Why Don't You Blow Me A Kiss Before She Goes? - The Ghost Of You di POPster (/viewuser.php?uid=116873)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - So You Can Leave Like The Sane Abandoned Me ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Why don't you just go home? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - I See You Lying Next To Me ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Ferro + Magnete ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Think Happy Thoughts ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - My Immortal ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - We Should've Seen This Coming ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - I'd end my days with you in a hail of bullets... ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - I don't love you like I loved you yesterday... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Good Riddance ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - If This Is What You Want Then Fire At Will ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Anonimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Destroya ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Cause now you can't get it out of your head: it's over. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - School Of Rock ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Papa don't Preach ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Tu, sai difendermi e farmi male... ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Take my fucking hand and never be afraid again ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - You Cry ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Would You Carry Me To The End? ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 - For the record... ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 - This band will CHANGE your life, in order to make it BEAUTIFUL ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - So You Can Leave Like The Sane Abandoned Me ***
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Capitolo 1
So You Can Leave Like The
Sane Abandoned Me
Frank e Gerard si incontravano di sfuggita. Avevano rimandato a data indefinita
la ripresa delle registrazioni del disco. E comunque quando si incontravano non
era mai perché avevano intenzione di farlo. Erano semplicemente legati allo
stesso posto, e potevano andarci solo alla stessa ora.
Poi arrivavano lì, si scambiavano un saluto freddo, e non si dicevano una
parola. E la cosa più ridicola di tutte era che in realtà dietro quel silenzio
c'erano un'infinità di parole e frasi che i due avevano bisogno di dirsi, ma
erano fin troppo orgogliosi e testardi per fare la prima mossa.
Quel giorno erano esattamente tre settimane. Tre settimane e
qualche ora, da quando Alex non c'era più. Perché i dottori potevano tirar fuori
tutte le statistiche e le percentuali che volevano, ma Alex non c'era, non era
lì e quello era tutto. Poi potevano anche dirgli che c'erano casi di persone che
si erano risvegliate dal coma dopo settimane, mesi, anni, ma non importava
molto, quando ogni pomeriggio Frank andava a trovarla e lei era ancora stesa su
un letto senza un minimo di vita propria. E quella non era Alex. Frank non
sopportava di vederla lì. Era un pugno nello stomaco. Quello non era il posto
per lei. Era tutto troppo freddo, troppo pulito, troppo sterile e troppo
ordinato. Ciò bastava a rendere il concetto: lì Alex non c'era.
E anche se non lo aveva mai detto ad alta voce, anche lui
inizialmente sperò che Mikey avesse ragione. Che Alex stesse solo scherzando,
che si sarebbe tirata su da un momento all'altro, e anzi, lui aveva anche
sperato che fosse solo un dannatissimo brutto sogno, e magari si sarebbe
svegliato al fianco di Gerard, nella sua nuova camera in casa di Alex, e lei e
Mikey erano al piano di sotto a preparare la colazione o qualsiasi altra cosa.
Sarebbe stato bellissimo, e se così era, allora quell'incubo poteva durare
ancora un altro pò, purché poi al suo risveglio Alex sarebbe stata lì. A lui
importava solo quello.
Quel giorno Frank non aveva voglia di fare nulla. Voleva solo
starsene chiuso nella sua misera camera, a suonare la chitarra, fumando uno o
due pacchetti di sigarette, ascoltare un pò di musica. Non gli andava di andare
all'ospedale. Non gli andava perché aveva iniziato a stancarsi di vederla lì,
pallida ed immobile, piccola e indifesa, addormentata e silenziosa. Ed aveva
iniziato a stancarsi di vedere Gerard, e salutarlo con un cenno del capo, senza
dirgli una parola, e fingere che a nessuno importasse nulla, quando in realtà
voleva solo risolvere ogni cosa. E poi chiedergli come se la passava, perché
Gerard si presentava all'ospedale odorante di alcool, si sentiva lontano
chilometri, ed aveva quell'aria disperata e dannata e Frank ogni volta voleva
afferrargli il volto tra le mani e guardarlo negli occhi e urlargli che no, non
poteva abbandonarlo anche lui. Ma no che non poteva farlo. Non dopo averlo
colpevolizzato di tutto, dopo avergli detto che era anche colpa sua se lei era
lì, dopo averlo spinto via, quella notte, urlandogli che da quando lo aveva
conosciuto la sua vita era diventata un inferno di sofferenza e dolore e perdite
e tristezza.
Ci aveva pensato, e ripensato, ed ogni volta gli tornavano in
mente quegli occhi sgranati, quello sguardo verde e intenso, quel lampo di
dolore negli occhi di Gerard, e si sentiva male, si sentiva uno schifo, e voleva
piangere, e se Alex fosse stata lì probabilmente avrebbe fatto il possibile per
farli tornare insieme, e ci sarebbe riuscita. Ovvio che ci sarebbe riuscita.
Frank sospirò, asciugandosi gli occhi. Fanculo, stava
piangendo un'altra volta.
Mikey cercava sempre di prepararsi al meglio, quando doveva andare a trovare
Alex. Nel caso in cui si risvegliasse nel momento in cui lui era lì, a guardarla
in silenzio, a dirle mentalmente quanto aveva bisogno di averla accanto, quanto
le mancava e quanto buie e tristi erano diventate le giornate da quando lei non
c'era più.
Aveva sentito dire che alcune persone, quando miracolosamente
si risvegliavano dal coma, potevano aver rimosso ogni ricordo, potevano non
riconoscere più nessuno. Così lui si sforzava sempre di dirle qualcosa. Aveva
sentito dire anche che parlare ad un paziente in stato di coma poteva aiutare,
non poteva saperlo nessuno, ma forse lei ascoltava. Eppure era incredibilmente
difficile parlarle, in quelle condizioni. Mikey non sapeva mai cosa dire. Gli
veniva da piangere e le parole gli si bloccavano le parole in gola, ed era come
strozzarsi, come se gli mancasse il fiato. E poi lei non rispondeva, ed era
ridicolo, visto che Alex rispondeva sempre... anzi, Alex aveva sempre l'ultima
parola, e solitamente l'ultima parola di Alex equivaleva ad una battutina
ironica e pungente. Non era mai silenzio assoluto.
Fece un respiro profondo, guardandosi allo specchio.
Chissà se ricorderà mai che l'ultima cosa che le ho detto è che la amo, si
chiese.
Gerard aveva bevuto, e bevuto, e bevuto ancora. Era
fantastico, non pensava a nulla, e se per sbaglio pensava a qualcosa, qualsiasi
cosa gli stesse andando storto in quel periodo, allora gli bastava bere ancora
un pò, e tutto passava. Temporaneamente.
Si era trasferito da Alex e lei non c'era più, e quella casa sembrava troppo
grande solo per lui, ed era stato contento quando suo fratello gli chiese di
poter andare a stare con lui lì. Mikey compensava quel vuoto. E Mikey aveva
bisogno di averlo accanto. Non in quelle condizioni, ma Gerard non riusciva a
trattenersi. Aveva assolutamente bisogno di bere, di prendere qualche pillola,
di modificare la percezione della realtà, altrimenti avrebbe potuto morire, da
un momento all'altro, intrappolato in incubi e paure e senso di impotenza e di
fallimento.
Scolò l'ultima birra direttamente dalla bottiglia, poi posò
il vetro vuoto sul comodino accanto al letto, dove non c'era decisamente più
spazio. Era stracolmo di lattine e bottiglie vuote, e di contenitori di
psicofarmaci e pillole varie. Non guardava mai cosa prendeva, lo prendeva e
basta.
Socchiuse gli occhi, immaginando come dire a Mikey che non
aveva assolutamente voglia di andare all'ospedale. Suo fratello lo avrebbe
odiato, ma lui non voleva andare, quel giorno. Non voleva vederla così, e non
voleva vedere Frank, e non voleva uscire dalla sua camera, la tana nella quale
passava la maggior parte del suo tempo, nelle ultime settimane, a piangersi
addosso cercando un modo per non piangersi addosso.
«Beh,
potresti bere un altro pò, tanto per cominciare...».
Gerard spalancò gli occhi alzandosi di scatto. Si guardò intorno. Quella voce!
Era lei! Guardò ogni angolo della camera in penombra.
«Alex?» chiese, incerto, e leggermente impaurito. Non poteva
essere lei.
«Hai un aspetto orribile, sai?».
Gerard si voltò verso la sua sinistra. Alex era proprio lì. Era seduta sul
pavimento, con le gambe incrociate, e giocherellava con i laccetti della felpa
viola che indossava, ed era proprio lei, assolutamente lei. E gli sorrise. Alex
gli sorrise, appena lui la individuò.
«C-che ci fai qui? Tu sei morta!» disse Gerard balbettando.
Lei fece una smorfia, una delle sue tipiche smorfie, e sollevò un sopracciglio
«Morto ci sarai tu!» disse «Anzi, sembri proprio più morto di me. Io sto solo
riposando in pace mangiando flebo attaccata ad una macchina. Tu invece? Dai, vai
a prenderti un'altra birra.».
Venne attraversato da una miriade di piccoli brividi lungo tutta la superficie
del suo corpo. Non riusciva nemmeno a muoversi. Gli occhi scuri di Alex lo
penetravano, ed erano così dannatamente reali che si sentiva in soggezione.
Lentamente mise i piedi giù dal letto e si tirò su. Voleva avvicinarsi a lei.
Voleva provare a toccarla.
Gli girò la testa appena si sollevò, e dovette massaggiarsi
le tempie cercando di restare in equilibrio. Quando riaprì gli occhi provò a
mettere a fuoco quella zona in ombra della stanza.
Non c'era più.
Fantastico, stai impazzendo. Proprio fantastico, si
disse sospirando.
Eppure sembrava così vera, e la sua voce era così limpida che avrebbe giurato
che fosse davvero al suo fianco. Si guardò intorno nella stanza. Magari si era
spostata. O magari stava solamente impazzendo sul serio.
«Che cazzo, Gee, sono appena le due del pomeriggio, non puoi
essere già così ubriaco!».
Eccola di nuovo! Gerard si voltò di scatto, la voce proveniva dalle sue spalle.
Perse l'equilibrio ancora una volta, e cominciò a sudare freddo, mentre il cuore
nel petto batteva a ritmo sempre più frenetico.
«Chi cazzo sei!?» chiese quasi urlando. Era arrabbiato, ora.
Non era uno scherzo divertente. Non lo era affatto. Ma non c'era nessuno nella
stanza, e Mikey non avrebbe mai scherzato su una cosa simile. Si chiese se era
il caso di raccontarglielo, di dirgli che aveva visto Alex, che lo stava facendo
impazzire, che prima era lì ed ora non c'era più, ma che lui era sicuro di
averla vista, che la sua voce gli aveva penetrato i timpani, che era spaventato.
No, direbbe che sei pazzo, pensò.
«E cos'è questa storia che tu e Frank vi siete lasciati?
Spero stiate scherzando, dopo tutto quello che ho fatto per voi...».
«Vattene!» esclamò Gerard livido di rabbia in volto.
La porta della camera si aprì di scatto e Mikey fece capolino, con
un'espressione confusa in volto quando incrociò lo sguardo di Gerard barcollante
accanto al letto.
«Con chi stai parlando?» domandò.
Gerard si guardò intorno. Non c'era nessuno oltre lui e suo fratello. E dalla
faccia di Mikey, pensò che doveva avere un aspetto terribile.
«N-nessuno... stavo cantando...» mentì.
«Tutto bene? Sembra che hai visto un fantasma!» sospirò
Mikey.
Gerard scrollò le spalle. Altroché, aveva visto qualcosa di più pesante.
«Cos'hai sentito?» domandò poi, cercando di rilassarsi. Ora che c'era anche
Mikey, se Alex o qualsiasi cosa fosse si sarebbe fatta viva di nuovo, l'avrebbe
vista o sentita anche lui.
Mikey fece spallucce «Te che urlavi. Se quello è cantare fai
bene a voler rimandare le registrazioni...» commentò.
«Si. Hai sentito solo la mia voce?» chiese Gerard. Voleva
qualche conferma. Non voleva essere pazzo. E a quel punto non voleva nemmeno
essere così ubriaco. Ora si sentiva nauseato e voleva vomitare.
Mikey lo guardò con aria circospetta «Ehm, si, che altro dovevo sentire?»
chiese, mentre dentro di sé voleva solo richiudere quella porta. Gerard era di
nuovo ubriaco. Come se era quello ciò di cui aveva bisogno. Non aveva nemmeno la
forza per dirglielo.
Suo fratello sospirò «Niente, niente.» mormorò «Credo di aver
bisogno di dormire...».
«Lo credo anche io. Sto andando a trovarla. Ci vediamo dopo.»
disse Mikey freddo, chiudendosi la porta alle spalle.
Gerard deglutì, chiedendosi se sarebbe tornata o meno. Chiedendosi se stesse
impazzendo o meno. Si sedette sul letto ed aspettò, mentre il suo respiro si
fece di nuovo regolare ed il suo cuore smise di scoppiargli nella cassa
toracica.
- - -
E quindi, insomma, così fu che...
no, non ho resistito, cioè, a me Alex mancava ed in un modo o nell'altro dovevo
farla esistere ancora, quindi prendetevela così e accontentatevi. Tanto [si
Miriana, si Roby] deve morire, il punto è quello, coma o non coma. XD
Così, volevo adoperarmi a trovare un titolo decente e migliore, questo è molto
alquanto abbastanza banale ma vabbè, oh, volevo pubblicare la storia e quindi
questo mi è venuto in mente e questo ho usato.
Ho in mente una trama molto chiara, ma come al solito io mi faccio
tremilaseicento viaggi di fantasia al secondo e non so bene dove andrò a finire
anche con questa FF, perciò nel frattempo fatemi sapere se vi piace, se fa
cagare, se continuate ad odiarmi, se mi volete bene. LOL
XOXO
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Why don't you just go home? ***
Nuova pagina 1
Capitolo 2
Why don't you just go home?
Gerard aveva dormito per tre o quattro ore. Al suo risveglio venne accolto da un
bel mal di testa, una sensazione di nausea e ancora, di nuovo, quella voce acuta
nelle orecchie.
«Quindi
è così che passi le tue giornate? A trascinarti tra un bicchiere di birra e un
antidepressivo? Deve essere davvero entusiasmante.». Gerard evve di nuovo dei
brividi. Ora la sbronza era passata, non poteva essere un'allucinazione data
dall'alcool, perché Alex era ancora lì, ancora con quella felpa viola e quello
sguardo intenso e vivo, e lo guardava con una smorfia sul volto, e le braccia
incrociate sul petto.
«Chi sei?» chiese lui, con una certa disperazione nella voce.
Non voleva essere pazzo. Ci mancava che dopo aver perso Alex, e poi Frank, ora
avesse perso anche la sua sanità mentale «Sono pazzo? O sono diventato
sensitivo?».
Lei rise. Si, era proprio la sua risata. Gerard sentì un tuffo al cuore. Non
importava chi fosse, o cosa fosse. Era semplicemente bellissimo riaverlà lì,
sentirla parlare, sentirla ridere.
«E io che ne so? Mica sono Dio.».
Ok, questa era Alex, non c'erano più dubbi. Gli venne istintivo sorridere.
«Comunque...» continuò lei, spostandosi una ciocca di capelli
da davanti agli occhi «Che facciamo? Andiamo da Frank?» chiese suonando come una
bambina. Sgranò gli occhi, quei suoi occhioni scuri, e Gerard non capì più
nulla. Non c'era niente di più strano ma reale. Alex era lì davanti a lui, che
lo guardava con quello sguardo supplichevole del quale era stato vittima già
tante, tantissime volte.
E Alex voleva andare da Frank. A Gerard si strinse lo
stomaco.
«Non mi pare il caso.» mugugnò.
Lei alzò gli occhi al cielo sbuffando «Ah, che palle Gee, alza quel culo e
andiamo da Frank.».
Gerard sollevò un sopraciglio «Perché vuoi andare da Frank?» chiese.
Alex sorrise maliziosa «Perché ci vuoi andare tu...»
disse, col tono più ovvio del mondo.
«Quindi sei la mia coscienza?»
«Che importa chi sono e chi non sono? E poi,» aggiunse
ridacchiando «...fa molto Fight Club, non è vero? "Lo so perché lo sa Tyler"!»
aggiunse divertita.
«Stai quindi dicendo che tu sei il mio alter-ego, ora?»
domandò Gerard confuso. Era una situazione ridicola, probabilmente se qualcuno
lo avesse visto lo avrebbe fatto rinchiudere in una casa di cura per giovani
malati mentali che parlano con il non-si-sa-cosa-sia della loro amica in coma.
Alex sbuffò ancora una volta «Era una battuta, Gerard,
avresti dovuto ridere e dire "Si, Alex, hai ragione, sembra proprio Fight
Club, ci manca che cominciamo a picchiarci e facciamo esplodere qualcosa!",
e invece stai sempre lì a farti mille domande che non vuoi farti realmente...».
Lui non disse nulla.
«Ora andiamo da Frank, di grazia?» chiese di nuovo Alex.
«Beh, sei anche più importuna della Alex vera!» sbuffò
Gerard, roteando gli occhi «E sai che ti dico, io non voglio essere tuo amico!
Voglio che si risvegli Alex in carne ed ossa! Non voglio te!» disse poi
esasperato. Non sapeva più cosa pensare.
Lei fece spallucce «Fantastico, comportiamoci da bambini di quattro anni ora.
Beh, e pensa se Alex non si svegliasse mai più. Ti ritroveresti completamente
solo, senza un briciolo di vita sociale e senza nemmeno un'amica immaginaria con
la quale chiacchierare...».
«Alex si risveglierà! Perché dici che non si sveglierà?»
chiese lui preoccupato. E se fosse stata davvero un fantasma o uno spirito o Dio
sceso in Terra ed avesse la capacità di predire il futuro e quindi gli stava
solo anticipando che Alex non sarebbe mai uscita da quel coma? Cominciò ad
agitarsi. Il cuore riprese a battere fin troppo velocemente per i suoi gusti.
«Perché sei tu a pensarlo. Io dico ciò che pensi.»
rispose lei con tanta semplicità. Cominciò a girare per la stanza guardandosi
intorno. Gerard la osservò per un pò. Beh, se era un'allucinazione, era
incredibilmente reale, quasi viva. Guardò il comodino accanto al letto. C'erano
un mucchio di bottiglie vuote. Senza nemmeno pensare, ne afferrò una al volo e
la scaraventò contro di lei.
L'avrebbe colpita in pieno volto se non fosse...
Gerard si guardò intorno. Era sparita. Era sparita nel nulla. Cominciò di nuovo
a sudare freddo. Era inquietante. Qualsiasi cosa fosse, era inquietante, e la
bottiglia si era sfrantumata contro il muro e poi era caduta in mille piccoli
frammenti verde scuro sul parquet di ciliegio e Gerard non sapeva più cosa
pensare. Era sicuro che fosse lì. Ci aveva parlato. E poi l'aveva guardata negli
occhi, e lo sguardo di quella Alex era proprio come quello della Alex vera che
conosceva lui, e poi ecco che in un millesimo di secondo era sparita e lui non
sapeva più se c'era mai stata o meno.
Però ora che era sparita nel nulla fu assalito dall'ansia.
Nonostante non fosse vera e quasi sicuramente lui era l'unico a vederla, era
comunque una buona compagnia. O una compagnia e basta. Andava bene lo stesso,
vera o non vera, spirito, allucinazione o coscienza che fosse. Era l'unica che
gli stava rivolgendo la parola, negli ultimi tempi.
«Ok. Andiamo da Frank. Ti prego torna!» disse infine Gerard
supplichevole. Non osava ripensarci, altrimenti si sarebbe fatto pena da solo.
Parlare con un essere inesistente era davvero ridicolo.
Non rispose nessuno. Né una voce, né un rumore, né
un'apparizione.
«Perfetto. Allora sai che c'è?! Che da Frank ci vado da solo!»
esclamò poi afferrando una giacca dallo schienale di una sedia in un angolo. La
infilò alla svelta e si guardò intorno un'ultima volta prima di aprire la porta
ed uscire. Nessuno.
L'indecisione di Frank cominciò presto a stancarlo. Quella
era la scelta più ardua che aveva dovuto fare in tutto il giorno, se non voleva
contare dover decidere se uscire di casa o meno. Alla fine sospirò, rassegnato.
Prese entrambe le confezioni di cereali, sia quelli al cioccolato bianco a forma
di stelline che quelli ai frutti rossi a forma di lettere dell'alfabeto, e le
mise nel carrello.
Stava cominciando ad odiare tutta la monotonia e la tristezza che gli tenevano
compagnia durante il giorno, da quando era successo l'incidente. E poi sentiva
quel bisogno di parlare con Gerard e chiedergli scusa per tutto quello che gli
aveva detto. Non dormiva nemmeno più, la notte, perché l'immagine del viso
triste e deluso di Gee che lo guardava mentre lui stupidamente gli vomitava
addosso colpe su colpe che poi a pensarci bene nemmeno aveva, lo torturavano
appena chiudeva gli occhi.
Nessuno poteva farci nulla se Alex era in coma. Non era colpa
loro. Gerard voleva solo fare un bel gesto facendole riparare la macchina.
Alex stessa teneva così tanto ai My Chemical Romance che comunque non avrebbe
mai lasciato che Frank rinunciasse ad uno show per andare a servire caffè ai
tavoli. Se lo ripeteva ogni volta, ogni dannata volta, ma era inutile.
Poteva crederci per qualche secondo, ma poi tornava a sentirsi uno schifo per
non aver previsto quell'incidente. E poi si sentiva uno schifo per come aveva
trattato Gerard, per come gli aveva detto "Lasciami stare, smettila di
cercarmi!", e non era nemmeno vero. Per come aveva trascurato Mikey, che da
Alex aveva imparato a far finta di niente, ma forse era quello che stava peggio
di tutti, e non stava nemmeno più andando a scuola, e puntualmente andava a
trovarla all'ospedale e si vestiva carino e la guardava come se fosse bellissima
anche così pallida e smunta e morta. Perché quella non era Alex.
E voleva dannatamente chiarire ogni cosa con Gerard. Ne
sentiva un gran bisogno. Si, si disse, vado a parlarci stasera!
Poi una mano su una spalla lo fece tornare sul pianeta Terra, più precisamente
in una corsia del supermercato. «Frank?» era una voce giovane e femminile, e
veniva proprio dalle sue spalle «Frank Iero?».
Lui si voltò incuriosito, e si trovò di fronte ad una ragazza della sua stessa
età, con dei capelli castani lunghi fino alle spalle e un sorriso cordiale sulle
labbra sottili.
Doveva conoscerla. Aveva un volto noto. Era certo di averla
già vista da qualche parte.
«Si?» domandò, scrutandola. Indossava un'anonima felpa grigia
ed un paio di jeans scuri.
«Ciao! Sono Jamia...» lo salutò lei ancora sorridente,
accompagnando le parole con un cenno della mano. «Jamia Nestor. Ricordi? Scuola
elementare...» aggiunse poi quando notò l'espressione confusa di lui.
Frank ci pensò un attimo, poi sorrise «Ma certo! Jamia! Siamo stati anche
fidanzati per tipo due ore durante educazione fisica!» esclamò quando un flash
di lui che le tiene la mano all'età nove anni gli attraversò la mente.
Effettivamente era rimasta uguale «Come va?».
Jamia scrollò le spalle timida «Tutto bene, lavoro all'ospedale di Belleville e-».
Frank le agitò una mano davanti al volto per farla smettere di parlare «All'ospedale
di Belleville? Sul serio?!» chiese con un certo entusiasmo nella voce.
Lei arrossì imbarazzata «Si. Beh, sono solo un'infermiera.
Non c'è niente di tanto emozionante nel cambiare flebo ai pazienti...».
«No, è... è che c'è una mia amica e tipo...» disse senza più
alcun entusiasmo nella voce «C'è questa mia amica in coma, sai...» spiegò.
«Oh. Mi dispiace. Non sarà mica quella Alexis Barone?» disse
lei che aveva assunto ora un'aria più seria e dispiaciuta «Credo che il suo caso
stia a cuore a tutto l'ospedale ormai. Sai, non ha nemmeno i genitori...»
commentò a voce bassa.
Frank fece un respiro profondo. «Beh... però dicono che dal coma ci si
risveglia, no? Cioè, può succedere, giusto?» chiese d'un tratto con un velo di
speranza negli occhi, ed un accenno di sorriso.
Jamia sorrise allegra «Certamente! E secondo me lei ce la farà! Sembra davvero
una ragazza forte!» disse alimentando le sue speranze. Ora finalmente Frank
sorrideva sincero «Si, lo è! Ed è vero che in alcuni casi, sia una buona cosa
parlare ai pazienti in coma? Cioè, magari ti sentono e tornano da te?» aggiunse,
e sembrava un bambino curioso in un museo di dinosauri. Lei annuì energica «Assolutamente,
bisogna fargli sentire la propria presenza, secondo me!».
«Fantastico! Allora posso chiederti un favore?».
Lei lo guardò con un sopracciglio sollevato «Ehm... si, suppongo di si...».
Frank ora sembrava davvero gioioso, e l'abbracciò velocemente per poi
allontanarla un pò, tenendogli le mani sulle spalle, per guardarla negli occhi «Allora.
E' una situazione un pò complicata, e tipo, io vorrei davvero parlarle e
raccontarle tantissime cose, così sai, quando si sveglierà sarà aggiornata su
tutto. Solo che beh, ci sono delle altre persone che hanno davvero bisogno di
parlarle, così io non voglio rubargli il loro tempo e ogni volta rimango lì a
guardarla, e non ho la forza di dire niente...» disse tutto d'un fiato. Lei lo
guardava in silenzio, cercando di capire il senso del discorso. Era il solito
Frank, proprio come lo ricordava da bambino, quando gli veniva in mente qualche
particolare idea e te la raccontava come se avesse trovato un rimedio per una
rara malattia o costruito una navicella spaziale innovativa con un pezzo
di cartone ed un barattolo.
«Insomma, le ho scritto delle cose, e magari tu quando sei a
lavoro hai finito di cambiare tutte le flebo e tutto il resto non so, potresti,
se ti va e se hai tempo, leggergliele...» disse infine. Si zittì subito, però,
come se ora la richiesta che aveva fatto gli sembrasse davvero stupida. Guardò
Jamia, che gli sorrideva.
«Ok, no, devo sembrarti un pazzo... non importa, fai finta
che non te lo abbia mai chiesto...» aggiunse poi arrossendo.
Jamia continuava a sorridergli, quasi divertita da quel Frank così agitato «Per
me va benissimo. Oggi faccio il turno di notte, se vuoi puoi darmele e me le
porto all'ospedale.» acconsentì infine, strappando un'altro abbraccio a Frank.
«Fantastico! Possiamo andare a prenderle ora, se vuoi!
Facciamo subito!» esclamò il ragazzo tutto contento. Lei annuì, lieta di poter
aiutare in qualche modo. Infondo non le costava nulla.
Si avviarono insieme alla cassa del supermercato e Frank si offrì di pagare
anche le due cose che stava comprando Jamia, per ringraziarla del favore che si
era offerta di fargli. Poi uscirono in fretta da lì, stringendosi nei rispettivi
cappotti quando il gelo che arieggiava per le strade di Belleville li colpì
violentemente.
«Finalmente
ti sei deciso!».
Gerard fece un salto spaventato, mettendosi poi una mano sul petto come per
fermare il cuore che aveva accellerato i battiti dallo spavento. Si guardò
intorno, per controllare che nessuno lo vedesse parlare con il nulla.
Alex era apparsa improvvisamente al suo fianco, e non c'era stato uno
spostamento d'aria, né si era sentito alcun rumore di passi. Lei era
semplicemente sbucata dal nulla quasi urlandogli nelle orecchie.
«Sei tornata...» mormorò parlando dal lato destro della
bocca, come per non farsi sentire da nessuno, nonostante il viale fosse
desolato.
«Gerard, la prossima volta che provi a tirarmi dietro una
bottiglia ti uccido.» disse lei fulminandolo con lo sguardo.
«Non so perché l'ho fatto...» sussurrò lui continuando a
guardarsi intorno circospetto.
«L'hai fatto perché sei un coglione paranoico...».
Alex indicò l'altro lato del marciapiede. Gerard sentì un tuffo al cuore. C'era
Frank, bello come al solito, che camminava sorridente al fianco di una ragazza
che lui non aveva mai visto prima. Lui portava due sacchetti di plastica con
della spesa dentro. E lei gli parlava senza mai smettere di sorridere un attimo.
Sembrava si stessero divertendo, mentre a Gerard si stava torcendo ogni singola
parte del corpo. Lo stomaco, il fegato, il cuore e le budella. Era un dolore
esteso a tutto il corpo. Un fastidio che gli scorreva nelle vene.
«E quella sarebbe?». Il tono della voce di Alex era
infastidito e quasi arrabbiato.
Gerard sospirò, cupo in volto «Non lo so...».
«Beh, sembra che si stiano divertendo... Ecco cosa succede
quando te ne stai rintanato in casa ad autodistruggerti. Frank si rifà una vita.
Mi pare ovvio.».
Era ridicolo. Non poteva essere vero. Però Frank stava lì con quella ragazza e
non sembrava né triste, né spaesato, né solo, a differenza sua. Era lo stesso
Frank del solito, allegro e sorridente ed energico ed incredibilmente bello, da
fargli mancare l'aria.
«Sono un coglione. Infondo Frank è stato abbastanza chiaro
riguardo il fatto di non volermi più. Fanculo.» borbottò, girando i tacchi per
tornarsene a casa. Alex lo seguì a qualche passo di distanza.
«Penso che dovresti proprio bere. Non senti il bisogno di
bere?» chiese quasi urlando, dopo un pò.
Gerard si sedette alla panchina della fermata dell'autobus. Non gli andava di
camminare da solo. Questa Alex gli stava facendo venire un gran mal di testa ed
era veramente stancante e opprimente. Non riusciva a capirlo. Non riusciva
nemmeno a capire perché dovesse parlare con un'allucinazione. Stava decisamente
diventando pazzo. Tutta quella storia lo aveva portato alla pazzia, ecco
cos'era. Così si sedette sulla panchina, accanto ad un'anziana signora con una
pesante pelliccia marroncina avvinghiata addosso.
«Quindi ora te ne vai a casa a bere?» disse di nuovo Alex.
Gerard pensò di ignorarla, e il fatto di essere in presenza di una terza persona
lo tratteneva volentieri dal risponderle. Pensava che così magari se ne sarebbe
andata un'altra volta. Magari questa Alex immaginaria avrebbe gettato la spugna,
si sarebbe annoiata di perseguitare uno che tanto non le rispondeva, e sarebbe
sparita.
«Allora? Prenderai anche qualche psicofarmaco? Ti fanno
parecchio bene, non è vero?» insisté lei. Gerard sbuffò continuando a fissare un
punto vago sull'asfalto della strada di fronte a lui. «Quelli che hai preso
l'altra sera non erano affatto male.».
Lui deglutì «Eri lì anche l'altra sera, quindi?» domandò titubante.
La signora accanto a lui lo guardò con la coda dell'occhio, scostandosi
lievemente da lui con aria preoccupata.
«Io ci sono sempre.» rise Alex.
Frank ringraziò Jamia sulla porta di casa sua. Le aveva dato una piccola pila di
lettere scritte con una penna nera, su fogli ricavati qua e là, come se Frank
avesse sentito l'urgenza di raccontare qualcosa ad Alex ed avesse dovuto farlo
nel momento stesso in cui aveva sentito il bisogno di farlo. La ragazza sorrise,
intenerita da tutta la dolcezza di quel ragazzo, che sperava di poter aiutare
così la sua amica a risvegliarsi dal coma. Era un pensiero davvero dolce e
romantico.
Lo salutò promettendogli di leggergli tutte quelle lettere entro un paio di
giorni, lo avrebbe fatto ogni volta che ne avesse avuto il tempo.
Frank sorrise contento, richiudendosi la porta di casa alle
spalle. Questa era fatta, finalmente aveva trovato un modo per raccontare tutto
quello che stava succedendo ad Alex, senza nemmeno rubare del tempo dell'orario
di visita a Mikey, e sopratutto senza doverla osservare sdraiata così immobile
in quel letto.
Non gli importava nemmeno che Jamia, una ragazza qualsiasi con la quale aveva
frequentato le scuole elementari una vita fa, venisse a conoscenza dei suoi
segreti più intimi, delle sue paure e delle sue notti in bianco a pensare a
Gerard. Non gli importava assolutamente nulla, finché tutto ciò servisse a
qualcosa.
- - -
E poi boh, pubblichi un capitolo
un pò così, come viene.
LOL vabbè, se vi piace recensite, se non vi piace recensite, sennò fate come vi
pare. Grazie a tutti proprio tutti per le recensioni del primo [avevo scritto
primolo ma fortunatamente me ne sono accorta in tempo, ma sono una persona
generosa e voglio condividere con tutti voi la mia capacità di fare errori vari
quando ho incredibilmente sonno. XD] capitolo e tutto il resto.
XOXO
AH! E per la cronaca, quando dico
ossessionatamente che Alex muore, non prendetemi alla lettera. Perché io sono
molto lunatica e magari ieri doveva morire e oggi si deve risvegliare entro
mezz'ora... XD
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - I See You Lying Next To Me ***
Nuova pagina 1
Capitolo 3
I See You
Lying Next To Me...
...ed ho il cellulare sempre in tasca, nel caso chiamassero
dall'ospedale per dirmi che ti sei risvegliata.
E ti prego, svegliati presto perché al momento ho proprio bisogno di te che mi
dici come affrontare questa situazione con Gerard. Tipo che ti immagino di
fronte a me che con aria rassegnata mi ripeti che sono proprio un testa di
cazzo, e tutte quelle belle parole che tiri fuori tu quando qualcosa non ti
quadra. E io ti direi tremila scuse. Però te non ci sei, e io mi insulto da
solo, e non riesco nemmeno a dire una parola a Gerard, quando capita che lo
incontro all'ospedale. Con che faccia potrei dirgli qualsiasi cosa, comunque?
Dopo come l'ho trattato?
Quindi siamo tutti ad un punto fermo. Io non faccio niente
tutto il giorno, non stiamo nemmeno registrando il disco. E' o non è una
stronzata? Ci mancavano un paio di canzoni. Solo un paio, e sarebbe stato pronto
e tutto il resto. E invece no, non facciamo più nulla. Siamo tutti come te,
tutti mezzi morti.
Svegliati, cazzo, Al, svegliati e basta. E' come se tu fossi
la lancetta di un orologio e senza di te il tempo non va avanti. Siamo tutti
bloccati allo stesso identico punto, ogni santo giorno. Non è sprecare il nostro
tempo, vivere così? Dovresti svegliarti e prenderci tutti a calci nelle palle,
ammesso che le abbiamo ancora. E insultarci come solo tu sai fare, e spronarci
ad andare avanti.
...no, aspetta, non credo di voler andare avanti. Se andiamo
avanti lasciamo te dietro, e non ha alcun senso. E quanto rideresti se potresti
vedermi ora? Sto piangendo. Proprio come una femminuccia. Proprio come un
bambino. Alzati da quel cazzo di letto. Non è lì che devi stare...
Jamia aveva le lacrime agli occhi e dovette fare una pausa.
Tutto quello che aveva letto fino ad ora era incredibilmente struggente. Erano
le frasi più disperate che avesse mai potuto sentire. Guardò la ragazza sdraiata
sul letto di fronte a lei. Pallida, addormentata, con aghi e flebo nel corpo, le
braccia stese lungo i fianchi. Era una vita spezzata, che ne aveva spezzate
altre insieme alla sua.
Per un attimo pensò di chiamare il Dottor Butler e
supplicarlo di usare tutta la sua bravura per salvare quella ragazza. In
qualsiasi modo possibile. Strinse il foglio che aveva tra le mani. Le parole
erano scritte in tutta fretta ed erano disordinate e confusionarie. E non
riusciva nemmeno ad immaginarselo, Frank seduto alla scrivania con le lacrime
agli occhi a mettere nero su bianco tutta quella disperazione.
Fece un respiro profondo e passò una mano sulla fronte di
Alex «Dovresti
proprio svegliarti, sai?» sussurrò. Poi un altro respiro profondo, si mise
comoda sulla sedia che aveva sistemato accanto al letto e riprese a leggere
un'altra lettera.
Iniziavano tutte senza una data e finivano tutte senza una firma o un saluto.
...Credo che Mikey sia davvero disperato. Io sto qui a
piangermi addosso, ma lui? Si fa tutto carino, per venire a trovarti. Si è anche
imparato a stirare i pantaloni, per farsi trovare al meglio nel caso tu dovessi
svegliarti. Quanto manca, a quel giorno? Quanto ancora hai intenzione di tenerci
questo cappio invisibile intorno al collo? E poi Mikey con un ferro da stiro in
mano è pericoloso. Fallo per lui, se non vuoi farlo per tutti noi. Salvalo,
prima che si faccia del male!
Ok, sto scherzando. E no, non c'è niente da ridere. Proprio
niente. Però rideresti anche tu, se potresti vederlo, quando arriva qui e ti
guarda ed è estremamente imbarazzato perché non sa mai che dirti, però poi ti
inizia a raccontare una cosa o due, e noi vi lasciamo soli.
Io e Gerard ci diamo un saluto freddo e vuoto, ed ognuno va
per la sua strada. A volte... anzi, tutte le sante volte, vorrei chiedergli se
posso andare a casa con lui. Avrei bisogno di tutto quel suo entusiasmo
nell'aiutare il prossimo, quello che aveva tirato fuori quando lo abbiamo
conosciuto. Te lo ricordi quel giorno? ...cazzo, certo che te lo ricordi. Non è
stato il giorno più triste della tua vita?
Mi sento davvero stupido. Come hai fatto ad essere così
forte, tu? A guardare avanti, a tirarti su, dopo tutto quello che ti è successo?
Io nemmeno riesco a pensare a domani.
Credo che Gerard abbia ripreso a bere. No, sono sicuro che
Gerard stia ricominciando ad esagerare con l'alcool. Vorrei dirgli "non devi
farlo, ci sono io qui" ma poi a conti fatti è solo colpa mia. Cazzo quante cose
avrei potuto evitare. Se solo fossi meno idiota. Se non fossi il coglione che
sono. Alex, che ci trovavi di tanto magnifico in me? Te ne stai lì ed io avrei
potuto aiutarti quella sera al Cafè, e tu non avresti dovuto guidare in quelle
condizioni di estrema stanchezza. Gerard che ricomincia a bere, ed è colpa mia
che l'ho insultato e allontanato e trattato come la peggiore delle persone sulla
terra. Cos'ho di tanto straordinario? Perché a me sembra che non riesca a fare
assolutamente nulla di decente. Nulla che valga la pena ricordare.
Frank si trascinò fino alla porta di casa con passo lento e svogliato.
Immaginò un venditore porta a porta o il postino o chissà chi altro.
Non di certo Mikey. Mikey che gli sorrise imbarazzato appena lui aprì la porta.
E che aspettò educatamente sul portico che lui lo invitasse ad entrare.
«Come
mai da queste parti?» domando Frank facendo strada verso la cucina. Accese una
sigaretta e si poggiò al bancone.
Mikey fece un respiro profondo «Ok. So che tra te e Gerard è successo un casino
e tutto il resto, ma non sapevo proprio da chi altro andare...» cominciò a
parlare, quasi timido, come se conoscesse Frank da soli pochi minuti.
«Tranquillo. E' successo qualcosa?» domandò l'altro
accennando un sorriso per fargli capire che non c'era motivo di essere così
agitato. Mikey si morse il labbro ed annuì «Beh, si, credo di si...».
Subito l'aria di Frank si fece preoccupata, e gli fece cenno di continuare a
parlare.
«Ok. Allora... non so bene cosa sia, però... ieri sera ero in
camera di Alex, ok?» iniziò Mikey, poi fece una brevissima pausa scrutando
l'espressione di Frank. Parlare di Alex era una cosa complicata, ormai. «Insomma,
io praticamente dormo- no, cioè, provo a dormire, senza successo, lì ogni notte,
e tipo... ieri sera stavo sdraiato sul letto a cercare di prendere sonno e...».
«E?» chiese Frank curioso.
«E insomma, ho sentito Gerard parlare. Pensavo fosse al
telefono con qualcuno, solo che poi ha alzato il tono della voce e...».
«E?» ripete Frank, con le sopracciglia aggrottate.
«E...» Mikey fece un respiro profondo «E stava parlando con
Alex.» disse infine.
Ci fu un lungo momento di silenzio nel quale i due si guardarono negli occhi,
uno chiedendosi se l'altro stesse scherzando, l'altro chiedendosi se suo
fratello era impazzito.
«Scusa... in che senso parlava con Alex?» domandò dopo un pò
Frank.
«Nel senso che era proprio come se ci stesse conversando. E
diceva un sacco di cose senza senso, tipo "se sei il suo spirito rientra in quel
dannato corpo e svegliati!" e poi cose come "Sparisci!" e poi parlava con tono
più calmo, e faceva domande e dopo un pò riprendeva a parlare. Ed era proprio
come se fosse al telefono, perché tra una frase e l'altra non si sentiva
nessuno, ma non era al telefono, perché l'ho sentito proprio chiamare Alex,
parlare con lei, dirle alcune cose che erano esplicitamente riferite a lei...»
spiegò Mikey d'un fiato. Ora era di nuovo agitato, e sopratutto, preoccupato per
Gerard.
«Tu hai provato a chiedergli qualcosa?».
Mikey fece spallucce facendosi piccolo piccolo «N-no. Era... mi ha spaventato.»
spiegò arrossendo.
Frank annuì spengendo la sigaretta nel posacenere, poi fece un respiro profondo «Forse
sta davvero esagerando con gli alcolici e i farmaci...» commentò in un mormorio.
Mikey fece cenno di si con la testa, poi guardò Frank dritto negli occhi. Quegli
occhi che Gerard aveva dipinto ed appeso nella sua camera.
«Però io non so, e non credo nemmeno di farcela, ad
aiutarlo...» mormorò, in quella che suonava proprio come una supplica. Stava
chiedendo aiuto a Frank.
Il ragazzo sentì un lieve dolore al cuore. Gerard stava male. Gerard stava
affrontando il tutto nel peggiore dei modi.
«E' a casa, ora?» domandò.
Mikey annuì sorridendo «Si! Ti prego, vieni ad aiutarlo. Io non ce la faccio...»
ripeté poi rassegnato.
L'altro gli mise una mano sulla spalla «Tranquillo, Mikey. Ti ringrazio per
essere venuto a parlarmene. Vado subito da lui.» sorrise Frank. Insieme uscirono
di casa. Mikey era diretto all'ospedale, Frank a casa di Gerard ed Alex.
«...non dico tanto, ma almeno finisci di registrare quel
disco. Non sai quanto sarei felice di sentire quel disco. Anzi, dovreste
registrarlo in mia memoria...».
Gerard ascoltava Alex parlare. Se ne stava sdraiato sul divano con gli occhi
chiusi ed arrossati. Aveva bevuto tantissimo anche quel giorno, nonostante fosse
appena l'ora di pranzo.
«Per registrare una cosa in tua memoria prima dovresti essere
morta...» commentò aprendo un occhio.
Lei se ne stava seduta sul pavimento, proprio di fronte a lui, con le gambe
incrociate e i palmi delle mani a terra sui quali poggiava il peso della parte
superiore del corpo.
«Magari ti chiamano tra cinque minuti per dirti che sono
morta.» rispose lei con una smorfia «E tu saresti troppo ubriaco per capire cosa
sta succedendo... Ma tu continua pure a bere. Aiuta tantissimo.» aggiunse poi,
indicando con un cenno della testa la vetrina dei liquori del padre di Alex.
Gerard sbuffò «Non sono affari tuoi.».
Nel preciso istante in cui smise di parlare, qualcuno suonò il campanello. Una,
due, tre volte.
«Non c'è nessuno!» urlò Gerard senza nemmeno tirarsi su dal
divano, ridacchiando.
Alex lo guardò con una smorfia sulle labbra «Pensa se è qualcosa di
importante...» disse «...ma no, non aprire, tranquillo.».
Lui alzò gli occhi al cielo «Sei fastidiosa. Incredibilmente fastidiosa. Dio
santo, non potevo avere un'allucinazione più divertente di una versione di Alex
trecento volte più pesante?» mormorò.
Frank sospirò, suonando il campanello di casa di Alex per la
quarta, poi la quinta volta. Sentiva la voce di Gerard provenire dall'interno,
anche se non riusciva a capire cosa stesse dicendo.
Fece un respiro profondo. Era incredibilmente vicino. «Gerard!
Sono Frank!» urlò infine, bussando sulla porta insistentemente.
Ci fu un attimo di silenzio, seguito da un flebile mormorio e da qualche passo
sempre più vicino. Poi la porta si aprì. E Frank cominciò a sentire il cuore in
gola e le mani sudate.
E poi arrivò una pugnalata in pieno petto, quando notò gli
occhi arrossati di Gerard, l'odore di alcool che lo circondava e quell'aria
spaesata che proprio non sopportava su di lui.
Gerard doveva aver bevuto davvero tanto. E magari aveva preso anche qualche
psicofarmaco. Comunque stava davanti a lui e non diceva nulla. Lo guardava, poi
si voltò un attimo di scatto verso la sua sinistra, poi tornò a guardarlo.
Sembrava stesse viaggiando con la mente.
«Wow! Non sei emozionato? Io sono emozionatissima! Cioè, wow!
Frank è qui!» esclamò Alex con voce acuta, battendo le mani e saltellando
intorno a Gerard, nell'ingresso di casa.
Il ragazzo cercava di non guardarla, di fingere di non vederla. Aveva bevuto
tantissimo, ma non aveva certo intenzione di far la figura del folle davanti a
Frank. E si, era dannatamente emozionato. E sopratutto, aveva un aspetto di
merda, era certo di avere un aspetto di merda e i capelli spettinati e chissà
quanto puzzava di birra e... il cuore stava per scoppiargli fuori dal petto.
«Maleducato! Fallo entrare! E' venuto a trovarti! Devi farlo
entrare! Vuoi farlo entrare, giusto!? Non è bellissimo? Wow. Guarda i suoi occhi
Gerard-» Alex sembrava non voler smettere un attimo di parlare. Si era
avvicinata incredibilmente a Frank, e se fosse stata reale lui non avrebbe
potuto non notarla, visto che era a pochi millimetri dal suo viso, che lo
scrutava centimetro per centimetro «Non ha degli occhi bellissimi, Gee?».
Gerard fece fatica a resistere alla tentazione di annuire. Poi si scansò per far
entrare Frank «E-entra pure...» mormorò, richiudendo la porta quando lui fu
dentro.
Profumava di buono e pulito, aveva lasciato una scia di
ammorbidente e profumo da uomo entrando in casa, smuovendo l'aria, e Gerard la
respirò a pieni polmoni.
«Ehm... va tutto bene?» chiese Frank d'un tratto.
Era a meno di un metro da Gerard e lo guardava negli occhi, in piedi
nell'entrata del salotto.
Alex si fiondò tra i due, o apparì semplicemente lì. Si mise proprio davanti a
Frank e cominciò ad agitarsi in direzione di Gerard.
«No! Non stò bene e credo di avere le allucinazioni e
Frank, tu sei l'unico che può aiutarmi!» suggerì Alex.
Frank guardava Gerard stranito. Il ragazzo sembrava avesse problemi alla vista o
qualsiasi altra cosa, perché muoveva la testa di quà e di là, come se qualcosa
gli ostruisse la vista «Gerard?» chiese quasi mormorando.
«Allora! Digli quello che ti ho detto io! Digli che hai
bisogno di lui!» insisté Alex.
Gerard sbuffò «Smettila...» sussurrò a mezza bocca.
Vide l'espressione di Frank farsi preoccupata, così accennò un sorriso mentre
Alex andò a sedersi sul divano, poggiando di peso i piedi sul tavolino «Ehm, si,
tutto bene...» disse infine.
Alex rise «Ah! Tutto bene! Sei proprio un bugiardo! Se andava
tutto bene io non ero di certo qui!» esclamò dal divano, incrociando le braccia
davanti al petto.
«Ehm... vuoi qualcosa da bere?» chiese Gerard dopo un pò,
facendo accomodare Frank sul divano. Era proprio accanto ad Alex, solo che non
poteva vederla. Era una situazione ridicola. Era ridicolo avere le allucinazioni
ed era ridicolo sentirsi quasi come al primo appuntamento, ora che Frank era
andato a casa sua. E qualsiasi fosse il motivo per il quale si era presentato
lì, a Gerard tremavano le gambe.
«No, grazie...» disse Frank «...sembra che tu abbia bevuto
già abbastanza...» disse infine.
Gerard deglutì. Perfetto. Frank non poteva certo non accorgersene.
«Oh. Solo perché oggi è una giornataccia...» cercò di
giustificarsi Gerard.
Frank sbuffò «Ok, facciamo le persone serie. Non dire stronzate, va bene? Non è
solo oggi. E' da quando Alex ha avuto l'incidente!».
Alex sollevò lo sguardo verso Frank, poi lanciò un'occhiata maliziosa a Gerard «Perché
non provi a dirgli che io sono qui?» disse ridacchiando. Gerard fece fatica ad
ignorarla.
