Know U Remain There

di Andy14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Titolo: Know U Remain There
Capitoli: 1/3 (potrebbe essere soggetto a cambiamenti)
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Finn Hudson.
Genere: Generale, Romantico.
Raiting: Arancione (per il futuro)
Avvertimenti: OOC, Slash.          
Parole: Prologo, 221. Capitolo I 825. (Sì lo so è corto. I prossimi sono più lunghi).      
Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e della FOX.
Ringraziamenti: Grazie a RuikaLShinoda e Aya_Black che hanno sopportato e sopportano le mie paranoie e mi sanno consigliare su ciò che scrivo. Grazie ragazze.
Note Iniziali: La mia prima storia su Glee. Lo ammetto, me la sto letteralmente facendo sotto. Non so se vi piacerà, se sarà all'altezza, se i miei personaggi escano troppo dai caratteri originali. Se la trama che ho scelto possa essere interessante ai vostri occhi. Se farete caso alla non betatura del capitolo xD. Vi chiedo un'ultima cosa, prima di lasciarvi leggere in pace. Se avete tre secondi del vostro tempo, fatemi sapere che ne pensate. Anche per mandarmi a quel paese se vi fa piacere. Buona Lettura a tutti.

Prologue

 

Kurt strinse forte il suo iPhone fra le mani. Squillava ormai ininterrottamente da un’ora e mezza. I nomi si susseguivano uno dopo l’altro, sempre gli stessi. Dad, Finn, Mercedes, Carol. Dad, Finn, Mercedes… era quasi rassicurante. Guardò Blaine seduto al suo fianco, mentre stringeva il volante della sua auto talmente forte che si aspettava si rompesse di li a pochi attimi. Erano fermi sull’autostrada che li avrebbe portati a New York, e quando Kurt se ne era accorto, aveva fatto accostare Blaine ad una banchina.

-Si può sapere per quale cavolo di motivo siamo qui?- gli aveva chiesto Kurt, desideroso di una spiegazione.

-Voglio andare via, Kurt.- gli aveva risposto, senza guardarlo. –Con te. Scappare, lasciarmi tutto dietro.- e Kurt era rimasto in silenzio, a guardarlo. L’usignolo lo guardò a sua volta, gli occhi quasi disperati. Con un sospiro, Kurt si rigirò il cellulare fra le mani. Una nuova chiamata riempì l’abitacolo con le note di Teenage Dream, quella suoneria che ancora non aveva il coraggio di cambiare. Mercedes. Ancora. Con una stretta al cuore rifiutò la chiamata, spegnendo il cellulare.

-Sai che è una pazzia- disse, mentre Blaine tratteneva il respiro. –Ma se la cosa può farti sentire meglio… facciamolo.- sorrise, forse un po’ freddamente, poggiando una mano su quella dell’altro.

-Grazie, Kurt.- sussurrò Blaine, mettendo in moto la macchina.

 

I

 

Burt imprecò, stufo di sentire la segreteria telefonica informarlo che il cellulare di Kurt poteva essere “spento o non raggiungibile”. Finn incrociò le braccia al petto, negando con la testa.

-Non può essere sparito, insomma. Magari ha il cellulare scarico…-

-Finn, Kurt non ha mai il cellulare scarico. Ha una specie di collegamento interiore con quell’aggeggio.- Burt si lasciò cadere sul divano, stanco.

-Proviamo a chiamare Blaine…-

-Cellulare spento. Anche lui.-

-Mercedes?-

-Non ne sa niente. Ragazzo, credi davvero che non ci abbia già pensato? Ho già chiamato chiunque potesse sapere dove si è cacciato MIO figlio!- l’uomo si mise la testa fra le mani, appoggiando i gomiti alle ginocchia.

-Scusami… farò qualche giro di telefonate fra i ragazzi del Glee Club. Magari qualcuno sa qualcosa.- Finn si diresse in camera sua con un brutto presentimento. Un pessimo presentimento.

 

***

 

-Andiamo vicino alla stazione.- disse Kurt, sporgendosi dal finestrino per ammirare le strade newyorkesi.

-Perché vicino alla stazione?-

-Non abbiamo abbastanza soldi per permetterci un albergo. E io non ho intenzione di fare… cosacce, per permetterci una stanza.-

-Non te lo avrei comunque lasciato fare.- lo rassicurò Blaine, più tranquillo di quanto non fosse poco prima. –Uh guarda una karaoke bar!-

-No, no Blaine! Dobbiamo tenere i soldi per…-

-Oh andiamo spendere due dollari non ci ucciderà no?- Kurt assottigliò gli occhi, mettendosi il cellulare da poco acceso in tasca.

