And now, let's talk about me.

di Kurokami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Discoveries ***
Capitolo 3: *** Escaping and fighting ***
Capitolo 4: *** A new life comes ***
Capitolo 5: *** Danger!! ***
Capitolo 6: *** Friendship ***
Capitolo 7: *** Three years later.... ***
Capitolo 8: *** Run, the Red Moon is coming! ***
Capitolo 9: *** Don't give in ***
Capitolo 10: *** New entry: unpleasant boy. ***
Capitolo 11: *** Snake bite. ***
Capitolo 12: *** Falling in love with the red-eyed girl. ***
Capitolo 13: *** Promises ***
Capitolo 14: *** I will find you, I will kill you. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Corri. Corri, impaurita. Ci sono cadaveri intorno a te, i tuoi stessi parenti. Tu sai che dovresti correre nella direzione opposta, salvarti, avvertire gli altri ninja: ma pensi ai tuoi genitori, a Itachi. Hai paura per loro, più che per te stessa. Soprattutto per tuo fratello: tu adori il tuo nii-san. Moriresti, senza di lui.

Arrivi davanti alla porta di casa, chiami i tuoi genitori: ma una voce indistinta ti dice di non entrare.
E tu hai sempre più paura, tremi: povera piccola, cosa potresti fare, hai appena sette anni…no, non entrare, perché? E se  poi te ne penti?

Ma tu lo fai lo stesso: senza smettere di tremare, apri la porta di casa.
E ti verrebbe voglia di urlare.
I tuoi genitori sono a terra, in un lago di sangue, e dietro di loro c’è…c’è…
Itachi.


È qui che per te ha inizio l’inferno, piccola Sasuko, hai sette anni, sei solo una bambina.
Ma proprio perché sei una bambina, riesci a provare solo sentimenti puri, schietti: e proprio per questo riesci a odiare tuo fratello, il tuo caro e dolce nii-san, come solo un bambino sa fare.
In fondo, lui ti ha tradita, ti ha ferita, sia nel corpo che nello spirito: tuo lo adoravi, e lui…lui ti ha distrutto la vita.

Ma tu ti rialzi Sasuko, ti rialzi: perché vuoi dimostrare al mondo che non sei debole. No, tu sei forte Sasuko, ce la farai.


Impegnati, uccidi tuo fratello, Sasuko.

O il seguito non sarà divertente per me.

 

 

 

 

 

 

Prologue.






Non sono una ragazza paziente. Mi basta una frase, un’azione inopportuna, e sono capace di distruggere qualunque cosa intorno a me.
Odio, odio, odio che qualcuno mi giudichi, parli male di me o delle mie origini. Perché sono soprattutto le mie origini il mio maggior handicap, quando si tratta di relazionarmi con la gente. Basta che sentono il mio cognome, e iniziano a maneggiarmi con le pinze, intimoriti da ciò che quel maledetto appellativo comporta.
Basta pronunciarlo, e subito tutti si mettono in guardia; certo, inizialmente, quando ero poco più di una novellina, mi faceva comodo, ma adesso mi ha davvero stufata.
Prima addirittura mi pavoneggiavo, quando potevo permettermelo, ma adesso, ogni volta che mi presento, non pronuncio più il mio nome con quel piglio arrogante e sfrontato che avevo.
Ma ciò non mi aiuta comunque: sono pur sempre io, Sasuko Uchiha, una degli ultimi sopravvissuti del “glorioso” clan Uchiha.

 

La mia storia è un po' complicata…no, è molto complicata. Come in fondo lo sono un po' tutte le storie che riguardano il clan Uchiha: intricate, indissolubili matasse, fatte di intrighi, inganni, fratricidi e assassinii di ogni genere. Roba che solo un sadico omicida riterrebbe normali.
Insomma, se quando ero più piccola ritenevo fosse una fortuna essere nata nel clan Uchiha, adesso la ritengo una maledizione.


Ed è stata proprio causa di tutte le mie sofferenze, Madara Uchiha, ad aprirmi gli occhi sulla verità sulla mia famiglia.
Ero legata come un salame, con la schiena appoggiata contro quel muro ruvido e gelido, il corpo tutto un dolore, e con lui che non la smetteva di parlare: parlava, parlava, rigettando fiumi interi di parole, mi ossessionava con quella sua parlantina, quelle sue pause a effetto che mi facevano soltanto venire un prurito alle mani, tanta era la voglia di liberarmi da quelle corde, e strangolarlo.
Raccontava, diceva cose che mi facevano raggelare il sangue, che mi facevano venir voglia di scappare da lì, tornare a Konoha dai miei amici, piuttosto che continuare con quella infinita tortura. E sentivo di nuovo quella orribile bestia graffiare con prepotenza dentro di me, la quale avevo sperato non mi perseguitasse mai più: l’odio.

 


Ecco, qualsiasi discorso faccia, ritorno sempre lì. Ormai lo so, non mi abbandonerà più, rimarrà sempre lì, rintanata in un angolo, pronta a farsi di nuovo strada fra le mie emozioni.
Ma adesso ritorniamo da dove avevo lasciato, ossia la mia storia.


Innanzitutto, da quando il mio clan è stato distrutto dal mio stesso fratello maggiore, ma anche prima di ciò, mi spacciavo per un maschio, presentandomi sempre come Sasuke.

Inizialmente, facevo questo per pura emulazione di mio fratello, ma poi è diventata quasi una patologia: ancora adesso non mi spiego perché lo facevo. Forse, il mio essere donna mi faceva sentire debole e inutile, come reputavo le mie compagne: superflue, frivole ….era così che vedevo tutte le bambine della mia età, soprattutto dopo la morte dei miei genitori.
Con i maschi mi ci trovavo meglio: mi sentivo più come loro, indipendente, forte....
Certo, il fatto che mi sia sempre spacciata per un maschio presentò anche degli aspetti che una bambina di sette anni non poteva prevedere, visto che ben presto le ragazze si presero delle cotte assurde per me, e i maschi iniziarono ad invidiarmi per le mie capacità.

Ma in fondo mi era sempre andata bene così. Non pensavo alle conseguenze delle mie (spesso stupide) azioni.


Dopo il mio diploma all’Accademia, come hanno l’obbligo di fare tutti i neo-diplomati, entrai a far parte di un gruppo, formato da una delle mie spasimanti più sfegatate (cosa che non poteva darmi altro che noie) Sakura Haruno, Naruto Uzumaki (noto all’epoca come lo scemo), e Kakashi Hatake (sul quale il mio primo giudizio fu: “Ma è davvero un jonin?”).
La mia seconda famiglia: sì, è così che li reputo adesso.

Soprattutto Naruto, è sempre stato come un fratello, per me. Nei primi tempi non lo sopportavo proprio.
Ma in seguito, quando ho saputo che anche lui aveva patito praticamente le mie stesse sofferenze, lo guardai con occhi totalmente diversi.
Diventammo amici, ci aiutammo a vicenda: lui mi salvò la vita innumerevoli volte, come io a lui.

 

Fu il primo a scoprire la mia vera identità.
 

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Capitolo 2
*** Discoveries ***


Discoveries.





Non perderò molto tempo a descrivere la mia infanzia: basta solo dire che ero talmente fissata con l’idea di voler essere un maschio, che per un certo periodo costrinsi addirittura mio fratello e i miei genitori a rivolgersi verso di me con appellativi maschili.
Se no che, molto presto, mio padre si stufò di questa situazione, e minacciò di spedirmi direttamente dallo strizzacervelli, se continuavo con questa assurda situazione. Io la smisi, almeno per quanto riguardava la mia famiglia.
Per il resto, a scuola, mi facevo chiamare da tutti Sasuke.
Itachi cercava di stare al gioco, finché si trattava di stupidaggini: quando però esageravo, anche lui si metteva lì a farmi la predica.
Dal canto suo, mia madre si era totalmente arresa alla speranza di farmi indossare una gonna, o un vestitino: diventavo un piccolo mostriciattolo assetato di sangue, anche se tirava fuori un vestitino di foggia femminile della mia taglia. Idem per i capelli: appena superavano una determinata lunghezza, me li facevo tagliare, per non parlare di mollettone colorate o elastici.
Le uniche volte che acconsentivo (seppur molto a malincuore) di vestirmi in modo un po' più femminile era durante le occasioni speciali all’interno del nostro clan. E in ogni caso, non perdevo mai tempo con le mie cuginette: andavo sempre appresso ai maschi, soprattutto (per loro somma disgrazia) Itachi e mio cugino Shisui.

…..ecco lo sapevo: anche qui vado sempre a parare, quando parlo. Il mio passato, e con esso la mia famiglia. Ricordo uno per uno tutti i loro volti: ed ecco che ritorna quella schifosa sensazione di vuoto totale. Quella totale assenza, come se mancasse un pezzo del tuo corpo; e poi, quell’assurda voglia di volerli rivedere tutti, anche solo per un istante. Tutte sensazioni terribilmente deprimenti che si fanno strada ogni volta che ripenso a tutto quello che ho perso.

Ma ho imparato, anche sulla mia pelle, che non bisogna avere rimpianti: ho imparato a ricacciare dentro queste sensazioni, questa assurda voglia di qualcosa che in realtà è poco più di nulla…..solo ricordi.

 

 

 


Come ho detto in precedenza, il primo a scoprire la mia vera identità fu Kakashi, e tante grazie, visto che a lui non sfugge mai nulla.
Accadde quando dovette applicarmi il sigillo per bloccare il Segno Maledetto di Orochimaru: l’imbarazzo fu enorme, quando mi dovetti togliere la maglietta, e scoprire quel piccolo accenno di seno, coperto, naturalmente, da una fascia. Ma Kakashi (con mia somma riconoscenza) sembrò non darvi troppo peso, e aggiunse:

-Tranquillo, non dirò nulla a Naruto e, soprattutto, a Sakura-. Sorridendo da dietro la maschera.

Non so perché aveva usato l’aggettivo maschile: non penso sia stato solo per pura abitudine. E poi non fece alcuna domanda.

 

 


Con Naruto fu completamente diverso. Accadde dopo l’attacco di Orochimaru a Konoha; e non fu per niente una bella cosa.

Era una delle tante, noiose, mattinate all’insegna della nullafacenza, quando cioè non ci sono incarichi da svolgere, e l’unico modo in cui puoi spendere il tuo tempo è allenarti. O almeno, così prometteva di essere.

Se non che, arrivò un messaggio di Kakashi, che diceva di incontrarci al negozio di dango sulla strada principale, quello più celebre (non moltissimo distante dall’ Ichiraku, il negozio di ramen preferito dal Team sette, e soprattutto da Naruto).

Prima stranezza della giornata: Kakashi sapeva che non mi piacevano i dolci, visto che gliel’avevo chiaramente fatto notare anche in una precedente occasione. Poi, quando mai Kakashi mi avrebbe chiesto di incontrarci da soli, se non per un allenamento?
Andai comunque, nonostante la mia totale repulsione verso i dolciumi: decisi però di scendere un po' in anticipo, anche se ero sicura al novantanove virgola nove per cento che Kakashi avrebbe fatto tardi. Invece, lui era già lì, appoggiato comodamente al muro fuori dal negozio. Notai anche che erano appena arrivati altri due jonin, Asuma Sarutobi e Kurenai Yuhi, e i tre stavano conversando.
Seconda stranezza della giornata.
Con la coda nell’occhio, notai poi una terza cosa: due tizi, vestiti esattamente allo stesso modo (una casacca nera, con delle nuvole rosse ricamate sopra, e un cappello di paglia che copriva completamente il volto), uno mostruosamente alto, che si scarrozzava quello che sembrava un grosso spadone tutto coperto di fasce bianche, l’altro poco più basso di Kakashi, che se ne andavano abbastanza di fretta.
Terza stranezza.
Subito dopo, anche Asuma e Kurenai se ne andarono.
Kakashi, invece, perse il tempo dentro quello stupido negozio dall’odore nauseabondo, senza poi concludere un accidente.
Io me ne andai, abbastanza infastidita.

Decisi di allenarmi un po', ma alla fine non feci altro che rimuginare su quello che era successo da poco, e su tutte quegli assurdi jutsu che Naruto aveva imparato, soprattutto quella che evocava il rospo gigante. Doveva essere il jutsu del Richiamo, anche Kakashi lo usava per evocare i cani; così decisi di andare di nuovo da lui, per farmelo insegnare.

A casa sua però mi attendeva una brutta sorpresa: Kakashi era a letto, svenuto, e intorno a lui c’erano alcuni jonin, tra cui gli stessi Asuma e Kurenai, e anche il maestro del sopracciglione, Gai Maito. Appena chiesi cosa stesse succedendo, Gai fece per sminuire con un “No niente di particolare...” , ma non fece in tempo a finire la frase che un altro jonin entrò di corsa nella stanza, tutto agitato, esclamando:

-È vera la storia che è tornato Itachi e che sta inseguendo Naruto?!-

In quel momento, non sentii nient’ altro che quelle parole rimbombarmi nel cervello. Poi, una sola parola rimase, che mi chiamava insistentemente: vendetta.

Corsi fuori, senza esitare un attimo, urtando in malo modo il ninja appena arrivato.
La parola vendetta venne subito sostituita da un altro pensiero: Naruto.
Dovevo prima di tutto salvarlo: non potevo lasciare che Itachi portasse via anche lui, il mio primo migliore amico. A mio fratello ci penserò dopo, mi dissi.
Prima di tutto, come deve fare ogni ninja con un po' di sale in zucca, mi diressi a una velocità folle verso casa, per prendere la bisaccia con dentro i kunai, gli shuriken e i vari rotoli, che tenevo sempre pronta per qualsiasi emergenza.
Poi, sempre correndo come una scheggia, andai all’Ichiraku: era lì che Naruto aveva pranzato. Il proprietario mi disse che era andato alla città alberghiera, la zona dei divertimenti, con un certo Jiraya; dopo essermi fatta spiegare chi fosse questo Jiraya, corsi di nuovo via, urlando un “grazie”.

Arrivai in meno di un quarto d’ora alla città alberghiera. Chiesi in due o tre locande, stando molto attenta a descrivere al meglio Naruto, per evitare qualche fraintendimento. Alla quarta locanda, riuscii a trovarlo.
Corsi, pregando di essere arrivata per prima, verso la camera: bussai con cautela un paio di volte.
Sentii poi una voce borbottare, e non avete un idea di quanto ringraziai Dio, quando mi trovai davanti la faccia sorpresa di Naruto, ancora sano e salvo. Lo spinsi, di nuovo dentro, tappandogli la bocca con una mano.

-Naruto, qualunque cosa io ti dica adesso, fai il minor rumore possibile, è chiaro?- gli dissi a bassa voce.
Lui annuì, e io tolsi la mano.
-Sasuke, che succ…?- chiese lui, ma io lo interruppi.
-Mio fratello, Itachi, ti sta cercando. Non ho idea del perché, fatto sta che devi scappare, e subito-.
-Eh?-
-Prendi il fottuto zaino e scappa dalla finestra, cretino!-
-E tu?-
A quella domanda non risposi subito. Già, e io? Avrei affrontato Itachi? Ma lui non era da solo (perché avevo capito che erano quei due nel negozio di dango), e anche se l’avessi affrontato, l’altro avrebbe inseguito Naruto, e quindi sarebbe stato uno sforzo vano: oppure, l’altro avrebbe aiutato Itachi a eliminarmi, e comunque Naruto era fregato.
Non rimaneva dunque che un opzione. Fuggire insieme a Naruto, combattere se necessario, e trovare al più presto quel Jiraya (che poi, in tutto quello, dove diamine si era cacciato? Bel maestro…).

Poi sentimmo bussare alla porta.
 

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Capitolo 3
*** Escaping and fighting ***






Escaping and fighting.





Sembrava di essere in un racconto dell’orrore, in cui i protagonisti devono fuggire dallo psicopatico omicida di turno.

Con un cenno, dissi a Naruto di stare zitto, poi mi diressi lentamente, con un passo felpato, verso la porta, sfoderando nel contempo il kunai. In quegli attimi, sperai con tutto il cuore che a bussare fosse quel Jiraya.
Avvicinai con cautela l’occhio allo spioncino della porta, impaurita di cosa avrei visto.

Era lui. Itachi.
Quando mi girai verso Naruto, non ebbi bisogno delle parole per spiegargli chi era che bussava, anche perché mi sentivo un blocco in gola, e non sarei comunque riuscita a parlare; lui capì da solo.
Si mise il grosso zaino in spalla, e si diresse verso la finestra, aprendola il più silenziosamente possibile.

I colpi sulla porta si fecero più insistenti.

Naruto si girò verso di me, lanciandomi uno sguardo che chiaramente diceva: “Tu cosa vuoi fare?”

Io mi avvicinai a lui, mormorando:
-Vengo con te-.

I colpi smisero.

Lui balzò sul davanzale, in procinto di saltare sugli alberi di fronte.

Poi uno schianto.
La porta cadde a terra con un fracasso tremendo.

-NARUTO, SCAPPA!!!!-

E vidi tutto al rallentatore.
Itachi che con uno scatto felino si avventava su di me, con una mano tesa davanti, e il suo compagno dietro (dalle fattezze mostruose, ora che non aveva il cappello) che brandiva minacciosamente lo spadone.
Io misi una mano nel borsello appeso dietro alla cintura, e un istante prima che Itachi riuscisse a raggiungermi, lanciai un fumogeno velenoso.


Balzai fuori dalla finestra, con una mano sulla bocca per non respirare il fumo venefico emanato dal fumogeno.

Con tutta la velocità che le mie gambe mi permettevano, raggiunsi Naruto.

-E adesso che facciamo?!-esclamò lui.

-Come “che facciamo”, deficiente! Andiamo subito da quel tipo, Jiraya, o come cavolo si chiama!-

-Ah, l’Eremita Porcello!-

-Che?-

-Lascia per…..SASUKE!!!-urlò Naruto.

E di nuovo accadde tutto al rallentatore: Naruto che mi veniva addosso, mi afferrava per la maglietta e mi tirava giù insieme a lui, e il kunai, lanciato da qualcuno dietro, che sfiorava le punte dei miei capelli, tagliando qualche ciocca.
Io e Naruto precipitammo per un po', senza trovare nessun appiglio: poi, facendo appello a tutte le mie forze, feci una capriola per aria, trovandomi così con i piedi paralleli al tronco di un albero. Con un ultimo sforzo, schiacciai i piedi contro la corteccia, e mi detti la spinta in avanti, contro il terreno: atterrai, sdrucciolando parecchio con i piedi.
Vidi che anche Naruto era ancora tutto intero: poi girai lo sguardo verso i nostri aggressori, anche loro venuti giù dall’albero.

Naturalmente non mi aspettavo di ucciderli con un fumogeno velenoso, ma la rabbia continuò a montarmi dentro non appena vidi lo sguardo arrogante e superiore di Itachi.
Strinsi i pugni, e attivai lo Sharingan.

-Uhuhuh, Itachi-san, questi ragazzi sono delle vere pesti…-disse il bestione blu, avanzando di qualche passo. Vidi Naruto tremare.

Poi Itachi disse l’ultima cosa che avrei voluto sentire.

-Quanto tempo…imoto-.

-Eeh?- fece Naruto.

-Zitto!!-urlai a Itachi, allarmata.

Itachi mi guardò con un espressione che esprimeva abbastanza chiaramente perplessità.

-Come sarebbe a dire “imoto”?-continuò invece Naruto.

Io mi morsi il labbro inferiore.

- Tu non mi interessi in questo momento, Sasuko. Siamo venuti qui a prendere Naruto-. disse Itachi, con quel tono di voce freddo che odiavo tanto.

Quelle parole non fecero che accrescere la mia rabbia. Mandai la mia prudenza completamente a farsi fottere, desiderosa solo di vedere il volto di Itachi sfigurato dal sangue.

-Allora….devi prima passare sul mio cadavere!- e detto questo, mi lanciai all’attacco.

Lo attaccai prima con le arti marziali, sferrando un pugno: lui lo schivò, e tentò di attaccarmi dal basso, con un altro pugno. Lo evitai saltando in alto: poi ritornai all’attacco, stavolta tentando di colpirlo con il kunai. Ma lui mi afferrò per il polso, e ruotando su se stesso, mi lanciò dall’altro lato, con forza inaudita. A stento riuscii ad atterrare senza rischiare di ruzzolare a terra: alzai in tempo lo sguardo per vederlo di nuovo attaccare. Non stava ancora facendo sul serio. Dopo un altro scambio di arti marziali, decisi di passare alle arti magiche: usai il Goukakyuu no Jutsu, che però mi servì solo da esca.
Infatti, dopo che lui l’ebbe evitato, saltai a mia volta e lo beccai a metà del volo, con il Chidori che scintillava sul mio braccio sinistro. Ma, non appena lo trapassai da parte a parte, si rivelò essere una Copia-ombra.

