OBERON - Il Giovane Mago

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indietro nel Tempo... ***
Capitolo 2: *** Un segno del destino ***



Capitolo 1
*** Indietro nel Tempo... ***


OBERON è una serie di quattro libri, per la collana dei LIBROGAME, creata da: Joe Dever

Nota Introduttiva
Oberon è il personaggio creato da Joe Dever, in collaborazione con Ian Page, per una serie di quattro libri associati alla collana dei LIBROGAME ( piuttosto celebre negli anni ’90 ). La serie si affianca a quella assai più famosa di Lupo Solitario ( “The World of Lone Wolf”, nell’edizione originale ) e, invece di ripercorrere le avventure del giovane Cavaliere Ramas, Joe Dever descrive stavolta la storia di un giovane essere umano in possesso della sapienza magica degli Shanti ( un popolo di creature sagge e potenti, proveniente da un altro mondo ). Scampato miracolosamente a un naufragio e cresciuto dal magico popolo degli Shanti sull’isola di Lorn, Oberon viene addestrato all’uso della magia cosicché, una volta pronto, possa recuperare un importante oggetto magico e sconfiggere il malvagio Re Negromante Shazarak.
Purtroppo, a differenza del personaggio di Lupo Solitario ( che ancora oggi è piuttosto conosciuto e apprezzato dagli appassionati dei Giochi di Ruolo ), Oberon non ha ottenuto un gran successo in Italia. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che, a differenza del Cavaliere Ramas ( le cui avventure sono state pubblicate su ventotto volumi per la collana dei LIBROGAME e riproposte al pubblico con la versione LIBRO ), la vicenda del mago non è andata oltre i quattro volumi della serie:

- Oberon il Giovane Mago
- La Città Proibita
- Il Cancello dell’Ombra
- Il Duello dei Maghi

Per quelli che come me adorano i Giochi di Ruolo, Oberon non può cadere nel dimenticatoio! Tempo fa chiesi presso il sito MONASTERORAMAS.NET ( creato per gli appassionati del Grande Maestro Ramas Lupo Solitario ) se Joe Dever aveva in mente di portare avanti qualcosa anche sul personaggio di Oberon. Purtroppo pare che, a causa dello scarso interesse ottenuto, Joe Dever non abbia al momento intenzione di riprendere in mano questa storia. Ecco perché, attraverso questa fanfiction, ho deciso di riprendere le avventure vissute da Oberon così come le ho vissute io, giocando coi LIBROGAME per oltre quindici anni ( cosa che, appena posso, faccio ancora oggi ). Premetto che la storia riprende a grandi linee la versione tradotta in italiano da Judy Moss e Giulio Lughi tuttavia, confrontando i quattro libri pubblicati da EL Edizioni con quanto segue, sarà possibile verificare che non si tratta assolutamente di plagio ( tenendo conto anche del fatto che questa storia segue comunque un filone narrativo a senso unico, il LIBROGAME invece ha come caratteristica la “variabilità” di poter leggere una storia sempre diversa, in base a scelte e combattimenti dall’esito sempre vario e imprevedibile ). Concludo porgendo questo messaggio a Joe Dever, sperando che possa giungergli in qualche modo:

GRAZIE PER AVERCI REGALATO SOGNI E AVVENTURE CON LE TUE OPERE !!!

***

INDIETRO NEL TEMPO...

