Dalla caduta di un angelo

di Anime fanatic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cp 1 ***
Capitolo 2: *** Cp .2 ***
Capitolo 3: *** Cp. 3 ***
Capitolo 4: *** Cp 4. ***



Capitolo 1
*** Cp 1 ***


Si era buttata. Non era riuscita a vedere niente, non si rendeva neanche conto di quello che stava facendo. Sapeva solo di averlo aspettato per tanto tempo. Troppo. E adesso che finalmente se lo ritrovava d’ avanti, con un piccolo sorriso d’assenso sulle labbra, sentì il cuore aumentare i battiti, accelerati senza ritegno. Le sue lacrime asciugarsi con quella poca luce di alba nuova, sorta alle loro spalle. Le sue gambe indietreggiare, per prendere la rincorsa. Non aveva neanche capito quello che Shaoran le diceva: “Ti prego, non farlo Sakura! Hai appena recuperato i tuoi poteri!”.No, per lei era solo un leggero brusio, al quale aveva risposto con un urlo di gioia: “ Aspettami! Sto arrivando!”. Si era buttata così, tenuta su dalle ali del suo amore per Shaoran. E lui allora, non potendo fare di più, allargò le braccia, aspettandola arrivare, un po’ preoccupato, ma felice anche lui di ritrovarsela così caduta dal cielo, come un angelo.

 

Lo raggiunse, anche se è meglio dire si schiantò. Infatti Sakura arrivò poco più in su delle spalle di Shaoran, in modo da arrivare a fare anche una capriola, tirandosi il povero cinese e facendo cadere anche lui. Dopo un po’ di trambusto, cercarono di fare mente locale. Sakura cominciò a guardarsi un po’ intorno e si rese conto di essere sopra Shaoran, con la testa appoggiata al suo cuore, che sentiva chiaramente battere velocemente. Lui infatti ancora stordito, si massaggiava la testa, dolorante per la caduta. Sakura si spostò immediatamente da lui, imbarazzata, ma non si alzò. Rimase rannicchiata accanto a lui, addolorata.

 

“Shaoran, stai bene?”. Allora riaprì gli occhi. La vide, davanti a se con i suoi grandi occhi verdi ancora gonfi del pianto precedente. Non le rispose. Non sapeva cosa dirle. Seppe solo sorriderle. Un piccolo sorriso, che subito dopo venne ricambiato. Erano faccia a faccia, finalmente. Imbarazzati, si fissarono per un pezzo, I loro sguardi erano concentrati. Non c’erano parole da dire.

Avevano gli occhi seri, non sorridevano più, ma perché erano emozionati. Shaoran, ovviamente era rosso come un pomodoro. Non le era mai stato così vicino. Lo stesso valeva per Sakura. Sentiva il suo cuore scoppiare, il respiro affannato di lui, ancora sdraiato per terra. Chiuse gli occhi, e si lasciò guidare dalle sue emozioni. Si avvicinò al suo viso, lentamente. Lui capì cosa stava per succedere, e si sentì bollire il viso. Allora chiuse anche lui gli occhi. Chiuse la bocca, per non farle sentire il suo respiro agitato, e per non farle capire di essere nervoso. E l’impatto arrivò. Si baciarono. Un bacio dolce, arrangiato. Uno di quelli che fanno parte della categoria ‘per la prima volta’ e perciò si è inesperti. Come sulla bicicletta. La prima volta si cade sempre. La differenza era che su quella bicicletta, erano in due che correvano in piena discesa, verso una meta ancora indecisa. Una meta  che però avrebbero raggiunto insieme. Pieni d’amore.

Perciò non era un bacio complicato, agitato, Assolutamente no. Era calmo, goduto fino in fondo, come a far pensare ‘noi ci baciamo perché ci amiamo, non abbiamo bisogno di grandi movimenti per farlo capire!’. O forse era così semplice solo perché per entrambi era il primo, e quindi non sapevano bene come muoversi.

 

Shaoran cercava di mettersi in una posizione più comoda, ma era difficile. Sentiva la stanchezza di prima appesantirgli la schiena, fino a sentire la gamba soffrirne. Ma non disse nulla, ne fece qualcosa che facesse intuire il suo dolore fisico. Il suo universo era concentrato, ora, su di una piccola stella dagli occhi verdi, con cui aveva avuto un piacevolissimo impatto. Sudava, respirava affannosamente, era agitato, nervoso. Ma più rimanevano stretti fra loro, più l’esperienza si faceva avanti, più entrambi si lasciavano trasportare dal cuore, dall’istinto umano, senza bisogno di un qualche intervento magico. E sapevano come destreggiarsi, come far sentire l’altro a suo agio, più sicuro fra di sé. Sakura era diventata più intraprendente. Gli accarezzava le gocce di sudore sulle guancie arrossate, sfiorandolo appena. Per lunghi istanti, senza mai fermarsi. Accanto a lui. Come aveva sognato più volte. Le loro mani erano intrecciate, come un nodo da marinaio. Gli odori e i respiri erano mescolati. I cuori ormai avevano perso il controllo, ma ormai non ci facevano più caso…

***

Si guardarono in giro spaesate. Capirono di aver perso i sensi, ma non ricordavano come. “Stai bene Meiling?”, “Si, credo di si… Ma cosa diavolo è successo?”. Tomoyo non le seppe rispondere. Vedeva attorno altre persone che riprendevano i sensi, spaesate come loro.

“Sakura!” e le tornò tutto in mente: la carta, la gente che scompariva, il completino rosa di Sakura (ovviamente!), Yue e Kerochan… Si girò e vide alle sue spalle il sole risplendere. Sorrise. Senza una spiegazione vera e propria, sentì le labbra prendere la forma di un leggero sorriso. In qualche modo sentiva che era andato tutto per il meglio. Quella luce improvvisa e fuori orario, le dava sicurezza, intuendo che l’amica fosse al sicuro e che il pericolo fosse scampato. “Tomoyo… Sei ancora qui?” la richiamò Meiling. “ Si, si…” le rispose lei. “ Dobbiamo cercare Sakura e gli altri: la gente comincia a chiedersi perché è giorno!”. In effetti, le persone che avevano ripreso conoscenza e non, si guardavano intorno e si chiedevano perché ci fosse il sole, se poco prima era sera.

“ Hai ragione, ma dove possono essere?”

“Sono nel Parco dei Divertimenti!” disse una vocina.

“ Kerochan stai bene? Dove Yue?” chiese preoccupata Tomoyo.

“Sta bene, è tornato ad essere Yuki” disse il guardiano ritornato alle dimensioni abituali; “ L’unica cosa che ricordo, è che ci eravamo diretti lì perché avevamo sentito la presenza della carta di Clow”

“E dopo? Cosa è successo?” lo interruppe Meiling.

“ Non lo so, non ricordo…” fece dispiaciuto lui.

Abbassarono lo sguardo, temendo il peggio. Meiling scosse la testa: “ Andiamoli a cercare, cosa aspettiamo?” e gli altri due annuirono. Si misero a correre verso il parco.

Arrivati ai piedi dell’orologio che lo sovrastava, Kerochan sentì chiaramente una grande energia, probabilmente di una carta di Clow. “Saliamo in cima” disse. E così fecero.

***

Erano ancora immersi nel loro amore appena sbocciato. Quel bacio sembrava non finire mai, e forse sarebbe stato meglio così. Si, nutrirsi di amore per tutta la vita, vivere solo di un bacio, per la gioia del cuore. Poetico, ma poco realistico. Meglio continuare fin quando è possibile. E Sakura di tempo non ne perdeva di certo. Stringeva forte a se Shaoran, ancora scosso e abbastanza agitato. L’impatto diventava sempre più forte, quasi da fargli male. Ma era un dolore piacevole, che difficilmente si rifiuta. E chi si staccava più: i brividi alla schiena si accentuavano, ormai il cuore lo aveva lasciato perdere, tanto non lo sentiva più. Sakura era più a suo agio, più sicura di se. E ne aveva ben motivo. Ricordava quelle piovose giornate venute a maggio: lei con la testa appoggiata al muro, seduta sopra il letto, guardando la pioggia infrangersi contro il vetro, per poi lasciarsi trascinare verso il basso. E fra le sue braccia il piccolo Shaoran, lo aveva chiamato così il peluche che le aveva regalato. Per non dimenticarlo mai. Per sentirlo, in qualche modo, accanto a se. Per non soffrirne la lontananza. Per non pensare al dolore che gli aveva causato non dicendogli subito quello che provava per lui. Per non pensare che se avesse fatto chiarezza sui suoi sentimenti fin da subito, non sarebbe stata lì ad attenderlo. Ma non più. Non ora. Era li, lo stava baciando. E anche se il destino sembrava contro, loro avevano dimostrato che l’amore era più forte di qualsiasi altro potere sovrannaturale.

 

Shaoran ormai non si sentiva più. Era silenzioso e prendeva quello che Sakura gli donava. Ma a un certo punto si sentiva mancare qualcosa. Le labbra… più leggere. Sakura che fai… Non la sentiva più. Aprì gli occhi e la vide girata, a guardare sorpresa al suo fianco. Automaticamente si girò anche lui, un po’ stordito. E li vide: Meiling, Tomoyo e Kerochan. Le prime due con un sorriso di complicità dipinto sul viso, l’altro piuttosto perplesso, se non imbarazzato.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! MA DA QUANTO TEMPO SIETE QUI??” fece Shaoran, dopo essersi allontanato da Sakura.

“Abbastanza da capire cosa succede!” disse Meiling facendo l’occhiolino a Tomoyo, che nel frattempo scoppiò a ridere.

I due innamorati si guardarono in faccia, imbarazzatissimi. Stettero in silenzio, poi Sakura chiese:

“C-come facevate a sapere che eravamo qui?”

“Abbiamo sentito l’energia della carta… Racconta:cosa è successo?”

“Bè…” si rivolse con un sorriso verso Shaoran, ricambiato “è andato tutto bene! Abbiamo preso la carta!” e la mostrò ai compagni. Tomoyo, Meiling e Kerochan si congratularono con Sakura per l’ottima cattura. Sakura sorrideva, felice che il pericolo fosse scampato. Ma dietro di lei, lo sentiva. Shaoran appoggiato alla parete la osservava immersa nei complimenti, sorridendole. Non si sentiva più imbarazzata: si girò verso di lui e ricambiò il sorriso. Dopo che la vide tornare all’attenzione degli altri, Shaoran tornò serio. Penso alla brutta notizia che le avrebbe dovuto dare. Dopo un po’ esitò, pensando che non era giusto rovinare quel momento con quei pensieri e si unì agli altri. Avrebbe cercato un altro momento per parlarle.

***

Come già anticipato prima, era tornata l’alba. La gente era piuttosto sorpresa e aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Sakura allora utilizzò la carta del sonno, per far addormentare tutti di nuovo e poter agire indisturbata.

“E adesso? Come farai a far scendere la notte?” chiese Meiling

“Be… non so. Non ho mai avuto bisogno di far scendere la sera” rispose Sakura.

In effetti Sakura non ne aveva mai avuto l’urgenza, anche perché durante la cattura delle carte, le creazioni del signor Clow Reed si erano sempre rivelate a Sakura di notte. Neanche per soddisfare i desideri ‘cinematografici’ di Tomoyo le era capitato. Sembra un problema da niente, ma il dilemma in realtà attanagliava la comitiva.

“Be’…” disse Shaoran interrompendo il silenzio che si era venuto a creare, “ forse potresti utilizzare la carta del buio”.

“Be’, è un idea… Ma può essere utilizzata anche in questo modo?” chiese Sakura rivolta a kerochan.”Si, potrebbe essere un idea. C’è da dire che questo non è il suo solito utilizzo, ma dovrebbe funzionare!”

“Va bene allora!” rispose convinta Sakura.

Rievocò il suo scettro. Ancora una volta. Nel momento, in cui lo prendeva in mano, ricordò un pomeriggio di due anni prima, apparentemente banale, che le cambiò la vita e che le consegnò la chiave del sigillo per catturare le carte. Ricordò che la prima volta si spaventò ed era piuttosto scettica nel cominciare quella missione, di cui non sapeva niente. Ma con il tempo si abituò e divenne l’ottima maga che ora appariva agli occhi dei suoi amici. Ringraziò il destino che le fosse capitato questo “imprevisto” che le aveva permesso di conoscere Kerochan, Yue, Il signor Clow Reed, Eriol, la signorina Mitsuki, Spinel, Nakaru, Meiling. E soprattutto lui: Shaoran. Che era diventato molto importante per lei. Perciò, si sentì in dovere di evocare lo scettro quella volta con più enfasi del solito. Come se lo dovesse ringraziare per il suo arrivo. Lo prese in mano e utilizzò la carta del buio, gridando il suo nome con tutto il sentimento che il suo cuore le permetteva. Al suo comando, la carta si animò e eseguì ciò che Sakura le aveva ordinato. La notte scese e tutto sembrò essere tornato normale. Tutto ciò che la carta del nulla aveva fatto sparire o danneggiato, era tornato a funzionare regolarmente. Sakura dopo aver ripreso la carta, la guardò. Sorrise fra sé, e penso che quella normalità, quel silenzio comune che li circondava, stavolta sarebbe durato. Stavolta era sicuro.

 

In seguito all’utilizzo della carta, Sakura e Shaoran si cambiarono di nuovo con gli abiti della recita. Si sistemarono sul palco, come poco prima dell’intervento della carta. Tomoyo, Meiling e Kerochan si nascosero nelle quinte, aspettando di vedere la fine dello spettacolo. Sakura si concentrò di nuovo e ruppe il suo incantesimo di sonno. La gente si risvegliò. Tutti ripresero conoscenza e, notando le luci accese puntate sul palco, pensarono che probabilmente si erano addormentati, e come se non fosse successo niente, tornarono a guardare lo spettacolo. Sakura e Shaoran fecero finta di niente e  finsero di recitare da ore. Così lo spettacolo continuò tranquillamente. Fino alla fine.

 

La principessa e il principe si dichiarano amore sincero e reciproco.

 

Dopo il lieto finale, cominciarono applausi infiniti che sembravano non dovessero finire più. Vennero fatte le presentazioni. Shaoran e Sakura furono quelli che ottennero maggior successo. C’è da dire che questo non era dovuto al fatto che questi erano i protagonisti della storia narrata, bensì alle loro interpretazioni, che rendevano la storia ancora più realistica e che commosse molti. In particolare Sakura ottenne il maggior numero di applausi. La sua interpretazione durante la scena in cui il principe dichiarava il suo amore aveva profondamente toccato la gente presente allo spettacolo. Ma Shaoran non fu da meno.

***

Quando scesero dal palco, Sakura e Shaoran furono sommersi dai compagni che si complimentarono con loro. Ma fra questi si fecero spazio Sonomi e Fujitaca (più la prima che il secondo!).

“Bravissima Sakura! Sei stata meravigliosa!” urlò pazza di gioia Sonomi.

“Concordo, tesoro! Complimenti veramente!” Aggiunse Fujitaca, dopo essersi infiltrato in mezzo alla folla.

“Grazie a entrambi!” rispose sorridendo. Shaoran la strattonò e la tirò verso di lui. Sakura si lasciò trascinare. Lui la portò al sicuro, fuori dalla folla. Furono raggiunti dal padre della ragazza e da Sonomi.

“Hai riscosso un ottimo successo!”  disse Shaoran sorridendole…

“Già!” rispose lei felice.

Era riuscita a superare le principali difficoltà che la attanagliavano in quei giorni: la sua dichiarazione, la recita, la carta...Tutto si era risolto nel migliore nei modi. La carta che in quei giorni le aveva procurato tante ansie adesso era al sicuro nascosta nella tasca del suo abito. Poco più in là c’era un folla che la acclamava con insistenza. E accanto aveva il ragazzo che aveva tanto atteso fino ad allora. Era molto felice.

 

“Non penserete che la serata finisca così, vero?” disse Sonomi.

Nel frattempo a loro si erano aggiunti Tomoyo, Meiling, Yuki, Toy e di nascosto anche Kerochan.

“Cosa vuoi dire?” chiese incuriosita Sakura. Sonomi e Tomoyo si guardarono con un sorriso complice. Allora la donna si rivolse nuovamente a Sakura e confessò: “Eravamo certi del successo dello spettacolo, così Tomoyo mi ha consigliato di organizzare nella nostra villa una festa in onore di tutti i partecipanti. Siete invitati tutti, ovviamente!”.

“ Ma è stupendo! Grazie mille!” esclamò Sakura. In effetti bisognava festeggiare l’avvenimento.

In fretta e furia, la loro classe e i nostri si recarono nella villa di Tomoyo. Furono così precipitosi, che non permisero neanche che Shaoran e Sakura si cambiassero. ‘State meglio così!’ seppe dire Tomoyo.

***

Arrivati nella favolosa villa, i nostri notarono che era già partita una musica travolgente all’interno. Subito, gli invitati corsero nella sala da ballo da cui si sentiva chiaramente provenire la musica, e si diede inizio alle danze. Sakura, Shaoran, Tomoyo e Meiling (che teneva nascosto sotto una frangia del suo abito Kerochan) rimasero indietro e preferirono avanzare tranquillamente. La storia della carta li aveva un po’ stancati. Erano felici, ma allo stesso tempo erano stanchi. Meiling chiese: “Senti, Shaoran… Hai avuto problemi?”. Lui non si aspettava quella domanda. Sakura e Tomoyo si guardarono perplesse, poi rivolsero lo sguardo al cinese, che rispose un po’ imbarazzato: “No, no… Non ti preoccupare”. Meiling sembrò sollevata. Anche se adesso non era più innamorata di Shaoran, gli voleva lo stesso bene. In fondo per lei era ancora il bambino con cui era cresciuta e si sentiva in dovere di continuare a preoccuparsi  per lui. Dopo la sua risposta, allora Meling si parò davanti agli altri e li invitò: “allora forza, andiamo a ballare e a divertirci. Ce lo meritiamo!”. Gli altri annuirono. Allora lei si mise a correre e i tre la seguirono. Ancora insieme.

***

 La festa era cominciata. Tutti si erano già scatenati. Si divertivano come matti. Ma Kerochan non ce la fece. Preferì restare nella stanza di Tomoyo insieme alla dolcissima compagnia di numerosi pasticcini unicamente per lui. Fujitaca preferì tornare a casa: in mezzo a quei dodicenni scatenati si sentiva un po’ fuori luogo, e in ogni caso non voleva rovinare il momento di gloria di Sakura. Perciò abbandonò il campo. Anche Toy e Yuki tornarono alle rispettive case. A dire il vero Toy non era molto contento di questa scelta, ma si fece convincere da Yuki a lasciare Sakura in pace. Infatti aveva capito, un po’ dal suo sorriso più brillate del solito, un po’ per le continue occhiatine che scambiava con il cinese, che era successo qualcosa con Shaoran e aveva intuito che il ragazzo di cui gli aveva parlato era proprio lui. Quella sera era radiosa, e questo gli fece intuire che quindi era qualcosa di positivo. Ne era sollevato. Significava che era accertato al 100% che Sakura non lo amava più. E sapendo come era fatto Toy, non li avrebbe lasciati in pace neanche un secondo. Perciò meglio lasciarli tranquilli e ritirarsi, possibilmente con Toy. Sonomi invece controllava insieme alle sue guardie del corpo le registrazioni per la recita, selezionando le migliori da dare Fujitaca. Fingeva di essere arrabbiata perché per lei era una seccatura, ma in realtà celava un ammirazione per quel professore e gli volle dare le migliori. Nel frattempo, Meiling ballava come una matta, era scatenata: faceva vedere alle sue compagne come era brava a ballare e le altre si congratulavano con lei per la sua immensa bravura. Lei raccoglieva i loro elogi, non proprio umilmente e continuò così per tutta la serata. Ovviamente Tomoyo da un angolo riprendeva la serata con la sua leggendaria telecamera, con l’intento prefissato di non perdersi nessuna scena. In un altro angolo, Yamazaki spiegava a Chiharu, Naoko e Rika chi aveva inventato la danza (per chi non lo sapesse, un pinguino zoppo che voleva imitare una foca). Nel frattempo i nostri protagonisti, erano presi a ballare insieme. Le musiche erano allegre e travolgenti e Sakura scoprì un lato di Shaoran che conosceva poco. Non lo aveva mai visto divertirsi così tanto. Anche lui era felice come lei, e lo dimostrava scatenandosi nel ballo. Lo vedeva a volte fare il buffone, atteggiandosi alle musiche e cercava di imitarne i cantanti, e questo divertiva molto Sakura. Anche lei cercava di accompagnarlo facendo finta che il suo pugno fosse un microfono. Entrambi stavano dando sfogo alle ansie di quei giorni. E si ritrovarono più uniti che mai.

***

La musica finalmente si interruppe. E i partecipanti alla festa poterono quindi fare una pausa. Tutti si recarono al tavolo del buffet. “Senti, io un attimo mi vado a sedere lì. Non ce la faccio più!” disse Shaoran a Sakura, indicando una panca attaccata al muro. “Ok. Vuoi qualcosa da mangiare?” fece lei. “No, no. Non voglio niente grazie” e si andò a sedere. In effetti anche lei aveva notato che era esageratamente sudato. Così non gli disse niente. Piuttosto sentiva un vuoto allo stomaco e si diresse verso il buffet. Prese uno stuzzichino con olive proprio per non rimanere senza cena e tornò da Shaoran, ma non lo trovò. Si guardò un po’ intorno, e alla fine lo vide: stava salendo una scala che portava sopra. Volle seguirlo. Posò la sua misera cena e gli corse dietro. Salì le scale. Nel frattempo, sentì la musica ripartire. Si trattava di un lento. Ma non ci fece caso più di tanto; continuò a salire le scale. Arrivò su di un piccolo piazzale, che non aveva mai notato. Era molto bello: era pieno di piante e l’unica luce che si vedeva era quella della luna, che illuminava il suo viso. Li ritrovò Shaoran. Era seduto per terra, con la terra appoggiata al muro, le gambe ripiegate davanti al petto, trattenute dalle sue braccia. Il suo sguardo era perso nella luna. Sembrava quasi rapito da quella luce opaca. Assorto nei suoi pensieri, non si era accorto della presenza di Sakura, che nel frattempo gli si era avvicinata. “Posso?” gli fece dolcemente. Lui, come risvegliato, le fece cenno di si. Allora lei si accomodò vicino a lui. Entrambi si misero a guardare in alto. La luna sembrava più luminosa del solito. Sentivano chiaramente una canzone lenta provenire da sotto. Era un atmosfera bellissima. Sakura sentiva il suo cuore battere forte. Non tanto perché era vicino a Shaoran, ma per il romantico ambiente in cui si trovava. Si sentiva ancora più felice. Sospirò lievemente e appoggiò la sua testa alla spalla di Shaoran, che non disse nulla. Ma lei non voleva che dicesse qualcosa. Era a suo agio così, anzi preferiva il silenzio. Tuttavia sentiva qualcosa, come una vocina che le diceva che c’era qualcosa che non andava. Aggrottò la fronte, e subito si volse a guardare Shaoran. Al contrario di lei, le parve serio, preoccupato. Capì che qualcosa non andava bene. Alzò la testa dalla sua spalla, e lo guardò più attentamente. Come se fosse preso da altro, a lui non sembrava interessasse la pace che lei invece aveva scoperto in quel piccolo terrazzo. “Shaoran” lo richiamò. Lui si girò verso di lei, addolcì il suo sguardo. “Dimmi” la incitò. Lei continuò a fissarlo: si concentrò in particolare in quei suoi occhi scuri, tanto profondi. Sembrava quasi imbarazzata da quello sguardo. “Va’ tutto bene? Mi sembri strano… C’è qualcosa che ti preoccupa?” riuscì a dire. Shaoran sembrò sorpreso. Ma dopo un attimo di sorpresa, si voltò nuovamente nella direzione della luna. Alzò gli occhi, rivolgendoli al cielo. Sakura notò che era tornato serio, ma stavolta gli sembrava in qualche modo affranto. “Be’… In effetti, c’è qualcosa di cui ti devo parlare, Sakura. Si tratta di una cosa seria”.