Mentre atterravo di nuovo, sentii il suo compagno ridacchiare, ma non me ne curai: sondai il terreno circostante con lo Sharingan.
All’improvviso, sentii uno scricchiolio provenire dal terreno, dietro Naruto.

Ed ebbi di nuovo quella sensazione. Vidi ogni mossa al rallentatore: ma mi accorsi che stavolta non era solo un impressione. Vedevo davvero tutto al rallentatore.
Una mano sbucò dal terreno, poi tutto un braccio, e vidi la figura di Itachi protesa verso Naruto, il quale si stava lentamente girando.
Scattai a una velocità folle verso il mio amico, gridando il suo nome: lo spinsi bruscamente via.
Poi sentii un dolore atroce al fianco sinistro: Itachi mi aveva colpita di striscio con un kunai, lacerandomi parte della maglietta.
Voltai lo sguardo, ma era troppo tardi: Itachi mi afferrò da dietro, il suo braccio contro la mia gola.
Mi dimenai, ma il dolore alla ferita era insopportabile, e mi stordiva.

-Lascialo andare, maledetto bastardo!!!- urlò Naruto, in preda all’ira.

-Naruto, smettila! Adesso scappa!!- gli risposi io, ma Itachi strinse la presa sulla gola, facendomi gemere.

-Kisame-. disse, rivolgendosi al compagno.

Il grosso squalo umanoide, per tutta risposta, ridacchiò, e si diresse verso Naruto, sollevando nel contempo il grosso spadone.
Naruto, però lo attaccò ferocemente: qualcosa era cambiato in lui. Le iridi erano diventate improvvisamente rosse, e le strisce sulle guance si erano inspessite.
Sta succedendo di nuovo, pensai: si stava di nuovo trasformando in quella…quella cosa.
Con velocità inaudita, Naruto schivò il grosso spadone, e arrivò alle spalle dell’uomo-pesce, sferrando un pugno che andò a colpirlo in piena faccia. A differenza però di quanto era successo con gli altri avversari, che erano stati praticamente scaraventati via da quel pugno, rovinando poi a terra, quel Kisame riuscì ad atterrare senza subire troppi danni, a parte un vistoso livido sulla guancia destra.
Poi, Naruto si girò di nuovo verso me e Itachi, con un espressione ancora più furiosa.

-Te lo ripeto un’ultima volta. Lascia subito andare Sasuke, o ti faccio a pezzi-. sibilò.

Itachi non si mosse, al contrario del suo compagno, il quale unì le mani formando dei sigilli.

Subito dopo, un enorme massa d’acqua a forma di squalo gigante uscì dal terreno, dirigendosi a velocità supersonica verso Naruto.
Quest’ultimo fece per spiccare un salto, ma l’onda l’avrebbe comunque travolto, se non fosse stato per un enorme rospo, spuntato da chissà dove all’improvviso, che lo afferrò in tempo, mentre l’enorme massa d’acqua si andava a schiantare verso un grosso albero, producendo un boato pazzesco, e schizzando dappertutto miriadi di gocce.
Itachi si girò, senza mai mollare la presa su di me, cosicché fui costretta anche io a seguire i suoi movimenti.
Pochi metri più in là, c’era un grosso signore dall’aria abbastanza strampalata, con dei lunghi capelli brizzolati, e un espressione al contempo seria e preoccupata; era indubbiamente Jiraya.
L’uomo appena arrivato esaminò la situazione: si soffermò soprattutto su di me e Itachi, e si incupì ancora di più.

-Adesso prendiamo anche ostaggi, eh Itachi? Non me lo sarei mai aspettato da te- disse.

Di nuovo, Itachi non rispose.

-Ehi, dico a te!! Adesso basta, mi sono rotto le scatole!! Vengo lì e ti ammazzo!!!-urlò Naruto verso Itachi, e fece per partire all’attacco, ma il rospo glielo impedì.

Itachi, allora, aprì bocca:

-Vedo che hai molto legato con quel ragazzo, imoto-.

Di nuovo, spalancai gli occhi, terrorizzata.

-Ancora con questa storia?! Come sarebbe a dire “imoto”??!! Ma non lo vedi che è un maschio?!!- urlò ancora Naruto.

Probabilmente, Itachi sorrise, in quel momento. Poi disse:

-Spesso siamo condizionati dalle nostre conoscenze e da i nostri giudizi, Naruto, a cui diamo il nome di realtà. Ma si tratta solo di ambiguità, visto che la nostra realtà potrebbe essere un miraggio; significa dunque che ognuno vive condizionato dalle proprie false convinzioni, non credi?-

-Cosa significa?- disse Naruto, chiaramente perplesso.

-Significa che tutto ciò che sai di Sasuko, o almeno la maggior parte, è solo una tua falsa convinzione-.

-Mi stai dicendo che Sasuke è una donna? No, non ci credo, è impossibile! Non può essere una….-

Ma non finì mai quella frase.
Itachi portò l’altra mano al collo della mia maglietta, e con un gesto secco, la lacerò completamente sul davanti, mostrando il mio petto, coperto solo dalla solita fascetta elastica.

Per un attimo fui del tutto incapace di intendere e di volere. Non riuscivo ancora a capacitarmi di ciò che era successo: volevo che quello fosse stato tutto un orribile incubo.
E invece era l’orribile realtà.

Vidi il volto di Naruto congelato dallo stupore: poi, lentamente, abbassò la testa.
Sentii l’uomo-squalo ridacchiare ancora:

-Uhuhuh…voi Uchiha non finirete mai di sorprendermi- disse.

Nessuno però fece in tempo a dire altro, che Naruto alzò di nuovo lo sguardo, di nuovo con le iridi tinte di rosso.


-Hai firmato la tua condanna a morte, bastardo-

 

Il resto di ciò che successe non lo ricordo bene, anche perché a un certo punto svenni.
Ricordo solo il volto di Naruto contratto in un urlo di rabbia.
Mi risvegliai nella stanza d’albergo di prima, con i fianchi completamente fasciati, e un grosso cerotto vicino alla tempia. Naruto era al mio fianco, seduto sull’altro letto.

-Sasuke!-fece lui appena mi svegliai.

Io lo fissai: poi però, abbassai lo sguardo, con un misto di imbarazzo e tristezza.
Rimanemmo in silenzio per un bel po'.
A romperlo fu proprio Naruto:

-Senti, Sasuke! A me non me ne importa un fico secco che tu sia un maschio o una femmina. Io ti considero comunque mio amico….volevo dire amica. Non mi importa nemmeno di cosa dicano gli altri di te! Tu…tu sei la prima persona che ha provato la mia stessa solitudine. Tu sei stata una dei primi ad accettarmi così come sono, con tutti i miei difetti, e questo…-

-Naruto. ….basta così. Non aggiungere altro- lo interruppi io.

-Grazie- dissi, poi.

Lui mi fissò per un po'; poi, sfoderò il suo sorrisone a trentadue denti, e disse:

-Non c’è di che-
 

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Capitolo 4
*** A new life comes ***





A new life comes.








Devo ammettere che è un po' difficile dover ricominciare da zero, con i rapporti sociali.
Infatti, quando tornai a Konoha, ancora abbastanza dolorante e sconvolta, vidi Sakura venirmi incontro, con le lacrime agli occhi:

-Sasuke!! Ma dove diavolo sei stato tutto questo tempo?! Ti ho cercato dovunque, poi il maestro Gai mi ha detto che sei andato a caccia di…. oh, Sasuke!!- e si gettò tra le mie braccia, disperata, facendomi un male cane dove c’era la ferita.

-Ahia, Sakura, mi fai male!- esclamai, con la solita gentilezza.

-Oh Dio, sei ferito? S-scusami, è che… ero preoccupatissima. E Naruto? Come sta?-

-Sta bene- risposi, secca.

Sakura tirò un sospiro di sollievo.

-Sono così felice che non vi siate fatti del male…- disse, lanciandomi uno dei suoi soliti sguardi languidi.

Fu allora che capii di aver fatto un mucchio di emerite cazzate, in quegli anni: Sakura era davvero innamorata perdutamente di me, ma io non avrei mai potuto ricambiarla, neanche se avessi voluto. Primo, perché non avevo quel genere di orientamento sessuale: secondo, perché anche se avessi continuato a svicolare con tutte quelle assurde bugie, e a rifiutare il suo amore, avrei finito solo per ferire a morte i suoi sentimenti. E non volevo farle questo.
Così presi una decisione.

-Sakura….devo un attimo parlarti di una cosa- le dissi.

Lei si fece immediatamente rossa come un peperone, e mi seguì tutta eccitata sulla panchina lì vicino, probabilmente fantasticando su chissà quale assurda dichiarazione da parte mia.
Invece, le raccontai la verità. Lei all’inizio rimase con gli occhi sgranati, poi, pian piano, il suo sguardo si fece serio, a tratti comprensivo. Le raccontai anche di ciò che era successo, giusto alcune ore fa, con Itachi, e lì si scandalizzò.

-Ma come si è permesso quel….scusami- disse.

-Non ti devi affatto scusare. Qualunque offesa tu stessi pensando, lui se la merita e basta- dissi io, cupa.

Rimanemmo per un po' in silenzio.

-Certo che…è strano. Fra tutte le cose che ho pensato su di te, mai mi sarei immaginata una cosa simile- disse Sakura. Fece una pausa, come per dosare bene le parole.
-Bhe, almeno non dovrò più litigare con Ino-pig….e avrò un’amica in più-.

Stavolta fui io a rimanere sorpresa davanti a quelle parole, soprattutto le ultime. Non erano passati neanche cinque minuti che si era già adattata all’idea?

-Non fraintendermi, sarà difficile per me abituarmi al fatto che tu sia una ragazza…. però in qualche modo ci riuscirò- continuò lei, sorridendo.

Io continuai a fissarla per un po'. Poi sorrisi a mia volta.

 

Naruto tornò al villaggio qualche settimana dopo, con Jiraya e un’altra donna, che si rivelò essere Tsunade, la nuova Hokage di Konoha.
Naruto era felicissimo per la sua nuova impresa, e non appena ci incontrammo, iniziò a fare la ruota come un pavone, e ci raccontò tutto.

-E piantala di esaltarti così, cretino- gli dissi, con un sorrisetto ironico.

-Ah ah, sei solo invidioso…volevo dire, invidiosa…. aaaah, non ci farò mai l’abitudine!- disse alla fine, con il muso imbronciato.
-Ah comunque Sasuko…- continuò, con un aria molto più seria.

-Cosa?-

-Stai attenta a Orochimaru. Quello lì è un mostro, non ci scherza affatto: è stato solo grazie a Tsunade baa-chan che mi sono salvato-

-Certo- risposi io –Quel verme deve solo provarci ad avvicinarsi a me-

Naruto sorrise.

-Eh eh, ben detto! E adesso…ramen per tutti!!!-

 

 

Non passò che qualche giorno, che ebbi di nuovo a che fare con Orochimaru: o meglio, con dei suoi scagnozzi.

Stavo tornando da una delle solite, noiose, stancanti, missioni di routine: mi ero appena congedata dai miei compagni, e avevo imboccato una via secondaria per raggiungere al più presto casa mia, e buttarmi sul tanto agognato, morbidissimo, letto.

A metà del tragitto, però, mi attendeva una brutta sorpresa.
Capii subito che qualcosa non andava (da brava ninja allenata): mi fermai, senza voltarmi, ad aspettare, e nel contempo attivai lo Sharingan. Avevo da poco scoperto che si era attivata la terza pupilla, per cui ero in grado di prevedere alla perfezione le mosse dei miei avversari.

-Venite fuori. Credete che non mi sia accorto di voi?- dissi, usando l’aggettivo al maschile, per prudenza.

Quattro figure saltarono fuori dal nulla, circondandomi. Non potei fare a meno di notare che indossavano tutti quanti quegli strani cinturoni di corda color lilla: lo stesso che indossava Orochimaru.

-Scagnozzi di Orochimaru, eh? Ha fatto presto….- dissi io, poggiando una mano sul fianco, mostrando un atteggiamento spavaldo.

-Allora saprai anche cosa vuole il nostro signore da te- disse il ragazzo dalla pelle scura e con una quantità mostruosa di braccia  (tre per lato), che si trovava dietro di me, verso destra.

Io sospirai.

-Allora ve lo dico chiaramente, una volta per tutte. Dite al vostro padrone che non avrà nulla da me, e che può anche andare al diavolo, per quanto mi riguarda- dissi, senza mutare atteggiamento.

Tutti e quattro mi guardarono abbastanza stupiti, per poi ritornare seri.

-Ah si?- fece quello con i capelli argentati, davanti a me verso sinistra –allora mi sa che dovremo convincerti con la forza- e mostrò un ghigno sinistro.

-Fatevi sotto allora-

Subito, il ragazzo con tante braccia sputò verso di me quella che sembrava una ragnatela: naturalmente la schivai, abbassandomi, e nel contempo tirai fuori alcuni kunai muniti di carta-bombe, e li lanciai. Nessuno di loro centrò il bersaglio, ma le carta-bombe esplosero comunque, rilasciando una spessa cortina di fumo: ne approfittai per attivare il Chidori, e mirai al tipo dai capelli argentati.
Accadde però qualcosa di strano: il ragazzo non si mosse, ma venni comunque colpita in pieno stomaco da qualcosa….come se un’altra gamba, o un braccio, fosse uscita dal suo corpo.
Ad intercettarmi si mise quello più grasso dai capelli rossi: io però, con un enorme sforzo, riuscii a compiere una giravolta per aria, e frenai con i piedi e una mano. Vedendo che ero riuscita a fermarmi, il grassone decise di attaccarmi direttamente, sferrando un pugno: io mi abbassai di nuovo, e lo afferrai al cinturone. Concentrando tutto il chakra sulle mani e le braccia, lo sollevai di peso, e lo scaraventai dall’altro lato, verso i suoi compagni, urlando per lo sforzo.
Questi vennero travolti: ma subito dopo, al loro posto, comparvero dei tronchi. Il Jutsu della Sostituzione.
Loro erano tutti e quattro dietro di me.

-Eh eh…non sei che uno scarto- disse quello con i capelli argentati, ridacchiando.

-Alleandoti col nostro signore, invece, potresti ottenere un potere ancora più grande. Pensaci: vuoi o non vuoi uccidere tuo fratello? Preferisci marcire in questo stupido villaggio?- disse la ragazza, dai lunghi capelli rossi.

Per un attimo rimasi immobile. Poi però alzai lo sguardo con fierezza verso di loro.

-Preferirei diecimila volte “marcire in questo stupido villaggio”, come hai detto tu, piuttosto che schierarmi con uno come Orochimaru- poi alzai leggermente il tono di voce e dissi, con orgoglio –Io sono un Uchiha, e in quanto tale, non mi abbasso di fronte a dei vermi come il vostro padrone, ficcatevelo in quelle vostre teste-

Tutti e quattro mi guardarono con enorme risentimento.

-Come osi…parlare così del nostro padrone, tu, che non sei altro che uno scarto di fogna!- disse quello con la pelle scura, rabbioso.

-Come osi tu definirmi uno scarto!- gli risposi io a tono –Potete anche dirmi quello che volete, picchiarmi, torturarmi fino a farmi crepare, ma rimango pur sempre un Uchiha, e quindi infinitamente superiore a gente come Orochimaru! E ne avrete subito la prova-

E composi i sigilli per attivare il Jutsu della Pioggia di Fuoco, dopodiché saltai, e sparai dalla bocca le sfere infuocate, imprimendo anche una rotazione al mio corpo, in modo da coprire un raggio più ampio. Tutti e quattro le schivarono: poi ragazzo con la pelle scura tentò di immobilizzarmi, sparando una di quelle ragnatele. Io però, senza che nessuno se ne fosse accorto, avevo attivato il Chidori, e con un fendente, lacerai completamente la ragnatela.

-Non è possibile! Queste ragnatele sono fatte di un filo resistentissimo!-esclamò il ragazzo, chiaramente sorpreso.

Io sorrisi.

-Nessun materiale può resistere davanti al Chidori, che usa l’arte del fulmine- dissi.

-Ah sì?-disse quello con i capelli argentati dietro di me. Poi partì all’attacco, tentando di sferrarmi un pugno.
Io lo schivai, e lo colpii con un calcio, usando la stessa velocità adoperata nello scontro con Gaara, durante l’esame dei Chunin. Lo spedii in alto, e poi usai il Shishi Rendan (=Attacco Concatenato del Leone, ndA). Si salvò solo perché quello con la pelle scura lo afferrò con una delle sue ragnatele: quando l’altro si rialzò, però, sembrò non essersi fatto molto male, anzi, stava benissimo.

-Eh eh…devo ammetterlo, non sei così debole Uchiha: ma rimani pur sempre uno scarto, per aver osato offendere il nostro padrone- disse, senza smettere di ghignare.

-Tsk, sembri proprio una checca- disse la ragazza con i capelli rossi.

A quell’offesa, io sorrisi beffardamente.

-Una checca? Effettivamente, c’è qualcosa che è sfuggito al vostro padrone di me- dissi.

-E sarebbe?-

-Sono una ragazza, e il mio vero nome è Sasuko-

Non immaginate che razza di spettacolo furono le loro facce: un misto di sbigottimento e disgusto.

-Non prenderci per il culo, Uchiha!- disse la ragazza.

-Non vi sto affatto prendendo per il culo. È la verità: riferite anche questo al vostro signore, già che siete- ribattei, senza smettere di sorridere.

Rimasero in silenzio per un po', probabilmente riflettendo sul da farsi.

-In ogni caso, Uchiha, hai dimenticato anche tu. Il Segno Maledetto: cosa farai, quando inizierà a corrompere il tuo corpo?- disse il tipo dai capelli argentati.

-Ah, bel tentativo, ma non attacca. Non cambierò affatto idea- dissi, in parte mentendo: in fondo, aveva ragione. Cosa avrei fatto, se in futuro il Segno Maledetto mi avrebbe consumata?

-Sei testarda, eh? Ma presto ti faremo cambiare idea- ribatté il ragazzo con la pelle scura. Poi si girò di scatto, come se qualcosa l’avesse punto –Ehi, qui arriva gente! Dobbiamo andarcene- disse ai suoi compagni.
Subito, tutti e quattro saltarono su un palazzo lì vicino.

-Ci rivedremo prestissimo, Uchiha- disse solo quello con i capelli argentati. Poi scomparvero.

Io rimasi lì, senza dire nulla per un po'.  Poi ghignai, stringendo i pugni

-Vi aspetto a braccia aperte, maledetti.

 

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Capitolo 5
*** Danger!! ***


 

 

Naturalmente, dopo aver fatto quell’incontro, capii che non potevo risolvere tutto da sola: avevo capito che quei quattro non avevano combattuto sul serio, e molto probabilmente erano più forti di quanto credessi.
Detestavo ammetterlo, ma avevo bisogno di aiuto.

Mi diressi di corsa verso il palazzo dell’Hokage.
Quando riferii tutto alla signorina Tsunade, notai chiaramente il suo volto incupirsi: sapevo, attraverso i racconti di Naruto, che Orochimaru era stato suo compagno di squadra, in passato, e che nutriva un forte risentimento nei suoi confronti.

-Come sai, Uchiha, il villaggio in questo momento è in forte crisi. Non ci sono molti ninja a disposizione per una missione del genere.

Nonostante fossi molto irritata per il fatto che l’Hokage si ostinava a chiamarmi con il mio cognome, non risposi.
Tsunade si girò poi verso la sua assistente, Shizune, e le disse:

-Fallo entrare-

Naturalmente rimasi abbastanza perplessa quando dalla porta entrò uno sbadigliante (e quando mai no) Shikamaru.

-Ehi, Sasuke- fece lui, prima di essere interrotto dall’Hokage.

-Shikamaru, apri bene le orecchie: voglio che tu, e un gruppo di genin scelti da te, partiate in missione, per intercettare e sconfiggere dei tirapiedi di Orochimaru che si aggirano da queste parti. Naturalmente sarai tu il capitano della squadra-

Shikamaru interruppe di colpo un altro sbadiglio, che lasciò il posto a una faccia sbalordita. Inutile dire che anche io rimasi abbastanza shoccata: Shikamaru capitano di una squadra?!

-Ma….- cercò di ribattere il Nara.

-Non abbiamo tempo per obiezioni, Shikamaru. Dovete essere pronti entro domattina. Sono stata chiara?- concluse Tsunade, con piglio minaccioso.

Shikamaru sbuffò, con aria insofferente, e disse:

-Chiarissima-

-Bene, potete andare tutti e due, ora…ah, Sasuke!-

Ringraziando che finalmente si fosse ricordata il mio nome, mi rigirai.

