Alla ricerca della felicità

di Armida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The End. ***
Capitolo 2: *** Fase uno. ***
Capitolo 3: *** Going on. ***
Capitolo 4: *** Something's gonna change. ***
Capitolo 5: *** Two cats and a storm. ***
Capitolo 6: *** Fase due. ***
Capitolo 7: *** Strange. ***
Capitolo 8: *** I haven't forget. ***
Capitolo 9: *** Look at me. ***
Capitolo 10: *** It's too much for me. ***
Capitolo 11: *** Fase tre. ***
Capitolo 12: *** Party time. ***
Capitolo 13: *** Pace e amore. ***
Capitolo 14: *** Fase quattro. ***
Capitolo 15: *** Inseguimenti. ***
Capitolo 16: *** Tristi considerazioni. ***
Capitolo 17: *** Cosa fa più male? ***
Capitolo 18: *** Passerà. ***
Capitolo 19: *** Fase cinque. ***
Capitolo 20: *** Niente è come prima. ***
Capitolo 21: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** The End. ***


Guardava fuori la finestra della camera di Ron, alla Tana. Non poteva essere possibile, non poteva essere successo davvero tutto questo...
I Weasley erano ancora al cimitero, con Fred. Lui, Harry, aveva fatto tutto ciò che avrebbe dovuto fare: aveva salutato coloro che erano morti lottando per la sua causa, per la causa del mondo... Era stato il più vicino e presente possibile a tutte le famiglie che avevano bisogno di conforto, tutte. Aveva addirittura preparato un discorso. Si era assicurato persino che Kingsley ricevesse una lista completa di persone a cui conferire una suprema onoreficenza... valeva poco, niente... ma era qualcosa. Aveva abbracciato e rincuorato. Si era materializzato continuamente per essere con tutti. Ora aveva bisogno di pace. Pace.
Guardava ancora fuori dalla finestra, Harry. È successo solo stanotte. Stanotte. Sembrava una vita. Si alzò pesantemente allentando il nodo della cravatta.
Aveva un dannato bisogno di mettere in ordine le sue idee.
Aveva bisogno di rosso. Rosso. Aveva bisogno di Ginny.
Si accasciò sul letto, la testa nelle mani. Lord Voldemort era sparito. Non ci sarebbe stato più. Mai più. Ora bisognava ricominciare. Già. Tutto andava portato avanti.
Sentì un leggero scalpiccio. Alzò piano la testa. Ginny entrò nella stanza. Posò la testa sulle sue ginocchia e scoppiò a piangere.
In un lampo Harry rivide Cho piangere allo stesso modo. Cacciò il ricordo con una smorfia: Ginny non era Cho.
Gli accarezzò la testa, piano, e lei come cullata dalle sue mani smise di singhiozzare e lo guardò, spaccandogli l'anima. Voldemort non era niente in confronto a Ginny, pensò con un sorriso, nessuno sa leggermi come lei... E infatti...
"Fingi che io non sia mai scoppiata a piangere ok? Non voglio essere confusa con Cho" La voce le tremava ancora.
"Non c'è niente di male a piangere, ogni tanto" disse sollevandola dai fianchi e facendola sedere sulle sue ginocchia.
"Il problema è che se cominci poi non finisci più e..." Ginny non ebbe modo di concludere la frase, perchè Harry la baciò, prima con calma, poi con una forza sempre maggiore. In poco tempo scoprirono di essere metà perfetta di un tutto, complici di un segreto forse pericoloso per loro, e per questo ancora più interessante.
Il tutto fu interrotto dai rumori della porta, dal passo pesante del signor Weasley e quello strascicato di Ron, i singhiozzi ancora sommessi di qualcuno e poche chiacchiere monotone.
"HARRY, GINNY, siete sù?"
Fu un secondo: Harry strinse a sè la rossa e afferrando con l'altra mano gli abiti sparpagliati si smaterializzò un secondo prima che la porta venisse aperta. La Signora Weasley rimase un secondo interdetta, poi riconobbe una cravatta sotto il letto e le mutandine di Ginny poco lontane. Sorrise bonariamente e urlò affacciata al parapetto delle scale: "Non sono qui... anzi credo non siano proprio rientrati, Arthur" poi corse dentro la stanza per nascondere le prove. "Hermione cara puoi salire un secondo?" doveva assolutamente saperlo qualcuno... La sua piccola... magari l'avrebbe raccontato alla sua mamma...
Intanto Harry e Ginny erano atterrati in una foresta, sulla riva di un lago. Si guardarono un secondo poi scoppiarono a ridere. Ci vollero diversi minuti prima che smettessero. Quando finalmente riuscirono a riprender fiato... si ricordarono di essere nudi. Ginny non pareva per niente imbarazzata. Harry invece era rimasto pietrificato.
"Ehm... qui tuo fratello mi ha salvato dall'Horcrux... lì è spuntata la cerva di Piton e..." La faccia di Ginny era diventata un punto interrogativo alla parola "Horcrux".
"Gli Horcux sono la causa di tutto vedi..."
"Harry."
"Si?"
"Direi che avrai molto tempo per spiegarmi queste cose... non ci sono altri signori oscuri da vincere giusto? Quindi... ora..."
Gli si avvicinò con passo felino.
Harry non oppose resistenza.

Era quasi il tramonto quando il giovane decise di alzarsi. Ginny sonnecchiava rannicchiata sul suo petto. Gli balenò davanti l'immagine dei suoi genitori: non solo come avrebbero reagito se gli avesse presentato Ginny, ma anche come doveva esser stata per loro quell'esperienza. Se li immaginava anziani...
Ginny lo stava fissando.
"Che succede" bisbigliò la rossa.
"Pensavo..." disse sorridendo Harry, non voleva metterle in testa strane idee. Ma le idee assurde fiorivano nella testa di Ginny come il prezzemolo.
"È successo qualcosa mentre..."
"NONONONONONO!" Il ragazzo scosse la testa con vigore e la strinse più saldamente al suo petto. Le annusò i capelli. "No..." bisbigliò. Il baciò che seguì nacque spontaneamente. Era difficile frenare l'istinto, ma dovevano calmarsi, doveva parlarle.
"Ginny...?"
"Mh...?"
"E ora?"
"Ora... preparati al terzo grado di mia madre, al rossore di Ron, agli urletti di Hermione, alle battute di Fred e George..." Ginny tremò leggermente "Cioè di George..." Harry la strinse, se possibile, ancora più a sè. La cullò piano e quando immaginò si fosse calmata riprese.
"Io non intendevo esattamente questo. I problemi al ministero, li stiamo risolvendo... cioè ci pensano Kingsley e tuo padre, Percy, l'Ordine." Ginny annuì "Alla scuola invece pensano i professori, con la McGranitt come preside direi che Hogwarts risorgerà in un baleno"
"Voi tornerete, no, Harry?" Adesso era il ragazzo ad avere la faccia a punto interrogativo.
"Kingsley ha detto che potrete frequentare ugualmente l'ultimo anno di Hogwarts, dare gli esami e tutto il resto... no?"
"Si però credo sia complicato..."
"Direi che hai affrontato questioni più complicate di un branco di ragazzi che ridono perchè frequenti ancora l'ultimo anno a 18 o 19 anni e comunque voglio vedere chi avrà il coraggio di prendersi gioco di te dopo tutto..." Harry si morse il labbro: per lui il problema non era nemmeno quello. Stava per risponderle ma si bloccò: cominciava a tirare un po' d'aria e loro rimanevano nudi. Non che avesse freddo in quel momento, ma non potevano rischiare di prendersi un malanno. Sarebbe stato ancora più sospetto.
Mentre si rivestivano Ginny sbottò, quasi contemporaneamente ad Harry: "Le mutande!" "La cravatta!" si guardarono e risero di nuovo. "Beccatissimi!"
Il mago provò ad accendere delle fiammelle di fuoco galleggianti, ma, essendo sempre stata quella una specialità di Hermione (Harry non si era mai dilettato nel tentativo di accenderne una) riuscì solamente a creare qualche sbuffo di fumo. Al terzo vano tentativo, Ginny gli rubò di mano la bacchetta e accese quattro scoppiettanti fuocherelli che cominciarono a girare lentamente sospesi nell'aria intorno a loro. La ragazza lo guardò con un cipiglio severo, tremendamente simile allo sguardo arrabbiato della signora Weasley.
"Le ha sempre accese Hermione..." si giustificò inutilemnte.
La rossa si fece ancora più seria "Harry ascolta, devo dirti una cosa..."
Harry sapeva che quando una ragazza pronunciava le parole "devo parlarti" o "devo dirti una cosa" voleva dire che c'erano guai in vista.
"No, aspetta... Io non è che non voglio tornare ad Hogwarts per causa tua o per quello che potrebbe dire la gente" Ginny tentò di interromperlo, ma ormai era lanciato "il fatto è che Kingsley ci ha dato un'alternativa a quella di tornare a scuola cioè dare gli esami alla fine dell'estate, anche quello di smaterializzazione, e poi cominciare direttamente con il corso per Auror... vedi è quello che ho sempre desiderato e per di più ora c'è un particolare bisogno di personale... scusa... io per questo volevo chiederti: se la scuola starà bene, la comunità magica e le nostre famiglie idem... noi invece? Noi cosa faremo? Scusa, Ginny..." sbottò tutto d'un fiato. La ragazza rimase interdetta. Non se l'aspettava, non poteva immaginarlo.
"Harry c'è un altro problema." parlò con calma e il ragazzo si fece paonazzo. "cosa?" biascicò.
"Vedi, io... non voglio diventare subito una donna... di casa... Io voglio viaggiare. Alla fine di quest'anno so già che parteciperò ad un concorso come rappresentate della magia inglese nel mondo se mi accetteranno. Potrà durare poche settimane, mesi o un paio d'anni... dipende da tanti fattori. È tutto un po' complicato da spiegare..." Ginny si bloccò per guardare il giovane in volto.
Anche se mostrava uno sguardo d'acciaio dentro di lui era il finimondo. Non aveva mai pensato di sposarsi, quantomeno non così presto. Anche se, ora che gli veniva rifiutata quella possibilità sentiva fortemente il desiderio che quello diventasse il suo futuro. Il loro futuro.
Ginny aveva ricominciato a spiegargli qualcosa riguardo "l'amore che non deve tarpare le ali ai sogni" e "il suo profondo desiderio di creare una famiglia con lui ma non così presto".
Harry era pressochè sconvolto. Nonostante questo provò a ragionare un istante: che problema poteva esserci, in fondo? Anche lui seguiva il suo sogno di diventare Auror... e alla fine i conti ridavano... ci sarebbe voluto del tempo per lui prima di guadagnarsi un lavoro sicuro e contemporaneamente Ginny avrebbe potuto realizzare il suo desiderio di viaggiare... c'era bisogno solo di una cosa.
"Ginny, tu mi ami? Io ti amo e se mi dici che dopo tutto starai ancora con me, io sopporterò senza fare una piega." La rossa si interruppe bruscamente.
"Si, Harry, ti amo..." era senza parole. Divenne tutta rossa e si ricordò distrattamente la prima volta in cui l'aveva incontrato, mentre cercava il pullover...
"Allora ve bene così... basta che dirai sempre di avere un fidanzato. Un fidanzato ufficiale. Cioè non ho ancora un anello, però il senso è quello." Ginny l'abbracciò forte e lo baciò piano bisbigliando "torniamo a casa".
In un attimo furono davanti la Tana. Entrarono ancora abbracciati, senza proferir parola. Arthur, che stava in cucina, quasi si strozzò con l'acqua e Hermione scattò in piedi appena li vide. Ron, invece, come previsto si fece tutto rosso e fissò ostinatamente la finestra. La signora Weasley si caracollò giù dalle scale, li fissò e domandò: "dove siete stati?"
"Cominciamo" bisbigliò il giovane sorridendo.


Armida dice che:
è la primissima storia che pubblico. Ammetto di essere seriamente combattuta dentro... Fatemi sapere ciò che pensate se la leggete!

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Capitolo 2
*** Fase uno. ***


I mesi estivi erano trascorsi veloci e tranquilli. Hermione era partita alla ricerca dei genitori, li aveva trovati e si era concessa una vacanza in Australia con loro per recuperare il tempo perso. Gli affari del ministero e di Hogwarts procedevano splendidamente, come previsto. Anche alla Tana si respirava un'aria migliore da quando Arthur aveva ricevuto diverse ricompense per i servigi resi alla comunità magica... anche se era possibile sentire ancora la signora Weasley singhiozzare mentre cucinava o piegava i panni o vederla bloccarsi quando guardava il magico orologio dei Weasley senza la lancietta di Fred.
Il giorno degli esami per Harry, Ron e Hermione era arrivato in un baleno.
Indescrivibile l'emozione nel vedere le torri della loro amata scuola svettare contro il cielo terso di quel 26 agosto. Indescrivibile anche il loro sguardo che si posava sugli arazzi e le armature, o la sensazione provata nel salutare ancora i fantasmi, nel rivedere i professori. Ogni cosa era vista con affetto sincero.
Gli esami erano andati benissimo a tutti e tre, ma nessuno di loro badava al possibile esito: trovarsi di nuovo nella loro Casa, nel posto che li aveva accolti e cresciuti e doverlo salutare di nuovo era quanto di più struggente potessero aspettarsi. Con loro c'erano altri ragazzi che avevano dovuto recuperare le sessioni di esame per vari motivi, così la scuola appariva ancora tremendamente viva.
Nella tarda mattinata si riunirono tutti quanti sul prato davanti il lago: erano una numerosa comitiva di ragazzi che chiacchieravano tranquilli fra di loro. Harry si sentiva però distante, lontano. Non era più parte di quel mondo. Odiava lasciare Hogwarts. Una mano si posò sulla sua spalla. La McGranit era in piedi dietro di lui, e, meraviglia, aveva i capelli sciolti.
"P-Professoressa?!" era palesemente sconvolto.
"Stupito, Potter?" Minerva sorrise "Seguimi un secondo in presidenza."
"Come mai?" Sembrava titubante: gli pareva impossibile potesse metterlo in punizione... per cosa? La donna parve capirlo e gli sorrise nuovamente, incoraggiante. Si alzò piano, fece un leggero cenno a Ron e Hermione che sedevano poco distanti, abbracciati e seguì l'insegnante di nuovo dentro la scuola.
Lo studio era molto cambiato. Il pensatoio stava riposto con cura nel solito armadietto, le fiale erano disposte ordinatamente tutt'intorno. Erano state aggiunte anche delle mensole su cui erano posati precisamente tutti i meccanismi dorati appartenuti a Silente. Dove non c'erano scaffali, comparivano libri, ma in generale tutta la stanza era ordinata in modo innaturale.
Ma una cosa e una sola colpì veramente l'occhio di Harry: "LA SPADA DI GODRIC GRIFONDORO" esclamò. La Professoressa sorrise raggiante: "È comparsa nel cappello parlante... con questo." e tese ad Harry un bigliettino. Una calligrafia inconfondibile segnava il bianco imacolato della carta:

"Immaginavo l'avresti persa. L'ho incantata in modo che ricompaia nel cappello parlante, se non avverte la tua "presenza" per molto tempo. Fanne buon uso, inutile dirlo. Silente"
 

Gli occhi di Harry si riempirono di lacrime. "Ormai ti appartiene. Nessuno verrà mai a rivendicarla" anche la McGranit pareva commossa.
"È strano professoressa... vede voglio lasciare questa scuola per affrontare il mio futuro e al contempo provo un'incredibile angoscia al pensiero di abbandonarla..."
"Non avere mai paura del futuro, Harry. Conserva questi anni nel tuo cuore, rivivili quando ne avrai bisogno, sappi che questa sarà sempre la tua Casa, ma vedi che possono accaderti tante altre cose meravigliose. Hai trovato un tuo posto, non lasciare ti sfugga di mano. Hogwarts non scapperà nè oggi nè mai, ma le tue opportunità potrebbero..."
Continuarono a chicchierare per un po' dei loro rispettivi futuri: gran parte dell'imbarazzo di Harry era svanito e anche buona parte della sua ansia: sempre avanti.

Armida dice che:
ho scritto questa storia davvero di getto. Rileggendo mi sono resa conto anche di alcune incongruenze e forse sto mettendo un po' di confusione. Andrò avanti in ogni caso e spero di riuscire a risolvere tutte le incomprensioni che posso aver causato... Intanto recensite, così posso farmi un'idea :) Grazie a tutti!

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Capitolo 3
*** Going on. ***


 Alla sera fu organizzato un gran cenone a Villa Conchiglia: era da tanto che la famiglia non si riuniva al completo in un momento di serenità ed era piacevole per tutti trovarsi ancora impegnati, ma in un clima pacifico e tranquillo.
Erano stati invitati anche Hermione che si era presentata con i suoi genitori arrivati quasi contemporaneamente alla famiglia di Fleur, la madre di Tonks con il nipotino, ovviamente la famiglia Weasley al completo, Neville e la nonna, Luna Lovegood (il padre aveva deciso di rinunciare all'ultimo), Alicia e altri giovani Grifondoro, tutti i membri dell'ordine. In sintonia, stranamente, la signora Weasley e Fleur comandavano a bacchetta le ragazze che si erano offerte di aiutare in cucina, mentre gli uomini preparavano l'esterno: una lunga tavolata era stata disposta vicino la scogliera, dove soffiava un vento leggero (Il signor Weasley e Bill avevano formulato alcuni incantesimi per calmare momentaneamente il vento in quella zona). L'odore di mare, il tramonto, le risate e le fiammelle di Hermione, l'atmosfera era fantastica. Harry non si sentiva così da tanto tempo.
Un braccio posato sulle spalle di Ginny, la pancia piena e tanti allegri pensieri, non si era reso conto del leggero tintinnio che aveva zittito tutto il tavolo. Fu Ron a tirargli una gomitata per risvegliarlo. Stava parlando Bill: "Indubbiamente vi abbiamo invitato qui per trascorrere del tempo tutti assieme, per festeggiare questo momento finalmente felice, ma a dirla tutta" il sorriso si allargò fino alle orecchie e strinse dolcemente Fleur a sè "volevamo anche comunicarvi che presto Villa Conchiglia accoglierà un nuovo Weasley!".
Sia Molly che la madre di Fleur svennero nell'ilarità generale. Mentre Arthur e il signor Delacour cercavano di far rinvenire le rispettive mogli, attorno a Bill e Fleur si era radunato un gruppetto di persone che si stringevano la mano e si abbracciavano gioviali: l'annuncio della vita, dopo tanta morte e tristezza, era esattamente quello di cui tutti avevano bisogno. Tanta commozione, tanta confusione, ci volle un po' per ristabilire la calma.
"Vorremo che il padrino fosse Chàrlie" aggiunse Fleur. Un altro breve applauso un paio di brindisi e poi, inaspettatamente, si alzarono anche Ginny e Hermione "Vorremmo dire qualcosa anche noi" disse la rossa
"Non per rubarvi il momento, è una notizia fantastica, tanti auguri davvero!" aggiunse la seconda, attenta come sempre "Volevamo approfittarne per comunicarvi che ci siamo proposte per un convegno internazionale di maghi. Questa mattina ci hanno comunicato che siamo state anche scelte." concluse raggiante.
Ginny precisò: "Io devo formalmente ancora superare gli esami ma la selezione avviene in base al corso di studi e dato che fin'ora è stato ottimale non dovrei avere problemi di nessun tipo".
Hermione riprese "Seguiremo un corso e partiremo quest'estate, agli inizi di luglio, staremo via per un po', per un bel po' probabilmente per conoscere e favorire l'integrazione dei maghi nomadi nelle comunità e..." la spiegazione della ragazza si sarebbe prolungata ancora a lungo se non fosse stata interrotta da George che con una serie di fischi e un paio di piccoli fuochi d'artificio aveva distratto la platea. La signora Weasley intanto era corsa ad abbracciare le ragazze, poi abbracciava i genitori di Hermione, quindi stringeva Charlie, baciava sulla testa Neville, stringeva mani quà e là. Anche il Signor Weasley piangeva sommessamente sulla sedia guardando teneramente la figlia. Harry era abbastanza tranquillo, certo sentirlo dire, così, ufficialmente un po' l'aveva colpito, ma in fondo era preparato. Al contrario di Ron. Stava immobile, lo sguardo perso, il bicchiere di BurroBirra a mezz'aria e le nocche che si facevano via via più bianche per la forza nello stringere il bicchiere. Nessuno pareva essersi accorto di lui nel caos generale, tranne Harry che con forza l'aveva sollevato e trascinato lontano.
"P-Partono?" aveva bisbigliato.
"Si..."
"Lo sapevi?"
"Si..."
"E non hai paura?" Ron pareva terrorizzato.
"Assolutamente no, ho fiducia in entrambe... certo sono rimasto anche io sconvolto, ma sono convinto che siano in grado di fare qualsiasi cosa debbano fare e sappiano a cosa vanno in contro. Non sono due sprovvedute e... credo dovresti parlare seriamente con Hermione"
"Harry" la ragazza stava in piedi alle loro spalle "posso parlare un secondo con Ron?" il giovane, seduto a terra le spalle curve, non si mosse.
"Si, vi lascio soli" il bruno si allontanò.
Si diresse verso Neville, Luna e gli altri ragazzi, seduti ai piedi di un albero a chiacchierare. Molly, ripresasi completamente rimproverava George, le altre donne aiutavano a ripulire mentre la madre di Tonks dava la pappa al nipotino che schizzava il cibo tutto intorno cambiando continuamente colore dei capelli. Ginny era corsa in aiuto della donna e aveva cantato al piccolo una canzoncina che lo aveva calmato completamente. Altri uomini stavano seduti intorno al tavolo, parlando di politica e bevendo Wisky incendiario. Harry riconobbe Kingsley che lo salutò con un occhiolino. Doveva essere appena arrivato. "Che mito" pensò.
La serata trascorse veloce e presto si fece tardi. Lentamente i vari invitati si smaterializzavano salutando e sorridendo.
"Ah che bella serata" la signora Weasley era distrutta, ma chiaramente soddisfatta. "Già ci voleva proprio!" annuì il marito. Molly sorrise dolcemente, poi scomparve di nuovo in cucina mentre aiutava Fleur.
"Peccato che non sia venuta anche Minerva". Bill era chiaramente il più stanco di tutti, le profonde occhiaie violacee erano un chiaro segno del sonno arretrato.
"Aveva da compilare scartoffie, sai, una decisione così improvvisa... solo stamattina, che donna imprevedibile, non l'avrei mai detto..." Arthur divenne pensieroso, Bill fece spallucce e si alzò in piedi al richiamo della moglie, sbuffando.
"Perchè cos'è successo alla McGrannit?" domandò Ron, confuso.
"Oh, ma dove vivi? Ha deciso di abbandonare il ruolo di preside..."
"Cosa?!?!?" Harry era sconvolto e guardò Hermione allibito.
"Ne abbiamo parlato quasi tutta la sera" la ragazza non poteva credere alle sue orecchie.
"Ah" bisbigliarono insieme il rosso e il bruno.
Le reazioni di Harry furono contrastanti: era allibito, gli pareva del tutto assurdo... lui le aveva parlato solo la mattina e sembrava così diversa, così viva...
"è solo stanca, Harry, non ti arrovellare troppo il cervello, non ha voglia di tutte quelle responsabilità, è stata dura per lei, come per tutti certo, ma non se l'è sentita... tutto qui." Il signor Weasley pareva incoraggiante e Harry non era assolutamente dell'umore per riflettere più del necessario.
"Torniamo alla Tana".

