fast and furious-the beginning

di saraviktoria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ritorno a LA ***
Capitolo 2: *** un piano malefico ***
Capitolo 3: *** south gate ***
Capitolo 4: *** mostro ***
Capitolo 5: *** vendetta ***
Capitolo 6: *** le Triadi ***



Capitolo 1
*** ritorno a LA ***


Appoggiai la testa contro lo schienale e chiusi gli occhi. Uno, due, tre … li riaprì di scatto e guardai a destra e poi a sinistra. Da una parte c'era Jan, un sudamericano dalla pelle scura e i denti gialli di fumo; dall'altra Cocos, il classico bullo di quartiere, con i capelli ingellati e l'espressione da finto duro. Sorrisi a entrambi, prima di posare delicatamente un piede sull'acceleratore. La macchina prese vita con un rombo. Era quella la cosa più bella: fondersi con l'auto, sentirsi un tutt'uno con essa, sapere cosa vuole e rispondere correttamente, come si fa con l'amante. Mia si mise al centro, proprio davanti alla linea della partenza, e con un gesto teatrale abbassò il fazzoletto rosso. Partimmo come fulmini. Dallo specchietto retrovisore vidi gli altri, arrancare dietro al mio tubo di scappamento. Ma così non c'era divertimento. Una corsa è combattimento, una gara è una guerra, da combattere fino all'ultimo. Se queste pappamolla si  lasciano superare alla prima curva, che gusto c'è? Rallentai per imboccare la seconda curva, a gomito verso destra e scalai qualche marcia. Con un gesto quasi disperato Jan provò a superarmi e si ritrovò spalmato sull'erba, poco fuori dal tracciato, la macchina ridotta a un cumulo di macerie. Ben gli sta, pensi. Lo salutai ironicamente con la mano, mentre acceleravo per il rettilineo. Arrivai alla quinta e scalai alla fine della strada, dove un'altra curva ti avvicinava al traguardo.
"ehi, puttana!" sentii Cocos urlare dietro di me. Si accosto al mio veicolo, ma in quel momento vidi da lontano brillare i fari di altre auto. Tante. Eravamo vicini al traguardo. Premetti il tasto del NOS egli sorrisi, mentre lo superavo senza fatica. Nessuno risparmiava il Turbo per la fine, ed era un errore. Inchiodai, lasciando scie nere sull'asfalto, pochi metri dopo la linea rossa di vernice del traguardo. Scesi dalla macchina, mentre la folla la circondava. Sorrisi agli avversari, sconfitti, mentre l'organizzatore si avvicinava per consegnarmi la vincita. Gliene regalai buona parte, quei soldi non mi servivano.
"vieni a fare un giro al garage, più tardi" mi sussurrò Cocos, malizioso, all'orecchio
"io non vado con i perdenti" sussurrai a mia volta, in risposta, lasciandolo di sasso. Poi risalii in macchina e partii, sgommando, a tutta velocità. Attraversai le strade deserte di Los Angeles. Qua e la qualche ubriacone che barcollava, ragazzi che tornavano dalla discoteca, qualche netturbino. Controllai l'orologio: erano le cinque del mattino. Frenai davanti al vialetto della grande casa bianca e suonai il clacson. Nonostante l'orario c'erano delle luci accese al pianterreno. Dalla porta principale uscì un uomo, alto e calvo, con gli occhi neri e profondi
"Dom!" esclamai scendendo dall'auto. Mi abbracciò prima di trascinarmi in casa
"Letty sarà felicissima di vederti, Alex" disse, chiudendo la porta alle nostre spalle. Entrò in soggiorno e io dietro di lui
"ragazzi, guardate chi è tornato!" annuncia ai presenti. Vince, Mia e Letty si girano verso di noi. Letty mi salta letteralmente addosso, perdo l'equilibrio, finendo sul divano
"beh, Vince, non sei contento di vedermi?" chiedo all'uomo accanto a me. Lui s'incupisce ancor più.
"no" mormora, in modo che solo io potevo sentirlo. Non si sarebbe mai azzardato a dirlo ad alta voce: Dom gli avrebbe urlato dietro
"ti dobbiamo presentare una persona" annuncia Mia, sedendosi sulle gambe di Vince: allora erano tornati insieme!
"chi?" chiesi curiosa, tornando a sorridere
"lo vedrai domani" liquida Dom, tornando a sedersi. Aveva detto 'lo', perciò era un uomo "Letty, porta Alex nella camera degli ospiti, ha bisogno di riposarsi" ordinò poi, alla fidanzata. Non volevano farmi sentire di cosa stavano parlando. Ovvio. Dom Toretto si fidava di me, certo, ma per lui ero la 'piccola', quella da proteggere. Non avrebbe mai cambiato idea, forse perché mi aveva trovato davanti alla sua officina quando avevo appena quindici anni, forse perché mi aveva cresciuta come una figlia, a lui devo tutto ciò che sapevo in merito alle auto, merito suo la mia bravura nel correre. Nonostante ora abbia vent'anni, sarei rimasta per sempre la sua bambina. Perseguitata dalla legge per corse clandestine, ma pur sempre la sua bambina. Salgo senza lamentarmi, poso il borsone sul lettino blu e mi svesto. Chiudo la finestra, spengo la luce e mi concedo qualche ora di sonno.
Mi sembrava di essermi appena addormentata quando Mia viene a svegliarmi.
"forza, dormigliona! Andiamo al lago"
"al lago?" ripeto come un'ebete, ancora intontita dal sonno perso "e perché mai dovremmo andarci?"
"perché al lago c'è l'officina di Dom" spiega lei, paziente. Lo sanno tutti che appena svegliata non mi devono dire cose difficili
"già ,giusto" poi mi vien in mente che mi dovevano presentare una persona. Salto giù dal letto e inizio a vestirmi: shorts di jeans, maglietta nera aderente, scarpe con tacco alto, capelli raccolti in una coda
"sei diventata una perfetta valletta" mi accoglie Vince con le sue frecciatine, non appena scendo in cucina
"io non sono una valletta. Io corro. Devo ricordarti che ti ho battuto più di una volta?" rispondo in tono di sfida
