Momenti di vita

di nalu
(/viewuser.php?uid=130289)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esperimenti in cucina ***
Capitolo 2: *** Bacio al dentifricio ***
Capitolo 3: *** Pioggia ***
Capitolo 4: *** Brutto risveglio ***
Capitolo 5: *** Venerdì ***
Capitolo 6: *** Due minuti ***
Capitolo 7: *** Doccia ***
Capitolo 8: *** Ritardo ***
Capitolo 9: *** Gelosia ***
Capitolo 10: *** In macchina ***
Capitolo 11: *** Flashback ***
Capitolo 12: *** Colpe ***
Capitolo 13: *** Mare ***
Capitolo 14: *** Compiti... ***
Capitolo 15: *** Schiuma e...neve! ***
Capitolo 16: *** Sogni ***
Capitolo 17: *** Fiori ***
Capitolo 18: *** Parco giochi ***
Capitolo 19: *** Scuola e litigi ***
Capitolo 20: *** Giochi ***
Capitolo 21: *** La Ricorrenza ***
Capitolo 22: *** Preoccupazione ***
Capitolo 23: *** Bevendo... ***
Capitolo 24: *** Lo scherzo ***
Capitolo 25: *** L'Atterraggio ***
Capitolo 26: *** Halloween ***
Capitolo 27: *** Date ***
Capitolo 28: *** La domenica ***
Capitolo 29: *** Cenetta ***
Capitolo 30: *** Rifugio sicuro ***
Capitolo 31: *** L'albero ***
Capitolo 32: *** Natale ***
Capitolo 33: *** Competizioni ***
Capitolo 34: *** Esperimenti ***
Capitolo 35: *** "Per coppie" ***
Capitolo 36: *** Il galà ***
Capitolo 37: *** La parte ***
Capitolo 38: *** Il Compleanno ***
Capitolo 39: *** Buone nuove, altro che! ***
Capitolo 40: *** Caro Diario... ***



Capitolo 1
*** Esperimenti in cucina ***


<< Kurata, quanto ci vuole ancora? >> chiedo scocciato.
È da più di un’ora che sta cercando di preparare una cena decente: è ormai noto che Sana non va d’accordo con i fornelli.  
Fatto sta che ho fame (molta fame) e mi costringerò a mangiare i suoi “esperimenti”.  
<< Hayama, sii un po’ paziente. È quasi pronto >> dice, indaffarata con pentole e padelle. 
 Indossa un grembiule bianco con le pecorelle verdi; i suoi capelli sono alzati in una coda disordinata e porta le pantofolone di peluche che le piacciono tanto.
 È buffa, davvero. 
<< Ehi tu, non ridere di me >> mi dice offesa, avvicinandosi al tavolo con due piatti fumanti << altrimenti niente cena! >>. 
Io alzo gli occhi al cielo e mi tuffo, senza pensare, in quel miscuglio di ingredienti non identificabili. 
Dopo aver ingoiato il primo cucchiaio, rimango pietrificato. È disgustoso. 
Faccio una smorfia. << Sana…. Ma cosa ci hai messo? >>. 
 Lei mi guarda mortificata. << Beh… un po’ di questo, un po’ di quello…. Perché è davvero così cattivo? >> . 
Le lancio uno sguardo che non ha bisogno di parole.  
<< Ehm….ok. Corro ad ordinare del sushi. Intanto sbarazzati di quella schifezza >> e si precipita –inciampando- al telefono. Sorrido un poco: la solita imbranata.        
          

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Bacio al dentifricio ***


<< Akito! Quando imparerai che devi premere da sotto e non dal centro! >>.
Ne sono sicura: lo fa per farmi arrabiare.
Diamine: il tubetto del dentifricio non va usato così!
Lui, in risposta, esercita una pressione maggiore (sempre nel modo sbagliato) e crea, sul suo spazzolino, una piccola montagna di dentifricio  alla menta. 
<< Sei proprio un bambino >>.   
Mi ignora. Si spazzola i denti. Lo stesso faccio anch’io. 
<< Fi ofio >> gli dico con la schiuma a ostacolarmi la parola.
Continua ad ignorarmi.
Dopo pochi minuti entrambi  finiamo la nostra giornaliera pulizia dentale e spostiamo gli occhi verso l’asciugamano, a pochi centimetri da noi.  Poi ci guardiamo per un attimo in cagnesco. 
Ci tuffiamo sulla meta, col risultato che io ho preso un estremo di quella, e lui l’altro. 
Cominciamo a tirare in direzioni opposte.
<< Dammela, è mia >> gli urlo come una bambina capricciosa.  
Lui allora allenta improvvisamente la presa : in un batter d’occhio mi ritrovo distesa sul pavimento, e trascino Akito sopra di me.      
Mi guarda e poi….mi bacia.
Il mio cuore –come sempre quando lui mi è vicino- batte furiosamente nel petto, e mi sciolgo.
<< Bacio al dentifricio >> mi sussura dopo un po’, allontanandosi un poco dal mio viso e guardandomi.                     
Io sorrido << Idiota >> 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pioggia ***


La porta dell’appartamento si aprì ed entrarono Sana e Akito, bagnati dalla testa ai piedi.
Entrambi guardarono verso la finestra, fortunatamente chiusa, dove si abbattevano milioni di goccioline di pioggia, incessantemente.
Sana era intenta a togliersi le scarpe quando tutt’un tratto urlò. << Oddio!! I panni!! >> e si precipitò fuori al balcone della cucina.
Rientrò pochi secondi dopo, tra le mani teneva alcune maglie irrimediabilmente bagnate. 
<< Aki non startene lì a guardarmi, aiutami accidenti! >> . 
Dopo alcuni minuti tutti gli indumenti, gocciolanti, erano stesi sullo stendi panni all’entrata.
Sana si lasciò cadere con un sospiro sul divano. << Non ci voleva proprio questa pioggia >>. 
 Intanto Akito l’aveva raggiunta con due tazze in mano. << Tieni. Ho preparato un tè >> e le porse la tazza bollente. 
<< Grazie >> Solo in quel momento Sana si accorse di tremare dal freddo. Soffiò sulla bevanda e ne prese un sorso. La finì in pochissimo tempo.
<< Questo tepore mi ha migliorato l’umore, sai Aki? Ma non è abbastanza >> si alzò dal divano e indicò la sua figura fradicia. 
 Akito sembrò osservare con particolare interesse la maglia bianca di Sana, attaccata del tutto al suo corpo, lasciando poco all’immaginazione.
Lei se ne accorse e sorrise maliziosa << Vado a riempire la vasca da bagno. Se qualcuno volesse farmi compagnia… .>> e sgattaiolò verso la suddetta stanza. 
Dopo pochi secondi, Akito la raggiunse. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Brutto risveglio ***


Ho paura.
 Qualcuno mi aiuti! 
Sono sola….
Noooooooo!
 
Apro immediatamente gli occhi, nel buio della mia –nostra- stanza, spaventata. “Era solo un incubo. Solo un incubo Sana. Tutto qui”. Ma il terrore non vuole saperne di andarsene.
Mi giro dall’altro lato, in direzione di Akito, e silenziosamente mi accosto a lui, accoccolandomi al suo corpo.
Sfortunatamente si sveglia, apre gli occhi, mi guarda e mormora soltanto: << Un brutto sogno? >>. 
Io annuisco impercettibilmente
Ormai non mi sorprendo più: lui riesce a comprendermi, sempre.
Allunga le braccia e mi stringe delicatamente a sé.
 È incredibile come anche un suo solo abbraccio possa calmarmi e farmi sentire al sicuro.
 Appoggio la testa sulla sua spalla e mi riaddormento, serena…    
                                                                                 
Vengo svegliata dai raggi del sole che fanno capolino dalla finestra della stanza.
 Sono ancora stretta ad Akito.
Gli poso un bacio sul collo e lo abbraccio forte.
<< Aki? >>  mi dispiace un po’ svegliarlo: è cosi carino quando dorme.
Mi correggo: anche quando dorme.
<< Mmh? >>  mi soffia tra i capelli.
<< Ti amo >>
<< In vena di dolcezza stamani? >>  sembra scocciato, ma contrasta con l’amorevole forza con cui mi stringe tra le sue braccia.
<< Non la preferisci?>>
<< Non mi dispiace >> e mi bacia la fronte.  




Ok, anche questa è andata. Devo dire che questa è stata abbastanza semplice da scrivere, mi è venuta immediata. E per i lettori più attenti: spero abbiate notato una frase in particolare..... Non voglio dirvi di più, vediamo chi ha capito :D
Alla prossima!  
Nalu                  
                                                                                    

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Venerdì ***


<< Sana, cosa vediamo stasera? >> chiedo ad una schiena –la sua- di fronte a me.
<< Una storia d’amore >> mi risponde, con ovvietà,  versando il contenuto di una busta di pop corn in un recipiente. << Magari “A walk to remember” >>
<< No >> sbuffo infastidito. << Già visto la settimana scorsa >>.
Mi raggiunge vicino alla Tv nel salotto mentre sgranocchia un pop corn << La prossima volta non chiedere il mio parere allora… >> e assume un’aria imbronciata.
<< Ecco che fa la poppante >> sussurro.
<< Come hai detto scusa? >> .
<< Assolutamente niente Sana. Tu vaneggi >>
<< Ah io? E chi è che ha detto “poppante” così piano, per paura di una mia sfuriata? >>. Mi guarda con aria di sfida.
Rido sotto i baffi. << Io, Akito Hayama, paura di te, piccola Sana Kurata? Ma fammi il piacere…. >>
Lei mi guarda stupida. << Adesso ti faccio vedere io.. >> e detto questo si butta su di me, cominciando a darmi pizzicotti e schiaffi, dappertutto.
Pizzicotti e schiaffi che presto si trasformano in baci e carezze.
Io sorrido. << Sana… >> cerco di dire. Lei continua con i suoi baci. << Sana…. >>
<< Mmmm? >>
<< Devo ricordarti che oggi è venerdi, con tutto ciò che implica questo? >>
Lei si stacca da me e mi guarda con aria sconcertata. Subito dopo si alza dal pavimento. << Guastafeste >>
Divertito le rispondo: << Ah e sarei io il guastafeste? Chi è che ha imposto la regola che il venerdì doveva essere una serata “pura” da trascorrere come due fidanzatini che passano la serata a guardare tranquillamente un film e a mangiare i pop-corn, senza fare nient’altro, cioè nessun contatto? Di certo non io….. >> “Se fosse per me….” Pensai.
Colpita e affondata. Sana offesa –perché sa che ho ragione- mette a caso un film e si siede sul divano. Poi, riluttante, mi invita a raggiungermi. Però mi dice. << Mantieni una distanza di sicurezza >>.
Entrambi, comunque, sappiamo una cosa: venerdì dura fino a mezzanotte.


Ed eccomi qui con un'altro capitolo. Che dire su questo: beh non mi convince poi così tanto. L'ho scritto e riscritto più o meno 4-5 volte, combiando una parte, modificando completamente un'altra..... tanto che è quasi completamente diverso dalla prima versione -a parte un pochino l'inizio-. Comunque spero sia di vostro gradimento (fatemi sapere se non vi è piaciuta, nelle recensioni, non me la prendo). 
Il film che cita Sana in italiano è "I passi dell'amore" ( è un film stupendo, ve lo consiglio!).
Alla prossima settimana!!
Nalu

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Due minuti ***


In due minuti il mondo mi crollò addosso.
Definitivamente.
Era successo tutto così in fretta: un attimo prima discutevo con Akito e l’attimo dopo ero con la valigia in mano pronta a lasciare quella casa, che per tanto tempo ci aveva ospitato.
<< Addio >> avevo semplicemente detto -ad un Akito immobile-,con le lacrime agli occhi, prima di sbattermi la porta di entrata alle spalle.
Via. Dovevo andare via. In fretta – anche se c’era una tempesta in corso-
Camminavo svelta, senza una destinazione precisa, già da qualche minuto –arrabbiata, delusa e maledettamente triste- quando mi sentii chiamare.
<< Sana, aspetta! >> era la voce di Akito.
Feci finta di niente e continuai a camminare. Mi afferrò per un braccio e mi fece voltare verso di lui.
<< Sana… >> una debole supplica.
<< Cosa vuoi? >> fredda. Impassibile.
Lui sgranò per un attimo gli occhi. << Cosa stiamo facendo? >>
<< La fiducia sta alla base di un rapporto. Se viene meno quella, automaticamente crolliamo anche noi. >> statica. Meccanica.
Restammo muti. La pioggia cadeva ancora, appannandomi gli occhi.
<< Scusami >> mi disse infine. Allungò una mano sul mio viso e cacciò via le lacrime e le gocce di pioggia. << Scusami >> ripetè.
Calde lacrime continuavano a solcarmi il volto, senza controllo. Dio, quanto lo amavo!
<< Oh Sana, vieni qui >> e mi attirò a sé, stringendomi forte.
Ci abbracciammo, incuranti della pioggia, per un tempo infinito.
<< Torniamo a casa >>
Mai una frase mi era sembrata più adatta. Casa dolce casa. Con lui, con il mio Akito.
Annuii.
In due minuti il mondo mi crollò addosso. Ma in altrettanti due minuti si ricompose, ancora più bello di prima.

 

Questo capitolo l'ho scritto in due minuti -ihihiihih, faccio anche le battute, sì- e devo dire che mi ha soddisfatta. Mi son detta: adesso questi due devono litigare un pò. E mi è uscito questo.  Ovviamente dovevano fare pace: non ho avuto il coraggio di lasciarli in una situazione di stallo. Dovevano chiarire!
Spero che vi piaccia quanto è piaciuto a me scriverlo -e cioè tanto, tantissimo!- (non mi reputate sadica però XD)
Alla prossima!
Baci, Nalu.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Doccia ***


L’acqua mi scorre –calda- lentamente su tutto il corpo.
Ah…. Che sensazione rilassante.              
Ed anche questo silenzio contribuisce…. Tutto è quieto.
<< Akito!! >>
Ugh. Mi sa che ho parlato troppo presto…
L’incantesimo si spezza, ed io apro gli occhi.
<< Akito! Sei ancora sotto la doccia!! Muoviti!! >>
Kurata, Kurata…non si può mai stare un po’ tranquilli.
Comunque faccio finta di non sentirti. So che ti fa arrabbiare.
<< Hayama! >> Ecco che passi al cognome. << Non fare finta di non sentirmi!! >>
Rido debolmente sotto il getto d’acqua.
<< Hayama!!! Hai finito!! Qui non siamo in un hotel, dove puoi stare quanto ti pare, dove ti pare, e fare quello che ti pare! Qui ci sono anche altre persone a cui devi rendere conto delle tue azioni! Anzi, più precisamente ad una sola persona!...Che, tra parentesi, sarebbe la sottoscritta! E tu… >>
Smetto di ascoltarti. Possibile che non ti stanchi mai di parlare?
Scosto la tendina della doccia.
Apro con uno scatto repentino la porta.
Tu sei lì, con la tua aria arrabbiata; ti stringi con le mani l’accappatoio che hai indossato. Sei così buffa ma così tenera da farmi impazzire.
Ti prendo per un braccio e ti trascino dentro.
Scaglio ad un angolo del bagno il tuo accappatoio.
Ti sistemo di fronte a me.
Sei confusa
Ti bacio la fronte.
Mi guardi con gli occhioni pieni di gioia.
Apro il getto d’acqua, che ci colpisce entrambi.
 

Almeno così smetti di urlare.



Questo capitolo è stato sfornato appena un momento fa. Inizialmente volevo fare POV Sana, ma poi mi sono accorta che anche il capitolo precendente era dal suo POV, quindi ho preferito farlo da quello di Akito (eh poverino, anche lui ha il diritto di dire la sua! XD)...... Non so se è il massimo...ma ho preferito pubblicarlo perchè questa situazione mi ha tormentato tutta la notte ( con tutti i diversi metodi, frasi, citazioni.... con cui potevo scriverla).... Quindi questo è anche il risultato della mia notte insonne XD! Alla prossima!
 
 
Baci, Nalu :D

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ritardo ***


Tin. Tin. Tiiiiin.
Ore 8.00.
La sveglia suonò.
Una mano irritata la mise a tacere.
Ripiombò il silenzio.


Ore 9.30.
Sana si girò nel letto.
Vide l’orario sul suo cellulare.
<< Akitoooooooooo!!! >> urlò.
La persona chiamata si limitò ad emettere un grugnito e ad infilare la testa sotto le coperte.
<< Dannazione Akito, svegliati! >> ripetè Sana, e gli levò la coperta.
Infastidito Akito, aprì gli occhi. << Kurata accidenti, che vuoi di prima mattina? Torna a dormire su, da brava >> e fece per riprendere la coperta.
<< Hayama hai dimenticato che giorno è oggi? Ti rinfresco la memoria: oggi è il giorno delle nozze tra Tzu e Aya e tra mezz’ora dobbiamo stare in chiesa. Tra mezz’ora, capisci!? >> disse esasperata. Poi continuò << Ma..Non ti avevo detto di mettere la sveglia? >>
Akito, immobile fino a quel momento, si grattò la testa, colpevole.
<< L’hai spenta vero?>>


Mezz’ora dopo, miracolosamente, Sana e Akito erano quasi pronti.
<< Kurata, mi puoi dare una mano per favore? >>
<< Aki, non è possibile che sei ancora incapace di farti un nodo alla cravatta! >> lo rimproverò lei, ma cominciò ad armeggiare velocemente con la stoffa.
<< Tu sei bravissima invece….>> e ne approfittò per avvicinarsi alle labbra di Sana, che prontamente si scansò e gli disse << Invece di fare lo scemo, alzami la cerniera dietro la schiena>> e si voltò.
Akito prontamente l’alzò e con le mani le accarezzò le spalle nude, poi le spostò i capelli da un lato e le diede un bacio sul collo. Sana gli accarezzò i capelli.
Rimasero per un momento così, beandosi del loro amore.
<< Okay, adesso andiamo >>
<< Andiamo >>





Scusate, scusate, scusate! Chiedo perdono per il piccolo ritardo: è solo che in questi giorni sono stata in campeggio e non avevo niente con me, quindi non ho potuto pubblicare il capitolo. Comunque sono tornata oggi e mi sono mossa per pubblicarlo al più presto.
Beh, in quetso capitolo comnpiaono, anche se solo un acceno, i nostri Aya e Tsu!! Eh sì, alla fine i piccioncini sono riusciti a sposarsi; e come sempre per Sana e AKi non poteva andare tutto liscio!! XD
Spero sia di vostro gradimento... Alla prossima...Nalu :D

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Gelosia ***


<< Kurata vieni a dare il benvenuto! >> mi chiama Akito.
Io, un po’ perplessa, lo raggiungo in soggiorno, dove lo trovo con una ragazza.
<< Buonasera, e lei è…? >>.
<< Piacere, io sono Lucy, la vostra nuova vicina di casa >> e mi sorride, con labbra carnose coperte da un vistoso rossetto rosso fuoco. I suoi occhi sono truccati all’inverosimile. È vestita in un modo assolutamente indecente: minigonna di jeans – e sottolineo mini-, tacchi di almeno dieci centimetri di altezza che non fanno altro che mettere in evidenza le sue gambe chilometriche; camicetta rosa con un po’ troppi bottoni aperti, , e dalla quale straborda un seno a dir poco enorme.
Poi mi squadra dalla testa ai piedi con aria di sufficienza.
<< Piacere io sono Rossana >>
<< Che fortuna aver incontrato giù Akito! Sai sono nuova di queste parti, e lui si è gentilmente offerto di farmi da guida per la città. Non è stato carino? >> e gli accarezza una guancia, maliziosa.
Cosa, cosa, cosa???
Prima di poter fare qualsiasi cosa, Lucy mi dice << Per favore, puoi essere così gentile da portarci un bicchier d’acqua? Siamo molto stanchi, dopo questa camminata >>
Io,basita, dico : << Certo… >> e mi avvio in cucina, ma in tempo per vedere loro che si siedono sul divano e lei che accavalla le gambe e che casualmente alza di qualche centimetro la gonna, permettendomi di intravedere…..
NO! Adesso la uccido, sul serio! Sto per commettere il mio primo omicidio!
Non mi accorgo nemmeno che sto facendo dietro front, e che sono vicino al divano. Spinta da una forza ignota prendo il braccio di quella e la trascino vicino alla porta, che prontamente apro.
Lei mi guarda confusa.
<< Mi dispiace, ma mi sono appena ricordata che dobbiamo fare una cosa di importante, io e il mio ragazzo. Passa un’altra volta >>.
Dopo aver sbattuto la porta mi giro verso Akito. << Quella…..quella ti deve stare lontana, capito? >>
<< Sana, ma che ti prende? >>
<< Non far finta di niente, Hayama. Ci stava provando spudoratamente con te. >>
Un lampo di comprensione attraversa i suoi occhi. << Sei gelosa? >>
<< Ovvio, idiota! >>
Lui si avvicina a me sorridendomi. << Kurata, non ce n’è bisogno, davvero. Per me esisti solo tu. Le altre donne non sono niente in confronto a te, te l’assicuro >>
E a quel punto lo bacio. Un bacio prepotente, possessivo, passionale. Un bacio che racchiude tutto l’amore che provo per lui.
<< Sei bella quando sei gelosa >>
<< Grazie, lo so >>



Lo so, dovevo pubblicarlo ieri il capitolo. E giuro, io volevo. Era già pronto dal venerdì sera. Solo che ieri sera ho fatto il saggio -di ballo- e quindi tutta la mattinata l'ho passata in uno stato... surreale. Sì, perchè un momento preparavo la valigia con i cambi per i balli, un altro mi facevo l'acconciatura, un altro  mi vestivo, un altro mi truccavo....e quindi il tempo è volato, e non ho trovato nemmeno un miserissimo minutino libero per pubblicare il capitolo.....
Passando, appunto, al capitolo: mi è piaciuta scrivere la prima parte, con tutta la presentazione della nuova vicina -ihihi- ; però l'ultima parte non rende quanto speravo, mi sembra troppo frettolosa.... Vabbè lascio a voi giudicare!
Buona lettura, alla prossima!
Baci, Nalu.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** In macchina ***


<< Allacciati la cintura >>
Click.
<< Fatto >>
<< Prendi la cartina >>
<< Fatto >>
<< Indicami la strada >>
<< …. >>
<< Sana? Che aspetti? >>
<< Dov’è che dovevamo andare? Non lo ricordo più… >>
Scuoto la testa. La solita imbranata, ritardataria, con poco cervello. Ma forse –anzi sicuro- è meglio che tengo per me questo pensiero.
Mi limito a fare un bel respiro. << Ecco Sana, guarda: noi siamo qui >> e le indico col dito un punto sulla cartina.
Lei annuisce.
<< E dobbiamo arrivare qui. >> indico un altro punto.
Lei annuisce ancora.
<< Sei capace di dirmi la strada. Possibilmente, quella giusta? >>
<< Ehi, ma per chi mi hai preso? Per una gallina senza cervello? >>
Probabile. << Assolutamente no, avvertivo solo >>


Dopo un quarto d’ora, e in seguito a delle continue cadute della cartina –secondo Sana a causa della mia guida spericolata- , ci ritroviamo in mezzo al nulla: una distesa di terra.
Vuota.
Desolata.
Solitaria.
Mi fermo. << Kurata, sicura che la strada sia questa? >>
<< Sicurissima >> dice, tutta soddisfatta.
<< Fammi vedere… >> e guardo il dito di Sana , sulla cartina, segnare il nostro percorso.
Sgrano gli occhi.
Acci…
Fai un bel respiro, Akito…Cavolo, l’avevo detto io che non era capace!
<< Kurata….. la cartina è storta… >>
<< Cosa? >>
<< Sei diventata anche sorda, adesso? La cartina. La car-ti-na è messa al contrario >>
<< Oh >> dice soltanto
Svelto mando un messagigio a Tsuyoshi -Arriviamo più tardi. Sana ne ha combinata un’altra. Akito- poi faccio andare Sana al posto del guidatore, e io mi siedo a quello del passeggero.
<< Sai guidare, almeno? >>
<< Per che mi hai preso? Per una ga…. >>
<< Non questa frase, Kurata >>
<< Certo Hayama, so guidare >> mi dice indispettita.
Le scompiglio i capelli. << Allora forza, metti in moto. Che già siamo in ritardo. Chissa per colpa di chi… >> dico allusivo.
Lei mi fa la linguaccia.