Al tempo dei tempi, quando tutto era ancora giovane e privo di memoria, ogni singolo pianeta altro non era che un piccolo granello di sabbia nell'intricato disegno degli dei. L'universo di Aon nacque da questo fitto ricamo, per volontà del Regno della Luce e del Regno delle Tenebre, attraverso l'eterno conflitto tra la Dea Ishir e il Dio Naar.
Proprio qui, in questo spazio senza limiti e senza confini, interamente originate dal Regno della Luce, vi erano creature magiche dall'aspetto e dai poteri quasi divini. Gli Shanti, questo era il loro nome, fuggendo dalla distruzione di Caliandra, il loro pianeta natio, vagarono dunque nel cosmo sconfinato alla ricerca di un luogo in cui vivere. Fu proprio durante questo interminabile viaggio tra una dimensione e l'altra che il loro nobile sguardo si posò sulle terre di un pianeta chiamato Magnamund, un giovane e fertile pianeta agli inizi della sua storia. Il loro cuore si colmò di gioia e meraviglia, davanti a quella natura incontaminata: imponenti montagne senza nome, pianure sterminate, foreste libere e selvagge... Qui avrebbero finalmente posto fine al loro eterno vagabondare e, forti del benefico potere della Luce che irradiava da ogni fibra del loro essere, avrebbero condotto una nuova vita.

- Che ne pensi Oberon, nostro Maestro, davvero potremo eleggere questo stupendo pianeta come nostra dimora ?

Il saggio e venerabile mago Shanti ponderò in silenzio la domanda.

- Sì, mio fido Astaryen, credo che il Cancello dell'Ombra che ci ha condotti qui fosse quello predettoci da Ishir tanto tempo fa, la "porta del nostro destino"... D'ora in poi la nostra gente potrà vivere e gioire, contemplando le meraviglie di questo mondo!

Gli occhi di Astaryen, simili a frammenti luccicanti di specchio, si colmarono di felicità nel sentire quelle parole.

- Maestro Oberon - esclamò lo Shanti, singhiozzando. - E' così bello che non sembra vero...
- Scaccia le lacrime, o giovane amico - sorrise il Maestro, posandogli affettuosamente il braccio intorno alle spalle. - Oggi è giorno di infinita letizia per noi! Qui vivremo pacificamente e in armonia con tutto ciò che vedi e costruiremo il nostro futuro secondo gli insegnamenti di Ishir, madre della luce, regina e custode di tutto ciò che è buono!
- Che Ishir ti ascolti, Maestro, e che vegli sul nostro popolo ora e sempre!
- Così sarà, Astaryen… Così sarà!

 Accadde come il saggio Maestro aveva predetto: gli Shanti giunsero sul Magnamund, allo stesso modo in cui la luce filtra attraverso le nubi per rischiarare tutto con il suo splendore avvolgente, e il loro arrivo segnò una svolta importante nel futuro di ogni specie vivente.
Proprio allora sul Magnamund stava nascendo la stirpe degli umani, e gli Shanti ebbero modo di assistere con benevola sollecitudine ai primi sforzi che l'uomo produsse per intraprendere il suo lungo cammino nella storia del mondo. Agli occhi dei primi uomini, gli Shanti apparvero come figure divine: alti e fieri; splendenti nella magia dei loro arcani poteri... E come il giardiniere si cura della giovane pianticella, così gli Shanti seguirono lo sviluppo della stirpe umana.

Con il passare dei secoli, l’ammirazione verso gli Shanti diventò qualcosa di più. Gli esseri umani cominciarono a venerare quelle sagge e potenti creature e ad implorare il loro aiuto per tenere lontane le epidemie, la morte, la carestia… Per rispondere alle suppliche dell’uomo, gli Shanti spinsero il raggio della mente verso piani di esperienza totalmente sconosciuti. Era impossibile descrivere correttamente la natura dei loro poteri, così diversa da quella umana, grazie ad essi infatti erano in grado persino di mutare il fato di ogni cosa, viva o inanimata. Fu allora che, giunti all’apice della loro conoscenza magica, crearono la Pietra della Luna. Questa gemma splendente, costituita dalla stessa materia del Mondo degli Astri, rappresentava il traguardo ultimo della sapienza Shanti, il potere supremo, l’essenza di tutti i loro poteri e conoscenze e un’inesauribile fonte di benessere. Purtroppo, per creare la Pietra della Luna, era stato commesso un tragico errore: come lo stesso popolo degli Shanti, la Pietra era qualcosa di fondamentalmente estraneo alla dimensione umana, dove il bene e il male coesistono in equilibrio; essa infatti travalicava l’ordine naturale delle cose, di conseguenza il disegno tracciato dagli dei ne risultò compromesso; le stagioni si fondevano in una primavera senza fine, le malattie scomparvero e perfino la morte diventò una rarità fin quasi a scomparire del tutto…
Ishir, dea della Luna e madre di tutti gli uomini, osservò preoccupata l’influenza che gli Shanti avevano sugli esseri umani, per questo decise di manifestarsi e comunicare loro la propria volontà. Gli Shanti rimasero sorpresi nel vedere la somma figura splendente della dea, Ishir apparve in tutta la sua grazia e magnificenza, eppur terribilmente severa nella voce.

