Il sole dietro alle nuvole di PULLA68 (/viewuser.php?uid=133027)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per Sempre ***
Capitolo 2: *** L'offesa ***
Capitolo 3: *** La Scomparsa ***
Capitolo 4: *** In Attesa ***
Capitolo 5: *** Devo Resistere ***
Capitolo 6: *** L'inseguimento ***
Capitolo 7: *** Senza Via di Fuga ***
Capitolo 8: *** Decisioni ***
Capitolo 9: *** Il Clan di Olympia perde un membro ***
Capitolo 10: *** Trovati !! ***
Capitolo 11: *** Volterra ***
Capitolo 12: *** Per un Pelo ***
Capitolo 13: *** Al cospetto di Aro ***
Capitolo 14: *** La Hostess ***
Capitolo 15: *** Abitudini ***
Capitolo 16: *** Le brutte notizie non finiscono mai... ***
Capitolo 17: *** Eleazar ***
Capitolo 18: *** Aria e Cibo ***
Capitolo 19: *** Il Piano ***
Capitolo 20: *** Fine della Libertà ***
Capitolo 21: *** Aspettando notizie ***
Capitolo 22: *** La Fine di un Incubo ***
Capitolo 23: *** Una strana coppia ***
Capitolo 24: *** Dai Cullen ***
Capitolo 25: *** Stavo impazzendo ***
Capitolo 26: *** Ci siamo! ***
Capitolo 27: *** Il primo incontro ***
Capitolo 28: *** E due ***
Capitolo 29: *** I Cullen si organizzano ***
Capitolo 30: *** Il dado è tratto ***
Capitolo 31: *** E ora che facciamo? ***
Capitolo 32: *** Il processo ***
Capitolo 33: *** Spiegazioni ***
Capitolo 34: *** In famiglia ***
Capitolo 35: *** Voglio la mia libertà ***
Capitolo 36: *** Con il fiato sospeso ***
Capitolo 37: *** Sete ***
Capitolo 38: *** la telefonata ***
Capitolo 39: *** Le decisioni di Aro ***
Capitolo 40: *** Cuore di mamma ***
Capitolo 41: *** E' finita ***
Capitolo 42: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Per Sempre ***
Capitolo 1 - Per Sempre
Edward
Era mattina, e con sommo dispiacere mi accorsi che il sole era sorto e stava rischiarando la nostra camera. Con la mano iniziai ad accarezzare la liscia e marmorea schiena di Bella che sdraiata a fianco a me si era rannicchiata fra le mie braccia. “Bella, amore. Sarà meglio che ci alziamo. Renesmee ci sta aspettando.” Lei si voltò e mi fissò negli occhi, mentre sembrava perdersi nei miei.
Chissà cosa sta pensando, fu la milionesima volta che mi domandai. Ogni tanto mi faceva il dono di levarsi lo scudo per lasciarmi entrare nella sua testa, ma non quella mattina, anche se nel giro di mezzo secondo capii perfettamente i suoi pensieri nel momento in cui mi ritrovai a baciarla con passione. Con difficoltà mi allontanai dopo aver ricambiato con gioia il bacio. “Andiamo?” le chiesi e Lei dopo aver fatto un mezzo sorriso si allontanò veloce verso il bagno.
Malgrado non ne avesse bisogno, l'abitudine umana di farsi la doccia non era scomparsa. Io rimasi ancora disteso un attimo, perso nei miei pensieri.
Erano passati già cinque mesi da quando avevamo affrontato i Volturi, e finalmente la nostra vita sembrava andare per il verso giusto. Bella aveva superato senza problemi l'ambientamento alla sua nuova vita da vampira e ormai aveva un autocontrollo perfetto. Renesmee aveva fin da subito conquistato tutta la mia famiglia ed era per me buffo e bellissimo vedere come mio padre e mia madre si erano persi dietro la bambina diventando a tutti gli effetti dei dolcissimi nonni. Per non parlare dei quattro zii, che facevano a gara per chi la viziava di più. Così assieme a Bella avevamo deciso di lasciare, una sera a settimana, Renesmee a dormire nella grande casa dei miei. Un po' perchè sapevamo che a loro avrebbe fatto piacere e un po' perchè noi avremmo potuto goderci una serata da sposini, non che ci mancasse il tempo di notte, ma la sera la passavamo seduti sul tappeto in sala a guardare il fuoco nel caminetto e a goderci la nostra nuova vita assieme chiacchierando e coccolandoci come avevamo sognato di poter fare quando l'umanità di Bella era un ostacolo.
“Edward, sei ancora a letto! Alzati pigrone, siamo in ritardo.” mi sgridò Bella che tornata dal bagno avvolta in un morbidissimo asciugamano mi fissava come se fossi un regalo di compleanno . Io mi alzai a velocità vampiresca e pescati dall'armadio dei jeans e una polo blu mi vestì soddisfatto rivolgendole il mio sorriso sghembo che tanto le piaceva. Non potei trattenere una risatina quando notai lo sguardo divertito di Bella, che mi fissava scuotendo la testa. “Non vale! Io impazzisco a cercare qualcosa di decente da mettermi nella cabina armadio che Alice ha riempito di vestiti ..... Bhe lasciamo perdere” brontolò. Con due passi mi avvicinai e scostando l'asciugamano iniziai a baciarla.” Peccato che tu ti debba vestire...” non potei finire la frase perchè la sua bocca era sulla mia ricambiando il mio bacio.
Quando si scostò per guardarmi come se fossi un miraggio che può svanire da un momento all'altro, la guardai negli occhi e accennai un sorriso divertito.
“Dopo la caccia di ieri mattina, direi che adesso il colore dei tuoi occhi non è più tanto spaventoso”
Senza dire una parola si voltò e andò a guardarsi nel grosso specchio che Alice aveva voluto nella camera. Io le andai dietro e posate le mani sulle sue spalle le baciai il collo mentre sorridendo le sussurrai “Arancione non è tanto male come colore”.
Nel giro di venti minuti eravamo usciti, Bella aveva trovato con qualche difficoltà un vestitino beige di cotone che le metteva in risalto la figura perfetta senza essere troppo appariscente ed ci eravamo avviati verso casa dei miei impazienti di riabbracciare quel piccolo miracolo d'amore di nostra figlia. Mentre correvamo nel bosco tenendoci per mano, ripensai alla fortuna di avere incontrato Bella e al suo enorme sacrificio nel rinunciare alla mortalità che aveva fatto per amor mio. I suoi occhi non più di un rosso acceso, ma non ancora ambrati come i miei, testimoniavano la fatica e il percorso che lei aveva deciso d'intraprendere rendendomi felice come non mai. Per sempre erano parole troppo ristrette per contenere la gioia che provavamo nello stare assieme. Come due metà di un intero nessuno avrebbe più potuto separarci o almeno questo ero quello che pensavo quella dolce mattina d'estate.
Neanche Jacob era più un problema o almeno non in quanto rivale dell'amore di Bella, ma non lo sopportavo quando girava intorno rivolgendo troppe attenzioni a Renesmee. Non aveva più lasciato casa dei miei, e si era appropriato di quella che un tempo era la mia stanza, non volendosi allontanare da mia figlia. Esme e Carlisle l'avevano accettato proprio fosse un altro figlio adottivo, sicuramente più ingombrante e costoso da mantenere. Anche i miei fratelli erano felici di averlo intorno perchè con una scusa o con l'altra riuscivano a scatenare qualche bella rissa a cui Jacob non si tirava mai indietro trasformandosi e dando ad Alice la scusa per comprargli in continuazione vestiti nuovi che lui distruggeva regolarmente. Solo Rosalie girava per la casa ringhiandogli ogni volta che lo incontrava e insultandolo mentalmente in continuazione. Io, una volta tanto ero d'accordo con lei, e spesso mal digerivo l'atteggiamento di Jacob. Questa era l'unica cosa che mi faceva arrabbiare con Bella che continuava a proteggere il mio ex-rivale, accusandomi di mantenere un rancore vecchio e ormai inutile.
Quando arrivammo nella grande casa, ci fiondammo all'interno e Bella prese Renesmee dalle braccia di Esme, che la stava facendo giocare con un cavallino di peluche. “Buongiorno Renesmee, dormito bene?.” “Certo mamma. Lo sai che la zia Alice mi ha regalo questo bel cavallino? Il suo nome è JE.” Ci avrei scommesso non passava giorno che qualcuno non le regalasse qualcosa di nuovo. Bhe almeno stavolta si erano limitati. Due giorni prima Emmett e Rose avevano voluto comprarle un macchinina elettrica, una riproduzione perfetta di una Ferrari rosso scintillante, che aveva fatto infuriare non poco Bella. La mia dolce e tenera moglie aveva infatti insinuato che malgrado Nessie fosse a tutti gli effetti mia figlia, era pur sempre una femmina e quindi non era detto che amasse per forza le macchine e la velocità.
“E' molto carino Renesmee, e sono sicura che Zia Alice è felice che tu giochi con lui, ma dimmi non ho capito il suo nome, come hai detto che si chiama?”. La piccola si sporse dalla spalla della mamma e mi guardò facendomi un sorriso smagliante, mai io che avevo letto la risposta nella sua mente mi irrigidì. “Questo è davvero troppo” sussurrai mentre stringevo i pugni per cercare di calmarmi. Sul mio viso si dipinse un sorriso tirato, non volevo offenderla, ma in cuor mio mi sarebbe proprio piaciuto prendere il cavallino e sbriciolarlo con due dita. A Bella il mio cambio di espressione non era certo sfuggito, mentre aveva sentito la frase che per fortuna era sfuggita alle orecchie umane di Renesmee. Anche gli altri, si erano accorti della mia reazione e mentre Jasper dispensava tranquillità si erano voltati ad osservare la scena. Avrei tanto voluto chiedere ad Alice cosa mi avrebbero riservato le prossime ore e se finalmente sarei riuscito a fare a pezzettini Jacob, ma lei e Rosalie non erano in vista. Renesmee nel frattempo si era gettata fra le mie braccia, e mi aveva schioccato un bacione rumoroso sulla guancia, mentre tutta orgogliosa rispondeva alla domanda di Bella “ Si chiama JE cioè Jacob-Edward”. Poi con la mano mi aveva fatto una carezza e mostrato con gioia la sua decisione di dargli il nome dei suoi uomini preferiti. Le sorrisi, incapace di resistere alla sua gioia mentre il groppo della gelosia si scioglieva come neve al sole, anche se per secondo.... io ero nei suoi pensieri. Il mio sorriso doveva essere contagioso oppure Jasper era riuscito nel suo intento perchè tutti ci rilassammo. Con fare disinvolto mentre mi abbracciavo stretta Nessie, chiesi notizie di Alice e Rose che non vedevo in giro per la casa. “ E dove vuoi che siano, se non a fare shopping” mi rispose scherzoso Emmett. “Almeno questa volta ce la siamo scampata” ribadì Jasper sogghignando. Per i miei fratelli accompagnare le mogli a fare spese era una noia mortale. A me andava meglio, perchè Bella preferiva passare il suo tempo in altro modo piuttosto che girare per negozi a sperperare il capitale di famiglia. “ Dov'è Jacob?” Chiese Bella mentre avvicinandosi e facendomi una carezza si riappropriava di Renesmee, che le aveva chiesto di leggerle una favola. “A dormire. Come al solito” intervenne Emmett mentre disponeva gli scacchi sul tavolo davanti a Jasper. In quel momento Esme rientrò in sala con le braccia cariche di lenzuoli appena lavati. “Edward, carissimo mi aiuti a piegarli?”. “Certo!” le risposi mentre allungavo le braccia sorridendole. Alice si sarebbe arrabbiata, detestava vedere Esme che faceva i lavori di casa e lavava gli indumenti e la biancheria “Lo so, ne ho approfittato proprio perchè è fuori. Ma altrimenti mi annoierei a morte” Esme mi stava sorridendo rispondendo mentalmente alla mia domanda inespressa. In quel momento sentimmo una macchina arrivare e dopo qualche secondo il profumo inconfondibile di mio padre mi raggiunse le narici. “Ciao, ragazzi. Tutto bene?” passando mi diede una pacca sulle spalle mentre si dirigeva verso Esme per abbracciarla, e darle un tenero bacetto. Era sorprendente vedere come dopo quasi novant'anni si guardassero ancora come due fidanzatini. Poi voltandosi si diresse verso Renesmee e fattole una carezza sulla testa si diresse al piano di sopra . “Scusate” disse “vado a cambiarmi, oggi un infermiere imbranato mi ha versato addosso una boccetta di alcool e l'odore mi fa bruciare ancora il naso”.
Lo osservai con un sorriso, l'odore di alcool era insopportabile per noi vampiri ma mio padre faceva passare tutto per una cosa normale. D'istinto annusai l'aria ed effettivamente nella stanza aleggiava un vago sentore d'alcool, ma subito il mio olfatto catturò l'odore più buono dell'universo... quello di Bella. Sorridendole andai a sedermi vicino e le passai il braccio intorno alle spalle, guardandola mentre leggeva la favola a Nessie.
La mia famiglia felice.
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Capitolo 2 *** L'offesa ***
Ciao
a tutte.
Vi
posto un secondo capitolo sperando che vi piaccia e vi appassioni.
Non fatevi ingannare dall'inizio della storia. Non
sarà il problema gelosia e il dualismo tra
Edward/Jacob il centro del racconto.
Quello
che succederà sarà influente ma non nel modo che
pensate.
Ricordate
nulla è come sembra e tutto ha un motivo preciso per
accadere.
Volevo
ringraziare Lou per la pubblicità. Lei l'ha già
letta tutta e malgrado abbia avuto problemi d'ansia evidentemente le
è piaciuta.
Spero
che vogliate lasciarmi i vostri commenti.......sono molto ansiosa di
sapere la vostra opinione.
Capitolo
2 - L'offesa
Edward
Ero
comodamente seduto
sul divano dei miei genitori intento a sentire Bella che leggeva le
favole a Nessie, quando Emmett si alzò di colpo dal tavolo
imprecando. “Emmett, ma come parlì!?” lo
rimproverò subito
Esme. “C'è Nessie, sveglia. Non devi esprimerti
così!”. Jasper
guardava Emmett e rideva, sapeva che il mio fratellone odiava perdere
a scacchi.
“Emmett,
non fare il
suscettibile, lo sai che Jasper è un abilissimo stratega. E
poi
nessuno a parte me e Alice lo riesce a battere”
ribadì sapendo di
provocarlo.
“E
certo. Tu e Alice
barate sempre !” commentò subito Jasper un tantino
stizzito.
“Non
fare il saputello
Edward” continuò Emmett con la voglia di
provocarmi per sfogarsi
un po' “In fin dei conti lo sappiamo tutti, che sei bravo
solo a
livello mentale. Tant'è vero che tua moglie per avere una
figlia ha
dovuto chiedere aiuto a Jacob.!”
Lo
guardai come se avesse
avuto 4 gambe e 3 braccia, non riuscivo a credere a quello che stava
dicendo. Era impazzito!? Ma cosa stava insinuando? Che Renesmee, non
era mia? Che Bella era andata a letto con Jacob.? Rimasi impietrito,
sconvolto, incapace di muovere neanche un dito.
Emmett
pensando che non avessi capito l'insinuazione continuò
imperterrito “ E dai Ed,
perché altrimenti Nessie avrebbe lo stesso numero di
cromosomi di
Jacob?. Fra qualche anno potrebbe perfino spuntarle una bella
pelliccia rossastra.”
Non
ebbe il tempo nemmeno
di finire la frase, una rabbia ceca e profonda maturata in quei mesi
dalla mia gelosia nei confronti di Jacob esplose con la forza di una
bomba.
Tutta
la mia famiglia era
rimasta impietrita, nessuno aveva immaginato che Emmett potesse anche
solo pensare per gioco una cattiveria tale, non dopo tutto quello che
io e Bella avevamo dovuto passare.
Con
una forza e una
velocità impressionante persino per la mia razza, caricai
Emmett e
insieme ci ritrovammo a rotolare nel giardino dopo aver sfondato la
porta finestra mandandola in frantumi. Dal mio petto era uscito un
ringhio talmente bestiale e forte da far accapponare la pelle a tutti
i presenti.
Subito
tutti si
precipitarono fuori. Bella stringeva Nessie contro il suo petto. Non
voleva che vedesse suo padre trasformato in un vampiro selvaggio pronto
ad uccidere.
Esme
gridò, presa dal
panico, aveva capito dalla mia espressione che stavolta avrei fatto
sul serio. Jasper, si era alzato come un fulmine e subito
cercò di
afferrarmi per le spalle, aveva anche lui paura di vedermi smembrare
Emmett. Carlisle corse giù attirato dal rumore e dal ringhio
che
avevo emesso. Io guardavo Emmett sotto di me senza riconoscerlo, il
veleno scorreva copioso e usciva dalla mia bocca. Il mostro dentro
di me si era risvegliato e ora richiedeva il suo tributo di odio e
violenza. Con una rabbia ceca, cercai di morderlo alla gola, mentre
Emmett spaventato dai miei occhi e dalla mia reazione alzava le mani
in difesa, incapace di reagire. Quando Jasper mi afferrò per
le
spalle, mi dimenai e gli diedi una spinta che lo mandò a
cadere fra
le gambe di Esme che mi implorava di fermarmi. Poi mi voltai verso
Emmett e preso un braccio glielo torsi dietro la schiena rompendogli
le ossa. Fu allora che mio padre, arrivato di corsa, mi
afferrò per
una spalla costringendomi a voltare la testa e mi assegno uno
schiaffo potentissimo. “Adesso basta Edward. Calmati,
maledizione.
Ma cosa vuoi fare?”. La voce irata mi colpì con la
stessa potenza
della mano, e il mostro mugolò indispettito. Lo guardai,
come se
fosse un extraterrestre, ... mi aveva schiaffeggiato.! Mai lo aveva
fatto. Mai mi aveva colpito con tanta violenza, neanche quando avevo
provato a mangiarmi un suo amico medico, tanti anni addietro. Lo
guardai , con la bocca aperta, come un ebete. Poi abbassai lo sguardo
verso Emmett che mugolava per terra con Esme che lo abbracciava.
Jasper mi prese per le spalle e mi spinse via. “Vieni via
Edward,
cerca di calmarti.”. Feci qualche passo, mentre la
consapevolezza
di quello che avevo fatto..... di quello che avrei potuto fare... mi
si abbatté addosso come un muro. Allora scuotendo la testa
mi
allontanai di corsa verso il bosco, non volevo sentire le loro menti
cariche di rabbia , apprensione e paura. Sapevo che Emmett sarebbe
guarito nel giro di poche ore, ma ero anche consapevole di avere
inflitto a tutti una ferita che non sarebbe guarita velocemente. Il
mostro che era in me, dopo tanti decenni si era risvegliato, e adesso
non sarei più stato lo stesso.
Veloce
mi nascosi fra le
fronde di una grande quercia. Potevo vedere mio padre che chino su
Emmett gli fasciava la spalla e il braccio. Poi aiutato da Jasper,
Emmett si alzò e si avvio verso casa preceduto da Carlisle
ed Esme
che chiaramente sconvolta lo abbracciava. Carlisle la accarezzava la
testa cercando di calmarla. Mai era successo un incidente simile
nella nostra famiglia, mai un fratello aveva osato ferirne un altro.
Ero un mostro, lo sapevo!
Lo avevo sempre saputo!
Ero l'unico che pur
avendo una scelta diversa a disposizione aveva cacciato e ucciso.
Ero l'unico che
prepotente calpestava i sentimenti altrui.
Ero l'unico che aveva
osato uccidere per egoismo la donna che amava.
Il
mio pensiero volò
verso Bella che era rimasta immobile e impietrita. Il suo sguardo era
fisso verso il bosco, verso di me. Ma non ero sicuro che mi vedesse
realmente. Perché non potevo leggerle nella mente? Cosa
stava
pensando? Aveva finalmente capito che ero un mostro? Il peggiore
persino fra i miei simili?
Emmett
si trascinò fino
alla porta di casa poi si voltò verso il bosco e
pensò Edward,
so che mi puoi sentire. Scusa fratellino, non dovevo dire quelle
cattiverie. Non pensavo ti offendessi e reagissi così! Torna
a
casa... ti spetto per abbracciarti. Non far soffrire Esme e
Carlisle....loro hanno capito proprio come me. Adesso siamo tutti
preoccupati per te! Non è successo nulla... vieni.
I
suoi pensieri mi colpirono come uno schiaffo. Volevo scendere e
andare ad abbracciarlo, ma il mostro dentro di me era ancora troppo
libero e il veleno troppo abbondante mentre la vergogna mi
paralizzava. Scossi la testa, non meritavo una famiglia simile.
I
muscoli mi si paralizzarono quando dalla porta uscì Jacob.
Se avessi
avuto voglia, mi sarei messo a ridere. Era in pantaloncini, i capelli
corti erano dritti e gli occhi erano di chi è stato
svegliato
all'improvviso da un lungo e piacevole sogno. Stizzito lo vidi
avvicinarsi a Bella e Renesmee ed abbracciarle entrambe. Come lo
invidiavo in questo momento, io non avevo il coraggio di avvicinarmi
a loro, sapevo di averle spaventate entrambe e di non essere
abbastanza calmo. Decisi allora di concentrarmi per ascoltare la loro
conversazione. Dovevo sapere cosa Bella pensava di me.
“Bella,
tutto bene... state bene...?” si era avvicinato cauto e
adesso le
stringeva forte “Se hai fatto loro del male, ti
vengo a cercare
e ti stacco la testa.” “Jasper mi ha
accennato che Edward, è
uscito fuori di testa e ha ferito Emmett” “ So
che mi puoi
sentire, cosa ti è girato? Sei impazzito? Nessie sta
piangendo e
tremando come un pulcino. Come puoi fare del male ad
entrambe?”
Mi
sentivo male, la testa mi girava. Se avessi potuto avrei iniziato a
piangere, volevo raggiungerle, confortarle, scusarmi ma non potevo
avvicinarmi adesso, rischiavo di spaventarle ancora di più.
Pensaci
tu Jacob ti prego, mi ritrovai a implorare nella mia testa.
Poi
vidi Bella annuire e passare Renesmee a Jacob. “Non aver
paura
piccina. Papà ha litigato con lo zio, ma non voleva fargli
del male.
Lui non farà del male più a nessuno! E
soprattutto non lo farà ne
a me, ne a te.”
Una
pugnalata ecco l'effetto che mi fecero le sue parole.
“Lo
so mamma, che ci vuole bene. Ma mi manca ho paura per Lui.
Perché se
ne è andato? Quando ritorna?”
Il
pugnale continuava a rigirarsi nella ferita aprendo squarci sempre
più grandi.
“Presto.
Nessie. ..Adesso va con Jacob in casa... io vado a cercare
papà.
Adesso lui ha bisogno di me!”
Si
piccola mia, vai con Jacob. Lui è meno pericoloso di me.
Pensai
amaramente.
Detto
quelle parole vidi Jacob entrare in casa tenendo stretta Renesmee
“Attento Edward. Se fai dell'altro male a Bella
è meglio che
sparisci dalla mia vista. Stupido succhia-sangue, permaloso ed
egoista. Prima o poi noi due faremo i conti, e non te la caverai a
buon mercato”
Restai
fermo accovacciato sul ramo mentre osservavo Bella annusare e seguire
la mia scia.
Nel
giro di pochi minuti, era sotto il ramo su cui stavo.
“Allora,
che intenzioni hai adesso? Vuoi startene appollaiato lassù
per
qualche giorno o vuoi scendere e venire a chiedere scusa a Emmett e
Jacob?” la sua voce era carica d'ira.
Oh
cielo. Come era bella quando si arrabbiava. Avrei voluto con tutte le
mie forze scendere ed abbracciarla, farmi avvolgere dal suo profumo e
baciarla sulle labbra.... ma non potevo. Continuò sempre
più irosa
“ Ma ti rendi conto di come ti sei comportato? Emmett
scherzava,
ormai dovresti conoscerlo! Ma come hai potuto credere a quello che
ha detto?” No! Io non credevo quello! Sapevo perfettamente
che
Renesmee era mia figlia e che Lei mi amava con tutto il suo cuore.
Ero consapevole di quello che aveva fatto per stare con me .... Di
quello che io ero per lei..... ma non trovavo le parole... non sapevo
come spiegarle..... la gelosia.... era assurdo ! Come poteva credere
che io avessi potuto pensare che quella era la verità!! Era
folle...
era pazzesco.... No! No Bella non puoi pensare questo...... Volevo
scendere, abbracciarla, spiegarmi... ma il mostro era ancora libero,
ancora assetato di violenza. Non potevo avvicinarla e non sapevo come
fare, non volevo ammettere che ero un vampiro senza controllo. Si un
vampiro assai pericoloso. Un vampiro che poteva fare una pazzia
perché il mostro dentro di me era sveglio e aspettava
soltanto un
errore da parte mia.
Così
la guardai, le sussurrai le uniche parole che potessi mai dirle e
senza sentire la sua risposta mi girai e scappai nel bosco.
Scappare,
era l'unica cosa che potevo fare fino a che non fossi riuscito ad
imprigionare nuovamente il mostro dentro di me.
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Capitolo 3 *** La Scomparsa ***
Ciao a tutti.
Innanzitutto
volevo ringraziare chi ha perso qualche minuto del suo tempo per
leggere i due precedenti capitoli , chi mi ha mandato un suo commento
e chi ha inserito la storia nel suo promemoria.
Spero
che anche questo nuovo capitolo sebbene sia abbastanza corto vi piaccia
e vi incuriosisca. Cosa avrà detto Edward a
Bella?? Dove è andato??
Ritornerà presto a casa?? Come ha reagito la
famiglia al suo allontanamento ??? Lo
andranno a cercare???
Ecco
allora che in questo terzo capitolo troverete alcune risposte
alle domande che vi siete poste mentre altre
ne prenderanno il posto.
Spero
che vorrete lasciarmi un commento, mi piacerebbe tanto sapere cosa ne
pensate. Un bacione e ancora grazie per essere qui.
Capitolo
3 - La Scomparsa
Edward
Corsi,
corsi e corsi
ancora.
Speravo
che nessuno mi
avrebbe seguito. Il cellulare iniziò a suonare nella mia
tasca, ma
non risposi, non intendevo rispondere. Dovevo cacciare, correre e
cacciare fino a che il mostro non si fosse lasciato imprigionare
nuovamente. Poi, avrei potuto tornare ad affrontare le mie
responsabilità, ma non prima.
Cacciai,
uccisi e mi
dissetai come non mai, abbandonato completamente all'istinto.
Poi
mi sedetti su una
pietra a ripensare a quello che avevo combinato.
Era
pomeriggio, ormai, e
le ombre iniziavano ad allungarsi.
Ripensai
a quello che
avevo sussurrato a Bella “Ti amo, e amo Nessie. Voi siete la
mia
vita, voi siete la mia aria e la mia terra. Ma ora non posso stare
con voi, non posso tornare da voi. Adesso devo andare.
Tornerò
amore, appena posso tornerò. Dillo a Nessie, dille che la
amo più
della mia vita. Scusa amore. So di ferirti, ma non posso, non sono
pronto ad affrontare la mia famiglia, ad affrontare Nessie, a farmi
perdonare da loro e da te e soprattutto non sono ancora pronto a
chiamare Jacob amico mio.”