Spalancò gli occhi. Di cosa le voleva parlare? Cosa lo affliggeva? Quel ‘Si tratta di una cosa seria’ l’aveva messa non poco in agitazione. Ma si fece coraggio, si mise  più comoda per ascoltarlo meglio e lo incitò a cominciare. Shaoran, dopo il segnale di Sakura, fece un pausa. Dopo un po’ si rivolse a lei e la guardò fissa. Non poteva più aspettare. “Sakura, mi dispiace dovertelo dire solo ora. Non era previsto. Il fatto è che… domani… io e Meiling… torniamo ad Hong Kong”.

 

Il ghiaccio.

 

Il suo viso impallidì.

Non può essere. Non di nuovo. Perché? Perché questo? Sono già stata male, ho imparato la lezione. Perché? Come può essere? Ci siamo appena ritrovati. Ci siamo dichiarati subito dopo la cattura dell’ennesima carta, fra un difficoltà e un'altra. E adesso che siamo vicini, io e lui… Perché? Perché ci vogliono dividere?

 

Dal suo viso immobile, cominciarono a scendere lentamente delle lacrime. Ma lei era impassibile. Non fece alcuna smorfia di pianto, ne niente. Era immobile davanti a lui. Shaoran era inquietato da quella scena. Si sentì male. Stava facendo piangere la sua amata. Ma non poteva far altro. La verità era quella e nonostante non avesse scelto lui, non poteva ribellarsi. L’unica cosa che poteva fare era dispiacersi con Sakura e  cercare di farle capire che non ripartiva perché non l’amava, bensì perché forze maggiori glielo impedivano. Era certo che Sakura ne avrebbe sofferto molto. Il brutto delle cose che non ci piacciono è che non possiamo fare niente per cambiarle. Impotente. Così si sentiva Shaoran: avrebbe voluto fare qualcosa per lei. Aiutarla, consolarla, restare con lei. Ma non poteva. Ne soffriva anche lui.

 

In quei quattro mesi ad Hong Kong, gli era sembrato di aver perso tutto. Usciva raramente di casa. Anche Meiling si era accorta che era cambiato. Aveva notato che stando in Giappone aveva imparato a sorridere, ma lo stesso vedeva che la fonte di quel suo cambiamento era altrove, e che gli mancava. Gli mancava tantissimo. A volte Shaoran si confidava con lei, in momenti particolari in cui non poteva fare a meno di parlare di ciò che sentiva. E lei stessa si rendeva conto della stupidata che era stata a diventare la sua promessa. Fino ad allora non aveva mai parlato così con lei. Di argomenti così delicati, poi. Proprio lui, che di ragazze non aveva mai capito niente, e neanche gli interessavano probabilmente. Aveva cominciato a farsi domande che sembravano prese dal copione di qualche soap  opera dozzinale e scontata. La differenza era che lui era sincero. Lui, che aveva avuto a che fare con il sesso femminile solo perché la sua famiglia appartiene prevalentemente alla categoria. Questo significava solo una cosa: Shaoran doveva essere veramente innamorato. E anche in quel momento, in cui aveva dato alla povera Sakura quel terribile annuncio, si sentiva come una pezza. Avrebbe voluto illuderla, raccontarle una frottola, qualsiasi cosa, pur di non vederla piangere. Ma non poteva mentirle. Avrebbe dovuto ammettere la verità, per quanto fosse spiacevole.

 

“Perché?” chiese Sakura, con una voce flebile. Shaoran  rimase a bocca aperta. E adesso? Che dirle? La verità, pezzo di cretino. Puoi dirle solo la verità. “ Il fatto è che… mia madre vuole che torni…. Ci sono alcune cose che vuole che veda… In più noi avevamo previsto di stare qui almeno un'altra settimana. Ma in Cina le cose non vanno bene. Sai degli scontri fra tibetani e cinesi, no?” .Fece cenno di si, ne aveva sentito parlare anche se non ne sapeva molto. “Ebbene” continuò Shaoran, sperando che la voce smettesse di tremare, “le cose sono peggiorate, soprattutto per chi viaggia. Mia madre preferisce che torni ora perché vuole evitare che ci succeda qualcosa. Noi qui siamo venuti in vacanza, perciò non possiamo rimanere molto, perché rischieremmo di far insospettire la polizia di Hong Kong. Ormai il governo cinese è convinto di trovare tibetani anche sotto i sassi, e non potrebbero perdonarsi l’errore di lasciarli andare fuori a cercare aiuti esterni. Sarebbero capaci di sospettare persino di noi. Ecco perché”. Sperava di essere stato il più esauriente possibile. Per fortuna, Sakura aveva smesso di piangere. Questo lo sollevava. Ma sapeva che non avrebbe potuto tirarla su di morale come avrebbe voluto. Ci fu un attimo di silenzio. I due si guardavano negli occhi. Sorpresi, spaventati. I loro respiri immobili. Una brutta notizia era riuscita a rovinare l’atmosfera che aveva incantato la nostra Sakura. Dopo un po’, ella abbassò lo sguardo. Pensava. Non so a cosa. Vi posso solo dire che aveva uno sguardo concentrato verso la terra. Sembrava dispiaciuta. Shaoran non sapeva assolutamente cosa dire. Era senza parole. Ma ad essere sinceri, sarebbe stato inappropriato utilizzarne. Sakura aveva bisogno di stare sola con i suoi pensieri. Per cercare di fare un po’ mente locale. Preferì stare zitto. Aspettò in silenzio che le dicesse qualcosa. Perché in fondo non aspettava altro: una sua risposta, un urlo, uno schiaffo, un imprecazione, una risata. Qualsiasi cosa. Basta che servisse a spezzare quell’orrendo silenzio. Sakura abbassò ancora di più lo sguardo. Shaoran non riusciva più a vederla in viso. ‘Adesso si rimette a piangere’ pensava tra se. Stettero ancora in silenzio. “Tornerò” aggiunse. Non seppe come gli era uscito dalla bocca. Ma era uscito e sperava in qualche modo di essere riuscito a evitare che tornasse a piangere. Sakura rimase ferma. Non alzò lo sguardo. Shaoran era seriamente preoccupato. Non sapeva più che pesci pigliare. Tornò di nuovo il silenzio inquietante che stava caratterizzando quella discussione. Poi, Sakura alzò la testa. Rifissò gli occhi su Shaoran, che nel frattempo la guardava immobile. Vide che le sue labbra si stavano aprendo in un piccolo sorriso. I suoi occhi lucidi lo intenerirono: “Ok” disse lei. “Come vuoi. Io ti aspetterò. Promettimi che tornerai”. Sorrise anche Shaoran. “Te lo prometto” e si mise una mano sul petto. Sakura sembrò sollevata. “Bene, allora facciamo un  patto:  in queste ore che ci rimangono, non dovremo assolutamente parlare della tua partenza. Ce le godremo fino in fondo!” disse raggiante. La Sakura di sempre. Shaoran accettò questo accordo. Gli prese la mano. Sakura allargò ulteriormente il suo sorriso, poi tornò a guardare la luna. Shaoran la imitò. Tornarono a guardare la fioca luce che illuminava quella piccola terrazza. Stettero nuovamente in silenzio. Stavolta però erano tranquilli, entrambi con un piccolo sorriso sulle labbra. Insieme. Mano nella mano. “A che ora parti?” chiese seria Sakura. Shaoran la fissò  stranito. Si guardarono per un po’. Scoppiarono a ridere. Sia Sakura che Shaoran non seppero trattenersi e scoppiarono in una risata sguainata. Sakura in particolare, notò la risata di Shaoran. Era la prima volta che lo vedeva ridere di gusto. Notò che aveva quasi le lacrime agli occhi. Ma quando vide che quegli stessi occhi erano rivolti verso di lei, arrossì. Smisero di ridere. Appoggiarono le loro teste al muro alle loro spalle. Continuavano a fissarsi. Si avvicinarono i loro visi. La musica di sottofondo continuava imperterrita. E loro non poterono far altro che seguire le sue note. Fino ad arrivare all’impatto desiderato. Si baciarono di nuovo. Con più enfasi. Rimase sempre un bacio semplice, lungo. Ma comunque era più sentito da entrambe le parti. Le mani attaccate. I respiri affannati, i cuori fuori controllo. Apparentemente come prima. In verità era completamente opposto. Erano più a loro agio. Sapevano di meritarlo quel bacio. Che in qualche modo era d’obbligo. Quando si sarebbero potuto baciare di nuovo così, con quell’atmosfera, la luna, un sottofondo musicale lento e romantico…La tristezza del annuncio ormai era svanita. E Sakura riusciva ad essere felice lo stesso. In cuor suo sapeva che la partenza l’avrebbe fatta stare molto male. Le bastava ricordare i mesi prima. E ora, la situazione peggiorava: avrebbe sentito la mancanza di quei baci, del respiro di lui sul viso, il battito incontrollato. Sentiva che tutto questo, che aveva appena scoperto, le sarebbe comunque mancato. Per questo in quel bacio, metteva se stessa. Voleva dirgli in quel modo, che in qualunque posto sarebbe andato, lei lo avrebbe amato e lo pensava. E Shaoran lo avvertiva.

***

Dopo essere tornati al piano sottostante, Shaoran e Sakura si rimisero a ballare. Come promesso, non parlarono più della partenza dell’indomani. E Shaoran ne era sollevato: vedeva Sakura più scatenata di prima. Sembrava divertirsi ancora di più. Sorrideva. E sapeva che quei sorrisi gli appartenevano, ora. Così, lui si lasciava trascinare, un po’ dalla musica, un po’ dal suo cuore.

 

Ore 01:07. La festa finisce. Gli invitati tornano a casa. Anche per Sakura è ora di tornare. In particolar modo per lei, dopo la sua giornata. “Le mie guardie ti accompagneranno a casa” le assicurò Sonomi. Lei annuì. Tomoyo filmava i resti della festa. Shaoran e Meiling erano esausti. In particolare, la cinesina, che aveva ballato senza freni per tutta la sera facendo capriole e spaccate a mezz’aria. Il suo esibizionismo l’aveva ridotta ad addormentarsi sulla panca. Shaoran era invece sudato e si stava riprendendo bevendo un po’ di coca. Sakura andò a salutarli. “Buonanotte Sakura” disse imbarazzato Shaoran. Lei ricambiò con un sorriso.

“Posso chiederti una cosa?” chiese Tomoyo, prendendola per il braccio per parlarle in privato. Le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò :“ Se domani alle 8:30 passano le mie guardie da te e ti portano qui per fare colazione qui, accetti? Shaoran parte alle 11:00… Almeno così lo accompagni all’aereoporto! Che te ne pare?”. Sakura rimase sbalordita. Rimase quasi commossa dal  modo in cui la sua amica si prendesse sempre tanta cura e disturbo per tirarle su il morale. Tomoyo le sorrideva pacificamente. E lei accettò la sua proposta. “Perfetto!” esclamò la mora, “allora fatti trovare pronta, mi raccomando!”.

“Ok… e grazie mille, Tomoyo”, le disse.

Lei le rispose con un sorriso dolce. “Allora Shaoran, andiamo a ad accompagnare Sakura alla porta?”

“Oh? A si… certo” disse lui un po’ distratto.

 

Così Sakura, accompagnata dal meglio dell’esercito di casa Daidouji, tornò a casa. Kerochan era crollato dal sonno e Sakura preferì lasciarlo a casa di Tomoyo. Tanto sarebbe tornata presto a riprenderlo.

 

Sotto le coperte, non sapeva cosa sarebbe stato giusto fare. Si sentiva triste: Shaoran sarebbe partito l’indomani e non sarebbe tornato molto presto. Ma allo stesso tempo era felice, perché l’indomani lo avrebbe rivisto. Era una situazione un po’ contraddittoria. Sapeva che avrebbe dovuto dormire: dopo la sua giornata pesante, l’enorme sforzo che aveva fatto, usando molte carte si ripercosse sul suo fisico. In più le emozioni erano state tante. E l’indomani si sarebbe dovuta svegliare presto. Ma era ben felice lo stesso perché sapeva che era per Shaoran, e questo bastava a non farle pesare la sua stanchezza. Infatti, temendo l’indomani di non riuscire a svegliarsi, si era fatta prestare la sveglia da suo padre e da suo fratello (non si sa mai!).

Si rigirò nel letto. Il suo sguardo era puntato verso il libro, appoggiato sulla scrivania. Quel libro, che le aveva sconvolto la vita. Adesso lo guardava distrattamente. Abbassò lo sguardo. Cercava di non pensare il più possibile all’ indomani, ma era difficile. Sentiva il cuore gravare sul petto. Era agitata. Non riusciva a dormire. Le tornò in mente il viso di Shaoran. Bello come il sole: i suoi capelli scuri, schiariti in un colore dorato dal sole, perennemente scompigliati e senza forma; i suoi occhi, piccoli da cinesino doc, così profondi, scuri; aveva notato che cambiavano a seconda del trattamento che le riservava. Si ricordò che durante il loro primo incontro, nella classe, i suoi occhi erano più chiari, le pupille dilatate, con lo sguardo circospetto di chi non si fida di nessuno. Ma quando la consolava, quando le era stato accanto, dopo il rifiuto di Yuki, erano più scuri, il suo sguardo era più dolce. Per non parlare del suo fisico: adatto ad ogni sport, a ogni difficoltà. Le spalle erano ben allargate, alto e slanciato. Certo, non come mister muscolo, ma anche lui aveva il suo ben da dire. Quasi si mise a ridere: si era accorta di questi particolari solo dopo il suo ritorno ad Hong Kong. Anche se lui non c’era stato, lei aveva fatto caso a queste piccole peculiarità. Aveva imparato a conoscere bene il suo Shaoran. Alzò lo sguardo, rivolgendolo alla finestra. La notte era buia, ma la luna continuava a risplendere. Scorse vicino alla finestra un vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed era pure sproporzionato. Ma a Sakura non importava: allungò un braccio e lo prese. Lo abbracciò e lo mise sotto le coperte insieme a lei. Dopo un po’, finalmente, si addormentò.

 

Guardava in alto. Il suo sguardo era perso. In quel momento non pensava a niente di specifico. Era stanco. Non era stato facile reggere la situazione. Tuttavia non riusciva a prendere sonno. Voltò il suo sguardo. Nel letto accanto lui, Meiling dormiva tranquillamente. Si potrebbe dire anche che un po’ russava. Il problema di ripartire l’indomani, attanagliava solo lui. Lui e Sakura. Ormai la partenza era stabilita. Non poteva più rimandarla. Ricordò il giorno prima, quando litigò al telefono con sua madre. Lui voleva restare un po’ di più. Ma lei non ne volle sapere: era a conoscenza del suo innamoramento per Sakura, e la cosa le aveva fatto tenerezza, conoscendo il carattere del figlio. Tuttavia era preoccupata. In Cina la situazione era insostenibile, soprattutto per chi andava all’estero. Sarebbe stata ben felice di mandarlo in Giappone, ma voleva che tutto fosse in regola, così non avrebbe avuto problemi in seguito. E sapeva che sarebbero venuti fuori altri problemi se Shaoran e Meiling non fossero tornati prima della scadenza del loro biglietto. Shaoran non poté più dire niente a riguardo. Sapeva che sua madre aveva ragione. Perciò non andò oltre e accettò a malincuore la scelta. Ma sentiva il cuore pesargli. Più che altro si sentiva in colpa nei confronti di Sakura: prima le aveva dichiarato il suo amore, mentre lei era abituata ancora a vederlo come un amico con cui confidarsi. Di punto in bianco l’aveva lasciata ed era ripartito, senza nemmeno lasciarle il tempo di fare chiarezza. Poi, fra una difficoltà e un'altra, ritornava, con la pretesa di sapere se Sakura avesse scelto. E adesso che finalmente anche lei si era dichiarata, la doveva nuovamente lasciare. Questo tira e molla lo fece snervare. Adesso sapeva che anche lei lo amava, e questo lo rese molto felice. Ma comunque avrebbe preferito rimanere con lei. Gli sarebbe bastato qualche giorno in più, almeno per godere di quell’amore appena sbocciato. Ma sapeva che era impossibile. In più non sapeva quando sarebbe tornato. Il futuro era incerto. Il suo amore sbocciato si, lo aveva reso felice, ma sapeva che sarebbe stata la causa di altri problemi. Scosse la testa: ‘Perché sono così pessimista! Ancora sono all’inizio e già mi faccio tutti questi problemi!’. Così si rigirò nel letto. E finalmente anche lui si addormentò.

***

“Ciao papà, tornerò per pranzo!” disse Sakura, che si era appostata vicino all’auto delle guardie di Tomoyo.

“Va bene, tesoro. Mi raccomando, non tardare!” fu la risposta di suo padre.

“ Non preoccuparti. Ciao!” gridò alla fine e si ritrasse nella macchina. Fece segno all’autista di partire. Si sentiva stranamente allegra quella mattina. Sapeva bene che quella felicità sarebbe durata poco, ma come aveva promesso a Shaoran, non pensò alla partenza (o perlomeno ci provò!) . Desiderava solo mostrarsi sorridente a lui, per non fargli pesare la situazione. Si affaccio al finestrino. La giornata era limpida. Tutto era veramente tornato alla normalità. Si sentiva rinfrancata. Anche se era settembre, i ciliegi appostati ordinatamente sul viale erano in fiore, rigogliosi e coloriti. Nonostante tutto, era una bella giornata.

 

“Vieni, Sakura!” la incitò Tomoyo. Sakura si lasciò trasportare. La stava facendo salire su per le scale, ma non sapeva fino a dove. “Ma dove mi porti?”  chiese. “Da Sahoran, ovvio!” disse lei sorridendo. Subito arrossì. “COSA?? Ma no, perché??... Non possiamo aspettarlo sotto??” fece lei. Si sentiva in imbarazzo ad entrare nella sua stanza. “Ma di che ti vergogni? Su avanti dai!”. Così alla fine entrarono. Shaoran era seduto sopra una valigia e cercava di chiuderla, ma invano. Non si era accorto della presenza delle due ragazze, così infuriato continuava a imprecare. “Io ti odio, Meiling! Mi vuoi spiegare perché diavolo ti sei voluta portare tutti questi vestiti?! Io con te non viaggio più!”. Sakura si mise a ridere. Ma il cinesino ancora non l’aveva notata. “Ma cosa vuoi?! Voi maschi, credete di sapere tutto, invece nella testa avete i girini che ballano! Cosa ne vuoi sapere di moda!” Disse Meiling, uscendo dal bagno. “Lascia faccio io!” scostò Shaoran e immediatamente chiuse con un colpo ben assestato di karate la valigia. Sahoran ci rimase basito: “Cioè… Io ci combatto da una mattinata… “ balbettò. Sakura rise più forte, insieme a Tomoyo. Stavolta i cinesi se ne accorsero e si voltarono. Scorsero le due ragazze scompisciarsi dalle risate. “Sakura!” esclamò felice Meiling, “allora vieni ad accompagnarci! Che bello!” e l’abbracciò. “Be’ si…” fece lei. Dalle spalle di Meiling scorse il dolce sorriso di Shaoran. Non disse nulla, ma le fece capire con il suo silenzio, che aveva apprezzato molto che fosse venuta. E lei non poté far altro che ricambiare timidamente. “Allora, avete finito con le valigie?” interruppe Tomoyo. “ Io ancora devo fare la mia. Volevo fare il galantuomo e aiutare prima Meiling” e si voltò verso la valigia appena chiusa “ma a quanto pare ho fatto una cavolata”. Sakura sorrise.  Gli faceva tenerezza. “Ok. Allora noi ti aspettiamo di sotto” fece Meiling. Così le ragazze lasciarono la stanza. Scesero giù per le scale e si diressero nella stanza da pranzo, dove la colazione era ordinatamente servita. Tuttavia le ragazze preferirono aspettare il Shaoran. Così si accomodarono e iniziarono a parlare. A un certo punto, però le interruppe la cameriera: “Mi scusi se la interrompo, signorina. Ma sua madre la chiama urgentemente”.

“Si arrivo” disse Tomoyo. “Un attimo vado ragazze, tornò subito” le lasciò. Sakura e Meiling la guardarono andare via. Rimasero in silenzio. La quiete di quella stanza le metteva un po’ soggezione. Meiling guardò di soppiatto la sua amica. Ci aveva riflettuto sopra ed arrivata ad una conclusione: era giusto parlargliene. Adesso che fra Sakura e Shaoran si era venuto a creare questo rapporto, lei aveva il diritto di sapere questo genere di cose. Così la richiamò:

“Sakura…”

“Si?” rispose lei distrattamente. Ma dallo sguardo cupo dell’amica, capì che c’era qualcosa. “Dimmi…”

Allora Meiling cominciò il suo discorso: “ Vedi, Sakura… Io… ecco… mi sembrava giusto parlartene. So che già per te è tanto dover sopportare questa partenza, ma vorrei che tu sapessi la verità. Te lo meriti. Shaoran non te lo direbbe mai. Ma so che tu non sei stupida, e sai che non posso tenere la bocca chiusa a riguardo”. Sakura cominciò a preoccuparsi. Cosa le doveva dire? Cos’altro c’era da sopportare?

“Vedi, Sakura… A luglio…. Shaoran ha avuto un incidente”.

“Cosa? Che tipo di incidente?” chiese Sakura allarmata.

“ Una macchina lo ha investito… Non ti preoccupare, adesso sta bene. Però è stato in ospedale per molto tempo. Ci siamo presi un bello spavento!” fece Meiling.

Un attimo di pausa.

Riprese:

“Però…”,

“Però?”

“Però non è guarito completamente. Ha rischiato la paralisi della gamba destra. Ha fatto terapia. Tuttora ha ancora problemi”. Improvvisamente venne un flash a Sakura: Senti, Shaoran… Hai avuto problemi?’. ‘No, no… Non ti preoccupare’. Ecco a cosa si riferiva Meiling, la scorsa sera. Le balenarono in mente tutti i salti e gli sforzi fisici che aveva fatto Shaoran la sera prima. Si sentì raggelare. ‘Adesso gli farà malissimo la gamba, ne sono sicura’ pensò fra se Sakura. Alzò la sguardo verso Meiling, che nel frattempo aspettava seria qualche cenno, una risposta. Ma Sakura non sapeva che dire. Era senza parole. Conoscendo Shaoran, anche lei capì che da lui non si sarebbe potuta aspettare la verità, a riguardo. Meiling non era più certa di aver fatto bene. Ma scorgendo un piccolo sorriso sul viso dell’amica, capì invece di aver fatto la scelta giusta.

