Semplicemente Sephiroth

di ribrib20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 16. Sole ***
Capitolo 2: *** 18. Neve ***
Capitolo 3: *** 19. Nuvole ***
Capitolo 4: *** 17. Pioggia ***
Capitolo 5: *** 20. Tempesta ***



Capitolo 1
*** 16. Sole ***


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« Una splendida giornata, ottima per portare il bambino in giro, vero? »
L'uomo si chinò verso il piccolo, per poi prenderlo in braccio e dargli un bacio sulla guancia.
Al suo fianco, una donna sorrideva dolcemente: « Sì. Direi una giornata perfetta. »

Una famiglia felice.
« Tu che dici Sephiroth? Non è una meravigliosa giornata di sole? » chiese ancora l'uomo, scostando un ciuffo di capelli argentati dal viso del bambino che, in silenzio, osservava ogni singola cosa, concentrato.

Una famiglia felice.

« Sephiroth? »

Una famiglia felice. Una famiglia in giro per la città.
Una coppia e il loro figlio. Insieme. Felici.


« Sephiroth? »
Aprì gli occhi sbattendoli un paio di volte, per poi voltarsi verso l'uomo in camice bianco.
« E' ora della visita Sephiroth. Coraggio ... » disse ancora, porgendo al bambino la mano « ... andiamo. »
Una famiglia felice.


Sephiroth annuì e basta, seguendo quel dottore.
Era quella la sua famiglia. Ma lui non voleva così tanti papà.




--- Note di Rib ---
Eccomi qui. Sono approdata anche nel fandom di Final fantasy VII. Era da un pò che ponderavo di scrivere qualcosa su Sephiroth e quando l'ispirazione è arrivata, l'ho colta al volo xD
Questa sarà una raccolta di storie brevi su questo personaggio così sfacettato. L'idea è partire da quando era piccolo fino al momento della sua follia.
In questo capitolo ho cercato di presentare un Sephiroth bambino.
Un Sephiroth che desidera una "famiglia felice", che sogna la felicità e invece vive in un laboratorio, da solo con i suoi pensieri. Spero di aver reso la cosa decentemente.
Ringrazio sin da subito chi commenterà (e chi ha già commentato (si, mi riferisco a voi shining leviathan e fortiX. Grazie per i commenti!)


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Capitolo 2
*** 18. Neve ***


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Fuori faceva freddo.
Il terrazzino del palazzo Shin-Ra era interamente coperto da un candido manto bianco.
I rumori della città giungevano ovattati, come se lui fosse chiuso in una campana di cristallo da solo.

Sempre solo.

Sephiroth concentrò lo sguardo sui fiocchi di neve che continuavano a cadere lentamente uno dopo l'altro.
E si ritrovò a pensare che erano fortunati, perchè nati come fratelli, giungevano alla fine del loro percorso assieme.

Un posto da cui si nasce, un luogo in cui tutto ha termine.

Lui avrebbe mai trovato qualcuno con cui percorrere quel cammino?
Avrebbe trovato qualche persona disposta a porgerli la mano, qualcuno che l'avrebbe amato?
Una piega incurvò le sue labbra sottili in una piccola smorfia che voleva essere un sorriso - l'ombra della malinconia sul suo viso di ragazzo già troppo adulto per la sua età - per poi scuotere piano la testa.
Lui stava bene così. Non aveva bisogno di altro.

Era felice.
Aveva un tetto sopra la testa e qualcuno con cui parlare.

 

... E allora perchè nei giorni di neve usciva all'aperto da solo, e guardava con occhi malinconici quei fiocchi così belli, così bianchi?
Se era felice perchè passava le giornate invernali ad osservare il cielo, mentre le guancie piano si bagnavano?

Sephiroth era solo al mondo.
Ma quando lo capì, era già troppo tardi.



