Love. Aka: she puts her makeup on like graffiti on the walls of the heartland.

di Goddess of Blasphemy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hold tight, you've got the music in you. ***
Capitolo 2: *** I just wanna have fun. ***
Capitolo 3: *** Tu, tu sei come un Fender Precision Bass del '72. ***
Capitolo 4: *** È quarzo, la pietra centrale? ***
Capitolo 5: *** E a quanto mi risulta il brachiosauro è erbivoro. ***
Capitolo 6: *** Un po' come Willy Wonka quando dice ''parenti''. ***
Capitolo 7: *** E io ho acquistato un lotto di terra nel giardino di Steve Jobs e ci ho fatto una spiaggia per nudisti. ***
Capitolo 8: *** Vedi questo tatuaggio? ***
Capitolo 9: *** Such an epilogue. ***



Capitolo 1
*** Hold tight, you've got the music in you. ***


*Clover
I Muse, mentre mi metto il mascara, l'unico make up che uso, ma in quantità industriale. È il turno di Sunburn mentre ne metto un'altro strato, a evidenziare i miei occhi verdi. I Muse, strano contrasto con il concerto che sto per andare a vedere. E sono i Muse dentro alle mie orecchie durante il viaggio in aereo fino a Londra. Un taxi mi porta davati ad un albergo a bassa pensione. Entro e mentre chiedo la camera prenotata una figura scende le scale. Capelli biondi, lunghi e ricci, tinti di viola. Qualche piercing, vari buchi nei lobi. Occhi azzurro ghiaccio e un'aurea fredda quanto le sue iridi.
-Michelle- dico andandole incontro, vedendola sorridere rompendo l'aria da apparente stronza.
-ehi! Ho già preso le chiavi della camera, vieni-
Saliamo le scale che conducono alla nostra stanza. Apro la porta trovandomi davanti una ragazza in accappatoio. Occhi profondi, capelli bagnati, neri e mossi, un sorriso dolcissimo. La perfetta italiana mediterranea mi salta al collo bagnandomi la felpa. Rido.
-Irene!
-come va? Siamo qua da un paio d'ore, come è andato il viaggio? Tutto bene? Problemi? Sono andata in doccia, ero distrutta!
Sorrido. -tutto bene. Domani partiamo per le 8?
-forse le 7 e mezza. Vediamo in base a che ora arrivano le stronze-
Michelle parlando si butta nel letto matrimoniale dove dormiremo io e lei. Lo capisco dal momento che il letto singolo è già ricoperto da oggetti di Irene, che torna in bagno. Dopo qualche secondo il rumore del phon ci impedisce di ascoltare la musica nelle nostre cuffie.

First we run and then we laugh till we cry
But when the night is falling
And you cannot find the light
If you feel your dream is dying
Hold tight
You've got the music in you
[You get what you give, New Radicals]


La mattina dopo siamo fuori dallo stadio alle 8, e fortunatamente le stronze non si sono ancora viste. Alle 9 una donna ci scrive un numero sulla mano, azione ormai abitudinaria, e cerchiamo un posto per passare il resto della giornata, e lo troviamo in un muretto privo di anima viva tra un bar attaccato allo stadio e l'autostrada. Non so quale strano istinto ci abbia portato ad essere amiche di una delle stronze, ma questo ci ha portato bene. Lei ci ha promesso una sorpresa, e ora ce la sta sventolando davanti ai nostri increduli occhi, facendo cadere a terra l'ennesima sigaretta che Michelle si sta rollando per la noia. Non essendo in nessuna posizione privilegiata nel mondo dei vip, le parole "pass per il backstage" ci suonano nuove. La Stronza è ufficialmente nostra amica.
Sono le 19 e le nostre mani toccano le transenne.
Sono le 20 e un cantante sfigato apre il concerto.
Sono le 21.43. Mika.
Relax, e il mio cuore batte a ritmo con una sincronia alla quale mi sono abitutata. Il concerto è cominciato.
Forse è già passata mezzanotte quando una guardia del corpo ci fa passare e Mika mi stringe la mano. Non so quanto tempo passi e cosa stiano facendo le mie amiche al ventesimo bicchiere di vino. E non so come faccio a finire senza vestiti nel divano del suo camerino con lui sotto di me. Purtroppo riprendo il completo possesso della mia mente sono quando è tutto terminato e il cantante è sudato marcio a pochi millimetri da me, il suo fiato caldo in gola.
-ti pensavo una specie di eterno bambino-
-lo pensano tutti. Ti ho sorpreso?
-ci vuole di peggio per sorprendermi. Diciamo che mi hai colpito.
-colpito, eh?
-e mi ha colpito anche sapere che sei davvero etero-
-questa era cattiva-
Scrollo le spalle e lui sorride.
-ho visto la tua amica, quella bionda...
-Michelle-
-si, Michelle, con Jimmy. Andiamo a vedere cosa fanno?
-magari li disturbiamo-
-e allora?
Sorrido mentre lui mi prende un polso e mi trascina verso un'altra porta. Bussiamo.
-s...SI!- apriamo la porta, consci che l'affermazione non era rivolta a noi. Il bassista e la bionda ci vedono, da un divanetto, e ci fanno un cenno, come se essere nel bel mezzo di un atto sessuale fosse al pari di una partita a carte, per poi tornare alle loro occupazioni. Torniamo nel camerino del cantante.
-e Irene?
-se ha trovato tuo fratello probabilmente anche lei ha il suo passatempo-
-mio fratello? Fortuné?
-già. È in fissa da sempre-
-non so se c'è, l'ho incrociato prima.
Forse lui sta dicendo qualcos'altro, ma sono impegnata a stuzzicarlo con le unghie attraverso i boxer. Mi morde un'orecchino tirandomi il lobo.
-sei parecchio sexy- osservo.
Lui ride. -anche tu. Mi dispiace averti trascinato qui senza conoscerti-
-a me non dispiace-
-sei una groupie-
-non lo era anche tua madre?
-un punto per te.
Stiamo in silenzio per un po', finché non lo sento ridacchiare.
-mio fratello?
-già-
-posso intercedere?
-si fida dei tuoi consigli?
-no-
-allora mi sa che non puoi fare granché-
Appoggio la testa sulla sua spalla e mi addormento poco prima di lui.

She has two arms to hold me
Four legs to wrap around me
She's not your typical girlfriend
She's my alien
[My alien, Simple Plan]






≈ Bene, eccomi alla prima fic che posto qui, di media lunghezza perché se il numero di capitoli diventa troppo grande poi divago e la storia non si conclude. I capitoli saranno di lunghezza molto variabile per cause indipendenti dalla mia volontà, e non mi sono premurata di modificare i nomi di Michelle e Irene. Vorrei ringraziare la_Dì per avermi aiutato nel trovare le canzoni che hanno un duplice obiettivo: primo, fare da colonna sonora alla storia. Secondo, descrivere senzazioni, pensieri, sentimenti, emozioni e quant'altro, cosa che non so fare con grande maestria. Quando avrò finito di postare (a tal proposito, in linea di massima posterò settimanalmente) posterò una raccolta di missing moments che ci tenevo a inserire. Ovviamente, Clover non è il reale nome della voce narrante di questo primo capitolo. Se per caso non conosceste a fondo Mika e i suoi conoscenti, faccio delle rapide presentazioni iniziali: nell'attuale composizione della sua band ci sono Jimmy al basso, Imma ai background vocals, Martin alla chitarra, Cherisse alla batteria, David alle tastiere. Fortuné è il più giovane fratello di Mika, mentre hanno altre tre sorelle: Paloma, Yasmine e Zuleika. Per ora è tutto, eventuali nuovi personaggi li descriverò strada facendo. Ecco, questi erano solo degli avvisi iniziali, in caso voleste continuare la lettura.

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Capitolo 2
*** I just wanna have fun. ***


Mi sveglia un pesante bussare alla porta. Mika si mette a sedere, e io, senza staccarmi dal suo corpo, volto la testa. La porta si spalanca. Jimmy, il bassista sexy, è in boxer. Michelle ha una t-shirt da uomo e un'aria profondamente soddisfatta, la cui causa si può dedurre dalle condizioni di entrambi.
-Jimmy, ti stai per sposare- osserva il cantante.
-non rompere i coglioni- ribatte, ma sorride.
-certo, come no. Michelle, ciao! Come lo chiamerete? Erroneo? Jimmy non si ricorda mai di fare nulla, è sempre preso da quella sua mania ossessiva chiamata sesso.
Michelle sorride. -prendo la pillola da una vita ormai-
-previdente-
-in qualsiasi caso, avete visto Irene?
-Michelle, ci hai appena svegliato, no che non l'abbiamo vista-
-vorrei ricordarti che se non le spieghiamo la situazione ci ucciderà per averla abbandonata-
-combatteremo. Potete andarvene? Dateci almeno il tempo di vestirci-
I due chiudono la porta lasciandoci nuovamente soli.
-cazzo, sei la mia prima groupie-
-potrei diventare un'abitudine fissa-
-non vedo perché no-
Lentamente mi alzo e cerco il mio cellulare. Chiamo Irene.
-dove sei stata?
-buongiorno anche a te. Sono la nuova groupie di Mika, e Michelle lo è di Jimmy. Per lei si deve aggiungere l'epiteto "amante".
-lo immaginavo. Non puoi sapere chi ho incontrato mentre voi due eravate ubriache!
-chi?
-Fortuné!
-Fortuné?- Mika, incuriosito dall'unica parola che ha compreso di tutto ciò che ho detto, si risveglia dalla trance nella quale era caduto fissando il mio corpo per arrivare ai miei occhi.
-Fortuné!
-cos'avete fatto?
-beh, ci siamo presentati e abbiamo parlato...poi abbiamo bevuto un po' e lui era così divertente quando rideva!
-e poi?
-e poi niente, mi sono accorta di avervi perse e Fortuné mi ha chiesto se volevo andare da lui, io ovviamente ho detto di no perché non volevo disturbare e sono tornata in albergo.
Scuoto la testa. -tu vuoi dire che avevi il fratello di Mika, che ti piace da circa 5 anni, mezzo ubriaco che ti ha invitato a stare da lui per la notte e tu ha detto di no perché non volevi disturbare?
-ho...ho sbagliato?
-si che hai sbagliato! Dio...ok, ok, va bene così. Va bene-
-ma ora mi sento in colpa...
-non devi sentirti in colpa! Dai, ci vediamo tra un'oretta, mi sistemo e arrivo in albergo-
Riattacco e comincio a vestirmi mentre riassumo in poche parole l'accaduto al cantante.
-sul serio?- dice dopo qualche minuto di silenzio.
-sul serio cosa?
-sul serio la tua amica ha rifiutato mio fratello parzialmente ubriaco? Lui beve solo quando ha bisogno del coraggio che non ha, è una cosa rara-
-allora ha perso una grande occasione-
Mika prende i primi vestiti che gli capitano sotto mano e mi segue fuori dal camerino. Sto cercando Michelle ma incontro un ragazzo alto, ricci scuri e lineamenti simili a quelli del cantante che mi tiene la mano.
-buondì- dice, facendo un cenno al fratello, che ricambia il saluto. Fa per allontanarsi ma lo blocco.
-ehi, aspetta, sei Fortuné, vero?
Lui mi guarda incuriosito. -si-
-chiedo scusa per Irene. Le piace da quando sa che esisti ma è incredibilmente stupida e educata-
-oh, ehm...chiaro. Ma ha fatto bene, sono stato io troppo impulsivo e invadente...non dovevo, l'avevo appena conosciuta-
Sospiro mentre il fratello ride.
-sai cosa ha fatto lui due ore dopo avermi conosciuto?- indico il ragazzo al mio fianco. -mi ha portata a letto. No, neanche un letto. Un divano. Ed è stato bravissimo-
Mika sembra un po' imbarazzato e mi guarda, per evitare di vedere lo sguardo attonito del fratello.
-anche tu-
Sollevo la testa per guardarlo negli occhi, posti almeno mezzo metro troppo in alto rispetto ad un comune mortale.
-grazie. Il punto è che- dico tornando a posare lo sguardo sull'altro ragazzo alto fuori misura -che se non l'avesse fatto io non sarei felice come sono ora. Hai fatto bene, è stata lei stupida-
Fortuné sospira e guarda il fratello. -possiamo parlarne...io e lei?
Mika mi guarda. -certo. Tesoro, non bere o mangiare niente offerto da lui. Potrebbe drogarti e abusare di te-
Fortuné gli dà una spinta mentre lui resta serissimo.
-chiamami ancora tesoro e saluterai la tua groupie dopo solo una notte-
Lui alza le mani in segno di resa e si allontana dopo avermi dato un bacio sulla guancia. Seguo Fortuné nel camerino dove, peraltro, ho passato la notte.
-dimmi- dico, sedendomi su un tavolo mentre lui spalanca una finestra guardando il paesaggio grigio che si vede all'esterno.
-cosa ti devo dire?
-dici che vuoi parlare da solo con me, da questo ne deduco che vuoi parlare con me. Magari ho frainteso-
-si, è vero, è che mi vergogno se mio fratello sente queste cose, lui è così...audace, e affascinante, e ha successo con chiunque-
-davvero? Ho cominciato a pensarla così solo dopo la seconda bottiglia di vino-
Lui sorride mesto. -ma lui è molto meglio di me...io sono solo uno sfigato, uno qualsiasi a cui piace la matematica-
-lo sei, ma tu piaci alla mia amica. Le piaci davvero, nel bene e nel male-
-ma non è possibile, lei è così bella...non può volere me. So come fanno le ragazze così, vogliono solo arrivare a mio fratello-
-vorrei fermarti un attimo nel tuo insensato ragionamento perché c'è un piccolo pezzo che non va al suo posto, nella tua contorta teoria. Io ho fatto sesso con tuo fratello stanotte. E lei lo sa. Ed è felice per me. Ed è felice per sé stessa, perché ti ha conosciuto.
-oh. Ma io...
-stai cercando scuse per non stare con lei? Non ti piace? Se è così, dimmelo, le risparmierei un po' di fatica, anche se dovrebbe ipotecare la casa per pagare uno psicologo che le faccia superare il trauma.
-no, lei mi piace davvero, ma...
-fermo un attimo. Se lei avesse accettato di venire da te, ieri sera, tu cos'avresti fatto?
-beh, probabilmente avrei cambiato le lenzuola del mio letto, avrei preso un cuscino e una coperta per me da mettere nel divano, poi le avrei chiesto di guardare un film, e credo che l'avrei guardata durante tutto il film finché non mi avrebbe detto "ehi, ora vado a letto, buonanotte" e io mi sarei messo a dormire sul divano.
-e basta?- lo guardo incredula.
-magari avrei fatto dei popcorn! Cosa ne so!
Sorrido. -siete decisamente due stupidi. Dovreste smetterla di vivere nel mondo di Jane Austen, dai-
-no, preferisco Charlotte Brontë, sai, è più...
-DIO SANTO!
Lui si zittisce improvvisamente.
-quale. Cazzo. È. Il. Problema. Con. Te.
-io non...- sospira. -niente. Non c'è niente che non va-
-Fortuné-
-non ho mai avuto una ragazza, ok? E non so neanche perché te lo sto dicendo, perché so solo che sei andata a letto con mio fratello e non so nemmeno come ti chiami!
-stai urlando come una donna- commento, serafica. Poi rielaboro tutto quello che mi ha detto. -mai? Mai avuto una ragazza?
-no! No, ok? E...e ho paura di non saper baciare. E di sbagliare tutto. E di farla incazzare e...uff-
Respiro lentamente e afferro le punte dei miei capelli, guardandolo scenograficamente.
-allora. Un problema per volta. Hai paura di non saper baciare.- mi blocco trattenendo un sorriso. -mai...mai baciato una ragazza? Mai?
Lui sbuffa. -non...non dirlo, ok? A nessuno.
-si, certo, certo. Vieni qua- dico scendendo dal tavolo e facendo sedere lui. Mi avvicino a lui, che però mi scansa.
-cosa...cosa stai facendo?
-faccio la spesa, guarda. Cosa vuoi che faccia? Vuoi rischiare di non saper baciare quando avrai lei di fronte?
Lui sembra finalmente capire ma non sembra più propenso di poco fa. Fregandomene di chissà quali paranoie si stia facendo, lo bacio ma mi stacco subito.
-e questo cos'è?
-cos'è cosa?
-burrocacao.
-beh, certo, le labbra mi si screpolano con una facilità che...
-non mi interessa. Lo metti di notte il burrocacao, se proprio devi metterlo-
Prendo un fazzoletto da un mobile sotto al grande specchio e glielo lancio.
-toglitelo-
Lui obbedisce, poi si mette il fazzoletto in tasca. Mi riavvicino a lui e torno a baciarlo. Mi stacco sospirando.
-devo aprirtela con delle tenaglie, quella bocca?
-no, io...ok-
Per l'ennesima volta, lo bacio. Lui finalmente dischiude le labbra, ma le sue braccia giacciono mollemente ai lati del suo corpo, le mani nervosamente chiuse a pugno. Gli afferro i polsi e li poso sui miei fianchi. Lui non sembra a proprio agio, ma grazie a Dio ha le labbra impegnate e non può lamentarsi. Mi stacco, e lui respira nervoso.
-allora?
-sì, non sei male. Ma la tua prima volta a letto non sarà con me, quella o va o la spacca-
Lui si alza imbarazzato.
-ehm...grazie mille, comunque. Grazie...com'è che ti chiami?
-non pensare a me, pensa a Irene- dico uscendo teatralmente dal camerino e trovando Mika lì fuori ad aspettarmi.
-ancora viva?
-perché così protettivo? Cos'è, stiamo insieme?
Lui sorride. -volevo vedere se davvero una ragazza poteva sopportare di stare da sola con lui-
-sono forte e audace-
-vero. Ah, Michelle ti cercava, dice che stava andando in albergo-
-grazie. Io ora la raggiungo, per te va bene?
-mi stai chiedendo il permesso? Cos'è, stiamo insieme?- mi fa il verso sorridendo.
-che cosa strana, è vero. Ciao, grazie per stanotte, ci vediamo alla prossima. Ah, bel concerto- faccio allontanandomi, ma mi prende per la spalla.
-ehi, mi saluti così? Ci rivediamo?
-te l'ho detto, al prossimo concerto- dico dandogli un rapido bacio sulle labbra.
-aspetta, ti do il mio numero- dice prendendomi il cellulare dalla tasca e telefonando al proprio numero.
-pensi che lo userò?
-so che non mi resisti. Me l'hai detto stanotte circa trecento volte-
-è vero. Ma non voglio illudermi, tu hai la tua vita e non credo di esserci dentro-
-questo è da vedere- dice mentre mi sto allontanando facendogli un cenno con la mano.
Torno in albergo a piedi, e trovo in camera Irene e Michelle intente a parlare della serata appena passata. Irene, con una passione e un'emozione nella voce che solo lei può avere anche nelle cose più semplici. Potrebbe fare la metereologa e prevedere sole in Sicilia e cielo coperto in Trentino Alto Adige come se fosse una notizia fantastica, una coincidenza impossibile che si è avverata. Sarebbe un successo, arriverebbero a proporsi gli sponsor per il meteo di una televisione di provincia. Michelle sorride e tace, perché non vuole farla sentire ulteriormente in colpa per aver perso un'occasione con il ragazzo che le piace.