“Grazie, per essere stata sincera… L’ho apprezzato molto, davvero…” fece lievemente.

“Non ti preoccupare… L’ho fatto perché mi sembrava giusto nei tuoi confronti…” e ricambiò il sorriso. Nonostante l’ennesima batosta, si sentì rinfrancata: le aveva fatto piacere che Meiling le avesse detto la verità. Stettero un po’ silenzio. Tornò Tomoyo.

“Scusate se ci ho messo tanto!”

“Non ti preoccupare, è tutto a posto” e le ragazze si fecero l’occhiolino. Tomoyo non capì molto.

“Oh, quasi dimenticavo… Tieni Sakura: sono i filmati della recita che ha fatto ieri la troupe di mia madre. Ci teneva a regalarteli” e le passò una torre di video cassette alta quasi quanto lei. Sakura un po’ stupita la prese, nella speranza che non cascasse, e l’appoggiò in un angolo. Nel frattempo Tomoyo si accomodò e aggiunse: “Mia madre si scusa di non poter fare colazione insieme a noi, ma ha molto lavoro da fare.”

“Capisco, non ti preoccupare”.

In quel momento arrivò anche Shaoran, un po’ sfinito. Aveva combattuto con un'altra valigia. Sakura  si sentì a disagio. Ripensò a ciò che le aveva appena detto Meiling. Ma subito quest’ultima le diede un pizzicotto le fece cenno di avvicinare l’orecchio. Le bisbigliò: “Mi raccomando, non fargli capire che te l’ho detto. Se lo viene a sapere è la volta buona che mi uccide!”. Sakura annuì e le promise il silenzio.

“Hai combattuto con un'altra valigia?” domandò ironicamente Tomoyo. Sakura e Meiling si misero a ridere.

“Uf, ridete pure!... E comunque sono riuscito a chiuderla senza problemi! Quasi…”

“Già, immagino come li hai piegati i vestiti” disse Meiling e cercò di imitarlo mostrando che arrotolava i vestiti come cartacce e poi li buttava alla rinfusa, mimando i  suoi gesti. Le ragazze risero più forte. Shaoran, invece, sembrava infastidito e le diede un pizzicotto.

“Ahi! Antipatico, non accetti lo scherzo!”

“Capita…”  fece lui ironico. E si andò a sedere vicino Sakura, la quale gli sorrise, ricevendo un veloce ricambio.

 

Ci fu un attimo di silenzio. E in quel momento i ragazzi si accorsero di un rumore, simile un ronzio. Era strano, sospetto. “Ma cos’è questo rumore” chiese Meiling. “Boh… sarà qualche zanzara, la stagione è quella…” rispose svogliato Shaoran. “No… è diverso” aggiunse Sakura. In effetti sembrava qualcosa di più famelico di una semplice zanzara. “Forse è qualche insetto più grosso… Vado a chiamare la cameriera” disse Tomoyo e fece per andarsene, ma fu fermata da Sakura che le rispose: “Non ti preoccupare, non c’è bisogno che la chiami. So già di che si tratta!”. Alzò la tovaglia e si piegò per vedere sotto. Vide un piccolo essere giallo di sua conoscenza che si pappava i biscotti che fino a due minuti prima erano sul tavolo e di cui Sakura aveva notato la scomparsa.

“Complimenti, Kerochan… Guarda che non c’è bisogno di mangiare sotto il tavolo!”

Il guardiano se ne accorse: era stato colto in fragrante con due biscotti smisurati nella bocca. Immediatamente li ingoiò e cercò di fare un sorriso innocente, per discolparsi.

“Ehm… be’… ecco… io…. Si insomma…” balbettò, cercando una scusa.

“Lascia perdere ed esci allo scoperto!”lo interruppe bruscamente Sakura, che ormai lo conosceva bene, e che aveva fatto l’abitudine alla sua testa-stomaco. Il povero kerochan uscì da sotto il tavolo e fu colpito dallo sguardo severo dei ragazzi. “Vergogna, sei proprio un ingordo!” fece Meiling.

“Tu stai zitta, che qui ti mangeresti anche il tavolo!” fece Shaoran per sdrammatizzare. Gli altri si misero a ridere, mentre Meiling ammise di essere una buona forchetta anche lei. Così i ragazzi passarono tranquillamente la mattinata, fra una risata e l’altra. La malinconia per la partenza dei cinesi era rimandata. E loro riuscirono a godersi quei momenti tranquilli.

***

Ore 10:30. Shaoran e Meiling  caricarono le loro valigie sulla macchina che li avrebbe accompagnati all’aeroporto. Quindi salirono: con loro andarono Tomoyo, Sakura, Kerochan (ovviamente nascosto!), e Sonomi. Arrivati scesero dall’auto ed entrarono. Sbrigarono tutte le faccende che bisognava fare prima del volo. Aspettarono una decina di minuti prima che fosse chiamato il loro volo. Shaoran e Sakura erano molto nervosi. Gli altri lo notarono. Ma non dissero nulla. Nessuno riuscì a spiccicare parola.

 

“Attenzione, prego. Il volo per Hong Kong delle 11:00 è pronto. I passeggeri sono pregati di recarsi all’imbarco.” I due ragazzi sentirono i brividi alla schiena. Il momento era arrivato.

 

Meiling e Shaoran andarono a imbarcare i bagagli. Prima di passare il metal detector, però, si fecero i saluti. Cominciò Meiling, che ringraziò Sonomi per la sua disponibilità e ospitalità. “Figurati, cara. Sei sempre la benvenuta!”. Passò a Tomoyo, al quale diede un forte abbraccio, ricambiato. “ Mi mancherete ragazze!” fece ad entrambe, e al loro abbraccio si unì anche Sakura, che stava già per piangere. Shaoran era tornato serio. Non diceva nulla. Aspettava, ma in verità non avrebbe voluto il confronto diretto con Sakura. Sapeva che sarebbe stato il ricordo più vivo, quello prima della partenza. E voleva che fosse perfetto. Gli sembrò di tornare indietro nel tempo. Lui aveva ricordato sempre il momento prima della partenza, quando Sakura corse fino all’aeroporto per salutarlo. Forse era il ricordo più forte che aveva conservato di tutta la sua avventura in Giappone. Per questo aveva paura. Perché, come al solito, non sapeva cosa dire.

 

Salutò Sonomi per prima, ringraziandola anche lui. Poi andò da Tomoyo. Si era accorto che anche con lei aveva stretto uno splendido rapporto. L’abbraccio e le sussurrò: “Grazie… Per tutto quello che hai fatto. Non lo dimenticherò mai”. Tomoyo si intenerì e ricambiò l’abbraccio. Fu molto sentito, da entrambe le parti. Sakura sentiva il cuore battergli forte, quando vide che la stretta del loro abbraccio si era allentata e che, dopo un attimo di esitazione, lui aveva posato gli occhi su di lei. Le si avvicinò. Tomoyo trascinò Meiling e Sonomi indietro, in modo da lasciargli un po’ di intimità.

 

Shaoran era serio. Non sapeva che dire. Era difficile. Non era imbarazzo, ma si trovava lo stesso ad arrossire. Sakura lo guardò affliggersi. Non sapeva dire niente neanche lei. Rimasero in silenzio per un po’. Non si dissero nulla. Sentivano solo la confusione tipica degli aeroporti. Ma nel loro cuore, albergava il silenzio.

“Aspetta…” si decise finalmente Sakura. Scavò un po’ nella sua borsetta, cercando di prendere qualcosa. Shaoran rimase sorpreso. Cosa stava cercando? Alla fine la risposta apparve materialmente davanti ai suoi occhi. Sakura teneva in mano un vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed era pure sproporzionato. Lo teneva in mano come se fosse di cristallo. Shaoran lo guardò quasi impaurito. Non sapeva che rispondere. Lo fissava ininterrottamente.

“Voglio che adesso lo tenga tu… Quando tornerai, sarai tu a ridarmelo! Ti va?” propose lei sorridendo. Lui era commosso. Sentiva il cuore a pezzi, che da un momento all’altro sarebbe scoppiato. La guardò negli occhi. Sakura continuava sorridergli. Sembrava tranquilla, anche se tratteneva goffamente le lacrime. Shaoran abbassò le sguardo. Non disse nulla. Stette in silenzio. Sembrava quasi tremare. Sakura cominciò a preoccuparsi. Temeva di averlo offeso, riportandogli il regalo che le aveva fatto lui tempo prima. Ma a un tratto, Shaoran gli saltò al collo e l’abbracciò fortemente. Le faceva quasi male quell’abbraccio. Ma era piacevole. Sakura sorrise, ma non poté fare a meno di piangere al contempo. Le lacrime scesero involontariamente. Immerse la sua testa nel collo della ragazzo, che nel frattempo la stringeva forte a sé. “Mi mancherai, Sakura… Tantissimo…” riuscì a dire. Sakura rimase in silenzio e si godette fino in fondo quell’abbraccio.

 

Rimasero un po’ così, sotto gli occhi inteneriti delle presenti. Sonomi sentiva quasi che le stessero per scendere le lacrime. Tomoyo e Meiling si guardarono complici come a dire ‘abbiamo fatto un buon lavoro’.

 

Shaoran la teneva ancora stretta a sé, quasi non volesse più lasciarla andare. E Sakura si lasciava trattenere. Non gli importava quello che avrebbero pensato le persone che la vedevano così stretta a lui, in mente le veniva solo il pensiero che non avrebbe avuto presto un abbraccio del genere. Che di certo, gli sarebbe mancato. “Attenzione, prego. Il volo per Hong Kong delle 11:00 è pronto. I passeggeri sono pregati di recarsi all’imbarco.” L’avviso si ripeté.  Così Shaoran si dovette scostare dalla sua amata e cercare di fare mente locale, o perlomeno di mantenere un po’ di dignità. Meiling fu costretta a interromperli. “Shaoran, mi dispiace… Ma dobbiamo andare…” fece addolorata. “ Si, tu vai avanti, adesso vengo anche io” le rispose. Così fece. L’attenzione di Shaoran si rivolse nuovamente su Sakura, che era tornata a sorridergli. Lui finalmente ricambiò. Le prese dolcemente la testa fra le mani e le disse serio: “Tornerò. Hai capito bene?! Tornerò! Non ti libererai di me tanto facilmente!” lei si mise a ridere dato il tono tremante del ragazzo, che le avrebbe dovuto dare l’impressione di essere sicuro di se e impavido, ma che appariva alle sue orecchie timido e impacciato. Shaoran se ne accorse e continuò a sorriderle. La fissò ancora un po’. Poi non poté più trattenersi. Le diede un grande bacio sulle labbra. Sakura sembrava sorpresa. Non se lo aspettava minimamente. Ma cercò di goderselo fin quando poteva. Non fu lungo. Quasi a stampo. Ma ci voleva, per suggellare quella promessa. Dopo essersi allontanato dal suo viso, prese l’orsacchiotto e lo appoggiò al petto. Dopo un attimo di esitazione, finalmente si decise a prendere quel maledetto aereo. Si allontanò completamente da lei. La salutò da lontano ancora una volta. Lei ricambiava, continuava a sorridergli.

 

I due cinesi oltrepassarono il metal detector. Ormai erano andati troppo lontano. Non si vedevano più. Sonomi e Tomoyo vollero aspettare un po’, prima di accompagnarla a casa. Il tempo che si riprendesse. Il piccolo kerochan, dalla borsa di Tomoyo piangeva, e finalmente aprì gli occhi sulla situazione: aveva capito solo in quel momento quanto era innamorata Sakura e adesso la vedeva li, con le mani congiunte la petto, con gli occhi persi nell’orizzonte.

 

“Sakura…” le si avvicinò Tomoyo. “Forse è meglio tornare a casa”.

Sakura fece segno di si. “Adesso vengo… Voi salite pure in macchina, io vi raggiungo” disse sorridendo, cercando di nascondere la sua tristezza. Lei annuì e insieme alla madre si diresse verso la macchina, posteggiata fuori.

 

Sakura tornò a guardare il vuoto. Fece un piccolo sorriso. “E io ti aspetterò, Shaoran”. I suoi occhi si illuminarono di gioia. E subito si mise a correre verso l’uscita. Con un dolce sorriso stampato sulle labbra. Lo avrebbe aspettato. Perché il cuore glielo imponeva. E lei felicemente, lo ascoltava.

Vedo ke è andata beneXDXD almeno a qualcuno è piaciuto:-) E sn felicissima xk.... SN RIUSCITA A METTERE L'HTML!!!!!XDXD Cmq Sto lavorando al prossimo capitolo,... preparate i fazzolettiXDXD

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Capitolo 2
*** Cp .2 ***


Poche nuvole in cielo. Una giornata un po’ nuvolosa, ma niente di preoccupante. A novembre ce ne sono tante di giornate così. Un po’ malinconiche, nuvolose, grigie, ma senza pioggia. Un po’ come il suo stato d’animo. Si potrebbe dire che erano molto simili: anche lei era malinconica, triste, grigia. Ma non lo faceva vedere. Non faceva niente che facesse capire come stava. Non una lacrima.

 

Erano passati due mesi. Due mesi da quella partenza. Ma Sakura non ci pensava, non voleva. Si era ripromessa di stare tranquilla durante l’assenza di Shaoran.

Esattamente era il 24 novembre. Sakura correva sui suoi pattini velocemente, tornando a casa. Era di buon umore, sorridente. Nonostante il cielo nuvoloso di quei giorni, si sentiva tranquilla. Era veloce, sentiva il vento graffiarle dolcemente il viso. Si svincolava per le strada con la sua spontanea agilità e intrepidezza. Rilassata, si lasciava guidare da quella corrente d’aria così travolgente, che l’aveva sempre guidata. Correva davanti a quelle vetrine piene di gente, senza badarci, con l’intento di arrivare presto a casa. E finalmente arrivò.

 

“Sono a casa” gridò. Si tolse i pattini e mise le ciabatte. Andò in cucina, sfilandosi lo zaino e togliendosi il cappello. “Ciao papà, non immaginavo che ci fossi anche tu” disse, lieta di quella piacevole sorpresa. “Sono riuscito a liberarmi. Come è andata oggi?” chiese dolcemente Fujitaka. “Bene, bene… Salgo in camera mia così metto a posto” e sparì dalla vista del padre. Lui la guardò correre per le scale. Appena fu scomparsa, il sorriso sparì e tornò serio. Ormai aveva più volte notato che Sakura passava la maggior parte del tempo nella sua stanza. Isolata, nel suo mondo. Era chiaro ormai in casa Kinomoto che Sakura amasse Shaoran e che se soffriva era solo per lui. Ma era brutto vederla così: Fujitaka sentiva la sua sofferenza anche se, ai suoi occhi, Sakura era sempre sorridente. Proprio per non fargli pesare nulla. Ma sia lui che Toy, sapevano che gli mancava  e non potevano fare nulla per aiutarla.

Fujitaka era immerso nei suoi pensieri quando entrò in casa anche lo stesso Toy. Passò in cucina e si salutarono. “Sakura?” chiese il fratello premuroso. “Dove vuoi che sia” rispose il padre quasi un po’ innervosito. Quella situazione gli dava sui nervi. Dalla risposta Toy capì tutto. Rivolse il suo sguardo verso le scale, un po’ pensieroso. Lasciò perdere e si andò a cambiare. “Inutile combattere con questa storia”, pensò: “sono passati due mesi e ancora non è tornato. Prima o poi dovrà aprire gli occhi”.

***

“Ciao Kero” disse Sakura sorridente. Nonostante le preoccupazioni che si faceva la sua famiglia, lei si sentiva tranquilla, di buon umore. “Si, si… ciao”, fu questo il misero saluto che il nostro kerochan seppe riservarle, data la sua attenzione nel videogioco. Sakura lasciò perdere, tanto ormai c’era abituata. Non cambiava più nulla. Tutto era uguale, come al solito.

 Si avvicinò alla scrivania e uscì i libri dallo zaino, per poi riporli nel loro posto. Faceva attenzione ad allinearli precisamente, dal più grande al più piccolo. Stranamente sorrideva. Non c’era un motivo. Era stranamente allegra. Canticchiava anche. Non fingeva per niente. Era veramente così allegra, anche se tutti ci aspettavamo pianti strappa capelli, mi dispiace deludervi. Per quei due mesi era sempre stata giù, di cattivo umore, ma quel giorno in particolare si sentiva sprizzare di allegria, parte integrante della sua personalità. Non voleva pensare a niente, sapeva che se ci avesse provato, si sarebbe concentrata solo sul suo ricordo. E non voleva, doveva dimostrare a se stessa che sarebbe riuscita a sorridere quando le si parlava di Shaoran, anche se non era vicino a lei. E pensandolo si sarebbe solo messa a piangere, perciò meglio non pensarci e vivere serenamente quella lontananza. Così decise che doveva almeno provare a stare tranquilla e non pensare più a niente.

Dopo aver posato i libri, si cambiò per stare casa. Si mise un comodo vestitino blu e si buttò stanca sul suo letto. Lentamente appoggiò la mano sopra la fronte.

Il suo sorriso era sparito.

 

‘Basta fingere’.

 Il pensiero di Shaoran era ricorrente, ogni giorno sentiva su di sé il peso più grande di lei di tutto questo. Quando era sola, o perlomeno quando non c’era nessuno che badava a lei, stava in silenzio. Non pensava a nulla in particolare, era un insieme aggrovigliato di ricordi delle sue esperienze, delle sue giornate,. Non piangeva più da molto tempo, ormai sapeva lei stessa che era inutile. Perciò stava immobile nel suo letto.

 

Non voleva più aspettare. Si alzò nuovamente e si mise a correre per andare di sotto, nella libreria. Il momento del giorno che preferiva.

Si posizionò davanti al computer e lo accese. ‘Perché è così lento questo coso???’ pensava nervosamente, battendo il dito sul mouse a ritmo discutibile. Finalmente fu accessibile. Si connetté alla sua posta elettronica. Prima di aprirla, però, fece un lungo sospiro. Riprese il mouse e cliccò.

 

Non ci sono nuovi messaggi.

 

Sakura rimase un po’ stordita. Poi abbassò la testa.  La appoggiò lentamente allo schermo del computer, davanti a quel vuoto bianco di fronte a lei.

Meiling, attraverso Tomoyo, era riuscita dare a Sakura il modo per contattare Shaoran, dandole il suo indirizzo di posta elettronica. Così per i primi tempi era riuscita a stare in contatto con Shaoran. All’inizio si mandavano continue e-mail. Ma negli ultimi tempi, Shaoran non si faceva più sentire. Sakura iniziava veramente a preoccuparsi. Il fatto che non la cercava più, la sua assenza senza fine. Erano tutte cose che le facevano pensare di non essere più nei suoi pensieri. Ed era quasi tentata di odiarlo, se la trattava così male, come se non valesse nulla. Sakura cominciò a prendere in considerazione queste riflessioni. Alzò la testa, in modo quasi meccanico. Poi la scosse con ferocia. ‘No, io so che Shaoran mi ama, me lo ha dimostrato in tante occasioni. Qui l’unica egoista sono io, che pretendo di avere tutto e subito. Shaoran mi ha fatto una promessa e sono sicura che la manterrà. Devo solo avere pazienza. Lui mi ama come io amo lui ’. E con questo pensiero spense il computer e si avviò nella sua camera e cominciò a fare i compiti, anche se era difficile concentrarsi.

***

Cominciò a piovere. Le gocce si infrangevano sulla sua finestra. ‘Che brutta giornata’ pensava Sakura fra se, nel pieno della sua distrazione. I suoi occhi erano fissi su quella finestra che le mostrava le nuvole sul cielo grigio e quella pioggia  ricoprire la città. Teneva la testa pesantemente sorretta dalle sue mani, con i gomiti appoggiati alla scrivania. Il piccolo Kerochan era accovacciato vicino alla finestra, intento a guardare anche lui quella brutta giornata. Aveva piovuto per tutto il pomeriggio, e sembrava che non  dovesse più smettere. “Domani sarà difficile pattinare, per terra sarà tutto fango” disse. Sakura annuì, senza troppa attenzione. “Quasi quasi utilizzerei la carta della luce per far tornare il sole” disse sogghignando maleficamente. “Non ci pensare nemmeno!” intervenne rapidamente Kerochan “Sai bene che non puoi utilizzare le carte per modificare eventi naturali!”

“Uff, si lo so…” rispose Sakura seccata da quel rimprovero. Tornò a concentrarsi su quei maledetti compiti. ‘Quanto è odiosa la matematica!’ pensava fra se. Non riusciva a far risultare nemmeno un problema. In un momento di disperazione, disse: “Uffa ma perché non ci riesco?! Se solo Shaoran fosse qui!...”. A questa esclamazione, il piccolo guardiano si girò verso Sakura, quasi come se avesse detto una bestemmia. Sakura si accorse di aver pensato a voce alta e incontrò lo sguardo preoccupato di Kerochan. Cercò  di rasserenarlo con un ‘va tutto bene’, ma lui non era per niente tranquillo. Tuttavia si rigirò verso la finestra e guardando quelle gocce così piccole abbattersi sul vetro, si mise a pensare. “Poverina. Quanto dovrà aspettare ancora?”.

Sakura rinunciò alla matematica e pensò di fare gli altri compiti. ‘Inutile provare: ma di sicuro lui  riuscirebbe a fare questi problemi. Lui si che era bravo’ pensò. ‘In effetti sapeva fare bene solo la matematica’ e sul viso le si disegnò un piccolo sorriso.

***

La giornata continuò come sempre. Sakura stava risalendo per le scale per andarsi a coricare. Arrivata alla soglia della porta della sua camera, l’aprì ed entrò. Trovò Kerochan che guardava un film d’azione alla televisione. Tanto ne era attratto, che incitava a voce alta i protagonisti nelle loro azioni eroiche: “Forza Goku!!! Fai vedere a quel mostro chi comanda!” . Sakura non ci fece caso più di tanto. Semplicemente si cambiò e indossò il pigiama.  Ordinò le ultime cose e si avvicinò alla televisione, spegnendola. “ Ehi ma che fai…”, “basta per oggi: è ora di andare a letto”. Kerochan, rassegnato,  non protestò e volò verso il suo adorato lettino. Si rintanò tra le coperte e mugugnò un piccolo “buonanotte”, dato che la stanchezza gli appesantì le palpebre. Sakura sorrise e gli augurò altrettanto. Quindi, dopo aver spento la luce, si coricò anche lei. Già sotto le coperte, allungò un braccio per prendere la sveglia. La regolò per l’ora in cui si sarebbe dovuta svegliare e poi la riposò. Ritirò il braccio tra le calde coperte, aspettando che Morfeo la irretisse nel suo incantesimo. Ma fu interrotta: suo padre entrò e con lui anche la luce del corridoio. “Sakura, già ti sei messa a letto?” chiese sorpreso. “Be’ si … oggi ero un po’ stanca e volevo coricarmi presto …” “Ma sono solo le 9!! Com’è possibile che tu già sia stanca?!”.Ci fu un attimo di silenzio. Dopo un po’, Fujitaka rinunciò  e disse: “ Va bene, Sakura. Come vuoi. Buona notte” e richiuse la porta. Ritornò il silenzio. Sakura si rigirò nel letto, cercando di addormentarsi. Le venne in mente solo una frase: “Non ti preoccupare, papà. Prima o poi tornerà, e vedrai che tutto tornerà come prima”. Si addormentò.