-Non voglio alzate di ingegno, né da te, né da Naruto: d’ora in poi eseguirete gli ordini di Shikamaru, che tra tutti voi è stato l’unico ad essere promosso Chunin, capito?-

-Certo- risposi, senza aggiungere altro. Non si fidava ancora di me, era chiaro, e questo non faceva altro che indispormi ancora di più nei suoi confronti.

 

La mattina dopo eravamo una squadra abbastanza degna di quel nome: Shikamaru aveva scelto (chiedendo spesso il mio parere, cosa che mi rincuorò molto) Naruto, Neji Hyuga, Choji Akimichi e Kiba Inuzuka.
Fin da subito, Shikamaru si dimostrò un valente capitano, elaborando una formazione perfetta, basata sulle nostre principali capacità: Kiba in testa, per via delle sue capacità olfattive, poi Shikamaru stesso, seguito da me, Naruto, Choji, e infine Neji, che poteva tenere d’occhio la retroguardia con il Byakugan.

Ci mobilitammo verso le cinque del mattino, all’alba.
Controllammo velocemente tutta l’area interna alle mura del villaggio, per poi passare direttamente ai boschi, attenendoci alla formazione di Shikamaru: avevamo infatti deciso di non separarci, poiché non conoscevamo la reale forza del nemico.


Dopo due ore di marcia forzata, Kiba captò un odore: lo confrontò con l’odore che c’era su un pezzo di stoffa che avevo fortuitamente strappato a uno dei quattro tirapiedi, e confermò che corrispondevano.

-Bene, occhi aperti ragazzi, mi raccomando- disse Shikamaru.

Continuammo a correre ancora per un bel pezzo. Poi, fui io a notare qualcosa di strano. Subito feci fermare il gruppo, e andai a controllare il punto da dove era partito quello strano luccichio, e confermai i miei sospetti: fili.
Ci stavano aspettando.
Naturalmente aspettai la decisione di Shikamaru.

-Non c’è dubbio, vogliono attirarci in trappola….anzi, attirarti in trappola, Sasuke, visto che mirano a te. A questo punto mi sembra ci sia ben poco da fare-

-E cioè?- fece Naruto.

-Già, Shikamaru, non tenerci sulle spine- aggiunse Kiba.

-Facciamo finta di cascare nella trappola- disse Shikamaru.

-E poi?- disse Choji, con aria abbastanza preoccupata.

-E poi si combatte, ragazzi-

Ci fu silenzio per un po'. Fu Naruto ad interromperlo, sorridendo con aria quasi di sfida.

-Shikamaru….te l’ho mai detto che i tuoi piani sono fottutamente geniali?-

 

Li trovammo seduti in mezzo a una radura, a riprendere fiato, o almeno così pareva. Il piano era semplicemente questo: al segnale di Shikamaru, Kiba avrebbe lanciato uno dei suoi fumogeni, poi io, Neji e Naruto saremo partiti all’attacco, seguiti a ruota da Choji, lo stesso Kiba e Shikamaru.

Purtroppo non andò affatto come previsto. Il fumogeno venne lanciato, ma ad aspettarci c’era un’enorme ragnatela, sbucata dal terreno, che ci catturò tutti.

-Ahahahahaha!! Guardateli un po', questi scarti, come si dibattono- disse una voce, da sopra.

Appena il fumo si fu diradato potemmo scorgere le loro quattro figure, in piedi su un grosso ramo.

-Tsk, stronzi, credevate davvero di poterci cogliere così di sorpresa? Siete solo un branco di checche- disse la ragazza.

-Tayuya, dovresti smetterla una buona volta di dire parolacce- disse il grassone, rivolgendosi a lei, con aria di rimprovero.

-Jirobo, stà un po' zitto, grassone che non sei altro- gli disse lei per tutta risposta.

Tra quei quattro non scorreva certo buon sangue.

-Uhuhuh….adesso non fai più tanto la sbruffona, eh Uchiha?- disse il tipo con i capelli argentati.

-Sbruffona?- fecero Kiba, Choji, Shikamaru e Neji all’unisono, con sommo imbarazzo da parte mia.

-Ragazzi, non è il momento…- feci io, ma venni interrotta dalla ragazza, Tayuya.

-Ma come, branco di checche, non lo sapete? La stronzetta qui presente è una ragazza!-

Ci fu un attimo di silenzio parecchio imbarazzante.

-Adesso si spiega tutto….-mormorò Neji.

Mentalmente, giurai di vendicarmi anche verso quella cretina, e in seguito di picchiare di santa ragione Neji.

-Adesso basta con le chiacchiere. Uchiha, tu verrai con noi- disse il ragazzo con molte braccia.

Nessuno fece in tempo a fare niente, che il Chidori splendeva e strideva sulla mia mano sinistra: non ero affatto intenzionata a farmi catturare così facilmente.
Spezzai la tela, e mi liberai: vidi che anche Neji aveva agito a sua volta, rompendo a sua volta i fili con quel Jutsu, il Juken.
I quattro naturalmente non persero tempo a stare a guardare, e si mossero, ma vennero bloccati da alcune copie-ombra di Naruto, rimaste in retroguardia per ogni evenienza, mentre io e Neji liberavamo i nostri compagni.

-Purtroppo, siete voi che ci state sottovalutando. Fareste meglio a mettervi in guardia, invece di ridere e fare i superiori- disse Shikamaru, scuotendosi di dosso gli ultimi residui di ragnatela.

Il tipo con i capelli argentati, che notai solo in quel momento aveva qualcosa che assomigliava tremendamente a un’altra testa dietro la nuca, ci guardò con furia omicida dipinta sul volto, e così pure gli altri.

-Vi faccio tutti a pezzi- sibilò.

-Fatevi sotto, allora!- esclamò Naruto.

 

Fu una battaglia tremenda, che impiegò tutte le nostre forze. Choji ingaggiò una lotta furibonda con il tipo di nome Jirobo, aiutato da Shikamaru, e così fece Kiba con il ragazzo dai capelli argentati, Sakon, che si rivelò poi contenere all’interno del suo corpo un gemello, Ukon: Neji, invece, combatté contro il ragazzo dalla pelle scura, Kidomaru, supportato da Naruto, mentre io mi beccai la ragazza, Tayuya.

 


Ben presto ci separammo, ognuno impegnato anima e corpo per avere la meglio sull’avversario.
Tayuya dimostrò di avere abilità spaventose, nel campo delle arti magiche e illusorie: infatti, per me fu molto difficile sfuggirle, e fu solo grazie allo Sharingan che alla fine riuscii a spuntarla, su di lei e sul suo flauto maledetto.

Alla fine, dopo più di un’ora di scontri all’ultimo sangue, scambi di Jutsu e trappole, eravamo tutte e due stramazzate al suolo, lei con un braccio mezzo ustionato e parecchi graffi, io destabilizzata per colpa del Segno Maledetto e per l’enorme quantità di chakra sprecata.

-Non….non puoi essere così forte…-fece lei, ansimando.

-Te l’avevo detto di non sottovalutare il potere del mio clan…- ribattei io, con altrettanta fatica.

-Tsk, ti agiti tanto, ma alla fine dovrai per forza….schierarti con Orochimaru-sama. È il tuo destino…-

-Destino un corno… ognuno…è libero di fare le proprie scelte-

Stava per ribattere, quando percepimmo tutt’e due una presenza.
Pochi istanti dopo arrivò un altro ragazzo, con i capelli quasi bianchi, del trucco violaceo tendente al fuxia intorno agli occhi, dalla pelle molto pallida: anche lui indossava il cordone lilla, legato intorno alla vita. Brandiva qualcosa che assomigliava vagamente ad un osso (nascosto in buona parte dalla manica della tunica), completamente coperto di sangue.

-Tayuya…guarda un po' come ti sei ridotta…-

-Kimimaro? Ma tu…non dovresti essere…?- fece lei, ma venne interrotta da un osso, a forma di pugnale, che si infilzò a pochi centimetri dal suo naso.

-Lo so dove dovrei essere, ma si tratta di un ordine di Orochimaru….

…..voi quattro dovete morire-

-C…cosa?!-

-Mi sono già occupato degli altri tre. Adesso…tocca a te-

E detto questo, la trapassò, senza un minimo di pietà, con l’osso- pugnale che teneva in mano. Lei emise un grido strozzato, poi morì, senza più alcun rumore.

Io avevo assistito alla scena, inorridita. Era così che Orochimaru trattava i suoi sottoposti: come dei giocattoli da usare senza alcun riguardo, e poi buttare.

-Ma che significa….?- feci io, continuando a guardare con occhi sbarrati.

-Come?-

-Che diavolo significa!?! Perché hai ammazzato così i tuoi compagni?! E che fine hanno fatto i miei amici?!!- esclamai io, senza più controllare me e fiumi di parole che mi stavano uscendo dalla bocca.

-Per quanto riguarda i tuoi amici, non li ho neanche sfiorati….anche perché alcuni di loro sembravano proprio in fin di vita….-

A quelle parole trasalii.

-….Riguardo questa feccia- disse, indicando il cadavere ai suoi piedi, con totale inespressività dipinta sul volto –È stato un ordine di Orochimaru, mi sembra di averlo già detto-

-….Non siete umani….- mormorai io, in preda a una rabbia sempre crescente.

-Non c’è spazio per l’umanità, nel mondo dei ninja, Uchiha, ormai dovresti averlo compreso. Ma adesso basta con le chiacchiere: mi è stato dato un ordine, e non è bene far aspettare Orochimaru-sama- e dicendo questo, si avvicinò a me minacciosamente.

Io feci per alzarmi, ma le mie gambe urlarono dal dolore: tentai comunque di indietreggiare, ma ogni singolo muscolo del mio corpo mi faceva male.
All’improvviso, sentii una fitta fortissima sulla spalla sinistra, e contemporaneamente percepii il sapore del sangue in bocca: sputai, mentre il mio corpo non smetteva di tremare, come se fossi stata in preda alle crisi epilettiche. Urlai.
Lui intanto continuò a guardarmi impassibile, come se fosse una cosa del tutto normale vedere una persona in preda agli spasmi e che sputava sangue.

-Il Segno Maledetto sta iniziando ad avere i suoi effetti collaterali…- poi non capii più nulla di quello che disse: l’unica parola che colsi fu “farmaco”. Poi, il dolore e le crisi mi fecero cadere in assoluto stato confusionale per alcuni momenti.

All’improvviso, notai un ombra sbucare, a tutta velocità, dalla boscaglia: per un attimo pensai che fosse uno dei miei compagni, poi però vidi che era troppo alto e muscoloso per essere uno di loro.
Attaccò senza esitare il ragazzo di nome Kimimaro, che si trovò colto alla sprovvista, e solo per un miracolo riuscì a sopravvivere al colpo infertogli dallo sconosciuto.
Dopodiché, un'altra crisi mi fece di nuovo perdere ogni capacità di intendere e di volere, stavolta più forte della precedente: ricordo solo che ogni singola cellula mi faceva talmente male che urlai, urlai senza neanche cercare di soffocare le grida, come invece qualsiasi altro ninja avrebbe fatto. Il problema è che quasi nessun ninja, a mio parere, può aver mai provato un dolore simile in vita sua.

Dopo circa cinque minuti, che a me sembrarono un eternità, lo sconosciuto tornò: non avevo la minima idea di dove fosse finito il ragazzo.

-Stai tranquilla. Non voglio assolutamente farti del male- disse lo sconosciuto, inginocchiandosi vicino a me.

Purtroppo vedevo tutto completamente sfocato, e inoltre il tizio indossava un cappuccio, per cui mi fu impossibile riconoscerne il volto. Cercai allora di basarmi sulla voce, ma non coincideva a nessun timbro conosciuto.
Per un attimo ebbi la folle idea che potesse trattarsi di Itachi, ma neanche in quel caso la voce corrispondeva: era più profonda, cavernosa, come se fosse emessa da dietro una benda, o una maschera.

-Adesso ti farò ingoiare un farmaco. All’inizio sentirai dolore, ma dopo ti sentirai molto meglio-

Io volevo reagire, ma i muscoli non rispondevano ai miei comandi, così tentai di parlare, anche se le mie parole erano ridotte a poco più di un mormorio.

-F…fermati…-

-Mi dispiace, ma è necessario, altrimenti morirai. Fidati di me- ripose lui, mentre frugava qualcosa nella bisaccia attaccata alla cintura. Ne estrasse una boccetta, piena di strane pillole di colore rosso.

-Chi….chi sei…?- chiesi io.

Ma non sentii mai la sua risposta, poiché mi costrinse ad aprire la bocca, e me la tappò con una mano, per farmi ingoiare. Io provai a dibattermi con le ultime forze che mi rimanevano, ma neanche cinque secondi dopo, tutto iniziò a diventare scuro, e ben presto un velo nero calò sui miei occhi, e persi del tutto i sensi.

 

 

 

 

 

messaggio dell'autrice: mi scuso se per un pò non ho potuto aggiornare, ma fra voti da recuperare e altri impegni non ho molto tempo per scrivere (per non parlare dell'immancabile "blocco dello scrittore"). Spero che abbiate perdonato queste mancanze leggendo questo tanto sudato capitolo 5. Grazie ancora a chi ha recensito, e a chi recensirà, e a presto!! 

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Capitolo 6
*** Friendship ***


L'inizio di questo capitolo è stato modificato rispetto alla versione originale poichè l'autrice non ne era pienamente soddisfatta.







Friendship.

 


È buio.
Ho freddo.
Mi fa male tutto.
Dove sono?


-Cosa significa questo?-

-Nulla. Le ho salvato la vita, e tu dovresti ringraziarmi-

-Ti ringrazierò solo quando sarai morto!-

-Ahah, attento. Potrei anche cambiare idea e ucciderla davanti ai tuoi occhi: lo sai che ne sono capace-


Voglio tornare a casa.
Mi fanno malissimo i polsi, c’è qualcosa che li stringe….corde?
Ho le gambe indolenzite, non riesco a stenderle: una parete le blocca, sembra legno…


-Perché l’hai fatto? Non mentirmi, so che stai macchinando qualcosa-

-Lo sai che non mi piace ripetermi-

-Almeno la riporterai a Konoha, allora?-

-Ovvio-


Apro un poco gli occhi, ma vedo tutto sfocato: l’unica cosa che distinguo sono le mie ginocchia rannicchiate, e la parete di legno che le blocca. Sembra una botte…

-Oh, si sta svegliando…-
-Che………? Molla immediatamente quella cosa!-

-Che c’è, hai paura che possa avvelenare la tua dolce sorellina? Tranquillo, è un sonnifero leggero, non le accadrà niente. O forse preferisci una bella rimpatriata tra fratelli?-

-……No-

-Allora è deciso-


Sento una lieve puntura sul braccio.
Prima di ricadere nell’incoscienza, sento un ultima frase…

-Se le farai del male, giuro che ti ammazzo-


Poi di nuovo buio.

 

 

Quando mi risvegliai, la prima cosa di cui mi accorsi era che non c’era aria, il che mi preoccupò non poco. La seconda era che ero completamente rintronata, e non capivo dove fossi o cosa fosse successo.
Tentai di sollevarmi, ma la mia testa andò a cozzare contro un qualcosa che assomigliava orribilmente a un coperchio, e ciò non fece altro che terrorizzarmi ancora di più.
Alzai le braccia, e mi accorsi di avere i polsi legati da corde ruvide e spesse che mi graffiavano la pelle: spinsi contro il coperchio, ma sembrava essere incollato, e inoltre la forza nelle mie braccia sembrava ai minimi storici. Provai ad aprire la bocca, con l’intenzione di urlare, ma ciò che uscì dalle mie corde vocali fu poco più che un rantolio.

Rimasi in quella situazione terrificante per un tempo che a me sembrò infinito.
Proprio quando sentivo che stavo per soffocare però sentii dei rumori al di fuori della botte, un rumore di carta strappata, come delle strisce di carta che vengono rimosse da una superficie.
Poco dopo, il coperchio si mosse, e si aprì: respirai a pieni polmoni l’aria fresca e pulita, mentre la luce del sole mi accecava.
Poi un urlo.

-SASUKO! Oh mio Dio, Sasuko!-

Alzai lo sguardo, e vidi a pochi centimetri il viso di Sakura contratto un un’espressione di somma sorpresa, mista a una sorta di isteria.

-S…Sakura….aiutami…- riuscii soltanto a rantolare.

-S…sì, subito….oh grazie al cielo….- mormorò lei, sorridendo e piangendo allo stesso tempo –quando lo saprà Naruto….era fuori di sé… oh mio Dio Sasuko non immagini….- continuò a dire, mentre mi sollevava di peso dal fondo della botte. Cercai di aiutarla facendo leva con le gambe, nonostante fossero completamente indolenzite.

Mi mise a sedere sulla pavimentazione stradale, e facendo appoggiare la mia schiena addosso al suo corpo, cacciò fuori un kunai e tagliò le corde che mi imprigionavano i polsi: questi erano completamente arrossati e pieni di graffi.

-…Ma chi può essere stato a fare una cosa tanto orribile? Guarda come ti hanno ridotta…-

-Sakura! Sakura, che succede? Quella…Sasuko? Sasuko! SASUKO!-

Riconobbi la voce stridula di Naruto, e poco dopo lui apparve davanti ai miei occhi. Si inginocchiò davanti a me e Sakura, e la sua espressione tradiva un immenso sollievo misto ad agitazione: notai che era più pallido del solito, e che aveva qualche cerotto in faccia, più il braccio destro fasciato. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incapace di spiccare una sola parola.

-Mpf…Stai bene, usuratonkachi?- gli dissi, sorridendo.

A quel punto, i suoi si riempirono di lacrime, e mi abbracciò di slancio, singhiozzando deliberatamente.

-Sigh…non sai quanto sia contento….sigh….- biascicò.


E io fui più felice che mai di essere lì con i miei amici, sana e salva.






Mi dimisero dall’ospedale due settimane dopo. Quando uscii dalle porte dell’ edificio, la prima cosa che notai fu che il villaggio mi sembrò cambiato: non nel senso che avevano sconvolto l’intera planimetria dell’agglomerato urbano. Ma c’era qualcosa di nuovo nell’aria.
La seconda cosa che notai fu che c’erano tutti ad aspettarmi, fuori dall’ospedale: per tutti, intendo tutti i miei amici coetanei. Kiba, Hinata, Shino, Shikamaru, Choji, Ino, Neji, Rock Lee, TenTen, Naruto e Sakura. Vidi inoltre che erano tutti vestiti normalmente, senza coprifronte né altri utensili ninja.
Appena mi videro, Naruto lanciò uno dei suoi soliti urli, dicendo:

-Ma beeeene!!!! Guarda un po' chi è appena resuscitata!!!!-

-E piantala di urlare, cretino!!- esclamò Sakura, mollando uno dei suoi soliti pugni sulla testa di Naruto.

-Naruto, sei il solito casinista- sbuffò Shikamaru.

Non feci neanche in tempo a stupirmi, che mi ritrovai Rock Lee quasi a un palmo dal naso.

-SASUKEE! Dannata, non ci hai detto nienteee!!!!- urlò, mostrando un espressione nel contempo parecchio contrariata e buffa.

-Già! Cosa credevi, che non l’avremmo scoperto?!- fece Ino, ridendo.

Io li guardai tutti, uno ad uno, come se fossero stati degli alieni. Poi, concentrandomi sulle parole di Lee e Ino, realizzai.

-A….avete….avete spifferato tutto…?- balbettai, impietrita.

-Bhe, cosa credevi, che non l’avrebbero saputo anche loro? Le notizie volano, cocca!- disse Kiba: Akamaru abbaiò, come a confermare ciò che diceva il padrone.

-Quindi…quindi….- continuai io, sempre più terrorizzata.

-Lo sa tutto il villaggio, sì- disse Neji, seccato.

-Wow, Neji, tu sì che sai come si adopera il tatto!- sbottò Sakura, con evidente sarcasmo.

-D-dai su, ragazzi, non litighiamo….- mormorò Hinata, che come al solito era la pacifista della situazione.

-Ecco! Su, adesso si va tutti a mangiare carne alla griglia!!- urlò Naruto, alzando un pungo in aria, come se mangiare carne alla grigli fosse la cosa più eccitante di questo mondo.

Io rimasi immobile: non sapevo se mettermi a piangere o a ridere. Anzi improvvisamente, mi accorsi di non sapere proprio come comportarmi in situazioni del genere, quando si è tra amici per puro diletto personale.
Sakura si accorse che ero rimasta indietro, e mi venne vicino:

-Lo so, magari la cosa è un po' traumatica per te, ma stai tranquilla: sei tra i tuoi amici adesso- disse, facendo l’occhiolino, e prendendomi per mano.