Adesso
quelle parole
pesavano come macigni. Sospirai, il mostro dormiva. Le catene erano
di nuovo strette lui non mi avrebbe più dato fastidio. Era
l'ora di
tornare, era l'ora di mostrarmi. Certo, mi avrebbero perdonato...
loro lo facevano sempre. La mia famiglia lo avrebbe fatto. Ma Bella?
Lei era pronta ad accettarmi?
Scesi
dalla pietra e
lentamente senza correre tornai sui miei passi.
Un
rumore, poco più di
un cigolio mi bloccò.
I
miei sensi acutissimi
si allarmarono.
I
miei sensi di vampiro
mi avvertirono.
Pericolo.!
Un
profumo, più profumi.
E
poi... la nebbia.
Non
vedevo, non sentivo,
nulla. Solo il buio e il vuoto. Mi sentii precipitare, lottai contro
lo smarrimento, contro la paura che mi stava attanagliando il cuore,
cercai di sentire, di capire ma tutto fu inutile e velocemente
precipitai nel nulla.
Carlisle
Che
cosa era successo?
Cosa aveva spinto Edward a reagire così? Mai lo avevo visto
così
arrabbiato, così fuori controllo, preda dell'istinto come
adesso. Avevo visto il vampiro in lui risvegliarsi all'improvviso forte
e
spaventoso, avevo visto il veleno uscirgli dalla bocca mentre i suoi
occhi bruciavano di ira. Il mostro che era in lui, lo stesso mostro
che era dentro ognuno di noi, era uscito e ne aveva preso il
controllo.
Non
lo avevo mai colpito,
mai mi ero permesso di sgridarlo così violentemente. Mai,
neanche
nei momenti più bui della sua trasformazione. Eppure, avevo
avuto
paura, sapevo che avrebbe ucciso Emmett. Suo fratello.!
Adesso
Emmett riposava
nella camera, era dispiaciuto e preoccupato mentre s'incolpava
dell'accaduto. Jasper era con lui, cercando con il suo dono di
infondergli serenità, ma lui stesso non riusciva a provare
quei
sentimenti. Tutti eravamo scossi. Esme era fra le mie braccia e la
sentivo tremare. Amava Edward, e aveva paura per lui.
“Carlisle,
devi andare a parlargli. Non voleva fare male ad Emmett. Vallo a
cercare, digli di tornare.” Ma non potevo, non adesso. Vedevo
Jacob con Nessie che la faceva giocare, cercando di distrarla e avevo
visto Bella dalla finestra correre nel bosco. “Ci
penserà Bella, è
andata a parlargli, Esme. Vedrai.. lui la ama non vorrà
ferirla,
torneranno assieme e tutto andrà a posto” Sapevo
che era una
bugia, ci sarebbe voluto tempo per tornare alla normalità,
per
dimenticare, ma ce l'avremmo fatta in fin dei conti eravamo una
famiglia. Il legame che ci univa era molto forte, non esisteva al
mondo un gruppo di vampiri che si amasse come noi. Avevamo superato
assieme molti problemi e avremmo passato indenne anche questo.
Mi
voltai e vidi entrare
Bella in casa ....da sola.
Teneva
la testa bassa, e
si stringeva le braccia con le mani per non tremare. Scostai Esme con
gentilezza e andai ad abbracciare la mia ultima figlia. Nascose il
viso contro il mio petto, e iniziò a singhiozzare. I suoi
occhi arancioni erano due fessure ma nessuna lacrima ne usciva, anche
se il
corpo era scosso come se stesse bruciando sul rogo.
“Edward,
non tornerà.
Se ne andato! Ha detto che gli spiace, ma che non è ancora
pronto a
stare con noi.” sussurrò le parole con
difficoltà. La strinsi,
sapevo quanto le costasse parlare, sapevo quanto fosse profondo il
suo dolore che era anche il nostro. Ricordavo con la chiarezza della
mia razza quello che era successo l'ultima volta che Edward era
sparito dalla sua vita annientando entrambi.
“Tornerà, presto
Bella! Lui non può vivere senza di voi. Dagli tempo, vedrai
che
presto si farà vivo.”
“Si,
lo so! Me l'ha
promesso.” e detto questo si avvicinò a Renesmee e
stringendola
l'abbracciò forte per passarle il suo coraggio.
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Capitolo 4 *** In Attesa ***
Ciao
ragazze spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Abbiamo
lasciato Edward in difficoltà e adesso ci spostiamo a casa
Cullen dove lo stanno aspettando......ma cosa è successo???
Ecco che con questo capitolo inizia una
folle corsa contro il tempo e il destino dove
l'orologio e il passar delle ore saranno i protagonisti assoluti.
Aspetto
i vostri commenti e anche domande se ve ne
sorgeranno....magari a qualcuna potrò anche rispondere senza
rovinarvi i colpi di scena che vi attendono.
Grazie a tutte e buona
lettura
Capitolo
4 - In Attesa
Carlisle
Ero
in piedi di fronte
alla vetrata rotta, Esme aveva già chiamato per farla
riparare.
Il
tempo passava, e il
pomeriggio stava finendo. Non mi interessava molto. Avevo chiamato in
ospedale per avvisare che non stavo bene e che avrei preso qualche
giorno di ferie. Si stupirono, ovviamente, ma non poterono obiettare.
Dovevo essere l'unico medico che non faceva mai ferie. Mi piaceva il
mio lavoro, e anche adesso mi mancava ma volevo vedere Edward quando
sarebbe ritornato. Volevo abbracciarlo e scusarmi , volevo vederlo di
nuovo sereno. No non sarei andato a lavorare fino a che la situazione
non sarebbe tornata normale. Ma perchè ci metteva tanto?
Forse
avevo sbagliato, forse dovevo andarlo a cercare. Che sfortuna, se
Alice fosse stata presente le cose sarebbero andate diversamente. Ma
dov'era? Possibile che non avesse previsto questo problema?
Stavo
ancora meditando
fermo come una pietra, quando vidi la Porsche gialla sfrecciare verso
casa e inchiodarsi davanti alla porta.
Rosalie
ne uscii
velocissima e agitatissima urlando e interrompendo la calma apparente
che ci aveva preso tutti quanti “Dov'è Emmett?
Come sta? Alice
lo ha visto a letto e ha visto Edward scappare via. Cosa è
successo?” Era un fiume in piena, incontenibile. Esme con
dolcezza
le andò in contro e prendendola per mano
l'accompagnò su per le
scale spiegandole l'accaduto e tranquillizzandola.
Alice
entrò con più
calma, mi si avvicinò e mi abbracciò, poi si
avvinò a Bella e le
fece un sorriso e una carezza. “Ho visto Ed allontanarsi nel
bosco.
Gli ho telefonato ma non mi ha risposto. Stava bene, Bella. Non ti
preoccupare, ho visto poco fa che aveva deciso di tornare. Anzi mi
aspettavo fosse già a casa.”
Le
parole di Alice furono
come un balsamo, tutti ci rilassammo. Jasper corse giù
insieme ad
Esme e abbracciò la sua anima gemella. “Alice,
come sono contento
di vederti. Se ci fossi stata forse avremmo evitato tutto questo.
Edward, in genere ti dà ascolto”
“Lo so” disse lei
mentre ricambiava l'abbraccio a Jasper, “ma dubito che
stavolta
sarei servita a qualcosa”.
Mi
voltai di nuovo verso
la finestra mentre Esme silenziosa si era portata al mio fianco
abbracciandomi e assieme fissammo il bosco nella speranza di vedere
Edward spuntare.
Passarono
poche ore e il
sole calò dietro le nuvole del cielo di
Forks lasciando il
posto a una calda serata ma di Edward nessuna traccia. Noi
aspettavamo con ansia, come solo i vampiri sanno fare poco
consapevoli del tempo che passa, fino a che Emmett spuntò
dalla
scala abbracciato a Rosalie. “Non è ancora
arrivato? Alice sei
sicura di quello che hai visto?” Come se avesse rotto un
incantesimo, tutti ci muovemmo e ci voltammo verso Alice che seduta
sul divano teneva stretta Bella che cullava Renesmee addormentata.
“Ma
certo Emmett. Era
molto convinto. Il suo futuro era certo” mentre le parole
esprimevano certezza il suo volto lasciava trapelare i dubbi che le
stavano nascendo dal cuore come a tutti noi.
“Alice,
cara, puoi
provare a vedere dov'è adesso. Dovrebbe essere
già qui, ormai e
...” Esme aveva dato voce ai pensieri di tutta la famiglia.
In
risposta Alice si mise
eretta e i suoi occhi si fecero sfuocati. Passarono alcuni minuti e
poi scosse con violenza la testa, esasperata.
“Cosa
hai visto Alice?
Sta bene? Dov'è?” Bella ormai palesemente in ansia
non si era
potuta trattenere. “Non so. Non capisco.” Alice era
assorta,
pensierosa. Poi ritornò in trance qualche minuto prima di
alzarsi
agitata. “ Non lo vedo. E' sparito. Non lo vedo
più” A quelle
parole, ci agitammo tutti. “Come sarebbe a dire. Spiegati
Alice!”
la incitai.
“ Non lo vedo!” ribadì ormai presa dal
panico
“Forse
ha incontrato
Sam o Seth. Probabilmente è con loro” disse
tranquillo Jacob.
Ma
certo! Che pazzi a non
averlo pensato prima. Doveva essere andata così. Forse
Edward aveva
incontrato loro per strada e si era fermato a parlare oppure....
poteva anche essere andato a La Push. I licantropi bloccavano le
visioni di Alice . Non poteva essere diversamente. Dovevo crederlo,
non potevo pensare ad altro, non volevo pensare che potesse essere
accaduto dell'altro. Mi guardai intorno, ma tutti ci stavamo facendo
la stessa domanda : perché?
Jacob,
non perse la testa
e corse nella vecchia camera di Edward. Sapevamo perfettamente cosa
aveva in mente e in silenzio racchiusi nella nostra angoscia,
aspettammo. Dopo pochi minuti vedemmo Jacob, scendere le scale
lentamente. Era vestito in maniera diversa, segno che per
trasformarsi non si era nemmeno spogliato. Il suo volto era di pietra
e con agilità si mise vicino a Bella e posandole un braccio
intorno
alle spalle sussurro: “ Non lo hanno visto. Sono tutti
assieme e
nessuno di loro ha notizie di Edward”.
Le
sue parole ruppero un
silenzio carico di tensione, mentre tutti arrivavamo alla stessa
conclusione. Solo Rose con la voce spezzata dall'angoscia ebbe il
coraggio di parlare e porre ad Alice la domanda che tanto ci
angosciava “Cosa può essergli successo Alice...
è..è...morto?”.
“NO!
Non può
essere... Dimmelo Alice, ci deve essere una spiegazione.... ti
prego... ti prego... non può essere vero!” Bella
aveva urlato
mentre passata Renesmee a Jacob si era lanciata verso Alice
scuotendola per le spalle. Jasper le fu subito vicino e
accentrò il
suo potere su di lei cercando di tranquillizzarla. “Calmati
Bella,
ci deve essere una spiegazione”.
Alice
si lasciò cadere
seduta sul divano, e scuotendo la testa ci guardò tutti
negli occhi.
“ No Bella, se fosse morto io lo saprei e anche
tu!” mi guardò
fisso e io annui prendendo la parola “Il legame con la nostra
anima
gemella è molto solido, quasi infrangibile e in caso di
morte chi
sopravvive avverte subito la mancanza della sua metà, come
se una
parte di lui o lei venisse annientata.” Cercai di spiegare a
Bella, mentre vedevo nei suoi occhi la consapevolezza che quella
nuova verità aveva portato alla sua anima. “ E'
vivo. Lo sento”
sussurro Bella.
“Perchè
allora Alice
non lo vede?” domandò Emmett sempre molto concreto.
“Perchè
non sta
decidendo nulla, è come sospeso.... la sua mente
è chiusa …. non
decide.... non pensa” Alice mi guardò e nel suo
volto potevo
leggere il panico.
“Non
è una cosa
normale... gli è successo qualcosa..” Esme si era
alzata “Vado a
cercarlo.”
“No,
ferma, aspetta” Aveva ragione, lo sapevo, ma se era successo
qualcosa ad Edward, non
dovevamo agire d'impulso, poteva essere pericoloso.
Presi
fiato e parlai
consapevole che tutti aspettavano la mia decisione “Andremo a
cercarlo io, Esme, che è il miglior segugio di casa, Alice e
Jasper
”
“Vengo
anch'io” tuonò
Emmett, “se c'è da combattere due braccia forti
faranno molto
comodo”
“Vengo
anch'io” disse in contemporanea Bella “Edward
è mio marito e se è in
pericolo io devo saperlo, e poi non posso stare qua ad
aspettare”
Scossi
la testa e parlai
“ Emmett, non sei ancora perfettamente guarito e dal momento
che
Renesmee resta a casa qualcuno deve proteggerla e Jacob da solo non
è
sufficiente. Tu resti e Rose con te. In quanto a te Bella... se
è
successo qualcosa a Edward, tu non devi rischiare, non posso
permettere a Nessie di perdere il papà e la mamma nella
stessa
giornata. Ti prometto che ci faremo vivi appena scopriremo qualcosa.
Hai la mia parola. Ti terremo informata. Spero di trovarlo e
riportarlo a casa velocemente”
Poi
mi voltai feci un
cenno con la testa a Esme e iniziammo a correre nel buio
della
notte che ormai aveva avvolto ogni cosa.
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Capitolo 5 *** Devo Resistere ***
Ciao
a tutte e grazie per essere qui a leggere anche questo capitolo.
Sicuramente
vi starete chiedendo.... cosa è successo ad Edward?
Come mai Alice non riesce più a vederlo?
Ecco che allora trovere le risposte leggendo mentre un altra
domanda sorgerà spontanea. Dove sono i Cullen????
Arriveranno in tempo??? Ma per questo dovreste aspettare
ancora un capitolo perchè da adesso in avanti per
un pò ci sarà un capitolo dedicato ad Edward ed
un capitolo dedicato ai Cullen.
Perchè
la corsa contro il tempo per salvarlo dal suo destino, sta
iniziando.........
Buona
lettura e mantenete i nervi saldi.......e se avete tempo e
voglia fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie
ancora
Capitolo 5 - Devo
Resistere
Edward
Ero
nel nulla, non sentivo, non vedevo, non potevo muovere nessun muscolo
e avevo paura.
Non
so per quanto tempo rimasi in quello stato, ma lentamente iniziai a
emergere dalla nebbia che mi aveva avvolto.
Per
primo ritornò l'olfatto, il senso più sviluppato
nella mia razza e
l'odore dei miei simili mi colpì con violenza. Mi concentrai
su
quei profumi e l'orrore penetrò nella mia mente. Alcuni li
avevo
già sentiti e li riconobbi mentre la paura cresceva dentro
di me.
C'erano Jane, Demetri, Felix, Alec e altri quattro che non riconobbi.
La Guardia Reale dei Volturi si era mossa, e mi aveva preso. Ma
certo, era stato Alec a prendermi, non avevano dovuto fare nessuno
sforzo, avevano solo aspettato di trovarmi solo, lontano dalla mia
famiglia e da Bella che con il suo scudo mi avrebbe potuto
proteggere.
Mentre
la mia mente si schiariva libera dal potere di Alec, percepii le loro
voci cristalline.
“
State
pronti, l'ho liberato dal mio potere, fra poco sarà di nuovo
tra
noi” sentì mormorare Alec.
“Bene,
Demetri , Felix tenetelo fermo. Chelsea preparati. Non abbiamo molto
tempo presto inizieranno a cercarlo. Non voglio scontri. Aro vuole
lui, e ci sta aspettando con impazienza” Jane dava gli
ordini. Era
dunque lei a capo del gruppo.
“Non
avere fretta Jane, se vuoi che il lavoro venga fatto bene, devi
fidarti ed lasciarmi fare. I suoi legami sono molti forti per cui
non basta un attacco a distanza, devo lavorare direttamente su di
lui e ci vorrà tempo.” Non conoscevo quest'ultima
voce, che era
dolce e suadente, ma molto decisa e sicura di se.
Aprii
gli occhi e mi guardai in giro in cerca di una via di fuga.
Eravamo
in un magazzino al buio malgrado una finestrella piccolina facesse
passare un filo di luce assai tenua. Doveva essere ormai sera
inoltrata. Ero disteso a terra su un paio di vecchie coperte con la
schiena sul pavimento, le gambe erano tenute ferme per le caviglie da
Felix che mi guardava e sogghignava, mentre le braccia mi erano state
tirate indietro sopra le testa, da Demetri che le teneva saldamente
ferme per i polsi. Entrambi avevano tirato quanto i miei muscoli
avevano permesso senza arrivare a smembrarmi e di certo non avrei
potuto definire la posizione comoda. Quando misi a fuoco la scena
notai che Jane era inginocchiata a fianco a me. “Bentornato
Edward,
sei contento di vedermi?” la mia risposta fu un ringhio
profondo e
rabbioso.
“Non
sei molto carino, non dovresti comportarti così.”
e mi sorrise
con il suo sguardo angelico prima che il dolore mi invadesse.
Sentii
immediatamente tutto il mio corpo prendere fuoco. Il dolore era
atroce aumentato dal fatto che non potevo muovermi mentre i miei
muscoli si tendevano e cercavano di scappare dalle braccia dei miei
aguzzini. La mente era invasa dal dolore che mi paralizzava ogni
pensiero, e dalla mia bocca uscivano delle grida furiose e cariche di
odio assieme al veleno.
Non
andò avanti tanto, ma quando il tormento finì ero
esausto.
“Basta
così Jane, non stancarlo troppo” La vampira
bellissima, dalla voce
suadente, che si chiamava Chelsea, si avvicinò a me e mi
fece una
carezza sulla guancia. Il suo tocco fresco alleviò un po il
dolore
mentre mi rendevo conto che ero nello loro mani e che difficilmente
avrei ricevuto aiuto .
Chelsea,
appoggiò con delicatezza entrambe le mani sulla mia testa, e
con le
dita aperte premette i polpastrelli sulle mie tempie mentre
sprofondavo nel buio.
Non
vedevo e non sentivo nulla, mentre la sua voce mi entrò
direttamente
nel cervello dolce e suadente. Mi confortava e mi coccolava.
“Non
avere paura Edward. Nessuno vuole farti del male. D'altronde nessuno
ti verrà a cercare”
“No!”
gridai. Sapevo che stava mentendo, la mia famiglia mi cercava, io lo
sapevo, loro avrebbero mosso mari e monti fino a che non mi avessero
trovato.
“Sei
proprio sicuro, Edward. ? Tu non gli interessi, loro non ti vogliono
bene, loro ti sopportano solo per il tuo dono, altrimenti ti
avrebbero mandato via. Chi lo vuole un vampiro capace solo di
lamentarsi, di creare problemi a tutti?”
“Non
è vero” gridai con quanto fiato avevo in gola
“stai mentendo è
una bugia”
Ma
la voce imperterrita continuò “ Credi?
Ne sei proprio sicuro? E
chi credi ti verrà a cercare? Tuo padre
forse?” il suo
tono di scherno era insopportabile e dalla mia gola scappo un ringhio
minaccioso “Smettila, mio padre mi vuole bene, lui
è il mio
creatore, la mia guida. Mi ha sempre aiutato, mi ha sempre guidato e
protetto” Con forza mi dimenai, volevo scappare, volevo
colpire
quella voce, zittirla. Ma ero trattenuto troppo forte, e non riuscii
nemmeno ad alzare la testa per sottrarla a quelle mani gelide che mi
paralizzavano i sensi.
E
la voce continuò suadente “ Povero
illuso, ti ha detto lui tutte queste bugie? Non sai che ti
creò solo
per avere compagnia, solo perché si sentiva solo e voleva
qualcuno
con cui dividere il suo segreto. Ti creò e ti
rubò l'anima per un
capriccio. Ti ha trasformato e ti ha condannato alla dannazione
eterna per egoismo. Ora vivi questa vita, da perenne diciassettenne
senza speranza di crescere, senza speranza di essere adulto,
senza
futuro, in un
eterno presente fatto di scuola, di studio, di noia e di monotonia. Non
ti ha mai voluto bene, si è pentito tante volte di non
averti
lasciato morire, ma gli servivi, voleva leggere nel pensiero degli
umani e il tuo dono era molto utile. Ti ha costretto a rinnegare te
stesso, la tua natura. Una vita di sacrifici, di abnegazione, mai
libero di seguire i tuoi impulsi, il tuo istinto, mentre ti
costringeva a essere una creatura diversa dalla tua natura. Niente
sangue umano, niente dolce nettare nella tua gola riarsa, solo sangue
animale, solo sangue di puzzolentissime bestie. Per cosa? Per avere
gli occhi gialli invece che rossi? Quanto ti ha sgridato,
quante
volte ti ha
fermato e rimproverato? Quante volte non ti ha capito e ti ha
giudicato? E tu credi che adesso si scomoderà per te? Credi
che
correrà nel buio della notte a cercarti ? O semplicemente ti
lascerà
andare perché ormai non gli servi più?”
“No!”
urlai “stai mentendo”. Tirai indietro la testa,
volevo sottrarla
da quelle mani gelide, volevo scappare da quella voce che insinuava
dubbi sui miei affetti, su quello che avevo di più caro.
Iniziai a
dibattermi ottenendo soltanto di ferire il mio corpo mentre i
muscoli e i tendini si tiravano provocandomi delle fitte allucinanti.
“Non
essere cieco Edward, perchè ti rifiuti di vedere. Come
è entrata
Esme nella vita di tuo padre, lui ti ha rinnegato, ora ha una
compagnia migliore, ora non gli servi più. Non
ti ricordi,
come ti evitavano, come ti mandavano lontano, per stare da soli?
“E'
una bugia. Sono tutte bugie. Esme è mia madre, lei mi ha
sempre
capito e confortato. Quando ho trovato Bella è stata la
prima a
capirmi e a incoraggiarmi. Lei non si è fermata davanti alle
apparenze.” non riuscivo a parlare con calma, volevo gridare
in
faccia a quella stupida vampira la verità, quella che lei e
gli
altri non avrebbero neanche potuto capire. La verità alla
quale non
potevo rinunciare.
Provai
a chiudere la mente, non volevo più sentire, più
ascoltare. Ma non
ci riuscii e la voce tornò suadente a penetrare nel mio
cervello
“Come ti sbagli. Lei
è molto furba, lei ti faceva sentire quello che volevi
ascoltare
nella sua mente, mentre nascondeva nel profondo i propri sentimenti.
Ti compativa e ti odiava. Sperava che tu uccidessi il tuo amore,
così
saresti morto di dolore e lei avrebbe avuto Carlisle tutto per se. E
ti incoraggiava nel tuo amore con l'umana sperando che tu cedessi,
che tu bevessi il suo sangue e preso dall'umiliazione e sconforto
uscissi per sempre dalle loro vite.
Le
sue parole mi colpirono come uno schiaffo. Ma sapevo perfettamente
che erano frottole, e le urlai tutto il mio disprezzo. Poi mi
rilassai fino a che sentii la tensione nelle braccia e nelle gambe
alleggerirsi e con un colpo violento riuscii a sottrarre un braccio
al controllo di Demetri. Ma fu tutto inutile, mi riprese facilmente e
con rabbia mi girò i polsi provocandomi ulteriori fitte e
strappandomi un ringhio di dolore mentre il veleno usciva copioso
dalla mia bocca .
“Smettila
di agitarti Edward, così ti farai solo male.”
la voce penetrò
senza sforzo nella mia mente “ Hai così
fretta di tornare da
loro? Non immagini la perfetta Rosalie sorridere speranzosa quando
si accorgeranno della tua scomparsa? Quanto ti odia tua sorella! Ma
questo lo sai, lo hai sempre saputo ! Fin dal primo giorno in cui
prese coscienza della sua trasformazione in vampira ti ha odiato. Tu
che l'hai sempre snobbata, presa in giro, sottovalutata e smorfiata.
Lei non era abbastanza bella per te, non abbastanza intelligente. Lei
ha sempre saputo cosa pensavi e ti ha sempre odiato. Ed Emmett il suo
sposo, la capisce e ti detesta, lui l'appoggia sempre, la seguirebbe
ovunque farebbe qualsiasi cosa per lei, anche odiarti. Fa finta di
essere tuo complice e invece appena può ti umilia e ti
disprezza
nascondendo i suoi veri sentimenti dietro gli scherzi.”
“No.
Emmett è sincero. Non puoi dire questo! Tu non lo
conosci!” adesso
ringhiavo, e cercai per l'ennesima volta di sottrarmi alla sua
gelida presa. Ottenni soltanto che Felix ridacchiando tirasse
più
forte strappandomi un altro urlo di dolore.
“Hai
ragione, non li conosco ,ma io so! Io vedo nelle menti delle persone
i loro sentimenti, davanti a me le persone sono come nude e cinque
mesi fa ero presente. Ho letto come Jasper e Alice si sono presentati
come salvatori della vostra famiglia, ma solo perché
volevano la
vostra protezione. Loro sono diversi. Loro non sono figli del veleno
di Carlisle. Alice si è unita per convenienza a voi
trascinandosi
dietro il povero Jasper. Si, tu pensi che Alice ti sia affezionata,
credi che ti voglia bene, ma in realtà lei vuole bene solo a
se
stessa e ti ha usato come tutti. Ti ha manovrato dall'inizio. Dice di
vedere il futuro ma in realtà ti fa vedere solo quello che
vuole
solo quello che le comoda per influenzare le tue decisioni. E tu le
hai sempre creduto, sbagliando tutto. Rovinando la tua vita e quella
di chi ti sta intorno.
E
Jasper, il tuo fratello combattente, sta con voi e vi sopporta solo
per amore di Alice. E' geloso di te, dei tuoi poteri e vorrebbe
vederti morto e aspetta solo l'occasione per eliminarti. Aspetta solo
un pretesto valido e poi sparirà nella notte come si addice
ad un
vero vampiro.”
Mi
sentii pervadere da una rabbia folle, ma ero impotente e non potevo
far altro che ascoltare malgrado la mia mente rifiutasse con tutte le
sue forze di accettare quello che sentiva.
“
Ha..
si.. stavo dimenticando la tua compagna. Bella.”
A
quelle parole mi sentii gelare, il nostro amore era profondissimo, la
mia dedizione totale. Non poteva insozzare anche quello che avevo di
più caro al mondo.. la mia ragione di vita. Presi fiato e mi
limitai
semplicemente a sibilare “ Non ti azzardare a toccarla, a
nominarla
perché altrimenti ti ucciderò”
Ma
la voce continuò imperterrita “ Ma certo
sei convinto che lei
ti ami. Mai sentimento fu così mal riposto. Lei voleva solo
l'immortalità, voleva solo che la trasformassi. E' questo
che
vogliono gli umani, è questo che voleva la tua Bella
mortale. E ha
fatto tanto, che c'è riuscita. Il suo cuore batte per Jacob,
il vero
papà di sua figlia. Tu sei stato solo uno strumento per
ottenere la
vita eterna. E adesso non gli servi più, sei solo un
impedimento...
presto con una scusa si sarebbe allontanata facendosi accompagnare
dal suo più grande ...amico. Presto saresti tornato solo con
i tuoi
ricordi. Lei non ti ha mai amato, ti ha solo usato e presto ti
avrebbe gettato via.”
“No!
