Why Don't You Blow Me A Kiss Before She Goes? - The Ghost Of You

di POPster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - So You Can Leave Like The Sane Abandoned Me ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Why don't you just go home? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - I See You Lying Next To Me ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Ferro + Magnete ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Think Happy Thoughts ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - My Immortal ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - We Should've Seen This Coming ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - I'd end my days with you in a hail of bullets... ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - I don't love you like I loved you yesterday... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Good Riddance ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - If This Is What You Want Then Fire At Will ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Anonimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Destroya ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Cause now you can't get it out of your head: it's over. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - School Of Rock ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Papa don't Preach ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Tu, sai difendermi e farmi male... ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Take my fucking hand and never be afraid again ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - You Cry ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Would You Carry Me To The End? ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 - For the record... ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 - This band will CHANGE your life, in order to make it BEAUTIFUL ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - So You Can Leave Like The Sane Abandoned Me ***


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Capitolo 1
So You Can Leave Like The Sane Abandoned Me

    Frank e Gerard si incontravano di sfuggita. Avevano rimandato a data indefinita la ripresa delle registrazioni del disco. E comunque quando si incontravano non era mai perché avevano intenzione di farlo. Erano semplicemente legati allo stesso posto, e potevano andarci solo alla stessa ora.
Poi arrivavano lì, si scambiavano un saluto freddo, e non si dicevano una parola. E la cosa più ridicola di tutte era che in realtà dietro quel silenzio c'erano un'infinità di parole e frasi che i due avevano bisogno di dirsi, ma erano fin troppo orgogliosi e testardi per fare la prima mossa.

    Quel giorno erano esattamente tre settimane. Tre settimane e qualche ora, da quando Alex non c'era più. Perché i dottori potevano tirar fuori tutte le statistiche e le percentuali che volevano, ma Alex non c'era, non era lì e quello era tutto. Poi potevano anche dirgli che c'erano casi di persone che si erano risvegliate dal coma dopo settimane, mesi, anni, ma non importava molto, quando ogni pomeriggio Frank andava a trovarla e lei era ancora stesa su un letto senza un minimo di vita propria. E quella non era Alex. Frank non sopportava di vederla lì. Era un pugno nello stomaco. Quello non era il posto per lei. Era tutto troppo freddo, troppo pulito, troppo sterile e troppo ordinato. Ciò bastava a rendere il concetto: lì Alex non c'era.
    E anche se non lo aveva mai detto ad alta voce, anche lui inizialmente sperò che Mikey avesse ragione. Che Alex stesse solo scherzando, che si sarebbe tirata su da un momento all'altro, e anzi, lui aveva anche sperato che fosse solo un dannatissimo brutto sogno, e magari si sarebbe svegliato al fianco di Gerard, nella sua nuova camera in casa di Alex, e lei e Mikey erano al piano di sotto a preparare la colazione o qualsiasi altra cosa.
Sarebbe stato bellissimo, e se così era, allora quell'incubo poteva durare ancora un altro pò, purché poi al suo risveglio Alex sarebbe stata lì. A lui importava solo quello.
    Quel giorno Frank non aveva voglia di fare nulla. Voleva solo starsene chiuso nella sua misera camera, a suonare la chitarra, fumando uno o due pacchetti di sigarette, ascoltare un pò di musica. Non gli andava di andare all'ospedale. Non gli andava perché aveva iniziato a stancarsi di vederla lì, pallida ed immobile, piccola e indifesa, addormentata e silenziosa. Ed aveva iniziato a stancarsi di vedere Gerard, e salutarlo con un cenno del capo, senza dirgli una parola, e fingere che a nessuno importasse nulla, quando in realtà voleva solo risolvere ogni cosa. E poi chiedergli come se la passava, perché Gerard si presentava all'ospedale odorante di alcool, si sentiva lontano chilometri, ed aveva quell'aria disperata e dannata e Frank ogni volta voleva afferrargli il volto tra le mani e guardarlo negli occhi e urlargli che no, non poteva abbandonarlo anche lui. Ma no che non poteva farlo. Non dopo averlo colpevolizzato di tutto, dopo avergli detto che era anche colpa sua se lei era lì, dopo averlo spinto via, quella notte, urlandogli che da quando lo aveva conosciuto la sua vita era diventata un inferno di sofferenza e dolore e perdite e tristezza.
    Ci aveva pensato, e ripensato, ed ogni volta gli tornavano in mente quegli occhi sgranati, quello sguardo verde e intenso, quel lampo di dolore negli occhi di Gerard, e si sentiva male, si sentiva uno schifo, e voleva piangere, e se Alex fosse stata lì probabilmente avrebbe fatto il possibile per farli tornare insieme, e ci sarebbe riuscita. Ovvio che ci sarebbe riuscita.
    Frank sospirò, asciugandosi gli occhi. Fanculo, stava piangendo un'altra volta.

    Mikey cercava sempre di prepararsi al meglio, quando doveva andare a trovare Alex. Nel caso in cui si risvegliasse nel momento in cui lui era lì, a guardarla in silenzio, a dirle mentalmente quanto aveva bisogno di averla accanto, quanto le mancava e quanto buie e tristi erano diventate le giornate da quando lei non c'era più.
    Aveva sentito dire che alcune persone, quando miracolosamente si risvegliavano dal coma, potevano aver rimosso ogni ricordo, potevano non riconoscere più nessuno. Così lui si sforzava sempre di dirle qualcosa. Aveva sentito dire anche che parlare ad un paziente in stato di coma poteva aiutare, non poteva saperlo nessuno, ma forse lei ascoltava. Eppure era incredibilmente difficile parlarle, in quelle condizioni. Mikey non sapeva mai cosa dire. Gli veniva da piangere e le parole gli si bloccavano le parole in gola, ed era come strozzarsi, come se gli mancasse il fiato. E poi lei non rispondeva, ed era ridicolo, visto che Alex rispondeva sempre... anzi, Alex aveva sempre l'ultima parola, e solitamente l'ultima parola di Alex equivaleva ad una battutina ironica e pungente. Non era mai silenzio assoluto.
    Fece un respiro profondo, guardandosi allo specchio. Chissà se ricorderà mai che l'ultima cosa che le ho detto è che la amo, si chiese.

    Gerard aveva bevuto, e bevuto, e bevuto ancora. Era fantastico, non pensava a nulla, e se per sbaglio pensava a qualcosa, qualsiasi cosa gli stesse andando storto in quel periodo, allora gli bastava bere ancora un pò, e tutto passava. Temporaneamente.
Si era trasferito da Alex e lei non c'era più, e quella casa sembrava troppo grande solo per lui, ed era stato contento quando suo fratello gli chiese di poter andare a stare con lui lì. Mikey compensava quel vuoto. E Mikey aveva bisogno di averlo accanto. Non in quelle condizioni, ma Gerard non riusciva a trattenersi. Aveva assolutamente bisogno di bere, di prendere qualche pillola, di modificare la percezione della realtà, altrimenti avrebbe potuto morire, da un momento all'altro, intrappolato in incubi e paure e senso di impotenza e di fallimento.
    Scolò l'ultima birra direttamente dalla bottiglia, poi posò il vetro vuoto sul comodino accanto al letto, dove non c'era decisamente più spazio. Era stracolmo di lattine e bottiglie vuote, e di contenitori di psicofarmaci e pillole varie. Non guardava mai cosa prendeva, lo prendeva e basta.
    Socchiuse gli occhi, immaginando come dire a Mikey che non aveva assolutamente voglia di andare all'ospedale. Suo fratello lo avrebbe odiato, ma lui non voleva andare, quel giorno. Non voleva vederla così, e non voleva vedere Frank, e non voleva uscire dalla sua camera, la tana nella quale passava la maggior parte del suo tempo, nelle ultime settimane, a piangersi addosso cercando un modo per non piangersi addosso.
   
«Beh, potresti bere un altro pò, tanto per cominciare...».
Gerard spalancò gli occhi alzandosi di scatto. Si guardò intorno. Quella voce! Era lei! Guardò ogni angolo della camera in penombra.
    «Alex?» chiese, incerto, e leggermente impaurito. Non poteva essere lei.
    «Hai un aspetto orribile, sai?».
Gerard si voltò verso la sua sinistra. Alex era proprio lì. Era seduta sul pavimento, con le gambe incrociate, e giocherellava con i laccetti della felpa viola che indossava, ed era proprio lei, assolutamente lei. E gli sorrise. Alex gli sorrise, appena lui la individuò.
    «C-che ci fai qui? Tu sei morta!» disse Gerard balbettando.
Lei fece una smorfia, una delle sue tipiche smorfie, e sollevò un sopracciglio «Morto ci sarai tu!» disse «Anzi, sembri proprio più morto di me. Io sto solo riposando in pace mangiando flebo attaccata ad una macchina. Tu invece? Dai, vai a prenderti un'altra birra.».
Venne attraversato da una miriade di piccoli brividi lungo tutta la superficie del suo corpo. Non riusciva nemmeno a muoversi. Gli occhi scuri di Alex lo penetravano, ed erano così dannatamente reali che si sentiva in soggezione. Lentamente mise i piedi giù dal letto e si tirò su. Voleva avvicinarsi a lei. Voleva provare a toccarla.
    Gli girò la testa appena si sollevò, e dovette massaggiarsi le tempie cercando di restare in equilibrio. Quando riaprì gli occhi provò a mettere a fuoco quella zona in ombra della stanza.
    Non c'era più.
    Fantastico, stai impazzendo. Proprio fantastico, si disse sospirando.
Eppure sembrava così vera, e la sua voce era così limpida che avrebbe giurato che fosse davvero al suo fianco. Si guardò intorno nella stanza. Magari si era spostata. O magari stava solamente impazzendo sul serio.
    «Che cazzo, Gee, sono appena le due del pomeriggio, non puoi essere già così ubriaco!».
Eccola di nuovo! Gerard si voltò di scatto, la voce proveniva dalle sue spalle. Perse l'equilibrio ancora una volta, e cominciò a sudare freddo, mentre il cuore nel petto batteva a ritmo sempre più frenetico.
    «Chi cazzo sei!?» chiese quasi urlando. Era arrabbiato, ora. Non era uno scherzo divertente. Non lo era affatto. Ma non c'era nessuno nella stanza, e Mikey non avrebbe mai scherzato su una cosa simile. Si chiese se era il caso di raccontarglielo, di dirgli che aveva visto Alex, che lo stava facendo impazzire, che prima era lì ed ora non c'era più, ma che lui era sicuro di averla vista, che la sua voce gli aveva penetrato i timpani, che era spaventato.
    No, direbbe che sei pazzo, pensò.
    «E cos'è questa storia che tu e Frank vi siete lasciati? Spero stiate scherzando, dopo tutto quello che ho fatto per voi...».
    «Vattene!» esclamò Gerard livido di rabbia in volto.
La porta della camera si aprì di scatto e Mikey fece capolino, con un'espressione confusa in volto quando incrociò lo sguardo di Gerard barcollante accanto al letto.
    «Con chi stai parlando?» domandò.
Gerard si guardò intorno. Non c'era nessuno oltre lui e suo fratello. E dalla faccia di Mikey, pensò che doveva avere un aspetto terribile.
    «N-nessuno... stavo cantando...» mentì.
    «Tutto bene? Sembra che hai visto un fantasma!» sospirò Mikey.
Gerard scrollò le spalle. Altroché, aveva visto qualcosa di più pesante. «Cos'hai sentito?» domandò poi, cercando di rilassarsi. Ora che c'era anche Mikey, se Alex o qualsiasi cosa fosse si sarebbe fatta viva di nuovo, l'avrebbe vista o sentita anche lui.
    Mikey fece spallucce «Te che urlavi. Se quello è cantare fai bene a voler rimandare le registrazioni...» commentò.
    «Si. Hai sentito solo la mia voce?» chiese Gerard. Voleva qualche conferma. Non voleva essere pazzo. E a quel punto non voleva nemmeno essere così ubriaco. Ora si sentiva nauseato e voleva vomitare.
Mikey lo guardò con aria circospetta «Ehm, si, che altro dovevo sentire?» chiese, mentre dentro di sé voleva solo richiudere quella porta. Gerard era di nuovo ubriaco. Come se era quello ciò di cui aveva bisogno. Non aveva nemmeno la forza per dirglielo.
    Suo fratello sospirò «Niente, niente.» mormorò «Credo di aver bisogno di dormire...».
    «Lo credo anche io. Sto andando a trovarla. Ci vediamo dopo.» disse Mikey freddo, chiudendosi la porta alle spalle.
Gerard deglutì, chiedendosi se sarebbe tornata o meno. Chiedendosi se stesse impazzendo o meno. Si sedette sul letto ed aspettò, mentre il suo respiro si fece di nuovo regolare ed il suo cuore smise di scoppiargli nella cassa toracica.

- - -

E quindi, insomma, così fu che... no, non ho resistito, cioè, a me Alex mancava ed in un modo o nell'altro dovevo farla esistere ancora, quindi prendetevela così e accontentatevi. Tanto [si Miriana, si Roby] deve morire, il punto è quello, coma o non coma. XD
Così, volevo adoperarmi a trovare un titolo decente e migliore, questo è molto alquanto abbastanza banale ma vabbè, oh, volevo pubblicare la storia e quindi questo mi è venuto in mente e questo ho usato.
Ho in mente una trama molto chiara, ma come al solito io mi faccio tremilaseicento viaggi di fantasia al secondo e non so bene dove andrò a finire anche con questa FF, perciò nel frattempo fatemi sapere se vi piace, se fa cagare, se continuate ad odiarmi, se mi volete bene. LOL
XOXO

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Why don't you just go home? ***


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Capitolo 2
 Why don't you just go home?

    Gerard aveva dormito per tre o quattro ore. Al suo risveglio venne accolto da un bel mal di testa, una sensazione di nausea e ancora, di nuovo, quella voce acuta nelle orecchie.
   
«Quindi è così che passi le tue giornate? A trascinarti tra un bicchiere di birra e un antidepressivo? Deve essere davvero entusiasmante.». Gerard evve di nuovo dei brividi. Ora la sbronza era passata, non poteva essere un'allucinazione data dall'alcool, perché Alex era ancora lì, ancora con quella felpa viola e quello sguardo intenso e vivo, e lo guardava con una smorfia sul volto, e le braccia incrociate sul petto.
    «Chi sei?» chiese lui, con una certa disperazione nella voce. Non voleva essere pazzo. Ci mancava che dopo aver perso Alex, e poi Frank, ora avesse perso anche la sua sanità mentale «Sono pazzo? O sono diventato sensitivo?».
Lei rise. Si, era proprio la sua risata. Gerard sentì un tuffo al cuore. Non importava chi fosse, o cosa fosse. Era semplicemente bellissimo riaverlà lì, sentirla parlare, sentirla ridere.
    «E io che ne so? Mica sono Dio.».
Ok, questa era Alex, non c'erano più dubbi. Gli venne istintivo sorridere.
    «Comunque...» continuò lei, spostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi «Che facciamo? Andiamo da Frank?» chiese suonando come una bambina. Sgranò gli occhi, quei suoi occhioni scuri, e Gerard non capì più nulla. Non c'era niente di più strano ma reale. Alex era lì davanti a lui, che lo guardava con quello sguardo supplichevole del quale era stato vittima già tante, tantissime volte.
    E Alex voleva andare da Frank. A Gerard si strinse lo stomaco.
    «Non mi pare il caso.» mugugnò.
Lei alzò gli occhi al cielo sbuffando «Ah, che palle Gee, alza quel culo e andiamo da Frank.».
Gerard sollevò un sopraciglio «Perché vuoi andare da Frank?» chiese.
    Alex sorrise maliziosa «Perché ci vuoi andare tu...» disse, col tono più ovvio del mondo.
    «Quindi sei la mia coscienza?»
    «Che importa chi sono e chi non sono? E poi,» aggiunse ridacchiando «...fa molto Fight Club, non è vero? "Lo so perché lo sa Tyler"!» aggiunse divertita.
    «Stai quindi dicendo che tu sei il mio alter-ego, ora?» domandò Gerard confuso. Era una situazione ridicola, probabilmente se qualcuno lo avesse visto lo avrebbe fatto rinchiudere in una casa di cura per giovani malati mentali che parlano con il non-si-sa-cosa-sia della loro amica in coma.
    Alex sbuffò ancora una volta «Era una battuta, Gerard, avresti dovuto ridere e dire "Si, Alex, hai ragione, sembra proprio Fight Club, ci manca che cominciamo a picchiarci e facciamo esplodere qualcosa!", e invece stai sempre lì a farti mille domande che non vuoi farti realmente...».
    Lui non disse nulla.
    «Ora andiamo da Frank, di grazia?» chiese di nuovo Alex.
    «Beh, sei anche più importuna della Alex vera!» sbuffò Gerard, roteando gli occhi «E sai che ti dico, io non voglio essere tuo amico! Voglio che si risvegli Alex in carne ed ossa! Non voglio te!» disse poi esasperato. Non sapeva più cosa pensare.
Lei fece spallucce «Fantastico, comportiamoci da bambini di quattro anni ora. Beh, e pensa se Alex non si svegliasse mai più. Ti ritroveresti completamente solo, senza un briciolo di vita sociale e senza nemmeno un'amica immaginaria con la quale chiacchierare...».
    «Alex si risveglierà! Perché dici che non si sveglierà?» chiese lui preoccupato. E se fosse stata davvero un fantasma o uno spirito o Dio sceso in Terra ed avesse la capacità di predire il futuro e quindi gli stava solo anticipando che Alex non sarebbe mai uscita da quel coma? Cominciò ad agitarsi. Il cuore riprese a battere fin troppo velocemente per i suoi gusti.
    «Perché sei tu a pensarlo. Io dico ciò che pensi.» rispose lei con tanta semplicità. Cominciò a girare per la stanza guardandosi intorno. Gerard la osservò per un pò. Beh, se era un'allucinazione, era incredibilmente reale, quasi viva. Guardò il comodino accanto al letto. C'erano un mucchio di bottiglie vuote. Senza nemmeno pensare, ne afferrò una al volo e la scaraventò contro di lei.
    L'avrebbe colpita in pieno volto se non fosse...
Gerard si guardò intorno. Era sparita. Era sparita nel nulla. Cominciò di nuovo a sudare freddo. Era inquietante. Qualsiasi cosa fosse, era inquietante, e la bottiglia si era sfrantumata contro il muro e poi era caduta in mille piccoli frammenti verde scuro sul parquet di ciliegio e Gerard non sapeva più cosa pensare. Era sicuro che fosse lì. Ci aveva parlato. E poi l'aveva guardata negli occhi, e lo sguardo di quella Alex era proprio come quello della Alex vera che conosceva lui, e poi ecco che in un millesimo di secondo era sparita e lui non sapeva più se c'era mai stata o meno.
    Però ora che era sparita nel nulla fu assalito dall'ansia. Nonostante non fosse vera e quasi sicuramente lui era l'unico a vederla, era comunque una buona compagnia. O una compagnia e basta. Andava bene lo stesso, vera o non vera, spirito, allucinazione o coscienza che fosse. Era l'unica che gli stava rivolgendo la parola, negli ultimi tempi.
    «Ok. Andiamo da Frank. Ti prego torna!» disse infine Gerard supplichevole. Non osava ripensarci, altrimenti si sarebbe fatto pena da solo. Parlare con un essere inesistente era davvero ridicolo.
    Non rispose nessuno. Né una voce, né un rumore, né un'apparizione.
    «Perfetto. Allora sai che c'è?! Che da Frank ci vado da solo!» esclamò poi afferrando una giacca dallo schienale di una sedia in un angolo. La infilò alla svelta e si guardò intorno un'ultima volta prima di aprire la porta ed uscire. Nessuno.

    L'indecisione di Frank cominciò presto a stancarlo. Quella era la scelta più ardua che aveva dovuto fare in tutto il giorno, se non voleva contare dover decidere se uscire di casa o meno. Alla fine sospirò, rassegnato. Prese entrambe le confezioni di cereali, sia quelli al cioccolato bianco a forma di stelline che quelli ai frutti rossi a forma di lettere dell'alfabeto, e le mise nel carrello.
Stava cominciando ad odiare tutta la monotonia e la tristezza che gli tenevano compagnia durante il giorno, da quando era successo l'incidente. E poi sentiva quel bisogno di parlare con Gerard e chiedergli scusa per tutto quello che gli aveva detto. Non dormiva nemmeno più, la notte, perché l'immagine del viso triste e deluso di Gee che lo guardava mentre lui stupidamente gli vomitava addosso colpe su colpe che poi a pensarci bene nemmeno aveva, lo torturavano appena chiudeva gli occhi.
    Nessuno poteva farci nulla se Alex era in coma. Non era colpa loro. Gerard voleva solo fare un bel gesto facendole riparare la macchina. Alex stessa teneva così tanto ai My Chemical Romance che comunque non avrebbe mai lasciato che Frank rinunciasse ad uno show per andare a servire caffè ai tavoli. Se lo ripeteva ogni volta, ogni dannata volta, ma era inutile. Poteva crederci per qualche secondo, ma poi tornava a sentirsi uno schifo per non aver previsto quell'incidente. E poi si sentiva uno schifo per come aveva trattato Gerard, per come gli aveva detto "Lasciami stare, smettila di cercarmi!", e non era nemmeno vero. Per come aveva trascurato Mikey, che da Alex aveva imparato a far finta di niente, ma forse era quello che stava peggio di tutti, e non stava nemmeno più andando a scuola, e puntualmente andava a trovarla all'ospedale e si vestiva carino e la guardava come se fosse bellissima anche così pallida e smunta e morta. Perché quella non era Alex.
    E voleva dannatamente chiarire ogni cosa con Gerard. Ne sentiva un gran bisogno. Si, si disse, vado a parlarci stasera!
Poi una mano su una spalla lo fece tornare sul pianeta Terra, più precisamente in una corsia del supermercato. «Frank?» era una voce giovane e femminile, e veniva proprio dalle sue spalle «Frank Iero?».
Lui si voltò incuriosito, e si trovò di fronte ad una ragazza della sua stessa età, con dei capelli castani lunghi fino alle spalle e un sorriso cordiale sulle labbra sottili.
    Doveva conoscerla. Aveva un volto noto. Era certo di averla già vista da qualche parte.
    «Si?» domandò, scrutandola. Indossava un'anonima felpa grigia ed un paio di jeans scuri.
    «Ciao! Sono Jamia...» lo salutò lei ancora sorridente, accompagnando le parole con un cenno della mano. «Jamia Nestor. Ricordi? Scuola elementare...» aggiunse poi quando notò l'espressione confusa di lui.
Frank ci pensò un attimo, poi sorrise «Ma certo! Jamia! Siamo stati anche fidanzati per tipo due ore durante educazione fisica!» esclamò quando un flash di lui che le tiene la mano all'età nove anni gli attraversò la mente. Effettivamente era rimasta uguale «Come va?».
Jamia scrollò le spalle timida «Tutto bene, lavoro all'ospedale di Belleville e-». Frank le agitò una mano davanti al volto per farla smettere di parlare «All'ospedale di Belleville? Sul serio?!» chiese con un certo entusiasmo nella voce.
    Lei arrossì imbarazzata «Si. Beh, sono solo un'infermiera. Non c'è niente di tanto emozionante nel cambiare flebo ai pazienti...».
    «No, è... è che c'è una mia amica e tipo...» disse senza più alcun entusiasmo nella voce «C'è questa mia amica in coma, sai...» spiegò.
    «Oh. Mi dispiace. Non sarà mica quella Alexis Barone?» disse lei che aveva assunto ora un'aria più seria e dispiaciuta «Credo che il suo caso stia a cuore a tutto l'ospedale ormai. Sai, non ha nemmeno i genitori...» commentò a voce bassa.
Frank fece un respiro profondo. «Beh... però dicono che dal coma ci si risveglia, no? Cioè, può succedere, giusto?» chiese d'un tratto con un velo di speranza negli occhi, ed un accenno di sorriso.
Jamia sorrise allegra «Certamente! E secondo me lei ce la farà! Sembra davvero una ragazza forte!» disse alimentando le sue speranze. Ora finalmente Frank sorrideva sincero «Si, lo è! Ed è vero che in alcuni casi, sia una buona cosa parlare ai pazienti in coma? Cioè, magari ti sentono e tornano da te?» aggiunse, e sembrava un bambino curioso in un museo di dinosauri. Lei annuì energica «Assolutamente, bisogna fargli sentire la propria presenza, secondo me!».
    «Fantastico! Allora posso chiederti un favore?».
Lei lo guardò con un sopracciglio sollevato «Ehm... si, suppongo di si...».
Frank ora sembrava davvero gioioso, e l'abbracciò velocemente per poi allontanarla un pò, tenendogli le mani sulle spalle, per guardarla negli occhi «Allora. E' una situazione un pò complicata, e tipo, io vorrei davvero parlarle e raccontarle tantissime cose, così sai, quando si sveglierà sarà aggiornata su tutto. Solo che beh, ci sono delle altre persone che hanno davvero bisogno di parlarle, così io non voglio rubargli il loro tempo e ogni volta rimango lì a guardarla, e non ho la forza di dire niente...» disse tutto d'un fiato. Lei lo guardava in silenzio, cercando di capire il senso del discorso. Era il solito Frank, proprio come lo ricordava da bambino, quando gli veniva in mente qualche particolare idea e te la raccontava come se avesse trovato un rimedio per una rara malattia o costruito una navicella spaziale  innovativa con un pezzo di cartone ed un barattolo.
    «Insomma, le ho scritto delle cose, e magari tu quando sei a lavoro hai finito di cambiare tutte le flebo e tutto il resto non so, potresti, se ti va e se hai tempo, leggergliele...» disse infine. Si zittì subito, però, come se ora la richiesta che aveva fatto gli sembrasse davvero stupida. Guardò Jamia, che gli sorrideva.
    «Ok, no, devo sembrarti un pazzo... non importa, fai finta che non te lo abbia mai chiesto...» aggiunse poi arrossendo.
Jamia continuava a sorridergli, quasi divertita da quel Frank così agitato «Per me va benissimo. Oggi faccio il turno di notte, se vuoi puoi darmele e me le porto all'ospedale.» acconsentì infine, strappando un'altro abbraccio a Frank.
    «Fantastico! Possiamo andare a prenderle ora, se vuoi! Facciamo subito!» esclamò il ragazzo tutto contento. Lei annuì, lieta di poter aiutare in qualche modo. Infondo non le costava nulla.
Si avviarono insieme alla cassa del supermercato e Frank si offrì di pagare anche le due cose che stava comprando Jamia, per ringraziarla del favore che si era offerta di fargli. Poi uscirono in fretta da lì, stringendosi nei rispettivi cappotti quando il gelo che arieggiava per le strade di Belleville li colpì violentemente.

    «Finalmente ti sei deciso!».
Gerard fece un salto spaventato, mettendosi poi una mano sul petto come per fermare il cuore che aveva accellerato i battiti dallo spavento. Si guardò intorno, per controllare che nessuno lo vedesse parlare con il nulla.
Alex era apparsa improvvisamente al suo fianco, e non c'era stato uno spostamento d'aria, né si era sentito alcun rumore di passi. Lei era semplicemente sbucata dal nulla quasi urlandogli nelle orecchie.
    «Sei tornata...» mormorò parlando dal lato destro della bocca, come per non farsi sentire da nessuno, nonostante il viale fosse desolato.
    «Gerard, la prossima volta che provi a tirarmi dietro una bottiglia ti uccido.» disse lei fulminandolo con lo sguardo.
    «Non so perché l'ho fatto...» sussurrò lui continuando a guardarsi intorno circospetto.
    «L'hai fatto perché sei un coglione paranoico...».
Alex indicò l'altro lato del marciapiede. Gerard sentì un tuffo al cuore. C'era Frank, bello come al solito, che camminava sorridente al fianco di una ragazza che lui non aveva mai visto prima. Lui portava due sacchetti di plastica con della spesa dentro. E lei gli parlava senza mai smettere di sorridere un attimo. Sembrava si stessero divertendo, mentre a Gerard si stava torcendo ogni singola parte del corpo. Lo stomaco, il fegato, il cuore e le budella. Era un dolore esteso a tutto il corpo. Un fastidio che gli scorreva nelle vene.
    «E quella sarebbe?». Il tono della voce di Alex era infastidito e quasi arrabbiato.
Gerard sospirò, cupo in volto «Non lo so...».
    «Beh, sembra che si stiano divertendo... Ecco cosa succede quando te ne stai rintanato in casa ad autodistruggerti. Frank si rifà una vita. Mi pare ovvio.».
Era ridicolo. Non poteva essere vero. Però Frank stava lì con quella ragazza e non sembrava né triste, né spaesato, né solo, a differenza sua. Era lo stesso Frank del solito, allegro e sorridente ed energico ed incredibilmente bello, da fargli mancare l'aria.
    «Sono un coglione. Infondo Frank è stato abbastanza chiaro riguardo il fatto di non volermi più. Fanculo.» borbottò, girando i tacchi per tornarsene a casa. Alex lo seguì a qualche passo di distanza.
    «Penso che dovresti proprio bere. Non senti il bisogno di bere?» chiese quasi urlando, dopo un pò.
Gerard si sedette alla panchina della fermata dell'autobus. Non gli andava di camminare da solo. Questa Alex gli stava facendo venire un gran mal di testa ed era veramente stancante e opprimente. Non riusciva a capirlo. Non riusciva nemmeno a capire perché dovesse parlare con un'allucinazione. Stava decisamente diventando pazzo. Tutta quella storia lo aveva portato alla pazzia, ecco cos'era. Così si sedette sulla panchina, accanto ad un'anziana signora con una pesante pelliccia marroncina avvinghiata addosso.
    «Quindi ora te ne vai a casa a bere?» disse di nuovo Alex.
Gerard pensò di ignorarla, e il fatto di essere in presenza di una terza persona lo tratteneva volentieri dal risponderle. Pensava che così magari se ne sarebbe andata un'altra volta. Magari questa Alex immaginaria avrebbe gettato la spugna, si sarebbe annoiata di perseguitare uno che tanto non le rispondeva, e sarebbe sparita.
    «Allora? Prenderai anche qualche psicofarmaco? Ti fanno parecchio bene, non è vero?» insisté lei. Gerard sbuffò continuando a fissare un punto vago sull'asfalto della strada di fronte a lui. «Quelli che hai preso l'altra sera non erano affatto male.».
Lui deglutì «Eri lì anche l'altra sera, quindi?» domandò titubante.
La signora accanto a lui lo guardò con la coda dell'occhio, scostandosi lievemente da lui con aria preoccupata.
    «Io ci sono sempre.» rise Alex.

    Frank ringraziò Jamia sulla porta di casa sua. Le aveva dato una piccola pila di lettere scritte con una penna nera, su fogli ricavati qua e là, come se Frank avesse sentito l'urgenza di raccontare qualcosa ad Alex ed avesse dovuto farlo nel momento stesso in cui aveva sentito il bisogno di farlo. La ragazza sorrise, intenerita da tutta la dolcezza di quel ragazzo, che sperava di poter aiutare così la sua amica a risvegliarsi dal coma. Era un pensiero davvero dolce e romantico.
Lo salutò promettendogli di leggergli tutte quelle lettere entro un paio di giorni, lo avrebbe fatto ogni volta che ne avesse avuto il tempo.
    Frank sorrise contento, richiudendosi la porta di casa alle spalle. Questa era fatta, finalmente aveva trovato un modo per raccontare tutto quello che stava succedendo ad Alex, senza nemmeno rubare del tempo dell'orario di visita a Mikey, e sopratutto senza doverla osservare sdraiata così immobile in quel letto.
Non gli importava nemmeno che Jamia, una ragazza qualsiasi con la quale aveva frequentato le scuole elementari una vita fa, venisse a conoscenza dei suoi segreti più intimi, delle sue paure e delle sue notti in bianco a pensare a Gerard. Non gli importava assolutamente nulla, finché tutto ciò servisse a qualcosa.

 

 - - -

E poi boh, pubblichi un capitolo un pò così, come viene.
LOL vabbè, se vi piace recensite, se non vi piace recensite, sennò fate come vi pare. Grazie a tutti proprio tutti per le recensioni del primo [avevo scritto primolo ma fortunatamente me ne sono accorta in tempo, ma sono una persona generosa e voglio condividere con tutti voi la mia capacità di fare errori vari quando ho incredibilmente sonno. XD] capitolo e tutto il resto.

XOXO

   
AH! E per la cronaca, quando dico ossessionatamente che Alex muore, non prendetemi alla lettera. Perché io sono molto lunatica e magari ieri doveva morire e oggi si deve risvegliare entro mezz'ora... XD

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - I See You Lying Next To Me ***


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Capitolo 3
I See You Lying Next To Me...

    ...ed ho il cellulare sempre in tasca, nel caso chiamassero dall'ospedale per dirmi che ti sei risvegliata.
E ti prego, svegliati presto perché al momento ho proprio bisogno di te che mi dici come affrontare questa situazione con Gerard. Tipo che ti immagino di fronte a me che con aria rassegnata mi ripeti che sono proprio un testa di cazzo, e tutte quelle belle parole che tiri fuori tu quando qualcosa non ti quadra. E io ti direi tremila scuse. Però te non ci sei, e io mi insulto da solo, e non riesco nemmeno a dire una parola a Gerard, quando capita che lo incontro all'ospedale. Con che faccia potrei dirgli qualsiasi cosa, comunque? Dopo come l'ho trattato?
    Quindi siamo tutti ad un punto fermo. Io non faccio niente tutto il giorno, non stiamo nemmeno registrando il disco. E' o non è una stronzata? Ci mancavano un paio di canzoni. Solo un paio, e sarebbe stato pronto e tutto il resto. E invece no, non facciamo più nulla. Siamo tutti come te, tutti mezzi morti.
    Svegliati, cazzo, Al, svegliati e basta. E' come se tu fossi la lancetta di un orologio e senza di te il tempo non va avanti. Siamo tutti bloccati allo stesso identico punto, ogni santo giorno. Non è sprecare il nostro tempo, vivere così? Dovresti svegliarti e prenderci tutti a calci nelle palle, ammesso che le abbiamo ancora. E insultarci come solo tu sai fare, e spronarci ad andare avanti.
    ...no, aspetta, non credo di voler andare avanti. Se andiamo avanti lasciamo te dietro, e non ha alcun senso. E quanto rideresti se potresti vedermi ora? Sto piangendo. Proprio come una femminuccia. Proprio come un bambino. Alzati da quel cazzo di letto. Non è lì che devi stare...


    Jamia aveva le lacrime agli occhi e dovette fare una pausa. Tutto quello che aveva letto fino ad ora era incredibilmente struggente. Erano le frasi più disperate che avesse mai potuto sentire. Guardò la ragazza sdraiata sul letto di fronte a lei. Pallida, addormentata, con aghi e flebo nel corpo, le braccia stese lungo i fianchi. Era una vita spezzata, che ne aveva spezzate altre insieme alla sua.
    Per un attimo pensò di chiamare il Dottor Butler e supplicarlo di usare tutta la sua bravura per salvare quella ragazza. In qualsiasi modo possibile. Strinse il foglio che aveva tra le mani. Le parole erano scritte in tutta fretta ed erano disordinate e confusionarie. E non riusciva nemmeno ad immaginarselo, Frank seduto alla scrivania con le lacrime agli occhi a mettere nero su bianco tutta quella disperazione.
    Fece un respiro profondo e passò una mano sulla fronte di Alex
«Dovresti proprio svegliarti, sai?» sussurrò. Poi un altro respiro profondo, si mise comoda sulla sedia che aveva sistemato accanto al letto e riprese a leggere un'altra lettera.
Iniziavano tutte senza una data e finivano tutte senza una firma o un saluto.

    ...Credo che Mikey sia davvero disperato. Io sto qui a piangermi addosso, ma lui? Si fa tutto carino, per venire a trovarti. Si è anche imparato a stirare i pantaloni, per farsi trovare al meglio nel caso tu dovessi svegliarti. Quanto manca, a quel giorno? Quanto ancora hai intenzione di tenerci questo cappio invisibile intorno al collo? E poi Mikey con un ferro da stiro in mano è pericoloso. Fallo per lui, se non vuoi farlo per tutti noi. Salvalo, prima che si faccia del male!
    Ok, sto scherzando. E no, non c'è niente da ridere. Proprio niente. Però rideresti anche tu, se potresti vederlo, quando arriva qui e ti guarda ed è estremamente imbarazzato perché non sa mai che dirti, però poi ti inizia a raccontare una cosa o due, e noi vi lasciamo soli.
    Io e Gerard ci diamo un saluto freddo e vuoto, ed ognuno va per la sua strada. A volte... anzi, tutte le sante volte, vorrei chiedergli se posso andare a casa con lui. Avrei bisogno di tutto quel suo entusiasmo nell'aiutare il prossimo, quello che aveva tirato fuori quando lo abbiamo conosciuto. Te lo ricordi quel giorno? ...cazzo, certo che te lo ricordi. Non è stato il giorno più triste della tua vita?
    Mi sento davvero stupido. Come hai fatto ad essere così forte, tu? A guardare avanti, a tirarti su, dopo tutto quello che ti è successo? Io nemmeno riesco a pensare a domani.
   
    Credo che Gerard abbia ripreso a bere. No, sono sicuro che Gerard stia ricominciando ad esagerare con l'alcool. Vorrei dirgli "non devi farlo, ci sono io qui" ma poi a conti fatti è solo colpa mia. Cazzo quante cose avrei potuto evitare. Se solo fossi meno idiota. Se non fossi il coglione che sono. Alex, che ci trovavi di tanto magnifico in me? Te ne stai lì ed io avrei potuto aiutarti quella sera al Cafè, e tu non avresti dovuto guidare in quelle condizioni di estrema stanchezza. Gerard che ricomincia a bere, ed è colpa mia che l'ho insultato e allontanato e trattato come la peggiore delle persone sulla terra. Cos'ho di tanto straordinario? Perché a me sembra che non riesca a fare assolutamente nulla di decente. Nulla che valga la pena ricordare.

 

    Frank si trascinò fino alla porta di casa con passo lento e svogliato. Immaginò un venditore porta a porta o il postino o chissà chi altro.
Non di certo Mikey. Mikey che gli sorrise imbarazzato appena lui aprì la porta. E che aspettò educatamente sul portico che lui lo invitasse ad entrare.
   
«Come mai da queste parti?» domando Frank facendo strada verso la cucina. Accese una sigaretta e si poggiò al bancone.
Mikey fece un respiro profondo «Ok. So che tra te e Gerard è successo un casino e tutto il resto, ma non sapevo proprio da chi altro andare...» cominciò a parlare, quasi timido, come se conoscesse Frank da soli pochi minuti.
    «Tranquillo. E' successo qualcosa?» domandò l'altro accennando un sorriso per fargli capire che non c'era motivo di essere così agitato. Mikey si morse il labbro ed annuì «Beh, si, credo di si...».
Subito l'aria di Frank si fece preoccupata, e gli fece cenno di continuare a parlare.
    «Ok. Allora... non so bene cosa sia, però... ieri sera ero in camera di Alex, ok?» iniziò Mikey, poi fece una brevissima pausa scrutando l'espressione di Frank. Parlare di Alex era una cosa complicata, ormai. «Insomma, io praticamente dormo- no, cioè, provo a dormire, senza successo, lì ogni notte, e tipo... ieri sera stavo sdraiato sul letto a cercare di prendere sonno e...».
    «E?» chiese Frank curioso.
    «E insomma, ho sentito Gerard parlare. Pensavo fosse al telefono con qualcuno, solo che poi ha alzato il tono della voce e...».
    «E?» ripete Frank, con le sopracciglia aggrottate.
    «E...» Mikey fece un respiro profondo «E stava parlando con Alex.» disse infine.
Ci fu un lungo momento di silenzio nel quale i due si guardarono negli occhi, uno chiedendosi se l'altro stesse scherzando, l'altro chiedendosi se suo fratello era impazzito.
    «Scusa... in che senso parlava con Alex?» domandò dopo un pò Frank.
    «Nel senso che era proprio come se ci stesse conversando. E diceva un sacco di cose senza senso, tipo "se sei il suo spirito rientra in quel dannato corpo e svegliati!" e poi cose come "Sparisci!" e poi parlava con tono più calmo, e faceva domande e dopo un pò riprendeva a parlare. Ed era proprio come se fosse al telefono, perché tra una frase e l'altra non si sentiva nessuno, ma non era al telefono, perché l'ho sentito proprio chiamare Alex, parlare con lei, dirle alcune cose che erano esplicitamente riferite a lei...» spiegò Mikey d'un fiato. Ora era di nuovo agitato, e sopratutto, preoccupato per Gerard.
    «Tu hai provato a chiedergli qualcosa?».
Mikey fece spallucce facendosi piccolo piccolo «N-no. Era... mi ha spaventato.» spiegò arrossendo.
Frank annuì spengendo la sigaretta nel posacenere, poi fece un respiro profondo «Forse sta davvero esagerando con gli alcolici e i farmaci...» commentò in un mormorio.
Mikey fece cenno di si con la testa, poi guardò Frank dritto negli occhi. Quegli occhi che Gerard aveva dipinto ed appeso nella sua camera.
    «Però io non so, e non credo nemmeno di farcela, ad aiutarlo...» mormorò, in quella che suonava proprio come una supplica. Stava chiedendo aiuto a Frank.
Il ragazzo sentì un lieve dolore al cuore. Gerard stava male. Gerard stava affrontando il tutto nel peggiore dei modi.
    «E' a casa, ora?» domandò.
Mikey annuì sorridendo «Si! Ti prego, vieni ad aiutarlo. Io non ce la faccio...» ripeté poi rassegnato.
L'altro gli mise una mano sulla spalla «Tranquillo, Mikey. Ti ringrazio per essere venuto a parlarmene. Vado subito da lui.» sorrise Frank. Insieme uscirono di casa. Mikey era diretto all'ospedale, Frank a casa di Gerard ed Alex.

    «...non dico tanto, ma almeno finisci di registrare quel disco. Non sai quanto sarei felice di sentire quel disco. Anzi, dovreste registrarlo in mia memoria...».
Gerard ascoltava Alex parlare. Se ne stava sdraiato sul divano con gli occhi chiusi ed arrossati. Aveva bevuto tantissimo anche quel giorno, nonostante fosse appena l'ora di pranzo.
    «Per registrare una cosa in tua memoria prima dovresti essere morta...» commentò aprendo un occhio.
Lei se ne stava seduta sul pavimento, proprio di fronte a lui, con le gambe incrociate e i palmi delle mani a terra sui quali poggiava il peso della parte superiore del corpo.
    «Magari ti chiamano tra cinque minuti per dirti che sono morta.» rispose lei con una smorfia «E tu saresti troppo ubriaco per capire cosa sta succedendo... Ma tu continua pure a bere. Aiuta tantissimo.» aggiunse poi, indicando con un cenno della testa la vetrina dei liquori del padre di Alex.
    Gerard sbuffò «Non sono affari tuoi.».
Nel preciso istante in cui smise di parlare, qualcuno suonò il campanello. Una, due, tre volte.
    «Non c'è nessuno!» urlò Gerard senza nemmeno tirarsi su dal divano, ridacchiando.
Alex lo guardò con una smorfia sulle labbra «Pensa se è qualcosa di importante...» disse «...ma no, non aprire, tranquillo.».
Lui alzò gli occhi al cielo «Sei fastidiosa. Incredibilmente fastidiosa. Dio santo, non potevo avere un'allucinazione più divertente di una versione di Alex trecento volte più pesante?» mormorò.

    Frank sospirò, suonando il campanello di casa di Alex per la quarta, poi la quinta volta. Sentiva la voce di Gerard provenire dall'interno, anche se non riusciva a capire cosa stesse dicendo.
    Fece un respiro profondo. Era incredibilmente vicino. «Gerard! Sono Frank!» urlò infine, bussando sulla porta insistentemente.
Ci fu un attimo di silenzio, seguito da un flebile mormorio e da qualche passo sempre più vicino. Poi la porta si aprì. E Frank cominciò a sentire il cuore in gola e le mani sudate.
    E poi arrivò una pugnalata in pieno petto, quando notò gli occhi arrossati di Gerard, l'odore di alcool che lo circondava e quell'aria spaesata che proprio non sopportava su di lui.
Gerard doveva aver bevuto davvero tanto. E magari aveva preso anche qualche psicofarmaco. Comunque stava davanti a lui e non diceva nulla. Lo guardava, poi si voltò un attimo di scatto verso la sua sinistra, poi tornò a guardarlo. Sembrava stesse viaggiando con la mente.

    «Wow! Non sei emozionato? Io sono emozionatissima! Cioè, wow! Frank è qui!» esclamò Alex con voce acuta, battendo le mani e saltellando intorno a Gerard, nell'ingresso di casa.
Il ragazzo cercava di non guardarla, di fingere di non vederla. Aveva bevuto tantissimo, ma non aveva certo intenzione di far la figura del folle davanti a Frank. E si, era dannatamente emozionato. E sopratutto, aveva un aspetto di merda, era certo di avere un aspetto di merda e i capelli spettinati e chissà quanto puzzava di birra e... il cuore stava per scoppiargli fuori dal petto.
    «Maleducato! Fallo entrare! E' venuto a trovarti! Devi farlo entrare! Vuoi farlo entrare, giusto!? Non è bellissimo? Wow. Guarda i suoi occhi Gerard-» Alex sembrava non voler smettere un attimo di parlare. Si era avvicinata incredibilmente a Frank, e se fosse stata reale lui non avrebbe potuto non notarla, visto che era a pochi millimetri dal suo viso, che lo scrutava centimetro per centimetro «Non ha degli occhi bellissimi, Gee?».
Gerard fece fatica a resistere alla tentazione di annuire. Poi si scansò per far entrare Frank «E-entra pure...» mormorò, richiudendo la porta quando lui fu dentro.
    Profumava di buono e pulito, aveva lasciato una scia di ammorbidente e profumo da uomo entrando in casa, smuovendo l'aria, e Gerard la respirò a pieni polmoni.
    «Ehm... va tutto bene?» chiese Frank d'un tratto.
Era a meno di un metro da Gerard e lo guardava negli occhi, in piedi nell'entrata del salotto.
Alex si fiondò tra i due, o apparì semplicemente lì. Si mise proprio davanti a Frank e cominciò ad agitarsi in direzione di Gerard.
    «No! Non stò bene e credo di avere le allucinazioni e Frank, tu sei l'unico che può aiutarmi!» suggerì Alex.
Frank guardava Gerard stranito. Il ragazzo sembrava avesse problemi alla vista o qualsiasi altra cosa, perché muoveva la testa di quà e di là, come se qualcosa gli ostruisse la vista «Gerard?» chiese quasi mormorando.
    «Allora! Digli quello che ti ho detto io! Digli che hai bisogno di lui!» insisté Alex.
Gerard sbuffò «Smettila...» sussurrò a mezza bocca.
Vide l'espressione di Frank farsi preoccupata, così accennò un sorriso mentre Alex andò a sedersi sul divano, poggiando di peso i piedi sul tavolino «Ehm, si, tutto bene...» disse infine.
    Alex rise «Ah! Tutto bene! Sei proprio un bugiardo! Se andava tutto bene io non ero di certo qui!» esclamò dal divano, incrociando le braccia davanti al petto.
    «Ehm... vuoi qualcosa da bere?» chiese Gerard dopo un pò, facendo accomodare Frank sul divano. Era proprio accanto ad Alex, solo che non poteva vederla. Era una situazione ridicola. Era ridicolo avere le allucinazioni ed era ridicolo sentirsi quasi come al primo appuntamento, ora che Frank era andato a casa sua. E qualsiasi fosse il motivo per il quale si era presentato lì, a Gerard tremavano le gambe.
    «No, grazie...» disse Frank «...sembra che tu abbia bevuto già abbastanza...» disse infine.
Gerard deglutì. Perfetto. Frank non poteva certo non accorgersene.
    «Oh. Solo perché oggi è una giornataccia...» cercò di giustificarsi Gerard.
Frank sbuffò «Ok, facciamo le persone serie. Non dire stronzate, va bene? Non è solo oggi. E' da quando Alex ha avuto l'incidente!».
Alex sollevò lo sguardo verso Frank, poi lanciò un'occhiata maliziosa a Gerard «Perché non provi a dirgli che io sono qui?» disse ridacchiando. Gerard fece fatica ad ignorarla.
    «No, beh, non è proprio così...» mormorò sentendosi d'un tratto colpevole ed imbarazzato, ed un tantino giudicato.
Infondo Frank aveva fatto la sua parte, dandogli la colpa dell'incidente di Alex e tutto il resto. Gli aveva detto di non cercarlo più. E glielo aveva detto con tanta rabbia nella voce che era praticamente impossibile per Gerard anche solo immaginare un riavvicinamento a lui.
Ed ora era davanti a lui a fargli la ramanzina perché aveva bevuto troppo! Ormai non era più un problema che riguardava Frank. Gerard deglutì, infastidito.
    «Gee, calmati. Gli sbalzi d'umore sono tipici in queste condizioni. Calmati e non fare casini. Non vuoi fare casini. Vuoi solo far pace con Frank.» disse Alex tirandosi su.
Gerard nemmeno la guardò.
    «Che c'è, Frank? Sei venuto qui per sistemarti la coscienza? "Andiamo a rompere le palle a Gerard così mi sento meno in colpa"? Beh, io non ho assolutamente voglia di stare ad ascoltarti! E anzi, se vuoi saperlo è colpa tua se stò cosi! Sei tu che hai deciso di mettermi da parte di colpo!» esclamò nervoso.
Frank non disse nulla per qualche secondo lungo un'eternità. Poi si morse il labbro. Poi sospirò.
    «Ok, io sto qui ed aspetto che ti passi la sbronza. Poi ne riparliamo.» disse tranquillo.
Gerard lo osservò in silenzio. Nonostante tutto, però, era contento che Frank avesse intenzione di stargli vicino. Era un buon inizio. E sopratutto, fosse stato un altro probabilmente ci avrebbe messo meno di tre secondi a prendere la porta ed andarsene. Invece dall'espressione sul suo volto Gerard capì che Frank era disposto anche a farsi insultare per ore ed ore, purché prima o poi Gee tornasse lucido e potesse dargli ascolto.
A Gerard veniva quasi da piangere. Anzi, Gerard iniziò a piangere. Silenziosamente, guardando Frank, che a sua volta lo guardava, e voleva quasi piangere anche lui, ma non doveva mostrarsi vulnerabile e debole, perché quello vulnerabile e debole qui era Gerard e tanto bastava.
    «Gee, non piangere però...» mormorò tirandosi su. Ma non fece in tempo a sollevarsi che Gerard si buttò in ginocchio di fronte a lui e cominciò a singhiozzare rumorosamente aggrappandosi alle ginocchia di Frank, che si rimise seduto.
Alex non c'era più. Era svanita nel nulla.
    «Frank, credo di aver bisogno del tuo aiuto! Ti prego!» disse dopo un pò singhiozzando. Frank gli posò una mano sulla nuca e lo carezzò, facendolo sentire protetto.
    «Ok, Gee. Sono qui per questo. Per starti vicino. Stai tranquillo, ok?» sussurrò.
Gerard strinse ancora più forte la presa, voleva essere tutt'uno con Frank. Con la testa poggiata sulle sue gambe, chiuse gli occhi, poi fece un respiro profondo «Credo di essere diventato pazzo.» disse dopo un pò.
Ma non voleva guardarlo, e continuò a tenerlo stretto, per paura che potesse cambiare idea ed andarsene ancora una volta.

