Credo di amarti

di Alessandra S
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Credo di amarti ***
Capitolo 2: *** Stella dopo stella raggiungiamo il paradiso ***
Capitolo 3: *** Grazie per ogni gesto, il più nascosto ***
Capitolo 4: *** Grazie per ogni singolo momento nostro ***
Capitolo 5: *** Amami ancora, ancora di più ***
Capitolo 6: *** Come una notte stellata ***
Capitolo 7: *** Sorprese ***
Capitolo 8: *** Non lasciarmi sola ***
Capitolo 9: *** Tempo di riflessioni ***
Capitolo 10: *** Dimmi di sì ***
Capitolo 11: *** Perchè ? ***
Capitolo 12: *** Il vuoto ***
Capitolo 13: *** Quando sono con te sono solo me stessa ***
Capitolo 14: *** Ti amo come una canzone d'amore ***
Capitolo 15: *** Dam dam da du da ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Credo di amarti ***


Credo di amarti

 

Ero seduta nella sala libera dei medici, quella dove si veniva a scambiare quattro chiacchiere con un collega tra un paziente e l'altro o, quando non c'era nessuno, a dare un'occhiata al giornale del giorno.

Ero sola, seduta su una fredda sedia di plastica immersa nella lettura di un quotidiano.

Non avevo molto tempo, potevo leggere giusto un articolo poi sarei dovuta andare ad aiutare il dottor Gabella, odiavo il tirocinio, non c'era niente di più noioso ma era indispensabile.

Sentii la porta scricchiolare, alzai lo sguardo incuriosita e lo vidi, le mani e le labbra gli tremavano vistosamente, le guance erano fortemente arrossate e una vistosa erezione sbucava dal suo camice.

Affondai la faccia nel giornale per nascondere una risata sadica.

Si sedette nella sedia di fianco alla mia e puntò il suo sguardo vacuo su di me.

«Come sta andando il primo giorno ?» gli chiesi ironica, per tutta risposta mi fulminò.

Iniziai a prenderlo in giro affettuosamente tirandogli buffetti sulle maniche del camice candido e ben stirato e scompigliandogli i riccioli.

Dopo qualche minuto iniziò a raccontarmi della sua paziente, era carina, specificò e la sua erezione si sviluppò un po' di più.

Lo ammiravo, non molti ragazzi avevano il fegato di scegliere ginecologia, si vergognavano.

«Dai Nicholas non fare così, il primo giorno è difficile per tutti» gli sussurrai mentre lui mi abbracciava per farsi forza.

Nicholas e io eravamo sempre stati ottimi amici, migliori amici.

Lo avevo conosciuto il primo anno di università ed eravamo diventati inseparabili, lui spesso mi aveva difeso da ragazzi eccessivamente ubriachi e io, in cambio, allontanavo le puttanelle che tanto odiava.

Era un sentimento strano quello che provavo per lui, un sentimento che mi faceva sperare che ci desse un po' troppo dentro con gli alcolici ogni volta che veniva a casa mia per poter passare la notte con lui.

Un sentimento che mi faceva arrossire ogni volta che mi sussurrava un complimento o mi abbracciava.

«Immagino che per te sia stato tutto più facile - sussurrò - tu sei una donna, ci convivi con una vagina ...» risi amaramente.

«Non credo proprio Nicholas, dopo un anno qui io ho seri dubbi sulla mia eterosessualità» esclamai.

Io ero un anno avanti di lui, avevo iniziato subito a lavorare, immediatamente dopo la laurea mentre lui aveva deciso di prendersi un anno sabbatico e girare il mondo.

Fisso i suoi occhi nei miei «Vuoi che te li faccia passare ?» mi chiese prendendomi in braccio e sbattendomi contro il muro.

Non mi diede il tempo di rispondere, sentii le sue mani che mi slacciavano il camice sicure e leggere, mi abbasso i pantaloni di qualche centimetro, giusto per una sveltina, non avevamo tanto tempo.

Tutti i miei arti stavano tremando, non riuscivo a slacciargli il camice così ricorse in mio aiuto.

Sfilò il suo sesso eccitato dai pantaloni, mi sollevò le gambe e spinse dolcemente per entrare dentro di me.

Una cosa che la ginecologia gli aveva insegnato era sicuramente fare sesso da dio.

Dopo cinque anni di studi approfonditi aveva acquisito parecchia manualità con il corpo femminile, sapeva dove non doveva toccare e dove invece poteva e doveva farlo per far eccitare una ragazza.

Sapeva essere delicato, sapeva che non sempre era una gioia la penetrazione per noi.

Lo sentii muoversi dolcemente dentro di me, mi aggrappai ai suoi riccioli e ansimai, cercai di controllarmi per non farmi sentire, se ci avessero beccato ci avrebbero licenziato in tronco e non sarebbe stato carino.

Sentii un brivido irrigidirmi la spina dorsale, strinsi la sua spalla e ansimai forte, felice.

Dopo un po' sentii che anche lui aveva raggiunto l'orgasmo.

Si sfilò veloce da me e ci risistemammo, mi tirai su i pantaloni, mi allacciai il camice con mani tremanti e mi asciugai con la mani il sudore che m'imperlava la fronte.

Mi trascinai verso una sedia e mi ci buttai di peso, sentivo tutti il corpo scosso dai tremiti.

Si sedette al mio fianco e sorrise e io mi sentii volare.

Ma i momenti speciali in ospedale sono pochi e durano altrettanto poco.

La porta si spalancò e il dottore Gabella entrò infuriato «Elisa dovevi essere in sala mezz'ora fa» sgranai gli occhi, me n'ero totalmente dimenticata.

Nick mi guardò felice e mimò con le labbra "ci vediamo all'uscita".

Mi alzai frettolosamente e mi avviai verso la porta con un grande sorriso, io lo amavo Nicholas e quella notte glie ne avrei dato la prova.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Stella dopo stella raggiungiamo il paradiso ***


Credo di amarti

Stella dopo stella raggiungiamo il paradiso

 

Mi strinsi alla sua schiena nuda e umida di sudore, le coperte ci avvolgevano dolcemente in un abbraccio troppo stretto ma io mi sentivo così bene ...

L'avevo sentito esplodermi dentro, come un fuoco d'artificio colorato e bellissimo, l'amore.

Lui era l'artefice di questo sentimento così complesso che avevo scambiato per amicizia per così tanti anni.