"dai, non litigate" interviene Toretto. Tra me e Vince non c'è mai stato un buon rapporto, perché, a suo dire, sono la 'pupilla' di Dom; perché c'ha provato con me, prima che con Mia, e Toretto ha minacciato di spaccargli la faccia se ci avrebbe riprovato; perché, come gli ricordo abbastanza spesso, sono più veloce di lui. Prendo due uova dal frigorifero e una padella dal ripiano. Spacco le uova e le metto  a friggere con un po' di burro. Poi quando sono pronte, le sposto su un piatto e mi siedo sul ripiano di appoggio della cucina, mangiando con calma. Era un bel po' di tempo che non riuscivo a far colazione in santa pace. Pian piano se ne vanno tutti, a preparare le macchine, suppongo, finché non rimango sola con  Vince. Appoggio il piatto nel lavandino affianco a me e lo sento avvicinarsi. Mi apre le gambe con forza per arrivare viso contro viso. Sento il suo respiro: succo d'arancia. Mi sfiora il collo e gli tiro una sberla
"come siamo incazzate" commenta, riavvicinandosi. Mi mette una mano sulla gamba, sento la sua eccitazione premere contro di me
"mi fai schifo!" mormoro, cercando di allontanarlo
"è questo che mi piace …. Potresti essere mia figlia, risparmiati la ramanzina. E risparmiati anche le minacce … tu non sei il tipo che va a rifugiarsi sotto le gonne di Dom, vero?" ha ragione. Maledettamente ragione. Ed è questo che mi fa incazzare di più. Lui sa perfettamente che non andrò mai da Toretto a fare la spia, è una questione di orgoglio, e che da sola non posso fare nulla
"stammi lontano!"
"e dai! Non mi dire che non ti è piaciuto, l'ultima volta"
"mi è piaciuto di più quando Dom ha minacciato di spaccarti la faccia" gli do un'altra spinta all'altezza delle spalle, ma lui non accenna a spostarsi. Ma non finirà come l'altra volta. Ora non siamo soli e sono sicura di saper urlare abbastanza forte da farmi sentire fino in giardino
"mmh..." inizia a tormentarmi il bottone dei pantaloncini "non dirmi che non ti sei portata a letto altri uomini … io lo so … cosa direbbe Dom?" cerca di ricattarmi. Non sa che è una sfida persa
"puoi anche dirglielo, se vuoi. Non credo che gli interessi. Sono maggiorenne, è la mia vita. A lui da fastidio il fatto che il ragazzo di sua sorella ci provi con me … dopotutto, l'hai detto tu: potrei essere tua figlia" mi appoggio alle sue spalle e salto giù ,allontanandomi definitivamente, con un sorriso sulle labbra. Non mi volto indietro a guardare la sua espressione. Ho paura che mi riprenda. Ho paura di lui, della sua forza. mi ha violentato una volta e non è escluso che lo rifaccia. Raggiungo gli altri in giardino ,facendo finta che non sia successo nulla: non voglio ferire Dom, dopotutto Vince è suo amico, nonostante sia un porco. Se Toretto fosse una donna se ne sarebbe già accorto. Salgo al volante della mia Nissan Skyline R34 blu e bianca. modificata, ovviamente. Letty e Dom aprono la fila e io mi metto in coda, dietro di loro e davanti a Vince. Questione di orgoglio.
Arriviamo all'officina e Mia mi fa vedere dove posso parcheggiare
"dopo gli do un'occhiata. Sicuramente si può migliorare" promette Dom. mi guardo intorno: ci sono decine di macchine. A un certo punto arriva sgommando una Toyota Supra verde acido, con delle fiammate azzurre sui lati. Scende un ragazzo biondo, avrà al massimo otto anni più di me, alto e con due occhi chiarissimi. Bellissimo. Credo che il mio cuore salti qualche battito quando lo vedo avvicinarsi. E questo da dove sbuca? Batte il cinque a Dom. salivazione a zero.
"lui è Brian, la persona di cui ti parlavo ieri sera" Toretto mi presenta quel dio sceso in terra. Cerco di riprendermi per non fare brutte figure
"Alex" tendo la mano e lui me la stringe, sorridendo
"mi deve un'auto da dieci secondi" annuncia Dom, a mo' di spiegazione "potresti aiutarlo a sistemare quella Honda?"
"certo" annuisco con vigore mentre indica una macchina un po' scassata, in fondo al garage. La raggiungiamo "che bella … " mi lascio sfuggire, prima di aprire il cofano
"te ne intendi?" chiede Brian
"sono cresciuta in questa officina. Da quanto conosci Dom? "
"molto poco. Gli ho distrutto un'auto" confessa. Mi infilo in auto e con mia sorpresa, lui mi segue. In men che non si dica, l'abitacolo si riempie del suo profumo: muschio bianco e qualcos'altro, forse dopobarba. Cerco di concentrarmi nel controllare le marce e i pedali, ma quegli occhi chiari che mi fissano non aiutano di certo. Ma che cazzo mi sta succedendo?? Io non sono certo un tipo sentimentale … amore è sentirsi parte della tua auto dopo aver vinto una gara. Con gli uomini è solo attrazione.
"ha un motore JZ2" annuncio dopo aver controllato il cofano" e qui c'è spazio per almeno due bombole di NOS."
"te ne intendi!" commenta Brian, colpito. Perché cadono tutti dal cielo quando scoprono che una ragazza s'intende di automobili?
"Dom!" urlo per sovrastare il casino del garage . Quando si avvicina continuo "secondo me questa è una delle migliori"
"non siamo uno sfasciacarrozze, Alex"
"guarda" rialzo il cofano
"porca troia!" esclama "ok, Brian avevi ragione …. Jesse, Vince, ordinate i pezzi. Questa la rimettiamo a nuovo. Alex, porta il nostro amichetto a fare un giretto e vedete di pranzare, che dopo c' è del lavoro da fare" chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo
"andiamo" mormoro, uscendo dal garage
"a piedi?" chiede Brian, contrariato
"si, a piedi. Problemi? Stanotte avrò dormito si e no due ore, non voglio fare un incidente. E la mia auto non la guida nessuno" spiego. Non sono in vena di discussione. Per cui, o gli va bene così, o vado da sola.
"come vuoi. Avevi da fare stanotte?" chiede malizioso. È un tono molto simile a quello che usa Vince, ma su di lui ha un effetto completamente diverso
"si, un appuntamento. Con una gara" ride "e ho vinto" puntualizzo. All'improvviso mi prende per i fianchi e mi sposta, verso di lui
"che fai?" chiedo, arrabbiata
