Voi, la mia salvezza!

di vavy94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma che bella sorpresa! ***
Capitolo 2: *** Le paure... ***
Capitolo 3: *** Ti prego, lasciami in pace! ***
Capitolo 4: *** E questa è la mia storia. ***



Capitolo 1
*** Ma che bella sorpresa! ***


Buon giorno a tutti! Questa è una nuova Fanfic ideata per caso, in uno dei miei momenti di pazzeria! Spero vi intressi, e lasciate qualche commento, sia positivo chè negativo, please! >.<
Grazie, e buona lettura!
P.s. Mi scuso per eventuali errori grammaticali. >.<

Voi, la mia salvezza!



Ma che bella sorpresa!

Ed è per caso che la mia vita è cambiata. Subito. Grazie a uno stronzo.
Ed è così che mi ritrovo in un'altra città, affidata a una signora che si occupa di me, ma è  sempre fuori, per lavoro.
E mi ritrovo a vivere con tre sconosciuti, nella stessa casa. Anzi, per meglio dire, villa.
Frequento una scuola normale, come tutte le altre, e me la cavo pure, direi.
-Ehy, Val. Che dici di andare a fare una passeggiata? Io, Marco e Simone andiamo!
-Oh. Buon divertimento, allora.- Dico indifferente.
-No, devi venire pure tu! Non fare l'asociale come al solito!
-Preferisco fare l'asociale. Non insistere, Steve.-Sbuffa.
-Ma dai, Qualche volta proverai ad istaurare un rapporto, con noi? Sono 2 settimane, che viviamo nella stessa casa!- Si è arrabbiato. Come al solito. Credono di ricavare qualcosa.
-Non mi è mai venuto in mente.-Gli rispondo, indifferente.
Entro nella mia stanza, prima che possa ribbattere. Li sento sbuffare. Ovvio, tanto è sempre la stessa storia. Vorrei tanto capire perché provano ancora a farmi parlare, sanno che non servirà a nulla.
Guardo la televisione per tutto il tempo. Non so che fare.
Verso le sette e mezza, sento dei passi avvicinarsi. Devono essere loro. Sono tornati!
Beh, Andiamogli incontro, almeno.
Mi avvicino alla porta, ma appena la apro qualcuno mi afferra per la gola.
Non è chi pensavo che fosse.
Spalanco gli occhi, appena vedo chi è.
-No...-
Ti prego. Tutti, ma non...

Steve.

Come al solito Val non vuole venire con noi. Pazienza. Sono due settimane che proviamo, io marco e Sim, a farla ambientare, a farla sciogliere senza risultati.
Al parco, non c'è quasi nessuno.
Parliamo un po' di tutto, soprattutto di Val che ha un comportamento così strano e diffidente..Chissà che avrà passato.
-Mah, avete visto lo strano comportamento di Val? è completamente restia a qualsiasi tipo di rapporto.-
-Sì, hai proprio ragione Steve, ha un comportamento strano. Evidentemente dev'essere successo qualcosa che le ha lasciato il segno e che non ha ancora superato..-Prova a riflettere Simone.
- Sì, ma cosa? Perché dopo due settimane non si è sciolta nemmeno un po'!
-Boh, può darsi che ha bisogno di più tempo per abituarsi e per fidarsi di noi. In fondo due settimane sono poche.-Si aggiunge anche Marco alla conversazione.
Continuiamo a parlare a riflettere senza riuscire a trovare una spiegazione logica al suo comportamento, tutto ci sembra assurdo. Oppure è così di carattere, chi lo sà, in fondo non la conosciamo, non potremo mai saperlo, se non è lei a parlarne. Continuiamo un po' il giro per il parco, ma verso le sette e mezza ci avviamo verso casa che si è fatto tardi. Scherziamo e ridiamo finchè non vediamo la porta di casa socchiusa e tutte le luci spente. Ci guardiamo un attimo in faccia sorpresi, poi corriamo dentro.
-Val! Val! Dove sei? - Sentiamo dei singhiozzi da lontano, un po' soffocati e corriamo in camera sua. è tutto in disordine, Fogli dappertutto, mobili spostati e alcuni vestiti per terra. La finestra è aperta, e le tende si muovono a causa di un po' di venticello. Lei è rannicchiata in un angolo della stanza, trema tenendosi le gambe con le mani e la testa nascosta su di esse.
-Val...Cos'è successo?- Il primo a parlare fu Marco, avvicinandosi piano, timoroso.
-Val, rispondi!- Piano, ci avviciniamo tutti sedendoci vicino a lei, ma continua a tremare restando in quella posizione. Sim le appoggia la mano sulla sua spalla e abbandona la sua posizione, volgendosi verso di lui di scatto, urlando e guardandolo con terrore, ma appena lo riconosce, si calma un pochino.
-Ehy, Val..-

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Capitolo 2
*** Le paure... ***


Eccomi che sono ritornata con un altro capitolo! *-*
Non ho avuto il tempo di ricontrollarla, ma già l'avevo fatto qualche giorno fa', e spero sia di vostro gradimento! :D
Commentate, please, esprimete i vostri pensieri, sia negativi che positivi! Merci! :P
Beh, ora vi lascio alla storia, buona lettura!