I just wanna have fun
I don't wanna be told to grow up
and I don't wanna change
[Grow up, Simple Plan]




Pranziamo rapidamente e andiamo a fare un giro per una stranamente assolata Londra, che ormai conosciamo bene. L'albergo è prenotato per ancora qualche giorno, quindi non abbiamo fretta. Il mio cellulare vibra mentre camminiamo per vie piene di negozi da ricchi strafottenti, sentendoci piacevolmente fuori luogo e provando un certo gusto a farci guardare male da anziane ed elegantissime signore. Rispondo senza neanche guardare chi sta chiamando.
-si?
-belle scarpe- dice una voce in inglese.
Rallento il passo. La voce del mio cantante preferito sceglie queste due stupidissime parole per commentare un paio di comunissime All Star, e non dice nient'altro per qualche secondo, facendomi credere che sia caduta la linea.
-grazie- dico quando capisco che non ha intenzione di dire altro.
-non c'è di che-
-che cosa teatralmente splendida parlarmi al cellulare portandomi a voltarmi e sconvolgermi perché tu- concludo chiudendo la telefonata e voltandomi -sei dietro di me-
Lui sorride e mette il cellulare in tasca. Jimmy, al suo fianco, va verso Michelle e la bacia con istinti decisamente poco casti.
-un giorno riuscirò a sorprenderti-
-aspetto con ansia quel giorno-
-arriverà presto. In qualsiasi caso, sono qui per invitarvi fuori a cena, tutte e tre-
-getti le fondamenta di un harem?
-più o meno. Stasera, vi passo a prendere io. Ci state?
-abbiamo scelta?
-potete accettare, oppure potete accettare. Come volete-
Non considero neanche Michelle, dal momento che sembra incapace di intendere e di volere.
-Ire, per te? Cosa si fa?
-dai, non fare sempre la stronza. Certo che veniamo, grazie mille. Per che ora?
-alle sette?
-e così sia-
-allora a stasera. Arrivederci, ragazze-
Gli facciamo un cenno di saluto e trascino via Michelle staccandola a forza dal bassista, che ride mentre ci allontaniamo.

Obladi oblada life goes on bra
Lala how the life goes on
Obladi Oblada life goes on bra
Lala how the life goes on.
[Obladi Oblada, the Beatles]




 

≈Eccomi al capitolo 2. Beh, non ho note finali stavolta. Ringrazio sempre la_Dì per aver trovato le canzoni anche per questo capitolo, anche se così facendo sembro una sfegatata fan dei Simple Plan che, non me ne vogliano, mi stanno simpatici ma non conosco più di tre canzoni.
PS. MCR è l'acronimo di Modena City Ramblers. Non di My Chemical Romance.

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Capitolo 3
*** Tu, tu sei come un Fender Precision Bass del '72. ***


*Clover
Sono le 6 e mezza e Irene è in iperventilazione. Non sa come vestirsi perché non si aspettava serate eleganti, ed urlarle addosso che non è una serata elegante non serve a niente. Ovviamente nella sua valigia trova un vestito che per lei è semplicissimo, io potrei metterlo solo ad un matrimonio. Michelle si veste leggera, sa che c'è Jimmy quindi sa anche che i vestiti non le serviranno a granché. Io sono costretta ad abbandonare il mio proposito di vestirmi da troia perché non ho vestiti di quel genere, anche se mi avrebbe divertito stuzzicare il cantante. Alle 18.59 il mio telefono vibra.
-sì?
-tesoro, siete pronte?
-non chiamarmi tesoro. Lo siamo, ma manca un minuto alla nostra cena-
-va bene-
Un rumore metallico pone fine alla nostra conversazione, ma faccio solo in tempo a chiudere la cerniera della mia giacca quando il mio cellulare vibra nuovamente.
-sì?
-siete pronte?
-sì. Ora scendiamo-
-bene-
Rimetto il cellulare in tasca e esco dall'albergo con le mie amiche. Mika non è troppo elegante, e in macchina troviamo anche Jimmy, che comincia a parlare a bassa voce con Michelle di argomenti che capiscono solo loro. Il cantante non dice una parola durante tutto il tragitto, e quando si ferma non parcheggia ma mette le frecce d'emergenza.
-restate lì- dice scendendo.
Attraverso la portiera aperta vedo Fortuné, un'aria sorpresa in volto.
-ehi, fratello, so che dovevamo uscire insieme ma è nato un imprevisto, però ho un'eccellente alternativa-
Parlando, apre la portiera posteriore e prende la mano a una sconvolta Irene per farla scendere dall'auto. Non penso che lo sguardo misto odio-gratitudine-timidezza di Fortuné sia riproducibile da qualsiasi altro essere, vivente e non, e mi dispiace non avere la prontezza di riflessi di fargli una foto e mandarla a qualche rivista scientifica. Lasciata Irene con il ragazzo, Mika risale in macchina e ci conduce fino ad un ristorante poco lontano.
Scendiamo e chiede il tavolo che ha ordinato, così il cameriere ci accompagna fino ad un tavolo preparato per quatrto persone, con due candele in mezzo.
-sembra tanto un appuntamento a quattro- commento, caustica.
-ah, non lo è?- mi risponde lui con un sorriso indecifrabile.
-sono io prevenuta o ci stai provando esplicitamente con me?
-può darsi. Mi sembrerebbe di trattarti da troia a scoparti senza neanche conoscerti-
-non da troia, da groupie-
-guarda Gail Zappa dov'è finita a fare la groupie-
-ok, non spingerti troppo oltre adesso-
Lui ride. -intanto considera questo invito un appuntamento. E poi il resto si vedrà-

The boys and girls watch each other eat
The boys and the girls watch each other eat
When they really just wanna watch each other
[Dancing anthem of the 80's, Regina Spektor]




*Michelle
Non so come e perché è successo, ma quello che volevo si è avverato. Io, groupie di Jimmy. E ora siamo qui a cena che parliamo tranquillamente, noi due con il suo datore di lavoro e la mia amica, la sua pseudogroupie. Pseudo perché Mika vuole una storia seria. Sbaglia in partenza, perché con lei le parole "relazione seria" non vanno neanche pronunciate. Risollevano troppi ricordi, troppi problemi. Ora sta parlando con entrambi i ragazzi e ride, i denti bianchissimi che contrastano con la sua pelle ambrata, per una frase di Jimmy che non ho sentito. Guardo il bassista, e rido tra me vedendo il suo anello al dito. Si sposerà tra qualche mese, ma io avrò sempre un posto nel suo letto, mi assicura. Per me, più dura e meglio è. Ma il mondo potrebbe finire tranquillamente adesso e io mi sentirei comunque realizzata. Guardo la mia amica, chiedendomi chi l'avrà vinta tra lei ed il cantante, nel loro rapporto, ma prevedo una schiacciante vittoria della mia amica, ergo sesso, divertimento, una bella amicizia, serate a base di musica e alcol.
La serata sembra prendere le piega che desideriamo quando ci trasferiamo in un locale poco distante.
-tu- mi dice Jimmy, porgendomi un cocktail mentre siamo seduti in un divanetto, in perfetta quiete nel casino che ci circonda. -tu...sei come un basso. Un Fender Precision Bass del '72. Sublime, dolce ma aggressiva.
-questa- osservai, bevendo in un sorso il contenuto del bicchiere che mi aveva dato -sembra una frase fatta, ma è la cosa più bella che un ragazzo mi abbia mai detto-
Lui sorride, un sorriso che preannuncia una sbronza non colossale, ma abbastanza forte per, già immagino, far godere la sottoscritta.
-dimostrami che sei il ragazzo per il quale manderò a puttane la vita pur di esserne l'amante-
Lui sorride ancora. Dio, quanto è sexy.
-e questa- dice indicandomi -è la frase più bella che una ragazza mi abbia mai detto. Un gay tre anni fa non conta-
Rido, mentre lui mi prende per mano e mi trascina distante dalla confusione, alla ricerca di un luogo tranquillo che trova in un breve corridoio cieco.
 