 - Le leggi che governano questo mondo sono state scritte assai prima che il vostro antico Maestro Oberon vi conducesse attraverso il Cancello dell’Ombra - esclamò la dea, con voce soave e decisa allo stesso tempo. - Il figlio dell’uomo deve mettere mano da solo su ciò che gli spetta e costruire da solo il proprio destino! Troppo è cresciuta la sua ammirazione verso di voi, la vostra magia lo ha completamente accecato, e presto verrà il momento in cui proverà invidia per i poteri della Pietra della Luna! Nel suo animo coesistono sia il bene che il male, la bramosia e il desiderio di possesso smisurato verso ciò che desidera e non può avere, perciò è necessario che ve ne andiate da questo pianeta!

 Gli Shanti accolsero la notizia con sommo stupore. Non riuscivano a concepire la grande diversità tra la loro razza e quella degli uomini, per loro la coesistenza tra il bene e il male era un concetto totalmente estraneo, per questo rimasero sconcertati dalle parole di rimprovero della somma Ishir.

 - Non erano malvagie le nostre intenzioni, o dea sublime - rispose Acaraya, Maestro Shanti e creatore della Pietra della Luna. - Il nostro amore per la stirpe umana è inferiore solo al tuo… Non volevamo nuocere alle tue creature bensì tenere lontano il male che impediva loro di vivere serenamente, nella gioia e la tranquillità del loro stupendo pianeta!

Ishir annuì.

- Conosco bene la purezza del vostro cuore e della vostra mente, so che il male vi è sconosciuto perché siete nati nel Mondo della Luce, ma è proprio questo il punto: gli uomini non sono come voi, la luce serve solo a rendere visibili le loro ombre non a cancellarle, ed è mio desiderio che siano liberi di costruire da soli il proprio destino… La vostra presenza su queste terre ha stravolto l’ordine che era stato deciso in precedenza, perciò dovete andarvene da qui, il vostro potere si è esteso al punto che l’uomo potrebbe smarrire la sua identità e abbracciarne una che non gli appartiene!

Tra gli Shanti calò improvvisamente il nero mantello del dolore. Lasciare il mondo degli uomini per loro significava riprendere un viaggio senza meta nel nulla eterno, perciò implorarono Ishir di poter rimanere.

- Ti supplichiamo dea venerabile, non vogliamo andare contro la tua volontà, perché sappiamo che è giusta, ma non mandarci via dal mondo che abbiamo amato per tutti questi secoli: non privarci della gioia di posare i nostri occhi sul tuo astro che illumina la volta celeste, sulla grande distesa d’acqua che si perde nell’orizzonte, sullo splendore della natura e dei fiori, sulla vita che irradia da ogni angolo di questo pianeta... Per favore, concedici di restare come testimoni invisibili della tua opera!

Ishir ascoltò commossa quelle parole, e decise di esaudire la supplica di Acaraya e del suo popolo.

- E sia - disse loro la dea. - Vi concederò di restare sul mondo che tanto amate, ma dovete giurare solennemente che, qualunque cosa accada nei secoli a venire, il vostro popolo non interferirà mai più nella sorte degli uomini… Come segno della vostra obbedienza inoltre, dovrete ricollocare la Pietra della Luna nel suo luogo di origine, il Mondo degli Astri, e cancellare così ogni traccia della vostra presenza agli occhi di chiunque!

