Dalla caduta di un angelo di Anime fanatic (/viewuser.php?uid=81700)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cp 1 ***
Capitolo 2: *** Cp .2 ***
Capitolo 3: *** Cp. 3 ***
Capitolo 4: *** Cp 4. ***
Capitolo 1 *** Cp 1 ***
Si era buttata. Non era riuscita a
vedere niente, non si
rendeva neanche conto di quello che stava facendo. Sapeva solo di
averlo
aspettato per tanto tempo. Troppo. E adesso che finalmente se lo
ritrovava d’ avanti,
con un piccolo sorriso d’assenso sulle labbra,
sentì il cuore aumentare i
battiti, accelerati senza ritegno. Le sue lacrime asciugarsi con quella
poca
luce di alba nuova, sorta alle loro spalle. Le sue gambe
indietreggiare, per
prendere la rincorsa. Non aveva neanche capito quello che Shaoran le
diceva:
“Ti prego, non farlo Sakura! Hai appena recuperato i tuoi
poteri!”.No, per lei
era solo un leggero brusio, al quale aveva risposto con un urlo di
gioia: “
Aspettami! Sto arrivando!”. Si era buttata così,
tenuta su dalle ali del suo
amore per Shaoran. E lui allora, non potendo fare di più,
allargò le braccia,
aspettandola arrivare, un po’ preoccupato, ma felice anche
lui di ritrovarsela
così caduta dal cielo, come un angelo.
Lo raggiunse, anche se è
meglio dire si schiantò. Infatti
Sakura arrivò poco più in su delle spalle di
Shaoran, in modo da arrivare a
fare anche una capriola, tirandosi il povero cinese e facendo cadere
anche lui.
Dopo un po’ di trambusto, cercarono di fare mente locale.
Sakura cominciò a
guardarsi un po’ intorno e si rese conto di essere sopra
Shaoran, con la testa
appoggiata al suo cuore, che sentiva chiaramente battere velocemente.
Lui
infatti ancora stordito, si massaggiava la testa, dolorante per la
caduta.
Sakura si spostò immediatamente da lui, imbarazzata, ma non
si alzò. Rimase
rannicchiata accanto a lui, addolorata.
“Shaoran, stai
bene?”. Allora riaprì gli occhi. La vide,
davanti a se con i suoi grandi occhi verdi ancora gonfi del pianto
precedente.
Non le rispose. Non sapeva cosa dirle. Seppe solo sorriderle. Un
piccolo
sorriso, che subito dopo venne ricambiato. Erano faccia a faccia,
finalmente.
Imbarazzati, si fissarono per un pezzo, I loro sguardi erano
concentrati. Non
c’erano parole da dire.
Avevano gli occhi seri, non
sorridevano più, ma perché erano
emozionati. Shaoran, ovviamente era rosso come un pomodoro. Non le era
mai
stato così vicino. Lo stesso valeva per Sakura. Sentiva il
suo cuore scoppiare,
il respiro affannato di lui, ancora sdraiato per terra. Chiuse gli
occhi, e si
lasciò guidare dalle sue emozioni. Si avvicinò al
suo viso, lentamente. Lui
capì cosa stava per succedere, e si sentì bollire
il viso. Allora chiuse anche
lui gli occhi. Chiuse la bocca, per non farle sentire il suo respiro
agitato, e
per non farle capire di essere nervoso. E l’impatto
arrivò. Si baciarono. Un
bacio dolce, arrangiato. Uno
di quelli che fanno
parte della categoria ‘per la prima volta’ e
perciò si è inesperti. Come sulla
bicicletta. La prima volta si cade sempre. La differenza era che su
quella
bicicletta, erano in due che
correvano in
piena discesa, verso una meta ancora indecisa. Una meta
che però avrebbero raggiunto insieme. Pieni
d’amore.
Perciò
non era un bacio
complicato, agitato, Assolutamente no. Era calmo, goduto fino in fondo,
come a
far pensare ‘noi ci baciamo perché ci amiamo, non
abbiamo bisogno di grandi
movimenti per farlo capire!’. O forse era così
semplice solo perché per
entrambi era il primo, e quindi non sapevano bene come muoversi.
Shaoran
cercava di mettersi in una
posizione più comoda, ma era difficile. Sentiva la
stanchezza di prima
appesantirgli la schiena, fino a sentire la gamba soffrirne. Ma non
disse
nulla, ne fece qualcosa che facesse intuire il suo dolore fisico. Il
suo
universo era concentrato, ora, su di una piccola stella dagli occhi
verdi, con
cui aveva avuto un piacevolissimo impatto. Sudava, respirava
affannosamente,
era agitato, nervoso. Ma più rimanevano stretti fra loro,
più l’esperienza si
faceva avanti, più entrambi si lasciavano trasportare dal
cuore, dall’istinto
umano, senza bisogno di un qualche intervento magico. E sapevano come
destreggiarsi, come far sentire l’altro a suo agio,
più sicuro fra di sé.
Sakura era diventata più intraprendente. Gli accarezzava le
gocce di sudore
sulle guancie arrossate, sfiorandolo appena. Per lunghi istanti, senza
mai
fermarsi. Accanto a lui. Come aveva sognato più volte. Le
loro mani erano
intrecciate, come un nodo da marinaio. Gli odori e i respiri erano
mescolati. I
cuori ormai avevano perso il controllo, ma ormai non ci facevano
più caso…
***
Si
guardarono in giro spaesate.
Capirono di aver perso i sensi, ma non ricordavano come.
“Stai bene Meiling?”,
“Si, credo di si… Ma cosa diavolo è
successo?”. Tomoyo non le seppe rispondere.
Vedeva attorno altre persone che riprendevano i sensi, spaesate come
loro.
“Sakura!”
e le tornò tutto in
mente: la carta, la gente che scompariva, il completino rosa di Sakura
(ovviamente!), Yue e Kerochan… Si girò e vide
alle sue spalle il sole
risplendere. Sorrise. Senza una spiegazione vera e propria,
sentì le labbra prendere
la forma di un leggero sorriso. In qualche modo sentiva che era andato
tutto
per il meglio. Quella luce improvvisa e fuori orario, le dava
sicurezza,
intuendo che l’amica fosse al sicuro e che il pericolo fosse
scampato. “Tomoyo…
Sei ancora qui?” la richiamò Meiling. “
Si, si…” le rispose lei. “ Dobbiamo
cercare Sakura e gli altri: la gente comincia a chiedersi
perché è giorno!”. In
effetti, le persone che avevano ripreso conoscenza e non, si guardavano
intorno
e si chiedevano perché ci fosse il sole, se poco prima era
sera.
“
Hai ragione, ma dove possono
essere?”
“Sono
nel Parco dei Divertimenti!”
disse una vocina.
“
Kerochan stai bene? Dove Yue?”
chiese preoccupata Tomoyo.
“Sta
bene, è tornato ad essere
Yuki” disse il guardiano ritornato alle dimensioni abituali;
“ L’unica cosa che
ricordo, è che ci eravamo diretti lì
perché avevamo sentito la presenza della
carta di Clow”
“E
dopo? Cosa è successo?” lo
interruppe Meiling.
“
Non lo so, non ricordo…” fece
dispiaciuto lui.
Abbassarono
lo sguardo, temendo il
peggio. Meiling scosse la testa: “ Andiamoli a cercare, cosa
aspettiamo?” e gli
altri due annuirono. Si misero a correre verso il parco.
Arrivati
ai piedi dell’orologio
che lo sovrastava, Kerochan sentì chiaramente una grande
energia, probabilmente
di una carta di Clow. “Saliamo in cima” disse. E
così fecero.
***
Erano
ancora immersi nel loro
amore appena sbocciato. Quel bacio sembrava non finire mai, e forse
sarebbe
stato meglio così. Si, nutrirsi di amore per tutta la vita,
vivere solo di un
bacio, per la gioia del cuore. Poetico, ma poco realistico. Meglio
continuare
fin quando è possibile. E Sakura di tempo non ne perdeva di
certo. Stringeva
forte a se Shaoran, ancora scosso e abbastanza agitato.
L’impatto diventava
sempre più forte, quasi da fargli male. Ma era un dolore
piacevole, che
difficilmente si rifiuta. E chi si staccava più: i brividi
alla schiena si
accentuavano, ormai il cuore lo aveva lasciato perdere, tanto non lo
sentiva
più. Sakura era più a suo agio, più
sicura di se. E ne aveva ben motivo.
Ricordava quelle piovose giornate venute a maggio: lei con la testa
appoggiata
al muro, seduta sopra il letto, guardando la pioggia infrangersi contro
il
vetro, per poi lasciarsi trascinare verso il basso. E fra le sue
braccia il
piccolo Shaoran, lo aveva chiamato così il peluche che le
aveva regalato. Per
non dimenticarlo mai. Per sentirlo, in qualche modo, accanto a se. Per
non
soffrirne la lontananza. Per non pensare al dolore che gli aveva
causato non
dicendogli subito quello che provava per lui. Per non pensare che se
avesse
fatto chiarezza sui suoi sentimenti fin da subito, non sarebbe stata
lì ad
attenderlo. Ma non più. Non ora. Era li, lo stava baciando.
E anche se il
destino sembrava contro, loro avevano dimostrato che l’amore
era più forte di
qualsiasi altro potere sovrannaturale.
Shaoran
ormai non si sentiva più.
Era silenzioso e prendeva quello che Sakura gli donava. Ma a un certo
punto si
sentiva mancare qualcosa. Le labbra… più leggere.
Sakura che fai… Non la
sentiva più. Aprì gli occhi e la vide girata, a
guardare sorpresa al suo
fianco. Automaticamente si girò anche lui, un po’
stordito. E li vide: Meiling,
Tomoyo e Kerochan. Le prime due con un sorriso di complicità
dipinto sul viso,
l’altro piuttosto perplesso, se non imbarazzato.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
MA DA
QUANTO TEMPO SIETE QUI??” fece Shaoran, dopo essersi
allontanato da Sakura.
“Abbastanza
da capire cosa
succede!” disse Meiling facendo l’occhiolino a
Tomoyo, che nel frattempo
scoppiò a ridere.
I
due innamorati si guardarono in
faccia, imbarazzatissimi. Stettero in silenzio, poi Sakura chiese:
“C-come
facevate a sapere che
eravamo qui?”
“Abbiamo
sentito l’energia della
carta… Racconta:cosa è successo?”
“Bè…”
si rivolse con un sorriso
verso Shaoran, ricambiato “è andato tutto bene!
Abbiamo preso la carta!” e la
mostrò ai compagni. Tomoyo, Meiling e Kerochan si
congratularono con Sakura per
l’ottima cattura. Sakura sorrideva, felice che il pericolo
fosse scampato. Ma
dietro di lei, lo sentiva. Shaoran appoggiato alla parete la osservava
immersa
nei complimenti, sorridendole. Non si sentiva più
imbarazzata: si girò verso di
lui e ricambiò il sorriso. Dopo che la vide tornare
all’attenzione degli altri,
Shaoran tornò serio. Penso alla brutta notizia che le
avrebbe dovuto dare. Dopo
un po’ esitò, pensando che non era giusto rovinare
quel momento con quei
pensieri e si unì agli altri. Avrebbe cercato un altro
momento per parlarle.
***
Come
già anticipato prima, era
tornata l’alba. La gente era piuttosto sorpresa e aveva
capito che c’era qualcosa
che non andava. Sakura allora utilizzò la carta del sonno,
per far addormentare
tutti di nuovo e poter agire indisturbata.
“E
adesso? Come farai a far
scendere la notte?” chiese Meiling
“Be…
non so. Non ho mai avuto
bisogno di far scendere la sera” rispose Sakura.
In
effetti Sakura non ne aveva mai
avuto l’urgenza, anche perché durante la cattura
delle carte, le creazioni del
signor Clow Reed si erano sempre rivelate a Sakura di notte. Neanche
per
soddisfare i desideri ‘cinematografici’ di Tomoyo
le era capitato. Sembra un
problema da niente, ma il dilemma in realtà attanagliava la
comitiva.
“Be’…”
disse Shaoran interrompendo
il silenzio che si era venuto a creare, “ forse potresti
utilizzare la carta
del buio”.
“Be’,
è un idea… Ma può essere
utilizzata anche in questo modo?” chiese Sakura rivolta a
kerochan.”Si,
potrebbe essere un idea. C’è da dire che questo
non è il suo solito utilizzo,
ma dovrebbe funzionare!”
“Va
bene allora!” rispose convinta
Sakura.
Rievocò
il suo scettro. Ancora una
volta. Nel momento, in cui lo prendeva in mano, ricordò un
pomeriggio di due
anni prima, apparentemente banale, che le cambiò la vita e
che le consegnò la
chiave del sigillo per catturare le carte. Ricordò che la
prima volta si
spaventò ed era piuttosto scettica nel cominciare quella
missione, di cui non
sapeva niente. Ma con il tempo si abituò e divenne
l’ottima maga che ora
appariva agli occhi dei suoi amici. Ringraziò il destino che
le fosse capitato
questo “imprevisto” che le aveva permesso di
conoscere Kerochan, Yue, Il signor
Clow Reed, Eriol, la signorina Mitsuki, Spinel, Nakaru, Meiling. E
soprattutto
lui: Shaoran. Che era diventato molto importante per lei.
Perciò, si sentì in
dovere di evocare lo scettro quella volta con più enfasi del
solito. Come se lo
dovesse ringraziare per il suo arrivo. Lo prese in mano e
utilizzò la carta del
buio, gridando il suo nome con tutto il sentimento che il suo cuore le
permetteva. Al suo comando, la carta si animò e
eseguì ciò che Sakura le aveva
ordinato. La notte scese e tutto sembrò essere tornato
normale. Tutto ciò che
la carta del nulla aveva fatto sparire o danneggiato, era tornato a
funzionare
regolarmente. Sakura dopo aver ripreso la carta, la guardò.
Sorrise fra sé, e
penso che quella normalità, quel silenzio comune che li
circondava, stavolta
sarebbe durato. Stavolta era sicuro.
In
seguito all’utilizzo della
carta, Sakura e Shaoran si cambiarono di nuovo con gli abiti della
recita. Si
sistemarono sul palco, come poco prima dell’intervento della
carta. Tomoyo,
Meiling e Kerochan si nascosero nelle quinte, aspettando di vedere la
fine
dello spettacolo. Sakura si concentrò di nuovo e ruppe il
suo incantesimo di
sonno. La gente si risvegliò. Tutti ripresero conoscenza e,
notando le luci accese
puntate sul palco, pensarono che probabilmente si erano addormentati, e
come se
non fosse successo niente, tornarono a guardare lo spettacolo. Sakura e
Shaoran
fecero finta di niente e finsero
di
recitare da ore. Così lo spettacolo continuò
tranquillamente. Fino alla fine.
La principessa e il principe si
dichiarano amore sincero e
reciproco.
Dopo
il lieto finale, cominciarono
applausi infiniti che sembravano non dovessero finire più.
Vennero fatte le
presentazioni. Shaoran e Sakura furono quelli che ottennero maggior
successo. C’è
da dire che questo non era dovuto al fatto che questi erano i
protagonisti
della storia narrata, bensì alle loro interpretazioni, che
rendevano la storia
ancora più realistica e che commosse molti. In particolare
Sakura ottenne il
maggior numero di applausi. La sua interpretazione durante la scena in
cui il
principe dichiarava il suo amore aveva profondamente toccato la gente
presente
allo spettacolo. Ma Shaoran non fu da meno.
***
Quando
scesero dal palco, Sakura e
Shaoran furono sommersi dai compagni che si complimentarono con loro.
Ma fra
questi si fecero spazio Sonomi e Fujitaca (più la prima che
il secondo!).
“Bravissima
Sakura! Sei stata
meravigliosa!” urlò pazza di gioia Sonomi.
“Concordo,
tesoro! Complimenti
veramente!” Aggiunse Fujitaca, dopo essersi infiltrato in
mezzo alla folla.
“Grazie
a entrambi!” rispose
sorridendo. Shaoran la strattonò e la tirò verso
di lui. Sakura si lasciò
trascinare. Lui la portò al sicuro, fuori dalla folla.
Furono raggiunti dal
padre della ragazza e da Sonomi.
“Hai
riscosso un ottimo
successo!” disse
Shaoran sorridendole…
“Già!”
rispose lei felice.
Era
riuscita a superare le
principali difficoltà che la attanagliavano in quei giorni:
la sua
dichiarazione, la recita, la carta...Tutto si era risolto nel migliore
nei modi.
La carta che in quei giorni le aveva procurato tante ansie adesso era
al sicuro
nascosta nella tasca del suo abito. Poco più in
là c’era un folla che la
acclamava con insistenza. E accanto aveva il ragazzo che aveva tanto
atteso
fino ad allora. Era molto felice.
“Non
penserete che la serata
finisca così, vero?” disse Sonomi.
Nel
frattempo a loro si erano
aggiunti Tomoyo, Meiling, Yuki, Toy e di nascosto anche Kerochan.
“Cosa
vuoi dire?” chiese
incuriosita Sakura. Sonomi e Tomoyo si guardarono con un sorriso
complice.
Allora la donna si rivolse nuovamente a Sakura e confessò:
“Eravamo certi del
successo dello spettacolo, così Tomoyo mi ha consigliato di
organizzare nella
nostra villa una festa in onore di tutti i partecipanti. Siete invitati
tutti,
ovviamente!”.
“
Ma è stupendo! Grazie mille!”
esclamò Sakura. In effetti bisognava festeggiare
l’avvenimento.
In
fretta e furia, la loro classe
e i nostri si recarono nella villa di Tomoyo. Furono così
precipitosi, che non
permisero neanche che Shaoran e Sakura si cambiassero. ‘State
meglio così!’
seppe dire Tomoyo.
***
Arrivati
nella favolosa villa, i
nostri notarono che era già partita una musica travolgente
all’interno. Subito,
gli invitati corsero nella sala da ballo da cui si sentiva chiaramente
provenire la musica, e si diede inizio alle danze. Sakura, Shaoran,
Tomoyo e
Meiling (che teneva nascosto sotto una frangia del suo abito Kerochan)
rimasero
indietro e preferirono avanzare tranquillamente. La storia della carta
li aveva
un po’ stancati. Erano felici, ma allo stesso tempo erano
stanchi. Meiling
chiese: “Senti, Shaoran… Hai avuto
problemi?”. Lui non si aspettava quella
domanda. Sakura e Tomoyo si guardarono perplesse, poi rivolsero lo
sguardo al
cinese, che rispose un po’ imbarazzato: “No,
no… Non ti preoccupare”. Meiling
sembrò sollevata. Anche se adesso non era più
innamorata di Shaoran, gli voleva
lo stesso bene. In fondo per lei era ancora il bambino con cui era
cresciuta e
si sentiva in dovere di continuare a preoccuparsi per
lui. Dopo la sua risposta, allora Meling
si parò davanti agli altri e li invitò:
“allora forza, andiamo a ballare e a
divertirci. Ce lo meritiamo!”. Gli altri annuirono. Allora
lei si mise a
correre e i tre la seguirono. Ancora insieme.
***
La festa era cominciata.
Tutti si erano già
scatenati. Si divertivano come matti. Ma Kerochan non ce la fece.
Preferì
restare nella stanza di Tomoyo insieme alla dolcissima compagnia di
numerosi pasticcini
unicamente per lui. Fujitaca preferì tornare a casa: in
mezzo a quei dodicenni
scatenati si sentiva un po’ fuori luogo, e in ogni caso non
voleva rovinare il
momento di gloria di Sakura. Perciò abbandonò il
campo. Anche Toy e Yuki
tornarono alle rispettive case. A dire il vero Toy non era molto
contento di
questa scelta, ma si fece convincere da Yuki a lasciare Sakura in pace.
Infatti
aveva capito, un po’ dal suo sorriso più brillate
del solito, un po’ per le
continue occhiatine che scambiava con il cinese, che era successo
qualcosa con
Shaoran e aveva intuito che il ragazzo di cui gli aveva parlato era
proprio lui.
Quella sera era radiosa, e questo gli fece intuire che quindi era
qualcosa di
positivo. Ne era sollevato. Significava che era accertato al 100% che
Sakura
non lo amava più. E sapendo come era fatto Toy, non li
avrebbe lasciati in pace
neanche un secondo. Perciò meglio lasciarli tranquilli e
ritirarsi,
possibilmente con Toy. Sonomi invece controllava insieme alle sue
guardie del
corpo le registrazioni per la recita, selezionando le migliori da dare
Fujitaca. Fingeva di essere arrabbiata perché per lei era
una seccatura, ma in
realtà celava un ammirazione per quel professore e gli volle
dare le migliori.
Nel frattempo, Meiling ballava come una matta, era scatenata: faceva
vedere
alle sue compagne come era brava a ballare e le altre si congratulavano
con lei
per la sua immensa bravura. Lei raccoglieva i loro elogi, non proprio
umilmente
e continuò così per tutta la serata. Ovviamente
Tomoyo da un angolo riprendeva
la serata con la sua leggendaria telecamera, con l’intento
prefissato di non
perdersi nessuna scena. In un altro angolo, Yamazaki spiegava a
Chiharu, Naoko
e Rika chi aveva inventato la danza (per chi non lo sapesse, un
pinguino zoppo
che voleva imitare una foca). Nel frattempo i nostri protagonisti,
erano presi
a ballare insieme. Le musiche erano allegre e travolgenti e Sakura
scoprì un
lato di Shaoran che conosceva poco. Non lo aveva mai visto divertirsi
così
tanto. Anche lui era felice come lei, e lo dimostrava scatenandosi nel
ballo.
Lo vedeva a volte fare il buffone, atteggiandosi alle musiche e cercava
di
imitarne i cantanti, e questo divertiva molto Sakura. Anche lei cercava
di
accompagnarlo facendo finta che il suo pugno fosse un microfono.
Entrambi
stavano dando sfogo alle ansie di quei giorni. E si ritrovarono
più uniti che
mai.
***
La musica finalmente si interruppe. E
i partecipanti alla
festa poterono quindi fare una pausa. Tutti si recarono al tavolo del
buffet.
“Senti, io un attimo mi vado a sedere lì. Non ce
la faccio più!” disse Shaoran
a Sakura, indicando una panca attaccata al muro. “Ok. Vuoi
qualcosa da
mangiare?” fece lei. “No, no. Non voglio niente
grazie” e si andò a sedere. In
effetti anche lei aveva notato che era esageratamente sudato.
Così non gli
disse niente. Piuttosto sentiva un vuoto allo stomaco e si diresse
verso il
buffet. Prese uno stuzzichino con olive proprio per non rimanere senza
cena e
tornò da Shaoran, ma non lo trovò. Si
guardò un po’ intorno, e alla fine lo
vide: stava salendo una scala che portava sopra. Volle seguirlo.
Posò la sua
misera cena e gli corse dietro. Salì le scale. Nel
frattempo, sentì la musica
ripartire. Si trattava di un lento. Ma non ci fece caso più
di tanto; continuò
a salire le scale. Arrivò su di un piccolo piazzale, che non
aveva mai notato.
Era molto bello: era pieno di piante e l’unica luce che si
vedeva era quella
della luna, che illuminava il suo viso. Li ritrovò Shaoran.
Era seduto per
terra, con la terra appoggiata al muro, le gambe ripiegate davanti al
petto,
trattenute dalle sue braccia. Il suo sguardo era perso nella luna.
Sembrava
quasi rapito da quella luce opaca. Assorto nei suoi pensieri, non si
era
accorto della presenza di Sakura, che nel frattempo gli si era
avvicinata.
“Posso?” gli fece dolcemente. Lui, come
risvegliato, le fece cenno di si.
Allora lei si accomodò vicino a lui. Entrambi si misero a
guardare in alto. La
luna sembrava più luminosa del solito. Sentivano chiaramente
una canzone lenta
provenire da sotto. Era un atmosfera bellissima. Sakura sentiva il suo
cuore
battere forte. Non tanto perché era vicino a Shaoran, ma per
il romantico
ambiente in cui si trovava. Si sentiva ancora più felice.
Sospirò lievemente e
appoggiò la sua testa alla spalla di Shaoran, che non disse
nulla. Ma lei non
voleva che dicesse qualcosa. Era a suo agio così, anzi
preferiva il silenzio.