Eccomi qui.... in perfetto orario. stavolta!
Da dove mi è uscito questo capitolo? Beh, diciamo che mi ha ispirato un drama che ho visto di recente...... Ma, comunque, in comune hanno solo il luogo in cui è ambientato: la macchina! Eh sì, i nostri due ragazzi con la macchina: non è fantastico!?
Ho sempre immaginato Sana imbranata alle prese con cartine e freni ed accelleratore...e e via dicendo.... Così l'ho messo in mostra qui, evidenziato anche dagli insulti mentali -e scherzosamente affettuosi-  di Akito..... Spero vivamente che questo capitolo sia migliore del precendente....
Vorrei ringraziare tutte le persone che mi seguono e soprattutto quelle che recensiscono, e anche chi legge soltanto... Grazie!
Alla prossima. Baci, Nalu :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Flashback ***


<< Sono stanca morta! >> sospiro entrando in casa. Trovo Akito ad aspettarmi sul divano.
<< Buonasera, Kurata. Lavoro duro oggi? >>
<< Non me ne parlare! Non mi sono fermata un attimo… Non mi dire niente, ma vado a letto. >>
Mi avvicino a lui e gli dò un bacio a fior di labbra.
<< Vai, vai. Io vengo dopo. >>
Raggiungo la camera da letto e mi butto sul letto, stremata.
 
Mi sveglio il giorno dopo che sono avvolta in caldi coperte. Inoltre ho indosso la mia camicia da notte….
Ah! Me l’avrà messa Akito….
Un sorriso automatico mi si dipinge sul volto: lo dico sempre che è un uomo da sposare!
Mi stringo nelle coperte e mi giro su un fianco, dando le spalle alla porta.
Dopo un po’ sento la porta cigolare, segno che qualcuno –probabilmente Akito- sta entrando. Faccio finta di dormire.
Sento i suoi passi avvicinarsi al letto. << Sana…>> mi sussurra piano,vicino l’orecchio.
La sua voce calda mi provoca brividi lungo la schiena.
Mi giro piano verso di lui, gli occhi assonnati, e quello che mi trovo davanti mi lascia sorpresa: Akito, in piedi davanti a me, con un vassoio provvisto di colazione – giusto l’essenziale: una tazzina di caffè e qualche biscotto poggiato su un tovagliolino affianco-, ma per lui è gia uno sforzo enorme, non abituato a gesti del genere.
Mi guarda con un’aria un po’ impacciata. << Ti ho portato la colazione…. Sai, ieri sembravi stanca…>>.
Sgrano gli occhi. Dire che sono stupita è un eufemismo. << Oh…in effetti….Grazie.>> e gli sorrido.
<< Kurata, questo mezzo sorriso assonnato non aiuta a sentirmi meno in imbarazzo…quindi: evita >> mi dice, guardandomi con un sopracciglio alzato.
Il mio sorriso sparisce subito. Sapevo che questi gesti sdolcinati non potevano svolgersi senza controindicazioni.
<< Dai, Kurata, non te la prendere. E siediti che ti appoggio il vassoio sulla gambe >>
Succede tutto a rallentatore: lui si abbassa, io mi giro e alzo le ginocchia; il vassoio urta violentemente contro di esse e scappa dalle mani di Akito cominciando a capovolgersi; la tazzina fa una ventina di giri mortali su sé stessa per poi cadere al contrario giusto sulla testa di Akito, riversando sui suoi capelli tutto il caffè bollente.
Ed è un dejavù…Soltanto che quella volta era con una limonata.
Lui sembra leggermi nel pensiero. << Kurata, di nuovo >> mi dice arrabbiato prima di cominciare ad imprecare. << Accidenti  a te, Kurata. Scotta…>>
Io mi affrettio a prendere il tovagliolo caduto sul pavimento insieme ai biscotti.
Gli asciugo il volto. << Oddio Aki, scusa…Io non volevo…. >>
Un altro dejavù.
Mi avvicino, timorosa di vedere qualche ustione sul suo bel volto –okkei, un po’ esagerata, forse-. Sento il suo respiro caldo sul viso.
Sempre più vicino, vicino, vicino…
Le sue labbra toccano delicatamente le mie, in un bacio innocente, piccolo,morbido….
Proprio come…come quella volta.
È un altro dejavù.
Ma il mio urlo non arrivò mai.

 


OOOK! Direi che c'è poco da dire su questo capitolo: si riferisce al primo bacio tra Sana e Akito!! non ho approfondito molto sul lavoro di Sna, e per niente su quello di Akito, perchè non sono ancora sicura di cosa voler far fare loro.... Se ce ne sarà bisogno, ne farò un capitolo.... Beh, che ne pensate? Devo dire che a me proprio schifo non fa: anzi...direi che mi ha abbastanza soddisfatto.... Però una cosa: si è capito cosa volevo dire con la frase finale?? Perchp io mi riferivo a una cosa in particolare, ma non sono sicura di averlo espresso bene.... Fatemi sapere che, in caso sia totalmente incomprensibile, provvederò a modificare! Direi che è tutto! Alla prossima, Baci Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Colpe ***


Sana quasi si strozzò con l’acqua che stava bevendo.
Risultato: me la sputò tutta in faccia.
Presi un bel respiro profondo, prima di fare o dire qualunque cosa.
“Conta fino a cinque, Akito” mi dicevo.
Uno…
Due…
Presi un tovagliolo dalla tavola.
Tre…
Mi asciugai lentamente l’acqua dagli occhi.
Quat…<< Kurata, ti conviene darmi una spiegazione più che convincente per questa –inaspettata, direi- lavata di faccia. Altrimenti credo che non riuscirai a vedere l’alba di domani. >>
Okkei, non ero riuscito a trattenermi ma…Dannazione, era colpa sua!
Sana aveva l’innata capacità di farmi perdere le staffe nel minor tempo possibile.
<< Oh! Akito su è un po’ d’acqua! Invece hai visto cosa danno stasera in TV? >> interruppe i miei pensieri lei.
Mi guardò spronandomi a dirgli qualcosa, ma io rimanevo muto, immobile.
<< Uff, Akito ma quanto sei permaloso! La risposta alla mia domanda è: La Villa dell’Acqua! Ci credi!? È il film che feci con Nao >> un moto di gelosia si impadronì di me; strinsi i bordi del tavolo dove stavamo cenando. << Mi fu molto vicino in quel periodo : tu mi avevi da poco detto di esserti inn….>> la gelosia se ne andò veloce così come era arrivata e fu sostituita dal senso di colpa.
Sana si coprì la bocca con la mano, interrompendo di colpo la frase, come rendendosi conto di quello che aveva appena detto; abbassò gli occhi sul piatto. << Perdonami Aki, non volevo… >> la sua voce si affievolì fino a trasformarsi in un muto silenzio.
“ Stupida, Sana. È lei che si sente in colpa adesso, perché sa che sto provando la sensazione analoga, e odia farmi soffrire. Stupida, stupida Sana.”
Mi alzai e mi avvicinai a lei.
Le posai un dito sotto al mento, costringendola ad alzare lo sguardo e a fissarlo nel mio.
Aveva gli occhi lucidi. Mi si fermò il cuore.
Odiavo vederla così, soprattutto se la causa del suo dolore ero io.
<< Stupida >> mi guardò storto.
Io continuai << Sei così altruista; per te i bisogni degli altri vengono prima dei tuoi, non vorresti mai ferire nessuno. >> le baciai la fronte, con delicatezza. << Quello che è successo ormai non si può più cambiare. E me ne prendo tutta la responsabilità . Ma tu non devi sentirti in colpa per me, davvero: so quello che ho fatto. >>
<< Ma così io non ho fatto altro che ricordartelo. Ti ho inferto un dolore inutile, e mi dispiace >> i suoi occhi erano sempre più lucidi.
Fu un pugno in pieno stomaco. << Shh. Non è colpa tua . E poi, quello che conta è che adesso siamo insieme, e non abbiamo intenzione di lasciarci così presto, vero? >> le dissi sorridendo.
Lei mi sorrise di rimando e si avvicinò a me per posarmi un leggero bacio sulle labbra. << Vero >>




Salve!!! Questo capitolo, forse, è un pò più lungo degli altri..... Ma spero che sia lo stesso di vostro gradimento! non so l'idea da dove mi sia venuta: semplicemente ho iniziato a scrivere...ed è venuto da sè... quindi non sono sicura del così riuscito risultato... Come si è visto, viene citato il film "La Villa dell'acqua" o, come chiamato nel cartone, " La casa nel bosco".. e sappiamo tutti che in quel periodo Akito-Heric confessa i suoi sentimenti per Fuka-Funny -quanto la odio!! scusate, ci voleva :D- a un'ignara e poi ferita Sana.... e qui, i nostri due piccioncini si preoccupano di non far soffrire l'altro rivangando avvenimenti che ormai sono passati, e che nonn hanno più relativamente importanza.... Della serie "è colpa mia" "no è colpa mia" " No, invece, è solo colpa mia" ihihihi
E poi.... le mie storielle non vi piacciono più?? Perchè vedo sempre meno visite e recensioi.... Se è per qualcosa che avete notato nel mio modo di scrivere, per favore scrivetemelo, perche qui non siamo tutti già scrittori bravi e impeccabili.... Se ci sono delle critiche io le accetto e cerco di capire da esse cosa ho sbagliato.... Ma se non vedo partecipazione... Vabbè non vi biasimo se semplicemente vi siete scocciati di me xD.... Comunque, se qualcosa non va, siete liberi di dirmelo e esprimere la vostra opinione... Prometto di prenderla nel migliore dei modi e di cercare di trarne vantaggio...
Alla prossima, allora!
Baci, Nalu :DDD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Mare ***


<< Aki, come si fissa questo? >>
Alzai gli occhi.
La mia domanda era andata a vuoto, visto che non c’era nessuno ad ascoltarla.
Appena aveva messo piede sulla sabbia, il mio fidanzato non aveva visto altro che la distesa azzurra di mare davanti a sé, tanto che si era sfilato la maglietta e si era tuffato immediatamente in acqua lasciandomi qui sola con ombrello da fissare e sdraio da sistemare.
<< Hayamaaa! >> urlai.
E al diavolo l’ombrello!
Mi sfilai il vestitino, mi levai il cappello di paglia e lo raggiunsi come una pazza in acqua.
Lo cercai con lo sguardo.
Era molto lontano da me, ed era di spalle
Comiciai a nuotare, quando – lo avevo quasi raggiunto – mi ricordai di un piccolo particolare: io non sapevo nuotare; e sicuramente i miei piedi distavano metri dal fondo.
Andai nel panico più totale: mi sentii andare giù, l’acqua mi entrò nei polmoni; annaspando cercai di risalire ma più mi muovevo più ingurgitavo acqua e meno mi venivano le forze. Sentivo i polmoni bruciarmi: in un ultimo tentativo cercai, scalciando, di raggiungere la superficie ma era tutto inutile.
Mi stavo per lasciar andare quando sentii afferrarmi per la vita e tirarmi su.
E il momento dopo ero distesa sulla sabbia, a tossire acqua, mentre qualcuno mi picchiava sulla schiena.
Dopo mi stesi a pancia in su.
<< Kurata, sei forse impazzita? >> era Akito, che si stese ansimando sopra di me. << Mi hai fatto venire un colpo >>
Sentivo i suoi capelli bagnati sul petto. In quel momento mi accorsi di essere ancora terrorizzata, spaventata a morte dall’esperienza che avevo appena vissuto.
Strinsi forte Akito. << Ho avuto così tanta paura >> dissi
Lui rimase in silenzio.
<< Grazie >> gli baciai i capelli. Ancora e ancora.
<< Non farmi mai più una cosa del genere >>
<< Te lo prometto >>  



Eccomi di nuovo!!
L'aria estiva - anche se da me, in questo momento, sta piovendo! altro che aria estiva! - ha contagiato anche me e le mie storie! mi è venuta voglia di scrivere di loro al mare..... Lo svolgimento non è poi così positivo -xD- ma alla fine l'importante è che si è concluso tutto bene!!
Me li vedo Akito e Sana a passare una giornata in spiaggia: a fissare l'ombrello, a aprendere il sole, a portarsi la colazione a sacco e mangiarla lì.... Ci si troverebbero bene!
Sana -ovviamente - fa un guaio dopo l'altro : dalla sua completa incapacita nel fissare un ombrello, alla dimenticanza di non saper nuotare... vi chiederete: Ma come si fa?... La risposta è semplice: è Sana... :D
Questo capitolo all'una di notte mi convinceva - sì perchè dovete sapere che la notte non ho niente da fare, ergo mi metto a scrivere :P - ma adesso  non ne sono più sicura..... Non mi andava di non pubblicarlo, comunque....
Poi, che dovevo dire.... ah!: mi sono chiesta in questi giorni quando avrò intenzione di cliccare la voce completa a questa storia.... La verità: non ne ho la più pallida idea.... a me le idee vengono settimana per settimana, e potrei anche decidere di continuarla per molto tempo...Ma non so, Davvero... Quindi vi dico che fin quando l'ispirazione è con me io continuerò a pubblicare... Non posso dirvi niente di più preciso....
Vabbè, credo che è tutto -era ora! :D-
Alla prossima, Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Compiti... ***


Le vetrate prive di tende permettevano di scorgere l’immagine di una ragazza, accucciata fuori al balcone, che guardava verso il cielo, estasiata.

I suoi occhi erano fissi non sulla massa inconsistente data dalle nuvole grigie, ma su quei cristalli che cadevano da esse, limpidi come gocce di rugiada.

La pioggia – appena percettibile, udita solo grazie alla presenza degli edifici che ne arrestavano rumorosamente la caduta – era l’oggetto che, quel giorno, Rossana aveva scelto di studiare.

Un ragazzo, poco dopo, l’aveva raggiunta e si era seduto accanto a lei.

Rossana capì –con una parte della sua mente -che quegli occhi color del miele –che la stavano scrutando scrupolosamente- e quei capelli setosi cercavano di attirare la sua attenzione, e in un altro ambito forse avrebbe ceduto alla muta richiesta del corpo di lui che si tendeva per abbracciarla, ma in quel momento no, non si sarebbe fatta distrarre da quei suoi stupidi giochetti.

La pioggia aveva tutta la sua attenzione.

La pioggia meritava tutta la sua attenzione.

Quindi, con un gesto di stizza, aveva cominciato a scrivere –sul foglio che aveva davanti - varie annotazioni sul fenomeno scelto.

 

Le gocce di pioggia non si possono contare.

Le nuvole si stanno liberando da tutto quel peso.

Le abitazioni si bagnano parzialmente.

 

Poi, accorgendosi che il ragazzo aveva fissato i suoi appunti e aveva sghignazzato, aveva aggiunto :

Il selciato bagnato e rovinato in fondo alla strada potrebbe essere la tomba perfetta per lo sghignazzante Akito Hayama.

Il ragazzo in questione aveva scosso la testa e si era alzato. << Sana, ti avevo chiesto di imparare a essere più intelligente, non di inscenare tutte le mie possibili morti >> e aveva pensato ai tanti altri fogli che Sana aveva compilato : Akito viene investito da quel furgone di grande cilindrata…. La ragazza S si butta dall’edificio –alto 6 piani con circa 25 finestre- e colpisce il ragazzo A…. Hayama, sul letto a due piazze coperto da un piumone rosso, per le troppe risate muore disteso; almeno sta comodo…. << Né di scrivere totali idiozie >>

La ragazza l’aveva guardato con sconcerto. << Tutto questo è frutto di ore di studio e concentrazione! >>

Il ragazzo aveva alzato gli occhi al cielo. << Come no… comunque a me è venuto in mente un altro fenomeno da studiare, e con molta attenzione >> aveva calcato sulle parole finali. << E principalmente si svolge in camera da letto >> aveva fatto un sorrisetto malizioso.

La ragazza aveva alzato un angolo delle labbra. << Molto interessante… >>

Lui l’aveva presa in braccio ed era entrato in casa.

<< Ma ti avverto >> l’aveva ammonito lei. << Stavolta morirai sul serio, Hayama >>

Lui aveva sorriso. << E io ti perseguiterò sotto forma di fantasma, Kurata>> e l'aveva baciata.





Salveee!!!
Questo capitolo è un pò diverso dal solito: ho cercato di adottare uno stile di scrittura differente..... è solo una prova, ma niente esclude che continuerò così....
Cosa ha ispirato questa storia??? Beh ovviamente la pioggia che, in questi giorni, sta battendo senza sosta....eppure vi devo dire la verità: a me piace la pioggia..... Davvero: che sia d'estate o d'inverno è sempre bella.... Mi piace l'odore, mi piace guardarla, soprattuto quando io sono al calduccio dentro casa... è bellissiimo!
ok, non prendetemi per pazza, adesso. infatti ADORO l'inverno!
Vabbè ritornando alla storia: mi sembrava sfizioso il fatto che Sana si "sforzasse" di studiare e prendere appunti sulle diverse cose he decideva di analizzare! Tralasciamo il fatto che quello che scrive sia del tutto inutile, o che la maggior parte delle cose a cui pensa sia alle diverse morti del suo fidanzato! :DDD
Spero che gradirete, quindi!
Ringrazio tutti, davvero: tutti quelli che mi seguono e recensiscono e anche i lettori silenziosi... Grazie!
Un ringraziamento particolare va al mio gattino Mignolo che, senza saperlo, mi da l'ispirazione! xD
Alla prossima!!
Baci, Nalu! :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Schiuma e...neve! ***


Guardo, con le palpebre fisse in quel punto, la grande quantità di schiuma che straborda dal lavandino.

Un piccolo pensiero maligno è rivolto all’incomprensibile arte di lavare i piatti, un’azione dettata da una subitanea consapevolezza in tutte le donne che possono riconoscersi come tali, ma non in me – e donna lo sono, parola di Akito - con la conseguenza che più vado avanti con il tempo, più le mie capacità non aumentano affatto: ancora non riesco a capire come io possa sempre creare un disordine totale solo per lavare due miseri piattini.

Ma quello che mi affascina di più è la somiglianza che posso vedere tra la schiuma e la neve : entrambe bianche, entrambe vaporose…. La differenza è che servono a due scopi totalmente diversi!

Ma a questo si può sempre rimediare…. Basta accendere il mio cervellino.

Ma nel momento in cui metto in moto gli ingranaggi, un tocco sul collo mi fa andare in tilt, costringendomi a premere l’interruttore “off”; non per una mia spontanea decisione, ma per un inconsapevole reazione del mio corpo e della mia mente ogni volta che il mio ragazzo mi sfiora –in questo caso le sue labbra hanno toccato casualmente la mia parte debole, sulla giugulare.

È come una legge matematica; anzi come un postulato: assolutamente vero ma non dimostrabile.

Chiudo gli occhi.