Acaraya e gli altri acconsentirono di buon grado all’ordine della dea e, dopo aver fatto giuramento solenne, la Pietra della Luna venne condotta al cospetto di Ishir affinché lei potesse constatare di persona la lealtà e ubbidienza dei Figli della Luce. Dopo aver stretto il cerchio magico e teso le mani sullo splendente gioiello, gli Shanti recitarono la formula per il teletrasporto di un oggetto attraverso le barriere del tempo e dello spazio.

- Kala mel, Shàndria, kala mel… Asta goimel, por Lumak Pòito, Calàndra melanel… Imac foiter kateristo, Lumi Shàndria kala mel (*)

Come le parole vennero intonate dalla voce di Acaraya e degli Shanti, la Pietra della Luna si sollevò in aria e, dopo essere stata inghiottita da una specie di varco dimensionale, scomparve senza lasciare  traccia.

- Ecco - sospirò Acaraya, rivolto a Ishir. - Da questo momento manterremo l’impegno, Ishir nostra dea… La Pietra della Luna rimarrà confinata nel Mondo degli Astri, senza possibilità di ritorno, e la nostra gente resterà nascosta agli occhi degli uomini per rispettare la parola data!
- Eccellente Acaraya, Figlio della Luce e guida del popolo Shanti - rispose Ishir compiaciuta. - Come promesso vi concederò di restare entro i limiti di un’isola remota, ai margini del mondo conosciuto, in un luogo dove tu e la tua gente possiate vivere in pace per tutto il tempo a venire!

Ishir sollevò le proprie braccia verso l’alto e scomparve in un bagliore accecante. Come la dea aveva detto loro, gli Shanti intrapresero il loro ultimo viaggio verso sud e si stabilirono in un’isola chiamata Lorn che, sempre come aveva detto Ishir, sarebbe divenuta luogo a immagine e somiglianza della cultura Shanti; luogo di pace e serenità e oasi di benessere eterna, ovvero ciò che si poteva considerare un vero e proprio paradiso terrestre. Secondo la volontà di Ishir, l’isola venne circondata con una fitta rete di incantamenti, di nebbie magiche e venti stregati, in modo da impedire agli uomini di raggiungere la loro nuova dimora nel Mare dei Sogni. Pian piano il loro ricordo andò a cancellarsi su tutta la superficie della Terra, ad eccezione delle terre meridionali di Magnamund ( dove la loro memoria fu trascritta nei libri e nelle leggende ) e per molti secoli ancora rimasero nel cuore di alcuni uomini come oggetti di ammirazione e di culto. I sacerdoti della religione Shanti fecero il possibile per custodire e tramandare i loro insegnamenti, confidando che un giorno gli Antichi Maestri sarebbero tornati, portando con sé l’alba di una nuova età dell’oro.

 

( continua )

Angolo Autore:
(*) NON ME NE VOGLIA JOE DEVER: purtroppo NON esiste un glossario o un dizionario della lingua Shanti, di conseguenza ho “improvvisato” nel costruire una formula magica che potesse suonare in qualche modo come tale. Molte cose di ciò che avete letto e che leggerete in seguito NON SONO PRESENTI SULL’OPERA ORIGINALE per due motivi:

1 ) perché sarebbe da considerarsi un plagio assurdo, se non facessi altro che “copiare” pezzo per pezzo tutta la trama dei quattro LIBROGAME conosciuti in Italia.
2 ) perché lo scopo di questa fanfiction è unicamente quello di restituire il fascino di un personaggio dei Giochi di Ruolo, ingiustamente dimenticato, senza alcuno scopo di lucro.