Dormiva sereno nel letto del mio appartamento, quello che mi avevano comprato i miei dopo la laurea.

Le tende spalancate, odiavo il buio.

La timida luna illuminava la sua pelle e mi sembrava un angelo bellissimo.

Una vocina nella mia testa mi urlava disperata di dormire, che il giorno dopo a lavoro sarei stata uno zombie ma il mio cuore urlava più forte e mi diceva di stare sveglia, di sentirmi viva questa notte, di sentirmi amata finalmente.

Il cuore mi urlava di rimanere sveglia a guardarlo che era così bello da morire.

«Nicholas, ti amo» sussurrai ne silenzio della notte accarezzandogli un ricciolo ribelle.

Sentii la sua mano afferrare il mio polso «Ti amo anch'io, Elisa» mi si mozzò il fiato in gola.

«Ma tu non stavi dormendo ?» gli chiesi imbarazzata, vidi un radioso sorriso apparire sul suo viso e spezzare il buio della notte «Fingo bene vero ? - rispose con malizia - no ero sveglio, mi stavo godendo la tua presenza, mi fai stare bene».

Le sue braccia mi strinsero delicate e io mi sentii a casa, mi sentii come se il resto del mondo non esistesse e fanculo la sveglia puntata alle sei domani, fanculo il lavoro, fanculo la spesa da fare,

fanculo la lavatrice da stendere, fanculo la lavastoviglie da svuotare; se lui stava con me mi veniva voglia di mollare tutto per scappare insieme a lui.

Lui era un angelo venuto a salvarmi e, stella dopo stella, portarmi in paradiso.

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Capitolo 3
*** Grazie per ogni gesto, il più nascosto ***


Credo di amarti

Grazie per ogni gesto, il più nascosto

 

Sentii la sua mano posarsi sulla mia guancia e trascinarsi dietro un pezzetto del mio amore con una dolce carezza.

Uscì dalla sala in cui stavamo visitando con un'eco in mano, doveva portarla al dottor Garetti per farle esaminare, non ci era permesso fornire analisi, eravamo specializzanti non dottori.

Io rimasi nella sala bianca e disinfettata a fare compagnia ad una ragazza sulla quindicina spaurita e tremante sdraiata sul lettino delle eco.

Non riusciva a capire se era incinta o meno, il test gli diceva una volta una cosa una volta un'altra e lei era caduta nel panico.

«Ne hai parlato con tua madre ?» le chiesi spezzando il silenzio teso e nervoso.

La ragazza scosse timidamente la testa è bofonchiò «Ho paura».

«Non devi - risposi tranquilla - lei ti vuole bene, è tua madre» vidi una lacrima rigare la sua guancia olivastra «Non piangere» sussurrai timidamente.

Mi chiedevo cosa stesse sentendo, se prevaleva la paura delle conseguenze o la felicità che porta ogni bambino.

Lei si asciugò le lacrime e sorrise «Sai, in fondo sono contenta - mi disse sorridendo - diventerò mamma, ti rendi conto, è bellissimo» sorrisi anch'io «Si, è bellissimo ma non è detto, non fasciarti la testa prima di essertela rotta» mi sorrise, probabilmente rincuorata.

Sentii la porta vecchia cigolare e vidi entrare Nick, si avvicinò alla ragazza e le porse la mano «Vieni con me» le disse lei strinse la sua mano forte e rassicurante e si lasciò guidare fino alla soluzione del mistero.

"Diventerà un ottimo padre" sussurrò il mio cuore e mi stupii di questo pensiero così naturale.

Rimasi seduta in quella stanza fredda ma calda di speranze, riflettevo su quello che avevo appena visto.

Se ne trovavano molti di spunti per riflettere in ospedale.

Sentii il cervello otturarsi per i troppi pensieri.

La porta scricchiolò ancora una volta «A cosa pensi ?» mi chiese la voce calda di Nick.

Sopirai aggiustandomi gli occhiali lilla sul naso, mi stavano scivolando «Pensavo questa ragazza, chissà come si sente, chissà come mi sentirei io, chissà perchè tutto ... capisci ?» «Ehy, non è incinta- disse guardandomi dolcemente- è solo stressata e fumava, la nicotina e la caffeina miste allo stress sono letali per il ciclo mestruale, dovresti saperlo meglio di me ...» «Si, si lo sapevo solo che ... non ci avevo pensato, non ci avrei pensato neanche se fosse successo a me ... mi sarei lasciata rapire dalla situazione ...».

Mi sorrise dolcemente e scoccò un veloce bacio sulle mie labbra secche per via del freddo.

Si alzò e ritorno al lavoro, c'erano un sacco di cose da fare.

Per tutta la giornata il sapore del suo amore mi accompagnò posato delicatamente sulle mie labbra.

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Capitolo 4
*** Grazie per ogni singolo momento nostro ***


Credo di amarti

Grazie per ogni singolo momento nostro

 

 

Nicholas mi spinse dolcemente sul materasso tenendomi stretta tra le braccia.

Scoccò un bacio leggero sul mio seno nudo «Ti amo» sussurrò.

Sentii il mio cuore impazzire quando sentii le sue labbra così vicine al mio orecchio pronunciare quelle parole.

Lo amavo, lo amavo anch'io, lo amavo da morire.

Gli sfilai i boxer e mi sentii così bene quando il suo corpo entrò dentro al mio.

Pulsava delicato dentro me e io mi sentii volare.

Il piacere saliva insieme al caldo ad ogni spinta, ogni volta che la sua pelle sfiorava la mia.

Arrivò troppo presto l'orgasmo, il piacere puro e divino.

Arrivò troppo presto e nessuno aveva intenzione di smettere.

Continuammo; e ancora, e ancora, e ancora ... ad oltranza.

Continuammo fino a quando l'alba non ci avvisò che un altro giorno era iniziato.

Appena un raggio dispettoso si posò sui nostri corpi ci separammo per lasciarci avvolgere dal giorno.

Le sue braccia cingevano dolci il mio corpo e, con la testa sulla sua spalla, mi addormentai serena ... tanto era sabato !

 

«Caffè o tè ?» sentii la voce calda e sveglia di Nick avvolgermi come un grande abbraccio, era li con me, non era tornato a casa la sera prima e questa certezza mi dava forza.

«Caffè, grazie» mugugnai insonnolita e aprii faticosamente gli occhi.