<< Kurata, immagino che tu sia ancora a zero >> .
E purtroppo, quando la mente non lavora come deve – causa: un enorme distrazione; ma grande grande-, non posso fermare in nessun modo le proposte assurde che, senza controllo, escono dalla mia bocca.

Sento infatti la mia voce pronunciare le seguenti parole: << Ti va una battaglia a palle di neve, Akito? >>

Lui, alquanto perplesso, mi risponde: << Kurata, sei davvero fuori. Vedi forse la neve qui? >>

<< Certo che si >> ed eccolo trovato, il comune scopo: entrambe possono essere lanciate contro una persona!

<< Sapresti ind… >> la sua frase si interrompe, perché la mia diabolica mano ha appena buttato contro di lui una buona parte della schiuma, prima occupante il lavandino.

E, dopo, non riesco a non ridergli in faccia: è troppo buffo! La sua faccia è indistinguibile, è coperta di bollicine bianche..

Si passa una mano sugli occhi e, una volta capaci di vedere di nuovo, li punta verso di me.

Neanche il tempo di capire quello che il suo sguardo mi comunica, che mi ritrovo anch’io tutta bagnata…di schiuma!
E inizia così una lotta, impari dato che Akito è più agile e ha la mira più precisa della mia.
Dopo la cucina è un disastro.

<< Hayama non c’è bisogno che ti dica che, siccome la colpa dell’accaduto è tua, è tuo dovere ripulire tutto >>.

<< Te lo scordi, Kurata. La colpa è tua. >>

Però io non lo faccio finire e mi fiondo nella nostra camera e chiudo la serratura, che produce un sonoro click.

<< Mi raccomando, ogni singolo centimetro di mobile deve splendere! >> aggiungo.

Lui impreca sottovoce e poi urla, per farsi sentire. << Dopo facciamo i conti Kurata. Dopo. >>





Ciao a tutti!!!! Posso ufficialmente dire che i miei neuroni, adesso, sono simili alle bollicine di schiuma della nostra Sana!!! Ahahaha!!!
Vabbè, facciamo i seri: un altro capitolo è andato e devo dire che mi piace, a discapito di tutte le non buone premesse con cui l'avevo cominciato... Diciamo che ormai ogni settimana devo spremermi le meningi a più non posso per tirare fuori qualche momentino su Sana e Akito...ma lo faccio sempre con piacere!! Primo: perchè piace a me. Secondo: perchè non voglio deludervi e quindi il capitolo deve abbastanza soddisfarmi affinchè io lo pubblichi - non posso pubblicare una schifezza, dopo mi lancerete i pomodori virtuali, ne sono sicura xD-
Da dove è nata l'idea del lavare i piatti? ve lo spiego subito: siccome io sono in vacanza -siii sole mare spiaggia!!- e non godo di tutte le comodità di cui godevo a acasa, visto che sono in campeggio, e non ho la lavastoviglie -che sia benedetta!- qui i piatti li devo fare sempre io.... da qui l'analogia con il capitolo: ormai è diventato un momento quotidiano per me, l'ho fatto diventare anche per la nostra Sana..... Ma non poteva svolgersi tutto nella norma, vero?? Si vedono infatti le tragiche conseguenze!!!
Che altro dire: come sempre, spero che il capitolo vi piaccia. E farete contenta me, piccola autrice, se perderete un poco del vostro prezioso tempo per lasciare una recensione!
Alla prossima! Con la speranza di scrivere un altro buon capitolino...
Baci, Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Sogni ***


Il rumore assordante della musica sovrastava e troncava sul nascere qualsiasi tentativo di conversazione.

Ogni persona in quella stretta sala, placcata di nero e rosso – colore che sembrava comunicare la trasgressività del posto-, pensava a dimenarsi cercando di seguire il ritmo.

Corpi allacciati gli uni agli altri sotto uno strato di sudore.

Una ragazza sorseggiava il suo drink, seduta su uno sgabello al bar: aveva dei voluminosissimi capelli rossi, lasciati sciolti sulle spalle; indossava un top e un paio di pantaloni, entrambi neri e di pelle aderente e i suoi piedi erano fasciati con vertiginosissime scarpe col tacco a spillo.

Un ragazzo la stava guardando già da un po’ –un bel biondino dall’aria misteriosa- e, preso coraggio, le si era avvicinato e aveva cominciato a palarle.

Le aveva toccato i capelli, le aveva baciato il lobo dell’orecchio, poi la guancia e poi quella bocca tremendamente rossa e invitante…..

 

Akito aprì di scatto gli occhi.

Era un sogno.

Ma la sua Sana gli sembrava così reale, così bella….

Allungò una mano alla sua sinistra, ma di Sana non c’era traccia.

Alzò lo sguardo e la vide uscire piano dal bagno, in punta di piedi.

Aveva indosso il suo pigiamone di lana calda, che era sicuramente il triplo della sua taglia. Ma lei amava sentirsi comoda.

Subito dopo gli tornò alla mente la Sana del sogno, e la paragonò alla Sana che in quel momento si stava avvicinando al letto.

E non tardò a capire che lui la amava così com’era, l’amava tutta… e nessuna Sana “trasgressiva” avrebbe potuto prendere il posto dellla sua Sana.

Con questa consapevolezza richiuse gli occhi, con un dolce sorriso in volto e con tanto amore nel cuore.





Salve!!! Sono un pò ritardo con l'ora - lo so!!- ma qui al campeggio le attività per il ferragosto sono in pieno svolgimento..... Accettate le mie scuse!! :DD
Non mi chiedete da dove mi è venuta l'idea per questo capitolo perchè proprio non lo so....davvero... XP
E so anche che non è il massimo - almeno non lo considero un capolavoro- ma spero che comunque sia di vostro gradimento.....
Sono un pò di fretta -e vi chiedo scusa ancora- quindi ci sentiamo la prossima settimana!
Baci, Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Fiori ***


Un intenso odore di fiori pervadeva l’aria – mille e mille fraganze che solleticavano l’olfatto dei passanti-.

Nel negozio floreale vi era un’abbondanza di persone, in occasione della serata-sconto che esso aveva indetto.

Ovviamente, in maggioranza erano donne sole o per di più accompagnate dai loro compagni. Esse li persuadevano per farsi comprare almeno metà del negozio, facendo prosciugare i portafogli di quei disgraziati dei fidanzati o mariti che si chiedevano, intanto, perché diamine avevano acconsentito ad una sciocchezza simile.

Ma si sa: non si può dire di no ad una donna altrimenti ci saranno cattive conseguenze.

E questo pensiero sembrava essere intriso in ogni mente maschile presente in quella sala.

Anzi, in tutti eccetto in uno : Akito Hayama.

Lui infatti era deciso a non sottomettersi all’arte persuasiva della sua fidanzata Sana – che, quando si metteva d’impegno riusciva ad ottenere ottimi risultati, con uno sforzo davvero minimo, peraltro.

E si continuava a ripetere che, sì, l’aveva accompagnata ma che in nessun modo si sarebbe fatto comandare a bacchetta.

Sana, invece, sembrava altrettanto decisa ad ottenere il contrario : la loro casa aveva un assoluto bisogno di fiori!

Quando glielo aveva fatto notare, lui le aveva risposto: << Perfetto Kurata. Allora puoi semplicemente pagare tu >>

<< Ma è noto a tutti che i fiori non vanno comprati dalle donne, ma per le donne >>

<< Comprali per te stessa allora >>

<< Ma non si fa così! >>

<< Kurata, ascoltami bene: non ti comprerò dei fiori. >>

<< Sei un insensibile, Hayama! >> e detto questo Sana, furiosa fino alla radice dei capelli, si era allontanata dal suo ragazzo e aveva cominciato ad esaminare per sé il negozio, con un aria davvero torva in viso.

Akito l’aveva lasciata a sbollire la rabbia e si era avviato nella direzione opposta alla sua.

Ad un certo punto qualcosa aveva attirato la sua attenzione: sotto una campana di vetro faceva bella mostra di sé la rosa più bella che avesse mai visto – dannatamente rossa e grande, e sembrava emanare un bagliore che accecava.

Nemmeno il tempo di pensare che l’aveva comprata.

Per lei.

Era venuto meno alla promessa fatta con se stesso – se soppesava il suo portafoglio, lo sentiva davvero davvero leggero- : ma il sorriso luminoso con cui lo ripagò Sana servì a scacciare ogni dubbio e timore.

Non c’era cosa più bella che renderla felice.





Salve gente!!!! Sono di nuovo in ritardo, lo so; non ho scuse ma ve le chiedo lo stesso!
Sono tornata ieri dalle vacanze, e ho avuto pochissimo tempo!
Ma mi sono fatta perdonare: questo capitolo mi piace -mi sembra tanto dolce regalare dei fiori.
Ma Akito non poteva essere così accondiscendente, perlomeno non da subito : infatti si è lasciato incantare tanto dal fiore più bello che alla fine ha ceduto e l'ha comprato alla sua amata ragazza!!!
Spero che sia piaciuto anche a voi -ho cercato di renderlo migliore possibile-
Ci sentiamo alla prossima -sperando di essere puntuale-
Baci, Nalu :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Parco giochi ***


Mille luci brillavano senza sosta.

La ruota panoramica, con i suoi scompartimenti divisi tra le sue tante ali, era la protagonista indiscussa del parco.

Sana e Akito passeggiavano tranquillamente, godendosi quella tranquilla serata che era concessa loro dopo un lungo periodo di tempo, durante il quale non avevano fatto altro che lavorare a più non posso.

Si tenevano per mano e guardavano ogni attrazione, senza mai però pensare di praticarne una.

A loro bastava anche solo osservare, e non seguire i loro soliti ritmi frenetici.

Una beatitudine temporanea.

<< Aki, facciamo una scommessa >> aveva detto all’improvviso Sana.

Akito, con la sua solita aria indifferente, aveva risposto. << Che tipo di scommessa, Kurata? >>

L’aria di Sana aveva assunto un’ espressione malefica. << Se riuscirai a farti, correndo, il giro del parco due volte, avendo me sulle spalle, ti prometto che rinuncerò al film che mi hanno proposto di fare qualche giorno fa, oltretutto da protagonista. >>

Akito aveva guardato la sua ragazza con aria dubbiosa. << E perché dovrei farti rifiutare la parte in un film? >>

<< Il semplice fatto che devo interpretarlo con Nao, dove ricopriremo il ruolo di amanti , dovrebbe farti riflettere… >> Il sorriso di Sana si era allargato all’inverosimile.

La mano di Akito si era serrata intorno a quella di Sana, ma il tono con cui aveva risposto sembrava trasmettere la più pacata tranquillità. << Ci sto, Kurata. Lo sai che io non perdo, vero? >>

<< Vedremo >> aveva ammiccato Sana.

Akito l’aveva fulminata con lo sguardo. << Forza, sali. Non perdiamo altro tempo. >>

Sana era salita in groppa al suo ragazzo il quale aveva cominciato senza esitazione a correre.
Lei, felice, si godeva l’aria fresca che le arrivava sul viso.

 

Molto distante, in quel medesimo istante, un importante regista stava leggendo la lettera arrivatagli da parte di un’altrettanto grande attrice. Essa diceva:

Caro signor regista, la prego di scusarmi. Credo di non poter ricoprire il ruolo da protagonista nel film che lei mi ha gentilmente offerto. “Motivi personali” è l’unica spiegazione che posso permettermi di darle. Sono sicura che troverà un’attrice migliore di me, ce ne sono tante in questo periodo.

Le mie sincere scuse,

Rossana Kurata

 

Sana sulle spalle di Akito, stava sorridendo.







Salve!!! Sono puntuale stavolta, ne sono felice!!!
Mi sono sorpresa di me stessa per aver trovato l’idea per questo capitolo. Mi sono detta : “Wow ragazza, questa sì che è una genialata!” xD.
Stavolta ci troviamo in un parco giochi, bello eh?
C’è Sana che mette alla prova l’amore che Akito prova con lei, con un risultato positivo, ovviamente!! Io li trovo perfetti insieme!! Okkei, forso sono un po’ idiota, perché è solo un manga e non è reale, ma questi due mi fanno sognare ogni volta! Mi fanno sperare che un amore così esista sul serio!! –momento di sfogo, scusate xP-
Si è capita l’ultima parte? Quello che Sana aveva fatto?? Se la risposta è negativa, vi prego di dirmelo e io modificherò :)
Spero che anche questo capitolo vi piaccia....
Alla prossima!!
Baci, Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Scuola e litigi ***


I bambini erano dappertutto.

Affollavano ogni singola via del quartiere.

C’era chi si incamminava spedito, chi invece era annoiato e chi invece era addirittura terrorizzato dal proseguire.

Tutti confluivano in una sola direzione; e tutti avevano uno zaino in spalla.

<< Come si vede che questi poveri bambini stanno per affrontare il fatidico primo giorno di scuola…>> aveva sospirato Sana, guardando la calca di ragazzini che si apriva dinanzi a lei.

<< Appunto. Mica vanno in guerra, Sana….>> Akito l’aveva guardata.

<< È proprio questo il problema! Io sarei sicuramente terrorizzata…. >>

<< Non ho dubbi su questo, data la tua ignoranza…. >> Akito aveva fischiettato innocentemente e cautamente aveva spostato lo sguardo in un’altra direzione.

<< Tu! Brutto idiota! Come osi… >> aveva cominciato Sana, e avrebbe anche continuato e concluso, se un avvenimento non avesse attirato l’attenzione immediata di entrambi.

Poco distanti da loro, vi erano due ragazzini –sui 12 anni all’incirca-, che discutevano.

<<…quindi mi spieghi perché continui a comportarti come un irresponsabile? >> aveva detto la ragazzina.

<< Forse perché non sono così intelligente…>> questo era il ragazzino.

<< Puoi rispondermi seriamente?! C’è qualcosa che ti dà fastidio? >>

Lui, a quel punto, le aveva messo le mani sulla gola e l’aveva sbattuta contro il muro.

<< Mi danno fastidio tante cose e tante persone! Te inclusa! Ti do un consiglio: lasciami in pace o sarà peggio per te. Sono stato chiaro? >> poi l’aveva liberata e, come se niente fosse, aveva continuato a camminare verso la scuola.

Sana, ancora stupita, era andata in aiuto della bambina. << Stai bene? >> le aveva detto.

Lei si era massaggiata il collo e poi aveva annuito. << Ma che problema ha….>>

<< Ti svelo un segreto : quel ragazzino soffrirà sicuramente di vertigini, credimi. Quindi, metti in atto la tua vendetta. >> aveva sussurrato alla bambina che, in risposta, l’aveva guardata con un’aria abbastanza scettica.

Akito, che stava dietro la sua ragazza e aveva ascoltato tutto, aveva scosso la testa e l’ aveva presa

per un braccio, trascinandola. << Non dire sciocchezze….>>

<< Aki, lasciami! Ah! Un’ultima cosa! >> aveva detto ancora, rivolta alla ragazzina << Vi innamorerete l’uno dell’altra!! >> aveva gridato, stavolta, perché Akito la stava portando sempre più lontano.

Solo quando la bambina era divenuta solo un puntino lontano, Akito aveva lasciato Sana.

<< Hayama! Mi hai fatto male! E poi: perché mi hai portato via? Stavo dando dei consigli a quella ragazza! >>

Akito aveva sbuffato.

<< Non fare così! Hai assistito anche tu alla scena : quel dialogo mi era molto familiare, non è vero? >>

<< Ma questo non vuol dire che si fidanzeranno! Sana, sii un po’ più realista! >>

Gli occhi di Sana si erano fatti improvvisamente tristi.

Akito aveva continuato. << E poi, gli unici Rossana e Akito siamo noi due, capito? >>

Le aveva carezzato dolcemente la guancia.

E Sana era ritornata felice.













Salveeee!!!!

Eccomi qui con un altro capitolo: più lungo del previsto a quanto pare!

Eh, sì l’imminente inizio della scuola sta cominciando a far preoccupare anche me!
Sarò sicuramente “la bambina dall’aria terrorizzata! “ ahahaha!

Per quanto riguarda il capitolo: all’inizio non avevo proprio messo in conto dei due piccoli Sana e Akito –diciamo così xD-; doveva svolgersi in tutt’altro modo.

Ma all’improvviso mi si è accesa una lampadina!
Avevo il discorso in questione molto impresso dato che in questi giorni ho ricominciato a vedere –per la milionesima volta, all’incirca- l’anime di Rossana, e stavo appunto alle prime puntate… Il discorso in corsivo, infatti, si svolge nella seconda puntata “Compagni dispettosi “….

Ovviamente Sana non poteva non volare già molto in là con la fantasia, tanto da rivelare alla bambina il punto debole di Akito –credendo che fosse anche del bambino- e da predirle che un giorno si sarebbero messi insieme….Per fortuna c’è il nostro Akito che la riporta alla realtà.

Come farebbe senza di lui, non lo so…. 

Perché, secondo me, per quanto quei due ragazzini potessero somigliare molto caratterialmente a Sana e Akito, non è detto che sarebbero finiti come loro.

Mi spiego: Sana ha avuto la testardaggine di continuare a stare dietro ad Akito ed aiutarlo, e la bontà di renderlo sempre felice, nonostante il suo iniziale comportamento scontroso. Non è detto però che la ragazzina abbia lo stesso temperamento: potrebbe non fregarsene proprio del ragazzino, e ignorarlo, infastidita dal suo comportamento nei suoi confronti.

Quindi, ha ragione Akito : loro due sono unici. Punto.

E con questo discorso “illuminante” xD, spero di avervi chiarito un po’ le idee sul capitolo.

Fatemi sapere come vi è sembrato!
Alla prossima, allora!

Baci, Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Giochi ***


Sana indossava una tuta metallizzata e un paio di stivaletti neri lucidi; aveva i capelli tirati indietro in una lunga coda.

Akito indossava solo un paio di pantaloni di jeans; i suoi capelli erano legati in un codino alla base della nuca.

Al “Via” di una terza persona, essi cominciarono a combattere.

Sana fu la prima ad avvicinarsi, Akito si metteva semplicemente in guardia.

Sana sferrò un calcio basso verso Akito, il quale lo scansò abilmente saltando in alto.

Dopo, lui, cominciò ad attaccare: allungò un pugno –da cui Sana si difese prontamente-, poi un altro e un altro ancora.

Sana, presa alla sprovvista, venne colpita in pieno dai seguenti due e cadde rovinosamente a terra.

Akito ritornò al suo posto.

Sana si rialzò; andò spedita verso di lui e, dopo aver fatto un salto e una giravolta, gli diede un calcio in pieno petto.

Akito, buttato a terra, si alzò rapidamente con una capriola all’indietro.

Ma Sana non gli diede il tempo di fare alcunché: si avvicinò di nuovo ed eseguì una rapida sequenza di pugni e calci.

Akito non riuscì ad opporre resistenza; era in balia di quella furia.

Sana lo finì con uno spintone.

Poi, come con una telecamera, l’inquadratura si allargò: questo permise di vedere la cornice di quella che doveva essere una TV –sulla quale in quel momento apparse la scritta : KO −, e il retro di un divano sul quale erano seduti due ragazzi, con gli occhi fissi allo schermo e con i joystick tra le mani.

« Sì!» Sana saltò in piedi e cominciò a saltellare per la stanza. « Ti ho sconfitto! ».

«È stata solo fortuna » disse altezzoso Akito.

« Non è vero. È semplicemente il mio innato talento » disse Sana, con un sorrisino sulle labbra, tornando a sedersi accanto al suo fidanzato. « Ti concedo di giocarci la rivincita »

« D’accordo » accettò Akito.

Entrambi si posizionarono meglio sul divano.

« La fortuna non sarà dalla tua parte, stavolta » concluse Akito, prima di iniziare di nuovo a combattere.





Ciaooo a tutti!!! Ed eccomi qui con un altro capitolo!!
L'idea mi è venuta improvvisamente, vedendo mio cugino giocare alla playstation. Mi son chiesta: perchè non far giocare anche Sana e Akito??
Lo volevo fare però in maniera un pò particolare....infatti scommetto che all'inizio eravate un pò confusi dal quadro che vi avevo presentato, soprattutto quando ho fatto combattere Sana e Akito!! xD!!
Spero solo che sia stato comprensibile e che, almeno la metà di voi, abbia capito che in realtà quei due non erano altro che personaggi del gioco, che dovevano impersonare rispettivamente Sana e Akito : i "veri" personaggi erano seduti sul divano a comandare quelli "falsi" con i loro joystick.
Ooook, dopo questa spiegazione chilometrica, spero di avere risposto ad alcune delle vostre domande che quasi sicuramente vi siete fatti xD
Alla settimana prossima, allora!
Baci, Nalu :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** La Ricorrenza ***


A volte gli strani meccanismi della mente di due innamorati si muovono allo stesso mondo, senza che essi se ne accorgano; è semplicemente la chimica a spingerli nella direzione che entrambi, inconsapevolmente, prendono.

 

Quel giorno Sana e Akito erano usciti singolarmente: la prima, con la scusa di prendere un po’ d’aria; il secondo, con la scusa di incontrarsi con Tsuyoshi.

In realtà entrambi avevano uno scopo ben preciso.

Per tutta la settimana non avevano accennato minimamente alla ricorrenza che, ormai, era diventata una tradizione.

Tacevano per far credere all’altro di averla completamente dimenticata.

E quindi ora si ritrovavano a girare per la città, pregando silenziosamente di non incontrare l’altro, ma allo stesso tempo inventandosi una spiegazione da dare se quello fosse accaduto.

Camminavano con i nasi rossi per il freddo, visto che era un pomeriggio molto nevoso.

Sana, dopo aver girato per una buona mezz’ora, trovò il regalo perfetto per Akito.