-Perché mi viene in mente una certa festa di Rachel Berry?-

-Oh, ancora? Sono passati secoli…-

-Ma l’immagine di te ubriaco fradicio nel mio letto non abbandonerà mai la mia mente.- lo sfotté Kurt, scendendo dalla macchina, che Blaine aveva prontamente parcheggiato vicino il locale. Il bar era molto piccolo, per gli standard di New York, ovvio. Poteva quasi confondersi con uno dei Pub che si trovavano vicino a Lima. Una ragazza stava cantando sul palco, storpiando Fireworks di Katie Perry. Kurt storse il naso, mentre Blaine gli faceva segno di andarsi a sedere. Un ragazzo giovane con un grembiule bianco gli fu subito accanto, non appena presero i menu in mano.

-Che vi porto ragazzi?- chiese loro con un sorriso cortese. Kurt richiuse il menu subito.

-Acqua. Liscia. Del rubinetto-

-Kurt finiscila, possiamo benissimo permetterci da bere. Due diet coke, grazie- il cameriere sorrise ancora, allontanandosi. Kurt mise il broncio, puntando lo sguardo sul palco, sopra il quale si stava esibendo una signora di colore. La sua bevanda gli fu posata davanti, e lui sorrise al cameriere bevendone subito un sorso. Blaine fece lo stesso poi, passandosi la lingua sulle labbra, posò lo sguardo sul ragazzo di fronte a lui.

-Kurt… grazie per essere qui- Hummel scrollò le spalle, continuando a fare il sostenuto. Blaine sorrise e, vedendo il palco vuoto, si alzò. Kurt lo guardò con le sopracciglia aggrottate, mente il ragazzo si avvicinava agli spartiti, selezionando la canzone che aveva scelto di cantare. Le prime note di Nightmare dei Vanilla Sky riempirono il locale. Molti occhi si posarono su Blaine, che continuava a guardare Kurt.

 

What am I doing here?
What happened before?
Did I mess up?
Someone is calling me
Someone is whispering
Blaine wake up

Blaine chiuse gli occhi, tenendo il ritmo battendo il piede a terra. Il ritmo di quella canzone che troppe volte aveva sentito steso sul letto della sua stanza, e che in quel momento rappresentava di più le sue paure.

 

And it makes me feel bad
When I find that you're not here
And it makes me so scared
When I find that I'm alone

Kurt si alzò, avvicinandosi al palco, salendo poi di fianco a Blaine. Decise che, forse, era il caso di accompagnarlo in quella che ai suoi occhi sembrava una richiesta d’aiuto. Aguzzò la vista, cantando insieme a lui.


I can't remember
I was holding your hand tight
Lost in that light
Suddenly I'm here
Darkness around me
Should I wake up

Si sorrisero, Blaine grato e Kurt incoraggiante.

 

And it makes me feel bad
When I find that you're not here
And it makes me so scared
When I find that I'm alone

Blaine sentì prendersi la mano. Voltandosi verso Kurt, vide un sorriso rassicurante incorniciargli le labbra. E non poté fare altro che sorridere a sua volta. Ancora.


Please save me

I can't remember
what happened before
Should I wake up and call your name loud and on?

And it makes me feel bad
When I find that you're not here
And it makes me so scared
When I find that I'm alone

 

Il locale si riempì di applausi, forse per la prima volta quella sera. Kurt, in uno slancio di affetto, lo abbracciò baciandolo poi sulle labbra. Dopo un attimo di sorpresa, Blaine ricambiò la stretta.

-Non sei da solo. Ricordalo. Coraggio.- gli sussurrò Hummel, senza allentare la presa. Il moro annuì, staccandosi da quell’abbraccio inaspettato. –Ora, tocca a me.- decise Kurt, cominciando a sfogliare gli spartiti. Blaine rise.

-E meno male che tu nemmeno ci volevi entrare qui dentro!-

                       
                                                                                                                                                                                                
Note Finali: Il prossimo capitolo è già pronto, e sto scrivendo il terzo. Non ci metterò molto a postare :) Grazie per aver speso il vostro tempo a leggere questa... cosa.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Titolo: Know U Remain There
Capitoli: 2/3 
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Nuove Direzioni, Nuovo Personaggio.
Genere: Generale, Romantico.
Raiting: Arancione (per il futuro)
Avvertimenti: OOC, Slash.          
Parole: 1938       
Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e della FOX.
Ringraziamenti: Grazie a RuikaLShinoda e Aya_Black che hanno sopportato e sopportano le mie paranoie e mi sanno consigliare su ciò che scrivo. Grazie ragazze.
Note Iniziali: Spero davvero che questo secondo capitolo vi piaccia. Grazie inifinite a Aya_Black, safelia22, _Saruwatari_ (la risposta alla tua domanda la troverai in questo capitolo xD ) e Chemical Lady per aver recensito lo scorso capitolo. Grazie davvero.  

