In fuga di Seele (/viewuser.php?uid=78384)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 1 *** Primo capitolo ***
Ciao
a tutti! È da tanto che non ci si vede...vabbè!
Oggi
posto una piccola fiction su Heiji e Kazuha che mi auguro vi
piacerà.
Ci
vediamo a fine pagina!
“Vieni
con me. Adesso. Sei in pericolo.”
Le
parole di Heiji continuavano a risuonarle nella mente, non le davano
tregua, mentre sul motorino di lui sfrecciavano in fretta fuori
città.
“Spiegami
cosa è successo”, disse lei, preoccupata.
“Sta'
zitta, ora. Fai silenzio. Non ho tempo per risponderti. Potrebbero
ascoltarci...”, rispose Heiji, accelerando ancor di
più. Lei
afferrò ancora più forte la giacca del detective,
senza
accorgersi che lui, a quel gesto, era arrossito.
“Ma
chi? Heiji, devi dirmelo!”, esclamò Kazuha,
esasperata.
“Se
te lo dico, ti spaventerai”, mormorò il ragazzo.
“Non
m' importa! Voglio solo sapere la verità”,
tentò di
convincerlo lei, che davvero non ne poteva più.
“Sono
gli Uomini in Nero”, sbottò lui,
“vogliono te.”
“E
perché? Cosa ho fatto?”, domandò la
ragazza.
“Tu,
nulla. La vera causa di tutto questo sono io...”,
sussurrò
il detective.
“Heiji,
spiegati. Non riesco a seguirti.”, mormorò lei.
“Kazuha,
io non posso...non posso spiegarti. Se sapresti, sarebbe ancora
peggio. Saresti ancora più in pericolo.”
I
due rimasero in silenzio e non parlarono più.
“Dove
stiamo andando? Almeno questo devi dirmelo.”, gli fece notare
poi
Kazuha, interrompendo quel silenzio surreale.
“In
campagna c' è una casetta abbandonata. Non è
molto
grande, ma una volta al mese la vecchia proprietaria va a sistemarla.
Dovremmo trovarci bene.”, spiegò lui.
“Va
bene. Per quanto ci rimarremo?”, chiese ancora la castana,
cercando
di rimanere calma e razionale. Sentì che Heiji si irrigidiva.
“Non
lo so”, mormorò il detective di Osaka.
“Fin quando non
sarai più in pericolo.”
“E
se gli Uomini in Nero mi prendessero...cosa mi farebbero?”,
sussurrò lei.
“Non
oso immaginarlo”, rabbrividì il ragazzo,
“ma di sicuro non
ti piacerebbe.”
Di
nuovo calò fra di loro quel silenzio surreale.
“Heiji?”,
lo chiamò dopo qualche minuto Kazuha, piano.
“Cosa
c' è, ancora?”, chiese lui, imitando un tono
seccato, anche
se in realtà gli piaceva sentirla parlare, la sua voce gli
dava coraggio.
“Perché
hai voluto salvarmi? Voglio dire, non eri obbligato...”,
mormorò
timidamente la ragazza.
“Perché...”,
tentennò lui, “perché sei la mia
migliore amica.
Ma dovresti già saperlo.”
“Infatti”, sorrise lei, “ma
volevo sentirtelo dire.”
Il
detective arrossì, poi accelerò ancora di
più.
*****
“Ehi,
piccola, svegliati. Siamo arrivati.”
Kazuha
aprì gli occhi e si trovò davanti ad una casetta
molto
carina, un po' piccola ma accogliente. In un certo
senso...stranamente familiare. Poi si accorse che era in braccio ad
Heiji e arrossì. Ringraziò il buio per essere
sceso nel
cielo e non aver dunque fatto notare nulla al detective.
“È
davvero bella, Heiji”, mormorò la ragazza.
“Beh,
sì. Mi sono ricordato...di quando venivamo a
giocarci.”,
raccontò lui.
Improvvisamente
lei ricordò tutto. Quando erano piccoli, i loro genitori li
lasciavano sempre a giocare in campagna e la signora che abitava
lì
vicino dava sempre loro la chiave per entrare nella casa,
raccomandando loro solamente di stare attenti a non rompere niente.
Da
allora quella casetta era diventata il loro nascondiglio preferito,
il loro segreto.
Successivamente,
essendo diventati più grandi, i due non vi tornarono
più,
ma Heiji aveva ancora le chiavi della casa.
“Spero
vada bene...non torniamo qui da quando avevamo dieci anni”,
mormorò
il moro.
“Andrà
benissimo, se c' è ancora la signora che viene a fare le
pulizie una volta al mese.”, accertò lei.
“Sai,
l' ho incontrata due settimane fa, quando ancora non ne sapevo nulla
di ciò che stiamo vivendo adesso. Le ho detto che avevo
ancora
le chiavi di questa casa, ma lei mi ha detto che potevo tenerle e di
fare come se questa casa fosse mia...a patto che ci venga insieme a
te.”, raccontò il liceale.
“È
strano che si ricordi ancora di noi, no?”, domandò
la
castana, che intanto era scesa già da un po' di tempo dalle
braccia dell' amico, che annuì aprendo la porta.
I
due rimasero quasi a bocca aperta, felici e stupiti, presi dai
ricordi.
“Oh,
mio Dio, c' è ancora! Il nostro disegno sul
tavolo!”,
esclamò Kazuha.
“Ma
dai! Ci sono anche delle nostre fotografie!”, rise Heiji.
“Guarda!
Il nostro diario segreto! Ti ricordi? Ci scrivevamo tutti i nostri
sogni e le nostre promesse”, disse, dolcemente, la ragazza.
“Davvero?
Fai un po' vedere”, fece lui, allegro.
I
due si sedettero sul tappeto grande e morbido come facevano da
bambini, e improvvisamente si accorsero che servivano due cose per
aprire il diario: due cose che solo loro due possedevano.
...e
rieccoci. Beh, che dire...se il capitolo vi è piauciuto,
potete sempre recensire :D
Videl241097
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Secondo capitolo ***
Ciao
a tutti! :D ci ho messo un po' per postare perché sono stata
occupata con gli esami...ma adesso rieccomi!
Lei
rivolse uno sguardo timido al migliore amico, che sorrise dolcemente
e con un po' di malinconia.
Un'
anima in due corpi
Felici
per sempre
Finché
saremo amici
Sono
con te
Sono
con te
Non
ti lascio
Disse
piano Heiji.
Un'
anima in due corpi
Amici
per sempre
Gioiosi
finché saremo insieme
Io
e te indivisibili
Io
e te indivisibili
Non
ti lascio
Recitò
dolcemente Kazuha.
Il
mio cuore è tuo...
Per
sempre
Non
ti lascerò mai
Fidati
di me
Fidati
di me
Il
nostro cuore aprirà tutte le porte della vita...
Dissero
infine, insieme, levandosi entrambi un ciondolo, che lei portava al
collo e lui teneva sempre nella tasca dei jeans.
Emozionati,
le mani di lei sfiorarono quelle di lui e viceversa, congiungendo
insieme le due parti di un cuore...la metà di lei era dorata
e
la metà di lui argentata...
Bastò
posare quel cuore unito sulla copertina del diario, e la serratura
elettronica di questo si aprì, rivelando tante pagine
ripiene
di sogni, fantasie, risate...
Oggi
ho quasi baciato Kazuha. Mannaggia, c' ero quasi! Ma lei si
è
spostata. H.
Oggi
abbiamo giocato insieme. Stavo per vincere io a calcio, ma alla fine
lui ha totalizzato più punti di me.
Uffa!
Perché va sempre a finire così? K.
Mamma
ha detto che io e Kazu da grandi ci sposiamo, e io le ho chiesto
perché non possiamo sposarci subito. Lei mi ha risposto che
prima devo chiedere in sposa la mia amica. Ma poi si è messa
a
ridere...mi sa che mi tocca aspettare! H.
Papà
dice che sono un amore di bambina. Ho chiesto ad Heiji se era vero e
lui mi ha riso in faccia. Che antipatico! Un giorno di questi gli
spacco il naso. K.
Ma
perché sono così piccolo? Voglio crescere,
così
divento ancora più alto di Kazuha e le faccio
“ciao” da
lontano, lei magari rimane bassa.
E
poi si mette a piangere come al solito! H.
Aaaah,
non lo sopporto più! Non facciamo altro che litigare!
Ma
mamma dice che siamo fatti per stare insieme. Secondo me si sbaglia!
K.
Ma
perché non mi sono accorto prima che voglio tanto, tanto
bene
alla mia piccola Kazuha?
Dico
“piccola” perché, dopotutto, io sono
più grande di
lei quasi di un anno. Ieri ne ho compiuti nove e lei ne ha ancora
otto.
Ma
non è di questo che mi devo scusare! Abbiamo litigato.
È
un periodo che non facciamo altro. Ma papà dice che siamo
fatti per stare insieme...spero abbia ragione. H.
Il
nostro giuramento non può andare perduto, voglio dire, in
fondo siamo “indivisibili”, no? “Un'
anima in due corpi”, no?
Non possiamo mettere a repentaglio la nostra amicizia. Papà
dice che l' amore non è bello se non è
litigarello...ma
si è messo a ridere e non mi ha spiegato cosa intendeva con
questa frase. Certo che il mio papà è un tipo
strano!
K.
Ho
deciso: da grande mi sposo con Kazuha! H.
I
due risero insieme leggendo alcune di quelle vecchie pagine. Poi
Kazuha prese in mano una penna e scrisse:
Abbiamo
tenuto fede al nostro giuramento. Siamo insieme. K.
E
Heiji aggiunse:
Lo
saremo per sempre. H.
I
due ragazzi si sorrisero e lui prese la mano di lei.
“Eravamo
così amici”, mormorò il detective,
sorridendo
tristemente.
“Non
lo siamo più?”, domandò la castana,
dispiaciuta.
“Beh,
non facciamo altro che litigare”, le rammentò il
liceale.
“Spesso
sono i migliori amici a litigare sempre. Oppure...ti ricordi come
diceva la signora che ci faceva sempre venire qui?”, sorrise
Kazuha.
“Certo
che me lo ricordo!”, rise lui. “Diceva sempre: chi
non litiga
non si ama! L' opposto dell' odio è l' amore! Ma l' odio
è
collegato strettamente all' amore...chi non litiga non si ama!”
I
due migliori amici scoppiarono a ridere.
“Che
cara, quella donna”, sorrise lei.
