come pioggia nella siccità

di sweetlady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** claudia ***
Capitolo 2: *** stefano ***
Capitolo 3: *** sorpresa ***
Capitolo 4: *** inaspettato ***
Capitolo 5: *** avviso ***



Capitolo 1
*** claudia ***


Buio. Buio e solo buio intravedeva attraverso gli occhi socchiusi. Era in dormiveglia, ma non riusciva a trovare la forza per svegliarsi, per alzarsi da quel maledetto letto  e raggiungere il bagno per farsi una bella doccia fredda, ma non ci riusciva. Il sogno era troppo vivido e non le permetteva di svegliarsi. C’erano due ragazzi che la guardavano da lontano e ridevano, attirando sempre più gente che iniziava a ridere di lei e a indicarla. Capì che c’era qualcosa che non andava, ma proprio in quel momento entrò in stanza sua madre che spalancò le finestre augurando un buon inizio al nuovo giorno, molto importante per lei: era il suo primo giorno nella nuova scuola.



Da due settimane ormai avevamo traslocato nella nuova casa. Di nuovo. La stabilità non aveva mai caratterizzato la mia vita, né credo che l’avrebbe mai fatto, ma non per questo mi lasciavo scoraggiare. Ogni volta era dura adattarsi in un nuovo posto, in una nuova città, in una nuova scuola. Non riuscivo a fare amicizia con qualcuno in particolare che dovevo trasferirmi a causa del lavoro di mia madre, Carol,una donna in carriera di una quarantina d’anni, divorziata da un marito che non si era mai interessato particolarmente a lei e ai suoi figli, che lavorava ventiquattro ore al giorno, portandosi anche il lavoro a casa spesso, posto dove trascorreva il suo tempo molto raramente. Io e mio fratello Luca siamo cresciuti praticamente da soli, dai primi passi al primo giorno di scuola, e questo ci ha resi molto uniti anche se spesso minacciamo di far scoppiare la terza guerra mondiale con le nostre litigate, che impegnano gran parte delle nostre giornate. Frequenteremo la stessa scuola, il liceo classico, lui  in primo e io in secondo liceo. Sarà strano incontrarsi per i corridoi, anche se io negherò di essere sua sorella e lui altrettanto. La mamma stavolta ha promesso di non trasferirsi almeno fino al mio diploma, ma non ci conto molto anche perché per me non è poi un grande sacrificio, cambiare ogni volta. Mi stanco molto facilmente delle persone, soprattutto se queste hanno segatura al posto del cervello o passano le proprie giornate specchiandosi e ammirandosi in qualsiasi superficie riflettente. Non ero troppo agitata per quel nuovo inizio,anzi mi sentivo abbastanza sicura vista l’esperienza di nove primi giorni di scuola diversi, ma comunque non sapevo cosa aspettarmi. E di certo quello che avrei trovato, sarebbe stato molto difficile da lasciare e soprattutto abbandonare sul fondo della mia memoria.
  
 

