Friends on the Road

di Kuroshikai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiumicello a Nordovest di Cerulean City, 20.Agosto ***
Capitolo 2: *** Fattoria nei pressi di Lavandonia 21.Agosto 9:00 ***



Capitolo 1
*** Fiumicello a Nordovest di Cerulean City, 20.Agosto ***


Mi ricordo di quella giornata …
era il giorno prima del mio decimo compleanno e mio padre avevo deciso di mostrarmi una sua nuova scoperta, che lo rendeva molto orgoglioso, come solo un osservatore e fotografo di Pokemon selvatici poteva essere.
Eravamo partiti di mattina presto per arrivare ad un fiumicello poco lontano da Cerulean City, dove vivevamo. Il cielo era chiaro senza neanche una nuvola e già al sorgere del sole faceva abbastanza caldo. Avevamo messo le uniformi da scout, quelle leggere, senza maniche, di un colore fra il marrone ed il verde per mimetizzarsi meglio nella natura, senza farsi scoprire dai Pokemon. Mio padre aveva nello zaino anche l’occorrente per il breve campeggio che avremmo fatto nel bosco vicino al fiume. E naturalmente aveva anche la sua macchina fotografica al collo. Salutammo mia madre e ci incamminammo verso il bosco.

Dopo aver montato la tenda, mio padre mi disse di seguirlo. Era arrivato il momento cruciale! Mi avrebbe fatto vedere la sua nuova scoperta!
Eravamo nascosti fra le canne ai margini del piccolo fiume, immobili, mio padre con la macchina fotografica già pronta, io teso come una corda di violino. Ero ormai abituato ai campeggi con mio padre, quindi sapevo come non farmi scoprire dai Pokemon. << Ecco! Guarda, Kuro! >> , sussurrò mio padre indicando con la testa l’altra sponda. Il mio cuore batteva a mille quando vidi sulla riva del fiume davanti a noi una specie di nido, un singolo posto dove le canne erano state pestate in una forma circolare. Solo poche canne toglievano la vista su quello che c’era nel nido. E quasi non riuscì a trattenere un grido di sorpresa gioiosa. Nel nido c’era un uovo! Era marrone, nella parte bassa era più chiaro con alcune strisce scure. << Papà, che uovo è?>>, chiesi sottovoce ma lui mise l’indice davanti alla bocca. << Adesso vedrai.>>, mormorò e si preparò allo scatto fotografico.
Infatti non dovemmo aspettare molto. Dalle acque del corso d'acqua saltò fuori con eleganza un Pokemon azzurro a quattro zampe ma con la coda di un pesce. Un cerchio di pinne bianche ornavano la testa. Anche le orecchie sembravano pinne, ma sul giallo come quella grande che il Pokemon aveva sulla testa. Era un bellissimo esemplare di Vaporeon! E quindi l’uovo doveva essere un Eevee! Rimasi a bocca aperta davanti a quella rarità.
Vaporeon atterrò sul nido e si accucciò vicino all’uovo, arrotolando la coda intorno ad esso.
<< È la femmina.>>, mi spiego piano mio padre scattando foto una dopo l’altra con lo scatto silenzioso fatto apposta. Continuai a contemplare quella scena così rara e bella. Il Pokemon d’acqua era fantastico, elegante e dolce allo stesso tempo. E poi scoprirne un nido era davvero una cosa esaltante! << È bellissimo!>>, sussurrai rivolto a mio padre che mi fece il ghigno di qualcuno che sapevo più di te. << E non hai visto il maschio! Ah eccolo!>>
In quell’istante saltò fuori dall’acqua un altro Vaporeon. Ed io rimasi letteralmente a bocca aperta. Era un Vaporeon viola che sembrava brillare! Un cosi detto Shiny! Aveva in bocca una baccalga raccolta forse più in su, verso la fonte, dove c’era molto terreno fertile, come mi aveva detto mio padre. Il maschio si avvicinò alla femmina che aveva alzato la testa e le diede la bacca che lei mangiò ringraziando con un “Vap” e chiudendo gli occhi, come se sorridesse.
Restammo a guardare per un po’. Il maschio andava via spesso e tornava sempre con qualche bacca, mentre la femmina o era raggomitolata attorno all’uovo, o andava in acqua per bagnarsi ma non andava mai molto lontano.
Dopo un po’ sentii mio padre che mi toccava la spalla con un dito e quando mi girai disse senza voce di andare. Ce ne andammo allora di nuovo alla tenda, piano e senza fare alcun rumore per non infastidire i Vaporeon. Mi girai spesso per vedere ancora il Pokemon femmina e il nido, prima che fummo troppo lontani per vederli ancora attraverso le canne.