Mi auguro veramente che, scrivendo questa e altre fanfiction sull’opera originale, Oberon torni ad essere un eroe per molti; questo almeno è il mio intento. Per quanto riguarda il significato della frase invece, eccovi la traduzione: 

Invoco la via, fratelli Shanti, invoco la strada… Oltre il Mondo degli Astri, per il Potere della Luce, Caliandra guidi il tuo viaggio… Attraverso le frontiere del tempo e dello spazio, con la Luce degli Shanti invoco la meta…

 

NOTA:

"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni

Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

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Capitolo 2
*** Un segno del destino ***


Così come Ishir aveva stabilito, la storia degli uomini poté seguire il suo corso senza interferenze.
L'uomo crebbe autonomamente, sia in saggezza che in ambizione: costruì città e villaggi, fece alte e solide mura, coltivò campi sufficienti a nutrire popolazioni in continuo aumento; i suoi regni conobbero la grandezza e la miseria, passando attraverso guerre, amori, odio, sangue, violenza, gioia e disperazione... E così, per ben cinquemila anni, l'essere umano andò avanti nel suo cammino.
Il culto e la venerazione per gli Shanti andò pian piano scomparendo ( ad eccezione delle estreme terre orientali, dove maggiormente era vivo il loro ricordo ) e, nonostante le previsioni di Ishir, qualcosa di terribilmente malvagio e diabolico si insinuò nella vita dei suoi figli.
Se gli Shanti avevano rischiato di sovvertire l'equilibrio del mondo, indirizzandolo completamente verso il bene, la potenza che ora stava nascendo nella remota provincia dello Shadastan rischiava di far precipitare l'ago della bilancia a favore del male.
Nell'anno PL 5029, quando le terre di Magnamund conobbero per la prima volta la straordinaria potenza di Shazarak ( un malvagio tiranno, forte di innumerevoli poteri nell'arte della negromanzìa ), la civiltà umana piombò nel caos.
Nulla fu risparmiato dalla furia omicida delle schiere di seguaci agli ordini del Re Negromante ( una fitta schiera di fanatici, dediti all'adorazione del male e ai riti sacrificali ). Sotto il nero vessillo di Shazarak, costoro si lanciarono alla conquista di tutto il Magnamund meridionale, uccidendo e sottomettendo chiunque volesse opporre resistenza. Oltre ai guerrieri brutali e feroci che costituivano il suo esercito, il tiranno dello Shadastan poteva contare sulla fedeltà delle streghe al suo servizio. Queste donne malvage, unite dalla comune avidità, offrirono con gioia i loro servigi al possente Shazarak e in cambio ottennero di rafforzare ulteriormente le proprie capacità magiche. Con la forza combinata della spada e della magia, Shazarak estese il suo dominio ovunque; niente e nessuno poteva sperare di resistergli e, mentre regni e città cadevano uno dopo l'altro sotto il suo controllo, intere popolazioni furono ridotte in catene. Per soddisfare la sua sete di conquiste, e accrescere sempre di più il suo impero, Shazarak arrivò addirittura a stringere un patto diabolico con il più potente dei seguaci di Naar ( il dio del Male ), Agarash il Dannato... E da questi ebbe in dono la Verga del Potere Oscuro, un potente artefatto che gli avrebbe assicurato il dominio sul mondo intero.

- Il patto è questo, Shazarak - stabilì il demone, nel consegnare la verga nelle mani del suo nuovo proprietario. - La Verga del Potere Oscuro, in cambio delle anime di coloro che oseranno opporsi al tuo volere...
- Così sia - annuì il Re Negromante, sollevando la verga verso l'alto. - La vita degli esseri umani, per me vale meno di niente... Ucciderò e massacrerò chiunque oserà sfidarmi e manderò le loro anime a marcire nel tuo abisso di Oscurità e Tormento!
- E non dimenticare la "seconda parte" del nostro accordo - sottolineò Agarash. - La verga ti consentirà potere smisurato sugli esseri umani ma, se le Forze della Luce ti invieranno contro qualcuno per contrastarti, il prezzo per il mio aiuto aumenterà di conseguenza... E ti costerà la tua stessa anima!