(I ringraziamenti alla fine! *-*)
Vall.



Le paure...

-Lasciatemi stare!- Urla. Si vede che ha paura. - Andate via...- Continua, quasi in un sussurro.
-Ma...- Cerco di parlare, ma lei lancia un urlo all'improvviso, continuando a tremare più forte.
-Andatevene! Vi prego, andatevene!- Senza dire una parola, guardandola solo, ci alziamo e ci dirigiamo verso la porta, dopo aver chiuso la finestra, confusi.
-Secondo voi, cosa sarà successo?-
-Non lo so, Sim...Stava piangendo...-
-Andiamo a chiedere ai vicini se hanno sentito qualche rumore!- Corriamo subito fuori casa, Marco rimane a fare compagnia a Val.
Bussiamo, e ci apre poco dopo una vecchietta sui settant'anni.
-Scusate, signora, ma avete per caso sentito dei rumori? Sono entrati a casa nostra, e abbiamo trovato la ragazza che abita con noi, che piangeva. Ma non ci vuole dire cosa è successo.
-Aspettate, ragazzi, chiedo a mio nipote. Io non sento bene, vista l'età.- Aspettiamo un po' sulla porta, poi esce un ragazzo sui vent'anni che ci guarda sorpreso.
- Sì?
-Ci chiedevamo, se avevate sentito dei rumori. Qualcuno è entrato a casa nostra, e c'era solo la ragazza che abita con noi, ma non ci vuole dire niente, e piange.
-No, non si è sentito niente da qua. Cercare di farla calmare prima, poi provate a farvi raccontare cosa è successo. Vi conviene chiamare la polizia.-
-Okkei, scusate il disturbo..Grazie!- Salutiamo e torniamo a casa.
Busso alla porta di Val, con un tè in mano, aspettando che mi apra.
-Cosa c'è?- Mi chiede, da dietro la porta ancora con la voce tremante, ma apparentemente più calma.
-Ti ho portato un tè.
-Se così speri di farti dire perché avete trovato la mia camera in quel modo e perché piangevo, ti sbagli di grosso. - La serratura scatta, e la porta si apre. Aveva gli occhi gonfi e rossi dal pianto, i capelli scombinati e la faccia distrutta, gli occhi spenti.
Entro, piano.
-Non ti preoccupare, lo so che non dirai niente. Ma è tutto apposto? Ci hai fatto preoccupare parecchio, sai?- Lei sembra rimanere un attimo perplessa.
-Sì. Sto bene.- Ma non mi guarda in faccia. Guarda fuori dalla finenstra con un'aria triste,ma abbassa subito lo sguardo.
-No, che non va bene. Mi dici cosa c'è? Possiamo aiutarti. Qualcuno ti ha picchiato?- Incomincio con la prima ipotesi e lei comincia a tremare, vedo il terrore nei suoi occhi.
- Okkei, okkei, calmati. -Mi siedo vicino a lei e le carezzo la schiena. - Shh, non è successo niente, eh?- Esce una lacrima, e ne seguono altre e altre ancora. La stringo forte in un abbraccio, per farle capire che non è sola, che di noi, può contare. Mi sà che questa storia è più grave del previsto.

Val.