II

 

Kurt si svegliò la mattina dopo con un leggero mal di testa. Blaine, sdraiato al suo fianco, si passò le dita fra i ricci scarmigliati, peggiorando la già critica situazione dei suoi capelli. Hummel sorrise, poggiandogli una mano sul petto coperto dalla canottiera bianca. Quella notte non era successo nulla fra loro. Avevano semplicemente dormito, abbracciati sì, ma solo dormito. Blaine lo aveva stretto a sé, come se fosse lui quello che doveva essere rassicurato. E Kurt si era fatto abbracciare, certo che l’altro aveva bisogno di quel contatto.

-Blaine, posso chiederti una cosa?- Blaine si voltò verso di lui, gli occhi ancora pesti di sonno.

-Certo, dimmi-

-Perché sei voluto scappare via, senza dire niente a nessuno?- Blaine si rabbuiò, allontanando lo sguardo dal viso dell’altro.

-Vuoi tornare a casa?-

-No, non è questo. Voglio solo sapere… perché?- Blaine non poté rispondere visto che il cellulare di Kurt, acceso quella notte, aveva iniziato a squillare. Il ragazzo lo prese, leggendo il mittente della chiamata. “Dad”.

-E’ mio padre…- mormorò il castano, lasciando gli squilli succedersi uno dopo l’altro. Poi, come le altre volte, Burt si sentì rispondere dalla segreteria telefonica, e attaccò.

-Direi che dobbiamo alzarci. Per quanto io odi ammetterlo, dobbiamo trovare un modo per fare qualche soldo. I soldi che ho preso a casa non basteranno per più di due giorni… e dobbiamo prendere qualcosa per cambiarci- Kurt annuì, sedendosi sul materasso, che scricchiolò sotto di lui. Avevano trovato un motel a poco prezzo vicino al bar karaoke, dove avevano passato la sera precedente. Era gestito da una simpatica vecchietta, che vedendoli chiedere una stanza matrimoniale, non aveva fatto domande.

Si vestirono con gli abiti del giorno prima, dato che non avevano altro, scendendo le scale che li avrebbe condotti nella piccola hall del motel. La proprietaria era seduta al bancone della reception, guardando una trasmissione mattutina. Kurt posò le chiavi della stanza sul bancone, mentre Blaine leggeva il menù per la colazione. Mentre anche Kurt andava a leggere la lavagnetta, una voce fece sobbalzare entrambi i giovani.

“Ora, abbiamo qui una persona che vorrebbe fare un appello. Signor Hummel, prego ci dica pure cosa è successo e faccia il suo appello.” Kurt si voltò verso la televisione, dove suo padre guardava in camera con gli occhi arrossati. Gli si strinse il cuore a vederlo così, poi la camera inquadrò anche Finn, che guardava il pavimento dello studio televisivo con sguardo vuoto e spento.

“Grazie. Volevo fare un appello a mio figlio, Kurt. Ieri è uscito per andare dal suo ragazzo e non si è più saputo niente di nessuno dei due. Entrambi hanno il telefono sempre spento, oppure squilla a vuoto. Vorrei dire a Kurt e Blaine che se mi stanno sentendo, vi prego ragazzi tornate a casa. O almeno, fateci sapere che state bene. Vi prego.” Burt abbassò gli occhi, mentre una lacrima gli rigava il volto. Kurt si coprì la bocca con la mano, trattenendo a stento il pianto. Blaine lo abbracciò, facendogli poggiare la testa sul proprio petto. La vecchietta si voltò verso di loro, preoccupata per le lacrime del più piccolo.

-Tesoro, tutto bene?- gli chiese, avvicinandosi. Kurt annuì, anche se la prima di una lunga serie di lacrime aveva iniziato a rigargli il viso. Blaine lo strinse ancora di più a se, accarezzandogli i capelli. Poi fisso la televisione, dove la presentatrice chiedeva a Burt e Finn come si sentissero. –Oh è per quei ragazzi? Una vera tragedia… è da ieri sera che quel pover’uomo fa appelli… speriamo solo stiano bene e possano tornare presto a casa…-. La donna tornò dietro il bancone, sistemando la chiave che Kurt le aveva consegnato poco prima.

“Signor Hummel, lei ci ha portato una foto dei due ragazzi. La regia la sta mostrando al nostro pubblico, così che chiunque li avvisti potrà avvertirla.” Kurt si staccò dall’abbraccio del ragazzo, vedendo torreggiare sullo schermo della televisione una foto sua e di Blaine, scattata qualche giorno prima proprio da Finn. La donna si voltò verso di loro con gli occhi sgranati, indicandoli con l’indice tremante.

