Tre è il numero perfetto.

di VikyLeah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Erano passate appena le 3 di notte quando qualcosa bagnò le mie gambe.
Accesi la luce sul comodino e mi guardai, una macchia scuriva la mia camicia da notte e le lenzuola.
<< Oh no! >>, esclamai terrotizzata.
Mi girai e scossi il ragazzo dai capelli color fuoco che dormiva ancora.
<< Mh? Che c'è Herm? >>, sussurrò ancora addormentato.
<< Io... sto per partorire >>, lo guardai allarmata mentre scattava seduto.
<< C...cosa? Non è possibile! E' troppo presto! >>, urlacchiò stridulo.
Mi alzai, con il ventre dolorante e il bambino che scalciava. Sì era troppo presto ma si erano rotte le acque, non c'era niente da fare.
Ron si alzò di corsa, infilò i primi abiti che aveva trovato sulla sedia e mi aveva presa in braccio.
Sbuffai.
<< Ron so camminare! >>, mugugnai mettendo il broncio, cercando di non pensare alle contrazioni.
<< Sì sì ma non c'è tempo! >>, disse tutto agitato mettendomi in macchina e saltandoci dentro come una furia. Poi partì.
Respiravo a fondo. Uno, due, uno due, mi ripetevo in mente finché un fulmine non attraversò i miei pensieri.
Merda!, pensai e mi morsi il labbro per non pronunciare il suo nome.
Per fortuna Ron era tutto concentrato a guidare per accogersi di me.
Arrivamo in ospedale in poco tempo. Mi tirò giù dalla macchina prendendomi nuovamente in braccio e mi portò dentro.
<< Sta partorendo! >>, urlò squillante facendo girare la metà dei presenti.
Un'infermiera si avvicinò. << Ragazzo non urli, siamo in un ospedale. Forza, la metta qua >>, disse indicando la sedia a rotelle davanti a lei.
<< Ron >>, mormorai terrorizzata.
Non era ancora il momento eppure sembrava che il piccono non avesse voglia di aspettare.
Mancavano ancora due mesi alla data prevista, cosa che non sarebbe avvenuta.
Respirai a fondo. Calma Hermione. Tu sai cosa fare. Adesso respira, mi dissi mentalmente dandomi anche della scema.
Un'altra contrazione mi fece conficcare le unghie nella gomma piuma della sedia.
Vidi Ron rimanere in piedi come uno stoccafisso mentre mi portavano in sala parto.
Lo maledissi!
Poi pensai di nuovo a lui,
<< Deve farmi un favore >>, dissi all'infermiera prima che uscisse dalla sala parto dove mi aveva fatta stendere su un lettino.
<< Mi dica >>, si voltò verso di me curiosa.
<< Deve avvisare una persona, ma il mio fidanzato non deve saperlo >>, le dissi agitata e dolorante.
L'infermiera annuì e uscì appena le dissi quel nome.
Accarezzai il ventre gonfio. << Non potevi aspettare? Che fretta hai di venire al mondo >>, sussurai mentre altro dolore mi fece digrignare i denti.
Poco dopo, forse una decina di minuti, entrarono dei medici seguiti dall'infermiera di prima che mi fece l'occhiolino. Arrossii.
<< Allora, facciamo venire al mondo questo bel bambino! >>, sorrise tutto tirato a lucido il dottore.
Lo avrei picchiato!
<< Ma è troppo presto >>, lo guardai preoccupata.
<< Signorina, non decidiamo noi. Avrà tutte le cure di cui ha bisogno. Non si preoccupi >>, sorrise ancora facendomi innervosire.
Sentii una contrazione che mi fece urlare, << Maledizione! >>.
Praticamente tutti mi fissavano dove non batte il sole, certo erano medici ma il mio imbarazzo era smisurato.
Sentii il bisogno di spingere, cosa che feci.
Per fortuna non vedevo il sangue che usciva, al contrario dell'odore metallico che sentivo misto a quello sterile della sala.
L'infermiera teneva un lenzuolo verde chiaro in attesa del piccolo che vi avrebbe depositato sopra il dottore.
Un'altra spinta, altro dolore.
Volevo morire in quel momento. Ero sola. Non sapevo se Ron era fuori, ne tantomeno se l'altro aveva ricevuto la notizia.