 

---
Mmmk. Ecco fatto.
Non cantate vittoria troppo presto, comunque. u_u
E' che oggi avevo semplicemente bisogno di questo capitolo tutto così... tranquillizzante, per così dire.
Spero vi piaccia. Sopratutto visto che volete uccidermi perché Gerard e Frank si sono lasciati. Cioè, abbiate pietà di me! Sennò vi scrivo "e vissero felici e contenti per tutta l'eternità" e finisce lì, insomma! XD

XOXO
e p.s.: a tutte le fottute killjoys, grazie, porco cazzo, g r a z i e m i l l e p e r t u t t o ! ! !
<3

 

   

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Ferro + Magnete ***


Nuova pagina 1

Capitolo 4
Ferro + Magnete

    Frank aveva fatto stendere Gerard sul letto e gli aveva tenuto la mano finché si addormentò. Poi lo aveva vegliato nel sonno, cominciando a pensare a come fare per aiutarlo. Lui non era un esperto, né di disintossicazione, né di psicoterapia. Ma Gerard lo aveva supplicato di aiutarlo. Gli aveva raccontato che pensava di essere impazzito, che vedeva Alex ed era così vera, e gli parlava e gli diceva tantissime cose e lui non poteva non risponderle, e non sapeva se era un fantasma, uno spirito, un'allucinazione, la sua coscienza. Gli raccontò che a volte Alex diceva essattamente ciò che pensava lui, o a volte diceva cose che lui non credeva di pensare ma che poi si rendeva conto che gli avevano già sfiorato la mente, ed era strano e assurdo e ridicolo. Si era addormentato così, raccontando a Frank tutto quello che gli stava accadendo.
    Forse doveva parlare con qualche esperto. Forse doveva chiamare qualche centro di recupero, perché si, Frank immaginava che Gerard non se la stesse cavando alla grande, ma non di certo che stesse in condizioni così pesanti, con le allucinazioni e tutto il resto.


    Quando si risvegliò, Gerard si guardò intorno sentendo la testa pesante e gli occhi gonfi. Aveva pianto, questo lo ricordava. E poi aveva parlato con Frank, ricordava anche questo. Aveva pianto con la testa china sulle gambe di Frank e lui lo aveva consolato. Ed ora era sdraiato sul suo letto con ancora le scarpe ai piedi e la stanza era vuota.
Sperò che non fosse stata solo un'altra allucinazione, e gli si ritorse lo stomaco all'idea che quella specie di riavvicinamento con Frank fosse solo frutto della sua immaginazione.
    Si sollevò un pò dai cuscini e sospirò.
   
«Frank?» chiamò quasi sottovoce, come per giustificare una non risposta. Se lo chiamava a voce bassa e Frank non rispondeva era solo perché non lo aveva sentito, non perché non era lì.
Sentì un rumore di passi e finalmente la porta della stanza si aprì piano, e Gerard trattenne il respiro per qualche secondo. Frank. Frank. Frank.
    «Ti sei svegliato...».
Gerard espirò. Era Mikey. Fece una smorfia in direzione di suo fratello ed annuì, senza aggiungere altro. «Ho bisogno di stare un pò da solo, Mikey...» mormorò scusandosi, rimettendosi sdraiato. Suo fratello accennò un sorriso e richiuse la porta.

    «Ah, povero Mikey...».
Gerard spalancò gli occhi in direzione della finestra. Alex guardava di fuori, dalla piccola fessura della tenda che lasciava entrare la luce.
    «Per favore, lasciami stare...» sbuffò Gerard distrutto.
Alex scrollò le spalle «Non sono qui per disturbarti.» disse con tanta semplicità «Comunque pensavo che ci sono proprio un sacco di cose che dovresti fare...».
    «Ti prego! Ti supplico, vattene, ok? Non voglio essere pazzo! Prima ci sei tu, poi c'è Frank, poi non lo so più... non ci stò capendo assolutamente nulla. Ti prego.» disse Gerard lamentoso.
    «Oh, devi avere le idee molto, molto confuse. Comunque è da un paio di giorni che non vieni a trovarmi all'ospedale. Potrei offendermi e non svegliarmi più...».
Gerard deglutì, chiudendo gli occhi «Non dirlo neanche per scherzo, ok? Non dirlo e basta. Non ce la faccio a venire a trovarti. Non ce la faccio più.».
    «Scommetto che invidi la forza di volontà di Mikey, vero? Lui viene a trovarmi ogni giorno, poi ogni giorno si chiude in camera ad esercitarsi col basso, ed ogni giorno stringe i denti e va avanti. Tu invece no, tu invece non fai assolutamente nulla.».
    «Perché devi darmi fastidio? Perché devi dirmi tutte queste cose?» domandò Gerard nervoso.
    «Perché tu le pensi, ma hai bisogno di qualcuno che le dica ad alta voce. Io sono qui per dirlo ad alta voce. Per fartelo sentire bene. Perché tu puoi ignorare quanto vuoi i tuoi pensieri, ma non di certo le mie parole. Lo so che non mi ignori, anche quando guardi altrove, o chiudi gli occhi e cominci a pensare parole a caso per occuparti la mente. Continui a sentirmi parlare. Come adesso. Stai solo fingendo di ignorarmi. Sono nella tua testa. Lo so che ci sono. Mi vedi?».
Gerard aprì gli occhi di nuovo. Alex non c'era più.

    Solo qualche minuto dopo Mikey bussò alla porta della camera di suo fratello. Aveva una pila di fogli rilegati in una mano, ed aprì la porta con l'altra introducendo solo la testa nella stanza «Gerard? Possiamo parlare?» domandò.
Suo fratello sospirò, riaprendo gli occhi.
    «Si, credo di si. Dimmi....» disse tirandosi su. Si guardò intorno velocemente. Magari era un'allucinazione pure suo fratello. Era stressante e fastidioso non capire se ciò che stava vivendo era finto o reale.
    Mikey entrò nella camera e si sedette sul bordo del letto. Posò i fogli sulle sue ginocchia e guardò il pavimento.
    «Vorrei riprendere a registrare il disco...» disse dopo un attimo di silenzio, senza guardare suo fratello.
Il più grande si morse il labbro. Mikey era fragile e piccolo e non aveva certo bisogno di un fratello con problemi mentali. Sospirò.
    «Non credo che sia il momento adatto...» cercò di giustificare.
    «Io invece credo proprio che lo sia. Dobbiamo...» prese i fogli che teneva sulle gambe e cominciò a sfogliarli alla svelta, fino ad arrivare ad una pagina piena di statistiche e numeri, poi si fermò e posò lo sguardo su suo fratello «...Alex vorrebbe che noi continuassimo a registrare. E quando il disco sarà pronto, e mancherà davvero poco, dovremmo portare un lettore cd all'ospedale e farglielo ascoltare. Guarda qui!» disse porgendogli i fogli che teneva in mano.
    La musica aiutava, era terapeutica, era un richiamo. Mikey ci credeva davvero. Mikey voleva davvero provarci «Per favore...» supplicò, quasi.
Gerard lesse alla svelta i numeri e le percentuali sul foglio, ed inizialmente sorrise. Poi però tornò serio e cupo «Mikey, non credo sia il momento giusto. Non riesco a far nulla.» mormorò.
    «Tu non vuoi fare nulla, Gee, è diverso!» esclamò suo fratello deluso.
    «Non è vero! E' che credo di avere dei problemi... dei problemi gravi, seri. Sta diventando tutto così difficile da gestire...» mugugnò Gerard guardandosi le mani.
Mikey sollevò un sopracciglio «Ci aiuterà Frank! Gee, Frank è disposto a fare qualsiasi cosa ed è andato a parlare con delle persone che possono aiutarti, e ti saremo tutti vicini, e questo periodo finirà presto e staremo tutti di nuovo bene, anche Alex!».
Gerard era senza parole, e la testa era pesante e la stanza sembrava stesse girando. Quindi Frank non era un'allucinazione? Quindi Frank si era davvero offerto di aiutarlo? Non sapeva, non capiva e non riusciva a spiegarsi nulla. Era una situazione penosa. Si fece coraggio e dopo aver fatto un respiro profondo guardò Mikey «Quindi Frank è stato qui? Non è vero che me lo sono immaginato? Lui era qui?» domandò imbarazzato e confuso.
    Mikey sorrise annuendo «Certo che non te lo sei immaginato! Lo so che parli con Alex, ti ho sentito e qualsiasi cosa sia la risolveremo, e Frank vuole aiutarti in ogni modo possibile e tu devi solo dargliene occasione, ok? Devi darci la possibilità di aiutarti, però ti prego, finiamo di registrare quel disco, va bene?».
Improvvisamente Gerard riprese a piangere. Era come se dovesse liberarsi di un macigno all'interno del petto. Pianse e strinse Mikey tra le braccia.

    Il programma per aiutare Gerard aveva una durata che andava da uno a sei mesi. Il che significava che Gerard per tutto quel tempo doveva trasferirsi in quel centro di recupero e con tutta la forza di volontà di cui era capace lasciare che tutti i fantasmi che lo perseguitavano lo lasciassero in pace.
Frank sospirò. Sperava che un mese bastasse. Sei mesi senza Gerard erano una tortura. Era stato una tortura anche non vederlo per quei pochi giorni dall'incidente di Alex. Ma era per il suo bene e così doveva essere. Che fosse un mese e mezzo, tre mesi, sei, otto, andava bene purché Gerard tornasse in sé.
    Sorrise all'idea di tornare con lui. Sorrise all'idea di un futuro prossimo migliore, nel quale Gerard era tornato sobrio e lucido e Alex si era risvegliata e tutto il resto andava alla grande. Mise il depliant del centro di recupero nella tasca dei jeans e a passo svelto tornò a casa di Alex. Non vedeva l'ora di dirlo a Gerard. Non vedeva l'ora di dirgli che stava finendo tutto, che finalmente avrebbero presto rivisto tutti la luce, che le cose si sarebbero sistemate, che ci avrebbe pensato lui, che non voleva più, mai più, allontanarsi da lui.

    Quando arrivò da Gerard e gli spiegò il programma del centro di recupero, Frank era davvero entusiasta all'idea che finalmente Gee potesse scrollarsi di dosso il peso di quella dipendenza. Poi però Gerard si faceva sempre più cupo ad ogni parola che Frank aggiungeva alle altre, e ad un tratto alzò una mano come per chiedere il permesso di poter parlare.
   
«Che c'è?» domandarono all'unisono Frank e Mikey. Erano tutti e tre seduti intorno al tavolo della cucina, con il depliant del centro di recupero in bella mostra, al centro di esso.
    Gerard deglutì «Beh... scommetto che questa gente è grandiosa e tutto, ma non voglio farmi rinchiudere. Non voglio star chiuso da qualche parte con un mucchio di sconosciuti.» ammise lievemente imbarazzato.
    Frank annuì «Gerard, sicuramente non deve essere una situazione facile ma insomma... se il programma prevede questo, è per il tuo bene...» cercò di spiegare.
Mikey fece spallucce. In realtà nemmeno lui voleva che Gerard se ne andasse. Ci mancava ritrovarsi completamente solo.
    «Non posso seguire il programma da qui? Non posso semplicemente fare delle sedute durante la settimana, anche ogni santo giorno, anche per sedici ore al giorno, ma poi tornare qui a casa?» chiese Gee quasi disperato.
Frank sospirò «E' che sarebbe più semplice per te resistere alla tentazione di bere, sai, se non ci sono alcolici in giro...».
    «Ci pensiamo noi!» esclamò Mikey illuminandosi di colpo «Ci siamo noi, al suo fianco. Staremo con lui ventiquattro ore al giorno, magari mentre registriamo le ultime canzoni, e insomma, ci stiamo attenti noi a non farlo bere!» disse guardando Frank negli occhi.
    «Registriamo le ultime canzoni?» domandò Frank aggrottando le sopracciglia «Credevo che ci fossimo presi una pausa fino a data da stabilire...» mormorò.
Gerard scrollò le spalle «Mikey ha letto un'altro articolo sull'aiuto della musica durante il coma e cose del genere. Dice che secondo lui se finiamo di registrare il disco e lo facciamo sentire ad Alex lei si sveglierà.» spiegò in fretta, poi guardò quegli occhi speranzosi di suo fratello e sorrise «Forse funziona davvero... insomma, tentar non nuoce, no?» aggiunse infine.
    Stavolta anche Frank sorrise. Non aspettava altro. Finalmente, un pezzo alla volta, e magari la strada era ancora lunga, ma finalmente sembrava che le cose stessero riacquisendo un senso, e le loro vite stavano tornando alla normalità. Così sembrava e così doveva essere.
    «Fantastico. Non vedo l'ora di riprendere a suonare!» esclamò entusiasta. Avrebbe chiamato subito Ray e Matt per dargli la notizia. Poi avrebbe avvertito sua madre che sarebbe mancato da casa per qualche giorno, e le avrebbe spiegato come tutto sembrava più facile ora che tutti avevano un piano per salvarsi. Perché era quello, ciò che stavano facendo. Stavano salvando le loro vite prima che qualsiasi altra cosa le distruggesse del tutto. Ed era una sensazione bellissima, colma di emozioni ed euforia e sopratutto, voglia di incularsi il mondo. Il mondo intero.
    Alex sarebbe stata fiera di loro. Alex li avrebbe seguiti a ruota. Anzi, Alex avrebbe preso in mano la situazione già da tempo. Quindi Frank sorrise promettendo mentalmente ad Alex che avrebbe fatto tutto ciò che avrebbe fatto anche lei, se fosse stata lì.
E poi sorrise a Gerard. Sarebbe stato al suo fianco, nel bene o nel male. Sempre.

    Così chiamarono una terapista che si sarebbe occupata di Gerard senza doverlo rinchiudere in una qualsiasi struttura. Poi Frank andò a prendere alcune sue cose per stabilirsi qualche giorno in casa con Gee e Mikey. Poi Mikey andò a dormire, e finalmente riuscì a prendere sonno con più facilità. E Gerard e Frank rimasero soli, seduti sul letto di Gee a guardare la televisione senza guardarla davvero.
Ora che Gerard era lucido, e sopratutto, ora che erano soli, Frank doveva assolutamente fargli le sue scuse, chiedergli perdono per il modo stupido in cui l'aveva trattato e tutto il resto.
   
«Gee...» disse interrompendo il silenzio assoluto che c'era tra i due, disturbato solo dal flebile e quasi inesistente suono della televisione.
Gerard si voltò a guardarlo «Si?».
    «...mi dispiace averti detto tutte quelle cose. E' anche colpa mia se tu devi affrontare tutto questo, e mi sento uno schifo. Una vera merda, perché è ovvio che non è colpa tua, non è colpa mia, non è colpa di nessuno...» disse d'un fiato, visibilmente in imbarazzo.
    Gerard sentiva il sangue pompare nelle vene a velocità elevata, il cuore esplodere d'amore e dolcezza «Mi basta sapere che sei al mio fianco, Frank. Sapere che non vuoi abbandonarmi. Credo di aver davvero bisogno di te.» disse accennando un sorriso.
    Gli occhi nocciola di Frank sembravano brillare come i più luminosi diamanti del mondo. Gerard fece un respiro profondo. Voleva Frank, voleva il suo spirito e il suo corpo. Voleva essere tutt'uno con lui.
    Lentamente, come se Frank fosse un magnete e Gerard un pezzo di ferro, si avvicinò a lui e le loro labbra si sfiorarono. Era un bacio dolce. Un bacio che nel suo piccolo, in quel minimo gesto di labbra a lieve contatto, racchiudeva un milione di speranze.
 

- - -

mah.
-__-'
Sto capitolo non mi piace per niente, ma vabbè.

   

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Think Happy Thoughts ***


Nuova pagina 1


Capitolo 5
Think Happy Thoughts

    Frank e Gerard erano arrivati alla conclusione che Gee non pensava a bere quando era occupato. Quindi doveva sempre avere qualcosa da fare, doveva tenersi impegnato.
    Ad esempio, chiudersi in studio a registrare era un buon modo per tenerlo occupato. O fare le pulizie in casa, o andare a fare la spesa, erano buoni modi per tenerlo occupato. E anche fare tanto sesso, era un buon modo per tenerlo occupato.
    Così Frank e Gerard stavano insieme ventiquattro ore al giorno, ed erano così innamorati l'uno dell'altro che mai per un attimo potevano dirsi stufi di avere l'altro intorno, anzi...
    E quindi erano passati sette giorni. I primi erano i più difficili, dicevano. Gerard parlava con la terapista un'ora al giorno tre volte a settimana, doveva riempire un diario nel quale annotava ogni singolo pensiero, e sopratutto ogni volta che sentiva la necessità di bere qualsiasi cosa di alcolico, doveva parlarne con la persona più vicina a lui - nel suo caso Frank - e chiamare la terapista, e scrivere sul diario e fare qualsiasi cosa per distrarsi. Anche lucidare l'argenteria, se non gli veniva nient'altro di meglio in mente.
    Così la casa era completamente pulita ed ordinata, e non c'era un granello di polvere nemmeno nell'angolo più irraggiungibile sotto al letto.
Gerard sentiva la necessità di bere sopratutto quando accadeva qualcosa di brutto o si innervosiva o si arrabbiava. Così tutti intorno a lui cercavano di farlo ridere, di farlo stare tranquillo, di evitare di parlare di Alex o del breve ma tormentoso periodo in cui aveva rotto con Frank né di niente che potesse farlo pensare troppo, a cose troppo tristi.
    E dato che cantare faceva sentire meglio Gee, i ragazzi passavano intere giornate in studio, e finalmente, dopo solo sette giorni di duro ma divertente lavoro, i My Chemical Romance avevano finito di registrare anche le ultime canzoni.
    Il che significava che il disco era pronto.
Frank volette prendere alcune demo e portarsele a casa. Una copia la diede a sua madre. Una la spedì a suo padre. Un'altra la lasciò nello stereo della macchina di Gerard.
    Adorava ascoltare la voce di Gerard, l'incredibile intensità che c'era in quei canti, l'emotività che riusciva a tirare fuori.

    Dal canto suo comunque Gerard si sentiva molto meglio. Certo, spesso non voleva mostrarlo ma sentiva come se l'urgenza di bere qualcosa gli scorresse nelle vene, ma sembrava che Frank avesse un sesto senso al riguardo e riusciva sempre a distrarlo. Così era già ora di andare a dormire e lui non aveva avuto più nemmeno il tempo materiale per potersi soffermare a pensarci.
    L'unica cosa, ridicola, che lo infastidiva leggermente, era che da quando c'era Frank al suo fianco, e non aveva più bevuto un goccio di qualsiasi tipo di bevanda alcolica, Alex - o lo spirito, o quello che era - era sparita nel nulla.
    Da una parte si riteneva fortunato, almeno era segno che non era impazzito del tutto o perduto per sempre. D'altra parte però gli mancava, ed aveva il terrore che se la Alex vera non si fosse mai più risvegliata, lui non aveva avuto nemmeno il tempo di salutare almeno quella immaginaria.
    L'unica persona con la quale si era sentito libero di parlarne era stato Frank. Gli altri non avrebbero capito, mentre Frank ci credeva davvero ed era anche divertito dalla versione fantasma di Alex che rompeva le palle proprio come quella vera, ed una volta disse anche che gli dispiaceva non averla mai vista.

 

    Mikey guardava quell'anonimo cd che aveva tra le mani con gli occhi pieni di speranza. Non era ancora il prodotto finale, non aveva una copertina né nulla. Era solo un cd con su scritto con un pennarello indelebile blu "My Chemical Romance Demo CD". Tutto lì. Eppure in tutta quella semplicità c'era la speranza di una vita intera.
    Sapeva che non poteva far ascoltare a nessuno le canzoni in anteprima né lasciare il disco incustodito, quindi aveva rimediato un lettore CD ed aveva programmato di lasciare a quell'infermiera amica di Frank, Jamia, il compito di far ascoltare almeno una canzone al giorno ad Alex. Si era documentato tanto che avrebbe potuto fare dei seminari sugli stati di coma, ed aveva letto più volte l'importanza della musica per cercare di far tornare a sé le persone in quelle condizioni.
    Sentiva qualcosa, come se fosse nell'aria. Era la sensazione che sarebbe andato tutto per il meglio. Avrebbe potuto giurarsi su qualsiasi cosa.
Frank e Gerard erano tornati insieme, il che andava già bene. Inoltre, Gerard stava facendo di tutto per smettere di bere, ora erano giorni che non toccava più nulla, né alcolici né psicofarmaci, e parlava sempre con la terapista che gli dava un sacco di consigli utili.
    Il disco era pronto, e Ray, insieme al manager Brian, aveva organizzato un bel mucchio di serate e partecipazioni a vari locali e festival nei dintorni, e la band avrebbe avuto impegni almeno per i prossimi due mesi.
    Dovevano iniziare ad organizzare un bel pò di cose, a partire dal furgone di Ray che era decisamente troppo piccolo per poter girare in lungo e in largo per le varie destinazioni in cui dovevano suonare. Ciò significava che dovevano rimediare un mezzo di trasporto più accogliente, ed ovviamente ad occuparsene sarebbe stato Ray, che era quello più organizzativo del gruppo.

    Quando Mikey arrivò all'ospedale, dovette chiedere in giro di Jamia ad un altro paio di infermiere nel reparto. Una di loro disse che non ne sapeva nulla, mentre l'altra che Jamia era a casa con l'influenza o qualcosa del genere. Qualsiasi cosa fosse, comunque si sarebbe assentata dall'ospedale per qualche giorno senza poter così far ascoltare il disco ad Alex.
    Mikey aspettò che la stanza fu vuota e le infermiere avessero finito di sistemare flebo e tutto il resto, poi tirò fuori il lettore cd dallo zaino. Era incredibilmente emozionato, era come se si aspettasse che Alex si risvegliasse dì lì a cinque o sei minuti. Gli sudavano le mani e imprecò sotto voce quando il CD gli cadde a terra, lo soffiò per togliere qualsiasi possibile granello di polvere se ce ne fosse stato e lo infilò nel lettore dopo aver srotolato le cuffiette che aveva gli aveva avvinghiato intorno. Prese una sedia, di quelle scomode sulle quali sedeva sempre quando andava a trovarla, la sistemò accanto al letto e cercando di fare attenzione a non fare qualche danno, come se stesse maneggiando dei vetri fragilissimi, mise una cuffietta all'orecchio di Alex, e l'altra la tenne per lui. Voleva affrontare quel momento insieme a lei in tutto e per tutto.
    Con un respiro profondo accese il lettore mentre il cuore pompava a tremila nel petto nel momento in cui il lettore caricava il cd. Sembrava che il tempo stesse per fermarsi, o che stesse andando tutto a rallentatore.
    Partì Romance, un minuto di suspence durante il quale Mikey osservava gli occhi chiusi di Alex, che non davano alcun segno di vita. Si disse che sarebbe successo tutto quando sarebbe partita la prima canzone, quando ci sarebbero state le chitarre e la batteria e la voce di Gerard e il suo basso.
    Così gli tremavano le mani, quando il lettore caricò la seconda canzone, Honey.
Doveva svegliarsi, con quella canzone. Doveva, assolutamente. C'era tutta la disperazione di Gerard, tutta la storia di suo fratello e i suoi problemi e Alex ci teneva troppo, per non reagire. Doveva.
    Un minuto. Si sveglierà. Un minuto e trenta secondi. Alex era ancora addormentata. Due minuti. Alex non dava alcun segno di volersi riprendere. Mikey voleva quasi urlarle che si era stancato di vederla così, che doveva svegliarsi e basta. Tre minuti e quattro secondi. Alex, ti prego.  Mikey stava per piangere. Tre minuti e cinquantuno secondi. Vaffanculo.
   
Non era vero niente. Non era vero che le persone in coma potevano sentire, potevano ascoltare, potevano risvegliarsi. Non era assolutamente vero. Mikey stava piangendo, ora. Era stato uno stupido, ed erano stati stupidi tutti, a dargli retta, a non dirgli di smetterla di volare con la fantasia, a credere anche loro che Alex avrebbe riaperto gli occhi, prima o poi. Tanto valeva staccare quei macchinari. Spengerla una volta per tutte. Tanto non si sarebbe svegliata mai più.
    Spense il lettore ai sette secondi della seconda canzone. Si asciugò gli occhi, lasciò il lettore sul mobiletto bianco e freddo accanto al letto. Mise a posto la sedia. Andò via senza dire nulla.
    Era come se fosse crollato tutto, era come se d'un tratto si fosse trovato tra le macerie di un terremoto devastante, lui e nient'altro, nemmeno più la speranza.

 

    Per due interi giorni Mikey non uscì dalla sua stanza. Non lo sapeva nessuno, perché non ne aveva parlato con nessuno, ma lui aveva perso ogni speranza ed ora non aveva voglia di fare nulla, di dire nulla e di pensare nulla. Se ne stava sdraiato sul letto di Alex, che ora era il suo letto, che probabilmente sarebbe stato sempre il suo letto, perché lei non si sarebbe svegliata mai più.
    Pensò che per lo meno se Alex fosse stata lì sarebbe stata contentissima di quella specie di tour che i ragazzi avrebbero dovuto affrontare. Anzi, probabilmente Alex sarebbe stata la prima a preparare la borsa per partire. Anzi, probabilmente Alex sarebbe già partita.
    Se non altro doveva farlo per lei. Anche se non contava davvero nulla.


    La pila di lettere che Frank aveva dato a Jamia era finita, con tanto di lacrime della ragazza che aveva pronunciato parola per parola tutta la disperazione del ragazzo. Non aveva conosciuto Alex in vita, ma da quanto aveva capito doveva essere proprio una tipa straordinaria.
    La guardò in silenzio per un pò. Aveva sistemato tutte le lettere in un cassettino del mobile. Così ci mise anche le ultime due. Quando aprì il cassetto però ci trovò dentro anche un lettore cd. Non sapendo di chi fosse lo aprì per vedere il disco che c'era dentro. Sapeva che i My Chemical Romance era la band di Frank, così pensò di ascoltarlo. Sapeva che Frank suonava benissimo, aveva la passione per la musica da quando era ragazzino, gliel'aveva tramandata suo padre, alla quale era stata tramandata dal padre e pensò che se Frank avesse mai fatto dei figli - cosa improbabile, si disse, in quanto almeno al momento stava con un altro ragazzo - questi avrebbero probabilmente avuto in corpo il gene della musica, proprio come tutta la stirpe Iero.
    Eppure Jamia era una ragazza discreta ed educata, e prima di ascoltare quel disco pensò fosse il caso di chiedere il permesso a Frank. Magari era un disco fatto appositamente per Alex, e non voleva certo appropriarsi di nulla che fosse di una ragazza in coma.

    I ragazzi erano in viaggio verso la prima tappa del loro mini tour. Il disco era appena uscito e i ragazzi lo avevano pubblicizzato così tanto che c'erano già un sacco di ragazzini pronti a vedere i loro show, molti in più di quanti ce ne erano solitamente alle serate che facevano nei locali della zona, che comunque erano già abbastanza.
    Frank e Gerard erano rannicchiati in fondo al furgone. Gerard aveva ascoltato ogni singola parola che usciva dalla bocca di Frank mentre questo parlava al telefono con quella Jamia - chiunque fosse, l'aveva vista solo una volta e già gli dava fastidio che i due ora si sentivano anche per telefono - e gli raccontava del disco e del mini tour e di tutto il resto. Lo guardò con aria di disapprovazione quando Frank disse "Mi farebbe piacere, dovresti davvero venire a vederci suonare una di queste sere.".
    A Gerard non faceva piacere proprio per niente e dentro di sé sperò che chiunque si occupasse dei turni all'ospedale affibiasse a Jamia tutti orari notturni, così non si sarebbe mai presentata.
   
«Quindi?» chiese quando Frank rimise il cellulare nella tasca dei jeans.
Il ragazzo scrollò le spalle «Quindi cosa? Voleva solo sapere se poteva ascoltare il cd demo.» spiegò con semplicità.
    «Dovevi dirle che può trovarlo nei negozi di dischi. Se lo comprasse...» mormorò Gerard acido.
Frank rise «E smettila di fare sempre il geloso. E' stata molto carina con me...» disse dandogli una leggera gomitata sul fianco.
    «...certo che è stata carina. Chi non è carino con te?» domandò l'altro massaggiandosi la parte dove Frank lo aveva colpito.
    «Volete smetterla di fare l'allegra coppia gioiosa e gelosa? C'è qualcuno che sta cercando di dormire...» mormorò lamentoso Mikey dai sedili di fronte.
Gerard e Frank si guardarono con aria preoccupata. Forse erano anche le prime parole che il ragazzo pronunciava da giorni.


    «Che fai?».
La mamma di Jamia era in piedi sulla porta della camera della ragazza, con le braccia incrociate davanti al petto e l'aria stanca dalle ore straordinarie di lavoro.
    Jamia sospirò, spengendo il lettore cd, e guardò sua madre. Se ne era stata seduta per ore sul letto ad ascoltare quel disco, a ripetizione, all'infinito.
    «Sai quella ragazza in coma all'ospedale? Quella Alex di cui ti ho parlato, che non ha genitori ed ha fatto quell'incidente e tutto il resto?».
La madre di Jamia annuì, raggiungendo sua figlia sul letto.
    «Beh, ha tutte queste persone straordinarie intorno, che stanno facendo di tutto per aiutarla a svegliarsi... e c'è questo Frank... ricordi Frank Iero? Era in classe con me alle elementari.».
Sua madre annuì. Non potevi dimenticarti di Frank Iero.
    «...ecco, mi ha dato un mazzo di lettere da leggerle, perché lui non ce la fa a parlare con un corpo che non reagisce, ok? E io l'ho fatto, ho letto tutte quelle lettere, e sono così piene di amore e disperazione e sentimento... E pensavo che se questa ragazza non si svegliasse più, sarebbe un trauma per tutti.» sospirò «Insomma... Deve solo svegliarsi. Non deve essere difficile. Aprire gli occhi, parlare, tornare da loro...».
    La mamma di Jamia sospirò «Tesoro, tu lo sai meglio di me che non è così semplice...» sussurrò accarezzandole la testa.
    «Ma deve svegliarsi mamma.».

   «Cazzo...» mugugnò Mikey quando gli caddero a terra i due libri che teneva in mano e lo zaino, dopo aver urtato contro qualcosa o qualcuno. Quando si chinò a raccogliere la sua roba si ritrovò davanti ad una ragazza con dei lunghi capelli scuri e un sacco di piercing e tatuaggi sul corpo. Per un attimo pensò che era quasi inquietante. Lo guardava come se stesse per scoppiare a ridere da un momento all'altro, poi però non disse nulla e si chinò ad aiutarlo a raccogliere le sue cose.
    «Tieni...» disse infine porgendogli una copia di Harry Potter.
Mikey l'afferrò imbarazzato «Grazie...» mormorò tirandosi su. Lei fece lo stesso.
    «Sei di qualche band?» chiese la ragazza prima che Mikey potesse andarsene. Lui scrollò le spalle «My Chemical Romance.» disse, indicando con un cenno della testa suo fratello e gli altri che stavano chiacchierando intorno al furgone nel parcheggio del parco dove avrebbero il giorno seguente. Era un festival rock, dove c'erano un bel pò di band, alcune più note, altre emergenti come loro.
    «Mai sentiti...» mormorò lei sorridendo «Beh, io stò con un pò di altri gruppi. Lavoro con loro. Quando suonate, voi? Oggi o domani?».
Mikey non aveva molta voglia di conversare, ma di certo era abbastanza educato da non lasciare una ragazza nel bel mezzo di una conversazione.
    «Suoniamo domani...» disse, accennando un sorriso come per annunciare la fine della chiacchierata. Ma la ragazza continuò a parlare «Io suono con un gruppo di amici. Tanto per dargli una mano, niente di ché... suoniamo stasera. Vieni ad ascoltarci? Io suono il basso.».
D'improvviso il finto sorriso di Mikey si espanse lievemente sul suo volto. Era una bassista proprio come lui. Era una cosa carina. Non che fosse raro trovare degli altri bassisti, ma era una coincidenza carina essersi scontrato proprio con un'altra bassista.
    «Davvero? Anche io suono il basso!» esclamò.
    Lei sorrise «Sul serio? Domani verrò a vedervi suonare! Però tu vieni a vedere noi stasera, ok?» disse ridacchiando «Sembriamo due bambini... Comunque, piacere...» aggiunse infine allungando la mano destra per presentarsi «Io sono Alicia.».
Mikey la guardò imbarazzato, poi sorrise stringendole la mano «Piacere, Mikey Way...» disse.
 

    Dopo due giorni di riposo passati ad ascoltare e riascoltare quel cd, Jamia tornò a lavoro all'ospedale. Arrivò mezz'ora prima dell'inizio del suo turno. Forse, non lo poteva sapere, qualcuno aveva già fatto ascoltare il disco ad Alex, ma lei era uscita prima, era passata al negozio di musica di Belleville, aveva comprato una copia originale, l'aveva messa nel lettore ed aveva messo le cuffiette nelle orecchie della ragazza in coma.
    Accese il lettore e cominciò a sistemare le coperte sulla ragazza, controllare la flebo e tutto il resto.
Era passato circa un quarto d'ora da quando il disco era partito. Era iniziata la traccia numero 6, una delle preferite di Jamia.

 

    C'erano un sacco di voci confuse. C'erano delle frasi senza senso, sparate a caso. Voci familiari che parlavano, rumori di assordanti risate, suoni e canzoni. C'era una voce in particolare. C'erano delle immagini sfocate che passavano come flash: tre secondi, un bacio. Due secondi, un ragazzo. Quattro secondi, un bar affollato. Due secondi, un post-it scritto in fretta. Un secondo, un concerto. Cinque secondi, un gruppo di gente seduta intorno ad un tavolo, divertiti e spensierati. Un secondo, un ragazzo con aria scazzata e spaesata. Tre secondi, un caffè. Cinque secondi, fumo e cenere. Due secondi, panico e paura. Quattro secondi, mamma e papà. C'era una luce fastidiosa, una luce abbagliante, una luce che acciecava. Un rumore stridulo, un rumore di freni, il rumore di un clacson insistente. Il rumore di uno schianto. C'era una voce che urlava, c'erano una chitarra ed un basso ed una batteria. C'era una frase che si ripeteva all'infinito.
    Think Happy Thoughts Think Happy Thoughts Think Happy Thoughts Think Happy Thoughts Think Happy Thoughts...
La sensazione era simile all'uscire dall'apnea. Un respiro profondo, una boccata d'aria. Aria, finalmente.


   
«Ci vediamo la prossima settimana, allora...» disse Alicia seduta sui sedili posteriori di un van marrone. Stava partendo con la band per la quale suonava alla vista della loro prossima tappa, e da lì ad una settimana poi sarebbero stati ad un altro festival al quale partecipavano anche i My Chemical Romance. Mikey sorrise salutandola con un cenno della mano.
    «Ti chiamo uno di questi giorni, ok?» disse lei quando il ragazzo alla guida mise in moto la macchina.
    «S-si, ok...» balbettò Mikey arrossendo.

    «Gerard! Cazzo, Gerard!».
Frank stava correndo su e giù per tutto il backstage del festival, mentre roadie e addetti ai lavori smontavano il palco e tutto il resto, tutto ciò che era stato casa loro per quei due giorni.
    «Avete visto Gerard Way?!» domandò con un velo di panico nella voce, rivolto a due tizi muscolosi e tatuati dalla testa ai piedi, che lo guardarono spaesati «Non importa, grazie...» disse alla svelta continuando a cercare.
    «G E R A R D !» urlò ancora.
    «Ehi, che succede?!» chiese Ray, spuntando dal nulla, piazzandosi proprio davanti a Frank.
    «Gerard! Dov'è Gerard? E Mikey?» chiese Frank agitato. Stava letteralmente sudando. Quel dannato cellulare non prendeva la linea e non riusciva a trovare i fratelli Way.
Ray scrollò le spalle «Mikey stava salutando quella tipa, Alicia, al parcheggio... E Gerard stava chiacchierando con Matt e degli altri ragazzi, che saranno al prossimo festival. Che succede?».
    Frank fece un respiro profondo. Calmati. No, non c'è da star calmi. «Dobbiamo tornare a Belleville!» esclamò guardando l'amico dritto negli occhi.
Ray gli lanciò un'occhiata confusa «A Belleville? Non possiamo andare a Belleville. Dobbiamo andare alla prossima tappa...» disse cercando di farlo calmare.
Frank scosse la testa «No, Ray, dobbiamo assolutamente tornare a Belleville, ok?! Adesso. Subito, cazzo! Vai a chiamare Mikey, aspettateci al furgone! Vado a prendere Gerard e Matt.».
    «Frank, non possiamo andare a Belleville!» si oppose Ray, ma inutilmente. L'altro era già sparito di corsa alla ricerca di Gerard e Matt. Non avrebbe accettato alcun rifiuto. Da solo o con gli altri, sarebbe tornato a Belleville. Punto.

   

    "Cazzo".
C'era questa ragazza che piangeva. Non l'aveva mai vista prima, però era lì con le lacrime agli occhi e un sorriso sollevato sul volto.
    C'erano un mucchio di altre persone, tutte in divisa, tutte col camice o con quelle divise color pastello. Tutte intorno a lei, che smuovevano, parlavano, chiedevano, rispondevano, la guardavano e l'analizzavano.
    «Riesci a parlare?».
    «Come ti chiami?».
    «Ricordi cosa è successo?».
    «Sai dove ti trovi?».
Guardò tutti, uno alla volta.
    «Non parla. Perché non parla?».
Sospirò «...se non la smettete di chiedermi cose come faccio a rispondervi?».
Le faceva male la gola. Non riusciva a parlare bene. Si sentiva intontita e confusa e c'era davvero troppa gente, ed ora tutti la guardavano e ridevano, anche la ragazza che le stava accarezzando la mano. Guardò in quella direzione, dove c'era infilato l'ago della flebo.
    «Ricordi come ti chiami?» chiese quello che doveva essere un dottore.
Alex guardò la ragazza, che sembrava piangesse di gioia «Perché piangi? Mica sono morta. Ci conosciamo?».
Il dottore le guardò entrambe, poi sospirò «Allora? Riesci a sentirmi? Ricordi come ti chiami?».
    Alex voleva scendere da quel letto. Si sentiva incredibilmente indolenzita. C'era proprio troppa gente intorno a lei. Guardò il dottore e scrollò le spalle. O provò a farlo, perché le facevano davvero troppo male «Napoleone. Credo di chiamarmi Napoleone Bonaparte.».
    Tutti la guardarono senza fare un fiato. C'era un velo di preoccupazione nei loro volti. Un velo bello pesante.
    «Ok, ok, sto scherzando. Rilassatevi...» rise lei infine. La ragazza al suo fianco rise con lei, mentre gli altri la guardavano straniti e un pò scocciati.
Jamia rideva perché aveva compreso che Alex era fatta così. Era proprio come scriveva Frank nelle lettere. Era la risposta che si sarebbe aspettato chiunque avesse un minimo di conoscenza della ragazza.
    «Come ti chiami?» chiese di nuovo il dottore.
    «Alexis Barone. Ho 18 anni. A Natale mi hanno aggiustato la macchina. Qualche giorno dopo mi sono schiantata da qualche parte...» disse facendo mente locale. Poteva rivedere tutte le immagini dell'incidente. Era tutto confuso, e lei poteva rivedere tutte quelle immagini confuse. «Cazzo, dovevo andare a vedere un concerto. Cavolo... Dovevo anche organizzare la festa di Capodanno. Avevo grandi cose in mente. Posso tornare a casa? Forse faccio ancora in tempo. Magari chiamo Mikey e...». Tutti la stavano ascoltando, anche se lei stava per lo più parlando a sé stessa. Tutti la guardavano preoccupati.
    Jamia si schiarì la gola «Alex... Capodanno è stato un mese fa.» mormorò.
La ragazza la guardò con aria di panico nel volto. «Un mese fa? Cazzo! Da quanto tempo sono qui? Un mese? Un mese è decisamente troppo! In un mese saranno successe proprio troppe cose! Cazzo... Gerard e Frank si saranno lasciati e rimessi insieme almeno quindici volte, in un mese! E Mikey... oh, cazzo, vi prego, ditemi che non è mai passato un Mikey Way al pronto soccorso, morto folgorato o qualcosa del genere! Quel tipo è pericoloso! Un mese è proprio troppo!» esclamò preoccupata.
    Il dottore rise «Sei il caso più strano del mondo. Ti sei risvegliata dal coma e non hai smesso un attimo di parlare. Solitamente sono tutti storditi e non riescono a mettere due parole in fila.» disse divertito.
    «Si, sono una chiacchierona, lo so. Ora posso andare?» disse poi provando a scendere dal letto.
Un movimento inesistente. Non sentiva nulla. Non riusciva a muovere le gambe. Non riusciva nemmeno a sentirle, le gambe. Un'altro pò di panico negli occhi. Guardò la ragazza accanto a lei, Jamia.
    «Cristo! Non riesco a muovere le gambe. Perché non riesco a muovere le gambe? Oh, ti prego, dimmi che sotto quel lenzuolo ci sono ancora, le mie dannate gambe... ti prego... ti prego dimmi che non avete dovuto amputarmi nulla, ti supplico. Cioè, se mi avete trinciato le gambe io... no, se non ho più le gambe voglio morire. Fatemi morire. Rimettetemi in coma e staccate i macchinari, per favore!».
Jamia sorrise «Tranquilla. E' normale. Devi fare della fisioterapia. Le tue gambe sono ancora lì.» spiegò con calma.
    «Ok. Dove sono Frank e Mikey e Gerard e tutti gli altri? Cioè, "tutti", tutti sono loro tre, ma dove sono, comunque?» domandò poi guardandosi intorno.
    «Credo che siano in tour. Credo che arriveranno appena possibile.» rispose Jamia.
    «Ora dobbiamo fare delle visite, potete parlarne dopo?» domandò il dottore sbuffando.
    «Ma io voglio andare a casa... Posso andare a casa?».
    «Tra qualche giorno, Alex. Ora dobbiamo fare delle visite ed accertarci che sia tutto ok.» disse lui.
    «E poi potrò tornare a casa? Oddio, con la sfiga che ho magari ci è cascato sopra un meteorite e non ce l'ho nemmeno più, una casa...» commentò poi mormorando.
    Jamia sorrise uscendo dalla stanza dopo averla salutata. Il dottore doveva visitarla, anche se era abbastanza ovvio che stesse bene c'erano molti altri controlli da fare.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca, appena fu fuori la stanza, e scrisse un sms a Frank. "Non vede l'ora di vedervi.", scrisse ed inviò.


 

- - -
Finalmente.
Ringrazio come al solito tutti quanti, per tutte le recensioni i complimenti, per esservi affezionati ad Alex, per aver capito che io ci sono troppo affezionata per farla morire così - torturarla invece è un'altra cosa, porella... XD.
Spero sto capitolo vi sia piaciuto. E' abbastanza più lungo dei precedenti, spero siate arrivati alla fine senza sentirlo troppo "pesante", sennò vabbè, grazie comunque per esserci arrivati, per averlo letto, per averlo recensito - io guardo al futuro u.u le più dolciose mi recensiscono sempre, belle loro! XD

Un saluto, un bacio, un abbraccio, pace e amore, e THINK HAPPY THOUGHTS sempre! <3
xoxo

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - My Immortal ***


Nuova pagina 1

Capitolo 6
My Immortal

    Correvano tutti e tre. Come se dovessero raggiungere qualcosa che entro una manciata di secondi sarebbbe scappata via.
Non avevano la pazienza nemmeno di aspettare l'ascensore, ed avevano fatto tre rampe di scale senza prendere fiato un attimo. Arrivarono al piano che avevano il fiato corto e la fronte sudata, tutti e tre.
    Ancora una corsa verso la stanza. Verso quella stanza, e l'avrebbero finalmente vista sveglia. Avrebbe parlato, l'avrebbero abbracciata e sarebbe tornato tutto esattamente come prima.

