Know U Remain There di Andy14 (/viewuser.php?uid=31374)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Titolo: Know U
Remain There
Capitoli:
1/3 (potrebbe essere soggetto a cambiamenti)
Personaggi:
Blaine Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Finn Hudson.
Genere:
Generale, Romantico.
Raiting:
Arancione (per il futuro)
Avvertimenti:
OOC, Slash.
Parole:
Prologo, 221. Capitolo I 825. (Sì lo so è corto.
I prossimi sono più lunghi).
Disclaimer: I
personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e
della FOX.
Ringraziamenti:
Grazie a RuikaLShinoda
e Aya_Black
che hanno sopportato e sopportano le mie paranoie e mi sanno
consigliare su ciò che scrivo. Grazie ragazze.
Note Iniziali: La
mia prima storia su Glee. Lo ammetto, me la sto letteralmente facendo
sotto. Non so se vi piacerà, se sarà all'altezza,
se i miei personaggi escano troppo dai caratteri originali. Se la trama
che ho scelto possa essere interessante ai vostri occhi. Se farete caso
alla non betatura del capitolo xD. Vi chiedo un'ultima cosa, prima di
lasciarvi leggere in pace. Se avete tre secondi del vostro tempo,
fatemi sapere che ne pensate. Anche per mandarmi a quel paese se vi fa
piacere. Buona Lettura a tutti.
Prologue
Kurt strinse forte il suo iPhone fra le mani.
Squillava
ormai ininterrottamente da un’ora e mezza. I nomi si
susseguivano uno dopo
l’altro, sempre gli stessi. Dad, Finn, Mercedes, Carol. Dad,
Finn, Mercedes…
era quasi rassicurante.
Guardò
Blaine seduto al suo fianco, mentre stringeva il volante della sua auto
talmente forte che si aspettava si rompesse di li a pochi attimi. Erano
fermi
sull’autostrada che li avrebbe portati a New York, e quando
Kurt se ne era
accorto, aveva fatto accostare Blaine ad una banchina.
-Si può sapere per quale cavolo di
motivo siamo qui?- gli
aveva chiesto Kurt, desideroso di una spiegazione.
-Voglio andare via, Kurt.- gli aveva risposto,
senza
guardarlo. –Con te. Scappare, lasciarmi tutto dietro.- e Kurt
era rimasto in
silenzio, a guardarlo. L’usignolo lo guardò a sua
volta, gli occhi quasi
disperati. Con un sospiro, Kurt si rigirò il cellulare fra
le mani. Una nuova
chiamata riempì l’abitacolo con le note di Teenage
Dream, quella suoneria che
ancora non aveva il coraggio di cambiare. Mercedes. Ancora. Con una
stretta al
cuore rifiutò la chiamata, spegnendo il cellulare.
-Sai che è una pazzia- disse, mentre
Blaine tratteneva il
respiro. –Ma se la cosa può farti sentire
meglio… facciamolo.- sorrise, forse
un po’ freddamente, poggiando una mano su quella
dell’altro.
-Grazie, Kurt.- sussurrò Blaine,
mettendo in moto la
macchina.
I
Burt imprecò, stufo di sentire la
segreteria telefonica
informarlo che il cellulare di Kurt poteva essere “spento o non raggiungibile”.
Finn incrociò le braccia al petto,
negando con la testa.
-Non può essere sparito, insomma.
Magari ha il cellulare
scarico…-
-Finn, Kurt non ha mai
il cellulare scarico. Ha una specie di collegamento interiore con
quell’aggeggio.- Burt si lasciò cadere sul divano,
stanco.
-Proviamo a chiamare Blaine…-
-Cellulare spento. Anche lui.-
-Mercedes?-
-Non ne sa niente. Ragazzo, credi davvero che non
ci abbia
già pensato? Ho già chiamato chiunque potesse
sapere dove si è cacciato MIO
figlio!- l’uomo si mise la testa fra le mani, appoggiando i
gomiti alle
ginocchia.
-Scusami… farò qualche giro
di telefonate fra i ragazzi del
Glee Club. Magari qualcuno sa qualcosa.- Finn si diresse in camera sua
con un
brutto presentimento. Un pessimo presentimento.
***
-Andiamo vicino alla stazione.- disse Kurt,
sporgendosi dal
finestrino per ammirare le strade newyorkesi.
-Perché vicino alla stazione?-
-Non abbiamo abbastanza soldi per permetterci un
albergo. E
io non ho intenzione di fare… cosacce,
per permetterci una stanza.-
-Non te lo avrei comunque lasciato fare.- lo
rassicurò
Blaine, più tranquillo di quanto non fosse poco prima.
–Uh guarda una karaoke
bar!-
-No, no Blaine! Dobbiamo tenere i soldi
per…-
-Oh andiamo spendere due dollari non ci
ucciderà no?- Kurt
assottigliò gli occhi, mettendosi il cellulare da poco
acceso in tasca.