-Voi… voi due….-

-Signora la prego non dica niente!- esclamò Kurt, prendendo la mano della signora fra le sue. –La scongiuro.-

-Sapete che i vostri genitori vi stanno cercando vero?-

-Sì però… la prego non dica niente- Kurt la guardò con occhi lucidi, pregando ad un Dio in cui non aveva mai creduto, che lei non dicesse niente. Che li coprisse perfino.

-Manderemo un messaggio ai nostri genitori- s’intromise Blaine. –Glielo prometto. Ma la prego, non dica niente…- la donna passò gli occhi da uno all’altro per un po’, poi sorrise.

-Manda subito un messaggio a quell’uomo- iniziò, indicando Blaine. –E tu, tesoro asciugati quelle lacrime- porse un fazzoletto a Kurt, che li asciugò gli occhi ringraziandola.

-Kurt, dammi il cellulare. Il mio non voglio accenderlo- Hummel aggrottò le sopracciglia, passandogli l’iPhone. Blaine gli diede un bacio, cominciando a scrivere.

-“We are okay. Don’t worry. We are watching you on the television. We’ll back as soon as possible. I promise.” Che ne pensi?- disse, mentre digitava i tasti uno dopo l’altro.

-Aggiungi “love ya”, grazie- Blaine gli sorrise, inviando il messaggio.

-Ora vediamo che succede- Kurt si riprese il cellulare, spegnendolo. Dall’altra parte dello schermo televisivo, Finn si mise una mano in tasca afferrando il telefono. Lo videro aggrottare le sopracciglia, sgranare gli occhi, e poi saltare in piedi.

“Kurt!” esclamò, passando il telefono a Burt. L’uomo guardò in camera, versando una sola lacrima.

“Spero per te che questo ‘soon’ sia veramente presto figliolo. Ti voglio bene.” Kurt annuì, come se suo padre potesse vederlo. La signora al loro fianco gli sorrise, spegnendo la tv.

-Ragazzi, ora fate colazione. Siete giovani, avete bisogno di forze.-

-Signora, senta…-

-Blaine, caro ti prego chiamami Darlene e per favore dammi del tu. Non voglio sembrare più vecchia di già quanto io non sia. -

-Darlene… noi… non abbiamo abbastanza soldi per pagare la stanza. Ci bastano solo per domani.  Però non preoccuparti, poi ce ne andiamo.-Kurt annuì ancora, incapace di fare altro. Si fece abbracciare dal suo ragazzo, che gli passò un braccio sulle spalle magre.

-Non preoccupatevi ragazzi- Darlene sorrise –Potete stare qui fin quando volete. Non andrò in banca rotta per una stanza sola.- Blaine le sorrise grato.

-Grazie io… vorrei poter fare qualcosa per sdebitarmi-

-Oh vi troverò qualcosa da fare, stai pur certo! E ora, cari miei, è ora di mangiare!-

 

***

 

Finn il giorno dopo, entrò nella choir room con due profonde occhiaie. Le Nuove Direzioni lo guardarono dispiaciuti, e Mercedes gli si avvicinò.

-Non vi ha mandato altri messaggi?- Finn negò, sedendosi scompostamente. Il professor Schuester entrò poco dopo, posando degli spartiti sul pianoforte.

-Ragazzi, notizie di Kurt?-

-Niente dopo il messaggio di ieri mattina. Almeno dicono di stare bene…-

-Finn, non ti preoccupare. Kurt non è stupido. Tornerà, vedrai- disse Rachel, sedendosi al suo fianco. Anche lei stava male per la scomparsa dell’amico, con cui aveva legato tanto. Mercedes annuì, come a confermare le parole della ragazza. Gli altri ragazzi stavano in silenzio, chi non sapendo cosa dire, e chi realmente non stava capendo di cosa gli altri parlassero (come Brittany ad esempio).

-Ragazzi mi dispiace dover fare questo discorso, davvero. Ma le nazionali si avvicinano, mancano due settimane. Dobbiamo organizzarci sia con le canzoni, sia con il mezzo per arrivare a New York- Will prese gli spartiti, porgendoli ai ragazzi. –E’ un momento difficile per tutti noi. Ma io penso che dovremmo dare il nostro meglio per vincere. Vincere per Kurt- tutti annuirono, dando un leggero sguardo al foglio che il professore gli aveva consegnato. –Pronti? Dal principio!- 

 

***

 

-BLAINE!- gridò Kurt alzandosi di scatto in piedi, una copia del giornale del mattino fra le mani. Blaine lo raggiunse di corsa in cucina, lasciando il suo posto alla reception.