“Già”,
accertò lui.
Rimasero
un po' in silenzio, a sfogliare ancora quel diario, poi Kazuha
sbadigliò.
“Hai
sonno, piccola?”, domandò il moro.
“Abbastanza”,
rispose la ragazza.
“Mmmh,
non so se qui ci siano dei veri e propri letti. Forse ci sono solo
quelli tipici giapponesi”, disse lui, poi entrambi iniziarono
ad
aprire gli armadi, poiché non c' erano letti nella casa, che
comprendeva solo una cucina, un bagno e una camera da letto, dentro
la quale ora i ragazzi si trovavano.
“Ho
trovato delle coperte”, disse poi, dopo quasi mezz' ora,
Heiji.
“Bene”,
sorrise lei, stanca.
Il
ragazzo stese una coperta sul tappeto e poi guardò l' amica.
“Stenditi”,
le disse. Lei esitò un poco, senza ben comprendere cosa
intendeva fare l' amico, poi fece ciò che le era stato
detto.
Un secondo dopo lui la coprì con l' altra coperta.
“E
tu, Heiji?”, gli chiese la castana, mentre il liceale
spegneva la
luce.
“Dormo
con te”, rispose quello, come se fosse la cosa più
ovvia del
mondo, stendendosi acanto a lei.
Le
due coperte erano davvero grandi e quindi i due ci stavano
perfettamente, davvero comodi. Ed erano anche calde!
“Kazuha?”,
la chiamò Heiji, dopo qualche minuto.
“Dimmi”,
rispose lei, che non riusciva a dormire.
“Perché
sei ancora sveglia? Credevo stessi dormendo”, disse il
detective.
“Sto
pensando alle conseguenze di queste azioni”, rispose la
liceale, “i
miei genitori non ne sanno niente. Nessuno sa, ora, dove siamo, non
è
vero? Potrebbero darci per dispersi, starebbero malissimo. E,
soprattutto, non mancherà chi penserà che abbiamo
fatto
una fuga d' amore!”
Heiji
rise. “Hai il mio permesso di dire che ti ho rapita, se l'
argomento salterà fuori.”
“Bene.
Almeno questa è una buona cosa.”, sorrise lei,
divertita.
“Kazuha?”,
la chiamò di nuovo lui. Entrambi erano girati di spalle e
non
potevano vedersi in viso.
“Sì?”,
fece la ragazza.
“Fai
sogni d' oro, piccola.”
Lei
sorrise. “Anche tu.”
******
Il
giorno dopo, quando Kazuha si svegliò, credette di stare
ancora dormendo.
Heiji
la cingeva dolcemente a sé, tenendola da un fianco, e
dormiva
beatamente.
Senza
muoversi di un millimetro, volse gli occhi al suo cellulare, accanto
a lei. Spostò delicatamente la mano che era finita a
contatto
con il petto di lui -un contatto piacevole- e sfiorò un
tasto.
Il display si illuminò abbastanza da farle vedere che ore
erano: le sette di mattina.
Nonostante
quella sarebbe stata l' ultima cosa che avrebbe voluto fare, si
alzò
dal “letto” e aprì la finestra della
stanza. Vide Heiji
fare una leggera smorfia, probabilmente per il vento freddo che era
entrato nella camera.
“Ben
svegliato!”, lo salutò allegramente. Il ragazzo
rispose con
un mormorio infastidito, mentre la castana afferrò lo
zainetto
che aveva con sé e, presi dei vestiti che erano
là
dentro, andò ad indossarli nel bagno.
*****
Più
tardi, quando entrambi si furono lavati e vestiti e ebbero fatto
colazione, i due si trovavano nella camera più grande
(quella
dentro la quale avevano dormito), in silenzio.
“Heiji?”,
lo chiamò lei, mentre sfogliavano un vecchio album di
fotografie.
“Cosa
c' è?”, domandò lui, annoiato.
“Che
ne dici di uscire? Mi annoio a star chiusa qui dentro”,
propose l'
amica, stiracchiandosi.
“NO!”,
esclamò l' amico, d' impulso, facendola sobbalzare.
“Se
scoprono che siamo qui, loro...”
“Va
bene, ho capito”, sbuffò Kazuha, “niente
uscita.”
“Come
sei perspicace”, disse, ironicamente, Heiji.
“Non
rompere”, sbottò lei, chiudendo l' album delle
fotografie.
“Che
stai facendo?”, domandò lui, osservandola mentre
si alzava
dal tappeto.
“Heiji,
avevo solo questi vestiti nello zaino, perché ieri c' era
educazione fisica a scuola e avrei dovuto cambiarmi! Domani come mi
vestirò? Devo andare ad un centro commerciale!”,
spiegò
la castana.
“Ti
ho detto di no, Kazuha!”, le ripeté il moro,
guardandola
negli occhi, in ansia per lei.
“E
io dico di sì! Prendo il tuo motorino”,
annunciò la
ragazza, uscendo dalla casa.
“Aspetta!”,
esclamò il detective, quando ormai lei era ad un passo dal
veicolo, “se proprio vuoi andare, vengo con te.”
La
figlia del capitano Toyama arrossì, prima di rispondere. Il
suo sguardo era fisso sulla mano di lui, congiunta con la sua,
così
all' improvviso. Non riuscì a fare altro che annuire piano,
notando un lieve rossore anche sulle guance dell' amico, che sorrise
e si sedette sul suo motorino.
“Avanti,
piccola”, le disse dolcemente, “sali.”
Lei
si sedette dietro di lui e poi partirono, a tutta velocità.
...Piaciuto
il capitolo? Se sì, mi raccomando, lasciate una recensione!
A
proposito...volevo scusarmi per non avere risposto alle recensioni.
Grazie a vale_may, a myellin, a
izumi93, a
LilyMaddyUchiha e a Kazuha_97.
Ci sentiamo nel prossimo
capitolo!
Vi
abbraccio :D
Princess_of_Blood
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Terzo capitolo ***
Tutto
bene, lettori e lettrici? Come state trascorrendo le vacanze estive?
Mare, montagna...città? Io sto per partire, vado dai nonni ^^
Ho
cambiato la grandezza delle parole, prima erano troppo
grandi...questo cambiamento è di vostro gradimento, o
preferivate la grandezza delle parole di prima? O si dice dei
caratteri o.o Meglio se la smetto di blaterare, comunque. Heiji e
Kazuha sono andati al centro commerciale (come due coppiette, yeah!),
e lei ovviamente fa shopping sfrenato...lui naturalmente inizia ad
annoiarsi.
Sono
tanto carini :)
Buona
lettura!
“Hai
finito?”
“No.”
“Hai
finito?”
“No...”
“Hai
finito?”
“No!”
“Hai
finito?!”
“Ancora
no!”
“E,
adesso, hai finito?”
“Heiji,
siamo ancora all'inizio!”
“Oh,
mio Dio! Hai finito?”
“Ma
come te lo devo dire? No!”
“Hai
fi...”
“No!”
“Hai...”
“No!”
“Smettila
di interrompermi quando parlo! ...Hai finito?”
“Heiji,
no!”
-dopo
un' ora di frasi come queste-
“Hai
finito?”
“Sì!”
Kazuha
afferrò sorridendo l' amico dalla giacca che lui indossava,
allegra.
“Hai
fatto la spesa?”, chiese.
“Sì”,
bofonchiò lui, annoiato.
“Bene”,
sorrise lei. “Mi auguro tu abbia comprato qualcosa da
indossare
anche per te.”
“Ovviamente”,
fece il ragazzo, mostrando all'amica delle buste che teneva in mano,
“ma ci ho messo un quarto del tempo che ci hai messo
tu.”
“Bene!
Adesso possiamo...!”, cercò di dire Kazuha, ma il
detective
l' abbracciò, all'improvviso.
“Heiji...cosa
stai...”, mormorò, arrossendo.
“Shh”,
le sussurrò il moro, senza muoversi di un centimetro. Prese
dalla sua tasca degli occhiali da sole e li posò sul viso
della ragazza, per poi scioglierle, con gesti cauti, la coda di
cavallo in cui aveva raccolto i capelli.
“Possiamo
andare”, le disse a bassa voce, interrompendo l' abbraccio,
sistemandosi meglio in testa il cappello che indossava.
Abbassò
la visiera in maniera tale che questa gli coprisse gli occhi, poi
prese la mano della figlia del capitano Toyama e camminò
verso
l' uscita del centro commerciale. Kazuha stava, saggiamente, in
silenzio, nonostante le emozioni che provava fossero tantissime.
Arrivarono
al motorino di lui e vi si sedettero sopra, poi lui mise in moto a
tutta velocità.
“Stringiti
a me più che puoi, così non vedranno il tuo
viso”, le
sussurrò lui, notando due uomini vestiti di nero sul ciglio
della strada.
Lei
chiuse gli occhi e pregò che se ne andassero.
*****
“Ce
l' abbiamo fatta, piccola. Non ci hanno notati...puoi staccarti, se
vuoi”, rise lievemente Heiji, fermando il motorino.
Kazuha
aprì piano gli occhi e si accorse che era ancora stretta
alla
schiena del ragazzo di cui era innamorata, il quale ora rideva,
lievemente imbarazzato. La paura se n'era andata e aveva lasciato il
posto alla tranquillità...e all'imbarazzo di trovarsi
così
vicini l'uno all' altra.
“Erano
gli Uomini in Nero, quelli sul ciglio della strada?”,
domandò
la ragazza, allentando un po' la presa sulla giacca di lui.
“Sì”,
annuì il detective. “Ma non devi preoccuparti di
loro: ti
assicuro che non ci hanno riconosciuti. O, per lo meno, non hanno
riconosciuto te. E questo mi basta.”
“Heiji...”,
mormorò lei, mentre si alzavano, “mi sento in
colpa.”
“E
per cosa?”, chiese il moro.
“Per
essere...un peso, sì.”, confessò, ad
occhi bassi.
“Un
peso?!”, esclamò lui. “Kazuha, ma come
fai a dire cose del
genere? Piuttosto, dovresti avercela con me. Sono io che ho un debole
per te...”
Kazuha
lo fissò. Perché era arrossito in quel modo? E
poi...un
debole per lei...
“Come dici tu”, sospirò,
arrendendosi. “In ogni caso, ti ringrazio.”
Heiji
sorrise, poi sembrò ricordarsi di qualcosa.
“Ah...piccola,
volevo chiederti scusa per quando ti ho abbracciata,
oggi...”,
mormorò.
