli era venuto qualche lampo di genio.
-Perché non andiamo a farci un bagno anche noi?- propose Ron con fare sognante, i due lo guardarono
-Perché non abbiamo portato i costumi-, Hermione gli lanciò un’occhiata di rimprovero. Quei due erano dei pazzi, li avrebbe presi per le orecchie e trascinati dentro a studiare, ma fuori si stava talmente bene che non voleva perdersi niente.

*

Rientrati, i tre ragazzi tornarono in Sala Comune a prepararsi, dato che di lì a una manciata di minuti sarebbero dovuti andare alla riunione dell’ES.
Hermione si aggiustò alla meglio i capelli, cercando invano di domarli, ormai ci aveva rinunciato.
-Andiamo?- chiese, infilando la bacchetta nella tasca dei pantaloni. Harry annuì, e insieme a lei e Ron uscirono dal buco della Signora Grassa e raggiunsero il settimo piano, senza intoppi per colpa delle scale.
Il corridoio era come sempre vuoto, e quando passarono davanti la parete, apparve la porta della Stanza delle Necessità, incrostata dal tempo. Entrarono, e la sala si illuminò, mostrando gli altri ragazzi dell’ES che aspettavano solo loro tre.
-Buonasera- disse Harry incerto, mentre la porta si chiudeva per poi scomparire; alcuni ragazzi risposero al saluto con un cenno vago, posizionandosi ed attendendo che lui dicesse cosa dovevano fare.
-Per prima cosa, vorrei complimentarmi con voi per i progressi che avete fatto. Siete stati davvero bravi, gli incantesimi che avete imparato non erano semplici. Oggi, però, impareremo ad usare il Patronus-.
Ci furono dei mormorii sconvolti ed emozionati.
Patronus?
Hermione non aveva mai provato ad usarne uno, quelli erano incantesimi avanzati che non molti sapevano eseguire correttamente.
Harry raggiunse il centro della stanza, e si concentrò
-Dovete pensare a qualcosa di… felice. La cosa più felice che vi viene in mente. Dovete essere felici- disse, quindi agitò leggermente la bacchetta –Expecto Patronum- mormorò, e dalla sua punta scaturì un bellissimo cervo argentato, che volteggiò un po’ per la stanza e poi scomparve in una nebbiolina lattescente.
Ci furono dei complimenti, qualche cenno di applauso, delle espressioni sorprese.
-Coraggio, ora provate voi. Ricordate: dovete pensare a qualcosa di felice, estremamente felice- ripeté Harry, mentre gli altri si concentravano. Hermione sfoderò la bacchetta, e passò in rassegna i momenti più belli della sua vita.
Quando era andata con i suoi genitori in Francia, quando aveva avuto tra le mani la lettera per Hogwarts ed era salita sul fiammeggiante treno, quando aveva stretto i rapporti con Harry e Ron, quando Fred le aveva detto che era perfetta…
-Expecto Patronum- sussurrò, ma dalla punta della bacchetta uscì nient’altro che un flebile lembo di luce argentea. Per nulla demoralizzata da altri due insuccessi, ci provò per la quarta volta, pensando intensamente a qualcosa di estremamente felice.
-Expecto Patronum- gridò quasi, ma la sua voce era sovrastata da quelle degli altri, che non avevano ancora ottenuto un risultato come quello di Harry.
Dalla sua bacchetta si formò una splendida lontra lattescente, che prese a svolazzare sulle teste di tutti, che la guardavano sbalorditi
-Hermione! Ce l’hai fatta!- esclamò Fred, dopodiché Harry le rivolse un sorriso radioso
-Sei sempre la più brillante- disse, dandole una pacca sulla spalla. La ragazza sorrise a trecentocinquantasei denti e fissò la sua lontra volteggiare per aria, quando scomparve in una nebbia di luce. Era stata la prima, dopo Harry, a creare un Patronus completo! Ed era una lontra! Sorrise di nuovo, ed evocò di nuovo la lontra, che le volteggiò attorno facendola ridere, si sentiva così bene.
Leggera, come la lontra che ora svolazzava sulle loro teste.
Felice, come il ricordo che aveva portato alla mente.
Completa, come il Patronus che aveva evocato.