Io mi lasciai trascinare, troppo sbigottita per spiccare anche solo una sillaba.


Il pomeriggio passò alla totale insegna del cazzeggio: dopo aver mangiato quasi fino a scoppiare (con somma disgrazia per i nostri portafogli), andammo un po' in giro, fino a quando non arrivammo al molo sul lago, vicino al parco-giochi.
Erano circa le tre, e faceva un caldo pazzesco.
E ovviamente i tre casinisti della situazione, Naruto, Kiba e Rock Lee, ne approfittarono per farci il bagno.
Fu subito guerra: ci buttammo (o venimmo buttati, per chi non se la sentiva tanto, come Hinata) in acqua, e fra schizzi e finti affogamenti non si capiva più niente.
Insomma, se uno dei nostri nemici ci avesse visti, in quel momento, si sarebbe fatto perlomeno quattro risate.

Ma a noi non ce ne fregava minimamente.

Perché ci stavamo divertendo un sacco, pure se le madri dei bambini venuti al parco giochi ci guardavano scandalizzate, pure se avevamo perso quel poco di dignità che ci rimaneva: eravamo ragazzi di appena tredici- quattordici anni, e avevamo il pieno diritto di fare qualche cretinata per divertirci.
La gente non sapeva, non sapeva proprio che eravamo dei ninja, che fin da bambini la maggior parte di noi non aveva avuto la possibilità di vivere un infanzia normale, che dovevamo ogni giorno convivere con morte, rabbia, odio, paura, tristezza e tutta un infinita serie di sentimenti e situazioni negative, che avevamo il pieno diritto e il bisogno assoluto di buttarci in un lago e schizzarci e bagnarci a vicenda.

Perché era la nostra vita, quella vita che era stata gettata senza alcun riguardo in quella macchina di sangue e morte che si chiama “Via del Ninja”, che ci aveva risucchiati, e ci aveva a sua volta trasformati in piccole macchine da guerra, capaci di generare altro odio e distruzione.

Perché quello era un momento di svolta, un momento in cui avevamo bisogno uno del sostegno dell’altro.
Avevo bisogno della vivacità di Naruto, la determinatezza di Sakura, l’allegria di Ino, della gentilezza di Choji, la calma di Shikamaru, il realismo di Neji, la dolcezza di Hinata, la vitalità di Rock Lee, la premurosità di Tenten, l’impazienza di Kiba, la severità di Shino….


Avevo bisogno dei miei unici, insostituibili, amici.
 

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Capitolo 7
*** Three years later.... ***


scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare, ma fra ultime interrogazioni e "blocchi dello scrittore" ho avuto davvero poco tempo. spero che vi piaccia!(anche se è molto corto)

 


Three years later…..

A volte è impressionante come il tempo passi in fretta: a volte ti sembra un attimo, un battito d’ali, e ti ritrovi cresciuto, con nuove responsabilità sulle spalle, una certa dose di esperienza in più….
OK, no, sto facendo solo un inutile giro di parole senza senso per dire semplicemente che mi erano cresciute le tette: in maniera mostruosa.
Sakura ha detto, scherzando, che mi invidiava per questo: fosse per me, gliele cederei volentieri queste zavorre.

Parlando seriamente, in quei tre anni, fra duri allenamenti, missioni e compagnia bella, sono cambiate molte cose intorno a me.
Naruto era partito con quel Jiraya, per imparare nuove tecniche o che so io, ergo non lo vedevo da un bel po’ di tempo, ergo non sapevo in quale misura sia cambiato: speravo in meglio, per lui, ma soprattutto per la mia sanità mentale.
Per il resto, eravamo tutti cresciuti, sia fisicamente che psicologicamente.
Avevo imparato ad apprezzare il mio lato femminile, questo anche grazie all’apporto soprattutto di Sakura e Ino, che spesso e volentieri avevano la “brillante” idea di trascinarmi (con la forza) a fare compere: a causa loro, nell’ armadio c’erano un paio di vestitini che molto probabilmente rimarranno per sempre là a marcire, mai messi. No, per me sempre pantaloni e magliette, grazie.Senza contare i capelli: ora mi arrivano quasi alle spalle, e tutto ciò perchè Sakura ha continuato a trapanarmi le orecchie con questa storia che dovevo farmi crescere i capelli.

Persa in questi pensieri, che iniziavano a non avere più un filo logico, mi trovavo in camera mia, stesa sul pavimento, vicino al letto, e con le gambe all’aria.
Già, per grande meraviglia di tutti, non stavo facendo un cazzo: sicuramente molti avranno pensato che mi stessi allenando come una matta da tipo tre ore o giù di lì, per le solite ragioni che ormai mi sono scocciata di ripetere, e invece no. Tra le tante cose, in quei tre anni, avevo capito che non bisogna angustiarsi troppo, altrimenti arrivi a non concludere nulla. E non fa per me affannarmi.

All’improvviso……

-Sasuko! Ci sei?!!- la voce squillante, che proveniva da fuori alla finestra (che era rimasta aperta), mi fece sobbalzare. Scattai in piedi, e vidi una Sakura raggiante accovacciata sulla ringhiera del balcone.

-Sakura? Che ci fai qui? Che succede?- chiesi, un po’ allarmata.

-Vestiti e scendi! Forza sbrigati!!- esclamò,continuando a sfoggiare un espressione come se fosse successo qualcosa di estremamente emozionante.

-Mi dici almeno che succede?!- ribattei, mentre mi legavo il coprifronte in testa.

-Eh eh….lo vedrai- disse lei per tutta risposta –Ti aspetto, dai!-

Io mi infilai i guanti aperti sulle dita, che arrivavano a metà avambraccio, mi infilai i sandali, e seguii Sakura.

 

Non dovetti aspettare molto per conoscere il motivo di tanto entusiasmo. Arrivammo in una delle strade principali, e Sakura iniziò da subito a scrutare in giro, come se stesse cercando qualcuno.
Dopo cinque minuti buoni, scorsi qualcosa in mezzo alla gente…..

Una chioma bionda, spettinata all’inverosimile, e terribilmente familiare….

-Naruto!- esclamai io, quasi senza accorgermene.

Dietro di lui vidi che c’era anche Jiraya.
Non appena ci videro, quest’ultimo sorrise, mentre Naruto si bloccò lì dov’era: sgranò gli occhi, fissandomi come se avesse appena visto un fantasma.

-Beh? Cos’ hai da guardare in quel modo, dobe?- feci io, beffarda. Sembrava ancora più un deficiente quando faceva così.

-Sasuko…tu…tu- balbettò lui, indicandomi.

-TI SONO CRESCIUTE LE TETTE?!! E anche i capelli...!!!- urlò poi, come se fosse stata la cosa in assoluto più sconvolgente di questo mondo.

-Ma…CRETINO!!- fece Sakura, mollandogli un sonoro pugno in testa (da precisare che i pugni di Sakura in quei tre anni si erano fatti molto, ma molto, più potenti).

-È così che ci si rivolge a una compagna, dopo tre anni che non la vedi?!- continuò Sakura, afferrandolo per il collo della felpa e scuotendolo come un sacco di patate, tutto questo sotto gli sguardi allibiti di Jiraya, e di Kakashi che ci aveva appena raggiunti.

-Sakura, andiamo, lascialo andare. È normale che sia stupito- feci io, più che altro per evitare che Naruto finisse in ospedale, in coma permanente.

Lei fortunatamente si calmò, e mollò la presa: Naruto cadde a terra, con un espressione da trauma. Poi scattò di nuovo in piedi, e si spazzolò i vestiti con noncuranza, come se non fosse successo nulla.

-Allora? Come sono andati questi allenamenti?- feci io, riprendendo il solito piglio di sfida –Sei riuscito a imparare qualcosa in più, o sei rimasto il solito dobe?-

-Eheh, non immagini nemmeno che razza di tecniche ho imparato. Tu piuttosto, non sarai rimasta indietro spero, teme- ribatté lui, sorridendo a sua volta.

-Non esaltarti troppo, dobe. Ricordati con chi hai a che fare: è ovvio che non sono rimasta con le mani in mano- e ovviamente, dicendo questo, alludevo soprattutto a Itachi, e all’impegno che ci avevo messo in quei tre anni per migliorare rispetto a lui.
Poi, ricordandomi improvvisamente, mi avvicinai un po’ più a Naruto, e gli dissi, con voce più sommessa:

-E l’Akatsuki? Hai avuto più notizie?-

Naruto si incupì un po'.

-No, nessuna. Non si sono fatti vedere, né si sono mossi-

Rimanemmo in silenzio per alcuni istanti: poi fu Sakura a intervenire, frapponendosi tra me e Naruto.

-Beh, Naruto? Che ci racconti, allora?- e continuò con una ramanzina sul fatto che lui non fosse affatto maturato e cose del genere.

Andammo a mangiare del ramen per festeggiare il ritorno di Naruto: per strada incontrammo anche Shikamaru e Temari, che dovevano sovrintendere all’esame dei Chunin di quell’anno: e qui Naruto fece la terribile scoperta che eravamo tutti diventati Chunin, qualcuno Jonin, e Gaara era addirittura diventato Kazekage.

-Uffa…se sapevo che andava a finire così, col cavolo che me andavo da Konoha con Ero Sennin…-lo sentii borbottare mentre prendevamo posto da Ichiraku.

 

Quel giorno stesso Kakashi ci fece di nuovo affrontare la prova dei campanelli.

-Voglio vedere quello che siete riusciti ad imparare in questi tre anni- esordì il sensei.

Naturalmente non ci andò leggero: se l’altra volta, quando eravamo appena dei novellini, sembrava quasi divertirsi, come se fosse solo un gioco, questa volta stava facendo sul serio.
Alla fine però, grazie ad un espediente di Naruto (che aveva a che fare con quei libri dal contenuto altamente sconcio che leggeva il sensei), riuscimmo a spuntarla.

-Eheh…i ninja devono anticipare l’avversario!- esclamò Naruto –Vero, sensei?-

 

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Capitolo 8
*** Run, the Red Moon is coming! ***


perdonatemi per il mostruosissimo ritardo, ma di nuovo si è presentata quella brutta bestia del blocco dello scrittore. spero possiate ancora perdonarmi. ^^

 

 

Run, the Red Moon is coming!

 
Non passarono che alcune ore dall’ esercitazione con Kakashi, che ci assegnarono subito una missione.
Ovviamente, io ero abbastanza stanca, nonostante mi fossi un po’ riposata: ma non appena vidi l’espressione cupa di Kakashi, capii che era una cosa importante, e lo seguii, con Naruto e Sakura, fino al palazzo dell’ Hokage.

-Gaara, il Kazekage, è stato rapito da quelli dell’ Akatsuki. Il villaggio Suna ci ha mandato una richiesta di aiuto, e voglio che siate voi ad andare in suo supporto. Mi raccomando, appena arrivati lì, niente alzate di ingegno, e seguite i loro ordini. È tutto chiaro?- disse Tsunade, con un espressione seria.

-Puoi contarci, Tsunade baa-chan!- esclamò Naruto, sfoderando il solito sorrisone, inopportuno.


Come poteva sorridere in un momento simile? Dal canto mio, sentivo una stretta al petto, che mi opprimeva. Se c’era di mezzo l’Akatsuki, le probabilità di incontrare Itachi erano praticamente cento su cento: e questo non faceva che provocarmi un irritante tremore alle mani, e stringermi lo stomaco in una morsa. Forse  era paura, forse era eccitazione, chi può dirlo.

In ogni caso, qualunque cosa fosse successa, era prioritario recuperare Gaara e eventualmente proteggere Naruto. Perciò cercai di calmarmi, e di pensare unicamente alla missione.


Con noi si aggregò anche Temari, incontrata fortuitamente durante la strada per il villaggio Suna.

Fu un viaggio abbastanza estenuante, anche perché Naruto, che poco prima sembrava rilassato come al solito, era diventato parecchio nervoso, e ogni tanto facevamo fatica a stargli dietro, poiché scattava in avanti senza preavviso e si allontanava anche di parecchio dal gruppo.
All’ennesima volta, Kakashi lo riprese:

-Naruto, anche se siamo di fretta dobbiamo restare uniti. Non agitarti troppo!-

-Sono incavolato nero!- disse Naruto, per tutta risposta –Io lo so il motivo per cui quelli là cercano gente come me è Gaara-

A quelle parole, mi ricordai di ciò che mi aveva raccontato il sensei, mentre mi riposavo dopo un allenamento.
Naruto, in pratica, era il possessore del Kyuubi, e non era l’unico: ce ne erano altri di mostri simili, per la precisione in tutto ne erano nove. Si partiva dal mostro a una coda, lo Shukaku, quello posseduto da Gaara, fino ad arrivare all’enneacoda.
Lo scopo dell’Akatsuki era strappare questi mostri ai loro “contenitori”.

Mentre Naruto continuava a parlare, dicendo quanto Gaara avesse sofferto nella sua vita, io non potei fare a meno di pensare a Itachi, il quale a sua volta aveva fatto soffrire me.
Strinsi e denti e i pugni per reprimere la rabbia e l’odio che si facevano strada dentro di me, ma Sakura lo notò.

-Non ti preoccupare Sasuko- mi disse, sorridendo –Andrà tutto bene. Ci siamo noi con te….non gli permetteremo che tu, o Naruto, o Gaara, soffriate ancora-

Io sorrisi fiaccamente per non farla preoccupare ulteriormente, ma dentro di me sentivo ancora quei sentimenti che bruciavano nel mio petto, come un incendio in una rovente giornata d’estate.

Mi sono sempre vergognata in seguito ad ammettere una cosa del genere, ma in quel momento ciò che desideravo di più era vedere il sangue di Itachi che bagnava le mie mani.

 


Arrivammo al villaggio Suna dopo circa una giornata di corsa forzata: ma non appena arrivammo là non ci fu tempo per riposare.
Uno shinobi ci venne incontro con aria allarmata, e disse che Kankuro, l’altro fratello di Gaara, era stato ferito e avvelenato nel tentativo di salvare il fratello minore.
Temari a quella notizia sbiancò ancora di più, come se non fosse diventata già abbastanza pallida durante il tragitto che divideva Konoha da Suna.

Naturalmente era il turno di Sakura intervenire, poiché rimaneva poco tempo: appena entrammo nella sala in cui Kankuro agonizzava, però accadde una cosa stranissima, che ci lasciò tutti parecchio sbigottiti.
C’era una vecchietta, nella stanza, accanto al lettino di Kankuro, che non appena vide Kakashi sgranò gli occhi, e mormorò qualcosa come: -La Zanna Bianca di Konoha….-  e due secondi dopo stava attaccando.
Naruto fu il primo a reagire, e la bloccò creando una copia ombra.

-Me la sono legata al dito….maledetto Zanna Bianca di Konoha! Pagherai per la morte di mio figlio!- esclamò la vecchia, dopo che Naruto le ebbe chiesto (con i suoi soliti modi gentili) cosa stesse facendo.

Fortunatamente la questione venne risolta praticamente subito da un uomo anch’esso parecchio anziano (se ho capito bene i due erano fratello e sorella), il quale fece notare alla signora che chiaramente l’uomo che aveva davanti non poteva essere quel Zanna Bianca, chiunque diavolo fosse questo individuo.

Superato il disguido, tutti i presenti si concentrarono sull’operazione di Sakura, la quale in meno di dieci minuti riuscì ad estrarre tutto il veleno dal corpo di Kankuro con una particolare arte medica, sotto gli occhi stupefatti della vecchietta, la quale doveva chiaramente essere anche lei un medico.


Insomma, una cosa tira l’altra, ed ecco che siamo di nuovo lanciati all’inseguimento, stavolta al posto di Temari la vecchia, di nome Chiyo, e come traccia da seguire un pezzo di stoffa del vestito di uno dei due rapitori, di nome Sasori (il quale, tra l’altro, avevamo scoperto che era nientemeno che il nipote della signora: sembra proprio uno sport quello di avere un parente facente parte dell’Akatsuki).

 


Corremmo per circa un ora, quando Kakashi intimò l’alt.

All’inizio, non distinsi bene la figura che ci aveva tagliato la strada, poiché era in controluce: ma ci misi un attimo a capire chi era.

E il sangue prese a girarmi al contrario.


Era Itachi.
 

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Capitolo 9
*** Don't give in ***


Don’t give in!

 

Dentro di me, una serie di emozioni imperversavano come l’eruzione violenta di mille vulcani. Rabbia, odio, paura, disperazione….tutte le sensazioni che avevo provato in quegli anni improvvisamente si erano riversate come un incontrollabile massa d’acqua, e vorticavano come un maelstrom ribollente.
Finalmente siamo alla resa dei conti, pensai quasi con gioia.

Mi feci avanti. Sapevo di avere su di me gli sguardi ansiosi e sbigottiti dei miei compagni, del mio sensei e della vecchia signora, ma non me ne importava.
Quello che importava davvero era che davanti a me c’era l’assassino della mia famiglia, colui che mi aveva distrutto la vita, che aveva giocato con i miei sentimenti per poi calpestarli senza pietà.


-Maledetto- sentii dire da dietro: era Naruto.
-Non solo me, ma adesso anche Gaara! Vi distruggerò!- esclamò poi, con rabbia.

-Naruto…stai zitto, per favore- feci io, atona.


Poi guardai Itachi in faccia, attivando lo Sharingan, senza curarmi della reazione di Naruto.

-Ne è passato di tempo, Sasuko. Sei cresciuta- disse Itachi, mostrando un espressione assolutamente glaciale e impassibile.

-Tu invece non sei cambiato per niente- ribattei io, acida. Poi non riuscii a trattenermi.

-Cosa mi vuoi portare via ancora? Non ti è bastato il clan? Non ti è bastato distruggermi la vita. Mi hai fatto passare le pene dell’ inferno per ben otto anni, e adesso che finalmente ho trovato degli amici, persone di cui realmente fidarmi, tu sei tornato per portarmele via? È così?!-

-Non farmi ripetere ciò che ti dissi tre anni fa, tu non mi….-

-Oh, fammi il favore, piantala! Non mi interessa che è un ordine che ti è stato impartito dall’Akatsuki, non mi interesserebbe nemmeno se ti fosse stato impartito da una qualche entità suprema se è per questo!

-Perché questa volta io non cederò. Io non cederò più nulla a nessuno!!-

Detto questo, attaccai, sguainando la shinobigatana (= katana specifica per ninja, più corta di quella normale per samurai, ndA) che portavo legata dietro la schiena. Dandomi la spinta sul terreno, saltai per sferrare un calcio discendente, proprio sopra Itachi. Lui lo evitò, e io atterrai, colpendo il terreno: nonostante il dolore al tallone (temporaneo per fortuna), partii con un affondo, impugnando la spada con due mani per aumentare la potenza del colpo, ma Itachi sfoderò un kunai, e passandolo sotto la lama della mia spada, parò il colpo.
Rimanemmo alcuni istanti immobili in quella posizione: feci uno sforzo tremendo per non lasciare che Itachi mi sopraffacesse.


In quel momento ci guardammo negli occhi, e l’espressione che vidi mi fece quasi venire un infarto: sembrava…. implorante. Sì, era come se mi stesse dicendo “Adesso basta con questa storia, ti prego, diamoci un taglio”.

-Sasuko….- sussurrò infatti, non con quel suo solito timbro atono e freddo, ma quasi supplichevole.
 
Poi serrò le labbra, come a reprimere qualcosa, e il suo sguardo si fece di nuovo gelido.

Subito dopo, con la coda nell’occhio notai stesso Itachi che sfrecciava in direzione dei miei compagni e della vecchia signora. Quello che avevo io davanti era una copia.

-….’stardo!- mormorai, digrignando i denti.

Con un fendente, ridussi la copia ombra a una nuvoletta di fumo.

-Attenti! È lui quello vero! Non guardatelo negli occhi!- urlai, in direzione degli altri.

Poi scattai anch’io, con l’intento di arrivare alle spalle di Itachi. Quest’ultimo però si girò, inaspettatamente, per mollarmi un calcio in pieno stomaco: l’impatto fu talmente violento che mi mancò il fiato. Caddi a terra, ma con una capriola riuscii ad alzarmi subito, in tempo per vedere Kakashi che fronteggiava Itachi.

E in quel momento mi accorsi di una cosa.

Non era il vero Itachi.
Non so dire con precisione perché, ma non era lui: il chakra che vedevo…non era completamente suo. Era come….non so, come se il suo chakra avesse contaminato un altro corpo, dandogli il suo aspetto e i suoi jutsu caratteristici.
E tra l’altro notai che l’energia di Itachi si stava velocemente esaurendo, più velocemente del normale: feci due più due, e capii che quello era solo un modo per rallentarci.