Shazarak sbarrò nervosamente il suo unico occhio ( il sinistro ), attraverso la placca di metallo rinforzato che gli nascondeva metà della faccia. Il resto del volto, orribilmente sfigurato, era a malapena visibile attraverso il nero cappuccio che sormontava la sua lunga veste stracciata. Alto e forte delle sue arti magiche, Shazarak era in grado di incutere timore a chiunque... Tuttavia non era così sciocco da illudersi di poter assoggettare il potente Agarash come un cagnolino. Il demone era il prediletto di Naar, creatore delle Sette Pietre della Dannazione e signore incontrastato degli abissi infernali, neppure Shazarak poteva permettersi il lusso di sfidare un essere tanto potente.

- Non essere troppo avido, Agarash - esclamò Shazarak, con voce calma e controllata. - Nessuno mai sarà forte abbastanza da potermi sconfiggere, su questo non c'è dubbio, di conseguenza non avrò alcun bisogno di cederti la mia anima!
- Se lo dici tu - fu il commento di Agarash, coi gialli occhi giganteschi che si stagliavano tra le magiche fiamme presenti nella Sala del Trono.

Il demone non aveva corpo.
Secoli addietro, quando gli dei Ramas e Ishir gli inviarono contro i Maghi Anziani, costui venne duramente e miseramente sconfitto. Ora Agarash era pura energia spirituale e, come tale, abbisognava di un corpo adeguato per poter "risorgere" in tutta la sua potenza. Shazarak poteva forse essere il guscio adatto allo scopo, se solo fosse riuscito a cuocerlo al punto giusto, si trattava solo di saper aspettare... E in quanto a ciò, il demone era un tipo molto paziente.

***

La guerra di conquista, necessaria a gettare le basi del nuovo impero di Shazarak, durò circa due anni.
Ovunque, dal Pianoro di Lissan alle catene montuose dei Monti di Lara, il nero vessillo del Re Negromante sventolava come un'ombra minacciosa.
Nell'anno PL 5031, in una notte spaventosa e senza luna, Shazarak venne incoronato Imperatore Supremo del Magnamund meridionale. Le genti che assistettero all'evento, ad eccezione dei suoi fedeli seguaci, piansero il principio di ciò che attendeva loro. Ognuna delle streghe di Shazarak avrebbe assunto il dominio su una delle città dell'impero, traendo la fonte dei loro poteri da misteriosi oggetti di forma circolare ( conosciuti come Pietre Kazim ) e, nel nome del nuovo Imperatore, sarebbero state onorate e rispettate anche loro negli anni a venire.
Tutto sembrava già tristemente scritto: il tiranno e il suo impero, un'epoca di patimenti e sofferenze, anni lunghissimi di terrore e di morte...
Tutto sembrava già scritto!

***

Dal loro eremo sull'isola di Lorn, vincolati dalla promessa fatta a Ishir di non intervenire, gli Shanti non potevano fare altro che assistere impotenti a tutto questo.
Il dolore e l'angoscia degli esseri umani, tanto cari ai loro cuori come ogni creatura vivente, era anche il loro dolore. Gli Shanti erano capaci solo di operare per il Bene, amavano la vita e non potevano concepire una simile malvagità. Shazarak non aveva alcun diritto di decidere della vita degli esseri umani, né di condannarli sotto il suo regno di sangue, tuttavia era chiaro che nessun uomo sarebbe mai riuscito ad opporglisi da solo.
Fu durante quella notte però, la stessa in cui Shazarak sollevò verso il cielo lo scettro del comando, che gli Shanti si ritrovarono testimoni di un fatto a dir poco straordinario.

- Maestro Maiteya, guarda - esclamò un giovane Shanti, rivolgendosi al suo compagno più anziano.

Davanti ai loro occhi, cristallini e lucidi come frammenti di specchio, la fitta barriera di nebbie, venti stregati e incantamenti era infatti messa a dura prova dalla furia innaturale degli elementi. La tempesta che infuriava sopra il Mare dei Sogni quella notte sollevò onde altissime, nel cielo color pece illuminato a tratti da enormi lampi; il vento ruggiva e fischiava, come un mostro affamato e insaziabile... e in mezzo tutto questo cataclisma, i due Shanti intravidero il relitto di una nave alla deriva.