-Che succede?- chiese, vedendo Kurt sorridere. Il ragazzo gli corse incontro, facendogli vedere il giornale. L’altro non fece in tempo a leggere, poiché un bacio gli fu posato sulle labbra e un paio di braccia lo strinsero intorno al collo. –Kurt… piano, piano! Mi vuoi dire che succede?-

-Le Nazionali! Hanno vinto!- saltellò Hummel, mostrandogli l’articolo che stava leggendo poco prima.

-“Ieri a New York si è svolta l’annuale competizione nazionale di canto corale coreografato. Tutti i Glee Club partecipanti si sono fatti valere, ma sono le Nuove Direzioni di Lima, Ohio, che hanno portato a casa il premio. Il gruppo si è esibito con delle canzoni originali, a discapito di alcune indiscrezioni rilasciate una settimana fa. Il professor William Schuester (foto a destra), coordinatore delle Nuove Direzioni, ha affermato che le canzoni sono state scritte dagli stessi ragazzi. Inoltre, quando è stato chiesto ai vincitori (foto a sinistra) chi o cosa li avesse ispirati, Rachel Berry (voce solista) ci hanno risposto: ‘Abbiamo cantato per lui. Spero ci abbia ascoltati’. Le Nuove Direzioni si esibiranno in Times Square questo pomeriggio alle 6.” Wow è… è fantastico!-

-Già! Blaine, dobbiamo andarci!- Kurt era esaltato. Tuttavia si calmò subito. –No, noi non possiamo andarci.-

-Cosa? Certo che possiamo Kurt!-

-No, non possiamo. Blaine, se ci andiamo, scopriranno che siamo a New York. Non volevi rimanere qui così da non dover tornare a casa dai tuoi?-.

 

Blaine gli aveva confessato perché era voluto scappare. Era successo qualche giorno dopo il loro arrivo a New York. Erano tornati tardi in stanza, complice l’aiuto che davano a Darlene per sdebitarsi del favore che faceva loro.

Kurt si era seduto sul letto fissando Blaine, che si stava stiracchiando. L’orlo della maglia salì, mostrando un piccolo lembo di pelle. Bastò quel poco per far arrossire Kurt e permettere alla sua mente di vagare su cosa ci fosse sotto il resto della stoffa che l’altro portava. Quando il moro si era voltato verso di lui, le guance di Kurt erano andate a fuoco più di quanto già non fossero. E qualche altra cosa aveva preso vita. Parecchia vita. Blaine lo aveva guardato con le sopracciglia inarcate, e gli si era avvicinato sedendosi al suo fianco. Lo aveva baciato, facendolo poi sdraiare sotto di lui. Gli aveva circondato il viso fra le mani, mentre le labbra si muovevano ancora sulle sue. Kurt gli aveva messo le braccia intorno al collo, decidendo poi che le maglie di entrambi erano di troppo. Artigliò il bordo della polo dell’altro, sfilandogliela in tutta fretta. Poi si bloccò, scorgendo i lividi che riempivano petto e addome di Blaine, come se il suo corpo fosse stato la tavolozza di un macabro pittore. Si era fermato, chiedendogli come si fosse fatto quei segni.

Allora Blaine aveva parlato, confessandogli finalmente il motivo per il quale erano andati via in tutta fretta. Il padre lo aveva cacciato malamente di casa, finalmente cosciente che il figlio non avrebbe cambiato orientamento sessuale dopo aver riparato una vecchia auto insieme a lui. Così Blaine era andato dall’unica persona con qui voleva stare in quel momento. Con cui era voluto scappare, senza dire niente a nessuno e senza farsi trovare. Ma soprattutto, Kurt dedusse, Blaine lo aveva fatto per non dover incappare nuovamente nell’ira del genitore. Quell’ira che lo aveva portato a picchiare il suo stesso figlio. Quell’ira che Kurt non aveva conosciuto.

 

-Dobbiamo andarci- Blaine interruppe i suoi pensieri, posando nuovamente il giornale su tavolo. –Per te è importante, e lo diventa anche per me. Se ci scopriranno… spero che mio padre si sia calmato. È ora che io lo affronti-

-Credi sia ora di tornare a casa?- gli chiese Kurt, allacciandogli le braccia intorno al collo. L’altro lo strinse a sé, sorridendo timidamente.