Akito, dopo aver girato per un’oretta, trovò il regalo adatto per Sana.

Quella sera tardi, erano entrambi seduti comodi sul divano e si guardavano intorno: la casa era addobbata a festa; c’erano mille luci colorate e avevano un albero spettacolare e grandissimo, pieno di palline colorate e di neve finta.

Finalmente l’orologio scoccò la mezzanotte.

Entrambi lo guardarono per un attimo per poi rivolgere lo sguardo ognuno negli occhi dell’altro.

« È definitivamente 24 dicembre » disse Sana.

« Sì.. » rispose solamente Akito.

Imbarazzati, presero un respiro profondo.

Sana cacciò qualcosa da sotto il cuscino accanto a sé.

Akito prese qualcosa da sotto il divano.

«Auguri!» dissero all’unisono porgendosi i rispettivi regali.

Sorrisero entrambi e lo sguardo che si rivolsero dopo, rese inutile qualunque parola.

 

Non avrebbero potuto, per niente al mondo, dimenticarsi del loro giorno di metà compleanno.

 

Quella notte Akito dormì col suo nuovo dinosauro da collezione, posto sul comodino.

Quella notte Sana dormì abbracciata al suo nuovo peluche : un pupazzo di neve.










Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!!!!
Salve a tutti, comunque!! xD
Questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere, davvero.
Infatti non ne sono nemmeno del tutto sicura.
Il fatto è che da stamattina avevo l'idea del "giorno di metà compleanno" ma non sapevo come sviluppare la situazione, in che modo far muovere i personaggi, se avrei dovuto far scambiare loro i regali o lasciarli solo con la consapevolezza di aver trovato il regalo perfetto....Avevo una confusione in testa!!
Ancora adesso sono in dubbio sull'utilità della frase iniziale....cioè serviva generalmente per aprire il concetto, ma non so se ho fatto bene a metterla o se invece avrei fatto bene a toglierla perchè il concetto si capiva anche senza la presenza di essa.....
Poi ho preferito introdurre l'atmosfera natalizia per gradi, dando indizi un pò per volta. e non dando l'informazione bella e pronta all'inizio del capitolo, altrimenti c'era la possibilità che tutti avreste capito subito di che si trattava...invece volevo tenervi un pò sulle spine - e non so nemmeno se ci sono riuscita!-
Perdonatemi, dico tutto questo solo perchè sono molto insicura del capitolo!
Non è che non mi piace come è venuto, ma mi continuo a chiedere se avrei potuto fare di meglio modificando qualche azione o qualche conseguenza di essa..... Quindi, per favore, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo; almeno mi metto l'anima in pace! :)
Allora, alla prossima!
Baci, Nalu :DDDD
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Preoccupazione ***


Da più di mezz’ora faceva avanti e indietro per la stanza.

Cercava di non pensare alla porta chiusa che era di fronte a lui.

Ma non è che non pensava del tutto. Anzi.

Per impedire a se stesso di rifletterci era arrivato: a contare gli oggetti che occupavano la stanza (per un totale di cinque quadri, un divano, due centro tavola, quattro vasi –che contenevano circa cinque fiori ciascuno, in maggioranza gialli- uno specchio, un televisore con il suo dvd annesso, un microfono finto per karaoke, due ricetrasmittenti, e un migliaio di panni sparsi un po’ dappertutto); a poter disegnare a memoria la sequenza esatta dei disegnini decorativi che adornavano la carta da parati: il piccolo bianco pipistrello Babbit che sorrideva, il piccolo bianco pipistrello Babbit che era disteso, il piccolo bianco pipistrello Babbit che beveva una tazza di te e il piccolo bianco pipistrello Babbit che abbracciava un altro piccolo bianco pipistrello non-Babbit; ad imparare come mettere il piede sopra la testa e fare una capriola sul divano.

Ma comunque, ogni dieci secondi, l’occhio gli cadeva ancora su quella porta.

Dove c’era Sana.

Dove c’era Sana che non si era sentita bene.

Dove c’era Sana che non si era sentita bene e che si stava facendo visitare da un medico.

E Akito era preoccupato.

Estremamente preoccupato.

Che diavolo stava succedendo lì dentro?

Finalmente, mentre stava per cimentarsi in un’altra delle sue capriole scaccia-ansia, la porta si aprì e ne uscì un ometto basso, sulla cinquantina, con un paio di occhiali da vista calati sul naso, i capelli un po’ brizzolati, e con una valigetta nella mano.

Akito si ricompose: era l’uomo di casa, lui.

E non doveva farsi vedere agitato.

Si avvicinò all’uomo, che subito gli disse. «È tutto a posto. La signorina avrà accumulato solo troppo stress, probabilmente a causa del lavoro, e questo è sfociato in uno svenimento. Comunque, non è nulla di grave. Ora ha un po’ di febbre ma basta che stia qualche giorno a riposo e poi tornerà come nuova»

Akito tirò un sospiro di sollievo.

Poi accompagnò il dottore alla porta e lo ringraziò; dopodiché andò da Sana (non prima di nascondere la recente preoccupazione che ancora gli annebbiava gli occhi, la quale sarebbe scomparsa solo quando avrebbe visto la sua ragazza, in buone condizioni).

Era stesa a letto, con le coperte tirate fin sul collo; aveva la faccia un po’ pallida e le occhiaie in vista ma gli sorrise comunque, con quel sorriso che, anche se un po’ stanco, solo Sana poteva rivolgergli.

Si avvicinò al letto e vi poggiò una mano; Sana coprì quest’ultima con la sua e gli fece cenno di avvicinarsi, poi gli disse: «Sto bene, adesso. Mi dispiace per averti fatto preoccupare inutilmente».

L’aveva vista; anche se aveva cercato di nasconderla, Sana era riuscita a scorgere la sua preoccupazione. Perché lo conosceva troppo bene.

Si limitò a farle un mezzo sorriso, non sapendo cosa dire.

Si tolse le scarpe e si fece spazio sotto le coperte, accanto a Sana, che appoggiò la testa sul suo petto.

La strinse forte e la cullò, in silenzio.

Fino a farla addormentare.






Ciao a tutti!!!
Su questo capitolo ho da dire poche parole: non so da dove mi è uscito, e credevo che creassi una schifezza.
Fortunatamente non è stato così, anzi mi piace (anche se si poteva fare sempre di meglio)
Qui il nostro Akito è preoccupato (scusate per il titolo, mi sa che sono caduta troppo nel banale ma proprio non mi veniva in mente un altro modo per intitolarlo xD) ma non vuole farlo vedere a Sana. 
Ovviamente nessuno conosce Akito più di lei, quindi in un nanosecondo ha capito cosa passava per la testa del suo fidanzato.
Sono molto carini, devo dire! :)
Vabbè, spero che questo capitolo, come gli altri d'altronde, sia di vostro gradimento. E mi farebbe piacere se lasciaste una recensione :)....
Alla prossima!
Baci, Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Bevendo... ***


Lo scatto della serratura produsse un rumore sinistro.

Amplificato.

Agghiacciante.

Il cigolio della porta, che si riprometteva sempre di aggiustare non trovando mai il tempo o la voglia per farlo, sembrò così fuori posto,per una casa sempre così piena di voci e allegria che copriva abitualmente ogni altro rumore o difetto.

I suoi passi sul pavimento risuonavano, come un martello che picchiava forte e continuamente contro un chiodo, in una casa troppo vuota.

Troppo buia.

L’unica fonte di luce era la luna al di fuori della finestra chiusa, che proiettava i suoi raggi verso una sagoma, seduta vicino al tavolo.

Quando i suoi occhi si furono abituati al buio, riuscì a identificare il proprietario di quella sagoma: e chi altri poteva essere, se non Sana!

Sollevato, si avvicinò ancora ma subito notò qualcosa di strano: sul tavolo vi era una bottiglia capovolta, vuota, dalla quale gocciolavano gli ultimi residui di un liquido rosso scuro, che si sparsero irrimediabilmente sul lucido tavolo di legno.

E Akito iniziò a confondersi sul serio: perché Sana stava bevendo vino, se non ne reggeva nemmeno un bicchiere?

«Sana..» iniziò «Stai bene?».

La scrutò a lungo, immobile.

Lei rimase in silenzio. La frangetta scomposta le copriva quasi tutti gli occhi, permettendogli comunque di scorgere lo sguardo al di sotto di essa: era vuoto, disperato e fisso al muro.

Dopo un tempo che ad Akito sembrò interminabile, finalmente gli rivolse lo sguardo, con un veloce scatto della testa, e cominciò a parlare.

«Sai, i casi della vita agiscono in un modo incomprensibile per la semplice mente umana. A volte ti sorprendono, e a volte ti spiazzano» sospirò.

La voce di Sana arrivò alle orecchie di Akito in maniera inconfondibile: anche se il timbro era appannato dall’alcool, essa risuonò forte e chiara in lui.

Ed era diversa.

E distante.

Estranea.

Riprese a parlare «Stavo tornando a casa, per darti la bella notizia. Quando poi l’ho incontrato. Ho incontrato lui dopo un sacco di tempo. Ed è stato il destino, credo. Perché era come se due anime, separate per troppo tempo, si fossero riunite. E poi non ho riposto più di me…. Semplicemente ho seguito il mio cuore.» abbassò la testa.

Il cuore di Akito smise di battere.

E il panico e il dolore lo invasero.

Gli stava confessando che l’aveva tradito!

Come poteva avergli fatto una cosa del genere?

« Mi dispiace Nate. Ma quando ho visto Kevin, non sono riuscita più a pensare.» finì Sana.

Akito ascoltò quest’ultima frase con uno stordimento tale da fargli sorgere un dubbio.

Un dubbio non piacevole….

Sana in un attimo ritornò quella di sempre, quella sorridente e gli disse: «Allora, sono stata credibile? Dimmi di sì, ti prego: questa è una parte molto importante nel film che sto girando e..» si bloccò, notando lo sguardo glaciale del suo ragazzo. « Aki, che hai?»

«Quindi era solo la battuta di un film…» la rabbia iniziale aveva lasciato posto ad un infinito sollievo. In parte era anche divertito: stava solo recitando… Ma non era necessario che Sana lo sapesse immediatamente.

«Sì, solo un film, ovvio. Cosa credevi che fosse?» la consapevolezza si fece strada dentro di lei. « Oh cavolo…» indietreggiò allarmata.

«Adesso sei nei guai. E paghi pegno.» un ghigno perfido si disegnò sulle labbra di Akito.

Poi diede atto alla sua vendetta.







Salve a tutti!
Non ho potuto pubblicare ieri il capitolo, scusatemi. Il motivo è semplice: non ho avuto il tempo materiale per farlo, nè per scriverlo.
Stamattina, poi, sono dovuta andare a fare una visita e quindi ho perso tutta la mattinata.
Ho potuto scriverlo solo questo pomeriggio. Infatti l'ho completato appena qualche minuto fa....xD
Vi devo dire la verità: non avevo assolutamente un briciolo di idea su cui costruire il capito.
Ma poi, sarà che ho ancora in mente l'ultima puntata di "Dov'è mia figlia?", che ho visto solo oggi a pranzo in streaming, con tutte quei movimenti cauti e attenti, e quelle scene buie e sinistre nei sotterranei..... che ne sono stata conquistata! Infatti ho cercato di rendere la scena iniziale più inquietante possibile, con lo scatto della porta, il cigolio, il rumore dei passi.... xP
Comunque alla fine..... Sana stava solo recitando!
Poveretto Akito, mi dispiace per lui. Davvero aveva creduto che quello che Sana stava dicendo fosse rivolto a lui.
Si è sentito così male :(((.
Ma si vendicherà, non preoccupativi. In maniera scherzosa, ovvio..... ma all'inizio vuole far spaventare un pò Sana, la quale si è resa conto troppo tardi, in pratica dopo aver lanciato la bomba, che Akito aveva frainteso!
Forza Akito! Falle vedere chi sei! Ahahhaha!
Mi farebbe piacere ricevere una recensione da voi (a proposito, Grazie! lo scorso capitolo ha ottenuto ben 7 recensioni *____*)
Scusatemi ancora per il piccolo ritardo!
Alla prossima!
Baci, Nalu :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Lo scherzo ***


Sana appoggiò, distrattamente, i piedi nudi sul pavimento di legno e si alzò dal letto.

Camminò a tentoni e giunse davanti allo specchio situato di fronte ad esso: non si stupì di trovare il suo volto uno straccio.

D’altronde non aveva chiuso occhio quella notte, troppo tesa per la giornata che avrebbe dovuto affrontare.

In realtà si trattava di una bella notizia: doveva registrare una puntata speciale di “Evviva l’allegria”, il programma che l’aveva accompagnata fin quasi da quando aveva mosso i primi passi e che l’aveva introdotta nel bellissimo mondo dello spettacolo, che tutt’ora praticava.

Il punto era che sentiva un’agitazione immensa. Era ormai da parecchi anni che non si trasmetteva più quel programma (finito esattamente quando lei aveva deciso di abbandonarlo perché diceva di essere diventata “troppo grande per simili cose”). E ora tornare tutt’un tratto, anche se solo per poco, lì in quello studio era….strano. Decisamente strano.

Ma allo stesso tempo non vedeva l’ora.

Si passò, quindi, una mano sul viso e si girò per uscire dalla stanza.

I suoi occhi si posarono sul cartello che era appeso alla porta chiusa che diceva “Sana bagnata, Sana fortunata”; sicuramente era opera di Akito (che era uscito presto quella mattina per andare al lavoro). Chissà cosa voleva dire…

Ci pensò un po’ su e poi sorrise, dandosi dell’imbranata per non averlo capito subito: quello era solo lo strambo modo di Akito per augurarle buona fortuna.

Scosse la testa.

Allungò la mano, posandola sulla maniglia.

Aprì la porta.

Una cascata d’acqua le si rovesciò addosso.

Sana boccheggiò, confusa e completamente stupita.

Poi si ricordò improvvisamente del cartello.

«AKITO!» gridò, furiosa, con tutta la voce che aveva in corpo.

In quel momento squillò il suo cellulare.

Stizzita e arrabbiata Sana sbatté un piede per terra, si spostò con un gesto veloce i capelli dietro l’orecchio (che le si erano completamente attaccati sul viso), recuperò il suo cellulare e se lo portò all’orecchio, rispondendo alla chiamata.

Digrignò i denti. « Ciao Akito. Credo che tu sappia benissimo il modo in cui sono stata svegliata questa mattina vero?» non aspettò nemmeno una sua risposta. « E non provare a negarlo o a fare finta di non saperne niente, perché so benissimo che è tutta opera tua. Ah, carino il cartello. Davvero molto divertente. Ricordami di darti un premio per l’uomo più divertente dell’anno: te lo meriti tutto. Ma ascoltami bene, e non interrompermi: stasera vedi di ritornare a casa munito di tutte le armi e tutti gli scudi che possiedi, e se non ne hai: procurateli!, perché è guerra aperta, e non ne uscirai incolume. E chissà se non saranno le tue lacrime, mentre mi implori in ginocchio di smetterla di torturati, ad allagare tutta casa.» fece un respiro profondo «E un ultima cosa: mi paghi tu un altro appuntamento dal parrucchiere!»

Finì la sua sfuriata e Akito riuscì finalmente a parlare, dall’altro capo del telefono «Come vuoi» disse ghignando. « Buona fortuna per lo speciale» e riattaccò veloce, prima che la sua ragazza potesse aggiungere qualche altra chilometrica minaccia di morte : ne aveva avute già abbastanza.

Sana chiuse anche lei la chiamata e, con un sorriso metà divertito e metà furbo, si avviò verso il bagno, lasciando impronte bagnate per ogni passo che faceva.

«Me la pagherai, Akito Hayama»







Salve!!!
Per fortuna sono puntuale, stavolta!
L'altra volta qualcuna di voi mi ha chiesto di scrivere come avrebbe reagito Akito allo scherzo fattogli da Sana.....Beh considerate questo capitolo un pò come la sua vendetta (anche se non è, temporalmente, il continuo di quel momento)!
Ci ho pensato tutta la settimana e spero di non avervi deluso! Ce l'ho messa tutta, davvero...
Per quanto riguarda "Evviva l'allegria": so che non è presente nel manga ma avevo bisogno di inserirlo per poi strutturare il resto della storia....
Poi: Sana ha dichiarato guerra ad Akito!! ahahha
Secondo voi se la caverà? xP
Alla prossima allora!
Baci, Nalu! :DDDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** L'Atterraggio ***


L’aereo sarebbe atterrato di lì a pochi minuti.
E lei non vedeva l’ora di toccare l’asfalto con i propri piedi: era stata via per una settimana per girare delle scene esterne di un film e mai come in quel periodo aveva sentito la mancanza di Akito.
Non sapeva esattamente qual’era il motivo scatenante: era consapevole solo dell’ansia che le attanagliava il cuore e dell’attesa che non vedeva l’ora di essere colmata, recuperando tutti i suoi respiri che non aveva potuto sentire nella sua bocca; tutte le sue dolci carezze che la facevano sentire amata; tutti i suoi sussurri che anelava a sentire di nuovo per tutta la notte; e la sensazione di sentirsi fondere tutt’uno con lui, cosciente di appartenergli in un modo infinito (percepibile solo dai recettori dell’Amore che le invadevano il corpo).
Ed era proprio per queste ragioni che, appena riuscì a soddisfare quel tocco che l’avrebbe fatta andare avanti –sensazione di scarpe costose contro la terra poco bagnata dalla recente pioggia- , cominciò a correre a perdifiato, con i capelli che le si scompigliavano al vento e con trolley al seguito, anche se sapeva che lui sarebbe rincasato solo qualche ora più tardi.
Ansimando, rallentò.
Il suo passo divenne all’improvviso lento e strascicato.
Sarebbe andata in un posto dove l’aria era satura di loro due.
Sarebbe andata al gazebo.
Sorrise timidamente.
 
Arrivata a destinazione si sedette lentamente e con cura su quella panchina che tanti anni fa aveva ospitato due ragazzini, semini dell’amore non ancora sbocciato ma destinato ad esserlo, prima o poi; che aveva ascoltato, senza mai lamentarsi, i loro sfoghi i quali, sicuramente, erano ancora intrappolati in quelle travi che la sormontavano –se tendeva l’orecchio poteva sentire dei sussurri sottilissimi, uditi solo a chi era capace di ascoltare davvero- ; che racchiudeva tutti i loro timidi approcci di una piccolissima sicurezza e di una grandissima insicurezza (quest’ultima destinata ad essere sepolta solo dopo parecchi anni di allenamento e di adattamento).
Sana semplicemente si accomodò e aspettò.
Aspettò il suo arrivo.
Perché sapeva che sarebbe arrivato: di questo ne era certa.
Era piena di quella sicurezza che non ha bisogno di dubbi o di domande; quella certezza cristallina che si poteva avere solo su persone a cui ti sentivi legata.
Strettamente e irrimediabilmente legata.
 
Poco tempo dopo i passi di lui le risuonarono vicino.
Alzò gli occhi e lo vide: stanco e spossato, ma era lì.
Si sedette vicino a lei, e le strinse forte la mano.
Lei gli sorrise e lui la guardò dritto negli occhi.
Lui si avvicinò e lei prese un respiro profondo prima di parlare.
Lei si bloccò e lui la baciò.
Per più di qualche minuto ci furono solo respiri corti 
E mani che si cercavano. 
E capelli che si stringevano. 
E corpi che si avvolgevano.
Per più di qualche minuto il mondo smise di essere.
Il tempo smise di scorrere.
Il cuore smise di battere.
Per più di qualche minuto l’unico sapore fu quello dell’altro.
L’unica emozione fu una gioia indescrivibile.
E l’unica occupazione fu quella di amarsi.

Ma l’ultimo pensiero dell’ultimo minuto fu quello di Sana:
“ Viveva con lui.
Viveva di lui. 
Viveva per lui.”







Ciaoooo a tutti!!!
Il capitolo l'avevo pronto già ieri pomeriggio ma poi, per mancanza di tempo (sono scesa alle cinque del pomeriggio per poi tornare alle undici e mezza xD), non sono riuscita a pubblicarlo.
Comunque: è un pò diverso dagli altri, me ne rendo conto.
Volevo fare una cosa più soft, non so se mi spiego xD.
Ed è sicuramente stranissimo perchè Sana non ha spiccicato nemmeno una parola (anche se l'intenzione c'era ad un certo punto, ma è stata interrotta per fare altro xP).
Spero che l'abbiate gratito lo stesso (ogni volta spero per il meglio! :D).
E poi volevo dirvi un'altra cosa: non so se la settimana prossima riuscirò a pubblicare un capitolo perchè domani devo operarmi (non vi preoccupate, non è niente di grave!) e non so se avrò il tempo di scrivere o di prendere il pc :).
Spero riuscirete a perdonarmi xD!
Quindi...ci vediamo alla prossima!
Baci, Nalu :DDDD
Ps. So che non c'entra niente, ma ieri al cinema ho visto Abduction e Taylor Lautner ....fa la sua bellissima (e sottolineo un miliardo di volte bellissima!)  figura xQ___ IHIHIHIH! Ciaooo!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Halloween ***


La luna era un disco pieno e pallido, in un cielo troppo scuro.

Proiettava i suoi raggi sui confini della casa abbandonata, formando una sorta di aurea di luce intorno ad essa. Un aspetto spettrale.

Una distesa di erba circondava la costruzione; poi, solo il vuoto.