“In
effetti non me lo aspettavo”, sorrise dolcemente lei,
cercando di
non farsi notare, “ma poi ho capito. Non volevi che quegli
uomini
ci vedessero.”
“Esatto”,
annuì il detective. “Se non avessi fatto in quel
modo, ci
avrebbero riconosciuti. A proposito...ecco il tuo nastro.”
Le
porse un nastro rosso che lei prese delicatamente, per poi
raccogliere di nuovo i suoi capelli in una coda di cavallo.
“Grazie”,
sorrise. “Come sai, preferisco tenere i capelli legati,
piuttosto
che sciolti.”
“Ti
stanno bene anche in quel modo, comunque”, osservò
il moro,
arrossendo un poco.
“Grazie”,
disse lei, di nuovo.
Rimasero
in silenzio, con il sorriso sulle labbra, gli occhi dell'uno negli
occhi dell'altra.
In
quell'istante Heiji sentì che era il momento di farsi
avanti...
Ma
lei rabbrividì, mentre lui si avvicinava dolcemente al suo
viso, con l' intento di baciarla.
“Sarà
meglio entrare”, sospirò, allontanandosi,
lasciando perdere
la sua idea. C'era andato così vicino...sarebbe bastato
qualche altro centimetro e avrebbe realizzato il suo desiderio...
“Sì”,
annuì la castana, osservando l' amico mentre apriva la porta
di casa.
“Preparo
qualcosa da mangiare”, sorrise la figlia del capitano Toyama,
dirigendosi in cucina, subito dopo aver levato la giacca.
“No,
aspetta, ti aiuto”, si offrì lui, seguendola.
“Grazie”,
arrossì lei, cominciando a svuotare le buste della spesa.
Prima
sistemarono le cose che avevano comprato, poi decisero cosa cucinare
e, infine, apparecchiarono.
Dopo
un poco, finalmente, cenarono.
“Cavolo,
cucini meglio di mia madre”, si complimentò il
detective,
deliziandosi con lo Yakitori (un cibo tipico giapponese realizzato
con pezzettini di verdure, fegato e carne alla griglia, conditi con
salsa di soja e sale) che lei aveva preparato.
“Grazie!”,
ringraziò la ragazza, sorridendo.
Dopo
aver cenato, i due si alzarono dalla tavola e rilessero il loro
vecchio diario.
“Eravamo
così...”, osservò lui, cercando la
parola giusta per
definire entrambi.
“....innamorati?”
Volevo
finire questo capitolo con dolcezza, con una frase pronunciata con il
sorriso sulle labbra. Mi auguro che questa mia decisione sia di
vostro gradimento, anime pie!
Vi
domando scusa per avere aggiornato così tardi. Fra un bagno
in
mare e una doccia per levare il sale...ho perso di vista EFP.
Ma
ora sono tornata! ^^
Grazie
a Kazuha_97,
a izumi93
(avete
recensito sia il primo che il secondo capitolo, carissime! Izumi93,
tu l'hai messa anche fra le seguite, rendendomi felice!) e a
Fla95 (grazie
per la tua recensione, Fla!).
Prometto
solennemente di aggiornare presto.
Ma
sicuramente non prima della prossima settimana: il Veneto mi aspetta!
A
proposito: ho pubblicato alcune delle storie che ho scritto durante
questi mesi estivi, le avevo tutte su un quaderno e sto iniziando a
pubblicarle. Queste storie sono: “E se...?”,
“Dichiarazioni”
(sulla coppia Heiji e Kazuha) e “La forza della
vita” (sulla
coppia Conan-Shinichi e Ran). Se vi va di dar loro un'occhiata, e
magari anche di recensire, mi rendereste molto felice!
Perciò,
mi raccomando :)
Ciao,
lettrici, a presto!
Princess_of_Blood
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Quarto capitolo ***
Buon
dì! Qui si muore di caldo...voi come ve la passate?
Tornata
ieri dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e dalla Toscana, come
promesso sono qui ad aggiornare.
Ho
passato dieci giorni meravigliosi, ma non ho smesso di pensarvi
nemmeno un momento!
Vi
voglio bene :)
Per
iniziare il capitolo, ho riportato le ultime frasi di Kazuha e
Heiji, così da non costringervi a rileggere l'ultima parte
dello scorso capitolo per comprendere meglio il seguito del nuovo.
Buona
lettura! ^^
“Eravamo
così...”, osservò lui, cercando la
parola giusta per
definire entrambi.
“....innamorati?”,
gli suggerì lei, sorridendo.
Lui
alzò il viso, stupito, incontrando il sorriso della ragazza
di
cui era innamorato. Lei era così bella...non
riuscì a
non sorridere a sua volta.
“Sì,
esatto”, accertò, dolcemente.
“Te
lo ricordi?”, chiese lei, arrossendo lievemente.
“Certo
che me lo ricordo”, rise piano lui, “ma...ti amavo
di più
io, che tu.”
Si
fissarono, entrambi sorpresi da ciò che Heiji aveva appena
detto.
“Come?”,
riuscì, finalmente, a chiedere Kazuha.
“Sì,
voglio dire”, mormorò lui, imbarazzato,
“io ero innamorato
di te...molto più di quanto tu lo fossi di me.”
“E
cosa te lo dice? Guarda che io ero innamorata pazza di te!”,
esclamò lei, quasi il suo amico l'avesse appena insultata.
“Questo
non è vero! Io parlavo sempre di te! Eri il mio primo
pensiero, in ogni momento!”, ribatté il detective.
“Ma
lo eri anche tu per me! La persona di cui parlavo di più! La
persona con cui ero veramente felice!”, scosse la testa la
figlia
del capitano Toyama, come a dar forza alle proprie parole.
“Anche
se litigavamo sempre?”, disse, ironicamente, il ragazzo.
“Certo!
A me piace litigare con te!”, rispose la giovane.
“Ma
a me piace di più! Con te non ci si annoia mai, proprio
perché
litighiamo sempre! Ed è questo che mi piace di te! Il modo
in
cui diventi rossa quando ti offendo! La maniera in cui i tuoi occhi
diventano lucidi un secondo prima che io ti chieda scusa! Quando
tieni le mani strette a pugno, che ti tremano, come se volessi fare a
pezzi qualcosa e facessi di tutto per trattenerti! La tua voce che
diventa acuta mentre rispondi a tono alle mie prese in giro! I tuoi
occhi che si fanno di un verde intenso! Le labbra che ti mordi per
non gridare! La coda di cavallo che si muove con te ad ogni movimento
che fai, specialmente quando sei arrabbiata, che mi ipnotizza! E il
fatto che mi perdoni sempre, nonostante a volte io non me lo
meriti!”, esclamò il moro, quasi senza rendersene
conto.
La
ragazza lo guardò, stupita al massimo.
“Beh?
Cosa c' è?”, chiese lui, in soggezione, arrossendo.
“Heiji...”,
disse lei, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, “hai
parlato al presente...”
Rimasero
in silenzio, imbarazzati. Lui non sapeva cosa dire: da troppo tempo
ignorava quel sentimento...quel sentimento che non avrebbe mai
ammesso di provare...
“...Lo
pensi davvero?”, chiese lei, con un filo di voce.
Il
ragazzo non riusciva ancora a parlare. Si rendeva conto solo ora di
amarla così tanto. Ma...era troppo
orgoglioso per
dichiararsi. E così fece la cosa più sbagliata
che
potesse fare.
“Certo
che no!”, esclamò. “Te l' ho detto solo
per zittirti, mi
da fastidio la tua voce stridula mentre gridi!”
Ed
accadde, in quel momento, esattamente ciò che Heiji aveva
descritto prima.
Kazuha
strinse i pugni, le tremavano le mani mentre gli occhi le divenivano
lucidi e incredibilmente verdi, le guance però non erano
rosse. L' aveva davvero ferita. Abbassò lo sguardo e il
viso,
mentre serrava i denti.
“Bene”,
mormorò, con la voce che tremava.
“D'accordo.”
Il
detective rimase in silenzio, senza sapere bene cosa fare.
“Cosa
stai...”, chiese, finalmente, osservandola. Gli dava le
spalle e la
vedeva tremare.
“Voglio
tornare a casa”, sussurrò lei.
“Come,
scusa?!”, esclamò il ragazzo, pensando di non aver
capito
bene.
“Voglio
tornare a casa. Adesso. E, se non vuoi accompagnarmi, ci vado da
sola.”, disse la liceale, più ad alta voce.
“Lo
sai che non te lo lascerò fare”, fece il moro,
raggiungendola.
“Allora
lasciami stare! E, visto che non vuoi sentirmi parlare, non osare
rivolgermi più la parola!”, esclamò la
ragazza.
“Ma
cosa dici, Kazuha?”, si accigliò lui,
raggiungendola. Le
sfiorò le spalle e le alzò il viso. Lei si
scostò.
“Non
mi toccare!”, gridò.
“Kazuha,
non dicevo sul serio! Dai...per favore, perdonami! Ti giuro,
ciò
che ti ho detto prima...lo penso davvero! Ma...mi vergogno a
dirlo!”
Finalmente
glielo disse, arrossendo in modo incredibile.
La
figlia del capitano Toyama si volse, e guardò il suo amico
negli occhi, asciugandosi le lacrime che le bagnavano le guance.
“Cosa?”,
sussurrò, con un filo di voce.
“Sì...lo
penso sul serio. Ma dovresti sapere che sono orgoglioso...”,
borbottò lui, imbarazzato.
“Confessare
i propri sentimenti non è simbolo di debolezza”,
si accigliò
la ragazza, smettendo di piangere.
“Allora,
avanti, vediamo se tu non ti vergogni. Dimmi qualcosa che non mi
diresti mai”, la sfidò il detective. Senza
accorgersene,
stava sperando che la sua amica dicesse di provare ciò che
lui provava per lei.
La
ragazza si morse il labbro inferiore e poi sospirò.
“No”,
disse. “Non ti farebbe piacere.”
“Avanti!”,
la incitò il moro. “Niente può
dispiacermi.”
“Ti
arrabbierai”, sussurrò Kazuha.
“Ti
ho detto di no!”, ripeté Heiji.
“Come
sei testardo!”, scosse la testa lei. “E va bene, te
lo dico. Ho
paura.”
Il
ragazzo si irrigidì. “Di cosa?”,
domandò.
“Ho
paura...che ci trovino”, mormorò la giovane.
