Welcome To Our Life. di My_Angel_Gabriel (/viewuser.php?uid=113549)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Welcome To The Jungle ***
Capitolo 2: *** 2.I segni che hai lasciato, chiunque tu sia. ***
Capitolo 3: *** 3.I Segni Diventano Realtà. ***
Capitolo 4: *** 4.Solo Lui. ***
Capitolo 1 *** 1.Welcome To The Jungle ***
1:Welcome to the Jungle.
Ciao a tutti, mi chiamo Bill, sì, lo so, è un
nome da cani, ma prendetevela con mia madre. Abito in Italia da quando
sono piccolo, in un paesino fuori Roma, ma mia mamma è
Tedesca. Non mi ha mai spiegato il motivo preciso per cui si
è trasferita qui, dice ''per lavoro” ma ogni volta
che ne parla c'è una nota di amarezza nella sua voce; ormai
non glielo chiedo più, perché non ho un buon
rapporto con lei.. è una brava donna, che lavora e non mi fa
mancare niente, ma non si interessa davvero a me, anzi, credo che un
po’ mi disprezzi, le da fastidio tutto di me: il mio mettermi
lo smalto, il mio look decisamente ambiguo; ignora ciò che
ho dentro, forse perché non ha mai provato a
capirmi… non capisce il mio attaccamento quasi -anzi,senza
quasi- spirituale,verso la musica, non capisce il fatto che ogni mese
parta due giorni per qualche concerto, non capisce il mio essere; e
piano piano ho imparato a passarci sopra.
Adesso sono sull'autobus e mi aspettano circa 40 minuti di viaggio
prima di iniziare un'estenuante giornata di scuola. Frequento il liceo
ormai da quattro anni, sono stato bocciato in terza, e senza alcuna
reazione negativa/positiva di mia madre, sto ripetendo l'anno; siamo a
novembre e ne ho già per il cazzo, ma dettagli. Sempre con
il mio fedele I-pod ascolto una canzone dei Good Charlotte:'We believe'
e sono assorto nei pensieri, come al solito. Con la musica viaggio, mi
perdo nella mia mente e dimentico quasi quello che faccio, è
come una droga, la migliore droga che ci sia, non fa male, solo
bene…
Mi dicono che oggi sarò anche interrogato, e come al solito
non ho studiato un cazzo. Come farò? Chi se ne fotte... Let
it be, come andrà andrà.
A metà viaggio sale un gruppo di ragazzine, avranno si e no
12-13 anni e, nonostante io abbia la musica a tutto volume le sento.
Una ha appena sbattuto lo zaino per terra e si è seduta con
la grazia di una pachiderma, le altre, un po’ in piedi e un
po’ sedute,Gridano.
-Ooooooh, Valeeeee? Che hai studiato?-.
-Perchè? Che cazzo c'era?-.
-Ce sta tipo l'interrogazione de diritto.-.
-C'è ma porcoddio!-.
Bonjour Finesse...
Qualche vecchietta scandalizzata le guarda per poi sospirare, e non le
do di certo torto. Tutto l'autobus le guarda e loro, ignare,
continuano. Incredibile.
-Soreeeeeeeeeee? Oh, che hai portato il libro de ghimmica?-.
-Ma cogliona, n'aavevi detto che lo portavi tu?-.
-Ma scema, ma stai male? Te ho mandato 'n messaggio ieri su emme esse
enne!-.
-Ma perché stavo su occupato che 'nnavo a
mangnà... e poi ho spento subito er computer, nun l'ho
letto!-.
-Ma che cazzo te magni? Che 'n te sei vista? Magni n'artro
po’ te scambiano pe' la moglie de Shrek.-.
-Ma che cazzo stai a dì? Guarda che sto a dieta!-.
-Menomale, pensa se 'n ce stavi!-.
E sono a due-tre metri di distanza l'una dall'altra, pensa se erano
lontane, ma poi che cazzo, hanno tutta sta voglia di strillare alle
sette di mattina? Giuro che le uccido!
Mi volto verso il finestrino e guardo fuori, è ancora mezzo
buio. Uffa,voglio l'estate...voglio andare al mare e prendere un
po’ di colore, perché ora come ora sono abbastanza
cadaverico, ma di certo non mi lampado o riempio di phard il viso come
quelle là.
Dio, non ci credo, stanno di nuovo gridando. Joel Madden aiutami
tu…
Mentre non riesco a fare a meno di guardarle leggermente accigliato,
scorgo un ragazzo in mezzo all'autobus, in piedi, appoggiato al
finestrino,che guarda fuori. È vestito un po’
largo, tipo i rapper: jeans larghissimi, una felpona bianca e sopra un
gilet. Sta ascoltando anche lui della musica, ma con i cuffioni grandi;
io non ce la farei mai a portare quei cosi, già mi estraneo
totalmente dal mondo con le mie cuffiette a tutto volume, figurati con
quella specie di casse attaccate alle orecchie! Come minimo finisco
sotto una macchina perché non la sento, stava già
per capitare.
Intanto che ascolto la musica, guardo male le ragazzette, e fisso i
tamarri.
La prossima fermata è la mia, mi alzo pigramente e mi dirigo
verso la porta avvicinandomi sempre di più al tamarrone che
piano piano fa lo stesso, deve scendere anche lui.
Dopo un po’ qualcuno mi picchietta la spalla; mi tolgo
prontamente la cuffia, e mi volto. La tipetta mi guarda malissimo.
-Che 'n ce senti? T'ho chiesto se scendi!-.
-Oops! Sì, sì, che scendo, sono davanti alla
porta, scendo.- dico con espressione da capitan ovvio.
-Se vabbè, però stai calma.-.
Tralascio di sottolineare il fatto che sia un maschio, non ne ho voglia
di discuterne, anche perché me la sono cercata io. Non posso
girare con la Louis Vuitton, jeans a sigaretta, giacca di pelle e
collane,capelli lunghi, piastrati e truccatissimi e pretendere che mi
diano del maschio. Hanno anche ragione.
Scendo.
Mi dirigo verso il bar, saluto le uniche due amiche che ho e ci sediamo
al tavolo.
Davanti al mio fumante cappuccino rigorosamente ''chiaro'' dico con
voce assonnatissima -Je, oggi ci sono io in lista di arte vero?-.
Lei fissa il vuoto, dev’essere più stanca di me;
poi improvvisamente si gira.
-Sì, sì, ci sei tu! Che non hai studiato?-.
-No…- dico stropicciandomi gli occhi -Cazzo!-.
Ecco, chiamatemi genio. Mica mi posso stupire se mi sono smerdato tutto
con il trucco; solo io posso essere così idiota!
Prendo velocemente lo specchietto dalla borsa e passandomi un dito
sotto gli occhi cerco di aggiustarmi: non è un danno poi
così irreparabile, menomale.
Mentre mi specchio l'altra mia amica mi dice prontamente -Vuoi che vada
io? Ho studiato…-.
-Ma no, no, vado io; sai che me la cavo… poi non
è giusto: tu sei dopodomani, perché devi
rischiare oggi? Tranquilla.-.
Lei sorride.
Grande ragazza Giulia..lei e Jessica sono le uniche persone adorabili
di quella classe, le uniche che mi vogliono bene, le uniche che mi
hanno accettato fin da subito, anzi, mi invidiano pure!
Ahahah sono pazze, ma le adoro.
Dopo aver finito di mangiare scendiamo insieme le scale che portano a
un gran piazzale, proprio davanti all'edificio.
Non è una novità che tutti mi guardino passare,
non è una novità che dicano ''Ahò
anche oggi ce sta er frocio!'', ma io non sono di quelli che ''non ci
fa più neanche caso''; me ne fotto, ma devo esprimermi,
sempre; così mi giro verso quell'idiota che l'ha detto e
guardandolo con estrema aria di sufficienza gli faccio -Intanto al
frocio guardi sempre il culo.-.
Lo vedo arrossire, vedo il suo sorrisino sparire immediatamente e i
suoi amici zittirsi immediatamente. Lui apre di nuovo bocca.
-Ma che stai a dì, brutta checca de merda? Ma me fai schifo!
Te se visto? No scherzo daa natura!-.
Giulia mi sta strattonando la mano ma io non mi lascio prendere per il
culo così, non lo farò mai, mai più.