Lo vidi, nudo e bello davanti a me e mi spuntò un sorriso sulle labbra, mi sentivo così amata quando era con me ... così bene, al mio posto nel Mondo.

Si alzò e, pochi minuti dopo, apparve sulla soglia della camera con un grande vassoio con due tazze di caffè, biscotti, marmellata, burro e fette biscottate.

«La Nutella non l'ho trovata» disse difendendosi dal mio sguardo bruciante.

Si sedette al mio fianco e iniziai a sorseggiare il mio caffè fissando fuori dalla finestra, il sole era alto e le nuvole bianche non osavano oscurarlo.

Il cielo azzurro mi metteva i brividi, era così bello e profondo ... ci sarei potuta annegare dentro.

«Cosa facciamo oggi ?» mi chiese Nick «Ci amiamo ?».

Spostò il vassoio e ricominciammo ad amarci.

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Capitolo 5
*** Amami ancora, ancora di più ***


Credo di amarti

Amami ancora, ancora di più

 

Tra le sue braccia era un orgasmo continuo, talmente tanta felicità che sarei potuta esplodere.

Quando facevamo l'amore sentivo il mio corpo fondersi con il suo, i nostri odori mescolarsi, i miei pensieri intrecciarsi ai suoi e i nostri cuori battere all'unisono e io mi sentivo rinascere.

Quando si fermava da me la notte la gioia invadeva ogni angolo freddo del mio appartamento e spegnevo tutte le luci perchè a noi piaceva così, sentirci senza il bisogno di vedersi.

Ogni volta che mi sussurrava all'orecchio «Ti amo» mi tremavano le ginocchia e iniziavo a fremere.

Era lui il mio grande amore, ne ero sicura.

Era con lui che facevo l'amore, non del semplice sesso.

Era con lui che mi sentivo felice.

Era con lui che volevo vivere.

Era con lui che volevo morire.

Era con lui che condividevo il lavoro ed ero terribilmente grata per questo.

Con lui al fianco era tutto diverso, ogni giorno il cielo era più blu, il sole più giallo e il sapone alla lavanda del mio bagno più profumato.

Con lui al mio fianco il lavoro era più piacevole, il bianco dell'ospedale più colorato e l'odore di disinfettante che tanto odiavo meno forte.

Con lui al fianco quello in cui vivevo era un posto migliore, era una Terra felice.

Con lui al fianco ero felice.

Ogni notte, fianco a fianco con la pelle che si sfiorava, mi sentivo volare, ogni notte facevamo l'amore, ogni notte facevamo l'amore, non sesso, l'amore, e io sentivo di poter amare talmente tanto da poterlo vendere, tutto l'amore.

Ci sdraiavamo su quel letto matrimoniale un po' sfondato e ci abbracciavamo, ci baciavamo e ci toccavamo poi, quando sentiva l'eccitazione sotto la mia pelle tirata, mi spogliava lento, mi accarezzava, mi baciava la pelle pulita, mi sdraiava e io lo spogliavo, lo accarezzavo.

Entrava delicato dentro di me, ed ogni volta mi sentivo bene.

Spesso raggiungevo l'orgasmo e pensavo che valesse davvero la pena di stare al mondo se potevo provare quella gioia immensa insieme a lui, se potevo amare lui, se potevo baciare lui, se potevo essere sua.

Valeva davvero la pena di vivere se lui mi amava e mi faceva sentire amata.

Se lui mi amava ancora, ancora un po' di più ogni giorno.

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Capitolo 6
*** Come una notte stellata ***


Credo di amarti

Come una notte stellata

 

«Vieni al cinema con me stasera ?» mi chiese mentre sfogliava distratto il giornale seduto su una sedia della mensa, della triste e puzzolente mensa dell'ospedale.

«Cosa vuoi vedere ?» «Non so, decidiamo sul momento» «Volentieri» esclamai cercando d'inforcare della pasta che sembrava di gomma.

 

«Allora ?» mi chiese davanti a milioni di locandine con titoli scritti in tanti caratteri diversi e terribilmente colorati.

«Non so ... tu che dici ?» «Per me è uguale» «Eh no però, così non vale !» sorrise dolcemente «Dai davvero, decidi tu» «Questa situazione sta sfociando nel comico, Nick» «Allora facciamo che ti chiudo gli occhi e punti il dito su una locandina a caso, ok ?» «Ok».

Sentii le sue mani posarsi delicatamente sui miei occhi, alzai un braccio e puntai il dito in una direzione a caso.

«Ottima scelta» mi sussurrò scoprendomi gli occhi e permettendomi di osservare la locandina di un film rosa e terribilmente piagnucoloso «No ti prego, rifacciamo !» esclamai inorridita.

«Ok, Eli» disse posandomi di nuovo le mani sugli occhi e premendo dolcemente.

Alzai di nuovo il braccio e puntai il dito, tolse le sue mani dai miei occhi e vidi la locandina di un film horror.

Rabbrividii ma annuii.

Mi prese per mano, comprammo i biglietti e ci sedemmo in sala vicini, con un enorme confezione di pop corn sulle ginocchia.

Si spensero le luci e i nostri corpi s'immersero nel buio, sentii il cuore accelerare, io odiavo i film Horror, ero fifona di natura.

Alle prime scene mi rilassai, non sembrava così male, insomma, persone normali che andavano in campeggio su un lago, cosa c'è di strano ?

Be', c'era di strano che nelle vicinanze di quel lago si aggira un matto evaso dalla prigione, un matto assetato di sangue.

Appena iniziò a sgorgare sangue a fiotti strinsi la mano a Nick che soffocò un risata ma mi strinse in un abbraccio protettivo.

Io ne approfittavo, appena saltava una testa mi rifugiavo nel suo petto e respiravo forte il suo profumo, lui mi stringeva e mi accarezzava dolcemente, sapeva che era tutta una scusa e a lui andava bene.

Quando uscii avevo gli occhi spalancati e venati di rosso «MAI PIU'- dissi con il corpo tremante- mai più».

«Oh dai, non esagerare, non era così male ...» lo guardai inviperita e lui si arrese «Ok Ok, era un po' sanguinolento» «Un po' ? Sono morti tutti ... matto compreso !» lui mi prese per mano «Vuoi venire da me a cena ?» mi chiese e io mi sentii esplodere di felicità «Si, grazie».

Nicholas mi sorrise e quel sorriso era come una notte stellata.