Armida dice che:
Sto aggiornando molto velocemente mi sembra strano... spero che non abbiate problemi aseguire la storia, mi sono resa conto che scrivo capitoli molto lunghi. Mi impegnerò davvero ad acorciarveli. Se li trovate ancora noiosi sappiate che presto le cose diventeranno più divertenti, ora sto solo spiegando cosa succede, non siamo ancora nel vivo della storia. Dal prossimo capitolo cambieranno un po' di cose :)
Intanto recensite vi prego, ci vuole poco, anche solo due parole e io posso farmi un'idea di quello che sto facendo... GRAZIE A TUTTI!

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Capitolo 4
*** Something's gonna change. ***


 La mattina successiva Harry e Ron si svegliarono di buon'ora, convinti di essere i primi. Constatarono però tristemente che erano comunque gli ultimi. Il signor Weasley era corso al Ministero insieme a Percy. Charlie era andato a fare compere a Diagon Alley accompagnato da Ginny, Hermione e i genitori, e George che doveva andare al negozio.
Insomma si trovarono a far colazione con la signora Weasley, più pensierosa del solito.
Quando provarono a chiederle cosa fosse successo, borbottò qualcosa come: "Mi sentiranno quelle due... ora che tornano... cambiare idea, così... per la barba di Merlino!". Ron e Harry, intuendo che parlava delle ragazze, evitarono di insistere.
"Andiamo a farci un giro sulle scope?" il brunetto annuì e si dileguarono fuori.

Le ragazze tornarono per pranzo, sole; gli altri avevano deciso di trattenersi a Diagon Alley, mentre i genitori di Hermione erano tornati a casa, anche se sarebbero dovuti rimanere ancora una settimana... un'altra informazione però stava per sconvolgere la Tana...
Ginny entrò con l'amica dalla porta sul retro, cercando di non farsi notare, ma i ragazzi che stavano razziando la cucina, affamatissimi dopo una serie di passaggi mozzafiato sulla scopa, le beccarono in pieno.
"Perchè tutti quei libri?" domandò sbigottito Ron guardando com'era carica Hermione. La rossa schizzò via per le scale, mentre l'altra rimase lì mordendosi appena il labbro. Incurvò la bocca in un sorriso, guardò le scale, fissò un momento i ragazzi ancora silenziosi e chiamò Ginny: "Vieni ad aiutarmi!".
"Dove sono i tuoi?" domandò Harry che non capiva il comportamento dell'amica.
"Stanno tornando a casa..." Hermione si rese conto di aver detto più di quanto avrebbe voluto.
"Perchè?" domandarono all'unisuono i ragazzi.
"Ginny!" Hermione era disperata, ma non si decideva a raggiungere l'amica. Arrivò la signora Weasley in suo soccorso.
"Oh, cara, siete già tornante? Credevo sareste rimaste anche voi a Diagon Alley" disse posando una cesta di verdure sul tavolo della cucina e aggiungendo con un colpo di bacchetta una pentola sul fuoco "Ah, meglio così! Allora preso tutti i libri? Avvisato Kingsley? Il nuovo preside?"
"Avvisato chi di cosa?" domandò Ron, esprimendo lo stesso pensiero di Harry.
Intanto Ginny, spuntata alle spalle dei ragazzi, faceva segnali di fumo alla madre intimandole di non dire niente, idem Hermione che con le mani si chiudeva la bocca sperando che Molly capisse, ma la donna incurante di entrambe rispose: "Che hanno rinunciato e torneranno a scuola regolarmente senza frequentare altri corsi...". I ragazzi si voltarono di scatto beccando l'occhiata sconvolta che le due si erano lanciate.
"Ops" borbottò la signora Weasley capendo solo allora di aver rivelato un segreto importante.
La rossa e la bruna furono investite dai ragazzi che si lamentarono di non sapere mai niente per tempo, di non capire mai le loro scelte e così avanti... dopo alcuni minuti di sproloquio furono zittiti dalla Granger che, saccente come sempre, sbottò: "Abbiamo deciso stanotte di rinunciare all'operazione e mi sembrava giusto in ogni caso concludere gli studi. Stamattina dormivate, come al solito, quando volevamo dirvelo e io dovevo comprare i libri per non rimanere senza."
"Per questo i tuoi non sono rimasti" Ron cominciava a capire "E gli esami? Hermione tu li hai già fatti"
"Li rifarò!" Ron era incredulo.
"Perchè avete deciso di rinunciare? Era un progetto importante per voi... potreste pentirvene...". Intervenne Harry.
"Non sono affari vostri" lo schernì la fidanzata
"Non ve lo diremo mai" ribadì l'amica e corsero via lasciando gli altri due di stucco. "Che cavolo le è preso?" il rosso alzò le spalle.
Da quel momento si scatenò una battaglia maschi contro femmine tra le mura della Tana: i ragazzi domandavano a tradimento alle ragazze "Perchè?" sperando ingenuamente che queste rispondessero distratte; dall'altro lato Hermione e Ginny facevano di tutto per scappare e stare in santa pace per mettere appunto i loro programmi per il futuro. Inizialmente la cosa era divertente per entrambi, ma verso sera sia Harry che Ron, che le due gentil dame, non ne potevano più di quella continua guerriglia, cominciavano ad avere il mal di testa e la triste sensazione di non aver concluso nulla.
Così quando per l'ennesima volta Harry domandò a Ginny: "Perchè?" stavolta prendendola dai fianchi e sussurrandoglielo nell'orecchio, questa rispose di getto: "Non volevamo lasciarvi..."
"Cosa??" esclamò il brunetto "Scherzi??" Ron entrò caracollandosi nella stanza "Ci sei riuscito?" domandò entusiasta. Hermione che lo seguì con calma, nel constatare che nessuno rispondeva, capì che l'amica aveva ceduto e borbottò qualcosa che suonava come: "e io che credevo avrei ceduto per prima..." .
La rossa rimase immobile. Capendo che il momento era delicato Hermione trascinò Ron fuori, per spiegare anche a lui la questione. I ragazzi dentro rimasero ancora in silenzio, immobili: lui ancora con le mani sui fianchi di lei, lei ancora con le braccia incrociate sotto il seno e il collo tirato lontano dalla bocca dell'altro.
Un urlo di giubilio seguito da una lunga pausa di silenzio fece capire alla coppia che Ron aveva appreso felicemente la notizia. Un po' meno contenta era Hermione che era rientrata dopo poco stizzita strillando: "Egoista!" e che era salita di volata su per le scale. La coppia dentro era ancora immobile. Ron seguì dopo poco la ragazza alzando le spalle.
Harry guardava insistentemente i capelli rossi davanti a lui.
"Va bene così? Va davvero bene, per te?" Ginny annuì. "Forse non era quello che volevo..." spiegò "mi sono resa conto che avevo voglia di allontanarmi dalla mia famiglia, ma... è troppo presto. Poi non mi andava davvero di allontanarmi da te: non mi sono resa conto di cosa significasse starti lontana di nuovo finchè non me l'ha ricordato Hermione..." si voltò di scatto avvicinando il suo viso a quello del ragazzo, che sorrise di rimando. "Grazie" bisbigliò avvicinandosi alle sue labbra. Rossa, Ginny è tutta rossa. È un fuoco continuo. È viva. Oddio se la amo...
Harry si sentiva totalmente inebriato, ma qualcuno si schiarì rumorosamente la voce lì vicino e il ragazzo tornò immediatamente alla realtà: il signor Weasley. Classico. George dietro di lui scoppiò a ridere, mentre Percy lo guardò con fare severo. Si allontanarono di scatto guardando da un'altra parte, quasi fischiettando. George continuava a ridere mentre Arthur disse semplicemente "Buonasera a tutti" scandendo ogni sillaba. Fortunatamente arrivò la signora Weasley a sciogliere la situazione.

ARMIDA DICE CHE:
Le due ragazze sarebbero dovute partire...invece...rimangono a scuola. La lontananza fisica, forse, li avrebbe avvicinati di più, invece così, che sono relativamente più vicini... bhè vedrete. Recensite vi prego, è fondamentale per me capire cosa ne pensate.... anche solo poche righe! Grazie comunque a tutti coloro che leggono! Al prossimo capitolo...

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Capitolo 5
*** Two cats and a storm. ***


State per leggere qualcosa di sconvolgente, siete avvisati. Dato che non voglio togliervi di bocca il sapore agrodolce della sorpresa non dirò nient'altro. Vi lascio gustare il capitolo. Solo vi chiedo, vi IMPLORO (prima di scagliarmi contro i pomodori) di leggere il mio commento finale al brano (Armida dice che :)) così posso spiegarmi e spiegarvi ed evitiamo fraintendimenti.
Buona lettura...


Minerva McGrannitt sedeva sulla terrazza della sua nuova casa. Si perchè qualcosa era cambiato in lei e aveva deciso di dare un taglio netto alla vecchia donna stanca che si era sempre trascinata dietro, così aveva traslocato. Teneva una tazza in mano con quella diavoleria babbana che le aveva consigliato lui tanto tempo addietro.
"è buona la cioccolata calda, Minerva, dovresti provarla."
fece un altro piccolo sorso.
"Aiuta a ragionare e dà energie"
sorrise al ricordo di quegli occhi azzurri.
Il vento di quella cittadina sui fiordi del nord Inghilterra, straziava furente e violento le piante del suo nuovo immenso giardino. Lo sguardo della Professoressa si perse fra il verde della natura che la circondava, l'azzurro intenso del mare poco lontano e il nero del cielo.
"Diluvierà" pensò tranquilla.
Tirò un ultimo piccolo sorso alla bevanda scura, posò la tazza su un tavolino lì vicino spedendola poi con un colpo di bacchetta in cucina dove si sarebbe lavata. Rinfoderò l'arma di legno e sorridendo si trasformò in un gatto striato con una strana macchia a forma di occhiali intorno agli occhi lucenti. Salutò un momento con lo sguardo la nuova grande abitazione e si andò a nascondere dentro quel tronco che conosceva tanto bene. Da lì la tempesta che cominciava a infuriare faceva ancora più paura. Tremò appena. Un altro enorme gatto entrò allora in quel momento nel tronco. Si fecero spazio a vicenda e rimasero in silenzio accoccolati.
"Albus" era forse la prima volta che lo chiamava per nome.
"L'uomo alzò gli occhi"
"è vero? È vero davvero?"

"Minerva" sorrise l'altro benevolo "una donna logica e seria come te che mi pone una domanda simile?" rimase un secondo in silenzio "Si quanto ti ho detto è vero. Quanto ti ho detto è tutta la mia vita, tutti i segreti che avrai bisogno di sapere, tutte le cose che dovrai fare quando, domattina, non ci sarò. Fidati di Severus. Fidati di Potter e dei suoi amici. Fidati dell'Ordine."
La donna annuì piano, con le lacrime agli occhi.

"Minerva..." Riprese l'anziano preside.
"Non mi chiami così la prego" Esordì senza riuscire più a frenare le lacrime.
L'uomo sorrise divertito "E come dovrei chiamarti, di grazia?". Anche la donna sorrise impercettibilmente, il volto inondato dalle lacrime. Allora l'uomo fece una cosa inaspettata: si alzò, nascondendo la mano nera nella manica, arrivò di fianco a lei e l'abbracciò. Dolcemente. Quasi cullandola. E la donna, felice come una ragazzina, si lasciò guidare da quel contatto.
"Minerva" riprese l'anziano preside "Io so che tu non provi per me quello che credi di provare". La professoressa alzò gli occhi, tremando di sorpresa. "Per me sei stata qualcosa di molto simile a una sorella, una madre, un'amica e confidente." continuò imperturbabile il preside. La McGranitt dal canto suo si immobilizzò rendendosi conto del peso di quelle parole: come una sorella, una madre...
"Vedi, io so che tu per me, provi un affetto profondo. Lo vedo in ogni tuo gesto nei miei riguardi. Cosa sono per te, più un maestro o un fratello minore da accudire? In qualche modo sei stata la mia migliore famiglia. " anche l'uomo si fermò per soppesare la gravità delle sue parole. "Si" annuì convinto "C'è poco da nascondere o di cui vergognarsi, Minerva. Ma non è amore il nostro." Sorrise dolcemente sciogliendo l'abbraccio. La donna aveva il viso tutto rosso, non solo per le lacrime.
"No, ovviamente" disse, ma solo la voce era convita, la sua testa diceva tutt'altro.

"Io ho amato un solo uomo, Minerva" il preside aspettò per vedere la reazione della professoressa, di fronte a lui, imperturbabile. "credo sia l'unico uomo che tu possa mai amare." La McGranitt rimase in silenzio
"sai già cosa dovrai fare, quando tutto questo sarà finito. Lo sai dentro di te... e in fondo non bisogna fare altro che accettarlo, come tutte le cose. Io ho accettato di averlo perso. Tu puoi accettare di averlo trovato. L'unica cosa che mi spiace è di non essere stato niente di più per voi due, se non un mezzo per incontrarvi. Fingi di non sapere niente su questo, su di me, fingi che questa conversazione non sia mai avvenuta. Addio Minerva e grazie." sorrise e lei uscì.

Quel gatto tigrato rannicchiato nel tronco non poteva credere che davvero quell'uomo potesse sapere tutte quelle cose e avere sempre ragione. Anche se di errori ne aveva fatti tanti, e lo sapeva. Glieli aveva detti lui. Uno ad uno. Era come un custode segreto. Lo ringraziò, guardando il cielo che si placava.
Il gattone al suo fianco si mosse, soffiando piano contro il suo ventre. E lei rispose al soffio. Ripensò a quando l'aveva salvato. C'era voluta tanta fatica. Ma lei era brava, in trasfigurazione. Era davvero brava. Ed era un Animagus. Anche i gatti possono sorridere.
"Quando sei cattivo tutta la vita, ad una certa età ti scocci, ma sono sempre quello, un uomo è solo uno." E così si era convinta.

Armida dice che:
Allora. Non tirate i pomodori, non ancora.
Davvero fino all'ultimo non volevo pubblicarlo, saltare al successivo, in fondo non è un capitolo utile ai fini della storia, anzi, rallenta molto il corso degli eventi. Avrei potuto e avrei dovuto inserirlo in una storia a parte. Però alla fine non ne ho avuto il coraggio perchè era come saltare un pezzo: non avrei mai spiegato come mai la McGranitt era diversa, come mai aveva abbandonato la scuola...e poi non lo so, se l'ho pensato e scritto è bene per coerenza che lo pubblichi..
Insomma eccolo.
Bhè che dire... non ho voluto spiegare proprio esplicitamente cosa succede, ho provato a trattenermi un po', ma alla fine nella mia testa la storia era questa ... 
Da piccola credevo che Minerva e Albus si amassero... ammetto di esserci rimasta male all'inizio quando ho saputo della storia col mago oscuro, ma alla fine non si può non adorarli. Io sostengo davvero la coppia Albus e Gellert, mi piacciono da impazzire, mi ricordano lo Ying e lo Yang (io amo lo Ying e lo Yang <3). Per questo ho deciso così. Non ce la facevo ad immaginarli lontani e soli, alla fine. Proprio perchè li amo troppo c'è Minerva. Scordatevela come l'avete sempre conosciuta, io la voglio nuova. Non più stanca o vecchia. 
Loro due non sono "fidanzati" no, no... semplicemente stanno insieme ma stare insieme nel senso letterario: sono due presenze l'una per l'altra, per ricordare Albus, non so se mi sono spiegata.
Direte voi, si ma come ha fatto Minerva da sola a far scappare il mago oscuro più controllato dopo Voldemort? Ho pensato che lei è un Animagus ( e i dissennatori non avvertono la sua presenza) ed è brava in Trasfigurazione... insomma la mia mente ha ideato un piano... immaginate che la cosa sia possibile.
Ho paura a pubblicare.
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche le critiche negative sono ben accette, basta che... bhè non si esageri :) Grazie!

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Capitolo 6
*** Fase due. ***


"Harry giuro, stai diventando logorroico. Non ce la faccio più mi arrendo." Ginny stizzita fissava il ragazzo con il solito cipiglio alla "Molly Weasley".
"Ti prego ricapitoliamo un'altra volta da capo" ripetè per la milionesima volta il giovane bruno, fissando un cumulo di terra lì vicino. Ginny sbuffò piano, ma poi riprese: "Il Ministero starà bene, c'è Kingsley e tanta altra brava gente affidabile. Hogwarts starà bene, anche senza la McGranitt: il nuovo preside è dotato e perfettamente in grado di gestire la situazione. Tutti coloro che avevano subito soprusi stanno tornando al loro posto. I morti sono stati Onorati, come i feriti e i dispersi. La Comunità Magica sta vivendo un periodo di pace che non si vedeva da millenni. Anche i serpeverde sembrano più carini." Il ragazzo sorrise "Rassegnati" concluse Ginny "Non c'è più bisogno di te".
Harry scosse la testa sconsolato. "È solo che dalla nascita mi sono sempre trovato davanti problemi. La mia nascita stessa è stata l'origine di tutto. Io non li ho mai cercati questi benedetti problemi, ci sono sempre incappato. E ora non mi sembra possibile che tutto stia andando come dovrebbe..." il ragazzo si prese la testa tra le mani.
"Harry ti dò una triste notizia: i problemi non finiranno mai. I problemi che tu dici, giustamente, benedetti, arriveranno ogni giorno per ricordarti che non sei solo ad affrontarli: avrai me e tutti i Weasley, hai Hermione, l'Ordine e un'intera comunità magica che pende dalla tue labbra. Ti vogliamo tutti bene, Harry, siamo tutti qui per te." La rossa sorrise poi aggiunse, vedendo che il ragazzo non accennava a rispondere "Andiamo sai benissimo che i discorsi toccanti non sono il mio forte, non costringermi a passare a metodi alternativi!" e così detto, cominciò a fargli il solletico. Alla fine anche il ragazzo che è sopravvissuto, rise: "È strano pensare che andrai ad Hogwarts" le sussurrò all'orecchio. In risposta ricevette un colpo sul braccio: "NON FARE IL GRANDE!" urlò Ginny "Sei più vecchio di me di un solo anno!" Harry sogghignò.
"È il caso di tornare. Non voglio perdere il treno per causa tua." si alzarono dal cumulo di terra su cui erano seduti e riattraversarono i campi diretti verso la Tana.
"Grazie" bisbigliò imbarazzato il ragazzo un secondo prima di aprirle la porta di casa e correre a cercare gli amici. Ginny scosse sconsolata la testa. Incorreggibile. 

*

Harry si era "momentaneamente" trasferito dai Weasley, in attesa di trovare una casa che fosse adatta. Non che si impegnasse più di tanto nelle ricerche: avere una famiglia così, era sempre stato il sogno della sua vita, e nell'attesa di formarne una non gli dispiaceva affatto poter contare su tre squisiti pasti al giorno e il migliore amico a portata di mano.
C'erano anche dei momenti in cui sentiva nello stomaco penetranti fitte di rimorso: stava approfittando esageratamente della loro disponibilità. Ma anche il peggiore mal di stomaco o mangialumache riuscito male spariva confrontato con la gioia che finalmente provava.
Harry che era sempre stato costretto a fare molto più di quanto avrebbe voluto in casa, trovava fantastico alzarsi la mattina, fare colazione, andare a lavorare senza pensare a nulla se non a farsi la barba. E poi finire il lavoro, un lavoro che amava!, e avere del tempo libero! Non si era mai dedicato tanto a cose che gli piacevano davvero! Aveva scoperto le gioie e i sudori di una palestra babbana, di un club di allenamento con la bacchetta, di cui avrebbe potuto essere anche l'insegnante a dirla tutta, e di un gruppo di ballo latino-americano. Aveva riscoperto il piacere della lettura di un buon libro e delle uscite serali con i nuovi colleghi.
Per Ron il periodo era stato un po' meno roseo: cominciava a non trovarsi più molto d'accordo con George e il suo modo di gestire il negozio: si, dal primo settembre aveva cominciato ad aiutarlo come commesso-co-dirigente. Ma le cose non andavano come avrebbero dovuto: il gemello pretendeva sempre di più da Ron, anche cose del tutto improbabili e affatto inerenti con il lavoro...
"Commesso-co-dirigente, mi hai preparato la ciambella che ti avevo chiesto?"
"Non mi avevi chiesto una cimbella!"
"Te lo chiedo ora l'hai preparata?"
"No, lo sai che non so cucinare" Ron era incredulo "Te la vado a comprare...."
"No, la voglio cucinata. Cos'avrebbe detto Fred, se ti avesse sentito dire queste cose..."
Tutti sapevano in famiglia che il gemello si era ripreso dalla perdita, non era nel suo carattere rimpiangere troppo il passato; eppure Ron soprattutto, stando tanto tempo al suo fianco, si rendeva conto che era strano e gli mancava qualcosa.
"Non credo sia solo per Fred" Borbottò l'ultimo maschio Weasley, confidandosi col migliore amico mentre cercava disperatamente un'improbabile sostanza richiesta da George.
"Proviamo qui" Rispose Harry entrando in un negozio di Pozioni "Cos'altro credi che ci sia sotto?" Il rosso alzò le spalle.
"Desiderate?" un uomo grassoccio e con i capelli unti spuntò da dietro il bancone, facendo sobbalzare entrambi i ragazzi.
"Avete del...Uhm..." Ron cercava di decifrare la scrittura del fratello "Eh... Mi-mbu-lus Mim-ble-to-ni-a-Acer!" Il proprietario del negozio socchiuse gli occhi
"Ah, si l'abbiamo studiata a scuola!" aggiunse Ron entusiasta ricordando vagamente quell'ingrediente citato da Piton.
L'uomo rise: "Allora saprete sicuramente che non posso vendervela." no, era chiaro che non lo sapevano. Uscendo da dietro il bancone e zampettando verso di loro, il commesso spiegò: "è un ingrediente, derivato dalla tradizionale Mimbulus Mimbeltonia, indispensabile per due sole pozioni, entrambe vietate nella comunità magica". Rimase un momento in silenzio forse per enfatizzare le parole, forse per incutere timore, ma vedendo che i due ragazzi non replicavano, anzi pareva davvero non avessero capito un accidenti (Harry cercava di aggiustare una ciocca di capelli mentre Ron aveva uno sguardo ebete) sbottò: "INSOMMA! Dite a George che non gliela venderò!" e così sparì nel retrobottega. I due ragazzi basiti voltarono lentamente le spalle al bancone e stavano per uscire quando furono richiamati indietro dall'uomo "Dategli questo" bisbigliò con fare schivo mettendo accuratamente fra le mani di Ron un sudicio bigliettino. "Grazie" dissero in coro senza capire e schizzarono fuori.
Si guardarono un secondo: "Hermione!" e corsero via.
Dopo poco la porta del negozio si aprì, ma non ne uscì nessuno.
Anche se osservando bene la scena qualcuno avrebbe potuto notare appena l'orlo sfuggente di un mantello nero e una scarpa scura spuntare a tratti.