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Capitolo 2
*** stefano ***


Si alzò di scatto dopo un sonno agitato, i sensi vigili, pronto a scattare a qualsiasi movimento sospetto, ma subito si accorse di essere nel suo letto, madido di sudore, segno della notte agitata e capì che era stato solo un sogno, anzi un incubo.                       Buttò uno sguardo sul comodino e vide che la sveglia segnava le 7.45. Realizzò subito il fatto che rischiava di arrivare in ritardo il primo giorno di scuola dell’ultimo anno. Com’era passato il tempo….le superiori erano letteralmente volate, e così quest’anno gli toccavano gli esami di maturità. In meno di cinque minuti si infilò jeans e maglietta e scese di sotto,da dove proveniva un forte odore di caffè,segno che sua madre era in piedi e stava preparando la colazione.
  • Buongiorno! Come va? Dormito bene? Sbrigati che fai tardi a scuola! E ricordati di fammi sapere cosa hai in programma per stasera! Non fare tardi e attento per strada!! – concluse la madre facendo spuntare un sorriso che illuminò il volto del ragazzo.
  • Sii non ti preoccupare, non l’ho mica presa ieri la patente, sai? Se continui a preoccuparti ancora in quel modo, o ti verranno le rughe prima del previsto! – la canzonò il figlio, sempre con il sorriso stampato sul volto e lo sguardo malandrino.
  • Ti conosco troppo bene, Step. Hai delle brutte occhiaie e ti ho sentito parecchio agitato stanotte. Tutto bene? Qual è il problema? – domandò preoccupata la madre
  • No nessuno, non preoccuparti. È stato solo un brutto incubo, che neanche ricordo in realtà!- questo era vero, ma ricordava le sensazioni, era stato molto vivido, quasi….REALE, ma decise di ignorare tutto. Era il suo primo giorno di scuola, e questo significava amici, risate, niente compiti dopo scuola e..il permesso di guidare la sua nuova macchina! Da giorni ormai aspettava quel momento. Prese la giacca e si fiondò in garage. Non vedeva l’ora di rivedere i suoi amici, nonostante avessero passato la maggior parte dell’estate insieme, ma era curioso di sapere le  novità. Uscì sul vialetto con la sua porsche e si diresse verso la scuola. Infilò un cd nello stereo e alzò il volume della musica, che ben presto si diffuse per tutto l’abitacolo. Ad un certo punto sbucò un motorino da dietro l’angolo che non si accorse subito della presenza dell’auto, che prontamente inchiodò, ma la ragazza alla guida della moto mise le mani sui freni così bruscamente, da sbandare e cadere per terra. Stefano scese immediatamente dalla macchina e corse verso la ragazza, che per fortuna era rimasta illesa.
  • Ehi tutto bene? Meno male che ho i riflessi pronti altrimenti..non staremmo qui a parlarne! Le ossa sono ancora al loro posto? – chiese lui con voce tremante, preoccupato per la ragazza, ma la contempo rilassato vedendola rialzarsi senza troppa fatica e controllare i danni al motorino.
  • Sì, sono bene grazie. Scusa è stata colpa mia, ero distratta e non ho frenato in tempo. Tu stai bene? – e nel dir ciò si tolse il casco, rivelando una chioma castano lucente, che emanava riflessi rossi alla luce del sole.
  • Ehm..sì certo..- rispose Step, rimasto incantato dalla bellezza della persona di fronte a lui.
  • Comunque piacere, io sono Claudia- disse lei prendendo l’iniziativa.
  • Io sono Stefano, ma chiamami pure Step – sorrise lui, abbagliando la ragazza con il suo sorriso mozzafiato e i suoi denti bianchissimi.
Lei era davvero bella. Capelli castano dorati con riflessi rossi, occhi verde smeraldo con uno sguardo in grado di guardarti nell’anima, e soprattutto quel sorriso stupendo, radioso. Era abbastanza alta, mi arrivava un po’ più su della spalla. Era piuttosto magra da quello che riuscii a intravedere, perché portava un vestitino al ginocchio color avorio, che faceva risaltare la sua abbronzatura, e nel complesso era davvero molto bella.
Entrambi si riscossero e ricordandosi degli impegni scolastici si salutarono velocemente, rassegnandosi entrambi a non vedersi mai più, ma la parte più sorprendente doveva ancora arrivare.  

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Capitolo 3
*** sorpresa ***


Sorpresa
 
 
Oh cavolo la campanella è già suonata!! Ed è il primo giorno di scuola! Vabbè, posso sempre usare la scusa di essere nuova e di non essere riuscita a trovare la classe….la segretaria mi diede un foglio con le lezioni che avrei dovuto seguire e l’orario delle varie materie, spiegandomi che la mia classe da quel momento in poi sarebbe stata la II C.  Leggermente emozionata salii la scalinata di marmo che conduceva al piano superiore, pronta a fare il mio ingresso in scena, davanti a tutti. Appena varcai la soglia ventiquattro paia di occhi si posarono sulla mia figura, professore escluso, che continuò imperterrito a leggere il suo programma di studio per l’anno scolastico, senza riuscire a catturare realmente l’attenzione di nessuno dei presenti. Mi schiarii lievemente la voce. Mi sembrava maleducato interrompere così il docente, mentre era assorto nella lettura del suo prezioso pezzo di carta. Così fui presentata alla classe e mi fu assegnato l’unico posto libero, in prima fila, dove avrebbero potuto osservarmi e fissarmi tutti.
Le prime tre ore di lezione trascorsero tutte in egual modo anche se, tra lo sconcerto generale, la prof di latino ci assegnò tre versioni per il giorno dopo. Al suono della campanella le varie classi del’istituto si riversarono nei corridoi per i quindici minuti dell’intervallo. C’era chi faceva la corsa alle macchinette per evitare la fila, chi andava in bagno a fumare, e chi come me che, non sapendo in quale altro modo impiegare quei quindici minuti, preferiva starsene ferma in un angolo aspettando il suono della prossima campanella. Proprio quando la mia mente iniziava a vagare con la fantasia, notai un paio di occhi azzurri che mi fissavano dall’altra parte del corridoio,seguiti da un sorriso divertito, e capii. Lui era lì, Step, il ragazzo della porsche. Salutò i suoi amici e mi raggiunse con la sua camminata pressoché perfetta, e il suo fascino da modello. Era bellissimo nella sua semplicità. Indossava un paio di jeans,blu, anonimi, una t-shirt bianca un po’ aderente che lasciava intravedere il suo fisico scolpito, e un paio di sneakers blu e bianche. Un ragazzo come tanti all’apparenza, ma molto di più in realtà. Al suo passaggio decine di ragazze di tutti i corsi e l’età lo assaltarono con mille moine, ma lui, con la massima diffidenza, le ignorò, rivolgendo a  me la sua attenzione.  Subito fui bersaglio di occhiatacce e sguardi d’invidia, ma non ci feci molto caso. E così, lui si diresse verso di me.