--- Note di Rib ---



Salve! Ecco qui un nuovo capitolo di questa mini raccoltina!
Questa volta ho deciso di usare il prompt "Neve".
Penso inoltre sia il caso di spiegare come ho deciso di usare il tema precedente, quello del "Sole" (non sono sicura che si sia capito a pieno xD).
La mia idea era quella di non far comparire direttamente la parola all'interno del racconto, bensì usare la similitudine che spesso si usa: sole = splendente = felicità.
... Si sarà capito? Mah xD
Come sempre grazie a tutti voi che mi leggete e mi commentate. Mi fa molto piacere!

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Capitolo 3
*** 19. Nuvole ***


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Aveva imparato col tempo a non fare più domande sui suoi genitori.
Sephiroth ormai sapeva come comportarsi quando Hojo richiedeva la sua presenza in laboratorio: salutava Angeal e Genesis - con un lieve cenno del capo, perchè lui, col tempo, aveva imparato che parlare era pressoché inutile.
Come fare domande.
Aveva imparato presto che gli adulti non sempre rispondevano alle domande dei bambini.
Sephiroth aveva ancora tanti quesiti, sopiti nel suo cuore cresciuto troppo in fretta, ma sapeva che nessuno dei dottori gli avrebbe mai risposto.

Dopo aver salutato le uniche persone che - forse, ancora non ne era certo - poteva considerare amiche, si diresse nella sala di Hojo.
Passo deciso, postura austera. Sguardo impenetrabile e di ghiaccio. Sephiroth aveva imparato da molto piccolo come bisognava comportarsi alla Shinra.
Non un sorriso.
Nessuna chiaccherata superflua.
Nessun rapporto, se non di lavoro
.
Era la regola dei Soldier; ma allora perchè, girando per i corridoi, vedeva altri comportarsi liberamente?
Perchè loro erano così felici?
Chiuse gli occhi, Sephiroth, reprimendo nuovamente nel suo cuore - ormai saturo - quel flusso di domande senza risposta.
Entrò nella grande sala e guardò fuori dalla finestra in attesa dell'arrivo dello scienziato.
L'azzurro del cielo stava scomparendo dietro minacciosi nuvoloni neri, mentre i raggi del sole divenivano man mano più deboli, sino a scomparire completamente.

... Nel suo cuore, il sole stava via via sbiadendo e le nuvole si stavano caricando fino al momento in cui sarebbero scoppiate in tempesta.
E la cosa, questo Sephiroth doveva ammetterlo, non gli faceva poi così paura.
In fondo se per una volta si fosse sfogato, fingendo di essere per un attimo umano, uguale agli altri, non avrebbe fatto del male a nessuno.

Come si sbagliava.



--- Note di Rib ---
Buongiorno gente! Che dire di questo capitoletto... spero che la metafora "nuvole in cielo" -> "cuore oscurato" (eh? xD) sia abbastanza chiara...

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Capitolo 4
*** 17. Pioggia ***


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Il silenzio gli aveva sempre fatto paura.
Quando non vi era alcun rumore, poteva stare in pace coi suoi pensieri, ma essi non gli piacevano poi così tanto: la sua mente formulava domande, risposte immaginarie che gli facevano sempre provare un dolore lancinante all'altezza del cuore.
Preferiva di gran lunga i corridoi pieni di Soldier della Shinra, anche se lui era consapevole di non far parte di nessuno di quei gruppi così allegri.
I suoi, di amici, erano spariti da tempo chissà dove.
Ad essere sincero con se stesso, temeva fosse accaduto qualcosa loro ma lui, a parte continuare con il suo lavoro - sempre quello, senza mai cambiare - non poteva fare altro.
Solo resistere.
Un giorno dopo l'altro.
Come sempre.
Solo resistere
.

Sephiroth passò una mano guantata sul volume che teneva in mano.
Il pavimento era pieno di libri sparsi qua e là e lui era solo.
Ma questa volta non importava.
Nemmeno del silenzio.
Neppure della solitudine
.
Ciò che era scritto su quei volumi era troppo importante per lui - sopratutto dopo le parole di Genesis che, crudeli, si erano insinuate nella sua mente - e non poteva perdere tempo a pensare alla desolazione di quella stanza chiusa.
Aveva già pensato troppo, nella sua vita.

Si concentrò sul testo che aveva davanti, leggendo attentamente.
Fuori, la pioggia cadeva leggera sulle strade di Nibelheim.