-Perché mi viene in mente una certa
festa di Rachel Berry?-
-Oh, ancora? Sono passati secoli…-
-Ma l’immagine di te ubriaco fradicio
nel mio letto non
abbandonerà mai la mia mente.- lo sfotté Kurt,
scendendo dalla macchina, che
Blaine aveva prontamente parcheggiato vicino il locale. Il bar era
molto
piccolo, per gli standard di New York, ovvio. Poteva quasi confondersi
con uno
dei Pub che si trovavano vicino a Lima. Una ragazza stava cantando sul
palco,
storpiando Fireworks di Katie
Perry.
Kurt storse il naso, mentre Blaine gli faceva segno di andarsi a
sedere. Un
ragazzo giovane con un grembiule bianco gli fu subito accanto, non
appena
presero i menu in mano.
-Che vi porto ragazzi?- chiese loro con un sorriso
cortese.
Kurt richiuse il menu subito.
-Acqua. Liscia. Del rubinetto-
-Kurt finiscila, possiamo benissimo permetterci da
bere. Due
diet coke, grazie- il cameriere sorrise ancora, allontanandosi. Kurt
mise il
broncio, puntando lo sguardo sul palco, sopra il quale si stava
esibendo una
signora di colore. La sua bevanda gli fu posata davanti, e lui sorrise
al
cameriere bevendone subito un sorso. Blaine fece lo stesso poi,
passandosi la
lingua sulle labbra, posò lo sguardo sul ragazzo di fronte a
lui.
-Kurt… grazie per essere qui- Hummel
scrollò le spalle,
continuando a fare il sostenuto. Blaine sorrise e, vedendo il palco
vuoto, si
alzò. Kurt lo guardò con le sopracciglia
aggrottate, mente il ragazzo si
avvicinava agli spartiti, selezionando la canzone che aveva scelto di
cantare. Le
prime note di Nightmare dei Vanilla
Sky riempirono il locale. Molti occhi si posarono su Blaine, che
continuava a
guardare Kurt.
What am I doing here?
What happened before?
Did I mess up?
Someone is calling me
Someone is whispering
Blaine wake up
Blaine chiuse gli
occhi, tenendo il ritmo battendo il piede a terra. Il ritmo di quella
canzone
che troppe volte aveva sentito steso sul letto della sua stanza, e che
in quel
momento rappresentava di più le sue paure.
And it makes me feel bad
When I find that you're not here
And it makes me so scared
When I find that I'm alone
Kurt si
alzò,
avvicinandosi al palco, salendo poi di fianco a Blaine. Decise che,
forse, era
il caso di accompagnarlo in quella che ai suoi occhi sembrava una
richiesta
d’aiuto. Aguzzò la vista, cantando insieme a lui.
I
can't remember
I was holding your hand tight
Lost in that light
Suddenly I'm here
Darkness around me
Should I wake up
Si sorrisero,
Blaine
grato e Kurt incoraggiante.
And it makes me feel bad
When I find that you're not here
And it makes me so scared
When I find that I'm alone
Blaine
sentì prendersi
la mano. Voltandosi verso Kurt, vide un sorriso rassicurante
incorniciargli le
labbra. E non poté fare altro che sorridere a sua volta.
Ancora.
Please
save me
I can't remember
what happened before
Should I wake up and call your name loud and on?
And it makes me feel bad
When I find that you're not here
And it makes me so scared
When I find that I'm alone
Il locale si riempì di applausi, forse
per la prima volta
quella sera. Kurt, in uno slancio di affetto, lo abbracciò
baciandolo poi sulle
labbra. Dopo un attimo di sorpresa, Blaine ricambiò la
stretta.
-Non sei da solo. Ricordalo. Coraggio.- gli
sussurrò Hummel,
senza allentare la presa. Il moro annuì, staccandosi da
quell’abbraccio
inaspettato. –Ora, tocca a me.- decise Kurt, cominciando a
sfogliare gli
spartiti. Blaine rise.
-E meno male che tu nemmeno ci volevi entrare qui
dentro!-
Note Finali:
Il prossimo capitolo è già pronto, e sto
scrivendo il terzo. Non ci metterò molto a postare :) Grazie
per aver speso il vostro tempo a leggere questa... cosa.
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Titolo: Know U
Remain There
Capitoli: 2/3
Personaggi: Blaine
Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Nuove Direzioni, Nuovo Personaggio.
Genere: Generale,
Romantico.
Raiting: Arancione
(per il futuro)
Avvertimenti: OOC,
Slash.
Parole: 1938
Disclaimer: I
personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e
della FOX.
Ringraziamenti: Grazie a RuikaLShinoda e Aya_Black che
hanno sopportato e sopportano le mie paranoie e mi sanno consigliare su
ciò che scrivo. Grazie ragazze.