- Non è possibile - disse Maiteya sorpreso. - Nessuna imbarcazione avrebbe oltrepassato la barriera...
- E' colpa di questa tempesta, Maestro - osservò il compagno. - E' impossibile che i nostri spiriti elementali possano tenere a bada un temporale di queste dimensioni: la forza della corrente deve aver spinto quella nave attraverso una breccia, non c'è altra spiegazione!

Maiteya annuì.
Le onde violente trascinarono in modo incredibile il relitto verso la spiaggia, come se qualcuno o qualcosa stesse dirigendo il timone, tuttavia a bordo non vi era traccia alcuna di equipaggio. Non appena lo videro toccare la riva, gli Shanti accorsero nella speranza di soccorrere eventuali superstiti.
La nave era in condizioni di totale sfacelo: il ponte era praticamente distrutto, l'albero maestro spezzato e qua e là vi erano ovunque pezzi di sartiàme sparsi dappertutto; non vi era anima viva in giro, nessun sopravvissuto, e i due cominciarono a mormorare in silenzio qualche preghiera per le anime di quei poveri sventurati...
Poi ad un tratto, durante una delle pause tra un tuono e l'altro, Maiteya riuscì a udire qualcosa: il pianto di un bambino!

- Questo suono - mormorò lo Shanti, a bocca aperta per lo stupore. - Possibile che...
- Come dite, Maestro Maiteya? - domandò allora l'altro.

Senza perdere tempo, Maiteya saltò sul ponte semidistrutto della nave e cercò di individuare la provenienza di quel suono. Orientarsi in quel mucchio di rottami non era certo facile ma, grazie alle sua magiche facoltà della preveggenza, lo Shanti poteva visualizzare angoli e oggetti nascosti sullo schermo della sua mente. Il pianto del bambino era molto debole, paragonato al ruggito delle onde e al rombo del tuono, ciononostante Maiteya era in grado di percepire la presenza di quella creatura; avvolto nelle fasce, in una nicchia del castello di poppa, il piccolo piangeva e agitava le mani alla cieca; Maiteya si affidò a quella visione, guidato solo dall'istinto, e si fece largo tra i detriti per soccorrere quell'innocente.
Quel bambino era vivo, incredibilmente ma indiscutibilmente vivo, e stava tuttora lottando per la propria vita. Maiteya lo trovò, in mezzo a ciò che restava di una cabina, e accanto a lui c'era il corpo di una donna ( probabilmente la madre ), morta nell'estremo tentativo di proteggerlo dalla quantità di legno che le era crollato tragicamente addosso.
Nello scorgere il braccio esanime di quella donna coraggiosa, Maiteya pregò Ishir di accompagnare la sua anima verso il Regno della Luce e si avvicinò al bambino.

- Non piangere, piccolino - sussurrò. - Sei al sicuro, adesso!

Così dicendo, lo Shanti prese in braccio dolcemente il tenero e morbido fardello. Costui singhiozzò, dal momento che stava emettendo il suo lamento a pieni polmoni, ma sembrò un poco rassicurarsi nelle braccia del vecchio mago.

- Un maschietto - osservò lo Shanti con un sorriso, scostando appena le fasce che lo avvolgevano. - Ishir sia benedetta, quelle travi ti avrebbero potuto uccidere e...

Uno scricchiolìo sinistro, segno che il relitto stava per spezzarsi sotto la furia della tempesta, suggerì a Maiteya di non attardarsi oltre. Costui strinse il bambino al petto, avvolgendolo il più possibile nella stoffa che aveva addosso, e lo condusse in salvo sulla spiaggia, dove il suo giovane allievo Shanti era rimasto ad attenderlo.

- Maestro Maiteya - esclamò questi, vedendolo tornare con il bambino in braccio. - Che cosa avete trovato?

Il vecchio non rispose subito, intenerito dal volto paffuto e incorniciato di ciuffetti biondi del piccolo, tuttavia si limitò a dire all'allievo che non potevano attardarsi oltre.

