You, simply my everything.

di A Midsummer Night_s Dream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Arrivo e nuove conoscenze ***
Capitolo 3: *** Forks High School ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Prologo

Avevo smesso di vivere, di provare dei sentimenti riducendomi ad una statua priva di cuore.
Avevo perso quella gioia e felicità che prima ritrovavo nei semplici gesti ma poi sei arrivato tu.
Tu che sei riuscito ad abbattere il mio muro di indifferenza, creato per non soffrire più.
Tu che hai riportato nella mia vita il calore di un semplice sorriso.
Tu che hai riportato nella mia vita quella felicità che ormai credevo perduta.
Tu, semplicemente il mio tutto.



 
 
1° capitolo

-POV BELLA
 
Ed eccomi qui, seduta in una delle poltroncine dell’aeroporto di New York,  mentre aspettavo la chiamata del mio volo che mi avrebbe portata a Forks, piccola e piovosa città nello stato di Washington.
Stavo per dire addio alla mia città, ai miei amici… alla mia vita.
Già, la mia vita…
Prima che accadesse tutto ero una delle ragazze più amate ed invidiate dell’Upper East Side, ero ricca, bella e avevo degli amici fantastici.
Adoravo vestirmi alla moda e passare il week-end con quegli amici che consideravo più una seconda famiglia.
Ma da due anni a questa parte non sapevo più neanche cosa significasse vivere, la mia voglia di vivere era sparita insieme ai miei genitori.
Charlie e Renée Swan, la coppia più invidiata dell’ Upper East Side,nonostante la loro ricchezza dovuta alla Swan’s Corporation, una delle più grandi società finanziarie nel monopolio mondiale, si erano sempre distinti per la loro indole di amore e aiuto verso chi ne aveva bisogno. 
Non facevano parte di quella società ipocrita e falsa che viveva nella convinzione che il denaro era tutto ciò che serviva nella vita.
No. I miei genitori avevano sempre devoluto parte del loro denaro in aste di beneficenza e in orfanotrofi bisognosi d’aiuto.
Ma si sa la vita è imprevedibile, tutto può cambiare in un attimo.
Nel bene o nel male.
Quella sera avrebbero dovuto partecipare ad un asta di beneficenza ed io avevo deciso di restare a casa per andare ad una festa con i miei amici. –sorrisi amaramente a quel ricordo, quando sciocca ero stata-  Quando li salutai sentii un brivido corrermi lungo la schiena e una strana inquietudine farsi largo in me ma feci finta di nulla pensando che fosse tutto frutto della mia immaginazione.
Ma purtroppo così non fu.


 Inizio Flashback


Ero appena rientrata a casa felice per la serata appena passata con i miei amici, eravamo una comitiva di pazzi soprattutto le mie migliori amiche Ashley e Jenny ma gli volevo bene anche per questo loro lato da folli.
Ovunque c’eravamo noi il danno era assicurato.
E un risata divertita uscì dalle mie labbra al pensiero dell’ultima pazzia fatta insieme proprio poche ore fa.
Feci in tempo a togliermi la giacca che il mio cellulare squillò.
“Pronto?” risposi pensando che fosse una delle due pazze
“Parlo con Isabella Swan?” disse la voce di un uomo che non riconoscevo
“Si sono io, chi parla?” dissi mentre di nuovo quel senso di inquietudine tornava
“Sono il capo della polizia Philip Connor, mi dispiace avvisarla che i suoi genitori hanno avuto un terribile incidente” e a quelle parole il mio cuore iniziò a battere furiosamente mentre sul mio viso iniziarono a scorrere lacrime di paura per quella notizia che più temevo e che non tardò ad arrivare “  e che purtroppo non ce l’hanno fatta. Le mie più sincere condoglianze signorina Swan. Io…” il poliziotto continuò a parlare ma il cellulare cadde dalle mie mani mentre io mi accasciavo a terra singhiozzante sperando che fosse tutto un incubo e che presto mi sarei svegliata e che in cucina avrei trovato i miei genitori ad accogliermi con i loro sorrisi pieni d’amore.