Note Iniziali: Spero davvero
che questo secondo capitolo vi piaccia. Grazie inifinite a Aya_Black,
safelia22, _Saruwatari_ (la risposta alla tua domanda la troverai in
questo capitolo xD ) e Chemical Lady per aver recensito lo scorso
capitolo. Grazie davvero.
II
Kurt si svegliò la mattina dopo con un
leggero mal di testa.
Blaine, sdraiato al suo fianco, si passò le dita fra i ricci
scarmigliati,
peggiorando la già critica situazione dei suoi capelli.
Hummel sorrise,
poggiandogli una mano sul petto coperto dalla canottiera bianca. Quella
notte
non era successo nulla fra loro. Avevano semplicemente dormito,
abbracciati sì,
ma solo dormito. Blaine lo aveva stretto a sé, come se fosse
lui quello che
doveva essere rassicurato. E Kurt si era fatto abbracciare, certo che
l’altro
aveva bisogno di quel contatto.
-Blaine, posso chiederti una cosa?- Blaine si
voltò verso di
lui, gli occhi ancora pesti di sonno.
-Certo, dimmi-
-Perché sei voluto scappare via, senza
dire niente a
nessuno?- Blaine si rabbuiò, allontanando lo sguardo dal
viso dell’altro.
-Vuoi tornare a casa?-
-No, non è questo. Voglio solo
sapere… perché?- Blaine non
poté rispondere visto che il cellulare di Kurt, acceso
quella notte, aveva
iniziato a squillare. Il ragazzo lo prese, leggendo il mittente della
chiamata.
“Dad”.
-E’ mio padre…-
mormorò il castano, lasciando gli squilli
succedersi uno dopo l’altro. Poi, come le altre volte, Burt
si sentì rispondere
dalla segreteria telefonica, e attaccò.
-Direi che dobbiamo alzarci. Per quanto io odi
ammetterlo,
dobbiamo trovare un modo per fare qualche soldo. I soldi che ho preso a
casa
non basteranno per più di due giorni… e dobbiamo
prendere qualcosa per
cambiarci- Kurt annuì, sedendosi sul materasso, che
scricchiolò sotto di lui.
Avevano trovato un motel a poco prezzo vicino al bar karaoke, dove
avevano
passato la sera precedente. Era gestito da una simpatica vecchietta,
che
vedendoli chiedere una stanza matrimoniale, non aveva fatto domande.
Si vestirono con gli abiti del giorno prima, dato
che non
avevano altro, scendendo le scale che li avrebbe condotti nella piccola
hall
del motel. La proprietaria era seduta al bancone della reception,
guardando una
trasmissione mattutina. Kurt posò le chiavi della stanza sul
bancone, mentre
Blaine leggeva il menù per la colazione. Mentre anche Kurt
andava a leggere la
lavagnetta, una voce fece sobbalzare entrambi i giovani.
“Ora, abbiamo qui una persona che
vorrebbe fare un appello.
Signor Hummel, prego ci dica pure cosa è successo e faccia
il suo appello.”
Kurt si voltò verso la televisione, dove suo padre guardava
in camera con gli
occhi arrossati. Gli si strinse il cuore a vederlo così, poi
la camera inquadrò
anche Finn, che guardava il pavimento dello studio televisivo con
sguardo vuoto
e spento.
“Grazie. Volevo fare un appello a mio
figlio, Kurt. Ieri è
uscito per andare dal suo ragazzo e non si è più
saputo niente di nessuno dei
due. Entrambi hanno il telefono sempre spento, oppure squilla a vuoto.
Vorrei
dire a Kurt e Blaine che se mi stanno sentendo, vi prego ragazzi
tornate a
casa. O almeno, fateci sapere che state bene. Vi prego.” Burt
abbassò gli
occhi, mentre una lacrima gli rigava il volto. Kurt si coprì
la bocca con la
mano, trattenendo a stento il pianto. Blaine lo abbracciò,
facendogli poggiare
la testa sul proprio petto. La vecchietta si voltò verso di
loro, preoccupata
per le lacrime del più piccolo.
-Tesoro, tutto bene?- gli chiese, avvicinandosi.
Kurt annuì,
anche se la prima di una lunga serie di lacrime aveva iniziato a
rigargli il
viso. Blaine lo strinse ancora di più a se, accarezzandogli
i capelli. Poi
fisso la televisione, dove la presentatrice chiedeva a Burt e Finn come
si
sentissero. –Oh è per quei ragazzi? Una vera
tragedia… è da ieri sera che quel
pover’uomo fa appelli… speriamo solo stiano bene e
possano tornare presto a
casa…-. La donna tornò dietro il bancone,
sistemando la chiave che Kurt le
aveva consegnato poco prima.
“Signor Hummel, lei ci ha portato una
foto dei due ragazzi.
La regia la sta mostrando al nostro pubblico, così che
chiunque li avvisti
potrà avvertirla.” Kurt si staccò
dall’abbraccio del ragazzo, vedendo
torreggiare sullo schermo della televisione una foto sua e di Blaine,
scattata
qualche giorno prima proprio da Finn. La donna si voltò
verso di loro con gli
occhi sgranati, indicandoli con l’indice tremante.