-Io lo scherzo della natura? Io sono frocio, so di esserlo e me ne
vanto; tu ti proclami etero e poi però mi guardi sempre
quando passo. Chi è sbagliato?- vedendo che sta zitto lo
fisso dritto negli occhi e mi lecco il labbro, facendo poi schioccare
la lingua, e lasciandolo li imbambolato, giro sui tacchi e seguo le
ragazze entrando nell'edificio.
-Ahahahahahah! Dio, ma come l'hai spento? È inutile
Bì: fai diventare froci anche quelli che non lo sono, e li
prendi pure per il culo. Sei il migliore, veramente!-.
Je si esalta sempre quando rispondo a quelli che mi sfottono, e devo
ammettere che mi diverto anch'io.
-Sì, vabbè, però lui mi ha provocato,
se no non l'avrei nemmeno cagato.-.
-Ma veramente in quanto a PROVOCAZIONI anche tu mica hai
scherzato!Ahahhaah!-.
E tra una risata e l'altra entro in classe.
Stessa scena di tutti i giorni: tutti che si muovono a lentezza bradipo
come se stessero andando tutti al patibolo, gente che legge
compulsivamente il libro e gli appunti come se riuscissero a imparare
qualcosa in quei due minuti prima dell'arrivo del prof; che capre.
Vado nel mio fedelissimo ultimo banchetto, solo soletto. Prima ero con
la Giulia ma poi ci chiacchieravo troppo e mi hanno spostato, di certo
vicino a qualche altra ragazza sarebbero stati seri problemi. Mi siedo
e comincio a spegnere il cellulare, quando un'ombra arriva sul mio
banco,facendomi alzare lo sguardo.
-Senti Kaulitz, hai studiato, vero? No perché de finire
nella merda perché invece che studiare te fai
inculà dali tuoi amichetti froci non ne abbiamo voglia.-.
Deborah, la più troia della scuola, fa più
pompini lei di me. Deve sempre avere qualcosa in bocca, tipo la
cannuccia dell'estathè che sta bevendo. Che schifo l'odore
di estathè di prima mattina. Indietreggio qualche centimetro
per non vomitare.
-Certo che ho studiato, e per tua informazione ieri sì, mi
sono fatto inculare per bene; ti interessa così tanto la mia
vita privata? No perché se vuoi ti racconto anche delle
altre serate... se proprio non hai altri interessi.-.
-Fottiti.- dice con assottigliando gli occhi.
-Stasera di sicuro! Dedicherò il momento a te.- rispondo con
un gran sorriso. Giulia e Jessica stanno già ridendo di
gusto. Quella cogliona si è levata dal cazzo; Dio
quant'è brutta: porta la 48 come minimo, ha il piercing
sopra il labbro, lato destro, di un fine; quando parla sembra un
camionista, e… prende cazzi. Cioè, io ancora non
mi capacito.
Arriva la prof e scattiamo tutti in piedi. E dietro di lei
c'è un ragazzo: il tamarro dell'autobus.
Lo guardo divertito, sembra anche simpatico; poverino, questa
è una scuola femminile e i pochi maschi che ci sono, sono
tutti degli idioti; magari è anche normale ma tempo qualche
giorno verrà anche lui contaminato, peccato.
Tutte, Giulia e Jessica comprese, lo guardano e cominciano a parlarsi
nell'orecchio mentre lui sta in piedi vicino alla prof che sta dicendo
che si chiama Tom -anche lui ha un nome da cane, evvai!- e parla poco
l'italiano perché si è trasferito da poco dalla
Germania -ok, seconda coincidenza, ci piace-.
Mentre la prof parla un po’ di lui, le ragazze, avendo capito
che non capisce cominciano a commentare ad alta voce con carinerie del
tipo:
-Anvedi che pezzo de figo, ahò!-.
-Che ma te lo insegno io l'italiano, ma prima me devi dà la
bestia che c'hai lì sotto!-.
-Ah prof, che sto qua non capisce proprio un cazzo? O quarche parola la
sa? No perché se no glielo dico pur'io che moo scoperei de
brutto.-.
Io mi limito a guardare la scena scioccato, e lui lo sembra
più di me. Poverino,è solo in una classe di gente
che grida e non sa nemmeno cosa dicono, e menomale cazzo! E come
direbbero i miei amati Guns: ''Welcome to the Jungle'' ragazzo.
-Kaulitz!- la prof mi chiama. Lui sentendo quel cognome sorride, ha
capito che sono anch'io mezzo crucco. Mi alzo in piedi.
-Sì?-.
-Tu lo sai un po’ di tedesco, vero?-.
Questa non ci voleva! Cioè da piccolo lo sapevo, ma ora lo
so di merda: lo so come gli italiani sanno l'inglese. Di merda! Vorrei
dirlo alla prof ma non mi sembra proprio il caso.
-Ehm… dovrei un attimo riprendere a parlarlo per parlarlo
benissimo. Per ora le cose basi però le so.-.
-Benissimo, allora affiancherai tu Tom, va bene?-.
E inevitabilmente altre urla.
-Poraccio oh, proprio er frocio je doveva capità!-.
-Ma nooo, ma prof! Ma quello lo violenta… ma non
può!-.
-Ecco kaulitz, aiutalo te... ahahahah!-.
Io questa volta non ho voglia di controbattere, così
annuisco alla prof e mi risiedo. Inutile dire che la bidella sta
portando un banchetto singolo vicino al mio e il terrone crucco sta
prendendo posto proprio vicino a me. Sorrido mentre si siede e quando
lo fa gli tendo la mano.
-Piacere Bill!- inutile dire che ci rimane un pochino di merda.
-Ah, sei un maschio...-.
-Eh, così mi hanno detto da piccolo… ma io non ci
credo mica tanto.-.
-Ahahah. Beh, almeno sei felice. Piacere Tom.-.
Menomale, non è omofobo -Tre punti per Bill, juppiiii-.
Faccio per girarmi quando riprende a parlare.
-Sei tedesco anche tu?-.
-Eh, sì... ma non ho una bellissima pronuncia,vero?- e metto
giù il labbrino. È vero,non lo parlo bene. Lui
sorride.
-Ma no, hai una pronuncia un po’ strana, ma si capisce bene
quello che dici. Di dove sei?-.
-Mia madre era di Amburgo, ma io sono venuto qui che ero piccolissimo;
non mi ricordo niente della Germania..,
-Ah sì? Io invece sono di Brema. Mi sono trasferito qua da
un mesetto per il lavoro di mio padre.-.
-Oh, immagino dovrai cominciare tutto da capo...-.
Un urlo disumano.
-Kaulitz! La pianti di blaterare? È appena arrivato, non lo
aiuti di certo facendogli perdere la concentrazione!-.
-Prof, tanto non capisce una mazza, stavo solo socializzando.-.
E la Deborah figurati se non se ne esce -Sì prof, deve
socializzà lui: l'unico maschio che ce sta in classe mica se
lo può fa scappà! Attento Tom, te vuò
trombà!-.
Tom si gira verso di me.
-Cosa ha detto quell'ippopotamo, scusa?-.
-ahahahah,niente niente, poi t’o dico.-.
La prof intanto, dato che non ha le palle per difendermi, ha lasciato
cadere il discorso ed è tornata a spiegare.
E dato che devo parlare in tedesco ne approfitto per insultarla un
po’.
-Cazzo di cogliona che non ha nemmeno le palle di tenere testa a una
classe.-.
-Ho visto subito che non sei molto integrato, magari mi sbaglio.-.
-No, no, non ti sbagli. Ora, senza girarti, quelle due ragazze che ti
stanno mangiando con gli occhi, loro sono le uniche mie amiche: sono
due ragazze d'oro, anzi, se vuoi conoscere qualcuno vai dritto da loro
che sono le migliori. Le altre lasciale perdere. Tutte volgari, zoccole
e omofobe di merda.-.
-Oddio, ma ti discriminano per questo? Devono essere parecchio
indietro, poverine.-.
-Eh già! Comunque ascolta, a ricr…-.
-Kaulitz! Senti, dato che hai voglia di chiacchierare, vieni qua a
parlare, tanto sbaglio o eri programmato?-.
-No, non si sbaglia.- mi alzo prontamente e vado alla cattedra.
Strano che le puttane non mi debbano sfottere.
-E anche oggi Kaulitz l'ha preso nel culo...-.
Tutte a ridere. Fanculo.
E l'interrogazione di storia dell'arte alla fine non va malissimo. Ho
viaggiato tanto per cui me la cavicchio sempre; e la faccia scazzata
delle mie compagne non hanno prezzo, proprio non riescono a sopportare
il fatto che anche se non studio un cazzo me la cavo sempre.