Let's go, don't wait, this night's almost over
Honest, let's make this night last forever
[First date, Blink 182]




*Clover
Esco a prendere dell'aria, sentendo pochi secondi dopo una mano sulle mie spalle.
-ehi- il cantante mi sorride dolcemente, mettendosi al mio fianco mentre guardo il cielo senza stelle sopra alle nostre teste. La sua mano resta sulle mie spalle, e mi limito ad appoggiare la testa nell'incavo della sua spalla, cercando di trovare almeno una stella, una, oltre la coltre di nuvole illuminate dalla luna.
-c'è troppo casino, lì dentro-
-già-
C'è qualche secondo di silenzio, rotto dal suo inglese musicale e pieno di accenti che non so distinguere.
-perché non vuoi?
-non voglio cosa?
-non vuoi niente di serio con me-
-non fare domande alle quali non voglio rispondere-
-e poi quello teatrale sarei io-
-già-
-dai, cosa c'è?
-sarò teatrale, ma è una domanda alla quale non voglio rispondere-
-me lo dirai mai?
-non credo, ma puoi convincermi, o morire provandoci.
Lentamente, mi solleva leggermente la maglia e mi tocca la spalla con la mano. Reprimo un brivido.
-dai, hai le mani gelide-
-sai dove ho voglia di mettere queste mani?
-dove?
-in un posto che ti farà rabbrividire ancora di più-
Sorrido mentre la sua mano scende e si infila nei miei pantaloni senza alcuna esitazione.

No, I won't sleep tonight,
Oh oh, I want some more...
[Animal, Neon Trees]




*Irene
Guardo sorridente Fortuné. Farei una statua a suo fratello, è stato fantastico! Dopo l'imbarazzo iniziale siamo tutti e due più tranquilli, anche se io ho paura delle reazioni che potrebbe scatenare il farmi avanti. Non voglio rompere il fragile equilibrio che si è creato fra noi, quindi resto in questo limbo.
-Irene?
Mi risveglio dalla specie di trance nella quale ero caduta.
-ehm...si, dicevi?
-quanto ti fermi qui?
-ancora un paio di giorni. poi partiamo per Glasgow-
-c'entra mio fratello?
Sorrido. -si, abbiamo in programma di seguire tutto il tour fino a settembre-
-avete un entusiasmo senza fondo, eh?
-beh, ora le mie amiche hanno un incentivo in più per andare...e se tu verrai ce l'avrò anche io-
-certo che verrò- sorride. -non posso certo lasciare solo il mio fratellone-
 

Time square can't shine as bright as you,
I swear it's true...
[Hey there Delilah, Plain White T's]



 

≈ Uuuuh, capitolo 3. È un po' breve, creato quasi interrompendo a metà il prossimo, ma la suddivisione dei capitoli è sempre stata una cosa che non so fare granché bene. Eccetto la canzone di Regina Spektor, sono lieta di dire che le canzoni le ho scelte io. Anche se Hey there Delilah la dedico a qualcun altro, mi è sembrato bello farlo dire -o per lo meno pensare- a Fortuné, anche se quel povero depresso non avrà mai il coraggio di dirle davvero una cosa simile (Irene, non volermene, lo sai che è così. Non dire che non è vero). E magari i Neon Trees non pensavano quella frase in modo così brutalmente carnale, ma del resto, chi mai lo controllerà? E boh, spero vi piaccia. Vigilans, grazie, volevo scriverti sul forum ma in sti giorni ero un po' presa da una serie di fortunati eventi. Fortunati, non sfortunati. Molto, molto fortunati.
Beh, arrivederci.

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Capitolo 4
*** È quarzo, la pietra centrale? ***


*Michelle
Sorrido a Jimmy nella penombra del locale mentre ci sistemiamo i vestiti. Mi circonda le spalle con il braccio mentre usciamo all'aria aperta, allontanandoci dal rumore della folla.
Frugando nella mia borsa, tiro fuori la mia Canon e mi inginocchio per scattare una foto. I due soggetti, accortisi della nostra presenza, interrompono il loro bacio.
-Michelle cosa cazzo hai fotografato.- ringhia la mia amica.
-niente, due ragazzi che si baciano dolcemente nonostante lei rifugga questo genere di cose- ammiro nel piccolo display la foto che ho fatto. -è proprio romantica-
Lei si allontana violentemente dall'abbraccio di Mika e da noi, andando sul ciglio della strada.
-ma cos'ha?- chiede Mika attonito, il braccio ancora semisollevato.
-niente, solo...niente- dico appoggiando la testa sulla spalla di Jimmy, lasciando che qualche secondo passi in silenzio.
-quando partite per Glasgow?- dice il cantante dopo essersi arreso a comprendere la strana filosofia di vita di quella ragazza.
-dopodomani-
-ma il concerto è sabato, perché partire giovedì?
-lo so, ma sul momento ci è sembrato meglio suddividere così i giorni-
-ah-
-voi quando andate?
-partiamo venerdì. Nonostante tutto Jimmy deve sposarsi e Cat è fissata con i preparativi.
Alzo lo sguardo, e il ginger boy mi sorride. -posso venire in albergo con te domani notte-
-dovrei prendere un'altra stanza, dormo con le mie amiche-
-penso a tutto io-
Mika sospira guardando la figura della mia amica in controluce.
-Mika, non starle addosso, è l'unico modo che hai per averla vicina-
-ma perché è vicina a voi? Rifiuta l'amore, ma non le amicizie?
-più o meno. È che noi viviamo a 200 km l'una dall'altra-
-ah-
-Michelle, rientriamo in albergo?- chiede il soggetto della conversazione, avvicinatosi.
-si, certo, va...va bene. Ciao, Jimmy- dico baciandolo.
Mika non muove un muscolo, se non quello dell'avambraccio destro per accennare un debole saluto. Poi sembra riscuotersi.
-siete a piedi. Vi riporto in albergo-
La mia amica si vede costretta ad ammettere che ha ragione, così accettiamo l'invito. In auto, eccetto il rumore provocato dai respiri veloci di me e il bassista, non si sente nessun suono.
-mio fratello ha detto che riporta lui Irene. Chissà che combini qualcosa- dice Mika scendendo dall'auto. Il suo accennato sorriso non trova risposta, e saliamo silenziosamente le scale dell'albergo.
-capisco che tu non vuoi legarti troppo a nessuno, ma non puoi essere così stronza-
-perché no?
-perché gli piaci-
-anche lui mi piace-
-ma lui non vuole solo scoparti occasionalmente-
-io si-
Mi risponde con un tono che mi fa capire che non ha più intenzione di parlare. Apriamo la porta della camera e vediamo Irene che si toglie le scarpe.
-oh, siete arrivate! Sono qui da un paio di minuti. Com'è andata?
-bene- risponde l'altra senza un minimo di intonazione della voce, chiudendosi in bagno.
-cos'ha?- mi sillaba Irene sottovoce.
-al solito- dico, lanciandomi sul letto e iniziando a togliermi gli anfibi.
Irene sospira, ma la ragazza che esce dal bagno sta sorridendo come se non avesse appena rotto una storia a malapena cominciata con il suo cantante preferito.
-Ire, com'è andata con il tuo bello?- dice sorridente, sedendosi al suo fianco mentre comincia a spogliarsi.
-è stato splendido!
-vi siete fatti?
-no, no...non voglio rischiare, non so se gli piaccio-
-ma si che gli piaci!
-preferisco aspettare un suo segnale...non che io non mi fidi di voi, ma...-
-ma sei fatta così. Vedrai che la storia tenera e dolce che tanto sogni si avvererà presto- conclude abbracciandola e gettando i suoi vestiti sul nostro letto, restando in lingerie. Scuotendo i capelli rosso fuoco, tinta antecedente a quella di Rihanna, ci tengo a precisare, afferra la propria trousse e va in bagno. Il telefono di Irene emette un breve bip. Lo afferra e legge il messaggio appena ricevuto, mentre un'aria desolata compare sul suo volto.
-chi è?
-Fausto, il ragzzo di cui ti parlavo...
-lo sfigato che ti viene dietro senza lasciarti respirare?
-non fare la stronza! Non fa niente di male, è solo un po'...
-sfigato?
-forse...è solo lui che non mi piace-
-come vuoi. Cosa ti scrive?
-mi chiede dove sono-
-perché gli stai rispondendo?
-perché è educazione, dai-
-diglie che sei a Glasgow. Se no se ti scrive di nuovo giovedì ti chiederà perché passi da una città all'altra-
Lei annuisce, lo sguardo chino sul proprio cellulare. Poco dopo si sente un altro suono.
-in che albergo saremo a Glasgow?
-non hai motivo di dirglielo-
-dai, non posso dirgli che non voglio dirglielo-
-sì che puoi-
-dai-
-the Hall. Ma non lamentarti se poi continua a romperti riempiendoti di domande.
-non mi lamento-
-come preferisci-

*Clover
La mattina seguente andiamo a fare shopping, ma come immaginavo l'unica che trova qualcosa da comprare è Irene. Io e Michelle cerchiamo negozi meno tradizionali, ma non ne troviamo.
Nel pomeriggio siamo a Soho quando Irene riceve una chiamata da Fortuné e ci fa cenno di andare avanti.
-vi raggiungo dopo, vi telefono io- ci scandisce con le labbra, sedendosi in una panchina a parlare con un sorriso ebete.
-ecco, vedi? Quel sorriso non mi dona affatto. Ecco perché non ci tengo a doverlo indossare-
Michelle ride spintonandomi leggermente, ma torna seria un attimo dopo.
-guarda chi c'è-
Alzo lo sguardo e a venti metri da me c'è quello che da qualche anno ho cominciato a ritenere il mio cantante preferito nonché mia ragione di vita.
-cazzo. Vieni qua- dico trascinandola rapidamente dentro ad un negozio, e vedendo che si tratta di una gioielleria mi tranquillizzo. Non entrerebbe mai qui dentro. Guardo distrattamente i gioielli, cose che mai indosserò. Tranne, forse...l'anello che ho di fronte.
-guarda quest'anello- dico a Michelle, interessata a questo posto ancor meno di me. -guarda che bello-
Lei annuisce. -già-
-vi piace?- un elegantissimo commesso si avvicina a noi, parlando con estrema lentezza come se fossimo marziani che non capiscono neanche una parola di inglese.
-si, è davvero raffinato, è quarzo la pietra centrale?
Sorridiamo dell'aria stupita dell'uomo al sentire il mio inglese fluente. Non siamo appena tornate da un Erasmus nel Devon solo per il panorama.
-si, è davvero preparata. Altrimenti c'è la stessa versione, ma con dei lapislazzuli- dice indicando un altro anello.
-è bello anche questo- commento osservandolo. Degli intricati disegni in metallo incastonano la pietra centrale. Michelle annuisce, ma in un italiano troppo veloce anche per un qualsiasi italiano sopra ai settant'anni mi dice di guardare il prezzo, e mi blocco. Qualsiasi gioiello con un prezzo superiore alle tre cifre è decisamente impensabile.
Sto per replicare qualcosa di carino al commesso, quando sento pronunciare il mio nome da una voce che mi fa fossilizzare. Mi volto lentamente e Mika è sulla soglia, con la chiara intenzione di volermi parlare.
-arrivederci- dico al commesso, e ci avviamo verso la porta.
Esco dal negozio con Mika a pochi centimetri da me, che sta già per iniziare a parlare. Mi guardo intorno, sperando in un'impensabile via di fuga, e vedo una comitiva di una trentina di turisti, la metà dei quali ha meno di 18 anni. Perfetto.
-OMMIODDIO SEI MIKA!- strillo sorridendo sadica.
La parte minorenne del gruppo si volta verso di noi, e vedono il ragazzo, che mi guarda tra il terrorizzato e l'incazzato. In pochi secondi una decina di ragazze gli è intorno. Non è certo la folla da film nella quale speravo, ma non potevo pretendere di più. Con Michelle che ride, ci allontaniamo da lui a passo rapido seguendo le streade più turistiche della città, in modo da avere sempre un buon numero di turisti intorno.
Un paio d'ore dopo recuperiamo Irene e andiamo a cenare in albergo.
Verso le undici siamo nel bar dell'albergo a bere qualcosa quando vediamo entrare Jimmy.
-guarda chi c'è- dice Irene rivolta a Michelle, che si volta trovandosi davanti il bassista.
-ehi- dice baciandolo. Sono sexy solamente da guardare insieme, quei due.
-ho già sistemato tutto-
Lei sorride e ci fa un cenno di saluto, allontanandosi con il ragazzo.
-allora?
-allora cosa?
-cos'è successo con Mika?
-niente-
-cos'è successo?
-cosa ti ha detto Michelle?
-niente-
-allora non è successo niente-
-smettila. Ora lui non è venuto qui con Jimmy, e ti ho vista scappare da lui quando oggi ti ha visto a Soho.
-già-
-hai intenzione di dirmi qualcosa?
-no, non credo. Più che altro non ho niente da dire-
-tesoro, parla-
-non chiamarmi tesoro-
-lo sai che lo faccio apposta-
-mi scusi?- accenno al cameriere con un gesto. -altri due sex on the beach, grazie-
Il cameriere ci serve rapidamente e avvicino i cocktail a Irene.
-bevi, su-
Lei ne affferra uno porgendomi l'altro, ma io non lo bevo.
-sono a posto, tienilo tu-
-non vorrai farmi ubriacare-
-assolutamente no-
Lei finisce il proprio bicchiere ma non accenna a prendere l'altro.
-scusi- dico nuovamente al cameriere. -può portarmi delle patatine?
Lui ne porta una ciotolina e Irene comincia a mangiarle sovrappensiero.
-e non pensare che questo capitolo sia chiuso-
-ah no?
-assolutamente no.
Assetata dagli snack salati, prende il bicchiere pieno e comincia a bere.
-perché sorridi?
-niente. Scusi? Altri due-
Conoscendo i meravigliosi ed incredibili effetti che l'alcol esercita sulla mia amica, mi limito ad aspettare.
-ehi, ti ricordi quella volta che ero in alber...
-non provare a cambiare argomento, tesoro- dice alternando sistematicamente le patatine ad un abbondante sorso di cocktail rosato. -perché eviti Mika? Perché non vuoi fidarti di lui?
-ed ero in albergo in camera e sono scivolata sul tappeto e tu hai provato ad arrotolarmi dentro?
Lei scoppia a ridere, bevendo un altro sorso di cocktail che le va di traverso. Sorrido.
-E CHE MINACCIAVO DI BUTTARTI DAL TERRAZZO!
A quest'affermazioine fatta con troppi decibel di troppo segue un'altra fragorosa risata.
-ODDIO GUARDAMI! AHAHAHAHAHAAHAHAHAH! STAVO TENTANDO DI BERE LE PATATE AHAHAHAHAHAHAH!
Lo sguardo serio di altri clienti del bar mi fa capire che dobbiamo cambiare aria.
-Ire, andiamo in camera? Qui disturbiamo-
-si, certo, oraaaAAAH!- urla inciampando sul nulla. La prendo saldamente per un braccio e la aiuto ad arrivare in ascensore.
Entriamo in camera e lei barcollante si butta sul letto matrimoniale.
-vuoi dormire sul mio letto stanotte?
-si, che bello, MA NON PENSARE CHE IO VOGLIA FARE ALTRO EH! EHEHEHEH VOLEVI FREGARMI!
Scoppia a ridere e si butta a pancia in giù sul letto. Dopo un delirante quarto d'ora vado in bagno, e quando torno la trovo addormentata, gli stivaletti ancora su. Glieli sfilo sorridendo, posandoli a terra mentre lei nemmeno si muove. Le tolgo la gonna e la t-shirt e lasciandola in lingerie la copro con le coperte, ma lei sbarra gli occhi.
-HA! VOLEVI STUPRARMI!
-no, Ire, non volevo-
-ah, ok...- dice sistemandosi sotto alle coperte e tornando a dormire.
Dopo essermi anche io sistemata per la notte, prendo l'iPod e metto il lettore a random.
Dopo la terza canzone di Mika, sospetto che sia la mia coscienza che si intrufola nella mia musica, così opto per i Muse. Splendidi, energici, fantastici Muse.
Unintended. Ma vaffanculo.