-Voi… voi due….-
-Signora la prego non dica niente!-
esclamò Kurt, prendendo
la mano della signora fra le sue. –La scongiuro.-
-Sapete che i vostri genitori vi stanno cercando
vero?-
-Sì però… la
prego non dica niente- Kurt la guardò con occhi
lucidi, pregando ad un Dio in cui non aveva mai creduto, che lei non
dicesse
niente. Che li coprisse perfino.
-Manderemo un messaggio ai nostri genitori-
s’intromise
Blaine. –Glielo prometto. Ma la prego, non dica
niente…- la donna passò gli
occhi da uno all’altro per un po’, poi sorrise.
-Manda subito un messaggio a quell’uomo-
iniziò, indicando
Blaine. –E tu, tesoro asciugati quelle lacrime- porse un
fazzoletto a Kurt, che
li asciugò gli occhi ringraziandola.
-Kurt, dammi il cellulare. Il mio non voglio
accenderlo-
Hummel aggrottò le sopracciglia, passandogli
l’iPhone. Blaine gli diede un
bacio, cominciando a scrivere.
-“We
are
okay. Don’t worry. We are watching you on the television.
We’ll back as soon as
possible. I promise.” Che ne pensi?- disse,
mentre digitava i tasti uno
dopo l’altro.
-Aggiungi “love ya”, grazie-
Blaine gli sorrise, inviando il
messaggio.
-Ora vediamo che succede- Kurt si riprese il
cellulare,
spegnendolo. Dall’altra parte dello schermo televisivo, Finn
si mise una mano
in tasca afferrando il telefono. Lo videro aggrottare le sopracciglia,
sgranare
gli occhi, e poi saltare in piedi.
“Kurt!” esclamò,
passando il telefono a Burt. L’uomo guardò
in camera, versando una sola lacrima.
“Spero per te che questo
‘soon’ sia veramente presto
figliolo. Ti voglio bene.” Kurt annuì, come se suo
padre potesse vederlo. La
signora al loro fianco gli sorrise, spegnendo la tv.
-Ragazzi, ora fate colazione. Siete giovani, avete
bisogno
di forze.-
-Signora, senta…-
-Blaine, caro ti prego chiamami Darlene e per
favore dammi
del tu. Non voglio sembrare più vecchia di già
quanto io non sia. -
-Darlene… noi… non abbiamo
abbastanza soldi per pagare la
stanza. Ci bastano solo per domani.
Però
non preoccuparti, poi ce ne andiamo.-Kurt annuì ancora,
incapace di fare altro.
Si fece abbracciare dal suo ragazzo, che gli passò un
braccio sulle spalle
magre.
-Non preoccupatevi ragazzi- Darlene sorrise
–Potete stare
qui fin quando volete. Non andrò in banca rotta per una
stanza sola.- Blaine le
sorrise grato.
-Grazie io… vorrei poter fare qualcosa
per sdebitarmi-
-Oh vi troverò qualcosa da fare, stai
pur certo! E ora, cari
miei, è ora di mangiare!-
***
Finn il giorno dopo, entrò nella choir
room con due profonde
occhiaie. Le Nuove Direzioni lo guardarono dispiaciuti, e Mercedes gli
si
avvicinò.
-Non vi ha mandato altri messaggi?- Finn
negò, sedendosi
scompostamente. Il professor Schuester entrò poco dopo,
posando degli spartiti
sul pianoforte.
-Ragazzi, notizie di Kurt?-
-Niente dopo il messaggio di ieri mattina. Almeno
dicono di
stare bene…-
-Finn, non ti preoccupare. Kurt non è
stupido. Tornerà,
vedrai- disse Rachel, sedendosi al suo fianco. Anche lei stava male per
la
scomparsa dell’amico, con cui aveva legato tanto. Mercedes
annuì, come a
confermare le parole della ragazza. Gli altri ragazzi stavano in
silenzio, chi
non sapendo cosa dire, e chi realmente non stava capendo di cosa gli
altri
parlassero (come Brittany ad esempio).
-Ragazzi mi dispiace dover fare questo discorso,
davvero. Ma
le nazionali si avvicinano, mancano due settimane. Dobbiamo
organizzarci sia
con le canzoni, sia con il mezzo per arrivare a New York- Will prese
gli
spartiti, porgendoli ai ragazzi. –E’ un momento
difficile per tutti noi. Ma io
penso che dovremmo dare il nostro meglio per vincere. Vincere per Kurt-
tutti
annuirono, dando un leggero sguardo al foglio che il professore gli
aveva
consegnato. –Pronti? Dal principio!-
***
-BLAINE!- gridò Kurt alzandosi di
scatto in piedi, una copia
del giornale del mattino fra le mani. Blaine lo raggiunse di corsa in
cucina,
lasciando il suo posto alla reception.