"non hai visto quella bici? Ti stava per venire addosso"
"te l'ho detto, non ho dormito granché" mi giustifico. La verità è che quando parla non riesco a prestare attenzione a nient'altro, ma meglio non dirglielo "dove abiti?"
"al porto, in una piccola barca. Sono in città da poco"
"che bello!" esclamo. Quando ero piccola avevo disegnato le onde al mio letto, per poter immaginare di essere sull'acqua. Inutile dire che tra le onde si vedevano anche quattro gomme Goodyear.
"se vuoi puoi venire a trovarmi. Quando vuoi"
"anche adesso?" chiedo senza pensarci
"come mai sei così tanto curiosa?"
"quando ero piccola sognavo che il mio lettino fosse nell'acqua. Immaginavo che si muovesse mentre io dormivo. Non sono mai salita su una barca e non sai quanto mi piacerebbe" spiego, sperando di non risultare troppo infantile
"vieni" gira a sinistra e pian piano ci allontaniamo dal centro abitato, fino a quella distesa sconfinata che è l'oceano Pacifico. Si sente una calma innaturale. E una quiete … saliamo su di una piccola imbarcazione bianca. lo seguo sottocoperta e mi lascio mostrare la sua 'casa'. È cento volte meglio di come mi sarei mai immaginata una barca
"vuoi qualcosa da bere? Una birra?"
"non posso" cerco di spiegare
"fai le corse clandestine e non bevi perché non hai ancora ventun'anni?? Non è un tantino incoerente?" vengo rapita dall'espressione che assume quando dice 'tantino'
"lo so … sono piena di contraddizioni … ma per me le corse automobilistiche non sono un reato, anche se i federali la pensano diversamente … è divertimento, se si prendono le giuste precauzioni"
"lo sai che la tua idea di corsa corrisponde all'opinione comune di sesso?"
"amo la mia macchina" mi giustifico
"non ti puoi portare a letto un' auto" cerca di venire a capo dei miei ragionamenti. Chi mi conosce sa che è inutile
"perché, amore è per forza sesso?"
"ci può essere sesso senza amore, ma non amore senza sesso. Non ha senso" sembra un filosofo. Di quelli vecchi e noiosi, con la barba lunga. Ma è decisamente troppo bello per essere un filosofo.
"l'hai detto tu che non mi posso portare a letto la mia auto" ribatto, rigirando le sue parole. Non può vincere, con me.
"perché non provi con un essere umano?"
"tipo?" tipo te, mi rispondo da sola. Ok, sto impazzendo.
"non so … " si avvicina al divano dove nel frattempo mi sono seduta e si inginocchia davanti a me ".. Potresti provare a guardarti intorno … " mi prende da sotto il mento perché lo guardi negli occhi " … ce n'è di gente interessante in giro" si avvicina ancora un po'. E non resisto più. Colmo in un attimo quei pochi centimetri che sono rimasti fra di noi e lo bacio. Mi risponde con passione, ed impazienza. Gli allaccio le mani intorno al collo, mentre una della sue mani scende ad accarezzarmi la schiena e l'altra passa fra i miei capelli, sciogliendo la coda. Sposto una mano per accarezzargli il collo, giocando con il colletto della polo. Slaccio i due bottoni. Ci alziamo ,sempre con le labbra unite, e raggiungiamo il letto. Nel frattempo faccio in modo che la sua maglia cada per terra e passo le mani sul suo petto, fino agli addominali, leggeri. Ci stacchiamo un attimo per dargli l'opportunità di togliermi la maglietta, che va a fare compagnia alla sua, sul pavimento. Con un abile gesto mi slaccia anche il reggiseno e io inizio a giocare con i suoi jeans, fino a sfilargli anche quelli. Mi tolgo le scarpe e mi abbasso di una decina di centimetri, arrivandogli comunque al mento con gli occhi. Lo sento litigare con il bottone dei miei shorts, proprio come Vince quella mattina. Ma questa volta voglio che me li tolga e mi aiuto con il bacino. Sento la sua erezione contro le mie gambe, mentre mi fa cadere sul letto. Non smettiamo di baciarci nemmeno mentre mi sfila delicatamente le mutandine. Scendo con le labbra fino a baciargli il collo, gli lascio un succhiotto all'altezza della clavicola e poi scendo sempre di più fino a riempire di baci anche gli addominali. Risalgo per incontrare di nuovo la sua bocca, mentre con le mani gli sfilo i boxer neri. Mi fa ribaltare, in modo che mi trovi sotto di lui. Con una mano mi accarezza il seno, con l'altra scende fino al bacino. Mi solletica il clitoride, facendomi gemere di piacere, prima di entrare dentro di me. Lentamente, quasi come se avesse paura. E invece sono io ad aver paura: non mi sono mai trovata così coinvolta con un ragazzo. Le sue spinte si intensificano e inarco la schiena più volte, per sentirlo vicino, gemendo sempre più forte. Veniamo insieme, lui ancora dentro di me. Si accascia su una mia spalla, senza forze e sento il suo respiro irregolare, come il mio. Mi morde piano il lobo dell'orecchio e poi ci passa sopra la lingua. Continua a baciarmi il collo, mentre riprendo fiato
"sesso senza amore?" mi sussurra, facendomi sobbalzare, con quella melodia perfetta che è la sua voce
"tutti possono sbagliarsi. E io … credo di essermi appena innamorata … " mormoro in risposta, cercando di controllarmi. Rimaniamo così per un lasso indefinito di tempo. Minuti, forse ore abbracciati sul letto. Gioco con i suoi capelli, con i riflessi che sprigionano alla luce del sole. Quando vedo la luce diminuire e le ombre farsi più lunghe, spalanco gli occhi
"cazzo! Dovevamo tornare al garage!" esclamo, facendolo spaventare. Si alza di scatto e inizia a raccattare i vestiti in giro per la stanza. Mi vesto ancora seduta sul letto. Poi scendo per mettermi le scarpe. Corriamo per le strade di Los Angeles, mano per mano. Oggi ho scoperto cos'è l'amore, dopo vent'anni. Per fortuna so correre con dieci centimetri di tacco. Mi sistemo un'ultima volta prima di entrare nel garage e metto entrambe le mani in tasca.