Giulia e Jessica mi guardano sorridendo quasi orgogliose di me. Ma
c'è un'altra cosa che mi colpisce: i suoi occhi.
È tutto il tempo che mi fissa e io sono in soggezione; mi da
fastidio, cazzo! Che cazzo ha da fissare quel terrone tedesco? Che poi
non mi da proprio fastidiosissimo, semplicemente mi fa agitare, e io
odio agitarmi. Ma soprattutto, perché mi agito? Non
è decisamente il mio tipo.
Me ne torno a posto con un bel 7 e un sorriso compiaciuto -di me
stesso- stampato sulle labbra.
-Com'è andata?-.
-Sette!-.
-Cazzo, mi dispiace… ma sembrava che parlassi abbastanza!-
dice stranito.
-Ahaha ma no! Qui è il contrario! Qui 7 è un bel
voto; si va in ordine crescente, più vai bene più
si sale, dall'uno al 10. Capito?-.
-Ah ok, bene. Ecco perché mi hanno ammesso subito a questa
scuola, avevo tutti due!-.
E ridiamo insieme.
Però ha un gran bel sorriso, illuminato dal piercing a lato
del labbro inferiore, poi quegli occhi grandi, marrone
chiaro… un po’ come i miei, gli stanno bene. Devo
ammettere che è un bel ragazzo. Se solo si vestisse un
po’ meno da scappato di casa…
Suona la campanella e una volta che la prof si è congedata
Je mi fa subito segno di andare al loro banco.
-Scusami Tom, ma vado a subire il terzo grado dalle mie amiche, mi
dicono che hai fatto colpo! Ahahah!-.
Mentre mi allontano sento lui che ride, ha pure una bella risata, un
po’ volgare… da tedesco, insomma!
-allora? cosa dice?-.
-che palle! Perché non mi sono iscritta a tedesco?-.
-Sì, ma Bill sei il solito culattone!-.
-Vabbè, qui non c'era dubbio…-,
-Ahahahah!-.
-Ragazze?-.
-E poi Dio, ma hai visto il piercing… Dio, che figo!-.
-Ragazze?-.
-Bill, mi dispiace per te ma spero che sia fermamente etero.-.
-Ragazze?!-.
-Oh, scusa Bì,volevi dire qualcosa?-.
Poverine, quando vedono un maschio non capiscono più un
cazzo.
-Ragazze... allora, scusatemi tanto se la prima cosa che gli ho chiesto
non è stata ''No ma sei etero? No perché sa,i qua
ti vogliono tutte scopare, in caso non lo fossi meglio per me''.-.
-Ahahaha! Dai Bill, cerca di essere serio. Ma non sa proprio niente di
italiano?-.
-No, è qua da solo un mese.-.
Stranamente nessuna troia della mia classe rompe i coglioni, se ne
stanno tutte in gruppo per i cazzi loro a parlottare. Bah, che strano.
Poi entra la prof.
Le due ore passano velocemenete. Io chiacchiero col nuovo arrivato, mi
ha detto che fa i graffiti sui muri e in Germania è
così conosciuto dai poliziotti che c'è diventato
amico, che è in crisi perché qua è
solo e non potrà fare la vita di sempre, che adora fare
shopping -quattro punti per Bill,oh yeaah!-, che abita quattro fermate
dopo la mia, che suo papà ha un'importante ditta di
marketing e sua madre non l'ha mai conosciuta -come me con mio padre.
Cinque punti a favore, sono un pazzo-, che a Brema aveva la sua
compagnia, che passavano le giornate per le strade a ballare sotto i
portici e a smerdare i muri, che con suo padre non ha mai avuto un bel
rapporto, che gli piace il gelato al pistacchio -che schifo- e che ha
due cani, ai quali è molto affezionato e che si sente molto
solo, piccinoooo.
Piccino un cazzo,che cazzo sto dicendo?
Ricreazione, amata ricreazione.
Jessica e Giulia si alzano e si fiondano verso la porta per andare alle
macchinette, come sempre.
Io mi alzo tranquillamente, mi metto il giacchetto e sto per uscire
quando qualcuno mi chiama.
-Beeeih?-.
Bill, vorrei dirgli, mi chiamo BILL! ma povero crucco,
imparerà prima o poi a pronunciare il mio nome all'italiana.
-Sì?-.
-Si può uscire? Cioè, vorrei fumare.-.
-Oh sì, che maleducato. Stavo giusto andando, vieni?-.
E usciamo dalla classe insieme.
Tutti come al solito mi guardano, ma nessuna battuta acida. Nessuna,
forse perché ignorano il fatto che Tom, anzi, come dice lui
''Thamm'' non sappia l'italiano e forse hanno paura.
Dio, ma che castelli mi faccio?
Una volta in cortile mi accendo subito una Malboro e…
-Shaisseee! Mi dai l'accendino? Devo averlo perso.-.
Mentre lo faccio accendere non posso fare a meno di sfotterlo un
po’, è la mia natura!
-Per forza, anche io perderei la roba in quei tasconi! Ahahah, ma non
hai freddo?-.
Lui sbarra un po’ gli occhi -Ehm… cosa c'entra?-
è serissimo, che figura di merda… arrossisco come
un'idiota.
-No... cioè.. non ti entra l'aria nei pantaloni? Nella
maglia?-.
Lui mi guarda un po’, quasi curioso e scoppia a ridere di
gusto: mi sta prendendo per il culo allegramente.
-L'aria nei pantaloni? Ahahahah, questa è la più
bella... sei forte Beeeih!-.
-Bill!-.
-E che cazzo ho detto?-.
-Hai detto qualcosa tipo ''Beeeh''-. lo imito.
E lui ride ancora.
OK,mi sta sul cazzo.
Io lo guardo accigliato, accigliatissimo, incazzato nero. E
poi… rido, insieme a lui.
Orgogliooo? Dove sei?
Risuona la campanella e mi affretto ad entrare con lui dietro.
Mentre entro sento qualcosa cadere, mi giro e raccolgo l'accendino. E
in quegli istanti lo becco… becco lui che mi guardava il
culo, piuttosto compiaciuto.
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Capitolo 2 *** 2.I segni che hai lasciato, chiunque tu sia. ***
2.I
segni che hai lasciato, chiunque tu sia.
Sono le tre e mezza e sono in cucina davanti alla tv spenta che
sorseggio un caffè e mi fumo una sigaretta in tutta
tranquillità. Per quanto sia un malato di musica a volte mi
piace il silenzio, mi fa piacere, mi rende tranquillo quasi quanto la
musica, solo in maniera… diversa...
Sento la serratura girarsi e una voce fredda e distaccata annuncia mia
madre.
-Bill sono a casa.-.
-Sono qua.- dico, ma non accenno a volerle andare in contro. Mi
raggiunge in cucina sbattendo la borsa sul divanetto sedendocisi
affianco. Il mio sguardo è concentrato contro il muro,
involontariamente ma il suo tossire mi sveglia un attimo e la guardo
finalmente in faccia.
-Quante volte ti avrò detto di aprire le finestre quando
fumi?-.
Io mi alzo lentamente e mi trascino verso la finestra, aprendola. Dopo
di che tiro un'altra boccata, improvvisamente mi ritorna in mente
cos'è successo oggi.
-Mamma?- dico con voce squillante.
-Sì.- mi guarda male, come al solito.
-Ti dispiacerebbe se… insomma… mi parlassi un
po’ più spesso in tedesco?-.
-Bill… tu sei in Italia e ci resterai. È giusto
che sappia bene l'italiano.-.
-No, ma lo so, lo so. È che… è
arrivato un ragazzo dalla Germania… e non so, mi farebbe
piacere conoscerlo, e forse è meglio che rafforzo un
po’ solo la pronuncia.- dico con sguardo cupo.
-Mi farebbe piacere in che senso, Bill?- dice visibilmente irritata.
E li i nervi scattano, come ogni volta.
-Mamma, cristo! Non ho detto che me lo voglio trombare!-.
Lei sbarra gli occhi quasi spaventata.
-Ho detto che mi farebbe piacere conoscerlo meglio e parlarci! Che
cazzo ne so, magari diventa il mio peggior nemico, magari non ci
cagheremo più di striscio o, per quanto ti possa dare
fastidio, magari avremo una relazione, che cazzo ne so mamma? L'ho
conosciuto oggi! Ma perché devi farmi sempre le stesse
domande? Basta!-.