≈ Niente note finali stavolta, niente canzoni, niente.
Au revoir
Goddess

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Capitolo 5
*** E a quanto mi risulta il brachiosauro è erbivoro. ***


*Michelle
Verso le 8 Jimmy si alza mugolando e si riveste sotto il mio sguardo.
-la mia futura moglie passerà per le 9, devo correre a casa-
-si, lo capisco-
-quando ci rivediamo?
-tu parti stasera, giusto?
-già-
-allora vedo di liberarmi per il pranzo, così...cazzo, a pranzo no, c'è il menu del pranzo di nozze. A che ora hai il volo?
-andiamo in treno, comunque alle 7-
-allora temo di non riuscire a vederti di nuovo-
Si avvicina a me, ancora nuda sotto le coperte, con la camicia semiaperta.
-mi dispiace- sussurra, seguendo la figura del mio corpo con le dita e baciandomi le labbra per scendere gradualmente. Il mento, il collo, la clavicola, il seno, dove si sofferma più a lungo. Risale con le labbra umide, e si ferma sull'incavo tra collo e spalla.
-così ti ricorderai di me- dice guardando il succhiotto che ha lasciato. -e prima che sparisca io sarò tornato-
Sorrido. -ho sempre odiato i succhiotti, ma è un segno tangibile della tua presenza, e questo mi piace-
Mi scosta del tutto la coperta e mi prende per le spalle per farmi mettere seduta.
-Dio, quanto ti voglio...- mormora passando con le dita in ogni singolo punto del mio corpo.
-anche io ti voglio, ma se la tua donna ci scopre non ti vedrò più- commento laconica. -quindi vai, ci rivedremo tra qualche giorno-
Mi alzo e la sua mano non si stacca dal mio corpo, così sono io ad abbottonargli la camicia. Lui sorride resistendo alla tentazione di spogliarsi e tornare alla situazione di otto ore prima, glielo leggo negli occhi. Ci salutiamo di malavoglia e mi rivesto pigramente, per poi tornare in camera dalle mie amiche, che stanno ancora dormendo. Vedo Irene che dorme nel mio posto così mi butto nel suo letto, riaddormentandomi pochi minuti dopo.

Ci sveglia il telefono di Irene che suona. Mugolando la ragazza lo fa tacere, e si mette a sedere sul letto con una mano sulla fronte.
-Dio, ho un mal di testa incredibile...-
La ragazza al suo fianco sorride, voltata nella mia direzione, gli occhi ancora chiusi.
Irene sembra fare 2+2 e la scuote rabbiosamente.
-stronza! Quanto mi hai fatto bere?
Lei sorride dolcemente mentre si stiracchia. -abbastanza per fare quello che volevo-
-per una volta volevo parlarti seriamente e tu mi fai bere, grazie, davvero, grazie tante-
L'altra sorride. Sa che la mora non se la prenderà con lei per più di due minuti.
Non avendo voglia di muoverci, ordiniamo la colazione a letto e passiamo tutta la mattina ascoltando la musica e parlando del più e del meno. Recuperando la nostra dignità, ci vestiamo per scendere per il pranzo e nel pomeriggio sistemiamo il nostro bagaglio e riceviamo chiamate da Mika da ogni telefono presente nella stanza, ma non c'è verso di far parlare i due.
-sei sicura di voler andare comunque al concerto?- le chiediamo all'ennesima chiamata rifiutata.
-certo, perché non dovrei volerlo?
Irene scuote la testa e ci arrendiamo a parlare di lui.

Like a broken dam you're empty
And all that's left are the sticks and stones
That were built by other people
And it really shows
And you aren't even listening
[Nature_1, Muse]



*Clover
Prendiamo un taxi fino alla stazione e saliamo nel treno diretto a Glasgow, dove Irene dorme per tutte le 4 ore e mezza.
Arriviamo in albergo per mezzanotte, e la mattina dopo ci stiamo vestendo quando bussano alla porta.
-si?- dice Irene, guardando me e Michelle con aria interrogativa.
Un ragazzo che avrà più o meno la nostra età, capelli biondi e pelle chiarissima, avanza con un mazzo di rose in mano.
-ehm...queste sono per...Airin?
Dopo un attimo di silenzio causato dall'incomprensione, il ragazzo si avvicina a me per mostrarmi il nome scritto sulla busta.
Sorrido. -oh, è Irene. È un nome italiano-
Lui ricambia imbarazzato il sorriso e mi porge il mazzo.
-è arrivato ieri- spiega, e dopo un breve ringraziamento si chiude la porta alle spalle.
-a quanto pare hai un ammiratore-
-uno stalker, direi- dice prendendo il mazzo e guardando la busta. Il suo nome e cognome sono scritti a mano con una scrittura ferma ed elegante. La apre, e c'è solo un biglietto con solo una lettera scritta sopra. F.
Irene sbarra gli occhi. -chi è?
Michelle ride. -è Fortuné, scema!
-no, non può essere lui, perché dovrebbe mandarmi delle rose ora? Insomma, ci vediamo dopodomani, ci siamo sentiti al telefono ieri, e poi io non gli piaccio-
-oh, che stupida che sono. Passare ore al telefono, uscire insieme e sorridere come un ebete a ogni segnale che dà l'altro non vuol dire che c'è un certo interesse, assolutamente no-
Lei sorride imbarazzata e posa le rose sul letto.
-mah, lo scoprirò. Andiamo a fare un giro?
Accettiamo la proposta e vaghiamo un po' sperdute per la città.

Dopo un paio d'ore entriamo in un bar e, seduto a un tavolo, vediamo un ragazzo già visto.
-non è quello dell'albergo che ti ha dato i fiori?
-ah si, è lui-
Irene si avvicina e noi la seguiamo.
-ehm...ehi-
Lui alza lo sguardo e riconoscendoci sorride. -oh, le italiane delle rose! Sedetevi pure- dice indicandoci delle sedie. Ci sediamo intorno al tavolo, mentre io mi chiedo perchè un ragazzo dovrebbe andare al bar da solo. Dopo le debite presentazioni, Joel si offre di accompagnarci a fare un giro per la città, che accettiamo volentieri.
Essendo nostra guida un uomo, non passiamo nelle vie composte esclusivamente da negozi d'abbigliamento, dove Irene avrebbe voluto fermarsi, ma per la gioia di tutte ci fermiamo dentro a vari negozi di musica.
-beh, che ci fate qui in Gran Bretagna?- mi chiede passando in rassegna la categoria punk/rock del negozio di turno, mentre Irene e Michelle sono perse in qualche altra area.
-facciamo un tour, o meglio, lo seguiamo-
-pedinate un gruppo in giro per il Regno Unito?
Rido. -Veramente per l'Europa. È un cantante-
-wow. E chi è la grande star?
-Mika-
-Quello gay?
Rido nuovamente. -non è gay, te lo posso assicurare-
Lui mi guarda divertito. -e come lo sai?
-ho le mie fonti-
-e sarebbe? Ci sai andata a letto?
Dopo qualche istante di silenzio mi limito a fare una faccia indecrifrabile.
-mai dire mai-
Lui ride non capendo. -beh, spero che tu prima o poi possa finire nel suo letto. Comunque, non è male come musica-
-già-
-beh, prendo questo- dice afferrando un cd dal fondo.
-Foxboro Hot Tubs, bella scelta, non tutti li conoscono-
-già. E li preferisco sicuramente ai...
-the Network- concludo la frase al suo posto mentre ci avviciniamo alla cassa. Mi sorride.
-che fai stasera?
Cazzo.
Usciamo dal negozio dopo aver chiamato le mie amiche. Dopo un paio d'ore di giro turistico, Irene convince Joel a portarla in un centro commerciale, così lui e Michelle parlano tra loro mentre io aspetto la mora fuori dal camerino dove si sta provando una quantità immensa di vestiti.
-ehi, hai visto?- mi dice, indicando l'ipotetica direzione di Joel con la testa.
-cos'è che ho visto?
-gli piaci!
-se fosse vero, questo sarebbe un problema. Fortuna che non gli piaccio-
-ma è ovvio che gli piaci! Non ti accorgi di come ti parla?
-guarda che tra noi tre tu sei quella bella e dolce, Michelle è quella bella e stronza. Io non sono esattamente il genere di persona che piace, se non l'avevi notato-
-no, non l'avevo notato, forse le tue 360 storie l'anno mi hanno tratto in inganno-
-eddai. Quelle sono cose che si fanno così per fare-
-e tu intanto le fai-
-già-
-in qualsiasi caso, cosa vuoi fare? Tagliare i ponti anche con Joel?
-ma no, magari ci faccio qualcosa. Perché no? Sono single e tra pochi giorni ce ne andiamo.
-ehi, no, non puoi fartelo e poi andare via facendolo stare male senza dare spiegazioni. C'è già un certo cantante libano-americano che ha questo problema-
-lui non ha questo problema-
-si che ce l'ha! Gli piaci, sai di piacergli ma smetti di accorgerti della sua esistenza di punto in bianco! So perché lo fai, ma almeno dovresti dargli una spiegazione, o addirittura, addirittura, provare a dare amore costantemente alla stessa persona! L'amore non morde, non è un brachiosauro che sta per attaccarti. Puoi fidarti di Mika. Sul serio.
-ti sta bene questa maglia, sai? Ti fa risaltare gli occhi. E poi è in saldo, fossi in te la prenderei. E comunque, a quanto mi risulta il brachiosauro è erbivoro, e io non sono un'erba.
-e cosa me ne frega. Perché non vuoi parlarne?
-non voglio una storia perché non me la sento. Non mi fido. Non voglio fidarmi. Non vedo perché fidarmi. E perché parlarne mi fa stare male- dico concludendo finalmente il discorso.
Lei sospira e mi guarda, ma lo sguardo che le ricambio le fa capire che non ho più niente da dire, perché effettivamente è così. Lancio una gonna ad Irene.
-prova questa, con questa maglia ci starebbe. Con i tuoi stivaletti neri, però anche con delle calze di un colore acceso, tipo rosso o blu-
Lei annuisce e sparisce dietro ad una tendina per provare l'abbinamento che le ho suggerito. Convinta, decide di comprare quello che sta provando e andiamo alle casse, vedendo avvicinarsi a noi Michelle e Joel.
Michelle mi guarda. -puoi accompagnarmi un attimo in bagno?
-certo-
Cerchiamo il bagno del negozio, lasciando i due da soli, e oltrepassata la porta la guardo.
-cosa c'è?
-mi che chiesto se ci sono possibilità che lui ti piaccia-
-cos'hai risposto?
-poche-
-e lui?
-ha chiesto cosa può fare per piacerti-
-cos'hai detto?
-di non starti addosso e non insistere, ma gli ho assicurato che non avrebbe comunque più di una botta e via-
-ed è per questo che tu sei mia amica. Grazie mille-
Usciamo dal bagno e torniamo rapidamente dai due, e vediamo Irene, con una faccia che prospetta una crisi di pianto, che fissa lo schermo del telefono.
-cosa c'è?- chiedo praticamente al telefono, più che a un qualsiasi soggetto in grado di parlare. Mi avvicino al cellulare e leggo l'sms appena ricevuto. Fausto. Cazzo.
Hai ricevuto il regalo?
Irene si applica un finto sorriso che tiene sempre in tasca per queste occasioni e ci guarda, mentre Joel non nasconde la sua totale incomprensione, ma fortunatamente tace.
-come vedete non era Fortuné. Ora sappiamo chi è stato-
Michelle, avvicinatasi a sua volta per leggere il messaggio, la guarda comprensiva.
-questo non vuol dire che non gli piaci-
-si, ma...niente. Non importa- Il falso sorriso torna sulle sue labbra. -andrà come andrà, no?
Realizzo che l'aria sperduta di Joel è data fondamentalmente dal nostro parlare in italiano, così mi sento un minimo in dovere di spiegargli la situazione a grandi linee.
-Joel, non preoccuparti, è solo...una sorpresa inaspettata. Tutto qui-
Lui annuisce, poco convinto, e ci riporta in albergo. Chiedendo le chiavi della camera la ragazza della reception ci ferma.
-scusate, camera 103...è arrivata una cosa per voi qualche ora fa. Arrivo subito-
Entra in una stanza dalla quale esce qualche secondo dopo, con una scatolina in mano.
-ecco a voi- dice porgendocelo.
Sulla parte inferiore della scatola c'è scritto il nome e cognome di Irene. Lei lo apre, dubbiosa, e c'è un pupazzetto che rasenta lo squallore più profondo. Lo guarda quasi schifata, senza riuscire ad indossare il suo sorriso, e si accorge che dalla scatola è caduto un bigliettino.
Sei il mio orsetto bella <3 Fausto
Stavolta il sorriso della mia amica è sincero ed entusiasta.
-quindi...le rose con la F potrebbero essere da un altro signor F?
Irene sorride. -chissà-