Armida dice che: Ho voluto festeggiare la fine delle interrogazioni con questo capitolo. La storia comincia a complicarsi e questo è un primo accenno.
Presto arriverà il prossimo capitolo, già pronto (non volevo caricarvi troppo :P)
Solo una precisazione: la Mimbletus Mimbletonia Acer non esiste. L'ho inventata io, presto avrete altre notizie circa le sue caratteristiche sempre inventate... Ho provato a cercare un ingrediente adatto a ciò di cui ho bisogno ma non ho trovato niente nè fra quelli citati dalla cara Jo nè da altri miei libri Fantasy ecc.
Spero che vi sia piaciuto, recensite se potete! Un bacio a tutti :)

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Capitolo 7
*** Strange. ***


Hermione sedeva tranquillamente sulla sua poltrona preferita, in sala comune. Vedere quei due posti vuoti intorno a lei le metteva una incredibile tristezza. Si sentiva sola. Certo c'era Ginny, e le voleva tanto bene, ma non era Harry e Ron. Affondò ancora di più nella poltrona. Strinse le ginocchia al petto e inspirò profondamente il profumo del suo ragazzo: gli aveva rubato quel maglione con la scusa del freddo, l'ultimo finesettimana in cui si erano visti quasi un mese prima, ad Hogsmeade. Sorrise dolcemente ricordando la spavalderia con cui glielo aveva ceduto, e poi la faccia gelata appena uno spiffero era entrato dentro la locanda "Il Piede di Porco" dentro cui si erano rifugiati.
Le mancava, Ron. Era certa le sarebbe mancato sempre, con la sua assurda sbadataggine e coi suoi imprevedibili lampi di genio, con il suo modo di fare geloso e iperprotettivo che voleva nascondere senza mai riuscirci. Con le sue paure, le sue fobie. I ragni. Sorrise ancora ricordando a quante ne avevano passate, a quanto spesso avevano litigato. E se pensava "Che stupido è stato" poi subito lo perdonava riconsiderando anche quello che aveva fatto lei. "Mi rende irrazionale" era stato il giudizio logico. Era contenta di non aver preso parte a quel convegno di maghi... Sarebbe stato importantissimo per lei, per la sua carriera futura, ma le sarebbe costato troppo. Sarebbe stato troppo impegnativo, poichè lei sarebbe stata la referente principale, al contrario di Ginny che sarebbe stata solo l'accompagnatrice formale. Avrebbe dovuto studiare duramente e star via per molto tempo e questo non le andava, no, sentiva un peso sul cuore al solo pensiero. Parlarne con l'amica l'aveva aiutata molto. Avevano capito che semplicemente era troppo per loro, non era davvero un loro desiderio.
"Io voglio viaggiare, ma non così, non per fare questo..." Le aveva detto la rossa.
"Già... anche se sarebbe utile."
"Non ti mancherebbe Ron?"
Hermione era rimasta pietrificata. "Ron" aveva ripetuto "E a te Harry?" si erano guardate con gli occhi vagamente arrossati e lucidi, tutte e due troppo orgogliose per mostrarsi deboli anche fra di loro. E non c'era stato bisogno di parlare. La decisione fu presa in tacito accordo.
Lentamente la riccia, inchiodato il pensiero su quegli occhi che le sarebbero mancati tanto, su quel profumo così vicino, su quei capelli che sembravano comparire nel fuoco tanto erano rossi, cedeva al sonno. E sognava. Sognava che Ron la chiamava, la testa nel fuoco. Ebbe un sussulto. "RON!" esclamò riconoscendo il volto del ragazzo tra le fiamme. "Che ci fai qui?" domandò sbalordita
"Anche io sono contento di vederti" rispose il giovane vagamente offeso.
Hermione si inginocchiò accanto alle fiamme. Fortunatamente in sala comune non era rimasto nessuno.
"Sono contenta di vederti, ma dimmi velocemente che succede?"
"AHIA! Harry ti saluta! La smetti di tirarmi calci adesso?" sbraitò il rosso rivolto ad un punto indefinito alle sue spalle "I camini non sono più sotto sorveglianza?" Domandò poi, stranito.
"Se la tua testa è qui è chiaro di no" asserì Hermione, logica come sempre "Hanno eliminato diversi incanti dalla scuola dopo la caduta del signore Oscuro per favorire i contatti fra le famiglie e gli alunni... Anche se credo tu sia il primo ad usare il camino... tra l'altro Ron, che razza di domande fai? Addirittura tua madre ha rimosso gli incantesimi dalla Tana la mattina stessa della caduta di..."
"Si insomma quello..." la zittì Ron prima che potesse continuare "Ora ti dev...Dobbiamo! Fermo Harry! Parlare di una cosa urgente!"
"Vi ascolto."

Ginny era sconvolta "Come faceva il commesso a sapere che l'ingrediente era stato chiesto da George?"
"é la stessa domanda che ho fatto io ai ragazzi..." rispose Hermione sconsolata "Non ne avevano idea..."
"E il bigliettino? Perchè non l'hanno aperto prima di consegnarglielo?"
"Gli ho intimato di non farlo..." la rossa sbuffò: a volte la sua amica era davvero troppo attaccata a queste cose... e pensare che era stata lei la creatrice dell'ES...
Hermione si morse un labbro "Si, lo so sarebbe stato utile, ma tremendamente ingiusto nei confronti di George!" vedendo che la rossa era ancora pensierosa aggiunse: "Ho intenzione di fare delle ricerche subito dopo pranzo..."
"Considerando che sono ancora le otto di mattina mi toccherà aspettare un bel po'" ironizzò Ginny addentando provocatoriamente un biscotto allo zenzero. Hermione rispose con una linguaccia, raccolse i libri e si allontanò verso l'aula di Aritmanzia.
I suoi passi erano leggeri per il corridoio: pensò a quante volte aveva attraversato quegli stessi passaggi, eppure ora, si sentiva dieci volte più leggera e sollevata, nonostante tutti i problemi che ancora aveva. Si sentiva volare...
Dopo la lezione di Aritmanzia trovò Ginny davanti la porta dell'aula "non sei rimasta al momento della posta" disse "ti è arrivata questa" e le lasciò cadere in mano una busta. "In bocca al lupo" ironizzò l'amica facendole un occhiolino complice. Hermione girò la busta per vedere l'emittente, incuriosita, e sbiancò prima ancora di aver letto il nome: la stessa calligrafia era inconfondibile. Alzò lo sguardo per cercare l'amica che intanto si era dileguata. "Viktor" bisbigliò. Improvvisamente, quegli stessi piedi che fino a poco prima volavano per i corridoi, riatterrarono sul pavimento, come riempiti di piombo.

George stava seduto davanti la finestra, nel retrobottega del suo negozio. Un carboncino in mano, pensava ostinatamente, una ruga segnava lievemente lo spazio fra le sopracciglia e la fronte era aggrottata come tante dune di sabbia. I capelli rossi improvvisamente furono scompigliati da una sbuffo di vento. Tornò bruscamente alla realtà, qualcuno aveva aperto la porta. Ron entrò titubante. "Posso parlarti?" George mugugnò qualcosa che sembrava una risposta affermativa, così il fratello prese una sedia e si buttò di fianco a lui.
"Senti, io..." cominciò
"Non hai lasciato il negozio scoperto vero?" Domandò improvvisamente George tentando di alzarsi.
"No c'è Verity..."
"Oddio mi scappa la pipì"
"No, George ci sono andato io poco fa, non ti conviene entrarci..." Affermò Ron evasivo. Il fratello fece una faccia disgustata e riprovò per la terza volta ad alzarsi, ma fu bloccato immediatamente dall'altro rosso: "Stai cercando di evitarmi, fratello?"
"Che perspicacia" esclamò quello sconvolto.
"Allora adesso stai fermo qui e mi ascolti, poi vai da Verity o in bagno!" aspettò che le sue parole sorbissero l'effetto che voleva: George si rassegnò e si lasciò cadere sulla sedia.
"Intanto questo te lo manda un pozionista da cui siamo passati a Diagon Alley... Non ricordo come si chiami..." Al gemello si illuminarono gli occhi, afferrò il foglio e lo lesse velocemente. Si fermò. Respirò piano. Sorrise. Era da tanto che non lo si vedeva così. Rilesse, stavolta soffermandosi con gli occhi su ogni parola.
"che c'è scritto?" domandò Ron curiosissimo dopo alcuni minuti di assoluto silenzio.
George scosse la testa "Non puoi saperlo fratellino" disse semplicemente scompigliandogli i capelli.
Fece nuovamente per alzarsi "VUOI STARE FERMO!" urlò Ron. "Devo parlarti. Voglio, esigo di sapere come stai, cosa fai, che succede, perchè sei strano. Non ne parlerò con nessuno, ma sono preoccupato e sinceramente convinto che tu debba cominciare ad aprirti con qualcuno. Tanto da solo non arriverai da nessuna parte. Quindi parla e per piacere alla fine dimmi a cosa c***o serve la Mimbletus Mimbe-quello-che-è" divenne tutto rosso in volto: per dire quelle cose gli ci era voluto un grandissimo sforzo. Fissò il gemello che sorrideva complice.
"Ok" rispose evasivo George. Si alzò annuendo. "È bene che tu sappia" disse deciso "Almeno uno, della famiglia..." si bloccò un secondo. Poi sorrise. "Buh!" urlò e lasciò cadere qualcosa a terra. La stanza si riempì di una nebbiolina leggera e Ron cominciò ad avere paura, freddo, a tremare. I ricordi peggiori cominciavano ad affiorargli alla mente... come se "UN DISSENNATORE!" il piccolo rosso pareva terrorizzato e quasi svenne. Intanto George si era dileguato, lasciando dietro di sè solo una nebbiolina bianca e una risata leggera.

Armida dice che:
Bhè, che ne pensate? Inutile dire che George nasconde qualcosa di imprevedibile...
Spero di non deludere mai nessuno e vi chiedo come sempre una piccola recensione, semplicemente per capire se la storia funziona, vorrei continuare a migliorare :)
Intanto vi ringrazio e prima di salutarvi vorrei chiedervi un favore: ho ricevuto una mail dalla direzione in cui mi era richiesto di correggere un errore nell'intro. Io, essendo altamente incapace di risolvere i problemi informatici anche più stupidi (ringrazio già il cielo di saper vagamente usare questo sito!), non so davvero cosa ho combinato, che errore ho commesso, come migliorarlo. Chi avesse voglia di salvarmi me lo faccia sapere :)
Intanto grazie ancora, al prossimo capitolo...  

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Capitolo 8
*** I haven't forget. ***


Harry aveva inviato un gufo il giorno prima ad Hermione, chiedendole di incontrarsi ad Hogsmeade per aggiornarsi. Ovviamente le aveva chiesto di far venire anche Ginny. Era contentissimo all'idea di rincontrarla... le era mancata tanto, non si vedevano da una vita! Era molto impegnata con gli studi e gli allenamenti, lo capiva benissimo... però...
Sorrise dolcemente vedendo arrivare il gufo di Hermione "Veloce come un lampo" pensò. Per un secondo rivide vivido davanti ai suoi occhi il piumaggio bianco di Edvidge e gli si strinse lo stomaco. Era morta... La sua civetta. Un becco sbattè vivacemente contro la finestra e Harry fece entrare gufo che lasciò la lettera e ripartì veloce.
Il ragazzo la aprì piano... Non hai più voluto nessun animale pensò con un sorriso amaro mentre apriva la ceralacca. Errol è troppo vecchio per consegnare anche le tue lettere, dovresti comprarne un altro, Harry. La sua testa diceva queste cose, ma un NO prepotente si insunuò fra le parole che frullavano nel cervello e il ragazzo strizzò gli occhi, forse per non piangere, forse per concentrarsi, forse per... "Sta passando tutto troppo in fretta" lo aveva detto a bassa voce, un bisbiglio, un sussurro più forte degli altri. Una strana verità.
"Come, Harry caro?" In cucina la signora Weasley lo guardava allibita.
"Scusa è che ho un forte mal di testa e non riesco a leggere la risposta di Hermione." Il ragazzo strizzò ancora gli occhi e prima che potesse fermarla Molly gli prese con dolcezza la lettera dalle mani e la lesse al posto suo. Il bruno sudò freddo, pregando che non ci fosse scritto nulla di compromettente. Quando la donna lesse l'ultima parola Harry tirò un sospiro di sollievo, che non sfuggì all'altra: "Tutto apposto...? c'è forse qualcosa che...?"
Il giovane scosse fortemente la testa sforzandosi di sorridere. Ringraziò mentalmente la discrezione di Hermione. "Nulla signora Weasley" e afferrata la lettera schizzò al piano di sopra chiudendosi rapidamente la porta alle spalle.
Sabato, ai Tre Manici di Scopa. Doveva avvisare Dawlish.

L'aria salata del Plymouth inglese costrinse il ragazzo, infagottato nel suo k-way, a calcare ancora di più sulla testa l'enorme cappello. A tracolla uno zaino colmo di libri, faceva di tutto per arrivare il più presto possibile all'Università. La prima cosa che avremmo notato in quel giovane, oltre al discutibile accostamento di colori dei suoi abiti, era la possenza fisica: spalle ben impostate, una discreta pancia, sorretta da due gambe grassocce e muscolose, un naso a patata e sotto il cappello un taglio di capelli militare che metteva in risalto il doppiomento. Se avessimo potuto osservare anche le mani avremmo notato alcuni calli bitorzoluti, come se avesse usato portare con sè un bastone...
Si tolse la giacca appena entrato nell'Università e come a eliminare di dosso i pensieri che da un po' di tempo lo affliggevano, scrollò violentemente le spalle, facendo quasi volare via un ragazzetto magro, disgraziato, che si era trovato a passargli vicino in quel momento. Il ragazzo più grosso sogghignò... gli mancavano i vecchi tempi. Strinse gli occhi... possibile che in quell'ultimo periodo qualsiasi cosa gli ricordasse...
Lasciò i libri nell'armadietto e si diresse verso i bagni. Le lezioni sarebbero cominciate tra poco, ma prima aveva una discreta urgenza...
Si diresse verso i gabinetti del primo piano, ma il bidello li stava ancora pulendo, così decise di scendere nel sottoscala: quelli non se li filava mai nessuno per l'odore ma almeno avrebbe risparmiato tempo nel raggiungere l'aula. Si infilò nel cubicolo più lontano.
"E alla fine come mai hai deciso di venire a studiare proprio qui?" un ragazzo era entrato probabilmente con un amico. Quello grassoccio che si stava rivestendo vicino il gabinetto, immaginò subito di fargli uno scherzo, anche solo qualche cazzotto non gli sarebbe dispiaciuto affatto.
"Controlla prima che non ci sia nessuno" aggiunse la seconda voce. Il ragazzo grasso si arrampicò sul water in modo che non si vedessero i piedi. Scorse l'ombra di una testa affacciarsi sotto la porta, poi la prima voce: "Vuoto!" disse "Allora racconta..."
"Mi sono appassionato alla babbanologia, sai... e ho pensato semplicemente che dopo Hogwarts sarebbe stato bello venire a vedere un po' come siete voi Babbani" rise appena.
"Hey!" Esclamò l'altro offeso "Io sono un Magonò!" a sentire quelle cose Dudley, ancora in piedi sul water, si immobilizzò.
"Bhè comunque eccomi qui... conto di prendere la laurea e rimanere stabilmente nel mondo babbano..."
"Rimarrai qui? Io che darei per vivere fra i maghi e tu che puoi..."
"Sono cambiate tante cose, da quando Potter ci ha salvati" Dudley ebbe un brivido
"Sono migliorate...?" non era proprio una domanda: era un misto fra un affermazione sicura e incredula.
"Certo!" sicuramente sorrideva "Solo che, vedi, ho capito che non mi andava di rimanere lì: sono cambiate troppe cose, ho troppi ricordi, voglio provare a passare avanti." ci fu un momento di silenzio.
"Scusami se te lo chiedo" riprese la prima voce "Ma tu sei davvero il nipote di Damocles Belby?"
"Già, sono Marcus Belby... ma se ti interessa saperlo, non sono in contatto con mio zio da molto tempo, non sono mai stato interessato a quel genere di stregonerie e, ripeto, sono cambiate tante cose..." la frase rimase in sospeso.
"sai sono stato contento di averti conosciuto... Spero potremmo parlare ancora... però devo scappare a lezione..."
"Vengo con te" concluse il secondo "Sono anche in ritardo!" e uscirono rapidi fuori dal bagno.
Dudley si lasciò cadere pesantemente sul water, quasi sprofondando, il suo enorme sederone strabordava da tutti i lati. Cominciò a tremare sempre più forte. Una spasmodica curiosità gli attanagliava la gola. Aveva bisogno di sapere. Era il più giovane studente ammesso in quell'Università (grazie ai soldi di papino), era considerato un genio (nonostante la sua rinomata stupidità), si poteva dire una persona normale eppure dietro tutta quell'apparenza insulsa e falsa, scoppiava dalla voglia di scoprire la verità su cose che non avrebbe dovuto conoscere... Questa possibilità gli veniva ora finalmente offerta, posata su un piatto d'argento. E lui l'avrebbe colta al volo. Era davvero cresciuto, forse.
"Marcus Belby" borbottò e per imprimerlo meglio nella mente si diede una manata sulla fronte.

Armida dice che:
è un capitolo molto particolare: la storia comincia a prendere una sua piega, riscopriamo personaggi "abbandonati" e eventi determinanti.
Voglio fare due precisazioni: la prima è che non ricordavo l'età esatta di Dudley e non avendo avuto modo di cercarla, mi sono arrangiata immaginando che comunque fosse stato il papino a pagargli l'entrata nell'Università anche se magari appena diciottenne.
La seconda è per Marcus Belby. Anzi a dirla tutta per Robert Knox, l'attore morto nel 2008 che ha interpretato la sua parte nel film. L'ho immaginato così, volevo come dargli un po' di importanza, allora comparirà nella storia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, recensite vi prego così posso capire se sto remando nella giusta direzione! :)
Grazie comunque a tutti!! Un bacio, Armida.

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Capitolo 9
*** Look at me. ***


Il suo capo, Dawlish, l'aveva bloccato sulla porta dell'ufficio, mentre schizzava fuori nel corridoio diretto a Hogsmade. L'aveva maledetto mentalmente.
"Si?" aveva sibilato a denti stretti.
"Vieni qui" l'aveva richiamato indietro con la mano. Harry aveva trascinato pesantemente i piedi.
"Hai finito, oggi?"
"Certo, signore, ho consegnato il rapporto che mi aveva chiesto e ho letto e sottoscritto il verbale da far arrivare al Ministro, come mi aveva chiesto" Guardava furiosamente l'uscita.
"Hai anche...?"
"Si, ho effettuato anche le ore minime di allenamento." Dawlish annuì con infinita lentezza "Ora, quindi vorresti andare..." Harry alzò lo sguardo fiammeggiante.
"Si" disse semplicemente, sforzandosi di mantenere la calma e non affatturarlo seduta stante.
"Non ti chiederò dove, perchè dalla faccia che hai..." fece una pausa "deduco che stai correndo dalla tua ragazza. Terrò la bocca chiusa coi Weasley, ora corri" il bruno aveva sorriso scuotendo la testa. Il suo Capo davvero non era normale certe volte. Stava per svignarsela felicemente quando sentì di nuovo la sua voce "Aspetta, Potter!". Il ragazzo afferrò per istinto la bacchetta e la sfoderò.
Il capo rise di gusto "Ahaha no, ti prego, volevo solo chiederti perchè non metti la giacca... È il venti dicembre..."
Harry si rilassò vedendo la faccia divertita di Dawlish. A dir la verità si era scordato di sistemarsi per la fretta che aveva. Fece arrivare una giacca con Accio si vestì in fretta e furia accennando un saluto al capo che gli rispose con un cenno.
Quindi schizzò fuori dal Ministero.
Dawlish chiuse la porta alle sue spalle. "Quel ragazzo, ha talento, stile e riflessi. Ha ancora una lunga strada davanti a sè" pensò bonariamente.