Ed ecco il tono calmo e pacato, da leccata di culo.
-Bill, ti ho solo chiesto… ma, se puoi, non aggredirmi
così. Io devo solo abituarmi a questo tuo essere; non
credere sia facile, ho bisogno forse di un po’ di
tempo… ma ti prego, non trattarmi così.
È già abbastanza difficile.-.
Ed ecco che mi attraversa uno di quei momenti.
Uno di quei momenti strani dove faccio cose senza sapere il
perché. Dove dico cose che non hanno senso con il contesto
in cui mi trovo al momento, uno dei tanti momenti del genere, che mi
capitano da quando sono piccolo.
Mi metto le mani sopra le orecchie e urlo… urlo con tutta la
forza che ho.
-Bastaaaaaaaaaaaa! Basta! Stai zitta, ti prego!-.
E piango,piango disperatamente... mi accascio contro una gamba del
tavolo e rimango lì, pieno di odio e di dolore. Non per mia
madre, non per me stesso, ma per qualcosa che non ho, qualcosa che mi
manca, qualcosa che mi fa impazzire ogni giorno di più. E
grido, grido ancora con la testa tra le gambe. Finché non
rimango senza voce.
Mia madre rimane li dov'era prima ,impassibile. Deve essersi abituata.
E dopo qualche minuto che piango ininterrottamente smetto, con
naturalezza mi alzo, mi prendo un bicchiere d'acqua, bevo. Tutto senza
guardarla minimamente. E torno su, in camera mia.
Entro e chiudo la porta lentamente. Giro la chiave.
Do un'occhiata alle centinaia di poster che non lasciano spazio a mezzo
centimetro di muro ma soprattutto non lasciano spazio a nient'altro in
generale. Accarezzo il poster dei due Gemelli Madden… e
bacio la figura di Joel.
Poi comincio a frugare nei cassetti, nella borsa, sotto il letto, sotto
il materasso. Dove cazzo l'ho messa? Dopo qualche minuto chiamo il mio
migliore amico, almeno, l'unico amico maschio che ho.
-Oh Giò…-.
-Buongiorno principessa!-,
-Coglione. Oggi sei libero?-.
-Veramente avrei palestra..,
-Perfetto, ci andrai più tardi. Passi da me?-.
-No ma tranquillo… A che ora?-.
-Ahahah, vedi che vieni?-.
-Io vengo sempre quando ci sei di mezzo tu, Bill.-.
-Che bambino idiota. Quando vuoi comunque, porta un po’ di
quella roba là che quella troia di mia madre deve averla
trovata e buttata via.-.
-Ahahah, non sei neanche capace di nasconderti mezzo grammo. Dio, se
sei sfigato!-.
-Eh, hai anche ragione. Muoviti.-.
E riattacco. Poi sospiro forte, scendo sotto in cucina di nuovo:devo
chiarire una cosa, e questa volta sarà chiara una volta per
tutte. E la trovo lì, con una mano si tiene la testa e
sospira guardando nel vuoto. Mi vede arrivare.
-Ohi…-.
-Ohi un cazzo.- la fisso… la fisso come solo io so fare,
penetrandole dentro, facendole trovare paura... tanta. Come ogni volta
che fa quello che ha fatto ormai troppe volte. Mi avvicino sempre di
più a lei fino a sentire il suo respiro.
-Non provare mai più a toccare niente in camera mia, mai
più!-.
-Bill, io… io non so di cosa parli, te lo giuro.-.
-Taci. È l'ultimo avviso che ti faccio: prova ancora una
volta a invadere la mia vita, in qualsiasi maniera, dalla
più stupida come nascondermi il fumo alla più
grave impicciandoti della mia vita sentimentale e sessuale. E non mi
vedi più. Vado in Germania mamma, a cercare quello che sai
solo tu e che mi tieni nascosto da anni.-.
-Bill, ma cosa stai dicendo? Stai avendo un'altra delle tue crisi...
Bill… stai bene?- sta sudando e io no. Sorrido.
-Mai stato più tranquillo, non so cosa sia... so che
è un pezzo di me importante. Probabilmente mio padre... dal
quale tu mi hai strappato e non mi dai notizie da 17 fottutissimi
anni.-.
E lei non ce la fa più. Mi da uno schiaffo fortissimo
girandomi la faccia e mi prende per i capelli, mi sbatte forte contro
il muro. Il dolore è lancinante ma la soddisfazione lo
è di più. Sorrido di nuovo, mentre mi tira i
capelli.
-Quel bastardo di tuo padre se n'è andato di casa tre giorni
dopo che sei nato perché si era innamorato di quella puttana
dell'infermiera che ti ha fatto nascere. Tu non sai le cose, Bill.
Taci! Taci e non permetterti più di aprire bocca
sull'argomento.-.
Ha mollato la presa lasciandomi seduto contro il muro, sempre con lo
stesso sorrisino idiota stampato sulla faccia. E presa la borsa se ne
va di casa sbattendo la porta.
E ce l'ho fatta, ho un indizio in più, una tesserina in
più che sarebbe servita a completare il mio grande puzzle.
Troppi buchi vuoti sono presenti nella mia vita.
Mi sono sempre sentito troppo solo, come quando da piccolino mi trovavo
senza motivo a piangere, abbracciando una coperta. Non sapevo il
perché, ma sapevo che da qualche parte del mondo, qualcuno
sarebbe arrivato a darmi la risposta a tutto.
Mi sono sempre sentito come se non mi appartenessi totalmente, ma
è solo una delle tante sensazioni che mi fanno impazzire a
volte. Mi capita spesso di fare cose assurde, come mezz'ora fa, senza
un motivo. È come se fosse la rabbia di qualcuno dentro di
me che vuole uscire. Non lo so.
Mentre sono assorto nei miei pensieri sento il campanello, scatto
subito in piedi, mi fermo davanti allo specchio e mi aggiusto un
attimo: ho la fronte sudatissima, i capelli attaccati ad essa, una
guancia rossa. Ma me ne fotto, tutto è servito, ora mi sento
bene.. o quasi.
Vado ad aprire la porta e mi ritrovo il mio amico Giorgio con il
borsone della palestra in spalla, quando mi vede strabuzza gli occhi.
Non gli do il tempo.
-Entra, ti spiego.-.
Ora siamo in camera mia, entrambi straiati sul letto, lui mi accarezza
piano una guancia.
-Hai avuto un'altra crisi, non è vero?-.
-No… cioè sì… ma non
è per quello...- e comincio a raccontargli tutto: di mia
madre, di quello che mi ha fatto e di quello che mi ha detto. Lui mi
ascolta finché non ho totalmente finito. Poi il silenzio,
sbuffo.
-Allora Bill, io proprio non ti capisco... ok, tua madre ha
indubbiamente esagerato. Ma tu ce l'hai portata. Devi smetterla! Tua
madre ti ha cresciuto, tua madre è partita dal suo paese con
te in fasce e ha ricominciato tutto da capo, tua madre ti ha cresciuto
come meglio ha potuto, con tutte le sue forze e tu? Tu la minacci di
andartene di casa per andare a cercare uno che ti ha abbandonato? Uno
che ha abbandonato tua madre con un bimbo appena nato? Ma che cazzo te
ne frega? Viviti sta vita, cazzo!-.
-Giò, tu non capisci…- comincia a pulsarmi la
testa.
-No, sei tu che non capisci! Ragiona! Capisco la curiosità,
ma devi piantarla di attribuirle colpe che non ha e ostinarti a pensare
a quell'uomo che per te non ha fatto un cazzo se non far arrivare il
suo dannato spermatozoo dentro tua madre! Hai capito?- si gira verso di
me. Sono rannicchiato di nuovo su me stesso, ma non piango.
-Bill... Bill scusami, cerca di capire… Bill?-.
E succede di nuovo, perdo il controllo di me.
-LO VUOI CAPIRE CHE NON DECIDO IO COSA PENSARE? NON DECIDO COSA FARE?-
sto stringendo un cuscino tra le mani e quasi mi fanno male i tendini e
urlo, urlo davanti a me, quando Giorgio è di fianco,
scioccato; per lui è la prima volta, è la prima
volta che vede.
-C'È QUALCOSA DENTRO DI ME, C'È QUALCUNO!