Bussano alla porta, e salto sorpresa guardando la porta.
-Cosa c'è?- Chiedo, cercando di apparire il più tranquilla possibile.
-Ti ho portato un tè.- Era Steve. Il più premuroso, fra tutti, ed era anche quello che cercava ad ogni costo di farmi uscire e di farmi aprire con loro, a volte litigavamo anche per questo.
-Se così speri di farti dire perché avete trovato la mia camera in quel modo e perché piangevo, ti sbagli di grosso. - Faccio scattare la serratura, aprendo piano la porta. Riuscivo a vedere nei suoi occhi un velo di preoccupazione, il suo sguardo non più vivaci come ogni giorno. Chissà cosa penserà di me, vedendomi in questo stato. Anche se non mi sono ancora guardata allo specchio so già che sono in cattive condizioni. E mi sento terribilmente stanca, dopo quello che è successo.  
Mi sposto e lui entra piano, come se fosse timoroso di entrare.
-Non ti preoccupare, lo so che non dirai niente. Ma è tutto apposto? Ci hai fatto preoccupare parecchio, sai?- Mi sorride. Non sò che rispondergli e rimango a fissarlo per un po', quando mi riprendo sposto lo sguardo sulla finestra davanti a me, guardando il cielo triste.
-Sì. Sto bene.- Abbasso un po' lo sguardo, sovrapensiero.
-No, che non va bene. Mi dici cosa c'è? Possiamo aiutarti. Qualcuno ti ha picchiato?- Intuisce sempre quando c'è qualcosa che non va', e anche questa volta ci ha azzeccato. Ma come ha fatto? Non sa nulla, eppure.. Sgrano gli occhi, poi abbasso lo sguardo e pensando a quello che mi è successo guardo un punto della stanza terroizzata, riprendendo a tremare.
- Okkei, okkei, calmati. -Si siede vicino a me, accarezzandomi la schiena. Prima volta che non lo sposto. - Shh, non è successo niente, eh?- Esce una lacrima involontariamente, e ne seguono altre e altre ancora. Mi stringe forte, mi sento protetta per la prima volta, dopo tanto tempo. Mi stringo ancora di più a lui, continuando a piangere e fregandomene del mio orgoglio, stavo scoppiando.
Non sò quanto tempo passa, ma dopo un po' riesco a calmarmi, ma non mi stacco dall'abbraccio con Steve. Devo dirglielo? Devo raccontare quello che mi è successo? Piano mi stacco da lui a testa bassa, mi faccio coraggio e alzo lo sguardo verso di lui, che mi guarda preoccupato.
-Andiamo fuori. Usciamo. E vi racconterò tutto.- Abbasso di nuovo lo sguardo, non riesco a sostenerlo.
-Okkei. Chiamo gli altri.- Mi sorride e mi stringe piano la mano, per farmi forza, dopodichè esce, chiudendosi la porta alle spalle. Mi scoppia la testa, martellata da tutte le preoccupazioni che mi sono cadute addosso tutte insieme. Mi tengo la testa con le mani e chiudo gli occhi, cercando di rilassarmi un po'. Sento la porta aprirsi, e spuntano la testa di Marco e Steve che accennano un sorriso.  Ci avviamo verso il parco, dopo aver preso i cappotti, in silenzio. Nessuno osava spezzarlo, nessuno osava fiatare. Ecco che arriva l'ansia, e la paura. Che devo fare? Arriviamo non molto tempo dopo e mi siedo su una panchina, facendomi forza. Apro la bocca, ma la chiudo dopo poco non sapendo dove incominciare.
-Ragazzi, è una storia lunga. Forse è meglio che ve la racconti qualche altra volta...- Cerco di sfuggire, alzandomi dalla panchina.
-Ehy, Val. Abbiamo tutto il tempo che vuoi. Non ti preoccupare. Puoi fidarti di noi.- Sim poggia una sua mano sulla mia spalla, cercando di farmi forza, di incoraggiarmi a parlare, sorridendo. Mi tranquillizzo un po', tiro un sospiro e mi risiedo sulla panchina.
-Okkei. SIediti, però.- Un momento di pausa. -Incominciamo dal fatto che sono di Napoli. Ho i genitori separati e...Due sorelle. Che non vedo da tempo. - Mi blocco, guardandomi intorno triste. Chissà che staranno facendo, adesso, tutte le persone che mi sono state accanto...
-E adesso che fine hanno fatto?-
-Ehi, calma! Non lo so nemmeno io.
-Come non lo sai?!
-Non lo so! è una storia abbastanza lunga..E complicata..
-Okkei, dai, racconta.
-In pratica....Nella mia città, ho conosciuto un ragazzo. Per la strada, che cercava di attirare la mia attenzione. Gli ho detto che ero fidanzata, ma lui non mollava.
-Eri Fidanzata?!?!
-Mer, non interrompermi!
-Ma perché mi chiami Mer? Mi Chiamo Marco!- Fa' la faccia imbronciata e si porta le mani al petto.
-Mer è più carino!Su, non fare l'offeso!- Gli do uno schiaffetto sul braccio amichevolmente.
-Comunque, non interrompere che perdo il filo del discorso! - Faccio un attimo di pausa, cercando di organizzare tutti i ricordi passati e capire da dove devo iniziare. - Stavo dicendo? Ah, sì. Che cercava di attirare la mia attenzione senza successo....

Continua...