-Kakashi, spostati! Non è il vero Itachi!!- urlai, correndo verso lui e il falso Itachi, e rinfoderando la spada.

Probabilmente anche Kakashi se ne era accorto, perché non diede segno di sorpresa, e evitò un pugno del falso Itachi, scartando a destra.
Io aumentai la velocità, mentre sul mio braccio sfavillava di nuovo il Chidori.

-CREPA!!- gridai, nell’agitazione. Ero furiosa, perché ancora una volta mi avevano fregata con i loro trucchetti del cazzo; e proprio per questo motivo, perché ero arrabbiata, non mi concentrai appieno in quel che facevo, trascinata esclusivamente dai sentimenti.

Lui evitò il colpo, abbassandosi, e sfoderò il kunai.
Lo conficcò tra lo stomaco e il fianco sinistro.
Nonostante il taglio non fosse profondo, io non riuscii a trattenere un grido, tanto era il dolore che sentii.

-Sasuko!- urlarono Naruto e Sakura.

Io e il falso Itachi ci guardammo di nuovo negli occhi, con astio. Il sapore amaro del sangue si faceva spazio nella mia bocca. Lui si alzò, quasi sovrastandomi, senza estrarre il kunai dalla ferita.
Sapevo che sia Sakura che Naruto osservavano la scena con terrore, preoccupati per quello che sarebbe successo.

-Come hai fatto a capire che non sono quello vero?- chiese lui, quasi mormorando.

-Domanda parecchio idiota, Itachi, considerata la tua “intelligenza”- lo schernii  io, mentre il sangue mi colava dalle labbra -Non sei l’unico che possiede lo Sharingan in tutti e due gli occhi, sai?-

-E comunque…ti ho preso!- esclamai.

Senza che lui avesse il tempo di reagire, gli afferrai il polso della mano con cui reggeva il kunai, e gli inflissi una potente scarica di Chidori.
Lui trattenne a stento un grido, e cadde violentemente all’indietro.
Io sfilai il kunai dal ventre, mentre il falso Itachi ritornava in piedi, a fatica.

-Sei…diventata forte….- sussurrò, continuando a fissarmi intensamente.

Io sorrisi.

-La prossima volta vedi presentarti di persona….così potrò spedirti direttamente all’inferno!- urlai, mentre con il Chidori Eisou (=lama del Mille Falchi, ndA), lo trafissi in pieno petto, scagliandolo all’indietro.

Dopodiché, mi inginocchiai a terra, sopraffatta dal dolore. Mi sentivo girare la testa, probabilmente perché stavo perdendo parecchio sangue.
Sakura mi si avvicinò di corsa.

-Sasuko….- mormorò –Sei stata grande-

Io sorrisi debolmente.

-Wooh… Sasuko, non mi metterò mai contro di te, giuro!- esclamò Naruto, che ci aveva raggiunte.

Intanto Kakashi-sensei e l’anziana Chiyo si avvicinarono al cadavere.

-Ma che …?!- sentii dire dalla signora.

-È sicuramente un loro jutsu- disse Kakashi, chiaramente pensieroso.

Non appena riuscii a rialzarmi (aiutata da Sakura), andai anche io dove si trovavano il sensei e Chiyo.

Il cadavere apparteneva a un uomo di circa trent’anni, con i capelli scuri lunghi fino a metà collo, le labbra abbastanza spesse, e il pizzetto sul mento: non era affatto Itachi.

-Che diavolo succede?- domandò Naruto.

-Maledetto…- mormorò l’anziana.

-Lo conoscete?-chiese Kakashi.

-Sì…..è Yuura, un Jonin del nostro villaggio- rispose la vecchi Chiyo, con tono grave.

-Si era mascherato da Itachi con il jutsu della trasformazione?- ipotizzò Naruto.

-Assolutamente no- risposi io.

Tutti si girarono a guardarmi, incuriositi da questa mia affermazione così sicura.
Spiegai velocemente cosa avevo visto nel suo chakra, durante il combattimento. Dopo che ebbi finito di parlare, nessuno aprì bocca per un po’.

-In ogni caso, Sasuko, non puoi continuare la missione in quello stato- disse Kakashi, rompendo il silenzio.

-Che? Scherzi!- esclamai io, profondamente contrariata.

-No, sono serissimo, purtroppo per te. Quella ferita potrebbe causarti seri problemi, nel probabilissimo caso in cui dovremo combattere- ribatté il sensei, con un tono che non ammetteva affatto repliche.

-Non diciamo cretinate, per favore! Sono perfettamente in grado di com…-iniziai a dire io, prima che una fitta mi togliesse il fiato.

-Visto?- disse Kakashi.

-Ma…ci dovessimo scontrare di nuovo con Itachi…!- feci per dire, ma il sensei mi interruppe con un gesto della mano.

-Se ci dovessimo scontrare di nuovo con Itachi, stai pur certa che in quelle condizioni ti sconfiggerà- disse, avvicinandosi a me –E non mi sembra proprio il caso di compiere un azione tanto stupida, considerato che il principale obiettivo della missione è quello di salvare Gaara, e non di combattere contro tutta l’Akatsuki messa insieme. Per cui, prenditi tutto il tempo che vuoi per guarire e prepararti per bene: ne avrai di altre occasioni per scontrarti con Itachi-

Naturalmente non mi andava giù il fatto che non potevo partecipare alla missione per una stupida ferita, ma dovetti per forza constatare che aveva ragione Kakashi.
Sakura effettuò su di me le ultime cure, per evitare che la ferita sanguinasse ancora.

Poi, con il cuore ancora ricolmo di rabbia e risentimento verso mio fratello, mi accinsi a percorrere a ritroso la strada che portava a Konoha.
 

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Capitolo 10
*** New entry: unpleasant boy. ***


ecco a voi, finalmente, un altro sudatissimo capitolo. spero apprezziate. ^^




New entry: unpleasant boy.


Non passarono che due giorni da quando avevo combattuto contro il falso Itachi, che la mia squadra tornò a Konoha. Non appena lo seppi, corsi immediatamente da loro: in quelle quarantotto ore, oltre ad essermi rosa il fegato per il fatto di non aver partecipato a quell’importantissima missione, ero stata preoccupatissima per i miei compagni.
E infatti, non appena vidi Kakashi sulle spalle da Gai-sensei (o meglio, trasportato come un sacco di patate), mi si attorcigliò lo stomaco: ma credo che fui sul punto di svenire, quando scorsi che Naruto sorreggeva Sakura.

-CHE COSA DIAVOLO É SUCCESSO??!!!- urlai io, scandendo le parole, a metà tra la rabbia e la preoccupazione.

-Aah, Sasuko, fai paura quando….- iniziò Naruto, ma venne interrotto da una mia occhiataccia.

-Allora?!- feci io.

-Ehm….credo che sia meglio che ti raccontiamo tutto una volta raggiunto l’ospedale, che ne dici?- fece Tenten, indicando nel contempo con un’ occhiata eloquente Kakashi, accasciato come un fantoccio malconcio dietro le spalle di Gai, con uno sguardo che implorava pietà. In effetti, era proprio uno spettacolo che era tra il patetico e l’orrido.

Una volta arrivati all’ospedale, Naruto, Neji, Rock Lee e Tenten mi spiegarono tutto: il Team 7, insieme alla vecchia Chiyo si era dovuto dividere per affrontare due membri dell’Akatsuki, un certo Deidara e quel Sasori. Kakashi, per spuntarla contro il primo, aveva dovuto una sorta di Mangeykou Sharingan, che aveva sviluppato in quegli anni, supportato da Naruto; Sakura e l’anziana donna avevano dovuto affrontare Sasori, e lo scontro aveva parecchio destabilizzato la mia amica poiché, nonostante avesse preso le dovute precauzioni con degli antidoti, aveva avuto una sorta di overdose con i veleni utilizzati da quell’uomo. In seguito, la vecchia Chiyo era morta per resuscitare Gaara.

Insomma, fu un sollievo per me sapere che non si erano fatti male a causa di Itachi, perché quello sarebbe stato davvero il colmo.

Purtroppo, questo mio iniziale sollievo venne affossato da un’altra notizia. Sasori, prima di morire, aveva rivelato a Sakura che la settimana successiva avrebbe dovuto incontrare un suo sottoposto, inserito come spia nel covo di Orochimaru: non era chiaro il motivo per cui l’ex mukenin avesse fatto una cosa simile, ma era certo che un’occasione così non la si poteva lasciar fuggire. Significava che avremo potuto ricevere informazioni preziosissime sul Sannin dei serpenti, e distruggerlo una volta per tutte.
E io sarei stata salva.
Sfortunatamente, ben due membri della squadra erano fuori uso: e Naruto pensò bene di risolvere il problema a modo suo, andando per tutto il villaggio a chiedere ai nostri compagni. Naturalmente, alla fine, fu Tsunade a scegliere i due nuovi membri.

Qualche giorno dopo, incontrammo il tipo che avrebbe sostituito Sakura: era un ragazzo, pallido come un lenzuolo, dai capelli corvini, con un abito che gli lasciava la pancia scoperta.
Il primo approccio, tra lui e Naruto, non fu dei migliori.

-Ciao- disse il tipo, con un sorriso palesemente falso.

-Bastardo! Tu sei quello di prima!!- esclamò Naruto, di tutta risposta.

Io rimasi interdetta. Il nuovo caposquadra, un uomo sulla trentina con i capelli castani e la tipica divisa da Jonin, cercò di intervenire per rasserenare la situazione.

-Ehm…d’ora in poi guiderò il gruppo Kakashi, al posto dello stesso Ka…- iniziò a dire, ma venne interrotto dall’altra new-entry.

-Scusami per prima- disse, rivolgendosi a Naruto –Volevo saggiare le abilità del mio futuro compagno di squadra. Ora ho scoperto quanto ti mancano le palle, e quanto dovrò farti da balia-

-Cooosaaa?!- urlò il mio amico, sempre più furioso. Io lo fermai.

-Ehi- dissi, rivolgendomi al ragazzo pallido –Piantala di offendere Naruto. Non hai il diritto di insultare una persona che non conosci nemmeno!-

Lui continuò a sorridere, imperterrito.

Prima che potesse aprire bocca, intervenne di nuovo il caposquadra sostituto.

-Noi quattro incominceremo subito una missione- disse, in tono serio –Ma mi sa tanto che siamo partiti con il piede sbagliato, e visto che non ho tempo per rinchiudervi nella stessa gabbia per farvi conoscere meglio, presentatevi-

Scoprimmo che il ragazzo pallido si chiamava Sai. Non aveva un cognome.

Dopo le presentazioni, il capitano, di nome Yamato, spiegò cosa avremo dovuto fare, ossia raggiungere il ponte Tenchi, incontrare la spia di Sasori sotto mentite spoglie e raccogliere più informazioni possibili su Orochimaru.

-Ci ritroveremo alla porta principale tra un’ora- disse infine Yamato –partiremo subito, non appena ci saremo equipaggiati-

Ovviamente, non appena ci fummo allontanati, Naruto ne approfittò per lamentarsi.

-Quel Sai non mi piace! Perché deve sostituire lui Sakura?!-

-Beh, vedi di fartelo piacere, perché te lo troverai fra i piedi per un bel po’. La cosa migliore da fare è ignorarlo- ribattei io, secca.

-Uh? Che c’è Sasuko? Sei nervosa?- chiese lui.

-Un po’. Non mi va per niente giù l’idea che potremo rincontrare quella serpe schifosa: tanto più che sono passati quasi tre anni, quindi sarà ancora più agguerrito, stavolta- riposi.

-Oh, andiamo, Sasuko! Tu sei forte! Quel viscidone non può nemmeno competere con te- ribatté lui, sorridendo al suo solito modo, e alzando un pugno, in segno di incoraggiamento.

Sorrisi: nessuno, come Naruto, aveva la capacità di tirarti su di morale.


Prima di partire, decisi di andare dall’Hokage per riferirle l’attuale situazione della squadra. Magari si poteva risolvere in qualche modo quella situazione conflittuale, senza degenerare in una rissa.

-Pazienza- disse Tsunade-sama, alla fine –pensaci tu a tenere Naruto sotto controllo-

-Certo- risposi, conscia del fatto che avrei dovuto dare tutta me stessa per tenere a bada quella testa calda.

Proprio in quel momento sentimmo bussare alla porta. L’Hokage invitò a entrare chiunque fosse stato là fuori. Sulla soglia c’era un uomo, di età parecchio avanzata, con molte rughe su viso, con parte del volto (l’occhio destro) e della testa fasciati: sulla sommità del capo, dove non c’erano le bende, spuntavano dei capelli ancora neri, e sul mento aveva una cicatrice a forma di “x”.

In quel momento, sentii un forte pizzicore agli occhi, come se soffiasse del vento fortissimo. Le finestre erano chiuse, e non c’era corrente.

-Danzo…parla pure- disse Tsunade.

-Principessa Tsunade, mi chiedevo solo se per la squadra di Sai aveste scelto un valido componente della squadra speciale- esordì l’uomo.

-Ho selezionato il ninja più affidabile, operativo fin dai tempi del Sandaime-

-Benissimo. Mi auguro solo che non sia stato contagiato dagli insegnamenti del pacifico e attendista Sarutobi- rispose lui, con un tono che esprimeva palese disprezzo.

Rimasi sconcertata da quell’ultima affermazione. Come si permetteva, quello, di parlare così del defunto Hokage, per giunta davanti ad una sua ex-allieva.

-Proprio come il quest’ultimo è stato succube degli insegnamenti di vostro nonno- continuò lui, imperterrito.

Io non potei fare a meno di disprezzarlo a mia volta: avrei voluto rispondergli per le rime, ma sapevo che era una questione tra Tsunade-sama e quel Danzo.
Questo, dopo qualche istante, voltò le spalle, e si avviò alla porta.

-Diciamo che ora posso tirare un sospiro di sollievo. Arrivederci- disse, e se ne andò così come era venuto.

-Scusi, Tsunade-sama…chi era quello?- chiesi.

L’Hokage non rispose subito: sospirò con aria afflitta.

-Uno che in passato ha combattuto contro il compianto Sarutobi sensei per il titolo di Hokage. È un guerrafondaio, testardo e razionalista, ed è il capo di Sai. Non mi sopporta perché sono l’allieva del pacifico Sandaime, e la nipote del primo-

Continuai a fissare la porta da dove il vecchio era uscito. Una persona da evitare, dunque.

 

 

 

Un’ora dopo, partimmo, sotto il sole delle tre.
All’improvviso, notai che Naruto continuava a scrutare Sai, il quale, ovviamente, se ne accorse.

-Perché mi fissi?- disse.

Naruto non rispose, e girò lo sguardo dall’altra parte, con diffidenza.

-Per favore, non fissarmi più così, se non vuoi che ti gonfi di botte- continuò Sai.

-Ma non riesci a fare a meno di dire le cose in maniera irritante?!- esclamò Naruto.

Sai stava per ribattere, ma li interruppi:

-Piantatela! Naruto, ti avevo già detto di non reagire alle sue provocazioni! E per quanto riguarda te, Sai, smettila con questo atteggiamento insopportabile: così non aiuti per niente. Hai per caso intenzione di comportarti così anche nel caso in cui dovremo combattere?-

-Assolutamente no. Io sto solamente provando a calarmi nei panni di questo personaggio- rispose lui.

-Vedi che lo fa apposta! Lo sapevo, sei insopportabile!- urlò Naruto, rischiando di farmi esplodere un timpano.

Io li fissai tutti e due.

-Bene. Bene!!- esclamai, e ripresi il cammino, accelerando il passo –continuate pure a insultarvi a vicenda, io me ne lavo le mani!-

Ma prima che potessi compiere un altro passo, una grossa trave di legno spuntò dal terreno, seguita da un’altra ventina di queste: si levarono a formare una grossa gabbia di legno.

-Ragazzi, se non la smettete, vi rinchiuderò veramente in gabbia- disse il capitano Yamato, in tono grave –anche se il tempo non gioca a nostro favore, abbiamo pur sempre cinque giorni per arrivare al ponte Tenchi. In quanto vostro coordinatore vi faccio una proposta: per stringere amicizia, preferite che vi rinchiuda in una gabbia per una giornata intera, oppure passare la notte in una locanda con tanto di terme?- e, detto questo, la sua espressione di fece ancora più minacciosa –voi non conoscete bene nemmeno me. Preferisco affrontare le cose in maniera amichevole, ma in fondo non mi dispiace regnare con il terrore-

 

Quel giorno stesso, prima del tramonto, arrivammo alla locanda menzionata da Yamato. Era un posto molto pulito, e il personale era cortese.
Subito, ci avviammo alla zona terme, io nella zona donne, loro nella zona uomini.
Finalmente pace, pensai. Sarei rimasta per un po’ senza quel rompiscatole di Naruto e quell’antipatico di Sai.
Mi immersi nell’acqua caldissima fino al mento.
Mi piaceva tantissimo andare alle terme: i vapori e l’acqua bollente avevano un effetto catartico su di me, riuscivano ad esorcizzare tutte le preoccupazioni e le sensazioni negative che serbavo dentro….

-MA COSA TI METTI A GUARDARE?! POSSIBILE CHE PENSI COSTANTEMENTE AL PISELLO?!!-

L’urlo, che arrivava chiaramente dalla zona degli uomini, mi fece sobbalzare.
Conoscevo una sola persona che poteva gridare una frase simile in un luogo pubblico.

-Naruto…- mormorai, immergendomi nell’acqua fino alle orecchie, mentre le altre donne ridevano divertite.
Mi chiesi se sarebbe stato con quello spirito che saremo andati ad affrontare quella missione così impegnativa.

 


La mattina dopo, mi svegliai più o meno alle sette e mezzo e, mentre mi stiracchiavo, vidi dalla finestra Sai, seduto alcuni metri più avanti, ricurvo su qualcosa che probabilmente era un quaderno. Mentre mi vestivo, decisi di approfittare di quel momento in cui non c’era Naruto per fare conoscenza meglio: sicuramente, anche Sakura avrebbe fatto così.

-Stai disegnando?- chiesi, non appena mi fui avvicinata, con il tono più garbato possibile.

Lui si girò, guardandomi impassibile.

-Sì. Hai bisogno di qualcosa?-

Mi avvicinai a guardare il disegno: erano dei segni, fatti con del carboncino sfumato, che davano l’idea di un cielo pieno di nuvole scure, o fumo. Nonostante sia sempre stata una capra in arte, ritenni che quel disegno era molto bello e ben fatto.

-È….davvero bello. Immagino sia arte astratta, no? Comunque non immaginavo che fossi bravo: sai anche essere sensibile- dissi.

-Cosa ti fa pensare che io sia sensibile?- chiese lui.

-Beh, anche se non ne so molto in materia, so che ci vuole una certa sensibilità per creare opere d’arte e simili. Ora non chiedermi degli esempi, perché non te ne saprei dare-

Lui non rispose, continuando a fissarmi senza alcuna espressione particolare dipinta sul volto.

-Per caso l’ hai intitolato?- continuai io.

-No-

-Non hai ancora deciso?-

-No, è che….non credo che riuscirei a dargli un titolo. Non mi viene in mente niente: ho fatto un infinità di disegni, ma non ne ho intitolato nemmeno uno-

Dunque non prova niente, pensai con dispiacere.
Subito dopo, ci raggiunse Naruto, che aveva tutta l’aria di essere ancora arrabbiato con Sai (come dargli torto, in effetti?)

-Si parte- disse –Yamato mi ha detto di venirvi a chiamare!-

Poi si avvicinò, vide il disegno, e sfoderò un espressione di sufficienza, come se fosse stato un grande intenditore di arte.

-Bah, non è nemmeno gra….-iniziò a dire, ma io gli rifilai una gomitata.

-Ahio! Ma che ti prende?- esclamò, contrariato.

-Non incominciare a prima mattina, tu- risposi, lanciandogli un occhiata eloquente. Almeno io cercavo di ingraziarmelo, Naruto invece non faceva che peggiorare l’attuale situazione, già disastrosa di suo.

 

Quella sera stessa, ci accampammo all’aperto.
Beh, diciamo che “accampare” è una parola grossa, visto che il capitano Yamato, con quelle sue particolari Jutsu del legno, costruì una vera e propria casa.

-Ragazzi, venite un momento qui- disse Yamato, non appena ci fummo sistemati.

Ci sedemmo tutti vicino a lui.

-Nonostante mi sia stato inviato un fascicolo riguardante Sasori dal villaggio di Suna, poco prima di partire ho avuto modo di parlare con la vostra compagna Sakura, poiché lei è stata l’unica a vederlo dal vivo-

-E per quale motivo?- chiese Naruto, che come al solito faticava a comprendere.