***

Cadde una foglia. Sakura la intravedeva dalla finestra vicino al suo banco. La vide adagiarsi lentamente, sull’abisso infinito sul quale cadde. Sakura la seguiva con lo sguardo. Dopo averla vista cadere a terra, alzò gli occhi verso il cielo. Il sole era tornato, c’erano solo poche nuvole in cielo. Sakura non sembrò notare la differenza. Quella mattina si sentiva abbacchiata, stanca, priva di emozioni, distratta.  A un certo punto, il suo viaggio mentale verso il cielo fu interrotto. Qualcuno la strattonava. Si girò: era Tomoyo, con lo sguardo allarmato. “Che c’è?” le disse; “Lo vorremmo sapere anche noi, Sakura: cosa c’è di così interessante  da far passare in secondo piano la tua attenzione a scuola?” aggiunse inacidita più che mai la professoressa di geografia. Sakura arrossì, abbassò il capo, imbarazzata. La classe la fissava, qualcuno un po’ divertito, attendendo una sua risposta. E dopo Sakura si decise a rispondere: “Niente … Mi scusi”. La prof , dopo un paio di minuti, lasciò perdere e continuò a spiegare. Sakura fece un sospirò di sollievo, ma venne strattonata di nuovo, e sempre dalla stessa persona. “Cerca di stare attenta Sakura, ti prego!” le bisbigliò preoccupata Tomoyo. Sakura annuì, le sorrise e fissò lo sguardo alla professoressa, con l’intento di non distrarsi più. Ma ovviamente, mentre gli occhi rimanevano fermi, la mente volava. La situazione della prima ora si dilungò per tutte le altre.

***

Ormai aveva  rinunciato a stare attenta, inutile provarci. Era distesa sul banco, più distratta che mai…

 

Scese a terra, finalmente … non vedeva l’ora…

 

Ebbe un sussulto. Si alzò immediatamente. I suoi occhi verdi erano spalancati. Avvertiva un’ aura magica, ma che non riconosceva. L’avvertiva a tratti, perciò non capiva se era buona o cattiva. Non sembrava molto potente, ma comunque non era da sottovalutare. Sakura era in piedi, con la sguardo fisso nel vuoto. “Buongiorno, Sakura” le disse Terada sorridendole. Sakura si svegliò da quel torpore improvviso e si accorse di essere in piedi, mentre il resto della classe rideva a crepapelle. Sakura, nuovamente sotto l’attenzione di tutti, si risedette, e più imbarazzata di prima, si scusò. Anche Terada la prese a ridere, e dopo aver calmato il tumulto che si era venuto a creare, ritornò alla sua lezione. “Sakura, che ti prende?” chiese l’amica preoccupata. “ Scusa Tomoyo, ma oggi sono proprio senza testa.  Non ti preoccupare” e si girò di nuovo verso il professore. Tomoyo, un po’ titubante, preferì non farle altre domande, e ritornò anche lei alla spiegazione. Anche se non sembrava, Sakura era nuovamente immersa nei suoi pensieri. Pensava all’aura che aveva avvertito. In quel momento non la sentiva più, ma c’era stato un attimo in cui si era chiaramente messa in risalto. In quel frangente Sakura aveva intuito qualcosa, che l’aveva messa in agitazione, qualcosa di strano. Pensò che non essendosi più fatta sentire, probabilmente se l’era immaginata. Si, forse era così. Forse doveva solo stare attenta.

***

“Sakura, si può sapere che ti prende? Non sei stata un solo minuto attenta, oggi!”

“Lo so, scusami. Il fatto è che, mentre Terada spiegava…. ecco… io…”

“Cosa?”

“Lascia perdere. Giuro che domani sarò attentissima” forse non era il caso di allarmarla inutilmente, perciò non le disse nulla dell’aura che aveva avvertito.

Tomoyo e Sakura stavano uscendo da scuola, dirigendosi verso il cancello. Sorridevano fra loro parlando della distrazione di Sakura. Tomoyo le si parò davanti.

“Sakura io lo dico per te di stare atten…”

 

Un groppo in gola.

 

Tomoyo, con gli occhi sgranati verso un punto, rimase a bocca aperta, non trovando la forza per continuare la sua frase. Sakura la guardava, aspettando che completasse il discorso. “Tomoyo… stai bene?”. Immobile, l’altra continuava a tenere la bocca aperta. Dal suo sguardo, Sakura intuì che stava fissando un punto. C’era qualcosa dietro di loro. Allora si girò e guardò.

 

Vicino la rete, sotto un albero di ciliegio, se ne stava seduto su di una panca. Aveva l’aria impaziente, con lo sguardo rivolto verso la strada. Indossava una maglia gialla, con sopra un giubbotto sportivo scuro, e dei jeans neri. Teneva i gomiti sulle ginocchia, con le dita intrecciate. Sembrava nervoso. Tamburellava incessantemente il tallone sinistro e sbuffava.

 

Le cadde una lacrima. Che poi fu seguita da altre. Altre ancora. Una cascata. Ma sorrideva: le si disegno un grande sorriso in viso. E dopo qualche attimo di esitazione, gridò il suo nome:

 

“SHAORAAAAAAAAAAAAAAAAAN!”

 

Lui si girò in direzione del mittente. La vide, avvolta nel suo solito e inspiegabile imbarazzo, fra le lacrime e la gioia. Come se non la riconoscesse, si alzò meccanicamente, con gli occhi spalancati. E finalmente le sorrise.

 

Si guardarono, esitanti. Insicuri, imbarazzati, felici. Davanti a lei c’era finalmente lui, Shaoran. ‘Lo sapevo, lo sapevo! Ne ero sicura! Sapevo che sarebbe tornato!’  e gli corse incontro. Lui l’attendeva con le braccia aperte, pronto a prenderla. L’accolse fra le sue braccia forti. Lei si aggrappò completamente a lui, attaccandosi con le braccia ma anche con le gambe. Immerse il viso nel collo di lui, e cominciò a piangere disperatamente. Shaoran le teneva la testa fra le mani, cercando di tranquillizzarla. Lei piangeva, piangeva e urlava, sempre più forte. Stava sfogando tutto quello che aveva sopportato in quei due mesi lontana da lui. Tutto quello che non aveva confessato nemmeno a Tomoyo, che era sempre stata lo scrigno dei suoi segreti, ora lo stava liberando in quel pianto assurdo, fra le braccia del suo adorato Shaoran. E lui, come aveva sempre fatto, le stava vicino, sorridendole.

 

Shaoran la teneva ancora su di se. Sembrava che non si volesse più staccare da lui. Nel frattempo Tomoyo (che non aveva perso tempo con la sua telecamera), si avvicinò alla coppia. Li osservava: Sakura singhiozzava nervosamente, immersa nel collo del suo amato, che intanto era diventato rosso come un pomodoro. Tomoyo li guardava, ben distante da non disturbarli, e sorrideva lietamente di quel ricongiungimento. Shaoran la vide e accennò un saluto forzato, dato che non riusciva a divincolarsi da quell’abbraccio. Lei ricambiò. Sakura invece era come un parassita attaccato a Shaoran, che non sembrava volersi togliere, per nessuna ragione al mondo. Se avesse realmente potuto, ci sarebbe rimasta. I suoi occhi, più luminosi che mai, si concentrarono su di lui, che le sorrideva alquanto imbarazzato. Era come se stessero insieme da un’infinità di tempo e quindi erano abituati ad abbracci così affettuosi. Ma Shaoran avvertiva ancora quei brividi tipici del primo e ancora innocente amore, e la sua timidezza di certo non lo aiutava. Sakura invece non riusciva a trattenersi. Finalmente Shaoran era tornato e lo teneva fra le sue braccia. Aveva stampato sul viso un sorriso enorme, ma lo stesso piangeva come una fontana. Sentiva la sua testa che scoppiava, date le due azioni contraddittorie. Dopo averlo guardato ancora un po’ negli occhi abbassò la testa e l’appoggiò al suo petto. Shaoran, non sapendo che fare, la strinse a se. Tenendo la sua testa fra le mani e sussurrandole all’orecchio frasi consolatrici: “Non piangere Sakura, sono qui, sono con te. Non devi piangere”. Da un angolo Tomoyo riprendeva la scena, intenerita dalle lacrime dell’amica.

Il vento soffiava forte. La fronde dell’albero di ciliegio che li sovrastava si muoveva, come a ballare. Come se dovesse far capire a chi la guardava che, a muoverla, non era un semplice vento. Era aria di cambiamento.

 

Passarono alcuni minuti, prima che Sakura capisse di essere diventata molto simile a una piovra, così si allontanò (di pochi millimetri) da Shaoran che, non ancora abituato a tutto quell’affetto, era diventato rosso dall’imbarazzo. Sakura si asciugò le lacrime e posò gli occhi su di lui, che la guardava un po’ stralunato. I suoi occhi scuri si intenerirono appena vide quelli di lei colorarsi di un verde intenso che rispecchiava la felicità della ragazza. Il cuore batteva forte ad entrambi, come se uno avesse finalmente capito di non poter vivere senza l’altro. Sakura si accovacciò nuovamente nel suo collo, stavolta senza piangere. Aveva un piccolo sorriso nascosto.

 

 “Ops… Quasi dimenticavo!” e si scostò immediatamente da lei. Si girò e prese qualcosa che teneva con se sulla panchina. Glielo mostrò: Sakura rimase a bocca aperta. Non riusciva a crederci. Se ne era ricordato. Lo guardava immobile, fra le mani di Shaoran, protese verso di lei.

“Io mantengo sempre le mie promesse” disse timidamente lui. Sakura lo prese: si era proprio lui, un vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed era pure sproporzionato, ma era il simbolo materiale del loro amore. Lei lo prese con movimenti rallentati, come se avesse paura di romperlo. Dopo averlo un po’ revisionato da tutte le parti, lo strinse forte al cuore. Shaoran fece un sorriso, lui che di sorrisi ne regalava pochi. Sakura alzò lo sguardo verso di lui, e si aggrappò nuovamente alle sue spalle. “Grazie. Ero sicura che me lo avresti riportato”, gli sussurrò all’orecchio. Shaoran arrossì lievemente, sentendosi quasi sopravvalutato. Sakura avvicinò le mani al suo collo, carezzandoglielo dolcemente, e suscitandogli numerosi brividi alla schiena. Chiuse gli occhi per immergersi totalmente su di lui, sul quel suo strano odore che avrebbe riconosciuto fra mille. Lo sentiva forte, come la prima volta che lo aveva incontrato, anche ora lo avvertiva. Si concentrò su quello. Poi riaprì gli occhi, lentamente, posandoli sul ciliegio che li sovrastava. Li abbassò lentamente , ed ebbe un sussulto. Shaoran, nonostante  avesse la stessa cognizione dello spazio di un uomo in coma, se ne accorse e prendendole le spalle, le chiese: “Ehi…. C’è qualcosa che non va?”

“Cos’è quello?” domandò spaventata. Lui si girò, e anche Tomoyo volse lo sguardo: appoggiata, sulla panchina, c’era una stampella. Shaoran la vide, e quasi se ne vergognò. Sakura invece l’adocchiava come se potesse prendere vita da un momento all’altro. Shaoran tornò a guardare la sua amata e, nella speranza che si calmasse, le disse : “Non ti preoccupare, una sciocchezza. Sono caduto dalle scale e mi sono preso una storta. Niente di preoccupante” e le rivolse uno di quei sorrisi che riservava solo a lei. Sakura sembrò essersi tranquillizzata e gli accennò un piccolo sorriso. Ma dentro di se, sapeva che era una bugia. Una vocina le diceva che probabilmente quella stampella era legata all’incidente di cui le aveva parlato Meiling, poco prima che partissero. ‘Che sia successo qualcosa? Magari di irreparabile?’. Riuscendo a pensare solo al peggio, decise che era meglio non dire niente, fingendo di non sapere nulla di quello spiacevole episodio. Sapeva che, se Shaoran non gliene avrebbe parlato, era solo perché non voleva farla soffrire più di quanto aveva già fatto. Così  non proferì parola e silenziosamente celò le sue preoccupazioni.

 

Shaoran gli prese le mani, fissando i suoi occhi scuri, su quelli di Sakura. Ma non dimentichiamoci che a sorvegliare la situazione (con la sua inseparabile telecamera)  c’era Tomoyo. Aveva osservato per tutto il tempo il ricongiungimento dei suoi amici, ma dopo un po’ capì di essere di troppo.

“Bè  ragazzi, io devo proprio andare … so che sarà difficile senza di me, ma ho troppi impegni da sbrigare!” disse ironicamente. Sakura e Shaoran volsero lo sguardo verso di lei, ridendo. Rise anche Tomoyo: “Sono contenta che tua sia tornato, Shaoran. Mi fa molto piacere! Ci vediamo” e si allontanò. I due la guardarono allontanarsi, in silenzio. Shaoran allora propose:

“Ti va di fare una passeggiata?”

“Volentieri!” rispose sorridendo. Posò il suo orsacchiotto nello zaino e gli prese la stampella.

Lui la ringraziò, un po’ imbarazzato. “Andiamo al parco?”, “ Va bene”e fu li che si diressero.

***

Si sedettero sotto un albero, sull’erba. Ormai era tardo pomeriggio, e l’aria si era fatta più fredda. Shaoran piegò la gamba sinistra, mentre tenne distesa quella destra. Sakura invece rimase affascinata dal tramonto. Stettero un po’ in silenzio a fissare l’orizzonte. Poi cominciarono a parlare:

“Allora, come va qui in Giappone?” chiese Shaoran

“Be’… tutto come al solito, niente di particolare. La signorina Mitsuki  si è trasferita a tutti gli effetti nella nostra scuola, e insegna matematica. Con lei sto lievemente migliorando!”

“ Sono contento. Da quanto so, la matematica non è proprio la tua materia preferita”

“Già”

“E i nostri compagni? Rika, Chiharu, Yamazaki…”

“Bè è successo qualcosa” lo interruppe lei, con uno sguardo malizioso.

“Cioè?” chiese incuriosito lui.

“Ecco… Chiharu e Yamazaki si sono ufficialmente messi insieme!”

“Alleluja!” esclamò ridendo Shaoran.

Entrambi risero. Non si erano mai messi a parlare così tranquillamente, da soli. Finalmente stavano insieme felicemente, come era giusto che fosse.

Ma dopo un po’ calò il silenzio. Sakura osservò di soppiatto la gamba di Shaoran, un po’ intimorita.

“Allora” cominciò, dato che voleva vederci chiaro e sapere la verità: “Mi spiegheresti come ti sei fatto male alla gamba?”

Shaoran, leggermente arrossito, rispose: “Bè… niente di che, sono scivolato dalle scale e ho preso una storta…”

“Tutto qui?”

“…Si, tutto qui…”

“Tutto qui”.

“ Si… tutto… tutto qui, si”

“Tutto qui, ok”

“Già”,

Shaoran cominciava ad avere il sospetto che la domanda di Sakura avesse uno scopo ben preciso, perciò cominciò a temere.

Nel frattempo, Sakura aveva volto lo sguardo da un'altra parte, facendo finta di crederci. Shaoran preferì mettere da parte le sue preoccupazioni e rilassarsi davanti a quella piacevole compagnia.

“Non è che il fatto che porti la stampella ha un nesso con l’incidente che hai avuto a luglio?”

 

‘Oh cavolo!’pensò.

 

Non rispose, non disse nulla. Smise anche di respirare. Sakura, più tranquilla che mai, con gli occhi verso di lui, aspettava senza alcuna fretta una risposta. Shaoran, il perfetto contrario: si girò meccanicamente verso di lei, stupito e con il respiro trattenuto. Stettero in silenzio per qualche minuto.

“Ma no… che dici… incidente io?eheh..!” cercò disperatamente di rimediare, ma invano.

“ So la verità, Shaoran. Ormai è inutile che fingi” disse schietta lei.

Vedendosi ormai  con le spalle al muro, Shaoran capì di non poter tornare indietro e si fece serio, anzi arrabbiato.

“ E’ stata Meiling, vero? Le avevo detto di non dirti niente…”

“ Meiling ha fatto la cosa giusta, non prendertela con lei. Ha capito che fosse giusto che io dovessi sapere la verità, buona o brutta. Quello che non hai fatto tu”.

  Lo so, e hai ragione Sakura. Ma non mi sembrava il caso di allarmarti rivelandoti una cosa del genere e dopo andarmene e lasciarti sola con tutte le tue preoccupazioni. Ti conosco e so che ti saresti fatta un sacco di problemi inutili in questi mesi pensando al peggio, per una cosa che ormai faceva parte del passato”.

“ A quanto pare no” puntualizzò Sakura.

Non riuscì a ribattere niente. Aveva centrato in pieno.

Abbassò semplicemente lo sguardo. Sakura allora gli si avvicinò e gli prese la mano.

“Ascoltami Shaoran. Ho capito quello che vuoi dire, e ti ammiro, perché sei nel giusto. Ma io… io voglio sapere tutto di te”.

Lui volse lo sguardo verso di lei, sorpreso. Lei arrossì lievemente, ma riuscì a riprendere il discorso. “Vorrei che tu mi dicessi tutto, anche si tratta di cose passate, o future, belle o brutte. Io… è vero, probabilmente mi preoccuperò, ma… sarò contenta di preoccuparmi per te, Shaoran”

Era partito. Rosso d’imbarazzo, la guardava fisso negli occhi. Mentre lei parlava, lui: ‘Ti amo, ti amo, ti amo, TI AMO! Anche per questo, perché oltre ad essere bella, quando parli hai il potere di farmi cadere in uno stato di trance assurdo. Sei sincera, e mi capisci…’. Queste cose Shaoran, le pensava soltanto, ma sperava che gli si leggesse negli occhi la sua emozione.

Sakura sentiva di essersi completamente aperta e arrossì, calando il volto. Poi lo alzò di nuovo e regalò al peperone che aveva davanti un dolce sorriso. Lui ricambiò, e capì che ormai doveva raccontargli la verità. Si allontanò dal suo viso e cominciò:

“Ecco… Allora, la cosa non è grave come può sembrare. E’ vero che è il fatto che tengo la stampella è legato a quell’incidente, ma significa che sto guarendo. I medici mi hanno detto che ci vuole un po’ perché i legamenti naturali del ginocchio si riuniscano dopo l’operazione, ed è per questo che mi fa un po’ male. Devo solo aspettare una settimana e finalmente potrò buttare questa schifezza di stampella” concluse Shaoran.

“ Ma perché quando sei tornato la prima volta non l’avevi?”

“Perché allora avevo ancora i legamenti artificiali che mi avevano messo”.

“ Oh, capisco.” Sakura sembrò dispiaciuta: le faceva un po’ impressione sentir parlare di operazioni, legamenti articificiali… La spaventavano quelle parole.

“Credimi, Sakura. Sono sulla via della guarigione” le disse sorridendo.

“ Ma ti fa molto male?”

“ No, perché prende degli antidolorifici. Tranquilla”.

Vedendo il suo sorriso, Sakura si rassicurò e gli sorrise anche lei. Appoggiò la sua testa sulla spalla di Shaoran, sicura di sapere la verità. Anche Shaoran sembrava rasserenato: sentiva di essersi tolto un peso dal cuore. Appoggiò la testa sopra quella di Sakura, e guardò il tramonto. Sakura lo sentì sopra di lei e si sentì quasi mancare. Chiuse gli occhi. Poi gli confessò:

“Mi sei mancato, Shaoran”. Lui si girò di scatto versò di lei, sorpreso. Eppure lei sembrava tranquilla. Sorrideva beatamente e lo guardava con gli occhi dolci che lo avevano fatto innamorare. Gli sorrise lievemente e rispose.

“Anche tu mi sei mancata. Credimi, se avessi potuto non sarei mai partito.”

“Non importa che tu sia partito, l’importante è che sei tornato”. Sorrise di nuovo.

“Sei troppo buona, Sakura. Ma la verità è che ho perso un sacco di tempo solo per procurarmi i certificati, il visto, farmi la carta di identità, e quindi…”

“Hai la carta d’identità??” lo interruppe Sakura.

“Bè si… adesso che ho 13 anni la posso fare”

“Ti prego me la fai vedere? Dai…” lo scongiurò.

Lui arrossì, imbarazzato: “No, per favore: so che vuoi vedere la foto! E sono venuto con una faccia che sembro un coniglio!”

“Ti preeeeeeego….!” E colpì con le migliori armi delle donne: gli occhi lucidi e il labbro tremolo. Davanti a una faccia sbrilluccicosa come quella che aveva assunto Sakura, non seppe proferir parola. Uscì dalla tasca quel maledettissimo foglietto e lo porse sulle mani frementi di Sakura, la quale dopo averlo preso, lo aprì e guardò: un tipetto alquanto imbronciato e seccato la guardava con i suoi occhi castani e i capelli arruffati più che mai, però nonostante  avesse l’aria arrabbiata, si potevano scorgere due denti fuori dalle labbra che avrebbero dovuto rappresentare il sorriso di Shaoran. Lui pregava affinché non cominciasse a ridere come aveva fatto Meiling la prima volta che aveva visto quella foto (vi lascio immaginare), ma Sakura non si mise a ridere. Fece solo un piccolo sorriso. Lo trovava bellissimo: si sarebbe tenuta molto volentieri quel documento, perché lo trovava dolcissimo. Shaoran se ne accorse e sorrise anche lui.

“Non è vero che sembri un coniglio! Sei venuto benissimo!” disse contenta.

“Lo dici solo per non farmi vergognare!”

“No, anzi credo che tu sia venuto molto bene!” e glielo restituì.

Lui lo riposò in tasca. Volse il viso e la guardò. Anche lei lo guardava. Entrambi erano seri, l’atmosfera era perfetta, nonostante ci fosse un po’ freddo. Ma non erano i colpi di vento a dettare i brividi che Shaoran avvertiva. Sakura gli si avvicinò al viso e gli schioccò un piccolo bacio sulla bocca. Lui un po’ stranito, si avvicinò a lei e ricambio con un altro. E poi altri. E altri ancora. Fino ad arrivare ad un bacio lungo, goduto. Si carezzarono fra loro i visi, mentre quel bacio si appassionava sempre di più. Shaoran si staccò per un secondo e le confessò. “Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento”. Sakura gli sorrise e ripartirono da dove si erano fermati. Con l’imbarazzo che caratterizzava il loro amore, più uniti che mai.

***

Erano ormai le 20:00 passate e Shaoran stava accompagnando Sakura a casa. Sulla soglia di  casa, Sakura si parò davanti al cancello:

“ Domani verrai a scuola?” gli chiese.

“Be’ certo… E’ ovvio!” disse lui sorridendo.

“Allora… ci vediamo domani”e andò verso la porta di casa sua.

“ A domani” disse lui, aspettando di vederla entrare.