C’È QUALCUNO CHE SA, QUALCUNO CHE MI
CAPIRÀ! IO NON SONO QUELLO CHE VEDETE, NON SONO QUELLO CHE
VEDETE CAPITO? IO NON DEVO ESSERE QUI! A ME FA SCHIFO STARE QUI! IO
SONO NATO PER ESSERE… SONO…- e poi il vuoto. La
testa pulsa, il cuore si calma, mi blocco mi giro.
Giò è lì che mi guarda, non so se sia
spaventato. Mi guarda e basta, probabilmente non sa cosa fare. Gli vado
lentamente in grembo, lo abbraccio. Sento la sua mano accarezzarmi la
schiena e continuando a guardare fisso dritto a lui la mia guancia
è contro il suo petto, lo stringo fortissimo.
-Scusami... ti prego scusami… ti prego…- stringo
la sua maglia.
Lui sussurra -È tutto apposto… piccolo,stai
tranquillo. Sono qui.-.
Sento il profumo dei suoi lunghi capelli castani, lisci, morbidi,
più dei miei. Perché i miei sono trattati come
non mai e sono ridotti praticamente a paglia. E respiro a lungo.
Shampoo… alla pesca.
E non ci credo, ma riscatta di nuovo qualcosa in me, ma non voglio fare
come prima. Spaventatissimo da ciò che potrebbe succedere
stringo ancora di più l'unico uomo che mi abbia mai voluto
bene.
-Ti prego stringimi, fortissimo, ti prego… ti scongiuro.-
sto tremando -Ti prego non farmi sclerare come prima. Sta succedendo di
nuovo… ti prego tienimi.-.
Lui non dice niente, e lo fa. Mi stringe come non mai e posso sentire
le sue lacrime scendere, posso sentire il suo cuore
accelelerare… e io non ho più paura.
Ma continuo a respirare quel profumo alla pesca, quasi avesse un
significato particolare. Scavo più che posso nella mia mente
ma non trovo niente che mi posso aiutare. Non ho mezzo ricordo
importante legato al profumo di pesca. E con il cuore in pace, mi
calmo, questa volta definitivamente.
Dopo venti minuti che siamo li,immobili,mi stacco da lui.sussurrando un
grazie.
Lui rimane li e mi sorride, quasi per incoraggiarmi.
Sto bene. Ora sto bene.
-Dove hai preso quello shampoo, Giò?-.
Lui sorride mentre si accarezza lentamente una ciocca -Alla bottega
verde, è favoloso.- e ride.
-Domani andiamo in centro, lo voglio anche io.-.
-Ah, ok ok. Allora, ce la facciamo questa cannetta o no?-.
E ci ritroviamo come ogni giorno sul mio letto, uno di fronte
all'altro, a rollare. Dopo che abbiamo finito ci accediamo le due
''sigarette magiche'' e cominciamo a parlare del più e del
meno.
Entrambi reggiamo benissimo questa roba quindi per noi è una
sigaretta un pochino più forte, solo ci rilassa immensamente.
-Allora, scuola com'è andata?-.
-Cazzooo, non ti ho detto niente! Abbiamo un nuovo compagno!- dico
sorridendo immensamente.
-Uuuh uuh.- fa l'occhiolino -E immagino che tu sia ''todo un fuego''...
hahahah!-.
-Ma vaaa! È ok… è simpatico, ma cosa
importante: è tedesco! E non sa parlare una parola di
italiano!-.
-Aaaaaaaaaaaaah! Eh capito, e chissà chi gli farà
da tutor...-.
-Ahahah! Eeesatto! Ma no, vabbè... non è che mi
abbia colpito tanto. Sì, è un bel ragazzo eh, per
carità. Ma non è il mio stile, decisamente.-.
-Com'è?
-Allora, presente un tamarrone? Sembra… ecco! Un sacco della
spazzatura!-.
-Però, mica male...- ride.
-No, no, non scherzo. Un sacco della spazzatura, con tanto di laccetti
in cima per chiuderlo!-.
-Bill.- spalanca gli occhi -Bill... che cazzo ci hai messo
là dentro? Nella mia c'è solo ganja.-,
-No, no,ascolta: si veste tutto largo e ha le treccine in testa; un
sacco della spazzatura, uguale! Ahahahahah! Poi ha un piercing al
labbro inferiore, di lato e porta i cuffioni quelli da... fattone!-.
-Kaulitz, ti ricordo che hai una bomba tra le mani che me pari Bob
Marley.-.
-Ahahahah! No, veramente. Però... c'è
dell'altro.- divento improvvisamente serio.
-Eh?-.
-È come se... boh, il suo sguardo… il suo sguardo
mi da fastidio, ma allora stesso tempo mi incuriosisce..h. a due occhi
color nocciola… bellissimi. Ma è come
se… è troppo vicino a me. Ok che sono l'unico che
parla la sua lingua, ma… quando mi guarda, è come
se volesse leggermi dentro.-.
-Oddio Billl, e tu,come fai a dire queste cose?-.
-Lo sento…-.
-Cosa senti?-.
-Non lo so, Giò,l o sento e basta. È come se..
boh, fosse qualcuno di importante. Subito non l'ho notato, ma ora che
ci penso… io non lo so… non so
spiegarti… scusami, è troppo complicato.-.
-Ma… se tipo... ti piacesse? Mistero svelato.-.
-Ma ti dico di nooo! Non per ora! Per ora mi ci trovo bene, ma
è qualcosa che va oltre... capisci?-.
-No.-.
-Strano!-.
-Bill, tu sei troppo ossessionato da questa cosa di tuo padre, delle
tue origini. Pensa a trovarti un ragazzo, o magari una
ragazza… come la natura prescrive... e basta.-.
-Tu non puoi capire.. non capirai mai...- e fisso ancora quel benedetto
muro.
E ora sono le due di notte. E non dormo. Sono sul letto a fumare. Mia
madre è rientrata ma non ci siamo più cercati.
Guardo ancora il mio poster preferito... e per un attimo, mi sembra per
un attimo che Joel e Benji, si sorridano.
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Capitolo 3 *** 3.I Segni Diventano Realtà. ***
3.I
segni diventano realtà
Con il massimo della lentezza mi alzo dal letto, sbadiglio come un
ippopotamo e mi trascino in bagno. Dopo una doccia calda giro
saltellando per la camera, fa freddo, cazzo. Mi vesto velocemente,
qualcosa di semplice come pantaloni in pelle, camicia nera, anfibi
tacco 5 e una ventina di accessori; decido solo di non truccarmi, non
ne ho le forze. Senza neanche passare dalla cucina prendo la mia
'Luisa' che ormai sta scoppiando con tutti libri che ci metto dentro e
mi avvicino alla fermata. Una volta arrivato mi accendo una bella
sigarettina, aspiro e poi penso, con la massima calma a cosa devo fare,
chi sono esattamente, dove sto andando e cose di questo genere. Poi non
so perché, ma c'è una cosa che dovrei ricordarmi,
ma non so cosa; quando salgo sul bus mi viene subito in mente: il
tamarrone pettinato da negretto del Congo! Bello lui,dovrebbe salire
qualche fermata dopo di me.
Insieme al mio fedele I-pod mi estraneo dal mondo e dalle burine che
gridano come pazze sull'autobus e entrando totalmente nel mio mondo tra
le note di 'Hotel California' degli Eagles guardo distrattamente fuori
dal finestrino, assorto tra i miei pensieri. Dopo qualche decina di
minuti avverto uno spostamento d'aria, mi volto e tutto ciò
sono due labbra carnose, con un magnifico piercing, che mi sfiorano la
guancia...
-'Giorno Beeehl!-.
Giusto il tempo di arrossire e notare il suo profumo -deve essere
Blue,di Dior, cazzo lo voglio anche io!- e saluto con un cenno del
mento, si siede vicino a me e si sposta le cuffione sul collo -bel
collo, tra l’altro- e si volta completamente verso di me,
fissandomi.
-Cosa c'è?- dico piuttosto irritato.
-Hai qualcosa di diverso...- dice socchiudendo gli occhi e scrutandomi.
-Sì, sono struccato… lascia stare, faccio
cagare.- e mi stropiccio gli occhi sbadigliando di nuovo.
-Ma nooo...- ride -Anzi, sai che stai meglio.-.
-Non dirlo neanche per scherzo!- un altro sbadiglio,che figura di merda.
-Dormito poco, eh?- e fa un ghigno bastardo.
-Eh già, ma in compenso ho pensato tanto.-.