Quella sera mangiammo carne alla brace e le solite cose che mangiavo con mio padre quando eravamo in campeggio. Mi fece vedere le foto che aveva scattato, piccoli capolavori di cui andava molto fiero. In fondo era un professionista e sapevo il fatto suo, no?
La notte poi prese il posto del giorno e mio padre mi diede l
a buona notte, prima di andare a mettere altra legna sul fuoco per tenere a distanza Pokemon curiosi. Poi si mise anche lui nel suo sacco a pelo e si addormentò quasi subito. Io invece non riuscivo a dormire. Ero ancora troppo eccitato del fatto che avevo visto non solo un rarissimo nido di Vaporeon, ma anche un esemplare shiny! “Chissà che fanno di notte … Dormiranno insieme all’uovo?”, mi chiesi e dopo averci pensato e ripensato, decisi di andare a vedere il nido.
Sapevo che mio padre avevo un sonno molto profondo, quindi senza molto sforzo riuscii ad uscire dalla tenda, una torcia con luce blu in mano, quella che usava mio padre quando voleva fotografare i Pokemon notturni. Sapendo poi come muovermi per non farmi scoprire dai Pokemon, non fu difficile arrivare al fiumicello dove ci eravamo appostati prima. Guardai attraverso le canne, ma non vidi nulla. “Meglio andare sull’altra sponda.”, decisi e seguii il corso del piccolo fiume fino ad un punto, dove era più stretto. “Dannazione, non mi sono messo gli stivali!”, mi rimproverai mentalmente. Infatti era uscito dalla tenda a piedi nudi e con i vestiti normali, meno spessi di quelli da scout ma anche meno resistenti all’acqua, anzi … proprio NON resistenti. Misi i piedi sulle pietre che il corso d’acqua non copriva e saltai sull’altra sponda senza bagnarmi, grazie al cielo.
Più cauto di prima, mi incamminai per il nido. Rimasi con la torcia a pochi passi dal nido. I due Vaporeon dormivano accoccolati al loro uovo. “Che belli …”, pensai e con un sorriso mi stavo per mettere sul cammino del ritorno, quando una fortissima luce mi accecò. Rimasi paralizzato, appiattito più che potevo al suolo e spaventato da cosa poteva essere.