Ma Sakura, davanti alla porta che stava per aprire, si fermò. Si volse verso  Shaoran, che l’adocchiava sorridendo. Sakura ricambiò, ma dopo un attimo di esitazione, si allontanò dalla porta e corse fino davanti al cancello, di fronte a lui. Gli diede un piccolo bacio e gli sussurrò: “Buonanotte, Shaoran” e corse subito dentro casa. Shaoran, pietrificato, rimase impassibile, ma dopo aver ripreso conoscenza, chiuse gli occhi e sorrise beatamente. Era felicissimo e alzò le mani al cielo in segno di vittoria, anche la stampella perché no. Così, con l’aria di chi aveva appena fieramente scalato l’Everest, si allontanò, mentre Sakura, che sbirciò dalla finestra per vedere il suo amato manifestare la sua gioia, rideva divertita.

 

Non riusciva ancora a crederci. Shaoran era tornato. Ed erano stati insieme tutto il pomeriggio! Avevano parlato tutto il tempo, interrompendo alcuni discorsi con teneri baci. Era tornato, anche se non tutto intero; ma meglio di niente! Pregò che guarisse presto. Ma almeno era tornato, e lo avrebbe rivisto l’indomani stesso, a scuola… Scuola…Scuola?

“I COMPITI!” gridò Sakura, allarmata e in piedi.

“Mostriciattolo che ti prende, hai gli incubi mentre mangi??” chiese Toy, simpatico come sempre.

In effetti, Sakura si alzò alquanto impetuosamente da tavola durante la cena, sotto gli occhi increduli del padre, del fratello e di Yuki. Dopo essersene accorta, arrossì e si risedette subito.

“Scu-scusate…”

“Hai dimenticato di farli, Sakura?” chiese dolcemente Yuki.

“Ehm, si… oggi pomeriggio sono stata fuori. Per fortuna non sono molti, li farò dopo cena” rispose sollevata.

“Ma dove sei stato tutto il tempo, oggi?” chiese incuriosito il padre.

Lei arrossì non aspettandosi quella domanda, ma alla fine confessò: “Be’… ecco… Oggi è tornato Shaoran”

“ COSA?? IL CINESINO ANTIPATICO??”  gridò Toy, alzandosi stavolta lui

“ Davvero? Stamattina?” chiese invece Fujitaka.

“All’ora di pranzo o giù di lì”

“Perciò sei stata tutto il tempo con lui?” chiese Yuki, sorridendo maliziosamente.

“ Be’… diciamo di si” e arrossì

Yuki e Fujitaka sorrisero fra di loro. Sapevano che Sakura aveva sofferto molto per la lontananza di Shaoran , e perciò gli sembrava più che giusto che passasse del tempo con lui. Ma dello stesso parere non era di certo Toy:

“ E quindi siete stati tutti il tempo insieme, eh?? E che avete fatto?! Eravate da soli?? Avanti sputa il rospo! Giuro che appena lo incontro, gli sparo a quel cinesino del malaugurio!”

“ Avanti smettila, Toy! Non Sono affari tuoi” corse in aiuto Yuki.

“Certo che sono affari miei! Si tratta di mia sorella e non voglio che a girarle intorno sia un stupido moccioso impertinente!E poi…” si sedette, come se non riuscisse a completare quel discorso.

“E poi?” chiese il suo amico,

“E poi… non voglio che faccia soffrire il mio mostriciattolo”.

Sakura si intenerì. Sapeva che infondo suo fratello le voleva molto bene.

“ Non ti preoccupare, Toy. Vedrai che le cose miglioreranno d’ora in poi”

Gli altri tre, che in quei due mesi si erano tanto preoccupati per la nostra Sakura, vollero crederle, anche se Shaoran, ai loro occhi, aveva ancora molto da dimostrare.

***

“COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA? IL MOCCIOSO CINESE E’ TORNATO???”

A Sakura sembrò di rivivere un deja vu. Prese lo zaino e sfilò dall’interno il suo adorato peluche. Da quella prova schiacciante, Kerochan capì che Sakura diceva la verità. All’inizio sembrò arrabbiato, ma poi:

“Immagino che sarai contenta…”

“Si molto” rispose sorridendo, mentre sistemava il suo animaletto sul solito comodino.

“E… sai quanto rimarrà?”

“Non gliel’ho voluto chiedere. Non volevo rovinare quel momento”

“Capisco” e si accovacciò nel suo cassetto-stanzetta.

Sakura si accorse della sua preoccupazione. Anche Kerochan, come la sua famiglia, sapeva che Sakura meritava di più e non era giusto che soffrisse a quel modo, ancora così piccola. Sakura avrebbe voluto spiegare a tutti che il suo amore per Shaoran era vero, e che sarebbe stata veramente disposta a tutto pur di non perderlo, seppure potesse sembrare precoce. Perciò si avvicinò al cassetto dell’amico e grattandogli la testa con le dita gli disse:

“ So che il nostro inizio non è stato dei migliori, ma so anche che Shaoran mi ama almeno quanto lo amo io. Non ha scelto lui di stare lontano, ma finalmente è tornato. Sono felicissima!” disse avvicinandosi al letto per coricarsi. Continuò:

“Non pretendo che tu prova lo stesso, Kero, ma mi farebbe piacere se fossi contento almeno per me…”

Kerochan, allora intenerito dal discorso della sua giovane amica, rispose: “Sono contento di vederti felice dopo tanto tempo, Sakura”

“Grazie. Buonanotte Kerochan”

“Buonanotte, piccola Sakura”

Ed entrambi si lasciarono andare ad un sonno profondo, senza pensare più alle lacrime del passato, ne ai dubbi sul futuro. Soltanto sorridendo per il presente.

***

Entrando in classe, il primo obbiettivo di Tomoyo, fu scagliarsi su Sakura, tappezzandola di domande (alquanto inopportune!)

“ Allora com’è andata? Che ti ha detto? Come stava? Ti ha detto che ti ama? Vi siete baciati? Quanto siete stati insieme?”

“ Calmati Tomoyo…ecco no… non abbiamo fatto niente…”

“Forza tutti a sedere!”

“NOOOOOOOOOOOOOOOOO!! Non ho ancora avuto le informazioni che volevo!”

Ma l’ordine era stato dettato. Terada era un professore buono d’animo, ma non ammetteva per nessun motivo perdite di tempo. Così Tomoyo, nonostante non avesse scoperto niente di succoso sulla Love Story di Sakura e Shaoran, si andò a sedere. Sakura sorrise un po’ imbarazzata, ma pensò che avrebbe dovuto cominciare a temere la curiosità della sua amica, anche se le voleva molto bene: ‘e queste domande sono solo per il primo giorno’, rifletté. Ma in ogni caso, sapeva che molte cose sarebbero cambiate. Anche se non sapeva quanto dovesse rimanere esattamente Shaoran, aveva intenzione di stare con lui il più possibile con lui. E di certo avrebbe dovuto cambiare orari e abitudini per uscirci insieme. Ma era contenta che tutto cambiasse, anzi non vedeva l’ora. Il ritorno di Shaoran era il segno che tutto stava andando per il meglio e si stava indirizzando per la retta via. ‘Si, da oggi si cambia atteggiamento!’ si ripromise. Così decise di seguire ogni minima cosa, parola e anche starnuto del professore, che nel frattempo si era messo a fare l’appello. Tutti presenti. Dopo un attimo di esitazione, rivolse lo sguardo ai suoi alunni, che come tutti i normali mortali erano annoiati a morte e non vedevano l’ora di scappare.

“Allora ragazzi, prima di cominciare il normale svolgimento della lezione, ho una notizia da darvi”

Il 50% della classe si risvegliò, ma di questa percentuale non fece parte Sakura.

“Sono sicuro che vi farà piacere sapere che avrete un nuovo compagno di classe… anche se… non so se si possa definire proprio così” sorrise maliziosamente.

L’ 80%, e Sakura ancora dormiva.

Leggendo la perplessità nelle facce dei propri alunni, il professore si girò verso la porta.

“Coraggio, avvicinati”.

Ed entrò

 

Il 100%

 

Sakura si svegliò col rumore della porta che si apriva. E lo vide.

 

Shaoran entrò in classe, zoppicando un po’ a causa della stampella. Non seppe fare a meno di sorridere, dato che appena aveva messo dentro l’aula il piede, tutti i suoi compagni lo guardarono sorpresi e lieti di rivederlo.

Un'altra caratteristica di Terada era l’ordine: non sopportava schiamazzi urla o cose del genere.

Ebbene i suoi alunni se ne fregarono altamente e raggiunsero a corse lo sventurato cinese, un po’ in difficoltà e molto imbarazzato. I compagni cominciarono a fargli un sacco di domande.

Shaoran era davanti a loro, e anche davanti Sakura. Sakura però non gli si avvicinò: rimase in piedi davanti al suo banco, immobile. Anche se sapeva che Shaoran sarebbe venuto a scuola quel giorno, rimase sorpresa. Sarebbe dovuta scoppiare dalla felicità, ma era troppo stupita per muovere qualsiasi parte del corpo per manifestare la sua gioia. Niente. Lo vide, immerso negli schiamazzi e nelle urla.

Per i suoi compagni la sorpresa era vederlo a scuola.

Per Sakura la sorpresa era che indossava la divisa scolastica e sulla spalla la cartella.

 

Shaoran, non capiva più niente. Tutti i compagni gli facevano tante domande ma lui riusciva a rispondere a pochi. Qualcuno lo abbracciava anche ma lui non ci badava: cercava Sakura con gli occhi, ma non la trovava. Cominciò a preoccuparsi, ma guardandosi un po’ intorno la vide. Si era avvicinata alla calca silenziosamente. Appena la vide, sorrise imbarazzato, ma dopo aver visto che lei non ricambiava, si fece serio. Temette di aver sbagliato qualcosa.

Sakura si fece spazio fra i suoi compagni e gli si parò davanti. Shaoran si rivolse a lei, ma senza dire nulla. Sembrava dispiaciuto o semplicemente spaventato dal fatto che Sakura non mostrasse alcuna emozione. Era lì, immobile davanti ai suoi occhi. I compagni si erano fatti da parte zittiti, notando il gelo che si era venuto a creare fra i due ragazzi. Calò un silenzio inquietante, di cui rimase stupito anche Terada. Tutto si era fermato. Sakura non riusciva a spicciare parola e nemmeno Shaoran dimostrò molta loquacità.

 

Silenzio. Solo quello.

 

No. Non solo quello. Anche una lacrima, più lacrime. Tante lacrime, troppe.

 

Sakura scoppiò a piangere in modo quasi capriccioso, senza alcun ritegno.  Shaoran sorpreso rimase a bocca aperta, e divenne rosso come un pomodoro, appena Sakura lo abbracciò forte a se, davanti ai compagni increduli.

Pianse, pianse e ancora pianse. Sembrava che nulla potesse consolare quel pianto. Lui ricambiò l’abbraccio fortemente, in modo da fargli sentire che anche il suo cuore batteva forte. Chiuse gli occhi e sorrise dolcemente, consolandola con carezze delicate. Ma Sakura si era completamente dimenticata che si trovava a scuola e i compagni sorpresi, bisbigliavano fra loro e confessavano di non capire perché Sakura piangesse a quel modo disperato.

Dopo un paio di secondi, Sakura si staccò da Shaoran, e tra un singhiozzo e un altro, disse:

“ N-non sapevo… c-come potevo immaginare che… che tu volessi… Insomma.. q-quanto hai intenzione di stare qui, Shaoran?”

“Io… io mi sono trasferito qua a tutti gli effetti, Sakura. Che c’è, non sei contenta?”.

“E perché non dovrei esserlo?”

Dopo quelle parole, gli occhi di Sakura si spalancarono irradiando uno splendido verde luminoso, che affascinarono Shaoran tanto da farlo arrossire (lo so, sempre che arrossisce èJ). I compagni urlarono e applaudirono (avete presente quelle urla fastidiose che vi fanno gli amici quando, per esempio ci provate con qualcuno o vi baciate pubblicamente per la prima volta? Ecco quello). Ma nonostante loro, Sakura lo abbracciò ancora più forte, mentre Shaoran si sentì mancare il fiato. Ricominciò a piangere.

“ E’ solo che… NON ME LO AVEVI DETTO QUESTO, SHAORAN!!”

“ Be’ volevo farti una sorpresa. Ma stai certa che se avessi saputo che avresti avuto questa reazione, te lo avrei detto!” cercò di rimediare lui. I compagni si misero a ridere, anche Sakura.

Colpo di tosse. Tutti si girarono, mentre Terada che era al culmine della pazienza, cercava inutilmente di attirare l’attenzione da una buona decina di minuti.

“Forza tutti a posto! Dobbiamo cominciare a spiegare!”

E tutti obbedirono.

 

Tomoyo e Sakura tornarono dal bagno. La nostra eroina si era finalmente calmata ed era tornata serena. Tomoyo tenendole la mano, cercava di tranquillizzarla ripetendole che tutto era andato per il meglio. Sakura si rasserenò grazie all’aiuto dell’amica e insieme a lei rientrò in classe. L’impressione che ebbe fu stranissima: le sembrò di essere tornata al passato. Terada scriveva alla lavagna i nuovi appunti di italiano e i suoi compagni, disinteressati, copiavano senza capire bene quello che scrivevano. Si diresse verso il suo banco, il solito. Il penultimo vicino alla finestra. Ma nell’avvicinarsi scorse dietro la sua sedia Shaoran, seduto nel banco dietro al suo, intento a copiare attentamente gli appunti del professore. Non si era accorto che Davanti a lui, Sakura aveva l’aria spaesata. In realtà nessuno se ne accorse. Era veramente come essere tornati indietro nel tempo. Dopo essersi guardata un po’ intorno Sakura si sedette. Osservò la lavagna, poi si voltò verso Tomoyo, che si era messa a scrivere gli appunti. Tutti erano come annoiati, come se quella routine abitudinaria seccasse a tutti. Ma l’unica che non riusciva riconoscerla era Sakura. Capì che in quei mesi era stata assente più di quanto pensasse, e forse era per quello che ora che tutto si era aggiustato, riconosceva gli ambienti e i compagni.

“Sakura” la richiamò Shaoran.

Lei che era completamente immersa nei suoi pensieri, quasi si spaventò. Poi si girò. Shaoran la guardava preoccupato.

“Va tutto bene, Sakura?” le chiese. Dopo un po’ di esitazione.

“Si, Shaoran, Va tutto bene. Scusa per la mia stupida reazione. No hai idea di quanto sia contenta rivederti fra i banchi” gli sorrise.

Lui ricambiò e le accarezzò la mano discretamente, in modo da non farsi vedere dai compagni. Lei gliela strinse, e alla fine si girò.

 

Guardò fuori dalla finestra. Il cielo era finalmente limpido, come non era da molti giorni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E ho finito il secondo capitolo!!!!!!!!!!!!!!!Alèèè mi scuso per averci messo così tanto a scriverlo, ma di tempo ne ho avuto poco, con l’inizio della scuola… In ogni caso volevo puntualizzare alcune cose…

1)      Intanto vi avverto che la storia non è assolutamente finita: ho in mente delle ideuzze alquanto diaboliche. Non avete idea di cosa ho intenzione di combinare a sti poveracci XDXD

2)      Io non capisco assolutamente niente di medicina, quindi è molto probabile che inventerò cose (tipo i legamenti artificiali che gli ho fatto mettere a quel povero disgraziato: pura invenzione). Perciò non ci badate se quello che ho scritto a vostra sapere, non ha assolutamente senso.

3)      Per le materie, dato che di Recente non mi sono aggirata per le scuole giapponesi, ho pensato di mettere le materie che si studiano qui in Italia, visto che non so quali si studiano li (anche perché mi sembra piuttosto problematico che in Giappone studino l’italiano -.-“)…

Non ho altro da aggiungere. Mi dispiace per il miele che ho sparso in questi capitoli, non siete obbligati a leggere il seguito… Se lo fate, però, mi fa piacereJ Cercherò di essere più veloce, in futuro!

Ciao a tutti

 

P.S. RecensiteJ

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Capitolo 3
*** Cp. 3 ***


In effetti tante cose erano cambiate, da quando Shaoran era tornato in Giappone. Sakura era tornata ad essere la ragazza allegra e spensierata di sempre, che odiava la matematica e che amava lo sport e la musica. La ragazza che aveva il terrore dei fantasmi, ma che adorava gli orsacchiotti. Dopo molto tempo. Si, era proprio tornata. E Shaoran era cambiato. Dopo essere tornato una seconda volta ad Hong Kong, infatti, aveva capito che la sua vita ormai non doveva più basarsi su di una ricerca continua di modi per incrementare i suoi poteri magici. Fin da piccolo aveva cercato di diventare sempre più potente e dopo la delusione delle carte di Clow, era chiaro che il suo potere magico aveva raggiunto il  limite. A dispetto di due anni prima, Shaoran ora tornava per studiare il Giappone, cioè portava a compimento “la scusa” che aveva usato per venire la prima volta a Tomoeda. Voleva interessarsi di più alla cultura e al Paese che lo ospitava. Ma Ovviamente, il motivo principale era Sakura.
 
Erano passati pochi giorni dal suo ritorno, e Wei, che lo aveva accompagnato ancora,  andava a prendere Shaoran a scuola con la macchina, dato che non poteva stancare la gamba. Ma quel giorno, il cinese  decise di tornare a casa con Sakura.
“Sei sicuro di volertene tornare a piedi? Casa tua è distante dalla mia…” chiese Sakura preoccupata
“Tranquilla. Il dottore ha detto che non devo sforzarmi, ma comunque posso camminare” rispose lui.
Era tardo pomeriggio e i due tenevano un passo lungo per attenersi al ritmo del ragazzo, il quale zoppicava. Shaoran odiava con tutto se stesso quella stampella, e non vedeva l’ora di potersene liberare, mentre Sakura invece pregava affinché quella lo aiutasse a guarire.
“Comunque oggi mi hai fatto ridere tantissimo” disse lui
“Uh? Quando?”
“ Quando ti sei distratta. Il  signor Terada ti ha chiesto chi fosse Machiavelli e tu hai risposto che la teoria della relatività era di Einstein!”
“Ah già” ricordò malvolentieri lei. “Mi capita spesso di distrarmi, che ci posso fare” e gli sorrise. I suoi sorrisi. Sentiva di adorarli, i suoi sorrisi. Quando stava con lei aveva la sensazione di conoscerla fin da quando era piccolo, come se per lui rappresentasse un amica di infanzia diventata qualcosa di più. E adesso non si imbarazzava più a parlarle (almeno non come prima), anzi sentiva il bisogno di dirle tutto quello che gli passava per la testa, anche le stupidaggini. E a Sakura non dispiaceva. Nonostante fosse cambiato, quando lo guardava aveva la sensazione che fosse lo stesso ragazzo che l’aveva aiutata sempre, prima in un’ avventura che a volte si era rivelata anche pericolosa, e poi a superare momenti difficili come il rifiuto di Yuki. C’era sempre stato, ed era ancora lì, ad accogliere i suoi sorrisi.
“Comunque non ti devi preoccupare per me… So che non ti devi sforzare, quindi domani torna a casa con Wei” insistette.
“Ma io ti voglio accompagnare a casa! O forse… ti da fastidio?”
“Scherzi?? Non è quello… Solo abbiamo tempo. E non c’è bisogno di sforzi inutili”
“Tranquilla. Sto benone” .
“Menomale” gli sorrise.
Imbarazzato girò il capo verso la strada. Arrivati a casa di lei, i due si salutarono, e Sakura rientrò. Era la prima volta che Shaoran l’accompagnava a casa dopo la scuola e si sentiva un po’ elettrizzata, soprattutto per l’insistenza che il ragazzo le aveva dimostrato nel poterla scortare.
 Entrata in cucina trovò Yuki e Toy che stavano preparando la cena. Suo padre aveva degli impegni di lavoro, quindi sarebbero stati solo loro tre.
“Yuki! Resti da noi a cena?”
“Ciao Sakura! Si, oggi mi ha invitato Toy e ho deciso di accettare. Sono di troppo?”
“No, affatto! Cosa dici?? E poi tu, fratellone perché lo fai cucinare? Anche se è di famiglia è pur sempre un ospite!”
“Mi sono offerto, io tranquilla” fece il ragazzo
“Invece di recriminare, pensa ad apparecchiare mostriciattolo!”  aggiunse Toy.
“Grrr… Non sono un mostriciattolo!” e si allontanò alquanto infastidita.
Mentre Sakura saliva le scale per andare nella sua camera a cambiarsi, Yuki disse.
“ E’ proprio tornata se stessa…”
“Già” annuì Toy
“ Tutto da quando è tornato Shaoran…”
“GIA’!”  ripetè in modo più seccato.
“…Sakura deve volergli molto bene, e a quanto ho capito anche lui sembra ricambiare…”
“PIANTALA YUKI!” Scattò Toy, puntandogli alquanto minacciosamente il coltello.
“Eheheh… Non sarai ancora geloso! Quei due fanno tutto alla luce del sole, non vedo di cosa ti dovresti preoccupare” rispose lui, per niente intimidito.
“ Non è che non mi fido di Sakura”, disse ritornando ad affettare le verdure, “ è di quella peste che non mi fido! Non ti ricordi come si è comportato la prima volta che l’abbiamo incontrato? Chi cerca grane si riconosce da subito, a mio parere!”
“E invece ti sbagli! Shaoran è un ragazzo molto dolce e timido che vuol bene a tua sorella. All’inizio non andavano d’accordo, ma che io sappia lui c’è sempre stato per lei, quando ne aveva bisogno. In questo modo fra loro si è creato il rapporto che tu stesso vedi con tuoi occhi!”
“Non è tanto quello, Yuki”…e fermò le mani. “Non voglio vedere Sakura ridotta a uno straccio come in questi mesi…”
Yuki sorrise.
“Shaoran le vuole bene, ci tiene alla sua felicità, e vedrai che farà di tutto per non scontentarla”.
“Mah”
“Eccomi!”  disse  grintosa Sakura dopo essere tornata.
“Alla buon’ora, mostriciattolo!”
“Toy smettila!”
Il ragazzo sorrise, e le fece una smorfia. Sakura invece gli tenne il broncio.
 Come era sempre stato, Toy voleva bene alla sorella, e sperava che ciò che diceva Yuki fosse vero.
***
Finalmente dopo una settimana, arrivò il giorno in cui Shaoran arrivò in classe senza stampella. Sakura, entusiasta, appena lo vide alla porta dell’aula, corse da lui, per chiedergli informazioni.
“Te lo avevo detto che ero sulla via della guarigione!” fece lui sicuro di sé.
“Non è che hai agito di testa tua?” chiese Tomoyo, che li aveva raggiunti.
“No, il dottore che mi seguiva ad Hong Kong mi ha detto che avrei potuto camminare senza aiuti dopo un settimana. Adesso devo solo prendere le medicine”.
“Sarà…” fece Sakura, la quale sembrava essere diventata dubbiosa, dopo l’intervento di Tomoyo.
Shaoran, che rimase deluso dalla poca eccitazione che le due gli avevano dimostrato, si seccò e si diresse al suo posto. “Vedo che la cosa vi rende fin troppo felici” fece ironicamente.
“Non fare così. E’ più che normale che siamo preoccupate per te, perciò non vogliamo che tu faccia stupidaggini. Sappiamo quanto desideri liberarti di quella stampella, e con quanta facilità la liquideresti”, disse Sakura.
Mentre Tomoyo annuiva, Shaoran fissava le due ragazze come a studiarle, poi abbassò lo sguardo. Dopo un po’ Si rivolse a Sakura:
“Sto bene” gli disse con tono deciso.
“Va bene” le disse lei, e gli schioccò un bacio in fronte.
Lui arrossì e la seguì con lo sguardo mentre si metteva al  posto.
***
“Sono a casa”  urlò Shaoran, appena rientrato nel suo appartamento. Era lo stesso che aveva occupato quando era venuto in cerca delle carte di Clow, e non era cambiato molto.
“Signorino, come mai è tornato così tardi?” chiese Wei.
“Ho accompagnato… Sakura” fece lui imbarazzato.
Il maggiordomo lo guardò con aria di rimprovero: “Signorino, le avevo chiesto di tornare subito a casa…”
“Ma Sakura era sola… e poi era buio, non potevo lasciarla sola!”
“Dubito che fosse buio alle 4 del pomeriggio”.
“Oggi era buio!” tentò invano.
Il maggiordomo lo guardò per un po’, sperando che negli occhi gli si leggesse la disapprovazione. Shaoran l’avvertì.
“Va bene ho sbagliato, ma sai anche tu che dopo tanto tempo… Insomma, ho voglia di stare con Sakura il più possibile” disse imbarazzato.
“Lo so, signorino, e non sa quanto la cosa mi faccia piacere. Ma sa che deve evitare il più possibile di camminare, per ora. Già da stamattina ero contrario al fatto che non si fosse portato la stampella!”
‘E basta co ‘sta stampella!’ pensò il ragazzo, seccato che quel sostegno costretto ad appiopparsi fosse sempre al centro di ogni discussione. “Lo dico per il vostro bene signorino. Il medico le ha detto di non fare sforzi, e se eseguirà tutto ciò che vi dirà alla lettera, vedrà che guarirà prima di quanto creda”.
“Si, si” fece Shaoran, che si diresse nella sua stanza.
Wei si accorse che in realtà non lo ascoltava più di tanto, e lo guardò allontanarsi con aria preoccupata.
 
