Santi e Demoni

di aiwa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How everything starts ***
Capitolo 2: *** Deal (And Remembering Sirius) ***
Capitolo 3: *** Primo Volo ***
Capitolo 4: *** Guilt can be strange ***
Capitolo 5: *** Something to Think about ***
Capitolo 6: *** Anger ***
Capitolo 7: *** Reason ***
Capitolo 8: *** Ballo ***
Capitolo 9: *** Indecisione ***
Capitolo 10: *** Decisione ***
Capitolo 11: *** La Notte del Ballo Parte 1 ***
Capitolo 12: *** La Notte del Ballo Parte 2 ***
Capitolo 13: *** Be yourself ***
Capitolo 14: *** Distrazione ***
Capitolo 15: *** Christmas ***
Capitolo 16: *** Il ciondolo ***
Capitolo 17: *** Library ***
Capitolo 18: *** Cause e Conseguenze ***
Capitolo 19: *** Tutto e' cambiato ***
Capitolo 20: *** Flying ***
Capitolo 21: *** Prova ***
Capitolo 22: *** Fine anno ***
Capitolo 23: *** Finally ***



Capitolo 1
*** How everything starts ***





Disclaimer:

Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter


 

Avvertenze:

Ho iniziato a scrivere questa fanfiction molto tempo fa, ero molto giovane, quindi abbiate pazienza.

Sto scrivendo al momento su una tastiera giapponese, quindi non ho le lettere accentate. L'unico modo in cui posso mettere l'accento e' mettere gli apostrofi al posto degli accenti, anche questa e' una cosa per cui dovete portare pazienza.

Non ho una beta reader al momento, quindi se vedete degli strafalcioni, fatemeli notare nei commenti, cosi' li correggo.

Se poi qualcuno vuole proporsi come Beta, mi farebbe piacere ^^

 


 

 

CAPITOLO 1

 

"Cosa?" sbotto' una ragazzina del secondo anno.

 

Poco lontano da loro, la testa di Hermione si alzò dubbiosa. Era rimasta assorta nella lettura per molto, ma per qualche strano motivo quel gemito aveva scalfito la sua concentrazione e ora non riusciva a smettere di ascoltare la conversazione tra le ragazze.

Forse era uno strano sesto senso.

 

"Non lo sapevi?” chiese l’altra.

 

"Ovviamente no. Mi sembra impossibile!”

 

"Beh, posso capirti… ho reagito così anch’io quando l’ho scoperto.”

 

"Incredibile.”

 

Strinse le labbra, non riusciva ad afferrare di cosa stessero parlando.

 

"Povero Harry.”

Ah ecco.

Era la stessa ragazzina a parlare, aveva i capelli lunghi e neri, e guardandola meglio le parve di riconoscere Gracy Smides.

 

Hermione non pote' fare a meno di sporgersi un po' verso il gruppo, come se cio' potesse aiutarla a sentire meglio.

Era incuriosita adesso.

Che fosse qualche novita' riguardo Cho?

 

"Beh… è il suo destino no? Dal giorno che ha ricevuto quella cicatrice... e' colui che alla fine salverà tutti.”

 

Hermione aggrottò le sopracciglia, iniziava a non piacergli piu' l'argomento.

 

"Anche questo è vero.”

 

"La leggenda dice proprio così.”

 

Leggenda? Ma cosa si stavano inventando?

 

"Harry deve morire per far sì che colui-che-non-deve-essere-nominato lasci finalmente questo mondo.”

 

Spalancò gli occhi.

 

"Povero Harry, in più che è solo fin dalla nascita.. deve anche morire per far sì che il resto del mondo abbia una vita normale.”

 

"Incredibile. E pensare che è cosi' popolare...”

 

Sembravano parlare di un animale da fiera, non di un loro compagno.

 

"Sì, ma porta solo guai, ogni anno ce n'e' una... e piu' si sta lontano da lui meglio e'... hai visto cosa e' successo a Cedric... e ancora non ci vogliono dire cos'e' successo alla fine dell'anno scorso...”

 

"Harry sembra una persona diversa da quando e' tornato per l'inizio dell'anno...”

 

"Esatto! E anche le piccole cose... cosa mi dici dell’occhio nero che si è beccato Ron qualche giorno fa?”

 

"Che vuol dire? Pensavo fosse stato un incidente a quidditch?”

 

"No… cioè… non proprio… il punto e' che quella e' la versione ufficiale...”

 

"Non dirmi che e' stato Harry?”

 

"Non proprio... ma forse non c'e' molta differenza... insomma, e' sempre in giro a ficcarsi nei guai e come se non bastasse ci porta anche i suoi amici! E sono sempre in pericolo!”

 

Okay, qui si stava davvero esagerando, Hermione non riusciva piu' a stare ferma, strinse i pugni con rabbia e decise di avvicinarsi.

 

"Non ci avevo pensato.”

 

"Non lo capisco… nonostante sappia quali sono i pericoli che gli gravitano attorno si porta sempre in giro Ron ed Hermione… non mi stupirei se morissero anche prima di lui.”

 

Era ormai sopra di loro. Tossicchiò lentamente.

 

"Ah!” urlarono le ragazzine notandola improvvisamente, i loro visi improvvisamente pallidi

 

"Stupide.” disse sibilante, per un attimo era l'unica cosa che riusci' a dire, era troppo arrabbiata.

 

"Preferisco morire per Harry Potter che essere stupida come voi.”

 

Loro deglutirono a fatica. Non un commento che fosse udibile.

 

"Che succede?” La voce di Harry la zitti', non poteva continuare, nonostante tutte le cose che avrebbe voluto dire.

 

Alzo' lo sguardo verso i suoi amici, appena entrati in sala studio, i loro sguardi su di lei e sorrise sicura.

 

"Niente.” disse in fretta.

 

"Andiamo a cena?” chiese Harry dubbioso, guardando le ragazzine che lo osservarono impaurite.

 

"Sì, ho una fame.- continuo' a sorridere Hermione, ignorando le due ragazzine. Come se non fossero mai esistite.

 

Si allontanò verso l’uscita, non c'era motivo di avvelenarsi lo stomaco per dei pettegolezzi, per quanto maligni fossero, ne' c'era motivo di far partecipe Harry, o Ron.

Per quanto cercasse di non pensarci pero', una parte di lei voleva trovare un modo di far smettere queste speculazioni.

 

"Quindi, siete riusciti a cavarvela?” domandò, scuotendo la testa e sforzandosi di pensare ad altro, come per esempio il motivo per cui i suoi due amici erano arrivati solo ora.

 

"Mmhmm..” Ron si stava lamentando.

 

"Venti punti…” borbottò Harry.

 

"Ciascuno?” domandò, sgranando gli occhi.

 

Annuirono.

 

"Beh, c’era da aspettarselo. E pensare che siamo solo al primo giorno…”

 

"Non sei arrabbiata?” chiese Ron sorpreso.

 

Sogghignò. "Certo Ron, con te sempre.”

 

Harry rise divertito.

 

"Non vale… senza contare che appunto, siamo solo al primo giorno!”

 

"E chi lo dice? Non per essere cattivi, ma riesci sempre a cacciarti nei guai…”

 

Si ritrovarono dietro Parvati nel corridoio.

 

"Ciao Parv!” disse Ron, dimenticando il precedente discorso.

 

"Hey… non sapete l’ultima, immagino!”

 

Loro scossero la testa, non proprio sicuri di dover essere dispiaciuti della cosa.

 

"Beh, avete visto Malfoy da quando siete arrivati col treno?”

 

Realizzarono insieme la cosa.

 

"Non è venuto a disturbarci.” borbottò Ron.

 

"Non è venuto a insultarci come al solito.” ammise Harry.

 

"E non c’era a Pozioni.” continuò Hermione.

 

"Solo tu puoi aver notato le assenze!” commento' Ron, alzando gli occhi al cielo.

 

Hermione scosse le spalle. "Scusa se noto le cose.”

 

"Cosa gli è successo?” Continuo' Harry, guardando male i suoi due amici.

 

"Ha saltato pozioni.”

 

"Perché?”

 

"Non si sa… ma sembra sia molto cambiato… a parte il fatto che è tornato più bello che mai…” E dicendo cio' fece un occhiolino verso Hermione, che la guardo' strano. "Ma poi… stranamente… sembra più tranquillo… Neville gli è andato addosso ieri a cena… e potete crederci o no… l’ho visto con i miei occhi, non gli ha detto nulla, si è solo alzato e se n’è andato con neanche una parola.”

 

"Wow.”

 

"Possibile che…”

 

"…stia crescendo?”

 

Parvati scosse le spalle e iniziò a parlare di un milione di altre cose, a quanto pare il suo interesse principale era trasmettere informazioni, non discuterne, e quando lungo le scale si aggiunse a loro una giovane Corvonero, si allontano' con lei dopo un saluto veloce.

 

"Potete crederci?” chiese Ron.

 

Harry non rispose, stavano entrando nella sala comune e il suo sguardo era diretto al tavolo dei Serpeverde, cercava Malfoy, in un certo senso questo strano cambiamento lo incuriosiva.

Che ci fosse qualcosa dietro?

 

"Devo andare a dirlo a Ginny.” esplose poi il ragazzo dai capelli rossi, mettendosi subito dopo a correre fino al posto dov’era seduta la sorella.

 

Hermione rimase un attimo indietro, guardando le spalle di Harry, le parole di quelle ragazzine le ritornarono in mente.

 

In effetti, le cose erano cambiate ultimamente… quando Harry si muoveva, tutti lo guardavano di sottecchi, nessuno gli voleva veramente parlare, o almeno non a lungo, sfuggivano tutti. Non era sempre stato così, Harry era il loro eroe, ma qualcosa era diverso.

 

Come potevano voltargli le spalle adesso?

 

Avevano tutti paura di quello che Harry portava con se, e adesso che era cresciuto nessuno poteva negare il fatto che nei suoi occhi ci fosse una scintilla scura, il dolore di quegli anni e di tutte quelle perdite.

 

Scosse le spalle.

Un sentimento triste le strisciava silenzioso nel petto, ma era più preoccupata per Harry che altro.

 

Sperava che non si fosse mai accorto di quegli sguardi… sperava innocentemente che fosse cieco all’allontanarsi delle persone attorno a lui.

 

Avevano tutti paura, e la paura era il pregiudizio maggiore.

 

Si sedette di fianco a lui.

 

"Allora che dici?” chiese.

 

"Cosa?”

 

"Ti piace l’idea di un Malfoy cambiato?” domandò rivolgendo un’occhiata al tavolo dei Serpeverde.

 

Draco Malfoy sedeva tranquillamente immerso nella lettura.

 

Sgranò gli occhi.

Che cosa-?

 

Ma poi vide avvicinarsi Crabbe e Goyle e lui chiudere il libro e chiacchierare con altrettanta non-chalance.

 

Sarebbe stato davvero troppo vedere l’erede del mangiamorte Lucius Malfory leggere isolato da tutto e da tutti.

 

Harry aveva visto tutto.

 

"Non saprei… fa un po’ strano…”

 

"Magari si è innamorato di una babbana… eheh… certo quello avrebbe il potere di fargli meditare il suicido.”

 

"Concordo. Romantico... di certo. Tragico pero'.”

 

"Non so… è strano… magari sta davvero solo crescendo.”

 

"Beh, di sicuro più carino lo è diventato.” disse la ragazza, sorridendo maliziosa.

 

"Herm!” disse Harry arrossendo.

 

"Eheh… bisogna essere oggettivi a volte…”

 

Scosse la testa.

 

"Cos’è? Devo essere preoccupato adesso? C’è qualcosa tra te e Malfoy?”

 

"Ehuh… il pensiero mi fa venire il voltastomaco… a cosa mi fai pensare??? Ho solo detto che e' carino. Di aspetto. Un commento oggettivo. Come dire che tu e Ron siete carini! Ecco!”

 

Harry arrossì.

 

"Sei ancora così timido? Credevo che gli anni dell‘adolescenza e le battaglie con Voldemort ti avrebbero fatto più spigliato…”

 

Lui fece una smorfia. Chiaro che il suo scherzare non gli piaceva.

 

Lei fece un sorriso storto. "Scusami.” disse sinceramente, e mise una mano su quella di lui.

 

"Mm…”

 

"Perdono!!!!” chiese unendo le mani in preghiera.

 

Lui la guardò. Rise. Era troppo divertente vederla così preoccupata.

 

"Hey!” protestò lei.

 

"Ti perdono dai… per questa volta..”

 

Il cibo apparve nei piatti proprio in quel momento e Ron apparve in una frazione di secondo con un sorriso enorme… decisamente non da lui mancare anche un solo minuto della cena.

 

"Cosa mi sono perso?” domandò sedendosi con un tonfo dall’altro lato di Harry.

 

La ragazza scosse la testa. La delicatezza di un elefante.

 

"Niente di che… solo meditando sul cambiamento di Malfoy.” spiegò poi.

 

"Mm, certo potremmo provare a stuzzicarlo per vedere che fa..”

 

Lei sorrise maliziosa. "Uno direbbe non svegliare il can che dorme... ma allo stesso tempo... potrebbe essere divertente!”

 

Harry e Ron si girarono verso di lei, sorpresi.

 

Lei sorrise. "Che c’è? Non posso essere contenta all’idea di stuzzicare il nostro simpatico Draco?”

 

Ron scosse la testa.

 

"Sembri diabolica. E i tuoi doveri di prefetto?” commentò l’altro.

 

Rise. "Beh, dopo l’anno scorso si può dire che non mi faccia piacere averlo attorno. E poi i miei doveri di prefetto sono verso i più giovani.” continuò più seriamente.

 

"Credo che a nessuno piaccia averlo attorno.” esclamò Harry.

 

Ron batté un pugno sul tavolo. "Ecco! Ho capito!”

 

"Cosa?”

 

"Era così insopportabile che anche suo padre l’ha cacciato via di casa… per quello è così.”

 

Hermione scosse la testa, seguita dall’altro ragazzo. "Non credo proprio… sono fatti della stessa pasta quei due.”

 

*

 

Hermione non ebbe bisogno di desiderare una seconda volta d’incontrare il nuovo Malfoy. Girando l’angolo mentre si dirigeva a Pozioni, quello stesso pomeriggio, si ritrovò davanti una scena a cui era ormai abituata, ma non per questo l’odiava di meno.

 

Crabbe e Goyle stavano torturando un ragazzino che frequentava forse il secondo anno. Un Tassorosso.

 

Li guardò con odio.

 

"La volete smettere con questo stupido ed inutile spettacolo… sappiamo tutti benissimo che siete dei mostri crudeli, non c’è bisogno di ricordarcelo!” urlò mettendo una mano sopra il braccio che Goyle aveva messo sulla spalla del malcapitato.

 

Soltanto allora notò che poco lontano, appoggiato ad uno stipite Draco Malfoy stava osservando silenzioso.

 

I suoi occhi scintillarono alla sua entrata.

 

Hermione sentì di non essere proprio nel posto giusto al momento giusto… per di più sola.

 

"Lasciatelo!” insistette comunque con i due orchi.

 

Loro si volsero verso Malfoy in attesa.

Cos’è? Non sanno neanche decidere da soli?

 

"Oh, la nostra principessa è scesa dal suo piedistallo per diventare la salvatrice del popolo…” disse avvicinandosi sprezzante.

 

Cambiato? Mm… non proprio, ne?

 

"Principessa? Mm… Malfoy… forse hai letto un po’ troppo durante queste vacanze estive, e ti sei perso in qualche storia fantasy… sai… siamo nella realtà qui… hai presente? Hogwarts? Studenti? Tutti uguali? L’unica cosa forse è che c’è gente piena di se stessa fino a sopra i capelli ingellati…”

 

Lui sorrise con un che di diabolico.

 

"Mi eri mancata stupida Mezzosangue.. sai non ho nessuno da insultare a casa mia.. e con lo stress… è sempre utile avere qualcuno come te su cui sfogarsi. Dovresti essere contenta di essere addirittura così utile ad un Malfoy…”

 

Si era avvicinato, ormai a neanche un metro di distanza, il suo sguardo gelido la osservava con scherno.

 

Due occhi che sembravano avere davvero il colore del ghiaccio.

 

Lei aggrottò le sopracciglia… ci fu del silenzio.

 

E poi non riuscì a far altro che scoppiare a ridere.

 

"Mi avevano detto che eri cambiato Malfoy… ma sembra che non sia successo niente del genere… ancora così orgoglioso nel pensare che la tua famiglia sia tanto grande… ma sai una cosa? Sei solo ignorante, non hai idea di quello che ti sta accadendo attorno, non riesci a crescere, a capire che qua ad Hogwarts siamo ben lontani dalla realtà, per quanto tu ti impegni a spaventare i ragazzini appena arrivati… siamo parte di un mondo molto più grande… e tu vali pressappoco niente.”

 

Per un attimo arrossì vivamente, rabbioso, cercò di riprendersi con fatica.

 

Notai in quel momento che Harry era dietro di lui, fermo, ci osservava curioso.

 

"Stupida Granger, come ti permetti?”

 

"Non mi permetto, si chiama essere realisti.” rispose alzando le spalle indifferente.

 

Lui tremava di rabbia, sembrava voler dire qualcosa, ma troppo preso dai suoi pensieri per riuscire a farlo.

 

Beh, quello era di certo un atteggiamento diverso. Quello che faceva di solito era semplicemente mettersi a sparare insulti, senza darsi troppo contegno.

 

Harry scelse quel momento per avvicinarsi. "Ciao.- disse tranquillamente, mettendosi al mio fianco.

 

"Dovremmo muoverci… o arriveremo in ritardo da Piton.” continuò tranquillamente, come se stesse parlando del tempo.

 

Hermione si girò verso il corridoio, per poi camminare lontano da un Malfoy ammutolito.

 

Appena girato l’angolo però iniziò a sogghignare. "Eheh… l’ho proprio stecchito stavolta… e non c’è neanche stato bisogno di usare la magia.”

 

Harry sorrise. "Devi averlo impressionato parecchio… dovevi vederlo come stringeva i pugni. Era tesissimo.”

 

"Eheh… tu ti sei guardato tutto senza intervenire eh? Hai fatto fare tutto a me.”

 

"Beh, volevo vedere come te la cavavi.”

 

"Sì sì… avevi paura del nuovo Malfoy, eh?”

 

"Hey, come ti permetti!” commentò, subito dopo scattando verso di lei e dandole un pizzicotto sul fianco.

 

Lei saltò sul posto con una risata nervosa, non riusciva a trattenersi.

 

Ron li raggiunse in quel momento.

 

"Hey!!!! Attacco ad Hermione!” esclamò con vigore, unendosi al suo amico.

 

Lei li guardò dubbiosa. Cercò di mostrarsi spaventata. "No, vi prego… no… vi prego…” iniziò, facendo un passo indietro.

 

Ma la sua preghiera non fu ascoltata e al via di un Ron sogghignante l’attacco continuò.

 

Si fermarono solo quando lei cadde a terra, non riuscendo più a controllarsi.

 

Il risultato fu un Hermione spettinata, distrutta, che entrava in classe di Pozioni con dei crampi allo stomaco e un male fastidioso alla mascella per il troppo riso.

 

"Che meschini!” commentò buttandosi nell’ultimo banco in fondo.

 

Loro si sedettero di fianco.

 

"A proposito… chi è il nostro nuovo professore di difesa contro le Arti Oscure?” chiese Ron.

 

"A proposito? Il nesso lo trovi solo tu Ron.” commentò Harry e la ragazza annuì come ad indicare che bisognava dar ragione ai pazzi.

 

"Ieri non c’era a cena… chissà… quand’è che dovremmo averlo?” continuò ignorando il commentò, ma sfoggiando una bella linguaccia.

 

I due ragazzi si voltarono verso Hermione all’unisono, come aspettandosi qualcosa.

 

"Hey, non vi aspetterete, vero, che io abbia già imparato l’orario???” fece lei interdetta.

 

Loro scossero la testa in segno di rimprovero. "Oh, ci deludi signorina Granger, pensavamo tutti lei fosse una studentessa modello.” commentò Ron imitando perfettamente la voce della professoressa McGrannit.

 

Hermione rimase sconvolta, per poi scoppiare a ridere insieme a Harry.

 

"Oi, dove tenevi nascosta questa tua dote nell’impersonarla?” domandò, cercando di smettere di ridere. Ormai il dolore alla mascella diventava quasi insopportabile.

 

"Io? Sempre stato un genio.” commentò pomposo.

 

Hermione rise ancora.

 

"Insensibile!” disse lui.

 

Quando furono seduti, i due ragazzi iniziarono un discorso infinito sul campionato di Quidditch che si sarebbe tenuto quest’anno. Le loro squadre preferite, i loro equipaggiamenti.

 

Lei li guardò annoiata.

Si sentiva sempre un po’ tagliata fuori quando erano loro tre… aveva la strana sensazione che loro due valutassero di più gli interessi che avevano in comune tra di loro che altro. Era inevitabile, ma l’amicizia che c’era tra Harry e Ron non era paragonale con quella che lei stringeva con entrambi. Forse perché erano entrambi maschi… o forse solo perché non le davano molta attenzione, lei era sempre stata tranquilla al loro fianco senza fiatare, ora che ci pensava, mai si era interessata ad altro.

 

"Non riesco a capire come voi possiate parlare ininterrottamente per un ora e mezza.” fece Hermione, sbadigliando alla fine della lezione.

 

"..per di più di un solo argomento.”

 

Loro alzarono lo sguardo, come se lei fosse apparsa improvvisamente dal nulla.

Benvenuti sulla terra

 

"Beh, sai…” iniziò Ron.

 

"Il Quidditch è il Quidditch.” commentò Harry, prima di lui.

 

"Concordo.” concluse l’altro.

 

"Mm… dovrò provarlo prima o poi… così magari smettete di ignorarmi per intere lezioni.” disse semplicemente, forse sarebbe stata una buona idea per distrarsi un po'.

 

Loro badarono solo alla prima parte della sua frase e sorrisero.

 

"Eheh, non ti ci vedo per niente.” commentò uno.

 

"Già, non fa per te.” concluse l’altro.

 

Lei li guardò stupita. Con che coraggio?

 

"Oh? Cos’è un gioco per soli maschi? Mi sembrava ci fossero molte femmine nelle squadre della scuola.”

 

Loro alzarono gli occhi al cielo. Era incredibile come reagissero allo stesso modo in quel momento.

 

"Andiamo… ma tu sei tu.” fece Harry.

 

"Già.” gli diede corda Ron, come se cio' spiegasse tutto.

 

Lei lo guardò interdetta. "Io sono io? Beh, per vostra informazione non vuol dire che esista solo un lato del mio carattere, si da il caso che a me piaccia imparare cose nuove.”

 

"Questo si sa… ma… il Quidditch?” fece Ron incredulo.

 

Questo era troppo, e seccata girò i tacchi e si allontano' per andare alla lezione successiva.

Dentro di se, nonostante non avesse voluto fare una grossa scena, era furiosa. Come osano pensare che io non sia adatta per qualcosa? Questo andava contro ogni suo concetto.

 

Se voleva, poteva tutto.

 

Lo credeva veramente. 

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Capitolo 2
*** Deal (And Remembering Sirius) ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

 

CAPITOLO 2

 

Eppure il dubbio di non esserci portata le venne qualche giorno dopo, mentre durante la pausa che aveva poco prima del pranzo si era allontanata dai suoi amici per esercitarsi nel volo con la scopa.

 

Ci aveva messo mezz’ora solo per cercare di far alzare in volo il manico di scopa che aveva preso in prestito da madama Sprite.

 

C’era qualcosa che non capiva.

 

Dopo un’ora che faceva andare il manico da tutte le parti fuorché la sua mano, sentì una voce alle sue spalle, e un lungo brivido di imbarazzo le corse sulla schiena.

 

"Granger, cosa stai cercando di fare? Per volare la scopa la devi prendere in mano!" disse Malfoy, ormai a pochi metri da lei.

 

Hermione strinse le labbra, arrossendo visibilmente. "Non sono fatti tuoi Malfoy." disse scontrosa, non le piaceva l'idea di essere stata trovata in questa situazione e non le piaceva l'idea che fosse stato lui tra tutti a beccarla con le mani in pasta.

 

"Oh, come no? Non ho intenzione di perdere l’opportunità di vederti fare qualcosa in cui per grazia di Dio non riesci.”

 

Lo guardò storto. Poteva quasi essere un complimento.

 

Poi la fulminò un idea.

 

Malfoy. Non amico di Harry e Ron. Giocatore di Quidditch. Sa volare.

 

Improvvisamente sorrise guardandolo.

 

Lui la guardò sorpreso.

 

"Che hai da sorridere? Non vedi che non riesci? Sei negata, capisci? Negata! Immagino non ti piaccia l'idea.”

 

Lei sbuffò.

 

"Ascoltami Malfoy. Ho una cosa da proporti.”

 

"Ma tu sei scema? Come credi di potermi parlare con tranquillità?!”

 

"Oh, zitto e ascoltami.”

 

Lui alzò le sopracciglia con un’espressione altezzosa… tuttavia in attesa.

 

"Ascolta tu mi insegni a giocare a Quidditch, ok?”

 

"Certo come no." disse sarcastico.

 

"Dai. Non ti costa niente.”

 

"Sì che mi costa… molto tempo tra l’altro.”

 

"Su… non e' che dobbiamo essere amici, ne tanto meno passare tanto tempo assieme! Devi vederlo come un affare..”

 

Un affare?”

 

Si', una transazione commerciale si puo' dire...”

 

Intendi pagarmi?”

 

No... cioe'... una specie di baratto... tu mi aiuti in questo... e in cambio io ti posso aiutare in qualcos'altro.”

 

La guardò ancora altezzoso, decisamente poco convinto.

 

"Beh, ci sarà qualcosa che vorresti e che io ho." fece convinto. “Magari lezioni di ripasso per qualche materia che non ti riesce bene?”

 

Lui spalancò gli occhi.

 

"Dai, spara.”

 

"Non c’è niente Granger." disse con disprezzo. “Per chi mi hai preso?”

 

"Oh, smettila Malfoy… sei solo ridicolo… scendi su questa terra se ti è possibile. A livello di cervello intendo.”

 

Lui guardò verso il castello un attimo, preso dai suoi pensieri, c’era qualcosa, ma aveva ben poca voglia di dirlo.

 

"Mm… ti sei portata molti libri da casa?" chiese poi, in un sibilò che la ragazza poté comprendere a malapena.

 

Poi realizzò che cosa aveva appena detto.

 

"Beh, un centinaio." disse ingenuamente.

 

Lui spalancò gli occhi.

 

Hermione si senti imbarazzata. Non era una cosa normale forse?

 

"Beh, nella biblioteca ci sono solo libri di magia, mi piace avere un po’ di narrativa con me." disse come a scusa, le venne istintivo, era abituata ad essere presa in giro per il suo amore verso i libri, doveva sempre giustificarsi con Ron ed Harry.

 

Gli occhi di Draco sembravano brillare alle sue parole invece. Era proprio quello che voleva… in fondo potevano fare un semplice scambio, senza niente altro di compromettente, nessuno l’avrebbe saputo, ci avrebbe guadagnato… e poi sarebbe finito tutto come è cominciato, nessun tipo di conseguenza imbarazzante. Era la risposta a tutti i suoi dubbi recenti.

 

"Mm… allora tu mi presti i libri che hai, e io ti do lezioni di Quidditch." concluse frettoloso, un po' comunque non poteva credere di stare accettando.

 

Lei spalancò gli occhi con felicità. "Wow… allora dai… insegnami… magari mi fai tre o quattro lezioni e io ti porto un libro." Era emozionata, doveva ammetterlo, non pensava che Malfoy avrebbe ceduto. Non pensava che a Malfoy interessassero i libri.

 

"Hey hey, non correre… tu mi dai un libro… e poi io ti faccio la prima lezione.”

 

"Ma dai… siamo qui… almeno inizia.”

 

"Niente da fare… aspetto il tuo primo libro.”

 

Sbuffò irritata. Doveva essere solo paziente.

 

"Mi posso fidare?”

 

"A tuo rischio e pericolo." disse indifferente.

 

Scosse le spalle. In fondo il massimo che poteva succedere era che gli rubasse un libro e per quanto irritante era un rischio che poteva correre.

 

"Va bene, okay, cosa vuoi che ti porti?-

 

"Non lo so."rispose imbarazzato, ma i suoi occhi brillarono di nuovo in quel momento. Era una scena davvero curiosa.

 

"Faccio io allora?-

 

"Sì, ma… magari evita le cose troppo scontate.”

 

Lei lo guardò con scherno. "Io non leggo cose scontate." commentò raccogliendo la scopa da dove era finita e dirigendosi al castello con Draco dietro di lei.

 

"Che cosa pensi di portarmi?" domandò raggiungendola. La curiosità lo stava rendendo, incredibilmente, quasi una persona civile.

 

"Devo pensarci… che genere preferisci di solito?”

 

"Ecco, non ne ho letti molti… purtroppo non ho molte risorse..”

 

"Capisco..”

 

"Qualcosa che a te è piaciuto molto, magari.” Fece una smorfia schifata quando si accorse di quello che aveva appena detto, come se si fidasse dei gusti di una mezzosangue! Pero' non disse niente per correggersi alla fine, spero' solo che lei non si accorgesse delle implicazione di quello che aveva detto.

 

"Ok… lascia fare a me.-

 

Si accorsero allora di essere arrivati alla sala da pranzo insieme, parlando, e senza litigare.

 

Appena entrati dalla porta si guardarono stupiti.

 

Scossero la testa increduli, come per tornare alla realtà, e si diressero ognuno al suo tavolo senza neanche un saluto.

 

Gli occhi indagatori dei suoi due amici la osservarono per tutto il suo tragitto fino al tavolo.

 

"Beh?" disse Harry appena fu arrivata davanti a loro.

 

"Cosa?"domandò lei, sperando di poter fare la finta tonta.

 

"Che è successo? Con Draco intendo, l’hai guardato in un modo strano." continuò.

 

Lei alzò le spalle tranquillamente, certo che Harry non si faceva sfuggire niente. "Niente, ero solo sorpresa.”

 

"Cos’è? È cambiato davvero così tanto?" intervenne Ron dubbioso.

 

"Mm, non saprei dirvi.”

 

Rimase zitta per il resto della cena, in fondo, Ron e Harry se la cavavano benissimo da soli, senza bisogno che lei prendesse alcuna parte nella conversazione.

 

Lì guardò in silenzio.

Si trovo' a pensare che erano bellissimi, quando parlavano tra loro erano sereni, Harry perdeva il suo solito cipiglio, e Ron non aveva la perenne faccia d’addormentato.

Amava vederli in quel modo, soprattutto dopo tutto che avevano passato l'anno scorso. Non si ritrovò annoiata questa volta, solo incredibilmente sollevata, inconsciamente aveva temuto che le cose non sarebbero mai tornate come prima.

L’affetto che provava la fece sentire bene per un po' e non poté non sorridere.

 

"Hey, ragazzi." disse con dolcezza.

 

"Uh?" fece Ron girandosi, forse anche un po’ infastidito. Gli occhi verdi di Harry la guardarono sorpresi.

 

"Vi voglio bene." continuo' sorridendo.

 

Loro arrossirono all’unisono guardandola strano.

 

"Vado a fare un salto in camera, ho qualcosa da preparare per domani."fece poi alzandosi e andandosene dalla sala.

 

Nella sua mente si stava formando una piccola idea, il libro adatto a Draco come prima lettura, qualcosa che l’avrebbe talmente appassionato alla cosa da non potersene più stancare, proprio com’era successo a lei.

 

Volle cercare quel libro prima che potesse passarle di mente.

 

Ritrovandolo tra gli altri, lo sfoglio, fece qualche piccola rilettura, giusto alcune frasi, quelle che aveva sottolineato tempo addietro.

 

E si ritrovo ancora presa da quelle frasi e parole, come se non potessero invecchiare mai.

 

Si scosse solo quando due sue compagne di stanza arrivarono per prepararsi per la notte.

 

Le guardo' muoversi nella stanza con sguardo smarrito.

 

Aveva una strana sensazione, come se avesse dimenticato qualcosa di molto importante. Come quando ci si sveglia dopo un incubo terribile, ma non ci si ricorda che cosa ci aveva spaventati cosi' tanto.

 

Decise di fare un salto nella sala comune.

 

Aveva lo strano presentimento che ci avrebbe trovato qualcuno.

 

Come a rispondere ai suoi pensieri si ritrovò davanti ad un Harry avvolto in profondi pensieri.

 

Era rannicchiato su una poltrona rivolta al fuoco. Ron non era in vista.

 

Il suo viso era gelido, irraggiungibile, come circondato da un muro che lasciava solo intravedere l’anima che c’era dietro, la rabbia e l’incertezza delle sue numerose perdite.

 

Sospirò. Sapeva che Harry stava nascondendo qualcosa.

 

Harry aveva perso tutte le persone che aveva amato. Suo padre, sua madre e Sirius.

 

Era solo, e aveva dovuto vedere cose così orribili, nessuno ne sarebbe uscito sano.

 

Era stato tutto fin troppo tranquillo ultimamente.

 

Eppure ormai lui affrontava tutto con un rituale incredibilmente regolare. Sembrava essersi abbandonato al suo destino, la Dea che aveva deciso di torturarlo in quel modo fin dalla nascita forse era riuscita ad intaccare il suo cuore.

 

Hermione vedeva un Harry lontano da tutti loro, lontano da Hogwarts, dal loro piccolo mondo, e da tutti quei pensieri che loro ritenevano normali.

 

Lui cresceva con la velocità di un leopardo. Eppure quel fuoco che bruciava davanti a lui sembrava poterlo inghiottire. Sembrava l’orlo di un burrone.

 

Non era la prima volta che lo vedeva: solo e perso nel nulla. E tutte le volte allungava la mano, per farlo allontanare dall’enorme buco nero che si ritrovava davanti.

 

"Harry." disse toccandogli la spalla, e guardando un attimo a ciò che stava vedendo lui.

 

Il nulla dritto davanti a se.

 

Lui si girò. Per un attimo la guardò sollevato, poi si scosse, girandosi tranquillamente verso dove si stava ora sedendo la sua migliore amica.

 

I suoi occhi che prima erano stati inghiottiti dall’ombra, erano ora ancora splendidamente verdi. E lui si sentiva immensamente felice di averla vicino.

 

"Non bisogna lasciarti solo, a te." commentò la ragazza tappeggiando il suo braccio con dolcezza.

Poi iniziò a gesticolare in modo strano. "Inizi a pensare a cose tue e diventi tutto circondato da una strana aura grigia… fai quasi paura." continuava.

 

Lui spalancò gli occhi un po’ sorpreso. "Scusa." disse piano.

 

"A me chiedi scusa? Non c’è bisogno." fece guardandolo negli occhi, uno sguardo che sembrava chiedere qualcosa. "Comunque ti perdono lo stesso." disse sorridendo, e lui ricambiò.

 

"Se vuoi puoi dirmi a cosa pensi. Sai.. a parlarne… dei tuoi pensieri intendo… magari poi, smettono di tormentarti… a me capita di solito… non che abbia poi chissà quali pensieri… ma mi tormentano comunque allo stesso modo… insomma… uffa… sto parlando troppo… parla tu!" concluse con forza, quasi arrabbiata con se stessa per come stesse blaterando senza seguire un senso. Era nervosa, ma non sapeva bene perche'.

 

Forse aveva paura che Harry non avrebbe accettato il suo aiuto.

 

Harry distolse lo sguardo, per posarlo sul pavimento davanti a se, dapprima divertito dal comportamento dell’amica, poi di nuovo serio, si stava confrontando coi suoi pensieri. "Penso ai morti." disse.

 

Hermione deglutì a fatica.

 

Lui la guardò dubbioso, sapeva che nessuno voleva mai parlare di cose del genere, tutti evitavano di parlare di ciò che era sconosciuto, tutti evitavano ciò che porta dolore… non si sarebbe stupito se anche Hermione si fosse comportata allo stesso modo, se avesse cambiato discorso abbassando gli occhi.

Non l’avrebbe incolpata di nulla.

 

Lei però non abbassò lo sguardo, ma lo fissò in quello di lui. "Mm… ai morti in generale o a Sirius?”

 

Una semplice domanda, ma diretta piu' di mille altre. Con il suo tono dolce pero', come se avesse capito benissimo quello che gli passava per la testa. E non c'era bisogno di rispondere, lei sapeva benissimo di chi parlasse.

 

Lei si guardò attorno. Non c’era più nessuno nella sala comune. "Voglio rivelarti un segreto Harry… c’ho pensato tante volte… da sola… ma non ne ho mai parlato con nessuno.”

 

Lui la guardò incuriosito. Stava pendendo dalle sue labbra, aveva come la sensazione che lei, per qualche strano motivo, avesse le risposte che lui cercava così tanto.

 

"Hai presente le cose che ci dicono sempre tutti? Quelle tipo… che so… bisogna evitare di pensarci… dimenticare… passarci sopra… cercare di rimanere impegnati… tornare alla vita normale…”

 

"Ne so di fin troppe.." sospirò Harry stancamente.

 

"Sono tutte stronzate!" concluse con veemenza.

 

Lui la guardò sorpreso… era difficile cavare una parolaccia da Hermione, ma quando usciva… era sempre ben messa. Quello che lei aveva appena espresso con parole chiare era la sensazione che aveva sempre provato quando si sentiva ripetere quelle frasi di circostanza… eppure non credeva che lei o qualcun altro avessero realizzato quanto fossero fastidiose e inutili.

 

"Nessuno si può riprendere dalla morte di qualcuno che ha attorno… soprattutto dalla morte di qualcuno che si ama… nessuno te l’assicuro…”

 

Spalancò di nuovo gli occhi. I pensieri iniziarono ad inondargli la mente, ancora una volta. "La morte… è la cosa di cui noi tutti abbiamo più paura… non si può sfuggire.” disse intromettendosi nel discorso dell’amica.

 

Lei annuì.

 

"Esatto… come si può pretendere di dimenticare? Tanto meno, dimenticare qualcuno che si ama così tanto.”

 

"Non lo so.”

 

"Forse non si deve… sarebbe solo ingiusto… e credo proprio poco possibile… puoi provare a divincolarti quanto vuoi…”

 

"Ci sarà sempre un momento in cui si è fermi… e tutto ti ricade addosso come una valanga.”

 

Hermione annuì ancora, stavolta più dolcemente.

 

"Ma c’è una soluzione a ciò? O dobbiamo vivere infestati dai nostri fantasmi?”

 

"Sarebbe crudele per chi ti ha amato ed è morto dimenticarli…”

 

"Già… non ci si può permettere una cosa simile.”

 

Lei fece una pausa, mordendosi lievemente il labbro inferiore. "E perché non piangere?”

 

"mm?”

 

"Sì, piangere… per giorni e notti intere… finchè tutto il dolore che abbiamo accumulato dentro non salga in superficie ed esca con le nostre lacrime…”

 

"Non capisco.”

 

"Non ti sembra la cosa piu' adatta da fare per chi ami?”

 

"Piangere?”

 

"Sì, provare immensamente il dolore che hai dentro finché non sarai in grado di affrontarlo… finché non potrai dire di amare le persone che hai perso con tutto ciò che fa parte di te… finché non saprai di poter raccogliere i pezzi e concentrarti solo su te stesso, per renderti degno di ciò che ti hanno dato. Non va combattuto il dolore, se c’è vuol dire che va provato… combatterlo…”

 

"…ti rende solo vuoto." concluse lui per lei.

 

Il suo sguardo intenso perso nei loro pensieri in comune.

 

Lei sorrise debolmente.

 

"Allora Harry… che ne dici? Vuoi piangere?-

 

Lui scosse la testa arrossendo.

 

"Non c’è nessuno… piangi con me… per Sirius, l’amico che abbiamo perso… la persona che ti avrebbe potuto portar via dai Dursley… la persona per cui ti preoccupavi sopra ogni altra…" fece lentamente.

 

Per un attimo ebbe il dubbio di stare facendo qualcosa di sbagliato… nominare colui che era diventato tabù da quando “tutto” era successo.

 

Vide una smorfia sul volto di Harry. Gli occhi ormai scuri.

 

Forse sbagliava, ma cosa sarebbe cambiato? Massimo avrebbe pianto un po’ e tutto sarebbe tornato come prima.

 

"Grazie Hermione." disse con la voce rotta.

 

Lei lo abbracciò con forza. Sentì le sue braccia reagire e muoversi attorno al suo corpo, stringere forte, sentì il suo petto vibrare di respiri irregolari, sentì il suo respiro sulla spalla, che accolse le sue lacrime, e il suo viso che tentava di nascondersi.

 

Aveva iniziato a piangere anche lei. Anche prima di lui probabilmente. Avrebbe fatto tutto per poterlo rendere felice, ma questo era un approccio che faceva davvero male. Non avrebbe mai voluto farlo piangere.

 

*

 

E lui pensava a quanto le era grato. A quanto era felice e imbarazzato di poter fare questo senza doversi nascondere, a quanto era stata coraggiosa, aveva nominato Sirius… il suo padrino, colui che tutti volevano dimenticare… e che era invece sempre con lui.

 

Si accoccolarono sul divano, un po’ più comodi, dietro lo schienale, nascosti dagli sguardi di qualche possibile vagabondo notturno.

Lei gli accarezzava i capelli spettinati e finché non ebbe finito tutte le lacrime non si mossero.

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Capitolo 3
*** Primo Volo ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

 

CAPITOLO 3

 

Il giorno dopo alla prima ora erano tutti a lezione di Storia della magia. Hermione si rigirava sulla sedia, irritata dagli sguardi che Draco le rivolgeva ogni tanto. Era il suo solito sguardo di disprezzo, ma c’era qualcosa in più in quel momento… era curioso… voleva solo mettere le mani sul libro che sapeva benissimo lei gli aveva portato.

 

Cercando di non pensarci la ragazza lanciò uno sguardo ad un Ron annoiato ed ad un Harry che stava cercando disperatamente di non cadere tramortito dal sonno, finalmente un po’ più lontano dai suoi incubi, eppure desideroso di dormire.

 

Sperava che sarebbe durato un po’, quel sorriso limpido, così simile a quello che aveva i primi anni che aveva passato a Hogwarts, quando era ancora un bambino e pensava di aver trovato una casa dove sentirsi amato.

 

Rimase indietro dopo la lezione, con la scusa di avere una lettera da scrivere e di volerlo fare subito, e in un attimo si trovò sola nella classe, con l’ultimo sguardo di Harry perplesso, prima di lasciare l’aula, ma troppo stanco per chiedere spiegazioni.

 

Con uno sbuffo guardò la porta. Che Draco non avesse afferrato il concetto di fermarsi dopo la lezione per avere il libro?

 

Ma fece solo in tempo a pensarlo, che la faccia del ragazzo comparve guardinga sulla soglia.

 

"Mph… aspettavo che uscissero tutti." disse come leggendo nei suoi occhi i pensieri che le stavano passando per la mente.

 

Lei gli porse il libro appena uscito dalla sua borsa.

 

Lui lo prese tra le mani, lesse il titolo. La voce piena di eccitazione infantile. "Il mondo del nulla… sembra interessante.."

 

"Mmhmm… lo è.”

 

"Ok. Grazie." disse in tono secco e poi fece per lasciare la stanza.

 

"Ah…" disse fermandosi sulla porta. "…quando l’avrò finito ti farò sapere." concluse indifferente, lasciandola poi subito sola.

 

Non passò molto tempo.

 

Due giorni dopo, durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure, inesorabilmente senza professore, mentre tutti si facevano i loro compiti, Draco Malfoy continuava a lanciarle sguardi storti.

 

Dopo una mezz’oretta, tutti avevano iniziato ad andarsene, per raggiungere le loro sale comuni, solo lei era rimasta indietro, convinta di potersi concentrare meglio in quella che stava diventando un’aula vuota.

 

Si ritrovò per l’ennesima volta a cancellare ciò che aveva scritto, qualcosa la distraeva.

 

La gomma da cancellare le finì per terra.

 

Con un piccolo gemito di rabbia si abbassò.

 

Ma non fece tempo ad afferrarla che la mano di qualcuno fu sulla sua. Una pelle incredibilmente chiara e pallida. Quasi porcellana.

 

Alzò lo sguardo per trovarsi negli occhi di Malfoy, circondati da profonde occhiaie.

 

Fece un balzo indietro, cadendo dalla sedia con un piccolo tonfo.

 

"Mio dio! Mi hai spaventato!" disse con forza. Erano ora rannicchiati dietro i banchi, nascosti dalla porta.

 

Lui sembrava sul punto di prenderla in giro, ma si scosse, come preso da un pensiero ancora più forte.

 

"Non riesco a crederci." cominciò piano.

 

"A cosa?”

 

"Quel libro è magnifico… non ho mai letto niente del genere.”

 

"Non l’avevi mai sentito? Eppure è piuttosto famoso.”

 

"Non ci sono libri simili a casa mia…”

"Ah.”

"Sono solo a metà… non riesco a pensare ad altro! Sto desiderando di finire le lezioni il più presto possibile per continuare a leggere fin da quando ho smesso ieri sera alle cinque… ho fatto fatica a dormire per il nervoso..”

 

Lei fece un sorrisino sicuro.

 

"Eheh… immaginavo.”

 

"Cos’è? Ci hai fatto qualche magia?”

 

"Non essere scemo.... è così di natura… e' semplicemente un buon libro... e' magnifico.”

 

"Non riesco a non avere voglia di parlarne.”

 

"Ti capisco… io al momento… non avevo nessuno a cui parlarne.”

 

"Tanto meno io." disse alzando le spalle. Poi si guardarono curiosi. Scossero la testa all’unisono, allontanando il pensiero. Non erano amici.

 

"Non pensavo che la coscienza di un uomo potesse essere così complicata… cioè si lo pensavo… ma… non credevo… tutti… così…” Fece un gesto strano con la mano… non riusciva ad esprimersi bene, ma lei capiva perfettamente.

 

"Già… e il modo in cui descrive… la velocità con cui ti entra nella mente… non riesci mai a capire cosa sta succedendo, eppure non riesci a staccarti…”

 

"Non riesco a capire come Jules possa stare con Malcom dopo tutto quello che è successo…”

 

"Già, e non hanno la minima cosa in comune! Neanche riescono a parlare… sono sempre indifferenti l’uno all’altro.”

 

"Una vita impossibile.. per non parlare del padre di Gorousse… non pensavo di poter odiare qualcuno più di quanto odi Potter, per di più una persona… beh… che non esiste realmente…”

 

Poi sentirono dei passi alla porta. Trattennero il respiro.

 

"Hermione?" era la voce di Harry. Quando si dice parli del diavolo...

 

"Strano, non c’è…" disse rivolto a qualcuno. "Eppure la sua roba è qua." continuò.

 

"Sarà andata in bagno." fece Ron tranquillamente.

 

"La aspettiamo qui?”

 

Draco ed Hermione si guardarono in preda al panico.

 

"Ma no dai… tanto fra un po’ ci raggiungerà nella sala comune, è quasi ora di cena.”

 

"Ok, andiamo.”

 

E finalmente i passi si allontanarono.

 

Trassero un lungo sospiro.

 

Draco si alzò, decisamente arrabbiato… evidentemente non era il suo stile nascondersi.

 

"Vah, io sono disposta anche a dirglielo a loro… non è che ci sia chissà ché da nascondere… in fondo abbiamo fatto un semplice patto…” provo' lei, stranamente preoccupata della reazione di Malfoy.

 

"Stai scherzando spero… già mi da fastidio avere un qualche rapporto con te, non mi pare il caso di renderlo pubblico. I Serpeverde e i Grifondoro non hanno niente a che spartire.”

 

"Come vuoi.” disse subito, alzando le mani come per arrendersi.

 

"Me ne vado. " sbotto' il ragazzo poi, lanciandole uno sguardo d’odio. "Sono stufo di parlare con una come te." concluse sprezzante.

 

Eppure sembrava voler dire l’esatto contrario.

 

In verita' avrebbe voluto fermarsi e continuare la conversazione brutalmente interrotta, ma era stato davvero troppo spaventato dalla possibilità di essere scoperto, e l’unica cosa che voleva fare ora, era andarsene il più lontano possibile da Hermione Granger.

 

*

 

Tuttavia quella sensazione lo abbandonò presto, nel giro di pochi giorni fini' il libro, e non riusciva a non pensare a ciò che avrebbe voluto condividere con la ragazza che gliel’aveva prestato.

 

Se solo avesse conosciuto qualcuno appassionato di lettura. Un hobby stranamente scarso nei suoi compagni di casa.

 

Mai in quel caso si sarebbe avvicinato ad una come Hermione… o forse… sarebbe successo lo stesso… solo perché quando parlava con lei, gli sembrava di essere ascoltato veramente… lei non annuiva soltanto, lei interveniva, finiva le sue frasi, e questo, doveva ammetterlo, gli piaceva in modo incredibile.

 

In quel periodo niente gli diede più fastidio di Ron Weasley e Harry Potter, nonostante già in precedenza non fossero i suoi amici più cari, non c’era attimo che non fossero appiccicati a Hermione in modo morboso e avvicinarla diventava sempre un processo lungo e snervante, tempo perso a suo parere, tempo che avrebbe di gran lunga preferito passare sui libri.

 

Fortunatamente, lei aveva iniziato ad avere un interesse nelle loro conversazioni, e con non-chalance si allontanava dai suoi migliori amici per scambiare due chiacchiere con lui.

 

A Draco Malfoy questo non bastava però e spesso e volentieri si ritrovava a farle degli agguati in corridoio per portarla via dai due ragazzi senza che nessuno se ne accorgesse.

 

La prima volta che successe, Hermione stava camminando tranquillamente dietro i due, che discutevano dell’assenza del professore di Difesa contro le Arti Oscure.

 

Era immersa nei suoi pensieri e sentì solo il suo battito alzarsi improvvisamente come qualcosa le afferrò il braccio.

 

Non fece in tempo a girarsi che Malfoy l’aveva già trascinata in un corridoio buio perpendicolare a quello che stava percorrendo qualche secondo prima.

 

Lei lo scosse via con rabbia. "Ma che cosa ti salta in mente??? Mi hai fatto venire un infarto!”

 

Lui gli fece segno di abbassare la voce. "Mi hai portato quel dannato libro?" chiese con indifferenza, senza neanche tentare di giustificare il suo comportamento poco ortodosso.

 

Lei scosse la testa incredula, aprì la sua borsa e tirò fuori un libro.

 

Lui glielo strappò di mano con cupidigia.

 

"Hey!" fece contrariata.

 

Lui aggrotto' le sopracciglia, per un attimo rimase in silenzio ma poi sospiro'. "Scusami… solo… non vedevo l’ora." ammise a metà tra una smorfia e un’espressione di imbarazzo.

 

"Senti un po’ signor Malfoy! Questo è già il terzo libro che leggi a mie spese… mi devi ben tre lezioni di volo…" introdusse il discorso muovendo un piede nervosa.

 

Lui se ne ricordò solo in quel momento. "Ah già…”

 

"Eh già!" sbottò lei.

 

Ci pensò su per un attimo. "Va beh dai… domani ci vediamo nel posto dove ti allenavi l’altra volta, alla stessa ora… ti insegno le basi… porta la scopa…" spiegò muovendo la mano come se fossero dettagli inutili per poi lasciarla sola nel corridoio male illuminato.

 

Lei lo guardò allontanarsi leggermente irritata. Non le piaceva fare i suoi comodi.

 

Poi l’idea di imparare a volare le dardeggiò nella mente.

Fece un enorme sorriso tornando nel corridoio che stava percorrendo in precedenza.

 

Vide Harry che la cercava in lontananza, scrutando tra la folla… forse leggermente preoccupato.

 

Lei gli corse incontro.

 

"Hey." esclamò lui: "Dov’eri finita?”

 

Alzò le spalle con indifferenza. "Rimasta indietro.” Era un segreto che poteva mantenere, giusto?

 

"Ah ok.”

 

"E Ron?”

 

"Eh?”

 

"Ron? Dovè Ron?”

 

Harry si guardò attorno confuso.

 

"Mm… era qui un attimo fa. Stava parlando di qualcosa che gli aveva detto Percy… io mi sono girato a cercarti…”

 

In quel momento videro un Ron furibondo dirigersi verso di loro, arrivava da una classe un po’ più avanti.

 

"Hey! Io stavo parlando! Mi avete fatto andare avanti senza dirmi niente!" disse appena furono a tiro.

 

Hermione rise, mentre Harry cercava disperatamente di trovare una scusa.

 

Come punizione si dovettero sorbire un monologo di Ron, per il resto del tragitto e dell’ora buca, che passarono nella classe di Trasfigurazione.

 

*

 

Il giorno dopo come prima cosa avevano Difesa contro le Arti Oscure. Tanti compagni erano rimasti nella sala comune, o addirittura nei loro letti, convinti che il professore non fosse stato ancora assegnato.

 

Le poche persone che si trovarono in classe però, quella mattina videro, al suonare della campana una piccola signora entrare con agitazione nella classe.

 

Portava i capelli corti e neri, gli occhi nascosti dietro degli occhiali quadrati, un sorriso nervoso, un viso tondo, ma giovane.

 

"Salve." disse guardandosi in giro incuriosita.

 

Hermione alzò lo sguardo stupita.

 

La professoressa che stava davanti a loro sembrava certamente la persona più innocua del mondo.

 

Non le era mai capitato di notarne di simili.

 

Tutto sommato aveva un viso carino e questo non passo inosservato ai ragazzi presenti.

 

"Come mai siete in così pochi?" fece dubbiosa.

 

Qualcuno fece per parlare, ma lei non ascoltò.

 

"Beh, ovvio… pensavate di avere un ora buca…”

 

Poi si voltò verso la lavagna per scrivere il suo nome.

 

Reebes Floyds

 

I tre amici si scambiarono uno sguardo, nessuno di loro l’aveva mai sentita nominare.

 

"Salve a tutti," continuò: "Mi spiace essere arrivata a Hogwarts così in ritardo, ma ci sono stati alcuni intoppi.”

 

Fece una pausa, nonostante la sua aria così insicura, la sua voce era forte.

 

"Come al solito, in questa scuola, si è in ritardo col programma… è strano… ma questa materia riesce sempre in qualche modo a deludere tutti… bah… comunque… inizieremo con qualche Creatura del Male… poi dato i tempi che si stanno avvicinando inizieremo a imparare qualche incantesimo di protezione… e… se faremo in tempo… qualcosa di attacco.”

 

Proteggere le persone che ci stanno accanto. Quella era davvero una delle cose per cui avrebbe lavorato di più.

 

"Sapete, con il ritorno di Voldemort, non si può certo dire di essere tranquilli… tuttavia la magia è in continua evoluzione… come ogni cosa del nostro mondo… e chissà che non si riesca a trovare qualcosa che ci aiuti tutti, oppure, qualcosa… che ci protegga.”

 

La magia è in evoluzione?

 

Hermione guardò confusa i suoi due amici, stavano ascoltando anche loro la professoressa.

 

Voleva dire… che non si era mai persi… che c’era sempre una speranza… finchè si aveva la bacchetta vicina.

 

Improvvisamente fu presa dallo sconforto. Tutto ciò che era successo l’anno prima, e l’anno prima ancora… tutto ciò che avevano visto, non era bastato a renderli forti… non era servito.

 

Che cosa sarebbe successo quest’anno? Avrebbe perso i suoi amici?

Scosse la testa.

Che senso aveva pensare a questo? A volte però, la paura diventava angoscia e non voleva lasciarla andare, le prendeva lo stomaco come in una stretta, e lo strappava lentamente dal suo petto, con una dolorosa e inesorabile lentezza

.

Si risvegliò da quel dolore, solo alla fine della lezione, quando Ron gli mise una mano sulla spalla.

 

"Che c’è?" chiese preoccupato.

 

"Mm?" fece lei, sbattendo le palpebre, riafferrando la realtà.

 

"Sei stralunata." commentò lui.

 

"Niente niente… solo persa nei miei pensieri.”

 

Si alzò e lasciò l'aula a fianco dei suoi due migliori amici.

 

Fin da quel giorno, che adesso sembrava cosi' lontano, quando Ron e Harry la salvarono dal Troll, lei sapeva che non avrebbe potuto stare senza di loro.

 

Sapeva benissimo che la sua carriera scolastica sarebbe stata ben diversa se non ci fossero stati loro. A parte che forse lei non ci sarebbe stata per niente, considerando il pericolo corso con il Troll.

 

Erano passati anni, ma ancora adesso lei sapeva di essere in debito con Harry Potter, e sapeva bene che senza di lui non sarebbe diventata la persona che era adesso, non avrebbe avuto neanche un centesimo della sicurezza che aveva adesso.

 

Si conosceva e sapeva cosa sarebbe successo se avesse continuato ad essere sola, sapeva che si sarebbe piano piano ritratta e sarebbe scomparsa nel retro della classe... come era successo alle scuole elementari, quando sapeva di essere diversa da tutti gli altri bambini.

 

Anche ad Hogwarts si era trovata ad essere diversa, aveva scoperto la magia solo per sbaglio e i suoi genitori non ne seppero niente fino a quando non vennero contattati da Silente.

Per quanto avesse letto tutto il leggibile a riguardo, lei era sempre due passi indietro a Ron e a chiunque come lui venisse da una famiglia di maghi.

 

Non si era mai sentita mai fuori posto nei Grifondoro pero', grazie ad Harry e Ron. Hogwarts era diventata la sua casa, forse piu' di quella che era anche dei suoi genitori.

 

Avrebbe dovuto lottare per far sì che tutto ciò in cui credeva non svanisse, avrebbe dovuto lottare per diventare forte e poter aiutare veramente le persone che amava.

 

Nessuna guerra si poteva vincere in solitario, lo sapeva bene, ma lei avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di diventare un elemento valido.

 

Strinse i pugni. Doveva lavorare a fondo sulla sua magia.

 

*

 

Quando arrivò il momento dell’incontro con Malfoy, non era così di buonumore come quando ci aveva pensato quella mattina.

 

Tuttavia si portò nel luogo leggermente riparato da sguardi inopportuni che aveva scelto qualche giorno prima e aspettò con pazienza.

 

Draco arrivò piuttosto in fretta con una scopa in mano. Si guardava in giro nervoso, e solo quando le fu vicino si calmò.

 

"Mi sono sentito osservato per tutto il percorso." balbettò nervoso.

 

Lei lo guardò divertita.

 

"Guarda che non stai facendo niente di male… mi stai solo aiutando.”

 

"E non ci trovi niente di male in questo?" rispose lui guardandola come se avesse dovuto afferrare il concetto al volo.

 

"No… sai com’è, i tuoi parametri di bene e male sono un po’ distorti, la tua coscienza deve avere sempre un bel daffare per digerire tutte le tue cattive azioni…”

 

"Zitta Granger, o ti butto giù dalla scopa appena ne ho l’occasione.”