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Capitolo 7
*** Sorprese ***


Credo di amarti

Sorprese

 

Camminavo veloce per i corridoi del''ospedale diretta alla farmacia interna.

Ero nervosa, tanto, troppo nervosa.

Talmente nervosa che il rumore sordo che provocavano i miei stessi zoccoli ogni volta che toccavano terra m'infastidiva.

Mi circondava il caos, io avrei desiderato il silenzio.

Mi ero dileguata dalla mensa con una stupida scusa.

Dovevo prendere le medicine per mia nonna.

Ovviamente non era vero.

Arrivai alla porta di legno con sopra scritto "Farmacia" in blu ed entrai.

Mi avvicinai al bancone e l'infermiera di turno mi guardò curiosa «Un Test di gravidanza, per favore» lei annui, andò nel magazzino a cercare una scatoletta piena di striscioline di carta e mi lasciò da sola con i miei pensieri.

 

Guarda la strisciolina tingersi di nuovo di rosa, positivo.

Ne presi un'altra e ripetei l'operazione, positivo ancora.

Positivo un'altra volta.

Mi sistemai e mi sedetti sul gabinetto, ne avevo fatti cinque, tutti e cinque dicevano la stessa cosa ... positivo.

Ero incinta.

Nicholas era il padre.

Persi il mio sguardo sul blu sbiadito della porta del bagno.

Sentii qualcuno bussare ma non ci badai.

Qualcuno bussò ancora più forte «ELI ESCI, SEI DENTRO DA MEZZ'ORA - sentì urlare Nick - DAI CAZZO, SONO PREOCCUPATO, E' SUCCESSO QUALCOSA ?».

Girai la chiave e lo vidi entrare dentro al bagno con irruenza, appena mi vide in piedi e sana tirò un sospiro di sollievo.

«Nick - mormorai con un filo di voce - io non sto tanto bene, penso che tornerò a casa» si avvicinò a me e mi prese il viso tra le mani «Che hai, amore» strinsi tutti i test in pugno per non farglieli vedere «Niente ho ... vomitato ... mi sento un po' debole» «Vuoi che ti accompagni ?» «Si, grazie».

Mi prese la mano e mi portò fino al parcheggio, salii e lui mise in moto.

Arrivammo sotto al mio appartamento, nessuno aveva parlato, scesi, lo ringraziai e salii.

 

«Pronto ?» «Ciao, mamma» «Ciao, Eli, come stai ?» «Mamma sono incita» dissi tutto d'un getto, sentii il silenzio prendersi possesso della linea «Ah» disse solo, un colpo duro e secco.

«Ovviamente è Nicholas il padre» aggiunsi per non destare sospetti «Glie l'hai detto ?» «No» «Fammi sapere» disse e poi un fastidioso e irritante "TUUUU TUUUU TUUUU TUUU" mi perforò il timpano.

 

«Pronto ?» «Nicholas, stasera vieni da me, dobbiamo parlare»

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Capitolo 8
*** Non lasciarmi sola ***


Credo di amarti

Non lasciarmi sola

 

Nick entrò nell'appartamento, era pallido e teso, era preoccupato.

Lo feci sedere, feci gli onori di casa e poi mi sedetti al suo fianco.

«Cosa c'è Eli ? - mi chiese diretto - vuoi rompere con me ?» d'istinto scossi nervosa la tesa «No, Nicholas ma cosa ti salta in mente ? No, mai» vidi il suo fiso rilassarsi ed abbandonarsi ad un dolce sorriso «Allora cosa dovevi dirmi ?» «Io ... be' ... ecco ...» non sapevo come dirglielo, avevo paura, una paura nera che tra di noi tutto finisse per questo.

Lo guardai fisso negli occhi, feci un respiro profondo, come mi aveva insegnato mia madre «Nicholas, io sono incinta».

 

Sdraiata sul mio letto pensavo al futuro che mi sembrava tanto scuro e tanto gramo, lui mi abbracciava dolcemente, dormiva placido al mio fianco.

Mi stavo maledicendo, io dovevo finire la specializzazione non potevo permettermi di prendermi l'anno della maternità, non volevo rimanere indietro, volevo incominciare a lavorare quanto prima.

Le sue mani mi scaldavano a pelle e mi trasmettevano una pacata felicità.

Mi aveva detto di non preoccuparmi, che era un bella cosa ma per quanto io mi sforzassi non riuscivo a vedere nessun lato positivo, lui invece sembrava tanto felice ...

Il sonno mi premeva sulle palpebre e io mi lasciai rapire facilmente da Hypnos calandomi così nel mondo dei sogni.

 

Quando ripresi coscienza di me sentii la sua mano che, sicura, mi accarezzava delicata l'addome.

Sbattei le palpebre per via della luce che mi abbagliava e lo guardai felice.

Felice che lui non mi avesse lasciato sola.

Felice che lui fosse felice.

Felice che lui mi amasse.

Felice che lui fosse il padre di mio figlio ... o mia figlia !

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Capitolo 9
*** Tempo di riflessioni ***


Credo di amarti

Tempo di riflessioni

 

Pioveva, le gocce giaciate sbattevano violente contro la finestra e io le guardavo ipnotizzata, non avevo voglia di andare in ospedale e quindi ero rimasta a casa dicendomi malata, si mi avevano concesso un giorno di mutua.

Nicholas si era alzato piano questa mattina, si era preparato in fretta, non l'avevo sentito andarsene.

Sentivo l'ululo del vento che soffiava impetuoso e passava attraverso le giunture della porta facendomi rabbrividire.

Una lacrima fredda mi rigò la guancia e posai una mano sulla mia pancia.