“Stanotte ho
fatto uno strano sogno. Ero in una stanza buia...da sola. Avevo le
mani e le caviglie legate ed ero imbavagliata. Poi arrivava il capo
dell'Organizzazione e mi chiedeva dove eri tu...io conoscevo la
risposta a quella domanda, ma non parlavo. E, allora...”
Non
fece in tempo a finire di parlare, perché lui
l'afferrò
dalla vita e l'attirò a sé.
“Non
continuare”, sussurrò nel suo orecchio,
dolcemente,
stringendola più forte. Lei era arrossita e aveva le braccia
intorno all'addome di lui, a ricambiare quell'abbraccio inaspettato.
“Stai
tranquilla...non accadrà nulla di brutto”,
continuò
il detective, carezzandole la schiena.
“Come
fai ad esserne così sicuro?”, chiese lei, con la
voce un po'
tremante per l'imbarazzo.
“Kazuha,
non permetterò loro di farti del male, né ora,
né
mai. Preferirei morire cento volte, piuttosto che vedere loro anche
solo sfiorarti...”
Fece
una smorfia. Da quando era così sdolcinato?
“Hai
capito, baka? Non devi avere paura!”, la canzonò,
rimediando.
“Come
dici tu”, sospirò lei, mentre lui posava il viso
sulla sua
testa.
Rimasero
così, abbracciati, per secondi che sembrarono infiniti.
La
ragazza aveva posato il viso sul petto di lui, che continuava a
carezzarle la schiena, dolcemente.
Gli
venne voglia di baciarla, mentre sentiva forte il suo profumo
inebriarlo. Profumava di pesca...
“Che
profumo stai usando?”, le chiese, interrompendo quel silenzio
surreale.
“Nessuno”,
rispose la figlia del Capitano Toyama, sincera.
“Però...profumi
di pesca...”, osservò il moro, ispirando ancora
quel
buonissimo odore.
Ebbe,
improvvisamente, un flash-back: la madre di Kazuha che le diceva
“ti
mangerei, profumi di pesca!”
Non
si era mai accorto di quel suo buon profumo. O forse sì, ma
non ci aveva mai fatto caso. Solo ora, che era così vicino a
lei e per così tanto tempo, riusciva a coglierne l'
essenza...
“Ti
mangerei”, rise piano, per sdrammatizzare. Quella situazione
era
tremendamente imbarazzante...
“Sì,
lo so”, ridacchiò lei. “Non sei la prima
persona che me lo
dice.”
“Dici
che sia ora che io ti lasci andare?”, domandò il
detective,
sospirando.
“Beh,
è ora di cena.”, rise la liceale, divertita da
quello
scambio di parole.
Heiji
abbozzò un sorriso e poi sciolse, di malavoglia, quel dolce
abbraccio.
*****
Quella
notte, nessuno dei due riusciva a prendere sonno. Fuori c'era un
temporale e Kazuha non si sentiva tranquilla, mentre lui era
perfettamente a suo agio ed era già nel dormiveglia.
Lei
era convinta che dormisse, così, spaventata da quei rumori
così forti che sin da piccola la terrorizzavano, strinse un
po' le braccia attorno alla sua vita.
Lo
sentì per un secondo sospirare e bofonchiare qualcosa di
incomprensibile, prima di girarsi, ancora con gli occhi chiusi, verso
di lei e stringerla a sé.
“Kazuha,
se proprio vuoi abbracciarmi, fallo in maniera più
decente”,
biascicò, prima di riaddormentarsi.
E
la ragazza, completamente rossa in viso, con il volto posato sul
petto di lui e le mani strette al suo addome, mentre il detective le
cingeva le spalle, sorrise, riuscendo finalmente a dormire anche lei,
a dispetto del temporale che fuori ancora infuriava.
******
“Ben
svegliata!”, esclamò Heiji, quella mattina.
“Mmh...”,
mormorò la ragazza, mettendo a fuoco ciò che
vedeva.
“Heiji”,
borbottò poi, irritata, passandosi una mano fra i capelli.
“Avanti,
dormigliona, è ora di alzarsi!”, la
incitò ancora il
ragazzo.
Lei
lo guardò un secondo, con aria arrabbiata, poi si
coprì
il viso con le coperte.
“Kazuha!”,
rise lui, senza lasciarla in pace.
“Te
ne vai, per piacere?”, fece la ragazza, che aveva ancora
sonno.
“Dai,
è tornato il sole! È una così bella
giornata...”, la spronò il detective.
“E
mi hai svegliato solo per dirmi questo?!”, esclamò
la figlia
del Capitano Toyama, scoprendo gli occhi dalla coperta.
“Esattamente!”,
sorrise lui.
Kazuha
sospirò.
“Se
mi trovi un paio di stivali, mi alzo.”, disse, con aria
afflitta.
“Ai
suoi ordini!”, rise il ragazzo, per poi allontanarsi, mentre
l'amica si alzava dal letto.
*****
“Ti
vengono delle idee stupide!”
“Ma
dai, in fondo ti stai divertendo!”
“Ti
avevo chiesto di prendermi degli stivali!”
“Cosa
c'è, quelli non ti vanno bene?”
Kazuha
e Heiji erano impegnati nel loro ennesimo litigio, stavolta causato
dalle scarpe che lei indossava.
Erano
nel giardino dietro la casa della signora, dove non potevano essere
visti da nessuno, grazie a una “brillante” idea del
detective.
“Questi
sono i tuoi anfibi, numero quarantatré! Io ho solo
trentotto,
come numero di scarpe!”, strillò lei.
“Cavolo,
ma non te ne va bene una!”, sbottò lui.
“Come
fa ad andarmi bene questa tua stupida idea?!”,
esclamò la
ragazza. “Con questi cosi addosso, inciamperò ogni
due
secondi!”
“Kazuha,
dove te li trovo un paio di anfibi della tua misura?! Non ci sono
centri commerciali, qui intorno! E, in ogni caso, non è
compito mio comprarti le scarpe!”, fece il moro, adirato.
“Allora
non....!”, provò a dire Kazuha, un secondo prima
di
inciampare in un sasso. Heiji l'afferrò prontamente per la
vita, avvicinandola a sé.
“Tutto
bene?”, chiese, preoccupato, senza lasciarla.
“Sì”,
mormorò lei, arrossendo. Il suo viso e quello dell'amico
erano
così vicini...
All'improvviso,
un tuono interruppe quel dolce momento.
“Sarà
meglio andare”, osservò il detective, rivolgendo
la sguardo
al cielo. La figlia del Capitano Toyama annuì, tornando alla
realtà, poi si accigliò.
“No,
aspetta”, disse, afferrando l'amato per la manica della
giacca,
“voglio restare qui. Mi piace la pioggia.”
Il
ragazzo rimase a fissarla qualche secondo, senza comprendere, poi
sorrise.
“D'accordo”,
fece, allegramente. Kazuha sorrise, in segno di riconoscenza.
“Cosa
ti piace, esattamente, della pioggia?”, chiese lui, dopo
qualche
minuto, mentre camminavano.
“Non
lo so”, rispose lei, “diciamo...che mi
rilassa.”
“Ma
ieri notte avevi paura”, le fece notare il moro, con un lieve
ghigno disegnato sulle labbra.
“Sì”,
affermò la castana, arrossendo, “perché
era troppo
rumorosa. Invece, adesso è piacevole, delicata.”
Il
detective sorrise e rimasero a fissarsi, per secondi lunghissimi, poi
lei rabbrividì.
“La
pioggia sarà anche delicata”, rise lui,
prendendola per
mano, “ma ti farà raffreddare. Avanti, torniamo a
casa.”
Kazuha
annuì, arrossendo, felice per quel contatto inaspettato.
Arrivarono
nella camera dove dormivano e si sedettero sul pavimento. La liceale
tirò su col naso.
“Non
ti starà mica venendo la febbre, vero?”, fece
Heiji
preoccupato, appendendo la sua giacca.
Per
tutta risposta, la ragazza si levò il giaccone e lo appese,
senza dire nulla.
“Stai
ferma qua”, la richiamò il detective, con il tono
di voce
proprio di un padre protettivo, prendendole i polsi.
“Sto
bene”, arrossì lei.
“Non
avrei dovuto farti stare così tanto tempo lì
fuori”,
sospirò il moro, dispiaciuto.
“Ti
ho detto che sto bene!”, ripeté la figlia del
Capitano
Toyama.
“E
io ti ho detto di star ferma”, fece lui, notando che l'amica
cercava di divincolarsi dalla sua presa.
“Heiji,
sul serio, sto benis...”
Il
detective posò le labbra sulla fronte dell'amata, in un
gesto
che fece arrossire quest'ultima in maniera incredibile.
“Non
sei calda, in effetti”, disse il ragazzo poco dopo,
allontanandosi
dal viso di lei, la quale, ancora troppo in imbarazzo, non rispose.
“Te
l'avevo detto”, disse, finalmente, abbassando lo sguardo.
“Comunque,
dovresti levare quei vestiti di dosso.”, osservò
lui.
“Saranno tutti bagnati.”
Kazuha
annuì, mentre il detective le lasciava i polsi.
“Io
vado a controllare una cosa”, annunciò poi,
dirigendosi in
cucina.
Non
mi piace il modo in cui ho terminato questo capitolo, tuttavia mi
sembra di aver inserito già abbastanza colpi di scena in
questo chappy.
Mi
date ragione, o siete in disaccordo con me?
Fatemi
sapere, i vostri giudizi sono ciò che mi sprona a
continuare!
Mi
raccomando, ci vediamo presto!
^^
Princess_of_Blood
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Quinto capitolo ***
Ciao
a tutti, lettori e lettrici! Oggi uso il viola, che carino!
Ehm,
sto già delirando a inizio pagina...questo è
preoccupante.
Comunque...vi
dico già in anticipo che, modestia a parte, sono sicura che
il
capitolo di oggi vi piacerà. A me è piaciuto
molto, per
cui...
Vi
lascio, anime pie che leggete (e recensite!).
Ci
vediamo a fine pagina!
"Posso
darti una mano?”
"No,
non preoccuparti, faccio da sola.”
"Dai,
voglio aiutarti.”
"Ti
ho detto che non ce n' è bisogno!”
"Ma
io voglio cucinare insieme a te!”
“Heiji,
avanti, lascia quella scodella! Fai fare a me!”
“Voglio
stare con te!”
“Ma non riesco a cucinare, con te intorno!”