«No, beh, non è proprio così...» mormorò sentendosi d'un
tratto colpevole ed imbarazzato, ed un tantino giudicato.
Infondo Frank aveva fatto la sua parte, dandogli la colpa dell'incidente di Alex
e tutto il resto. Gli aveva detto di non cercarlo più. E glielo aveva detto con
tanta rabbia nella voce che era praticamente impossibile per Gerard anche solo
immaginare un riavvicinamento a lui.
Ed ora era davanti a lui a fargli la ramanzina perché aveva bevuto troppo! Ormai
non era più un problema che riguardava Frank. Gerard deglutì, infastidito.
«Gee, calmati. Gli sbalzi d'umore sono tipici in queste
condizioni. Calmati e non fare casini. Non vuoi fare casini. Vuoi solo far pace
con Frank.» disse Alex tirandosi su.
Gerard nemmeno la guardò.
«Che c'è, Frank? Sei venuto qui per sistemarti la coscienza?
"Andiamo a rompere le palle a Gerard così mi sento meno in colpa"? Beh,
io non ho assolutamente voglia di stare ad ascoltarti! E anzi, se vuoi saperlo è
colpa tua se stò cosi! Sei tu che hai deciso di mettermi da parte di colpo!»
esclamò nervoso.
Frank non disse nulla per qualche secondo lungo un'eternità. Poi si morse il
labbro. Poi sospirò.
«Ok, io sto qui ed aspetto che ti passi la sbronza. Poi ne
riparliamo.» disse tranquillo.
Gerard lo osservò in silenzio. Nonostante tutto, però, era contento che Frank
avesse intenzione di stargli vicino. Era un buon inizio. E sopratutto, fosse
stato un altro probabilmente ci avrebbe messo meno di tre secondi a prendere la
porta ed andarsene. Invece dall'espressione sul suo volto Gerard capì che Frank
era disposto anche a farsi insultare per ore ed ore, purché prima o poi Gee
tornasse lucido e potesse dargli ascolto.
A Gerard veniva quasi da piangere. Anzi, Gerard iniziò a piangere.
Silenziosamente, guardando Frank, che a sua volta lo guardava, e voleva quasi
piangere anche lui, ma non doveva mostrarsi vulnerabile e debole, perché quello
vulnerabile e debole qui era Gerard e tanto bastava.
«Gee, non piangere però...» mormorò tirandosi su. Ma non fece
in tempo a sollevarsi che Gerard si buttò in ginocchio di fronte a lui e
cominciò a singhiozzare rumorosamente aggrappandosi alle ginocchia di Frank, che
si rimise seduto.
Alex non c'era più. Era svanita nel nulla.
«Frank, credo di aver bisogno del tuo aiuto! Ti prego!» disse
dopo un pò singhiozzando. Frank gli posò una mano sulla nuca e lo carezzò,
facendolo sentire protetto.
«Ok, Gee. Sono qui per questo. Per starti vicino. Stai
tranquillo, ok?» sussurrò.
Gerard strinse ancora più forte la presa, voleva essere tutt'uno con Frank. Con
la testa poggiata sulle sue gambe, chiuse gli occhi, poi fece un respiro
profondo «Credo di essere diventato pazzo.» disse dopo un pò.
Ma non voleva guardarlo, e continuò a tenerlo stretto, per paura che potesse
cambiare idea ed andarsene ancora una volta.
---
Mmmk. Ecco fatto.
Non cantate vittoria troppo presto, comunque. u_u
E' che oggi avevo semplicemente bisogno di questo capitolo tutto così...
tranquillizzante, per così dire.
Spero vi piaccia. Sopratutto visto che volete uccidermi perché Gerard e Frank si
sono lasciati. Cioè, abbiate pietà di me! Sennò vi scrivo "e vissero felici e
contenti per tutta l'eternità" e finisce lì, insomma! XD
XOXO
e p.s.: a tutte le fottute killjoys, grazie, porco cazzo,
g r a z i e m i l l e p e r t u t t o ! ! !
<3
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Ferro + Magnete ***
Nuova pagina 1
Capitolo 4
Ferro + Magnete
Frank aveva fatto stendere Gerard sul letto e gli aveva tenuto la mano finché si
addormentò. Poi lo aveva vegliato nel sonno, cominciando a pensare a come fare
per aiutarlo. Lui non era un esperto, né di disintossicazione, né di
psicoterapia. Ma Gerard lo aveva supplicato di aiutarlo. Gli aveva raccontato
che pensava di essere impazzito, che vedeva Alex ed era così vera, e gli parlava
e gli diceva tantissime cose e lui non poteva non risponderle, e non sapeva se
era un fantasma, uno spirito, un'allucinazione, la sua coscienza. Gli raccontò
che a volte Alex diceva essattamente ciò che pensava lui, o a volte diceva cose
che lui non credeva di pensare ma che poi si rendeva conto che gli avevano già
sfiorato la mente, ed era strano e assurdo e ridicolo. Si era addormentato così,
raccontando a Frank tutto quello che gli stava accadendo.
Forse doveva parlare con qualche esperto. Forse doveva
chiamare qualche centro di recupero, perché si, Frank immaginava che Gerard non
se la stesse cavando alla grande, ma non di certo che stesse in condizioni così
pesanti, con le allucinazioni e tutto il resto.
Quando si risvegliò, Gerard si guardò intorno sentendo la
testa pesante e gli occhi gonfi. Aveva pianto, questo lo ricordava. E poi aveva
parlato con Frank, ricordava anche questo. Aveva pianto con la testa china sulle
gambe di Frank e lui lo aveva consolato. Ed ora era sdraiato sul suo letto con
ancora le scarpe ai piedi e la stanza era vuota.
Sperò che non fosse stata solo un'altra allucinazione, e gli si ritorse lo
stomaco all'idea che quella specie di riavvicinamento con Frank fosse solo
frutto della sua immaginazione.
Si sollevò un pò dai cuscini e sospirò.
«Frank?»
chiamò quasi sottovoce, come per giustificare una non risposta. Se lo chiamava a
voce bassa e Frank non rispondeva era solo perché non lo aveva sentito, non
perché non era lì.
Sentì un rumore di passi e finalmente la porta della stanza si aprì piano, e
Gerard trattenne il respiro per qualche secondo. Frank. Frank. Frank.
«Ti sei svegliato...».
Gerard espirò. Era Mikey. Fece una smorfia in direzione di suo fratello ed
annuì, senza aggiungere altro. «Ho bisogno di stare un pò da solo, Mikey...»
mormorò scusandosi, rimettendosi sdraiato. Suo fratello accennò un sorriso e
richiuse la porta.
«Ah, povero Mikey...».
Gerard spalancò gli occhi in direzione della finestra. Alex guardava di fuori,
dalla piccola fessura della tenda che lasciava entrare la luce.
«Per favore, lasciami stare...» sbuffò Gerard distrutto.
Alex scrollò le spalle «Non sono qui per disturbarti.» disse con tanta
semplicità «Comunque pensavo che ci sono proprio un sacco di cose che dovresti
fare...».
«Ti prego! Ti supplico, vattene, ok? Non voglio essere pazzo!
Prima ci sei tu, poi c'è Frank, poi non lo so più... non ci stò capendo
assolutamente nulla. Ti prego.» disse Gerard lamentoso.
«Oh, devi avere le idee molto, molto confuse. Comunque è da
un paio di giorni che non vieni a trovarmi all'ospedale. Potrei offendermi e non
svegliarmi più...».
Gerard deglutì, chiudendo gli occhi «Non dirlo neanche per scherzo, ok? Non
dirlo e basta. Non ce la faccio a venire a trovarti. Non ce la faccio più.».
«Scommetto che invidi la forza di volontà di Mikey, vero? Lui
viene a trovarmi ogni giorno, poi ogni giorno si chiude in camera ad esercitarsi
col basso, ed ogni giorno stringe i denti e va avanti. Tu invece no, tu invece
non fai assolutamente nulla.».
«Perché devi darmi fastidio? Perché devi dirmi tutte queste
cose?» domandò Gerard nervoso.
«Perché tu le pensi, ma hai bisogno di qualcuno che le dica
ad alta voce. Io sono qui per dirlo ad alta voce. Per fartelo sentire bene.
Perché tu puoi ignorare quanto vuoi i tuoi pensieri, ma non di certo le mie
parole. Lo so che non mi ignori, anche quando guardi altrove, o chiudi gli occhi
e cominci a pensare parole a caso per occuparti la mente. Continui a sentirmi
parlare. Come adesso. Stai solo fingendo di ignorarmi. Sono nella tua testa. Lo
so che ci sono. Mi vedi?».
Gerard aprì gli occhi di nuovo. Alex non c'era più.
Solo qualche minuto dopo Mikey bussò alla porta della camera
di suo fratello. Aveva una pila di fogli rilegati in una mano, ed aprì la porta
con l'altra introducendo solo la testa nella stanza «Gerard? Possiamo parlare?»
domandò.
Suo fratello sospirò, riaprendo gli occhi.
«Si, credo di si. Dimmi....» disse tirandosi su. Si guardò
intorno velocemente. Magari era un'allucinazione pure suo fratello. Era
stressante e fastidioso non capire se ciò che stava vivendo era finto o reale.
Mikey entrò nella camera e si sedette sul bordo del letto.
Posò i fogli sulle sue ginocchia e guardò il pavimento.
«Vorrei riprendere a registrare il disco...» disse dopo un
attimo di silenzio, senza guardare suo fratello.
Il più grande si morse il labbro. Mikey era fragile e piccolo e non aveva certo
bisogno di un fratello con problemi mentali. Sospirò.
«Non credo che sia il momento adatto...» cercò di
giustificare.
«Io invece credo proprio che lo sia. Dobbiamo...» prese i
fogli che teneva sulle gambe e cominciò a sfogliarli alla svelta, fino ad
arrivare ad una pagina piena di statistiche e numeri, poi si fermò e posò lo
sguardo su suo fratello «...Alex vorrebbe che noi continuassimo a registrare. E
quando il disco sarà pronto, e mancherà davvero poco, dovremmo portare un
lettore cd all'ospedale e farglielo ascoltare. Guarda qui!» disse porgendogli i
fogli che teneva in mano.
La musica aiutava, era terapeutica, era un richiamo. Mikey ci
credeva davvero. Mikey voleva davvero provarci «Per favore...» supplicò, quasi.
Gerard lesse alla svelta i numeri e le percentuali sul foglio, ed inizialmente
sorrise. Poi però tornò serio e cupo «Mikey, non credo sia il momento giusto.
Non riesco a far nulla.» mormorò.
«Tu non vuoi fare nulla, Gee, è diverso!» esclamò suo
fratello deluso.
«Non è vero! E' che credo di avere dei problemi... dei
problemi gravi, seri. Sta diventando tutto così difficile da gestire...» mugugnò
Gerard guardandosi le mani.
Mikey sollevò un sopracciglio «Ci aiuterà Frank! Gee, Frank è disposto a fare
qualsiasi cosa ed è andato a parlare con delle persone che possono aiutarti, e
ti saremo tutti vicini, e questo periodo finirà presto e staremo tutti di nuovo
bene, anche Alex!».
Gerard era senza parole, e la testa era pesante e la stanza sembrava stesse
girando. Quindi Frank non era un'allucinazione? Quindi Frank si era davvero
offerto di aiutarlo? Non sapeva, non capiva e non riusciva a spiegarsi nulla.
Era una situazione penosa. Si fece coraggio e dopo aver fatto un respiro
profondo guardò Mikey «Quindi Frank è stato qui? Non è vero che me lo sono
immaginato? Lui era qui?» domandò imbarazzato e confuso.
Mikey sorrise annuendo «Certo che non te lo sei immaginato!
Lo so che parli con Alex, ti ho sentito e qualsiasi cosa sia la risolveremo, e
Frank vuole aiutarti in ogni modo possibile e tu devi solo dargliene occasione,
ok? Devi darci la possibilità di aiutarti, però ti prego, finiamo di registrare
quel disco, va bene?».
Improvvisamente Gerard riprese a piangere. Era come se dovesse liberarsi di un
macigno all'interno del petto. Pianse e strinse Mikey tra le braccia.
Il programma per aiutare Gerard aveva una durata che andava da uno a sei mesi.
Il che significava che Gerard per tutto quel tempo doveva trasferirsi in quel
centro di recupero e con tutta la forza di volontà di cui era capace lasciare
che tutti i fantasmi che lo perseguitavano lo lasciassero in pace.
Frank sospirò. Sperava che un mese bastasse. Sei mesi senza Gerard erano una
tortura. Era stato una tortura anche non vederlo per quei pochi giorni
dall'incidente di Alex. Ma era per il suo bene e così doveva essere. Che fosse
un mese e mezzo, tre mesi, sei, otto, andava bene purché Gerard tornasse in sé.
Sorrise all'idea di tornare con lui. Sorrise all'idea di un
futuro prossimo migliore, nel quale Gerard era tornato sobrio e lucido e Alex si
era risvegliata e tutto il resto andava alla grande. Mise il depliant del centro
di recupero nella tasca dei jeans e a passo svelto tornò a casa di Alex. Non
vedeva l'ora di dirlo a Gerard. Non vedeva l'ora di dirgli che stava finendo
tutto, che finalmente avrebbero presto rivisto tutti la luce, che le cose si
sarebbero sistemate, che ci avrebbe pensato lui, che non voleva più, mai più,
allontanarsi da lui.
Quando arrivò da Gerard e gli spiegò il programma del centro di recupero, Frank
era davvero entusiasta all'idea che finalmente Gee potesse scrollarsi di dosso
il peso di quella dipendenza. Poi però Gerard si faceva sempre più cupo ad ogni
parola che Frank aggiungeva alle altre, e ad un tratto alzò una mano come per
chiedere il permesso di poter parlare.
«Che c'è?»
domandarono all'unisono Frank e Mikey. Erano tutti e tre seduti intorno al
tavolo della cucina, con il depliant del centro di recupero in bella mostra, al
centro di esso.
Gerard deglutì «Beh... scommetto che questa gente è grandiosa
e tutto, ma non voglio farmi rinchiudere. Non voglio star chiuso da qualche
parte con un mucchio di sconosciuti.» ammise lievemente imbarazzato.
Frank annuì «Gerard, sicuramente non deve essere una
situazione facile ma insomma... se il programma prevede questo, è per il tuo
bene...» cercò di spiegare.
Mikey fece spallucce. In realtà nemmeno lui voleva che Gerard se ne andasse. Ci
mancava ritrovarsi completamente solo.
«Non posso seguire il programma da qui? Non posso
semplicemente fare delle sedute durante la settimana, anche ogni santo giorno,
anche per sedici ore al giorno, ma poi tornare qui a casa?» chiese Gee quasi
disperato.
Frank sospirò «E' che sarebbe più semplice per te resistere alla tentazione di
bere, sai, se non ci sono alcolici in giro...».
«Ci pensiamo noi!» esclamò Mikey illuminandosi di colpo «Ci
siamo noi, al suo fianco. Staremo con lui ventiquattro ore al giorno, magari
mentre registriamo le ultime canzoni, e insomma, ci stiamo attenti noi a non
farlo bere!» disse guardando Frank negli occhi.
«Registriamo le ultime canzoni?» domandò Frank aggrottando le
sopracciglia «Credevo che ci fossimo presi una pausa fino a data da
stabilire...» mormorò.
Gerard scrollò le spalle «Mikey ha letto un'altro articolo sull'aiuto della
musica durante il coma e cose del genere. Dice che secondo lui se finiamo di
registrare il disco e lo facciamo sentire ad Alex lei si sveglierà.» spiegò in
fretta, poi guardò quegli occhi speranzosi di suo fratello e sorrise «Forse
funziona davvero... insomma, tentar non nuoce, no?» aggiunse infine.
Stavolta anche Frank sorrise. Non aspettava altro.
Finalmente, un pezzo alla volta, e magari la strada era ancora lunga, ma
finalmente sembrava che le cose stessero riacquisendo un senso, e le loro vite
stavano tornando alla normalità. Così sembrava e così doveva essere.
«Fantastico. Non vedo l'ora di riprendere a suonare!» esclamò
entusiasta. Avrebbe chiamato subito Ray e Matt per dargli la notizia. Poi
avrebbe avvertito sua madre che sarebbe mancato da casa per qualche giorno, e le
avrebbe spiegato come tutto sembrava più facile ora che tutti avevano un piano
per salvarsi. Perché era quello, ciò che stavano facendo. Stavano salvando le
loro vite prima che qualsiasi altra cosa le distruggesse del tutto. Ed era una
sensazione bellissima, colma di emozioni ed euforia e sopratutto, voglia di
incularsi il mondo. Il mondo intero.
Alex sarebbe stata fiera di loro. Alex li avrebbe seguiti a
ruota. Anzi, Alex avrebbe preso in mano la situazione già da tempo. Quindi Frank
sorrise promettendo mentalmente ad Alex che avrebbe fatto tutto ciò che avrebbe
fatto anche lei, se fosse stata lì.
E poi sorrise a Gerard. Sarebbe stato al suo fianco, nel bene o nel male.
Sempre.
Così chiamarono una terapista che si sarebbe occupata di Gerard senza doverlo
rinchiudere in una qualsiasi struttura. Poi Frank andò a prendere alcune sue
cose per stabilirsi qualche giorno in casa con Gee e Mikey. Poi Mikey andò a
dormire, e finalmente riuscì a prendere sonno con più facilità. E Gerard e Frank
rimasero soli, seduti sul letto di Gee a guardare la televisione senza guardarla
davvero.
Ora che Gerard era lucido, e sopratutto, ora che erano soli, Frank doveva
assolutamente fargli le sue scuse, chiedergli perdono per il modo stupido in cui
l'aveva trattato e tutto il resto.
«Gee...» disse
interrompendo il silenzio assoluto che c'era tra i due, disturbato solo dal
flebile e quasi inesistente suono della televisione.
Gerard si voltò a guardarlo «Si?».
«...mi dispiace averti detto tutte quelle cose. E' anche
colpa mia se tu devi affrontare tutto questo, e mi sento uno schifo. Una vera
merda, perché è ovvio che non è colpa tua, non è colpa mia, non è colpa di
nessuno...» disse d'un fiato, visibilmente in imbarazzo.
Gerard sentiva il sangue pompare nelle vene a velocità
elevata, il cuore esplodere d'amore e dolcezza «Mi basta sapere che sei al mio
fianco, Frank. Sapere che non vuoi abbandonarmi. Credo di aver davvero bisogno
di te.» disse accennando un sorriso.
Gli occhi nocciola di Frank sembravano brillare come i più
luminosi diamanti del mondo. Gerard fece un respiro profondo. Voleva Frank,
voleva il suo spirito e il suo corpo. Voleva essere tutt'uno con lui.
Lentamente, come se Frank fosse un magnete e Gerard un pezzo
di ferro, si avvicinò a lui e le loro labbra si sfiorarono. Era un bacio dolce.
Un bacio che nel suo piccolo, in quel minimo gesto di labbra a lieve contatto,
racchiudeva un milione di speranze.
- - -
mah.
-__-'
Sto capitolo non mi piace per niente, ma vabbè.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 - Think Happy Thoughts ***
Nuova pagina 1
Capitolo 5
Think Happy Thoughts
Frank e Gerard erano arrivati alla conclusione che Gee non pensava a bere quando
era occupato. Quindi doveva sempre avere qualcosa da fare, doveva tenersi
impegnato.
Ad esempio, chiudersi in studio a registrare era un buon modo
per tenerlo occupato. O fare le pulizie in casa, o andare a fare la spesa, erano
buoni modi per tenerlo occupato. E anche fare tanto sesso, era un buon modo per
tenerlo occupato.
Così Frank e Gerard stavano insieme ventiquattro ore al
giorno, ed erano così innamorati l'uno dell'altro che mai per un attimo potevano
dirsi stufi di avere l'altro intorno, anzi...
E quindi erano passati sette giorni. I primi erano i più
difficili, dicevano. Gerard parlava con la terapista un'ora al giorno tre volte
a settimana, doveva riempire un diario nel quale annotava ogni singolo pensiero,
e sopratutto ogni volta che sentiva la necessità di bere qualsiasi cosa di
alcolico, doveva parlarne con la persona più vicina a lui - nel suo caso Frank -
e chiamare la terapista, e scrivere sul diario e fare qualsiasi cosa per
distrarsi. Anche lucidare l'argenteria, se non gli veniva nient'altro di meglio
in mente.
Così la casa era completamente pulita ed ordinata, e non
c'era un granello di polvere nemmeno nell'angolo più irraggiungibile sotto al
letto.
Gerard sentiva la necessità di bere sopratutto quando accadeva qualcosa di
brutto o si innervosiva o si arrabbiava. Così tutti intorno a lui cercavano di
farlo ridere, di farlo stare tranquillo, di evitare di parlare di Alex o del
breve ma tormentoso periodo in cui aveva rotto con Frank né di niente che
potesse farlo pensare troppo, a cose troppo tristi.
E dato che cantare faceva sentire meglio Gee, i ragazzi
passavano intere giornate in studio, e finalmente, dopo solo sette giorni di
duro ma divertente lavoro, i My Chemical Romance avevano finito di registrare
anche le ultime canzoni.
Il che significava che il disco era pronto.
Frank volette prendere alcune demo e portarsele a casa. Una copia la diede a sua
madre. Una la spedì a suo padre. Un'altra la lasciò nello stereo della macchina
di Gerard.
Adorava ascoltare la voce di Gerard, l'incredibile intensità
che c'era in quei canti, l'emotività che riusciva a tirare fuori.
Dal canto suo comunque Gerard si sentiva molto meglio. Certo,
spesso non voleva mostrarlo ma sentiva come se l'urgenza di bere qualcosa gli
scorresse nelle vene, ma sembrava che Frank avesse un sesto senso al riguardo e
riusciva sempre a distrarlo. Così era già ora di andare a dormire e lui non
aveva avuto più nemmeno il tempo materiale per potersi soffermare a pensarci.
L'unica cosa, ridicola, che lo infastidiva leggermente, era
che da quando c'era Frank al suo fianco, e non aveva più bevuto un goccio di
qualsiasi tipo di bevanda alcolica, Alex - o lo spirito, o quello che era - era
sparita nel nulla.
Da una parte si riteneva fortunato, almeno era segno che non
era impazzito del tutto o perduto per sempre. D'altra parte però gli mancava, ed
aveva il terrore che se la Alex vera non si fosse mai più risvegliata, lui non
aveva avuto nemmeno il tempo di salutare almeno quella immaginaria.
L'unica persona con la quale si era sentito libero di
parlarne era stato Frank. Gli altri non avrebbero capito, mentre Frank ci
credeva davvero ed era anche divertito dalla versione fantasma di Alex che
rompeva le palle proprio come quella vera, ed una volta disse anche che gli
dispiaceva non averla mai vista.
Mikey guardava quell'anonimo cd che aveva tra le mani con gli occhi pieni di
speranza. Non era ancora il prodotto finale, non aveva una copertina né nulla.
Era solo un cd con su scritto con un pennarello indelebile blu "My Chemical
Romance Demo CD". Tutto lì. Eppure in tutta quella semplicità c'era la speranza
di una vita intera.
Sapeva che non poteva far ascoltare a nessuno le canzoni in
anteprima né lasciare il disco incustodito, quindi aveva rimediato un lettore CD
ed aveva programmato di lasciare a quell'infermiera amica di Frank, Jamia, il
compito di far ascoltare almeno una canzone al giorno ad Alex. Si era
documentato tanto che avrebbe potuto fare dei seminari sugli stati di coma, ed
aveva letto più volte l'importanza della musica per cercare di far tornare a sé
le persone in quelle condizioni.
Sentiva qualcosa, come se fosse nell'aria. Era la sensazione
che sarebbe andato tutto per il meglio. Avrebbe potuto giurarsi su qualsiasi
cosa.
Frank e Gerard erano tornati insieme, il che andava già bene. Inoltre, Gerard
stava facendo di tutto per smettere di bere, ora erano giorni che non toccava
più nulla, né alcolici né psicofarmaci, e parlava sempre con la terapista che
gli dava un sacco di consigli utili.
Il disco era pronto, e Ray, insieme al manager Brian, aveva
organizzato un bel mucchio di serate e partecipazioni a vari locali e festival
nei dintorni, e la band avrebbe avuto impegni almeno per i prossimi due mesi.
Dovevano iniziare ad organizzare un bel pò di cose, a partire
dal furgone di Ray che era decisamente troppo piccolo per poter girare in lungo
e in largo per le varie destinazioni in cui dovevano suonare. Ciò significava
che dovevano rimediare un mezzo di trasporto più accogliente, ed ovviamente ad
occuparsene sarebbe stato Ray, che era quello più organizzativo del gruppo.
Quando Mikey arrivò all'ospedale, dovette chiedere in giro di Jamia ad un altro
paio di infermiere nel reparto. Una di loro disse che non ne sapeva nulla,
mentre l'altra che Jamia era a casa con l'influenza o qualcosa del genere.
Qualsiasi cosa fosse, comunque si sarebbe assentata dall'ospedale per qualche
giorno senza poter così far ascoltare il disco ad Alex.
Mikey aspettò che la stanza fu vuota e le infermiere avessero
finito di sistemare flebo e tutto il resto, poi tirò fuori il lettore cd dallo
zaino. Era incredibilmente emozionato, era come se si aspettasse che Alex si
risvegliasse dì lì a cinque o sei minuti. Gli sudavano le mani e imprecò sotto
voce quando il CD gli cadde a terra, lo soffiò per togliere qualsiasi possibile
granello di polvere se ce ne fosse stato e lo infilò nel lettore dopo aver
srotolato le cuffiette che aveva gli aveva avvinghiato intorno. Prese una sedia,
di quelle scomode sulle quali sedeva sempre quando andava a trovarla, la sistemò
accanto al letto e cercando di fare attenzione a non fare qualche danno, come se
stesse maneggiando dei vetri fragilissimi, mise una cuffietta all'orecchio di
Alex, e l'altra la tenne per lui. Voleva affrontare quel momento insieme a lei
in tutto e per tutto.
Con un respiro profondo accese il lettore mentre il cuore
pompava a tremila nel petto nel momento in cui il lettore caricava il cd.
Sembrava che il tempo stesse per fermarsi, o che stesse andando tutto a
rallentatore.
Partì Romance, un minuto di suspence durante il quale Mikey
osservava gli occhi chiusi di Alex, che non davano alcun segno di vita. Si disse
che sarebbe successo tutto quando sarebbe partita la prima canzone, quando ci
sarebbero state le chitarre e la batteria e la voce di Gerard e il suo basso.
Così gli tremavano le mani, quando il lettore caricò la
seconda canzone, Honey.
Doveva svegliarsi, con quella canzone. Doveva, assolutamente. C'era tutta la
disperazione di Gerard, tutta la storia di suo fratello e i suoi problemi e Alex
ci teneva troppo, per non reagire. Doveva.
Un minuto. Si sveglierà. Un minuto e trenta secondi.
Alex era ancora addormentata. Due minuti. Alex non dava alcun segno di volersi
riprendere. Mikey voleva quasi urlarle che si era stancato di vederla così, che
doveva svegliarsi e basta. Tre minuti e quattro secondi. Alex, ti prego.
Mikey stava per piangere. Tre minuti e cinquantuno secondi. Vaffanculo.
Non era vero niente. Non era vero che le persone in coma
potevano sentire, potevano ascoltare, potevano risvegliarsi. Non era
assolutamente vero. Mikey stava piangendo, ora. Era stato uno stupido, ed erano
stati stupidi tutti, a dargli retta, a non dirgli di smetterla di volare con la
fantasia, a credere anche loro che Alex avrebbe riaperto gli occhi, prima o poi.
Tanto valeva staccare quei macchinari. Spengerla una volta per tutte. Tanto non
si sarebbe svegliata mai più.
Spense il lettore ai sette secondi della seconda canzone. Si
asciugò gli occhi, lasciò il lettore sul mobiletto bianco e freddo accanto al
letto. Mise a posto la sedia. Andò via senza dire nulla.
Era come se fosse crollato tutto, era come se d'un tratto si
fosse trovato tra le macerie di un terremoto devastante, lui e nient'altro,
nemmeno più la speranza.
Per due interi giorni Mikey non uscì dalla sua stanza. Non lo sapeva nessuno,
perché non ne aveva parlato con nessuno, ma lui aveva perso ogni speranza ed ora
non aveva voglia di fare nulla, di dire nulla e di pensare nulla. Se ne stava
sdraiato sul letto di Alex, che ora era il suo letto, che probabilmente sarebbe
stato sempre il suo letto, perché lei non si sarebbe svegliata mai più.
Pensò che per lo meno se Alex fosse stata lì sarebbe stata
contentissima di quella specie di tour che i ragazzi avrebbero dovuto
affrontare. Anzi, probabilmente Alex sarebbe stata la prima a preparare la borsa
per partire. Anzi, probabilmente Alex sarebbe già partita.
Se non altro doveva farlo per lei. Anche se non contava
davvero nulla.
La
pila di lettere che Frank aveva dato a Jamia era finita, con tanto di lacrime
della ragazza che aveva pronunciato parola per parola tutta la disperazione del
ragazzo. Non aveva conosciuto Alex in vita, ma da quanto aveva capito doveva
essere proprio una tipa straordinaria.
La guardò in silenzio per un pò. Aveva sistemato tutte le
lettere in un cassettino del mobile. Così ci mise anche le ultime due. Quando
aprì il cassetto però ci trovò dentro anche un lettore cd. Non sapendo di chi
fosse lo aprì per vedere il disco che c'era dentro. Sapeva che i My Chemical
Romance era la band di Frank, così pensò di ascoltarlo. Sapeva che Frank suonava
benissimo, aveva la passione per la musica da quando era ragazzino, gliel'aveva
tramandata suo padre, alla quale era stata tramandata dal padre e pensò che se
Frank avesse mai fatto dei figli - cosa improbabile, si disse, in quanto almeno
al momento stava con un altro ragazzo - questi avrebbero probabilmente avuto in
corpo il gene della musica, proprio come tutta la stirpe Iero.
Eppure Jamia era una ragazza discreta ed educata, e prima di
ascoltare quel disco pensò fosse il caso di chiedere il permesso a Frank. Magari
era un disco fatto appositamente per Alex, e non voleva certo appropriarsi di
nulla che fosse di una ragazza in coma.
I ragazzi erano in viaggio verso la prima tappa del loro mini tour. Il disco era
appena uscito e i ragazzi lo avevano pubblicizzato così tanto che c'erano già un
sacco di ragazzini pronti a vedere i loro show, molti in più di quanti ce ne
erano solitamente alle serate che facevano nei locali della zona, che comunque
erano già abbastanza.
Frank e Gerard erano rannicchiati in fondo al furgone. Gerard
aveva ascoltato ogni singola parola che usciva dalla bocca di Frank mentre
questo parlava al telefono con quella Jamia - chiunque fosse, l'aveva vista solo
una volta e già gli dava fastidio che i due ora si sentivano anche per telefono
- e gli raccontava del disco e del mini tour e di tutto il resto. Lo guardò con
aria di disapprovazione quando Frank disse "Mi farebbe piacere, dovresti davvero
venire a vederci suonare una di queste sere.".
A Gerard non faceva piacere proprio per niente e dentro di sé
sperò che chiunque si occupasse dei turni all'ospedale affibiasse a Jamia tutti
orari notturni, così non si sarebbe mai presentata.
«Quindi?»
chiese quando Frank rimise il cellulare nella tasca dei jeans.
Il ragazzo scrollò le spalle «Quindi cosa? Voleva solo sapere se poteva
ascoltare il cd demo.» spiegò con semplicità.
«Dovevi dirle che può trovarlo nei negozi di dischi. Se lo
comprasse...» mormorò Gerard acido.
Frank rise «E smettila di fare sempre il geloso. E' stata molto carina con me...»
disse dandogli una leggera gomitata sul fianco.
«...certo che è stata carina. Chi non è carino con te?»
domandò l'altro massaggiandosi la parte dove Frank lo aveva colpito.
«Volete smetterla di fare l'allegra coppia gioiosa e gelosa?
C'è qualcuno che sta cercando di dormire...» mormorò lamentoso Mikey dai sedili
di fronte.
Gerard e Frank si guardarono con aria preoccupata. Forse erano anche le prime
parole che il ragazzo pronunciava da giorni.
«Che
fai?».
La mamma di Jamia era in piedi sulla porta della camera della ragazza, con le
braccia incrociate davanti al petto e l'aria stanca dalle ore straordinarie di
lavoro.
Jamia sospirò, spengendo il lettore cd, e guardò sua madre.
Se ne era stata seduta per ore sul letto ad ascoltare quel disco, a ripetizione,
all'infinito.
«Sai quella ragazza in coma all'ospedale? Quella Alex di cui
ti ho parlato, che non ha genitori ed ha fatto quell'incidente e tutto il resto?».
La madre di Jamia annuì, raggiungendo sua figlia sul letto.
«Beh, ha tutte queste persone straordinarie intorno, che
stanno facendo di tutto per aiutarla a svegliarsi... e c'è questo Frank...
ricordi Frank Iero? Era in classe con me alle elementari.».
Sua madre annuì. Non potevi dimenticarti di Frank Iero.
«...ecco, mi ha dato un mazzo di lettere da leggerle, perché
lui non ce la fa a parlare con un corpo che non reagisce, ok? E io l'ho fatto,
ho letto tutte quelle lettere, e sono così piene di amore e disperazione e
sentimento... E pensavo che se questa ragazza non si svegliasse più, sarebbe un
trauma per tutti.» sospirò «Insomma... Deve solo svegliarsi. Non deve essere
difficile. Aprire gli occhi, parlare, tornare da loro...».
La mamma di Jamia sospirò «Tesoro, tu lo sai meglio di me che
non è così semplice...» sussurrò accarezzandole la testa.
«Ma deve svegliarsi mamma.».
«Cazzo...»
mugugnò Mikey quando gli caddero a terra i due libri che teneva in mano e lo
zaino, dopo aver urtato contro qualcosa o qualcuno. Quando si chinò a
raccogliere la sua roba si ritrovò davanti ad una ragazza con dei lunghi capelli
scuri e un sacco di piercing e tatuaggi sul corpo. Per un attimo pensò che era
quasi inquietante. Lo guardava come se stesse per scoppiare a ridere da un
momento all'altro, poi però non disse nulla e si chinò ad aiutarlo a raccogliere
le sue cose.
«Tieni...» disse infine porgendogli una copia di Harry
Potter.
Mikey l'afferrò imbarazzato «Grazie...» mormorò tirandosi su. Lei fece lo
stesso.
«Sei di qualche band?» chiese la ragazza prima che Mikey
potesse andarsene. Lui scrollò le spalle «My Chemical Romance.» disse, indicando
con un cenno della testa suo fratello e gli altri che stavano chiacchierando
intorno al furgone nel parcheggio del parco dove avrebbero il giorno seguente.
Era un festival rock, dove c'erano un bel pò di band, alcune più note, altre
emergenti come loro.
«Mai sentiti...» mormorò lei sorridendo «Beh, io stò con un
pò di altri gruppi. Lavoro con loro. Quando suonate, voi? Oggi o domani?».
Mikey non aveva molta voglia di conversare, ma di certo era abbastanza educato
da non lasciare una ragazza nel bel mezzo di una conversazione.
«Suoniamo domani...» disse, accennando un sorriso come per
annunciare la fine della chiacchierata. Ma la ragazza continuò a parlare «Io
suono con un gruppo di amici. Tanto per dargli una mano, niente di ché...
suoniamo stasera. Vieni ad ascoltarci? Io suono il basso.».
D'improvviso il finto sorriso di Mikey si espanse lievemente sul suo volto. Era
una bassista proprio come lui. Era una cosa carina. Non che fosse raro trovare
degli altri bassisti, ma era una coincidenza carina essersi scontrato proprio
con un'altra bassista.
«Davvero? Anche io suono il basso!» esclamò.
Lei sorrise «Sul serio? Domani verrò a vedervi suonare! Però
tu vieni a vedere noi stasera, ok?» disse ridacchiando «Sembriamo due bambini...
Comunque, piacere...» aggiunse infine allungando la mano destra per presentarsi «Io
sono Alicia.».
Mikey la guardò imbarazzato, poi sorrise stringendole la mano «Piacere, Mikey
Way...» disse.
Dopo due giorni di riposo passati ad ascoltare e riascoltare quel cd, Jamia
tornò a lavoro all'ospedale. Arrivò mezz'ora prima dell'inizio del suo turno.
Forse, non lo poteva sapere, qualcuno aveva già fatto ascoltare il disco ad
Alex, ma lei era uscita prima, era passata al negozio di musica di Belleville,
aveva comprato una copia originale, l'aveva messa nel lettore ed aveva messo le
cuffiette nelle orecchie della ragazza in coma.
Accese il lettore e cominciò a sistemare le coperte sulla
ragazza, controllare la flebo e tutto il resto.
Era passato circa un quarto d'ora da quando il disco era partito. Era iniziata
la traccia numero 6, una delle preferite di Jamia.
C'erano un sacco di voci confuse. C'erano delle frasi senza senso, sparate a
caso. Voci familiari che parlavano, rumori di assordanti risate, suoni e
canzoni. C'era una voce in particolare. C'erano delle immagini sfocate che
passavano come flash: tre secondi, un bacio. Due secondi, un ragazzo. Quattro
secondi, un bar affollato. Due secondi, un post-it scritto in fretta. Un
secondo, un concerto. Cinque secondi, un gruppo di gente seduta intorno ad un
tavolo, divertiti e spensierati. Un secondo, un ragazzo con aria scazzata e
spaesata. Tre secondi, un caffè. Cinque secondi, fumo e cenere. Due secondi,
panico e paura. Quattro secondi, mamma e papà. C'era una luce fastidiosa,
una luce abbagliante, una luce che acciecava. Un rumore stridulo, un rumore di
freni, il rumore di un clacson insistente. Il rumore di uno schianto. C'era una
voce che urlava, c'erano una chitarra ed un basso ed una batteria. C'era una
frase che si ripeteva all'infinito.
Think Happy Thoughts Think Happy Thoughts Think Happy
Thoughts Think Happy Thoughts Think Happy Thoughts...
La sensazione era simile all'uscire dall'apnea. Un respiro profondo, una
boccata d'aria. Aria, finalmente.
«Ci vediamo la
prossima settimana, allora...» disse Alicia seduta sui sedili posteriori di un
van marrone. Stava partendo con la band per la quale suonava alla vista della
loro prossima tappa, e da lì ad una settimana poi sarebbero stati ad un altro
festival al quale partecipavano anche i My Chemical Romance. Mikey sorrise
salutandola con un cenno della mano.
«Ti chiamo uno di questi giorni, ok?» disse lei quando il
ragazzo alla guida mise in moto la macchina.
«S-si, ok...» balbettò Mikey arrossendo.
«Gerard! Cazzo, Gerard!».
Frank stava correndo su e giù per tutto il backstage del festival, mentre roadie
e addetti ai lavori smontavano il palco e tutto il resto, tutto ciò che era
stato casa loro per quei due giorni.
«Avete visto Gerard Way?!» domandò con un velo di panico
nella voce, rivolto a due tizi muscolosi e tatuati dalla testa ai piedi, che lo
guardarono spaesati «Non importa, grazie...» disse alla svelta continuando a
cercare.
«G E R A R D !» urlò ancora.
«Ehi, che succede?!» chiese Ray, spuntando dal nulla,
piazzandosi proprio davanti a Frank.
«Gerard! Dov'è Gerard? E Mikey?» chiese Frank agitato. Stava
letteralmente sudando. Quel dannato cellulare non prendeva la linea e non
riusciva a trovare i fratelli Way.
Ray scrollò le spalle «Mikey stava salutando quella tipa, Alicia, al
parcheggio... E Gerard stava chiacchierando con Matt e degli altri ragazzi, che
saranno al prossimo festival. Che succede?».
Frank fece un respiro profondo. Calmati. No, non c'è da
star calmi. «Dobbiamo tornare a Belleville!» esclamò guardando l'amico
dritto negli occhi.
Ray gli lanciò un'occhiata confusa «A Belleville? Non possiamo andare a
Belleville. Dobbiamo andare alla prossima tappa...» disse cercando di farlo
calmare.
Frank scosse la testa «No, Ray, dobbiamo assolutamente tornare a
Belleville, ok?! Adesso. Subito, cazzo! Vai a chiamare Mikey, aspettateci al
furgone! Vado a prendere Gerard e Matt.».
«Frank, non possiamo andare a Belleville!» si oppose Ray, ma
inutilmente. L'altro era già sparito di corsa alla ricerca di Gerard e Matt. Non
avrebbe accettato alcun rifiuto. Da solo o con gli altri, sarebbe tornato a
Belleville. Punto.
"Cazzo".
C'era questa ragazza che piangeva. Non l'aveva mai vista prima, però era lì con
le lacrime agli occhi e un sorriso sollevato sul volto.
C'erano un mucchio di altre persone, tutte in divisa, tutte
col camice o con quelle divise color pastello. Tutte intorno a lei, che
smuovevano, parlavano, chiedevano, rispondevano, la guardavano e l'analizzavano.
«Riesci a parlare?».
«Come ti chiami?».
«Ricordi cosa è successo?».
«Sai dove ti trovi?».
Guardò tutti, uno alla volta.
«Non parla. Perché non parla?».
Sospirò «...se non la smettete di chiedermi cose come faccio a rispondervi?».
Le faceva male la gola. Non riusciva a parlare bene. Si sentiva intontita e
confusa e c'era davvero troppa gente, ed ora tutti la guardavano e ridevano,
anche la ragazza che le stava accarezzando la mano. Guardò in quella direzione,
dove c'era infilato l'ago della flebo.
«Ricordi come ti chiami?» chiese quello che doveva essere un
dottore.
Alex guardò la ragazza, che sembrava piangesse di gioia «Perché piangi? Mica
sono morta. Ci conosciamo?».
Il dottore le guardò entrambe, poi sospirò «Allora? Riesci a sentirmi? Ricordi
come ti chiami?».
Alex voleva scendere da quel letto. Si sentiva
incredibilmente indolenzita. C'era proprio troppa gente intorno a lei. Guardò il
dottore e scrollò le spalle. O provò a farlo, perché le facevano davvero troppo
male «Napoleone. Credo di chiamarmi Napoleone Bonaparte.».
Tutti la guardarono senza fare un fiato. C'era un velo di
preoccupazione nei loro volti. Un velo bello pesante.
«Ok, ok, sto scherzando. Rilassatevi...» rise lei infine. La
ragazza al suo fianco rise con lei, mentre gli altri la guardavano straniti e un
pò scocciati.
Jamia rideva perché aveva compreso che Alex era fatta così. Era proprio come
scriveva Frank nelle lettere. Era la risposta che si sarebbe aspettato chiunque
avesse un minimo di conoscenza della ragazza.
«Come ti chiami?» chiese di nuovo il dottore.
«Alexis Barone. Ho 18 anni. A Natale mi hanno aggiustato la
macchina. Qualche giorno dopo mi sono schiantata da qualche parte...» disse
facendo mente locale. Poteva rivedere tutte le immagini dell'incidente. Era
tutto confuso, e lei poteva rivedere tutte quelle immagini confuse. «Cazzo,
dovevo andare a vedere un concerto. Cavolo... Dovevo anche organizzare la festa
di Capodanno. Avevo grandi cose in mente. Posso tornare a casa? Forse faccio
ancora in tempo. Magari chiamo Mikey e...». Tutti la stavano ascoltando, anche
se lei stava per lo più parlando a sé stessa. Tutti la guardavano preoccupati.
Jamia si schiarì la gola «Alex... Capodanno è stato un mese
fa.» mormorò.
La ragazza la guardò con aria di panico nel volto. «Un mese fa? Cazzo! Da quanto
tempo sono qui? Un mese? Un mese è decisamente troppo! In un mese saranno
successe proprio troppe cose! Cazzo... Gerard e Frank si saranno lasciati e
rimessi insieme almeno quindici volte, in un mese! E Mikey... oh, cazzo, vi
prego, ditemi che non è mai passato un Mikey Way al pronto soccorso, morto
folgorato o qualcosa del genere! Quel tipo è pericoloso! Un mese è proprio
troppo!» esclamò preoccupata.
Il dottore rise «Sei il caso più strano del mondo. Ti sei
risvegliata dal coma e non hai smesso un attimo di parlare. Solitamente sono
tutti storditi e non riescono a mettere due parole in fila.» disse divertito.
«Si, sono una chiacchierona, lo so. Ora posso andare?» disse
poi provando a scendere dal letto.
Un movimento inesistente. Non sentiva nulla. Non riusciva a muovere le gambe.
Non riusciva nemmeno a sentirle, le gambe. Un'altro pò di panico negli occhi.
Guardò la ragazza accanto a lei, Jamia.
«Cristo! Non riesco a muovere le gambe. Perché non riesco a
muovere le gambe? Oh, ti prego, dimmi che sotto quel lenzuolo ci sono ancora, le
mie dannate gambe... ti prego... ti prego dimmi che non avete dovuto amputarmi
nulla, ti supplico. Cioè, se mi avete trinciato le gambe io... no, se non ho più
le gambe voglio morire. Fatemi morire. Rimettetemi in coma e staccate i
macchinari, per favore!».
Jamia sorrise «Tranquilla. E' normale. Devi fare della fisioterapia. Le tue
gambe sono ancora lì.» spiegò con calma.
«Ok. Dove sono Frank e Mikey e Gerard e tutti gli altri?
Cioè, "tutti", tutti sono loro tre, ma dove sono, comunque?» domandò poi
guardandosi intorno.
«Credo che siano in tour. Credo che arriveranno appena
possibile.» rispose Jamia.
«Ora dobbiamo fare delle visite, potete parlarne dopo?»
domandò il dottore sbuffando.
«Ma io voglio andare a casa... Posso andare a casa?».
«Tra qualche giorno, Alex. Ora dobbiamo fare delle visite ed
accertarci che sia tutto ok.» disse lui.
«E poi potrò tornare a casa? Oddio, con la sfiga che ho
magari ci è cascato sopra un meteorite e non ce l'ho nemmeno più, una casa...»
commentò poi mormorando.
Jamia sorrise uscendo dalla stanza dopo averla salutata. Il
dottore doveva visitarla, anche se era abbastanza ovvio che stesse bene c'erano
molti altri controlli da fare.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca, appena fu fuori la stanza, e scrisse un sms
a Frank. "Non vede l'ora di vedervi.", scrisse ed inviò.
- - -
Finalmente.
Ringrazio come al solito tutti quanti, per tutte le recensioni i complimenti,
per esservi affezionati ad Alex, per aver capito che io ci sono troppo
affezionata per farla morire così - torturarla invece è un'altra cosa,
porella... XD.
Spero sto capitolo vi sia piaciuto. E' abbastanza più lungo dei precedenti,
spero siate arrivati alla fine senza sentirlo troppo "pesante", sennò vabbè,
grazie comunque per esserci arrivati, per averlo letto, per averlo recensito -
io guardo al futuro u.u le più dolciose mi recensiscono sempre, belle loro! XD
Un saluto, un bacio, un abbraccio, pace e amore, e THINK
HAPPY THOUGHTS sempre!
<3
xoxo
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 - My Immortal ***
Nuova pagina 1
Capitolo 6
My Immortal
Correvano tutti e tre. Come se dovessero raggiungere qualcosa che entro una
manciata di secondi sarebbbe scappata via.
Non avevano la pazienza nemmeno di aspettare l'ascensore, ed avevano fatto tre
rampe di scale senza prendere fiato un attimo. Arrivarono al piano che avevano
il fiato corto e la fronte sudata, tutti e tre.
Ancora una corsa verso la stanza. Verso quella stanza, e
l'avrebbero finalmente vista sveglia. Avrebbe parlato, l'avrebbero abbracciata e
sarebbe tornato tutto esattamente come prima.
Alex era seduta sul letto, la schiena poggiata su una
montagna di cuscini. Teneva in mano la copia originale del primo disco dei My
Chemical Romance, quella che Jamia le aveva comprato, quella che l'aveva
riportata alla vita. Era sola nella stanza, e quando la porta si aprì distolse
lo sguardo dalla copertina del cd e lo volse ai tre ragazzi col fiatone che
facevano a gara a chi dovesse mettere per primo piede nella camera.
Sorrise, con gli occhi luminosi di gioia «Non
posso credere che siate venuti! Siete davvero voi!» esclamò.
Frank, Mikey e Gerard non sapevano cosa dire. Volevano piangere dalla gioia, o
abbracciarla o qualsiasi altra cosa.
«C-ciao...» mormorò Mikey. Era imbarazzato come se la
incontrasse per la prima volta. Aveva gli occhi arrossati, perché aveva pianto
durante tutto il viaggio, da quando Frank era corso al parcheggio seguito da
Matt e Gerard e gli aveva detto che Alex si era svegliata. Non ci credeva, non
poteva essere vero, e invece ora era lì che gli sorrideva ed era sveglia e viva.
Alex sorrise guardandoli uno per uno, poi allungò una mano
verso il mobiletto accanto al letto, prese un pennarello e afferrò il disco che
aveva poggiato sulle gambe «Ragazzi, vi ringrazio per essere venuti fin qui...
solo per me... potreste autografarmi il vostro disco? Non ricordo molto ma so di
per certo che dovevo essere una vostra fan, perché il disco è uscito da
pochissimo ma non so come io già conosco a memoria quasi tutte le canzoni...».