Ehy, nuova vita, parlo con te, già ci sei ? Mi capisci ? Be' volevo dirti che sei fortunata perchè se non fosse per tuo padre ora non esisteresti più lui ti ama ti ama tanto questa notte mi sono svegliata perchè avevo fatto un incubo mi segui piccina ? Sai cos'è un incubo ? E' un sogno brutto brutto che ti spaventa sai cos'è un sogno ? Tu puoi sognare ? Comunque dicevo avevo fatto un incubo e mi sono svegliata ho sentito le sue braccia che mi stringevano forti e mi sono rasserenata poi ho sentito la sua voce che nel silenzio della notte sussurrava dolci parole d'amore per te e per me e io mi sono sentita benissimo e allora ho pensato che saremmo stati una splendida famiglia e che lui me lo sarei sposato prima o poi però ho ancora paura ho paura della gravidanza e di perdere una anno di studi che poi alla fine è il meno e poi ho paura di non essere all'altezza ... vitina per te io sono all'altezza ? Io non penso che tu mi abbia scelto alla cieca se hai scelto proprio il mio grembo per nascere e vivere un motivo ci sarà non credi vitina ? O magari non l'hai scelto tu però se qualcun altro lo ha scelto per te vuol dire che quel qualcuno si fida di me ma io no io non mi fido di me forse sono l'unica ma io no proprio non mi fido e poi c'è Nicholas lui si fida tanto e ti ama e mi ama però non abbiamo tempo per te vitina noi studiamo dobbiamo continuare per altri tre anni almeno se non di più comunque vitina io ti voglio bene sono solo spaventata ma già ti amo e non vedo l'ora di vederti sorridere perchè voglio che tu sorrida alla vita mi segui vitina ? Forse i miei pensieri sono troppo contorti per te vitina.

Il campanello spezzò il mio disordinato e ingarbugliato filo di pensieri.

Mi alzai e, quando aprii, mi ritrovai davanti gli occhi color ghiaccio di mia madre.

«Ciao, mamma - sussurrai - entra» gli dissi facendomi da parte «Come va ?» mi chiese, più per cortesia che per vero interesse «Non c'è male, e te ?» «Bene, bene» bofonchiò irritata dalla domanda, mia madre odiava rispondere alle domande, preferiva di gran lunga farle «Vuoi qualcosa da bere, mamma ?» «Allora ? - sviò - cos'avete deciso ? Lo tenete ?» la guardai perplessa e anche un po' ferita dal suo comportamento «Si, lo teniamo» «Non vuoi finire gli studi ?» «Finirò, solo che lo farà dopo la gravidanza, e poi teoricamente ho ancora nove mesi per studiare» «Capisco ... be', se è tutto me ne vado» «E' tutto» dissi sentendo le lacrime che mi bruciavano gli occhi, mia madre si girò e se ne andò lasciando un alone gelato dietro di se.

Lasciai andare le lacrime che avevo trattenuto, piansi senza ritegno, quella freddezza di mia madre mi feriva, mi feriva l'idea che non glie ne importasse.

La pioggia ancora batteva forte sulle finestre e io, cullata da quel suono, mi addormentai.

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Capitolo 10
*** Dimmi di sì ***


Credo di amarti

Dimmi di sì

 

Entrai nell'alloggio esausta, era stata una giornata terribilmente faticosa.

Buttai la borsa vicino allo specchio nell'ingresso e misi a posto il giubbotto che già iniziava ad andarmi stretto.

Alzai lo sguardo a vidi un pacchettino sul tavolo di vetro del salotto, lo sapevo che non se ne sarebbe dimenticato.

Mi avvicinai e lo presi tra le mani, il bigliettino scivolò sul tappeto e io mi chinai a raccoglierlo, quando mi rialzai avevo il fiatone ... la gravidanza si faceva sentire.

Tolsi il foglietto dalla busta e lo lessi "Buon mesiversario, ti amo, Nicholas" c'era semplicemente scritto.

Quando lo riposi nella busta notai che sul retro c'era un'altra scritta "vieni sulla veranda, non aprire il regalo" sgranai gli occhi, va bene Nicholas, arrivo.

Andai sulla veranda, quando entrai m'investì il calore di centinaia di candele, sul divanetto che dava sulla città illuminata, con una coppa di champagne in mano, stava beatamente seduto Nicholas.

Sorrisi e strinsi il piccolo pacchettino tra le mani.

Mi sedetti al suo fianco e lui mi scoccò un bacio sulla fronte posando una mano sulla mia pancia gonfia «A che mese siamo ? Ho perso il conto» «Quarto» risposi rifugiandomi tra le sue braccia.

«E da quant'è che stiamo insieme ?» feci velocemente il conto, ci eravamo messi insieme il nove di agosto e oggi era il nove gennaio, sei mesi «Sei mesi» «Sei mesi, be', sono molti» sorrisi «Si, sono molti» «Non apri il tuo regalo ?» mi chiese.

Mi rigirai il pacchettino tra le mani e guardai la carta lucida piegarsi tra le mie dita emettendo un rumore stridulo.

Strappai il pacchetto e vidi una piccola scatolina di velluto rosso uscirne.

La aprii e un meraviglioso anello ricoperto di brillanti si affacciò ai miei occhi, guardai Nick stupita, lui sorrise, abbracciò e mi chiese «Vuoi sposarmi, Elisa ? Vuoi essere mia per sempre ?».

Sentii la terra mancarmi sotto i piedi e uno strano calore diffondersi dal mio cuore.

«Sì - mormorai felice - sì, lo voglio» dissi stringendomi a lui.

 

Quella notte dormii tra le braccia del mio futuro marito, del mio principe azzurro e mi sentii volare.

La vita non mi aveva deluso.

A quindici anni, quando m'immaginavo nel futuro, mi vedevo sotto forma di una zitella acida e senza figli e invece eccomi qui, incinta e in procinto di sposarmi.

Che cosa meravigliosa, la vita, non delude, mi sembrava così florida e bella.

Non riuscii a chiudere occhio, la felicità m'illuminava la notte e io non potevo proprio dormire.

Neanche Nick ci riusciva, e mi accarezzava delicato i capelli, nessuno parlava, erano i nostri cuori che ci guidavano e loro non avevano bisogno di parole o suoni, urlavano nel silenzio.

 

 

 

 

Hey carissimi, grazie di tutto ne' (come diciamo noi a Torino).

Ma non illudetevi mica, la storia non è mica finita, mi prendo un piccolo spazietto solo per scusarmi dell'obbrobrioso capitolo che vi ho rifilato e per ringraziare Annavì che mi reputa la sua ispirazione anche se faccio schifo (ç.ç).

Quindi GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE ANNAVì.

Ok, finito

Emy McGray

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Capitolo 11
*** Perchè ? ***


Credo di amarti

Perchè ?

 

Ero a casa, ero tranquilla, ero insieme a Nick.

Stavamo guardando un film alla TV.

Sentii un dolore fitto all'utero accompagnato da contrazioni terribilmente dolorose.

Non volevo far preoccupare Nicholas quindi mi defilai in bagno dicendo che dovevo fare la pipì.