    Alex era seduta sul letto, la schiena poggiata su una montagna di cuscini. Teneva in mano la copia originale del primo disco dei My Chemical Romance, quella che Jamia le aveva comprato, quella che l'aveva riportata alla vita. Era sola nella stanza, e quando la porta si aprì distolse lo sguardo dalla copertina del cd e lo volse ai tre ragazzi col fiatone che facevano a gara a chi dovesse mettere per primo piede nella camera.
    Sorrise, con gli occhi luminosi di gioia
«Non posso credere che siate venuti! Siete davvero voi!» esclamò.
Frank, Mikey e Gerard non sapevano cosa dire. Volevano piangere dalla gioia, o abbracciarla o qualsiasi altra cosa.
    «C-ciao...» mormorò Mikey. Era imbarazzato come se la incontrasse per la prima volta. Aveva gli occhi arrossati, perché aveva pianto durante tutto il viaggio, da quando Frank era corso al parcheggio seguito da Matt e Gerard e gli aveva detto che Alex si era svegliata. Non ci credeva, non poteva essere vero, e invece ora era lì che gli sorrideva ed era sveglia e viva.
    Alex sorrise guardandoli uno per uno, poi allungò una mano verso il mobiletto accanto al letto, prese un pennarello e afferrò il disco che aveva poggiato sulle gambe «Ragazzi, vi ringrazio per essere venuti fin qui... solo per me... potreste autografarmi il vostro disco? Non ricordo molto ma so di per certo che dovevo essere una vostra fan, perché il disco è uscito da pochissimo ma non so come io già conosco a memoria quasi tutte le canzoni...».
    Nessuno dei tre disse nulla. Mikey deglutì. Alex non ricordava chi fossero? Non ricordava che erano amici, che stavano insieme, che lui le aveva detto di amarla? Non ricordava nulla? Erano impietriti. No, non volevano una Alex senza memoria.
    «...c-certo...» disse Frank scrutandola, afferrando il pennarello dalle sue mani. La guardò negli occhi «Quindi tu non sai chi siamo noi?» domandò incerto.
Mikey attese la risposta come fosse l'ultima speranza. Voleva che tutto tornasse come prima.
La ragazza sollevò un sopracciglio annuendo «Certo che so chi siete... Non siete i ragazzi che suonano nei My Chemical Romance? Fred, Jared e...» indicò  Mikey «...Mark, giusto?» chiese «Insomma, ho questa sensazione... non ricordo molto, ma di sicuro vi ho sentiti già suonare, perché è come se vi conoscessi da un pezzo... quasi come se foste i miei migliori amici, per dire...».
    Mikey fece un respiro profondo «Mi chiamo Mikey, non Mark. E loro sono Frank e Gerard. Non puoi non ricordartelo, cazzo!» esclamò. Suo fratello e Frank si voltarono di scatto a guardarlo, fulminandolo col pensiero. Non si rispondeva così ad una ragazza che si era appena risvegliata dal coma, no?
    Guardò Alex negli occhi. Era disperato. Voleva darle una botta in testa, come nei cartoni animati. Alla prima botta dimenticano tutto, alla seconda torna tutto come prima.
    Lei lo guardava seria, poi sorrise, e poi quel sorriso degenerò in una risata assordante «Cristo! Siete proprio tre idioti! Come se qualcuno potesse mai dimenticarsi di voi!» esclamò tra una risata e l'altra. I tre trassero un respiro di sollievo. Tipico di Alex, anche dopo un mese e più di coma.
    Frank fece una smorfia, lanciandole il cd sulle gambe «Vaffanculo, sei proprio una stupida, ci stavamo rimanendo proprio di merda...» disse «E comunque ormai l'ho autografato...».
    «Perfetto... quando sarete famosi a livello mondiale lo venderò su Ebay e col ricavato mi ci comprerò una villa a Beverly Hills... ti ringrazio...» sorrise lei «Allora? Dite la verità, vi sono mancata, eh?» chiese sollevando un sopraciglio.
    «Direi proprio di si...» sospirò Frank abbracciandola.
    «Attento attento!» fece lei «Sono tutta dolorante... Cristo, ho avuto un sacco di fratture e tutto il resto. Sai che non riesco a camminare? Mi fanno malissimo le gambe, e tipo, tre secondi in piedi e crollo giù. Pensavo che me le avessero amputate, perché non le sentivo nemmeno, appena svegliata. Dio, è stata un'esperienza del cazzo, sapete? Una cosa stranissima. Non pensavo fosse passato tutto questo tempo. Credevo di dover ancora organizzare il Capodanno, figuriamoci. E sai che la tua amica, quella Jamia, è davvero carina e simpatica? E, ah, dovrò stare sulla sedia a rotelle per un pò. Il che va anche bene considerato che sarà l'unico mezzo di trasporto sul quale monterò per tipo, il resto della mia vita. Per dire, gli aerei mi terrorizzano, dopo l'incidente in macchina mi terrorizza anche l'idea di guidare di nuovo... insomma, una in carrozzella chi la metterebbe mai sotto?».
    «Wow. Chiacchieri anche più di prima. Dovevano amputarti la lingua...» rise Frank.
    «Io ho fatto tutte le analisi possibili ed immaginabili. Mi portate a casa, stasera?» domandò lei dopo un pò.
    «Puoi già uscire? Dovremmo parlare con un dottore. C'è un dottore?» chiese Gerard guardandosi intorno. Alex annuì e sorrise con i suoi tipici occhioni sgranati «Si si ti prego, parla col dottore! Digli che devo assolutamente tornare a casa! Vai a cercarlo, ti prego!» lo supplicò.
Gerard annuì e fece cenno a Frank di seguirlo. Mikey rimase lì, e si avvicinò ad Alex quando i due si richiusero la porta della camera alle spalle.

    «Dio, non mi pare vero che ti sia svegliata...» mormorò quando fu vicino a lei.
La ragazza sorrise annuendo «E chi mi ammazza, a me?» disse allegra. A Mikey veniva da piangere. Aveva gettato via ogni briciolo di speranza ed ora invece lei era lì e gli parlava e lo guardava e sorrideva e aveva di nuovo quello sguardo così dolce e si, lui voleva davvero piangere.
    «Mi sei mancata tantissimo...» mugugnò «E' stato come se per un mese mi si fosse fermato il cuore...».
Era una cosa dolcissima, e mentre lui stava riuscendo a trattenersi Alex scoppiò a piangere, ed era una scena quasi irreale in quanto Mikey si era aspettato di sentirla scoppiare a ridere un'altra volta o qualcosa del genere. Invece lei era lì che piangeva e gli aveva buttato le braccia intorno al collo nonostante le dolesse tutto il corpo, lo stava stringendo e continuava a piangere.
    «Ho pensato che sarei morta, Mikey...» balbettò poi tra le lacrime «Cioè, nemmeno c'era il tempo di pensare...ma è stata una cosa strana. Ho detto tipo "Oh cazzo...", cioè, ho pensato "Cavolo, per una volta che andava tutto bene". Cioè, non è che l'ho pensato... ho sentito una sensazione strana... come se ti pare che dovevo morire quando sembrava che avevo appena ricominciato a vivere sul serio?» disse infine sottovoce.
Mikey la strinse a sé cercando di non farle male. Non sapeva che dire. Anche lui aveva pensato "Oh cazzo" ed un mucchio di altre imprecazioni, e poi aveva sperato, e poi aveva rinunciato, ed ora non poteva nemmeno descrivere ciò che provava. Stava stringendo tra le braccia tutta la dolcezza che Alex potesse aver mai tirato fuori, aveva l'onore di stringere quella parte di sé che lei lasciava uscire allo scoperto sempre troppo poco.
   


    Alex non vedeva l'ora di tornare a casa, e quando fu giunta a destinazione sorrise allegra.
Certo, c'erano dei contro alla questione: non riuscendo a camminare propriamente doveva starsene al piano di sotto. Doveva ricordarsi tutti i medicinali che doveva prendere - non che potesse dimenticarsi gli antidolorifici viste le condizioni del suo corpo che la torturavano - e sopratutto i ragazzi dovevano ripartire e sarebbe rimasta sola, o nelle mani di Jamia che si era gentilmente offerta di aiutarla, e di Donna e Linda che ovviamente sarebbero passate a darle una mano ogni giorno.
    Però stare lì, da sola, le faceva uno strano effetto. Non voleva che Mikey se ne andasse, né ovviamente voleva trattenerlo lì. La band era decisamente più importante dei suoi capricci e di certo se non era morta con quell'incidente frontale non sarebbe morta per un pò di solitudine. E comunque Jamia sembrava simpatica e alla fine dei conti un paio di mesi sarebbero passati in fretta, e i ragazzi avrebbero preso il primo volo verso casa ogni volta che ne avrebbero avuto l'occasione. Il fatto che non avessero ogni sera occupata era già qualcosa, e c'erano date che distanziavano di tre o quattro giorni l'una dall'altra, nei quali Mikey sarebbe tornato a Belleville e sarebbe stato tutto bellissimo perché lei nel frattempo avrebbe fatto tanta fisioterapia fino a poter di nuovo stare sulle sue gambe senza troppi problemi.
    Aveva in mente grandi cose.

    «Non mi va di andarmene...» mugugnò Mikey «Dopo tutto questo tempo sembra proprio stupido prendere ed andare via... Cioè, non possiamo partire domani mattina, comunque?».
    Gerard scrollò le spalle «Hai ragione, Mikey, ma dobbiamo andare stasera, raggiungere Ray e Matt e con loro partire per la prossima tappa. Tra una settimana ci saranno tre giorni di pausa e torneremo qui. Ora però andiamo...».
    Mikey fece una smorfia sbuffando «Ok. E' proprio una cavolata, questa. Dovrò ricordarmi di dire a Ray che la prossima volta potrebbe anche chiederci un'opinione prima di metter su progetti e tour...» si lamentò come un ragazzino.
Frank rise, sollevando un sopracciglio malizioso «Certo, come se tu avessi previsto che lei oggi si sarebbe risvegliata... ma fammi il piacere, fino a qualche ora fa eri già alla pagina successiva, lì in quel parcheggio a salutare quella tipa di quella band, lì...» disse ridacchiando.
Mikey arrossì guardandosi intorno, e per un attimo ringraziò il cielo che Alex era ancora in cucina.
    «Vaffanculo, Frank... Abbassa la voce...» disse infastidito «Fare amicizia non significa voltare pagina...» si giustificò mormorando.
    «Certo, certo, se lo dici tu...» rise Frank, nel momento esatto in cui Alex riapparve nel salotto.
    «Perfetto. Non riesco ad arrivare nemmeno agli scaffali più alti. Sarà una vera tortura...» disse lei avvicinandosi.
    «Visto? Non possiamo andarcene...» insisté Mikey.
Alex gli lanciò un'occhiataccia «Non dirlo neanche per scherzo. Avete un sacco di gente che sarà lì appositamente per vedere voi, quindi alzate quei culi dal mio divano ed andate a fare il vostro lavoro!» disse sorridendo.
    «Visto? Non è un problema... ora andiamo, voglio mettermi alla guida prima che mi venga troppo sonno...» disse Gerard alzandosi in piedi. Prese la sua giacca e le chiavi del furgone che Ray gli aveva prestato. Salutarono Alex e sia Mikey che Gerard le chiesero almeno un milione di volte se stesse bene o se avesse bisogno di qualsiasi cosa prima che se ne andassero.

    Gerard era alla guida, Frank se ne stava seduto accanto a lui che maneggiava lo stereo, e Mikey era mezzo addormentato nei sedili posteriori. Mancava poco al loro arrivo, era mezzanotte passata e Gerard non vedeva l'ora di parcheggiare ed andare nel motel dove c'erano anche Ray e Matt per riposare un pò.
    Quando il cellulare di Mikey squillò tutti e tre furono sull'attenti. Erano preoccupati che potesse essere Alex che magari aveva bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa.
   Mikey guardò il display del telefonino. Era un numero che non conosceva.
«Pronto?» rispose incerto.
    «Ciao! Sono Alicia. Stavi dormendo?».
Mikey guardò i due di fronte a lui, imbarazzato «Ehm... no, no... dimmi...» mugugnò. Frank si voltò a guardarlo e ad ascoltare la sua conversazione e Mikey si faceva sempre più agitato, sentendosi sotto osservazione.
    «Niente, volevo sapere come va... noi abbiamo appena suonato un'altro show stasera ed è andato alla grande. Domani partiamo per New York, poi andremo al festival di Hoboken. Ci rivedremo lì, giusto?».
    «Ehm... si... Saremo al Festival di Hoboken anche noi...» rispose Mikey distogliendo lo sguardo da Frank, che con degli strani ed incomprensibili gesti gli chiedeva sottovoce con chi stesse parlando. Lui scosse la testa, come a dire "nessuno, tranquillo", ma Frank continuava a fissarlo e a scrutarlo. Era palese che Mikey stesse parlando con quella ragazza che aveva conosciuto al festival.
    «Ok... non vedo l'ora di rivederti. Io sto andando a bere qualcosa con i miei amici... quando saremo ad Hoboken dopo lo show potremmo uscire a bere qualcosa tutti insieme, no?» propose Alicia dall'altra parte del telefono.
Mikey arrossì. Non è che gli importasse molto in realtà. Stava ancora pensando che Alex si era risvegliata e tutto il resto. Però non era educato dirle "Alicia, qualsiasi cosa tu stia pensando, fa finta che nemmeno ci conosciamo, non sono interessato" né niente del genere. E poi chi lo diceva che Alicia avesse un secondo fine, comunque? Magari gli stava solo simpatico, tutto lì. Infondo Mikey era sempre stato il classico sfigato, non è che d'un tratto fosse diventato abbastanza figo da rimorchiare tipe in giro per concerti e show.
    «C-certo...» balbettò Mikey in imbarazzo «Andremo a berci una cosa, usciremo insieme, perché no?» disse, mentre le risposte a quel "perché no" erano ovvie ed erano parecchie. Tanto per cominciare lo sguardo accigliato di Frank che lo stava letteralmente squartando col pensiero. Tanto per dirne uno. Mikey fece finta di niente, ma Frank allungò una mano sui sedili posteriori e gli tolse il cellulare di mano «Senti, Alice o come ti chiami, il mio amico qui ha le idee un pò confuse ma è sicuro che non ha assolutamente bisogno di andarsi a bere nulla con nessuno. Grazie comunque per l'offerta, ci vediamo ad Hoboken, è stato un piacere parlare con te, alla prossima.» disse d'un fiato. Poi chiuse la telefonata e ridiede il cellulare a Mikey che lo guardava confuso, con un sopraciglio sollevato «Non sei stato molto gentile, sai?» disse dopo un pò.
    «E se provi a fare il mollicone un'altra volta con questa tizia qui, vedrai quanto sarò molto meno gentile con te!» disse Frank serio.
    «Non stavo facendo il mollicone! Mi ha chiesto se potevamo andare a bere qualcosa quando saremo tutti ad Hoboken, che dovevo fare, eh, dirle di no?» chiese sbuffando.
    «Si!» esclamarono all'unisono Gerard e Frank, il primo continuando a guidare, l'altro continuando a fulminare Mikey con lo sguardo «Cioè, sei proprio uno stupido. Alex si risveglia e dopo tutto quello che hai sofferto ora te ne stai lì a provarci con la prima tizia che ti da un briciolo di confidenza?» lo riprese Frank.
Mikey fece spallucce, sentendosi incredibilmente nervoso «Ma non ci stavo provando!» replicò Mikey infastidito.
    «Mikey, fa come vuoi, ma sul serio, tra i tuoi piani depenna il progetto tradire Alex perché avresti davvero vita breve...» disse Gerard guardando la strada davanti a sé.
    «Ma state facendo tutto voi! Quando mai ho anche solo pensato di volerlo fare?! Sapete che non lo farei mai, cavolo!».
Era proprio una situazione ridicola, e i due gli stavano affibiando un sacco di colpe che non aveva affatto.

 

 Una delle cose che rendeva Alex speciale era la sua incredibile particolarità nell'affrontare le situazioni. Sopratutto le malattie, a quanto sembrava. Jamia non poteva credere che fossero passati appena quattro giorni e lei fosse già in piedi, aiutata solo col supporto di una stampella. Era andata ad aprirle la porta di casa ed era tutta allegra e sorridente che zoppicava per casa come niente fosse. Come non fosse nemmeno mai stata in coma.
   
«Com'è possibile che tu sia già in grado di camminare e stare in piedi così a lungo?» domandò la ragazza osservando Alex stupita.
Lei fece spallucce «Non lo so. La dottoressa della fisioterapia mi faceva fare degli esercizi, e io non sapevo che fare quando stavo a casa da sola e li ripetevo all'infinito. Et voilà! Eccomi qui. E devi farmi un grandissimo favore, ora...» disse sorridente.
    Jamia si sedette sul divano e scosse la testa «Cavolo, sei una forza della natura, tu. E' ovvio che siano tutti affascinati da te...» mormorò «Comunque dimmi, che ti serve?».
    Alex fece un respiro profondo e poi sgranò gli occhi puntandoli in quelli di Jamia «Ok. Ti andrebbe di accompagnarmi ad Hoboken?» chiese mostrando il sorriso più supplichevole del mondo.
    Jamia ci pensò un pò «Ad Hoboken? Che devi fare ad Hoboken?».
    «Niente in particolare, ma i ragazzi suonano ad un festival stasera e volevo andare a vederli...» spiegò.
    «Alex, non puoi andare ad un concerto in queste condizioni... Non è consigliato, insomma... potresti farti male, stancarti troppo...» cercò di convincerla Jamia.
    «Non devo mica andare a pogare in mezzo alla folla, eh...» rise lei «Voglio solo andare a vederli suonare dal vivo. Ho bisogno di fare qualcosa, è una settimana che praticamente non faccio assolutamente nulla...».
Jamia sospirò. Era un'altra vittima di quello sguardo supplichevole. «Ok. Ma dovrai fare molta attenzione, al massimo chiediamo ai ragazzi se possono farti stare nel backstage e sopratutto dobbiamo portarci dietro tutte le medicine...» disse infine.
    Alex sorrise soddisfatta e tirò fuori da dietro la poltrona uno zaino pieno di roba «E' tutto pronto qui! Andiamo?».
   

   
    Mikey aveva seguito Alicia in lungo e in largo per tutto il parco dove si teneva il festival di Hoboken, presentandosi ad almeno tremila persone. Alicia li conosceva tutti, mentre lui a mala pena riusciva a ricordare i nomi delle ultime persone con le quali aveva parlato.
    Si sentiva un novellino in mezzo a tutta quella gente, con Alicia che frequentava band varie almeno da una vita, ed era come se quell'ambiente fosse praticamente casa sua.
    Avevano chiacchierato con il chitarrista di un gruppo, la cantante di un'altro gruppo, il tecnico del suono, un manager, un tizio dello staff, l'autista di una band, un discografico, un altro manager, un altro chitarrista e così via per almeno due o tre ore. Poi avevano assistito a qualche live dal backstage, bevuto qualcosa con qualche membro di qualche altra band, visto un'altra performance, bevuto ancora un pò, chiacchierato ancora con qualcun'altro.
   
«Come fai a conoscere tutte queste persone?» chiese lui dopo un pò, quando finalmente si sedettero all'ombra di un albero lontano da tutti.
Alicia scrollò le spalle e sorrise dopo aver bevuto un sorso di birra «Faccio questa vita da qualche anno. Sono scappata di casa a sedici anni e mi sono intrufolata in questo mondo...» spiegò.
    «Wow. Dev'essere una vita entusiasmante. Io non ho nemmeno un quinto degli amici che hai tu...» mormorò.


    Quando Jamia ed Alex arrivarono ad Hoboken non ci misero molto a trovare il parco dove si svolgeva il festival. Sembrava che tutti andassero in quella direzione, così si unirono alla folla.
    Jamia chiedeva ogni tanto ad Alex se stesse bene o ce la facesse a camminare. Lei in quelle condizioni non sarebbe mai andata ad un concerto né in nessun altro posto dove c'era tutta quella gente. Alex però sembrava non curarsene, non le importava molto nonostante in effetti le gambe le facessero un pò male. Voleva vedere i ragazzi suonare e sopratutto voleva stare un pò con Mikey. Per quanto ne sapeva la band si sarebbe esibita solo la sera, quindi di tempo da passare con loro ce ne sarebbe stato.
    «Ok. Chiamo Frank e gli dico di venire a prenderci all'entrata?» domandò Jamia cercando il cellulare nella borsa. Alex scrollò le spalle facendosi strada verso la security «Si, intanto chiama. Io provo a convincere il tipo qui a farci entrare...» disse sicura di sé.
    «Come fai a convincerlo?» chiese l'altra seguendola.
Alex non rispose e continuò a camminare fino ad arrivare davanti al tipo alto e muscoloso che indossava una maglia nera con stampata sopra la scritta "Staff" che in realtà stava semplicemente chiacchierando con una tipa che aveva un pass legato alla maglietta che se ne stava accanto a lui.
    «Salve.» sorrise Alex quando gli fu di fronte, poggiando il peso del corpo sul piede destro, che era quello che le faceva meno male, e sulle stampelle.
    «Ciao. Hai bisogno di qualcosa?» domandò il tipo.
Alex annuì «Devo incontrare Mikey Way, suona con i My Chemical Romance...» disse con semplicità. Il tizio la scrutò e sollevò un sopracciglio «Hai un biglietto?».
    «Si, in teoria. Ma in pratica l'ho dimenticato sul mobile della cucina a Belleville, per la fretta di venire qui. Insomma, dovevo ricordarmi tutte le medicine, e le stampelle, e le altre medicine, e c'è la mia infermiera...» indicò Jamia con un cenno della testa «...che non ha fatto altro che ricordarmi di prendere le bende per le medicazioni, le pillole per i dolori, le pastiglie per il mal di testa e tutto il resto. Insomma, lo so che a te non interessa nulla e che dovrei tornarmene a casa a prendere i biglietti e tornare qui, ed hai perfettamente ragione, le mie intenzioni erano quelle quando mi sono accorta di aver lasciato i biglietti a casa, però poi lei» indicò ancora Jamia «insiste col dire che tutto questo viaggiare può essere pericoloso. Secondo me non è vero, ma l'esperta è lei, io so solo che mi sono risvegliata dal coma in condizioni discrete, però che ne so io, magari ha ragione lei, che insomma, di queste cose se ne intende, e quella storia della Sindrome di Sniper è vera e tipo, magari ci rimango secca...» disse senza prendere fiato nemmeno una volta. Jamia la guardava confusa, ed anche il tizio della security e la ragazza al suo fianco la guardavano sconcertati.
    «Sei stata in coma?» chiese la tipa incredula.
Jamia annuì «Si, e fosse stato per me non ce l'avrei nemmeno portata qui. Insomma, la Sindrome di Sniper è pesante, ma lei proprio per questo ha insistito. Ha voluto che i dottori le dicessero la verità, e quando ha scoperto che potrebbe non superare una settimana dal suo risveglio ha voluto solo venire a questo festival. Questo è avere un'anima rock...» disse cercando di sembrare convincente.
    Alex la guardò sorridendo, mentre il tipo della security si guardava intorno «Cazzo, sei una sfigata. Aspetta qui...» disse, poi mormorò qualcosa alla ragazza ed insieme si allontanarono un attimo.
Jamia sospirò «Wow. Siamo riuscite a convincerlo? E che diavolo è la Sindrome di Sniper comunque?» rise.
    «E che ne so, Sniper è la prima cosa che mi è venuta in mente. Ce l'aveva scritto sulla maglietta quella tipa...» disse Alex divertita. Quando i due tornarono fecero fatica ad assumere un'espressione seria.
    «Ecco... ma non raccontatelo a nessuno, ok? Ora andate...» disse il tipo porgendo alle ragazze due pass, e poi facendosi da parte per farle entrare nell'area recintata.
    Alex fece qualche passo sulle stampelle, poi il tizio della security le fece cenno di fermarsi. Lei pregò che non ci avesse ripensato.
Il tipo fischiò per chiamare l'attenzione di un ragazzone alto e robusto, con dei capelli biondo/rossicci e la barba incolta sul volto «Bob! Vieni qui!» lo chiamò. Il ragazzo lasciò dei cavi che teneva in mano e si avvicinò «Che succede?».
    «Questa ragazza sta cercando un tizio di qualche band. E' stata in coma e sta male, accompagnala dove deve arrivare, o con tutta questa gente non ce la farà mai...» gli disse «Lì ci penso io...».
Alex sorrise ancora più contenta. Ora aveva anche un ragazzone a spianarle la strada. Guardò Jamia che alzò gli occhi al cielo.

    C'era davvero tantissima gente e fu una fortuna che Bob faceva strada alle ragazze. Probabilmente da sole ci avrebbero messo un'ora solo per riuscire a capire da dove iniziare a cercare. Bob lì conosceva un mucchio di gente, ed anche se aveva chiesto un paio di volte a qualcuno se avesse visto qualche membro dei My Chemical Romance ed era stato mandato a vuoto da una parte all'altra del parco, Alex non stava più nella pelle. Voleva incontrare Mikey e gli altri ed era totalmente euforica.
   
«Sei stanca? Se vuoi ti porto sulle spalle...» chiese Bob dopo un pò, quando dopo aver portato le ragazze fino a dietro il backstage del primo palcoscenico non trovarono nessuno della band che stava cercando lei. Alex annuì contenta, lasciò le stampelle a Jamia e montò sulla schiena di Bob come un koala aggrappato ad un tronco d'albero.
    Camminarono un altro pò a vuoto e finalmente da lassù Alex riuscì ad intravedere i capelli neri e rossi di Frank, e tutta contenta lo indicò a Bob che a passo deciso la condusse da loro facendosi strada tra la folla.
    Frank era preso a conversare con Gerard ed un altro paio di tizi.
    «Buongiornooo!» esclamò Alex quando Bob fu alle sue spalle. Il tizio delicatamente la mise giù e lei e Jamia lo ringraziarono proponendogli di andare a bere qualcosa quella sera dopo lo show. Lui accettò ben volentieri e tornò al suo lavoro.
    «Ehi! Che ci fate voi qui!? Come stai? Tutto bene? E' successo qualcosa?» domandò Gerard abbracciandola. Alex sorrise scrollando le spalle «Tutto bene, ci annoiavamo a casa e siamo venute a trovarvi...» spiegò.
    «Ma non dovresti affaticarti!» la rimproverò Gerard aggrottando le sopraciglia. Alex sospirò «Non mi sto affaticando per niente. Allora? Tra quanto suonate? Che facciamo? E dov'è Mikey?».
Frank si schiarì la gola e lanciò un'occhiata a Gerard. Entrambi avevano visto Mikey girare per il festival con quella ragazza, Alicia, e non avevano idea di dove potesse essere in quel preciso istante.
    «Chi se ne frega di Mikey, andiamo a fare un giro! Ci sono un sacco di stand fighi e c'è anche un tizio che fa i tatuaggi!» disse distraendola.
    «Ah, ok... magari intanto lo chiamo e gli dico di raggiungerci lì?».
    «No, lascia stare, tanto prima o poi lo incontreremo... andiamo, dai!» insisté Frank trascinandola via. Gerard rimase a chiacchierare con quei tipi mentre Jamia seguì Frank ed Alex.
    «Sai che dovremmo fare? Dovremmo farci fare un tatuaggio! Questo tipo è davvero forte. Dovremmo proprio farci tatuare qualcosa!» esclamò Frank quando furono vicini al furgone che era una specie di studio di tatuaggi mobile.
    Jamia fece una smorfia «Non sono sicura che sia una buona idea. Insomma, non credo sia molto igienico fare tatuaggi in un furgone nel mezzo di un parco...» disse poco convinta.
    Frank scrollò le spalle «Ma no, figurati, mica è un novellino... andiamo a scegliere qualcosa da tatuarci, su...» disse.
Il tizio era un signore avanti con gli anni, che indossava un gilet di pelle nera sopra una canottiera bianca, ed aveva una lunga e folta barba grigia che era tutt'uno con i capelli lunghi fino alle spalle.
    In effetti non era troppo convincente, ma quando arrivarono lì stava eseguendo un tatuaggio sulla schiena di un tipo, era quasi alla fine, ed era un ritratto a colori davvero realistico.
    Alex rimase affascinata e sorrise «Fantastico. Sembra una fotografia...» mormorò.
Frank sorrise «Perfetto. Tu rimani qui e guarda quant'è bravo. Io nel frattempo vado a cercare Mikey, ok? Ci vediamo tra poco...» disse, poi afferrò la mano di Jamia e se la trascinò dietro in tutta fretta.
   
    «Perché non mi hai detto che sareste venute qui?» chiese nervoso camminando a passo svelto tra la gente.
Jamia scrollò le spalle «Non pensavo di doverti avvertire. Mica sono entrata in casa tua. Alex voleva venire e mi pareva giusto accompagnarla...» spiegò quasi infastidita.
Frank sospirò «Si, scusa... è che... è un pò una situazione del cavolo...» disse dopo un pò mentre si guardava intorno nella speranza di incrociare Mikey da qualche parte.
    «Si? Perché? Che succede?» domandò la ragazza confusa.
    «Niente, in realtà non succede niente... Ma Mikey è in giro da stamattina con questa tizia che ha conosciuto qualche giorno fa e suona in una band, e pare che vadano d'accordo e tutto il resto, e da quando siamo arrivati ieri sera non si sono separati un secondo. Ed io gli ho anche detto che se ha intenzione di far soffrire Alex gli spacco la faccia, ma lui dice "Ma ti pare? Non lo farei mai", poi però questa tipa arriva e se lo trascina dietro ovunque e lui la segue come un cagnolino e nonostante conosca Mikey e so che non è uno stronzo, sai come vanno ste cose, no? Non si sa mai...» disse accendendosi una sigaretta «Insomma, io ho scoperto di essere bisessuale da un momento all'altro. Magari lui scopre di voler essere poligamo, per dire...» aggiunse dopo un pò.
    Jamia scoppiò a ridere. «Credo che Alex gli staccherebbe la testa a morsi, se solo ci provasse...» commentò divertita, guardandosi intorno anche lei per individuare Mikey.
    Finalmente notarono entrambi il profilo di Mikey all'ombra. Era ovviamente con quell'Alicia, che tra l'altro a Frank non stava nemmeno troppo simpatica.
A passo svelto entrambi lo raggiunsero.
    «Ehi!» chiamò la sua attenzione Frank.
Mikey si voltò a guardarlo e sollevò un sopraciglio quando notò Jamia accanto a lui «Ehi... che c'è? E tu che ci fai qui?» chiese, prima a Frank e poi alla ragazza.
    «E' da stamattina che sei sparito, che cazzo! Hai finito di fare il turista per il festival?» chiese Frank infastidito. No, a lui quell'Alicia non piaceva affatto. Se ne stava seduta lì che li guardava, con una birra in una mano e una sigaretta nell'altra, ed aveva quell'aria totalmente indifferente a qualsiasi cosa.
    «Che succede?» chiese Mikey confuso.
    «Succede che Alex è venuta a trovarti da Belleville con tanto di stampelle e tu te ne stai qui a fare il coglione con sta tipa!» lo rimproverò Frank.
Alicia fece una smorfia gettando la sigaretta a terra «Ok, modera  i toni, eh...» disse, tirandosi su.
    «Fatti gli affari tuoi...» borbottò Frank «Allora, andiamo?» disse con urgenza.
Mikey guardò Alicia e a sua volta lo stava guardando, come in attesa di una risposta.
    «Ehm... ora devo andare... ci vediamo dopo, ok?» disse sorridendo imbarazzato.
Alicia scrollò le spalle «Certo. E stasera usciamo?» propose.
Frank e Jamia lanciarono un'occhiataccia a Mikey, che arrossì guardando Alicia «Ehm... ci mettiamo d'accordo dopo... magari un'altra volta, dopo vediamo...» disse mentre Frank lo stava letteralmente trascinando via.

    «Non vi metterete d'accordo dopo. O, se vuoi metterti d'accordo dopo, prima vai da Alex e dille che tutto il suo viaggio fino a qui è stato alquanto inutile perché tu vuoi scoparti quella tipa stasera dopo il concerto.» disse Frank duro.
Mikey alzò gli occhi al cielo sbuffando, scrollandosi di dosso le mani di Frank «Ok, ora smettila, va bene? io non voglio fare proprio niente con Alicia! Ci siamo conosciuti ed andiamo d'accordo, e scommetto che se invece di agitarti così mi lasci spiegare, andrebbe tutto alla grande. E anzi, scommetto che se lo racconto ad Alex nemmeno lei avrebbe niente in contrario!» disse infastidito.
    Frank sorrise malizioso «Perfetto. Allora vai e diglielo. Raccontaglielo. Voglio proprio vedere quante parole riesci a pronunciare prima che lei ti tiri un bel calcio sui coglioni. Andiamo, su...» disse quasi divertito facendo strada a Mikey e Jamia verso il furgoncino dei tatuaggi.
 

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Allora, eccoci con un altro capitolo. Cristo santo tutte le recensioni che mi lasciate ogni volta mi riempiono il cuore di gioia e mi viene quasi da piangere e di abbracciarvi tutte e di dirvi che vi voglio bene! XD
Tornando seri - se mai sia possibile - siccome non ce l'ho fatta a far stare Alex ancora in coma, e quindi ho sentito il bisogno di svegliarla, ma siamo ancora tipo al quinto capitolo e di conseguenza o la ff finiva così, con tutti che vissero felici e contenti, o continuava ma dovevo inventarmi qualcosa per farla continuare, ho sfruttato l'esistenza di Jamia e Alicia e tutto il resto. Cioè, insomma, sennò non avevo altre idee per continuarla, e come ho già detto più volte, ho davvero bisogno di continuare a scrivere e tutto il resto. Quindi, ecco fatto.
Per quanto mi riguarda però posso dirvi solo FRERARD FOREVER quindi a buon intenditor poche parole! LOL

xoxo
much love
peace
kiss kiss

terexina

   

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - We Should've Seen This Coming ***


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Capitolo 7
We Should've Seen This Coming...

 
       Mikey stava iniziando a sentirsi davvero infastidito dall'ansia che Frank gli metteva addosso. In fin dei conti, si diceva, non aveva fatto niente di sbagliato, e Frank invece ne stava facendo un affare di stato.
    Quando arrivarono al furgone dei tatuaggi, Alex era seduta lì che guardava il tizio che tatuava un ritratto. Era così presa che inizialmente Frank e Mikey dovettero chiamarla un paio di volte per attirare la sua attenzione. Ma quando gli sguardi di Alex e Mikey si incrociarono, del tatuaggio che stava osservando non le importò più nulla, e di corsa - per quanto le era possibile muoversi in fretta viste le sue condizioni - scese dal furgone e si gettò tra le braccia di Mikey, che la strinse a sé.
   
«Finalmente! Dove diavolo eri? Ti ho cercato per tutto il festival sulle spalle di un tizio e non sono riuscita a trovarti!» disse Alex poi sciogliendo l'abbraccio. Frank ridacchiò nascondendosi dietro Jamia, mentre Mikey sospirò «Si... stavo... stavo un pò in giro... ho conosciuto un pò di gente, stavamo chiacchierando...» disse cercando di suonare tranquillo e rilassato.
    Alex sorrise «Bravo, bravo, fai nuove amicizie che avere parecchi contatti può tornare sempre utile...» disse con aria saggia. Mikey lanciò un'occhiata soddisfatta a Frank, che si schiarì la gola «Beh, magari queste amicizie di Mikey sono un modo molto vago per dire che stava chiacchierando con una ragazza...» disse.
    «Quindi? Non può chiacchierare col genere femminile? Non staremo mica facendo i maschilisti?» disse Alex alzando gli occhi al cielo.
Frank non disse nulla, anche se in realtà voleva dirle di dare un'occhiata più approfondita alla questione. Ma poi gli venne il dubbio che magari era lui ad esagerare. Magari era così abituato alla gelosia di Gerard che ora qualsiasi cosa lo faceva pensare con molta malizia e sospetto. Magari era diventato ossessivo come Gee.

    Jamia riuscì a convincere Frank ed Alex che farsi un tatuaggio in quel furgone era davvero sconsigliato, così alla fine i due rinunciarono e con lei e Mikey andarono a farsi un giro per il Festival. Passarono così un paio d'ore, prima che la band dovesse suonare. Proprio prima del gruppo in cui suonava anche Alicia.
    Così nonostante Alex preferisse di gran lunga guardare i concerti da sotto il palco - c'era tutta un'altra atmosfera, lì - si ritrovò a vedere l'esibizione del gruppo da dietro il backstage, proprio al centro tra Alicia e Jamia.
   
«Sono davvero bravi, non è vero?» chiese Alicia quando i ragazzi finirono di suonare la loro terza canzone. Alex annuì «Direi proprio di si...» commentò guardando Mikey affascinata.
Alicia sorrise «...sei qui per loro?» chiese guardandola.
    «Mh, si...» rispose distrattamente, mentre sorrideva a Mikey che le aveva lanciato un'occhiata veloce mentre Gerard beveva un goccio d'acqua prima di prendere ad esibirsi nel prossimo pezzo.
    «Li conosci da molto?» chiese ancora Alicia. Come se non lo sapesse. Alex distolse lo sguardo dal palco e scrollò le spalle «Direi di si...» rispose sorridendo. Poi tornò a guardare il palco, dove Mikey si era avvicinato a Gerard.

    «Perché stanno parlando secondo te?» chiese Mikey sussurrando nell'orecchio di suo fratello, che dal palco lanciò un'occhiata svelta al backstage, dove Alex e quella tipa con la quale Mikey aveva passato l'intera mattinata stavano chiacchierando, anche se in realtà vedeva parlare solo Alicia mentre Alex fissava il palcoscenico e si limitava ad annuire o dare risposte molto brevi.
    «Hai qualcosa da nascondere?» chiese Gerard sollevando un sopraciglio. Mikey scrollò le spalle e guardò di nuovo Alex ed Alicia, e cominciò a ripensare a Frank che gli diceva che Alex lo avrebbe ucciso se avesse sospettato qualcosa e roba del genere. Fece un respiro profondo. Sperava sul serio che le due stessero parlando del clima, del tempo, del sole, di qualsiasi cosa che non fosse lui.

    I ragazzi suonarono altri tre pezzi prima di scendere dal palco. Mikey stava sudando per l'agitazione, oltre che per la performance. Si avvicinò ad Alex ed Alicia che stavano ancora chiacchierando. Aveva mille cose in testa. Aveva osservato le due con la coda dell'occhio, mentre suonava - toppando anche un paio di volte, durante le quali Frank lo guardò inferocito - e gli sembrò che quelle due stavano chiacchierando anche troppo. Alle prime Alex sembrava più distaccata, e sembrava che fosse Alicia a chiacchierare. Poi anche Alex era lì che parlava, e Mikey avrebbe pagato oro per poter sentire la loro conversazione.
    Non appena lui arrivò, Alicia gli sorrise sollevando un sopraciglio con aria divertita, poi qualcuno la chiamò, e lei afferrò un basso dalle mani di qualcuno e si diresse sul palco con il resto del gruppo col quale suonava.
   
«Ehm... quindi?» chiese Mikey, anche se si rendeva conto che era una domanda alquanto stupida ed inutile. Alex sorrise «Siete stati grandiosi! Sul serio!» esclamò tutta contenta, con Jamia che annuiva al suo fianco.
    «Ah, oh... ok...» mugugnò Mikey, poi fece un respiro profondo. Ok, se Alicia avesse detto qualcosa di sbagliato sicuramente Alex a quell'ora l'avrebbe già ucciso. E poi cosa c'era di sbagliato da dire? Lui non aveva davvero nulla da nascondere. Eppure aveva il terrore che Alicia potesse aver detto qualcosa. In realtà il terrore era che Alex fraintendesse, che Alex se ne andasse, che potesse perderla per una cosa che non esisteva affatto.

    I ragazzi decisero di ripartire per Belleville il giorno dopo. Così potevano uscire ed andare a bere qualcosa con le band che avevano conosciuto durante quel festival per salutarli. Tra le tante prove da superare, questa era una delle più difficili per Gerard. Gli stava andando abbastanza bene con l'astinenza da alcool, sempre perché Frank era al suo fianco a sostenerlo, proprio come tutti gli altri. Ma Frank aveva pur sempre diciotto anni e tanta voglia di divertirsi, e a Gerard sembrava un pò egoistico da parte sua aspettarsi che l'altro bevesse solo birre analcoliche insieme a lui, mentre tutti intorno a loro erano lì a sparare stronzate sempre più grandi più aumentava il tasso di alcool nel loro sangue. Insomma, Frank non aveva problemi con gli alcolici, e Frank poteva concedersi anche un paio di birre di troppo ogni tanto, se voleva, e Gerard sapeva che Frank voleva, ma non si lasciava andare perché doveva tenergli testa. Era una cosa misera, magari, ma per Gerard contava tantissimo.
    Seduto tra lui ed Alex, si voltò verso di lei e si avvicinò al suo orecchio
«Credo di voler tornare al furgone. Magari mi metto a dormire o disegnare o non lo so, ma almeno Frank può lasciarsi andare e divertirsi.».
    La ragazza lo guardò, fiera di lui. Gerard era notoriamente geloso ed ossessivo, e sembrava davvero una cosa enorme il fatto che se ne stesse andando per lasciare un pò di spazio al suo uomo. «Se vuoi vengo a farti compagnia... tanto sono stanca e con tutti i medicinali che sto prendendo non posso certo berci sopra...» disse «Insomma, dovessi fare la tua fine, che comincio ad avere le allucinazioni!» aggiunse ridendo.
Gerard alzò gli occhi al cielo «Tu e le tue battute infelici. Ecco cosa mi è mancato di più... andiamo, allora?» disse poi aiutandola a tirarsi su.
    Mikey se ne stava dall'altra parte del tavolo a chiacchierare con Alicia e il suo gruppo, ed Alex non riuscì nemmeno ad attirare la sua attenzione per comunicargli che se ne stava andando con suo fratello.
    Non è che le importasse molto, si rendeva conto che doveva essere incredibilmente euforico per tutta la situazione. Insomma, erano passati dai miseri locali di Belleville a festival stracolmi di gente e gruppi noti. Avevano conosciuto tantissime persone, e Mikey sembrava si stesse davvero divertendo, e di certo se lo meritava dopo tutto quel tempo passato a piangere nella sua stanza d'ospedale.

    Quello che successe dopo non aveva molto senso. Era qualcosa portato dall'alcool, sicuramente, perché Matt aveva iniziato a sparare stronzate senza una ragione precisa. Che non fosse una persona matura e diplomatica era cosa nota, ma che fosse così coglione, pensò Frank alla fine, lo scoprirono solo in quel momento. Quando da un momento all'altro, dopo l'ennesimo boccale di birra scura, cominciò a blaterare sulla vita personale dei sui amici. Su Frank e Gerard che erano due checche isteriche, su Mikey che si sentiva grande ora che non era più un verginello e poteva provarci con chiunque tanto la sua tipa era così sfigata da tornare da lui senza ombra di dubbio, su Ray che nemmeno ce l'aveva, una vita privata, ed un sacco di altre cavolate che fecero ribollire il sangue di tutti i presenti. Finché si scherzava andava anche bene, ma poi Matt aveva superato ogni limite e Frank ad un tratto si era alzato e gli aveva tirato un pugno dritto sul naso. E Matt era così ubriaco e così sorpreso che non riuscì nemmeno a reagire. Si piegò in due, con le mani sul volto, a coprirsi il naso sanguinante. Jamia da brava infermiera fuori servizio corse in suo aiuto, mentre qualcunaltro dovette portare via Frank da lì. Era nero di rabbia.

   

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Si, è decisamente corto. Ho un sacco di idee ma devo dargli una forma, quindi questo esce fuori e questo pubblico. LOL

XOXO

   


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - I'd end my days with you in a hail of bullets... ***


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Capitolo 8
I'd End My Days With You In A Hail Of Bullets

    Se c'era una cosa su cui tutti erano d'accordo, era che Mikey si perdeva in un bicchier d'acqua con tanta - anche troppa - facilità.
Jamia dovette spiegargli un paio di volte cos'era accaduto e perché ora erano tutti agitati e diretti verso il furgone e i parcheggi del festival. Mikey non si era nemmeno accorto che Matt se n'era andato col naso sanguinante e che qualcun altro dovette portar via Frank con la forza.
    In realtà Jamia aggiunse anche che se fosse stato meno preso da quella Alicia si sarebbe reso conto anche che Alex se n'era andata con Gerard e tutto il resto. Mikey si guardò intorno mentre insieme camminavano tutti verso il parcheggio del festival.
   
«Ah... e perché se n'è andata?» chiese confuso. Erano appena entrati nell'ampio parco, dove c'erano parcheggiati ancora un sacco di furgoni, intorno ad alcuni c'erano dei gruppetti di gente che chiacchierava e perdeva tempo per passare la serata prima di rimettersi in viaggio.
Il furgone dei My Chemical Romance si distingueva tra tutti, era sporco e ricoperto di scritte e disegni su ogni superficie, e Frank ci aveva messo su un sacco di adesivi, anche.
    Mikey guardò
in quella direzione, ed Alex e Gerard erano poggiati al loro furgone presi a chiacchierare con un tizio che aveva già visto in giro per il Festival quella mattina, un tipo che lavorava lì ma non gli era chiaro con chi. Aveva capelli e carnagione chiara ed un fisico robusto. Di certo era il doppio di Mikey.
   
«Insomma, perché se n'è andata?» chiese ancora lui, che non aveva ricevuto alcuna risposta da Jamia. La ragazza scrollò le spalle ora mentre camminava guardando la mano indolenzita di Frank. Aveva tirato proprio un bel cazzotto. La mano era gonfia e arrossata, e Jamia gli aveva detto di premerci leggermente qualcosa di freddo sopra.
    «Era incazzata con me o roba simile?» domandò poi ansioso. Frank sbuffò guardandolo «Mikey, per favore, fai la persona seria, Alex ha provato almeno tre o quattro volte a dirti che Gerard voleva tornare al furgone e lei lo seguiva per fargli compagnia. Eppure lo avresti sentito con le tue orecchie se non avessi passato tutto il tempo ad ascoltar blaterare quell'Alice, lì...» lo rimproverò.
Mikey fece una smorfia colpevole «Ok, hai ragione...» poi fece spallucce «Comunque si chiama Alicia, non Alice.»  lo corresse dopo un pò.
    Jamia alzò gli occhi al cielo «E quella laggiù si chiama Alex e si è risvegliata dal coma una settimana fa, ed ha fatto il doppio degli esercizi di fisioterapia per poter stare in piedi oggi e venire a trovarti...» disse poi indicando la ragazza che era lì al furgone a chiacchierare come niente fosse.
    «Beh, ma non le ho detto io di andarsene...» borbottò Mikey sulla difensiva. Frank sospirò ancora una volta spazientito «E nemmeno le hai chiesto di restare, comunque!» disse, accellerando il passo per arrivare da Gerard, che non appena lo vide gli corse incontro notando che si massaggiava la mano dolorante.