Ehi! Il prossimo capitolo Val spiegherà cosa le è successo! Ooooh, Poi vedremo! :D
Intanto volevo ringraziare BebyBolly che ha messo la storia tra i preferiti (Chissà chi è, vero Mery? xD) E spero tanto che questo capitolo sia di tuo gradimento! *-*
Ovviamente esprimi i tuoi pareri! Se poi lasci anche una piccola, piccola recensione te ne sarei grata! *-*

E Alessia_bill98  Che ha commentato! *-*
Sono contenta che ti sia piaciuta, ed ecco il nuovo capitolo! Spero che anche questo sia di tuo gradimento! :DD

Alla prossima! ;)

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Capitolo 3
*** Ti prego, lasciami in pace! ***


Ecco il capitolo, spero vi piaccia! E commentate, vi prego! ç^ç
Ringraziamenti alla fine! <3


Ti prego, lasciami in pace!

Mentre cammino per tornare a casa dopo una bella serata con amici da sola, un ragazzo biondo mi fissa. Sembra essere ubriaco, e mi guarda in modo strano. Continuo a camminare, un po' più veloce e guardandomi le spalle. Non sembra avere buone intenzioni. Incomincia ad avvicinarsi sempre più, con quel sorriso furbo sulle labbra, comincio a camminare più veloce, ma non molla. Non so proprio cosa fare, e lui s'avvicina sempre più. Comincio a correre, sperando di allontanarlo, ma ottengo solo il risultato opposto. Comincia a correre partendo al mio inseguimento, raggiungendomi in un attimo. Mi prende per il braccio e mi strattona verso di lui facendomi quasi cadere. Mi fa sbattere contro il muro bloccandomi contro il muro e il suo corpo e stringendo i polsi ai miei lati.
-Credi di potermi sfuggire?- Parla a bassa voce per non farsi sentire.Il fiato sul mio collo, e quell'odore nauseante di alcool che lo circondava. Doveva aver bevuto parecchio.
-Non ti ho fatto niente! Lasciami in pace!- Cerco di togliermelo di dosso e di mantenere la calma.
-Somigli così tanto alla mia ex...- Incomincia a toccarmi dappertutto. Io urlo, per farmi sentire, ma mi copre la bocca.
-Che credi? Che urlando risolvi qualcosa? Credo che faresti solo peggio. Conosco tutto di te, ogni minimo particolare della tua vita. Credi che non sappia che sei anche fidanzata? Com'è che si chiamava? Ah, sì, Andrea.  Solo uno sbruffone. è per lui che l'hai fatto soffrire così, eh? Per lui, vero? Ma non ti preoccupare, anche lui avrà la sua parte.- Sorrideva. Non mi piaceva quel sorriso, come non mi piaceva quel ragazzo che mi teneva prigioniera lì e mi parlava, anche se non riuscivo a capire a cosa si riferisse. Cosa c'entrava Andrea? A chi avevo fatto del male? Io? Senza accorgermene ero scoppiata in lacrime, e non ce la facevo più a reggere quella situazione. Mi metteva paura, non sapevo cosa voleva e chi fosse, eppure lui sapeva tutto di me. Com'era possibile? Io sono una tipa abbastanza riservata e di certo non vado a spifferare ogni singolo fatto mio o problema che fosse, a tutti quanti, dovevano prima conquistare la mia fiducia.
-Tu non sai un cazzo di me.- Non so da dove mi uscirono quelle parole, fino ad allora non ero riuscita a dire niente, se non ad urlare per quel breve periodo di tempo, prima che mi tappasse la bocca.
-Ah, no? Quindi tu oggi non sei andata fuori con gli amici, eh? E non hai litigato con tua madre stamattina, vero? Domani pomeriggio non devi vederti con le tue carissime amiche Angy e Mery, vero? - Rimasi a bocca aperta. Come faceva a sapere quelle cose? Doveva avergliele raccontate qualcuno. Poi cacciò fuori un coltello, e lì cominciai a sudare freddo.

E adesso?....

-Adesso farai tutto quello che ti dico.- Annuii. - Incominciando dal fatto che dovrai toglierti quel bracciale, è orrendo.- Feci come mi aveva detto, e lo misi in tasca. Il coltello puntato alla gola premeva. -Poi, dovrai lasciare il tuo caro fidanzatino, digli pure addio! - Ad occhi spalancati, negai con la testa e il coltello mremette di più alla mia gola.
-Non m'interessa di morire.- Gli risposi.
-Infatti non ucciderò te, ma ucciderò direttamente lui. o chiunque altro mi ostacoli. - Lasciò la presa, allontanò il coltello da me e mi fece un sorriso vittorioso. Sapeva già che avrei fatto il suo gioco. Abbassai gli occhi, le lacrime che minacciavano di nuovo di uscire, ma questa volta non cedetti.
- Brava. Continua così e vedrai che ai tuoi amici non succederà niente. - Con un ghigno mi lasciò da sola in mezzo alla strada, impaurita, che tremavo dalla testa ai piedi.  Piano piano mi sedetti a terra, piegando le gambe al petto e affondando la testa su di esse, piangendo in silenzio.