 

Hermione ci pensò un po’ su, in effetti non sarebbe stata certo una cosa così inaspettata… soprattutto se a farlo sarebbe stato Draco Malfoy.

 

"Beh, non avresti più la possibilità di leggere i miei libri." ribatte'. Doveva preoccuparsi?

 

Lui sbuffò e mise la sua scopa sul terreno. "Allora… quello che devi fare non è molto difficile… bene o male, basta stendere il braccio e con un po’ di concentrazione dovresti riuscire a prendere in mano il manico.”

 

"Beh, non ci volevi tu per spiegarmi questo… ce l’aveva spiegato anche la professoressa il primo anno…”

 

"E perché non ci riesci?”

 

"Non lo so. Per questo volevo che mi insegnassi.”

 

Lui guardò Hermione, poi guardò la scopa pensieroso.

 

"Mm… prova a concentrarti sul punto in cui vuoi che la tua mano afferri poi il manico… ok?”

 

Lei annuì.

 

"E cerca di non concentrarti troppo, sei un po’ troppo principiante, e non vorrei che tu ti piantassi una scopa in testa… nonostante lo spettacolo potrebbe essere molto divertente.”

 

Hermione lo guardò con una linguaccia.

 

Poi si concentrò.

 

Chiuse gli occhi un attimo.

 

Quando li riaprì notò che la scopa stava iniziando a salire titubante verso di lei… e questa volta incredibilmente perpendicolare al terreno.

 

"Ce l’ho fatta." esultò.

 

"Un piccolo passo per l’uomo, un salto enorme per l’umanità." scherzò Malfoy.

 

Lei gli rivolse ancora una linguaccia.

 

"Ok…" continuò poi: "ora lasciala andare, e fai che lieviti.”

 

Lentamente la ragazza seguì le sue istruzioni e la scopa rimase ferma al suo posto… come se fosse fiera della conquista dell’aria.

 

"Ora salici.”

 

"Salirci?”

 

"Monta sopra alla scopa.”

 

Non stiamo correndo un po' troppo?”

 

E cosa vorresti fare? Fissarla fino all'ora di cena?”

 

Hermione ingoiò l’insicurezza che aveva provato al suono di quelle parole.

 

Con meno fatica di quanto si fosse aspettata riuscì a salire e trovarsi in una posizione abbastanza comoda.

 

"Ora vola.”

 

"Eh?”

 

"Volare… presente? Muoversi nell’aria? Fluttuare verso l’alto?”

 

"Hey un attimo… non stiamo andando davvero un po’ troppo veloce?" obbiettò, chiaramente nervosa.

 

"Ci sono molte cose che tu dovrai imparare una volta che sarai in grado di stare in aria… quindi non direi proprio… e poi i tuoi libri non dureranno per sempre.”

 

Lei fece un lungo sospiro, poi guardò Malfoy dritto negli occhi. "Ho paura." ammise semplicemente.

 

Come risposta il ragazzo si mise a ridere. Stranamente però, la sua risata non era di scherno. "Se lo raccontassi a qualcuno, probabilmente non mi crederebbe.” Era bello vedere come l'aveva ammesso facilmente pero'. Forse i Grifondoro erano tutti cosi'? Coraggiosi anche nel parlare delle loro stupide mancanze?

 

"Meglio! Ho una reputazione io!”

 

Draco si avvicinò alla scopa, si mise a cavallo proprio dietro Hermione. "Adesso ci sono io, ok?”

 

"Questo mi rende molto piu' sicura." fece sarcastica: "Non dovevi buttarmi giù dalla scopa alla prima occasione?”

 

"Dai.. fidati… per questa volta.... voglio ancora leggere i libri che ti sono rimasti… poi ti prometto che mi impegnerò a buttarti giù dalla scopa.”

 

"Oh, che carino.”

 

Lui allungò le braccia attorno ad Hermione e appoggiò le mani nel piccolo posto rimasto libero da quelle di lei. "Coraggio concentrati." disse arrossendo, stare cosi' vicino era piu' imbarazzante di quanto pensasse.

 

"Ok, ma è colpa tua se cadiamo." rispose un altrettanto rossa Hermione.

 

"Povero me! Chi me lo fa fare di insegnarti a volare! Questa è la prima e ultima volta che succede una cosa del genere.” si lamento' in modo melodrammatico, decisamente tipico.

 

"Nessun problema per me." disse lei, pensando poi intensamente al volo.

 

Piano piano iniziarono ad alzarsi. Arrivarono abbastanza in alto da poter vedere quasi tutto il castello di Hogwarts.

 

"Ok… va bene così per oggi… adesso ci penso io." fece dopo qualche minuto Malfoy, ed iniziò a virare e ad aumentare la velocità.

 

Il venticello fresco di quell’autunno iniziò a sfrecciare sul suo viso. Le sue mani si strinsero con forza al loro appiglio.

 

Era una sensazione strana.

 

Forse iniziava ad afferrare quello che i suoi amici intendevano con Brezza del Volo.

 

Forse iniziava a vedere tutto da un'altra prospettiva.

 

Era facile vedere il mondo come proprio da quella distanza.

 

Era facile vedersi fuori da tutti i problemi quando tutto sembrava così piccolo e lontano.

 

In cima al mondo. Ma con un immenso blu intorno.

 

"Wow… è tutto così piccolo da quassù…-

 

Condivise i pensieri con il ragazzo che gli stava accanto.

 

"Frase tipica di chi vola per la prima volta.-

 

Lei lo guardò irritata.

 

"Ah sì? E sentiamo che poesia uscirà fuori dalle labbra del grande Cercatore dei Serpeverde." lo sfidò con un sorriso. Troppo presa dall'effetto esilarante del vento tra i vestiti per poter mantenere una faccia anche solo per poco indispettita.

 

"Libertà.”

 

"Eh beh… questa sì che è una novità.”

 

"Libertà di aver completo potere sulla tua vita e sulla tua morte… poter andare avanti nel vento… sentire le tue sensazioni moltiplicate per mille e sapere che ti basta un attimo per non sentire più alcun dolore.”

 

Per un attimo rimase a bocca aperta. E così… qualcosa davvero univa Draco Malfoy e Harry Potter. Probabilmente amavano volare per lo stesso motivo… bastava lasciar andare leggermente la presa e tutto sarebbe diventato nulla… e se si stringeva a se stessi il legno… le proprie sensazioni diventavano qualcosa di incredibilmente caro… irresistibile… e la vita diventava di nuovo vivibile.

 

"Solo rimanendo quassù si rimane sani, si capisce cos’è importante, perché si è liberi da tutto ciò che ti condiziona quando ci si trova legati a terra.”

 

"Mi stupisci Draco." fece Hermione.

 

"Che schifo! Mi hai chiamato per il mio nome di battesimo." fece con una smorfia.

 

Hermione rise. "In fondo… anche tu… hai problemi come i nostri…”

 

Non disse più niente, ma li riportò a terra.

 

"Per ora quello che mi preoccupa di più è avere un altro libro… ho finito quello di ieri.”

 

"Cavolo… che velocità. Quasi mi batti…”

 

"Non l’ho ancora fatto? Questo mi delude.”

 

"Devi impegnarti di più.”

 

"Lo farò.”

 

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Capitolo 4
*** Guilt can be strange ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

 

Note dell'autore: Grazie a Lights e milla97 per le recensioni ^^ Mi sono molto utili ^-^v

In effetti mi e' stato detto che la mia visione di Hermione e un po' tutti i personaggi di Harry Potter sia un po' strana XDD E' come li vedo io pero' XD Spero non dia troppo fastidio! ^^

Uno dei motivi per cui iniziai a scrivere questa fanfiction in effetti era la morte di Sirius, che pensavo fosse stata un po' poco trattata... mi sembrava carino avere Hermione un po' piu' preoccupata per tutto cio' che Harry ha dovuto affrontare... soprattutto considerato che lui si sente molto in colpa per quello che e' successo ^^

Il mondo del Nulla non e' un libro reale, sorry, pero' dopo nominero' libri veri^^

 

Ho molti capitoli scritti quindi credo di postarne uno al giorno per ora ^^ Continuate a dirmi che ne pensate <3

 

 

 

CAPITOLO 4

 

Si trovava nel suo dormitorio qualche giorno dopo a scegliere il prossimo libro da dare a Draco.

 

Perplessa, stava analizzando la copertina di una tragedia.

 

Si chiedeva se fosse arrivato il momento di un passo simile… si chiedeva se sarebbe stato pronto a prenderla nel modo giusto, e soprattutto a realizzare ciò che aveva fatto fino adesso.

 

Passò con le dita il titolo di quel libro. Un cliché.

 

Romeo e Giulietta.

 

Se letto con il metro giusto… avrebbe potuto far capire come l’odio tra le casate di Hogwarts fosse inutile.

 

Forse sarebbe solo servito a farla insultare un po’ di più. Per non parlare del fatto che avrebbe potuto prenderla tutta in un modo sbagliato, cioè come una sua dichiarazione d’amore.

 

Si mise a ridere ciondolando nel suo letto. Certo non era il caso.

 

Rimase un po’ a fissare quella copertina dubbiosa.

 

Si alzò solo quando sentì delle urla provenire dal piano inferiore, dalla sala comune.

 

Di scatto arrivò alla porta, inforcò la bacchetta che aveva prontamente in tasca e scivolò giù dalle scale il più velocemente possibile.

 

Si stupì di vedere davanti a lei Harry e Ron che si scambiavano uno sguardo torvo.

 

Scosse la testa incredula rimettendo al suo posto la bacchetta.

 

Sperava ardentemente che non fossero tornati sulle solite cose. Erano troppi grandi per litigare da bambini, vero?

 

"Beh, che dovrei fare? Lasciare che raccontino i fatti tuoi, distorti, come se niente fosse?" domandò Ron rosso in faccia, chiaramente furioso.

 

"Sì… non sono cose che ti riguardano." fece un Harry molto irritato.

 

"Che vuol dire? C’ero anch’io so come sono andate le cose.”

 

"Non importa… non devi terrorizzare gli altri studenti inutilmente!”

 

"Harry non ti capisco… perché ti da fastidio che ti difenda? Quello che stavano dicendo erano solo bugie!”

 

Lui guardò dalla parte opposta, guardò le ragazze che probabilmente poco prima Ron aveva colto sul fatto di calunniare il suo migliore amico.

 

Era lo stesso trio che Hermione aveva rimproverato solo qualche giorno prima. Le guardò con odio. Non avevano imparato niente evidentemente.

 

"Non capisci che comunque le acque non si calmeranno in quel modo? Non capisci che fare scenate simili farà solo peggio?”

 

La ragazza deglutì colpevole.

 

"Ehm… veramente… anch’io le ho sgridate qualche giorno fa." intervenne attirando l’attenzione dei presenti su di se.

 

Harry si girò sorpreso per poi rivolgerle uno sguardo di disapprovazione.

 

"E' inutile che mi guardi così… come si può sopportare in silenzio delle cose così velenose?”

 

"Stupidi! Non capite che così aumentate solo il flusso di pettegolezzi? Cosa diranno poi? Che gli amici di Harry Potter, il visionario incallito, sono altrettanto violenti e pericolosi?”

 

Hermione rimase in silenzio. "Ma allo stesso modo lasciare quegli stupidi pettegolezzi girare… vorrebbe dire che hanno ragione, che sei pericoloso… tutti ti eviterebbero pensando che hai veramente una sorta di maledizione.." commentò Ron.

 

Hermione si stava mangiando le labbra nervosa. Oh Ron... non dovevi dirlo...

 

Infatti Harry non era per niente contento, lo guardava stringendo con forza la mascella. I suoi occhi verdi brillavano. "Succede già così! Mi evitano già tutti! E come dargli torto in fondo? Non vedi che porto solo guai a tutti, e soprattutto a me stesso? Sono sempre in pericolo, che lo voglia o no… mi sembra giusto che tutti mi evitino… dovreste iniziare a farlo anche voi." concluse con indifferenza, ci sferrò degli sguardi torvi e poi iniziò a camminare verso il buco del ritratto.

 

"Stupido!!!!" urlò il rossiccio con rabbia.

 

Hermione mise una mano sul braccio del ragazzo dai capelli rossi.

 

"Non ti preoccupare… sai che ha ragione.-

 

Lui la guardò sorpreso. "Che cosa?-

 

"Ha ragione ad avere paura… dopo tutto quello che è successo.”

 

"Ma noi non lo abbandoneremo comunque.”

 

"Ovvio che no." concluse la ragazza con un sorriso trionfante. Ron raggiunse con la sua mano quella di lei e la strinse leggermente.

 

"Vai tu?" domandò poi. Ah, i turni per consolare Harry Potter.

 

"Yes." rispose lei con tranquillità. E subito dopo aver ricambiato la stretta si diresse sulla stessa strada che aveva percorso l‘amico.

 

Stava diventando piuttosto tardi, e ormai era da un po’ che camminava quando lo trovò.

 

Iniziava ad essere preoccupata per il coprifuoco, ma di certo quella non era cosa che avrebbe preoccupato lui.

 

Non si era allontanato troppo in realta', si era appollaiato su una finestra nel corridoio ad un centinaio di metri dal ritratto della Donna Grassa.

 

L’aveva cercato in lungo e in largo, ma solo tornando indietro, quando ormai si era pressoché arresa, lo vide, il suo viso completamente sommerso dalla luce lunare, che entrava da un enorme finestra davanti a lui.

 

"Hey… ti ho cercato come una scema e alla fine eri qui a due passi...”

 

Harry si girò verso di lei, perplesso la guardò avvicinarsi. "Che c’è?”

 

Lei gli mise una mano sulla spalla. "Dai… non puoi essere arrabbiato con noi perché ti abbiamo difeso… lo sai bene che eravamo in buona fede.”

 

"Avete fatto una cosa stupida.” Testardo, dannatamente testardo.

 

"Ah sì? E cosa dovremo fare? Scusarci di aver cercato di inculcare un po’ di ragione dentro gli animi di alcune stupide ragazzine… andiamo Harry.”

 

Lui si girò di scatto, di nuovo infuriato, prese con forza la mano che era stata sulla sua spalla.

Lei lo guardò spaventata.

 

"Non capisci!!! Tu non hai visto come mi guardavano quelle ragazzine! Non capisci cosa vuol dire avere lo sguardo di tutti inchiodato addosso! Non è una cosa da cui si può sfuggire!" sibilò.

 

Hermione spalancò gli occhi. Purtroppo era lei quella che non poteva pretendere niente…

 

Era Harry Potter che aveva tutti gli onori, aveva tutta la gloria, ma anche tutto il dolore.

 

Se doveva esserci una definizione per la parola ingiustizia questa poteva darla solo lui.

 

"Scusa." borbottò debolmente Hermione.

 

La lasciò andare, sorpreso.

 

"Scusami." ripeté ancora.

 

Lui volse lo sguardo di nuovo verso la finestra. "Ti credevo una persona più giudiziosa… che pensassi prima di agire." disse con durezza.

 

Lei scosse la testa, sentiva gli occhi inumidirsi.

 

Non le piaceva che dicesse cose simili… non le piaceva deludere il suo migliore amico. "Scusami!" urlò.

 

Lui si voltò di nuovo, trovandola quasi in lacrime.

 

"Scusami… ma se si tratta delle persone a cui voglio bene, prima penso alla verità e poi a quello che è conveniente… non ci ho pensato… non ci ho mai pensato… non credevo potesse diventare peggio di quello che è… quelle ragazzine non meritano niente, a mio parere, se non qualche bel rimprovero, vivono di pettegolezzi… non mi interessa se dicono che sono pazza o pericolosa… se mi evitano… fanno a te tutto questo senza una vera ragione… e non riesco a non desiderare di convincerle che non c‘è nulla di male in te.-

 

Harry strinse gli occhi… e dopo qualche secondo sospirò. "Fa niente.”

 

Ma evidentemente non faceva niente.

 

Si voltò per la terza volta verso la finestra che dava all’esterno. "Non riesco a capire perché voi stiate ancora vicino a me… non ne avete ragione…”

 

"Come perché?" disse sorpresa appoggiandosi leggermente alla schiena di lui e guardando anche lei fuori. Abbassò il viso verso il suo orecchio. "Perché ti vogliamo bene.”

 

Rimase un attimo in silenzio. "E allora?”

 

"E allora! Scemo… questo basta e avanza.”

 

"Perché? Non ci tenete alla vostra pelle?”

 

"Sì, ma teniamo di più alla tua.”

 

"Che cosa stupida.”

 

"Parli proprio tu… che pur di salvare le persone che hai attorno ti va bene di essere isolato e deriso.”

 

"Non mi va bene.”

 

"Già, ma lo fai lo stesso.”

 

"Non ho scelta.”

 

"C’è chi scappa, e tu non l’hai mai fatto.”

 

Lui stava per dire ancora qualcosa, ma lei lo abbracciò alle spalle con dolcezza. "Basta ora… non dubitare.”

 

"Ma…”

 

"Niente ma… la collaborazione è sempre meglio di qualsiasi altra cosa… lo sai bene… essere solo non ti servirà contro Voldemort… e se c’è lui siamo tutti in pericolo, sia che combattiamo sia che ci nascondiamo…”

 

Rimase un attimo sorpreso dal fatto che la ragazza avevano nominato la persona… o meglio l’essere che faceva più paura a qualsiasi mago nel mondo senza la minima trepidazione. Continuava a stupirlo, con sempre più coraggio.

 

"Ma vicino a me c’è più pericolo.”

 

"Sembra… ma non è così… tutte le persone che sono state ferite da tu-sai-chi… non centrano niente con te, o no?”

 

"Tante sì.”

 

"Oh andiamo.. ok che sei Harry Potter, ma non ti sembra di essere un po’ troppo egocentrico?”

 

Le lanciò uno sguardo dubbioso.

 

Perso per un attimo a notare quanto in quei pochi anni la ragazza stesse diventando sempre più carina, si lasciò andare nel calore delle sue braccia.

 

"Andiamo signorino… che abbiamo un coprifuoco." disse lasciando andare l’abbraccio.

 

"Ecco che torna l’Hermione sensata." commentò lui.

 

Ti ricordo che e' sempre li'.” Lei gli scoccò un occhiata fintamente irritata e poi iniziò ad incamminarsi, seguita dall’altro mago.

 

"Herm!" la chiamò lui dopo qualche passo.

 

Si girò e lo osservò interrogativa, i suoi occhi verdi scorrevano il pavimento.

 

"Grazie.”

 

Lei scosse la testa.

 

"Non ero io quella che si doveva far perdonare.”

 

"Grazie comunque… anche per l’altra volta.”

 

Hermione arrossì al ricordo della nottata passata davanti al fuoco. "Ok…”

 

Ricominciarono a camminare.

 

"Err… Harry?" intervenne poi dopo un po’: "Ascolta… le cose sono a posto, vero? Non terrai il muso a Ron, vero?”

 

"Non preoccuparti.”

 

"Mph...bene." fece sollevata… non ci teneva ad essere di nuovo in mezzo ad uno dei loro litigi interminabili e stupidi.

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Capitolo 5
*** Something to Think about ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter



CAPITOLO 5

La vita tranquilla che avevano trascorso i primi mesi di scuola, si troncò inaspettatamente dopo qualche settimana.

Durante le prime ore del mattino di un noioso lunedì, quando tutti si stavano ancora pigramente alzando dal letto per affrontare il primo giorno di lezioni della settimana si sentì un urlò acuto attraversare i corridoi di tutto il castello e arrivare fino alle rampe di scale, su fino al dormitorio dei Grifondoro.

Hermione, Ron e Harry che ancora vagavano addormentati per la sala comune senza rivolgersi parola, concentrati solo sulla voglia di dormire che ancora impregnava i loro corpi stanchi, scattarono in allerta, cercando nei pantaloni dei loro pigiami le bacchette.
Realizzarono piuttosto in fretta che non le avevano.

Gli altri ragazzi spaventati iniziavano a formare gruppetti mormorando spaventati.

Si lanciarono uno sguardo di consenso e corsero nei dormitori a recuperare l’unico mezzo utile per la loro magia.

Tornarono in fretta e si diressero in formazione compatta verso l’uscita.

Il ritratto della signora grassa era stranamente aperto.

Non ci badarono molto, decisero di correre verso l’ingresso dove sembrava che il clamore di tutte le voci si concentrasse.

Harry fu il primo ad arrivare e si bloccò davanti agli altri.

Hermione, l’ultima, cercò di alzarsi sulle punte per sbirciare in avanti oltre i suoi due amici, e senza risultati si infilò tra i due.

"Lasciatemi passare." disse mentre cercava di farsi strada.

Finalmente riuscì a lanciare uno sguardo a quello che era successo.

Dalla porta dell’ingresso spalancata, un’aria fredda soffiava all’interno e nella parete davanti a loro, tre enormi crepe si erano formate sulla parete.

Erano i solchi di tre enormi artigli, come se un braccio enorme avesse spalancato la porta e avesse tentato di aggrapparsi alle mura di Hogwarts.

Rimasero a bocca aperta per molto tempo.

Si risvegliarono solo quando i professori che esaminavano la scena iniziarono a diventare molto rumorosi e cominciarono a cacciare i curiosi che si erano radunati attorno.

"Tornate tutti nelle vostre stanze!!!" urlò con forza la professoressa McGrannit.

Si rivolse al trio con uno sguardo spaventato. "Andate anche voi.”

"Che cosa è successo?" chiese debolmente Hermione.

"Non lo sappiamo.”

"Beh, avrete un idea di cosa abbia potuto fare una cosa simile.." continuò Harry.

Piton entrò nel loro raggio visivo in quel momento. "Andatevene." disse secco.

I tre si guardarono dubbiosi, poi girarono i tacchi per ritornare al dormitorio.

Appena furono fuori dalla portata di orecchio iniziarono a discutere concitati, stringendosi uno vicino all’altro.

"Non ho mai visto solchi simili.”

"Nemmeno io.”

"Ma cosa può essere? Un mostro enorme nei confini di Hogwarts?”

"Mi sembra impossibile…”

"Più che altro… una cosa che mi preoccupa… come ha fatto a passare le difese di Hogwarts?”

"Sembra impossibile.”

"Forse era un essere così grosso e potente da poter passare…”

"Possibile? E dov'e' andato poi? Se era cosi' grosso non poteva nascondersi...”

"Mah… e poi… esistono esseri così? Intendo in natura? Come è possibile che non ce ne siamo mai accorti?”

"Già… sono grandi… non possono certo passare inosservati.”

"Magari è stato allargato da qualcuno.”

"Con un incantesimo?”

"Che cosa strana.”

"E poi perché farlo?”

"Un avvertimento... considerando che nessuno si e' fatto male...”

"Un modo per divertirsi alle spalle dei professori?”

Hermione e Harry guardarono Ron con una smorfia.

"Ma dai!" dissero insieme. Poi si guardarono e risero.

"Dovrebbe essere qualcuno che non ha proprio niente da fare.”

"Già, e mi pare che ultimamente Fred e George abbiano altro per la testa. E poi ormai non centrano più con la scuola.”

"Mm.”

"Possibile che fosse un tentativo per far del male a qualcuno?”

"Non credo, dato l’orario… chi poteva mai esserci all’ingresso?”

Hermione pensò velocemente. C’era qualcosa che non quadrava. "E se… invece… quella mano gigante che ha fatto irruzione fosse proprio una difesa del castello?”

Harry e Ron si girarono con la bocca aperta. "Possibile?”

"Beh, il libro di Hogwarts non lo menziona… ma non menziona molte altre di cose…”

"E poi… se quella fosse una difesa di Hogwarts…”

"Vorrebbe dire… che il nemico è già dentro la scuola.”

Tornati in sala comune ebbero appena il tempo di cambiarsi che suonò la campana per la prima lezione. Altro segno che nonostante tutto, nessuno si era fatto male se le lezioni continuavano
normalmente.

Quello stesso giorno Ron ed Hermione stavano andando insieme a pranzo. Guardando il gruppo di studenti davanti a loro cercavano l’ultima parte del trio, che non sembrava averli aspettati.

Il ragazzo rossiccio era pallido e nervoso, non aver mangiato fino ad allora lo rendeva particolarmente irrequieto.

"Coraggio Ron… adesso si mangia." fece Hermione rassicurante.

Lui le lanciò un occhiata storta.

Davanti alla porta della Sala Grande diedero un ultima occhiata, ma non videro nulla.

"Dai, fa niente… tanto sa dov’è la sala da pranzo, no?”

"Eccolo!" esultò Hermione indicando il loro amico in lontananza, notò solo dopo che era in compagnia di qualcun altro.

Cho Chang, la corvonero di un anno più grande con cui aveva avuto una mezza storia un po’ di tempo prima, era al suo fianco e sorrideva con tutta la sua bellezza.

Come aveva detto Harry qualche anno prima.

Era davvero troppo carina.

Chiacchieravano apparentemente spensierati.

Hermione spalancò gli occhi. Un piccolo crampo allo stomaco l’avvisò che c’era qualcosa che non le piaceva. Cosa pero', non riusciva ad individuarlo.

Arrossì pero', effetto anche piu' strano, e si girò verso Ron.

"Andiamo." sibilò. “E' chiaramente impegnato.”

Non sapeva per quale motivo, ma quella vista l’aveva fatta sentire a terra, arrabbiata, ma soprattutto tradita. E questo la confondeva grandemente.

"Ma tanto ormai è arrivato.”

"Andiamo!" insistette con foga.

Ma il ragazzo non fece in tempo ad eseguire che Harry già li stava chiamando.

"Herm! Ron! Scusate se vi ho fatto aspettare…" disse casualmente.

Guardò per un attimo la strana faccia di Hermione e poi volse lo sguardo verso la porta.

"Andiamo… ho una fame da lupi." concluse poi.

"Non dirlo a me." protestò Ron.

"Anch’io." fece debolmente Cho.

Hermione non disse nulla, cercò di guardare il più possibile solo i passi davanti a lei, senza badare al fatto che la corvonero andandosene aveva salutato tutti con un sorriso.

"Cos’hai fatto fino adesso Harry?" domandò Ron appena furono seduti.

"Ho fatto una chiacchierata con Cho." fece tranquillamente, senza neanche mostrare un po’ di rossore, certo un bel cambiamento rispetto all'anno prima.

"Sembra che lei e un paio di amiche erano lì vicino quando è successo il fatto…”

"Fossero." disse Hermione sgarbata.

"Cosa?”

"Sembra che lei e sue due amiche FOSSERO lì vicino." lo corresse piu' chiaramente, un tono petulante che non usava da molto tempo.

Lui la guardò dubbioso un attimo. Lo sapeva bene che era da un po’ di tempo che la sua amica non usava quel tono.

"Ah, ecco perché era così pallida quando l’abbiamo vista mentre andavano a Divinazione." intervenne Ron, senza farci caso.

"Già… ho cercato di sapere che cosa aveva visto…”

"Eh già." fece sarcastica Hermione, comunque non alzando lo sguardo dal piatto che aveva davanti.

"Che c’è?" chiese Harry.

La ragazza si scosse. "Eh? Mm… niente niente… stavi dicendo delle tue indagini" concluse con la voce un po’ più velata.

Lui la guardò di nuovo perplesso, ma poi lasciò perdere. "Ha detto che non hanno visto niente… solo… hanno sentito quell’urlo straziante… non era sicuramente umano… insomma… si è sentito in tutto il castello… ha detto che ancora adesso se lo sentiva rimbombare nella testa…”

Eh… l’eco… testa vuota poverina… sono cose che capitano… ma che cosa sto pensando?

"Esistono esseri in grado di fare simili acuti?" chiese Ron.

"Non saprei…”

"Sembrava un urlo di dolore." intervenne finalmente Hermione.

Harry la guardò un po’ sollevato. "Già… ma chi l’ha fatto? L’aggressore o l’aggredito?”

"Se era un avvertimento… l’unico aggredito era il muro." commentò Ron.

Cercarono di discutere ancora un po’ mentre mangiavano, ma non riuscivano a trovare alcuna soluzione, ogni pista che veniva presa doveva essere abbandonata per mancanza di informazioni.

"Che rabbia! Studiamo tanto e non riusciamo neanche a capire che cosa succede nella nostra scuola." fece Hermione alzandosi dal tavolo, era frustrata, e l'irritazione che aveva nello stomaco fin da prima non la stava facendo sentire meglio.

I due amici la guardarono perplessi. "Dove vai?" domandò Harry osservandola mentre prendeva lo zaino.

"Mm?”

"Dove stai andando? Abbiamo un po’ di pausa adesso, no?" ripeté più chiaramente.

"Ah… ecco… ho un paio di cose da fare." fece tranquillamente.

Harry la fissò per un po’ negli occhi, succedeva spesso ultimamente che lei sparisse per qualche oscuro motivo. Fin troppe volte.

Non gli piaceva. C’erano già troppi segreti senza bisogno che ci si mettesse anche la sua migliore amica. Solo qualche anno prima, Hermione Granger aveva fatto quasi un intero anno scolastico con una clessidra tornatempo senza che loro ne sapessero niente. Soprattutto senza che lui ne sapesse niente.

Irritante.

"Ultimamente sparisci parecchie volte." fece Ron dubbioso, concretizzando i pensieri dell’amico.

"Mm… forse perché studio?-

"Beh, puoi studiare anche con noi."continuò.

"Se studiassi solo quando studiate voi sarei davvero messa male." mentì con tranquillità.

Si tirò meglio lo zaino sulla spalla e vedendo che non gli rivolgevano più domande si allontanò.

I due con uno sguardo scuro la guardarono uscire dalla sala.

"C’è qualcosa che non quadra." disse Harry irritato.

"Già."concordò l’altro con lo stesso tono.

Poi il ragazzo rossiccio scosse le spalle.

"Beh, ce lo dirà lei a tempo debito. Di solito fa sempre così." concluse.

L’altro ragazzo però non sembrava soddisfatto e sinceramente non sapeva come Ron potesse essere cosi' menefreghista a riguardo. Avrebbe voluto sapere subito, in qualche modo era geloso del tempo che Hermione non passava con loro.

Guardò dubbioso la porta per ancora qualche momento, con lo sguardo fece un giro della sala, nessuno dei ragazzi da cui Hermione si era sentita attirata mancava… erano tutti lì seduti ai loro tavoli che ancora mangiavano il dessert tra una chiacchiera e l’altra.

Quindi non era una qualche cotta, si trovo' a pensare.

Quando passò al tavolo dei corvonero notò che Cho lo stava osservando.

Deglutì a fatica, improvvisamente nervoso. Che cosa voleva dire?

Si domandava se fosse stata una buona idea parlarle di sua iniziativa quella mattina.

Scosse la testa, stupidi pensieri inutili.

Le cose con lei si erano chiuse per incompatibilità. Ormai faceva fatica a non trovarla irritante, nonostante dovesse ammettere che era sempre una ragazza molto carina.

Solo allora vide che al tavolo dei Serpeverde mancava Draco Malfoy. Strinse gli occhi in due piccole fessure, con rabbia, un ondata di pensieri gli invase la mente.

Possibile che…

No.

Non può essere.

Non è da Hermione.

Non è assolutamente una persona con cui potrebbe andare d’accordo.

Tanto meno il ragazzo giusto per lei.

Aveva detto che era carino…

Ma è l’unica qualità che ha…

Non potrebbe capirla… Invece io…

Io? Io che centro?

*

Hermione intanto era arrivata davanti alla porta d’ingresso. Alla sua sinistra i segni di quella mattina erano più che visibili. Li osservò un attimo, ma poi si rivolse alla porta e la spinse per portarsi all’esterno.

L’enorme portone non si mosse.

"Hey, Herm!" disse una voce da un corridoio buio li di fianco. Lei si girò e una mano bianca sbucò fuori dal buio per afferrarla e poi tirarla all’interno.

"Malfoy! Perché è chiuso?" domandò con del panico nella voce, non era normale.

"Credo abbiano chiuso i professori… per precauzione.”

"Cioè… vuol dire che tutti gli studenti sono bloccati dentro?”

"Già.”

"Ma come è possibile? Se se ne rendessero conto ci sarebbe una rivolta.”

"SE se ne rendessero conto.”

"Vuoi dire che nessuno se n’è accorto?”

"Già.”

"Com’è possibile? E le lezioni all’aperto?”

"Annullate… è scritto in bacheca… ci passano tutti davanti… e poi c’è il passaparola… nessuno si prende la briga di andare fuori al freddo in giornate simili… solo tu hai la malsana idea di metterti a volare con questo tempo.”

"Sempre mister simpatia… ma… siamo prigionieri quindi?”

"Già… ma solo temporaneamente… a quanto ho sentito dire alla McGrannit in corridoio.”

"Ah…”

Poi Hermione realizzò qualcosa. "Hey… Malfoy?? Come mi hai chiamato?”

Lui la guardò con una smorfia tranquilla, poi come colpito dal ricordo di come aveva attirato la sua attenzione, arrossì.

La ragazza ridacchiò. "E' la cosa più corta che mi è venuta in mente per chiamarti…”

"Eheh.”

"Se preferisci la prossima volta che devo toglierti dagli sguardi indiscreti degli altri senza farmi notare mi metto a urlare Signorina Hermione Granger nata da genitori babbani venga qua per favore…”

Lei rise ancora. "Nono… va bene così… anche Harry mi chiama così." fece con tranquillità.

A quel nome Malfoy fece una smorfia.

"Non è necessario che ti chiami in modo particolare… Granger dimostra abbastanza il distacco tra noi due.”

"Stupido Malfoy. Pensavo stessi crescendo. Pensavo che leggendo libri ti stessi facendo un po’ di cultura… che abbandonassi un po’ i tuoi stupidi pregiudizi.”

"Non rompere Granger.”

In quel momento sentirono dei passi avvicinarsi al portone. Draco le prese la mano e la trascinò nell’ombra più fitta, in modo che fossero invisibili dall’ingresso.

La avvicinò il più possibile a lui e le mise una mano sulla bocca.

Dire che erano appiccicati era un eufemismo, e piu' che altro Hermione avrebbe voluto poter protestare, ma non aveva fiato a quanto pare. Non aiutava che lui le stesse tappando la bocca ovviamente.

Davanti all’ingresso apparve Harry, sembrava cercare qualcuno. Provò a spingere la porta, ma con sua sorpresa non si aprì… non ci fece molto caso, si guardò in giro e poi tornò sui suoi passi.

Hermione iniziò a ribellarsi con forza ai confini che gli aveva imposto Draco.

"Se n’è andato adesso." protestò appena poté parlare.

Lui la lasciò andare. "Quello stupido deve per forza ficcare il naso?" protestò con rabbia.

"Ascolta Malfoy… anzi Draco…" iniziò Hermione, ignorando subito la smorfia di disgusto che si formò sul suo viso.

"Non capisco perché debba nascondermi dai miei amici.. .insomma… non c’è niente di male… non stiamo facendo niente di male… tu mi insegni a volare, io ti presto qualche libro, chiacchieriamo un po’… non capisco cosa ci sia di così malvagio, perché non possiamo essere amici? In fondo qualcosa in comune ce l’abbiamo…”

"Stai scherzando?”

"No, non sto scherzando… ripeto: non c’è niente di male… ci nascondiamo come se stessimo sfuggendo la peste… ma non c’è niente di male… insomma anche se chiacchieriamo ogni tanto quando ci incontriamo nei corridoi davanti agli altri, non dovrebbe succedere niente… tanto le tue smorfie me le fai lo stesso.”

Draco Malfoy la osservava attento, si era appoggiato al muro dietro di lui e aveva incrociato le braccia. "Non dire sciocchezze… è già tanto che ti parli… non posso permettermi di essere tuo amico… la mia famiglia ha origini antichissime, una linea di discendenza purissima.”

"Draco! Non dobbiamo fare un figlio! Dobbiamo solo chiacchierare ogni tanto per il diletto di entrambi. Questo non sporcherà il tuo sangue purissimo,”

Lui piegò un po’ la testa da un lato. "Vedremo." disse poi.

Hermione strinse i pugni, non le piaceva non poter fare come voleva. La irritava parecchio non riuscire a convincerlo… Draco Malfoy era così inattaccabile? Avrebbe voluto sbattergli la testa contro il muro. "Credevo fossi pronto per leggere il libro che ti ho portato… ma forse è troppo presto… sei ancora troppo stupido.”

"Senti la puoi smettere di dirmi che sono stupido?" sibilò con rabbia, i suoi occhi scintillarono, e in quelli poté vedere il Malfoy di un tempo.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, senza rispondere. "Che libro è?”

"Un libro… che… come posso dire… è incredibilmente importante e famoso nella letteratura inglese…”

"Cioè?”

"Una tragedia.”

"Cioè un testo di teatro?”

"Già.”

"E quindi?”

"Si tratta di qualcosa di prezioso… ma non so se lo prenderesti nel modo giusto.”

"Dai, non fare storie, dammelo.”

Hermione riluttante tirò fuori dallo zaino il libro e glielo porse. "Romeo e Giulietta." disse l’altro prendendolo in mano ed esaminandolo: “Che roba è?”

"E' una storia d’amore.”

Lui la guardò perplesso.

"Ma non c’è solo quello… c’è tutto un… panorama politico che potrebbe darti un po’ una visione del mondo diversa… comunque non fraintendere… non siamo io e te, ne?" concluse frettolosa arrossendo.

"Ovviamente." fece lui indifferente… forse un po’ di scherno nella voce.

Hermione gli fece una linguaccia. Per lui era chiaramente un'immagine improbabile oltre che poco piacevole.

"Ora vorrei tornare dai miei amici ufficiali." disse dirigendosi verso l’uscita.

"Io vado di qua, in biblioteca… mi metto a leggere." concluse lui.

"Ok. Attento a non farti vedere troppo lì, potresti passare per secchione… sai la tua reputazione…" Scherzò salutandolo con la mano.

Fece appena in tempo ad uscire dalla sala dell’ingresso verso il solito corridoio che portava alla Sala Comune dei Grifondoro che Harry Potter gli si parò davanti.

Finalmente l’aveva trovata.

"Herm! Finalmente! Dov’eri?" domandò velocemente, improvvisamente più sollevato.

"Qui." fece lei tranquilla: "Si può sapere che è successo?" domandò poi con un filo di preoccupazione.

"Non eri qui! Dato che io ero qui, ti ho cercato e non ti ho visto." l’accusò.

"Beh, ero qua attorno… si può sapere cos’è successo?" ripeté con più forza.

"Niente… ti sono solo venuto a cercare.”

"Perché?” Harry dimostrava nuovamente di avere un istinto incredibile.

"Niente di particolare… volevo solo…”

Il ragazzo passò a rassegna tutte le scuse che avrebbe potuto tirar fuori.

"Volevi solo chiedermi i compiti di Storia della Magia?" lo aiutò Hermione pensando all’ora che avevano subito dopo.

Harry annuì. "Già.”

"Oh povera me… mi usate solo per quello ultimamente. O forse è stato sempre così…" disse Hermione seccata. Aveva iniziato la frase per dire una battuta, ma arrivata alla fine il suo tono era diventato un po' acido, non le piaceva.

Lei era buona per le ricerche in biblioteca, per imparare gli incantesimi che servivano a Harry, per passare tutto il suo dannato tempo sui libri. Per loro!

"Dai non dire così." la rassicurò lui.

In realtà… stranamente… i compiti li aveva fatti tranquillamente ancora qualche giorno prima…

Era strano, ma… si era trovato ad avere più tempo… forse Hermione ultimamente mancava più di quanto avesse immaginato.

Si sentì in colpa nel pensarlo.

Era sempre stato così. Tante volte lei non c’era, perché passava il tempo in biblioteca per cercare qualcosa di utile per risolvere i suoi problemi… ci pensava sempre lei… forse di più di quanto lo facesse lui.

Improvvisamente sentì una sensazione di gelo alla bocca dello stomaco.

Era come se Hermione gli mancasse da mozzare il fiato.

Quanto era successo? Quando era cambiato tutto?

"Va beh, l’importante è che siate veloci a copiare e cerchiate di cambiare un po’ quello che scrivete… con ciò che sapete… se c’è qualcosa ovviamente." disse con amarezza.

Harry non parlò più. Prese solo in mano i compiti, e una volta arrivati in sala comune li consegno a Ron che era seduto sul tavolo, concentrato probabilmente proprio su quegli stessi compiti, mentre Hermione saliva nel suo dormitorio.

Ancora stordito la guardò allontanarsi. Come aveva fatto a non accorgersene prima?

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Capitolo 6
*** Anger ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Grazie a milla97 e a Lights per i commenti ^^

Fatemi sapere che pensate della fanfiction, mi aiuta ad avere idee per i capitoli dopo... e anche a notare se ho tralasciato qualcosa ^^

Adesso le cose iniziano a complicarsi un po' ^-^v

 

 

CAPITOLO 6

 

Solo il giorno dopo le cose cambiarono ancora.

 

Poco prima dell’ora di Difesa Contro le Arti Oscure, appena Malfoy riuscì a vedere la ragazza che cercava, tra la folla di Grifondoro che si dirigeva a lezione, si fece coraggio e con decisione iniziò a camminare verso il trio.

 

Ron, che lo notò per primo, senza badare a cosa puntasse, diede una gomitata al suo migliore amico per attirare la sua attenzione, doveva esserci qualcosa in ballo se Malfoy si dirigeva verso di loro con fare che gli sembrava minaccioso.

 

Harry bofonchiò qualcosa verso di lui, ma poi seguì il suo sguardo e si irrigidi'.

 

Era dalla fine dell’anno prima che non c’era un confronto tra i due, al contrario dalle aspettative Malfoy si era in effetti rivelato come lo davano i pettegolezzi: molto più tranquillo.

 

Iniziò a pensare se fosse il caso di provocarlo… sfogarsi un po’ forse sarebbe stato l’ideale dopo la notte di pensieri che aveva appena passato.

 

Aprì appena la bocca per parlare, ma Draco Malfoy non lo degnò di uno sguardo, lo superò e si fermò davanti ad Hermione. Sembrava proprio essergli passato attraverso, tanto che poi come notandoli solo in quel momento, appoggiò una mano sul braccio della ragazza per portarla un po’ fuori dalla loro portata di orecchio.

 

Ron e Harry osservarono la scena a bocca aperta.

 

"Che c’è?" chiese Hermione nervosa. Cercando di decifrare lo sguardo di Draco, iniziava a temere di aver sortito l’effetto sbagliato con la lettura che gli aveva dato. Deglutì a fatica osservando il viso contratto del ragazzo, sotto gli occhi delle borse profonde e scure.

 

Per qualche strano motivo aveva paura di perdere la sua amicizia adesso. Se amicizia si poteva chiamare. Senza volerlo ammettere apertamente le piaceva stare in sua compagna.

 

"Non sono riuscito a staccarmi dal libro finché non l’ho finito ieri notte. Ho riletto alcune parti decine di volte…”

 

"Ti è piaciuto?" chiese innocentemente.

 

"E me lo domandi? All’inizio ho fatto fatica ad abituarmi… per la storia dei versi, no? Ma poi… boh… è scattato qualcosa, capisci?”

 

Hermione fece un saltello emozionata e sorrise, scordandosi completamente di Harry e Ron che li fissavano come se si stessero trasformando in Troll davanti ai loro occhi.

"Sì, capisco benissimo.”

 

"Comunque… non mi sembra il caso di parlarne qua… ci vediamo dopo le lezioni?" domandò con indifferenza. Come se non gli interessasse niente della risposta.... era cosi' bravo a sembrare indifferente.

O almeno voleva crederlo.

 

Quella strana richiesta era solo il frutto del desiderio irrefrenabile di condividere i sentimenti della sua scoperta.

 

Con Hermione e nessun altro.

 

Anche perché nessun altro era in grado di capire, nessun altro lo ascoltava con gli occhi luccicanti di interesse e comprensione.

 

"Ok… dove e quando?" domandò, tornando seria.

 

"Nell’aula di Trasfigurazione… non so… un’oretta prima di cena?”

 

"Ok… va bene.”

 

"Bene." concluse lui e poi fece per andarsene, non prima però di aver lanciato uno sguardo di scherno a Ron e Harry che ancora osservavano poco lontano con degli sguardi indecifrabili.

 

Il rossiccio non riusciva a credere ai suoi occhi, osservava con sentimenti contrastanti, non riusciva a capire, ne tanto meno a reagire.

 

L’altro invece, conscio che questa manifestazione poteva benissimo essere la conferma dei suoi sospetti, stringeva i pugni dalla rabbia.

Cercava di controllare la voglia irrefrenabile di afferrare la bacchetta e mandare Draco Malfoy nell’angolo più remoto dell’inferno, oppure semplicemente piazzargli un pugno nel mezzo della sua bella faccia.

 

Sarebbe stato ancora 'carino' poi? Con il naso rotto?

 

Hermione guardò i due ragazzi ricordandosi solo ora della loro presenza, si girò in fretta cercando la persona che l’aveva messa nei guai, ma ormai aveva già voltato l’angolo.

 

Le emozioni di felicità che aveva sentito venendo a sapere che il libro era stato ben accettato le scivolarono via dal corpo con un flusso indolore, e come un cagnolino sgridato, il sorriso si sciolse in un piccolo broncio, le sue spalle si abbassarono umili e tornò silenziosa a fianco degli amici.

 

Loro non le toglievano gli occhi di dosso.

 

"Si può sapere che voleva?" domandò Ron più preoccupato per lei che per la 'possibile relazione' a cui pensava l‘amico.

 

"Mm… solo dirmi un paio di cose.”

 

"E da quand’è che vi dite un paio di cose con questa tranquillità?" intervenne Harry sibilante.

 

Lei alzò gli occhi al cielo irritata. Che cosa poteva dire? "Non lo so.” Non poteva dire la verita', ne tanto meno perche' aveva anche iniziato a parlare con Malfoy in primo luogo, sapeva che loro l'avrebbero solo presa in giro... e al momento non poteva certo dimostrare che non avevano ragione di darle dell'incapace nel Quidditch, era ancora ben lontana da qualsiasi traguardo.

 

"Ah, non ti sei accorta di esserti improvvisamente messa a parlare con il nostro peggior nemico?" continuò.

 

Ron era troppo basito per dire alcunché.

 

"Hey, non esagerare… Dra… ehm… Malfoy è uno studente come noi.”

 

L’altro spalancò gli occhi notando che stava per chiamarlo per nome. Ancora più rabbia rincarò il calore che si sentiva esplodere in testa.

 

"Già, ma figlio di un mangiamorte!”

 

"Finché non lo sarà anche lui non potrai mai dirgli niente contro…”

 

"E tutte le persone che ha maltrattato? Che ha torturato? Compresi noi?”

 

"Le persone cambiano." commentò semplicemente. "…e poi comunque, era solo un innocente scambio di chiacchiere, non è che lo devo eleggere miglior studente del mese.

 

"Ci mancherebbe." disse Ron, riprendendosi improvvisamente, si vedeva che faceva fatica a seguire la cosa.

 

La campanella suonò in quel momento.

 

"Dobbiamo sbrigarci." fece Hermione, sperando che il discorso fosse finito.

 

"Si può sapere che cosa ti ha detto però?" chiese ancora il ragazzo dai capelli rossi mentre correvano verso la classe.

 

"Niente di che, ve l’ho detto… si parlava di un libro.”

 

"Un libro?" sbottò Ron incredulo.

 

Tutto ciò gli sembrava sempre più strano.

 

*

 

Harry non disse più niente per il resto della giornata, non accolse neanche i tentativi di Ron di instaurare una qualche conversazione.

Tuttavia non si staccò da Hermione per neanche un secondo, iniziò a stargli sempre accanto, non voleva che si allontanasse, non voleva che lei restasse al di fuori del suo controllo.

 

Lei non osò lamentarsi, l’aria che tirava non era positiva. Pensò solo a che scusa poter usare quella sera per andarsene e incontrare Draco.

 

*

 

Quando si avvicino' l’ora dell’incontro iniziò a diventare nervosa; si muoveva a scatti sulla sedia, da una posizione all’altra, non riusciva a concentrarsi su quello che faceva e si sentiva incredibilmente in colpa.

 

Eppure non faceva niente di male.

 

Vero?

 

Pensò per un attimo di dire tutto ai suoi due amici, ma poi scosse la testa. In fondo Draco non voleva. Era giusto rispettare la sua decisione, o no?

 

"Che cos’hai?" chiese Ron con uno sguardo preoccupato.

 

Lei scosse la testa sorridendo. Consolata dal fatto che almeno lui fosse tranquillo come al solito.

 

Harry intanto le lanciava sguardi attenti, ma senza farsi notare, sembrava immerso nella lettura.

 

"Tutto ok… solo… devo andare adesso." buttò lì la cosa, alzandosi in piedi.

 

"Dove vai?" disse la voce di Harry, che improvvisamente aveva alzato lo sguardo.

 

Meglio di un falco.

 

Lei girò gli occhi verso l’uscita. "Vado in biblioteca per il saggio di Trasfigurazione.”

 

"Ma è per la prossima settimana!" protestò Ron.

 

"Già.”

 

Harry accolse l’opportunità di parlare con un sorriso freddo. "Ultimamente te ne vai sempre per qualche strano motivo… non passi più tempo con noi." disse in tono piatto.

 

"Ma va… dai.”

 

"Invece è vero… ogni giorno trovi qualche scusa e te ne vai da qualche parte da sola.”

 

"Beh… ho alcune cose a cui pensare…”

 

"E cioè?”

 

"Non dirmi che stai ancora pensando al Crepa?" intervenne Ron.

 

Hermione sospirò. "No, Ron… ho lasciato perdere per ora… i tempi non sono maturi." rispose piuttosto esasperata.

 

"E allora cosa?" continuò Harry inquisitore.

 

"Sto imparando a fare un po’ di cose nuove.”

 

"Cosa?" fece Harry, pensando decisamente a qualcosa di poco cristiano.

L’immagine di lei e Malfoy non lo lasciava neanche un momento.

 

"Niente di che, ve l’ho detto.”

 

Ci fu un po’ di silenzio.

 

Harry tornò a far finta di scrivere come aveva fatto poco prima, cercando di scacciare le immagini che lo facevano arrossire violentemente. Si sentiva incredibilmente stupido.

 

"Allora vado. Ci vediamo a cena.”

 

E finalmente riuscì ad andarsene, ringraziando Dio che le domande fossero finite.

 

Si sentiva irritata, come mai dato che adesso la cosa riguardava Draco Malfoy erano tutti interessati a quello che faceva lei? Non lo erano mai stati, se ne erano sempre fregati altamente… non avevamo mai mostrato alcun interesse verso la ragazza che passava tutto il suo tempo tra i libri. Soprattutto Harry.

 

Scosse le spalle, allontanando i pensieri che avevano uno strano sapore di amarezza, ed entrando finalmente nell’aula di trasfigurazione.

 

"Hey." disse Draco rivolgendole un debole sorriso.

 

"Wow. Non mi hai mai sorriso!" commentò lei incredula.

 

"Pensavo non saresti venuta.”

 

"Perché? Scusa per il ritardo… ho dovuto trovare un po’ di scuse.”

 

"Non era per quello.”

 

"E perché allora?”

 

"Non so… forse perché volevo che venissi, mi aspettavo di essere deluso.”

 

"Che ragionamento è? Draco che ti succede oggi? Non ci sono smorfie? Non ci sono insulti?”

 

Lui la guardò alzando le spalle. "Mi sto affezionando a te." disse palese.

 

"Cosa?" sbottò lei arrossendo. Non si aspettava questa sincerita' sconcertante.

 

"Mi da' un fastidio tremendo… non hai idea… ma mi piaci… insomma… mi piace essere tuo amico… cioè lo voglio essere! Capisci?" disse titubante, era chiaramente confuso dalle sue stesse parole e cercava un po’ di sicurezza negli occhi di lei.

 

Lei sorrise. Era stranamente felice della cosa. "Sì, certo. Anch’io lo voglio.”

 

"Sembra che ci stiamo sposando." disse l’altro imbarazzato.

 

Risero.

 

"Allora adesso non ci nascondiamo più?" saltò su Hermione con gioia.

 

"Già… purtroppo.”

 

"Posso raccontare a Harry e Ron di noi?”

 

"Mmhmm." fece in assenso. Draco sospirò. "Ho una repulsione per tutto ciò…" fece scuotendo la testa.

 

"Comprensibile considerando il nostro passato... ma non ti preoccupare… sono cose che capitano a tutti.”

 

"Cosa? Avere contatti con mezzosangue?”

 

Volse gli occhi al cielo. "Si'... ma soprattutto avere amici che non ci si aspettava di avere.”

 

"Va beh.” Un altro sospiro.

 

"Vuoi un abbraccio?" domandò con tono innocente, sorridendo maliziosa.

 

Lui si tirò indietro con una smorfia. "No, grazie.”

 

"Oh, dai… non fare resistenza." disse lei alzando le braccia con fare minaccioso, lui fece un passo indietro.

 

E' necessario?” fece con una smorfia, Hermione sorrise e annui'.

 

Finalmente gli fu vicino e le braccia scivolarono attorno al corpo del ragazzo riluttante.

 

Draco si mosse leggermente, come se si aspettasse di doversi divincolare, ma poi lasciò perdere. Non era poi cosi' male.

 

Debolmente, sentendosi impotente, circondò anche lui il corpo della sua nuova amica.

 

"Sto per vomitare." disse ridacchiando, ma ancora non si muoveva, ascoltava solo il suo cuore che batteva a mille. Si sentiva stranamente felice.

 

"Non dirlo a me." commentò Hermione, ridendo di gusto.

 

"Sembra uno scherzo.” continuò. Non l'avrebbe mai creduto possibile.

 

Sentirono un rumore dalla porta, mentre si lasciavano andare e si girarono incuriositi.

 

"Che strana biblioteca frequenti, Hermione." disse Harry con uno sguardo cupo, in piedi davanti a loro con le braccia incrociate.

 

Lei spalancò gli occhi, e improvvisamente si sentì morire dentro: Harry l‘aveva seguita.

 

Il suo sguardo… non capiva… che cosa c’era che non andava? Perché era così arrabbiato?

 

"Che c’è?" domandò dubbiosa.

 

"C’è che sei una tr-" si bloccò, fermato dallo sguardo minaccioso di Malfoy. Si rese conto di quanto stesse per dire solo in quel momento.

 

Poi ricambiò lo sguardo, avrebbe voluto fare del male a quel ragazzo che gli stava davanti, avrebbe voluto fargli tutto il male possibile al mondo.

 

"Stupida… che cosa stai facendo con Malfoy in una classe deserta? Non ti vergogni, di fraternizzare così con… un… seguace di Voldemort.”

 

Hermione lo guardò spalancando gli occhi. "Come puoi dire questo?”

 

"Credi che lui possa diventare qualcosa di diverso da suo padre?”

 

"Sì… non mi baso su stupidi pregiudizi quando conosco le persone…”

 

"Stupidi pregiudizi? Mi sembra che i fatti che riguardano questo signorino di buona famiglia siano noti a tutti.”

 

"Te l’ho detto Harry… le persone cambiano.”

 

"Beh forse hai ragione, dato che Hermione Granger si è rivelata una traditrice!" urlò.

 

"Come ti permetti!!!" urlò lei di rimando.

 

Lui spalancò gli occhi. Poi si avvicinò e la prese per un braccio. "Tu adesso vieni con me." disse tirandola verso la porta.

 

Lei si girò verso Malfoy. "Scusami Draco, parleremo un'altra volta.”

 

Lui annuì con calma. In fondo non erano affari suoi. Non lo divertiva mettersi in mezzo alle liti di due innamorati.

Anche se una parte di lui avrebbe voluto dire la sua ed essere presente, avrebbe voluto dire a Harry di tenersi le mani a posto.

 

Lei si lasciò trascinare per un po’, poi irritata mosse il braccio per liberarsi e si bloccò nel corridoio.

 

"Si può sapere che cos’hai?" chiese estremamente nervosa.

 

"Si può sapere che cos’hai tu!" rispose lui bruscamente.

 

"Io non ho niente.”

 

"Sì invece! Sparisci per ore intere, per andare a imboscarti con un tipo come Draco Malfoy!”

 

"Io non mi imbosco con Draco Malfoy!" protestò.

 

"Ah no? Vi abbracciate e vi sbaciucchiate solamente… sai sulla terra si chiama imboscarsi.”

 

"Io non sbaciucchio Draco Malfoy!" protestò ancora, abbastanza rivoltata dall’idea al momento.

 

"E cosa stavate facendo allora nell’aula deserta? Studiando?" rispose lui sarcastico.

 

"Chiacchierando… abbiamo deciso di diventare amici, se vuoi saperlo.”

 

"Amici?" fece lui, mettendo un sottile disgusto nella parola che pronunciava.

 

"Già, amici, capisci? Come me e te, me e Ron… capisci?”

 

"No, non capisco come tu possa essere amica di Malfoy!”

 

"Non so neanche io come… semplicemente è successo… a quanto pare è appassionato di libri.”

 

"Cosa?”

 

"Gli piace leggere.”

 

"Mi stai prendendo in giro?”

 

"No… gli presto qualche libro ogni tanto… e in cambio lui mi insegna a volare." disse con tranquillità. "L’abbraccio è in segno di amicizia, ed è di sicuro l’unico gesto di affetto che avrò mai da lui…”

 

Harry fece una smorfia. "Perché proprio Draco Malfoy?”

 

"E' successo così.”

 

"Ma sei scema? Stiamo parlando di Draco Malfoy!! Capisci? Quello che ti ha sempre preso in giro per le tue origini, quello che ti impiccherebbe solo perché sei nata da genitori babbani.”

 

"Ora non mi prende più in giro…”

 

"Oh beh, questo davvero indica un cambiamento radicale!" sbottò sarcastico.

 

Hermione strinse i pugni con rabbia. "Senti Harry! Sono fatti miei, ok?" urlò con decisione.

 

"Sono fatti anche miei, dato che sono tuo amico.” protesto' il ragazzo.

 

"Beh, scusa se ho interesse per qualcuno che mi ascolta veramente quando parlo di un libro e conversa seriamente con me, senza solamente annuire ebete quando cerco di fare un discorso su qualcosa che mi piace… scusa se mi trovo bene con una persona che non aspetta solamente che io finisca di parlare per potersi girare a parlare di Quidditch con qualcun altro!”

 

"Io non faccio così!" protestò.

 

"Ah no? E qual è l’ultimo libro di cui ti ho parlato?”

 

Harry rimase in silenzio.

 

"Beh, nessuno, dato che non mi ascoltate ormai da tempo, ho lasciato perdere! La verità è che a voi sono comoda solo e solamente quando faccio qualcosa per voi, perché mi preoccupo di togliervi dai guai, mi preoccupo di risolvere i vostri problemi e stare rintanata nei libri pur di salvarvi la pelle… beh, esiste qualcuno che ha bisogno di me per qualcosa di diverso da questo, e scusa se non voglio lasciarlo andare.”