Tuttavia sentiva qualcosa, come una vocina che le diceva che
c’era qualcosa che
non andava. Aggrottò la fronte, e subito si volse a guardare
Shaoran. Al
contrario di lei, le parve serio, preoccupato. Capì che
qualcosa non andava
bene. Alzò la testa dalla sua spalla, e lo guardò
più attentamente. Come se
fosse preso da altro, a lui non sembrava interessasse la pace che lei
invece aveva
scoperto in quel piccolo terrazzo. “Shaoran” lo
richiamò. Lui si girò verso di
lei, addolcì il suo sguardo. “Dimmi” la
incitò. Lei continuò a fissarlo: si
concentrò in particolare in quei suoi occhi scuri, tanto
profondi. Sembrava
quasi imbarazzata da quello sguardo. “Va’ tutto
bene? Mi sembri strano… C’è
qualcosa che ti preoccupa?” riuscì a dire. Shaoran
sembrò sorpreso. Ma dopo un
attimo di sorpresa, si voltò nuovamente nella direzione
della luna. Alzò gli
occhi, rivolgendoli al cielo. Sakura notò che era tornato
serio, ma stavolta
gli sembrava in qualche modo affranto.
“Be’… In effetti,
c’è qualcosa di cui ti
devo parlare, Sakura. Si tratta di una cosa seria”.
Spalancò gli occhi. Di
cosa le voleva parlare? Cosa lo
affliggeva? Quel ‘Si tratta di una cosa seria’
l’aveva messa non poco in
agitazione. Ma si fece coraggio, si mise
più comoda per ascoltarlo meglio e lo
incitò a cominciare. Shaoran, dopo
il segnale di Sakura, fece un pausa. Dopo un po’ si rivolse a
lei e la guardò
fissa. Non poteva più aspettare. “Sakura, mi
dispiace dovertelo dire solo ora.
Non era previsto. Il fatto è che…
domani… io e Meiling… torniamo ad Hong
Kong”.
Il ghiaccio.
Il suo viso impallidì.
Non può essere. Non di
nuovo. Perché? Perché questo? Sono
già stata male, ho imparato la lezione. Perché?
Come può essere? Ci siamo
appena ritrovati. Ci siamo dichiarati subito dopo la cattura
dell’ennesima
carta, fra un difficoltà e un'altra. E adesso che siamo
vicini, io e lui…
Perché? Perché ci vogliono dividere?
Dal suo viso immobile, cominciarono a
scendere lentamente
delle lacrime. Ma lei era impassibile. Non fece alcuna smorfia di
pianto, ne
niente. Era immobile davanti a lui. Shaoran era inquietato da quella
scena. Si
sentì male. Stava facendo piangere la sua amata. Ma non
poteva far altro. La
verità era quella e nonostante non avesse scelto lui, non
poteva ribellarsi.
L’unica cosa che poteva fare era dispiacersi con Sakura e cercare di farle capire
che non ripartiva
perché non l’amava, bensì
perché forze maggiori glielo impedivano. Era certo
che Sakura ne avrebbe sofferto molto. Il brutto delle cose che non ci
piacciono
è che non possiamo fare niente per cambiarle. Impotente.
Così si sentiva
Shaoran: avrebbe voluto fare qualcosa per lei. Aiutarla, consolarla,
restare
con lei. Ma non poteva. Ne soffriva anche lui.
In quei quattro mesi ad Hong Kong,
gli era sembrato di aver
perso tutto. Usciva raramente di casa. Anche Meiling si era accorta che
era
cambiato. Aveva notato che stando in Giappone aveva imparato a
sorridere, ma lo
stesso vedeva che la fonte di quel suo cambiamento era altrove, e che
gli
mancava. Gli mancava tantissimo. A volte Shaoran si confidava con lei,
in
momenti particolari in cui non poteva fare a meno di parlare di
ciò che
sentiva. E lei stessa si rendeva conto della stupidata che era stata a
diventare
la sua promessa. Fino ad allora non aveva mai parlato così
con lei. Di
argomenti così delicati, poi. Proprio lui, che di ragazze
non aveva mai capito
niente, e neanche gli interessavano probabilmente. Aveva cominciato a
farsi
domande che sembravano prese dal copione di qualche soap opera dozzinale e
scontata. La differenza era
che lui era sincero. Lui, che aveva avuto a che fare con il sesso
femminile
solo perché la sua famiglia appartiene prevalentemente alla
categoria. Questo
significava solo una cosa: Shaoran doveva essere veramente innamorato.
E anche
in quel momento, in cui aveva dato alla povera Sakura quel terribile
annuncio,
si sentiva come una pezza. Avrebbe voluto illuderla, raccontarle una
frottola,
qualsiasi cosa, pur di non vederla piangere. Ma non poteva mentirle.
Avrebbe
dovuto ammettere la verità, per quanto fosse spiacevole.
“Perché?”
chiese Sakura, con una voce flebile. Shaoran rimase
a bocca aperta. E adesso? Che dirle? La
verità, pezzo di cretino. Puoi dirle solo la
verità. “ Il fatto è che…
mia
madre vuole che torni…. Ci sono alcune cose che vuole che
veda… In più noi
avevamo previsto di stare qui almeno un'altra settimana. Ma in Cina le
cose non
vanno bene. Sai degli scontri fra tibetani e cinesi, no?”
.Fece cenno di si, ne
aveva sentito parlare anche se non ne sapeva molto.
“Ebbene” continuò Shaoran, sperando
che la voce smettesse di tremare, “le cose sono peggiorate,
soprattutto per chi
viaggia. Mia madre preferisce che torni ora perché vuole
evitare che ci succeda
qualcosa. Noi qui siamo venuti in vacanza, perciò non
possiamo rimanere molto,
perché rischieremmo di far insospettire la polizia di Hong
Kong. Ormai il
governo cinese è convinto di trovare tibetani anche sotto i
sassi, e non
potrebbero perdonarsi l’errore di lasciarli andare fuori a
cercare aiuti
esterni. Sarebbero capaci di sospettare persino di noi. Ecco
perché”. Sperava
di essere stato il più esauriente possibile. Per fortuna,
Sakura aveva smesso
di piangere. Questo lo sollevava. Ma sapeva che non avrebbe potuto
tirarla su
di morale come avrebbe voluto. Ci fu un attimo di silenzio. I due si
guardavano
negli occhi. Sorpresi, spaventati. I loro respiri immobili. Una brutta
notizia
era riuscita a rovinare l’atmosfera che aveva incantato la
nostra Sakura. Dopo
un po’, ella abbassò lo sguardo. Pensava. Non so a
cosa. Vi posso solo dire che
aveva uno sguardo concentrato verso la terra. Sembrava dispiaciuta.
Shaoran non
sapeva assolutamente cosa dire. Era senza parole. Ma ad essere sinceri,
sarebbe
stato inappropriato utilizzarne. Sakura aveva bisogno di stare sola con
i suoi
pensieri. Per cercare di fare un po’ mente locale.
Preferì stare zitto. Aspettò
in silenzio che le dicesse qualcosa. Perché in fondo non
aspettava altro: una
sua risposta, un urlo, uno schiaffo, un imprecazione, una risata.
Qualsiasi
cosa. Basta che servisse a spezzare quell’orrendo silenzio.
Sakura abbassò
ancora di più lo sguardo. Shaoran non riusciva
più a vederla in viso. ‘Adesso
si rimette a piangere’ pensava tra se. Stettero ancora in
silenzio. “Tornerò”
aggiunse. Non seppe come gli era uscito dalla bocca. Ma era uscito e
sperava in
qualche modo di essere riuscito a evitare che tornasse a piangere.
Sakura
rimase ferma. Non alzò lo sguardo. Shaoran era seriamente
preoccupato. Non
sapeva più che pesci pigliare. Tornò di nuovo il
silenzio inquietante che stava
caratterizzando quella discussione. Poi, Sakura alzò la
testa. Rifissò gli
occhi su Shaoran, che nel frattempo la guardava immobile. Vide che le
sue
labbra si stavano aprendo in un piccolo sorriso. I suoi occhi lucidi lo
intenerirono: “Ok” disse lei. “Come vuoi.
Io ti aspetterò. Promettimi che
tornerai”. Sorrise anche Shaoran. “Te lo
prometto” e si mise una mano sul
petto. Sakura sembrò sollevata. “Bene, allora
facciamo un patto: in queste ore che ci
rimangono, non dovremo
assolutamente parlare della tua partenza. Ce le godremo fino in
fondo!” disse
raggiante. La
Sakura
di sempre. Shaoran accettò questo accordo. Gli prese la
mano. Sakura allargò
ulteriormente il suo sorriso, poi tornò a guardare la luna.
Shaoran la imitò.
Tornarono a guardare la fioca luce che illuminava quella piccola
terrazza.
Stettero nuovamente in silenzio. Stavolta però erano
tranquilli, entrambi con
un piccolo sorriso sulle labbra. Insieme. Mano nella mano. “A
che ora parti?”
chiese seria Sakura. Shaoran la fissò
stranito. Si guardarono per un po’. Scoppiarono
a ridere. Sia Sakura che
Shaoran non seppero trattenersi e scoppiarono in una risata sguainata.
Sakura
in particolare, notò la risata di Shaoran. Era la prima
volta che lo vedeva
ridere di gusto. Notò che aveva quasi le lacrime agli occhi.
Ma quando vide che
quegli stessi occhi erano rivolti verso di lei, arrossì.
Smisero di ridere.
Appoggiarono le loro teste al muro alle loro spalle. Continuavano a
fissarsi.
Si avvicinarono i loro visi. La musica di sottofondo continuava
imperterrita. E
loro non poterono far altro che seguire le sue note. Fino ad arrivare
all’impatto desiderato. Si baciarono di nuovo. Con
più enfasi. Rimase sempre un
bacio semplice, lungo. Ma comunque era più sentito da
entrambe le parti. Le
mani attaccate. I respiri affannati, i cuori fuori controllo.
Apparentemente
come prima. In verità era completamente opposto. Erano
più a loro agio.
Sapevano di meritarlo quel bacio. Che in qualche modo era
d’obbligo. Quando si
sarebbero potuto baciare di nuovo così, con
quell’atmosfera, la luna, un
sottofondo musicale lento e romantico…La tristezza del
annuncio ormai era
svanita. E Sakura riusciva ad essere felice lo stesso. In cuor suo
sapeva che
la partenza l’avrebbe fatta stare molto male. Le bastava
ricordare i mesi prima.
E ora, la situazione peggiorava: avrebbe sentito la mancanza di quei
baci, del
respiro di lui sul viso, il battito incontrollato. Sentiva che tutto
questo,
che aveva appena scoperto, le sarebbe comunque mancato. Per questo in
quel
bacio, metteva se stessa. Voleva dirgli in quel modo, che in qualunque
posto
sarebbe andato, lei lo avrebbe amato e lo pensava. E Shaoran lo
avvertiva.
***
Dopo essere tornati al piano
sottostante, Shaoran e Sakura
si rimisero a ballare. Come promesso, non parlarono più
della partenza
dell’indomani. E Shaoran ne era sollevato: vedeva Sakura
più scatenata di
prima. Sembrava divertirsi ancora di più. Sorrideva. E
sapeva che quei sorrisi
gli appartenevano, ora. Così, lui si lasciava trascinare, un
po’ dalla musica,
un po’ dal suo cuore.
Ore 01:07. La festa finisce. Gli
invitati tornano a casa.
Anche per Sakura è ora di tornare. In particolar modo per
lei, dopo la sua
giornata. “Le mie guardie ti accompagneranno a
casa” le assicurò Sonomi. Lei
annuì. Tomoyo filmava i resti della festa. Shaoran e Meiling
erano esausti. In
particolare, la cinesina, che aveva ballato senza freni per tutta la
sera
facendo capriole e spaccate a mezz’aria. Il suo esibizionismo
l’aveva ridotta
ad addormentarsi sulla panca. Shaoran era invece sudato e si stava
riprendendo
bevendo un po’ di coca. Sakura andò a salutarli.
“Buonanotte Sakura” disse
imbarazzato Shaoran. Lei ricambiò con un sorriso.
“Posso chiederti una
cosa?” chiese Tomoyo, prendendola per
il braccio per parlarle in privato. Le si avvicinò
all’orecchio e le sussurrò
:“ Se domani alle 8:30 passano le mie guardie da te e ti
portano qui per fare
colazione qui, accetti? Shaoran parte alle 11:00… Almeno
così lo accompagni
all’aereoporto! Che te ne pare?”. Sakura rimase
sbalordita. Rimase quasi
commossa dal modo
in cui la sua amica si
prendesse sempre tanta cura e disturbo per tirarle su il morale. Tomoyo
le
sorrideva pacificamente. E lei accettò la sua proposta.
“Perfetto!” esclamò la
mora, “allora fatti trovare pronta, mi
raccomando!”.
“Ok… e grazie
mille, Tomoyo”, le disse.
Lei le rispose con un sorriso dolce.
“Allora Shaoran,
andiamo a ad accompagnare Sakura alla porta?”
“Oh? A si…
certo” disse lui un po’ distratto.
Così Sakura, accompagnata
dal meglio dell’esercito di casa Daidouji, tornò a casa.
Kerochan
era crollato dal sonno e Sakura preferì lasciarlo a casa di
Tomoyo. Tanto
sarebbe tornata presto a riprenderlo.
Sotto
le
coperte, non sapeva cosa sarebbe stato giusto fare. Si sentiva triste:
Shaoran
sarebbe partito l’indomani e non sarebbe tornato molto
presto. Ma allo stesso
tempo era felice, perché l’indomani lo avrebbe
rivisto. Era una situazione un
po’ contraddittoria. Sapeva che avrebbe dovuto dormire: dopo
la sua giornata
pesante, l’enorme sforzo che aveva fatto, usando molte carte
si ripercosse sul
suo fisico. In più le emozioni erano state tante. E
l’indomani si sarebbe
dovuta svegliare presto. Ma era ben felice lo stesso perché
sapeva che era per
Shaoran, e questo bastava a non farle pesare la sua stanchezza.
Infatti,
temendo l’indomani di non riuscire a svegliarsi, si era fatta
prestare la
sveglia da suo padre e da suo fratello (non si sa mai!).
Si
rigirò nel letto. Il suo sguardo era puntato verso il libro,
appoggiato sulla
scrivania. Quel libro, che le aveva sconvolto la vita. Adesso lo
guardava distrattamente.
Abbassò lo sguardo. Cercava di non pensare il più
possibile all’ indomani, ma
era difficile. Sentiva il cuore gravare sul petto. Era agitata. Non
riusciva a
dormire. Le tornò in mente il viso di Shaoran. Bello come il
sole: i suoi
capelli scuri, schiariti in un colore dorato dal sole, perennemente
scompigliati e senza forma; i suoi occhi, piccoli da cinesino doc,
così
profondi, scuri; aveva notato che cambiavano a seconda del trattamento
che le
riservava. Si ricordò che durante il loro primo incontro,
nella classe, i suoi
occhi erano più chiari, le pupille dilatate, con lo sguardo
circospetto di chi
non si fida di nessuno. Ma quando la consolava, quando le era stato
accanto,
dopo il rifiuto di Yuki, erano più scuri, il suo sguardo era
più dolce. Per non
parlare del suo fisico: adatto ad ogni sport, a ogni
difficoltà. Le spalle
erano ben allargate, alto e slanciato. Certo, non come mister muscolo,
ma anche
lui aveva il suo ben da dire. Quasi si mise a ridere: si era accorta di
questi
particolari solo dopo il suo ritorno ad Hong Kong. Anche se lui non
c’era
stato, lei aveva fatto caso a queste piccole peculiarità.
Aveva imparato a
conoscere bene il suo Shaoran. Alzò lo sguardo, rivolgendolo
alla finestra. La
notte era buia, ma la luna continuava a risplendere. Scorse vicino alla
finestra un vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed
era pure
sproporzionato. Ma a Sakura non importava: allungò un
braccio e lo prese. Lo
abbracciò e lo mise sotto le coperte insieme a lei. Dopo un
po’, finalmente, si
addormentò.
Guardava
in alto. Il suo sguardo era perso. In quel momento non pensava a niente
di
specifico. Era stanco. Non era stato facile reggere la situazione.
Tuttavia non
riusciva a prendere sonno. Voltò il suo sguardo. Nel letto
accanto lui, Meiling
dormiva tranquillamente. Si potrebbe dire anche che un po’
russava. Il problema
di ripartire l’indomani, attanagliava solo lui. Lui e Sakura.
Ormai la partenza
era stabilita. Non poteva più rimandarla. Ricordò
il giorno prima, quando
litigò al telefono con sua madre. Lui voleva restare un
po’ di più. Ma lei non
ne volle sapere: era a conoscenza del suo innamoramento per Sakura, e
la cosa
le aveva fatto tenerezza, conoscendo il carattere del figlio. Tuttavia
era
preoccupata. In Cina la situazione era insostenibile, soprattutto per
chi
andava all’estero. Sarebbe stata ben felice di mandarlo in
Giappone, ma voleva
che tutto fosse in regola, così non avrebbe avuto problemi
in seguito. E sapeva
che sarebbero venuti fuori altri problemi se Shaoran e Meiling non
fossero
tornati prima della scadenza del loro biglietto. Shaoran non
poté più dire
niente a riguardo. Sapeva che sua madre aveva ragione.
Perciò non andò oltre e
accettò a malincuore la scelta. Ma sentiva il cuore
pesargli. Più che altro si
sentiva in colpa nei confronti di Sakura: prima le aveva dichiarato il
suo
amore, mentre lei era abituata ancora a vederlo come un amico con cui
confidarsi. Di punto in bianco l’aveva lasciata ed era
ripartito, senza nemmeno
lasciarle il tempo di fare chiarezza. Poi, fra una
difficoltà e un'altra, ritornava,
con la pretesa di sapere se Sakura avesse scelto. E adesso che
finalmente anche
lei si era dichiarata, la doveva nuovamente lasciare. Questo tira e
molla lo
fece snervare. Adesso sapeva che anche lei lo amava, e questo lo rese
molto
felice. Ma comunque avrebbe preferito rimanere con lei. Gli sarebbe
bastato
qualche giorno in più, almeno per godere di
quell’amore appena sbocciato. Ma
sapeva che era impossibile. In più non sapeva quando sarebbe
tornato. Il futuro
era incerto. Il suo amore sbocciato si, lo aveva reso felice, ma sapeva
che
sarebbe stata la causa di altri problemi. Scosse la testa:
‘Perché sono così
pessimista! Ancora sono all’inizio e già mi faccio
tutti questi problemi!’.
Così si rigirò nel letto. E finalmente anche lui
si addormentò.
***
“Ciao papà,
tornerò per pranzo!” disse Sakura, che si era
appostata vicino all’auto delle guardie di Tomoyo.
“Va bene, tesoro. Mi
raccomando, non tardare!” fu la
risposta di suo padre.
“ Non preoccuparti.
Ciao!” gridò alla fine e si ritrasse
nella macchina. Fece segno all’autista di partire. Si sentiva
stranamente
allegra quella mattina. Sapeva bene che quella felicità
sarebbe durata poco, ma
come aveva promesso a Shaoran, non pensò alla partenza (o
perlomeno ci provò!)
. Desiderava solo mostrarsi sorridente a lui, per non fargli pesare la
situazione. Si affaccio al finestrino. La giornata era limpida. Tutto
era
veramente tornato alla normalità. Si sentiva rinfrancata.
Anche se era
settembre, i ciliegi appostati ordinatamente sul viale erano in fiore,
rigogliosi e coloriti. Nonostante tutto, era una bella giornata.
“Vieni, Sakura!”
la incitò Tomoyo. Sakura si lasciò
trasportare. La stava facendo salire su per le scale, ma non sapeva
fino a dove.
“Ma dove mi porti?”
chiese. “Da Sahoran,
ovvio!” disse lei sorridendo. Subito arrossì.
“COSA?? Ma no, perché??... Non
possiamo aspettarlo sotto??” fece lei. Si sentiva in
imbarazzo ad entrare nella
sua stanza. “Ma di che ti vergogni? Su avanti
dai!”. Così alla fine entrarono.
Shaoran era seduto sopra una valigia e cercava di chiuderla, ma invano.
Non si
era accorto della presenza delle due ragazze, così infuriato
continuava a imprecare.
“Io ti odio, Meiling! Mi vuoi spiegare perché
diavolo ti sei voluta portare
tutti questi vestiti?! Io con te non viaggio
più!”. Sakura si mise a ridere. Ma
il cinesino ancora non l’aveva notata. “Ma cosa
vuoi?! Voi maschi, credete di
sapere tutto, invece nella testa avete i girini che ballano! Cosa ne
vuoi
sapere di moda!” Disse Meiling, uscendo dal bagno.
“Lascia faccio io!” scostò
Shaoran e immediatamente chiuse con un colpo ben assestato di karate la
valigia. Sahoran ci rimase basito:
“Cioè… Io ci combatto da una
mattinata… “
balbettò. Sakura rise più forte, insieme a
Tomoyo. Stavolta i cinesi se ne accorsero
e si voltarono. Scorsero le due ragazze scompisciarsi dalle risate.
“Sakura!”
esclamò felice Meiling, “allora vieni ad
accompagnarci! Che bello!” e
l’abbracciò. “Be’
si…” fece lei. Dalle spalle di Meiling scorse il
dolce
sorriso di Shaoran. Non disse nulla, ma le fece capire con il suo
silenzio, che
aveva apprezzato molto che fosse venuta. E lei non poté far
altro che
ricambiare timidamente. “Allora, avete finito con le
valigie?” interruppe
Tomoyo. “ Io ancora devo fare la mia. Volevo fare il
galantuomo e aiutare prima
Meiling” e si voltò verso la valigia appena chiusa
“ma a quanto pare ho fatto
una cavolata”. Sakura sorrise.
Gli
faceva tenerezza. “Ok. Allora noi ti aspettiamo di
sotto” fece Meiling. Così le
ragazze lasciarono la stanza. Scesero giù per le scale e si
diressero nella
stanza da pranzo, dove la colazione era ordinatamente servita. Tuttavia
le
ragazze preferirono aspettare il Shaoran. Così si
accomodarono e iniziarono a
parlare. A un certo punto, però le interruppe la cameriera:
“Mi scusi se la
interrompo, signorina. Ma sua madre la chiama urgentemente”.
“Si arrivo” disse
Tomoyo. “Un attimo vado ragazze, tornò
subito” le lasciò. Sakura e Meiling la guardarono
andare via. Rimasero in
silenzio. La quiete di quella stanza le metteva un po’
soggezione. Meiling
guardò di soppiatto la sua amica. Ci aveva riflettuto sopra
ed arrivata ad una
conclusione: era giusto parlargliene. Adesso che fra Sakura e Shaoran
si era
venuto a creare questo rapporto, lei aveva il diritto di sapere questo
genere
di cose. Così la richiamò:
“Sakura…”
“Si?” rispose lei
distrattamente. Ma dallo sguardo cupo dell’amica,
capì che c’era qualcosa.
“Dimmi…”
Allora Meiling cominciò il
suo discorso: “ Vedi, Sakura… Io…
ecco… mi sembrava giusto parlartene. So che già
per te è tanto dover sopportare
questa partenza, ma vorrei che tu sapessi la verità. Te lo
meriti. Shaoran non
te lo direbbe mai. Ma so che tu non sei stupida, e sai che non posso
tenere la
bocca chiusa a riguardo”. Sakura cominciò a
preoccuparsi. Cosa le doveva dire?
Cos’altro c’era da sopportare?
“Vedi, Sakura… A
luglio…. Shaoran ha avuto un incidente”.
“Cosa? Che tipo di
incidente?” chiese Sakura allarmata.
“ Una macchina lo ha
investito… Non ti preoccupare, adesso
sta bene. Però è stato in ospedale per molto
tempo. Ci siamo presi un bello
spavento!” fece Meiling.
Un attimo di pausa.
Riprese:
“Però…”,
“Però?”
“Però non
è guarito completamente. Ha rischiato la paralisi
della gamba destra. Ha fatto terapia. Tuttora ha ancora
problemi”.