I suoi genitori sono morti…

Un autista ubriaco a bordo di un camion non li ha visti e li ha investiti…

Sono morti subito dopo nell’ impatto…

Mi dispiace…

I suoi genitori lasciano la società e tutti i loro beni alla loro unica figlia…

Sarà affidata a James e Victoria Bass, cari amici dei suoi genitori e propri da quest’ultimi scelti in caso di una loro probabile morte…

Questo mi spiegò il notaio quando mi convocò per aprire il testamento dei miei genitori.

Fine Flashback



 
Una lacrima sfugge al mio controllo scendendo sul mio viso mentre tra le mani stringo il medaglione che i miei genitori mi regalarono per il mio primo compleanno: al’interno si trovava una nostra foto e nell’altro lato una loro dedica “Ti amiamo e ti ameremo sempre più della nostra stessa vita.”
Ormai avevo compiuto diciotto anni, ero maggiorenne, e così eccomi qui dopo aver salutato James e Victoria che in questi due anni  si erano  dimostrati degli ottimi tutori e anche amici, mentre fuggivo da una città che ormai era diventata troppo stretta per me.
“I passeggeri del volo New York-Forks sono pregati di dirigersi verso l’area di imbarco. L’aereo decollerà tra pochi minuti”.
Asciugai in fretta le lacrime che non mi ero neanche accorta di versare e alzando il cappuccio della mia felpa mi diressi verso quella che sarebbe stata la mia nuova vita.









______________
Buona domenica a tutti!
Eccomi qui con una nuova storia, cosa ne pensate? Vi piace?
Anche se la trama della storia in questo primo capitolo non è ben definita dal secondo in poi inizierete a capirne di più sempre se la storia continuerà, a voi la scelta.
Spero lascerete una recensione esprimendo le vostre opinioni.
A presto,
marti9000. 

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Capitolo 2
*** Arrivo e nuove conoscenze ***



 

POV BELLA


Ero appena atterrata al’aeroporto di Port Angels, aspettavo l’arrivo dei bagagli quando il mio cellulare squillò.
“Pronto?”
“Ciao tesoro, sei arrivata? Come stai?” disse la voce squillante di Victoria dall’altro capo del telefono
“Ciao Vic, sono appena atterrata e sto bene grazie tu? James dov’è?”
“Va tutto bene anche qui, ci manchi tanto sai?” disse con voce da bambina e non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo e lasciarmi sfuggire un sorriso divertito “Comunque James si trova a lavoro, doveva partecipare ad un assemblea dei soci per discutere delle nuove azioni di mercato”
Prima della mia partenza avevo delegato James capo dell Swan’s Corporation, mi fidavo di lui ad occhi chiusi, era molto bravo nel suo lavoro e non avrei potuto scegliere di meglio.
Si occupava lui dell’azienda durante la mia assenza anche se prima di ogni decisione sapeva che doveva rivolgersi a me per qualsiasi cosa.
“Si ricordo, mi aveva accennato qualcosa a riguardo”
“Ah tesoro prima che mi dimentichi all’uscita dell’aeroporto troverai la macchina che avevi richiesto”
“Grazie Victoria… per tutto” dissi mentre sentivo il solito rossore colorare le mie guance
“Di niente tesoro. Lo sai che ti vogliamo bene e che per qualsiasi cosa ci saremo sempre. Ti voglio bene piccola”.
“Ehm… anch’io… Vic ora devo andare sono arrivati i bagagli ci sentiamo dopo. Ciao!” dissi chiudendo forse troppo velocemente la chiamata.
Non volevo essere distaccata nei loro confronti, molto spesso mi ripetevano che mi volevano bene che mi consideravano una figlia ma ricambiare quella frase per me era come tradire i miei genitori.
Interruppi i miei pensieri prima che i brutti ricordi affiorassero e così dopo aver ritirato i miei bagagli mi diressi al’uscita dove ad attentermi trovai una bellissima Aston Martin Vanish grigia.
La giornata iniziava ad andare meglio.