 Shaoran si buttò nel suo letto sfinito. Aveva evitato di farlo capire sia a Sakura che a Wei, ma in realtà avvertiva un dolore fortissimo alla gamba. Si strinse la gamba, sperando che il dolore si alleviasse, ma non ci riusciva. Si accartocciò in sé, e pressò il ginocchio. ‘Non ce la faccio più… Mi fa troppo male… Ma quando guarirò??’ Pensava. E intanto agonizzava.
***
Dopo aver cenato, Shaoran si mise in pigiama e si coricò. Non aveva fatto i compiti, ma non gli importava: sentiva che la gamba gli stava facendo male e non riusciva a concentrarsi. Si mise sotto le coperte, aspettando di addormentarsi. Stava troppo male: e il dolore lo teneva sveglio. Si rigirò tante volte nel letto, ma non riuscì mai a trovare una posizione che gli rendesse possibile un sonno decente. Si sentiva agonizzare, il dolore gli arrivava ai fianchi; se stava fermo il dolore era forte, ma se si muoveva il ginocchio gli faceva ancora più male. ‘Ma perché fa così male! Ho solo camminato un po’, accidenti!’ Pensava fra se, ma nonostante fosse sicuro di non aver fatto sforzi, il male che sentiva gli dimostrava che era stato troppo avventato a decidere di abbandonare la stampella.
Il tempo passava, ma lui non riusciva a stare tranquillo. Si contorceva nel letto, quasi piangeva dal dolore. Avrebbe urlato se non fosse stato troppo tardi. ‘Ma che ora sarà…’ e guardò la sveglia sul comodino, ‘le 12 e mezza…. Sembra sia passata un eternità, e invece solo un’ora… Come ci devo arrivare a domani mattina??” e si rigirò di nuovo. Ancora , e ancora, e  non trovava pace. ‘Non mi ha mai fatto così male!’ e già che c’era tirò un pugno al cuscino, dove sprofondò la sua testa. Un attimo di calmo. Poi una fitta.
 
“Ahi!”
 
Urlò senza rendersene conto, e si accorse di essersi involontariamente seduto sul letto. Appoggiò la fronte alla mano. Cominciava a sentire che anche la testa gli stava bollendo. ‘Basta!’ si alzò e si diresse in cucina, un po’ barcollando.
In un cassetto Wei aveva messo tutte le medicine che Shaoran doveva prendere, a fra queste c’erano degli antidolorifici. Cercando sostegno, si appoggiò a tutto quello che gli capitava lungo la strada, pur di evitare di muovere il ginocchio. Finalmente arrivò al santo cassetto e trovò due  tubetti immacolati. ‘Almeno attenuo un po’ il dolore’: aprì uno dei tubetti e si mise in bocca un pugno di pillole. Dopo averle ingerite si senti un po’ stordito e subito seguì un forte mal di testa. Si sedette per terra, aspettando che il dolore passasse. Dopo un po’ si  alleviò sia il mal di testa che il dolore alla gamba. Ma Shaoran continuava a sentirsi una pezza. Si rialzò, a fatica, e raggiunse il divanetto li vicino. Si ci coricò. La stanchezza gli appesantì le palpebre e finalmente riuscì ad addormentarsi. Ma la pace non durò molto: dopo un po’ si risvegliò sempre per colpa di una fitta particolarmente forte. ‘Dio che notte!’ e si tenne forte la testa. La gamba aveva ricominciato a fargli male, e la testa si faceva sempre più pesante. Non sapendo che fare ritornò al cassetto e prese un altro pugno di pillole, finendo il primo tubetto. Si prese un po’ d’acqua e si risedette di nuovo  a terra. Barcollava, sembrava ubriaco. A un certo punto la testa sembro scoppiargli.
Una cosa che molti non sanno è che Shaoran aveva la capacità di fa levitare le cose: si tratta di un potere innocuo, ma che in situazioni del genere diventa difficile da controllare. La sua famiglia, infatti, si era accorta dei suoi poteri magici dal fatto che da neonato, ogni volta che piangeva, gli oggetti intorno a lui levitavano. E così fu anche allora. Le medicine, i giornali, gli utensili da cucina, oggetti vari insomma, cominciarono ad alzarsi in volo. Shaoran, quando succedeva, non se ne rendeva conto subito, ma in quel momento non se ne rese conto completamente. La testa scoppiava e il dolore era così forte che sembrava superare quello che poc’anzi attanagliava la gamba. Ma anche questa volta fu passeggero. Si ristabilì, e tutte le cose che avevano preso il volo caddero improvvisamente giù. Non fecero però un gran rumore, perciò Wei, che dormiva tranquillamente, non si accorse di nulla.
 
Shaoran si riaddormentò di nuovo, stavolta per terra, e dopo una decina di minuti si risvegliò, più stordito di prima. Ora, oltre al dolore alla gamba incessante e il rimbombare nella testa si aggiunse anche il mal di stomaco. Aveva preso troppe pillole, avendo mangiato pochissimo.  Era ormai stordito, non capiva più niente. ‘Sakura…. Sakura…. Ti prego aiutami….’, la chiamava senza motivo, come se in quel momento, se le fosse apparsa davanti, tutto sarebbe migliorato. Senza capire tanto, si alzò di nuovo, anche se non si reggeva bene in piedi. Prese un altro tubetto e lo aprì. Prese un altro pugno di pillole ancora più sostanzioso, sperando che servisse a calmare la sofferenza che provava in quel momento. E ricominciò a dolergli la testa. Si strinse di nuovo la testa, appoggiando le mani al mobile della cucina. A un certo punto si sentì la nausea. Trattenne a mala pena il rigetto. Allora corse in bagno e li vomitò tutto, anche se mancò un bel po’ il water. Dopo essersi rialzato, si sentì girare la testa. Poi più niente.
***
“Buongiorno Sakura”
“Buongiorno Tomoyo”
In cielo spiccava un sole luminoso.  Nonostante fosse novembre, in cielo non si vedeva un nuvola. Sakura ne era contenta: finalmente dopo tanta pioggia era tornato il sole. In più era di ottimo umore, perché tutti i problemi di algebra le erano risultati. Tomoyo aveva notato il suo buon umore e ne era contenta. Subito dopo l’arrivo di Sakura, entrò il signor Terada. ‘Per fortuna: un minuto di ritardo e già mi prendevo una nota!’ pensò. Si girò dietro il banco, verso il posto di Shaoran e si accorse che non era ancora arrivato; ‘mi sa che invece lui passerà dei guai’ pensò. Tornò all’attenzione del professore che nel frattempo aveva cominciato a fare l’appello:
“… Katsumotto Chen” “presente!”,
“Kagawa Daishiro” “ Presente!”,
“Kinomoto Sakura” “Presente”,
“Li Shaor….ah no”esitò un attimo. Poi “oggi Shaoran non verrà. Il suo tutore mi ha avvertito della sua assenza”. E riprese l’appello.
‘Cosa? Perché è assente?’ cominciò a chiedersi Sakura. Non capiva perché si fosse assentato quel giorno. Cominciò a rifletterci su. Tomoyo se ne accorse e la richiamò.
“ Sono sicura che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ieri stava meglio, no? Avrà avuto qualche impegno imprevisto!” le bisbigliò. Sakura le fece cenno di aver capito e le sorrise. In fondo era vero: Shaoran, il giorno prima sembrava più attivo del solito, quindi escluse a priori che si fosse sentito male. Ma allora cosa?
***
Quinta ora: economia domestica
 
La classe si diresse verso l’aula apposita, ma nel corridoio Sakura intravide il signor Terada. Prima di entrare in aula, lo raggiunse.
“Signor Terada!” , e quello si girò.
“Sakura… Ma non dovresti fare economia domestica ora?”
“Si ma… c’è una cosa che… che vorrei chiederle…”
“Uh? Cosa?”
“ Ecco…” pomodoro… “ecco io… insomma… Volevo sapere, se lei sapeva perché oggi Shaoran non è venuto…”
“Shaoran? Poverino… Mi hanno detto che stanotte è stato male e perciò è rimasto a casa”
“Sta male??? E cos’ha??” chiese Sakura allarmata.
“Non saprei… non mi hanno detto nulla… Ma non credo sia qualcosa di grave, altrimenti me lo avrebbero fatto presente”.
‘Giusto’pensò speranzosa. E dopo aver ringraziato il professore, raggiunse i suoi compagni.
 
Durante la lezione, Sakura confidò le sue preoccupazioni a Tomoyo:
“Davvero? E non sei riuscita a sapere cos’ha?” chiese,
“No… Il Signor Terada non sa nulla. Io però non sono per niente tranquilla”.
“Immagino, amica mia. E ora cosa farai?”.
“Tomoyo… secondo te è sconveniente che io lo vada a trovare?”
“Vuoi andare a casa sua? A me sembra un’ottima idea”  fece Tomoyo.
“Non so… magari disturbo”, “Ma che disturbo!” intervenne Tomoyo: “Sono sicura che a Shaoran Farebbe piacere averti con se!”
“Tu non mi accompagneresti?”
“Oggi non posso ho un impegno… Ho un idea: perché adesso non gli fai un dolcino e glielo porti appena esci da scuola?”
“Ma io non sono brava a cucinare..”
“Ti aiuterò io! Sono sicura che gli farà piacere gustare una leccornia preparata da te!”
A sentire quelle parole, il cuore di Sakura si rianimò:
“E sia! Gli prepareremo qualcosa che lo faccia stare meglio!”
“Brava Sakura! Se solo avessi la mia telecamera, con me. «Sakura in cucina»! Sarebbe un film meraviglioso!”
“Eheheh…” rise imbarazzata.
La decisione era presa: avrebbe preparato un dolcino per Shaoran, e dopo scuola sarebbe passata da lui a vedere come stava. Nel cucinare mise molto impegno e cura, e nella scelta degli ingredienti si fece consigliare dalla fidata Tomoyo. Per Shaoran questo e altro.
***
La scuola era terminata, e come si era ripromessa, si diresse da Shaoran. Chiamò Kerochan per avvertirlo e così imboccò la strada che l’avrebbe portata all’amato. Ricordava ancora dove si trovava il suo appartamento. Salì le scale e arrivò alla porta d’ingresso. Quindi suonò il campanello. Alla porta venne Wei:
“Oh… Signorina Sakura! Che piacere rivederla dopo tanto tempo!” . Infatti il maggiordomo non vedeva la ragazza da quasi un anno.
“Anche per me è un piacere! Anche se in realtà… Sono venuta per sapere come sta Shaoran. Ho saputo che ha passato una nottataccia”.
“Si è vero, ma prego si accomodi: le offro una tazza di te”.
La ragazza accolse l’offerta e seguì l’uomo. Mentre attraversavano il corridoio, Sakura si guardava intorno cercando la stanza dove era Shaoran. Ma non conosceva quella casa, perciò non la individuò. Nel frattempo, Wei l’accompagnò nella sala da pranzo e le offrì un tazza di tè.
“Squisito! La ringrazio!”
“Di nulla, signorina” sorrise lui.
“Ma… Shaoran?”
“Come sa anche lei, il signorino questa notte non ha riposato molto, perciò ora è nella sua camera a riprendere le forze”,
“Ma cosa è successo?”
“In realtà non l’ho capito molto bene, non ho ancora avuto occasione di parlargli” esitò, “Posso provare  a ricostruire quel che è successo da quello che ho trovato in giro” disse.
“Cioè?” chiese Sakura.
“ Stamattina, appena alzatomi, mi sono diretto in cucina e ho visto gli antidolorifici del signorino fuori dall’apposito cassetto. E ho visto che aveva svuotato in una sola volta un tubetto e mezzo: troppe pillole!”
“Ma.. perché??”
“La gamba, immagino…  Forse non riusciva a calmare il dolore”
Sakura rimase paralizzata.
“ Sono andato a vedere come stava, ma nella sua stanza non c’era. Alla fine l’ho trovato nel bagno svenuto. Ha pure un bernoccolo, ha sbattuto la fronte col water”
‘Shaoran!’
“Ammetto di essermi spaventato… Ma il dottore ha detto che non è nulla, che deve riposare un paio di giorni e poi tornerà a scuola”
“Capisco…Io… ecco…”
“Mi dica signorina?”
“Io… ho portato un dolce che ho fatto a scuola… Magari quando Shaoran sta meglio, glielo fa assaggiare…”
E uscì dallo zaino un piatto con un torta di pasta sfoglia e cioccolato, dall’aspetto alquanto invitante.
“Ovviamente anche lei può prenderne una fetta”.
“Grazie mille, signorina. Sono sicuro che apprezzerà il suo gesto”
“Bè…” Fece Sakura alzandosi, “A questo punto torno a casa”. Wei, incuriosito le chiese: “ Come mai? Non era venuta per vedere il signorino?”
“Si, ma magari ora sta dormendo…e io…”
“Non si preoccupi, venga con me” E le indicò la strada per la stanza di Shaoran.
 
Sakura, tutta rossa tentò di convincere Wei a non svegliare il ragazzo, ma l’uomo insistette e la condusse da Shaoran. Wei aprì lentamente la porta della sua stanza, e si accorse che effettivamente stava dormendo. Allora fece segno alla ragazza di entrare silenziosamente. Lei fece così. Con passo felpato si addentrò nella stanza e si avvicinò al letto del ragazzo. Allungò il collo e lo vide: Shaoran dormiva, respirando forte e agitatamente. La coperta tirata fino al collo riscaldava il ragazzo, che sembrava tremasse comunque. Si vedeva che stava male; era pallido, ma alla stesso tempo sembrava sudasse. Sakura rimase impietosita da quell’immagine. Il suo Shaoran era irrequieto persino nel sonno. Dopo averlo aspettato tanto, ora gli toccava pure di vederlo così. Ma oltre alla pietà, la ragazza provava anche curiosità. Era la prima volta che stava così con un ragazzo, e soprattutto con Shaoran. Anche una cosa banale come dormire, a Sakura sembrò quasi una cosa rara da vedersi. Perciò osservava il petto del ragazzo alzarsi e calarsi meccanicamente per respirare con ammirazione. Guidata da questo senso di curiosità, si avvicinò ancora di più al letto, fino a sedergli accanto. Vide il ragazzo che continuava a gemere, a respirare affannosamente, e tentando di ammansirlo, gli fece una carezza. Più di una a dire la verità. E gli sorrise, anche se lui dormiva. Sakura sperava che avvertisse quegli atti di dolcezza;  lentamente, con premura e delicatezza, passava le dita fra i capelli scompigliati, sul bernoccolo fresco, sulla fronte accaldata…
‘Ha la febbre!’ si accorse, e quando si girò per chiedere a Wei, si accorse che era uscito dalla stanza e aveva richiuso la porta. Sakura morì di imbarazzo: adesso era completamente sola nella stanza del suo ragazzo. ‘Oh mamma… E ora che faccio??’ pensò spaventata. Ma sentì che accanto a lui, il ragazzo mugugnava qualcosa. E alla fine, lentamente, aprì gli occhi: erano rossi, gonfi di lacrime, ma socchiusi. ‘Dolcissimo’, pensò la ragazza. Shaoran, immerso nel cespuglio dei suoi capelli e nel pesante piumone, non si rese bene conto della situazione, e neanche della presenza di Sakura. Uscì le mani da sotto le coperte e si sfregò gli occhi. Dopo tentò di fare mente locale cercando di alzarsi.
“Ahi” gli scappò: era ancora pieno di dolori, la testa, lo stomaco… e purtroppo peggio di tutto, la gamba.
“Shaoran!” fece Sakura allarmata.
Shaoran capì che quella voce apparteneva a un ragazza alla quale teneva molto. Dopo essersi sdraiato di nuovo, riaprì gli occhi e finalmente la vide: Sakura era accanto a lui che gli premeva il petto e che lo guardava con occhi dolci e compassionevoli. Shaoran la fissò e si rese conto che non era un sogno, come spesso era stato.
“…Sakura…” riuscì a dire con voce flebile. “Tu.. che cosa…”
“Come ti senti?” chiese lei.
“Io…  sto bene. Tu che fai qui?” e arrossì.
“Ho saputo che stavi male e sono passata a trovarti…” confessò lei arrossendo.
Shaoran continuò a fissarla, spalancando gli occhi più che poteva. Era imbarazzato, e allo stesso tempo felice che Sakura gli fosse accanto.
“Non… Non ti dovevi disturbare”.
“Nessun disturbo!” gli sorrise…
“… Ti adoro…”
“Che hai detto?”
“Niente tranquilla.. Comunque… Sono contento. Mi fa piacere che tu sia passata”
“Anche Tomoyo era preoccupata. Per essere mancato stamattina così, all’improvviso!”.
“AHI!” urlò Shaoran. Un'altra fitta dolorosa.
“Ehi va tutto bene??”
“Si… Ogni tanto ho una fitta dolorosa… Ma non è nulla”
“ Oh, Shaoran….” , rammaricata Sakura gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla bocca.
Shaoran si svegliò completamente e arrossì ancora di più. Quando Sakura si staccò, gli passò una mano sulla fronte. Pressò sul bernoccolo.
“Ahia” stavolta per la fronte.
“Hai preso un bernoccolo, sai? Wei dice di averti trovato in bagno svenuto”
Lui si tastò la fronte e lo cercò, e alla fine purtroppo lo trovò.
“Questa notte, soffrivi molto, vero?” chiese rammaricata.
Lui stette zitto. Pensò al dolore che provava, e nel frattempo tutti i ricordi di quella nottataccia passati a barcollare per la casa in cerca pace gli tornarono alla mente.
“Un po’… Ma sto bene, ora che ti ho visto” e gli sorrise.
Lei allora si rincuorò e gli prese la mano. “Sapessi che brutto vederti così pallido Shaoran, così agitato nel sonno..” disse. “Ti verrò a trovare ogni giorno, fin quando non starai meglio!”
“Ma non è necessario…io…”
“Insisto!” fece Sakura con tono deciso.
Allora Shaoran rispose con un ‘grazie’ sentito dal cuore.
Dopo un po’ Sakura si alzò per fare un giro della stanza. “E’ molto bella la tua stanza, Shaoran!”disse.
Era una stanza normalissima, ma Sakura la trovava meravigliosa proprio perché era del suo amato. E allo stesso a Shaoran faceva un po’ senso che Sakura la ispezionasse. La sua camera era il suo mondo, un mondo dove era lentamente cresciuto l’affetto che provava per lei. Adesso Sakura guardava attraverso il vetro della porta che dava sul balcone, e ripensò che era proprio in quel punto della stanza che aveva ammesso a se stesso, tempo prima, di amare Sakura.
 