-La spia dell’ Akatsuki si aspetterà di incontrare Sasori, sul ponte Tenchi. Niente fa escludere che si accorgerà subito dell’inganno, ma mi avvicinerò a lui assumendo le sembianze di Sasori- spiegò lui –all’inizio mi avvicinerò a lui da solo, considerando la possibilità che sia una trappola di Akatsuki. Voi attenderete fino al mio segnale-

-Beh, considerando che l’Akatsuki era riuscita ad infiltrare una spia di nome Yuura nel villaggio di Suna, non penso che Sasori abbia mentito a Sakura-

-Comunque, quella spia deve essere sicuramente abilissima- asserì Sai.

-Ormai siamo in ballo- concluse Naruto, l’espressione seria e al contempo spavalda dipinta sul volto.
 

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Capitolo 11
*** Snake bite. ***


non lo credevo possibile, eppure sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo in poco tempo (rispetto ai miei standard soliti). spero vi piaccia. ^^





Snake bite.


Il giorno dopo ci dedicammo per circa due ore a degli allenamenti, che servivano semplicemente al capitano Yamato per analizzare il nostro stile di combattimento.
Naturalmente Naruto e Sai litigarono, ma sorvolerò la vicenda, visto che ormai i battibecchi tra quei due sembravano non avere una fine.

Mancava un giorno all’incontro con la spia. Ero tesa, ma avevo imparato ad accettare la paura, e farne un’alleata: e poi, avevo giurato a me stessa che Orochimaru non l’avrebbe passata liscia, per cui ero molto determinata.

-Mi sembri molto tranquilla, Sasuko- disse infatti il capitano Yamato, mentre ci incamminavamo nella foresta.

-A dir la verità, sono abbastanza tesa. Ma non ho alcuna intenzione di perdere contro quel ver…volevo dire, Orochimaru-

Yamato sorrise.

-Esatto! Vedrete maestro, io e Sasuko gliele suoneremo!- esclamò Naruto, intromettendosi nella conversazione come al solito.

-Oh, ma guarda, avevo proprio bisogno di qualcuno che mi coprisse le spalle…-feci io, ironicamente.

-Eeeh? Sasuko, vuoi forse dire che sono così inutile?-

-Precisamente-

-Aah, sei cattiva!!- sbottò Naruto, facendo la solita faccia imbronciata.

-E tu sei scemo- risposi io, sorridendo.

Notai, con la coda nell’occhio, che Sai ci fissava con quella sua solita espressione indecifrabile.
Chissà a cosa stava pensando…

 


All’alba del giorno seguente, ci muovemmo per percorrere gli ultimi tratti di strada che ci avrebbero separati dal ponte Tenchi.

Preparammo per bene tutta la messinscena, e poco prima di mezzogiorno, Yamato ci ripeté un ultima volta il piano. Poi, noi ci andammo a nascondere, mentre il capitano, infilatosi il travestimento di Sasori, si avviò sul ponte.


11:55.

11:59.

12:00.

Sul ponte si materializzò una figura incappucciata.
A causa del vento, non sentimmo lo scambio di frasi tra i due, ma a un certo punto, l’uomo scostò un poco il cappuccio dal volto.
Non immaginate lo stupore che prese me e Naruto quando scoprimmo che la spia era nientedimeno che Kabuto Yakushi, il braccio destro di Orochimaru.

-Di nuovo lui?- disse Naruto, tra i denti.

-Tsk, chi l’avrebbe mai detto….?- sussurrai io.

Dopo poco, vedemmo Kabuto che si girava di scatto, a guardare dal lato opposto. Il mio stomaco fece una capriola.

Mio dio, e adesso che altro c’è?? pensai.

Ma era solo una lepre.

Una lepre….. no, c’era anche qualcos’altro dietro agli alberi, lo sentivo.

-Cosa sta facendo?- disse dopo un po’ Naruto –perché non l’ ha ancora catturato?-

-Si tratta di Kabuto, dobe. Uno solo errore, e siamo fottuti. Bisogna procedere con cautela-

-Ma anche essere troppo prudenti potrebbe insospettirlo- intervenne Sai –e perderebbe il momento propizio per catturarlo-

Poco dopo, vidi Yamato estrarre un kunai da sotto la casacca.

E il mio stomaco fece un doppio salto mortale.

Orochimaru si era materializzato, non si sa come, alle spalle di Kabuto.

-Cosa facciamo?- disse Naruto, cercando di contenere il tono della voce.

-Dobbiamo restare fermi, come pianificato, lo sai- risposi io, nervosamente. Attivai lo Sharingan.

Un millesimo di secondo dopo, vedemmo con orrore Kabuto che, con un colpo secco della mano ricoperta di chakra, staccava la testa al finto Sasori.
Yamato saltò fuori dalla marionetta, ma a intercettarlo c’erano una decina di serpenti che Orochimaru aveva scagliato contro di lui.
Fortunatamente, prima che potesse essere seriamente ferito, il capitano usò il Jutsu della Sostituzione del legno.

Dopo uno scambio di battute che non riuscimmo a sentire, vedemmo il capitano Yamato darci il segnale che potevamo uscire allo scoperto.

Mi viene semplicemente il disgusto a descrivere con quale espressione mi fissò Orochimaru, non appena fui uscita allo scoperto, insieme a Naruto e Sai.


-Uhuhuh, Sasuko….finalmente ci rivediamo- disse il Sannin, con palese avidità –e c’è anche il bambino della Volpe- continuò, rivolgendosi a Naruto.

-É sempre un dispiacere per me vederti, vecchia serpe- ribattei, acida.

-Bastardo…- sussurrò Naruto con disprezzo.

-Suvvia, come siamo bruschi- rispose lui, con fare ironico –non sei contenta che tra poco diventerai ancora più forte di come sei adesso-

-Se nella tua concezione di “diventare potente” rientra anche il “fare da contenitore di un viscido serpente pervertito” allora col cavolo che sono contenta- dissi, mostrando la faccia più disgustata possibile. Sguainai la katana.
-E comunque, basta con le chiacchiere inutili. Se davvero vuoi me….allora mi devi venire a prendere, bastardo-

-Con piacere- sussurrò.

Poi vidi arrivarmi addosso uno sciame di serpenti enormi.
Feci scattare il mio corpo in avanti, abbassandomi.
La mia intenzione era di dirigermi direttamente verso Orochimaru, ma inavvertitamente uno dei rettili cambiò direzione, e me lo ritrovai a pochi metri dal viso. Scartai a destra, ma a intercettarmi c’era Kabuto.
Mi fermai, e mi accovacciai a terra, per lasciar passare Naruto, il quale, con un grande salto fu addosso al quattr’occhi.
Potei concentrarmi sulla battaglia tra me e Orochimaru.
I serpenti di prima cercarono di nuovo di venirmi addosso, ma fui più veloce io. Li disintegrai con il Jutsu della Palla di Fuoco.
Purtroppo, non dosai per bene la potenza, e quasi mezzo ponte finì arrosto: parte della struttura crollò nella gola sottostante, e il resto si inclinò pericolosamente verso il basso.

-Sasuko, ma che fai??!!- urlò Naruto.

-Zitto, dobe! Mettetevi in salvo voi tre!!- risposi io, con lo stesso tono.

Nel contempo, cercai di ancorarmi alle assi, che stavano man mano cedendo, con il chakra, per non scivolare.

-Non è il momento di distrarsi, Uchiha!!-

Orochimaru evocò un altro serpente, stavolta molto più grande degli altri: il suo peso fece ulteriormente piegare il ponte.
Il grosso animale si alzò in quasi tutta la sua altezza, e poi piombò si di me con forza inaudita.
Io non potei fare altro che saltare all’indietro, nel vuoto, mentre il serpente schiantava il suo muso sulle assi del ponte, distruggendolo ulteriormente.

Mentre cadevo, girai su me stessa, in modo da ritrovarmi a guardare il fondo della gola su cui passava il ponte.
Composi i sigilli, e usai il Jutsu del richiamo che avevo imparato in quegli anni.
Sotto di me apparve, in una nube di fumo, un falco enorme, dal piumaggio castano, Takaji (questo era il suo nome).

-Takaji, su!- gli ordinai.

Il volatile spiegò le ali, e con dei rapidi colpi, salì in alto.

-Orochimaru- dissi, una volta che mi trovai leggermente al di sopra del ponte –tu speri tanto di potermi catturare e usare per i tuoi scopi, e non comprendi con chi hai realmente a che fare. Credi di dare la caccia a un pulcino, ma non ti accorgi che davanti a te c’è un falco adulto, pronto a cacciare a sua volta. TAKAJI, AVANTI!-

Al mio ordine, Takaji sbatté le ali, dandosi lo slancio in avanti. Non appena ci trovammo paralleli al ponte, saltai.
Contemporaneamente, usai il Chidori Nagashi (=Flusso del Mille Falchi, ndA), ricoprendo interamente il mio corpo con esso.

-CREPA!!- urlai, mentre estendevo il flusso sulla mano con cui impugnavo la spada per creare il Chidori Eisou.

Gli mozzai il corpo a metà.

La parte superiore schizzò in alto, ma prima che potesse ricadere, avvenne qualcosa di assolutamente disgustoso.
Dei serpenti uscirono da entrambe le parti tagliate, per congiungersi fra di loro: il busto atterrò quindi più o meno nella posizione di prima, anche se le gambe erano girate in avanti, come prima, mentre la parte superiore era rivolta all’altro lato.
Ma, con un orribile “crock”, che mi fece accapponare la pelle, Orochimaru ritornò completamente nella posizione originaria.

-Uhuhuh, bel tentativo, Sasuko, ma non funziona- ridacchiò lui.

-Mostro…- dissi io, nauseata oltre ogni limite.

-E adesso…è di nuovo il mio turno- sibilò lui, continuando a sorridere.

Ma prima che potesse completare la serie di sigilli che stava componendo, dissi:

-Ti sbagli. È finita per te-

E detto questo, lo intrappolai con un Genjutsu, lo Shikumi no Jutsu (=Tecnica della Morte Visionaria).

Lui si bloccò; la sua espressione, da beffarda che era, si tramutò in puro terrore.
Io non persi tempo: con la spada in pugno, mi lanciai all’attacco, sicura che il Genjutsu l’avrebbe paralizzato.
Ma, non appena mi trovai a poco più di un metro da lui, il Sannin sputò la sua chilometrica lingua, e me la strinse intorno al collo, tanto che mi si mozzò il fiato.

-Sasuko!- sentii urlare Naruto.

Intanto, sentii il terreno che si allontanava dai miei piedi, o meglio, ero io ad allontanarmi, visto che Orochimaru mi stava sollevando.

-Che c’è, bambino della Volpe. Vuoi salvare la tua amica? Perché non vieni a prenderla?- disse il Sannin, rivolgendosi a Naruto.

-Uhhh…Naruto, non…venire- balbettai io: sentivo l’aria nei miei polmoni che si affievoliva sempre di più. Non può uccidermi, pensai, io gli servo, perché mi sta strangolando?
Pian piano, vidi come se un velo nero mi stesse calando sugli occhi.

Ma prima che potessi perdere completamente i sensi, sentii un urlo atroce, e nel contempo la stretta sulla mia gola che si allentava di colpo.
Non appena ebbi di nuovo il pieno controllo delle mie facoltà, vidi Naruto…non so come descriverlo…ricoperto da un grosso strato di chakra arancione, che aveva preso la forma della Volpe, solo con tre code: e a terra, vidi parte della lingua di Orochimaru a terra, mozzata.

-Naruto…?- mormorai io, stupita. Non avevo mai visto una trasformazione del genere: la pressione che sprigionava il suo chakra in quello stato era spaventosamente grande.

-Lei non ti appartiene! Non hai alcuni diritto di impossessarti del suo corpo!- urlò Naruto: quella voce non era la sua, almeno non del tutto. Era più… ringhiante, se così si può dire.

-Naruto, piantala adesso! Basta!- gridai io a mia volta.

-Uhuhuhuh…vediamo di cosa sei capace, bambino della Volpe- continuo imperterrito Orochimaru, con tono di scherno.

Naruto non se lo fece ripetere due volte: con un urlo belluino, si lanciò all’attacco.
Scagliò Orochimaru nella boscaglia con un colpo di mano, dopodiché si addentrò anche lui fra gli alberi: poco dopo, una forte esplosione fece saltare alcuni alberi, e una miriade di rami.
Il capitano Yamato e Sai mi raggiunsero.

-Tutto bene, Sasuko?- mi chiese.

-Sì, ma cosa diavolo sta succedendo?-

-Naruto sta sprigionando il chakra della Volpe, e se non lo fermiamo adesso, dopo sarà impossibile controllarlo-

Mi girai dove erano andati Naruto e il Sannin. E senza pensarci due volte, corsi in quella direzione.

-Sasuko! Che..?!- esclamò Yamato.

-Vado a fermare Naruto, e a uccidere Orochimaru!- risposi io, accelerando la corsa.

Se Naruto perdeva lucidità, eravamo fregati. Mentre correvo, tirai fuori un sigillo che mi aveva dato Kakashi prima di partire: lui ne aveva già usato uno, nello scontro con i due membri dell’Akatsuki, ma bisognava usarlo prima che spuntasse la quarta coda.
Perciò dovevo fare in fretta.

Non ci volle molto per trovarli.
Vidi che Naruto aveva staccato un braccio a Orochimaru, e quest’ultimo….come dire…avete presente quando un serpente cambia pelle? Ecco, Orochimaru era uscito fuori dalla sua stessa pelle, con tutti i pezzi del corpo di nuovo attaccati addosso. Non la smetteva mai di farmi ribrezzo, quell’uomo (se così si può chiamare un simile essere).

-Naruto!- esclamai, sovrastando il rumore dei rami che ancora si schiantavano, dopo le esplosioni.

Lui si girò, ma il suo sguardo esprimeva sempre meno lucidità.
Con orrore, vidi che la quarta coda era quasi completamente uscita. Capii che non sarei mai riuscita a intervenire.

-NARUTOOOOO!!!- urlai, con tutto il fiato che avevo in gola.

Ma era troppo tardi. Un esplosione terrificante mi sbalzò con violenza all’ indietro: per miracolo non mi cadde un albero addosso, ma sentii comunque un gran male dappertutto.
Quando riuscii a riaprire gli occhi, mi accorsi che ero finita in una sorta di protezione naturale, dato che un grosso albero giaceva in posizione orizzontale proprio a pochissimi metri da me, bloccato da altri due alberi, che lo avevano frenato.
Un bruciore sulla spalla destra mi fece capire che mi ero graffiata, ma non vi diedi troppo peso: fortunatamente, a parte altri lievi graffi e qualche livido, non mi ero fatta niente.
Tutto intorno, per una circonferenza di almeno cento chilometri, la foresta era completamente rasa al suolo: ero stata davvero fortunata. Mi avvicinai verso il centro dell’esplosione.

Ciò che vidi in seguito, non fu un combattimento tra umani: era uno scontro tra mostri. Sarebbe stato impossibile per me intervenire, in quelle condizioni.
O forse….

Corsi verso di loro. Dovevo assolutamente riuscire a calmarlo, non importava in che modo.

-Naruto! Naruto, ascoltami!! Sono io, Sasuko! NARUTO!- urlai, nonostante iniziassi a sentire un lieve bruciore alla gola.

Lui non si girò nemmeno. Orochimaru, invece, si fermò, e mi fissò con un’espressione beffarda, come a dire “sprechi solo il tuo tempo a urlare in quel modo”.

Dovevo trovare un modo per attirare l’attenzione del mio amico, o non sarei riuscita a guardarlo negli occhi. Gli lanciai un kunai. Lui, lo respinse con la coda, e finalmente si girò.
Fu un attimo: lo bloccai con lo Sharingan.
Poi successe una cosa stranissima. Mi ritrovai in un’enorme stanza buia, tutta allagata d’acqua, che mi arrivava alle caviglie: davanti a me, c’era un enorme gabbia, e dentro c’era niente di meno che la Volpe a Nove Code. Abbassai lo sguardo, e vidi Naruto inginocchiato davanti alle sbarre, immobile.

-Naruto! Naruto, rispondimi!-

Lui non si mosse, ma la Volpe sì.

-E tu chi sei?- chiese, con una voce profonda e ringhiante. Mi fissò. -Ah, ora capisco. Sei una Uchiha! Ecco perché sei riuscita a entrare in questo spazio-

Io non risposi subito.

-Lascia andare il mio amico, mostro- sibilai, e usai lo Sharingan su di lui.

La Volpe spalancò i grandi occhi, come se fosse entrata in trance.

-Quegli occhi….sono gli stessi di Madara Uchiha…- disse soltanto.

Madara Uchiha? E adesso chi era questo qui? No, non mi interessava. Dovevo prima di tutto pensare a Naruto: c’era ancora Orochimaru, e avrebbe potuto approfittarne.
Mi avvicinai al mio compagno, e gli scossi una spalla.

-Naruto!!- esclamai.

Lui alzò la testa di botto, come se si fosse risvegliato dal sonno. Si girò a destra e sinistra, poi si girò e mi vide.

-Sasuko….?- disse, ancora mezzo intontito.

-Naruto, adesso basta. Dobbiamo uscire! Svegliati!-

Un istante dopo, eravamo di nuovo nel mondo reale. Naruto era a terra, con il suo aspetto normale, svenuto.

-Uhuhuhuh…come mi aspettavo, sei riuscita a controllare la Volpe con il tuo Sharingan. Formidabile; ma adesso puoi anche dire addio al tuo amico, perché adesso verrai con me- disse Orochimaru.

Io estrassi la katana.

-Te lo puoi anche scordare!- risposi.

Prima di tutto, dovevo portare Naruto fuori dal campo di battaglia. L’unico modo era creare una copia con il Kage Bunshin no Jutsu, che fortunatamente avevo imparato (anche se non ai livelli di Naruto), per soccorrerlo, mentre io avrei tenuto occupato Orochimaru.
Posizionai le mani per formare il sigillo di suddetto Jutsu e, mentre la mia copia prendeva Naruto sulle spalle e se ne andava con lui, io partii all’attacco contro Orochimaru.

-Aahahahahah, è inutile! È finita!- urlò lui, con un espressione folle.

Detto questo, spalancò la bocca in modo innaturale.
Ciò che ne uscì fuori….rabbrividisco ancora al solo ricordo: un enorme serpente bianco, la cui testa aveva delle fattezze mezze umane e mezze serpentine. Le squame che lo rivestivano non erano che altre miriadi di serpenti.

-Ormai non c’è più nulla da fare. L’unico modo per avere il tuo corpo è adesso: ho aspettato troppo questo momento- sibilò l’essere, guardandomi con avidità.

-Tsk…dunque, è quello il tuo vero corpo. Sei arrivato fino a questo punto, pur di ottenere l’immortalità- dissi io –Mi fai vomitare-

 

 

Dopo non più di mezz’ora lui era a terra, fatto a pezzi.

Era bastato poco a batterlo, ma in fondo era scontato che finisse così: vuoi l’agitazione sua, vuoi il fatto che fosse quello il suo vero corpo, Orochimaru si era trovato fin da subito con le spalle al muro.

Eppure…ci doveva essere qualcos’altro….

Mentre rinfoderavo la spada, sentii i nervi dei miei arti bloccarsi.
Merda, pensai, e adesso che succede?
Sentii il rumore di qualcosa che strisciava e, due secondi dopo, Orochimaru era di nuovo in piedi.

-I fluidi di questo serpente bianco, a contatto con l’aria, diventano un gas paralizzante- disse l’essere, con un’ atteggiamento facciale che probabilmente era felicità mista a eccitazione (brivido, disgusto, raccapriccio!) -sei stata davvero incauta, Sasuko, ma in fondo nemmeno il tuo Sharingan se ne poteva accorgere….uhuhuhuhuh….ora sei mia!-


Spalancò l’enorme bocce dentata, e si lanciò verso di me.
 

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Capitolo 12
*** Falling in love with the red-eyed girl. ***


dal titolo, avrete già capito che qui qualcuno rimarrà folgorato dalla nostra bella e conturbante Sasuko (??). Ma chissà chi sarà. Chissà.....leggete, e forse lo scoprirete. XD





Falling in love with the red-eyed girl.





-Cioè...fammi capire bene.... tu con lo Sharingan…insomma….l’ hai assorbito? Ho capito bene?-

-Dobe, è la trecento milionesima volta che te lo spiego-


Io ero seduta, ancora leggermente ansante, mentre intorno a me c’erano Naruto, Yamato, e Sai. Poco più in là, giaceva la carcassa del serpente bianco, fatta a pezzi.

Se vi state chiedendo come fossi tutta intera, e la mia anima fosse ancora ben ancorata al mio corpo, la spiegazione è semplice: il mio chakra e la mia anima avevano avuto la meglio su quelli di Orochimaru, e l’energia vitale di quest’ultimo era relegata dentro di me, schiacciata dalla pressione della mia forza di volontà.