*


Bene sapevo che Forks era una piccola cittadina immersa nella vegetazione ma non immaginavo che fosse tutto così… verde!
Dopo aver passato il cartello che mi dava il benvenuto, svoltai pochi metri dopo a destra dove era stata creata apposta una piccola stradina.
Con l’aiuto di Victoria avevo fatto costruire una piccola villa poco lontano dal centro di Forks, preferivo stare lontano dalla gente e vivere nella tranquillità e pace che solo la natura sapeva darmi.
Ma appena arrivai di fronte la mia nuova casa non mi sembrò tanto… piccola!

Era una bellissima villa a due pani: la parte anteriore era composta da pareti-vetro mentre la parte posteriore era composta in mattoni dando così alla casa un aspetto quasi rustico.
Presi le chiavi e ancora sconvolta mi apprestai ad entrare per scoprirne l’interno e come immaginavo nulla deluse le mie aspettative.

Tutto era perfetto dal soggiorno soggio , alla cucina, al bagno e per concludere la mia camera da letto.


 

 

 



 

































Infine in cima si elevava un piccola mansarda dai colori chiari come il resto della casa: la stanza era come quelle delle scuole di danza classica, non mancava nullla ma subito i miei occhi corsero al bellissimo pianoforte bianco che si trovava infondo alla stanza.

Sorrisi felice al ricordo di quando i miei genitori me lo regalarono.
Decisi di uscire, troppi ricordi stavano affiorando ma aprendo la vetrata mi trovai in una bellissima terrazza dal panorama mozzafiato.

 

Tutto era perfetto, rispecchiava i miei gusti e avrei ringraziato Victoria al più presto.
Ma ormai era tardi, così dopo una bella doccia rilassante andai a dormire e come ogni notte i miei incubi tornarono a farmi visita.

*


Una leggera luce entrò dalla vetrata svegliandomi dal dormiveglia in cui mi trovavo.
Dopo aver fatto colazione feci una bella doccia e dopo essermi vestita ( http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=31769210  ) presi le chiavi della mia macchina e mi diressi verso la mia destinazione: Forks High School.
A causa della morte dei miei genitori persi un anno di scuola e così avevo deciso di concludere i miei studi iscrivendomi a questa scuola.