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Capitolo 2
*** un piano malefico ***


"scusate il ritardo … Dom … "
"dove cazzo eravate finiti? Alex?" cerca una spiegazione. Abbasso lo sguardo, colpevole, ma per fortuna interviene Letty
"e dai, Dom. erano mesi che Alex non veniva a Los Angeles … " lo guarda con quegli occhi dolci che solo lei sa fare e lui cede
"lasciamo stare" cede "Alex, vai a vedere le modifiche che abbiamo fatto alla tua auto. Brian ,con me" ringrazio silenziosamente Letty, passandole accanto. Raggiungo Jesse e i suoi computer. Mentre controllo le nuove bombole di NOS sento Dom e Brian
"se le spezzi il cuore ti spezzo il collo" minaccia lui, senza una particolare inflessione. Brian balbetta qualcosa, mentre io vengo distratta da Jesse
"hai capito?" chiede, evidentemente aspettando una risposta
" … cosa? Si, certo" non ci crede
"ripeti" ordina, poco convinto
"ok,ok … non ti stavo seguendo …. Ma tanto non mi serve. So come funziona una macchina. E la parte teorica la lascio a te"
"come ti pare. Stasera fanno una gara, sulla vecchia statale … "
"posso andare?" chiedo, cercando di fare un'espressione da brava bambina
"non lo devi chiedere a me" risponde, indicando Dom. annuisco e vado verso di lui
"Dom … " esordisco. Getta da una parte gli attrezzi e si volta per guardarmi. Prendo fiato "posso correre stasera?" chiedo velocemente
"no. Stasera corre Brian, ma se vuoi puoi venire a vedere" risponde freddo "dov'eravate?" chiede poi, senza guardarmi
"Dom, ho vent'anni!" esclamo, arrabbiata
"ci sei andata a letto" non è una domanda
"e anche se fosse? Non sarebbero problemi miei?"
"tu sei un mio problema, Alex …. " incrocio le braccia e vedo la sua espressione addolcirsi. Ha un cuore tenero, in fondo "mi dispiace, ok? Non avrei dovuto aggredirti così … promettimi solo che non farai cazzate"
"prometto. Stasera posso correre?"
"ho detto di no. La prossima volta …. A proposito, chi te l'ha detto?" non rispondo e torno verso la mia auto.
Mi faccio spazio tra la folla per cercare Dom e Mia, alla partenza. l'auto di Brian è pronta a partire, ma lui non è ancora salito
"quello" sta dicendo Letty quando li raggiongo "monta un motore americano, ma ha una sola bombola di NOS. l'altro" indica prima una macchina azzurra e poi una rossa "è un perdente, ma lavora per le Triadi, quindi non si tocca"
"e quella verde?" chiede Brian
"quello è Cocos, chiedi ad Alex" risponde lei, con una risata. Lui si gira verso di me
"è uno stronzo. Che non sa correre"
"per te nessuno sa correre!" obbietta Mia
"quello non è proprio capace. Ieri sera mi è rimasto dietro per tutta la gara" Brian sorride e sale in auto, mentre Dom alza gli occhi al cielo, alla mia affermazione. Ormai dovrebbe esservi abituato. Una ragazza in bikini si mette al centro e fa cadere un fazzoletto. Partono lasciando dietro solo fumo, mentre la folla torna a invadere la pista
"grazie per oggi" sussurro a Letty, in modo che mi senta solo lei
"di niente, piccola. Dom lo sa?" ovviamente ha già capito tutto. Sesto senso femminile
"si. All'inizio non l'ha presa molto bene, ma si rassegnerà … "
"lo sai che ti vuole bene"
"ehi, voi due. Di cosa sparlate?" interviene Dom
"cose da donne" lo rimbecca Letty, con un bacio. Ritorno alla mia auto e mi siedo sul cofano: tacchi troppo alti per troppo tempo, non mi sento più i piedi
"e così te la fai con O'Conner?" riconoscerei quella voce ovunque, quella voce che mi fa rabbrividire
"sono cazzi miei, Vince" rispondo acida, senza darmi neanche la pena di girarmi
"con me no …. Ma non appena arriva quello al garage cambia tutto"
"tu sei un porco!"
"e lui no? Che ne sai? l'hai conosciuto solo oggi, non puoi sapere tutto di lui, non puoi sapere cosa penserà domani …. Cosa sta pensando adesso. E se per lui non conta niente?" vorrei non ascoltarlo, ma quelle parole mettono radici nel mio cervello, senza che possa farci niente
"vaffanculo" mormoro, cercando di rimandare indietro le lacrime. La verità è che non appena ho visto quel viso, il suo viso, non mi è importato nient'altro. Con uno sguardo tanto dolce, non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello che potesse nascondere qualcosa. E vorrei non pensarci neanche adesso
"e certo … quando rimani senza parole partono gli insulti … la verità è che ho ragione" Vince non demorde. Ci gode a farmi stare male
"e tu? Cosa ne sai tu? Non lo conosci da tanto, dopotutto " ribatto, decisa, affrettandomi a raggiungere le auto appena arrivate al traguardo
"si!" Brian esulta, probabilmente ha vinto, mentre l'organizzatore gli consegna la vincita, che lui passa a Toretto.  Mi asciugo le lacrime con l'orlo della maglia e lo raggiungo. Mi accarezza una guancia, prima di darmi un bacio leggero sulle labbra
"questo si che è amore, chica!" esclama Cocos "adesso si capiscono molte cose … "
"gira al largo, Cocos" gli intima Dom "e voi due, vedete di non esagerare, la mia pazienza non è infinita!"
"andiamo a casa?" chiede Vince, annoiato. Dom saluta tutti e ognuno si avvia verso la propria auto. Salgo e sto per mettere in moto quando sale Mia.
"Letty voleva guidare" spiega, in risposta al mio sguardo interrogativo. Parto, seguendo la scia di Toretto ed evitando per un pelo il muso dell'auto di Vince
"voi due proprio non vi potete vedere, eh?" chiede, ridendo. Lei non sa, né deve sapere. Questa è l'unica cosa su cui sono d'accordo con Vince "allora …. Parlando di cose più serie …. Tu e Brian fate sul serio?"
"è presto … " ribatto telegrafica. Non mi piace parlare dei miei sentimenti, men che meno ora che sono tanto confusa
"state bene insieme. Vi ci vedo bene" un'immagine ben diversa dalla strada si fa spazio nella mia mente: io, più grande e Brian al mio fianco, seduti sul divanetto della sua casa galleggiante
"non lo so" scuoto la testa per cacciare quel pensiero. Io vivo il presente, che il futuro rimanga pure là, al suo posto
"è una palla, ti conosco. Cos'ha lui che gli altri non hanno?" cerca di farmi parlare, come quando ero più piccola e facevo i miei esperimenti. Combinavo dei bei guai e loro per ripararli dovevano sapere cosa avevo fatto. Ma io non parlavo mai. Sono cresciuta, forse è ora di cambiare. Perciò prendo fiato e cerco di spiegare, prima di tutto a me stessa, cosa mi sta succedendo
"non lo so nemmeno io … quando l'ho visto, è come se qualcosa scattasse dentro di me … non c'ho capito più niente … fin quando mi sono accorta che era tardi e avremo dovuto tornare al garage"
"gli occhi?" prova lei
"gli occhi, i capelli, il viso … tutto, Mia. Mi ha colpito, nell'insieme … e tu, con Vince?" fa una smorfia
"lo sai com'è … un tira e molla da quando eravamo bambini, e adesso sono felice così"
Bene. Sono contenta. Per lei, s'intende. Parcheggio davanti casa e lei scende
"Dom ha detto che non ti vuole vedere in giro per casa fino a domani mattina" annuncia, con un sorriso malizioso "vai dal tuo bello" e infatti pochi attimi dopo entra in macchina Brian
"ma tu non ce l'hai un auto?"
"requisita. A quanto pare Dom e Letty hanno un piano ben preciso" e anch'io, penso girandomi per osservarlo meglio
"dove andiamo?" mi prende per i fianchi per mettersi sotto di me, poi mi sposta sul sedile del passeggero
"la mia macchina non la guida nessuno, ricordi? Al posto di guida ci sto io" mi lamento, piccata
"come vuoi" mi riprende in braccio- non so come ci possa riuscire in uno spazio tanto ristretto - e mi fa sedere in braccio a lui. Quel lieve contatto irradia una scarica da mille volt in tutto il mio corpo "così va bene?" mette in moto, con me in braccio. No, non va bene
"la prossima volta me la faccio requisire io l'auto" penso ad alta voce, strappandogli un sorriso "così se vuoi fare un incidente distruggi la tua macchina"
"oggi Letty ha detto che sei appena tornata a Los Angeles … dov'eri?"
"in giro. Ho viaggiato per tutta la California"
"Race Wars?"
"no, quelle quest'anno di tengono qui. Volevo solo viaggiare, cambiare aria"
"c'è qualcosa che devo sapere?" chiede, premuroso. Ci penso un attimo
"no, nulla di importante" mento, evitando di guardarlo negli occhi "dove andiamo?" chiedo, dondolando le gambe
"se stai ferma ti porto a casa" obbedisco e mette in moto. Appoggio la testa alla sua spalla e chiudo gli occhi. Che bello! Non avrei mai immaginati di trovarmi in una situazione del genere. Non io, ma mi piace. E parecchio. Parcheggia sgommando, davanti al barcone, poi mi fa scendere.
"fa come se fossi a casa tua" annuncia, aprendo la porta. Mi siedo sul divano
"hai qualcosa per il mal di testa?" chiedo, massaggiandomi le tempie. Litigare con Vince mi fa sempre venire l'emicrania. Brian mi passa una scatoletta bianca e un bicchiere d'acqua. Prendo una pastiglia e la mangio giù, con molta fatica. Preferisco le medicine liquide. Mi alzo per portare il bicchiere nel lavandino. Brian mi raggiunge, già senza maglietta, e mi abbraccia da dietro. Porto indietro la testa e mi bacia sul collo
"mi sembra di conoscerti da una vita" mormora, facendo scorrere una mano sotto la maglietta. Mi giro per ricambiare il bacio. Le nostre lingue si rincorrono in una danza che non ha fine, finché non finiamo contro qualcosa di duro, il tavolo. Appoggio le mani indietro, con il fiato corto.
"un corpo come il tuo dovrebbe essere illegale!" esclama, prima di prendermi per i fianchi per farmi sedere sul tavolo. Lascio cadere le scarpe, con un tonfo. Non mi servono più.  Passo le mani sul suo addome, fino alla cintura dei pantaloni. Glieli tolgo, insieme ai boxer. Lui mi toglie la maglietta e i jeans, senza smettere di baciarmi. Mi prende in braccio e  mi porta sul letto, facendomi sdraiare sotto di lui. Entra dentro di me e inizia a spingere, sempre più forte e mi mordo le labbra per non urlare. Quando raggiungiamo l'apice, esce con un gemito e mi fa distendere sopra di lui. Incrocio le mie mani con le sue e ci addormentiamo così.
"ehi … piccola … " apro gli occhi e vengo accecata dalla luce del sole
"buongiorno" sbadiglio, alzandomi
"forza, dormigliona! È ora di andare o Dom potrebbe cambiare idea!" e allora andiamo. Mi alzo e inizio a raccattare i vestiti in giro per casa. Poi saliamo in macchina - e questa volta guido io, niente giochetti - e parto per tornare a casa di Dom. 