Lei mi ama. Lei mi sta aspettando. Bugiarda, Renesmee è la
mia
bambina, loro sono la mia famiglia.” ormai urlavo e incurante
delle
ferite del corpo mi dimenavo, come un pazzo, come se mi stessero
infilando aghi arroventati nella pelle e nella testa.
“
No
Edward, apri gli occhi
ripensa a quello che è accaduto e scoprirai quanto ti sei
sbagliato.
A quante volte lei pensava solo alla felicità di Jacob,
calpestando
i tuoi sentimenti, e ottenendo quello che voleva usando i tuoi sensi
di colpa. Ripensa al passato, al nome che voleva dare al bambino se
fosse stato un maschio. EJ voleva chiamarlo ma non significava
affatto Edward Junior ma Edward Jacob, il nome del padre legale e di
quello reale.”
Adesso
non smettevo di urlare ed agitarmi, mentre le parole mi colpivano con
violenza. Poi la voce suadente tacque ed io riacquistai la vista. Ma
insieme ad essa mi colpì in tutta la sua forza il dolore che
mi
attraversava tutto il corpo. Iniziai a tremare, i miei muscoli ormai
lacerati inviavano saette lancinanti al cervello. Una lunga e
terribile notte mi aspettava, mentre Jane china su me,
scatenò il
suo potere. Mi dibattei e urlai prima di sprofondare nel buio della
mente.
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Capitolo 6 *** L'inseguimento ***
Ciao a
tutti. Innanzitutto un grazie enorme a chi sta leggendo la
storia e a chi mi lascia il suo commento. Spero che anche questo
capitolo vi possa piacere .....fatemi sapere.
Abbiamo
lasciato Edward in un magazzino,vicino ad un aeroporto, nelle mani di
Chelsea, a lottare per non farsi tagliare i legami con la sua famiglia.
Ma
dove sono loro? L'ultima volta finalmene avevano capito che qualcosa di
strano è successo e sono andati a cercarlo.........
Riusciranno
a trovarlo in tempo prima che Chelsea completi il suo lavoro??
Capiranno cosa sta succedendo??? Come reagiranno?? O lo abbandoneranno
come Chelsea sta insinuando???
Ecco allora alcune
risposte......mentre il tempo scorre impietoso e inarrestabile.
Capitolo
6 - L'inseguimento
Carlisle
Esme,
era attenta, e correva spostando la testa a destra e sinistra
ricercando la scia lasciata da Edward.
La
sentivo annusare, mentre seguiva la scia di nostro figlio.
La
strada non era dritta, spesso Edward cambiava direzione, a volte
tornava sui suoi passi o faceva giri imprevedibili.
Compresi
che si faceva dirigere dall'istinto nel momento in cui incontrammo il
primo alce dissanguato.
“E'
andato a caccia” commentò Jasper.
“Strano che tu non l'abbia
visto Alice”.
“Non
ragionava, lucidamente, Jasper, seguiva l'istinto. Non erano
prevedibili le sue mosse. Mi domando solo il perché
è andato a
caccia. Non ne aveva affatto bisogno.” Alice scuoteva la
testa.
Anch'io
ero perplesso, ma conoscendo Edward pensavo che non fosse per un
reale bisogno di sangue ma solo per sfogarsi e calmarsi. Non ebbi il
tempo di esporre i miei pensieri perché Esme era ripartita
di
corsa.
Ci
imbattemmo in altri quattro animali, tutti dissanguati, malamente.
Edward
in genere faceva un lavoro molto pulito, era quello che assieme a me
cacciava nella maniera più tranquilla, ma i segni sul
terreno e
sugli animali rivelavano un profondo turbamento e una profonda
rabbia. Ero sempre più preoccupato. Cosa avremmo dovuto
dirgli per
convincerlo a tornare a casa? Non lo sapevo, speravo solo che si
sarebbe fermato ad ascoltarci. Ma non ero sicuro nemmeno di quello. I
suoi occhi erano trasformati dall'orrore quando aveva capito e io
sapevo quanto era testardo quando si metteva in testa qualcosa.
Esme
ci portò a una grossa pietra in mezzo a una radura. Era
ormai notte
e lei si fermò. “E' stato fermo qui a
lungo” disse guardandomi.
“E'
qui che l'ho visto” l'interruppe Alice “ E' qui che
ha deciso di
tornare a casa”.
“Ma
perché non è tornato allora”
commentò assorto Jasper.
“Qualcosa
o qualcuno lo ha fermato” dissi. “ Inizia a
seguirlo di nuovo
Esme, solo così scopriremo cosa è
successo”.
Non dovetti
ripeterlo due volte, dopo avermi guardato con il viso carico
d'angoscia iniziò a correre.
Adesso
il percorso andava dritto di nuovo verso casa. Niente deviazioni. Ed
Esme rallentò e lasciò che l'avvicinassi.
“ Ha rallentato, non
aveva fretta. Doveva aver effettivamente deciso di tornare.”
mi
guardò e il suo sguardo rivelò tutto il tormento
che aveva “ Sono
preoccupata. Carlisle.”
“Anch'io”
le sussurrai.
Non
eravamo molto distanti quando Esme si blocco dicendo spaventata
“Ha
incontrato qualcuno... vampiri. Non riconosco i loro odori”
“Io
si” Alice stava annusando mentre il suo volto diventava una
maschera d'angoscia. Poi mi guardò dritto negli occhi e
sussurrò
“Volturi”.
Quella
semplice parola causò un ondata di angoscia a tutti noi. La
guardai
con gli occhi spalancati mentre annusando cercavo di riconoscere gli
odori
“Chi?”
chiese Jasper
“Demetri,
Felix, Jane ed Alec sicuramente più qualche d'un altro che
non
riesco a riconoscere.” disse Alice
“C'è
anche Chelsea e Damon. Loro erano già con Aro quando ho
vissuto
con loro.” affermai deciso.
“Ma
cosa è successo? E dov'è Edward?” ci
chiese Esme mentre
continuava a fiutare l'aria.
“L'hanno
catturato.” sibilò Jasper. “ Ma non vedo
segni di lotta”
“Ma
perché?” mi guardò Esme.
A
rispondere per me fu Alice “Aro ci voleva. Voleva che Edward,
si
arruolasse nella Guardia per sfruttare i suoi poteri. Sapevamo
entrambi che ci avrebbe riprovato, ma non credevo così
presto.
Speravo di intercettarli di anticipare le loro mosse. Ma... Edward,
agendo d'impulso e abbandonandosi all'istinto nella sua fuga
solitaria mi ha impedito di prevedere.”
“Non
ti preoccupare Alice, non è certo colpa tua. Riesci a
seguire il
loro odore Esme? Andiamo a cercarlo, magari riusciamo a
liberarlo”
Jasper sempre molto pratico pensava già a come agire.
Scossi
la testa “E' passato troppo tempo Jasper, ormai saranno
lontani”
“Proviamoci”
affermò Esme mentre prese a correre velocemente.
Ci
affrettammo tutti a seguirla ma la pista si fermava sulla soglia
della strada statale. Sul terreno c'erano le tracce evidenti di tre
macchine che aspettavano.
“Hanno
progettato tutto per bene! Maledetti” gridò Jasper
mentre
afferrato un ramo lo spezzava.
“
E
adesso che facciamo?” mi chiese Esme mentre si avvicinava per
nascondere il suo viso sul mio petto.
“Alice,
vedi nulla?” le chiesi
“No
Carlisle. Non riesco a vederlo! Mi concentro ma lui è come
se fosse
avvolto nella nebbia.” mentre parlava scuoteva la testa.
“Torniamo
a casa. Qui non possiamo fare più nulla. Dovremo informare
Bella e
gli altri e assieme decideremo come muoverci” mi voltai per
avviarmi mentre Alice girandosi ringhiò con il viso distorto
dalla rabbia “ Povera Bella. Speriamo non reagisca troppo
male.” Rimasi colpito dalle sue parole. Non avevo pensato a
questo .. ero
troppo preoccupato per Edward.
“Spero
non facciano del male ad Ed” mi mormorò Esme
mentre prendendomi
per mano iniziammo a correre dietro ad Alice e Jasper che si erano
diretti velocemente verso casa.
Adesso
era il tempo delle decisioni ed ebbi paura sapevo che l'ultima parola
sarebbe toccata a me, ma non avevo la più pallida idea di
come fare
a trovare e riportare Edward a casa prima di perderlo per sempre.
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Capitolo 7 *** Senza Via di Fuga ***
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Ciao
eccomi qua con un nuovo capitolo.
Abbiamo
lasciato I Cullen consapevoli che Edward è nelle loro mani a
chiedersi come comportarsi e voliamo di nuovo da Lui che sta
lottando con tutte le sue forze per resistere al condizionamento di
Chelsea.
Ce
la farà??? Riuscirà a resistere in
attesa dei rinforzi???
Buona
Lettura........
Capitolo
7 - Senza Via di Fuga
Edward
Appena
il fuoco di Jane
mi lasciò, vidi avvicinarsi a me un altro vampiro che
sollevatami la
testa mi infilò di traverso nella bocca un ferro, come se
fosse il
morso di un cavallo, legandolo dietro la nuca. Il morso mi faceva
male, ferendomi le labbra, ma soprattutto mi impediva di parlare, e
di respirare con la bocca. Non avevo bisogno di fare entrambe le cose
, ma iniziavo a sprofondare nel terrore.
Non
riuscivo più a
muovere le braccia e le gambe diventate inutilizzabili e solo fonte
di dolore, quando Demetri o Felix tiravano o mi muovevano gli arti. Con
la vista annebbiata aguzzai le orecchie e sentii Jane parlare con
Chelsea.
“Devi
sbrigarti
Chelsea, abbiamo il volo prenotato per le 10,00 e non possiamo andare
in aeroporto se lui non è pronto”
“
Credimi, Jane, sto
facendo del mio meglio, ma non ho mai trovato dei legami di affetto
e amore così forti e intensi. Ci vorrà ancora del
tempo per
spezzarli.”
Poi
la vidi avvicinarsi e
sorridendo posò le sue mani sulla mia testa.
“Sei
cosciente Edward? Bene possiamo iniziare. Come ti senti? Avevi iniziato
a
gridare troppo forte e avevamo paura tu potessi attirare
l'attenzione. Per questo e per evitare che tentassi di mordere
qualcuno, ti abbiamo messo il morso. So che hai male alla bocca e
in tutto il corpo, ma vedrai che tutto passerà presto. E non
ti
preoccupare posso sentire i tuoi pensieri.
Adesso
rilassati e
ascolta la verità”
E
Chelsea iniziò di nuovo a demolire l'affetto che nutrivo per
la mia
famiglia , spiegandomi come tutti per un motivo o per l'altro mi
avessero mentito e usato.
Mentalmente
le ribattevo a quelle false accuse, mentre mi era impossibile muovermi
o parlare.
Quando
finalmente la sua voce smise di penetrarmi nella mente, la testa mi
doleva fortissimo e non riuscivo più a coordinare neanche un
pensiero o un movimento.
Ero
stanchissimo e avrei voluto solo poter sprofondare nel nulla, senza
più pensare. Ma non erano questi i loro piani. Damon si
avvicinò
e passate le braccia intorno alla mia schiena tirò verso
l'alto
provocandomi un dolore allucinante. Non potevo gridare ma emisi un
lungo lamento mentre lo maledicevo con la mente. Il veleno
fuoriuscì dalla mia bocca piagata mentre bruciando colava
sul petto.
Per un attimo pensai che me l'avesse spezzata, poi quando mi
lasciò
andare capii che voleva solo provocarmi altro dolore senza apportare
danni. Ero una merce rara a cui tenevano. Sbattei gli occhi e misi a
fuoco la figura di Jane che con il suo solito sorrisino mi
colpì
martoriando il corpo e la mente.
Quando
riemersi da quel tormento Chelsea era vicino a me e con decisione
riprese da dove aveva interrotto.
Questa
volta, non avevo la forza di ribattere le sue accuse, l'imploravo
soltanto di finire veloce e di lasciarmi riposare.
Era quasi l'alba, quando si
staccò da me e sospirando chiamò Alec.
“Ci
siamo quasi, ma ho bisogno di un piccolo aiuto. Fagli bere la
droga.”
Alec
si chinò su di me e forzandomi la bocca, vi fece scorrere un
liquido verdastro che bruciava come il fuoco e che scivolò
nella mia
gola rovente.
Chelsea,
seduta a fianco a me, mi sorrise e spiegò “Adesso
puoi riposare,
fra dieci minuti farà il suo effetto” Poi si
alzò e si diresse
verso Jane che in piedi mi guardava con curiosità.
“Cosa
gli hai dato? Che effetti ha?” chiese ansiosa. Probabilmente
aveva paura che Chelsea potesse rovinare il regalo per Aro.
“E'
un derivato della stricnina. Per gli uomini è mortale ma a
noi
vampiri, scombina il cervello rendendolo confuso e vulnerabile. E'
l'unico modo per distruggere definitivamente le sue difese” e
detto
questo si andò a sedere nell'angolo con gli occhi chiusi
“Avvisatemi
quando inizierà a tremare, ho bisogno di
riposare.”.
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Capitolo 8 *** Decisioni ***
Ciao
a tutti. Grazie a che continua a leggermi e a chi mi lascia un
commentino.
Mi
sembra di capire che vi state chiedendo dove sono i Cullen e cosa
aspettano ad intervenire. Le difficoltà sono molte visto che
hanno perso ogni traccia di Edward e Alice non riesce a vederlo, ma
vedrete che non si arrenderanno facilmente. Arriveranno in tempo prima
che Chelsea riesca nel suo intento???
Buona
lettura
Capitolo
8 - Decisioni
Carlisle
Arrivammo
a casa molto
velocemente e quando entrai ordinai a Jacob e Bella di posare
Renesmee nel suo lettino e di venire in cucina assieme agli altri.
In
cucina adesso regnava
un leggero odore di cibo, se fino a poco tempo fa serviva solo a fini
scenici e come sala riunioni, da quando in casa si era sistemato
Jacob, veniva regolarmente usata da Bella o da Edward, gli unici
della famiglia che ci capissero qualcosa nell'arte dei fornelli.
Con
mia sorpresa e anche
un po' di fastidio Jacob si sedette alla mia sinistra con affianco
Bella, al posto che era da sempre di Edward. Anche agli altri, non
sfuggì quel particolare ma nessuno osò aprire
bocca. Non era adesso
il momento di litigare fra di noi. Mai come adesso avremmo dovuto
essere uniti.
Cinque
paia d'occhi
gialli, un paio arancione e un paio marroni mi fissavano in attesa.
Iniziai così a raccontare la caccia di quella notte, senza
omettere
alcun particolare. Quando tacqui li guardai tutti e ritrovai una
vasta gamma di emozioni. Emmett e Jasper erano ansiosi di agire. Bella
era raggomitolata, con le braccia strette al petto come se
cercasse di tenersi unito il corpo mentre Jacob con aria preoccupata
l'accarezzava sulla testa con fare protettivo. Esme mi stringeva
convulsamente la mano, mentre non staccava gli occhi da Bella,
immaginandone il tormento interiore. Rosalie giocava con le mani, la
testa bassa, chiaramente indecisa su cosa fosse meglio. Alice,
invece aveva gli occhi chiusi e si massaggiava la testa.
Evidentemente si sforzava di vedere Edward, e questo le provocava
degli attacchi di emicrania.
“Non
so cosa sia
successo. Ma chiaramente se i Volturi hanno preso Edward, cercheranno
di portarlo a Volterra e l'unico modo è di prendere
l'aereo.” iniziai così ad esporre alla mia
famiglia l'unica certezza che avevo
raggiunto.
“Già,
ma non possono.
Edward, non si farà portare via da bravo senza combattere o
cercare
di attirare l'attenzione. E questo potrebbe rallentarli o
smascherarli. Non riusciranno a salire su un aereo se lui fa
opposizione. Ci sono i poliziotti agli aeroporti.!!” Emmett
era
sicuro della forza di Edward.
“Questo
ragionamento
potrebbe tenere se Edward, fosse lucido e potesse lottare. Ma quando
l'hanno preso, non ha opposto resistenza e potrebbe
continuare.” Jasper da bravo stratega studiava già
le possibili
alternative.
“E
questo ci riporta
alla domanda principale. Perché non ha combattuto? Chi o
cosa glielo ha impedito?” chiesi
“Questa
è semplice”
intervenne Alice “ A prenderlo deve essere stato Alec con il
suo
potere. Ma ricordiamoci che non può tenerlo nel suo limbo a
lungo, ne tanto meno su un aereo in presenza di pubblico”
“
Potrebbero però
ricattarlo. Potrebbero minacciarlo di fare del male a qualcuno di
noi. E lui per evitare il peggio li asseconderebbe.” Rosalie
mi
guardava preoccupatissima.
“Così
però non
spieghi il perché Edward è sparito dalle visioni
di Alice”
obiettò Jasper “Se fosse ricattato avrebbe preso
la decisione di
partire con loro, e questo Alice non l'ha visto”
Jacob
che era stato in
silenzio fino a questo momento, sbattè un pugno sul tavolo
facendoci
sobbalzare tutti. “Non ha importanza il perché, o
cosa gli è
successo dobbiamo pensare dove può essere e come facciamo a
rintracciarli. Dobbiamo strappare Edward dalle loro mani, sempre che
non sia troppo tardi”.
“Hai
ragione Jacob. Non
possiamo perdere tempo, ma dobbiamo studiare un piano, cercare di
capire le loro intenzioni, e come faranno a tornare in Italia, per
poterli fermare. E soprattutto dobbiamo cercare di capire cosa
è
successo a Edward, in modo da sapere come agire per
liberarlo.” Già
questo era il problema. Come fare a fermarli senza mettere in
pericolo nessuno, tanto meno Edward? “Temo che Edward non sia
ricattato e che non si ribellerà. - sospirai continuando -
Se
Chelsea faceva parte del gruppo, come credo, avrà usato il
suo
potere su di lui per legarlo a loro. E questo spiegherebbe anche il
perché è sparito dalle tue visioni Alice.
L'Edward, che conosciamo
noi, non è più in grado di decidere nulla. Lei
lavora sulle menti
tagliando i legami esistenti e cancellando la memoria.”
“Ma
ci vuole tempo
allora. Se ricordo bene ciò che mi hai raccontato, Carlisle,
per
fare un lavoro che resista a lungo o perlomeno per la durata del
viaggio, Chelsea ha bisogno di tempo.” intervenne Esme,
“
Devono essere ancora qui, non possono essere già partiti,
possiamo
provare a fermarli”
“Giusto”
intervenne
Alice. “ Ed ecco perchè non riesco a vedere
più Edward . E' sotto
il loro controllo.”
“Andiamo
all'aeroporto
a intercettarli” interruppe un fremente Emmett “Li
aspetteremo
là e che lui voglia o no ce lo riprenderemo. Ci
penserà poi Bella
a farlo tornare in se!” sghignazzò.
“Potresti
avere ragione
Emmett. Ma se fossi in loro mi aspetterei una mossa simile e quindi
agirei di conseguenza” Jasper stava elaborando tutte le
possibili
alternative “Non andrei quindi all'aeroporto più
vicino e non
atterrerei neanche a Firenze. Il viaggio sarebbe più lungo
ma
cercherei di essere imprevedibile”
“E
questo a cosa ci
porta?” Jacob ci guardava preoccupato
Con
un sospiro dissi
“Dobbiamo capire le loro mosse e dobbiamo fare presto se
vogliamo
anticiparli. Non abbiamo altra soluzione. Emmett entra in internet e
connettiti alle prenotazioni di volo. Cerca le partenze dai cinque
aeroporti più vicini a noi e per tutte le destinazioni di
Europa,
sfoglia gli elenchi passeggeri e speriamo che salti fuori
qualcosa”
Se
qualcuno poteva fare
questo lavoro era proprio Emmett, che si era preso varie
specializzazioni in informatica e che si divertiva ad entrare nei
siti blindati mandando in crisi i sistemi di sicurezza di molteplici
società.
“Ottima
idea Carlisle.
Ma se avessero prenotato con dei nomi falsi?” Jasper
obiettò
subito.
“Non
possono avere
fatto in tempo a falsificare il passaporto di Edward e sicuramente ci
sarà una prenotazione a nome suo.” intervenne
Rosalie “Io
comunque farò un paio di telefonate alle agenzie che
affittano le
macchine agli aeroporti. Devono averle noleggiate qui vicino e
magari avranno fornito un recapito.”
“Giusto
Rose.
Mettiamoci al lavoro Jasper ed io aiuteremo Emmett” dissi
guardando
la mia famiglia.
“Io
invece continuerò
a cercare Edward, se riesce sono sicuro che cercherà di
inviarmi
qualche informazione. Non posso credere che siano riusciti ad
annullarlo completamente.” intervenne Alice mentre si alzava
insieme agli altri.
Anch'io
mi alzai e
voltandomi notai che Bella era seduta con le braccia intorno al corpo
e fissava il muro dritto davanti a se senza battere ciglio. Guardandola
mi resi conto che non aveva proferito parola. Era come
impietrita. Jacob la fece alzare ed Esme l'abbracciò
cercando di
confortarla.
“Lo
troveremo Bella,
prima o poi lo troveremo e riusciremo a riportarlo a casa. Credimi
faremo di tutto è tuo marito ma appartiene anche alla nostra
famiglia e mai lo abbandoneremo dovesse costare la vita a tutti
noi.”
“Lo
so Esme” sussurrò
Bella. “Soltanto è come se mi avesse abbandonata
di nuovo. E' come
se mi avessero strappato il mio cuore muto”.
“Devi
reagire figliola”
intervenni “così non lo aiuti e non aiuti
noi.”
“Devi
pensare anche a
Renesmee” la incitò Esme “pensa a lei.
Se ti vedesse così,
crollerebbe, povera bambina.”
“Avete
ragione” Bella
tirò su la testa e raddrizzò le spalle.
“Devo pensare a lei. Devo
metterla al sicuro”
“Portala
da Charlie”
intervenne Jacob “ Là sarà al sicuro da
quei maledetti e noi più
liberi di agire”
“Ottima
idea”
approvai con entusiasmo “ Anche se sarà meglio che
tu e Bella
restiate là”
“No.!!!
Io verrò con
voi Carlisle. Non posso stare là ad aspettare, non lo
permetterò.”
Bella era decisa e sarebbe stato impossibile farle cambiare idea.
Alzai gli occhi al cielo, Edward aveva ragione quando affermava che
Bella era cocciuta come un mulo.
“Tu
Jacob, starai con
Nessie e la porterai insieme a Charlie a La Push dove il branco non
avrà problemi a proteggerli.” affermò
lei con un tono che non
ammetteva repliche.
Si
aveva ragione era
l'unica cosa da fare. E mentre Bella salutava la piccola Nessie che
si sarebbe allontanata con Jacob, andai ad aiutare Emmett sperando
che i Volturi non avessero preparato documenti falsi per Edward.
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Capitolo 9 *** Il Clan di Olympia perde un membro ***
Ciao
a tutti. Grazie tantissimo a tutti i coraggiosi che
continuano a leggere la mia storia. Se mi lasciate un commentino sarei
felicissima.
Abbiamo
lasciato i Cullen a organizzare le ricerche di Edward sperando che lui
riesca a resistere. Ci riuscirà??? E allora per
rispondere alla domanda voliamo da lui, e vediamo come se la sta
passando..... Buona Lettura
Capitolo
9 - Il
Clan di Olympia perde un membro
Edward
Era
finita, non riuscivo più a ricordare nemmeno i volti dei
miei
fratelli, e la testa mi doleva, mentre sentivo cadere in me tutte le
certezze. Sapevo che la droga avrebbe compiuto quello che Chelsea non
era riuscita a terminare. Così presi l'ultima decisione e mi
afferrai agli unici due ricordi ancora nitidi: Carlisle, che mi
insegnava a cacciare gli animali abbracciandomi e consolandomi per
gli errori commessi, e Bella che con Renesmee in braccio, mi baciava
teneramente sussurrando il suo amore per me.
Ricordi
che decisi di nascondere nella profondità della mia testa,
dove
Chelsea non sarebbe mai arrivata. Dove sarebbero rimasti fino a
quando non fossi riuscito a far riemergere il mio passato, che ora
sapevo sarebbe stato annientato.
Sorrisi
e quello fu l'ultimo atto prima che il mio corpo iniziasse a tremare.
Non
riuscivo più a controllare i miei muscoli che si contraevano
in
continuazione e la testa si riempì di nebbia. Ero
completamente
incapace di intendere e volere e Chelsea senza fatica tagliò
i
miei ultimi legami con la famiglia Cullen distruggendo il mio
passato e le mie certezze.
Edward
Cullen membro del Clan di Olympia era morto.
*
* *
La
mia mente stava vagando nel vuoto, tutti i miei sensi erano persi
nella nebbia quando sentii nuovamente la voce dolce e melodiosa
entrare nella mia testa.
“Ciao
Edward, fra
poco sarà tutto finito. Anche il dolore passerà e
quando sarai
nuovamente lucido sarai a casa. Nella tua nuova casa. A Volterra.
Lì
entrerai nella Guardia Reale al servizio di Aro il più
grande fra la
nostra razza. Lui ti aspetta. Ti conosce e ti stima. Sarai
accettato e protetto. Non ci saranno bugie, nessuno si
proclamerà
tuo creatore e pretenderà in nome di questo di comandarti e
obbligarti a fare scelte contro la tua natura. Là potrai
essere il
vampiro che sei, senza forzature o falsità, libero di
seguire i tuoi
istinti. Là sarai rispettato per quello che sei e per il tuo
meraviglioso dono.
Pochi
sono coloro che
possono aspirare ad entrare nella Guardia Reale dei Volturi e tu sei
uno dei pochi fortunati. La giustizia diventerà il tuo scopo
di
vita e Volterra la tua casa.
Ora
riposa in pace. Chiudi gli occhi e lascia che la tua mente e il tuo
corpo si
riposino. Presto tutto finirà”
Edward
membro del Clan dei Volturi era nato.
* * *
Accolsi
con piacere la voce, beandomi delle sue promesse mentre cercavo di
cadere nella pace, ma ai vampiri non è permesso dormire, e
mentre
chiudevo gli occhi cercando di non pensare a nulla e d'isolare la mia
mente dal mondo che mi circondava, avvertì qualcuno che mi
toccava
provocandomi nuove scosse di dolore e riportandomi al magazzino che
ormai era appena illuminato dalla tenua luce delle prime ore del
mattino del solito giorno piovoso.
“Liberategli
la bocca, e muovetelo con attenzione. Ci metterà diverse ore
prima
che ritorni lucido e il suo corpo smetta di provocargli
dolore” Chelsea stava dando ordini agli altri vampiri, che
levatomi il morso
mi avevano finalmente levato da quella posizione scomoda sdraiandomi
su un vecchio materasso e avvolgendomi in una morbida coperta. Il mio
corpo infatti continuava a tremare e malgrado non avessi freddo mi
rannicchiai sotto quella sensazione di sicurezza che irradiava la
coperta e mi sentii subito meglio.