Nessuno dei tre disse nulla. Mikey deglutì. Alex non
ricordava chi fossero? Non ricordava che erano amici, che stavano insieme, che
lui le aveva detto di amarla? Non ricordava nulla? Erano impietriti. No, non
volevano una Alex senza memoria.
«...c-certo...» disse Frank scrutandola, afferrando il
pennarello dalle sue mani. La guardò negli occhi «Quindi tu non sai chi siamo
noi?» domandò incerto.
Mikey attese la risposta come fosse l'ultima speranza. Voleva che tutto tornasse
come prima.
La ragazza sollevò un sopracciglio annuendo «Certo che so chi siete... Non siete
i ragazzi che suonano nei My Chemical Romance? Fred, Jared e...» indicò
Mikey «...Mark, giusto?» chiese «Insomma, ho questa sensazione... non ricordo
molto, ma di sicuro vi ho sentiti già suonare, perché è come se vi conoscessi da
un pezzo... quasi come se foste i miei migliori amici, per dire...».
Mikey fece un respiro profondo «Mi chiamo Mikey, non Mark. E
loro sono Frank e Gerard. Non puoi non ricordartelo, cazzo!» esclamò. Suo
fratello e Frank si voltarono di scatto a guardarlo, fulminandolo col pensiero.
Non si rispondeva così ad una ragazza che si era appena risvegliata dal coma,
no?
Guardò Alex negli occhi. Era disperato. Voleva darle una
botta in testa, come nei cartoni animati. Alla prima botta dimenticano tutto,
alla seconda torna tutto come prima.
Lei lo guardava seria, poi sorrise, e poi quel sorriso
degenerò in una risata assordante «Cristo! Siete proprio tre idioti! Come se
qualcuno potesse mai dimenticarsi di voi!» esclamò tra una risata e l'altra. I
tre trassero un respiro di sollievo. Tipico di Alex, anche dopo un mese e più di
coma.
Frank fece una smorfia, lanciandole il cd sulle gambe «Vaffanculo,
sei proprio una stupida, ci stavamo rimanendo proprio di merda...» disse «E
comunque ormai l'ho autografato...».
«Perfetto... quando sarete famosi a livello mondiale lo
venderò su Ebay e col ricavato mi ci comprerò una villa a Beverly Hills... ti
ringrazio...» sorrise lei «Allora? Dite la verità, vi sono mancata, eh?» chiese
sollevando un sopraciglio.
«Direi proprio di si...» sospirò Frank abbracciandola.
«Attento attento!» fece lei «Sono tutta dolorante... Cristo,
ho avuto un sacco di fratture e tutto il resto. Sai che non riesco a camminare?
Mi fanno malissimo le gambe, e tipo, tre secondi in piedi e crollo giù. Pensavo
che me le avessero amputate, perché non le sentivo nemmeno, appena svegliata.
Dio, è stata un'esperienza del cazzo, sapete? Una cosa stranissima. Non pensavo
fosse passato tutto questo tempo. Credevo di dover ancora organizzare il
Capodanno, figuriamoci. E sai che la tua amica, quella Jamia, è davvero carina e
simpatica? E, ah, dovrò stare sulla sedia a rotelle per un pò. Il che va anche
bene considerato che sarà l'unico mezzo di trasporto sul quale monterò per tipo,
il resto della mia vita. Per dire, gli aerei mi terrorizzano, dopo l'incidente
in macchina mi terrorizza anche l'idea di guidare di nuovo... insomma, una in
carrozzella chi la metterebbe mai sotto?».
«Wow. Chiacchieri anche più di prima. Dovevano amputarti la
lingua...» rise Frank.
«Io ho fatto tutte le analisi possibili ed immaginabili. Mi
portate a casa, stasera?» domandò lei dopo un pò.
«Puoi già uscire? Dovremmo parlare con un dottore. C'è un
dottore?» chiese Gerard guardandosi intorno. Alex annuì e sorrise con i suoi
tipici occhioni sgranati «Si si ti prego, parla col dottore! Digli che devo
assolutamente tornare a casa! Vai a cercarlo, ti prego!» lo supplicò.
Gerard annuì e fece cenno a Frank di seguirlo. Mikey rimase lì, e si avvicinò ad
Alex quando i due si richiusero la porta della camera alle spalle.
«Dio, non mi pare vero che ti sia svegliata...» mormorò
quando fu vicino a lei.
La ragazza sorrise annuendo «E chi mi ammazza, a me?» disse allegra. A Mikey
veniva da piangere. Aveva gettato via ogni briciolo di speranza ed ora invece
lei era lì e gli parlava e lo guardava e sorrideva e aveva di nuovo quello
sguardo così dolce e si, lui voleva davvero piangere.
«Mi sei mancata tantissimo...» mugugnò «E' stato come se per
un mese mi si fosse fermato il cuore...».
Era una cosa dolcissima, e mentre lui stava riuscendo a trattenersi Alex scoppiò
a piangere, ed era una scena quasi irreale in quanto Mikey si era aspettato di
sentirla scoppiare a ridere un'altra volta o qualcosa del genere. Invece lei era
lì che piangeva e gli aveva buttato le braccia intorno al collo nonostante le
dolesse tutto il corpo, lo stava stringendo e continuava a piangere.
«Ho pensato che sarei morta, Mikey...» balbettò poi tra le
lacrime «Cioè, nemmeno c'era il tempo di pensare...ma è stata una cosa strana.
Ho detto tipo "Oh cazzo...", cioè, ho pensato "Cavolo, per una volta che andava
tutto bene". Cioè, non è che l'ho pensato... ho sentito una sensazione strana...
come se ti pare che dovevo morire quando sembrava che avevo appena ricominciato
a vivere sul serio?» disse infine sottovoce.
Mikey la strinse a sé cercando di non farle male. Non sapeva che dire. Anche lui
aveva pensato "Oh cazzo" ed un mucchio di altre imprecazioni, e poi aveva
sperato, e poi aveva rinunciato, ed ora non poteva nemmeno descrivere ciò che
provava. Stava stringendo tra le braccia tutta la dolcezza che Alex potesse aver
mai tirato fuori, aveva l'onore di stringere quella parte di sé che lei lasciava
uscire allo scoperto sempre troppo poco.
Alex non vedeva l'ora di tornare a casa, e quando fu giunta a destinazione
sorrise allegra.
Certo, c'erano dei contro alla questione: non riuscendo a camminare propriamente
doveva starsene al piano di sotto. Doveva ricordarsi tutti i medicinali che
doveva prendere - non che potesse dimenticarsi gli antidolorifici viste le
condizioni del suo corpo che la torturavano - e sopratutto i ragazzi dovevano
ripartire e sarebbe rimasta sola, o nelle mani di Jamia che si era gentilmente
offerta di aiutarla, e di Donna e Linda che ovviamente sarebbero passate a darle
una mano ogni giorno.
Però stare lì, da sola, le faceva uno strano effetto. Non
voleva che Mikey se ne andasse, né ovviamente voleva trattenerlo lì. La band era
decisamente più importante dei suoi capricci e di certo se non era morta con
quell'incidente frontale non sarebbe morta per un pò di solitudine. E comunque
Jamia sembrava simpatica e alla fine dei conti un paio di mesi sarebbero passati
in fretta, e i ragazzi avrebbero preso il primo volo verso casa ogni volta che
ne avrebbero avuto l'occasione. Il fatto che non avessero ogni sera occupata era
già qualcosa, e c'erano date che distanziavano di tre o quattro giorni l'una
dall'altra, nei quali Mikey sarebbe tornato a Belleville e sarebbe stato tutto
bellissimo perché lei nel frattempo avrebbe fatto tanta fisioterapia fino a
poter di nuovo stare sulle sue gambe senza troppi problemi.
Aveva in mente grandi cose.
«Non mi va di andarmene...» mugugnò Mikey «Dopo tutto questo
tempo sembra proprio stupido prendere ed andare via... Cioè, non possiamo
partire domani mattina, comunque?».
Gerard scrollò le spalle «Hai ragione, Mikey, ma dobbiamo
andare stasera, raggiungere Ray e Matt e con loro partire per la prossima tappa.
Tra una settimana ci saranno tre giorni di pausa e torneremo qui. Ora però
andiamo...».
Mikey fece una smorfia sbuffando «Ok. E' proprio una
cavolata, questa. Dovrò ricordarmi di dire a Ray che la prossima volta potrebbe
anche chiederci un'opinione prima di metter su progetti e tour...» si lamentò
come un ragazzino.
Frank rise, sollevando un sopracciglio malizioso «Certo, come se tu avessi
previsto che lei oggi si sarebbe risvegliata... ma fammi il piacere, fino a
qualche ora fa eri già alla pagina successiva, lì in quel parcheggio a salutare
quella tipa di quella band, lì...» disse ridacchiando.
Mikey arrossì guardandosi intorno, e per un attimo ringraziò il cielo che Alex
era ancora in cucina.
«Vaffanculo, Frank... Abbassa la voce...» disse infastidito
«Fare amicizia non significa voltare pagina...» si giustificò mormorando.
«Certo, certo, se lo dici tu...» rise Frank, nel momento
esatto in cui Alex riapparve nel salotto.
«Perfetto. Non riesco ad arrivare nemmeno agli scaffali più
alti. Sarà una vera tortura...» disse lei avvicinandosi.
«Visto? Non possiamo andarcene...» insisté Mikey.
Alex gli lanciò un'occhiataccia «Non dirlo neanche per scherzo. Avete un sacco
di gente che sarà lì appositamente per vedere voi, quindi alzate quei culi dal
mio divano ed andate a fare il vostro lavoro!» disse sorridendo.
«Visto? Non è un problema... ora andiamo, voglio mettermi
alla guida prima che mi venga troppo sonno...» disse Gerard alzandosi in piedi.
Prese la sua giacca e le chiavi del furgone che Ray gli aveva prestato.
Salutarono Alex e sia Mikey che Gerard le chiesero almeno un milione di volte se
stesse bene o se avesse bisogno di qualsiasi cosa prima che se ne andassero.
Gerard era alla guida, Frank se ne stava seduto accanto a lui che maneggiava lo
stereo, e Mikey era mezzo addormentato nei sedili posteriori. Mancava poco al
loro arrivo, era mezzanotte passata e Gerard non vedeva l'ora di parcheggiare ed
andare nel motel dove c'erano anche Ray e Matt per riposare un pò.
Quando il cellulare di Mikey squillò tutti e tre furono
sull'attenti. Erano preoccupati che potesse essere Alex che magari aveva bisogno
di qualcosa, qualsiasi cosa.
Mikey guardò il display del telefonino. Era un numero che non
conosceva.
«Pronto?»
rispose incerto.
«Ciao! Sono Alicia. Stavi dormendo?».
Mikey guardò i due di fronte a lui, imbarazzato «Ehm... no, no... dimmi...»
mugugnò. Frank si voltò a guardarlo e ad ascoltare la sua conversazione e Mikey
si faceva sempre più agitato, sentendosi sotto osservazione.
«Niente, volevo sapere come va... noi abbiamo appena suonato
un'altro show stasera ed è andato alla grande. Domani partiamo per New York, poi
andremo al festival di Hoboken. Ci rivedremo lì, giusto?».
«Ehm... si... Saremo al Festival di Hoboken anche noi...»
rispose Mikey distogliendo lo sguardo da Frank, che con degli strani ed
incomprensibili gesti gli chiedeva sottovoce con chi stesse parlando. Lui scosse
la testa, come a dire "nessuno, tranquillo", ma Frank continuava a fissarlo e a
scrutarlo. Era palese che Mikey stesse parlando con quella ragazza che aveva
conosciuto al festival.
«Ok... non vedo l'ora di rivederti. Io sto andando a bere
qualcosa con i miei amici... quando saremo ad Hoboken dopo lo show potremmo
uscire a bere qualcosa tutti insieme, no?» propose Alicia dall'altra parte del
telefono.
Mikey arrossì. Non è che gli importasse molto in realtà. Stava ancora pensando
che Alex si era risvegliata e tutto il resto. Però non era educato dirle
"Alicia, qualsiasi cosa tu stia pensando, fa finta che nemmeno ci conosciamo,
non sono interessato" né niente del genere. E poi chi lo diceva che Alicia
avesse un secondo fine, comunque? Magari gli stava solo simpatico, tutto lì.
Infondo Mikey era sempre stato il classico sfigato, non è che d'un tratto fosse
diventato abbastanza figo da rimorchiare tipe in giro per concerti e show.
«C-certo...» balbettò Mikey in imbarazzo «Andremo a berci una
cosa, usciremo insieme, perché no?» disse, mentre le risposte a quel "perché no"
erano ovvie ed erano parecchie. Tanto per cominciare lo sguardo accigliato di
Frank che lo stava letteralmente squartando col pensiero. Tanto per dirne uno.
Mikey fece finta di niente, ma Frank allungò una mano sui sedili posteriori e
gli tolse il cellulare di mano «Senti, Alice o come ti chiami, il mio amico qui
ha le idee un pò confuse ma è sicuro che non ha assolutamente bisogno di andarsi
a bere nulla con nessuno. Grazie comunque per l'offerta, ci vediamo ad Hoboken,
è stato un piacere parlare con te, alla prossima.» disse d'un fiato. Poi chiuse
la telefonata e ridiede il cellulare a Mikey che lo guardava confuso, con un
sopraciglio sollevato «Non sei stato molto gentile, sai?» disse dopo un pò.
«E se provi a fare il mollicone un'altra volta con questa
tizia qui, vedrai quanto sarò molto meno gentile con te!» disse Frank serio.
«Non stavo facendo il mollicone! Mi ha chiesto se potevamo
andare a bere qualcosa quando saremo tutti ad Hoboken, che dovevo fare, eh,
dirle di no?» chiese sbuffando.
«Si!» esclamarono all'unisono Gerard e Frank, il primo
continuando a guidare, l'altro continuando a fulminare Mikey con lo sguardo
«Cioè, sei proprio uno stupido. Alex si risveglia e dopo tutto quello che hai
sofferto ora te ne stai lì a provarci con la prima tizia che ti da un briciolo
di confidenza?» lo riprese Frank.
Mikey fece spallucce, sentendosi incredibilmente nervoso «Ma non ci stavo
provando!» replicò Mikey infastidito.
«Mikey, fa come vuoi, ma sul serio, tra i tuoi piani depenna
il progetto tradire Alex perché avresti davvero vita breve...» disse
Gerard guardando la strada davanti a sé.
«Ma state facendo tutto voi! Quando mai ho anche solo pensato
di volerlo fare?! Sapete che non lo farei mai, cavolo!».
Era proprio una situazione ridicola, e i due gli stavano affibiando un sacco di
colpe che non aveva affatto.
Una
delle cose che rendeva Alex speciale era la sua incredibile particolarità
nell'affrontare le situazioni. Sopratutto le malattie, a quanto sembrava. Jamia
non poteva credere che fossero passati appena quattro giorni e lei fosse già in
piedi, aiutata solo col supporto di una stampella. Era andata ad aprirle la
porta di casa ed era tutta allegra e sorridente che zoppicava per casa come
niente fosse. Come non fosse nemmeno mai stata in coma.
«Com'è possibile
che tu sia già in grado di camminare e stare in piedi così a lungo?» domandò la
ragazza osservando Alex stupita.
Lei fece spallucce «Non lo so. La dottoressa della fisioterapia mi faceva fare
degli esercizi, e io non sapevo che fare quando stavo a casa da sola e li
ripetevo all'infinito. Et voilà! Eccomi qui. E devi farmi un grandissimo favore,
ora...» disse sorridente.
Jamia si sedette sul divano e scosse la testa «Cavolo, sei
una forza della natura, tu. E' ovvio che siano tutti affascinati da te...»
mormorò «Comunque dimmi, che ti serve?».
Alex fece un respiro profondo e poi sgranò gli occhi
puntandoli in quelli di Jamia «Ok. Ti andrebbe di accompagnarmi ad Hoboken?»
chiese mostrando il sorriso più supplichevole del mondo.
Jamia ci pensò un pò «Ad Hoboken? Che devi fare ad Hoboken?».
«Niente in particolare, ma i ragazzi suonano ad un festival
stasera e volevo andare a vederli...» spiegò.
«Alex, non puoi andare ad un concerto in queste condizioni...
Non è consigliato, insomma... potresti farti male, stancarti troppo...» cercò di
convincerla Jamia.
«Non devo mica andare a pogare in mezzo alla folla, eh...»
rise lei «Voglio solo andare a vederli suonare dal vivo. Ho bisogno di fare
qualcosa, è una settimana che praticamente non faccio assolutamente nulla...».
Jamia sospirò. Era un'altra vittima di quello sguardo supplichevole. «Ok. Ma
dovrai fare molta attenzione, al massimo chiediamo ai ragazzi se possono farti
stare nel backstage e sopratutto dobbiamo portarci dietro tutte le medicine...»
disse infine.
Alex sorrise soddisfatta e tirò fuori da dietro la poltrona
uno zaino pieno di roba «E' tutto pronto qui! Andiamo?».
Mikey aveva seguito Alicia in lungo e in largo per tutto il
parco dove si teneva il festival di Hoboken, presentandosi ad almeno tremila
persone. Alicia li conosceva tutti, mentre lui a mala pena riusciva a ricordare
i nomi delle ultime persone con le quali aveva parlato.
Si sentiva un novellino in mezzo a tutta quella gente, con
Alicia che frequentava band varie almeno da una vita, ed era come se
quell'ambiente fosse praticamente casa sua.
Avevano chiacchierato con il chitarrista di un gruppo, la
cantante di un'altro gruppo, il tecnico del suono, un manager, un tizio dello
staff, l'autista di una band, un discografico, un altro manager, un altro
chitarrista e così via per almeno due o tre ore. Poi avevano assistito a qualche
live dal backstage, bevuto qualcosa con qualche membro di qualche altra band,
visto un'altra performance, bevuto ancora un pò, chiacchierato ancora con
qualcun'altro.
«Come fai
a conoscere tutte queste persone?» chiese lui dopo un pò, quando finalmente si
sedettero all'ombra di un albero lontano da tutti.
Alicia scrollò le spalle e sorrise dopo aver bevuto un sorso di birra «Faccio
questa vita da qualche anno. Sono scappata di casa a sedici anni e mi sono
intrufolata in questo mondo...» spiegò.
«Wow. Dev'essere una vita entusiasmante. Io non ho nemmeno un
quinto degli amici che hai tu...» mormorò.
Quando Jamia ed Alex arrivarono ad Hoboken non ci misero
molto a trovare il parco dove si svolgeva il festival. Sembrava che tutti
andassero in quella direzione, così si unirono alla folla.
Jamia chiedeva ogni tanto ad Alex se stesse bene o ce la
facesse a camminare. Lei in quelle condizioni non sarebbe mai andata ad un
concerto né in nessun altro posto dove c'era tutta quella gente. Alex però
sembrava non curarsene, non le importava molto nonostante in effetti le gambe le
facessero un pò male. Voleva vedere i ragazzi suonare e sopratutto voleva stare
un pò con Mikey. Per quanto ne sapeva la band si sarebbe esibita solo la sera,
quindi di tempo da passare con loro ce ne sarebbe stato.
«Ok. Chiamo Frank e gli dico di venire a prenderci
all'entrata?» domandò Jamia cercando il cellulare nella borsa. Alex scrollò le
spalle facendosi strada verso la security «Si, intanto chiama. Io provo a
convincere il tipo qui a farci entrare...» disse sicura di sé.
«Come fai a convincerlo?» chiese l'altra seguendola.
Alex non rispose e continuò a camminare fino ad arrivare davanti al tipo alto e
muscoloso che indossava una maglia nera con stampata sopra la scritta "Staff"
che in realtà stava semplicemente chiacchierando con una tipa che aveva un pass
legato alla maglietta che se ne stava accanto a lui.
«Salve.» sorrise Alex quando gli fu di fronte, poggiando il
peso del corpo sul piede destro, che era quello che le faceva meno male, e sulle
stampelle.
«Ciao. Hai bisogno di qualcosa?» domandò il tipo.
Alex annuì «Devo incontrare Mikey Way, suona con i My Chemical Romance...» disse
con semplicità. Il tizio la scrutò e sollevò un sopracciglio «Hai un
biglietto?».
«Si, in teoria. Ma in pratica l'ho dimenticato sul mobile
della cucina a Belleville, per la fretta di venire qui. Insomma, dovevo
ricordarmi tutte le medicine, e le stampelle, e le altre medicine, e c'è la mia
infermiera...» indicò Jamia con un cenno della testa «...che non ha fatto altro
che ricordarmi di prendere le bende per le medicazioni, le pillole per i dolori,
le pastiglie per il mal di testa e tutto il resto. Insomma, lo so che a te non
interessa nulla e che dovrei tornarmene a casa a prendere i biglietti e tornare
qui, ed hai perfettamente ragione, le mie intenzioni erano quelle quando mi sono
accorta di aver lasciato i biglietti a casa, però poi lei» indicò ancora Jamia
«insiste col dire che tutto questo viaggiare può essere pericoloso. Secondo me
non è vero, ma l'esperta è lei, io so solo che mi sono risvegliata dal coma in
condizioni discrete, però che ne so io, magari ha ragione lei, che insomma, di
queste cose se ne intende, e quella storia della Sindrome di Sniper è vera e
tipo, magari ci rimango secca...» disse senza prendere fiato nemmeno una volta.
Jamia la guardava confusa, ed anche il tizio della security e la ragazza al suo
fianco la guardavano sconcertati.
«Sei stata in coma?» chiese la tipa incredula.
Jamia annuì «Si, e fosse stato per me non ce l'avrei nemmeno portata qui.
Insomma, la Sindrome di Sniper è pesante, ma lei proprio per questo ha
insistito. Ha voluto che i dottori le dicessero la verità, e quando ha scoperto
che potrebbe non superare una settimana dal suo risveglio ha voluto solo venire
a questo festival. Questo è avere un'anima rock...» disse cercando di sembrare
convincente.
Alex la guardò sorridendo, mentre il tipo della security si
guardava intorno «Cazzo, sei una sfigata. Aspetta qui...» disse, poi mormorò
qualcosa alla ragazza ed insieme si allontanarono un attimo.
Jamia sospirò «Wow. Siamo riuscite a convincerlo? E che diavolo è la Sindrome di
Sniper comunque?» rise.
«E che ne so, Sniper è la prima cosa che mi è venuta in
mente. Ce l'aveva scritto sulla maglietta quella tipa...» disse Alex divertita.
Quando i due tornarono fecero fatica ad assumere un'espressione seria.
«Ecco... ma non raccontatelo a nessuno, ok? Ora andate...»
disse il tipo porgendo alle ragazze due pass, e poi facendosi da parte per farle
entrare nell'area recintata.
Alex fece qualche passo sulle stampelle, poi il tizio della
security le fece cenno di fermarsi. Lei pregò che non ci avesse ripensato.
Il tipo fischiò per chiamare l'attenzione di un ragazzone alto e robusto, con
dei capelli biondo/rossicci e la barba incolta sul volto «Bob! Vieni qui!» lo
chiamò. Il ragazzo lasciò dei cavi che teneva in mano e si avvicinò «Che
succede?».
«Questa ragazza sta cercando un tizio di qualche band. E'
stata in coma e sta male, accompagnala dove deve arrivare, o con tutta questa
gente non ce la farà mai...» gli disse «Lì ci penso io...».
Alex sorrise ancora più contenta. Ora aveva anche un ragazzone a spianarle la
strada. Guardò Jamia che alzò gli occhi al cielo.
C'era davvero tantissima gente e fu una fortuna che Bob faceva strada alle
ragazze. Probabilmente da sole ci avrebbero messo un'ora solo per riuscire a
capire da dove iniziare a cercare. Bob lì conosceva un mucchio di gente, ed
anche se aveva chiesto un paio di volte a qualcuno se avesse visto qualche
membro dei My Chemical Romance ed era stato mandato a vuoto da una parte
all'altra del parco, Alex non stava più nella pelle. Voleva incontrare Mikey e
gli altri ed era totalmente euforica.
«Sei stanca? Se
vuoi ti porto sulle spalle...» chiese Bob dopo un pò, quando dopo aver portato
le ragazze fino a dietro il backstage del primo palcoscenico non trovarono
nessuno della band che stava cercando lei. Alex annuì contenta, lasciò le
stampelle a Jamia e montò sulla schiena di Bob come un koala aggrappato ad un
tronco d'albero.
Camminarono un altro pò a vuoto e finalmente da lassù Alex
riuscì ad intravedere i capelli neri e rossi di Frank, e tutta contenta lo
indicò a Bob che a passo deciso la condusse da loro facendosi strada tra la
folla.
Frank era preso a conversare con Gerard ed un altro paio di
tizi.
«Buongiornooo!» esclamò Alex quando Bob fu alle sue spalle.
Il tizio delicatamente la mise giù e lei e Jamia lo ringraziarono proponendogli
di andare a bere qualcosa quella sera dopo lo show. Lui accettò ben volentieri e
tornò al suo lavoro.
«Ehi! Che ci fate voi qui!? Come stai? Tutto bene? E'
successo qualcosa?» domandò Gerard abbracciandola. Alex sorrise scrollando le
spalle «Tutto bene, ci annoiavamo a casa e siamo venute a trovarvi...» spiegò.
«Ma non dovresti affaticarti!» la rimproverò Gerard
aggrottando le sopraciglia. Alex sospirò «Non mi sto affaticando per niente.
Allora? Tra quanto suonate? Che facciamo? E dov'è Mikey?».
Frank si schiarì la gola e lanciò un'occhiata a Gerard. Entrambi avevano visto
Mikey girare per il festival con quella ragazza, Alicia, e non avevano idea di
dove potesse essere in quel preciso istante.
«Chi se ne frega di Mikey, andiamo a fare un giro! Ci sono un
sacco di stand fighi e c'è anche un tizio che fa i tatuaggi!» disse
distraendola.
«Ah, ok... magari intanto lo chiamo e gli dico di
raggiungerci lì?».
«No, lascia stare, tanto prima o poi lo incontreremo...
andiamo, dai!» insisté Frank trascinandola via. Gerard rimase a chiacchierare
con quei tipi mentre Jamia seguì Frank ed Alex.
«Sai che dovremmo fare? Dovremmo farci fare un tatuaggio!
Questo tipo è davvero forte. Dovremmo proprio farci tatuare qualcosa!» esclamò
Frank quando furono vicini al furgone che era una specie di studio di tatuaggi
mobile.
Jamia fece una smorfia «Non sono sicura che sia una buona
idea. Insomma, non credo sia molto igienico fare tatuaggi in un furgone nel
mezzo di un parco...» disse poco convinta.
Frank scrollò le spalle «Ma no, figurati, mica è un
novellino... andiamo a scegliere qualcosa da tatuarci, su...» disse.
Il tizio era un signore avanti con gli anni, che indossava un gilet di pelle
nera sopra una canottiera bianca, ed aveva una lunga e folta barba grigia che
era tutt'uno con i capelli lunghi fino alle spalle.
In effetti non era troppo convincente, ma quando arrivarono
lì stava eseguendo un tatuaggio sulla schiena di un tipo, era quasi alla fine,
ed era un ritratto a colori davvero realistico.
Alex rimase affascinata e sorrise «Fantastico. Sembra una
fotografia...» mormorò.
Frank sorrise «Perfetto. Tu rimani qui e guarda quant'è bravo. Io nel frattempo
vado a cercare Mikey, ok? Ci vediamo tra poco...» disse, poi afferrò la mano di
Jamia e se la trascinò dietro in tutta fretta.
«Perché non mi hai detto che sareste venute qui?» chiese
nervoso camminando a passo svelto tra la gente.
Jamia scrollò le spalle «Non pensavo di doverti avvertire. Mica sono entrata in
casa tua. Alex voleva venire e mi pareva giusto accompagnarla...» spiegò quasi
infastidita.
Frank sospirò «Si, scusa... è che... è un pò una situazione del cavolo...» disse
dopo un pò mentre si guardava intorno nella speranza di incrociare Mikey da
qualche parte.
«Si? Perché? Che succede?» domandò la ragazza confusa.
«Niente, in realtà non succede niente... Ma Mikey è in giro
da stamattina con questa tizia che ha conosciuto qualche giorno fa e suona in
una band, e pare che vadano d'accordo e tutto il resto, e da quando siamo
arrivati ieri sera non si sono separati un secondo. Ed io gli ho anche detto che
se ha intenzione di far soffrire Alex gli spacco la faccia, ma lui dice "Ma ti
pare? Non lo farei mai", poi però questa tipa arriva e se lo trascina dietro
ovunque e lui la segue come un cagnolino e nonostante conosca Mikey e so che non
è uno stronzo, sai come vanno ste cose, no? Non si sa mai...» disse accendendosi
una sigaretta «Insomma, io ho scoperto di essere bisessuale da un momento
all'altro. Magari lui scopre di voler essere poligamo, per dire...» aggiunse
dopo un pò.
Jamia scoppiò a ridere. «Credo che Alex gli staccherebbe la
testa a morsi, se solo ci provasse...» commentò divertita, guardandosi intorno
anche lei per individuare Mikey.
Finalmente notarono entrambi il profilo di Mikey all'ombra.
Era ovviamente con quell'Alicia, che tra l'altro a Frank non stava nemmeno
troppo simpatica.
A passo svelto entrambi lo raggiunsero.
«Ehi!» chiamò la sua attenzione Frank.
Mikey si voltò a guardarlo e sollevò un sopraciglio quando notò Jamia accanto a
lui «Ehi... che c'è? E tu che ci fai qui?» chiese, prima a Frank e poi alla
ragazza.
«E' da stamattina che sei sparito, che cazzo! Hai finito di
fare il turista per il festival?» chiese Frank infastidito. No, a lui
quell'Alicia non piaceva affatto. Se ne stava seduta lì che li guardava, con una
birra in una mano e una sigaretta nell'altra, ed aveva quell'aria totalmente
indifferente a qualsiasi cosa.
«Che succede?» chiese Mikey confuso.
«Succede che Alex è venuta a trovarti da Belleville con tanto
di stampelle e tu te ne stai qui a fare il coglione con sta tipa!» lo rimproverò
Frank.
Alicia fece una smorfia gettando la sigaretta a terra «Ok, modera i toni,
eh...» disse, tirandosi su.
«Fatti gli affari tuoi...» borbottò Frank «Allora, andiamo?»
disse con urgenza.
Mikey guardò Alicia e a sua volta lo stava guardando, come in attesa di una
risposta.
«Ehm... ora devo andare... ci vediamo dopo, ok?» disse
sorridendo imbarazzato.
Alicia scrollò le spalle «Certo. E stasera usciamo?» propose.
Frank e Jamia lanciarono un'occhiataccia a Mikey, che arrossì guardando Alicia
«Ehm... ci mettiamo d'accordo dopo... magari un'altra volta, dopo vediamo...»
disse mentre Frank lo stava letteralmente trascinando via.
«Non vi metterete d'accordo dopo. O, se vuoi metterti
d'accordo dopo, prima vai da Alex e dille che tutto il suo viaggio fino a qui è
stato alquanto inutile perché tu vuoi scoparti quella tipa stasera dopo il
concerto.» disse Frank duro.
Mikey alzò gli occhi al cielo sbuffando, scrollandosi di dosso le mani di Frank
«Ok, ora smettila, va bene? io non voglio fare proprio niente con Alicia! Ci
siamo conosciuti ed andiamo d'accordo, e scommetto che se invece di agitarti
così mi lasci spiegare, andrebbe tutto alla grande. E anzi, scommetto che se lo
racconto ad Alex nemmeno lei avrebbe niente in contrario!» disse infastidito.
Frank sorrise malizioso «Perfetto. Allora vai e diglielo.
Raccontaglielo. Voglio proprio vedere quante parole riesci a pronunciare prima
che lei ti tiri un bel calcio sui coglioni. Andiamo, su...» disse quasi
divertito facendo strada a Mikey e Jamia verso il furgoncino dei tatuaggi.
- - -
Allora, eccoci con un altro capitolo. Cristo santo
tutte le recensioni che mi lasciate ogni volta mi riempiono il cuore di gioia e
mi viene quasi da piangere e di abbracciarvi tutte e di dirvi che vi voglio
bene! XD
Tornando seri - se mai sia possibile - siccome non ce l'ho fatta a far stare
Alex ancora in coma, e quindi ho sentito il bisogno di svegliarla, ma siamo
ancora tipo al quinto capitolo e di conseguenza o la ff finiva così, con tutti
che vissero felici e contenti, o continuava ma dovevo inventarmi qualcosa per
farla continuare, ho sfruttato l'esistenza di Jamia e Alicia e tutto il resto.
Cioè, insomma, sennò non avevo altre idee per continuarla, e come ho già detto
più volte, ho davvero bisogno di continuare a scrivere e tutto il resto. Quindi,
ecco fatto.
Per quanto mi riguarda però posso dirvi solo FRERARD FOREVER quindi a buon
intenditor poche parole! LOL
xoxo
much love
peace
kiss kiss
terexina
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 - We Should've Seen This Coming ***
Nuova pagina 1
Capitolo 7
We Should've Seen This Coming...
Mikey stava iniziando a sentirsi davvero
infastidito dall'ansia che Frank gli metteva addosso. In fin dei conti, si
diceva, non aveva fatto niente di sbagliato, e Frank invece ne stava facendo un
affare di stato.
Quando arrivarono al furgone dei tatuaggi, Alex era seduta lì
che guardava il tizio che tatuava un ritratto. Era così presa che inizialmente
Frank e Mikey dovettero chiamarla un paio di volte per attirare la sua
attenzione. Ma quando gli sguardi di Alex e Mikey si incrociarono, del tatuaggio
che stava osservando non le importò più nulla, e di corsa - per quanto le era
possibile muoversi in fretta viste le sue condizioni - scese dal furgone e si
gettò tra le braccia di Mikey, che la strinse a sé.
«Finalmente!
Dove diavolo eri? Ti ho cercato per tutto il festival sulle spalle di un tizio e
non sono riuscita a trovarti!» disse Alex poi sciogliendo l'abbraccio. Frank
ridacchiò nascondendosi dietro Jamia, mentre Mikey sospirò «Si... stavo... stavo
un pò in giro... ho conosciuto un pò di gente, stavamo chiacchierando...» disse
cercando di suonare tranquillo e rilassato.
Alex sorrise «Bravo, bravo, fai nuove amicizie che avere
parecchi contatti può tornare sempre utile...» disse con aria saggia. Mikey
lanciò un'occhiata soddisfatta a Frank, che si schiarì la gola «Beh, magari
queste amicizie di Mikey sono un modo molto vago per dire che stava
chiacchierando con una ragazza...» disse.
«Quindi? Non può chiacchierare col genere femminile? Non
staremo mica facendo i maschilisti?» disse Alex alzando gli occhi al cielo.
Frank non disse nulla, anche se in realtà voleva dirle di dare un'occhiata più
approfondita alla questione. Ma poi gli venne il dubbio che magari era lui ad
esagerare. Magari era così abituato alla gelosia di Gerard che ora qualsiasi
cosa lo faceva pensare con molta malizia e sospetto. Magari era diventato
ossessivo come Gee.
Jamia riuscì a convincere Frank ed Alex che farsi un tatuaggio in quel furgone
era davvero sconsigliato, così alla fine i due rinunciarono e con lei e Mikey
andarono a farsi un giro per il Festival. Passarono così un paio d'ore, prima
che la band dovesse suonare. Proprio prima del gruppo in cui suonava anche
Alicia.
Così nonostante Alex preferisse di gran lunga guardare i
concerti da sotto il palco - c'era tutta un'altra atmosfera, lì - si ritrovò a
vedere l'esibizione del gruppo da dietro il backstage, proprio al centro tra
Alicia e Jamia.
«Sono davvero
bravi, non è vero?» chiese Alicia quando i ragazzi finirono di suonare la loro
terza canzone. Alex annuì «Direi proprio di si...» commentò guardando Mikey
affascinata.
Alicia sorrise «...sei qui per loro?» chiese guardandola.
«Mh, si...» rispose distrattamente, mentre sorrideva a Mikey
che le aveva lanciato un'occhiata veloce mentre Gerard beveva un goccio d'acqua
prima di prendere ad esibirsi nel prossimo pezzo.
«Li conosci da molto?» chiese ancora Alicia. Come se non lo
sapesse. Alex distolse lo sguardo dal palco e scrollò le spalle «Direi di si...»
rispose sorridendo. Poi tornò a guardare il palco, dove Mikey si era avvicinato
a Gerard.
«Perché stanno parlando secondo te?» chiese Mikey sussurrando
nell'orecchio di suo fratello, che dal palco lanciò un'occhiata svelta al
backstage, dove Alex e quella tipa con la quale Mikey aveva passato l'intera
mattinata stavano chiacchierando, anche se in realtà vedeva parlare solo Alicia
mentre Alex fissava il palcoscenico e si limitava ad annuire o dare risposte
molto brevi.
«Hai qualcosa da nascondere?» chiese Gerard sollevando un
sopraciglio. Mikey scrollò le spalle e guardò di nuovo Alex ed Alicia, e
cominciò a ripensare a Frank che gli diceva che Alex lo avrebbe ucciso se avesse
sospettato qualcosa e roba del genere. Fece un respiro profondo. Sperava sul
serio che le due stessero parlando del clima, del tempo, del sole, di qualsiasi
cosa che non fosse lui.
I ragazzi suonarono altri tre pezzi prima di scendere dal palco. Mikey stava
sudando per l'agitazione, oltre che per la performance. Si avvicinò ad Alex ed
Alicia che stavano ancora chiacchierando. Aveva mille cose in testa. Aveva
osservato le due con la coda dell'occhio, mentre suonava - toppando anche un
paio di volte, durante le quali Frank lo guardò inferocito - e gli sembrò che
quelle due stavano chiacchierando anche troppo. Alle prime Alex sembrava più
distaccata, e sembrava che fosse Alicia a chiacchierare. Poi anche Alex era lì
che parlava, e Mikey avrebbe pagato oro per poter sentire la loro conversazione.
Non appena lui arrivò, Alicia gli sorrise sollevando un
sopraciglio con aria divertita, poi qualcuno la chiamò, e lei afferrò un basso
dalle mani di qualcuno e si diresse sul palco con il resto del gruppo col quale
suonava.
«Ehm... quindi?»
chiese Mikey, anche se si rendeva conto che era una domanda alquanto stupida ed
inutile. Alex sorrise «Siete stati grandiosi! Sul serio!» esclamò tutta
contenta, con Jamia che annuiva al suo fianco.
«Ah, oh... ok...» mugugnò Mikey, poi fece un respiro
profondo. Ok, se Alicia avesse detto qualcosa di sbagliato sicuramente Alex a
quell'ora l'avrebbe già ucciso. E poi cosa c'era di sbagliato da dire? Lui non
aveva davvero nulla da nascondere. Eppure aveva il terrore che Alicia potesse
aver detto qualcosa. In realtà il terrore era che Alex fraintendesse, che Alex
se ne andasse, che potesse perderla per una cosa che non esisteva affatto.
I ragazzi decisero di ripartire per Belleville il giorno dopo. Così potevano
uscire ed andare a bere qualcosa con le band che avevano conosciuto durante quel
festival per salutarli. Tra le tante prove da superare, questa era una delle più
difficili per Gerard. Gli stava andando abbastanza bene con l'astinenza da
alcool, sempre perché Frank era al suo fianco a sostenerlo, proprio come tutti
gli altri. Ma Frank aveva pur sempre diciotto anni e tanta voglia di divertirsi,
e a Gerard sembrava un pò egoistico da parte sua aspettarsi che l'altro bevesse
solo birre analcoliche insieme a lui, mentre tutti intorno a loro erano lì a
sparare stronzate sempre più grandi più aumentava il tasso di alcool nel loro
sangue. Insomma, Frank non aveva problemi con gli alcolici, e Frank poteva
concedersi anche un paio di birre di troppo ogni tanto, se voleva, e Gerard
sapeva che Frank voleva, ma non si lasciava andare perché doveva tenergli testa.
Era una cosa misera, magari, ma per Gerard contava tantissimo.
Seduto tra lui ed Alex, si voltò verso di lei e si avvicinò
al suo orecchio
«Credo di voler
tornare al furgone. Magari mi metto a dormire o disegnare o non lo so, ma almeno
Frank può lasciarsi andare e divertirsi.».
La ragazza lo guardò, fiera di lui. Gerard era notoriamente
geloso ed ossessivo, e sembrava davvero una cosa enorme il fatto che se ne
stesse andando per lasciare un pò di spazio al suo uomo. «Se vuoi vengo a farti
compagnia... tanto sono stanca e con tutti i medicinali che sto prendendo non
posso certo berci sopra...» disse «Insomma, dovessi fare la tua fine, che
comincio ad avere le allucinazioni!» aggiunse ridendo.
Gerard alzò gli occhi al cielo «Tu e le tue battute infelici. Ecco cosa mi è
mancato di più... andiamo, allora?» disse poi aiutandola a tirarsi su.
Mikey se ne stava dall'altra parte del tavolo a chiacchierare
con Alicia e il suo gruppo, ed Alex non riuscì nemmeno ad attirare la sua
attenzione per comunicargli che se ne stava andando con suo fratello.
Non è che le importasse molto, si rendeva conto che doveva
essere incredibilmente euforico per tutta la situazione. Insomma, erano passati
dai miseri locali di Belleville a festival stracolmi di gente e gruppi noti.
Avevano conosciuto tantissime persone, e Mikey sembrava si stesse davvero
divertendo, e di certo se lo meritava dopo tutto quel tempo passato a piangere
nella sua stanza d'ospedale.
Quello che successe dopo non aveva molto senso. Era qualcosa portato
dall'alcool, sicuramente, perché Matt aveva iniziato a sparare stronzate senza
una ragione precisa. Che non fosse una persona matura e diplomatica era cosa
nota, ma che fosse così coglione, pensò Frank alla fine, lo scoprirono solo in
quel momento. Quando da un momento all'altro, dopo l'ennesimo boccale di birra
scura, cominciò a blaterare sulla vita personale dei sui amici. Su Frank e
Gerard che erano due checche isteriche, su Mikey che si sentiva grande ora che
non era più un verginello e poteva provarci con chiunque tanto la sua tipa era
così sfigata da tornare da lui senza ombra di dubbio, su Ray che nemmeno ce
l'aveva, una vita privata, ed un sacco di altre cavolate che fecero ribollire il
sangue di tutti i presenti. Finché si scherzava andava anche bene, ma poi Matt
aveva superato ogni limite e Frank ad un tratto si era alzato e gli aveva tirato
un pugno dritto sul naso. E Matt era così ubriaco e così sorpreso che non riuscì
nemmeno a reagire. Si piegò in due, con le mani sul volto, a coprirsi il naso
sanguinante. Jamia da brava infermiera fuori servizio corse in suo aiuto, mentre
qualcunaltro dovette portare via Frank da lì. Era nero di rabbia.
- - -
Si, è decisamente corto. Ho un
sacco di idee ma devo dargli una forma, quindi questo esce fuori e questo
pubblico. LOL
XOXO
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 - I'd end my days with you in a hail of bullets... ***
Nuova pagina 1
Capitolo 8
I'd End My Days With You In A Hail Of Bullets
Se c'era una cosa su cui tutti erano d'accordo, era che Mikey si perdeva in un
bicchier d'acqua con tanta - anche troppa - facilità.
Jamia dovette spiegargli un paio di volte cos'era accaduto e perché ora erano
tutti agitati e diretti verso il furgone e i parcheggi del festival. Mikey non
si era nemmeno accorto che Matt se n'era andato col naso sanguinante e che
qualcun altro dovette portar via Frank con la forza.
In realtà Jamia aggiunse anche che se fosse stato meno preso
da quella Alicia si sarebbe reso conto anche che Alex se n'era andata con Gerard
e tutto il resto. Mikey si guardò intorno mentre insieme camminavano tutti verso
il parcheggio del festival.
«Ah... e perché
se n'è andata?» chiese confuso. Erano appena entrati nell'ampio parco, dove
c'erano parcheggiati ancora un sacco di furgoni, intorno ad alcuni c'erano dei
gruppetti di gente che chiacchierava e perdeva tempo per passare la serata prima
di rimettersi in viaggio.
Il furgone dei My Chemical Romance si distingueva tra tutti, era sporco e
ricoperto di scritte e disegni su ogni superficie, e Frank ci aveva messo su un
sacco di adesivi, anche.
Mikey guardò
in quella direzione, ed
Alex e Gerard erano poggiati al loro furgone presi a chiacchierare con un tizio
che aveva già visto in giro per il Festival quella mattina, un tipo che lavorava
lì ma non gli era chiaro con chi. Aveva capelli e carnagione chiara ed un fisico
robusto. Di certo era il doppio di Mikey.
«Insomma, perché
se n'è andata?» chiese ancora lui, che non aveva ricevuto alcuna risposta da
Jamia. La ragazza scrollò le spalle ora mentre camminava guardando la mano
indolenzita di Frank. Aveva tirato proprio un bel cazzotto. La mano era gonfia e
arrossata, e Jamia gli aveva detto di premerci leggermente qualcosa di freddo
sopra.
«Era incazzata con me o roba simile?» domandò poi ansioso.
Frank sbuffò guardandolo «Mikey, per favore, fai la persona seria, Alex ha
provato almeno tre o quattro volte a dirti che Gerard voleva tornare al furgone
e lei lo seguiva per fargli compagnia. Eppure lo avresti sentito con le tue
orecchie se non avessi passato tutto il tempo ad ascoltar blaterare quell'Alice,
lì...» lo rimproverò.
Mikey fece una smorfia colpevole «Ok, hai ragione...» poi fece spallucce
«Comunque si chiama Alicia, non Alice.» lo corresse dopo un pò.
Jamia alzò gli occhi al cielo «E quella laggiù si chiama Alex
e si è risvegliata dal coma una settimana fa, ed ha fatto il doppio degli
esercizi di fisioterapia per poter stare in piedi oggi e venire a trovarti...»
disse poi indicando la ragazza che era lì al furgone a chiacchierare come niente
fosse.
«Beh, ma non le ho detto io di andarsene...» borbottò Mikey
sulla difensiva. Frank sospirò ancora una volta spazientito «E nemmeno le hai
chiesto di restare, comunque!» disse, accellerando il passo per arrivare da
Gerard, che non appena lo vide gli corse incontro notando che si massaggiava la
mano dolorante.
«Che succede?» chiese Gerard preoccupato.
Frank scrollò le spalle, mentre Ray scuoteva la testa preoccupato per l'intera
situazione. Aveva fatto una testa così a Frank, dal locale al parcheggio del
festival, dicendogli che era stato uno stupido, che si Matt era un idiota, ma
non c'era bisogno di prenderlo a pugni e cose del genere. Matt non sarebbe mai
tornato a suonare con loro e non ci voleva proprio, perché ora dovevano fare un
sacco di date e non era certo il caso di stoppare il tour proprio ora che le
cose andavano alla grande, ma dove lo avrebbero trovato un altro batterista così
presto?
«Ci penseremo dopo, ok?» disse Gerard sbuffando «Ora fammi
vedere la mano...» disse a Frank. Come se si intendesse di fratture o cose
simili. Frank gli spiegò che Jamia lo aveva già assistito e che non gli faceva
nemmeno più tanto male.
«Ma perché avete fatto tutta questa storia, comunque?» chiese
Alex dopo un pò.
«Perché Matt ha iniziato a sparare su tutti, tutti,
noi, e la cosa mi ha fatto incazzare troppo. Finché si scherza tutto ok, ma poi
ha davvero esagerato. Ne ha dette un paio almeno per ognuno di noi, che cazzo!
Gli spaccherei la faccia se fosse qui!» disse Frank imbestialito.
Gerard provò a calmarlo mettendogli una mano sulla spalla come gesto di
conforto, ma Frank era davvero nervoso. Detestava, sul serio, con tutto sé
stesso, quando veniva chiamato frocio, checca, e cose simili. Matt era
proprio un coglione.
«Ti pare? Mi perdo sempre le scene più entusiasmanti...»
sbuffò Alex dopo un pò «Io me ne vado e tutto d'un tratto accade
qualcosa, mentre finché c'ero io si moriva di noia...».
Mikey lanciò un'occhiata a Jamia e Frank, poi ad Alex «Oh, giusto... credo che
dovrei dirti una cosa... possiamo entrare un attimo?» le disse sottovoce
indicando il furgone. Alex annuì e si fece aiutare a salire su.
Quando furono dentro si chiusero il portellone alle spalle ed
Alex si sedette accanto al finestrino.
C'erano un sacco di lattine vuote di cocacola gettate in ogni angolo
accompagnate da cartacce, fogli, penne, appunti, cartine stradali e quant'altro,
è c'era puzza di sudore e sigaretta, in realtà.
«Che succede?» chiese lei distratta mentre posava sul
cruscotto un bloc-notes che era finito ai suoi piedi.