* * *

Due settimane.
Sono passate due settimane da allora, e lui di certo non molla. Si fa vedere ogni sera, o quasi,  in un posto diverso a seconda  di dove mi trovo , giusto per ricordarmi che sono sempre sotto controllo e non posso sfuggirgli. Mi sorride, ma rimane lì con le braccia incrociate facendomi solo spaventare e tremare. E io divento sempre più nervosa, ogni volta che esco, anche se è raro ormai. Sto incominciando a essere più strana, con le mie amiche e con Andrea sto mollando sempre di più la presa, ma non riesco ancora a lasciarlo. Anche se manca poco, mi ha dato solo un'altra settimana di tempo. Stiamo litigando più spesso grazie al mio comportamento. Non ho parlato con nessuno di questo ragazzo, mi ammutolisco sempre più e sorrido raramente. Esco solo quando mi obbligano o quando litigo con mia madre, ormai sempre più spesso a causa della sua preoccupazione e la sua ostinazione a voler sapere cosa mi prende. Anche lei ha capito che qualcosa non va, fin da subito in realtà mi capisce sempre al volo, e mi invento sempre scuse per non dirgli la verità. Ho troppa paura che possa succederle qualcosa.
-Val! A telefono!
-Sì, arrivo mamma.- Spengo il computer e rispondo al telefono.
-Pronto?
"Ehy, Val!"
-Ehy...Ciao, Angy..- Ed ecco una delle mie migliori amiche a cui tengo di più.
"Come stai?"
-Come al solito, tu?-
"Bene..Oggi scendi con noi?" Chiede speranzosa. Ma ormai sarà la stessa storia per sempre.
-No, scusami, ma non vengo.
"Dai..Non vieni mai! Ormai non esci più con noi, non parli. C'hai qualcosa che non va, ma non vuoi dirci cosa."
-Angy, non ho tanta voglia di uscire, non insistere per favore.
"Sembra che non ci vuoi più vedere...Prima uscivi ogni giorno con noi, ti confidavi...Non ti ricordi più le nostre chiacchierate, i consigli che mi davi ogni volta?"- Mi viene una fitta al cuore, soffro anch'io per questo fatto, sono le mie migliori amiche che mi hanno aiutata tutte le volte che mi trovavo in difficoltà e io le tratto in questo modo. Le faccio soffrire in questo modo.
-Scusami Angy, ma veramente non posso.- Dico con la voce tremante, cercando di trattenere le lacrime. Lei sospira, rassegnata.
"Okkei...Quando vorrai dirmi cos'hai, io sono qui. Lo sai che noi siamo sempre al tuo fianco, non ti abbandoneremo. Non farlo tu con noi.." La sua voce è strozzata, forse sta cercando anche lei di non piangere. In fondo ci conosciamo da tanto tempo, 3 anni non si possono buttare al vento..Eppure lo stavo facendo, per proteggerle.
-Okkei....-
"Beh, io allora vado..Ci sentiamo."
-Ciao.. E divertiti.- Mi scivola una lacrima sulla guancia destra, la lascio cadere sul collo, ma non ne faccio cadere altre.
"Anche tu. Ciao.."
Posa. Cavolo, quanto mi fa male doverle mentire.

* * *

Passa un mese da quel giorno. Quel maledettissimo giorno che ha cambiato completamente la mia vita, e non in meglio. Non cambia nulla, i lividi aumentano, e divento sempre più strana, sembra quasi non potessi parlare. Fino a che....

-Io esco. Stai attenta e cucinati qualcosa. Erika sta a casa di nonna e Claudia mangia fuori, quindi devi preparare solo per te.- Mi avverte mia madre. Io annuisco con la testa, raro che parlo ormai.
-Tu non esci?- Nego di nuovo con il capo.
-Ma è tutto apposto? Ti vedo strana da troppo tempo..E Non stai uscendo più...Da che uscivi tutti i giorni che ti dovevo riprendere proprio per questo..E per te, il sabato era sacro.
-Sì, non ti preoccupare, è tutto apposto.- Cerco di rassicurarla facendole un piccolo e debole sorriso.
-Okkei...Qualsiasi cosa lo sai che puoi parlarmene, vero?- si vede che è preoccupata, ma sà che non può fare niente oltre a sperare che ne parlassi io, cosa che non avrei fatto di certo.
-Certo..Grazie, ma è tutto apposto! Tu divertiti stasera!- Mi sorride. Lo sò che non c'ha creduto, ma non insiste. Esce e io rimango sola. Me ne sto un altro po' al computer, dopodi chè lo spengo e vado in camera mia. Mi stendo un po' sul letto e chiudo gli occhi. Mi addormento, e dormo per un po'. Mi sveglio sentendo un rumore, dalla cucina, probabilmente il vento avrà fatto cadere qualcosa, ma sarà meglio controllare. Mi alzo ancora con gli occhi mezzi chiusi, ancora addormentati, e cammino verso la stanza, ma nel corridoio mi ritrovo davanti a una figura alta e robusta, con un sorriso perfido in faccia. Rimango immobile, come paralizzata, a fissarlo in quei suoi occhi azzurri maligni, pieni di cattiveria. Faccio un passo indietro tremando...