Harry arrivò ansante davanti i Tre manici di scopa. Aveva corso dal punto dove si era smaterializzato a lì, pur sapendo di essere in netto anticipo.
I primi studenti in gita cominciavano ad affacciarsi alle porte di Hogsmeade, diretti tutti per lo più a Mielandia.
Entrò cauto, andandosi a sedere direttamente al loro solito tavolo, un po' appartato. Dopo poco arrivò Ron, frustrato come sempre.
"Che ti prende?" domandò il bruno. L'altro mugugnò qualcosa di incomprensibile e si lasciò cadere sul tavolo con la testa fra le mani. Rimasero in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri.
Dopo una manciata di minuti arrivò Hermione, sola e trafelata. Appena la vide Harry si alzò in piedi di scatto, facendo sobbalzare il rosso che a sua volta puntò gli occhi sulla ragazza. Indossava un cappellino di maglia rossa calato sui capelli ricci, un cappotto pesante in tinta e dei semplici jeans. Aveva uno sguardo stanco ma si illuminò appena li vide e corse ancora verso di loro.
"Scusate il ritardo" Biascicò "Uno del sesto mi ha trattenuto..."
"Uno del sesto?!" Ron quasi urlò facendo girare alcuni ragazzi che sorseggiavano la loro BurroBirra lì vicino.
"Shh!" lo zittì Hermione sorridente "Harry perchè non ti siedi?". La riccia lo disse piano, conoscendo già la risposta.
"Dov'è Ginny?" gli occhi improvvisamente tristi "Ci raggiunge dopo?" domandò speranzoso.
"No, Harry, da quando è capitano, è sempre impegnatissima negli allenamenti, oggi ne ha approfittato per ripassare gli schemi di gioco."
"Non ne approfitta mai per stare con me?" lasciò cadere la frase nel silenzio.
Ron trepidava sulla sedia. Dopo un minuto di mutismo si riprese, anche lui guardò Hermione accigliato e borbottò: "Dicevamo? Quel tipo del sesto?"
"Si, mi ha innocentemente invitata al ballo d'inverno!" esordì la ragazza con un sorriso malizioso.
"VEDIAMO SE SARA' ANCORA INNOCENTE DOPO CHE GLI AVRO' SMOSTRATO I CONNOTATI DELLA FACCIA DI CACCABOMBA CHE SI RITROVA!" si era alzato in piedi di scatto e già stava schizzando verso la porta, e sarebbe davvero andato a cercarlo senza sapere niente di lui se Hermione non fosse scoppiata a ridere. "Vieni qui faccia di caccabomba" teneva una mano attaccata al tavolo per non cadere e una sulla pancia per il troppo ridere.
Ron tornò indietro, viso e orecchie più rosse dei capelli "Chi è?" Domandò sgorbutico.
"Gli ho detto di no" Hermione aveva ancora un sorrisetto malizioso.
L'altro si accasciò sulla sedia rilassato, guardò l'amico che aveva un'espressione assorta e dandogli un colpetto sul braccio disse: "Ti capisco, nemmeno io so come funzionano queste ragazze!" scosse sconsolato la testa "Non le reggo tutte queste notizie"
Hermione lo guardò di sottecchi. "Ancora problemi con George?" il ragazzo annuì.
"Vuoi parlarmene?" domandò lei.
"Non cambiare discorso" il volto ancora contratto in una smorfia arrabbiata: "Chi è lui?" Hermione parve guardarsi un secondo intorno, poi indicò un tipo alto e dall'aria sveglia che passava in quel momento davanti la vetrinetta della locanda. "Eccolo" strinse la mano a Ron "Gli ho detto che il mio ragazzo era più bello e l'unico con cui avrei mai ballato un lento." gli si avvicinò piano. Harry distolse lo sguardo. Dal silenzio che regnò per alcuni minuti e i risolini che sentiva distrattamente intorno a sè, capì che il bacio doveva essere lento, appassionato e affatto casto. Ma lui non faceva caso a tutte quelle cose.
Era un mese che non si vedevano. Otto giorni che non si parlavano. E lei, lei non aveva il benchè minimo bisogno di incontrarlo? Possibile? Possibile che anche Ginny, la sua Ginny, avesse un altro? Un altro, magari, per il ballo d'inverno? Possibile? Lui non avrebbe potuto parteciparvi. Possibile. Ginny, la sua Ginny, un altro?
Certo che è possibile razza di un idiota! L'hai abbandonata per un intero anno, uno dei più difficili che lei abbia mai affrontato. Ti sei ripresentato alla fine dell'estate fingendo che tutto fosse apposto, ma era chiaro che non poteva esserlo. Sei un illuso Harry James Potter! Un emerito illuso. Una ragazza così bella e simpatica e alla mano, non corteggiata da nessuno! Impossibile. Non sei così importante, Harry, non tutti hanno paura di te.
Si, però ha detto che mi ama. Una vocina piccola piccola si fa spazio tra i pensieri. Ha detto che mi ama. Fesso. Certo che lo ha detto, ma è anche possibile che non lo provi davvero, l'amore. Poteva essere un gioco, un divertimento. Una piccola vendetta per come l'hai lasciata. Non avrebbe tutti i torti, in fondo.
Prepotente si ripropose l'immagine della ragazza, della sua ragazza, fra le braccia di quel Dean o Micheal o non so chi altro sconosciuto che non la merita, no nessuno la merita, lui la merita! La merita? No, no, nemmeno tu la meriti! Per quanto tempo lei ti ha seguito incessantemente? E, tu, mai, nulla.
Un lieve tossicchiare al suo fianco lo riportò sulla terra. "Sei tra noi?" Hermione lo chiese timidamente, col suo solito tatto, immaginando i pensieri del migliore amico, del fratellone di sempre, quello a cui voleva più bene. Il ragazzo annuì.
"Vi devo parlare delle ricerche che ho fatto" Aggiunse ancora insicura la ragazza.
"Spara" il rosso aveva un sorriso ebete. La Granger lo guardò languida, poi riprese: "Ero certo che Piton l'avesse già citata, almeno una volta, quando ci ha parlato della Mimbletus. Così sono andata a cercare nella sezione proibita, non ho problemi a infiltrarmi lì da quando... bhè da quest'anno. Siamo i salvatori del mondo magico, in fondo... nessuno mi ha fatto domande." Un lieve sorriso compiaciuto "ho cercato a lungo e alla fine la risposta era in un tomo vecchissimo e impolverato. Davvero mai aperto. È stato scritto da un noto alchimista tedesco del millesettecento. Conteneva tutti gli incanti e le pozioni delle fiabe. Delle fiabe babbane..."
"Come?" Ron era perplesso.
"Si, hai capito! Le fiabe babbane contengono sempre elementi magici. A quanto pare non tutti inventati: questo alchimista ha riportato buona parte delle ricette e degli incantesimi usati dai cattivi delle nostre fiabe. Diceva della Mimbletus-Acer che è una polvere che si ottiene dalla tradizionale Mimbletus Mimbletonia, attraverso un procedimento molto complicato in cui è fondamentale una lunga e precisa essiccazione. Le caratteristiche di questa essenza sono due: l'amore e la morte. Può essere usata anche come droga perchè ha gli stessi effetti allucinogeni, sempre considerando queste due caratteristiche: ti fa innamorare e ti fa morire. I risultati peggiori però si ottengono con le due sole pozioni che si possono preparare con questo elemento." Le quattro orecchie dei ragazzi si drizzarono eccitate "La prima" Pausa "Non compare in nessuna fiaba. Se preparata può riportare alla vita lo spettro di una persona amata. Non per molto tempo, giusto quello che serve per dimostrare i propri sentimenti...." Hermione si fermò.
"Pensi che..." Ron era sbaincato "Che voglia riportare alla vita Fred?"
Hermione annuì "Non vedo nessun'altra possibilità."
"La seconda pozione?" Harry aveva uno sguardo vago.
"La pagina era strappata e anche la successiva perchè credo vi fosse descritto il procedimento per ottenere questi due intrugli diabolici."
Ron buttò la schiena sulla sedia.
"Non posso credere che George sia così ossessionato dal pensiero di Fred..."
"anche a me sembra strano, ma non vedo alternative..."
Il rosso annuì "Ho bisogno e voglia di camminare. Vi va di fare un giro?"
In risposta, la riccia si infilò il cappello, mentre Harry scosse la testa "Andate voi, io mi prendo una BurroBirra e torno alla Tana."
Gli altri due si guardarono, fecero un mesto cenno di saluto e uscirono mano nella mano.
Il bruno si trascinò al bancone. "Wisky incendiario per favore, un bicchiere" e comparve. Tirò un sorso, poi un altro poi giù tutto d'un fiato. Sentiva molti sguardi puntati addosso ma non se ne curò. Scappò fuori senza sentire vento, nè freddo, nè niente. Corse su e giù per High Street un paio di volte, poi si bloccò. Vide chiaramente se stessò piegato dal peso del corpo di Silente che si afflosciava sul suo e una donna apparentemente pronta ad aiutarli... Strizzò gli occhi. Aveva la nausea e forti capogiri. Non stava così male da... da tanto. Si smaterializzò davanti la porta di casa Weasley e fece appena in tempo a trascinarsi velocemente in bagno prima di vomitare. Molly si caracollò nel bagno.
"Oh caro!" Sussurrò e corse ad aiutarlo.
Intanto fuori, ad Hogsmeade, soffiava un vento birichino. I due fidanzati si strinsero in un caldo abbraccio mentre camminavano. Ripercorsero la via principale di Hogsmeade additando i vari luoghi che ricordavano "Lì è dove! Guarda che c'è là! Ricordi?"
Si sentirono vicini, vicini non solo fisicamente. Vicini come non succedeva da tanto tempo. Arrivarono fino alla Stramberga Strillante. Sorrisero guardando quel posto. Le palle di neve con Malfoy, Sirius e la sua tana poco lontana, Sirius e Remus, James e quel povero topo di Codaliscia, o Crosta? Ron sorrise amaramente. I loro pensieri volarono ad Harry.
La giovane, infreddolita, guardò il ragazzo "Credo che dovremmo fare qualcosa per Ginny e Harry."
"Concordo. Dovremmo parlare con loro. A Ginny ci penso io!" sbottò Weasley "Ho sempre temuto che fosse lui a far soffrire lei, invece guarda cosa mi combina!"
"Credo sia meglio se con tua sorella parlo io. Credo che la prenderà meglio ed è anche materialmente più vicina."
Ron annuì. "Allora parleremo con loro"
Silenzio.
"Pensi davvero che George voglia fare quelle cose?"
Hermione rimase in silenzio, pensierosa. "Non so, credo ci convenga aspettare. Non bisogna forzare i tempi..."
Si avvicinarono di più alla casa malandata. Dentro è morto Piton. Lo pensarono insieme e la ragazza fece apparire tre fiori verdi.
"Helleborus viridis" Bisbigliò "Mi sembrano adatti"
E si allontanarono in silenzio.

Armida diche che: Scusate il ritardo, speravo di avere più tempo con la fine della scuola invece...
Ad ogni modo è un capitolo importante, questo, anche se forse non sembra...Recensite, forza! Che non fa mai male.. :)
Ringrazio comunque tutti i lettori, Buone Vacanze!

 

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Capitolo 10
*** It's too much for me. ***


Molly entrò in bagno "Meglio?" Domandò.
Harry annuì e nel farlo gli salì in gola un altro conato. La donna uscì di corsa. Il giovane, pallido in volto, si accasciò piano a terra. Il pavimento freddo era un sollievo per la pancia scossa e la testa pulsante. Chiuse gli occhi per rilassarsi. Era distrutto e non ne conosceva il motivo. Rimase lì immobile in quella strana posizione per un tempo indeterminato. Quando la mattonella su cui aveva schiacciato la faccia si scaldava, solo allora con un impercettibile movimento trascinava la guancia due centimentri oltre e poi di nuovo stava immobile. Questo finchè la porta del bagno di casa Weasley fu aperta di mala grazia e due braccia forti lo sollevarono.
"Oh!" sentì urlare vicinissimo al suo orecchio e ricevette un ceffone in piena faccia "Sei svenuto?"
"Sei un emerito e inutile Goblin!" biascicò Harry a fatica, la bocca ancora impastata e la salivazione a zero.
"Ugh! Ti puzza l'alito!" strillò Ron schifato.
"Ho vomitato, imbecille" rispose l'altro.
"Ma sei svenuto?" domandò ancora il rosso passando il braccio dell'amico sulla spalla.
"No, cercavo solo un po' di fresco"
Salirono le scale con qualche difficoltà, entrarono nella loro stanza e si accasciarono entrambi sul letto.
"Mi ha mandato un Patronus mamma" Ron sogghignò "mi ha chiesto cosa fosse successo e perchè stavi male, non sapeva che fare!" pausa "anche io mi sono spaventato... Ho salutato Hermione e mi sono smaterializzato qui, in fretta e furia. E quando ho detto a mamma che semplicemente Ginny non era venuta sai che ha fatto?" pausa "ha scosso la testa e ha detto Malato d'amore" il gigno divenne un sorriso quando vide il volto dell'amico "Hai davvero una brutta cera."
"Grazie Goblin" rispose il bruno "fammi un piacere, avvisa Dawlish che domani e dopodomani non vado, sto male" e detto questo sprofondò la faccia nel cuscino.

Ginny era appena rientrata, stanca ma serena, in sala Comune. Aveva studiato gli schemi buona parte del tempo e il resto l'aveva dedicato alla sua bella scopa fiammante. Aveva anche spiegato un po' di tecnica ai novellini, facendoli esercitare. Era davvero soddisfatta. Era andata molto meglio di quanto potesse immaginare. Sorrise svestendosi. Aveva una fame da lupi... aveva saltato il pranzo! Poi doveva sbrigarsi per farsi raccontare da Hermione come era andato l'incontro.
Avrebbe anche dovuto mandare quel gufo a Harry. Erano giorni che teneva la lettera pronta, ma le mancava la forza di inviarla. Ogni tanto la riprendeva in mano, la rileggeva, correggeva qualche parola, sbafatura, cambiava idea, riscriveva... il foglio era sempre lo stesso solo un po' più stropicciato.
Quel giro liberatorio sulla scopa le ci era voluto. Non poteva aver paura, non lei, non Ginny Weasley. E ora era decisa, avrebbe mandato quella lettera a Harry.
Si fece una doccia rapida e corse a cercare l'amica. Credevano che essere finalmente compagne di stanza l'avrebbe avvicinate, invece... Non riuscivano a incontrarsi mai e la sera, quando era il momento migliore per parlare, o non riuscivano ad allontanare le altre compagne o erano troppo stanche e rimandavano.
Innegabilemente era stato un periodo dedicato quasi esclusivamente allo studio e il resto era passato tutto in secondo piano (tranne il Quidditch che le veniva naturale come respirare).
Intanto quella figurina slanciata si dirigeva a passo spedito verso la gufiera, avrebbe parlato con Hermione a cena, ora doveva davvero mandare quella lettera, o avrebbe cambiato idea di nuovo.
Mentre saliva le scale incrociò proprio l'amica riccia che aveva il volto completamente immerso nella missiva che stava leggendo. La rossa le si avvicinò e gliela rubò scherzosamente, fingendo di leggerla, pensando che l'emittente fosseViktor. Rimase di sasso nel riconoscere la scrittura di Ron... non era anormale che suo fratello, fidanzato con la sua amica le mandasse una lettera, quanto il fatto che il suo nome, "Ginny", comparisse una quantità di volte indefinita nel corso della facciata. Alzò la faccia paonazza per guardare l'amica che, rossa anche lei, ma di vergogna e colpevolezza, fissava ostinata da un'altra parte.
"Hermione... perchè tu e Ron parlate di me?"
"Uh?"
"Hermione... hai capito benissimo"
"Ginny non è carino da parte tua leggere la corrispondenza degli altri!"
"Voglio solo sapere che succede! Credevo fosse Viktor e volevo farti uno scherzo, non era mia intenzione leggere..." si giustificò la rossa.
L'amica mugugnò qualcosa di incomprensibile, allora l'altra strinse le braccia al petto e strepitò: "Semplicemente non è carino! Potresti spiegarmi cosa succede?!" capendo che non ci sarebbe stata risposta superò l'amica e salì le scale quattro gradini per volta. Hermione la seguì quasi spaventata.
"Che fai?" domandò col fiatone quando la raggiunse. Ginny era intenta a scrivere una lettera: la sua scrittura flessusosa spiegazzata per la fretta di finirla.
"Chiedo a Ron che succede" rispose con noncuranza.
"Oh, no!" con uno scatto involontario l'altra le si parò davanti per evitare che legasse la busta che intanto era stata sigillata, alla zampa del gufo scelto.
"Oh, si! Se non mi dici che succede!" gli occhi serrati.
"è un ricatto!"
"No, è l'unico modo che ho per capire come mai tu e mio fratello parlate di me..."
"Non potremmo semplicemente parlare di come vai a scuola o di come manchi a tua mamma o del regalo di Natale migliore?"
"No, perchè il regalo di Natale me l'hai già comprato e Ron se ne scorderà come sempre e poi se fosse stato davvero per questo non avresti fatto tante scenate!"
"Magari voleva davvero dirmi che manchi a tua mamma..." la riccia fece un ultimo tentativo.
Ginny la scansò e quella cedette. "Ok. Mi arrendo. Brucia quella lettera!"
"Prima racconta"
"Camminiamo"
cominciarono a scendere le scale della gufiera, dirette verso il parco.
"Herm?" la rossa interruppe il silenzio che si era creato.
L'altra annuì "è che mi dispiace parlare dei fatti altrui. Solo che... vedi... Harry è stato male... quando non sei venuta. Era abbattuto e sconsolato. Pensavamo che fosse una questione solo... mentale... si sente molto solo e abbandonato da te."
"Si sente solo?? E abbandonato? SCUSA? Chi è rimasto chiuso ad Hogwarts nove mesi, senza avere sue notizie? Chi ha dovuto sopportare la sua finta morte durante la battaglia? Chi..."
"Ginny non è stata una sua scelta. Gli stai rimproverando cose che per cui non aveva facoltà di decidere..."
"NO! Non è giusto! Non è un discorso che regge! Smettila di difenderlo. Io ho fatto le mie rinunce per lui... Noi le abbiamo fatte. Anche tu non partirai quest'estate!"
"è stata una nostra libera scelta." Rispose Hermione seria "Non so dove vuoi andare a parare, ma non coinvolgermi, Ginny, scusa. Io ho deciso che non sarei partita perchè non volevo, non per fare un favore a Ron. Credevo fosse lo stesso per te..."
la rossa rimase in silenzio.
"Ginny qual è il problema? Cosa c'è sotto?"
erano sulla riva del lago, in piedi, il sole cominciava a tramontare tingendo di rosso i riflessi del cielo e dell'acqua. La ragazza più slanciata, i capelli della stessa tonalità del cielo, pianse piano, la testa voltata dall'altro lato.
"Non so cosa voglio" Bisbigliò fra un singhiozzo e l'altro. "credevo di volere lui. Gli avevo scritto una lettera, volevo proporgli di tornare di nuovo da Kreacher e stare un po' di tempo, da soli a Natale. Volevo stare con lui a Grimmauld Place. E invece, appena mi hai detto che è stato male... che ci pensa tanto, che gli da così fastidio che io per una volta manchi... mi sono sentita soffocare, non è quello che voglio"
Hermione rimase in silenzio. Si stavano facendo del male da soli, e senza motivo. Non sapeva come comportarsi.
"Quanto è stato male?" chiese. Poteva sembrare una domanda stupida, ma per la rossa era tremendamente importante.
"Abbastanza. Ha anche vomitato. Tua mamma si è preoccupata molto e ci ha mandato un Patronus allarmante... per questo Ron mi ha spedito quella lettera, per tranquillizzarmi"
l'amica annuì "Non dire a nessuno che ho pianto. Ultimamente succede troppo spesso..."
Hermione l'abbracciò "ascolta" disse "Io non dirò nient'altro, però ricorda queste parole e pensaci: state sbagliando tutti e due. Harry è troppo ingenuo per capirlo e cambiare. Forse sei tu che devi guidare le danze. Lui non vuole soffocarti e tu lo sai bene. Tu non vuoi essere assente dalla sua vita e questo devi farglielo capire. State sbagliando insieme. Adesso prendi quella lettera e mandagliela, così si tranquillizzerà e a Grimmauld potrete parlare tranquillamente. E se qualcosa andrà male, lascerò libero metà del mio letto alla Tana, e forse anche un angolino di cuscino..."
entrambe sorrisero. Ginny strinse forte l'amica.
"Allora dov'è questa fantomatica lettera?"
la giovane tirò fuori dalla divisa il foglio spiegazzato che avrebbe dovuto inviare a Ron. "L'ho cancellata senza pensarci..."
"Allora dovremmo riscriverla velocemente. Tra poco sarà ora di cena"
arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa.
"Animagus" dissero autonomaticamente.
Una buffa sorpresa le aspettava dentro. La sala era semivuota, probabilmente molti si erano già diretti verso la sala Grande, tranne per un piccolo gruppo di Grifondoro che fissava sbalordito il camino. In un angolo, una bambina del primo anno, vomitava sonoramente, mentre l'amico gli teneva dolcemente indietro i capelli.
"DOV'E' GINNY WEASLEY?" la voce di Molly rimbombò nella sala.
"Eccola!" Urlarono le sue compagne di classe rilassandosi improvvisamente. La presero di peso allontanandola da Hermione e trascindandola davanti al fuoco dove compariva la testa rosseggiante della madre.
"Cosa hai fatto ad Harry?" Ginevra parve non capire.
"Come?"
"Si, Harry sta male. Che succede vi siete lasciati?"
il viso di Ginny si tinse di rosso quanto i suoi capelli.
"Non ti riguarda!" rispose di nuovo seccata e si allontanò di mala grazia mentre le minacce della Signora Weasley rimbombavano in tutta la torre di Grifondoro.
La ragazza sbattè la porta che fu aperta con dolcezza poco dopo, quando la testa di un'incauta Hermione si affacciò nella stanza. Ginny girava come una trottola impazzita su sè stessa lanciando fatture tutt'attorno. Un paio non colpirono per caso l'amica che dalla porta riuscì dopo vari tentativi a immobilizzarla con un pietrifucus.
Dopo averla liberata, questa pareva ancora più imbronciata.
Hermione provò a calmanrla ma fu costretta a cedere, per i morsi della fame.
Quando tornò dopo cena, l'amica era vicino alla finestra, ferma, nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata. La riccia sapeva che era meglio lasciarla sbollire, così evitò accuratamente di nominare la lettera. Anzi evitò proprio di parlarle, borbottando appena un lieve "Buonanotte" che non ricevette risposta. Ovviamente non prese neanche in considerazione la possibilità di avvisare Ron sullo stato della sorellina.

Armida dice che: quando penso a Ginny penso a un fuoco vivo incapace di spegnersi: per questo cambia idea continuamente, per questo sembra insicura, è segno della sua grande forza. Harry invece sta mostrando la sua debolezza davanti a quella cosa che in realtà lo salva sempre : l'amore. Deve imparare a conoscerne tutte le sue sfaccettature per potersi trovare bene con la sua ragazza e non solo. è la sua crescita morale...
Spero il capitolo vi sia piaciuto!
Recensite numerosi vi prego e grazie anche a chi segue silenziosamente, avete letto la mia storia in moltissimi!
Un bacione a tutti!

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Capitolo 11
*** Fase tre. ***


Ginny la mattina successiva si svegliò con un solo pensiero in testa: "Perchè nessuno nella mia famiglia si fa i fattacci suoi?"
queste poche, semplici parole, gli frullavano nel cervello e non riusciva a scacciarle. Rimenevano lì, più prepotenti di tutte. Più forti dell'immagine di Harry che vomita per lei.
Pensava solo che aveva una dannata, assurda, famiglia impicciona.
Sbirciò appena fuori la finestra. Gli amici erano tutti in cortile a giocare a palle di neve. Non si era accorta avesse nevicato.
Sprofondò ancora di più nel cuscino. Non aveva voglia di uscire. Al pensiero della testa della madre che urlava nel camino, le si tinsero di nuovo le guance di rosso.
Hermione si sedette sul bordo del letto, facendo sobbalzare l'amica.
"Non ti avevo sentita..."
"Come stai" disse la riccia, scansando convenevoli inutili, diretta al punto.
Ginny guardò di nuovo fuori e ripetè a voce quello che già da tempo aveva fisso in testa: "Perchè nessuno nella mia famiglia si fa i fattacci suoi?"
Hermione si sentì colpevole, per quella frase e se prima aveva preso in considerazione la possibilità di aggiornare Ron sugli ultimi avvenimenti a Hogwarts, ora l'aveva cancellata del tutto.
Si mordicchiò le labbra.
"Non gliela manderò, Hermione. Voglio aspettare e capire. Ora sono troppo arrabbiata e non voglio sentire ragioni. C'è tempo. Ci penserò sù durante le vacanze di Natale. Non tornerò alla Tana. Non verrò al ballo d'inverno, non mi importa. Ho tanto bisogno di pensare, pensare continuamente. Anzi sai che ti dico? Comincio subito a pensare: un salto a colazione e poi un volo sulla scopa!"
Hermione la bloccò prima che potesse alzarsi.
"Al ballo d'inverno ci devi venire!"
"Hermione ho fame, ne parliamo dopo!" rispose spazientita la rossa.
Gli occhi socchiusi, uno sguardo che non ammetteva repliche, l'amica parve infastidita: "No, fallo per me. Vieni e tienimi d'occhio. Ho bisogno che mi salvi in caso... cioè... se ne dovessi avere bisogno..."
Il volto di Ginevra era un enorme punto interrogativo.
"Ci verrà anche... anche... anche Viktor. Anche Viktor verrà alla festa" spiegò Hermione distogliendo lo sguardo. Sembrava che quelle parole le fossero costate trecentomila galeoni d'oro e una battaglia col Signore Oscuro.
Ginny scoppiò a ridere. "Allora verrò, non posso perdermi la scena, Her-Her-mio-ni!".
Si alzò di scatto, schivando agilmente una cuscinata di Hermione e chiudendosi in bagno. Fissò per un secondo il suo riflesso nello specchio. "Ha detto che mi ama." ricordò, aprendo il rubinetto e schizzandosi acqua gelida sul viso per svegliarsi.
"Avremo dei seri problemi" pensò invece la riccia spostando lo sguardo fuori dalla finestra dove la neve aveva ripreso a cadere fioca.