-Che succede?- chiese, vedendo Kurt sorridere. Il
ragazzo
gli corse incontro, facendogli vedere il giornale. L’altro
non fece in tempo a
leggere, poiché un bacio gli fu posato sulle labbra e un
paio di braccia lo
strinsero intorno al collo. –Kurt… piano, piano!
Mi vuoi dire che succede?-
-Le Nazionali! Hanno vinto!- saltellò
Hummel, mostrandogli
l’articolo che stava leggendo poco prima.
-“Ieri a New York si è svolta
l’annuale competizione nazionale
di canto corale coreografato. Tutti i Glee Club partecipanti si sono
fatti
valere, ma sono le Nuove Direzioni di Lima, Ohio, che hanno portato a
casa il
premio. Il gruppo si è esibito con delle canzoni originali,
a discapito di
alcune indiscrezioni rilasciate una settimana fa. Il professor William
Schuester (foto a destra), coordinatore delle Nuove Direzioni, ha
affermato che
le canzoni sono state scritte dagli stessi ragazzi. Inoltre, quando
è stato
chiesto ai vincitori (foto a sinistra) chi o cosa li avesse ispirati,
Rachel
Berry (voce solista) ci hanno risposto: ‘Abbiamo cantato per
lui. Spero ci
abbia ascoltati’. Le Nuove Direzioni si esibiranno in Times
Square questo
pomeriggio alle 6.” Wow è… è
fantastico!-
-Già! Blaine, dobbiamo andarci!- Kurt
era esaltato. Tuttavia
si calmò subito. –No, noi non possiamo andarci.-
-Cosa? Certo che possiamo Kurt!-
-No, non possiamo. Blaine, se ci andiamo,
scopriranno che
siamo a New York. Non volevi rimanere qui così da non dover
tornare a casa dai
tuoi?-.
Blaine gli aveva confessato perché era
voluto scappare. Era
successo qualche giorno dopo il loro arrivo a New York. Erano tornati
tardi in
stanza, complice l’aiuto che davano a Darlene per sdebitarsi
del favore che
faceva loro.
Kurt si era seduto sul letto fissando Blaine, che
si stava
stiracchiando. L’orlo della maglia salì, mostrando
un piccolo lembo di pelle. Bastò
quel poco per far arrossire Kurt e permettere alla sua mente di vagare
su cosa
ci fosse sotto il resto della stoffa che l’altro portava.
Quando il moro si era
voltato verso di lui, le guance di Kurt erano andate a fuoco
più di quanto già
non fossero. E qualche altra cosa aveva preso vita. Parecchia vita.
Blaine lo
aveva guardato con le sopracciglia inarcate, e gli si era avvicinato
sedendosi
al suo fianco. Lo aveva baciato, facendolo poi sdraiare sotto di lui.
Gli aveva
circondato il viso fra le mani, mentre le labbra si muovevano ancora
sulle sue.
Kurt gli aveva messo le braccia intorno al collo, decidendo poi che le
maglie
di entrambi erano di troppo. Artigliò il bordo della polo
dell’altro,
sfilandogliela in tutta fretta. Poi si bloccò, scorgendo i
lividi che
riempivano petto e addome di Blaine, come se il suo corpo fosse stato
la
tavolozza di un macabro pittore. Si era fermato, chiedendogli come si
fosse
fatto quei segni.
Allora Blaine aveva parlato, confessandogli
finalmente il
motivo per il quale erano andati via in tutta fretta. Il padre lo aveva
cacciato malamente di casa, finalmente cosciente che il figlio non
avrebbe
cambiato orientamento sessuale dopo aver riparato una vecchia auto
insieme a
lui. Così Blaine era andato dall’unica persona con
qui voleva stare in quel
momento. Con cui era voluto scappare, senza dire niente a nessuno e
senza farsi
trovare. Ma soprattutto, Kurt dedusse, Blaine lo aveva fatto per non
dover
incappare nuovamente nell’ira del genitore.
Quell’ira che lo aveva portato a
picchiare il suo stesso figlio. Quell’ira che Kurt non aveva
conosciuto.
-Dobbiamo andarci- Blaine interruppe i suoi
pensieri,
posando nuovamente il giornale su tavolo. –Per te
è importante, e lo diventa
anche per me. Se ci scopriranno… spero che mio padre si sia
calmato. È ora che
io lo affronti-
-Credi sia ora di tornare a casa?- gli chiese
Kurt,
allacciandogli le braccia intorno al collo. L’altro lo
strinse a sé, sorridendo
timidamente.
-Sì. E poi devo tagliarmi i capelli,
sembrano un cespuglio
di rovi!-
|
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Titolo: Know U
Remain There
Capitoli: 3/3
Personaggi: Blaine
Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Nuove Direzioni.
Genere: Generale,
Romantico.
Raiting: Arancione
(per il futuro)
Avvertimenti: OOC,
Slash.