“Appunto,
io ti aiuto!”
“No,
invece! Non mi aiuti, seminando disordine!”
“Se
tu evitassi di togliermi le cose dalle mani e posarle ovunque ti
capiti, ora sarebbe tutto molto più in ordine!”
“Tu
non sai cucinare, Heiji!”
“Kazuha,
smettila di fare la bambina!”
“Ma
finiscila! Dai...lasciami in pace!”
“No!”
“Sì!”
“No!”
“Devo
cucinare!”
“Ti
devo aiutare!”
Kazuha,
in mezzo alla piccola cucina, davanti a Heiji che la fissava con aria
di sfida, sospirò.
“Ma
lo fai apposta?”, chiese, esasperata.
“Che
cosa?”, domandò lui.
“Ti
diverti tanto a spazientirmi?”, disse, ironicamente.
“Se
non mi divertissi, non sarei io”, ghignò il
ragazzo.
La
giovane alzò gli occhi al cielo e poi passò una
scodella all' amico.
“Voglio
preparare un piatto occidentale”, spiegò,
prendendo un
cartone di latte dal frigorifero, “sono qualcosa
come...frittelle.”
“Cosa
ci serve?”, domandò il detective, curioso.
“Prendi
la bilancia, dovrebbe essere là sopra.”, fece la
ragazza.
“Tu
non ci arrivi?”, la prese in giro il moro, aprendo un mobile
in
alto e afferrando una bilancia da cucina.
“No,
non ci arrivo”, sbuffò lei, senza insistere.
“Sei
sempre stata più bassa di me”, rise il ragazzo.
“Infatti”,
lo ignorò la liceale. “Avanti, prendi la farina.
Ce ne
servono cento grammi. Sai come si fa?”
“Certo”,
disse lui, fingendosi offeso. “Non mi credi forse
capace?”
“Non
si sa mai”, lo prese in giro la figlia del Capitano Toyama.
“...Kazuha?”,
la chiamò Heiji, dopo un poco.
“Sì?”,
fece lei, girandosi. Non l' avesse mai fatto! Una cascata di polvere
bianca le piombò in testa.
“Heiji!”,
esclamò, con gli occhi chiusi. “Cosa
hai...”
“Sta'
tranquilla, è solo farina”, spiegò lui,
ridendo a
crepapelle, mentre lei si levava la polvere profumata dagli occhi.
“Heiji...”,
sibilò minacciosa, ancora bianca.
“Cosa
c'è?”, chiese il moro, nonostante avesse
già capito
cosa l'amica volesse fare. La farina inondò anche lui, da
capo
a piedi.
“Ehi!”,
sbottò, trattenendo a fatica una risata. “Io ti ho
sporcato
solo il viso!”
“Sta'
tranquillo”, lo imitò la ragazza,
“è solo farina!”
Il
detective ghignò e poi gettò un' intera
confezione di
farina addosso all' amata.
“No!
Heiji!”, esclamò quella, sommersa dalla polvere
bianca.
“Chi
la fa l'aspetti!”, rise il ragazzo di Osaka.
“Ma
hai cominciato tu!”, ribatté la giovane,
rispondendo
all'azione subìta aprendo un' altra confezione in testa all'
amico.
“Smettila!”,
esclamò lui, ridendo, afferrando i polsi dell'amata,
riuscendo
a versare il contenuto del sacchetto addosso a lei.
“Ehi!”,
esclamò quella, senza riuscire però a non ridere.
“Ora
te la faccio vedere io!”, disse poi, con aria minacciosa,
afferrando un'altra confezione mezza piena alle sue spalle, facendo
come per svuotarla del tutto addosso al ragazzo.
“Eh,
no!”, rise però quello, afferrando le spalle
dell'amica,
bloccandola. Lei si abbassò mentre il moro le apriva un
sacchetto quasi vuoto sui capelli, imbiancandoli del tutto.
“Non
me la fai!”, fece Kazuha, riuscendo a divincolarsi e a
sedersi a
terra. Heiji si sedette accanto a lei, divertito da quel gioco.
“E
ora cosa farai?”, chiese, ghignando, visto che la sua amica
d'infanzia era spalle al muro.
“...questo!”,
esclamò la ragazza, afferrando dalle spalle l' amico e
gettandolo a terra. Nonostante avrebbe potuto facilmente opporre
resistenza, il detective si lasciò vincere.
“Oh,
che paura!”, la prese in giro, mentre lei gli svuotava una
confezione piena di farina sul viso, sui capelli, sul petto.
“Ecco!”,
rise la figlia del Capitano Toyama, ridendo.
Heiji
fece una lieve smorfia. Kazuha gli aveva preso i polsi per impedirgli
di muoversi, e dunque non poteva levarsi la polvere bianca dagli
occhi.
“Aspetta,
faccio io”, sorrise la liceale, comprendendo, nonostante
sapesse
che lui la stava lasciando vincere.
Gli
posò le dita sulle palpebre, che erano chiuse, e gli
levò
delicatamente la farina dagli occhi.
“Fatto”,
sussurrò, mentre lui riapriva gli occhi. Quei due smeraldi,
così simili ai suoi, la ipnotizzarono.
“Hai
vinto”, rise piano il moro. “Siamo entrambi
bianchi, ma l'ultima
confezione l'hai usata tu, per svuotarla addosso a me. Quindi, io ho
perso.”
Seguì
un lungo silenzio.
“Sembra
che abbia nevicato”, osservò lei dopo qualche
secondo,
guardandosi intorno, affascinata.
“Sì”,
sorrise lui. “E...il bianco ti dona.”
Kazuha
lo guardò. Sotto il bianco che gli dipingeva la faccia, un
tenue rosso si intravedeva sulle guance.
“Anche
a te”, rise, arrossendo a sua volta.
“Pensi
che dovremmo continuare a cucinare? Sai, ho fame.”, trattenne
le
risate il ragazzo.
“Baka!”,
lo prese in giro la giovane, ridendo. “La guerra ti ha
sfiancato,
vero?”
“Oh,
sì”, l'assecondò lui, alzando un
sopracciglio. “E,
a quanto pare, ha sfiancato anche te.”
Kazuha
lo guardò, accigliata, senza comprendere ciò che
l'amico aveva appena detto. Poi si accorse di essere seduta a
cavalcioni su di lui...
“Oh,
ero così impegnata a lottare, che...”,
arrossì,
imbarazzata, alzandosi.
“Me
ne sono accorto”, rise lui interrompendola, alzandosi a sua
volta.
“Cavolo,
abbiamo fatto un casino qui dentro”, si morse il labbro
inferiore
lei, osservando la stanza in cui si trovavano, “è
tutto
pieno di farina.”
“Chissà
come mai quella signora aveva tutta questa farina in
casa...”, si
accigliò Heiji.
“Non
è il momento di indagare!”, sbottò la
ragazza.
“Dobbiamo sistemare!”
Il
detective le lanciò un'occhiata, poi sorrise.
“Prima
di tutto, dovremmo dare una ripulita a noi stessi.”, disse.
“A
cosa stai pensando?”, chiese lei, notando il lampo di un'idea
accendersi negli occhi dell' amico.
“...questo!”,
esclamò il ragazzo, afferrando l'amata dalla vita e
caricandosela su una spalla.
“Heiji!”,
esclamò Kazuha, stupita.
“Ora
ci divertiamo!”, ghignò lui.
“Dai...lasciami!”,
rise la figlia del Capitano Toyama, gettandogli leggeri pugni sulla
schiena, in modo teatrale.
“Eccoci!”,
annunciò poi il detective, posando l'amica a terra, nel
bagno,
e chiudendo la porta a chiave.
“Cosa
vuoi fare?”, chiese lei, incuriosita.
“Kazuha”,
la ignorò lui, chiamandola.
“Che
c'è?”, fece la ragazza, un secondo prima di essere
sommersa
da un forte getto d' acqua.
“Ora
sei sistemata!”, rise il moro, con in mano il tubo della
vasca da
bagno.
“Non
è vero!”, rise lei, fingendosi arrabbiata.
“Sono ancora
bianca e, adesso, anche bagnata!”
“Di
cosa ti lamenti?”, la prese in giro il detective, senza
riuscire a
non sorridere. “Fra poco mi farai certamente subire la stessa
sorte! O sbaglio?”
Kazuha
afferrò il tubo. “Non ti sbagli!”, rise,
prima di
spruzzare l'acqua addosso all' amato, che non si oppose.
Finalmente,
quando entrambi furono puliti dalla farina -e fradici- decisero di
ricominciare a cucinare. Ma, ancora prima, avrebbero dovuto
asciugarsi.
“Tieni”,
disse Kazuha, porgendo un asciugamano all' amico.
“Grazie”,
rispose Heiji, posando l'asciugamano appena preso sui capelli.
La
stessa cosa fece l' amata...che, appena finì e
spostò
l'asciugamano dal suo volto, trovò il viso del suo migliore
amico a tre centimetri di distanza. Indietreggiò un po',
stupita da quella vicinanza, e poi strizzò l' asciugamano
nel
lavandino, per levare l' acqua che aveva portato via dai suoi
capelli.
“Come
stai bene, con i capelli sciolti”, sorrise lui, osservandola.
“Grazie...”,
mormorò la liceale, imbarazzata.
“Sei
asciutta?”, chiese il moro.
“Sì”,
annuì la figlia del Capitano Toyama. “Possiamo
andare a
finire di cucinare.”
“Qual
è il menù di oggi...?”,
rifletté Heiji.
“Frittelle...o sbaglio?”
“No,
dici giusto”, sorrise Kazuha, “cuciniamo qualcosa
come
frittelle.” “È una trappola?”,
rise lui, “o ho
interpretato male quel <>?”
“Smettila
di ridere e seguimi”, sbuffò lei, anche se in
realtà
tratteneva le risate, “se vuoi aiutarmi.”
“Certo
che voglio!”, sorrise lui, dirigendosi in cucina con l'
amica, “ma
tu non mi hai ancora detto cosa ci serve!”
“Cento
grammi di farina”, sbuffò la ragazza,
“un bicchiere di
latte, un uovo, un pezzo di burro.”
“Non
ho mai mangiato niente del genere”, osservò il
detective,
incuriosito.
“Vedrai,
ti piacerà”, sorrise la figlia del Capitano Toyama.
Iniziarono
a cucinare...per fortuna trovarono un altro sacchetto di farina
ancora pieno in cima ad un mobile e gli altri alimenti c'erano di
già, e in grandi quantità.