 

"Ne parli come se volessi sposartelo." protestò debolmente Harry.

 

"Anche se fosse non sono fattacci tuoi! Non puoi dirmi niente! Tu vai dalla tua Cho a farti consolare perché la tua amica che ti faceva le ricerche ora ha meno tempo per te e quindi dovrai poverino fartele tu da solo… forse ti aiuterà lei!" Respirava a fatica, era furiosa. “Non hai nessun diritto di decidere chi io possa frequentare Harry! Nessun amico ce l'ha! Quindi per favore fatti gli affari tuoi!”

 

Gli lanciò uno sguardo di fuoco e poi corse via, indietro verso l'aula di trasfigurazione dove aveva lasciato Draco.

 

Il ragazzo era ancora li', era in piedi, appoggiato ad un banco con in mano il libro che avrebbe dovuto restituire ad Hermione.

 

Draco.” disse, cercando di trattenere le lacrime, non le piaceva litigare, e adesso che la rabbia stava passando, iniziava a sentirsi male per le cose che aveva detto e sentito.

 

Lui alzo' lo sguardo sorpreso, voleva sorridere, ma si trattenne quando si accorse che lei era ben poco felice.

 

Il tuo primo compito da amico.” disse lei avvicinandosi, e in un mezzo secondo era sul suo petto, le braccia strette attorno ai fianchi del ragazzo. “Stringi.” La sua voce era rotta dal pianto che cercava disperatamente di trattenere.

 

Draco era rigido e il suo primo istinto era di allontanarla e scappare, ma non riusci' a fare niente del genere. La scena era stranamente familiare. Vedeva se stesso in Hermione in quel momento, quando suo padre lo sgridava, quando suo padre lo minacciava, e lui riusciva solo a piangere nelle braccia di sua madre.

 

Quindi si trovo' a fare cio' che faceva sempre sua madre. La strinse a se, le accarezzo' i capelli e aspetto' che si calmasse.

 

Hermione non ci mise molto alla fine, era una ragazza forte, poteva affrontare questo ed altro.

 

Quando si mosse infatti, Draco non era per niente pronto, il suo braccio era ancora stretto intorno a lei e le dita tra i suoi capelli le sfiorarono il viso quando lei guardo' verso di lui.

 

Per un attimo si fissarono imbarazzati, ma poi lui la lascio' andare e fece un passo indietro.

Gli sembrava una buona distanza.

 

Meglio?” chiese, cercando di non sembrare piu' nervoso di quello che era.

 

Si'... grazie Draco...” disse altrettanto imbarazzata, guardando l'orologio, sorpresa del tempo che era passato. “Ti conviene andare se vuoi mangiare qualcosa...” Era gia' tardi.

 

E tu?” Non capiva come la ragazza potesse preoccuparsi della cena di lui considerando quanto era turbata. Non era un atteggiamento a cui era abituato, forse perche' non conosceva molte persone a parte i suoi compagni Serpeverdi, che erano egoisti di natura. Voleva chiedere, capire che cosa stava succedendo, ma non sapeva da cosa iniziare, e una parte di lui insisteva che non erano affari suoi, che meno si intrometteva meglio era.

 

Non ho fame... per stavolta salto...” Gli fece un sorriso, come per rassicurarlo. “Ti conviene andare...” insistette, e Draco riusci' solo ad annuire, muovendosi verso la sala grande.

Si sentiva strano.

Non aveva fame neanche lui.

 

*

 

Harry la guardò allontanarsi pietrificato. Hermione gli aveva rinfacciato tutte le cose che aveva realizzato solo in quegli ultimi giorni.

 

C'era qualcosa che lei non sapeva pero', lui aveva sempre apprezzato il suo aiuto, forse l’aveva anche dato per scontato, ma tante volte avevano fatto ricerche insieme, tante volte erano stati insieme in biblioteca…

 

Chiuse gli occhi tristemente.

 

Se davvero Hermione si sentiva così incompresa allora non aveva capito niente, l’aveva solo fatta soffrire fino adesso, e lei aveva trovato in Malfoy quello che i suoi due migliori amici si erano rifiutati di dare.

 

Però lui l’ascoltava, non era vero che aspettava che avesse finito di parlare per poi cambiare subito argomento.

 

O almeno non era più così, da molto tempo a questa parte, almeno da quando si era accorto quanto i suoi occhi brillavano quando parlava di un libro che le era piaciuto tanto, da quando si era accorto come il suo viso si illuminava e diventava incredibilmente bello, le sue parole diventavano magnifiche e affascinanti mentre raccontava di storie fantastiche.

 

Si sbagliava di grosso se pensava che avessero sempre cercato di isolarla.

 

Si sbagliava di grosso se pensava che lui non apprezzasse averla attorno.

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Capitolo 7
*** Reason ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Grazie a Lights e elly04 per i commenti ^^v In effetti ci sono parecchi casini in vista XD

 

CAPITOLO 7

 

Quando Harry e Ron tornarono dalla cena trovarono Hermione nella sala comune. Non si era mossa da lì tutto il tempo, stava cercando di sciogliere la tensione. Non voleva scoppiare a piangere davanti a loro. Cercava di convincersi che non doveva prendere tutto cosi' male.

 

Tuttavia non sembrava riuscirle molto bene, le parole che Harry le aveva rivolto le vorticavano nella testa senza sosta e non volevano darle respiro, poi si aggiungevano le cose che aveva detto lei e si sentiva anche peggio.

Si pentiva di quello che le era uscito dalla bocca, eppure… forse era tutto vero… era quello di cui aveva paura… non essere niente per i due ragazzi che amava di più al mondo… Non essere niente per Harry.

 

Scosse la testa. Cosa stava pensando?

 

Da quando nei suoi pensieri Harry veniva prima di Ron?

 

Non se n’era mai accorta.

 

No. Erano tutti strani giochi della mente. Niente di cui preoccuparsi.

 

Si sentiva in colpa, ma era ancora troppo arrabbiata per potersene accorgere veramente.

 

Quando i due ragazzi si sedettero distrattamente a un tavolo della sala, lei si alzò in piedi e si avvicinò.

 

Harry era rimasto in silenzio per tutta la cena, troppo preso dai suoi numerosi pensieri per poter prestare un qualche interesse a Ron, che aveva iniziato a preoccuparsi seriamente quando Hermione non era scesa. Aveva provato a chiedere spiegazioni, ma il suo sforzo non era valso a niente, il suo amico aveva risposto con un alzata di spalle indifferente.

 

"Ron, ti posso parlare?" chiese Hermione ormai a due passi da loro.

 

Era decisa a fargli sapere le cose prima che venisse a sapere la versione distorta da parte di Harry.

 

"Mm, sì, certo… si può sapere come mai non sei venuta a cena?”

 

"Avevo da fare.”

 

In quel momento Harry alzò lo sguardo cupo da ciò che stava facendo finta di fare, possibile che fosse andata ancora a incontrare Malfoy? Eppure gli sembrava di averlo visto a cena.

 

Hermione guidò il suo amico in un angolo un po’ appartato e fece un sospiro.

 

"Si può sapere che è successo tra te e Harry?" domandò un po’ indispettito, non gli piaceva per niente essere l’ultimo a sapere le cose.

 

"Abbiamo litigato.”

 

"Beh, fin li' ci arrivavo anche io." disse frettoloso.

 

Lei lo guardò un attimo turbata. "Ecco… il motivo è… che ho iniziato a frequentare Draco Malfoy…”

 

"Cosa?" urlò Ron sconcertato.

 

"Hey, cosa hai capito! Siamo solo amici… ci vediamo ogni tanto per parlare.”

 

"Non ci posso credere." commentò rosso in faccia.

 

"Ti prego Ron, non arrabbiarti… almeno tu…" fece lei pregandolo con gli occhi.

Per un attimo ebbe la sensazione di stare per mettersi a piangere di nuovo e vedendo ciò lui si calmò considerevolmente. Per quanto potesse essere geloso e sconcertato in quel momento la cosa sembrò non importargli. Non voleva vederla piangere.

 

"Beh, puoi capirmi se faccio fatica a crederci, no?”

 

"Sì, ti capisco… in fondo anch’io… beh se ci penso… è un po’ strano.”

 

"Solo un po’?”

 

"Beh, non ci posso fare niente… di fatto… è successo per caso.”

 

"Cioè?”

 

"Ti ricordi la nostra discussione un po’ di tempo fa… sul fatto che volevo imparare il Quidditch… per non essere tagliata fuori e voi mi avete preso in giro.”

 

Ron ci penso' su un attimo e poi fece un gesto sbarazzino con la mano. "Mm, diciamo che mi ricordo.”

 

"Beh… mi sono mobilitata parecchio da allora… ho cercato di imparare a volare da sola.”

 

"Seriamente?" fece incredulo: "Decisamente da Hermione Granger.”

 

"Beh, ero un po’ un disastro… Draco mi ha visto… e mi ha preso in giro (ovviamente)… e tra una cosa e l’altra è venuto fuori un patto… lui mi avrebbe insegnato a volare e io gli avrei prestato i libri che mi ero portata da casa.”

 

"Voleva che gli prestassi i tuoi libri? Libri babbani?”

 

"Già, a quanto pare è diventato un appassionato.”

 

"Incredibile.”

 

"Beh, a me era comodo.”

 

"Capisco.”

 

"Poi facendo questi scambi è capitato di parlare un po’… e beh… i libri gli piacciono davvero tanto, e come me non ha nessuno con cui parlarne.”

 

"Come no? E io e Harry?" fece Ron punto nel vivo.

 

Lo guardo' male, ma doveva cercare di essere delicata se non voleva far arrabbiare anche lui. "Beh dai… non leggete niente di ciò che leggo io.”

 

Lui pensò un attimo. "E va beh, però…”

 

Lei lo guardò sarcastica, trattenendosi dal commentare ulteriormente.

 

"Ok, hai ragione." disse debolmente lui, non aveva molte scuse a riguardo, leggere non era mai stata una sua passione.

 

"E invece, lui ama quanto me la letteratura, capisci?" esclamò con fermezza, mentre le splendevano gli occhi. “Gli piacciono le cose che piacciono a me, le parti che piacciono a me!”

 

Ron sorrise. Poi tornò serio. "Beh, posso capire che Harry sia geloso, sembri così contenta di avere una scusa per allontanarti da noi…”

 

"Oh andiamo.”

 

"Beh, è così… ultimamente ci sei meno che niente.”

 

"Stavo anche cercando di imparare a volare.”

 

"Perché non l’hai chiesto a noi?”

 

"Beh, mi pare che voi il vostro giudizio l’abbiate dato… 'non è davvero cosa per te'" ripete', prendendolo in giro.

 

"Scema, noi scherzavamo. Ovvio che se ci tenevi davvero ti avremmo aiutato...”

 

Beh, io ero arrabbiata e volevo farcela da sola… o comunque lontano da voi due!”

 

Ron alzò le spalle, indice che per lui il discorso era chiuso.

Lei si fermò a guardarlo un po’, era così confortata dal fatto che lui non avesse reagito come Harry. Lo osservò con dolcezza, mentre lui si guardava un po’ intorno per vedere dove si era cacciato l’ultima parte del trio.

 

"Grazie." esclamò Hermione improvvisamente buttandosi addosso a Ron per abbracciarlo, facendolo quasi cadere.

 

"Da quando sei così affettuosa?”

 

"Non lo so. Ma ti voglio bene Ron. Avevo davvero bisogno di qualcuno che non mi sgridasse.”

 

Si girarono un attimo poi, cercando per la stanza, Harry si trovava al centro del tappeto, davanti al fuoco, e li guardava piuttosto furente.

 

Hermione deglutì a fatica. C’era qualcosa in Harry che le spezzava il cuore quando lo vedeva così arrabbiato.

 

"C’è qualcosa che non va in lui." disse per ultima cosa Ron, allentando la stretta.

 

Harry non riusciva a ragionare. Non poteva credere ai suoi sentimenti, che improvvisamente erano diventati un groviglio animato nel suo stomaco.

 

Gli aveva dato fastidio che lei se ne fosse andata a parlare con Ron lontano da lui e poi vedere che si abbracciavano. Il suo cuore aveva fatto un balzo e aveva iniziato a sentire il sangue caldo nelle vene dargli alla testa.

Come poteva essere addirittura geloso di Ron??? Eppure tutto ciò che la sua mente gli ripeteva era che era lui quello che voleva essere abbracciato.

L’unico e il solo ad essere abbracciato da Hermione doveva essere lui.

 

Scosse la testa mentre Ron si avvicinava, doveva scacciare quei pensieri malsani, avrebbero solo complicato la sua vita.

 

E non ne aveva bisogno.

 

*

 

Per una lunga e per entrambi triste settimana Harry e Hermione non si parlarono.

 

Ogni tanto di sottecchi lui controllava che lei fosse nei paraggi, ma non si prendeva la briga di rivolgerle la parola.

 

Ogni tanto lei spariva senza farlo notare per incontrarsi con Malfoy, il solo con cui riusciva a distrarsi parlando ancora di Romeo e Giulietta.

 

Per il resto si dedicava soltanto alla scuola. Ogni tanto scambiava qualche parola con Ron, ma era chiaro che tra i due, lui preferisse stare con Harry.

 

Era meglio così, bene o male, l'unica cosa che non voleva era che Harry si sentisse solo.

 

Le andava bene anche se era lei poi ad essere sola.

 

Se fosse successo a lui, la situazione avrebbe potuto portarlo nel suo solito silenzio, di nuovo nella sua angoscia per le persone che l’avevano abbandonato… avrebbe iniziato di nuovo a pensarci troppo, a preoccuparsi… a finire nei guai.

 

Strano. Pensava a Harry quasi come ad un combina guai, eppure era sempre il contrario, i problemi cercavano lui.

 

E non era certo il tipo da sfuggirgli.

 

Non che fosse possibile scappare.

 

Da quando aveva litigato con Harry sul suo corpo si era abbattuta una stanchezza incredibile. Non aveva voglia di nulla, se non di una piccola lettura e uno scambio di chiacchiere con Malfoy.

 

Provava a non pensare e si ritrovava in una sorta di stato vegetativo, attraverso il muro che aveva eretto tra lei e il mondo, passavano solo le conversazioni tranquille che origliava da quelli che ormai non sapeva più se considerare i suoi migliori amici.

 

E in quei momenti sentiva il desiderio di essere ancora tra loro, ma sentiva anche la tristezza che il pensiero di Harry le rimandava sempre… come se lui avesse rinunciato a volerla vicina.

 

Per l’ennesima serata, dopo aver punzecchiato il cibo rimasto nel suo piatto per una buona mezzora, si era alzata con lentezza, convinta di potersene andare indisturbata.

 

"Dove vai?" chiese Harry improvvisamente, che si era ritrovato a guardarla in silenzio per tutta la cena, sorprendendo tutte le persone che gli stavano attorno, abituati al loro 'non rivolgersi la parola.'

 

Devo fare un tema in biblioteca…" disse tranquillamente.

 

Non ci fu altra risposta. Lui la guardò per un attimo, si chiedeva se fosse la verità.

 

Stancamente, lei mosse il suo sguardo negli occhi verdi di lui, poi sulla sua espressione pensierosa.

 

Scosse le spalle, consapevole che la conversazione fosse finita li' e se ne andò, di nuovo in silenzio.

 

"Potreste anche fare pace…" propose Ron, quando Harry era ormai tornato a guardare nel suo piatto.

 

Non rispose.

 

" …a me manca Hermione." sussurrò, diventando violentemente rosso, quasi del colore dei suoi capelli. Ammettere una cosa simile era di sicuro qualcosa di molto difficile per lui.

 

"E' colpa sua… che sta con quel… essere schifoso.”

 

"Beh, se lo frequenta vuol dire che non è così schifoso." disse Ron come se fosse una cosa ovvia.

 

"Non dire sciocchezze Ron! Lo conosci bene anche tu!”

 

"Beh, non vuol dire che io abbia cambiato opinione su di lui, ne che gli rivolgerò mai parole diverse da insulti, ne che il suo nome non mi provochi rabbia spontanea… non lo frequento io fortunatamente.”

 

"E non ti da fastidio che lo faccia Hermione??? Insomma… la nostra Hermione!?" disse con rabbia.

 

Lui scosse le spalle.

 

"Eppure qualche anno fa eri diventato gelosissimo di Victor Krum… cos’è tutto questo cambiamento?”

 

"Sono ancora geloso." disse con un sibilo. Iniziava a diventare una cosa un po’ troppo personale. "Ma sono solo amici… me l’ha detto lei." continuò.

 

"E le credi?" fece lui irrequieto.

 

"Certo. Non mi è mai capitato che mi dicesse bugie.”

 

"E tutte le scuse che usava per allontanarsi ultimamente?”

 

"Beh, quelle non contano.”

 

"Perché?" chiese sconcertato.

 

"Non sono mica cose serie. E lo sai benissimo che lo fa solo perche' non vuole litigare con te... se sapesse di essere accettata direbbe la verita'”

 

Harry sbuffò. "Tutta questa storia mi fa infuriare sempre di più." disse esasperato.

 

Ron scosse la testa. "Ma guardala… è distrutta… cioè… io non so… però… mi fa tanta pena.”

 

"Non stai mica parlando di una sconosciuta scemo! Se la vedi così miserabile perché non stai con lei!" fece Harry irritato. Non piaceva neanche a lui vedere Hermione in quello stato, ma non è che lui si sentisse molto meglio.

E Ron così indifferente, l’aveva fatto sentire in colpa. Era colpa sua se la ragazza che-… a cui voleva bene si trovava in quello stato.

 

L’amico lo guardò confuso.

 

"Ecco… io… in realtà Hermione…”

 

"In realtà?” chiese ulteriormente Harry, improvvisamente sospettoso.

 

"Mi ha detto di stare con te. E poi insomma, siamo sempre stati insieme noi due. Sai che Hermione è un po‘ scostante… e poi sta sempre a leggere.”

 

Harry corrucciò la fronte.

 

Era sempre stato così? La sua migliore amica dava costantemente più importanza a lui che a se stessa?

 

Sì, non serviva aiutare Hermione, lei ce l’avrebbe fatta da sola, ma lui? Se non avesse avuto il suo inseparabile amico? Si alzò di scatto, sbattendo i pugni sul tavolo. Si allontanò dal tavolo con dietro l’amico preoccupato.

 

"Sei un egoista Ron! Stai con me solo perché abbiamo più cose in comune, non stai con Herm perché dovresti sorbirti i resoconti delle sue letture.”

 

Ron arrossì ancora. "Ma che…? Perche' devi prendertela con me adesso?”

 

"Non vedi che lei non ce ne fa più da tempo! Ha capito che noi ce ne freghiamo di lei!” Facile ripetere le sue parole adesso, penso' mordendosi il labbro.

 

Il rossiccio spalancò gli occhi. "Di cosa stai parlando?”

 

"Me l’ha detto lei… lo sa bene che noi ci troviamo meglio tra maschi… che per noi parlare con lei è un peso…”

 

"Ma non è…”

 

"Smettila di negare!" urlò con forza. "Non vedi che si nota benissimo? Abbiamo passato l’intera settimana a chiacchierare tranquillamente tra noi due, io per orgoglio non l’ho avvicinata, tu nonostante non avessi motivi, l’hai evitata per stare con me.”

 

"Harry, stai delirando.” gli disse, una mano sul braccio come a volerlo calmare.

 

"Lo credi davvero?" domandò con una smorfia.

 

Ron rimase in silenzio. Sentirsi dire quelle cose lo fece sentire improvvisamente la più orrenda delle creature. Aveva maltrattato Hermione così tanto?

 

"Per me lei è importante però." fece Harry poi, leggermente più calmo.

 

"Anche per me." rispose Ron, anche se un po' piu' debolmente.

 

*

 

Harry lasciò l’amico in Sala Comune per andare in cerca di Hermione. Non voleva più aspettare. In fondo le mancava da morire, fare un piccolo tentativo per avvicinarla forse non sarebbe stata una cosa così difficile.

 

Infilò la testa in biblioteca per vedere se si trovava lì.

 

Nella luce soffusa di poche lampade, il corpo di Hermione giaceva addormentato sopra un libro di Aritmanzia avanzata. Le braccia facevano da cuscino alla testa, e la cascata di capelli scuri le copriva il viso.

 

Lui si avvicinò in silenzio, indeciso se svegliarla o no.

Forse i suoi tentativi dovevano aspettare il giorno dopo.

 

Però non resistette alla tentazione di andarle vicino e scostarle i capelli che le solleticavano il viso.

 

Svegliata da un toccò caldo, la testa di Hermione si alzò perplessa.

 

"Harry, ho fatto un sogno stranissimo…" mormorò sbadigliando. "C’era una mano gigante che andava in giro per la scuola… e faceva lezione non noi…" continuò strofinandosi gli occhi. "Non so come facesse ad ascoltare considerando la mancanza di orecchie… ma gli appunti li prendeva bene." concluse biascicando le parole, ancora con la mente nel mondo dei sogni.

 

Poi si rese conto di aver fatto un errore, di aver rivolto la parola alla persona a cui aveva tenuto il silenzio da una settimana a questa parte.

 

"Mi spiace Herm!" approfittò lui.

Sperava che il viso indifferente che gli si era mostrato durante questa settimana, evitasse di tornare.

 

Lei chiuse e riaprì gli occhi lentamente. "Sto ancora sognando… però sono stanca… com’è possibile? Sono così stanca da sentire la stanchezza nei sogni?”

 

"Sei sveglia." fece Harry alzando gli occhi al cielo.

 

"E tu… hai appena detto?”

 

"Che mi dispiace." ripeté lui seccato.

 

"Davvero?”

 

"Già.... solo… ti prego, smettila di vedere Malfoy.”

 

Lo sguardo di Hermione si rabbuiò, il suo corpo si irrigidì. "Come ti permetti di farmi questa richiesta?”

 

"Non lo reggo…" fece lui guardando altrove. Non poteva certo ammettere di essere geloso di lui.

 

"Non devi frequentarlo tu.”

 

"Beh, mi basta che lo faccia tu per sentirmi male.”

 

Lei rimase in silenzio.

 

"Senti… mi spiace per tutto… avevi ragione… ti abbiamo sottovalutato spesso e volentieri… o meglio abbiamo sottovalutato i sentimenti che provavamo nei tuoi confronti… nel senso… che… insomma… non è che non ti vogliamo bene… ci piace averti vicina a noi. E lo apprezziamo… solamente... l’abbiamo sempre dato per scontato.”

 

Lei guardò verso la porta per evitare il suo sguardo. Di fatto sapeva già da tempo che per loro non era così importante.

 

"Non credere di essere così inutile pero'… è solo che sei abituata a vederci tra noi… che siamo sempre a chiacchierare delle cose più stupide… ma… è un legame così… che si ha tra persone dello stesso sesso, o forse tra gente con gli stessi interessi, credo… ma sei importante anche tu! Soprattutto se si tratta di cose serie… e beh… quelle sono le cose più importanti… io non potrò mai ringraziarti abbastanza per come mi hai aiutato quella sera… cioè… se fosse stato Ron, non credo che ci sarebbero stati gli stessi effetti… forse mi avrebbe sollevato per un po’, ma non avrebbe portato via il dolore come hai fatto tu." spiegò arrossendo. Stava iniziando a dire troppe cose.

 

Hermione realizzò qualcosa in quel preciso momento. Era stata così stupida? Aveva creduto che loro la trattassero solamente male? Che non le volessero bene? Forse. Forse aveva ragione Harry, forse loro sembravano più appaiati perché avevano interessi comuni… forse era per quello che lei si trovava così bene con Malfoy. "Allora capirai che io voglia frequentare Draco." attaccò subito.

 

"No, questo non lo capisco.” protesto' lui irritato.

 

"Come non lo capisci? Abbiamo lo stesso amore per i libri, e non riusciamo a non avere la voglia di parlarne, tu non hai idea di quanto sia bello avere qualcuno con cui condividere così le cose… anzi lo sai: Ron è per te quello che Malfoy è per me.”

 

Harry rimase in silenzio, sentendo la rabbia che cresceva, cercò di stringere i pugni, ma Hermione gli prese le mani, prima che lui potesse sfogarsi sui suoi palmi.

 

"Ti prego Harry… non puoi chiedermi di rinunciare a lui…" sussurrò lei guardandolo dritto negli occhi chiari diventati incredibilmente cupi.

 

Perché? Non sono più importante io?" domandò esasperato. Voleva scappare, il più lontano possibile da quei sentimenti così forti, la rabbia e la voglia di costringerla lontano da tutti gli altri, abbracciarla e portarla in un mondo tutto loro. Dove Malfoy non esisteva.

Cosa stava pensando? Non doveva… non poteva… che cosa le aveva chiesto? Era egoista almeno quanto Ron. Pensava di poter essere così importante per lei, nonostante il comportamento che le aveva riservato… da anni ormai.

 

Però lei non sembrava avere dubbi sulla risposta. Se ne stupì lei stessa. "Certo che sei più importante… ma Malfoy c’era questa settimana… e sono stati gli unici momenti di svago per me, senza che dovessi ascoltarvi fare le vostre chiacchiere divertite… come se non vi importasse niente di avermi lasciato in un angolo.”

 

Harry per un attimo pensò solo alla prima parte della frase… se lui era più importante allora…

 

"Draco è solo un nuovo amico… non siamo legati da molto… ma non voglio rinunciare a lui e… solo il fatto che tu me lo chieda… vuol dire che non sei più mio amico… che non pensi neanche lontanamente a quello che voglio io." disse sostenendo ancora il suo sguardo.

 

Lui scosse la testa. "Scusami." disse piano.

Io sono semplicemente geloso

 

Hermione non riuscì a far altro che abbracciarlo. Lui ricambiò.

 

"Scusa Harry se sono egoista… ma mi piace avere qualcuno con cui parlare di libri… e una cosa tanto crudele?" disse nascondendo il viso nel suo petto.

 

Lui si fece trasportare dalle emozioni e l’abbracciò con forza. Rendendosi conto di stare provando qualcosa di nuovo per lei, che non poteva nascondere. Abbracciarla gli dava alla testa. Però c’era qualcosa di più importante a cui pensare adesso. Dovevano ristabilire i rapporti.

 

"No… va bene… ma… puoi farlo anche con me… ogni tanto… perché… a me piace comunque… il motivo per cui non dico niente… è perché non so cosa dire… solo questo...”

 

Hermione chiuse gli occhi sollevata. “Okay...” Non aveva idea che Harry pensasse una cosa del genere.

 

Si senti' incredibilmente sollevata.

 

*

 

"Sono contento che sia tornato tutto come prima." fece Ron ridendo quando li vide tornare insieme nella sala comune.

 

Loro annuirono semplicemente.

 

"Questa storia di Malfoy è una cosa da niente… insomma… è stata colpa nostra se ti sei avvicinata a lui in fondo." disse ridendo.

 

Harry lo guardò incuriosito, non capiva. "Perché colpa nostra?”

 

"Ah… non gliel’hai detto?" domandò Ron diventando rosso, e sperando ardentemente di non aver rovinato la pace appena fatta.

 

"Oh, beh… si' gliel'ho detto... ma mi sa che non mi ascoltava al tempo...” fece Hermione innocentemente.

 

"Detto cosa?" fece Harry.

 

"Il motivo per cui io e Malfoy siamo diventati amici.”

 

"Prevedo fuoco e fiamme." disse Ron cercando di dileguarsi subito dopo.

 

"E cioè?" fece lui con una smorfia.

 

"Abbiamo fatto un patto… io gli prestavo i libri e lui mi insegnava a volare.”

 

A volare??” alzò la voce Harry sorpreso.

 

"S-sì.”

 

"E perché ti sei interessata improvvisamente a volare?”

 

"Beh, volevo provarvi che ce l’avrei fatta.”

 

"Potevi chiederlo a me… sai quanto mi piac-”

 

"Sì, lo so… ma siete stati voi a fare gli antipatici… avrei voluto farvi una sorpresa… farvi rimangiare tutto quello che avevate detto…" disse Hermione con entusiasmo.

 

Ma perché?”

 

"Perché dicevate che ero negata!" protestò lei.

 

Lui si ricordò che cosa era successo solo in quel momento. "Ah! Ma intendi quella volta! Perché volevi imparare il Quidditch!" esclamò ridacchiando.

 

Lei fece l’offesa girandosi dall’altra parte. "Antipatico.”

 

"Sei un attimo competitiva eh... e orgogliosa poi.”

 

Hermione mugugnò qualcosa di incomprensibile.

 

Harry scoppiò a ridere. Poi prese la mano di lei, che aveva tentato di allontanarsi, la tirò verso di lui per dirigerla dolcemente tre le sue braccia. Con l’altra mano le scompiglio i capelli già disordinati di loro. "Dai… se proprio hai bisogno di imparare il Quidditch, ci sono io ad insegnarti! E volo meglio di Malfoy, questo è sicuro.."

 

Lei non potendosi controllare sorrise tra i battiti irregolari del suo cuore. "Sentitelo, il modesto della situazione.”

 

"Mai detto il contrario." protestò lui ridendo.

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Capitolo 8
*** Ballo ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Grazie per tutti i commenti! Sono felicissima di poter chiacchierare con voi! Le cose si fanno un po' complicate per Herm e company da adesso in poi XD <3

 

CAPITOLO 8

 

Le cose tornarono pressappoco come una settimana prima, la vita di Hogwarts, tra compiti e lezioni, era abbastanza normale, nessuno parlava più di quello che era successo al muro dell’ingresso, ne del fatto che le porte della scuola fossero state chiuse a chiave per un giorno intero.

 

Harry aveva iniziato a stare più intorno a Hermione, cercando di evitare che lei si allontanasse per andare da Malfoy, il che non fu un vero problema, dato che ormai il ragazzo Serpeverde aveva preso l’abitudine di fermarla tranquillamente nei corridoi in modo da scambiare qualche chiacchiera senza troppi problemi.

 

Si stavano avvicinando le vacanze di natale quando correndo giù dal dormitorio Hermione raggiunse con entusiasmo i suoi migliori amici che stavano parlottando nella sala comune.

 

"Avete sentito se ci sarà un ballo quest’anno?" domandò curiosa, aveva sentito degli strani pettegolezzi.

 

"Mm… non saprei… che motivo ci sarebbe?”

 

"Beh, meglio… dato che quest’anno non ho nessun Victor Krum ad invitarmi, non vorrei dover finire ad auto-accompagnarmi." disse facendo una piccola linguaccia.

 

Harry rimase in un silenzio imbarazzato. Non poteva certo dire che cosa stava pensando.

 

Ron invece colse la palla al balzo per prenderla in giro. "Oh, andiamo! Potresti benissimo andarci con Neville… ne sarebbe contentissimo lui.”

 

Lei gli lanciò un’occhiataccia. "Sai mi ricordo di un ragazzino, due anni fa… che era gelosissimo del ragazzo che mi aveva invitato al ballo… che mi ha fatto una scenata di gelosia davanti a tutti… solo il ricordo mi mette in imbarazzo." lo prese in giro sarcastica.

 

Ron arrossì violentemente. "Smettila." balbettò.

 

"Mm… sì… ma se ci fosse? Come ci organizzeremmo?" domandò Harry fingendo vago interesse.

 

Lei lo guardò negli occhi perplessa. "In che senso?”

 

"Boh… per andarci… con chi ci andremmo.”

 

"Con chi decidiamo di invitare, ovviamente." disse Ron senza fare una piega. Una logica di ferro la sua.

 

"Con chi mi invita." fece Hermione scuotendo le spalle indifferente.

 

"E cioè?" domandò Harry.

 

"Beh… Hermione verrà di sicuro invitata da Malfoy." esclamò il ragazzo rossiccio con una smorfia.

 

"Beh, potrebbe anche farlo, dopotutto non credo che qualche ragazza Serpeverde si divertirebbe a sentirlo parlare a oltranza di Romeo e Giulietta… o magari Siddharta. Negli ultimi tempi è molto peggiorato." ragionò la ragazza ad alta voce.

 

"Ew… e tu accetteresti?" domandò di nuovo Ron, la sua doveva essere una battuta.

 

Harry ascoltava in silenzio.

 

"Meglio andarci con un amico piuttosto che con un appiccicoso ragazzo che non conosco…" rispose lei tranquillamente.

 

"Ew… ma è Draco Malfoy… cosa fai se cerca di baciarti?”

 

"Dai!!!! Ma che cosa ti viene in mente? Non credi che baciarmi nella mente di Draco Malfoy sarebbe come morire di una morte lenta ed atrocemente dolorosa?”

 

Ron ci penso su. "Mm, sì.. forse.”

 

"Ci siamo anche noi… nel senso che siamo anche noi tuoi amici… potresti andare con uno di noi due." intervenne Harry.

 

Hermione lo guardò sorpresa. Poi ci pensò su. "Non che non ci abbia pensato… ma tu inviteresti Cho… questo vuol dire che dovrei andarci con Ron… il che vuol dire passare la serata con voi due seduti al tavolo che parlate di Quidditch e io che mi giro i pollici, dato che con Cho proprio non ho niente di comune. A sto punto meglio Malfoy, magari non riesco a convincerlo a ballare… però ho una conversazione assicurata per tutta la serata. E che non riguardi il Quidditch." disse lei sorridendo.

In realtà solo nominare Cho l’aveva fatta innervosire parecchio.

 

"Io non ho intenzione di invitare Cho." disse Harry irritato, era gia' da un po' che Hermione insinuava riguardo Cho, ma lui non aveva piu' nessun interesse verso di lei.

 

"Ah." dissero i suoi due amici in coro.

 

"L’hai proprio lasciata perdere, eh?" chiese Ron.

 

"Già… completamente." disse sicuro.

 

Hermione rimase pensosa un attimo, si chiedeva se fosse davvero cosi' o era Harry che cercava di mantenere il sangue freddo e mostrarsi distaccato.

 

"Beh, potresti andare con Ginny, no?" propose il rossiccio.

 

"Mm… preferirei di no..”

 

"Che cos’ha mia sorella che non va?" insistette con forza.

 

"Non mi va e basta… niente contro di lei.”

 

"E' perché hai qualcun’altra in mente, di la verità.”

 

Era il turno di Hermione per ascoltare in silenzio.

 

Harry rimase in silenzio. Che tattica era meglio usare? Far finta che ci fosse qualcuno… ma poi tutti avrebbero saputo chi era quando l’avrebbe invitata… oppure sparare una balla totale. "No… solo non cerco nessuna cosa complicata.”

 

Hermione scosse la testa. "Parla l’uomo vissuto.”

 

"Cos’hai da dire su questo?" sbottò lui.

 

Lei scosse la testa. "E' che si sente un po’ da tutte le parti no… dopo che si ha avuto una delusione… oh, non voglio impegni… voglio essere libero…”

 

E che c’è di male?”

 

"C’è che si rischia di mandare a male qualcosa di prezioso. Di non afferrare l'attimo quando magari c'e' qualcuno che merita...”

 

"Beh… ci sono alcune cose che bisogna evitare.”

 

Che vuol dire?”

 

"Alcuni amori non bisogna accettarli.”

 

"Perché?" fece lei incredula.

 

"Perché si sa fin dall'inizio che finiranno male... che portano solo problemi… e insomma… abbiamo molte altre preoccupazioni di questi tempi che non e' proprio il caso di star male per amore...”

 

"Ah, non ci credo.” sbotto' lei sicura.

 

"Come no?” aggrotto' le sopracciglia, non capiva perche' Hermione fosse cosi' combattiva a riguardo.

 

"Se ti piace veramente una persona non stai a pensare a tutti i problemi che comporta il fatto che ti piacca... insomma… è più importante… automaticamente diventa piu' importante starci insieme... essere al suo fianco piutttosto che pensare solo alla vita quotidiana e ai problemi che si hanno...” cerco' di spiegare, ma si vedeva che era solo una teoria la sua, non era cosi' sicura delle parole da usare, anche se ci credeva veramente.

 

"Ma dai… è una visione utopica!”

 

"Devi ammettere che se sei innamorato di una persona, per quanto ci siano problemi non ci stai a pensare così tanto… essere innamorati non capita tutti i giorni, tra l’altro.” insistette, diventando rossa.

 

"Ascoltami… vorresti dire… che se mai ti capitasse un giorno di innamorarti di uno di noi due… ti dichiareresti subito, e vivresti felice e contenta?” sbotto' lui finalmente, maledicendosi subito dopo. Non doveva esporsi cosi' tanto.

 

Hermione arrossì. Per qualche strano motivo non le piaceva questo discorso. "Mm… non credo che a fermarmi sarebbe la paura dei problemi che potrebbe portare.”

 

"E allora cosa?”

 

"Piu' l’essere rifiutata." disse guardando verso la porta. Sperava arrivasse qualcuno, qualcuno che poteva far finire questa conversazione. Il cuore le batteva rumorosamente nel petto, lo sentiva rimbombare nelle tempie. La faccia in fiamme. Cercò di calmarsi, in fondo non stava facendo nessuna confessione. “Perche' creerebbe tensioni nell'amicizia...”

 

E non ti farebbe paura cio'?” Aveva ragione lui, quindi?

 

Si' certo... ma comunque... insomma... sarebbe un non dare fiducia all'amicizia che c'e'... anche se dovessi essere rifiutata... o qualsiasi cosa succeda... siamo amici prima e questo dovrebbe essere piu' importante di tutto il resto... e quindi tutto andrebbe per il meglio alla fine...”

 

Harry rimase interdetto, Hermione gli aveva dato una lezione, per l'ennesima volta, e senza neanche accorgersene.

Bisogna fidarsi degli amici, fino in fondo.

 

Ron che ascoltava appoggiato allo schienale della sedia, con le braccia conserte, li osservava immerso nei suoi pensieri.

Poi si mosse, spaventando i due, che ormai erano presi solamente l’uno dall’altra. "C’è qualcosa che non quadra tra voi due." disse improvvisamente.

 

"Eh?" fecero loro in coro.

 

"Niente niente. E ora di mangiare." aggiunse subito dopo, alzandosi in piedi.

 

E in silenzio, uscirono dalla Sala Comune. Lentamente le cose tornarono normali, la conversazione appena fatta fu messa da parte, per passare alle loro solite discussioni.

 

Come se fosse stato solo un sogno.

 

*

 

Come a rispondere ai loro dubbi, qualche sera dopo, prima di mangiare, Silente si alzò in piedi e richiamò l’attenzione dei presenti con una piccola tosse fittizia.

 

"Ragazzi.... come ben tutti sapete, da un anno a questa parte le cose nel nostro mondo si sono complicate parecchio, con il ritorno di Voldemort 'ufficiale' e le varie vicissitudini che ci hanno visto protagonisti, i continui attacchi, ho ricevuto parecchi gufi da parte di parenti preoccupati che mi chiedevano di tenervi qui per le vacanze di Natale.”

 

Ci fu un boato di dissenso.

 

"Silenzio ragazzi! Insomma, non si tratta di una cosa obbligatoria ovviamente. Ma dato che quest’anno si festeggia la notte delle due lune, nel mondo dei maghi, ci sarà un tempo particolarmente bello, e sarei felice di tenere, chiunque voglia rimanere a Hogwarts. Due giorni prima di natale, ogni vent’anni succede un evento particolare, una luna in più compare nel cielo. Si tratta di un simbolo magico molto importante, di buon auspicio per la vita e per la felicità della nostra comunita'. Dovremmo prenderlo come un segno di speranza in questi tempi bui. Quindi mi sembra una cosa accettabile, organizzare delle buone vacanze ad Hogwarts, e in particolare un ballo speciale per la notte delle lune. Potrebbe essere davvero una vacanza speciale e un bel ricordo per la vostra generazione. Pensateci." concluse infine.

 

Alla pronuncia delle parole magiche ballo e vacanze, le ragazze sembrarono già ben più interessate, iniziarono a parlocchiare tra loro e i ragazzi già le lanciavano sguardi irrequieti. La platea fu presto in fermento.

 

"Gradirei che tutte le persone che desiderino rimanere firmino i moduli nelle sale comuni. E ora… buon appetito." disse con la sua solita tranquillità, sedendosi subito dopo.

 

I tre ragazzi, seduti al tavolo dei Grifondoro si scambiarono sguardi saccenti.

 

"Portiamo sfortuna." disse Hermione sorridendo.

 

"Beh, dai… magari non sarà così male." disse Ron alzando le spalle.

 

Gli altri due rimasero in silenzio, pensando a cosa sarebbe potuto succedere.

Una pensava se qualcuno l’avrebbe invitata quest'anno, l’altro si chiedeva se avrebbe potuto invitare la persona con cui voleva ardentemente andare.

 

*

 

Solo una settimana dopo quell’annuncio, le liste nelle sale comune erano piene, e le ragazze emozionate iniziavano ardenti discussioni su cosa era il caso o no di indossare, e su chi era il cavaliere piu' popolare.

 

Harry sembrava essere il piu' conteso.

 

Andare con lui alla festa, a prescindere dal poi evitarlo nella vita normale, voleva dire essere al centro dell’attenzione, un salto incredibile di popolarita' per molte, senza poi contare il brivido che doveva essere uscire anche solo una volta con Harry Potter, colui-che-visse.

Numerose ragazze avevano iniziato a lanciargli sguardi seducenti ogni volta che si avvicinava e lui normalmente si girava dall’altra parte nauseato.

 

"Uffa… mi sto spremendo il cervello… ma non so davvero chi invitare." disse Ron sedendosi al tavolo dove c’era Harry intento a fare una lista delle persone a cui doveva fare dei regali di natale.

"Mi sa che ripiegherò su Hermione.”

 

Harry trasalì. "Non mi pare carino." fece cercando di fingere indifferenza.

 

"Perché? Pensi che qualcuno la inviterà?”

 

"Non lo so, può darsi, ma dicevo che non era carino prenderla come un ripiego.”

 

Mm, andiamo… a me piace Hermione." esclamò lui come se niente fosse.

 

L’altro valutò la cosa. Forse era meglio passare ad un metodo più chiaro. "Beh, in realtà volevo invitarla io… sai com’è… non voglio una ragazza che finisca per essere una palla al piede… almeno con lei passo una serata piacevole.”

 

Ron si appoggiò allo schienale e fissò i suoi occhi sul ragazzo che sedeva davanti a lui. "Mm… non mi sembra che però tu intenda usarla come qualcosa di diverso da un ripiego.”

 

"E' diverso." cercò di giustificarsi Harry.

 

"Ma va. È la stessa identica cosa… e se ce la giochiamo a morra cinese?" propose con innocenza.

 

"Dai, ma è bruttissimo.” Protesto' con una smorfia. Perche' Ron doveva rivelarsi difficile proprio in momenti del genere?

 

"Beh, mi sembra un metodo piu' che onesto per scegliere chi la potrà invitare.”

 

"Se lo venisse a sapere ci impiccherebbe entrambi… non è una merce.”

 

"E va beh, non ho mai detto niente del genere. È solo un metodo equo per decidere chi ha il diritto di invitarla.”

 

"No, non mi sembra il caso, davvero. E poi perché ci tieni tanto a portarla al ballo?”

 

"Potrei chiederti la stessa cosa! Mi pare che tu non avresti nessuna difficoltà a scegliere una fortunata tra le tante tue ammiratrici.”

 

"Oh andiamo. Sono insignificanti.” Al solo pensiero di invitare una di loro sentiva un brivido di panico.

 

"E avresti anche mia sorella che è simpatica e con cui vai estremamente d'accordo… in caso.”

 

Harry rimase in silenzio. Non sapeva più che cosa tirar fuori. Cosa doveva dire? Che voleva andare solo e soltanto con lei? Che non sarebbe mai andato con nessun’altra? "Facciamo così. Glielo chiediamo entrambi e sceglie lei, ok? Senza rancore… tanto passeremo insieme la serata comunque…" propose infine.

 

"Mm… dato che non è un occasione così seria, possiamo anche andare tutti e tre spagliati." fece lui.

 

L’altro scosse le spalle con un piccolo lamento di disapprovazione, ma non ebbe il coraggio di dire niente. Non che si illudesse che il ballo potesse essere una chissà quale occasione di privacy tra lui ed Hermione, ma sicuramente non aveva voglia di avere il suo amico attorno tutto il tempo.

 

Strano pensare questo di Ron.

 

*

 

"Hey Herm!" esordì qualche giorno dopo Draco Malfoy entrando in biblioteca, dove il trio stava studiando. Non guardò neanche i due ragazzi e si sedette all’angolo più vicino alla ragazza con grande non-chalance.

 

Harry notò purtroppo che Malfoy era davvero carino come aveva detto Hermione, non che se ne fosse accorto lui solo adesso, semplicemente tutte le ragazze presenti nella stanza si erano girate al suo ingresso e adesso osservavano invidiose il tavolo dove si trovavano.

 

"Ciao." rispose lei alzando gli occhi da ciò che stava leggendo.

 

Lui le porse il libro che aveva in mano. Il nome della rosa. "Finito." esclamò con entusiasmo.

 

"Wow… con questo mi batti, io non sono riuscita a leggerlo se non in una settimana.”

 

Lui fece una smorfia di scherno. Hermione rise. Sempre il solito.

 

Strano come avesse smesso di darle fastidio.

 

"Ti è piaciuto?" domandò poi.

 

E la loro discussione iniziò con qualche domanda e risposta per poi passare a grandi scambi di opinioni, l’uno ascoltava l’altro con trasporto e poi con altrettanta dedizione parlava. Non c’era un vero tema, ce n’erano di infiniti. Solo il tempo gli era nemico.

 

"Devo andare." disse Malfoy alzandosi di scatto, chiaramente non era contento della cosa.

 

"Mmhmm." rispose lei sorridendo.

 

"Ascolta." iniziò poi, attirando di nuovo il suo sguardo incuriosito. "…se non ti invita nessuno che ti interessa al ballo… che ne dici se andiamo insieme? Sai… io non è che abbia voglia delle solite Serpeverdi assatanate, loro ci sono sempre, non ho bisogno della scusa del ballo per farmele… e se non c’è nessuno che ti invita potremmo andare insieme… almeno ci facciamo una chiacchierata in pace.”

 

Un rumore di qualcosa che cadeva li fece girare verso Harry. Un libro enorme si trovava sul pavimento in quel momento. Lui non li guardava, ma rosso in faccia, tesissimo, raccolse quello che aveva fatto rovinare per terra.

 

"Va bene.” fece Hermione, cercando di non pensare a cio' che Draco aveva appena detto sulla sfilza di Serpeverdi che a quanto pare si poteva fare quando vuole.

 

"Cioè… avere la possibilità di andare al ballo con un Malfoy… devi ritenerti fortunata.” continuo' lui impettito.

 

"Scemo." rispose solamente lei, dandogli una piccola spinta alla spalla. "E poi, è proprio il tuo nome che è pericoloso e soprattutto anti-babbano, per cui cattivo." continuò poi.

 

"Se solo il mio nome ti e' nemico, chiamami solo amore e non saro' piu'-” inizio' a recitare Romeo.

 

Hermione scoppio' a ridere.

 

Beh, si tratta pur sempre di una linea pura, e antica. Non gli puoi togliere niente.” continuo' poi, scuotendo le spalle, come a dire che in realta' gliene importava poco.

 

"Mmhmm." disse solamente.

 

"Comunque, so che anche qualche Serpeverde dell'ultimo anno progettava di invitarti, sentendo le voci… a me sembrava uno scherzo, ma verificando, erano seri, sembra che tu abbia trafitto molti cuori ultimamente… quindi… se c’è qualcuno che ti invita con cui desideri andare basta che me lo dici… se no mi usi come ripiego…”

 

Harry e Ron si scambiarono uno sguardo, forse dovevano affrettare i loro piani.

 

"Questo vuol dire che ti potresti trovare senza dama alla fine?”

 

Lui sorrise malizioso. "Non credo proprio.”

 

Hermione non era sicura se la sua fiducia fosse nel fatto che lei non avesse nessuno che gli interessasse piu' di lui o se lui sapesse di aver fin troppe scelte a riguardo dame di accompagnamento.

 

Appena Draco lasciò la stanza Harry si sporse verso Hermione visibilmente preoccupato. "Hai intenzione di andare con lui?" domandò irrequieto.

 

"Mm… se nessuno mi invita… in fondo ve l’avev-”

 

Io voglio che tu venga con me." esclamò interrompendola, la sua voce stranamente nervosa. Lei lasciò cadere la matita per gli appunti che aveva in mano. Il cuore gli fece un tonfo nel petto.

 

Ron si alzò di scatto. "Hey, anch’io voglio che tu venga con me." fece con tono frettoloso.

 

Lei spalancò gli occhi. Mille pensieri iniziarono a girarle vorticosi per la mente. Che cosa stava succedendo? Poi cercò di fare due più due.

 

"Perchè?" domandò appena si fu ripresa leggermente.

 

Il ragazzo dai capelli rossi alzò le spalle indifferente. "Mm… non so chi invitare." spiegò con tranquillità, beccandosi un’occhiata di rimprovero.

 

"Beh, immagino che invece per te il motivo sia che non vuoi nessuno con cui impegnarti, giusto Harry?" fece poi acida.

 

Lui rimase in silenzio, ma con una gran voglia di urlare.

 

Hermione si alzò in piedi, raccolse le sue cose. "Il discorso è chiuso qui, non ho intenzione di andare con qualcuno che mi vuole solo per convenienza. Ci sono tante ragazze che sono vostre conoscenti a cui potreste chiedere una cosa del genere. A questo punto preferisco andare con Draco, lui di certo vuole andare con me perché apprezza la mia compagnia. Ma ovviamente non è una cosa che mi posso aspettare dai miei migliori amici." disse con freddezza per poi andarsene con decisione.

 

I due ragazzi rimasti in biblioteca si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi Harry si mosse per seguirla.

 

Riuscì a raggiungerla in poco tempo, le prese il braccio.

 

"Scusa Herm. Sai che non intendevamo questo.”

 

"Come no?" urlò lei di rimando, tremendamente arrabbiata ora. Soprattutto con se stessa per essersi illusa per un attimo che Harry volesse andare con lei e solo lei. Che ingenua. Stupida.

 

"Cioè, ok, ma sono ragioni superficiali, se non sapessimo di poter stare insieme con te e divertirci non te l’avremmo chiesto.”

 

"Cosa vuol dire? Che pensavate fosse comodo così avreste avuto la possibilità di stare tranquillamente voi due insieme a chiacchierare lasciandomi ad ammuffire per tutta la serata?”

 

No… non fare la stupida.”

 

"Stupida?”

 

Harry si accorse che stava peggiorando la situazione. "Scusa, davvero. Io vorrei davvero andarci con te.”

 

Lei lo guardò per un attimo in silenzio. Tutti quei pensieri, desiderava tanto non averli. E tutti scatenati da quella sua semplice frase, ripetuta proprio adesso. Voleva andarci con lei. Perché non poteva crederci? Ma soprattutto perché le piaceva così tanto l’idea che potesse essere vera? Non le piaceva pensare al suo migliore amico come a qualcosa di più… ma forse… l’aveva sempre fatto e adesso non poteva negarlo.

 

Però. C’erano tanti però. Lui non voleva impegnarsi. Lui voleva solo qualcuno con cui passare una serata tranquilla senza preoccupazioni. E questo le faceva rabbia.

 

"Mi spiace. Non ho intenzione di andare al ballo ne' con te ne' con Ron." disse in preda alla rabbia, rendendosi conto di quanto stava sbagliando, guardando lo sguardo indecifrabile negli occhi di lui.

 

Si girò e camminò di nuovo freddamente verso la sala comune.

 

Harry rimase fermo, in piedi nel corridoio, per molto tempo.

 

Le parole di lei gli avevano aperto una ferita nel cuore… si sentiva così male… non aveva mai immaginato che sarebbe stato così, innamorarsi della propria migliore amica.

 

Ormai non poteva non ammetterlo, seppur dolorosamente. Non solo era attratto da lei, ma era già innamorato.

 

E lei lo rifiutava così fermamente.

 

Solo quando riuscì a tornare un po’ più lucido si accorse che Hermione aveva tutte le ragioni per essere arrabbiata, lui le aveva dato ragione di pensare che la volesse solo come comodo passatempo.

 

Se solo avesse immaginato la verita', cosa avrebbe detto?

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Capitolo 9
*** Indecisione ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Grazie per i commenti <3 Mi spiace se ci sono errori qua e la', a volte sono troppo fusa quando rileggo la fic e non me ne accorto... per ora non ho beta quindi sono messa cosi' ^^ Questo capitolo in particolare credo di non essere stata molto coerente quando l'ho riletto >> abbiate pazienza ^^

A riguardo trama, ci tengo a dire solo che niente e' quello che sembra, e prima del ballo le cose cambieranno ancora ^^

 

 

CAPITOLO 9

 

"Draco, a me va bene andare con te al ballo." disse Hermione al suo amico una settimana prima delle vacanze di natale, mentre camminavano in un corridoio diretti a classe di Pozioni.

 

"Mm… come mai? Non c’era nessuno di interessante tra quelli che ti hanno chiesto?" chiese curioso, cercando di non far vedere quanto in effetti volesse sapere.

 

"No." disse lei scuotendo la testa decisa.

Anche se a distanza di tempo le faceva male pensare alla proposta di Harry..

 

"Sicura?" Le chiese dubbioso, non sapeva se si voleva fidare.

 

"Credo di sì."

 

"Guarda che non voglio che poi mi pianti in asso durante la serata. Se vieni con me sei con me e basta."

 

"In che senso?"

 

"Non voglio che poi ti metti a parlare con Potter e Weasley, o addirittura ti metti a ballare i lenti con Potter."

 

"E perché dovrei?"

 

Lui rise divertito. "Secondo me dovresti andare con lui."

 

Lei scosse le spalle. Alla fine Draco Malfoy si rivelava piuttosto sveglio, anche se lei non aveva idea di che cosa stesse insinuando. "E' lui che non vuole venire con me."

 

"Vuoi dire che non te la chiesto?"

 

"Sì, l’ha fatto… ma per un motivo sbagliato."

 

"Uhm… Hermione Granger, pignola fino all'ultimo capello... dai lascia perdere… è meglio se non andiamo insieme." disse prevedendo che si sarebbero creati problemi. E Draco Malfoy non era tipo da rincorrere problemi.

 

"Vuoi dire che mi stai scaricando?"

 

"Già." disse sorridendo maligno, ed andandosene con un saluto della mano.

 

"Bastardo." sibilò lei senza farsi sentire, improvvisamente arrabbiatissima, sbatté la borsa sulla sedia con forza e Harry e Ron, che erano già in classe si girarono preoccupati.

 

"Che c’è?" chiese Harry.

 

"Non rompere." rispose lei irritata.

 

Lui la guardò sorpreso, Hermione non le aveva mai risposto male. Guardò un attimo Malfoy, poi di nuovo lei, ma non riuscì a pensare a niente. Che cosa poteva essere successo?

 

"Tutto ok?" domandò ancora, era allibito.

 

"Tutto ok." rispose lei secca, sentendosi subito in colpa per aver risposto male. Non era colpa di Harry se Draco l'aveva scaricata.. o forse un po' lo era...

 

Lui si appoggiò allo schienale poco convinto, i suoi pensieri lo inseguivano continuamente. Sapeva di dover fare qualcosa per riparare le cose, voleva andare al ballo con lei, ma non si sentiva pronto a svelarle quello che provava. Era fin troppo anche per lui.

 

La raggiunse in corridoio, subito dopo la lezione. Correndole dietro le prese un polso per attirare la sua attenzione. Lei si girò irritata, nonostante la rabbia per l’abbandono di Draco si fosse in parte dileguata, non aveva voglia di dover spiegare niente a nessuno.

 

"Malfoy e' sempre il solito antipatico, ok?" sbottò sbuffando, come se fosse questo cio' che Harry volesse sapere. Lui la guardò un attimo perplesso, poi con un sorriso di sollievo le fece cenno di entrare in un corridoio per appartarsi un po’.

 

"Ok, ma non era questo che volevo sapere."

 

"E allora cosa?"

 

"Beh, in realtà volevo dirti una cosa."

 

"Cosa?"

 

"Ecco… io voglio veramente andare al ballo con te." disse ostentando tranquillità. Il discorso che si era preparato era chiaro e nitido nella sua mente, ma si sentiva comunque nervoso.

 

"Mm?" fece lei poco partecipe. Il suo cuore però aveva fatto un balzo… non le serviva credere che fosse tutta un’illusione, quelle parole la emozionavano comunque.

 

"Davvero Herm! Tu sei la mia migliore amica, e vorrei tanto passare una splendida serata con te. A prescindere da tutti quei discorsi, che davvero adesso non valgono niente… io volevo invitare te perché volevo passare la serata con te, e gli altri motivi si sono aggiunti dopo."

 

Lei rimase in silenzio. Era sollevata per le cose che diceva, ma allo stesso tempo… avrebbe voluto anche di più. Cosa esattamente non lo sapeva pero'.

 

Poi si fece forza e sorrise. "Va beh, andiamo insieme." Tanto non aveva scelta, non voleva andare da sola per poi incorrere nei soliti che la prendevano in giro.

 

Lui si sentì rivivere. “E' deciso allora!”

 

Okay...” Lo guardo' per un attimo incerta... era un buona idea? Harry sembrava davvero contento pero'. "Glielo dici tu a Ron?" domandò leggermente preoccupata.

 

"Mmhmm." fu la sua risposta affermativa.

 

*

 

Andò a cercarlo subito dopo la fine delle lezioni, abbastanza convinto di poterlo trovare nella sala comune dei Grifondoro. In effetti quando entrò dal ritratto lo vide seduto con un libro aperto davanti e dei fogli per gli appunti poco lontano. Non sapeva bene che cosa dire, ma qualcosa doveva pur fare.

 

"Hey." disse avvicinandosi e attirando l’attenzione dell’amico, che alzò la testa incuriosito e sorrise leggermente.

 

"Ciao."

 

"Trasfigurazione?"

 

"Già."

 

"Ascolta." incominciò subito. Prima parlava, prima tutto sarebbe finito. Aveva i nervi a fior di pelle e la strana sensazione che non avrebbe ottenuto quello che voleva.

 

"Sì?"

 

"Ho richiesto a Hermione se veniva al ballo con me e lei mi ha detto sì." fece tutto di un fiato, ostentando tranquillità.

 

"Cosa?" fece lui guardandolo fisso negli occhi.

 

Harry rimase in silenzio.

 

La reazione era più esagerata di quello che si aspettasse.

 

Ron era diventato completamente rosso.

 

"Beh, mi dava fastidio che si fosse arrabbiata con noi…" spiegò vagamente. “Quindi l'ho avvicinata prima... e abbiamo parlato...”

 

"Avevi detto che avrebbe scelto lei! Non dovevi farti avanti tu a mia insaputa!" protesto' il suo amico, non gli piaceva proprio questa cosa.

 

"Ha scelto lei comunque, in fondo sapeva che anche tu volevi andare con lei."