    «Che succede?» chiese Gerard preoccupato.
Frank scrollò le spalle, mentre Ray scuoteva la testa preoccupato per l'intera situazione. Aveva fatto una testa così a Frank, dal locale al parcheggio del festival, dicendogli che era stato uno stupido, che si Matt era un idiota, ma non c'era bisogno di prenderlo a pugni e cose del genere. Matt non sarebbe mai tornato a suonare con loro e non ci voleva proprio, perché ora dovevano fare un sacco di date e non era certo il caso di stoppare il tour proprio ora che le cose andavano alla grande, ma dove lo avrebbero trovato un altro batterista così presto?
    «Ci penseremo dopo, ok?» disse Gerard sbuffando «Ora fammi vedere la mano...» disse a Frank. Come se si intendesse di fratture o cose simili. Frank gli spiegò che Jamia lo aveva già assistito e che non gli faceva nemmeno più tanto male.
    «Ma perché avete fatto tutta questa storia, comunque?» chiese Alex dopo un pò.
    «Perché Matt ha iniziato a sparare su tutti, tutti, noi, e la cosa mi ha fatto incazzare troppo. Finché si scherza tutto ok, ma poi ha davvero esagerato. Ne ha dette un paio almeno per ognuno di noi, che cazzo! Gli spaccherei la faccia se fosse qui!» disse Frank imbestialito.
Gerard provò a calmarlo mettendogli una mano sulla spalla come gesto di conforto, ma Frank era davvero nervoso. Detestava, sul serio, con tutto sé stesso, quando veniva chiamato frocio, checca, e cose simili. Matt era proprio un coglione.
    «Ti pare? Mi perdo sempre le scene più entusiasmanti...» sbuffò Alex dopo un pò «Io me ne vado e tutto d'un tratto accade qualcosa, mentre finché c'ero io si moriva di noia...».
Mikey lanciò un'occhiata a Jamia e Frank, poi ad Alex «Oh, giusto... credo che dovrei dirti una cosa... possiamo entrare un attimo?» le disse sottovoce indicando il furgone. Alex annuì e si fece aiutare a salire su.
    Quando furono dentro si chiusero il portellone alle spalle ed Alex si sedette accanto al finestrino.
C'erano un sacco di lattine vuote di cocacola gettate in ogni angolo accompagnate da cartacce, fogli, penne, appunti, cartine stradali e quant'altro, è c'era puzza di sudore e sigaretta, in realtà.
    «Che succede?» chiese lei distratta mentre posava sul cruscotto un bloc-notes che era finito ai suoi piedi.
Mikey fece un respiro profondo «Beh, niente... volevo solo chiarire questa cosa di me e Alicia...» mormorò. Alex degultì puntandogli lo sguardo dritto negli occhi. Lui e Alicia cosa?, si domandò. Lo guardava con aria confusa. Mikey continuò a parlare «Insomma, immagino che Frank e Jamia abbiano ragione e che il fatto che io abbia passato tutta la sera senza nemmeno degnarti di un pò d'attenzione nonostante tu sia venuta fin qui per stare con me...» spiegò.
    Lei sorrise scrollando le spalle «Oh, tranquillo, sul serio... insomma, immaginavo che aveste conosciuto parecchia gente, ci mancherebbe... anzi, mi fa piacere che stiate conoscendo così tanta gente del giro...» disse rassicurante.
    «Ah, ok.» disse Mikey. Era quasi stranito dal fatto che Alex non sembrasse nemmeno lontanamente infastidita dalla cosa. Insomma, o dopo l'incidente era diventata semplicemente più tranquilla, nonostante non ne fosse troppo convinto, o Alex stava facendo finta di niente... «...no, perché quando mi sono accorto che te ne sei andata ho creduto che fosse perché ho passato tutta la sera a chiacchierare con Alicia e i suoi amici, e poi insomma, magari sapendo anche che da quando sono qui ad Hoboken che sto sempre con lei pensavo che ti aveva dato fastidio...».Poi ci fu un lampo nella mente di Mikey. Oh, cazzo!, si disse. Alex nemmeno lo sapeva che lui era stato tutto il tempo con Alicia, nessuno glielo aveva detto! Se ne rese conto appena vide l'espressione di Alex cambiare da un sorriso in una smorfia accigliata.
    «Mikey, tu sei un ragazzo intelligente, e lo sappiamo tutti... solo che il più delle volte ti perdi in un bicchier d'acqua e... cavolo, non sei per niente furbo...» mormorò Alex. «Quindi... Che cavolo significa che sei stato con lei tutto il tempo da quando sei ad Hoboken?» chiese infine, e sembrava davvero infastidita ora. Ovviamente era una domanda retorica, e comunque Mikey non era nemmeno sicuro di saper rispondere.
    «Non significa niente, ok?» disse infine «L'ho conosciuta qualche giorno fa... il giorno in cui ti sei svegliata, l'ho conosciuta e mi ha detto che sarebbe stata anche lei a questo festival e dato che conosce un sacco di gente qui mi ha presentato un pò di persone, tutto qui...» spiegò.
Non gli sembrò che fosse servito a qualcosa, Alex continuava a guardarlo con quell'aria nervosa, e si mordeva il labbro e Mikey voleva tornare indietro nel tempo per evitare di dire tutte quelle cose su lui e Alicia, così Alex non sarebbe stata lì a guardarlo come se volesse tirargli un pugno in faccia o qualcosa del genere.
    «Cioè... quindi vi siete conosciuti una settimana fa e... oggi cos'era, una specie di vostro appuntamento da pseudorockstar?» chiese con voce bassa.
    Mikey scosse la testa «Assolutamente no! Non mi interessa minimamente Alicia, chiaro?» disse svelto.
    «E se oggi io non fossi venuta fin qui, tu ora dove saresti?» chiese Alex.
Mikey non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi, ora che aveva quell'aria triste.
    «Non lo so, sarei qui con Frank e Gerard e Ray...» disse scrollando le spalle. In realtà pensò che sarebbe stato con Alicia. Eppure era frustrante, non aveva assolutamente alcun interesse verso Alicia. Certo, era carina e simpatica ma lui voleva stare con Alex, quello gli era più che chiaro. Solo che gli era chiaro anche che Alex potesse averne qualche dubbio, e se non altro gli era chiaro che aveva semplicemente peggiorato la situazione.
    Alex sospirò «...Mikey... possiamo fare finta di niente?» chiese dopo un pò. Lui la guardò confuso «In che senso?».
    «Nel senso che sono stata in coma un mese, avrei potuto anche non risvegliarmi più, sono tornata a vivere da una settimana e non mi va di pensare a niente, ok? Volevo solo venire qui e vedervi suonare e divertirmi e tornare insieme a Belleville per goderci quei giorni di pausa che avete prima della prossima tappa... tutto qui...» disse lei.
In realtà era alquanto infastidita, ma quanto le sembrava stupido in quel momento mettersi a discutere quando se stava ancora lì era solo per miracolo - o fortuna, o qualsiasi altra cosa. Alex non lo sapeva, sapeva solo che era fortunata a non esserci morta, in quell'incidente.

    Frank e Gerard andarono a farsi una passeggiata nel buio dei parchi del festival. Quel giorno erano accadute davvero troppe cose, dall'aver suonato davanti a tutta quella gente all'aver "rotto" con Matt. Alla fine quel Bob, il tizio che Alex aveva presentato a Gerard - che l'aveva accompagnata sulle spalle alla ricerca di Mikey quando era appena arrivata quel giorno - si era proposto di dargli una mano. Suonava la batteria e se la cavava anche abbastanza bene, avevano detto tutti quelli che erano lì, gli amici di Alicia e i membri delle altre band che avevano suonato con loro al Festival. Quindi sarebbe andato a Belleville con loro ed avrebbero provato insieme per quei giorni in cui i My Chemical Romance erano in pausa per poter poi affrontare insieme le prossime date del tour.
    Camminarono un bel pò, e alla fine decisero di mettersi seduti sul prato, tra un gruppo di  alberi lontano dai parcheggi.
Frank si sedette poggiando la schiena contro il tronco dell'albero, e Gerard si distese posando la testa sulle sue gambe.
    «Ti fa ancora male?» chiese Gee dopo un pò di silenzio, afferrando la mano con la quale Frank aveva colpito Matt. L'altro scosse la testa «No, non è niente...» rispose. Gerard teneva la mano di Frank tra le sua. «Matt è stato proprio un coglione...» mormorò dopo un pò.
    «Si, cazzo... non sai quanto mi abbia dato fastidio!» disse Frank suonando immediatamente nervoso un'altra volta. Gerard lo guardò nella penombra del parco buio, e gli strinse la mano lievemente come per dirgli di calmarsi «Non è niente, ok? Non pensarci...».
Frank fece una smorfia «Come faccio a non pensarci? Cioè, ha detto che siamo due froci, cazzo! Non lo sopporto, mi sembrava mio padre! Che cazzo gliene frega a loro, comunque!?» disse alzando il tono di voce adirato. Gerard non sapeva cosa rispondere. A lui nessuno dei suoi parenti aveva mai detto una cosa simile, e sapeva che a Frank non interessava troppo il fatto che fosse stato Matt a dirlo, quando che suo padre avesse usato quelle stesse parole tempo prima, e a Frank facevano male come un pugno sullo stomaco.
    «Che cazzo!» continuò Frank «Insomma, se avrò mai un figlio non mi permetterò mai di dirgli una cosa del genere! L'importante non è che sia sano e sopratutto felice!?».
    Gerard gli sorrise, guardandolo dal basso «...appunto. Tu sei felice?» domandò quasi in un sussurro.
Frank annuì «Si. Certo che sono felice. Ma se tutti gli altri riuscissero a comprendere quello che provo, allora sarebbe anche meglio...» rispose.
    «Che ti importa degli altri? L'importante siamo io e te. Anche se dovessimo combattere contro il mondo intero, finché siamo io e te va bene tutto...» disse Gerard sorridendo.
Frank ricambiò il sorriso e si chinò per baciarlo. «Sei sempre romantico. Finché siamo io e te... Spero che quel finché significhi per sempre.» sussurrò poi, prima di riprendere a baciarlo. C'era un'incredibile sintonia tra i due ormai, e già dal modo in cui si baciavano uno poteva dire che l'altro avesse intenzione di fare l'amore. Il luogo non importava, e a volte per forza di cose dovevano limitarsi a baciarsi perché, sopratutto a Frank, veniva voglia di saltare addosso a Gerard proprio qualche minuto prima di iniziare uno show, per esempio.
    In quel parco però, in quel posto preciso, non c'era nessuno nei paraggi, ed erano anche poco illuminati, e comunque anche se fossero stati in mezzo alla folla di un concerto dei Metallica o qualsiasi altro luogo, sarebbero stati solo loro due, completamente persi nella passione e l'eccitazione di quelle labbra che si aprivano e chiudevano a ritmo, mentre le lingue si accarezzavano più o meno appassionatamente e le mani sembravano arrivare ovunque. E le dita di Gerard si infilarono dentro i pantaloni di Frank, ed erano unicamente loro due.

 

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Non so che scrivere qui quindi non scrivo niente di sensato. Anzi, smetto di scrivere anche cose insensate, chiudo, pubblico e torno a guardarmi Willwoosh <3

XOXO
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - I don't love you like I loved you yesterday... ***


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Capitolo 9
I don't Love you like I Loved you yesterday

 

    Bob Bryar era qualcosa di fenomenale. Bob Bryar era anche meglio di quell'idiota di Matt, non c'erano dubbi, erano tutti d'accordo al riguardo, già dopo la prima canzone che avevano provato insieme. Ne erano ancora più convinti alla quarta, e poi alla quinta, e fosse stato per lui avrebbe continuato a suonare per almeno dieci ore senza mai fermarsi. Questa sua passione per la batteria, per la musica, era fantastica e tutti erano d'accordo che Bob non avrebbe solo sostituito Matt provvisoriamente. Bob sarebbe entrato a far parte della band definitivamente.

    «E poi è anche carino, comunque...» mormorò Jamia guardando fuori dalla finestra della cucina in casa di Alex. Erano tutti lì, quel giorno. I ragazzi stavano di fuori a scaricare la spesa dalla macchina di Gerard. Qualcuno, ad Alex non era molto chiaro chi fosse stato in realtà, aveva organizzato lì una festa con un bel pò di gente incontrata in tour. Molte band erano in giro per il New Jersey ed erano contente di partecipare, ed ora tutti erano indaffarati a scaricare barili di birra e varietà di cibo spazzatura.
    Alex finì di bere la sua tazza di caffè fumante, poi mostrò il sorriso che stava nascondendo dietro la tazza «Non mi dire... ti piace Bob?!» chiese, facendola arrossire.
    «Shhh!» fece lei imbarazzata «Ho solo detto che è carino... tipo quando ieri sera mi ha accompagnata a casa e poi è tornato a piedi sotto al freddo fin qui perché diceva che non era sicuro mandarmi in giro da sola di sera tardi...» spiegò ripensando alla camminata nel vento gelido che si erano fatti i due.
    Da quando erano tornati tutti a Belleville, casa di Alex era un bordello anche peggiore dei tempi precedenti. Per lei era anche una buona cosa visto che stare da sola quei primi giorni da quando si era svegliata dal coma era stata una tortura, e almeno aveva qualcosa da fare. Non poteva dirlo con certezza, ma era come se ci fosse qualcosa di strano e differente in lei e Mikey da quando avevano avuto quella discussione ad Hoboken riguardo quella Alicia.
    Ad Alex aveva dato davvero troppo fastidio, anche se come suo solito faceva finta di niente. Aveva nascosto così tante emozioni e così tanti pensieri che ultimamente voleva quasi scoppiare. E poi Bob non poteva saperne nulla di tutta quella storia, ed aveva invitato alla festa di quella sera anche Alicia e la sua band, e a nessuno andava troppo di spiegare a Bob tutta la storia, quindi fecero tutti finta di niente ed ora Alex era ansiosa e nervosa all'idea che quella tipa sarebbe entrata in casa sua e, anche se le faceva un male atroce al petto ogni volta che lo pensava, se lo sentiva, le avrebbe portato via Mikey.
    Alex aveva imparato a perdere ciò che amava di più, e tristemente doveva ammettere che quell'Alicia era davvero niente male, e probabilmente sarebbe piaciuta anche a lei se avesse avuto un minimo interesse nelle ragazze.

    «Credi di riuscire a sopportare tutti questi fiumi di alcool?» chiese Frank sussurrando dolcemente nell'orecchio di Gerard, stringendogli le braccia intorno ai fianchi dalle sue spalle. Poggiò il mento sulla spalla di Gerard e sorrise «O volendo potremmo far festeggiare gli altri ed andarcene in camera tua, io e te...» aggiunse dopo un pò.
    Gerard non poteva vedere la sua faccia ma poteva immaginare l'espressione maliziosa su quel bellissimo volto. Un brivido gli percorse la schiena ed era una sensazione davvero troppo piacevole. Era sempre fantastico stare tra le braccia di Frank. Anche se ciò avveniva sempre quando non c'erano troppi curiosi in giro, e meglio ancora se erano completamente soli.
    «La tua idea non sarebbe male...» rispose Gerard dopo un pò «Ma abbiamo organizzato tutta questa festa e chiamato tutta questa gente che non mi pare il caso di prendere ed andarci a rinchiudere da qualche parte lasciando tutto nelle mani di Alex...» disse.
Frank annuì sospirando «Giusto... tra l'altro Bob ha invitato anche Alicia, ed Alex sta letteralmente impazzendo da quando l'ha saputo... tuo fratello Mikey farebbe bene a stare attento...» commentò, con aria lievemente preoccupata.
    «A me non sembra tanto nervosa...» disse Gerard voltandosi verso Frank, che scrollò le spalle.
    «A me sembra che stia cercando di non sembrare nervosa...» mormorò.

    La gente arrivò pochissimo tempo dopo. Sembravano una comitiva di vampiri, non appena il sole andò a nascondersi la porta di casa di Alex rimase aperta ed un numero infefinito di persone cominciarono ad arrivare a gruppi. Alex se ne andava in giro zoppicando. Aveva deciso di potercela fare anche senza stampelle, e non se la stava cavando male comunque.
    In realtà non conosceva nemmeno la metà delle persone presenti, ma sembrava che chiunque la vedesse in difficoltà voleva darle una mano, così alla fine lei doveva solo divertirsi, ed ogni paio di passi qualcuno le allungava un bicchiere di birra o altro. Jamia le aveva ricordato di non poter bere alcolici visto che stava ancora prendendo un sacco di medicinali, ma per quella sera non importava. Mikey era sparito ancora una volta, ma era prevedibile visto il caos che c'era lì. Era quasi impossibile stare per più di cinque minuti con la stessa persona, sembrava un mini rave party - con tanto di pastiglie e droghe varie, e qualcuno aveva dovuto allontanare dalla casa qualcunaltro dopo qualche ora perché non voleva casini con tutta quella roba. Alex ringraziò il cielo che esistesse ancora gente con un pò di cervello, perché ci mancava solo che se i vicini avessero chiamato la polizia avrebbero trovato in casa sua una montagna di sostanze illegali. Allora si che erano guai.

    Mikey ci aveva provato in tutti i modi. Aveva cominciato a chiacchierare con chiunque si trovasse davanti per stare alla larga da Alicia. Aveva parlato di musica, band, concerti, show, festival, furgoni, strumenti, alberghi, case discografiche, interviste, giornalisti, radio, qualsiasi cosa, anche del gatto obeso di uno degli invitati. Ma poi Alicia si avvicinò a lui, e lui lo sapeva, non poteva negarlo, che quella sarebbe stata la fine di tutto. Lo intuiva dal modo in cui lei lo guardava, dai sorrisi che gli regalava e da quanto gli stesse addosso nonostante nell'angolo della casa in cui si trovavano c'era abbastanza spazio per poter stare almeno a qualche centimetro di distanza. Invece no, lei era lì che - perché Mikey non era uno stupido, e sapeva che Alicia aveva tutte le intenzioni che lui sperava non avesse, di tentarlo - forzava il contatto fisico.
    Per quanto Mikey potesse ripetersi di essere incredibilmente innamorato di Alex e grato al cielo di stare con lei, Alicia aveva un bel sorriso, degli occhi che ti catturavano, un bel fisico, un profumo che gli faceva girare la testa ed era una tipa sveglia ed interessante. Era la sua rovina. E si guardava intorno, da una parte sperando che Alex arrivasse a salvarlo da quella situazione, e dall'altra sperando che non lo vedesse mai lì con lei, perché sarebbe stata la fine sul serio.
    Frank gli aveva ripetuto all'infinito che doveva fare il bravo, che gli avrebbe spaccato la faccia qualora avesse fatto qualsiasi mossa sbagliata nei confronti di Alex e gliel'avrebbe fatta pagare. Mikey allora gli aveva chiesto "Cosa devo fare allora se non riesco a non cedere alla tentazione?", e Frank gli aveva risposto che se era davvero innamorato non si sarebbe mai nemmeno sentito tentato, perché non avrebbe avuto occhi che per Alex, come lui per Gerard.
    Secondo Mikey era una cazzata, oppure Frank era semplicemente più forte di lui al riguardo, perché lui sapeva di voler bene ad Alex e tutto, eppure Alicia aveva qualcosa che gli faceva sentire una morsa nello stomaco.
    Aveva anche bevuto un paio di birre di troppo, ed aveva iniziato a rilassarsi, ed Alicia ora se lo stava portando in giro per casa come se fossero due turisti, e a Mikey non importava nemmeno più di preoccuparsi che Alex non li vedesse insieme perché si sentiva più leggero e divertito ora che era lievemente ubriaco.
    Alicia aveva portato con sé alla festa anche una sua amica. Si chiamava Eliza e non aveva un'aria troppo simpatica, sopratutto ora che stava insistendo fino allo sfinimento per voler andare al piano superiore della casa. Alex aveva supplicato tutti di non mandare nessuno sconosciuto lassù, perché c'erano le camere da letto, era la parte più privata di casa, e sopratutto aveva detto, non voleva ritrovare qualcuno a fare un'orgia sul letto dei suoi genitori. Assolutamente. E Mikey come tutti gli altri aveva promesso che ci sarebbe stato attento. Non da ubriaco, però. Così alla fine dopo l'ennesima volta che Eliza chiedeva di poter andare al piano superiore a dare un'occhiata in giro, Mikey sospirò e le portò entrambe lì.

    Gerard e Frank non avevano intenzione di bere, assolutamente, e dopo un pò l'unica cosa che potevano fare per evitare che a Gerard venisse voglia di cedere alla tentazione, era andare a chiudersi in camera sua e passare il tempo in altri modi più divertenti, produttivi e meno autodistruttivi.
    Così ormai dovevano essere più di un paio d'ore che erano chiusi lì, dove erano solo loro due circondati dal caos delle voci e della musica a tutto volume proveniente dal piano inferiore. Avevano fatto e rifatto l'amore, e poi l'avevano fatto ancora una volta, fino allo sfinimento, e decisero di starsene un pò sdraiati sul letto a coccolarsi prima di scendere a prendere qualcosa da bere per riprendersi un attimo.

   
«Aspetta, non potete entrare nelle camere...» disse Mikey d'un tratto, quando Eliza posò la mano sulla maniglia della porta della cameretta di Alex. Lei guardò il nome della ragazza scritto sulla porta e fece una smorfia «Questa sarebbe la stanza della tua ragazza? Dai, voglio dare un'occhiata!» disse lagnosa. Alicia rise annuendo, e Mikey... Mikey non stava capendo molto, e quel senso di fastidio derivato dall'insistenza di quella Eliza non contava nulla quando Alicia gli stringeva la mano ridendo. Era davvero ubriaco, suppose.
    Sospirò e le lasciò aprire la porta.
La camera era in perfetto ordine, perché l'aveva aiutata Jamia a sistemare. Sul letto c'erano piegati i panni puliti di Mikey e Alex. A lui venne un pò di nausea. Che diavolo stava facendo? Lui in quella stanza semmai avrebbe dovuto starci con Alex, non certo con quelle due! Era come riprendersi da un incubo o qualcosa del genere. Lasciò la presa di Alicia sulla sua mano. Era come tornato alla realtà. Non doveva essere lì, e sopratutto non dovevano essere lì quelle due.
    «Ora dovremmo proprio tornare giù...» disse borbottando, voltandosi per uscire dalla camera, mentre Eliza era entrata e si guardava intorno. Si era soffermata sulla collezione di dischi di Alex e li scrutava uno ad uno.
    Alicia fece una smorfia «Che ti prende ora? Non stiamo mica rubando niente!» disse ridacchiando. Era chiaro che fosse leggermente ubriaca anche lei. Ma Mikey stava peggio, decisamente. Perché d'un tratto, non era riuscito nemmeno a capire come, quando era accaduto o perché, ma Alicia gli stava letteralmente addosso, ora. E a differenza di Alex, lei non doveva mettersi sulle punte dei piedi per arrivare alla sua altezza. Così d'un tratto le sue labbra, morbide e piene, erano su quelle di Mikey. E Mikey era davvero uno stupido, perché nonostante da una parte volesse spingerla via, Alicia aveva quel qualcosa di inspiegabile, e si ritrovò a ricambiare quel bacio. E poi lei gli mise le braccia intorno al collo, e lui posò le mani sui fianchi della ragazza, ed Eliza continuava a guardare la collezione di dischi come niente fosse.

    «Vado a prendere qualcosa da bere, ok?» disse Frank dopo un pò, spostandosi dal fianco di Gerard. L'altro annuì e sorrise «Aspetta, vengo anche io...» disse prendendo i vestiti che i due avevano gettato a terra ai piedi del letto.
    «Dovremmo scendere completamente nudi. Magari gli altri sono tutti ubriachi e nemmeno se ne accorgono!» rise Frank afferrando al volo la maglietta che Gerard gli aveva lanciato.
    Si vestirono al volo ed uscirono dalla stanza. La prima cosa che notò Frank fu la porta della camera di Alex aperta.
    Curioso si avvicinò alla stanza per guardare dentro, seguito da Gerard «Ah, spero che ci sia lei dentro... se sa che qualcuno è entrato nella sua cameretta gli ficca una stampella su per il cu-». Quello che vide fu anche peggio.
    Ed era così sereno e rilassato finché era solo con Gerard, che un senso di incredibile rabbia e disgusto lo colpì all'improvviso, quando realizzò che la tipa che Mikey stava baciando in piedi nella camera di Alex non era affatto Alex! E non riuscì a dire assolutamente nulla, e Gerard non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca che Frank si era scaraventato contro quei due in meno di un secondo, con un movimento impercettibile, era arrivato da loro ed aveva spinto via Mikey da quell'Alicia, sotto gli occhi di Gerard ed Eliza che finalmente aveva smesso di curiosare in giro per la stanza.
    Frank cominciò ad insultare Mikey con un tono così alto ed incazzato che superava anche il volume della musica e delle voci del piano inferiore, ed alcune persone corsero su a vedere cosa stesse accadendo.
    Quello che videro fu Frank che dopo aver spintonato Mikey tra un insulto e l'altro lo aveva steso a terra con un pugno, e quello che pensò Gerard guardando quella scena era che Frank stava cominciando a diventare decisamente troppo aggressivo, e che suo fratello era a terra che lo implorava di smettere, e Frank continuava ad insultarlo, e sulla porta della stanza si era creata una parete di persone curiose, alcuni idioti ubriachi incitavano la rissa, mentre Gerard cominciò ad urlare a Frank di smetterla. Alla fine fu quel Bob Bryar a farsi strada tra la gente. Strattonò Frank dalla maglietta e lo sistemò da una parte, poi aiutò Mikey ad alzarsi. Aveva una guancia, quella che Frank aveva colpito, arrossata, e cominciò a massaggiarsela. Alicia ed Eliza nel frattempo si erano dileguate nel nulla.

   

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#random.
LOL sto cercando con tutta me stessa di tirarla fuori dal baratro della morte improvvisa delle FF.
Della serie "i'm coming back from the dead..."

XOXO

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Good Riddance ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 10
Good Riddance

    Quando Alex arrivò a passo lento ed affaticato ai piedi delle scale che portavano al piano di sopra, dove praticamente la metà degli invitati si era trasferita da qualche minuto, ecco che tutti stavano tornando giù. Primi tra tutti Bob e Mikey. E Mikey aveva proprio un'ariaccia. Dietro di loro c'erano un mucchio di altre persone che parlavano uno sull'altro creando ancora più confusione e poi alla fine c'erano Frank e Gerard, e il primo dei due aveva un'aria incazzata che si notava da chilometri, mentre l'altro gli diceva qualcosa a voce bassa, o comunque parlando con un tono decisamente più moderato di tutte le altre persone lì.
   
«Che succede?» chiese lei preoccupata quando Bob e Mikey scesero l'ultimo gradino. Mikey sospirò. Cazzo, pensò. Non era certo quale delle due cose voleva fare con più urgenza, ma sentiva davvero il bisogno di piangere e vomitare.
    Bob scrollò le spalle «Niente, quello che succede sempre quando si beve troppo...» disse tranquillo. Accompagnò Mikey di fuori, disse che aveva bisogno di prendere un pò d'aria. Mikey lo seguì in silenzio perché non aveva assolutamente nulla da dire, o voglia di dire qualcosa.
    «Allora, che è successo?» chiese Jamia che era apparsa dal nulla al fianco di Alex. Lei scrollò le spalle «Non lo so...» borbottò. Odiava il fatto che non riusciva ancora a camminare per bene, perché era lentissima e si era persa tutta la scena, qualsiasi essa fosse stata, e non avere idea di cosa fosse successo in casa sua, al suo ragazzo e ai suoi amici era davvero frustrante.
Fortunatamente gli passarono accanto un paio di ragazze che avevano già visto ad Hoboken con qualche altro gruppo «Quel tipo lì» disse una indicando Frank con un cenno della testa «Ha preso a botte un tipo, non so chi sia, comunque gliene ha date un casino e tipo, è arrivato un altro tizio e li ha divisi, e praticamente st'altro tipo era il doppio di loro e li ha divisi come fossero due formiche entrambi, cioè...» spiego ridendo alla fine. Era decisamente ubriaca.
    Alex guardò Jamia «Cioè... Frank ha picchiato Mikey?» chiese confusa. Quando Frank le passò accanto finalmente, seguito da Gerard, lo fermò mettendogli una mano sul braccio «Ehi. Che cazzo succede?» domandò.
    Frank si sentì come se avesse l'intero universo sulle spalle. Non voleva essere lui a dire ad Alex ciò che stava combinando Mikey, e da una parte, forse voleva che nessuno glielo dicesse. Fece un respiro profondo, e si sentì uno schifo, perché sapeva che Alex avrebbe pianto, e si sarebbe disperata, e sarebbe stata male, e quella era l'ultima cosa che voleva per lei. La guardò, e lei era lì in attesa di una risposta, e sembrava che non avesse assolutamente alcunissima idea di cosa stesse accadendo. Frank non voleva farlo. Voleva pensare a qualcosa da dire in fretta per liquidarla e tornarsene in camera di Gerard, ma non gli veniva in mente nulla ed era una situazione ridicola. Mikey avrebbe dovuto tirar fuori le palle, almeno una volta, e dirle tutto. Non spettava a Frank confessare gli errori di qualcun altro.
    «Dovremmo parlarne da un'altra parte...» borbottò guardandosi intorno. C'era davvero troppa gente lì.
    Alex guardò Frank seria «Dovresti solo dirmi cos'è successo, non c'è bisogno di andare da nessuna parte...» disse lei.
    «Alex, dico sul serio, non è il caso di parlarne qui...» insisté Frank.
Quello era il primo segno. Alex lo capì subito, dal tono della voce e dall'espressione di Frank. Era ovvio che era qualcosa che riguardava lei e Mikey. E sicuramente non era niente di piacevole, e in un certo senso, non era nemmeno più sicura che ci fosse bisogno di dire qualcosaltro.
    Gerard scrollò le spalle «Non è niente, ok? Si risolverà tutto...» disse poco convinto. Non voleva che Alex stesse male, ma Mikey era pur sempre il suo fratellino e nonostante fosse un coglione, sperava di riuscire a riparare alla situazione in qualche modo.
    Frank lanciò a Gee un'occhiataccia. Non era vero che non era niente. E probabilmente non era vero nemmeno che si sarebbe risolto tutto. Fece un respiro profondo, e guardò di nuovo Alex. Aveva quell'aria triste, la stessa che aveva il giorno in cui vide le torri crollare, e realizzò che i suoi genitori erano lì. Era un mix di paura, confusione, terrore e angoscia. Quella situazione le stava facendo provare le stesse emozioni di quel giorno. Perché lei lo aveva detto più volte, ormai la sua unica, più grande paura in assoluto, era quella di rimanere sola. Viveva nel timore di perdere ogni persona importante per lei. Poteva accadere, lo aveva constatato già con la perdita dei suoi, e da lì quella paura era aumentata ulteriormente.
    Doveva dirgli la verità, però. Non avrebbe mentito alla sua migliore amica, e non le avrebbe tenuta nascosta una cosa così rilevante «Mikey ed Alicia erano in camera tua. E si stavano baciando.» disse secco.
    Quello che sentì Alex era un colpo dritto al cuore. Era come se stesse andando in mille pezzi. E faceva male. Cazzo se faceva male. Deglutì, e sentiva la gola bruciare. Stava per piangere.
    «Però Mikey è ubriaco e non domani mattina ne parlerete con calma e-» provò a dire Gerard, ma non fece in tempo a finire la frase che Alex si fiondò verso la porta e nel giardino all'esterno, dove Bob e Mikey erano accanto ad una siepe. Mikey era piegato e stava vomitando, con Bob che nonostante provava a tenersi distante gli teneva una mano poggiata sulla schiena come per confortarlo.
    Non faceva nemmeno caso al dolore alle gambe, Alex, e in meno di un secondo era lì da Mikey. Non aveva senso, perché cominciò a piangere esattamente nel momento in cui raggiunse i due. Non era nemmeno sicura di riuscire a parlare, a dire qualcosa, e sopratutto non era nemmeno sicura di sapere cosa volesse dire. Forse non voleva dire nulla in realtà, sopratutto perché lui se ne stava lì e stava male. Così aspettò qualche secondo, sperando che riuscisse a calmarsi. Si asciugò le lacrime col dorso della mano, e lo guardò per pochi secondi «Quando hai finito di vomitarmi sul prato, fai sparire la tua roba dalla mia camera e vattene.» disse a voce bassa. Poi tornò dentro, a passo svelto, e senza dire nient'altro si diresse al piano superiore. La sua cameretta non la guardò nemmeno, ci passò davanti fino ad arrivare nella stanza di Gerard. E come se lì potesse finalmente liberarsi, si lasciò cadere di peso sul letto disfatto, e con la faccia nascosta nel cuscino continuò a piangere
.

    «Potevi essere meno diretto...» borbottò Gerard seguendo Frank al piano superiore. L'altro non rispose. Qual'era comunque un modo meno diretto per dire alla tua migliore amica che il suo ragazzo stava baciando un'altra nella sua camera da letto? Non avrebbe fatto male comunque, indipendentemente dal tono o dalle parole che avrebbe usato?
    Trovarono Alex rannicchiata al centro del letto. Il cuscino sul quale aveva nascosto il volto era macchiato di lacrime e mascara. Gerard e Frank si misero accanto a lei, uno alla sua destra e l'altro dall'altro lato.
Frank dovette sollevarla con forza, per stringerla in un abbraccio. Lei non disse nulla e nascose il viso nell'incavo del suo collo, macchiandogli la maglia di trucco scolato, ma ora non stava più piangendo. Stringeva Frank come se fosse l'unica cosa che gli era rimasta. Si stava aggrappando a lui.
    Rimasero così per un bel pò, nel silenzio più totale.
    «Credevo fosse una specie di miracolo il fatto che mi sia risvegliata dal coma...» mugugnò Alex dopo un pò, scansandosi da Frank e sdraiandosi di nuovo al centro del letto. Lui e Gerard fecero lo stesso e si stesero al suo fianco, cingendola entrambi con un braccio.
    «Si che è stato un miracolo...» disse Gee.
    «Beh, che bel miracolo del cazzo. Se c'è un Dio e mi ha fatto svegliare per farmi patire un'eternità di sofferenza e solitudine, allora fanculo, stavo  meglio se ero morta...» disse aspra.
Frank fece una smorfia «Fanculo tu. Non dirla nemmeno una cazzata del genere.».
    «Frank, sai qual'è il punto? E' che io non voglio essere sola, cazzo! Sentirsi soli fa schifo, è come essere morti, non hai nessuno per cui vivere e nessuno che vive per te. E' una merda, io non la voglio una vita di merda.».
    Era deprimente tutta quella situazione. Frank le carezzò i capelli «Ti ricordi quando avevamo 16 anni ed ero stato lasciato da quell'idiota del primo anno, e poi quei tizi dell'ultimo anno mi rompevano sempre le palle ed ero sempre scazzato?» chiese dopo un pò, poggiando la testa sul cuscino accanto a quella di Alex.
    «Si. Lei era una cogliona e quelli erano delle vere teste di cazzo...» borbottò.
    «...ti ricordi che mi hai detto quella frase...» Frank ci pensò un attimo, per cercare di ricordarla, poi sorrise «"Siamo tutti nel fango, ma alcuni guardano le stelle..."?».
    Alex accennò un sorriso «Si, ma io dissi che siamo tutti nella merda. E comunque che c'entra? Qui nella merda ci sto solo io...» disse sbuffando.
    «...vabbè, però l'importante è che continui a guardare le stelle...» disse Gerard.
    Lei sbuffò di nuovo «Gerard, nel mio cielo c'è solo tanto, tantissimo smog, non ci sono stelle, non c'è assolutamente nulla. Non c'è un cazzo da guardare. Punto.».
Frank non riuscì a trattenere una risatina. Eccola, era proprio Alex, e Frank la strinse a sé di nuovo. Era stupido, ma gli era mancata così tanto, e da quando si era risvegliata non aveva ancora avuto modo di tenersela un pò per sé. Si erano limitati a passare del tempo insieme senza dirsi davvero nulla, e gli era mancata davvero troppo.
    «Frank... mi soffochi... ok che voglio morire, ma che sia una cosa veloce e indolore...» si lagnò lei spostandolo da sé.
    «...e poi, non sei sola... ci siamo noi...» mormorò Gee dopo un pò, accendendosi una sigaretta.
    «Si? E fino a quando? Finché non comincerete a suonare fuori dal New Jersey e da questa costa degli Stati Uniti, e poi in altri continenti, ed allora io sarò solo una vecchia amica che sta a Belleville a servire caffè?» disse con una smorfia.
    «Lo sai che non è vero...» sussurrò Frank.
Dopo qualche minuto aprì la porta Jamia, dopo aver bussato delicatamente un paio di volte.
    «Gerard... Mikey è di sotto e vorrebbe parlarti...» disse stando sulla porta. Gee si sollevò. Il caos dal piano di sotto era terminato, probabilmente la festa era finita e se ne erano andati tutti, perché non c'era più alcun suono.
    Gee si alzò lentamente e si diresse verso Jamia, e con lei scese al piano inferiore.

    «...dovevi essere tu...» sussurrò Alex dopo un pò. Frank la guardò con le sopracciglia aggrottate «Io cosa?» domandò confuso.
Alex sospirò e nascose il volto sulla sua spalla «...perché non ti sei innamorato di me? Tu non avresti mai baciato nessun'altra. Tu non sei così.» mormorò.

    Mikey se ne stava seduto sul divano con la testa tra le mani. Aveva il volto pallido e gli occhi leggermente arrossati.
Bob stava raccogliendo varie cose in giro e Jamia si precipitò ad aiutarlo. Gerard si sedette accanto a suo fratello.
    «Che succede?» domandò quando Mikey alzò lo sguardo verso di lui.
Il più piccolo sospirò «Ho fatto un casino, non è vero?» domandò preoccupato.
    «Si, direi proprio di si...» mormorò Gerard dispiaciuto.
    «E' tanto incazzata?» chiese dopo un pò Mikey, tornando a guardarsi le scarpe.
    «E' abbastanza delusa... e dispiaciuta... e si, anche incazzata...» rispose Gee.
    «Quindi che devo fare?». Lo guardò di nuovo, e lo stava letteralmente implorando per un aiuto.
Gerard sospirò. Non era certo di cosa fosse più giusto. Voleva aiutare suo fratello, perché sapeva che non era così stronzo e che ad Alex ci teneva davvero. Ma Alex stava male davvero, e forse anche Gerard avrebbe detto a Frank di sparire se anche lui avesse fatto qualcosa del genere.
    «...forse devi solo lasciarle il tempo di pensare. Torna da mamma per un pò... vedrai che si sistemerà tutto, ok?» consigliò il più grande.
Mikey fece una smorfia «Ma io non voglio andarmene. Voglio parlare con Alex e dirle che mi dispiace e che non so cosa sia successo né perché è successo e  devo chiederle scusa... Gerard, io non voglio davvero perderla...» mormorò.
    «Gliene parlerai domani, ok? Ora è meglio se vai a casa e basta... Andiamo, ti accompagno...» disse Gerard aiutandolo a tirarsi su.

 

- - -
Ok, fa cagare. Parliamone...
Anzi, no, non ne parliamo. Vi prometto unicorni felici e arcobaleni e tanto tanto amore in un prossimo futuro. -___-'
Much love.

XOXO

ps. grazie a Vale per il titolo del capitolo molto random! XD

   
   

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - If This Is What You Want Then Fire At Will ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 11
If This Is What You Want Then Fire At Will

    Mikey si risvegliò con un cerchio alla testa. Sentiva il vibrare del suo cellulare provenire dal pavimento, dove aveva lanciato i jeans dopo esserseli tolti durante la notte dopo essersi addormentato completamente vestito.
    Suo fratello si era proposto anche di restare lì con lui, ma Mikey aveva detto di voler stare da solo. Aprì gli occhi lentamente, infastidito.
Sua madre probabilmente era in cucina a preparare il pranzo, perché doveva aver dormito davvero fino a tardi, e stava facendo un casino insopportabile. Continuando a stare sdraiato si allungò verso i jeans, e quasi cascò a terra per prendere il cellulare dalla tasca.
    Era ancora troppo stordito dagli alcolici mandati giù la sera precedente per ricordarsi appena sveglio di come erano andate le cose la sera precedente. Però si era svegliato con una strana sensazione di tristezza e solitudine e ben presto come di getto gli tornò in mente tutto quanto. O almeno, le parti più importanti: lui aveva baciato Alicia, o viceversa; Frank gli aveva tirato un pugno; Alex era venuta a saperlo - sia del pugno che del bacio e alla fine gli aveva detto di sparire da casa sua. E secondo Gerard non era nemmeno il caso di provare a parlarle né niente.
    Così lo aveva portato a casa di Donna, dove Mikey aveva vomitato un altro pò, e alla fine si era addormentato coi vestiti addosso sul suo vecchio letto, quello che non vedeva da quando si era stabilizzato con Gerard a casa di Alex, da quando lei era stata in coma... Mikey sbuffò d'un tratto, come se si fosse risvegliato da un sogno.
«Cazzo, sono un coglione...» borbottò strofinandosi gli occhi pesanti.
    Il cellulare smise di squillare e Mikey guardò il display cercando di mettere a fuoco il nome che lampeggiava sullo schermo. La A maiuscola gli fece balzare il cuore. Però poi sforzò gli occhi e lesse Alicia, con una smorfia. Sono un idiota, Alex non richiamerà mai, si disse sospirando, sollevandosi dal letto.

    Alex aveva dormito tra Gerard e Frank, e al suo risveglio aveva trovato i due intenti a trattarla da principessa. Gerard era andato a comprarle delle riviste e qualche fumetto, Frank le aveva preparato la colazione, e la casa era completamente ripulita ed ordinata, e non c'era alcun segno della festa della sera precedente.
    Frank aveva preparato una colazione che avrebbe sfamato almeno la metà della popolazione del terzo mondo, ed Alex non aveva affatto voglia di mangiare. La prima cosa che le venne in mente quando aprì gli occhi fu Mikey. E il cuore nel petto le faceva ancora male.
    «Frank, non è che ora oltre che single e sfigata devo diventare pure cicciona. Non ho fame, non rompere...» aveva detto sbuffando. Frank provò ad insistere inutilmente, e alla fine aveva lasciato perdere rassegnato.
    Voleva solo rendersi utile e far capire ad Alex che lui e Gerard non avevano intenzione di abbandonarla, per nessun motivo al mondo.
    Così se ne stavano seduti sul letto a guardare vecchi film in tv riempiendo gli attimi di silenzio con qualche chiacchierata ogni tanto.
   
    Dopo aver bevuto due caffè ed aver fatto una doccia rinfrescante, Mikey si sentiva pronto ad affrontare Alex. Sentiva il bisogno di parlarle e chiederle scusa per essere stato un coglione e tutto il resto. Ok, forse non era del tutto pronto, perché c'erano domande alle quali nemmeno lui sapeva rispondere, e tutte includevano Alicia. Però aveva l'urgenza di vedere Alex, e sopratutto di dirle che voleva rimediare all'errore commesso e tante altre cose.
    Si guardò allo specchio un'altra volta, poi si sistemò il cappuccio della felpa sulla testa perché fuori stava piovendo a dirotto, e prese il cellulare per chiamare Gerard ed avvertirlo che stava andando da loro per vederla.
    Ma non appena tirò fuori il telefonino dalla tasca dei jeans, questo riprese a squillare come quella mattina. Era ancora Alicia. Mikey fece un respiro profondo. Non era certo di volerle parlare, ma sapeva di doverle dire che era meglio se smettevano di vedersi e sentirsi. Così dopo qualche secondo accettò la chiamata, mentre a passo svelto si dirigeva sotto la pioggia di Belleville verso casa di Alex.
    «Pronto?»
Alicia fece una risatina prima di parlare, e a Mikey parve di avercela davanti «Ehi, finalmente! Che fine hai fatto?» domandò la ragazza subito dopo.
Mikey sospirò «Ehm... nessuna fine in particolare...» disse imbarazzato. Ok, se per lui era complicato stare con una ragazza, quanto lo era doverle dire di non essere interessato a lei?
    «Vabbè. Questa sera usciamo? Io e la mia amica non sappiamo che fare e ce ne andremo da Belleville domani mattina, quindi stasera volevamo andare a fare un giro da qualche parte...» propose lei.
    «Ehm... no, Alicia, ascolta... Non credo sia il caso di uscire insieme. O di sentirci al telefono. O qualsiasi altra cosa. Ok?» disse d'un fiato, arrossendo come se qualcuno lo stesse osservando.
    Sentì Alicia ridacchiare dall'altro lato del telefono «Ieri sera sembravi molto più rilassato...».
    «Ieri sera ho fatto un gran casino, ora devo proprio andare, ok?» sbuffò lui.
    «Posso chiamarti più tardi? Ora sembra che ti girano le palle...» chiese lei come se niente fosse. A Mikey sembrava di parlare da solo.
    «Alicia, dico davvero, è meglio evitare di sentirci e vederci, capito?» disse suonando quasi disperato. Aveva il fiato corto perché stava camminando a passo svelto per arrivare da Alex il prima possibile.
    «Mikey, non essere stupido, ok? Lo sappiamo tutti che tu vuoi continuare a frequentarmi. Quindi dimmi solo a che ora vieni a prendermi all'albergo...» Mikey non disse nulla, così parlò di nuovo lei «Perfetto, decido io. Ti aspetto per le 20. Ci vediamo stasera. Non vedo l'ora!» disse convinta, poi riagganciò, senza lasciare a Mikey il tempo di opporsi.
 

    Quando suonarono alla porta, Frank sbuffò e si sollevò dal letto con fatica, per andare ad aprire. Si stava quasia addormentando, con la testa poggiata sulla spalla di Alex, che a sua volta stava poggiata a Gerard che si era addormentato da un bel pezzo.
Lei e Frank si guardarono. Sapevano entrambi che era Mikey. Non aspettavano nessun altro.
   
«Vuoi andare tu ad aprire?» chiese Frank sollevando un sopracciglio. Alex distolse lo sguardo dal suo e lo puntò sul televisore acceso, incrociando le braccia sul petto, come una bambina offesa «No... E se è lui non fargli mettere piede in casa mia!» disse infastidita.
Frank uscì dalla stanza dopo essersi acceso una sigaretta, e con tutta la calma del mondo andò ad aprire la porta.

Mikey era completamente bagnato e tremava quasi dal freddo.
    «Un ombrello no, eh?» fece Frank alzando gli occhi al cielo. Poi facendogli cenno di non fare rumore lo fece entrare «Ascolta... Alex non ha alcuna voglia di vederti o parlarti, e anzi, nemmeno dovrei farti entrare...» disse sottovoce.
    A Mikey faceva male sentirsi dire così, ed immaginò a cosa aveva provato Alex quando era venuta a sapere di lui ed Alicia. Fece una smorfia «Ti prego, Frank, devo vederla!» supplicò lui.
    «Mikey, non ancora, ok? Giuro che non appena si sarà calmata ti chiamo e ti dico di passare...».
    «Frank! Tra qualche giorno dobbiamo tornare in tour ed io non parto per nessun motivo al mondo se prima non ho chiarito con lei!».
Frank alzò gli occhi al cielo sospirando rassegnato «Ok, puoi aspettare qui? Provo a convincerla a scendere...» disse infine «Cazzo, non so nemmeno perché ti sto dando una mano visto che sei un coglione...» aggiunse poi mugugnando.
    «Ok...» annui Mikey facendo un respiro profondo.

    Frank deglutì quando si trovò davanti ad Alex che fingeva di essere totalmente presa dalla televisione.
    «Ehi... è Mikey e vuole davvero parlarti...» mormorò avvicinandosi al letto. Alex sembrò congelarsi all'improvviso, cambiò totalmente espressione, e magari chi non la conosceva bene poteva anche non farci caso, ma Frank poteva metterci la mano sul fuoco che per Alex era stato come ricevere un'ennesima pugnalata al cuore «Aspetta-aspetta!» esclamò poi prima che Alex potesse dire qualsiasi cosa «Se mi dici che davvero non vuoi vederlo giuro che lo sbatto fuori... però forse dovete davvero parlare, sembra che ci tenga davvero tantissimo...» disse sperando di calmarla.
    Alex sbuffò «Ha baciato quella troia di Alicia lì, nella mia camera da letto, cazzo! Ha baciato un'altra tipa nella mia camera da letto che era la nostra camera da letto! No che non dobbiamo parlare...» disse nervosa.
    Frank sospirò e tornò da Mikey, che lo guardò non appena apparve sulla cima delle scale. «Allora?» chiese curioso e speranzoso.
Frank scrollò le spalle «Mi dispiace Mikey. Non vuole vederti.» mormorò. Mikey guardò alle spalle di Frank, dove lungo il corridoio c'erano le porte delle stanze. Alex era lì e lui voleva assolutamente parlarle.
    «Alex! Per favore, cazzo, posso salire?» domandò urlando.

    Alex sbuffò. Da piccola le avevano insegnato a contare fino a dieci prima di fare qualsiasi cosa in momenti di rabbia. Non aveva mai funzionato. Quindi si era sempre chiesta se contare fino a dieci sarebbe davvero mai servito a qualcosa. Ci provò, quella volta, perché in realtà non voleva peggiorare la situzione. Non voleva vedere né parlare con Mikey, ma se quell'idiota avrebbe urlato ancora una volta probabilmente sarebbe uscita dalla stanza per tirargli qualcosa dietro.
    E in effetti la volta dopo in cui Mikey le ripetè di parlargli, lei si alzò di scatto dal letto ed aprì la porta. Mise fuori solo la testa «Che cazzo! Sei pregato di andare a strillare da qualche altra parte, ok? Vaffanculo.» esclamò d'un fiato «Frank, fallo uscire da casa mia...» aggiunse poi seria, quando l'amico si voltò a guardarla dalla cima delle scale. Annuì mentre lei tornò a chiudersi in camera.
    