Appena arrivata parcheggiai la mia auto accanto ad una Volvo grigia, per fortuna era tardi e tutti gli studenti si trovavano a lezione, e dopo aver alzato il cappuccio della mia felpa e aver controllato che il mio viso fosse coperto così da riuscirne a vedere solo le labbra mi diressi all’interno dell’edificio.
Appena entrai in segreteria ad accogliermi vi fu una signora di circa cinquant’anni dai capelli rosso fuoco.
“Ciao cara come posso esserti utile?” mi disse mentre sistemava una pila di fogli
“Salve a lei Signora…” e dopo la sua occhiataccia mi corressi subito trattenendo a stento una risata “Signorina… Cooper sono Isabella Swan, i miei moduli di iscrizione penso siano già arrivati” conclusi e subito vidi i suoi occhi riempirsi di curiosità.
“Oh certo certo cara” disse mentre prendeva un foglio da sotto il bancone e cercando così di spiare il mio volto, coperto dalla felpa, con scarsi risultati “Tieni, questi sono i tuoi orari dele lezioni e questa è una cartina della scuola. Potrai iniziare a frequentare le lezioni domani stesso” disse non smettendo un attimo di fissarmi.
“Grazie” risposi forse un po’ troppo brusca ma quel suo modo di guardarmi mi dava sui nervi.
Ero forse un alieno? Era così importante vedere il mio volto?
Ancora persa nei miei pensieri non mi accorsi della persona che procedeva nella mia direzione e così andai a sbattergli contro cadendo a terra.
“Ahi!” mi lamentai massaggiandomi il mio povero fondoschiena
“Scusa non ti avevo vista ti sei fatta male?” disse una voce melodiosa
Alzai il capo per vedere il proprietario di quella voce e in un attimo il respiro mi si bloccò in gola.
Mi ritrovai davanti un bellissimo ragazzo, a cui avrei dato non più di 17 anni, carnagione molto pallida, alto 1,87 m e un fisico slanciato e muscoloso.
Ma la cosa che mi colpì maggiormente fu il suo viso: aveva dei lineamenti dritti e regolari, incorniciati da capelli ribelli color bronzo che si accostavano a due splendidi occhi color ambra.
Solo dopo aver ripreso le mie facoltà mentali mi accorsi della mano che mi porgeva ma feci finta di nulla alzandomi e raccogliendo i fogli che a causa della caduta si erano sparsi sul pavimento.
“Sto ben grazie ma la prossima volta guarda dove vai!” gli dissi forse un po’ brusca ma anziché rispondere a tono scoppiò in una fragorosa risata e subito mi incantai ad ascoltare quel dolce suono ma l’irritazione tornò presto a causa delle sue risate con non accennavano a fermarsi.
“Quando hai finito fammi un fischio ok?” dissi irritata prendendo l’ultimo foglio da terra ma una mano bianca mi precedette e così mi ritrovai a sfiorare la mano di quello sconosciuto ma la cosa a cui non ero preparata fu la scossa che provai appena le nostre mani entrarono in contatto e subito ritirai la mia come scottata.
Riportai lo sguardo sul ragazzo e notai sul suo viso un espressione sorpresa ma subito questa scomparve seguita da una dispiaciuta.
“Scusa” disse porgendomi il foglio e stando ben attento questa volta a non toccarmi.
“Di niente” risposi con un fil di voce scossa ancora per la strana sensazione che avevo provato.
“Tu devi essere la nuova arrivata Isabella Swan giusto?” disse mentre uno strano sorriso fioriva sulle sue labbra, lo avrei definito… sghembo.
“Si ma tu come fai a saperlo?” chiesi curiosa
Sorrise divertito “Sai Forks è una piccola cittadina e tu sei la nuova novità”
“Oh bene! Magnifico!” dissi in tono sarcastico che causò un’altra risata divertita da parte sua.
“Comunque non mi sono ancora presentato, io sono Edward Cullen” disse guardandomi con quelle due pozze oro che riuscivano ad incantarti con un solo sguardo.
“Ehm… piacere Bel-“ mi morsi la lingua per lo sbaglio che stavo per fare, solo i miei amici potevano chiamarmi Bella ma ormai non avevo più amici e né lo sarebbe diventato lui tantomeno qualcun altro “Isabella Swan ma già lo sai. Ora devo andare. Ciao” risposi mentre mi allontanavo da lui, lasciandolo con un espressione confusa e stupita per il mio comportamento così freddo.
Sorrisi amaramente, lui non avrebbe mai potuto capire e nessun altro avrebbe potuto farlo.












_____________
Buona sera a tutti, come avrete capito ho deciso di continuare la storia .
Vi sarete chiesti il perchè dell'immagine di Meagn Fox ma ho scelto lei come protagonista, come Isabella Swan... non so mi ispira di più!
Ritornando al capitolo cosa ne pensate? Vi piace?
Mi raccomando fatemi sapere lasciandomi una piccola recensione ;)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso cap ( vi risponderò appena possibile) e tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite e preferite.
Grazie!

 

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Capitolo 3
*** Forks High School ***