 

"E vorresti dirmi che lei avrebbe scelto te???" sbotto'. “Non e' giusto! Tu l'hai portata dalla tua parte a mia insaputa!”

 

"Beh, niente di personale." cerco' di calmarlo Harry.

 

In quel momento entrò Hermione nella sala comune, e appena li vide si diresse verso di loro, notando lo strano colorito di Ron solo quando era ormai troppo tardi per allontanarsi senza dare nell’occhio.

 

Lui appena la vide si alzò in piedi di scatto. "Hermione… vuoi davvero andare con Harry?" chiese subito.

 

"Cosa..?… Beh… sì, non è un problema."

 

"Anche se ci sono io che voglio andare con te?"

 

"Beh, tu mi vuoi solo come ripiego, perche' sei troppo timido per invitare altre ragazze."

 

Ron chiuse gli occhi. Per un attimo rimase ad analizzare in silenzio tutte le cose che gli frullavano nella testa. "Hermione, tu mi piaci." disse aprendo le palpebre e fissando lo sguardo in quello di lei.

 

I suoi due amici spalancarono gli occhi sconcertati.

 

"Cosa?" fece Harry alzandosi anche lui in piedi. Non riusciva a capire che cosa stesse succedendo. Ron aveva avuto il suo stesso piano, evitare di far capire i suoi sentimenti e invitarla al ballo comunque? Eppure adesso si scopriva, e lui era in completo svantaggio… o… forse stava già perdendo tutto. Provava un inconsueta repulsione per il suo amico in quel momento.

 

"Come amica.” Aggiunse Ron poi. “Sei la mia migliore amica... io voglio andare con te al ballo perche' le altre ragazze non mi piacciono....” Guardo' Harry per un attimo e poi torno' su Hermione. “Harry puo' scegliere chi vuole, tutte le ragazze della scuola sarebbero disposte ad andare con lui, anche quelle dell'ultimo anno... non e' giusto!”

 

Sembravano tutti pietrificati.

Hermione era arrossita visibilmente e cominciò a muoversi a scatti, imbarazzata. "Non so che fare." disse balbettando.

 

"Vieni al ballo con me." ripeté il ragazzo rossiccio. “Fallo come favore personale... per favore, non ti chiedero' piu' niente.”

 

No, non farlo Hermione.

 

Harry rivolgeva uno sguardo terribilmente triste ad Hermione. Si sentiva così male, il suo stomaco si era rigirato più volte nel petto, e il cuore batteva così forte da riuscire appena a sentire le parole che venivano pronunciate poco lontano da lui.

Per un attimo aveva pensato che anche Ron fosse interessato ad Hermione, e nonostante quel punto si fosse chiarito si era preso un bello spavento.

 

Perche' Ron doveva fare la vittima proprio adesso poi?

Era irritante che non volesse invitare nessuno e quindi si aggrappasse a Hermione. Allo stesso tempo pero', lui apparentemente non stava facendo molto meglio.

 

Adesso si sarebbe deciso tutto. La sua vita o la sua morte. Si sentiva sul patibolo in attesa di una grazia.

 

E tutto per un ballo?

 

Era proprio messo male.

 

Hermione si voltò di scatto. "Non posso." sussurrò in modo appena percettibile dai due ragazzi, come se parlasse con se stessa e poi corse via, nel dormitorio femminile, dove non potevano raggiungerla.

 

Non era mai stata tanto imbarazzata e angosciata in tutta la sua vita. I suoi migliori amici gelosi l'uno dell'altro e lei cosa doveva fare? Scegliere uno dei due? Creare altri litigi? Per cosa? Per un ballo a cui volevano andare solo per non dover scegliere una ragazza ufficiale? Ma che gioco era?

 

Eppure la cosa che lo tormentava di più era la reazione di Harry. Ma che cosa avrebbe potuto fare lui? Nessuno avrebbe potuto immaginare qualcosa del genere, che Ron covasse tutta questa invidia.

 

*

 

"Si può sapere che cosa ti è saltato in mente?" gridò Harry fuori di se dalla rabbia, attirando gli sguardi dei pochi presenti.

 

"Che cosa vuoi da me?" fece Ron scorbutico.

 

"Hermione doveva venire con me al ballo. Ti sembrava il caso di complicare le cose così?"

 

"No, Hermione doveva venire CON ME al ballo, non con te. Che diritto hai tu? Tu che puoi avere tutto quello che vuoi!"

 

"Cosa?"

 

Mi hai sentito bene! Puoi scegliere chi vuoi per andare a questo ballo, non capisco perche' devi prendere l'unica che potrei convincere a venire con me! Sono stufo del tuo comportamento da eroe solitario!”

 

"Io sono innamorato di lei." sussurrò Harry, con rabbia, ma Ron non comprese la frase per intero.

 

"Cosa?"

 

Chiuse gli occhi, li tenne serrati per un lungo momento. Doveva tenere i suoi sentimenti dentro? Per chi? Per cosa? Cosa aveva importanza? Tutte le persone che amava doveva perderle… avrebbe perso i suoi unici amici… così avrebbe potuto atteggiarsi sempre al suo ruolo più calzato come diceva Ron, l’eroe romantico.

Solo uno sfigato.

 

Girò sui tacchi e camminò con decisione fuori dalla stanza.

 

Il ragazzo dai capelli rossi lo guardò allontanarsi. Aveva la vaga sensazione di sapere che cosa non andava e non era perche' Harry non voleva prendere impegni.

 

Strinse i pugni con rabbia. Era stufo di essere l'ultima ruota del carro pero', non voleva andare a questo ballo da solo e Harry aveva tutto il tempo di provarci con Hermione un altra volta se tanto ci teneva. Cosa che comunque gli sembrava parecchio assurda.

 

Era solo un ballo alla fine.

 

"Tutto tornerà a posto… in qualche modo." si rassicurò sedendosi di nuovo sulla sedia che aveva occupato fino a mezz'ora prima cercando di calmare i suoi sentimenti.

 

*

 

Quella stessa notte Harry stava fissando una bara. Dentro c’era il corpo senza vita di Hermione, e lui la guardava senza fiato, in ginocchio davanti ad un altare funereo.

 

Non credeva di poter respirare, non credeva di poter vivere.

 

Eppure, era lì con gli occhi aperti, senza una singola lacrima, con la mente che non sembrava poter pensare a nulla.

 

La sua vita era il dolore. Viveva di dolore, respirava il dolore… si era stupito per un attimo che la terra non si fosse aperta sotto i suoi piedi, che l’inferno non l’avesse accolto nel momento in cui per la prima volta i suoi occhi si erano aperti davanti a quella visione, ma non era successo nulla, solo lui, dentro di lui esisteva un universo in pezzi.

 

Conteneva un dolore che non se ne sarebbe andato, era l’unica cosa rimasta di lui.

 

Si scosse nel letto spalancando gli occhi. Realizzando che era stato un incubo, sentì gli occhi pungergli e una lacrima calda scendergli sul viso. Hermione stava bene, vero?

 

I sogni legati a Voldemort non erano piu' tornati, questo era solo uno scherzo del suo inconscio.

 

Si alzò di scatto. Come poteva cacciar via il ricordo di quel dolore così intenso… il dolore di chi perde la persona che ama.

 

Iniziò a rimuginare scendendo le scale fino alla sala comune. Il suo pigiama larghissimo strisciava per terra con un silenzioso fruscio.

 

Se ci avesse pensato un anno prima, di certo, non avrebbe creduto possibile che si sarebbe innamorato follemente della sua migliore amica. Eppure più la vedeva, più passava tempo con lei, più sentiva di volerla per sempre. E purtroppo non era un amore platonico.

 

Con sorpresa trovo le luci ancora accese.

 

A un tavolo Hermione era intenta a leggere un libro particolarmente spesso.

 

"Hey." disse sorridendole sollevato.

 

"Ciao." disse lei ricambiando il sorriso.

 

"Che ci fai qui?"

 

"Non riesco a dormire." disse sinceramente.

 

"Nemmeno io." Mai era stato piu' vero.

 

Si sedette di fianco a lei. E senza potersi fermare mise una sua mano su quella di lei.

La sua pelle era così morbida, per un attimo non riusci' a pensare ad altro.

 

"Le cose che sono successe oggi ti hanno messo in agitazione?" domandò poi.

 

Lei annuì. Sentiva la mano sotto quella di lui, bruciare, come la sua testa. Un semplice contatto la rendeva così nervosa.

 

Andiamo. Era con il suo migliore amico, quante volte l’aveva abbracciato con tranquillità?

 

"Mi sa che è un po’ tutta colpa mia." Si sentiva colpevole, doveva ammetterlo.

 

"Beh, forse non si poteva evitare." Era molto piu' calma adesso, anche se ancora confusa.

 

Respirò a fondo per un attimo. "Cosa pensi di fare?" disse con nervosismo.

 

"Per il ballo?"

 

"Per tutto."

 

"Oh, non lo so. Cioè… lo so… ma non so quanto sarà facile." Come l'avrebbe preso Ron?

 

"Beh, se non vuoi venire più al ballo con me, basta che lo dici." La guardo' fisso, occhi verdi che sembravano poterla ingoiare.

 

Lei scosse la testa in fretta. "No, io voglio andarci con te."

 

Rimase un attimo in silenzio. Era giusto continuare a parlare? Dire perche' era cosi' sicura? In realta' non avrebbe saputo bene che cosa dire, non riusciva a mettere ordine nella sua testa.

 

Lui le strinse la mano. Ancora i ricordi del sogno lo tormentavano e non riusciva a seguire quello di cui stavano parlando. "Posso abbracciarti?" chiese poi improvvisamente.

 

Lei spalancò gli occhi sorpresa, ma poi annuì sicura. C'era qualcosa che non andava in Harry.

 

Si guardarono un attimo, immobili, e poi arrossirono. Staccarono le sedie dal tavolo e le girarono in modo da essere l’una di fronte all’altro.

 

Cosa gli era successo? Eppure non era la prima volta che si abbracciavano. Sembrava così difficile adesso.

 

Harry allargò le braccia impacciato. Prima mise una mano sulla spalla di lei, l’altra sul suo braccio. Si sentiva uno stupido.

 

"Adesso stringimi." disse lei rassicurante, diventando se possibile ancora più rossa di come lo era prima.

 

Non se lo fece ripetere due volte. Preso da tutto lo sconforto che aveva trattenuto nel cuore, la strinse a se con una forza tale da farla quasi cadere dalla sedia.

Si alzò in piedi, trascinandola con se, tenendola ancora il più vicino possibile.

 

I suoi ormoni gli suggerivano cose strane, ma aveva troppa paura per muoversi, o per lasciarla andare. Nonostante avrebbe dato tutto per poterla accarezzare in qualche modo. In fondo era un ragazzo, e quella che aveva tra le braccia era la persona che amava.

 

"Ti sto soffocando?" chiese lui senza però mollare la presa, il viso immerso nei suo capelli.

 

"No. Tutto ok." rispose lei. Il suo tono aveva un ché di felice.

 

"Allora sei ancora la mia compagna per il ballo?"

 

Stava rispondendo senza neanche pensarci. "Sì."

 

"Credi che le cose cambieranno?" sussurro' lui.

 

"Sicuramente."

 

"Non so se potremo davvero andarci insieme...”

 

"Ron si sta comportando da grande egoista... Ma e' giusto non fargli un favore? Non me ne chiede molti...”

 

A parte tutti i compiti che gli fai copiare?”

 

Gia', a parte tutti i compiti che gli faccio copiare...”

 

"Non e' giusto...” Protesto', non si accorgeva neanche della sua mano che si muoveva, delle sue dita che accarezzavano i suoi capelli.

 

E' che sembra davvero tenerci tanto... e non ha molte ragazze a cui chiedere un favore visto che sono solo io che sono sempre con voi." spiego' appoggiando la testa alla sua spalle.

 

"Mi piace." sospirò Harry, le sue difese erano decisamente a terra.

 

Hermione aggrotto' le sopracciglia. "Cosa?"

 

"Averti sempre con me." sospiro' chiudendo gli occhi, forse non voleva che lei sentisse, ma erano troppo vicini perche' non ci riuscisse.

 

Lei tremò un attimo. "Spero di poterlo essere sempre."

 

Si lasciarono solo dopo un bel po’ di tempo.

Riluttanti.

Si erano persi in una chiacchierata senza senso, ma iniziava a diventare un po’ troppo tardi.

 

Si salutarono con dolcezza prima di salire le scale, non erano contenti comunque, nonostante l’abbraccio che li aveva tenuti insieme così tanto tempo.

 

Non bastava.

 

Credevano ancora di essere solo e soltanto amici.

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Capitolo 10
*** Decisione ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'Autore: Questo capitolo e' un pochino piu' corto del solito, pero' finalmente si scopre con chi andra' al ballo Hermione ^^v domani poi postero' il primo capitolo del ballo che sara' un po' piu' tosto e lungo ^^ grandi sconvolgimenti ^^

 

 

 

CAPITOLO 10

 

Per i giorni seguenti Ron ed Harry non si parlarono molto e soprattutto non menzionarono il ballo. Avevano la strana sensazione che si sarebbe incrinato qualcosa se le cose con Hermione si fossero chiarite ed avevano entrambi paura di seguire quella strada.

 

Era impossibile girarci attorno per sempre pero', il ballo si avvicinava e per quanto l'idea di far finta di niente fosse allettante, non aveva piu' senso.

 

"Hey." disse Ron avvicinandosi ad Hermione che studiava da sola in biblioteca, quasi una settimana dopo la discussione.

 

Lei alzo' lo sguardo e sorrise un po' titubante, sapeva che doveva arrivare quel momento. Lancio' un occhiata al banco della bibliotecaria e noto' che era vuoto, bene, potevano parlare.

 

"Volevo sapere se venivi al ballo con me." disse lui abbastanza sicuro di quello che stava dicendo. Era un Grifondoro d'altronde, doveva farsi coraggio

 

"Ecco… io…"

 

"Lo so che dovevi andarci con Harry." la precedette lui, stringendo i pugni. "Comunque vorrei che venissi con me... per questa volta soltanto.."

 

"Vedi Ron…" inizio', cercando di concentrarsi.

 

Dai Hermione...”

 

No... Ron, ascolta... ci ho pensato su...”

 

La guardo' in attesa.

 

Non credo sia la cosa giusta da fare...”

 

Andare con me? E perche' lo sarebbe andare con Harry?”

 

Esatto.”

 

Cosa?” Ron non capiva.

 

Non e' giusto che io vada con uno di voi due...”

 

Adesso era confuso.

 

Non capisci? Voi vi appoggiate a me, uno perche' non vuole avere una relazione al momento, l'altro perche' non ha il coraggio di chiedere di andare al ballo alla ragazza che gli interessa veramente.” E lo guardo' fisso.

 

Il ragazzo divento' rosso come un peperone.

 

Se accettassi di andare con uno di voi due vi farei un favore si', ma vi farei anche del male... sono situazioni che bisogna affrontare le vostre, senza scappare dagli amici...”

 

Lui sospiro', ben poco convinto, ma sapeva che non sarebbe riuscito a convincere Hermione a fare quello che voleva lui. Non ci era mai riuscito. Considerando la settimana di silenzio riguardo l'argomento poi, aveva immaginato che le cose non sarebbero andate come sperava.

L'idea che comunque neanche Harry avrebbe avuto quello che voleva lo consolava in parte, almeno erano sulla stessa barca.

 

E comunque secondo me Luna verrebbe con te... e non e' l'unica...” ci tenne a puntualizzare Hermione, scuotendo le spalle.

 

Ron spalanco' gli occhi, improvvisamente preso da tutt'altri pensieri. “Dici?”

 

Si' dico...” disse ridendo: “Devi solo provarci...” Gli andò incontro e lo abbracciò amichevolmente, voleva essere un incoraggiamento, ma in parte era solo felice che Ron fosse cosi' accomodante.

A volte si dimenticava che non tutti erano intrattabili come Harry.

 

Lui sorrise, improvvisamente felice e imbarazzato. Forse andarci con una ragazza diversa poteva essere una buona idea.

 

"Immagino di essermi perso qualcosa." disse una voce sarcastica che proveniva dall’ingresso.

 

Hermione si irrigidì riconoscendola, si allontanò dalle braccia del suo migliore amico con uno scatto veloce e guardò Harry che appoggiato allo stipite della porta osservava la scena a braccia conserte. I suoi occhi erano scuri, uno sguardo cupo ed incomprensibile. Aveva eretto un muro tra di loro. Una marea di pensieri e rabbia sembravano dividerlo dalla realtà e dalle parole dei suoi due amici.

 

Si sentiva solo, improvvisamente.

Lui doveva essere solo.

L’eroe, nasce e muore solo.

Senza poter essere amato.

Non era una fiaba, non c'era un vero amore corrisposto, era tutto solo dolore.

 

Era così patetico. Non riusciva a muoversi, poteva solo perdersi nel buio della sua mente.

 

"Ascolta Harry." lo raggiunse a malapena la voce di Hermione, che si avvicinava e cercava di appoggiare una mano sul suo braccio.

 

Lui la rifiuto', scuotendola via, il calore della sua mano gli aveva ricordato il loro abbraccio di qualche giorno prima e improvvisamente era furioso.

Non riusciva a rispondere, ne' ad urlare tutta la sua rabbia.

 

Perché?

 

"Lasciami indovinare… andrete al ballo insieme, giusto?" sibilo' finalmente.

 

"Perché lo dici come se fosse un’offesa nei tuoi confronti?" intervenne Ron, guardandolo con sfida.

 

Harry arrossì, per un attimo preso alla sprovvista.

"Scusa se mi ritrovo ad andare al ballo da solo, a qualche giorno di distanza!" reagi' poi.

 

"Beh non sei l'unico.” intervenne Hermione. “Siamo messi tutti allo stesso modo.”

 

Ron faceva gia' il broncio, gli era piaciuta l'idea di far soffrire Harry ancora un po' a riguardo.

Lui si' che aveva l'imbarazzo della scelta riguardo chi invitare.

 

Cosa vuoi dire?” chiese confuso.

 

Beh... ho deciso che non andro' con nessuno di voi due.” rispose lei sicura, forse sottovalutando la reazione che poteva avere Harry.

 

Cosa?” Il tono di voce era piu' alto adesso.

 

Lei degluti' a fatica, di nuovo nervosa. “Beh, tutti e due mi avete chiesto un favore come amica... ma come amica mi rendo conto che il farvi quel favore vi farebbe solo male..”

 

Harry non riusciva a seguirla, e non capiva perche' Ron fosse cosi' tranquillo.

 

Insomma... voglio che Ron si impegni e chieda ad una ragazza di uscire, cosi' la smette di starti sempre dietro... e voglio che anche tu faccia lo stesso... insomma... se non ti senti pronto ad uscire con una ragazza nuova forse e' perche' non hai ancora dimenticato Cho...” Cerco' di non fare una smorfia nel dire il suo nome. “E forse questo significa che dovresti darle un altra possibilita'?” Non che le piacesse l'idea, ma qui si trattava di fare la cosa giusta, ed era la conclusione piu' logica.

 

Harry era ancora piu' confuso. Che c'entrava adesso Cho?

 

Insomma... non andro' con nessuno di voi due...” Si spazienti' Hermione. “Quindi... fatevene una ragione e smettete di litigare.” concluse sicura, anche se in realta' non lo era per niente.

Sapeva che era la cosa giusta da fare pero', doveva esserlo.

 

Ma non mi interessa Cho...” cerco' di protestare Harry, troppo stupito e irritato per sapere cosa dire. Non si aspettava una cosa del genere.

 

E allora chiedilo ad una ragazza che ti interessa!” continuo' Hermione testarda.

 

Ma gia' l'ho fatto!

 

Ron lo guardava come se stesse aspettando qualcosa.

Lui sapeva, l'aveva capito nonostante la sua sensibilita' da cucchiaino.

 

Dio Hermione sei irritante!” esclamo' Harry improvvisamente. Perche' doveva cercare di 'fare la cosa giusta' in una situazione del genere?

Si sentiva in trappola, aveva sbagliato tutto, e lo sguardo fisso carico di aspettativa che gli stava rivolgendo il suo migliore amico lo stava innervosendo anche di piu'.

Cosa doveva fare? Confessare i suoi sentimenti davanti a tutti?

 

Grazie davvero... grazie di niente!” sbotto' irritato, i suoi occhi verdi sembravano lame quando lancio' un ultimo sguardo a Hermione.

 

Poi giro' i tacchi, e lascio' la stanza.

 

Solo.

Da solo.

Di nuovo da solo.

 

Non riusciva a credere che si fosse arrivati a quel punto. Tutta colpa di Ron che si era intromesso con la sua insicurezza, distruggendo tutte le possibilita' che aveva Harry.

 

E adesso cosa avrebbe fatto?

 

Hermione sarebbe andata da sola? O ancora peggio, con Malfoy?

 

L'idea soltanto lo faceva infuriare.

 

Ma cosa poteva fare?

 

Aveva ragione Hermione, lei aveva il diritto di frequentare chi voleva e lui purtroppo non poteva fermarla... era il suo migliore amico d'altronde, ed era stufo di litigare...


Anche se era stato ferito.

 

Anche se faceva male andarsene e non essere rincorso.

 

E quello che faceva piu' male era sapere che se Hermione fosse stata interessata a lui veramente avrebbe deciso di andare comunque al ballo con lui, a prescindere da quello che diceva Ron.

 

Hermione aveva preso la sua decisione e lui era stato bellamente messo da parte.

 

*

 

Dammi il libro.” disse Draco contrariato quando Hermione lo allontano' dalla sua stretta.

 

Ti ho fatto una domanda... vorrei che rispondessi...” rispose lei con un sorrrisino.

 

Che noia. No, non ho ancora chiesto a nessuna di venire con me al ballo...” sbotto', scattando verso il libro e Hermione lo lascio' fare.

 

Come mai?”

 

Lui alzo' lo sguardo' verso di lei e scosse le spalle. “Non ho ancora deciso chi sara' la fortunata...”

 

E Hermione sapeva bene che non stava scherzando, tra i Serpeverdi era sicura che qualcuna avrebbe anche ucciso per uscire con Malfoy, se non per la sua bellezza, per le connessioni politiche ed economiche che aveva.

 

Stai aspettando qualcuno in particolare?” gli chiese, avvicinandosi.

 

Lui la guardo' male. “Non usciro' con nessuna delle tue amiche Grifondoro, se e' questo quello a cui volevi arrivare... non accetto raccomandazioni...”

 

Non ne dubitavo...” commento' volgendo gli occhi al cielo, Draco non era certo facilmente influenzabile.

 

Cos'e' tutto questo interesse?” Finalmente si interessava all'argomento, doveva esserci un motivo per cui Hermione ne volesse parlare.

 

E' che io non ho un cavaliere..” confesso', scuotendo le spalle, cercando di non mostrare quanto la cosa le desse fastidio.

 

Lo sapevo!” disse lui con un sorriso di trionfo.

 

Eh?”

 

Sapevo che me l'avresti chiesto di nuovo...”

 

Non sapevo fossi cosi' bravo in Divinazione.” lo prese in giro lei.

 

Divertente. Ma non serve la divinazione per vedere queste cose...” I suoi occhi grigi avevano una strana scintilla.

 

Lei alzo' un sopracciglio, lo stomaco le si contrasse dal nervoso quando lui fece un passo in avanti.

Queste cose?”

 

Che io sono l'unico ragazzo che ti interessa al momento..” disse, era cosi' vicino al momento che pote' mettersi a giocare con un suo ricciolo.

 

Lei lo guardo' interdetta, ma non sapeva che dire, non aveva tutti i torti. Se non si contava Harry.

 

O almeno l'unico che ti puoi permettere di ammettere...”

 

Non aveva senso smentire. Aveva ragione in tutti i sensi. “Quindi?” lo sfido', alzando il mento orgogliosa.

 

Nonostante tutto, Draco era sorpreso del fatto che lei non negasse, doveva essere quel coraggio Grifondoro di cui tutti parlavano?

Si trovo' ad arrossire. La situazione era piu' imbarazzante di quello che si era immaginato.

Poteva davvero andare al ballo con una mezzosangue?

Saremmo il pettegolezzo piu' caldo della scuola...” disse con una risata.

 

Hermione annui'. “Quello e' sicuro...” Non riusciva ad elaborare. Era normale non riuscire a capire molto quando un ragazzo ti stava tanto vicino? Sentiva distintamente il calore del suo corpo a un soffio dal suo, e continuava a guardare le sue dita giocare con i suoi capelli.

 

Direi che si puo' fare...” confermo' infine. “Tanto non credo che la voce arrivera' a mio padre... e posso sempre negare...”

 

Lei rise leggermente. “Povero Draco... fare cose che lo mettono in imbarazzo...”

 

Solo una cosa...” rispose lui, la punta delle sue dita pallide le toccarono la guancia e lei chiuse gli occhi per un attimo.

 

Cosa...?” chiese, ma non ebbe il tempo di fare nient'altro, Draco la stava baciando.

 

La pressione delle sue labbra, morbide e stranamente calde, leggermente umide.

 

Un secondo e gia' si stava allontanando.

 

Lei apri' gli occhi e lo guardo' incuriosita.

 

Draco sorrise. “La prova generale per il vischio.” disse con complicita' e poi si diresse verso la porta.

Ci vediamo al ballo.”

 

Hermione non sapeva come reagire.

 

Non cambiare piu' idea sul tuo cavaliere...” le raccomando' scherzoso, incredibilmente Draco Malfoy stava sorridendo.

 

Okay...” disse, finalmente sorridendo, e arrossendo come non mai.

 

Le cose si complicano.

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Capitolo 11
*** La Notte del Ballo Parte 1 ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Finalmente il ballo! Questo capitolo prova il teorema che dice Harry triste = Harry che si caccia nei guai XD Per ora comunque e’ tutto dalla parte di Hermione, per i sentimenti di Harry dovrete aspettare il prossmo capitolo <3
Questo capitolo e' pieno di avvenimenti! Fatemi sapere che ne pensate!






CAPITOLO 11


Il giorno del ballo arrivò in fretta, Hermione inizio' a prepararsi alle cinque del pomeriggio, determinata a fare una bella figura a fianco di Malfoy.

 

Con la musica a tutto volume si era fatta una lunga doccia, in parte per lavare via un po’ della tensione che aveva accumulato in quelle prime ore.
 


 

Aveva tentato di pensare più seriamente al cavaliere che l’avrebbe accompagnata quella sera, ma finiva sempre per arrossire e insultarsi gratuitamente per essere troppo nervosa.

Alla fine tentava di pensare ad altro, ed era più forte di lei, l‘immagine del suo migliore amico era l‘unica cosa che la calmava.
Le sue parole le giravano nella mente per ore.

 

Come poteva farsene una colpa pero', considerando i tempi che correvano? Harry era la chiave di molti misteri e forse l'unica speranza per il mondo magico... era normale pensare a lui, no?


 

Harry aveva accuratamente evitato di parlare del ballo, e dalla sua parte lei aveva fatto lo stesso, cercando di non irritarlo in nessun modo, aveva paura della sua possibile reazione.
Gia' il fatto che non avesse deciso di parlarne lui per primo, che non le avesse tenuto il muso, ma anzi facesse finta di niente e si mantenesse in un sottile buonumore le sembrava la calma prima della tempesta.
Ciò non toglieva che stesse morendo dalla voglia di sapere chi sarebbe stata la ragazza fortunata ad andare con lui.

 

Che fosse veramente tornato da Cho come lei le aveva consigliato?

 

Come a tacito accordo, neanche Harry aveva fatto domande riguardo il suo cavaliere, ma considerando che la voce era girata ampiamente, immaginava che tutti sapessero che lei sarebbe andata con Draco.  
Come avevano previsto, erano sulla bocca di tutti, e anche se meta' scuola credeva fosse solo uno scherzo organizzato bene, Harry avrebbe saputo che era la verita'.

 

*

 

Ironia della sorte, la prima persona che vide appena scesa in Sala Comune fu Harry.

Con il suo abito da cerimonia era splendente.

Una strana sorta di magia sembrava aleggiare attorno a lui.

Come se fosse lui in realtà quello che doveva accompagnarla, lo raggiunse con un sorriso.

 

Lui si girò in quel momento.

 

La vide.

 

Il cuore in mano.

Avrebbe voluto piangere e ridere allo stesso tempo.

Era troppo bella per essere vera.

 

Aveva un vestito lungo, blu, semplicissimo, che le arrotondava le curve del corpo con leggerezza, senza farsi troppo notare, le dava una raffinatezza classica.

Affascinante e tutta Hermione.

 

Appena fu vicino all’ingresso, lui allungò la mano verso di lei, e lei la prese come se fosse la cosa piu' naturale del mondo.

Harry la guardo' negli occhi e la tirò a se.

 

Sembrava un incantesimo.

O forse una strana danza di cui sapevano a memoria i passi.

 

Solo un attimo d’esitazione.

Poi senza veramente pensarci troppo Harry si abbassò verso di lei e premette le sue labbra sulle sue con un dolce bacio.

 

Per un attimo c'erano solo i loro respiri bloccati in gola.

Un attimo di vita bloccato nel tempo, la perfezione dei sensi.

 

Poi si sentì esplodere, il viso bruciare, le orecchie infiammarsi.

Il cuore.

Festeggiava.

Eppure voleva di più.

 

Due cuori che per un attimo battevano all'impazzata.

 

"Sotto il vischio." spiegò lui quando si allontano', indicando la pianta che stava sopra le loro teste.

 

"Ah… oh." disse lei balbettante.

Era la seconda volta che la fregavano cosi'.

 

Quindi i baci sotto il vischio non valevano?

 

E perche' si sentiva cosi' persa questa volta? Per un attimo non sapeva piu' che giorno fosse e cosa stesse facendo... tanto meno dove fosse diretta.

 

Lui sorrise leggermente. Le sue emozioni represse lottavano per una qualsiasi via di espressione.

 

Calmati, si disse con decisione, e lo guardo' fiera, cercando un po' di contegno.

 

"Ehm… hai del rossetto sulle labbra." fece lei con un sorriso.

 

Harry si portò una mano alla bocca, senza poter più nascondere l’imbarazzo, stava arrossendo.

 

"Stai aspettando che scendano tutte le ragazze per farti baciare?" continuo' poi, cercando di trovare una ragione per quello che stava succedendo.

 

Scosse le spalle. "No, solo te… dato che dovevi essere la mia dama." disse facendo una smorfia.

 

Cadde un silenzio imbarazzante.

 

Volevo esserlo.

 

"Ron è uscito poco fa… era troppo nervoso forse." Cercava con tutte le sue forze di suonare almeno un minimo normale.

 

“Ci credo... non se l'aspettava che Luna l'avrebbe invitato...”

 

Quel bacio. Forse era troppo anche per lui. Come aveva potuto? Che diritto aveva?

Scosse le spalle. Perché pensarci adesso? Ormai era fatta, e lei pensava fosse una cosa innocente. Mai avrebbe creduto che veniva tutto dal desiderio che provava nei suoi confronti.

 

Il suo piccolo segreto.

 

Stupido.

 

"Ok, e' meglio che scenda." sbottò nervosa. Aveva la netta sensazione di star facendo qualcosa di sbagliato, anche se non sapeva cosa.

 

Si diresse verso l’apertura del ritratto, ma si girò un ultima volta. "A proposito… com’è che non vi parlate più in questi giorni? Cos’è successo?" chiese perplessa.

 

Se ne era accorta solo ora? Troppo occupata a pensare ai suoi problemi.

 

Harry scosse le spalle. "Niente... era solo troppo preso con i preparativi..." fece guardandola sparire dietro la Donna Grassa.

 

Guardava la sua Hermione allontanarsi da lui. Andare da un altro.

 

Doveva essere lui.

Il suo cavaliere.

L’aveva desiderato tanto.

 

*

 

La ragazza trovò Ron poco lontano dalla sala comune.

 

"Hey." disse tranquillamente per attirare la sua attenzione.

 

Lui distolse lo sguardo dal panorama che stava osservando fuori dalla finestra per guardarla in tutto il suo splendore. Rimase a bocca aperta. Sì, sapeva che Hermione fosse carina, ma non credeva potesse trasformarsi in modo tale.

 

“Ciao.”

 

“Ciao.”

 

"Bel vestito." disse con trasporto.

 

Lei sorrise. "Grazie."

 

Per qualche strano motivo non sentì neanche un po’ di imbarazzo. Eppure se fosse stato Harry a pronunciare quelle parole…

 

“Emozionato?” gli chiese con una piccola gomitata.

 

“Un po'....”

 

“Buona fortuna.”

 

“Grazie...” disse con un sorriso complice, e si allontano' quando vide Luna in lontananza.

 

Hermione si guardo' attorno un po' persa per un attimo, era strano, ma sentiva ancora il calore delle labbra di Harry su di lei... che brutta invenzione quella del vischio!

 

Inizio' a scendere le scale verso la sala grande, e inizio' ad avere i suoi primi dubbi... e se Malfoy non si fosse presentato? Se questo fosse in effetti uno scherzo parecchio ingegnoso?

 

Si trovo' a guardare la porta d'ingresso non sapeva se entrare o aspettare... che figura avrebbe fatto ad aspettare un serpeverde che non si sarebbe mai presentato?

 

“Sei bellissima.” disse una voce al suo fianco e lei trasali'.

 

Draco.

 

Lo guardo' e sorrise sollevata. “Sei qui.”

 

“Sono puntuale... sei tu che sei un po' in anticipo...” le fece presente.

 

Lei rise. “Il lupo perde il pelo, ma non il vizio...”

 

“Ovviamente...” rise anche lui, i suoi occhi brillavano quando la guardarono, sembrava che lo credesse veramente... che lei fosse bellissima. Possibile?

 

"Possiamo andare mademoiselle?" domandò poi, porgendole il braccio.

 

Lei lo prese con disinvoltura e lo seguì nella sala grande preparata per l’occasione.

 

"Vuoi qualcosa da bere?" le domandò subito lui.

 

Lei annuì. "Sì, grazie." Non pensava che Draco si sarebbe rivelato un cavaliere.

 

Lasciata sola in mezzo alla folla iniziò a osservare attentamente le persone vicino cercando qualcuno di familiare. Tante ragazze la guardavano malissimo e si senti' un attimo a disagio. Forse Draco era anche piu' popolare di quanto pensasse.

 

Chissà quando arriverà Harry...

 

Vide Lavander poco lontano, insieme a Ginny e Parvati.

 

Si avvicinò a grandi passi. "Ciao." disse sorridendo.

Loro ricambiarono raggianti. Erano felici. Tutte tirate e preparate per i loro accompagnatori. Strano come bastasse così poco a rendere felice una ragazza.

 

"Non riesco a credere che tu sia con Malfoy... i serpeverde sono infuriati." disse Ginny, apparentemente molto divertita dalla cosa.

 

“Ma come e' successo?” chiese Parvati curiosa.

 

“Siamo amici... anche a Draco piace leggere... è andato a prendere qualcosa da bere adesso." Non aveva idea di che altro dire in verita'. Non sapeva bene neanche lei cosa stesse succedendo.

 

"Draco? Oh dio che carina! Lo chiami Draco adesso?”

 

Hermione arrossi'.

 

“Ma dicci piuttosto... la cosa piu' importante... dicci com'e'!” inizio' Lavander, facendo ridacchiare le altre due.

 

“C-com'e'?” ripete' lei, confusa.

 

“Andiamo... com'e'... a letto...” rise Parvati.

 

Hermione arrossi' fino alla punta dei capelli.

Ma avevano bevuto?

 

“Spero tu stia dicendo solo cose positive su di me.” disse Malfoy arrivando alle sue spalle.

 

La ragazza si giro' di spalle e rise. “Ahah... giusto in tempo.” commento' prendendo il bicchiere di burrobirra e bevendone un sorso nervosa.

 

Draco guardo' le ragazze Grifondoro attentamente, come facendo una stima di quanto valessero. Loro sorrisero imbarazzate, cercando di non bisbigliare troppo tra di loro, probabilmente elaborando ampiamente sulla reazione di Hermione.

 

“Beh, dove sono i tuoi amici? Con chi viene Potter alla fine?” disse poi Draco, nascondendo la sua curiosita' con un espressione distante.

 

Hermione guardo' la porta da dove poco prima era entrata lei per vedere se arrivava.

 

"Non lo so." ammise.

 

"Che io sappia non l’ha chiesto a nessuna." disse Parvati.

 

"A me mi ha rifiutata." esclamò Ginny con sorpresa di tutte.

 

"Cosa?"

 

"Beh, gliel’ho chiesto giovedì… e lui ha detto no."

 

"Che scusa aveva?"

 

"Nessuna."

 

"E come ti ha scaricata?"

 

"Ha detto: 'scusami, ma non posso'"

 

Hermione rimase a guardare il nulla per un po’. Con chi sarebbe venuto Harry? Si sarebbe ritrovata davanti ancora Cho Chang?

 

Draco la guardo' per un attimo, e poi approfitto' della sua distrazione per metterle un braccio attorno alle spalle.

 

Lei senti' l'improvviso calore e lo guardo' sorpresa quando si senti' stringere piu' vicina.

 

Poi nella stanza entrò proprio l’oggetto dei loro discorsi.

 

Harry.

Solo.

 

“Davvero onorevole.” disse Malfoy, guardando nella stessa direzione, stranamente non aveva la sua smorfia tipica.

 

Hermione lo guardo' strano.

 

“Beh, non ha una ragazza che gli piace e allora va da solo... mi sembra una buona scelta... anche se e' stato Potter a farla...”

 

La ragazza guardo' in basso, sentendosi in colpa... non avrebbe voluto lasciare Harry da solo.

 

“Strano considerato che poteva praticamente uscire con chi voleva... potrebbe farsi chiunque stanotte...”  continuo' scuotendo le spalle.

 

“Ma Harry non e' cosi'...” mormoro' Hermione. Harry era diverso da tutti gli altri, nel bene e nel male.

 

Draco ridacchio'. “Lo fai sembrare un qualche eroe romantico...”

 

“Forse lo e'.” commento' lei, e in effetti lei lo vedeva cosi', l'aveva sempre visto cosi', dal giorno in cui l'aveva salvata dal Troll.

 

“Andiamo va... ho sentito abbastanza su Potter da avere la nausea... sta a te' farmela passare adesso..” e la strinse ancora un po' a se, trascinandola verso uno dei tavoli ancora liberi.

 

La serata passò abbastanza in fretta, Harry era sparito dalla circolazione e Hermione non ci pensava poi cosi' tanto presa dalla conversazione con Draco.

 

Avevano iniziato un discorso complicato, e rimasero seduti a chiacchierare, stretti, uno vicino all'altro come se si stessero confidando segreti, e non badavano molto al mondo esterno.

 

Non gli sembrava vero di avere finalmente tutto il tempo di parlare di cio' che gli passava per la testa.

 

Dopo un paio d'ore, quando avevano iniziato a correggere i drink e la pista era piena di persone un po' brille, una musica lenta inizio' a suonare dalle casse, e Draco le chiese di ballare.

 

Arrossendo per la milionesima volta, Hermione riuscì solamente ad annuire.

 

Andando verso la pista da ballo vide di nuovo Harry.

Era proprio davanti a lei, a qualche metro di distanza.

Nel suo abito nero era bellissimo, più di quanto lei si ricordasse, le sue mani incrociate dietro la schiena, il suo sguardo era scuro.

 

La guardò come se si aspettasse qualcosa.

 

Poi la vide. La mano di lei legata a quella di Malfoy, che determinato la trascinava sulla pista.

 

Hermione non fece in tempo ad incrociare di nuovo i suoi occhi che lui non c’era già più, e il ragazzo dai capelli biondi le aveva messo un braccio attorno ai fianchi e l’aveva stretta a se' possessivo.

 

Le loro mani ancora unite, appoggiate al suo petto.

 

Non pote' fare a meno di arrossire ancora di piu', erano letteralmente appiccicati ed una parte di lei sembrava risvegliarsi da un lungo sonno.

Le sembrava di avere farfalle che svolazzavano nello stomaco.

 

"La serata sta per finire." disse lui dopo un po’, portando le loro mani a livello delle sue labbra. Un soffice bacio sulle sue dita, e lei si trovo' persa nei suoi occhi grigi.

 

"Già."  rispose, non era in grado di trovare parole, era troppo nervosa.

 

“Non abbiamo trovato il vischio...” commento' lui con un sorriso tremante, un po', forse,  anche Draco Malfoy poteva essere nervoso.

 

Lei si morse un labbro, cercando di non perdere l'uso delle gambe.

 

Era semplicemente un momento perfetto. La musica, le luci, e lui era davvero troppo carino.  Sembrava un principe con il suo abito da cerimonia.

 

“Gia'... alla fine la prova non e' servita...” mormoro' Hermione.

 

“Natale non e' ancora finito pero'...” disse lui guardandola fissa, gli occhi si muovevano sul suo viso, sulle sue labbra.

 

“Ci sono ancora un po' di giorni in effetti... forse lo si trovera' ancora in giro... quando meno te l'aspetti...” La sua voce tremava un po'.

 

E lui la strinse a se', ancora di piu', talmente vicini che i loro respiri si mescolavano. “Forse dovremmo esercitarci ancora un po' allora...”

 

Hermione lo guardo', ma non riusciva veramente a pensare, annui', e il secondo dopo erano appiccicati.

 

Labbra aperte, unite, calde, umide.

Draco la stava divorando in un bacio rovente.

 

Era quasi una battaglia, la sua lingua che voleva ottenere tutto di lei, esplorare, assaporare, ogni carezza era possessiva e unica.

 

E faceva improvvisamente caldo.  


 

Proprio in quel momento pero', un urlò altissimo seminò nel giro di qualche secondo il panico nella sala e loro si fermarono spaventati.

 

Lo stesso urlò che avevano sentito un mese prima.

 

Harry!

 

Hermione si staccò immediatamente e si lanciarono uno sguardo preoccupato.

 

“Devo trovare Ron e Harry!” disse nervosa, prendendo la bacchetta che aveva a portata di mano.

 

“Hermione... sta attenta...” sbotto' Draco, iniziava a capire come il trio si cacciasse sempre nei guai visto che invece di scappare come tutti gli altri, loro si dirigevano verso gli urli strazianti.

 

“Ci vediamo dopo.” disse lei con un sorriso teso e si fece spazio tra la folla che cercava di scappare dalla parte opposta a dove voleva andare lei, l’entrata del castello.

 

Ron la raggiunse poco dopo, bacchetta in mano, le si mise al fianco e le prese la mano aiutandola tra la folla.

 

Riuscirono ad arrivare in tempo per vedere qualcosa di verde allontanarsi dietro al portone spalancato, che si richiuse subito dopo.

 

Un nuovo lungo solco di quattro enormi unghie era lo spettacolo che li accolse.

 

Questa volta sul soffitto.

 

Si guardarono attorno con apprensione. Alcuni professori iniziarono ad arrivare.

 

"Dov’è Harry?" chiese la ragazza preoccupata.

 

Ron alzò le spalle pallido, aveva una strana sensazione.

 

Hermione iniziò a chiedere in giro nervosa. Qualcuno doveva averlo visto!

 

“Non lo so” era la risposta più frequente. “L’ho visto in giro poco fa” quella di chi lo conosceva.

 

Finalmente raggiunse Parvati e Ginny che tremavano spaventate in un angolo.

 

Fece nuovamente la sua domanda.

 

"Non lo sappiamo… l’abbiamo visto uscire in terrazza quando è iniziato il lento… non so dove sia finito."

 

Hermione realizzò che questa era la peggiore notizia che potesse ricevere.

 

Come un fulmine si rivolse verso la porta, e seguita dal suo migliore amico cercò di aprirla.

 

Bloccata.

 

"Oh mio Dio." disse in preda ad un dolore incontrollabile. Dov'era Harry?

 

Corse alla vicina finestra. Non si smuoveva.

 

Raggiunse di nuovo la Sala Grande per raggiungere l’uscita alla terrazza. Chiusa.

 

Sempre più preoccupata cercò di guardare attraverso i vetri. Sentiva le lacrime agli occhi, ma non aveva tempo di pensarci. Si girò verso i tavoli.

 

"Ron controlla le finestre di là." urlò subito.

 

Prese una sedia e con forza la scaravento sulla porta a vetri che portava in terrazza.

 

La sedia rimbalzò lasciandola intatta.

 

"Overti!" urlò, ma non servì a nulla.

 

"Vetris Infrangi!" fece ancora, ma neanche questo l’aiuto.

 

"Signorina Granger! Che cosa sta facendo?" chiese la McGrannit, prendendole il braccio.

 

Risvegliata come da un sogno, vedendo il viso infuriato della professoressa, la ragazza si sentì debole, e molte lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance, senza rumore. Sentiva tutto come ovattato, il panico le scorreva nelle vene.

 

"Harry è fuori!" E la sua voce era rotta.

 

La faccia della professoressa McGrannit divenne improvvisamente pallida.

 

"Cosa? Con questo freddo?"

 

"Harry è fuori!" urlò ancora, come se nessuno potesse capire.

 

Non voleva sentire le voci delle persone, non voleva sentire tutto quello che gli altri studenti dicevano. Volevano che Harry fosse spacciato… in continuo pericolo, portava solo pericolo.

 

Meglio tenerlo lontano, meglio tenerlo fuori.

 

Doveva sempre affrontare tutto da solo. Ma chi era lui per farlo? Per quanto fosse potente, per quanto fosse colui-che-visse… era un uomo… era solo un ragazzo... e considerando quello che il mondo gli aveva offerto, avrebbe avuto tutto il diritto di essere più debole degli altri.

 

E invece doveva trovarsi in situazioni simili, lontano da ogni possibile aiuto.

Hermione non poteva sopportarlo.

 

Risvegliandosi dalla sua paranoia, con violenza si slacciò dalla presa della professoressa e corse  via, dove non poteva piu' essere vista. Prese la rincorsa e si lancio' con tutto il suo peso contro un'altra finestra in uno nuovo tentativo di raggiungere l'esterno.

Vi si sbatté dolorosamente e rovinò a terra.

 

La bacchetta ancora stretta in mano tremava come un ramoscello.

Provò un altro paio di incantesimi dalla posizione in cui si trovava.

 

"Smettila." urlò Ron dietro di lei.

 

Hermione si girò incredula.

 

"Ci deve essere un altro modo."disse lui, tirandola su.

 

"Dobbiamo trovare la mappa del malandrino."

 

"Ma chi ce l’aveva?"

 

"Non lo so… ma ci serve qualcosa che ci porti fuori."

 

Poi si guardarono intorno.

 

La McGrannit non c’era più. Silente si fece spaziò tra la folla e con voce autoritaria chiese l’attenzione di tutti.

 

"Purtroppo, per quanto è successo, il ballo delle due Lune finisce qui, siete tutti pregati di tornare nelle vostre stanze e di mettervi a letto il prima possibile." disse e i suoi occhi, che per un attimo avevano vagato tra la folla si posarono su loro due.

 

Ron scosse le spalle. "Andiamo." disse spingendola verso la porta.

 

"Vorresti lasciare Harry da solo li' fuori?"

 

"No, ovvio che no. Ho un idea."

 

Lei rimase in silenzio, mentre superarono gli altri studenti. Finché non arrivarono al corridoio vicino all’apertura del ritratto.

"Che cos’hai in mente?"

 

"Mi sono ricordato di una cosa."

 

Appena furono nella sala comune, Ron andò in cerca di qualcosa. E tornò con un manico di scopa in mano.

 

"Cosa vuoi fare?"

 

"Vieni." disse sicuro prendendole la mano.

 

La tirò su dalle scale verso il dormitorio maschile, in particolare proprio quello di Ron ed Harry.

 

Come entrarono un ondata di vento gelido entrò dalla finestra aperta davanti a loro.

 

Il vetro spalancato si dimenava, come posseduto, sbatteva contro il baule ben pesante che gli era stato messo davanti.

 

"Ma…" fece lei incredula.

 

"Prima di uscire… Neville… ha cercato di profumarsi… purtroppo il profumo che ha usato non era proprio quello che avrebbe voluto usare… era un oggetto magico… e ci siamo trovati costretti ad aprire tutto almeno per essere sicuri di poter respirare una volta tornati dal ballo… e dato che non volevamo che la porta-finestra sbattesse l’abbiamo fermata col baule e un incantesimo… tutte le altre finestre si sono chiuse… come una sorta di antifurto."

 

"Già… come se ci fosse qualcosa fuori e volessero chiuderci dentro."

 

"Esatto."

 

"E Harry è la fuori."

 

"Già, ma fra poco ci saremo anche noi."

 

"Andiamo." disse poi invitandola a salire sulla scopa.

 

Lei annuì e si accucciò dietro di lui.

 

In un attimo l’aria gelida e pungente di una notte d’inverno li accolse. Le mani si congelarono subito e il respiro divenne affannoso.

 

"Dobbiamo trovarlo in fretta." sussurrò Ron.

 

Prendendo velocità iniziò a fare il girò del castello di Hogwarts per riuscire a raggiungere la terrazza, sperando che il brutto presentimento che provavano entrambi non fosse nulla di veramente preoccupante.

 

Avrebbero trovato Harry lì, che incurante del freddo, si era messo a fare una passeggiata tra le siepi, senza rendersi conto di quello che era successo. Avrebbero riso insieme, prendendolo in giro, e poi sarebbero tornati insieme nel dormitorio che avevano lasciato aperto, e stanchissimi e congelati si sarebbero infilati nei propri lettini e avrebbero dormito fino a tarda mattinata.

 

Harry era lì, doveva trovarsi lì.

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Capitolo 12
*** La Notte del Ballo Parte 2 ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Un grazie di cuore a hermione_95, milla97, Lights, brescy e elly04 per i commenti ai singoli capitoli, siete davvero carinissime e mi fate venire voglia di scrivere e scrivere <33

La continuazione ed i sentimenti di Harry riguardo al ballo.

 

 

 

CAPITOLO 12

 

 

Quella serata si era rivelata un incubo per Harry Potter.

 

Aveva deciso di presentarsi da solo al ballo perche' sapeva che sarebbe stata una compagnia terribile per qualunque ragazza. Un po' era pieta' verso l'universo femminile, un po' era perche' sapeva che sarebbe stato sgridato per il suo umore nero e per i suoi continui sguardi verso una certa Grifondoro.

 

Non voleva che nessuno gli potesse dire niente, non voleva parlare con nessuno, non voleva essere giudicato... non voleva pensare, se solo fosse stato possibile.

 

E senza neanche farlo apposta si era nuovamente mostrato come un qualche eroe drammatico, presentandosi solo e triste, quando tutti erano allegri e appaiati.

 

Non che tentasse di essere un guastafeste, voleva solo essere lasciato in pace a rimuginare sugli eventi recenti.

 

Si faceva abbastanza pena.

 

Lo sapeva che Hermione sarebbe andata con Malfoy alla fine.

Era ovvio.

Era ovvio e doloroso.

 

Hermione poteva avere chiunque... perche' doveva andare da quel dannato Serpeverde?

 

Malfoy non gliela contava giusta tra l'altro. Era cambiato, lo sapeva, e non gli piaceva per niente. Qualcosa doveva esserci nei sentimenti del suo nemico se fin dall'inizio si era sentito minacciato... come se il suo istinto avesse voluto avvisarlo di cio' che al tempo non aveva ancora ammesso a se stesso.

 

Non sapeva cosa Malfoy volesse veramente, se era attrazione, gioco, una strana vendetta o peggio ancora, un sentimento genuino, ma nessuno scenario era felice; in tutti, Hermione lo abbandonava, e Harry non riusciva a farsene una ragione.

 

Non sapeva davvero cosa fare.

I suoi sentimenti lo stavano facendo impazzire, un momento era al massimo della felicita', quando parlavano, quando si abbracciavano, anche solo un suo sorriso poteva sollevargli l'umore per l'intera giornata, poi pero' veniva la gelosia, la paura e la tristezza, una marea di sentimenti negativi che lo infuriavano e lo portavano sempre piu' giu' in una spirale senza fine.

 

Primo fra tutti poi, veniva l'inadeguatezza.

Sapeva infatti di non essere fatto per lei, di non avere speranze, se non per il fatto che fosse il suo migliore amico.

Aveva tradito la sua amicizia, innamorandosi di lei.

 

Quando vide Malfoy quella sera, attaccato al fianco della ragazza che amava, con un sorriso irritante stampato in faccia, si senti' cadere ancora piu' in basso.

E non avrebbe mai pensato di sentirsi inferiore a Draco Malfoy.

 

Avrebbe voluto picchiarlo solo per provare al mondo che poteva ancora batterlo, solo per vederlo spaventato e piangente come in passato, ma una rissa non l'avrebbe aiutato, era maturato abbastanza da capire almeno questo.

 

Si mosse nella folla, cercando di evitare Hermione e Ron, cercando di evitare tutti in realta', anche se non voleva andarsene.

Sapeva che lei si sarebbe preoccupata, e non voleva neanche quello.

 

Le ore passavano, lente, ma passavano.

 

Harry iniziava a pensare di essere un coglione, girando tra gli altri studenti con una faccia che avrebbe spaventato un fantasma.

 

Doveva cercare di scuotersi, aveva ben altre preoccupazioni, e Hermione sarebbe sempre stata al suo fianco, a prescindere di chi fosse al ballo con lei adesso.

 

Doveva cercare di divertirsi anche lui.

 

Gia'... ma come?

 

Poteva chiederle di ballare.

Un ballo non poteva rifiutarglielo.

Draco poteva anche fare lo stronzo, ma Hermione non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa.

 

Come a rispondere ai suoi pensieri, una canzone lenta inizio' a risuonare nella stanza.

Quasi sorrise. Era perfetta.

Cerco' Hermione tra la folla, e per un po' non la vide.

Aggrotto' le sopracciglia, cercando di non arrabbiarsi, doveva esserci.

 

Senti' un lungo brivido freddo risalire la sua schiena quando incrocio' i suoi occhi.

Era lei.

Lo guardava, e c'era qualcosa nel suo sguardo che lo rese di ghiaccio.

 

Non era sola. Lo sapeva.

 

Ma quando vide la sua mano legata a quella di Malfoy si senti' soffocare.

Non poteva resistere.

L'enorme salone era diventato improvvisamente troppo piccolo.

Giro' sui tacchi con una velocita' che non sapeva di avere e si mosse verso le grandi finestre.

 

Non gli importava del vento freddo quando usci' all'aperto, voleva solo l'aria, voleva che il gelo portasse via l'immagine di Malfoy e Hermione.

 

Le stelle, le due lune, non riusciva a vedere niente.

Era tutto buio nella sua testa.

 

 

I suoi occhi si dilatarono quando senti' l'urlo agghiacciante squarciare la notte tranquilla.

 

L'adrenalina si impossesso' del suo corpo, e automaticamente afferro' la bacchetta.

 

Che cavolo-?” senti' un fruscio tra i cespugli e senza neanche pensarci si butto' all'inseguimento.

 

Non ho niente da perdere...

 

*

 

Hermione e Ron scesero dalla scopa appena arrivati davanti alla finestra della sala da pranzo.

 

All’interno del castello le persone si stavano allontanando per fare come gli era stato ordinato, per dimenticarsi del pericolo e dormire tranquilli nei propri letti caldi.

 

Nessuno degli studenti si preoccupava di ciò che stava accadendo in realtà, gli bastava essere rassicurati, ed avere un letto a cui tornare.

La realta' era quella per loro.

 

Hermione e Ron non erano cosi', loro non potevano far finta di niente.

 

I due amici tirarono fuori la bacchetta ed iniziarono a vagabondare tra le siepi.

 

La ragazza leggermente più avanti di lui, si guardava febbrilmente intorno. Aveva paura, come mai ne aveva avuto prima.

 

Harry.

 

Era una buona mezz'ora che navigavano nel nulla, il cuore in gola, la preoccupazione a mille, quando uscendo da un alto cespuglio Hermione si ritrovò davanti un giovane mago armato.

 

"Herm! Ron anche tu!" urlò Harry preoccupato.

 

E' salvo!

 

"Harry! Stai bene?" domandò andandogli incontro, il sollievo che si scioglieva nei suoi muscoli tesi. Ma non ebbe il tempo di rilassarsi che qualcosa si mosse poco lontano da loro e l'adrenalina sali' di nuovo a mille.

 

"Imperius!" urlò qualcuno. La ragazza si guardò attorno cercando di capire chi era stato colpito dalla maledizione e chi l'aveva scagliata.

 

Non ci volle molto per capirlo.

 

Harry aveva uno sguardo vuoto, i suoi occhi era scuri e lontani, come se la sua anima non fosse piu' in quel corpo, ma il suo braccio era teso verso di loro, puntando la bacchetta in fare minaccioso.

 

Fece un passo avanti, e loro ne fecero uno indietro.

 

"Andatevene!" urlò rabbiosamente, la voce rotta.

Una smorfia indecifrabile.

 

Quello era lui, lo sapevano benissimo.

 

I due amici non si mossero, atterriti, ma sicuri che non era quella la fine. Non se ne sarebbero mai andati senza Harry.

 

"No!" urlò improvvisamente il ragazzo, accasciandosi subito dopo a terra con la testa tra le mani.

 

"No." continuava a ripetere tremante.

 

Hermione gli corse incontro, gli si inginocchio al fianco e gli prese la testa tra le mani, cercando di riportarlo con dolcezza alla realtà.

 

"Inutile… come immaginavo." disse la voce che aveva urlato l’incantesimo solo poco prima.

 

Un mantello nero uscì dall’ombra, Ron punto' la bacchetta verso di lui, portandosi davanti ai suoi migliori amici con fare protettivo.

Non era il mantello di Voldemort, ne quello di un mangiamorte.

 

"Siete solo dei ficcanaso." disse il nuovo arrivato, la voce sibilante e accusatoria.

 

"Chi sei?" urlò Ron. La faccia rossa, come le sua mano destra che teneva stretta la bacchetta tremando.

Il freddo era insostenibile.

 

"Avrei voluto parlare da solo con Harry Potter, ma a quanto pare devo sopportare anche i suoi irrequieti amici."

 

Che cosa vuoi?" domandò Harry, alzandosi titubante, era stordito, ma avrebbe fatto di tutto per tenere Ron e Hermione fuori da quella situazione pericolosa.

 

Certo non era proprio il modo giusto di far conversazione quando si iniziava con una delle tre maledizioni proibite. Lo straniero sembrava minaccioso e niente altro.

 

Hermione seguì la scena preoccupata.

Aveva il cuore a pezzi.

Come poteva sopportare? Perché sempre lui? Perché non potevano volere qualcun altro?

 

"Sto cercando una persona."

 

"E cioè?"

 

"Non è una cosa così facile."

 

"E noi dovremmo aiutarti?" fece Ron furente. Giustamente furente.

 

L’uomo lo ignorò. Iniziò a togliersi il cappuccio. Mostrò un viso levigato, di porcellana, giovanissimo, gli occhi azzurri chiaro e i capelli nerissimi.