*

"Cara, scendi, veloce tuo padre ci aspetta"
"Si, mamma, eccomi!"
Da quando era finita Hogwarts non era riuscita a trovare un posto che la facesse sentire a casa: con le amiche, da sola, fra i babbani, ma niente, da nessuna parte era a suo agio. Aveva sempre un senso di... incompletezza, che si era acuito negli ultimi sei mesi. Così era tornata a casa. Cioè con i genitori. La scelta peggiore... non riusciva a liberarsene, più li aveva addosso più era trist, e più era triste più loro si attaccavano a lei.
Sbuffò impaziente, cercando disperatamente i trucchi. Si, aveva cominciato a truccarsi, che cosa strana, lei, sempre così sportiva...
"Tanto non serve a niente." pensò "Mi faccio schifo lo stesso." Si bloccò un secondo davanti allo specchio: aveva avuto uno sfogo di acne degno di una quindicenne in preda agli ormoni. Per non parlare dei suoi bei ricci neri, che da un po' non ne volevano sapere di star su, come piacevano a lei. Gli occhi erano stanchi e vagamente arrossati dai pianti in cui si consumava, di nascosto, nella notte.
"Sembro davvero un'adolescente" si avvicinò piano al suo riflesso allungando una mano. Le batteva il cuore e non sapeva perchè.
"Sembro davvero un'adolescente. No, quando ero adolescente c'era lui, c'erano loro. Adesso no." distolse lo sguardo dallo specchio e nel farlo vide una foto, vicino la scrivania. Si era scordata di averla lasciata lì. La prese e la voltò verso il muro, uscendo poi di corsa dalla stanza prima che altre lacrime cominciassero a rigarle il viso. Quei tre ragazzi e due ragazze nella cornice, continuarono a salutare, allegri, la parete spoglia.

 

*
 

Erano tre giorni che Harry non si muoveva dalla sua stanza alla Tana. Molly gli serviva i pasti e rimaneva a chiacchierare con lui per ore, con la scusa, poco credibile, che non aveva niente da fare. Rimeneva con lui finchè non arrivava Ron, che fingendo di inventare nuove scherzi per George, lo teneva in realtà sotto stretta sorveglianza. Arthur invece gli leggeva il giornale ogni sera, commentando le notizie più calde.
Ma a lui non importava.
Era lì da tre giorni, ma potevano essere venti, poteva essere uno, non l'avrebbe sentito. Non aveva più nausee e capogiri, poteva alzarsi e camminare, ma ancora non si sentiva bene. Questo gli dava fastidio, un fastidio bruciante.
Guardò l'orologio, svogliato. Le sei e cinquantasette. Strano che Ron fosse tanto in ritardo! Normalmente alle sei e trenta, quando George lo lasciava tornare a casa, si catapultava direttamente nella loro stanza per controllarlo "in incognito".
Oggi no.
Strano.
Molto, molto strano.
La spiegazione per questo cambiamento, arrivò un minuto dopo, come un ciclone. La porta fu aperta con un tonfo, un figurone dalle spalle piazzate si spaparanzò sul letto di Harry e lo scosse con violenza: "Sveglio?!?!".
"Ron, so di avertelo già detto, ma hai lo stesso tatto di mio cugino quando vuole una fetta di torta."
il rosso ridacchiò "Sarebbe un'offesa?"
"Si, Goblin"
"Bhè, sono troppo di buon umore per curarmene. Ho un programmino fantastico. Indovina? Ho appena parlato con Neville, che come sai sta seguendo un corso ad Hogwarts con la Sprite"
Harry rimase in silenzio e Ron continuò "E mi ha detto che ha trovato un modo per farci infiltrare alla festa di Natale!" Ancora Harry rimase in silenzio, non capiva. "E poi sarei io il Goblin? Sei molto più tordo tu, lasciatelo dire!" riprese l'altro "Potremmo fare una sorpresa alle ragazze, guarda ho già preso i vestiti" disse facendo apparire con un gesto fluido della bacchetta due gruccette galleggianti con appesi due abiti scuri con camicia bianca abbinata: uno blu, più grande, e uno nero.
"Avanti, alzati" Disse il rosso caricandoselo sulle spalle.
"Non voglio venire!" Stepitò Harry, come un bambino.
"Non hai capito quello che ho detto? Non hai scelta!"
"Non l'avevi detto"
"Lo dico ora"
"Stai facendo proprio lo str..."
"No, sono solo cresciuto con Fred e George"
lo lasciò cadere sul letto lanciandogli l'abito nero e, afferrato quello blu, si diresse in bagno, sbattendo come al solito la porta.
Guardò la giacca.
"Ha detto che mi ama" ricordò e gli fu impossibile non sorridere.
Guardò l'ora. Le sette in punto. A che ora sarebbe cominciata la festa? Non lo sapeva, ma era meglio sbrigarsi.

 

Hermione si guardò ancora una volta allo specchio. Si sentiva in ansia come qualche anno prima, quando si era preparata per il ballo del Ceppo. Di nuovo ad accompagnarla ci sarebbe stato Viktor. Di nuovo lei avrebbe voluto al suo fianco Ron.
Mordicchiò il labbro.
"Hermione, spiegami, perchè ti riempi di lucidalabbra se poi lo sbafi tutto?" La rossa, che era appena uscita dal bagno sogghignò. Era uno schianto, col suo abito dorato. Semplice, ma appariscente sulla sua carnagione chiara e con i suoi capelli rossi, resi vaporosi da quella diavoleria babbana, "la spuma", che le aveva prestato Hermione.
La ragazza indugiò ancora un secondo davanti allo specchio prima di rispondere: inossava un abito impero turchese molto delicato i capelli legati in uno chignon.
"è buono" Rispose infine sorridendo con un'alzata di spalle "è all'amarena"
"Mm... sarà contento Viktor"
Hermione sorrise imbarazzata "Ginny, io non farei mai una cosa simile a tuo fratello tu sai che è stupido e che..."
"Si, si, lo so, Herm. Sei troppo buona, c'è poco da fare..." Si sorrisero.
"è bello vederti così sorridente" disse la Granger "fra le braccia di chi danzerai, stasera?" domandò maliziosa, pensando che la ragazza andasse da sola. Ma dovette ricredersi.
"Fra quelle di Peakes, direi..." l'amica rimase di sasso.
"Jimmy? Jimmy Peakes? Il battitore?"
"Esatto, sorella!" Ginny mostrava un sorriso smagliante, Hermione era basita.
"C-cosa? E quan-do te l'ha chiesto?!" deglutì nervosamente.
"Dopo allenamento, domenica mattina. Gli avevo detto di no, però poi... Ho cambiato idea!"
vedendo la faccia terrorizzata dell'amica aggiunse: "Tranquilla, non è niente di serio. Solo per non andare da sola visto che tu sei con V-Viktor e perchè credo mi faccia bene cambiare aria... Come te..." Sorriso malizioso "Ora scendo che mi aspetta. Un bacio Herm" Esclamò afferrando un paio di orecchini e sgusciando fuori dalla porta.

Armida dice che:
Ho deciso di aggiornare così presto perchè sto per partire e per un po'  temo che sparirò dalla circolazione. Quindi, bhè, ecco il nuovissimo capitolo! :D
Il personaggio di cui avete letto nel secondo paragrafetto non l'avete mai incontrato fin ora nella storia, ma anche lei sarà fondamentale...
Ginny è parecchio frustrata in questo periodo: cambia continuamente idea, è insicura e lo dimostra perchè si ritrova a piangere mooolto più spesso di quanto vorrebbe! Hermione è un po' più statica, ma anche lei dovrà avere qualche grattacapo da "vita vera" se vuole crescere.
Le ragazze si preparano per la serata e Ta-Da! Si preparano anche i ragazzi. So che è un intreccio per ora un po' scontato ma mi impegnerò a renderlo piacevole sotto ogni aspetto. Cercherò di essere creativa e di dare il meglio di me perchè è un passaggio importante.
Spero non vi abbia deluso!
Se potete insierite una recensione! Sono gratuite e aiutano gli scrittori a capire gli errori o i punti forti e a migliorare. Non siamo qui per questo? :D
Un bacione a tutti e grazie!

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Capitolo 12
*** Party time. ***


I due ragazzi attendevano già da un po' fuori i cancelli di Hogwarts. Ron era spazientito e continuava a camminare su e giù, mentre Harry era stranamente calmo. Non rilassato, ma calmo si.
"Sono le nove passate!" Strepitò Ron, impaziente "Se se ne è scordato io ti giuro che..."
Ma proprio in quel momento Neville si fece riconoscere accendendo la bacchetta. Inciampò nel vestito, si rialzò, perse nuovamente l'equilibrio e si trascinò infine davanti le enormi grate.
"Scusate il ritardo" Biascicò tutto scarmigliato. Toccò il ferro battuto con la punta della bacchetta bisbigliando qualcosa e le porte si aprirono appena, giusto lo spazio necessario per far passare i due e si chiusero poi da sole con uno scatto metallico.
Ron tirò uno scozzetto a Neville. "Sono le nove" Digrignò.
"Lumacorno mi ha trattenuto per sistemare gli ultimi festoni" si giustificò l'amico.
Il rosso parve soddisfatto della risposta e si diresse a grandi passi verso il castello, tutto illuminato a festa. La neve gli arrivava alle caviglie. La scuola era avvolta da un aura magica, che nulla aveva a che fare con gli incantesimi di protezione.
Harry stava dritto incapace di muoversi. "Neville" gli si appoggiò appena, con fare fraterno. Il ragazzo lo fissò senza rispondere "Com'è la festa dentro?" Un mezzo sorriso si dipinse sul volto dei due che divenne una vera e propria risata quando videro Ron cadere lungo disteso in una pozzanghera. Corsero ad aiutarlo, ancora ridendo come pazzi.
"Portiamolo da Hagrid così lo asciughiamo" suggerì Neville e lo trascinarono via mentre ancora il ragazzo strepitava e urlava per la sfortuna e la "terribile disgrazia" capitatagli.

*

Ballava già da un po' aggrappata al suo accompagnatore. In quel momento, ad essere sincera, non le importava un fico secco di lui o di quello che poteva essere o di quello che la gente poteva pensare. Rimaneva aggrappata alla sua ancora sicura, che in quel momento era Jimmy. Era semplicemente quello di cui aveva bisogno per non affogare nel mare dei suoi pensieri.
Confusa.
Si sentiva confusa.
E stanca.
Era stanca di ricordare. Viveva di ricordi. Ricordi di Harry, ricordi di Fred, ricordi dell'infanzia, ricordi degli amici, ricordi di Hogwarts. Si, anche Hogwarts era cambiata. Oppure lei era cresciuta nell'ultimo anno senza essersene accorta. Le stava stretta, però, questo era certo. Voleva partire. Tutto d'un tratto non sopportava più quelle mura prima tanto amate. Ed era piena di rimpianti.
"Avrei dovuto accettare il lavoro. Sarei dovuta partire quest'estate" pensò stringendosi ancora di più al suo accompagnatore, che prese il gesto come un desiderio di contatto "più intimo" e spostò delicatamente la mano dalla sua nuca verso la schiena. Ginny rimase impassibile, a stento se ne accorse.
Chiuse gli occhi per trattenere quelle lacrime invadenti che ancora una volta volevano scapparle via.
"Bevo troppo. Assumo troppi liquidi. Non c'è altra spiegazione!" Pensò con un sorriso.
Aprì gli occhi di scatto, forse troppo in fretta. Le era sembrato... Doveva essersi sbagliata. Ma la velocità del movimento le aveva provocato un visibile giramento di testa e se Jimmy non l'avesse trattenuta sicuramente sarebbe caduta.
"Che c'è?" Le domandò dolcemente.
"Niente, possiamo sederci solo un secondo?"
Il ragazzo annuì e si diressero verso il loro tavolo dove Hermione chiacchierava allegramente con Viktor e Lumacorno: quando il professore aveva saputo dello stretto rapporto di amicizia che legava i due non aveva resistito e si era messo in contatto con Viktor affinchè tornasse a trovare la Granger. Ovviamente il ragazzo era stato entusiasta. E anche il professore, che si leccava le labbra compiaciuto.
"Guardate un po' chi è venuto a farci compagnia!" esclamò gioviale facendo segno con la mano ai due nuovi arrivati di sedersi accanto a lui.
Rimasero a chiacchierare ancora un poco, finchè il professore non si alzò esclamando: "è bene che vada! Vorrei trattenermi, ma trovo scortese ignorare completamente gli altri invitati. Perdonatemi care" aggiunse ammiccando alle ragazze "Buon divertimento!" disse ai ragazzi strizzando loro l'occhio e sparì fra la folla di ballerini.
Hermione lanciò a Ginny uno sguardo inquisitorio: la ragazza fissava distratta il centro tavola giocherellando svogliata con un lembo della tovaglia.
"Ragazzi potreste andare a prenderci da bere?"
"Certamente!" disse Jimmy.
"BurBir-rra?" domandò Viktor. La sua accompagnatrice annuì e i due uomini si affrettarono verso il tavolo delle bevande.
Hermione si spostò rapidamente sulla sedia vicino quella di Ginny.
"Allora come va?". La rossa alzò le spalle.
"Pensierosa?". La rossa fece segno di sì con la testa.
"Potresti rispondermi?" La rossa fece segno di no.
"Hai bisogno di qualcosa?" La rossa negò ancora.
"Devo andarmene?" la piccola Weasley stava per rispondere spazientita alle domande dell'amica quando ricomparve Viktor, che si trascinava dietro il povero Jimmy.
"Fatto subito, veloce per-te!" Esclamò posando loro davanti due bicchieri pieni. Entrambe risposero con un sorriso forzato e cominciarono a sorseggiare la loro bevanda.
Per alcuni minuti regnò uno strano silenzio: Peakes aveva capito che qualcosa non andava ma non aveva idea di come comportarsi; Viktor c'era rimasto male per lo scarso entusiasmo dimostrato da Hermione quando gli aveva portato la bibita e quest'ultima era preoccupata per Ginny e al contempo arrabbiata con lei. Era convita che stesse reagendo nel modo peggiore, meno adatto e meno Weasley. Infatti questa rimaneva taciturna, assente e distante.
Senza preavviso Hermione trascinò il suo ragazzo verso il centro della pista da ballo urlando con rabbia: "Danziamo un po', Viktor caro!"
In un batter d'occhio Jimmy si era accomodato di fianco la giovane.
"Che succede" domandò premuroso. Ma la ragazza non diede segno di averlo sentito e continuò imperterrita ad accarezzare e attorcigliare l'angolo della tovaglia. Allora il Grifondoro le prese il mento con due dita e la costrinse così a voltarsi verso di lui.
Per la prima volta Ginny lo guardò bene. Era carino. Aveva un nasino appuntito e gli occhi piccoli e luccicanti. Marroni, due nocciole marroni. I capelli castani anche questi tirati in su, come un porcospino.
Troppo marrone. Io voglio più verde. E più nero.
Pensò accennando una smorfia.
Erano così vicini che il ragazzo per decifrarne l'espressione dovette incrociare gli occhi. Allora la ragazza scoppiò a ridere: "hai fatto una faccia bruttissima, sembravi un folletto!"
anche lui si lasciò andare e seguì la risata contagiosa della giovane. Improvvisamente si fecero seri. Si erano resi conto della spaventosa vicinanza dei loro visi. Potevano avvertire l'uno l'alito profumato dell'altro e i loro respiri si confondevano. Prima che la ragazza potesse sfuggirgli ancora, Jimmy spostò fulmineo una mano sul suo collo mentre l'altra scese sulla gamba. Accarezzò appena il tessuto dorato prima di spostare con delicatezza la mano sulla carne. Le si avvicinò piano temendo di essere respinto. Le diede un castissimo bacio a fior di labbra. Rimasero immobili. Occhi chiusi.
Poi Ginny  premendo sulle sue labbra aprì la bocca e lo costrinse ad approfondire il bacio. Si spostò sulle sue ginocchia attorcigliando le braccia intorno al suo collo, mentre le mani di lui ancora vagavano sulle sue gambe.
Un boato e uno scoppio di applausi improvvisi li distrasse momentaneamente: si voltarono verso l'entrata dove si andava raggruppando una crocchia di persone, che nascondeva i nuovi arrivati.
Senza farci troppo caso, i due ripresero subito la loro attività.

*

"Volevo un'entrata trionfale, ma non così" Bisbigliò Ron all'orecchio dell'amico mentre cercavano di farsi largo tra la folla che si faceva sempre più stretta intorno ai due nuovi arrivati.
"Addio effetto sorpresa" mormorò Harry, che improvvisamente si era fatto più agitato. Perchè Ginny non arrivava? Dove era?
Mentre si muovevano fra la folla, come in un film, la vide. Tra due teste. Un tavolo poco lontano da dove si trovavano. Tutto era fermo intorno a lui. Proprio, proprio come in un film.
Aveva perso i battiti del suo cuore. "Andata" era stato tutto quello che era riuscito a pensare. Ma corpo e mente ormai erano scollegati. "Peakes" sibilò tremante. Ron fece appena in tempo a capire cosa stava succedendo che già Harry stava partendo alla carica.
"Fermo Harry. Aspetta. Calmati o combini guai!"
"Vuoi-vedere-che-lo-combino-a-lui-il-guaio?"
"Se ti intrometti adesso mia sorella si arrabberà tanto da non rivolgerti mai più la parola!"
"AH PURE!?"
intanto la folla intorno andava diradandosi. Qualcuno aveva capito cosa succedeva e si allontanava con discrezione o bisbigliando per godersi la scena senza rimanere coinvolto, altri vedendo che i due non erano minimamente interessati a loro si allontanavano stizziti.
In quel frangente un'altra coppia si era avvicinata per vedere chi aveva creato tanto trambusto.
"R-Ron Wisliy!" esclamò Krum gioviale mentre Hermione si lasciò scappare un penoso "OH!"
Il rosso si voltò di scattò, la mano ancora ferma sulla spalla dell'amico per immobilizzarlo. Anche Harry fu costretto a girarsi a causa della stretta improvvisamente più forte di Ron e rimase pietrificato.
Viktor stringeva forte Hermione tutta scarmigliata, il braccio avvolto intorno alla vita.
"Leva quella sudicia mano dal fianco della mia ragazza!" esclamò Ron con la vocina che gli veniva fuori ogni qual volta fosse veramente arrabbiato o spaventato.
"Tua ragazza? Mia rag..." Viktor non potè finire la frase. Ron si era già lanciato su di lui. Gli avrebbe tranquillamente deviato il setto nasale o peggio, se non ci fossero stati i riflessi pronti di Hermione che con un solo scatto l'aveva pietrificato... con la bacchetta spuntata da chissà dove.
"Scusa Ron" disse senza guardarlo 
"scusa Viktor io... ti raggiungo dopo." non sapeva dove guardare e le tremava la voce.
"Harry aiutami a portarlo fuori..." sicuramente non poteva guardare gli occhi Harry.
Lo caricarono in due e lo trascinarono in aula vuota vicino la sala Grande.
Appena fu libero Ron la guardò un secondo e senza parlare si alzò e uscì dall'aula.
"COSA VI E' SALTATO IN MENTE?" sbraitò Harry
"Che ho fatto di male?"
"Sei uscita con un altro ragazzo!" si sentiva deluso e amareggiato. Tradito nel profondo dalle persone a cui voleva più bene.
"Che c'è di male?!"
"Se non c'è niente di male perchè semplicemente non l'hai detto? Cosa c'era da nascondere? Ron si sarebbe arrabbiato all'inizio, ma sai anche tu che alla fine avrebbe lasciato correre!"
Silenzio.
Silenzio.
"Non dovresti essere qui." bisbigliò Hermione, che non voleva cedere davanti a lui.
"Volevamo farvi una sorpresa ma francamente l'avete fatta voi a noi la sorpresa... Non so davvero chi mi abbia deluso di più!"
"Volevamo solo riprenderci il nostro ultimo anno da adolescenti, il nostro ultimo anno ad Hogwarts!"
"Mi dispiace se il vostro ultimo anno di vita non vi ha soddisfatto! Se per salvare il mondo magico ci sono stati dei problemi! credevo che il problema fosse superato a dirla tutta ma se davvero volevate divertirvi bhè..è questo il modo di farlo? E' così che volete passare il vostro ultimo anno? Bugia e tradimento? Vi credevo più mature!"
"Stai esagerando la cosa!"
"NON SO SE HAI NOTATO MA GINNY ERA ALLEGRAMENTE INCHIODATA A PEAKES QUANDO SONO ARRIVATO!"
Gli mancava fiato. Aveva bisogno d'aria. Uscì di corsa dall'aula senza sapere con certezza dove stesse andando.
Hermione, semplicemente si era abbandonò a sè stessa. Ogni barriera era crollata e seduta sul pavimento freddo la cosa più intelligente che le veniva da fare era piangere.

Armida dice che:
scusate il ritardo ma io l'estate ho meno tempo dell'inverno!
comunque sarò sintetica: spero che il nuovo capitolo non vi abbia deluso!
non sono molto brava a descrivere gli atteggiamenti romantici sarà perchè ehm..sono molto discreta per queste cose.. spero ugualmente di aver reso bene l'idea. nel prossimo capitolo cisaranno un po' di svolte che c'entrano ben poco con hermione e ginny che abbandoniamo per poco.. spero davvero che la storia vi piaccia.
volevo chiedervi infine cosa ne pensate del film.. a me sinceramente è piaciuto solo perchè ci sono cresciuta ed era l'ultimo capitolo.. quindi un po' mi ha emozionato,altrimenti niente di che... mi farebbe piacere sapere che ne pensate!Grazie a tutti!

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Capitolo 13
*** Pace e amore. ***


Harry vagò un poco per i giardini del castello, lo sguardo perso e la mente sgombra. Non gli riusciva di pensare a nulla. Scorse Ron, seduto su un masso vicino le serre di Erbologia. Lo raggiunse con una manciata di lunge falcate e si sedette ai suoi piedi.

Rimasero in silenzio a fissare le stelle.

Per qualche inspiegabile ragione pensò a Fiorenzo e sorrise. Era stato riaccolto nel gruppo e lui era entusiasta per questo.

Le cose andavano fondamentalmente bene a tutti, tranne a loro due. Ruotò appena lo sguardo verso l'amico, che lo fissava.

"Ha sempre saputo che detesto Viktor. Lui viene in visita da noi, guardacaso per il ballo e nemmeno me lo fa sapere. Magari si spedivano lettere da chissà quanto, e io, come un fesso ignobile troll di montagna...!"

"Ginny stava avvinghiata a Peakes, non te lo dimenticare."
Ron si irrigidì mentre Harry scosse la testa. "Almeno tu non li hai visti... così... non è stato... bello"
"No, no certo" asserì Ron comprensivo, due pacche sulla schiena per sottolineare la cosa.

"amico mi spiace"

"anche a me, per te!" sorrisero. Anche sa andava male, almeno non erano soli. E davvero non lo sarebbero stati mai.

Rimasero ancora in silenzio. Finchè un fruscio attirò la loro attenzione. Si voltarono insieme, i sensi all'erta, mano alle bacchette.

Un omone enorme cercava di nascondersi, inutilmente, fra i cespugli intorno la serra.

"Hagrid!" strillarono in coro.

"SH!" Borbottò concitato il mezzo gigante "Mi han detto di far piano! Fortuna che non siete in sala altrimenti sai la confusione che avrei fatto... a proposito... perchè non state a ballare?" silenzio. "andata male la festa?" silenzio. "Bhè capisco, ora vi tiro sù io, forza seguitemi!"

i ragazzi non fecero domande, erano ormai abituati alle stranezze del loro enorme amico, così presero a trotterellargli dietro. Li guidò fin dentro la capanna dove la sua enorme compagna si affancendava vicino al letto.

Ron e Harry faticarono ad entrare: due mezzogiganti e un cane come Thor, a malapena lasciavano ossigeno da respirare. Senza contare il mobilio più grande del normale.