La testata della casa presentava una visione marcia e decadente: le travi in vista erano per lo più consumate e sembravano che stessero per crollare da un momento all’altro; l’intonaco verde sbiadito era graffiato in più punti; piccoli ragni zampettavano in un intrico di ragnatele sparse negli angoli più bui, dove anche la luce della luna faticava ad arrivare.

Nel complesso, dava una sensazione minacciosa.

Ma il cuore dell’impavido Akito non batteva, terrorizzato, all’impazzata solo per qualche dettaglio disposto ad arte nei punti giusti.

“È solamente scena” si disse, sicuro di sé.

Perfettamente tranquillo.

Guardò un momento il bigliettino che aveva trovato sul cuscino del letto con ora e indirizzo del luogo.

Sorrise e scosse la testa.

Ripose il foglietto di carta in tasca.

Avanzò di qualche passo e salì gli scalini scricchiolanti del portico.

Poi aprì la maniglia scardinata della porta.

Dopo appena un passo dentro casa si ritrovò un’alta figura di fronte: era uno zombie che, spalancata enormemente la bocca ed alzate minacciosamente le mani provviste di lunghe unghie, era ferma nell’atto si saltare contro qualcuno.

Akito la spinse con noncuranza all’indietro; quella cadde con un tonfo sul pavimento.

Si alzò un mucchio di polvere; Akito tossì e proseguì per il lungo dritto e buio corridoio che aveva un’interminabile fila di porte su entrambi i lati.

“Non si stanca di provarci ogni anno?” pensò mezzo scocciato Akito.

Mentre camminava si aprivano in successione tutte le porte dalle quali uscivano gli scherzi più strani e orribili: un finto corpo morto che cadeva ai suoi piedi; un finto vampiro che lo guardava con occhi assetati di sangue; una finta signora Misako con un cappello da zucca che uccideva con le proprie mani il suo scoiattolino Maro-chan; un finto scheletro che lo fissava dai suoi occhi vuoti; un finto sangue che gli veniva spruzzato sui vestiti; un finto Rei con gli occhiali da sole rotti che strangolava una finta Asako esanime.

Lui passava impassibile in mezzo a tutto questo, senza fare una piega,

Finalmente arrivò ad un buco sulla parete di fronte che dava all’esterno.

Uscì e respirò ad occhi chiusi l’aria fresca della notte.

Appena li riaprì si trovò di fronte Sana vestita da streghetta con una scopa di legno in mano che lo guardava interrogativa.

«Migliore dell’anno scorso Kurata, devo ammetterlo. Soprattutto per certi particolari» la guardò sorridendo «Ma non abbastanza da farmi spaventare».

Sana assunse un’espressione delusa. «E io che pensavo di riuscire finalmente a terrorizzarti a morte, invece» mise il broncio.

«Non ti abbattere» si avvicinò a lei. «Magari ti andrà meglio il prossimo Halloween».

Lei lo guardò, affranta. «Che bugiardo»

La abbracciò posando la testa sulla sua, e lei lo lasciò fare, mentre un pipistrello volava attorno a loro e un lampo illuminava in modo sinistro i suoi occhi decisamente rossi.






Salve a tutti!!! Sono tornata!
E qual miglior modo per festeggiare Halloween, se non facendolo vivere anche ai nostri Sana e Akito?!?!?
Mi è sembrata un'idea carina, visto che dopodomani sarà il fatidico giorno!!
Ahahah, Sana che cerca di spaventare Akito:impossibile! Dovrebbe sapere che l'unica cosa di cui ha paura è l'altezza!! Ma sappiamo com'è Sana: non si stanca mai di provare! :)
E, stranamente, riuscivo ad immaginarmela solo con un vestito da strega (ho specificato streghetta perchè non intendo certo quei vestiti sexy e corti; ma quelli, diciamo, tipo "per bambini" ihihihi...Mi fa venire in mente il vestito da "coniglietta" nell'anime! xD)
Spero, come sempre, cha abbiate gradito questo capitolo e, per chi si sta chiedendo come sia andata l'operazione, sono felice di darvi una risposta: è andato tutto benissimo! Adesso sono ancora con i punti ma va bene.... :)
Alla prossima, allora!!
Vi ringrazio tutti tutti!!
Baci, Nalu!! :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Date ***


Alcune date non si dimenticano.

Restano impresse nella memoria come il tratto di una biro che è indelebile sulle svariate righe di un fragile foglio bianco.

Ed è impossibile cancellare un inchiostro marchiato con il fuoco come è impossibile la conoscenza dell’universo stesso.

Nulla si può contro gli strani meccanismi del cervello, che registrano una data e che puntualmente sono lì per ricordarla.

La fortuna è quella di avere un motivo per gioirne.

Ma c’è anche a chi non capita, quella dannata fortuna, e non può far altro che disperarsi, per ogni minuto di quelle lunghissime ventiquattro ore.

 

Sana aprì gli occhi, svegliata da un’astratta campanella che le suonava nella testa.

Si sfregò gli occhi con la mano, e improvvisamente si ricordò di che giorno era.

“Ed anche quest’anno Il Giorno è arrivato, per lui”, pensò la ragazza precipitandosi in cucina.

Vi trovò un Akito imbronciato, con le braccia conserte, seduto su una sedia, che fulminava con lo sguardo la ciotola del latte e i cereali.

Sana agì cautamente, ormai conosceva la sensibilità che aveva Akito in quel giorno oltre a sapere perfettamente che si sarebbe comportato in modo infantile: il modo migliore per uscire indenne da quella giornata era non contraddirlo in nessun modo e cercare di acconsentire ad ogni sua strana richiesta.

«Aki, tutto bene?»

«No»

«Cosa c’è che non va?»

«Non sono quelli giusti»

«Di cosa parli?»

«Dei cereali. Non sono quelli che prendi sempre»

«Ieri al supermercato li avevano finiti. Ma questi sono praticamente identici, è solo la marca che cambia»

«Non li voglio, non mi piacciono!» urlò e si imbronciò ancora di più.

Sana gli posò una mano sulla spalla. «Che ne dici allora di fare colazione con una bella cioccolata calda, per oggi? Ti va?»

I suoi occhi si illuminarono «Davvero me la faresti?»

«Certo» gli sorrise.

Andò ai fornelli e cominciò la preparazione. “Almeno una è andata” sospirò.

 

Più tardi era intenta a preparare il pranzo, quando sentì il rumore di vetro che cade in pezzi.

Corse in bagno e vide il rubinetto della vasca aperto, quest'ultima tanto piena che l’acqua fuoriusciva e allagava tutto il pavimento ed Akito che guardava con occhi sbarrati una boccetta di profumo caduta a terra e rotta in mille frammenti.

«Cosa hai fatto, Akito?» urlò andando velocemente a chiudere il rubinetto

«I-io…» balbettò mortificato lui. «Stavo preparando una b-battaglia navale…e ho urtato il profumo» i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Sana si addolcì. « Va bene, non preoccuparti. Vai di là, che qui ci penso io»

 

Il resto della giornata passò tra piccoli disastri (tra cui la grande opera d'arte di Akito, rappresentata da una piccola montagna fatta con le briciole di pane) e qualche capriccio (come il voler a tutti i costi le patatine fritte per cena, costringendo Sana ad andare a comprarle).

Andarono a dormire vicini, tranquilli.

 

La mattina dopo Sana gli fece la solita domanda. «Perché ti comporti cosi?»

E Akito le diede la solita risposta. «Perché è da quel giorno che ho smesso di essere un bambino»







Ciaoooooooo!!!!!
Questo capitolo lo pensavo già da un pò, e finalmente sono riuscita a scriverlo!
Ma non so cosa pensare del risultato : cioè si riferisce a una certa data non specificata dell'infanzia di Akito, dove lui ha "smesso di essere un bambino" e cioè quando in pratica tutti hanno cominciato a incolparlo totalmente della morte della madre.... Quando ha dovuto badare a sè stesso da solo, senza l'affetto della sua famiglia. E in questo giorno, l'unico all'anno in cui può permetterselo ormai, vuole mostrare tutta quella fanciullezza che in passato non è riuscito a mostrare. 
non so se mi sono spiegata bene xD. è un pò contorto, ma anche un pò triste :(
Ma comunque spero di avervi fatto recepire il messaggio! :)
Inoltre, Akito, in questi giorni ha sempre accanto la sua Sana che lo comprende sempre e comunque. Se non è amore questo!!
Vabbè, adesso sono nelle vostre mani! Fatemi sapere i vostri pareri!
Alla prossima!
Baci, Nalu :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** La domenica ***


La domenica è sempre un giorno che infonde serenità ovunque e a chiunque.


Così, nella mattina di uno di quei giorni, liberi dai propri impegni lavorativi, Sana e Akito avevano deciso di darsi da fare.

Avevano  aperto, quasi religiosamente,  la stanza della casa che non era stata ancora aperta; più che altro perché non avevano un motivo per usufruire dei suoi servizi e del suo spazio.

Ma, quella notte, la ragazza aveva avuto un’illuminazione.

 E il sogno avuto era stato il suo maggior complice.

Il suo minor complice, inaspettatamente, era stato proprio il suo fidanzato! Non era da lui assecondare tutte le strambe idee che le passavano per la testa.

 Perché non si poteva mettere in dubbio quella cosa: era davvero l’idea più stramba di tutte!

“Non che di solito la tua mente generi idee più sensate di questa” rimproverò la Sana con un minimo di cervello alla Sana che ne era completamente priva, entrambe conviventi nello stesso corpo della Sana confusa.

(Ecco: il solo fatto di pensare il proprio corpo in diverse identità separate l’una dall’altra dovrebbe mostrare a sufficienza come il suo cervello fosse fatto di soffice zucchero filato ricoperto di scaglie di cioccolato piuttosto che di organi veri e propri. )

Comunque, dopo aver aperto la stanza e aver scoperto che essa aveva bisogno di un’immediata spolverata, avevano preso stracci e secchi e avevano cominciato a pulire.
Ma quella era solo la fase preliminare: il bello doveva ancora venire.

Una volta che i pavimenti , le finestre e le loro imposte brillarono di luce propria i due ragazzi si guardarono intorno.

«Sei ancora sicuro di voler affrontare con me quest’ardua impresa?» chiese solennemente Sana ad Akito.

«Sicurissimo. Rimarrò al tuo fianco» rispose altrettanto solennemente lui, con un guizzo di divertimento negli occhi, poggiando la sua mano sulla spalla della sua ragazza.

Sana lo guardò col sorriso sulle labbra. «Bene, fedele cavaliere. Và a prendere le armi, che si comincia»

«Sissignore!»

«E mettiti l’armatura adatta: un completo da buttare andrà bene» aggiunse prima che Akito uscisse dalla stanza.


Dopo ore di battaglia instancabile, i due ragazzi stavano avendo la meglio contro le pareti bianche della stanza che si rifiutavano di essere verniciate.

Ma loro, con assoluta compostezza e con la consapevolezza di essere i più forti, si erano muniti di pittura e pennelli e stavano attaccando la difesa avversaria senza sosta.

Riuscirono ad azionare la ritirata dei nemici colorando uno sfondo viola, disegnando qualche nota musicale qua e là, improvvisando fulminei attacchi d’arte.

Mentre il sole tramontava, abbatterono finalmente la resistenza.

Ma l’incommensurabile  felicità e soddisfazione della vittoria appena avuta  portarono ai due combattenti altrettanta stanchezza tanto che, senza accorgersene, si appisolarono sul pavimento con i residui delle preziose armi ancora strette tra le mani.

Dormirono di un sonno profondo per tutta la notte, incuranti dei vestiti sporchi e delle loro penose condizione igieniche, nella stanza appena creata dal valoroso coraggio dei due eroi: il nuovo spazio karaoke di Sana e Akito.









Ciaoooo a tutti!!!
Ho poco da dire su questo capitolo: è una battaglia in piena regola! L'idea di Sana e Akito, o più precisamente solo di Sana, era quella di rendere utile lo spazo dato da questa stanza inutilizzata. E qual'era, secondo la menta contorta della ragazza, il modo migliore per sfruttare la stanza? Farne una stanza per karaoke!
No, io lo dico che è una bambina inguaribile! ahahaha
Scusatemi, ma sono un pò di fretta oggi (chiedo perdono!). Ho delle cose da sbrigare...
Spero che la mia idea per questo capitolo vi sia piaciuta!
Alla prossima!
Baci, Nalu! :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Cenetta ***


Quella sera a Sana era venuta voglia di uscire.

E, sinceramente, l’idea non mi dispiaceva. La giornata era stata pesante per entrambi e ultimamente avevamo avuto davvero poco tempo solo per noi due.

Per questo quella sera entrambi avevamo deciso di lasciare i cellulari spenti a casa, così che nessuno ci potesse disturbare.

Sapevo perfettamente che per Sana la cosa aveva una certa responsabilità, visto che avrebbero potuto chiamarla in qualsiasi momento per comunicarle qualcosa di estremamente importante, una cosa per la quale non l’avrebbero chiamata una seconda volta; ma nonostante questo non aveva fatto una piega né aveva avanzato alcuna protesta, e questo, insieme alla frase che mi aveva rivolto subito dopo («Nessuna proposta di lavoro è più importante di te»), mi aveva reso l’uomo più felice del mondo.

Quindi avevamo indossato il nostro miglior completo e ci eravamo recati in uno dei tanti ristoranti che affollavano la città.

L’atmosfera era tranquilla e riservata; il servizio era efficiente; i camerieri disponibili.

Tutto era perfetto.

Ci stavamo godendo una tranquilla serata come una coppia assolutamente normale.

Ma si sa: le cose belle non durano molto.

Ad un certo punto entrarono nel ristorante un gruppo di persone stranamente euforiche: cominciarono a gridare il nome di Sana a squarciagola e chiedevano una foto o un autografo.

Sana lì guardò, e poi guardò me.

Anche se ero molto dispiaciuto per quell’interruzione, non potevo impedirle di andare dai suoi fans, che la seguivano costantemente. Così le feci un sorriso incoraggiante e mossi la testa, indicandole di raggiungere quelle persone.

Lei probabilmente non si bevve la mia pacata autorizzazione, perché i suoi occhi si fecero d’un tratto colmi di tristezza e mimò con le labbra un tacito “Scusa”.

Poi i suoi occhi tornarono a brillare come sempre, si alzò dal tavolo e raggiunse i suoi ammiratori che, vedendo la direzione presa dalla loro beniamina, lanciarono gridolini isterici.

Sana si dimostrò un angelo, come sempre quando si trattava delle persone che seguivano con attenzione la sua carriera: firmò autografi su quaderni dalla copertina colorata a tanti bambini; si fece fotografare con quasi tutte le persone presenti in quel ristorante; sorrise e rispose gentilmente a tutte le domande.

«Cosa ci facevi qui?» le chiese un ragazzo.

Di solito Sana rispondeva sempre in modo evasivo alle domande di natura strettamente privata. Voleva mantenere la sua privacy, diceva.

Ma a quella domanda, rispose in modo totalmente schietto e al tempo stesso cortese. «Veramente ero qui per una cenetta intima col mio ragazzo, Akito Hayama, che conoscete. E sono stata immensamente felice di avervi avuto qui questa sera, davvero. Sapete che adoro i miei fans.»

Rivolse un sorriso caloroso a tutti i presenti «Ma sono spiacente di comunicarvi che, adesso, non posso più trattenermi qui con voi. C’è il mio uomo, che amo e che mi ama, che mi aspetta».

A quel punto si girò verso di me e,con un caldo sguardo, mi invitò a raggiungerla.

Io, che avevo appena finito di pagare il conto per la cena, fui talmente sorpreso dalla sua risposta che per un attimo restai lì impalato.

Poi mi ricaricai e con orgoglio e con passo deciso mi avvicinai a Sana, cingendole la vita con il braccio.

Lei mi guardò e mi sorrise rincuorata, mentre migliaia di flash ci abbagliavano.

«Sai sempre come sorprendermi» le sussurrai all’orecchio.

I fans, ormai impazziti, gridavano:“Ba-cio, ba-cio, ba-cio!”.

Io invece avevo perso tutta la mia sicurezza ed ero terribilmente imbarazzato. Mi lasciai ricadere la frangetta sugli occhi.

Ma ci pensò Sana a togliermi dall’imbarazzo: la sua risata cristallina mi risuonò nell’orecchio, limpida come acqua cristallina e poi mi scoccò un sonoro bacio sulla guancia, provocando uno scroscio di applausi.

Poi mi afferrò la mano e mi condusse fuori dal ristorante mentre altri flash calavano su di noi.












Salveeeeeee!! Come va??? A me benissimo, grazie! xD
Che dire di questo capitolo....è ispirato all'esperienza vissuta in questi giorni: mia sorella che ha incontrato il suo idolo! 
E così mi è venuto l'idea di farlo anche per Sana e Akito, visto che Sana è una celebrità! :)
Volevano avere una tranquilla serata e invece.... ma alla fine tutto si è risolto: Akito ha avuto tutto per sè la sua Sana aprima di quanto si aspettasse, e lei ha reso contenti i suoi ammiratori! Tutto è bene quel che finisce bene!
è vero che il titolo della Raccolta è "Momenti di vita", ma in realtà il capitolo è proprio questo: un normale "momento di vita" interrotto da cause estene xD
Comunque, ad un certo punto dello svolgimento, sono un pò insicura del risultato:mi farebbe piacere sapere cose ne pensate voi!
Allora ci sentiamo la settimana prossima!!
Baci, Nalu :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Rifugio sicuro ***


Rannicchiata sul divano udii dei passi arrivare in cucina.

Akito.

Si sedette vicino a me e aprì le braccia in modo che io mi potessi accoccolare.

Mi sistemai comodamente.

Il silenzio regnò per un po’, in quella serena notte di inizio settembre.

Fu lui il primo a rompere il silenzio «Non riuscivo a dormire»

«Neanch’io» risposi.

Il silenzio calò nuovamente su di noi.

Akito apettava che io parlassi, che dicessi qualcosa. Lo sapevo.

Ma il mio cervello era troppo poco lucido e attraversato da una patina di nebbia per riuscire a formulare una frase coerente.

Ma dovevo dire qualcosa.

Per questo dissi l’unica cosa che non aveva bisogno di un applicato ragionamento per essere pronunciata, tanto era abituale e ricorrente. «Ho fame»

Akito si mosse un po’ sul divano.

Credevo che mi stesse per rimproverare per la mia assurda frase, invece concordò con me. «Ho fame anch’io»

«Benissimo» gli dissi girandomi verso di lui, sorridendo. «Cucinami qualcosa».

Lui girò di scatto la testa verso di me e una muta domanda fluttuò tra noi: Cosa?

«Beh, lo sai che io sono un disastro in cucina e che la maggior parte delle cose che preparo finiscono nella pattumiera. Tu sei l’unico che sa mettere insieme qualcosa» gli risposi e misi su la mia espressione più tenera. Akito avrebbe ceduto.

Infatti dopo poco tirò un lungo sospiro, come se si fosse già pentito di quello che avrebbe detto. «E va bene».

Si alzò dal divano e mi diede le spalle. «Ho proprio voglia di….»

Nello stesso istante dicemmo. «Spaghetti!»

Sorpresi ci guardammo, lanciandoci un’occhiata d’intesa.

«Questo è un cattivo segno. Controlla che ci siano gli spaghetti. Altrimenti mi tocca travestirmi da ragazzo – e solo io posso sapere quanto sia difficile per una donna aggraziata come me – per uscire a comprarli» scossi la testa, disperata.

Akito scoppiò a ridere.

Non una mezza risata o un ghigno, anzi: una vera risata, aperta e meravigliosamente bella.

«Tu…» cominciò a dirmi, mentre quasi piangeva per le troppe risate «saresti….aggraziata???». Rimasi a bocca aperta per quell’incredulità: come osava???

Incrociai le braccia al petto e misi il broncio.

Lui intanto si era ripreso, mi guardò alzando gli occhi al cielo e andò ad aprire un mobile. «Tutto bene, Sana. Disponiamo abbondantemente della materia prima».

Io non gli risposi.

Lui mi disse, girato verso i fornelli. «Vedremo come sarai ancora arrabbiata davanti a un bel piatto fumante di spaghetti in brodo…».

Io sorrisi. Era vero: in cuor mio già l’avevo perdonato. Non potevo avercela troppo tempo con lui : soprattutto ora che mi aveva regalato la risata più bella e calorosa che avessi mai sentito.

Perciò mi alzai anch’io ed andai ad apparecchiare la tavola, canticchiando.

Erano le tre di una serena notte di inizio settembre.

E io, Rossana Kurata, ero con l’amore della mia vita, Akito Hayama.

Nel nostro rifugio sicuro.

Ed ero felice.

Il resto non contava.




















Salve a tutti!!!
Lo so vi starete chiedendo: é ritornata!
Perdonatemi , non ho scuse lo so!
Sono assolutamente ingiustificabile!
Ma mi credete se vi dico che non ho avuto nemmeno un poco di tempo?????
La scuola mi sta uccidendo in questo periodo! Ho tutti i giorni interrogazioni o compiti e passo tutto il pomeriggio a studiare...Quindi dopo non ho proprio voglia di mettere in moto la fantasia...Mi dispiace tanto, davvero.....
Comunque, passiamo al capitolo: il titolo prende il nome da una puntata dell'anime, a cui oltretutto è anche ispirato il capitolo (la questione della fame e degli spaghetti in brodo ); termina però in modo differente e c'è di nuovo la risata di Akito. Non so voi ma io me la immagino irresistibile: infatti mi scioglievo mentre scrivevo quella parte, era come se la sentissi vicino a me xD sono irrimediabilmente pazza di lui.....
Oltre questo credo che il capitolo sia abbastanza chiaro però se c'è qualcosa che non vi quadra, siete liberissimi di farmelo sapere....
Per quanto riguarda l'intera storia: credo proprio che ci stiamo avvicinando ad un epilogo, sfortunatamente....
e sono così triste di questo: è la primissima storia che ho pubblicato dopo essermi iscritta a EFP....
Non mi dilungo, altrimenti mi commuovo...
Alla prossima, spero di pubblicare puntuale xD
Baci, Nalu :DDDD
Ps. più tardi risponderò alle vostre recensioni per il precedente capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** L'albero ***


Il campanello posto sulla porta del negozio accompagna l’uscita di Sana e Akito da esso.