Mikey fece un respiro profondo «Beh, niente... volevo solo chiarire questa cosa
di me e Alicia...» mormorò. Alex degultì puntandogli lo sguardo dritto negli
occhi. Lui e Alicia cosa?, si domandò. Lo guardava con aria confusa. Mikey
continuò a parlare «Insomma, immagino che Frank e Jamia abbiano ragione e che il
fatto che io abbia passato tutta la sera senza nemmeno degnarti di un pò
d'attenzione nonostante tu sia venuta fin qui per stare con me...» spiegò.
Lei sorrise scrollando le spalle «Oh, tranquillo, sul
serio... insomma, immaginavo che aveste conosciuto parecchia gente, ci
mancherebbe... anzi, mi fa piacere che stiate conoscendo così tanta gente del
giro...» disse rassicurante.
«Ah, ok.» disse Mikey. Era quasi stranito dal fatto che Alex
non sembrasse nemmeno lontanamente infastidita dalla cosa. Insomma, o dopo
l'incidente era diventata semplicemente più tranquilla, nonostante non ne fosse
troppo convinto, o Alex stava facendo finta di niente... «...no, perché quando
mi sono accorto che te ne sei andata ho creduto che fosse perché ho passato
tutta la sera a chiacchierare con Alicia e i suoi amici, e poi insomma, magari
sapendo anche che da quando sono qui ad Hoboken che sto sempre con lei pensavo
che ti aveva dato fastidio...».Poi ci fu un lampo nella mente di Mikey. Oh,
cazzo!, si disse. Alex nemmeno lo sapeva che lui era stato tutto il tempo
con Alicia, nessuno glielo aveva detto! Se ne rese conto appena vide
l'espressione di Alex cambiare da un sorriso in una smorfia accigliata.
«Mikey, tu sei un ragazzo intelligente, e lo sappiamo
tutti... solo che il più delle volte ti perdi in un bicchier d'acqua e...
cavolo, non sei per niente furbo...» mormorò Alex. «Quindi... Che cavolo
significa che sei stato con lei tutto il tempo da quando sei ad Hoboken?» chiese
infine, e sembrava davvero infastidita ora. Ovviamente era una domanda retorica,
e comunque Mikey non era nemmeno sicuro di saper rispondere.
«Non significa niente, ok?» disse infine «L'ho conosciuta
qualche giorno fa... il giorno in cui ti sei svegliata, l'ho conosciuta e mi ha
detto che sarebbe stata anche lei a questo festival e dato che conosce un sacco
di gente qui mi ha presentato un pò di persone, tutto qui...» spiegò.
Non gli sembrò che fosse servito a qualcosa, Alex continuava a guardarlo con
quell'aria nervosa, e si mordeva il labbro e Mikey voleva tornare indietro nel
tempo per evitare di dire tutte quelle cose su lui e Alicia, così Alex non
sarebbe stata lì a guardarlo come se volesse tirargli un pugno in faccia o
qualcosa del genere.
«Cioè... quindi vi siete conosciuti una settimana fa e...
oggi cos'era, una specie di vostro appuntamento da pseudorockstar?» chiese con
voce bassa.
Mikey scosse la testa «Assolutamente no! Non mi interessa
minimamente Alicia, chiaro?» disse svelto.
«E se oggi io non fossi venuta fin qui, tu ora dove saresti?»
chiese Alex.
Mikey non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi, ora che aveva quell'aria
triste.
«Non lo so, sarei qui con Frank e Gerard e Ray...» disse
scrollando le spalle. In realtà pensò che sarebbe stato con Alicia. Eppure era
frustrante, non aveva assolutamente alcun interesse verso Alicia. Certo, era
carina e simpatica ma lui voleva stare con Alex, quello gli era più che chiaro.
Solo che gli era chiaro anche che Alex potesse averne qualche dubbio, e se non
altro gli era chiaro che aveva semplicemente peggiorato la situazione.
Alex sospirò «...Mikey... possiamo fare finta di niente?»
chiese dopo un pò. Lui la guardò confuso «In che senso?».
«Nel senso che sono stata in coma un mese, avrei potuto anche
non risvegliarmi più, sono tornata a vivere da una settimana e non mi va di
pensare a niente, ok? Volevo solo venire qui e vedervi suonare e divertirmi e
tornare insieme a Belleville per goderci quei giorni di pausa che avete prima
della prossima tappa... tutto qui...» disse lei.
In realtà era alquanto infastidita, ma quanto le sembrava stupido in quel
momento mettersi a discutere quando se stava ancora lì era solo per miracolo - o
fortuna, o qualsiasi altra cosa. Alex non lo sapeva, sapeva solo che era
fortunata a non esserci morta, in quell'incidente.
Frank e Gerard andarono a farsi una passeggiata nel buio dei
parchi del festival. Quel giorno erano accadute davvero troppe cose, dall'aver
suonato davanti a tutta quella gente all'aver "rotto" con Matt. Alla fine quel
Bob, il tizio che Alex aveva presentato a Gerard - che l'aveva accompagnata
sulle spalle alla ricerca di Mikey quando era appena arrivata quel giorno - si
era proposto di dargli una mano. Suonava la batteria e se la cavava anche
abbastanza bene, avevano detto tutti quelli che erano lì, gli amici di Alicia e
i membri delle altre band che avevano suonato con loro al Festival. Quindi
sarebbe andato a Belleville con loro ed avrebbero provato insieme per quei
giorni in cui i My Chemical Romance erano in pausa per poter poi affrontare
insieme le prossime date del tour.
Camminarono un bel pò, e alla fine decisero di mettersi
seduti sul prato, tra un gruppo di alberi lontano dai parcheggi.
Frank si sedette poggiando la schiena contro il tronco dell'albero, e Gerard si
distese posando la testa sulle sue gambe.
«Ti fa ancora male?» chiese Gee dopo un pò di silenzio,
afferrando la mano con la quale Frank aveva colpito Matt. L'altro scosse la
testa «No, non è niente...» rispose. Gerard teneva la mano di Frank tra le sua. «Matt
è stato proprio un coglione...» mormorò dopo un pò.
«Si, cazzo... non sai quanto mi abbia dato fastidio!» disse
Frank suonando immediatamente nervoso un'altra volta. Gerard lo guardò nella
penombra del parco buio, e gli strinse la mano lievemente come per dirgli di
calmarsi «Non è niente, ok? Non pensarci...».
Frank fece una smorfia «Come faccio a non pensarci? Cioè, ha detto che siamo due
froci, cazzo! Non lo sopporto, mi sembrava mio padre! Che cazzo gliene frega a
loro, comunque!?» disse alzando il tono di voce adirato. Gerard non sapeva cosa
rispondere. A lui nessuno dei suoi parenti aveva mai detto una cosa simile, e
sapeva che a Frank non interessava troppo il fatto che fosse stato Matt a dirlo,
quando che suo padre avesse usato quelle stesse parole tempo prima, e a Frank
facevano male come un pugno sullo stomaco.
«Che cazzo!» continuò Frank «Insomma, se avrò mai un figlio
non mi permetterò mai di dirgli una cosa del genere! L'importante non è che sia
sano e sopratutto felice!?».
Gerard gli sorrise, guardandolo dal basso «...appunto. Tu
sei felice?» domandò quasi in un sussurro.
Frank annuì «Si. Certo che sono felice. Ma se tutti gli altri riuscissero a
comprendere quello che provo, allora sarebbe anche meglio...» rispose.
«Che ti importa degli altri? L'importante siamo io e te.
Anche se dovessimo combattere contro il mondo intero, finché siamo io e te va
bene tutto...» disse Gerard sorridendo.
Frank ricambiò il sorriso e si chinò per baciarlo. «Sei sempre romantico.
Finché siamo io e te... Spero che quel finché significhi per
sempre.» sussurrò poi, prima di riprendere a baciarlo. C'era un'incredibile
sintonia tra i due ormai, e già dal modo in cui si baciavano uno poteva dire che
l'altro avesse intenzione di fare l'amore. Il luogo non importava, e a volte per
forza di cose dovevano limitarsi a baciarsi perché, sopratutto a Frank, veniva
voglia di saltare addosso a Gerard proprio qualche minuto prima di iniziare uno
show, per esempio.
In quel parco però, in quel posto preciso, non c'era nessuno
nei paraggi, ed erano anche poco illuminati, e comunque anche se fossero stati
in mezzo alla folla di un concerto dei Metallica o qualsiasi altro luogo,
sarebbero stati solo loro due, completamente persi nella passione e
l'eccitazione di quelle labbra che si aprivano e chiudevano a ritmo, mentre le
lingue si accarezzavano più o meno appassionatamente e le mani sembravano
arrivare ovunque. E le dita di Gerard si infilarono dentro i pantaloni di Frank,
ed erano unicamente loro due.
- - -
Non so che scrivere qui quindi non
scrivo niente di sensato. Anzi, smetto di scrivere anche cose insensate, chiudo,
pubblico e torno a guardarmi Willwoosh <3
XOXO
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 - I don't love you like I loved you yesterday... ***
Nuova pagina 1
Capitolo 9
I don't Love you like I Loved you yesterday
Bob Bryar era qualcosa di fenomenale. Bob Bryar era anche meglio di quell'idiota
di Matt, non c'erano dubbi, erano tutti d'accordo al riguardo, già dopo la prima
canzone che avevano provato insieme. Ne erano ancora più convinti alla quarta, e
poi alla quinta, e fosse stato per lui avrebbe continuato a suonare per almeno
dieci ore senza mai fermarsi. Questa sua passione per la batteria, per la
musica, era fantastica e tutti erano d'accordo che Bob non avrebbe solo
sostituito Matt provvisoriamente. Bob sarebbe entrato a far parte della band
definitivamente.
«E poi è anche
carino, comunque...» mormorò Jamia guardando fuori dalla finestra della cucina
in casa di Alex. Erano tutti lì, quel giorno. I ragazzi stavano di fuori a
scaricare la spesa dalla macchina di Gerard. Qualcuno, ad Alex non era molto
chiaro chi fosse stato in realtà, aveva organizzato lì una festa con un bel pò
di gente incontrata in tour. Molte band erano in giro per il New Jersey ed erano
contente di partecipare, ed ora tutti erano indaffarati a scaricare barili di
birra e varietà di cibo spazzatura.
Alex finì di bere la sua tazza di caffè fumante, poi mostrò
il sorriso che stava nascondendo dietro la tazza «Non mi dire... ti piace Bob?!»
chiese, facendola arrossire.
«Shhh!» fece lei imbarazzata «Ho solo detto che è carino...
tipo quando ieri sera mi ha accompagnata a casa e poi è tornato a piedi sotto al
freddo fin qui perché diceva che non era sicuro mandarmi in giro da sola di sera
tardi...» spiegò ripensando alla camminata nel vento gelido che si erano fatti i
due.
Da quando erano tornati tutti a Belleville, casa di Alex era
un bordello anche peggiore dei tempi precedenti. Per lei era anche una buona
cosa visto che stare da sola quei primi giorni da quando si era svegliata dal
coma era stata una tortura, e almeno aveva qualcosa da fare. Non poteva dirlo
con certezza, ma era come se ci fosse qualcosa di strano e differente in lei e
Mikey da quando avevano avuto quella discussione ad Hoboken riguardo quella
Alicia.
Ad Alex aveva dato davvero troppo fastidio, anche se come suo
solito faceva finta di niente. Aveva nascosto così tante emozioni e così tanti
pensieri che ultimamente voleva quasi scoppiare. E poi Bob non poteva saperne
nulla di tutta quella storia, ed aveva invitato alla festa di quella sera anche
Alicia e la sua band, e a nessuno andava troppo di spiegare a Bob tutta la
storia, quindi fecero tutti finta di niente ed ora Alex era ansiosa e nervosa
all'idea che quella tipa sarebbe entrata in casa sua e, anche se le faceva un
male atroce al petto ogni volta che lo pensava, se lo sentiva, le avrebbe
portato via Mikey.
Alex aveva imparato a perdere ciò che amava di più, e
tristemente doveva ammettere che quell'Alicia era davvero niente male, e
probabilmente sarebbe piaciuta anche a lei se avesse avuto un minimo interesse
nelle ragazze.
«Credi di
riuscire a sopportare tutti questi fiumi di alcool?» chiese Frank sussurrando
dolcemente nell'orecchio di Gerard, stringendogli le braccia intorno ai fianchi
dalle sue spalle. Poggiò il mento sulla spalla di Gerard e sorrise «O volendo
potremmo far festeggiare gli altri ed andarcene in camera tua, io e te...»
aggiunse dopo un pò.
Gerard non poteva vedere la sua faccia ma poteva immaginare
l'espressione maliziosa su quel bellissimo volto. Un brivido gli percorse la
schiena ed era una sensazione davvero troppo piacevole. Era sempre fantastico
stare tra le braccia di Frank. Anche se ciò avveniva sempre quando non c'erano
troppi curiosi in giro, e meglio ancora se erano completamente soli.
«La tua idea non sarebbe male...» rispose Gerard dopo un pò «Ma
abbiamo organizzato tutta questa festa e chiamato tutta questa gente che non mi
pare il caso di prendere ed andarci a rinchiudere da qualche parte lasciando
tutto nelle mani di Alex...» disse.
Frank annuì sospirando «Giusto... tra l'altro Bob ha invitato anche Alicia, ed
Alex sta letteralmente impazzendo da quando l'ha saputo... tuo fratello Mikey
farebbe bene a stare attento...» commentò, con aria lievemente preoccupata.
«A me non sembra tanto nervosa...» disse Gerard voltandosi
verso Frank, che scrollò le spalle.
«A me sembra che stia cercando di non sembrare nervosa...»
mormorò.
La
gente arrivò pochissimo tempo dopo. Sembravano una comitiva di vampiri, non
appena il sole andò a nascondersi la porta di casa di Alex rimase aperta ed un
numero infefinito di persone cominciarono ad arrivare a gruppi. Alex se ne
andava in giro zoppicando. Aveva deciso di potercela fare anche senza stampelle,
e non se la stava cavando male comunque.
In realtà non conosceva nemmeno la metà delle persone
presenti, ma sembrava che chiunque la vedesse in difficoltà voleva darle una
mano, così alla fine lei doveva solo divertirsi, ed ogni paio di passi qualcuno
le allungava un bicchiere di birra o altro. Jamia le aveva ricordato di non
poter bere alcolici visto che stava ancora prendendo un sacco di medicinali, ma
per quella sera non importava. Mikey era sparito ancora una volta, ma era
prevedibile visto il caos che c'era lì. Era quasi impossibile stare per più di
cinque minuti con la stessa persona, sembrava un mini rave party - con tanto di
pastiglie e droghe varie, e qualcuno aveva dovuto allontanare dalla casa
qualcunaltro dopo qualche ora perché non voleva casini con tutta quella roba.
Alex ringraziò il cielo che esistesse ancora gente con un pò di cervello, perché
ci mancava solo che se i vicini avessero chiamato la polizia avrebbero trovato
in casa sua una montagna di sostanze illegali. Allora si che erano guai.
Mikey ci aveva provato in tutti i modi. Aveva cominciato a
chiacchierare con chiunque si trovasse davanti per stare alla larga da
Alicia. Aveva parlato di musica, band, concerti, show, festival, furgoni,
strumenti, alberghi, case discografiche, interviste, giornalisti, radio,
qualsiasi cosa, anche del gatto obeso di uno degli invitati. Ma poi Alicia si
avvicinò a lui, e lui lo sapeva, non poteva negarlo, che quella sarebbe stata la
fine di tutto. Lo intuiva dal modo in cui lei lo guardava, dai sorrisi che gli
regalava e da quanto gli stesse addosso nonostante nell'angolo della casa in cui
si trovavano c'era abbastanza spazio per poter stare almeno a qualche centimetro
di distanza. Invece no, lei era lì che - perché Mikey non era uno stupido, e
sapeva che Alicia aveva tutte le intenzioni che lui sperava non avesse, di
tentarlo - forzava il contatto fisico.
Per quanto Mikey potesse ripetersi di essere incredibilmente
innamorato di Alex e grato al cielo di stare con lei, Alicia aveva un bel
sorriso, degli occhi che ti catturavano, un bel fisico, un profumo che gli
faceva girare la testa ed era una tipa sveglia ed interessante. Era la sua
rovina. E si guardava intorno, da una parte sperando che Alex arrivasse a
salvarlo da quella situazione, e dall'altra sperando che non lo vedesse mai
lì con lei, perché sarebbe stata la fine sul serio.
Frank gli aveva ripetuto all'infinito che doveva fare il
bravo, che gli avrebbe spaccato la faccia qualora avesse fatto qualsiasi mossa
sbagliata nei confronti di Alex e gliel'avrebbe fatta pagare. Mikey allora gli
aveva chiesto "Cosa devo fare allora se non riesco a non cedere alla
tentazione?", e Frank gli aveva risposto che se era davvero innamorato non si
sarebbe mai nemmeno sentito tentato, perché non avrebbe avuto occhi che per
Alex, come lui per Gerard.
Secondo Mikey era una cazzata, oppure Frank era semplicemente
più forte di lui al riguardo, perché lui sapeva di voler bene ad Alex e tutto,
eppure Alicia aveva qualcosa che gli faceva sentire una morsa nello stomaco.
Aveva anche bevuto un paio di birre di troppo, ed aveva
iniziato a rilassarsi, ed Alicia ora se lo stava portando in giro per casa come
se fossero due turisti, e a Mikey non importava nemmeno più di preoccuparsi che
Alex non li vedesse insieme perché si sentiva più leggero e divertito ora che
era lievemente ubriaco.
Alicia aveva portato con sé alla festa anche una sua amica.
Si chiamava Eliza e non aveva un'aria troppo simpatica, sopratutto ora che stava
insistendo fino allo sfinimento per voler andare al piano superiore della casa.
Alex aveva supplicato tutti di non mandare nessuno sconosciuto lassù, perché
c'erano le camere da letto, era la parte più privata di casa, e sopratutto aveva
detto, non voleva ritrovare qualcuno a fare un'orgia sul letto dei suoi
genitori. Assolutamente. E Mikey come tutti gli altri aveva promesso che ci
sarebbe stato attento. Non da ubriaco, però. Così alla fine dopo l'ennesima
volta che Eliza chiedeva di poter andare al piano superiore a dare un'occhiata
in giro, Mikey sospirò e le portò entrambe lì.
Gerard e Frank non avevano intenzione di bere, assolutamente,
e dopo un pò l'unica cosa che potevano fare per evitare che a Gerard venisse
voglia di cedere alla tentazione, era andare a chiudersi in camera sua e passare
il tempo in altri modi più divertenti, produttivi e meno autodistruttivi.
Così ormai dovevano essere più di un paio d'ore che erano
chiusi lì, dove erano solo loro due circondati dal caos delle voci e della
musica a tutto volume proveniente dal piano inferiore. Avevano fatto e rifatto
l'amore, e poi l'avevano fatto ancora una volta, fino allo sfinimento, e
decisero di starsene un pò sdraiati sul letto a coccolarsi prima di scendere a
prendere qualcosa da bere per riprendersi un attimo.
«Aspetta, non
potete entrare nelle camere...» disse Mikey d'un tratto, quando Eliza posò la
mano sulla maniglia della porta della cameretta di Alex. Lei guardò il nome
della ragazza scritto sulla porta e fece una smorfia «Questa sarebbe la stanza
della tua ragazza? Dai, voglio dare un'occhiata!» disse lagnosa. Alicia rise
annuendo, e Mikey... Mikey non stava capendo molto, e quel senso di fastidio
derivato dall'insistenza di quella Eliza non contava nulla quando Alicia gli
stringeva la mano ridendo. Era davvero ubriaco, suppose.
Sospirò e le lasciò aprire la porta.
La camera era in perfetto ordine, perché l'aveva aiutata Jamia a sistemare. Sul
letto c'erano piegati i panni puliti di Mikey e Alex. A lui venne un pò di
nausea. Che diavolo stava facendo? Lui in quella stanza semmai avrebbe dovuto
starci con Alex, non certo con quelle due! Era come riprendersi da un incubo o
qualcosa del genere. Lasciò la presa di Alicia sulla sua mano. Era come tornato
alla realtà. Non doveva essere lì, e sopratutto non dovevano essere lì quelle
due.
«Ora dovremmo proprio tornare giù...» disse borbottando,
voltandosi per uscire dalla camera, mentre Eliza era entrata e si guardava
intorno. Si era soffermata sulla collezione di dischi di Alex e li scrutava uno
ad uno.
Alicia fece una smorfia «Che ti prende ora? Non stiamo mica
rubando niente!» disse ridacchiando. Era chiaro che fosse leggermente ubriaca
anche lei. Ma Mikey stava peggio, decisamente. Perché d'un tratto, non era
riuscito nemmeno a capire come, quando era accaduto o perché, ma Alicia gli
stava letteralmente addosso, ora. E a differenza di Alex, lei non doveva
mettersi sulle punte dei piedi per arrivare alla sua altezza. Così d'un tratto
le sue labbra, morbide e piene, erano su quelle di Mikey. E Mikey era davvero
uno stupido, perché nonostante da una parte volesse spingerla via, Alicia aveva
quel qualcosa di inspiegabile, e si ritrovò a ricambiare quel bacio. E poi lei
gli mise le braccia intorno al collo, e lui posò le mani sui fianchi della
ragazza, ed Eliza continuava a guardare la collezione di dischi come niente
fosse.
«Vado a prendere qualcosa da bere, ok?» disse Frank dopo un
pò, spostandosi dal fianco di Gerard. L'altro annuì e sorrise «Aspetta, vengo
anche io...» disse prendendo i vestiti che i due avevano gettato a terra ai
piedi del letto.
«Dovremmo scendere completamente nudi. Magari gli altri sono
tutti ubriachi e nemmeno se ne accorgono!» rise Frank afferrando al volo la
maglietta che Gerard gli aveva lanciato.
Si vestirono al volo ed uscirono dalla stanza. La prima cosa
che notò Frank fu la porta della camera di Alex aperta.
Curioso si avvicinò alla stanza per guardare dentro, seguito
da Gerard «Ah, spero che ci sia lei dentro... se sa che qualcuno è entrato nella
sua cameretta gli ficca una stampella su per il cu-». Quello che vide fu anche
peggio.
Ed era così sereno e rilassato finché era solo con Gerard,
che un senso di incredibile rabbia e disgusto lo colpì all'improvviso, quando
realizzò che la tipa che Mikey stava baciando in piedi nella camera di Alex non
era affatto Alex! E non riuscì a dire assolutamente nulla, e Gerard non fece
nemmeno in tempo ad aprire bocca che Frank si era scaraventato contro quei due
in meno di un secondo, con un movimento impercettibile, era arrivato da loro ed
aveva spinto via Mikey da quell'Alicia, sotto gli occhi di Gerard ed Eliza che
finalmente aveva smesso di curiosare in giro per la stanza.
Frank cominciò ad insultare Mikey con un tono così alto ed
incazzato che superava anche il volume della musica e delle voci del piano
inferiore, ed alcune persone corsero su a vedere cosa stesse accadendo.
Quello che videro fu Frank che dopo aver spintonato Mikey tra
un insulto e l'altro lo aveva steso a terra con un pugno, e quello che pensò
Gerard guardando quella scena era che Frank stava cominciando a diventare
decisamente troppo aggressivo, e che suo fratello era a terra che lo implorava
di smettere, e Frank continuava ad insultarlo, e sulla porta della stanza si era
creata una parete di persone curiose, alcuni idioti ubriachi incitavano la
rissa, mentre Gerard cominciò ad urlare a Frank di smetterla. Alla fine fu quel
Bob Bryar a farsi strada tra la gente. Strattonò Frank dalla maglietta e lo
sistemò da una parte, poi aiutò Mikey ad alzarsi. Aveva una guancia, quella che
Frank aveva colpito, arrossata, e cominciò a massaggiarsela. Alicia ed Eliza nel
frattempo si erano dileguate nel nulla.
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#random.
LOL sto cercando con tutta me stessa di tirarla fuori dal baratro della morte
improvvisa delle FF.
Della serie "i'm coming back from the dead..."
XOXO
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 - Good Riddance ***
Nuova pagina 1
Capitolo 10
Good Riddance
Quando
Alex arrivò a passo lento ed affaticato ai piedi delle scale che portavano al
piano di sopra, dove praticamente la metà degli invitati si era trasferita da
qualche minuto, ecco che tutti stavano tornando giù. Primi tra tutti Bob e
Mikey. E Mikey aveva proprio un'ariaccia. Dietro di loro c'erano un mucchio di
altre persone che parlavano uno sull'altro creando ancora più confusione e poi
alla fine c'erano Frank e Gerard, e il primo dei due aveva un'aria incazzata che
si notava da chilometri, mentre l'altro gli diceva qualcosa a voce bassa, o
comunque parlando con un tono decisamente più moderato di tutte le altre persone
lì.
«Che succede?»
chiese lei preoccupata quando Bob e Mikey scesero l'ultimo gradino. Mikey
sospirò. Cazzo, pensò. Non era certo quale delle due cose voleva fare con
più urgenza, ma sentiva davvero il bisogno di piangere e vomitare.
Bob scrollò le spalle «Niente, quello che succede sempre
quando si beve troppo...» disse tranquillo. Accompagnò Mikey di fuori, disse che
aveva bisogno di prendere un pò d'aria. Mikey lo seguì in silenzio perché non
aveva assolutamente nulla da dire, o voglia di dire qualcosa.
«Allora, che è successo?» chiese Jamia che era apparsa dal
nulla al fianco di Alex. Lei scrollò le spalle «Non lo so...» borbottò. Odiava
il fatto che non riusciva ancora a camminare per bene, perché era lentissima e
si era persa tutta la scena, qualsiasi essa fosse stata, e non avere idea di
cosa fosse successo in casa sua, al suo ragazzo e ai suoi amici era davvero
frustrante.
Fortunatamente gli passarono accanto un paio di ragazze che avevano già visto ad
Hoboken con qualche altro gruppo «Quel tipo lì» disse una indicando Frank con un
cenno della testa «Ha preso a botte un tipo, non so chi sia, comunque gliene ha
date un casino e tipo, è arrivato un altro tizio e li ha divisi, e praticamente
st'altro tipo era il doppio di loro e li ha divisi come fossero due formiche
entrambi, cioè...» spiego ridendo alla fine. Era decisamente ubriaca.
Alex guardò Jamia «Cioè... Frank ha picchiato Mikey?» chiese
confusa. Quando Frank le passò accanto finalmente, seguito da Gerard, lo fermò
mettendogli una mano sul braccio «Ehi. Che cazzo succede?» domandò.
Frank si sentì come se avesse l'intero universo sulle spalle.
Non voleva essere lui a dire ad Alex ciò che stava combinando Mikey, e da una
parte, forse voleva che nessuno glielo dicesse. Fece un respiro profondo,
e si sentì uno schifo, perché sapeva che Alex avrebbe pianto, e si sarebbe
disperata, e sarebbe stata male, e quella era l'ultima cosa che voleva per lei.
La guardò, e lei era lì in attesa di una risposta, e sembrava che non avesse
assolutamente alcunissima idea di cosa stesse accadendo. Frank non voleva farlo.
Voleva pensare a qualcosa da dire in fretta per liquidarla e tornarsene in
camera di Gerard, ma non gli veniva in mente nulla ed era una situazione
ridicola. Mikey avrebbe dovuto tirar fuori le palle, almeno una volta, e dirle
tutto. Non spettava a Frank confessare gli errori di qualcun altro.
«Dovremmo parlarne da un'altra parte...» borbottò guardandosi
intorno. C'era davvero troppa gente lì.
Alex guardò Frank seria «Dovresti solo dirmi cos'è successo,
non c'è bisogno di andare da nessuna parte...» disse lei.
«Alex, dico sul serio, non è il caso di parlarne qui...»
insisté Frank.
Quello era il primo segno. Alex lo capì subito, dal tono della voce e
dall'espressione di Frank. Era ovvio che era qualcosa che riguardava lei e
Mikey. E sicuramente non era niente di piacevole, e in un certo senso, non
era nemmeno più sicura che ci fosse bisogno di dire qualcosaltro.
Gerard scrollò le spalle «Non è niente, ok? Si risolverà
tutto...» disse poco convinto. Non voleva che Alex stesse male, ma Mikey era pur
sempre il suo fratellino e nonostante fosse un coglione, sperava di riuscire a
riparare alla situazione in qualche modo.
Frank lanciò a Gee un'occhiataccia. Non era vero che non era
niente. E probabilmente non era vero nemmeno che si sarebbe risolto tutto. Fece
un respiro profondo, e guardò di nuovo Alex. Aveva quell'aria triste, la stessa
che aveva il giorno in cui vide le torri crollare, e realizzò che i suoi
genitori erano lì. Era un mix di paura, confusione, terrore e angoscia. Quella
situazione le stava facendo provare le stesse emozioni di quel giorno. Perché
lei lo aveva detto più volte, ormai la sua unica, più grande paura in assoluto,
era quella di rimanere sola. Viveva nel timore di perdere ogni persona
importante per lei. Poteva accadere, lo aveva constatato già con la perdita dei
suoi, e da lì quella paura era aumentata ulteriormente.
Doveva dirgli la verità, però. Non avrebbe mentito alla sua
migliore amica, e non le avrebbe tenuta nascosta una cosa così rilevante «Mikey
ed Alicia erano in camera tua. E si stavano baciando.» disse secco.
Quello che sentì Alex era un colpo dritto al cuore. Era come
se stesse andando in mille pezzi. E faceva male. Cazzo se faceva male. Deglutì,
e sentiva la gola bruciare. Stava per piangere.
«Però Mikey è ubriaco e non domani mattina ne parlerete con
calma e-» provò a dire Gerard, ma non fece in tempo a finire la frase che Alex
si fiondò verso la porta e nel giardino all'esterno, dove Bob e Mikey erano
accanto ad una siepe. Mikey era piegato e stava vomitando, con Bob che
nonostante provava a tenersi distante gli teneva una mano poggiata sulla schiena
come per confortarlo.
Non faceva nemmeno caso al dolore alle gambe, Alex, e in meno
di un secondo era lì da Mikey. Non aveva senso, perché cominciò a piangere
esattamente nel momento in cui raggiunse i due. Non era nemmeno sicura di
riuscire a parlare, a dire qualcosa, e sopratutto non era nemmeno sicura di
sapere cosa volesse dire. Forse non voleva dire nulla in realtà, sopratutto
perché lui se ne stava lì e stava male. Così aspettò qualche secondo, sperando
che riuscisse a calmarsi. Si asciugò le lacrime col dorso della mano, e lo
guardò per pochi secondi «Quando hai finito di vomitarmi sul prato, fai sparire
la tua roba dalla mia camera e vattene.» disse a voce bassa. Poi tornò dentro, a
passo svelto, e senza dire nient'altro si diresse al piano superiore. La sua
cameretta non la guardò nemmeno, ci passò davanti fino ad arrivare nella stanza
di Gerard. E come se lì potesse finalmente liberarsi, si lasciò cadere di peso
sul letto disfatto, e con la faccia nascosta nel cuscino continuò a piangere.
«Potevi essere
meno diretto...» borbottò Gerard seguendo Frank al piano superiore. L'altro non
rispose. Qual'era comunque un modo meno diretto per dire alla tua migliore amica
che il suo ragazzo stava baciando un'altra nella sua camera da letto? Non
avrebbe fatto male comunque, indipendentemente dal tono o dalle parole che
avrebbe usato?
Trovarono Alex rannicchiata al centro del letto. Il cuscino
sul quale aveva nascosto il volto era macchiato di lacrime e mascara. Gerard e
Frank si misero accanto a lei, uno alla sua destra e l'altro dall'altro lato.
Frank dovette sollevarla con forza, per stringerla in un abbraccio. Lei non
disse nulla e nascose il viso nell'incavo del suo collo, macchiandogli la maglia
di trucco scolato, ma ora non stava più piangendo. Stringeva Frank come se fosse
l'unica cosa che gli era rimasta. Si stava aggrappando a lui.
Rimasero così per un bel pò, nel silenzio più totale.
«Credevo fosse una specie di miracolo il fatto che mi sia
risvegliata dal coma...» mugugnò Alex dopo un pò, scansandosi da Frank e
sdraiandosi di nuovo al centro del letto. Lui e Gerard fecero lo stesso e si
stesero al suo fianco, cingendola entrambi con un braccio.
«Si che è stato un miracolo...» disse Gee.
«Beh, che bel miracolo del cazzo. Se c'è un Dio e mi ha fatto
svegliare per farmi patire un'eternità di sofferenza e solitudine, allora
fanculo, stavo meglio se ero morta...» disse aspra.
Frank fece una smorfia «Fanculo tu. Non dirla nemmeno una cazzata del genere.».
«Frank, sai qual'è il punto? E' che io non voglio essere
sola, cazzo! Sentirsi soli fa schifo, è come essere morti, non hai nessuno per
cui vivere e nessuno che vive per te. E' una merda, io non la voglio una vita di
merda.».
Era deprimente tutta quella situazione. Frank le carezzò i
capelli «Ti ricordi quando avevamo 16 anni ed ero stato lasciato da quell'idiota
del primo anno, e poi quei tizi dell'ultimo anno mi rompevano sempre le palle ed
ero sempre scazzato?» chiese dopo un pò, poggiando la testa sul cuscino accanto
a quella di Alex.
«Si. Lei era una cogliona e quelli erano delle vere teste di
cazzo...» borbottò.
«...ti ricordi che mi hai detto quella frase...» Frank ci
pensò un attimo, per cercare di ricordarla, poi sorrise «"Siamo tutti nel fango,
ma alcuni guardano le stelle..."?».
Alex accennò un sorriso «Si, ma io dissi che siamo tutti
nella merda. E comunque che c'entra? Qui nella merda ci sto solo io...»
disse sbuffando.
«...vabbè, però l'importante è che continui a guardare le
stelle...» disse Gerard.
Lei sbuffò di nuovo «Gerard, nel mio cielo c'è solo tanto,
tantissimo smog, non ci sono stelle, non c'è assolutamente nulla. Non c'è un
cazzo da guardare. Punto.».
Frank non riuscì a trattenere una risatina. Eccola, era proprio Alex, e Frank la
strinse a sé di nuovo. Era stupido, ma gli era mancata così tanto, e da quando
si era risvegliata non aveva ancora avuto modo di tenersela un pò per sé. Si
erano limitati a passare del tempo insieme senza dirsi davvero nulla, e gli era
mancata davvero troppo.
«Frank... mi soffochi... ok che voglio morire, ma che sia una
cosa veloce e indolore...» si lagnò lei spostandolo da sé.
«...e poi, non sei sola... ci siamo noi...» mormorò Gee dopo
un pò, accendendosi una sigaretta.
«Si? E fino a quando? Finché non comincerete a suonare fuori
dal New Jersey e da questa costa degli Stati Uniti, e poi in altri continenti,
ed allora io sarò solo una vecchia amica che sta a Belleville a servire caffè?»
disse con una smorfia.
«Lo sai che non è vero...» sussurrò Frank.
Dopo qualche minuto aprì la porta Jamia, dopo aver bussato delicatamente un paio
di volte.
«Gerard... Mikey è di sotto e vorrebbe parlarti...» disse
stando sulla porta. Gee si sollevò. Il caos dal piano di sotto era terminato,
probabilmente la festa era finita e se ne erano andati tutti, perché non c'era
più alcun suono.
Gee si alzò lentamente e si diresse verso Jamia, e con lei
scese al piano inferiore.
«...dovevi essere tu...» sussurrò Alex dopo un pò. Frank la
guardò con le sopracciglia aggrottate «Io cosa?» domandò confuso.
Alex sospirò e nascose il volto sulla sua spalla «...perché non ti sei
innamorato di me? Tu non avresti mai baciato nessun'altra. Tu non sei così.»
mormorò.
Mikey se ne stava seduto sul divano con la testa tra le mani.
Aveva il volto pallido e gli occhi leggermente arrossati.
Bob stava raccogliendo varie cose in giro e Jamia si precipitò ad aiutarlo.
Gerard si sedette accanto a suo fratello.
«Che succede?» domandò quando Mikey alzò lo sguardo verso di
lui.
Il più piccolo sospirò «Ho fatto un casino, non è vero?» domandò preoccupato.
«Si, direi proprio di si...» mormorò Gerard dispiaciuto.
«E' tanto incazzata?» chiese dopo un pò Mikey, tornando a
guardarsi le scarpe.
«E' abbastanza delusa... e dispiaciuta... e si, anche
incazzata...» rispose Gee.
«Quindi che devo fare?». Lo guardò di nuovo, e lo stava
letteralmente implorando per un aiuto.
Gerard sospirò. Non era certo di cosa fosse più giusto. Voleva aiutare suo
fratello, perché sapeva che non era così stronzo e che ad Alex ci teneva
davvero. Ma Alex stava male davvero, e forse anche Gerard avrebbe detto a Frank
di sparire se anche lui avesse fatto qualcosa del genere.
«...forse devi solo lasciarle il tempo di pensare. Torna da
mamma per un pò... vedrai che si sistemerà tutto, ok?» consigliò il più grande.
Mikey fece una smorfia «Ma io non voglio andarmene. Voglio parlare con Alex e
dirle che mi dispiace e che non so cosa sia successo né perché è successo e
devo chiederle scusa... Gerard, io non voglio davvero perderla...» mormorò.
«Gliene parlerai domani, ok? Ora è meglio se vai a casa e
basta... Andiamo, ti accompagno...» disse Gerard aiutandolo a tirarsi su.
- - -
Ok, fa cagare. Parliamone...
Anzi, no, non ne parliamo. Vi prometto unicorni felici e arcobaleni e tanto
tanto amore in un prossimo futuro. -___-'
Much love.
XOXO
ps. grazie a Vale per il titolo del capitolo molto random! XD
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 - If This Is What You Want Then Fire At Will ***
Nuova pagina 1
Capitolo 11
If This Is What You Want Then Fire At Will
Mikey
si risvegliò con un cerchio alla testa. Sentiva il vibrare del suo cellulare
provenire dal pavimento, dove aveva lanciato i jeans dopo esserseli tolti
durante la notte dopo essersi addormentato completamente vestito.
Suo fratello si era proposto anche di restare lì con lui, ma
Mikey aveva detto di voler stare da solo. Aprì gli occhi lentamente,
infastidito.
Sua madre probabilmente era in cucina a preparare il pranzo, perché doveva aver
dormito davvero fino a tardi, e stava facendo un casino insopportabile.
Continuando a stare sdraiato si allungò verso i jeans, e quasi cascò a terra per
prendere il cellulare dalla tasca.
Era ancora troppo stordito dagli alcolici mandati giù la sera
precedente per ricordarsi appena sveglio di come erano andate le cose la sera
precedente. Però si era svegliato con una strana sensazione di tristezza e
solitudine e ben presto come di getto gli tornò in mente tutto quanto. O almeno,
le parti più importanti: lui aveva baciato Alicia, o viceversa; Frank gli aveva
tirato un pugno; Alex era venuta a saperlo - sia del pugno che del bacio e alla
fine gli aveva detto di sparire da casa sua. E secondo Gerard non era nemmeno il
caso di provare a parlarle né niente.
Così lo aveva portato a casa di Donna, dove Mikey aveva
vomitato un altro pò, e alla fine si era addormentato coi vestiti addosso sul
suo vecchio letto, quello che non vedeva da quando si era stabilizzato con
Gerard a casa di Alex, da quando lei era stata in coma... Mikey sbuffò d'un
tratto, come se si fosse risvegliato da un sogno.
«Cazzo, sono un
coglione...» borbottò strofinandosi gli occhi pesanti.
Il cellulare smise di squillare e Mikey guardò il display
cercando di mettere a fuoco il nome che lampeggiava sullo schermo. La A
maiuscola gli fece balzare il cuore. Però poi sforzò gli occhi e lesse Alicia,
con una smorfia. Sono un idiota, Alex non richiamerà mai, si disse
sospirando, sollevandosi dal letto.
Alex aveva dormito tra Gerard e Frank, e al suo risveglio
aveva trovato i due intenti a trattarla da principessa. Gerard era andato a
comprarle delle riviste e qualche fumetto, Frank le aveva preparato la
colazione, e la casa era completamente ripulita ed ordinata, e non c'era alcun
segno della festa della sera precedente.
Frank aveva preparato una colazione che avrebbe sfamato
almeno la metà della popolazione del terzo mondo, ed Alex non aveva affatto
voglia di mangiare. La prima cosa che le venne in mente quando aprì gli occhi fu
Mikey. E il cuore nel petto le faceva ancora male.
«Frank, non è che ora oltre che single e sfigata devo
diventare pure cicciona. Non ho fame, non rompere...» aveva detto sbuffando.
Frank provò ad insistere inutilmente, e alla fine aveva lasciato perdere
rassegnato.
Voleva solo rendersi utile e far capire ad Alex che lui e
Gerard non avevano intenzione di abbandonarla, per nessun motivo al mondo.
Così se ne stavano seduti sul letto a guardare vecchi film in
tv riempiendo gli attimi di silenzio con qualche chiacchierata ogni tanto.
Dopo aver bevuto due caffè ed aver fatto una doccia
rinfrescante, Mikey si sentiva pronto ad affrontare Alex. Sentiva il bisogno di
parlarle e chiederle scusa per essere stato un coglione e tutto il resto. Ok,
forse non era del tutto pronto, perché c'erano domande alle quali nemmeno lui
sapeva rispondere, e tutte includevano Alicia. Però aveva l'urgenza di vedere
Alex, e sopratutto di dirle che voleva rimediare all'errore commesso e tante
altre cose.
Si guardò allo specchio un'altra volta, poi si sistemò il
cappuccio della felpa sulla testa perché fuori stava piovendo a dirotto, e prese
il cellulare per chiamare Gerard ed avvertirlo che stava andando da loro per
vederla.
Ma non appena tirò fuori il telefonino dalla tasca dei jeans,
questo riprese a squillare come quella mattina. Era ancora Alicia. Mikey fece un
respiro profondo. Non era certo di volerle parlare, ma sapeva di doverle dire
che era meglio se smettevano di vedersi e sentirsi. Così dopo qualche secondo
accettò la chiamata, mentre a passo svelto si dirigeva sotto la pioggia di
Belleville verso casa di Alex.
«Pronto?»
Alicia fece una risatina prima di parlare, e a Mikey parve di avercela davanti «Ehi,
finalmente! Che fine hai fatto?» domandò la ragazza subito dopo.
Mikey sospirò «Ehm... nessuna fine in particolare...» disse imbarazzato. Ok, se
per lui era complicato stare con una ragazza, quanto lo era doverle dire di non
essere interessato a lei?
«Vabbè. Questa sera usciamo? Io e la mia amica non sappiamo
che fare e ce ne andremo da Belleville domani mattina, quindi stasera volevamo
andare a fare un giro da qualche parte...» propose lei.
«Ehm... no, Alicia, ascolta... Non credo sia il caso di
uscire insieme. O di sentirci al telefono. O qualsiasi altra cosa. Ok?» disse
d'un fiato, arrossendo come se qualcuno lo stesse osservando.
Sentì Alicia ridacchiare dall'altro lato del telefono «Ieri
sera sembravi molto più rilassato...».
«Ieri sera ho fatto un gran casino, ora devo proprio andare,
ok?» sbuffò lui.
«Posso chiamarti più tardi? Ora sembra che ti girano le
palle...» chiese lei come se niente fosse. A Mikey sembrava di parlare da solo.
«Alicia, dico davvero, è meglio evitare di sentirci e
vederci, capito?» disse suonando quasi disperato. Aveva il fiato corto perché
stava camminando a passo svelto per arrivare da Alex il prima possibile.
«Mikey, non essere stupido, ok? Lo sappiamo tutti che tu vuoi
continuare a frequentarmi. Quindi dimmi solo a che ora vieni a prendermi
all'albergo...» Mikey non disse nulla, così parlò di nuovo lei «Perfetto, decido
io. Ti aspetto per le 20. Ci vediamo stasera. Non vedo l'ora!» disse convinta,
poi riagganciò, senza lasciare a Mikey il tempo di opporsi.
Quando
suonarono alla porta, Frank sbuffò e si sollevò dal letto con fatica, per andare
ad aprire. Si stava quasia addormentando, con la testa poggiata sulla spalla di
Alex, che a sua volta stava poggiata a Gerard che si era addormentato da un bel
pezzo.
Lei e Frank si guardarono. Sapevano entrambi che era Mikey. Non aspettavano
nessun altro.
«Vuoi andare tu
ad aprire?» chiese Frank sollevando un sopracciglio. Alex distolse lo sguardo
dal suo e lo puntò sul televisore acceso, incrociando le braccia sul petto, come
una bambina offesa «No... E se è lui non fargli mettere piede in casa
mia!» disse infastidita.
Frank uscì dalla stanza dopo essersi acceso una sigaretta, e con tutta la calma
del mondo andò ad aprire la porta.
Mikey era completamente bagnato e tremava quasi dal freddo.
«Un ombrello no, eh?» fece Frank alzando gli occhi al cielo.
Poi facendogli cenno di non fare rumore lo fece entrare «Ascolta... Alex non ha
alcuna voglia di vederti o parlarti, e anzi, nemmeno dovrei farti entrare...»
disse sottovoce.
A Mikey faceva male sentirsi dire così, ed immaginò a cosa
aveva provato Alex quando era venuta a sapere di lui ed Alicia. Fece una smorfia «Ti
prego, Frank, devo vederla!» supplicò lui.
«Mikey, non ancora, ok? Giuro che non appena si sarà calmata
ti chiamo e ti dico di passare...».
«Frank! Tra qualche giorno dobbiamo tornare in tour ed io non
parto per nessun motivo al mondo se prima non ho chiarito con lei!».
Frank alzò gli occhi al cielo sospirando rassegnato «Ok, puoi aspettare qui?
Provo a convincerla a scendere...» disse infine «Cazzo, non so nemmeno perché ti
sto dando una mano visto che sei un coglione...» aggiunse poi mugugnando.
«Ok...» annui Mikey facendo un respiro profondo.
Frank deglutì quando si trovò davanti ad Alex che fingeva di
essere totalmente presa dalla televisione.
«Ehi... è Mikey e vuole davvero parlarti...» mormorò
avvicinandosi al letto. Alex sembrò congelarsi all'improvviso, cambiò totalmente
espressione, e magari chi non la conosceva bene poteva anche non farci caso, ma
Frank poteva metterci la mano sul fuoco che per Alex era stato come ricevere
un'ennesima pugnalata al cuore «Aspetta-aspetta!» esclamò poi prima che Alex
potesse dire qualsiasi cosa «Se mi dici che davvero non vuoi vederlo giuro che
lo sbatto fuori... però forse dovete davvero parlare, sembra che ci tenga
davvero tantissimo...» disse sperando di calmarla.
Alex sbuffò «Ha baciato quella troia di Alicia lì, nella mia
camera da letto, cazzo! Ha baciato un'altra tipa nella mia camera da letto che
era la nostra camera da letto! No che non dobbiamo parlare...» disse
nervosa.
Frank sospirò e tornò da Mikey, che lo guardò non appena
apparve sulla cima delle scale. «Allora?» chiese curioso e speranzoso.
Frank scrollò le spalle «Mi dispiace Mikey. Non vuole vederti.» mormorò. Mikey
guardò alle spalle di Frank, dove lungo il corridoio c'erano le porte delle
stanze. Alex era lì e lui voleva assolutamente parlarle.
«Alex! Per favore, cazzo, posso salire?» domandò urlando.
Alex sbuffò. Da piccola le avevano insegnato a contare fino a
dieci prima di fare qualsiasi cosa in momenti di rabbia. Non aveva mai
funzionato. Quindi si era sempre chiesta se contare fino a dieci sarebbe davvero
mai servito a qualcosa. Ci provò, quella volta, perché in realtà non voleva
peggiorare la situzione. Non voleva vedere né parlare con Mikey, ma se
quell'idiota avrebbe urlato ancora una volta probabilmente sarebbe uscita dalla
stanza per tirargli qualcosa dietro.
E in effetti la volta dopo in cui Mikey le ripetè di
parlargli, lei si alzò di scatto dal letto ed aprì la porta. Mise fuori solo la
testa «Che cazzo! Sei pregato di andare a strillare da qualche altra parte, ok?
Vaffanculo.» esclamò d'un fiato «Frank, fallo uscire da casa mia...» aggiunse
poi seria, quando l'amico si voltò a guardarla dalla cima delle scale. Annuì
mentre lei tornò a chiudersi in camera.
«Mikey, devi andartene, ok? Ti prometto che appena Alex starà
meglio le dirò io di chiamarti, va bene?» domandò Frank dispiaciuto.
«Non voglio andarmene.»
Frank sbuffò «Mikey, è già tanto che non ti abbia infilzato le palle con un
coltello o roba del genere, quindi fai il bravo, questa è casa sua e se non ti
vuole qui devi andartene e basta...» disse serio.
«Frank, per favore, falla venire qui!» insisté lui. Non aveva
davvero intenzione di andarsene senza averle prima chiesto scusa o qualsiasi
altra cosa, e guardava Frank implorante. Lui però aveva sentito Alex dire che
avrebbe preferito morire ed altre stronzate del genere e non voleva davvero
farla stranire ulteriormente. Stava già abbastanza giù, non voleva peggiorare la
situazione o farle fare niente che lei non volesse fare.
E poi Mikey era stato davvero uno stronzo, e probabilmente
anche lui al suo posto non avrebbe voluto incontrarlo. «Cosa vuoi dirle
comunque?» chiese sollevando un sopracciglio.