Improvvisamente venne un flash a Sakura: ‘Senti, Shaoran… Hai avuto
problemi?’. ‘No, no… Non ti
preoccupare’. Ecco a cosa si riferiva
Meiling, la scorsa sera. Le balenarono in mente tutti i salti e gli
sforzi
fisici che aveva fatto Shaoran la sera prima. Si sentì
raggelare. ‘Adesso gli
farà malissimo la gamba, ne sono sicura’
pensò fra se Sakura. Alzò la sguardo
verso Meiling, che nel frattempo aspettava seria qualche cenno, una
risposta.
Ma Sakura non sapeva che dire. Era senza parole. Conoscendo Shaoran,
anche lei
capì che da lui non si sarebbe potuta aspettare la
verità, a riguardo. Meiling
non era più certa di aver fatto bene. Ma scorgendo un
piccolo sorriso sul viso
dell’amica, capì invece di aver fatto la scelta
giusta.
“Grazie,
per essere stata sincera…
L’ho apprezzato molto, davvero…” fece
lievemente.
“Non
ti preoccupare… L’ho fatto
perché mi sembrava giusto nei tuoi
confronti…” e ricambiò il sorriso.
Nonostante l’ennesima batosta, si sentì
rinfrancata: le aveva fatto piacere che
Meiling le avesse detto la verità. Stettero un po’
silenzio. Tornò Tomoyo.
“Scusate se ci ho messo
tanto!”
“Non ti preoccupare,
è tutto a posto” e le ragazze si fecero
l’occhiolino. Tomoyo non capì molto.
“Oh, quasi
dimenticavo… Tieni Sakura: sono i filmati della
recita che ha fatto ieri la troupe di mia madre. Ci teneva a
regalarteli” e le
passò una torre di video cassette alta quasi quanto lei.
Sakura un po’ stupita
la prese, nella speranza che non cascasse, e
l’appoggiò in un angolo. Nel
frattempo Tomoyo si accomodò e aggiunse: “Mia
madre si scusa di non poter fare
colazione insieme a noi, ma ha molto lavoro da fare.”
“Capisco, non ti
preoccupare”.
In quel momento arrivò
anche Shaoran, un po’ sfinito. Aveva
combattuto con un'altra valigia. Sakura
si sentì a disagio. Ripensò a
ciò che le aveva appena detto Meiling. Ma
subito quest’ultima le diede un pizzicotto le fece cenno di
avvicinare
l’orecchio. Le bisbigliò: “Mi
raccomando, non fargli capire che te l’ho detto.
Se lo viene a sapere è la volta buona che mi
uccide!”. Sakura annuì e le
promise il silenzio.
“Hai combattuto con
un'altra valigia?” domandò ironicamente
Tomoyo. Sakura e Meiling si misero a ridere.
“Uf, ridete pure!... E
comunque sono riuscito a chiuderla
senza problemi! Quasi…”
“Già, immagino
come li hai piegati i vestiti” disse Meiling e
cercò di imitarlo mostrando che arrotolava i vestiti come
cartacce e poi li
buttava alla rinfusa, mimando i suoi
gesti. Le ragazze risero più forte. Shaoran, invece,
sembrava infastidito e le
diede un pizzicotto.
“Ahi! Antipatico, non
accetti lo scherzo!”
“Capita…” fece lui
ironico. E si andò a sedere vicino Sakura, la quale gli
sorrise, ricevendo un
veloce ricambio.
Ci fu un attimo di silenzio. E in
quel momento i ragazzi si accorsero
di un rumore, simile un ronzio. Era strano, sospetto. “Ma
cos’è questo rumore”
chiese Meiling. “Boh… sarà qualche
zanzara, la stagione è quella…” rispose
svogliato Shaoran. “No… è
diverso” aggiunse Sakura. In effetti sembrava
qualcosa di più famelico di una semplice zanzara.
“Forse è qualche insetto più
grosso… Vado a chiamare la cameriera” disse Tomoyo
e fece per andarsene, ma fu
fermata da Sakura che le rispose: “Non ti preoccupare, non
c’è bisogno che la
chiami. So già di che si tratta!”. Alzò
la tovaglia e si piegò per vedere
sotto. Vide un piccolo essere giallo di sua conoscenza che si pappava i
biscotti che fino a due minuti prima erano sul tavolo e di cui Sakura
aveva
notato la scomparsa.
“Complimenti,
Kerochan… Guarda che non c’è bisogno di
mangiare sotto il tavolo!”
Il guardiano se ne accorse: era stato
colto in fragrante con
due biscotti smisurati nella bocca. Immediatamente li ingoiò
e cercò di fare un
sorriso innocente, per discolparsi.
“Ehm…
be’… ecco… io…. Si
insomma…” balbettò, cercando una
scusa.
“Lascia perdere ed esci
allo scoperto!”lo interruppe
bruscamente Sakura, che ormai lo conosceva bene, e che aveva fatto
l’abitudine
alla sua testa-stomaco. Il povero kerochan uscì da sotto il
tavolo e fu colpito
dallo sguardo severo dei ragazzi. “Vergogna, sei proprio un
ingordo!” fece
Meiling.
“Tu stai zitta, che qui ti
mangeresti anche il tavolo!” fece
Shaoran per sdrammatizzare. Gli altri si misero a ridere, mentre
Meiling ammise
di essere una buona forchetta anche lei. Così i ragazzi
passarono
tranquillamente la mattinata, fra una risata e l’altra. La
malinconia per la
partenza dei cinesi era rimandata. E loro riuscirono a godersi quei
momenti
tranquilli.
***
Ore 10:30. Shaoran e Meiling
caricarono le loro valigie sulla macchina che li avrebbe
accompagnati
all’aeroporto. Quindi salirono: con loro andarono Tomoyo,
Sakura, Kerochan
(ovviamente nascosto!), e Sonomi. Arrivati scesero dall’auto
ed entrarono.
Sbrigarono tutte le faccende che bisognava fare prima del volo.
Aspettarono una
decina di minuti prima che fosse chiamato il loro volo. Shaoran e
Sakura erano
molto nervosi. Gli altri lo notarono. Ma non dissero nulla. Nessuno
riuscì a
spiccicare parola.
“Attenzione, prego. Il volo
per Hong Kong delle 11:00 è
pronto. I passeggeri sono pregati di recarsi
all’imbarco.” I due ragazzi
sentirono i brividi alla schiena. Il momento era arrivato.
Meiling e Shaoran andarono a
imbarcare i bagagli. Prima di
passare il metal detector, però, si fecero i saluti.
Cominciò Meiling, che
ringraziò Sonomi per la sua disponibilità e
ospitalità. “Figurati, cara. Sei
sempre la benvenuta!”. Passò a Tomoyo, al quale
diede un forte abbraccio,
ricambiato. “ Mi mancherete ragazze!” fece ad
entrambe, e al loro abbraccio si
unì anche Sakura, che stava già per piangere.
Shaoran era tornato serio. Non
diceva nulla. Aspettava, ma in verità non avrebbe voluto il
confronto diretto
con Sakura. Sapeva che sarebbe stato il ricordo più vivo,
quello prima della
partenza. E voleva che fosse perfetto. Gli sembrò di tornare
indietro nel
tempo. Lui aveva ricordato sempre il momento prima della partenza,
quando
Sakura corse fino all’aeroporto per salutarlo. Forse era il
ricordo più forte
che aveva conservato di tutta la sua avventura in Giappone. Per questo
aveva
paura. Perché, come al solito, non sapeva cosa dire.
Salutò Sonomi per prima,
ringraziandola anche lui. Poi andò
da Tomoyo. Si era accorto che anche con lei aveva stretto uno splendido
rapporto. L’abbraccio e le sussurrò:
“Grazie… Per tutto quello che hai fatto.
Non lo dimenticherò mai”. Tomoyo si
intenerì e ricambiò l’abbraccio. Fu
molto
sentito, da entrambe le parti. Sakura sentiva il cuore battergli forte,
quando
vide che la stretta del loro abbraccio si era allentata e che, dopo un
attimo
di esitazione, lui aveva posato gli occhi su di lei. Le si
avvicinò. Tomoyo
trascinò Meiling e Sonomi indietro, in modo da lasciargli un
po’ di intimità.
Shaoran era serio. Non sapeva che
dire. Era difficile. Non
era imbarazzo, ma si trovava lo stesso ad arrossire. Sakura lo
guardò
affliggersi. Non sapeva dire niente neanche lei. Rimasero in silenzio
per un
po’. Non si dissero nulla. Sentivano solo la confusione
tipica degli aeroporti.
Ma nel loro cuore, albergava il silenzio.
“Aspetta…”
si decise finalmente Sakura. Scavò un po’ nella
sua borsetta, cercando di prendere qualcosa. Shaoran rimase sorpreso.
Cosa
stava cercando? Alla fine la risposta apparve materialmente davanti ai
suoi
occhi. Sakura teneva in mano un
vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed era pure
sproporzionato. Lo teneva in mano come se fosse di cristallo. Shaoran
lo guardò
quasi impaurito. Non sapeva che rispondere. Lo fissava
ininterrottamente.
“Voglio
che adesso lo tenga tu… Quando tornerai, sarai tu a
ridarmelo! Ti va?” propose
lei sorridendo. Lui era commosso. Sentiva il cuore a pezzi, che da un
momento
all’altro sarebbe scoppiato. La guardò negli
occhi. Sakura continuava
sorridergli. Sembrava tranquilla, anche se tratteneva goffamente le
lacrime.
Shaoran abbassò le sguardo. Non disse nulla. Stette in
silenzio. Sembrava quasi
tremare. Sakura cominciò a preoccuparsi. Temeva di averlo
offeso, riportandogli
il regalo che le aveva fatto lui tempo prima. Ma a un tratto, Shaoran
gli saltò
al collo e l’abbracciò fortemente. Le faceva quasi
male quell’abbraccio. Ma era
piacevole. Sakura sorrise, ma non poté fare a meno di
piangere al contempo. Le
lacrime scesero involontariamente. Immerse la sua testa nel collo della
ragazzo, che nel frattempo la stringeva forte a sé.
“Mi mancherai, Sakura…
Tantissimo…” riuscì a dire. Sakura
rimase in silenzio e si godette fino in
fondo quell’abbraccio.
Rimasero
un po’ così, sotto gli occhi inteneriti delle
presenti. Sonomi sentiva quasi
che le stessero per scendere le lacrime. Tomoyo e Meiling si guardarono
complici come a dire ‘abbiamo fatto un buon lavoro’.
Shaoran la teneva ancora stretta a
sé, quasi non volesse più
lasciarla andare. E Sakura si lasciava trattenere. Non gli importava
quello che
avrebbero pensato le persone che la vedevano così stretta a
lui, in mente le
veniva solo il pensiero che non avrebbe avuto presto un abbraccio del
genere.
Che di certo, gli sarebbe mancato. “Attenzione, prego. Il
volo per Hong Kong
delle 11:00 è pronto. I passeggeri sono pregati di recarsi
all’imbarco.”
L’avviso si ripeté.
Così Shaoran si
dovette scostare dalla sua amata e cercare di fare mente locale, o
perlomeno di
mantenere un po’ di dignità. Meiling fu costretta
a interromperli. “Shaoran, mi
dispiace… Ma dobbiamo andare…” fece
addolorata. “ Si, tu vai avanti, adesso
vengo anche io” le rispose. Così fece.
L’attenzione di Shaoran si rivolse
nuovamente su Sakura, che era tornata a sorridergli. Lui finalmente
ricambiò.
Le prese dolcemente la testa fra le mani e le disse serio:
“Tornerò. Hai capito
bene?! Tornerò! Non ti libererai di me tanto
facilmente!” lei si mise a ridere
dato il tono tremante del ragazzo, che le avrebbe dovuto dare
l’impressione di
essere sicuro di se e impavido, ma che appariva alle sue orecchie
timido e
impacciato. Shaoran se ne accorse e continuò a sorriderle.
La fissò ancora un
po’. Poi non poté più trattenersi. Le
diede un grande bacio sulle labbra.
Sakura sembrava sorpresa. Non se lo aspettava minimamente. Ma
cercò di
goderselo fin quando poteva. Non fu lungo. Quasi a stampo. Ma ci
voleva, per
suggellare quella promessa. Dopo essersi allontanato dal suo viso,
prese
l’orsacchiotto e lo appoggiò al petto. Dopo un
attimo di esitazione, finalmente
si decise a prendere quel maledetto aereo. Si allontanò
completamente da lei.
La salutò da lontano ancora una volta. Lei ricambiava,
continuava a
sorridergli.
I due cinesi oltrepassarono il metal
detector. Ormai erano
andati troppo lontano. Non si vedevano più. Sonomi e Tomoyo
vollero aspettare
un po’, prima di accompagnarla a casa. Il tempo che si
riprendesse. Il piccolo
kerochan, dalla borsa di Tomoyo piangeva, e finalmente aprì
gli occhi sulla
situazione: aveva capito solo in quel momento quanto era innamorata
Sakura e
adesso la vedeva li, con le mani congiunte la petto, con gli occhi
persi
nell’orizzonte.
“Sakura…”
le si avvicinò Tomoyo. “Forse è meglio
tornare a
casa”.
Sakura fece segno di si.
“Adesso vengo… Voi salite pure in
macchina, io vi raggiungo” disse sorridendo, cercando di
nascondere la sua
tristezza. Lei annuì e insieme alla madre si diresse verso
la macchina,
posteggiata fuori.
Sakura tornò a guardare il
vuoto. Fece un piccolo sorriso.
“E io ti aspetterò, Shaoran”. I suoi
occhi si illuminarono di gioia. E subito
si mise a correre verso l’uscita. Con un dolce sorriso
stampato sulle labbra.
Lo avrebbe aspettato. Perché il cuore glielo imponeva. E lei
felicemente, lo
ascoltava.
Vedo ke è andata beneXDXD almeno a qualcuno è piaciuto:-) E sn felicissima xk.... SN RIUSCITA A METTERE L'HTML!!!!!XDXD Cmq Sto lavorando al prossimo capitolo,... preparate i fazzolettiXDXD
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Capitolo 2 *** Cp .2 ***
Poche
nuvole in cielo. Una
giornata un po’ nuvolosa, ma niente di preoccupante. A
novembre ce ne sono
tante di giornate così. Un po’ malinconiche,
nuvolose, grigie, ma senza
pioggia. Un po’ come il suo stato d’animo. Si
potrebbe dire che erano molto
simili: anche lei era malinconica, triste, grigia. Ma non lo faceva
vedere. Non
faceva niente che facesse capire come stava. Non una lacrima.
Erano
passati due mesi. Due mesi
da quella partenza. Ma Sakura non ci pensava, non voleva. Si era
ripromessa di
stare tranquilla durante l’assenza di Shaoran.
Esattamente
era il 24 novembre.
Sakura correva sui suoi pattini velocemente, tornando a casa. Era di
buon
umore, sorridente. Nonostante il cielo nuvoloso di quei giorni, si
sentiva
tranquilla. Era veloce, sentiva il vento graffiarle dolcemente il viso.
Si
svincolava per le strada con la sua spontanea agilità e
intrepidezza.
Rilassata, si lasciava guidare da quella corrente d’aria
così travolgente, che
l’aveva sempre guidata. Correva davanti a quelle vetrine
piene di gente, senza
badarci, con l’intento di arrivare presto a casa. E
finalmente arrivò.
“Sono
a casa” gridò. Si tolse i
pattini e mise le ciabatte. Andò in cucina, sfilandosi lo
zaino e togliendosi
il cappello. “Ciao papà, non immaginavo che ci
fossi anche tu” disse, lieta di
quella piacevole sorpresa. “Sono riuscito a liberarmi. Come
è andata oggi?”
chiese dolcemente Fujitaka. “Bene, bene… Salgo in
camera mia così metto a
posto” e sparì dalla vista del padre. Lui la
guardò correre per le scale.
Appena fu scomparsa, il sorriso sparì e tornò
serio. Ormai aveva più volte
notato che Sakura passava la maggior parte del tempo nella sua stanza.
Isolata,
nel suo mondo. Era chiaro ormai in casa Kinomoto che Sakura amasse
Shaoran e
che se soffriva era solo per lui. Ma era brutto vederla
così: Fujitaka sentiva
la sua sofferenza anche se, ai suoi occhi, Sakura era sempre
sorridente.
Proprio per non fargli pesare nulla. Ma sia lui che Toy, sapevano che
gli
mancava e non
potevano fare nulla per
aiutarla.
Fujitaka
era immerso nei suoi
pensieri quando entrò in casa anche lo stesso Toy.
Passò in cucina e si
salutarono. “Sakura?” chiese il fratello premuroso.
“Dove vuoi che sia” rispose
il padre quasi un po’ innervosito. Quella situazione gli dava
sui nervi. Dalla
risposta Toy capì tutto. Rivolse il suo sguardo verso le
scale, un po’
pensieroso. Lasciò perdere e si andò a cambiare.
“Inutile combattere con questa
storia”, pensò: “sono passati due mesi e
ancora non è tornato. Prima o poi
dovrà aprire gli occhi”.
***
“Ciao
Kero” disse Sakura
sorridente. Nonostante le preoccupazioni che si faceva la sua famiglia,
lei si
sentiva tranquilla, di buon umore. “Si, si…
ciao”, fu questo il misero saluto che
il nostro kerochan seppe riservarle, data la sua attenzione nel
videogioco.
Sakura lasciò perdere, tanto ormai c’era abituata.
Non cambiava più nulla.
Tutto era uguale, come al solito.
Si avvicinò alla
scrivania e uscì i libri
dallo zaino, per poi riporli nel loro posto. Faceva attenzione ad
allinearli
precisamente, dal più grande al più piccolo.
Stranamente sorrideva. Non c’era
un motivo. Era stranamente allegra. Canticchiava anche. Non fingeva per
niente.
Era veramente così allegra, anche se tutti ci aspettavamo
pianti strappa
capelli, mi dispiace deludervi. Per quei due mesi era sempre stata
giù, di
cattivo umore, ma quel giorno in particolare si sentiva sprizzare di
allegria,
parte integrante della sua personalità. Non voleva pensare a
niente, sapeva che
se ci avesse provato, si sarebbe concentrata solo sul suo ricordo. E
non
voleva, doveva dimostrare a se stessa che sarebbe riuscita a sorridere
quando
le si parlava di Shaoran, anche se non era vicino a lei. E pensandolo
si
sarebbe solo messa a piangere, perciò meglio non pensarci e
vivere serenamente
quella lontananza. Così decise che doveva almeno provare a
stare tranquilla e
non pensare più a niente.
Dopo
aver posato i libri, si
cambiò per stare casa. Si mise un comodo vestitino blu e si
buttò stanca sul
suo letto. Lentamente appoggiò la mano sopra la fronte.
Il
suo sorriso era sparito.
‘Basta
fingere’.
Il pensiero di Shaoran era
ricorrente, ogni
giorno sentiva su di sé il peso più grande di lei
di tutto questo. Quando era
sola, o perlomeno quando non c’era nessuno che badava a lei,
stava in silenzio.
Non pensava a nulla in particolare, era un insieme aggrovigliato di
ricordi
delle sue esperienze, delle sue giornate,. Non piangeva più
da molto tempo, ormai
sapeva lei stessa che era inutile. Perciò stava immobile nel
suo letto.
Non
voleva più aspettare. Si alzò
nuovamente e si mise a correre per andare di sotto, nella libreria. Il
momento
del giorno che preferiva.
Si
posizionò davanti al computer
e lo accese. ‘Perché è così
lento questo coso???’ pensava nervosamente,
battendo il dito sul mouse a ritmo discutibile. Finalmente fu
accessibile. Si
connetté alla sua posta elettronica. Prima di aprirla,
però, fece un lungo
sospiro. Riprese il mouse e cliccò.
Non ci sono nuovi messaggi.
Sakura
rimase un po’ stordita.
Poi abbassò la testa. La
appoggiò
lentamente allo schermo del computer, davanti a quel vuoto bianco di
fronte a
lei.
Meiling,
attraverso Tomoyo, era
riuscita dare a Sakura il modo per contattare Shaoran, dandole il suo
indirizzo
di posta elettronica. Così per i primi tempi era riuscita a
stare in contatto
con Shaoran. All’inizio si mandavano continue e-mail. Ma
negli ultimi tempi,
Shaoran non si faceva più sentire. Sakura iniziava veramente
a preoccuparsi. Il
fatto che non la cercava più, la sua assenza senza fine.
Erano tutte cose che
le facevano pensare di non essere più nei suoi pensieri. Ed
era quasi tentata
di odiarlo, se la trattava così male, come se non valesse
nulla. Sakura
cominciò a prendere in considerazione queste riflessioni.
Alzò la testa, in
modo quasi meccanico. Poi la scosse con ferocia. ‘No, io so
che Shaoran mi ama,
me lo ha dimostrato in tante occasioni. Qui l’unica egoista
sono io, che
pretendo di avere tutto e subito. Shaoran mi ha fatto una promessa e
sono
sicura che la manterrà. Devo solo avere pazienza. Lui mi ama
come io amo lui ’.
E con questo pensiero spense il computer e si avviò nella
sua camera e cominciò
a fare i compiti, anche se era difficile concentrarsi.
***
Cominciò
a piovere. Le gocce si
infrangevano sulla sua finestra. ‘Che brutta
giornata’ pensava Sakura fra se,
nel pieno della sua distrazione. I suoi occhi erano fissi su quella
finestra
che le mostrava le nuvole sul cielo grigio e quella pioggia ricoprire la
città. Teneva la testa
pesantemente sorretta dalle sue mani, con i gomiti appoggiati alla
scrivania.
Il piccolo Kerochan era accovacciato vicino alla finestra, intento a
guardare
anche lui quella brutta giornata. Aveva piovuto per tutto il
pomeriggio, e
sembrava che non dovesse
più smettere.
“Domani sarà difficile pattinare, per terra
sarà tutto fango” disse. Sakura
annuì, senza troppa attenzione. “Quasi quasi
utilizzerei la carta della luce
per far tornare il sole” disse sogghignando maleficamente.
“Non ci pensare
nemmeno!” intervenne rapidamente Kerochan “Sai bene
che non puoi utilizzare le
carte per modificare eventi naturali!”
“Uff,
si lo so…” rispose Sakura
seccata da quel rimprovero. Tornò a concentrarsi su quei
maledetti compiti.
‘Quanto è odiosa la matematica!’ pensava
fra se. Non riusciva a far risultare
nemmeno un problema. In un momento di disperazione, disse:
“Uffa ma perché non
ci riesco?! Se solo Shaoran fosse qui!...”. A questa
esclamazione, il piccolo
guardiano si girò verso Sakura, quasi come se avesse detto
una bestemmia.
Sakura si accorse di aver pensato a voce alta e incontrò lo
sguardo preoccupato
di Kerochan. Cercò di
rasserenarlo con
un ‘va tutto bene’, ma lui non era per niente
tranquillo. Tuttavia si rigirò
verso la finestra e guardando quelle gocce così piccole
abbattersi sul vetro,
si mise a pensare. “Poverina. Quanto dovrà
aspettare ancora?”.
Sakura
rinunciò alla matematica e
pensò di fare gli altri compiti. ‘Inutile provare:
ma di sicuro lui riuscirebbe
a fare questi problemi. Lui si che
era bravo’ pensò. ‘In effetti sapeva
fare bene solo la matematica’ e sul viso
le si disegnò un piccolo sorriso.
***
La
giornata continuò come sempre.
Sakura stava risalendo per le scale per andarsi a coricare. Arrivata
alla
soglia della porta della sua camera, l’aprì ed
entrò. Trovò Kerochan che
guardava un film d’azione alla televisione. Tanto ne era
attratto, che incitava
a voce alta i protagonisti nelle loro azioni eroiche: “Forza
Goku!!! Fai vedere
a quel mostro chi comanda!” . Sakura non ci fece caso
più di tanto.
Semplicemente si cambiò e indossò il pigiama.