-Sì. E poi devo tagliarmi i capelli, sembrano un cespuglio di rovi!-

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Titolo: Know U Remain There
Capitoli: 3/3 
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Nuove Direzioni.
Genere: Generale, Romantico.
Raiting: Arancione (per il futuro)
Avvertimenti: OOC, Slash.          
Parole: 1938       
Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e della FOX.
Ringraziamenti: Grazie a RuikaLShinoda e Aya_Black che hanno sopportato e sopportano le mie paranoie e mi sanno consigliare su ciò che scrivo. Grazie ragazze.
Note Iniziali: Ed eccoci giunti alla fine di questa breve storia. Ci sarà un seguito? mhm... si, conoscendomi forse ci sarà xD Grazie inifinite a 
 Chemical Lady, JulesCullenMeyer_dietcoke, GleeKinn518 e  draco potter per aver recensito lo scorso capitolo. A presto :) 

III

 

Le Nuove Direzioni erano già in posizione. Rachel e Mercedes erano al centro, in prima fila. A Kurt fu subito chiaro che l’assolo lo avrebbero cantato loro, ed era contento per la sua migliore amica. Blaine gli passò un braccio sulle spalle, facendogli posare la testa sul suo petto. Rachel, dopo che un tecnico le fece segno, si portò il microfono alle labbra.

-Grazie a tutti per essere venuti. Noi siamo le Nuove Direzioni, e vogliamo dedicare questa canzone ad una persona per noi molto importante.- sorrise, andando a mettersi nuovamente vicino a Mercedes che, dopo aver dato uno sguardo generale al loro pubblico per quella sera, cominciò a cantare.

 

Had I to say please stay here?

When I had no idea

What are your plans.

One day You're just run away

with nothing to say

and I feel like I was falling apart.

However,

 

I Know U Remain There

I'm scared but I'm sure

sooner o later u com' back again

 

-Kurt- sussurrò Blaine, stringendolo ancora a sé. L’altro lo guardò confuso, tanto che il moro gli sorrise comprensivo. –I Know U Remain There. KURT- il castano sgranò gli occhi, incatenandoli in quelli di Blaine.

-L’hanno scritta… per me?- Blaine non rispose, dato che Rachel aveva attaccato con la seconda strofa.

 

 

Needless to say I miss U

or wait for something new.

I could understand your reasons,

I know it's not a treason

but it hurts in that way.

I think I can hear your voice

talking to me

and saying I'm here

but when I've opened my eyes

I realized it was just a dream

so I look at the say, and I say to it...

 

I Know U Remain There

I'm scared but I'm sure

sooner o later u com' back again.

 

La piazza scoppiò in un boato, e le Nuove Direzioni fecero un inchino al loro pubblico. Kurt applaudì fino a farsi diventare i palmi rossi, imitato da Blaine. Quest’ultimo prese il cellulare dell’altro, digitando velocemente sulla tastiera. Si portò l’apparecchio all’orecchio, passandolo poi a Kurt. Gli squilli si susseguivano uno dopo l’altro, finchè una voce affannata non rispose affrettata.

-Kurt?- chiese Finn dall’altro capo del telefono, mentre si guardava intorno.

-Finn… siete stati… grandi- riuscì a dire, cercando di mantenere le lacrime. Blaine vedendolo in quello stato, prese il telefono. –Finn, sono Blaine…-

-Blaine! Dove siete? State bene?-

-Sì, sì stiamo bene… voltati verso destra- gli disse, vedendolo fare come gli aveva detto. Agitò una mano, attaccando il telefono. Finn cominciò a correre, raggiungendoli in un attimo. Strinse forte Kurt a sé, sollevato di vederselo davanti sano e salvo.

-Dio, state bene… ci avete…- non riuscì a terminare. Gli mancavano le parole. I due fratelli si staccarono, e Finn abbracciò Blaine, anche se brevemente. –Che diavolo vi è saltato in testa! potevate almeno dirci dove andavate!-

-Non potevamo… avevamo paura che qualcuno dicesse al padre di Blaine dove eravamo- spiegò Kurt, stretto ancora una volta fra le braccia del fratellastro. Il moro annuì, tormentandosi le mani.

-Mi dispiace che vi siate preoccupati tanto… ma è ora di tornare a casa. Ho capito che scappare è stata una pessima, pessima idea. E credo andrò alla polizia- Kurt gli sorrise, staccandosi da Finn per andare ad abbracciare il suo ragazzo.

-Ed io verrò con te. Poi, potrai stare da noi. Non credo che né mio padre, né Carol avranno problemi- gli sussurrò in un orecchio Kurt, sentendolo annuire contro la sua spalla.