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Capitolo 3
*** south gate ***


South Gate
mi fermo sul vialetto d'accesso, per non rovinare quel prato che Letty cura con tanto amore. Entriamo, trovando tutti già seduti per la colazione. Prendo un piatto dalla credenza e due fette di pane da un piatto al centro del tavolo. Mi siedo su una sedia vuota e inizio a spalmarci il burro d'arachidi. E poi la marmellata. Arriva Dom e abbraccia Letty da dietro, fregandole una fetta di bacon, prima di rivolgersi agli altri.
"ci sono delle gare, una specie di torneo, giù a South Gate, iniziano stasera. Che ne dite?"
"posso partecipare anch'io?" chiedo, speranzosa
"certo che puoi, ma devi fare qualche altra modifica alla tua auto" risponde lui "anche tu, Brian. Avrai la tua occasione per riscattarti. Vince, vuoi andare anche tu?" l'interpellato fa un mezzo sorriso
"ma certo. Così tengo d'occhio Alex" aggiunge facendomi l'occhiolino. Mi assale una nausea improvvisa, tanto che lascio nel piatto la metà della mia colazione
"posso andare anch'io, fratellino?" chiede Mia
"vai pure … anzi a questo punto conviene che andiamo tutti … forza, andiamo al garage!"
 
"Jesse, cosa stai facendo?" urlo qualche ora dopo, vedendo il ragazzino che trascina per il garage il mio cofano
"Dom ha detto di sistemare il motore" risponde lui
"si, ma non ti ha detto di smontarmi l'auto. Puoi sistemare il motore senza togliere il cofano"
"preferivo spostarlo" si lamenta
"e va bene!" ribatto, esasperata "ma almeno non trascinarlo così. Si rovina!"
"pesa!" mormora Jesse, prima di alzare la lamiera, con uno sforzo disumano, per poggiarla su un tavolo.  Vado a vedere le altre macchine. Infilo la testa nel motore di una Honda snx, quando sento qualcuno che mi tocca
"quello è il mio culo!" sbotto, diretta a Vince. Riconoscerei quelle mani ovunque, purtroppo.
"e secondo te non lo so?" ribatte lui, in risposta "che fai?"
"ti saboto la macchina" rispondo, sarcastica.  E poi per fortuna se ne va.
 
"Dom ,ma non dovevate venire anche voi?" chiedo dispiaciuta, dopo che Toretto ci ha augurato buon viaggio
"lo so, Alex, mi dispiace. Ma domani arrivano dei pezzi e devo assolutamente andare al garage. Ci sono Mia e Vince"
"ok" borbotto, sconfitta "ci vediamo fra qualche giorno"
"buona fortuna" urla Letty, dalla finestra della sua camera. Salgo in macchina e metto in moto. Mi affretto a seguire Vince,  la strada la sa solo lui.
South Gate è la sedicesima città del distretto di Los Angeles, qualche miglio a sud di Downtown. Sarà anche una bellissima città, ma con le luci al neon sul cielo nero, ricorda tanto tutte le altre città della California. Sembrano fatte con lo stampino.
Parcheggiamo davanti a un motel squallido, con l'insegna per metà staccata. E l'altra sulla buona strada.
"due camere" borbotta Mia al tipo dietro il banco della reception, che le passa due chiavi.
"hai prenotato tu?" le chiedo, mentre ci avviamo su per le scale. Non c'è nemmeno l'ascensore.
"no, Dom. a quanto pare approva entrambi" sussurra lei in risposta.
"la prima gara inizia fra un'ora" commento, controllando l'orologio, prima di entrare in camera e gettare lo zaino sul letto. Matrimoniale. Saranno due giorni molto interessanti.