"Ron!" esclamò Madame Maxime appena li vide. Harry si domandò quando di preciso avesse imparato il suo nome.

"Guarda içi!" esclamò entusiasta e indicò il letto, dove George giaceva addormentato o più verosimilmente svenuto.

Il giovane Weasley prima sbiancò, poi divenne di colpo purpureo e cominciò a strepitare parole a caso come "Che succede" "Mamma" "Che ci fa qui" "Negozio" "Cosa gli avete fatto". Lo lasciarono sfogare per un minuto e furono costretti a fermarlo quando cominciò, con la sua solita dolcezza, a scrollare violentemente George per farlo svegliare. Ripristinata la calma, fu Hagrid a parlare, Madame Maxime era ancora scossa a causa dell'attacco nevrotico di Ron.

"è che è venuta a trovarmi la mia dolce Maxime, mi ha fatto una sorpresa è arrivata poco dopo che siete venuti voi due e Neville" spiegò arrossendo "ma io stasera ancora dovevo lavorare e controllare gli studenti così ho fatto un po' e un po', ogni tanto mi allontanavo, vedevo che era tutto apposto e tornavo alla capanna. Alla seconda volta che ho fatto così vedo che c'è questa ombra in casa che punta la bacchetta contro Maxime e io mi arrabbio afferro l'ombrello apro la porta di scatto e lo schianto. E poi era George, che stava spiegando una cosa a Maxime"
"Però è stato eroico" Interviene sorridente la gigantessa "solo che lo schionto è stato talmente forte che temo si riprenderà solo tra qualche tompo." aggiunse sconsolata.

"Perchè era qui?" domandò Harry che non era ancora riuscito ad afferrare il nocciolo della questione.

"Era venuto a chiedere ad Hagrid di cercarvi. Ha detto che aveva un mission pour vous! Una cosetta anche urgente da quel che avovo capito..."

Ron estrasse la bacchetta e silenziosamente ne uscì il suo patronus che schizzò via in un secondo.

"Ho avvisato mamma che rimaniamo fuori, stanotte." spiegò ripondendo l'arma sotto il mantello. "dove possiamo riposare?" Domandò poi al padrone di casa.
"Qui!" ripose questo che allargando le braccia fece cadere l'intero servizio di piatti e sbattè la mano contro la schiena di Madame Maxime che si era voltata per sistemare le coperte a George.

"magari ci stiamo un po' stretti!" squittì la donna indispettita.

 

Inutile dire che fu una lunga notte. Ron aveva sognato i ragni, tanto per cambiare e si era agitato ininterrottamente. Non aveva parlato, a quello ci aveva pensato Madame Maxime, che nel sonno aveva raccontato tutta la sua vita (così Harry aveva tristemente scoperto che il suo primo bacio l'aveva scambiato con un ragazzo che aveva poi quasi ucciso con una pacca sulla schiena). Hagrid aveva "semplicemente" russato e Thor, cacciato fuori dalla piccola casa, aveva latrato e ululato tutta la notte grattando senza sosta la zampa contro la porta.

Inutile dire che Harry non aveva chiuso occhio. Aveva adorato solo George per il suo silenzio discreto e l'aveva odiato per averlo cacciato in quella situazione.

Forse non era male. Qualsiasi problema avesse avuto il gemello solo, sarebbe stato meglio che pensare a Ginny. Poteva essere un comodo diversivo.

Si girò sull'altro fianco. Il pavimento gli sembrava duro, nonostante i pail con cui era stato ricoperto. Si alzò di scatto quando di nuovo, Thor si lamentò contro la porta.

Il sole era appena sorto.

"vieni bello" disse accarezzandogli le orecchie. Il cane lo seguì trotterellando. Passeggiarono un bel po', avvicinandosi al Lago. Vagarono intorno al castello, fermandosi solo una volta, ai piedi della torre di Grifondoro. Puntò lo sguardo su una finestra, speranzoso, ma i riflessi del sole sul vetro gli impedivano di vedere e poi cosa si aspettava? Di trovarla in lacrime? Voleva davvero che soffrisse? Si? No? Cosa voleva vedere, che tirasse un ceffone a Peakes? Magari quel "povero" ragazzo non sapeva nemmeno del loro fidanzamento?

Siete davvero fidanzati?

La vocina sgradevole nella sua testa si fece sentire e automaticamente portò la mano sulla tasca. La presenza ingombrante della scatoletta di velluto lo tranquillizzò.

No, non siamo fidanzati.

Da quanto tempo si portava dietro quell'anello? Da una settimana. Voleva chiederglielo vicino la Stramberga (chissà perchè vicino la Stramberga!) dopo la burrobirra ai tre manici di scopa. Ma lei non era venuta.

Harry si scosse improvvisamente, Thor stava sbavando copiosamente sulle sue scarpe nuove di vernice. Si voltò verso la capanna di Hagrid, che da lì si vedeva appena. Poteva giusto intravedere un filo di fumo salire alto nel cielo.

"Sono svegli Thor. La passeggiata è finita, è ora di tornare..."

 

Anche Ginny aveva dormito molto poco quella notte. Hermione le aveva raccontato in lacrime quello che era successo. Lei l'aveva consolata e tranquillizzata e aveva aspettato che prendesse sonno.

Aveva provato a dormire, ma le era riuscito impossibile. Si sentiva pietrificata, congelata dentro. Aveva pianto tanto in quell'ultimo periodo e ora non ce la faceva più. Ora non riusciva a tirare fuori una lacrima, neanche per sbaglio. Ora che le avrebbe fatto così bene urlare e strepitare battere i piedi e piangere, si sentiva pietrificata. Dopo un paio d'ore abbondanti passate a rigirarsi nel letto, senza pensare, si era alzata. Aveva sorseggiato piano un po' d'acqua, si era avvicinata alla finestra e si era accomodata lì sul davanzale, la testa poggiata contro il vetro. Si era lasciata andare fra le braccia di morfeo.

Quando il sole aveva pizzicato coi suoi raggi la pelle candida si era svegliata. Aveva spostato appena la testa per vedere fuori, oltre i cerchi di condensa che aveva creato sul vetro col suo respiro. Il prato rigoglioso di Hogwarts si stendeva davanti ai suoi occhi. Un punto nero saltava e correva da un parte all'altra del prato. Ginny si alzò e corse in bagno, completamente sveglia. Hagrid. Le era venuta voglia di passare subito del tempo con Hagrid. Non si era mai curata del mezzogigante, ma vedere Thor ne correre le aveva creato questo nuovo impellente bisogno.

Era uscita correndo dal castello, pregando che le porte fossero già state aperte da Gazza, sperando che non ci fosse nessuno in giro. Aveva un umore tale che avrebbe affatturato chiunque senza tanti scrupoli di coscienza.

Fortunatamente l'entrata era sgrombra, il clima di sicurezza e tranquillità costante in cui si trovavano a vivere dalla fine della guerra le risultava finalmente utile. Corse a perdifiato giù per la collina, verso il limitare del bosco dove si trovava la capanna di Hagrid.

Il movimento febbrile nonostante l'ora mattutina la spinse a correre ancora più velocemente. George armeggiava con una vecchia pentola, mentre Hagrid era di spalle.

Ginny si bloccò di scatto a pochi metri dalla casa. Il mezzogigante si era spostato per posizionarsi a fianco di Maxime, in piedi sulla soglia e sorridente, mentre Ron e Harry ad un fischio di George si erano affrettati con una mano tesa verso la pentola.

"Harry" fece appena in tempo ad urlare Ginny con una voce fievole che non le era solita. Il ragazzo si voltò di scatto e rise. Era una risata brutta, amara e triste che la ragazza aveva sentito ben poche volte. Era orribile pensare che stavolta fosse rivolta a lei.

Harry con la mano libera sfilò dalla tasca una scatoletta scura che le lanciò ai piedi con disprezzo. "Fanne ciò che vuoi, per me non vale più!". Una frazione di secondo dopo sparì nel vortice della passaporta.

Ginny procedette di pochi passi, si inginocchiò e capì subito di cosa si trattava. Strinse con rabbia la scatolina e la scagliò il più lontano possibile verso la foresta.

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Capitolo 14
*** Fase quattro. ***


Hermione aveva cercato Ginny tutta la mattina, ma dell'amica neanche l'ombra. Presto avrebbe dovuto riprendere il treno per Londra e aveva assoluto bisogno di parlarle prima di allontanarsi.
Chiuse la valigia.
"Speravi di scappare senza salutarmi?" La rossa era in piedi dietro di lei.
"Veramente ti ho cercato tutta la mattina!" Hermione si gettò tra le sue braccia.
"Ho visto Harry. C'erano anche Ron e George. Hanno preso una passaporta stamane, verso le 5. e Harry prima di andare mi ha lanciato contro l'anello di fidanzamento... è arrabbiato"
"Ovvio che sia arrabbiato... Che hai detto a proposito di George?"
"Che era con loro stamattina... a dir la verità non so cosa ci facesse lì..."
Hermione sbiancò. "E la cosa non ti ha preoccupato?"
Ginny capì quello che intendeva l'amica "Dici che vogliono combinare qualcosa?"
"Non ho idea di cosa abbiano in mente" aggiunse l'altra scuotendo la testa.

La rossa ebbe paura. Le tornò in testa, prepotente, la risata acida di Harry. Cosa avevano intenzione di fare?
"Dobbiamo parlare con Vitious! Devo tornare a casa anche io, così potremmo cercarli o provare a scoprire qualcosa..."
"Ti preparo la valigia!" Esclamò Hermione mentre la piccola Weasley si fiondava fuori dalla stanza per parlare col preside della scuola.

 *

Molly rimase stupita nel trovarsi la figlia davanti la porta di casa. Soffocò la voglia di abbracciarla per assumere un'espressione contrita: "Tu qui?" borbottò fissandola negli occhi "Dopo la pessima figura che mi hai fatto fare l'altro giorno?"
"Mamma sei stata tu a farmi fare una pessima figura! Non ti sei resa conto? Non sono affari tuoi... piuttosto sai dov'è finito Ron?"
"Non sono affari miei!" trillò la signora Weasley ancora ferma davanti l'entrata della Tana. La ragazza fu salvata dall'arrivo di Charlie che le corse incontro contento: "Anche tu qui a Natale?!"
"Già!" esclamò lei sinceramente contenta di rivederlo "E speravo di trovarvi anche Ron..."
"Ha mandato un Patronus ieri notte e uno stamattina: tornerà direttamente per il pranzo di Natale..."
Ginny annuì: c'era qualcosa che non quadrava.

I ragazzi atterrarono in un campo di girasoli poco fuori Londra.
"Ottimo!" esclamò George esultante. Ron che era caduto a terra si alzò a fatica grugnendo.
"Smettila di lamentarti fratellino, ti farà bene!"
Entrambi finsero di non fare caso a Harry che, di spalle, si copriva il viso con le mani.
Non poteva credere a ciò che aveva fatto. Era stato un gesto folle e irrazionale che per 5 secondi l'aveva fatto stare benissimo: poi era risprofondato.
Si fece aiutare da George per rialzarsi: "La mia sorellina è un osso duro, ma non è scema: capirà". Il bruno gli sorrise di rimando.
"Ora dobbiamo risolvere la tua situazione giusto? Allora... come si raggiunge questo fornitore di Mimbulus Mimbletonia Acer?" domandò.
"Dobbiamo incontrare un mercante babilonese in un capanno non molto lontano da qui... vende un po' di roba illegale nel nostro paese perchè può essere usata per fini non molto... buoni!"
"E tu queste cose le vai a dire ad un aspirante Auror?" Domandò Harry scuro in volto.
"Ehy!" Esclamò George "Io aiuto voi a stare bene nonostante Ginny ed Hermione e voi aiutate me con Angelina! Vi ci vuole un po' di avventura state diventando due mollaccioni! Forza in marcia"

Ron e Harry non risposero ma lo seguirono scuotendo la testa.
Non si accorserò però che poco lontano da loro, alcuni girasoli venivano calpestati e spostati, tracciando un quarto percorso nel campo.

Kreacher stava pulendo, per la milionesima volta, Grimmauld Place.
Si era dato molto da fare da quando la guerra era finita. Durante l'estate aveva accolto per lungo tempo i ragazzi e i membri dell'Ordine che volevano finalmente rendere quella casa un posto accogliente e sicuro, lontano dai ricordi oscuri che vi erano piombati sopra.
Si erano per questo tutti dedicati alla risistemazione e bonifica del luogo, non più con la sola eliminazione dei vecchi cimeli di famiglia, ma riorganizzando totalmente la fetiscente struttura.
La facciata era stata ripulita, le crepe presenti sanate, i mattoni riassestati. I vetri erano stati rinsaldati e ripuliti: non vi era più traccia di ragnatele. Anche all'interno la polvere era sparita; i ritratti degli avi della famiglia Black erano ancora presenti sulle pareti ma protetti da teche magiche contro il suono: Walburga non avrebbe più potuto urlare. Nel seminterrato la cucina era stata risistemata da cima a fondo: le pareti erano di un allegro arancione, i vecchi mobili ammuffiti e gli utensili consunti erano stati sostituiti con della fornitura nuovissima. Le uniche cose rimaste invariate erano il caminetto, ripulito semplicemente, e l'immenso tavolo in legno cui erano stati solo restaurati gli intarsi. Il ripostiglio dove usava rifugiarsi Kreacher era stato reso un po' più accogliente ed Hermione se ne era preoccupata personalmente, una volta tornata dall'Australia.
Il mobilio del salotto del primo piano non era stato toccato, per volontà di Kreacher che aveva aiutato attivamente Harry e gli altri nei lavori. Con un po' di olio di gomito la stanza era tornata all'antico splendore, ricca di cimeli magici, non più legati alla tradizione Serpeverde. In più era stata riempita da splendide piante fiorite, consigliate ovviamente da Neville. La camera da letto del primo piano era stata adibita a stanza per gli ospiti ed era stata ristruttarata completamente come tutte le camere da letto del secondo e terzo piano. Colori tenui, pensati da Luna; mobilio discreto scelto da Ginny; oggetti eleganti, proposti da Percy; disposizione impeccabile ordinata dalla signora Weasley.
Le uniche stanze davvero intoccabili erano state quella di Regulus e (soprattutto) quella di Sirius. L'elfo aveva fatto contento il padrone risistemandole come erano state abbandonate dai rispettivi propietari (anche se questo voleva dire creare altra confusione come nella stanza di Sirius).
Kreacher non voleva che quello splendido lavoro di squadra andasse perso, così tutti i giorni ripuliva ogni anfratto e angolino della casa, sperando sempre in una visita a sorpresa di Harry, cui preparava puntualmente il pasto preferito a pranzo e a cena. E spesso il ragazzo andava a trovarlo: era fantastico per lui passare di lì, sebbene si sentisse tremendamente solo in quei momenti. E anche se perseguitato dal rimorso di pesare sull'economia dei Weasley continuando a vivere da loro, non riusciva a staccarsi da quell'adorabile caos. Per di più il suo sogno era quello di acquistare casa a Godric's Hollow e non voleva illudere l'anziano elfo trasferendosi stabilmente lì.
Ma quel pomeriggio Kreacher ricevette una visita del tutto inaspettata. Si trovò infatti, davanti la porta di casa, Hermione Granger e Ginny Weasley in abiti da viaggio.
L'elfo le fece accomodare servizievole porgendo loro del thè caldo non appena si furono sedute in salotto.
"Kreacher" domandò Ginny sorridente "Per caso Harry è passato di qui ultimamente?"
L'elfo parve spaventarsi: "No, signorina Weasley. Sono almeno dieci giorni che il padrone non passa e non mi chiama per i suoi servizi". Appena finì di parlare l'elfo si immobilizzò, fece un inchino e sparì con uno schiocco di dita.
Hermione si voltò interrogativa verso Ginny che aveva assunto un'espressione preoccupata. Era chiaro che Kreacher era appena stato chiamato da Harry, altrimenti non si sarebbe smaterializzato così. Dopo alcuni minuti di silenzio posarono le tazzine sul vassoio e scesero in cucina.
Fu la riccia a parlare per prima: "Ho mandato un gufo a Viktor stamattina. Gli ho scritto gli auguri di Natale e gli ho chiesto di non farsi sentire per un po', perchè avevo avuto problemi col mio fidanzato ufficiale, Ron, e non volevo fraintedesse le nostre intenzioni..."
"Hai detto che era il tuo fidanzato ufficiale?"
Hermione annuì: "Magari ci lasceremo, io e Ron, dopo questo episodio però non me la sono sentita di tirare avanti con Viktor, e so che se non fossi stata così dura e decisa non avrebbe ceduto: è una brava persona ma abituato ad avere sempre ciò che vuole..."

"Non vi lascerete, tu e Ron. Ne avete passate di peggiori. E poi è stato lui lo stupido, nella tua situazione..."
"Ginny, stavolta non è stato lui lo stupido e lo sai anche tu. Hanno ragione, hanno dimostrato di essere più maturi di noi. Vogliamo ancora essere delle adolescenti, ma è arrivato il momento di crescere. È l'ultimo passo per diventare donne."

Ginny scrollò le spalle. Davanti alle certezze dell'amica lei rimaneva basita. Non era mai stata così insicura in vita sua, ma quello era un periodo di nuove esperienze...
La rossa decise di cambiare argomento: "Stavo pensando di convincere Luna a scrivere degli articoli su Silente, da pubblicare su "Il Cavillo": piccoli episodi che ricordino alle persone l'uomo grandioso che è stato... senza gli scandali della Skeeter e senza rivelare dettagli eccessivamente personali. Anche Aberforth è disposto ad aiutarci..."
"Sarebbe grandioso!" Esclamò Hermione entusiasta "sarebbe un buon modo per cominciare a superare i ricordi.."
Ginny rimase in silenzio, colpita dalle ultime parole della Granger.
Dopo alcuni minuti Kreaker si materializzò in cucina: inutili furono i tentavi delle ragazze di farlo parlare. Non rivelò nulla, neanche semplicemente se il padrone stava bene: era chiaro che aveva ricevuto ordini ferrei.
Ginny ed Hermione se ne andarono. 

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Capitolo 15
*** Inseguimenti. ***


"Non mi ha ucciso Lord Voldemort e ora... ti giuro che se muoio per questo divento fantasma solo per perseguitarti a vita!" digrignò Harry a denti stretti, immobilizzato come i due rossi che stavano nella stessa scomoda posizione alla sua destra e alla sua sinistra.
Raggiunto il capanno dove avrebbero dovuto acquistare la polvere di Mimbulus, aveano avuto dei problemi con quei maghi orientali che avevano cominciato a porrgli domande nella loro lingua. Ron, non capendo ciò che volessero dire aveva tirato fuori la bacchetta per evocare un dizionario, le sue idee erano così folli!, ma questi, spaventati, l'avevano immediatamente immobilizzati sequestrando le loro bacchette. Quando poi si erano accorti di aver catturato Harry Potter, avevano cominciato ad urlare come ossessi e a confabulare nella loro lingua. Ormai erano ore che i tre ragazzi erano bloccati nella stessa posizione, con i quattro maghi che li tenevano d'occhio ininterrottamente. Lo stomaco di Ron brontolava sempre più forte.
"Saranno almeno le cinque! Non mangio da ieri sera! Sono 21 ore che non mangio e io ho fame!" era chiaro che non ne poteva più: un digiuno così lungo era fuori dai suoi standard.
George brontolò: "E' inutile ripeterlo, ormai l'hanno capito anche i babilonesi!".
Harry cercava una via di fuga, ma non ne vedeva di plausibili: erano immobilizzati e non avrebbe avuto modo di chiamare aiuto finchè l'avessero controllati così strettamente.
Il diversivo che Harry attendeva con ansia arrivò pochi minuti dopo l'ultima lamentela di Ron: ci fu un boato fuori la capanna e i maghi, i volti improvvisamente terrei, si precipitarono fuori.
Harry chiamò immediatamente il proprio elfo domestico.
"Kreacher!"
Quellò apparve, inchinandosi ai suoi piedi.
"Puoi liberarci?"
"Subito signore!" l'elfo schioccò le dita e le membra dei tre ragazzi si rilassarono.
"Grazie!" esclamarono in coro George, Harry e Ron afferrando le loro bacchette.
"Andiamo" esclamò il più piccolo maschio Weasley imboccando già l'uscita.
"Aspetta!" Urlò il fratello "Accio Mimbulus Mimbletonia Acer!" un sacchetto schizzò fuori da una mensola e gli cadde in mano.
"Seguici Kreacher!".
Insieme spalancarono la porta e si trovarono davanti uno spettacolo che non avrebbero mai creduto possibile: Draco Malfoy veniva tenuto in aria con un incatensimo da uno dei maghi mentre un'altro stava per scagliargli contro un'anatema. Harry disarmò prontamente il secondo, mentre il primo mago lasciò cadere a terra il biondo.
"Porta Draco a Grimmauld!" urlò Harry sempre rivolto all'elfo quando vide l'ex compagno di scuola accasciarsi a terra.
"Hermione e Ginny sono a Grimmauld, signore lo porterò alla Tana!"
Harry annuì pietrificando un mago che si stava riprendendo: George e Ron avevano già sistemato gli altri tre.
"Miseriaccia!" esclamò Ron appena ebbe ripreso fiato "Cosa ci faceva Draco dietro di noi? Perchè quei quattro ci avevano bloccato? Perchè volevano ucciderci?"
"Come se conoscessimo ma risposta... Idiota!" esclamò George guardandolo storto. Si rivolse poi ad Harry "Dove è andato Kreacher?"
"Ha portato Draco alla Tana" il bruno si voltò verso il migliore amico "Hermione e Ginny sono passate a trovarci, sono a Grimmauld." Ron sbiancò terribilmente. Il fratello buttò gli occhi al cielo, li afferrò entrambi per le spalle e si smaterializzarono.

 *

Avvolte nei loro mantelli da viaggio, infreddolite per le temperature pungenti di quel 23 dicembre, Hermione e Ginny camminavano abbracciate per le vie semideserte di Diagon Alley: il vento forte aveva bloccato le spese folli dell'ultimo minuto prima di Natale.
Entrarono finalmente nel negozio del pozionista cercato e lo videro dietro il bancone intento a sistemare alcuni fogli.
La rossa tossicchiò per attirare l'attenzione dell'uomo, che vedendole sussultò appena.
"Come posso aiutarvi?" Domandò con tono melenso.
"Dobbiamo sapere dove avete indirizzato George Weasley per acquistare la Mimbulus Acer!" rispose Hermione scura in volto sfoderando la bacchetta. Ginny imitò il suo gesto assumendo un'espressione indecifrabile.
"Mi state minacciando?" domandò l'uomo con aria sdegnata.
"Forse non ci siamo spiegate" sentenziò la rossa avvicinandosi ancora di più "Non era una vera domanda..."
Hermione le fu dietro in un momento: "Purtroppo dobbiamo correre in soccorso del ragazzo; potrebbe essersi cacciato nei guai e sicuramente lei non vorrà che il Ministero sappia chi lo ha messo in questa brutta situazione..."
Il pozionista le guardò ancora per un istante, titubante. Poi si arrese e afferrò una piuma e un foglio. Scribacchiò qualcosa e piegò con cura la pergamena. Passando vicino le ragazze la infilò con un gesto fluido nella tasca del mantello di Ginny continuando poi a camminare verso la porta come se niente fosse.
"E' il caso che andiate." disse aprendola. Le ragazze si scambiarono un cenno d'intesa e imboccarono l'uscita.
Si allontanarono velocemente fermandosi in un vicolo poco lontano.
Lessero attentamente il foglio, in silenzio, poi si rimisero in cammino.
Raggiunsero il campo di girasoli che la luna brillava nel cielo.
Una donnola argentea danzò loro davanti: "E' di papà" disse Ginny "vorrà sapere dove mi sono cacciata"
Le ragazze si affrettarono verso la catapecchia abbandonata.
Hermione riconobbe subito i segni di una colluttazione magica e li indicò all'amica.
"Dobbiamo denunciare il fatto, non si sa dove siano..." Biascicò Ginny: improvvisamente si sentiva debolissima.
Hermione annuì.
"Devo passare ad avvisare assolutamente i miei o gli prenderà un colpo al cuore."
"Io passerò alla Tana, chiederò aiuto a mio padre..."
Le ragazze sparirono nel buio della notte, risucchiate dal vortice della smaterializzazione.