Respirai a fondo prima di spingere ancora, sentendo il bambino sgusciare fuori.
Silenzio. Trattenni il respiro.
Poi un pianto squillante ruppe l'aria e sorrisi ricadendo stesa sul lettino, senza forze.
<< Ma guardalo! Sarà piccino ma è in perfetta forma! >>, questa volta non mi fece arrabbiare la voce del medico.
Mise tra le braccia dell'infermiera quel fagotto rosa e rosso che si muoveva e strillava.
Era il pianto più bello al mondo.
Piansi anch'io di gioia.
Stava bene e questo era l'importante.
<< Eccoci qua, guarda chi c'è >>, disse al bambino in modo dolce l'infermiera prima di posarmelo sul petto.
Era bellissimo.
La sua pelle di un rosa tenue, morbida quando passa un dito sulla sua piccola schiena.
Aveva già i capelli sul piccolo capo. Erano di un biondo rossiccio che sembrava seta, con un piccolo ciuffo ribelle che se stava alzato come uno sbuffo.
Smise di piangere.
<< Ciao amore mio >>, sussurrai dolcemente e in quel momento il piccolo aprì gli occhi.
Li puntò nei miei, lasciandomi senza fiato.
Erano come argento liquido, con qualche scaglia azzurra.
Rimasi incantata. Erano gli occhi di entrambe, dei miei neanche l'ombra per fortuna.
Dopo poco entrò l'infermiera di nuovo, << Signorina dovrei sapere il nome del bambino, e il cognome >>.
Rimasi un attimo perplessa.
<< Beh, il suo nome è Sirius Brian. Ma il cognome non lo so >>, ammisi vergognandomene.
Mi guardò, << Scusi come non lo sa? Non è il ragazzo qua fuori suo padre? >>, domandò curiosa.
Scossi la testa, << In realtà non lo so. Per questo le ho chiesto di fare quella telefonata >>, sospirai e strinsi piano il bambino a me che si era addormentato.
La signora uscì scuotendo il capo.
Poi entrò Ron, con gli occhi lucidi, ma in quello stesso istante l'altro ospite attesò di smaterializzò davanti a noi.
Vidi il rosso sgranare gli occhi.
Calò un silenzio che mi mise i brividi.
<< Malfoy >>, fu l'unica parola che risuonò in quella stanza.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Fissai prima Ron e poi Draco. Uno di fronte all'altro si fulminavano con lo sguardo.
<< Cosa diavolo ci fai tu qui? >>, sputò Ron come veleno.
Fu allora che le spalle di Draco si rilassarono e incrociò le braccia sul petto.
<< Sono venuto a trovare mio figlio, no? >>, lo guardò con il suo solito ghigno mentre la mascella di Ron quasi toccò terra.
Io stavo piano piano sprofondando nel letto insieme al piccolo Sirius.
<< Herm, che cosa sta dicendo questo pazzo? >>, mi guardò confuso e scosso.
Come glielo potevo dire?
"Sai, prima che tu mi confessassi che ti eri innamorato di me io e Draco avevamo incontri segreti. Poi ci siamo innamorati e così è nato questo triangolo amoroso", no. Meglio di no.
Scossi la testa.
<< Beh... Il fatto è che... Sì, insomma sai come vanno queste cose >>.
No, non lo sapeva.
Draco alzò gli occhi e si schiarì la voce. << Siamo compagni di letto e ora amanti, oltre che fidanzati. Contento? >>, sbuffò.
Non ero contenta io in quel preciso istante.
<< Voi cosa?! No! Non sono contento! Ma che storia è questa? Scusa Herm ma se stavi con Mr. Furetto non potevi dirmelo? Ah! Dannazione! >>, si prese la testa tra le mani e si sedette.
Draco si avvicinò a me e sollevò il piccolo dalle mie braccia, ancora avvolto nel lenzuolo verde.
Lo guardò, quasi esaminandolo, e poi sorrise.
<< Si vede che sei mio figlio >>, disse fiero beccandosi un'altra occhiataccia di Ron.
<< Non è TUO figlio ma MIO. Hai capito? E ora dammelo! >>, gli disse in tono secco e allungò le braccia.