Il problema era che, nonostante tutto, in quel momento mi sentivo come se avessi inghiottito un chilo di pietre: facevo fatica a muovermi, e mi girava la testa.

-Adesso non c’è tempo da perdere. Dobbiamo subito tornare a Konoha, e farti visitare da Tsunade-sama: non sappiamo che effetti potrà avere il chakra di Orochimaru su di te- disse il capitano Yamato, rivolgendosi a me.

-E ….quello lo lasciamo lì?- disse Naruto, guardando con una sorta di terrore il cadavere di Orochimaru.

-Tu che ne dici, dobe? È ovvio che dobbiamo portarcelo, altrimenti chiunque potrebbe estirparne le informazioni genetiche, e farci il porco comodo suo- dissi io, un po’ sbrigativamente, mentre tentavo di rialzarmi.

Proprio mentre ero riuscita a mettermi in piedi, però, ecco che le mie gambe decisero di scioperare definitivamente: crollai come un sacco di patate, e il mio rispettabile sedere sarebbe ben presto entrato in collisione con il duro suolo, se qualcuno non mi avesse afferrato, ossia Sai.
Io lo guardai come di solito si guarda un alieno. Come mai quella dimostrazione improvvisa di altruismo?
Lui mi rivolse uno dei suoi soliti, irritanti sorrisi, anche se stavolta sembrava….meno falso, rispetto agli altri.

-Ehi, tutto bene?! Perché sei in braccio a Sai?!!- esclamò Naruto, ponendo le sue solite domande stupide.

-Non sono in braccio a Sai, cretino, stavo cadendo e lui mi ha afferrata, problemi?- dissi io, seccata. Quest’ultimo mi aiutò a rimettermi in piedi: mi ripromisi di non cadere.

Intanto il capitano Yamato stava finendo di sigillare i pezzi del corpo del serpente bianco in un rotolo, in modo da facilitare di gran lunga il trasporto (sarebbe stato un po’ impossibile trasportare un simile fardello, tagliato in dieci pezzi, del peso di dieci chili l’uno)

-A proposito, che fine ha fatto Kabuto?- chiesi.

Gli altri si guardarono, poi Naruto rispose:

-E chi lo sa?-

-Come sarebbe a dire “e chi lo sa”?!- esclamai io –credevo l’avreste catturato, o roba così!-

-È stato così, in effetti….-disse Naruto.

-….solo che è scappato- concluse Yamato –in ogni caso, non credo che per ora possa rappresentare una minaccia per noi. E adesso muoviamoci, Sasuko ha bisogno di cure-

 


Arrivati al villaggio, non perdemmo tempo: andammo subito in ospedale.

-Cosa hai fatto?!- esclamò Tsunade, dopo che le ebbi raccontato cosa era successo.

-Ho assorbito l’energia vitale di Orochimaru- ribadii, lapidaria: non mi piaceva ripetermi.

Tsunade mi guardò come se fossi stata una pazza: poi sospirò, sconsolata. In sala, con lei, c’erano anche Shizune-san, la sua assistente, e Sakura, che era guarita, e che mi fissava con aria preoccupatissima.

-C’è ben poco da fare, allora. Bisognerà applicare un sigillo bello robusto, e sperare in bene- concluse la Hokage –comunque, sei stata davvero coraggiosa a compiere un gesto tanto azzardato, te lo concedo. Ma la prossima volta cerca di non rischiare così, non devi sacrificarti-

-Lo terrò a mente, Tsunade-sama- dissi io, rimettendomi la maglietta.

Non più di mezz’ora dopo, ero stesa su una specie di barella, con la pancia ben scoperta, circondata da alcuni shinobi esperti in tecniche di sigillo. In sala c’erano anche la Hokage, Sakura, Kakashi, Shizune e Naruto.

Il procedimento non si può dire fu piacevole: mi sembrò di sputare l’anima, a un certo punto. Ma per fortuna durò poco, e alcuni minuti dopo avevo tatuato sulla pancia un sigillo a forma circolare, con diverse formule segrete scritte intorno: si sperava che in quel modo Orochimaru non avrebbe potuto prendere il sopravvento su di me.

-Eheheh, adesso sei come me!- disse Naruto, non appena fummo usciti, scoprendosi la pancia a sua volta.

-Per carità, no! Non voglio mica assomigliare a un dobe come te!- ribattei io, scherzando.

 

Qualche settimana dopo, ci venne assegnata una missione molto delicata.
Erano stati scovati tutti i covi di Orochimaru, e il compito di noi shinobi di Konoha, in un operazione congiunta con Suna, era di liberare tutti le persone che il Sannin in quegli anni aveva tenuto prigioniere per i suoi esperimenti, e sevizie di questo genere: naturalmente, era permesso a chiunque lo volesse, di seguirci nel nostro villaggio, e diventarne cittadino a tutti gli effetti.

Al nostro gruppo, insieme alla squadra di Asuma, Kurenai e altri due gruppi di Suna, era stato assegnato quello che chiamavano “covo Nord”, un luogo in cui si conducevano esperimenti su esseri umani, e dove chi non poteva essere “opportunamente impiegato” veniva rinchiuso, neanche fosse un animale.

Malgrado non mi sentissi bene da un po', a causa di continui giramenti di testa e nausea, il giorno prestabilito per la partenza mi presentai al luogo dell’appuntamento.
A noi si era unito anche Sai, nonostante il regolamento prevedesse che una squadra dovesse essere composta da sole quattro persone.

Inutile dire che la vicinanza di Naruto fece quasi andare in iperventilazione Hinata: più volte, Sakura, Ino ed io avevamo cercato di convincerla a resistere, ma sembrava praticamente impossibile per la Hyuga controllare le emozioni.
E il bello era che quel dobe non se ne accorgeva neppure: continuava ad avvicinarsi a sorpresa, e i nervi di Hinata rischiavano di polverizzarsi.
Alla centomilionesima volta in cui lei cercava disperatamente di lottare contro l’istinto di svenire, presi Naruto in disparte:

-Senti Naruto, potresti per favore smetterla di…di fare così?-

-Così come, scusa?-

-Piantala di spaventare così Hinata. Non vedi che ogni volta che ti avvicini all’improvviso, la fai sobbalzare?-

-Ma scusa, che ci posso fare se ogni volta che mi avvicino un po’ lei fa così? E poi, vorrei capire perché succede solo con me….-

-……Naruto, ma tu fai finta di essere così idiota, o lo sei davvero?-

 

Fortunatamente, tutto ha una fine, e così vale anche per quel viaggio. Il covo Nord si trovava in un posto sperduto, in mezzo alle montagne, quel giorno debolmente illuminate dal sole invernale (infatti, faceva un freddo boia da quelle parti, nonostante indossassimo tutti i mantelli da viaggio).

-Non mi stupirei se iniziasse a nevicare….-commentò infatti Kiba, sfregandosi le mani per riscaldarsi.

Non avevamo neanche avuto il tempo di rispondere, che Kakashi ci fermò. Qualche metro più avanti c’era un uomo steso a terra.

-Probabilmente è una sentinella. Respira ancora- disse Sakura, quando si fu avvicinata e inginocchiata vicino al tizio. Quest’ultimo aveva la faccia di chi fa di tutto per resistere alla morte.
Anche Kakashi si inginocchiò.

-Cos’è successo?- chiese.

-V…voi siete del villaggio…di Konoha….aiutateci. Quando i prigionieri hanno saputo della….morte di…Orochimaru…hanno cominciato ….a insorgere- mormorò il giovane, con l’ultimo barlume di vita che gli rimaneva –ora non….uh….- e spirò definitivamente.

Sakura cercò di rianimarlo, ma fu tutto inutile.
Intanto Hinata e Kiba captarono qualcosa.

-Sta venendo qualcuno qui! Probabilmente è uno degli insorti!- esclamò la Hyuga.

Infatti, pochi istanti dopo, saltando da sopra un dirupo, atterrò di fronte a noi un essere spaventoso, probabilmente trasformatosi in quel modo per via della seconda fase del Segno Maledetto.

-Aspetta! Fermati!- esclamò Kakashi sensei, vedendo che il tizio non sembrava molto propenso a compiere azioni pacifiche –non vogliamo farvi del male! Siamo del villaggio di Konoha, siamo venuti in pace: non vi verrà fatto alcun male-

Ma l’essere non gli diede ascolto, e si lanciò all’attacco. Dieci secondi dopo, il tipo era a terra, sedato.

-Tsk…gliel’avevo detto- disse Kakashi, con ancora il mano uno spiedo intriso di una sostanza soporifera.

 

Non appena arrivammo all’entrata del covo, le cose non andarono meglio. Ci ritrovammo addosso praticamente tutti i prigionieri, e fu solo grazie alla parlantina dei nostri sensei che riuscimmo a uscirne illesi: infatti, fu molto difficile convincerli che avevamo buone intenzioni, e che non sarebbero più stati maltrattati.
Ma, non appena le acque si furono calmate, gli ex –carcerati iniziarono a fidarsi di noi, per non dire che ci trattarono quasi amichevolmente.

Provammo a chiedere se c’era qualcun altro ancora rinchiuso nelle celle. Quelli si guardarono tra di loro, poi uno disse:

-Beh…sì ci sarebbe ancora uno…però non vi consiglio di andare da lui-

-E per quale motivo, scusate?- chiese Asuma sensei, perplesso.

-Ecco…- fece quello, guardandosi freneticamente intorno, come per chiedere aiuto ai suoi compagni di sventure.

-Si chiama Juugo. È da lui che Orochimaru ha sviluppato l’enzima che scatena il Segno Maledetto- intervenne un altro, più anziano del primo.

-Dunque è una sorta di…originale, giusto?- disse Kurenai sensei.

-Esatto. Ma non è questo il problema, almeno non solo. Juugo…ecco…soffre di una sorta di sdoppiamento di personalità. Mi spiego: lui è affetto da un istinto omicida, che solitamente riesce a controllare con la forza; purtroppo però, quando arriva al limite, si trasforma in un omicida compulsivo, e dopo diventa difficilissimo fargli ritornare la ragione-  spiegò l’uomo, serio.

Noialtri ci guardammo, come per dire “E adesso? Che si fa?”
Fu Kakashi sensei a rompere il silenzio.

-In ogni caso, non possiamo lasciarlo chiuso in quella cella così. È nostro dovere dargli una mano, come abbiamo fatto con voi- disse.

-Ma è estremamente pericoloso! Non sapete con chi avete a che fare!!- esclamò l’uomo che aveva parlato per primo.

-Lo stesso vale per voi, allora. State tranquilli, abbiamo in nostri assi nella manica- ribatté il sensei, lanciandomi contemporaneamente un’occhiata significativa.

Evidentemente confidava più nella forza del mio Sharingan, che era in grado di creare illusioni più potenti e più durature delle sue, quindi capace di soggiogare la mente di una persona.


Poco dopo, Kakashi, Naruto, io, Shikamaru e Hinata, eravamo alla ricerca della cella di questo Juugo: nessuno aveva voluto accompagnarci, così dovevamo far ricorso al Byakugan di Hinata. Inoltre, Shikamaru era venuto con noi, poiché il suo Kage Mane no Jutsu (=Tecnica del controllo dell’ombra, ndA) poteva essere estremamente utile per immobilizzare Juugo, nel caso ci avesse attaccati.

Arrivati davanti alla cella, Kakashi prese le chiavi che gli ex –carcerati gli avevano dato, e fece per aprire la porta.

-Fatevi indietro, ragazzi. Non sappiamo come potrebbe reagire- disse il sensei.

Noi obbedimmo, e indietreggiammo, per quanto lo spazio ristretto del corridoio lo consentisse.
Kakashi girò la chiave nella toppa, e aprì.

La distanza tra la porta e lo stipite non arrivò nemmeno a una trentina di centimetri, che da dentro la cella si sentì un urlo:

-HO INDOVINATO! LO AMMAZZO!!-

-SENSEI!!- gridai io.

Kakashi si spostò appena in tempo, prima di essere centrato in pieno da qualcosa che solo con una grande immaginazione si poteva definire pugno. Chi uscì fuori dalla cella era un ragazzo più o meno della mia età, molto alto, con una chioma arruffatissima di capelli rossi, e un espressione folle dipinta sul volto: notai inoltre che la parte sinistra del suo corpo era parzialmente trasformata.

-Shikamaru!- esclamò Kakashi.

Il Nara, senza rispondere, attivò subito il Kage Mane no Jutsu. Subito, Juugo restò immobilizzato dov’era.

-Sasuko sbrigati!!- esclamò Shikamaru, con la faccia contratta per lo sforzo: la pressione che esercitava il chakra di Juugo era troppa anche per lui.

Io attivai l’illusione.

-Juugo! Adesso calmati!! Non vogliamo combattere contro di te, ti vogliamo aiutare!- esclamai.

Lui spalancò gli occhi, come se si fosse appena risvegliato da in incubo: Shikamaru, intanto, sciolse il Jutsu, notevolmente affaticato per lo sforzo.
Juugo si guardò intorno, con aria improvvisamente impaurita: poi, sotto gli sguardi sbalorditi di tutti, rientrò di corsa nella sua cella, e si chiuse dentro.

-….ma è scemo o cosa?- disse Naruto, senza smettere di fissare la porta appena chiusa.

-Chiudetemi subito a chiave!- esclamò Juugo da dentro, balbettando.

Tutti ci guardammo. Mi avvicinai alla porta della cella.

-Juugo, siamo venuti a tirarti fuori di qui- dissi, con il tono più convincente, e allo stesso tempo dolce, possibile.

-Non voglio più uccidere nessuno! Non voglio uscire di qui, lasciatemi in pace!!- continuò lui, come se non mi avesse sentito.

-È incredibile…un’ attimo prima ci vuole ammazzare, e un’ attimo dopo è tutto impaurito, e si chiude dentro la cella…- disse Naruto, sbigottito.

-Ciò significa che in realtà lui non vuole uccidere la gente: per questo tenta di reprimere il suo impulso omicida- ragionò Shikamaru, che come al solito aveva colpito nel segno.

-Ma come facciamo, allora? C….cioè, non vuole uscire….- disse Hinata, che invece balbettava come al solito.

Io sospirai pesantemente, e continuai a parlare con Juugo.

-Orochimaru è morto. Questo covo ormai è abbandonato, e se resti qui morirai anche tu- dissi.

-Meglio così. Almeno non ucciderò più nessuno- rispose lui, con tono rassegnato e contrito.

Senza nemmeno pensare a ciò che stavo dicendo, vuoi perché stanca di quel tira-e-molla, vuoi perché quel ragazzo mi faceva compassione, ribattei:

-Non devi preoccuparti. Conterrò io i tuoi sbalzi-

Naruto sussultò.

-Sasuko, che stai…?- iniziò a dire, ma Kakashi lo zittì con un gesto.

-Cosa credi di poter fare-  controbatté Juugo –l’unico che riusciva a calmarmi era Kimimaro. Senza di lui non esco-

Kimimaro….quel nome mi ricordava qualcosa. Poi, come un flash, mi ricordai del ragazzo pallido di tre anni fa. E ricordai l’uomo incappucciato che l’aveva ucciso, e che mi aveva propinato quel farmaco strano.

-Juugo…Kimimaro è morto tre anni fa…davanti ai miei occhi.-

-D..davanti ai tuoi occhi? Tu….tu chi sei?- chiese Juugo.

-Io sono Sasuko Uchiha.- risposi seria.

Ci fu un lungo silenzio dall’altro lato.
Stavo per rassegnarmi al fatto che lui non ci avrebbe mai seguiti, quando la porta della cella si aprì.
Juugo ci guardò, come se stesse decidendo sul da farsi.

-D’accordo. Verrò con voi- disse alla fine.


Mentre ci avviavamo verso l’uscita, mi parve di scorgere una sorta di rossore sulle sue guance, mentre mi guardava.
 

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Capitolo 13
*** Promises ***


siamo ormai ai capitoli decisivi, gente! Vi auguro buona lettura di questo nuovo capitolo, e inizio ad anticipare i ringraziamenti per chi segue questa storia. Grazie infinite a tutti!





Promises.

 

Juugo non ci mise nulla a inserirsi nel villaggio, nonostante la sua apparente timidezza. Venne sottoposto a un test per analizzare le sue capacità di combattimento (ovviamente, tenuto costantemente d’occhio da me durante tutta la prova), e si scoprì che le sue capacità potevano essere tranquillamente paragonate a quelle di un Jonin: purtroppo le regole erano chiare, e il massimo grado a cui Juugo poteva essere ammesso era quello di Genin.
Inoltre, gli venne assegnato un appartamento in una palazzina, poco lontano dal quartiere degli Uchiha: anzi, sarebbe stato più corretto dire che dalla mia camera da letto si poteva benissimo vedere il suo salotto/camera da pranzo, e lo stesso era per lui, quindi dovevo stare mooooolto più attenta quando mi spogliavo, e tirare per bene le tende (non che non mi fidassi di lui, per carità, avevo intuito da subito che non era quel tipo di ragazzo che si mette a fare il guardone).


Qualche settimana dopo, una mattina in cui non avevo niente da fare, decisi di andare a fare un po’ di spesa, dato che le provviste in dispensa si stavano drasticamente esaurendo (non che dovessi comprare molta roba, comunque).
Dopo aver tirato fuori un pantalone e una maglietta a caso dall’armadio, uscii di casa. Adoravo l’atmosfera di prima mattina, con quella luce chiara e soffusa, e l’aria fredda e pulita che ti entrava nei polmoni. Quello era uno degli orari migliori per fare passeggiate.

Proprio mentre uscivo dal portone di accesso al quartiere Uchiha, vidi da lontano una folta chioma arancione…

-Juugo!- lo chiamai, sventolando una mano.

Lui si girò, e vedendomi, sfoggiò un espressione sorpresa. Poi alzò anche lui timidamente una mano, sorridendo.

-Vai anche tu a fare la spesa?- dissi io, non appena mi avvicinai. Avevo deciso di assumere con lui un approccio gentile: in fondo, lui si doveva fidare il più possibile di me, visto che avrei dovuto contenere i suoi sbalzi di umore.

-Ehm…sì. Però non sapevo dove andare: sai, non so ancora orientarmi bene qui…-fece lui, con il suo solito tono pacato.

-Tranquillo, segui me. C’è un negozio in cui fanno degli ottimi sconti- dissi: mio Dio, quanto era alto, dovevo alzare tantissimo la testa per guardarlo in faccia.

Detto questo, ci avviammo, lui dietro di me.
E va bene che aveva già completato qualche missione di basso livello (guadagnando così i primi soldi), però sembrava ancora molto insicuro di se.

-Allora…come ti trovi qui al villaggio?- chiesi io, cercando di intavolare un discorso.

-Uh…bene. La gente qui è molto più gentile- rispose lui.

-Beh, rispetto a dove ti trovavi prima, direi che Konoha è il paradiso…-

-EHI! SASUKO! JUUGO!-

-….ma a volte anche questo posto può rivelarsi un vero inferno-

Ci si avvicinò Naruto, anche lui in tenuta “oggi non ho niente da fare”, con uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti.

-Ehi, come mai qui, voi due?- chiese il dobe, non notando la mia borsa della spesa.
-Stiamo andando in una missione si rango S, non vedi, usuratonkachi?- lo schernii io.

-Uffa, sei sempre la solita teme antipatica!- esclamò lui, ingrugnendo la faccia come sapeva fare solo lui.

-E tu sei sempre lo stesso, irritante, dobe- ribattei io.

Juugo assistette al dialogo con un espressione tra il sorpreso è il divertito.

-Comunque, stiamo andando a fare la spesa- conclusi io, mostrando la mia borsa da spesa.

-Ah anche io devo comprare alcune cose, sai? Allora andiamo tutti insieme?-

-Ok…- fece Juugo.

-Per me va anche bene. Ma prova a comprare del ramen istantaneo, e…..ti picchio- dissi: in realtà, la mia intenzione era dire “ti ammazzo io, prima che lo faccia il ramen stesso”, ma era meglio non pronunciare ancora certe parole davanti a Juugo.

Dopo che avemmo fatto la spesa, e Naruto ebbe finalmente comprato qualcosa di diverso dal ramen (sotto minaccia, naturalmente), uscimmo dal negozio di alimentari con l’intenzione di andare ognuno a casa propria.

-Ehi, guarda chi c’è! Sasuko, Naruto, Juugo!-

Evidentemente quella era la giornata degli incontri, visto che di fronte a noi c’erano Sakura, Ino e Hinata (inutile dire che quest’ultima arrossì violentemente quando vide Naruto).

