L'inizio di una lunga vicenda.

di Danyelle_Rioter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning. ***
Capitolo 2: *** Inizia l'avventura ***
Capitolo 3: *** Taylor York. ***
Capitolo 4: *** Jeremy Davis. ***
Capitolo 5: *** Sconvolgimenti (prima parte) ***
Capitolo 6: *** Sconvolgimenti (seconda parte) ***
Capitolo 7: *** The Factory contro Farro Bros ***



Capitolo 1
*** The beginning. ***


Los Angeles, 2031: Sento già il tepore del primo mattino riscaldarmi il viso e i raggi fiochi del primo sole sfiorarmi le palpebre, quando sento il suono del campanello. Guardo l’orologio. Sono le 8.00 e mi chiedo chi possa bussare alla mia porta a quest’ora. Mi alzo dal letto e ,stiracchiandomi, vado verso la porta di ingresso. Sull’uscio vi sono due persone ,che mi salutano in modo gentile. Dicono di essere due giornalisti di una famosa rivista: Stars Curiosity. Dopo averli fatti accomodare nel salotto per gli ospiti, uno dei due si rivolge a me: ‘ Mrs Williams, siamo davvero onorati di fare la sua conoscenza, e la ringraziamo per questo incontro. La nostra rivista sarebbe interessata a farle un’intervista sulla sua vecchia band.’ ‘ Mi dispiace, ma.. non mi sentirei in grado di parlare dei vecchi tempi.. è passato davvero molto tempo e non credo di potervi essere d’aiuto. Vi ringrazio dell’interessamento.’ Pronuncio queste parole in modo freddo e distaccato, accennando appena un sorriso di convenienza. Non mi piace parlare dei vecchi tempi. Mi riporta in mente emozioni troppo forti da ricordare..momenti belli e brutti che hanno fatto parte di me, ma che ora sento lontani. Saluto i due giornalisti e chiudo la porta con amarezza. Nel profondo sarei stata felice di fare quell’intervista, ma qualcosa mi aveva impedito di dire ‘sì’. Nel frattempo cerco mio marito per la casa, senza trovarne traccia. Trovo un biglietto sul tavolo della cucina, che dice: ‘ Tesoro , ho ricevuto un’e-mail da Mike dove mi chiedeva di raggiungerlo al club di golf. Ci vediamo stasera. Ti amo.’ Siamo alle solite. Decido di accendere il mio pc per controllare la posta,ma non so cosa, mi spinge ad aprire una vecchia cartella dove ci sono alcune foto che mi riportano ai famosi ‘vecchi tempi’. Foto mie a 17 anni. Foto dei Warped. Foto con i ragazzi. Riguardandole mi attanaglia una nostalgia che non avevo mai provato prima. Mi mancano. Così con un gesto folle, scelgo di intraprendere una ‘missione’ che dovevo portare a termine già da tempo. Scrivere una storia, una bella storia, che parli di un gruppo di cinque amici inseparabili che insieme arrivano alle stelle. Una storia vera. La storia vera della mia band. Una storia mai scritta prima .La storia dei Paramore. La storia di Hayley, la storia di Josh, Zac, Jeremy, Taylor. Riuscirò a farcela?

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Capitolo 2
*** Inizia l'avventura ***