Si dice che la pioggia cancelli ogni ferita.
Che le sue gocce di rugiada purifichino il suolo che toccano.

Per Sephiroth, la pioggia non rappresentava altro che una nuova fase della sua vita - se così poteva essere definita la sua esistenza, interamente passata in laboratorio, lontano da tutti -
Il silenzio gli aveva sempre fatto paura.
Ma forse, questa volta, non sarebbe stato l'unico a provare quel sentimento.

« Sephiroth? »
Volse lo sguardo verso quel ragazzo. Forse conosceva anche il suo nome ma ora non riusciva proprio a ricordarlo.
E nemmeno gli interessava: aveva cose più importanti da fare.
« Out of my way. I'm going to see my mother »



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Capitolo 5
*** 20. Tempesta ***


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Dopo essere uscito dalla villa sotto lo sguardo interdetto di quel ragazzo, si era diretto verso il reattore, dove sua madre era rinchiusa.

Jenova.

Appoggiò la mano su quella sottile barriera di vetro che la separava da lui e sussurrò il suo nome una, due volte.
Come avevano osato quei patetici umani farle questo?
Le sue labbra sottili si incurvarono appena in un sorriso privo di gioia: presto l'avrebbe liberata, ma prima doveva punirli.

Affondò la lama nel corpo di quella persona - l'ennesima che aveva incontrato lungo la strada trafficata della città di Nibelheim - osservandola freddamente mentre si accasciava priva di vita al suolo sporco di fango e sangue. Tutt'attorno a lui, le fiamme bruciavano e il fumo nero si levava sul cielo fino a farlo diventare cupo.

Alzò lo sguardo verso quel cielo che tante volte, da piccolo, aveva osservato nella speranza che qualcuno gli prendesse la mano - ma era sempre rimasto lì, da solo. Ad aspettare - ed ora si era stancato.

« Sei stufo di queste persone che ti usano per i loro scopi? » gli aveva chiesto una voce femminile.
« , sono molto stanco. » aveva risposto lui semplicemente.
Non si ricordava quando aveva avuto quel breve dialogo nè dove fosse avvenuto.
Questo gli fece pensare che, forse, era tutto frutto della sua mente - del suo io così scosso dalle notizie che aveva appreso in quella villa - e che quindi nulla di tutto ciò che stava avvenendo in quel momento fosse reale.
Si portò una mano a coprire il viso e iniziò a ridere sommessamente.
Da solo.
Come sempre.

« Sephiroth! » il ragazzo di prima non seppe reprimere il dolore e lo sconcertamento provocato da quella vista: sembrava che l'inferno avesse aperto le sue porte.
Sephiroth lo osservò, smettendo di ridere. Il suo viso gli era familiare, ma non riusciva - non voleva - ricordare.
Non gli importava nulla di quell'individuo, nè tanto meno gli interessavano le sue parole - vuote, prive di significato - perciò si voltò per poi scomparire nelle fiamme, lasciandolo da solo in mezzo a tutti quei cadaveri.
Nella mente una sola parola, un unico nome: Jenova. Madre.

Loro gliel'avevano tolta, chiudendola in quel vetro.
Doveva liberarla. E punire chi le aveva causato tanta sofferenza.

« Madre, punirò queste creature per quello che ti hanno fatto. E poi creerò un nuovo mondo, dove portemo stare finalmente assieme. Come una vera famiglia »
« Ti aspetto, figlio mio. »

Chiuse gli occhi e pensò che forse, ora, avrebbe potuto finalmente essere felice.

--- Note di Rib ---
Dunque, dunque... eccoci qui all'ultimo capitolo di questa raccolta. Che dire? nonostante non ci siano riferimenti visibili al prompt "tempesta" spero che la metafora sia chiara.
Ringrazio tutte le persone che hanno seguito e recensito questa raccolta e le invito a seguire anche la prossima che ho già in mente: "Non sarò mai un ricordo", sempre incentrata su storie brevi riguardanti Sephiroth.
Perchè c'è così tanto da dire, su di lui... Un bacio a tutte!

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