Salve! ^^ Sì, ho aggiornato, un capitolo anche lungo, devo dire.
Ovviamente mancano ancora altri capitoli alla fine della fic, non preoccupatevi v.v Ora, ne approfitto per fare gli auguri a me e a Ella che compiamo un anno di matrimonio! Ella, ti amo *-* sei l'unica donna che amo <3 No, non siamo lesbiche v.v
Recensite, spero che questo capitolo vi piaccia! <3

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Capitolo 16
*** Morsi, serre e terra. ***


Morsi, serre e terra.

L’aula di Aritmanzia era silenziosa come non mai, silenzio interrotto soltanto dalla voce della professoressa Septima che continuava a spiegare ininterrottamente, con Hermione che scarabocchiava le sue parole su un foglio di pergamena. La professoressa continuava a blaterare di quanto fosse importante conoscere alla perfezione cosa significassero i numeri. Ma lei, per la prima volta, non stava ascoltando la sua voce petulante. Stava pensando a tutt’altro. Era dalla sera precedente che non vedeva Fred, non l’aveva incrociato né nei corridoi, né in Sala Comune. Forse era a studiare, dato che ormai il periodo degli esami si avvicinava velocemente.
Nonostante tutto, però, il ragazzo non sembrava aver “lasciato” Angelina. O meglio, era lei che non lo lasciava solo un attimo. Alla riunione dell’ES gli era stata praticamente avvinghiata addosso come una pianta rampicante, senza lasciarlo andare.
-Signorina Granger? Mi sta ascoltando?- la voce della professoressa la riscosse, e, arrossendo, si ritrovò ad essere fissata da tutti gli studenti presenti nell’aula –E’ strano, signorina Granger, che non stia portando ascolto alla lezione. Di solito è sempre così attenta… dovrò informarmi, e vedere cosa le riserverà il futuro-.
La ragazza, se possibile, arrossì ancora di più, non era mai capitato che non portasse attenzione ad una lezione, soprattutto di Aritmanzia, che lei studiava con grande devozione.
Alla fine dell’ora, Hermione uscì frettolosamente dall’aula, pronta ad incontrare Harry e Ron per il pranzo. Infilò il libro nella borsa mentre aumentava la velocità del passo, la sacca di cuoio diventava man mano più pesante quando andava e veniva dalla biblioteca. Andava con il preteso di dover restituire un libro, ma alla fine ci stava qualche ora e ritornava in sala Comune con una decina di libri in più.
La Sala Grande era gremita di studenti affamati che chiacchieravano tra loro mentre si servivano qualunque cosa, e dopo aver cercato tra la folla dei Grifondoro, trovò Harry e Ron che, ovviamente, stavano già mangiando e non l’avevano aspettata.
-Grazie comunque per avermi aspettata- sbottò, posando con malavoglia la borsa di cuoio sulla panca, spostando alcuni ragazzi del sesto anno per sedersi –Ingordi- commentò, dopo aver visto che Ron aveva messo in bocca tre cucchiai di patate.
-Ma dove ti finisce tutto quel cibo, eh?- borbottò, scuotendo la testa
-Mamma ha sempre detto che ho un ottimo appetito- rispose lui, con ancora la bocca piena
-E si vede- replicò Hermione scettica
-Oggi abbiamo gli allenamenti di Quidditch, dobbiamo rimetterci in forze- disse Harry saccente, battendo una mano sulla schiena del compagno che aveva rischiato di strozzarsi dopo aver infilato in bocca un cucchiaio di piselli. La ragazza non rispose, se loro dovevano rimettersi in forze per il Quidditch, lei doveva farlo con Aritmanzia e Erbologia, che per altro avevano di lì a qualche ora. Si servì del pollo, facendo attenzione a non mettersene troppo nel piatto, non aveva molta fame quel giorno.
-Qualcosa di nuovo, Hermione?- chiese Harry incuriosito, interrompendo il suo tagliuzzare irritato
-A cosa ti riferisci?- ribattè sulla difensiva, non poteva certo riferirsi a qualcosa su Fred.
-Non so. Le lezioni, sono andate bene? Dopo abbiamo Erbologia, vero?- continuò indisturbato, la loro conversazione non importava a nessuno, neanche a Ron che era troppo impegnato a sbafarsi il cibo.
-Sì, certo. E... dì a Ron, che se mangia troppo, potrà vomitare nelle care Mandragole della professoressa Sprite-.