Quando mi spogliai trovai una terribile sorpresa, una macchia rossa sugli slip.

Non era normale, non doveva succedere.

Non era normale.

Impallidii, pregai Dio che non fosse vero, che fosse solo un incubo.

Sbattei qualche volta le palpebre mentre riflettevo ma fui interrotta da quelle maledette fitte.

Espulsi altro sangue che macchiò il tappeto facendomi crollare in lacrime sul pavimento dalle piastrelle ghiacciate.

Nick aprii la porta e mi trovò inginocchiata su una grossa chiazza di sangue.

Lo guardai, stava piangendo, anche lui aveva capito tutto e non voleva, non poteva capire.

Si avvicinò a me e mi strinse forte ma io sentii così tanto freddo ...

Quella notte piansi, io ero in lutto, io avevo perso il mio piccolo bambino, quel piccolo piccino che io non volevo ma che mi era stato donato.

Lo avevo perso e non potevo riaverlo indietro, oramai non potevo più.

 

"Si calcola che circa il 10-15% di tutte le gravidanze umane si concluda
spontaneamente in anticipo con un aborto. Tre aborti spontanei su quattro si
verificano nei primi tre mesi di gravidanza. Le donne che hanno già avuto un
aborto spontaneo sono considerate, nel caso di successive gravidanze, soggetti
a rischio: infatti, aborti ricorrenti e consecutivi riducono la probabilità di
portare a termine ulteriori gravidanze e di dare alla luce bambini vivi. Le
cause degli aborti spontanei non sono sempre chiaramente definite. Lo sviluppo
anomalo del feto o della placenta, o di entrambi, si riscontra in circa la metà
dei casi di aborto; tali anomalie possono essere dovute a difetti intrinseci
dei gameti, a scorretto impianto dello zigote in crescita o ad altre
caratteristiche dell'ambiente materno. Negli animali di laboratorio è stato
dimostrato che anche gravi carenze vitaminiche possono essere causa di aborto.
Gli aborti spontanei, inoltre, possono essere causati da anomalie presenti nel
corpo della donna: di tipo locale, come uno sviluppo ridotto dell'utero
(ipoplasia uterina), tumori, fibromi uterini, polipi endometriali e infezioni
acute; di tipo generale, come gravi forme di ipertensione e diabete, nefriti,
malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico, gravi anemie, deficit
ormonali con ridotta produzione di estrogeni e progesterone, nonché gravi
traumi. Anche stati ansiosi gravi e altri disturbi psichici possono contribuire
all'espulsione prematura del feto.

 

Il sintomo più comune della minaccia di aborto è l'emorragia vaginale, ossia
una perdita più o meno cospicua di sangue dalla vagina, eventualmente
accompagnata da dolori intermittenti. Tuttavia, circa un quarto delle donne
gravide presenta emorragia durante la prima fase della gravidanza, e di queste
donne il 50% riesce comunque a portare a termine la gravidanza. La terapia
prescritta nei casi di minaccia di aborto è di solito il riposo a letto. In
alcuni casi di aborti ripetuti, può rendersi necessario il riposo a letto quasi
ininterrotto per l'intero decorso della gravidanza; è possibile somministrare
anche vitamine e ormoni. In alcuni di questi casi, può essere indicata la
correzione chirurgica delle anomalie uterine."

 

L'avevo perso e non potevo più riaverlo indietro.

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Capitolo 12
*** Il vuoto ***


Credo di amarti

Il vuoto

 

Ero sdraiata su un letto bianco, coperta da delle lenzuola bianche e circondata da pareti bianche.

La vecchietta sdraiata di fianco a me, dai capelli bianchi e la pelle bianca per via della sua malattia, russava.

La spagnola vicino alla finestra, dai capelli marroni e dalla pelle marrone, continuava a parlare di suo figlio e questo mi rendeva ancora più triste.

Ero sdraiata in un letto del triste ospedale in cui lavoravo, ricoverata in seguito all'operazione a cui mi ero sottoposta per rimuovere il cadavere di mio figlio dal mio utero.

Mi sentivo svuotata, letteralmente ma anche metaforicamente, mi sentivo svuotata in tutti i sensi.

Nicholas ogni tanto passava a salutarmi e a chiedermi come stavo ogni volta rispondevo con un silenzio che perforava le orecchie.

Mi sentivo svuotata.

Ogni tanto posavo la mano sul ventre sperando di imbattermi nel gonfiore di mio figlio ma trovavo solo una pancia piatta e ricoperta dalle smagliature, mi avevano detto di passarmi dell'olio di mandorla per farle passare ma non ne avevo voglia.

Non ne avevo voglia perchè mi sentivo svuotata.

Mi sentivo svuotata.

La porta si aprì, era Nick, la sua faccia era tirata nel più falso sorriso che avessi mai visto.

Si avvicinò a me e si sedette sull'orlo del mio letto.

I miei occhi vitrei erano fissi sul soffitto tristemente bianco.

«Eli, lo so che sei triste, sono triste anch'io, ma se non mangi qualcosa non ti dimetteranno mai più» disse indicando il vassoio intatto posato sul comodino bianco di fianco al letto bianco.

«Non ho fame» risposi con rabbia, lui non poteva capire cosa significava sentirsi svuotati.

Lo sentii sospirare, si passò una mano tra i ricci, come quando era nervoso, «Ti va di andare via ? Magari posso portarti al mare ... ti è sempre piaciuto il mare» mi disse dolcemente, si, mi andava di andare al mare.

«Si, si voglio andarmene» dissi, e sentii la mia voce che veniva rotta dai singhiozzi.

Lui mi offrì riparo dalla tempesta tra le sue braccia e io mi strinsi forte a lui e mi sentii un po' meno svuotata.

Le mie due compagne di stanza mi guardarono curiose e i loro occhi indagatori percorsero il mio corpo e poi quello di Nick.

Quei quattro occhi bollenti mi svuotarono ancora un po' e io mi abbandonai alle lacrime tra le braccia del mio angelo.

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Capitolo 13
*** Quando sono con te sono solo me stessa ***


Credo di amarti

Quando sono con te sono solo me stessa

 

Ehy carissimi, sono ancora qua che rompo ma volevo assolutamente dirvi che, dopo 13 capitoli, ho fatto le schede personaggio (Yeaaaaaaah) che troverete su questo sito (http://emymcgray.webs.com/credodiamarti.htm).