 

Non doveva avere più della loro età.

 

"Ma tu! Stai infrangendo le leggi!" continuò il ragazzo ancora più irritato.

 

"Harry Potter, sto cercando qualcuno… della casa dei Grifondoro."

 

"Chi?"

 

"Non lo so."

 

"Come potremmo aiutarti così?" domandò Hermione perplessa.

 

"Non so se sia una ragazza o un ragazzo. So solo che tu sei legato a questa persona."

 

"In che senso?"

 

"E' la leggenda."

 

"Quale leggenda?"

 

"Un libro…"

 

"Che libro?"

 

Un altro urlò echeggiò nel gelo di quella notte della vigilia.

 

Il ragazzo si girò di scatto verso la scuola.

 

"Purtroppo non ho molto tempo. Il Grople mi sta cercando."

 

"Il Grople?"

 

"Non mi lascia entrare nella scuola…"

 

Quindi c'era davvero una spece di antifurto.

 

"Ma chi sei? Che cosa vuoi da questa persona?"

 

Mi chiamo Rui De Roosieriel… vengo dal nord. La persona che cerco… deve darmi qualcosa che si trova a Hogwarts." spiego' freddo, ma le sue orecchie erano tese in attesa di segni del Grople.

 

"Perché?"

 

"La mia famiglia ne ha bisogno per un incantesimo contro Voldemort."

 

Aggrotto' le sopracciglia al nome pronunciato senza neanche un brivido. "Perché non ne parli a Silente?"

 

"La mia famiglia è bandita dal mondo dei maghi."

 

"Cosa?"

 

"Ma… sei un mago, com’è possibile?"

 

"Ci sono molte cose che non conoscete del mondo esterno."

 

"Se foste dei criminali dovreste essere ad Azkaban." protesto' Ron.

 

"Non è sempre così… o almeno non è sempre stato così."

 

"E perché volete salvare i maghi se siete stati cacciati?" domandò Hermione.

 

"Voldemort non ci lascerà liberi. E' un problema comune a tutti. Siamo tutti in pericolo."

 

"Perché?"

 

"La mia famiglia è troppo potente."

 

"E perché Silente non vi ha contattati? Sta cercando disperatamente persone per la guerra!" insistette Hermione, qualcosa non quadrava. O forse dava troppo credito a Silente.

 

"Beh, non sa che esistiamo."

 

"Cosa?"fecero increduli i tre ragazzi.

 

"E' assurdo!" sbottò Ron puntando ancora la bacchetta verso il nuovo venuto. "Farei fatica a crederti anche se parlassi sotto l’effetto di un Veritaserum." continuò.

 

Il Groble urlò ancora, questa volta più vicino.

 

"Devo andare. Non c'e' piu' tempo."

 

"Non hai finito di spiegarci." protestò la ragazza.

 

"Tornerò a cercare quella persona, non posso permettermi di tornare senza." E c'era una certa urgenza nella sua voce. Sembrava davvero che questa persona fosse la sua unica speranza.

 

"Ma chi è?"

 

"E' la persona che ha nelle sue vene il sangue di Grifondoro."

 

"Cosa? Discendente di Grifondoro?"

 

"Non necessariamente... la leggenda usa quelle parole pero'.... dice anche che e' la persona che apre le porte con lo sguardo e padroneggia la magia senza bacchetta."

 

"Magia senza bacchetta?"

 

"Una specie di telecinesi?"

 

"Com’è possibile?"

 

"Si possono spostare gli oggetti con la mente." spiego' guardandosi attorno preoccupato. Non c'era piu' tempo da perdere.

 

"Senza una bacchetta?"

 

"Solo pochi maghi possono farlo… con grande fatica… ma quella persona… può riuscirci… naturalmente… sara' uno dei maghi più potenti della storia… deve riuscirci… e questo lo renderà capace di trovare l’artefatto… se non ce l’ha già. Anche a me sono oscuri molti particolari."

 

"Ma non è possibile." protesto' Ron.

 

"Ora devo andare." Voltò le spalle ai due.

 

Ron ancora lo guardava minaccioso.

 

"Lo sai che è disonorevole puntare una bacchetta alle spalle di un mago?" disse lanciandogli uno sguardo irritato.

 

I suoi occhi erano diventati rossi. Un attimo dopo si smaterializzò.

 

I tre si guardarono confusi. Ma non ebbero molto tempo per pensare. "Come ha fatto a smaterializzarsi dentro i confini di Hogwarts?"

 

"Già… dovrebbe essere impossibile. Neanche Voldemort puo' farlo."

 

"Qualcosa che centra con i suoi occhi?"

 

"Non lo so."

 

"Harry, chiama la tua FireBolt che torniamo dentro." propose Hermione, il gelo stava iniziando a diventare insopportabile anche per lei.

 

"Sperando che non abbiano chiuso la finestra." rabbrividì Ron.

 

"Moriremmo congelati invece che aggrediti da bestie feroci." concluse la ragazza scuotendo la testa. Sarebbe molto ironico.

 

"Accio Firebolt!" urlò Harry.

 

In pochi minuti, la sua scopa apparve dal percorso che avevano fatto i due amici poco prima. La prese in mano e ci salì.

 

"Coraggio sali." disse poi rivolto a Hermione, che eseguì velocemente.

 

Ron la guardò un attimo interdetto. Avrebbe detto qualcosa, ma poi lasciò perdere, forse un po' glielo doveva a Harry.

 

"Andiamo." disse appena fu salito su quella che avevano usato per l’andata.

 

Appena presero quota, si sentì la differenza da una scopa normale.

 

"Oh." fece Hermione quasi volando giù ad una curva, si aggrappò alle spalle di Harry spaventata.

 

"Devi stare attenta… questa non è una scopa come tutte le altre."

 

"Ho notato." mormoro', allacciandosi a lui completamente, le braccia attorno ai suoi fianchi e la testa sulle sue spalle tese.

 

Smisero di sentire freddo, troppo imbarazzati per il contatto che c’era tra loro. Le mani di lei che toccavano la sua giacca bruciavano contro l’aria fredda e facevano male.

 

"Tutto ok?" domandò il ragazzo quando furono vicino alla finestra, fortunatamente ancora aperta.

 

"Sì, però non farmi più preoccupare così tanto." disse Hermione, appoggiando la guancia al collo di Harry.

 

Lui sussultò. Era fredda, ma lui sentiva solo il contatto, la sua pelle.

 

"Perché sei uscito con questo freddo?"

 

"Volevo prendere un po’ d’aria."

 

"Ma sta gelando! E hai solo l’abito da cerimonia." protestò lei.

 

"Volevo sentire se ero ancora vivo." sussurrò.

 

Hermione spalancò gli occhi, aveva sentito bene? "Perché? Perché dici così?" disse piuttosto disperata.

 

Poi lo strinse ancora piu' forte, sporgendosi su di lui, facendogli sentire il calore del suo corpo.

 

Lui arrossì con il vento freddo che gli sferzava il viso con violenza.

 

"Cosa c’è che non va? Non ti senti vivo?" chiese ancora, voleva una risposta.

 

"Sì, adesso sì." disse piano, dolcemente.

 

Per un attimo pensò di cambiare direzione, rivolgersi verso sud e portare via la ragazza che voleva, allontanarla dai problemi della vita quotidiana per raggiungere un mondo fatto solo per loro due.

In cui lui non era più Harry Potter.

 

Però la finestra era già vicina ed accogliente.

 

E Hogwarts in fondo era la sua casa.

 

Hermione non sapeva che pensare, preoccupata, sollevata, si chiedeva se era quest'avventura inaspettata che avesse risanato l'umore di Harry, o se era lo stare insieme a lei, insieme ai suoi amici.

Si senti' in colpa di nuovo per averlo lasciato solo.

 

Nel dormitorio non c’era nessuno, si accorsero scendendo dalle scope.

 

"Com’è possibile?" domandò Ron irrequieto.

 

Harry liberò il baule e lasciò che la finestra si chiudesse con un grosso tonfo. Ora dovevano essere tutti al sicuro.

 

Poi sentirono le voci.

 

"Sono tutti giù."

 

"A discutere la cosa."

 

"Già." sorrise amara Hermione. La gente che parla. "Harry è meglio che ti fai vedere dai professori." aggiunse poi.

 

"Perché?"

 

"Sanno che dovevi essere fuori." continuò, arrossendo un po' pensando alla figura che aveva fatto davanti alla McGrannit. Aveva decisamente perso il suo sangue freddo.

 

"Ok. Vado."

 

"Dovremmo parlare a Silente di Rui De Roosieriel?" domandò Ron preoccupato.

 

"Non credo sia il caso."disse Harry automatico.

 

"Non sappiamo ancora niente… potremmo mettere in pericolo qualcuno che magari ha solo bisogno di aiuto." fece Hermione.

 

Come con Sirius.

 

"Non mi sembrava molto buono." sbuffò Ron. “La sua prima azione e' stata quella di tentare di controllare Harry...”

 

"Non si sa mai." scrollò le spalle Hermione. “E poi avrebbe potuto farci del male... e non l'ha fatto... vado a letto adesso. Domani in biblioteca cercherò di documentarmi su quella famiglia."

 

"Non ci sarà niente… ci sono troppe cose nascoste. Come quel… Groble." disse Harry tristemente.

 

"Ma magari c’è qualche accenno… male non può farci." rispose lei sorridendo, aveva speranza.

 

"Ti accompagno Hermione." si propose Ron avviandosi senza lasciare che lei obbiettasse.

 

La ragazza guardò la porta, e poi di nuovo Harry.

 

Tutto ok?" chiese perplessa.

 

Il ragazzo sorrise. Sentiva ancora il calore del suo corpo sulla schiena. "Tutto ok. Ci vediamo domani. Per le ricerche."

 

"Sembri quasi soddisfatto di avere qualcosa per cui sfruttarmi." commento' Hermione maliziosa.

 

Rise leggermente. "No, sono contento di non dovermi occupare della quotidianità e della gente che parla di me… e della gente che mi evita." Sarebbe stata una bella vacanza, pensare a cose ben piu' importanti delle dicerie.

 

Lei rimase in silenzio a guardarlo. Ovviamente non si era mai illusa che lui non se ne accorgesse.

 

Avrebbe voluto rimanere. Aveva la sensazione che ne avesse bisogno.

 

"Ti voglio bene Harry." disse debolmente dalla porta. Era l'unica cosa che poteva fare.

 

Lui sorrise ancora.

 

Ti amo.

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Capitolo 13
*** Be yourself ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter
Note dell'autore:Mi spiace davvero per l’immenso ritardo con questo capitolo, sto avendo dei problemi con il computer e non riesco a connettermi >< Non so quando e come riusciro’ a gestire gli aggiornamenti, ma mi ci sto impegnando ^^ Questo capitolo e' un po' strano, ci sono molti discorsi e Hermione esprime un po' delle sue opinioni sulle relazioni umane ^^ (siete avvisati XD)
Grazie sempre per i commenti <3
 
 
 
 
CAPITOLO 13
 
 
Nella settimana seguente Hermione e Harry iniziarono a passare molto tempo insieme a causa delle  ricerche che si erano auto-imposti; ogni tanto Ron bazzicava in biblioteca, ma non riusciva a rimanere molto tempo, le sue capacita' di concentrazione sui libri erano molto limitate.
 
"Dovremmo cercare di scoprire anche cos’è questo Groble…" propose Harry, praticamente sdraiato sul tavolo della biblioteca. “E perche' salti fuori solo adesso...”
 
"Già… ma se non viene accennato nulla nella storia di Hogwarts dubito che ci sia molto nei testi legali. Mi sembra assurdo..." rispose Hermione, massaggiandosi le tempie.
 
"Forse. Ma dato che non sappiamo niente… almeno iniziamo da lì."
 
"Va bene… io provo un ultimo attacco in questa sezione, cercherò nella storia antica se viene nominato qualche De Roosieriel. Se è una famiglia così importante qualcosa avrà fatto… e dubito che qualcuno si sia preso la briga di cancellarla dai libri di storia che riguardano i tempi prima che fosse esiliata... soprattutto considerando che nessuno se ne ricorda..."
 
"Ok. Io inizio dalla sezione nord." fece alzandosi.
 
"Mmhmm." lo segui Hermione, aggrottando le sopracciglia quando vide che Harry stava buttando una lettera che aveva appena ricevuto. Guardo' nel cestino, era ancora intatta, ma il suo amico non sembrava averla voluta aprire. Strano.
 
Non erano affari suoi purtroppo, e non pote' fare a meno di seguirlo nell'altra stanza in silenzio, sperando di poter accennare alla cosa piu' tardi.
 
Entrarono insieme nella sezione dedicata alla ricerca e si ritrovarono davanti un tavolo di studio coperto da numerosi libri, rigorosamente chiusi, e li appoggiati a chiacchierare c’erano numerosi Grifondoro, tra cui Ginny e Lavander.
Si sentiva l’aria rilassata delle vacanze invernali.
 
"L’ha fatto davvero!"
 
"Ovviamente."
 
"Che schifo. Come si può andare a letto con una persona così viscida."
 
"A lei piaceva."
 
"Quella ragazza ha davvero qualche rotella fuori posto."
 
"Sì, e dovevi vederla come si atteggiava."
 
Hermione arrossì, bloccandosi.
Non le piaceva sentire i pettegolezzi, a prescindere di chi li stava facendo e a chi erano rivolti. La rendevano sempre nervosa.
 
"Hey, Hermy! Abbiamo una domanda per te." fece Lavander entusiasta quando la vide.
 
“Beh, già che c’è chiediamo anche a Harry."
 
"Già, in fondo avere l’opinione di qualche ragazzo quotato potrebbe essere interessante."
 
"Hey!" si lamentarono i ragazzi presenti. Un paio del quinto anno che non sembravano partecipare molto.
 
"Che domanda è?" chiese lei timidamente, non era sicura di volerlo sapere, senza contare che avevano ben altro da fare.
 
"Mm… stavamo discutendo di cose un po’ particolari." sussurrò Ginny arrossendo leggermente.
 
"Cioè?"
 
"Baci." esclamò Lavander con entusiasmo.
 
Harry vide l’amica arrossire violentemente, iniziava a volersi tirare indietro e si vedeva.
 
"Giàgià." concordò un’altra ragazza.
 
"Stavamo pensando se era possibile collegarlo al sesso…"
 
Hermione scoppiò a ridere imbarazzata, per qualche motivo non riusciva a calmarsi, sapendo che Harry era li' ad ascoltare tutto. Ma poi! Che discorsi tiravano fuori a quell’ora in biblioteca? Ok che erano adolescenti, ma queste erano cose come minimo da pigiama party.
 
"Sì… nel senso… se sono collegate le due cose…"
 
"Non dovrebbero?" fece Hermione dubbiosa. Doveva calmarsi. In fondo non era niente di che. Harry non avrebbe pensato male.
 
"C’è chi dice che non per forza lo sono."
 
"Tipo per Ginny il bacio è una cosa magica di per se', legata ai sentimenti, che inizia e finisce. Il sesso invece è desiderio fisico."
 
"Beh, ma anche il bacio è desiderio fisico." obbiettò con coraggio.
 
Tutti la guardarono abbastanza perplessi. Harry ascoltava attento. La discussione iniziava a interessarlo, per qualche strano motivo era bello vedere Hermione parlare di cose così imbarazzanti, erano temi che non entravano quasi mai nelle conversazioni del trio, nonostante fossero amici da tempo.
 
"Che vorresti dire?"
 
"Che comunque non baci una persona se non la desideri…"
 
"Beh, sì ovviamente."
 
"E quindi può anche finire lì, ma di sicuro mentre la baci non pensi di voler smettere. Se no forse non ti piace cosi' tanto..." Ma in realta' neanche lei sapeva bene cosa dire, non e' che fosse una  massima esperta.
 
"Mmhmm."
 
"Sì… forse." commentarono alcuni.
 
"Ovvio… se si parla di bacio alla francese… secondo me è un preliminare…" sbotto', forse non era proprio bravissima a evitare gli argomenti imbarazzanti.
 
"Addirittura?" Ginny aveva gli occhi spalancati.
 
"E perché non il bacio semplice allora?" intervenne Harry.
 
"Uhm, perché quello è più innocente." disse arrossendo, si ricordava di un determinato bacio sotto il vischio in quel momento.
 
Alcuni annuirono al commento.
 
"Beh, c’è sempre il desiderio di toccare le labbra di qualcun altro." continuò con tranquillità.
 
"Ma spesso è per amicizia… no?"
 
"Secondo me potrebbe esserci qualcosa dietro."
 
Hermione arrossì un attimo pensando a quello che era successo prima del ballo.
Aveva ricevuto due baci sotto il vischio, ma era sicura che non volessero dire la stessa cosa. A posteriori poteva affermare che Draco poteva essere interessato a qualcosa di piu', ma Harry? Impossibile.
 
Harry notò il suo silenzio dalla discussione e collegò le cose.
Che cosa stava dicendo? Stupido. Stupido.
 
"Potrebbe, non per forza…” Cerco' di rimediare. “Cioè tu consideri un amico una persona che ti bacia sulle labbra?" chiese ingenuamente, ma forse si stava scavando una fossa anche piu' profonda.
 
Hermione annuì.
 
"Cioè tutti i tuoi amici maschi non avrebbero problemi se volessero baciarti sulla bocca?"
 
"No, va beh, solo gli amici intimi." Quanto suonava male una frase del genere.
 
"Anche le ragazze?"
 
"Beh, fa strano, ma immagino di si'..."
 
"E perché coi ragazzi non fa strano?"
 
Ci pensò un po’ su. "Forse hai ragione, ci do più importanza di quanto dica."
Ma cosa doveva pensare quindi?
Che Harry avesse davvero voluto baciarla?
 
"Allora ti posso baciare sulla bocca tutte le volte che voglio visto che sono un tuo caro amico?" chiese improvvisamente, il suo sguardo brillava malizioso.
Stava flirtando contro la sua volonta'.
 
Era tutto uno scherzo, non doveva prenderlo sul serio, cerco' di dirsi Hermione, e sorrise: "Non prenderti troppe confidenze signor Potter." mormoro'.
 
"Già, poi Malfoy è geloso." fece Lavander con allegria.
 
“Giusto… Hermione dove hai lasciato il tuo ragazzo?" intervenne Ginny, guardando Harry dritto negli occhi, come a sfidarlo a reagire.
 
Il ragazzo si irrigidì, i suoi pensieri bloccati per un momento.
 
"Cosa?" Balbetto' Hermione, e per un po' non capiva perche' avessero tirato fuori Draco.
 
"Malfoy… dov’è?" insistette Ginny.
 
"Non lo so, e comunque io e Draco siamo solo ami-"
 
"Sì sì." fece un coro di persone.
 
"Sì, come no. Si e' visto al ballo... non vi staccavate piu'." fece Lavander sarcastica.
 
"Vi assicuro che non sono stata informata di nessun cambiamento nella nostra relazione.” Disse sperando di non morire di imbarazzo. Come aveva potuto dimenticarsi di QUEL bacio? Ovvio che tutti avessero visto quello che era successo mentre ballavano, erano davanti a tutti!
Che vergogna!
Subito dopo si era rivoltato il mondo per lei e se ne era quasi dimenticata.
Cosa doveva pensare poi non lo sapeva proprio, che lei e Draco adesso stessero insieme? Non sembrava una cosa probabile. Era sempre un Malfoy di cui si stava parlando, non sarebbe mai voluto stare con una mezzosangue.
 
In quel momento si accorse che Harry si stava allontanando verso lo scaffale dei testi legali, come se il discorso non gli interessasse piu'.
 
"Va beh, dobbiamo fare delle ricerche… ci vediamo a cena." taglio' corto Hermione, non avevano tempo da perdere con questi discorsi assurdi.
 
"Guarda che non ci sono libri di Kamasutra eh!" scherzò Lavander, gli altri risero.
 
Hermione la guardò un ultima volta alzando le sopracciglia. "Che velocità, dal bacio siamo già al Kamasutra. Hai saltato qualche passo preliminare Lavander." commentò prima di allontanarsi scatenando un'altra scarica di risate.
 
"Cresceranno mai?" sbottò sedendosi al tavolo che Harry aveva occupato dopo aver recuperato un paio di libri.
 
Lui non rispose, in compenso si alzò e andò a cercare degli altri libri dall'altra parte della sala, lontano da lei, e badando bene di non rivolgerle la parola per quasi tutto il resto del pomeriggio, a parte qualche informazione essenziale e qualche 'no' frettoloso alla domanda 'sei arrabbiato?'.
 
*
 
Faceva le sue ricerche in silenzio, irritato dai commenti che erano stati fatti su Draco ed Hermione, e non riuscì a spiccicare parola, se non le essenziali frasi di convenienza, e ciò che era necessario per lo sviluppo delle ricerche.
 
Purtroppo la sua giornata non migliorò quella sera, quando entrando nella sala per la cena, gli studenti presenti si zittirono, la maggior parte iniziò a sussurrare a gruppi guardandolo di traverso, e alcuni addirittura ridevano.
 
Hermione si guardava intorno preoccupata.
Chiaramente preoccupata per lui.
 
Solo quando la cena era quasi al termine, qualcosa smosse l’atmosfera. Una palla di carta lo colpi alla testa. Si guardò intorno irritato, troppa gente lo stava guardando con un ghigno strano, e alcune ragazze del primo anno l’osservavano spaventate, come se avrebbe cruciato tutti i presenti per una cosa del genere.
 
Ron si era abbassato per prendere la palla di carta che era caduta per terra. Prima che potesse esaminarla Harry la prese dalle sue mani, la aprì e guardò che cosa riportava.
 
Era una pagina della Gazzetta del Profeta.
 
Sospirò. Ovviamente non poteva aspettarsi niente di buono.
 
"Lascia perdere, non degna neanche di essere letto." sbottò il ragazzo rossiccio voltandosi dall’altra parte irrequieto, a quanto pareva sapeva di cosa si trattasse.
 
Harry però voleva vederlo.
 
HARRY POTTER: EROE O RIBELLE?
Scherzare in tempi di guerra? La scuola in panico per il ballo delle due lune
            Durante il ballo delle due lune che si è tenuto ieri alla scuola di Stregoneria e Magia di Hogwarts, verso le undici, le misure di emergenza piu' remote di Hogwarts sono scattate inaspettatamente, e per il cosiddetto 'pericolo imminente' la serata ha dovuto concludersi preventivamente per tutti i ragazzi, che si sono rifugiati spaventati nei loro dormitori, ignari di cosa sarebbe potuto accadere. Il ballo che avevano aspettato con grande entusiasmo dall’inizio dell’anno si era rivelato forse la notte in cui colui-che-non-deve-essere-nominato conquista Hogwarts?
            A quanto pare era solo un grosso falso allarme, e dalle prove ritrovate sul luogo del 'delitto' e dalla testimonianza dei professori, qualcuno deve aver attivato volontariamente l’allarme ed essersi poi mischiato alla folla in panico. Incredibilmente l’unica persona della scuola ad avere un’idea diversa sull’accaduto è Harry Potter, che anche quando tutti erano stati obbligati a salire nelle loro sale comuni è tornato giù per conferire con i professori.
            Secondo quanto dice, all'entrata del palazzo e' stata avvistata una zampa enorme, appartenente forse ad un drago della Creliand, che ha cercato di afferrarlo per portarlo dal grande voi-sapete-chi risorto e più potente di prima.
            Questa volta lo scherzo intavolato dal ragazzo-che-visse è andato oltre al semplice e innocuo 'delirio da cicatrice,' questa volta tutti gli studenti di Hogwarts ci hanno rimesso qualcosa, tempo e denaro investito in quel ballo che avrebbe racchiuso in se tutti quei ricordi che anche noi adulti ci portiamo dietro al giorno d’oggi, i ricordi della dolce adolescenza.
            A quanto sostenuto con rammarico da alcuni alunni ed insegnanti, Harry Potter per questo 'gioco' ci rimetterà soltanto un paio di punizioni. Nonostante le invenzioni che si sono protratte fino al giorno d’oggi, corredate da una scheda personale ricca di violazioni del regolamento e delle leggi sulla Ragionevole Restrizione ai Minori della Magia, pochi professori ad Hogwarts sembrano rendersi veramente conto quanto questo ragazzo possa diventare un pericolo man mano che cresce e quanto possa esserlo al momento...
 
L’articolo andava avanti, ma lui non riusciva più a leggere. Aveva i pugni stretti sulle ginocchia e tanta voglia di urlare.
Si alzò di scatto.
Voltandosi verso la porta vide Hermione, in piedi dietro di lui, che guardava rossa in volto l’articolo.
La sorpasso e lasciò la sala con una decisione tale da sembrar capace di lasciare un solco di fuoco sul pavimento che calpestava.
 
La ragazza lo guardò preoccupata, non sapeva per che cosa esserlo di più, per l’articolo o per Harry.
 
In realtà era furiosa per quello che c’era scritto.
Era furiosa contro gli studenti che avevano creduto anche solo per un momento che Harry fosse il responsabile di tutto e contro il giornalista che aveva creato una storia dove non c'era niente.
Sapeva con certezza quello che era successo, e sapeva che Harry non aveva fatto nessuna dichiarazione.
 
Ma d’altronde lui era sempre il responsabile di tutto.
Qualsiasi cosa succedesse a scuola, Harry Potter veniva considerato la causa di tutto.
Come se lui fosse un clone di colui-che-non-deve-essere-nominato.
 
Si alzò di scatto anche lei e corse fuori dalla sala lanciando uno sguardo di 'lascia fare a me' a Ron, che comunque sembrava troppo impegnato a discutere la cosa con Ginny e Luna per preoccuparsene troppo.
 
Quando salì in sala comune fu delusa di non trovarlo. La signora grassa però le aveva assicurato che lui era entrato poco prima.
 
Fece le scale verso il dormitorio maschile.
Prese in considerazione l’idea di bussare, ma la scartò. L’avrebbe scacciata via subito, senza neanche aprirle.
 
Allora, sapendo che erano tutti a mangiare, si appoggiò alla maniglia e si intrufolò nella stanza.
 
Il ragazzo che cercava era sul suo letto con le gambe incrociate che guardava una rivista, ma non sembrava dargli veramente tanta attenzione… sembrava lì solo per dare un senso alla persona che la guardava. Un senso di realtà.
 
"Harry." fece lei avvicinandosi.
 
Lui alzò lo sguardo spiazzato. Non se l’aspettava. I suoi occhi erano cupi però, scuri, nonostante il loro verde intenso.
 
"Non chiamarmi così." fece subito. La voce profonda era carica di odio. Odio verso se stesso. Le strisciò sotto la pelle dolorosamente.
 
"Come?" sospiro' turbata.
 
"Non voglio più essere Harry Potter, sono stufo di Harry Potter."
 
"Non dire così."
 
"Sì che lo dico." alzò la voce: "Ne ho il diritto."
 
Hermione lo guardò con tristezza. "Lo so." disse avvicinandomi.
 
"Allora eviterai di chiamarmi, per favore?" esclamò con una punta di disperazione nella voce.  Sapeva che non aveva senso quello che diceva, ma voleva un po’ di conforto nel sentirselo dire, e sapeva che lei era la persona giusta.
 
"Non posso."
 
Lui la guardò sorpreso. E ferito.
 
"Tu sei Harry Potter." continuò.
 
Ancora la guardava allo stesso modo. Incredulo nel vederla così insensibile.
 
"Sono cinica forse. Ma tu sei Harry Potter comunque… che tu lo voglia o no. Tutto quello che ti succede attorno… anche le voci che girano su di te… sono parte di te… fanno di te la persona che sei."
 
"Vorresti dire che credi a quell’articolo?" domandò dubbioso, non riusciva a seguire il suo discorso.
 
"No ovviamente! Sappiamo tutte e due che cosa e' successo... sappiamo chi e' il responsabile... e' pressapoco l'unica cosa che sappiamo!” esclamo' con forza. “Semplicemente. Tutto quello che ti è successo di bello o brutto ti ha fatto quello che sei… anche se non vuoi esserlo Harry, tu sei un eroe, anche se devi subirne le conseguenze ingiustamente, le calunnie, i pettegolezzi, la paura che susciti negli altri, e il fatto che ti evitano… sei comunque un eroe."
 
"Ma cosa stai dicendo?" sbottò lui, questa volta piuttosto irritato. Lui non aveva chiesto di essere nessun eroe, ne tanto meno pensava di averne le caratteristiche.
 
"Per quanto tu possa negarlo lo sei. Hai coraggio, ti sacrifichi per gli altri, sarai un po’ lunatico, ma soffri in silenzio… sei un eroe Harry. Il tuo nome è parte di te, e racchiude tutte le cose magnifiche di cui sei fatto… anche se non l’hai mai chiesto. Da quando i tuoi genitori ti hanno regalato il tuo nome, tu sei lui, tu sei Harry Potter, con tutto ciò a cui è sopravvissuto e sopravvive." spiego' con passione, voleva solo fargli capire che lui era speciale, ed era importante, importante per lei.
 
"Cos’è? Sei anche tu dell’idea che devo morire per il bene di tutti?" domandò con una smorfia. Non voleva il suo nome, non voleva tutte le sofferenze che aveva portato.
 
"Non dire cazzate!" disse lei dandogli una spinta forte sul braccio. Era arrabbiata. Poi iniziò a dargli qualche colpo mirato sul petto e le spalle con rabbia.
 
"Hey."fece lui iniziando a muoversi convulsamente per evitare i suoi attacchi.
 
"Non! Permetterei! Mai! Che! Morissi!" esclamava assecondando ogni suo pugno.
 
"Tu sei tu, questo intendo. Sei magnifico così. E nonostante tu voglia cancellare i tuoi brutti ricordi, non puoi… anche quelli fanno parte di te. E sei magnifico anche per quello. Sei diventato quello che sei per il tuo passato dopotutto."
 
Lui iniziò a comprendere. Si fermò assorbendo i colpi con qualche smorfia sporadica. Ci pensò su.
 
Lei si fermò.
 
"Avrei voluto evitare tutto quello che è successo." sussurrò.
 
"Lo so... e sei magnifico anche per questo." rispose abbracciandolo, perche' sapeva che Harry avrebbe salvato chiunque a discapito suo.
 
Lui rimase immobile, aveva la strana voglia di piangere. Per sciogliere completamente la rabbia e il rimorso a cui lei aveva dato un senso.
 
Anche Harry Potter aveva un senso. Nel bene o nel male.
 
Poi la strinse.
Poteva amarla di più?
Sì.
Era molto facile amarla ogni secondo di più.
 

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Capitolo 14
*** Distrazione ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: E' un po' in stallo la situazione in questo capitolo, ma le cose per Hermione e company si complicheranno presto...

Per una volta Harry non sclera... strano vero? XD Durera' poco XD

Che altro, mi spiace di non poter piu' fare un capitolo al giorno, riesco ad accedere ad internet solo un giorno si' ed uno no perche' mi tocca andare fino in biblioteca con baracca e burattini... spero di risolvere la situazione internet al piu' presto pero' >< Vi prego di continuare a commentare nel frattempo <3

 

 

 

 

CAPITOLO 14


 

 

“Il tuo ci vediamo dopo e' stato un po' relativo...” disse Malfoy prendendola da parte dopo una lezione di trasfigurazione.

 

Hermione lo guardo' sorpresa, e poi si senti' in colpa. “Troppe cose in testa...” ammise, ed era vero.

 

“Vi state mettendo nei guai di nuovo, di la verita'.”

 

Il suo primo istinto fu quello di protestare, ma poi si accorse che era la verita'... avrebbero potuto fregarsene di quello che era successo e vivere la loro vita tranquilli, ma non lo facevano, dovevano per forza intromettersi, dovevano per forza cercare una soluzione per problemi piu' grandi di loro.

Non riusciva a vivere in nessun altro modo pero'.

Non voleva vivere in nessun altro modo.

 

“Er... circa...” ammise quindi.

 

“Sei un bel tipo...” commento' lui, portando gli occhi al cielo, neanche si degnava di negare e Draco non sapeva bene che pensare di questa parte di lei, non riusciva a capirla.

 

Poi pero' le prese la mano e la trascino' verso un aula vuota.

 

“Ho finito il libro che mi hai dato l'ultima volta... pensi di potermene portare un altro?” le chiese mentre entravano, diede un occhiata furtiva prima di varcare la soglia, rassicurandosi che nessuno avesse notato dov'erano.

 

“Certo... te lo porto a cena stasera... pensavo di dart-” inizio', ma per qualche motivo guardo' verso l'alto in quel momento e il resto delle parole le mori' in gola.

 

Il soffitto era coperto di piccole piantine di vischio.

 

Non le serviva guardarlo per sapere che Draco stava sorridendo compiaciuto. “Hai trovato il vischio...” commento' poi.

 

“Hai visto?” commento', tirandola a se. “Un bacio per ogni pianta.” sussurro', il braccio attorno ai suoi fianchi e il suo sguardo gia' di fuoco.

 

“Mm... lasciamele contare allora...” rispose lei, guardando in alto.

 

Lui rise. “Non credo proprio...”

 

E poi la stava baciando.

 

*

 

"Hey, forse forse…" esclamò Hermione concentrandosi più attentamente su una pagina del libro che stava leggendo. Era seduta sul suo letto, un paio di libri aperti sparsi sulla coperta e alcuni fogli di pergamena sul pavimento.

 

In quel momento qualcuno bussò alla porta del dormitorio.

 

"Sì?" fece lei, alzando lo sguardo verso la porta.

 

"Sono Harry." rispose la voce dell’amico dall’altra parte.

 

"Entra." lo esortò lei arrossendo, era da parecchio che sapevano introdursi nei dormitori l'uno dell'altra, ma non era una cosa che facevano spesso.

 

"E' permesso?" disse lui piano, entrando e guardandosi attorno curioso.

 

"Entra entra, non c’è nessuno."

 

"Ok."

 

"Arrivi a proposito, sai?"

 

"Come mai?"

 

"Forse ho trovato qualcosa… sperando che non sia un vicolo cieco."

 

"Cosa?"

 

"Sulla famiglia De Roosieriel. Siediti, ti faccio vedere." fece indicando il letto.

 

Lui titubante si avvicinò e si sedette.

 

"Cosa hai trovato?"

 

"Qui sono nominati brevemente."

 

"Qualcosa di interessante?"

 

"Beh… si tratta di alcune assegnazioni regali dell’Ordine delle Fleebles."

 

"Ordine delle Fleebles?"

 

"Già. Si tratta di una sorta di premio alla scienza."

 

Lui la guardò perplesso.

 

"Era diffusa… mm… mille anni fa. Se qualche mago si distingueva particolarmente per qualche invenzione o creazione di artefatti… allora gli veniva riconosciuto quest’ordine."

 

"Ah."

 

"Qui dice che 'nel 895 per l’invenzione dell’Oriegentis vennero onorificati del titolo di Fleebles Regrid Partice Grop Volture e Jules Noverg De Roosieriel, membro della grande famiglia originaria della Grenous.'"

 

"Oriegentis?"

 

"Già."

 

"Cosa può essere?"

 

"Qui non viene detto altro."

 

Harry sbuffò. "Beh almeno abbiamo altri due nomi da cercare… Oriegentis e Grenous."

 

"Grenous… chissà che posto è."

 

"Non saprei… bisogna guardare in qualche atlante storico."

 

"Potremmo cercare anche un po’ gli annali degli ordini, magari qualche altro De Roosieriel ha ottenuto l’Ordine per qualche altra invenzione." propose poi il ragazzo.

 

"Giusto."

 

"Per quanto hai intenzione di tirare?" le chiese poi guardandola.

 

Lei alzò le spalle. "Mm… finisco questi libri."

 

"Ok. Ti aiuto allora."

 

Sorrise. "Grazie." Era un piacere vederlo di buon umore, soprattutto dopo gli eventi dei giorni precedenti.

 

*

 

Cercarono in quei grossi volumi per un paio d’ore, finché Harry chiuse quello che aveva letto accucciato in avanti fino a quel momento e sospirò buttandosi all’indietro sul cuscino.

 

Hermione fece lo stesso poco dopo, distrutta.

 

"Ho un mal di schiena incredibile." commentò girandosi nel letto verso l’amico.

 

"Non dirlo a me." fece lui arrossendo alla vicinanza.

 

"Mi sa che è meglio studiare in biblioteca."

 

"Già, anche se è bello buttarsi sul letto morbido finito il libro… è illuminante." disse sorridendo.

 

"Eheh, già."

 

"Scusa se usufruisco così spudoratamente del tuo letto."

 

"No problem."

 

Rimasero un po’ di silenzio.

 

"Ho l’impressione che questa ricerca non finirà mai." sospirò poi Harry.

 

"Siamo solo all’inizio.”

 

"E se non troviamo niente nei libri?"

 

"Possibile che non ci sia nulla? Con tutti i libri che ci sono?" sbottò lei.

 

"Beh, forse è una storia vecchia. E se davvero sono stati esiliati dal mondo magico, ha senso che siano stati ignorati fin ora..."

 

"Lo so, ma mi sembra incredibile che non ci sia niente... ci sono diari di migliaia di pagine su le abitudine culinarie dei maghi nel 500 dopo cristo e non riusciamo ad avere delle risposte su una famiglia apparentemente cosi' potente?"

 

"Cosa faremo se non troveremo nulla?"

 

"Andremmo a cercare l’artefatto." propose lei.

 

Lui la guardò stupito. "E dove?"

 

"In giro per la scuola… se è tanto importante dovrà saltar fuori."

 

"Non l’ha fatto fino adesso."

 

"Beh, ma il suo padrone lo sta cercando solo adesso."

 

"Non mi convince. Anche perche' DeRoosieriel non ha detto di esserne il padrone... ha bisogno di una qualche altra persona per trovare quell'artefatto e chissa' chi e', visto che neanche lui lo sapeva...”

 

"Ha detto che c’è una leggenda pero'."

 

"Vuoi dire che dovrà venir fuori perché c’è la leggenda?"

 

"Beh, se c’è davvero una leggenda, ed è basata su una qualche verita'… qualcosa dovrà succedere."

 

"E' vero, ma chissa' se c'e' da fidarsi.."

 

"Gia', ma bene o male, aspettare non ci fa male, sperando che le cose si evolvano e ci diano qualche informazione in piu'…” disse mordendosi il labbro, poi si giro' verso di lui, preoccupata. “Ti stanchi molto con queste ricerche?" domandò.

 

"Non particolarmente. E' piu' la frustrazione che altro... e tu? Non voglio farti affaticare troppo." disse rassicurante.

 

Lei sorrise. "Non dire sciocchezze. È tutto ok. Sono giovane, posso permettermi di stare a fare ricerche fino a tardi…" scherzo'.

 

Approfittando del silenzio, Hermione chiuse gli occhi e si stiracchiò con vari versi. Ritrovandosi con la testa che pendeva alla sua sinistra a pochi centimetri da lui. Harry la guardava senza riuscire a distogliere lo sguardo, era così vera, vicino a lui.

 

"Sono stanca." disse solo, sbadigliando un’ultima volta.

 

Il ragazzo chiuse gli occhi. Il profumo di lei l’aveva raggiunto improvvisamente.

Era il suo profumo.

Quello che aleggiava intorno a lei sempre, quello che impregnava i suoi vestiti dopo che si erano abbracciati.

Quello che lui desiderava tanto in quel momento.

Ostentando non-chalance si stiracchiò vagamente verso di lei.

Voleva un contatto, anche semplice.

 

Poi scattò seduto, spaventandola.

 

"Che succede?" esclamò lei preoccupata. Harry guardava il vuoto davanti a se.

 

Cosa stava per fare? Che cosa sentiva dentro? Eccitazione? Per Hermione?

Stava diventando troppo.

Era un ragazzo sì, ma lei… era pur sempre la sua migliore amica…

Anche se si era accorto d’amarla, mai prima di allora aveva sentito un attrazione simile.

Irresistibile.

 

Non si riconosceva. Non capiva come il suo corpo potesse reagire cosi'.

 

Sapeva che c'era qualcosa tra Hermione e Malfoy, anche se non sapeva cosa, e sapeva che non poteva intromettersi se non voleva distruggere il fragile equilibrio che avevano raggiunto, non voleva perderla e non ci teneva particolarmente ad essere scaricato per un Serpeverde nel caso avesse dovuto confessare i suoi sentimenti, questo era sicuro.

 

E semplicemente non poteva. Non poteva dire niente.

 

Avrebbe perso la sua migliore amica. E avrebbe avuto il cuore spezzato.

 

Come stavano andando le cose ultimamente poi, i pettegolezzi sulla profezia, i suoi apparenti tentativi per distruggere la pace di Hogwarts, veniva considerato come il male in persona e non avrebbe mai voluto trascinare Hermione in quella spirale di calunnie, non se lo sarebbe potuto perdonare.

 

Sapeva che Hermione non se ne sarebbe mai lamentata, anzi l'avrebbe difeso fino in fondo... e quella certezza lo faceva impazzire ancora di piu'.

 

Perché doveva sentire un’attrazione tale per una persona che non provava niente di più di affetto nei suoi confronti?

Era ingiusto e… così strano.

 

Si accorse solo ora che Hermione gli si era avvicinata con preoccupazione. Si sentiva sola, adesso che lui si era allontanato.

Il suo odore si era disperso nell’aria.

Realizzò solo ora che prima che lui si alzasse aveva sentito qualcosa. Aveva sentito di volergli stare più vicino, di volerlo toccare. Per un attimo arrossì con violenza. Forse l’aveva sentito, per questo era scattato via, per evitare che lei si rendesse in qualche modo ridicola.

Che sciocca.

 

"Niente… mi sono solo ricordato che ho un impegno." disse sorridendo con convinzione. Aveva usato tutte le sue forze di contrasto.

 

Hermione si sentì sollevata. Forse si era immaginata tutto. Compresa quella strana attrazione.

 

"Ok… non ti preoccupare. Li riporto io i libri." fece sorridendo a sua volta.

 

"Oh, no lascia. Tanto ci passo in biblioteca."

 

"Mmhmm, ma volevo prenderne altri, e poi… perché devi fare giri inutili se hai un impegno?"

 

"Non mi costa niente. Sia mai che faccio fare sforzi alla mia migliore amica. Per oggi basta ricerche… rilassati fino a domani, ci troveremo poi alla solita ora."

 

Lei lo guardò dubbiosa, Harry si comportava sempre da gentiluomo con lei.

 

Poi cambiò espressione, in fondo le faceva piacere non doversi muovere, restare ancora un po’ sul letto, sentire se un po’ del profumo di Harry Potter era rimasto sulla trapunta.

 

Si scosse, che cosa stava pensando?

 

"Ti devo credere un maschilista?" chiese sorridendo.

 

"Nono, solo un buon amico... magari un gentiluomo.” scherzo'. “Dato che mi odiano tutti, almeno un po’ mi devo distinguere. Il 'diavolo gentiluomo' potrebbe essere un buon nome… lo suggerirò ai Serpeverde." fece iniziando a raccogliere i libri.

 

Fu fermato dalla mano di lei che gli toccò il polso.

 

"Qui ti dobbiamo tutti la vita, Harry."

 

Lui scosse la testa. "Non dire sciocchezze, se non ci fossi io, Hogwarts sarebbe molto più sicura."

 

Hermione strinse la mano su quella di lui.

 

"Se non ci fossi tu, saremo tutti morti… io prima fra tutti."

 

Harry la guardò un attimo combattuto. Poi cercò di smettere di pensare a lei, cioè smettere di pensare.

 

"Va beh. Ora vado." mormoro' titubante.

 

"A dopo." gli disse lei rispalmandosi sul letto.

 

Lui la guardò un attimo interdetto.

Perché lo faceva? Essere così bella, in una posizione così… oh Dio… sexy?

 

Sentendo una strana presa alla base dello stomaco decise di girarsi verso la porta.

 

"A dopo." fece uscendo dalla stanza imbarazzato. Doveva riuscire a controllarsi, il suo corpo iniziava a sfuggire dal suo controllo.

 

Desiderare Hermione così tanto avrebbe potuto procurargli molti guai, la cosa stava diventando piuttosto seria.

 

Arrossi violentemente pensando a cosa sarebbe potuto succedere se lei fosse stata troppo vicina.

 

 

E come avrebbe potuto spiegare una cosa simile?

 

Sarebbe stata la sua fine.

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Capitolo 15
*** Christmas ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Che dire, nuovo capitolo prima di quanto pensassi, Malfoy non si fa vedere pero'... siamo ancora un po' in stallo mi sa... pero' e' Natale e Harry e' un genio >>; Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate!!

 

 


 

CAPITOLO 15


 

 

La mattina di Natale gli schiamazzi delle sue compagne di stanza svegliarono Hermione.

 

Aprì gli occhi con fatica, disturbata dal vento gelido e dalla luce che veniva dalla finestra che era stata aperta.

 

"Nevica!" esclamo' Lavander saltando sul suo letto con eccitazione, le guance rosse e un sorriso che non finiva piu', sembrava una bambina.

 

Per un attimo Hermione non capì, voleva dormire, era stanca, e perche' la finestra era aperta?

Poi iniziando a sentirsi più sveglia, anche il suo cervello riuscì ad analizzare le parole dell’amica.

 

"Oh." esclamò, alzandosi di scatto.

 

"Bellissimo." stavano sussurrando le ragazze che si erano affacciate al freddo di quella mattina.

 

Si avvicinò anche lei titubante, sarebbe rimasta volentieri nel letto caldo e accogliente.

 

"Buon Natale." disse poi, accorgendosi lentamente di che giorno fosse.

 

Le ragazze si girarono.

 

"E' vero. Buon Natale!"

 

E ci fu uno scambio di abbracci affettuosi.

Per un attimo fuggente Hermione si sentì soddisfatta, era come se fossero tornate a qualche anno prima, quando erano davvero legate, quando ancora Harry era un ragazzo quasi come gli altri.

 

"Regali! Regali!" esultò poi Lavander raggiungendo i piedi del suo letto.

 

Hermione diede un occhiata alla piccola massa di regali che si trovavano vicino al suo.

 

Si avvicinò titubante, aveva avuto cosi' tanto da fare ultimamente che non aveva pensato al Natale.

 

Cercò il regalo dei suoi genitori, grande e pesante, e lo aprì con entusiasmo.

 

"Sì!" esultò sorridendo. Dieci nuovi libri di suo gradimento. Ridacchiò felice. Cavolo. Avrebbe voluto poter condividere la sua gioia con qualcuno. Beh, sapeva che Draco sarebbe stato molto felice dei suoi nuovi acquisti.

 

Poi guardò un po’ tra quelli che rimanevano. Prese un pacchetto quadrato, nulla di stravagante.

 

"Mm… Ron." lesse sul piccolo biglietto con gli auguri.

 

Iniziò a scartarlo leggermente preoccupata, di solito c'erano sempre brutte sorprese dentro i pacchetti di Ron.

 

Quando aprì il coperchio rimase estasiata invece. Guardò con ammirazione la penna portatile che c’era dentro. Lanciò un’occhiata alla sua malridotta sul suo comodino, ne aveva davvero bisogno. Un inchiostro di altissima qualità. E poi tirò fuori quello che sembrava una lente d’ingrandimento finemente decorata. Riconoscendola, non poté fare a meno di esultare emozionata.

 

"Un’ocularia!"

 

Accese impacciata il minuscolo macchinario che iniziò a librare nell’aria e a lanciare piccoli fasci di luce in girò per la stanza. Hermione prontamente prese un libro e lo aprì alla prima pagina. Subito l’ocularia iniziò a seguire il suo sguardo illuminando la riga che stava leggendo.

 

"Magnifico." fece balzando in piedi. Corse verso la porta, la spalancò, solo per poi precipitarsi giù verso la Sala Comune, con l’ocularia che fluttuava con calma dietro di lei.

 

Ferma sulla porta con già il fiato corto, individuò Ron tra gli studenti presenti in piedi che parlava con Harry, in attesa di andare a fare colazione. Senza pensarci troppo rise contenta e gli corse tra le braccia.

 

Ron ne fu sorpreso, ma si sbrigo' a ricambiare il suo abbracciò sorridendo.

 

"E' magnifico Ron! Lo volevo da così tanto! Tanto! Tanto tempo!" fece strofinando affettuosamente il viso sul suo petto.

 

Lui arrossì. "Eheh, lo so."

 

Harry li guardava pietrificato. Non riusciva a mantenersi distaccato.

Faceva troppo male, e l'unica cosa che riusci' a fare fu non reagire in modo violento.

Non capiva, non capiva perche' anche un semplice abbraccio del genere potesse scatenare in lui la rabbia piu' rovente. Ci doveva essere qualcosa che non andava in lui, e forse era piu' seria di quanto pensasse.

 

"Buon Natale! E grazie davvero." disse poi Hermione sorridendo.

 

"Grazie anche a te! E Buon Natale!" rispose lui sorridendo a sua volta, come al solito Hermione gli aveva mandato un regalo bene accetto, e Ron era contento di essere riuscito ad azzeccarne uno in sei anni.

 

La ragazza si accorse solo ora di Harry e lasciandosi da Ron lo guardò sorridente.

 

"Buon Natale anche a te Harry! Il tuo regalo ancora non l’ho scartato… comunque rimedio subito!" si giustificò facendo una piccola smorfia e avvicinandosi a lui con l’intenzione di abbracciarlo, ma si bloccò, la stava guardando con freddezza glaciale. Ironico considerando il fuoco che aveva dentro.

 

"Buon Natale." le rispose con enfasi letteralmente piatta.

 

Lei lo guardò un attimo ferita, sembrava avesse fatto qualcosa di male, e non riusciva a capire cosa. "Ehm… vado ad aprire gli altri regali e a prepararmi… mi aspettate per la colazione?" domandò dubbiosa.

 

"Mm, ok." fece Ron alzando le spalle, dando una piccola gomitata a Harry, che non sembrava volerla degnare di una risposta.

 

"Beh, se volete potete anche avviarvi dato che siete già pronti." concesse titubante, aveva la strana sensazione che Harry non volesse stare in sua presenza.

Non era certo umore da giorno di Natale, che fosse successo qualcosa?

 

"Andiamo dai… tanto poi ci vediamo giù." propose Harry riuscendo a mascherare meglio il tono, ma sempre cercando di evitare il suo sguardo.

 

Voleva solo allontanarsi il più possibile da lei, non rivolgerle la parola, possibilmente non rivolgere la parola a nessuno, e la piu' facile scusa per farlo era impegnarsi a mangiare in silenzio la colazione natalizia.

 

Hermione tornò in camera in fretta, turbata, e senza fare molta attenzione scartò i vari regali che erano rimasti ai piedi del suo letto.

 

Un libro sul Quidditch da parte di Malfoy, un set di trucchi da parte di Ginny e altre cose di poca importanza da altre amiche femmine, per lo piu' regali di circostanza.

 

Non c’era niente da parte di Harry.

 

Le sue guance si colorarono di rosso ripensando alle parole che gli aveva detto poco prima.

 

Harry non le aveva fatto il regalo, ma lei l’aveva dato per scontato.

 

Rimase a guardare il vuoto che era rimasto davanti al suo letto ferita e stranamente umiliata.

 

Perché? Sì, è vero, non era obbligato… però… insomma, era sempre successo senza che lei l’avesse mai chiesto.

 

E adesso… che cosa gli avrebbe detto?

 

Allo sconcerto iniziale subentrò la rabbia.

 

Come si permetteva di non farle il regalo? Lei aveva speso molti momenti liberi a cercare di trovare qualcosa di adatto a lui, e non era stato facile visto che lui poteva permettersi qualsiasi cosa.

 

Alla fine presa dal nervosismo e dallo sconforto rimase in camera per tutta la mattinata, non scese per colazione, ne' per raggiungere i compagni che erano andati a giocare con la neve.

 

Scese in Sala Comune quando si stava avvicinando l’ora di pranzo, sapendo che non poteva evitarlo.

 

Come doveva comportarsi? Si vergognava immensamente.

 

E tanto per assecondare i suoi pensieri nella sala trovò solo Harry Potter.

 

Chiuse gli occhi. Si sentiva così stupida.

 

Considerò l’idea di tornare su in camera senza farsi notare, ma non sarebbe servito, tanto prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo.

Meglio prima che poi.

 

"Mm… ciao." disse attirando l’attenzione di lui, che alzò lo sguardo dalla rivista che stava esaminando.

 

"Ciao." rispose lui, decisamente più calmo rispetto alla mattinata. Sapeva benissimo che Ron non era una minaccia, ma a volte aveva bisogno di tempo per sbollire gli umori.

 

"Mm… ti è piaciuto il mio regalo?" domandò lei senza mezzi termini, doveva sapere che cosa era andato storto, che cosa aveva fatto per meritare di essere ignorata cosi'.

 

Lui sorrise debolmente, imbarazzato. "Certo…. Sei stata molto gentile. Mi sara' molto utile per i prossimi allenamenti." fece guardando il libro che aveva adagiato di fianco a lui: Nuove regole della Federazione Magica di Quidditch.

 

"Beh, non è niente…” fece scuotendo la testa. “Non so mai cosa prenderti... non sapevo quello che ti sarebbe piaciuto." rispose lei imbarazzata, si sentiva cosi' stupida ad averci perso tutto quel tempo quando Harry non le aveva mandato neanche un biglietto.

 

"Ma va benissimo. Il cd di quel gruppo non lo conosco… ma lo ascolterò, poi ti saprò dire.” mormoro', accennando anche al secondo regalo.

 

Lei annuì.

 

Con imbarazzo il ragazzo guardò le sue mani per un po’, per poi avventurarsi sul viso di lei. "Mm… per quanto riguarda il tuo regalo." iniziò a parlare.

 

Hermione si fece più attenta. Grazie a Dio era stato lui a tirar fuori l’argomento, iniziava a sentirsi un po' spaurita.

 

"Ecco… non sono riuscito a finirlo prima della data di consegna."

 

"Eh?" Gli occhi si fissarono in quelli di lui.

 

"Non sono riuscito a metterlo nella posta in tempo perché arrivasse oggi."

 

"Ah." Certo non stava dando segno di grande intelligenza parlando in monosillabi. Non sapeva cosa dire.

 

Lui la guardò sorpreso. "Pensavi mi fossi dimenticato di te?" sbottò incredulo.

 

Lei arrossi' e guardo' le sue mani tremanti. "Beh…. Un po’."

 

"Non dire sciocchezze! Ce lho qui. L'ho finito stamattina." esclamo' lui, mettendosi una mano in tasca.

 

"Oh." Di nuovo con i monosillabi, sembrava non riuscire a scuotersi. Ci era rimasta cosi' male che ora non riusciva a credere che le cose non erano come le erano sembrate qualche ora prima. Harry non la odiava, aveva solo perso la scadenza.

 

"E' solo una parte del regalo."

 

"Una parte?"

 

"Beh, tu me ne hai fatti due. Quindi anch’io vorrei fare lo stesso.”

 

"Ma non devi..." cerco' di protestare, l'ultima cosa che voleva era che lui si sentisse in dovere.

 

"Mm, l’altro è più un favore… visto quello che stai facendo per me."

 

Lo guardò sorridendo. "Figurati." Era una cosa che riguardava entrambi alla fine, anche se lui sembrava sempre volersi sobbarcare ogni responsabilita'.

 

"Comunque… tieni." disse porgendole una scatola rettangolare.

 

Lei fisso' il pacchetto dubbiosa per un attimo, chiedendosi cosa poteva mai essere, e poi lo prese. "Posso aprirlo?"

 

"Sì." rispose imbarazzato. Nonostante non fosse niente di serio, si sentiva nervoso, avrebbe preferito non esserci, ma la osservò comunque attento, preso dalla sensazione che aveva quando stava nella stessa stanza della sua migliore amica, piacere e nervosismo. Era felice, ma angosciato allo stesso tempo.

 

Dentro il pacchetto che aprì con cura incredibile, c’era un piccolo pendaglio.

Una pietra del colore degli occhi di Harry circondata d’argento. Una forma a spirale.

Sentì un crampo allo stomaco tenendola fra le mani. Una sensazione che non si sapeva spiegare.

 

"Mi hanno detto che alle ragazze piacciono queste cose." si giustificò lui tremando dal panico. Forse aveva esagerato.

 

Lei alzò lo sguardo e sorrise. "Grazie Harry!" fece con trasporto.

Era bellissimo.

 

La guardò arrossendo. "La pietra l’ho trovata ad Hogsmead due settimane fa… e il pendaglio l’ho fatto io con un incantesimo Bendum."

 

Hermione rimase a bocca aperta. "Davvero?” Guardo' meglio il ciondolo, Harry era stato bravissimo, non sembrava fatto a mano neanche da vicino. “Non sapevo riuscissi anche in questo... e' perfetto."

 

Lui sorrise in rimando.

 

"Posso abbracciarti adesso?" domandò con un urgenza strana la ragazza. Si pentì del tono che aveva usato, ma voleva abbracciarlo, poteva chiederlo? Si sentiva ancora strana per la mattinata passata in panico.

 

"C-certo." disse lui titubante, alzandosi in piedi ed andando verso di lei. Aprì le braccia in segno di benvenuto e lei lo guardò per un attimo perplessa.

 

Harry stava sorridendo malizioso pero' e con una finta si avvicinò velocemente iniziando a farle il solletico sui fianchi.

 

"No, Harry, imbroglione!" protestò tra i risolini incontrollati.

 

Senza molto preavvisò poi, mentre letteralmente si rotolava dal ridere sul divano, l’abbracciò, trascinandola su di lui e praticamente prendendola in braccio.

 

I sorrisi che avevano sul viso si sciolsero nel calore delle loro braccia.

 

"Buon Natale." disse lei in un sospiro.

 

"Buon Natale!"

 

Poi si staccò di scatto arrossendo, il tempo che poteva passare vicino a Hermione senza iniziare a pensare a cose strane era esaurito, doveva allontanarsi da lei per un po’.

 

"L’altra parte del mio regalo invece…" iniziò cercando di recuperare un po’ di distacco.

 

"Oh, ma non devi."

 

"Non protestare, su! Si tratta di una cosa da niente."

 

"E cos’è?" fece lei, sorridendo maliziosa.

 

"Ti insegno a volare."

 

"Oh." esclamò lei sorpresa.

 

"A quanto ho visto in questi ultimi tempi tra una cosa e l’altra non hai più visto tanto Malfoy, quindi immagino tu non abbia fatto progressi."

 

"Già." Arrossi' fino alla punta dei capelli pensando a Draco e a quello che facevano invece delle prove di volo.

 

"Beh, dato che è colpa mia… e che preferisco che tu da Malfoy stia alla larga, ti insegno io." Era una delle sue migliore idee, pensava nel frattempo.

 

Lei lo guardò con un pizzico di irritazione.

 

"Dai, non prendertela." si difese subito lui. "L’ho accettata la tua amicizia con lui… semplicemente meno vi vedo insieme meglio sto."