Ma Draco non aveva alcuna intenzione di posare il bambino tra le sue braccia.
Sbuffai.
<< Vi ricordo che è un neonato prematuro, potreste smetterla di usarlo come sacco di patate? >>, sbottai infastidita e mi alzai dolorante e mi ripresi mio figlio.
Lo guardai, il labbruccio era imbronciato e i pugnetti serrati. Probabilmente li voleva prendere a pugni e avrebbe anche fatto bene.
Me ne tornai a letto poco prima che entrò l'infermiera, la solita.
<< Che succede qua? Siamo in un ospedali signori. Se non volete essere cacciati moderate la voce >>, li sgridò. Poi si rivolse a me, << Ora lo prendo io Sirius. Lo laviamo per bene, lo visitiamo e lo vestiamo a questo pulcino >>.
Sorridemmo entrambe.
Appena fu andata via guardai i due ragazzi.
Sembravano la notte e il giorno.
Ron con i suoi capelli rosso fuoco e Draco biondi quasi come l'argento.
<< Mi dispiace ok? Ma in questo momento non so cosa fare. Non voglio rinunciare a nessuno dei due. Vi amo e lo sapete tutti e due ma soprattutto non sappiamo chi sia suo padre date le circostanze >>, sospirai e chiusi gli occhi appoggiandomi al cuscino.
<< Facile. Facciamo un test del sangue >>, alzò le spalle Malfoy.
Ron annuì, per una volta d'accordo.
Aprii un occhi e li guardai. Poi annuii anch'io.
<< Va bene. Ma solo io saprò la verità e troveremo una soluzione, ok? >>.
<< Ok >>, dissero all'unisono.
Sospirai di nuovo. Ma in che guaio mi ero cacciata! Che stupida! Anche perché visto che doveva esserci ancora un po' di tempo avevo intenzione di escogitare un piano. Ma il tempo era scaduto molto prima.
Draco si avvicinò e mi lasciò un leggero bacio sulle labbra e poi si sedette sulla poltrona bianca.
Mentre Ron, che guardava come una sentinella, si sedette sulla sedia di legno vicino alla finestra.
Li guardavo.
Draco.
Ron.
Draco.
Ron.
Draco.
Ron.
Mi buttai stesa e mi coprii fino alla testa col lenzuolo e borbottai tra me e me.
Passò forse mezz'ora da quando aveva portato via Sirius, poi tornò con lui.
Era addormentato in una culla con le sbarre di ferro.
Aveva indosso una tutina sul verde pastello e un cappellino con le orecchie, forse un po' troppo grande.
Ai piedini aveva dei calzini bianchi, anch'essi troppo grandi.
Sembrava un batuffolo. Sorrisi dolcemente e mi accorsi che anche i due "duri" lo fecero.
<< Mi scusi, ho un ultimo favore da chiederle >>, dissi all'infermiera che mi guardò.
<< Dovrebbe fare un test di paternità >>, mi morsi il labbro.
Guardò i due ragazzi e scosse la testa, << Ok, ma poi basta favori >>, disse e portò con se Draco e Ron.
Tornarono poco dopo con un cerottino bianco sul braccio sinistro.
<< Forse dovrei andarmene insieme a Sirius >>, mormorai.
Si sentì quasi un lamento proveniente da entrambe e poi un sonoro << NO! >>.
Sbuffai guardandoli, << Ma almeno non sarò obbligata a scegliere. Come faccio >>, dissi quasi interrotta dai singhiozzi.
Grosse lacrime iniziarono a bagnarmi le guance.
Sentii due paia di braccia stringermi. A destra Draco, a sinistra Ron. Mi stringevano possessivi contro i loro petti marmorei e caldi.
Mi strinsi a loro costringendomi a smetterla, insomma non ero una ragazzina ed ero anche madre.
Mi asciugai gli occhi e li guardai, << Sto bene. Sto bene ora, grazie >>, mormorai un po' freddamente ma non volevo essere influentaza da nessuno dei due.
Feci un respiro profondo calmandomi.
Poi entrò l'infermiera, << Ecco. Mi raccomando >>, disse guardandomi seria e poi sparì dietro la porta.
Strinsi la lettera giallognola tra le dita.
I loro sguardi addosso a me.
Aprirla o no?

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