POV BELLA



Quella notte per la prima volta dopo anni ebbi un sonno senza incubi e non so se questo era legato a due occhi color ambra che avevano popolato i miei sogni.
Scacciai subito quel pensiero dalla mente e dopo essermi alzata dal letto mi diressi in bagno per una bella doccia.
Osservai la mia figura avvolta in un piccolo telo bianco allo specchio.
Ero sempre stata considerata una ragazza molto bella: un piccolo viso a forma di ovale, un naso dritto, due labbra rosse e carnose ma la cosa che più colpiva chi mi guardava erano i miei occhi.
Dei grandi occhi celesti che una volta incantavano per la gioia, la felicità, la spensieratezza che trasmettevano ma che ora trasmettevano solo tanto, troppo dolore.
Senza di loro non vi era alcuna ragione per essere felice, per sorridere perché erano loro la causa di tutto ciò.
Sorrisi amaramente ai ricordi delle nostre litigate, ero sempre stata una ragazza moto testarda fin da piccola e questo era sempre stato motivo delle nostre discussione che ben presto si risolvevano con un abbraccio di famiglia.
Non riuscivamo a non parlarci per più di qualche ora, soprattutto io, che tornavo sempre da loro scusandomi per il mio comportamento infantile.
Sentii la voragine al centro del mio petto riaprirsi e sanguinare dolorosa mentre io mi accasciavo a terra in lacrime mentre un ricordo tornava in mente.


Inizio Flashback

“Bella amore dove sei?” disse la voce preoccupata di una donna che cercava la propria bambina.
Io sorrisi divertita mentre mi arrampicavo più in alto in uno degli alberi che si trovava nel nostro giardino.
Mia madre mi aveva sempre detto di non farlo, che era pericoloso ma io ero sempre stata testarda per i miei soli sei anni così ogni suo divieto corrispondeva per me ad una cosa divertente da fare.
“Bella per favore dimmi dove sei!” continuò mia madre e solo allora mi accorsi delle lacrime che rigavano il suo bellissimo volto.
Mi sentii subito una stupida e così cercai di scendere dall’albero in cui mi ero nascosta ma in quel momento un ramo su cui poggiavo il piede si spezzò facendomi cadere rovinosamente a terra.
Renèe attratta dal rumore della caduta venne verso di me trovandomi in lacrime per la paura che avevo provato.
“Oh mio dio Bells! Piccola come stai? Ti sei fatta male?” disse avvicinandosi e stringendomi a sé mentre io venivo scossa dai continui singhiozzi.
“Bells” disse mia madre prendendo il mio volto tra le sue mani “Dimmi ti sei fatta male?”.
Non riuscivo a parlare a causa del nodo che avevo in gola così scossi la testa in segno negativo e subito mia madre mi abbracciò stretta a sé.
“Piccola ti prego non farlo più mi hai fatto spaventare!” disse in tono di rimprovero ma che subito si addolcì quando notò le lacrime scendere copiose sul mio volto “Me lo prometti piccola?”
“S-si mamma” riuscii a dire tra i singhiozzi, immergendo il viso tra i suoi capelli “Te lo prometto. Ti voglio bene mamma”
“Ti voglio bene anch’io piccola” disse stringendomi a sé, iniziando a cantare la ninna nanna che aveva scritto per me e che riusciva sempre a calmarmi.

Fine Flashback



Mi rialzai da terra a fatica procedendo verso la mia stanza trovando subito l’oggetto che cercavo.
Un piccolo carillon faceva mostra di sé sulla scrivania, lo aprii e subito una dolce melodia invase la stanza ( http://www.youtube.com/watch?v=SsgIVWKUHVU   ).
I miei genitori me lo regalarono per il mio terzo compleanno, la notte non riuscivo a dormire per la paura che un mostro entrasse nella mia stanza e mi portasse via da loro.
Mia madre dopo quella sera compose una melodia al pianoforte, era una bravissima pianista ed era stata lei ad insegnarmi a suonare, ogni volta che ascoltavo quel dolce suono il mio corpo si rilassava all’istante e tutte le mie paure si scioglievano come neve al sole.
Così i miei genitori decisero di regalarmi un piccolo carillon dove avevano inserito la mia ninna nanna, Bella’s Lullaby così la chiamò mia madre, dicendomi che attraverso quella melodia era come se loro fossero sempre con me proteggendomi da qualsiasi male.
Un sorriso piegò le mie labbra mentre la melodia giungeva al termine così come il mio pianto.
Riposi con estrema cura quell’oggetto per me di inestimabile valore al suo posto e dopo aver sciacquato il mio viso mi preparai per il mio primo giorno di scuola.