Lei ha in mano una busta dove si intravedono tante macchie di colore; lui ha un piccolo alberello ripiegato e chiuso con una corda.

«Per fortuna che ne avevano ancora» dice sollevata Sana.

«Al massimo avremo potuto farlo noi» suggerisce Akito.

«Avremo creato sicuramente un ridicolo spaventapasseri verde che aveva messo le mani nella corrente» risponde lei e fa una smorfia. «Comunque, a noi va bene così. Anche se è un po’ piccolo è sempre un albero di Natale» continua Sana.

«E poi quella famiglia ne aveva più bisogno di noi» le ricorda Akito.

Sana annuisce ed entrambi riportano la mente alla suddetta esperienza.

 

Era avvenuto qualche settimana prima, la mattina dell’otto Dicembre.

Sana e Akito si stavano recando in uno dei negozi che vendevano grossi alberi di Natale.

Costavano una cifra lì, ma ne valeva la pena: facevano la loro bella figura.

E menomale che lo avevano ordinato qualche mese prima, altrimenti correvano il rischio di non trovarne più!

Comunque portarono a termine l’acquisto, con l’aggiunta di varie decorazioni e luci per l’albero, e si avviarono verso casa.

Ad un certo punto videro due bambini spiaccicati con il viso in una vetrina e che osservavano, con occhi luccicanti e pieni di adorazione, un grottesco e meraviglioso abete di Natale adornato con le più luccicanti luci e con coloratissimi fiocchetti. I due genitori erano dietro di loro.

«Mamma! Mamma! Compriamo quest'albero! È bellissimo!» disse uno dei due bambini.

«Per favore!» aggiunse l’altro.

La mamma, affranta, rispose: «Piccolini non possiamo permettercelo. È troppo caro. Su, forza, andiamo a casa» e cercò di spingere i bambini lontano da lì.

I bimbi protestarono un po’ e dissero: «Ma non abbiamo mai fatto un albero di Natale! Non ne abbiamo mai avuto uno!»

Sana e Akito, che avevano osservato la scena per tutto quel tempo, rimasero stupiti da quell’ultima affermazione e, con un solo sguardo, decisero cosa avrebbero fatto.

Lei, ingombrata da uno scatolone contenente le decorazioni, e lui, affaticato dal grande albero, si avviarono verso quella famiglia.

Sana si avvicinò ai due bambini e li salutò.

«Ma tu sei Rossana!» le dissero.

Sana confermò e poi si avvicino ai due genitori. «Salve, sono Rossana Kurata. Volevo chiedervi se, per caso, avevate bisogno di un albero di Natale. Il nostro, stavamo per darlo via visto che ne abbiamo comprato un altro; e siccome non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione...» disse titubante la ragazza.

I bambini, non appena recepirono il messaggio, si misero ad urlare come matti. «Sì mamma! Dì di sì! Dì di sì!» continuavano a ripetere.

La signora prima aveva cortesemente rifiutato ma poi, vista l'euforia dei suoi bambini, non potè far altro che accettare; anche perchè Sana continuava a ripeterle “Noi lo avremo buttato. Ne farete un uso sicuramente migliore voi di noi.”

Il padre fece per prendere l'albero, ma Akito non glielo permise dicendo che lo avrebbe portato lui.

Così la famiglia scortò Sana e Akito al loro piccolo appartamento e, tutti insieme, si diedero da fare: aprirono l'albero, spiegarono i rami, fissarono le luci nel miglior modo possibile, sistemarono le coloratissime decorazioni e spruzzarono una manciata di polistirolo sgretolato qua e là sui rami, creando l'effetto neve.

Passarono una piacevole giornata: i bambini erano così contenti che non smisero per un secondo di saltellare e cantare per la casa; i genitori mostravano i loro occhi felici; e Sana e Akito sentivano una piacevole pace nel cuore per aver fatto quella buona azione.

 

Un clacson riporta la coppietta al presente.

Continuano a camminare per le strade, esibendo orgogliosamente il loro nuovo piccolo acquisto.

A Natale si è tutti più buoni.

E anche loro non facevano eccezione.











Ciaooooo!!!
Scusate per il ritardo! Il capitolo lo avevo pronto già ieri ma non ho avuto proprio tempo per pubblicarlo!
Vabbè, non è nemmeno paragonabile al ritardo della settimana scorsa: quindi ho buone probabilità di essere perdonata! xD
Allooooora, il capitolo: l'aria natalizia si sente nell'aria!
Oh, io adoro il Natale! *__*
è la mia festività preferita! (e non c'entra per niente perchè è anche il periodo del mio compleanno u.u)
Adoro l'aria di felicità e di euforia che si respira: semebrano sempre tutti così contenti!
Mi piace vedere le luci per le strade;  mi piace fare regali a tutti; mi piace stare tutti insieme e giocare a tombola; mi piace aspettare la notte di Natale e scartare i miei regali; mi piace l'otto dicembre perchè caccio fuori l'albero e lo addobbo con il mio papà.......
Parlando di quest'ultimo punto, mi ricollego al capitolo: è l'otto dicembre e Sana e Akito hanno comprato il loro fantagrandioso albero di Natale costato un occhio della testa; ma appena vedono questa famiglia meno fortunata non ci pensano su due volte e...cedono loro l'albero! ovviamente non hanno detto che era appena comprato, altrimenti la famiglia non l'avrebbe accettato!
Ditemi voi se non sono carini?!?!?!
Spero vi sia piaciuto!
Il prossimo capitolo sarà ancora a tema Natalizio, visto che sabato prossimo è la Vigilia; e se proprio ritarderò lo pubblicherò nella giornata di Natale...quindi non preoccupatevi: in uno di quei due giornì il capitolo sarà pubblicato!
Quindi la prossima settimana farò per bene gli auguri a tutti!
Mi fate contenta se lasciate una recensione!
Alla prossima!
Baci, Nalu! :DDDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Natale ***


Rincasò che erano le quattro passate.

Quatta, quatta andò in bagno. Si lavò i denti e si mise il pigiama.

Con i piedi scalzi e con gli indumenti fra le braccia attraversò la cucina illuminata a festa e raggiunse la camera da letto.

La luce sul comodino era accesa; Akito era steso sul letto, il viso coperto dal libro che stava leggendo, probabilmente, prima di addormentarsi.

“Che carino!” pensò Sana “Voleva aspettarmi sveglio.”.

Posò i panni sulla sedia vicino al letto, poi fece il giro della stanza per arrivare dalla parte dove dormiva Akito.

Non lo avrebbe svegliato: tanto avrebbero avuto tutta la mattinata per loro.

Allontanò piano piano il libro dal suo viso, riponendolo sul comodino; scostò e gli rimboccò per bene le coperte; si chinò su di lui e lo baciò sulla fronte.

Ritornò dal suo lato e si stese anche lei, avvicinandosi a lui.

Dopo pochi minuti si addormentò.

 

Alle otto della mattina successiva il telefono di Akito squillò.

Era suo padre, il signor Fuyuki Hayama, che lo pregava di raggiungerlo a casa perché aveva bisogno di una mano per spostare il frigorifero, ormai guasto, e sostituirlo con quello nuovo.

Akito gli ricordò che era la mattina di Natale, che era la prima giornata che poteva passare con Sana dopo il viaggio di due settimane che aveva fatto e che il pomeriggio lei doveva andare di nuovo al lavoro e quindi il frigorifero poteva aspettare fino al pomeriggio.

Ma il signor Hayama non volle sentire scuse: disse che ne andava la vita del suo sughetto speciale, preparato per la cena di Natale con Natsumi e suo marito, e che necessitava di almeno 8 ore di fresco.

Akito, controvoglia, si vestì in fretta e scese, sperando di far presto.

 

Quella stessa mattina, qualche ora dopo, Sana si svegliò.

Trovò sul cuscino un biglietto di Akito, che la informava di essere da suo padre e che sarebbe tornato in tempo per aprire i regali e passare un po’ di tempo insieme.

Infastidita, Sana lo accartocciò e lo scagliò sul pavimento.

“Davvero un tempismo fantastico, Akito” pensò Sana, nervosa.

Si lavò, si vestì e mise un po’ in ordine la casa poiché Akito, in quelle due settimane da solo, non aveva fatto un bel niente.

Poi guardò l’orologio: le 13.06 e del suo fidanzato neanche l’ombra.

Ma non poteva più aspettare:doveva raggiungere gli studi.

Prese il cappotto e, sbattendosi forte la porta alle spalle, uscì di casa.

 

Una mezzor’etta dopo Akito ritornò.

Aveva il fiatone.

Un biglietto di Sana faceva bella mostra di sé sul tavolino dell’ingresso “Bell’accoglienza, dopo due settimane di assenza. Grazie tante, Akito”

Aveva cercato di fare il più presto possibile e si era anche messo a correre.

Ma non era bastato, dannazione.

Lei era già scesa.

Tirò un pugno nel muro, per sfogarsi.

Si calmò ed escogitò un modo per farsi perdonare.

 

La sera, versole nove, Sana rientrò.

Era ancora furiosa con Akito.

Entrò spedita in cucina per dirgliene quattro.

Lui era lì.

Teneva una rosa rossa nella mano.

Accanto a lui c’era la tavola riccamente apparecchiata, al centro della quale vi era una candela che emanava una luce soffusa nella stanza.

La guardava dritto negli occhi, pieni di senso di colpa ed imbarazzo.

E poi lui gli disse una semplice parola, che la spiazzò per l’intensità con cui lui la pronunciò.

Le disse semplicemente «Scusami» e Sana si sciolse.

Tutta la rabbia passò; lasciò cadere la borsa per terra e si buttò tra le sue braccia, piangendo. «Oh Aki, scusami tu!» singhiozzò «è solo che ero stressata per queste due settimane di lavoro, ed ero stanca per il lungo viaggio, ed arrabbiata perché invece di trovare te con la testa sul cuscino, stamattina, ho trovato uno stupido biglietto! E mi mancavi. Mi mancavi terribilmente» pianse ancora più forte

«Ssshh» fece Akito, stringendola forte ed accarezzandole i capelli. «Va tutto bene, ora. Sono qui Sana»

 

Poco dopo, Sana e Akito brindarono.

«Buon Natale» dissero insieme.












Salve!!!
E Auguri a tutti :)!
Il capitolo si svolge nella mattina di Natale....Ma Sana e Akito potevano mai passarlo in maniera normale???? Ma certo che no xD!
Quella poveretta ha dovuto fare un viaggio di due settimane (ovviamente per lavoro), perdendosi sia la Vigilia che il giorno di metà compleanno con il suo fidanzato!
purtroppo non ha potuto passare una serena mattinata con Akito a scartare i regali per colpa del padre di lui e del suo frigorifero! Ma dico io c'era bisogno di tutta questa fretta!? Mah....xD
Comunque spero che vi sia piaciuto anche se il Natale non è stato il tema principale del capitolo :)
E adesso voglio fare le cose per bene, visto che ho molto tempo xD, e fare gli auguri a tuuuuuuutti tutti!! :)
Davvero, quando ho iniziato questa storia non credevo che avrei ricevuto tante recensioni, nè che qualcuno l'avrebbe minimamente considerata...e nemmeno mi aspettavo di riuscire a pubblicare ben 32 capitoli -sono tanti eh! me ne ero prefissati una quindicina e invece...sto già a più del doppio!-. Quindi è stata una vera sorpresa, soprattutto vedere tutti quelli che semplicemente visitavano la mia storia! Mi sono davvero stupita e, vi dico la verità, sono anche orgogliosa di me stessa per essere arrivata fin qui. Ma i ringraziamenti più speciali vanno a voi, lettori, che avete reso questa storia quello che è....perchè senza di voi non sarebbe andata avanti, senza di voi mi sarei abbattuta e avrei rinunciato.
Quindi vi dico: GRAZIE DI CUORE. E vi mando tanti piccoli regalini virtuali per questo Natale, con tanto affetto e tanti baci!
Oooookkei! La parte difficile è passata xD!
Adesso passo a ringraziarvi ad uno ad uno :DDD

-Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto questa storia tra le preferite: Cucciolaa93; dancemylifeely_comet; emy89; fiorediciliegio; GemellinaxD; giadahayama; Ilovekodocha; jes4e; luchia nanamiluna88; Morea_91; Nensy_Cullen; OceanthreeOtaku_97; Paolina91rita90snaky99; stellina_sana; supersana998; tokykiaViolet light;
-tutti quelli che hanno aggiunto questa storia tra le ricordate: dance4ever; delenina95; LightDark; Manila; Sissi_94; Violet light; witch4ever;
-tutti quelli che hanno aggiunto questa storia tra le seguite:  AlexVT; Altaria; Australia; ChibiRoby; ciachan; emy89; EriSmile__; excel sana; Fedi_Fede; giadahayama; giko; Gisella; irene862jes4e; Kiki Hiwatari; Kuroichan; lady_free; love_vampire; Mariolina1811; nao; Scarl; shiroganegirl; Sissi_94; stellina_sana; Violet light_Silvia123_;
-tutti quelli che recensiscono questa storia: ryanforever; stellina_sana; Scarl; jes4e; VanillaChocolat; nuny87; dancemylife; Ilovekodocha; kimberly Akito; Violet light; tokykia; _Silvia123_; fiorediciliegio; Oceanthree; giadahayama; LightDark;
-infine, ringrazio tutti i lettori silenziosi :)
Allora al prossimo capitolo (che non so se riuscirò a pubblicare in tempo il sabato 31, ma ci proverò xD)!
Buon Natale e Buone Feste a tutti!
Vi lascio anche il link del video "Jingle Bells", giusto per rimanere in tema xD http://www.youtube.com/watch?v=tQYa2epnTdo&feature=related  
Baci, Nalu :DDDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Competizioni ***


Sana ne aveva decisamente abbastanza: non ne poteva più della superiorità infantile di Akito!

Ammetteva, però, che forse (ma proprio un forse quasi invisibile) lo era anche lei, ma questo non autorizzava affatto lui a batterla in qualsiasi cosa in cui decidevano di concorrere!

E i palleggi più acrobatici.

E l’urlo più forte.

E il più alto salto sul letto.

E l’apnea (sperimentata nientepopodimenoche nella vasca da bagno).

E la più meravigliosa creazione di punto a croce.

E il più mostruoso disegno.

Ma il peggio doveva ancora venire.

Era riuscita a batterlo in un’arte in cui Sana era sempre stata la vincitrice indiscussa:

Akito era riuscito a fare un discorso più lungo del suo.

Questo era a dir poco inconcepibile.

Per Sana niente poteva essere più umiliante di questo.

Attribuiva l’intera colpa al suo periodo no che stava affrontando.

Periodo che non aveva un logico motivo di principio ma che tuttavia persisteva.

E che continuava, soprattutto.

Sana doveva assolutamente trovare una soluzione e riuscire a battere Akito in almeno una cosa.

Una cosa.

Non chiedeva poi tanto.

Certo, poi quell’una si sarebbe presto trasformato in un due, poi in tre, e quattro, e cinque…..

Ma mica valeva la pena soffermarsi su questi piccolissimi futili e quasi inconsistenti dettagli?

Certo che no.

Quindi, siccome non si sapeva per quanto ancora il periodo no avrebbe continuato a protrarsi ( poteva prolungarsi all’infinito, il periodo, e quindi lei aveva tutte le ragioni per farlo senza sentirsi in colpa), nessuno avrebbe obiettato se avesse giocato un pochino sporco, no?

Lei era giustificata dalle ragioni più insindacabili.

Infatti, convinta di questo, propose un’altra sfida al suo ragazzo: chi riusciva a resistere più tempo con cinque mollette di legno attaccate sul volto.

Detta così sembrava semplice.

Anche troppo.

Akito non aveva sospettato niente. Per fortuna.

Perchè, quello che gli aveva taciuto volontariamente era il fatto che, questa competizione, si sarebbe tenuta su un vertiginoso edificio, con panorama a vista: e Sana non aveva dimenticato che Akito soffriva di vertigini, unico suo punto debole.

Infatti, come previsto, la faccia di Akito si fece paonazza ma, con un coraggio che Sana gli invidiò profondamente, accettò comunque la sfida.

Purtroppo non riuscì a resistere nemmeno cinque secondi, tanto la paura lo attanagliava il petto.

Sana vinse.

Ma non fu felice quanto sperava.

Un po' si sentiva in colpa.

Cercò di rimediare portando al suo sciagurato ragazzo, che era nell'angolo più nascosto di quella stanza con gli occhi fissi nel vuoto e iniettati di un terrore enorme, una limonata, come fece già in un'altra occasione, quando erano soltanto dei bambini.

Gli porse la bevanda. «Bevi, ti sentirai meglio».

Akito prese distrattamente il bicchiere.

Sana provò una pena immensa. Non avrebbe mai più barato, non con lui.

Akito stava per portare il bicchiere alla labbra, quando improvvisamente il suo sguardo cambiò: divenne vigile e attento come sempre; ma anche...malizioso.

«Sana, Sana….se volevi un bacio non dovevi fare altro che chiedere. Non avrei mai creduto che tu ti abbassassi a questi mezzucci infantili. Siamo grandi ormai.»le disse e il suo sguardo si velò anche di una vena derisoria.

Sana si infuriò.

Si rimangiò immediatamente tutto quello che aveva pensato.

«’Fanculo, Akito» gli disse con una linguaccia.

Altro che pena.

Non avrebbe più fatto lo stesso errore.

Se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe barato altre mille volte.

E aveva vinto. E ne era felicissima.


 
















 

Salveee!!

Scusate se la settimana scorsa non ho pubblicato!

Comunque non ho da dire molto su questo capitolo: dicono tutto le competizioni che si sono inventati i nostri Sana e Akito! XD

Vabbè, a parte gli scherzi, non so cosa pensare di questo capitolo.

Non lo riesco a inquadrare del tutto: non so se ci sia qualcosa che non va o meno.

L'idea mi sembrava buona ma non so se l'ho sviluppata al meglio.

Davvero, non lo so.

Ditemelo voi.

Detto questo.......volevo dirvi: Buon 2012!!!

Come avete passato queste feste? Avete mangiato tanto? Io sì! XD

Beh, aspetto vostre recensioni.

E non so se riuscirò a pubblicare la settimana prossima ( per impegni personali :D).

Per chi domani ricomincia la scuola, come me, gli auguro un grosso In Bocca Al Lupo! T.T

Allora, alla prossima!

Baci, Nalu! :DDDDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Esperimenti ***


Solo a ripensare all’accaduto le viene da ridere.

Come ha potuto essere così cieca, non lo sa nemmeno lei stessa.

Eppure c’erano parecchi indizi che avrebbero potuto portarla alla verità facilmente, senza fraintendimenti.

Ma, ovviamente, non si è fermata nemmeno un attimo a ragionare e ha tratto subito le conclusioni.

Sbagliate, peraltro.

 

 

Ma, andiamo per gradi.

Qualche sera prima Sana rientrò a casa dopo aver inaugurato con Akito una nuova idea-tradizione, se così si può chiamare.

Si trattava, praticamente, di avere un giorno di libertà ciascuno. Lo si poteva trascorrere come si voleva: andando a fare shopping, facendo jogging, giocando a tennis, buttandosi da un aereo col paracadute, scalare una montagna….tutte cose normali, insomma; che avrebbero rigenerato la persona stessa.

C’erano poche semplici regole da rispettare: queste attività dovevano intrattenere un’intera giornata, e dovevano restare separati, Sana e Akito, senza incontrarsi in nessun modo altrimenti…….beh, altrimenti non valeva, non faceva parte del gioco!

L’idea generale ed entrambe le regole erano state proposte e sostenute fortemente da Sana che, avendo ritenuto che in quel periodo la loro storia aveva perso di vitalità, aveva voluto rimediare alla cosa.

La sua teoria da accertare era la seguente: doveva dimostrare che la lontananza rafforza il desiderio e l’amore; credeva così di riuscire a “riaccendere” un po’ la loro relazione.

Non avrebbe mai ammesso che era anche una scusa per gironzolare quanto voleva nei negozi.

Si sarebbero alternati sul chi poteva rimanere a casa: questa prima settimana era toccata ad Akito; ovvero, Sana aveva quasi imposto che fosse così.

Ma era prevedibile.

Comunque, Sana rientrò ed appoggiò il cappotto, la borsa e le ventordici buste di acquisti (sì, ventordici: venti più quattordici, più o meno?) sul divano.

Poi aprì il frigorifero e si versò un bicchiere d’acqua.

Il rumore dell’acqua che si versava nel bicchiere si confuse con una voce, che proveniva dal bagno.

E che cantava.

Akito non era decisamente il tipo da cantare sotto la doccia.

E non era decisamente il tipo da avere una voce così….sottile e femminile.

“Okay. Aspetta, aspetta….c’è una donna nel mio bagno?” pensò subito Sana, aggrottando la fronte.

Si guardò anche intorno, per essere sicura che quella fosse, effettivamente, il suo appartamento e che non avesse sbagliato porta.

Un’occhiata alle pareti le disse tutto: c’era la carta da parati con la sequenza di pipistrelli Babbit.