 

"E quindi cerchi di allontanarmi da lui?"

 

"No, cercò di ringraziarti per quello che fai per me… e volare è una delle poche cose che so fare bene, per cui…"

 

"Ok." lo interruppe lei sorridendo, gli doveva almeno questo, anche se non sapeva bene perche' si sentisse cosi' in colpa della sua relazione con Draco.

Se si poteva chiamare relazione poi.

 

"Davvero?"

 

"Sì, va bene."

 

"Quando?"

 

"Quando vuoi."

 

"Oggi nevica, nonostante possa essere un paesaggio romantico… dubito che tu voglia prenderti una broncopolmonite." disse arrossendo. L’uso della parola 'romantico' in quel momento non era proprio una scelta azzeccata.

 

"Mm, già… facciamo quando si scioglie la neve."

 

"Ok."

 

"Promesso?" domandò lei dubbiosa.

 

Harry la guardò con dolcezza. "Sì, promesso."

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Capitolo 16
*** Il ciondolo ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter
Note dell'autore:  Finalmente un capitolo con un po' piu' di svolte ^^ enjoy <3 e fatemi sapere che ne pensate!
 
 
 
 
 
CAPITOLO 16
 
 
 
Hermione stava camminando sopra una lunga lastra grigia…
Stava cercando Harry.
 
Nonostante il suo cuore facesse male, nonostante sentisse l’urgenza di correre, il suo corpo non glielo permetteva, poteva solo andare avanti su quella lastra, senza guardarsi indietro, con una lentezza inesorabile, non poteva sottrarsi a quei passi, i piedi erano pesantissimi e le gambe le provocavano un dolore intenso ogni volta che si muoveva.
 
"Hermione!" iniziò a sentire la voce della persona che stava cercando.
 
"Hermione! Che cosa ti succede!?" continuò Harry con apprensione. La voce rotta come soppressa da un dolore fisico.
 
"Hermione! Rispondi ti prego!" urlò ancora.
 
Lei mosse gli occhi. Chiuse e riaprì le palpebre. Con fatica, si rese conto di essere sveglia, iniziò a muovere la bocca per abituarsi alla realtà. Doveva parlare.
 
"Harry, sei tornato." disse a malapena. Una piccola lacrima scese sulla sua guancia.
 
Poi realizzò che era stato tutto un sogno.
 
"Cosa ci fai nel dormitorio delle ragazze?" chiese con confusione.
 
Poi si sentì cadere.
 
Era stata in piedi fino adesso? No, lei doveva trovarsi nel suo letto!
 
Il ragazzo reagì in fretta e riuscì a prenderla tra le braccia con prontezza.
 
"Stavi camminando come una sonnambula." la informò lui preoccupato.
 
Hermione si sentiva debole. Iniziò a sentire l’odore del sangue.
 
"Oh mio Dio!" esclamò Harry con ansia.
 
Un rigolo di sangue le stava scendendo dal naso. E subito dopo ne sentì il sapore in bocca.
 
Piena di sangue.
 
Sputò sul pavimento senza potersi controllare. Tutto quel calore che l’abbandonava.
 
Lui si scosse velocemente, la prese in braccio e si diresse verso l’uscita della sala comune.
Correndo un po’, cercando di non farla sbatacchiare troppo.
 
Alcune persone lo guardarono dubbiose mentre passava tra i corridoi con lei in braccio.
 
Sguardi di sospetto.
 
Cosa aveva fatto Harry questa volta?
 
"Ti sporcherò tutto Harry." fece lei imbarazzata.
 
L’unica cosa di cui riusciva a preoccuparsi.
 
Non sentiva dolore, solo dei suoni indistinti dentro la sua testa e quello che provava per averlo vicino.
Il cuore che batteva forte.
 
"Scema, non mi sembra il caso di preoccuparci di questo adesso!" sbottò lui con rabbia.
 
Il sangue continuava ad aumentare, e in poco tempo Harry aveva la divisa completamente sporca.
 
Sembrava stesse sanguinando lui stesso.
 
Arrivarono all’infermeria.
 
"Signorina Chips!!!" urlò con tutta la voce che aveva in corpo appena fu davanti alla porta.
 
"Harry, non ti devi preoccupare, non mi fa male nulla… solo un po’ di disagio per il sangue." cercò di dire Hermione, ma lui non sembrava volerle dare molta attenzione.
 
Entrò nella stanza accolto dallo sguardo terrorizzato dell’infermiera.
 
"Cosa è successo?"
 
"Stava camminando con gli occhi aperti, ma non reagiva, aveva un aria strana… dopo un po’ che la chiamavo si è come svegliata ed ha iniziato a perdere sangue." spiegò Harry il meglio che poteva nello stato in cui era, e appoggio' la ragazza sul primo letto libero.
 
"E a te?"
 
"Il sangue è tutto suo." continuò indicandola terrorizzato, aveva perso un sacco di sangue.
E mentre l'infermiera iniziò a controllarla sentì il cuore implodergli nel petto.
La sua Hermione. Che cosa era successo alla sua Hermione?
 
Rimase fermo a guardare, apparentemente freddo e impassibile, sembrava avere un universo dentro, un universo pieno di tutto il dolore che poteva provare un essere umano, un universo che agonizzava.
 
Si scosse quando madama Chips iniziò a toglierle il medaglione dal collo.
 
Realizzò solo in quel momento che quando aveva visto Hermione scendere dal Dormitorio femminile in quella specie di trance quella pietra stava brillando.
 
Che fosse la causa di tutto?
 
Dopo un po’, l’infermiera si rivolse a lui, scuotendolo dai suoi pensieri.
 
"L’emorragia sembra sia cessata… non ho idea da che cosa sia stata causata… forse un incantesimo… da cui non doveva essere svegliata così presto."
 
"Avrei dovuto lasciarla andare in giro in quello stato? Sembrava uno zombie!"
 
"Non lo so Potter. Non si può mai sapere in questi casi cos’è peggio."
 
Harry si avvicinò al letto, dove Hermione era gia' addormentata, e prese il pendaglio che era appoggiato sul comodino.
 
"Posso?" chiese alla signora Chips.
 
"Sì, glielo ridarai più tardi, qui rischia di andare perduto."
 
"Mm." rispose lui ancora perplesso.
 
"Dopo parleremo con Silente, ora lasciaci sole per favore che cerco di controllare se e' stata aggredita in qualche modo."
 
Lui la guardò sorpreso. Non voleva andarsene.
 
"Devo cambiarla, Harry, è piena di sangue, e sarebbe meglio che anche tu andassi a cambiarti."
 
"E' necessario?" domandò stupidamente. Non voleva allontanarsi. Aveva l’impressione che il mondo potesse crollare da un momento all’altro e voleva essere lì in quel momento, al suo fianco.
 
"Devo spogliarla, non mi sembra il caso che tu rimanga."
 
Lui arrossì. "Aspetterò qui fuori." borbottò uscendo dalla porta.
 
Non si sentiva a posto. Voleva vederla sorridere. Il sorriso bellissimo che gli rivolgeva solo quando voleva rassicurarlo.
 
*
 
Alla fine non era niente di grave, Hermione si ritrovò in piedi la mattina seguente, e all'ora di pranzo tornò nella sala comune, dove Harry, ovviamente ancora preoccupato, l'accolse festoso.
 
"Tutto ok?" chiese dubbioso, guardando il suo colorito pallido.
 
"Sì sì, solo un po’ come se avessi fatto una donazione di sangue." scherzò lei, rivolgendogli il sorriso dolce che aveva aspettato fino adesso.
 
Si sentì sollevato. "Hai mangiato, vero?" domandò poi.
 
"Mm, sì, mi ha dato da mangiare Madama Chips prima che me ne andassi."
 
"Capisco." fece un po' deluso. Aveva sperato di poterla portare con se a pranzo.
 
"Tu?"
 
"In verità no."
 
"Beh, devi sbrigarti o non ti faranno più entrare, l'ora del pranzo è quasi finita."
 
"Non importa." fece lui sorridendo.
 
Lei lo guardò dubbiosa.
 
"Che c'è? Non hai fame?"
 
Lui alzò le spalle indifferente.
 
"Cos'è? Ti ha dato fastidio tutto quel sangue?"
 
"Eh?"
 
"Te l'avevo detto che dovevi lasciarmi giù, che non era il caso di tenermi in braccio, ma non ne hai voluto sapere."
 
Harry la guardò contrariato. "Cioè dovevo lasciarti lì da sola a sanguinare perché se no mi sarei sporcato la maglia?" fece in tono sarcastico.
 
Hermione alzò le spalle, come a voler lasciar cadere l'argomento.
In quel momento si toccò il collo, Harry notò l'espressione di panico e per un attimo ebbe paura che l'incantesimo non l'avesse lasciata andare del tutto.
 
"Io..." iniziò dubbiosa: "Avevo il tuo pendaglio ieri sera quando sono andata a dormire."
 
"Mm?" fece il ragazzo, capendo dove voleva andare a parare e allontanandosi di seguito, poco volenteroso di affrontare l'argomento.
 
"Il tuo regalo di Natale, non ci posso credere... dove l'ho ficcato? Ero convinta di averlo addosso... tu l'hai visto Harry?" domandò subito presa dal panico.
 
"No."
 
"Oh cavolo.... scusami, scusami davvero... lo cerco subito..."
 
"Ma figurati, era solo una pietruzza." sbottò lui scortese.
 
"Ma me l'avevi regalata tu." esclamò lei, sentendosi sempre più vicina alle lacrime, come aveva potuto perderla? Come? Come?
 
"Va beh, te ne prendo un altra la prossima settimana." disse con non-chalance.
 
"Ma è diverso." si lamentò lei.
 
"Ma va."
 
"Sì, è diverso!"
 
"Perchè dovrebbe?" sbottò irritato. Perchè non poteva evitare di parlarne? Perchè non poteva lasciar perdere?


"Perchè se mi facessi una nuova collana sarebbe solo perchè te l'ho chiesto... invece il tuo regalo di Natale... è stato perchè hai pensato a me, indistintamente da quello che ti chiedo... insomma, è stato un tuo pensiero spontaneo. Capisci?" spiegò perplessa.
 
Harry sospirò, sentendo il suo cuore aumentare i battiti. "Sono sciocchezze." iniziò, ma il suo tono era dolce: "Io penso a te comunque... sempre."
 
Hermione arrossì. "Ma questo era il tuo regalo di natale, mi sentirò male per sempre se non lo ritrovo... dev'essere per forza da qualche parte." fece iniziando a muoversi imbarazzata.
 
"Dovresti lasciar perdere." concluse il ragazzo lasciandosi sprofondare nella poltrona, incapace di connettere. Era troppo stanco.
 
*
 
"Harry James Potter!" urlò Hermione con rabbia entrando nella Sala Comune dei Grifondoro quella stessa sera, quando ormai erano già andati a letto tutti.
 
Il ragazzo preso in causa balzò sulla sedia. Era rimasto lì a studiare per aspettarla.
 
"Che succede?" domandò perplesso, alzandosi.
 
"Come che succede??!!! Ti sei preso gioco di me!!! E' tutto il giorno che sono in cerca di quel dannato ciondolo!!! E ce l'avevi tu!!!"
 
"Cosa?" fece lui, tentando di fingere un tono innocente.
 
"Non fare il finto tonto!!! Madama Chips mi ha appena detto di averlo affidato a te!!" urlò ancora sempre più furiosa. Non riusciva a credere che dopo quanto aveva tribulato per cercarlo, fosse lui ad averlo... e dopo quello che le aveva detto.
 
"Oh." fece lui semplicemente. Decisamente colto sul fatto.
 
"Oh?" sbottò lei sconcertata. Si sentiva così ferita che faceva fatica a respirare. Perché le aveva fatto questo?
 
"E' tutto quello che hai da dire? Oh!?" continuò con una punta di disperazione.
 
A lui bastò guardarla negli occhi per capire che non poteva più negare niente, se non voleva ferirla seriamente.
 
"Ascolta." la interruppe prima che potesse urlargli addosso altro.
 
Lei rimase in silenzio, sì, avrebbe voluto picchiarlo in quel momento, avrebbe voluto ferirlo, come lui aveva fatto con lei, ma allo stesso tempo desiderava tanto che ci fosse un motivo valido, che ci fosse una scusa per il suo comportamento.
Harry non avrebbe mai fatto qualcosa solo per farla stare male, non era crudele... vero?
 
Sbuffando, strinse i denti, incrociò le braccia e lo guardò in attesa.
 
"Non intendevo tenertelo nascosto per farti del male." spiegò.
 
"E perché Harry? Dopo il discorso di oggi, pensavo fosse chiaro quanto ci tenessi."
 
"Lo so... però..."
 
"Ho passato tutta la giornata a sentirmi in colpa e triste per aver perso quel ciondolo... nonostante me l'avessi appena regalato... faceva male averlo perso, ma fa più male che tu me l‘abbia tenuto nascosto."
 
Lui spalancò gli occhi sorpreso, è vero, non aveva dato troppo peso a quello che lei avrebbe provato, o meglio non l'aveva reputato importante. Vederla nello stato in cui era adesso pero', vedere il modo in cui l'aveva ferita, e il modo in cui era arrabbiata... desiderava solo dirle la verità... lei avrebbe capito... e non sarebbe più stata arrabbiata con lui... l'avrebbe abbracciato, e tutto sarebbe tornato come prima. Un crampo al cuore, le cose non sarebbero tornate come prima comunque... ma l'idea di essere lontano da lei era l'inferno. L'idea di farla soffrire era inconcepibile.
 
"La verità... è che... stanotte, quando sei venuta giù dagli scalini... il ciondolo brillava di luce propria."
 
"Cosa?"
 
"Già... aveva una sua luce sinistra... per questo volevo che lo lasciassi perdere."
 
Hermione arrossì violentemente. Per lei. L'aveva fatto per lei. Sì, voleva una scusa, ma questa davvero era quella migliore che potesse trovare.
"Dici che è colpa del ciondolo allora?"
 
"Credo proprio di sì."
 
"Non conosco nessun incantesimo che faccia fare quelle cose alle persone."
 
"Già, neanche le maledizioni senza perdono, però sappiamo troppo poco... e purtroppo non si sa mai."
 
Harry la guardò dubbioso.
 
"Chi mai poteva farti un incantesimo simile? E perchè? Trovo più probabile che sia la pietra."
 
"Ma come avrebbe potuto? Insomma, l'hai scelta tu tra mille, no?"
 
"Beh, sì... al negozio ce n'erano parecchie.”
 
"Come avresti fatto a scegliere proprio quella maledetta?"
 
"La mia fortuna?" fece lui tristemente.
 
La ragazza la guardò di sbieco. "Non dire sciocchezze!"
 
"Beh, se noti... a tutte le persone che mi stanno vicino succede qualcosa prima o poi." continuò con lo stesso tono, quel tono di voce che Hermione odiava, quel tono che lo rendeva tanto diverso dagli altri ragazzi, talmente immerso nei suoi pensieri, nelle sue convinzioni, nel suo piccolo mondo di continue perdite.
 
"Ma è perché qualcuno cerca di fargli del male!!! Non è certo questione di fortuna o sfortuna."
 
"Non capisci... io quando ho visto quella pietra tra le altre l'ho associata subito a te, per quello l'ho presa... se no, ero ancora in alto mare nel cercare di decidere cosa regalarti..."
 
Per un attimo si fermò, incontrando lo sguardo di Hermione, stava chiaramente elaborando un idea.
 
"Un momento... qualcuno avrebbe potuto fartela prendere, stregarla in modo che arrivasse a me, che poi fosse tramite le tue mani, è stato un caso."
 
Harry ci pensò su un attimo. Questo comunque non lo discolpava di nulla, come sempre.
 
"Fammela vedere dai." ordinò poi lei con decisione.
 
Lui scosse la testa.
 
"Dai, non fare lo scemo."
 
"Non ho intenzione di portarti in infermeria per la seconda volta in un giorno."
 
"Dovremo pur capire che cos'è."
 
"No, la butterò via domani stesso."
 
"Cosa?"
 
"La butterò."
 
"Stai scherzando?"
 
"Ovviamente no."
 
"Dobbiamo prima scoprire chi c'è dietro."
 
"Come se non lo sapessimo già."
 
"Uhm, andiamo... vuoi che Voldemort si sia preso la briga di cercare di ferire me? Non credo proprio che abbia voglia di perdere tempo, ha già abbastanza problemi a prendere te!" fece sarcastica, chi era lei per rappresentare un pericolo?
 
"Beh, colpire le persone che amo sembra essere il suo hobby." sbottò, arrossendo poi, realizzando che cosa aveva detto, 'la gente che amava'... beh, alla fine, poteva negarlo? Tanto lei non avrebbe potuto sapere quanto fosse davvero significativo per lui.
 
Hermione arrossì pensando alla scelta delle parole che aveva usato, ma non si lascio' andare a strani pensieri, non era quello il momento. "Dobbiamo cercare di impedirglielo però."
 
"Beh, lo sto facendo! Butto il ciondolo... meglio di così."
 
"No, così non sapremo mai cos'è. Magari c'è altro dietro."
 
"Non importa. Meglio mettere le mani avanti."
 
"Andiamo Harry, come sei testardo! Abbiamo sempre fatto ricerche sulle cose che succedevano, non possiamo far finta di niente."
 
"L'argomento è chiuso non insistere." esclamo' freddo, non voleva piu' sentirne parlare.
 
"Andiamo... c'è successo mille volte."
 
"Questa volta è diverso."
 
"Perché?"
 
"Perché ci vai di mezzo tu!"
 
Hermione rimase un attimo in silenzio. "E allora?" domandò alzando le spalle con indifferenza, come a indicare che lei non aveva paura.
 
"Come allora? Non permetterò a Voldemort di farti del male!!! A qualsiasi costo!" fece sconcertato.
 
Lei arrossì nuovamente, se era possibile, sentiva le orecchie e il viso in fiamme. "Dai... non c'è nessun pericolo se lo esaminiamo soltanto, basta non metterlo." tentò con più dolcezza.
 
"Non ho intenzione di dartelo ho detto!" sbottò con rabbia, iniziava a perdere la pazienza.
 
Lei iniziò a tappeggiare il piede sul pavimento.
 
"Smettila di fare il capriccioso. Dammi quel ciondolo."
 
"Capriccioso? Come ti permetti? Mi sto preoccupando per te!"
 
"Inutilmente, visto che dovrei solo fare qualche ricerca.”
 
"Ti sto proteggendo!"
 
"Da cosa?"
 
"Il ciondolo potrebbe stregarti ancora."
 
"Non  ho intenzione di rimetterlo."
 
"Come fai ad essere sicura che sia necessario metterlo perchè si attivi?"
 
"Andiamo Harry."
 
"Smettila adesso, stai diventando irritante."
 
Lei strinse con rabbia i pugni. "Adesso basta! Dammi subito quel ciondolo!" urlò e a seguire i suoi desideri il ciondolo uscì dalla tasca del suo amico e le volò in mano.
 
I due si guardarono increduli.
 
"Come hai fatto?" domandò Harry contrariato.
 
"Cosa? Sono stata io?" fece lei incredula. Sentì un tonfo in fondo al cuore, cos'aveva fatto? Era possibile? No, non poteva essere, non aveva mai letto niente del genere.
 
Poi fece due più due.
 
"Forse davvero questo ciondolo voleva venire da me." rimuginò ad alta voce.
 
Il ragazzo la guardava con muta freddezza adesso, immerso anche lui nei suoi pensieri.
 
"Harry?" lo chiamò lei con del panico nella voce, lo voleva con lei adesso.
 
Iniziava ad avere paura.
 
"Forse è la telecinesi di cui parlava De Roosieriel." disse lui con sicurezza, le cose sembravano prendere forma nella sua testa e per un po' Voldemort venne dimenticato.
 
"Cosa? Ma... è... possibile?"
 
"Ti senti strana? Sotto l'effetto di un incantesimo?"
 
"No, a parte un po' scossa... sto bene." rispose lei in un sospiro.
 
"Ci sono solo due cose da fare."
 
"Cioè?"
 
"Ridammi il ciondolo così vediamo se non sei sotto la sua influenza."
 
Lei annuì e con tranquillità glielo ridiede.
 
"Lo terrò io." fece lui portandolo via dalla sua vista e osservando la sua reazione. La ragazza non fece una piega... probabilmente non c'era niente che legasse lei e la pietra in quel momento.
 
"E la seconda cosa?" chiese poi lei titubante.
 
"Mm, vedere se funziona di nuovo." iniziò con sicurezza, prendendo dal tavolo una matita un po' pesante tra quelle che aveva.
Provò a pensare per un attimo.
 
"Lo vedi quel quadro lì?"
 
"Mm?" Hermione non capiva dove Harry volesse arrivare.
 
"Quel quadro lì." ripeté indicando la tela che c'era sopra il caminetto.
 
"Quell'arte moderna?"
 
"Già, non mi è mai piaciuto." esclamò, facendo una punta affilata alla matita.
 
"Okay... quindi?"
 
"Ho intenzione di eliminarlo."
 
Hermione sorrise incredula, a metà tra il voler ridere e il voler chiedere a che gioco stava giocando.
 
Ma non riuscì a pensarci troppo che Harry lanciò la matita con velocità verso il quadro, con la bacchetta nell'altra mano fece un incantesimo di potenziamento, che velocizzò la cosa.
 
La ragazza urlò con forza appena si rese conto della cosa.
 
"No!" fece chiudendo gli occhi. Harry sarebbe finito nei guai di nuovo. Harry avrebbe avuto ancora punizioni. No. NO.
 
Non sentì nessun rumore per un po'.
 
"Incredibile!" sentì Harry parlare.
 
Lei aprì gli occhi. La matita era in aria.
Ferma.
E cadde nel momento in cui la osservò da più vicino.
 
"Tu sei la persona che cercava De Roosieriel."
 
Hermione non sentiva. Era troppo sconvolta da ciò che aveva appena fatto.
 
Harry lo sapeva, sapeva quello che sarebbe successo ancora prima di lanciare la matita, e adesso la guardava con quella sua sicurezza, come se niente potesse andare storto, come se non ci fosse niente di male o niente di strano.
 
"Non se ne sarebbe dovuto accorgere quando mi ha visto?"
 
"A quanto pare no."
 
"La telecinesi." fece la ragazza guardandosi le mani perplessa.
 
Harry si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
 
"E' tutto ok... non sei contenta? Sarai una strega potentissima una volta che saprai padroneggiarla." Non c'era invidia nella sua voce, c'era solo un gran senso di sollievo, Hermione sarebbe stata in grado di difendersi dai pericoli piu' spaventosi.
 
"S-speriamo."
 
Per un attimo rimasero in silenzio. Un po’ più tranquillo Harry si lasciò andare sulla poltrona.
 
"Allora adesso possiamo analizzare la collana?" propose Hermione con timidezza. Cercando per un attimo di ignorare quello che era appena successo.
In fondo la magia era magia, se doveva preoccuparsi per tutto quello che le accadeva allora non avrebbe mai vissuto in pace. Non ad Hogwarts almeno.
 
Lui alzò lo sguardo irritato. "Insisti?"
 
"Beh, abbiamo scoperto che non si tratta di Voldemort."
 
"Ti ha fatto del male comunque."
 
"Dai, mi sono ripresa subito."
 
"Hai perso un sacco di sangue, poteva succedere di peggio se non ti avessi portato subito in infermeria e Madama Chips non avesse avuto l’accortezza di toglierti il ciondolo!"
 
"Già, ma adesso sappiamo che cosa può succedere, basta stare attenti."
 
Harry rimase immobile a pensare per un attimo. Non aveva di certo voglia di dargliela vinta.
 
"In fondo, se anche succedesse qualcosa, basterebbe che mi togliessi il ciondolo."
 
Voleva ribattere, ma troppo stanco per farlo, sospirò, alzandosi di nuovo in piedi.
 
"Ci pensiamo domani. Andiamo a letto adesso." fece con sicurezza, raccogliendo la matita che era rimasta sul pavimento.
 
"Mmhmm." mormorò lei in segno di assenso, ma non si mosse. Troppi pensieri in testa.
 
Rialzandosi e avvicinandosi di nuovo a lei, le mise una mano sulla spalla.
 
"Dai... non pensarci troppo." la rassicurò guardandola negli occhi.
 
Lei ricambiò lo sguardo sentendosi un po’ girare la testa.
 
"Come faccio?"
 
"Pensa ad altro."
 
"A cosa potrei pensare?"
 
"A me!" esclamò sfoderando un grande sorriso.
 
Lei scosse la testa ridendo. "Scemo."
 
"Hey!" protestò lui.
 
"Scemo scemo..."
 
"A letto Herm!" la sgridò lui divertito, cacciandola verso il dormitorio femminile.

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Capitolo 17
*** Library ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Quindi... Draco si espone un po' in questo capitolo... ci terrei a dire poi che lui non sa nulla di quello che sta succedendo ad Hermione ne tanto meno dei suoi 'nuovi poteri', l'essere un Serpeverde e tutto lo divide considerevolmente dalla vita del trio.

Fatemi sapere che pensate! Commentate!

 

 

 

 

CAPITOLO 17

 

 

La vita di Hogwarts era fin troppo tranquilla in quel periodo.

 

Durante le vacanze invernali non c’era molto da fare, a parte seguire i pettegolezzi, e la maggior parte degli studenti non faceva altro che vagare per il castello in cerca di persone con cui chiacchierare.

 

La mattina dopo il ricovero di Hermione, il dormitorio era già vuoto, quando lei si svegliò ancora piuttosto stanca.

 

Scendendo nella Sala Comune, trovò Ron e Harry che già stavano leggendo grandi volumi per le loro ricerche.

 

Con un sorriso debole si avvicinò, era particolarmente fiera di loro.

 

Il primo a vederla fu Harry, che le rivolse subito uno sguardo preoccupato, era pallida e chiaramente debole.

 

"Hey!" esclamò lei piuttosto allegra quando li raggiunse, Ron si girò per guardarla contento.

 

"Hermione!!! Stai meglio, vero?" fece il ragazzo rossiccio.

 

"Sì."

 

"Harry mi ha raccontato di ieri. È incredibile!"

 

Lei sorrise. "L’avresti mai detto?" sussurrò con scherno.

 

Lui rise.

 

L’altro ragazzo però si alzò di scatto.

 

"Herm! Sarebbe meglio che tu vada subito a mangiare qualcosa." iniziò Harry con decisione.

 

"Mm? No, non ho fame."

 

"Sei debole, hai perso tanto sangue ieri. Spero che tu abbia mangiato abbastanza a cena." insistette.

 

La ragazza lo guardò svogliata. In realtà il giorno prima aveva toccato ben poco cibo, il senso di colpa per aver perso la collana le aveva chiuso lo stomaco.

 

L’altro la fissò, per un attimo più attento.

 

"Dai, ti accompagno se vuoi." propose poi Ron.

 

"Vengo anch’io." disse Harry.

 

Va bene." si arrese lei.

 

Forse non sarebbe stato poi così male, sentiva il bisogno di energia, e un salto in cucina le avrebbe dato la possibilità di salutare Dobby.

 

Nel mentre che scendevano le lunghe rampe di scale, chiacchieravano amabilmente delle proprie magre scoperte.

 

Fino a che Hermione, quando ormai mancava poco alla cucina, iniziò a non dire più niente.

 

Cominciò a guardare svogliata i due amici.

 

In particolare Harry.

 

Era un ragazzo strano, sì, ma per lei bellissimo.

 

Quella sua aria trasandata gli dava un fascino incredibile, per quante volte poteva arrabbiarsi, per quante volte avrebbe detto le cose al momento sbagliato… tutto di lui era carismatico.

 

Harry Potter. Il suo migliore amico, che con lo sguardo del colore della foresta, e i capelli nerissimi e scarmigliati, faceva grandi sorrisi cortesi mentre parlava. Aveva tanti difetti, trasandato e ancora di più disordinato, era particolarmente lunatico e facile a scatti di rabbia, ma niente bastava a coprire la genialità della sua mente, la dolcezza dei suoi occhi quando era preoccupato, e il coraggio con cui difendeva quello che trovava giusto.

 

Nessuno al mondo era come lui.

 

Le girava la testa.

 

"Che succede Hermione?" chiese Harry fissandola dopo un po’ che si era accorto del suo sguardo perso.

 

Lei scosse la testa, ma il movimento non sembrò aiutarla a riprendersi.

 

"Tutto ok?" insisté ancora, guardandola attraverso i suoi occhi attenti e brillanti, nascosti suo malgrado dalle lenti degli occhiali.

 

Per un attimo sentì come se i suoi occhi si stessero allontanando dal suo corpo, la vista che si appannava senza che potesse sbattere le palpebre, non riusciva più a vedere, le forze lasciarono il suo corpo, e si sentì cadere.

 

Harry fu molto più veloce di Ron e la prese tra le braccia, chiamandola con apprensione.

 

Lei si riprese abbastanza in fretta. "Tutto ok…" fece dubbiosa cercando di rimettersi in piedi. Harry la stringeva così forte, non sembrava voler mollare la presa.

 

"Lasciami per favore." disse con un po’ di durezza, di cui si pentì subito.

 

Lui la guardò ferito.

 

È solo che non voleva sentirsi così bene tra le sue braccia.

 

"Era solo un giramento di testa un po’ più forte, devo avere la pressione bassa…" spiegò ottenendo finalmente di essere liberata.

 

Harry si sentì per un attimo peggio del solito. Non aveva neanche la minima speranza se lei non accettava neanche di stare tra le sue braccia per così poco tempo… non doveva pensarci... non adesso almeno.

 

Era la sua migliore amica.

 

Faceva così male sentirsi rifiutato.

 

"…mangiando sicuramente mi passerà."

 

Gli altri annuirono percorrendo con più calma il tratto di strada che li separava dalle cucine.

 

All’iniziò non aveva voglia di mettere niente nello stomaco, ma man mano che iniziò a mangiare la fame arrivò cacciando via quella debole nausea che aveva avuto fin da quando si era svegliata. I suoi occhi diventarono subito più vivi.

 

"Allora che pensi di fare con i tuoi nuovi poteri?" domandò ad un certo punto Ron.

 

Lei alzò le sopracciglia, era il caso di parlarne in cucina?

 

"Che c’è? Credi che loro andranno in giro a dire che cosa ci diciamo tra noi?" fece guardandosi attorno, c’erano solo degli elfi domestici indaffarati.

 

"Sì, forse hai ragione." ammise alzando le spalle.

 

"In effetti, che cosa hai intenzione di fare per la telecinesi?" chiese anche Harry, appoggiandosi in avanti sul tavolo.

 

"In che senso?"

 

"Beh, dovrai esercitarti, no? Non puoi certo pensare che la tua capacità cresca da sola." continuò.

 

Hermione ci pensò un po’ su. "Beh, mi piacerebbe esercitarmi… ma come?"

 

"Potresti provare a fare un po’ di esercizio come facevamo qualche anno fa per il Tremaghi con Harry, ci troviamo in qualche classe vuota.."

 

"Mi sembra una buona idea." concordò l’altro ragazzo.

 

Lei sembrò ancora dubbiosa.

 

"Ti aiuteremo noi all’inizio, non ti preoccupare." concluse il rossiccio.

 

"Va bene allora." disse annuendo con piu' convinzione questa volta. Si sentiva molto più sicura ad averli accanto.

 

*

 

Il giorno dopo Hermione stava aspettando i suoi due amici in biblioteca. Con la testa appoggiata alla mano destra leggeva distrattamente qualche pagina di un libro molto pesante, per vedere se poteva essere utile, quando un ragazzo alto le si avvicinò.

 

"Hey Herm!" fece con tranquillità atterrando su una sedia di fianco a lei.

 

La ragazza si raddrizzò curiosa.

 

"Draco!" fece con un sorriso incerto.

 

Il ragazzo dai capelli biondi aveva in mano un libro.

 

"L’ho finito!" disse sogghignando.

 

Lei ridacchiò. "Immaginavo ci avresti messo poco."

 

"E' uno dei piu' belli che abbia mai letto..” Per un attimo la sua voce era sognante. “Tieni, te lo restituisco. Stasera iniziò l’altro."

 

Hermione lo guardò dubbiosa. "Restituirmelo?"

 

"Sì." fece lui perplesso. Cosa c’era di strano?

 

"Ma Draco… te l’ho regalato per Natale."

 

Il ragazzo si irrigidì. "Cosa?"

 

"Te li ho regalati entrambi."

 

"Ma non sono tuoi?"

 

"Sì… ma ho deciso di regalarteli lo stesso… so che sono di seconda mano… ma… insomma… sono sempre dei bei libri… tra i piu' belli mai scritti a mio parere... pensavo avresti apprezzato." spiegò titubante.

 

"Oh." esclamò lui arrossendo.

 

"Credevo… che il tuo regalo consistesse nel prestito di due libri gratis." sussurrò imbarazzato.

 

Lei sorrise. Era bello vederlo così ingenuo e in difficoltà.

Era dolce.

 

"Ma figurati! Mi hai preso per una tirchiona."

 

"Beh, non è che io mi sia mai comportato un gran che' da amico nei tuoi confronti."

 

"Oh, dai. E poi tu mi hai regalato un libro, no?"

 

"Sì, va beh, figurati, non è che fosse chissà quale cosa... mi potrei permettere molto di piu'..."

 

Lei gli mise una mano sul braccio. "Dai, non ti credevo così naif. Un regalo di Natale è un regalo di Natale."

 

"Sì però avevo visto il tuo nome sulla prima pagina." cerco' di difendersi lui, non voleva sembrare troppo emotivo.

 

"Oh." sbottò lei, ricordandosene solo ora.

 

Poi prese il libro, lo aprì, afferrò la bacchetta. "Blancus exte." disse rivolta al suo nome, che sparì subito dopo.

 

Prese la penna che aveva sul tavolo e con una calligrafia il più possibile ordinata scrisse il nome di Draco Malfoy.

 

Lui rimase un attimo a bocca aperta. "E' un bellissimo regalo. Grazie." biascicò imbarazzato.

 

"Di niente." rispose lei sorridendo.

 

Si guardarono negli occhi per un po’, e lui si avvicino' sempre di piu', finche' le loro labbra non si toccarono in un soffice bacio.

 

Grazie Hermione...” ripete', e sorrise.

 

Lei arrossi' e scosse la testa, sapeva che meta' biblioteca li stava fissando.

 

Fa strano, vero?” domando', appoggiando la fronte alla sua.

 

Cosa...?” Anche se in realta' lei aveva una lista di cose strane a riguardo. Prima fra tutte era questa strana infatuazione che aveva per Malfoy. Non se ne capacitava, soprattutto quando il resto del tempo lo passava pensando a Harry.

 

Stare cosi' vicini... chi l'avrebbe mai detto...”

 

In effetti...”

 

Poi come trasportati da un pensiero comune iniziarono a parlare del libro che Draco aveva appena finito.

 

Senza accorgersi, una mezz'ora dopo, degli altri due componenti del trio che erano entrati nella stanza.

 

Sospettosi, si avvicinavano guardando brutalmente Malfoy che sedeva fin troppo vicino alla loro Hermione.

 

Harry aumentò il ritmo del passo in un batter d’occhio.

 

"Ciao." fece cupo, buttandosi su una sedia davanti ai due.

 

La ragazza si girò verso di lui e vide anche Ron arrivare poco dopo.

 

"Ciao… è un sacco che vi aspetto." protestò.

 

"Sono sicuro che non ti sei annoiata." rispose il ragazzo, e non apprezzo' vedere Malfoy che sorrideva compiaciuto. Quello sguardo. Harry voleva sbattergli la testa contro il muro.

 

Lei alzò le spalle. "No, in effetti Draco mi ha tenuto compagnia."

 

Malfoy si alzò in quel momento, gli sguardi di Potty e Weasel non erano proprio dei più amichevoli, e in più, lui non voleva avere niente a che fare con loro, era già uno smacco avere bisogno di parlare con Hermione, non era il caso di aumentare i pettegolezzi esponenzialmente.

 

"Vi lascio ai vostri affari." disse con una delle sue solite smorfie, ma prima di andare si sporse verso Hermione e le stampo' un altro bacio sulle labbra. “Ci vediamo piccola.”

 

La ragazza lo guardò alzando le sopracciglia, sconvolta per dire poco.

Innanzitutto da quando era 'Piccola'?

 

Lui alzò le spalle con indifferenza e lasciò la stanza.

 

"Incorreggibile." commentò, realizzando poi che Harry e Ron avevano visto tutto.

 

Le guance le si infiammarono e degluti' a fatica: "Beh, che cosa vi ha trattenuto così a lungo?" domandò, doveva far finta che non fosse successo niente... non era successo niente.

 

Harry era sconvolto, aveva perso tutto il colore dal viso e l'unica cosa che la sua mente poteva processare in quel momento era un 'lo sapevo' che rimbombava irritante.

 

E quanto faceva male.

 

"Siamo stati trattenuti dalla McGrannit." rispose Ron, sapeva che Harry non aveva preso bene la scena e sperava di dargli tempo di riprendersi.

 

"Come mai?"

 

"Discussioni sulla squadra, e la nomina del nuovo capitano." fece poi sorridendo.

 

Harry non riusciva a seguire il discorso, aveva tanta voglia di vomitare, o di distruggere Malfoy in qualche modo molto doloroso.

 

Allo stesso tempo non riusciva a capire come Hermione avesse scelto lui, tra tutte le persone, come potesse preferire lui fra tutti.

 

Era così estatico prima di arrivare in biblioteca, e poi… si era dimenticato tutto per cosa? Gelosia?

 

Com’era stupido.

 

"E chi sarà?" esclamò Hermione emozionandosi.

 

Ron sfoderò un sorriso enorme. "Harry." disse con orgoglio. “Com'era prevedibile.”

 

Hermione saltò in piedi per l’eccitazione. "E' magnifico!"

 

"E io sono il suo vice." continuò.

 

"Questo è ancora più magnifico." esultò salticchiando.

 

Gli occhi del loro amico erano stretti in due fessure. Perché era geloso di qualsiasi cosa? Perché analizzava ogni sua parola come se lei fosse innamorata pazzamente di tutti tranne che di lui. Stava diventando pazzo, diventare così possessivo verso la propria migliore amica di certo non poteva portarlo a niente di buono. Soprattutto visto e considerato che non poteva farci niente, non poteva decidere i suoi sentimenti.

 

"Non sei contento?" gli disse lei avvicinandosi e stampandogli un bacio sulla fronte per poi muoversi e fare lo stesso a Ron, ma senza in realtà staccare lo sguardo da lui.

 

Lui arrossì violentemente guardandola. "S-sì." balbettò.

 

Ci fu un po’ di silenzio nel mentre che lei tornò a sedere al suo posto.

 

"Allora quando iniziano gli allenamenti di Quidditch?"

 

"Venerdì."

 

"Mm, dovrò abituarmi di nuovo a passare un bel po’ di tempo da sola allora."

 

"C’hai sempre il tuo nuovo non-proprio-solo-amico Malfoy." disse Ron sarcastico e poi si maledi', buona idea girare il coltello nella piaga.

 

Lei gli sferrò una linguaccia. "Dimentichi che anche lui gioca a Quidditch."

 

"Ah già."

 

Harry si sentì sollevato a questo proposito. Anche se non poteva passarci tempo assieme a causa del Quidditch, almeno sapeva che lui non avrebbe potuto approfittarsene.

 

"A proposito di allenamenti… quando iniziamo con la tua telecinesi." iniziò poi.

 

"Ah, beh, sarà più difficile adesso che avete anche il Quidditch, ma di fatto bisognava aspettarselo, lo fate tutti gli anni." cominciò sorridendo.

 

"Io direi dopo la fine della lezioni a Gennaio." esclamò il rossiccio.

 

"Sì, ma bisogna anche contare i compiti."

 

Ron alzò lo sguardo al cielo.

 

"Già, ma possiamo anche fare cose corte, non per forza ore e ore di addestramento… si può dire che non abbiamo fretta." propose Harry.

 

"Addestramento addirittura, non sono mica un animale…"

 

"Va beh, dai, devi addestrare la tua magia a funzionare al momento opportuno."

 

"Sì sì." scherzò lei.

 

"Scema." commentò lui con un sorriso, non si sentiva per niente bene pero', voleva andarsene, nascondersi in qualche angolo buio, cavarsi gli occhi pur di dimenticare l'immagine di Malfoy che baciava la sua Hermione.

 

*

 

I progressi nella telecinesi furono evidenti fin dal primo incontro. Avevano iniziato cercando di tirarle addosso oggetti per cui lei doveva difendersi fermandoli.

 

Continuarono poi con farglieli allontanare invece che fermare.

 

Poi iniziarono a cercare di farle usare la magia a comando.

Questo sembrava essere già più difficile.

 

"Dai prova a spostarla." la esortò Harry due settimane dopo.

 

"Non riesco." protestò lei, era stanca.

 

"Ma è solo una matita!!!"

 

"Ti ho detto che non ci riesco."

 

Lui si raddrizzò dal tavolo. Erano in biblioteca, per quell’ora deserta.

 

"Se non ci provi neanche."

 

"Senti, sono stanca."

 

"Andiamo prova."

 

Lei sbuffò. Concentrandosi sulla matita che stava immobile sul tavolo, si allungò sul tavolo, ma non successe nulla se non un leggero tremolio.

 

"Mm.." commentò Harry.

 

"Non riesco... non so a cosa pensare... se penso intensamente alla matita non si muove."

 

Ci pensò su per un attimo.

 

"Forse dovresti pensare a qualcosa che gli indichi di muoversi."

 

"Eh, beh… ho provato."

 

"Non lo so."

 

"Prova con la voce prima di pensarlo soltanto."

 

"Ok."

 

Riprovò.

 

"Muoviti!" disse con decisione.

 

La matita si mosse di qualche centimetro poco convinta.

 

"Beh, già meglio.”

 

"Sì, se glielo urlassi dietro magari riuscirei a convincerla." fece buttandosi indietro sulla sedia.

 

"Va bene così per oggi dai, raggiungiamo Ron a cena, se no non ci fanno più mangiare stasera."

 

"Ok." fece alzandosi e dirigendosi verso la porta.

 

"Oh, Harry?"

 

"Sì?" domandò raggiungendola.

 

"Grazie per l’aiuto."

 

"Di niente." disse scuotendo le spalle, come a indicare che non gli pesava.

 

Poi la guardò fissa per un po’. "Fra un po’ sarai davvero bravissima."

 

"Beh, non è poi chissà quale dono."

 

Lui la guardò spalancando gli occhi. "Scherzi?"

 

La ragazza si girò arrossendo. "Lo è?" domandò imbarazzata.

 

"Certo che lo è!!!! Renditi conto! Se anche qualcuno riuscisse a catturarti e a farti allontanare dalla tua bacchetta o a disarmarti, tu potresti riprenderla in men che non si dica, e con i maghi meno potenti, credo tu potresti riuscire a disarmarli facendo ricorso semplicemente alla telecinesi." spiegò con impeto.

 

Lei rimase a bocca aperta. Non ci aveva pensato. "Hai ragione."

 

Lui scosse la testa ridendo. "Hermione Granger che non pensa a questi vantaggi fondamentali… incredibile."

 

La ragazza raddrizzò la schiena orgogliosa. "Hey." disse dandogli un pizzicotto.

 

"Oi. Fai male."

 

"E sì, Harry Potter che si lamenta del dolore che gli provoca una fragile ragazza." scherzò a sua volta.

 

Lui incrociò le braccia fingendosi offeso.

 

"Siamo pari adesso." fece lei accelerando il passo verso la Sala Grande.

 

Harry la seguì ridendo.

 

Era così bello averla vicino.

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Capitolo 18
*** Cause e Conseguenze ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Questo capitolo inizia con una scena un po' irritante, ma capita a volte di incontrare persone che si comportano in modo davvero irritante e stupido, no? Ed e' un incontro simile che diventa causa del comportamento di Harry alla fine di questo capitolo...

Diciamo che Harry e' un po' stressato, ed e' un po' pazzo, quindi ha delle idee un po' malsane XD Abbiate pazienza!

E per favore commentate se leggete >< Anche due parole!
Un sacco di gente segue la storia ma non ha commentato una volta >< Non e' molto carino ><

 

 

 

 


 

CAPITOLO 18


 

 

 

Qualche giorno dopo Harry percorreva i corridoi di Hogwarts da solo verso l’ufficio della professoressa McGrannit per parlarle della nuova squadra Grifondoro.

 

Girando l’angolo si trovò davanti ad una scena fin troppo comune, due ragazzi Serpeverde stavano torturando un Corvonero del secondo anno.

 

"Hey!" disse lui avvicinandosi minaccioso.

 

I due aggressori si rivolsero verso di lui contrariati. Poi lo riconobbero.

 

"E' lo svitato." sbottò uno dei due, dando una gomitata all’altro.

 

Era abituato a quei nomignoli, ma non gli faceva piacere. "Andatevene!" fece lui.

 

Loro gli lanciarono uno sguardo maligno e poi iniziarono ad allontanandosi con calma. Come se avessero soltanto cambiato idea sulla destinazione delle loro rabbie adolescenziali.

 

Harry si avvicinò allora al ragazzino che era a terra e gli porse una mano.

 

Lui lo guardava con gli occhi spalancati. Scuotendo la testa si rialzò rifiutando ogni aiuto.

 

"Ma bravo l’eroe." disse acidamente.

 

L’altro lo guardò irritato. "Cosa?" fece lanciandogli uno sguardo torvo. L'aveva appena salvato!

 

"Così la prossima volta che li rincontrerò sarà ancora peggio." protesto' il ragazzino.

 

"Preferivi che me ne andassi senza fare niente? Preferivi che ti prendessero tutti i soldi che hai in tasca?" sbotto' Harry incredulo.

 

"Se li lasci fare prima o poi si stufano."

 

"Che ragionamento è?"

 

"Il ragionamento di chi vuole sopravvivere ad Hogwarts."

 

Harry lo guardò sconcertato.

 

Non ci aveva neanche pensato su due volte all’intervenire, credeva di fare la cosa giusta. Credeva di aiutarlo, e invece lui gli rivolgeva uno sguardo pieno di rabbia, come se fosse stato lui ad aggredirlo.

 

Lui non era mai stato maltrattato in quel modo da quando era arrivato ad Hogwarts, doveva solo ritenersi fortunato per questo?

 

Eppure quando era dai Dursleys… avrebbe rifiutato l’aiuto di qualcuno? Aveva adorato Hagrid dopo che l’aveva portato via, e dopo in qualche modo se l’era cavata, anche tenendo conto delle umiliazioni che aveva ricevuto…

Erano così diversi?

 

"Come puoi essere così sottomesso?" domandò piuttosto confuso.

 

L’altro lo guardò con disprezzo.

 

Un paio di studentesse del primo anno arrivarono in quel momento da un corridoio lì vicino.

 

"Rick! Che ti è successo?"

 

Una delle due, alta forse la metà di Harry lo affrontò con forza.

 

"Cosa gli hai fatto?" urlò con rabbia.

 

Lui rimase impietrito. Che cosa stava succedendo? Il mondo si rivoltava sottosopra?

 

"Voleva fare l’eroe." sbottò il ragazzino: "Pensava che poi sarei stato subito ai suoi piedi come i suoi due stupidi amici."

 

L’altro gli lanciò uno sguardo omicida. "Come ti permetti?" fece debolmente.

 

Nessuno poteva dire una parola di male su Ron ed Hermione, ma non riusciva ad arrabbiarsi completamente con dei ragazzini più piccoli di lui. Era pazzesco.

 

"Beh, tu come chiami chi sta accanto alla persona che causa più guai in tutta la scuola, e che per le sue manie di protagonismo continua a mettere in pericolo le persone che gli stanno attorno?"

 

"Ma cosa stai-?"

 

"Lascia perdere Rick." intervenne una ragazzina: "Non si può ragionare con lui. È solo un pallone gonfiato che pensa di avere la soluzione per tutto."

 

"Ma che cosa state dicendo?"

 

"Che forse dovresti farti i fatti tuoi una volta ogni tanto, anche perché non sei onnipotente e non sarai mai in grado di proteggermi sul serio, adesso che hai cacciato via quei due la prossima volta mi tortureranno il triplo… non sei in grado di proteggere neanche i tuoi amici, quindi se permetti preferisco che tu mi ignori, in qualsiasi situazione mi ritrovi d’ora in avanti. Per me sei solo un demone portasfortuna." sbottò Rick.

 

Un altro ragazzo, questa volta di almeno tre anni più grande li raggiunse in quel momento.

 

"Cosa state facendo qui con lui? Venite subito via." disse tirandoli verso la Sala Grande.

 

In un attimo Harry rimase solo, pietrificato. Okay i 'bambini' del primo anno… ma anche un Corvonero più vecchio!

Era entrato ad Hogwarts come una celebrità ed ora era diventato l’essenza del male?

 

Sentiva qualcosa rompersi nella sua testa.

 

Non era onnipotente… quindi non poteva proteggere nessuno…

 

Considerando quello che era appena successo ad Hermione faceva fatica a credere il contrario. Non aveva alcuna capacità speciale, aveva solo 17 anni eppure era in continuo pericolo, come poteva assicurare il meglio alle persone che amava?

 

Stare vicino a lui era solo più pericoloso.

 

Lui era peggio di Voldemort.

 

Perche' attirava le sue vittime con l'amicizia...

 

E poi finivano tutte male.

 

Anche Ron e Hermione sarebbero finiti male.

 

*

 

Quella stessa sera si ritrovò solo nella sala comune. Se non c’erano i suoi amici, gli altri Grifondoro facevano in fretta a sparire nei vari dormitori.

 

Ma lui sentiva di dover star solo.

 

Con i suoi morti e la sua solitudine.

 

Le parole di Rick gli occupavano la testa fin dal pomeriggio.

 

Aveva iniziato a crederci seriamente, aveva iniziato a pensare di essere solo un porta-guai, di essere inutilmente incapace.

 

Si sentiva anche immensamente stupido per non essersi accorto prima di non avere la capacità di proteggere chi gli stava attorno, che non bastava per niente salvare una persona una volta.

 

Era una persona inutile.

 

Non era in grado di proteggere.

 

E se non lo era… allora avrebbe perso qualcun altro…

 

E tra le altre emozioni iniziò a distinguerne una nuova: rabbia per se stesso e i suoi sentimenti, per la debolezza che l'aveva portato troppo vicino a persone da cui non voleva allontanarsi, ma che erano solo in pericolo maggiore stando con lui.

 

Primi fra tutti Ron ed Hermione.

 

Cosa avrebbe fatto se avesse perso loro due? Cos’avrebbe potuto fare?

 

No, non era un opzione accettabile.

 

No, doveva assolutamente impedirlo.

 

E se l’unico modo era tenerli lontano da lui, allora quello sarebbe stato.

Perché lui non sapeva come proteggerli altrimenti.

 

In quel momento Hermione entrò nella Sala Comune stiracchiandosi, ignara dei pensieri che giravano nella testa del suo migliore amico.

 

Doveva iniziare da lei.

 

La persona di cui era innamorato.

 

Sapeva che sarebbe stata la piu' difficile.

Ron era facile da far arrabbiare... Hermione invece aveva la tendenza a non lasciarlo mai solo, aveva la tendenza a fargli fare come voleva lei.

 

Solo l’idea di allontanarla gli spezzava il cuore, ma cosa poteva fare? La rabbia e l’odio per se stesso, dentro di lui, si muovevano come un fluido nero nel suo stomaco, pesante gli raschiava via l’anima, come se dei Dissennatori fossero dietro l’angolo...

Non c’era niente che l’avrebbe fatto sentire meglio.

 

Anche se il sorriso che Hermione gli rivolse lo rese titubante per un attimo, in fondo al cuore qualcosa gli diceva che se continuava con il suo pazzo piano avrebbe solo perso, che forse non stava facendo la cosa giusta..

Ma pur di farla vivere… avrebbe sofferto per l’eternità se era necessario.

 

Hermione si avvicinò guardando perplessa lo sguardo cupo che gli rivolgeva.

"Che succede?" domandò, era gia' preoccupata.

 

Lui si alzò e percorse lo spazio che mancava per raggiungerla.

 

"Volevo parlarti."

 

"Che c’è?" fece lei per un attimo imbarazzata, deglutendo a fatica.

 

Lui sospirò e poi la guardò con freddezza.

Era diventato bravo a controllare il dolore quando arrivava alla soglia dell’incontrollabile.

Forse troppo abituato.

 

Non trapassava niente. Se non odio, quello che aveva per il mondo che sembrava rifiutargli tutto.

 

"Volevo dirti che preferirei non vederti più."

 

Lei gli scoccò uno sguardo incredulo. "Eh?"

 

"Non voglio più frequentarti."

 

"Non capisco."

 

"La nostra amicizia finisce qui." sbottò con una semplicita' disarmante.

 

Hermione spalancò gli occhi. "Cosa stai dicendo?" Era troppo sorpresa per arrabbiarsi adesso.

 

"Solo che non voglio più vederti."

 

La ragazza sbatte' le palpebre, già sentiva le lacrime, che cosa era successo adesso?

 

Eppure lui stava delirando, non era in se'.

 

"Harry, non capisco perché stai dicendo queste cose senza senso."

 

"Ho deciso di non avere più nessun contatto qui ad Hogwarts."

 

Non disse niente in risposta.

 

"Sono sicuro che riuscirai a fartene una ragione in poco tempo, in fondo fra un po’ sarai troppo presa dai tuoi appuntamenti clandestini con Malfoy e non avrai di sicuro tempo per pensare agli amici perduti." Bel modo di rinfacciarle la sua relazione con il Serpeverde, penso' amaro.

 

Gli diede uno schiaffo. Con rabbia. "Amici perduti?" urlò.

 

Lui sospirò, se l'aspettava, Hermione avrebbe combattuto.

 

"Harry, mi stai ferendo così, lo sai? Pensi che potrei dimenticarti così? Solo perche' mi dici di farlo?" fece con più calma, ma non potendo trattenere una lacrima.

 

Non capiva, non poteva capire.

 

"Non ci vorrà molto tempo." rispose lui irritato.

 

La guancia gli faceva piuttosto male, ma non fece una piega, per di più tutti i suoi discorsi mentali, così perfetti nella sua mente, si scioglievano davanti alle sue lacrime.

 

Non voleva stare lontano da lei.

 

"Ma che cosa stai dicendo?" gli urlò lei in faccia, ancora senza riuscire a trattenersi, ormai furiosa.

 

Aveva la strana sensazione di aver capito che cosa il suo amico stesse tentando di fare.

 

E non le piaceva come scoperta.

 

Il ragazzo non riuscì a trovare qualcosa da dire, troppo sorpreso per i suoi sbalzi d‘umore.

 

"Lo so benissimo che tu vuoi essere mio amico! Perché dovrei credere che sei diventato uno stupido?"

 

"Cosa vorresti dire?"

 

"Che so bene il motivo per cui vorresti allontanarmi, ma non l’avrai vinta, credimi!"

 

"Perché? Cosa potresti mai farmi?"

 

"Ti picchierei a sangue per prima cosa." fece lei sibilante, con le mani strette per la rabbia, le unghie che facevano male da quanto le stringeva contro i palmi.

 

"Ah sì?" borbottò lui sarcastico, ma si accorse che alcuni oggetti dietro Hermione avevano iniziato a galleggiare in aria.

 

La rabbia di Hermione aveva raggiunto livelli inimmaginabili.

 

"Sei uno stupido davvero, allora?"

 

"Sono fatti miei, posso agire come credo."

 

"Non è vero! Non è assolutamente vero. Sono fatti anche miei! Per quanto tu possa trovarlo difficile da credere la tua vita coinvolge anche me!!!!"

 

"Per questo voglio allontanarmi, non voglio che tu sia coinvolta più in niente che riguardi me."

 

"E cosa dovrei essere? Felice di questo?"

 

"Certo, qualsiasi persona ad Hogwarts sarebbe contenta di non vedermi per niente."

 

"Non dire sciocchezze!"

 

"Tu non dire sciocchezze! Lo sai benissimo cosa credono tutti di me! Sai benissimo che nessuno è convinto che io sia sano, o chi magari lo era una volta ormai è troppo abituato a ignorarmi per potermi rivolgere la parola!"

 

"Non esagerare."

 

"Non sto esagerando… perché credi che la Sala Comune sia così vuota?"

 

"E' abbastanza tardi." disse debolmente.

 

"Non così tardi! Se ne sono andati tutti perché erano terrorizzati dalla possibilità che gli rivolgessi la parola."

 

"Andiamo." fece lei incredula.

 

"Magari non se ne rendono neanche più conto, è normale che io non esista."

 

"Smettila Harry!"

 

"Sto dicendo la verità."

 

"Non c’è nessuna verità in questo! Sono solo bugie, menzogne… calunnie."

 

"Ma sono reali. Ci credono tutti."

 

"No, quello che provo io è reale! Quello che proviamo io e Ron! Perché sappiamo chi sei."

 

"Non è un bene questo."

 

Hermione lo guardò ferita. "Invece sì. Se non ci fossimo noi…"

 

"Non avrei amici." completo' lui la frase.

 

Si scambiarono uno sguardo profondo. "E' questo che intendi con 'non avere contatti ad Hogwarts,' vuoi isolarti da tutto e tutti?"

 

"Esatto."

 

"Non te lo permetterò."

 

"Non c’è molto che tu possa fare, una volta che non ho più intenzione di parlarti."

 

"Starò con te comunque." insistette coraggiosa.

 

Lui alzò le sopracciglia sarcastico.

 

"Ti seguirò ovunque, finché non mi parlerai di nuovo." continuo' con forza.

 

"Non dire stupidate."

 

"Vuoi mettermi alla prova?" esclamò lei, guardandolo con orgoglio fisso negli occhi.

 

"Perché non accetti la mia decisione?" fece lui sconcertato.

 

"Perché è stupida. Mai ne ho sentita una piu' stupida!"

 

"Sto cercando di aiutarvi! Di salvarvi la vita!"

 

"E chi sei tu per sapere che questo ci aiutera' in qualsiasi modo? Chi sei tu per decidere sulla nostra amicizia?"

 

"Una persona che vi vuole bene, forse?"

 

"Allora dovresti evitare che soffriamo."

 

"E' quello che sto facendo."

 

Non è vero! Io sto piangendo adesso!" protestò quasi urlando. “Ed e' tutta colpa tua!”

 

Le sue parole facevano male, malissimo, ma non poteva piu' fermarsi. "Ma avrai salva la vita se starai il più possibile lontano da me!"

 

"Ma cosa ne sai??! Harry, siamo tutti sulla stessa barca, non capisci?"

 

"Non è vero, io sono solo!" Stava delirando, non sapeva piu' cosa fare, dove aggrapparsi, non capiva perche' Hermione fosse cosi' testarda.

Doveva riuscirci, doveva allontanarla.

 

"Smettila con questo vittimismo! Sei noioso!" continuò con rabbia.