-Siete andati tutti a fare la spesa, eh?- fece Ino, gaia come al solito.

-In realtà io stavo accompagnando Juugo, visto che non sapeva dove si trovava l’emporio- dissi io.

Sakura e Ino si scambiarono un’occhiata maliziosa, e poi rivolsero quello sguardo a me e Juugo. A cosa stavano pensando quelle due?

-Cos’è quella faccia?- feci io, brusca.

-Quale faccia?- chiese Sakura, con un tono da finta ingenua.

-Non scherzare, Sakura. Cosa state tramando?-

-Tramare?- fece Ino.

-Noi non tramiamo- asserì Sakura, con un tono ambiguo.

-Assolutamente- completò Ino.

-….Avete finito di fare le sceme?-

Intanto Juugo, osservava la scena in religioso silenzio: o era estremamente timido, o era proprio la sua natura essere così taciturno.

-Beh, dite quello che volete, ma io vado a casa- conclusi io.

Detto questo ci salutammo tutti. Mentre ci allontanavamo, notai che Ino e Sakura continuavano a confabulare tra di loro con quel fare cospiratore: ma insomma, che credevano? Che mi piacesse Juugo? ……..o forse viceversa?


Strada facendo, notai che il volto di quest’ultimo si faceva sempre più teso.

-Ehi, Juugo, tutto bene? Hai una faccia tirata….- iniziai a dire.

Lui appoggiò una mano sulla testa, come a voler reprimere qualcosa.

-Io….lo sento…sento il mio impulso…- mormorò lui.

Restai imperturbabile: l’importante, in questo casi, era essere calmi e trasmettere calma. Avevo deciso che sarei ricorsa allo Sharingan solo nei casi più drastici.

-Ok, Juugo. Adesso fai un respiro profondo…espira e inspira…non agitarti. Quando senti l’impulso di uccidere non allarmarti, cerca di rilassarti- dissi, poggiandogli le mani sulle spalle, e continuando a usare un tono il più pacato possibile, ma deciso allo stesso tempo.

Lui sembrò compiere uno sforzo enorme, ma poco dopo il suo viso era disteso e sereno. L’avevo scampata.

-Uff….grazie Sasuko…mi sento molto meglio…-disse.

-Di nulla, non mi devi ringraziare- ribattei io, con noncuranza.

Continuammo a camminare in silenzio, come prima. Solo che lui adesso mi fissava di tanto in tanto con uno sguardo tra l’impacciato e l’ammirato.

-Sasuko?-

-Mmh?-

-Posso strapparti una promessa?-

-Ossia?-

-Mi prometti che non scomparirai come ha fatto Kimimaro?-

A quella richiesta, sobbalzai leggermente. Ero così importante per lui?

-M…ma certo. Non scomparirò- dissi, un poco titubante.

-Davvero?-

-Una promessa è una promessa-

 

 

 


Non potevo più attendere oltre.
Erano giorni che mi allenavo, ormai. Dovevo trovare Itachi, e ucciderlo: non mi importava se avessi dovuto affrontare tutta l’Akatsuki al completo, non mi importava se i miei compagni mi avessero fermata, dovevo andare.

Alcuni giorni più avanti, venimmo a conoscenza di una notizia terribile: Asuma Sarutobi era morto, combattendo proprio contro due membri di Akatsuki.
Non starò a precisare come si sentivano Shikamaru, Choji,  Ino, e Kurenai che erano distrutti: i suoi tre allievi, però, erano anche più determinati che mai a fargliela pagare agli assassini del loro maestro. Come li capivo.
Naturalmente, partecipammo tutti quanti ai funerali: stranamente Shikamaru era l’unico a non essere presente. Chissà cosa gli era passato per la testa.

Con loro partì anche il maestro Kakashi, visto che Tsunade non poteva permettersi di lasciar andare quei tre da soli.

Nello stesso tempo, Naruto stava ultimando un allenamento riguardo un nuovo Jutsu, che si prospettava essere molto potente. Se fosse riuscito a completarlo entro un certo limite di tempo, la nostra squadra, capitanata di nuovo da Yamato, sarebbe partita per supportare Shikamaru e compagni.
Certo, per me in teoria sarebbe stata un’ottima occasione per carpire informazioni su Itachi. Purtroppo, la realtà era ben diversa; infatti, nonostante si trattasse esclusivamente di criminali, i membri dell’Akatsuki erano molto fedeli alla loro organizzazione, e mai e poi mai si sarebbero fatti sfuggire qualcosa sui loro compagni, per quanto potessero essere in cattivi rapporti.
Insomma, avrei soltanto perso tempo e energie a prendere parte a quella missione, per cui diedi forfait.

-Come sarebbe a dire “non ce la faccio a venire”?- mi chiese Sakura.

-È che da alcuni giorni mi sento sempre molto affaticata….- giustificai io. Chiaramente non avevo alcuna intenzione di dirle la verità.

-Che? Non sarà mica per via del sigillo?- mi interruppe lei, ancora più in apprensione.

-Sakura? Inspira ed espira, ok? Va tutto bene. Ho dormito poco in questi ultimi giorni, tutto qui, non sto mica morendo?-

-Sì, ma…insomma, affronteremo due membri di Akatsuki, e….-

-Sai meglio di me che è praticamente impossibile riuscire a estirpare qualche informazione proprio da loro, come lo sarebbe riuscire a catturarli vivi- ribattei. Infatti, Sakura mi aveva raccontato che, durante il combattimento contro Sasori, aveva provato a carpire qualcosa su Itachi, ma il marionettista aveva stoicamente rifiutato a parlare, nonostante fosse ormai in fin di vita.

-….Capisco- disse soltanto –allora cerca di rimetterti al più presto-

-Contaci-

 

 

 

Non appena seppi che la squadra formata da Yamato, Naruto, Sakura e Sai era andata ad aiutare Kakashi e gli altri, partii anche io.
Avevo preparato ogni cosa nei minimi dettagli, dovevo solo andare da Neko Baa-chan (=la Vecchia Gatta, ndA) per comprare alcuni articoli speciali, e sarei stata definitivamente pronta.
Creai una mia copia-ombra, che sarebbe servita a sviare i sospetti per un po’, anche se non sarebbe durata tantissimo.


Partii al crepuscolo: decisi di uscire dalla finestra in cucina, poiché se fossi uscita da quella in camera mia, Juugo avrebbe potuto vedermi.
Con indosso un mantello nero, per confondermi con le ombre, mi avviai verso una delle uscite di Konoha, stando ben attenta che nessuno mi vedesse o mi seguisse.


Purtroppo, non avevo fatto bene i miei calcoli, come al solito.

-Sasuko?-

Mi ero appena addentrata nella fitta boscaglia che contornava le mura del villaggio, sicura che nessuno mi avesse seguita, quando sentii qualcuno chiamarmi da dietro.
Era Juugo.

-Juugo? Che diavolo ci fai qui?! Perché mi hai seguita?!- chiesi io, con estremo disappunto. Ci mancava solo questo, pensai.

-Dove stai andando?- disse lui, per tutta risposta.

-Non sono affari tuoi- ribattei, arrabbiata.

-Stai andando da Itachi, non è vero?-

-E anche se fosse? Cosa vorresti fare? Ti avverto, non riuscirai a portarmi indietro-
Assunsi un atteggiamento minaccioso, per marcare ciò che avevo detto.

-Infatti voglio aiutarti-

Per un attimo pensai di aver avuto un allucinazione sonora. Poi, guardando l’espressione di Juugo, capii che diceva sul serio.

-I….in che senso?- chiesi, balbettando.

-Ecco, io so parlare con gli uccelli. Loro potrebbero aiutarci a trovare l’ubicazione dei covi di Akatsuki-

Se la situazione non fosse stata così seria, probabilmente gli avrei riso in faccia.

-Non guardarmi così, guarda che è vero. Essendo animali, gli uccelli riescono a percepire il chakra meglio di chiunque altro: fidati di me, non sto scherzando-

Aveva senso, in effetti. Avevo sentito parlare di animali che riuscivano a percepire un pericolo imminente, come catastrofi naturali, e roba del genere. E visto che per sigillare i mostri codati ci voleva una quantità di chakra non indifferente….

-Sasuko….tu mi hai aiutato come non aveva mai fatto nessun’altro in vita mia. Dammi l’opportunità di ricambiare-

Per un po’ fu il silenzio a farla da padrone.

-Va bene, Juugo- dissi alla fine –puoi venire con me. Ma promettimi una cosa: non appena avremo trovato Itachi, tu tornerai a Konoha, intesi?-

-Promesso-
 

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Capitolo 14
*** I will find you, I will kill you. ***


I will find you, I will kill you.

 

Dopo qualche giorno di cammino, arrivammo nel covo di Neko Baa.
Come al solito, c’erano Denka e Hina, i due gatti ninja, ad accoglierci, e io avevo già pronto un regalo per loro (erba gatta).

Neko Baa fu parecchio amareggiata quando seppe che andavo da Itachi.

-Così vai da Itachi?-

Silenzio.

-Che amarezza. Ormai siete gli unici della vostra stirpe, perché dovete uccidervi a vicenda?-

-Neko Baa, lei sa benissimo che è stato stesso Itachi a ridurre la mia stirpe a poco più di un ricordo: non posso assolutamente restare indifferente-

Lei sospirò, continuando a prendere boccate dalla pipa che teneva in bocca.

-Ricordo quando eravate ancora così piccoli. Eravate venuti qui e….-

-Neko Baa, per favore!- sbottai, irritata. Non mi sembrava proprio il caso di rivangare il passato, in quel momento.
-Mi scusi…-aggiunsi, mortificata per la mia improvvisa uscita.

-Tranquilla. In fondo è una tua decisione. In ogni caso, cerca di stare attenta, piccola cara- disse Neko Baa, gentilmente. Nonostante il carattere un po’ burbero, era sempre stata cordiale con me.

 

Poco dopo, io e Juugo ci congedammo da lei, e ritornammo sui nostri passi.

-Sembrava conoscerti molto bene, quella signora- disse Juugo, durante il cammino.

-Beh, il clan Uchiha era un cliente abituale di Neko Baa. È naturale che mi conoscesse-

-È difficile che una signora di quell’età sia la più rinomata trafficante di armi e utensili del paese, come ha detto tu-

-Vero?-

Il resto del viaggio lo proseguimmo in un silenzio molto pesante. Juugo era preoccupato per me, ma non parlava per non irritarmi, e io come al solito lottavo contro la paura: non era però la paura di morire, quella l’avevo superata da tempo. Avevo paura proprio di affrontare Itachi, di riaprire vecchie ferite che ormai sembravano non volersi più rimarginare: l’odio profondamente radicato che provavo per lui non cambiava il fatto che un tempo l’avevo preso come modello ideale, come punto di riferimento. E ciò mi provocava un dolore in petto soffocante.

-Sasuko…vuoi che inizi la ricerca?-

La domanda di Juugo mi fece sobbalzare.

-Come…?- dissi, spaesata.

-Vuoi che incominci a cercare, o preferisci avanzare un altro po’?-

-No, no, va bene così, comincia pure-

Lui annuì, poi si sedette per terra: lo imitai. Aspettammo per dieci minuti buoni in silenzio, quando dei pettirossi iniziarono a posarsi sulle spalle di Juugo. Lui allora attivò parzialmente il Segno Maledetto, e fissò intensamente i pennuti: loro iniziarono a cinguettare.

-Sasuko, ce l’ hai una mappa?- mi chiese Juugo.

Io la tirai fuori, insieme a un carboncino, e restai in attesa, pronta a prendere nota.

-Rispetto a dove siamo adesso, gli uccelli hanno percepito un’intensa attività di chakra maligno a circa cinquanta chilometri da qui, a ore due: dovrebbe essere più o meno al confine con il Paese dell’Erba. E ce n’è un altro, a trecento chilometri, a ore undici….-

Feci tutti i calcoli necessari, e segnai sulla mappa i punti indicatimi.
-Altro?- chiesi.

-No- rispose Juugo.

-È pur sempre un inizio. Intanto partiamo subito per il covo più vicino-

-Va bene-

 

Dopo circa tre ore di cammino forzato, arrivammo nel luogo che i pennuti ci avevano segnalato. C’era un dirupo molto scosceso, parzialmente nascosto dai cespugli: lì in mezzo doveva esserci un entrata.

-Io entro. Qualunque cosa accada, se tra un’ora non sono di ritorno, tu torna a Konoha, va bene?- dissi, rivolgendomi a Juugo, seria.

-Ma…- tentò di obiettare lui.

-Non discutere. Non voglio coinvolgere nessuno in questa storia: è già tanto il fatto che ti abbia lasciato venire con me- ribattei, seccamente.

-….d’accordo. Farò come hai detto tu- assentì Juugo, un po’ avvilito.

Io mi avviai, con un grosso senso di colpa.
Ben presto, però, il senso di colpa lasciò spazio alla tensione, che mi attanagliò lo stomaco in una morsa ferrea.

Trovai quasi subito l’entrata, per fortuna sgombra da qualsiasi vegetazione.
Varcai la soglia: il cuore mi batteva sempre più forte, sembrava voler sfondare la cassa toracica.

Arrivai in un’enorme sala scavata nella roccia, completamente immersa nella penombra. Al centro scorsi una sagoma….

-Sei arrivata- disse la figura. La voce mi giungeva molto rimbombante, per via della vastità della sala, e non riuscii a riconoscerla.

-Chi sei?- chiesi.

La figura si girò. Sul suo volto scintillava lo Sharingan.
-Sono io, Sasuko-

Il cuore mi esplose in petto: era lui. Itachi.
Attivai lo Sharingan, e restai immobile dov’ero. Aspettai una sua reazione.

-Cosa c’è? Non ti lanci a capofitto contro di me, urlando come una matta?- fece lui, con una nota beffarda nella voce.

Bastardo, pensai.

-Pfff….tu non sai nulla di me- dissi, con la voce che mi tremava per il rancore.

Poi, senza che lui avesse il tempo di accorgersene, gli arrivai alle spalle, fulminea. Lo trafissi con il Chidori Eisou.

-Non sai cosa sento realmente, e non hai nemmeno cercato di capirlo. Non sai quanto l’odio che provo per te è, e quanto questo mi ha resa forte. Non sai proprio niente di me-

E detto questo, lasciai che il Chidori Eisou si diramasse in una decina di altre lame, che dilaniarono il corpo di Itachi dall’interno. Poi, lui cadde a terra come un fantoccio, producendo un tonfo sordo.
Mi avvicinai lentamente al corpo, quasi timorosa che potesse rialzarsi da un momento all’altro.

-Sei…diventata forte….-mormorò Itachi, non appena mi fui avvicinata abbastanza.

E lentamente, inesorabilmente, il suo corpo si scisse in una miriade di corvi, che invasero tutta la sala, in un macabro turbine di piume nere come il petrolio.
Poi la sua voce, rimbombante come se fosse emessa dall’oltretomba, disse:

-Vieni da sola al nascondiglio degli Uchiha. Concluderemo là il nostro incontro-

Non sapevo se essere terrorizzata o meno: se non altro dovevo preoccuparmi, perché, visti i preamboli, stavolta avrebbe fatto sul serio.

Uscii dalla caverna, ancora leggermente scossa.

-Sasuko!- esclamò Juugo, non appena mi vide – Allora?-
Non risposi subito. Poi, facendo un bel respiro, gli raccontai tutto.

-Allora….devi andare, immagino- mormorò Juugo, guardandomi mestamente.

-Cos’è quella faccia?-

Lui non rispose: si guardò i piedi (e credo dovette fare un bello sforzo per riuscirci, visto che suddetti piedi si trovavano a circa due metri più in basso), con espressione triste e meditabonda.

Fu allora che capii.

-Sasuko, io…- disse lui, alzando di colpo la testa.

-Non dire niente, Juugo- lo interruppi.

Mi avvicinai a lui, al punto me mi trovai a pochi centimetri dal suo petto.
Mi alzai in punta di piedi, e gli stampai un bacio sulla bocca.
Feci per staccarmi, ma lui fu più veloce: mi cinse i fianchi, e ripose con un altro bacio, più appassionato.
Non appena le nostre labbra si separarono per un attimo, io feci pressione con le mani sul suo petto, e mi distaccai da lui.

-Io……d….devo andare…..- dissi, nascondendo a malapena un certo tremore.

Lui mi guardò con un espressione nel contempo di compianto e di serenità. Si fidava di me, era sicuro che sarei tornata.

E io gli avevo promesso che non l’avrei abbandonato. Dovevo per forza tornare.

 

 


Il viaggio non era molto lungo: dopo circa quattro ore, arrivai in prossimità del luogo.
Ad attendermi lungo la strada c’era il compagno di squadra di Itachi, Kisame Hoshigaki. Sulle prime, credetti che volesse attaccarmi: ma quando vidi che rimaneva lì dov’era, mi tranquillizzai un pochino, senza comunque abbassare la guardia.
-Itachi mi aveva chiesto di fermare chiunque ti accompagnasse, ma a quanto vedo sei sola. Bene così, puoi passare- disse, con quel solito ghigno feroce dipinto sul volto.

-Ah, auguri! Uhuhuhuh…- aggiunse, prima che mi fossi allontanata.

Lo guardai con somma diffidenza: se gli piaceva prendersi gioco di me, che lo facesse pure. Tanto avrei vinto io.

 

Superato l’ultimo tratto di foresta, mi trovai di fronte a una vallata, al centro della quale si ergeva un grosso edificio a più strati, contornato da ogni sorta di vegetazione: sopra di esso, garriva al vento il vessillo degli Uchiha, ormai logoro e sudicio con il passare degli anni.

Dopo un po’, riuscii a trovare l’entrata, seminascosta dai rovi e dall’edera, e tagliai tutti quegli ostacoli vegetali con la spada.
Dentro era completamente buio: grazie al tatto, sentii che sotto i miei piedi si stendeva uno spesso strato di polvere, quasi come un tappeto, che attutiva i mie passi.
Avanzai, incerta: mi aspettavo di essere assalita da Itachi da un momento all’altro, e il mio cuore batteva di nuovo forsennatamente.
All’improvviso, sentii un gracchio, che mi fece sobbalzare dallo spavento: alzai la testa. Su un pezzo di trave conficcato nella parete, era appoggiato qualcosa che con grande fatica distinsi come un corvo, per colpa del buio.
Questi gracchiò un’altra volta, poi volò nella stessa direzione in cui stavo andando io: voleva farmi da guida? Sì, doveva essere così.
Lo seguii. Di tanto in tanto si fermava, per aspettarmi: non so precisamente quanti corridoi, quante stanze, quante rampe di scale salii, prima di raggiungere la mia meta.
Capii di essere ormai arrivata quando il corvo imboccò l’ultima stanza a destra di un corridoio, che sembrava più illuminata delle altre.

Ci siamo, pensai.

Lentamente, mi avvicinai. D’improvviso, non sentivo più alcuna emozione: se fino a pochi secondi prima mi sembrava che il petto esplodesse, ora ero completamente insensibile a qualunque sensazione.
Arrivai alla soglia della stanza, ma non mi fermai, nemmeno quando vidi Itachi seduto su un grosso scranno di pietra, che mi aspettava con altrettanta, almeno apparente, indifferenza.

Mi fermai a pochi passi da lui.
Per pochi istanti, un pesante silenzio invase la sala.

-Dimmi Sasuko- disse Itachi –con il tuo Sharingan, fin dove riesci a vedere?-

-Fin dove riesco a vedere?- ripetei, dopo una breve pausa –ciò che vedo ora….


….è il tuo cadavere, Itachi-

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI.

Non so da dove cominciare....allora, premetto che questa fanfiction non è del tutto finita, dato che questa è solo la prima parte di una serie divisa in due storie. Non ho ancora deciso come si intitolerà la prossima: comunque, per chi lo volesse sapere, la serie si chiama "Sasuke....in rosa" (titolo assolutamente banale, ma lasciamo stare).

E adesso passiamo ai ringraziamenti veri e propri.
Prima di tutto ringrazio AngelGirl1, CheccaWeasley, drfafy, fede95, Haru_chin, kik_ketta, mekbul, milan010 e superUnknown che hanno seguito la fic; poi Amy Uzumaki, che l'ha messa tra le ricordate; Itachina, kaori78 e sharry che invece l'hanno messa tra le preferite; e Hikari93 (con cui ho avuto delle splendide conversazioni, e mi complimento per come scrive), di nuovo mekbul e Haru_chin, tre88, e Ambra Chan per le fantastiche recensioni.
Infine, un ringraziamento speciale a Ash_(che PURTROPPO, qui non è autrice), compagna di classe e di chat, che mi ha fornito di idee genialerrime.
Grazie ancora a tutti quanti, e se potete continuate a seguire la serie. ^^
 

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