*



Mi guardai un ultima volta allo specchio ( http://www.polyvore.com/cgi/set?id=31822239&.locale=it ), sistemando meglio il cappuccio che nascondeva il mio volto.
Avevo deciso di non mostrare il mio volto per due motivi:
1 non volevo che qualcuno mi riconoscesse, ero pur sempre il capo di una delle più importanti società finanziarie, il mio volto era già comparso su numerose riviste a causa degli eventi pubblici in cui era stata richiesta la mia presenza;
2 Volevo apparire come una ragazza scostante e asociale, non avevo intenzione di stringere legami di amicizia e il mio volto coperto insieme al comportamento avrebbero allontanato da me più gente possibile.
Mi guardai un ultima volta dopodiché presi le chiavi della mia macchina e mi diressi a scuola preparandomi mentalmente ad essere il nuovo oggetto di continue occhiate e attenzioni.


*



Come previsto, appena scesi dalla macchina tutti gli sguardi degli studenti si calamitarono sulla mia figura mentre dei borbottii riempirono l’aria.


Hai visto che macchina…

Sarà la solita riccona viziata…

Perché indossa il cappuccio? E’ così brutta?

Però dal fisico non sembra niente male…


Sbuffai infastidita e a passo veloce mi diressi verso l’edificio, lasciando quegli stupidi ragazzini ai loro pettegolezzi.
Non fu difficile raggiungere l’edificio numero 3, sulla facciata est era dipinto il grosso numero nero su sfondo bianco.
L'aula era piccola.
Portai il mio modulo al professore, un uomo alto e calvo, che secondo la targhetta sulla cattedra si chiamava Mr Mason. Quando lesse il mio nome mi fissò con l'aria di chi casca dalle nuvole ma almeno mi fece sedere in ultima fila, senza nemmeno presentarmi ai miei nuovi compagni di classe. Per loro era difficile osservarmi, ma in qualche modo ci riuscirono.
Io tenevo gli occhi bassi sulla lista di letture che avevo ricevuto dal professore.
Era piuttosto elementare: Brontë, Shakespeare, Chaucer, Faulkner.
Avevo letto già tutto. Tanto bastò a tranquillizzarmi... e ad annoiarmi.
Quando si diffuse il suono nasale e ronzante della campana, un ragazzo allampanato, con qualche problema cutaneo e i capelli neri come una macchia d'olio, si sporse dalla sua fila per parlarmi.
“Tu sei Isabella Swan, vero?”. Aveva l'aria del tipico cervellone, impac-ciato e pieno di attenzioni. Troppe attenzioni.
“Si” risposi monocorde e nel raggio di tre banchi da me, tutti si voltarono a guardarmi.
“Dov'è la tua prossima lezione?” chiese lui.
Controllai il mio orario “Ehm, educazione civica, con Jefferson, edificio 6”.
Ovunque guardassi, incontravo occhi curiosi.
“Io sto andando al 4, se vuoi ti mostro la strada...”.
Troppe attenzioni, decisamente. “Mi chiamo Eric”, aggiunse.
Abbozzai un sorriso “Grazie”.
Ci infilammo i giubbotti e uscimmo sotto la pioggia, che cadeva più fitta. Avrei giurato che la nutrita folla che ci seguiva a pochi passi di distanza fosse intenta a origliare la conversazione.
Mi passai la mano tra i capelli, solito gesto che rappresentava il mio nervosismo o il mio imbarazzo.