Ordinò le ultime cose e si avvicinò
alla televisione, spegnendola. “ Ehi
ma che fai…”, “basta per oggi:
è ora di andare a letto”. Kerochan,
rassegnato, non
protestò e volò verso il
suo adorato lettino. Si rintanò tra le coperte e
mugugnò un piccolo
“buonanotte”, dato che la stanchezza gli
appesantì le palpebre. Sakura sorrise
e gli augurò altrettanto. Quindi, dopo aver spento la luce,
si coricò anche
lei. Già sotto le coperte, allungò un braccio per
prendere la sveglia. La
regolò per l’ora in cui si sarebbe dovuta
svegliare e poi la riposò. Ritirò il
braccio tra le calde coperte, aspettando che Morfeo la irretisse nel
suo
incantesimo. Ma fu interrotta: suo padre entrò e con lui
anche la luce del
corridoio. “Sakura, già ti sei messa a
letto?” chiese sorpreso. “Be’ si
… oggi
ero un po’ stanca e volevo coricarmi presto
…” “Ma sono solo le 9!!
Com’è
possibile che tu già sia stanca?!”.Ci fu un attimo
di silenzio. Dopo un po’,
Fujitaka rinunciò e
disse: “ Va bene,
Sakura. Come vuoi. Buona notte” e richiuse la porta.
Ritornò il silenzio.
Sakura si rigirò nel letto, cercando di addormentarsi. Le
venne in mente solo
una frase: “Non ti preoccupare, papà. Prima o poi
tornerà, e vedrai che tutto
tornerà come prima”. Si addormentò.
***
Cadde
una foglia. Sakura la
intravedeva dalla finestra vicino al suo banco. La vide adagiarsi
lentamente,
sull’abisso infinito sul quale cadde. Sakura la seguiva con
lo sguardo. Dopo
averla vista cadere a terra, alzò gli occhi verso il cielo.
Il sole era
tornato, c’erano solo poche nuvole in cielo. Sakura non
sembrò notare la
differenza. Quella mattina si sentiva abbacchiata, stanca, priva di
emozioni,
distratta. A un
certo punto, il suo
viaggio mentale verso il cielo fu interrotto. Qualcuno la strattonava.
Si girò:
era Tomoyo, con lo sguardo allarmato. “Che
c’è?” le disse; “Lo vorremmo
sapere
anche noi, Sakura: cosa c’è di così
interessante da far
passare in secondo piano la tua
attenzione a scuola?” aggiunse inacidita più che
mai la professoressa di geografia.
Sakura arrossì, abbassò il capo, imbarazzata. La
classe la fissava, qualcuno un
po’ divertito, attendendo una sua risposta. E dopo Sakura si
decise a
rispondere: “Niente … Mi scusi”. La prof
, dopo un paio di minuti, lasciò
perdere e continuò a spiegare. Sakura fece un
sospirò di sollievo, ma venne
strattonata di nuovo, e sempre dalla stessa persona. “Cerca
di stare attenta
Sakura, ti prego!” le bisbigliò preoccupata
Tomoyo. Sakura annuì, le sorrise e
fissò lo sguardo alla professoressa, con l’intento
di non distrarsi più. Ma
ovviamente, mentre gli occhi rimanevano fermi, la mente volava. La
situazione
della prima ora si dilungò per tutte le altre.
***
Ormai
aveva rinunciato a
stare attenta, inutile provarci.
Era distesa sul banco, più distratta che mai…
Scese
a terra, finalmente …
non vedeva l’ora…
Ebbe un sussulto. Si
alzò immediatamente. I suoi occhi verdi erano
spalancati. Avvertiva un’ aura magica, ma che non
riconosceva. L’avvertiva a
tratti, perciò non capiva se era buona o cattiva. Non
sembrava molto potente,
ma comunque non era da sottovalutare. Sakura era in piedi, con la
sguardo fisso
nel vuoto. “Buongiorno, Sakura” le disse Terada
sorridendole. Sakura si svegliò
da quel torpore improvviso e si accorse di essere in piedi, mentre il
resto
della classe rideva a crepapelle. Sakura, nuovamente sotto
l’attenzione di
tutti, si risedette, e più imbarazzata di prima, si
scusò. Anche Terada la
prese a ridere, e dopo aver calmato il tumulto che si era venuto a
creare,
ritornò alla sua lezione. “Sakura, che ti
prende?” chiese l’amica preoccupata.
“ Scusa Tomoyo, ma oggi sono proprio senza testa. Non ti
preoccupare” e si girò di nuovo verso
il professore. Tomoyo, un po’ titubante, preferì
non farle altre domande, e
ritornò anche lei alla spiegazione. Anche se non sembrava,
Sakura era
nuovamente immersa nei suoi pensieri. Pensava all’aura che
aveva avvertito. In
quel momento non la sentiva più, ma c’era stato un
attimo in cui si era
chiaramente messa in risalto. In quel frangente Sakura aveva intuito
qualcosa,
che l’aveva messa in agitazione, qualcosa di strano.
Pensò che non essendosi più
fatta sentire, probabilmente se l’era immaginata. Si, forse
era così. Forse
doveva solo stare attenta.
***
“Sakura, si
può sapere che ti prende? Non sei stata un solo minuto
attenta, oggi!”
“Lo so, scusami. Il
fatto è che, mentre Terada spiegava….
ecco… io…”
“Cosa?”
“Lascia perdere.
Giuro che domani sarò attentissima” forse non era
il
caso di allarmarla inutilmente, perciò non le disse nulla
dell’aura che aveva
avvertito.
Tomoyo e Sakura stavano uscendo
da scuola, dirigendosi verso il cancello.
Sorridevano fra loro parlando della distrazione di Sakura. Tomoyo le si
parò
davanti.
“Sakura io lo dico
per te di stare atten…”
Un groppo in gola.
Tomoyo, con gli occhi sgranati
verso un punto, rimase a bocca aperta, non
trovando la forza per continuare la sua frase. Sakura la guardava,
aspettando
che completasse il discorso. “Tomoyo… stai
bene?”. Immobile, l’altra continuava
a tenere la bocca aperta. Dal suo sguardo, Sakura intuì che
stava fissando un
punto. C’era qualcosa dietro di loro. Allora si
girò e guardò.
Vicino la rete, sotto un albero
di ciliegio, se ne stava seduto su di una
panca. Aveva l’aria impaziente, con lo sguardo rivolto verso
la strada.
Indossava una maglia gialla, con sopra un giubbotto sportivo scuro, e
dei jeans
neri. Teneva i gomiti sulle ginocchia, con le dita intrecciate.
Sembrava
nervoso. Tamburellava incessantemente il tallone sinistro e sbuffava.
Le cadde una lacrima. Che poi
fu seguita da altre. Altre ancora. Una
cascata. Ma sorrideva: le si disegno un grande sorriso in viso. E dopo
qualche
attimo di esitazione, gridò il suo nome:
“SHAORAAAAAAAAAAAAAAAAAN!”
Lui si girò in
direzione del mittente. La vide, avvolta nel suo solito e
inspiegabile imbarazzo, fra le lacrime e la gioia. Come se non la
riconoscesse,
si alzò meccanicamente, con gli occhi spalancati. E
finalmente le sorrise.
Si guardarono, esitanti.
Insicuri, imbarazzati, felici. Davanti a lei
c’era finalmente lui, Shaoran. ‘Lo sapevo, lo
sapevo! Ne ero sicura! Sapevo che
sarebbe tornato!’ e
gli corse incontro.
Lui l’attendeva con le braccia aperte, pronto a prenderla.
L’accolse fra le sue
braccia forti. Lei si aggrappò completamente a lui,
attaccandosi con le braccia
ma anche con le gambe. Immerse il viso nel collo di lui, e
cominciò a piangere
disperatamente. Shaoran le teneva la testa fra le mani, cercando di
tranquillizzarla. Lei piangeva, piangeva e urlava, sempre
più forte. Stava
sfogando tutto quello che aveva sopportato in quei due mesi lontana da
lui.
Tutto quello che non aveva confessato nemmeno a Tomoyo, che era sempre
stata lo
scrigno dei suoi segreti, ora lo stava liberando in quel pianto
assurdo, fra le
braccia del suo adorato Shaoran. E lui, come aveva sempre fatto, le
stava
vicino, sorridendole.
Shaoran la teneva ancora su di
se. Sembrava che non si volesse più
staccare da lui. Nel frattempo Tomoyo (che non aveva perso tempo con la
sua
telecamera), si avvicinò alla coppia. Li osservava: Sakura
singhiozzava
nervosamente, immersa nel collo del suo amato, che intanto era
diventato rosso
come un pomodoro. Tomoyo li guardava, ben distante da non disturbarli,
e
sorrideva lietamente di quel ricongiungimento. Shaoran la vide e
accennò un
saluto forzato, dato che non riusciva a divincolarsi da
quell’abbraccio. Lei
ricambiò. Sakura invece era come un parassita attaccato a
Shaoran, che non
sembrava volersi togliere, per nessuna ragione al mondo. Se avesse
realmente
potuto, ci sarebbe rimasta. I suoi occhi, più luminosi che
mai, si
concentrarono su di lui, che le sorrideva alquanto imbarazzato. Era
come se
stessero insieme da un’infinità di tempo e quindi
erano abituati ad abbracci
così affettuosi. Ma Shaoran avvertiva ancora quei brividi
tipici del primo e
ancora innocente amore, e la sua timidezza di certo non lo aiutava.
Sakura
invece non riusciva a trattenersi. Finalmente Shaoran era tornato e lo
teneva
fra le sue braccia. Aveva stampato sul viso un sorriso enorme, ma lo
stesso
piangeva come una fontana. Sentiva la sua testa che scoppiava, date le
due
azioni contraddittorie. Dopo averlo guardato ancora un po’
negli occhi abbassò
la testa e l’appoggiò al suo petto. Shaoran, non
sapendo che fare, la strinse a
se. Tenendo la sua testa fra le mani e sussurrandole
all’orecchio frasi
consolatrici: “Non piangere Sakura, sono qui, sono con te.
Non devi piangere”.
Da un angolo Tomoyo riprendeva la scena, intenerita dalle lacrime
dell’amica.
Il vento soffiava forte. La
fronde dell’albero di ciliegio che li
sovrastava si muoveva, come a ballare. Come se dovesse far capire a chi
la
guardava che, a muoverla, non era un semplice vento. Era aria di
cambiamento.
Passarono alcuni minuti, prima
che Sakura capisse di essere diventata
molto simile a una piovra, così si allontanò (di
pochi millimetri) da Shaoran
che, non ancora abituato a tutto quell’affetto, era diventato
rosso
dall’imbarazzo. Sakura si asciugò le lacrime e
posò gli occhi su di lui, che la
guardava un po’ stralunato. I suoi occhi scuri si
intenerirono appena vide
quelli di lei colorarsi di un verde intenso che rispecchiava la
felicità della
ragazza. Il cuore batteva forte ad entrambi, come se uno avesse
finalmente
capito di non poter vivere senza l’altro. Sakura si
accovacciò nuovamente nel
suo collo, stavolta senza piangere. Aveva un piccolo sorriso nascosto.
“Ops…
Quasi dimenticavo!” e si
scostò immediatamente da lei. Si girò e prese
qualcosa che teneva con se sulla
panchina. Glielo mostrò: Sakura rimase a bocca aperta. Non
riusciva a crederci.
Se ne era ricordato. Lo guardava immobile, fra le mani di Shaoran,
protese
verso di lei.
“Io mantengo sempre
le mie promesse” disse timidamente lui. Sakura lo
prese: si era proprio lui, un vecchio peluche scuro. Era fatto un
po’ male ed era pure
sproporzionato, ma era il simbolo materiale del loro amore. Lei lo
prese con
movimenti rallentati, come se avesse paura di romperlo. Dopo averlo un
po’
revisionato da tutte le parti, lo strinse forte al cuore. Shaoran fece
un
sorriso, lui che di sorrisi ne regalava pochi. Sakura alzò
lo sguardo verso di
lui, e si aggrappò nuovamente alle sue spalle.
“Grazie. Ero sicura che me lo
avresti riportato”, gli sussurrò
all’orecchio. Shaoran arrossì lievemente,
sentendosi quasi sopravvalutato. Sakura avvicinò le mani al
suo collo,
carezzandoglielo dolcemente, e suscitandogli numerosi brividi alla
schiena.
Chiuse gli occhi per immergersi totalmente su di lui, sul quel suo
strano odore
che avrebbe riconosciuto fra mille. Lo sentiva forte, come la prima
volta che
lo aveva incontrato, anche ora lo avvertiva. Si concentrò su
quello. Poi riaprì
gli occhi, lentamente, posandoli sul ciliegio che li sovrastava. Li
abbassò
lentamente , ed ebbe un sussulto. Shaoran, nonostante
avesse la stessa cognizione dello spazio di
un uomo in coma, se ne accorse e prendendole le spalle, le chiese:
“Ehi…. C’è
qualcosa che non va?”
“Cos’è
quello?” domandò spaventata. Lui si
girò, e anche Tomoyo volse lo sguardo:
appoggiata, sulla panchina, c’era una stampella. Shaoran la
vide, e quasi se ne
vergognò. Sakura invece l’adocchiava come se
potesse prendere vita da un
momento all’altro. Shaoran tornò a guardare la sua
amata e, nella speranza che
si calmasse, le disse : “Non ti preoccupare, una sciocchezza.
Sono caduto dalle
scale e mi sono preso una storta. Niente di preoccupante” e
le rivolse uno di
quei sorrisi che riservava solo a lei. Sakura sembrò essersi
tranquillizzata e
gli accennò un piccolo sorriso. Ma dentro di se, sapeva che
era una bugia. Una
vocina le diceva che probabilmente quella stampella era legata
all’incidente di
cui le aveva parlato Meiling, poco prima che partissero. ‘Che
sia successo
qualcosa? Magari di irreparabile?’. Riuscendo a pensare solo
al peggio, decise
che era meglio non dire niente, fingendo di non sapere nulla di quello
spiacevole episodio. Sapeva che, se Shaoran non gliene avrebbe parlato,
era
solo perché non voleva farla soffrire più di
quanto aveva già fatto. Così
non proferì parola e silenziosamente
celò le
sue preoccupazioni.
Shaoran
gli prese le mani, fissando i suoi occhi scuri, su quelli di Sakura. Ma
non
dimentichiamoci che a sorvegliare la situazione (con la sua
inseparabile
telecamera) c’era
Tomoyo. Aveva osservato
per tutto il tempo il ricongiungimento dei suoi amici, ma dopo un
po’ capì di
essere di troppo.
“Bè ragazzi, io devo proprio
andare … so che sarà
difficile senza di me, ma ho troppi impegni da sbrigare!”
disse ironicamente.
Sakura e Shaoran volsero lo sguardo verso di lei, ridendo. Rise anche
Tomoyo:
“Sono contenta che tua sia tornato, Shaoran. Mi fa molto
piacere! Ci vediamo” e
si allontanò. I due la guardarono allontanarsi, in silenzio.
Shaoran allora
propose:
“Ti
va
di fare una passeggiata?”
“Volentieri!”
rispose sorridendo. Posò il suo orsacchiotto nello zaino e
gli prese la
stampella.
Lui
la
ringraziò, un po’ imbarazzato. “Andiamo
al parco?”, “ Va bene”e fu li che si
diressero.
***
Si
sedettero sotto un albero, sull’erba. Ormai era tardo
pomeriggio, e l’aria si
era fatta più fredda. Shaoran piegò la gamba
sinistra, mentre tenne distesa
quella destra. Sakura invece rimase affascinata dal tramonto. Stettero
un po’
in silenzio a fissare l’orizzonte. Poi cominciarono a parlare:
“Allora,
come va qui in Giappone?” chiese Shaoran
“Be’…
tutto come al solito, niente di particolare. La signorina Mitsuki si è trasferita
a tutti gli effetti nella
nostra scuola, e insegna matematica. Con lei sto lievemente migliorando!”
“
Sono
contento. Da quanto so, la matematica non è proprio la tua
materia preferita”
“Già”
“E
i
nostri compagni? Rika, Chiharu, Yamazaki…”
“Bè
è
successo qualcosa” lo interruppe lei, con uno sguardo
malizioso.
“Cioè?”
chiese incuriosito lui.
“Ecco…
Chiharu e Yamazaki si sono ufficialmente messi insieme!”
“Alleluja!”
esclamò ridendo Shaoran.
Entrambi
risero. Non si erano mai messi a parlare così
tranquillamente, da soli.
Finalmente stavano insieme felicemente, come era giusto che fosse.
Ma
dopo
un po’ calò il silenzio. Sakura osservò
di soppiatto la gamba di Shaoran, un
po’ intimorita.
“Allora”
cominciò, dato che voleva vederci chiaro e sapere la
verità: “Mi spiegheresti
come ti sei fatto male alla gamba?”
Shaoran,
leggermente arrossito, rispose: “Bè…
niente di che, sono scivolato dalle scale
e ho preso una storta…”
“Tutto
qui?”
“…Si,
tutto qui…”
“Tutto
qui”.
“
Si…
tutto… tutto qui, si”
“Tutto
qui, ok”
“Già”,
Shaoran
cominciava ad avere il sospetto che la domanda di Sakura avesse uno
scopo ben
preciso, perciò cominciò a temere.
Nel
frattempo, Sakura aveva volto lo sguardo da un'altra parte, facendo
finta di
crederci. Shaoran preferì mettere da parte le sue
preoccupazioni e rilassarsi
davanti a quella piacevole compagnia.
“Non
è
che il fatto che porti la stampella ha un nesso con
l’incidente che hai avuto a
luglio?”
‘Oh
cavolo!’pensò.
Non
rispose, non disse nulla. Smise anche di respirare. Sakura,
più tranquilla che
mai, con gli occhi verso di lui, aspettava senza alcuna fretta una
risposta.
Shaoran, il perfetto contrario: si girò meccanicamente verso
di lei, stupito e
con il respiro trattenuto. Stettero in silenzio per qualche minuto.
“Ma
no…
che dici… incidente io?eheh..!” cercò
disperatamente di rimediare, ma invano.
“
So la
verità, Shaoran. Ormai è inutile che
fingi” disse schietta lei.
Vedendosi
ormai con le spalle
al muro, Shaoran
capì di non poter tornare indietro e si fece serio, anzi
arrabbiato.
“
E’
stata Meiling, vero? Le avevo detto di non dirti
niente…”
“
Meiling ha fatto la cosa giusta, non prendertela con lei. Ha capito che
fosse
giusto che io dovessi sapere la verità, buona o brutta.
Quello che non hai
fatto tu”.
“ Lo so, e hai ragione
Sakura. Ma non mi sembrava
il caso di allarmarti rivelandoti una cosa del genere e dopo andarmene
e
lasciarti sola con tutte le tue preoccupazioni. Ti conosco e so che ti
saresti
fatta un sacco di problemi inutili in questi mesi pensando al peggio,
per una
cosa che ormai faceva parte del passato”.
“
A
quanto pare no” puntualizzò Sakura.
Non
riuscì a ribattere niente. Aveva centrato in pieno.
Abbassò
semplicemente lo sguardo. Sakura allora gli si avvicinò e
gli prese la mano.
“Ascoltami
Shaoran. Ho capito quello che vuoi dire, e ti ammiro, perché
sei nel giusto. Ma
io… io voglio sapere tutto di te”.
Lui
volse lo sguardo verso di lei, sorpreso. Lei arrossì
lievemente, ma riuscì a
riprendere il discorso. “Vorrei che tu mi dicessi tutto,
anche si tratta di
cose passate, o future, belle o brutte. Io… è
vero, probabilmente mi
preoccuperò, ma… sarò contenta di
preoccuparmi per te, Shaoran”
Era
partito. Rosso d’imbarazzo, la guardava fisso negli occhi.
Mentre lei parlava,
lui: ‘Ti amo, ti amo, ti amo, TI AMO! Anche per questo,
perché oltre ad essere
bella, quando parli hai il potere di farmi cadere in uno stato di
trance
assurdo. Sei sincera, e mi capisci…’. Queste cose
Shaoran, le pensava soltanto,
ma sperava che gli si leggesse negli occhi la sua emozione.
Sakura
sentiva di essersi completamente aperta e arrossì, calando
il volto. Poi lo
alzò di nuovo e regalò al peperone che aveva
davanti un dolce sorriso. Lui ricambiò,
e capì che ormai doveva raccontargli la verità.
Si allontanò dal suo viso e
cominciò:
“Ecco…
Allora, la cosa non è grave come può sembrare.
E’ vero che è il fatto che tengo
la stampella è legato a quell’incidente, ma
significa che sto guarendo. I
medici mi hanno detto che ci vuole un po’ perché i
legamenti naturali del
ginocchio si riuniscano dopo l’operazione, ed è
per questo che mi fa un po’
male. Devo solo aspettare una settimana e finalmente potrò
buttare questa
schifezza di stampella” concluse Shaoran.
“
Ma
perché quando sei tornato la prima volta non
l’avevi?”
“Perché
allora avevo ancora i legamenti artificiali che mi avevano
messo”.
“
Oh,
capisco.” Sakura sembrò dispiaciuta: le faceva un
po’ impressione sentir
parlare di operazioni, legamenti articificiali… La
spaventavano quelle parole.
“Credimi,
Sakura. Sono sulla via della guarigione” le disse sorridendo.
“
Ma ti
fa molto male?”
“
No,
perché prende degli antidolorifici. Tranquilla”.
Vedendo
il suo sorriso, Sakura si rassicurò e gli sorrise anche lei.
Appoggiò la sua
testa sulla spalla di Shaoran, sicura di sapere la verità.
Anche Shaoran
sembrava rasserenato: sentiva di essersi tolto un peso dal cuore.
Appoggiò la
testa sopra quella di Sakura, e guardò il tramonto. Sakura
lo sentì sopra di
lei e si sentì quasi mancare. Chiuse gli occhi. Poi gli
confessò:
“Mi
sei
mancato, Shaoran”. Lui si girò di scatto
versò di lei, sorpreso. Eppure lei
sembrava tranquilla. Sorrideva beatamente e lo guardava con gli occhi
dolci che
lo avevano fatto innamorare. Gli sorrise lievemente e rispose.
“Anche
tu mi sei mancata. Credimi, se avessi potuto non sarei mai
partito.”
“Non
importa che tu sia partito, l’importante è che sei
tornato”. Sorrise di nuovo.
“Sei
troppo buona, Sakura. Ma la verità è che ho perso
un sacco di tempo solo per
procurarmi i certificati, il visto, farmi la carta di
identità, e quindi…”
“Hai
la
carta d’identità??” lo interruppe Sakura.
“Bè
si…
adesso che ho 13 anni la posso fare”
“Ti
prego me la fai vedere? Dai…” lo
scongiurò.
Lui
arrossì, imbarazzato: “No, per favore: so che vuoi
vedere la foto! E sono venuto
con una faccia che sembro un coniglio!”
“Ti
preeeeeeego….!” E colpì con le migliori
armi delle donne: gli occhi lucidi e il
labbro tremolo. Davanti a una faccia sbrilluccicosa come quella che
aveva assunto
Sakura, non seppe proferir parola. Uscì dalla tasca quel
maledettissimo
foglietto e lo porse sulle mani frementi di Sakura, la quale dopo
averlo preso,
lo aprì e guardò: un tipetto alquanto imbronciato
e seccato la guardava con i
suoi occhi castani e i capelli arruffati più che mai,
però nonostante avesse
l’aria arrabbiata, si potevano
scorgere due denti fuori dalle labbra che avrebbero dovuto
rappresentare il
sorriso di Shaoran. Lui pregava affinché non cominciasse a
ridere come aveva
fatto Meiling la prima volta che aveva visto quella foto (vi lascio
immaginare), ma Sakura non si mise a ridere. Fece solo un piccolo
sorriso. Lo
trovava bellissimo: si sarebbe tenuta molto volentieri quel documento,
perché
lo trovava dolcissimo. Shaoran se ne accorse e sorrise anche lui.
“Non
è
vero che sembri un coniglio! Sei venuto benissimo!” disse
contenta.
“Lo
dici
solo per non farmi vergognare!”
“No,
anzi credo che tu sia venuto molto bene!” e glielo
restituì.
Lui
lo
riposò in tasca. Volse il viso e la guardò. Anche
lei lo guardava. Entrambi
erano seri, l’atmosfera era perfetta, nonostante ci fosse un
po’ freddo. Ma non
erano i colpi di vento a dettare i brividi che Shaoran avvertiva.