Continua...

Buongiorno! O farei meglio a dire buonasera... Beh, ecco il nuovo capitolo! Che spero tanto vi sia piaciuto, oltretutto! >.<
Ringrazio Taaaantissimo La mia adorata BebyBolly che ha recensito, e spero che questo capitolo ti piaccia! :D
Le ho già dato una risposta, ma....Beh, ecco UNA PARTE di quello che è successo, l'altra la diremo nel prossimo capitolo!

Ma...Alessia_bill98 che fine ha fatto? ç__ç
Non ti è piaciuta la storia? :(

Accetto sia commenti positivi, sia negativi, vi preeegoo commentate! Mi date coraggio, così! Una piiiccola Piiiccola recensione! ç^ç

Vall.

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Capitolo 4
*** E questa è la mia storia. ***


ed ecco il nuovo caitolo! Scusate per il tempo che c'ho messo, ma sono stata un po' impegnata. Beh, questa volta il capitolo è più lungo però! ;)

Dal prossimo capitolo incomincerà la VERA storia, spero che continuerete a leggere! ç^ç

Vall.

E questa è la mia storia.



-Ehy...Ma guarda chi si vede...- Sorride piegando un po' la testa di lato soddisfatto del terrore che incute, mentre io non riesco a parlare con gli occhi spalancati. Comincio a tremare, indietreggio cercando di allontanarmi da lui.

-Credi di potermi scappare?- Si avvicina a me con una sola falcata e mi blocca contro il muro. -Adesso vedrai come non ti scorderai mai più di me. E così pagherai, per tutto quello che hai fatto.- Con uno schiaffo mi fa voltare la faccia e lascia il segno delle cinque dita. -Vedrai...- si avvicina a me bloccandomi la faccia fino a poggiare le sue labbra sulle mie. Provo a ribbellarmi senza risultato.

-Hahahha Puoi provare a liberarti quanto vuoi, tanto non ci riuscirai.-E con quel sorriso strafottente stampato sulla faccia, comincia a trascinarmi verso la mia stanza. Mi strappa a maglietta, cominciando a baciarmi dappertutto, e mi sfila anche il pantalone...



Interruzione

- Ti ha violentata?!-

-Sim, non urlare!- Gli faccio chiudere la bocca spalancata. - Comunque sì. Adesso fatemi finire di raccontare.

-Ma...Ma...

-Senza parole, eh Steve? - Sorrido. Adesso forse capiranno un sacco di cose. I miei comportamenti, anche verso di loro.

-Sì. Completamente...- Sorrido amaramente, perdendomi nei miei pensieri.

-Beh...Stavo raccontando...- Mi riprendo poco dopo, continuando il racconto che era stato interrotto.



La storia.

è mezzanotte. Lui è andato via circa una mezz'oretta fa', Claudia stasera non torna,ha chiamato qualche minuto fa'e ha detto che dormiva da un'amica, mia madre dovrebbe tornare fra poco e...Mi sento sporca. Ancora tremo, anche se adesso lui non c'è più e le lacrime continuano a scendere imperterrite, senza volersi fermare lasciando delle strisce bagnate sul viso che bruciano. Mia madre sta per tornare meglio darsi una ripulita. Mi alzo e vado in bagno, mi faccio una doccia veloce e mi metto il pigiama, la maglia stracciata l'ho già buttata per strrada. La doccia non è servita a nulla, mi sento ancora sporca. Cerco di non farci caso e me ne torno in camera. Sento il rumore delle chiavi che fanno scattare la serratura e mi infilo subito nel letto facendo finta di dormire. Lei viene, controlla in camera e va a cambiarsi e a dormire. Le lacrime escono da sole e non riesco a fermarle. La scena di poco tempo fa' continua a venirmi in mente, senza lasciarmi nemmeno un momento di tregua. Dopo un'oretta passata a piangere riesco finalmente ad addormentarmi.



Passano due mesi da allora. Ormai sono diventata un automa, le giornate sono tutte uguali e Lui ogni volta che sono da sola ne approfitta. Piango ogni sera, ma ormai ci sono abituata. Una sera sento mia madre che parla a telefono.