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Capitolo 4
*** mostro ***


mi scuso in anticipo, a qualcuno questo capitolo potrà sembrare un po'... 'cruento'... ma ci tenevo a dare l'idea
ringrazio come sempre quelli che leggeranno questa storia e chi vorrà lasciarmi un piccolo commento
buona lettura!


Esco dalla doccia e cerco qualcosa di comodo da mettere, sparpagliando vestiti ovunque
"che c'è?" chiedo a Brian, seduto ai piedi del letto, che mi guarda come se fossi pazza.
"dopo sistemi tutto, vero?" scuoto la testa, ridendo. Ma si può essere tanto ordinati?
Aspettiamo gli altri due prima di risalire in macchina. Parcheggio in mezzo alla gente, c'è aria di gara. Ferma sulla riga della partenza, sento l'adrenalina scorrermi nelle vene. Come adoro questa sensazione! Una ragazza seminuda lascia cadere il fazzoletto e quattro treni di ruote partono sgommando, non appena quel leggero pezzo di stoffa tocca terra. l'auto di fianco a me, una Nissan 240SX, attiva il Turbo e scatta in avanti, per rallentare solo mezzo chilometro più in là. Perdente! Accelero un po', stando dietro al primo che inizia a scartare a destra e a sinistra, fin quando non si accorge che la strada è chiusa. Il traguardo è oltre una voragine di qualche metro. O cazzo! Il pilota in testa preme il pulsante del NOS … e inchioda un metro prima della voragine, fifone. Ma se hai paura non correre, un piccolo imprevisto può capitare sempre ….
Arrivata ai cartelli dei lavori in corso faccio partire il NOS, la cui potenza mi attacca al sedile. Sorrido, passando su una piccola rampetta e 'volando' letteralmente, sopra la voragine. Chiudo gli occhi mentre le ruote toccano di nuovo terra e sento il boato della folla, proprio davanti a me: ho vinto! Qualche secondo dopo arriva il quarto pilota, che scende a controllare i danni della sua vettura.
"brava!" esclama Mia, raggiungendomi
"di poco" commenta Vince
"non importa se vinci di un centimetro o di un chilometro. l'importante è vincere. Chiedilo a qualunque pilota" ribatto, senza smettere di sorridere. l'organizzatore intima a tutti di sgombrare la pista, perché devono partire altre auto, con un giro diverso. Brian si mette sulla linea di partenza, sgommando e mi allontano per parcheggiare. Trovo un posto vicino al cancello d'entrata e torno indietro appena in tempo per vedere la partenza. Partono come demoni, lasciando scie nere sull'asfalto, per poi frenare di colpo alla prima curva. È un  gioco. Capire qual è il momento giusto per frenare, quando cambiare marcia, se accelerare o usare il Turbo. E non tutti sanno giocare.
"se continuate di questo passo vinceremo anche le Race Wars!" esclama Mia quando l'auto di Brian taglia per prima il traguardo. Speriamo, penso io. Sarebbe il massimo, mi affermerebbe come pilota, finalmente, e non solo come la protetta di Dom .
"Mia, tutto a posto?" le chiedo arrivati in albergo, vedendo che si tiene alla portiera
"si, tranquilla. Sono solo stanca … Brian dove vai?" chiede lei, vedendo il bel biondo che si allontana
"scusate, ho appena visto un mio vecchio amico. Vado a salutarlo, voi iniziate a salire" urla lui in risposta, già lontano, prima che la notte lo inghiotta. Entriamo e chiediamo le chiavi. Arrivo in camera e cerco di fare un po' d'ordine: non è tra le mie abitudini, ma non è mai tardi per cominciare. Sento dei conati di vomito dall'altra parte della parete e mi precipito in camera di Mia e Vince
"che succede?" chiedo a Vince quando viene ad aprirmi
"niente!" arriva la risposta di Mia dal bagno. Ci raggiunge, un asciugamano alla bocca "vado a chiedere se mi possono preparare un the caldo … sto bene, Alex, tranquilla" mi rassicura prima di scendere le scale, barcollante. l'avrei aiutata, ma non me l'avrebbe permesso.
"torno in camera" annuncio a Vince "chiamami se ha bisogno, ok?" lo guardo scettica e lui annuisce impercettibilmente. Torno in camera mia sbattendo la porta, senza chiuderla a chiavi: abbiamo una copia sola della chiave e Brian non è ancora tornato.  Tiro indietro il copriletto e sistemo i cuscini, quando sento aprirsi la porta. Mi giro sorridente, pensando sia Brian, ma mi ritrovo davanti Vince
"cosa vuoi?" chiedo, rialzandomi di scatto "Mia come sta?"
"Mia è ancora di sotto. Volevo parlare con te"
"cosa vuoi?" chiedo di nuovo. Sorride, malizioso. Dio, quanto lo odio quando fa così
"non puoi pretendere che ti stia a guardare mentre mi sculetti davanti. Tu e quel ragazzino" si ferma un attimo, per girarmi intorno "non puoi pretendere che non reagisca"
"i tuoi problemi di autocontrollo non sono affar mio" ribatto, secca, sperando che se ne vada presto
"e invece si. Solo tu puoi calmarmi, lo sai" copre come un fulmine quei pochi metri che ci separano, per afferrarmi la testa e baciarmi con prepotenza. Cerco di liberarmi, invano. È troppo forte. Provo a spostare la testa di lato, ma ancora una volta senza successo. Mi butta sul letto, togliendomi la camicia e  facendo saltare tutti i bottoni. Inizio a piangere, in silenzio, mentre sono a faccia in giù, contro il materasso. Sento Vince che si abbassa la zip dei pantaloni e poi mi sfila i jeans. Cerco di ribellarmi, ma mi blocca i polsi sopra la testa, con una mano sola. l'altra scorre lungo la mia schiena, facendomi venire brividi di terrore
"ferma … ferma … o sarò costretto a farti del male , piccola … " mormora, salendo sopra di me, a cavalcioni.
"NO! Vince, no!" urlo e lui in risposta mi spinge a nuca contro il materasso, finché non sento mancare l'aria. Si sdraia su di me per penetrarmi, da dietro
"Vince, basta!" urlo fra le lacrime quando inizia a spingere, sempre più forte. Mi fa male! Mi fa schifo!
"mmh … come sei accogliente" mormora, sempre senza smettere di sorridere " … così calda e stretta … "
Lo sento venire dentro di me. Devo fare qualcosa, non voglio che qualcosa di suo rimanga dentro di me. Lo sento ansimare e gemere, fin quando non esce con un sospiro. Vorrei urlargli contro, insultarlo in tutte le lingue del mondo, ma dalla bocca mi esce solo un ringhio soffocato, e lui ride vittorioso. Stronzo. Vile. Porco. E tante altre cose che in questo momento non mi vengono in mente. Sento che si tira su la cerniera dei pantaloni, soddisfatto. Se ne va, lentamente, accostando la porta alle sue spalle. Mi rannicchio in un angolo di quel grande letto, tiro le lenzuola contro il petto e continuo a piangere. Perché non so fare. Perché sarò anche coraggiosa, abile, ma solo in pista. La verità è che davanti ai problemi, i veri problemi, faccio come gli struzzi: tiro in dentro la testa e lascio che le cose vadano come devono andare. Sono troppo orgogliosa per parlarne con qualcuno, tengo troppo alla mia famiglia per darle un dispiacere del genere. Non ferirei mai Mia né Dom. per loro Vince è un amico, un fidanzato, un fratello. Nessuno immagina quello che veramente si nasconde dentro di lui.
"Alex.. " mormora Brian, aprendo la porta. Mi vede sul letto, le lenzuola disfatte, i miei vestiti, ormai inutilizzabili, per terra, le mie lacrime. Mi si avvicina, chiudendo la porta con un calcio, si toglie la maglietta e me la mette, poi mi prende in braccio e inizia a cullarmi, come se fossi una bambina piccola.
"cos'è successo, piccola? Cosa …?" scuoto la testa, nascondendomi contro la sua spalla. Mi prende il mento perché lo guardi negli occhi "cosa ti è successo? Chi è stato?" inizia a capire, perlustrando la stanza con lo sguardo. Non è stupido, dopotutto.
"chi è stato, Alex?" chiudo gli occhi. Non sono degna di guardarlo negli occhi, io che non sono neanche capace di reagire. "Alex, chi è stato? Vince?" non voglio rispondergli, perché so come reagirebbe. Ma il mio corpo mi tradisce. Mi rannicchio istintivamente, come un riccio, e lui capisce. Si alza di scatto, appoggiandomi sul letto, sul volto una maschera di rabbia
"no … Brian … " mormoro debolmente, tra le lacrime. Gli afferro una manica, senza metterci tanta forza: non me n'è rimasta, ma tanto basta a fermarlo. Si risiede e mi riprende in braccio, probabilmente per tenersi impegnato. l'avrei lasciato andare, Vince avrebbe avuto quello che si merita. Ma non posso permetterglielo. Per Mia. Per Dom. per loro, la mia famiglia. 