Sakura gli si
avvicinò al viso e gli schioccò un piccolo bacio
sulla bocca. Lui un po’
stranito, si avvicinò a lei e ricambio con un altro. E poi
altri. E altri
ancora. Fino ad arrivare ad un bacio lungo, goduto. Si carezzarono fra
loro i
visi, mentre quel bacio si appassionava sempre di più.
Shaoran si staccò per un
secondo e le confessò. “Non sai da quanto tempo
aspettavo questo momento”.
Sakura gli sorrise e ripartirono da dove si erano fermati. Con
l’imbarazzo che
caratterizzava il loro amore, più uniti che mai.
***
Erano ormai le
20:00 passate e Shaoran stava
accompagnando Sakura a casa. Sulla soglia di
casa, Sakura si parò davanti al cancello:
“
Domani verrai a scuola?” gli chiese.
“Be’
certo… E’ ovvio!” disse lui sorridendo.
“Allora…
ci vediamo domani”e andò verso la porta di
casa sua.
“ A
domani” disse lui, aspettando di vederla
entrare.
Ma Sakura,
davanti alla porta che stava per aprire,
si fermò. Si volse verso
Shaoran, che
l’adocchiava sorridendo. Sakura ricambiò, ma dopo
un attimo di esitazione, si
allontanò dalla porta e corse fino davanti al cancello, di
fronte a lui. Gli
diede un piccolo bacio e gli sussurrò:
“Buonanotte, Shaoran” e corse subito
dentro casa. Shaoran, pietrificato, rimase impassibile, ma dopo aver
ripreso
conoscenza, chiuse gli occhi e sorrise beatamente. Era felicissimo e
alzò le
mani al cielo in segno di vittoria, anche la stampella
perché no. Così, con
l’aria di chi aveva appena fieramente scalato
l’Everest, si allontanò, mentre
Sakura, che sbirciò dalla finestra per vedere il suo amato
manifestare la sua
gioia, rideva divertita.
Non riusciva
ancora a crederci. Shaoran era tornato.
Ed erano stati insieme tutto il pomeriggio! Avevano parlato tutto il
tempo,
interrompendo alcuni discorsi con teneri baci. Era tornato, anche se
non tutto
intero; ma meglio di niente! Pregò che guarisse presto. Ma
almeno era tornato, e
lo avrebbe rivisto l’indomani stesso, a scuola…
Scuola…Scuola?
“I
COMPITI!” gridò Sakura, allarmata e in piedi.
“Mostriciattolo
che ti prende, hai gli incubi mentre
mangi??” chiese Toy, simpatico come sempre.
In effetti,
Sakura si alzò alquanto impetuosamente da
tavola durante la cena, sotto gli occhi increduli del padre, del
fratello e di
Yuki. Dopo essersene accorta, arrossì e si risedette subito.
“Scu-scusate…”
“Hai
dimenticato di farli, Sakura?” chiese
dolcemente Yuki.
“Ehm,
si… oggi pomeriggio sono stata fuori. Per
fortuna non sono molti, li farò dopo cena” rispose
sollevata.
“Ma
dove sei stato tutto il tempo, oggi?” chiese
incuriosito il padre.
Lei
arrossì non aspettandosi quella domanda, ma alla
fine confessò: “Be’…
ecco… Oggi è tornato Shaoran”
“
COSA?? IL CINESINO ANTIPATICO??”
gridò Toy, alzandosi stavolta lui
“
Davvero? Stamattina?” chiese invece Fujitaka.
“All’ora
di pranzo o giù di lì”
“Perciò
sei stata tutto il tempo con lui?” chiese
Yuki, sorridendo maliziosamente.
“
Be’… diciamo di si” e arrossì
Yuki e Fujitaka
sorrisero fra di loro. Sapevano che
Sakura aveva sofferto molto per la lontananza di Shaoran , e
perciò gli
sembrava più che giusto che passasse del tempo con lui. Ma
dello stesso parere
non era di certo Toy:
“ E
quindi siete stati tutti il tempo insieme, eh??
E che avete fatto?! Eravate da soli?? Avanti sputa il rospo! Giuro che
appena
lo incontro, gli sparo a quel cinesino del malaugurio!”
“
Avanti smettila, Toy! Non Sono affari tuoi” corse
in aiuto Yuki.
“Certo
che sono affari miei! Si tratta di mia
sorella e non voglio che a girarle intorno sia un stupido moccioso
impertinente!E poi…” si sedette, come se non
riuscisse a completare quel
discorso.
“E
poi?” chiese il suo amico,
“E
poi… non voglio che faccia soffrire il mio
mostriciattolo”.
Sakura si
intenerì. Sapeva che infondo suo fratello
le voleva molto bene.
“ Non
ti preoccupare, Toy. Vedrai che le cose
miglioreranno d’ora in poi”
Gli altri tre,
che in quei due mesi si erano tanto
preoccupati per la nostra Sakura, vollero crederle, anche se Shaoran,
ai loro
occhi, aveva ancora molto da dimostrare.
***
“COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA?
IL MOCCIOSO CINESE E’
TORNATO???”
A Sakura
sembrò di rivivere un deja vu. Prese lo
zaino e sfilò dall’interno il suo adorato peluche.
Da quella prova
schiacciante, Kerochan capì che Sakura diceva la
verità. All’inizio sembrò
arrabbiato, ma poi:
“Immagino
che sarai contenta…”
“Si
molto” rispose sorridendo, mentre sistemava il
suo animaletto sul solito comodino.
“E…
sai quanto rimarrà?”
“Non
gliel’ho voluto chiedere. Non volevo rovinare
quel momento”
“Capisco”
e si accovacciò nel suo
cassetto-stanzetta.
Sakura si accorse
della sua preoccupazione. Anche
Kerochan, come la sua famiglia, sapeva che Sakura meritava di
più e non era
giusto che soffrisse a quel modo, ancora così piccola.
Sakura avrebbe voluto
spiegare a tutti che il suo amore per Shaoran era vero, e che sarebbe
stata veramente
disposta a tutto pur di non perderlo, seppure potesse sembrare precoce.
Perciò
si avvicinò al cassetto dell’amico e grattandogli
la testa con le dita gli
disse:
“ So
che il nostro inizio non è stato dei migliori,
ma so anche che Shaoran mi ama almeno quanto lo amo io. Non ha scelto
lui di
stare lontano, ma finalmente è tornato. Sono
felicissima!” disse avvicinandosi
al letto per coricarsi. Continuò:
“Non
pretendo che tu prova lo stesso, Kero, ma mi
farebbe piacere se fossi contento almeno per me…”
Kerochan, allora
intenerito dal discorso della sua
giovane amica, rispose: “Sono contento di vederti felice dopo
tanto tempo,
Sakura”
“Grazie.
Buonanotte Kerochan”
“Buonanotte,
piccola Sakura”
Ed entrambi si
lasciarono andare ad un sonno
profondo, senza pensare più alle lacrime del passato, ne ai
dubbi sul futuro.
Soltanto sorridendo per il presente.
***
Entrando in
classe, il primo obbiettivo di Tomoyo,
fu scagliarsi su Sakura, tappezzandola di domande (alquanto
inopportune!)
“
Allora com’è andata? Che ti ha detto? Come stava?
Ti ha detto che ti ama? Vi siete baciati? Quanto siete stati
insieme?”
“
Calmati Tomoyo…ecco no… non abbiamo fatto
niente…”
“Forza
tutti a sedere!”
“NOOOOOOOOOOOOOOOOO!!
Non ho ancora avuto le
informazioni che volevo!”
Ma
l’ordine era stato dettato. Terada era un
professore buono d’animo, ma non ammetteva per nessun motivo
perdite di tempo.
Così Tomoyo, nonostante non avesse scoperto niente di
succoso sulla Love Story
di Sakura e Shaoran, si andò a sedere. Sakura sorrise un
po’ imbarazzata, ma
pensò che avrebbe dovuto cominciare a temere la
curiosità della sua amica,
anche se le voleva molto bene: ‘e queste domande sono solo
per il primo
giorno’, rifletté. Ma in ogni caso, sapeva che
molte cose sarebbero cambiate.
Anche se non sapeva quanto dovesse rimanere esattamente Shaoran, aveva
intenzione di stare con lui il più possibile con lui. E di
certo avrebbe dovuto
cambiare orari e abitudini per uscirci insieme. Ma era contenta che
tutto
cambiasse, anzi non vedeva l’ora. Il ritorno di Shaoran era
il segno che tutto
stava andando per il meglio e si stava indirizzando per la retta via.
‘Si, da
oggi si cambia atteggiamento!’ si ripromise. Così
decise di seguire ogni minima
cosa, parola e anche starnuto del professore, che nel frattempo si era
messo a
fare l’appello. Tutti presenti. Dopo un attimo di esitazione,
rivolse lo
sguardo ai suoi alunni, che come tutti i normali mortali erano annoiati
a morte
e non vedevano l’ora di scappare.
“Allora
ragazzi, prima di cominciare il normale
svolgimento della lezione, ho una notizia da darvi”
Il 50% della
classe si risvegliò, ma di questa
percentuale non fece parte Sakura.
“Sono
sicuro che vi farà piacere sapere che avrete
un nuovo compagno di classe… anche se… non so se
si possa definire proprio
così” sorrise maliziosamente.
L’ 80%,
e Sakura ancora dormiva.
Leggendo la
perplessità nelle facce dei propri
alunni, il professore si girò verso la porta.
“Coraggio,
avvicinati”.
Ed
entrò
Il 100%
Sakura si
svegliò col rumore della porta che si
apriva. E lo vide.
Shaoran
entrò in classe, zoppicando un po’ a causa
della stampella. Non seppe fare a meno di sorridere, dato che appena
aveva
messo dentro l’aula il piede, tutti i suoi compagni lo
guardarono sorpresi e
lieti di rivederlo.
Un'altra
caratteristica di Terada era l’ordine: non
sopportava schiamazzi urla o cose del genere.
Ebbene i suoi
alunni se ne fregarono altamente e
raggiunsero a corse lo sventurato cinese, un po’ in
difficoltà e molto
imbarazzato. I compagni cominciarono a fargli un sacco di domande.
Shaoran era
davanti a loro, e anche davanti Sakura.
Sakura però non gli si avvicinò: rimase in piedi
davanti al suo banco,
immobile. Anche se sapeva che Shaoran sarebbe venuto a scuola quel
giorno,
rimase sorpresa. Sarebbe dovuta scoppiare dalla felicità, ma
era troppo stupita
per muovere qualsiasi parte del corpo per manifestare la sua gioia.
Niente. Lo
vide, immerso negli schiamazzi e nelle urla.
Per i suoi
compagni la sorpresa era vederlo a
scuola.
Per Sakura la
sorpresa era che indossava la divisa
scolastica e sulla spalla la cartella.
Shaoran, non
capiva più niente. Tutti i compagni gli
facevano tante domande ma lui riusciva a rispondere a pochi. Qualcuno
lo
abbracciava anche ma lui non ci badava: cercava Sakura con gli occhi,
ma non la
trovava. Cominciò a preoccuparsi, ma guardandosi un
po’ intorno la vide. Si era
avvicinata alla calca silenziosamente. Appena la vide, sorrise
imbarazzato, ma
dopo aver visto che lei non ricambiava, si fece serio. Temette di aver
sbagliato qualcosa.
Sakura si fece
spazio fra i suoi compagni e gli si
parò davanti. Shaoran si rivolse a lei, ma senza dire nulla.
Sembrava
dispiaciuto o semplicemente spaventato dal fatto che Sakura non
mostrasse
alcuna emozione. Era lì, immobile davanti ai suoi occhi. I
compagni si erano
fatti da parte zittiti, notando il gelo che si era venuto a creare fra
i due
ragazzi. Calò un silenzio inquietante, di cui rimase stupito
anche Terada.
Tutto si era fermato. Sakura non riusciva a spicciare parola e nemmeno
Shaoran
dimostrò molta loquacità.
Silenzio. Solo
quello.
No. Non solo
quello. Anche una lacrima, più lacrime.
Tante lacrime, troppe.
Sakura
scoppiò a piangere in modo quasi capriccioso,
senza alcun ritegno. Shaoran
sorpreso
rimase a bocca aperta, e divenne rosso come un pomodoro, appena Sakura
lo
abbracciò forte a se, davanti ai compagni increduli.
Pianse, pianse e
ancora pianse. Sembrava che nulla
potesse consolare quel pianto. Lui ricambiò
l’abbraccio fortemente, in modo da
fargli sentire che anche il suo cuore batteva forte. Chiuse gli occhi e
sorrise
dolcemente, consolandola con carezze delicate. Ma Sakura si era
completamente
dimenticata che si trovava a scuola e i compagni sorpresi,
bisbigliavano fra
loro e confessavano di non capire perché Sakura piangesse a
quel modo
disperato.
Dopo un paio di
secondi, Sakura si staccò da
Shaoran, e tra un singhiozzo e un altro, disse:
“ N-non
sapevo… c-come potevo immaginare che… che tu
volessi… Insomma.. q-quanto hai intenzione di stare qui,
Shaoran?”
“Io…
io mi sono trasferito qua a tutti gli effetti,
Sakura. Che c’è, non sei contenta?”.
“E
perché non dovrei esserlo?”
Dopo quelle
parole, gli occhi di Sakura si
spalancarono irradiando uno splendido verde luminoso, che affascinarono
Shaoran
tanto da farlo arrossire (lo so, sempre che arrossisce èJ). I compagni
urlarono e applaudirono (avete presente quelle urla fastidiose che vi
fanno gli
amici quando, per esempio ci provate con qualcuno o vi baciate
pubblicamente
per la prima volta? Ecco quello). Ma nonostante loro, Sakura lo
abbracciò
ancora più forte, mentre Shaoran si sentì mancare
il fiato. Ricominciò a
piangere.
“
E’ solo che… NON ME LO AVEVI DETTO QUESTO,
SHAORAN!!”
“
Be’ volevo farti una sorpresa. Ma stai certa che
se avessi saputo che avresti avuto questa reazione, te lo avrei
detto!” cercò
di rimediare lui. I compagni si misero a ridere, anche Sakura.
Colpo di tosse.
Tutti si girarono, mentre Terada che
era al culmine della pazienza, cercava inutilmente di attirare
l’attenzione da
una buona decina di minuti.
“Forza
tutti a posto! Dobbiamo cominciare a
spiegare!”
E tutti
obbedirono.
Tomoyo e Sakura
tornarono dal bagno. La nostra
eroina si era finalmente calmata ed era tornata serena. Tomoyo
tenendole la
mano, cercava di tranquillizzarla ripetendole che tutto era andato per
il
meglio. Sakura si rasserenò grazie all’aiuto
dell’amica e insieme a lei rientrò
in classe. L’impressione che ebbe fu stranissima: le
sembrò di essere tornata
al passato. Terada scriveva alla lavagna i nuovi appunti di italiano e
i suoi
compagni, disinteressati, copiavano senza capire bene quello che
scrivevano. Si
diresse verso il suo banco, il solito. Il penultimo vicino alla
finestra. Ma
nell’avvicinarsi scorse dietro la sua sedia Shaoran, seduto
nel banco dietro al
suo, intento a copiare attentamente gli appunti del professore. Non si
era
accorto che Davanti a lui, Sakura aveva l’aria spaesata. In
realtà nessuno se
ne accorse. Era veramente come essere tornati indietro nel tempo. Dopo
essersi
guardata un po’ intorno Sakura si sedette. Osservò
la lavagna, poi si voltò
verso Tomoyo, che si era messa a scrivere gli appunti. Tutti erano come
annoiati, come se quella routine abitudinaria seccasse a tutti. Ma
l’unica che
non riusciva riconoscerla era Sakura. Capì che in quei mesi
era stata assente
più di quanto pensasse, e forse era per quello che ora che
tutto si era
aggiustato, riconosceva gli ambienti e i compagni.
“Sakura”
la richiamò Shaoran.
Lei che era
completamente immersa nei suoi pensieri,
quasi si spaventò. Poi si girò. Shaoran la
guardava preoccupato.
“Va
tutto bene, Sakura?” le chiese. Dopo un po’ di
esitazione.
“Si,
Shaoran, Va tutto bene. Scusa per la mia
stupida reazione. No hai idea di quanto sia contenta rivederti fra i
banchi”
gli sorrise.
Lui
ricambiò e le accarezzò la mano discretamente,
in modo da non farsi vedere dai compagni. Lei gliela strinse, e alla
fine si
girò.
Guardò
fuori dalla finestra. Il cielo era finalmente
limpido, come non era da molti giorni.
E ho finito il
secondo capitolo!!!!!!!!!!!!!!!Alèèè mi scuso per
averci messo così tanto a scriverlo, ma di tempo ne ho avuto
poco, con l’inizio
della scuola… In ogni caso volevo puntualizzare alcune
cose…
1)
Intanto vi
avverto che la storia
non è assolutamente finita: ho in mente delle ideuzze
alquanto diaboliche. Non
avete idea di cosa ho intenzione di combinare a sti poveracci XDXD
2)
Io non capisco
assolutamente
niente di medicina, quindi è molto probabile che
inventerò cose (tipo i
legamenti artificiali che gli ho fatto mettere a quel povero
disgraziato: pura
invenzione). Perciò non ci badate se quello che ho scritto a
vostra sapere, non
ha assolutamente senso.
3)
Per le materie,
dato che di
Recente non mi sono aggirata per le scuole giapponesi, ho pensato di
mettere le
materie che si studiano qui in Italia, visto che non so quali si
studiano li
(anche perché mi sembra piuttosto problematico che in
Giappone studino l’italiano
-.-“)…
Non ho altro da
aggiungere. Mi dispiace per il miele
che ho sparso in questi capitoli, non siete obbligati a leggere il
seguito… Se
lo fate, però, mi fa piacereJ
Cercherò di essere più veloce, in futuro!
Ciao a tutti
P.S. RecensiteJ
|
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Capitolo 3 *** Cp. 3 ***
In effetti tante cose erano cambiate, da quando Shaoran era tornato in Giappone. Sakura era tornata ad essere la ragazza allegra e spensierata di sempre, che odiava la matematica e che amava lo sport e la musica. La ragazza che aveva il terrore dei fantasmi, ma che adorava gli orsacchiotti. Dopo molto tempo. Si, era proprio tornata. E Shaoran era cambiato. Dopo essere tornato una seconda volta ad Hong Kong, infatti, aveva capito che la sua vita ormai non doveva più basarsi su di una ricerca continua di modi per incrementare i suoi poteri magici. Fin da piccolo aveva cercato di diventare sempre più potente e dopo la delusione delle carte di Clow, era chiaro che il suo potere magico aveva raggiunto il limite. A dispetto di due anni prima, Shaoran ora tornava per studiare il Giappone, cioè portava a compimento “la scusa” che aveva usato per venire la prima volta a Tomoeda. Voleva interessarsi di più alla cultura e al Paese che lo ospitava. Ma Ovviamente, il motivo principale era Sakura.
Erano passati pochi giorni dal suo ritorno, e Wei, che lo aveva accompagnato ancora, andava a prendere Shaoran a scuola con la macchina, dato che non poteva stancare la gamba. Ma quel giorno, il cinese decise di tornare a casa con Sakura.
“Sei sicuro di volertene tornare a piedi? Casa tua è distante dalla mia…” chiese Sakura preoccupata
“Tranquilla. Il dottore ha detto che non devo sforzarmi, ma comunque posso camminare” rispose lui.
Era tardo pomeriggio e i due tenevano un passo lungo per attenersi al ritmo del ragazzo, il quale zoppicava. Shaoran odiava con tutto se stesso quella stampella, e non vedeva l’ora di potersene liberare, mentre Sakura invece pregava affinché quella lo aiutasse a guarire.
“Comunque oggi mi hai fatto ridere tantissimo” disse lui
“Uh? Quando?”
“ Quando ti sei distratta. Il signor Terada ti ha chiesto chi fosse Machiavelli e tu hai risposto che la teoria della relatività era di Einstein!”
“Ah già” ricordò malvolentieri lei. “Mi capita spesso di distrarmi, che ci posso fare” e gli sorrise. I suoi sorrisi. Sentiva di adorarli, i suoi sorrisi. Quando stava con lei aveva la sensazione di conoscerla fin da quando era piccolo, come se per lui rappresentasse un amica di infanzia diventata qualcosa di più. E adesso non si imbarazzava più a parlarle (almeno non come prima), anzi sentiva il bisogno di dirle tutto quello che gli passava per la testa, anche le stupidaggini. E a Sakura non dispiaceva. Nonostante fosse cambiato, quando lo guardava aveva la sensazione che fosse lo stesso ragazzo che l’aveva aiutata sempre, prima in un’ avventura che a volte si era rivelata anche pericolosa, e poi a superare momenti difficili come il rifiuto di Yuki. C’era sempre stato, ed era ancora lì, ad accogliere i suoi sorrisi.
“Comunque non ti devi preoccupare per me… So che non ti devi sforzare, quindi domani torna a casa con Wei” insistette.
“Ma io ti voglio accompagnare a casa! O forse… ti da fastidio?”
“Scherzi?? Non è quello… Solo abbiamo tempo. E non c’è bisogno di sforzi inutili”
“Tranquilla. Sto benone” .
“Menomale” gli sorrise.
Imbarazzato girò il capo verso la strada. Arrivati a casa di lei, i due si salutarono, e Sakura rientrò. Era la prima volta che Shaoran l’accompagnava a casa dopo la scuola e si sentiva un po’ elettrizzata, soprattutto per l’insistenza che il ragazzo le aveva dimostrato nel poterla scortare.
Entrata in cucina trovò Yuki e Toy che stavano preparando la cena. Suo padre aveva degli impegni di lavoro, quindi sarebbero stati solo loro tre.
“Yuki! Resti da noi a cena?”
“Ciao Sakura! Si, oggi mi ha invitato Toy e ho deciso di accettare. Sono di troppo?”
“No, affatto! Cosa dici?? E poi tu, fratellone perché lo fai cucinare? Anche se è di famiglia è pur sempre un ospite!”
“Mi sono offerto, io tranquilla” fece il ragazzo
“Invece di recriminare, pensa ad apparecchiare mostriciattolo!” aggiunse Toy.
“Grrr… Non sono un mostriciattolo!” e si allontanò alquanto infastidita.
Mentre Sakura saliva le scale per andare nella sua camera a cambiarsi, Yuki disse.
“ E’ proprio tornata se stessa…”
“Già” annuì Toy
“ Tutto da quando è tornato Shaoran…”
“GIA’!” ripetè in modo più seccato.
“…Sakura deve volergli molto bene, e a quanto ho capito anche lui sembra ricambiare…”
“PIANTALA YUKI!” Scattò Toy, puntandogli alquanto minacciosamente il coltello.
“Eheheh… Non sarai ancora geloso! Quei due fanno tutto alla luce del sole, non vedo di cosa ti dovresti preoccupare” rispose lui, per niente intimidito.
“ Non è che non mi fido di Sakura”, disse ritornando ad affettare le verdure, “ è di quella peste che non mi fido! Non ti ricordi come si è comportato la prima volta che l’abbiamo incontrato? Chi cerca grane si riconosce da subito, a mio parere!”
“E invece ti sbagli! Shaoran è un ragazzo molto dolce e timido che vuol bene a tua sorella. All’inizio non andavano d’accordo, ma che io sappia lui c’è sempre stato per lei, quando ne aveva bisogno. In questo modo fra loro si è creato il rapporto che tu stesso vedi con tuoi occhi!”
“Non è tanto quello, Yuki”…e fermò le mani. “Non voglio vedere Sakura ridotta a uno straccio come in questi mesi…”
Yuki sorrise.
“Shaoran le vuole bene, ci tiene alla sua felicità, e vedrai che farà di tutto per non scontentarla”.
“Mah”
“Eccomi!” disse grintosa Sakura dopo essere tornata.
“Alla buon’ora, mostriciattolo!”
“Toy smettila!”
Il ragazzo sorrise, e le fece una smorfia. Sakura invece gli tenne il broncio.
Come era sempre stato, Toy voleva bene alla sorella, e sperava che ciò che diceva Yuki fosse vero.