“Continuo
a chiedermi cosa ci facciano qui tutte queste cose...”, disse
Heiji, mentre riempiva un bicchiere di latte, “la signora non
ha
mai abitato qui.”
“Smettila
di indagare”, sospirò Kazuha, prendendo il
bicchiere dal
tavolo e versandolo nella scodella dentro la quale c'era già
la farina.
“Perché
dovrei?”, domandò lui, mentre rompeva un uovo
nella
scodella.
“Perché
ora non è il momento di fare il detective!”,
rispose lei.
“E
perché non dovrebbe esserlo?”, continuò
il moro,
divertito, mentre prendeva una padella all' interno di un mobile.
“Perché...perché
stiamo cucinando!”, fece la ragazza.
“Ma
perché lo stiamo facendo?”, disse, di nuovo, il
detective.
“Per
cenare, forse?”, sbuffò la ragazza.
“Quindi,
perché...”
“Perché
sì!”, lo anticipò la figlia del
Capitano Toyama,
esasperata, facendo sciogliere il burro nella padella.
Heiji
rise, divertito dal modo in cui la faceva arrabbiare.
"Ora
cosa dobbiamo fare?”, chiese, ponendo fine a quel gioco.
"Versa
qui un po' del contenuto di quella scodella”, rispose lei.
"No,
aspetta”, si accigliò lui, “voglio
girarle io le
frittelle.”
"D'
accordo”, alzò gli occhi al cielo la ragazza,
prendendo la
scodella che era sul tavolo.
*****
La
serata passò in fretta e arrivò l' ora di andare
a
dormire.
“Kazuha,
sogni d' oro”, augurò il moro, quando ormai la
luce era
spenta.
“Anche
a te”, sussurrò la giovane. Un secondo dopo,
sentì la
mano calda dell' amato sfiorare la sua, e arrossì.
“Hai
la mano gelata”, mormorò il ragazzo.
“Hai freddo?”
Kazuha
scosse la testa, poi si ricordò che, al buio, lui non poteva
vederla. “No”, rispose.
“Dammi
l' altra mano”, disse il detective. La figlia del Capitano
Toyama
fece ciò che le era stato detto.
“Ecco”,
sorrise lui, nell' oscurità, senza che lei potesse vederlo,
scaldando le mani della ragazza nelle sue.
E
si addormentarono così, mano nella mano.
Oh,
ma che carini! Non so a voi, ma a me questo chappy piace troppo!
Anche
perché mi ricorda la mia migliore amica...nonostante non
leggerà mai questa storia (lei e la lettura non vanno molto
d'accordo xD), non perdo l'occasione di salutarla e di ringraziarla:
è stata lei a insegnarmi come cucinare le frittelle!
Grazie,
Vale...ti voglio bene!
Comunque...questi
ultimi giorni ho scritto molto, anche troppo.
Ho
postato la storia “E poi, quel giorno sarebbe
arrivato” , insieme
a “Eppure, eravamo inseparabili” nella sezione
Anima e
manga-Detective Conan, e infine “Ciao, Firenze.”
nella sezione
Originali-Poesia...scommetto di avervi rotto le scatole!
Beh,
basta parlare! Sayonara minna-san, cari recensori-lettori!
A
proposito: ho in mente di pubblicare al più presto una shot
molto dolce, romantica e divertente su Clannad, per chi conoscesse
questo meraviglioso anime consiglio di leggerla.
Per
chi non lo conosce, invece, consiglio vivamente di vedere gli episodi
della serie animata: se siete interessati, scrivetemi e vi posso
anche dare i link per vedere gli episodi sottotitolati in italiano!
Adesso
vado via, prima di occupare troppo spazio...anche se ormai è
troppo tardi xD!
A
presto, anime pie!
Princess_of_Blood
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Sesto capitolo ***
Sono
in ritardo.
Terribilmente
il ritardo.
Probabilmente
non merito d'essere perdonata, ma fa niente, mi auguro che almeno
postare il nuovo capitolo sia di vostro gradimento...
Comunque,
devo annunciare alcune cose, prima di lasciarvi leggere in pace il
nuovo capitolo...
Innanzi
tutto, voglio dire “bentornata” a Izumi93,
la quale è
tornata a leggere questa long-fic. Grazie, Izumi!
E,
già che ci sono, voglio ringraziare anche coloro che
continuano a seguirmi: grazie a SailorKilari,
a Kazuha_97,
a Fla95
e a LilyUchiha...grazie,
grazie, grazie!
Continuando,
anche se non è poi così importante, volevo anche
farvi
notare che ho cambiato il mio nickname. D'ora in poi sarò
Seele,
per cui non cercate invano “Princess_of_Blood”.
Adesso
vi lascio leggere...
A
dopo!
“Ho
un' idea”, disse Heiji, la mattina dopo.
“E
cioè?”, domandò Kazuha, raccogliendosi
i capelli in
una coda di cavallo.
“Che
ne dici di combattere un po'?”, rispose lui.
“Combattere?”,
ripeté lei, stupita.
“Ma
certo”, alzò le spalle il ragazzo, “io
pratico il Kendō e
tu l'Aikido. Voglio vedere se sei abbastanza forte.”
“Ma,
Heiji, non abbiamo neppure gli abiti adatti, dovremo combattere
vestiti normalmente! E poi, l'Aikido non si pratica per difesa
personale o per il combattimento!”, gli fece notare la
ragazza.
“L'Aikido consiste nella padronanza di sé
stessi!”
“Quante
storie”, sbuffò il moro, “io non
userò la
sciabola.”
“Ma
io credevo che quella fosse fondamentale”, osservò
la figlia
del Capitano Toyama.
“Infatti”,
sorrise il detective, “ma, in questo caso, ne farò
a meno.
Sono capace di combattere anche senza.”
“È
una sfida?”, fece Kazuha, sorridendo furba.
“Potrebbe
esserlo”, ghignò Heiji.
*****
“Ti
ho battuto!”
“Sta'
zitto!”
“E
pensare che non è neppure la mia disciplina!”
“Smettila!”
“Sono
un grande!”
“Heiji,
falla finita!”
“Altrimenti
cosa fai? Mi picchi?”
Un
pugno andò a conficcarsi nello stomaco del ragazzo.
“Ahi,
ok”, borbottò il detective, piegandosi un po' per
il dolore.
“Ecco,
adesso finiscila”, sbottò lei, continuando a
camminare.
I
due avevano appena terminato di combattere...e lui aveva vinto.
Stavano
proprio in quel momento ritornando a casa -si erano nascosti in un
parco abbandonato, lontano dalla città- quando qualcosa di
soffice e bianco atterrò sulla spalla della liceale.
“Heiji”,
sussurrò questa, affascinata, “...la
neve.”
Soffici
e freddi fiocchi di neve stavano scendendo giù dal cielo,
lievi e silenziosi.
“Non
pensavo che avrebbe nevicato”, osservò Heiji,
stupito, “non
ha fatto poi così freddo, in questi giorni.”
“Sarà
anche come dici tu”, rabbrividì Kazuha,
“ma qui si gela.”
Il
ragazzo le lanciò una rapida occhiata e si rese conto che
non
potevano tornare a casa...anche se erano andati al parco in moto,
comunque ci avrebbero messo troppo tempo a ritornare.
“Qui
vicino dovrebbe esserci un centro commerciale”, fece il moro,
“andiamo lì e restiamoci, almeno finché
non smette di
nevicare.”
La
ragazza annuì e si sedette sulla moto dell'amico, dietro di
lui.
******
“Heiji,
già che siamo qui posso fare un po' di shopping,
vero?”,
chiese la giovane sorridendo, all'interno del centro commerciale.
“Se
proprio devi”, sbuffò il detective.
“Aspetta,
prima che ne dici se andiamo al bar?”, domandò
ancora
Kazuha. “Ho una voglia incredibile di cioccolata
calda!”
Heiji
annuì, l'idea gli andava a genio. Così si
diressero al
bar e, seduti ad un tavolo, attesero la cioccolata calda che il
barista stava preparando.
“Qui
non fa freddo, per fortuna”, sorrise lei.
“Sì,
infatti”, annuì lui, guardandosi attorno.
“Ma
si può sapere cosa stai cercando?”, fece la
ragazza,
infastidita da quell'atteggiamento distratto.
“Niente”,
rispose il moro, lanciando una rapida occhiata all'entrata del bar.
“Avanti,
dimmelo!”, lo incitò la ragazza.
Proprio
in quel momento il suo amico abbassò il viso e
posò il
suo cappello sulla testa dell'amata, così velocemente che
lei
quasi non se ne rese conto.
“Guarda
in basso”, sussurrò, a denti stretti.
“Non parlare per
nessun motivo al mondo.”
Kazuha
ingoiò la saliva, spaventata, senza muoversi di un
millimetro.
Con la coda dell' occhio riusciva a vedere due sagome nere alle sue
spalle.
“Ecco
la cioccolata calda!”, esclamò, sorridendo, una
cameriera,
con un vassoio in mano, rivolta ai due giovani.
“Sì,
grazie”, mormorò Heiji, senza sollevare lo sguardo.
La
donna posò le tazze sul tavolo e poi se ne andò.
“Fingi
un comportamento normale, ma senza alzare il viso”, disse
piano il
detective, rivolgendosi alla migliore amica. Quella annuì
impercettibilmente e poi avvicinò la tazza alle labbra.
“Bevi
un sorso, poi fai finta di aver freddo e sciogli i capelli”,
continuò il moro. Lei fece ciò che le era stato
detto.
Dopo
qualche lunghissimo secondo, i due uomini vestiti di nero uscirono
dal locale e i due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
“Oddio,
è stato terribile”, mormorò Kazuha,
spaventata.
“Sta'
tranquilla, è andato tutto bene”, sorrise lui.
Quando
finirono di bere uscirono dal bar e notarono con orrore che le due
figure in nero erano immobili davanti ad un negozio di abiti firmati.
“Heiji...”,
balbettò la liceale, terrorizzata, “credo ci
abbiano visti.”
Heiji
strinse i denti e poi prese la mano dell'amata, congiungendola con la
propria.
“Se
io e te fossimo fidanzati...”, sussurrò,
“adesso
entreremmo in quel negozio.”
“Cosa
hai in mente?”, chiese lei, a bassa voce.