“Così, c'è una bella differenza tra qui e New York, eh?” chiese lui.
“Già”
“Che grande cambiamento, dalla grande mela ad un piccolo e piovoso paesino come Forks dove l’evento più grave è rappresentato dalla scomparsa di un gatto”
A quelle parole non potei fare a meno di sorridere.
Eric mi accompagnò fino all'ingresso dell'aula,
nonostante le indicazioni fossero chiarissime.
“Be', buona fortuna” disse mentre aprivo la porta.
Gli rivolsi un sorriso debole ed entrai.
Il resto della mattinata trascorse più o meno allo stesso modo.
Il professore di trigonometria, Mr Varner, che avrei odiato in ogni caso soltanto per la materia che insegnava, fu l'unico che mi presentò ufficialmente alla classe, costringendomi a salutare i miei nuovi compagni che mi osservavano con occhiate curiose a causa del mio volto celato dal cappuccio.
Dopo due lezioni, iniziai a riconoscere qualche volto.
C'era sempre qualcuno più coraggioso degli altri che si presentava e mi chiedeva come trovassi Forks. Io cercavo di essere diplomatica, ma perlopiù mentivo. Se non altro, non ebbi mai bisogno della mappa.
Una ragazza si sedette accanto a me sia durante la lezione di trigo che in quella di spagnolo, e a pranzo mi accompagnò in mensa. Era piccola, molti centimetri più bassa del mio metro e sessantacinque, ma i suoi capelli ricci e arruffati compensavano quasi tutto il divario. Non ricordavo il suo nome, perciò sorridevo e annuivo mentre lei ciarlava dei professori e delle lezioni.
Non cercai nemmeno di seguire il suo discorso.
Ci sedemmo in fondo a un tavolo pieno di suoi amici, che mi presentò. Dimenticavo i loro nomi un istante dopo averli sentiti.
Sembravano stupiti dall'audacia che mostrava parlando con me.
Eric, il ragazzo di inglese, mi salutò con la mano dall'altro lato della sala.
Fu in quel momento, seduta a pranzo, impegnata a conversare con sette estranei curiosi, che li vidi per la prima volta.
Erano seduti nell'angolo più lontano e isolato della mensa.
Erano in cinque. Non parlavano e non mangiavano, benché ognuno di loro avesse di fronte a sé un vassoio pieno di cibo, intatto.
Non mi stavano squadrando, a differenza della maggior parte degli altri studenti, perciò potevo osservarli tranquillamente, senza temere di incontrare uno sguardo un po' troppo curioso.
Ma non furono questi particolari ad attirare, e catturare, la mia attenzione. Non si somigliavano affatto.
Dei tre ragazzi, uno era grosso, nerboruto come un sollevatore di pesi professionista, i capelli neri e ricci. Uno era più alto e magro, ma comunque muscoloso, biondo miele.
Il terzo era smilzo, meno robusto, con i capelli rossicci e spettinati. Sembrava molto più giovane degli altri, che avrebbero potuto anche essere studenti universitari o addirittura insegnanti.
Le ragazze erano sedute di fronte a loro. Quella più alta era statuaria. Il genere di bellezza che si vede nei cataloghi di costumi da bagno, di quelle che infliggono duri colpi all'autostima delle altre donne. Aveva capelli dorati, che le accarezzavano la schiena con un'onda delicata.
La ragazza più bassa era una specie di folletto, magrissima, dai tratti molto delicati.
I suoi capelli erano neri corvini, corti e scompigliati.
Eppure, c'era qualcosa che li rendeva tutti somiglianti. Ognuno di loro era pallido come il gesso, erano i più pallidi tra tutti gli studenti di quella città senza sole.
Tutti avevano occhi molto scuri, a dispetto del diverso colore dei capelli, e cerchiati da ombre pesanti, violacee, simili a lividi.
Quasi avessero tutti trascorso la notte senza chiudere occhio, o si stessero riprendendo da una rissa.
Eppure, il resto dei loro lineamenti era dritto, perfetto, spigoloso.
Ma non era questo il motivo per cui non riuscivo a distogliere lo sguar-do.
Li fissavo perché i loro volti, così differenti, così simili, erano tutti di una bellezza devastante, inumana. Erano volti che non ci si aspetterebbe mai di vedere se non, forse, sulle pagine patinate di un giornale di moda. O dipinti da un vecchio maestro sotto fattezze di angeli. Difficile decidere chi fosse il più bello: forse la ragazza bionda e perfetta, forse il ragazzo con i capelli di bronzo.