***
Finalmente dopo una settimana, arrivò il giorno in cui Shaoran arrivò in classe senza stampella. Sakura, entusiasta, appena lo vide alla porta dell’aula, corse da lui, per chiedergli informazioni.
“Te lo avevo detto che ero sulla via della guarigione!” fece lui sicuro di sé.
“Non è che hai agito di testa tua?” chiese Tomoyo, che li aveva raggiunti.
“No, il dottore che mi seguiva ad Hong Kong mi ha detto che avrei potuto camminare senza aiuti dopo un settimana. Adesso devo solo prendere le medicine”.
“Sarà…” fece Sakura, la quale sembrava essere diventata dubbiosa, dopo l’intervento di Tomoyo.
Shaoran, che rimase deluso dalla poca eccitazione che le due gli avevano dimostrato, si seccò e si diresse al suo posto. “Vedo che la cosa vi rende fin troppo felici” fece ironicamente.
“Non fare così. E’ più che normale che siamo preoccupate per te, perciò non vogliamo che tu faccia stupidaggini. Sappiamo quanto desideri liberarti di quella stampella, e con quanta facilità la liquideresti”, disse Sakura.
Mentre Tomoyo annuiva, Shaoran fissava le due ragazze come a studiarle, poi abbassò lo sguardo. Dopo un po’ Si rivolse a Sakura:
“Sto bene” gli disse con tono deciso.
“Va bene” le disse lei, e gli schioccò un bacio in fronte.
Lui arrossì e la seguì con lo sguardo mentre si metteva al posto.
***
“Sono a casa” urlò Shaoran, appena rientrato nel suo appartamento. Era lo stesso che aveva occupato quando era venuto in cerca delle carte di Clow, e non era cambiato molto.
“Signorino, come mai è tornato così tardi?” chiese Wei.
“Ho accompagnato… Sakura” fece lui imbarazzato.
Il maggiordomo lo guardò con aria di rimprovero: “Signorino, le avevo chiesto di tornare subito a casa…”
“Ma Sakura era sola… e poi era buio, non potevo lasciarla sola!”
“Dubito che fosse buio alle 4 del pomeriggio”.
“Oggi era buio!” tentò invano.
Il maggiordomo lo guardò per un po’, sperando che negli occhi gli si leggesse la disapprovazione. Shaoran l’avvertì.
“Va bene ho sbagliato, ma sai anche tu che dopo tanto tempo… Insomma, ho voglia di stare con Sakura il più possibile” disse imbarazzato.
“Lo so, signorino, e non sa quanto la cosa mi faccia piacere. Ma sa che deve evitare il più possibile di camminare, per ora. Già da stamattina ero contrario al fatto che non si fosse portato la stampella!”
‘E basta co ‘sta stampella!’ pensò il ragazzo, seccato che quel sostegno costretto ad appiopparsi fosse sempre al centro di ogni discussione. “Lo dico per il vostro bene signorino. Il medico le ha detto di non fare sforzi, e se eseguirà tutto ciò che vi dirà alla lettera, vedrà che guarirà prima di quanto creda”.
“Si, si” fece Shaoran, che si diresse nella sua stanza.
Wei si accorse che in realtà non lo ascoltava più di tanto, e lo guardò allontanarsi con aria preoccupata.
Shaoran si buttò nel suo letto sfinito. Aveva evitato di farlo capire sia a Sakura che a Wei, ma in realtà avvertiva un dolore fortissimo alla gamba. Si strinse la gamba, sperando che il dolore si alleviasse, ma non ci riusciva. Si accartocciò in sé, e pressò il ginocchio. ‘Non ce la faccio più… Mi fa troppo male… Ma quando guarirò??’ Pensava. E intanto agonizzava.
***
Dopo aver cenato, Shaoran si mise in pigiama e si coricò. Non aveva fatto i compiti, ma non gli importava: sentiva che la gamba gli stava facendo male e non riusciva a concentrarsi. Si mise sotto le coperte, aspettando di addormentarsi. Stava troppo male: e il dolore lo teneva sveglio. Si rigirò tante volte nel letto, ma non riuscì mai a trovare una posizione che gli rendesse possibile un sonno decente. Si sentiva agonizzare, il dolore gli arrivava ai fianchi; se stava fermo il dolore era forte, ma se si muoveva il ginocchio gli faceva ancora più male. ‘Ma perché fa così male! Ho solo camminato un po’, accidenti!’ Pensava fra se, ma nonostante fosse sicuro di non aver fatto sforzi, il male che sentiva gli dimostrava che era stato troppo avventato a decidere di abbandonare la stampella.
Il tempo passava, ma lui non riusciva a stare tranquillo. Si contorceva nel letto, quasi piangeva dal dolore. Avrebbe urlato se non fosse stato troppo tardi. ‘Ma che ora sarà…’ e guardò la sveglia sul comodino, ‘le 12 e mezza…. Sembra sia passata un eternità, e invece solo un’ora… Come ci devo arrivare a domani mattina??” e si rigirò di nuovo. Ancora , e ancora, e non trovava pace. ‘Non mi ha mai fatto così male!’ e già che c’era tirò un pugno al cuscino, dove sprofondò la sua testa. Un attimo di calmo. Poi una fitta.
“Ahi!”
Urlò senza rendersene conto, e si accorse di essersi involontariamente seduto sul letto. Appoggiò la fronte alla mano. Cominciava a sentire che anche la testa gli stava bollendo. ‘Basta!’ si alzò e si diresse in cucina, un po’ barcollando.
In un cassetto Wei aveva messo tutte le medicine che Shaoran doveva prendere, a fra queste c’erano degli antidolorifici. Cercando sostegno, si appoggiò a tutto quello che gli capitava lungo la strada, pur di evitare di muovere il ginocchio. Finalmente arrivò al santo cassetto e trovò due tubetti immacolati. ‘Almeno attenuo un po’ il dolore’: aprì uno dei tubetti e si mise in bocca un pugno di pillole. Dopo averle ingerite si senti un po’ stordito e subito seguì un forte mal di testa. Si sedette per terra, aspettando che il dolore passasse. Dopo un po’ si alleviò sia il mal di testa che il dolore alla gamba. Ma Shaoran continuava a sentirsi una pezza. Si rialzò, a fatica, e raggiunse il divanetto li vicino. Si ci coricò. La stanchezza gli appesantì le palpebre e finalmente riuscì ad addormentarsi. Ma la pace non durò molto: dopo un po’ si risvegliò sempre per colpa di una fitta particolarmente forte. ‘Dio che notte!’ e si tenne forte la testa. La gamba aveva ricominciato a fargli male, e la testa si faceva sempre più pesante. Non sapendo che fare ritornò al cassetto e prese un altro pugno di pillole, finendo il primo tubetto. Si prese un po’ d’acqua e si risedette di nuovo a terra. Barcollava, sembrava ubriaco. A un certo punto la testa sembro scoppiargli.
Una cosa che molti non sanno è che Shaoran aveva la capacità di fa levitare le cose: si tratta di un potere innocuo, ma che in situazioni del genere diventa difficile da controllare. La sua famiglia, infatti, si era accorta dei suoi poteri magici dal fatto che da neonato, ogni volta che piangeva, gli oggetti intorno a lui levitavano. E così fu anche allora. Le medicine, i giornali, gli utensili da cucina, oggetti vari insomma, cominciarono ad alzarsi in volo. Shaoran, quando succedeva, non se ne rendeva conto subito, ma in quel momento non se ne rese conto completamente. La testa scoppiava e il dolore era così forte che sembrava superare quello che poc’anzi attanagliava la gamba. Ma anche questa volta fu passeggero. Si ristabilì, e tutte le cose che avevano preso il volo caddero improvvisamente giù. Non fecero però un gran rumore, perciò Wei, che dormiva tranquillamente, non si accorse di nulla.
Shaoran si riaddormentò di nuovo, stavolta per terra, e dopo una decina di minuti si risvegliò, più stordito di prima. Ora, oltre al dolore alla gamba incessante e il rimbombare nella testa si aggiunse anche il mal di stomaco. Aveva preso troppe pillole, avendo mangiato pochissimo. Era ormai stordito, non capiva più niente. ‘Sakura…. Sakura…. Ti prego aiutami….’, la chiamava senza motivo, come se in quel momento, se le fosse apparsa davanti, tutto sarebbe migliorato. Senza capire tanto, si alzò di nuovo, anche se non si reggeva bene in piedi. Prese un altro tubetto e lo aprì. Prese un altro pugno di pillole ancora più sostanzioso, sperando che servisse a calmare la sofferenza che provava in quel momento. E ricominciò a dolergli la testa. Si strinse di nuovo la testa, appoggiando le mani al mobile della cucina. A un certo punto si sentì la nausea. Trattenne a mala pena il rigetto. Allora corse in bagno e li vomitò tutto, anche se mancò un bel po’ il water. Dopo essersi rialzato, si sentì girare la testa. Poi più niente.
***
“Buongiorno Sakura”
“Buongiorno Tomoyo”
In cielo spiccava un sole luminoso. Nonostante fosse novembre, in cielo non si vedeva un nuvola. Sakura ne era contenta: finalmente dopo tanta pioggia era tornato il sole. In più era di ottimo umore, perché tutti i problemi di algebra le erano risultati. Tomoyo aveva notato il suo buon umore e ne era contenta. Subito dopo l’arrivo di Sakura, entrò il signor Terada. ‘Per fortuna: un minuto di ritardo e già mi prendevo una nota!’ pensò. Si girò dietro il banco, verso il posto di Shaoran e si accorse che non era ancora arrivato; ‘mi sa che invece lui passerà dei guai’ pensò. Tornò all’attenzione del professore che nel frattempo aveva cominciato a fare l’appello:
“… Katsumotto Chen” “presente!”,
“Kagawa Daishiro” “ Presente!”,
“Kinomoto Sakura” “Presente”,
“Li Shaor….ah no”esitò un attimo. Poi “oggi Shaoran non verrà. Il suo tutore mi ha avvertito della sua assenza”. E riprese l’appello.
‘Cosa? Perché è assente?’ cominciò a chiedersi Sakura. Non capiva perché si fosse assentato quel giorno. Cominciò a rifletterci su. Tomoyo se ne accorse e la richiamò.
“ Sono sicura che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ieri stava meglio, no? Avrà avuto qualche impegno imprevisto!” le bisbigliò. Sakura le fece cenno di aver capito e le sorrise. In fondo era vero: Shaoran, il giorno prima sembrava più attivo del solito, quindi escluse a priori che si fosse sentito male. Ma allora cosa?
***
Quinta ora: economia domestica
La classe si diresse verso l’aula apposita, ma nel corridoio Sakura intravide il signor Terada. Prima di entrare in aula, lo raggiunse.
“Signor Terada!” , e quello si girò.
“Sakura… Ma non dovresti fare economia domestica ora?”
“Si ma… c’è una cosa che… che vorrei chiederle…”
“Uh? Cosa?”
“ Ecco…” pomodoro… “ecco io… insomma… Volevo sapere, se lei sapeva perché oggi Shaoran non è venuto…”
“Shaoran? Poverino… Mi hanno detto che stanotte è stato male e perciò è rimasto a casa”
“Sta male??? E cos’ha??” chiese Sakura allarmata.
“Non saprei… non mi hanno detto nulla… Ma non credo sia qualcosa di grave, altrimenti me lo avrebbero fatto presente”.
‘Giusto’pensò speranzosa. E dopo aver ringraziato il professore, raggiunse i suoi compagni.
Durante la lezione, Sakura confidò le sue preoccupazioni a Tomoyo:
“Davvero? E non sei riuscita a sapere cos’ha?” chiese,
“No… Il Signor Terada non sa nulla. Io però non sono per niente tranquilla”.
“Immagino, amica mia. E ora cosa farai?”.
“Tomoyo… secondo te è sconveniente che io lo vada a trovare?”
“Vuoi andare a casa sua? A me sembra un’ottima idea” fece Tomoyo.
“Non so… magari disturbo”, “Ma che disturbo!” intervenne Tomoyo: “Sono sicura che a Shaoran Farebbe piacere averti con se!”
“Tu non mi accompagneresti?”
“Oggi non posso ho un impegno… Ho un idea: perché adesso non gli fai un dolcino e glielo porti appena esci da scuola?”
“Ma io non sono brava a cucinare..”
“Ti aiuterò io! Sono sicura che gli farà piacere gustare una leccornia preparata da te!”
A sentire quelle parole, il cuore di Sakura si rianimò:
“E sia! Gli prepareremo qualcosa che lo faccia stare meglio!”
“Brava Sakura! Se solo avessi la mia telecamera, con me. «Sakura in cucina»! Sarebbe un film meraviglioso!”
“Eheheh…” rise imbarazzata.
La decisione era presa: avrebbe preparato un dolcino per Shaoran, e dopo scuola sarebbe passata da lui a vedere come stava. Nel cucinare mise molto impegno e cura, e nella scelta degli ingredienti si fece consigliare dalla fidata Tomoyo. Per Shaoran questo e altro.
***
La scuola era terminata, e come si era ripromessa, si diresse da Shaoran. Chiamò Kerochan per avvertirlo e così imboccò la strada che l’avrebbe portata all’amato. Ricordava ancora dove si trovava il suo appartamento. Salì le scale e arrivò alla porta d’ingresso. Quindi suonò il campanello. Alla porta venne Wei:
“Oh… Signorina Sakura! Che piacere rivederla dopo tanto tempo!” . Infatti il maggiordomo non vedeva la ragazza da quasi un anno.
“Anche per me è un piacere! Anche se in realtà… Sono venuta per sapere come sta Shaoran. Ho saputo che ha passato una nottataccia”.
“Si è vero, ma prego si accomodi: le offro una tazza di te”.
La ragazza accolse l’offerta e seguì l’uomo. Mentre attraversavano il corridoio, Sakura si guardava intorno cercando la stanza dove era Shaoran. Ma non conosceva quella casa, perciò non la individuò. Nel frattempo, Wei l’accompagnò nella sala da pranzo e le offrì un tazza di tè.
“Squisito! La ringrazio!”
“Di nulla, signorina” sorrise lui.
“Ma… Shaoran?”
“Come sa anche lei, il signorino questa notte non ha riposato molto, perciò ora è nella sua camera a riprendere le forze”,
“Ma cosa è successo?”
“In realtà non l’ho capito molto bene, non ho ancora avuto occasione di parlargli” esitò, “Posso provare a ricostruire quel che è successo da quello che ho trovato in giro” disse.
“Cioè?” chiese Sakura.
“ Stamattina, appena alzatomi, mi sono diretto in cucina e ho visto gli antidolorifici del signorino fuori dall’apposito cassetto. E ho visto che aveva svuotato in una sola volta un tubetto e mezzo: troppe pillole!”
“Ma.. perché??”
“La gamba, immagino… Forse non riusciva a calmare il dolore”
Sakura rimase paralizzata.
“ Sono andato a vedere come stava, ma nella sua stanza non c’era. Alla fine l’ho trovato nel bagno svenuto. Ha pure un bernoccolo, ha sbattuto la fronte col water”
‘Shaoran!’
“Ammetto di essermi spaventato… Ma il dottore ha detto che non è nulla, che deve riposare un paio di giorni e poi tornerà a scuola”
“Capisco…Io… ecco…”
“Mi dica signorina?”
“Io… ho portato un dolce che ho fatto a scuola… Magari quando Shaoran sta meglio, glielo fa assaggiare…”
E uscì dallo zaino un piatto con un torta di pasta sfoglia e cioccolato, dall’aspetto alquanto invitante.
“Ovviamente anche lei può prenderne una fetta”.
“Grazie mille, signorina. Sono sicuro che apprezzerà il suo gesto”
“Bè…” Fece Sakura alzandosi, “A questo punto torno a casa”. Wei, incuriosito le chiese: “ Come mai? Non era venuta per vedere il signorino?”
“Si, ma magari ora sta dormendo…e io…”
“Non si preoccupi, venga con me” E le indicò la strada per la stanza di Shaoran.
Sakura, tutta rossa tentò di convincere Wei a non svegliare il ragazzo, ma l’uomo insistette e la condusse da Shaoran. Wei aprì lentamente la porta della sua stanza, e si accorse che effettivamente stava dormendo. Allora fece segno alla ragazza di entrare silenziosamente. Lei fece così. Con passo felpato si addentrò nella stanza e si avvicinò al letto del ragazzo. Allungò il collo e lo vide: Shaoran dormiva, respirando forte e agitatamente. La coperta tirata fino al collo riscaldava il ragazzo, che sembrava tremasse comunque. Si vedeva che stava male; era pallido, ma alla stesso tempo sembrava sudasse. Sakura rimase impietosita da quell’immagine. Il suo Shaoran era irrequieto persino nel sonno. Dopo averlo aspettato tanto, ora gli toccava pure di vederlo così. Ma oltre alla pietà, la ragazza provava anche curiosità. Era la prima volta che stava così con un ragazzo, e soprattutto con Shaoran. Anche una cosa banale come dormire, a Sakura sembrò quasi una cosa rara da vedersi. Perciò osservava il petto del ragazzo alzarsi e calarsi meccanicamente per respirare con ammirazione. Guidata da questo senso di curiosità, si avvicinò ancora di più al letto, fino a sedergli accanto. Vide il ragazzo che continuava a gemere, a respirare affannosamente, e tentando di ammansirlo, gli fece una carezza. Più di una a dire la verità. E gli sorrise, anche se lui dormiva. Sakura sperava che avvertisse quegli atti di dolcezza; lentamente, con premura e delicatezza, passava le dita fra i capelli scompigliati, sul bernoccolo fresco, sulla fronte accaldata…
‘Ha la febbre!’ si accorse, e quando si girò per chiedere a Wei, si accorse che era uscito dalla stanza e aveva richiuso la porta. Sakura morì di imbarazzo: adesso era completamente sola nella stanza del suo ragazzo. ‘Oh mamma… E ora che faccio??’ pensò spaventata. Ma sentì che accanto a lui, il ragazzo mugugnava qualcosa. E alla fine, lentamente, aprì gli occhi: erano rossi, gonfi di lacrime, ma socchiusi. ‘Dolcissimo’, pensò la ragazza. Shaoran, immerso nel cespuglio dei suoi capelli e nel pesante piumone, non si rese bene conto della situazione, e neanche della presenza di Sakura. Uscì le mani da sotto le coperte e si sfregò gli occhi. Dopo tentò di fare mente locale cercando di alzarsi.
“Ahi” gli scappò: era ancora pieno di dolori, la testa, lo stomaco… e purtroppo peggio di tutto, la gamba.
“Shaoran!” fece Sakura allarmata.
Shaoran capì che quella voce apparteneva a un ragazza alla quale teneva molto. Dopo essersi sdraiato di nuovo, riaprì gli occhi e finalmente la vide: Sakura era accanto a lui che gli premeva il petto e che lo guardava con occhi dolci e compassionevoli. Shaoran la fissò e si rese conto che non era un sogno, come spesso era stato.
“…Sakura…” riuscì a dire con voce flebile. “Tu.. che cosa…”
“Come ti senti?” chiese lei.
“Io… sto bene. Tu che fai qui?” e arrossì.
“Ho saputo che stavi male e sono passata a trovarti…” confessò lei arrossendo.
Shaoran continuò a fissarla, spalancando gli occhi più che poteva. Era imbarazzato, e allo stesso tempo felice che Sakura gli fosse accanto.
“Non… Non ti dovevi disturbare”.
“Nessun disturbo!” gli sorrise…
“… Ti adoro…”
“Che hai detto?”
“Niente tranquilla.. Comunque… Sono contento. Mi fa piacere che tu sia passata”
“Anche Tomoyo era preoccupata. Per essere mancato stamattina così, all’improvviso!”.
“AHI!” urlò Shaoran. Un'altra fitta dolorosa.
“Ehi va tutto bene??”
“Si… Ogni tanto ho una fitta dolorosa… Ma non è nulla”
“ Oh, Shaoran….” , rammaricata Sakura gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla bocca.
Shaoran si svegliò completamente e arrossì ancora di più. Quando Sakura si staccò, gli passò una mano sulla fronte. Pressò sul bernoccolo.
“Ahia” stavolta per la fronte.
“Hai preso un bernoccolo, sai? Wei dice di averti trovato in bagno svenuto”
Lui si tastò la fronte e lo cercò, e alla fine purtroppo lo trovò.
“Questa notte, soffrivi molto, vero?” chiese rammaricata.
Lui stette zitto. Pensò al dolore che provava, e nel frattempo tutti i ricordi di quella nottataccia passati a barcollare per la casa in cerca pace gli tornarono alla mente.
“Un po’… Ma sto bene, ora che ti ho visto” e gli sorrise.
Lei allora si rincuorò e gli prese la mano. “Sapessi che brutto vederti così pallido Shaoran, così agitato nel sonno..” disse. “Ti verrò a trovare ogni giorno, fin quando non starai meglio!”
“Ma non è necessario…io…”
“Insisto!” fece Sakura con tono deciso.
Allora Shaoran rispose con un ‘grazie’ sentito dal cuore.
Dopo un po’ Sakura si alzò per fare un giro della stanza. “E’ molto bella la tua stanza, Shaoran!”disse.
Era una stanza normalissima, ma Sakura la trovava meravigliosa proprio perché era del suo amato. E allo stesso a Shaoran faceva un po’ senso che Sakura la ispezionasse. La sua camera era il suo mondo, un mondo dove era lentamente cresciuto l’affetto che provava per lei. Adesso Sakura guardava attraverso il vetro della porta che dava sul balcone, e ripensò che era proprio in quel punto della stanza che aveva ammesso a se stesso, tempo prima, di amare Sakura.
Sakura continuava a girare, curiosissima. Guardava sopra gli scaffali, la scrivania, sul comodino… E proprio li si accorse della presenza di una foto incorniciata. La prese tra le sue mani. Shaoran non se ne era accorto.
Sakura guardò quella foto e ne rimase folgorata. “Shaoran…”
“Dimmi..” fece lui, quasi risvegliato.
“Chi è questo nella foto con te?”
“Quale foto?”
“Questa” e gliela mostrò. La foto ritraeva un bimbo sorridente con dei grandi occhi scuri con in mano una macchinina, nelle braccia di un uomo, che sembrava essere la versione adulta del bimbo. Erano due gocce d’acqua, se non per l’unica differenza che l’uomo avesse degli splendidi occhi azzurri. Questi sembrava molto giovane e anche lui sorrideva. Teneva i capelli in modo più ordinato, rispetto al bambino, ed era vestito con tipici abiti cinesi. Alle loro spalle, un immenso campo di grano.
Shaoran la squadrò, e riconobbe la persona accanto a lui.
“Questo… è mio padre” fece con tono serio.
Sakura ebbe un sussulto. Ritrasse le mani con la foto e per guardarla meglio la portò sotto i suoi occhi. Si, erano proprio uguali. Ma invece di addolcirsi per l’immagini di bimbo di pochi anni di Shaoran si concentrò sulla figura che lo portava in braccia.
“Tuo padre?...Ti somiglia tantissimo, sai?” disse infine.
“Lo so… Eravamo identici” aggiunse
‘Eravamo? Ah già …’ ricordò che Wei, tempo prima le aveva detto che il padre di Shaoran era scomparso da molto tempo. Solo però fu colpita da quella estrema somiglianza che accomunava i due individui nella foto. Shaoran sembrava un bimbo vispo e allegro, di quelli che si potrebbe dire essere delle pesti. ‘Il tipico sguardo di un birbante’. Ma poi il suo sguardo si posava sul suo amato accanto a lui. Un ragazzo infinitamente dolce, ma serio, timido. E a quanto le aveva raccontato Meiling, il bambino della foto era completamente diverso da come lo aveva conosciuto la stessa cinese. Aveva un espressione totalmente differente dallo Shaoran che aveva accanto. E quella somiglianza col padre… Sembrava essere uno Shaoran adulto. Sembrava un uomo felice, sorrideva con pacata serenità.
“Posso chiederti com’è morto?”
“Come fai a non sapere che non c’è più?” Chiese sorpreso Shaoran, sicuro di non averne mai parlato con nessuno di lui.
“Ce lo ha detto Wei, la prima volta che siamo venute in questa casa… A me e a Tomoyo, intendo…”
“Ah capisco…”si sistemò in una posizione più comoda, poi continuò. “Comunque, mio padre è morto in battaglia”.