Mikey ci pensò. Non ne aveva idea in realtà. Voleva dirle
qualsiasi cosa.
Frank sospirò «Le dirai che in tutti questi giorni tu ed Alicia vi siete sentiti
almeno una o due volte al giorno? E che non vedevi l'ora di andare ad Hoboken
per incontrarla? E che sei stato al telefono con lei per ore ed ore?» chiese
infine con tono di sfida.
Mikey arrossì imbarazzato. Ok, la situazione era molto peggiore vista dalla
parte di Alex, Frank e gli altri.
«...non sarebbe meglio non dirglielo?» chiese quasi
sottovoce.
Frank sbuffò. Stava decisamente diventando troppo aggressivo ma gli avrebbe
volentieri tirato un altro pugno in faccia. Era davvero così idiota? «Mikey, se
non glielo dici tu glielo dirò io, sia chiaro. Ho già fatto finta di niente per
troppo tempo, e poi quell'Alicia non vale nemmeno la metà di quanto valga Alex,
quindi non sei nemmeno scusabile. Ora vattene, fammi il piacere.».
«Ok, glielo dirò. Però non me ne vado finché non scende.»
disse come un bimbo capriccioso, incrociando le braccia sul petto.
«Mikey, dico sul serio, se tu sei coglione fai come vuoi, ma
non mettermi in posizioni scomode con Alex. Mi ha detto di farti uscire di casa,
quindi fai il bravo bambino ed esci, ok?» sbuffò Frank spingendolo verso la
porta d'entrata. Aprì e lo fece uscire.
Mikey voleva piangere o urlare o qualsiasi altra cosa. Stava
piovendo a dirotto ed aspettò almeno un paio d'ore sotto al portico davanti alla
porta di casa di Alex, sperando che prima o poi lei si decidesse ad uscire.
Aveva provato a chiamarla al telefono almeno quindici volte e le aveva mandato
anche una montagna di sms implorandola di uscire da quella camera ed andare a
parlargli, ma non aveva ricevuto alcuna risposta.
«Alex, ora ti stai comportando da ragazzina. E' seduto lì
sotto da almeno due ore, cazzo...» borbottò Gerard guardando suo fratello dalla
finestra della sua camera. Mikey se ne stava seduto sui gradini, rannicchiato in
sé stesso per tenersi caldo.
Lei scrollò le spalle «Gerard, non gli ho detto io di starsene lì. Per me può
benissimo tornarsene a casa o dove gli pare. Io non voglio vederlo. Avrò il
diritto di non vederlo, no?» disse stufa di sentirsi ripetere le stesse cose da
almeno mezz'ora.
Frank annuì «Certo. Se non vuole vederlo perché devi
insistere, comunque?» l'appoggiò accendendosi una sigaretta.
«Beh, perché è mio fratello e non mi va davvero di vederlo
così!» disse Gerard alzando gli occhi al cielo.
«Allora digli di tornarsene a casa.» borbottò Alex fissando
lo schermo della televisione.
«Dite sul serio? Non volete sistemare questa situazione?»
chiese Gee sbuffando.
«Io non devo sistemare proprio niente.» mugugnò Alex
cambiando canale col telecomando.
Frank annuì «Nemmeno io.» disse ridacchiando.
«Ok, continuate a guardare i cartoni animati, io vado da mio
fratello.» borbottò in fine Gerard uscendo dalla stanza.
Quando Mikey sentì la porta d'entrata alle sue spalle
aprirsi, si voltò pieno di speranza. Sperava fosse Alex, non certo suo fratello.
Che tra l'altro lo guardava come si guarda un cane in fin di vita al bordo della
strada.
«Ehi... hai freddo?» chiese Gerard sedendosi accanto a lui.
Mikey fece una smorfia «Direi proprio di si. Perché non vuole vedermi?».
«Perché l'hai davvero delusa tantissimo. Cioè, sei mio
fratello e ti sosterrò sempre e ti voglio bene, ma sei proprio un deficiente...»
sbuffò il più grande alzando gli occhi al cielo.
«Lo so, cazzo! Lo so che sono un coglione e tutto il resto...
però voglio chiederle scusa, e voglio rimediare...» si lagnò Mikey.
«Non oggi, ok? Vattene a casa, ti ammalerai se continuerai a
stare qui, e tanto è inutile, Alex è stata abbastanza chiara. Non vuole vederti.»
disse dispiaciuto.
Mikey sospirò «Credi che sia finita, vero?» chiese sperando
di non ottenere alcuna risposta. Gerard scrollò le spalle «Non lo so Mikey, non
so davvero che dirti. So solo che ora lei è incazzata e delusa e triste e non
vuole parlarne.».
Mikey si alzò controvoglia, e senza dire una parola se ne andò.
Camminò sotto la pioggia senza meta, finché non arrivò sulla
via dell'hotel nel quale alloggiavano Alicia e la sua amica. Avrebbe voluto
dirle di sparire, era tutta colpa sua. E come se Alicia avesse una palla di
vetro nella quale vedere ogni movimento di Mikey, il suo cellulare cominciò a
squillare alla chiamata di lei.
«Pronto?» rispose lui scocciato.
«Ehi, andiamo a mangiare qualcosa? Io ed Eliza ci stiamo
decisamente annoiando.» disse lei tutta allegra.
Mikey voleva riagganciare, ma non era educato. Così sospirò «Non ho fame.
Trovate qualcosa da fare per conto vostro.» disse a voce bassa.
«Mikey, smettila di fare il depresso, ok? Qualsiasi cosa sia
successa non ne vale la pena, e se ne vale la pena esci con noi e vedrai che ti
faremo dimenticare tutto e alla fine penserai anche tu che non ne valeva la
pena!» ridacchio Alicia.
Lui fece un respiro profondo. Infondo non aveva di meglio da fare, e poi era già
lì, e comunque le avrebbe finalmente detto che non doveva più chiamarlo una
volta per tutte, e magari parlandole faccia a faccia Alicia avrebbe capito il
concetto più facilmente.
«Ok. Sto arrivando...» disse riprendendo a camminare verso
l'entrata dell'albergo.
- - -
WTF? XD
Dedicato con tanto tanto amore a Nar, che non può leggerlo. Lo so che dovevo
postarlo ieri sera ma sono tipo crollata in un profondissimo sonno dopo aver
poggiato un attimo via il portatile. E tipo stamattina ho detto "Ah, vabbè, poi
aggiorno". Ma tu sei già partita e tutto il resto. XD
Sorry, much love.
E a tutte le altre che leggono, vabbè, much love pure a voi! <3
XOXO
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 - Anonimo ***
Nuova pagina 1
Capitolo 12
Inserisciuntitoloquiatuopiacereperchéamenonvieneinmentenulladidecentetrannequesto
Gerard
stava odiando la sua immagine riflessa nello specchio, e se non fosse che non
voleva attirare attenzione sul problema, ora avrebbe tirato un pugno a quel
volto stanco e colpevole.
Aveva dormito pochissimo. Forse mezz'ora, dopo essere
rientrato a notte fonda. Era uscito con suo fratello Mikey, che era con Alicia e
quella sua amica Eliza. Inizialmente aveva detto che non era il caso di uscire
con loro. Che Mikey avrebbe peggiorato la situazione, così. Poi però Eliza aveva
una bella parlantina, e rideva un sacco. E nonostante fosse a tratti fastidiosa,
per il suo modo di parlare anche di cose che non conosceva, Gerard con lei si
era divertito. Si, si era divertito perché mentre Mikey ed Alicia giocavano a
Bowling come due bambini, lui ed Eliza erano seduti al bancone del bar, e lei lo
aveva sfidato a bere qualcosa di alcolico.
Gerard si era ovviamente rifiutato. Fino a quando la sfida
diventò "Scommetto che una birra non ti farà niente. Non tornerai ad essere
alcolizzato". Allora voleva che Eliza avesse ragione, così ordinò una birra e se
la scolò.
Si, si sentiva davvero uno schifo. Uno schifo assurdo. Aveva
ceduto, perché se una birra non gli aveva fatto nulla, nemmeno due birre
avrebbero fatto nulla. Una volta ogni tanto poteva concedersi un pò di svago.
Poi Eliza lo aveva portato nel bagno, quando erano rimasti
gli unici clienti della sala. Lo aveva portato nel bagno e gli aveva mostrato
una bustina piccola, per metà piena di polvere bianca. Cocaina.
Gerard era disgustato da sé stesso. Avrebbe dovuto restare in
casa con Alex. O andare da Frank. Non di certo uscire con Mikey ed Alicia e
starsene tutto il tempo con Eliza a concedersi vizi del cazzo.
Scattò, quando Alex gli urlò dal piano di sotto che la
colazione era pronta.
Sarebbe volentieri rimasto per sempre chiuso nel bagno, in
realtà.
«Cazzo, hai una
faccia...» disse Alex non appena Gerard entrò nella cucina. Lei se ne stava
seduta al tavolo, davanti ad una tazza di caffè bollente. Anche Gerard ne voleva
un pò. Prese una tazza dalla credenza e la riempì, poi si mise seduto proprio di
fronte a lei.
«Ho dormito poco...» mormorò per giustificarsi.
«E si vede... dove sei stato? A che ora sei rientrato?».
Ovvio che non poteva dirle che era stato con Mikey ed Alicia ed Eliza. E che non
poteva dirgli che aveva bevuto. E che per la prima volta - ed ultima, si
sperava - nella sua vita, aveva sniffato cocaina.
«Ehm... sono stato con Mikey... ieri sera mi ha chiamato
chiedendomi se mi andasse di uscire con lui. Visto che non avevo niente da fare,
anche se era tardi, sono andato...» disse. Non era proprio una bugia. Era più
che altro una mezza verità. Infondo era andata così. Mikey lo aveva chiamato
verso le 23 per chiedergli se voleva uscire con lui, ed Alicia ed Eliza. Ma era
un dettaglio che poteva benissimo evitare di raccontare. Se non fosse che Alex
faceva tante, troppe domande.
Lo guardò e sospirò «Non voglio essere tipo, egocentrica o
che ne so... ma per caso tu e Mikey avete parlato di me?» chiese quasi
imbarazzata. In realtà pensava che fosse giunto il momento di parlare e chiarire
con Mikey, specialmente perché lui era stato un'intera giornata ad aspettarla
sotto la pioggia fuori casa, il che era già tanto, secondo lei.
Gerard però non sapeva che rispondere. Aveva sonno e la testa
gli faceva male e sopratutto in realtà era stato più con Eliza che con suo
fratello.
«...perché? Cos'è che vuoi sapere?» domandò sperando di
riuscire a deviare il discorso o a cavarsela rispondendo a qualche altra
domanda.
«Non lo so. Cioè, stanotte pensavo che ieri è stato tutto il
giorno lì, a provare a parlarmi, e forse oggi dovrei andare a trovarlo...» disse
d'un fiato.
«Oh. Beh...» ok, Gerard non sapeva cosa dirle. Mikey ci
teneva ad Alex, questo non lo metteva in dubbio, e voleva di certo tornare con
lei. Però la sera precedente era stato tutto il tempo con Alicia e Gerard
conosceva suo fratello e poteva dire che gli piacesse anche Alicia, ne era
certo. E quella ragazza aveva qualcosa, sembrava che finalmente Mikey non fosse
più triste, sembrava che Mikey non pensasse a niente quando era con lei. Era una
cosa ridicola. Anche Gerard voleva che suo fratello tornasse con Alex. Forse era
semplicemente troppo stanco e stranito per ragionare in modo decente.
«Allora? Insomma, siete stati una notte insieme, ti avrà pur
detto qualcosa, no?» insisté lei, guardandolo implorante.
«Beh... non lo so, Alex. Si, cioè, dovresti parlargli, credo.
Scusa ma ho troppo sonno e mi fa male la testa...» disse evitando il suo
sguardo.
Lei si alzò di scatto e con un paio di passi svelti gli fu
accanto. Si chinò per scrutarlo ed odorarlo «Tu hai bevuto, cazzo!» disse poi
scanzandosi.
Gerard sospirò. Colpevole. Alex lo aveva scoperto e lui voleva andare a
nascondersi da qualche parte. «Si. Ok, mi dispiace. Solo una birra. Giuro che
non mi sono ubriacato, e che non succederà mai più. Cioè, una birra ogni tanto
non mi ucciderà.» disse in sua difesa. Stava cominciando ad agitarsi ed
innervosirsi.
«Hai parlato con la terapista? O con Frank?» chiese lei.
Gerard sbuffò. Non era niente. O almeno, voleva convincersi che non fosse
niente. «Non ce n'è bisogno, ok? Era solo una birra, niente di che.» mormorò.
Alex sbuffò «Non ci posso credere! E quell'idiota di Mikey
non ti ha detto niente!? Cioè, ti porta fuori e ti fa bere, invece di farti
stare attento a queste cose, con tutto quello che hai passato!?» disse adirata.
No, cazzo, Mikey non c'entra assolutamente nulla!, pensò Gerard. Non
riusciva nemmeno a pensare in fretta per poter tirar fuori una scusa qualsiasi
per difendere sé stesso e il fratello.
«Ok, ascolta...» disse infine sospirando, arreso «Mikey non
c'entra nulla. Mikey era a giocare a Bowling, mentre io ero al bancone con
Eliza. Mikey non aveva idea del fatto che stessi bevendo, non è colpa sua, e
sinceramente io e lui siamo stati insieme pochissimo quindi non ti so dire se
sia il caso o meno di andare a parlare con lui, oggi. Sicuramente lo è.
Nonostante tutto so che sta comunque male per tutta questa storia... Cioè, Eliza
dice che secondo lei tu stai esagerando e Mikey si stancherà di stare lì a
piangere per te eccetera eccetera, ma secondo me non è vero...» disse d'un
fiato, mentre lo sguardo di Alex si faceva sempre più confuso ed infastidito.
«Ma chi cazzo è Eliza e sopratutto ma chi se la incula!?»
disse infine, anche se lo disse con un tono relativamente basso in confronto a
quello che aveva immaginato di usare, nella sua mente.
Gerard sospirò socchiudendo gli occhi per un secondo. Stava
letteralmente peggiorando la situazione. Ormai però doveva parlare. Non poteva
certo tirarsi indietro.
«Eliza... è... è l'amica di Alicia.» mormorò infine.
Alex sentì come un bruciore nel petto. Era doloroso da morire. «Quindi, Mikey è
stato con lei...» disse a voce bassa. Ok, voleva uccidere tutti. Sul serio.
Gerard annuì con un gesto quasi impercettibile, ed Alex
voleva piangere ed urlare, ma si limitò a tirare un calcio alla sedia di Gerard,
anche se il suo obiettivo era quell'Alicia, ed anche Eliza, e sopratutto Mikey.
Si, voleva uccidere davvero tutti. Anche Gerard che aveva l'aria strafatta ed
era un coglione. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e compose il numero di
Frank, che a quanto pareva era l'unica persona sana di mente negli ultimi tempi,
e gli disse di incontrarsi al Cafè.
Quando Frank entrò al Cafè Alex stava praticamente fingendo di lavorare,
ripulendo insistentemente con sguardo perso nel nulla gli stessi venti
centimetri di superficie del bancone.
«Essendo che sei
la padrona del locale potresti anche permetterti di non fingere di lavorare ma
non lavorare e basta...» disse sedendosi sullo sgabello di fronte a lei. Alex
sospirò, gettando via la pezzetta che aveva in mano.
Preparò due caffè e fece il giro del bancone per mettersi
accanto a Frank.
«Ok, che succede?» chiese quando lei gli fu accanto.
Alex fece un respiro profondo «Gerard è un idiota. Mikey è uscito con Alicia.
Gerard è stato con loro, o meglio, con Eliza, che è un'amica idiota di Alicia,
ed ha bevuto. Dice di aver bevuto una birra, ma secondo me non è vero perché
stamattina aveva un'aria pessima.» disse d'un fiato.
Per Frank era un colpo duro. Cazzo se era un colpo duro.
Gerard non doveva bere. E sopratutto non con la prima tipa nei paraggi. Voleva
andare a prenderlo a parolacce o qualsiasi altra cosa. Gerard era uno stronzo.
«Fantastico...» mormorò dopo un pò «E' in casa ora?».
Alex annuì «Si. Che intenzioni hai?» chiese «Non puoi
picchiare anche Gerard, sia chiaro. Quello non sa manco aprire un barattolo di
marmellata, è anche peggio di Mikey, e tu comincia a prendere in considerazione
l'idea di smetterla di prendere tutti a cazzotti!» disse ridacchiando.
Frank scrollò le spalle «Non voglio andare a pestarlo, idiota!» disse ridendo.
Ma prima di continuare a parlare Alex sembrò gelarsi d'improvviso, guardando le
due persone appena entrate nel locale. Si fece piccola piccola e si nascose
dietro Frank, mentre Alicia ed Eliza si sedevano al tavolo dietro di loro.
Probabilmente non li avevano notati.
«Cazzo... ti pare che devono venire qui a fare colazione ste
due!?» chiese quasi bisbigliando sulla spalla di Frank. Lui le guardò con la
coda dell'occhio senza farsi vedere.
Eliza aveva un caschetto di capelli neri e un'aria da
alcolizzata drogata e trucida. Esattamente così. Non la conosceva e già la
detestava.
«Sentile come ridono, sembrano due... galline in calore...»
borbottò Alex ridendo. Non c'era niente da ridere, in realtà.
Restò così, di spalle, con le orecchie pronte a recepire ogni parola pronunciata
dalle due, con l'aiuto di Frank. Sembravano due detective in borghese.
«Che cazzo, mi hai lasciata tutta la notte con quel
coglione di Gerard...» disse Eliza sbadigliando «Non sapeva nemmeno
preparare una botta di coca...».
Frank deglutì. Ok, voleva prendere a pugni anche lei.
«...vabbè, però è carino. Sembra la depressione fatta
persona, però non è male. Ovviamente Mikey è molto meglio...».
«Si, come no, con quell'aria da sfigato tonto...» rise
Eliza. La sua risata era odiosa. Come la loro conversazione. Frank ed Alex
dovevano scambiarsi degli sguardi in silenzio per convincersi l'un l'altra di
stare calmi. Entrambi avevano in mente azioni omicide.
«Sfigato tonto! Eppure lo sfigato tonto stanotte non
sembrava nè tanto sfigato, nè troppo tonto...» disse Alicia.
«Dai, ci sei stata a letto insieme!?».
Alex chiuse gli occhi e strinse i pugni. Non voleva
sentire una sola parola uscire da quella bocca.
«Figurati... quell'idiota è ossessionato dalla sua tipa.
Cioè, quella lo ha pure lasciato e lui sta ancora lì a pensare a lei. Però è
tanto carino ed io non mi arrendo...».
Alex sospirò sollevata. Per qualche secondo le si era
fermato il cuore ed ora aveva ripreso a battere. Voleva quasi sorridere.
Quell'Alicia era una testa di cazzo, lei la odiava con tutto il cuore, ma Mikey
non era stato a letto con lei ed Alex si sentì davvero soddisfatta della cosa.
«Ok, credo di avere da fare...» sussurrò guardando Frank.
Lentamente scese dallo sgabello e poi sorrise «Vado da Mikey. Appena esce Tim
dalla cucina digli di coprirmi al banco. Grazie...» disse ancora, prima di
percorrere in fretta la distanza tra il bancone e la porta d'entrata del locale.
A passo svelto si diresse verso casa di Mikey.
Frank continuò a sorseggiare il suo caffè, mentre origliava
la conversazione delle due tipe. Appena avrebbe finito sarebbe andato da Gerard.
D'un tratto si sentì un cellulare squillare. «Eccolo. E'
Mikey. Ora mi dirà che ha passato una bellissima serata e che si sta innamorando
di me... Oh, cazzo, fa che si stia innamorando di me...» disse Alicia quasi
come se stesse parlando con Dio.
Eliza rise, e Frank fece un respiro profondo. Era davvero
infastidito. Sia dalle due che dal fatto che mentre Alex stava camminando per le
strade di Belleville diretta a casa di Mikey per sistemare le cose con lui, lui
stava telefonando ad Alicia.
«Sei patetica. Innamorata di un coglione sfigato. Con
tutti i fighi che ci sono in questi tour estivi tu proprio con i peggiori devi
avere a che fare...» disse Eliza ridendo, con la sua voce fastidiosa.
Frank si schiarì la gola, lasciando la tazza sul bancone con
fare pesante, e si alzò. Fece un paio di passi, verso il tavolo delle due «Le
uniche coglione qui siete voi due. Fate pena. Siete due... due troie, ecco cosa
siete.» disse duro, poi prese e se ne andò, lasciando Alicia ed Eliza senza
parole.
- - -
E' un capitolo di merda, vero? Il
titolo è anche peggio, quindi.
Ok, perdonatemi.
Per il resto... scusate se ho aggiornato solo ora.
Baci baci baci.
<3
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 - Destroya ***
Nuova pagina 1
Capitolo 13
Destroya
Mikey se ne stava sdraiato sul letto in
attesa che Alicia rispondesse al telefono.
Sentiva una strana sensazione, simile a quella che provava quando doveva vedere
o sentire Alex. Qualcosa di simile alle farfalle nello stomaco. Misto a senso di
colpa, però.
«Pronto?» rispose finalmente. Mikey
si tirò su di scatto e si schiarì la gola.
«Ehi... Alicia... Ciao... Come va?» chiese nervoso.
La ragazza dall'altra parte del telefono rise «Ehi, Mikey. Tutto bene. Sono al
Cafè con Eliza...».
Mikey si irrigidì di colpo. Deglutì «C-come
al Cafè? Quale Cafè, scusa?» chiese ancora più nervoso.
«Oh, quel Cafè.» disse ridacchiando «E
beh, la tua ragazza era qui fino a qualche minuto fa, con quel Frank. Ovviamente
ho fatto finta di non averli visti. Dio, sono proprio due idioti... E Frank ci
ha appena detto che siamo due troie, prima di andarsene...» raccontò divertita.
Dopo qualche secondo di assoluto silenzio da parte di Mikey, Alicia sospirò «Tranquillo,
rilassati, non ho detto niente riguardo l'altra notte ovviamente, non sono mica
scema... Anzi, sono stata anche fin troppo buona. E suppongo che ora lei stia
venendo da te. Ovviamente dovrai raccontarle la verità. Giusto?» chiese poi un
pò più seria.
Mikey riprese ad agitarsi e cominciò a camminare avanti ed
indietro nella stanza. Alex stava andando lì, e lui era al telefono con Alicia e
quest'ultima pretendeva che le raccontasse tutto. Era un incubo, e lui si
sentiva un vero idiota. Cominciò anche a domandarsi come era finito dal non
avere uno straccio di vita sentimentale ad avere addirittura due ragazze, ora,
lì per lui.
«Uhm... Ok, senti, no, Alicia, quello che è successo l'altra
notte è... oddio, ne dobbiamo parlare, sul serio... Ora devo andare...» disse,
chiudendo la telefonata senza nemmeno dare il tempo all'altra di rispondere.
Cominciò a fare avanti e indietro dalla porta di casa alla
finestra della cucina per vedere se c'era traccia di Alex all'orizzonte,
passandosi ripetutamente le mani sul viso con aria quasi disperata. Si, sono
ufficialmente morto, si disse.
Quando Gerard aprì la porta di casa e si trovò davanti Frank
che lo scrutava con aria sospetta deglutì pesantemente facendosi da parte per
lasciarlo entrare. Era ovvio che aveva un'aria pessima, ed era ovvio che Frank
se ne era reso conto, ed anche che Alex gliene avesse parlato. Quei due non si
nascondevano nulla, a quanto pareva, e Gerard cominciò a pensare velocemente ai
mille modi per chiedere perdono a Frank per aver ceduto alla tentazione
dell'alcol e della droga la sera precedente, dopo tutti gli sforzi che aveva
fatto per aiutarlo a smettere.
«Cazzo, hai un'aria pessima, guardati...» sbuffò Frank
indicando Gerard con un ampio gesto della mano «...e poi andare a bere con la
prima stronza che ti è capitata sotto mano. Sei proprio uno stronzo.» aggiunse
poi, continuando a guardarlo. Gerard restò in silenzio pronto a prendersi tutti
gli insulti possibili. Se li era meritati, si era detto. Ma Frank dopo una
manciata di secondi sbuffò ed alzò gli occhi al cielo con aria dispiaciuta
«Cazzo, Gee... stavamo andando tanto bene! Tu stavi facendo
un gran lavoro, ed io ero così fiero di te!» sputò fuori infine, con un tono
totalmente deluso.
Gerard fece un respiro profondo, sperando che quel luccichio negli occhi di
Frank non fossero lacrime, perché si stava sentendo già abbastanza in colpa. Si
sentiva uno schifo. Era stato uno stupido, e Frank aveva ragione. Stavano
andando bene e stava facendo un gran lavoro. Poi invece era bastata una sfida ed
una risatina, e si era ritrovato a bere e drogarsi.
La parte più triste era rendersi conto che probabilmente, anche se avesse potuto
tornare indietro, avrebbe commesso lo stesso errore. Ne era certo. Perché a lui
piacque bere, piacque la sensazione di leggerezza del corpo, e il battito del
cuore accelerato e la sensazione di qualcosa di simile all'agitazione dopo aver
sniffato cocaina. Quindi Gerard si sentiva una merda. Allora iniziò lui a
piangere.
«Sono una persona orribile, non è vero?» chiese in un
mormorio, mentre una lacrima gli rigava il volto.
Frank lo guardò e sospirò, poi lo strinse in un abbraccio. Un semplice
abbraccio. Che però racchiudeva tutto l'affetto possibile.
«No che non lo sei, Gee...» gli sussurrò all'orecchio.
«Si che lo sono.»
«Smettila, Gerard. Sei più forte di così. E giuro che quando
ho sentito che hai anche sniffato... Dio, per un attimo avrei voluto uccidere
tutti. Ma non starò qui a romperti le palle e a farti la ramanzina. So che tu
sai di aver sbagliato. E so che non hai bisogno di sentirti dire certe cose.
Devi solo ricordarti che in ogni momento... Cazzo, proprio in qualsiasi momento
tu abbia bisogno, io ci sarò. Sempre. Quindi cazzo, la prossima volta...»
Gerard sollevò il volto «...non voglio che ci sia una prossima volta...»
mormorò.
«Gee, nemmeno io voglio, ma accadrà di nuovo. E tu devi
promettermi che la prossima volta che ti sentirai tentato a cedere, allora
chiamerai me, ed io farò di tutto per aiutarti a non pensarci...» disse infine
Frank, prendendo il volto di Gerard tra le mani.
L'altro annuì, sentendosi finalmente meglio. Doveva ricordarsi ogni santo giorno
di essere la persona più fortunata sulla faccia della terra, per avere Frank al
suo fianco. Non poteva chiedere di meglio. E non avrebbe mai più fatto nulla che
avrebbe potuto compromettere il loro rapporto. Niente ne valeva la pena. L'idea
di perdere Frank era un vero incubo. Sapeva che senza di lui sarebbe stato
perso.
«Ti ringrazio, Frank. Sul serio...» sussurrò Gerard dandogli
un bacio sulle labbra.
Mikey fece un respiro profondo sperando di riuscire a calmarsi, ma le mani gli
sudavano e sentiva un nodo alla gola. Non ce l'avrebbe mai fatta. Era anche
pronto a farsi prendere di nuovo a pugni da qualcuno. Cazzo, Frank lo avrebbe
seriamente ucciso, stavolta. Ne era certo. Ed era anche certo di meritarlo.
Vide Alex camminare verso il vialetto di casa sua, e cominciò
ad andare in iperventilazione. Per un attimo pensò anche di uscire dalla porta
sul retro e scappare. Certo, era una cosa davvero da codardo, ma non era certo
di poter affrontare tutta quella situazione. Sopratutto quando Alex aveva quel
sorriso sulle labbra mentre si avvicinava alla porta di casa Way.
Dopo un paio di baci e qualche parola di troppo, Frank scansò
Gerard e lo guardò fisso negli occhi «Aspetta... cosa intendi?» domandò incerto.
L'altro scrollò le spalle. Sapeva di aver detto qualcosa di troppo, ma non ci
aveva fatto caso visto che pensava che Frank ed Alex, avendo incontrato Eliza ed
Alicia al Cafè, sapessero davvero tutto ciò che era successo la notte
precedente. A quanto pareva non era così, e lo sguardo di Frank lo stava
mettendo in ansia.
«Ehm... niente, ho detto che insomma, Mikey si troverà in
difficoltà ora che sta per affrontare Alex...» ripetè Gerard.
«Si, ma in che senso?» chiese Frank sembrando quasi stupido.
Fece un respiro profondo socchiudendo gli occhi per qualche secondo, poi li
riaprì «Gee, cos'è che sai e che io
ed Alex ignoriamo?» chiese infine.
Sperò che il suo ragazzo dicesse qualsiasi cosa, tranne
quello che disse in realtà
«So che Mikey ed Alicia sono stati a letto insieme...» sputò
fuori infine.
Frank deglutì. Oh, cazzo. Alex aveva ragione, non poteva
certo andare in giro a picchiare tutti, eppure l'avrebbe fatto volentieri.
«Pensavo che... Cioè, da come ha parlato Alicia abbiamo
capito che Mikey non ha ceduto, ed è proprio per questo che Alex è tornata da
lui...» borbottò Frank cercando aiuto da parte di Gee. Qualsiasi tipo di aiuto.
Perché lo diceva sempre, l'ultima cosa che voleva per Alex era che soffrisse
ancora e ancora. E si che avrebbe sofferto, e pianto, e si sarebbe disperata e
tutto il resto.
«Beh, quelle due sono molto più furbe di quanto immaginate.
Sicuramente l'ha detto di proposito...» spiegò Gerard.
«Fanculo... è proprio una troia...» imprecò Frank incazzato.
«Ok, però Frank, non sono cose che ti riguardano. Mikey ed
Alex sono adulti e maturi abbastanza per risolversi da soli i loro problemi...»
disse calmo Gerard, proprio come se niente fosse. Quel suo modo così distaccato
fece innervosire Frank ancora di più.
«Come sarebbe? Alex è la mia migliore amica e tuo fratello la
sta letteralmente torturando, cazzo!» disse alzando il tono della voce.
«Beh, resta comunque il fatto che non sono affari tuoi! Ne
parleranno loro e vedranno loro come agire! Magari Mikey è furbo e non le dice
nulla, e lei non verrà mai a saperlo!» ribattè Gee.
Frank fece una risata isterica «Ma
cazzo, come sarebbe "Mikey non le dice nulla?"! Lui deve dirglielo! Cioè, se non
lo fa lui lo farò io, che cazzo! Non gli lascerò prendere per il culo Al in
questo modo!» disse nervoso.
«Fanculo, Frank, è sempre mio fratello, ed io non ti lascerò
metterlo in difficoltà!» disse quasi con tono di sfida.
Frank alzò gli occhi al cielo. Era una cosa frustrante.
Gerard teneva a Mikey almeno quanto lui tenesse ad Alex. Ed entrambi volevano il
meglio degli altri due. E mentre per Gerard il meglio per Mikey era star zitto e
fingere che nulla fosse successo con Alicia, continuando così a stare
tranquillamente con Alex, per Frank l'unica cosa giusta da fare era dire ad Alex
la verità, starle vicino come aveva sempre fatto finché tutto sarebbe rimasto un
brutto ricordo o qualcosa di simile.
«Gerard, non mi interessa che è tuo fratello, può essere
anche Gesù Cristo, il Papa o che ne so io, ma non gli lascerò trattare Alex come
la più stupida delle ragazze!» disse Frank seriamente irritato.
Gerard fece una smorfia, scansandosi dall'altro
«Certo, perché tu devi passare tutta la tua vita a
preoccuparti di Alex, a pensare ad Alex, a stare accanto ad Alex, a fare questo
e quello per Alex!» disse infastidito «...se continui così lei sarà sempre in
mezzo a noi due!».
Frank si schiarì la gola, facendo una smorfia anche lui.
Gerard aveva davvero detto un sacco di cose stupide e ridicole «Gerard,
fai la persona seria, ok? E smettila di diventare sempre tu la vittima di
qualsiasi situazione. E si, Alex sarà la mia migliore amica fino alla fine dei
miei giorni spero, ed io sarò sempre disposto ad aiutarla ogni volta che ne avrà
bisogno! Ma come, hai fatto tanto quando lei è stata in coma, ed ora parli così,
proprio come uno stronzo? Finché il centro dell'attenzione sei tu tutto ok,
quando mi concentro per un po’ su qualcun altro devi comportarti come un
ragazzino? Dio, spero che sia solo un effetto ritardato delle cose che ti sei
sparato ieri perché stai parlando proprio da stronzo.» disse quasi furioso.
Stavolta Gerard non poté controbattere. Non sapeva davvero
cosa dire. Un vaffanculo ci stava bene, ma doveva ammettere che Frank aveva
ragione. Gerard odiava non essere al centro dell'attenzione. Era stato il
soggetto ignorato per davvero troppo tempo, da ragazzino, ed ora che finalmente
sembrava che qualcuno si curasse di lui, si era così abituato ad essere al
centro dell'attenzione che Frank aveva ragione: gli dava fastidio non esserlo
anche solo per un po’.
Quando Mikey aprì la porta di casa, Alex lo guardò senza
riuscire a trattenere un sorriso.
«Alex. Dobbiamo parlare.» disse lui in fretta e a voce bassa.
Lei lo fece da parte per entrare in casa e scrollò le spalle
«Si, dovremmo ma... non mi va di parlarne, ok? Sono stata davvero esagerata in
questi giorni e poi ho sentito Alicia dire che non sei stato a letto con lei e
che lo hai fatto perché tieni a me e cose del genere quindi direi che può andare
così.» rispose lei sospirando.
Mikey deglutì, restando immobile a fissarla. Si sentiva
davvero uno schifo. Eppure lei sembrava così tranquilla finalmente. Come poteva
dirle la verità e rovinare tutto, una volta per tutte? No, non poteva davvero
farlo.
- - -
Grazie Nar per il
betaggio - se trovate cose strane e senza senso è colpa sua, giuro! XD
Grazie per le recensioni, per tutto il resto, blah blah blah, domani parto per
Vienna quindi non so davvero che scrivere, volevo aggiornare prima di partire e
lo sto facendo quindi sono proprio una bravissima persona, tsk. LOL
Ok, sul serio. Sono in ansia. Cioè. Troppa ansia. Quindi la smetto qui.
XOXO
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 - Cause now you can't get it out of your head: it's over. ***
Nuova pagina 1
Capitolo 14
Cause now you can't get it out of your head: it's over
Alex
si sentiva quasi a disagio, nella sua stessa casa.
Gerard e Frank parlavano a monosillabi, non si guardavano quasi, se non per poi
fare qualche smorfia infastidita. Sembravano proprio due bambini all'asilo. Se
ne stavano tutti e tre seduti sul divano davanti alla tv. Lei era tornata a casa
da poco, dopo essere stata da Mikey, con il quale aveva più o meno chiarito ogni
cosa. In realtà non aveva chiarito molto, ma non le importava. Alex voleva stare
con Mikey, perché Alex sentiva il bisogno di appartenere a qualcuno. E non era
certo la prima né l'ultima persona sulla terra ad aver avuto problemi del
genere, e di certo per quanto male avesse provato, era certa che sarebbe passato
tutto.
Tra l'altro i ragazzi sarebbero ripartiti due giorni dopo, e
lei non voleva comunque che se ne andassero lasciandola lì a piangersi addosso.
Aveva deciso di scrollarsi di dosso ogni cosa, quasi come ricominciare da capo.
Era ovvio che tutti sapevano qualcosa. Era ovvio che Mikey
era colpevole di qualcosa. Non era certo stupida, e se ne era accorta dal modo
in cui l'aveva approcciata inizialmente, quando lei si presentò a casa sua. Ma
voleva far finta di niente. Pensava che se una cosa non la sai con certezza non
può ferirti, e lei non voleva sapere assolutamente niente di più di ciò che già
sapesse. Andava davvero bene così.
«Ok, è per colpa
mia se state così, non è vero?» se ne uscì dopo un pò, guardando prima Gerard,
poi Frank.
Quest'ultimo ricambiò lo sguardo, e sollevò un sopracciglio «No.» disse deciso.
Gerard invece scrollò le spalle «Magari si» disse quasi gelido. Frank lo fulminò
con gli occhi, mentre Alex sospirò «Ok, sul serio, ora smettetela e fate le
persone adulte e mature. Cos'ho fatto sta volta?» chiese rivolta a Gee.
Lui non riuscì nemmeno a guardarla, perché sapeva che si
stava comportando da stronzo. E sapeva che lei si sentiva decisamente
dispiaciuta.
«In realtà non hai fatto nulla. Assolutamente. E' che Gerard
se non fa la primadonna e non ha tutti gli occhi puntati addosso si sente male.
Con questa storia di Mikey gli hai tolto il centro della scena. Questo è il
problema.» rispose Frank al posto suo, con tono lievemente duro.
Alex alzò gli occhi al cielo «Frank, smettila di parlare
così. Intanto a te la "primadonna" qui è sempre piaciuta. E poi io non voglio
togliere la scena a nessuno. Qual'è il problema? Abbiamo parlato troppo di me e
Mikey? Benissimo, io e Mikey abbiamo risolto ogni cosa, ora possiamo tornare a
parlare di te.» disse.
Gerard si sentì in imbarazzo. Era ridicolo, era davvero
questa l'impressione che gli altri avevano di lui? Di una persona che
necessitava assolutamente di stare al centro dell'attenzione?
Frank invece si schiarì la gola. No che lei e Mikey non
avevano risolto. Lei gli aveva raccontato di come erano andate le cose, e di
come gli aveva detto "Facciamo finta di niente". Quindi non sapeva che Mikey era
stato a letto con Alicia. E prima o poi lo avrebbe scoperto, e Frank pensava che
le cose andavano dette subito.
La guardò, e lei era come se potesse leggergli il pensiero.
Si morse il labbro e poi si alzò per trovarsi di fronte ad entrambi.
«Ok, ascoltate, ora. Lo sapete che non sono un'idiota. E l'ho
capito che voi due sapete qualcosa che io non so. Ma stavolta non starò qui a
chiedervi di cosa si tratta, perché so che è qualcosa che riguarda Mikey e
quell'Alicia, ed io vi assicuro che sul serio, non voglio sapere assolutamente
nulla al riguardo. Non mi interessa. E magari sono una stupida perché voglio
fingere che vada tutto per il meglio quando è palese che non è così, ma è un
problema mio, e anzi, non è affatto un problema. Perché ho bisogno di Mikey, ok?
Anche se lui è uno stronzo o qualsiasi altra cosa. A me sta bene così. Se non so
qualcosa, non soffro. Quindi non voglio sapere nulla. E se il vostro problema è
questo, smettetela di preoccuparvi per me.».
Entrambi la guardarono senza dire nulla. Gerard accennò un
sorriso. «Visto? L'avevo detto che non era compito nostro dirle ciò che
sappiamo!» disse con tono di vittoria.
Frank scosse la testa. Sembrava dispiaciuto «Preferisci
davvero vivere in un mondo di fantasia?» chiese dubbioso.
«Oh, va bene anche così. Ci sono anche gli unicorni volanti.
Si sta bene qui!» rise Alex. L'ennesimo sforzo di fingere che tutto andasse per
il meglio. Frank sospirò. Se andava bene a lei, doveva andare bene a tutti,
ovviamente.
«Ed ora fate un sorriso, stringetevi la mano, baciatevi, fate
pace, tutto quello che volete, ok?» aggiunse dopo un pò.
Gerard e Frank si guardarono. Si, sembravano proprio due ragazzini.
«Dico sul serio! Dio, da quando sono... da quando mi sono
risvegliata sembra tutto così... diverso... Non me lo sarò mica immaginato che
fino a qualche tempo fa noi tre eravamo... cavolo, non c'è nemmeno una parola
che possa spiegare quello che eravamo...» disse poi sospirando.
Gerard annuì «Già... ora invece stiamo sempre qui a litigare
o a discutere...».
«O ad alcolizzarci, per dirne una...» rise Alex.
Gerard le lanciò un'occhiataccia «...o a farci tradire dal
fidanzato di turno» disse sorridendo.
Alex lo guardò con un sopracciglio sollevato «O ad
ingelosirci se Frank da più attenzione a me, per esempio...».
Frank li guardava e non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Alex aveva
ragione. Avevano perso, per un attimo, tutto ciò che avevano prima. Quel
sentimento di unione che doveva essere per sempre. Che era per sempre. «O
a battibeccare come due ragazzini!» aggiunse lui poi ridacchiando.
Alex e Gerard si guardarono e poi guardarono Frank «O a
picchiare la gente!» dissero all'unisono, prima di scoppiare a ridere tutti
insieme. Proprio come desiderava Alex. Non poteva certo lasciare che partissero
di nuovo per la prossima tappa del tour senza aver prima ritrovato ciò che
erano.
Certo che avrebbe sentito la loro mancanza. Non aveva idea di
quando sarebbero potuti ripassare a Belleville, o di quando lei avrebbe potuto
raggiungerli in qualche altra città per passare un pò di tempo con loro.
Era la parte più triste quella. Ritrovarsi di nuovo da sola.
Ogni volta.
Aveva iniziato a pensare che se il destino esisteva, il suo
destino era di ritrovarsi da sola per sempre. Però, per quanto fosse un pensiero
contorto, in un certo senso c'era qualcosa di affascinante nell'attesa del loro
ritorno, anche già prima che partissero.
Sapeva che avrebbe aspettato con ansia di rivederli e passare
qualche ora insieme a loro, e che il giorno in cui sarebbero tornati avrebbe
passato tutto il tempo immaginando come sarebbe stato bello abbracciarli di
nuovo. Era una cosa speciale. Era una cosa strana. E dopo tutto, l'importante
era che prima o poi tornassero. Aveva solo loro e non avrebbe voluto perderli
per nulla al mondo. Così sorrise a sé stessa, fiera di essere riuscita a
ritrovare il loro legame.
Mikey sollevò lo sguardo da terra e si schiarì la gola. Doveva dirlo, una volta
per tutte.
Alicia era in piedi davanti a lui, con le braccia incrociate
sul petto ed una smorfia sul volto. Sapeva già quello che Mikey stava per dire.
Era chiaro. Ma voleva sentirgli pronunciare quelle parole prima di arrendersi
una volta per tutte.
«Questa volta dico sul serio. Non chiamarmi più. Io ed Alex
siamo tornati insieme, e non voglio più commettere nessun errore del genere con
lei. Quindi per favore, vorrei che tu la smettessi di cercarmi, e di chiamarmi e
mandarmi messaggi...» disse d'un fiato, rosso in volto dall'imbarazzo.
Mikey Way che mollava una ragazza. E non una qualsiasi, ma
una gran bella ragazza che aveva uno strano potere su di lui. Perché si, Alicia
gli piaceva. Ma Alex era... era Alex, e non c'era nientaltro da aggiungere.
L'idea di perderla era stata una tortura, e forse era una
cosa genetica, lui e Gerard erano facili a cedere alle tentazioni, o qualcosa
del genere, ma aveva promesso a sé stesso che non avrebbe mai più fatto nulla
del genere. E poi prendere pugni da Frank non era il massimo, e Mikey era
cosciente di non sapersi davvero difendere.
Alicia si morse il labbro. In quel momento si stava sentendo
stupida ed offesa. E poteva già immaginare la fastidiosa risata di Eliza quando
glielo avrebbe raccontato. Certo, per lei era diverso. L'unico scopo di Eliza
era sfruttare qualcuno per diventare qualcuno. Alicia invece era davvero
interessata a Mikey. Le piaceva. Punto. E non poteva credere che lui le stesse
dicendo che era finita, anche prima che iniziasse davvero.
Da una parte voleva dirgli che non aveva ancora visto nulla,
che sarebbero stati benissimo insieme, che doveva darle un'altra possibilità e
cose del genere, ma dall'altra non voleva certo umiliarsi di più. Così era già
abbastanza.
Annuì «Perfetto...» disse, cercando di sembrare dura e forte.
Poi sospirò «Ma ci incontreremo spesso, in tour, e passeremo gran parte negli
stessi posti, con le stesse persone. Non puoi chiedermi di ignorarti. Non voglio
ignorarti.» aggiunse poi.
Mikey sentì un nodo alla gola. Voleva dirle di smetterla di
parlare, perché così complicava le cose.
Se Alex avesse potuto seguirlo in tour sarebbe stato tutto diverso, ma lei aveva
il Cafè, e la scuola, e non poteva certo abbandonare tutto per lui. Eppure era
certo che se lei fosse stata sempre al suo fianco tutto sarebbe stato più
semplice.
Sapeva che avrebbe incontrato Alicia più e più volte, e
sapeva che sarebbe stato difficile, sopratutto perché sapeva che Alicia era una
tipa tosta, che non si arrendeva facilmente, e ancor di più, perché lei aveva
comunque un effetto magnetico su di lui.
Sarebbe stata una tortura, ma pensò che fosse la punizione
giusta per aver fatto del male ad Alex. Lei gli diceva sempre che credeva
fortemente che ogni cosa che fai ti sarebbe tornata indietro. Per questo era
sempre buona con il prossimo. Ed anche se spesso rideva dicendo che
probabilmente nella sua vita precedente era un serial killer, visto come le
andavano le cose ultimamente, lei ci credeva sul serio ed anche Mikey si era
convinto che fosse così.
«Ora devo proprio andare...» disse Mikey infine, dopo aver
fatto un respiro profondo. Alicia sembrava davvero triste, ed avrebbe voluto
abbracciarla, ma così avrebbe solo reso tutto più equivoco e complicato.
Così senza aggiungere altro si voltò, e a passo svelto si
diresse verso casa di Alex.
Alicia entrò nella sua stanza d'albergo, dove Eliza era
seduta a gambe incrociate sul letto con una sigaretta tra le labbra, una
bottiglia di Jack Daniels aperta sul comodino e le unghie dei piedi appena
smaltate di nero.
«Allora? Com'è
andata?» domandò sollevando lo sguardo dai suoi piedi.
Alicia sospirò, buttandosi di peso sul letto accanto
all'amica «Mi ha detto che non devo più cercarlo. Che sta con Alex e vuole stare
con lei.» disse a voce bassa, con aria spenta, mentre sentiva che probabilmente
avrebbe potuto iniziare a piangere da un momento all'altro.
E poi ciò che si aspettava. Eliza scoppiò a ridere di gusto
«Ti sei fatta lasciare da uno sfigato del genere!?» chiese divertita.
Alicia voleva dirle di stare zitta. Mikey non era uno sfigato. La sfigata qui
era lei. E comunque, non voleva nemmeno sentirla.
- - -
Ok. Non so perché ho scritto sto
capitolo. Sempre perché dovrei fare tante altre cose piuttosto che stare qui a
scrivere. Tipo, preparare quel dannato zaino visto che cavolo, parto stasera
alle 19, ma vabbè, no, io sto qui a scrivere fanfiction e devo ancora asciugarmi
i capelli, e piastrarli e tutto il resto.
Vabbè, stamattina mi sono svegliata troppo agitata e mi andava di scrivere.
Credo di voler dedicare sto capitolo a
Nar
- oh, toh, è la terza volta che ti cito! - perché si, ha ragione, mancava anche
a me tutta l'unione del gruppo, quindi anche se devono succedere taaante cose ed
io sono per la tempesta prima della quiete (?) sto capitolo un pò ci stava, così
io parto con l'anima in pace, tutti si vogliono bene e stavolta a soffrire è
Alicia, così chi voleva prenderla a sprangate e torturarla può star tranquilla!
XD - povera Alicia ç_ç
Quindi, a meno che non abbia intenzione di stare qui fino alle 19, a scrivere
invece che prepararmi, credo che sia davvero tutto, per oggi.
XOXO
Leggete, recensite, pubblicizzate, pensatemi, chiamatemi, messaggiatemi e tutto
quello che vi pare!
<3<3<3
[E si, fottute Killjoys, mi mancherete troppo! Vi amo!]
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 - School Of Rock ***
Nuova pagina 1
Capitolo 15
School Of Rock
La prima settimana da quando i ragazzi erano ripartiti per il tour Alex l'aveva
passata in totale solitudine tra scuola, Cafè e casa sua, dove guardava annoiata
ogni programma in televisione che non parlasse di coppie, o di musica, o di
concerti, o di tradimenti, o qualsiasi altra cosa potesse ricordarle Mikey e gli
altri. Mikey però la chiamava ogni giorno, prima e dopo ogni show, ed ogni
mattina appena sveglio.
La seconda settimana, Alex aveva la necessità di trovarsi
qualcosa da fare, quindi aveva ripulito tutta casa da cima a fondo, ascoltando
musica a tutto volume per riempire il vuoto che i ragazzi avevano lasciato
andandosene; aveva studiato e fatto più compiti di quanti ne avesse mai fatti in
tutta la sua esistenza; lavorato più ore al Cafè, frequentato corsi pomeridiani
a scuola, aiutato un'anziana vicina di casa a fare la spesa. Nel frattempo i My
Chemical Romance avevano qualche impegno in più, oltre alle serate. C'erano
interviste con radio e riviste locali, cose del genere. Mikey ed Alex riuscivano
a sentirsi comunque ogni sera dopo ogni show, anche se Mikey era sempre troppo
stanco per riuscire a sostenere una conversazione decente, così finiva sempre
che parlavano senza davvero dirsi nulla, o se uno dei due era sdraiato nel letto
o nel furgone, allora crollava nel sonno.