‘’Ebbe tutto inizio nell’estate del 2001: avevo tredici anni e il mondo mi sembrava un posto schifoso, dove nessuno mi capiva. Tipica mentalità da teenager. Quell’estate fu molto significativa per me.. da quel momento la mia vita cambiò. Mia madre dopo aver divorziato da mio padre, decise di risposarsi con un uomo che abitava in una cittadina sperduta nel Tennessee: Franklin. Non volevo assolutamente lasciare la mia vita di sempre per andare ad abitare in un posto con un nome così strano. Meridian mi piaceva: avevo molti amici e in più ero la ragazzina più corteggiata della mia classe. In più non volevo lasciare il mio fidanzatino: Tom. Mi opposi con tutte le mie forze alla decisione di mia madre , provai di tutto: sciopero della fame, della sete, marinare la scuola e cose simili. Niente. Allora una settimana prima della partenza decisi di fare una cosa che avrebbe fatto andare su tutte le furie mia madre.. una cosa che mi aveva già vietato da tempo: decisi di tingermi i capelli di rosso. Così dopo aver seguito le istruzioni, aver rilavato i capelli, mi guardai allo specchio. La vecchia Hayley, la ragazzina dolce e gentile, che cantava nel coro della Chiesa, non c’era più. C’era una nuova me. Una nuova Hayley ribelle, disposta a tutto pur di far valere le proprie idee. In più adoravo il mio nuovo colore. La reazione di mia madre non fu come me l’aspettavo: speravo si infuriasse e capisse che l’avevo fatto esclusivamente per colpa sua. Mi abbracciò e mi disse che ero bellissima. Mi disse che somigliavo a Shirley Manson, la cantante dei Garbage, che adoravo con tutta me stessa. Da una parte fui contenta del complimento, dall’altra mi rassegnai alla sua scelta. L’indomani cantai la mia ultima canzone nella Chiesa di Meridian, salutai con amarezza tutti i miei amici e … Tom! Gli volevo bene.. in fondo era stato il primo ragazzino ad apprezzarmi per la mia voce, non solo per il mio aspetto. Salutai tutti con amarezza. Salutai Meridian e partii alla volta di Franklin. Durante il viaggio…’’ Oh si è fatto buio, sono le nove. E’ ritornato mio marito. Beh devo andare a preparare la cena per tutti. Alla prossima.

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Capitolo 3
*** Taylor York. ***


Una cittadina di periferia. In mezzo alle campagne. In mezzo ai boschi. Lì era Franklin , la mia nuova città. Era già passato mezzo mese e si avvicinava la scuola. Non avevo amici, né conoscenze. Stavo tutto il tempo rintanata nella mia stanza a cercare di suonare la chitarra. Non sono mai stata molto brava. Un giorno, troppo caldo da passare nella mia stanza, decisi di uscire per vedere che persone abitavano Franklin. Presi la mia bici e mi misi in marcia. Donne con passeggini, famigliole felici: questa era la mia nuova città. Proprio quando pensavo di essere finita nella ‘’città perfetta’’ ebbi una sorpresa: uno scontro/incontro con un ragazzo che poteva avere all’incirca la mia età. Avevo ragione: aveva un anno in più e si chiamava Taylor. Aveva lunghi capelli ricci e grandi occhi castani. La prima cosa che mi colpì fu la sua pettinatura. Qualcuno avrebbe dovuto scrivere un trattato sulla perfezione dei ricci di Taylor. ‘’ Cacchio! Guarda dove guidi la prossima volta, avresti potuto uccidere il grande Taylor!’’ esclamò. ‘’Ehm.. il grande chi? Comunque scusami.. ero colpita dalla perfezione inquietante di questo posto. Come diavolo fai a viverci?’’ ‘’Come? Come faccio a viverci? Anche tu sei di Franklin,dovresti saperlo. Aspetta, ma sei di Franklin?’’ ‘’Ehm..’’ ‘’No! Sei nuova di qui vero? No, aspetta forse già ti conosco.. oppure no! Insomma vuoi dirmi chi diavolo sei, ragazza che mi ha quasi ucciso?’’ ‘’Hayley. Sono nuova, vengo dal Mississippi.’’ ‘’ Oh, piacere di conoscerti. Io sono Taylor e abito qui, proprio dietro l’angolo.’’ ‘’ Dietro l’angolo? Ma allora sei il mio vicino!’’ ‘’ Ah, allora sei tu quell’imbranata con la chitarra?’’ ‘’Non sei molto gentile. Sì, sono io. E non credo che tu sia più bravo di me.’’ ‘’ Ti assicuro di sì. Me la cavo piuttosto bene. Se vuoi posso insegnarti qualcosa. Ora però devo andare, ci becchiamo in giro Elly’’ ‘’Hayley!’’ ‘’Oh giusto… scusa! Allora alla prossima.’’ Questo ( almeno all’incirca ) fu il mio primo dialogo con Taylor.