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Capitolo 5
*** vendetta ***


"adesso calmati" sarà la decima volta che me lo ripete, ma le lacrime non la vogliono smettere di scendere, di bagnarmi il viso. Faccio un altro respiro profondo e prendo un altro fazzoletto "da quanto va avanti così?"
"è la seconda volta" mormoro, allacciandogli le braccia intorno al collo, come per non farlo scappare
"e non l'hai detto a nessuno?" chiede, sempre più incredulo. Scuoto la testa
"non voglio che qualcuno soffra per causa mia"
"per questo te ne sei andata" non è una domanda, ma annuisco lo stesso. Deve capire, almeno lui
"pensavo facesse bene a tutti un po' di distanza … "
" … e invece non è servito a niente" completa Brian al posto mio "perché mi hai impedito di spaccargli la faccia? Finalmente anche Mia avrebbe capito con che razza di … "
"lei lo ama!" lo interrompo, prima che possa cambiare idea "non posso darle un dispiacere così grande"
"ma se sei tu a soffrire, allora va bene?"
"è un problema mio" ribatto, decisa
"ora è anche mio" risponde, illuminandosi. In quel momento bussano alla porta
"Alex, Brian sono Mia " scappo in bagno, devo avere gli occhi rossi e gonfi. Spio da dietro la porta. Brian apre e la saluta. Le chiede come sta
"sono venuta appunto per questo. Pensavo di tornare a casa, sto malissimo. Dev'essere stato qualcosa che ho mangiato. Ma se voi volete rimanere a finire il torneo … "
"no. Torniamo a Los Angeles anche noi. Anche Alex deve aver mangiato qualcosa di strano, non ha dormito bene"  lo ringrazio silenziosamente per aver mantenuto la promessa.
"ma adesso sta meglio?" Brian annuisce e lei sorride sollevata "ci vediamo giù fra venti minuti. Assicurati che Alex non lasci nulla in giro" se ne va. Aspetto che Brian chiuda la porta prima di uscire dal bagno. Inizio a raccattare la mia roba, attenta a non pensare a niente. E così anche mentre, davanti allo specchio, la terra in una mano e il pennello nell'altra, cerco di cancellare le occhiaie e gli ultimi segni del pianto di quella notte.
"ce la fai a guidare?" mi chiede Brian, mentre carichiamo le borse in auto. Annuisco, provando a sorridere
"Mia! Come stai?" le chiedo non appena la vedo oltrepassare la porta
"meglio, molto meglio. Tu?"
"bene. Niente di cui preoccuparsi. Andiamo?" chiedo, impaziente.
 