La terza settimana, era stata la più triste di tutte. Alex
non sapeva più cosa inventarsi per occupare il tempo. Odiava sentirsi sola,
odiava non avere nessuno e non aveva più altre idee per tenersi occupata. Si era
ritrovata a piangere da sola, anche. Jamia lavorava tantissimo ed anche se
quando era libera passava a trovarla non era certo la stessa cosa. Sopratutto
perché ora Mikey a stento riusciva a chiamare Alex, e ancora meno riusciva ad
essere rintracciabile. Gli impegni aumentavano ogni giorno di più per la band,
e i ragazzi stessi non riuscivano ancora a realizzare come le cose si stessero
ingrandendo in modo sempre più veloce. Così non si fermavano un attimo, tra
un'intervista radio, un incontro con i fans, uno con i giornalisti di qualche
rivista, soundcheck, concerti, festival, nuove città, nuove persone. Quindi
Mikey a volte si limitava a mandare un messaggio ad Alex per dirle dove erano e
cose del genere, e finiva lì.
Tutti erano impazienti e non vedevano l'ora di tornare un pò
a casa, nonostante l'eccitazione del tour e tutto il resto.
Però ogni giorno una data si aggiungeva all'altra, e i giorni
che separavano i ragazzi da Belleville erano sempre di più. Sicuramente
avrebbero passato un'altra settimana buona in tour, prima di - speravano - poter
tornare a casa un paio di giorni.
Ad Alex era stato detto, da Jamia e dai dottori
dell'ospedale, che dopo il coma erano frequenti casi di depressione e disturbi
d'ansia. Alex pensava fosse più che lecito anche solo per il fatto che fosse
sempre dannatamente sola, così volendo evitare di finire rinchiusa in qualche
centro di recupero mentale, preferiva tenersi occupata a fare qualsiasi cosa le
evitasse di pensare e di rendersi conto che intorno a lei c'era praticamente, il
nulla.
Era appena uscita da una lezione di Scienze quando si fermò a
dare un'occhiata alla bacheca nel corridoio principale della scuola. Lì c'era
ogni tipo di annuncio e lei andava sempre a cercare qualche nuovo corso
pomeridiano interessante e cose simili. C'era l'invito ad iscriversi ad un corso
breve di cucina, uno di teatro, corsi estivi, recupero in Matematica, sedute di
scrittura creativa, e poi un volantino scritto in fretta su un foglio giallo,
con un pennarello nero "Audizioni rock-band emergente: cercasi reclute
IMMEDIATAMENTE. Presentarsi nel Teatro della scuola oggi pomeriggio dopo le
lezioni".
Alex si morse il labbro, si guardò intorno e staccò il foglio
dalla bacheca, per ripiegarlo e metterselo in tasca.
Con il sorriso sulle labbra si diresse alla lezione
successiva, l'ultima della giornata. Aveva notato quanto tempo libero in meno ha
chi suona in una band, ed era proprio ciò di cui aveva bisogno. Durante tutta la
lezione di Inglese non fece altro che pensare a quale ruolo avrebbe potuto
prendere in una rock-band. Aveva suonato la chitarra per un pò, da ragazzina, e
non era male in effetti, ma non era certo niente di speciale, e sicuramente
nulla in confronto a Ray o Frank. Sapeva cantare, ma non aveva certo una voce
che ti prendeva l'anima. E non aveva mai suonato una batteria in tutta la sua
vita.
Quando anche l'ultima lezione della giornata giunse al
termine, scrollò le spalle diretta nel teatro. Non le importava cosa avrebbe
fatto, le sarebbe andato bene anche semplicemente stampare volantini o suonare
il triangolo. Qualsiasi cosa la tenesse occupata più del dovuto, insomma.
Quando
i My Chemical Romance arrivarono a Dayton, in Ohio, Frank cominciò a distaccarsi
un pò da Gerard. Si vergognava a dirlo ad alta voce, ma aveva sentito che suo
padre era in quella stessa città, ed appena entrarono nel confine di Dayton
cominciò ad aver quasi paura di incontrarlo all'improvviso, e di certo non aveva
voglia di farsi trovare abbracciato a Gee o cose simili, specialmente dopo che
l'ultima cosa che gli aveva detto era che Frank era un frocio e cose del genere.
Non che Frank si vergognasse di stare con un altro uomo,
questo gli era ben chiaro. Sapeva di essere orgoglioso di ciò che era e tutto il
resto. Ma era incredibilmente complicato perché suo padre era stato davvero rude
nei suoi confronti, squarciandogli nel petto una ferita profonda che Frank non
voleva più riaprire.
Pensava sempre che se avesse avuto un figlio un giorno, non
lo avrebbe certo mai trattato come suo padre aveva trattato lui. Non riusciva
nemmeno a concepire come un padre potesse comportarsi così nei confronti del
proprio figlio, per lui un genitore dovrebbe essere sempre e comunque fiero di
un figlio e sopratutto sostenerlo fino alla morte.
Suo padre invece, nonostante le cose con lui fossero sempre
andate alla grande, ed avesse sempre avuto tutta la sua stima, si era
comportanto da vero stronzo, e Frank non voleva ritrovarsi in quella situazione,
faceva troppo male.
Invidiava quasi il modo in cui invece i genitori di Gerard
avevano affrontato la situazione. Sembrava che loro fossero disposti a tutto per
i propri figli, anche a lottare con loro, e di certo li sostenevano in ogni
cosa. Sarebbe stato bello se fosse stato così anche per suo padre, perché almeno
ora Gerard non avrebbe messo il muso offeso dall'istantaneo distacco di Frank da
lui.
Ed era anche ridicolo chiedersi se doveva spiegargli o meno
come si sentiva. Gerard era un pò permaloso, ok, ma era anche incredibilmente
sensibile ed empatico, e Frank aveva immaginato che ci sarebbe arrivato da solo.
Così d'un tratto si ritrovò a lasciare la presa dalla mano di
Gerard e camminare per le strade di Dayton al fianco di Mikey e Ray, diretti in
un centro commerciale per comprare qualche schifezza per il pre e post concerto
di quella sera.
Alex
non aveva mai fatto un provino o un'audizione in tutta la sua vita. Anzi,
solitamente già dalle elementari quando doveva prendere parte alle recite
scolastiche, preferiva fare la parte dell'albero in fondo al palcoscenico che
muove le braccia-ramo ogni tanto piuttosto che la protagonista della scena.
Eppure una band era l'ideale per distrarsi. Aveva vissuto con Frank e Gerard e
Mikey e si, loro erano sempre troppo impegnati per ogni altra cosa, quindi
doveva entrare in quella band. A qualsiasi costo.
Fece un bel respiro profondo prima di aprire la porta del
teatro ed entrare dentro.
Si aspettava di trovarci un mucchio di gente ed un sacco di
frastuono, ma dentro c'erano solo una manciata di persone.
Un ragazzo ed una ragazza erano seduti sulle poltroncine alla
prima fila, dovevano essere loro che volevano metter su una band. E sul palco
c'era un tizio che Alex aveva già intravisto in giro per i corridoi della
scuola, vestito completamente in nero, con i capelli blu,che strimpellava una
chitarra elettrica e beh, Alex pensava fosse davvero bravo.
I due tipi però gli dissero che andava bene così e che gli
avrebbero fatto sapere presto. Quando il tizio lasciò il palco salì un'altra
ragazza, che cantò qualcosa ed aveva una bella voce, e si accompagnava con una
chitarra acustica, ed Alex pensò che l'avrebbero presa. Insomma, lei invece non
sarebbe andata da nessuna parte. Così si mise seduta accanto ai due tipi della
band che commentavano tra loro. Quando la tizia smise di cantare e suonare, Alex
si voltò verso i due.
«Wow, è
bravissima!» commentò sorridendo.
I due si voltarono a guardarla e la ragazza sorrise immediatamente. Alex la
riconobbe, era Ann ed avevano frequentato qualche corso insieme durante gli anni
di liceo.
«Ehi! Ciao Alex! Sei qui anche tu per le audizioni?» chiese
Ann tutta sorridende, spostando una ciocca di capelli dal viso. Alex pensò che i
suoi capelli erano come quelli di Ray, anche se ovviamente Ann era decisamente
più carina, di Ray.
Scrollò le spalle imbarazzata. Lei non era nulla in confronto
ai due tipi che avevano suonato prima «Ehm, in teoria si. Ma credo che loro
siano molto meglio di me. Insomma, io strimpello la chitarra, niente di più...»
disse imbarazzata.
Ann e il tizio accanto a lei, che poi si presentò, si
chiamava Ian, erano a conoscenza del fatto che Alex avesse contatti con case
discografiche e cose del genere. Lo sapevano perché sapevano che stava con
Mikey. E sapevano che i My Chemical Romance stavano andando alla grande. E sotto
la felpa, in realtà, Ann indossava una loro maglietta comprata ad uno show a
Belleville. Se ne ricordò e chiuse la zip della felpa quasi imbarazzata,
considerando che stava parlando con la fidanzata di, beh, del suo bassista
preferito. Anche lei suonava il basso e sperava di diventare brava come Mikey
Way.
Nella sua testa cominciò a pensare che se Alex fosse entrata
nel gruppo, avrebbero potuto fare grandi cose. Una tra tante era frequentare i
My Chemical Romance, perché ora che erano partiti per il tour e Mikey e Frank
non frequentavano più la scuola, era sembrata una cosa totalmente impossibile,
nonostante fossero stati compagni di liceo per anni.
E comunque, l'idea delle conoscenze di Alex nel campo della
discografia era allettante.
Sorrise «Dai, facci sentire qualcosa!» la spronò, indicando
il palcoscenico.
Ian annuì ad Ann, quando Alex si alzò arrossendo per salire sul palco. «Credo
che dovremmo prendere lei a prescindere da quanto sia brava...» disse sorridendo «Insomma,
posso sempre insegnarle qualcosa ed aiutarla a migliorarsi.» aggiunse.
Alex fece un respiro profondo e cominciò a suonare una
chitarra acustica che era lì sul palco. Dovette chiudere gli occhi per fingere
che nessuno la stesse ascoltando. Ok, essere al centro della scena in quel
senso, non faceva proprio per lei. Però doveva farlo, per evitare di cadere in
un baratro di solitudine e paranoie. Voleva entrare in quella band. E sapeva,
certo che lo sapeva, che il fatto che fosse la ragazza di uno che con la musica
ce l'aveva fatta, faceva gola ai due, che la stavano ascoltando dalle prime file
del teatro. Quindi era già qualche punto avanti agli altri, ed anche se forse
non lo meritava propriamente, era certa che l'avrebbero presa.
Gerard
ci provò un'altra volta. Mentre erano seduti intorno al tavolo di una tavola
calda, allungò una mano sotto al tavolo per posarla sulla gamba di Frank. La
reazione di Frank fu quella che si aspettava, si scansò lievemente continuando a
parlare e ridere con Ray come niente fosse. Era ridicolo.
E Gerard era quello che si faceva troppe paranoie, quindi il
suo umore diventò anche più pessimo. E più Frank lo scansava, più Gerard aveva
voglia di lui.
Così quando ad un tratto Frank si alzò per andare in bagno,
dopo qualche secondo con fare innocente anche Gerard si alzò e lo seguì.
Quando entrò, Frank si stava lavando le mani. Gerard si
chiuse la porta alle spalle dopo essersi assicurato che non ci fosse nessun
altro, e ci si poggiò di peso con la schiena.
«Perché stai
facendo così?» chiese incrociando le braccia davanti al petto, guardando Frank,
che a sua volta lo guardava dal riflesso nello specchio di fronte a lui.
Arrossì vistosamente. "Perché ho paura che mio padre spunti
fuori da un momento all'altro", pronunciato, sembrava davvero una cosa stupida.
Eppure era così, e non poteva farci nulla.
Scrollò le spalle chiudendo l'acqua ed asciugandosi le mani.
Gerard si morse il labbro, avvicinandosi a passo svelto verso
Frank. Fino a stargli addosso, tanto da farlo indietreggiare, finchè Frank non
si ritrovò con la schiena contro il muro. «Perché fai così?» ripetè Gerard
guardandolo negli occhi, parlando a pochi millimetri dal suo viso.
Poggiò le mani sulla parete, accanto alla testa di Frank,
poco sopra le sue spalle, e sembrava un ragno che aveva catturato una mosca
nella sua tela.
Continuava a fissarlo negli occhi e poi sollevò un
sopracciglio «Perché fai così?» chiese per la terza volta. Le sue labbra si
muovevano a così poca distanza da quelle di Frank che quest'ultimo poteva
sentirle vibrare mentre il respiro di Gerard lo faceva rabbrividire.
Frank sospirò «Ok, devo spiegarti una cosa, e mi sento
davvero stupido. Ma non qui e non ora...» disse arreso.
Gerard annuì e sorrise malizioso «Quindi non ce l'hai con me?»
chiese e sembrava davvero si stesse divertendo, mentre Frank continuava a
guardare verso la porta con la coda dell'occhio, ansioso che qualcuno potesse
entrare all'improvviso.
«Non ancora, direi. Ma se continui a tenermi in trappola
comincio ad innervosirmi...» disse sottovoce. Gerard annuì di nuovo, e poi gli
stampò un bacio sulle labbra. Ovvio che voleva continuare a baciarlo, e rimase
anche parecchio male quando in tutta fretta Frank lo spinse via, nel momento
stesso in cui qualcuno bussò alla porta del bagno lamentando che era occupato da
secoli.
«Cazzo, Gee, ti pare il posto, questo?!» chiese scocciato, a
voce bassa, passandosi il dorso della mano sulla bocca come se dovesse pulir via
qualsiasi traccia di quel bacio.
Gerard lo guardò in silenzio, e fece un respiro profondo
mentre si sentì quasi umiliato, nel momento stesso in cui Frank aprì in fretta
la porta e tornò dagli altri, lasciandolo lì da solo, senza baci e senza
spiegazioni.
- - -
In questo spazio-Terexina non mi va di
scrivere molto se non boh, grazie per le recensioni e il sostegno morale e tutto
il resto u.u
Sta prendendo una piega molto pieghevole sta storia (? LOL) ma spero vi piaccia
comunque, devono accadere un sacco di cose. Sono stata un pò di giorni
assolutamente senza ALCUNA idea, e poi sono arrivate tutte insieme e ora sono di
nuovo carica.
E poi, insomma, dopo Vienna, dopo aver incontrato Frank e tutto il resto, che
cavolo, era lecito essere un pò scombussolati! LOL
Chiedo perdono. E vabbè, spero vi piaccia. E fate un grande applauso ad Ann,
ovvero Annarita, ovvero
Sassy Unicorn
su EFP - e si lo dico anche se tu sei timida perché la tua
FF
merita tanto, innanzitutto perché Frank e Gerard sono troppo AWWW e poi perché
compaio IO, quindi, chi non lo avesse già fatto, dovrebbe proprio LEGGERLA!
xoxo
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 - Papa don't Preach ***
Nuova pagina 1
Capitolo 16
Papa don't preach
Quella
sera a Dayton i My Chemical Romance dovevano aprire il concerto di una band più
nota. La folla di spettatori era in fila già da qualche ora, con i fan più
accaniti che si erano fatti ore di coda per le prime file.
Tra la gente in attesa di entrare nel locale, per lo più
ragazzini e coetanei dei membri delle due band, c'era anche il padre di Frank,
che aveva sentito solo per caso che suo figlio si trovava in città per suonare
uno show. Decise inizialmente di andare a dare un'occhiata, dispiaciuto di non
essere stato avvisato da Frank della sua presenza lì. Era anche vero che il
padre di Frank era un uomo intelligente quanto orgoglioso, quindi riusciva a
rendersi conto che suo figlio fosse rimasto deluso dal comportamento che aveva
avuto nei suoi confronti, ma trovava difficile chiedere scusa al proprio figlio
per come erano andate le cose.
Aveva riflettuto su tutta la situazione più e più volte,
arrivando alla conclusione che poteva anche non piacergli l'idea che suo figlio
stesse con un altro uomo, ma che doveva accettarlo perché in fin dei conti
poteva comunque andar fiero di lui.
Così arrivò quando mancava poco all'apertura delle porte per
l'inizio dello show. Si mise in fila senza dir nulla, ed ascoltò attentamente le
parole dei fan che non fecero altro che accrescere la sua voglia di vedere
finalmente suonare suo figlio dal vivo con questa nuova band, e sopratutto,
chiarire con lui la situazione.
Non c'era nulla che potesse renderlo più orgoglioso di essere
il padre di Frank Iero, che sentire tutte quelle persone lì fuori parlare di
Frank come se fosse il chitarrista più energico del mondo, la persona più
disponibile e gentile che avessero mai conosciuto, un esempio da seguire.
Non era certo che tutti sapessero l'orientamento sessuale di
suo figlio, ma era sicuro che se anche fosse stato dichiarato ai quattro venti,
quei ragazzi lì fuori lo avrebbero sostenuto senza ombra di dubbio. Così era
impressionante come delle persone a Frank sconosciute credessero così tanto in
lui e lo elogiassero in tal modo, mentre lui che era suo padre lo aveva trattato
come il peggiore dei figli possibili.
Sorrise orgoglioso di suo figlio, e voleva quasi dirlo, a
quelle ragazze che erano lì a parlare di Frank in quel modo, che era suo padre.
E quando finalmente la fila inizò a scorrere per far entrare gli spettatori
all'imminente show, poteva sentirsi come uno di quei ragazzini, eccitato
all'idea di vedere un grande show. Un grande show che era reso grande anche
dalla presenza di Frank. Il suo Frankie, colui che da bambino voleva
emularlo, diceva di voler diventare come suo padre e renderlo orgolioso di lui.
Gerard lanciò un'occhiata a Frank, che sembrava in preda
all'ansia. Solitamente Frank era quello più eccitato prima di un concerto. Frank
suonava dai tempi delle scuole medie se non da prima, aveva suonato dal vivo già
da quando Gerard non si era nemmeno mai sognato di cantare, ed era abituato alla
folla, al delirio, agli applausi e ai fischi, anche. Quella sera invece sembrava
in preda al panico, non riusciva a star fermo un attimo. Si era sistemato i
capelli, i vestiti, aveva torturato la sua chitarra, e non la smetteva di fare
avanti ed indietro per il piccolo corridoio buio che dava sul palcoscenico.
Ray gli mise una mano sulla spalla con fare fraterno e gli
sorrise, dicendogli di stare tranquillo. Gerard osservò la scena e fece una
smorfia. Doveva e voleva essere lui, a dire al suo fidanzato di stare
tranquillo. Invece Frank non aveva fatto altro che continuare a scansarlo, tutto
il giorno. E Gerard non la sopportava, quella situazione. Alla fine non avevano
nemmeno più parlato del motivo per cui Frank stesse così. Era ridicolo, perché
Gerard sapeva che un problema andava affrontato e per affrontarlo bisognava
parlarne. Invece Frank si stava tenendo tutto dentro e non aveva senso, perché
così non ne sarebbero usciti di certo, e Gerard aveva passato la maggior parte
del tempo a rimuginarci sopra cercando di trovare da solo le risposte che
cercava, senza alcun esito positivo comunque, perché non aveva assolutamente
idea di quale fosse la causa dell'inquietudine e dell'allontanamento improvviso
di Frank.
Con un respiro profondo si fecero tutti coraggio e si
avviarono sul palcoscenico. L'atmosfera era fantastica, e il pubblico acclamava
i My Chemical Romance con grande fervore, nonostante fossero solo la band di
supporto.
La prima canzone che suonarono fu Our Lady of Sorrow, che
lanciò una carica enorme a tutti i presenti, che urlavano e cantavano con loro
saltando a ritmo di musica. E così fu per tutta la durata del loro breve show.
Acclamazioni ed applausi e urla e salti.
Gerard su quel palcoscenico si sentiva imbattibile, si
sentiva forte, e sentiva che stava facendo davvero qualcosa di buono. E per un
attimo, riuscì quasi a fingere di non aver notato che Frank, a differenza di
tutti gli altri show, non si era avvicinato a lui nemmeno mezza volta, sul
palco.
Ann ed
Ian avevano accettato ben volentieri l'invito di Alex di cenare tutti insieme a
casa sua. Non era niente di speciale, la solita pizza ordinata dal ristorante
più vicino e un paio di film masterizzati.
Alex comunque non voleva stare sola e per quanto le
riguardava gli avrebbe anche proposto di restare a dormire lì, se non fosse
sembrata troppo disperata con una richiesta del genere.
Dopo l'audizione andata a buon fine, Alex aveva detto ai due
che era chiaro che l'unico motivo per il quale l'avevano fatta entrare fosse
perché lei aveva i contatti giusti ed era legata alle persone giuste, e
nonostante il lieve imbarazzo iniziale dei due al riguardo - che speravano non
si offendesse comunque - aveva anche detto che non le interessava, che avrebbe
creduto nella band e fatto del suo meglio per migliorare - anche se ciò
significava suonare fino a notte fonda per imparare o prendere lezioni da Ian
che nonostante fosse bravo alla chitarra preferiva di gran lunga la batteria - e
che comunque era contenta di essere entrata nel gruppo.
Non avevano ancora un nome, e speravano di ricevere
l'ispirazione il prima possibile, ed Ann riempiva Alex di domande su come
avevano fatto i My Chemical Romance a diventare grandi in così poco tempo, su
come componevano le canzoni, come avevano fatto ad avere gli agganci giusti,
quanto Mikey si allenasse a suonare il basso e tutto il resto. Inizialmente non
aveva molta voglia di parlarne, considerato che il suo voler far parte di una
band era proprio per evitare di pensare che gli unici amici che aveva - coloro
che ormai erano la sua famiglia - erano chissà dove a suonare chissà con chi
mentre lei era rinchiusa in quella gabbia di Belleville. Poi invece si era resa
conto che parlarne con qualcuno non era così male, perché poteva finalmente
tirar fuori tutta l'ansia che provava, ed Ann e Ian stavano lì ad ascoltarla
quasi come facevano Gerard e Frank, e per quella sera si sentì di nuovo a
casa.
«Possiamo fare
una foto?». Frank sorrise annunendo, avvicinandosi ai fan che li avevano
aspettati accanto al tourbus. Era un gruppo di gente, forse una decina di
persone, e per Frank quella era la prima foto con i fan, seguita da qualche
autografo. In realtà gli era capitato di nascosto di scarabocchiare la sua firma
su qualche foglio, in attesa che prima o poi qualcuno gli chiedesse di
autografargli qualcosa. Finalmente quel giorno era arrivato e non era affatto
come se l'era immaginato. Oltre ad essere estremamente lusingato, si sentiva
anche un pò in imbarazzo, perché quella gente aveva la sua stessa età e per
esempio potevano essere semplicemente amici o roba simile, mentre invece lo
stavano riempiendo di complimenti, ed era totalmente diverso dalle battute di
cattivo gusto che gli era capitato di ricevere durante gli anni di scuola, anche
se allora aveva sempre finto di non notarlo nemmeno. E sopratutto, era ciò di
cui aveva bisogno visto che negli ultimi tempi erano successe così tante cose, e
si era reso conto che forse quell'aggressività che aveva sfogato negli ultimi
tempi era solo un modo per sfogare l'insoddisfazione dovuta all'ultimo incontro,
spiacevole, con suo padre, che lo aveva reso inquieto e lo aveva portato a non
sentirsi fiero di sé. Ora invece l'autostima stava tornando, perché tutta quella
gente era lì per lui, e gli stavano dicendo che era un ottimo chitarrista, che
era pieno di energia, che gli faceva venir voglia di saltare e pogare e
scatenarsi e si, che era anche carino.
Gerard uscì dal locale un pò più tardi, quando Frank era già
circondato dalla piccola cerchia di fan. Arrivò lì con una birra in mano ed un
sorriso malizioso «Per me non ci sono fan e foto da scattare?» domandò
allargando le braccia come per chiamare a sé tutta quella gente.
Frank lo guardò in imbarazzo. Gerard stava bevendo, ma non
era ubriaco e di certo lo avrebbe comunque tenuto sott'occhio e non lo avrebbe
fatto ubriacare. Era lievemente brillo e si notava da come stava straparlando.
«Ti stanno rubando la scena?».
A quella domanda Frank si voltò di scatto, quando una mano
dal calore familiare gli si posò sulla spalla. Era suo padre, e tutta la
rilassatezza acquisita grazie alla piccola folla di sostenitori svanì in una
manciata di secondi.
«Ehi, papà... che ci fai qui?» domandò arrossendo. Non
arrossire, è una cosa da femmine!, si disse sperando che suo padre non
notasse che le sue guance stavano andando in fiamme.
Suo padre scrollò le spalle «Come sarebbe? Mio figlio suona
nella città in cui mi trovo e non vado a vederlo?» disse accennando una
risatina.
Frank annuì. Lui nemmeno gli aveva detto nulla, del fatto che
anche lui fosse a Dayton e tutto il resto. Eppure suo padre era andato a vederlo
suonare, e per Frank era già qualcosa. Suo padre aveva sempre incitato Frank a
suonare, ed era contento che avesse assistito per la prima volta ad uno show con
i My Chemical Romance. Voleva chiedergli come gli era sembrato, come avevano
suonato ed opinioni di vario genere, visto che suo padre era nel mondo dei
concerti da una vita. Però non riusciva a dire nulla. Si sentiva estremamente
imbarazzato, con Gerard poi che lanciava battutine ed occhiate nonostante stesse
parlando con il gruppetto di fan.
«Siete stati grandiosi comunque. Davvero. Questa band andrà
lontano.» disse suo padre sorridente «E ad un tratto volevo quasi urlare "Quello
è mio figlio!"» aggiunse poi divertito.
Frank si sentì quasi stupido, eppure quell'ultima frase lo
scosse. Urlare al mondo che quello era suo figlio significava urlare al mondo
che era orgoglioso di lui! Frank non aveva parole. Guardò suo padre, in attesa
che aggiungesse qualcos'altro, perché lui aveva paura di aver capito male.
«Insomma, Frankie, mi dispiace per come sono andate le cose
tra noi l'ultima volta. Ho davvero esagerato, e ti ho detto cose davvero
ridicole.» disse finalmente suo padre, con tono più serio e lievemente più
basso, per escludere chiunque altro da quella conversazione così privata.
Si guardarono intorno entrambi, come per controllare che
nessuno stesse ascoltando. Poi suo padre riprese a parlare «...mi dispiace
davvero, perché io sono dannatamente fiero di te, orgoglioso di essere tuo
padre, di averti cresciuto in questo modo. E' solo che... E' stato un duro
colpo. Insomma, hai sempre avuto uno stuolo di ragazzine ai tuoi piedi, sei
stato con tante di loro sin da quando eri bambino, ed anche se erano cose molto
superficiali, uno poi si abitua a pensare che suo figlio starà con una donna...»
disse, sentendosi quasi strozzare. Era incredibilmente difficile parlarne.
Frank fece un respiro profondo, poteva capirlo. Anche per lui
era stato difficile ammettere a sé stesso di essere innamorato di Gerard, o
anche solo di provare una minima attrazione nei suoi confronti. Eppure con
Gerard stava bene, lo amava e non avrebbe mai voluto perderlo, per nulla al
mondo. Ed era convinto che anche suo padre lo avrebbe apprezzato, se avesse
speso un pò di tempo per provare a conoscerlo. Ma era ovvio che fosse scosso da
quella situazione. Forse i suoi modi erano stati estremi, lo aveva insultato e
fatto sentire piccolo e sbagliato. Ma ora stava recuperando.
Frank sapeva che suo padre era orgoglioso, e quanto gli fosse
difficile chiedere scusa. Ma ora lo stava facendo, e Frank voleva solo
abbracciarlo, se non fosse sembrato un gesto troppo sdolcinato.
«Ho usato delle parole pesanti ed immagino che per la maggior
parte del tempo tu mi abbia odiato per questo, e va bene così. Ma quando ho
saputo che avreste suonato qui, beh, ho pensato che fosse ora di venire a
vederti suonare di nuovo, e sopratutto di sistemare la situazione.» aggiunse
infine.
Frank annuì sorridendo «Tranquillo papà. E' tutto superato.
Sono contento che lo show ti sia piaciuto, stiamo facendo del nostro meglio. E
sono contento che tu non mi odi.» disse infine.
Ann
guardò l'orologio accompagnandosi con uno sbadiglio. Erano le due di notte ed
aveva incredibilmente sonno, a differenza di Ian ed Alex che stavano ancora
parlando di musica e dischi e nel frattempo cercavano un nome per il gruppo,
cercando ispirazione da frasi e titoli di alcune delle loro canzoni preferite,
senza trovare nulla che fosse abbastanza decente, eppure sembrava potessero
continuare a parlare per ore.
«Credo che sia
ora di andare a casa...» disse Ann tirandosi su dal divano.
Ian e Alex si voltarono a guardarla «Di già?» chiesero
all'unisono.
Ann annuì con una smorfia «Sono le due passate!» fece notare indicando
l'orologio sulla parete.
«Oh, il tempo è volato...» mormorò Alex. Solitamente il tempo
non le passava mai così in fretta, anzi, sembrava che ogni volta che guardava
l'orologio le lancette si muovevano a stento. Aveva già iniziato ad amare Ann ed
Ian, perché erano riusciti a distrarla da ogni altra cosa.
«Ok, andiamo...» disse Ian alzandosi «Domani pomeriggio dopo
scuola se non hai impegni puoi venire da me, così ci alleniamo un pò con la
chitarra, altrimenti nonostante tutte le tue conoscenze nell'ambiente della
discografia non andremo molto lontano!» disse ridendo.
Alex rise con lui. Appunto, lei non era brava con la
chitarra. Era decente, e doveva migliorarsi. «Per me va benissimo...» disse
entusiasta. Era strano come si sentiva. Aveva finalmente trovato qualcuno che
riempisse quel vuoto che si portava dietro ogni giorno, e ci stava anche bene.
Quando i due se ne andarono si mise a sistemare i cartoni
delle pizze e le bottiglie vuote in giro per il salotto. Poi prese in mano la
chitarra. Non aveva sonno e si mise a strimpellare un pò, cercando di allenarsi
su una delle canzoni che le venivano meglio.
Dopo un'ora e mezza cominciò a sentire il desiderio di
addormentarsi, così posò la chitarra sul divano e se ne andò al piano di sopra,
in camera sua.
Non aveva nemmeno la forza di spogliarsi, e si gettò sul
letto di peso ancora con i vestiti addosso. Socchiuse gli occhi, ma poi li aprì
di scatto, cercando il cellulare sul comodino. Non aveva sentito Mikey nemmeno
quel giorno, e voleva dargli almeno la buonanotte. Quando il display si illuminò
trovo tre chiamate perse, due di Mikey ed una di Frank, ed un messaggio.
«Cazzo.» borbottò, pensando che non avrebbe dovuto lasciare
il telefono al piano di sopra. Voleva sentire Mikey e raccontargli tutto,
dell'audizione, di Ann ed Ian, del fatto che avesse ripreso in mano la chitarra,
di come le era passata in fretta la giornata, dei grandi progetti che aveva per
la band nella quale era appena entrata.
"Poi dici che non ci sentiamo mai. Dove cavolo sei? Mi
manchi ed abbiamo aggiunto altre due date. <3"
Nonostante fosse notte fonda, Alex provò a chiamarlo,
senza successo. Riagganciò non appena rispose la segreteria telefonica, e mise
il cellulare sotto il cuscino, mentre di nuovo quella sensazione di solitudine
l'attraversò, aggrappandosi a lei.
Si addormentò chiedendosi come avesse fatto Gee a non
impazzire mentre pensava di impazzire, ad esempio quando lei era in coma e lui
aveva le allucinazioni e cose simili. Lei pensava che sarebbe caduta in
depressione se avesse continuato così, perché sentirsi soli ed abbandonati era
davvero difficile da gestire. Così cercò di addormentarsi sperando che le ore
che la dividevano dall'inizio di una nuova giornata piena di impegni e
distrazioni passassero in fretta. Non voleva sentirsi sola. Non poteva
sentirsi sola. Così più che una gabbia, ogni volta che si ritrovava in casa sua,
senza nessuno con cui parlare, a cui dare la buonanotte, sembrava più che altro
una cella di isolamento.
Pensò anche che doveva chiamare Jamia, andare a trovarla
all'ospedale e chiederle aiuto. Perché per l'ennesima volta, da sola e lontana
da tutti, aveva preso a piangere nel buio della sua stanza e le mancava il
respiro. E sapeva che qualcosa non andava.
- - -
#nonsochescriverequindinonscrivoniente.
xoxo
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 - Tu, sai difendermi e farmi male... ***
Nuova pagina 1
Capitolo 17
Tu sai difendermi e farmi male...
Quando Frank aprì gli occhi il furgone era già sull'autostrada, con Ray alla
guida, verso la prossima tappa. Non ricordava nemmeno dove erano diretti, nè che
giorno della settimana fosse. Sapeva solo che si sentiva meglio. Più leggero. E
sapeva che era tutto dovuto alla conversazione che aveva avuto con suo padre la
sera precedente. Dove tutto era stato chiarito, dove nessuno era stato giudicato
o peggio ancora chiamato checca e roba simile.
Però c'era un retrogusto amaro che lo inafastidiva. Doveva
essere per colpa di Gerard, che era seduto accanto a lui e non gli aveva ancora
rivolto la parola. Eppure ne avevano parlato, la sera precedente. Quando suo
padre era andato via, insieme al gruppo di fan in cerca di foto ed autografi,
Frank era andato da Gerard a spiegargli cosa era successo e perché a Dayton quel
giorno era stato così distaccato, così sulle sue. Gli aveva spiegato che suo
padre era in città, e che aveva paura che lo avesse visto mano nella mano con
un'altro uomo, e che avrebbe così ripreso ad insultarlo e roba simile. Gli aveva
spiegato le sue paure, senza toccare le emozioni, perché conosceva Gerard e
sapeva che ci sarebbe arrivato da solo. Invece Gee aveva scrollato le spalle e
borbottato qualcosa, andandosene nel furgone, lasciandolo lì senza dirgli "Ok,
ti comprendo" o roba simile.
Così Frank si era addormentato pensando che beh, Gerard a
volte era davvero troppo complicato da comprendere.
Mikey aveva guardato il cellulare almeno trecento volte, per assicurarsi che
c'era campo e che la suoneria era al massimo, in modo che se Alex avesse
richiamato l'avrebbe sentito squillare. Le aveva mandato due messaggi ed aveva
provato a chiamarla, ma a quell'ora probabilmente era a scuola e come al solito
probabilmente aveva lasciato il cellulare senza suoneria nel fondo dello zaino.
Le lezioni sarebbero terminate dopo un'ora circa e lui guardava il telefono ogni
due minuti per poter provare a richiamarla appena supponeva sarebbe suonata
l'ultima campanella della giornata.
Erano diretti a Cleveland, e Mikey voleva sentirla, parlarle,
raccontarle dell'ultimo show e dei prossimi, e sopratutto dirle che tra circa
cinque giorni sarebbero tornati a casa, ed anche se poi sarebbero dovuti partire
subito dopo, era impaziente di rivederla. Non avere a che fare con Alicia per
tutti quei giorni era stato utile, ora sembrava quasi che tutto fosse davvero
passato e gli unici suoi interessi erano la band e Alex. E il fatto che a
Cleveland sapeva che avrebbe inevitabilmente incontrato Alicia di nuovo, non gli
interessava affatto.
Alex si alzò dalla panchina fuori la scuola, non appena Ian
arrivò. Era da solo e subito gli chiese dove fosse Ann.
«Fa volontariato
in una clinica psichiatrica due volte a settimana...» disse Ian scrollando le
spalle, mentre Alex raccoglieva le sue cose per seguirlo verso casa sua.
Dovevano allenarsi a suonare e poi dovevano ancora trovare un nome per la band,
e poi la sera lei doveva andare a lavorare al Cafè, e sembrava che il suo piano
per non pensare di essere totalmente sola stava funzionando alla grande.
«Non sapevo che facesse volontariato in una clinica
psichiatrica. Deve essere figo...» commentò Alex camminando al suo fianco.
«Non lo so, lei vuole fare la strizzacervelli, quindi per lei
deve essere una figata. Io ci sono stato una volta ed è stato... inquietante,
direi...» ammise scrollando le spalle.
«Quindi Ann non ci sarà oggi?» chiese lei dopo un pò
sospirando. Voleva iniziare a provare sul serio, come facevano Mikey e gli
altri. A loro il tempo volava sempre.
«No, torna stasera, ma tu non ci sei, giusto? Comunque se non
ti va di venire da me facciamo un'altra volta, eh... cioè, sarebbe bene che ti
allenassi un pò visto che insomma, senza offesa ma non sei un gran fenomeno con
la chitarra...» rise Ian, con i suoi occhi di un profondo tono di blu che si
illuminarono quasi, divertiti.
Alex gli diede uno spintone fingendosi offesa. Poi sospirò «Si,
lo so che faccio pena. E' che volevo provare anche con Ann, cioè, da vera band,
insomma. Ma non importa, nel frattempo mi alleno io, e tu mi insegni qualcosa
perché cioè, così non andremo da nessuna parte davvero...».
Quando arrivarono davanti casa di Ian, Alex rimase a bocca
aperta. Lui viveva in una villa dipinta di bianco, che sembrava una di quelle
uscite dalle riviste delle agenzie immobiliari. Era in una via di Belleville
dove c'erano tutte ville indipendenti, completamente curate e sistemate, e
sembrava quasi un'altra città per quanto era curata quella zona. Il degrado di
Belleville lì non c'era davvero. Sembrava impossibile. Alex era passata lì rare
volte, con Frank, da ragazzina, e si era sempre chiesta quanti soldi avessero
gli abitanti di quella zona, e perché con tutti quei soldi non se ne fossero
ancora andati da lì. Lei, sopratutto ora che non aveva più nessuno a Belleville,
non vedeva l'ora di avere la possibilità di andarsene. E Frank, nonostante fosse
totalmente fiero delle sue origini, aveva sempre desiderato una vita in un posto
migliore, dove c'erano più opportunità e meno criminalità e roba simile.
«Ti prego Ray!
Fermati alla prossima stazione di servizio o ti piscio nel furgone!» si lagnò
Frank battendo il piede nervosamente a terra. Ray rise e si incanalò nella
corsia diretta alla stazione di servizio. Non fece nemmeno in tempo a spengere
il motore del furgone che Frank era già sceso dal veicolo, per dirigersi quasi
di corsa verso la tavola calda lì, e poi nei bagni.
«Ci fermiamo a mangiare qualcosa?» chiese Ray
stiracchiandosi. Bob annuì scendendo seguito da Gerard. Mikey era ancora alle
prese col suo telefonino.
«E' possibile che nonostante prenda benissimo la linea, Alex
non riesca a chiamarmi?» chiese scendendo distrattamente dal furgone,
inciampando e sbattendo sulle spalle di Bob.
«O è possibile che Alex non ti stia chiamando e basta? Sembri
un idiota attaccato a quel telefono!» rise lui dirigendosi all'interno del
locale.
«E perché non dovrebbe chiamarmi?» domandò Mikey raggiungendo
Gerard e guardandolo quasi disperato. Suo fratello scrollò le spalle «E io che
ne so? Magari è al Cafè, o a qualche corso dopo scuola, o non ti chiama perché
non vuole disturbarti...» disse cercando di confortarlo.
«Come sarebbe che non vuole disturbarmi? Ho provato a
chiamarla almeno diciotto volte, e le ho mandato un paio di messaggi
supplicandola di richiamarmi!» commentò sbuffando «Gee, e se questo è un modo
per dirmi che ci ha ripensato?» chiese poi sgranando gli occhi.
Gerard aggrottò le sopracciglia «Ripensato?».
«Si! Del tipo, è un modo carino per dirmi che non vuole più
stare con me, senza dirmelo davvero!» disse agitato.
Suo fratello sospirò alzando gli occhi al cielo «Mikey,
rilassati. Sarà impegnata e basta. Andiamo a mangiare, poi proviamo a chiamarla
di nuovo. Nel frattempo, dammi il tuo cellulare, stai diventando stupido a forza
di guardarlo e riguardarlo!» disse togliendogli di forza il telefono dalle mani.
«No! Ridammelo! E se chiama e non lo senti!?» chiese Mikey
preoccupato, cercando di riprendersi il telefono senza successo. Gerard lo
infilò nella tasca dei suoi pantaloni e si diresse al bagno.
Frank stava per uscire dal bagno, quando aprendo la porta si trovò davanti
Gerard. Lo guardò bloccandogli il passaggio.
«Ora perché ce
l'hai con me?» domandò sollevando un sopracciglio.
Gerard alzò gli occhi al cielo, cercando di passare alla sua destra, tra lo
stipite della porta e le spalle di Frank, che però si spostò per non lasciarlo
passare.
«Frank, devo andare al bagno, mi fai passare?» disse
sbuffando con tono apatico.
«Prima dimmi perché sei così freddo, oggi. Che ti ho fatto?»
chiese l'altro incrociando le braccia sul petto.
«Perché sei un idiota, ecco perché. Ed ora, gentilmente, mi
sto pisciando sotto...» rispose di getto Gerard facendo forza per entrare nel
bagno.
Frank lo guardò confuso, e lo seguì richiudendosi la porta alle spalle «Come
sarebbe che sono un idiota, scusa? Che cavolo ho fatto ora?» chiese sconcertato.
Gerard da dentro il bagno non disse nulla, poi uscì fuori e
si lavò le mani, e lo guardò dal riflesso dello specchio. Sembrava una scena già
vista, con i ruoli rovesciati.
«Sei un idiota perché non sei fiero di stare con me. Perché
ti vergogni di urlarlo al mondo intero mentre io non vedo l'ora che tutti
sappiano che io e te ci apparteniamo. Sei un idiota perché non mi hai detto di
tuo padre, né quando ci hai litigato a Belleville la prima volta, né ieri,
finché non ti ho visto con lui. Sei un idiota perché non ne hai voluto parlare
con me. E perché non voglio essere il tuo amante segreto, cazzo. E perché ti
vergogni dei tuoi sentimenti, ed hai paura del giudizio degli altri, quando è
una cosa così stupida, perché se mi ami davvero queste paranoie non dovrebbero
nemmeno attraversarti il cervello! Io sono fiero di essere ciò che sono, ed
anche tu dovresti! Quindi si, sei un idiota e basta.» disse d'un fiato,
fissandolo con i suoi occhi sfumati di verde tramite il riflesso nello specchio,
per poi andarsene e lasciarlo lì, proprio come aveva fatto Frank l'ultima volta,
facendolo sentire piccolo, stupido ed umiliato.
«Ha chiamato?»
domandò Mikey accennando un sorriso, guardando Gerard che si avvicinava al loro
tavolo. Suo fratello sbuffò «No, cavolo, non ha chiamato, e se non la smetti
prendo il tuo telefono e te lo butto nel cesso!» disse acido.
Bob rise «Gerard ha le mestruazioni, oggi...» commentò
divertito, facendo ridere anche Mikey e Ray. Frank invece si diresse alla cassa,
comprò un sacchetto di patatine speziate e se ne andò nel furgone da solo.
Prese il telefono e digitò il numero di Alex. Aveva bisogno
di parlare con qualcuno, ed ora aveva anche bisogno di tornarsene a casa.
«Cos'è che sta
vibrando?» domandò Ian posando la chitarra di Alex a terra. Lei si guardò
intorno, nella stanza insonorizzata della sua villa. Era fantastico, era sicura
che avrebbero suonato nello scantinato o buttati in camera sua, non di certo in
una stanza completamente insonorizzata dove c'erano tutti gli strumenti musicali
immaginabili.
Da quanto le aveva raccontato Ian, suo padre era un avvocato
stracolmo di soldi ma poco dedito alla famiglia, così tanto da preferire
assecondare ogni capriccio dei propri cari - moglie inclusa - piuttosto che
passare dieci minuti di troppo con loro. Quindi lui aveva una stanza
insonorizzata dove suonare, ogni strumento immaginabile, e poi aveva una
collezione di skate, la maggior parte dei quali mai utilizzate, biciclette,
dischi e vinili, videogiochi e consolle. Tutta roba materiale che a lui non
serviva ma almeno aveva modo di uscire mezz'ora con suo padre per andare al
centro commerciale a fare acquisti.
Alex si rese conto che era il suo telefono, buttato nel fondo
dello zaino in un angolo della stanza, e subito pensò a Mikey e si catapultò a
rispondere.
Non lesse nemmeno il nome sul display, accettando immediatamente la chiamata.
«Pronto?» rispose, sentendosi lievemente imbarazzata nel
parlare al telefono davanti ad Ian, che però senza dare nell'occhio si alzò per
uscire dalla stanza.
Frank dall'altro lato del telefono sospirò «Dove cazzo sei?
Sono tre ore che squilla il telefono! Ho bisogno di parlare con qualche persona
amica!» disse accennando una risatina.
Alex alzò gli occhi al cielo «Ah, Frank. Che succede?»
domandò lievemente delusa.
«Oh, mi fa piacere sentirti così entusiasta di parlare al
telefono con me...» commentò Frank sarcastico.
«Scusa Frank, è che credevo fosse Mikey...» spiegò Alex
imbarazzata.
«Mikey? Ma fammi il piacere! Sono tre ore che prova a
chiamarti e a mandarti messaggi, sta facendo venire l'ansia a tutti! Quindi non
ci credo che stavi aspettando una sua chiamata, proprio per niente.» disse Frank
ridacchiando.
Alex deglutì. Fantastico, era così presa da Ian e dalla band
e dalla chitarra che si era totalmente dimenticata di Mikey, in realtà. Ed anche
se lo scopo principale era quello, le sue intenzioni non erano proprio di
"dimenticarsene" del tutto. Solo di distrarsi. Non aveva senso.
«Oh. Comunque ora è lì? Puoi passarmelo?» chiese poi.
«No non è qui e sopratutto no che non te lo passo! Ti ho
chiamato io, perché voglio parlare con te! Se vuoi parlare con Mikey degnati di
chiamarlo!» disse Frank leggermente offeso.
«Che succede, allora? Non mi dire che ti sei di nuovo
lasciato con Gee...» chiese allora, parlando però a voce bassa, come per non
farsi sentire da Ian nonostante non fosse lì e la stanza fosse insonorizzata.
Sapeva che Frank non voleva far divulgare troppo la notizia
di lui e Gerard, sopratutto ora che la gente, non solo di Belleville, aveva
iniziato ad impicciarsi dei fatti privati dei My Chemical Romance.
«Non ci siamo proprio lasciati. Mi ha detto che sono un
idiota e... perché parli sussurrando? Con chi sei?».
Alex fece un respiro profondo, contenta di poter finalmente
raccontare a qualcuno della band e tutto il resto «Oh! Sono a casa di Ian, un
ragazzo che ho conosciuto e che mi sta insegnando alcune cose con la chitarra!»
spiegò contenta.
Sentì Frank ridere dall'altra parte del telefono ed
automaticamente arrossì.
«Alex, sul serio? Cioè, stai davvero lasciando che un tizio
ci provi con te con la scusa di insegnarti a suonare?» chiese ridendo divertito.
«Ehi ehi aspetta! Nessuno ci sta provando con nessuno, ok?».
«Certo, ne parleremo quando ti inviterà a vedere la sua
collezione di farfalle in camera sua!».
«Frank, dico sul serio! Per favore non mettermi in imbarazzo!
Sono entrata in una band, e Ian è il batterista ma suona praticamente ogni
strumento esistente sulla faccia della terra ed è davvero bravo, e mi sta
aiutando a migliorarmi! Punto!» disse lei seria.
«Tu? In una band? Stai scherzando, vero? Perché Mikey non me
l'ha detto? perché tu non me lo hai detto?» chiese Frank incuriosito.
«Perché Mikey non lo sa ancora. E perché tu mi hai chiamato
solo oggi, ed oggi te lo sto dicendo. E comunque che succede con Gerard?».
Frank sospirò. Il suo umore era migliorato decisamente dopo
aver parlato con Alex, anche se era stata una conversazione totalmente
irrilevante. Così scrollò le spalle accennando un sorriso «Ah, niente, le solite
cavolate... Ora devo andare, stanno arrivando gli altri. Divertiti, e non fare
nulla che io non farei!» disse ridendo.
Alex sorrise «Si, ok... ma aspetta, passami Mikey!»
esclamò. Ma Frank non la sentì, perché terminò la chiamata.
Gerard si sedette accanto a Frank con la sua solita aria offesa, senza dire una
parola. Frank lo guardò e fece finta di niente. Aveva in mente un altro modo per
sistemare la questione, che non includeva assolutamente il parlarne.
«Con chi eri al
telefono?» domandò Ray distrattamente mentre rimetteva in moto il furgone.
Frank scrollò le spalle «Con Alex.». Gerard e Mikey si
voltarono immediatamente a guardarlo, il primo con aria quasi offesa. Gerard
pensava che se Frank aveva bisogno di parlare con qualcuno, quel qualcuno doveva
essere lui, mentre ancora una volta aveva preferito o non parlargliene o parlare
con qualcun altro, e questo qualcun altro era sempre lei. E Mikey invece era
confuso e nervoso «Come sarebbe Alex!? Perché a te ha risposto e a me no!?»
chiese agitato.