*Irene
24 ore passano rapidamente e l'arrivo di Mika con la sua truppa porta sentimenti contrastanti. Michelle è felice di vedere Jimmy, e ce lo ha dimostrato sparendo nuovamente in un'altra stanza dell'albergo. La mia amica è fredda con il cantante, ma pare meno incattivita. Mi chiedo se domani sera, dopo il concerto al quale assisteremo da dietro le quinte, tornerà ad essere la sua groupie, ma non penso che lui avrà il coraggio di chiederglielo. È lei che comanda il gioco, e lui l'ha capito bene. Fortuné per telefono non mi ha mai parlato dei fiori, e ora che siamo finalmente io e lui da soli aspetto disperatamente un singolo accenno a quel regalo. Siamo a cena in un ristorante che mi ha suggerito Joel, e mi sta parlando di un progetto che deve fare per l'università.
-ed ecco tutto, quindi sono senza idee. Ma senti un po'- la sua voce si fa improvvisamente timida. -tu per caso hai...ricevuto nulla in questi giorni?
Il mio cuore manca un battito.
-si, sei...sei stato tu?
Non so chi sia più imbarazzato tra i due.
-io...si, sono stato io. Pensavo che...ecco, che ti avrebbe fatto piacere, ero...-
Lo interrompo mettendogli una mano sulla sua, chiusa a pugno dal nervosismo.
-è stato un pensiero bellissimo. Grazie mille- dico avvicinando le mie labbra al suo viso, ma all'ultimo secondo non ce la faccio. Mi limito a baciarlo sulla guancia per poi allontanarmi sorridendo timidamente.
-sei sicura? Io...non so perché l'ho fat...-
-ehi. Guarda-
Lascio la mano che ancora teneva la sua e prendo la mia borsa, dalla quale estraggo un maxi portamonete (o mini trousse che dir si voglia) regalatomi dalle mie amiche in un nostro precedente incontro. Lo apro davanti ai suoi occhi incuriositi e prendo un petalo secco che avevo preso da quello splendido mazzo e risposto con cura lì dentro, accompagnato solo da delle piccole fototessere delle persone a me più care e un braccialetto dell'amicizia fatto da una mia amica all'asilo.
-qui tengo i miei ricordi più importanti dai quali non voglio separarmi. E questo petalo, preso da quello splendido mazzo di rose, è ciò che mi ricorda te-
Lui sorride, imbarazzatissimo, e arrossisce leggermente. Mi prende la mano, muovendosi così delicatamente che temo mi abbia confuso per una statua di vetro soffiato, e non so chi dei due baci l'altro. So solo che è splendido, e dura per un tempo così lungo che non sento neanche il bisogno di dover fermare quest'attimo in una foto, perché in questo preciso istante sento che durerà per sempre.

Un sole che splende per me soltanto,
come un diamante in mezzo al cuore.
tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo!
[Almeno tu nell'universo, Mia Martini]
Usciamo dal ristorante e decidiamo di andare in albergo, per stare in un tranquillo divanetto del lounge.
-dov'è tuo fratello?
-sempre a preoccuparti per gli altri?- dice sorridendomi.
-si, nel suo caso si-
-beh, ha accompagnato qui me e Jimmy, ma non mi pare che sia tornato indietro. Jimmy e Michelle non si vedono ma sappiamo dove sono, mancano solo loro due.
-chissà che siano insieme...
-ma perché non vuole stare con lui?
-è una storia lunga e abbastanza privata, che anche io non so del tutto. Lascia stare-
-come vuoi- dice sorridendo e tornando a baciarmi.












≈ Premetto che la mia addetta al suono non ha apprezzato la scelta di Mia Martini, ma l'ho fatto per Irene. Mi dispiace che questo capitolo abbia le scene troppo collegate al capitolo scorso e al prossimo, perché magari nessuno si ricorda più quello che stava succedendo alla fine dello scorso capitolo, ma ho avuto dei problemi nella divisione dei capitoli, e per lo meno questo capitolo ha una lunghezza decente. Giusto per la cronaca, Irene non è e mai sarà così coraggiosa da arrivare a prendere la mano a Fortuné per frenare il suo sproloquio, ma era una necessità stilistica.
Vorrei ringraziare Vigilans che mi recensiona sempre e è sempre dolce e gentile ♥
A domenica prossima.

~Goddess

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Capitolo 6
*** Un po' come Willy Wonka quando dice ''parenti''. ***


*Clover
Bene, Michelle è con Jimmy, Irene è con Fortuné e io fingo di essere interessata alla partita di rugby che trasmettono in albergo, fingendo nel contempo di non accorgermi che Mika è dietro di me da circa tre ore o giù di lì, da quando ho finito la cena. Mi accorgo di un cartello con scritto "wi-fi gratuito" e decido di andare in camera a prendere il mio notebook.
Quando torno nella stanza Mika è di schiena rispetto alla porta e ha cambiato zona della stanza, sperando forse che io non mi accorga di lui. Ingenuo. Mi siedo ad un tavolino e comincio a dare una scorsa ai soliti siti che frequento, per poi aggiornare il mio blog privato. Sento una persona camminare alle mie spalle, ma il passo è troppo lento e misurato, attento a non fare rumore, per essere una camminata naturale. Sospiro e mi volto verso il cantante, che sembra deluso di non comprendere una parola di ciò che sto scrivendo. 
-ehi-
-ehm...ciao- dice, nella vaga speranza di non dare l'impressione di starmi seguendo. -che hai fatto stasera? Io sono andato al ristorante qui di fronte, poi sono passato per casa di un amico e...-
-io mi sono fatta pedinare da te- dico smontando le sue scuse e scostando una sedia dal tavolino per invitarlo a sedersi.
Lui si siede imbarazzato e non parla per un po', come se dovesse scegliere cautamente le parole da usare.
-beh, cosa...cosa scrivi?
-il mio blog. Privato. In italiano, peraltro, quella lingua incomprensibile- dico per fargli capire che anche se ricordasse il link non riusirebbe ad accedervi, e se riuscisse ad entrarci non capirebbe nulla. Game over.
-figo- dice invece. -anche io ho un blog privato, su splinder però. Blogspot non mi convince-
Sorrido. -indovina?
-cosa?
-mi hai sorpreso-
Lui si illumina. -bastava così poco?
-già-
-però io non scrivo romanzi come te- dice accennando allo schermo. -non riesco a scrivere bene, sono più che altro foto, parole, concetti importantissimi per me. La mia vita, ma senza troppe parole- conclude.
-interessante. Sappi che userò tutte le armi in mio possesso per trovare ed accedere a quel blog, le vite altrui mi interessano-
Lui sorride. -non c'è bisogno di giocare alla hacker-
Ruota leggermente il mio pc e a fatica trova il tasto per scrivere un nuovo post. Non mette un titolo, ma si limita a mettere il link di un sito con dominio splinder. Sotto, un indirizzo e-mail e una parola.
-ora puoi entrare nella mia vita- conclude pubblicando il post. -fammi capire cosa succede nella tua-
Sospiro.
-dovevo immaginarlo. Senti, non voglio né ho voglia di raccontarti perché io non voglio avere relazioni serie. Quindi non...-
-ma perché- mi interrompe, -perché fai così? Cioè, vieni a letto con me, rompi i rapporti, mi eviti, e ora ti comporti da normalissima amica?
-sono venuta a letto con te perché volevo essere la tua groupie. Ti ho evitato perché tu volevi cose troppo serie, e ora mi comporto da amica perché una certa Irene mi sta facendo sentire in colpa per averti trattato di merda, e ammetto che aveva ragione. Scusami-
Lui fa un cenno come per dire che è tutto a posto.
-quindi ora? Cosa vorresti fare?
-dipende da te. Io voglio fare quello che avevo in mente, in una parola la groupie. Per il resto, ti vorrei trattare come un amico, come quelli che abitano distanti e vedi raramente. Tu cosa vuoi?
-tu mi piaci, e anche se all'inizio lo facevo solo per convincermi di non starti usando come una troia, ora voglio seriamente qualcosa di serio con te-
Lo guardo. -o arriviamo ad un compromesso, o la finiamo qui-
-so che il tuo concetto di compromesso è io cedo e tu l'hai vinta, e quello che odio è il fatto che mi piace che tu sia così.
Abbasso lo sguardo sulle sue mani, che si muovono nervose. In famiglia sfogano tutti le emozioni sulle mani o cosa? Qualche strano istinto mi impedisce di prendere il notebook ed andarmene con un fare scenografico e una frase ad effetto. Lui timidamente mi prende le mani e mi guarda dal basso verso l'alto, piegando la testa in un modo incomprensibile.
-ti prego. Ti prego. Se il problema è che troppi ragazzi ti hanno deluso, ti assicuro che non ti deluderò mai. Forse è una promessa troppo importante, e so che se ti deluderò non ci sarà modo di ricominciare a fidarti di chiunque. So che sto dicendo stronzate perché mai è un periodo di tempo troppo lungo. Ma ti prego. Ti prego. Una possibilità-
Sospiro. -il mio problema non è una cosa banale come delle relazioni passate, ma mi fai pietà. Non farmi mai pensare che stiamo avendo una relazione, voglio la sicurezza di averti nudo quando lo desidero, ma mi riservo il diritto di andare con qualunque altro ragazzo mi ispiri-
Lui sorride. -non ci credo. Mi stai dando ragione imponendomi ciò che vuoi tu. Va bene, credo di poterlo sopportare-
Mi avvicino a lui e lo bacio, un bacio casto rispetto a quello che so seguirà tra poco.

 
I've got to admit it's getting better -better
A little better all the time -it can't get no worse
I have to admit it's getting better -better
It's getting better
Since you've been mine
[Getting better, the Beatles]
 

 

La sera seguente seguo il concerto con le mie amiche da dietro le quinte, dietro alla posizione di Jimmy. Dopo il concerto, mentre il bassista sparisce con Michelle, e Irene è in un divanetto a parlare con Fortuné, io aspetto Mika che è uscito a firmare gli autografi e farsi scattare foto. Un lieve battito sulla mia spalla mi fa aprire gli occhi e togliere una cuffietta dalle orecchie. Una ragazza alta e mora, con una lunga frangia posta sopra a due occhi nocciola, mi sorride dolcemente, un po' sorpresa dal non riconoscere una persona che sembra così a suo agio in questo posto. A giudicare dall'altezza e dai lineamenti, è una delle trenta sorelle di Mika.
-ehm, non so come chiedertelo, ma tu...chi sei?
Sorrido tendendole la mano, e mi presento. Lei annuisce, e capisco benissimo che sta tentando di collocare il mio viso in un contesto a lei familiare.
-esco con tuo fratello- le suggerisco.
-oh, ehm...Mika o Fortuné?
Indico Fortuné e Irene, dall'altra parte della stanza, con un cenno del capo.
-indovina indovinello-
Lei sorride. -oh, capisco. Comunque, io sono Yasmine. Mio fratello non mi ha mai parlato di te-
-abbiamo una relazione un po'...- pronuncio quella parola con fatica, un po' come Willy Wonka quando dice parenti. -un po' frammentaria-
Il suo sguardo si fa serio. -non dirmi che sei una groupie. Gli ho sempre vietato di sfruttare le fan in quel modo-
Mi astengo dal dirle che groupie non significa prostituzione coatta perché non ho voglia di litigare.
-no, ci siamo conosciuti un po' per caso circa due settimane fa e, ecco, tutto qui- concludo con un sorriso abbondantemente farcito di falsità.
Lei sembra più tranquilla. Si siede accanto a me in vena di fare conversazione, ma fortunatamente arriva Mika, al quale salto addosso tenendomi a lui come una scimmietta in cerca di cibo. Lui ride baciandomi sulle labbra in un modo così dolce che generalmente mi farebbe allontanare. Ma mi piace. In qualsiasi caso, mi affretto a salutare la sorella pura e casta e andiamo nel camerino del cantante.