“Dobbiamo
muoverci” intervenne Jane. “Non c'è
più tempo”
“Non
subito” ribatté Chelsea “E' troppo
sfinito. Dovrebbe stare in
pace senza essere mosso per almeno ventiquattr'ore”
“Non
se ne parla nemmeno. Posso lasciargli un ora al massimo, poi lo
porteremo in braccio fino alla macchina e con quella correremo
all'aeroporto. Per fortuna che siamo già qui
vicino.” ringhiò
Jane , per ribadire chi era al comando “Là
dovrà fare la sua
parte con le buone o con le cattive. Non possiamo attirare
l'attenzione. Dovrà camminare con le sue gambe e cercare di
dimostrarsi più normale possibile altrimenti non riusciremo
a salire
senza essere notati e avere delle grane. I posti sono prenotati e
non voglio rimanere qua più a lungo. E' pericoloso, la sua
famiglia
lo starà cercando.”
“Come
vuoi. Ma ricordati che non sarà facile per lui.”
Chelsea si girò
e si allontanò.
Il
suo lavoro era finito.
Chi
mi stava cercando? Cercai di concentrarmi per dare un senso alle
parole di Jane, ma la mia mente si rifiutò di collaborare e
lentamente finalmente riuscii a scollegarla per immergermi in
quell'immobilità tipica di noi vampiri che facilmente un
umano
avrebbe potuto scambiare per sonno.
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Capitolo 10 *** Trovati !! ***
Ciao eccomi qua con
un nuovo capitolo......
Abbiamo lasciato
Edward dimentico di chi sia e dolorante pronto a salire
sull'aereo che lo porterà a Volterra.
Mentre i Cullen
stanno disperatamente cercando una traccia per bloccarli. La
troveranno? Riusciranno a capire dove sono e a intervenire???
Ecco allora un
altro capitolo raccontato dal nostro super papà
Carlisle.....dove scoprirete i loro progressi, le loro
speranze e paure nonchè qualche notizia del loro passato....
Buona
Lettura e spero che mi lasciate un commentino anche piccino.......
Capitolo
10 - Trovati
Carlisle
Emmett,
stava cercando attentamente. Aveva già scartato due degli
aeroporti
più vicini, nessun passeggero portava il nome di Edward
Cullen ma
non si arrendeva.
Rosalie,
invece aveva avuto più fortuna. Tre macchine erano state
prenotate
da un gruppo numeroso proveniente dall'Italia, ma l'agenzia aveva
fornito un recapito che si era rivelato falso e le macchine non erano
state ancora restituite.
Le
avevano fatte sparire per non lasciare traccia oppure dovevano
ancora partire?
Il
dubbio ci attanagliava, e mentre ognuno provava a fare ricerche come
stabilito, Bella che aveva accompagnato la piccola Renesmee e Jacob
alla riserva, era tornata e aiutava Esme a riordinare la camera di
Jacob.
Mi
alzai e andai a preparare la borsa nel mio studio. Speravo non
servisse, ma era meglio portarsi dietro un kit di pronto soccorso.
Stavo
vagliando cosa era il caso di portarmi dietro quando senti urlare Alice
“E' vivo. Ha preso una decisione. L'ho finalmente visto.
Edward ha spezzato per un attimo il velo che lo circonda.”
Non
mi fermai a pensare ma corsi giù per le scale. Quando
arrivai mi
accorsi che eravamo tutti lì in attesa che Alice ci mettesse
al
corrente della sua visione.
Non
riusciva a stare ferma, un sorriso radioso le stava spuntando sul
viso.
“E'
vivo vi dico. L'ho visto, per un attimo ho avuto una visione”
“Sei
sicura Alice?” la voce carica di speranza era quella di Esme.
“Certo
Esme. Lo stavo cercando, come al solito e per un attimo l'ho
sentito”
La
guardai negli occhi e posatele le mani sulle spalle dissi
“Adesso
calmati Alice e riferiscici cosa esattamente hai visto”
“Certo
Carlisle. Vi dicevo, lo stavo cercando quando l'ho visto. E' stato
solo un attimo, ma sono sicura che era lui” il suo viso si
oscurò
per un secondo. Se conoscevo bene Alice sicuramente l'aveva visto ma
non voleva raccontarci tutto, probabilmente per non turbarci.
“Vai
avanti” l'esortai “cosa hai visto?”
“Non
sono sicura neanche di questo, è stato come un
lampo.” adesso era
pensierosa, forse stava ancora cercando di capire “ Ho visto
lui
con te, ma era una visione passata, eravate vestiti in maniera
antica, tu lo abbracciavi nel bosco e sembrava lo stessi confortando
aveva uno sguardo triste e poi velocemente sei apparsa tu Bella con
in braccio Nessie e lo stavi baciando. Aveva un espressione felice
quasi adorante. Non capisco cosa possano significare era...
come... se stesse decidendo di vedere i suoi ricordi. E poi tutto
è
scomparso.... velato , come se si fosse alzata la nebbia.”
“Non
hai visto altro?” chiese Rosalie
“No
Rose, poi è scomparso di nuovo” sembrava dubbiosa,
forse stava
ripensando alla sua visione.
“Cosa
significa Carlisle quel ricordo?” chiese Jasper, mentre
abbracciava
teneramente Alice
“Sembrerebbe,
una delle nostre prime battute di caccia assieme... Non vi ho mai
raccontato come andarono le cose perché non c'è
né mai stata
occasione ma credo non ci sia niente di male a spiegarvi.” e
così
mi misi seduto invitando gli altri a fare lo stesso. “ Quando
trasformai Edward, eravamo solo noi, e non fu facile tenerlo lontano
dal sangue umano. I primi tempi, da neonato furono molto difficili
per lui. Non aveva assolutamente controllo e odiava quello che era
diventato. Gli attacchi d'ira e l'instabilità del carattere
che
avete provato tutti sono stati per lui molto peggio che per qualsiasi
altro di voi. Probabilmente dovuti al fatto che io stesso non sapevo
come gestirlo. Dovevo controllarlo in continuazione e portarlo a
caccia quasi tutte le sere, ma malgrado prendessi tutte le
precauzioni del caso riusciva spesso a scappare alla mia sorveglianza
andando a nutrirsi in città. Fummo costretti a cambiare
stato quasi
ogni mese per il primo anno a causa delle sue fughe notturne. Il
problema non era solo il gusto poco attraente degli animali, ma anche
la sua incapacità a cacciarli. Il suo istinto spesso lo
tradiva,
portandolo a ridosso delle case piuttosto che nel profondo del bosco. E
spesso dovevo fermarlo e allontanarlo prima che il mostro che era
in lui si risvegliasse e facesse strage di qualche innocente. Questa
situazione era assai fastidiosa per entrambi ma lui non si accettava
e reagiva malamente con vere crisi di rabbia durante le quali a
volte distruggeva il bosco intorno a lui a volte si rivoltava contro di
me ringhiandomi . Non è arrivato mai ad attaccarmi, ma
spesso dovevo fermarlo, e confortarlo. Quando finalmente si
lasciò
indietro l'instabilità tipica dei neonati, divenne un abile
cacciatore, ancora adesso superiore a me. Non ridacchiare
Emmett”
lo ripresi “ tu hai avuto l'appoggio di un intera famiglia,
oltre
all'amore di Rosalie.
Edward è stato il primo ed io non sapevo ancora come
comportarmi e come
insegnargli a vivere da vampiro.”
Come
tacqui, vidi che mi guardavano tutti stupiti. Edward, per tutti loro
era sempre stato quello responsabile e maturo che sapeva sempre cosa
fare o perlomeno fino a quando non aveva incontrato Bella.
Bella
stessa era a bocca aperta. Adesso poteva capire finalmente il
perché
Edward avesse avuto tanta paura a trasformarla e come fosse stato
stupito dal suo veloce adattamento alla nuova condizione.
“Ecco
cosa significava quell'immagine” affermò Alice
“probabilmente
stava ricordando quel periodo. E non è difficile capire il
perché
abbia pensato anche a te Bella. Sappiamo quanto ti sia legato”
Bella
si limitò ad annuire, pensierosa.
“Bene
adesso che abbiamo la conferma che Edward è vivo, dobbiamo
trovarlo
velocemente. Mettiamoci al lavoro Jasper, mancano solo un paio
d'ore all'alba ormai.” Emmett si alzò, e seguito
da Jasper
ritornò a cercare sul computer.
Anche
noi ci alzammo, ed io non riuscivo a togliermi dalla mente i miei
interrogativi sul perché Edward avesse deciso di ricordare
quel
periodo della sua vita, che non era stato certo il più
sereno.
Il
tempo passava veloce e soltanto quando il pallido sole nascosto dalle
immancabili nuvole fece luce nella nostra casa che vidi Emmett e
Jasper precipitarsi in sala.
“Trovato! Sono stati
abili, ma c'è l'abbiamo fatta.” Emmett
eccitatissimo
iniziò a spiegarci mentre Jasper sempre molto concreto stava
preparando la partenza.
“Ho
trovato una prenotazione sul volo che da Vancouver porta a Roma al
nome di Edward Cullen e Jane Cullen. Partiranno alle 10,00 se
corriamo forse riusciamo ad intercettarli all'aeroporto”
Non
aveva bisogno di dire altro nel giro di cinque minuti eravamo tutti
in macchina decisi ad arrivare in tempo anche se sapevamo che era
quasi impossibile.
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Capitolo 11 *** Volterra ***
Ciao a tutti eccomi
di nuovo qua.
Abbiamo lasciato i
Cullen che sono partiti di corsa per raggiungere l'aeroporto e bloccare
i Volturi con la speranza di riuscire a salvare Edward.
Ci riusciranno?? Lui come sta?? Ecco quindi le
risposte alle domande in un altro inteso capitolo dove scoprirete come
si evolverà la FF.
Buona lettura e grazie
ancora a chi legge la mia storia...........sappiatemi dire se
vi piace ciò che succederà ......
Luisa
Capitolo
11 - Volterra
Edward
Quando
la nebbia che avvolgeva il mio cervello si alzò , per prima
cosa
annusai l'aria per rassicurarmi di essere solo poi iniziai a
muovermi lentamente aspettando che le fitte di dolore mi colpissero. Mi
resi subito conto che ero di nuovo padrone del mio corpo e che
ero solamente un po' indolenzito. Con calma aprii gli occhi e dopo
un minuto riuscii finalmente a mettere a fuoco le cose intorno a me.
Finalmente la nebbia che mi aveva appannato i sensi in quelle ultime
ore era sparita. Mi trovavo disteso su un letto avvolto in una
leggera coperta di pile bordeaux. Cercai di mettermi seduto, ma la
testa iniziò a girarmi. Mi sdraiai nuovamente, dovevo fare
le cose
più lentamente. Cercai allora di pensare a quello che era
accaduto.
Dovevo essere a Volterra, ricordavo chiaramente Jane che me lo
annunciava sorridente, ma cosa era accaduto prima?
****
Dopo
che avevo accettato di appartenere alla Guardia, ero sprofondato nel
buio, e ricordavo vagamente quando qualcuno, suppongo Felix, mi aveva
preso in braccio e caricato in macchina. Inutile dirlo ero di nuovo
ricaduto nel torpore che mi impediva di pensare con lucidità
ma
anche di sentire troppo dolore. A richiamarmi alla realtà
era
sopraggiunta Jane. La sua voce cristallina mi chiamava, mentre
strofinava qualcosa di bagnato sul mio viso. Con un gemito di dolore
avevo aperto gli occhi . Il suo viso a pochi centimetri dal mio mi
fissava negli occhi. La mia vista era appannata come tutti i sensi,
solo il dolore sembrava non essere diminuito. Mi afferrò il
volto in
modo che dovessi guardarla e mi parlò lentamente per dare il
tempo
alle parole di essere assorbite dal mio cervello.
“Edward,
apri gli occhi. Bravo così. No! Tienili aperti, guardami
!” era
una cosa difficile per me, volevo ritornare al mio torpore, ma mi
sforzai di starla a sentire. “Siamo all'aeroporto, adesso
dobbiamo
salire sull'areo e abbiamo bisogno che tu ti comporti nella maniera
più normale possibile. Hai capito?”
“E'
inutile Jane, deve riposare. Anche se riuscisse a stare lucido,
difficilmente riuscirebbe a camminare come se niente fosse.
Sembrerà
un ubriaco e ci fermeranno” Chelsea scuoteva la testa
preoccupata.
“Te l'avevo detto. La droga che gli abbiamo fatto bere lo
terrà in
questo stato ancora per parecchie ore”
“Ho
un piano, non ti preoccupare di questo” risposte stizzita
Jane,
mentre con un asciugamano bagnato mi passò nuovamente il
viso, per
attirare la mia attenzione
“Edward,
guardami. Bravo, così! Adesso ti aiutiamo ad alzarti e devi
camminare dietro di me. Se ti rivolgono qualche domanda non
rispondere e non parlare. Se ti senti cadere non ti preoccupare,
Felix camminerà affianco a te e ti sorreggerà se
le gambe ti
tradiranno. L'importante è che tieni gli occhi aperti e
cerchi di
vedere dove vai. Cerca anche di non attirare l'attenzione. Ricordati
che sei in mezzo agli umani. Mi hai capito? Rispondimi!”
Sbattei
nuovamente gli occhi. Avevo sentito e capito tutto, ma non ero
sicuro di riuscire a fare ciò che mi chiedeva. A denti
stretti
sussurrai “ Ho capito... ma ho tanto male
d'appertutto” Anche
parlare era assai difficile.
Jane
annui e a un suo ordine Felix mi mise in piedi. Le gambe dolevano e
con difficoltà mi trascinai attraverso l'aeroporto. Seguivo
Jane
come un ubriaco e più di una volta Felix dovette impedirmi
di
cadere.
Quando
finalmente salì sull'aereo tirai un sospiro di sollievo.
Felix mi
spinse nel posto affianco al finestrino e si sedette vicino a me.
Cercai una posizione comoda o che perlomeno non mi facesse impazzire
dal male e appoggiai la testa all'oblo. Respiravo con fatica, sentivo
il vociare dei passeggeri e i loro pensieri colpirmi il
cervello. Ero irrequieto. La testa mi stava esplodendo e
l'agitazione m'impediva di rilassarmi. Per distrarmi guardai fuori.
La vista era annebbiata ma notai un gruppetto di persone, dovevano
essere cinque o sei discutere animatamente con i controllori di volo
a terra. Forse si trattava di qualche passeggero che voleva salire
all'ultimo minuto. Stavo ancora guardando curioso la scena quando
Felix mi tirò la tendina. “Cerca di rilassarti
Edward. Stai
tremando come una foglia, facendo così attirerai troppa
attenzione”
Era
vero, un forte tremore si era impossessato del mio corpo, ma io
distratto non me ne ero accorto. Annui e chiusi gli occhi cercando di
concentrarmi per calmarmi. Sentii Jane parlare con la hostess, che
sembrava preoccupata. Probabilmente aveva notato che qualcosa di
strano nel mio modo di fare e stava chiedendo informazioni. Per un
secondo, prima che una fitta fortissima mi colpisse, riuscii ad
avvertire i suoi pensieri “Povero ragazzo,
così bello e così
malato. Un vero spreco della natura. Speriamo che in Italia riescano
a curarlo. Adesso gli vado a prendere una coperta da come trema deve
avere molto freddo.”
Avevo
emesso un leggero gemito e Felix mi strattonò.
“Stai zitto
Edward,”
Dovevo
distrarmi e calmarmi, scostai con una mano la tendina in modo da
vedere fuori. Il gruppetto di persone si era allontanato e notai che
una di esse, forse una ragazza dai capelli lunghi e scuri, si doveva
essersi sentita male perché gli altri le erano attorno con
fare
preoccupato. Poi si allontanarono e salirono su due macchine, una
nera e l'altra gialla. La vista ancora debole non mi permise di
distinguere le vetture, ma per un attimo ebbi la netta sensazione
che avrei dovuto riconoscerle.
Felix
attirò di nuovo la mia attenzione infilandomi un cuscino
sotto la
testa e una coperta addosso. “Riposati Edward, il viaggio
sarà
parecchio lungo e se fai il bravo il tempo passerà
veloce” lo
guardai e dopo aver rivolto una sorriso alla hostess, finalmente
cullato dai motori dell'aereo, ricaddi nella mia nebbia personale.
Era
buffo a ripensarci ma non so come feci a scendere dall'aereo e a
salire in macchina per arrivare a Volterra. Mi resi subito conto di
non avere alcun ricordo solo la voce di Jane, che felice mi
annunciava “Finalmente siamo arrivati a Volterra, Edward! Sei
nella
tua nuova casa. Non ti preoccupare continua a riposare” poi
rivolgendosi a Felix “ E' inutile disturbarlo nuovamente. E'
decisamente crollato. Portalo nella sua stanza mentre io e Chelsea
andiamo ad annunciare ad Aro il nostro arrivo. Sarà
sicuramente
contento di come è andata liscia la missione”
****
Visto
che la mia mente e il mio corpo reagivano bene decisi di mettermi
seduto per studiare quel nuovo ambiente. Mi stavo ancora guardando in
giro che sentii la porta aprirsi ed un Demetri sorridente
entrò.
“Finalmente
sei tornato fra noi. Pensavo ti fossi pietrificato. Sei stato fermo
su quel letto per quasi tutta la notte e tutta la mattina . Aro
è
diventato impaziente d'incontrarti. Vestiti che ti accompagno da
lui.” e con un gesto m'indicò un divano verde
oliva su cui sopra
c'erano appoggiati dei vestiti. “Ti aspetto qua
fuori” e fece per
uscire ma io lo fermai “Demetri, posso farmi prima una
doccia?”
Mi
sentivo indolenzito e arruffato e non c'era niente di meglio che
l'acqua calda sul mio freddo corpo per riprendermi del tutto .
Lui
rimase un attimo interdetto, probabilmente non si aspettava la mia
domanda e io ne approfittai per provare a leggergli nella mente cosa
stesse pensando. Ma nulla. Era come se fosse schermato! “Ok
Edward. Dietro quella porta c'è un piccolo bagno. Troverai
tutto lì
dentro. Ma non ci mettere tanto, non possiamo fare aspettare troppo
Aro” e detto questo uscii.
Con
un agile mossa scesi e m'infilai nel bagno sorridente.
|
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Capitolo 12 *** Per un Pelo ***
Ciao
a tutti e grazie di cuore a chi ha letto e commentato. Spero
che la storia continui a interessarvi perchè la fine
è ancora ben lontana.
Abbiamo
lasciato Edward a Volterra. Dimentico di chi sia in
realtà e mansueto nelle loro mani. Presto
accomparirà al cospetto di Aro e scoprete quale
sarà il suo ruolo e il suo destino.
Ma
dove sono i Cullen??? Erano loro quelli che Edw ha intravisto
dall'oblò?? E adesso lo lasceranno al suo destino??
O escogiteranno un piano per strapparlo dalle mani di Aro??
In
questo pov dedicato a loro attraverso la voce del nostro adorabile
papà scoprirete quali sono i loro piani, le loro paure e le
loro speranze.
Buona
lettura e un bacione a tutte
Capitolo
12 - Per un pelo
Carlisle
“Rose,
accelera, sta
venendo tardi !” la voce tormentata era quella di Esme.
Eravamo
nella mia Mercedes ma a guidare era Rosalie. Lei , Alice ed Edward
erano quelli più appassionati di macchine della famiglia e
Rosalie
era la più spericolata al volante.
Sentivo
il motore andare
al massimo. Seduto vicino a lei, vedevo il tachimetro toccare i 250,
mentre con disinvoltura saettava in mezzo al traffico. Diedi un
altra volta un occhiata all'orologio, Esme aveva ragione, il loro
piano stava riuscendo, ci avevamo messo troppo tempo a capire dove
intercettarli.
Ero
preoccupato, se anche
l'avessimo raggiunto, come potevamo comportarci senza farci notare
dai comuni mortali? Per fortuna che le nuvole sembravano seguirci,
altrimenti sarebbe stato un vero incubo.
“Rosalie,
sorpassa
quello scemo” incitò Emmett “altrimenti
perdiamo Alice”
Era
vero, Alice stava
guidando la sua Porsche gialla, fra il traffico come se fosse stata
su una pista di prova. Jasper seduto vicino a lei, controllava nello
specchietto che la nostra Mercedes non rimanesse troppo indietro.
“Potevamo
prendere la
tua Ferrari Bella, sicuramente avremmo stracciato Alice”.
Commentò
ridendo Emmett, per nulla preoccupato dalla guida della moglie.
“Non
ne sono tanto
sicura” commentò Rosalie “ sono
sicuramente due belle macchine.
Quando Edward tornerà faremo una garetta, sarà
interessante.”.
Bella
sorrise, mentre gli
occhi le si velavano di tristezza. Probabilmente stava pensando al
suo regalo di compleanno che, il mio dolce figliolo, le aveva comprato
pur sapendo che a lei le macchine non interessavano
minimamente. Infatti la Ferrari rossa splendente, a causa della sua
vistosità, era sempre ferma in garage e quasi mai
utilizzata. Esme
sorrise teneramente e abbracciò Bella, senza dirle nulla.
E
cosa mai le avrebbe
potuto dire che già non sapeva? Che saremmo arrivati in
tempo? Che
Edward come ci avrebbe visti ci sarebbe corso incontro? No! Non
poteva! Erano due eventualità che in fondo ai nostri cuori
sapevamo
non si sarebbero realizzate.
A
quella folle velocità
ci mettemmo veramente poco ad arrivare all'aeroporto, e lasciate le
ragazze a posteggiare corremmo all'interno. Purtroppo vista la
presenza di molti umani, dovevamo muoverci con prudenza e questo ci
fece perdere attimi preziosi.
“Là,
gridò Emmett” l'aereo sta per partire.
Ci
dirigemmo verso
l'aereo con l'intenzione di salire o di fermarlo. Ma era troppo
tardi.
“Mi
spiace sta per
decollare. Non posso certo fermarlo” la voce del controllore
di
volo, non ammetteva repliche “Nel tardo pomeriggio
c'è un altra
partenza per Roma, probabilmente ci sono ancora posti”.
Non
potevo certo
spiegargli che su quell'aereo c'era mio figlio, che era stato rapito
da un gruppo di vampiri italiani! Così provai a insistere
educatamente e ad allungare un'abbondante mancia, ma tutto fu
inutile. L'aereo stava decollando sotto i nostri occhi.
Quando
mi voltai vidi che
Bella lo fissava intensamente poi si voltò verso Esme e le
disse
“Era l'ha! Non ne sono sicura perché qualcuno ha
tirato la tenda,
ma giurerei di averlo visto.” nella sua voce il panico.
“Sei
sicura Bella? Lui
ti ha vista ? ” chiese Jasper
“Non
so. Avevo
l'impressione che guardasse, ma non credo che mi abbia
riconosciuta....altrimenti ... No! Edward.” le gambe le
cedettero. Aveva realizzato che l'avevamo perso. Per pochi minuti,
soltanto per
pochi miseri minuti ... ma ormai lui era lontano.
La presi velocemente
prima che cadesse per terra.
“Va
tutto bene Bella. Sicuramente non ti ha riconosciuta. Lo troveremo, te
lo prometto!
Forza tirati su. Non possiamo attirare ulteriormente
l'attenzione”
e con decisione la misi in piedi. Per fortuna che il controllore di
volo si era allontanato e non aveva notato nulla.
“Vieni
Bella”
l'abbracciò Esme “Torniamo a casa”
Insieme
a testa bassa ci
avviammo vicino alle macchine dove Rosalie ed Alice ci stavano
aspettando.
Il
ritorno fu silenzioso,
adesso guidavo io la Mercedes, non c'era più fretta, mentre
Alice
aveva insistito per guidare la Porsche “Non importa Edward,
l'ha
regalata a me e non ho mai molte occasioni.”
Nessuno
diceva nulla, e
il silenzio era interrotto solo dai sussurri di Esme che cercava di
tranquillizzare Bella. Emmett a fianco a me guardava nel
retrovisore gli occhi fissi in quelli di Rosalie. Avrei voluto
gridare, spezzare il silenzio ma sarebbe stato inutile. Tutto era
inutile.
Arrivammo
a casa, e
Bella telefonò a Jacob. Non se la sentiva di affrontare
Nessie e di
spiegarle che Edward era sparito dalle loro vite, così
pregò Jacob
di raccontare una qualsiasi frottola e di tenerla ancora là
per
qualche giorno.
Li
convocai di nuovo
tutti in cucina. Dovevamo reagire, trovare il modo di avere almeno
una speranza.
“
Non mi voglio
arrendere e non lo farò mai” dissi guardandoli
negli occhi “
Adesso dobbiamo muoverci con cautela, ma sicuramente c'è un
modo.
Esiste sempre un modo per risolvere i problemi”
“Giusto
Carlisle.
Prendiamo l'aereo andiamo a Volterra, entriamo di nascosto nella loro
fortezza e prendiamoci Edward. Una bella battaglia è quello
che si
meritano.” disse Emmett sorridente
“Non
fare lo stupido!”
intervenne Alice “ma come puoi pensare di riuscire ad eludere
le
loro guardie, di aggirare vampiri come Jane e Alec, di trovare Edward
dentro quel labirinto senza essere visto …... e portarlo
via?
Senza contare che potrebbe lui stesso smascherarti e
ucciderti?”
“Edward?
Edward, non
farebbe mai una cosa così” Esme
spalancò gli occhi “ come puoi
pensare Alice che possa uccidere Emmett o qualcuno di noi?”
“Il
nostro Edward no.
Ma lui è cambiato Esme. Non volontariamente ma è
cambiato. Non
credo che se ci vedesse ci riconoscerebbe. E' questo il potere di
Chelsea.” abbassai gli occhi.
Quando
dolore mi causava
ammettere la verità e costringere gli altri ad accettarla.
Bella
mugolò ed Alice
l'abbracciò forte. “Questo non vuole dire che lo
abbandoniamo
Bella. Bisogna solo avere un piano. Non possiamo prenderli di petto
ci distruggerebbero molto volentieri con la scusa.” continuai
“Ok.
Ho esagerato, ma
qualcuno ha idea di come muoverci?” asserì Emmett.
“Certo
Emmett. Per
sconfiggere un avversario bisogna prima conoscerlo e conoscere i suoi
punti deboli” Jasper con la sua esperienza sapeva come
muoversi e
avrei giurato aveva già un piano pronto.
“Ora.
Sappiamo che
Edward è là. E che non hanno alcun interesse a
fargli del male.
Quindi non c'è più fretta. Prima di muoverci
dobbiamo raccogliere
più informazioni possibili su di loro e sul potere di
Chelsea.” si
era messo a passeggiare avanti e indietro, le mani dietro la schiena
e gli occhi socchiusi. “Ma dove prendere queste notizie?
Sicuramente Edward, non poteva essere completamente tranquillo,
probabilmente non sembrava tanto normale, altrimenti Jane non avrebbe
dovuto prendere il nostro cognome e presentare un documento che ne
attestava la parentela. Ha dovuto fingersi sua sorella, visto la
giovane età apparente di entrambi.”
“Avevano
già pensato a
tutto” intervenne Rosalie “ Sapevano già
che avrebbero avuto
bisogno di un documento falso con il nostro cognome! Non è
stata
improvvisazione!”
“
Hai ragione Rose”
intervenni “ I Volturi non si muovono mai a caso.
Immaginavano o
sapevano che Edward non avrebbe ceduto facilmente . Era , quindi,
necessario per loro, preparare una copertura che gli desse la
possibilità di agire per nome suo se non fosse stato in
grado di
comportarsi come volevano.”