- Andiamo ad avvertire gli altri - esclamò Maiteya deciso.

***

Gli altri Shanti ascoltarono in silenzio il racconto di Maiteya e, quando il loro compagno ebbe finito, si strinsero incuriositi attorno al piccolo addormentato.

- Ciò che è successo ha veramente dell'incredibile - disse lo Shanti più anziano del gruppo. - Per cinquemila anni siamo rimasti vincolati al nostro giuramento, abbandonando ogni contatto con gli uomini e col mondo esterno... E oggi il fato ha condotto a noi questo bambino!
- Non può trattarsi di una coincidenza - osservò Maiteya. - Sono convinto che si tratti di un segno, un segno legato agli avvenimenti che stanno accadendo nel Magnamund, ma dobbiamo capire quale!

Gli Shanti annuirono.

- L'umanità sta soffrendo molto - proseguì Maiteya, affranto al pensiero. - Il Re Negromante ha privato gli uomini della libertà, così come questo bambino è stato privato della sua famiglia... Entrambe situazioni molto tristi, ma anche molto simili, non trovate?
- Credo che tu abbia ragione - fece una donna Shanti. - Non possiamo certo abbandonare questa creatura al suo destino, anche se ciò significa in parte venire meno alla promessa fatta a Ishir, ma non possiamo neanche dimenticare in che modo è arrivato!
- Lui non appartiene all'isola - intervenne dunque un altro, con voce tranquilla. - E' un essere umano, come lo sono i suoi simili nel mondo esterno, e nessun giuramento può impedirgli di portare aiuto alla sua gente una volta cresciuto!

Maiteya sorrise.

- Vedo che avete afferrato il punto, amici miei - esclamò. - La volontà di Ishir ci impone di non intervenire direttamente nelle sorti degli uomini ma, se un essere umano fosse in grado di portare aiuto alla sua gente, il Re Negromante potrebbe anche essere sconfitto!
- E tu pensi che questo bambino potrebbe...
- Sì, Venerabile Acarya, sono sicuro che l'umano davanti a noi rappresenta forse l'unica speranza rimasta di fermare il tiranno, e liberare le genti dal suo giogo di terrore e violenza!
- Un predestinato, dunque - concluse infine lo Shanti più anziano, sfregandosi il mento. - In effetti, allevandolo ed educandolo come uno di noi, potremmo farne un mago sufficientemente abile e preparato per affrontare Shazarak... Ma ritenete sia giusto gravare questo essere umano con il peso di un simile incarico?
- No, Venerabile Acarya, non è giusto - ammise Maiteya, chinando il capo mestamente. - Così come non è giusto che l'umanità soffra, che altri innocenti soffrano o che altri bambini soffrano... Questo essere umano potrebbe rappresentare l'unica speranza per molti di loro!

Acarya respirò profondamente.
Scrupoli a parte, tutti i presenti erano chiaramente d'accordo con Maiteya: quel piccolo umano, una volta cresciuto ed istruito a dovere, poteva essere l'unico in grado di affrontare il potente Shazarak; le possibilità di successo non erano molte, soprattutto considerate le capacità e i poteri del diabolico Re Negromante, ma non c'era altra scelta.

- Che nome potremmo dargli, allora? - osservò Acarya, guardando gli altri con fare interrogativo.
- Ci vorrebbe un nome importante - rifletté Maiteya. - Costui rappresenterà il destino di un'intera specie, negli anni a venire... Proprio come la nostra specie seguì il mago che ci guidò su questo mondo, tanti millenni addietro!

Gli Shanti si dissero unanimi.
Al biondo trovatello sarebbe stato dato lo stesso nome del mago che segnò il destino del popolo Shanti, lo stesso nome di colui che riportò un intero popolo alla vita, lo stesso nome di colui che si fece Luce per la sua specie...

- Oberon - esclamò Maiteya, guardandolo teneramente. - Si chiamerà Oberon!

 

( continua )

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