Frank sorrise. Mikey in quello stato era qualcosa di
divertente, e mancava ancora qualche ora prima di arrivare a destinazione. Così
pensò di torturarlo un pò almeno per tutta la durata del viaggio.
«Non lo so, Mikey, in realtà era impegnata. Stava con un
certo Ian, non so se lo conosci, e dovevano avere davvero da fare perché abbiamo
parlato per cinque minuti al massimo, poi ha dovuto riagganciare ed ha detto che
semmai mi richiama stasera o domani...» disse cercando di non ridere.
«Chi? Come? Impegnati a fare cosa? E chi è Ian? E perché non
mi chiama?» chiese Mikey guardando prima Frank, poi Gerard, poi di nuovo Frank.
«Non lo so, non ho capito molto. So che era a casa di questo
tizio e boh, ha accennato qualcosa su una collezione di farfalle che sto tizio
ci teneva tanto a mostrarle, roba del genere...» disse sforzandosi di non
ridere, cosa alquanto impossibile vista l'espressione di Mikey.
Bob e Ray risero divertiti, mentre Mikey guardò Gerard
supplichevole «Ti prego! Dammi il telefono! Voglio provare a chiamarla!» chiese
sembrando quasi un bambino.
- - -
Uhm, boh. Nar scusa ma
non mi andava di aspettare, c'ho fretta oggi! XD
Il prossimo giuro che te lo faccio betare anche perché non so che roba è uscita
fuori.
Grazie per le recensioni e i commenti e tutto il resto.
Much love.
XOXO
Ah, e visto che sto spazio pubblicità funziona, andate a leggere pure questa, è
di Gigia e merita u_u :
It's
just because I love you.
<3
Ah, e il titolo è molto random. Perdonatemivipregoviamo.
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 - Take my fucking hand and never be afraid again ***
Nuova pagina 1
Capitolo 18
Take my fucking hand and never be afraid again
A
quanto pareva Gerard si stava divertendo parecchio nell'ignorare totalmente
Frank. Dopotutto lui era stato ignorato dalla gente per la maggior parte della
sua infanzia, e sapeva quanto male potesse fare.
Ma non aveva certo idea di quello che aveva in mente Frank
per lo show di quella sera a Cleveland.
Sarebbe stato epico, ne era certo. E da lì in poi, Gee non
avrebbe più potuto lamentarsi della loro relazione.
Quello a Cleveland sarebbe stato uno show grandioso, era un
festival sold-out, colmo di gruppi più che noti nella scena musicale rock e di
ragazzini eccitati all'idea di partecipare ad uno dei concerti più emozionanti
dell'anno. E Frank avrebbe reso tutto ancora più eccitante.
Gerard se ne stava per i fatti suoi, tra una risata con Ray e
Bob e una riscaldata alle corde vocali, e Frank non faceva nulla per attirare
l'attenzione su di sé.
Mikey
fece un respiro profondo, non appena il suo sguardo incrociò quello di Alicia
dall'altra parte del parcheggio.
Si guardarono in silenzio per qualche secondo. Lei non aveva un'aria curata,
anzi, era pallida e sembrava diversa dal solito. Accennando un sorriso, la
salutò con un cenno della mano, e poi si maledì per quel gesto, perché ora lei
si stava incamminando verso si lui e Mikey non aveva assolutamente voglia di
parlarle né niente del genere.
Sperò che Alex lo chiamasse in quel preciso istante, così
avrebbe avuto un'ottima scusa per allontanarsi senza dover inventare scuse
banali, ma sapeva che non sarebbe successo, perché in realtà Alex non lo
chiamava da giorni, e la cosa lo rendeva anche più inquieto, soprattuto dopo che
Frank gli aveva riempito la testa di strane allusioni incomprensibili sul fatto
che Alex se ne stesse tutta sola a Belleville a frequentare nuova gente e roba
simile.
Sperava con tutto sé stesso che Frank volesse solo fare
l'idiota come suo solito, e che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi, anche se
a lui risultava impossibile star tranquillo, ed ora non vedeva l'ora di tornare
da lei per qualche giorno, o anche qualche ora.
Quando Alicia fu a meno di un metro da lui, con un sorriso
forzato sulle labbra, Mikey notò due occhiaie scure intorno ai suoi occhi, che
contrastavano fin troppo con la sua pelle bianca.
«Ehi...» disse
lei guardandolo negli occhi.
Mikey si infilò le mani in tasca, per resistere alla tentazione di carezzarle i
capelli scuri e lunghi. Aveva un'aria così strana che voleva quasi abbracciarla.
«Ehi...» mormorò in imbarazzo «Come va?» domandò poi.
Alicia accennò una risatina.forzata «Me lo chiedi? Immagino di avere un aspetto
orrendo. Sto malissimo...» ammise arrossendo lievemente. Anche la sua voce
suonava diversa, era spenta e apatica.
Mikey chinò un pò la testa per guardarla meglio «Cos'hai?»
chiese curioso e preoccupato. Si, Alicia aveva un aspetto orrendo, era
totalmente vero. Eppure aveva un'aria spaesata e tenera e lui voleva stringerla
a sé. Strinse i pugni nelle tasche, per resistere a quel pensiero.
Alicia scrollò le spalle fingendo un altro sorriso «Niente,
non lo so. Tra quanto suonate, voi?» domandò indicando il palcoscenico poco
lontano da loro.
«Cavolo, tra poco, credo... devo proprio raggiungere gli
altri. Ci si vede in giro, eh!» tagliò corto Mikey andandosene a passo svelto.
Alicia annuì osservandolo mentre si allontanava.
Alex
si alzò svogliatamente dal divano per andare ad aprire la porta, fuori dalla
quale qualcuno stava suonando insistentemente il campanello facendola
innervosire. Aveva quasi preso sonno davanti alla televisione, dove c'era uno
stupido quiz a premi, e non aveva idea di che ore fossero, né le interessava.
Aveva lavorato tutto il pomeriggio al Cafè ed era stanca ed annoiata, e dormire
era una buona alternativa al pensare a Mikey e alla lontananza di lui e gli
altri.
Non sapeva nemmeno quando sarebbero tornati. Forse mancavano
tre o quattro giorni al loro ritorno, forse di più. Aveva deciso che non avrebbe
più fatto conti alla rovescia o roba simile, perché erano solo una tortura
infinita.
«Non mi dire che
stavi dormendo!».
Alex aggrottò le sopracciglia trovandosi di fronte Ian ed Ann
che la guardavano sorridenti ed allegri.
«Si, stavo dormendo... che ci fate qui?» chiese confusa
sbadigliando, mentre i due entravarono in casa chiudendosi la porta alle spalle,
Ian sicuro di sé, Ann un pò più titubante, come se aspettasse di venir invitata
ad entrare.
Alex li seguì in salotto, dove Ian aveva preso il suo posto
sul divano ed Ann si era seduta in modo composto su una poltrona.
«Avevamo un appuntamento o roba simile?» domandò Alex
guardando prima lui e poi lei. Entrambi scossero la testa.
«No, però pensavamo che visto che c'è il festival di
Cleveland in diretta, e che tu sicuramente lo guarderai, potevamo vedercelo
insieme...» spiegò Ian tranquillo, accennando un sorriso mentre allungò una mano
verso il telecomando sul tavolino.
Alex sgranò gli occhi ancora più confusa «Come sarebbe che
c'è il festival di Cleveland in diretta!? Io non ne sapevo nulla! Perché non me
lo avete detto?» chiese nervosa, piantandosi a gambe incrociate davanti alla
televisione, mentre Ian cambiava canale alla ricerca di quello in cui avrebbero
trasmesso lo show.
Ian rise divertito «E che ne so io? Sei tu che stai con una
rockstar, mica io. Noi lo abbiamo letto su internet, pensavamo lo sapessi anche
tu. Credevo che Mikey te lo avesse detto.»
Alex lo ignorò. Si sentiva incredibilmente emozionata.
Finalmente avrebbe rivisto Mikey, ed anche se era solo su uno schermo in
televisione, era inspiegabilmente eccitante lo stesso, perché effettivamente le
mancava troppo, quindi andava bene anche così. Più che bene.
Sul palcoscenico c'era una band che Alex aveva già sentito
più volte alla radio, anche se non ricordava il loro nome, poteva riconoscere la
canzone che stavano suonando in quel momento. Alzò il volume con i tasti sulla
televisione e si rimise comoda, mentre il cuore le batteva all'impazzata nel
petto. Finalmente avrebbe rivisto Mikey. E lo avrebbe rivisto in televisione, in
diretta sul satellite, dove lo avrebbero visto chissà quanti altri milioni di
persone. Quella era la prima apparizione in assoluto dei My Chemical Romance dal
vivo in televisione, e lei stava cominciando a sentirsi sempre più ansiosa di
vederli entrare in scena.
Frank
prese fiato, mentre con la chitarra tra le mani saliva sul palco al seguito di
Gerard e Mikey. Ray gli mise una mano sulla spalla e sorrise, come per
tranquillizzarlo.
Non era tranquillo per niente. Era incredibilmente emozionato
ed eccitato. Quello era il primo show che suonavano in diretta televisiva,
c'erano davvero un'infinità di spettatori urlanti sotto il palcoscenico, e la
band che aveva suonato prima di loro era davvero grandiosa e sperava di essere
all'altezza. E sopratutto, c'era Gerard che continuava ad ignorarlo, camminando
a testa alta sul palco fino a raggiungere il centro della scena.
Applausi ed acclamazioni. Bob attaccò dando il ritmo, e lì
seguirono Mikey e Frank e Ray. E vennero poi subito raggiunti dalla voce di
Gerard. Voce carica e densa di emozioni e passione e rabbia e tutto.
Era indescrivibile. Frank stesso poteva sentire dei brividi
percorrergli il corpo al suono della voce di Gee.
Le prime tre canzoni fecero impazzire il pubblico, fecero
impazzire tutti. Gerard incitava la folla a saltare e a scatenarsi.
Quando suonarono Our Lady Of Sorrows, Frank si avvicinò a
Gerard, suonando la chitarra nella maniera più energica che potesse, andandogli
sempre più vicino.
Poteva sentire la folla acclamare, mentre Gerard pronunciava
le frasi di quella che era la loro canzone preferita. Mentre i ragazzi sotto il
palcoscenico cantavano insieme a Gee, e pogavano ed urlavano, Frank era a pochi
centimetri da Gee.
Si guardarono, i due, per un istante intenso.
Frank fece un respiro profondo.
Stand up fucking tall
Don't let them see your back
Take my fucking hand
And never be afraid again
Gerard stava cantando quelle parole in faccia a Frank,
che prima si morse il labbro, mentre il suo viso si faceva sempre più vicino a
quello dell'altro. Vide gli occhi verdi di Gerard sgranarsi, quando finalmente
prese tutto il coraggio che aveva, e lo baciò, lì, davanti all'intera folla
dello show di Cleveland, davanti alle telecamere che stavano trasmettendo in
diretta quel concerto, davanti a tutti.
Gee sembrò paralizzarsi per un momento, con Frank che con gli
occhi socchiusi premeva le labbra contro le sue. Poi cedette alla scarica di
adrenalina e passione ed emozioni, cedendo a quel bacio mentre la folla urlava
ancora di più, ed i loro corpi erano attraversati da milioni di piccole scosse.
Aprì lievemente le labbra e giocarono con le loro lingue per una manciata di
secondi che sembrò durare una vita intera, mentre sembravano solo loro due, come
se tutta la folla lì intorno si fosse annullata. Potevano sentire solo le loro
urla. Applausi ed acclamazioni.
«Oh, cazzo!»
esclamò Alex irrigendendo la schiena, seduta davanti alla televisione. Sorrise
emozionata portandosi le mani alla bocca, bagnandosi le dita con le lacrime che
avevano iniziato a venir fuori nel momento stesso in cui i My Chemical Romance
iniziarono a suonare.
Frank e Gerard si stavano baciando davanti al mondo intero.
Frank aveva baciato Gerard davanti al mondo intero. Quella era la
dimostrazione effettiva di quando lui tenesse a Gee, e lo stava urlando al mondo
intero. Era il momento in cui Frank finalmente decise di uscire allo scoperto,
davanti a tutti. In cui decise di raccontare al mondo quanto i due si amassero.
Quanto i due si appartenessero.
Ed Alex sorrideva soddisfatta. Erano incredibilmente belli,
insieme, al centro del palcoscenico, l'uno stretto all'altro, nel bacio più
dolce e romantico ed emozionante che avesse mai visto.
E poteva solo immaginare che effetto avesse avuto su Gerard,
che riprese a cantare quando Frank tornò al suo posto, come niente fosse. Gee
sembrava totalmente stravolto. Si passò una mano tra i capelli mentre si chinò a
cantare sulla folla, allungando una mano per raggiungere quelle dei fan in prima
fila. Poteva sentire la voce del cantate quasi tremante. Era la cosa più intensa
del mondo, ed Alex riprese a piangere.
Si sentiva stupida. Stava piangendo come una bambina davanti
ad Ian ed Ann che erano ancora a bocca aperta davanti a quella scena appena
vista in televisione. Mentre lei avrebbe voluto prendere il primo treno per
Cleveland per raggiungere i ragazzi e stritolarli in un abbraccio colmo d'amore
ed emozione.
Quando la canzone finì, Alex tornò in sé, e tornò ad
osservare Mikey, che suonava nel suo piccolo spazio senza sorridere, né
scatenarsi, né nient'altro. Suonava e basta. Alex lo aveva visto suonare più
volte ed anche se Mikey non era mai stato scatenato quanto Frank, poteva notare
che quella sera era particolarmente spento. Non che non stesse suonando alla
grande. Solo che sembrava molto meno entusiasta di ogni altra persona che veniva
inquadrata dalla telecamera.
«Cioè... quei due si sono baciati?» domandò Ann dopo un pò,
indicando lo schermo di fronte a lei.
Ian rise «Ci stai ancora pensando?» chiese divertito.
Alex scrollò le spalle. Ok, Frank aveva baciato Gerard in
diretta televisiva, ma non sapeva quanto fosse giusto raccontare a quei due che
Frank e Gerard stavano insieme. Insomma, nonostante quel bacio fosse pieno
d'amore, lei ne era certa, ma gli altri potevano pensare semplicemente che fosse
un'azione scenica, qualcosa per far impazzire gli spettatori, niente di più.
«Sembra di si...» mormorò in fretta.
«Cioè... Frank e Gerard, dico, stanno insieme?» domandò
ancora Ann.
Alex scrollò le spalle ancora una volta «Uhm, non sei una
loro grande fan? Parli sempre di forum in cui non si fa altro che parlare di
loro, chiedilo a quelli del fandom, no?» disse vaga accennando un sorriso.
«Ma sei tu che sei la loro migliore amica, mica quelli del
fandom...» sbuffò Ann delusa e curiosa.
Alex si sollevò, nel momento stesso in cui i ragazzi
salutarono il pubblico per uscire di scena. Senza dire nulla andò in cucina,
lasciando Ann con il dubbio sulla relazione tra Frank e Gerard.
«Voi due siete
pazzi!» esclamò sbuffando Mikey sorpassando Frank e Gerard per dirigersi al
parcheggio. Sembrava che il suo umore fosse più che pessimo, e per qualche
motivo a loro sconosciuto non sembrava contento di quel bacio in diretta
mondiale.
Frank sorrise malizioso, lanciando un'occhiata a Gerard che
camminava al suo fianco, asciugandosi il sudore dalla fronte con un lembo della
maglietta scura che indossava.
«Ora dimmi che sono idiota, forza...» lo provocò,
prendendogli la mano.
Gerard si voltò ed i loro sguardi si mescolarono.
«Sei un idiota!» disse trattenendo una risatina. L'altro lo
guardò fingendosi offeso, poi sorrise ancora, mentre Gerard si avvicinò per
baciarlo.
«Non vorrai farlo qui davanti a tutta questa gente, vero?»
chiese Frank sussurrando sulle labbra di Gee. L'altro alzò gli occhi al cielo «Sta
zitto!» sbuffò, prima di premere le labbra contro quelle dell'altro.
Si avvicinò a lui anche con il corpo, premendo il suo petto
contro quello dell'altro, fino a spingerlo contro un tourbus alle sue spalle,
senza mai staccare gli occhi dai suoi, o allontanare le sue labbra da quelle di
Frank.
«Smettetela di fare cose sconce in luogo pubblico!» rise Bob
dando una sberla dietro la nuca a Gerard, passandogli accanto «Passeremo come la
band più gay della storia!» aggiunse divertito, allontanandosi accanto a Ray.
«Mikey...».
Il ragazzo si voltò, rimettendosi gli occhiali dopo averli puliti con la
maglietta. Si ritrovò davanti Alicia, che lo guardava con un mezzo sorriso.
«Ehi...» disse sorpreso. Sperava di non doverle parlare più.
Tra quattro giorni sarebbe stato a Belleville da Alex, non aveva alcuna
intenzione di spendere troppo tempo con Alicia, e sperava che lo stesso fosse
per lei.
«Senti... possiamo parlare un attimo?» chiese dopo essersi
schiarita la gola. Sembrava in imbarazzo e Mikey non la ricordava così fragile.
Sospirò e scrollò le spalle «Ok, certo...» mormorò indicandole il furgone della
band, aiutandola a salire.
Alicia si guardò un pò intorno, poi fece un respiro profondo
e si schiarì la gola di nuovo «Ok... Sono incinta.» disse improvvisamente.
Mikey la guardò in silenzio per qualche secondo, diventando
pallido, sudando, mentre si chiedeva se aveva capito bene o meno. Oh, certo che
aveva capito bene. Doveva aver capito bene per forza. Così si spiegava l'aspetto
pessimo di Alicia. Probabilmente aveva le nausee e tutte quelle cose di cui
aveva sentito parlare ogni tanto.
Lei lo guardò e deglutì «Tranquillo. Non ho intenzione di
diventare mamma. Non ora, intendo.» disse poi, allungando una mano verso quella
di Mikey «E poi non mi sembra la situazione ideale, non voglio certo complicarti
la vita, io non mi sento pronta, e poi non faccio altro che vomitare e star
male, e non posso certo continuare così. Pensavo solo che fosse giusto dirtelo.»
spiegò dopo.
Mikey non riusciva ancora a dire nulla, ma non se la sentiva
nemmeno di allontanare la mano di Alicia dalla sua. Certo che non se la sentiva.
Insomma, in realtà voleva quasi abbracciarla, perché in quel momento sentiva la
necessità di aggrapparsi a qualcuno. Cavolo, non poteva essere vero. Alicia
dentro di sé aveva un'altra vita! Una vita generata da Mikey, tra l'altro! Ed
oltretutto, una vita che non avrebbe mai vissuto davvero. Era decisamente
troppo, e pensava di svenire o vomitare da un momento all'altro. Si sedette, ed
Alicia fece lo stesso.
«Non devi preoccuparti di nulla, ok?» gli disse, accennado un
sorriso confortevole.
Mikey sospirò. Come poteva non preoccuparsi di nulla?
«Mi dispiace tantissimo...» fu l'unica cosa che riuscì a dire,
finalmente. Alicia posò la testa sulla sua spalla, trattenendo le lacrime. Era
già abbastanza complicato così, non aveva certo intenzione di peggiorare le cose
iniziando a piangere quando Mikey sembrava già così disperato ed agitato.
Mikey fece un respiro profondo, passandosi una mano tra i
capelli, mentre la sua mente vagava tra mille pensieri. Non era possibile.
Cazzo, non era proprio possibile.
«Ok. Di cosa hai bisogno?» domandò infine.
Alicia lo guardò e si morse un labbro, prima di riuscire a
rispondergli «Ho bisogno che tu mi stia accanto...» disse quasi in un sussurro.
Mikey deglutì. Poi annuì, stringendo la mano di Alicia ancora
di più.
- - -
Beh, ecco un altro capitolo!
Spero vi piaccia, ho iniziato a scriverlo tipo l'altra notte alle 2 quindi
alcuni punti potrebbero essere da vomito ma comprendete che avevo bevuto anche
un paio di birre quindi è più che lecito. Ok, chiedo perdono.
Detto ciò, direi che potreste recensire e commentare, perché, oh, Alicia è
incinta gente! XD
E per quante idee ho in testa al momento, suppongo che se continuo così sta FF
non finirà MAI! LOL
Ora la smetto di blaterare.
Grazie a tutti per i commenti e le recensioni ai capitoli precedenti e alle mie
altre - miE altrE, tsk, all'altrA, diciamo - FF, me è molto contenta u.u
xoxo
|
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 - You Cry ***
Nuova pagina 1
Capitolo 19
You cry
«Ok, aspetta.
Puoi ripetere?» fece Gerard passandosi una mano tra i capelli, nervoso ed
agitato.
Mikey fece l'ennesimo respiro profondo, e non aveva nemmeno il coraggio di
guardarlo negli occhi. Si sentiva davvero stupido. E sapeva che non appena
Gerard avesse compreso per bene la notizia, gli avrebbe fatto una ramanzina
infinita. Ed era il minimo, vista la gravità della situazione.
«Alicia è incinta...» ripeté in un mormorio.
Gerard deglutì. Si sentiva agitato e cominciò a sudare.
Quella era davvero una notizia del cazzo. Non lo immaginava nemmeno possibile. E
mentre da una parte voleva solo prendere suo fratello a calci sulle palle per
essere stato così stupido da cacciarsi in una situazione simile, dall'altra lo
vedeva incredibilmente fragile e preoccupato, così decise di stringerlo in un
abbraccio.
Si sporse verso di lui, seduto al suo fianco sul furgone
fermo nel parcheggio dell'arena di Cleveland dove si teneva il festival, e lo
abbracciò tirandolo a sé.
Mikey gli posò la testa sulla spalla, e all'improvviso
cominciò a piangere. Sembrava proprio un bambino, e Gerard gli passò una mano
tra i capelli «Non preoccuparti, ok? Si sistemerà tutto...» disse cercando di
sembrare più convinto di quanto fosse in realtà.
«Faccio schifo. Combino solo guai.» borbottò suo fratello «Alex
non mi perdonerà mai, stavolta. Non è vero?» aggiunse dopo un pò, parlando
piano.
Gerard lo strinse ancora più forte a sé, e sospirò «Sistemeremo
anche le cose con Alex, ok? Ora non ci pensare. Ce ne andiamo in albergo,
stasera, così stiamo comodi e ci riposiamo per bene, e domani ripartiamo, ok?»
disse deviando totalmente il discorso.
Mikey annuì, scansandosi per asciugarsi le lacrime. Si
sentiva davvero stupido, ed era lieto che suo fratello non lo avesse fatto
sentire anche peggio. D'altronde, sapeva che poteva contare su Gerard, per
questo la prima cosa che aveva voluto fare dopo aver salutato Alicia era stata
parlarne con suo fratello.
L'albergo era un edificio scadente, arredato da qualcuno con un gusto pessimo.
Ma un letto era pur sempre un letto, sopratutto dopo giorni e notti passate a
bordo di un piccolo furgoncino. Quindi sarebbe andato bene anche un materassino
buttato sul pavimento.
Le stanze erano desolate, e non era stato un problema
prenotare due stanze. Visto il budget limitato dei ragazzi, Frank aveva pensato
bene di prenotare una stanza per Ray, Mikey e Bob, ed un'altra tutta per lui e
Gerard.
Finalmente, pensava sorridendo, avrebbero potuto concedersi
un pò di relax insieme. E concedersi l'uno all'altro, ovviamente.
Entrò nella stanza e si gettò di peso sul letto. Dio, com'era
comodo.
Sbadigliò e si strofinò gli occhi, distendendosi sul
materasso nella posizione più comoda che poteva. Guardò l'ora sul display del
cellulare. Era mezzanotte passata e Gerard aveva detto che doveva parlare un pò
con Mikey ma che poi lo avrebbe raggiunto il prima possibile. Aggiungendo
qualche dettaglio intimo e piccante che faceva sorridere Frank sentendo un
brivido percorrergli la schiena, e gonfiargli il cavallo dei pantaloni.
Si alzò di scatto quando la porta si aprì, e Gee apparve, con
un'aria molto meno entusiasta di quella che Frank si sarebbe aspettato.
«Ehm... Frank,
abbiamo un problema...» disse Gerard spostando una ciocca di capelli scuri da
davanti gli occhi, standosene sulla porta.
Frank non aveva idea di cosa si trattasse, ma era certo che
non era nulla di piacevole. Ne era più che sicuro «Che succede?» chiese,
insicuro di voler davvero sapere la risposta.
Gerard prese fiato guardandolo «Mikey è a pezzi e vorrei
stargli accanto, stanotte...» spiegò arrossendo lievemente. Era leggermente in
imbarazzo, nonostante era certo che Frank avrebbe compreso.
Inizialmente fu anche dispiaciuto. Perché aveva in mente
grandi cose, e perché Frank lo stava guardando con aria dispiaciuta ed occhioni
dolci. Era visibilmente deluso dal fatto che avrebbe dovuto rinunciare a passare
la notte con lui. La prima notte da soli su un vero letto dopo tutto quel tempo.
«...mi dispiace, davvero. Ti prometto che appena saremo a
Belleville non ti libererai mai di me...» disse Gerard accennando una risatina,
portandosi una mano sul petto per rendere la promessa ancora più solenne. Frank
fece una smorfia mordendosi il labbro, poi annuì prendendo il suo borsone da
terra «Perfetto. L'hai promesso, eh!» disse tirandosi su dal letto. Sospirò
avviandosi alla porta della stanza. Però si fermò quando fu davanti a Gee e lo
guardò negli occhi «E se non mantieni la promessa ti torturo. Giuro che lo
faccio.» sussurrò parlando a pochi millimetri dalle sue labbra, prima di
baciarlo.
Gerard chiuse gli occhi ed aprì lievemente la bocca per
accogliere la lingua di Frank e giocarci un pò, ma questo si allontanò
costringendolo a riaprire gli occhi per guardarlo sogghignare divertito «Rallenta,
Batman. Ne riparleremo a Belleville. Per il momento accontentati. E attento a
non sbagliarti e baciare tuo fratello durante la notte!» disse ridendo,
lasciandolo lì sul ciglio della porta come un idiota.
Alex
non era in sé. Aveva camminato avanti e indietro dall'armadio allo specchio in
camera sua, per controllare che avesse un aspetto minimamente decente.
Erano passati tre lunghissimi giorni, e finalmente i ragazzi
sarebbero tornati a casa. Le mancava il respiro. Non sapeva a che ora sarebbero
arrivati di preciso. Sapeva solo che sarebbero arrivati, prima o poi, e lei non
vedeva l'ora di stringersi a Mikey, finalmente.
Aveva controllato il cellulare duemila volte, ed aveva
sbirciato dalla finestra al suono di ogni macchina che passava sulla strada
sottostante.
Era impaziente ed emozionata, e si sentiva incredibilmente
agitata.
Tanto che il suono del suo cellulare che prese a squillare
quasi le provocò un infarto, facendola quasi saltare. Lo afferrò e lesse il nome
di Ian sul display.
«Pronto?»
rispose svogliata. Non aveva voglia di parlare al telefono. Proprio per niente.
«Sono arrivati?» domandò Ian dall'altra parte del telefono.
Alex alzò gli occhi al cielo. Ci mancavano Ian ed Ann a
mettergli ancora più ansia. Insomma, era già abbastanza nervosa per fatti suoi.
«Non ancora, perché?».
«...perché Ann muore dalla voglia di incontrare Mikey e
copagnia bella, così abbiamo pensato di venire a trovarti. Se ti affacci, ci
vedi, siamo proprio nel portico di casa tua...» disse divertito.
Alex si sporse alla finestra, scostando leggermente la tenda
bianca, per guardare giù. Ian ed Ann salutarono con la mano, così lei riagganciò
e corse ad aprirgli la porta.
Entrambi sorrisero felici mostrando le birre che tenevano in
mano «Abbiamo portato anche da bere! Non siamo fantastici?» fece Ian contento
entrando in casa, seguito da Ann.
Alex alzò gli occhi al cielo «Per niente. Gerard ha qualche
problema con l'alcool, quindi un birra-party è davvero fuori luogo...» disse
scuotendo la testa. Ian fece una smorfia delusa, dirigendosi in cucina per
posare le lattine nel frigorifero vuoto «Alex, ma non la fai la spesa?» domandò
ridendo, ancora con la testa nel frigo.
Lei scrollò le spalle «Nah, ordino roba a domicilio o mangio
al Cafè... è triste cucinare da soli, mangiare a tavola da soli, e fare tutto il
resto da soli...» disse sospirando.
Ian sorrise richiudendo lo sportello del frigorifero «Beh, la
nuova tuttofare dei miei cucina in modo pessimo. Volendo vengo volentieri a
farti compagnia. Magari poi facciamo cose sconce tra un pasto e l'altro...»
disse scherzoso.
Alex rise divertita, dandogli un pugno sulla spalla «Anche
no, grazie!» rispose.
Aveva notato, nei giorni passati con quei due, quanto Ian le
ricordasse Frank, ed Ann fosse simile a Gerard. Era strano. Il primo era sempre
allegro e scherzoso, e faceva del pessimo umorismo proprio come il suo migliore
amico. L'altra invece era più silenziosa e pensierosa, e se ne usciva spesso con
discorsi profondi e toccanti, e sembrava sempre attenta ad osservare ogni minimo
dettaglio di ciò che la circondava.
Forse, si era detta Alex, era proprio per quello che si
trovava così bene con quei due.
Dopo qualche minuto sentirono il rumore di chiavi nella
serratura della porta d'entrata e corsero all'ingresso. Il cuore di Alex batteva
così veloce quasi da far male, e l'ansia che provava mista alla gioia di
rivedere Mikey non poteva essere descritta.
Si piazzò davanti la porta insieme ad Ian ed Ann ed attese
che la porta si aprisse. Per poi fare involontariamente una smorfia delusa
quando dalla porta apparve Frank. Solo Frank.
Il che era ridicolo, perché invece Ann era totalmente su di
giri nel vederlo. Non lo aveva mai conosciuto, e nonostante fossero andati a
scuola insieme, non si erano mai rivolti la parola. Ma aveva sempre trovato
Frank un gran bel ragazzo, ma ora sapere che era anche un chitarrista degno di
fama che faceva concerti e festival in tutto il paese lo rendeva anche più figo.
«Frank...» mormorò Alex nel momento stesso in cui lui
richiuse la porta sorridendo allegramente andandole incontro.
Poi la guardò e fece una smorfia «Wow, ultimamente sembri
sempre delusa di vedermi o sentirmi...» disse fingendosi offeso. Era chiaro per
lui che Alex si aspettava anche Mikey e Gerard. Comunque l'abbracciò e le stampò
un bacio sulla fronte.
«Dove sono loro?» chiese Alex sussurrando. Non era lecito
probabilmente, ma voleva davvero piangere. Aveva aspettato così tanto e con così
tanta ansia il ritorno di Mikey che ora si sentiva dannatamente delusa.
Frank sciolse l'abbraccio e si schiarì la gola. Quella era la
parte difficile, e sopratutto stava maledicendo Gerard che era riuscito ad
incastrarlo, per non parlare di Mikey, che come al solito non sembrava in grado
di affrontare i suoi casini da solo.
E poi Frank odiava mentire, e sopratutto, odiava mentire ad
Alex. Quindi sforzò un sorriso, perdendo tempo presentandosi ai due nuovi amici
di lei.
Ann sembrava paralizzata. Era incredibilmente timida e a mala
pena riusciva a guardare Frank negli occhi. Teneva lo sguardo basso e parlava
poco.
«Frank, allora? Mikey e Gee, dove sono?» chiese ancora Alex.
«Uhm... a casa Way ovviamente. Sai, Donna ci teneva così
tanto a riavere i figli tutti per sé almeno per un giorno.» spiegò accennando
una risatina forzata. Era ridicolo. Era vero che Donna voleva stare con Mikey e
Gerard, ma era anche vero che Mikey aveva un'aria pessima e non se la sentiva di
affrontare Alex. Non ancora. Così Gee aveva proposto a Frank di andare avanti,
ed in serata si sarebbero fatti vivi anche loro.
Il che sarebbe stata anche una cosa tranquilla, se almeno
Mikey si fosse degnato di scrivere un messaggio ad Alex per dirglielo, o se
l'avesse chiamata.
Così lei fece una smorfia ed annuì «Giusto. Tendo sempre a
dimenticare che l'unica senza famiglia qui sono io...» sospirò.
Frank la guardò provando tenerezza, così si avvicinò a lei e
le mise un braccio intorno alle spalle «Ehi, ora non fare così, eh! Il tuo caro
Frankie è tornato, c'è da festeggiare!» disse allegro trascinandola in cucina.
«E questi sarebbero i membri della tua nuova band?» chiese
quando furono soli, allungando il collo verso la porta per controllare che i due
non li stessero raggiungendo.
Alex annuì sorridendo immediatamente «Si! Sono fantastici,
giuro!» disse entusiasta.
«Mh. E quel tipo te l'ha mostrata la collezione di farfalle?»
chiese poi ridendo.
Lei alzò gli occhi al cielo «No, idiota! E piuttosto, quel
bacio in diretta con Gerard è stato... WOW!» rispose Alex cambiando discorso.
Vide Frank arrossire lievemente, mentre apriva lo sportello del frigorifero.
«Si, se è stato WOW per te, figurati quanto è stato WOW per
me!» disse ridacchiando «E per Gerard! Cavolo, non se lo aspettava davvero!»
aggiunse soddisfatto di sé.
«Quindi ora siete usciti allo scoperto?» chiese Alex
afferrando una lattina di birra che Frank le stava porgendo.
«Uhm, suppongo di si. Non lo so. Lì sul palco è stato
grandioso e la gente è letteralmente impazzita. Credo che dovremmo farlo più
spesso...» commentò pensieroso «Comunque dovresti proprio andare a fare la
spesa. Non c'è assolutamente nulla qui dentro.» fece poi richiudendo il
frigorifero.
Alex alzò gli occhi al cielo «Smettetela di rimproverare le
mie abitudini alimentari...» disse con una smorfia.
Frank aprì la lattina e bevve un lunghissimo sorso di birra.
Poi guardò di nuovo verso la porta della cucina «Credevo di trovarti da sola,
comunque. Insomma, così avremmo potuto parlare e chiacchierare di cose
nostre...» disse quasi sottovoce.
«Di cosa dobbiamo parlare di tanto intimo?» fece lei ridendo.
Frank scrollò le spalle e bevve un altro sorso. Poi fece un
respiro profondo. Era in una posizione scomoda, Frank. Perché era amico di Alex
e di Mikey, ed avrebbe voluto proteggere entrambi, ed evitare ad entrambi
qualsiasi complicazione. Ma era impossibile. Se faceva il gioco di Mikey, doveva
mantenere un segreto ad Alex fin troppo pesante per i suoi gusti, sopratutto
perché non c'era mai stato nulla che lui non le avesse detto, ed era ridicolo e
stupido e sopratutto dannatamente difficile non dirle la verità quando sapeva
che Alex con lui era sempre stata totalmente sincera, anche a costo di mettersi
in difficoltà da sola. Però poi c'era Mikey, e con Mikey c'era Gerard. E prima
di tutto, andare contro Mikey significava andare anche contro a suo fratello, e
quello era già un grande problema. Poi, comunque, Mikey era un ragazzo
fragile e non aveva intenzione di complicargli la vita. Però trovava stupido non
dire la verità ad Alex.
Poteva già immaginare che tanto prima o poi la verità sarebbe
venuta fuori, che fosse quel giorno o un anno dopo. Prima o poi lei sarebbe
venuta a conoscenza del fatto che Alicia era incinta, quindi tanto valeva dirle
la verità prima che venisse a scoprirla da sola.
Poi, mentre aprì la bocca per dire qualcosa, gli venne in
mente l'immagine di Mikey silenzioso e chiuso in sé stesso, durante tutto il
viaggio di ritorno a Belleville. Era quasi straziante vederlo così. E Gerard
aveva detto a Frank che, in realtà, uno dei primi pensieri di Mikey riguardo
tutta quella storia andava ad Alex. Quindi forse era meglio lasciar perdere.
Sospirò «Niente, boh, dicevo così per dire...» disse
avviandosi di nuovo nel salotto.
Gerard
era sdraiato sul letto di suo fratello, al suo fianco. Mikey non aveva parlato
molto per tutto il tempo, e Gerard si era sentito in dovere di raccontare a sua
madre cos'era accaduto. Così Donna aveva chiamato Jamia, pregandola di non dire
niente a nessuno, per chiedergli cosa avrebbe dovuto fare Alicia per abortire.
Perché quelle erano le sue intenzioni, e Mikey non riuscì davvero ad opporsi.
Non poteva diventare padre, non voleva diventare padre. E
sopratutto, non poteva legarsi ad Alicia. Così ogni volta questo pensiero lo
tormentava, mentre lui immaginava Alex in tutta la sua innocenza. Aveva sognato
la stessa cosa ogni volta che aveva dormito, dal giorno in cui Alicia gli diede
la notizia.
Si trattava di Alex completamente sola in un angolo buio,
mentre lui ed Alicia, Gerard e Frank, tutti, davvero tutti erano sotto la luce a
ridere e divertirsi. E lei guardava la scena e piangeva, e Mikey voleva
confortarla ma non riusciva ad avvicinarsi a lei e si sentiva frustrato ed
inutile.
«Ti va di uscire
un pò?» propose Gerard spezzando quel silenzio.
Mikey aprì gli occhi per guardare suo fratello, pensando che
probabilmente senza di lui sarebbe stato perso. Sospirò sentendosi un peso nel
petto.
«Si. Credo di si.» mormorò tirandosi su lentamente.
«Fantastico!» sorride Gee lieto del fatto che a quanto pareva
Mikey stava provando a rilassarsi. Comunque piangersi addosso non portava da
nessuna parte, e Gerard ne sapeva qualcosa.
«Possiamo andare da Alex?» domandò Mikey sistemandosi i
capelli alla meno peggio con le mani, senza nemmeno guardarsi allo specchio. Suo
fratello sorrise ancora una volta. Andava benissimo. Era un buon segno, il fatto
che Mikey volesse andare da lei.
Gli diede una pacca sulla spalla e gli fece strada.
Quando furono fuori di casa, Mikey si sentì un pò meglio. Gli
era davvero mancata l'aria di Belleville, la famigliarità della sua cittadina,
quel posto dal quale tutti i giovani volevano scappare, a lui era mancato
tantissimo. Camminava a passo lento verso casa di Alex, guardando il suolo sotto
i suoi piedi. Conosceva la strada a memoria ovviamente, ed avrebbe potuto
arrivarci ad occhi chiusi. Ma più si avvicinava a casa sua, più cominciava a
sentirsi soffocare. Gerard lo aveva notato, e per tutto il tragitto non fece
altro che parlare e parlare e parlare ancora di più, per cercare di distrarlo e
di non farlo pensare. Così lo riempiva di domande riguardo qualsiasi cosa, e
alla fine si ritrovarono a parlare anche dei loro film preferiti da bambini e di
cose del genere, e Mikey improvvisamente si sentì meglio.
«Direi che se
non c'è nulla da cucinare, dovremmo proprio andare a mangiare qualcosa da
qualche parte!» disse Frank scuotendo la testa, dopo averla infilata in ogni
sportello della cucina inutilmente. Era tutto completamente vuoto.
Alex scrollò le spalle «Per me va benissimo, andiamo a
mangiare fuori...» disse.
«Ma io voglio stare a casa. Sono settecento anni che sto in
giro e mangio in ristoranti o nel furgone o in squallide tavole calde! Voglio
mangiare come un normale uomo comune, seduto a tavola in modo composto!» si
lagnò Frank sbuffando.
«Magari possiamo andare a prendere qualcosa al ristorante qui
dietro...» propose Ian parlando da dietro un'altra lattina di birra.
Effettivamente avevano tutti bevuto un pò. Non troppo, si, ma erano alticci e
allegri e in qualche modo la coscienza di Alex le disse di non prendere
assolutamente la macchina in condizioni simili.
Dopotutto il ristorante era poco lontano e potevano arrivarci
a piedi senza troppi problemi «Ok, fantastico. Andiamo...» disse prendendo le
chiavi di casa.
Frank la guardò sollevando un sopracciglio «Uhm, no, cara,
non so se è chiaro, oggi voglio starmene rinchiuso in casa tutto il tempo...»
disse accennando una risatina.
Alex alzò gli occhi al cielo «Che palle, Frank. Io non ci
vado da sola!» sbuffò.
Ian scrollò le spalle e lanciò la lattina vuota nel cestino poco distante, poi
si alzò dalla sedia «Perfetto, ti accompagno io. Ann, vieni anche tu?» chiese
guardando la sua amica.
Frank però le afferrò il polso quando anche lei fece per
alzarsi «E dai, qualcuno resti qui a farmi compagnia!» disse suonando come un
bambino con crisi di abbandono.
Ann arrossì rimettendosi seduta «Ehm, ok, resto io...»
mugugnò in evidente imbarazzo.
Alex
ed Ian comprarono praticamente ogni singolo prodotto in vendita nel ristorante.
Tanto che se fosse stato in vendita anche quello, avrebbero comprato anche lo
Chef stesso.
Quando uscirono dal locale con le mani occupate da scatole
calde e buste stracolme, dovevano camminare cercando di tenere tutto in
equilibrio per non rovesciare nulla.
Quando furono a pochi metri da casa di Alex, i marciapiedi
erano illuminati dalla fioca luce dei lampioni, ed Alex notò subito due tizi
camminare dall'altro lato della strada, verso di loro.
Riconobbe subito la camminata di Mikey ed ebbe un tuffo al
cuore, quando passando sotto un lampione la sua figura fu più chiara.
Era bellissimo, voleva urlarlo a tutta Belleville. Con fare
complicato riuscì a sollevare una mano per sventolarla in aria e lo chiamò con
voce tremante. Era ridicolo, si sentiva proprio come una bambina.
Ian allungò le mani per afferrare le buste che teneva Alex, e
la osservò correre letteralmente tra le braccia di Mikey. Per quanta energia ci
aveva messo, gli fece quasi perdere l'equilibrio.
Li vide abbracciarsi. Mikey era decisamente più alto di lei,
e chinò la testa per darle un bacio. Gerard li guardò e poi si avvicinò ad Ian
per dargli una mano, mentre quei due restavano così in silenzio sotto quel
lampione.
E si, Alex stava piangendo. E Mikey stava faticando per non
piangere insieme a lei.
«Ehi, non c'è
bisogno di piangere...» mormorò Mikey, pentendosi subito dopo di aver
pronunciato quelle parole. Si che c'era bisogno di piangere. Lui sentiva un
grandissimo bisogno di piangere. Sospirando la strinse ancora più a sé.
- - -
Quindi, si, sto capitolo fa pena.
Perdonatemi.
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 - Would You Carry Me To The End? ***
Nuova pagina 1
Capitolo 20
Would you carry me to the end?
Nonostante non potesse dirglielo, Mikey era intensamente grato ad Alex perché
senza saperlo, gli aveva fatto dimenticare di Alicia e del fatto che fosse
incinta. Per un attimo gli era sembrato proprio di essere tornato a casa, così
com'era quando l'aveva lasciata. La serata era densa di risate e racconti,
chiacchiere ed altre risate, e non c'era davvero tempo per piangersi addosso o
disperarsi, perché Alex sembrava entusiasta come una bambina a Disneyland, e
quella sua energia era travolgente. Così sembrava proprio che tutto fosse
normale, con lei che non la smetteva un attimo di parlare o di scherzare, e
Gerard e Frank che si lanciavano occhiate dense di messaggi nascosti durante
tutta la cena.
I due nuovi amici di Alex, poi, non erano male, secondo
Mikey. Anzi, era lieto di sapere che Alex aveva trovato qualcuno con il quale
passare il suo tempo a Belleville mentre lui non c'era.
Così mangiarono e bevvero e scherzarono per tutta la serata,
tutti insieme. Fino a quando fu ora per Ian ed Ann di tornarsene a casa, anche
se entrambi sarebbero rimasti volentieri ancora un pò.
Ann aveva bevuto abbastanza da sciogliersi un pò, quanto
bastava per confessare a Mikey che era il suo idolo e che voleva imparare a
suonare il basso come lui. Così se ne tornò a casa soddisfatta e contenta,
guidata da Ian che era lievemente più lucido ma altrettanto allegro. Pensava a
come quei ragazzi avessero ottenuto il successo così velocemente e così
all'improvviso, e pensava che forse avrebbero potuto farcela anche loro. Così si
disse che doveva lavorare duro con Alex, che aveva buone possibilità di
migliorarsi a suonare. Ci voleva un pò di tempo e tanto allentamento, ma ce
l'avrebbero fatta, ne era certo.
«Quei due tipi
sono davvero forti, comunque!» sorrise Frank sbadigliando, mentre Gerard con una
mano lo aiutava a tirarsi su dal divano.
Alex annuì. Era incredibilmente contenta, per varie cose. Per
il fatto che fossero finalmente tornati, per il fatto che avessero fatto
amicizia con Ian ed Ann, perché Mikey sembrava davvero felice di essere al suo
fianco, e perché finalmente in quella casa era tornata la normalità, ed anche se
sarebbe durata solo qualche giorno, lei voleva assaporarne ogni secondo.
«Ok, noi ce ne andiamo a letto!» esclamò Gerard sorridendo
malizioso. Frank aveva bevuto un pò troppo, e per una volta i ruoli si erano
invertiti ed era lui quello che doveva aiutare qualcunaltro a non inciampare
sulle scale o roba simile. Era incredibilmente lucido e ne era fiero.
Così anche Alex propose a Mikey di salire in camera. Frank si
voltò verso i due ridendo, aggrappandosi al corrimano delle scale «Ehi, voi due
state attenti! Potreste rimanere incinti!» disse continuando a ridere, mentre
Mikey lo guardò sgranando gli occhi e Gerard lo trascinò improvvisamente via.
E in meno di un secondo, Mikey tornò triste e pensieroso.
Era ovvio che Frank era decisamente andato per rendersi conto
di ciò che aveva appena detto. E poi Mikey si disse che di certo non era colpa
di Frank nè di nessun altro se ora Alicia era incinta e tutto il resto. Quindi
non gli restava che sentirsi di nuovo uno schifo.
Seguì Alex in silenzio nella sua camera. Sul letto c'erano un
mucchio di fogli scritti, e accanto al comodino la sua chitarra.
Mikey li guardò e provò ad afferrarne uno, ma Alex ci si
fiondò sopra e li accartocciò tutti insieme prima che riuscisse anche solo a
decifrare qualche parola.
«Oh, per carità, non leggere!» disse arrossendo, mentre
formava una palla di carta con tutti quei fogli. Si avvicinò alla sua scrivania
e li gettò nel cestino sotto di essa.
«Perché?» domandò Mikey curioso.
Alex scrollò le spalle «Ehm, sono... ho provato a scrivere
qualcosa, sai, qualche testo, qualche nota da suonare con Ian ed Ann... ma
ovviamente non sono brava come voi, e quella roba era davvero pessima. Suppongo
che lascerò il compito di comporre a quei due...» spiegò con un sorriso
imbarazzato sulle labbra.
Mikey sorrise anche lui, e sentì il bisogno di abbracciarla a
sé.
Alex si lasciò stringere, poi ancora tra le sue braccia
sollevò la testa per guardarlo negli occhi «Mi sei mancato davvero tantissimo...»
sussurrò sollevandosi sulla punta dei piedi per arrivare a baciarlo.
Mikey sentì il cuore andargli in fiamme. Se faceva male a
lui, non voleva nemmeno immaginare quanto male avrebbe fatto ad Alex. Eppure
doveva dirglielo. Aveva imparato com'erano le conseguenze di segreti e bugie, e
non gli erano piaciuti per niente.
E poi, come gli aveva detto Gerard quel giorno durante il
tragitto verso casa di Alex, non era colpa di Mikey. Ok, era stato uno stupido,
era stato davvero, davvero stupido, ad aver tradito Alex quella volta. Ma sul
serio non poteva farci nulla se era così sfigato da essere proprio lui il caso
dell'1% di possibilità di rottura di un preservativo. E non era nemmeno tanto
allenato al riguardo da accorgersene in quel momento stesso. E poi Alex in fatto
di sfortuna ne sapeva qualcosa, quindi sperava nella sua comprensione e nella
sua clemenza.
Dio, no, se fosse stato al suo posto non avrebbe mai potuto
essere comprensivo e clemente. Si trattava di una gravidanza. Di un bambino. Di
un'altra donna. Di una storia che l'aveva fatta già star male abbastanza.
Si, sei proprio un coglione, si disse detestandosi.
Alex però aveva ripreso a baciarlo, e senza nemmeno
rendersene conto si era ritrovato sopra di lei sul letto, con le mani sotto la
sua maglietta, e subito la sua mente fu di nuovo libera da ogni preoccupazione.
Quello non era proprio il momento giusto per pensarci. E le loro lingue
si accarezzavano mentre i battiti del cuore accelleravano il ritmo, ed i respiri
si facevano più affannati. Via la maglietta, via i pantaloni.