"cosa ci fate qui?" chiede Dom, in giardino impegnato a lavare l'auto, quando ci vede arrivare. Mia gli racconta tutta la storia
"bene. l'importante è che ora stiate tutte meglio" commenta Toretto "Brian vai da Jesse, ha un lavoro da farti fare. Gli altri dentro che vi devo parlare" ordina. Prendo le chiavi dal cruscotto e seguo gli altri in casa. c'è una Letty alquanto preoccupata seduta sul divano, le gambe accavallate. Le si siede accanto Mia e Vince dopo di lei. Prendo posto su una sedia, di fianco a Dom, in piedi e abbastanza arrabbiato. Cosa sarà mai successo?
"mentre eravate a South Gate qualcuno è entrato nel garage e ha bruciato due auto. Roba di poco conto, ma è il gesto a contare. Inoltre, sempre questo qualcuno, è andato da Tej  e lo ha minacciato"
"chi è 'questo qualcuno'?" chiedo, spaventata
"sospettiamo siano le Triadi" interviene Letty "Tej è sicuro di aver visto almeno due Honda Civic "
Tej, l'organizzatore di molte nostre gare e amico di Dom, è rispettato un po' da tutti. Che le Triadi siano andate a minacciarlo presuppone qualcosa di più grosso
"cos'abbiamo fatto?" chiede Mia, prendendo la mano di Vince,in cerca di conforto
"tutti sanno che Alex è tornata; e la bravura di Brian ha già fatto il giro della città. I cinesi non possono permettersi di perdere un'altra volta le Race Wars. Hanno debiti con tutti, se perdono ancora saranno costretti a ritirarsi. Hong Kong non lo permetterà" spiega Toretto
"cos'hai intenzione di fare?" ribatte Vince, un luccichio strano negli occhi
"di certo non ho intenzione di stare a guardare!" risponde lui
"no!" esclamano Mia e Letty simultaneamente
"lascia stare!" rincara Letty, l'espressione sempre più spaventata. Inizio a capire. Dom vuole vendicarsi, vuole andare nel territorio delle Triadi
"non possiamo stare a guardare. La prossima volta non si limiteranno a bruciare della auto. La prossima volta toccherà a uno di noi "
"vuoi facilitargli il lavoro?" chiede Mia, incredula. Ma Dom non risponde e si rivolge a Vince
"possiamo agire stasera" e in quel momento mi viene un dubbio. Più sono meglio è, o non avrebbe aspettato il nostro ritorno. E allora perché ha mandato via Brian
"cosa deve fare Brian?" domando, a nessuno in particolare, ma ancora una volta è Toretto a rispondermi
"devi capirmi, Alex … " parte con i piedi di piombo "questo è un affare di famiglia. E per quanto mi fidi di lui -sta con te dopotutto- questa è una cosa che dobbiamo risolvere noi … mi capisci, vero?" certo che capisco. Non fida del tutto, non ancora. Dal lato umano lo accetta abbastanza da farlo stare con me, ma non è ancora sicuro che sia incapace di tradirlo. Certo che lo capisco.
"vengo anch'io" non è una richiesta. Voglio andare anch'io!
"assolutamente no!" mi aggredisce Dom
"perché no?" lo provoco
"Alex, ragiona" interviene  Letty, mentre Mia annuisce vigorosamente "è pericoloso"
"è pericoloso anche per loro" ribatto, decisa. Questa volta non l'avranno vinta
"non metterò mai la tua vita in pericolo, almeno non volontariamente!" esclama Dom
"mi fai correre. Non vedo la differenza"
"io la vedo eccome! Non è la stessa cosa! Non è come tagliare il traguardo, o fare un incidente. Ci potrebbero sparare, potremo morire" Letty si porta una mano alla bocca.
"cosa dobbiamo fare?" Vince si mette in mezzo, mentre Dom si avvicina al divano per calmare la fidanzata
"solo ridargli quel che è loro. E poi scappare"
"voglio venire anch'io" ripeto, alzandomi in piedi
"no"
"ricordati che sono il pilota migliore che conosci. E il più veloce" deve farmi andare con loro. È la mia famiglia, voglio aiutarli come posso. Voglio imparare ad affrontare i miei problemi. Questo sembra convincerlo, dopotutto è la pura verità
" … " Dom apre la bocca per ribattere
"ti prego ti prego ti prego ti prego"
"e va bene, ma a una condizione!" esclama, esasperato. Evviva! Ho vinto!
"qualunque cosa" prometto
"bene … allora … se ti dico di scappare, tu te ne vai, anche senza di noi"
"ma.. " ci penso "si, va bene" rispondo, sconfitta
"secondo..."
"avevi detto una condizione sola!" mi lamento, ma nessuno mi ascolta
"secondo.. " ripete Dom " … tu aspetti in macchina, intesi?"
Annuisco, seppur poco convinta. E così partiamo.

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Capitolo 6
*** le Triadi ***


"perché le Triadi dovrebbero avercela con noi?" chiedo di nuovo, quando saliamo in macchina. Non sarebbe la prima volta che Dom mente per non far spaventare Letty, ma voglio vederci chiaro "insomma, non siamo gli unici ad aver vinto le Race Wars" aggiungo, scettica.
"siamo gli unici ad averle vinte per cinque anni di fila" commenta Dom, con una risata amara "ma non dev'essere solo per questo. Ho saputo che qualche giorno fa i federali hanno arrestato Han Wo, uno dei capi delle Triadi di Los Angeles: qualcuno ha fatto la spia; inoltre quest'inverno, mentre tu eri via, Chang e  i  suoi hanno vinto qualche gara, quelle a cui di solito partecipavi tu. Sono sicuro che sanno che se ci fossi stata tu non avrebbero vinto"
"quindi pensano che siamo stati noi a fare la spia?" chiede Vince, allibito.
"a quanto pare si …. Alex, gira qui" eseguo.
"ma noi non c'entriamo niente!" obbietto, accelerando
"questo lo sappiamo io e te" risponde Dom
"che cosa vuoi fare, di preciso?" chiede, Vince. Sapeva che non lo avrebbe detto davanti alle altre ragazze "vuoi bruciarli il garage?"
"no, noi non scendiamo così in basso. Ma gli faremo vedere ciò che sappiamo fare"
"Dom , la smetti di parlare per enigmi? " chiedo, notando che cerca le parole giuste. So che lo fa per me, così come non voleva portarmi con loro "non mi impressiono se dici che vuoi fargli saltare le auto" preciso
"niente del genere …. Ecco, fermati qui" e questa sarà un'altra delle domande a cui non avrò risposta.  Scesero e io rimasi in auto ad aspettarli, mangiandomi le unghie dal nervosismo. Non un rumore, non una persona, la strada era deserta, se non per la mia macchina, con i fari spenti. Aspettava con me, sentivo il motore raffreddarsi, mentre io scottavo. Per l'impazienza. Dopo un tempo che mi parve eterno, finalmente li vidi, di corsa verso l'auto. Gli diedi appena il tempo di salire, prima di mettere in moto, mentre chiudevano le portiere. Dietro di noi iniziavano ad accendersi le luci
"direi che non siamo passati inosservati" commento. Ridono.
"abbiamo lasciato un biglietto, stile college … 'siamo stati qui' … non che ce ne fosse bisogno, c'è olio dappertutto … " spiegò Vince, tra le risate.
"ma non era niente di pericoloso, se non vi fate vedere! Perché non lo avete detto subito?" ribatto, arrabbiata.
"ci avrebbero dato dei bambini, non ci avrebbero fatto uscire di casa" spiega Dom. si, in effetti ha ragione, penso, sgommando sul vialetto di casa. Ormai sarà nero, da tutte le volte che ci  siamo fermati lì. 

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