-Ah sì?- cazzo questo è interessato davvero a
quello che faccio, ma che cazzo vuole?
-Sì...- dico soddisfatto di me stesso.
Poi, non avendo altri argomenti, ci rimettiamo ognuno le proprie cuffie
e guardiamo io dal finestrino e lui dritto davanti a sé e
boh, è come se sentissi qualcosa. Di colpo la musica passa
in secondo piano... è come se sentissi il suo respiro che
è perfettamente in sincronia con il mio, ma è
impossibile! Io ho la musica sparata al massimo e lui anche!
È come se sentissi il suo battito, totalmente incastrato con
il mio, pazzesco… e accelera, accelera sempre di
più. Ma perché? Non sento altro, non ho
più pensieri,l a mia mente è totalmente
vuota… ho paura.
Ed eccola qui. Dio, non ci posso credere, sto avendo una crisi.
Così chiudo gli occhi, o meglio, li strizzo e mi aggrappo al
sedile con entrambe le mani, le lacrime fanno di tutto per uscire ma le
trattengo come non ho mai fatto, sale in me una voglia di gridare
assurda, ma non lo faccio, no assolutamente! Mi giro a fatica per
vedere che lui è nella stessa, identica, posizione mia. Solo
che canta con il labiale la musica che ascolta, ma ha ugualmente gli
occhi chiusi e si sta tenendo al sedile, guardo le sue mani, bianche,
come le mie. Ed è proprio guardandolo che passa tutto, piano
piano. Comincio a respirare regolarmente, ad alzare il viso e a
guardare in alto, è passato tutto.
Mi giro verso di lui, sembra più tranquillo, ma è
solo, tanto, troppo sudato.
Si volta, i nostri occhi si incastrano perfettamente e non so il
perché, non so il percome, ci ritroviamo abbracciati. La mia
testa sul suo petto, il suo felpone che mi avvolge, la nostra musica
che ci accompagna. Non so quasi niente di lui, è la seconda
volta che lo vedo, e non riesco a capire come mai stia succedendo tutto
ciò.
E di colpo sparisce tutto: l'autobus, le persone intorno a noi, i
pensieri. Sento solo il suo braccio attorno al mio corpicino, il suo
profumo. E percepisco di nuovo il suo battito, ma questa volta non
è una sensazione, è seriamente a tempo con il
mio, esattamente come lo sentivo prima. Avevo ragione.
Non diciamo niente e dopo dieci minuti lui si accorge che dobbiamo
scendere, così mi scosta un po’, io sobbalzo e
scatto in piedi, lui dietro di me.
Una volta sceso non so neanche da che parte sono girato e opto per un
po’ di distacco.
-Ehm… io, vado al bar dalle amiche… ci si becca
in classe…-.
Lui non mi guarda e fa un cenno di assenso, poi sparisce. Corro
velocemente e quasi mi fiondo verso il bar dove Jessica e Giulia stanno
mangiando, bevendo, scrivendo, chiacchierando e completamente
ripassando. Io non sarei in grado neanche di fare la metà di
quelle cose contemporaneamente.
Con una vitalità che non ho idea da dove salti fuori sbatto
la borsa sul tavolo facendole saltare. Mi siedo velocemente sulla sedia
e mi abbandono la testa tra le mani, loro mi fissano spaventate.
-Ragazze, sto male.-.
-Ehm, sì… si vede. Cos'è successo?-.
Alzo lentamente gli occhi rossi e piango, silenziosamente, senza motivo.
-Bill?- Giulia si alza e mi abbraccia da dietro -Piccolo, stai
tranquillo… cosa c'è?- prende un tovagliolino e
fa per asciugarmi le lacrime, quando realizzo scatto indietro.
-Non con quello! Che schifo! Sembra carta vetro! Mi irrita la pelle!-
loro due scoppiano a ridere.
-Ok, allora non è così grave...- e torna al suo
posto sorridendo davanti a me.
Tiro fuori dalla borsa un fazzolettino profumato -con i paperini
disegnati- e mi asciugo, ho tutta la pelle arrossata, che schifo.
Ovviamente loro seguono ogni mio movimento, curiose, preoccupate,
attente a tutto ciò che faccio. Finalmente parlo.
-È successa una cosa sul bus raga…-.
-Che ti hanno rotto il cazzo di novo? Cazzo di froci, oh!- poi si tappa
la bocca di colpo -Scusa Bì.-.
-No, no, niente di tutto ciò…
cioè… è difficile da
spiegare… ragazze… ascoltate. Vi va se ci
saltiamo la prima così vi spiego? Vi prego... sono a pezzi.-.
Loro ci pensano un po’, si guardano in faccia: alla prima ora
Jessica aveva un'interrogazione importantissima che le salverebbe in
pagella, ma alla fine, sorridendo, acconsentono.
E rimaniamo lì nel bar; racconto tutto, in ogni minimo
dettaglio e loro stanno lì, con gli occhi spalancati e un
sorrisone da ebete stampato in faccia.
-Bill è innamorato!-.
-Cogliona, ma non hai sentito cosa ti ha detto?-.
-Giù, no… cioè, non lo so…
succedono troppe cose strane. Ci deve essere qualcosa, solo che devo
ancora capire cosa…-.
-Ma che cazzo dici! Ti piace, punto!-.
Scuoto la testa -No, ragazze. Non potete capire, non lo capisco nemmeno
io…-.
-Eppure io proprio non ce lo vedo gay a quello là, con tutto
il rispetto Bì.-.
-Ahahhah! Ma dai, non è gay… magari gli sto
simpatico, mi vuole come amico… gli amici si abbracciano,
no? E poi dai, sono l'unico che parla la sua lingua, è
normale che mi voglia tenere stretto...- le guardo, sono decisamente
poco convinte. Guardo distrattamente l'orologio: le 8:50, tra poco
suona la seconda ora. Sbaracchiamo, paghiamo e entriamo velocemente a
scuola.
Ogni scalino sembra pesantissimo da fare ed è come se di
colpo ne avessero aggiunti altri. Ma che cazzo dico?
-Bill, muovi il culo che la prof poi ti cazzia!-.
Le due sono già in cima alle scale che stanno per entrare e
mi lasciano tutto solo. Dopo qualche secondo che mi sembrano anni
eccomi lì, tutto solo a varcare quella porta.
Mentre Jessica e Giulia mettono a posto giacche e quant'altro il mio
sguardo schizza su di lui, totalmente impegnato a scrivere, non mi sta
proprio vedendo. Mi avvicino lentamente, non sta scrivendo…
ma disegnando. Vorrei chinarmi dietro di lui per vedere meglio cosa
stia facendo, ma per evitare una figura di merda colossale mi siedo,
lui appena realizza fa sparire il foglio sotto al banco, lasciandomi
stranito, anzi, proprio di merda!
-Scusa…- sussurro -Non volevo disturbare...-.
-No, no, stai tranquillo... perché non sei entrato
all'orario giusto? Pensavo non venissi… fossi tornato a
casa… fossi stato male… qualcosa del genere.-
sembra preoccupato, davvero.
-No, no! È che ho preferito rimanere al bar a fare qualche
compito che avevo mancato di fare, è successo qualcosa?-.
-Ah, no. Niente, a parte che sono stato un'ora ad ascoltare
passivamente gente che parlava senza capire un cazzo, che la prof mi ha
scritto della roba sul diario di cui non so assolutamente il senso e
che la gente ogni tanto si gira verso di me, biascica qualcosa nella
vostra lingua del cazzo e ride.- è incazzato nero.
Oddio, che casino, che idiota!
-Oh, ti prego… scusami… mi ero totalmente
dimenticato. Davvero, scusami… la prossima volta ti avviso,
va bene?- cerco il suo sguardo. Lui alza il suo e incontra il mio
sussurrando un semplice, passivo -okay.-.
Le lezioni proseguono noiosamente in una maniera oscena, decisamente
più del solito; quando vuole sapere qualcosa glielo traduco
e finisce lì, nessuno dei due ha voglia di parlare, sono
irritato, tantissimo. Voglio allontanarmi da lui,la sua presenza mi
rende troppo nervoso.
Come suona la campanella volo con giacca e sigarette fuori dalla
classe. Fuori dalla scuola, in cortile, contro un muro me ne accendo
una e chiamo subito Giò.