L’afa era asfissiante, non si respirava in quell’aria umida che odorava di terriccio fresco e radici. Hermione affondò le dita coperte dai guanti nel terriccio del sacco, adagiandolo nel vaso del suo Geranio Zannuto, che cercò di morderle la mano. L’Erbologia non le era mai piaciuta, con tutta quella terra, le piante pericolose e strambe della professoressa Sprite, il caldo terrificante della serra.
-Ron, passami del terriccio nuovo, è finito!- esclamò, cercando di tenere a bada l’isterico fiore che si divincolava dalla sua stretta, tentando di azzannarla. Il rosso le diede un nuovo sacco di terriccio, con la mano sanguinante. Il suo Geranio l’aveva morso.
-Ti conviene andare in infermeria, sai? Potrebbe prendere infezione, con tutto questo terreno- gli disse saccente, spingendolo verso la porta –Ti accompagnerà Harry- prese per il colletto della maglia il diretto interessato, che la fissò sconvolto, sporco di terriccio.
-Madama Chips non ci farà mai entrare in infermeria conciati così- ribattè, piantando i piedi per terra come se avesse messo le radici
-Allora toglietevi i grembiuli, e andate.- ora quello di Hermione era un ordine, la professoressa Sprite aveva sempre ribadito che il morso del Geranio Zannuto poteva essere molto pericoloso, se non curato subito.
Quando si fu accertata che fossero usciti, ritornò dal suo geranio, vedendo che aveva preso ad azzannare quello di Neville, in preda al panico
-E adesso?- fece, la voce squillante rimbombò tra le pareti della serra
-Calmatevi, ragazzi- Pomona arrivò in loro aiuto, armata di cesoie grandi quanto il suo braccio –Bisogna tagliare sotto la corolla, vedete, così- spiegò, mozzando il fiore appena sotto i petali, che si accasciò nel vaso, ormai appassito.
-Dovete prenderne un altro entrambi, ormai l’altro appassirà tra qualche minuto e sarà impossibile continuare a lavorare- aggiunse la professoressa, tornando a guardare il lavoro degli altri studenti.
Rassegnati, i due ragazzi erano costretti a ripetere tutto. Si diressero insieme verso i fiori, scegliendo quelli meno aggressivi, che se ne stavano tranquillamente nel vaso.
-Io ho appena preso un sacco di terra, a te serve?- sbottò il ragazzo, lei scosse la testa, appoggiando il pesante vaso di terracotta sul piano di legno
-Bisogna mettere il terriccio, vero?- domandò, Neville in fondo era esperto di Erbologia, molto spesso aveva confidato a lei, Harry e Ron che una volta uscito da Hogwarts avrebbe voluto insegnare lì. Ed era anche bravo, anche se si faceva prendere dal panico un po’ troppo spesso…
Lo fissò mettere il terriccio nel vaso con cura, fissando il fiore con tenerezza, quasi fosse una persona, quindi, a lavoro finito, sorrise soddisfatto e versò dell’acqua.
-Perfetto, Neville. Sei sempre il migliore della classe, nella mia materia- al complimento della professoressa, al ragazzo si imporporarono le orecchie, diventare rosse come i capelli di Ron che era appena tornato dall’infermeria.
-Come va la mano?- chiese Hermione, fissando il suo geranio quasi appassito, che si divincolava nel vaso emettendo versi agghiaccianti
-Bene, anche se Madama Chips stava per affatturarci quando ci ha visti in questo stato- rispose il rosso con aria stanca, guardando con occhi carichi di rabbia il Geranio Zannuto che l’aveva morso –Odio queste piante, oggi abbiamo il Quidditch e io ho la mano ferita-
-Maddai Ron, è solo un morso…- commentò Hermione con un risolino che avrebbe fatto invidia a Lavanda Brown. Il ragazzo la fissò esterrefatto
-Ma se eri tu quella che diceva che era pericoloso se non andavo da Madama Chips a farmelo medicare!- ribattè piccato
-Oh Ron, ma quanto la fai tragica…-.