    «Mikey, devi andartene, ok? Ti prometto che appena Alex starà meglio le dirò io di chiamarti, va bene?» domandò Frank dispiaciuto.
    «Non voglio andarmene.»
Frank sbuffò «Mikey, è già tanto che non ti abbia infilzato le palle con un coltello o roba del genere, quindi fai il bravo, questa è casa sua e se non ti vuole qui devi andartene e basta...» disse serio.
    «Frank, per favore, falla venire qui!» insisté lui. Non aveva davvero intenzione di andarsene senza averle prima chiesto scusa o qualsiasi altra cosa, e guardava Frank implorante. Lui però aveva sentito Alex dire che avrebbe preferito morire ed altre stronzate del genere e non voleva davvero farla stranire ulteriormente. Stava già abbastanza giù, non voleva peggiorare la situazione o farle fare niente che lei non volesse fare.
    E poi Mikey era stato davvero uno stronzo, e probabilmente anche lui al suo posto non avrebbe voluto incontrarlo. «Cosa vuoi dirle comunque?» chiese sollevando un sopracciglio.
    Mikey ci pensò. Non ne aveva idea in realtà. Voleva dirle qualsiasi cosa.
Frank sospirò «Le dirai che in tutti questi giorni tu ed Alicia vi siete sentiti almeno una o due volte al giorno? E che non vedevi l'ora di andare ad Hoboken per incontrarla? E che sei stato al telefono con lei per ore ed ore?» chiese infine con tono di sfida.
Mikey arrossì imbarazzato. Ok, la situazione era molto peggiore vista dalla parte di Alex, Frank e gli altri.
    «...non sarebbe meglio non dirglielo?» chiese quasi sottovoce.
Frank sbuffò. Stava decisamente diventando troppo aggressivo ma gli avrebbe volentieri tirato un altro pugno in faccia. Era davvero così idiota? «Mikey, se non glielo dici tu glielo dirò io, sia chiaro. Ho già fatto finta di niente per troppo tempo, e poi quell'Alicia non vale nemmeno la metà di quanto valga Alex, quindi non sei nemmeno scusabile. Ora vattene, fammi il piacere.».
    «Ok, glielo dirò. Però non me ne vado finché non scende.» disse come un bimbo capriccioso, incrociando le braccia sul petto.
    «Mikey, dico sul serio, se tu sei coglione fai come vuoi, ma non mettermi in posizioni scomode con Alex. Mi ha detto di farti uscire di casa, quindi fai il bravo bambino ed esci, ok?» sbuffò Frank spingendolo verso la porta d'entrata. Aprì e lo fece uscire.

    Mikey voleva piangere o urlare o qualsiasi altra cosa. Stava piovendo a dirotto ed aspettò almeno un paio d'ore sotto al portico davanti alla porta di casa di Alex, sperando che prima o poi lei si decidesse ad uscire. Aveva provato a chiamarla al telefono almeno quindici volte e le aveva mandato anche una montagna di sms implorandola di uscire da quella camera ed andare a parlargli, ma non aveva ricevuto alcuna risposta.
   
    «Alex, ora ti stai comportando da ragazzina. E' seduto lì sotto da almeno due ore, cazzo...» borbottò Gerard guardando suo fratello dalla finestra della sua camera. Mikey se ne stava seduto sui gradini, rannicchiato in sé stesso per tenersi caldo.
Lei scrollò le spalle «Gerard, non gli ho detto io di starsene lì. Per me può benissimo tornarsene a casa o dove gli pare. Io non voglio vederlo. Avrò il diritto di non vederlo, no?» disse stufa di sentirsi ripetere le stesse cose da almeno mezz'ora.
    Frank annuì «Certo. Se non vuole vederlo perché devi insistere, comunque?» l'appoggiò accendendosi una sigaretta.
    «Beh, perché è mio fratello e non mi va davvero di vederlo così!» disse Gerard alzando gli occhi al cielo.
    «Allora digli di tornarsene a casa.» borbottò Alex fissando lo schermo della televisione.
    «Dite sul serio? Non volete sistemare questa situazione?» chiese Gee sbuffando.
    «Io non devo sistemare proprio niente.» mugugnò Alex cambiando canale col telecomando.
    Frank annuì «Nemmeno io.» disse ridacchiando.
    «Ok, continuate a guardare i cartoni animati, io vado da mio fratello.» borbottò in fine Gerard uscendo dalla stanza.

    Quando Mikey sentì la porta d'entrata alle sue spalle aprirsi, si voltò pieno di speranza. Sperava fosse Alex, non certo suo fratello. Che tra l'altro lo guardava come si guarda un cane in fin di vita al bordo della strada.
    «Ehi... hai freddo?» chiese Gerard sedendosi accanto a lui.
Mikey fece una smorfia «Direi proprio di si. Perché non vuole vedermi?».
    «Perché l'hai davvero delusa tantissimo. Cioè, sei mio fratello e ti sosterrò sempre e ti voglio bene, ma sei proprio un deficiente...» sbuffò il più grande alzando gli occhi al cielo.
    «Lo so, cazzo! Lo so che sono un coglione e tutto il resto... però voglio chiederle scusa, e voglio rimediare...» si lagnò Mikey.
    «Non oggi, ok? Vattene a casa, ti ammalerai se continuerai a stare qui, e tanto è inutile, Alex è stata abbastanza chiara. Non vuole vederti.» disse dispiaciuto.
    Mikey sospirò «Credi che sia finita, vero?» chiese sperando di non ottenere alcuna risposta. Gerard scrollò le spalle «Non lo so Mikey, non so davvero che dirti. So solo che ora lei è incazzata e delusa e triste e non vuole parlarne.».
Mikey si alzò controvoglia, e senza dire una parola se ne andò.

    Camminò sotto la pioggia senza meta, finché non arrivò sulla via dell'hotel nel quale alloggiavano Alicia e la sua amica. Avrebbe voluto dirle di sparire, era tutta colpa sua. E come se Alicia avesse una palla di vetro nella quale vedere ogni movimento di Mikey, il suo cellulare cominciò a squillare alla chiamata di lei.
    «Pronto?» rispose lui scocciato.
    «Ehi, andiamo a mangiare qualcosa? Io ed Eliza ci stiamo decisamente annoiando.» disse lei tutta allegra.
Mikey voleva riagganciare, ma non era educato. Così sospirò «Non ho fame. Trovate qualcosa da fare per conto vostro.» disse a voce bassa.
    «Mikey, smettila di fare il depresso, ok? Qualsiasi cosa sia successa non ne vale la pena, e se ne vale la pena esci con noi e vedrai che ti faremo dimenticare tutto e alla fine penserai anche tu che non ne valeva la pena!» ridacchio Alicia.
Lui fece un respiro profondo. Infondo non aveva di meglio da fare, e poi era già lì, e comunque le avrebbe finalmente detto che non doveva più chiamarlo una volta per tutte, e magari parlandole faccia a faccia Alicia avrebbe capito il concetto più facilmente.
    «Ok. Sto arrivando...» disse riprendendo a camminare verso l'entrata dell'albergo.

 

- - -

WTF? XD
Dedicato con tanto tanto amore a Nar, che non può leggerlo. Lo so che dovevo postarlo ieri sera ma sono tipo crollata in un profondissimo sonno dopo aver poggiato un attimo via il portatile. E tipo stamattina ho detto "Ah, vabbè, poi aggiorno". Ma tu sei già partita e tutto il resto. XD
Sorry, much love.

E a tutte le altre che leggono, vabbè, much love pure a voi! <3

XOXO
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Anonimo ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 12
Inserisciuntitoloquiatuopiacereperchéamenonvieneinmentenulladidecentetrannequesto

 

    Gerard stava odiando la sua immagine riflessa nello specchio, e se non fosse che non voleva attirare attenzione sul problema, ora avrebbe tirato un pugno a quel volto stanco e colpevole.
    Aveva dormito pochissimo. Forse mezz'ora, dopo essere rientrato a notte fonda. Era uscito con suo fratello Mikey, che era con Alicia e quella sua amica Eliza. Inizialmente aveva detto che non era il caso di uscire con loro. Che Mikey avrebbe peggiorato la situazione, così. Poi però Eliza aveva una bella parlantina, e rideva un sacco. E nonostante fosse a tratti fastidiosa, per il suo modo di parlare anche di cose che non conosceva, Gerard con lei si era divertito. Si, si era divertito perché mentre Mikey ed Alicia giocavano a Bowling come due bambini, lui ed Eliza erano seduti al bancone del bar, e lei lo aveva sfidato a bere qualcosa di alcolico.
    Gerard si era ovviamente rifiutato. Fino a quando la sfida diventò "Scommetto che una birra non ti farà niente. Non tornerai ad essere alcolizzato". Allora voleva che Eliza avesse ragione, così ordinò una birra e se la scolò.
    Si, si sentiva davvero uno schifo. Uno schifo assurdo. Aveva ceduto, perché se una birra non gli aveva fatto nulla, nemmeno due birre avrebbero fatto nulla. Una volta ogni tanto poteva concedersi un pò di svago.
    Poi Eliza lo aveva portato nel bagno, quando erano rimasti gli unici clienti della sala. Lo aveva portato nel bagno e gli aveva mostrato una bustina piccola, per metà piena di polvere bianca. Cocaina.
    Gerard era disgustato da sé stesso. Avrebbe dovuto restare in casa con Alex. O andare da Frank. Non di certo uscire con Mikey ed Alicia e starsene tutto il tempo con Eliza a concedersi vizi del cazzo.
    Scattò, quando Alex gli urlò dal piano di sotto che la colazione era pronta.
    Sarebbe volentieri rimasto per sempre chiuso nel bagno, in realtà.

   
«Cazzo, hai una faccia...» disse Alex non appena Gerard entrò nella cucina. Lei se ne stava seduta al tavolo, davanti ad una tazza di caffè bollente. Anche Gerard ne voleva un pò. Prese una tazza dalla credenza e la riempì, poi si mise seduto proprio di fronte a lei.
    «Ho dormito poco...» mormorò per giustificarsi.
    «E si vede... dove sei stato? A che ora sei rientrato?».
Ovvio che non poteva dirle che era stato con Mikey ed Alicia ed Eliza. E che non poteva dirgli che aveva bevuto. E che per la prima volta  - ed ultima, si sperava - nella sua vita, aveva sniffato cocaina.
    «Ehm... sono stato con Mikey... ieri sera mi ha chiamato chiedendomi se mi andasse di uscire con lui. Visto che non avevo niente da fare, anche se era tardi, sono andato...» disse. Non era proprio una bugia. Era più che altro una mezza verità. Infondo era andata così. Mikey lo aveva chiamato verso le 23 per chiedergli se voleva uscire con lui, ed Alicia ed Eliza. Ma era un dettaglio che poteva benissimo evitare di raccontare. Se non fosse che Alex faceva tante, troppe domande.
    Lo guardò e sospirò «Non voglio essere tipo, egocentrica o che ne so... ma per caso tu e Mikey avete parlato di me?» chiese quasi imbarazzata. In realtà pensava che fosse giunto il momento di parlare e chiarire con Mikey, specialmente perché lui era stato un'intera giornata ad aspettarla sotto la pioggia fuori casa, il che era già tanto, secondo lei.
    Gerard però non sapeva che rispondere. Aveva sonno e la testa gli faceva male e sopratutto in realtà era stato più con Eliza che con suo fratello.
    «...perché? Cos'è che vuoi sapere?» domandò sperando di riuscire a deviare il discorso o a cavarsela rispondendo a qualche altra domanda.
    «Non lo so. Cioè, stanotte pensavo che ieri è stato tutto il giorno lì, a provare a parlarmi, e forse oggi dovrei andare a trovarlo...» disse d'un fiato.
    «Oh. Beh...» ok, Gerard non sapeva cosa dirle. Mikey ci teneva ad Alex, questo non lo metteva in dubbio, e voleva di certo tornare con lei. Però la sera precedente era stato tutto il tempo con Alicia e Gerard conosceva suo fratello e poteva dire che gli piacesse anche Alicia, ne era certo. E quella ragazza aveva qualcosa, sembrava che finalmente Mikey non fosse più triste, sembrava che Mikey non pensasse a niente quando era con lei. Era una cosa ridicola. Anche Gerard voleva che suo fratello tornasse con Alex. Forse era semplicemente troppo stanco e stranito per ragionare in modo decente.
    «Allora? Insomma, siete stati una notte insieme, ti avrà pur detto qualcosa, no?» insisté lei, guardandolo implorante.
    «Beh... non lo so, Alex. Si, cioè, dovresti parlargli, credo. Scusa ma ho troppo sonno e mi fa male la testa...» disse evitando il suo sguardo.
    Lei si alzò di scatto e con un paio di passi svelti gli fu accanto. Si chinò per scrutarlo ed odorarlo «Tu hai bevuto, cazzo!» disse poi scanzandosi.
Gerard sospirò. Colpevole. Alex lo aveva scoperto e lui voleva andare a nascondersi da qualche parte. «Si. Ok, mi dispiace. Solo una birra. Giuro che non mi sono ubriacato, e che non succederà mai più. Cioè, una birra ogni tanto non mi ucciderà.» disse in sua difesa. Stava cominciando ad agitarsi ed innervosirsi.
    «Hai parlato con la terapista? O con Frank?» chiese lei.
Gerard sbuffò. Non era niente. O almeno, voleva convincersi che non fosse niente. «Non ce n'è bisogno, ok? Era solo una birra, niente di che.» mormorò.
    Alex sbuffò «Non ci posso credere! E quell'idiota di Mikey non ti ha detto niente!? Cioè, ti porta fuori e ti fa bere, invece di farti stare attento a queste cose, con tutto quello che hai passato!?» disse adirata. No, cazzo, Mikey non c'entra assolutamente nulla!, pensò Gerard. Non riusciva nemmeno a pensare in fretta per poter tirar fuori una scusa qualsiasi per difendere sé stesso e il fratello.
    «Ok, ascolta...» disse infine sospirando, arreso «Mikey non c'entra nulla. Mikey era a giocare a Bowling, mentre io ero al bancone con Eliza. Mikey non aveva idea del fatto che stessi bevendo, non è colpa sua, e sinceramente io e lui siamo stati insieme pochissimo quindi non ti so dire se sia il caso o meno di andare a parlare con lui, oggi. Sicuramente lo è. Nonostante tutto so che sta comunque male per tutta questa storia... Cioè, Eliza dice che secondo lei tu stai esagerando e Mikey si stancherà di stare lì a piangere per te eccetera eccetera, ma secondo me non è vero...» disse d'un fiato, mentre lo sguardo di Alex si faceva sempre più confuso ed infastidito.
    «Ma chi cazzo è Eliza e sopratutto ma chi se la incula!?» disse infine, anche se lo disse con un tono relativamente basso in confronto a quello che aveva immaginato di usare, nella sua mente.
    Gerard sospirò socchiudendo gli occhi per un secondo. Stava letteralmente peggiorando la situazione. Ormai però doveva parlare. Non poteva certo tirarsi indietro.
    «Eliza... è... è l'amica di Alicia.» mormorò infine.
Alex sentì come un bruciore nel petto. Era doloroso da morire. «Quindi, Mikey è stato con lei...» disse a voce bassa. Ok, voleva uccidere tutti. Sul serio.
    Gerard annuì con un gesto quasi impercettibile, ed Alex voleva piangere ed urlare, ma si limitò a tirare un calcio alla sedia di Gerard, anche se il suo obiettivo era quell'Alicia, ed anche Eliza, e sopratutto Mikey. Si, voleva uccidere davvero tutti. Anche Gerard che aveva l'aria strafatta ed era un coglione. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e compose il numero di Frank, che a quanto pareva era l'unica persona sana di mente negli ultimi tempi, e gli disse di incontrarsi al Cafè.   

    Quando Frank entrò al Cafè Alex stava praticamente fingendo di lavorare, ripulendo insistentemente con sguardo perso nel nulla gli stessi venti centimetri di superficie del bancone.
   
«Essendo che sei la padrona del locale potresti anche permetterti di non fingere di lavorare ma non lavorare e basta...» disse sedendosi sullo sgabello di fronte a lei. Alex sospirò, gettando via la pezzetta che aveva in mano.
    Preparò due caffè e fece il giro del bancone per mettersi accanto a Frank.
    «Ok, che succede?» chiese quando lei gli fu accanto.
Alex fece un respiro profondo «Gerard è un idiota. Mikey è uscito con Alicia. Gerard è stato con loro, o meglio, con Eliza, che è un'amica idiota di Alicia, ed ha bevuto. Dice di aver bevuto una birra, ma secondo me non è vero perché stamattina aveva un'aria pessima.» disse d'un fiato.
    Per Frank era un colpo duro. Cazzo se era un colpo duro. Gerard non doveva bere. E sopratutto non con la prima tipa nei paraggi. Voleva andare a prenderlo a parolacce o qualsiasi altra cosa. Gerard era uno stronzo.
    «Fantastico...» mormorò dopo un pò «E' in casa ora?».
    Alex annuì «Si. Che intenzioni hai?» chiese «Non puoi picchiare anche Gerard, sia chiaro. Quello non sa manco aprire un barattolo di marmellata, è anche peggio di Mikey, e tu comincia a prendere in considerazione l'idea di smetterla di prendere tutti a cazzotti!» disse ridacchiando.
Frank scrollò le spalle «Non voglio andare a pestarlo, idiota!» disse ridendo. Ma prima di continuare a parlare Alex sembrò gelarsi d'improvviso, guardando le due persone appena entrate nel locale. Si fece piccola piccola e si nascose dietro Frank, mentre Alicia ed Eliza si sedevano al tavolo dietro di loro. Probabilmente non li avevano notati.
    «Cazzo... ti pare che devono venire qui a fare colazione ste due!?» chiese quasi bisbigliando sulla spalla di Frank. Lui le guardò con la coda dell'occhio senza farsi vedere.
    Eliza aveva un caschetto di capelli neri e un'aria da alcolizzata drogata e trucida. Esattamente così. Non la conosceva e già la detestava.
    «Sentile come ridono, sembrano due... galline in calore...» borbottò Alex ridendo. Non c'era niente da ridere, in realtà.
Restò così, di spalle, con le orecchie pronte a recepire ogni parola pronunciata dalle due, con l'aiuto di Frank. Sembravano due detective in borghese.
    «Che cazzo, mi hai lasciata tutta la notte con quel coglione di Gerard...» disse Eliza sbadigliando «Non sapeva nemmeno preparare una botta di coca...».
Frank deglutì. Ok, voleva prendere a pugni anche lei.
    «...vabbè, però è carino. Sembra la depressione fatta persona, però non è male. Ovviamente Mikey è molto meglio...».
    «Si, come no, con quell'aria da sfigato tonto...»
rise Eliza. La sua risata era odiosa. Come la loro conversazione. Frank ed Alex dovevano scambiarsi degli sguardi in silenzio per convincersi l'un l'altra di stare calmi. Entrambi avevano in mente azioni omicide.
    «Sfigato tonto! Eppure lo sfigato tonto stanotte non sembrava nè tanto sfigato, nè troppo tonto...» disse Alicia.
    «Dai, ci sei stata a letto insieme!?».
   
Alex chiuse gli occhi e strinse i pugni. Non voleva sentire una sola parola uscire da quella bocca.
    «Figurati... quell'idiota è ossessionato dalla sua tipa. Cioè, quella lo ha pure lasciato e lui sta ancora lì a pensare a lei. Però è tanto carino ed io non mi arrendo...».
   
Alex sospirò sollevata. Per qualche secondo le si era fermato il cuore ed ora aveva ripreso a battere. Voleva quasi sorridere. Quell'Alicia era una testa di cazzo, lei la odiava con tutto il cuore, ma Mikey non era stato a letto con lei ed Alex si sentì davvero soddisfatta della cosa.
    «Ok, credo di avere da fare...» sussurrò guardando Frank. Lentamente scese dallo sgabello e poi sorrise «Vado da Mikey. Appena esce Tim dalla cucina digli di coprirmi al banco. Grazie...» disse ancora, prima di percorrere in fretta la distanza tra il bancone e la porta d'entrata del locale.
    A passo svelto si diresse verso casa di Mikey.
    Frank continuò a sorseggiare il suo caffè, mentre origliava la conversazione delle due tipe. Appena avrebbe finito sarebbe andato da Gerard.
    D'un tratto si sentì un cellulare squillare. «Eccolo. E' Mikey. Ora mi dirà che ha passato una bellissima serata e che si sta innamorando di me... Oh, cazzo, fa che si stia innamorando di me...» disse Alicia quasi come se stesse parlando con Dio.
    Eliza rise, e Frank fece un respiro profondo. Era davvero infastidito. Sia dalle due che dal fatto che mentre Alex stava camminando per le strade di Belleville diretta a casa di Mikey per sistemare le cose con lui, lui stava telefonando ad Alicia.
    «Sei patetica. Innamorata di un coglione sfigato. Con tutti i fighi che ci sono in questi tour estivi tu proprio con i peggiori devi avere a che fare...» disse Eliza ridendo, con la sua voce fastidiosa.
    Frank si schiarì la gola, lasciando la tazza sul bancone con fare pesante, e si alzò. Fece un paio di passi, verso il tavolo delle due «Le uniche coglione qui siete voi due. Fate pena. Siete due... due troie, ecco cosa siete.» disse duro, poi prese e se ne andò, lasciando Alicia ed Eliza senza parole.

 

- - -
E' un capitolo di merda, vero? Il titolo è anche peggio, quindi.
Ok, perdonatemi.
Per il resto... scusate se ho aggiornato solo ora.
Baci baci baci.
<3

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Destroya ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 13
Destroya

 

    Mikey se ne stava sdraiato sul letto in attesa che Alicia rispondesse al telefono. 
Sentiva una strana sensazione, simile a quella che provava quando doveva vedere o sentire Alex. Qualcosa di simile alle farfalle nello stomaco. Misto a senso di colpa, però.
    «Pronto?» rispose finalmente. Mikey si tirò su di scatto e si schiarì la gola.
    «Ehi... Alicia... Ciao... Come va?» chiese nervoso.
La ragazza dall'altra parte del telefono rise «Ehi, Mikey. Tutto bene. Sono al Cafè con Eliza...». 
    Mikey si irrigidì di colpo. Deglutì «C-come al Cafè? Quale Cafè, scusa?» chiese ancora più nervoso.
    «Oh, quel Cafè.» disse ridacchiando «E beh, la tua ragazza era qui fino a qualche minuto fa, con quel Frank. Ovviamente ho fatto finta di non averli visti. Dio, sono proprio due idioti... E Frank ci ha appena detto che siamo due troie, prima di andarsene...» raccontò divertita. Dopo qualche secondo di assoluto silenzio da parte di Mikey, Alicia sospirò «Tranquillo, rilassati, non ho detto niente riguardo l'altra notte ovviamente, non sono mica scema... Anzi, sono stata anche fin troppo buona. E suppongo che ora lei stia venendo da te. Ovviamente dovrai raccontarle la verità. Giusto?» chiese poi un pò più seria.
    Mikey riprese ad agitarsi e cominciò a camminare avanti ed indietro nella stanza. Alex stava andando lì, e lui era al telefono con Alicia e quest'ultima pretendeva che le raccontasse tutto. Era un incubo, e lui si sentiva un vero idiota. Cominciò anche a domandarsi come era finito dal non avere uno straccio di vita sentimentale ad avere addirittura due ragazze, ora, lì per lui.
    «Uhm... Ok, senti, no, Alicia, quello che è successo l'altra notte è... oddio, ne dobbiamo parlare, sul serio... Ora devo andare...» disse, chiudendo la telefonata senza nemmeno dare il tempo all'altra di rispondere. 
    Cominciò a fare avanti e indietro dalla porta di casa alla finestra della cucina per vedere se c'era traccia di Alex all'orizzonte, passandosi ripetutamente le mani sul viso con aria quasi disperata. Si, sono ufficialmente morto, si disse.

    Quando Gerard aprì la porta di casa e si trovò davanti Frank che lo scrutava con aria sospetta deglutì pesantemente facendosi da parte per lasciarlo entrare. Era ovvio che aveva un'aria pessima, ed era ovvio che Frank se ne era reso conto, ed anche che Alex gliene avesse parlato. Quei due non si nascondevano nulla, a quanto pareva, e Gerard cominciò a pensare velocemente ai mille modi per chiedere perdono a Frank per aver ceduto alla tentazione dell'alcol e della droga la sera precedente, dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per aiutarlo a smettere.
    «Cazzo, hai un'aria pessima, guardati...» sbuffò Frank indicando Gerard con un ampio gesto della mano «...e poi andare a bere con la prima stronza che ti è capitata sotto mano. Sei proprio uno stronzo.» aggiunse poi, continuando a guardarlo. Gerard restò in silenzio pronto a prendersi tutti gli insulti possibili. Se li era meritati, si era detto. Ma Frank dopo una manciata di secondi sbuffò ed alzò gli occhi al cielo con aria dispiaciuta 
    «Cazzo, Gee... stavamo andando tanto bene! Tu stavi facendo un gran lavoro, ed io ero così fiero di te!» sputò fuori infine, con un tono totalmente deluso.
Gerard fece un respiro profondo, sperando che quel luccichio negli occhi di Frank non fossero lacrime, perché si stava sentendo già abbastanza in colpa. Si sentiva uno schifo. Era stato uno stupido, e Frank aveva ragione. Stavano andando bene e stava facendo un gran lavoro. Poi invece era bastata una sfida ed una risatina, e si era ritrovato a bere e drogarsi.
La parte più triste era rendersi conto che probabilmente, anche se avesse potuto tornare indietro, avrebbe commesso lo stesso errore. Ne era certo. Perché a lui piacque bere, piacque la sensazione di leggerezza del corpo, e il battito del cuore accelerato e la sensazione di qualcosa di simile all'agitazione dopo aver sniffato cocaina. Quindi Gerard si sentiva una merda. Allora iniziò lui a piangere. 
    «Sono una persona orribile, non è vero?» chiese in un mormorio, mentre una lacrima gli rigava il volto.
Frank lo guardò e sospirò, poi lo strinse in un abbraccio. Un semplice abbraccio. Che però racchiudeva tutto l'affetto possibile. 
    «No che non lo sei, Gee...» gli sussurrò all'orecchio.
    «Si che lo sono.»
    «Smettila, Gerard. Sei più forte di così. E giuro che quando ho sentito che hai anche sniffato... Dio, per un attimo avrei voluto uccidere tutti. Ma non starò qui a romperti le palle e a farti la ramanzina. So che tu sai di aver sbagliato. E so che non hai bisogno di sentirti dire certe cose. Devi solo ricordarti che in ogni momento... Cazzo, proprio in qualsiasi momento tu abbia bisogno, io ci sarò. Sempre. Quindi cazzo, la prossima volta...»
Gerard sollevò il volto «...non voglio che ci sia una prossima volta...» mormorò.
    «Gee, nemmeno io voglio, ma accadrà di nuovo. E tu devi promettermi che la prossima volta che ti sentirai tentato a cedere, allora chiamerai me, ed io farò di tutto per aiutarti a non pensarci...» disse infine Frank, prendendo il volto di Gerard tra le mani.
L'altro annuì, sentendosi finalmente meglio. Doveva ricordarsi ogni santo giorno di essere la persona più fortunata sulla faccia della terra, per avere Frank al suo fianco. Non poteva chiedere di meglio. E non avrebbe mai più fatto nulla che avrebbe potuto compromettere il loro rapporto. Niente ne valeva la pena. L'idea di perdere Frank era un vero incubo. Sapeva che senza di lui sarebbe stato perso.
    «Ti ringrazio, Frank. Sul serio...» sussurrò Gerard dandogli un bacio sulle labbra.

    Mikey fece un respiro profondo sperando di riuscire a calmarsi, ma le mani gli sudavano e sentiva un nodo alla gola. Non ce l'avrebbe mai fatta. Era anche pronto a farsi prendere di nuovo a pugni da qualcuno. Cazzo, Frank lo avrebbe seriamente ucciso, stavolta. Ne era certo. Ed era anche certo di meritarlo.
    Vide Alex camminare verso il vialetto di casa sua, e cominciò ad andare in iperventilazione. Per un attimo pensò anche di uscire dalla porta sul retro e scappare. Certo, era una cosa davvero da codardo, ma non era certo di poter affrontare tutta quella situazione. Sopratutto quando Alex aveva quel sorriso sulle labbra mentre si avvicinava alla porta di casa Way.

    Dopo un paio di baci e qualche parola di troppo, Frank scansò Gerard e lo guardò fisso negli occhi «Aspetta... cosa intendi?» domandò incerto.
L'altro scrollò le spalle. Sapeva di aver detto qualcosa di troppo, ma non ci aveva fatto caso visto che pensava che Frank ed Alex, avendo incontrato Eliza ed Alicia al Cafè, sapessero davvero tutto ciò che era successo la notte precedente. A quanto pareva non era così, e lo sguardo di Frank lo stava mettendo in ansia.
    «Ehm... niente, ho detto che insomma, Mikey si troverà in difficoltà ora che sta per affrontare Alex...» ripetè Gerard.
    «Si, ma in che senso?» chiese Frank sembrando quasi stupido. Fece un respiro profondo socchiudendo gli occhi per qualche secondo, poi li riaprì «Gee, cos'è che sai e che io ed Alex ignoriamo?» chiese infine.
    Sperò che il suo ragazzo dicesse qualsiasi cosa, tranne quello che disse in realtà 
    «So che Mikey ed Alicia sono stati a letto insieme...» sputò fuori infine.
    Frank deglutì. Oh, cazzo. Alex aveva ragione, non poteva certo andare in giro a picchiare tutti, eppure l'avrebbe fatto volentieri. 
    «Pensavo che... Cioè, da come ha parlato Alicia abbiamo capito che Mikey non ha ceduto, ed è proprio per questo che Alex è tornata da lui...» borbottò Frank cercando aiuto da parte di Gee. Qualsiasi tipo di aiuto. Perché lo diceva sempre, l'ultima cosa che voleva per Alex era che soffrisse ancora e ancora. E si che avrebbe sofferto, e pianto, e si sarebbe disperata e tutto il resto.
    «Beh, quelle due sono molto più furbe di quanto immaginate. Sicuramente l'ha detto di proposito...» spiegò Gerard.
    «Fanculo... è proprio una troia...» imprecò Frank incazzato.
    «Ok, però Frank, non sono cose che ti riguardano. Mikey ed Alex sono adulti e maturi abbastanza per risolversi da soli i loro problemi...» disse calmo Gerard, proprio come se niente fosse. Quel suo modo così distaccato fece innervosire Frank ancora di più.
    «Come sarebbe? Alex è la mia migliore amica e tuo fratello la sta letteralmente torturando, cazzo!» disse alzando il tono della voce. 
    «Beh, resta comunque il fatto che non sono affari tuoi! Ne parleranno loro e vedranno loro come agire! Magari Mikey è furbo e non le dice nulla, e lei non verrà mai a saperlo!» ribattè Gee.
    Frank fece una risata isterica «Ma cazzo, come sarebbe "Mikey non le dice nulla?"! Lui deve dirglielo! Cioè, se non lo fa lui lo farò io, che cazzo! Non gli lascerò prendere per il culo Al in questo modo!» disse nervoso.
    «Fanculo, Frank, è sempre mio fratello, ed io non ti lascerò metterlo in difficoltà!» disse quasi con tono di sfida. 
    Frank alzò gli occhi al cielo. Era una cosa frustrante. Gerard teneva a Mikey almeno quanto lui tenesse ad Alex. Ed entrambi volevano il meglio degli altri due. E mentre per Gerard il meglio per Mikey era star zitto e fingere che nulla fosse successo con Alicia, continuando così a stare tranquillamente con Alex, per Frank l'unica cosa giusta da fare era dire ad Alex la verità, starle vicino come aveva sempre fatto finché tutto sarebbe rimasto un brutto ricordo o qualcosa di simile.
    «Gerard, non mi interessa che è tuo fratello, può essere anche Gesù Cristo, il Papa o che ne so io, ma non gli lascerò trattare Alex come la più stupida delle ragazze!» disse Frank seriamente irritato.
    Gerard fece una smorfia, scansandosi dall'altro 
    «Certo, perché tu devi passare tutta la tua vita a preoccuparti di Alex, a pensare ad Alex, a stare accanto ad Alex, a fare questo e quello per Alex!» disse infastidito «...se continui così lei sarà sempre in mezzo a noi due!». 
    Frank si schiarì la gola, facendo una smorfia anche lui. Gerard aveva davvero detto un sacco di cose stupide e ridicole «Gerard, fai la persona seria, ok? E smettila di diventare sempre tu la vittima di qualsiasi situazione. E si, Alex sarà la mia migliore amica fino alla fine dei miei giorni spero, ed io sarò sempre disposto ad aiutarla ogni volta che ne avrà bisogno! Ma come, hai fatto tanto quando lei è stata in coma, ed ora parli così, proprio come uno stronzo? Finché il centro dell'attenzione sei tu tutto ok, quando mi concentro per un po’ su qualcun altro devi comportarti come un ragazzino? Dio, spero che sia solo un effetto ritardato delle cose che ti sei sparato ieri perché stai parlando proprio da stronzo.» disse quasi furioso.
    Stavolta Gerard non poté controbattere. Non sapeva davvero cosa dire. Un vaffanculo ci stava bene, ma doveva ammettere che Frank aveva ragione. Gerard odiava non essere al centro dell'attenzione. Era stato il soggetto ignorato per davvero troppo tempo, da ragazzino, ed ora che finalmente sembrava che qualcuno si curasse di lui, si era così abituato ad essere al centro dell'attenzione che Frank aveva ragione: gli dava fastidio non esserlo anche solo per un po’.

    Quando Mikey aprì la porta di casa, Alex lo guardò senza riuscire a trattenere un sorriso. 
    «Alex. Dobbiamo parlare.» disse lui in fretta e a voce bassa. 
    Lei lo fece da parte per entrare in casa e scrollò le spalle «Si, dovremmo ma... non mi va di parlarne, ok? Sono stata davvero esagerata in questi giorni e poi ho sentito Alicia dire che non sei stato a letto con lei e che lo hai fatto perché tieni a me e cose del genere quindi direi che può andare così.» rispose lei sospirando. 
    Mikey deglutì, restando immobile a fissarla. Si sentiva davvero uno schifo. Eppure lei sembrava così tranquilla finalmente. Come poteva dirle la verità e rovinare tutto, una volta per tutte? No, non poteva davvero farlo.

- - -


Grazie Nar per il betaggio - se trovate cose strane e senza senso è colpa sua, giuro! XD
Grazie per le recensioni, per tutto il resto, blah blah blah, domani parto per Vienna quindi non so davvero che scrivere, volevo aggiornare prima di partire e lo sto facendo quindi sono proprio una bravissima persona, tsk. LOL
Ok, sul serio. Sono in ansia. Cioè. Troppa ansia. Quindi la smetto qui.
XOXO

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Cause now you can't get it out of your head: it's over. ***


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Capitolo 14
Cause now you can't get it out of your head: it's over

 

    Alex si sentiva quasi a disagio, nella sua stessa casa.
Gerard e Frank parlavano a monosillabi, non si guardavano quasi, se non per poi fare qualche smorfia infastidita. Sembravano proprio due bambini all'asilo. Se ne stavano tutti e tre seduti sul divano davanti alla tv. Lei era tornata a casa da poco, dopo essere stata da Mikey, con il quale aveva più o meno chiarito ogni cosa. In realtà non aveva chiarito molto, ma non le importava. Alex voleva stare con Mikey, perché Alex sentiva il bisogno di appartenere a qualcuno. E non era certo la prima né l'ultima persona sulla terra ad aver avuto problemi del genere, e di certo per quanto male avesse provato, era certa che sarebbe passato tutto.
    Tra l'altro i ragazzi sarebbero ripartiti due giorni dopo, e lei non voleva comunque che se ne andassero lasciandola lì a piangersi addosso. Aveva deciso di scrollarsi di dosso ogni cosa, quasi come ricominciare da capo.
    Era ovvio che tutti sapevano qualcosa. Era ovvio che Mikey era colpevole di qualcosa. Non era certo stupida, e se ne era accorta dal modo in cui l'aveva approcciata inizialmente, quando lei si presentò a casa sua. Ma voleva far finta di niente. Pensava che se una cosa non la sai con certezza non può ferirti, e lei non voleva sapere assolutamente niente di più di ciò che già sapesse. Andava davvero bene così.
   
«Ok, è per colpa mia se state così, non è vero?» se ne uscì dopo un pò, guardando prima Gerard, poi Frank.
Quest'ultimo ricambiò lo sguardo, e sollevò un sopracciglio «No.» disse deciso. Gerard invece scrollò le spalle «Magari si» disse quasi gelido. Frank lo fulminò con gli occhi, mentre Alex sospirò «Ok, sul serio, ora smettetela e fate le persone adulte e mature. Cos'ho fatto sta volta?» chiese rivolta a Gee.
    Lui non riuscì nemmeno a guardarla, perché sapeva che si stava comportando da stronzo. E sapeva che lei si sentiva decisamente dispiaciuta.
    «In realtà non hai fatto nulla. Assolutamente. E' che Gerard se non fa la primadonna e non ha tutti gli occhi puntati addosso si sente male. Con questa storia di Mikey gli hai tolto il centro della scena. Questo è il problema.» rispose Frank al posto suo, con tono lievemente duro.
    Alex alzò gli occhi al cielo «Frank, smettila di parlare così. Intanto a te la "primadonna" qui è sempre piaciuta. E poi io non voglio togliere la scena a nessuno. Qual'è il problema? Abbiamo parlato troppo di me e Mikey? Benissimo, io e Mikey abbiamo risolto ogni cosa, ora possiamo tornare a parlare di te.» disse.
    Gerard si sentì in imbarazzo. Era ridicolo, era davvero questa l'impressione che gli altri avevano di lui? Di una persona che necessitava assolutamente di stare al centro dell'attenzione?
    Frank invece si schiarì la gola. No che lei e Mikey non avevano risolto. Lei gli aveva raccontato di come erano andate le cose, e di come gli aveva detto "Facciamo finta di niente". Quindi non sapeva che Mikey era stato a letto con Alicia. E prima o poi lo avrebbe scoperto, e Frank pensava che le cose andavano dette subito.
    La guardò, e lei era come se potesse leggergli il pensiero. Si morse il labbro e poi si alzò per trovarsi di fronte ad entrambi.
    «Ok, ascoltate, ora. Lo sapete che non sono un'idiota. E l'ho capito che voi due sapete qualcosa che io non so. Ma stavolta non starò qui a chiedervi di cosa si tratta, perché so che è qualcosa che riguarda Mikey e quell'Alicia, ed io vi assicuro che sul serio, non voglio sapere assolutamente nulla al riguardo. Non mi interessa. E magari sono una stupida perché voglio fingere che vada tutto per il meglio quando è palese che non è così, ma è un problema mio, e anzi, non è affatto un problema. Perché ho bisogno di Mikey, ok? Anche se lui è uno stronzo o qualsiasi altra cosa. A me sta bene così. Se non so qualcosa, non soffro. Quindi non voglio sapere nulla. E se il vostro problema è questo, smettetela di preoccuparvi per me.».
    Entrambi la guardarono senza dire nulla. Gerard accennò un sorriso. «Visto? L'avevo detto che non era compito nostro dirle ciò che sappiamo!» disse con tono di vittoria.
    Frank scosse la testa. Sembrava dispiaciuto «Preferisci davvero vivere in un mondo di fantasia?» chiese dubbioso.
    «Oh, va bene anche così. Ci sono anche gli unicorni volanti. Si sta bene qui!» rise Alex. L'ennesimo sforzo di fingere che tutto andasse per il meglio. Frank sospirò. Se andava bene a lei, doveva andare bene a tutti, ovviamente.
    «Ed ora fate un sorriso, stringetevi la mano, baciatevi, fate pace, tutto quello che volete, ok?» aggiunse dopo un pò.
Gerard e Frank si guardarono. Si, sembravano proprio due ragazzini.
    «Dico sul serio! Dio, da quando sono... da quando mi sono risvegliata sembra tutto così... diverso... Non me lo sarò mica immaginato che fino a qualche tempo fa noi tre eravamo... cavolo, non c'è nemmeno una parola che possa spiegare quello che eravamo...» disse poi sospirando.
    Gerard annuì «Già... ora invece stiamo sempre qui a litigare o a discutere...».
    «O ad alcolizzarci, per dirne una...» rise Alex.
    Gerard le lanciò un'occhiataccia «...o a farci tradire dal fidanzato di turno» disse sorridendo.
    Alex lo guardò con un sopracciglio sollevato «O ad ingelosirci se Frank da più attenzione a me, per esempio...».
Frank li guardava e non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Alex aveva ragione. Avevano perso, per un attimo, tutto ciò che avevano prima. Quel sentimento di unione che doveva essere per sempre. Che era per sempre. «O a battibeccare come due ragazzini!» aggiunse lui poi ridacchiando.
    Alex e Gerard si guardarono e poi guardarono Frank «O a picchiare la gente!» dissero all'unisono, prima di scoppiare a ridere tutti insieme. Proprio come desiderava Alex. Non poteva certo lasciare che partissero di nuovo per la prossima tappa del  tour senza aver prima ritrovato ciò che erano.
    Certo che avrebbe sentito la loro mancanza. Non aveva idea di quando sarebbero potuti ripassare a Belleville, o di quando lei avrebbe potuto raggiungerli in qualche altra città per passare un pò di tempo con loro.
    Era la parte più triste quella. Ritrovarsi di nuovo da sola. Ogni volta.
    Aveva iniziato a pensare che se il destino esisteva, il suo destino era di ritrovarsi da sola per sempre. Però, per quanto fosse un pensiero contorto, in un certo senso c'era qualcosa di affascinante nell'attesa del loro ritorno, anche già prima che partissero.
    Sapeva che avrebbe aspettato con ansia di rivederli e passare qualche ora insieme a loro, e che il giorno in cui sarebbero tornati avrebbe passato tutto il tempo immaginando come sarebbe stato bello abbracciarli di nuovo. Era una cosa speciale. Era una cosa strana. E dopo tutto, l'importante era che prima o poi tornassero. Aveva solo loro e non avrebbe voluto perderli per nulla al mondo. Così sorrise a sé stessa, fiera di essere riuscita a ritrovare il loro legame.


    Mikey sollevò lo sguardo da terra e si schiarì la gola. Doveva dirlo, una volta per tutte.
    Alicia era in piedi davanti a lui, con le braccia incrociate sul petto ed una smorfia sul volto. Sapeva già quello che Mikey stava per dire. Era chiaro. Ma voleva sentirgli pronunciare quelle parole prima di arrendersi una volta per tutte.
    «Questa volta dico sul serio. Non chiamarmi più. Io ed Alex siamo tornati insieme, e non voglio più commettere nessun errore del genere con lei. Quindi per favore, vorrei che tu la smettessi di cercarmi, e di chiamarmi e mandarmi messaggi...» disse d'un fiato, rosso in volto dall'imbarazzo.
    Mikey Way che mollava una ragazza. E non una qualsiasi, ma una gran bella ragazza che aveva uno strano potere su di lui. Perché si, Alicia gli piaceva. Ma Alex era... era Alex, e non c'era nientaltro da aggiungere.
    L'idea di perderla era stata una tortura, e forse era una cosa genetica, lui e Gerard erano facili a cedere alle tentazioni, o qualcosa del genere, ma aveva promesso a sé stesso che non avrebbe mai più fatto nulla del genere. E poi prendere pugni da Frank non era il massimo, e Mikey era cosciente di non sapersi davvero difendere.
    Alicia si morse il labbro. In quel momento si stava sentendo stupida ed offesa. E poteva già immaginare la fastidiosa risata di Eliza quando glielo avrebbe raccontato. Certo, per lei era diverso. L'unico scopo di Eliza era sfruttare qualcuno per diventare qualcuno. Alicia invece era davvero interessata a Mikey. Le piaceva. Punto. E non poteva credere che lui le stesse dicendo che era finita, anche prima che iniziasse davvero.
    Da una parte voleva dirgli che non aveva ancora visto nulla, che sarebbero stati benissimo insieme, che doveva darle un'altra possibilità e cose del genere, ma dall'altra non voleva certo umiliarsi di più. Così era già abbastanza.
    Annuì «Perfetto...» disse, cercando di sembrare dura e forte. Poi sospirò «Ma ci incontreremo spesso, in tour, e passeremo gran parte negli stessi posti, con le stesse persone. Non puoi chiedermi di ignorarti. Non voglio ignorarti.» aggiunse poi.
    Mikey sentì un nodo alla gola. Voleva dirle di smetterla di parlare, perché così complicava le cose.
Se Alex avesse potuto seguirlo in tour sarebbe stato tutto diverso, ma lei aveva il Cafè, e la scuola, e non poteva certo abbandonare tutto per lui. Eppure era certo che se lei fosse stata sempre al suo fianco tutto sarebbe stato più semplice.
    Sapeva che avrebbe incontrato Alicia più e più volte, e sapeva che sarebbe stato difficile, sopratutto perché sapeva che Alicia era una tipa tosta, che non si arrendeva facilmente, e ancor di più, perché lei aveva comunque un effetto magnetico su di lui.
    Sarebbe stata una tortura, ma pensò che fosse la punizione giusta per aver fatto del male ad Alex. Lei gli diceva sempre che credeva fortemente che ogni cosa che fai ti sarebbe tornata indietro. Per questo era sempre buona con il prossimo. Ed anche se spesso rideva dicendo che probabilmente nella sua vita precedente era un serial killer, visto come le andavano le cose ultimamente, lei ci credeva sul serio ed anche Mikey si era convinto che fosse così.
    «Ora devo proprio andare...» disse Mikey infine, dopo aver fatto un respiro profondo. Alicia sembrava davvero triste, ed avrebbe voluto abbracciarla, ma così avrebbe solo reso tutto più equivoco e complicato.
    Così senza aggiungere altro si voltò, e a passo svelto si diresse verso casa di Alex.

   
    Alicia entrò nella sua stanza d'albergo, dove Eliza era seduta a gambe incrociate sul letto con una sigaretta tra le labbra, una bottiglia di Jack Daniels aperta sul comodino e le unghie dei piedi appena smaltate di nero.
   
«Allora? Com'è andata?» domandò sollevando lo sguardo dai suoi piedi.
    Alicia sospirò, buttandosi di peso sul letto accanto all'amica «Mi ha detto che non devo più cercarlo. Che sta con Alex e vuole stare con lei.» disse a voce bassa, con aria spenta, mentre sentiva che probabilmente avrebbe potuto iniziare a piangere da un momento all'altro.
    E poi ciò che si aspettava. Eliza scoppiò a ridere di gusto «Ti sei fatta lasciare da uno sfigato del genere!?» chiese divertita.
Alicia voleva dirle di stare zitta. Mikey non era uno sfigato. La sfigata qui era lei. E comunque, non voleva nemmeno sentirla.

 

- - -

Ok. Non so perché ho scritto sto capitolo. Sempre perché dovrei fare tante altre cose piuttosto che stare qui a scrivere. Tipo, preparare quel dannato zaino visto che cavolo, parto stasera alle 19, ma vabbè, no, io sto qui a scrivere fanfiction e devo ancora asciugarmi i capelli, e piastrarli e tutto il resto.
Vabbè, stamattina mi sono svegliata troppo agitata e mi andava di scrivere.
Credo di voler dedicare sto capitolo a Nar - oh, toh, è la terza volta che ti cito! - perché si, ha ragione, mancava anche a me tutta l'unione del gruppo, quindi anche se devono succedere taaante cose ed io sono per la tempesta prima della quiete (?) sto capitolo un pò ci stava, così io parto con l'anima in pace, tutti si vogliono bene e stavolta a soffrire è Alicia, così chi voleva prenderla a sprangate e torturarla può star tranquilla! XD - povera Alicia ç_ç

Quindi, a meno che non abbia intenzione di stare qui fino alle 19, a scrivere invece che prepararmi, credo che sia davvero tutto, per oggi.
XOXO
Leggete, recensite, pubblicizzate, pensatemi, chiamatemi, messaggiatemi e tutto quello che vi pare!
<3<3<3
[E si, fottute Killjoys, mi mancherete troppo! Vi amo!]