Sakura continuava a girare, curiosissima. Guardava sopra gli scaffali, la scrivania, sul comodino… E proprio li si accorse della presenza di una foto incorniciata. La prese tra le sue mani. Shaoran non se ne era accorto.
Sakura guardò quella foto e ne rimase folgorata. “Shaoran…”
“Dimmi..” fece lui, quasi risvegliato.
“Chi è questo nella foto con te?”
“Quale foto?”
“Questa” e gliela mostrò. La foto ritraeva un bimbo sorridente con dei grandi occhi scuri con in mano una macchinina, nelle braccia di un uomo, che sembrava essere la versione adulta del bimbo. Erano due gocce d’acqua, se non per l’unica differenza che l’uomo avesse degli splendidi occhi azzurri. Questi sembrava molto giovane e anche lui sorrideva. Teneva i capelli in modo più ordinato,  rispetto al bambino, ed era vestito con tipici abiti cinesi. Alle loro spalle, un immenso campo di grano.
Shaoran la squadrò, e riconobbe la persona accanto a lui.
“Questo… è mio padre” fece con tono serio.
Sakura ebbe un sussulto. Ritrasse le mani con la foto e per guardarla meglio la portò sotto i suoi occhi. Si, erano proprio uguali. Ma invece di addolcirsi per l’immagini di bimbo di pochi anni di Shaoran si concentrò sulla figura che lo portava in braccia.
“Tuo padre?...Ti somiglia tantissimo, sai?” disse infine.
“Lo so… Eravamo identici” aggiunse
‘Eravamo? Ah già …’ ricordò che Wei, tempo prima le aveva detto che il padre di Shaoran era scomparso da molto tempo. Solo però fu colpita da quella estrema somiglianza che accomunava i due individui nella foto. Shaoran sembrava un bimbo vispo e allegro, di quelli che si potrebbe dire essere delle pesti. ‘Il tipico sguardo di un birbante’. Ma poi il suo sguardo si posava sul suo amato accanto a lui. Un ragazzo infinitamente dolce, ma serio, timido. E a quanto le aveva raccontato Meiling, il bambino della foto era completamente diverso da come lo aveva conosciuto la stessa cinese. Aveva un espressione totalmente differente dallo Shaoran che aveva accanto. E quella somiglianza col padre… Sembrava essere uno Shaoran adulto. Sembrava un uomo felice, sorrideva con pacata serenità.
“Posso chiederti com’è morto?”
“Come fai a non sapere che non c’è più?” Chiese sorpreso Shaoran, sicuro di non averne mai parlato con nessuno di lui.
“Ce lo ha detto Wei, la prima volta che siamo venute in questa casa… A me e a Tomoyo, intendo…”
“Ah capisco…”si sistemò in una posizione più comoda, poi continuò. “Comunque, mio padre è morto in battaglia”.
“Era un soldato?”.
“No, tutt’altro. Aveva frequentato l’accademia militare, ma in seguito era diventato il proprietario di un’azienda molto importante ad Hong Kong. Solo che… Fu richiamato alla guerra. In Cina, il governo non si fa scrupoli a togliere padri alle famiglie, con la scusa di mancanza di soldati. Sempre per quell’odiosa guerra civile fra Cinesi e Tibetani, un lotta d’indipendenza. Mio padre… Mio padre è stato colpito da una granata”disse. Il suo tono era scorrevole, con una voce se pur bassa a causa della stanchezza, calma. Non sembrava soffrire molto per la mancanza. Forse il cambiamento da bimbo nella foto a ragazzo serio era dovuto ai cambiamenti che la sua vita aveva dovuta sopportare, conseguentemente alla mancanza del padre.
“E… quanti anni avevi?”
“Cinque”.
Caspita. Sakura si rese conto che Shaoran non era poi così diverso da lei come aveva sempre creduto.
“Non so se lo sai, ma anche io ho perso mia madre… Da piccola”
“Si, me lo ha accennato Tomoyo”, rispose lui
“…Abbiamo in comune la sofferenza per un caro scomparso” notò Sakura, “Anche se ne farei volentieri a meno”.
“Ti manca tua madre?”
“Non troppo. So che mia madre mi guarda sempre, perché spesso, anche se forse sono solo sensazioni, la sento vicino a me. A te manca tuo padre?”
“Un po’… Mia madre ha sempre fatto di tutto per non farmene soffrire la mancanza, senza perciò farmene dimenticare, e Wei mi vuol bene come si vuol bene a un figlio. Ma non mi dispiacerebbe… Passarci del tempo insieme”.
“Già, è la stessa cosa che provo io”. Sakura abbassò lo sguardo. Posò la foto sul comodino; si fece malinconica, e Shaoran se ne accorse.
“Basta con questi argomenti tristi! Già che sto male… Mi vuoi far pure intristire??” scherzò Shaoran.
“Si… Hai ragione scusa!” sorrise Sakura, stringendogli la mano. Ma guardandolo notò un quadro sopra il letto su cui stava Shaoran.  Vide che c’era un disegnato un lupo.
“Strano quadro per una cameretta” pensò a voce alta.
Shaoran alzò lo sguardo per vedere quale indicasse Sakura.
“Me lo ha regalato mio nonno materno, quando sono nato” disse.
“E’ bello però” aggiunse Sakura.
“E’ legaro alla scelta del mio nome. Devi sapere che ‘Shaoran’ è la forma giapponese del mio nome. In realtà Si dovrebbe pronunciare Xiao Lang”
“Xiao Lang??” disse Sakura, ripetendola per provare come risuonasse quella parola.
“Si, e significa appunto ‘giovane lupo’ ” aggiunse.
“Carino” disse Sakura.
“Già… D’altro canto, all’unico maschio del clan Li non puoi che mettere un nome virile!” scherzò Shaoran.
In effetti, oltre che ultimo erede di una potente famiglia di Hong Kong, l’ultimo mago di una stirpe di stregone che comprendeva anche il maestro Clow Reed, di certo non poteva avere un nome qualunque!
 
Continuò così il pomeriggio a casa di Shaoran, tra una risata e un tenero bacio. I due trascorsero il tempo a parlare del più e del meno. Nel soggiorno Wei, che nel tempo libero adorava leggere e acculturarsi, era appunto intento nella lettura di un libro, e da li sentiva le risate dei due ragazzi. Era molto contento che Shaoran si fosse risvegliato e avesse ripreso le forze: distingueva chiaramente la sua risata. Fino a quando non sentì la porta della sua stanza aprirsi. Sakura stava uscendo, e dietro di lei c’era Shaoran che l’accompagnava alla porta sostenuto dalla stampella. Wei se ne stupì: ‘Pensavo sarebbe passato del tempo prima che il signorino si potesse rialzare’. Ma Shaoran non sembrava sforzarsi, anzi. Aveva ripreso colorito e continuava a ridere con Sakura mentre l’accompagnava alla porta.
“Già se ne va, signorina?” li raggiunse Wei.
“Si, non vorrei si facesse troppo tardi”.
“Capisco… buon ritorno allora, signorina!”
“Grazie Wei”.
Il maggiordomo tornò in soggiorno, mentre Shaoran accompagnava Sakura alla porta. All’ingresso, prima di rimettersi le scarpe, Sakura salutò Shaoran:
“Ci vediamo… Passerò anche domani!”
“Grazie Sakura”
“Di niente, lupetto!” e gli diede un bacio sulla guancia.
Lui arrossì. “Grazie, ‘fiore di ciliegio’ ”. aggiunse lui.
‘Che dolce, sa cosa significa il mio nome!!!’ pensò Sakura.
Ed uscì. Shaoran, ancora un po’ stordito da quell’ultimo bacio, ritornò nella sua camera, ma durante il tragitto Wei lo richiamò:
“E’ vero, quando dicono che l’amore è la migliore medicina” disse, e gli sorrise. In un primo momento Shaoran non si rese conto del significato di quella frase, mi poi capì: era in piedi se pur con l’ausilio della stampella, e non avvertiva più dolore da nessuna parte, se non un fastidio più che comprensibile alla gamba. Allora sorrise e ritornò nella sua stanza, dove si coricò, pensando a un dolce fiore di ciliegio di sua conoscenza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SONO TORNATA!!!! DOPO FORSE ANCHE UN ANNO,  MI SONO RIMESSA A SCRIVERE IL 3 CAPITOLO!!
Finalmente…. Mi scuso con i quattro gatti che hanno letto la mia storia e l’hanno trovata interessante, e che io ho crudelmente tenuto col fiato sospeso. Purtroppo non ho avuto tempo, ma adesso sono decisa a continuare la storia, anche se forse in futuro non sarà poi granchè!
 
Le ideuzze diaboliche, nonostante il tempo sia passato, non le ho dimenticate, anzi spero di sbrigarmi a scrivere il seguito di questi primi capitoli, che (se tutto va bene!) sono solo l’inizio di ciò che voglio fare della storia della coppia che mi è rimasta nel cuoreJ
 
Mi metto subito a  scrivere il prossimo capitolo, perciò… buona letturaJ
 
p.s. perdonate gli errori, ma ho scritto tutto d’un fiato e pure in fretta-.-…..
 

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Capitolo 4
*** Cp 4. ***


“Che pioggia!” disse Sakura.

“Non ti distrarre, Sakura. Sennò non finiremo mai i compiti!” la richiamò Shaoran.

“Ma non riesco a concentrarmi con questa pioggia! Uff” ribadì lei.

“Devi, sennò rimarrai indietro” la corresse lui.

“Si si…” E così Sakura si rimise a fare gli esercizi.

 

La matematica rimaneva la materia che più odiava al mondo, ma farla con Shaoran, che era bravo in materia e soprattutto ben disposto ad aiutarla, era tutta un’ altra cosa.

Da quando Shaoran era guarito e la sua gamba era tornata a funzionare normalmente, Sakura usava la matematica come scusa per stare insieme a lui e lo invitava a casa sua per farsi spiegare gli esercizi. Di questo, Toy e Kerochan non erano molto contenti, mentre Fujitaka, il padre di Sakura, lo  trovava un modo intelligente di stare con una persona a lei cara, senza perdere tempo. Meglio ancora se l’aiuto che le dava, serviva ad alzare la sua media scolastica. Così in quelle ultime settimane, Shaoran veniva nel pomeriggio a casa di Sakura, più spesso in prossimità del compito di matematica.

Ma in quel periodo erano numerosi i giorni di pioggia, e la cosa la distraeva molto spesso.

 

“Sakura!” la richiamò ancora una volta.

“Che c’è?? Sto facendo gli esercizi!”

“Piantala di guardare la finestra!”

“Uff…. “ e gli fece una linguaccia, al quale il cinese ricambiò. Seguitarono però dei sorrisi.

 

Erano messi sul tavolo da cucina, mentre era ormai tardo pomeriggio.  Erano solo loro due a casa, o per meglio dire solo loro tre: insieme a loro c’era infatti Kerochan che mangiava (tanto per cambiare) .

Shaoran era sempre stato nella media a scuola, ma almeno in matematica brillava. Perciò svolgeva gli esercizi assegnati in modo scorrevole e ordinato, al contrario di Sakura, che spesso dimenticava cifre o passaggi. Ma per fortuna, Shaoran l’aiutava.

 

Toy, Yuki e Fujitaka rientrarono a casa.

“Buonasera, ragazzi” fece l’uomo.

“Ciao papà! Sei tornato presto!” esclamò contenta Sakura.

“Buonasera signore” salutò educatamente Shaoran.

Ma neanche il tempo di oltrepassare la porta, Toy lanciò una occhiataccia di sfida verso Shaoran. Allo stesso tempo Kerochan, sembrò pietrificarsi tutto a un tratto (e la cosa divenne tragica quando si rese conto che doveva stare fermo mentre accanto a lui c’era una buona decina di biscotti ancora salva dalle sue fameliche fauci).

 

“Io vado ragazzi, buona continuazione di compiti!” Fece Yuki uscendo.

“Ma, come. Non rimane con noi?” Chiese Sakura dispiaciuta che il ragazzo fosse uscito.

“No. I suoi nonni tornano oggi dall’ultimo viaggio che hanno fatto” rispose Toy.

“Capisco”. Shaoran si accorse che c’era rimasta un po’ male, ma ormai ci era abituato: nonostante Sakura le avesse dimostrato di volerle bene, nel cuore della ragazza rimaneva un posticino speciale unicamente per Yuki che era più un fratello ormai.

“Forza Sakura, finiamo questi compiti” la richiamò allora lui.

“Si!” rispose lei.

Mentre i due ragazzi completavano i compiti, Toy era salito in camera a fare i suoi di compiti, mentre Fujitaka era in salotto che leggeva un giornale. Nonostante si fidasse di Shaoran che appariva un ragazzo serio e premuroso, lanciava sempre qualche occhiata in cucina, per vedere cosa facessero. E i due effettivamente dimostravano di non tradire la sua fiducia.

 

“Ma no, Sakura! Che stai combinando???” rimproverò Shaoran.

“Perché? Che ho fatto?”.

Fujitaka, che nel frattempo cominciava a mettersi ai fornelli per la cena si girò verso il tavolo sul quale i ragazzi stavano studiando.

Shaoran si era sporto verso la parte opposta del tavolo allungandosi, per guardare meglio il quaderno di Sakura.

“I numeri negativi non si devono sottrarre, ma addizionare!” Corresse lui indicando l’errore.

“Ma…  Perdonami, se c’è il meno vuol dire che si sottrae, no? Una delle poche certezze della matematica che ho!”

“Ma no…” e si batté un mano in faccia.

Nel frattempo l’uomo sorrise, divertito da quei discorsi. Resosi conto che non era accaduto nulla di grave,  rivolse la sua attenzione ai fornelli, ma prima di cominciare…

“Shaoran” lo chiamò.

Quello si volse: “Si?”

“Che ne dici di rimanere per cena?”

Shaoran si stupì. Non si aspettava di essere invitato.

“Bravo papà! Perché no?” continuò Sakura.

“Ah io…” cominciò a balbettare,  mentre si risedeva composto. La cosa lo imbarazzava da morire: pensava sarebbe passato almeno un anno, prima. Infondo era come se lo mettevano sullo stesso piano di Yuki, che al contrario di lui frequentava la famiglia Kinomoto da più tempo e forse anche con maggiore frequenza.

“Non so se è il caso…” tentò lui.

“Dai non ti fare pregare!” fece Sakura, che dall’altra parte del tavolo, gli sorrideva. Anche Fujitaka sembrava volere insistere affinché il ragazzo accettasse l’invito.

“Siete molto gentili, ma non posso accettare. Wei mi aspetta, e non voglio lasciarlo solo” confessò poi.

“Oh…” Sakura si dispiacque nuovamente. E anche suo padre. Questi era, infatti, a conoscenza della storia di Shaoran, e sapeva che il ragazzo era stato accompagnato in Giappone dal suo maggiordomo. E in effetti forse sarebbe stato più giusto stare con lui.

“Non ti preoccupare, Shaoran. Sarà per un'altra volta” continuò a sorridergli lui.

Shaoran ricambiò: “Certo, Signore!”

Suonarono alla porta. “Chi può essere a quest’ora…” e Fujitaka corse alla porta.

Appena l’aprì rimase alquanto sorpreso: un uomo anziano, ma dal fisico ancora agile, di indescrivibile eleganza, gli appariva davanti.

A primo colpo non capì:

“Buonasera… serve qualcosa?”

“Questa è casa Kinomoto?”Chiese quello con modo e maniera.

“Si. Mi dica, c’è qualcosa che posso fare per lei?”

“E’ un piacere immenso conoscerla. Io sono Wei Shang, maggiordomo della famiglia Li, nonché tutore di Shaoran. Immagino che lei sia il padre della signorina Sakura”.

“Si! Ora ho capito! Comunque ha indovinato. Anche per me è un piacere conoscerla” fece cordialmente lui, “ma non stia alla porta! Ancora piove, non vorrà certo bagnarsi! Si accomodi!”

“La ringrazio per la sua immensa cortesia, signor….”

“Fujitaka, Kinomoto” e gli indicò il salotto, dove si poté accomodare.

“Wei!” lo chiamò Shaoran, che dalla cucina aveva sentito la sua voce.

“Buonasera Wei” salutò Sakura.

L’uomo salutò entrambi e spiegò al suo protetto che era tardi e che era venuto per portarlo a casa, dato il maltempo. Shaoran allora capì che si era fatto tardi (molto tristemente!), ma quando stava per salutare Sakura, il padre di quest’ultima ebbe un lampo di genio:

“Aspettate… Perché non rimanete a cena con noi?”l’invitò, “Finalmente ho l’occasione di conoscere un membro della famiglia di Shaoran. Avevo chiesto al ragazzo se voleva restare a cena, ma molto premurosamente, il ragazzo mi ha detto che non voleva lasciarvi solo” e Shaoran arrossì, “Ma visto che siete anche voi qui, perché non rimanete con noi?”

Wei fu colpito dalla richiesta che quell’uomo, dallo sguardo gentile, gli aveva fatto.

“Non vorremmo disturbare…” fece imbarazzato Shaoran, intervenendo nel discorso.

“Non c’è alcun disturbo! Farebbe piacere anche a me avervi entrambi a cena” intervenne allora Sakura.

I due cinesi non sapevano che rispondere. Si guardarono perplessi, ma alla fine.

“In questo caso… Accettiamo il vostro invito”.

“Evviva!”

“Perfetto! Vado a chiamare mio figlio Toy, così glielo presento”. E si allontanò.

Sakura e Wei si misero a parlare. Lui la ringraziò e spiego che non era necessaria tanta premura. Sakura invece diceva che era un’ ottima occasione per stare tutti insieme.

L’unico che si trovava veramente, veramente, veramente, veramente a disagio, era Shaoran.

‘Oh cavolo!!!! Oh cavolissimo! La presentazione dei parenti è fin troppo anticipata per i miei gusti!!!Sembra una coalizione ! Ma  solo a me sembra strano???’ pensava lo sventurato cinesino, che fino ad allora aveva immaginato il fatidico incontro tra un paio d’anni minimo. Per il povero ragazzo era già imbarazzante il solo andare a casa della sua amata, figurarsi una cena in famiglia!

 

 Dopo che Fujitaka tornò con un Toy alquanto alterato, Sakura vide che Shaoran era rossissimo e gli venne incontro. Si mise alla sua sinistra e con aria maliziosa, le bisbigliò:

“C’è qualcosa che non va?”

“No… no… va tutto… benissimo” seppe rispondere lui.

“Sicuuuuuuuuuuro?” fece lei, e si avvicinò ancora di più.

“Ma a te è possibile che non faccia impressione??” sputò fuori il rospo.

“No, affatto. Anzi sono molo contenta che rimaniate qui!” fece lei. La cosa la rendeva esuberante, cosa che  Shaoran non riusciva a spiegarsi.

“Ma … non so… sembra che ci dobbiamo sposare!!”

“Esagerato! Che c’è di male se i nostri familiari si conoscono!” rispose lei. Shaoran non seppe rispondere. ‘C’è qualcosa di strano… Non so cosa… Ma c’è qualcosa di contorto, diamine!’ pensava fra se.

 

In tutto questo casotto però abbiamo dimenticato un minuscolo, ghiotto, giallo particolare: Kerochan. Il poverino era rimasta paralizzato fin da quando Fujitaka e i ragazzi erano tornati. Dato che il padre di Sakura era poi andato in cucina, il povero guardiano si dovette arrendere alla sua sorte di peluche da compagnia, sperando almeno che Sakura si ricordasse di lui. Ma non fu così. Perciò rimase  immobile, fino a quando Wei non bussò alla porta.

Ma mentre tutti erano in salotto, Kerochan tentò di attirare l’attenzione di Sakura, la quale finalmente si ricordò dell’esistenza del suo piccolo amico. Tornò in cucina, tirandosi dietro Shaoran.

 

“Ma dov’è andato il mostriciattolo??” Chiese Toy, accorgendosi della sua assenza.

“Mah… i ragazzi… erano qui, fino a due minuti fa” notò Fujitaka.

‘Vuoi vedere che sono andati a imboscarsi???’ non poté far a meno di pensare il ragazzo. Ma prima che questo potesse uscire l’artiglieria pesante, Sakura uscì dalla cucina con i libri di scuola, e Shaoran dietro di lei l’accompagnava.

“Noi saliamo a posare i libri. Fra un po’ scendo a darvi una mano” fece Sakura. Allora i due si allontanarono e raggiunsero la camera di Sakura.

 

“SCIAGURATA!!!! COME HAI POTUTO DIMENTICARE IL BELLISSIMO KEROCHAN????” s’imbufalì lo stesso.

“Perdonami, non c’ ho fatto per niente caso!” tentò di scusarsi Sakura.

“E’ inammissibile!! Credimi, ero veramente tentato di trasformarmi nella mia vera forma e azzannare la tua cucina, dalla rabbia! Si può sapere come hai fatto a non notarmi???”

“Ero così concentrata sui compiti che non mi sono accorta di te. Scusami!”

“Mmm” ribolliva Kerochan, “Ti perdono ad una sola condizione!”

“Cioè?”

“MI DEVI PORTARE QUALCOSA DALLA CENA!”

“Aaah, sei un ingordo Kerochan!!” Lo rimproverò Shaoran.

“Cerchi grane cinese? Guarda che ce l’ho anche con te!”

“Piantatela voi due! Kerochan ti porterò un po’ della cena a patto che tu stia qui buono e senza far danno!”
Non potendo fare di più, il guardiano accettò. Allora i due i ragazzi uscirono dalla stanza per dirigersi sotto, ma prima di ciò, Shaoran afferrò Sakura per un polso.

“Shaoran che c…” e la baciò all’improvviso. Dopo essere arrossita un bel po’, si lasciò andare rimase immobile, mentre Shaoran le baciava teneramente la bocca con piccoli schiocchi. Quando si staccò, la guardò: bellissima e rossa come un pomodoro.

“Bene” sentenziò poi, “Ora possiamo andare”. Discese le scale, mentre Sakura rimase ancora impalata davanti alla porta della sua stanza. Quando poi riprese i sensi, lo raggiunse.

***

Quella serata passò magnificamente, anche se all’inizio fu inevitabile il ghiaccio. Infatti, mentre Sakura e suo padre preparavano la cena, Toy, Wei e  Shaoran rimasero in salotto ad aspettare. Il maggiordomo e Toy riuscivano a parlare, ma Shaoran non aprì bocca. Toy e Shaoran non si potevano proprio sopportare! Ma quando la cena fu pronta, la situazione cambiò: si fece più allegra, come se si fosse trattato di una festa. Wei e Fujitaka parlavano dei due ragazzi, in particolare Wei raccontava di Shaoran, in modo da farlo conoscere meglio al giapponese. Parlarono dei loro Paesi, di film, di cucina… insomma: di tutto e di più! Non mancarono neanche le risate, e persino Toy che era costretto a cenare col suo nemico, si divertiva e partecipava con animo ai discorsi. Sakura era felicissima: Shaoran, seduto di fronte a lei, gustava con appetito la cena che la ragazza aveva preparato, ma soprattutto, non era più imbarazzato, anzi, rideva di gusto. Sakura sorrideva. Era bello vedere la sua famiglia così felice e con una persona a lei molto cara. Si sentiva rincuorata.

***

“Adesso sarà meglio andare…” disse Wei, notando l’ora tarda all’orologio.

“Perché non vi trattenete ancora un po’??Domani non c’è scuola!” propose Sakura.

“La ringrazio signorina Sakura, per la sua cortesia. E ringrazio anche voi, ma purtroppo è molto tardi”. Fece lui dispiaciuto. In effetti la serata era passata così in fretta che nessuno si era accorto del tempo che passava inesorabile.

“Wei ha ragione. Si è fatto tardi. Ma grazie di tutto” fece Shaoran, e porse un inchino alle persone che lo invitarono.

“Be’… allora non vi tratteniamo! Spero che ricapiti un'altra occasione per stare tutti insieme” si augurò Fujitaka porgendo la mano a Wei.

“Non mancherà di certo” assicurò.

Così i due cinesi si prepararono ad uscire. Ma aperta la porta d’ingresso, tutti si accorsero che il tempo era nettamente peggiorato: pioveva moltissimo, e in più il vento era fortissimo. Con le discussioni e le fragorose risate che c’erano state all’interno, nessuno si era accorto del maltempo che c’era fuori.

“Aspetti qui signorino, vado ad avvicinare la macchina” e corse via.

“Aspetti vengo anche io!” E Toy lo raggiunse.

 

“Che brutto tempo però… proprio non ci voleva a rovinare questa serata!” disse Sakura.

Anche Fujitaka e Shaoran pensavano la medesima cosa.

Dopo un po’, Toy e Wei tornarono a casa, ma senza macchina.

“Si è scoppiata una ruota” disse Wei.

“Che sfortuna!” osservò Sakura; tutti rientrarono in casa, per decidere il da farsi, a riparo dalla pioggia.

“Vi posso accompagnare con la mia macchina” propose Fujitaka, ma Toy gli ricordò che l’aveva lasciata al meccanico. Di certo, Shaoran e Wei non potevano tornare a piedi: quel tempo era veramente impossibile!

“Be’… a questo punto… non ci rimane molta scelta” fece poi Fujitaka, “Se lo desiderate potete rimanere qui stanotte” l’ invitò cortesemente.

I due cinesi si guardarono: ma mentre uno ringraziava per la cortese offerta, l’altro diventava viola! ‘CHEEEEE???? IO A CASA DI SAKURA???  NON SE NE PARLA!’ pensò tra se il ragazzo.  Bisogna osservare che non era la prima volta che Shaoran restava per la notte in quella casa, ma la prima volta fu con le fattezze di Kerochan, piccolo, indiscreto, e soprattutto non visto dai familiari della ragazza. Ora gli veniva proposto di dormire sotto lo stesso tetto della sua amata, insieme a tutta la famiglia. ‘Aiuto…!’ pregò il ragazzo.