Oh, eccomi, dopo un tempo infinito ho aggiornato. Sia giublio in tutto il mondo.
Questo capitolo è corto, senza alcuna logica e non mi soddisfa neanche tanto. Fred è inesistente e ho fatto un po' Neville, era brutta la storia incentrata solo su Fred e Hermione.
Ma vabbè, ringrazio comunque tutti quei masochisti che leggono e recensiscono, vi amo <3
Ora vado a scrivere l'altro capitolo, così la settimana prossima aggiorno anche.
A presto *-*

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Capitolo 17
*** Risposte. ***


Risposte.

 

Il vento freddo le scompigliò i capelli, mentre Harry afferrava il Boccino con destrezza, applaudito da un gruppetto di ragazzine del terzo anno che gridavano come matte il suo nome.
Scosse la testa e ricambiò il sorriso del cercatore, che stringeva tra le dita la sfera dorata che agitava le ali nel vano tentativo di liberarsi.
Angelina lo raggiunse a cavallo della sua scopa, con un sorriso raggiante sul volto, i denti bianchissimi che risaltavano sulla pelle scura
-Complimenti Harry, l’hai preso in meno di cinque minuti. La prossima partita stracceremo i Corvonero, ne sono certa- disse trionfante, atterrando insieme agli altri giocatori, fiduciosi delle parole del Capitano.
In effetti, a quel che aveva sentito, Harry stava migliorando ad ogni partita, anche se lui di solito sfiorava la perfezione quando giocava a Quidditch.
Sorrise e scese dagli spalti velocemente, era scappata dalla biblioteca per gli allenamenti dei ragazzi, che erano stati abbastanza contenti di averla tra loro.
Era sempre strano vederla lì, lei, Hermione la so tutto, il topo di biblioteca, che andava agli allenamenti di Quidditch. Alle partite era diverso, andava a tifare la propria casa, ma gli allenamenti erano qualcosa di meno importante, però lei c’era.
Le piaceva vedere Harry, o Ron, o gli altri, volare sferzando l’aria con le scope, eseguire danze nel cielo e poi buttarsi in picchiata sfiorando la terra con le dita.
Ma comunque non era il suo forte, questo Quidditch.
-Hermione, di nuovo qui?- fece Harry visibilmente allegro, cingendole le spalle con un braccio affettuosamente ricevendo un’occhiataccia da Ron
-Già. Ma sarà l’ultima volta, poi mi rinchiuderò in biblioteca- rise lei, facendo girare tutti a fissarla. Aveva riso un po’ troppo forte, e sentendo lo sguardo di tutti, soprattutto quello di Fred, su di sé, la fece arrossire non poco.
Tossì leggermente, cercando di riprendersi. Da quando rideva in maniera così pronunciata?
Si sentiva in completo imbarazzo, si sentiva quasi un’estranea lì dentro.
Lei che non ne capiva niente di Quidditch.
Lei che avrebbe preferito allevare un esercito di Schiopodi Sparacoda piuttosto che salire su una scopa.
Lei, il topo di biblioteca, che diamine ci faceva nello spogliatoio dei Grifondoro?
Doveva squagliarsela. Il caldo la opprimeva, sebbene fuori ci fosse il vento che strappava le foglie dagli alberi e le faceva volteggiare in aria, manco volessero giocare pure loro a Quidditch.
Si riscosse, cercando disperatamente una scusa per scappare.
Ma lei una scusa ce l’aveva sempre.
-Ehm… scusate, ragazzi, ma devo finire il tema di Aritmanzia e devo proprio scappare. Ci vediamo in Sala Comune!- esclamò, dileguandosi velocemente.
Oh, andiamo! Lei, che cercava di far credere a se stessa e agli altri che il Quidditch le importasse qualcosa? Stupidaggini!
Non le importava un bel niente.
Le importava solamente di Fred. Quando l’aveva guardata aveva sentito qualcosa all’altezza dello stomaco che si contorceva. Non poteva andare avanti così.
Stava compromettendo la sua bravura scolastica. Il suo intelletto.
Da troppi giorni la sua mano non scattava veloce in aria quando i professori facevano  una domanda alla classe.
Da troppi giorni non prestava la dovuta attenzione alle lezioni, lasciando il proprio foglio per gli appunti sul letto sfatto.
Si stava trascurando.
Per Fred.
E per cosa, poi? Per qualche sorriso che regalava a qualunque ragazza? Non era una bella garanzia, barattare anni di studi per qualche sorriso luminoso.
La cosa pi brutta era che lei, solo e soltanto lei, non voleva credere a questa tesi.
Perché finchè Fred le avrebbe rivolto un sorriso, per Hermione ci sarebbe sempre stata la forza di andare avanti.