Parole: 1938
Disclaimer: I
personaggi non sono miei, ma di proprietà di R.Murphy e
della FOX.
Ringraziamenti: Grazie a RuikaLShinoda e Aya_Black che
hanno sopportato e sopportano le mie paranoie e mi sanno consigliare su
ciò che scrivo. Grazie ragazze.
Note Iniziali: Ed
eccoci giunti alla fine di questa breve storia. Ci sarà un
seguito? mhm... si, conoscendomi forse ci sarà xD Grazie
inifinite a Chemical
Lady,
JulesCullenMeyer, _dietcoke,
GleeKinn518
e draco
potter
per aver recensito lo scorso capitolo. A presto :)
III
Le Nuove Direzioni erano già in
posizione. Rachel e Mercedes
erano al centro, in prima fila. A Kurt fu subito chiaro che
l’assolo lo
avrebbero cantato loro, ed era contento per la sua migliore amica.
Blaine gli
passò un braccio sulle spalle, facendogli posare la testa
sul suo petto. Rachel,
dopo che un tecnico le fece segno, si portò il microfono
alle labbra.
-Grazie a tutti per essere venuti. Noi siamo le
Nuove
Direzioni, e vogliamo dedicare questa canzone ad una persona per noi
molto
importante.- sorrise, andando a mettersi nuovamente vicino a Mercedes
che, dopo
aver dato uno sguardo generale al loro pubblico per quella sera,
cominciò a
cantare.
Had I to say
please stay here?
When I had no idea
What are your
plans.
One day You're
just run away
with nothing to say
and I feel like I
was falling apart.
However,
I Know U Remain
There
I'm scared but I'm
sure
sooner o later u
com' back again
-Kurt- sussurrò
Blaine, stringendolo ancora a sé. L’altro lo
guardò confuso, tanto che il moro
gli sorrise comprensivo. –I Know U Remain
There.
KURT- il castano sgranò gli
occhi, incatenandoli in
quelli di Blaine.
-L’hanno scritta…
per
me?- Blaine non rispose, dato che Rachel aveva attaccato con la seconda
strofa.
Needless to say I
miss U
or wait for
something new.
I could understand
your reasons,
I know it's not a
treason
but it hurts in
that way.
I think I can hear
your voice
talking to me
and saying I'm
here
but when I've
opened my eyes
I realized it was
just a dream
so I look at the
say, and I say to it...
I Know U Remain
There
I'm scared but I'm
sure
sooner o later u
com' back
again.
La
piazza scoppiò in un boato, e le Nuove Direzioni fecero un
inchino al loro
pubblico. Kurt applaudì fino a farsi diventare i palmi
rossi, imitato da Blaine.
Quest’ultimo prese il cellulare dell’altro,
digitando velocemente sulla
tastiera. Si portò l’apparecchio
all’orecchio, passandolo poi a Kurt. Gli
squilli si susseguivano uno dopo l’altro, finchè
una voce affannata non rispose
affrettata.
-Kurt?-
chiese Finn dall’altro capo del telefono, mentre si guardava
intorno.
-Finn…
siete stati… grandi- riuscì a dire, cercando di
mantenere le lacrime. Blaine
vedendolo in quello stato, prese il telefono. –Finn, sono
Blaine…-
-Blaine!
Dove siete? State bene?-
-Sì,
sì stiamo bene… voltati verso destra- gli disse,
vedendolo fare come gli aveva
detto. Agitò una mano, attaccando il telefono. Finn
cominciò a correre,
raggiungendoli in un attimo. Strinse forte Kurt a sé,
sollevato di vederselo
davanti sano e salvo.
-Dio,
state bene… ci avete…- non riuscì a
terminare. Gli mancavano le parole. I due fratelli
si staccarono, e Finn abbracciò Blaine, anche se brevemente.
–Che diavolo vi è
saltato in testa! potevate almeno dirci dove andavate!-
-Non
potevamo… avevamo paura che qualcuno dicesse al padre di
Blaine dove eravamo-
spiegò Kurt, stretto ancora una volta fra le braccia del
fratellastro. Il moro
annuì, tormentandosi le mani.
-Mi
dispiace che vi siate preoccupati tanto… ma è ora
di tornare a casa. Ho capito
che scappare è stata una pessima, pessima idea. E credo
andrò alla polizia-
Kurt gli sorrise, staccandosi da Finn per andare ad abbracciare il suo
ragazzo.
-Ed
io verrò con te. Poi, potrai stare da noi. Non credo che
né mio padre, né Carol
avranno problemi- gli sussurrò in un orecchio Kurt,
sentendolo annuire contro
la sua spalla.