   

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - School Of Rock ***


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Capitolo 15
School Of Rock
 

    La prima settimana da quando i ragazzi erano ripartiti per il tour Alex l'aveva passata in totale solitudine tra scuola, Cafè e casa sua, dove guardava annoiata ogni programma in televisione che non parlasse di coppie, o di musica, o di concerti, o di tradimenti, o qualsiasi altra cosa potesse ricordarle Mikey e gli altri. Mikey però la chiamava ogni giorno, prima e dopo ogni show, ed ogni mattina appena sveglio.
    La seconda settimana, Alex aveva la necessità di trovarsi qualcosa da fare, quindi aveva ripulito tutta casa da cima a fondo, ascoltando musica a tutto volume per riempire il vuoto che i ragazzi avevano lasciato andandosene; aveva studiato e fatto più compiti di quanti ne avesse mai fatti in tutta la sua esistenza; lavorato più ore al Cafè, frequentato corsi pomeridiani a scuola, aiutato un'anziana vicina di casa a fare la spesa. Nel frattempo i My Chemical Romance avevano qualche impegno in più, oltre alle serate. C'erano interviste con radio e riviste locali, cose del genere. Mikey ed Alex riuscivano a sentirsi comunque ogni sera dopo ogni show, anche se Mikey era sempre troppo stanco per riuscire a sostenere una conversazione decente, così finiva sempre che parlavano senza davvero dirsi nulla, o se uno dei due era sdraiato nel letto o nel furgone, allora crollava nel sonno.
    La terza settimana, era stata la più triste di tutte. Alex non sapeva più cosa inventarsi per occupare il tempo. Odiava sentirsi sola, odiava non avere nessuno e non aveva più altre idee per tenersi occupata. Si era ritrovata a piangere da sola, anche. Jamia lavorava tantissimo ed anche se quando era libera passava a trovarla non era certo la stessa cosa. Sopratutto perché ora Mikey a stento riusciva a chiamare Alex, e ancora meno riusciva ad essere rintracciabile. Gli impegni aumentavano ogni giorno di più per la band, e i ragazzi stessi non riuscivano ancora a realizzare come le cose si stessero ingrandendo in modo sempre più veloce. Così non si fermavano un attimo, tra un'intervista radio, un incontro con i fans, uno con i giornalisti di qualche rivista, soundcheck, concerti, festival, nuove città, nuove persone. Quindi Mikey a volte si limitava a mandare un messaggio ad Alex per dirle dove erano e cose del genere, e finiva lì.
    Tutti erano impazienti e non vedevano l'ora di tornare un pò a casa, nonostante l'eccitazione del tour e tutto il resto.
    Però ogni giorno una data si aggiungeva all'altra, e i giorni che separavano i ragazzi da Belleville erano sempre di più. Sicuramente avrebbero passato un'altra settimana buona in tour, prima di - speravano - poter tornare a casa un paio di giorni.
    Ad Alex era stato detto, da Jamia e dai dottori dell'ospedale, che dopo il coma erano frequenti casi di depressione e disturbi d'ansia. Alex pensava fosse più che lecito anche solo per il fatto che fosse sempre dannatamente sola, così volendo evitare di finire rinchiusa in qualche centro di recupero mentale, preferiva tenersi occupata a fare qualsiasi cosa le evitasse di pensare e di rendersi conto che intorno a lei c'era praticamente, il nulla.
    Era appena uscita da una lezione di Scienze quando si fermò a dare un'occhiata alla bacheca nel corridoio principale della scuola. Lì c'era ogni tipo di annuncio e lei andava sempre a cercare qualche nuovo corso pomeridiano interessante e cose simili. C'era l'invito ad iscriversi ad un corso breve di cucina, uno di teatro, corsi estivi, recupero in Matematica, sedute di scrittura creativa, e poi un volantino scritto in fretta su un foglio giallo, con un pennarello nero "Audizioni rock-band emergente: cercasi reclute IMMEDIATAMENTE. Presentarsi nel Teatro della scuola oggi pomeriggio dopo le lezioni".
    Alex si morse il labbro, si guardò intorno e staccò il foglio dalla bacheca, per ripiegarlo e metterselo in tasca.
    Con il sorriso sulle labbra si diresse alla lezione successiva, l'ultima della giornata. Aveva notato quanto tempo libero in meno ha chi suona in una band, ed era proprio ciò di cui aveva bisogno. Durante tutta la lezione di Inglese non fece altro che pensare a quale ruolo avrebbe potuto prendere in una rock-band. Aveva suonato la chitarra per un pò, da ragazzina, e non era male in effetti, ma non era certo niente di speciale, e sicuramente nulla in confronto a Ray o Frank. Sapeva cantare, ma non aveva certo una voce che ti prendeva l'anima. E non aveva mai suonato una batteria in tutta la sua vita.
    Quando anche l'ultima lezione della giornata giunse al termine, scrollò le spalle diretta nel teatro. Non le importava cosa avrebbe fatto, le sarebbe andato bene anche semplicemente stampare volantini o suonare il triangolo. Qualsiasi cosa la tenesse occupata più del dovuto, insomma.

    Quando i My Chemical Romance arrivarono a Dayton, in Ohio, Frank cominciò a distaccarsi un pò da Gerard. Si vergognava a dirlo ad alta voce, ma aveva sentito che suo padre era in quella stessa città, ed appena entrarono nel confine di Dayton cominciò ad aver quasi paura di incontrarlo all'improvviso, e di certo non aveva voglia di farsi trovare abbracciato a Gee o cose simili, specialmente dopo che l'ultima cosa che gli aveva detto era che Frank era un frocio e cose del genere.
    Non che Frank si vergognasse di stare con un altro uomo, questo gli era ben chiaro. Sapeva di essere orgoglioso di ciò che era e tutto il resto. Ma era incredibilmente complicato perché suo padre era stato davvero rude nei suoi confronti, squarciandogli nel petto una ferita profonda che Frank non voleva più riaprire.
    Pensava sempre che se avesse avuto un figlio un giorno, non lo avrebbe certo mai trattato come suo padre aveva trattato lui. Non riusciva nemmeno a concepire come un padre potesse comportarsi così nei confronti del proprio figlio, per lui un genitore dovrebbe essere sempre e comunque fiero di un figlio e sopratutto sostenerlo fino alla morte.
    Suo padre invece, nonostante le cose con lui fossero sempre andate alla grande, ed avesse sempre avuto tutta la sua stima, si era comportanto da vero stronzo, e Frank non voleva ritrovarsi in quella situazione, faceva troppo male.
    Invidiava quasi il modo in cui invece i genitori di Gerard avevano affrontato la situazione. Sembrava che loro fossero disposti a tutto per i propri figli, anche a lottare con loro, e di certo li sostenevano in ogni cosa. Sarebbe stato bello se fosse stato così anche per suo padre, perché almeno ora Gerard non avrebbe messo il muso offeso dall'istantaneo distacco di Frank da lui.
    Ed era anche ridicolo chiedersi se doveva spiegargli o meno come si sentiva. Gerard era un pò permaloso, ok, ma era anche incredibilmente sensibile ed empatico, e Frank aveva immaginato che ci sarebbe arrivato da solo.
    Così d'un tratto si ritrovò a lasciare la presa dalla mano di Gerard e camminare per le strade di Dayton al fianco di Mikey e Ray, diretti in un centro commerciale per comprare qualche schifezza per il pre e post concerto di quella sera.

    Alex non aveva mai fatto un provino o un'audizione in tutta la sua vita. Anzi, solitamente già dalle elementari quando doveva prendere parte alle recite scolastiche, preferiva fare la parte dell'albero in fondo al palcoscenico che muove le braccia-ramo ogni tanto piuttosto che la protagonista della scena. Eppure una band era l'ideale per distrarsi. Aveva vissuto con Frank e Gerard e Mikey e si, loro erano sempre troppo impegnati per ogni altra cosa, quindi doveva entrare in quella band. A qualsiasi costo.
    Fece un bel respiro profondo prima di aprire la porta del teatro ed entrare dentro.
    Si aspettava di trovarci un mucchio di gente ed un sacco di frastuono, ma dentro c'erano solo una manciata di persone.
    Un ragazzo ed una ragazza erano seduti sulle poltroncine alla prima fila, dovevano essere loro che volevano metter su una band. E sul palco c'era un tizio che Alex aveva già intravisto in giro per i corridoi della scuola, vestito completamente in nero, con i capelli blu,che strimpellava una chitarra elettrica e beh, Alex pensava fosse davvero bravo.
    I due tipi però gli dissero che andava bene così e che gli avrebbero fatto sapere presto. Quando il tizio lasciò il palco salì un'altra ragazza, che cantò qualcosa ed aveva una bella voce, e si accompagnava con una chitarra acustica, ed Alex pensò che l'avrebbero presa. Insomma, lei invece non sarebbe andata da nessuna parte. Così si mise seduta accanto ai due tipi della band che commentavano tra loro. Quando la tizia smise di cantare e suonare, Alex si voltò verso i due.
   
«Wow, è bravissima!» commentò sorridendo.
I due si voltarono a guardarla e la ragazza sorrise immediatamente. Alex la riconobbe, era Ann ed avevano frequentato qualche corso insieme durante gli anni di liceo.
    «Ehi! Ciao Alex! Sei qui anche tu per le audizioni?» chiese Ann tutta sorridende, spostando una ciocca di capelli dal viso. Alex pensò che i suoi capelli erano come quelli di Ray, anche se ovviamente Ann era decisamente più carina, di Ray.
    Scrollò le spalle imbarazzata. Lei non era nulla in confronto ai due tipi che avevano suonato prima «Ehm, in teoria si. Ma credo che loro siano molto meglio di me. Insomma, io strimpello la chitarra, niente di più...» disse imbarazzata.
    Ann e il tizio accanto a lei, che poi si presentò, si chiamava Ian, erano a conoscenza del fatto che Alex avesse contatti con case discografiche e cose del genere. Lo sapevano perché sapevano che stava con Mikey. E sapevano che i My Chemical Romance stavano andando alla grande. E sotto la felpa, in realtà, Ann indossava una loro maglietta comprata ad uno show a Belleville. Se ne ricordò e chiuse la zip della felpa quasi imbarazzata, considerando che stava parlando con la fidanzata di, beh, del suo bassista preferito. Anche lei suonava il basso e sperava di diventare brava come Mikey Way.
    Nella sua testa cominciò a pensare che se Alex fosse entrata nel gruppo, avrebbero potuto fare grandi cose. Una tra tante era frequentare i My Chemical Romance, perché ora che erano partiti per il tour e Mikey e Frank non frequentavano più la scuola, era sembrata una cosa totalmente impossibile, nonostante fossero stati compagni di liceo per anni.
    E comunque, l'idea delle conoscenze di Alex nel campo della discografia era allettante.
    Sorrise «Dai, facci sentire qualcosa!» la spronò, indicando il palcoscenico.
Ian annuì ad Ann, quando Alex si alzò arrossendo per salire sul palco. «Credo che dovremmo prendere lei a prescindere da quanto sia brava...» disse sorridendo «Insomma, posso sempre insegnarle qualcosa ed aiutarla a migliorarsi.» aggiunse.
    Alex fece un respiro profondo e cominciò a suonare una chitarra acustica che era lì sul palco. Dovette chiudere gli occhi per fingere che nessuno la stesse ascoltando. Ok, essere al centro della scena in quel senso, non faceva proprio per lei. Però doveva farlo, per evitare di cadere in un baratro di solitudine e paranoie. Voleva entrare in quella band. E sapeva, certo che lo sapeva, che il fatto che fosse la ragazza di uno che con la musica ce l'aveva fatta, faceva gola ai due, che la stavano ascoltando dalle prime file del teatro. Quindi era già qualche punto avanti agli altri, ed anche se forse non lo meritava propriamente, era certa che l'avrebbero presa.

    Gerard ci provò un'altra volta. Mentre erano seduti intorno al tavolo di una tavola calda, allungò una mano sotto al tavolo per posarla sulla gamba di Frank. La reazione di Frank fu quella che si aspettava, si scansò lievemente continuando a parlare e ridere con Ray come niente fosse. Era ridicolo.
    E Gerard era quello che si faceva troppe paranoie, quindi il suo umore diventò anche più pessimo. E più Frank lo scansava, più Gerard aveva voglia di lui.
    Così quando ad un tratto Frank si alzò per andare in bagno, dopo qualche secondo con fare innocente anche Gerard si alzò e lo seguì.
    Quando entrò, Frank si stava lavando le mani. Gerard si chiuse la porta alle spalle dopo essersi assicurato che non ci fosse nessun altro, e ci si poggiò di peso con la schiena.
   
«Perché stai facendo così?» chiese incrociando le braccia davanti al petto, guardando Frank, che a sua volta lo guardava dal riflesso nello specchio di fronte a lui.
    Arrossì vistosamente. "Perché ho paura che mio padre spunti fuori da un momento all'altro", pronunciato, sembrava davvero una cosa stupida. Eppure era così, e non poteva farci nulla.
    Scrollò le spalle chiudendo l'acqua ed asciugandosi le mani.
    Gerard si morse il labbro, avvicinandosi a passo svelto verso Frank. Fino a stargli addosso, tanto da farlo indietreggiare, finchè Frank non si ritrovò con la schiena contro il muro. «Perché fai così?» ripetè Gerard guardandolo negli occhi, parlando a pochi millimetri dal suo viso.
    Poggiò le mani sulla parete, accanto alla testa di Frank, poco sopra le sue spalle, e sembrava un ragno che aveva catturato una mosca nella sua tela.
    Continuava a fissarlo negli occhi e poi sollevò un sopracciglio «Perché fai così?» chiese per la terza volta. Le sue labbra si muovevano a così poca distanza da quelle di Frank che quest'ultimo poteva sentirle vibrare mentre il respiro di Gerard lo faceva rabbrividire.
    Frank sospirò «Ok, devo spiegarti una cosa, e mi sento davvero stupido. Ma non qui e non ora...» disse arreso.
    Gerard annuì e sorrise malizioso «Quindi non ce l'hai con me?» chiese e sembrava davvero si stesse divertendo, mentre Frank continuava a guardare verso la porta con la coda dell'occhio, ansioso che qualcuno potesse entrare all'improvviso.
    «Non ancora, direi. Ma se continui a tenermi in trappola comincio ad innervosirmi...» disse sottovoce. Gerard annuì di nuovo, e poi gli stampò un bacio sulle labbra. Ovvio che voleva continuare a baciarlo, e rimase anche parecchio male quando in tutta fretta Frank lo spinse via, nel momento stesso in cui qualcuno bussò alla porta del bagno lamentando che era occupato da secoli.
    «Cazzo, Gee, ti pare il posto, questo?!» chiese scocciato, a voce bassa, passandosi il dorso della mano sulla bocca come se dovesse pulir via qualsiasi traccia di quel bacio.
    Gerard lo guardò in silenzio, e fece un respiro profondo mentre si sentì quasi umiliato, nel momento stesso in cui Frank aprì in fretta la porta e tornò dagli altri, lasciandolo lì da solo, senza baci e senza spiegazioni.

 

- - -
In questo spazio-Terexina non mi va di scrivere molto se non boh, grazie per le recensioni e il sostegno morale e tutto il resto u.u
Sta prendendo una piega molto pieghevole sta storia (? LOL) ma spero vi piaccia comunque, devono accadere un sacco di cose. Sono stata un pò di giorni assolutamente senza ALCUNA idea, e poi sono arrivate tutte insieme e ora sono di nuovo carica.
E poi, insomma, dopo Vienna, dopo aver incontrato Frank e tutto il resto, che cavolo, era lecito essere un pò scombussolati! LOL
Chiedo perdono. E vabbè, spero vi piaccia. E fate un grande applauso ad Ann, ovvero Annarita, ovvero Sassy Unicorn su EFP - e si lo dico anche se tu sei timida perché la tua FF merita tanto, innanzitutto perché Frank e Gerard sono troppo AWWW e poi perché compaio IO, quindi, chi non lo avesse già fatto, dovrebbe proprio LEGGERLA!
xoxo

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - Papa don't Preach ***


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Capitolo 16
Papa don't preach

    Quella sera a Dayton i My Chemical Romance dovevano aprire il concerto di una band più nota. La folla di spettatori era in fila già da qualche ora, con i fan più accaniti che si erano fatti ore di coda per le prime file.
    Tra la gente in attesa di entrare nel locale, per lo più ragazzini e coetanei dei membri delle due band, c'era anche il padre di Frank, che aveva sentito solo per caso che suo figlio si trovava in città per suonare uno show. Decise inizialmente di andare a dare un'occhiata, dispiaciuto di non essere stato avvisato da Frank della sua presenza lì. Era anche vero che il padre di Frank era un uomo intelligente quanto orgoglioso, quindi riusciva a rendersi conto che suo figlio fosse rimasto deluso dal comportamento che aveva avuto nei suoi confronti, ma trovava difficile chiedere scusa al proprio figlio per come erano andate le cose.
    Aveva riflettuto su tutta la situazione più e più volte, arrivando alla conclusione che poteva anche non piacergli l'idea che suo figlio stesse con un altro uomo, ma che doveva accettarlo perché in fin dei conti poteva comunque andar fiero di lui.
    Così arrivò quando mancava poco all'apertura delle porte per l'inizio dello show. Si mise in fila senza dir nulla, ed ascoltò attentamente le parole dei fan che non fecero altro che accrescere la sua voglia di vedere finalmente suonare suo figlio dal vivo con questa nuova band, e sopratutto, chiarire con lui la situazione.
    Non c'era nulla che potesse renderlo più orgoglioso di essere il padre di Frank Iero, che sentire tutte quelle persone lì fuori parlare di Frank come se fosse il chitarrista più energico del mondo, la persona più disponibile e gentile che avessero mai conosciuto, un esempio da seguire.
    Non era certo che tutti sapessero l'orientamento sessuale di suo figlio, ma era sicuro che se anche fosse stato dichiarato ai quattro venti, quei ragazzi lì fuori lo avrebbero sostenuto senza ombra di dubbio. Così era impressionante come delle persone a Frank sconosciute credessero così tanto in lui e lo elogiassero in tal modo, mentre lui che era suo padre lo aveva trattato come il peggiore dei figli possibili.
    Sorrise orgoglioso di suo figlio, e voleva quasi dirlo, a quelle ragazze che erano lì a parlare di Frank in quel modo, che era suo padre. E quando finalmente la fila inizò a scorrere per far entrare gli spettatori all'imminente show, poteva sentirsi come uno di quei ragazzini, eccitato all'idea di vedere un grande show. Un grande show che era reso grande anche dalla presenza di Frank. Il suo Frankie, colui che da bambino voleva emularlo, diceva di voler diventare come suo padre e renderlo orgolioso di lui.
   
    Gerard lanciò un'occhiata a Frank, che sembrava in preda all'ansia. Solitamente Frank era quello più eccitato prima di un concerto. Frank suonava dai tempi delle scuole medie se non da prima, aveva suonato dal vivo già da quando Gerard non si era nemmeno mai sognato di cantare, ed era abituato alla folla, al delirio, agli applausi e ai fischi, anche. Quella sera invece sembrava in preda al panico, non riusciva a star fermo un attimo. Si era sistemato i capelli, i vestiti, aveva torturato la sua chitarra, e non la smetteva di fare avanti ed indietro per il piccolo corridoio buio che dava sul palcoscenico.
    Ray gli mise una mano sulla spalla con fare fraterno e gli sorrise, dicendogli di stare tranquillo. Gerard osservò la scena e fece una smorfia. Doveva e voleva essere lui, a dire al suo fidanzato di stare tranquillo. Invece Frank non aveva fatto altro che continuare a scansarlo, tutto il giorno. E Gerard non la sopportava, quella situazione. Alla fine non avevano nemmeno più parlato del motivo per cui Frank stesse così. Era ridicolo, perché Gerard sapeva che un problema andava affrontato e per affrontarlo bisognava parlarne. Invece Frank si stava tenendo tutto dentro e non aveva senso, perché così non ne sarebbero usciti di certo, e Gerard aveva passato la maggior parte del tempo a rimuginarci sopra cercando di trovare da solo le risposte che cercava, senza alcun esito positivo comunque, perché non aveva assolutamente idea di quale fosse la causa dell'inquietudine e dell'allontanamento improvviso di Frank.
    Con un respiro profondo si fecero tutti coraggio e si avviarono sul palcoscenico. L'atmosfera era fantastica, e il pubblico acclamava i My Chemical Romance con grande fervore, nonostante fossero solo la band di supporto.
    La prima canzone che suonarono fu Our Lady of Sorrow, che lanciò una carica enorme a tutti i presenti, che urlavano e cantavano con loro saltando a ritmo di musica. E così fu per tutta la durata del loro breve show. Acclamazioni ed applausi e urla e salti.
    Gerard su quel palcoscenico si sentiva imbattibile, si sentiva forte, e sentiva che stava facendo davvero qualcosa di buono. E per un attimo, riuscì quasi a fingere di non aver notato che Frank, a differenza di tutti gli altri show, non si era avvicinato a lui nemmeno mezza volta, sul palco.

    Ann ed Ian avevano accettato ben volentieri l'invito di Alex di cenare tutti insieme a casa sua. Non era niente di speciale, la solita pizza ordinata dal ristorante più vicino e un paio di film masterizzati.
    Alex comunque non voleva stare sola e per quanto le riguardava gli avrebbe anche proposto di restare a dormire lì, se non fosse sembrata troppo disperata con una richiesta del genere.
    Dopo l'audizione andata a buon fine, Alex aveva detto ai due che era chiaro che l'unico motivo per il quale l'avevano fatta entrare fosse perché lei aveva i contatti giusti ed era legata alle persone giuste, e nonostante il lieve imbarazzo iniziale dei due al riguardo - che speravano non si offendesse comunque - aveva anche detto che non le interessava, che avrebbe creduto nella band e fatto del suo meglio per migliorare - anche se ciò significava suonare fino a notte fonda per imparare o prendere lezioni da Ian che nonostante fosse bravo alla chitarra preferiva di gran lunga la batteria - e che comunque era contenta di essere entrata nel gruppo.
    Non avevano ancora un nome, e speravano di ricevere l'ispirazione il prima possibile, ed Ann riempiva Alex di domande su come avevano fatto i My Chemical Romance a diventare grandi in così poco tempo, su come componevano le canzoni, come avevano fatto ad avere gli agganci giusti, quanto Mikey si allenasse a suonare il basso e tutto il resto. Inizialmente non aveva molta voglia di parlarne, considerato che il suo voler far parte di una band era proprio per evitare di pensare che gli unici amici che aveva - coloro che ormai erano la sua famiglia - erano chissà dove a suonare chissà con chi mentre lei era rinchiusa in quella gabbia di Belleville. Poi invece si era resa conto che parlarne con qualcuno non era così male, perché poteva finalmente tirar fuori tutta l'ansia che provava, ed Ann e Ian stavano lì ad ascoltarla quasi come facevano Gerard e Frank, e per quella sera si sentì di nuovo a casa.

   
«Possiamo fare una foto?». Frank sorrise annunendo, avvicinandosi ai fan che li avevano aspettati accanto al tourbus. Era un gruppo di gente, forse una decina di persone, e per Frank quella era la prima foto con i fan, seguita da qualche autografo. In realtà gli era capitato di nascosto di scarabocchiare la sua firma su qualche foglio, in attesa che prima o poi qualcuno gli chiedesse di autografargli qualcosa. Finalmente quel giorno era arrivato e non era affatto come se l'era immaginato. Oltre ad essere estremamente lusingato, si sentiva anche un pò in imbarazzo, perché quella gente aveva la sua stessa età e per esempio potevano essere semplicemente amici o roba simile, mentre invece lo stavano riempiendo di complimenti, ed era totalmente diverso dalle battute di cattivo gusto che gli era capitato di ricevere durante gli anni di scuola, anche se allora aveva sempre finto di non notarlo nemmeno. E sopratutto, era ciò di cui aveva bisogno visto che negli ultimi tempi erano successe così tante cose, e si era reso conto che forse quell'aggressività che aveva sfogato negli ultimi tempi era solo un modo per sfogare l'insoddisfazione dovuta all'ultimo incontro, spiacevole, con suo padre, che lo aveva reso inquieto e lo aveva portato a non sentirsi fiero di sé. Ora invece l'autostima stava tornando, perché tutta quella gente era lì per lui, e gli stavano dicendo che era un ottimo chitarrista, che era pieno di energia, che gli faceva venir voglia di saltare e pogare e scatenarsi e si, che era anche carino.
    Gerard uscì dal locale un pò più tardi, quando Frank era già circondato dalla piccola cerchia di fan. Arrivò lì con una birra in mano ed un sorriso malizioso «Per me non ci sono fan e foto da scattare?» domandò allargando le braccia come per chiamare a sé tutta quella gente.
    Frank lo guardò in imbarazzo. Gerard stava bevendo, ma non era ubriaco e di certo lo avrebbe comunque tenuto sott'occhio e non lo avrebbe fatto ubriacare. Era lievemente brillo e si notava da come stava straparlando.
    «Ti stanno rubando la scena?».
    A quella domanda Frank si voltò di scatto, quando una mano dal calore familiare gli si posò sulla spalla. Era suo padre, e tutta la rilassatezza acquisita grazie alla piccola folla di sostenitori svanì in una manciata di secondi.
    «Ehi, papà... che ci fai qui?» domandò arrossendo. Non arrossire, è una cosa da femmine!, si disse sperando che suo padre non notasse che le sue guance stavano andando in fiamme.
    Suo padre scrollò le spalle «Come sarebbe? Mio figlio suona nella città in cui mi trovo e non vado a vederlo?» disse accennando una risatina.
    Frank annuì. Lui nemmeno gli aveva detto nulla, del fatto che anche lui fosse a Dayton e tutto il resto. Eppure suo padre era andato a vederlo suonare, e per Frank era già qualcosa. Suo padre aveva sempre incitato Frank a suonare, ed era contento che avesse assistito per la prima volta ad uno show con i My Chemical Romance. Voleva chiedergli come gli era sembrato, come avevano suonato ed opinioni di vario genere, visto che suo padre era nel mondo dei concerti da una vita. Però non riusciva a dire nulla. Si sentiva estremamente imbarazzato, con Gerard poi che lanciava battutine ed occhiate nonostante stesse parlando con il gruppetto di fan.
    «Siete stati grandiosi comunque. Davvero. Questa band andrà lontano.» disse suo padre sorridente «E ad un tratto volevo quasi urlare "Quello è mio figlio!"» aggiunse poi divertito.
    Frank si sentì quasi stupido, eppure quell'ultima frase lo scosse. Urlare al mondo che quello era suo figlio significava urlare al mondo che era orgoglioso di lui! Frank non aveva parole. Guardò suo padre, in attesa che aggiungesse qualcos'altro, perché lui aveva paura di aver capito male.
    «Insomma, Frankie, mi dispiace per come sono andate le cose tra noi l'ultima volta. Ho davvero esagerato, e ti ho detto cose davvero ridicole.» disse finalmente suo padre, con tono più serio e lievemente più basso, per escludere chiunque altro da quella conversazione così privata.
    Si guardarono intorno entrambi, come per controllare che nessuno stesse ascoltando. Poi suo padre riprese a parlare «...mi dispiace davvero, perché io sono dannatamente fiero di te, orgoglioso di essere tuo padre, di averti cresciuto in questo modo. E' solo che... E' stato un duro colpo. Insomma, hai sempre avuto uno stuolo di ragazzine ai tuoi piedi, sei stato con tante di loro sin da quando eri bambino, ed anche se erano cose molto superficiali, uno poi si abitua a pensare che suo figlio starà con una donna...» disse, sentendosi quasi strozzare. Era incredibilmente difficile parlarne.
    Frank fece un respiro profondo, poteva capirlo. Anche per lui era stato difficile ammettere a sé stesso di essere innamorato di Gerard, o anche solo di provare una minima attrazione nei suoi confronti. Eppure con Gerard stava bene, lo amava e non avrebbe mai voluto perderlo, per nulla al mondo. Ed era convinto che anche suo padre lo avrebbe apprezzato, se avesse speso un pò di tempo per provare a conoscerlo. Ma era ovvio che fosse scosso da quella situazione. Forse i suoi modi erano stati estremi, lo aveva insultato e fatto sentire piccolo e sbagliato. Ma ora stava recuperando.
    Frank sapeva che suo padre era orgoglioso, e quanto gli fosse difficile chiedere scusa. Ma ora lo stava facendo, e Frank voleva solo abbracciarlo, se non fosse sembrato un gesto troppo sdolcinato.
    «Ho usato delle parole pesanti ed immagino che per la maggior parte del tempo tu mi abbia odiato per questo, e va bene così. Ma quando ho saputo che avreste suonato qui, beh, ho pensato che fosse ora di venire a vederti suonare di nuovo, e sopratutto di sistemare la situazione.» aggiunse infine.
    Frank annuì sorridendo «Tranquillo papà. E' tutto superato. Sono contento che lo show ti sia piaciuto, stiamo facendo del nostro meglio. E sono contento che tu non mi odi.» disse infine.

    Ann guardò l'orologio accompagnandosi con uno sbadiglio. Erano le due di notte ed aveva incredibilmente sonno, a differenza di Ian ed Alex che stavano ancora parlando di musica e dischi e nel frattempo cercavano un nome per il gruppo, cercando ispirazione da frasi e titoli di alcune delle loro canzoni preferite, senza trovare nulla che fosse abbastanza decente, eppure sembrava potessero continuare a parlare per ore.
   
«Credo che sia ora di andare a casa...» disse Ann tirandosi su dal divano.
    Ian e Alex si voltarono a guardarla «Di già?» chiesero all'unisono.
Ann annuì con una smorfia «Sono le due passate!» fece notare indicando l'orologio sulla parete.
    «Oh, il tempo è volato...» mormorò Alex. Solitamente il tempo non le passava mai così in fretta, anzi, sembrava che ogni volta che guardava l'orologio le lancette si muovevano a stento. Aveva già iniziato ad amare Ann ed Ian, perché erano riusciti a distrarla da ogni altra cosa.
    «Ok, andiamo...» disse Ian alzandosi «Domani pomeriggio dopo scuola se non hai impegni puoi venire da me, così ci alleniamo un pò con la chitarra, altrimenti nonostante tutte le tue conoscenze nell'ambiente della discografia non andremo molto lontano!» disse ridendo.
    Alex rise con lui. Appunto, lei non era brava con la chitarra. Era decente, e doveva migliorarsi. «Per me va benissimo...» disse entusiasta. Era strano come si sentiva. Aveva finalmente trovato qualcuno che riempisse quel vuoto che si portava dietro ogni giorno, e ci stava anche bene.
    Quando i due se ne andarono si mise a sistemare i cartoni delle pizze e le bottiglie vuote in giro per il salotto. Poi prese in mano la chitarra. Non aveva sonno e si mise a strimpellare un pò, cercando di allenarsi su una delle canzoni che le venivano meglio.
    Dopo un'ora e mezza cominciò a sentire il desiderio di addormentarsi, così posò la chitarra sul divano e se ne andò al piano di sopra, in camera sua.
    Non aveva nemmeno la forza di spogliarsi, e si gettò sul letto di peso ancora con i vestiti addosso. Socchiuse gli occhi, ma poi li aprì di scatto, cercando il cellulare sul comodino. Non aveva sentito Mikey nemmeno quel giorno, e voleva dargli almeno la buonanotte. Quando il display si illuminò trovo tre chiamate perse, due di Mikey ed una di Frank, ed un messaggio.
    «Cazzo.» borbottò, pensando che non avrebbe dovuto lasciare il telefono al piano di sopra. Voleva sentire Mikey e raccontargli tutto, dell'audizione, di Ann ed Ian, del fatto che avesse ripreso in mano la chitarra, di come le era passata in fretta la giornata, dei grandi progetti che aveva per la band nella quale era appena entrata.
    "Poi dici che non ci sentiamo mai. Dove cavolo sei? Mi manchi ed abbiamo aggiunto altre due date. <3"
    Nonostante fosse notte fonda, Alex provò a chiamarlo, senza successo. Riagganciò non appena rispose la segreteria telefonica, e mise il cellulare sotto il cuscino, mentre di nuovo quella sensazione di solitudine l'attraversò, aggrappandosi a lei.
    Si addormentò chiedendosi come avesse fatto Gee a non impazzire mentre pensava di impazzire, ad esempio quando lei era in coma e lui aveva le allucinazioni e cose simili. Lei pensava che sarebbe caduta in depressione se avesse continuato così, perché sentirsi soli ed abbandonati era davvero difficile da gestire. Così cercò di addormentarsi sperando che le ore che la dividevano dall'inizio di una nuova giornata piena di impegni e distrazioni passassero in fretta. Non voleva sentirsi sola. Non poteva sentirsi sola. Così più che una gabbia, ogni volta che si ritrovava in casa sua, senza nessuno con cui parlare, a cui dare la buonanotte, sembrava più che altro una cella di isolamento.
    Pensò anche che doveva chiamare Jamia, andare a trovarla all'ospedale e chiederle aiuto. Perché per l'ennesima volta, da sola e lontana da tutti, aveva preso a piangere nel buio della sua stanza e le mancava il respiro. E sapeva che qualcosa non andava.
   
 

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#nonsochescriverequindinonscrivoniente.
xoxo

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Tu, sai difendermi e farmi male... ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 17
Tu sai difendermi e farmi male...

 

    Quando Frank aprì gli occhi il furgone era già sull'autostrada, con Ray alla guida, verso la prossima tappa. Non ricordava nemmeno dove erano diretti, nè che giorno della settimana fosse. Sapeva solo che si sentiva meglio. Più leggero. E sapeva che era tutto dovuto alla conversazione che aveva avuto con suo padre la sera precedente. Dove tutto era stato chiarito, dove nessuno era stato giudicato o peggio ancora chiamato checca e roba simile.
    Però c'era un retrogusto amaro che lo inafastidiva. Doveva essere per colpa di Gerard, che era seduto accanto a lui e non gli aveva ancora rivolto la parola. Eppure ne avevano parlato, la sera precedente. Quando suo padre era andato via, insieme al gruppo di fan in cerca di foto ed autografi, Frank era andato da Gerard a spiegargli cosa era successo e perché a Dayton quel giorno era stato così distaccato, così sulle sue. Gli aveva spiegato che suo padre era in città, e che aveva paura che lo avesse visto mano nella mano con un'altro uomo, e che avrebbe così ripreso ad insultarlo e roba simile. Gli aveva spiegato le sue paure, senza toccare le emozioni, perché conosceva Gerard e sapeva che ci sarebbe arrivato da solo. Invece Gee aveva scrollato le spalle e borbottato qualcosa, andandosene nel furgone, lasciandolo lì senza dirgli "Ok, ti comprendo" o roba simile.
    Così Frank si era addormentato pensando che beh, Gerard a volte era davvero troppo complicato da comprendere.

    Mikey aveva guardato il cellulare almeno trecento volte, per assicurarsi che c'era campo e che la suoneria era al massimo, in modo che se Alex avesse richiamato l'avrebbe sentito squillare. Le aveva mandato due messaggi ed aveva provato a chiamarla, ma a quell'ora probabilmente era a scuola e come al solito probabilmente aveva lasciato il cellulare senza suoneria nel fondo dello zaino. Le lezioni sarebbero terminate dopo un'ora circa e lui guardava il telefono ogni due minuti per poter provare a richiamarla appena supponeva sarebbe suonata l'ultima campanella della giornata.
    Erano diretti a Cleveland, e Mikey voleva sentirla, parlarle, raccontarle dell'ultimo show e dei prossimi, e sopratutto dirle che tra circa cinque giorni sarebbero tornati a casa, ed anche se poi sarebbero dovuti partire subito dopo, era impaziente di rivederla. Non avere a che fare con Alicia per tutti quei giorni era stato utile, ora sembrava quasi che tutto fosse davvero passato e gli unici suoi interessi erano la band e Alex. E il fatto che a Cleveland sapeva che avrebbe inevitabilmente incontrato Alicia di nuovo, non gli interessava affatto.
   
    Alex si alzò dalla panchina fuori la scuola, non appena Ian arrivò. Era da solo e subito gli chiese dove fosse Ann.
«Fa volontariato in una clinica psichiatrica due volte a settimana...» disse Ian scrollando le spalle, mentre Alex raccoglieva le sue cose per seguirlo verso casa sua. Dovevano allenarsi a suonare e poi dovevano ancora trovare un nome per la band, e poi la sera lei doveva andare a lavorare al Cafè, e sembrava che il suo piano per non pensare di essere totalmente sola stava funzionando alla grande.
    «Non sapevo che facesse volontariato in una clinica psichiatrica. Deve essere figo...» commentò Alex camminando al suo fianco.
    «Non lo so, lei vuole fare la strizzacervelli, quindi per lei deve essere una figata. Io ci sono stato una volta ed è stato... inquietante, direi...» ammise scrollando le spalle.
    «Quindi Ann non ci sarà oggi?» chiese lei dopo un pò sospirando. Voleva iniziare a provare sul serio, come facevano Mikey e gli altri. A loro il tempo volava sempre.
    «No, torna stasera, ma tu non ci sei, giusto? Comunque se non ti va di venire da me facciamo un'altra volta, eh... cioè, sarebbe bene che ti allenassi un pò visto che insomma, senza offesa ma non sei un gran fenomeno con la chitarra...» rise Ian, con i suoi occhi di un profondo tono di blu che si illuminarono quasi, divertiti.
    Alex gli diede uno spintone fingendosi offesa. Poi sospirò «Si, lo so che faccio pena. E' che volevo provare anche con Ann, cioè, da vera band, insomma. Ma non importa, nel frattempo mi alleno io, e tu mi insegni qualcosa perché cioè, così non andremo da nessuna parte davvero...».
    Quando arrivarono davanti casa di Ian, Alex rimase a bocca aperta. Lui viveva in una villa dipinta di bianco, che sembrava una di quelle uscite dalle riviste delle agenzie immobiliari. Era in una via di Belleville dove c'erano tutte ville indipendenti, completamente curate e sistemate, e sembrava quasi un'altra città per quanto era curata quella zona. Il degrado di Belleville lì non c'era davvero. Sembrava impossibile. Alex era passata lì rare volte, con Frank, da ragazzina, e si era sempre chiesta quanti soldi avessero gli abitanti di quella zona, e perché con tutti quei soldi non se ne fossero ancora andati da lì. Lei, sopratutto ora che non aveva più nessuno a Belleville, non vedeva l'ora di avere la possibilità di andarsene. E Frank, nonostante fosse totalmente fiero delle sue origini, aveva sempre desiderato una vita in un posto migliore, dove c'erano più opportunità e meno criminalità e roba simile.

    «Ti prego Ray! Fermati alla prossima stazione di servizio o ti piscio nel furgone!» si lagnò Frank battendo il piede nervosamente a terra. Ray rise e si incanalò nella corsia diretta alla stazione di servizio. Non fece nemmeno in tempo a spengere il motore del furgone che Frank era già sceso dal veicolo, per dirigersi quasi di corsa verso la tavola calda lì, e poi nei bagni.
    «Ci fermiamo a mangiare qualcosa?» chiese Ray stiracchiandosi. Bob annuì scendendo seguito da Gerard. Mikey era ancora alle prese col suo telefonino.
    «E' possibile che nonostante prenda benissimo la linea, Alex non riesca a chiamarmi?» chiese scendendo distrattamente dal furgone, inciampando e sbattendo sulle spalle di Bob.
    «O è possibile che Alex non ti stia chiamando e basta? Sembri un idiota attaccato a quel telefono!» rise lui dirigendosi all'interno del locale.
    «E perché non dovrebbe chiamarmi?» domandò Mikey raggiungendo Gerard e guardandolo quasi disperato. Suo fratello scrollò le spalle «E io che ne so? Magari è al Cafè, o a qualche corso dopo scuola, o non ti chiama perché non vuole disturbarti...» disse cercando di confortarlo.
    «Come sarebbe che non vuole disturbarmi? Ho provato a chiamarla almeno diciotto volte, e le ho mandato un paio di messaggi supplicandola di richiamarmi!» commentò sbuffando «Gee, e se questo è un modo per dirmi che ci ha ripensato?» chiese poi sgranando gli occhi.
    Gerard aggrottò le sopracciglia «Ripensato?».
    «Si! Del tipo, è un modo carino per dirmi che non vuole più stare con me, senza dirmelo davvero!» disse agitato.
    Suo fratello sospirò alzando gli occhi al cielo «Mikey, rilassati. Sarà impegnata e basta. Andiamo a mangiare, poi proviamo a chiamarla di nuovo. Nel frattempo, dammi il tuo cellulare, stai diventando stupido a forza di guardarlo e riguardarlo!» disse togliendogli di forza il telefono dalle mani.
    «No! Ridammelo! E se chiama e non lo senti!?» chiese Mikey preoccupato, cercando di riprendersi il telefono senza successo. Gerard lo infilò nella tasca dei suoi pantaloni e si diresse al bagno.

    Frank stava per uscire dal bagno, quando aprendo la porta si trovò davanti Gerard. Lo guardò bloccandogli il passaggio.
   
«Ora perché ce l'hai con me?» domandò sollevando un sopracciglio.
Gerard alzò gli occhi al cielo, cercando di passare alla sua destra, tra lo stipite della porta e le spalle di Frank, che però si spostò per non lasciarlo passare.
    «Frank, devo andare al bagno, mi fai passare?» disse sbuffando con tono apatico.
    «Prima dimmi perché sei così freddo, oggi. Che ti ho fatto?» chiese l'altro incrociando le braccia sul petto.
    «Perché sei un idiota, ecco perché. Ed ora, gentilmente, mi sto pisciando sotto...» rispose di getto Gerard facendo forza per entrare nel bagno.
Frank lo guardò confuso, e lo seguì richiudendosi la porta alle spalle «Come sarebbe che sono un idiota, scusa? Che cavolo ho fatto ora?» chiese sconcertato.
    Gerard da dentro il bagno non disse nulla, poi uscì fuori e si lavò le mani, e lo guardò dal riflesso dello specchio. Sembrava una scena già vista, con i ruoli rovesciati.
    «Sei un idiota perché non sei fiero di stare con me. Perché ti vergogni di urlarlo al mondo intero mentre io non vedo l'ora che tutti sappiano che io e te ci apparteniamo. Sei un idiota perché non mi hai detto di tuo padre, né quando ci hai litigato a Belleville la prima volta, né ieri, finché non ti ho visto con lui. Sei un idiota perché non ne hai voluto parlare con me. E perché non voglio essere il tuo amante segreto, cazzo. E perché ti vergogni dei tuoi sentimenti, ed hai paura del giudizio degli altri, quando è una cosa così stupida, perché se mi ami davvero queste paranoie non dovrebbero nemmeno attraversarti il cervello! Io sono fiero di essere ciò che sono, ed anche tu dovresti! Quindi si, sei un idiota e basta.» disse d'un fiato, fissandolo con i suoi occhi sfumati di verde tramite il riflesso nello specchio, per poi andarsene e lasciarlo lì, proprio come aveva fatto Frank l'ultima volta, facendolo sentire piccolo, stupido ed umiliato.

    «Ha chiamato?» domandò Mikey accennando un sorriso, guardando Gerard che si avvicinava al loro tavolo. Suo fratello sbuffò «No, cavolo, non ha chiamato, e se non la smetti prendo il tuo telefono e te lo butto nel cesso!» disse acido.
    Bob rise «Gerard ha le mestruazioni, oggi...» commentò divertito, facendo ridere anche Mikey e Ray. Frank invece si diresse alla cassa, comprò un sacchetto di patatine speziate e se ne andò nel furgone da solo.
    Prese il telefono e digitò il numero di Alex. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, ed ora aveva anche bisogno di tornarsene a casa.

    «Cos'è che sta vibrando?» domandò Ian posando la chitarra di Alex a terra. Lei si guardò intorno, nella stanza insonorizzata della sua villa. Era fantastico, era sicura che avrebbero suonato nello scantinato o buttati in camera sua, non di certo in una stanza completamente insonorizzata dove c'erano tutti gli strumenti musicali immaginabili.
    Da quanto le aveva raccontato Ian, suo padre era un avvocato stracolmo di soldi ma poco dedito alla famiglia, così tanto da preferire assecondare ogni capriccio dei propri cari - moglie inclusa - piuttosto che passare dieci minuti di troppo con loro. Quindi lui aveva una stanza insonorizzata dove suonare, ogni strumento immaginabile, e poi aveva una collezione di skate, la maggior parte dei quali mai utilizzate, biciclette, dischi e vinili, videogiochi e consolle. Tutta roba materiale che a lui non serviva ma almeno aveva modo di uscire mezz'ora con suo padre per andare al centro commerciale a fare acquisti.
    Alex si rese conto che era il suo telefono, buttato nel fondo dello zaino in un angolo della stanza, e subito pensò a Mikey e si catapultò a rispondere.
Non lesse nemmeno il nome sul display, accettando immediatamente la chiamata.
    «Pronto?» rispose, sentendosi lievemente imbarazzata nel parlare al telefono davanti ad Ian, che però senza dare nell'occhio si alzò per uscire dalla stanza.
    Frank dall'altro lato del telefono sospirò «Dove cazzo sei? Sono tre ore che squilla il telefono! Ho bisogno di parlare con qualche persona amica!» disse accennando una risatina.
    Alex alzò gli occhi al cielo «Ah, Frank. Che succede?» domandò lievemente delusa.
    «Oh, mi fa piacere sentirti così entusiasta di parlare al telefono con me...» commentò Frank sarcastico.
    «Scusa Frank, è che credevo fosse Mikey...» spiegò Alex imbarazzata.
    «Mikey? Ma fammi il piacere! Sono tre ore che prova a chiamarti e a mandarti messaggi, sta facendo venire l'ansia a tutti! Quindi non ci credo che stavi aspettando una sua chiamata, proprio per niente.» disse Frank ridacchiando.
    Alex deglutì. Fantastico, era così presa da Ian e dalla band e dalla chitarra che si era totalmente dimenticata di Mikey, in realtà. Ed anche se lo scopo principale era quello, le sue intenzioni non erano proprio di "dimenticarsene" del tutto. Solo di distrarsi. Non aveva senso.
    «Oh. Comunque ora è lì? Puoi passarmelo?» chiese poi.
    «No non è qui e sopratutto no che non te lo passo! Ti ho chiamato io, perché voglio parlare con te! Se vuoi parlare con Mikey degnati di chiamarlo!» disse Frank leggermente offeso.
    «Che succede, allora? Non mi dire che ti sei di nuovo lasciato con Gee...» chiese allora, parlando però a voce bassa, come per non farsi sentire da Ian nonostante non fosse lì e la stanza fosse insonorizzata.
    Sapeva che Frank non voleva far divulgare troppo la notizia di lui e Gerard, sopratutto ora che la gente, non solo di Belleville, aveva iniziato ad impicciarsi dei fatti privati dei My Chemical Romance.
    «Non ci siamo proprio lasciati. Mi ha detto che sono un idiota e... perché parli sussurrando? Con chi sei?».
    Alex fece un respiro profondo, contenta di poter finalmente raccontare a qualcuno della band e tutto il resto «Oh! Sono a casa di Ian, un ragazzo che ho conosciuto e che mi sta insegnando alcune cose con la chitarra!» spiegò contenta.
    Sentì Frank ridere dall'altra parte del telefono ed automaticamente arrossì.
    «Alex, sul serio? Cioè, stai davvero lasciando che un tizio ci provi con te con la scusa di insegnarti a suonare?» chiese ridendo divertito.
    «Ehi ehi aspetta! Nessuno ci sta provando con nessuno, ok?».
    «Certo, ne parleremo quando ti inviterà a vedere la sua collezione di farfalle in camera sua!».
    «Frank, dico sul serio! Per favore non mettermi in imbarazzo! Sono entrata in una band, e Ian è il batterista ma suona praticamente ogni strumento esistente sulla faccia della terra ed è davvero bravo, e mi sta aiutando a migliorarmi! Punto!» disse lei seria.
    «Tu? In una band? Stai scherzando, vero? Perché Mikey non me l'ha detto? perché tu non me lo hai detto?» chiese Frank incuriosito.
    «Perché Mikey non lo sa ancora. E perché tu mi hai chiamato solo oggi, ed oggi te lo sto dicendo. E comunque che succede con Gerard?».
    Frank sospirò. Il suo umore era migliorato decisamente dopo aver parlato con Alex, anche se era stata una conversazione totalmente irrilevante. Così scrollò le spalle accennando un sorriso «Ah, niente, le solite cavolate... Ora devo andare, stanno arrivando gli altri. Divertiti, e non fare nulla che io non farei!» disse ridendo.
    Alex sorrise  «Si, ok... ma aspetta, passami Mikey!» esclamò. Ma Frank non la sentì, perché terminò la chiamata.

    Gerard si sedette accanto a Frank con la sua solita aria offesa, senza dire una parola. Frank lo guardò e fece finta di niente. Aveva in mente un altro modo per sistemare la questione, che non includeva assolutamente il parlarne.
   