<< Li abbiamo trovati!>>
Era una voce a me sconosciuta ma qualcosa in quella frase e in quella voce mi fece rabbrividire.
Ma comunque, sapevo che stava per succedere qualcosa di brutto. Molto brutto.
<< Si è svegliato il maschio. Presto catturatelo!>>, disse ancora la voce e sentii il rumore di molti passi, di Vaporeon che gridava arrabbiato. Alzai la testa e li vidi. Dei uomini vestiti di nero con una grande R stampata sul petto. “Oh no, il Team Rocket!” Alcuni dei famigerati banditi aveva fatto uscire il suo Pokemon e Vaporeon stava combattendo contro tre Houndoom che gli gettavano contro i loro lanciafiamme che però riusciva sempre a schivare e a contrattaccare con un getto d’acqua molto forte. << Che state facendo?! Prendetelo e poi tocco al nido!>> Lo shock di quella frase mi aprì gli occhi: Quei delinquenti volevano catturare sia i Vaporeon che l’uovo che custodivano! Dovevo fare qualcosa.
Svelto, cercando di non farmi notare mi avvicinai ancora di più al nido finche potevo quasi toccare la femmina di Vaporeon. Lei mi notò e si alzò di scatto, pronta al combattimento. << No, aspetta, sono qui per aiutarvi!>>, cercai di calmarla, ma anche se non mi attacco, rimase comunque in posizione di battaglia. In quel momento, un grido di vittoria mi fece quasi fermare il cuore. << È quasi fatta! È esausto, presto prendete la rete!>>
“Accidenti!”, pensai e guardai Vaporeon nei grandi occhi scuri che mi fissavano, anche se le orecchie erano rivolte verso il Team Rocket. Allungai la mano verso di lei e lei si abbassò, pronta ad attaccare. << Ti prego, fidati di me! Quelli vogliono catturare te e il tuo uovo, dobbiamo andarcene da qui!>> Vaporeon non si mosse. Alcune piante avevano preso fuoco e la loro luce sottolineava il pericolo di quella situazione. << Ti prego, fidati!>>, implorai il Pokemon sperando con tutto il cuore che mi desse ascolto. Vaporeon sembrava non ascoltarmi e dopo un eterno secondo però, spinse l’uovo contro di me e io l’afferrai. Mi aveva capito! << Svelta, andiamo da questa parte verso il bosco! Mio padre ci aiuterà!>>, dissi e mi alzai per sgattaiolare via. Vaporeon mi seguii con sguardo ancora vigile. <>
“Oh no, hanno già scoperto l’assenza di Vaporeon!”
<< Ecco! Vedo la femmina!>>
Non c’era più tempo da perdere! Mi alzai e mi misi a correre, correre, correre così veloce come non avevo mai fatto prima. Il cuore mi batteva in gola, i polmoni bruciavano per lo sforzo. Attraversai il fiume, sempre accompagnato da Vaporeon e in braccio tenevo stretto quel caldo uovo che dovevo assolutamente salvare! << Fermati mocciosetto!>> Le grida del Team Rocket mi facevano solo correre più in fretta, ma quando mi passarono di striscio i primi lancia fiamme, sentii la paura chiudermi la gola e facendomi sudare ancora di più. “Devo arrivare al bosco! Lì non potranno usare i lancia fiamme così facilmente!”, mi feci coraggio, anche se i lancia fiamme diventavano sempre più precisi e i miei vestiti erano già bruciati dal solo calore che emanavano. Arrivammo al bosco e ci nascondemmo dietro uno degli alberi. Solo allora guardai indietro.
Gli uomini in nero erano circa in sette, altri tre erano rimasti vicino ad una macchina con dei fari enormi. In una rete intravidi qualcosa di viola, il maschio di Vaporeon! << Inutile nasconderti nella foresta! I nostri Houndoom hanno un fiuto impeccabile, ti scoveranno di sicuro e poi … >> La voce del Rocket era minacciosa e lasciava intendere benissimo la cattiveria di cui era capace il suo possessore. << Se ci restituisci Vaporeon e l’uovo, ti lasceremo andare a casa, moccio setto. Altrimenti dovremmo usare le maniere forti …>> Appoggiato al tronco del grande albero sentivo come il sudore mi colava dalla fronte e come le gambe cominciavano a tremare. “Cosa faccio? Cosa faccio? Cosa faccio?” Mi guardai disperato in torno, ma il panico mi aveva fatto sbagliare strada. Quella parte del bosco non la conoscevo! Guardai Vaporeon, le lacrime seguirono. << Siamo spacciati!>> Dissi più a me stesso che al Pokemon, ma sembrava capire la situazione anche lei. Mi toccò la gamba con una zampa e io smisi di piangere. Vaporeon mi guardò e nei suoi occhi profondi e scuri come gli abissi del mare, vidi una scintilla di speranza. E fu allora, che capii il suo piano. << No, non puoi andare! Sono troppi, ti cattureranno e … >> Ma Vaporeon mi guardava ancora dritto negli occhi e la scintilla si trasformava sempre più velocemente in un fuoco di vendetta, disperazione e speranza per il suo cucciolo non ancora nato. Le lacrime mi scesero di nuovo sulle guance. << Conto fino a tre moccioso! O ci dai quello che è nostro, o ce lo veniamo a prendere! Uno!>> Strinsi l’uovo al petto,Vaporeon mi tocco la gamba con il naso e disse “Vaporeon!” Sembrava volermi rassicurare, incoraggiare. Piangendo io annuii.
<< Lo salverò. Te lo giuro.>> L’elegante essere sembrava sorridere e il suo sguardo si posò triste sull’uovo che tenevo fra le braccia. <>
Era troppo tardi per pensare a come salvare entrambi o come convincere Vaporeon a non sacrificarsi per il bene del suo cucciolo. Infatti con uno scatto felino, il Pokemon sparì dalla mia vista, facendo aumentare le lacrime che scendevano dai miei occhi.
<< È la femmina! Presto seguitela, il ragazzino deve essere andato da quella parte!>>