  • Ciao! Guarda un po’chi si rivede! Sei ancora tutta intera? Tutte le ossa in ordine? – chiese ironico
  • Sì ovvio, altrimenti non sarei qui a parlarne, non credi? -
  • Giusto… -  ribattè , colpito dalla mia perspicacia.
  • E tu? Sei riuscito ad arrivare tutto intero? La porsche? Ha ancora tutti quattro i cerchioni? – continuai io sorridendo divertita
  • Fino a stamattina li aveva, e spero li abbia ancora oggi,domani, dopodomani…-
  • Sì sì ho capito ho capito – esclamai ricambiando la sua risata
  • Allora sei nuova qui….da dove vieni?
  • Eheheh…da dove non vengo semmai! Ho cambiato così tante scuole o città,che inizio ad avere dei seri dubbi sul mio paese di appartenenza!
  • Ahahah buona questa! Sei simpatica sai? Ti conosco da poche ore ma già mi ispiri fiducia.
  • Sono contenta! Posso dire di poter quasi ricambiare. Anche perché sei l’unica persona che conosco qui per ora! – conclusi divertita
  • A questo possiamo subito rimediare. Vieni, ti presento ai miei amici! – ma detto ciò, il suono della campanella animò i corridoi che ben presto si svuotarono di tutti gli studenti timorosi di ricevere un ammonimento dai professori per il ritardo. Non potevo permettermi di fare una bella figuraccia il primo giorno, altrimenti mi sarei rovinata tutto l’anno se la prof d’italiano mi avesse presa in antipatia, ed era l’ultima delle mie priorità. Non aveva  una gran bella fama. Zitella, piuttosto acida e dall’umore imprevedibile. Il suo numero preferito era il due, che rifilava alla maggior parte dei suoi studenti,che la temevano come non mai.
  • Mi spiace ma devo correre in classe. Sai primo giorno…- lasciai la frase in sospeso-
  • Sì vai non ti preoccupare. Te li presento all’uscita! Così ho anche un’ altra occasione per vederti- mi sorrise ammiccante, provocando la mia risata.
  • A dopo allora.-
  • A dopo-
Ma alla fine delle lezioni fui trattenuta in segreteria a causa di alcune  informazioni mancanti sul mio modulo di iscrizione, e quando riuscii finalmente a lasciare  l’edificio, il piazzale davanti all’istituto era ormai vuoto. Speravo solo che non l’avesse presa a male,che non avesse creduto che me ne fossi scappata subito.  

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Capitolo 4
*** inaspettato ***