 

Lui rimase in silenzio, piuttosto ferito.

 

"Non ci sei solo tu! Se c’è Voldemort siamo tutti in pericolo! Non so se te ne sei accorto, ma non sei l’unico che ha perso le persone che ama per colpa sua… ce ne sono tantissimi! Per quello hanno paura di te! Perché sei quello più vicino a Voldemort per qualche strano gioco del destino… abbiamo tutti paura di morire!"

 

"Ma io posso evitare di mettervi più in pericolo di quello che gia' siete."

 

"Ma non puoi sapere dov'e' il pericolo... qualcosa potrebbe colpirmi appena tu ti allontani e neanche lo sapresti, convinto di avermi messo al sicuro... Harry, non e' una cosa che puoi decidere! E sta a noi decidere chi frequentare, non credi?"

 

"No, non voglio assolutamente che vi succed-"

 

"Smettila Harry! Sei un testardo, potrebbe succedere comunque. Vuoi dire che se morissimo nel mentre che non siamo più amici potresti risparmiarti del dolore?"

 

Il ragazzo rimase in silenzio.

 

Aveva ragione, dover assistere alla loro morte in ogni caso… era qualcosa che non poteva sopportare, perché doveva sopravvivere a tutti?

"Forse, ma non c'entra, c'entra solo il pericolo che correte stando vicino a me."

 

"Andiamo, non ha senso."

 

"Sì che lo ha."

 

"No! Non capisci che è più pericoloso per noi non essere con te? Non credi che stare vicino a te ci dia una possibilità di salvezza in più? Non è sempre stato così finora?! Se fossimo lontani non potresti mai fare niente…"

 

Lui scosse la testa. Troppi pensieri.

 

Si accorse in quel momento che erano molto vicini, si erano avvicinati durante il litigio e un odore dolce di sapone lo raggiunse, confondendogli i sensi.

 

Chiuse gli occhi, per un attimo intontito, Hermione doveva avere appena fatto il bagno.

 

C’era qualcosa che poteva fare per proteggerla? Per far sì che lo odiasse, che stesse il più lontano possibile da lei?

 

Se fossero stati vicini ci sarebbero state solo due possibilità, o prima o poi sarebbe morta per un attacco dei mangiamorte, oppure… lui avrebbe rovinato la loro amicizia, era troppo innamorato per non essere cosciente del fatto che presto non avrebbe più potuto trattenersi, in qualche modo la cosa sarebbe saltata fuori, probabilmente in un modo anche molto umiliante.

 

Un momento. C’era un modo per allontanarla allora.

 

"Sei una cocciuta!" sibilò con rabbia.

 

Il più velocemente possibile mise una mano sulla sua spalla e la spinse contro il muro più vicino, con forza.

 

Lei lo guardò per un attimo spaventata.

 

Harry iniziava a non sentirsi più se stesso.

 

E lei lo riconosceva a mala pena.

 

"Hai paura adesso, no? Adesso inizi a pensare che tutti abbiano ragione, che sono un violento psicopatico?" sibilo' lui, le sue labbra erano sottili e pallide.

 

Lei sorresse con coraggio il suo sguardo. In realtà la cosa che la preoccupava di più era la sua vicinanza.

 

Il ragazzo avvicinò il suo viso a quello di lei.

Tremava come una foglia.

Tutto il suo corpo tremava con mille emozioni.

 

"Puoi semplicemente accettare la mia decisione? O devo fare qualcosa che rovini la nostra amicizia per sempre?" minacciò. Sentiva il suo respiro sul suo viso.

Così dolce anche in un momento simile.

 

"Non c’è niente che puoi fare.” rispose lei sicura.

 

L’ultima cosa che vide fu uno scintillio negli occhi di lui.

 

L’ultima cosa che vide prima che lui premesse le labbra contro le sue, prima che sentisse quanto fosse morbida la sua pelle, prima che senza esitazione lui approfittasse delle sue labbra semiaperte.

 

Invase la sua bocca, e la avvolse in un bacio profondo.

 

Con una passione incontrollata la spinse, usando la pressione del suo corpo, ancora di più contro il muro.

 

Si stava perdendo, stava perdendo il controllo, la desiderava con ogni singola cellula del suo corpo, eppure sapeva che quello che stava facendo non aveva nulla di buono.

 

E realizzare che in fondo lei non stava ricambiando il suo bacio, gli fece perdere in un attimo tutte le forze.

 

Era così stupido.

 

Nel suo cuore aveva avuto la speranza che lei provasse qualcosa, il suo cuore non riusciva a valutare che quello che doveva fare era lasciarla, allontanarla, non riusciva a concepirlo.

 

Smise di baciarla prima che lei potesse reagire allo shock.

 

Si allontanò scosso dai fremiti, la voleva così tanto che aveva le lacrime agli occhi.

 

Si allontanò e camminò lontano da lei voltandole le spalle.

Il suo sapore. Il suo profumo. Per un singolo attimo erano stati parte di lui.

 

La ragazza lo guardò a lungo sconcertata.

 

Era finito tutto troppo presto.

 

Era sconvolta, ma un sentimento c'era, chiaro alla base dello stomaco.

 

Lo voleva ancora, voleva di più.

 

Ma non poteva permetterselo, in realtà...

Sapeva perché l’aveva fatto, perché credeva che lei l’avrebbe odiato per questo.

 

Che scemo.

 

Doveva parlare ora. Era il suo turno.

 

Eppure voleva piangere, chissà che cosa aveva provato a baciare la sua migliore amica solo per allontanarla… gli aveva fatto schifo?

 

Doveva parlare. Non era il caso di diventare sentimentale adesso. Almeno non in quel senso.

 

Quelli erano problemi da risolvere dopo, lontano da lui, nel suo letto, quando avrebbe avuto il tempo di pensare a tutto il resto.

 

Adesso aveva lui li' da convincere che nulla era cambiato.

 

"Non credere che io non sappia perché l’hai fatto." iniziò con sfida.

 

Lui trasalì. Poi si calmò, non poteva sapere il vero motivo.

 

"So che vuoi ferirmi. So che vuoi allontanarmi. Ma non funzionerà. Quello che hai appena fatto non rovina il nostro rapporto."

 

Il ragazzo si girò, lanciandole uno sguardo maligno, poi però tornò a guardare per terra.

 

"Harry, sei troppo importante! Non ti lascio andare per nulla al mondo." disse con sincerità.

 

Lui alzò lo sguardo, confuso per un attimo. Il suo cuore si stava sciogliendo.

 

"Andiamo, non dirmi che riusciresti a stare senza di me!" commentò poi.

 

Sorrise amaramente. Faceva fatica a non saltarle addosso.

 

"Harry voglio starti vicino. Voglio riuscire a proteggerti."

 

"Smettila!" urlò lui. Perché le diceva queste cose? Era doloroso. Sapendo che non significavano quello che lui voleva.

 

"Non sei un santo Harry, non puoi permetterti di proteggere gli altri sacrificandoti, non puoi, hai già perso troppo."

 

Lui rimase ancora in silenzio.

 

"Non allontanarti, ti prego."

 

Con rabbia scagliò un pugno sul tavolo. Il tavolo incassò con un tonfo.

 

"Smettila! Smettila!" le disse irrequieto dirigendosi verso il dormitorio maschile.

 

"Harry! Per me non è cambiato niente." gli urlò dietro prima che sparisse, per poi accasciarsi a terra con la schiena appoggiata al muro, le ginocchia deboli.

 

Era appena stata baciata da Harry Potter.

 

*

 

Il ragazzo intanto saliva le scale con rabbia.

 

Non era cambiato niente.

 

Invece sì.

 

Ormai era cambiato fin troppo.

 

Era ignobile.

 

Quello che aveva fatto era ignobile.

 

Alla fine aveva solo approfittato di lei, e non era neanche riuscito nel suo intento di allontanarla.

 

Stupido.

 

Inutile. Si sentiva inutile.

 

E il sapore di lei adesso lo ossessionava.

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Capitolo 19
*** Tutto e' cambiato ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Mi sa che le fan di Draco ce l'avranno un po' con me per questo capitolo... ma non vi preoccupate, piu' avanti tornera' e si fara' valere... circa >>

Si sta avvicinando la fine dei capitoli gia' scritti, quindi vorrei mettere un giorno della settimana come giorno in cui posto il capitolo nuovo cosi' ho anche il tempo di scrivere quelli nuovi, avete preferenze per il giorno? Tipo prima del weekend, dopo il weekend?

 

Ovvio che piu' commenti ricevo, piu' mi viene voglia di scrivere, piu' posto in ogni caso... non lo dico per farvi commentare, e' vero, succede cosi', leggendo quello che mi scrivete sulla storia i miei coniglietti-trama si mettono in attivita'...

 

Grazie a coloro che commentano sempre, siete davvero gentili >< abbracc

 

Che altro... se qualcuno e' disponibile a farmi da beta, avrei bisogno di qualcuno che mi controlli i capitoli vecchi oltre che quelli nuovi..

 

Va beh, buona lettura

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 19

 

 

 

Il giorno dopo Hermione scendeva le scale con un proposito molto chiaro in mente.

 

Oggi sarebbe riuscita a fare come se nulla fosse cambiato tra Harry e lei.

 

Gli si sarebbe avvicinata, gli avrebbe sorriso e avrebbe iniziato a parlare di una delle solite cose.

 

Sarebbe riuscita a far finta che il bacio di ieri non le avesse fatto passare la notte in bianco.

 

Lanciò un’occhiata allo specchio che c’era di fianco alla porta che portava alla Sala Comune.

Aveva un aspetto terribile, ma in fondo, non poteva dire di essere molto diversa dal solito.

 

Quando appoggiò la mano sulla maniglia davanti a se' e con fatica aprì la porta, si chiese se aveva fatto bene ad alzarsi, aveva dormito troppo poco e non si sentiva tanto bene.

 

Entrando trovò Harry e Ron che sedevano distrattamente sulle loro poltrone preferite vicino al fuoco.

 

Mettendosi un sorriso rassicurante sul viso si avvicinò tradendo solo un po’ del nervosismo che provava.

 

"Buongiorno!" salutò i suoi amici.

 

I due alzarono la testa. Ron con un sorriso, Harry con un rossore imbarazzante.

 

"Come va?" fece lei ignorando il suo sguardo e sedendosi poco lontano.

 

"Bene." dissero i due in coro, guardandosi poi con un mezzo ghigno.

 

"Avete fatto colazione?" chiese poi guardando l’orologio.

 

"Sì, tu?" domandò il rossiccio a sua volta.

 

"No, ma non ho fame."

 

"Dovresti mangiare. Devi ancora riprenderti completamente." intervenne Harry, cercando di non guardarla negli occhi.

 

“Mm, ormai sono a posto… non ho fame." spiegò rassicurante. Sapeva anche perché. La mancanza di sonno le aveva chiuso completamente lo stomaco, e non aveva voglia assolutamente di scendere nella Sala Grande prima dell’ora di pranzo.

 

"Oggi, dobbiamo assolutamente cercare di trovare qualcosa su quella pietra." esclamò Harry dopo un po’, aveva paura di un possibile silenzio imbarazzante.

 

"Sarebbe anche ora." commentò Hermione con un senso di frustrazione. Erano ormai giorni che cercavano informazioni su qualcuno o qualcosa che non compariva da nessuna parte.

 

"Forse potremmo chiedere a qualcuno." propose Ron.

 

"E a chi? Ce la sequestrerebbero" domandò la ragazza piuttosto sfiduciata. "E Hagrid non è la persona giusta di certo." Sospirò, appoggiandosi con le spalle alla poltrona.

Tutti i muscoli le facevano male.

Forse era il caso di tornare a letto, adesso che era più tranquilla per quanto riguardava quello che era successo il giorno prima.

 

Non sarebbe riuscita a poggiare gli occhi su un libro senza crollare, e senza sentire quella nausea continua.

 

"Ragazzi, io torno a dormire." sbottò alzandosi in piedi, cercando di allontanare le immagini del giorno prima, quei ricordi che avevano di nuovo iniziato ad affollarle la mente poco sveglia.

 

"Cosa? Ma sei appena scesa." protestò Ron.

 

Harry fissò il suo sguardo in quello di lei, poi annuì. Sapeva che era colpa sua in qualche modo, e l'unica cosa che poteva fare era non protestare.

 

"Ho dormito poco… avevo un po’ mal di pancia stanotte, devo aver preso freddo." mentì spudoratamente.

 

"Hey, un attimo!" la richiamò Ron, alzandosi e raggiungendola prima che potesse allontanarsi.

 

"Hai letto l’avviso?"

 

"Cosa?"

 

"Per la fine dell’anno."

 

"Cosa?" ripeté ancora, desiderosa di andare a letto.

 

"Faremo un brindisi tutti insieme nella Sala Grande."

 

"Ah, un altro ballo?"

 

"No, solo un brindisi, niente di impegnativo."

 

"Capisco. Anche se credo che le ragazze lo prenderanno comunque come impegnativo."

 

Ron la guardò perplesso. Non capiva.

 

Lei scosse le spalle.

 

"Qualunque motivo di riunione a più persone è qualcosa di impegnativo per una ragazza, che per fare bella figura deve passare le ore a truccarsi e a vestirsi. Comunque non mi aspetto che tu capisca." disse con debolezza.

 

Forse era stata anche un po’ dura, ma il ragazzo non fece una piega, in effetti non capiva.

 

Harry li guardava ancora seduto sulla poltrona, immerso nei suoi pensieri. Tormentato dai ricordi di quello che aveva fatto solo ieri.

 

*

 

“E' impossibile trovarti a volte!” Esclamo' Malfoy, prendendole la mano e tirandola in un corridoio buio, lontano da sguardi inopportuni.

 

La spinse contro il muro e si avvicino', labbra contro labbra in un secondo, ma la senti' irrigidirsi e si allontano', aggrottando le sopracciglia.

 

Hermione lo guardo' colpevole.

 

Aveva pensato ad Harry.

 

Non riusciva a pensare ad altro.

 

E quello che pensava di provare per Draco era scomparso come neve al sole.

 

“Qualcosa non quadra...” disse il ragazzo, le accarezzo' la guancia, pensieroso. “Ti e' gia' passata... vero?”

 

Lei lo guardo' confusa.

 

“E' inutile che fai quella faccina carina... si vede che non sei veramente qui con me...” disse lui con una risata.

 

“Draco... non capisco una parola di quello che dici...”
 

“Non avrei mai pensato di sentirti dire parole simili...”

 

“Draco...” sbotto' irrequieta, spingendolo via, si sentiva decisamente a disagio.

 

“Dicevo.. che non ti interesso piu'... e' gia' passata... quella scintilla tra di noi...”

 

“Io...” voleva giustificarsi in qualche modo, ma non sapeva bene che poteva dire.

 

“Dovevo immaginarlo... considerando che proprio adesso che le cose si facevano interessanti, tu sei diventata praticamente inconspicua...”

 

“Non e' vero..” protesto', ma si zitti' quando lui la guardo' seriamente.

 

“Avrei dovuto notarlo... ma il motivo per cui non l'ho fatto e' che anche io avevo altro per la testa... insomma... era carino trovarsi e sbaciucchiarsi un po'... ma forse non c'e' molto altro dietro...” spiego', la punta delle sue dita le accarezzavano il collo lentamente.

 

Non che non gli piacesse Hermione. Le piaceva tantissimo, ed era convinto di.. .beh... di volerle bene... ma questo non voleva dire che dovessero stare insieme in quel senso.

 

O almeno non adesso.

 

“Torniamo amici?” disse semplicemente, un sorriso, era un po' triste, ma allo stesso tempo sembrava la cosa giusta da fare.

 

“Perche'... prima cosa eravamo?” chiese lei interdetta.

 

“Mm... direi che per un po' siamo stati una coppia? O tu ti fai tutti i tuoi amici maschi cosi'?” rise divertito.

 

Lei arrossi', e non pote' fare a meno di pensare ad Harry di nuovo.

 

Dannazione, non riusciva a toglierselo dalla testa. Quel calore, quella passione improvvisa, talmente forte che non era riuscita a reagire.

Le aveva lasciato una cicatrice bruciante.

 

Da dove erano venuti tutti quei sentimenti improvvisi?

 

“N-no... ovviamente no!” Ma in effetti c'era qualcosa che non andava se non si era occupata di dare un nome a quello che c'era tra lei e Draco.

 

Lui la guardo' incredulo. “Non dirmi che con Potter..?”

 

“NO!” sbotto' lei. “C'e' solo stato... un... incidente...” disse, incapace di trovare le parole giuste.

 

“Un incidente? Tsk!” disse il Serpeverde. “Dubito. E' ovvio che Potter avesse qualcosa in mente fin dall'inizio.”

 

“Eh?”

 

“Lo scoprirai per tempo immagino... intanto dammi il libro che mi hai portato..” disse con un sorriso. “Ed evita di farti vedere in giro con Potter... potrei essere geloso e cercare di fargli del male...”

 

“Stai delirando.” disse Hermione, quello che era successo non aveva nessuna conseguenza. Non c'era niente tra lei e Harry.

 

“Va beh, comunque sei libera adesso... non ti inseguiro' piu' con il vischio...”

 

Hermione lo guardo' con un sorriso. “Mi piaceva pero'...” sospiro'.

 

“Anche a me...” disse lui, e si avvicino' piano. “Ultimo bacio.” sussurro', sempre piu' vicino.

 

La pressione delle labbra, un movimento lentissimo.

 

Lento e stranamente doloroso.

 

Era un addio.

 

Quando si allontano' e la guardo', Hermione sapeva che c'erano tante cose non dette, e il cuore le faceva male, era uno strano crampo dal colore nero.

 

*

 

Stava camminando verso la Sala Comune, scendendo le scale del dormitorio, fino in fondo, doveva trovarla, doveva trovare... cosa? Cosa stava cercando, cosa stava desiderando con tutta se stessa? Aveva bisogno di averla, aveva bisogno di sentirla tra le mani.

 

La maschera.

 

Stava cercando la maschera.

 

Una maschera ovale, che copriva completamente il viso, pitturata finemente con numerosi colori brillanti, oro e argento.

 

Doveva trovarla.

 

Però Harry era sulla strada, perché mi stai fermando? Non capisci che servirà a tutti? Harry smettila!

 

Saltò su nel letto.

 

Con panico si coprì la bocca.

 

Aveva forse chiamato il nome del suo migliore amico nel sonno.

 

Si guardò nervosamente attorno.

 

Non c’era nessuno.

 

Guardò l’orologio, era l’ora di pranzo. Aveva dormito per tutta la mattinata di nuovo.

 

Sentiva ancora tutte le sensazioni che il sogno le aveva fatto sentire. Sentirsi così attaccata a qualcosa che non aveva mai visto.

 

Poi capì.

 

Era l’oggetto a cui doveva arrivare grazie al ciondolo.

 

Era quello che doveva trovare.

 

Scattò in piedi con prontezza.

 

Si sentiva molto meglio ora, contando anche il fatto di essere più sicura di quello che doveva cercare.

 

Irrequieta si preparò il più velocemente possibile e sfrecciò al piano inferiore trovando Harry e Ron nello stesso posto di qualche mattina prima, solo con grandi volumi sulle ginocchia.

 

"Hey, ma siete rimasti tutto il tempo qui?" domandò avvicinandosi dubbiosa.

 

Harry alzò lo sguardo e sorrise, reazione inconscia, era innamorato.

 

Era uno dei vecchi sorrisi, di quelli che la facevano sentire felice.

 

"Circa."

 

"Che ti è successo?" domandò Ron guardandola con circospezione. Sembrava agitata.

 

"So che cosa dobbiamo cercare!" esultò contenta.

 

"Eh?"

 

E gli raccontò in fretta del sogno.

 

Loro rimasero in silenzio.

 

"Non so che dire." esclamò Ron appoggiandosi allo schienale.

 

"Puoi dire che è fantastico! Forse riusciremo ad andare a capo di questa situazione!" commentò Hermione.

 

"Aspetta a correre, dobbiamo vedere se troviamo qualcosa su questa maschera."

 

"Beh, possiamo provare a trovarla!" propose lei.

 

Harry le lanciò uno sguardo torvo. "E come?"

 

"Mettendo il ciondolo."

 

"Sì, così ci lasci le penne stavolta." sbottò il ragazzo dai capelli rossi.

 

"Andiamo, sono stata male perché l’incantesimo è stato interrotto… non credo succederebbe qualcosa se la ricerca si concludesse al meglio."

 

"E come facciamo ad esserne sicuri?"

 

"Corriamo il rischio."

 

"Non so se l’hai mai letto Hermione Granger, ma non si può tornare dalla morte. Non possiamo rischiare che qualcosa non vada come crediamo." fece Harry sarcastico.

 

"Andiamo! Il sogno era chiaro, dobbiamo trovare la maschera."

 

"Senza rischiare la vita di nessuno!" continuò sempre lui.

 

Lei gli lanciò uno sguardo di disappunto. "Insomma. Abbiamo corso rischi ben maggiori."

 

"Ma non per nostra volontà. Sarebbe un suicidio rimetterti il ciondolo non sapendo cosa potrebbe provocarti…"

 

"Ma è s-"

 

Si interruppe per lo sguardo freddo che il ragazzo le scoccò.

 

"Va beh, facciamo qualche ricerca, poi vedremo che fare." si arrese sedendosi nella poltrona li vicino.

 

Per circa una mezzora rimasero a sbirciare tra i numerosi volumi che avevano preso in prestito dalla biblioteca.

 

"Forse dovremmo contattare De Roosieriel?" domandò dopo un po’ Hermione.

 

I due alzarono gli sguardi stanchi.

 

"Non so se è una buona idea." fece Harry dubbioso.

 

"Potrebbe essere pericoloso."

 

"Per non parlare del Groble, non gli permetterebbe di entrare nella scuola."

 

"Beh, lo si può incontrare fuori."

 

"Ma come facciamo ad avvisarlo?"

 

Hermione si morse il labbro. In effetti l’unica cosa che sapevano di lui era il nome.

 

"Forse potremmo cercarlo." propose debolmente.

 

"E dove?"

 

"Nei dintorni di Hogwarts."

 

"Ma scusa… il Groble l’avrebbe preso."

 

"Non è detto… magari il Groble attacca solo quelli che tentano di introdursi nel castello."

 

"Potrebbe essere."

 

"Ma questo non toglie che potrebbe essere la persona sbagliata cui parlare."

 

"Sì, ma stiamo facendo ricerche inconcludenti da giorni ormai."

 

"Siamo in tre in fondo… dite che potrebbe riuscire a contrastarci tutti?"

 

"Di fatto, sembra uno della nostra età."

 

"Le apparenze potrebbero ingannare." disse Hermione, facendo tornare un po’ di buon senso tra i suoi pensieri.

 

"Adesso ti riconosco di più." commentò Ron.

 

"Sono prudente, cosa credi! Per questo dovreste credermi quando dico che credo che seguire l’incantesimo del ciondolo non dovrebbe essere un grande rischio."

 

I due non risposero. Solo Harry le lanciò un altro sguardo di disapprovazione.

 

"Potremmo fare un paio di pattuglie con la scopa." propose il ragazzo poi.

 

Ron lo guardò incredulo.

 

"Hermione non pu-"

 

"Sì che posso! Draco mi ha insegnato a volare." protestò lei interrompendo Ron.

 

"Credi di esserne in grado?" domandò ancora il rossiccio.

 

"Certo." fece orgogliosa.

 

"Potremo fare pattuglie da due. Ogni giorno. Così almeno uno alla volta possiamo stare in Sala Comune per le ricerche, e i compiti ovviamente… e non saremo in pochi per affrontarlo in caso." spiegò Harry.

 

"Mi sembra una buona idea. Cominciamo domani?" continuò Hermione.

 

"Ok, chi fa il primo turno?" domandò il ragazzo dai capelli rossi.

 

"Io ed Harry." intervenne subito la ragazza.

 

"Perché?" fece lui contrariato.

 

"Perché tu hai più compiti indietro di noi." trovò la prima scusa Hermione, lanciando uno sguardo significativo all’altro amico.

 

Sembra intimarlo a darle ragione.

 

Non voleva dare alcuna soddisfazione a Ron. Non voleva fargli sapere che lei aveva bisogno di ancora qualche istruzione per riuscire a volare bene, e Harry aveva promesso che le avrebbe dato una lezione gratis.

 

"Allora è deciso." esclamò il ragazzo alzandosi.

 

"E' il caso di andare a mangiare." concluse Hermione.

 

Ron lanciò qualche maledizione ad un paio di professori e si alzò con rabbia. "Però poi i turni cambiano!" intimò. “Voglio vedere come voli...”

 

"Certo certo." dissero gli altri due in coro, dandogli una pacca uno sulla spalla destra, l’altra sulla spalla sinistra.

 

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Capitolo 20
*** Flying ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Ci terrei a precisare che alla fine del 5o libro nessuno sapeva della profezia a parte Harry e Silente, e la storia di questa fanfic e' anche basata su questo... su come Harry gestisce l'idea di dover salvare il mondo nonostante non si senta pronto. E uno dei motivi per cui e' cosi' emotivo e' anche perche' la folla di anti-Potter lo accusa di portare sfortuna e lui in effetti sa che Voldemort gli viene dietro non per vendetta occasionale, ma perche' pensa sia necessario sconfiggere Harry... in sostanza Harry a causa della profezia e' potenzialmente sempre in pericolo, e chi gli e' vicino allo stesso modo...

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 20

 

 

 

Il giorno dopo, quando ebbero finito di mangiare, Harry ed Hermione si diressero verso i giardini del castello per fare la ronda come si erano ripromessi, o meglio, per andare in cerca di De Roosieriel e di risposte.

 

Arrivarono silenziosi fino al lago, camminando con calma, avevano appena recuperato una scopa dall’armadietto della squadra di Grifondoro e cercavano di non dare nell'occhio.

 

"Ascolta Harry." fece la ragazza dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante.

 

Lui le rivolse uno sguardo timoroso, era un inizio poco incoraggiante considerando quanto avvenuto negli ultimi giorni.

 

Si vergognava di cio' che aveva fatto, in particolare del bacio, non poteva farne a meno.

Si rendeva conto che le ragioni che l'avevano portato a quel gesto, quelle ragioni che gli erano sembrate cosi' sensate in quel momento di rabbia erano assolutamente ridicole.

 

Si vergognava poi dei suoi sogni ad occhi aperti che gli riproponevano le emozioni inebrianti che l'avevano invaso il momento in cui le loro labbra si erano unite.

 

I suoi desideri erano diventati seriamente imbarazzanti, e anche li', non poteva farci niente.

 

"Per quanto riguarda l'altro giorno. Che ne dici di dimenticare tutto?" propose con finta tranquillità.

 

Il ragazzo annuì, abbassando lo sguardo.

Dimenticare non era tra le sue opzioni.

Ma c'era una cosa che doveva dire.

"Non riesco."

 

Hermione lo guardò perplessa.

 

"Allora che vuoi fare?" domandò con un filo di voce, le guance rosse.

 

Sospirò con tristezza. "Chiederti scusa."

 

Lei sorrise. “Beh, non è necessario.”

 

"Sì invece."

 

"L'hai fatto per un motivo valido, no?"

 

Strinse gli occhi, pensandoci un attimo. "Beh, sì… ma alla fine ho solo approfittato di te." balbettò nervoso.

 

La ragazza lo guardò con sorpresa, era cosi' che la vedeva?

Poi sorrise.

"Non è stato poi così male." commentò.

 

Harry sentì il cuore contrarsi, la guardò incredulo.

 

"Dai, non mi capita spesso di essere baciata in modo così.. passionale...” Era decisamente la parola giusta, e solo il ricordo le faceva girare la testa, era stato incredibile.

Harry aveva un fuoco incredibile, qualsiasi cosa facesse.

 

Che cosa stai dicendo, Hermione? Si sta parlando di Harry!

 

"Vuol dire che ti faresti baciare così solo perché è piacevole?" fece lui ebete.

 

Lei gli scoccò uno sguardo di rimprovero. "Per chi mi hai preso? Non lo farei fare a tutti."

 

E in effetti non avrebbe lasciato fare a nessun altro. Si era ritrovata molle al solo contatto con Harry pero'.

 

"Ah."

 

Questo voleva dire…

 

"Solo a te."

 

Lui ridacchiò nervoso. "Questo vuol dire che…"

 

Hermione ando' in panico, stava iniziando a capire che c'era qualcosa nei suoi sentimenti che non poteva essere definito amicizia.

 

"Vuol dire che ti voglio bene Harry, sei il mio migliore amico, non ho intenzione di prendermela tanto per una cosa del genere." spiego' nervosa, cercando di coprire tutte le sue gaffe, stava decisamente parlando troppo oggi.

 

Il ragazzo sospirò. Giusto.

Non c’era da illudersi. Vero?

 

"Comunque... come avrai capito… ho bisogno che mi aiuti un po’ per il volo… non credo di esserne molto in grado." ammise per cambiare argomento, guardando malamente la scopa.

 

"Che progressi avevi fatto con Malfoy?" chiese cercando di lasciare da parte la miriade di sentimenti che aveva dentro. E anche cercando di dimenticare che probabilmente lei e Malfoy avevano fatto ben altro invece di imparare a volare.

 

"Non molti. Abbiamo volato sulla stessa scopa una volta… e ho guidato fino ad una certa altezza… poi basta."

 

"Mm."

 

Poi realizzò.

 

"Avete volato sulla stessa scopa?" urlò subito.

 

Lei rimase interdetta, poi arrossì. "Sì, perché?" fece innocente.

 

"Siete stati appiccicati!!!"

 

"Beh, era necessario! Io avevo paura."

 

"Tu non me la conti giusta." sbottò con rabbia.

 

"Dai Harry, io e Draco siamo solo amici...”

 

Harry volse gli occhi al cielo. “Certo... dimentichi che l'ho visto baciarti l'altro giorno... proprio davanti a me...” E non gli piaceva per niente ricordarselo.

 

Questo non vuole dire che siamo andati a letto insieme!” protesto' lei, mordendosi il labbro subito dopo.

 

Il ragazzo la guardò sospettoso. "Speriamo." Le si avvicinò con cautela. “Dimmi la verita'... cosa c'e' tra te e Malfoy?” le chiese, sentiva il bisogno di saperlo adesso.

Sapeva che se no ne sarebbe stato ossessionato.

 

Hermione sospiro'. “Qualcosa c'e' stato... dopo il ballo...”

 

Harry si senti salire una nausea insistente.

 

Ma e' gia' finito tutto... siamo solo amici... e credo sia l'unica cosa che ci possa essere tra noi...” spiego' in fretta.

 

La guardo' aggrottando le sopracciglia.

 

E non siamo andati a letto insieme.” Arrossi'. “Sono ancora vergine.” Sorrise, sperando di rompere un po' la tensione.

 

Harry spalanco' gli occhi. “Vuoi dire che con... Krum?”

 

Lei arrossi' fino alla punta dei capelli. “Beh... mi avevan detto che dopo un anno che non fai piu' niente la verginita' ricresce...” scherzo' di nuovo.

 

Il suo amico rimase interdetto per un attimo, e poi scoppio' a ridere. “Scema.”

 

Sospirò, guardandola un’ultima volta perplesso.

A volte gli sembrava che lei stesse giocando con i suoi sentimenti.

 

Ma come poteva giocarci se non sapeva niente?

 

"Ok, allora sali in groppa, magari facciamo un giro a bassa quota, andiamo dall’altra parte del lago, così anche se cadi non ti fai del male."

 

"Ma se cado nell’acqua mi congelo!" protesto' lei, cercando di dimenticarsi tutto quello che si erano appena detti.

 

"Cerca di non cadere.”

 

Bell'aiuto...”

 

Dai, ti tiro su io in tempo in caso, non ti preoccupare.”

 

"Sei poco rassicurante. Forse era meglio che mi facevo insegnare da Draco."

 

Il ragazzo le lanciò uno sguardo di disappunto.

 

Lei arrossì. "Scherzavo."

 

"Dai, fammi vedere che riesci a fare." la esortò iniziando a fissarla attentamente, beh, aveva una scusa valida per farlo adesso, questo gli piaceva.

 

Hermione si mise sulla scopa e con calma iniziò a salire di quota.

 

Harry la seguì. "Ok, ora con calma, muoviti in avanti… non è così difficile.”

 

Lei provò.

 

"Se prendi troppa velocità tira la parte anteriore della scopa verso di te, dovresti alzarti un po’, ma dovresti anche rallentare. Ok?"

 

La ragazza annuì concentrata.

 

Andavano così piano, l’uno di fianco all’altra, che dopo un po' iniziarono a chiacchierare amabilmente, dimenticandosi il loro scopo iniziale.

 

*

 

"Inizia già a farmi male il sedere." commentò Hermione quando scesero in una radura oltre il lago.

 

Attorno a loro una piccola foresta, molto meno fitta rispetto alla parte che si trovava vicino alla capanna di Hagrid.

 

"Beh, non sei abituata." rispose lui imbarazzato, cercando con decisione di non guardare la parte del corpo che era appena stata nominata.

 

"Ma voi come fate?" domandò poi con curiosità.

 

"Noi?" mormorò lui perplesso.

 

"Voi maschi."

 

Harry spalancò gli occhi incredulo.

 

"Ma che cosa chiedi!!!" la sgridò girandole la schiena, giusto nel caso anche lei volesse fissare la parte del corpo di cui si stava parlando adesso.

 

"Beh, immagino vi debba dare fastidio." balbettò lei arrossendo.

 

Il ragazzo era diventato bordeaux. "Non ti preoccupare. Sappiamo come fare."

 

"Va beh, argomento chiuso… dove siamo?" domandò guardandosi attorno subito dopo, cercando di cambiare tono di voce, era involontariamente salito di qualche ottava.

 

"Mi sorprendi… non lo sai?"

 

"Beh, al fatto che siamo al di là del lago ci arrivo anch’io."

 

Brava… ma non sai altro?"

 

"Non mi sembra la foresta proibita."

 

"Infatti… un po’ più in là, gli alberi iniziano a essere piu' radi… si tratta di un boschetto piuttosto illuminato… l’ideale per rimanere nascosti, riparati, ma comunque sicuri."

 

"Di certo più che nella foresta proibita."

 

"Esatto."

 

Hermione trotterellò di fianco all’amico per poi adeguarsi al suo passo mentre andavano insieme verso i grandi abeti che circondavano la radura.

 

"Ascolta Harry, alla fine avevo intenzione di chiedertelo, ma non ne ho più avuto la possibilità.” Il tempo passava cosi' in fretta ultimamente, ed erano sempre presi da tutt'altro.

 

"Cosa?"

 

"Come va… con… beh, il tuo umore nero? A me sembra di non averti più visto… però insomma… non è che siamo sempre insieme."

 

Lui la guardò serio, sapeva di cosa parlava. Sirius. "Va molto meglio."

 

Lei sorrise.

 

"Grazie a te." Ci tenne a precisare.

 

"Allora la mia teoria aveva senso?"

 

"Direi di sì."

 

"Sono contenta… è molto meglio vedere il tuo sorriso, sai?" fece avvicinandosi maliziosa per un attimo, una mano sul suo braccio.

 

Lui la guardò dubbioso.

 

Che cosa gli ricordava?

 

Poi lo colpì.

 

Possibile che Hermione… stesse flirtando?

 

Ma lei cambiò subito. Divenne più seria. "Ultimamente succede così poco… di vederti sorridere intendo… ma abbiamo così tanto da fare… che non ho mai potuto chiederti spiegazioni…"

 

"Beh, tutto il daffare… sai com’è." menti' spudoratamente. Non poteva certo dirle che le stava morendo dietro.

 

"No, non lo so." fece guardandolo fisso.

 

Il ragazzo distolse lo sguardo.

Sì, che lo sapeva. Ma voleva ignorarlo, perché voleva che lui parlasse.

 

L'altro giorno."

 

"Cosa?"

 

"Il motivo per cui ho fatto tutto."

 

"Mmhmm."

 

"Mi sono accorto di qualcosa..."

 

"Di cosa?"

 

"Di non essere in grado di proteggervi, sono un egoista a volervi con me."

 

Lei lo guardò dubbiosa.

 

"Egoista.... perché ho bisogno di voi. Ho bisogno di avere qualcuno attorno… e in questo modo vi metto in pericolo... vi metto in pericolo pur sapendo di non avere la forza di proteggervi… dio, non so se mai saro' un mago abbastanza potente da potervi proteggere da Voldemort!"

 

"E da cosa l’avresti capito? Come sei giunto a questa conclusione?"

 

"Beh, non è stata una geniale realizzazione… me l’hanno detto."

 

"Cosa?" Sbotto' lei, pronta a prendersela con chiunque avesse causato il malumore di Harry.

 

Lui raccontò l’accaduto.

 

Alla fine la ragazza aveva i pugni stretti lungo i fianchi. "E tu dai retta a persone simili?" sibilò. “Sono dei coglioni colossali!”

 

Lui la guardo' divertito per un attimo, che linguaggio colorito! "Beh, non avevano tutti i torti e se si tratta del vostro bene, non posso fare a meno di ascoltare." si giustificò.

 

"Harry… tu hai frainteso… sei stato egoista, sì, per lungo tempo… e a volte lo sei ancora… ma non nel senso in cui dicono loro!” protesto'. “E chi può fartene un torto comunque? Hai perso così tanto nella vita… è il caso che tu ti possa sentire una vittima."

 

Strano come pensasse che quelle parole dovessero ferirlo, e invece si sentiva sollevato se era lei che gliele diceva.

 

"Eri molto peggio molto tempo fa… pensa al quinto anno… quanto ti arrabbiavi con noi ogni tre per due? E quanto ci evitavi? Lo facevi solo per te stesso... per chiuderti in te stesso… e invece guarda adesso… adesso vorresti allontanarci per far sì che noi stiamo bene. Mi sembra un bel miglioramento."

 

Lui la guardava ancora.

 

Che cosa poteva dirle? Che era vero, che aveva rivalutato quanto loro fossero importanti, quanto non potesse darli per scontato… quanto era innamorato di lei?

 

"Però comunque il ragionamento è bacato all’origine." disse facendogli una linguaccia e iniziando ad aumentare il passo verso l’interno della foresta, distanziandolo.

 

"Hey!" protestò lui raggiungendola.

 

"No, ti prego… niente solletico…" disse aumentando ancora la velocità con cui camminava.

 

"Come no? Mi dici che sono scemo!" protestò lui prendendola per un braccio, con dolcezza.

 

"Ma lo sei." fece lei sorridendo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

 

"Hey tu! Ma sai con chi stai parlando?"

 

"Sì sì." annuì lei scherzosa.

 

"Allora, pronta?"

 

Lei lo guardò con finto panico.

 

"Attacco!" esclamò lui cominciando a darle piccoli pizzicotti sui fianchi. Lei di rimando iniziò a contorcersi, cercando di allontanarsi.

 

"Dai, Harry, non possiamo distrarci." disse sgusciando via.

 

"Trovi scuse, eh?" La prese in giro divertito.

 

"Beh, che faresti tu se un Villano mi arrivasse alle spalle e mi rapisse proprio adesso."

 

"Beh, ti salverei."

 

Aveva un espressione orgogliosa.

 

"La fai facile tu." Stava sorridendo dolcemente.

 

"Certo. Visto che non posso allontanarti neanche con le forze sono costretto a proteggerti… con la mia vita."

 

Lei arrossì.

 

Il ragazzo cominciò a guardarsi intorno in cerca di indizi che indicassero la presenza di qualcuno. O forse solo per evitare di incontrare il suo sguardo.

 

Lei si fece coraggio. "Anch’io comunque."

 

"Mm?" mormorò, ritornando a guardarla.

 

"Anch’io ti proteggerò con la mia vita."

 

Harry divenne serio. "Non dire sciocchezze."

 

"Perché?"

 

"Preferisco che tu viva."

 

"Come se potessi vivere senza di te." sbottò lei. Rendendosi conto dopo di quello che stava dicendo. "Intendo… Voldemort… solo tu puoi sconfiggerlo." si corresse arrossendo.

 

Per un attimo non rispose, lui sapeva quanto quell’affermazione fosse vera.

 

Nonostante Hermione non conoscesse la profezia, in qualche modo anche lei sapeva.

 

"Non lo so… in fondo non capisco perché dovrei essere io… Silente per esempio è molto più forte… e molti altri maghi, sono molto più potenti di me… non capisco perché devo essere io." protestò con sincerità.

 

"Tu sei molto potente Harry." disse lei, gli occhi le brillavano stranamente, come se sapesse qualcosa che nessun altro sapeva.

 

Lui scosse le spalle.

 

"Hai imparato prima di tutti tante di quelle cose… sei molto potente."

 

Non disse niente.

 

"E io sto cercando di diventarlo… per aiutarti."

 

"Cosa?"

 

"Beh, non ho intenzione di stare a guardare voi che combattete."

 

"Che vorresti dire?"

 

"Che voglio diventare un Auror."

 

Harry si pietrificò.

 

"Ma sarai costantemente in pericolo."

 

"Capita."

 

"No, non capita, se ti trovi un lavoro normale nel mondo normale."

 

"Dai, credevo che potessi capire… non posso far finta di niente quando sta per iniziare la seconda guerra… non posso stare tranquilla in una vita tranquilla. Devo fare qualcosa. Sono fatta cosi' e tu lo sai benissimo... perche' anche tu sei cosi'... Harry Potter o no."

 

Lui sorrise nervoso. "Ti legherò da qualche parte. In modo che tu rimanga al sicuro."

 

"Vedremo se ci riuscirai Potter… sto diventando brava con la telecinesi." Dopo un po’ di silenzio parlò ancora. "Non puoi impedirmelo. Non sono tempi in cui funzionano ragionamenti normali, potremmo morire tutti comunque. E almeno, saprei di aver fatto qualcosa per proteggere i miei cari."

 

Harry annuì, purtroppo la capiva fin troppo bene.

Sapeva che erano fatti della stessa pasta, stavano correndo perdifiato verso la stessa meta.

 

Purtroppo però era innamorato, e la voleva al sicuro.

 

"Beh, quando sposerai Malfoy… dovrai rimanere a casa coi figli." provò a buttar giù lui. Si sentiva come un bambino geloso.

 

"Lascerei lui a casa coi figli! Sono molto più affidabile io di lui a tornare sana e salva!"

 

Harry non pote' non ridere.

 

Poi scosse la testa. "Non credo che vorrei fare dei bambini adesso… per cosa? Per lasciarli soli poi in caso Voldermort decida di uccidermi?" Poi realizzò. "E poi perché dovrei sposare Malfoy!!! Non ci penso nemmeno."

 

"Beh, non sembravi così stupita qualche secondo fa. Probabilmente il tuo inconscio lo vuole." spiegò lui con un filo di disgusto.

 

"Seguivo solo il tuo ragionamento del cavolo! Tra me e Malfoy non c’è piu' niente… si è concluso tutto... siamo solo amici... e se le cose fossero diverse te lo direi... non ti prenderei mai in giro a riguardo, per quale motivo dovrei mentire?"

 

Non rispose, ma si sentì improvvisamente più sollevato.

 

Doveva solo sforzarsi di crederci davvero, Malfoy non era niente per lei.

Doveva fidarsi.

 

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Capitolo 21
*** Prova ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Commentate commentate che necessito di ispirazione!

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 21

 

 

 

 

Non trovarono alcuna traccia di De Roosieriel per tutto il resto della settimana.

 

In compenso le doti di Hermione continuavano a svilupparsi di giorno in giorno.

 

Si allenava febbrilmente ogni qualvolta riuscisse ad avere del tempo libero.

 

Passava le serate in una classe libera qualsiasi, anche da sola ormai, cercando di padroneggiare la telecinesi.

 

Iniziava ad essere capace di chiamare gli oggetti a se, ma ancora con poca potenza, a meno che non fosse di qualche strano umore.

 

Spesso e volentieri si ritrovavano in una classe vuota, i due ragazzi facendo ricerche su libroni enormi, e lei cercando di spostare qualche oggetto a caso.

 

"Mi sembra che si siano capovolti i ruoli." esclamò lei uno di quei giorni.

 

"In che senso?" domandò Harry alzando uno sguardo stanco dal libro Coprecius Finnigan.

 

"Una volta ero io quella che faceva ricerche, e voi due vi allenavate."

 

I due ragazzi sorrisero.

 

"Avete notato che ci succede sempre qualcosa di strano tutti gli anni mentre siamo ad Hogwarts?" commento' il rossiccio, da quando aveva conosciuto Harry ed Hermione, non c'era stato un attimo di pace.

 

"Parla per te, a me succede qualcosa anche quando sono dai Dursley." protesto' Harry, scuotendo la testa.

 

"Giusto."

 

"E poi va beh, è inevitabile… con il ritorno di Voldemort e il resto."

 

"Anche questo è vero."

 

"Ci pensate che non manca tanto alla fine della scuola?" domandò Ron distrattamente, mentre la ragazza stava rubando per l’ennesima volta la penna che Harry aveva in mano e la faceva fluttuare davanti a se, ridacchiando.

 

"Beh, manca ancora un anno… e i MAGO soprattutto." corresse Hermione. Strano come li sentisse un problema lontano al momento, la scuola aveva perso importanza ultimamente.

 

"Vero."

 

"Mi chiedo se saremo amici anche dopo."

 

Hermione si raddrizzò la schiena. "Certo, perché no?"

 

"Beh, la vita vera… dovrebbe essere diversa, no?"

 

"Io se Dio vuole me ne andrò dai Dursley."

 

"Anch’io vorrei andare ad abitare da sola. Impazzirei a stare dai miei adesso..."

 

"Idem."

 

Si guardarono un attimo.

 

"E se andassimo insieme?" propose Ron.

 

La ragazza sorrise.

 

Harry annuì leggermente, perso nell’idea di cosa gli sarebbe potuto succedere se fosse stato più vicino di quello che già era ad Hermione… vederla sempre… abitare insieme.

Dio, poteva impazzirne… se già non lo stava facendo.

 

"Potrebbe essere un idea." disse poi, notando solo ora che il sorriso di lei non era poi così felice.

 

"Mi chiedo se potremmo."

 

"Hey, perché no?" sbottò Ron.

 

"Beh… con tutto quello che succede già adesso… come facciamo a sapere che cosa sarà di noi tra un anno e mezzo… forse la guerra sarà già iniziata… e chissà come saranno le cose allora. Non e' una vita che riesco ad immaginare..."

 

Harry deglutì amaramente, strano che non fosse stato lui a pensarci. Era sempre lui il più negativo.

 

Ron scosse la testa. "Proviamo ad essere positivi… magari tutto si risolve… e noi non avremo nessuna idea di cosa fare, perché troppo preoccupati di ciò che poteva succedere di brutto."

 

Hermione ridacchiò, seguita dall’altro amico. "Vero anche quello."

 

Si sentì un tuono fuori dalla finestra. Si voltarono di scatto. Aveva iniziato a piovere improvvisamente.

 

"Un momento." saltò su la ragazza.

 

"Cosa?"

 

"Adesso è il momento giusto per cercarlo."

 

"De Roosierel?"

 

"Con questo tempo?"

 

"Sì, perché è maltempo per noi, ma anche per lui. Soprattutto se si trova fuori."

 

Harry strinse gli occhi iniziando a capire.

 

"Probabilmente dovrà ripararsi in qualche modo… a meno che non abbia trovato una grotta… ma non ne abbiamo mai viste… dovremmo riuscire a trovarlo dall’alto se ha usato qualche magia."

 

"Potrebbe avere un mantello dell’invisibilità però.”

 

Ci pensò un po’ su. "Ma allora sarebbe stato più facile entrare ad Hogwarts per lui… anche se c’era il Groble."

 

"Mm."

 

"Beh, ci sono tanti se… ma potremmo provare."

 

"Potrebbe essere pericoloso volare con un temporale."

 

"Basta usare un Incanto Protego." saltò su Ron.

 

Gli altri due lo guardarono sorpresi.

 

"Hai ragione." dissero in coro, e poi ridacchiarono.

 

"Lo dite come se fosse raro." protesto' il rossiccio.

 

Loro risero ancora.

 

"Hai ragione."

 

Uscirono tutti e tre all'esterno. Era il giorno prima della fine dell'anno e l'aria di vacanza era ancora tangibile tra i corridoi, tutti chiacchieravano di tutto fuorchè di compiti. Pochi li degnarono di uno sguardo.

 

Prima di partire concordarono anche per un incantesimo Impervius che li proteggesse dalla pioggia.

 

"Da che parte iniziamo?" chiese Harry alzandosi in volo, seguito a ruota dagli altri.

 

"Direi dalla radura. Si trova a distanza di sicurezza dal castello e non è pericolosa come il resto del parco." propose Hermione.

 

"Ok, proviamo."

 

Sorvolarono il lago con tranquillità, sotto la pioggia torrenziale.

 

"Dividiamoci un po'." disse Ron iniziando ad andare verso la foresta proibita.

 

*

 

Dopo una mezzora di ricerca Harry ed Hermione si ritrovarono a mezz'aria. Le mani e il naso rossi e congelati, il freddo iniziava a diventare insopportabile.

 

"Niente." commentò lui.

 

"Forse non era poi una grande idea." ammise la ragazza abbattuta.

 

"Hey! Venite qui!" urlò Ron in lontananza, agitando le braccia per attirare la loro attenzione. I due si lanciarono uno sguardo d'accordo e lo raggiunsero, si trovava in un punto imprecisato del bosco, vicino ad una collina che si estendeva poi fino all'orizzonte.

 

"Hai visto qualcosa?" chiesero i due in coro.

 

"Guardate!" rispose lui indicando un punto, in basso, direttamente ai piedi di un pendio, dove una strana bolla trasparente, risplendeva sotto le gocce. Abbastanza ingegnoso dato che non sarebbe stata individuabile se non fosse stato per il maltempo.

 

I tre amici atterrarono li vicino, tirando fuori le bacchette si diressero verso la bolla con circospezione.

 

"De Roosieriel!" urlò Harry appena furono vicini: "Sappiamo che sei qui, esci fuori... dobbiamo parlarti."

 

Intanto ispezionavano il contorno della bolla attenti a qualsiasi mutamento. Ad un certo punto la superficie vitrea fece un singulto e i tre indietreggiarono vedendo una forma umana come stamparsi su quella sorta di pelle vetrosa.

 

Come se ne venisse sputato fuori, apparve De Roosieriel.

 

"Che succede?" domandò con la bacchetta in mano, poco stupito del fatto che fosse stato trovato.

 

"Posa la bacchetta e parleremo in pace." fece Ron.

 

"E per cosa? Per essere alla mercé vostra... non credo proprio."

 

"Va bene così." disse Harry con tranquillità.

 

"Vogliamo sapere un paio di cose." intervenne Hermione.

 

Harry prese dalla tasca il ciondolo e glielo lanciò.

 

"Vogliamo sapere che cosa è questo."

 

Il ragazzo davanti a loro lo guardo per un po'. "Devo dedurre che avete trovato la persona che cerco."

 

"Perchè?"

 

"Perchè questo ciondolo è destinato ad arrivare a lui e a fargli trovare..." si interruppe guardandoli intensamente uno ad uno.

 

"La maschera? Serve a trovare la maschera?" incalzò la ragazza.

 

Lui si girò per incontrare i suoi occhi.

 

"Sì." disse scrutandola ancora. Come cercando qualcosa.

 

"E' quello l'oggetto di cui tu hai bisogno?" chiese Ron.

 

"Sì."

 

"Beh, vorrai spiegarci qualcosa se vuoi che ti aiutiamo." sbottò subito dopo.

 

"Voglio solo trovare quella persona. Non ho bisogno del vostro aiuto."

 

"Si da il caso che tu ce l'abbia chiesto... o pensi di trovare tutto da solo stando accampato qui."

 

Guardò Harry, che aveva parlato, con rabbia.

 

"Se ci dici qualcosa in più su di te, potremmo fidarci." spiegò Hermione.

 

"Posso farmelo dire con la forza, cosa credete?"

 

"Siamo in tre contro uno, se riesci a notarlo."

 

Rimase un attimo in silenzio.

 

Poi si girò verso Hermione. La osservò con cura. "Sei tu la persona che cerco, vero?" fece con disinvoltura.

 

La ragazza sorrise con tranquillità.

 

"Lo sento." continuò lui avvicinandosi minaccioso.

 

"Stai lontano da lei!" urlò Harry avvicinandosi alla ragazza.

 

"So che è lei... e voglio parlare con lei.”

 

"Sei qui, parla pure." disse Ron.

 

"Da soli."

 

"Beh, loro lo saprebbero comunque poi... glielo racconterei."

 

Ci pensò un attimo su.

 

"Potrebbero essere cose un po'... personali... dovresti poter decidere senza l'influenza altrui."

 

"Beh, sono forte. Ce la farò comunque."

 

"E va bene."

 

Il ragazzo sembrava un po' più tranquillo.

 

"Entrate allora?" domandò invitandoli con il braccio teso verso la bolla.

 

"Cosa? Entrare lì dentro?" sbottò Ron scuotendo la testa.

 

Harry si avvicinò sospettoso, seguito a ruota da Hermione.

 

"Ci possiamo fidare?" chiese la ragazza toccando leggermente la superficie della bolla. Sembrava acqua.

 

"Fate come volete." disse lui ed entrò.

 

"Dobbiamo proprio entrare?" fece il rossiccio.

 

La ragazza alzò le spalle ed oltrepassò la barriera.

 

L'altro scosse la testa. "Beh, ormai per forza."

 

Ed entrarono anche loro due uno dietro l'altro. Nonostante si sentissero piuttosto sospettosi, non li aspettò nessuno scherzo da parte di De Roosieriel.

 

L’interno della bolla era piuttosto accogliente, simile all’attrezzatura da campeggio che avevano usato alla coppa del mondo.

 

Si sedettero attorno ad un tavolo quadrato. Non c’era nessun altro.

 

"Sei solo qui?" domandò Hermione guardandosi intorno.

 

"Certo." rispose lui con orgoglio: "Non c’era bisogno di nessun altro."

 

Harry lo guardò con sospetto. Aveva la sensazione che piu' che non aver bisogno di nessun altro, non ci fosse nessun altro disponibile ad unirsi ad una missione basata su una leggenda. Una parte di lui sapeva che tutto quello che il ragazzo aveva detto era vero, ma non voleva fidarsi troppo. Non ci sarebbe cascato di nuovo. Non se riguardava Hermione Granger.

 

"Inizia a spiegare… non possiamo stare qui troppo, o verranno a cercarci." lo esortò.

 

"Iniziamo con delle presentazioni serie allora. Io vengo dalla famiglia De Roosieriel come avete ben capito."

 

"Sì, abbiamo anche fatto qualche ricerca… ma sembra che vi abbiano voluto cancellare."

 

"Beh, non è proprio per quello."

 

"E allora perché?"

 

"In realtà siamo stati cacciati dal mondo dei maghi talmente tanto tempo fa, che sarà rimasto davvero poco di noi."

 

"Mm… abbiamo visto un tuo antenato nominato per delle ricerche scientifiche."

 

"Nella mia famiglia siamo medici da generazioni."

 

"Ah."

 

"E perché siete stati cacciati?" incalzò Ron.

 

"Per un conflitto di interessi con il re."

 

"Una cosa così semplice?"

 

"Non volevamo servire la famiglia che aveva usurpato il trono alla stirpe che seguivamo in precedenza."

 

"Una questione di onore?" domandò Hermione con una smorfia.

 

"Sì, una sorta… ma neanche i discendenti ne parlano molto."

 

"E non avete rancore verso la stirpe dei maghi?"

 

"Non mi sembra una cosa seria. E come prendersela con gli Inglesi per aver conquistato l'America..."

 

Rimasero tutti in silenzio per un attimo.

 

"E tu sei tornato per trovare la maschera." ricomincio' Hermione, voleva risposte.

 

"Sì. Ci è necessaria."

 

"Per cosa?"

 

"Per…” Ci penso su. “...sono cose un po’ complicate."

 

"Siamo tutto orecchi."

 

"Si tratta di incantesimi che la mia famiglia si porta dietro dai tempi antichi, ancora più antichi di quando fummo scacciati."

 

"E a che cosa servirebbero?" sbottò pratica la ragazza.

 

"A guidare gli elementi."

 

"Cosa?" esclamarono i tre scattando in piedi. Avevano sentito parlare di magie simili solo in leggende.

 

"Un potere simile? In mano ad una sola famiglia di maghi?" protestò Ron.

 

De Roosieriel annuì.

 

"Non è possibile. Come potremmo fidarci a darti la maschera."

 

"La maschera è solo un mezzo… il legno di cui è fatto l’interno è molto raro ed e' stato lavorato con la magia nei piu' finissimi e magici particolari. Può assorbire la pozione che abbiamo preparato negli ultimi tre anni. E renderà ad un mago il potere degli elementi."

 

"Tre anni?" fece Hermione incredula.

 

"Come facevate a sapere che Voldemort sarebbe tornato?"

 

"Centauri."

 

"Cosa? I centauri non aiutano gli uomini."

 

"Noi abbiamo appreso le loro conoscenze."

 

"In che modo?"

 

"Torturandoli."

 

"COSA?" fecero i tre.

 

"Non era illegale prima che fossimo espulsi. Erano considerati esseri inferiori e pericolosi...” disse scuotendo le spalle. “La mia famiglia si è macchiata di molti crimini nei secoli, per seguire le ricerche a cui si dedicavano… non posso dire che sia una stirpe buona e giusta rispetto alla vostra… tutt’altro. Tuttavia adesso anche gli uomini corrotti dal potere hanno paura di Voldemort e sono uniti nel volerlo combattere… e la paura crea forza in questo caso."

 

"Tu sei pazzo se pensi che andremo a cercare la maschera per te, potrebbe rendervi più potenti di qualsiasi mago vivente." disse Harry, guardandolo dritto negli occhi.

 

"Non capite. Voldemort è già al pieno delle sue forze, sta radunando i Dissennatori e i giganti, non c’è tempo da perdere." protesto' De Roosieriel accaldato.

 

"Come facciamo a sapere che sei dalla parte giusta?" chiese Ron astioso.

 

"Perché gli elementi non possono essere guidati contro qualcosa che segue il ciclo della natura."

 

"Cosa?"

 

"Voldemort vuole la distruzione senza limiti… provoca morte e distruzione senza un senso... e questo è innaturale nell'ordine delle cose dove tutto si crea… come la creazione fine a se stessa non può essere… il modo di vivere umano, per quanto corrotto, ha sia la morte che la vita. È naturale. E Voldemort vuole spezzare un ciclo che è più forte di lui, vuole decimare gli esseri umani che sono la vita di questo pianeta come lo siamo noi maghi... Per questo può essere punito dagli elementi. Il mondo non può accettare qualcosa che è solo e soltanto piena di male… dentro gli esseri umani il bene e il male hanno una continua lotta, ma se è solo il male ad esistere, allora si è innaturali. Voldemort e' resuscitato contro tutte le regole della vita e la morte, è diventato in questi anni una sorta di demone… non può continuare a vivere in questa terra, è un essere innaturale."