Hope you like it.

 

Emy McGray

 

La macchina correva veloce e silenziosa sull'asfalto freddo, eravamo a dicembre e le strade erano coperte da molta neve e ghiaccio.

Nick mi stava portando al mare nonostante il tempaccio, avevo ripreso a lavorare appena una settimana dopo l'intervento e ancora sentivo il vuoto dentro di me.

Anche Nicholas era molto triste ma cercava sempre di tirarmi su di morale e l'apprezzavo molto, se non ci fosse stato lui avrei tentato il suicidio due o tre volte.

La macchina rallentò e si mise in coda per il casello d'uscita, come al solito il viaggio era durato troppo poco.

Pagammo una sorridente signora e uscimmo all'indicazione di Genova.

Arrivammo in meno di mezz'ora alla zona balneare e, dopo aver parcheggiato la sua BMW nera, ci dirigemmo verso la prima spiaggia libera.

Adoravo il mare, le onde forti ma terribilmente fragili allo stesso tempo, la sabbia che i faceva il solletico ai piedi e la leggera brezza che spirava da sud.
Adoravo quell'immensa distesa azzurro-grigia che odorava di sale amaro, quell'odore che mi dava terribilmente fastidio e mi pizzicava il naso.

Mi strinsi nel giubbotto e, in silenzio, iniziai a camminare sul bagnasciuga con le scarpe strette tra le mani.

Nick mi seguiva un po' distante, sapeva che avevo bisogno di riflettere e non me lo impediva.

Amavo quel suo silenzio rispettoso e sereno nonostante fosse tormentato da pensieri negativi e tristi.

Ancora non si spiegava come fosse potuto accadere, neanche io me lo spiegavo, era successo e basta, a volte succedeva, è la vita.

Il fatto che mi dava più fastidio era che non lo avevo previsto, che in genere queste cose succedono sempre agli altri e ora eccomi qui, a camminare in silenzio su una spiaggia deserta a pensare al mio possibile bambino che oramai non c'era più.

Mi sedetti sulla sabbia al fianco dell'uomo che amavo.

«Sai, a volte penso che la vita sia crudele - sussurrò - ma in realtà non lo è, vuole solo insegnarci qualcosa, anche se ancora non abbiamo capito cosa» terminò la frase con un lungo sospiro, abbassai lo sguardo e mi lasciai sfuggire una lacrima «Forse ci vuole insegnare che le cose vanno apprezzate subito altrimenti le perdiamo» sentii la mia voce rompersi all'ultima parola e le braccia di Nick stringermi forte «Ti amo, Eli» feci due respiri profondi e mi calmai «Ti amo anche io, Nick».

La spiaggia così fredda e silenziosa era strana, diversa e tetra così mi strinsi ancora di più a lui e mi sentii un po' più calda.

«Allora ? Decidiamo una data ?» dissi ad un certo punto allegramente, mi guardò stranito «Per cosa ?» «Ma come per cosa ? Per il nostro matrimonio no ?» esclamai finalmente felice, lo vidi sorridere «Be', innanzitutto dove vogliamo sposarci ?» «Alla solita parrocchia, ovvio no ?» lui annuii entusiasta «Estate ?» mi chiese, feci un attimo due calcoli, oggi era il tre Dicembre, contando che per organizzare un matrimonio ci vogliono almeno tre mesi la data estiva più possibile era verso giugno me il tempo a giugno era terribilmente variabile, «Che ne dici di sposarci verso luglio ?» «Ma si muore di caldo !» «Si ma a giugno il tempo è troppo variabile !» «Allora facciamo agli inizi di settembre !» «hai ragione, non ci avevo pensato !».

Guardai la mia mano sinistra, ad ornare l'anulare c'era un magnifico anello pieno di brillanti che nascondeva tante promesse.

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Capitolo 14
*** Ti amo come una canzone d'amore ***


Credo di amarti

Ti amo come una canzone d'amore

 

«Che ne dici di questo, mamma ?» «si si» mi rispose senza guardarmi mentre provavo l'ennesimo vestito da sposa e cercavo di dimenticare il vuoto.

Mi girai di nuovo verso lo specchio, il velo ricadeva dolce fino alla vita e la gonna era tempestata da brillanti.

Mi piaceva, era bellissimo.

Era decisamente indescrivibile.

Sorrisi guardando la mia immagine riflessa allo specchio.

«Lo voglio, voglio questo» dissi sorridendo alla commessa che mi guardò soddisfatta del suo suggerimento.

Me lo sfilai e lo porsi alla ragazza che lo piegò e lo infilò in una busta enorme.

Pagò mia madre, ma solo perchè nella nostra famiglia era una tradizione.

La ringraziai, nonostante tutto «Grazie mamma» lei non mi rivolse neanche un sorriso e io, come sempre, sospirai e feci finta di niente.

Tornai a casa, quella che condividevamo da tre mesi.

La data era fissata per il dodici settembre e oggi era il sette marzo.

Mi affrettai a nascondere il vestito nei meandri dell'armadio e mi sdraiai sul letto.

Sentivo le membra stanche e affaticate.

Oggi Nick aveva il turno della notte quindi ero sola a casa.

Mi accarezzai il ventre piatto come una tavola e sentii la milionesima lacrima rigare le mie guance.

Mi mancava il mio bambino, o la mia bambina, insomma quella piccola vita dentro di me mi mancava da morire.

Nick mi aveva proposto di riprovarci ma, a questo punto, preferivo aspettare il matrimonio.

Era già tutto pronto: la chiesa, i progetti per il ristorante, la torta, tutte le prenotazioni, tutti gli abiti e anche il viaggio di nozze era tutto prenotato.

I miei testimoni erano Rachele, la mia migliore amica, e Gianluca, il mio migliore amico.

Le damigelle erano Virginia, Marilù e mia sorella, ci teneva tanto ...

Non c'era più niente da fare, eravamo stati veloci.

Mi girai su un lato e crollai nel sonno, troppo stanca per mangiare o anche solo pensare.

 

 

Mi sveglia sussultando, vidi il buio intorno a me.

La chiara luce della luna filtrava dalla finestra e illuminava il viso di Nick che dormiva sereno, con un sorriso che gli inarcava le labbra.

Chissà cosa stava sognando ... chissà se anche lui sognava sua figlia di notte.

Mi capitava ... a volte.