“Se
noi due fossimo realmente noi due noteremmo subito
gli Uomini
in Nero, quindi faremmo di tutto pur di non avvicinarci a loro. Ecco
cosa loro si aspettano”, spiegò il ragazzo, mentre
si
avvicinavano al negozio di vestiti, “non attendono altro che
vedere
uscire di tutta fretta un ragazzo e una ragazza che li hanno appena
guardati.”
Camminarono
in silenzio, mano nella mano.
“Adesso
ascoltami”, sussurrò il detective, a qualche metro
dal
locale, “appena saremo davanti a quegli uomini, fai finta di
cadere. Non alzare mai il viso finchè sei a terra.”
Kazuha
annuì piano.
Dopo
secondi interminabili, finalmente i due giovani si trovarono davanti
a quelle due sagome in nero e Kazuha fece finta di cadere, in modo
molto credibile.
“Amore!”,
esclamò Heiji, fingendosi spaventato, senza incontrare lo
sguardo degli Uomini in Nero. “Tutto bene?”
“Sì,
sto bene”, mormorò lei, senza alzare lo sguardo.
Gli uomini
piazzati lì davanti fissavano la gente che camminava nel
centro commerciale, senza curarsi di loro.
“Ti
aiuto ad alzarti”, si offrì lui, porgendole una
mano che lei
afferrò.
Quasi
subito il moro tirò la ragazza verso di sé,
nascondendo
il viso della giovane nel suo petto.
“Ora
possiamo andare”, sorrise infine, certo che le sagome nere
non li
stessero guardando. “Avanti, andiamo a scegliere il vestito
che
indosserai alla cerimonia.”
Kazuha
sorrise, stando al gioco e stringendo la mano di Heiji.
Ma
il suo sorriso sparì subito: le due sagome li seguivano.
“He-Heiji”,
balbettò, spaventata.
“Lo
so, lo so”, serrò i denti il ragazzo.
“Ma sta' tranquilla.
Non devono capire che sappiamo che li abbiamo dietro.”
“D'accordo”,
sussurrò la ragazza.
Dietro
di loro, gli Uomini in Nero camminavano in fretta, calpestando con
forza il pavimento.
Kazuha
strinse più forte la mano di Heiji, che le
accarezzò
dolcemente il dorso della sua.
“Non
possono farci nulla, qui”, disse sottovoce, accarezzandole
ancora
il dorso della mano, “c'è troppa gente.”
“Ma
quando usciremo...”, fece lei, trattenendo le lacrime.
“Anche
nel parcheggio c'è gente”, cercò di
sorridere lui.
“Ci
seguiranno anche in macchina”, strinse le labbra la giovane,
per
non piangere.
Stavolta
Heiji non rispose, ma accelerò di poco l' andatura.
Andarono
a mescolarsi con la folla e persero di vista gli uomini vestiti di
nero.
“Ho
un'idea”, disse in fretta il moro, cercando di non sprecare
quel
poco tempo che avevano a disposizione prima che le sagome nere li
ritrovassero, “prendi un abito. Un abito qualunque,
purché
ti vada. Entra in un camerino e indossalo. Ci vediamo fra tre minuti
esatti all' uscita dei camerini.”
Kazuha
annuì e si diresse in fretta al reparto femminile.
...Fine
capitolo! Mi spiace per voi, ma credo proprio che starete in ansia
per un po'! Eh, eh, eh...che ne pensate di questo chappy?
Il
prossimo sarà ancora meglio! ^^
Tanto
perché lo sappiate, manca davvero poco alla fine di questa
long-fic. Se ci penso, mi rattristo moltissimo!
Ma,
pazienza...
Ci
vediamo al prossimo capitolo, continuate a seguirmi, mi raccomando!
Seele
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Settimo capitolo ***
Konnichi
wa! Come state, lettori e lettrici?
Oggi
ho un triste annuncio da farvi...
Quello
che leggerete è il penultimo capitolo.
Ma
non dispiacetevi troppo, sono certa che ciò che
accadrà
in questo capitolo vi tirerà su! ...Beh, forse.
Eh,
eh, eh...
“Ci
sei?”
“Sì.
Sono riconoscibile?”
Heiji
guardò per un secondo, esterrefatto, la sua migliore amica,
poi scosse la testa e, presa la sua mano, si diresse con andatura
veloce verso l'uscita del centro commerciale.
Faticava
un po', adesso che lei era così bella -aveva indossato un
vestitino rosso corto e attillato, con delle scarpe con il tacco
dello stesso colore- a concentrarsi, ma si disse che doveva farcela.
Doveva riuscire a capire sin dal principio i prossimi spostamenti
degli Uomini in Nero: entrambi si erano camuffati, ma questo non
bastava.
Arrivarono
nel parcheggio, credendo di essere sfuggiti all'imminente minaccia,
ma invece, purtroppo, non era affatto così: gli uomini
dell'Organizzazione erano già davanti alla moto di Heiji,
pronti a rapirli. E, per di più, nel parcheggio non c'era
nessuno.
“Ho
paura”, sussurrò Kazuha. Heiji strinse
più forte la
sua mano.
“Andrà
tutto bene”, mormorò, “adesso torniamo
indietro, nel
centro commerciale. Corri il più veloce che puoi
e...!”
Uno
degli uomini puntò loro contro una pistola. Il detective
strinse i denti.
“Hattori.
Quale piacere vederti”, salutò l'uomo.
“Adesso
ascoltaci bene”, fece un altro, “nel centro
commerciale sono
state piazzate delle bombe pronte a esplodere. Provate a fuggire e
facciamo saltare in aria tutte le persone che sono lì
dentro,
chiaro?”
Dopo
qualche secondo di esitazione, Heiji annuì piano.
“Toyama,
mia cara”, ghignò l'ultimo uomo, il più
alto di
tutti, guardando la ragazza, “ma in che guaio sei andata a
cacciarti? Non lo sapevi che stringere amicizia con il detective
più
famoso in tutto il Giappone ti avrebbe portato guai? Non ti
è
venuto in mente che forse faremo fare a lui la stessa fine che
abbiamo fatto fare a Shinichi Kudo?”
Kazuha
non parlò, paralizzata dalla paura.
“Hattori”,
disse il primo uomo, quello con la pistola in mano che non accennava
a voler posare a terra, “fa' parlare la tua amica.”
“Kazuha”,
mormorò piano il ragazzo, “avanti, rispondi. Ne va
della
vita di tante persone.”
La
giovane ricacciò indietro le lacrime che stava per versare e
si fece coraggio.
“Sì”,
disse finalmente, “sapevo che, prima o poi, sarebbe accaduto
qualcosa di brutto.”
“E,
nonostante questo, hai continuato a essergli amica?”,
domandò,
stupito, il secondo uomo.
“Perché
non avrei dovuto?”, fece lei. “Io e Heiji siamo
amici sin da
quando siamo bambini. Per me lui è come un fratello
maggiore.”
“Il
coraggio di questa ragazza è ammirevole”,
osservò il
terzo uomo, “di sicuro piacerà al capo.”
Heiji
si posizionò dinnanzi a Kazuha, per proteggerla.
“Cosa
volete?”, chiese.
“Non
essere così aggressivo, Hattori”,
minacciò l'uomo con
la pistola, “ricordati che tanta gente è ancora
dentro il
centro commerciale. Le porte sono chiuse. Nessuno uscirà da
lì, nessuno si salverà, se aziono la
bomba.”
Il
ragazzo assottigliò gli occhi, ma non si mosse di un
millimetro.
“Allora,
Hattori”, prese parola l'uomo più alto,
“è da un
po' di tempo che osserviamo i tuoi spostamenti. Sei sempre con questa
ragazza...e siamo riusciti a ottenere delle informazioni dai vostri
amici. Sapete come vi descrivono? Una
coppia fantastica,
due
ragazzi perdutamente innamorati l'uno dell'altra,
un
fiore che sta sbocciando.
Ah, che romanticismo.”
Kazuha
arrossì, Heiji serrò i denti e un lieve rossore
imporporò anche le sue guance.
“Ecco,
il nostro scopo è eliminare chiunque possa arrecarci
fastidio.
Ultimamente ci dedichiamo ai detective più bravi...Hattori
rientra in questa categoria. Noi temiamo che loro, un giorno, possano
smascherarci, per quanto questo sia pressoché
impossibile”,
ghignò l'uomo con la pistola in mano.
“Lei
non c'entra”, sibilò Heiji, prottettivo.
“Sì,
che c'entra”, assottigliò gli occhi il secondo
uomo, con un
ghigno dipinto sulle labbra, “Toyama sembra essere, per te,
la
persona più importante. Non è
così?”
Heiji
non rispose.
“Non
è così?!”, ripeté l'uomo.
Niente.
“Portateli
via”, fece infine, adirato.
I
restanti due uomini afferrarono Heiji dalle braccia, che gli posero
dietro alla schiena per bloccare suoi eventuali movimenti, e l'uomo
che aveva parlato prese Kazuha dai polsi, ponendoglieli anche a lei
dietro la schiena.
Li
fecero entrare di forza in una bmw nera come la notte, due uomini
erano seduti davanti e l'altro dietro, a controllarli.
“Che
non vi vengano strane idee in testa”, minacciò
questi, “se
fate anche solo una mossa falsa, facciamo esplodere il centro
commerciale.”
Heiji
fissava il paesaggio da fuori il finestrino. Subito un'idea si fece
spazio nella sua mente, mentre l'uomo faceva indossare a lui e alla
sua amata delle manette.
“Kazuha,
ascolta”, sussurrò il detective all'amica, che lo
guardò.
“Quando
la macchina si ferma, non scendere. Hai capito?”
Kazuha
annuì piano. Le parole del ragazzo, dette a voce
così
bassa, faticavano ad essere comprese.
“Sei
sicuro di ciò che fai?”, domandò, in un
sussurro.
“Fidati
di me”, rispose il moro. “Però, mi
serve...una cosa. Spero
mi perdonerai.”
Proprio
in quel momento, la macchina si fermò.
“State
per ucciderci, non è vero?”, chiese Heiji, mentre
uno degli
uomini apriva la portiera.
“Certo”,
rispose l'uomo più alto, ghignando.
“Beh,
è concesso avverare un ultimo desiderio?”,
domandò il
ragazzo, fingendosi rattristato.
“Dipende”,
fece l'uomo.
“Vorrei...mi
piacerebbe molto se potreste lasciarmi scambiare due parole con la
ragazza a cui tanto tengo. Sapete, adesso che vedo la morte in
faccia, ho un grande desiderio di rivelarle cosa provo. Voi siete
sposati, non è così? Vedo che indossate tutti la
fede.