Aspettai che sparissero le voci e mi asciugai le lacrime. Sorrisi amaramente all’uovo e dissi con il cuore dolente: << Siamo rimasti in due, amico mio.>>

Mi misi in cerca della nostra tenda, ma non potendo andare lungo alla raduna del bosco per il pericolo di essere visto, mi dovetti inoltrare ancora di più in quella foresta che sembrava più minacciosa di quanto ricordassi. Ogni rumore mi faceva sussultare e il cuore mi saltava in gola. “Dove sono? Dov’è la tenda? Da quanto sto vangando in questo bosco? Voglio andare a casa!” La disperazione mi stava trascinando nel buio più totale e non sapevo più che fare. La torcia mi era caduta vicino al nido e quindi dovevo orientarmi alla luce quasi impercettibile della luna. “Cosa faccio? Dove vado? Papà, vienimi a prendere!” Mi misi a piangere e a singhiozzare, stringendo l’uovo a me. Poi un rumore sospetto mi fece sobbalzare. Mi girai verso il luogo da dove veniva. C’era qualcosa lì. E non era una cosa amichevole … Feci un passo indietro, piano ignorando il panico che voleva farmi scappare via. Feci un altro passo. Un altro ancora… La paura mi annodava la gola, riuscivo a respirare a stento.
Un soffio di vento fece entrare più luce dalle fronde degli alberi e vidi chi era nascosto fra la boscaglia. Il cuore si fermò per un istante, per cominciare a battere all’impazzata. Era un Persian selvatico!
“Calma Kuro, calma! Allontanati lentamente e vedrai che andrà tutto bene!” Ma non riuscivo a calmarmi veramente. Mi allontanai più lentamente possibile, gli occhi del felino fissi su di me. All’improvviso la mia schiena toccò un tronco d’albero. “È finita!”, mi dissi e sembrava essere lo stesso pensiero del predatore perché fece subito uno sbalzo in avanti.

Non so come feci, ma riuscii ad evitare il felino e a scappare più veloce di prima verso il centro del bosco, sentendo solo il battito del cuore e l’adrenalina alle stelle. Ma Persian mi stava alle calcagna. Anche se grazie alla sorpresa di averlo evitato avevo guadagnato un piccolo vantaggio, il felino era sicuramente più veloce di me. Mi avrebbe raggiunto sicuramente.
Correvo. Correvo. Le mie gambe mi portavano a stento, il mio corpo urlava di fermarmi ma sapevo che se mi fossi anche fermato solo un minuto, sarebbe stato l’ultimo. Quindi continuai a correre, le gambe cedevano alle volte, i rovi mi strappavano i vestiti e mi lasciavano dei graffi sanguinanti e brucianti sulla pelle. E Persian mi aveva quasi raggiunto. “Ti prego, qualcuno mi aiuti!”, gridai mentalmente, sapendo che urlando davvero tanto non mi avrebbe sentito nessuno. Ma ecco all’orizzonte una luce gialla. Una lanterna forse? Una nuova onda di energia mi fece correre più velocemente. Non poteva essere che papà, venuto a cercarmi! <>, gridai con il poco fiato che avevo. La luce si avvicinò e vidi che non era mio padre, ma un uomo più robusto e vicino a lui, volteggiava un Pokemon che non riconobbi. << AIUTO!>>, ri
gridai. E in quel momento senti come le gambe mi cedettero, come il mio corpo stava cadendo a terra e come il bosco si stava allontanando da me. “No… Non è possibile…” Fu il mio ultimo pensiero, prima di perdere i sensi dalla fatica.

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Capitolo 2
*** Fattoria nei pressi di Lavandonia 21.Agosto 9:00 ***


Non so cosa mi avesse svegliato,forse le voci lontane che parlavano di non so cosa o forse la luce del sole che penetrava le palpebre tingendo tutto di rosso. Aprii gli occhi con fatica, le palpebre sembravano pesantissime. La luce del giorno mi accecò e le voci diventavano sempre più chiare e vicine. << Oh guarda papà! Si sta svegliando!>>, disse la voce di un ragazzo e subito dopo sentii il rumore di passi di corsa sul legno. “Cos’è successo?”, mi chiesi mentre il mondo usciva dal bianco della luce. Mi ricordavo un bosco e un uovo … Di scatto si aprirono i miei occhi, quando mi tornarono in mente tutti i ricordi di quella notte. << Eevee!>>, gridai e mi misi a sedere, facendomi girare la testa.