Mi appariva il volto di una bambina, era una bella bambina, i ricci castani le scendevano dolci dalle spalle e gli occhi blu risaltavano come due gemme sulla pelle candida.

Diceva di essere mia figlia, diceva di essere felice e di non essere triste.

Io fissavo i suoi occhi per tutta la durata del sogno ... come erano belli ... li aveva presi da mio nonno materno e da mia nonna paterna, avevano tutti e due gli occhi di quel colore ... come erano profondi e scintillanti ...

Lo vidi voltarsi verso di me e sorridermi.

«Sei sveglia ...» annuii pensierosa «Cavolo, sei perspicace ...» mi avvolse tra le sue braccia e mi sentii bene.

«Ti amo, Eli, ti amo tanto ...» «Ti amo anche io, Nicholas, ti amo tanto anche io ...».

 

 

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Capitolo 15
*** Dam dam da du da ***


Credo di amarti

Dam dam da du da

 

Era settembre, l'undici settembre e io ero emozionata, terribilmente emozionata.

Domani mi sarei sposata.

Ero a casa della mia migliore amica e faticavo a dormire, mi aveva organizzato una festa di addio al nubilato stupenda e ora mi stavo rigirando nel letto accanto a lei che già stava dormendo da un pezzo.

Decisi che era ridicolo rimanere sdraiata li e mi alzai per andare sul balcone da cui si vedevano le stelle.

Sentivo il cuore che mi batteva in molteplici punti tra cui la gola, lo stomaco e la testa e faceva dam dam dam da du da dam dam dam dam ... mi faceva impazzire ma di gioia !

Tornai dentro un po' infreddolita e mi nascosi sotto le coperte, mi veniva da piangere; un po' per la paura, un po' per l'emozione e un po' per l'ansia.

Cercai di controllarmi, m'infilai l'iPod nelle orecchie e avviai la riproduzione casuale.

 

 

I made it through the wilderness
Somehow I made it through
Didn't know how lost I was
Until I found you

 

Cosa ? Like a virgin ? Mi prendi in giro ?

 

Like a virgin
Touched for the very first time
Like a virgin
When your heart beats (after first time, "With your heartbeat")
Next to mine

Gonna give you all my love, boy
My fear is fading fast
Been saving it all for you
'Cause only love can last

You're so fine and you're mine
Make me strong, yeah you make me bold
Oh your love thawed out
Yeah, your love thawed out
What was scared and cold

 

Cambiai traccia

 

When he comes to me, I am ready
I’ll wash his feet with my hair if he needs
Forgive him when his tongue lies through his brain
Even after three times, he betrays me
I’ll bring him down, bring him down, down
A king with no crown, king with no crown

 

Lady GaGa ... molto meglio.

Lentamente caddi tra le braccia di Morfeo con l'iPod nelle orecchie e l'ansia nel cuore.

 

Quando mi svegliai avevo un mal di testa allucinante, mi alzai e guardai l'ora sulla radiosveglia, le sei, e ora ? Dormire ancora non se ne parlava ma cosa potevo fare ?

Spensi l'iPod e mi alzai per andare in bagno.

Quando mi guardai allo specchio mi prese male, due occhiaie violacee sottolineavano i miei occhi, erano lievi ma non mi piacevano comunque.

Mi lavai la faccia e guardai ancora, si, erano proprio lì ... pazienza, un po' di correttore e sarei stata come nuova.

L'appuntamento con la parrucchiera era alle otto e quello con la truccatrice verso le dieci, dovevo essere in chiesa alle quattro e poi saremmo andati al rstorante.

Speriamo in bene ...

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Credo di amarti

Epilogo

 

 

Due anni.

Erano passati due anni dal nostro matrimonio.

Ci eravamo trasferiti in un alloggio più grande e spazioso.

Nostro figlio, Leonardo, avrebbe compiuto un anno da lì a poco e io stavo aspettando la sua sorellina, Agnese.

Il lavoro andava alla grande, Nicholas aveva avviato un'attività personale mentre io continuavo ad aiutare la gente in ospedale.

Mia madre sembrava un po' più felice da quando si occupava dei suoi amati nipotini, li prendeva a scuola, cucinava per loro e li viziava come solo una nonna sapeva fare.

Mi mostrava addirittura più amore del solito, mi sorrideva e veniva spesso a cena da noi.

Io ero felice, più felice di così esplodevo, avevo trovato l'uomo della mia vita, di questo ero certa, e ci ricoprivamo di amore e affetto a vicenda.

Ci aiutavamo ad alzarci quando cadevamo, condividevamo le cose quotidiane e prendevamo insieme le scelte più importanti.

Il nostro era amore, amore vero e sincero.

Sì, insomma, un lieto fine, finalmente.

Dopo tanti anni di sofferenze, litigi velati e perdite ... il lieto fine.

Cosa potevo chiedere di più ?

 

Digitai le ultime lettere del mio manoscritto e lo stampai.

«Amore, la cena è pronta» gridò Nicholas dalla cucina.

«Arrivo subito !» dissi di rimando mentre le ultime pagine del mio racconto uscivano dalla stampante, sorrisi guardandole e mi avviai in cucina.

«Entro quando devi consegnare il libro ?» mi chiese mio marito sorridendo

«Entro una settimana, ma io l'ho già finito»

«E di cosa parla ?»

«Di me, di te, di noi, della nostra famiglia, solo che io invece che come scrittrice lavoro come ginecologa - il mio amore si mise a ridere - che c'è ?»

«Scusami, è che proprio non ti ci vedo a fare il mio lavoro !»

«Ma piantala ! Lo sai che ho un cervello da fare invidia al migliore dei medici» issi fiera, per punzecchiarlo

«Sì, lo so, ed è per questo che ti amo ! Quant'è lungo il tuo libro ?»

«Non molto, appena 15 capitoli, ma non ho detto molte cose»

«Perchè ?»

«Perchè quelle rimangono tra me e te» mi sorrise piano e portò la pasta in tavola

«Ti amo Elisa, ti amo da morire, neanche immagini quanto io ti ami !»

«Oh, si che me lo immagino, mi ami quanto io amo te» poggiai la mia testa al suo petto e lui mi strinse forte.

Questo.

Questo sì che era un lieto fine.

 

 

Ho riesumato questa FF dal fondo del mio computer, mi dispiaceva non finirla, so che nessuno la leggerà ma almeno posso etichettarla come completa.

Con amore

 

Emy McGray

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