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Capitolo 4
*** Jeremy Davis. ***


Era il novembre del 2002: ero a Franklin da un anno e avevo coltivato delle amicizie. In primo luogo Dakotah: una ragazza alta e bionda che abitava al di là della strada e aveva una vera e propria passione per i gioielli; in secondo luogo Taylor York, mio vicino di casa e mio ‘’insegnante di chitarra’’. La vita trascorreva tranquilla e la mia vita sociale era pari a quella di una vecchietta di settanta anni: passavo il tempo tra scuola e casa di Taylor. Se non fosse stato per la notizia di una mega festa nella villa di Thomas Stone, non avrei mai dato il via a una vita sociale degna di una teenager. Dakotah si presentò a casa mia sprezzante di gioia e mi disse che era riuscita ad ottenere gli inviti per la famosa festa a casa Stone. All’inizio ero riluttante all’idea di andare ad una festa dove ci fossero persone molto più grandi di me.. ed ero riluttante all’idea di dover fingere di essere una sedicenne.  Dakotah non reagì bene al mio rifiuto: disse che non ci sarebbe andata per colpa mia. Così, per salvare la nostra amicizia , convinsi Taylor ( che aveva una cotta segreta per lei) ad accompagnarla.  La festa era di sabato e mancavano solo due giorni , quando decisi di andarci. Mia madre aveva organizzato una cena di famiglia e necessitavo di una scusa per mancarvi. Quale scusa migliore di una magnifica festa? Non potevo dire alla mia amica di aver cambiato idea.. così decisi di andare a comprare il vestito da sola.  Spesi un intero pomeriggio nella scelta dell’abito: optai per un abito blu, non eccessivamente appariscente (il mio unico scopo era passare inosservata e riuscire ad evitare la cena). Arrivò il famoso sabato sera: il mio patrigno si offrì di accompagnarmi. Quando feci il mio ingresso nel salotto tutti mi fecero i complimenti: dissero che vestita da ragazza ero molto carina ( abituati al mio stile da maschiaccio). Arrivai a casa di Thomas quando la festa era già decollata: c’erano già ragazzi brilli che facevano il filo alle ragazze più carine e ragazze che si divertivano a ballare sui tavoli.  Scorsi da lontano Dakotah e Taylor che ballavano insieme.. sapevo che tra quei due sarebbe nato qualcosa. Fui contenta per loro, ma.. mi sentivo fuori posto e sola. Perciò decisi di andarmi a nascondere in qualche angolo della casa, aspettando che finisse tutto: non potevo interrompere un momento magico tra i miei due migliori amici. Entrai in cucina: non vi era più nessuno, poiché tutte le scorte di birra erano nel salone. Decisi di sedermi in cucina ad aspettare. Chi o cosa non lo so. Speravo, nel profondo di incontrare ‘’ un’ anima in pena’’ come me. Il mio desiderio fu esaudito: da un momento all’altro mi ritrovai vicino un ragazzo. In un primo momento non riuscii a vederlo in viso: aveva appoggiato il viso sul tavolo. O era sbronzo, oppure era ‘stravolto’ da qualcosa. Non osai domandargli nulla.. cominciò lui a parlarmi: ‘’ Ti stai divertendo? Io non ci riesco. Speravo di sballarmi.. ma questa festa è uno schifo.’’ ‘’ In verità non mi diverto affatto. Non conosco nessuno.’’ ‘’Non è vero. Adesso conosci me! Piacere, io sono Jeremy.’’ ‘’Piacere di conoscerti. Sono Hayley.’’ ‘’Cazzo. Hai proprio un bel nome.’’ ‘’Ahah, grazie. Come mai non ti diverti?’’ ‘’ I miei amici mi hanno dato buca per correre dietro a quattro galline.’’ ‘’ Oh, capisco! Strano che tu dica questo. Non hai l’aria di un ragazzo a cui non piacciono le < galline >.’’ ‘’Ma bene! Ci conosciamo da cinque minuti e già mi insulti? A me piacciono le RAGAZZE , non le galline.’ ‘’Avanti, stavo scherzando. Era per ironizzare … ti chiedo scusa.’’ ‘’ Ahaha, ci sei cascata. Scherzavo anche io. Sai che sei carina quando ti senti in colpa?’’ Quando me lo disse arrossii. Continuammo a parlare per tutta la serata. Il tempo passava veloce e quando parlavamo mi sentivo felice. Tra me e Jeremy ci fu subito intesa: lui faceva una battuta e io ridevo, e viceversa. Continuammo a parlare per ore, finchè la cucina si riempì di persone sbronze che urlavano o pomiciavano in qualche angolo. Ci guardammo per un istante: mi specchiai per un brevissimo secondo in quegli occhi chiari come l’acqua e sentii un brivido percorrermi. Jeremy mi piaceva. Mi piaceva davvero molto. Sia caratterialmente che fisicamente. Non so cosa abbia provato lui in quell’istante magico: ma ero certa di piacergli. Imbarazzati, decidemmo di lasciare quella stanza piena di gente. Cercammo un altro luogo dove andare per continuare a chiacchierare in pace. Nulla. La casa , per quanto enorme, brulicava di gente. Così, sconfitta, mi fermai nel salone , assistendo ad una scena sorprendente: Taylor e Dakotah ballavano ancora, questa volta un lento, e si baciavano dolcemente in pista, senza curarsi degli altri. Jeremy si avvicinò al mio orecchio e mi chiese: ‘’ Signorina, mi concederebbe questo ballo?’’ Restai di sasso appena sentii quelle parole. Non sapevo cosa rispondere. Qualcosa mi spinse a dire di sì: in un secondo ci catapultammo in pista. Jeremy mi abbracciò dolcemente e cominciammo a ballare. Sebbene fossimo entrambi pessimi ballerini e avessi un dolore terribile ai piedi, fu un momento indimenticabile. Dopo decidemmo di andare fuori, sulla veranda. Ci sedemmo su un’altalena e per qualche secondo nessuno pronunciò parola. Iniziai io per rompere il ghiaccio:’’ Prima, in pista, mi sono accorta di essere una pessima ballerina. Dovrei prendere delle lezioni!’’ ‘’Dai, non eri così male! Ho visto di peggio.’’ ‘’Buon per me, ahah.’’ Mentre ridevo, mi accorsi che Jeremy mi ammirava compiaciuto e così diventai subito seria. Mi chiese di non smettere di sorridere, lo rendeva felice guardarmi mentre ridevo. Ci guardammo nuovamente… questa volta a lungo. Ci avvicinammo sempre di più. Era inevitabile ciò che sarebbe accaduto. Ci baciammo dolcemente. Io appoggiai delicatamente le mie mani sul suo viso e lui mi strinse a sé. Non durò a lungo, ma fu un momento magico.