-Finn ma perché diavolo sei…- gli altri li avevano raggiunti, una volta che si furono accorti dell’assenza di Finn. Mercedes, che aveva iniziato a parlare, si fermò di colpo, vedendo i due ragazzi abbracciati. –Kurt?- sussurrò, guardandolo con occhi sgranati. Il castano annuì, sorridendo debolmente. La ragazza gli si avvicinò, caricando la mano destra. Un forte schiocco riempì la piazza. Lo schiaffo aveva colpito Kurt con una tale forza da fargli voltare il viso e da arrossargli la guancia nivea. Gli altri ragazzi rimasero immobili, sconcertati dal gesto della loro amica che, con le lacrime agli occhi, ora stava abbracciando forte la vittima del suo schiaffo.

-Sei un idiota! Brutto… cretino….- riuscì a dire fra i singhiozzi, mentre Kurt ricambiava la stretta.

-Mi dispiace…- le sussurrò, mentre anche il resto del Glee Club si univa a quell’abbraccio. Quando si staccarono, Kurt tornò a rifugiarsi fra le braccia del suo ragazzo, che gli accarezzò la guancia arrossata.

-Avrei dovuto prendermelo io questo schiaffo, non tu…- gli disse dispiaciuto. L’altro negò, baciandolo sulle labbra tremolanti.

-Non importa-

-Chiamo Burt, deve assolutamente sapere che stai bene. Ragazzi dov’è il professor Schue?- chiese Finn, digitando febbrilmente i tasti del suo cellulare.

-E’ già sul bus, ha detto di raggiungerlo li una volta averti trovato- lo informò Sam, scompigliando i capelli a Kurt, che protestò a gran voce.

 

***

 

Burt aspettava impaziente che il campanello suonasse, o che la chiave girasse nella toppa. Sedeva in poltrona, le mani che tamburellavano sul bracciolo. Quella mattina aveva ricevuto una telefonata da Kurt. Aveva quasi temuto in un altro infarto. Kurt gli diceva che stava bene, che stava tornando, e gli aveva spiegato il perché era andato via. Per proteggere Blaine. Blaine, quel ragazzo riccioluto che aveva avuto la faccia tosta di “rimproverarlo” perché non aveva mai parlato di sesso con suo figlio. Quel ragazzo che era stato picchiato da suo padre, che non aveva lo stesso rapporto che Kurt aveva con il genitore. Quel ragazzo che aveva lasciato la sua casa, preso la macchina ed era partito, volendo solo la persona più cara che aveva vicino a sé. Cioè Kurt, che non aveva esitato a seguirlo, fidandosi cecamente di lui.

Burt non era arrabbiato, questo no. Era consapevole. Consapevole che, in un certo senso, aveva perso suo figlio. Ma non in senso negativo. Lo aveva perso, perché ora quel bambino saltellante che riempiva la sua memoria, aveva trovato la persona con la quale probabilmente avrebbe passato la sua vita. Burt sorrise, ricordando un piccolo Kurt ridere mentre sua madre gli solleticava i fianchi sul pavimento del salotto. Kurt era cresciuto, e piano, piano si stava allontanando da lui.

Sospirò, togliendosi il berretto dalla testa quasi completamente calva. Si passò una mano sulla fronte, sobbalzando subito dopo. Una chiave girava nella toppa.

 

***

 

Blaine era sdraiato sul letto di Kurt fissando il soffitto. Il proprietario della stanza stava sistemando gli abiti che Carol aveva premurosamente stirato loro. Era passata una settimana da quando il moro si era trasferito a casa del fidanzato, che gli aveva gentilmente concesso di dividere la stanza con lui. Non che gli dispiacesse, sia chiaro. Kurt gli si sdraiò di fianco, sospirando. Incrociò le braccia dietro la testa, voltando il viso verso l’altro ragazzo. Blaine lo guardò a sua volta, inarcando leggermente le sopracciglia.

-Ti sei dimenticato- cominciò Kurt, sorridendo debolmente.

-Eh?- Blaine si tirò su, appoggiandosi con un gomito al materasso. Il castano sorrise ancora, poi lo baciò sulle labbra.

-Dovrei essere arrabbiato, ma stranamente non lo sono. Sarà che tutti quei ricci ti annebbiano la memoria…-

-Kurt, di che stai parlando?-

-Oggi sono due mesi che stiamo insieme- gli rispose, sdraiandosi nuovamente. Blaine rimase immobile per un attimo, sgranando gli occhi subito dopo.

-Ehm… mi dispiace?- chiese titubante, sorridendo il più teneramente che poté.