-Finn
ma perché diavolo sei…- gli altri li avevano
raggiunti, una volta che si furono
accorti dell’assenza di Finn. Mercedes, che aveva iniziato a
parlare, si fermò
di colpo, vedendo i due ragazzi abbracciati. –Kurt?-
sussurrò, guardandolo con
occhi sgranati. Il castano annuì, sorridendo debolmente. La
ragazza gli si
avvicinò, caricando la mano destra. Un forte schiocco
riempì la piazza. Lo
schiaffo aveva colpito Kurt con una tale forza da fargli voltare il
viso e da
arrossargli la guancia nivea. Gli altri ragazzi rimasero immobili,
sconcertati
dal gesto della loro amica che, con le lacrime agli occhi, ora stava
abbracciando
forte la vittima del suo schiaffo.
-Sei
un idiota! Brutto… cretino….- riuscì a
dire fra i singhiozzi, mentre Kurt
ricambiava la stretta.
-Mi
dispiace…- le sussurrò, mentre anche il resto del
Glee Club si univa a
quell’abbraccio. Quando si staccarono, Kurt tornò
a rifugiarsi fra le braccia
del suo ragazzo, che gli accarezzò la guancia arrossata.
-Avrei
dovuto prendermelo io questo schiaffo, non tu…- gli disse
dispiaciuto. L’altro
negò, baciandolo sulle labbra tremolanti.
-Non
importa-
-Chiamo
Burt, deve assolutamente sapere che stai bene. Ragazzi
dov’è il professor
Schue?- chiese Finn, digitando febbrilmente i tasti del suo cellulare.
-E’
già sul bus, ha detto di raggiungerlo li una volta averti
trovato- lo informò
Sam, scompigliando i capelli a Kurt, che protestò a gran
voce.
***
Burt
aspettava impaziente che il campanello suonasse, o che la chiave
girasse nella
toppa. Sedeva in poltrona, le mani che tamburellavano sul bracciolo.
Quella
mattina aveva ricevuto una telefonata da Kurt. Aveva quasi temuto in un
altro
infarto. Kurt gli diceva che stava bene, che stava tornando, e gli
aveva
spiegato il perché era andato via. Per proteggere Blaine.
Blaine, quel ragazzo
riccioluto che aveva avuto la faccia tosta di
“rimproverarlo” perché non aveva
mai parlato di sesso con suo figlio. Quel ragazzo che era stato
picchiato da
suo padre, che non aveva lo stesso rapporto che Kurt aveva con il
genitore.
Quel ragazzo che aveva lasciato la sua casa, preso la macchina ed era
partito,
volendo solo la persona più cara che aveva vicino a
sé. Cioè Kurt, che non
aveva esitato a seguirlo, fidandosi cecamente di lui.
Burt
non era arrabbiato, questo no. Era consapevole. Consapevole che, in un
certo
senso, aveva perso suo figlio. Ma non in senso negativo. Lo aveva
perso, perché
ora quel bambino saltellante che riempiva la sua memoria, aveva trovato
la
persona con la quale probabilmente avrebbe passato la sua vita. Burt
sorrise,
ricordando un piccolo Kurt ridere mentre sua madre gli solleticava i
fianchi
sul pavimento del salotto. Kurt era cresciuto, e piano, piano si stava
allontanando da lui.
Sospirò,
togliendosi il berretto dalla testa quasi completamente calva. Si
passò una
mano sulla fronte, sobbalzando subito dopo. Una chiave girava nella
toppa.
***
Blaine
era sdraiato sul letto di Kurt fissando il soffitto. Il proprietario
della
stanza stava sistemando gli abiti che Carol aveva premurosamente
stirato loro. Era
passata una settimana da quando il moro si era trasferito a casa del
fidanzato,
che gli aveva gentilmente concesso di dividere la stanza con lui. Non
che gli
dispiacesse, sia chiaro. Kurt gli si sdraiò di fianco,
sospirando. Incrociò le
braccia dietro la testa, voltando il viso verso l’altro
ragazzo. Blaine lo
guardò a sua volta, inarcando leggermente le sopracciglia.
-Ti
sei dimenticato- cominciò Kurt, sorridendo debolmente.
-Eh?-
Blaine si tirò su, appoggiandosi con un gomito al materasso.
Il castano sorrise
ancora, poi lo baciò sulle labbra.
-Dovrei
essere arrabbiato, ma stranamente non lo sono. Sarà che
tutti quei ricci ti
annebbiano la memoria…-
-Kurt,
di che stai parlando?-
-Oggi
sono due mesi che stiamo insieme- gli rispose, sdraiandosi nuovamente.
Blaine
rimase immobile per un attimo, sgranando gli occhi subito dopo.
-Ehm…
mi dispiace?- chiese titubante, sorridendo il più
teneramente che poté.
-Non
sono arrabbiato-
-Lo
sappiamo entrambi che la cosa ti secca. Mi dispiace davvero, faccio
schifo. È
solo che…-
-Con
tutto quello che abbiamo passato questa settimana già
è tanto che me ne sia
ricordato io- lo rassicurò Hummel, baciandolo dolcemente.