Una grande mano calda e forte si appoggiò sulla mia spalla e la voce bassa di un uomo disse: << Non ti preoccupare per il tuo uovo. L’abbiamo messo in una delle nostre incubatrici.>> Spostai lo sguardo sul uomo. Aveva più o meno l’età di mio padre, i capelli corti e brizzolati, gli occhi di un caldo marrone nocciola. Aveva la barba ed un sorriso rassicurante. Per un momento rimasi solo confuso a guardarlo negli occhi, poi il mio sguardo cominciò a vagare per la stanza.
<< Ma... Dove sono?>> Ero in un letto, in una camera che sembrava quella di un bambino, con poster di Pokemon, libri sui Pokemon ed altri gadget vari sugli scaffali e vicino al computer spento sulla scrivania. Notai che non avevo più addosso i miei vestiti ma un pigiama bianco con dei cerchi blu e rossi. L’uomo sembrò capire il mio imbarazzo, perché disse: << I tuoi vestiti erano bruciati e strappati, così mia moglie te li ha tolti e Lee ti ha prestato un suo pigiama>> Guardai il ragazzo che stava vicino al padre. Non l’avevo visto subito, ma doveva essere lui quello che aveva chiamato “papà”, mentre mi stavo svegliando. Mi sorrideva come per salutarmi. Aveva più o meno la mia età, capelli biondi e mossi e gli stessi occhi marroni del padre. Portava una T-shirt verde con un Togekiss stampato sopra e finalmente riconobbi la strana il motivo che c’era sul pigiama bianco che indossavo: Erano gli stessi cerchi blu e rossi sul corpo di Togekiss!
<< G-grazie… >>, mormorai. << Figurati, ne avevi bisogno! Eri talmente malconcio che sei svenuto in mezzo al bosco.>> Lee sorrise malgrado suo padre gli avesse lanciato un’occhiataccia. << Tieni>>, disse poi il ragazzo e mi diede un bicchiere d’acqua fresca. Mi accorsi solo allora di quanto fosse secca la mia gola e l’acqua era proprio ciò che mi serviva.
Svuotai il bicchiere facendo attenzione di non bere tutto in un solo sorso. Poi guardai il padre di Lee. << Cos’è successo? >>, chiesi ancora un po’ stordito e molto confuso.
L’uomo fece un sospiro e si alzò per prendere una sedia. Lo seguii con gli occhi, stringendo stretto il bicchiere fra le mani. Ancora non mi fidavo di questi estranei … Ma mi avevano salvato quindi comincia a rilassarmi. Il padre di Lee si sedette accanto a me. << Ti abbiamo trovato ieri nel bosco che scappavi da un Persian. Hai gridato aiuto e poi hai perso i sensi. Grazie al cielo io e Togic siamo riusciti a scacciare il tuo cacciatore. Sei stato fortunato, ragazzo.>> L’uomo era serissimo mentre raccontava la vicenda. Io annuii, ricordandomi di quell’ultima scena. Ero davvero stato fortunato. << Si, credo di aver visto… un Pokemon.>>
<< Comunque, dopo averti soccorso, ti ho portato qui, alla nostra fattoria nei pressi di Lavandonia.>>, continuò l’uomo. ”Lavandonia…”, pensai. Non era troppo lontana da Cerulean. <>, rise il padre ridendo. << Io sono Mike, il proprietario di questa fattoria. Mio figlio Lee ha quasi dieci anni.>> Lee sorrise. In quel momento si aprì la porta ed entrò una donna con i capelli biondi che portava un vassoio in mano, seguita da un Pokemon bianco con dei cerchi rossi e blu che volava leggero dietro a lei. << Pensavo che forse ti fosse venuta fame, così ho preparato una minestra energetica.>>, disse sorridendo la donna. << Questa è mia moglie, Grazia e questo…>> Il Pokemon si poso sulla spalla di Mike. <> Togic mi guardò dicendo “Toge!” e sorridendo. Sorrisi anch’io. Era vero che i Togetic portavano felicità!