-Non sono arrabbiato-

-Lo sappiamo entrambi che la cosa ti secca. Mi dispiace davvero, faccio schifo. È solo che…-

-Con tutto quello che abbiamo passato questa settimana già è tanto che me ne sia ricordato io- lo rassicurò Hummel, baciandolo dolcemente. –Sta tranquillo-

-Mi dispiace- sussurrò Blaine, poggiandosi sul suo petto sentendo il suo battito accelerare. Sorrise, accarezzandogli i fianchi delicatamente, sentendo la sua pelle calda attraverso la stoffa della maglietta che l’altro indossava. Le mani di Kurt si andarono ad infilare fra i capelli di Blaine, tagliati giusto il giorno prima. Blaine gemette, sentendo il suo corpo rilassarsi all’istante. Kurt sorrise, con le labbra ancora posate su quelle dell’altro. Le sue mani sottili andarono ad attraversare la leggera barriera della maglietta che l’usignolo portava, accarezzandogli la schiena tesa. Presto gli abiti di entrambi andarono a depositarsi scomposti sul pavimento. Blaine lo baciò ancora, questa volta insinuando la lingua nella sua bocca, cercando un contatto più profondo. Kurt mugugnò nel bacio, andando a stringere le braccia intorno al collo dell’altro, che gli fece aprire le gambe, così da posizionarcisi in mezzo. Kurt gliele strinse in vita, avvicinandolo di più al proprio corpo che pian piano si stava eccitando sempre di più, nonostante sentisse nascere una leggera paura per quello che stava succedendo. 

Le labbra dell’usignolo lasciarono le sue, andando a lambire il suo collo niveo, lasciando qua e la qualche segno rosso. Kurt si inarcò, stringendogli i ricci scompigliati e con le mani che fino a quel momento gli avevano stretto la sua nuca, gli strinse forte le spalle. Blaine entrò in lui senza troppe difficoltà, tuttavia al gemito strozzato dell’altro si fermò. Kurt non aveva sentito dolore, o almeno non quel dolore lancinante che si era aspettato alla sua prima volta. Era più un forte fastidio che, si accorse subito dopo, durava una manciata di secondi. Il tempo che servì al suo corpo per abituarsi a quella nuova intrusione. Quando il fastidio fu quasi completamente svanito, Kurt mosse i fianchi, invitando Blaine ad iniziare a muoversi. Il moro cominciò a muoversi, affondando nel suo corpo gemendo. I gemiti dei due erano molto diverso tra loro. Quelli di Blaine più rochi, quelli di Kurt più acuti, mentre cercava di trattenersi dal gemere troppo forte mordendo più volte la spalla del ragazzo sopra di lui. Blaine cominciò a torturargli nuovamente il collo, accentuando i segni che aveva lasciato poco prima. 

Ad entrambi fu chiaro quando l’altro stava arrivando all’apice. Le spinte di Blaine diventavano irregolari, come se fosse preda di tante scosse elettriche che gli attraversavano il corpo teso. Kurt aveva iniziato a spingersi contro il bacino dell’altro, cercando di approfondire le sensazioni che stava provando, finchè l’orgasmo non lo colpì. Blaine sentì la sua apertura del avvolgerlo sempre più stretto e non resistette, venne dentro di lui con un altro gemito roco. Gli si accasciò addosso, mentre entrambi respiravano affannati ma appagati. Kurt gli stinse le braccia al collo, combattuto fra il continuare ad abbracciarlo, oppure staccarsi ed andarsi a togliere da dosso il suo stesso seme che imbrattava i ventri di entrambi.  Blaine si alzò sui gomiti, baciandogli le labbra. Lo guardò negli occhi, spostandogli i capelli dalla fronte sudata. Si sfilò da lui, sdraiandosi al suo fianco. Kurt intrecciò il naso, guardando la macchia biancastra sul basso ventre del ragazzo al suo fianco, senza avere il coraggio di guardare se stesso. Blaine gli guardò l’addome, alzandosi poi a sedere. Si alzò dal letto, porgendogli una mano, che l’altro afferrò subito. Si recarono entrambi in bagno, condividendo una doccia calda fra baci e nuove carezze. Nessuno dei due parlò, probabilmente per non rovinare l’atmosfera. Però Kurt non resistette a lungo. Mentre Blaine gli circondava le spalle con un asciugamano lo baciò, abbracciandogli il collo.

-Ti Amo- gli sussurrò sulle labbra ancora dischiuse, coprendole di nuovo con le sue. Blaine lo strinse in vita, facendo mettere a contatto i loro petti ancora umidi.

-Ti Amo anche io- sussurrò a sua volta, abbracciandolo stretto. Kurt sorrise, nascondendo il viso arrossato nell’incavo del collo del suo ragazzo. Non seppero per quanto rimasero li abbracciati. Ma perfino quando si separarono per raggiungere la famiglia Hummel-Hudson riunita per la cena, quelle due frasi sussurrate a fior di labbra echeggiavano ancora nelle menti di quei due ragazzi innamorati.

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