“Giusto
- riprese il
discorso Jasper – quindi se chiediamo al personale di volo
potremo
avere notizie su come stava. E verificare così se
effettivamente è
stato condizionato da Chelsea e che conseguenze ne ha riportato.
”
“
Hai ragione una
hostess sicuramente ci darà qualche informazione su di lui!
Magari
sta bene. Sarà stato solamente un po' confuso...”
intervenne
Bella agitata.
“Bella,
figliola –
l'abbracciò Esme – Non credo che ci daranno belle
notizie. Non
illuderti, cerca di pensare al peggio, altrimenti la verità
potrebbe
ferirti troppo. ”
“
Ha ragione Esme!! Non ve l'ho detto prima... ma quando ho avuto la
visione, io l'ho
visto e l'ho sentito. Edward stava male, molto male.” Alice
abbassò gli occhi.
Ecco
cosa ci stava
nascondendo. Purtroppo in cuor mio l'avevo sempre saputo.
“Non
ha importanza”
Jasper aveva un suo piano “ Emmett con internet puoi
rintracciare
le hostess su quel volo e dove vivono. Ci presenteremo con qualche
scusa e ci faremo dire come stava Edward. Non sarà
difficile....
sicuramente non è passato inosservato .”
Vidi
Bella osservare
Jasper con un sorrisino e probabilmente se avesse potuto sarebbe
arrossita. Sicuramente suo marito aveva attirato l'attenzione di
qualche ragazza, Edward era sempre stato bello anche prima di
diventare un vampiro.
“
E poi se non ricordo
male....” continuò Jasper dopo aver restituito il
sorriso a Bella
“ Eleazar è vissuto a lungo con i Volturi
recentemente.... e
quindi li conoscerà bene.”
Annui,
ricordavo bene la
storia di Eleazar e di come li avesse lasciati per amore.
“Hai
ottima memoria
Jasper. Io non ci avevo pensato. Ha lasciato la Guardia una
cinquantina di anni fa e siccome aveva un potere assai interessante
per Aro gli avevano concesso un grado molto alto. Per farla breve
dovrebbe conoscere perfettamente sia come agisce il potere di Chelsea
sia la Rocca dei Volturi.”
“E
allora chiamalo
Carlisle! Cosa aspetti.? Invitalo e fallo venire al più
presto.” Emmett non vedeva l'ora di mettersi in movimento.
“E
mentre l'aspettiamo,
ed Emmett rintraccia le hostess io e Alice possiamo cercare le
cartine e tutte le informazioni possibili su Volterra e il suo
entroterra. Il fatto che Alice ci sia già stata ci
aiuterà.”
Rosalie si era alzata anche lei era agitata.
Nessuno
di noi voleva
stare con le mani in mano.
“Ed
io accompagnerò
Bella a prendere Renesmee, visto che per qualche giorno staremo qua,
almeno fino a che non arriverà Eleazar, non ha senso
lasciarla a La
Push. Dovrai farti coraggio Bella, e spiegarle che per qualche tempo
non vedrà più il suo papà. E noi ti
aiuteremo. Sarà dura fingere
che vada tutto bene, ma non puoi più far finta di niente.
Lasciandola nell'incertezza rischi di ferirla. E non possiamo
continuare a mentire per proteggerla. Deve sapere!” Esme
guardava
fisso Bella in modo da infonderle coraggio.
“Hai
ragione Esme. Farò
come dici” e abbassò la testa affranta.
“Peccato.
Avremo di
nuovo il cane che gira per casa. Speravo già di riuscire a
levare la
sua puzza , ma a quanto pare dovrò rimandare i miei
piani”
commentò Rosalie.
La
guardai e mio malgrado
mi unii alle risate di tutta la famiglia. Ne avevamo proprio
bisogno.
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Capitolo 13 *** Al cospetto di Aro ***
Ciao
a tutti. Abbiamo lasciato i Cullen a organizzarsi e a
raccogliere informazioni per cercare di strappare Edward dalle mani di
Aro. Ma loro non sanno e non possono sospettare quello che Aro ha in
serbo per lui. Quale destino si prospetta per il nostro amato
vampiro?? Cosa ha in mente Aro??
Ecco
allora un nuovo capitolo nel quale lo vedremo fare un gesto destinato
ad influire sulla sua vita futura........
Non aggiungo altro se non buona
lettura........e non disperate!!!
Capitolo
13 - Al cospetto di Aro
Edward
Quando
uscii dal bagno,
mi affrettai a vestirmi. Sul divano mi aspettavano la biancheria
pulita, dei jeans neri e una camicia nera. Stavo allacciandomi le
scarpe da ginnastica quando Demetri si affacciò nella stanza
“Pronto?” mi chiese.
“Un
minuto” gli
risposi e mi alzai per seguirlo.
“Hai
dimenticato la
mantella Edward” mi rimproverò indicandomi una
mantellina
appoggiata sul divano.
La
guardai perplesso e
allungata la mano me la buttai sulle spalle.
Demetri
si avvicinò e la
sistemo meglio. “E' importante Edward. E' il simbolo del tuo
grado.
Attesta la tua appartenenza alla Guardia Reale. Trattala bene e
mettila sempre.”
La
mantella, fornita di
un ampio cappuccio era nera e corta, arrivava appena ai miei reni
. Bordata di raso bianco mi faceva sentire ridicolo.
Usciti
dalla porta, vidi
in piedi un vampiro biondo dall'aria scocciata. Meccanicamente provai
a leggergli nel pensiero “Finalmente, si
è deciso ad uscire,
così posso andarmene da Sahra che mi aspetta.”. Il
suo pensiero mi colpì e provai a leggere nuovamente quello
di
Demetri “Sembra dubbioso. Probabilmente
è un pò
spaventato dall'idea d'incontrare Aro. Questo è un mondo
nuovo per
Lui. Bisognerà spiegargli le regole. E speriamo che le
rispetti, non
ho per niente voglia di doverlo seguire come un bambino”
Perché adesso riuscivo a leggergli nella mente? Forse era
meglio
porgli subito quella domanda, tanto sembrava rassegnato a farmi da
balia.
Restò
in silenzio un attimo poi mi rispose gentile “ La tua camera
è
stata schermata. Aro pensa che ti sia utile un posto dove tu non sia
costretto ad alzare barriere mentali per non ricevere i pensieri
degli altri” scrollò le spalle e mi
indicò una porta. “Eccoci
arrivati.”
Entrai
preceduto da Demetri e per un attimo rimasi pietrificato. La sala
che ci attendeva era vasta e alta. Nel centro c'erano tre imponenti
troni sui quali stavano seduti altrettanti vampiri. Mi guardai
intorno stupito, infatti accanto ai troni c'era, quello che intuivo
fosse la Guardia Reale. Erano tutti vestiti come me a parte la
bordatura della mantella che variava dal grigio al nero. Fra di loro
spiccavano Jane e Alec per il loro portamento. Chelsea era invece
più
indietro vicina ad altri quattro vampiri che non conoscevo. Felix
veloce mi raggiunse e si posizionò dietro le mie spalle. Il
resto
della sala era occupata da una quarantina di vampiri, tutti vestiti
di nero e tutti con gli occhi rossi che mi fissavano affascinati.
Mi
feci coraggio e segui Demetri davanti ai troni.
Quando
fummo vicini, Demetri chinò la testa in segno di saluto e si
portò
alle mie spalle. Rimasi lì con la testa bassa e confusa
dalla
quantità di pensieri che mi assalivano. Preso fiato alzai la
testa
e guardai negli occhi i tre Signori di Volterra. Erano belli come
tutti quelli della mia razza e mi guardavano. La mia attenzione fu
però subito catturata dal vampiro con i capelli lunghi e
neri seduto
sul trono centrale.
“Benvenuto
Edward. Forse non ti ricordi ma ci siamo già conosciuti. Il
mio nome
è Aro e questi sono i miei fratelli Caius e
Marcus” e con un
braccio indicò i due vampiri seduti sui troni ai suoi lati
“E'
tanto che ti aspettavamo, e finalmente hai deciso di unirti a
noi” La sua voce era dolce e melodiosa ma sapevo per istinto
che era una
maschera e che mi trovavo davanti alla creatura più
pericolosa che
avessi mai visto.
“Hai
un dono molto potente e interessante Edward, ti dispiacerebbe darne
una dimostrazione all'intera corte?” la domanda era stata
posta in
maniera molto gentile ma sapevo che non avrei potuto rifiutarmi e
d'altronde non ne vedevo nessun motivo. Annuì e chiesi
“Cosa posso
fare per te?” mi sorrise e disse “Dimmi, Edward,
cosa sta
pensando in questo momento Felix?” Mi aspettavo qualcosa del
genere per cui chiusi gli occhi un attimo e mi concentrai
“Pensa
che io possa essere pericoloso, e vorrebbe farmi allontanare di
più
da te”. La risata di Aro mi fece sussultare. “Mio
buon Felix.
Edward non ha alcuna intenzione di farmi del male. Rilassati”
Mi
voltai e con la coda dell'occhio vidi Felix imbronciarsi alquanto
irritato di essere stato usato come cavia. Aro nel frattempo si era
alzato e mi si era avvicinato. “Hai un dono molto
interessante
Edward e vorrei fare una prova. Dammi la tua mano sinistra”
Lo
guardai e gliela porsi obbediente. Come mi toccò sentii una
fitta
alla testa, come se mi avesse aperto il cervello per guardarci
dentro. D'istinto mi ritrassi ma la sua mano stringeva forte la mia.
“No, non aver paura amico mio. Fa un po' male le prime volte
ma è
sopportabile e presto ti ci abituerai. Ah! Sento la tua
inquietudine, rilassati e lascia che legga i tuoi pensieri”
Ingoiai
a vuoto una boccata di veleno mentre sentivo la sua coscienza entrare
e mettere a nudo ogni mio pensiero, ogni mia paura. Non durò
molto
e quando ritrasse la sua mente ripresi a respirare. Non mi ero
accorto di aver smesso!
“Adesso devi
farmi un altro piacere, dimmi cosa pensa la bella
Jane, ma non dirlo ad alta voce” lo guardai perplesso, la sua
mano
non mi aveva lasciato. Chiusi di nuovo gli occhi e mi concentrai,
trovando subito la mente di Jane “ Non provare mai
più ad
entrare nella mia testa senza ordini precisi o farai i conti con il
mio potere. Ti ricordi vero?” Vidi Aro sorridere
mentre lo
sentivo penetrare nuovamente nel mio cervello. Questa volta provai
una scossa violenta, era come se la mia testa fosse stata investita
da una corrente d'aria, i pensieri di Jane entrarono in me e con la
stessa velocità vennero trasmessi ad Aro. Un tremito di
paura
percorse il mio corpo mentre Aro lasciava la mia mano e sorridendo si
rivolgeva alla vampira bionda “Jane cara, non è il
caso di
minacciarlo, Edward ha agito sotto i miei ordini.” e si
voltò
fissandomi con gli occhi rossi accesi dalla felicità.
Abbassai la
testa in segno di sottomissione e sussurrai “Sono felice di
essere
a tua disposizione Aro”. Tutta la sala era un brusio, mentre
i
presenti commentavano, un po' spaventati, la dimostrazione del mio
potere combinato con quello di Aro. Solo Jane era silenziosa e mi
fissava con astio.
Aro
aspettò con pazienza che nella sala ritornasse il silenzio
poi
raggiante disse “ Amici, avete visto il grande dono che
Edward ci
ha portato. Lui ha accettato di entrare nella Guardia per rendere
ancora più potente il nostro Clan. Metterà dunque
il suo potere
nelle nostre mani, e la sua vita al nostro servizio” e
guardandomi
mi disse “ Ora dovrai giurare, Edward. Mettiti in ginocchio e
leggi
nella mia mente le parole e ripetile a voce alta in modo che tutti i
presenti siano testimoni del tuo impegno”.
Rimasi
fermo a fissarlo affascinato da quei occhi rossi così
profondi e
spaventosi fino a che Demetri gentilmente ma con fermezza
posò una
mano sulla mia spalla spingendomi verso il basso.
Allora
piegai le gambe e mi misi in ginocchio.
Tenevo
la testa bassa e gli occhi chiusi per concentrarmi e con voce alta e
chiara pronunciai il
giuramento che avrebbe condizionato la mia vita
per sempre:
“Io,
Edward, giuro fedeltà al Clan dei Volturi.
Giuro
di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i
suoi membri e la nostra razza.
M'impegno
a far rispettare le leggi dei vampiri in ogni parte del mondo, anche
a costo della mia stessa vita. Lego la mia immortalità a voi
e vi
chiedo miei Signori Aro, Caius e Marcus di accettarmi quale membro
della Guardia Reale.”
“Ed
io, Aro, a nome anche dei miei fratelli, accetto il tuo giuramento e
i tuoi servigi. Niente e nessuno potrà infrangere il tuo
giuramento,
al quale sarai legato fino a quando non venga meno la nostra
volontà”
E
detto questo Aro fece un segno ad Alec il quale gli passò
una sottile catenella alla quale era attaccata una medaglia con lo
stemma
dei Volturi. Con solennità Aro la mise al mio collo.
“ Benvenuto
tra noi, Edward” e con un passo deciso si avvinò e
mi
fece alzare abbracciandomi come se fossi un suo figlio disperso e poi
ritrovato.
Fatto un passo indietro mi guardò sorridente. All'improvviso
mi
fissò e un ringhio gli uscì dalla gola
“E questo cos'è?”
sibilò e tiratami su la manica destra della camicia
osservò con
rabbia il braccialetto di cuoio che portavo. Non ricordavo neanche
di averlo, ne che cosa vi era inciso sopra, soltanto mi ritrovai
arricciato per terra con un dolore fortissimo al petto e alla testa
quando con rabbia Aro strappò il bracciale dal mio polso.
|
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Capitolo 14 *** La Hostess ***
Capitolo 14 - La hostess
Carlisle
Erano passati due giorni da quando eravamo tornati a casa, e dopo aver telefonato ad Eleazar mi ero recato in ospedale a lavorare.
Stavo smontando dal turno di notte quando James, il mio collega pediatra mi si avvicinò.
“Tutto bene Carlisle? Da quando sei tornato dalle ferie sembri preoccupato.” Davvero sembravo preoccupato? Lo ero, ma avevo fatto di tutto per nasconderlo e comportarmi in maniera normale. Gli sorrisi “Qualche problema con i ragazzi” sapevo che lui aveva una ragazza di 16 e un maschio di 18 anni che gli davano qualche pensiero.
Scosse la testa “Non so proprio come fai. Io divento pazzo a stare dietro ai miei due e tu riesci a gestirne cinque della stessa età e per di più adottati. Povera Esme, non mi stupisce che stia sempre a casa.”
Sorrisi “Sono tutti molto bravi e responsabili per la loro età. Tuttavia ogni tanto mi danno qualche problemino.”
“Ci credo, ho sentito dire da Fred che il tuo piccolo si è sposato da poco con la figlia dell'ispettore Swan . Roba da non crederci, i miei non sono neanche fidanzati”
Le sue parole mi colpirono profondamente. Appena nove mesi, e il loro sogno d'amore era già stato infranto. “ Edward, è sempre stato molto maturo per la sua età, quello che hanno passato li ha fatti tutti crescere molto velocemente.” sorrisi e dandogli una pacca amichevole sulle spalle mi allontanai velocemente per evitare ulteriori domande.
Salito sulla Mercedes guidai lentamente verso casa. Volevo avere il tempo di riflettere.
La mia telefonata ad Eleazar, era stata molto sintetica, non gli avevo spiegato nulla solo che avevo un disperato bisogno di vederlo per parlargli di un problema che coinvolgeva la mia famiglia e gli avevo chiesto di venire da me al più presto.
“Certamente Carlisle. Io e Carmen saremo da voi entro due giorni. Poi mi spiegherai” e aveva buttato giù raccomandandomi di salutare tutti.
Probabilmente sarebbe arrivato domani sera , ed io ero impaziente.
Quando arrivai vidi la piccola Nessie corrermi incontro saltandomi in braccio.
“Nonno, sei arrivato” poi mentre le davo un bacino in testa allungò la sua manina sulla mia guancia.
“La mamma e la nonna mi hanno detto che Papà non ritornerà presto perché è andato in Italia. Dei signori cattivi lo hanno portato via con loro, ma che tu farai in modo di riportarlo a casa. E' vero nonno? Ti prego mi manca tanto.”
Guardai Esme e Bella che si erano avvicinate e inghiotti a vuoto, poi presi fiato e le feci una carezza sulla testa. “E' vero Nessie. Non vedrai papà, per un po', ma noi non ti lasceremo. Farò di tutto per riportarlo a casa, al più presto. Tu devi essere forte anche per la mamma.” La misi giù ed andrai ad abbracciare Esme. “Ci sono novità?” chiesi.
“Eccome!” gridò Emmett dalla sala “Io e Jasper abbiamo fatto centro. Abbiamo l'indirizzo e il nome della hostess che era su quel volo. Mery Sue Brooks, ed abita a Port Angels. Dovrebbe già essere rientrata a casa per il riposo. Vado a vestirmi così andiamo a parlarle”
“ No Emmett.” Intervenne Alice, uscendo dalla cucina seguita da Jacob che stava addentando un panino più grosso di lui “ Io ho visto. Andremo Carlisle ed io. Tu la spaventeresti troppo e lei non direbbe nulla.”
“Uffa. Sempre la solita storia” brontolò.
“Ok Alice mi cambio e usciamo” salii velocemente le scale e mi infilai in camera per vestirmi più sportivo. Esme mi seguì. “Carlisle” mi fermai e la guardai dolcemente, lei mi si avvicinò e mi abbracciò baciandomi con dolcezza. “Torna presto” mi sussurrò e poi volò di sotto.
Nel giro di un quarto d'ora eravamo in macchina. Alice sicura guidava tra le strade cercando l'indirizzo giusto. “Eccoci arrivati. Ci faremo passare per due poliziotti, questi sono i documenti.” e veloce mi passò due tesserini della CIA assieme a una scatolina. “E qui dentro cosa c'è?” chiesi.
“Le lenti a contatto marroni. Sarebbe strano che entrambi avessimo lo stesso colore d'occhi ambrato di Edward. Questa invece è un idea di Jasper.”
Sorrisi e mi preparai a recitare la mia parte.
Ad aprirci la porta fu Mery Sue che dopo aver controllato le tessere ci fece accomodare in salotto. Per fortuna che a causa dell'agitazione si dimenticò di offrirci il caffè.
“Entrate, sedetevi, cosa posso fare per voi?”
Iniziai a parlare io “Lei era sul volo Vancouver – Roma partito alle dieci del mattino di due giorni fa?”
“Si. Eravamo in due io e la mia collega Marian. Perchè cosa è successo?”
“Non si preoccupi signorina, niente di grave. Deve soltanto cercare di ricordarsi se ha visto un ragazzo alto, con i capelli ramati e gli occhi dorati. Era in compagnia della sorella. Una ragazzina giovane carina e biondina.”
“Certo che me li ricordo. Come farei a scordarmeli? Lei era carina ma lui veramente un bellissimo ragazzo. Peccato che fosse così malato”
“Malato?” intervenne Alice
“Si. Quando è salito non riusciva neanche a camminare dritto. Il suo infermiere, un pezzo d'uomo, l'ha dovuto aiutare per raggiungere il posto. Mi sono subito preoccupata, perché pensavo si stesse sentendo male, ma la sorella mi ha spiegato che il ragazzo soffriva di crisi epilettiche. Avevano dietro un certificato medico. Per tenerlo buono durante il volo, che non si sentisse male spaventando gli altri passeggeri, gli avevano dato delle medicine potenti. Lo stavano portando a Roma da un professore importante e famoso che speravano avrebbe potuto guarirlo o perlomeno farlo stare un po' meglio. Allora ho chiesto se potevo fare qualcosa per lui, ma hanno risposto di no. Che andava tutto bene. Quando sono ripassata subito dopo ho visto che stava tremando come una foglia, poverino. Allora gli ho portato un cuscino e una coperta. Mi hanno ringraziato e credo gli sia servita perché si è addormentato quasi subito e ha continuato a dormire per tutto il viaggio. Quando siamo arrivati, sembrava stare anche peggio. Aveva gli occhi chiusi ed ansimava. Ma l'infermiere mi ha rassicurato che sentendo l'aria si sarebbe ripreso presto.”
Io e Alice rimanemmo in silenzio. Un conto era immaginarsi Edward stare male un conto sentirne la descrizione. Epilessia! Una valida scusa. Avevano pensato proprio a tutto.
“Le ha mai parlato?” chiese Alice
“No, mi ha guardato una sola volta, ed è stato allora che ho notato quegli occhi stupendi, anche se sembravano velati dal dolore. Penso che soffrisse, perché quando si è seduto ha emesso un leggero lamento”
Eravamo impietriti. Presi fiato per evitare che la mia voce tremasse e sorridendole la ringraziai. Seguito a ruota da Alice scappai da quella casa.
In macchina rimanemmo a lungo in silenzio poi Alice mi fissò e disse “Carlisle. Penso che non dovremmo raccontare tutto agli altri, . Basterà dire che abbiamo avuto la conferma che Edward era su quel volo e sotto il potere di Chelsea. E che per mascherarne gli effetti ha finto di dormire tutto il tempo. Soprattutto Bella sta già soffrendo troppo e non reggerà a sapere quanto lui sia stato male.”
Annui non potevo essere che d'accordo. |
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Capitolo 15 *** Abitudini ***
Eccomi qui a
ringraziarvi come al solito per aver letto la mia storia.
Abbiamo lasciato i
Cullen con la consapevolezza che Edward era su quel volo e sotto il
potere di Chelsea e quindi torniamo a Volterra a vedere come se la sta
cavando il nostro amatissimo vampiro e cosa Aro si aspetta da lui.
Buona lettura
Capitolo
15 - Abitudini
Edward
Per
fortuna il dolore passò velocemente e io mi tirai su subito.
Aro
mi guardava perplesso ma mi sorrise “ Carissimo Edward. Devi
essere
ancora molto stanco dopo il lungo viaggio. Demetri accompagnalo in
camera così che possa riposare ancora un po'. Stasera,
quando avrò
bisogno dei tuoi servigi ti manderò a chiamare”
Dopò di che si
girò mentre Demetri afferrandomi per un braccio mi condusse
alla mia
camera.
Quando
arrivammo entrai e sentii che Demetri mi chiudeva a chiave la porta
alle spalle.
Sembravo
più un prigioniero che un membro della Guardia pensai con
una
scrollata di spalle. La cosa non mi interessava.
Diedi
un occhiata al mio polso e vidi che la pelle lacerata per il violento
strappo si era già aggiustata lasciando un chiaro segno dove
prima
si trovava lo strano bracciale. Doveva essere stato al mio polso da
molto tempo, pensai assorto.
Non
ero per nulla stanco, così iniziai a studiare la mia camera.
Era
di pietra viva, doveva essere antica. La forma era rettangolare e
accanto alla porta c'era il letto su cui avevo riposato quella
mattina. Che strano non avrei mai dovuto avere bisogno di un letto
visto che i vampiri non dormono.
Dall'altra
parte della porta c'era un piccolo armadio.
Dentro
trovai un paio di divise di ricambio, un maglione e una giacca
più
pesante. Lo scrutai con diffidenza, mi sembrava troppo piccolo,
malgrado fosse quasi vuoto. La sua vista mi metteva a disagio,
qualcosa mi urtava, ma non riuscii a capire da dove venisse quella
strana sensazione.
Sulla
parete lunga c'era il divano verdone e di fronte una televisione
ultimo modello con collegato un lettore Dvd. A fianco uno stereo
bellissimo e ai lati una scaffalatura che conteneva da un lato i Dvd
e dall'altro i Cd di musica. Incuriosito mi avvicinai e iniziai a
leggere i titoli.
I
Dvd erano di tutti i generi spaziavano da quelli di avventura, ai
gialli, ai comici. C'è n'erano di famosi come “La
fabbrica di
cioccolato” ed “Harry Potter” a quelli
più sconosciuti, dai
recenti a quelli ormai datati. Iniziai a sorridere quando lessi
“Tutti insieme appassionatamente”. Decisamente non
sembrava un
film per vampiri. Comunque chi aveva messo insieme tutti quei titoli
non mi conosceva e quindi aveva pescato in tutti i generi sperando
che qualcuno m'interessasse. Lo stesso era stato fatto con i Cd
musicali. C'erano gruppi più o meno famosi e più
o meno
contemporanei e cantautori sia americani che italiani. E ovviamente
non poteva mancare la musica classica con esponenti quali Vivaldi,
Verdi, Mozart e per finire il grande Beethoven.
Sorrisi,
se non altro avevo qualcosa da fare per passare il tempo libero.
Mi
avviai quindi versa la grande libreria, anche questa semivuota che
occupava la parete di fronte all'entrata. Anche qui c'erano i titoli
più disparati. Gialli, racconti e classici come “I
Promessi
sposi” e “Giulietta e Romeo”. I libri
erano una buona metà in
inglese ed un altra in italiano. Non mi ricordavo come mai, ma sapevo
che ero in grado di parlare e leggere bene l'italiano. I miei
occhi caddero su “ Il Signore degli Anelli”
tradotto in italiano,
un libro molto voluminoso che sapevo di aver letto tempo addietro
in inglese.
Lo
presi e andai a sedermi sul divano, sicuramente ci sarebbe voluto del
tempo per leggerlo tutto. La stanza aveva una finestrella piccolissima
in alto giusto per far passare un tenue raggio di luce. Per fortuna che
noi vampiri vediamo bene anche al buio pensai
mettendomi comodo.
Passarono
diverse d'ore quando la porta si aprì e Felix fece capolino.
"E'
l'ora di andare, Edward! Aro ti sta aspettando.”
""Ok
risposi” e posato il libro lo seguii.
Quando
entrai, Aro mi spiegò che tutte le notti lui e i suoi
fratelli
ricevevano i vampiri che avevano chiesto udienza. Qualcuno per
consigli, molti per aiuti di tutti i tipi, da quelli finanziari alle
vendette. Inoltre Aro e gli altri ricevevano i vampiri accusati di
aver infranto le leggi e dopo un sommario processo emettevano il
giudizio. Il mio compito era quello di leggere nelle menti dei
vampiri ignari e trasmettere ad Aro i loro pensieri segreti.
Così
iniziai il mio nuovo lavoro.
Inginocchiato
a fianco del trono di Aro con la testa bassa e gli occhi chiusi per
concentrarmi, incominciai a leggere nella mente del vampiro che
ignaro era venuto a chiede aiuto in quanto minacciato da tre nomadi
che avevano occupato il suo territorio di caccia. Aro con fare
tranquillo lo ascoltava e porgeva le sue domande mentre con la destra
mi faceva le carezze in testa, come se fossi stato un cane da
compagnia. Il povero richiedente non poteva sapere che Aro in
realtà
tramite la mia mente stava leggendo i suoi pensieri segreti. E
restò
di sasso quando si sentì accusare di essere un bugiardo e
che i suoi
pensieri lo avevano tradito.
“Ma
come? Aro non mi ha nemmeno sfiorato! Come ha fatto a capire?”
Non
potei alzare la testa e guardarlo in faccia mentre i suoi pensieri
sbigottiti uscivano dalla stanza in compagnia di Felix e Jane.
Quando
Aro finì anche il secondo colloquio con una bellissima
vampira
innamorata di una Guardia, la testa mi girava e doleva a causa dello
sforzo che ero costretto a fare.