“Era un soldato?”.
“No, tutt’altro. Aveva frequentato l’accademia militare, ma in seguito era diventato il proprietario di un’azienda molto importante ad Hong Kong. Solo che… Fu richiamato alla guerra. In Cina, il governo non si fa scrupoli a togliere padri alle famiglie, con la scusa di mancanza di soldati. Sempre per quell’odiosa guerra civile fra Cinesi e Tibetani, un lotta d’indipendenza. Mio padre… Mio padre è stato colpito da una granata”disse. Il suo tono era scorrevole, con una voce se pur bassa a causa della stanchezza, calma. Non sembrava soffrire molto per la mancanza. Forse il cambiamento da bimbo nella foto a ragazzo serio era dovuto ai cambiamenti che la sua vita aveva dovuta sopportare, conseguentemente alla mancanza del padre.
“E… quanti anni avevi?”
“Cinque”.
Caspita. Sakura si rese conto che Shaoran non era poi così diverso da lei come aveva sempre creduto.
“Non so se lo sai, ma anche io ho perso mia madre… Da piccola”
“Si, me lo ha accennato Tomoyo”, rispose lui
“…Abbiamo in comune la sofferenza per un caro scomparso” notò Sakura, “Anche se ne farei volentieri a meno”.
“Ti manca tua madre?”
“Non troppo. So che mia madre mi guarda sempre, perché spesso, anche se forse sono solo sensazioni, la sento vicino a me. A te manca tuo padre?”
“Un po’… Mia madre ha sempre fatto di tutto per non farmene soffrire la mancanza, senza perciò farmene dimenticare, e Wei mi vuol bene come si vuol bene a un figlio. Ma non mi dispiacerebbe… Passarci del tempo insieme”.
“Già, è la stessa cosa che provo io”. Sakura abbassò lo sguardo. Posò la foto sul comodino; si fece malinconica, e Shaoran se ne accorse.
“Basta con questi argomenti tristi! Già che sto male… Mi vuoi far pure intristire??” scherzò Shaoran.
“Si… Hai ragione scusa!” sorrise Sakura, stringendogli la mano. Ma guardandolo notò un quadro sopra il letto su cui stava Shaoran. Vide che c’era un disegnato un lupo.
“Strano quadro per una cameretta” pensò a voce alta.
Shaoran alzò lo sguardo per vedere quale indicasse Sakura.
“Me lo ha regalato mio nonno materno, quando sono nato” disse.
“E’ bello però” aggiunse Sakura.
“E’ legaro alla scelta del mio nome. Devi sapere che ‘Shaoran’ è la forma giapponese del mio nome. In realtà Si dovrebbe pronunciare Xiao Lang”
“Xiao Lang??” disse Sakura, ripetendola per provare come risuonasse quella parola.
“Si, e significa appunto ‘giovane lupo’ ” aggiunse.
“Carino” disse Sakura.
“Già… D’altro canto, all’unico maschio del clan Li non puoi che mettere un nome virile!” scherzò Shaoran.
In effetti, oltre che ultimo erede di una potente famiglia di Hong Kong, l’ultimo mago di una stirpe di stregone che comprendeva anche il maestro Clow Reed, di certo non poteva avere un nome qualunque!
Continuò così il pomeriggio a casa di Shaoran, tra una risata e un tenero bacio. I due trascorsero il tempo a parlare del più e del meno. Nel soggiorno Wei, che nel tempo libero adorava leggere e acculturarsi, era appunto intento nella lettura di un libro, e da li sentiva le risate dei due ragazzi. Era molto contento che Shaoran si fosse risvegliato e avesse ripreso le forze: distingueva chiaramente la sua risata. Fino a quando non sentì la porta della sua stanza aprirsi. Sakura stava uscendo, e dietro di lei c’era Shaoran che l’accompagnava alla porta sostenuto dalla stampella. Wei se ne stupì: ‘Pensavo sarebbe passato del tempo prima che il signorino si potesse rialzare’. Ma Shaoran non sembrava sforzarsi, anzi. Aveva ripreso colorito e continuava a ridere con Sakura mentre l’accompagnava alla porta.
“Già se ne va, signorina?” li raggiunse Wei.
“Si, non vorrei si facesse troppo tardi”.
“Capisco… buon ritorno allora, signorina!”
“Grazie Wei”.
Il maggiordomo tornò in soggiorno, mentre Shaoran accompagnava Sakura alla porta. All’ingresso, prima di rimettersi le scarpe, Sakura salutò Shaoran:
“Ci vediamo… Passerò anche domani!”
“Grazie Sakura”
“Di niente, lupetto!” e gli diede un bacio sulla guancia.
Lui arrossì. “Grazie, ‘fiore di ciliegio’ ”. aggiunse lui.
‘Che dolce, sa cosa significa il mio nome!!!’ pensò Sakura.
Ed uscì. Shaoran, ancora un po’ stordito da quell’ultimo bacio, ritornò nella sua camera, ma durante il tragitto Wei lo richiamò:
“E’ vero, quando dicono che l’amore è la migliore medicina” disse, e gli sorrise. In un primo momento Shaoran non si rese conto del significato di quella frase, mi poi capì: era in piedi se pur con l’ausilio della stampella, e non avvertiva più dolore da nessuna parte, se non un fastidio più che comprensibile alla gamba. Allora sorrise e ritornò nella sua stanza, dove si coricò, pensando a un dolce fiore di ciliegio di sua conoscenza.
SONO TORNATA!!!! DOPO FORSE ANCHE UN ANNO, MI SONO RIMESSA A SCRIVERE IL 3 CAPITOLO!!
Finalmente…. Mi scuso con i quattro gatti che hanno letto la mia storia e l’hanno trovata interessante, e che io ho crudelmente tenuto col fiato sospeso. Purtroppo non ho avuto tempo, ma adesso sono decisa a continuare la storia, anche se forse in futuro non sarà poi granchè!
Le ideuzze diaboliche, nonostante il tempo sia passato, non le ho dimenticate, anzi spero di sbrigarmi a scrivere il seguito di questi primi capitoli, che (se tutto va bene!) sono solo l’inizio di ciò che voglio fare della storia della coppia che mi è rimasta nel cuoreJ
Mi metto subito a scrivere il prossimo capitolo, perciò… buona letturaJ
p.s. perdonate gli errori, ma ho scritto tutto d’un fiato e pure in fretta-.-…..
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Capitolo 4 *** Cp 4. ***
“Che
pioggia!” disse Sakura.
“Non
ti distrarre, Sakura. Sennò
non finiremo mai i compiti!” la richiamò Shaoran.
“Ma
non riesco a concentrarmi con
questa pioggia! Uff” ribadì lei.
“Devi,
sennò rimarrai indietro”
la corresse lui.
“Si
si…” E così Sakura si rimise
a fare gli esercizi.
La
matematica rimaneva la materia
che più odiava al mondo, ma farla con Shaoran, che era bravo
in materia e
soprattutto ben disposto ad aiutarla, era tutta un’ altra
cosa.
Da quando
Shaoran era guarito e
la sua gamba era tornata a funzionare normalmente, Sakura usava la
matematica
come scusa per stare insieme a lui e lo invitava a casa sua per farsi
spiegare
gli esercizi. Di questo, Toy e Kerochan non erano molto contenti,
mentre
Fujitaka, il padre di Sakura, lo trovava
un modo intelligente di stare con una persona a lei cara, senza perdere
tempo.
Meglio ancora se l’aiuto che le dava, serviva ad alzare la
sua media scolastica.
Così in quelle ultime settimane, Shaoran veniva nel
pomeriggio a casa di
Sakura, più spesso in prossimità del compito di
matematica.
Ma in quel
periodo erano numerosi
i giorni di pioggia, e la cosa la distraeva molto spesso.
“Sakura!”
la richiamò ancora una
volta.
“Che
c’è?? Sto facendo gli
esercizi!”
“Piantala
di guardare la
finestra!”
“Uff….
“ e gli fece una
linguaccia, al quale il cinese ricambiò. Seguitarono
però dei sorrisi.
Erano messi
sul tavolo da cucina,
mentre era ormai tardo pomeriggio.
Erano
solo loro due a casa, o per meglio dire solo loro tre: insieme a loro
c’era
infatti Kerochan che mangiava (tanto per cambiare) .
Shaoran era
sempre stato nella
media a scuola, ma almeno in matematica brillava. Perciò
svolgeva gli esercizi
assegnati in modo scorrevole e ordinato, al contrario di Sakura, che
spesso
dimenticava cifre o passaggi. Ma per fortuna, Shaoran
l’aiutava.
Toy, Yuki e
Fujitaka rientrarono
a casa.
“Buonasera,
ragazzi” fece l’uomo.
“Ciao
papà! Sei tornato presto!”
esclamò contenta Sakura.
“Buonasera
signore” salutò
educatamente Shaoran.
Ma neanche
il tempo di
oltrepassare la porta, Toy lanciò una occhiataccia di sfida
verso Shaoran. Allo
stesso tempo Kerochan, sembrò pietrificarsi tutto a un
tratto (e la cosa
divenne tragica quando si rese conto che doveva stare fermo mentre
accanto a
lui c’era una buona decina di biscotti ancora salva dalle sue
fameliche fauci).
“Io
vado ragazzi, buona
continuazione di compiti!” Fece Yuki uscendo.
“Ma,
come. Non rimane con noi?”
Chiese Sakura dispiaciuta che il ragazzo fosse uscito.
“No.
I suoi nonni tornano oggi
dall’ultimo viaggio che hanno fatto” rispose Toy.
“Capisco”.
Shaoran si accorse che
c’era rimasta un po’ male, ma ormai ci era
abituato: nonostante Sakura le
avesse dimostrato di volerle bene, nel cuore della ragazza rimaneva un
posticino speciale unicamente per Yuki che era più un
fratello ormai.
“Forza
Sakura, finiamo questi
compiti” la richiamò allora lui.
“Si!”
rispose lei.
Mentre i due
ragazzi completavano
i compiti, Toy era salito in camera a fare i suoi di compiti, mentre
Fujitaka
era in salotto che leggeva un giornale. Nonostante si fidasse di
Shaoran che
appariva un ragazzo serio e premuroso, lanciava sempre qualche occhiata
in
cucina, per vedere cosa facessero. E i due effettivamente dimostravano
di non
tradire la sua fiducia.
“Ma
no, Sakura! Che stai
combinando???” rimproverò Shaoran.
“Perché?
Che ho fatto?”.
Fujitaka,
che nel frattempo
cominciava a mettersi ai fornelli per la cena si girò verso
il tavolo sul quale
i ragazzi stavano studiando.
Shaoran si
era sporto verso la parte
opposta del tavolo allungandosi, per guardare meglio il quaderno di
Sakura.
“I
numeri negativi non si devono
sottrarre, ma addizionare!” Corresse lui indicando
l’errore.
“Ma… Perdonami, se
c’è il meno vuol dire che si
sottrae, no? Una delle poche certezze della matematica che
ho!”
“Ma
no…” e si batté un mano in
faccia.
Nel
frattempo l’uomo sorrise,
divertito da quei discorsi. Resosi conto che non era accaduto nulla di
grave, rivolse la
sua attenzione ai fornelli, ma
prima di cominciare…
“Shaoran”
lo chiamò.
Quello si
volse: “Si?”
“Che
ne dici di rimanere per
cena?”
Shaoran si
stupì. Non si
aspettava di essere invitato.
“Bravo
papà! Perché no?” continuò
Sakura.
“Ah
io…” cominciò a balbettare, mentre si risedeva
composto. La cosa lo
imbarazzava da morire: pensava sarebbe passato almeno un anno, prima.
Infondo
era come se lo mettevano sullo stesso piano di Yuki, che al contrario
di lui
frequentava la famiglia Kinomoto da più tempo e forse anche
con maggiore
frequenza.
“Non
so se è il caso…” tentò lui.
“Dai
non ti fare pregare!” fece
Sakura, che dall’altra parte del tavolo, gli sorrideva. Anche
Fujitaka sembrava
volere insistere affinché il ragazzo accettasse
l’invito.
“Siete
molto gentili, ma non
posso accettare. Wei mi aspetta, e non voglio lasciarlo solo”
confessò poi.
“Oh…”
Sakura si dispiacque
nuovamente. E anche suo padre. Questi era, infatti, a conoscenza della
storia
di Shaoran, e sapeva che il ragazzo era stato accompagnato in Giappone
dal suo
maggiordomo. E in effetti forse sarebbe stato più giusto
stare con lui.
“Non
ti preoccupare, Shaoran.
Sarà per un'altra volta” continuò a
sorridergli lui.
Shaoran
ricambiò: “Certo,
Signore!”
Suonarono
alla porta. “Chi può
essere a quest’ora…” e Fujitaka corse
alla porta.
Appena
l’aprì rimase alquanto
sorpreso: un uomo anziano, ma dal fisico ancora agile, di
indescrivibile
eleganza, gli appariva davanti.
A primo
colpo non capì:
“Buonasera…
serve qualcosa?”
“Questa
è casa Kinomoto?”Chiese
quello con modo e maniera.
“Si.
Mi dica, c’è qualcosa che
posso fare per lei?”
“E’
un piacere immenso
conoscerla. Io sono Wei Shang, maggiordomo della famiglia Li,
nonché tutore di
Shaoran. Immagino che lei sia il padre della signorina
Sakura”.
“Si!
Ora ho capito! Comunque ha
indovinato. Anche per me è un piacere conoscerla”
fece cordialmente lui, “ma
non stia alla porta! Ancora piove, non vorrà certo bagnarsi!
Si accomodi!”
“La
ringrazio per la sua immensa
cortesia, signor….”
“Fujitaka,
Kinomoto” e gli indicò
il salotto, dove si poté accomodare.
“Wei!”
lo chiamò Shaoran, che
dalla cucina aveva sentito la sua voce.
“Buonasera
Wei” salutò Sakura.
L’uomo
salutò entrambi e spiegò
al suo protetto che era tardi e che era venuto per portarlo a casa,
dato il
maltempo. Shaoran allora capì che si era fatto tardi (molto
tristemente!), ma
quando stava per salutare Sakura, il padre di quest’ultima
ebbe un lampo di
genio:
“Aspettate…
Perché non rimanete a
cena con noi?”l’invitò,
“Finalmente ho l’occasione di conoscere un membro
della
famiglia di Shaoran. Avevo chiesto al ragazzo se voleva restare a cena,
ma
molto premurosamente, il ragazzo mi ha detto che non voleva lasciarvi
solo” e
Shaoran arrossì, “Ma visto che siete anche voi
qui, perché non rimanete con
noi?”
Wei fu
colpito dalla richiesta
che quell’uomo, dallo sguardo gentile, gli aveva fatto.
“Non
vorremmo disturbare…” fece
imbarazzato Shaoran, intervenendo nel discorso.
“Non
c’è alcun disturbo! Farebbe
piacere anche a me avervi entrambi a cena” intervenne allora
Sakura.
I due cinesi
non sapevano che
rispondere. Si guardarono perplessi, ma alla fine.
“In
questo caso… Accettiamo il
vostro invito”.
“Evviva!”
“Perfetto!
Vado a chiamare mio
figlio Toy, così glielo presento”. E si
allontanò.
Sakura e Wei
si misero a parlare.
Lui la ringraziò e spiego che non era necessaria tanta
premura. Sakura invece
diceva che era un’ ottima occasione per stare tutti insieme.
L’unico
che si trovava veramente,
veramente, veramente, veramente a disagio, era Shaoran.
‘Oh
cavolo!!!! Oh cavolissimo! La
presentazione dei parenti è fin troppo anticipata per i miei
gusti!!!Sembra una
coalizione ! Ma solo
a me sembra
strano???’ pensava lo sventurato cinesino, che fino ad allora
aveva immaginato
il fatidico incontro tra un paio d’anni minimo. Per il povero
ragazzo era già
imbarazzante il solo andare a casa della sua amata, figurarsi una cena
in
famiglia!
Dopo che Fujitaka
tornò con un Toy alquanto
alterato, Sakura vide che Shaoran era rossissimo e gli venne incontro.
Si mise
alla sua sinistra e con aria maliziosa, le bisbigliò:
“C’è
qualcosa che non va?”
“No…
no… va tutto… benissimo”
seppe rispondere lui.
“Sicuuuuuuuuuuro?”
fece lei, e si
avvicinò ancora di più.
“Ma
a te è possibile che non
faccia impressione??” sputò fuori il rospo.
“No,
affatto. Anzi sono molo
contenta che rimaniate qui!” fece lei. La cosa la rendeva
esuberante, cosa
che Shaoran non
riusciva a spiegarsi.
“Ma
… non so… sembra che ci
dobbiamo sposare!!”
“Esagerato!
Che c’è di male se i
nostri familiari si conoscono!” rispose lei. Shaoran non
seppe rispondere. ‘C’è
qualcosa di strano… Non so cosa… Ma
c’è qualcosa di contorto, diamine!’
pensava
fra se.
In tutto
questo casotto però
abbiamo dimenticato un minuscolo, ghiotto, giallo particolare:
Kerochan. Il
poverino era rimasta paralizzato fin da quando Fujitaka e i ragazzi
erano
tornati. Dato che il padre di Sakura era poi andato in cucina, il
povero
guardiano si dovette arrendere alla sua sorte di peluche da compagnia,
sperando
almeno che Sakura si ricordasse di lui. Ma non fu così.
Perciò rimase immobile,
fino a quando Wei non bussò alla
porta.
Ma mentre
tutti erano in salotto,
Kerochan tentò di attirare l’attenzione di Sakura,
la quale finalmente si
ricordò dell’esistenza del suo piccolo amico.
Tornò in cucina, tirandosi dietro
Shaoran.
“Ma
dov’è andato il
mostriciattolo??” Chiese Toy, accorgendosi della sua assenza.
“Mah…
i ragazzi… erano qui, fino
a due minuti fa” notò Fujitaka.
‘Vuoi
vedere che sono andati a
imboscarsi???’ non poté far a meno di pensare il
ragazzo. Ma prima che questo potesse
uscire l’artiglieria pesante, Sakura uscì dalla
cucina con i libri di scuola, e
Shaoran dietro di lei l’accompagnava.
“Noi
saliamo a posare i libri.
Fra un po’ scendo a darvi una mano” fece Sakura.
Allora i due si allontanarono
e raggiunsero la camera di Sakura.
“SCIAGURATA!!!!
COME HAI POTUTO
DIMENTICARE IL BELLISSIMO KEROCHAN????”
s’imbufalì lo stesso.
“Perdonami,
non c’ ho fatto per
niente caso!” tentò di scusarsi Sakura.
“E’
inammissibile!! Credimi, ero
veramente tentato di trasformarmi nella mia vera forma e azzannare la
tua
cucina, dalla rabbia! Si può sapere come hai fatto a non
notarmi???”
“Ero
così concentrata sui compiti
che non mi sono accorta di te. Scusami!”
“Mmm”
ribolliva Kerochan, “Ti
perdono ad una sola condizione!”
“Cioè?”
“MI
DEVI PORTARE QUALCOSA DALLA
CENA!”
“Aaah,
sei un ingordo Kerochan!!”
Lo rimproverò Shaoran.
“Cerchi
grane cinese? Guarda che
ce l’ho anche con te!”
“Piantatela
voi due! Kerochan ti
porterò un po’ della cena a patto che tu stia qui
buono e senza far danno!”
Non potendo fare di più, il guardiano accettò.
Allora i due i ragazzi uscirono
dalla stanza per dirigersi sotto, ma prima di ciò, Shaoran
afferrò Sakura per
un polso.
“Shaoran
che c…” e la baciò
all’improvviso. Dopo essere arrossita un bel po’,
si lasciò andare rimase
immobile, mentre Shaoran le baciava teneramente la bocca con piccoli
schiocchi.
Quando si staccò, la guardò: bellissima e rossa
come un pomodoro.
“Bene”
sentenziò poi, “Ora
possiamo andare”. Discese le scale, mentre Sakura rimase
ancora impalata davanti
alla porta della sua stanza. Quando poi riprese i sensi, lo raggiunse.
***
Quella
serata passò
magnificamente, anche se all’inizio fu inevitabile il
ghiaccio. Infatti, mentre
Sakura e suo padre preparavano la cena, Toy, Wei e
Shaoran rimasero in salotto ad aspettare. Il
maggiordomo e Toy riuscivano a parlare, ma Shaoran non aprì
bocca. Toy e
Shaoran non si potevano proprio sopportare! Ma quando la cena fu
pronta, la
situazione cambiò: si fece più allegra, come se
si fosse trattato di una festa.
Wei e Fujitaka parlavano dei due ragazzi, in particolare Wei raccontava
di
Shaoran, in modo da farlo conoscere meglio al giapponese. Parlarono dei
loro
Paesi, di film, di cucina… insomma: di tutto e di
più! Non mancarono neanche le
risate, e persino Toy che era costretto a cenare col suo nemico, si
divertiva e
partecipava con animo ai discorsi. Sakura era felicissima: Shaoran,
seduto di
fronte a lei, gustava con appetito la cena che la ragazza aveva
preparato, ma
soprattutto, non era più imbarazzato, anzi, rideva di gusto.
Sakura sorrideva.
Era bello vedere la sua famiglia così felice e con una
persona a lei molto
cara. Si sentiva rincuorata.
***
“Adesso
sarà meglio andare…”
disse Wei, notando l’ora tarda all’orologio.
“Perché
non vi trattenete ancora
un po’??Domani non c’è
scuola!” propose Sakura.
“La
ringrazio signorina Sakura,
per la sua cortesia. E ringrazio anche voi, ma purtroppo è
molto tardi”. Fece
lui dispiaciuto. In effetti la serata era passata così in
fretta che nessuno si
era accorto del tempo che passava inesorabile.
“Wei
ha ragione. Si è fatto
tardi. Ma grazie di tutto” fece Shaoran, e porse un inchino
alle persone che lo
invitarono.
“Be’…
allora non vi tratteniamo!
Spero che ricapiti un'altra occasione per stare tutti
insieme” si augurò
Fujitaka porgendo la mano a Wei.
“Non
mancherà di certo” assicurò.
Così
i due cinesi si prepararono
ad uscire. Ma aperta la porta d’ingresso, tutti si accorsero
che il tempo era
nettamente peggiorato: pioveva moltissimo, e in più il vento
era fortissimo.
Con le discussioni e le fragorose risate che c’erano state
all’interno, nessuno
si era accorto del maltempo che c’era fuori.
“Aspetti
qui signorino, vado ad
avvicinare la macchina” e corse via.
“Aspetti
vengo anche io!” E Toy
lo raggiunse.
“Che
brutto tempo però… proprio
non ci voleva a rovinare questa serata!” disse Sakura.
Anche
Fujitaka e Shaoran
pensavano la medesima cosa.
Dopo un
po’, Toy e Wei tornarono
a casa, ma senza macchina.
“Si
è scoppiata una ruota” disse
Wei.
“Che
sfortuna!” osservò Sakura;
tutti rientrarono in casa, per decidere il da farsi, a riparo dalla
pioggia.
“Vi
posso accompagnare con la mia
macchina” propose Fujitaka, ma Toy gli ricordò che
l’aveva lasciata al
meccanico. Di certo, Shaoran e Wei non potevano tornare a piedi: quel
tempo era
veramente impossibile!
“Be’…
a questo punto… non ci
rimane molta scelta” fece poi Fujitaka, “Se lo
desiderate potete rimanere qui
stanotte” l’ invitò cortesemente.
I due cinesi
si guardarono: ma
mentre uno ringraziava per la cortese offerta, l’altro
diventava viola!
‘CHEEEEE???? IO A CASA DI SAKURA???
NON
SE NE PARLA!’ pensò tra se il ragazzo.
Bisogna osservare che non era la prima volta che Shaoran
restava per la
notte in quella casa, ma la prima volta fu con le fattezze di Kerochan,
piccolo, indiscreto, e soprattutto non visto dai familiari della
ragazza. Ora
gli veniva proposto di dormire sotto lo stesso tetto della sua amata,
insieme a
tutta la famiglia. ‘Aiuto…!’
pregò il ragazzo.