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Capitolo 5
*** Sconvolgimenti (prima parte) ***


-Per tutto il 2002 Jeremy fu il mio ragazzo. Stare con lui mi piaceva: mi faceva sentire al sicuro. Credo che tra me e lui sarebbe durata a lunga se.. se non fossero accaduti alcuni avvenimenti. Siete curiosi? Allora darò il via alla narrazione.- Era il novembre del 2003. Ero con Jer esattamente da un anno e le cose tra di noi andavano bene. Si avvicinava il nostro anniversario.. ma non sapevo davvero cosa poter organizzare per festeggiare l’evento. Lui sicuramente l’avrebbe dimenticato, così decisi di chiedergli chiaramente cosa avremmo fatto . Mi disse che mi stava organizzando una sorpresa e mi disse di non ficcanasare dovunque come mio solito. Jer mi conosceva bene, ma non sapeva una cosa fondamentale: odiavo, odio e odierò sempre le sorprese. In fondo la prima ‘’sopresa della mia vita’’ fu il divorzio dei miei… Così chiesi a Dakotah di accompagnarmi a scegliere un abito carino per la serata, poiché essendo un maschiaccio non avevo neanche un abito elegante. Accettò, anche perché voleva che la aiutassi a cercare un completino carino per uscire con un ragazzo che aveva incontrato da poco: Josh. Non avevo mai visto Josh e , a dire di Dak, era davvero molto carino. In quel periodo non mi interessava nessun’altro che Jeremy. Pensavo di essermi innamorata di lui, ma non lo ero davvero. Arrivò il giorno del nostro anniversario. Confesso che me ne ero completamente dimenticata. Fui svegliata di soprassalto da una chiamata di Jeremy: ‘’ Buongiorno ciliegina! Sai che giorno è oggi?’’ ‘’Ugh,Jerm, ciao.’’ ‘’Non dirmi che stavi ancora dormendo. Sono le otto e tra mezz’ora dobbiamo andare a scuola.Ci sei?’’ ‘’Ugh,sì. Ho sonno.’’ ‘’Non sai dirmi altro?’’ ‘’No. Buonanotte.’’ E agganciai. Ero irritata. Odiavo chiunque interrompesse i miei sogni, compreso il mio ragazzo. Quel giorno non mi presentai a scuola: ero stanca e intontita. Mi svegliai alle dieci con il suono del campanello. Mi resi presentabile e andai a vedere chi era. Era Jeremy che,con espressione irritata, aspettava che aprissi la porta. Non volevo che mi vedesse in pigiama, ma non potevo nemmeno lasciarlo fuori. Così aprii la porta. ‘’Finalmente.’’ ‘’Ciao Jer. Perché non sei a scuola?’’ ‘’Perché non sei TU a scuola?’’ ‘’Non stavo bene, scusa mamma!’’ ‘’Non scherzare, sono arrabbiato con te.Come hai potuto dimenticare il nostro anniversario, dopo avermi accusato di non ricordare niente?’’ ‘’Dai, non ti accusavo sul serio. E poi so che oggi è il nostro anniversario. Stamattina mi ero appena svegliata, come pretendi che lo ricordassi?’’ ‘’Adesso sarebbe colpa mia? Sei incredibile!’’ ‘’Beh sai che odio essere svegliata all’improvviso!’’ ‘’Non potevo sapere che stessi dormendo ancora.’’ ‘’Se mi conoscessi davvero sapresti che sono una dormigliona! Non mi conosci per niente!’’ ‘’Ah, davvero? Sai cosa c’è di nuovo? Oggi non è proprio l’anniversario di niente. Visto che non ti conosco, cosa dovremmo festeggiare: l’anniversario di due estranei?’’ ‘’Aspetta Jer, non fare così! Sei assurdo! ‘’ ‘’No! Tu sei assurda! Non è la prima volta che mi tratti come uno stupido! E’ finita!’’ ‘’Va bene, vai a quel paese, Jeremiah Clayton Davis!’’ E se ne andò. Non pensavo davvero tutte le cose che gli dissi. Gli volevo bene. Mi piaceva l’idea di essere la sua ragazza. Se avessimo continuato a stare insieme mi sarei innamorata davvero di lui, ne sono certa. Mi chiusi in casa tutto il giorno a piangere,mangiando gelato e guardando stupidi film per adolescenti. Alle tre del pomeriggio mi chiamò Taylor. Sembrava avesse smesso di piangere da poco. Lo invitai da me: ci saremmo sfogati insieme. Quando venne mi chiese cosa fosse successo e gli raccontai il litigio con Jeremy. Gli sembrava incredibile che ci fossimo lasciati e mi consolò. Poi cominciò a raccontarmi il suo problema: ‘’Hay, non riesco a dimenticare Dakotah. Mi sono preso una bella sbandata per lei.’’ ‘’Non mi avevi detto di averla dimenticata?’’ ‘’Lo pensavo. Ma oggi.. beh..’’ ‘’Cosa è successo?’’ ‘’Stava baciando il chitarrista di quella stupida band.’’ ‘’Quale band? I Farro Bros?’’ ‘’Sì proprio quella. Il chitarrista si chiama Josh. Crede di potersi vantare solo perché sa fare qualche accordo. In più la sta illudendo: ho sentito nello spogliatoio che sta uscendo con ben due ragazze, Dakotah e una certa Sarah. Non voglio che soffra, Hay!’’ ‘’E’ davvero un bastardo. Se si permette di far soffrire la mia amica, io..io..Cazzo! Cosa possiamo fare?’’ ‘’Se ne parlassi con lei?’’ ‘’Mmm.. cattiva idea.’’ Pensandoci e ripensandoci, ci venne un’idea. - Per oggi finisco qui di raccontare! Sono tornati a casa i miei figli e mio marito.

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Capitolo 6
*** Sconvolgimenti (seconda parte) ***