Hermione venne a sapere, tramite un’informata Ginny, che la settimana dopo avrebbero avuto un’intensa partita di Quidditch contro i Corvonero.
-Tu ci sarai, vero?- le chiese Fred mentre erano seduti di fronte al camino acceso, sebbene la primavera alle porte c’era freddo lassù, alla torre dei Grifondoro.
-Io non sono niente al confronto delle tue fan sfegatate- rispose lei noncurante, sfogliando il libro di Antiche Rune con aria stanza
-Da quando ho delle fan sfegatate?- fece lui sorpreso, passandosi una mano tra i capelli
-Da quando hai messo piede qui- ribattè lei, sfogliando il libro con tanta forza da strappare una pagina all’angolo del foglio
-E tu fai parte delle fan sfegatate?-
-Neanche un po’-.
Ecco, conversazione finita.
Oh, era un’inguaribile bugiarda.
Aveva soffiato quella risposta acida senza pensarci due volte, pur sapendo di essere colei che capeggiava le fan di Fred. Gliel’avrebbe gridato, scritto in cielo con la magia, ma l’unica cosa che riusciva a fare era negare l’evidenza e successivamente stare zitta.
-Hermione, perché negare?- dopo qualche minuto di assoluto silenzio la voce di Fred la riscosse, e la sua faccia si trasformò nel colore della poltrona su cui era seduta
-N-negare cosa?- sbottò, fingendo indifferenza
-Che vorresti essere lì, alla partita, a fare il tifo per me-
-Io faccio il tifo per la squadra, Fred-.
Già, per la squadra.
Quando se ne fosse convinta, avrebbe potuto continuare a vivere la sua vita in pace.
Il ragazzo accanto a lei incrociò le braccia e fissò il fuoco, mentre Dean e Seamus, gli ultimi rimasti, davano loro la buonanotte e salivano nei dormitori.
-Insomma, Hermione, che ti succede?- mormorò il rosso abbattuto, evidentemente era stanco per gli allenamenti
-Non mi succede niente, Fred. Ma che diavolo avete, tutti? Hermione che succede, Hermione cos’hai fatto…- replicò lei irritata, chiudendo di scatto il libro -Tra meno di due mesi ci sono i G.U.F.O., Fred. Forse tu non capisci il nervosismo che si prova in procinto degli esami, ma credimi, è distruttivo. Io non sto cambiando, è quello attorno a me che cambia. Dopo un intero anno di scuola passato a studiare con la Umbridge alle calcagna, sono stanca-.
Ecco, fine della conversazione.
-Hermione suvvia, tu… tu sei bravissima, a scuola! Come puoi pensare, minimamente, che i tuoi esami non andranno bene? Io ho i M.A.G.O., quest’anno, cosa dovrei dire? Dovresti vivere con più leggerezza- disse Fred, nascondendo l’esasperazione dietro una punta di sarcasmo
-Io… io vado a dormire. Ho sonno, e domani vorrei prestare attenzione alla lezione della professoressa McGranitt- la ragazza si alzò, appoggiando il libro sulla poltrona e sfregandosi le mani ghiacciate –Buonanotte, Fred-.
Si congedò, senza nemmeno aspettare una risposta dal rosso.
Infatti quella risposta non arrivò mai.

 

Note di un'autrice che sta per dileguarsi.

Okay, sìsì, lo so.
Sono orribile.
Sono un viscido vermicolo che striscia ai vostri piedi.
Chiedo umilmente perdono.
Ma... ma... non so. Avevo tipo abbandonato questa storia, sebbene mi piacesse.
Io mi emoziono quando la scrivo, insomma, io amo Fred ed Hermione assieme.
Sarà che amo Fred, boh.
Comunque... con questo aggiornamento spero di rimettermi in pari e rimeritarmi (?) la vostra stima e il vostro perdono.
Vi adoro tutti, davvero çç

Sayonara! <3 

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