 

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Capitolo 16
*** Tristi considerazioni. ***


Appena arrivati davanti la Tana furono accolti da Molly Weasley che corse loro incontro stritolandoli in un abbraccio dei suoi.
"COSA VI E' SALTATO IN MENTE?" strepitò un attimo dopo.
"Non abbiamo combinato niente di male!" Esclamò George sulla difensiva. Eravamo in giro a fare compere.
"Dove sono Draco e Kreacher?" domandò Harry ansioso.
"In salotto caro" il bruno abbandonò i due amici al loro triste destino: doveva approfittare del momento di distrazione della signora Weasley, avrebbe dovuto riferire agli altri cose che lei non avrebbe mai dovuto sapere.
"Kreacher!" Esclamò Harry appena vide l'elfo "Ti ringrazio infinitamente, ci hai tolto da un grande guaio. Ora ti prego torna a Grimmauld ma non rivelare a Hermione e Ginny nulla di ciò che è successo. Neanche una parola. Intesi?"
L'elfo si piegò in un profondo inchino e sparì. Harry si voltò quindi verso Draco che assisteva alla scena svogliato.
"Lasciami andar via, Potter" la guerra, la paura e la sconfitta avevano mitigato il suo animo ma non la sua lingua.
"No, Malfoy, dobbiamo parlare. Alzati."
"Sono debole"
"Muoviti, fino a due secondi fa volevi alzarti."
"Mi sarei smaterializzato."
"Se sei debole non puoi smaterializzarti. In piedi forza!"
Il biondo si mosse con una lentezza estenuante, ma Harry non disse nulla. Aveva bisogno di lui.
Passarono per la cucina dove Ron si stava già ingozzando con alcune delizie preparate dalla madre. George lo costrinse a muoversi per seguire i due e si ritrovarono tutti e quattro nella penombra del giardino.
"Perchè ci seguivi?" domandò Harry.
"Sinceramente? Per noia... avevo capito che stavate tramando qualcosa così nell'ultimo periodo, con un paio di incanti di disillusione sono riuscito a starvi dietro dal pozionista di Diagon Alley o quando vi siete incontrati ad Hogsmeade..."
gli altri tre si fissarono in silenzio. Era una scusa plausibile?
"E come mai hai deciso di aiutarci?"
"Quando ho visto che non uscivate ho pensato che sarebbe stato utile avervi come debitori..."
"Semmai ora siamo pari, Malfoy. Devo ricordarti della battaglia e della guerra?" Harry sogghignò.
"Quisquiglie" biascicò l'altro "L'importante è che ora mi lasciate andare" asserì tentando di allontanarsi.
"Oh, no" ad un cenno di Harry il biondo fu bloccato dai due rossi.
"Stavo pensando, Draco, che ti abbiamo fatto molti favori nell'ultimo periodo. E un buon modo di farti perdonare sarebbe quello di aiutarci, ancora..."
"Aiutarti, Potter?"
"Devo proprio ricordarti..."
"In che modo?"
"Devi preparare una pozione per noi. Sei più portato."
gli occhi di George si illuminarono.
"Che pozione? Quella con la polvere di Mimbulus? Non toccherò sostanze illegali, non mi sporcherò le mani con voi... e poi, proprio tu, san Potter! Salvatore del Mondo Magico! Aspirante Auror! Mi chiedi di preparare una cosa del genere?" Harry rimase in silenzio, non toccava a lui parlare...
"Ascoltami Malfoy" George puntò gli occhi su di lui "Devo fingere di morire, va bene? Come succede nelle fiabe babbane devo fingere di morire e mi sveglierò solo col bacio del vero amore..."
L'ex serpeverde strabuzzò gli occhi: "Cosa??" non riuscì a trattenere un ghigno "Farai la parte della bella principessina che va salvata?"
George mantenne la calma, era passato per lui il tempo delle ripicche fanciullesche e la posta in gioco era molto alta: "Si, Angelina dovrà baciarmi perchè io mi svegli." il ragazzo strinse i pugni, era più dura di quanto credesse, fare l'uomo.
"E tu sei d'accordo?" biascicò Draco voltandosi verso Ron. Ancora una volta fu George a parlare: "Non è lui a dover decidere. È la mia vita. Ho perso già una parte di me stesso, se non mi riprendo almeno Angelina rimango solo e dimezzato."
"Siete proprio folli voi Weasley..." non lo disse con disprezzo, cosa che preoccupò Ron e Harry che lo fissarono come se avesse appena dichiarato eterno amore alla Sprite. George parve tranquillo: "Mi sto fidando di te. Non farmene pentire. Fa la scelta giusta, per una volta..."
il ragazzo non parve gradire l'ultima frase, ma rimase in silenzio.
"Andiamo ai Tiri Vispi, ho già acquistato gli altri ingredienti e la ricetta della pozione è rimasta lì..."
Ron entrò un attimo per avvisare la madre e poi si smaterializzarono sparendo nel buio.
Poche ore dopo una trafelata Ginny Weasley spalancò la porta della cucina
"PAPA'!" urlò. Molly si caracollò al suo fianco: "Che succede cara? Dove eri sparita? Sono le nove!"
"Dov'è papà?!"
"Tuo padre è passato a salutare Bill e Fleur con Charlie..."
"Harry e Ron e George sono spariti! Io e Hermione non riusciamo a contattarli! Hanno avuto una colluttazione vogliamo andare a denunciare la loro scomparsa!"
"COSA?" domandò sconvolta la signora Weasley non potendo credere alle proprie orecchie "Sono venuti qui che saranno state le 17 e 30 al massimo e pareva stessero tutti bene, anche se c'era anche Draco Malfoy con loro e lui non mi sembrava molto in forma..."
COSA??" neanche Ginny si capacitava di quanto la madre le avesse appena rivelato. "Sono venuti qui?"
"Si, e c'era anche Kreacher! In che guai si sono cacciati?!"
"Non ne ho idea... sai dove sono andati?" domandò la rossa lascinadosi cadere su una sedia
"No, non mi hanno detto nulla... solo di non preoccuparmi. Hermione cosa ne..."
"DEVO AVVISARE HERMIONE!" strillò Ginny scattando in piedi. "Torno presto mamma!" e si smaterializzò.
La signora Weasley scosse la testa sconsolata, ma le sorprese non erano ancora finite.

"Darei 1000 galeoni per un bagno caldo..."
"Smettila di lamentarti come una femminuccia, Malfoy, mancano poche ore e sarai libero." sibilò Ron. George sbuffò per l'ennesimo battibecco tra i due, ma doveva ammettere che in fondo Draco non aveva tutti i torti: lui stesso non vedeva l'ora di potersi rilassare un po', liberarsi dalla tensione, dalla paura. Harry si sedette al suo fianco, puntando anche lui lo sguardo fuori la finestra: i primi raggi del sole facevano capolino oltre le nubi, illuminando i tetti vermigli delle case di Diagon Alley.
"Cosa farai appena sarà pronta?"
George buttò la testa indietro per nascondere la propria espressione preoccupata.
"Credo che..." strizzò gli occhi come a volersi concentrare "Mi farò una doccia: puzzo e non voglio morire con delle mosche intorno come un troll." lanciò un'occhiata di sbieco: se era riuscito a far sorridere Harry voleva dire che la tensione non lo stava torturando come credeva o quantomeno sapeva tenerla nascosta.
Il bruno al suo fianco sogghignò appena e George si rilassò un po'.
"Poi... Aprirò il negozio e berrò subito dopo la pozione. Sarà lei la prima a trovarmi così... Deve passare sul presto a ritirare dei prodotti per Alicia che è in vacanza in Messico..."
"E verrà sapendo che sei qui?"
"E' convinta di trovare Verity. Le ho mandato alcuni gufi sotto falso nome..."
"Non ha riconosciuto la tua calligrafia? Dopo tutti i temi che le hai copiato..."
George arricciò le labbra in un accenno di sorriso: "Mi credi davvero così ingenuo? Andiamo... Ho usato delle penne che imitano la grafia: sono la mia ultima invenzione..."
"Andrà tutto bene, no?" Harry si agitò sulla sedia: per qualche motivo tutta la sicurezza che aveva avuto fino a quel momento lo stava abbandonando. Improvvisamente si sentì irrequieto e avvertì una strana morsa alla bocca dello stomaco, come se ci fosse qualcosa che non quadrava.
George gli sorrise incoraggiante: "So quello che faccio..."
"Non ci credo!" L'urlo di Malfoy li riportò alla realtà "Merlino, Weasley! Svegliati e smettila di sbavare sulle mie uova di Ashwinder!" con una pedata non proprio educata il biondo allontanò dal tavolo la sedia su cui stava stravaccato Ron: i gomiti che erano puntati sulla superficie, persero il loro appoggio e il rosso per lo spavento sobbalzò finendo poi rovinosamente a terra.
"Crepa, Malfoy, tu e tutti i tuoi elfi domestici!"
"Se ti sentisse Hermione! Per maledire quelle povere bestioline hai anche usato la parola "CREPA"!" George stava sbellicandosi dalle risate e anche Draco si concesse un sorrisino divertito. Ron borbottò qualcosa di incomprensibile, rabbuiatosi ancora di più appena sentito il nome della ragazza.
Harry lanciò uno sguardo vacuo fuori la finestra.
Qualcosa non andava ma non avrebbe saputo dire cosa. Intanto i raggi tenui di quel sole invernale lasciavano spazio a nuvoloni sempre più grigi.
George seguì lo sguardo dell'amico oltre il vetro "Nevicherà" bisbigliò.
"Probabile..."
 

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Capitolo 17
*** Cosa fa più male? ***


Ron decise di rimanere in compagnia del fratello per un po' dopo la dipartita di Draco e i saluti e l'imbocca al lupo di Harry.
Stavano entrambi al piano terra, occupando il tempo e il silenzio sistemando alcuni scatoloni pieni di gadget per le festività da esporre.
"Sei sicuro che sia lei?"
"E' Angelina." Il tono tranquillo di George non tradì la sua paura, ma Ron, insicuro per natura, voleva capire davvero.
"Come fai ad esserne totalmente sicuro?" Voleva avere anche lui le certezze del fratello. Non sapeva che questo vagava nel dubbio ancor più di lui.
George ci pensò un attimo e poi ricordò perchè lo sapeva, perchè l'aveva sempre saputo anche quando era stato Fred ad invitarla al ballo del Ceppo. "La prima volta che ho avuto a che fare con l'Amortentia ho sentito il suo profumo..."
Ron si bloccò strabuzzando gli occhi.
George lanciò un'occhiata allarmata al proprio orologio da polso.
"Dovrebbe arrivare a momenti!" esclamò riscuotendo Ron che per lo spavento lasciò cadere lo scatolone su cui si era appoggiato. Questo, che era pieno di scoppietti magici natalizi, provocò un chiasso infernale che coprì il rumore della porta che si apriva.
"Ron sei un TROLL! Sparisci che sta per arrivare Angelina!" tuonò George sovrastando il fracasso.
La ragazza si bloccò sulla soglia, maledicendo mentalmente quell'infame di un Weasley che l'aveva abilmente fregata. Non voleva vederlo. Corse via prima che qualcuno potesse accorgersi di lei. Si smaterializzò direttamente in casa propria, nella propria camera, tuffandosi sul letto.
Fissò il soffitto per un tempo indeterminato.
Non sentiva più il bisogno di piangere, non era più tempo per le lacrime.
Il rimorso, il dubbio e la paura erano più forti. Si alzò come un'automa per afferrare la foto rivoltata contro il muro mesi prima. La fissò per alcuni secondi accarezzandola con affetto.
Non avrebbe mai scoperto chi il suo cuore amava davvero.
Non si sarebbe accontentata mai. Voleva quello vero, di amore.

 *

Ron era appena uscito dal negozio del fratello, aveva mosso qualche passo quando un elegante cervo argenteo gli si era parato davanti.
"Vieni a King's Cross"
Ron si smaterializzò nei bagni della stazione e raggiunse rapidamente il binario dove era certo avrebbe trovato Harry: se non lì dove poteva essere?
Si posò alla colonna vicino al bruno.
"Non ci sto capendo nulla."
"Amortentia"
"Come?"
"E' la soluzione a tutti i nostri problemi. Di chi senti il profumo?"
Harry lo fissò accigliato un momento prima di scoppiare a ridere. Improvvisamente si sentì un ragazzino. Guardò i numeri 9 e 10 appesi sopra la sua testa e sorrise amaramente.
"Non abbiamo mai abbandonato veramente i nostri ricordi."
"I ricordi non lo fanno mai. Rimangono sempre a meno che Hermione non ti Oblivi" Ron rabbrividì pronunciando lui stesso il nome della (ex?) ragazza (?).
"Facciamoci un giro" gli rispose semplicemente Harry.

*


Ginny aprì gli occhi di soprassalto, avvertendo uno strana debolezza in ogni cellula del proprio corpo. Si sentiva più stanca della sera precedente.
Si stiracchiò con calma stropicciando gli occhi per abituarli alla luce tenue che illuminava la stanza.
Guardò la finestra: si era scordata di chiudere le tende eppure l'ambiente era pressochè buio. Si avvicinò al vetro fissando il panorama fuori: ogni cosa pareva ricoperta di un grigio spettrale. Come se uno spesso strato di polvere si fosse posato sui rami già rinsecchiti degli alberi e sulle colline spoglie. Rabbrividì: quello spettacolo tetro accresceva la sua ansia.
Scese lentamente le scale, avvolta nella sua pesante vestaglia di lana.
"Auguri tesoro!" Esclamò Arthur gioviale "Ben sveglia! Sono quasi le 11!"
"Auguri?"
"E' la Vigilia!" Charlie la raggiunse da dietro e la sollevò da terra senza sforzo.
"Davvero?!" Strabuzzò gli occhi incredula: mai era successo che si fosse dimenticata della Vigilia di Natale.
"Così pare!" il fratello la riportò coi piedi per terra metaforicamente e praticamente.
Charlie stava per aggiungere qualcosa quando si sentì la porta bussare.
Sul volto di tutti si dipinse uno sguardo interrogativo: chi mai poteva essere? E chi ancora bussava, prima di entrare in casa loro?
Sentirono Molly aprire la serratura e poi silenzio. Arthur si diresse a passo sicuro in cucina per raggiungere la moglie seguito poco dopo dai figli. Rimasero tutti di sasso davanti la scena che si propose ai loro occhi: Dudley Dursley era fermo davanti la porta, la sua stazza possente occupava l'intera entrata. Aveva ancora un pugno fermo in aria, che in un primo momento allarmò Ginny, finchè non si rese conto che doveva essere rimasto immobile nell'atto di bussare ancora.
Indossava un impermeabile nero, schizzato da alcune gocce fini di pioggia e aveva uno sguardo istupidito, come se non si fosse aspettato di trovarsi davanti quella normalissima scena.
"Ehm" si schiarì la gola imbarazzato, portando la mano ferma a mezz'aria a nascondersi nella tasca "Stavo cercando Harry..."
"Tu sei Dudley, no?" La domanda della signora Weasley era assolutamente retorica, sarebbe stato impossibile non riconoscerlo.
"Lo è" Arthur rispose al posto suo, assottigliando le palpebre pensieroso: "Perchè sei qui?" Arrivò dritto al punto saltando i convenevoli.
"Io... volevo sapere come stava" il signor Weasley non pareva ancora soddisfatto perchè incupì la sua espressione già truce, che così poco gli si addiceva. In effetti quello era un atteggiamento più consono ai modi della moglie, ma ricordava con poca gioia le volte in cui l'aveva incontrato e tutto quello che gli aveva raccontato Harry sul suo conto.
"Come hai fatto a trovarci?" stavolta fu Molly a porre la domanda, il marito ancora perso nelle proprie elucubrazioni mentali.
"Mi sono fatto aiutare da uno... un mago della mia Università."
"E' la scuola babbana" Si affrettò a spiegare Charlie riconoscendo l'espressione interrogativa della madre. La donna parve soddisfatta e affatto sconvolta dalla presenza del ragazzo in casa propria. Lo lasciò entrare con molta disinvoltura, offrendogli biscotti e torte a bizzeffe come era solita fare. Dudley pareva titubante: da un lato fissava con l'acquolina in bocca quei dolci invitanti, dall'altro era terrorizzato dal ricordo dell'ultima caramella inghiottita quando si era trovato a contatto con dei maghi, di quella stessa famiglia, tra l'altro.
Quando Ginny si decise ad afferrare un biscotto, cominciava a sentire i morsi della fame avendo saltato la cena, ne assaggiò uno anche lui facendo un piccolo morsino e strizzando gli occhi, aspettandosi succedesse chissà cosa. Invece non accadde nulla, anzi era davvero ottimo e ne agguantò subito un altro paio dal piatto di portata su cui erano posati.
Molly sorrise soddisfatta. Arthur al contrario non pareva ancora convinto. "Harry non è qui, comunque." borbottò per riportare l'attenzione su argomenti seri.
"Dove poscio triovalo?" Domandò Dudley con la bocca ancora piena di biscotti deglutendo poi a fatica.
Charlie scosse la testa. "Per ora non sappiamo neanche noi dove sia, non è rientrato stanotte ma..."
In quel momento il destino volle che l'argomento dei loro discorsi si materializzasse vicino l'entrata della cucina dov'era rimasto Charlie, schiena poggiata allo stipite della porta.
"Oh, eccolo!" esclamò abbandonando la stanza. Poco incline ai pettegolezzi, capì che era il caso di sloggiare. Al contrario Ginny si sentì pietrificata. Rimase incollata alla sedia lo sguardo fisso sul vassoio dei biscotti. Non si aspettava di trovarselo davanti così e con tutta quella facilità.
Sentì un profondo senso di colpa attanagliarle il cuore e comprese appieno la pesante gravità delle proprie azioni. Ammettere la popria stupidità non sarebbe servito a nulla.
Capì in un battito di ciglia che l'unica cosa veramente meravigliosa che avrebbe potuto desiderare dalla sua vita non era viaggiare o vedere il mondo ma stare accanto ad Harry, svegliarsi ogni mattina al suo fianco, sentire il suo alito profumato a pochi centimetri dal suo viso, riconoscere le sue rughette vicino la bocca quando era in pensiero per qualcosa, lasciarsi stringere quando era lei a sentirsi preoccupata e tirargli un pugno quando esagerava col solletico.
Voleva amarlo come meritava, stargli vicino come solo lei poteva.
Si voltò di scatto, piena di un'energia nuova e rimase tristemente stupita nello scoprire che nella stanza era rimasta sola. Sentì la sua voce dal salotto e in risposta quella di Dudley che biascicava qualcosa. Capì che non era il momento per intervenire e si accasciò sconsolata sul tavolo coprendo il volto con le braccia.

*
 


Fu Ron a svegliarla diverse ore dopo: era stesa nel letto della propria stanza e finalmente si sentiva riposata.
"E' pronto il pranzo" biascicò il fratello stiracchiandosi: chiaramente anche lui si era appena rialzato.
Ginny si mosse con lentezza, misurando i propri movimenti: dentro fremeva dalla voglia di porre a Ron la domanda che gli premeva in petto. Finalmente, dopo un respiro profondo, si decise: "Sai dov'è Harry?"
"E' ripartito poco dopo che Charlie ti ha portato in camera..."
"Ripartito??"
"Si è andato col cugino! Me l'ha anche presentato. È grasso."
"Co-cosa? È andato col cugino? Cioè perchè?"
"Non ne ho idea sinceramente ma un buon motivo per essere tornato in quella gabbia di matti deve esserci."
Ron non le disse che pensava fosse partito per starle alla larga e si limitò ad avviarsi verso la porta. Ma Ginevra Weasley non era stupida.
"Vuole evitarmi, vero?"
Ron finse di non sentire e ridiscese le scale. 
 



 

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Capitolo 18
*** Passerà. ***


Hermione mandò un Patronus a Ginny pregandola di incontrarsi nel primo pomeriggio. Alle 3 in punto erano davanti la nuova gelateria Fortebraccio. Andarono a sedersi ad un tavolino appartato dentro il locale.
L'aria fra loro era pesante e per parecchio tempo rimasero in silenzio, immerse nei propri pensieri.
Dopo che il cameriere occhialuto ebbe preso l'ordinazione, la rossa si decise a parlare.
"Credo che Harry mi stia evitando. Cioè ne sono certa, manca solo l'ufficializzazione della cosa... E' tornato dai suoi parenti babbani, i Dursley, il cugino è venuto a chiamarlo fino alla Tana, stamattina ce lo siamo ritrovati in casa."
"Hai paura che possa allontanarsi definitivamente da te?"
Ginny le lanciò un'occhiata allarmata: "Pensi che possa tornare a stare stabilmente da loro??"
Hermione capì che l'amica non aveva ancora preso in considerazione quell'eventualità, ma conoscendo Harry e soprattutto ricordando i suoi precedenti atteggiamenti con Cho capì che era molto probabile. Mentre valutava se rivelare a Ginny il suo punto di vista o meno, questa la bloccò parlandole ancora: "So che lo farebbe: gli ho fatto più male io in pochi mesi di loro in 16 anni. Ma troverò un modo per fermarlo."
"E' certo che stanno bene, quindi? Si è scoperto cosa hanno combinato?"
"Stanno tutti bene, anche se non ho rivisto George... Ma Ron mi ha detto che domani festeggerà con noi e ci farà una bellissima sorpresa..."
"Un regalo? Tutto quell'inseguimento e quella paura, mentre George voleva solo farvi un regalo?"
Ginny annuì pensierosa. A dirla tutta neanche a lei quella questione quadrava tanto, ma Ron si era mostrato tranquillo e sereno e sapeva bene che il fratello non sarebbe mai stato in grado di mentire.
"Mio fratello è un deficiente, ma sono certa che è ancora innamorato di te."
"Non lo so Ginny, ho tanti dubbi. Perchè non mi ha cercata? L'ho riempito di lettere per chiedergli perdono e lui non ha mosso un muscolo"
"Quanto tempo ci hai messo per perdonarlo dopo che ha lasciato soli te e Harry durante la ricerca degli Horcrux?"
Hermione capì: "Un po'..."
"Concedi lo stesso tempo anche a lui"
"Ma io non ho fatto nulla di male!"
"Non sei stata totalmente sincera, e per una persona insicura come lui è il peggiore dei mali..."