-Ma è sempre più strana, ormai non parla con nessuno, non si vede più con le sue amiche...E ogni tanto la sento anche piangere. Ma non posso fare nulla. Cosa devo fare?- Ecco. Sto anche facendo preoccupare seriamente mia madre... Le passo davanti dicendole che andavo a farmi un giro non lasciandole il tempo di replicare ed esco, dirigendomi verso la stazione dei carabinieri.

-Posso esserle utile?- Mi distrae dai miei pensieri un poliziotto. Comincio subito a tremare e sudare freddo e il poliziotto deve essersi accorto delle mie condizioni visto che mi fa sedere.

- Non si preoccupi, signorina... Le faccio preparare una camomilla?- Annuisco con la testa, e lui sorridente chiede ad un altro collega di prepararla e si siede di nuovo di fronte a me. Rimaniamo in silenzio, fino a quanlche minuto dopo che arriva la camomilla fumante. Me lo porge sorridendo, lo prendo ringraziandolo ed esce dalla stessa porta dove è entrato. Mi lascia bere un po' la camomilla, poi incomincia:

-Allora... Come ti chiami?

-Valeria.

-E quanti anni hai?

-sedici.

-Sedici? Okkei. Ehm...Non potrei interrogarti senza un genitore...Potresti darmi il numero di uno dei due?

-Cosa? No. Mia madre non sa niente. E non deve sapere niente!

-Ma...

-Niente ma. Mia madre NON DEVE sapere NIENTE!- Mi alzo dalla poltroncina e di conseguenza anche lui, con una faccia stupita.

-Va bene, Va bene, siediti. Aspetta un secondo e ne parliamo ok?- Mi sorride ed esce dalla stanza, lasciandomi sola. Comincio di nuovo a tremare, senza sosta. Dopo un po' torna.

-Okkei, allora racconta quello che è successo. - Lo guardo un po' insicura. - Non dirò niente a nessuno, segreto professionale. E cercheremo di aiutarti, in qualche modo. Comincio a raccontare quello che è successo 3 mesi fa'. Dopo un po', mi chiama mia madre. Si starà chiedendo che fine ho fatto.

-Pronto?

-Eh..Signorina?

-Chi è?- Chiedo preoccupata.

-Sono il dottor Meller. Dall'ospedale...

- Cos'è successo a mia madre?- Lo interrompo, spaventata.

-Nulla di grave, ma devo parlare con un magiorenne.

-Non m'interessa, cos'è successo a mia madre? Come sta? Dove si trova?

-Non si preoccupi, sua madre sta bene...- Lo interrompo.

-Sta bene un cazzo! Se stava bene non si trovava in ospedale!

-Calma, signorina. Ha fatto un incidente e..- Lo interrompo un'altra volta.

-Un'incidente?!...Lo sapevo...Non dovevo...Come sta?

-Adesso sta riposando, non si preoccupi. Già le ho detto troppo, dovrei parlare con un maggiorenne.

-Sì....- Gli do il numero di mia zia, che sarebbe la sorella di mia madre. Nel frattempo esco dal commissariato correndo, con i carabinieri che mi chiamano da dietro. Corro il più in fretta possibile verso il cardarelli, arrivando un quarto d'ora dopo. Non era tanto, tanto vicino dal commissariato, e pieno di salite. Entro, sentendomi subito fuori posto, gli ospedali non mi sono mai piaciuti, e non vedevo l'ora di uscirne. Chiedo ad un'infermiera di mia madre e mi indica la direzione della sua stanza.

-Mamma....-Era stesa su un lettino con le coperte bianche, una flebo attaccata al braccio, il viso pallido, indossava una veste bianca dell'ospedale, e mostrava graffi e ferite ovunque, persino una sulla guancia destra. Mi scese una lacrima, non riuscendo a trattenerla, che lasciai scorrere sul mio viso continuando a guarare la figura addormentata stesa sul letto. Il silenzio regnava in quella stanza, l'unico suono ad interromperlo era quell'aggeggio che regolava il battito del cuore, che continuava a fare quel suono..Bip, bip...Che mi faceva innervosire. Era colpa mia. Era colpa mia se adesso sua madre era finita in quell'ospedale in quelle condizioni. Le strinse una mano e poco dopo sentivo quel macchinario fare quel bip i maniera prolungata che mi mise in ansia, non sapendo cosa fare. Corsi velocemente fuori dalla stanza, chiamando un dottore in lacrime che corse subito dentro per controllare. Io rimasi fuori ad aspettare in silenzio, con le lacrime che continuavano a scendere, guardando il dottore che assumeva una faccia più preoccupata. Uscì dalla stanza e chiamò altri dottori, la portarono in un'altra sala e restarono lì per molto, molto tempo.