Josh Farro faceva parte di una band punk-rock, insieme a suo fratello e un altro ragazzo: Jason Bynum. Dopo aver fatto dei concerti nei dintorni e aver riscosso parecchio successo, cominciarono a montarsi la testa… in particolare Josh. Circolava nei corridoi della scuola con la sua chitarra in spalla, una giacca di pelle e un paio di occhiali da sole Ray-ban. Aveva un certo successo con le ragazze e si atteggiava a fighetto. Lo odiavo. Non riuscivo a capire come potesse piacere alle galline della mia scuola.. ma soprattutto non capivo come potesse piacere a Dak, che aveva mollato un ragazzo dolce come Taylor per un bastardo come Josh. Dovevo aiutarla: non potevo vederla soffrire per Josh e non potevo vedere Tay soffrire per Dak. Così mi venne un’idea: avvicinare Josh Farro per una scommessa. Chi avrebbe vinto alla gara dei Talenti della scuola avrebbe potuto dettare le regole. La mia era quella di fargli lasciare in pace Dakotah e smettere di illuderla. Il problema era uno solo: non avevo una band. Avevo già cantato in pubblico a Meridian. Ero la cantante solista del coro…sapevo che sarebbe stato diverso, ma dovevo provarci. La prima cosa da fare era trovare dei componenti per formare una band. Taylor si offrì di suonare la chitarra e mi disse che avrebbe cercato di convincere suo fratello Justin ad aiutarci. Il problema era trovare un batterista e un bassista all’altezza. Non sapevo come fare.. all’improvviso mi ricordai di una cosa. Nella camera di Jer una volta avevo visto un basso e lui mi disse che di tanto in tanto lo suonava. Non mi restava che fare una cosa: pregare Jeremy di diventare un membro di questa nuova band.Erano passati cinque giorni dal nostro litigio e nessuno dei due aveva tentato di aggiustare la situazione. Chiesi aiuto a Taylor: mi consigliò di andare da lui e scusarmi e , solo dopo aver fatto pace, tentare di farlo entrare nella band. Il giorno dopo lo aspettai davanti al suo armadietto: mi guardò e cambiò direzione. Capii che era ancora arrabbiato, ma non potevo demordere. Aspettai il cambio d’ora e lo aspettai davanti l’aula di scienze, poiché aveva lezione lì. Mi guardò di sottocchio e passò senza dire una parola. Decisi di parlargli a mensa. Era la mia unica occasione, lì non avrebbe potuto evitarmi. Mi avvicinai a lui e gli chiesi se poteva sedersi al mio tavolo per una decina di minuti : volevo parlargli. Fortunatamente accettò. Ci sedemmo: ‘’Allora… di cosa devi parlarmi?’’ ‘’Lo sai.’’ ‘’No, invece. Dimmelo tu.’’ ‘’Smettila di trattarmi con aria di sufficienza. Volevo scusarmi.’’ ‘’Di cosa? Di essere sempre una bambina viziata che fa i capricci?’’ ‘’Già. Sono una bambina viziata che fa i capricci e tu hai ragione.’’ Non pensavo davvero quello che gli dissi. Gli dissi solo ciò che voleva sentire; infatti cambiò espressione. Riprese: ‘’Beh, il fatto che tu ammetta di aver sbagliato vuol dire che stai crescendo.’’ ‘’Già.’’ ‘’Adesso cosa vuoi che faccia? ‘’ ‘’So che le cose non torneranno mai come prima e non voglio che accada, però…però non voglio che diventiamo estranei.’’ ‘’ Mi stai chiedendo di diventare tuo amico?’’ ‘’Una specie.’’ ‘’Non so se la cosa funzionerebbe. Siamo stati insieme un anno. Cavolo.. è davvero tanto.’’ ‘’ Lo so. Però non lasciamo che l’indifferenza ci divida. Ti voglio bene, Jer, davvero tanto. Non voglio perderti.’’ ‘’Nemmeno io. Se restare amici servirà a non dividerci, beh, proviamoci.’’ Ero contenta che le cose si fossero sistemate con Jeremy. Più tardi gli parlai della band. Accettò volentieri, anche perché era curioso di sentirmi cantare. Mi disse che conosceva una batterista niente male: una certa Stacy Dupree. Era tutto pronto. La band era al completo, almeno teoricamente. Fissammo una prova generale per il pomeriggio , nel mio garage. Alle cinque arrivarono tutti ognuno con il proprio strumento. I primi ad arrivare furono i fratelli York: Taylor e Justin. Subito dopo arrivarono Jeremy e Stacy che lo seguiva con una jeep. Cominciammo ad accordare gli strumenti. E poi cominciammo a suonare una canzone dei Cranberries. I ragazzi erano molto bravi e quando mi chiesero di cominciare a cantare, per un momento, non mi sentii all’altezza. Ma, appena cominciai, tutti si complimentarono con me per la mia voce. Dopo aver suonato svariati pezzi, decidemmo di fondare ufficialmente una nostra band. Tutto era al suo posto, l’unica cosa che mancava era un nome. Decidemmo di chiamare la nostra band The Factory . Era tutto pronto. Ero pronta a sfidare Josh Farro ed ero sicura di batterlo.