Intanto la voce continuava a cantare.

Va bene, aveva detto che dovevano dedicarsi un giorno alla settimana per fare quello che volevano, da soli, ma non pensava che Akito avrebbe deciso di spendere il suo tempo….. che avrebbe anche minimamente pensato…che avrebbe preso in considerazione l’idea di passare la giornata con un’al…..non riusciva nemmeno a terminare il pensiero. Era sotto shock.

Poi la rabbia si impossessò di lei: dov’era adesso, Akito? Per caso nella doccia con quella…cosa? O era disteso sul loro letto, dopo aver fatto i suoi comodi? E chi era lei? La conosceva?

Mentre pensava questo si diresse a passi pesanti verso la porta chiusa del bagno, mentre la voce femminile continuava a cantare.

“Giuro che farò passare ad entrambi gli istanti peggiori della loro intera esistenza, giuro che….”

In quel momento si aprirono due porte: la prima fu quella della camera da letto da dove ne uscì Akito; la seconda fu quella verso cui si stava dirigendo dalla quale ne uscì…..semplicemente Natsumi.

Natsumi Hayama.

La sorella di Akito Hayama.

La sorella del suo fidanzato.

Rimase così, impalata.

Natsumi la guardò. «Ehi, ciao Sana!» e scambio un’occhiata complice con Akito.

Lui di rimando guardò Sana, con un sopracciglio alzato. «Allora, Kurata? Cos’è quell’aria di pietra?»

In quel momento realizzò….Akito lo aveva fatto apposta. Natsumi e Akito erano complici.

«Tu….» avanzò, infuriata, puntandogli il dito contro.

Sentì a malapena in sottofondo la voce di Natsumi che diceva che sarebbe andata di là.

«Tu….»il dito toccò il petto di Akito.

Lui glielo strinse. «Io cosa, Sana? Se l’ho fatto di proposito ad invitare mia sorella qui? Se l’ho fatta mettere di proposito nella doccia in modo che tu potessi sentirla quando saresti rientrata? Se volevo farti ingelosire?» senza aspettare la sua risposta aggiunse «Sì, sì e sì. Volevo farti capire che, francamente, quest’idea è un’emerita cavolata» Le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte «Passiamo già abbastanza tempo lontani, con il lavoro e tutto il resto» le baciò il naso «Non credo ci sia bisogno anche di questo» le baciò le labbra, pieno di trasporto.

Si fusero in una cosa sola.

Quando lui riprese a parlare,con il viso ancora vicino a quello di lei, i nasi che si toccavano, aveva il fiatone. «Siamo d’accordo?»

Sana, stordita, ma perfettamente consapevole di quello che provava per lui, annuì con foga.

Era stata una completa stupida. Come aveva potuto pensare di restare separata da lui?

«La giornata per se stessi è abolita, allora» gli disse.

Con un ghigno sul viso, Akito terminò dicendo «Mi sembra che le tue guance siano abbastanza “riaccese”, adesso, non credi?»










Salveeeee!!!!
La settimana scorsa non sono riuscita a pubblicare, scusatemi!!
Ma eccomi qui, con un capitolo un pò più lungo del solito, per farmi perdonare xD!
Quest'idea è venuta così....mentre mi spazzolavo i denti e guardavo la mia doccia! xD
Il resto ha fatto tutto la mia immaginazione......e ne è uscito questo!
Spero che sia abbastanza decente e che piaccia a tutti!
Beh, che dire.....o sappiamo ormai come è fatta Sana e quindi non ci diovremmo stupire del suo comportamente......e intanto riesce  a combinarne di tutti i colori!
Questa nuova idea del "giorno per sè stessi?" Pessima,no?
C'è un piccolo richiamo al capitolo "Preoccupazione", se avete notato! xD
Vabbè...alla prossima, allora!
Baci, Nalu!!! :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** "Per coppie" ***


Il danno era fatto.

Era irrimediabilmente fatto.

E adesso mi stavo maledicendo mentalmente in tutte le lingue che conoscevo.

Ma stavo maledicendo anche lei, perché ero sicurissimo che sotto ci fosse il suo zampino, anche se Sana si ostinava a dire che lei era assolutamente innocente.

Come se lei potesse mai esserlo, innocente dico.

E ogni volta che le dicevo: «Ammettilo Sana. Ammettilo che l’hai fatto apposta», lei replicava: «Akito. Il destino ha semplicemente seguito il suo corso..».

E mi insospettiva ancora di più.

 

Ma adesso tutti vi starete sicuramente chiedendo cosa diavolo avesse combinato la mia Sana, vero?

Ebbene.

La sera precedente era tornata a casa con una grossa bottiglia di champagne.

«A cosa devo l’onore, Kurata?» le avevo chiesto.

«Alle terminate riprese del film!» mi aveva risposto.

Così avevamo riempito due bicchieri fino all’orlo e avevamo brindato “Al film!”.

Poi quello che era immediatamente successo dopo era un po’ confuso, e quello successo dopo “l’immediatamente dopo” era del tutto sbiadito, quasi inesistente.

Ricordavo solo vagamente di aver bevuto un altro bicchiere, e probabilmente un altro ancora, e forse anche un altro….. ma, quello che non ricordavo per niente, era cosa aveva detto.

E, quella mattina, mi ero svegliato con Sana stesa su di me, a pochi centimetri dal mio viso, che mi sorrideva radiante. E quando le avevo chiesto per quale motivo era così felice, lei aveva semplicemente risposto “Si va a fare compere, caro!” calcando volutamente la voce su quel “caro”.

Solo poco dopo avrei saputo l’incredibile guaio che avevo combinato: avevo espresso a Sana, la sera prima, il desiderio segreto di comprare indumenti, oggetti e varie cavolate “per coppie” (portachiavi azzurro per lui con un cuore, e portachiavi rosa per lei con un cuore, per intenderci ).

Angosciato, avevo detto a Sana che non aveva le prove che avessi detto una cosa simile (ed era abbastanza probabile visto che nemmeno lo ricordava) ma lei, sorprendendolo, aveva cacciato fuori un registratore-canzoni-Babbit che aveva riprodotto la mia voce che diceva “Voglio comprare cose per coppie, sai Sana. Ma, ssshhh, è un segreto”.

Imbarazzato, non avevo potuto far altro che acconsentire.

E adesso stavo con Sana, che correva di negozio in negozio uscendone ogni volta con almeno una busta piena.

E, cavolo, non c’era alcun negozio che non vendesse “quella roba”: tazze da colazione per coppie, ciondoli per coppie, posate per coppie, pigiami per coppie, quadri per coppie, dentifricio per coppie, intimo per coppie, spazzolini per coppie, tovaglioli per coppie, occhiali per coppie, cuscini per coppie, penne per coppie, cappelli per coppie, felpe per coppie, profumi per coppie e addirittura diari per coppie (dove la chiave di uno apriva il diario dell’altro).

Una tortura.

 

Tornarono a casa.

Io, sfinito.

Lei, allegra e arzilla.

«Hayama, non abbiamo ancora finito» mi disse con espressione diabolica. «Adesso dobbiamo assolutamente provare tutti i nostri acquisti!»

Io sgranai gli occhi e spalancai la bocca.

Poi mi ripresi; rovistai tra le buste e le lanciai un reggiseno e una mutandina ricoperte da pelliccia rosa, e presi per me un paio di boxer (se si potevano definire tali) ricoperto da pelliccia azzurra.

«Cominciamo col provare questi» le dissi alzando un sopracciglio.

Poi la trascinai in camera da letto.





























Salveeeeeeee!
Mi scuso immensamente per non aver pubblicato la settimana scorsa, ma vevo scritto soltanto mezzo capitolo e non riuscivo a continuarlo!!!
Allora, cosa ne pensate di questo??? Ho azzardato il POV Akito, ed era da un pò che non lo facevo e , visto che è abbastanza complessa la sua mente, vorrei sapere da voi cosa ve ne pare....... una strage??? o ho centrato il personaggio??? 
Perchè, davvero, con Akito non si sa mai!
E l'idea di oggetti "per coppie" vi è chiara??? Quelle tipiche cose che a volte si comprano i fidanzati, con scritto lui e lei, oppure le cose uguali ma di colore diverso..... roba del genere!
Personalmente non mi piacciono e Akito si trova d'accordo con me!
Poverino!
Ma alla fine è anche colpa sua: chi gli ha detto di ubriacarsi??? Poteva semplicemnete rifiutare qualche bicchierino in più!
Quindi non è tutta colpa di Sana, anche se è innegabile che è lei quello che ha dato inizio a tutto: aveva anche la prova registrata!! Ahahahahah!
Vabbè ormai sappiamo che loro due non rientrano per niente nella categoria di persone "normali" e che quindi ci possiamo aspettare di tutto!
Alloooooora.....fatemi sapere i vostri pareri!
Ah! Da voi c'è la neve??? Qui da me non molto, ma spero che arrivi *____*

Spero di riuscire a pubblicare la settimana prossima!
Baci, Nalu :DDDDD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Il galà ***


L’abito era appena arrivato: era di seta pura e di un blu così scuro da sembrare quasi il colore del mare nei suoi punti più profondi; gli strass lo decoravano in vari punti ( dalle spalline del vestito, alla lunga e meravigliosa gonna lunga che terminava come uno strascico).

Ma il fatto più spettacolare era che in quel blu trovavano l’ardire di inserirsi anche altri meravigliosi colori, sempre in quella tonalità, tanto da sembrar davvero comprendere tutte le varie e complicate sfaccettature del grande oceano.

Ed ero davvero eccitata all’idea di indossare quel sontuoso abito, disegnato e cucito apposta per me da una delle stiliste più in voga in quel periodo, per l’occasione che più aspettavo già da qualche mese: una serata di gala riservata solo a pochi e fortunati artisti che avevano avuto l’enorme fortuna di aver conquistato un successo tale da attirare una grande attenzione da parte della stampa, dei giornali e della televisione.

Ma la mia teoria era la seguente: dal momento che era rimasto un solo e ultimo posto vuoto che doveva essere riempito da un altro ospite, non sapendo a chi affidarlo avevano utilizzato il metodo della boccia di vetro contenente tanti fogliettini con altrettanti nomi; la mia, era stata solo una sfacciata e invidiata fortuna perché, tra tutti i nomi che c’erano, erano stato pescato proprio il mio.

E avevano esteso l’invito anche al mio “compagno, il signor Akito Hayama”, il quale, dopo aver corrugato la fronte a quell’insolito appellativo, aveva anche bocciato la mia assurda teoria.

“È solo una questione di pubblicità per colui che offre lo spazio per organizzare la serata” mi aveva detto lui. “ E più gli ospiti sono popolari, più il reddito per il proprietario del locale aumenta. Quindi non penso abbiano invitato persone che si trovano al di sotto di una certa fascia di celebrità. Questo significa che tu la superi abbondantemente, altrimenti non avrebbero provato un simile azzardo. Vedi, alla fine tutto si riduce ad una semplice questione di popolarità e soldi” aveva concluso.

Rimasi un tantino sbigottita, perché non era proprio da Akito pronunciarsi in discorsi così articolati. Ma durò poco, perché mi lasciai  trasportare dall’euforia per la serata e i tantissimi preparativi che dovevano essere fatti (tra cui procurarmi uno smoking per Akito altrimenti correvo il rischio che si sarebbe presentato in tuta da ginnastica; sarebbe stato uno splendore comunque, ma non era davvero il caso!).

Con il senno di poi realizzai che avrei dovuto prestare più attenzione a quell’anomalia del carattere di-solito-non-così-loquace di Akito, perché poteva presagire solo due cose: o un complotto contro la sottoscritta, o l’inizio di un malanno.

Infatti, quando tornai quel pomeriggio con l’abito tra le mani, pronta per mostrarlo ad Akito e dirgli di andare a lavarsi altrimenti avremmo fatto tardi (sì, perchè quella era la sera), lo trovai sotto le coperte.

«Amore, che cosa c’è?» gli dissi.

«Niente. Mi ero solo disteso un po’. Adesso mi alzo.»

Ma appena cercò di farlo ricadde di botto sul letto. Corsi subito da lui gli toccai la fronte.

«Akito, ma tu scotti!» gli dissi preoccupata. Lo aiutai a mettersi sotto le coperte. «Stai buono qui. Vado ad annullare la nostra presenza al gala, a prendere un secchio con l’acqua fredda e un panno da bagnare e metterti sulla fronte, e a preparati un bel brodo caldo» elencai frettolosamente, girandomi per uscire dalla stanza.

«No, Sana.» mi disse debole Akito dal letto. Mi bloccai e mi avvicinai a lui, per ascoltare quello che aveva da dirmi. «Devi andare a quella serata. Sono solo poche ore e tu l’aspetti da tanto. Io starò bene; passerò il mio tempo a dormire e, quando mi sveglierò, tu sarai già qui».

Ecco che cominciava di nuovo a parlare tanto! Come avevo fatto a non accorgemene prima?

Gli risposi senza un minimo di esitazione. «Assolutamente no. Non riuscirai a liberarti di me questa sera.»

«Ma tu non vedevi l’ora di andare a questa festa! Mi hai perfino comprato un bellissimo smoking; e scommetto che il pacco che avevi prima tra le mani contenesse il tuo vestito. Non puoi mandare tutto all’aria per una stupida e insignificante febbre» protestò.

«Akito» gli dissi, prendendogli il viso bollente tra le mani. «Ascoltami bene, che non lo ripeterò una seconda volta. Tu sei molto più importante di questa serata; sei molto più importante di qualsiasi altra serata a cui potrei essere invitata. E se tu credi che io possa andarmene e lasciarti qui da solo, mentre sei in queste condizioni….beh allora mi offendi nel peggiore dei modi perché mi fai credere che tu pensi che io abbia una bassissima considerazione di te e della tua salute. Mettiamola in questo modo: cosa avresti fatto tu se i nostri ruoli fossero invertiti?»

Non potendo protestare, perché sapeva che io avevo ragione, restò in silenzio.

«Non potevo avere risposta migliore di questa» replicai soddisfatta. «Quindi stai buono qui, che io torno in un secondo» gli baciai teneramente le labbra. «Mi prendo cura io di te».

Feci una veloce telefonata; poi misi la pentola sul fuoco e riempii una bacinella d’acqua.

Tornando in camera raccolsi la scatola con il vestito e la posai nell’armadio, senza alcun rimpianto.







Salve!!!
Mi scuso immensamente per l'ennesimo ritardo!!
Perdonatemi!

Cosa ne pensate di questo capitolo?? 
Poverino Akito malato!! E quanto è dolce Sana, che ha rinunciato alla sua serata per stare col suo fidanzato??
Sono davvero troppo carini insieme: ed è per questo che amo sempre scrivere su di loro, e creare situazioni bizzarre e strane e serie.......Loro mi fanno venir voglia di scrivere!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima!
Baci, Nalu!! :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** La parte ***


«Bene, riferirò» disse Sana al regista, ripiegando il copione nella borsa.

Poi si voltò per tornarsene a casa.

Aveva promesso al regista di non sbirciare le battute fin quando non le avesse mostrate al suo fidanzato, che era colui a cui erano destinate.

Sì, era ancora un po’ sorpresa dalla notizia, ma sembrava proprio che volesse Akito per una piccola parte in un suo film. Sana era davvero contenta!

E per questo, sulla strada del ritorno, venendo meno alla promessa, tirò fuori il copione e cominciò a leggerlo.

“Tanto nessuno lo scoprirà. Voglio solo sapere di cosa si tratta e capire come comportarmi con lui”.

Infatti, non sapeva come avrebbe reagito Akito: non aveva mai recitato in un film e mai aveva palesato il desiderio di farlo. Ma se si fosse trattato di una buona proposta Sana avrebbe cercato di convincerlo a tutti costi: provare non nuoce a nessuno.

Purtroppo le cose non andarono come previsto: Sana finì di leggere il copione e rimase totalmente costernata.

Non avrebbe mai fatto vedere ad Akito quelle battute!

Il motivo? Doveva interpretare la parte di un giovane e cattivo ragazzo, con un passato non così pio; era ribelle e maleducato, considerato dalla gente quasi un “diavolo”.

Ecco, era proprio a quella piccola parolina che Sana aveva perso le staffe: come era possibile che quel termine non smetteva di perseguitarli?

E non si sarebbe permessa di proporre al regista vari sinonimi per sostituirla: sapeva già, per esperienza, come andavano a finire le cose.

Quindi, era praticamente la cosa più giusta da fare: se Akito non sapeva, poi non soffriva.

Così era decisa a disfarsene. Infatti tornata a casa si recò nella loro stanza e si preparò per strappare il copione in tanti piccoli pezzettini.

Ma nel momento in cui appoggiò le dita su di esso sentì la porta aprirsi.

Poteva essere solo Akito. Solo lui aveva le chiavi di casa loro, ovviamente.

Sana allora si affrettò a nascondere il copione nell'armadio, tra le sue maglie piegate e velocemente raggiunse il suo fidanzato in cucina.

Lo salutò e si comportò come se niente fosse.

Da brava attrice.

Ma lo faceva per il suo bene.

 

Qualche settimana dopo stava ritornando di nuovo dagli studi; aveva appena detto al regista che Akito aveva gentilmente rifiutato l'offerta, perchè proprio non se la sentiva di recitare.

Sorridendo (aveva finalmente risolto quel problema) Sana entrò in casa.

Ma l'aspettava una brutta sorpresa.

Infatti entrata in camera da letto trovò Akito seduto sul letto con in mano un plico di fogli; i suoi occhi scorrevano impazziti e sgranati su quelle pagine, le sue dita voltavano bruscamente e velocemente i fogli; voleva a tutti costi assicurarsi che ciò che stava leggendo fosse un terribile scherzo.

Sana realizzò solo un momento dopo che quello che aveva in mano era quel dannato copione!

Quante volte le era passato per la mente che doveva strapparlo! Ma, poi, puntualmente se ne dimenticava e lo lasciava nel suo armadio. E adesso Akito l'aveva letto!
Dopo un tempo che a Sana sembrò infinito Akito alzò gli occhi dai fogli, molto lentamente; glieli mostrò, tenendoli tra il pollice e l'indice e disse: «Da quanto lo sapevi?».

«Aki…io…posso sp..»
«Da quanto lo sapevi Sana?» lo disse con una calma glaciale. Fin troppo.

«Beh, da tre settimane ma…».

«Tre settimane?» la voce si alzò di un tono. «Tre settimane?!? È da tutto questo tempo che lo sapevi!? Perché non me l’hai detto?! Pensavi che non avessi il diritto di saperlo?!»

«Aki, calmati»

«Calmarmi?! Come posso calmarmi se mi dici che mi hai mentito per tre dannate settimane?!» ormai gridava. «L’ho letto, sai. L’ho letto tutto! E so che cosa hai pensato, so perché l’hai fatto! Ma dovevi parlarne con me, diamine! Non sono un bambino, posso prendere le mie decisioni da solo, non c’è bisogno che tu le prenda per me!» si passò le mani sul viso. «Dio! E pensare che non mi ero accorto di niente…. Perché tu hai recitato con me» le puntò il dito contro. «Hai recitato, come fai in tutti i tuoi film…Chissà quante altre volte l’hai fatto…Chissà quante altre volte mi hai preso in giro!»

Sana, fino a quel momento rimasta in silenzio, sussultò ferita.

Come aveva potuto dirle una cosa del genere? Va bene che aveva sbagliato, ma non c’era bisogno di prendersela tanto.

I suoi occhi si riempirono di lacrime. Si avvicinò ad Akito e gli diede un sonoro schiaffo in pieno viso. «Non osare mai più dire quello che hai detto. Mai più. Te l’ho nascosto solo per non farti soffrire e non perché credo che tu non sappia decidere da solo. Non volevo procurarti un dolore inutile».

Akito rimase immobile. Si rese troppo tardi del disastro che aveva fatto. Cercò di allungare una mano verso Sana, ma lei si scostò e sibilò «Non mi toccare». Poi lei prese il suo cuscino e glielo scaraventò addosso. «Và a dormire sul divano. Non ti voglio vicino a me».

Akito uscì dalla stanza, addolorato.

Sana si passò una manica sul viso e si asciugò le lacrime.

Akito si stese sul divano e restò a fissare il soffitto.

Sana si accovacciò sotto le coperte, cercando di scacciare il dolore.

Entrambi sapevano che il giorno dopo avrebbero trovato un modo per superare l'accaduto, e che forse ci sarebbe voluta tutta la giornata per mettere a posto le cose.

Ma quella notte avevano bisogno di stare da soli e di pensare.

Senza l’influenza dell’altro.  













Mi scuso immensamente!
Perdonatemi per questo imperdonabile ritardo!
è solo che la scuola impegna tutti i miei pomeriggi, e ho la palestra e faccio doposcuola....diciamo che non trovo molto tempo per scrivere (e odio questa cosa, non sapete quanto la odio!).
Comunque, dopo questa premessa, e dopo essermi scusata ancora, passiamo al capitolo: lo so che volete ammazzarmi per come ho deciso di concluderlo, ne sono consapevole! xD
E forse un pò me la sono cercata....ma ci ho pensato bene, e credo che era la cosa più giusta: una volta messo in atto il litigio non potevo finirlo e all'improvviso erano tutti "peace and love" solo perchè il capitolo non permetteva estensioni maggiori per approfondire la questione. No. Il litigio è cominciato ed è sfociato, ed io ho aperto la finestra proprio su questo lasso di tempo. Ho volutamente eliminato il momento della riappacificazione.
Ma perchè, diciamocelo, tutte le coppie litigano ( e parlo di litigi pseudo-seri, che non terminano in 5 minuti); e anche questa coppia non è da meno. Anche questa coppia avrà alti e basse come tutte le altre. Ecco, è proprio su questo che mi sono voluta concentrare: il reale,il vero. E quindi...niente, questo è tutto. Spero che vi sia piaciuto comunque, anche se un pò diverso.
D'altronde io cerco di raccontare Tutti i momenti di quotidianità di Sana e Akito, non solo quelli belli.
Vabbè, dopo questa spiegazione immensa (dove spero ci abbiate capito qualcosa xD) credo che posso anche ritirarmi.
Ah! E lo capisco se siete arrabbiati cn me e non volete lasciare recensioni : me lo merito! xD
Alla prossima ( e spero davvero che sia la prossima settimana!)
Baci, Nalu :DDD

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Il Compleanno ***


Lo so, è una vergona questo ritardo. 
Scusatemi per l'assenza.
Per quanto può valere, ecco finalmente il capitolo.
Buona lettura.