«Con chi eri al telefono?» domandò Ray distrattamente mentre rimetteva in moto il furgone.
    Frank scrollò le spalle «Con Alex.». Gerard e Mikey si voltarono immediatamente a guardarlo, il primo con aria quasi offesa. Gerard pensava che se Frank aveva bisogno di parlare con qualcuno, quel qualcuno doveva essere lui, mentre ancora una volta aveva preferito o non parlargliene o parlare con qualcun altro, e questo qualcun altro era sempre lei. E Mikey invece era confuso e nervoso «Come sarebbe Alex!? Perché a te ha risposto e a me no!?» chiese agitato.
    Frank sorrise. Mikey in quello stato era qualcosa di divertente, e mancava ancora qualche ora prima di arrivare a destinazione. Così pensò di torturarlo un pò almeno per tutta la durata del viaggio.
    «Non lo so, Mikey, in realtà era impegnata. Stava con un certo Ian, non so se lo conosci, e dovevano avere davvero da fare perché abbiamo parlato per cinque minuti al massimo, poi ha dovuto riagganciare ed ha detto che semmai mi richiama stasera o domani...» disse cercando di non ridere.
    «Chi? Come? Impegnati a fare cosa? E chi è Ian? E perché non mi chiama?» chiese Mikey guardando prima Frank, poi Gerard, poi di nuovo Frank.
    «Non lo so, non ho capito molto. So che era a casa di questo tizio e boh, ha accennato qualcosa su una collezione di farfalle che sto tizio ci teneva tanto a mostrarle, roba del genere...» disse sforzandosi di non ridere, cosa alquanto impossibile vista l'espressione di Mikey.
    Bob e Ray risero divertiti, mentre Mikey guardò Gerard supplichevole «Ti prego! Dammi il telefono! Voglio provare a chiamarla!» chiese sembrando quasi un bambino.

- - -

Uhm, boh. Nar scusa ma non mi andava di aspettare, c'ho fretta oggi! XD
Il prossimo giuro che te lo faccio betare anche perché non so che roba è uscita fuori.
Grazie per le recensioni e i commenti e tutto il resto.
Much love.
XOXO
Ah, e visto che sto spazio pubblicità funziona, andate a leggere pure questa, è di Gigia e merita u_u : It's just because I love you.

<3
Ah, e il titolo è molto random. Perdonatemivipregoviamo.

    

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Take my fucking hand and never be afraid again ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 18
Take my fucking hand and never be afraid again

    A quanto pareva Gerard si stava divertendo parecchio nell'ignorare totalmente Frank. Dopotutto lui era stato ignorato dalla gente per la maggior parte della sua infanzia, e sapeva quanto male potesse fare.
    Ma non aveva certo idea di quello che aveva in mente Frank per lo show di quella sera a Cleveland.
    Sarebbe stato epico, ne era certo. E da lì in poi, Gee non avrebbe più potuto lamentarsi della loro relazione.
    Quello a Cleveland sarebbe stato uno show grandioso, era un festival sold-out, colmo di gruppi più che noti nella scena musicale rock e di ragazzini eccitati all'idea di partecipare ad uno dei concerti più emozionanti dell'anno. E Frank avrebbe reso tutto ancora più eccitante.
    Gerard se ne stava per i fatti suoi, tra una risata con Ray e Bob e una riscaldata alle corde vocali, e Frank non faceva nulla per attirare l'attenzione su di sé.

    Mikey fece un respiro profondo, non appena il suo sguardo incrociò quello di Alicia dall'altra parte del parcheggio.
Si guardarono in silenzio per qualche secondo. Lei non aveva un'aria curata, anzi, era pallida e sembrava diversa dal solito. Accennando un sorriso, la salutò con un cenno della mano, e poi si maledì per quel gesto, perché ora lei si stava incamminando verso si lui e Mikey non aveva assolutamente voglia di parlarle né niente del genere.
    Sperò che Alex lo chiamasse in quel preciso istante, così avrebbe avuto un'ottima scusa per allontanarsi senza dover inventare scuse banali, ma sapeva che non sarebbe successo, perché in realtà Alex non lo chiamava da giorni, e la cosa lo rendeva anche più inquieto, soprattuto dopo che Frank gli aveva riempito la testa di strane allusioni incomprensibili sul fatto che Alex se ne stesse tutta sola a Belleville a frequentare nuova gente e roba simile.
    Sperava con tutto sé stesso che Frank volesse solo fare l'idiota come suo solito, e che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi, anche se a lui risultava impossibile star tranquillo, ed ora non vedeva l'ora di tornare da lei per qualche giorno, o anche qualche ora.
    Quando Alicia fu a meno di un metro da lui, con un sorriso forzato sulle labbra, Mikey notò due occhiaie scure intorno ai suoi occhi, che contrastavano fin troppo con la sua pelle bianca.
   
«Ehi...» disse lei guardandolo negli occhi.
Mikey si infilò le mani in tasca, per resistere alla tentazione di carezzarle i capelli scuri e lunghi. Aveva un'aria così strana che voleva quasi abbracciarla.
    «Ehi...» mormorò in imbarazzo «Come va?» domandò poi.
Alicia accennò una risatina.forzata «Me lo chiedi? Immagino di avere un aspetto orrendo. Sto malissimo...» ammise arrossendo lievemente. Anche la sua voce suonava diversa, era spenta e apatica.
    Mikey chinò un pò la testa per guardarla meglio «Cos'hai?» chiese curioso e preoccupato. Si, Alicia aveva un aspetto orrendo, era totalmente vero. Eppure aveva un'aria spaesata e tenera e lui voleva stringerla a sé. Strinse i pugni nelle tasche, per resistere a quel pensiero.
    Alicia scrollò le spalle fingendo un altro sorriso «Niente, non lo so. Tra quanto suonate, voi?» domandò indicando il palcoscenico poco lontano da loro.
    «Cavolo, tra poco, credo... devo proprio raggiungere gli altri. Ci si vede in giro, eh!» tagliò corto Mikey andandosene a passo svelto. Alicia annuì osservandolo mentre si allontanava.

    Alex si alzò svogliatamente dal divano per andare ad aprire la porta, fuori dalla quale qualcuno stava suonando insistentemente il campanello facendola innervosire. Aveva quasi preso sonno davanti alla televisione, dove c'era uno stupido quiz a premi, e non aveva idea di che ore fossero, né le interessava. Aveva lavorato tutto il pomeriggio al Cafè ed era stanca ed annoiata, e dormire era una buona alternativa al pensare a Mikey e alla lontananza di lui e gli altri.
    Non sapeva nemmeno quando sarebbero tornati. Forse mancavano tre o quattro giorni al loro ritorno, forse di più. Aveva deciso che non avrebbe più fatto conti alla rovescia o roba simile, perché erano solo una tortura infinita.
   
«Non mi dire che stavi dormendo!».
    Alex aggrottò le sopracciglia trovandosi di fronte Ian ed Ann che la guardavano sorridenti ed allegri.
    «Si, stavo dormendo... che ci fate qui?» chiese confusa sbadigliando, mentre i due entravarono in casa chiudendosi la porta alle spalle, Ian sicuro di sé, Ann un pò più titubante, come se aspettasse di venir invitata ad entrare.
    Alex li seguì in salotto, dove Ian aveva preso il suo posto sul divano ed Ann si era seduta in modo composto su una poltrona.
    «Avevamo un appuntamento o roba simile?» domandò Alex guardando prima lui e poi lei. Entrambi scossero la testa.
    «No, però pensavamo che visto che c'è il festival di Cleveland in diretta, e che tu sicuramente lo guarderai, potevamo vedercelo insieme...» spiegò Ian tranquillo, accennando un sorriso mentre allungò una mano verso il telecomando sul tavolino.
    Alex sgranò gli occhi ancora più confusa «Come sarebbe che c'è il festival di Cleveland in diretta!? Io non ne sapevo nulla! Perché non me lo avete detto?» chiese nervosa, piantandosi a gambe incrociate davanti alla televisione, mentre Ian cambiava canale alla ricerca di quello in cui avrebbero trasmesso lo show.
    Ian rise divertito «E che ne so io? Sei tu che stai con una rockstar, mica io. Noi lo abbiamo letto su internet, pensavamo lo sapessi anche tu. Credevo che Mikey te lo avesse detto.»
    Alex lo ignorò. Si sentiva incredibilmente emozionata. Finalmente avrebbe rivisto Mikey, ed anche se era solo su uno schermo in televisione, era inspiegabilmente eccitante lo stesso, perché effettivamente le mancava troppo, quindi andava bene anche così. Più che bene.
    Sul palcoscenico c'era una band che Alex aveva già sentito più volte alla radio, anche se non ricordava il loro nome, poteva riconoscere la canzone che stavano suonando in quel momento. Alzò il volume con i tasti sulla televisione e si rimise comoda, mentre il cuore le batteva all'impazzata nel petto. Finalmente avrebbe rivisto Mikey. E lo avrebbe rivisto in televisione, in diretta sul satellite, dove lo avrebbero visto chissà quanti altri milioni di persone. Quella era la prima apparizione in assoluto dei My Chemical Romance dal vivo in televisione, e lei stava cominciando a sentirsi sempre più ansiosa di vederli entrare in scena.

    Frank prese fiato, mentre con la chitarra tra le mani saliva sul palco al seguito di Gerard e Mikey. Ray gli mise una mano sulla spalla e sorrise, come per tranquillizzarlo.
    Non era tranquillo per niente. Era incredibilmente emozionato ed eccitato. Quello era il primo show che suonavano in diretta televisiva, c'erano davvero un'infinità di spettatori urlanti sotto il palcoscenico, e la band che aveva suonato prima di loro era davvero grandiosa e sperava di essere all'altezza. E sopratutto, c'era Gerard che continuava ad ignorarlo, camminando a testa alta sul palco fino a raggiungere il centro della scena.
    Applausi ed acclamazioni. Bob attaccò dando il ritmo, e lì seguirono Mikey e Frank e Ray. E vennero poi subito raggiunti dalla voce di Gerard. Voce carica e densa di emozioni e passione e rabbia e tutto.
    Era indescrivibile. Frank stesso poteva sentire dei brividi percorrergli il corpo al suono della voce di Gee.
    Le prime tre canzoni fecero impazzire il pubblico, fecero impazzire tutti. Gerard incitava la folla a saltare e a scatenarsi.
    Quando suonarono Our Lady Of Sorrows, Frank si avvicinò a Gerard, suonando la chitarra nella maniera più energica che potesse, andandogli sempre più vicino.
    Poteva sentire la folla acclamare, mentre Gerard pronunciava le frasi di quella che era la loro canzone preferita. Mentre i ragazzi sotto il palcoscenico cantavano insieme a Gee, e pogavano ed urlavano, Frank era a pochi centimetri da Gee.
    Si guardarono, i due, per un istante intenso.
    Frank fece un respiro profondo.
    Stand up fucking tall
    Don't let them see your back
    Take my fucking hand
    And never be afraid again
   
Gerard stava cantando quelle parole in faccia a Frank, che prima si morse il labbro, mentre il suo viso si faceva sempre più vicino a quello dell'altro. Vide gli occhi verdi di Gerard sgranarsi, quando finalmente prese tutto il coraggio che aveva, e lo baciò, lì, davanti all'intera folla dello show di Cleveland, davanti alle telecamere che stavano trasmettendo in diretta quel concerto, davanti a tutti.
    Gee sembrò paralizzarsi per un momento, con Frank che con gli occhi socchiusi premeva le labbra contro le sue. Poi cedette alla scarica di adrenalina e passione ed emozioni, cedendo a quel bacio mentre la folla urlava ancora di più, ed i loro corpi erano attraversati da milioni di piccole scosse. Aprì lievemente le labbra e giocarono con le loro lingue per una manciata di secondi che sembrò durare una vita intera, mentre sembravano solo loro due, come se tutta la folla lì intorno si fosse annullata. Potevano sentire solo le loro urla. Applausi ed acclamazioni.

    «Oh, cazzo!» esclamò Alex irrigendendo la schiena, seduta davanti alla televisione. Sorrise emozionata portandosi le mani alla bocca, bagnandosi le dita con le lacrime che avevano iniziato a venir fuori nel momento stesso in cui i My Chemical Romance iniziarono a suonare.
    Frank e Gerard si stavano baciando davanti al mondo intero. Frank aveva baciato Gerard davanti al mondo intero. Quella era la dimostrazione effettiva di quando lui tenesse a Gee, e lo stava urlando al mondo intero. Era il momento in cui Frank finalmente decise di uscire allo scoperto, davanti a tutti. In cui decise di raccontare al mondo quanto i due si amassero. Quanto i due si appartenessero.
    Ed Alex sorrideva soddisfatta. Erano incredibilmente belli, insieme, al centro del palcoscenico, l'uno stretto all'altro, nel bacio più dolce e romantico ed emozionante che avesse mai visto.
    E poteva solo immaginare che effetto avesse avuto su Gerard, che riprese a cantare quando Frank tornò al suo posto, come niente fosse. Gee sembrava totalmente stravolto. Si passò una mano tra i capelli mentre si chinò a cantare sulla folla, allungando una mano per raggiungere quelle dei fan in prima fila. Poteva sentire la voce del cantate quasi tremante. Era la cosa più intensa del mondo, ed Alex riprese a piangere.
    Si sentiva stupida. Stava piangendo come una bambina davanti ad Ian ed Ann che erano ancora a bocca aperta davanti a quella scena appena vista in televisione. Mentre lei avrebbe voluto prendere il primo treno per Cleveland per raggiungere i ragazzi e stritolarli in un abbraccio colmo d'amore ed emozione.
    Quando la canzone finì, Alex tornò in sé, e tornò ad osservare Mikey, che suonava nel suo piccolo spazio senza sorridere, né scatenarsi, né nient'altro. Suonava e basta. Alex lo aveva visto suonare più volte ed anche se Mikey non era mai stato scatenato quanto Frank, poteva notare che quella sera era particolarmente spento. Non che non stesse suonando alla grande. Solo che sembrava molto meno entusiasta di ogni altra persona che veniva inquadrata dalla telecamera.
    «Cioè... quei due si sono baciati?» domandò Ann dopo un pò, indicando lo schermo di fronte a lei.
    Ian rise «Ci stai ancora pensando?» chiese divertito.
    Alex scrollò le spalle. Ok, Frank aveva baciato Gerard in diretta televisiva, ma non sapeva quanto fosse giusto raccontare a quei due che Frank e Gerard stavano insieme. Insomma, nonostante quel bacio fosse pieno d'amore, lei ne era certa, ma gli altri potevano pensare semplicemente che fosse un'azione scenica, qualcosa per far impazzire gli spettatori, niente di più.
    «Sembra di si...» mormorò in fretta.
    «Cioè... Frank e Gerard, dico, stanno insieme?» domandò ancora Ann.
    Alex scrollò le spalle ancora una volta «Uhm, non sei una loro grande fan? Parli sempre di forum in cui non si fa altro che parlare di loro, chiedilo a quelli del fandom, no?» disse vaga accennando un sorriso.
    «Ma sei tu che sei la loro migliore amica, mica quelli del fandom...» sbuffò Ann delusa e curiosa.
    Alex si sollevò, nel momento stesso in cui i ragazzi salutarono il pubblico per uscire di scena. Senza dire nulla andò in cucina, lasciando Ann con il dubbio sulla relazione tra Frank e Gerard.

    «Voi due siete pazzi!» esclamò sbuffando Mikey sorpassando Frank e Gerard per dirigersi al parcheggio. Sembrava che il suo umore fosse più che pessimo, e per qualche motivo a loro sconosciuto non sembrava contento di quel bacio in diretta mondiale.
    Frank sorrise malizioso, lanciando un'occhiata a Gerard che camminava al suo fianco, asciugandosi il sudore dalla fronte con un lembo della maglietta scura che indossava.
    «Ora dimmi che sono idiota, forza...» lo provocò, prendendogli la mano.
    Gerard si voltò ed i loro sguardi si mescolarono.
    «Sei un idiota!» disse trattenendo una risatina. L'altro lo guardò fingendosi offeso, poi sorrise ancora, mentre Gerard si avvicinò per baciarlo.
    «Non vorrai farlo qui davanti a tutta questa gente, vero?» chiese Frank sussurrando sulle labbra di Gee. L'altro alzò gli occhi al cielo «Sta zitto!» sbuffò, prima di premere le labbra contro quelle dell'altro.
    Si avvicinò a lui anche con il corpo, premendo il suo petto contro quello dell'altro, fino a spingerlo contro un tourbus alle sue spalle, senza mai staccare gli occhi dai suoi, o allontanare le sue labbra da quelle di Frank.
    «Smettetela di fare cose sconce in luogo pubblico!» rise Bob dando una sberla dietro la nuca a Gerard, passandogli accanto «Passeremo come la band più gay della storia!» aggiunse divertito, allontanandosi accanto a Ray.

    «Mikey...».
Il ragazzo si voltò, rimettendosi gli occhiali dopo averli puliti con la maglietta. Si ritrovò davanti Alicia, che lo guardava con un mezzo sorriso.
    «Ehi...» disse sorpreso. Sperava di non doverle parlare più. Tra quattro giorni sarebbe stato a Belleville da Alex, non aveva alcuna intenzione di spendere troppo tempo con Alicia, e sperava che lo stesso fosse per lei.
    «Senti... possiamo parlare un attimo?» chiese dopo essersi schiarita la gola. Sembrava in imbarazzo e Mikey non la ricordava così fragile. Sospirò e scrollò le spalle «Ok, certo...» mormorò indicandole il furgone della band, aiutandola a salire.
    Alicia si guardò un pò intorno, poi fece un respiro profondo e si schiarì la gola di nuovo «Ok... Sono incinta.» disse improvvisamente.
    Mikey la guardò in silenzio per qualche secondo, diventando pallido, sudando, mentre si chiedeva se aveva capito bene o meno. Oh, certo che aveva capito bene. Doveva aver capito bene per forza. Così si spiegava l'aspetto pessimo di Alicia. Probabilmente aveva le nausee e tutte quelle cose di cui aveva sentito parlare ogni tanto.
    Lei lo guardò e deglutì «Tranquillo. Non ho intenzione di diventare mamma. Non ora, intendo.» disse poi, allungando una mano verso quella di Mikey «E poi non mi sembra la situazione ideale, non voglio certo complicarti la vita, io non mi sento pronta, e poi non faccio altro che vomitare e star male, e non posso certo continuare così. Pensavo solo che fosse giusto dirtelo.» spiegò dopo.
    Mikey non riusciva ancora a dire nulla, ma non se la sentiva nemmeno di allontanare la mano di Alicia dalla sua. Certo che non se la sentiva. Insomma, in realtà voleva quasi abbracciarla, perché in quel momento sentiva la necessità di aggrapparsi a qualcuno. Cavolo, non poteva essere vero. Alicia dentro di sé aveva un'altra vita! Una vita generata da Mikey, tra l'altro! Ed oltretutto, una vita che non avrebbe mai vissuto davvero. Era decisamente troppo, e pensava di svenire o vomitare da un momento all'altro. Si sedette, ed Alicia fece lo stesso.
   «Non devi preoccuparti di nulla, ok?» gli disse, accennado un sorriso confortevole.
    Mikey sospirò. Come poteva non preoccuparsi di nulla?
  «Mi dispiace tantissimo...» fu l'unica cosa che riuscì a dire, finalmente. Alicia posò la testa sulla sua spalla, trattenendo le lacrime. Era già abbastanza complicato così, non aveva certo intenzione di peggiorare le cose iniziando a piangere quando Mikey sembrava già così disperato ed agitato.
    Mikey fece un respiro profondo, passandosi una mano tra i capelli, mentre la sua mente vagava tra mille pensieri. Non era possibile. Cazzo, non era proprio possibile.
    «Ok. Di cosa hai bisogno?» domandò infine.
    Alicia lo guardò e si morse un labbro, prima di riuscire a rispondergli «Ho bisogno che tu mi stia accanto...» disse quasi in un sussurro.
    Mikey deglutì. Poi annuì, stringendo la mano di Alicia ancora di più.

 

 - - -
Beh, ecco un altro capitolo! Spero vi piaccia, ho iniziato a scriverlo tipo l'altra notte alle 2 quindi alcuni punti potrebbero essere da vomito ma comprendete che avevo bevuto anche un paio di birre quindi è più che lecito. Ok, chiedo perdono.
Detto ciò, direi che potreste recensire e commentare, perché, oh, Alicia è incinta gente! XD
E per quante idee ho in testa al momento, suppongo che se continuo così sta FF non finirà MAI! LOL
Ora la smetto di blaterare.
Grazie a tutti per i commenti e le recensioni ai capitoli precedenti e alle mie altre - miE altrE, tsk, all'altrA, diciamo - FF, me è molto contenta u.u
xoxo

   

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - You Cry ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 19
You cry

    «Ok, aspetta. Puoi ripetere?» fece Gerard passandosi una mano tra i capelli, nervoso ed agitato.
Mikey fece l'ennesimo respiro profondo, e non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi. Si sentiva davvero stupido. E sapeva che non appena Gerard avesse compreso per bene la notizia, gli avrebbe fatto una ramanzina infinita. Ed era il minimo, vista la gravità della situazione.
    «Alicia è incinta...» ripeté in un mormorio.
    Gerard deglutì. Si sentiva agitato e cominciò a sudare. Quella era davvero una notizia del cazzo. Non lo immaginava nemmeno possibile. E mentre da una parte voleva solo prendere suo fratello a calci sulle palle per essere stato così stupido da cacciarsi in una situazione simile, dall'altra lo vedeva incredibilmente fragile e preoccupato, così decise di stringerlo in un abbraccio.
    Si sporse verso di lui, seduto al suo fianco sul furgone fermo nel parcheggio dell'arena di Cleveland dove si teneva il festival, e lo abbracciò tirandolo a sé.
    Mikey gli posò la testa sulla spalla, e all'improvviso cominciò a piangere. Sembrava proprio un bambino, e Gerard gli passò una mano tra i capelli «Non preoccuparti, ok? Si sistemerà tutto...» disse cercando di sembrare più convinto di quanto fosse in realtà.
    «Faccio schifo. Combino solo guai.» borbottò suo fratello «Alex non mi perdonerà mai, stavolta. Non è vero?» aggiunse dopo un pò, parlando piano.
    Gerard lo strinse ancora più forte a sé, e sospirò «Sistemeremo anche le cose con Alex, ok? Ora non ci pensare. Ce ne andiamo in albergo, stasera, così stiamo comodi e ci riposiamo per bene, e domani ripartiamo, ok?» disse deviando totalmente il discorso.
    Mikey annuì, scansandosi per asciugarsi le lacrime. Si sentiva davvero stupido, ed era lieto che suo fratello non lo avesse fatto sentire anche peggio. D'altronde, sapeva che poteva contare su Gerard, per questo la prima cosa che aveva voluto fare dopo aver salutato Alicia era stata parlarne con suo fratello.

    L'albergo era un edificio scadente, arredato da qualcuno con un gusto pessimo. Ma un letto era pur sempre un letto, sopratutto dopo giorni e notti passate a bordo di un piccolo furgoncino. Quindi sarebbe andato bene anche un materassino buttato sul pavimento.
    Le stanze erano desolate, e non era stato un problema prenotare due stanze. Visto il budget limitato dei ragazzi, Frank aveva pensato bene di prenotare una stanza per Ray, Mikey e Bob, ed un'altra tutta per lui e Gerard.
    Finalmente, pensava sorridendo, avrebbero potuto concedersi un pò di relax insieme. E concedersi l'uno all'altro, ovviamente.
    Entrò nella stanza e si gettò di peso sul letto. Dio, com'era comodo.
    Sbadigliò e si strofinò gli occhi, distendendosi sul materasso nella posizione più comoda che poteva. Guardò l'ora sul display del cellulare. Era mezzanotte passata e Gerard aveva detto che doveva parlare un pò con Mikey ma che poi lo avrebbe raggiunto il prima possibile. Aggiungendo qualche dettaglio intimo e piccante che faceva sorridere Frank sentendo un brivido percorrergli la schiena, e gonfiargli il cavallo dei pantaloni.
    Si alzò di scatto quando la porta si aprì, e Gee apparve, con un'aria molto meno entusiasta di quella che Frank si sarebbe aspettato.
   
«Ehm... Frank, abbiamo un problema...» disse Gerard spostando una ciocca di capelli scuri da davanti gli occhi, standosene sulla porta.
    Frank non aveva idea di cosa si trattasse, ma era certo che non era nulla di piacevole. Ne era più che sicuro «Che succede?» chiese, insicuro di voler davvero sapere la risposta.
    Gerard prese fiato guardandolo «Mikey è a pezzi e vorrei stargli accanto, stanotte...» spiegò arrossendo lievemente. Era leggermente in imbarazzo, nonostante era certo che Frank avrebbe compreso.
    Inizialmente fu anche dispiaciuto. Perché aveva in mente grandi cose, e perché Frank lo stava guardando con aria dispiaciuta ed occhioni dolci. Era visibilmente deluso dal fatto che avrebbe dovuto rinunciare a passare la notte con lui. La prima notte da soli su un vero letto dopo tutto quel tempo.
    «...mi dispiace, davvero. Ti prometto che appena saremo a Belleville non ti libererai mai di me...» disse Gerard accennando una risatina, portandosi una mano sul petto per rendere la promessa ancora più solenne. Frank fece una smorfia mordendosi il labbro, poi annuì prendendo il suo borsone da terra «Perfetto. L'hai promesso, eh!» disse tirandosi su dal letto. Sospirò avviandosi alla porta della stanza. Però si fermò quando fu davanti a Gee e lo guardò negli occhi «E se non mantieni la promessa ti torturo. Giuro che lo faccio.» sussurrò parlando a pochi millimetri dalle sue labbra, prima di baciarlo.
    Gerard chiuse gli occhi ed aprì lievemente la bocca per accogliere la lingua di Frank e giocarci un pò, ma questo si allontanò costringendolo a riaprire gli occhi per guardarlo sogghignare divertito «Rallenta, Batman. Ne riparleremo a Belleville. Per il momento accontentati. E attento a non sbagliarti e baciare tuo fratello durante la notte!» disse ridendo, lasciandolo lì sul ciglio della porta come un idiota.

    Alex non era in sé. Aveva camminato avanti e indietro dall'armadio allo specchio in camera sua, per controllare che avesse un aspetto minimamente decente.
    Erano passati tre lunghissimi giorni, e finalmente i ragazzi sarebbero tornati a casa. Le mancava il respiro. Non sapeva a che ora sarebbero arrivati di preciso. Sapeva solo che sarebbero arrivati, prima o poi, e lei non vedeva l'ora di stringersi a Mikey, finalmente.
    Aveva controllato il cellulare duemila volte, ed aveva sbirciato dalla finestra al suono di ogni macchina che passava sulla strada sottostante.
    Era impaziente ed emozionata, e si sentiva incredibilmente agitata.
    Tanto che il suono del suo cellulare che prese a squillare quasi le provocò un infarto, facendola quasi saltare. Lo afferrò e lesse il nome di Ian sul display.
   
«Pronto?» rispose svogliata. Non aveva voglia di parlare al telefono. Proprio per niente.
    «Sono arrivati?» domandò Ian dall'altra parte del telefono.
    Alex alzò gli occhi al cielo. Ci mancavano Ian ed Ann a mettergli ancora più ansia. Insomma, era già abbastanza nervosa per fatti suoi.
    «Non ancora, perché?».
    «...perché Ann muore dalla voglia di incontrare Mikey e copagnia bella, così abbiamo pensato di venire a trovarti. Se ti affacci, ci vedi, siamo proprio nel portico di casa tua...» disse divertito.
    Alex si sporse alla finestra, scostando leggermente la tenda bianca, per guardare giù. Ian ed Ann salutarono con la mano, così lei riagganciò e corse ad aprirgli la porta.
    Entrambi sorrisero felici mostrando le birre che tenevano in mano «Abbiamo portato anche da bere! Non siamo fantastici?» fece Ian contento entrando in casa, seguito da Ann.
    Alex alzò gli occhi al cielo «Per niente. Gerard ha qualche problema con l'alcool, quindi un birra-party è davvero fuori luogo...» disse scuotendo la testa. Ian fece una smorfia delusa, dirigendosi in cucina per posare le lattine nel frigorifero vuoto «Alex, ma non la fai la spesa?» domandò ridendo, ancora con la testa nel frigo.
    Lei scrollò le spalle «Nah, ordino roba a domicilio o mangio al Cafè... è triste cucinare da soli, mangiare a tavola da soli, e fare tutto il resto da soli...» disse sospirando.
    Ian sorrise richiudendo lo sportello del frigorifero «Beh, la nuova tuttofare dei miei cucina in modo pessimo. Volendo vengo volentieri a farti compagnia. Magari poi facciamo cose sconce tra un pasto e l'altro...» disse scherzoso.
    Alex rise divertita, dandogli un pugno sulla spalla «Anche no, grazie!» rispose.
    Aveva notato, nei giorni passati con quei due, quanto Ian le ricordasse Frank, ed Ann fosse simile a Gerard. Era strano. Il primo era sempre allegro e scherzoso, e faceva del pessimo umorismo proprio come il suo migliore amico. L'altra invece era più silenziosa e pensierosa, e se ne usciva spesso con discorsi profondi e toccanti, e sembrava sempre attenta ad osservare ogni minimo dettaglio di ciò che la circondava.
    Forse, si era detta Alex, era proprio per quello che si trovava così bene con quei due.
    Dopo qualche minuto sentirono il rumore di chiavi nella serratura della porta d'entrata e corsero all'ingresso. Il cuore di Alex batteva così veloce quasi da far male, e l'ansia che provava mista alla gioia di rivedere Mikey non poteva essere descritta.
    Si piazzò davanti la porta insieme ad Ian ed Ann ed attese che la porta si aprisse. Per poi fare involontariamente una smorfia delusa quando dalla porta apparve Frank. Solo Frank.
    Il che era ridicolo, perché invece Ann era totalmente su di giri nel vederlo. Non lo aveva mai conosciuto, e nonostante fossero andati a scuola insieme, non si erano mai rivolti la parola. Ma aveva sempre trovato Frank un gran bel ragazzo, ma ora sapere che era anche un chitarrista degno di fama che faceva concerti e festival in tutto il paese lo rendeva anche più figo.
    «Frank...» mormorò Alex nel momento stesso in cui lui richiuse la porta sorridendo allegramente andandole incontro.
    Poi la guardò e fece una smorfia «Wow, ultimamente sembri sempre delusa di vedermi o sentirmi...» disse fingendosi offeso. Era chiaro per lui che Alex si aspettava anche Mikey e Gerard. Comunque l'abbracciò e le stampò un bacio sulla fronte.
    «Dove sono loro?» chiese Alex sussurrando. Non era lecito probabilmente, ma voleva davvero piangere. Aveva aspettato così tanto e con così tanta ansia il ritorno di Mikey che ora si sentiva dannatamente delusa.
    Frank sciolse l'abbraccio e si schiarì la gola. Quella era la parte difficile, e sopratutto stava maledicendo Gerard che era riuscito ad incastrarlo, per non parlare di Mikey, che come al solito non sembrava in grado di affrontare i suoi casini da solo.
    E poi Frank odiava mentire, e sopratutto, odiava mentire ad Alex. Quindi sforzò un sorriso, perdendo tempo presentandosi ai due nuovi amici di lei.
    Ann sembrava paralizzata. Era incredibilmente timida e a mala pena riusciva a guardare Frank negli occhi. Teneva lo sguardo basso e parlava poco.
    «Frank, allora? Mikey e Gee, dove sono?» chiese ancora Alex.
    «Uhm... a casa Way ovviamente. Sai, Donna ci teneva così tanto a riavere i figli tutti per sé almeno per un giorno.» spiegò accennando una risatina forzata. Era ridicolo. Era vero che Donna voleva stare con Mikey e Gerard, ma era anche vero che Mikey aveva un'aria pessima e non se la sentiva di affrontare Alex. Non ancora. Così Gee aveva proposto a Frank di andare avanti, ed in serata si sarebbero fatti vivi anche loro.
    Il che sarebbe stata anche una cosa tranquilla, se almeno Mikey si fosse degnato di scrivere un messaggio ad Alex per dirglielo, o se l'avesse chiamata.
    Così lei fece una smorfia ed annuì «Giusto. Tendo sempre a dimenticare che l'unica senza famiglia qui sono io...» sospirò.
    Frank la guardò provando tenerezza, così si avvicinò a lei e le mise un braccio intorno alle spalle «Ehi, ora non fare così, eh! Il tuo caro Frankie è tornato, c'è da festeggiare!» disse allegro trascinandola in cucina.
    «E questi sarebbero i membri della tua nuova band?» chiese quando furono soli, allungando il collo verso la porta per controllare che i due non li stessero raggiungendo.
    Alex annuì sorridendo immediatamente «Si! Sono fantastici, giuro!» disse entusiasta.
    «Mh. E quel tipo te l'ha mostrata la collezione di farfalle?» chiese poi ridendo.
    Lei alzò gli occhi al cielo «No, idiota! E piuttosto, quel bacio in diretta con Gerard è stato... WOW!» rispose Alex cambiando discorso.
Vide Frank arrossire lievemente, mentre apriva lo sportello del frigorifero.
    «Si, se è stato WOW per te, figurati quanto è stato WOW per me!» disse ridacchiando «E per Gerard! Cavolo, non se lo aspettava davvero!» aggiunse soddisfatto di sé.
    «Quindi ora siete usciti allo scoperto?» chiese Alex afferrando una lattina di birra che Frank le stava porgendo.
    «Uhm, suppongo di si. Non lo so. Lì sul palco è stato grandioso e la gente è letteralmente impazzita. Credo che dovremmo farlo più spesso...» commentò pensieroso «Comunque dovresti proprio andare a fare la spesa. Non c'è assolutamente nulla qui dentro.» fece poi richiudendo il frigorifero.
    Alex alzò gli occhi al cielo «Smettetela di rimproverare le mie abitudini alimentari...» disse con una smorfia.
    Frank aprì la lattina e bevve un lunghissimo sorso di birra. Poi guardò di nuovo verso la porta della cucina «Credevo di trovarti da sola, comunque. Insomma, così avremmo potuto parlare e chiacchierare di cose nostre...» disse quasi sottovoce.
    «Di cosa dobbiamo parlare di tanto intimo?» fece lei ridendo.
    Frank scrollò le spalle e bevve un altro sorso. Poi fece un respiro profondo. Era in una posizione scomoda, Frank. Perché era amico di Alex e di Mikey, ed avrebbe voluto proteggere entrambi, ed evitare ad entrambi qualsiasi complicazione. Ma era impossibile. Se faceva il gioco di Mikey, doveva mantenere un segreto ad Alex fin troppo pesante per i suoi gusti, sopratutto perché non c'era mai stato nulla che lui non le avesse detto, ed era ridicolo e stupido e sopratutto dannatamente difficile non dirle la verità quando sapeva che Alex con lui era sempre stata totalmente sincera, anche a costo di mettersi in difficoltà da sola. Però poi c'era Mikey, e con Mikey c'era Gerard. E prima di tutto, andare contro Mikey significava andare anche contro a suo fratello, e quello era già un grande problema. Poi, comunque, Mikey era un ragazzo fragile e non aveva intenzione di complicargli la vita. Però trovava stupido non dire la verità ad Alex.
    Poteva già immaginare che tanto prima o poi la verità sarebbe venuta fuori, che fosse quel giorno o un anno dopo. Prima o poi lei sarebbe venuta a conoscenza del fatto che Alicia era incinta, quindi tanto valeva dirle la verità prima che venisse a scoprirla da sola.
    Poi, mentre aprì la bocca per dire qualcosa, gli venne in mente l'immagine di Mikey silenzioso e chiuso in sé stesso, durante tutto il viaggio di ritorno a Belleville. Era quasi straziante vederlo così. E Gerard aveva detto a Frank che, in realtà, uno dei primi pensieri di Mikey riguardo tutta quella storia andava ad Alex. Quindi forse era meglio lasciar perdere.
    Sospirò «Niente, boh, dicevo così per dire...» disse avviandosi di nuovo nel salotto.

    Gerard era sdraiato sul letto di suo fratello, al suo fianco. Mikey non aveva parlato molto per tutto il tempo, e Gerard si era sentito in dovere di raccontare a sua madre cos'era accaduto. Così Donna aveva chiamato Jamia, pregandola di non dire niente a nessuno, per chiedergli cosa avrebbe dovuto fare Alicia per abortire. Perché quelle erano le sue intenzioni, e Mikey non riuscì davvero ad opporsi.
    Non poteva diventare padre, non voleva diventare padre. E sopratutto, non poteva legarsi ad Alicia. Così ogni volta questo pensiero lo tormentava, mentre lui immaginava Alex in tutta la sua innocenza. Aveva sognato la stessa cosa ogni volta che aveva dormito, dal giorno in cui Alicia gli diede la notizia.
    Si trattava di Alex completamente sola in un angolo buio, mentre lui ed Alicia, Gerard e Frank, tutti, davvero tutti erano sotto la luce a ridere e divertirsi. E lei guardava la scena e piangeva, e Mikey voleva confortarla ma non riusciva ad avvicinarsi a lei e si sentiva frustrato ed inutile.
   
«Ti va di uscire un pò?» propose Gerard spezzando quel silenzio.
    Mikey aprì gli occhi per guardare suo fratello, pensando che probabilmente senza di lui sarebbe stato perso. Sospirò sentendosi un peso nel petto.
    «Si. Credo di si.» mormorò tirandosi su lentamente.
    «Fantastico!» sorride Gee lieto del fatto che a quanto pareva Mikey stava provando a rilassarsi. Comunque piangersi addosso non portava da nessuna parte, e Gerard ne sapeva qualcosa.
    «Possiamo andare da Alex?» domandò Mikey sistemandosi i capelli alla meno peggio con le mani, senza nemmeno guardarsi allo specchio. Suo fratello sorrise ancora una volta. Andava benissimo. Era un buon segno, il fatto che Mikey volesse andare da lei.
    Gli diede una pacca sulla spalla e gli fece strada.
    Quando furono fuori di casa, Mikey si sentì un pò meglio. Gli era davvero mancata l'aria di Belleville, la famigliarità della sua cittadina, quel posto dal quale tutti i giovani volevano scappare, a lui era mancato tantissimo. Camminava a passo lento verso casa di Alex, guardando il suolo sotto i suoi piedi. Conosceva la strada a memoria ovviamente, ed avrebbe potuto arrivarci ad occhi chiusi. Ma più si avvicinava a casa sua, più cominciava a sentirsi soffocare. Gerard lo aveva notato, e per tutto il tragitto non fece altro che parlare e parlare e parlare ancora di più, per cercare di distrarlo e di non farlo pensare. Così lo riempiva di domande riguardo qualsiasi cosa, e alla fine si ritrovarono a parlare anche dei loro film preferiti da bambini e di cose del genere, e Mikey improvvisamente si sentì meglio.

    «Direi che se non c'è nulla da cucinare, dovremmo proprio andare a mangiare qualcosa da qualche parte!» disse Frank scuotendo la testa, dopo averla infilata in ogni sportello della cucina inutilmente. Era tutto completamente vuoto.
    Alex scrollò le spalle «Per me va benissimo, andiamo a mangiare fuori...» disse.
    «Ma io voglio stare a casa. Sono settecento anni che sto in giro e mangio in ristoranti o nel furgone o in squallide tavole calde! Voglio mangiare come un normale uomo comune, seduto a tavola in modo composto!» si lagnò Frank sbuffando.
    «Magari possiamo andare a prendere qualcosa al ristorante qui dietro...» propose Ian parlando da dietro un'altra lattina di birra. Effettivamente avevano tutti bevuto un pò. Non troppo, si, ma erano alticci e allegri e in qualche modo la coscienza di Alex le disse di non prendere assolutamente la macchina in condizioni simili.
    Dopotutto il ristorante era poco lontano e potevano arrivarci a piedi senza troppi problemi «Ok, fantastico. Andiamo...» disse prendendo le chiavi di casa.
    Frank la guardò sollevando un sopracciglio «Uhm, no, cara, non so se è chiaro, oggi voglio starmene rinchiuso in casa tutto il tempo...» disse accennando una risatina.
    Alex alzò gli occhi al cielo «Che palle, Frank. Io non ci vado da sola!» sbuffò.
Ian scrollò le spalle e lanciò la lattina vuota nel cestino poco distante, poi si alzò dalla sedia «Perfetto, ti accompagno io. Ann, vieni anche tu?» chiese guardando la sua amica.
    Frank però le afferrò il polso quando anche lei fece per alzarsi «E dai, qualcuno resti qui a farmi compagnia!» disse suonando come un bambino con crisi di abbandono.
    Ann arrossì rimettendosi seduta «Ehm, ok, resto io...» mugugnò in evidente imbarazzo.

    Alex ed Ian comprarono praticamente ogni singolo prodotto in vendita nel ristorante. Tanto che se fosse stato in vendita anche quello, avrebbero comprato anche lo Chef stesso.
    Quando uscirono dal locale con le mani occupate da scatole calde e buste stracolme, dovevano camminare cercando di tenere tutto in equilibrio per non rovesciare nulla.
    Quando furono a pochi metri da casa di Alex, i marciapiedi erano illuminati dalla fioca luce dei lampioni, ed Alex notò subito due tizi camminare dall'altro lato della strada, verso di loro.
    Riconobbe subito la camminata di Mikey ed ebbe un tuffo al cuore, quando passando sotto un lampione la sua figura fu più chiara.
    Era bellissimo, voleva urlarlo a tutta Belleville. Con fare complicato riuscì a sollevare una mano per sventolarla in aria e lo chiamò con voce tremante. Era ridicolo, si sentiva proprio come una bambina.
    Ian allungò le mani per afferrare le buste che teneva Alex, e la osservò correre letteralmente tra le braccia di Mikey. Per quanta energia ci aveva messo, gli fece quasi perdere l'equilibrio.
    Li vide abbracciarsi. Mikey era decisamente più alto di lei, e chinò la testa per darle un bacio. Gerard li guardò e poi si avvicinò ad Ian per dargli una mano, mentre quei due restavano così in silenzio sotto quel lampione.
   
    E si, Alex stava piangendo. E Mikey stava faticando per non piangere insieme a lei.
   
«Ehi, non c'è bisogno di piangere...» mormorò Mikey, pentendosi subito dopo di aver pronunciato quelle parole. Si che c'era bisogno di piangere. Lui sentiva un grandissimo bisogno di piangere. Sospirando la strinse ancora più a sé.
   

- - -
Quindi, si, sto capitolo fa pena. Perdonatemi.
   

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Would You Carry Me To The End? ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 20
Would you carry me to the end?

    Nonostante non potesse dirglielo, Mikey era intensamente grato ad Alex perché senza saperlo, gli aveva fatto dimenticare di Alicia e del fatto che fosse incinta. Per un attimo gli era sembrato proprio di essere tornato a casa, così com'era quando l'aveva lasciata. La serata era densa di risate e racconti, chiacchiere ed altre risate, e non c'era davvero tempo per piangersi addosso o disperarsi, perché Alex sembrava entusiasta come una bambina a Disneyland, e quella sua energia era travolgente. Così sembrava proprio che tutto fosse normale, con lei che non la smetteva un attimo di parlare o di scherzare, e Gerard e Frank che si lanciavano occhiate dense di messaggi nascosti durante tutta la cena.
    I due nuovi amici di Alex, poi, non erano male, secondo Mikey. Anzi, era lieto di sapere che Alex aveva trovato qualcuno con il quale passare il suo tempo a Belleville mentre lui non c'era.
    Così mangiarono e bevvero e scherzarono per tutta la serata, tutti insieme. Fino a quando fu ora per Ian ed Ann di tornarsene a casa, anche se entrambi sarebbero rimasti volentieri ancora un pò.
    Ann aveva bevuto abbastanza da sciogliersi un pò, quanto bastava per confessare a Mikey che era il suo idolo e che voleva imparare a suonare il basso come lui. Così se ne tornò a casa soddisfatta e contenta, guidata da Ian che era lievemente più lucido ma altrettanto allegro. Pensava a come quei ragazzi avessero ottenuto il successo così velocemente e così all'improvviso, e pensava che forse avrebbero potuto farcela anche loro. Così si disse che doveva lavorare duro con Alex, che aveva buone possibilità di migliorarsi a suonare. Ci voleva un pò di tempo e tanto allentamento, ma ce l'avrebbero fatta, ne era certo.

    «Quei due tipi sono davvero forti, comunque!» sorrise Frank sbadigliando, mentre Gerard con una mano lo aiutava a tirarsi su dal divano.
    Alex annuì. Era incredibilmente contenta, per varie cose. Per il fatto che fossero finalmente tornati, per il fatto che avessero fatto amicizia con Ian ed Ann, perché Mikey sembrava davvero felice di essere al suo fianco, e perché finalmente in quella casa era tornata la normalità, ed anche se sarebbe durata solo qualche giorno, lei voleva assaporarne ogni secondo.
    «Ok, noi ce ne andiamo a letto!» esclamò Gerard sorridendo malizioso. Frank aveva bevuto un pò troppo, e per una volta i ruoli si erano invertiti ed era lui quello che doveva aiutare qualcunaltro a non inciampare sulle scale o roba simile. Era incredibilmente lucido e ne era fiero.
    Così anche Alex propose a Mikey di salire in camera. Frank si voltò verso i due ridendo, aggrappandosi al corrimano delle scale «Ehi, voi due state attenti! Potreste rimanere incinti!» disse continuando a ridere, mentre Mikey lo guardò sgranando gli occhi e Gerard lo trascinò improvvisamente via.
    E in meno di un secondo, Mikey tornò triste e pensieroso.
    Era ovvio che Frank era decisamente andato per rendersi conto di ciò che aveva appena detto. E poi Mikey si disse che di certo non era colpa di Frank nè di nessun altro se ora Alicia era incinta e tutto il resto. Quindi non gli restava che sentirsi di nuovo uno schifo.
    Seguì Alex in silenzio nella sua camera. Sul letto c'erano un mucchio di fogli scritti, e accanto al comodino la sua chitarra.
    Mikey li guardò e provò ad afferrarne uno, ma Alex ci si fiondò sopra e li accartocciò tutti insieme prima che riuscisse anche solo a decifrare qualche parola.
    «Oh, per carità, non leggere!» disse arrossendo, mentre formava una palla di carta con tutti quei fogli. Si avvicinò alla sua scrivania e li gettò nel cestino sotto di essa.
    «Perché?» domandò Mikey curioso.
    Alex scrollò le spalle «Ehm, sono... ho provato a scrivere qualcosa, sai, qualche testo, qualche nota da suonare con Ian ed Ann... ma ovviamente non sono brava come voi, e quella roba era davvero pessima. Suppongo che lascerò il compito di comporre a quei due...» spiegò con un sorriso imbarazzato sulle labbra.
    Mikey sorrise anche lui, e sentì il bisogno di abbracciarla a sé.
    Alex si lasciò stringere, poi ancora tra le sue braccia sollevò la testa per guardarlo negli occhi «Mi sei mancato davvero tantissimo...» sussurrò sollevandosi sulla punta dei piedi per arrivare a baciarlo.
    Mikey sentì il cuore andargli in fiamme. Se faceva male a lui, non voleva nemmeno immaginare quanto male avrebbe fatto ad Alex. Eppure doveva dirglielo. Aveva imparato com'erano le conseguenze di segreti e bugie, e non gli erano piaciuti per niente.
    E poi, come gli aveva detto Gerard quel giorno durante il tragitto verso casa di Alex, non era colpa di Mikey. Ok, era stato uno stupido, era stato davvero, davvero stupido, ad aver tradito Alex quella volta. Ma sul serio non poteva farci nulla se era così sfigato da essere proprio lui il caso dell'1% di possibilità di rottura di un preservativo. E non era nemmeno tanto allenato al riguardo da accorgersene in quel momento stesso. E poi Alex in fatto di sfortuna ne sapeva qualcosa, quindi sperava nella sua comprensione e nella sua clemenza.
    Dio, no, se fosse stato al suo posto non avrebbe mai potuto essere comprensivo e clemente. Si trattava di una gravidanza. Di un bambino. Di un'altra donna. Di una storia che l'aveva fatta già star male abbastanza.
    Si, sei proprio un coglione, si disse detestandosi.
    Alex però aveva ripreso a baciarlo, e senza nemmeno rendersene conto si era ritrovato sopra di lei sul letto, con le mani sotto la sua maglietta, e subito la sua mente fu di nuovo libera da ogni preoccupazione. Quello non era proprio il momento giusto per pensarci. E le loro lingue si accarezzavano mentre i battiti del cuore accelleravano il ritmo, ed i respiri si facevano più affannati. Via la maglietta, via i pantaloni.
    Mikey aveva la mente libera, ora.