ARMIDA DICE CHE: è un capitolo molto breve, solo di passaggio, ma a mio parere fondamentale per fare il punto della situazione. I prossimi saranno più intensi!

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Capitolo 19
*** Fase cinque. ***


 La mattina del 25 dicembre era trascorsa in tranquillità tra auguri, regali e dolci natalizi sgraffignati di nascosto in cucina.
Arrivata l'ora di pranzo la tavola era imbandita e tutti erano pronti a sedersi, aspettavano solo l'arrivo del solito ritardatario: George Weasley ancora dava segni di vita.
Ron cominciò a borbottare e inveire contro il fratello che non gli permetteva di addentare quel tacchino fumante e quelle patate croccanti e pareva concentrato solo e soltanto su quello.
Improvvisamente, nella sua testa si insinuò un folle dubbio. Cominciò ad agitarsi visibilmente. Era stato un deficiente! Un idiota, un decelebrato!
Quando realizzò che qualcosa poteva essere andato storto, schizzò in piedi e scappò fuori, evitando di rispondere alle domande della madre e alle occhiate allarmate del resto dei parenti, semplicemente corse per un po' finchè non si ricordò di essere un mago e si smaterializzò davanti l'entrata dei Tiri Vispi.
Posò la mano sulla maniglia, la porta era aperta.
Cattivo segno.
"George" provò "George!"
nessuna risposta.
"George se sei sveglio ti prego non farmi scherzi! E' Natale!"
Ancora nulla.
"Geor..." Ron si bloccò di scatto "GEORGE!" Urlò ancora rimanendo però immobile.
Il fratello era disteso in terra, gli occhi aperti e completamente bianchi, la carnagione pallida, le labbra violacee.
"GEORGE!" Continuò a chiamarlo Ron, incapace di muoversi.
La paura gli crollò addosso definitivamente.
"Non ancora "si limitò a pensare accasciandosi a terra e trascinandosi fino al punto in cui giaceva il fratello. Provò a scuoterlo sperando stupidamente che si riprendesse, ma ciò ovviamente non avvenne.
Le lacrime cominciarono ad inondargli il viso e non fece nulla per allontanarle o fermarle.
Sollevò con qualche fatica quel corpo inerme e lo depose sulla scrivania evocando un cuscino e una coperta (era così freddo!). Si diresse quindi a passo deciso verso il camino dove scomparve fra le fiamme verdi dopo aver urlato deciso: "Casa di Angelina!"
In un attimo si ritrovò in un salone arredato a festa.
Una donna fece cadere un bicchiere e quel suono stridente fece voltare tutti i commensali verso di lui.
Ron non lasciò spazio alla vergona e piantò immediatamente un dito contro Angelina, che riconosciutolo si era alzata in piedi.
"Tu!" strepitò il ragazzo "Angelina vieni subito con me!"
"Ron? Che ti prende?"
"Fred, anche George..." scosse la testa "Vieni subito se non vuoi macchiarti della loro morte!"
La voce tragica del rosso aveva un non so che di comico, ma nessuno ebbe la forza di ridere, bloccati da quella scena tanto strana e opprimente.
"No, Ron non so cosa tu stia blaterando ma non ho intenzione di vedere più George..."
"Non lo vedrai più, infatti! È morto, è morto per te... la pozione, non sappiamo quanto duri prima che..." deglutì non riuscendo a concludere la frase.
Guardò negli occhi Angelina, vi si rispecchiò e le lacrime tornarono ad affacciarsi sul suo viso: "Siamo due stupidi sai. Tutti e due. Siamo insicuri. Ma con i sentimenti non ci sono certezze, solo emozioni, passioni. Puoi decidere di rimanere lì, fredda e vuota, oppure provare a lasciarti riscaldare dalla completezza che un'altra persona può regalarti."
Ron si bloccò, stupito dal discorso che era riuscito a pronunciare.
Angelina non mostrava reazioni, ma non poteva lasciarla così, era arrivato il momento di tirar fuori le palle e lottare per qualcosa, lottare anche da solo per qualcosa in cui credeva davvero.
Uscì dal perimetro del camino per andarle incontro, l'afferrò duramente per un braccio e se la trascinò dietro tra le fiamme verdi senza che lei opponesse la benchè minima resistenza.
"Affronta la realtà, Angelina" Le disse appena si trovarono dentro il negozio a Diagon Alley. Teneva ancora la mano serrata intorno al polso della ragazza e la condusse così nella stanzetta del retro dove aveva lasciato il corpo di George. La ragazza lo guardò per alcuni istanti per poi fissare Ron come se fosse un pazzo, come se le stesse facendo uno scherzo.
"Ha preso una pozione. Una pozione preparata illegalmente. È una morte apparente, come quella delle fiabe babbane, si risveglierà solo col bacio del vero amore. Per questo ti aveva fatta venire qui ieri. Vedi" Le mostrò il biglietto che ancora il ragazzo stringeva tra le mani "Questo era per te"
Angelina afferrò quel pezzo di carta titubante.
"Non doveva passare tutto questo tempo. Potrebbero esserci delle controindicazioni, non sappiamo..." fece una pausa "Vi lascio soli, sperando che tu già non lo sia."
Quando sentì la porta richiudersi alle proprie spalle la ragazza si decise ad aprire il biglietto.

"E' il modo più sensato che ho trovato per dirti che ti amo. Non ho paura di morire per te, se qualcosa dovesse andare storto: se accadesse sarei ugualmente sereno perchè è la morte più bella che possa capitarmi. I messaggi smielati non sono il mio forte e lo sai, non voglio rovinare tutto dicendo anzi scrivendo qualcosa di profondamente stupido. Quindi mi fermo qui.

George

PS: Anche Fred ti amava e lo sai. Non possiamo stare qui a domandarci come sarebbe andata se... Magari doveva andare così e basta. Non nasconderti davanti le potenzialità della vita. Vivila appieno perchè poi finisce. Fred ci avrebbe voluti contenti, e a questo, per quanto scontato, ci credo davvero. Voglio renderlo felice, raggiungendolo o rimanendo al tuo fianco lo sarei in ogni caso grazie a te.

PPS: baciami per svegliarmi!

Angelina scoppiò a piangere, a quel punto tutto era andato a puttane, ogni sua certezza costruita con precisione. Il suo castello di carte era crollato miseramente e a lei non rimaneva che quel profondo senso di solitudine.
Se fosse morto per lei non l'avrebbe accettato mai, perchè morendo l'avrebbe lasciata triste e non era la felicità lo scopo di tutto quanto?
Si sentiva egoista e al contempo sincera come non lo era mai stata.
Lui doveva rimanere per renderla felice, perchè lei non era pronta a morire con lui.
Ma non sempre le cose vanno come speri. Con Fred... era stato, era stato quello che era stato. E aveva paura del rapporto con George, sapendo di aver amato il gemello. Aveva paura di confondere i sentimenti per l'uno con la figura dell'altro. Non basta essere amati per amare, ne era certa.
Si posò una mano sul cuore e lo sentì battere all'impazzata.
Rimase ferma ancora un minuto, tentando di far chiarezza in sè stessa, senza raggiungere nessuna conclusione limitandosi a fissare il vuoto.
Dopo un tempo indecifrabile si riscosse e come un automa si avvicinò al corpo del ragazzo e lasciò che le loro bocche si sfiorassero in un bacio lieve.
Sentì il freddo di quelle labbra ma non accadde nulla di più.
Si ritrasse appena per guardarlo.
Come poteva non pensare a cosa sarebbe stato se fosse andata diversamente quel giorno.
E come poteva lasciarsi frenare dalla paura, lei che i sentimenti li aveva sempre presi di petto, con coraggio Grifondoro.
La paura di perdere non le avrebbe più impedito di partecipare.
Baciò ancora George, ancora e ancora e ancora.
Non successe nulla. Per un attimo pensò che magari non era lei il suo Amore, ma poi lui si riprese, come nelle più romantiche fiabe babbane.
Lentamente le sue guance si imporporarono di nuovo e il suo corpo acquistò calore segno che il sangue aveva ripreso a circolare. Gli scostò una ciocca dal viso osservando quel risveglio che continuava.
Lo vide muovere appena le mani e strizzare gli occhi mentre riacquistava un respiro regolare.
Angelina non aveva mai visto nulla di più bello e sensuale e dolce.
"Sarei morto per te, se avessi deciso di lasciarmi andare..." bisbigliò lui tenendo ancora gli occhi chiusi.
"Non puoi morire, ti voglio qui."
"C'è qualcosa di tragico in tutti gli amori. Li rende più forti, intensi, veri."
"Perchè vuoi essere catastrofico?"
George aprì gli occhi di scatto: "IO?! Catastrofico?! Mai! Era una constatazione, ho effettutato studi approfonditi su tutte le fiabe babbane. L'amore si fortifica col dolore."
"Magari ci sarà nuovo dolore anche per noi, ma ora non mi rovinare il momento: sono troppo contenta di aver scoperto di amarti"
si chinò ancora sul suo viso per baciarlo e baciarlo e toccarlo per sentirlo vivo.
La confusione e la paura erano svanite, c'era spazio solo per George Weasley, nel cuore di Angelina.
 

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Capitolo 20
*** Niente è come prima. ***


George e Angelina passarono prima a casa della ragazza per comunicare brevemente ai genitori che andava tutto bene.
Si smaterializzarono quindi nel salotto dei Granger e senza tanti problemi trascinarono via Hermione.
Terza tappa del viaggio fu ovviamente casa Dursley dove un annoiatissimo Harry sobbalzò alla loro vista. La sua reazione fu mite se paragonata a quella di Vernon che cominciò ad urlare come un pazzo. Grazie alle doti oratorie di Angelina ed Hermione, Harry riuscì ad allontanarsi da casa degli zii in breve tempo e senza passare per un maleducato.
Tutti e quattro insieme tornarono alla Tana. George si fermò davanti l'entrata.
"Andiamo per gradi" disse tentando di dare un ordine ai propri pensieri "Prima di tutto me e Angelina: siamo ufficialmente fidanzati, vero?"
La ragazza annuì lanciandogli un'occhiata obliqua: "Ci manca giusto l'anello" biascicò ironica.
"Anello, anello, anello. A-nel-lo. Ah, si! Tipo questo?" Domandò il rosso inginocchiandosi ai piedi della Johnson e tirando fuori dalla tasca una scatolina di velluto.
"Tu sei pazzo!" esclamò Angelina.
"No, solo previdente! Era scontato ci saremmo sposati! Sono morto per te..."
Hermione lanciò strabuzzò gli occhi in un'espressione interrogativa e Harry che scosse la testa: "Ti racconteremo dopo..."
"Tu non racconterai proprio nulla!" s'intromise George staccandosi dalle labbra di Angelina: "Ti sei perso un bel po' di avvenimenti, scappando da quegli zoticoni, mio caro. Ora ti chiamo Ginny, così ci parli velocemente e quando rientrate alla Tana vi racconto cosa è successo e quanto sono geniale"
Harry arrossì e si passò una mano tra i capelli: "Non me la sento di parlarle. Non ancora."
"Scherzi? Punto primo, non ti stavo chiedendo se volevi farlo, è un semplice ordine. Punto secondo, non hai tempo da perdere perchè Lord Voldemort è passato ma potrebbe caderti ora un ramo in testa che ti uccide. E tu vuoi morire senza aver vissuto l'amore perchè avevi bisogno di aspettare? Non c'è nulla da aspettare. Ti chiamo Ginny."
E così detto si infilò in casa trascinandosi dietro un'Angelina in preda ad un attacco di ridarella.
Dopo poco Ginny fu fuori.
Lo raggiunse a testa alta e lo fissò per alcuni interminabili minuti negli occhi.
"Auguri" borbottò infine.
"Auguri..."
"Ci ho messo del tempo del tempo per capirti, per capire cosa cazzo volessi. E ora lo so. Lo so perchè non ce l'ho più. Voglio te Harry. Mi sono abituata sempre alla tua assenza, alla tua lontananza, alla tua mancanza. Prima mi ignoravi, poi quasi di punto in bianco ti sei interessato a me, ma nonostante stessimo insieme avevi l'incredibile capacità di essermi mentalmente lontano, preso da altro. E poi sei ripartito, non c'eri, non eri fisicamente al mio fianco. Tornata ad Hogwarts dopo la guerra ero convinta di poter convivere ancora con la solitudine che la tua assenza mi regala. Sapevo di poterti avere sempre, dopo ogni passo. Mi sbagliavo. Quando ho capito di essermi creata da sola quell'aura di solitudine ho sentito vivo come non mai il bisogno di averti vicino a me; di vedere il tuo sorriso, le tue fossette, i tuoi occhi; di sentire il tuo profumo, la tua risata, la tua voce, il tuo alito caldo. Non sto tentando di giustificarmi, non avrebbe senso ora. Non mi pento di averti tradito, però, perchè questo mi ha permesso di capire quanto vali. Non volevo farti del male, sei il mio amore unico da sempre, sono stata solo stupida."
Hermione, che non aveva trovato un modo adatto per dileguarsi prima aveva ascoltato in silenzio il discorso dell'amica. Quando questa finì capì che davvero non poteva più rimanere lì e si allontanò sorridendo.
Harry l'avrebbe perdonata. Ginny sarebbe cambiata.
Doveva trovare un modo per sbloccare anche lei quella maledetta situazione schifosa che si era creata con Ron. Voleva avere il coraggio della più piccola dei Weasley ma sapeva che non ci sarebbe riuscita: aveva troppa paura della sua debolezza.
Il coraggio si scontra con l'orgoglio. Era una Grifondoro.
"George mi ha minacciato" borbottò Ron in piedi davanti a lei "mi ha costretto. Ma sarei venuto a cercarti lo stesso."
Hermione rimase in silenzio, la voce bloccata in gola. Non se l'aspettava.
"Io ho sbagliato con la mia insicurezza, con le mie paure, con l'ansia che ti ho messo addosso. Ma è difficile per me reggere il confronto con Krum, lo è sempre stato, lo detesto!"
"Ma sei uno dei salvatori del mondo magico..."
"E quindi? Cosa... Hermione che c'entra? Merlino! Sai che bello! Lui ha avuto il potere di catturarti il cuore per primo e a me questo interessa, non quanto vola veloce sulla scopa o quanti maghi oscuri ha annientato..."
"Ma cosa vai blaterando, Ron? Che non lo sai che mi piaci da sempre? Tu incredibile Troll!" Il ragazzo le lanciò uno sguardo torvo e Hermione si affrettò a continuare "Avrei dovuto dirti che sarebbe venuto, lo so. Ho pensato che il silenzio fosse meglio."
"Non lo è. Non lo è mai stato e non lo sarà mai."
"Hai ragione. Ho già ammesso le mie colpe potresti cercare di capirmi ora?" Ron le lanciò uno sguardo furente e tentò di ribattere ma Hermione si lanciò tra le sue braccia coinvolgendolo in un bacio appassionato. Il rosso strabuzzò gli occhi e si lasciò andare.
"Riprenderemo dopo il discorso" Biascicò, le labbra a pochi millimetri da quelle della ragazza che annuì vigorosamente prima di reimmergersi nel suo amore unico di sempre.
 

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Capitolo 21
*** Epilogo. ***


Harry era un tantino agitato: l'ultima volta che avevano tentato di fare una sorpresa alle ragazze non era andata esattamente come speravano, anzi era stato un bel casino. Ma quella volta doveva essere diverso.
"Kreacker..." chiamò.
L'elfo emerse dalla cucina e si inginocchiò ai suoi piedi con un profondo inchino.
"Come sto?" domandò sorridente il ragazzo.
"Solo un tocco, signore" Kreacher trascinò una sedia davanti il padrone, vi saltò sopra per arrivare all'altezza del viso e gli sistemò il fazzoletto. Fece quindi apparire uno specchio con uno schiocco di dita.
"Grazie!" Esclamò Harry osservando il suo riflesso: quella giacca elegante gli cadeva molto bene addosso. "Vai a chiamare Ron per cortesia..."
"Sono qui, sono qui..." borbottò il rosso entrando nella stanza. "Andiamo è tardi."
"Accio discorso!" Un insieme di foglietti ordinati atterrarono in mano al bruno.
"Ci vediamo stasera Kreacker..."
"A dopo padrone. Buona fortuna!"
I due ragazzi si smaterializzarono davanti i cancelli di Hogwarts.
Vitiuos era lì ad aspettarli.
"Benvenuti, bentornati a scuola!" trillò emozionato "Siete in perfetto orario! Nessuno degli studenti si aspetta la vostra presenza, nè quella del Ministro che è già nello studio! Abbiamo fatto spargere la voce che siete tutti impegnati in un convegno estero, solo la signorina Granger si è preparata un discorso. Sarà grandioso, emozionante!" continuò a ripetere quelle frasi finchè non arrivarono nello studio del Preside. Non incontrarono nessuno durante il percorso, segno che i ragazzi erano già stati richiamati in Sala Grande.
Harry ripassò mentalmente la scaletta ancora una volta. Cominciarono a sudargli le mani.
Un discorso ufficiale insieme al Ministro davanti a tutta Hogwarts non era cosa da poco. Quasi svenne quando riconobbe alcuni giornalisti della Gazzetta muniti di taccuini e macchine fotografiche.
"Ehy Harry!" Lee gli corso incontro "Manderemo il tuo discorso in diretta a radio Jordan, sai?" Il bambino che è sopravvissuto, il Salvatore del mondo magico, pensò seriamente di scappare.
Shacklebolt gli fu vicino, spuntato da chissà dove: "Non è il momento di fuggire. Tranquillo, ti do un consiglio vecchio come il cucco ma utilissimo: immagina che siano tutti in mutande! Forza!" Esclamò alzando la voce "Andiamo, la signorina Granger avrà già cominciato il proprio discorso!"
Tutti insieme si incamminarono. Il Ministro si mise a chiacchierare tranquillamente per distrarre Harry e vi riuscì: quando varcarono la porta della Sala Grande il ragazzo era totalmente rilassato e camminò fra i tavoli a passo sicuro.
Nessuno li aveva annunciati e quella lunga sfilata di persone fu accompagnata da un iniziale "Ooh" di sorpresa, seguito da un borbottio indistinto e da un lungo e pacato applauso.
Il Ministro si posizionò per primo davanti il leggio.
Harry cercò con lo sguardo Ginny: la trovò seduta al tavolo, intenta a fissarlo a bocca aperta. Le accennò un sorriso forzato, improvvisamente di nuovo in ansia.
"Studenti, Professori" iniziò Shacklebolt "E' passato un anno da quando fra queste stesse mura veniva sconfitto il Mago Oscuro più potente mai conosciuto. Mago Oscuro il cui nome è ancora inpronunciabile, che ancora ci spaventa nonostante la sua caduta. È stato un anno duro. Le ferite devono ancora cicatrizzare, ma so che il popolo magico si riprenderà con vigore. Questo anniversario è fondamentale per non dimenticare chi è morto per il bene di tutti e per ricordare quanto l'unità e i veri valori siano fondamentali nei momenti peggiori. Voi siete il futuro e vi auguro di crescere coraggiosi e fedeli. Ora si può solo festeggiare perchè il domani sia più roseo possibile: meritiamo tutti serenità per rinascere dal dolore."
Un lungo applauso seguì le parole del Ministro e un brindisi.
Il Preside proprose un minuto di silenzio per quanti erano morti. Furono quindi letti i nomi di tutti gli studenti caduti. Molti piansero copiosamente ricordando i compagni che non c'erano più e tutti applaudirono ancora una volta.
Un ragazzo Corvonero si alzò in piedi "PER NON DIMENTICARE, CHE IL CLAMORE DELLE NOSTRE MANI ARRIVI FINO AL CIELO!" uno scroscio di battiti riempì la sala per diversi minuti, mentre il Ministro e gli insegnanti lanciavano scintille rosse dalle proprie bacchette.
Quando fu ristabilito il silenzio, Harry salì sulla pedana, abbracciò il Ministro e parlò con voce tremante: "Quando mi hanno proposto di preparare un discorso per questo anniversario ho pensato di rifiutare: non volevo. Credevo di non essere la persona più adatta. Per lungo tempo mi sono sentito unicamente responsabile di quanto accaduto. Sentivo il peso di ogni anima che non c'era più. Non lo dico perchè voglio essere compatito. Siamo tutti colpevoli e innocenti. Davanti la sofferenza e la morte non c'è giustificazione che tenga. Poteva andare diversamente, si poteva fare di più, si può sempre fare di più" Harry quasi urlò quell'ultima frase "ma rimuginare sul passato è inutile, l'unico modo per onorare i caduti è quello di rendere valido il loro sacrificio e ricordarli, sempre. Portare le loro storie nel nostro cuore e spalancarlo alla vita che si presenta ai nostri occhi sotto infinte sfaccettature e..." il ragazzo si interruppe di botto: George Weasley aveva spalancato le porte della Sala Grande e aveva corso come un ossesso fino al soppalco dove stava in piedi Harry. Lo abbracciò di slancio e bisbigliò al suo orecchio: "Fleur ha appena partorito! E' una bambina, si chiama Victorie. Vittoria, capisci? È per questo" George allargò teatralmente le braccia verso il cielo magico della Sala. Il bruno gli sorrise e annunciò serio: "La vita si presenta ai nostri occhi sotto infinite sfaccettature, dicevo. Eccone la dimostrazione, è appena nata una nuova bambina ed è stata chiamata Victorie, perchè oggi ricordiamo di aver vinto con l'amore e per l'amore!"
La Sala esplose in un boato e di nuovo molti tra studenti e insegnanti si commossero. Lumacorno allungò un fazzoletto ad Hagrid, Vitiuos lanciò in aria alcune scintille rosse, la McGranitt, presente per l'occasione, applaudì con vigore lasciando scorrere libramente le lacrime sul proprio viso. I ragazzi si alzarono tutti in piedi per riunirsi in un unico abbraccio che non prevedeva la distinzione in Case e colori.
Ron corse da George per chiedergli informazioni sulla nipotina e furono raggiunti da Hermione che abbracciò tutti e due felice, felice, felice.
Harry accolse Ginny fra le sue braccia e la baciò con tenerezza, afferrandole poi la mano e trascinandola fuori, insieme al flusso di gente che si riversava nel giardino di Hogwarts di quel soleggiato due maggio.
Si avvicinarono al Lago Nero dove magnifiche creature acquatiche emersero dall'acqua schizzando giocose su studenti e insegnanti. I raggi del sole accarezzavano i visi rilassati e un vento leggero rinfrescava gli animi.
La ricerca della felicità è lunga e perigliosa, ma sempre soddisfancente.

 

Prima cosa fondamentale da precisare: Victorie in realtà nasce due anni dopo la fine della Seconda Guerra Magica, non uno. Prendete la cosa come una licenza d'autore.. Credo sia l'unico dettaglio diverso rispetto quanto detto dalla Rowling.

Ora passiamo a cose più serie: si, la storia è finita. È il primo racconto che riesco a portare a termine ed è stata dura; spesso l'ho abbandonato, l'ho messo da parte, l'ho evitato. Ma alla fine l'ho portato a termine e pur non essendo sempre soddisfatta è stato un esperimento soddisfacente. Credo che continuerò a scrivere ancora, spero abbiate voglia di seguirmi in altre storie, su Harry Potter certamente e poi chi lo sa... 
Ad ogni modo è tutto merito vostro, che con o senza recensioni avete sempre seguito la mio storia, GRAZIE.

Armida. 

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