Sana non riusciva proprio a crederci: non era possibile che il suo fidanzato Akito Hayama potesse dimenticarsi del giorno del suo compleanno!
Cioè, lei compiva gli anni il giorno seguente e lui le riferiva che proprio in quel giorno doveva andare ad una festa di un collega di lavoro, senza accennare minimamente che era anche la sua, di festa?
Non poteva esserselo dimenticato!
Per questo, Sana pensava che fosse tutta una messa in scena e che in realtà Akito le stesse preparando una grande sorpresa!
Però doveva procurarsi delle prove.
Purtroppo, quella giornata era stata totalmente inconcludente.
Il primo fallimento era avvenuto quando aveva visto Akito rispondere al telefono e allontanarsi (era una camminata furtiva, quella?); l’aveva subito seguito, cercando di non farsi scoprire (era divenuta letteralmente un tutt’uno con il muro e si era rimpicciolita, nascondendosi dietro ogni mobile che incontrava, ogni volta che Akito si voltava); aveva anche indossato una calzamaglia nera per sentirsi più “Eva che sospetta del suo Diabolik”! Comunque, quando era entrata di soppiatto nella stanza dove si era ritirato Akito, con l’intento di coglierlo con le mani nel sacco, aveva sentito semplicemente lui che diceva “Sì, allora ci vediamo domani al lavoro. Mi raccomando, Christian non deve sapere niente della festa: è una sorpresa”, poi aveva attaccato. Akito l’aveva guardata con aria perplessa e poi era uscito dalla stanza. Sana si era accasciata sul letto: stava davvero organizzando una sorpresa, ma alla persona sbagliata!
Il secondo fallimento era avvenuto qualche ora dopo: Akito era sceso per qualche minuto, ma aveva lasciato la sua agenda sul comodino ( non usciva mai senza! ). Allora Sana, velocemente, l’aveva presa e aveva sfogliato le pagine fino ad arrivare alla pagina con la data del giorno dopo: vi era scritto soltanto “Festa Christian”. Delusa Sana l’aveva richiusa e posata di nuovo.
L’ultimo fallimento era avvenuto quella notte: appena aveva avvertito che il respiro di Akito si era fatto regolare, segno che si era addormentato, si era liberata dalle coperte ed era sgattaiolata verso l’armadio di Akito. Aveva cominciato a frugare tra le sue cose, tra i suoi vestiti, nella speranza di trovare qualche regalo che aveva cercato di nascondere, ma niente. Aveva cercato, poi, silenziosamente per tutta la casa: aveva controllato nel frigo, dietro al wc, sotto ai cuscini delle sedie, dentro ai vasi di fiori; aveva cercato addirittura qualche sportello segreto tra le mura, magari coperto dal calendario o dall’orologio, ma non aveva trovato assolutamente niente. Triste e sconsolata, Sana era tornata a letto e si era addormentata.
 
La mattina dopo, si svegliò di buon ora. Un sorriso si dipinse sul suo viso: era il suo compleanno! Magari Akito non l’aveva dimenticato e aveva nascosto il suo regalo in un posto in cui lei non aveva controllato, forse perchè della sua esistenza ne era al corrente solo Akito stesso! Anzi, forse l’aveva creato lui stesso, il nascondiglio, e non l’aveva detto a Sana! Con questo pensiero superò la giornata, visto che Akito sarebbe tornato quel pomeriggio.
Ma Akito tornò e non le diede gli auguri.
Si fiondò direttamente in bagno per farsi una doccia; dopo si vestì di tutto punto e la salutò dicendo: “Kurata, non mi aspettare stasera. C’è la festa di un mio collega. Ci vediamo domani.”; poi si chiuse la porta alle spalle.
Ci vediamo domani? Ci vediamo domani??? E oggi?? Era il suo compleanno, cavolo!!
Desolata, Sana si sedette e nascose la testa tra le braccia: Akito aveva davvero dimenticato il suo compleanno…..
Ad un certo punto Sana  sentì il suo cellulare squillare: era Akito, che le chiedeva se poteva portargli urgentemente l’agenda; le diede l’indirizzo e attaccò.
Sana decise di andarci solo per dirgliene quattro, solo per ricordagli che era il compleanno della sua fidanzata!
Arrivata, fece per bussare alla porta dell’appartamento in cui si teneva la festa ma si accorse che era già aperta. Entrò cautamente in una stanza completamente buia; pensò allora di aver sbagliato porta e cominciò ad arretrare verso l’uscita.
Improvvisamente la luce si accese.
Sana vide tantissimi volti sorridenti.
Volarono dei coriandoli.
Un coro si alzò unanime: “Sorpresa!”.
Sana rimase a bocca aperta: lì c’erano tutti i suoi amici. Ma proprio tutti!
E tutti erano lì per lei!
Dopo un secondo venne assalita da un migliaio di braccia che volevano abbracciarla; venne ricoperta da un  migliaio di voci che le davano gli auguri. E lei era così felice che le sembrava di toccare il cielo con un dito!
Ringraziò tutti ad uno a uno; rispose a tutti gli abbracci; baciò un sacco di guance.
Finalmente arrivò ad Akito.
Lui non le diede nemmeno il tempo di parlare che la abbracciò forte; poi le sussurrò all’orecchio un tenerissimo “Buon Compleanno, Kurata”.
Sana sorrise e gli disse «Allora non te ne eri dimenticato…»
«Come avrei mai potuto dimenticarmene?»
Sana lo abbracciò ancora più forte. «Mi hai fatto rimanere troppo male quando sei tornato a casa e non mi ha nemmeno augurato buon compleanno»
«Scusami, Kurata…ma era necessario per organizzare tutto questo» e con la testa indicò tutto lo spazio circostante.
«Una festa di un collega eh? Molto furbo Hayama, devo ammetterlo; non avevo sospettato niente»
«Ma hai capito con chi stai parlando, Kurata? Ovvio che non sospettavi niente».
Sana rise di cuore e gli accarezzò i capelli. «Grazie Akito per aver fatto tutto questo per me».
Akito le baciò il collo e un sorriso impertinente gli si formò sulle labbra.«Non ti ci abituare, Kurata».
Ecco, Akito sapeva sempre cosa dire per rovinare l’atmosfera.
Ma era anche per questo che lo amava.
Da morire.
Sana si staccò da lui, gli accarezzò la guancia e ritornò dai suoi amici.
Che la festa avesse inizio!!

 












Saaaaaaaaalve a tutti!!!
Inizio col dire questo: che vergogna!
Perdonatemi per questo enorme ritardo, davvero.
Non so che mi è preso in questo periodo.
Ero nervosa al massimo e non avevo voglia di scrivere.
E ho lasciato la mia storia così. Ho lasciato voi così.
Per fortuna stamattina mi sono messa e ho scritto il capitolo, finalmente!
Questo capitolo, come avete capito, parla del compleanno di Sana (eh sì, sono arrivata un pò in ritardo: il 7 marzo è passato da un pò xD).
Comunque, poverina, ci è rimasta troppo male quando ha creduto che Akito si era dimenticato del suo compleanno!
Per fortuna Akito stava tramando qualcosa, e Sana l'aveva intuito, anche se non aveva cercato nel modo giusto!
Comunque Akito è stato davvero molto furbo!!
Vabbè, dai. alla fine tutto si è risolto!
Coooooomunque, per quanto riguarda questa storia: ho deciso che devo mettere un punto. Infatti, dopo questo, pubblicherò altri due capitoli e poi basta. Perchè non voglio correre il rischio di cadere nella banalità, o nel monotono, cose del genere..... Ed è difficilissimo chiudere questa storia: è la prima che ho pubblicato in questo sito, un anno fa, e ci tengo molto. Ma si sa, tutto ha una fine.
Vabbè, volevo dirvi solo questo.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Mi farebbe piacere ricevere vostre recensioni.
Alla prossima!
Baci, Nalu! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Buone nuove, altro che! ***


Sono nervosa.
Decisamente nervosa.
E il fatto che ho praticamente tuuuuutta la giornata libera non aiuta affatto.
Il lavoro, infatti, mi avrebbe aiutato a distrarmi.
Mi avrebbe impedito di torturarmi costantemente su questa situazione.
E invece non ho un cavolo da fare.
Me ne sto qui, in casa mia, a pensare al modo migliore per annunciare la cosa ad Akito.
Akito…..Il mio Akito…
Chissà lui come la prenderà…
Ci rimarrà male?
O farà l’indifferente?
Deciderà di rompere con me?
O non gliene importerà?
Ecco, sto di nuovo assillando me stessa; ma l’altra me stessa, quella che vive nella mia testa, insieme all’altra, che vive sempre nella mia testa e che sono la stessa persona, in un certo senso… ma in un altro no, se si considera che sono due…e che vivono entrambe in me…
Oddio allora è una terza me, quella che adesso sta pensando alle altre due me!
E la terza me, sarei io? O lo sono tutte???
Cavolo, non sono per niente brava a cercare di pensare ad altre cose, per impedire alla mia mente di tornare alla cosa che realmente mi interessa, visto che me ne esco con questi assurdi ragionamenti di triple personalità conviventi nel mio corpo!
Un sorriso però mi scappa.
Bene, Sana. Brava!
Ridi pure della tua stupidità!
Fantastico. Adesso spunta anche il Grillo-Sana Parlante, la mia coscienza!
Sbatto una mano sul tavolo, per fermare qualunque tipo di pensiero.
Non devo pensare, non devo pensare, non devo pensare….
Allora, per non pensare e per occupare il tempo, mi dirigo nella stanza-karaoke e improvviso qualche assolo.
Quando Akito tornerà, improvviserò.
Adesso devo solo cercare di distrarmi.
 
E poi Akito (stranamente più felice del solito) torna.
E io sto ancora cantando.
E non ho mangiato nulla.
E non so assolutamente come dirglielo.
Non mi accorgo nemmeno che ha appoggiato le sue cose sul divano, invece di riporle in ordine come fa di solito.
No, viene dritto verso di me.
E io mi faccio prendere dal panico.
Così, per guadagnare tempo, comincio a dirgli un sacco di cavolate. «Ehi, ciao Aki! Bentornato! Non so se te ne eri accorto, ma stavo cantando un pò. Sai, una delle mie canzoni che mi vengono sul momento. Canzoni stupide. Eh sì, stupide; come la mia mente che ad un certo punto si sdoppia e si triplica e si quadruplica. Solo che non so se sia davvero così o se è solo la mia gigante e unica mente contorta che mi spinge ad elaborare queste cose. Ah! Stamattina ho visto la signora Rossi che abita al piano sopra il nostro: mi ha chiesto se potevi andare a ripararle il tubo che le si è rotto nel bagno. Io le ho detto che te lo avrei sicuramente chiesto; dopo sono andata a fare la spesa, ma poi tornando a casa mi sono accorta che avevo dimenticato di prendere le scaglie di cioccolata. E ho pensato “Oh no, le scaglie di cioccolata! Come farò a dare colore al mio latte adesso?”. Avevo davvero voglia di scaglie di cioccolata; per questo sono tornata al supermercato e le ho comprate. Comunque le ho mangiate strada facendo, perché proprio non ho resistito e… »
«Accidenti Kurata, sta un po’ zitta!»
Io mi blocco e guardo Akito.
Il suo sguardo non fa nemmeno in tempo a diventare arrabbiato che si raddolcisce in un secondo.
«Altrimenti come faccio a chiederti di sposarmi?» aggiunge.
Il cervello ci mette un po’ a recepire il messaggio.
Rimango di sasso per un minuto, il tempo necessario ad Akito per prendere dalla tasca posteriore dei jeans la scatoletta, di aprirla e di inginocchiarsi.
Un fantastico anello luccicante fa bella mostra di sé davanti ai miei occhi.
Non ci posso credere.
Akito si schiarisce la gola, imbarazzato.
Poi mi guarda solennemente negli occhi. «Sana, vuoi sposarmi?».
A quelle parole mi riprendo del tutto.
E, ad un tratto, tutte le mie ansie mi sembrano ridicole.
All’improvviso tutto è perfetto.
Sorrido e decido che gli dirò dopo quella cosa.
Sorrido e gli dico: «Sì, Akito. Certo che sì».
Con mani tremolanti, mi mette l’anello al dito e ci abbracciamo.
 
Sì, gli dirò dopo che sono incinta.














Salve!!!
Mammamia, come sono contenta di aver aggiornato in tempo! :)
Prima di parlare del capitolo vi devo dire una cosa: Stamattina sono andata al Comicon!
Davvero, che esperienza meravigliosa!
Così tanti gadget e manga intorno a me da farmi girare la testa!
Comunque mi sono imposta un budget da spendere....e me la sono cavata con tre poster!
Unica pecca: nessuno aveva Kodomo No Omocha (aka "Il giocattolo dei bambini" aka Rossana)!
Proprio una vergona....xD
Vabbè...se lasciamo stare questo, tutto fantastico! Che felicità!
Passiamo al capitolo.....Bene, questo è un capitolone.
Non abbiamo una novità, ma ben due: la richiesta di Akito e la notizia di Sana (anke se non ancora rivelata).
La mia scelta della "location" casa, non è fatta a caso: voglio sottolineare che, anche se Sana è una Star della Tv, lei è semplice ed è una persona normale. Non c'è bisogno di una cena costosissima a uno dei migliori ristoranti della città; nè di azioni fastose. 
A lei basta Akito e il suo amore; e che sia dimostrato in casa o in strada o in garage, non importa.
Diverso è il caso della notizia di Sana: lei era agitata, ma era normale. Forse un pò esagerata nel mettere in dubbio il consenso di Akito, ma comunque normale.
Ho cercato di sdrammatizzare un pò l'ansia di Sana, e spero di esserci riuscita bene.
Spero davvero di avervi convinto con questo capitolo.
Mi piacerebbe ricevere vostre recensioni.
Comunque il prossimo capitolo sarà l'ultimo (che tristezza!) : vi anticipo che sarà un pò diverso dagli altri; sarà strutturato in un modo che non ho mai provato e spero di riuscire a renderlo bene, a maggior ragione che è quello finale.....
Allora, alla prossima!
Baci, Nalu :DDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Caro Diario... ***


Aki, ti regalo questo diario affinchè tu possa riempirlo di
ricordi, desideri e amore.
Quando avremo ottant’anni lo rileggeremo insieme.
Promesso.
La tua quasi-moglie Rossana.
 




 
Caro Diario,
lo sai che non l’avrei mai pensato? Sì, intendo scrivere quello che faccio su un foglio di carta.
Non verrà un granchè, ma penso che sia una cosa molto carina da fare. Ti risparmio tutte le presentazioni e curiosità varie.
A presto, Akito Hayama.
 
 
Caro Diario,
oggi mi sposo. Sono agitato? Nemmeno un po’. Mi sembra la cosa più naturale del mondo, sposarmi con Sana. Come se fossi nato per questo. Quindi non c’è bisogno di avere paura.
Akito.
 
 
Caro Diario,
stamattina ho chiamato Sana “Rossana Hayama”. Lei ha detto che suonava davvero bene. Io le ho detto che faceva schifo, invece. Lei mi ha detto, allora, che voleva chiedere il divorzio. Io, quindi, le ho detto che l’amavo. Lei si è messa a piangere.
Hayama A.
 
Diaro Caro,
Sana è insopportabile. Ogni tre ore (le ho contate, giuro!) ha voglia di qualcosa: caramelle gommose, pane con la marmellata, latte caldo col miele, pasta con le vongole…. E va bene che è incinta e che bisogna cercare di accontentarla; ma sono sicuro che se andiamo avanti così, il bambino nascerà con qualche (anche più di qualche) chilo di troppo; ops…adesso devo andare: Sana ha voglia di scaloppine al limone -.-….
A.H.
 
 
Bianco foglio di carta su cui scrivo cretinate,
ciao.
Anche Sana ti saluta.
E sì….penso che quel grugnito del bambino corrisponda a un saluto. Quindi ti saluta anche Taisuke, nostro figlio.
Questo è solo un saluto generale.
Akito, Rossana e Taisuke Hayama.
(Adesso sì che sono orgoglioso).
 
 
Caro Diario (non si può dire Diaria? Che maschilismo!),
sono Sana e sto scrivendo sul diario di Aki. Al momento è molto occupato e quindi io ho approfittato. Devi assolutamente sapere cosa sta facendo: sta cambiando il pannolino al piccolo Taisuke ed è così dolce! Davvero è un padre meraviglioso, anche se mette i pannolini al contrario, fa bollire troppo il latte, butta troppa pastina per il bambino, e non gli abbottona bene i body. Ma è meraviglioso lo stesso (e tremendamente impacciato!)…. e lo amo. Lo sai vero che lo amo? Non dirglielo però. Adesso raggiungo Akito e vado a dargli una mano.
Ciao! Sana
 
 
Diario,
Può un bambino di 12 anni essere così pestifero? Mi hanno convocato a scuola perché si sono lamentati del suo comportamento in classe: istiga la classe a non fare lezione, porta delle pistole ad acqua che poi riempie con inchiostro colorato, ascolta la musica durante le lezioni. Lo hanno definito una sorta di “capo scimmia” (testuali parole). Mi chiedo proprio da chi abbia preso…. E Sana mi chiede anche di fare un altro figlio: proprio un’idea br….illante!
Akito.
 
 
Caro Diario,
ho fatto infuriare Sana. Ho dimenticato che ieri era il nostro tredicesimo Anniversario e lei mi ha cacciato fuori di casa. Infatti ho dormito sulle scale. Poi la mattina dopo mi ha perdonato e mi ha anche annunciato di essere incinta.
Hayama.
 
 
Carissimo Diario,
oggi è il compleanno della nostra piccola Shioko. Fa sei anni. Io e Sana le abbiamo comprato una bambola-fata dal nome strano che desiderava da un po’ di tempo. Speriamo che le piaccia. In aggiunta mi devo anche vestire da clown: fantastico! Tutto, pur di rendere felice mia moglie e i miei figli.
Akito H.
 
 
Caro Diario,
non ho proprio niente da dire. È tutto perfetto.
Taisuke ha ventotto anni, ha un lavoro, e convive con una ragazza già da tre anni.
Shioko e i suoi quindici anni stanno passando la loro crisi adolescenziale.
Io e Sana ci avviciniamo ai cinquant’anni. E abbiamo le rughe. Ma lei è sempre bellissima, per me. Lo sarà sempre. Come sarà sempre la donna più chiacchierona che io conosca. E la più talentuosa. E la più dolce.
Davvero, è tutto perfetto.
Akito Hayama.
 
 
Caro Diario,
siamo Akito e Sana. Abbiamo raggiunto gli ottant’anni e abbiamo rispettato la promessa.
La nostra vita, e i nostri figli, ci rendono orgogliosi e felici ogni giorno di più; ci rendono consapevoli del lungo percorso che abbiamo intrapreso. Akito non è il massimo della loquacità e Sana non è il massimo della discrezione ma a noi va bene così. E ci basterà per il resto della vita.
Akito e Rossana Hayama (Akito non voleva, ma lo aggiungo lo stesso: la coppia più bella del mondo!)










Ragazzi ce l'ho fatta!
Il capitolo è pubblicato.
E questa è la fine.
Sono soddisfatta e tristissima allo stesso tempo: soddisfatta perchè ho portato avanti questa storia fino alla fine, e mi da un senso di completezza che nemmeno immaginate; e tristissima perchè sono consapevole che questo è l'ultimo capitolo di questa storia!
è stato un anno davvero intenso; anzi voglio essere precississima: 1 anno 1 mese e 9 gioni (xD) intensissimi! E devo ringraziare solo voi se sono riuscita a continuare: senza il vostro sostegno, senza le vostre recensioni (o visite) non sarei mai riuscita ad andare avanti. La vostra fiducia in me e i vostri complimenti mi hanno reso davvero felice; e ogni volta che scrivevo un capitolo mi chiedevo sempre se a voi sarebbe piaciuto o se ne sareste rimasti delusi. Fortunatamente siete stati sempre sinceri con me e se qualcosa non vi convinceva non avete esitato a dirmelo. E vi ringrazio. Vi ringrazio con tutto il cuore.
Ringrazio ogni persona che ha speso un pò del suo tempo per leggere la mia storia; ogni persona che ha sorriso leggendo i miei capitoli; ogni persona che ha lasciato una recensione per me; ogni persona che si è preoccupata per me.
Ringrazio tutti, davvero. Anche chi ho dimenticato di ringraziare. :)
Questa è stata la mia prima storia su questo sito. Ma non sarà l'ultima.
Questo capitolo lo dedico a voi, a tutti voi, ragazzi! Grazie, grazie, grazie, grazie!
Un bacio grande grande,
Nalu :DDDD

 








 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=704522