-Che cazzo mi chiami a quest'ora, sei pazzo?- ha una voce da
oltretomba. Dio, che piacere sentirlo, mi sto già
tranquillizzando…
-Ahaha! Ascolta: io e te oggi dobbiamo vederci assolutamente.-.
-Perché ogni giorno cosa facciamo?-.
-Stai zitto, andiamo al parco?-.
-Non puoi venire da me?- sembra triste, ma chi se ne frega, io ho
bisogno di sostegno morale adesso, non lui.
-Anche no! Ho bisogno di respirare aria fresca! Andiamo al parco,
deciso. Ti suono alle 4.-.
-Ma perché ho ancora a che fare con te?-.
-Sta suonando. Ti lascio, un bacione Giorgino mio, porta la ganja.-.
E gli chiudo il telefono in faccia senza neanche aspettare una sua
risposta, continuo a fumare, guardando per aria, poi la campanella
suona veramente e senza neanche spegnerla butto la sigaretta per terra
e rientro. Ancora due fottutissime ore.
In queste due ore Tom non vuole assolutamente alcun chiarimento,
perciò io presto attenzione alla lezione e lui continua a
disegnare. Muoio dalla voglia di sbirciare, ma mantengo il mio orgoglio.
L'autobus del ritorno non lo prendiamo insieme, o meglio, è
sempre lo stesso ma io sto infondo e lui davanti.
Non lo noto neanche scendere e dopo che lo faccio io corro verso casa,
come a volermi tenere dietro la mattinata, sbatto la borsa in camera,
non mangio, ho lo stomaco chiuso. Mi stravacco sul divano, quando mi
rendo conto che le sigarette devono essere nella giacca, dopo aver
cristato a dovere mi alzo con assoluta stanchezza e mi dirigo verso il
mio appendiabiti, metto le mani nella tasca, afferro il pacchetto, poi
scorgo qualcosa: un pezzo di carta piegato su se stesso. Lo apro
velocemente sapendo esattamente cosa sia… e il mio cuore
perde un battito.
Un disegno di due ragazzi abbracciati..uno con i capelli lunghi e
sciolti,e l'altro con le treccine,entrambi con gli occhi chiusi. e una
scritta infondo:''Danke''.
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Capitolo 4 *** 4.Solo Lui. ***
4.Solo
lui
Il suo respiro, il mio. Il mio cuore, il suo. La mia testa
annebbiata,vuota. Come adesso.
Mi passano dei piccoli flash per la testa mentre fisso attonito il
foglietto. Ma perché allora non mi ha cagato tutto il
giorno? Perché si è comportato così...
strano con me.
E soprattutto, anche lui ha le crisi come le ho io? Poi la scritta
''Grazie''… ma di cosa? Di averlo abbracciato, di aiutarlo a
scuola, dell'accendino? Di cosa “grazie”? Non ci
capisco più un cazzo.
Metto il foglietto in tasca, prendo il pacchetto di sigarette e afferro
con i denti una Marlboro, me la accendo e vado a stravaccarmi sul
divano. Penso e ripenso a tutto ciò che è
successo stamattina, poi penso di più a lui… mi
vengono in mente i suoi occhi, così penetranti dentro di
me… che giocano con i miei pensieri, mi entrano dentro senza
chiedere il permesso e provocano delle reazioni. Mi viene in mente il
suo dolcissimo sorriso, e subito dopo immagino i suoi occhi
socchiudersi un po’, e la sua lingua che sposta il labret, e
mi ritrovo a tormentarmi l'orlo della maglietta; con una mano tengo la
sigaretta, con l'altra accarezzo la pelle sopra il tatuaggio a forma di
stella, poi penso a come sarebbe bello baciarlo… e la mia
mano scende sempre di più, lentamente. Tiro l'ultima
boccata, sento il fumo entrare e pizzicarmi la gola, poi lo sputo fuori
e spengo velocemente la sigaretta nel posacenere di fianco; continuo a
massaggiarmi sopra i boxer. Lo voglio, lo desidero, come non ho fatto
mai. Voglio assaporare quella lingua, voglio spogliarlo e baciare ogni
centimetro del suo corpo, voglio scoprire tutto di lui, sia dal punto
di vista materiale che personale. Voglio spogliarlo della sua aria
misteriosa e capire, mi sta nascondendo qualcosa... Mi afferro il pene
e me lo stringo un pochino, piano piano mi accarezzo immaginando che
sia il suo… chiudo gli occhi e mi concentro, ed entro poco
tempo è già in erezione.
Con una mano afferro lo schienale del divano e mi aggrappo al bordo di
esso, poi spingo di più il bacino e comincio a pompare
velocemente, disperatamente. Penso a come sarebbero belli i nostri
corpi avvinghiati, a come sarebbe bello essere uniti, in tutto e per
tutto. Poi spalanco gli occhi, fisso il soffitto, e vengo con un
gemito. Sono sudato… e sorrido. Mi rimetto in ordine ma non
prima di aver leccato e pulito ogni singolo dito della mia mano, mi
piace, tanto. Mi piace quello che faccio, mi piace quello che sono.
Poi giro la testa e guardo l'orologio. Cazzo, devo muovermi.
Vado in bagno..mi gira un pochino la testa,succede spesso dopo che mi
masturbo..ma ormai ci ho fatto l'abitudine,anche se dovesse venirmi
un'emicrania fulminante ogni volta non rinuncerei per niente al mondo a
farlo..ci sta. mi sfogo..mi piace.. mi rilassa. è un
po’ come mangiare i cioccolatini.. ti piace farlo, lo fai.
Punto.
Una bella pisciatina, poi mi lavo le mani e mi guardo allo specchio.
Sono veramente un bel figo. No, seriamente: mi fisso da solo e mi rendo
conto di quanto il mio sguardo sia ipnotico… starei ore e
ore allo specchio, ma ora non è il momento.
Mi do una ripassata al trucco poi vado in camera, mi cambio i boxer che
erano messi un po’ maluccio, prendo la Luisa a bauletto, ci
metto le chiavi, sigarette, specchietto, portafogli e il disegno: devo
farlo vedere assolutamente al manzo. Come ultima cosa cellulare e
I-pod. Spengo tutte le luci ed esco.
Giusto per darmi un po’ di carica -le seghe mi procurano
spesso un po’ di sonnolenza, sapete com'è...
ahahaah!- seleziono una canzone di Anastacia,
“welcome to my truth”, e proseguo verso il viale,
canticchio con il labiale e mi perdo nel mio mare di castelli,
quand'è quasi finita sono già arrivato. Vedo
Giò stravaccato su una panchina con la borsa della palestra
a fianco che fuma, non chiedetemi cosa, ma sicuro non è
tabacco.
Mi guarda attentamente mentre avanzo verso di lui, con uno strano
sorrisino. Io mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia ma gli rubo
la canna dalle labbra e me la porto alle bocca, lui balza di scatto in
avanti.
-Ma che cazz… ahò!-.
-Antipatico! Ti fai sta roba quando sei senza di me!- aspiro lentamente
fissandolo e lui, sorride. che begli occhi che ha… un
attimo! Ma è... Maria! Spalanco gli occhi e gli do un
pattone sulla spalla.
-Brutta merda, non dirmi niente che hai la roba buona, eh!-.
Lui ride come un'idiota e io mi siedo a fianco a lui, me la ruba di
nuovo e fa un'altro tiro.
Mi lecco le labbra, dio sono in paradiso....
Ce la fumiamo un tiro per uno e fissiamo davanti a noi, poi ci
guardiamo.
Guardo i suoi occhi verdi un po’ ingrossati, e la sua faccia
da idiota, da pesce lesso, i capelli con la riga in mezzo, come uno
sfigato. Mi ricorda quel coglione che suona il basso nei Tokio Hotel.
Presente? Ecco, uguale, ecco a chi assomiglia!
E poi scoppiamo tutti e due a ridere senza motivo, come dei coglioni.
Dovremmo smetterla di fumare così però, sarebbe
l'ora.
-Giò ti devo parlare…-.
-Dimmi Bì!-.
-Anzi, ti faccio direttamente vedere.- prendo la borsa e tiro fuori il
foglietto.
-Cos'è?- chiede curioso mentre lo apro.
-Oh, wow! Cos'è?-.
-Allora, questa mattina... io e Tom ci siamo abbracciati.-.
Lui spalanca gli occhi.
-No Bì, cioè: tu non te regoli, l'hai conosciuto
IERI, e già ce stai a provà così
spudoratamente?-.