Mikey aveva la mente libera, ora.
«Dove cavolo sei
stato?» brontolò Frank sbadigliando dietro una ciotola di latte e cereali. Era
seduto in cucina davanti alla televisione accesa, e Gerard stava preparando il
caffè.
Mikey scrollò le spalle e si morse il labbro inferiore,
sperando con tutto sé stesso che non stesse arrossendo. Una mano era occupata da
una busta piena, che emanava profumo di brioche calde, l'altra era affondata
nella tasca dei pantaloni, saldamente stretta ad una scatolina ricoperta in
velluto nero.
«A prendere la colazione ad Alex...» mormorò poggiando la
busta sul bancone della cucina. Aprì qualche sportello finché non trovò un
vassoio. Prese un bicchiere e ci versò del succo di frutta, sistemò muffin e
cornetti su un piattino, e non appena il caffè fu pronto tolse dalle mani di
Gerard la tazza che si era appena preparato e mise sul vassoio anche quella. Suo
fratello lo guardò con una smorfia, afferrò un'altra tazza dal lavandino e
ripetè l'operazione di versarsi del caffè fumante.
Osservò Mikey in silenzio, che guardava soddisfatto il
vassoio appena preparato. Per quanto sapeva, Alex non mangiava mai tutta quella
roba a colazione.
«Oddio!» esclamò d'un tratto spalancando gli occhi «Non dirmi
che è incinta anche lei!».
Frank dovette faticare per evitare di sputar fuori latte e
cereali, trattenendo una risata, mentre Mikey si irrigidì ed agitò vistosamente
le mani in aria facendo segno di abbassare la voce «Che cazzo fate tutto questo
casino!? No che non è incinta... spero!» disse sottovoce guardandosi intorno.
Gerard fece un sospiro di sollievo ed andò a sedersi a tavola
accanto a Frank. Entrambi osservavano Mikey combattere contro la sua tipica
capacità di combinare guai, che cercava di tenere in equilibrio il vassoio con
le mani mentre a passo lento si incamminava fuori dalla cucina. Si sentiva
osservato e sperava di non rovesciare tutto a terra, mentre teneva d'occhio la
tazza di caffè fumante il quale contenuto si smuoveva a destra e sinistra
fuoriuscendo leggermente dai bordi.
«Ehi, sei sicuro di riuscire a non rovesciare tutto sulle
scale?» chiese Frank ridendo, allungando il collo verso la porta della cucina
per osservare Mikey alzare gli occhi al cielo.
Gerard sbuffò dandogli di gomito «E smettila! Sta facendo
davvero una cosa carina! Voglio vedere quando mai mi porterai la colazione a
letto, tu!» disse roteando gli occhi.
Frank lo guardò col suo tipico sorriso divertito «Quando
metterò incinta qualche ragazza random, ovviamente!» disse ridacchiando. Gee lo
guardò e sorrise, e non riuscì a resistere alla tentazione di baciarlo.
Frank era... beh, Frank era Frank.
Mikey
posò con delicatezza il vassoio sul letto, alla destra di Alex, e poi si sedette
al suo fianco e la osservò dormire per qualche minuto.
Tirò fuori dalla tasca quella dannata scatolina, e la mise
tra il caffè e il piattino colmo di brioche. Fece un respiro profondo, mentre
con una mano le carezzava i capelli. Doveva andare tutto bene. Sarebbe andato
tutto bene, si disse.
Si chinò lievemente e le stampò un bacio sulla tempia, poi
sorrise di nuovo, prima di sussurrare il suo nome parlando accanto al suo
orecchio. Alex fece una smorfia nel sonno, aggrottando le sopracciglia.
«Ehi...
svegliati...» sussurrò ancora Mikey. Ma lei continuava a dormire. «Alex?»
insistè lui. Sorrise a sé stesso. Probabilmente l'aveva fatta stancare
particolarmente, la notte precedente.
Scacciò poi immediatamente quel pensiero dalla testa. Che
diavolo stava pensando?
«Ehi, Alex, svegliati!» disse con tono più deciso stavolta.
Tanto che lei sobbalzò di scatto, spalancando gli occhi.
Sentì un colpo contro il suo braccio e poi il rumore di mille cose che cadevano
accanto al letto.
«Che diavolo è!?» chiese ancora mezza addormentata. Mikey
stava fissando il caos di caffè e succo d'arancia misto a frammenti di vetro e
muffin schiantati sul pavimento sottostante.
Alex sembrava essersi spaventata, e si mise una mano sul
petto «Cazzo, Mikey! Ti pare questo il modo di svegliare una che ha avuto più
traumi che altro negli ultimi mesi!?» chiese socchiudendo gli occhi cercando di
calmarsi.
Mikey sospirò, guardando la scatolina ancora chiusa, sporca e
bagnata.
«Scusa...» mormorò voltandosi verso Alex. Lei si morse un
labbro e si mise in ginocchio per sporgersi dal bordo del letto. Gli mise una
mano sulla spalla e guardò il danno che aveva combinato.
«Scusami tu... mi avevi portato la colazione a letto?»
domandò ovvia, guardandolo di nuovo. Gli diede un bacio sulla guancia, poi posò
la fronte sulla sua spalla «E' stato un pensiero carino...» mormorò «Ovviamente
io l'ho rovinato, ma giuro che è stato un pensiero carino...» aggiunse poi
accennando un sorriso, quando una mano di Mikey andò ad accarezzarle la nuca,
tirandola di più a sé.
«Tranquilla... anche se non sai quanta fatica mi è costata
riuscire a non inciampare per le scale con il vassoio in mano...» rise lui
divertito «Vado a prendere qualcosa per ripulire, torno subito» aggiunse poi
tirandosi su.
Alex annuì sentendosi in colpa. Quando Mikey uscì dalla
stanza si allungò verso l'altro lato del letto dove la sera prima aveva lanciato
i suoi vestiti ed indossò la maglietta al volo, poi tornò a vedere il casino che
aveva combinato, cercando di non calpestare vetri e frammenti di coccio rotti, e
notò la scatolina che giaceva lì, sporca di caffè e succo di frutta. Aggrottò le
sopracciglia, chinandosi per raccoglierla.
Quando
Mikey entrò in cucina fu accolto dalle risate di Frank
«Ci avrei
scommesso che avresti fatto cadere tutto!» disse divertito, parlando con la
bocca piena di cereali.
Mikey sorrise «E' stata Alex stavolta, io non c'entro nulla!»
precisò, afferrando uno straccio ed una scopa dallo stanzino accanto al
frigorifero.
Frank fece una smorfia «Beh, Dio li fa, poi li accoppia si
dice, no?» commentò ancora ridendo.
L'altro nemmeno rispose, sorrise tra sé e tornò al piano di
sopra.
Quando riaprì la porta della camera di Alex, trovò la ragazza immobile, in piedi
accanto al letto, proprio dove era caduto il vassoio. Teneva in mano la scatola
nera, e l'aveva aperta. Sollevò lo sguardo su Mikey, che deglutì sentendosi
improvvisamente in imbarazzo.
«Uhm... questo...» balbettò lei, porgendo un pò in avanti la
scatola come per mostrarla a Mikey, che fece un respiro profondo.
«E'... è tuo...» disse arrossendo.
Alex fece scivolare di nuovo lo sguardo su ciò che aveva in
mano. Era un anello d'oro bianco, con tre piccole pietre verdi incastonate. Alex
non era un'esperta di gioielleria, ma aveva letto da qualche parte che gli
smeraldi erano simboli di speranza. E che tre pietre su un anello stavano a
rappresentare il passato, il presente ed il futuro. Lo guardò ancora, e deglutì «E'
mio nel senso che lo hai visto ed hai pensato che stesse proprio bene sulla mia
mano?» chiese a voce bassa.
Mikey fece un impercettibile segno di no con la testa «E' tuo
nel senso che stamattina il gioielliere mi ha detto che, sai, un Trilogy con
degli smeraldi era l'ideale per un ragazzo giovane come me, per... insomma...
per... beh, per chiederti di sposarmi...» disse avvampando.
Alex sentì un colpo al cuore, il colpo più forte che avesse
mai sentito. Non era nemmeno certa di essere ancora lì. Non riusciva a dire
nulla, nè a pensare. Continuava a dondolare lo sguardo dall'anello a Mikey, da
Mikey all'anello. Non riusciva nemmeno a muoversi.
Mikey poteva sentire che i battiti del cuore stavano
accellerando sempre di più, mentre la osservava in silenzio, chiedendosi cosa
mai stesse pensando, perché non dicesse nulla. Poteva dire si, o no,
ma lei stava in silenzio e quello era uno dei silenzi più strazianti del mondo.
Così si fece coraggio, fece un bel respiro profondo e si
avvicinò a lei. Erano uno di fronte all'altra. Nessuno dei due aveva mai pensato
ad una situazione simile fino ad allora. O meglio, Mikey ci aveva pensato, ma
l'aveva immaginata totalmente diversa, dove lei avrebbe dovuto essere seduta sul
letto, con la colazione ancora sul vassoio e non sul suolo, e lui non avrebbe
tenuto in mano una scopa ed uno straccio.
Sorrise pensando a quanto potessero sembrare ridicoli in quel
momento.
«Ehi, ti sto chiedendo se vuoi sposarmi...» trovò il coraggio
di dire, finalmente.
Alex deglutì di nuovo, e potè notare i suoi occhi farsi
lucidi mentre lo guardava.
- - -
Ok, cioè, boh, non ho parole.
Mikey è la dolcezza, punto! *.*
Non mi sono mai sentita così... boh, sul serio, sono troppo emozionata per sto
capitolo. Quindi spero piaccia anche a voi almeno quanto piace a me. Perché
cioè... io sto sorridendo come un'ebete!!!
TANTOAMMMORE! <3
xoxo
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 - For the record... ***
Nuova pagina 1
Capitolo 21
For the record...
Alex
non aveva ancora detto nulla. Si sentiva davvero piccola, non pensava di poter
rispondere così su due piedi.
Mikey la guardò e deglutì. Non era buon segno, il fatto che Alex non avesse
ancora aperto bocca. Si avvicinò ancora più a lei e le posò delicatamente una
mano sulla guancia
«Non dovrebbe
essere così difficile...» sussurrò accennando un sorriso «Devi solo dirmi se
vuoi passare il resto della tua vita con me. Se sei pronta ad affrontare al mio
fianco ogni cosa, fino alla fine».
Alex fece un respiro profondo. Certo, quello era ciò che si
augurava in realtà, passare il resto della sua vita con Mikey. Però era
complicato ora, e non riusciva nemmeno a capirne il motivo.
Aveva mille pensieri per la testa. Le sembrava davvero troppo
presto, innanzitutto. E poi Mikey l'aveva davvero sorpresa con quella proposta.
Non se l'aspettava, decisamente.
Guardò Mikey, poi l'anello, e poi ancora Mikey «Io... non lo
so...» mormorò arrossendo.
Lui si morse il labbro osservandola per qualche istante, poi
le prese la mano e la fece accomodare sul letto. Si sedette accanto a lei,
continuando a tenerle la mano. Era arrivato il momento di raccontarle in che
casino si era ritrovato, e di spiegarle perché voleva sposarla.
Socchiuse gli occhi per un attimo, raccogliendo ogni briciola
di coraggio dentro di sé, poi riuscì a parlare «Devo dirti una cosa, ok?» fece.
Lei annuì lievemente. Così lui continuò «E' successa una cosa. Una cosa che mi
ha davvero stravolto. E so che è una cosa che stravolgerà anche te, nonostante
non sia ciò che voglio. Quindi ti premetto che risolverò ogni cosa, e che mi
sento davvero stupido, e mi dispiace tantissimo.» disse.
Alex ora lo guardava perplessa e preoccupata. Ma Mikey non le
diede il tempo di dire nulla. Doveva parlare lui, spiegare ogni cosa e sperare
che lei volesse comprendere e perdonare. O qualsiasi altra cosa.
«Allora... ok, sai quella volta in cui ci siamo tipo
lasciati?» le domandò senza bisogno di risposta «Quando io andai da Alicia e
tutto il resto...».
L'espressione di Alex ora sembrava più che altro arrabbiata e
triste. Sentirne parlare era una vera e propria pugnalata, e strinse le mani in
dei pugni mentre si sentiva infastidita al solo ricordo di quei giorni. Sentiva
il respiro farsi più pesante mentre il cuore cominciava a far male.
Mikey sospirò. Era dannatamente difficile, ma doveva farlo. «Alicia
è incinta.» disse secco, con tutto il coraggio che era riuscito a trovare. Senza
nemmeno riuscire a guardarla negli occhi. Volse lo sguardo al suolo, mentre Alex
continuava a stare in silenzio.
Lei non credeva nemmeno di avere qualcosa da dire. Poteva
sentire un fastidio alla gola, un nodo che stringeva facendole mancare l'aria,
mentre pesanti ed amare lacrime lottavano per uscire fuori, mentre lei non si
era resa conto, ma si rifiutava di piangere.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Provò finalmente
a dire qualcosa, ma nel momento stesso in cui schiuse le labbra per pronunciare
qualcosa, sentì ancora di più la necessità di scoppiare in lacrime. Di
disperarsi o prendere a calci qualcuno.
Mikey non ce la faceva a vederla così. Si sentì davvero in
colpa, quando trovò la forza di guardarla di nuovo negli occhi «Mi dispiace...»
mormorò a voce bassa.
Alex respirò, poi riaprì gli occhi e deglutì «Mikey io non...
non capisco... mi hai appena chiesto di sposarti e...» ora
non riuscì ad essere più forte, e lasciò che finalmente due pesanti lacrime le
rigassero le guance. Non riuscì nemmeno a completare la frase.
Si sentiva stupida, ferita ed umiliata. E non riusciva a
capire dove volesse arrivare Mikey.
Era un pugno dritto allo stomaco. Aveva faticato tantissimo
per riuscire a non pensare più a tutto quello che era successo, per rimuovere
dalle sue giornate l'amaro ricordo di quanto aveva sofferto, per poter
finalmente pensare solo al meglio. E poi ecco Mikey che le stravolgeva
l'esistenza. Che prendeva tutti i suoi sforzi e li buttava nel cesso.
Mikey che in qualche modo era ancora legato ad Alicia, quando
per Alex era stato così difficile superare il tradimento, riuscendo a
convincersi che fosse solo un brutto ricordo del quale nessuno avrebbe più
dovuto parlare.
Lui le mise una mano sulla spalla, ed Alex avrebbe voluto
scansarlo o dirgli di lasciarla sola, ma non aveva la forza di fare nulla. Era
lì immobile con gli occhi offuscati dalle lacrime.
«Alex, ti prego...» sospirò Mikey «Alicia non terrà quel
bambino, e quando sarà tutto risolto sarà solo un brutto ricordo, ok?» spiegò.
Lei non disse nulla.
«...ti supplico, dimmi solo che vuoi passare il resto della
tua vita con me, ed io farò il possibile per renderti felice.» aggiunse.
Alex fece una smorfia asciugandosi finalmente le lacrime.
Deglutì e fece un respiro profondo «Mikey, se l'inizio è questo le aspettative
non sono delle migliori...» disse richiudendo la scatolina in cui c'era
l'anello. Gliela porse e si alzò dal letto.
Ora era lui a non sapere cosa dire. Come poteva biasimarla
d'altronde? La osservò indossare in fretta un paio di jeans e delle scarpe.
«Dove vai ora?» riuscì a chiederle.
Alex scrollò le spalle «Di certo non a farmi mettere incinta
dal primo che capita...» mormorò, rendendosi subito conto di quanto fosse fuori
luogo quella battuta, perché a lei fece male pronunciarla, e Mikey sembrò fare
una smorfia offesa.
Così lui si alzò dal letto e mentre lei fece per uscire dalla
stanza le sbarrò la strada mettendosi di fronte alla porta «Aspetta! Hai tutto
il diritto di essere arrabbiata e di aver bisogno di pensare, ok? Però questo
prendilo...» le disse porgendole di nuovo l'anello «...e qualsiasi riflessione
tu farai, ricordati che le mie intenzioni sono di amarti ed essere al tuo fianco
per tutto il resto della nostra vita» aggiunse con tutta la convinzione che
poté.
Alex annuì piano, mentre Mikey le metteva la scatolina di
nuovo nelle mani. La prese e la infilò nella tasca del pantaloni, poi appena
Mikey si spostò scese al piano di sotto ed uscì a passo svelto di casa, passando
davanti alla cucina senza nemmeno salutare Frank e Gerard.
Gerard
e Frank guardavano Mikey senza dire una parola. Lui gli aveva appena raccontato
tutto, ed entrambi non sapevano come confortarlo. Infondo Alex aveva tutte le
buone ragioni per essere confusa o incazzata o qualsiasi cosa fosse.
«Beh, vedi, se
tu fossi stato gay non avresti di questi problemi. Non avresti potuto sposarti a
priori e nessun uomo sarebbe rimasto incinto...» commentò ridacchiando Frank
dopo un pò.
Gerard gli lanciò un'occhiataccia mentre Mikey lo guardò con
un sopracciglio sollevato.
«Come pensi che battute del genere possano essere utili al
momento?» chiese Gee sospirando.
Frank scrollò le spalle «Non lo penso, infatti. Era così per
dire. Per riderci sopra insomma. Infondo tuo fratello trasforma ogni ritorno a
Belleville in una tragedia!» disse trattenendo una risata.
In quel momento stesso qualcuno bussò alla porta. I tre si
guardarono. Mikey non aveva alcuna intenzione di alzarsi, né di parlare con
nessuno. Gerard lanciò un'occhiata a Frank come per dire che doveva star vicino
a suo fratello, così Frank dovette alzarsi sbuffando.
Quando aprì, si trovò davanti un ragazzo con occhi blu e
barbetta incolta, con uno zaino sulle spalle ed una valigia al fianco, e le mani
occupate da alcuni biglietti.
«Salve...» disse Frank scrutandolo.
Il ragazzo sorrise e si guardò intorno «Vive qui una certa
Alexis Barone?» chiese.
«Uhm, si... chi sei tu?» domandò Frank curioso.
Il tizio si liberò la mano destra dai fogli e i biglietti che
teneva e la porse a Frank «Piacere, mi chiamo Brian Schechter, lavoro per la
Reprise e sto provando a contattare una certa Alexis Barone da almeno tre
giorni, senza successo.» spiegò alzando gli occhi al cielo.
Frank era rimasto quasi paralizzato. Reprise? Lui non ne
sapeva molto, ma sapeva che la Reprise era una casa discografica o qualcosa del
genere. Sollevò un sopracciglio e scrutò il tipo ancora più intensamente «Reprise?»
chiese.
Brian annuì e frugò nello zaino che aveva sulle spalle «Esatto,
Reprise...» disse «Sono qui per parlare di...» cercò in un paio di tasche
esterne e poi sorrise tirando fuori un cd. Frank lo riconobbe immadiatamente,
era il loro disco. Impallidì mentre nella sua testa mille opzioni stavano
prendendo forma. Se quel tizio era lì per quel disco, era lì per loro.
Se quel tizio lavorava per la Reprise, ed era lì per loro, forse voleva
fargli qualche proposta. Non riuscì a fare a meno di sorridere come un idiota
facendosi da parte per far accomodare dentro il tipo «Alex al momento non c'è,
ma può benissimo parlare con noi...» disse cordiale facendolo accomodare di
fronte a Gerard e Mikey che lo guardavano incuriositi «Sa, noi siamo ben tre
quinti dei My Chemical Romance e gli altri due non ci metteranno troppo ad
arrivare se c'è bisogno...» disse ancora Frank.
Brian sorrise mettendosi seduto. Guardò Gerard e Mikey, come
se li stesse studiando.
«Scommetto che voi due siete i fratelli Way, quindi...» disse
parlando ad entrambi.
«Si...» mugugnò Gerard sollevando un sopracciglio «E lei
sarebbe?».
Frank spalancò gli occhi «Gerard sii cordiale, insomma!
Questo tizio lavora per la Reprise ed è qui per... beh, per noi suppongo!» fece
sperando di non aver detto qualche cavolata. Brian infatti annuì sorridendo,
mise il cd che aveva in mano sul tavolo e ci poggiò sopra una busta da lettere
chiusa, con sopra scritto a penna l'indirizzo del mittente, ovvero Alex.
A Frank venne d'istinto allungare una mano per afferrarla e
leggere un pò che c'era scritto, ma Brian lo fermò prontamente bloccandogli il
polso quando le sue dita sfiorarono la carta «Questa è privata, scusa.» disse
serio ma cercando comunque di sorridere. Prese lui la lettera tra le mani e poi
chiese a Frank qualcosa da bere. Mikey continuava a guardare la scena confuso.
«Allora, ragazzi, ho ascoltato molto attentamente il vostro
disco. Un pò perché ho sentito parlare di voi più volte, un pò perché con tutto
quello che c'è scritto qui-» fece alzando un pò la lettera che aveva in mano «era
il minimo che potessi fare. Sono stato quasi supplicato ad ascoltarlo, quindi...»
commentò ridendo tra sé.
Gerard lo guardava con un sopracciglio sollevato ed aria
scettica «Quindi?».
«Quindi, la signorina Barone ha scritto cinque pagine piene di
buoni motivi per i quali secondo lei voi meritiate ben più visibilità di
quella che avete ora.» disse sospirando «Anzi, per dirla tutta, lei ha parlato
di tour europei, canali musicali internazionali, un sacco di buoni propositi che
con l'etichetta per la quale lavorate ora, purtroppo, non potrete mai
realizzare...» spiegò.
Gee fece una smorfia «Non li sottovaluterei...» mormorò in
difesa dei suoi collaboratori.
Brian rise «Non li sto assolutamente sottovalutando. Sto solo
dicendo come stanno le cose. Loro sono una casa discografica indipendente, hanno
poche risorse e la voglia di arrivare ovunque non basta, se non ci sono i mezzi
per farlo. Noi abbiamo tutto ciò di cui avete bisogno...» spiegò.
Frank lo guardò divertito «Sembri un venditore porta a porta
di elettrodomestici per casalinghe frustrate...» disse ridacchiando.
Anche Mikey rise lievemente.
«Quindi è qui per ingaggiarci?» chiese sospirando Gerard.
Brian annuì «Esattamente. I dirigenti della Reprise hanno
apprezzato tantissimo il vostro disco, nonostante la qualità delle registrazioni
non sia ottimale, ed abbiamo letto in giro di voi, il vostro pubblico si sta
espandendo ed abbiamo grandi progetti. Ed abbiamo parlato con i vostri
produttori. Sono anche loro dell'idea che meritiate di più... Quindi, possiamo
stringere un accordo.» disse entusiasta.
I tre si guardarono, poi Gerard annuì «Ok. Fantastico.
Dobbiamo solo parlarne con gli altri ragazzi.» disse, prendendo il cellulare
dalla tasca dei jeans e lasciando la stanza.
Quando
Jamia vide arrivare Alex in ospedale cominciò a sentirsi nervosa. Sopratutto
quando notò gli occhi arrossati dal pianto e l'aria triste.
Aveva appena parlato con Donna Way e sentito Alicia al
telefono, consigliandole cliniche specializzate e roba simile.
«Ehi...» la
salutò con un lieve sorriso.
Alex sospirò «Jamia, ti prego, dammi qualche pillola,
qualsiasi cosa che mi faccia sentire meglio!» esclamò Alex sembrando disperata
«Ti supplico, qualcosa che mi faccia vedere tutto rosa! Con conigli che
saltellano qua e là, fiori profumati e uccellini che cantano gioiosi!».
Jamia sollevò un sopracciglio sorridendo «Alex, non abbiamo
allucinogeni in ospedale. Al massimo puoi provare dietro qualche angolo delle
zone più malfamate di Belleville!» disse divertita.
L'altra fece una smorfia «Scommetto che sai già tutto, vero? Di Alicia che è
incinta e che vuole abortire! Mi ci gioco qualsiasi cosa che Mikey o Gerard o
chiunque altro è venuto a chiederti consiglio...» disse sospirando.
Lei annuì dispiaciuta «Si... ma si risolverà tutto, ok?
Alicia non ha intenzione di tenere quel bambino, purtroppo...» mugugnò Jamia
mordendosi la lingua a quel "purtroppo" appena pronunciato.
«Sai che Mikey mi ha appena chiesto di sposarlo?» se ne uscì
Alex dopo un attimo di silenzio, mentre Jamia controllava la cartella clinica di
un paziente appena ricoverato.
Alzò immediatamente gli occhi dai fogli che teneva in mano,
con aria sorpresa «Wow! Davvero!?» esclamò «Sono contentissima!». Poi placò
l'entusiasmo quando notò l'aria poco eccitata di Alex.
«Non sei contenta?» chiese confusa.
Lei scrollò le spalle «Mi ha chiesto di sposarlo, e poi mi ha
detto di Alicia e beh, no, non credo davvero di essere contenta...» mormorò.
«Beh... in effetti...» mugugnò Jamia con una smorfia «Ma se
può consolarti, pensa che Donna Way mi ha detto che Mikey non ha alcuna
intenzione di stare con Alicia o di diventare papà, e che per Alicia è lo
stesso. Tutti vogliono solo mettere fine a questa storia. Il fatto che Mikey ti
abbia chiesto di sposarlo è solo una cosa di cui gioire, non trovi? Insomma, ti
sta chiedendo di passare al suo fianco il resto della sua vita. Promettendoti di
esserti sempre fedele, di sostenerti ed aiutarti ogni volta che ne avrai
bisogno. Di essere completamente tuo fin quando sarete in vita, ed anche dopo.
Forse lo ha fatto proprio per dimostrarti che è dispiaciuto della cazzata che ha
combinato, e che è con te che vuole stare, non con Alicia...» commentò
Jamia sorridendo sognante.
Alex non rispose, rimase lì a riflettere su quello che Jamia
aveva appena detto, cercando di vedere la situazione sotto un altro punto di
vista.
«Forse hai ragione...» mormorò dopo un pò «...vabbè...
qualche pillola allucinogena quindi?» chiese ridacchiando.
Quando andò via dall'ospedale camminò per un paio d'ore per le strade di
Belleville, pensando a tutto quello che stava succedendo.
Ad Alicia incinta, a Mikey che le aveva chiesto di sposarla,
alla band che aveva messo su con Ian ed Ann, alla scuola che stava per finire,
al Cafè che occupava gran parte delle sue giornate. Ai My Chemical Romance che
erano sempre in tour. Com'era essere sposati con uno che era presente solo un
paio di volte al mese, se tutto andava bene? Provò ad immaginare lei, per il
resto della sua vita, chiusa in casa ad attendere una telefonata di Mikey
dall'altra parte del paese, o del mondo. Invecchiare accanto ad un telefono. Non
era un'immagine tanto allegra.
Si sarebbe sentita così sola per il resto della vita.
Però poi c'era anche la parte in cui immaginava l'emozione di
vedere Mikey tornare a casa dopo un lungo viaggio. Stare di nuovo con lui dopo
tutto quel tempo. Dopotutto c'era qualcosa di romantico in tutta quella
situazione. La lontananza rendeva sempre più incantevole ogni ritorno a casa.
Tranne quando poi Mikey se ne usciva con cose tipo baciare ed andare a letto con
un'altra o confessare che l'altra sia incinta, ma quello non sarebbe successo
più, si disse Alex incamminandosi di nuovo verso casa.
Sentì il cellulare squillare e sorrise al display. Era Ann.
«Pronto?» rispose.
«Ehi, Alex, io ed Ian stavamo pensando che magari stasera
potremmo tipo, uscire tutti insieme, roba del genere... ehm...» disse con tono
imbarazzato.
«Non lo so, per me va bene, dopo ti faccio sapere. Per il
momento ho bisogno di un consiglio urgentissimo...» rispose Alex.
«Ok, spara!»
Fece un respiro profondo e pensò a come porre la questione.
Poi sospirò «Ok, dimmi solo "si" o "no"...» disse infine.
«Ehm... in che senso? Riguardo cosa?» chiese Ann confusa.
«Non importa, dimmi solo se è si o se è no...»
insisté Alex.
Ann rimase in silenzio per un pò, poi sbuffò «Ma non ha senso, non posso dirti
si o no se non so nemmeno di cosa stiamo parlando...» si lamentò.
Alex sorrise «Tranquilla, non è nulla che riguarda te, quindi
non rischi niente... Si o no?» chiese ancora.
«Mmmh... si, credo. Ok, si. Assolutamente si.
Anche se non so di cosa si tratta, direi che si va bene. Mi sento molto
si oggi. Bisogna essere positivi e si è positivo, quindi si.»
disse d'un fiato.
«Perfetto, ti ringrazio. Ti chiamo dopo, ora devo andare a
dire di si a Mikey che stamattina mi ha chiesto di sposarlo! Ci sentiamo dopo!»
fece Alex affrettando il passo verso casa.
Ann sgranò gli occhi e si tirò su a sedere sul letto «Aspetta
aspetta come!?-» ma Alex aveva già chiuso la chiamata. Non era certa di aver
capito bene, ma le pareva di aver compreso che lei aveva appena deciso
per Alex. Riguardo una delle cose più importanti della vita: un matrimonio.
E come diavolo era venuto in mente ad Alex di prendere una
decisione tanto importante in modo così poco serio!?
---
Boh. Ma proprio boh.
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 - This band will CHANGE your life, in order to make it BEAUTIFUL ***
Nuova pagina 1
Capitolo
22
This band will CHANGE your life, in order to make it BEAUTIFUL
Alex tornò a casa più convinta, ora. Pensava che Jamia aveva ragione. Infondo
Mikey aveva chiesto a lei di sposarlo. Questo era ciò che contava. Quando
entrò in casa trovò i ragazzi seduti nel salotto insieme a quello che, poteva
riconoscerlo immediatamente, era il tizio al quale aveva mandato più o meno
trenta lettere e copie del primo disco dei My Chemical Romance supplicandolo di
ascoltarli ed informarsi su quanto spaccassero.
Era proprio lui, seduto davanti a loro, con un mucchio di
fogli tra le mani ed un grande sorriso sul volto.
«Ehi!»
disse sorridendo «Sei quello della Reprise, vero? Sei proprio tu! State firmando
qualche contratto?» disse entusiasta raggiungendoli.
I ragazzi, compreso Gerard che inizialmente era titubante al
riguardo, ora sembravano molto più rilassati. Ray era incredibilmente eccitato
all'idea di scrivere un nuovo disco per una casa discografica molto più nota di
quella indipendente per la quale stavano lavorando attualmente, e quel tipo
aveva grandi progetti e grandi conoscenze, e sembrava tutto molto più
professionale in effetti.
«Tu devi essere la mia stalker, dunque...» commentò Brian
porgendo la mano ad Alex, che la strinse con forza annuendo «Assolutamente si,
sono proprio io! Vedo che alla fine darti il tormento è servito a qualcosa!»
disse contenta.
«Esattamente. Ho ascoltato questo disco un milione di volte,
e mi sono emozionato ogni volta. So che questi ragazzi hanno davanti a loro un
percorso denso di successo, e lo sanno anche i miei superiori. Quindi stavamo
parlando degli accordi...» disse, tornando poi a guardare i ragazzi, che lo
ascoltavano con attenzione «Dunque, anche se so che mi direte che i soldi per
voi non contano nulla, con la nostra etichetta guadagnerete molto di più di ciò
che guadagnate ora. La nostra casa discografica vi fornirà uno staff
d'eccellenza, che lavorerà per voi giorno e notte. Avrete tutto ciò di cui
sentirete il bisogno. Le attrezzature nei nostri studi sono all'avanguardia, e
le registrazioni saranno decisamente migliori del vostro attuale disco. E la
pubblicità, beh, i nostri promoter sanno davvero fare il loro lavoro. Lavoriamo
a contatto con le migliori agenzie pubblicitarie del mondo, abbiamo un sacco di
sponsor noti, e diventerete delle vere rock star.» continuò a spiegare, davanti
all'aria sognante dei ragazzi che immaginavano la nuova vita.
Era eccitante, ed Alex sembrava aver dimenticato per un
attimo cosa doveva dire a Mikey. Per il momento non importava davvero.
«E gli aspetti negativi della cosa? Devono esserci degli
aspetti negativi...» mormorò Gerard pensoso.
Tutti gli puntarono gli occhi addosso. Stavano parlando di successo mondiale e
milioni di copie da vendere e concerti in Europa e visibilità assicurata. Quali
erano gli aspetti negativi?
Brian si morse il labbro, e fece una smorfia, poi sospirò «Beh,
le regole sono ovunque...» disse, mentre un filo di delusione attraversava i
volti dei suoi interlocutori «...niente di troppo grave. Ma dovremmo giocare
molto. Ad esempio, voi due...» disse poi indicando Gerard e Frank. I due si
scambiarono uno sguardo «Noi cosa?» domandò Gerard curioso.
«Beh, ho visto in giro che avete comportamenti altamente
erotici sul palco, che vi baciate e fate tutte queste cose che fanno impazzire
il pubblico. E c'è già una massa di fan che scrivono fan fiction Frerard sul
fanbase al riguardo...» spiegò sorridendo malizioso.
Frank arrossì vistosamente «Fanfiction Frerard?» chiese
imbarazzato.
Brian scrollò le spalle «Si, storie di voi due che fate roba,
che vi amate, stronzate simili che non hanno senso...».
«Ma è da pervertiti!» commentò Mikey disgustato.
Ray rise scuotendo la testa «Abbiamo dei fan creativi, che
vuoi di più?» disse.
«Ehm... ok, dunque?» chiese Gerard puntando lo sguardo su
Brian, che riprese a parlare «Beh, dunque sarebbe ottimo se continuaste a farlo,
ma senza sapete, dichiarare a tutti che state insieme... dovremmo giocare su
questa cosa... i fan moriranno di curiosità e la cosa porterà ancora più
attenzione su di voi...» disse.
Gerard sollevò un sopracciglio «Io voglio che la gente mi
ascolti, se volevo un gruppo di pervertiti eccitati avrei fatto l'attore
porno...» commentò facendo scoppiare una risata generale.
«La gente vi ascolterà, ma voi dovrete trovare dei
compromessi... ai ragazzini piace sognare e fantasticare, tutto qui.» disse.
«Ok, prossima regola?» domandò Ray.
Brian sospirò «Avete delle ragazze, fidanzate, qualsiasi
altra cosa?» domandò guardando lui, Mikey e Bob.
Mikey lanciò un'occhiata imbarazzata ad Alex ed alzò la mano
come se stesse a scuola «Ehm... io, credo...» rispose arrossendo.
«Perfetto. Da oggi sarai ufficialmente single.» disse Brian
deciso.
Alex si sporse di lato per guardarlo in faccia e fece un
sorriso imbarazzato «Ehm... scusa?» fece agitando una mano «Cioè, quindi io ti
ho fatto tutto sto stalking per... per sentirmi dire che da oggi in poi non
dovrò più esistere ufficialmente? Proprio oggi, poi? E' uno scherzo, vero? No,
perché Mikey mi ha chiesto di sposarlo tipo, boh, qualche ora fa... insomma,
stai scherzando, non è vero?» fece nervosa.
«Oh, quindi tu sei la ragazza di Mikey. Perfetto, sembri
abbastanza sveglia da capire che è per il bene della band. Alle ragazzine non
piacciono i musicisti fidanzati, ed è meglio anche per te, alle ragazzine non
piacciono le fidanzate dei musicisti...» disse ridacchiando.
Gerard lo fulminò con lo sguardo «E a noi non piacciono le
ragazzine...» disse all'unisono con Alex.
«...A noi si invece, perché le ragazzine tortureranno i loro
genitori per avere ogni singolo merchandise che vi riguardi, ogni rivista che
parla di voi, scriveranno i vostri nomi sui loro zaini di scuola e indosseranno
le vostre magliette ogni santo giorno.» disse serio «E comunque non è che non
dovete stare insieme. E' che non dovete stare insieme in pubblico...».
«Beh, visto quanta fama hai nominato dubito che avremmo più
un minuto in cui non saremo in pubblico...» sospirò Mikey. Alex lo guardò e
forzò un sorriso. Ok, le andava bene. Se era per il bene della band, andava bene
ogni cosa.
«Fantastico. Ci incontreremo a notte fonda nei parcheggi dei
supermercati di Belleville...» disse rassegnata.
Brian le lanciò un'occhiata sorpresa e divertita
«Belleville?» chiese ridendo «Oh, quale Belleville? Dovranno trasferirsi a Los
Angeles, per registrare il prossimo disco!» spiegò.
Tutti si guardarono con aria mista tra eccitazione e paura.
Stava succedendo davvero. Quel tizio sembrava davvero intenzionato a portarli
con se... a Los Angeles! Dall'altra parte degli Stati Uniti!
«Woah... Los Angeles? Quella Los Angeles?» chiese Alex
sorpresa.
Brian annuì «Proprio quella.» disse.
«Wow. E cioè... Los Angeles è lontanissima da qui...» mormorò
sentendosi già nostalgica. Sapeva che lei non era inclusa nel pacchetto "My
Chemical Romance + Major" quindi si sentiva già triste all'idea di vederli
andare a vivere così lontano.
Brian continuò a parlare, a raccontare idee ed esperienze con
altre band, a dire regole e cose simili, e i ragazzi lo ascoltavano affascinati
da quell'idea di firmare un contratto con una casa discografica così
professionale e conosciuta.
Parlarono così
tanto che non si erano nemmeno resi conto che era ora di cena, e che per
l'ennesima volta qualcuno doveva uscire a comprare da mangiare.
Quando Mikey e Ray andarono al ristorante più vicino, Brian
prese Alex da parte e la trascinò in giardino con la scusa di fumare una
sigaretta.
«Senti Alex, non ho idea di come stiate messi tu e Mikey, ma
con tutte le lettere che mi hai mandato supplicandomi di far firmare un
contratto al gruppo, so per certo che tieni tantissimo alla band...» iniziò a
parlare Brian, dopo aver acceso una Marlboro.
Alex lo guardava in silenzio, aspettando che continuasse.
«...quindi, nonostante possa sembrare una cosa totalmente
folle o impossibile da accettare o come vuoi tu, ma se vuoi davvero che i
ragazzi sfondino nel mondo della musica, dovrete stare alle regole del gioco.
Dovranno trasferirsi a Los Angeles, dovrai vivere nell'ombra. Ma lo meritano
davvero, e ne varrà la pena.» continuò lui guardandola serio.
Lei era pensosa, si morse il labbro guardandosi le scarpe.
Brian aveva ragione. Assolutamente ragione.
«...finirà tutto, però...» mormorò, rendendosi poi conto che
stava pensando ad alta voce. Brian fece un respiro profondo «Si affrontano anche
momenti del genere...» disse fiducioso.
Alex si sentiva dannatamente triste. Poteva scoppiare a
piangere da un momento all'altro. Perché era sicura che non ce l'avrebbe fatta.
Assolutamente mai. Perché era già difficile così, e con la Reprise le cose si
sarebbero solo complicate ulteriormente, e non era certa di essere in grado di
affrontare il problema con tanta facilità. Pensava piuttosto che sarebbe
crollata presto, anche troppo presto.
«Mi aveva chiesto di sposarlo... stamattina...» disse ancora
Alex, ritrovandosi a provare ancora una volta un vortice di emozioni che
spaziavano dalla gioia alla paura.
«Purtroppo ci sono dei problemi che ci ostacolano il cammino.
Ma noi possiamo arrenderci e cercare la via più semplice, o lottare ed ottenere
il meglio che la vita ha da offrirci.».
Lei annuì. A lei la vita non sembrava voler offrire poi
molto, in realtà, ma sapeva che per Mikey, Frank e Gerard e tutti gli altri,
beh, quella era un'opportunità d'oro, e non avrebbero dovuta sprecarla.
Sapeva che Brian le stava semplicemente chiedendo di non
complicare le cose con Mikey, di fingersi contenta del trasferimento a Los
Angeles, di stare tranquilla.
A lei sembrava dannatamente impossibile, ma doveva farlo. Era
il minimo che poteva fare per ricambiare tutto l'aiuto che i ragazzi le avevano
offerto quando lei ne aveva avuto bisogno.
Doveva farlo e basta.
Deglutì per scacciar via quel nodo alla gola, il tipico
bruciore che accompagnava il pianto.
Avrebbe detto a Mikey che lo avrebbe sposato, a patto che lui
partisse per L.A. con la band, giocasse secondo le regole della casa
discografica, e che spaccasse il culo al mondo.
Doveva solo pazientare, e poi un giorno, prima o poi, la loro
relazione avrebbe potuto prendere una piega decente, avrebbero potuto uscire
allo scoperto e finalmente sposarsi.
Sarebbe andato tutto bene, si disse, anche se non riusciva ad
esserne del tutto sicura.
Frank sorrise a Gerard, che lo guardava seduto sulla poltrona «Non
sei...elettrizzato!?» chiese pieno di entusiasmo.
L'altro sembrava pensieroso, nonostante ora dopo tutto quel
parlare fosse meno scettico riguardo tutta la questione di cambiare casa
discografica e tutto il resto. Ed in parte, gli piaceva anche l'idea di
raggiungere l'intero pianeta, di cantare per tutto il mondo, di arrivare al
cuore di persone che abitavano nei posti più lontani.
E in un certo senso, si sentiva anche lievemente stuzzicato
dall'idea del "fan service" con Frank. Immaginava di far impazzire le folle
baciando Frank sul palco e poi magari dicendo che erano solo amici, facendo
chiedere a tutti se fosse solo una messa in scena o amore vero.
Gli piaceva l'idea del "nascondersi" un pò, nonostante si
distanziasse totalmente dal suo voler vivere allo scoperto la sua storia con
Frank, c'era dell'affascinante nella questione, era un pò come giocare a
nascondino, era un vedo-non-vedo, sarebbe stato tutto più eccitante, in un certo
senso.
Sorrise, finalmente, guardando Frank «Ok, credo di volerlo
fare!» ammise annuendo. Si sporse verso Frank e gli stampò un bacio sulle
labbra. Quando l'altro aprì la bocca leggermente per accarezzargli le labbra con
la lingua, Gerard si allontanò di qualche centimetro e lo guardò con aria
maliziosa «Scherzi? Dobbiamo stare attenti a non farci beccare, ora...»
sussurrò, lasciando Frank con l'amaro in bocca.
Fu una lunga serata, piena di progetti e racconti ed idee e sogni che
improvvisamente sembravano più tangibili. C'erano le parti meno convincenti,
c'era il dover lasciare casa una volta per tutte, ma Brian aveva assicurato che
ne sarebbe valsa la pena, che i ragazzi avrebbero avuto ciò che meritavano, la
loro rivincita, la loro vendetta su tutti quelli che non avevano mai creduto in
loro. Avrebbero avuto materiali e possibilità di gran lunga superiori a ciò a
cui erano abituati, avevano tutta la libertà creativa che volevano, ed avevano
uno staff pronto a sostenerli e supportarli giorno e notte.
Avevano il loro momento d'oro, era porprio lì ad attenderli,
e tutti erano incredibilmente eccitati all'idea.
Quando Brian lasciò la casa, per tornarsene nella sua stanza
d'albergo, tutti andarono dai loro famigliari a raccontargli cosa stava
succedendo.
Alex pensò che quello era il momento giusto per parlare con
Mikey.
Rimasero soli, seduti nel salotto, uno di fronte all'altra.
Mikey era visibilmente nervoso ed imbarazzato. Alex non gli
aveva ancora dato una risposta, e non gli aveva ancora detto nulla riguardo il
fatto che Alicia fosse incinta e tutto il resto.
«E'
bellissimo, non è vero? Sta succedendo sul serio...» disse Alex sorridendogli.
Lui annuì con poco entusiasmo «Si, credo di si...» mormorò.
«Dovresti fare i salti di gioia. E' il vostro momento, Mikey.
E' il momento di prendervi tutto ciò che vi spetta...» disse ancora,
avvicinandosi a lui.
«Non mi hai ancora dato una risposta...» le fece notare,
cambiando totalmente discorso. Alex fece un respiro profondo. Ripensò a Brian
che le assicurava che tutto sarebbe andato per il meglio. Ripensò a quanto era
bello avere Mikey accanto. Ripensò alla loro prima volta, al primo "ti amo"
pronunciato, alle lacrime di gioia al suo risveglio dal coma, alla sensazione di
sentirsi a casa solo quando c'erano loro.
Pensò che le sarebbe mancato, che le sarebbero mancati tutti,
che sarebbe stata una vera tortura, uno strazio indescrivibile. Pensò che voleva
piangere e stringerlo a sé il più possibile ora, prima che fosse stato troppo
tardi.
Si avvicinò a lui e gli prese le mani, guardandolo negli
occhi. Era lo sguardo più triste e confuso del mondo. Lo sguardo più bello e
dolce.
«Credo di voler passare con te il resto della mia vita. Credo
di voler essere tua per sempre...» pronunciò a voce bassa.
Mikey deglutì, mentre il cuore stava per uscirgli dal petto «...se
mi chiedi di non andarmene, non me ne andrò.» disse in un sussurro.
Alex scosse la testa «Devi andare, Mikey. Siamo forti
abbastanza per affrontare tutto questo.» disse mentre una lacrima le rigava il
volto.
Mikey l'asciugò col dorso della mano, prima di baciarle le
labbra tremanti.
Alex ricambiò il bacio, mentre un vortice di pensieri le
faceva girare la testa.
Pensò che non avrebbe voluto lasciarlo per nulla al mondo.
Pensò che l'idea di perderlo era una vera tortura. Pensò che insieme a lui,
insieme a loro, aveva vissuto i momenti più belli ed emozionanti di tutta
la sua vita. Pensò che se avesse potuto sarebbe tornata indietro nel tempo per
rivivere tutta la loro storia, senza modificarne nulla, perché andava bene così,
con tutte quelle imperfezioni, con tutte quelle lacrime e quelle risate, tutti
quei sorrisi e quegli abbracci, e i litigi e le mani intrecciate e i brividi.
Pensò questo e tante altre cose. Pensò che quello era solo
l'inizio della loro fine, ma che Mikey avrebbe avuto di che gioire, di lì
a poco tempo dopo, perché sapeva che i My Chemical Romance sarebbero diventati
grandi. La band più grande del mondo. La band più vera, e sincera. La band che
non era solo una band, ma una famiglia.
La band che ti avrebbe salvato la vita.
La band che avrebbe cambiato la tua vita, per renderla più
bella.
- - -
Ok, il motivo per il
quale sto piangendo è perché questo è esattamente l'ultimo capitolo di questa
Fan Fiction.
Avrei portato avanti questa storia fino alla morte. Avevo un mucchio di idee, di
cose da far accadere, di fantasie da trasformare in storia.
Ma questo è l'ultimo capitolo perché sento il bisogno di
smetterla qui. E non so bene il perché.
So di avere un incredibile bisogno di scrivere, lo so perché quando non scrivo
sto male.
So che avrei potuto semplicemente prendere una pausa, e l'idea iniziale era
quella. Ma poi come ho già detto più volte, quello che scrivo viene da sé, e
questo è ciò che è venuto. La fine.
Sto piangendo perché sono una stupida, e perché mi mancherà questa storia, e
questi personaggi.
Ho passato interi giorni a pensare a loro, a come avrebbero reagito se fosse
successo questo o quello, rendendomi conto che loro avevano vita propria, per
quanto assurdo possa sembrare.
Quindi così è.
Con questo, voglio ringraziare TUTTE le persone che hanno letto, commentato,
apprezzato, criticato, amato ed odiato questa fan fiction e questi personaggi.
Voglio ringraziare sopratutto *si sente molto stile premiazione degli Oscar*:
Gigia per tutto l'appoggio ed il
supporto morale che mi ha dato SEMPRE. Per essere sempre così dannatamente dolce
nei miei confronti, per avermi sempre incitata a continuare, per avermi sempre
apprezzata da morire e per avermi sempre dato tanto amore e cuoricini.
Vale per... beh, per
tutto, davvero. Per le chiacchierate via sms ed mp,
per gli sfoghi e le risate, perché è una persona dannatamente bella, è matura e
sensibile, fragile quanto forte ed è ciò che è, incredibilmente fantastica anche
se ha "paura" della solitudine, della mancanza di abbracci, e perché sopporta
tutte le responsabilità che non dovrebbe avere davvero. Perché mi ritrovo in lei
e mi ricorda me. E perché vorrei abbracciarla ogni volta, se potessi.
Ann perché è... ok, scusa Ann ma
non ho parole per descriverti. Sei tutto, non lo so, quindi Ann perché è Ann,
perché mi fa sorridere ogni suo squillo, perché è la mia psicologa personale, la
mia metà, perché siamo unite dal destino, perché sa farmi ridere o farmi stare
tranquilla in DU MINUTI. Perché è la mia SistaYo!
A tutte le altre, ora la smetto perché mi pare una lettera d'addio o che ne so
io, e insomma, anche no.
Grazie a tutte, per il supporto ed il sostegno. Per i complimenti e i consigli.
Grazie per tutto.
Grazie alla FamiLia. Alle Fucking Killjoys, le fottute guastafeste
migliori del mondo.
E ok, ci sta, Grazie ai My Chemical Romance che hanno cambiato la mia vita,
rendendola più bella. Decisamente più bella.
XOXO
Much Love
<3
PS: ho LINKATO i nomi di Gigia, Vale ed Ann perché DOVETE leggere le loro
storie. PUNTO.
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