“Ti
abituerai, Edward. Domani sera avremo un udienza con parecchi
testimoni e il tuo aiuto sarà determinante” mi
accomiatò Aro
mentre seguivo Felix che mi accompagnava nuovamente nella mia
camera.
Quando
rientrai mi lasciai scivolare sul divano. Erano le tre di notte e
sapevo che fino alla sera seguente sarei stato chiuso in quella
camera. Con un sospiro misi su un Cd di un certo Branduardi e chiusi
gli occhi cercando di non pensare a nulla.
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Capitolo 16 *** Le brutte notizie non finiscono mai... ***
Ciao Eccomi qui con
un nuovo capitolo. Lasciamo un attimo Edward a svolgere il suo lavoro
presso i Volturi per andare a vedere a che punto sono i Cullen........
Vi auguro buona
lettura e aspetto un vostro commentino.......spero che vi piaccia
Capitolo
16 - Le brutte notizie non finiscono mai
Carlisle
Anche
quella notte avevo di nuovo fatto il turno all'ospedale ma avevo
cercato di evitare James. Non avevo certo voglia di parlare ancora
con lui.
Quando
arrivò il mattino e tornai a casa, notai una certa
agitazione
mentre stavo ripensando alla sera precedente.
Quando
eravamo tornati dalla visita a Mary Sue, avevamo raccontato il meno
possibile a tutti seguendo la versione concordata con Alice.
Mentre
mi preparavo ad uscire, Esme, alla quale non sfuggiva mai niente ,
aveva notato la mia tristezza e non ci aveva messo molto a capire che
le nascondevo qualcosa.
“Carlisle,
cosa vi ha detto Mary Sue. Dimmi la verità, Ti
prego!”
“Vi
abbiamo già raccontato tutto, non c'è altro da
aggiungere” mi
ero voltato, era difficile mentirle.
“Ti
conosco da troppo tempo, amore mio” mi si avvicinò
e mi abbracciò
da dietro “Stai nascondendo qualcosa”
Sospirai
avrei potuto continuare a mentirle, ma non ne avevo la forza.
“Credo
che non sia giusto raccontarti tutto. Non chiedermi per
favore”
implorai
“Carlisle
Cullen. Si tratta di mio figlio! La verità non
può essere peggio
delle mie fantasie. E' da quando siete tornati che ho capito che
avete nascosto qualcosa e sto impazzendo” i suoi occhi
saettarono e
inchiodarono i miei mentre mi faceva girare per guardarmi.
Era
così bella quando si arrabbiava, sospirai non le avevo mai
mentito e
non potevo iniziare adesso, così le raccontai tutto.
Restò in
silenzio un momento poi mi abbracciò “Grazie.
Temevo molto peggio”
mi sfiorò le labbra con un bacio e scese “Vado da
Bella. Non
temere non le dirò nulla” aggiunse subito quando
vide la mia
espressione “Avete fatto bene a mentire, ma lei si sente
tanto
sola ed è molto depressa. Stasera la porterò a
caccia, questo
forse, la distrarrà un pò”
Quando
ero uscito, l'atmosfera era irreale. Ognuno sembrava occupato a fare
qualcosa, ma vedevo i loro sguardi persi nel vuoto.
Così
quando rientrai e vidi i loro volti luminosi capii che c'erano belle
notizie.
Fu
Rosalie a venirmi incontro e a mettermi al corrente della
novità “Ha
telefonato Eleazar, arriverà con il volo di questa sera alle
11,30. Ha chiesto se possiamo andare a prenderlo all'aeroporto ed ho
risposto che io ed Emmett saremo là puntualissimi”
“Bene
una buona notizia, finalmente” sorrisi. Era veramente una
buona
notizia, l'attesa sarebbe finita e con lui avremmo potuto finalmente
organizzare qualcosa di concreto.
Stavamo
ancora parlando che Jacob entrò assieme a Nessie.
“Carlisle,
c'è il postino che dice di avere un pacco per te!”
Jacob sembrava
incredulo e anche noi lo guardammo allibiti.
“Un
postino?” ripetè Jasper.
Jacob
annui. Ed io uscii a vedere.
Il
corriere, per la precisione, era fermo con il camioncino davanti a
casa con un pacchetto abbastanza piccolo in mano.
Mi
misi la solita maschera, sorrisi e firmai la ricevuta.
Rimasi
fermo impalato ad osservarlo fino a che lui non sparì dalla
nostra
vista, poi sussurrai “Viene dall'Italia”.
In
un batter d'occhio la mia famiglia mi circondò curiosa.
“Chi
è il mittente” chiese Esme
“Aro”
sussurrai tremando.
Cosa
mai avrebbe potuto spedirmi.? Quale orrore si celava in quel
pacchetto?
“Aprilo
subito” ordinò Jasper
“Si
aprilo!” chiese Bella con la voce tremante
Tutti
avevano fatto il mio pensiero, ed io non avevo il coraggio di sapere.
Con
un gran sforzo di volontà, ruppi il cartone e sulle miei
mani
scivolò una lettera e un bracciale di cuoio con lo stemma
della mia
famiglia.
“No!”
il grido lancinante di Bella mi colpì come un pugno mentre
prendeva dalle mie mani il bracciale di Edward e se lo portava al
viso cullandolo teneramente.
“Jasper,
” urlò Alice.
Lui
si avvicinò a Bella e sul suo viso notai la concentrazione
per
cercare di calmare Bella con il suo talento. Alice abbracciò
subito
la sua ultima sorellina mentre Emmett con dolcezza sfilava il
bracciale dalle mani serrate di Bella. “Fammelo vedere
Bella” le
disse con dolcezza. Lei aprii le mani e nascose il viso contro Alice
mentre secchi singhiozzi la scuotevano violentemente. Emmett lo
studiò un attimo poi alzando i suoi occhi su di me disse
“
Gliel'hanno strappato con la forza. Guarda ha ancora i nodi, mentre
il cuoio si è rotto”
Ingoiai
una boccata di veleno, mentre una sorda rabbia mi riempì il
cuore.
“Questo
lo tengo io” Esme si allungò e nascose il
bracciale nelle sue
tasche mentre stavano uscendo di casa Jacob e Renesmee per vedere
cosa stesse succedendo.
“Bella
calmati c'è Renesmee” sussurrò Alice.
Lei
alzò gli occhi e una maschera sorridente le
ricoprì il viso
“Che
succede?” chiese Jacob.
“Ti
racconteremo dopo” sussurrai “Adesso è
meglio che porti Nessie a
caccia. Sarà affamata!”
Jacob
mi guardò stupito e si voltò verso Emmett che gli
era a fianco. Lui
gli fece l'occhiolino e Jacob sospirando si rivolse a Renesmee
“Andiamo a caccia, penso che il nonno abbia ragione. Facciamo
a chi
arriva prima” poi si voltò e aspettò
che Renesmee partisse di
corsa “Quando torno mi devi raccontare tutto,
dottore!!”
sussurrò.
“Hai la mia
parola Jacob. E per adesso anche la mia gratitudine”.
Poi mi girai e
veloce andai in sala a sedermi sul divano. Tutti mi
seguirono senza esitazione.
Con
mani tremanti aprii la busta e iniziai a leggere ad alta voce.
Carissimo
Carlisle, amico mio
ti
scrivo per informarti che Edward, tuo figlio, sta bene.
Sono
sicuro che sei al corrente della sua partenza, ed è con
immensa
gioia che ti comunico che questo pomeriggio ha giurato
fedeltà al
mio Clan.
Ora
è una Guardia Reale dei Volturi, e sono sicuro che
svolgerà con
coscienza ed onore il suo compito presso di noi.
Ritieniti
orgoglioso della carica che ricopre e della sua scelta.
Vi
invito pertanto a non fare azioni di cui potreste pentirvi.
Ti
saluto con affetto e stima tuo
Aro
|
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Capitolo 17 *** Eleazar ***
Ciao a tutte.
Scusate il ritardo ma eccovi un nuovo capitolo. La volta
scorsa abbiamo visto che i Cullen sono stati informati del giuramento
di Edward e in questo vedrete come il monito di Aro li abbia lasciati
indifferenti.
E' l'ora dei piani
e con L'arrivo di Eleazar verranno prese decisioni importanti ..........
Buona lettura e
grazie ancora a chi mi segue. Un bacione
Capitolo
17 - Eleazar
Carlisle
Emmett
e Rosalie finalmente stavano arrivando. Erano usciti a prendere
Eleazar all'aeroporto e non vedevo l'ora di poter accogliere lui e
Carmen, la sua compagna.
Dopo
i saluti di rito ci sedemmo sul divano e iniziai a raccontargli
quello che ci era successo e tutte le informazione che eravamo
riusciti ad ottenere. Per ultima gli mostrai la lettera di quel
pomeriggio.
Restò
un minuto a leggerla assorto nei suoi pensieri e poi la
passò a
Carmen.
“Questo
è un problema Carlisle. Capisco il perché tu mi
abbia chiamato, ma
temo che ci sia ben poco da fare.”
Le
sue parole mi ghiacciarono il cuore ma lui si alzò e
iniziando a
camminare avanti e indietro, il volto perso nei ricordi,
continuò
“E'
vero ho prestato servizio molto tempo fa. Ero nella Guardia Reale
proprio come tuo figlio, ma vi ero di mia spontanea volontà
convinto
di fare una cosa giusta. Da quello che mi avete raccontato
sicuramente Edward, era sotto l'influenza di Chelsea. Non so
esattamente come agisca il suo potere, ma solitamente è in
grado di
spezzare i legami e ricostruirli nel giro di tre o quattro ore. Avendo
tuo figlio i legami così forti probabilmente Chelsea ha
avuto
molta difficoltà e questo spiegherebbe sia il tempo
impiegato per
partire sia la sua condizione fisica.
Il
problema, non ve lo nascondo, è che in questo momento
Edward, non vi
riconoscerebbe nemmeno e sicuramente di fronte all'atto di portarlo
via con la forza dai volturi si ribellerebbe.”
“Quindi
non possiamo attaccarli?” chiese deluso Emmett
“No
Emmett, sarebbe impossibile. La loro fortezza è
inaccessibile, la
loro Guardia è numerosa senza pensare a coloro che hanno
poteri
particolari come Jane. E lo stesso Edward non ve lo permetterebbe
mai.”
“Stai
dicendo che dobbiamo abbandonarlo?” la voce di Esme era puro
terrore.
“Edward,
ha giurato e il giuramento è vincolante. Non si
può sciogliere,
lui ormai appartiene a loro”
“Ma
non l'ha fatto in maniera volontaria, non era lui a
parlare...” mi
sentivo strozzare, non potevo credere alle sue parole.
Volevo
un consiglio per come riprendermelo non una conferma alle mie paure.
“Non
importa, Carlisle. Il giuramento è stato fatto e per i
Volturi è
valido a tutti gli effetti !”
“Ma
ci deve essere un modo.... una qualche scappatoia. ” affermai.
“L'unico
modo è che siano loro a sciogliere il giuramento”
“E
perché mai dovrebbero.... lui gli è troppo
utile” sospirò Alice
“Perché
tuo fratello non ha certo un carattere molto facile da dominare, e
loro potrebbero avere problemi a gestirlo. Possono comandare ma non
distruggerlo è una Guardia con dei doveri ma anche dei
diritti e
soprattutto Aro deve essere fedele alle sue stesse leggi”
“Quindi
se Edward gli desse problemi..... potrebbero decidere di
allontanarlo” si entusiasmò Rosalie
“Si,
e se lui prende coscienza di se, se si libera dai vincoli di Chelsea,
se si ricordasse della sua famiglia, potrebbe creargliene molti...
anche ...se potrebbe essere estremamente rischioso per lui. Aro a
volte sa essere crudele per ottenere ciò che
vuole.”
“Ma
come può liberarsi dai vincoli ?” chiedemmo io ed
Esme insieme.
“Sta
a lui..... purtroppo.” si fermò e ci
guardò negli occhi poi
riprese “ma insieme possiamo aiutarlo”
“Come?”
domando Jasper alzandosi
“Ci
vorrà tempo, forse mesi ma.... la coscienza potrebbe
riemergere... e
forse .... noi potremmo...aiutarlo in questo.” poi
sospirò “ Non
sarà facile e dovremo avere molta pazienza, ma ho un
piano.”
“Dicci
cosa dobbiamo fare” intervenni, non mi interessava dover
aspettare,
il tempo non ci mancava di certo. In fin dei conti eravamo delle
creature immortali.
“Ascoltate,
per prima cosa dobbiamo trasferirci nelle vicinanze di Volterra, in
città sarebbe troppo pericoloso e poi se dobbiamo restare
là a
lungo ci servirà un posto dove si possa cacciare
agevolmente”
“Avevo
già avuto una visione e così io e Rose abbiamo
già trovato un
Agriturismo poco fuori da Volterra vicino a un parco naturale ricco
di animali selvatici” annui Alice “ Hanno diversi
appartamenti
liberi basta prenotare.”
“Sarà
meglio prenotarne uno per Jacob dal momento che verrà con
noi
insieme a Renesmee” intervenne Bella con gli occhi che le
brillavano.
“No Bella! E' troppo
pericoloso” affermò Esme
“Mi
spiace ma non voglio lasciare mia figlia per troppo tempo da
sola”
rispose Bella “ e Jacob non la lascerebbe mai partire senza
di lui.
Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile anche del suo!”
“Non
so...” intervenni e se i volturi ci avessero trovato? Aro era
stato
chiaro, non lo cercate! La minaccia non era tanto velata. Edward non
ci avrebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa alla sua
bambina.
“Ha
ragione Bella” si intromise Eleazar “Renesmee deve
venire con
noi. Potrebbe perfino esserci utile”
“Stai
scherzando... non vorrai metterla in pericolo!!” Rosalie
sembrava
impazzita.
“No! Non so se il
mio piano funzionerà e se riusciremo nel mio intento.
Tutto dipende da tuo fratello , ma sicuramente l'affetto per Nessie e
Bella giocherà un ruolo importante!”
“Eleazar
ha ragione.” Jasper era molto deciso e con il suo dono infuse
in
tutti noi sicurezza “Non possiamo lasciarla qui. E poi
dobbiamo
fidarci di lui non abbiamo altra scelta.”
Tutti
mi guardavano l'ultima parola sarebbe stata la mia.
“Va
bene Eleazar siamo nelle tue mani. Alice, Jasper occupatevi del
viaggio e del Agriturismo. Io e Bella andremo a parlare a Jacob e gli
spiegheremo tutto, sono sicuro che ci aiuterà come al
solito. Gli
altri si preparino alla partenza.”
Guardai
Eleazar e Carmen, “Non so come ringraziarvi amici
miei”
“Aspetta
che tutto finisca bene Carlisle poi troverò il
modo” affermò lui
passandomi un braccio in torno alle spalle e sorridendomi.
Si
non sapevo ancora il come, ma avremmo aiutato Edward a spezzare le
catene che lo tenevano legato a Volterra.
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Capitolo 18 *** Aria e Cibo ***
Ciao
a tutti. Abbiamo lasciato I Cullen ad elaborare il piano e in partenza
per Volterra per nulla rassegnati alla sparizione di Edward.
Ma lui come se la sta passando?? E' felice della
sua nuova vita??? Ecco allora un nuovo capitolo tutto
dedicato a lui .......
Ringrazio ancora a tutti e
mi piacerebbe sapere cosa ne pensate del suo comportamento
"anomalo".........un bacione.
Capitolo
18 - Aria e cibo
Edward
Quando
aprii gli occhi,
mi accorsi di essere disteso sul letto nella mia camera. La camicia e
i pantaloni erano stati aperti, per farmi stare più comodo
ed era
avvolto nella solita coperta.
La
testa mi doleva, ma
ormai c'ero abituato.
Erano
passati più di
dieci giorni dal mio giuramento e quella non era la prima volta che
mi risvegliavo nel letto. Adesso avevo capito il perché era
stato
messo nell'arredamento della mia camera. Aro sapeva benissimo che ne
avrei avuto bisogno.
Spesso
quando i colloqui
serali erano più di tre o comprendevano un elevato numero di
vampiri
a cui sondare la mente, mi stancavo fino allo sfinimento e Demetri e
Felix erano costretti a trascinarmi nella stanza completamente
stordito. Altre due volte come l'ultima ero crollato durante il
colloquio e Aro era stato costretto a sospendere la seduta e a farmi
portare di peso in camera.
Mi
alzai velocemente, e
andai a farmi una doccia di corsa, oggi era un giorno importante per
me.
Aro
infatti, sondando la
mia mente, si era accorto della mia irrequietezza dovuta alla
permanenza forzata in camera durante il giorno e mi aveva concesso di
andare a fare due passi nel cortile.
Finalmente
avrei rivisto
il cielo!
Demetri
la precedente settimana, per distrarmi, dopo che
per il nervosismo avevo rischiato di staccare la testa a una Guardia
che si era permessa di fare un commento sui miei occhi gialli, mi
aveva portato a visitare tutta la Rocca dei Volturi. Era stata in
quell'occasione che passando davanti a un'enorme vetrata situata
nella parte bassa di Volterra avevo notato l'ampio cortile. E oggi
finalmente avevo avuto il permesso di farci due passi. Non ero mai
solo e speravo che ad accompagnarmi fosse lo stesso Demetri, era il
più comprensivo dei miei guardiani.
Presi
i vestiti
dall'armadio, che continuava a sembrarmi sempre troppo piccolo, e mi
vestii velocemente. Mentre aspettavo la mia guida, mi guardai nello
specchio e notai che i miei occhi erano più neri che gialli.
Con
soddisfazione pensai che non avevo ancora troppa fame. Un problema di
meno per adesso.
A
interrompere i miei
pensieri, entrò Alec a chiamarmi. Con un certo fastidio
seguii lui
e Jane fino al cortile. Quando arrivammo notai che pioveva e Jane con
un sorrisino sarcastico mi chiese “Allora, piove per bene.
Vuoi
sempre andare? O ti riportiamo in camera?” la guardai e
restituito
il sorriso passai la porta finestra e mi avviai sotto la pioggia. Fatto
qualche passo mi voltai e vidi che lei e Alec si erano seduti
nel corridoio e mi osservavano stupiti e imbronciati. Sicuramente
avrebbero preferito riaccompagnarmi in camera e andare a farsi i
fatti loro piuttosto che farmi da balie.
Sorrisi
ed annusai l'aria
carica di meravigliosi profumi. Il cortile era completamente
circondato da mura altissime e grande come un campo da calcio. Per
terra era ricoperto di una profumatissima erbetta verde, chiazzata
qua e là da numerose pozzanghere. Ma il profumo migliore
veniva
dagli alberi di olivo che erano sparpagliati insieme ad alcune
querce. Nel centro più alto di tutti svettava un pino
marittimo
gigantesco. Doveva essere vecchio, probabilmente tanto quanto la
stessa Volterra. La sua altezza superava di gran lunga le mura. Alzai
la testa e lasciai che la pioggia mi bagnasse il viso, mentre
le grosse gocce mi inzuppavano. Ero felice. Non mi interessava che
piovesse, mi sentivo finalmente vivo. Guardai di nuovo le mie
guardie e feci una rapida corsa fino al pino marittimo e con
agilità
iniziai a salire fino alla cima.
Arrivato
in alto mi
sedetti fra i suoi rami scrutando il meraviglioso panorama e beandomi
del vento che tiepido e dolce mi scompigliava i capelli.
Poi
una fitta alla
testa, mi fece quasi cadere mentre davanti ai miei occhi mi apparve
l'immagine di me su un alto albero che abbracciavo una bellissima
ragazza mortale dagli occhi profondi color cioccolato.
Scossi
la testa stordito
e l'immagine volò via sostituita dall'immagine della stessa
ragazza
che stava dormendo tranquilla abbandonata tra le mie braccia.
Chi
era e da dove
venivano quelle immagini ?
Sospirai,
probabilmente
era l'effetto collaterale di frugare nella mente altrui, rubavo anche
i loro ricordi e li riadattavo come se fossero i miei. Non avevo
ricordi del mio passato, ma non m'interessava nemmeno. Mi lasciai a
lungo cullare dal vento e dall'acqua chiudendo gli occhi e annusando
la pioggia aspettando che il giorno finisse. Forse fu per questo che
non sentii subito Jane chiamarmi.
“Edward,
scendi di là.
Dobbiamo andare, ho fretta. Non possiamo più
restare”.
Mi
riscossi dalle mie
fantasie e mi guardai intorno. Forse mi avrebbero concesso di
ritornarci. Sospirai e iniziai a calarmi malvolentieri quando una
fitta fortissima attraversò tutto il mio corpo.
“Vieni
giù Tarzan!”
sghignazzo Jane, mentre dopo aver fatto un lungo volo cadevo
rovinosamente in una pozzanghera ai piedi dell'albero.
Mi
rialzai infuriato e le
ringhiai contro mentre Alec si preparava a colpirmi “Stai
bravo
Edward. Non è il caso di prendersela tanto per un
scherzo”. Ero
coperto di fango e la spalla destra mi doleva fortissima per la
botta. Avrei voluto saltare alla gola a entrambi i gemelli, ma avrei
ottenuto soltanto di farmi dell'altro male, per cui abbassai la testa
e brontolai un “Scusate, non avevo sentito” mentre
gli passavo
vicino.
Il
male alla spalla
sarebbe passato molto presto, quello all'orgoglio ci avrebbe messo di
più.
Quasi
per vendicarmi
decisi di leggere nella mente di Jane, malgrado me l'avesse vietato.
“Finalmente
è
sceso. Vorrei sapere che gusto ci prova a stare arrampicato su un
albero sotto la pioggia. Meno male che stasera Heidi ci porta i
rifornimenti, prima che perda la testa per la fame .” uscii
velocemente dalla sua mente sconvolto dalle immagini che
accompagnavano quelle parole. Jane che succhiava avida dalla gola di
un ragazzo. Rabbrividii e tenni la testa bassa mentre gli passavo
davanti. Anche Alec aveva lo stesso genere di pensieri.
Arrivati
alla mia stanza, andai nuovamente a lavarmi per staccare il fango, mi
vestii e mi sedetti leggendo le ultime pagine del libro.
Quando
ebbi finito, lo posai e andai a prenderne un altro. Scelsi
“Romeo e
Giulietta” senza sapere bene il perché. Non ebbi
nemmeno il tempo
di aprirlo che Felix bussò alla mia porta.
“Andiamo
a cena ragazzo. Heidi sta per arrivare e dobbiamo essere
puntuali” mi guardò sorridendomi felice.
Che
strano non lo avevo mai visto così di buon umore. Scuotendo
la
testa mi misi sulle spalle l'odiosa mantellina e lo seguii nella sala
centrale.
Mentre
camminavamo si affrettò a spiegarmi “ Quando
arriva il gruppo,
devi avere pazienza ed aspettare che Aro, Caius e Marcus, scelgano la
loro preda. Poi tocca a noi Guardie Reali ed infine alle altre
Guardie Semplici. Se vuoi un consiglio, prendine uno bello grasso e
non troppo vecchio. Hanno il sangue più dolce” le
sue immagini
mentali erano molto forti e vivide, e feci molta fatica ad escluderle
dalla mia testa.
Con
soddisfazione notai che Felix si disinteressò quasi subito a
me.
I
suoi occhi come quasi tutti i presenti erano neri dalla fame.
Approfittando
della confusione mi misi in un angolo ad aspettare. Non morivo di
fame ma uno spuntino non mi avrebbe fatto dispiacere. Quando il
gruppo arrivò Caius dette il segnale e si scatenò
l'inferno. Le
immagini mentali dei vampiri affamati si unirono alla visione
raccapricciante del pasto collettivo mentre le mie orecchie furono
colpite dalle grida di terrore e dolore. Rimasi pietrificato mentre
le grida mentali di disperazione degli umani mi investivano con
forza.
Non
avevo mai assistito a un massacro simile.
Arretrai
verso la parete mentre l'odore del sangue mi colpiva violentemente
scatenando in me la reazione istintiva della caccia.
Lo
stomaco si contrasse, la bocca fu invasa dal veleno e i muscoli si
tesero pronti a scattare.
Fu in
quel momento che nella mia mente sentì una voce calma e
rassicurante
“No Edward. Non farlo. Sono esseri umani. Hanno
sentimenti, e
qualcuno a casa che piangerà per loro. Si può
sopravvivere senza
sangue umano, cacciando le bestie. Non lasciare che l'istinto ti
governi, la ragione è più forte. Tu sei forte! Tu
puoi farcela! Non diventare un mostro, combatti! Io credo in te! Io so
che puoi
... figlio mio! Non respirare, allontanati , fuggi lontano!”
Con
gli occhi velati vidi un uomo biondo, bellissimo, con gli occhi
gialli che mi guardava e sorrideva mentre mi porgeva la mano come per
tirarmi via dal mio incubo.
Mi
raggomitolai a terra con la testa fra le ginocchia contro l'angolo
più buio. Smisi di respirare, chiusi gli occhi e la mente
mentre
sputavo il veleno in eccesso che scendendo nello stomaco mi bruciava
la gola. Mi costrinsi a stare in quella posizione. La voce aveva
ragione, non potevo cibarmi, le urla erano troppo forti e
sconvolgenti. Quando ci fu silenzio, mi tirai su il cappuccio e
sgattaiolai con le altre Guardie fuori dalla stanza. Con il passo
velocissimo e gli occhi bassi per non far vedere il mio digiuno mi
diressi alla mia stanza circondato dalle immagini mentali di giubilo
dei vampiri ormai sazi. Quando entrai, tirai un sospiro di sollievo
e ringraziai mentalmente Aro, per avere schermato la mia stanza.
Ero
nervosissimo, sentivo ancora l'odore del sangue e stentavo a tenere a
bada il mostro in me. Per calmarmi misi su un cd di musica classica
e presi il libro.
Dopo
poche pagine, mi accorsi che invece di calmarmi mi aveva agitato ancora
di più. “Che stupido Romeo a impuntarsi su una
ragazza
irraggiungibile, la storia non poteva che finire male.”
Nervoso,
presi il libro e lo scagliai per terra.
Mi
alzai e presi a girare in tondo , mi sentivo come un leone in gabbia. “Leone...
agnello..... Cosa centrava l'agnello?...”
una nuova boccata di veleno mi riempii la bocca mentre la testa mi
girava. Non potevo più stare li dentro... sarei impazzito
del
tutto.
Aprii
la porta, nessuno.
Mi
guardai intorno e veloce mi diressi all'uscita secondaria che Demetri
mi aveva mostrato giorni fa. Era l'ora di andare a caccia, con
attenzione, avrei evitato di uccidere umani, ma dovevo dare sfogo ai
miei istinti.
Uscii
nella notte, e come un vampiro affamato mi allontanai nei vicoli
stretti e bui, facendo attenzione a non essere notato.
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Capitolo 19 *** Il Piano ***
Ciao
e mentre edward si trova ad affrontare il problema sangue e si aggira
nella notte a Volterra qualcuno è arrivato nei suoi
dintorni e si sta organizzando per agire...........
Buona lettura e ancora una
volta grazie a tutte.
Capitolo
19 - Il piano
Carlisle
Rosalie
aveva fatto le
cose per bene e dopo una settimana dall'arrivo di Eleazar ci trovammo
in un antico casolare nella campagna toscana al confine con un parco
naturale.