Wei però non sapeva trovare un’altra soluzione: il loro appartamento era piuttosto lontano, e  anche se avevano un ombrello, di certo non potevano tentare di tornare a casa a piedi. Ma prima che l’uomo potesse accettare, Fujitaka lo precedette:

“Allora è deciso: vado a prendervi dei futon! Toy aiutami, per favore”

“Si papà” e i due si allontanarono.

“Aspetti, si…” tentò di fermarlo Wei, che comunque non voleva disturbare ulteriormente la famiglia giapponese. Ma Sakura, che era rimasta, lo rassicurò:

“Non si preoccupì, Wei. Per noi è un gran piacere averla qui! Non faccia complimenti e si comporti come se fosse a casa sua”. La ragazza aveva disegnato sul viso un sorriso calmo, sereno. Guardandolo, l’uomo anziano si sentì più tranquillo. La fissò per un po’ e sentì come un forte calore nel petto. Quella ragazza così dolce regalava tanto con un piccolo sorriso. ‘Capisco perché il signorino se ne è innamorato’ pensò, ‘è così dolce che metterebbe chiunque di buon umore’. Perciò sorrise anche lui alla ragazza.

 

‘NONONONONONONO!!! MA SONO TUTTI IMPAZZITI????? MI VERGOGNO DA MORIRE A DORMIRE QUA!!!’ pensava nel frattempo  Shaoran, mentre Wei e Fujitaka sistemavano i futon nel salotto. Era paralizzato dalla paura, non riusciva a muoversi. I due uomini sembravano amici di vecchia data, e si aiutavano fra di loro, mentre Sakura portava loro i cuscini. ‘NOOOOO!! Accidenti! Non si può!! Ma perché tutte a me??’ si commiserava tra se.

“Tieni!” fece Toy, buttandogli dei vestiti sulla testa non proprio delicatamente. “E’ un mio vecchio pigiama. Vedi di non farci la pipì addosso!”

“Non mi faccio la pipì addosso, tranquillo!!” ringhiò lui. E Sakura da un angolo ridacchiò.

Toy si avvicinò a Wei e porse anche a lui un pigiama, in modo da potersi cambiare. I due cinesi allora si cambiarono in un'altra stanza, ma quando tornarono nel salotto, Shaoran notò una cosa strana: c’erano tre futon. ‘Ma siamo due, perché…’ si domandava il ragazzo.

“Mio padre dorme qui sotto con voi, così se c’è bisogno vi aiuta lui” disse Sakura che sembrò leggergli il quesito negli occhi, sorprendendolo un po’.

“Ah… capisco. Tuo padre è molto gentile” fece lui.

“Ti sta bene il pigiama di mio fratello” aggiunse poi lei, “forse è un po’ grande, però”.

“No, no. Tranquilla va benissimo!” la fermò, imbarazzatissimo.

“Ah… ok”gli sorrise, “Vado a cambiarmi anche io!” e la ragazza corse via. Shaoran si sedette sul divano, mentre Wei, sistemava i loro vestiti. Anche Toy e Fujitaka si stavano cambiando.

Shaoran era stanco, aveva studiato con Sakura tutto il pomeriggio. Si guardò un po’ intorno, studiando i particolari della casa. E accanto a lui notò un comodino, sul quale si trovavano una lampada e una cornice, con una foto dentro. Shaoran sgranò gli occhi per capire chi vi fosse ritratto: vedeva una giovane donna, dal viso angelico e la carnagione chiara. Aveva dei lunghi capelli scuri e mossi, era dotata di una eleganza innata. Portava con estrema femminilità uno sgargiante abito azzurro, che ne metteva in risalto il fisico perfetto. Gli sembrava una di quelle modelle che vedeva spesso in televisione. Ma  poi si accorse di un particolare: Dei grandi occhi verdi. Dolci, dolcissimi, ma soprattutto familiari. ‘Che sia sua m…’

“Il signor Kinomoto è stato molto gentile, vero?” disse tutto a un tratto Wei.

“Già…” rispose Shaoran, un po’ distratto.

“E anche i suoi figli non sono stati da meno” aggiunse.

“E’ vero. Ci hanno ricoperti di premure. In futuro dovremo sdebitarci!” disse Shaoran.

“Bene!” Si aggiunse poi Fujitaka con dietro i suoi figli, “Penso sia ora di andare a letto” propose.

“Sono d’accordo” continuò Wei e dopo averlo ringraziato ancora una volta della sua cortesia, finalmente tutti si ritirarono. Ma prima…

“Sakura…”

“Si? Dimmi” fece lei.

“Mi puoi dire dov’è il bagno?” chiese Shaoran.

“Certo seguimi” e lo prese per mano.

La situazione per il povero ragazzo era sicuramente migliorata, ma ancora continuava a sentirsi imbarazzato. La cosa che più lo faceva sentire a disagio era di stare insieme a lei, entrambi in pigiama come se fossero legati da un rapporto d’amicizia che c’era sempre stato, quasi come parenti. Un rapporto che Shaoran aveva avuto solo con Meiling. Un rapporto perciò intimo e familiare, che non aveva nulla a che fare col sentimento innocente che Shaoran provava per Sakura. Ma al contrario di lui, la ragazza non era per nulla imbarazzata, anzi, sentiva di averlo più vicino che mai e questo la rendeva euforica.

“Ecco” indicò alla fine Sakura, davanti alla porta.

“Ti ringrazio” fece lui.

“Di nulla” sorrise lei.

“… Di tutto, Sakura. Grazie” sorrise anche lui. Sakura allora arrossì.

“E’… E’ stato un piacere Shaoran” disse poi.

Allora lui, preso dalla magia del momento, le prese dolcemente il viso e gli diede un bacio sulla guancia. Un lungo bacio.

“B-buonanotte” spiccicò poi.

“Anche a te” fece lei imbambolata. Lui allora entrò nel bagno e lei si vide chiudere la porta. Sakura rimase ancora un po’ davanti alla porta, con lo sguardo un po’ perso nel vuoto. Quel bacio dolce e allo stesso tempo, profondo, la stava portando a sognare, a volare in mondi assurdi, colorati, pieni di unicorni e di angioletti che cantavano inni all’amore, dove i fiori assumevano la forma di cuori, e le farfalle er…

Pssssssssssssssssssssssssssssst…

Si sentì provenire dal bagno e Sakura, risvegliata da quel suono melodioso, ma non troppo, arrossì di colpo e scappò nella sua stanza, morta di vergogna. Chiusasi nella sua stanza, si sedette sul letto. E dopo qualche minuto di imbarazzo, ritornò ad arrossire per il bacio che sentiva ancora stampato sulla guancia. Ci appoggiò una mano, come a prenderlo, come a sentirci ancora una traccia di Shaoran. Si girò e vide Kerochan. Vedeva che parlava, ma appunto vedeva soltanto. Non sentiva i discorsi che quel peluche le faceva, che assomigliavano più a dei rimproveri riferiti all’incidente di prima. Sakura riusciva solo a pensare a Shaoran, e adesso cominciava ad imbarazzarsi un po’ anche lei, nel sapere che dormiva di sotto. Ma nonostante questo, prese il Suo peluche scuro, il piccolo Shaoran, e lo mise a letto con se. Spense le luci, e riuscì finalmente a dire almeno un “buonanotte”, dal tono alquanto trasognato, al povero Kerochan, che vedendo la ragazza troppo distratta per ascoltare i suoi improperi, rinunciò e si mise anche lui a letto. Allora Sakura si rintanò nel suo letto, e dopo aver dato un  bacio al piccolo Shaoran, si addormentò.

 

La pioggia incessante continuava, e in più si erano aggiunti anche i tuoni. Si sentiva il vento battere sulle finestre creando rumori e spifferi. Per questo Shaoran, non riusciva a prendere sonno. Si muoveva in continuazione ma allo stesso tempo tentava di far piano, per non svegliare i due uomini ch dormivano accanto a lui. Si trovava al centro, e non potendone più del fastidio degli spifferi, si mise a pancia sotto e appoggiò il mento sulle braccia conserte. ‘Uff… e adesso’ pensò seccamente. Girovagò ancora un po’ il suo sguardo, come a cercare qualche intrattenimento silenzioso, ma alla fine il suo sguardo si posò nuovamente su quella foto, messa sul comodino. Era convinto che quella donna fosse dotata di una bellezza unica. Era rapito da quell’immagine, dalla vitalità che la giovane riusciva a sprigionare nonostante fosse coperta da una sottile lastra di vetro, facente parte della cornice. Era bella, si. Molto bella. Ma la cosa che più lo colpiva  era quella somiglianza, quei lineamenti, quegli occhi che aveva in comune con la sua Sakura. Si somigliavano le due, nonostante i colori non fossero gli stessi. Quell’eleganza che Shaoran riusciva a cogliere era molto simile a quella di Sakura. Shaoran era fermamente convinto dell’eleganza di Sakura, e della sua femminilità, nonostante fosse un tipo sportivo. E sentiva che quel modo di essere era molto simile a quella donna.

“Ti piace?” sentì a una tratto. Shaoran si spaventò, ma poi si accorse che accanto a lui, Fujitaka era sveglio ed era stato lui a porgli quella domanda. Lo guardava sorridendo: doveva aver capito che il ragazzo era rimasto affascinato, da quella foto.

“Si… è una donna…. Molto bella” balbettò un po’. “Si tratta di sua moglie?” azzardò a chiedere.

“Si, hai indovinato”

“Assomiglia molto a…”

“A Sakura, vero?” gli rubò dalla bocca. E l’altro:

“Si… si”

“E’ vero le somiglia molto. Non solo fisicamente ma anche nel carattere e nella gestualità. Non so se lo sai, ma Sakura era molto piccola quando purtroppo è scomparsa, perciò non credo che abbia una conoscenza approfondita del suo modo di muoversi, delle abitudini. Io però mi sono accorto che col tempo le somiglia sempre di più, anche nel solo movimento delle mani, per esempio”. Shaoran ricordò:

“Sakura in effetti muove sempre le mani per spiegare quel che deve dire”.

“Anche mia moglie lo faceva. Tu… conosci molto bene Sakura, vero?”

“Cosa??” arrossì Shaoran, che si accorse di essere stato fin troppo confidenziale con l’uomo.

“Ma si… Una persona nota sempre i particolari della persona alla quale tiene. E’ una cosa naturale” spezzò lui.

“Si… credo che abbia ragione” disse poi Shaoran.

Stettero un po’ in silenzio. Poi:

“Non è che l’ho svegliata io?” chiese Shaoran, ricordando di essersi mosso parecchio quella sera.

“No no, tranquillo. Solo che con il baccano che fa il vento mi riesce difficile dormire” spiegò l’altro.

“Capisco”.

“Shaoran…”

“Si?”

“Posso chiederti una cosa?”

“C-certo!” rispose il ragazzo, cominciando a temere il peggio.

“La storia con mia figlia…. ( sempre se non sono indiscreto, ma non lo sono perché è mia figlia!)…Da quanto dura?” chiese.

‘oh mamma e adesso che gli dico?’ pensò il disgraziato. Ma, nonostante parlasse con quello che si potrebbe definire , non si sentiva molto a disagio. Fujitaka era un uomo con la quale si poteva parlare di tutto, e il tono con la quale gli aveva chiesto quella curiosità, non suscitava agitazione o imbarazzo nel ragazzo, ma anzi sicurezza, per quel uomo con cui pareva si potesse parlare di tutto.

“Be’…”cominciò “in realtà non da molto. Seriamente da due mesi circa”.

“No no, quando è cominciata lo so. Volevo dire, quando avete cominciato a frequentarvi, a diventare amici… racconta!” fece lui incuriosito, come si trattasse di un suo coetaneo.

“ Ah… ecco. Non lo so… Direi che siamo diventati amici dopo un po’, da quando l’ho conosciuta. E fin dall’inizio della nostra amicizia… ecco… avvertivo che non era tanto amicizia per me!” sorrise imbarazzato.

“Capisco…” sorrise ance lui, “ ma prima non andavate d’accordo?”

“ Be’ no… ad essere sincero l’avevo in antipatia”, ‘ad essere sincero eravamo in competizione’ pensò tra sé.

“Ma se non sbaglio… Tempo fa, io tenni una lezione di egittologia nella scuola di Sakura, e ricordo un ragazzo, appassionato in materia, che però non riusciva a mandar giù il fatto che fossi suo padre… Non è che…”

“Si, ero io” confermò Shaoran, ricordandosi di quell’episodio.

“Ecco, lo avevo immaginato!! Ricordo che tu venisti da me a congratularti per la lezione che aveva tenuto e mi facesti un sacco di domande sull’argomento. Ricordo anche che pure tu sapevi molte cose…”notò poi.

“Si è vero. Mi interessa l’archeologia” confessò poi.

“E’ raro trovare un ragazzo con questo interesse” disse Fujitaka.

“Già. E’ stato mio padre che mi ha fatto interessare a questa materia”.

“Davvero?”

“Si. Una volta, trovai vicino a un fiume dei sassi molto particolari, la cui forma ricordava delle conchiglie. Ne presi un paio e le portai a mio padre. Lui mi disse che erano dei fossili. Mi spiegò che molto probabilmente il luogo dove li avevo trovati prima era sommerso dal mare. Io ne rimasi colpito; e mio padre lo capì. Allora mi portò a prendere altri fossili e li portammo a  casa nostra. Da quel giorno mi aiutò a studiarli di più e a saperne altre cose. E la cosa mi affascinava sempre di più. Soprattutto mi stupiva il fatto che quei fossili prima erano completamente diversi da ciò sembravano. E nonostante mio padre non ne fosse interessato mi stette vicino, e lesse insieme a me, tanti libri sul argomento”.

Si fermò. Poi:

“Dopo che è morto, ho continuato a studiare da solo, anche se era difficile,  dato che ero molto piccolo. Eppure continuavo. Per lui”, si fece triste, i suoi occhi diventarono lucidi, ma continuò “ il mio interesse però non si fermò solo ai fossili, ma anche ad altri tipi di resti archeologici. Oltre all’Egitto, infatti, ho studiato per esempio le prime città nate nel mondo (che sono in Turchia!) “ precisò, “E anche.. la storia di altri Paesi… Ad essere sincero, negli ultimi tempi non mi sono interessato più di tanto. Ma ricordo che per molto tempo ho condotto studi autodidattici sull’argomento con grande interesse…”. Per Shaoran, quel discorso non era più collegato a un dialogo che stava intrattenendo con l’uomo accanto a se. Ormai era diventato una specie di monologo, una commemorazione.

“Tuo padre è mancato molto tempo fa?” chiese Fujitaka.

“Si. Avevo cinque anni”.

“Non sapevo..” fece dispiaciuto.

“Non si preoccupi”, fece serenamente lui, “ormai è passato molto tempo. E’ poi c’è Wei con me, che non mi fa mai sentire la sua mancanza”.

“Wei… gli sei molto affezionato, vero?”

“Si…. Lui mi è sempre vicino da quando mio padre è mancato. Non sento troppo la su mancanza, quando sto con lui, anche perché è molto premuroso con me. Si preoccupa per ogni stupidaggine che mi fa stare male”.

“Come per il tuo incidente?”

“Come fa..?” Sakura gliene aveva parlato.

“Me lo ha detto mia figlia. Ti disturba che lo sappia?”

“No, no. Non è quello. Solo non mi aspettavo che lo sapeste”.

“Le ho chiesto spiegazioni perché la scusa de “La caduta dalle scale” non era convincente”.

“Ha ragione” calcolò lui, “ ma non mi sembrava il caso. Ho pensato che invece la scusa “Incidente stradale” avrebbe sparso un panico inutile”.

“Si è trattato di un brutto incidente?”

Rammentò che a Sakura non aveva raccontato pressoché nulla di quel fatto, per non provocare una conseguente reazione di commiserazione ‘Alla Sakura’.

“Un po’ si…”

“Quanto sei rimasto in ospedale?”

“Poco più di un mese”.

“Dio! E cosa hai riportato??”

“In realtà erano tutte escoriazioni più pesanti, che non sarebbero potute guarire da sole, e quindi mi hanno messo i punti. Niente però in confronto alla gamba”.

“Come mai?”

“La macchina mi ha pressato il ginocchio e ha spezzato alcuni legamenti… mentre ero cosciente” aggiunse infine. “ Quindi sono rimasto ricoverato essenzialmente per le operazioni alla gamba e per fare terapia”.

“Terribile… Una brutta avventura”.

“Già. Ma sono contento di esserne uscito!” sorrise poi soddisfatto.

Fujitaka lo guardò un po’ di sottecchi. ‘Questo ragazzo è in gamba’.

“Però…”

“Si?”

“Ecco… potrebbe evitare… di parlarne a Sakura? Non voglio che sappia questi dettagli” aggiunse poi timidamente.

“Stai tranquillo non dirò nulla!” promise lui.

Shaoran si sentì decisamente più a suo agio. Fujitaka non sembrava più essere il padre di Sakura, ma un altro uomo, distante anni luce da lei, con la quale aveva fatto amicizia per caso. Il suo tono pacato e le sue domande, seppur un po’ indiscrete, ma poste con innocente curiosità, non suscitavano imbarazzo, ma tranquillità e voglia di cancellare i suoi dubbi.

Continuarono a parlare, per un’altra ora, forse due. Parlarono del più e del meno, di archeologia, della Cina della Famiglia di Shaoran. Insomma gli argomenti non mancarono, e parlando, Shaoran si faceva più intraprendente, mentre l’uomo apprezzava il ragazzo per la sua loquacità (che non aveva mai notato prima poter essere così prorompente) e la sua intelligenza. E ancora per il suo buon cuore. Leggeva, infatti, nei suoi occhi la cura e l’affetto nei confronti di chi amava e che era disposto a regalare, e fu colpito dalla sensazione che anche Sakura fosse stata attratta da questo suo essere affettuoso. ‘E’ in buone mani’.

 

“…In effetti i resti archeologici che ci sono a Giza non ci danno molte informazioni sulla sua storia. Però, a mio parere, bisogna apprezzarne molto le decorazioni e i geroglifici rimasti, forse i più belli di tutto il mondo!” disse tutto eccitato Fujitaka, “Non credi?” chiese poi. Ma notò che il suo piccolo amico aveva abbandonato il discorso già da tempo e che ora dormiva serenamente accanto lui. Sorrise e si accucciò per bene anche lui, osservandolo ancora.

Pensò che assomigliava tanto a se stesso da giovane. Forse dire che la storia d’amore con Sakura ricordava la sua con l’amata moglie era un po’ banale: in realtà lui rivedeva in Shaoran la sua curiosità e voglia di sapere. ‘Come fa a stare antipatico a Toy?? E’ così dolce!” pensò. L’osservò ancora e sperò che Sakura non si allontanasse mai da lui in futuro, perché sarebbe stato difficilissimo trovare un ragazzo simile.

 

“Ehi…”

“Mmm…”

“Shaoran…”

“Mmmj…”

“Svegliati Shaoran” gli dondolava dolcemente la spalla. “Svegliati pigrone!”

“Mmm… eh?” aprì finalmente gli occhi. E con grande ma piacevole sorpresa trovò la su amata accanto a lui, che gli sorrideva amabilmente.

“… Sakura… Che bello che sei qui…” proferì senza aver collegato la testa alla bocca. E lei arrossì.

“Ehm… Ecco io… M-mio padre sta preparando la colazione e stai dormendo solo tu”disse più fredda.

“Cosa? Ah già, che sono da te…” collegò poi, e si sedette vicino a lei. Sakura gli si mise di fronte.

“Hai dormito bene?”

“Si grazie” sorrise. “ Ho avuto un po’ di difficoltà ad addormentarmi per la tempesta che c’era fuori”.

“Ora ha smesso e c’è il sole” assicurò lei. Un attimo di pausa. Poi:

“ So che stanotte hai parlato piacevolmente con mio padre” fece lei con aria furbetta, ma soprattutto curiosa.

“Ah” si sentì colpito e arrossì, “Già. Te lo ha detto lui?”

“No”. Lui se ne stupì.

“Stanotte sono scesa sotto per andare in cucina a bere un po’ d’acqua e vi ho visto parlare. Sembravate entrambi presi dalla discussione”.

“E hai sentito cosa abbiamo detto?”

“No, parlavate troppo piano e non vi sentito. Perché? Parlavate di cose compromettenti?” sorrise.

“No no tutt’altro. Abbiamo parlato soprattutto del suo lavoro”. Un'altra pausa. “E di te…”

“Di me??” fece allarmata.

“Già” aggiunse lui, con un tono di sfida.

“E che ti ha detto mio padre?”

“Ah, non te lo posso! Sono cose segrete!” sentenziò lui.

“Ma come, non riguardano me??”

“Si, ma ci siamo promessi di non dire nulla!”

“Non dire stupidaggini, piuttosto e dimmi che ti ha detto mio padre!!” si arrabbiò.

“No! Dovrai passare sul mio cadavere!” continuò lui.

“Parla o ti levo il respiro definitivamente” e gli mise le mani al collo, giocando ovviamente e partecipando alla battaglia alla quale Shaoran aveva dato inizio.

“Mai! Non si tradiscono gli accordi!” continuava ancora, con la gola stretta tra le mani di Sakura, ormai sdraiato.

“Non ti decidi? Bene ora ti convinco io!” mollò la presa per prendere un cuscino e glielo sbatté in faccia. Lui rimase un po’ frastornato dal colpo, ma appena riprese i sensi prese anche lui un cuscino e la colpì. Cominciarono a sbattersi i cuscini in faccia, come bambini. Fino a che Shaoran, posò il suo e strinse Sakura, frenando l’istinto omicida appena sorto nel suo cuoricino. La baciò in fronte.

“NOOOOOOOOOOO” cercò di divincolarsi, “Dimmi che vi siete dettiiiii!!”

“No! Preferisco baciarti” E gli schioccò un altro bacio, stavolta in bocca. E per più tempo. Ma subito dopo scappò da lei, la quale lo rincorse per tutta la stanza.

“Mostriciattoli, è pronta la colazione!” disse alla fine Toy, non riuscendo a sopportare un simile comportamento. I due si guardarono complici e si sorrisero. Si diressero quindi in cucina, per fare colazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4 capitolo concluso!:) Dite OOOOOOOOOOOOOOH!!  Vi prego di perdonarmi ancora se vi ho fatto aspettare, ma la scuola non mi da tregua e ho dovuto aspettare le vacanze ( e confesso, anche una botta di buona volontà!)  per completare questo capitolo. Ringrazio le povere ragazze che hanno avuto la disgrazia di imbattersi in questi miei spargimenti di miele gratuiti, e in particolare  paperella96 la cui recensione oltre che commuovere, mi ha un po’ impaurita: vabbè one-sama, ma budda mi sento presa da troppe responsabilità…ù.ù…XDXD

 

In ogni caso… HO FINITO STO CAPITOLO!!!!!!!!!! Nella speranza che non  mi rapiscano gli alieni, continuerò questa storia, quindi… alla prossimaJ

 

ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu

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