*Irene
Una voce interrompe la mia situazione da sogno con Fortuné.
-ehm...scusate-
Alziamo lo sguardo sulla donna bionda di fronte a noi.
-si?
-sono Cat, la ragazza di Jimmy...volevo fargli una sorpresa ma non lo vedo, è già tornato in albergo?
Fortuné mi stringe la mano come risposta al tuffo al cuore che mi viene. Cazzo.
-ehm...si, dovrebbe essere...da quella parte- dico, indicando un corridoio che spero non conduca al camerino del bassista.
Del resto, basterebbe girare un po' a vuoto ed attendere di sentire delle urla, o sono di Jimmy o sono di Mika.
-grazie mille- dice sorridendo. -scusate se vi ho disturbato-
-niente, figurati-
Lei si allontana e io e Fortuné scattiamo in piedi.
-prima del concerto ho fatto un giro da queste parti, i camerini sono di qua- dice indicandomi un corridoio adiacente a quello che ho indicato alla bionda. -il problema è che il corridoio dove l'hai mandata si riunisce con questo-
Cazzo. Corriamo verso il camerino vedendo Cat che si avvicina dalla direzione opposta.
-ehi, la sorella di Mika mi ha detto che erano di qua, quindi...eccomi! Grazie lo stesso, ragazzi- dice come per dirci che possiamo andarcene.
In ansia, siamo costretti ad allontanarci sorridendo mestamente e ci fermiamo dietro l'angolo. Fortunatamente in quel momento non ci sono rumori equivoci, e Cat sta chiamando il ragazzo fuori dalla porta sbagliata. Apre la porta e trova un camerino vuoto, così passa a quello di sinistra. Quello giusto. Cazzo.
-Jimmy?- dice aprendo la porta.
Dalla nostra visuale vediamo solo la sua figura in controluce immobile sulla soglia.
-Jimmy...-
La risposta è un sussurro. Immagino il bassista, nudo sul divano insieme a Michelle, con un'aria sconfitta e triste in volto.

You look so innocent
But the guilt in your voice gives you away
Yeah you know what I mean
[Your love is a lie, Simple Plan]



*Michelle
Jimmy mi porge la camicia che gli avevo tolto mezz'ora fa e mi sussurra di uscire. Come appunto per il futuro, mai, mai, mai più uscire da una stanza con indosso solo la camicia dell'uomo con cui hai appena fatto sesso, se la futura moglie dell'uomo in questione è sulla soglia che ti guarda tra l'odio profondo e la depressione più totale. Anche da una persona poco sensibile come me, questa è una sensazione oscena.
Dietro l'angolo trovo Irene e Fortuné.
-è arrivata più in fretta di noi...- dice Irene come per giustificarsi.
-tranquilla, ormai...aspetta- dico facendole un cenno e provando ad ascoltare quello che sta dicendo Jimmy alla sua ormai ex futura moglie.

Jimmy guarda le mani che si intrecciano nelle mie mentre mi parla. Ho ancora addosso la sua camicia, ma ora ho anche dei pantaloni.
-cos'altro poteva dirmi? Ha ragione, ha totalmente ragione-
-Jimmy, tranquillo, io ora sparirò dalla tua vita e potrete ricostr...-
-no- mi interrompe. -è quello il problema. Io non voglio smettere di vederti. Ma non voglio mollare Cat, lei...è il mio punto di riferimento, mi ha aiutato tantissimo, io la amo sul serio, non...- sospira. -non lo so-
-devi scegliere, hai appena capito che il gioco è finito qui. A meno che lei non sia felice di un ménage à trois, ma mi sembra di no, soprattutto considerando che vi state per sposare.
-cazzo, il matrimonio...come faccio?
Si passa una mano tra i capelli, parlando con la sua solita voce bassa e così sexy.
-lei ti ha detto qualcosa al riguardo?
-no, figurati...non penso che lei lì per lì ci abbia pensato-
Continuiamo a riflettere sul da farsi finché io e Irene non torniamo in albergo, sapendo che la nostra amica non dormirà con noi.









≈ Ieri non ho aggiornato per motivi che le protagoniste di questa fan fiction ben sanno, e ora ho un mal di testa micidiale. Questo mal di testa mi ha impedito di decidere se scrivere "Beatles" o "Beetles", ma poi ho optato per un tradizionale "Beatles" perché immaginavo sarebbero sorte critiche sullo spelling del nome, che però sarebbe corretto in qualsiasi caso. Dì, chiedo umilmente perdono per l'errore di grammatica nella nota finale del capitolo scorso. Ho rimediato.
Goddess

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Capitolo 7
*** E io ho acquistato un lotto di terra nel giardino di Steve Jobs e ci ho fatto una spiaggia per nudisti. ***


Irene
Una voce familiare mi fa alzare lo sguardo dalla rivista che sto leggendo e mi fa seguire la scena che si profila di fronte a me.
-Joel, ciao!
-ehi, l'italiana con la popstar! Ci siamo mai presentati?
-no. Io sono Mika- dice sorridente porgendogli la mano al di là del bancone.
-piacere, Joel-
-ehi, Glaswegian, a che ora finisci di lavorare?- dice la rossa sorridente.
-per le 6 e mezza, perché?
-ti va un drink, così, qualcosa?
Lui assume un'espressione perplessa, vedendo i due che si tengono per mano ed avendoli confusi per una coppia vera. Una frazione di secondo dopo sorride. In compenso, Mika è statuario.
-ehm...si, certo, volentieri-
-perfetto! A stasera- dice salutandolo con un cenno della mano.
Mi alzo dalla poltrona dalla quale ho seguito la scena mollando la rivista sul tavolino di fronte e vado verso la mia amica, sorridente e tranquilla di fianco al cantante al quale è appena suonato il telefono.
-non vorrai davvero farlo-
-fare cosa?
-andare a letto con Joel solo per provocare lui- dico indicando Mika.
-ma no, l'ho detto anche a Mika, è solo un drink-
-si, e io ho acquistato un lotto di terra nel giardino di Steve Jobs e ci ho fatto una spiaggia per nudisti. Non farlo-
Lei sospira. -si che lo faccio! Lo voglio mettere alla prova. Era nelle condizioni, e voglio vedere se accetterà la cosa con la stessa tranquillità di quando mi ha detto che ci stava-
-nel tuo stupido piano, dimentichi che Joel potrebbe avere dei sentimenti-
-lo sa che partiamo domani, è già pronto psicologicamente-
-ma comunque non è corretto farselo solo per vedere come reagisce Mika!
Quest'ultimo, sentendosi chiamato in causa, volta la testa ma ovviamente non capisce nulla di ciò che stiamo dicendo.
-la signora coscienza è gentilmente pregata di andare alla cassa 3, distante dalla sottoscritta. Ripeto, coscienza in cassa 3-
Sbuffando mi allontano e guardo Joel, che come chiunque altro nella stanza ci guarda perché non può non aver sentito la nostra discussione, né può averla compresa. La bellezza di un paese straniero.

Fortuné sta pazientente ascoltando le mie lamentele.
-Michelle sa che non approvo che lei stia con Jimmy come amante, e ora ecco, è successo quello che temevo! E povero Mika, non ne parliamo...non si può sfidare una persona a vedere se poi è gelosa!
Il ragazzo di fronte a me sorride.
-cosa ti diverte?
-vederti così premurosa nei confronti delle tue amiche e del mondo. Sei così dolce e protettiva- dice accarezzandomi il viso.
Abbasso lo sguardo imbarazzata. -beh, ovvio che mi preoccupo, è natu...-
Lui mi fa tacere posando le labbra sulle mie.
-non ne puoi più, vero?
Lui sorride dolcemente. Dio, quanto mi piace.
-no-

Clover
Sono a Liverpool, nella stanza dell'ennesimo albergo con Mika.
-vado un attimo in bagno- gli dico avviandomi verso la porta.
-ok. Prendo un preservativo dalla tua borsa, non ne ho portati via-
-non ne ho in borsa, li ho finiti l'altra sera- dico da dietro la porta.
-no, ne avevi ancora uno, se non sbaglio-
-si, l'ho usato ieri sera- ribadisco.
Un pesante silenzio arriva dalla stanza.
Cercando una salvietta struccante dalla mia trousse trovo un preservativo e glielo dico, ma non sembra troppo entusiasta della notizia. Come volevasi dimostrare.

Irene
-lo ha fatto davvero!- esclama Mika, la mattina dopo, ad un'assonnato Fortuné che mi tiene per mano.
-come ha potuto?
-fratello, te l'aveva detto che sarebbe uscita con altri-
-non è uscita con un altro! Ci è andata a letto! Quel Joel, o come si chiama...-
-ci è seriamente andata a letto?- esclamo inserendomi nella conversazione non necessariamente rivolta a me.
-si! Ti rendi conto? E mi ha detto tranquillamente che aveva finito i preservativi perché l'ultimo l'aveva usato la sera prima!
-e tu che le hai detto?
-cosa le ho detto, niente, cosa potevo dirle? Le avevo detto che mi andava bene, ma farlo davvero e così esplicitamente...no, non può averlo fatto!
-Mika, ormai l'ha fatto...è fatta così, voleva metterti alla prova per vedere se accettavi la cosa- dico delusa.
L'ha fatto davvero. Beh, che troia.
Mika sospira. -beh, coppietta felice, vi lascio soli e torno ai miei casini-
-vai da Jimmy, almeno piangete insieme dei vostri problemi-
-lo farei, ma è con Imma e il resto della band a fare un giro per la città prima delle prove-
-Mika, mi dispiace davvero, ma vedrai che si sistemerà tutto, se solo avrai voglia di darle un'altra possibilità. Tu le piaci davvero, ma non può...non riesce ad avere un qualsiasi rapporto umano concreto-
-Irene, non so se riuscirò a stare con una ragazza così...lei mi piace, ma ho bisogno di un punto fermo, non di una persona che va e viene. Fortuné lo sa, ho avuto esperienze così...pazzesche, che adesso ho bisogno di qualcosa di serio-
-lo capisco, ma questo purtroppo non dipende da me, né da nessun altro, all'infuori di lei-
Mika, non più sollevato di prima, ci saluta e si allontana.

She was the heart in your heartbreak
She was the miss in your mistake
And no matter what you take,
you're never going to forget
[The Pains of Being Pure At Heart, Heart In Your Heartbreak]



Michelle
Nonostante abbiamo continuato a seguire il tour da dietro le quinte, eccetto un paio di volte in cui avevamo nostalgia della folla, di quella sensazione di unità che contraddistingue il pubblico di un concerto, in Germania, Francia, Spagna o Italia che sia, l'unica coppia che ancora funziona è Fortuné-Irene. Jimmy lo sento ogni tanto per sms, ma da quando Cat lo ha perdonato gli sta addosso come una cozza e non possiamo più vederci, in special modo ora che è in fibrillazione per il matrimonio. La scelta di Mika di cantare Instant martyr più o meno ad ogni concerto è un messaggio neanche tanto implicito, che però la mia amica, destinataria di quella canzone, sembra non voler cogliere. Il loro rapporto attualmente è ai limiti del ridicolo. Quando si vedono si comportano tranquillamente, magari ogni tanto c'è anche qualche effusione in pubblico e a volte spariscono in una stanza. Ma il loro modo di rapportarsi è freddo come se fossero due estranei che recitano le parti degli innamorati perché è così che devono fare, come se fosse il loro ruolo da seguire. Che splendidi esistenzialisti, molto Jean-Paul Sartre. Solo che il suddetto Sartre ribatterebbe che quei due devono trovare il loro vero io, non recitare questa parte per un pubblico che comunque non li guarda.

È settembre e la nostra parte di tour sta finendo, dato che l'università ricomincerà tra un mese. Mancano tre concerti, poi Mika e la band partiranno per la parte asiatica del tour, alla quale seguirà il sud America. Jimmy, in una pausa del tour di tre settimane, si è sposato ed è partito in viaggio di nozze. Ironia della sorte, in Italia. Sfacciata coincidenza, Firenze. Proprio a qualche chilometro da dove vivo, ma Jimmy si è astenuto dal dirlo alla novella sposa. Anche perché io durante quella pausa del tour ero in Sardegna da Irene, quindi la neo ricostruita coppia non correva comunque alcun pericolo.
Il mio nome non è stato bandito, so che Cat gli ha chiesto di me e più che incazzata sembrava solo delusa e triste. Che sotto alcuni aspetti è anche peggio. Ho ricominciato l'università (per me, l'ultimo anno) quando ricevo una chiamata di Jimmy che mi avvisa che domani verrà a trovarmi. Che carino, però. Dopo mesi che ci sentiamo dicendoci solo qualche parola tanto per ricordare l'un l'altro che esistiamo ancora, lui mi dice di punto in bianco che viene da me. Va bene.

Quando vado nel b&b dove mi ha detto di alloggiare, mi salta addosso baciandomi con una passione che mi fa sospettare voglia trascinarmi in un casino che segue la trama dei migliori film d'azione.
-indovina?- mi dice sorridente, quando temo che le mie labbra stiano per cominciare a sanguinare.
-hai comprato un nuovo basso?
-ehm, sì, ma non è quello il punto-
Parlando, mi porta nel giardino del b&b e sedendosi con me in una panchina di ferro battuto circondata da due enormi alberi.
-Cat ha capito che voglio te solo per un motivo carnale, a prescindere da quanto e come facciamo l'amore io e lei-
-quindi? Si è lanciata in mille giochetti erotici?
-no! Cioè, anche, ma ha detto che si fida del mio amore per lei e posso stare con te quando ne ho voglia!
-davvero?
-si! Un ménage à trois!
-cazzo, quanto mi sei mancato- dico mentre già ci stiamo avviando alla sua stanza.