Quando apro gli occhi una luce me li fa chiudere quasi subito, mi metto seduta e me li stropiccio un po', provandoli ad aprire subito dopo.

-Ehi, ti sei svegliata!- Mi giro e vedo mia nonna che mi guarda, triste e con gli occhi lucidi. Mi guardo intorno, mettendo a fuoco la stanza e riconoscendola come la sala d'aspetto dell'ospedale. Quanto tempo è passato? Mugugno qualcosa, ma non dico niente. All'improvviso mi ricordo di quello che è successo, il cuore di mia madre che aveva smesso di battere all'improvviso e quel venire e andare dei dottori con quelle facce preoccupate che non mi davano conforto. Scatto in piedi, guardando la figura di ognuno di loro, c'erano tutti, mia zia, mio nonno, mia nonna e le mie sorelle.

-Mamma? Come sta? Vi prego, ditemi che è ancora viva e sta bene!- Li imploro, mettendomi quasi in ginocchio.

-Sì, è viva. Adesso sta riposando...-A rispondermi è stata mia nonna, con le lacrime agli occhi, ma mi nascondeva qualcosa.

-però..?

-è in coma. - Mi guarda negli occhi, io rimango paralizzata per un po', non sò dire quanto tempo, poi abbasso la testa lasciandomi andare sulla sedia.

E adesso che faccio?

I miei occhi diventano lucidi, cerco di trattenermi ma non posso evitare ad una lacrima di scendere..

- Su, tesoro, vedrai che si risolverà tutto..Vedrai che si sveglierà presto...- Lo sapevo che lo diceva solo per tirarmi sù di morale, e non perché ci credeva davvero. Lo sapevo benissimo che c'erano possibilità che restasse in coma per mesi, se non per anni, o addirittura che non si svegliasse più, ma io dovevo essere forte e sperare che si svegliasse ma quella era l'unica cosa in cui potevo credere, sperare che si svegliasse, al più presto. Passo una mano sulla lacrima che mi ha rigato la guancia e guardo i presenti che hanno tutte facce tristi e distrutte.

-Adesso noi dove andremo? Ti prego, dimmi non da lui...

-Beh, non lo so, ma credo di si..- Di bene in meglio. La cosa migliore che poteva capitarmi era quella di andare a vivere con mio padre. Già non lo sopportavo normalmente, adesso anche andarci a vivere... Abbasso la testa, incassando il colpo.

Passano altri mesi e mia madre è nella stessa situazione, alla fine ha vinto mio padre e siamo andati ad abitare con lui, ma non per molto. Infatti sono scappata, prendendo il treno che partiva prima...



-Ed è così che mi sono ritrovata ad Amburgo. La signora Kathrin mi ha trovato e mi ha portato nella vostra casa. Da là, la sapete la storia.

-Wow...Non ci posso credere...- Esclama Simone, sbalordito. Si sente la suoneria del mio cellulare, lo prendo dalla tasca e rispondo.

-Pronto?

-Ehi, Vale! È da un sacco che non ci sentiamo, come stai?- è la voce di una donna adulta e allegra.

-Signora Kathrin! Tutto bene, a lei? Dov'è adesso?- Sto tornando a casa, ho provato anche a chiamare ma non rispondeva nessuno..

-Sì, siamo andati a farci una passeggiata, ma stavamo tornando!

-Oh, sono contenta. Beh, adesso vado ma appena torno vi devo presentare delle persone! Abbiamo ospiti, stasera!

-Va bene, adesso torniamo a casa.

-Va bene, ciaoo!- Attacca.

-Cosa voleva la signora Kathrin?- Mi chiede Steve, curioso.

-Beh, ha detto che ci sono ospiti e che sta arrivando a casa, quindi dobbiamo muoverci a tornare! Su, forza e coraggio!- Mi alzo dalla panchina, trascinando anche gli altri fuori dal parco, diretti verso casa. Arriviamo giusto un secondo prima che arrivi la Signora con quattro ragazzi dietro di lei. Uno moro, capelli corti portati indietro dal gel, matita nera che gli contorna gli occhi, molto alto e magro, quello affianco è alto quanto il moro, piercing al labbro e capelli neri in delle treccine, gli abiti di almeno tre taglie in più rispetto alla sua. Gli altri due sono un po' più normali, più muscolosi, uno capelli biondi con degli occhiali dalla montatura nera doppi e l'altro capelli castani fino alle spalle.

-Mi sembra di averli già visti...- Afferma Marco a bassa voce.

-Beh, logico! Sono molto famosi...Loro sono i Tokio Hotel!

Continua...

BebyBolly: Beh? Voglio sapere il tuo parere anche su questo capitolo! Sù, qesto è più lungo e spero ti piaccia. :D 

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