Dunque, lasciatemi fare...non chiedo altro che qualche
minuto”,
disse Heiji, con sicurezza.
L'uomo
esitò un poco, poi gli puntò la pistola contro.
“Hai
dieci minuti scarsi, Hattori. Ma bada: basta che voi anche solo
tentiate di scappare, e tutte le persone nel centro commerciale
moriranno.”, minacciò l'uomo, chiudendo la
portiera,
lasciandoli soli.
“Cosa
c'è?”, domandò Kazuha, rossa in viso,
nonostante
sapesse che quella di prima era solo una recita.
“Mi
dovresti aiutare a fare una cosa”, arrossì il
ragazzo.
“Che
cosa?”, chiese lei.
“La
tua spilla...mi serve. Per liberarci”, spiegò il
detective.
“D'accordo.
Ma come puoi fare a prenderla?”, fece ancora la giovane. La
spilla
che indossava era posta sulla parte superiore del suo vestito, quella
che arrivava fino alla vita.
“Io
un'idea ce l'avrei...a patto che tu mi prenda a ceffoni solo a
casa.”, sorrise Heiji, in imbarazzo.
“Cosa
vuoi...!”
Ah,
che bella soddisfazione che provo nell'interrompere così il
capitolo!
Chissà
cosa avrà fatto Heiji...io lo so, e voi no!
Date
spazio all'immaginazione, miei cari!
Nel
prossimo capitolo saprete ogni cosa...
Ci
sentiamo presto! ^^
Seele
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Ottavo capitolo ***
Dio
Santo, che tristezza.
Mi
sento un po' ingiusta. Oggi inizia la scuola, e in questo stesso
giorno pongo fine alla mia fan fiction...
Tuttavia,
a fine pagina troverete una bella sorpresa. Mi auguro vi
piacerà...
Buona
lettura!
In
un secondo, interrompendola, Heiji le sciolse con i denti il filo che
era legato dietro al collo di lei, provocando in questo modo la
caduta della parte superiore del vestito che lei indossava.
“Heiji!”,
esclamò la ragazza, tutta rossa in viso, mezza nuda, solo
con
il reggiseno addosso.
“Non
guardo, giuro, non guardo, mi serve solo la spilla”, promise
lui,
raccogliendo con la mano sinistra la spilla dal sedile, adesso che
era a portata di mano. Poi sollevò lo sguardo e
arrossì.
“Heiji,
avevi promesso di non guardare!”, lo richiamò lei,
imbarazzatissima.
“Ok,
ok, scusa, ho dato solo un'occhiatina”, borbottò
il ragazzo,
mentre armeggiava con la spilla dietro la schiena, per liberarsi.
“Fatto!”,
esclamò poco dopo, accingendosi a liberare anche l'amica.
“Non
guardare!”, si raccomandò lei.
“Ma
se sei girata, come potrei fare?”, sbuffò lui,
liberandola
dalle manette. Subito la giovane si sistemò il vestito.
“Che
vergogna...mi avranno visto tutti quegli uomini lì
fuori”,
arrossì la ragazza, intanto che lui si avvicinava alla
portiera, per aprirla dalla parte opposta alla quale si trovavano gli
Uomini in Nero.
“E
invece no”, sorrise il moro, “i vetri di questa
macchina sono
oscurati, chiunque sia fuori non può vedere cosa succede qui
dentro. Per loro che non devono essere riconosciuti è un
bene,
ma se devono tenere dei prigionieri...non è esattamente una
buona idea. Hanno fatto un grosso errore a dimenticarsene.”
Stavano
per uscire, quando Kazuha fermò il suo migliore amico.
“Heiji,
aspetta”, mormorò, “cosa
succederà a tutte quelle
persone nel centro commerciale?”
“Stavano
bluffando”, rise il ragazzo, aprendo silenziosamente la
portiera,
“da fuori, non si può vedere chi esce dal centro
commerciale. Non potevano sapere quando noi saremmo usciti, dunque
non potevano neppure bloccare le porte.”
“Ma
avrebbero potuto bloccarle dopo la nostra uscita”,
ipotizzò
lei, rifiutando di uscire dalla macchina. Mancavano solo due minuti,
e poi l'uomo vestito di nero sarebbe tornato.
“E,
invece, no.”, ripetè il moro. “Il centro
commerciale
possiede una nuova tecnologia che impedisce a chiunque di bloccare le
porte. Non devi preoccuparti, Kazuha, non succederà niente.
E
poi, quando noi siamo usciti, nel parcheggio non c'era nessuno
perché
un famoso cantante inglese stava rilasciando delle interviste e degli
autografi all'interno del centro commerciale, dunque nessuno
è
uscito per mettersi in fila, incontrare il cantante e ottenere
qualcosa, che sia una foto o una stretta di mano. Perciò
sta'
tranquilla, piccola...avanti, andiamo.”
Heiji
le porse la mano che lei, dopo qualche breve istante di indecisione,
afferrò.
Cominciarono
a correre, insieme. Verso dove non lo sapevano, mentre Heiji inviava
un messaggio alla polizia con il cellulare.
“Kazuha”,
la chiamò il detective.
“Dimmi”,
fece lei, senza smettere di correre.
“...sali!”
I
due si ritrovarono su una moto, e partirono a tutta velocità.
“Ma
questo è rubare!”,
esclamò lei.
“No,
piccola, questo è prendere in prestito una moto abbandonata
in
mezzo alla strada”, la corresse lui, divertito.
“L'avranno
gettata via, evidentemente, anche se non ne comprendo il
perché.
Funziona così bene, anche se non è
nuova!”
In
effetti la moto era un vecchio modello e, nonostante non andasse
molto veloce, non ci si poteva lamentare. Kazuha si strinse forte
alla schiena dell'amico, inspirando a fondo il suo profumo, per
tranquillizzarsi.
Improvvisamente,
però, dopo neanche cinque minuti che fuggivano, la macchina
nera spuntò all'orizzonte.
“Cavolo”,
imprecò Heiji, “non ci voleva. Tieniti
forte!”
Il
moro s'infilò in uno stretto vicolo abbandonato e poi
percorse
una strada piena zeppa di buche, infine attraversò un parco
giochi piuttosto vecchio e dimenticato, con tutti i giochi
arrugginiti e senza neppure una persona presente.
“Vieni”,
disse, prendendo la mano della ragazza, guidandola verso un campo di
papaveri.
“Come
fanno a esserci dei papaveri, se è ancora
inverno?”, chiese
Kazuha, stupita.
“Non
l'hai ancora capito?”, fece il moro, sorridendo,
“siamo
all'interno di una serra. Anni fa qui si coltivavano piante di tutti
i tipi, in tutte le stagioni...ora, invece, un uomo viene qui ogni
tanto per sistemare questo campo di papaveri, che sono i suoi fiori
preferiti. Adesso, questa serra è perlopiù la
meta
delle giovani coppie che vengono qui di nascosto, al caldo, a far
l'amore.”
La
macchina nera passò lì vicino e gli uomini
arrivarono
nel parco giochi-serra. Heiji si sedette in fretta a terra e poi
tirò
la sua migliore amica verso di sé.
“Cosa
stai...”, sussurrò la giovane, ma lui la
zittì con un
bacio.
Un
bacio.
“Nel
caso non dovessimo farcela, Kazuha, io voglio che tu sappia che...che
io ti amo.”
Lei
rimase in silenzio, la polizia era arrivata.
“Che
tempismo”, arrossì lui, “sembra che ce
l'abbiamo fatta. Mi
ero dimenticato di aver inviato un messaggio alla polizia...”
Lei
ancora non rispose.
Gli
uomini in nero venivano arrestati.
“Kazuha...c'è
qualcosa che non va? Chi tace acconsente?”, tentò
di
scherzare il detective. I papaveri erano così alti che li
nascondevano completamente.
“Io
non acconsento”, disse finalmente lei,
“io...”
Stavolta
fu Kazuha a posare un dolce bacio sulle labbra di Heiji.
“...io
ti amo”, riuscì, infine, a dire, mentre una rosa,
che non
c'entrava niente eppure era talmente bella che aveva già
raccolto in sé tutta la forza della vita, sbocciava accanto
a
loro.
Ah,
non si può dire che non ci sia romanticismo nell'aria!
Il
capitolo è piccolo, all'inizio avevo deciso di unirlo a
quello
precendente, poi però ho cambiato idea. Ma credo di avervi
soddisfatti ugualmente! O sbaglio?
Ma
la vostra Seele non vi lascia...
Vi
propongo qualcosa che penso vi piacerà: ho notato
di aver
lasciato perdere alcune storie, parecchi mesi fa. Queste fan fiction
sono:
“Il
campeggio...d'amore” e “Una
notte per innamorarsi”.
Innanzitutto
vi chiedo pietà, purtroppo all'epoca la mia bravura nella
scrittura...come dire...lasciava molto a desiderare.
Tuttavia,
potrei sistemare i capitoli come si deve, e ricavarne una “nuova
edizione”, compreso il finale (che, in queste fan
fiction,
manca).
Se
vi va, vi basta cercarle nell'elenco delle storie che ho scritto,
oppure cercarle direttamente sul sito.
Ripeto
che la ripresa di queste storie dipende solo dal vostro volere, se
l'idea non vi piace o se i capitoli presenti nella storia non
suscitano la vostra curiosità metterò
da parte
questa idea e cancellerò definitivamente queste storie da
EFP.
Comunicatemi
la vostra decisione, magari con un messaggio privato!
Detto
questo...ci si rincontra, cari lettori e care
lettrici! È
stato bello leggere le vostre recensioni, ricevere le vostre critiche
e i vostri complimenti!
Grazie
a:
Fla95
SailorKilari
FedeKiryu
Eru
Luna
nueva 96
Izumi93
Kazuha_97
Barby_Chan
LilyUchiha
Myellin
Vale_may
Mi
auguro di rincontrarvi presto, e grazie per tutte le belle parole che
avete speso nelle vostre recensioni alle mie storie!
Grazie
a chi c'è stato all'inizio e poi ha lasciato, a chi ha
recensito un capitolo e gli altri no, a chi è arrivato solo
da
poco e, sopratutto, a chi non ha mai mancato di lasciarmi una
recensione!
Grazie
mille...
Resterete
sempre nel mio cuore!
Seele
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=710677
|