Wei
però non sapeva trovare
un’altra soluzione: il loro appartamento era piuttosto
lontano, e anche se
avevano un ombrello, di certo non
potevano tentare di tornare a casa a piedi. Ma prima che
l’uomo potesse
accettare, Fujitaka lo precedette:
“Allora
è deciso: vado a
prendervi dei futon! Toy aiutami, per favore”
“Si
papà” e i due si
allontanarono.
“Aspetti,
si…” tentò di fermarlo
Wei, che comunque non voleva disturbare ulteriormente la famiglia
giapponese. Ma
Sakura, che era rimasta, lo rassicurò:
“Non
si preoccupì, Wei. Per noi è
un gran piacere averla qui! Non faccia complimenti e si comporti come
se fosse
a casa sua”. La ragazza aveva disegnato sul viso un sorriso
calmo, sereno.
Guardandolo, l’uomo anziano si sentì
più tranquillo. La fissò per un po’ e
sentì come un forte calore nel petto. Quella ragazza
così dolce regalava tanto
con un piccolo sorriso. ‘Capisco perché il
signorino se ne è innamorato’ pensò,
‘è così dolce che metterebbe chiunque
di buon umore’. Perciò sorrise anche lui
alla ragazza.
‘NONONONONONONO!!!
MA SONO TUTTI
IMPAZZITI????? MI VERGOGNO DA MORIRE A DORMIRE QUA!!!’
pensava nel
frattempo Shaoran,
mentre Wei e Fujitaka
sistemavano i futon nel salotto. Era paralizzato dalla paura, non
riusciva a
muoversi. I due uomini sembravano amici di vecchia data, e si aiutavano
fra di
loro, mentre Sakura portava loro i cuscini. ‘NOOOOO!!
Accidenti! Non si può!!
Ma perché tutte a me??’ si commiserava tra se.
“Tieni!”
fece Toy, buttandogli
dei vestiti sulla testa non proprio delicatamente.
“E’ un mio vecchio pigiama.
Vedi di non farci la pipì addosso!”
“Non
mi faccio la pipì addosso,
tranquillo!!” ringhiò lui. E Sakura da un angolo
ridacchiò.
Toy si
avvicinò a Wei e porse
anche a lui un pigiama, in modo da potersi cambiare. I due cinesi
allora si
cambiarono in un'altra stanza, ma quando tornarono nel salotto, Shaoran
notò
una cosa strana: c’erano tre futon. ‘Ma siamo due,
perché…’ si domandava il
ragazzo.
“Mio
padre dorme qui sotto con
voi, così se c’è bisogno vi aiuta
lui” disse Sakura che sembrò leggergli il
quesito negli occhi, sorprendendolo un po’.
“Ah…
capisco. Tuo padre è molto
gentile” fece lui.
“Ti
sta bene il pigiama di mio
fratello” aggiunse poi lei, “forse è un
po’ grande, però”.
“No,
no. Tranquilla va
benissimo!” la fermò, imbarazzatissimo.
“Ah…
ok”gli sorrise, “Vado a
cambiarmi anche io!” e la ragazza corse via. Shaoran si
sedette sul divano,
mentre Wei, sistemava i loro vestiti. Anche Toy e Fujitaka si stavano
cambiando.
Shaoran era
stanco, aveva
studiato con Sakura tutto il pomeriggio. Si guardò un
po’ intorno, studiando i
particolari della casa. E accanto a lui notò un comodino,
sul quale si
trovavano una lampada e una cornice, con una foto dentro. Shaoran
sgranò gli
occhi per capire chi vi fosse ritratto: vedeva una giovane donna, dal
viso angelico
e la carnagione chiara. Aveva dei lunghi capelli scuri e mossi, era
dotata di
una eleganza innata. Portava con estrema femminilità uno
sgargiante abito
azzurro, che ne metteva in risalto il fisico perfetto. Gli sembrava una
di
quelle modelle che vedeva spesso in televisione. Ma
poi si accorse di un particolare: Dei grandi
occhi verdi. Dolci, dolcissimi, ma soprattutto familiari.
‘Che sia sua m…’
“Il
signor Kinomoto è stato molto
gentile, vero?” disse tutto a un tratto Wei.
“Già…”
rispose Shaoran, un po’
distratto.
“E
anche i suoi figli non sono
stati da meno” aggiunse.
“E’
vero. Ci hanno ricoperti di
premure. In futuro dovremo sdebitarci!” disse Shaoran.
“Bene!”
Si aggiunse poi Fujitaka
con dietro i suoi figli, “Penso sia ora di andare a
letto” propose.
“Sono
d’accordo” continuò Wei e
dopo averlo ringraziato ancora una volta della sua cortesia, finalmente
tutti
si ritirarono. Ma prima…
“Sakura…”
“Si?
Dimmi” fece lei.
“Mi
puoi dire dov’è il bagno?”
chiese Shaoran.
“Certo
seguimi” e lo prese per
mano.
La
situazione per il povero
ragazzo era sicuramente migliorata, ma ancora continuava a sentirsi
imbarazzato. La cosa che più lo faceva sentire a disagio era
di stare insieme a
lei, entrambi in pigiama come se fossero legati da un rapporto
d’amicizia che
c’era sempre stato, quasi come parenti. Un rapporto che
Shaoran aveva avuto
solo con Meiling. Un rapporto perciò intimo e familiare, che
non aveva nulla a
che fare col sentimento innocente che Shaoran provava per Sakura. Ma al
contrario di lui, la ragazza non era per nulla imbarazzata, anzi,
sentiva di
averlo più vicino che mai e questo la rendeva euforica.
“Ecco”
indicò alla fine Sakura,
davanti alla porta.
“Ti
ringrazio” fece lui.
“Di
nulla” sorrise lei.
“…
Di tutto, Sakura. Grazie”
sorrise anche lui. Sakura allora arrossì.
“E’…
E’ stato un piacere Shaoran”
disse poi.
Allora lui,
preso dalla magia del
momento, le prese dolcemente il viso e gli diede un bacio sulla
guancia. Un
lungo bacio.
“B-buonanotte”
spiccicò poi.
“Anche
a te” fece lei
imbambolata. Lui allora entrò nel bagno e lei si vide
chiudere la porta. Sakura
rimase ancora un po’ davanti alla porta, con lo sguardo un
po’ perso nel vuoto.
Quel bacio dolce e allo stesso tempo, profondo, la stava portando a
sognare, a
volare in mondi assurdi, colorati, pieni di unicorni e di angioletti
che
cantavano inni all’amore, dove i fiori assumevano la forma di
cuori, e le
farfalle er…
Pssssssssssssssssssssssssssssst…
Si
sentì provenire dal bagno e
Sakura, risvegliata da quel suono melodioso, ma non troppo,
arrossì di colpo e
scappò nella sua stanza, morta di vergogna. Chiusasi nella
sua stanza, si
sedette sul letto. E dopo qualche minuto di imbarazzo,
ritornò ad arrossire per
il bacio che sentiva ancora stampato sulla guancia. Ci
appoggiò una mano, come
a prenderlo, come a sentirci ancora una traccia di Shaoran. Si
girò e vide
Kerochan. Vedeva che parlava, ma appunto vedeva soltanto. Non sentiva i
discorsi che quel peluche le faceva, che assomigliavano più
a dei rimproveri
riferiti all’incidente di prima. Sakura riusciva solo a
pensare a Shaoran, e
adesso cominciava ad imbarazzarsi un po’ anche lei, nel
sapere che dormiva di
sotto. Ma nonostante questo, prese il Suo peluche scuro, il piccolo
Shaoran, e
lo mise a letto con se. Spense le luci, e riuscì finalmente
a dire almeno un
“buonanotte”, dal tono alquanto trasognato, al
povero Kerochan, che vedendo la
ragazza troppo distratta per ascoltare i suoi improperi,
rinunciò e si mise
anche lui a letto. Allora Sakura si rintanò nel suo letto, e
dopo aver dato un bacio
al piccolo Shaoran, si addormentò.
La pioggia
incessante continuava,
e in più si erano aggiunti anche i tuoni. Si sentiva il
vento battere sulle
finestre creando rumori e spifferi. Per questo Shaoran, non riusciva a
prendere
sonno. Si muoveva in continuazione ma allo stesso tempo tentava di far
piano,
per non svegliare i due uomini ch dormivano accanto a lui. Si trovava
al
centro, e non potendone più del fastidio degli spifferi, si
mise a pancia sotto
e appoggiò il mento sulle braccia conserte.
‘Uff… e adesso’ pensò
seccamente.
Girovagò ancora un po’ il suo sguardo, come a
cercare qualche intrattenimento
silenzioso, ma alla fine il suo sguardo si posò nuovamente
su quella foto, messa
sul comodino. Era convinto che quella donna fosse dotata di una
bellezza unica.
Era rapito da quell’immagine, dalla vitalità che
la giovane riusciva a
sprigionare nonostante fosse coperta da una sottile lastra di vetro,
facente
parte della cornice. Era bella, si. Molto bella. Ma la cosa che
più lo
colpiva era quella
somiglianza, quei
lineamenti, quegli occhi che aveva in comune con la sua Sakura. Si
somigliavano
le due, nonostante i colori non fossero gli stessi.
Quell’eleganza che Shaoran
riusciva a cogliere era molto simile a quella di Sakura. Shaoran era
fermamente
convinto dell’eleganza di Sakura, e della sua
femminilità, nonostante fosse un
tipo sportivo. E sentiva che quel modo di essere era molto simile a
quella
donna.
“Ti
piace?” sentì a una tratto.
Shaoran si spaventò, ma poi si accorse che accanto a lui,
Fujitaka era sveglio
ed era stato lui a porgli quella domanda. Lo guardava sorridendo:
doveva aver
capito che il ragazzo era rimasto affascinato, da quella foto.
“Si…
è una donna…. Molto bella”
balbettò un po’. “Si tratta di sua
moglie?” azzardò a chiedere.
“Si,
hai indovinato”
“Assomiglia
molto a…”
“A
Sakura, vero?” gli rubò dalla
bocca. E l’altro:
“Si…
si”
“E’
vero le somiglia molto. Non
solo fisicamente ma anche nel carattere e nella gestualità.
Non so se lo sai,
ma Sakura era molto piccola quando purtroppo è scomparsa,
perciò non credo che
abbia una conoscenza approfondita del suo modo di muoversi, delle
abitudini. Io
però mi sono accorto che col tempo le somiglia sempre di
più, anche nel solo
movimento delle mani, per esempio”. Shaoran
ricordò:
“Sakura
in effetti muove sempre
le mani per spiegare quel che deve dire”.
“Anche
mia moglie lo faceva. Tu…
conosci molto bene Sakura, vero?”
“Cosa??”
arrossì Shaoran, che si
accorse di essere stato fin troppo confidenziale con l’uomo.
“Ma
si… Una persona nota sempre i
particolari della persona alla quale tiene. E’ una cosa
naturale” spezzò lui.
“Si…
credo che abbia ragione”
disse poi Shaoran.
Stettero un
po’ in silenzio. Poi:
“Non
è che l’ho svegliata io?”
chiese Shaoran, ricordando di essersi mosso parecchio quella sera.
“No
no, tranquillo. Solo che con
il baccano che fa il vento mi riesce difficile dormire”
spiegò l’altro.
“Capisco”.
“Shaoran…”
“Si?”
“Posso
chiederti una cosa?”
“C-certo!”
rispose il ragazzo,
cominciando a temere il peggio.
“La
storia con mia figlia…. (
sempre se non sono indiscreto, ma
non lo sono perché è mia figlia!)…Da
quanto dura?” chiese.
‘oh
mamma e adesso che gli dico?’
pensò il disgraziato. Ma, nonostante parlasse con quello che
si potrebbe
definire , non si sentiva molto a disagio.
Fujitaka era un uomo
con la quale si poteva parlare di tutto, e il tono con la quale gli
aveva
chiesto quella curiosità, non suscitava agitazione o
imbarazzo nel ragazzo, ma
anzi sicurezza, per quel uomo con cui pareva si potesse parlare di
tutto.
“Be’…”cominciò
“in realtà non da
molto. Seriamente da due mesi circa”.
“No
no, quando è cominciata lo so.
Volevo dire, quando avete cominciato a frequentarvi, a diventare
amici…
racconta!” fece lui incuriosito, come si trattasse di un suo
coetaneo.
“
Ah… ecco. Non lo so… Direi che
siamo diventati amici dopo un po’, da quando l’ho
conosciuta. E fin dall’inizio
della nostra amicizia… ecco… avvertivo che non
era tanto amicizia per me!”
sorrise imbarazzato.
“Capisco…”
sorrise ance lui, “ ma
prima non andavate d’accordo?”
“
Be’ no… ad essere sincero
l’avevo in antipatia”, ‘ad essere sincero
eravamo in competizione’ pensò tra
sé.
“Ma
se non sbaglio… Tempo fa, io
tenni una lezione di egittologia nella scuola di Sakura, e ricordo un
ragazzo,
appassionato in materia, che però non riusciva a mandar
giù il fatto che fossi
suo padre… Non è che…”
“Si,
ero io” confermò Shaoran, ricordandosi
di quell’episodio.
“Ecco,
lo avevo immaginato!!
Ricordo che tu venisti da me a congratularti per la lezione che aveva
tenuto e
mi facesti un sacco di domande sull’argomento. Ricordo anche
che pure tu sapevi
molte cose…”notò poi.
“Si
è vero. Mi interessa
l’archeologia” confessò poi.
“E’
raro trovare un ragazzo con
questo interesse” disse Fujitaka.
“Già.
E’ stato mio padre che mi
ha fatto interessare a questa materia”.
“Davvero?”
“Si.
Una volta, trovai vicino a
un fiume dei sassi molto particolari, la cui forma ricordava delle
conchiglie.
Ne presi un paio e le portai a mio padre. Lui mi disse che erano dei
fossili.
Mi spiegò che molto probabilmente il luogo dove li avevo
trovati prima era
sommerso dal mare. Io ne rimasi colpito; e mio padre lo
capì. Allora mi portò a
prendere altri fossili e li portammo a
casa nostra. Da quel giorno mi aiutò a
studiarli di più e a saperne
altre cose. E la cosa mi affascinava sempre di più.
Soprattutto mi stupiva il
fatto che quei fossili prima erano completamente diversi da
ciò sembravano. E
nonostante mio padre non ne fosse interessato mi stette vicino, e lesse
insieme
a me, tanti libri sul argomento”.
Si
fermò. Poi:
“Dopo
che è morto, ho continuato
a studiare da solo, anche se era difficile,
dato che ero molto piccolo. Eppure continuavo. Per
lui”, si fece triste,
i suoi occhi diventarono lucidi, ma continuò “ il
mio interesse però non si
fermò solo ai fossili, ma anche ad altri tipi di resti
archeologici. Oltre
all’Egitto, infatti, ho studiato per esempio le prime
città nate nel mondo (che
sono in Turchia!) “ precisò, “E anche..
la storia di altri Paesi… Ad essere
sincero, negli ultimi tempi non mi sono interessato più di
tanto. Ma ricordo
che per molto tempo ho condotto studi autodidattici
sull’argomento con grande
interesse…”. Per Shaoran, quel discorso non era
più collegato a un dialogo che
stava intrattenendo con l’uomo accanto a se. Ormai era
diventato una specie di
monologo, una commemorazione.
“Tuo
padre è mancato molto tempo
fa?” chiese Fujitaka.
“Si.
Avevo cinque anni”.
“Non
sapevo..” fece dispiaciuto.
“Non
si preoccupi”, fece
serenamente lui, “ormai è passato molto tempo.
E’ poi c’è Wei con me, che non
mi fa mai sentire la sua mancanza”.
“Wei…
gli sei molto affezionato,
vero?”
“Si….
Lui mi è sempre vicino da
quando mio padre è mancato. Non sento troppo la su mancanza,
quando sto con
lui, anche perché è molto premuroso con me. Si
preoccupa per ogni stupidaggine
che mi fa stare male”.
“Come
per il tuo incidente?”
“Come
fa..?” Sakura gliene aveva
parlato.
“Me
lo ha detto mia figlia. Ti
disturba che lo sappia?”
“No,
no. Non è quello. Solo non
mi aspettavo che lo sapeste”.
“Le
ho chiesto spiegazioni perché
la scusa de “La caduta dalle scale” non era
convincente”.
“Ha
ragione” calcolò lui, “ ma
non mi sembrava il caso. Ho pensato che invece la scusa
“Incidente stradale”
avrebbe sparso un panico inutile”.
“Si
è trattato di un brutto
incidente?”
Rammentò
che a Sakura non aveva
raccontato pressoché nulla di quel fatto, per non provocare
una conseguente
reazione di commiserazione ‘Alla Sakura’.
“Un
po’ si…”
“Quanto
sei rimasto in ospedale?”
“Poco
più di un mese”.
“Dio!
E cosa hai riportato??”
“In
realtà erano tutte
escoriazioni più pesanti, che non sarebbero potute guarire
da sole, e quindi mi
hanno messo i punti. Niente però in confronto alla
gamba”.
“Come
mai?”
“La
macchina mi ha pressato il
ginocchio e ha spezzato alcuni legamenti… mentre ero
cosciente” aggiunse
infine. “ Quindi sono rimasto ricoverato essenzialmente per
le operazioni alla
gamba e per fare terapia”.
“Terribile…
Una brutta
avventura”.
“Già.
Ma sono contento di esserne
uscito!” sorrise poi soddisfatto.
Fujitaka lo
guardò un po’ di
sottecchi. ‘Questo ragazzo è in gamba’.
“Però…”
“Si?”
“Ecco…
potrebbe evitare… di
parlarne a Sakura? Non voglio che sappia questi dettagli”
aggiunse poi
timidamente.
“Stai
tranquillo non dirò nulla!”
promise lui.
Shaoran si
sentì decisamente più
a suo agio. Fujitaka non sembrava più essere il padre di
Sakura, ma un altro
uomo, distante anni luce da lei, con la quale aveva fatto amicizia per
caso. Il
suo tono pacato e le sue domande, seppur un po’ indiscrete,
ma poste con
innocente curiosità, non suscitavano imbarazzo, ma
tranquillità e voglia di cancellare
i suoi dubbi.
Continuarono
a parlare, per
un’altra ora, forse due. Parlarono del più e del
meno, di archeologia, della
Cina della Famiglia di Shaoran. Insomma gli argomenti non mancarono, e
parlando, Shaoran si faceva più intraprendente, mentre
l’uomo apprezzava il
ragazzo per la sua loquacità (che non aveva mai notato prima
poter essere così
prorompente) e la sua intelligenza. E ancora per il suo buon cuore.
Leggeva,
infatti, nei suoi occhi la cura e l’affetto nei confronti di
chi amava e che
era disposto a regalare, e fu colpito dalla sensazione che anche Sakura
fosse
stata attratta da questo suo essere affettuoso. ‘E’
in buone mani’.
“…In
effetti i resti archeologici
che ci sono a Giza non ci danno molte informazioni sulla sua storia.
Però, a
mio parere, bisogna apprezzarne molto le decorazioni e i geroglifici
rimasti,
forse i più belli di tutto il mondo!” disse tutto
eccitato Fujitaka, “Non
credi?” chiese poi. Ma notò che il suo piccolo
amico aveva abbandonato il
discorso già da tempo e che ora dormiva serenamente accanto
lui. Sorrise e si
accucciò per bene anche lui, osservandolo ancora.
Pensò
che assomigliava tanto a se
stesso da giovane. Forse dire che la storia d’amore con
Sakura ricordava la sua
con l’amata moglie era un po’ banale: in
realtà lui rivedeva in Shaoran la sua
curiosità e voglia di sapere. ‘Come fa a stare
antipatico a Toy?? E’ così
dolce!” pensò. L’osservò
ancora e sperò che Sakura non si allontanasse mai da
lui in futuro, perché sarebbe stato difficilissimo trovare
un ragazzo simile.
“Ehi…”
“Mmm…”
“Shaoran…”
“Mmmj…”
“Svegliati
Shaoran” gli dondolava
dolcemente la spalla. “Svegliati pigrone!”
“Mmm…
eh?” aprì finalmente gli
occhi. E con grande ma piacevole sorpresa trovò la su amata
accanto a lui, che
gli sorrideva amabilmente.
“…
Sakura… Che bello che sei
qui…” proferì senza aver collegato la
testa alla bocca. E lei arrossì.
“Ehm…
Ecco io… M-mio padre sta
preparando la colazione e stai dormendo solo tu”disse
più fredda.
“Cosa?
Ah già, che sono da te…”
collegò poi, e si sedette vicino a lei. Sakura gli si mise
di fronte.
“Hai
dormito bene?”
“Si
grazie” sorrise. “ Ho avuto
un po’ di difficoltà ad addormentarmi per la
tempesta che c’era fuori”.
“Ora
ha smesso e c’è il sole”
assicurò lei. Un attimo di pausa. Poi:
“
So che stanotte hai parlato
piacevolmente con mio padre” fece lei con aria furbetta, ma
soprattutto curiosa.
“Ah”
si sentì colpito e arrossì,
“Già. Te lo ha detto lui?”
“No”.
Lui se ne stupì.
“Stanotte
sono scesa sotto per
andare in cucina a bere un po’ d’acqua e vi ho
visto parlare. Sembravate
entrambi presi dalla discussione”.
“E
hai sentito cosa abbiamo
detto?”
“No,
parlavate troppo piano e non
vi sentito. Perché? Parlavate di cose
compromettenti?” sorrise.
“No
no tutt’altro. Abbiamo
parlato soprattutto del suo lavoro”. Un'altra pausa.
“E di te…”
“Di
me??” fece allarmata.
“Già”
aggiunse lui, con un tono
di sfida.
“E
che ti ha detto mio padre?”
“Ah,
non te lo posso! Sono cose
segrete!” sentenziò lui.
“Ma
come, non riguardano me??”
“Si,
ma ci siamo promessi di non
dire nulla!”
“Non
dire stupidaggini, piuttosto
e dimmi che ti ha detto mio padre!!” si arrabbiò.
“No!
Dovrai passare sul mio
cadavere!” continuò lui.
“Parla
o ti levo il respiro
definitivamente” e gli mise le mani al collo, giocando
ovviamente e
partecipando alla battaglia alla quale Shaoran aveva dato inizio.
“Mai!
Non si tradiscono gli accordi!”
continuava ancora, con la gola stretta tra le mani di Sakura, ormai
sdraiato.
“Non
ti decidi? Bene ora ti
convinco io!” mollò la presa per prendere un
cuscino e glielo sbatté in faccia.
Lui rimase un po’ frastornato dal colpo, ma appena riprese i
sensi prese anche
lui un cuscino e la colpì. Cominciarono a sbattersi i
cuscini in faccia, come
bambini. Fino a che Shaoran, posò il suo e strinse Sakura,
frenando l’istinto
omicida appena sorto nel suo cuoricino. La baciò in fronte.
“NOOOOOOOOOOO”
cercò di divincolarsi,
“Dimmi che vi siete dettiiiii!!”
“No!
Preferisco baciarti” E gli
schioccò un altro bacio, stavolta in bocca. E per
più tempo. Ma subito dopo
scappò da lei, la quale lo rincorse per tutta la stanza.
“Mostriciattoli,
è pronta la
colazione!” disse alla fine Toy, non riuscendo a sopportare
un simile
comportamento. I due si guardarono complici e si sorrisero. Si
diressero quindi
in cucina, per fare colazione.
4 capitolo
concluso!:) Dite
OOOOOOOOOOOOOOH!! Vi
prego di perdonarmi
ancora se vi ho fatto aspettare, ma la scuola non mi da tregua e ho
dovuto
aspettare le vacanze ( e confesso, anche una botta di buona
volontà!) per
completare questo capitolo. Ringrazio le
povere ragazze che hanno avuto la disgrazia di imbattersi in questi
miei
spargimenti di miele gratuiti, e in particolare
paperella96
la cui
recensione oltre che commuovere, mi ha un po’ impaurita:
vabbè one-sama, ma
budda mi sento presa da troppe
responsabilità…ù.ù…XDXD
In
ogni caso… HO FINITO STO CAPITOLO!!!!!!!!!! Nella
speranza che non mi
rapiscano gli
alieni, continuerò questa storia, quindi… alla
prossimaJ
ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
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