–Sta tranquillo-
-Mi
dispiace- sussurrò Blaine, poggiandosi sul suo petto
sentendo il suo battito
accelerare. Sorrise, accarezzandogli i fianchi delicatamente, sentendo
la sua
pelle calda attraverso la stoffa della maglietta che l’altro
indossava. Le mani
di Kurt si andarono ad infilare fra i capelli di Blaine, tagliati
giusto il
giorno prima. Blaine gemette, sentendo il suo corpo rilassarsi
all’istante. Kurt
sorrise, con le labbra ancora posate su quelle dell’altro. Le
sue mani sottili
andarono ad attraversare la leggera barriera della maglietta che
l’usignolo
portava, accarezzandogli la schiena tesa. Presto gli abiti di entrambi
andarono
a depositarsi scomposti sul pavimento. Blaine lo baciò
ancora, questa volta
insinuando la lingua nella sua bocca, cercando un contatto
più profondo. Kurt
mugugnò nel bacio, andando a stringere le braccia intorno al
collo dell’altro,
che gli fece aprire le gambe, così da posizionarcisi in
mezzo. Kurt gliele
strinse in vita, avvicinandolo di più al proprio corpo che
pian piano si stava
eccitando sempre di più, nonostante sentisse nascere una
leggera paura per
quello che stava succedendo.
Le labbra dell’usignolo lasciarono le
sue, andando
a lambire il suo collo niveo, lasciando qua e la qualche segno rosso.
Kurt si
inarcò, stringendogli i ricci scompigliati e con le mani che
fino a quel
momento gli avevano stretto la sua nuca, gli strinse forte le spalle.
Blaine
entrò in lui senza troppe difficoltà, tuttavia al
gemito strozzato dell’altro si
fermò. Kurt non aveva sentito dolore, o almeno non quel
dolore lancinante che
si era aspettato alla sua prima volta. Era più un forte
fastidio che, si
accorse subito dopo, durava una manciata di secondi. Il tempo che
servì al suo
corpo per abituarsi a quella nuova intrusione. Quando il fastidio fu
quasi
completamente svanito, Kurt mosse i fianchi, invitando Blaine ad
iniziare a
muoversi. Il moro cominciò a muoversi, affondando nel suo
corpo gemendo. I
gemiti dei due erano molto diverso tra loro. Quelli di Blaine
più rochi, quelli
di Kurt più acuti, mentre cercava di trattenersi dal gemere
troppo forte
mordendo più volte la spalla del ragazzo sopra di lui.
Blaine cominciò a
torturargli nuovamente il collo, accentuando i segni che aveva lasciato
poco
prima.
Ad entrambi fu chiaro quando l’altro
stava arrivando all’apice. Le
spinte di Blaine diventavano irregolari, come se fosse preda di tante
scosse
elettriche che gli attraversavano il corpo teso. Kurt aveva iniziato a
spingersi contro il bacino dell’altro, cercando di
approfondire le sensazioni
che stava provando, finchè l’orgasmo non lo
colpì. Blaine sentì la sua apertura
del avvolgerlo sempre più stretto e non resistette, venne
dentro di lui con un
altro gemito roco. Gli si accasciò addosso, mentre entrambi
respiravano
affannati ma appagati. Kurt gli stinse le braccia al collo, combattuto
fra il
continuare ad abbracciarlo, oppure staccarsi ed andarsi a togliere da
dosso il
suo stesso seme che imbrattava i ventri di entrambi.
Blaine si alzò sui gomiti, baciandogli le
labbra. Lo guardò negli occhi, spostandogli i capelli dalla
fronte sudata. Si
sfilò da lui, sdraiandosi al suo fianco. Kurt
intrecciò il naso, guardando la
macchia biancastra sul basso ventre del ragazzo al suo fianco, senza
avere il
coraggio di guardare se stesso. Blaine gli guardò
l’addome, alzandosi poi a
sedere. Si alzò dal letto, porgendogli una mano, che
l’altro afferrò subito. Si
recarono entrambi in bagno, condividendo una doccia calda fra baci e
nuove
carezze. Nessuno dei due parlò, probabilmente per non
rovinare l’atmosfera.
Però Kurt non resistette a lungo. Mentre Blaine gli
circondava le spalle con un
asciugamano lo baciò, abbracciandogli il collo.
-Ti
Amo- gli sussurrò sulle labbra ancora dischiuse, coprendole
di nuovo con le
sue. Blaine lo strinse in vita, facendo mettere a contatto i loro petti
ancora
umidi.
-Ti
Amo anche io- sussurrò a sua volta, abbracciandolo stretto.
Kurt sorrise,
nascondendo il viso arrossato nell’incavo del collo del suo
ragazzo. Non
seppero per quanto rimasero li abbracciati. Ma perfino quando si
separarono per
raggiungere la famiglia Hummel-Hudson riunita per la cena, quelle due
frasi
sussurrate a fior di labbra echeggiavano ancora nelle menti di quei due
ragazzi
innamorati.
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