Gli
appartamenti erano
quattro, per cui ne lasciammo uno a Eleazar e Carmen. Nel secondo si
adattarono i miei quattro figlioli, mentre io ed Esme ospitavamo
Bella e Renesmee. L'ultimo appartamento lo riservammo a Jacob e Seth. A
tutti i costi Seth aveva voluto unirsi a noi dicendo di voler
aiutare il suo amico Edward. Era strano. Se di fatto eravamo stati
costretti ad adottare Jacob come futuro nipote io ed Esme ci eravamo
trovati in casa anche Seth. Il giovane non si era mai sentito a
disagio e aveva stretto una profonda amicizia con i miei ragazzi. Era
stato accettato fin da subito da tutta la mia famiglia, al contrario
di Jacob che stentava ad avere rapporti con Edward e Rosalie gelosi
della piccola Renesmee. Esme aveva finito per adottare entrambi
viziandoli e coccolandoli proprio come se fossero altri suoi figli. Era
ovvio che delle differenze c'erano dal momento che i due
ragazzi erano umani e licantropi e avevano quelle piccole
necessità,
come dormire e mangiare di cui noi ci eravamo liberati. Era per
questo motivo che avevamo deciso di concedergli un appartamentino
tutto loro oltre a quello di non sentire brontolare in
continuazione Rosalie sulla puzza di cane bagnato.
Il
nostro appartamento
era il più spazioso per cui decidemmo di usarlo come
quartier
generale ed eravamo proprio lì quel mattino ad ascoltare il
piano di
Eleazar approfittando del fatto che Renesmee stava ancora dormendo.
“Adesso
che siamo qua,
vi dirò come agiremo” Eleazar dopo aver attirato
l'attenzione si
era messo a parlare “ Fra cinque giorni andrò a
trovare Aro e
se possibile cercherò d'incontrare Edward. Non credo
sarà possibile
parlargli, ma sono curioso di vedere se la mia vista sortirà
un
qualche effetto. Inoltre potrò poi aggiornarvi sulle sue
condizioni
e raccogliere informazioni utili”
Guardai
Eleazar
esterrefatto come tutti. “E' pericoloso Eleazar, potrebbero
capire
il perché sei lì o decidere di tenerti con
loro.”
“No,
Carlisle. Io
dovevo venirci in ogni caso a Volterra. L'essere stato Guardia,
presuppone una serie di obblighi anche in caso di cessazione del
servizio e quindi Aro non si stupirà di vedermi.
Rimarrò con loro solo un paio di giorni e poi
sarò libero di partire.”
“Ok,
ma cosa farai se
Aro leggerà nella tua mente il piano?” era stata
Alice ad
esprimere il dubbio che era sorto anche a me.
“Non
mi spaventa Aro,
perché lo conosco. So i suoi limiti e come nascondergli le
cose, se
deciderà di toccarmi. Ho più paura di tuo
fratello.”
“Di
Edward?” chiesi
“Si.
Di lui. Non
conosco bene il suo potere ma so che può entrare nel mio
cervello a
distanza e quindi mi costringerà a stare costantemente
all'erta, a
non abbassare mai la guardia.”
“Edward,
non ti
tradirebbe mai” intervenne Esme
“Io
credo che invece
possa. Esme. Ed è un rischio che non posso
correre.”
Alice
teneva gli occhi
sgranati e dopo aver ripreso coscienza annui “Sei deciso e
vedo
che Aro ti riceverà. Non so cosa succederà
durante il colloquio ma
ti vedo tornare da noi”.
“Bene”
annui
sollevato lui.
“E poi?” chiesi
“E
poi aspetterete che
Aro lo faccia uscire. I Volturi quando piove o di notte escono per
Volterra tranquillamente. Nessun umano se ne mai accorto
perché
hanno il divieto di cacciare in città, ma loro si mischiano
con i
mortali regolarmente. Non potranno tenerlo chiuso per sempre, prima
o poi avrà il permesso di uscire e Voi lo
aspetterete.”
“E
quando sarà solo
c'è lo portiamo via” commentò Emmett
felice
“No,
Emmett. E'
impossibile. Se conosco Aro non si fiderà completamente di
Edward e
quindi non sarà mai solo.”
“Ma
noi possiamo
uccidere facilmente, le sue balie” s'intromise Jasper
“Non
è questo il
problema. Volete portarlo via a forza? Lui ha giurato e poi non
verrebbe volontariamente. No! Come vi ho spiegato devono essere loro
a scioglierlo dal giuramento se non volete attirare guai su tutti
voi. Quindi vi limiterete ad incontrarlo, a parlargli se è
possibile. Fino a che non sarà lui a ricordare e a
cercarvi.”
“Ma,
vedranno che siamo
vampiri, il nostro odore ci smaschererà. Si metteranno in
allarme.”
Rosalie aveva ragione. Gli umani potevamo ingannarli facilmente,
eravamo abituati a comportarci come loro, ma ingannare altri vampiri
era impossibile.
“Vero.
Questo è un
problema. Dovrete stare attenti. Molto attenti a non farvi
avvicinare da loro. Però tenete conto che loro non si
aspettano che
altri della loro specie girino nella loro città e quindi non
staranno in guardia, mentre voi....”
“E
poi ci siamo noi”
intervenne Seth. “il nostro profumo...”
“Puzza”
l' interruppe Rosalie
“il
nostro profumo”
continuò imperterrito Seth mentre io fulminavo Rosalie con
uno
sguardo “non lo conoscono. E quindi io e Jacob possiamo
passare
inosservati tranquillamente.”
Mi
misi a ridacchiare
mentre intravedevo un altra strada “E se poi state vicino a
noi,
sicuramente potete confondere i nostri odori”
“Questo
mai e poi mai”
urlò Rosalie “Piuttosto mi rotolo in un porcile
per una settimana”
Scoppiammo
tutti a ridere
all'idea di Rosalie sempre così attenta al suo aspetto, che
si
rotolava nel letame.
“Quindi
l'unica cosa
che possiamo fare noi per adesso è aspettare che Aro gli
conceda
una..... passeggiata” il tono di Jasper era di delusione.
Come
Emmett lui preferiva l'azione.
“Vi
mostrerò le varie
uscite che usano e farete dei turni di guardia. Il primo che
l'avvista dovrà seguirlo e spiarlo, mentre cercherete un
posto per
incontrarlo.”
“Sarà
un compito
facile. Il naso non ci manca anche se passeggiamo in forma umana.
Faremo i turni io e Seth, che diamo meno nell'occhio. Fino ad allora
è stupido che vi esponiate a rischi inutili. Da quanto ho
capito,
c'è la possibilità di dover aspettare parecchio,
prima che gli
concedano tanta libertà” Jacob sorrideva. E aveva
ragione loro
erano meno appariscenti.
“Benissimo!”
esclamò
Alice “Domani andremo a Firenze a fare shopping. Non potete
mica
girare a torso nudo o in maglietta come due mendicanti. Ci vogliono
dei vestiti e Firenze è la capitale dell'abbigliamento
italiano.”
la voce trillante ci lasciò per un attimo stupiti. La solita
Alice
avrebbe commentato Edward “E tu Bella verrai con me
è da troppo
che non ti prendi uno svago mentre gli altri andranno a caccia. Ho
visto che i cinghiali ti piacciono molto Emmett e qui ce ne sono in
abbondanza” Con naturalezza l'assemblea si sciolse mentre
Alice
discuteva animatamente con i due licantropi, evidentemente spaventati
dall'idea di assere trattati come bambole da vestire.
Esme
mi si avvicinò e mi
abbracciò. “Non vedo l'ora che Eleazar vada da
loro. Chissà come
sta? ”
La
guardai sorridendo
“Penso bene. Aro vorrà tenersi in forma il suo
nuovo giocattolo”
“Sai,
Edward. Mi
manca.”
“Anche
a me Esme, ma
adesso che abbiamo qualche speranza dobbiamo solo avere pazienza ed
aspettare”
“Si,
e io so come
ingannare il tempo, se la smettono di discutere” e con la
testa
fece un cenno ad Alice e Jacob mentre mi guardava con gli occhi
pieni di amore.
Ricambiai
il sorriso e
sospirai, finalmente avevamo un piano.
|
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Capitolo 20 *** Fine della Libertà ***
Ciao a
tutti e ancora una volta grazie a chi mi segue.
Abbiamo
lasciamo i Cullen ad organizzarsi con finalmente un piano ben preciso e
ritorniamo da Edward che dopo essersi rifiutato di partecipare al
banchetto si è allontanato di nascosto
nella cittadina di Volterra in cerca di cibo
con la mente confusa da strane visioni.
Cosa succederà adesso??
Non mi resta che
dirvi Buona Lettura.
Capitolo
20 - Fine della libertà
Edward
Mi
muovevo furtivo per Volterra. Non conoscevo la città, ma
tramite i
miei sensi cercavo di evitare le zone più affollate, quelle
intorno
a bar o ristoranti.
La
notte mi aiutava, e l'aria pulita dopo la pioggia della giornata
portava odori invitanti.
Evitai
di abbandonarmi all'istinto, poteva essere pericoloso. Non potevo
cacciare uomini all'interno della città ed ero ancora
eccitato per
l'odore del sangue.
Il
veleno mi riempiva la bocca mentre il mio mostro personale richiedeva
un tributo di sangue.
L'immagini
del vampiro biondo riempivano ancora la mia testa, e decisi di
ricacciarle nel profondo della mente. Non sapevo il perché
ma dovevo
nasconderle ad Aro.
Mi
fermai .
Il
mio udito aveva catturato un veloce battito di cuore. Una nuova
boccata di veleno mi invase la bocca spingendomi verso
quell'affascinante rumore. Mi affacciai nel cortile di una casa e
vidi legato a una catena un magnifico cane lupo. Anche lui mi aveva
sentito e un sordo ringhio gli uscii dalla bocca. Mi fermai a
guardarlo, una preda piccola e sicuramente saporita. Un assaggio che
avrebbe acquietato la mia voglia di sangue. Mi avvicinai furtivo, gli
occhi fissi sulla creatura, i muscoli tesi pronti a balzargli addosso
e a soffocare velocemente qualsiasi guaito.
E
poi un immagine esplose nel mio cervello.
La
ragazza! La ragazza che mi era già apparsa. Quella con gli
occhi
marroni profondissimi e muti quasi a celare ogni segreto, carichi
di amore.
Stavolta
però la ragazza mortale senza nome mi stava rimproverando
“No! I
lupi no! Qualsiasi altro animale ma non i lupi Edward” Rimasi
fermo, perché
no i lupi ? Mi chiesi mentre un altra immagine di me che
combattevo a fianco di
un enorme lupo m'invadeva la testa. A
fianco? Non contro!? Un altro mistero. Poi nuovamente la stessa
ragazza che mi guardava mentre accarezzava lo stesso lupo, solo che
stavolta aveva gli occhi rossi della mia razza e lo sguardo carico
d'amore e comprensione.
Guardai
di nuovo il cane e mi avvicinai, volevo vedere se altre visioni mi
sarebbero apparse. La mia sete non era più una
priorità. Il cane si
accucciò e mise la testa fra le zampe. Aveva capito che
potevo
ucciderlo senza fatica e si era arreso. In due passi gli fui al
fianco, mi rannicchiai e gli feci una veloce carezza sulla testa.
La
sete mi era passata. Adesso era l'ora di tornare a casa prima che si
accorgessero della mia scomparsa e finissi nei guai. Nascosi nuovamente
tutte le immagini nella mia testa mentre velocemente mi
allontanavo nella notte.
Demetri
mi aspettava sulla porta. “Ho sentito che stavi tornando.
Quando
Damiano non ti ha trovato in camera è venuto dritto da me,
ad
avvisarmi. Stavo per venirti a cercare. Ora verrà punito per
la sua
distrazione. E anche tu. Il fatto che sei tornato volontariamente ti
aiuterà ma non credere che Caius, sarà troppo
gentile. Ti detesta e
cercherà di farti punire severamente. Pensa bene a quello
che dirai
in tua difesa.”
Poi
si voltò e si avviò per i corridoi certo che lo
stessi seguendo.
Non
aveva torto. Quando entrai al cospetto dei sovrani di Volterra, potei
leggere facilmente nei loro pensieri.
“Edward,
perchè l'hai fatto? Cosa ti ha spinto a disobbedire? Credevo
già
di potermi fidare. Spero che tu abbia una buona scusa, non voglio
privarmi della tua collaborazione.” I pensieri di
Aro erano amichevoli, quasi preoccupati per me, mentre quelli di Caius
esprimevano solo odio e rancore “Ecco qui il
gioiellino di Aro.
Si fida tanto di lui, ma alla prima occasione scappa come un bambino.
Ha anche gli occhi neri, non ha nemmeno mangiato. Aro dovrà
punirlo, insisterò perché lo faccia, bisogna
dargli una lezione
affinché capisca come debba comportarsi.”
Abbassai gli occhi
anche se era troppo tardi e avevano notato il mio colore scuro che
strideva contro il rosso acceso di tutte le Guardie.
La
mente di Marcus invece era lontana, non gli importava nulla di me,
forse neanche sapeva che esistevo.
Caius
prese la parola per primo “Bentornato Edward, vuoi dirci dove
sei
stato?”
“A
fare una passeggiata. Non mi sono allontanato tanto e sono ritornato
quasi subito.” era la verità e potevo sostenerla
facilmente.
“I
tuoi occhi sono scuri. Perché non ti sei cibato insieme a
noi?”
“Non
avevo così tanta fame” anche questo era vero anche
se non del
tutto.
“Sei
cosciente che hai disobbedito agli ordini, circa il pasto? E per
questo saremo costretti a punirti!”
Rimasi
in silenzio cosa potevo mai ribattere?
Ma
Aro inaspettatamente intervenne in mia difesa “Pace Caius.
Non
essere frettoloso, fratello mio. Edward non ha infranto nessuna legge
evitando di cibarsi. Niente lo obbliga a mangiare, e la punizione l'ha
scelta da solo del momento in cui per altri dieci giorni non
arriveranno rifornimenti.”
Aro
mi sorrise, e avrei giurato che dietro quel sorriso c'era un certo
divertimento, forse pregustava la mia sofferenza al lungo periodo di
digiuno.
“Ciò
non toglie che abbia trasgredito a un ordine ben preciso. Vuoi forse
negare Edward, la tua conoscenza circa il divieto per le Guardie di
allontanarsi dalla Rocca, senza uno specifico permesso?” sul
viso
di Caius era apparso un ampio sorriso.
“Non.
Non lo nego. E' stato un gesto istintivo e vi chiedo perdono”
non
potevo fare altro, se non sperare che la punizione non fosse troppo
pesante.
“Bene.
Hai ammesso la tua colpa. Adesso verrai punito in maniera esemplare
in modo da ricordarti in futuro di governare i tuoi istinti.”
Caius
guardò verso Aro aspettando la sua decisione.
“Carissimo
fratello. Edward ha riconosciuto il suo errore e sono sicuro che non
lo ripeterà in futuro. Visto che è tornato di sua
spontanea volontà
e considerato la sua giovane età e l'inesperienza,
nonché il
proficuo lavoro che svolge per tutta la nostra comunità, non
sarei
tanto severo sulla pena.
Penso,
se voi siete d'accordo, di lasciarlo rinchiuso nella Gabbia per
quattro giorni affinché possa riflettere sui suoi
errori.”
Vidi
il sorriso allargarsi dal volto di Caius, evidentemente aveva temuto
che Aro fosse troppo indulgente con me ed era soddisfatto della
punizione . Sempre sorridente fece un cenno affermativo ad Aro.
“Bene,
siamo tutti d'accordo. Felix, Jane accompagnate Edward alla sua
nuova dimora”
In
un secondo mi trovai affiancato dai due vampiri, e mentre Felix mi
prendeva per un braccio trascinandomi con lui sentii i suoi pensieri
“Ti è andata bene ragazzo. Pensavo di
peggio. Adesso fai il
bravo e non ti opporre.”
Mentre scendevamo nei corridoi sotterranei sondai anche la mente di
Jane “Aro, continua a
proteggerlo. Sta sbagliando il ragazzo è una bomba a
orologeria e
quando scoppierà prevedo guai grossi. Speriamo che si
ribelli quando capirà cosa lo aspetta, così
avrò la scusa per divertirmi
un po'.”
A quel
pensiero se fosse stato
possibile mi sarebbe venuto freddo. Perché avrei dovuto
ribellarmi?
Cosa mi aspettava? Il sorriso di Caius non prometteva niente di
buono. Decisi che avrei sopportato tutto con calma se non altro per
fare dispetto a Jane.
La discesa
mi parve lunghissima
e ci fermammo di fronte a una piccolissima porticina situata nei
sotterranei della rocca.
Felix mi
sfilò dalle spalle la
mantella e con un gesto perentorio m'indico di entrare dentro la
porticina.
Dovetti
chinarmi quasi a terra e
con mia grossa sorpresa la porta si chiuse alle mie spalle.
L'ambiente
era angusto, basso e
soffocante. Cercai di sedermi ma era tanto stretto che le mie
ginocchia urtarono contro la parete di fronte a me. Non potevo stare
neanche in piedi perché il soffitto era basso. Con un
sospiro di
rassegnazione mi misi in ginocchio, l'unica posizione che mi era
concessa. Quando la porta si chiuse, il buio più profondo si
chiuse
su di me mentre la risata mentale di Jane mi raggiungeva. “Ti
piace la gabbia, Tarzan? Starai qui dentro quattro giorni.
Così
avrai il tempo di pensare e capire come si deve comportare una
Guardia”
E quella fu
l'ultima volta che
senti un rumore provenire dall'esterno.
|
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Capitolo 21 *** Aspettando notizie ***
Ciao a tutti e
grazie.
Mentre Edward
è chiuso nella gabbia a scontare la sua punizione per aver
disobbedito agli ordini, la sua famiglia sta aspettando notizie
e.................
Buona Lettura.
Capitolo
21 - Aspettando Notizie
Carlisle
Eleazar
e Carmen erano partiti da un solo giorno, diretti alla cittadella di
Volterra, che già ero ansioso che tornassero.
Avevamo
stabilito di non fare nulla fino a che non fossero tornati, ma
l'attesa mi stava logorando.
Dovevo
stare tranquillo e infondere fiducia nei ragazzi, ma ero tutto tranne
che sereno.
Era
giorno e c'era il sole. Avevamo deciso quindi di fare una battuta di
caccia tutti assieme nella riserva poco lontano. Non c'erano umani in
vista e questo ci permetteva di muoverci tranquillamente.
Arrivati
nel bosco ci eravamo sparpagliati. Non sapevamo bene che animali
avremmo trovato ma Alice ci aveva assicurato una buona
disponibilità
di cinghiali presenti sul territorio. Solo io molto tempo fa avevo
cacciato quelle bestie, trovando il sapore abbastanza gradevole o
perlomeno accettabile anche se non paragonato a quello dei puma e
degli orsi. Per gli altri era una novità che avevano
accettato
volentieri. E dalle risate supponevo che fosse anche divertente,
almeno per Emmett la cui voce potente risuonava nel bosco “E
dai
Jasper, finiscilo non si gioca con il cibo, lo sai. E stai attento
alle zanne altrimenti ti riduci la maglietta a brandelli come la
mia, e Alice non te la farebbe passare liscia.”
Mi
concentrai e finii di succhiare il mio cinghiale soddisfatto quando
mi trovai Bella a fianco. Era vestita impeccabile e gli occhi
arancioni, avevano acquistato una sfumatura giallastra più
evidente.
“Hai
finito Carlisle?”
“Si
Bella. E tu hai bevuto abbastanza?”
“Certo,
è stato facile o perlomeno sto migliorando. Non sono poi
tanto
male. Senza dimenticare che profumano molto di più e questo
rende la
caccia più semplice”
“Già
e come gusto sono decisamente meglio dei cervi. Va tutto
bene?”
chiesi tutto ad un tratto preoccupato dalla sua espressione
“Devo
parlarti! Da sola. Per favore allontaniamoci dagli altri, non voglio
che sentano.”
La
guardai è annui. Ero curioso. Mi alzai e mi allontanai di
corsa
seguito da lei. Quando fummo certi che nessuno della famiglia
gironzolasse intorno a noi, presi il cellulare e chiamai Esme.
“Esme, tutto bene. Non ti preoccupare, io e Bella ci siamo
allontanati per verificare una cosa. Dillo anche agli altri. Non
state in pensiero. Non ci cercate. Ci vediamo a casa più
tardi. Si
ti voglio bene anch'io tesoro. A presto”
Poi
volsi lo sguardo su Bella “Coraggio, di cosa mi vuoi parlare,
ti
ascolto”
Lei
mi guardò e un attimo dopo, senza dire una parola, me la
ritrovai
fra le braccia. Stava nascondendo il volto sul mio petto mentre il
suo corpo era scosso da singhiozzi furiosi.
Rimasi
stupito un attimo, poi l'abbracciai teneramente e rimasi lì
ad
aspettare che si calmasse.
La
sua sofferenza non sembrava aver fine e se avesse potuto piangere mi
sarei ritrovato con la camicia zuppa.
La
lasciai fare, potevo capire il suo dolore.
Per
giorni aveva nascosto il suo turbamento, sempre in silenzio,
ascoltando e seguendo ogni decisione chiusa in se stessa. Ora
finalmente era crollata. Ma aveva deciso ancora una volta di
nasconderlo, di non coinvolgere la famiglia, di non turbare quella
pace apparente che ci eravamo costruiti. Per quello si era voluta
appartare e si era rivolta alla persona che credeva l'avrebbe capita
di più. Era sempre rimasta stupita dal mio modo di fare,
dalla mia
umanità, dal mio dono di capire e comprendere. E non aveva
sbagliato. Spesso mi ero chiesto cosa le passasse nella testa.
Sapevo
che era forte e coraggiosa, ma non mi aspettavo che reagisse
così,
quasi indifferente al tormento che ci aveva colpiti tutti. Mi
ricordavo quanto avesse sofferto per l'abbandono di Edward, e quanto
aveva lottato per salvarlo e farlo suo. Adesso per lei doveva essere
ritornato il suo incubo.
L'aveva perso,
il
suo sole era sparito dietro le nuvole di Volterra.
Volevo
consolarla, ma anche questa volta non sapevo trovare le parole.
Così
gli offrii l'unica cosa che ero in grado di donarle. Una spalla su
cui piangere, una sicurezza su cui contare.
Ci
mise un po' a smettere, poi alzò la testa e mi
guardò con quegli
occhi arancioni pieni di tristezza. “Scusa Carlisle. Non
volevo...”
l'accarezzai la testa lentamente e la strinsi ancora forte
“Nessun
problema Bella. Capisco. Sono qui, se può significare
qualcosa”
“Grazie”
disse mentre scioglieva l'abbraccio imbarazzata.
Le
sorrisi teneramente “Non scusarti Bella. Sei sempre stata
molto
coraggiosa e forte, ma tutti abbiamo bisogno di sfogarci. Vuoi che
ne parliamo o preferisci rientrare?”
“Vorrei
andare a casa.... E' passata. Perdonami”
Si
voltò e fece per allontanarsi. La fermai per un braccio e la
costrinsi a guardarmi.
“
Non
c'è nulla da perdonare. Figlia mia”.
Mi
sorrise e un ombra di serenità le scese sul volto
“Grazie
Carlisle. Ora capisco perchè Edward mi ha sempre detto che
non
avrebbe potuto trovare genitori migliori di Voi.”
Non
c'era altro da aggiungere, le parole sarebbero state
superflue.
Entrambi avevamo capito e insieme ci girammo e ci avviammo verso
casa.
|
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Capitolo 22 *** La Fine di un Incubo ***
Ciao a tutti e come
al solito non mi stuferò mai di ringraziare chi mi segue con
tanta pazienza.
E mentre i Cullen
si sono cibati e aspettano notizie da Ealazar che è andato
in avanscoperta........voliamo a Volterra a vedere come sta il nostro
Edward che abbiamo lasciato chiuso in gabbia per punizione.
E nell'augurarvi
buona lettura vi volevo informare che la storia riprenderà a
Settembre ........piccola pausa estiva.....ma non scappate
perchè il bello deve ancora venire e tante sorprese vi
attendono........
Un
bacione immenso e buone ferie a tutte.
Capitolo
22 - La fine di un incubo
Edward
Quando
Felix mi fece uscire dopo quattro giorni, mi sembrò che
fosse
passata un eternità. Mi muovevo bene malgrado la forzata
immobilità. Una caratteristica della mia razza era proprio
quella di
non aver bisogno di muoverci e di poterci pietrificare a nostro
piacimento. Ma anche la mente si era pietrificata assieme al
corpo. Un autodifesa necessaria a sopportare la sofferta prigionia.
Fu
per questo che ci misi un po' a capire cosa stava succedendo intorno
a me.
Chiuso
li dentro senza poter fare niente sia a livello fisico che mentale,
senza aver avuto contatti, di nessun tipo con nessuno avevo rischiato
la pazzia.
Per
passare il tempo avevo ritirato fuori i miei fantasmi privati
cercando di venirne a capo. Quelle visioni che mi colpivano
all'improvviso lasciandomi dolorante e sconcertato dovevano pur avere
un senso. Ero giunto alla conclusione che non erano pensieri
sottratti agli altri, ma in qualche modo erano legati a me. I
più
frequenti erano quelli legati al giovane uomo biondo che mi
incoraggiava, mi spiegava e mi veniva in aiuto nei momenti bui della
mia vita. Poi c'era la ragazza , un bel mistero. Spesso mi guardava
con quegli occhi marroni pieni di segreti.
Mi
sarei potuto perdere nelle loro profondità, nella loro
dolcezza. Ma
a volte la stessa ragazza mi guardava con gli occhi rossi e la
bellezza tipica della mia razza e il suo sguardo era carico solo
d'amore.
La
convinzione che entrambi i fantasmi, in qualche modo, si prendessero
cura di me, mi aiutò a superare il castigo. Provai a evocare
altre
immagini, ma non ottenni nulla. Non potevo comandarle. Provai a
capire cosa poteva risvegliarle nella mia mente, ma anche qui non
trovai una soluzione.
Misteri
e Fantasmi....
Fantasmi misteriosi
che vagavano nella mia mente....
No!!! Mi
corressi..... non fantasmi!!
Erano
esseri irreali, ma non temibili!
Non
erano fantasmi sorti a torturarmi...... ma Angeli che mi
proteggevano....
Angeli di cui non
conoscevo nulla..... neanche il nome.
Con
dolore decisi di nascondere i miei Angeli nella mente. Aro non doveva
toccarli, non doveva insozzare la loro dolcezza con la sua mente
perversa. Non sapevo quanto tempo ancora sarei rimasto chiuso
lì,
dovevo proteggere i miei pensieri, e l'unico modo era di chiudere la
mente. Li nascosi e mi lasciai cadere nel torpore.
Senza pensieri,
senza dolore, senza speranza aspettai la fine della mia
punizione......
Felix,
mi scrutò con timore. Forse la mia reazione lenta l'aveva
preoccupato.
“Ce
la fai a stare in piedi? Come ti senti?”
Annui,
la gola secca per il troppo silenzio, “Sto bene “
gracchiai di
fronte a un altro suo sguardo dubbioso.
Mi
sorrise e m'invitò con un cenno della mano a seguirlo dopo
avermi
rimesso l'odiosa mantella, simbolo dell'appartenenza alla Guardia
Reale, sulle spalle.