≈ Rileggendo questo capitolo, prima di postarlo, ho notato come prima cosa l'unica canzone che ho messo in questo capitolo. Piccola parentesi, se le canzoni non sono più troppo frequenti è perché l'addetta al suono si è rotta di pensare a delle canzoni adeguate. Chiusa parentesi. Dicevo, questa canzone. Mi ha molto colpito quando ho scoperto della sua esistenza, e mi è rimasta così impressa che mi è sembrata fin troppo calzante. Solo, non fate mai in modo che un ragazzo colleghi voi a questa canzone. È una sensazione pessima.
Beh, questo è il settimo capitolo, e mi sono accorta che ce ne sono solo 9. Poi i missing moments, e poi puff, finirà tutto.
Ah, buona Pasqua a chi ci crede!

Goddess

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Capitolo 8
*** Vedi questo tatuaggio? ***


Prima di iniziare a leggere questo capitolo, cliccate su questo link. Mentre leggete questo capitolo, ascoltate questa canzone.



*Clover

Sto uscendo dall'università con Diego, mia odierna compagnia, quando vedo una figura che non dovrebbe essere in questo contesto.
-ma guarda chi c'è- dico, a mò di saluto.
Lui è serio. -possiamo parlare?
-ciao anche a te- commento.
Saltare i preliminari fortunatamente non è una sua abitudine. Deve avere qualcosa di serio da dirmi.
-Diego, ci vediamo dopo, ok? Devo risolvere un problema un pelino fastidioso- dico serafica, protetta dalla corazza di una lingua straniera.
Il biondino mi saluta con un bacio sulle labbra che spiazza Mika.
-dimmi- dico, mentre mi assicuro di avere ancora il portafoglio nella borsa. Uscire di corsa da un luogo può provocare spiacevoli dimenticanze.
Vedendo che sente la necessità di sedersi da qualche parte, lo conduco fino ad una panchina ai limiti di un parco tra l'università e il mondo esterno, nel dettaglio il mondo del nord Italia.
-chi era quel ragazzo?
-Diego. Facciamo un paio di corsi insieme, e gli interesso-
-lui non ti interessa, immagino-
-già, ma non avevo programmi per sabato sera-
-sei incredibile-
-sei venuto qui solo per dirmi cose che già so?
-no, volevo vederti per...-
-ah già. Come mi hai trovato?
-la tua amica ormai è mia cognata. Mi è bastato chiedere-
-cazzo- impreco tra me.
-in qualsiasi caso, ti volevo chiedere di tornare al nostro...accordo-
-è una tua scelta, come la tua scelta di finire quella relazione-
-non fare la stupida, sai che l'ho fatto perché stava diventando una farsa-
-effettivamente. Quindi, riprende la recita, atto secondo?
-no, è questo che voglio dire. Non potresti...non vorresti, qualcuno pronto ad amarti sempre?
-sai una cosa? Sì. Sì che lo vorrei. E non sai quanto vorrei che fossi tu, perché tu hai tutto quello che potrei volere. E se ti sto facendo questo discorso che non credevo avrei mai fatto a nessuno, è perché il tuo amore è davvero ciò che vorrei di più. Ma so che il sempre che dici non arriverà mai. Sai quelle favole, qualsiasi favola per bambini che si racconta? E vissero per sempre felici e contenti. Questa frase, questa frase è l'utopia più bella e pura che posso immaginare, ma la bellezza di quest'utopia si limita solamente ad accrescerne l'irrealtà.
Vedi questo tatuaggio? L'8 è il mio numero, per motivi che ora non c'entrano. Ma questo tatuaggio, sotto questa prospettiva, rappresenta l'infinito. Segui questa linea. Questa linea è la vita. E, vedi, io la seguo, la seguo, perché non si può tornare indietro, perché ogni attimo che passa è un minuscolo millimetro che si fa proseguendo in avanti su questa linea. E, vedi? Io continuo, continuo, continuo, e qui qualcosa succede. La linea trova un ostacolo. L'ostacolo si supera, magari lentamente, e si prosegue. Poi si va avanti, vedi? Si va avanti fino ad incontrare un altro ostacolo. Ma anche quello si supera, perché non si resta mai fermi sulla stessa cosa. E poi guarda dove sono arrivata. Al punto di prima. E si va avanti, e la storia si ripete, si ripete e si ripete. Immagina che questo circolo vizioso sia la storia di un amore. All'inizio, l'amore non c'è. Poi arriva. Poi c'è un imprevisto, ma si supera. Poi si va avanti, e si incontra un altro ostacolo. E poi? E poi guarda. Si torna al punto in cui l'amore non c'è. L'amore finisce, vedi, però ricomincia. Ma se ricomincia da zero vuol dire che comincerà con un'altra persona, ma anche questo finirà.
E avanti così, finché un giorno il ciclo non finisce, a causa della morte del protagonista di questi amori, suppongo. L'amore non dura per sempre. Non lo dici anche tu? My interpretation, Happy ending, Stuck in the middle, I see you, Pick up off the floor, Toy boy, Touches you, Rain, Erase, Loverboy, Ring ring. Ne hai scritte, di canzoni sull'argomento. Ne dimentico qualcuna? Ma forse tu non ti sei ancora arreso all'evidenza dei fatti, e ancora lotti per questo sogno bellissimo quanto irrealizzabile. Forse perché a te non è mai successo qualcosa di così drastico da farti perdere ogni speranza...-
Mika, che mi ha seguito fino a questo momento senza dire una parola né muovere un singolo muscolo, trova la forza di stringermi una mano, perché sente che la mia voce sta cedendo. Ma mi faccio forza, tornando ad alzare lo sguardo sui suoi occhi.
-quando ero piccola mia mamma non mi leggeva le favole che si raccontano di solito ai bambini. Diceva "l'amore non esiste, non credere alle favole, altrimenti ci crederai anche da grande e allora sarai irrimediabilmente fregata". Rideva mentre lo diceva, e baciava mio papà sulle labbra. Avevo 7 anni, un giorno, quando entrai in camera sua per mostrarle un disegno che avevo fatto, e la trovai seduta sul letto in mutande e maglietta, i pantaloni e il cardigan piegati vicino a lei. Le chiesi cosa stava facendo, e lei si affrettò a prendere i vestiti dicendo che non succedeva niente, sorridendo. Ma le presi scherzosamente il cardigan e vidi un enorme livido sul suo braccio. Lasciai cadere a terra il disegno, stupita, quasi spaventata. "cos'è, mamma?" Lei abbassò lo sguardo, dicendomi che non era niente. Ma ho insistito, da testarda che ero, finché lei non ha detto "un uomo molto cattivo mi ha fatto male". Vedere mia madre così mi fece piangere, ed è ciò che feci. Lei provò a prendermi in braccio, dicendomi che non faceva male e non dovevo preoccuparmi. Ma non riuscì a tenermi sulle gambe perché anche lì, lo capii subito, aveva preso dei colpi. "chi è stato, mamma?" Le tremava la voce mentre mi diceva, pianissimo, "papà". Scoppiai a piangere, pensando a mio padre, sempre così bello, così gentile e affettuoso. "Ma è stato solo una volta" disse lei per consolarmi. "ora non lo fa più".
Passò una settimana. Avevo appena scoperto che avrei avuto un fratellino, o forse una sorellina. Lottavo interiormente con mio padre, ricordando i segni sul corpo di mia madre, ma lo perdonavo quando mi sorrideva e parlava così dolcemente alla mamma, perché ero sicura che avessero fatto pace. Ma la sera in cui mi addormentai sognando un fratellino, volevo un maschio, sentii delle urla.
Come scoprii in seguito, era stato il nostro vicino di casa, una specie di signor Flanders dei Simpson, a chiamare un'ambulanza che però non riportò in vita mia madre, e non fece mai nascere mio fratello. Mio padre, dopo aver causato la morte di mia madre e di mio fratello, non finì in carcere, né mi tolsero dalla sua custodia, per motivi che non ho mai capito, ma sembrò essere rinsavito e passò tutta la vita ad affogare i suoi sensi di colpa nell'alcol, ed è questo ciò che fa tutt'ora. Come ho scoperto più tardi, a dare il colpo di grazia a mia madre, oltre ai colpi infertile da mio padre, è stato l'alcol che beveva per tirare avanti ogni giorno, quindi ne deduco che mio papà beve alla sua salute.
E sai quali sono state le ultime parole che mia madre mi ha detto su quel letto d'ospedale, prima di entrare nel coma che l'avrebbe portata alla morte? "Ama, ma non credere mai alle favole".
Quando finalmente finisco di parlare sono in lacrime, anche se la mia voce è riuscita a rimanere salda. Mika, sconvolto, tace, e capisco che è vivo solo dalla lieve stretta che esercita ancora sulla mia mano. L'unica cosa che fa, mentre le lacrime scendono copiose sul mio viso, è piangere a sua volta. Due passanti ci vedono, e rallentano per guardarci, preoccupati, ma la loro presenza non ci riguarda. Stiamo zitti per un tempo infinito, a giudicare dal movimento del sole forse un'ora, mentre io faccio scendere tutte le lacrime che, mi ero ripromessa, sarebbero scese solo per mia madre. Mika smette di piangere molto prima di me, ma comunque non parla. Si limita ad abbracciarmi, coprendomi le spalle con la felpa quando il cielo comincia a imbrunire.

Daddy, don't you understand the damage you have done
To you it's just a memory, but for me it still lives on
[I'm ok, Christina Aguilera]




 

≈ Bene. Eccomi al penultimo capitolo, e poi arriveranno i missing moment. Questo capitolo è breve, ma non ho mai avuto dubbi sul fatto che sarebbe dovuto essere così.
La canzone l'ho scelta io, ed essendo un punto cardine del capitolo ho pensato fosse meglio farvela ascoltare. In più, dà al capitolo l'atmosfera che volevo.
Tra l'altro, questo non è il penultimo capitolo. È l'ultimo, il prossimo è tipo un epilogo.
Avete chiarito un po' di cose? Spero vi sia piaciuto.





Ah, ascoltate anche questa canzone. E poi magari ascoltate tutte le canzoni di quest'uomo. link
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Capitolo 9
*** Such an epilogue. ***