Così dopo aver sospirato gli racconto tutto per filo e per
segno… e poi abbasso la testa.
-Oh, Bill? Cosa c'è? Dovresti essere contento, è
evidentemente interessato a te! E tu lo sei a lui, cosa
c'è?-.
-Io... non lo so, è come se mi nascondesse
qualcosa… Ho paura. C'è qualcosa in lui che non
mi convince.-.
-Dio Bill, sei proprio un gay.-.
-Che scoperta!.,
-No, nel senso sei come le femmine! Ti preoccupi, ti fai tremila
castelli... Dio, ma viviti sta cazzo di vita!-.
-Ma lo so! È che boh… ho paura.-.
-Di cosa?-.
-Io... l'hai detto tu, sono solo un gay.-.
-E quindi? Sei una delle cose più belle che abbia mai visto!
Tu fai diventare froci anche quelli che non lo sono, cazzo! Se te lo
vuoi fare, basta che lo decidi tu; sai che ci riesci benissimo!-.
E a quel punto sorrido, per poi scoppiare a ridere.
-Ahahaha! Ma dai, sono così zoccola?-.
-Abbastanza! Ma fidati: va benissimo…- e mi fa un sorrisetto
strano, che non so interpretare.
-Giò, ma tu… sei etero?-.
Lui alza le sopracciglia -Matu cosa dici?-.
-No, perché quello sguardo… boh, per un attimo ho
pensato… quindi sei etero… e non ci vai con gli
uomini, e quindi anche tom…-.
-Dio mio, Bill! Io a te se non ti volessi bene te l'avrei
già sbattuto in gola! E ti assicuro che mi piace la figa!-
sta praticamente urlando e una vecchietta con il cane ha tirato il
guinzaglio violentemente al suo barboncino che ci guardava curioso.
-Sally, viè qua! Nun sta a sentì sti du zozzi,
ahò! Nnamo a casa, và!- prende il cane in
braccio, ci lancia un'occhiata di disprezzo e se ne va.
Scoppiamo a ridere di nuovo.
-È colpa tua, cazzo! Ma devi sempre gridare?.,
-È che mi stavo fomentando! È una cosa che volevo
dirti da tempo, Bill: tu sei… bellissimo.-.
E non ce la faccio: gli salto in braccio, gli do un bacio con lo
schiocco sulla guancia e lo spettino tutto.
-ma cosa farei senza di te??-.
-Bill, piano, che me lo fai venire duro!.,
-Dai, idiota!- tirandomi indietro faccio scontrare i nostri amichetti
lì sotto.
Io arrossisco. Lui sbianca.
-Cosa… cos'era, quello?-.
-Eeeh, prova a indovinareee?-. e faccio l'occhiolino.
-BRUTTO FROCIO DI MERDA, LASCIAMI STAREEE! CHE SCHIFOOOOOOOO!- salta in
piedi e comincia a saltellare, senza un motivo; non so cosa stia
cercando di fare, so solo che sto piangendo dal ridere.
Quando si è seduto di nuovo si gira.
-Non farlo MAI più!-.
-Ma Giò, non avevi detto...- e intanto rido.
-Parlavo della tua bocca... del tuo culo… dei tuoi
lineamenti magnifici… del tuo stile… della tua
puttananza… ma NON era previsto che i nostri…
bllllleah!- fa una smorfia assurda, e ha davvero la pelle d'oca.
-Giò, ti devo dire un'altra cosa, già che siamo
in argomento.-.
-Non dirmi che è successo anche con lui, stamattina
sull'autobus, perché davvero sei una troia se l'hai fatto!
Non ci credo.-.
-Giò!-.
-L'hai fatto?- è sciocato.
-NO!-.
-Anf...- tira un sospiro di sollievo.
-No, è che oggi, pensando a lui...-.
-ok ok, Bill. Non dire altro, ho capito, basta così, mi stai
sconvolgendo.-.
-Giò, mi starai vicino vero?-.
-Ma sei scemo?-.
-Uffa! Che palle, sei un Grinch… e puzzi.-.
Lui mi guarda amorevolmente e poi mi abbraccia, mantenendo sempre una
certa distanza. Ahahah! Poverino l'ho davvero scioccato.
Poi si stacca.
-Dimmi come si chiama sto figone.-.
-Tom!- dico con espressione ovvia.
-Sì, ok,ce l'avrà un cognome...-.
Socchiudo gli occhi -Non ho mai sentito pronunciare da nessuno il suo
cognome. Cazzo, dovrei stare più attento alle lezioni!-.
-Bill, sei veramente un danno! Domani dimmi il suo cognome e
poi… ''indagherò'' su questo Tom dal cognome
ancora ignoto, così sarai più tranquillo.-.
-Davvero?-.
-No, per finta.-.
-Grazie Giò, ti voglio bene... Ora però,
facciamocene un'altra.-.
Torno a casa. Sono stanco morto. Sbatto la porta e urlo.
-Mammaaaaa, sono tornato.-.
-E chi cazzo se ne frega- sento dalla cucina.
Entro e la trovo lì sulla poltrona, con una mela in mano,
che guarda il telegiornale. Sono le 8 e non ha preparato niente da
mangiare. Un classico.
-Ti sembra l'ora di rientrare?- dice, alzando finalmente lo sguardo
verso di me.
-Torno sempre a quest'ora.-.
-E non va bene.-.
-Sì, ok.- faccio dietrofront intento a salire in camera.
-Torna subito qua.-.
-Cosa c'è adesso?-.
-La smetti di farti le canne?-.
Io rido.
-Si vede così tanto?-.
-Smettila di ridere, idiota. Hai intenzione di mangiare?-.
-Boh, quando avrò fame ci penserò.-.
E non dico altro, e me ne torno su in camera mia. Mi spoglio
velocemente, prendo il pigiama -di Hello Kitty- e lo porto in bagno
insieme a un paio di mutande pulite.
Entro nella doccia e mi do una svegliata.
Giò vuole fare delle indagini su Tom. Lui conosce tutti qua,
ci metterà pochissimo. Spero che anche Tom sia ''dei
nostri'': quando si ha a che fare con certi ''giri'' è tutto
più facile, diventa più semplice sapere un sacco
di cose, speriamo bene. Ora non so perché, ma da due giorni
mi sento fresco… c'è qualcosa di bello,
forse… forse mi piace Tom… non lo so... so solo
che anche solo avendolo conosciuto, sto bene.
Quando chiudo l'acqua sento delle urla disumane provenire dal piano di
sotto. Urla di mia madre. Probabilmente parla al telefono.
Mi vesto velocemente, ho ancora i capelli bagnati, e mi precipito
giù. E la trovo sempre al posto di prima, con la testa tra
le mani. Sta piangendo. Di fianco a lei, c'è il telefono.
-Mamma, cosa succede?- dico preoccupato.
-Fatti i cazzi tuoi Bill, tornatene su.-.
Esco incazzato dalla stanza, ma quando sento un ticchettio di tasti non
resisto. Mi fermo, tendendo l'orecchio.
-Sono di nuovo io. Scusami se ho buttato giù…-.
Sta parlando in tedesco.
-Ma, come potrai immaginare, non è stato facile... ti
prego… ti prego… non farlo... No... non te lo
permetterò mai. Per una volta... pensa a me, e pensa a
lui...-.
Lui? Lui chi? Io?
Il mio cuore batte fortissimo, potrebbe essere... mio padre? Mio zio...
un mio parente? Vorrei andare di là e strapparle in telefono
di mano, ma non è una buona idea. Stringo i pugni e rimango
qui. Ha smesso di piangere…
-Mettiti nei miei panni, ti prego. È passato troppo tempo.
Io adesso ho una vita felice… e anche lui...-.
Io, felice? Ma che cazzo dice?
-.... Meglio di te sicuramente... per favore… te lo chiedo
in ginocchio… io... io… non costringermi ad
andare alla polizia, sai che posso farlo... Cosa stai dicendo? Non
farmi gridare. Lui è di sopra... Non dire cazzate... stammi
lontano...-.
Il mio cuore sta battendo in una maniera smisurata, ho paura di
sentirmi male. Respiro, quando di nuovo sento la sua voce… e
mi si gela il sangue.
-Avevamo un accordo noi due... Io adesso ho la mia vita. E io, ho solo
lui. Nessun'altro esiste nella mia mente... Mio figlio si chiama Bill,
e vive con me da sempre. Non c'è nessun'altro.-.
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