il giorno dopo lo rincontrai, fortunatamente,fuori dalla scuola. Mi aspettava per chiedermi dove fossi sparita il giorno prima, e per fare due chiacchiere. Non stavo nella pelle, ero ansiosa di quel momento dal mattino prima, quando la campanella aveva lasciato tutti i discorsi in sospeso.
  • Ma guarda un po’ chi si rivede! Che fine hai fatto ieri? – domanda ovvia vista la situazione
  • Mi hanno trattenuta per dei problemi con l’iscrizione, niente di che…quando mi hanno lasciata libera non c’era più nessuno..- lasciai la frase a metà. Forse non era il caso di fargli capire che ero rimasta molto delusa.
  • Ah, capisco. Non ti preoccupare. Penseremo oggi alle presentazioni. E stai tranquilla che non ti lascerò nemmeno un istante. Non vorrei mica che tu ti perdessi in questa metropoli!  - esclamò lui ironico. Mi ci erano volute due ore per individuare i punti di riferimento della città, grazie anche al mio grande senso dell’orientamento. In più non avevo neanche problemi per quando riguarda orari e fermate dei vari mezzi, perché mia madre aveva avuto l’idea sensata di affittare un appartamento nel pieno centro, che distava solo tre isolati dalla scuola.
  • Ti va di venire a fare un giro con me oggi pomeriggio? – mi chiese sperando in un mio sì. Quanto avrei voluto accontentarlo! Ma a causa del piccolo incidente del giorno prima il mio motorino aveva subito qualche danno, perciò ero stata costretta a portarlo in officina  tra le occhiate furenti di mia madre, che me lo aveva regalato poche settimane prima in occasione del nuovo trasferimento. Ogni volta che cambiava sede di lavoro ci ricopriva di una montagna di regali, quasi come a volersi scusare materialmente con noi per quel’ennesima fatica e chissà, forse anche per la mancanza di un padre nella nostra vita. Come se qualche oggetto costoso potesse coprire le nostre mancanze, come un padre, o  come una madre. Quando glielo feci presente si soffermò due minuti a riflettere sulle mie parole  ma poi, con un’alzata di spalle,decise di ignorarle. Quando gli spiegai la situazione, lui si mise a ridere e mi guardò come se fosse ovvia la sua risposta, ma vedendo la mia difficoltà nel coglierla, mi illuminò con la sua (ovvia per lui) risposta.
  • Ma ovvio, ti vengo a prendere io! – rimasi spiazzata. Davvero non me l’aspettavo.
  • Ehm..sicuro? non vorrei disturbare..- cercai di prendere tempo. Mia madre mi avrebbe uccisa se fossi salita su un auto non sua. Soprattutto se alla guida c’era un neopatentato che conoscevo da appena due giorni.
  • Ma che disturbo! Lo faccio ben volentieri! Basta che mi dici dove abiti..- e qui aspettò una mia risposta. Ormai non potevo più rifiutare. Si vedeva che aspettava un mio sì, e io non volevo rifiutarlo, dopo già il bidone del giorno prima. Così gli scrissi un biglietto con il mio indirizzo sul retro di un quaderno e glielo consegnai. Mi sarebbe venuto a prendere alle sei, destinazione sconosciuta.  Nel frattempo il piazzale si era popolato di ragazzi e ragazze che alimentavano un vocio assordante, che coprì quasi il suono della campanella della prima ora,che arrivò appena udibile alle mie orecchie. Così ci dovemmo separare, ma prima di scomparire tra la folla di studenti, mi schioccò un bacio veloce sulla guancia, che iniziò ad ardere nel punto in cui le sue labbra avevano sfiorato il mio volto. Poi sparì dalla mia vista in mezzo agli altri.  Quella giornata iniziava a piacermi sul serio!
Corsi subito in classe nonostante il mio cuore battesse a mille, e presi posto proprio mentre la professoressa entrava in classe. Mi aspettavano due ore di matematica e chimica e poi una di greco. Uno strazio. Il tempo non passava mai. E ormai mi era venuto un tic a furia di osservare il mio orologio al polso. Quando finalmente suonò la campanella, mi precipitai in corridoio con i miei compagni, ma la porta della sua classe rimase chiusa. Che stupida!   Mi aveva accennato al test di greco e latino per vedere se avessero colmato le loro lacune durante l’estate, ma me ne ero totalmente dimenticata! Così per passare quei dieci minuti mi misi a guardare il panorama fuori dalla finestra, ma due ragazze si avvicinarono timidamente a me chiedendomi se mi davano fastidio se si sistemavano in quel punto del corridoio. Che scusa stupida! Si vedeva che non erano abituate a interagire con nuovi studenti. Poi presero coraggio e si presentarono.
  • Ciao. Io sono Giorgia e lei è la mia amica Alessandra – disse tendendomi la mano
  • Ciao io sono Claudia, piacere di conoscervi – risposi stringendole la mano
  • Piacere mio – esclamò la seconda – e chiamami pure Ale! Il mio nome completo è troppo lungo! – mi sorrise
  • Come vuoi..Ale-  mi erano simpatiche, soprattutto la seconda, ma poi erano anche le uniche che si erano presentate della classe. Stranamente nessuno sembrava interessato alla nuova arrivata, ma meglio così in fondo. Chiacchierammo del più e del meno e mi chiesero da dove venissi e il perché del mio trasferimento nella loro città. Nelle ore successive si spostarono vicino a me, facendo spostare i miei vicini di banco, due ragazzi magri e brufolosi che mi guardavano come fossi un alieno. E così la giornata scolastica si concluse brevemente, almeno la seconda parte. Ci scambiammo i numeri di telefono e mi chiesero se mi andava di uscire con loro qualche volta. Mia madre mi aspettava davanti all’istituto con il suo Suv  e ci avviammo verso casa. Quando mi chiese come fosse andata le feci un enorme sorriso, e fu un gesto più eloquente di molto parole. Ora mi aspettava solo l’incontro con Stefano.  



















questo capitolo è un po' più lungo degli altri, e da adesso in poi saranno più o meno tutti così! tra i due sta nascendo qualcosa e lui mostra un certo interesse per lei....chissà cosa succederà il pomeriggio....sono apertaa tutti i vostri suggerimenti! commentate in molti!! kiss

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Capitolo 5
*** avviso ***


ciao a tutti! grazie per aver recensito loveisforever!! volevo da voi un consiglio...avevo un idea brillante per il nuovo capitolo ma non mi convince molto, rovinerebbe un po' le cose....secondo voi cosa potrebbe accadere? recensite, sono aperta a qualsiasi suggerimento! a presto!

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