   
   
«Dove cavolo sei stato?» brontolò Frank sbadigliando dietro una ciotola di latte e cereali. Era seduto in cucina davanti alla televisione accesa, e Gerard stava preparando il caffè.
    Mikey scrollò le spalle e si morse il labbro inferiore, sperando con tutto sé stesso che non stesse arrossendo. Una mano era occupata da una busta piena, che emanava profumo di brioche calde, l'altra era affondata nella tasca dei pantaloni, saldamente stretta ad una scatolina ricoperta in velluto nero.
    «A prendere la colazione ad Alex...» mormorò poggiando la busta sul bancone della cucina. Aprì qualche sportello finché non trovò un vassoio. Prese un bicchiere e ci versò del succo di frutta, sistemò muffin e cornetti su un piattino, e non appena il caffè fu pronto tolse dalle mani di Gerard la tazza che si era appena preparato e mise sul vassoio anche quella. Suo fratello lo guardò con una smorfia, afferrò un'altra tazza dal lavandino e ripetè l'operazione di versarsi del caffè fumante.
    Osservò Mikey in silenzio, che guardava soddisfatto il vassoio appena preparato. Per quanto sapeva, Alex non mangiava mai tutta quella roba a colazione.
    «Oddio!» esclamò d'un tratto spalancando gli occhi «Non dirmi che è incinta anche lei!».
    Frank dovette faticare per evitare di sputar fuori latte e cereali, trattenendo una risata, mentre Mikey si irrigidì ed agitò vistosamente le mani in aria facendo segno di abbassare la voce «Che cazzo fate tutto questo casino!? No che non è incinta... spero!» disse sottovoce guardandosi intorno.
    Gerard fece un sospiro di sollievo ed andò a sedersi a tavola accanto a Frank. Entrambi osservavano Mikey combattere contro la sua tipica capacità di combinare guai, che cercava di tenere in equilibrio il vassoio con le mani mentre a passo lento si incamminava fuori dalla cucina. Si sentiva osservato e sperava di non rovesciare tutto a terra, mentre teneva d'occhio la tazza di caffè fumante il quale contenuto si smuoveva a destra e sinistra fuoriuscendo leggermente dai bordi.
    «Ehi, sei sicuro di riuscire a non rovesciare tutto sulle scale?» chiese Frank ridendo, allungando il collo verso la porta della cucina per osservare Mikey alzare gli occhi al cielo.
    Gerard sbuffò dandogli di gomito «E smettila! Sta facendo davvero una cosa carina! Voglio vedere quando mai mi porterai la colazione a letto, tu!» disse roteando gli occhi.
    Frank lo guardò col suo tipico sorriso divertito «Quando metterò incinta qualche ragazza random, ovviamente!» disse ridacchiando. Gee lo guardò e sorrise, e non riuscì a resistere alla tentazione di baciarlo.
    Frank era... beh, Frank era Frank.

    Mikey posò con delicatezza il vassoio sul letto, alla destra di Alex, e poi si sedette al suo fianco e la osservò dormire per qualche minuto.
    Tirò fuori dalla tasca quella dannata scatolina, e la mise tra il caffè e il piattino colmo di brioche. Fece un respiro profondo, mentre con una mano le carezzava i capelli. Doveva andare tutto bene. Sarebbe andato tutto bene, si disse.
    Si chinò lievemente e le stampò un bacio sulla tempia, poi sorrise di nuovo, prima di sussurrare il suo nome parlando accanto al suo orecchio. Alex fece una smorfia nel sonno, aggrottando le sopracciglia.
   
«Ehi... svegliati...» sussurrò ancora Mikey. Ma lei continuava a dormire. «Alex?» insistè lui. Sorrise a sé stesso. Probabilmente l'aveva fatta stancare particolarmente, la notte precedente.
    Scacciò poi immediatamente quel pensiero dalla testa. Che diavolo stava pensando?
    «Ehi, Alex, svegliati!» disse con tono più deciso stavolta. Tanto che lei sobbalzò di scatto, spalancando gli occhi.
Sentì un colpo contro il suo braccio e poi il rumore di mille cose che cadevano accanto al letto.
    «Che diavolo è!?» chiese ancora mezza addormentata. Mikey stava fissando il caos di caffè e succo d'arancia misto a frammenti di vetro e muffin schiantati sul pavimento sottostante.
    Alex sembrava essersi spaventata, e si mise una mano sul petto «Cazzo, Mikey! Ti pare questo il modo di svegliare una che ha avuto più traumi che altro negli ultimi mesi!?» chiese socchiudendo gli occhi cercando di calmarsi.
    Mikey sospirò, guardando la scatolina ancora chiusa, sporca e bagnata.
    «Scusa...» mormorò voltandosi verso Alex. Lei si morse un labbro e si mise in ginocchio per sporgersi dal bordo del letto. Gli mise una mano sulla spalla e guardò il danno che aveva combinato.
    «Scusami tu... mi avevi portato la colazione a letto?» domandò ovvia, guardandolo di nuovo. Gli diede un bacio sulla guancia, poi posò la fronte sulla sua spalla «E' stato un pensiero carino...» mormorò «Ovviamente io l'ho rovinato, ma giuro che è stato un pensiero carino...» aggiunse poi accennando un sorriso, quando una mano di Mikey andò ad accarezzarle la nuca, tirandola di più a sé.
    «Tranquilla... anche se non sai quanta fatica mi è costata riuscire a non inciampare per le scale con il vassoio in mano...» rise lui divertito «Vado a prendere qualcosa per ripulire, torno subito» aggiunse poi tirandosi su.
    Alex annuì sentendosi in colpa. Quando Mikey uscì dalla stanza si allungò verso l'altro lato del letto dove la sera prima aveva lanciato i suoi vestiti ed indossò la maglietta al volo, poi tornò a vedere il casino che aveva combinato, cercando di non calpestare vetri e frammenti di coccio rotti, e notò la scatolina che giaceva lì, sporca di caffè e succo di frutta. Aggrottò le sopracciglia, chinandosi per raccoglierla.

    Quando Mikey entrò in cucina fu accolto dalle risate di Frank «Ci avrei scommesso che avresti fatto cadere tutto!» disse divertito, parlando con la bocca piena di cereali.
    Mikey sorrise «E' stata Alex stavolta, io non c'entro nulla!» precisò, afferrando uno straccio ed una scopa dallo stanzino accanto al frigorifero.
    Frank fece una smorfia «Beh, Dio li fa, poi li accoppia si dice, no?» commentò ancora ridendo.
    L'altro nemmeno rispose, sorrise tra sé e tornò al piano di sopra.
Quando riaprì la porta della camera di Alex, trovò la ragazza immobile, in piedi accanto al letto, proprio dove era caduto il vassoio. Teneva in mano la scatola nera, e l'aveva aperta. Sollevò lo sguardo su Mikey, che deglutì sentendosi improvvisamente in imbarazzo.
    «Uhm... questo...» balbettò lei, porgendo un pò in avanti la scatola come per mostrarla a Mikey, che fece un respiro profondo.
    «E'... è tuo...» disse arrossendo.
    Alex fece scivolare di nuovo lo sguardo su ciò che aveva in mano. Era un anello d'oro bianco, con tre piccole pietre verdi incastonate. Alex non era un'esperta di gioielleria, ma aveva letto da qualche parte che gli smeraldi erano simboli di speranza. E che tre pietre su un anello stavano a rappresentare il passato, il presente ed il futuro. Lo guardò ancora, e deglutì «E' mio nel senso che lo hai visto ed hai pensato che stesse proprio bene sulla mia mano?» chiese a voce bassa.
    Mikey fece un impercettibile segno di no con la testa «E' tuo nel senso che stamattina il gioielliere mi ha detto che, sai, un Trilogy con degli smeraldi era l'ideale per un ragazzo giovane come me, per... insomma... per... beh, per chiederti di sposarmi...» disse avvampando.
    Alex sentì un colpo al cuore, il colpo più forte che avesse mai sentito. Non era nemmeno certa di essere ancora lì. Non riusciva a dire nulla, nè a pensare. Continuava a dondolare lo sguardo dall'anello a Mikey, da Mikey all'anello. Non riusciva nemmeno a muoversi.
    Mikey poteva sentire che i battiti del cuore stavano accellerando sempre di più, mentre la osservava in silenzio, chiedendosi cosa mai stesse pensando, perché non dicesse nulla. Poteva dire si, o no, ma lei stava in silenzio e quello era uno dei silenzi più strazianti del mondo.
    Così si fece coraggio, fece un bel respiro profondo e si avvicinò a lei. Erano uno di fronte all'altra. Nessuno dei due aveva mai pensato ad una situazione simile fino ad allora. O meglio, Mikey ci aveva pensato, ma l'aveva immaginata totalmente diversa, dove lei avrebbe dovuto essere seduta sul letto, con la colazione ancora sul vassoio e non sul suolo, e lui non avrebbe tenuto in mano una scopa ed uno straccio.
    Sorrise pensando a quanto potessero sembrare ridicoli in quel momento.
    «Ehi, ti sto chiedendo se vuoi sposarmi...» trovò il coraggio di dire, finalmente.
    Alex deglutì di nuovo, e potè notare i suoi occhi farsi lucidi mentre lo guardava.

- - -
Ok, cioè, boh, non ho parole. Mikey è la dolcezza, punto! *.*
Non mi sono mai sentita così... boh, sul serio, sono troppo emozionata per sto capitolo. Quindi spero piaccia anche a voi almeno quanto piace a me. Perché cioè... io sto sorridendo come un'ebete!!!
TANTOAMMMORE! <3

xoxo

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 - For the record... ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 21
For the record...

    Alex non aveva ancora detto nulla. Si sentiva davvero piccola, non pensava di poter rispondere così su due piedi.
Mikey la guardò e deglutì. Non era buon segno, il fatto che Alex non avesse ancora aperto bocca. Si avvicinò ancora più a lei e le posò delicatamente una mano sulla guancia
«Non dovrebbe essere così difficile...» sussurrò accennando un sorriso «Devi solo dirmi se vuoi passare il resto della tua vita con me. Se sei pronta ad affrontare al mio fianco ogni cosa, fino alla fine».
    Alex fece un respiro profondo. Certo, quello era ciò che si augurava in realtà, passare il resto della sua vita con Mikey. Però era complicato ora, e non riusciva nemmeno a capirne il motivo.
    Aveva mille pensieri per la testa. Le sembrava davvero troppo presto, innanzitutto. E poi Mikey l'aveva davvero sorpresa con quella proposta. Non se l'aspettava, decisamente.
    Guardò Mikey, poi l'anello, e poi ancora Mikey «Io... non lo so...» mormorò arrossendo.
    Lui si morse il labbro osservandola per qualche istante, poi le prese la mano e la fece accomodare sul letto. Si sedette accanto a lei, continuando a tenerle la mano. Era arrivato il momento di raccontarle in che casino si era ritrovato, e di spiegarle perché voleva sposarla.
    Socchiuse gli occhi per un attimo, raccogliendo ogni briciola di coraggio dentro di sé, poi riuscì a parlare «Devo dirti una cosa, ok?» fece. Lei annuì lievemente. Così lui continuò «E' successa una cosa. Una cosa che mi ha davvero stravolto. E so che è una cosa che stravolgerà anche te, nonostante non sia ciò che voglio. Quindi ti premetto che risolverò ogni cosa, e che mi sento davvero stupido, e mi dispiace tantissimo.» disse.
    Alex ora lo guardava perplessa e preoccupata. Ma Mikey non le diede il tempo di dire nulla. Doveva parlare lui, spiegare ogni cosa e sperare che lei volesse comprendere e perdonare. O qualsiasi altra cosa.
    «Allora... ok, sai quella volta in cui ci siamo tipo lasciati?» le domandò senza bisogno di risposta «Quando io andai da Alicia e tutto il resto...».
    L'espressione di Alex ora sembrava più che altro arrabbiata e triste. Sentirne parlare era una vera e propria pugnalata, e strinse le mani in dei pugni mentre si sentiva infastidita al solo ricordo di quei giorni. Sentiva il respiro farsi più pesante mentre il cuore cominciava a far male.
    Mikey sospirò. Era dannatamente difficile, ma doveva farlo. «Alicia è incinta.» disse secco, con tutto il coraggio che era riuscito a trovare. Senza nemmeno riuscire a guardarla negli occhi. Volse lo sguardo al suolo, mentre Alex continuava a stare in silenzio.
    Lei non credeva nemmeno di avere qualcosa da dire. Poteva sentire un fastidio alla gola, un nodo che stringeva facendole mancare l'aria, mentre pesanti ed amare lacrime lottavano per uscire fuori, mentre lei non si era resa conto, ma si rifiutava di piangere.
    Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Provò finalmente a dire qualcosa, ma nel momento stesso in cui schiuse le labbra per pronunciare qualcosa, sentì ancora di più la necessità di scoppiare in lacrime. Di disperarsi o prendere a calci qualcuno.
    Mikey non ce la faceva a vederla così. Si sentì davvero in colpa, quando trovò la forza di guardarla di nuovo negli occhi «Mi dispiace...» mormorò a voce bassa.
    Alex respirò, poi riaprì gli occhi e deglutì «Mikey io non... non capisco... mi hai appena chiesto di sposarti e...» ora non riuscì ad essere più forte, e lasciò che finalmente due pesanti lacrime le rigassero le guance. Non riuscì nemmeno a completare la frase.
    Si sentiva stupida, ferita ed umiliata. E non riusciva a capire dove volesse arrivare Mikey.
    Era un pugno dritto allo stomaco. Aveva faticato tantissimo per riuscire a non pensare più a tutto quello che era successo, per rimuovere dalle sue giornate l'amaro ricordo di quanto aveva sofferto, per poter finalmente pensare solo al meglio. E poi ecco Mikey che le stravolgeva l'esistenza. Che prendeva tutti i suoi sforzi e li buttava nel cesso.
    Mikey che in qualche modo era ancora legato ad Alicia, quando per Alex era stato così difficile superare il tradimento, riuscendo a convincersi che fosse solo un brutto ricordo del quale nessuno avrebbe più dovuto parlare.
    Lui le mise una mano sulla spalla, ed Alex avrebbe voluto scansarlo o dirgli di lasciarla sola, ma non aveva la forza di fare nulla. Era lì immobile con gli occhi offuscati dalle lacrime.
    «Alex, ti prego...» sospirò Mikey «Alicia non terrà quel bambino, e quando sarà tutto risolto sarà solo un brutto ricordo, ok?» spiegò.
    Lei non disse nulla.
    «...ti supplico, dimmi solo che vuoi passare il resto della tua vita con me, ed io farò il possibile per renderti felice.» aggiunse.
    Alex fece una smorfia asciugandosi finalmente le lacrime. Deglutì e fece un respiro profondo «Mikey, se l'inizio è questo le aspettative non sono delle migliori...» disse richiudendo la scatolina in cui c'era l'anello. Gliela porse e si alzò dal letto.
    Ora era lui a non sapere cosa dire. Come poteva biasimarla d'altronde? La osservò indossare in fretta un paio di jeans e delle scarpe.
    «Dove vai ora?» riuscì a chiederle.
    Alex scrollò le spalle «Di certo non a farmi mettere incinta dal primo che capita...» mormorò, rendendosi subito conto di quanto fosse fuori luogo quella battuta, perché a lei fece male pronunciarla, e Mikey sembrò fare una smorfia offesa.
    Così lui si alzò dal letto e mentre lei fece per uscire dalla stanza le sbarrò la strada mettendosi di fronte alla porta «Aspetta! Hai tutto il diritto di essere arrabbiata e di aver bisogno di pensare, ok? Però questo prendilo...» le disse porgendole di nuovo l'anello «...e qualsiasi riflessione tu farai, ricordati che le mie intenzioni sono di amarti ed essere al tuo fianco per tutto il resto della nostra vita» aggiunse con tutta la convinzione che poté.
    Alex annuì piano, mentre Mikey le metteva la scatolina di nuovo nelle mani. La prese e la infilò nella tasca del pantaloni, poi appena Mikey si spostò scese al piano di sotto ed uscì a passo svelto di casa, passando davanti alla cucina senza nemmeno salutare Frank e Gerard.

    Gerard e Frank guardavano Mikey senza dire una parola. Lui gli aveva appena raccontato tutto, ed entrambi non sapevano come confortarlo. Infondo Alex aveva tutte le buone ragioni per essere confusa o incazzata o qualsiasi cosa fosse.
   
«Beh, vedi, se tu fossi stato gay non avresti di questi problemi. Non avresti potuto sposarti a priori e nessun uomo sarebbe rimasto incinto...» commentò ridacchiando Frank dopo un pò.
    Gerard gli lanciò un'occhiataccia mentre Mikey lo guardò con un sopracciglio sollevato.
    «Come pensi che battute del genere possano essere utili al momento?» chiese Gee sospirando.
    Frank scrollò le spalle «Non lo penso, infatti. Era così per dire. Per riderci sopra insomma. Infondo tuo fratello trasforma ogni ritorno a Belleville in una tragedia!» disse trattenendo una risata.
    In quel momento stesso qualcuno bussò alla porta. I tre si guardarono. Mikey non aveva alcuna intenzione di alzarsi, né di parlare con nessuno. Gerard lanciò un'occhiata a Frank come per dire che doveva star vicino a suo fratello, così Frank dovette alzarsi sbuffando.
    Quando aprì, si trovò davanti un ragazzo con occhi blu e barbetta incolta, con uno zaino sulle spalle ed una valigia al fianco, e le mani occupate da alcuni biglietti.
     «Salve...» disse Frank scrutandolo.
    Il ragazzo sorrise e si guardò intorno «Vive qui una certa Alexis Barone?» chiese.
    «Uhm, si... chi sei tu?» domandò Frank curioso.
    Il tizio si liberò la mano destra dai fogli e i biglietti che teneva e la porse a Frank «Piacere, mi chiamo Brian Schechter, lavoro per la Reprise e sto provando a contattare una certa Alexis Barone da almeno tre giorni, senza successo.» spiegò alzando gli occhi al cielo.
    Frank era rimasto quasi paralizzato. Reprise? Lui non ne sapeva molto, ma sapeva che la Reprise era una casa discografica o qualcosa del genere. Sollevò un sopracciglio e scrutò il tipo ancora più intensamente «Reprise?» chiese.
    Brian annuì e frugò nello zaino che aveva sulle spalle «Esatto, Reprise...» disse «Sono qui per parlare di...» cercò in un paio di tasche esterne e poi sorrise tirando fuori un cd. Frank lo riconobbe immadiatamente, era il loro disco. Impallidì mentre nella sua testa mille opzioni stavano prendendo forma. Se quel tizio era lì per quel disco, era lì per loro. Se quel tizio lavorava per la Reprise, ed era lì per loro, forse voleva fargli qualche proposta. Non riuscì a fare a meno di sorridere come un idiota facendosi da parte per far accomodare dentro il tipo «Alex al momento non c'è, ma può benissimo parlare con noi...» disse cordiale facendolo accomodare di fronte a Gerard e Mikey che lo guardavano incuriositi «Sa, noi siamo ben tre quinti dei My Chemical Romance e gli altri due non ci metteranno troppo ad arrivare se c'è bisogno...» disse ancora Frank.
    Brian sorrise mettendosi seduto. Guardò Gerard e Mikey, come se li stesse studiando.
    «Scommetto che voi due siete i fratelli Way, quindi...» disse parlando ad entrambi.
    «Si...» mugugnò Gerard sollevando un sopracciglio «E lei sarebbe?».
    Frank spalancò gli occhi «Gerard sii cordiale, insomma! Questo tizio lavora per la Reprise ed è qui per... beh, per noi suppongo!» fece sperando di non aver detto qualche cavolata. Brian infatti annuì sorridendo, mise il cd che aveva in mano sul tavolo e ci poggiò sopra una busta da lettere chiusa, con sopra scritto a penna l'indirizzo del mittente, ovvero Alex.
    A Frank venne d'istinto allungare una mano per afferrarla e leggere un pò che c'era scritto, ma Brian lo fermò prontamente bloccandogli il polso quando le sue dita sfiorarono la carta «Questa è privata, scusa.» disse serio ma cercando comunque di sorridere. Prese lui la lettera tra le mani e poi chiese a Frank qualcosa da bere. Mikey continuava a guardare la scena confuso.
    «Allora, ragazzi, ho ascoltato molto attentamente il vostro disco. Un pò perché ho sentito parlare di voi più volte, un pò perché con tutto quello che c'è scritto qui-» fece alzando un pò la lettera che aveva in mano «era il minimo che potessi fare. Sono stato quasi supplicato ad ascoltarlo, quindi...» commentò ridendo tra sé.
    Gerard lo guardava con un sopracciglio sollevato ed aria scettica «Quindi?».
    «Quindi, la signorina Barone ha scritto cinque pagine piene di buoni motivi per i quali secondo lei voi meritiate ben più visibilità di quella che avete ora.» disse sospirando «Anzi, per dirla tutta, lei ha parlato di tour europei, canali musicali internazionali, un sacco di buoni propositi che con l'etichetta per la quale lavorate ora, purtroppo, non potrete mai realizzare...» spiegò.
    Gee fece una smorfia «Non li sottovaluterei...» mormorò in difesa dei suoi collaboratori.
    Brian rise «Non li sto assolutamente sottovalutando. Sto solo dicendo come stanno le cose. Loro sono una casa discografica indipendente, hanno poche risorse e la voglia di arrivare ovunque non basta, se non ci sono i mezzi per farlo. Noi abbiamo tutto ciò di cui avete bisogno...» spiegò.
    Frank lo guardò divertito «Sembri un venditore porta a porta di elettrodomestici per casalinghe frustrate...» disse ridacchiando.
    Anche Mikey rise lievemente.
    «Quindi è qui per ingaggiarci?» chiese sospirando Gerard.
    Brian annuì «Esattamente. I dirigenti della Reprise hanno apprezzato tantissimo il vostro disco, nonostante la qualità delle registrazioni non sia ottimale, ed abbiamo letto in giro di voi, il vostro pubblico si sta espandendo ed abbiamo grandi progetti. Ed abbiamo parlato con i vostri produttori. Sono anche loro dell'idea che meritiate di più... Quindi, possiamo stringere un accordo.» disse entusiasta.
    I tre si guardarono, poi Gerard annuì «Ok. Fantastico. Dobbiamo solo parlarne con gli altri ragazzi.» disse, prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans e lasciando la stanza.

    Quando Jamia vide arrivare Alex in ospedale cominciò a sentirsi nervosa. Sopratutto quando notò gli occhi arrossati dal pianto e l'aria triste.
    Aveva appena parlato con Donna Way e sentito Alicia al telefono, consigliandole cliniche specializzate e roba simile.
   
«Ehi...» la salutò con un lieve sorriso.
    Alex sospirò «Jamia, ti prego, dammi qualche pillola, qualsiasi cosa che mi faccia sentire meglio!» esclamò Alex sembrando disperata «Ti supplico, qualcosa che mi faccia vedere tutto rosa! Con conigli che saltellano qua e là, fiori profumati e uccellini che cantano gioiosi!».
    Jamia sollevò un sopracciglio sorridendo «Alex, non abbiamo allucinogeni in ospedale. Al massimo puoi provare dietro qualche angolo delle zone più malfamate di Belleville!» disse divertita.
L'altra fece una smorfia «Scommetto che sai già tutto, vero? Di Alicia che è incinta e che vuole abortire! Mi ci gioco qualsiasi cosa che Mikey o Gerard o chiunque altro è venuto a chiederti consiglio...» disse sospirando.
    Lei annuì dispiaciuta «Si... ma si risolverà tutto, ok? Alicia non ha intenzione di tenere quel bambino, purtroppo...» mugugnò Jamia mordendosi la lingua a quel "purtroppo" appena pronunciato.
    «Sai che Mikey mi ha appena chiesto di sposarlo?» se ne uscì Alex dopo un attimo di silenzio, mentre Jamia controllava la cartella clinica di un paziente appena ricoverato.
    Alzò immediatamente gli occhi dai fogli che teneva in mano, con aria sorpresa «Wow! Davvero!?» esclamò «Sono contentissima!». Poi placò l'entusiasmo quando notò l'aria poco eccitata di Alex.
    «Non sei contenta?» chiese confusa.
    Lei scrollò le spalle «Mi ha chiesto di sposarlo, e poi mi ha detto di Alicia e beh, no, non credo davvero di essere contenta...» mormorò.
    «Beh... in effetti...» mugugnò Jamia con una smorfia «Ma se può consolarti, pensa che Donna Way mi ha detto che Mikey non ha alcuna intenzione di stare con Alicia o di diventare papà, e che per Alicia è lo stesso. Tutti vogliono solo mettere fine a questa storia. Il fatto che Mikey ti abbia chiesto di sposarlo è solo una cosa di cui gioire, non trovi? Insomma, ti sta chiedendo di passare al suo fianco il resto della sua vita. Promettendoti di esserti sempre fedele, di sostenerti ed aiutarti ogni volta che ne avrai bisogno. Di essere completamente tuo fin quando sarete in vita, ed anche dopo. Forse lo ha fatto proprio per dimostrarti che è dispiaciuto della cazzata che ha combinato, e che è con te che vuole stare, non con Alicia...» commentò Jamia sorridendo sognante.
    Alex non rispose, rimase lì a riflettere su quello che Jamia aveva appena detto, cercando di vedere la situazione sotto un altro punto di vista.
    «Forse hai ragione...» mormorò dopo un pò «...vabbè... qualche pillola allucinogena quindi?» chiese ridacchiando.
Quando andò via dall'ospedale camminò per un paio d'ore per le strade di Belleville, pensando a tutto quello che stava succedendo.
    Ad Alicia incinta, a Mikey che le aveva chiesto di sposarla, alla band che aveva messo su con Ian ed Ann, alla scuola che stava per finire, al Cafè che occupava gran parte delle sue giornate. Ai My Chemical Romance che erano sempre in tour. Com'era essere sposati con uno che era presente solo un paio di volte al mese, se tutto andava bene? Provò ad immaginare lei, per il resto della sua vita, chiusa in casa ad attendere una telefonata di Mikey dall'altra parte del paese, o del mondo. Invecchiare accanto ad un telefono. Non era un'immagine tanto allegra.
    Si sarebbe sentita così sola per il resto della vita.
    Però poi c'era anche la parte in cui immaginava l'emozione di vedere Mikey tornare a casa dopo un lungo viaggio. Stare di nuovo con lui dopo tutto quel tempo. Dopotutto c'era qualcosa di romantico in tutta quella situazione. La lontananza rendeva sempre più incantevole ogni ritorno a casa. Tranne quando poi Mikey se ne usciva con cose tipo baciare ed andare a letto con un'altra o confessare che l'altra sia incinta, ma quello non sarebbe successo più, si disse Alex incamminandosi di nuovo verso casa.
    Sentì il cellulare squillare e sorrise al display. Era Ann. «Pronto?» rispose.
    «Ehi, Alex, io ed Ian stavamo pensando che magari stasera potremmo tipo, uscire tutti insieme, roba del genere... ehm...» disse con tono imbarazzato.
    «Non lo so, per me va bene, dopo ti faccio sapere. Per il momento ho bisogno di un consiglio urgentissimo...» rispose Alex.
    «Ok, spara!»
    Fece un respiro profondo e pensò a come porre la questione. Poi sospirò «Ok, dimmi solo "si" o "no"...» disse infine.
    «Ehm... in che senso? Riguardo cosa?» chiese Ann confusa.
    «Non importa, dimmi solo se è si o se è no...» insisté Alex.
Ann rimase in silenzio per un pò, poi sbuffò «Ma non ha senso, non posso dirti si o no se non so nemmeno di cosa stiamo parlando...» si lamentò.
    Alex sorrise «Tranquilla, non è nulla che riguarda te, quindi non rischi niente... Si o no?» chiese ancora.
    «Mmmh... si, credo. Ok, si. Assolutamente si. Anche se non so di cosa si tratta, direi che si va bene. Mi sento molto si oggi. Bisogna essere positivi e si è positivo, quindi si.» disse d'un fiato.
    «Perfetto, ti ringrazio. Ti chiamo dopo, ora devo andare a dire di si a Mikey che stamattina mi ha chiesto di sposarlo! Ci sentiamo dopo!» fece Alex affrettando il passo verso casa.
    Ann sgranò gli occhi e si tirò su a sedere sul letto «Aspetta aspetta come!?-» ma Alex aveva già chiuso la chiamata. Non era certa di aver capito bene, ma le pareva di aver compreso che lei aveva appena deciso per Alex. Riguardo una delle cose più importanti della vita: un matrimonio.
    E come diavolo era venuto in mente ad Alex di prendere una decisione tanto importante in modo così poco serio!?
   

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Boh. Ma proprio boh.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 - This band will CHANGE your life, in order to make it BEAUTIFUL ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 22
This band will CHANGE your life, in order to make it BEAUTIFUL
 

    Alex tornò a casa più convinta, ora. Pensava che Jamia aveva ragione. Infondo Mikey aveva chiesto a lei di sposarlo. Questo era ciò che contava. Quando entrò in casa trovò i ragazzi seduti nel salotto insieme a quello che, poteva riconoscerlo immediatamente, era il tizio al quale aveva mandato più o meno trenta lettere e copie del primo disco dei My Chemical Romance supplicandolo di ascoltarli ed informarsi su quanto spaccassero.
    Era proprio lui, seduto davanti a loro, con un mucchio di fogli tra le mani ed un grande sorriso sul volto.
   
«Ehi!» disse sorridendo «Sei quello della Reprise, vero? Sei proprio tu! State firmando qualche contratto?» disse entusiasta raggiungendoli.
    I ragazzi, compreso Gerard che inizialmente era titubante al riguardo, ora sembravano molto più rilassati. Ray era incredibilmente eccitato all'idea di scrivere un nuovo disco per una casa discografica molto più nota di quella indipendente per la quale stavano lavorando attualmente, e quel tipo aveva grandi progetti e grandi conoscenze, e sembrava tutto molto più professionale in effetti.
    «Tu devi essere la mia stalker, dunque...» commentò Brian porgendo la mano ad Alex, che la strinse con forza annuendo «Assolutamente si, sono proprio io! Vedo che alla fine darti il tormento è servito a qualcosa!» disse contenta.
    «Esattamente. Ho ascoltato questo disco un milione di volte, e mi sono emozionato ogni volta. So che questi ragazzi hanno davanti a loro un percorso denso di successo, e lo sanno anche i miei superiori. Quindi stavamo parlando degli accordi...» disse, tornando poi a guardare i ragazzi, che lo ascoltavano con attenzione «Dunque, anche se so che mi direte che i soldi per voi non contano nulla, con la nostra etichetta guadagnerete molto di più di ciò che guadagnate ora. La nostra casa discografica vi fornirà uno staff d'eccellenza, che lavorerà per voi giorno e notte. Avrete tutto ciò di cui sentirete il bisogno. Le attrezzature nei nostri studi sono all'avanguardia, e le registrazioni saranno decisamente migliori del vostro attuale disco. E la pubblicità, beh, i nostri promoter sanno davvero fare il loro lavoro. Lavoriamo a contatto con le migliori agenzie pubblicitarie del mondo, abbiamo un sacco di sponsor noti, e diventerete delle vere rock star.» continuò a spiegare, davanti all'aria sognante dei ragazzi che immaginavano la nuova vita.
    Era eccitante, ed Alex sembrava aver dimenticato per un attimo cosa doveva dire a Mikey. Per il momento non importava davvero.
    «E gli aspetti negativi della cosa? Devono esserci degli aspetti negativi...» mormorò Gerard pensoso.
Tutti gli puntarono gli occhi addosso. Stavano parlando di successo mondiale e milioni di copie da vendere e concerti in Europa e visibilità assicurata. Quali erano gli aspetti negativi?
    Brian si morse il labbro, e fece una smorfia, poi sospirò «Beh, le regole sono ovunque...» disse, mentre un filo di delusione attraversava i volti dei suoi interlocutori «...niente di troppo grave. Ma dovremmo giocare molto. Ad esempio, voi due...» disse poi indicando Gerard e Frank. I due si scambiarono uno sguardo «Noi cosa?» domandò Gerard curioso.
    «Beh, ho visto in giro che avete comportamenti altamente erotici sul palco, che vi baciate e fate tutte queste cose che fanno impazzire il pubblico. E c'è già una massa di fan che scrivono fan fiction Frerard sul fanbase al riguardo...» spiegò sorridendo malizioso.
    Frank arrossì vistosamente «Fanfiction Frerard?» chiese imbarazzato.
    Brian scrollò le spalle «Si, storie di voi due che fate roba, che vi amate, stronzate simili che non hanno senso...».
    «Ma è da pervertiti!» commentò Mikey disgustato.
    Ray rise scuotendo la testa «Abbiamo dei fan creativi, che vuoi di più?» disse.
    «Ehm... ok, dunque?» chiese Gerard puntando lo sguardo su Brian, che riprese a parlare «Beh, dunque sarebbe ottimo se continuaste a farlo, ma senza sapete, dichiarare a tutti che state insieme... dovremmo giocare su questa cosa... i fan moriranno di curiosità e la cosa porterà ancora più attenzione su di voi...» disse.
    Gerard sollevò un sopracciglio «Io voglio che la gente mi ascolti, se volevo un gruppo di pervertiti eccitati avrei fatto l'attore porno...» commentò facendo scoppiare una risata generale.
    «La gente vi ascolterà, ma voi dovrete trovare dei compromessi... ai ragazzini piace sognare e fantasticare, tutto qui.» disse.
    «Ok, prossima regola?» domandò Ray.
    Brian sospirò «Avete delle ragazze, fidanzate, qualsiasi altra cosa?» domandò guardando lui, Mikey e Bob.
    Mikey lanciò un'occhiata imbarazzata ad Alex ed alzò la mano come se stesse a scuola «Ehm... io, credo...» rispose arrossendo.
    «Perfetto. Da oggi sarai ufficialmente single.» disse Brian deciso.
    Alex si sporse di lato per guardarlo in faccia e fece un sorriso imbarazzato «Ehm... scusa?» fece agitando una mano «Cioè, quindi io ti ho fatto tutto sto stalking per... per sentirmi dire che da oggi in poi non dovrò più esistere ufficialmente? Proprio oggi, poi? E' uno scherzo, vero? No, perché Mikey mi ha chiesto di sposarlo tipo, boh, qualche ora fa... insomma, stai scherzando, non è vero?» fece nervosa.
    «Oh, quindi tu sei la ragazza di Mikey. Perfetto, sembri abbastanza sveglia da capire che è per il bene della band. Alle ragazzine non piacciono i musicisti fidanzati, ed è meglio anche per te, alle ragazzine non piacciono le fidanzate dei musicisti...» disse ridacchiando.
    Gerard lo fulminò con lo sguardo «E a noi non piacciono le ragazzine...» disse all'unisono con Alex.
    «...A noi si invece, perché le ragazzine tortureranno i loro genitori per avere ogni singolo merchandise che vi riguardi, ogni rivista che parla di voi, scriveranno i vostri nomi sui loro zaini di scuola e indosseranno le vostre magliette ogni santo giorno.» disse serio «E comunque non è che non dovete stare insieme. E' che non dovete stare insieme in pubblico...».
    «Beh, visto quanta fama hai nominato dubito che avremmo più un minuto in cui non saremo in pubblico...» sospirò Mikey. Alex lo guardò e forzò un sorriso. Ok, le andava bene. Se era per il bene della band, andava bene ogni cosa.
    «Fantastico. Ci incontreremo a notte fonda nei parcheggi dei supermercati di Belleville...» disse rassegnata.
    Brian le lanciò un'occhiata sorpresa e divertita «Belleville?» chiese ridendo «Oh, quale Belleville? Dovranno trasferirsi a Los Angeles, per registrare il prossimo disco!» spiegò.
    Tutti si guardarono con aria mista tra eccitazione e paura. Stava succedendo davvero. Quel tizio sembrava davvero intenzionato a portarli con se... a Los Angeles! Dall'altra parte degli Stati Uniti!
    «Woah... Los Angeles? Quella Los Angeles?» chiese Alex sorpresa.
    Brian annuì «Proprio quella.» disse.
    «Wow. E cioè... Los Angeles è lontanissima da qui...» mormorò sentendosi già nostalgica. Sapeva che lei non era inclusa nel pacchetto "My Chemical Romance + Major" quindi si sentiva già triste all'idea di vederli andare a vivere così lontano.
    Brian continuò a parlare, a raccontare idee ed esperienze con altre band, a dire regole e cose simili, e i ragazzi lo ascoltavano affascinati da quell'idea di firmare un contratto con una casa discografica così professionale e conosciuta.

    Parlarono così tanto che non si erano nemmeno resi conto che era ora di cena, e che per l'ennesima volta qualcuno doveva uscire a comprare da mangiare.
    Quando Mikey e Ray andarono al ristorante più vicino, Brian prese Alex da parte e la trascinò in giardino con la scusa di fumare una sigaretta.
    «Senti Alex, non ho idea di come stiate messi tu e Mikey, ma con tutte le lettere che mi hai mandato supplicandomi di far firmare un contratto al gruppo, so per certo che tieni tantissimo alla band...» iniziò a parlare Brian, dopo aver acceso una Marlboro.
    Alex lo guardava in silenzio, aspettando che continuasse.
    «...quindi, nonostante possa sembrare una cosa totalmente folle o impossibile da accettare o come vuoi tu, ma se vuoi davvero che i ragazzi sfondino nel mondo della musica, dovrete stare alle regole del gioco. Dovranno trasferirsi a Los Angeles, dovrai vivere nell'ombra. Ma lo meritano davvero, e ne varrà la pena.» continuò lui guardandola serio.
    Lei era pensosa, si morse il labbro guardandosi le scarpe. Brian aveva ragione. Assolutamente ragione.
    «...finirà tutto, però...» mormorò, rendendosi poi conto che stava pensando ad alta voce. Brian fece un respiro profondo «Si affrontano anche momenti del genere...» disse fiducioso.
    Alex si sentiva dannatamente triste. Poteva scoppiare a piangere da un momento all'altro. Perché era sicura che non ce l'avrebbe fatta. Assolutamente mai. Perché era già difficile così, e con la Reprise le cose si sarebbero solo complicate ulteriormente, e non era certa di essere in grado di affrontare il problema con tanta facilità. Pensava piuttosto che sarebbe crollata presto, anche troppo presto.
    «Mi aveva chiesto di sposarlo... stamattina...» disse ancora Alex, ritrovandosi a provare ancora una volta un vortice di emozioni che spaziavano dalla gioia alla paura.
    «Purtroppo ci sono dei problemi che ci ostacolano il cammino. Ma noi possiamo arrenderci e cercare la via più semplice, o lottare ed ottenere il meglio che la vita ha da offrirci.».
    Lei annuì. A lei la vita non sembrava voler offrire poi molto, in realtà, ma sapeva che per Mikey, Frank e Gerard e tutti gli altri, beh, quella era un'opportunità d'oro, e non avrebbero dovuta sprecarla.
    Sapeva che Brian le stava semplicemente chiedendo di non complicare le cose con Mikey, di fingersi contenta del trasferimento a Los Angeles, di stare tranquilla.
    A lei sembrava dannatamente impossibile, ma doveva farlo. Era il minimo che poteva fare per ricambiare tutto l'aiuto che i ragazzi le avevano offerto quando lei ne aveva avuto bisogno.
    Doveva farlo e basta.
    Deglutì per scacciar via quel nodo alla gola, il tipico bruciore che accompagnava il pianto.
    Avrebbe detto a Mikey che lo avrebbe sposato, a patto che lui partisse per L.A. con la band, giocasse secondo le regole della casa discografica, e che spaccasse il culo al mondo.
    Doveva solo pazientare, e poi un giorno, prima o poi, la loro relazione avrebbe potuto prendere una piega decente, avrebbero potuto uscire allo scoperto e finalmente sposarsi.
    Sarebbe andato tutto bene, si disse, anche se non riusciva ad esserne del tutto sicura.

    Frank sorrise a Gerard, che lo guardava seduto sulla poltrona «Non sei...elettrizzato!?» chiese pieno di entusiasmo.
    L'altro sembrava pensieroso, nonostante ora dopo tutto quel parlare fosse meno scettico riguardo tutta la questione di cambiare casa discografica e tutto il resto. Ed in parte, gli piaceva anche l'idea di raggiungere l'intero pianeta, di cantare per tutto il mondo, di arrivare al cuore di persone che abitavano nei posti più lontani.
    E in un certo senso, si sentiva anche lievemente stuzzicato dall'idea del "fan service" con Frank. Immaginava di far impazzire le folle baciando Frank sul palco e poi magari dicendo che erano solo amici, facendo chiedere a tutti se fosse solo una messa in scena o amore vero.
    Gli piaceva l'idea del "nascondersi" un pò, nonostante si distanziasse totalmente dal suo voler vivere allo scoperto la sua storia con Frank, c'era dell'affascinante nella questione, era un pò come giocare a nascondino, era un vedo-non-vedo, sarebbe stato tutto più eccitante, in un certo senso.
    Sorrise, finalmente, guardando Frank «Ok, credo di volerlo fare!» ammise annuendo. Si sporse verso Frank e gli stampò un bacio sulle labbra. Quando l'altro aprì la bocca leggermente per accarezzargli le labbra con la lingua, Gerard si allontanò di qualche centimetro e lo guardò con aria maliziosa «Scherzi? Dobbiamo stare attenti a non farci beccare, ora...» sussurrò, lasciando Frank con l'amaro in bocca.

    Fu una lunga serata, piena di progetti e racconti ed idee e sogni che improvvisamente sembravano più tangibili. C'erano le parti meno convincenti, c'era il dover lasciare casa una volta per tutte, ma Brian aveva assicurato che ne sarebbe valsa la pena, che i ragazzi avrebbero avuto ciò che meritavano, la loro rivincita, la loro vendetta su tutti quelli che non avevano mai creduto in loro. Avrebbero avuto materiali e possibilità di gran lunga superiori a ciò a cui erano abituati, avevano tutta la libertà creativa che volevano, ed avevano uno staff pronto a sostenerli e supportarli giorno e notte.
    Avevano il loro momento d'oro, era porprio lì ad attenderli, e tutti erano incredibilmente eccitati all'idea.
    Quando Brian lasciò la casa, per tornarsene nella sua stanza d'albergo, tutti andarono dai loro famigliari a raccontargli cosa stava succedendo.
    Alex pensò che quello era il momento giusto per parlare con Mikey.
    Rimasero soli, seduti nel salotto, uno di fronte all'altra.
    Mikey era visibilmente nervoso ed imbarazzato. Alex non gli aveva ancora dato una risposta, e non gli aveva ancora detto nulla riguardo il fatto che Alicia fosse incinta e tutto il resto.
   
«E' bellissimo, non è vero? Sta succedendo sul serio...» disse Alex sorridendogli.
    Lui annuì con poco entusiasmo «Si, credo di si...» mormorò.
    «Dovresti fare i salti di gioia. E' il vostro momento, Mikey. E' il momento di prendervi tutto ciò che vi spetta...» disse ancora, avvicinandosi a lui.
    «Non mi hai ancora dato una risposta...» le fece notare, cambiando totalmente discorso. Alex fece un respiro profondo. Ripensò a Brian che le assicurava che tutto sarebbe andato per il meglio. Ripensò a quanto era bello avere Mikey accanto. Ripensò alla loro prima volta, al primo "ti amo" pronunciato, alle lacrime di gioia al suo risveglio dal coma, alla sensazione di sentirsi a casa solo quando c'erano loro.
    Pensò che le sarebbe mancato, che le sarebbero mancati tutti, che sarebbe stata una vera tortura, uno strazio indescrivibile. Pensò che voleva piangere e stringerlo a sé il più possibile ora, prima che fosse stato troppo tardi.
    Si avvicinò a lui e gli prese le mani, guardandolo negli occhi. Era lo sguardo più triste e confuso del mondo. Lo sguardo più bello e dolce.
    «Credo di voler passare con te il resto della mia vita. Credo di voler essere tua per sempre...» pronunciò a voce bassa.
    Mikey deglutì, mentre il cuore stava per uscirgli dal petto «...se mi chiedi di non andarmene, non me ne andrò.» disse in un sussurro.
    Alex scosse la testa «Devi andare, Mikey. Siamo forti abbastanza per affrontare tutto questo.» disse mentre una lacrima le rigava il volto.
    Mikey l'asciugò col dorso della mano, prima di baciarle le labbra tremanti.
    Alex ricambiò il bacio, mentre un vortice di pensieri le faceva girare la testa.
    Pensò che non avrebbe voluto lasciarlo per nulla al mondo. Pensò che l'idea di perderlo era una vera tortura. Pensò che insieme a lui, insieme a loro, aveva vissuto i momenti più belli ed emozionanti di tutta la sua vita. Pensò che se avesse potuto sarebbe tornata indietro nel tempo per rivivere tutta la loro storia, senza modificarne nulla, perché andava bene così, con tutte quelle imperfezioni, con tutte quelle lacrime e quelle risate, tutti quei sorrisi e quegli abbracci, e i litigi e le mani intrecciate e i brividi.
    Pensò questo e tante altre cose. Pensò che quello era solo l'inizio della loro fine, ma che Mikey avrebbe avuto di che gioire, di lì a poco tempo dopo, perché sapeva che i My Chemical Romance sarebbero diventati grandi. La band più grande del mondo. La band più vera, e sincera. La band che non era solo una band, ma una famiglia.
    La band che ti avrebbe salvato la vita.
    La band che avrebbe cambiato la tua vita, per renderla più bella.

- - -

Ok, il motivo per il quale sto piangendo è perché questo è esattamente l'ultimo capitolo di questa Fan Fiction.
Avrei portato avanti questa storia fino alla morte. Avevo un mucchio di idee, di cose da far accadere, di fantasie da trasformare in storia.
    Ma questo è l'ultimo capitolo perché sento il bisogno di smetterla qui. E non so bene il perché.
So di avere un incredibile bisogno di scrivere, lo so perché quando non scrivo sto male.
So che avrei potuto semplicemente prendere una pausa, e l'idea iniziale era quella. Ma poi come ho già detto più volte, quello che scrivo viene da sé, e questo è ciò che è venuto. La fine.
Sto piangendo perché sono una stupida, e perché mi mancherà questa storia, e questi personaggi.
Ho passato interi giorni a pensare a loro, a come avrebbero reagito se fosse successo questo o quello, rendendomi conto che loro avevano vita propria, per quanto assurdo possa sembrare.
Quindi così è.

Con questo, voglio ringraziare TUTTE le persone che hanno letto, commentato, apprezzato, criticato, amato ed odiato questa fan fiction e questi personaggi.
Voglio ringraziare sopratutto *si sente molto stile premiazione degli Oscar*:
Gigia per tutto l'appoggio ed il supporto morale che mi ha dato SEMPRE. Per essere sempre così dannatamente dolce nei miei confronti, per avermi sempre incitata a continuare, per avermi sempre apprezzata da morire e per avermi sempre dato tanto amore e cuoricini.
Vale per... beh, per tutto, davvero. Per le chiacchierate via sms ed mp, per gli sfoghi e le risate, perché è una persona dannatamente bella, è matura e sensibile, fragile quanto forte ed è ciò che è, incredibilmente fantastica anche se ha "paura" della solitudine, della mancanza di abbracci, e perché sopporta tutte le responsabilità che non dovrebbe avere davvero. Perché mi ritrovo in lei e mi ricorda me. E perché vorrei abbracciarla ogni volta, se potessi.
Ann perché è... ok, scusa Ann ma non ho parole per descriverti. Sei tutto, non lo so, quindi Ann perché è Ann, perché mi fa sorridere ogni suo squillo, perché è la mia psicologa personale, la mia metà, perché siamo unite dal destino, perché sa farmi ridere o farmi stare tranquilla in DU MINUTI. Perché è la mia SistaYo!

A tutte le altre, ora la smetto perché mi pare una lettera d'addio o che ne so io, e insomma, anche no.
Grazie a tutte, per il supporto ed il sostegno. Per i complimenti e i consigli. Grazie per tutto.
Grazie alla FamiLia. Alle Fucking Killjoys, le fottute guastafeste migliori del mondo.

E ok, ci sta, Grazie ai My Chemical Romance che hanno cambiato la mia vita, rendendola più bella. Decisamente più bella.

XOXO
Much Love
<3

PS: ho LINKATO i nomi di Gigia, Vale ed Ann perché DOVETE leggere le loro storie. PUNTO.

 

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