Dieci anni dopo

*Clover
-Didi! Scendi da quel tavolo-
-papà ha detto che posso-
Guardo Mika, un sorriso innamorato stampato sul volto mentre osserva la figlia.
-si fa del male se cade-
-ha 7 anni, sa prendersi le sue responsabilità. Io a sette anni ero già un espatriato-
-solo perché la tua infanzia è stata difficile dobbiamo rovinare la sua con un trauma cranico? Vieni qua, Didi- dico prendendo in braccio mia figlia e sedendomi sul divano.
-cosa ti è successo quando avevi 7 anni, papà? Cosa vuol dire epsitriato?
-niente, tesoro. Te lo racconteremo un'altra volta-
Mika ride.
-cos'hai detto, scusa?
-che glielo racconterai un'altra volta-
-no, prima-
-niente-
-dopo il niente?
-non lo so, cos'ho detto di tanto strano?
-l'hai chiamata tesoro. Ti dice niente?
Gli occhi vivaci di Afrodite saettano da me a lui seguendo la conversazione.
-mamma, cos'è che ti dice?
-quando ho conosciuto tuo papà odiavo essere chiamata tesoro-
Didi ride. -com'è che l'hai conosciuto?
Guardo negli occhi quello che legalmente è solo il mio ragazzo. Non è il caso di dire a nostra figlia che volevo solo scoparmi occasionalmente suo padre.
-tuo papà era famoso da pochi anni, e mi piaceva tantissimo, e ci siamo conosciuti dopo un suo concerto-
-e cos'avete fatto?
Mika trattiene una risata. I bambini sanno sempre fare le domande giuste.
-niente, quello che fanno due ragazzi che si piacciono-
-vi siete tenuti per mano?
-mm...si, la mamma le mani le usava molto bene-
Tiro uno schiaffo amichevole a Mika, ridendo.
-e vi davate i baci?
-certo-
-come quelli che vi date ora?
-così, e anche in altri posti-
-smettila- gli ringhio tra i denti.
-e dove?
Mika ride e temo le stia per rispondere seriamente, quando un urlo assonnato ci interrompe.
-MAMMAAAAAA-
Mi alzo dal divano avviandomi verso la camera da letto.
-il principino si è svegliato- dico accendendo la luce.
-NON ACCENDERE LA LUCEEEE-
Ridendo, la spengo ed accendo quella del corridoio.
-hai dormito bene?- dico stampandogli un bacio sulla guancia.
-si...ma non baciarmi!
-arriverà un giorno in cui vorrai solo quello- commento sorridendo. -dai, vieni di là che siamo tutti in piedi da ore-
Il biondino si alza mugolando e si veste lentamente. Quando arriviamo in salotto Mika sta facendo il solletico a Didi, che vedendo il fratello si libera dalla stretta del padre.
-JOOOOOO- urla andando incontro al fratello e abbracciandolo.
-non capisco come fa- commenta Mika. -le mie sorelle non mi hanno mai trattato così-
-forse l'essere nati a 20 minuti di distanza li rende più uniti del normale-
I due si lanciano insieme sul divano.
-a proposito- dicono quasi in coro.
-cosa c'è?
-perché non ci dite chi di noi è nato per primo?
-perché così sarete sempre uguali e nessuno sarà mai più adulto dell'altro-
-ma non vale-
-si che vale. Decidiamo noi le regole-
Loro sospirano, e mentre preparo la colazione i due confabulano tra loro. Mentre mangiamo in salotto, con lo stereo a un volume ben udibile anche da un sordomuto, siamo ben distanti dalla perfetta famiglia ideale che vive nell'ordine e nella pace. Joel e Didi sembrano improvvisamente imbarazzati.
-ehi, gemellini, che succede?
-posso fare una domanda?- dice Joel, più coraggioso di Didi.
-ci riempite di domande ogni giorno, non vedo perché no-
-come siamo nati noi?
Mika mi indica. -eravate lì dentro, e siete usciti da qui-
-no, si, è che...papà, quello che Joel vuole sapere è co...
-tu lo vuoi sapere!
-ma eri tu!
-ok, quello che voi volevate sapere era...- noi due sorridiamo, già immaginando la domanda.
-come abbiamo fatto a finire lì dentro?
Sorrido a Mika lasciandogli l'onore di spiegare.
-in sostanza, c'è un liquido che tutti i maschi dopo una certa età hanno in corpo, e in determinate situazioni esce. In questo liquido ci sono delle cose che, se vanno al posto giusto dentro al corpo della mamma, fanno nascere dei mostriciattoli come voi-
Dio, le spiegazioni che quest'uomo sa dare fanno irrimediabilmente schifo.
-e quando esce questo liquido?
-e dove deve andare nel corpo della mamma? Ma si può bere? E cos'è che ci fa diventare noi?
Mika scoppia a ridere.
-vostro papà non sa spiegarsi. La parte noiosa e scientifica che porta a far nascere un bambino la imparerete a scuola. Nella vostra vita, imparerete quella concreta- concludo, finendo il mio caffè.
Due paia di occhi verdi saettano dal padre alla madre.
-cosa vuol dire concreta?
-in questo caso, vuol dire divertente-
-è divertente fare un bambino?
-sì, Joel, sì, non puoi immaginare quant'è divertente- dice Mika ridendo.
-ci mostri come si fa?
-Didi, amore, dovrebbe giocare anche la mamma-
-mammaaaaa-
Scuoto la testa. -questo gioco non si fa con i bambini-
-daaaai, mamma!
-Jo, no, non mi convincerai-
-papà papà papà! Convinci la mamma!
Mika sorride malizioso e mi bacia sulle labbra, passandomi una mano sotto alla maglietta.
-io e te giochiamo stasera- sussurra mentre mi morde il collo.
-mamma mamma mamma mamma! È quel gioco che fate quando siete in camera e noi andiamo a letto e tu urli tanto e poi ridi?
Mika scoppia a ridere, se possibile più divertito di prima, e io lo seguo.
-si, è quel gioco-
-e perché lo fate? Volete far nascere un altro bambino?
-no, è che vedi, Didi...quel gioco si può fare anche senza far nascere un bambino-
-oh...ma perché lo fate senza vestiti?
-e voi come lo sapete?
I due si guardano, complici. -facile, abbiamo guardato dal buco della chiave-
Scoppiamo a ridere.
-perché senza vestiti è più divertente-
-e si può fare con i vestiti?
-mm...no, dipende quali-
-e perché non ce...- la frase di Joel viene interrotta dalla mano del padre sulla sua bocca mentre lo solleva.
-e ora Jo va a farsi la doccia e Didi lo segue!
-ma un giorno possiamo giocare anche noi?
-si, ma succederà tra molto tempo- dico ridendo. -dai, vestiti mentre tuo fratello è in bagno, quando esce ci vai tu-
-ma mamma, è domenica, che fretta c'è?
-è domenica, e andiamo dallo zio-
-zio Fortuné?
-no, zio Jimmy-
-ANDIAMO A TROVARE GAS E NITA! JOEL JOEL JOEL JOEL JOEL ESCI DAL BAGNO VELOCE ANDIAMO A TROVARE GAS E NITA! JOEEEEEEL!- esclama, picchiando furiosamente alla porta in preda ad uno spasmo di entusiasmo.
-Didi, calma-
-MAMMA MA ANDIAMO DA GAS E NITA!
-amore, lo so da chi andiamo. Dai, vestiti, prima sei pronta prima si parte-
Probabilmente l'idea di fare in fretta c'era, ma davanti al suo piccolo armadio è indecisa sul come vestirsi.
-Didi, non mi sono mai preoccupata dei vestiti, ma un ragazzo l'ho trovato lo stesso-
-non mi preoccupo dei vestiti per un ragazzo!
-ah no?- la provoco sorridendo mentre le metto sul letto dei vestiti che potrebbero andarle bene. -quindi...non ti piace Gas?
Lei arrossisce, guardando il pavimento.
-no-
-oh, sarà stata una mia impressione. Comunque, vestiti e andiamo-
Joel esce dal bagno mentre suo padre si sta ancora rasando, e finisce di prepararsi anche lui con lo stesso entusiasmo della sorella.


Andare a casa di Jimmy è un'esperienza che può risultare quantomeno strana. Dal suo matrimonio con Cat è nato Gas, che ora ha 8 anni, ma dal suo rapporto con Michelle è nata Anita, di 5 anni. Michelle vive da sola con la figlia, ma abbastanza vicino a casa di Jimmy in modo da far crescere la bimba con entrambi i genitori. Cat, stranamente, non ha avuto niente in contrario al pargolo ma non è esattamente felice di vedere la mia amica in casa, anche se tratta Anita quasi come una figlia. Il risultato è che Anita e Gas sono come normalissimi fratelli, solo che Anita ha due madri. Però oggi Cat non c'è, quindi Michelle è a casa di Jimmy. Joel e Afrodite sono amici dei due Sims da quando sanno parlare, ed averli insieme li rende splendidi ed ingestibili allo stesso tempo.
Quando entriamo in casa di Jimmy, però, sentiamo troppe voci, che non possono essere originate da solo due bambini. Infatti ad accoglierci sulla soglia c'è anche Irene con Fortuné.
-ci hanno invitato mezz'ora fa e abbiamo detto, perché no?
Se Anita, Joel e Afrodite possono essere stati degli scivoloni, delle sorprese inaspettate, la prole del più giovane dei Penniman è stata voluta. Sono così venuti al mondo Helena, Jason e Ginevra. Afrodite, Anita e Ginevra sono inseparabili, mentre Helena preferisce stare con i maschi, anche se c'è un rapporto unico e bilaterale tra Joel e Gas.

Dopo un pranzo passato in allegria, con le risate di sette euforici bambini, andiamo a casa e i gemelli si addormentano sul loro enorme letto non appena ci si stendono. Io e Mika andiamo in camera, e progetto di leggere un libro, ma l'uomo al mio fianco me lo impedisce.
-giochiamo?
Rido. -dai, stasera. Non ho voglia ora-
Lui sfila la mano dalla mia maglia e poso la testa sulla sua spalla.
-che poi, perché l'abbiamo chiamato Joel?
-perché se non ci fosse stato quel Joel io non avrei mai avuto la certezza che tu mi amassi-
Lui scuote la testa, accarezzandomi i capelli. La nostra relazione sembra, e sempre sembrerà, da ventenni, la relazione che a quell'età non abbiamo avuto.
-sai una cosa?- dico, alzando lo sguardo e trovandomi le sue labbra sul mio viso.
-cosa?
-non sono mai andata a letto con Joel, quella volta-
Lui sbarra gli occhi. -cosa?
-già-
-e non me l'hai mai detto?
-te lo sto dicendo-
-io...tu...dio- balbetta, senza parole. -tu mi hai davvero...?
-già-
-le tue amiche lo sapevano?
-macché.
Lui sorride, guardandomi. -non ci posso credere-



Dieci anni dopo (quindi 20 anni rispetto all'inizio della storia)

Mi stacco sorridendo dal ragazzo, il fiato corto. Lo guardo negli occhi, azzurri come quelli di entrambi i genitori.
-Gas Sims, io ti amo-
Lui sorride, guardando, imbarazzato, l'albero in fiore di fianco alla panchina dove siamo seduti. Poi mi guarda negli occhi.
-anche io ti amo-
Il nostro primo ti amo ovviamente deve essere interrotto da una mia stronzata dettata dall'ansia del momento.
-vorrei sposarti, ma dobbiamo aspettare i 18 anni, legalmente-
Lui sorride. -io ho già 18 anni. E un matrimonio tra noi non sarebbe mai legale in gran bretagna, Joel-
Poso la testa sulla sua spalla.
-già-
-sai, mia mamma l'ha sempre negato, ma penso fosse una groupie-
-mio padre non ne ha mai fatto mistero, Michelle si considera tutt'ora una groupie, per quello mia madre non si è più fidata a lasciarlo da solo dopo un concerto-
Rido. -vieni da me? Guardiamo un film, mangiamo qualcosa...-
-i tuoi sono a casa?
-forse si, ma li mando via-
Tenendoci per mano, arriviamo fino a casa mia. Gas si butta sul divano, perfettamente a suo agio. Dopo casa sua e casa di Michelle, questo potrebbe essere il suo terzo domicilio.
-cosa vuoi da bere?
-hai una cioccolata calda?
-certo-
-sai, è afrodisiaca-
-dì eccitante. Non voglio associare il pensiero mia sorella mentre penso a te nudo-
Lui sorride malizioso.
-appena restiamo da soli te lo mostro, come sono da nudo. Lo sai che hai la memoria corta-
Preparo rapidamente quest'eccitante cioccolata e in pochi minuti mi siedo al suo fianco con due tazze in mano. Lui afferra una tazze e beve.
-aspetta, ti sei sporcato- dico baciandolo per togliere la cioccolata che è rimasta sulle sue labbra.
-Joel, io esco e raggiungo papà, Afrodite è in camera con Ginny-
Faccio un cenno a mia madre, che sta scendendo le scale, per dirle che ho capito. Presi dal bacio, non ci accorgiamo che si è avvicinata a noi stampando un bacio sulla guancia ciascuno, e che si è allontanata chiudendosi la porta alle spalle.
Le labbra di Gas sono ciò che più mi piace di lui. No, forse è la barba. No, i capelli biondi. Dio, non lo so, lo amo. Delle voci femminili giungono alle nostre orecchie ma non ci interrompono.
-ehi Jo- dice mia sorella, tirandomi un cuscino in testa. -Gas-
-ciao, ragazzi- dice la voce dolce e sicuramente più calma di Ginevra.
Provocatoriamente non ci stacchiamo, e il biondo alza un braccio sopra la mia testa per difendermi da eventuali ulteriori attacchi.
-va bè, fidanzatini, noi usciamo, e non provate a scoparvi in camera mia come l'ultima volta-
Sorrido ripensandoci, mentre mia sorella e Ginevra escono. Ora Didi è tranquilla, ma ci ha messo più o meno un anno e mezzo ad arrendersi al fatto che il suo storico grande amore, nonché amico d'infanzia, fosse insieme a suo fratello, ma non me ne ha mai fatto una colpa. Afrodite, senza dubbio, è l'unica ragazza che amo.
Finiamo la cioccolata e, lasciando le tazze sul portariviste di fronte al divano, saliamo le scale che portano alla zona notte.
-dai, in camera di mia sorella, ti prego-
Gas ride scuotendo i capelli biondi, mentre comincia lentamente a sbottonarsi la camicia. Mi avvicino a lui, che mi circonda la schiena con un braccio e mi porta verso la mia stanza. Sbuffo.
-sei troppo buono con mia sorella-
-si, sono troppo buono. E non mi ricordo nemmeno se il neo ce l'avevi sul capezzolo destro o sinistro-
Rido mentre lui mi sfila la maglia, avvicinando le labbra al mio corpo.
-oh, ma guarda un po'- dice, dopo avermi a lungo leccato il torace facendomi eccitare. Sa tenermi sulle spine in un modo incredibile, e sappiamo entrambi che non resisterò per molto. -è su quello destro-









Like a hurricane in the heart of the devastation
She's a natural disaster
She's the last of the American Girls


 

≈ Eccoci alla fine.
Così, puff, 9 settimane sono passate in un attimo, se uso come termine di paragone il postare questi capitoli.
Per la cronaca, Clover non ha un nome. Per chi lo avesse pensato, Clover non è un nome, significa trifoglio, al massimo un hippie si può far chiamare così. Ma Clover, in realtà, ha un'identità, è solo che non so chi sia. Se qualcuno sta leggendo queste parole, e pensa di essere lei, mi avvisi. Ma per quanto ne so, Clover potrebbe essere un uomo e ho frainteso tutto. Ma è Clover che immagino quando penso alla canzone che ha dato il titolo a questa storia. Io, personalmente, non mi riconosco in lei. Non solo perché non mi sono accaduti i suddetti fatti (e mi pare anche ovvio) ma perché, riportando i suoi pensieri, ho sposato cause non mie. Ho raccontato azioni che io mai farei, ho fatto soffrire Mika, insomma, facciamoci delle domande. Ma lei è il genere di persona che affascina tutti -o per lo meno me-, e sotto sotto si vorrebbe assomigliarle, ma magari poi non ci piacerebbe essere lei.
Irene e Michelle, grazie per esservi prestate alla storia senza aver rotto (della serie "cambia nome, non voglio esserci") e sottolineo che a Michelle la storia dell'amante legale è piaciuta fin troppo.
L'addetta al suono non si è manco accorta che il titolo di questa fan fiction era una canzone, ed è per questo che in conclusione ho riportato un'altra strofa. Ah, tale addetta mi aveva proposto una canzone che mi aveva fatto pensare "questa la metto alla fine" ma non me la ricordo più. Peccato.
Ah, chi mi conosce si sarà chiesto perché questa storia abbia un rating giallo e non rosso, o come minimo arancione. È perché questa storia è dedicata a Irene, nata per lei e grazie a lei, e in suo onore non ci sono scene che lei non vuole leggere -o che non leggerebbe.
Ma da domenica prossima arriveranno 5 missing moments, di cui uno o due a rating rosso, per la gioia di Irene.

Grazie mille.
Goddess

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