Quest’ultimo ad un tratto si voltò nella mia direzione e subito riconobbi quegli occhi: era il ragazzo dell’altro giorno, Edward.
Voltai il capo all’istante, non riuscivo a reggere quello sguardo intenso che sembrava volermi leggere dentro.
“E quelli chi sono?” chiesi alla ragazza della lezione di spagnolo, di cui avevo dimenticato il nome.
Mentre lei alzava lo sguardo per capire di chi parlassi ma forse per il mio tono di voce l'aveva già intuito.
“Sono Edward ed Emmett Cullen, assieme a Rosalie e Jasper Hale. Quella che se n'è andata era Alice Cullen; vivono tutti assieme al dottor Cullen e sua moglie. Sono tutti figli adottivi. Gli Hale sì sono davvero fratello e sorella, gemelli - i due biondi - e sono in affidamento” disse, con un filo di voce.
“Però stanno assieme. Voglio dire Emmett e Rosalie, e Jasper e Alice. E vivono assieme” e nella sua voce sentii tutta l'indignazione e la condanna della cittadina, così almeno sembrava al mio orecchio critico.

“Eh allora? Sinceramente non ci trovo nulla di strano, non compiono nessun incesto” dissi brusca, odiavo i pregiudizi, e con le mie parole attirai gli sguardi sbalorditi dei ragazzi che stavano al tavolo.
Cercai di rimediare rivolgendole un'altra domanda.
“Sembrano un po' grandi per essere ancora in affidamento”
“Adesso sì, Jasper e Rosalie hanno diciotto anni, ma vivono con Mrs Cullen da quando ne hanno otto. È una specie di zia o qualcosa del genere”
“È davvero un bel gesto... prendersi cura di tutti quei ragazzi, nonostante siano giovani e tutto il resto”
dissi con voce ammirata pensando a quella donna.
Durante la conversazione, non potei fare a meno di lanciare continuamente svelte occhiate al loro tavolo.
Continuavano a guardare il muro senza mangiare.
“Hanno sempre abitato a Forks?”
chiesi ad un tratto, non so perché ma quella strana famiglia mi incuriosiva molto.
“No” rispose lei e il tono di voce sottintendeva che la risposta doveva essere ovvia anche per una nuova arrivata come me “Si sono trasferiti un paio d'anni fa, vengono da un qualche posto in Alaska”.
Istintivamente provai compassione e sollievo.
Compassione perché, belli com'erano, restavano degli emarginati, chiaramente malvisti.
Sollievo perché non ero l'unica nuova arrivata, né di certo, e sotto nessun punto di vi-sta, la più interessante.

Guardai ancora una volta verso il loro tavolo, soprattutto mi persi ad osservare Edward.
La ragazza come se mi leggesse nel pensiero continuò a parlare.
“Il ragazzo più giovane si chiama Edward. È uno schianto, ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo. Non esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza carine per lui” disse con aria di disprezzo. La volpe e l'uva. Chissà quando era toccato a lei essere rifiutata.
Mi morsi un labbro per non riderle in faccia. Poi guardai di nuovo verso il ragazzo, i suoi occhi erano rivolti altrove ma le guance mi parvero alzarsi come se stesse ridendo anche lui.

Il suono della campanella mi risvegliò dai miei pensieri e così mi apprestai a raggiungere la mia ultima lezione della giornata: biologia.














__________________

Buon pomeriggio a tutti...
Eccomi qui con un nuovo capitolo dove Bella icontrerà per la prima volta il resto della famiglia Cullen.
Cosa ne pensate vi è piaciuto?
Spero recensirete in tanti, ho visto che la storia non ha molte recensioni e se non vi piace o avete qualche critica da fare potete pure farlo.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite e preferite. Vi adoro! =)
Un bacio,
martina.

P.S.: le parti in corsivo che parla dei Cullen è tratta dal libro Twilight di Stephenie Meyer.


 

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