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Capitolo 7
*** The Factory contro Farro Bros ***


Mancavano due giorni alla sfida musicale: la band era pronta. I ragazzi erano bravissimi ed eravamo in grande sintonia. Mancava solo una faccenda da portare a termine: parlare con Josh Farro della famosa scommessa. Io non ne avevo voglia , non lo conoscevo e in più mi era antipatico. Jeremy lo conosceva abbastanza bene, però aveva dei conti in sospeso con lui. L’unico che potesse parlargli era Taylor. All’inizio era riluttante all’idea di incontrare il suo ‘’rivale in amore’’ ma non ne aveva scelta. Intanto Dakotah non faceva che parlarmi di Josh, di quanto le piacesse e di quanto stessero bene insieme. Ogni volta che sentivo quelle parole, volevo esclamare ‘’Dak, apri gli occhi: Josh è un bastardo che ti tradisce con un’altra!’’. Ma non potevo farlo. Mi avrebbe odiata per sempre: non voleva che nessuno le aprisse gli occhi , facendo svanire il suo sogno d’amore. L’unica speranza era quella di vincere la scommessa. Taylor aspettò Josh all’uscita dello spogliatoio: era agitato. Perciò decisi di aiutarlo. Josh Farro non mi faceva paura! Lo aspettammo insieme: quando ci vide, capì che eravamo lì per lui. ‘’ Che volete? Siete venuti a chiedermi un autografo?’’ ‘’ Oh, certo! Con il tuo autografo raccolgo la cacca del mio cane!’’ esclamò Taylor. ‘’Amico, abbassa i toni, o finirà male.’’ Josh era più alto e muscoloso di Tay. Non volevo che si picchiassero e perciò ci parlai io. ‘’Non siamo qui per chiederti un autografo, ma per proporti una scommessa.’’ ‘’Se il premio sei tu, accetto subito. Tanto la vincerei in ogni caso.’’ ‘’Non sei divertente. Scommettiamo sulla gara dei talenti. Io e Taylor parteciperemo con la nostra band, i The Factory.’’ ‘’Volete misurarvi con la mia band? Non avete speranze, ma se siete masochisti… affari vostri. Cosa si vince?’’ ‘’Sappiamo che stai uscendo con due ragazze. Una delle due, Dakotah, è mia amica. Se vinciamo noi, dovrai smetterla di darle fastidio. Ci stai?’’ ‘’Okay, non ho nulla da perderci. Però, se vinco io, tu , rossina, uscirai con me! Ci stai?’’ ‘’ Sei un essere viscido e schifoso. Non uscirei con te nemmeno se mi pagassero.’’ ‘’Non hai scelta. E poi ti ho chiesto un appuntamento, mica di sposarmi.’’ ‘’ Va bene, allora. Che vinca il migliore.’’ ‘’Cioè me.’’ ‘’Non sperarci, caro.’’ La discussione finì in questo modo. Arrivò il giorno della gara: ero agitatissima. Mi ero esercitata moltissimo ed ero sicura di non fare brutta figura. Ma qualcosa mi spingeva a lasciar perdere. Forse l’idea di perdere, di dover accettare il ‘pegno’ della scommessa, tradendo la fiducia di Dak, mi rendevano ansiosissima. Ma dovevo mettercela tutta. I primi ad esibirsi furono i Farro Bros. Devo ammettere che avevano talento, ma.. A loro mancava una cosa. Una presenza femminile. Venne il nostro turno. Salimmo sul palco. Sentivo la tensione crescere. Il teatro della scuola era gremito di gente. C’erano tutti i miei compagni di scuola. Oh, c’era anche la mamma… con il mio patrigno. L’unica persona che volevo vedere non c’era. Ero distrutta. I ragazzi cominciarono a suonare l’intro. La canzone era ‘Zombie’ dei Cranberries. Per riuscire a cantarla avevo bisogno di calma e sicurezza: due cose di cui ero sprovvista. All’improvviso, quella persona entrò nel teatro e mi guardò dritta negli occhi, dandomi sicurezza e fiducia. Mio padre era lì. Era venuto solo per me. Per la sua bambina. Ormai era tutto a posto. Cominciai a cantare. Appena finimmo tutti gli spettatori si alzarono in piedi per applaudire. Alcuni piangevano. Fu un’esperienza bellissima. Vincemmo la gara e sotterrammo il titanico ego di Josh Farro. Quel giorno capii cosa volevo diventare da grande: una cantante. - E qualche anno dopo il mio sogno si realizzò. Continuerò a raccontarvi la mia storia più in là. Non ho più il tempo libero di una volta. A presto. -Hayley Williams.

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