 

"Proprio voi che siete una famiglia di scienziati parlate così della natura."

 

"Non è detto che la ricerca scientifica non sia naturale. La nostra scienza deriva dall'Alchemia... ed ha tutto a che fare con i processi naturali..."

 

I tre lo guardarono perplessi.

 

"La storia dell’uomo ha uno sviluppo naturale a nostro parere, compreso delle tecnologie e della magia. Le nostre ricerche sono un risultato dell’istinto di scoperta e del tentare di dare risposte che e' intrinseco dell'essere umano."

 

Rimasero in silenzio. Cosi' tante informazioni, cosi' tante cose a cui pensare.

 

"E come si farebbe a prendere la maschera?" intervenne Ron.

 

"Tenere la pietra addosso… la pietra guida alla maschera." Neanche lui sapeva i particolari, ma non l'avrebbe ammesso a meno che necessario.

 

"L’ultima volta ho sanguinato finché non mi hanno tolto il ciondolo." protesto' Hermione.

 

La guardò confuso. "Strano davvero…” commento'. “Si tratta di un incantesimo molto potente, ma non certo fatto per mettere in pericolo il destinato...” Poi aggrotto' le sopracciglia. “Tu non hai trovato la maschera pero'... quindi e' successo qualcosa... l’incantesimo e' stato bloccato, vero?"

 

"In effetti l’ho svegliata io dalla trance." ammise Harry, sentendosi molto stupido.

 

"Questo spiega tutto. L’incantesimo che lega la pietra al destinato e' talmente potente che a spezzarlo ne risente il fisico della persona che porta la pietra… la pietra vuole tornare alla maschera appena entra in contatto con la persona destinata, non riesce a concepire altro e combatte per raggiungere quello scopo."

 

"Quindi sarei al sicuro… se non venissi svegliata?" chiese Hermione.

 

I due ragazzi la guardarono di sbieco. Harry non voleva che corresse quel pericolo.

 

"Ovviamente… e poi dubito che potrebbe succederti qualcosa di così grave… sei pur sempre la destinata. La pietra vorra' proteggerti, visto che esiste solo ed esclusivamente per te." spiego' lui, non sapeva che pensare di questa ragazza. Sembrava sveglia si', ma poteva essere davvero la destinata?

 

"Non hai idea di dove si trova la maschera?"

 

"No."

 

"Ci sarà qualcosa che la difende?"

 

"Sicuramente, ma il ciondolo ti farà entrare."

 

Hermione sospirò. Poi si girò verso i compagni. "Io lo farei."

 

"Sei pazza?" urlò prevedibilmente Harry.

 

"Non possiamo fidarci." confermò Ron.

 

De Roosieriel strinse i pugni visibilmente contrariato.

 

"Dovremmo parlarne con Silente." propose la ragazza. Gli altri due la guardarono perplessi. "Sono sicura che lui saprà che fare."

 

"Non posso mostrarmi ad altri." disse De Roosieriel con rabbia.

 

"Con Silente avreste già dovuto mettervi in contatto… è l’unico che può contrastare Voldemort… è lui che sta organizzando la difesa." spiegò lei.

 

L’altro rimase zitto. Non aveva idea di chi fosse questo Silente e sinceramente era confuso anche lui sul da farsi, aveva iniziato a pensare che la sua ricerca fosse una strada chiusa quando finalmente tutto sembrava andare nel verso giusto.

Aveva avuto ragione a voler contattare Harry Potter.

Nonostante tutti gli avessero riso dietro.

Anche se non era lui il destinato, l'aveva guidato a lei.

 

Ma adesso cosa doveva fare?

 

"Come facciamo a spiegarglielo?"

 

"Come abbiamo fatto per… Sirius." fece lei lanciando uno sguardo furtivo a Harry. Lui scosse la testa.

 

"Potremmo metterlo in pericolo… e magari non è necessario."

 

"Ma non possiamo fare qualcosa del genere senza che lui lo sappia… questa cosa e' piu' grande di noi..." ammise Hermione, anche se non le piaceva per niente.

 

"Parlerò con Silente, se è davvero così importante." si propose De Roosieriel.

 

Lei si girò verso di lui e sorrise.

 

"Gli parleremo prima noi… e poi ti faremo sapere."

 

Lui annuì.

 

"Non so se c’è da fidarci." borbottò Ron.

 

"Andiamocene. È ora di cena. Potremmo destare sospetti se ritardassimo." disse freddamente Harry.

 

E i tre, dopo qualche saluto imbarazzato lasciarono la bolla, recuperarono le scope che avevano appoggiato lì vicino e ritornarono al castello, in silenzio, finché raggiunsero il portone.

 

"Vi sembra il caso di parlarne davvero a Silente?" chiese Ron poco convinto.

 

Hermione annuì.

 

Harry scosse le spalle. Almeno Silente sarebbe stato d'accordo sul proteggere Hermione ad ogni costo, non la metterebbe mai in pericolo.

 

"Secondo me De Roosieriel sparisce nel giro di una notte. Non sta ad aspettare di venire beccato." insistette.

 

"Al massimo avremo cacciato via un intruso." fece Harry.

 

"E senza danni a nessuno… avremmo fatto la cosa giusta in ogni caso. In fondo se tutto quello che ci ha detto è inventato, scappando ce ne da solo la prova." concluse Hermione, mentre entravano nella Sala Grande per la cena.

 

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Capitolo 22
*** Fine anno ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore:

Eccoci all'aggiornamento settimanale, come avevo promesso, un capitolo alla settimana, purtroppo piu' di cosi' non riesco a fare per ora.

Non sono sparita, anche se devo ammettere che sono parecchio presa e non ho fatto ancora in tempo a rispondere ai commenti, lo faro' pero'!

Questo capitolo e' un po' di inframezzo, nel prossimo ci saranno finalmente un po' di chiarimenti. Abbiate ancora un po' di pazienza >< e commentate per favore~!

 

 

 

 

CAPITOLO 22

 

 

Il giorno dopo era l’ultimo dell’anno.

 

Si ritrovarono piuttosto presto, la mattina, nella Sala Comune.

 

Hermione raggiunse Ron che era seduto nel loro angolo preferito, e scambiandosi un paio di chiacchiere aspettarono che anche Harry li raggiungesse.

 

"Buongiorno." dissero in coro quando anche l’ultimo del trio li ebbe raggiunti.

 

"Buongiorno." rispose lui indugiando leggermente lo sguardo sulla ragazza. Poi si buttò sulla poltrona lì di fianco.

 

"Mi stavo chiedendo, ragazzi." iniziò Hermione sporgendosi in avanti verso i due amici: "Come faremo a parlare con Silente?"

 

"Andiamo nel suo ufficio." rispose Ron come se fosse ovvio.

 

Harry la guardò un po’ confuso.

 

"E come facciamo ad entrare? Proviamo le solite parole d’ordine o aspettiamo che qualcuno esca od entri nell’ufficio?"

 

"In effetti potrebbero volerci secoli." commentò Harry.

 

"Senza considerare che stasera ci sarà la festa di fine anno… e avranno un bel po’ da fare."

 

Ci fu un attimo di silenzio.

 

"A mio parere dovremmo prendere appuntamento."

 

"E come?"

 

"Chiediamo alla professoressa McGrannit."

 

"Mm… forse è il caso di aspettare."

 

"No, non credo. Più va avanti più rischiamo che Voldemort venga a sapere qualcosa dei De Roosieriel."

 

"Allora andiamo subito… sono sicuro che ci dirà cosa fare… non è certo il tipo che si perde in chiacchiere." fece Ron alzandosi.

 

Gli altri due lo seguirono, sorpresi da come ultimamente il loro amico fosse diventato determinato.

 

In pochi minuti arrivarono all’ufficio del Dipartimento di Trasfigurazione, e la McGrannit li accolse austera.

 

Con un pizzico di preoccupazione e di curiosità si sedette dietro la scrivania e li squadrò piano piano uno alla volta.

 

"A che cosa devo la vostra visita?"

 

"Avevamo bisogno di chiederle come potevamo parlare con Silente." Fu Harry il primo a parlare.

 

"Parlare con Silente?"

 

"Sì, abbiamo bisogno di parlargli."

 

"Posso sapere come mai?"

 

"E' una questione delicata." concluse, sicuro di non voler svelare niente. La professoressa lo guardò con serietà, ma rispettò la sua decisione.

 

"Abbiamo bisogno che lui ci dedichi un po’ del suo tempo… senza che nessuno ci interrompa." intervenne Hermione.

 

"Va bene. Lo informerò io… vi farò sapere l’orario dell’appuntamento entro domani."

 

"Va bene." fecero i tre alzandosi.

 

"Professoressa McGrannit?" fece la ragazza sulla porta.

 

La strega alzò lo sguardo perplesso.

 

"E' una questione piuttosto urgente anche se non sembra. La prego di darle il giusto peso." concluse, uscendo poi in seguito ai suoi due amici.

 

Era stato fin troppo facile.

 

*

 

Quella sera Hermione scese dal dormitorio verso le otto, si era vagamente preparata per il simil-party che si sarebbe tenuto nella Sala Grande.

Niente di che, solo degli abiti stirati, leggermente eleganti sotto la solita divisa di Hogwarts.

 

Nella Sala Comune trovò Harry.

 

"Dove sono tutti?" domandò dubbiosa.

 

"Sono già andati giù."

 

"Ah… e mi hai aspettato?" domandò lei arrossendo memore di cosa era successo al ballo, solo qualche giorno prima. Inconsciamente cercò con lo sguardo il vischio sotto il quale le aveva dato il bacio, ma ovviamente non c’era più.

 

"Dobbiamo aspettare anche Ron." disse lui evitando il suo sguardo, aveva una qualche idea di cosa lei stesse pensando.

 

Lo guardò un attimo imbronciata, poi si sedette sulla poltrona vicino alla sua.

 

Harry seguendo il flusso dei suoi pensieri iniziò a guardarla per un po’, mentre concentrata fissava il fuoco.

 

"Mm… posso chiederti una cosa?" domandò, spaventandola.

 

In fretta lei si ricompose ed annuì. Non ebbe il tempo di domandarsi cosa fosse, che lui stava già parlando.

 

"Ti vedo preoccupata. Volevo sapere se c’era qualcosa che non andava."

 

La ragazza lo guardò perplessa, poi deglutì con fatica. Non aveva fatto in tempo a iniziare a preoccuparsi che lui se n’era già accorto.

 

In realtà c’era un’unica cosa che lui non aveva ancora notato: quello che provava per lui… ma quello non importava.

 

"Mm… in effetti è vero."

 

Lui la guardò attentamente. "Sei preoccupata per De Roosieriel?"

 

Annuì. "Sto pensando a cosa dire a Silente."

 

"Solo?"

 

Hermione scosse la testa. Harry la guardava con attenzione.

 

"Sentir parlare di Voldemort… sentire che c’è tanta gente che si organizza… mi fa sentire il pericolo come più imminente, e poi, hai visto anche tu De Roosieriel… avrà sì e no la nostra età… e se la sua storia è vera, gli è stata data una grande responsabilità nel venire qui per recuperare la maschera… a noi invece non è neanche permesso entrare nell’Ordine… come posso dire… è frustrante." spiegò con una smorfia finale.

 

Lui fece un sorriso amaro. "Io mi sento così dal torneo Tremaghi."

 

La ragazza trasalì arrossendo. "Scusa Harry… mi lamento di una cosa che tu conosci bene da tanto tempo ormai…"

 

"Beh, non puoi fermare i sentimenti. Li provi e basta." rispose lui, arrossendo subito dopo, si rendeva conto che quello che diceva valeva anche per lui.

 

"Sono pronto!" esclamò Ron, fiondandosi nella stanza.

 

"Finalmente." protestò Hermione: "Ci hai messo anche più di me."

 

"Hey, dovevo farmi il bagno."

 

"Fare il bagno è diverso che dormirci dentro, lo sai vero? Serve per lavarsi." continuò a prenderlo in giro.

 

Il ragazzo rossiccio si avvicinò minaccioso. "Senti come sono pulito invece… profumo addirittura." disse raggiungendoli.

 

In effetti era così, si sentiva il fresco profumo del sapone anche a distanza.

 

Hermione sorrise. "Mm… allora forse hai fatto bene…" poi le venne in mente qualcosa: "L’hai fatto per qualcuno? O meglio, per qualcuna?"

 

Lui arrossi' e guardo' da tutt'altra parte. “No. Figurati.” E si avvio' impettito verso le scale.

 

Qualcosa puzza...” commento' Hermione con un sorriso, poi sentì un tocco sulla spalla. La mano di Harry. Conforto e calore.

 

Di nuovo non riusci' a non pensare a quel bacio, e il suo corpo sembrava prendere fuoco.

Dannazione.

 

E la serata era appena iniziata.

 

Come per contraddire tutto quello che aveva detto, Ron fu intercettato da Luna appena arrivarono nella grande Sala da Pranzo sistemata per l’occasione.

 

"Ciao Ron." fece con tranquillità.

 

Lui arrossì visibilmente imbarazzato. I due dietro lo guardavano sospettosi.

 

"Ciao Luna."

 

"Volevo parlarti un attimo, è possibile?" chiese guardando Harry ed Hermione, che scossero le spalle con disinvoltura.

 

"Ok… torno subito." disse rivolto ai due, per poi allontanarsi dietro a Luna.

 

La sua migliore amica lo guardava turbata.

 

"Sei gelosa di Ron?" fece il ragazzo ostentando freddezza.

 

Rise un po'. "No. Solo. Mi chiedevo cosa prova."

 

"Preoccupata dei suoi sentimenti?"

 

"Abbastanza. Non lo sono stata fino adesso, pensando ad altre cose… adesso mi sembra il caso di preoccuparmi un po’… non ci ha detto niente di Luna... ma secondo me qualcosa c'e'... mi spiace non poter essere di supporto... l'ho un po' bisfrattato dal ballo..."

 

"Non credo se la sia presa sai... ha anche lui un sacco a cui pensare...” Si morse il labbro, decidendo di chiedere ancora. “Ma se ti preoccupi così tanto non è che forse provi qualcosa di più per lui?"

 

"No. Sicuramente no." Non c'era ombra di dubbio. Ormai l'aveva capito.

 

"Come fai ad esserne così sicura?" domandò sorpreso.

 

"Lo so." fece arrossendo.

Non poteva certo dirgli che la causa era lui. Che non riusciva a pensare ad altro.

 

O forse sì.

 

No, no, non poteva.

 

"E poi… è normale che mi preoccupi, è uno dei miei migliori amici..." spiegò rivolgendo finalmente lo sguardo verso Harry.

 

"Allora lo faresti anche per me?"

 

Lei lo guardò interrogativa.

 

"Se qualcuno mi facesse soffrire… mi consoleresti?" spiego'.

 

"Certo… se tu me lo permettessi."

I suoi occhi erano dolci.

 

Fece un sorriso malizioso. "Che fortuna avere una ragazza così bella come amica." scherzò.

 

Lei lo guardò arrossendo. "A che tipo di consolazione stai pensando?? Scemo!"

 

Sentirono qualcuno avvicinarsi.

 

"Signorina Granger, Signor Potter… mi è stato comunicato che mi cercavate con una certa urgenza."

Albus Silente era in piedi davanti a loro con un sorriso cordiale.

 

I due lo guardarono sorpresi.

 

"E' vero." disse Harry riprendendosi per primo.

 

"Volete seguirmi allora?" domandò facendo segno con la mano verso una porta laterale.

 

Hermione lanciò uno sguardo di panico all’amico, che sorrise rassicurante. Di certo lui era quello con piu' esperienza di colloqui con il preside.

 

"A mezzanotte manca ancora molto, e sono fiducioso del fatto che riusciremo ad esaurire l’argomento in meno di tre ore." fece il preside con sicurezza.

 

Entrarono in una stanza rotonda che non avevano mai visto, si guardarono attorno incuriositi, mentre Silente trasfigurava in poltrone tre soprammobili trovati su un tavolo, unico pezzo d’arredamento presente.

 

"Accomodatevi." disse sedendosi a sua volta.

 

I due amici sospirarono leggermente tesi. Non sapevano molto bene da che parte cominciare.

 

"Ehm…" iniziò Hermione schiarendosi la voce: "Lei conosce la famiglia De Roosieriel per caso?"

 

Silente la guardò perplesso. "Temo di non averne mai sentito parlare."

 

"Sembra sia una famiglia di maghi esiliata molto tempo fa… che si occupava di ricerche scientifico-magiche." spiegò subito.

 

"E sembra che abbia il potere di controllare gli elementi." intervenne Harry.

 

Il preside sbiancò. "Possibile?" fece con una voce piuttosto secca. Gli ricordava qualcosa che i centauri avevano accennato tempo addietro.

 

"Non lo sappiamo con certezza." dissero i ragazzi quasi all’unisono.

 

"Continuate." li esortò subito dopo.

 

"Abbiamo fatto qualche ricerca. E a quanto pare questa famiglia è esistita. Ma non ci sono notizie che confermino il loro esilio… in effetti non vengono nominati per centinaia d’anni."

 

"Come siete riusciti ad avere quel nome?"

 

"Siamo entrati in contatto con un membro della famiglia." rispose Harry.

 

"In che modo?"

 

"E' lui che tentava di intrufolarsi a scuola."

 

Silente li guardò con preoccupazione, ma non interruppe.

 

"E che ha fatto azionare il Groble."

 

"Quindi quella volta che tu dovevi trovarti fuori, ma le porte erano bloccate…" cominciò il preside unendo i punti che gli avevano indicato.

 

"Esatto. Ero con lui… fuori."

 

"E che cosa voleva da te?" domandò con una certa irritazione. Non gli piaceva non avere controllo su cio' che accadeva a Harry.

 

"Voleva che trovassi la persona che poteva fargli avere questa maschera utile per l’incantesimo che padroneggia gli elementi."

 

"Sembra che lo stiano preparando da anni."

 

"Per?"

 

"Per fronteggiare Voldemort."

 

Silente strinse gli occhi in due piccole fessure, mentre li osservava dubbioso. Le sopracciglia corrucciate, sembrava perso in una miriade di pensieri.

 

"E questa persona chi è?"

 

"Io." fece Hermione con coraggio. Per una frazione di secondo quasi contenta di essere per una volta al centro dell’attenzione al posto del suo migliore amico.

 

"Ah." Silente era sorpreso. Considerando tutto quello che era successo in quegli anni, si sarebbe aspettato l'onore cadesse su Harry Potter.

 

Per un attimo sembro' sollevato. Proprio perche' non si trattava di Harry Potter, una volta tanto il peso non era sulle sue spalle.

 

Pensando il più velocemente possibile, cercò una soluzione.

 

"E come mai avete deciso di venire da me?" Anche questa era una novita'.

 

"Non sapevamo se fosse il caso di credergli." Ammisero. "E fare ciò che ci aveva spiegato."

 

"Che cosa comporterebbe?"

 

"Hermione dovrebbe indossare una pietra… che la guiderà alla maschera."

 

"De Roosieriel insisteva che la magia degli elementi è di fondamento naturale e non può quindi nuocere a persone umane… nel senso… a persone che vogliono difendersi. Funziona solo con persone che vogliono distruggere la natura, con le uccisioni e le torture. Funziona solo su demoni come Voldemort." Hermione si morse il labbro, non riusciva a spiegare bene quello che De Roosieriel aveva detto.

 

Per qualche minuto Silente rimase immobile, pensoso, senza chiedere altre spiegazioni. Poi si alzò, con lunghi passi percorse la circonferenza della stanza.

 

"Potete andare." disse poi dopo un po’.

 

I due lo guardarono perplessi.

 

"Vorremmo sapere…" cercò di dire Hermione.

 

"Per ora non fare niente." sbottò secco. Poi fece un sospiro. "Mi occuperò io della cosa." iniziò a spiegare ritrovando la sua solita calma: "Parlerò con questo De Roosieriel… e se sarà il caso inizierò a contattare la sue famiglia… un alleato in più non potrebbe far male… soprattutto se porta questo grande potere… per ora cercate di non cacciarvi nei guai e di non usare quella pietra… potrei metterci un po’… ma tornerò per farvi sapere cosa è il caso di fare… intanto…" fece muovendo la bacchetta sopra il tavolo e facendo apparire un foglio di pergamena e dell’inchiostro con una penna: "Vi do il permesso di entrare nel mio ufficio… potrete chiedere informazioni ai vecchi presidi e fare ricerche sui libri che ci sono qui… potrebbero aiutarvi."

 

Harry ed Hermione si alzarono soddisfatti. Spiegarono al loro preside dove si trovava De Roosieriel e poi fecero per lasciare la stanza.

 

"Harry." chiamò Silente prima che se ne andassero.

 

Si girarono curiosi, anche se era stato chiamato uno solo dei due.

 

"Mi raccomando, non preoccuparti troppo per la signorina Granger… sono sicuro che sa quello che sta succedendo intorno a lei, e sa come cavarsela da sola."

 

Lo sguardo del preside, sicuro e preoccupato sembrava volerlo trapassare da parte a parte.

 

Il ragazzo annuì con freddezza.

Sapeva che cosa voleva. Silente non voleva dargli più preoccupazioni di quelle che già aveva...

 

Ma era impossibile, Hermione era semplicemente troppo importante.

 

*

 

Usciti dalla stanza si ritrovarono di nuovo nel chiacchiericcio degli studenti, che intrattenendosi, si erano distribuiti in vari gruppetti e nei tavoli che coprivano tutto il pavimento della sala.

Il soffitto rifletteva un cielo notturno sereno e numerose stelle d’argento fluttuavano poco più sotto, creando un atmosfera più festiva.

 

Harry ed Hermione si guardarono intontiti dai rumori e dalle decorazioni apparse all'improvviso, in contrasto con la tensione che avevano sentito poco prima nella stanza rotonda.

 

Silente si era allontanato verso un’altra porta ed era sparito.

 

"Che facciamo? Ci sediamo?" chiese il ragazzo dubbioso. Era capodanno alla fine, avrebbero dovuto divertirsi come tutti gli altri.

 

Ricordandosi di Ron, lo cercò tra la folla. L’amico era in un angolo ancora preso a parlare con Luna.

 

Hermione seguì il suo sguardo e sorrise vedendo la scena. "Sì, direi di sì." Non aveva senso aspettare il loro amico.

 

Si fecero spazio tra alcuni Corvonero che si erano raggruppati davanti ad un tavolo e ne raggiunsero uno poco lontano dove già seduti c’erano Seamus e Neville con delle ragazze che non conoscevano.

 

Si sedettero un po’ appartati per lasciarli alle loro chiacchiere.

 

"Mi sento un po’… strano." iniziò Harry dopo qualche secondo di silenzio, mentre guardava, come se fosse qualcosa di molto interessante, la tovaglia davanti a se.

 

"In che senso?" chiese lei avvicinando la sedia. Le loro ginocchia si toccarono leggermente. Gli occhi di lei fissi sul suo viso attirarono il suo sguardo.

Arrossì.

 

"Mi sembra di essere irresponsabile… di aver appena scaricato tutto sulle spalle di Silente. Non mi era mai capitato di affidarmi a lui così tanto."

 

Lei annuì. "Anche a me sembra strano… di solito ci buttavamo senza pensarci in una qualche avventura, cercavamo di scoprire da soli di cosa si trattasse, e ce la cavavamo sempre da soli. O anche se c'era Silente o qualcun altro dietro, lo scoprivamo solo alla fine..."

 

"Già...” mormoro' pensieroso. “Allo stesso tempo però in questo caso mi sarebbe pesato decidere da solo." Hermione rimase in ascolto. "In fondo… se davvero i De Roosieriel hanno la possibilità di controllare gli elementi… potrebbero essere un valido aiuto per l'Ordine."

 

"Decisamente, potrebbero sconfiggere definitivamente Voldemort." intervenne lei.

 

Lui abbassò lo sguardo piuttosto furtivo.

 

Piccolo dettaglio.

 

Non potevano sconfiggerlo. Harry doveva ucciderlo. Oppure morire al suo posto.

 

Doveva quindi considerare questo un tentativo inutile?

 

Però c’era una possibilità che con il potere degli elementi qualcosa si potesse fare... anche se lui fosse morto gli altri sarebbero sopravvissuti, e magari sarebbero anche stati in grado di sconfiggere Voldemort.

 

Forse.

 

Anche se la profezia riguardava solo lui e colui-che-non-deve-essere-nominato.

 

Un crampo allo stomaco. Voleva difendere le persone che amava, voleva vivere con loro.

Dopo la guerra.

 

Ma come avrebbe vissuto se anche avesse ucciso Voldemort?

 

Hermione lo guardava dubbiosa.

Cosa gli stava succedendo? A cosa stava pensando così lontano da lei?

 

"Che c’è? Non sei convinto?" domandò mettendogli una mano sul ginocchio.

 

Lui ebbe un sussulto. Il calore di lei sembrava infondersi in tutte le cellule del suo corpo. Una sensazione… affascinante.

 

La guardò negli occhi. Occhi in cui vedeva l’anima che amava.

 

Non avrebbe potuto descrivere con parole quello che vedeva.

Era lei, in tutta la sua bellezza.

 

Sentì improvvisamente la gola seccarsi.

Deglutì con fatica.

Cosa gli stava succedendo?

La sua mente continuava a ripetergli di avvicinarsi, avvicinarsi il più possibile. La desiderava così tanto.

 

Gli dava alla testa.

 

Hermione lo fissava. Il cuore a mille, una speranza flebile, quasi una sicurezza le si era insinuata nel petto.

 

Harry voleva baciarla, era possibile?

 

Eppure quegli occhi sembravano voler dire proprio quello.

 

Si morse leggermente le labbra con insicurezza.

 

I suoi occhi erano verdi. Un colore magnifico di per se', ancora più belli solo perché erano i suoi.

 

Erano cosi' vicini che iniziava a sentire il suo profumo. Cos’era?

 

Lui le aveva timidamente iniziato ad accarezzare la mano, quella ferma sul suo ginocchio.

 

Era un contatto che le faceva ardere il petto e il sangue sembrava pulsargli nelle tempie.

 

Si avvicinarono con lentezza straziante, finchè le loro fronti non si toccarono.

 

Chiusero gli occhi, sopraffatti dalla vicinanza.

 

Lui sussurrò qualcosa di incomprensibile. I suoi sentimenti, troppo timidi, per potersi sentire.

Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.

 

"Non rompere!" urlò un ragazzo proprio dietro di loro.

 

Si allontanarono di scatto. Cercarono con panico la fonte del rumore, e poi si rilassarono sulle sedie, vedendo che non si trattava di nessuna fine del mondo, solo un litigio tra amici.

 

Si lanciarono uno sguardo imbarazzato.

 

Per un po’ si guardarono dubbiosi.

 

Era stato solo un sogno? L’attrazione che avevano sentito l’uno verso l’altra, ricambiata, era stata solo un illusione?

 

"Non credi che il potere degli elementi potrebbe aiutarci a sconfiggere Voldemort?" domandò la ragazza cercando di cacciar via i sentimenti di poco prima.

 

Eppure si sentì così fredda a far finta che nulla fosse accaduto, quando ancora il suo cuore non si era calmato.

 

Lui annuì, mentendo. Era ancora troppo confuso per rispondere con parole.

 

Hermione lo guardò piuttosto perplessa. Aveva la sensazione che non gli stesse dicendo tutto.

E poi… il rossore delle guance la portò a poco prima.

Si era sognata tutto vero? Non era mai successo?

Harry era il suo migliore amico, non avrebbe mai voluto baciarla...

A parte quella sera...

Ma quello era stato per tutt'altro motivo... non aveva senso costruirsi castelli in aria... non c'entrava, giusto?

 

Ron arrivò il quel momento.

 

"Salve." fecero i suoi due amici, sarcastici. Versando la tensione sul nuovo arrivato.

 

"Mi ha trattenuto un po’." Era imbarazzato.

 

"Un po’?"

 

"Sì, un po’" fece piuttosto irritato.

 

"E cosa voleva?"

 

Il ragazzo rossiccio arrossì.

 

"Noi abbiamo fatto in tempo a parlare con Silente." intervenne Harry per non mettere ulteriormente in imbarazzo l’amico. Aveva ricominciato a pensare un po’ più coerentemente.

 

"Cosa?” Il tempo era passato piu' in fretta di quanto avesse pensato.

 

"Già… gli abbiamo raccontato tutto." fece lei annuendo.

 

I due gli fecero un riassunto di ciò che era successo, e la serata continuò con quella conversazione fino a poco prima del brindisi, quando la professoressa McGrannit attirò l'attenzione del corpo studenti con un tintinnio insistente.

 

"Ragazzi, mancano cinque minuti alla mezzanotte."

 

A quel richiamo tutti si alzarono in piedi e gli sguardi andarono verso un grande orologio apparso nel cielo fittizio sopra le loro teste.

 

Dei bicchieri apparvero davanti a loro. Li presero e si avvicinarono l’uno all’altro chiacchierando fittamente.

Il tempo sembro' passare più in fretta in quei cinque minuti di trepidazione.

 

"5... 4... 3... 2... 1... Auguri." fece un coro di studenti.

 

Hermione saltellò leggermente allo scoppio di tutte le stelle di carta che ondeggiavano sopra di loro e che diventarono delle cascate di argento brillante.

 

Ron le mise un braccio attorno al fianco e l’attirò a sé per fargli gli auguri.

 

"Buon anno bellissima!" disse dandole un bacio su ognuna delle guance.

 

Lei ricambiò con dolcezza, e quando la lasciò andare si girò verso Harry, che sfortunatamente era appena stato assalito da Cho Chang che gli si era avviluppata addosso.

 

Si sentì miserabile guardando quella scena.

Poco prima aveva avuto la certezza che lui provasse qualcosa nei suoi confronti… e invece adesso?

 

Tuttavia dopo i consueti saluti lei si stacco' e tornò al suo tavolo, aveva biascicato alcune frasi come 'volevo che fossi il primo', ma Harry non sembrava farci caso.

 

Hermione non si sentiva bene.

 

Quando Harry si girò verso di lei, aveva una sorta di sguardo colpevole.

Non aveva fatto niente di male, ma avrebbe voluto salutare la sua migliore amica per prima… anche se per un attimo gli era stata portata via da Ron.

Non aveva neanche avuto il tempo di essere geloso.

 

Cercò il suo sguardo, e quando lo trovò rivide le immagini di quello che era successo poco prima.

L'aveva quasi baciata...

Aveva quasi perso il controllo...

 

Eppure per un attimo era stato sicuro che lei volesse la stessa cosa.

 

Arrossì di nuovo, ma si avvicinò nonostante l'imbarazzo. "Auguri Herm." fece timidamente.

 

Lei lo guardò un attimo dubbiosa, poi con uno strano calore che le riempiva il cuore decise di lasciare da parte la pena e l’angoscia a cui la gelosia sembrava volerla trascinare.

 

Si abbracciarono.

Con dolcezza. Si tennero stretti per un po’, mentre gli altri giravano la sala per trovare i loro amici. Ma non avrebbe fatto differenza se anche la stanza fosse stata vuota.

Si stavano semplicemente godendo la vicinanza, e niente altro importava.

 

Quando la ragazza riaprì gli occhi, ancora appoggiata alla sua spalla, vide poco lontano Draco Malfoy.

 

Le rivolse un sorriso imbarazzato.

 

Lei mosse la mano in saluto.

 

"Chi saluti?" chiese Harry, accorgendosi del movimento.

 

"Draco." rispose lei semplicemente.

 

Un dolore acuto attraverso il corpo di Harry da parte a parte. Ancora Malfoy.

Uno sguardo ferito che lei non poteva vedere, ma la stretta che la teneva vicino a lui si allentò.

 

Non doveva illudersi. Avrebbe dovuto stare coi piedi per terra. Lei era solo la sua migliore amica.

 

Strano come in un secondo tutto il mondo gli si potesse rivoltare contro. Cosa aveva fatto di male per vedersi rinfacciare il suo amore non corrisposto? Mentre lui era perso nel suo profumo, lei sondava la folla alla ricerca di un altro ragazzo. Malfoy poteva essere per lei anche solo un amico, ma Harry era ferito adesso, si sentiva solo… l’ultima ruota del carro.

 

Si allontanarono l'uno dall'altra, lui cercò di guardare qualsiasi cosa fuorché lei e fissò lo sguardo sul banco dei professori, sul quale era di nuovo riapparso Silente.

 

Hermione aveva notato qualcosa, ma era troppo emozionata per la vicinanza per potersi rendere conto di cosa avesse fatto di male.

 

Poco dopo il preside attirò l’attenzione di tutti.

 

"Buon anno a tutti! Quello che si è concluso è stato un anno duro per tutti. Ma chi può dire di averne avuto uno sempre allegro e felice? È la vita umana di per se ad essere dura, non preoccupatevi però, si può essere felici. Abbiamo perso tante persone negli ultimi anni, persone che amavamo, e abbiamo un grande pericolo che sembra alitarci sul collo. Ancora Hogwarts sembra una piccola oasi felice, ma non sarà così per sempre. Cercate solo di non perdere la speranza ragazzi, e tenete care le vostre amicizie, che saranno quelle che rimarranno con voi per tutta la vita. Buon anno a tutti."

 

Harry guardo' Hermione solo quando lei si giro' dall'altra parte.

 

Tenete care le vostre amicizie... pensava.

 

Avrebbe solo voluto avere un manuale per come comportarsi quando non c'era solo amicizia nei suoi sentimenti.

 

Gli studenti rimasero nella Sala Grande ancora per circa un ora per poi disperdersi nei vari dormitori e continuare con piccole festicciole.

 

Silente era sparito subito dopo il suo piccolo discorso e niente di più era successo.

 

Ricominciava l’anno, presto sarebbero ricominciate le lezioni, e la vita quotidiana li avrebbe travolti tutti nuovamente, con studio, esami, professori e magie.

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Capitolo 23
*** Finally ***


Disclaimer: Non possiedo nessun personaggio di Harry Potter

Note dell'autore: Finalmente ho la possibilita' di tornare a questa storia. Non posso garantire di poter continuare a postare per vari motivi, ma almeno questo capitolo ha un minimo di conclusione

 

 

 

 

 

CAPITOLO 23

 

 

 

Il primo dell’anno fu un giorno particolarmente tranquillo, i tre amici passarono la mattinata seduti sulle loro poltrone preferite a leggere con tranquillità.

 

Quando si stava per avvicinare l’ora di pranzo Hermione si stiracchiò in piedi.

 

"Che fai?" domandò Ron, guardandola piuttosto assonnato.

 

"Vado a trovare Malfoy." rispose lei sinceramente, finalmente poteva di nuovo essere sincera a riguardo.

 

Questo attirò decisamente lo sguardo di Harry, che mascherando appena la sua irritazione quasi si strappò via una ciocca di capelli che gli solleticava la fronte.

 

Ron scosse le spalle e poi guardò il suo amico. "Te la sta portando via, eh?" fece attirando lo sguardo di lui.

 

La ragazza non aveva sentito. "Cosa?"

 

"Niente." rispose e tornò alla lettura. L’altro tornò a guardarla fissa, ma non disse niente. Il suo migliore amico sapeva, aveva capito i suoi sentimenti, ma non c’era da stupirsi.

 

Lei posò il libro che aveva letto fino a quel momento sul tavolo e ne recuperò altri due che aveva portato giù dal dormitorio quando si era svegliata.

 

Guardò un attimo Harry. Avrebbe anche voluto stare con lui, ma tanto, non sarebbe cambiato nulla, giusto?

 

Reagendo ad un qualche strano impulso, si abbassò e gli diede un bacio sulla fronte. "A dopo." gli disse, salutando poi l’altro amico con una pacca sulla spalla, mentre ancora leggeva.

 

Lui, in un attimo, ebbe il cuore a mille.

 

Ormai bastava una cosa simile? E lui doveva riuscire a nascondere i suoi sentimenti per tutta la vita? Si faceva pena da solo.

 

In poco tempo sarebbe stato di nuovo solo, non riusciva più a trattenersi.

 

Ma forse se lui si fosse dichiarato, poi avrebbe potuto dimenticare, no? Anche se faceva male. Le cose passano. Le persone cambiano. Lo diceva la stessa Hermione.

 

Intanto la ragazza aveva raggiunto la biblioteca. Notando la persona che cercava curva su una sedia intenta a leggere un libro, si avvicinò silenziosa.

 

"Chissà perché, immaginavo di trovarti qui." disse mettendo una mano sulla spalla di Draco Malfoy.

 

Lui si girò di scatto, per un attimo preoccupato. Poi sorrise. Piuttosto stancamente, era leggermente pallido.

 

"Non sei un po’ scomodo?" chiese sedendosi vicino a lui.

 

"Abbastanza… ma nella mia Sala Comune è impossibile leggere, c’è troppo casino, e vengo disturbato ogni due minuti. Non riesco a sopportare le persone ultimamente."

 

Lei sorrise. "Poveri Serpeverde, il loro capo li ignora così spudoratamente."

 

"Non scherzare Granger! Lo sai com’è la storia!" fece un po’ brusco.

 

"Okok, la tua reputazione."

 

"E la mancanza di tranquillità!" ci tenne a precisare lui: "Ormai la mia reputazione non so se sta poi tanto in piedi."

 

"Perché?"

 

"Come? Non lo sai?" fece lui prendendo un po’ più di colore, chiudendo il libro attorno ad un segnalibro apparso dal nulla e posandolo sul tavolo.

 

"Cosa dovrei sapere?"

 

"Beh, a parte il fatto che abbiamo dato spettacolo di noi stessi durante il ballo, la voce e' girata in tutta la scuola e siamo la coppia piu' discussa ultimamente..."

 

"Quindi?"

 

"Quindi ci sono molte versioni. Alcuni dicono che tu sia ormai incinta da due mesi, che hai fatto le corna a Ron e che stiamo per sposarci… altri dicono che siamo solo amanti quando non abbiamo niente da fare, altri dicono che stiamo semplicemente vivendo una lunga e splendida storia d’amore segreta dal primo anno."

 

Hermione rimase a bocca aperta. "Non ci posso credere."

 

"Beh, lo immaginavo sai."

 

"Anch’io pensavo avrebbero chiacchierato, ma non fino a questo punto."

 

"Eheh, non conosci la folla Herm."

 

Ma lei era seria. "Mi spiace Draco, era proprio quello che volevi evitare."

 

Lui scosse le spalle. "Figurati. Tanto ormai avevo deciso di essere tuo amico, è normale che si facciano strane idee. Non siamo neanche stati particolarmente attenti..."

 

Non sembrava convinta.

 

"Dai, non ti preoccupare. Non è che non si sia mai detto niente di male nei miei confronti in giro."

 

La ragazza annuì, per un po’ pensò alla cosa. Aveva anche un che di buffo, non poté fare a meno di ridacchiare. "E così mi hai anche messo incinta eh! Brutto marpione, sotto gli occhi di Ron poi!" Disse toccandosi la pancia.

 

"Beh, si sa, che io posso conquistare chiunque." rispose lui facendo un segno di vittoria con la mano.

 

"Ascolta se vuoi, possiamo montare su una bella litigata come ai vecchi tempi… così la tua reputazione torna normale."

 

Draco scosse le spalle. "Mm, in realtà non mi interessa poi così tanto."

 

"Davvero? Pensavo ci tenessi particolarmente."

 

"Le persone cambiano." rispose lui imitando la sua voce.

 

Hermione gli fece una linguaccia. "Sei sicuro? Ultima offerta, eh."

 

"Ma sì. E poi non mi da fastidio che una volta tanto mi abbiamo associato ad una ragazza intelligente. Di solito io mi faccio sempre e solo quelle più belle e stupide."

 

"Perché non è vero?"

 

"Un po’. Ma mi piaci di più tu."

 

Lei lo guardò divertita. "Sono contenta di piacerti. Questo davvero segna un cambiamento colossale."

 

Lui sorrise malizioso. "Come se non te ne fossi accorta...”

 

Avevo avuto il dubbio quando sono iniziate ad apparire piantine di vischio...” commento', scuotendo le spalle.

 

Gia', ma non e' piu' stagione di vischio... o forse non lo e' mai stata... si vede lontano un miglio che sei tutta presa con quel Potty adesso."

 

Lei rimase in silenzio.

 

"Ho occhio, lo so. Si vede subito che ti piace, mi chiedo solo come non lo capisca lui considerando che ci stai insieme tutto il tempo."

 

"Non so neanche io quello che provo..." ammise lei. “Mi piacevi... non so come e' cambiato tutto...”

 

Forse non e' cambiato nulla... semplicemente io ti ho distratto per un po'... ho questo effetto sulle ragazze...”

 

Lo guardo' fisso per un attimo, non riusciva a capire dove Malfoy smetteva di essere serio. Quanto ci teneva in realta'? "Ma dai. Te lo immagini? Hermione Granger e Draco Malfoy." cerco' di scherzare.

 

"Beh, sì, suona da schifo. Ma se vuoi mi faccio cambiare nome in Romeo." disse sorridendo.

 

Lei rise. "Scemo."

 

"Va beh, comunque in caso ti decidi a lasciar perdere l’idiota, io ci sono..." Ma di nuovo stava ammiccando.

 

Non era serio vero?

 

Hermione sbatté le palpebre un paio di volte.

 

Era tutto un gioco, vero?

 

"Mi devo preoccupare?" chiese, ma anche lei non riusciva ad esprimere quanto avrebbe voluto una risposta seria.

 

"In che senso?"

 

"Beh, Draco Malfoy interessato a me... le leggi della natura sovvertite... deve esserci qualcosa sotto... “

 

"Ti avranno fatto un qualche incantesimo."

 

"Ma grazie!" protesto'.

 

"Beh, statisticamente è improbabile anche per una ragazza normale."

 

"Vorresti dire che non sono normale?"

 

"Mm… sei carina ok, ma sei davvero davvero rompiscatole."

 

"Ma che simpatico."

 

Lo guardo' negli occhi, veramente, in silenzio per un lungo imbarazzante minuto. E si accorse di qualcosa di importante. "Come mai sei pallido?" domandò.

 

"Mangio poco."

 

"Perché?"

 

"Innamorato."

 

Lei chiuse gli occhi. "Stai scherzando?"

 

"Abbastanza."

 

Lo guardò male.

 

"Sono raffreddato dai."

 

"Lo spero per te."

 

"Perché?"

 

"Perché se no ti picchio."

 

"Paura."

 

"Sei imperscrutabile Draco."

 

"Minimo… sono o no l’antagonista?"

 

"Di chi?"

 

"Di Potty ovviamente."

 

"Stai decisamente leggendo troppi libri."

 

"Forse."

 

Ci penso' su. "Allora siamo amici veri adesso?"

 

"Sì… magari inizieremo anche a raccontarci le cose."

 

"Paura." fecero in coro.

 

C'era qualcosa di strano nell'aria, e Hermione non aveva idea di cosa fosse. Di nuovo era come se si fosse dimenticata qualcosa, o meglio, come se avesse dovuto notare qualcosa.

 

Quando la sera, si trovavano ancora assieme in biblioteca e si stavano salutando, lui la guardò dritto negli occhi e ci trovo uno sguardo triste. Con lentezza inesorabile lei gli avvolse le braccia attorno ai fianchi e lo strinse con forza.

 

"Ci vediamo presto."

 

Lui ridacchiò. “Di solito sta a te vedere quanto presto... sei tu quella occupata...”

 

In effetti non aveva tutti i torti, ma c'era qualcosa che non quadrava.

 

A presto.” Insistette.

 

Lui annui', aggrottando le sopracciglia. “A presto.”

 

*

 

Non si incontrarono piu' durante gli ultimi sgoccioli delle vacanze, e la sera Hermione si esercitava nella magia da sola in biblioteca, sfuggendo abilmente allo sguardo di madama Pince.

 

L’ultimo giorno prima dell’inizio delle lezioni, entrando nella sala comune al solito orario tardo, la ragazza trovò solo Harry ad attenderla, seduto su una poltrona rossa rivolta verso il fuoco accesso.

 

Lanciò uno sguardo verso l’orologio che ticchettava su una delle pareti, doveva essere davvero tardi perché non ci fosse nessuno. Mezzanotte.

 

"Hey."disse lei avvicinandosi perplessa.

 

Il suo viso era rilassato, ma leggermente preoccupato, era messo in una posizione strana, con i piedi sulla poltrona, le ginocchia davanti a lui, una mano su di esse, e l’altro braccio appoggiato al bracciolo, teso verso l’esterno, dava la sensazione di inutilità, sembrava quasi senza vita. Eppure ogni tanto la punta delle sue dita si muoveva, come a toccare il flusso dei suoi pensieri.

 

Quando sentì la voce della sua amica, si girò verso di lei con ancora indosso uno sguardo particolarmente freddo.

 

"E' tardi." disse semplicemente.

 

"Non mi sono accorta del tempo che passava." si scusò, chiedendosi poi perché lo stesse facendo così umilmente. Non aveva fatto niente di male.

 

Ma Harry tornò subito dopo a guardare il fuoco.

 

"Non ho sonno." mormorò poi, con una calma agghiacciante.

 

Poi indicò la poltrona davanti alla sua. “Puoi stare qui se vuoi."

 

La ragazza lo guardò dubbiosa, avrebbe voluto andare a letto, ma il suo cuore batteva a mille e non riusciva a non sperare in qualcosa di lontano e languido, in una discussione, delle loro, piene di confessioni, di racconti e una sensazione magnifica di condivisione.

 

Aveva anche paura però, dei suoi sentimenti, e di quelli di lui.

 

Si sedette, nervosa e cominciò a guardare il suo viso accarezzato dalle ombre del fuoco.

 

Per un po’ ci fu silenzio, poi lui iniziò a guardarla.

 

"Sai… è crudele sentire come le cose si dimenticano."

 

"Mm?" esclamò lei interrogativa.

 

"Sono al limite tra il sentire una cosa come presente e reale e sentirla come un ricordo. Ed è crudele sentire come qualcosa di così importante diventi un semplice ricordo, lontano e doloroso."

 

"Di cosa parli?" chiese guardandolo con intensità. Aveva la vaga impressione di saperlo già.

 

"Sirius."

 

"Perché?"

 

"Non voglio dimenticarlo…"

 

Lei lo osservò piegando il collo con dolcezza. "Come se fosse possibile." commentò.

 

"Di questi ultimi tempi, ho avuto così tanto da pensare… che è rimasto da parte… e adesso mi accorgo quanto mi sia abituato a non averlo più… è crudele. Non voglio dimenticarlo, eppure lo faccio, il suo ricordo scorre via… non posso afferrarlo, perché ho troppo altro a cui pensare."

 

"Posso capirlo."

 

Harry la guardò in attesa. "Tu forse non sai cosa vuol dire… non so se i Durleys ti siano mai mancati, ma… per me, quando sono arrivata ad Hogwarts, ho iniziato a vivere la vita lontano dai miei genitori, all‘inizio è stato terribile… ma conoscendo te e Ron, ho iniziato a non sentire più la mancanza di casa, ad avere una vita mia… divisa da quella dei miei genitori… e ho iniziato a voler tornare a scuola le volte che ero in vacanza… questo mi ha fatto sentire terribilmente in colpa… come potevo da un giorno all’altro mettere da parte le persone a cui ero legata così tanto fino a poco prima? Mi sembrava ingiusto e incredibilmente crudele. Per quanto riguarda Sirius poi, la colpa che devi sentire sarà moltiplicata all‘infinito…"

 

Lui piegò la testa da un lato. Non era proprio la stessa situazione, ma poteva comprendere.

 

"Ma credo che non lo dimenticheremo no? Sirius intendo. Anche se non è più con noi, lo ricorderemo perché gli vogliamo bene… e solo perché continuiamo a vivere non vuol dire che non gliene vogliamo più."

 

"Mi sembra di lasciarlo indietro.”

 

"Beh, in teoria è così. La vita e' cosi'."

 

"Come sei acida."

 

Lei rimase in silenzio, ferita da quell’esclamazione, ma cercando lo sguardo di lui, non trovò nessun conforto.

 

Il ragazzo mosse un po’ le dita del braccio che pendeva fuori dalla poltrona e le osservò attentamente per qualche minuto.

 

"Spero succederà così anche con te." disse poi, sentendo il suo cuore scoppiare in quelli che sembravano milioni di battiti al secondo.

 

Lei alzò la testa con attenzione. "Che cosa?"

 

"Spero di poter dimenticare quello che provo per te, spero che diventi presto un ricordo che possa lasciare indietro, e a cui penserò solo quando penserò al passato."

 

La ragazza lo guardò, con la sensazione di avere un pugnale nel cuore. "Non mi vuoi più bene?"

 

"E' proprio quello che vorrei."

 

"Perché?"

 

"Perché mi stai facendo impazzire." disse rivolgendole finalmente uno sguardo diretto e muovendosi sulla poltrona, mettendo i piedi per terra, in modo da esserle perfettamente di fronte.

 

"Ma cosa dici?" protesto', il cuore a mille, i muscoli tutti in tensione.

 

"Dico che voglio dimenticare di essere innamorato di te, voglio che diventi un ricordo pallido e lontano…"

 

Hermione spalancò gli occhi. Il suo cuore confuso, faceva tanto male, non sapeva se poteva essere felice, o se doveva piangere. "I-inn-innam-?”

 

"Adesso odiami pure. Almeno potrò finalmente affrontare la cosa."

 

Lei rimase a lungo in silenzio, guardandolo perplessa, con lentezza inesorabile analizzava ogni singola parola, di quelle che le erano state dette… doveva esserci un modo per interpretarle in modo diverso, non poteva aver sentito quello che aveva sentito.

 

Innamorato. Harry era innamorato di lei?

E glielo diceva cosi'? Con una freddezza simile?

 

Harry la guardava fisso, ma nonostante la rabbia che lo muoveva aveva una strana speranza che gli si stava trascinando dentro il cuore e gli consigliava di dire come stavano le cose, di parlare di tutto quello che amava di lei.

 

Ma lei non le dava alcun segno. Stava quasi per alzarsi e andarsene quando lei parlò.

 

"Devi per forza dimenticarli questi sentimenti?" chiese alzando lo sguardo verso di lui, che ricambiò trattenendo il respiro.

 

"Non so se ci riesco." rispose con un sospiro.

 

"Non farlo."

 

"Perché non dovrei?"

 

"Perché voglio che tu stia con me."

 

"Lo sono comunque."

 

"Voglio che tu stia con me… in quell’altro senso." spiego' arrossendo.

 

Il ragazzo la guardò dubbioso, gli occhi lucidi, adesso aveva paura di essere felice. "Non voglio la tua pietà, lo sai?"

 

"Non si puo' stare con una persona per pieta'.” Protesto' lei, sperando che Harry potesse capire. “Solo qualche giorno fa dicevi che non volevi una storia seria..."

 

"No, mentivo. Con te voglio tutto."

 

Il cuore saltava con una forza tale nel petto da far male, eppure il mondo sembrava incredibilmente più grande.

 

Hermione scattò in piedi. "Non riesco a crederci… non capisco… Harry, tu mi hai appena detto… che… che tu sei… tu sei… oh mio Dio." balbettò, se l’avesse pronunciato forse sarebbe sparito tutto.

 

Anche lui si alzò, ancora non riusciva bene a palpare la felicità che si era sciolta dentro di lui.

 

"Sei sicuro di non volermi solo come amica? Cioè… mi pare che tu abbia detto così, o sbaglio?" domandò poi la ragazza.

 

Lui la guardò, sorridendo leggermente. Aveva la strana abitudine di credere che non avesse il diritto di essere così felice. "Sì, ho detto proprio cosi', ti voglio con me sempre. Ti desiderò in ogni senso."

 

Lei arrossì. "Sul serio? Ti piaccio?"

 

"Dire che mi piaci è un eufemismo."

 

"D-davvero?"

 

"Non riesco a fare altro che pensare a te."

 

"Ti faccio impazzire?" ripete' le sue stesse parole.

 

"Sì, perché attiri l’attenzione di tutti i ragazzi che ci sono."

 

Lei lo guardo' incredula. "Ma non è vero!"

 

"Oh sì. Ogni sguardo che ti viene rivolto mi fa arrabbiare di più. Senza parlare di Malfoy. Non posso tollerarlo. Passa troppo tempo con te."

 

"Ma tu sei tu Harry.” E ora capiva perche' era cosi' ossessionata con il suo migliore amico. “Io voglio te. Nessuno può competere."

 

Il ragazzo la guardò con un’espressione indecifrabile. Liberazione. Come se tutte le responsabilità che erano pesate sulle sue spalle fino a quel momento scomparissero in un battito d’ali.

 

Aveva detto una frase che mai aveva sentito, e mai avrebbe voluto sentir pronunciare da altri. Era solo lei.

 

"Puoi… puoi ripetere?" domandò con imbarazzo.

 

"Ci sono tante altre cose che potrei dire, devo per forza ripetere?

 

"Se puoi." disse con un sorriso timido.

 

Qualcosa nei suoi occhi le suggerirono le parole che pronuncio': "Sono innamorata di te, Harry. Nessuno può competere."

 

Rimase senza fiato, la fissava estasiato, il suo cuore sembrava voler scoppiare.

 

"Ma lo dici perché ho incontrato Voldemort varie volte?" si ritrovo' a scherzare.

 

Lei rise. "Anche."

 

"Ti piace la mia fama?"

 

"Non lo so. Mi piace che tu sia famoso… ma non amo che tu soffra per questo."

 

"Ti piace Harry Potter, colui-che-visse?"

 

"Sì, Harry Potter che visse, Harry Potter che è cresciuto in una famiglia babbana senza sapere di essere mago, Harry Potter che è arrivato ad Hogwarts senza sapere nulla di magia, Harry Potter che mi ha salvato dal Troll, Harry Potter che mi ha offerto la sua amicizia, Harry Potter che si arrabbia, e succede spesso, Harry Potter che mi salva, anche questo abbastanza spesso, Harry Potter che guarda il vuoto pensando, Harry Potter che mi vuole bene. Bellissimo Harry Potter. Mi piace tutto."

 

Lui chiuse gli occhi un paio di volte. Ancora non riusciva a crederci.

 

"E se fossi debole?"

 

"Ti farei tornare forte."

 

"E se non fosse possibile?"

 

"Ti proteggerei."

 

La guardò. Poteva a malapena credere che stesse succedendo davvero. Ora. Ora iniziava qualcosa che mai si era aspettato.

 

"Da adesso quindi… siamo… ehm… insieme?" domandò dubbioso.

 

Le guance rosse, mentre annui'. "S-sì. Se vuoi ovviamente."

 

"Sì che voglio. L’ho desiderato tanto."

 

"Anch’io Harry. È incredibile. Mai l’avrei detto."

 

"Tanto meno io."

 

"A parte… forse…"

 

"A capodanno dici?"

 

"Sì, li mi ero quasi convinta che tu volessi baciarmi."

 

"Beh, era quello che avevo in mente, e l'avrei fatto se non ci avessero interrotto..."

 

"Ah."

 

"Lo desidero sempre."

 

"D-davvero?"

 

"Sì." rispose sincero, non c'erano piu' bugie.

 

Lei arrossì violentemente. "Non ci posso credere."

 

Rimasero un attimo in silenzio, ma Hermione aveva ancora qualcosa che gli premeva sul cuore. "Ma perché? Adesso… sei stato così freddo… perché volevi abbandonare i sentimenti che provavi per me? Perché mi hai detto che sono acida?"

 

Lui trasali', non proprio contento di come si era appena comportato. "Perché sto morendo di gelosia. Non riesco a sopportare nessuno che si avvicina a te, non riesco a sopportare che tu vada via ad incontrare Malfoy, faccio fatica a sopportare lo stesso Ron quando ti sta troppo vicino."

 

Lei realizzò una cosa. "Era per questo che volevi invitarmi al ballo? Era già allora?"

 

"Già." ammise imbarazzato.

 

"Oh Dio. Se solo me l’avessi detto." Forse non sarebbe finita nelle braccia di Malfoy. Iniziava a capire adesso quello che le aveva detto il Serpeverde, che lui era stato solo una distrazione. “E io che pensavo di farti un favore a non accettare l'invito...” Invece l'aveva involontariamente ferito. “Mi spiace cosi' tanto Harry...”

 

Scosse la testa. “Speravo di poter nascondere i miei sentimenti... pensavo fosse meglio cosi'...” ammise, mordendosi le labbra. “Il ballo e' stato una tortura... ero troppo geloso...” ammise.

 

Ecco perche' non volevi mai farmi andare ad incontrare Draco...”

 

Lo sguardo di Harry si incupi'. “Malfoy si e' avvicinato fin troppo... non riesco a sopportarlo, non importa quanto sia cambiato...”

 

Hermione scosse la testa. “Ma il motivo per cui non ha funzionato con lui sei proprio tu!” esclamo', arrossendo ancora. “Non riuscivo a far altro che pensare a te.”

 

Si guardarono per un po’, imbarazzati, le loro menti sembravano ricordarsi solo ora che avevano il diritto di toccarsi, di baciarsi. Avevano entrambi paura pero', non erano ancora sicuri di stare vivendo la realtà.

 

"Andiamo a dormire?" propose poi Harry, non volendo forzare Hermione in atteggiamenti per i quali magari non si sentiva pronta. Sarebbe stato tutto molto strano.

 

"Ah, ok." rispose lei confusa, doveva ammettere che si era aspettata qualcosa di diverso. In fondo, non voleva andarsene e il suo sguardo lo esortava a non allontanarsi.

 

Lui voleva solo credere al suo istinto in quel momento.

 

Facendosi coraggio, si avvicinò piano e lei gli rivolse un piccolo sorriso imbarazzato. "E' successo tutto vero? Non sto sognando."

 

"No, spero proprio di no."

 

Il ragazzo si avvicino' ancora, voleva toccarla, anche solo per un momento, un bacio, uno solo, qualcosa di dolce, immacolato, senza troppo trasporto, solo per un ricordo.

 

Nel momento in cui sentì le sue labbra pero', non poté più tornare indietro, i suoi piani erano cambiati. Sentire le sue labbra era una sensazione che in quest’ultima settimana aveva allontanato con una furia incontrollata, si era ritrovato a girare rabbiosamente nel letto per dimenticare il senso che davano appena poggiate sulle sue, e adesso non poteva tirarsi indietro tanto presto.

 

Con un’urgenza dolce la catturò tra le sue braccia e la strinse a se in un bacio appassionato, questa volta finalmente ricambiato, le loro bocche unite furono indissolubili per un po’.

 

Si desideravano, questo era certo.

 

Erano loro due e questo era importante, era magnifico.

 

Tornarono nei loro dormitori, poco dopo, storditi, confusi, ma con un sorriso idiota stampato su due facce stravolte. Adorabilmente stanchi.

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