Lee mi guardò con gli occhi sgranati dalla curiosità: << E tu come ti chiami?>>
<< Lee! Non essere così prepotente! Si è appena svegliato!>>, lo rimproverò la madre. <>
, risposi mentre Grazia metteva il vassoio sulle mie gambe. << Su, mangia prima di racconti, così almeno ti tornano anche le forze.>>, disse sorridendo. Annuii e presi il cucchiaio. Provai solo un goccio della zuppa rossa. Era buonissima! Così continuai a mangiare, dimenticandomi di raccontare nulla. Solo quando il piatto era vuoto e Grazia riprese il vassoio con piatto, bicchiere vuoto e cucchiaio me ne ricordai.
<> Lei sorrise e se ne andò.
<>,cominciò Mike. <> Non lo guardai negli occhi. I ricordi di quella notte cominciavano a salire su, a bloccarmi la gola. Ma dovevo comunque spiegare ai miei salvatori che cosa era successo. E così raccontai, piano e sforzandomi di dire qualsiasi dettagli tutta la storia.

Mike mi ascoltò attentamente e non mi interruppe nemmeno una volta, finché non ebbi finito il mio racconto.
<< Allora sei stato più che fortunato… Comunque>> Mike si alzò, Togic sulla spalla. << Andrò a telefonare ai tuoi genitori. Saranno sicuramente in pensiero e ti staranno cercando in lungo e largo.>> Lo ringraziai e prima che uscisse dalla porta però, lo fermai. << L’uovo? Sta bene? Lo posso vedere?>> <>, disse Lee entusiasta guardando il padre. Mike fece una smorfia di disappunto. << Tua madre non sarebbe d’accordo… Ma se Kuro se la sente…>>
<< Si, si! Sto benissimo anche grazie alla zuppa di vostra moglie!>>, dissi in fretta. Volevo rivedere l’uovo che mi aveva affidato Vaporeon. Chissà se era riuscita a scappare…
<< Dai papà! Ti preeeego!>> Mike sospirò. << E va bene! Ma gli dovrai dare alcuni dei tuoi vestiti, visto che i suoi sono praticamente distrutti.>> Lee esultò. << Certo, non c’è problema!>>

Rimasi sorpreso dalla grande stanza delle incubatrici. Era accanto alla stalla dei Miltank e Mareep e facevo fresco, sempre la temperatura ideale per la crescita dei Pokemon. << Noi qui abbiamo tanti Miltank, Mareep e Tauros. Quando si accoppiano troviamo delle uova e le mettiamo nelle incubatrici, finche non sono pronte per schiudersi.>>, mi spiego Lee portandomi verso le incubatrici più lontane. Guardai in alcune di esse: Erano macchinari grandi abbastanza da tenere dentro un uovo di Pokemon nella loro cellula di vetro. In alcuni c’erano delle uova nere con due macchie rosa fra cui quella in basso era più grande di quella in alto. In altre incubatrici invece c’erano delle uova azzurre con una chiazza gialla sulla parte superiore e con una chiazza grigia dietro. Dovevano essere Miltank e Mareep, come mi aveva appena detto Lee.
<< Eccolo qua il tuo uovo.>> Subito lo raggiunsi. Nell’incubatrice di vetro, riconobbi l’uovo marrone che avevo salvato dalle grinfie del Team Rocket. <>, sobbalzai vedendo una piccola incrinatura sulla parte alta dell’uovo. << Davvero? Oh
, già! Hm, però ieri non c’era, ne sono sicuro…>> Lee mi guardò entusiasta. << Significa che allora sta per nascere!>> Rimasi impalato, come colpito dal fulmine. <>, mormorai.
<> Lee mi strattonò via dal mio uovo per farmi vedere un altro uovo, nell’incubatrice accanto. Era bianco con l’inconfondibile motivo di cerchi asimmetrici blu e rossi. << Togic l’ha deposto qualche mese fa e visto che presto avrò dieci anni, mio padre mi ha detto che posso prenderlo come mio primo Pokemon!>> Il ragazzino era al settimo cielo e guardava con occhi pieni d’orgogli il suo uovo. Sorrisi a quella scena. Ma guardando l’uovo, mi accorsi di una piccola crepa. << Ah! Ma si sta schiudendo anche il tuo!>>
<< COSA?! Oh mio Dio è vero!>> Lee ormai era nell’euforia assoluta. << Presto, andiamo a dirlo a papà!>> Mi prese per un braccio e corse via, trascinandomi con lui.

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