Lo
segui, in silenzio e non provai nemmeno a leggergli nella mente. Ero
troppo stanco e confuso.
Ero
così frastornato che non notai nemmeno che non si era
diretto verso
la mia stanza o la sala di ricevimento di Aro così quando si
fermò
davanti alla porta finestra del cortile lo guardai sbigottito.
Sorrise
divertito dalla mia espressione. “Aro pensava che ti avrebbe
fatto
piacere sgranchirti le gambe e la mente, visto che ti aspetta una
lunga notte al suo servizio”.
Era
giorno e il sole illuminava il cortile, proiettando strane luci dalla
pelle dei vampiri che si beavano di quella giornata luminosa.
Lo
guardai con aria interrogativa. “Vai, hai circa tre ore poi
dobbiamo rientrare” mi informò ridacchiando della
mia espressione.
Non
me lo feci ripetere due volte, entrai nel cortile e il sole caldo
illuminò il mio viso mentre guardavo affascinato il cielo
blu sopra
di me.
Mi
accorsi che la maggior parte dei vampiri presenti, per lo
più
Guardie che avevano la giornata di riposo ma il divieto di uscire
dalla Rocca, mi guardava con curiosità. Dovevano aver
sentito
sicuramente parlare di me. Era raro che un vampiro rifiutasse di
nutrirsi di sangue umano, e il colore gialliccio dei miei occhi
confermava la mia scelta. Vidi che anche Felix era entrato nel
cortile e si era avvicinato a un paio di Guardie mettendosi a parlare
tranquillo ma senza mai levarmi gli occhi di dosso.
Avevo
i muscoli intorpiditi così decisi all'inizio di passeggiare
lungo
il perimetro. Poi mi spostai verso il centro e mi distesi sull'erba
asciutta scrutando il cielo alla ricerca di qualche nuvola. In un
secondo un immagine balenò nella mia mente, accompagnata
dall'immancabile fitta che stavolta accolsi con soddisfazione.
Ero
steso sull'erba in mezzo ai fiori, con il sole che brillava sulla mia
pelle con a fianco il mio Angelo con gli occhi marroni carichi di
ammirazione. Stesi un braccio e le strinsi forte una mano,
…..ma
fra le mie dita.... rimase solo un ciuffo d'erba.
Scossi
la testa, era bello rivedere il mio Angelo, dovevo nascondere anche
quell'immagine di serenità nella mia mente. Veloce come un
lampo,
facendo spaventare per un attimo Felix, mi alzai e mi arrampicai sul
mio albero.
Si,
il mio!
Nessun
vampiro vi era mai salito, e la cosa sembrò divertire le
Guardie
presenti, che mi additavano e scuotevano la testa.
Lassù
mi crogiolai con il vento fresco mentre i miei occhi acuti
studiavano il panorama limpido che si estendeva fuori dalle mura.
“Scendi.
Edward” la voce impaziente di Felix mi richiamò
alla realtà. “Sta
arrivando Jane, e non voglio grane”
Non
presi nemmeno il disturbo di rispondere, mi calai con
agilità più
in basso e saltai giù atterrando con grazia a fianco a lui.
“Stavolta
Tarzan è sceso da solo” commentò Jane
affiancandoci.
La
mia risposta fu un profondo ringhio. “Zitto!!” mi
apostrofò
Felix.
Jane
mi guardò, stava cercando di provocarmi, lo sapevo. Lei era
un mio
superiore esattamente come il fratello, Felix e Demetri e non
aspettava altro che mi ribellassi per potermi colpire con il suo
tremendo potere. Mi sorrise sardonica “Portalo dentro Felix.
Aro
lo vuole pronto per stasera. Credo che il lavoro non ti
mancherà.
Tarzan”
Senza
dire nulla e senza guardarla seguii Felix intento a guidarmi nella
mia camera. Non sarei caduto nella sua trappola. Anche senza leggerle
la mente il suo piano mi era chiaro come il sole.
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Capitolo 23 *** Una strana coppia ***
Ciao a tutti sono
tornata e riprendiamo la nostra storia senza interruzioni.
Avevamo lasciato
Edward pronto ad entrare al servizio di Aro, ma con la certezza che le
sue visioni sono collegate in qualche modo a lui e i suoi
protagonisti sono Angeli che lo aiutano e gli portano
serenità. Mentre i Cullen stanno aspettando Ealazar e Carmen
che sono andati a Volterra in cerca di notizie.
Cosa
succederà adesso?? Non mi resta che dirvi buona
lettura e ringraziare tutti per l'affetto che dimostrate.
Capitolo
23 - Una strana coppia
Edward
Entrai
nella camera e decisi di prepararmi con cura. Ero grato ad Aro per
avermi concesso le ore nel cortile, e avevo deciso che mi sarei
comportato al meglio possibile per ringraziarlo e riprendermi la sua
fiducia.
Quando
me ne stavo accovacciato sull'albero avevo avuto modo di riflettere,
e avevo capito che se rigavo dritto presto avrei avuto molta
più
libertà. In fin dei conti le altre Guardie Reali, giravano
libere
tranquillamente per la Rocca e per Volterra. Se non avessi dato noie
forse presto sarebbe stato concesso anche a me, e avrei smesso di
passare le giornate chiuso in camera.
Se
essere agli ordini dei Volturi era la mia vita, tanto valeva
comportarsi bene e viverla il meglio possibile.
Quando
entrai nella grande sala nessuno fece commenti ne mi rivolse la
parola ed io da bravo m'inginocchiai a fianco ad Aro.
Ero
sfinito, non riuscivo quasi a tenere gli occhi aperti e la mente
concentrata. Avevamo appena finito il quarto colloquio con un vampiro
alquanto temerario che voleva convincere i miei Signori a farsi
accettare a tutti i costi nella Guardia, raccontando bugie su falsi
doni che non aveva. Lo avevo smascherato subito, ma Aro si era
divertito ad illuderlo prima di scacciarlo con scherno. Chiusi gli
occhi per ritrovare la concentrazione mentre Aro si era alzato per
parlare con Demetri.
Quando
si sedette sul trono mi squadrò con gli occhi penetranti “Sei
stato molto bravo stasera. Non credevo reggessi fino alla fine. Demetri
mi ha comunicato che è arrivata un'altra coppia di vampiri
che ha chiesto udienza. Te la senti?”
Annui
“posso provare, ma non sono sicuro...” mormorai
“Bene. Sono
proprio curioso di parlare con loro. E.. Edward, non è il
caso che ascolti entrambi, crolleresti, per ora concentrati solo
sull'uomo è lui che mi interessa. ”
Annui
nuovamente.
Come di
consueto non alzai la
testa a vedere i nuovi venuti ma percepii chiare le loro voci
“Bentornato Eleazar.
Sono
felice che tu sia venuto a trovarci, amico mio. Chi è la
bella
compagna che ti è vicina?”
“Sono felice anch'io
di essere
qui Aro. Porgo i miei saluti a tutti i reggenti di Volterra. Vi
presento Carmen la mia metà e la mia anima
gemella.”
“Anche i miei
fratelli sono sicuramente felici di vederti”
sentii un
grugnito provenire da
Caius, ma Aro continuò imperterrito, mentre
iniziò ad accarezzarmi
la testa, segnale che voleva entrassi nella mente di quell'uomo.
“Ma dimmi , amico
mio, perchè
sei venuto a trovarci?” la voce di Aro era gentile, ma io
percepivo
la tensione nella sua mano e mi concentrai per far felice il mio
signore
“Articolo
4. La repubblica
riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendono effettive questo diritto. Ogni cittadino ha il
dovere....”
Cosa
c'entrava? Restai stupito.
Cosa significava? Stava recitando gli articoli della Costituzione
Italiana? Ma perchè? Come faceva a parlare e nello stesso
tempo a
tenere la sua mente impegnata in altro? Non riuscivo ad aggirare la
sua barriera a penetrare nei suoi veri pensieri.
Aro si
agitò sul trono chiaramente infastidito, non mi era mai
capitato prima. Riprovai, ma
trovai sempre altri articoli della Costituzione. Mi agitai anch'io e
sentii la mente di Aro rivolgersi alla mia “Calmo,
rilassati
Edward.
Eleazar evidentemente conosce bene il tuo potere e ha trovato il modo
di
tenerti lontano. Non ti stancare inutilmente, rinuncia! Ma tieni la
mente aperta, potrebbe distrarsi o fallire un attimo. Fra poco
andrò
a provare di persona tu nel frattempo entra nella testa della
donna.”
Eleazar
nel frattempo incurante dei nostri scambi mentali era andato avanti
nel discorso “ Vi chiedo pertanto Signori, il permesso di
creare un
mio Clan nelle Alpi Svizzere”
Mi
ero perso qualcosa, ma non aveva importanza.
“Capiamo
la tua richiesta Eleazar, ma io sono contrario. In Svizzera
c'è già
il Clan di Ginevra e non vorrei che questo portasse a
scontri.” a
rispondere era stato Caius
“Io
e la mia compagna non ci nutriamo di esseri umani, e quindi non siamo
in competizione per il territorio, saggio Caius”
“Giusto”
intervenne Aro alzandosi con grazia e avvicinandosi al vampiro di
nome Eleazar “Ma lascia che io guardi il tuo cuore, amico
mio. Mi
concederesti questo favore?”
“Come
vuoi saggio Aro. Vedrai con i tuoi occhi la verità nella mia
richiesta” rispose Eleazar, con un tono di voce
tranquillissimo.
Come
Aro si era alzato interrompendo il suo contatto con me, indirizzai la
mia mente sulla giovane, ma trovai …il nulla.
Presi
fiato, la testa mi stava girando velocemente. Stavo per crollare, lo
sapevo, ma ero anche incuriosito dalla piega degli eventi e volevo
vederne la fine. Strinsi i denti e scrollai la testa, per liberarla
dalla stanchezza. E mentre Aro con l'aria stupita stava tornando
verso di me udii la voce mentale del vampiro chiamarmi “Edward.
Alza la testa e guardami. Guardami negli occhi. Forza ragazzo ho poco
tempo.”
Alzai
lo sguardo che doveva essere velato dalla stanchezza su di lui e
restai pietrificato. Due occhi gialli come quelli del mio Angelo e
come i miei mi guardavano con affetto. “Stai bene
Edward? Fammi
un segno ti prego. Aro sta per tornare, non mi tradire cancella
veloce questa discussione e fatti coraggio noi siamo qui
vicino”
Lo
guardai con gli occhi sgranati senza capire cosa volesse dire. Chi
era? Cosa voleva da me? Come faceva a conoscermi? Cosa intendeva con
noi?
Ma
non volevo deluderlo anche se doveva essere un pazzo! Annui appena
con la testa e mi affannai a nascondere nella mia mente il dialogo
mentre Aro seduto sul trono mi abbassava con rabbia la testa mentre
parlava
“Bene
Eleazar, ho letto la sincerità nella tua mente, anche se
credo che
tu mi stia nascondendo qualcosa. Però sono d'accordo con
Caius. E
ti chiedo di insediare il tuo Clan, in territorio Austriaco. Non
c'è
grande differenza, ma attualmente è popolato solo da alcuni
nomadi
con i quali non avrete problemi.”
“Grazie,
Aro e a voi tutti Signori, è una grossa concessione e se
permettete
prendo congedo. E' stato un lungo viaggio e vorrei partire al
più
presto”
“Capisco,
amico mio, ma vi invito ad aspettare fino a domani sera, quando
avrete tutta la notte per muovervi tranquillamente.” e detto
questo
Aro fece un gesto a Demetri invitandolo ad accompagnare la coppia di
vampiri nella camera degli ospiti.
Per
fortuna era finita ero esausto.
Alzai
la testa e vidi la coppia di vampiri allontanarsi. Lui si
voltò
prima di uscire e mi fissò intensamente un attimo prima di
seguire
Demetri mentre crollavo a terra sfinito.
|
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Capitolo 24 *** Dai Cullen ***
Ciao a
tutte. Come promesso ecco un nuovo capitolo.
In quello scorso edward ha
incontrato Ealazar e in questo vedremo se il nostro buon
vampiro scoprirà qualcosa d'interessante
.......mentre presto vedremo se ha ragione o meno.
Un bacione e grazie a tutte voi !!!!!
Capitolo
24 - Dai Cullen
Carlisle
Ero
seduto a leggere quando sentii l'urlo di Rosalie “Sono
arrivati! Venite, Eleazar e Carmen sono tornati”
Mi
precipitai e li vidi venire verso di noi sorridenti.
Renesmee,
in piedi vicino a Bella partì di corsa e saltò in
braccio a Carmen
“Hai visto il mio papà? Sta bene. Vero? Quando
torna da me.?”
Vidi
Carmen sorriderle e la sentimmo risponderle “Si cara l'ho
visto”
poi guardandoci tutti si aprii in un ampio sorriso “Abbiamo
visto
Edward, e sta bene.”
Senti
la mano di Esme stringersi alla mia mentre vidi Bella portarsi le
mani sul volto. Vicino a lei c'era Alice “E dai Bella. Te
l'avevo detto che sicuramente stava bene. Rilassati ragazza
mia.”
“Venite
andiamo in casa. Dovete raccontarci tutto” non li avevo
neanche
salutati ma avevo fretta, volevo sapere. E mentre la mia famiglia mi
precedeva mi avvicinai a Jacob “Ascolta so che la cosa
può pesarti
ma...” non avevo ancora finito la frase che lui m'interruppe
“Ok.
Ho capito. Più tardi vengo da te così mi
aggiorni. Seth, Nessie
-chiamò- andiamo a caccia”
“Ma
io voglio avere notizie del mio papà”
protestò Renesmee
“Lasciali
parlare, lo sai come sono gli adulti, tutti noiosi, parleranno delle
ore e tu ti addormenterai senza cibo. Te l'ha detto no? L'ha visto e
sta bene e fra poco lo vedremo anche noi. Andiamo che altrimenti lo
zio Seth, combina qualche pasticcio da solo a caccia.”
La
bambina l'ho guardò un attimo, poi alzando gli occhi al
cielo,
proprio come suo padre, seguì i due quileute che si
allontanavano
velocemente nel bosco. Più tardi gli avrei raccontato tutto
e li
avrei nuovamente ringraziati.
Eleazar
non si fece pregare e iniziò a raccontarci rispondendo alle
nostre
domande:
“Si.
Era come sospettavamo, Edward, lavora per Aro. Da quanto ho potuto
capire gli fa da ponte mentale, e questo lo rende particolarmente
utile.
Ha
la mantella bordata di bianco e quindi è nelle Guardie Reali
e
sicuramente questa posizione lo rende abbastanza protetto. Dico
solo abbastanza perché è sempre sottoposto ai
comandanti fra i
quali c'è Jane.
--Non
l'ho visto tanto, solo durante il colloquio ma direi che stava
abbastanza bene. Non sono riuscito a parlargli, o perlomeno non
direttamente, ma l'ho chiamato mentalmente mentre Aro era distratto e
quando gli ho chiesto se stava bene mi ha guardato e annuito.
--No,
non credo che mi abbia riconosciuto. Quando mi ha guardato era
chiaramente stupito. Ma non mi ha tradito con Aro, non gli ha
rivelato il nostro breve colloquio e questo mi fa ben sperare.
--Si,
era affamato. I suoi occhi erano neri al contrario di quelli delle
altre guardie.
--Si,
Esme. Era stanco, molto stanco. Quando siamo usciti mi sono voltato
per guardarlo ancora una volta e l'ho visto crollare per terra. Non
deve aver retto lo sforzo del colloquio, e a quello di nascondere la
mia chiamata ad Aro. Tieni conto che ci hanno ricevuti per quinti e
quindi probabilmente era già provato fin da prima e io
facendo
opposizione non devo avergli certo facilitato le cose.
Si
fermò a riprendere fiato ed io gli chiesi se fosse riuscito
a
rivederlo dopo l'udienza.
“No
Carlisle, ma ho fatto un incontro interessante con un vecchio
compagno della Guardia. Si chiama Simone e abbiamo chiacchierato a
lungo. Ecco cosa ci siamo detti.....
(Il
racconto di Eleazar)
“Simone
che piacere vederti, ti hanno mandato a sorvegliarci?”
“Si,
Eleazar. Aro non si fida di te, e così preferisce che tu
abbia
compagnia”
“Mi
è andata bene allora. Almeno possiamo fare due chiacchiere.
Sono
felice di rivederti dopo tutti questi anni.”
“Si
anch'io sono contento. Ti ricordi di Damiano?”
“Eccome.
E' sempre nella Guardia?”
“Già,
e a lui è andata peggio. Gli tocca sempre fare la guardia al
Vampiro Triste”
“Come
sarebbe a dire. Chi è il Vampiro Triste??” gli
chiesi sinceramente
stupito.
“E'
quello che sta sempre a fianco ad Aro nei colloqui. Non so se l'hai
notato ha i capelli rossicci e gli occhi gialli. O perlomeno
così
dicono. Io non l'ho mai visto da vicino.”
“Si
credo di averlo notato...ma perché quel nomignolo.? E
perché
sorvegliarlo dal momento che dalla divisa appartiene alla Guardia
Reale?”
“E'
un ordine esplicito di Aro. Credo che non si fidi del tutto di Lui.
Pare abbia un potere mentale micidiale ed Aro non vuole che gli
accada nulla di male. Dicono che è pazzo... che non
è normale.”
“
Questa
poi. Voi della Guardia Semplice se potete, parlate sempre male dei
vostri superiori” ridacchiai, volevo stuzzicarlo e farlo
parlare
ancora, mi stava dando delle notizie interessanti.
“Io
non so, ma come lo definiresti un vampiro che si rifiuta di mangiare
durante il banchetto e poi scappa dalla Rocca, sfidando tutte le
regole?”
“Allora
è proprio pazzo ! Per forza se scappa dalla Rocca, lo
sorvegliano
e lo tengono chiuso a chiave. E chissà che punizione
avrà
rischiato!?” commentai scuotendo la testa per dare
più enfasi al
discorso.
“
Già
se l'è proprio cercata la punizione. Sai gli hanno dato ben
quattro
giorni di gabbia e pare che Caius volesse essere ancora più
severo
ma è intervenuto Aro a mitigare la punizione.”
Rabbrividii,
normalmente non ne davano più di due o tre, evidentemente
avevano
voluto punirlo molto severamente.
Continuai
“Ma perchè quel soprannome di Vampiro
Triste?”
“Perchè
se non lavora con Aro lo tengono rinchiuso a chiave nella sua camera,
con il povero Damiano davanti alla porta per sicurezza. Non lo fanno
uscire quasi mai . Un paio di volte lo hanno portato in cortile, e
chi l'ha visto dice che passa delle ore appollaiato su un albero
senza parlare o interagire con nessuno. E sembra che non riescano a
farlo scendere facilmente e che una volta sia dovuta intervenire
persino Jane di persona. Adesso in molti lo chiamano Tarzan anche se
il suo vero nome è Edward.” ridacchiò
soddisfatto per avermi
raccontato l'ultimo pettegolezzo.
Eleazar
ci raccontò che poi la conversazione si era spostata su
altri vecchi
commilitoni e che lui non aveva fatto più domande per paura
d'insospettire il suo amico.
“Nella
Guardia si diventa tutti amici, dopo un po'. Ma ciascuno è
pronto a
tradirti e staccarti la testa dal collo se non fai attenzione a come
ti muovi.”
Lo
sapevo, anch'io avevo vissuto con loro anche se all'epoca non erano
così potenti e bramosi di potere.
Restammo
in silenzio, rincuorati da un lato e preoccupati dall'altro. Sapevamo
tutti bene il perchè si era guadagnato quei due buffi
nomignoli ma
sapevamo anche che per lui la vita non doveva certo essere facile.
“E
adesso non ci resta che aspettare” sentenziai “Vado
ad aggiornare
Jacob e Seth e gli chiederò d'iniziare la guardia a
Volterra. Anche
se credo che passerà parecchio prima che allenteranno la
loro presa
su di lui.”
Eleazar
mi guardò tranquillo
“Può
essere Carlisle. Ma non disperare, può darsi che Aro decida
di
tirare su il morale al suo Vampiro Triste e niente sarebbe meglio di
una buona passeggiata a Volterra. Purtroppo, come immaginavo, Aro si
è insospettito ed è meglio che adesso noi si
parta. Non sarebbe
saggio farci vedere che gironzoliamo per Volterra come se nulla
fosse.
La
palla è in mano vostra.
Vi
ho mostrato la strada adesso giocatevi bene la partita.” E ci
salutò avviandosi alla macchina con la sua compagna.
Li
accompagnai. Ero in debito con entrambi. Avevano corso grandi rischi
per noi.
“Carlisle
– mi disse prima di salire in macchina - Tuo figlio
è forte. I
Volturi non sono riusciti a piegarlo come volevano, altrimenti non ci
sarebbe bisogno di sorveglianza o di punizioni. E soprattutto mi
avrebbe tradito con Aro. Tenetevi pronti, potrebbe aver bisogno del
vostro aiuto molto presto!”
“Grazie
Eleazar” non c'era altro da dire.
Li
vidi partire e poi mi girai per tornare a casa, adesso toccava a
Jacob e Seth.
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Capitolo 25 *** Stavo impazzendo ***
Ciao a
tutti. Abbiamo lasciato ealazar a portare notizie ai Cullen e
adesso voliamo a Volterra a vedere cosa sta combinando il
nostro amato vampirello. E non scoraggiatevi
perchè anche se tutto sembra andare sempre peggio
c'è un detto che recita "La speranza è
l'ultima a morire".
Un bacione e grazie a chi non si è ancora stufato.......vi
aspetto e aspetto di sapere quante di voi si arrabbieranno
con la sottoscritta.
Capitolo
25 - Stavo impazzendo
Edward
Era
passata una settimana
da quando avevo incontrato quella strana coppia di vampiri ed ero a
pezzi.
Tutte
le notti lavoravo
per Aro fino allo sfiancamento, e mi riprendevo solo a tarda
mattinata.
Stavo
chiuso tutto il
giorno nella mia stanza che mi sembrava rimpicciolire ogni volta sempre
di più, soffocandomi lentamente. Avevo ascoltato tutti i
Cd e letto tutti i libri, tranne “Giulietta e
Romeo” che giaceva
sul mio divano e che evitavo di guardare perché mi metteva a
disagio.
Passavo
ore a camminare
in cerchio. Avrei scommesso di aver fatto un solco sul pavimento a
furia di fare sempre lo stesso giro. Avevo fame, anche se non volevo
ammetterlo, e la mia gola bruciava come l'inferno per la
quantità di
veleno che dovevo ingoiare. Anche i miei Angeli mi avevano
abbandonato, e solo raramente mi venivano a trovare, con visioni
sempre troppo brevi per capirci qualcosa e portarmi un po' di
conforto.
Ero
un fascio di nervi e
questo aveva causato l'incidente un paio di giorni prima.
Era
stato l'unico e
ultimo giorno che avevo avuto accesso al cortile scortato dal solito
paziente Felix. Purtroppo la mia permanenza lì era stata
assai
breve perché erano venuti a chiamarlo prima del previsto e
mi aveva
ordinato di seguirlo dopo appena venti minuti di libertà.
Ero sceso
dal mio albero, seguito dalle occhiate incuriosite e divertite delle
altre Guardie, irritato e nervoso.
Stavamo
uscendo quando
sentii una veloce conversazione tra due Guardie semplici.
“
Visto, te l'avevo
detto che è pazzo. Passa tutto il tempo lassù.
Chissà cosa ci
trova di così divertente”
“
Ora capisco il
perché lo chiamano Tarzan. Probabilmente sarà
stato trasformato da
un pipistrello anziché da un vampiro...ah..ah..ah..
”
Al
sentire la sua risata
spezzante non ci avevo più visto. Senza neanche accorgermene
mi
trovai per terra steso sopra a quella Guardia ringhiando e con i
denti snudati a un paio di centimetri dalla sua gola.
“Fermati
ragazzo sei
impazzito?” Felix mi afferrò per la gola e mi
trascinò lontano.
Io mi dibattevo con il veleno che grondava dalla mia bocca,
completamente fuori controllo.
“Adesso
basta
smettila!” mi diede uno strattone e mi mise in piedi
tenendomi stretto per le braccia. Era molto più forte di me
e lo sapeva.
Mi
fermai a guardarlo e
iniziai ad ansimare per riacquistare la calma inghiottendo il veleno
in eccesso mentre con una manica mi asciugavo quello fuoriuscito
dalla mia bocca.
Appena
si accorse che mi
era calmato, mi lasciò andare e si rivolse alla mia
potenziale
vittima.
“Ringrazia
il tuo
inferno che non ti metto in punizione Sirius. Cosa credevi di poter
fare? Lui è un tuo superiore e devi portargli
rispetto.” poi alzò
la voce in modo che tutti i curiosi che si erano avvicinati lo
sentissero “Il primo di voi che prova a prendersela con il
ragazzo
farà i conti direttamente con Aro. Sono stato chiaro. Non
voglio
altre provocazioni. Passate la parola ai vostri compagni.”
Poi
si voltò verso di
me. “Noi facciamo i conti dopo. Adesso seguimi senza
storie”
Noi
potei fare altro che
seguirlo domandandomi se mi avrebbe portato da Aro per essere punito.
La
destinazione era però
la mia camera. Quando fui sulla soglia esitai, mi sentivo soffocare.
Felix
mi diede uno
spintone e mi seguì all'interno. Avevo letto nella sua mente
che era
profondamente scocciato per il mio comportamento. “Allora si
può
sapere cosa combini? Se vuoi ritornare nella Gabbia dimmelo
subito”
Scossi
la testa ancora
arrabbiato “Sono stanco di stare chiuso qui. Non
c'è molta
differenza con la Gabbia. Sto impazzendo.” avevo alzato la
voce e
rischiavo di perdere il controllo. Mi zittii, non volevo tornare
là
dentro, per cui presi due respiri per calmarmi e abbassai la testa.
Un altra ragione per cui avevo i nervi a fior di pelle era che avevo
molta fame, ma non glielo dissi.
“Ok
Edward. Ora
calmati, parlerò con Aro” mi sorrise e mi
lasciò in compagnia
della mia noia.
La
sera arrivò
lentamente, e accolsi il mio lavoro con gioia. Quella sera
però durò
poco e prima di due ero di ritorno nella mia camera perfettamente
lucido e riposato.
Mi
sedetti per terra e
iniziai a studiare i disegni delle pietre. Un passatempo stupido ma
almeno era un qualcosa di diverso da fare.
Fu
per quel motivo che
Alec quando entrò non mi vide subito.
“Ah,
eccoti qua! Alzati e seguimi!”.
Mi
tirai su e preoccupato ubbidii. Era venuto Alec a prendermi e la cosa
m'inquietava. Il bel
gemello di Jane mi odiava esattamente come la sorella.
Dietro
di me silenzioso
mi seguiva Damiano. La mia ansia crebbe quando mi accorsi che aveva
preso un corridoio che portava verso il basso che non conoscevo. Gli
penetrai dalla mente ma fui costretto a fuggirne immediatamente. Era
affamato e stava pensando al banchetto programmato per la sera
successiva. Al solo pensiero del suo pasto e del sangue il veleno
m'inondò la bocca. Lo ingoiai velocemente, cercando di
calmarmi.
Era
ancora notte fonda
quando sbucammo fuori dalle mura di Volterra. Davanti all'uscita era
parcheggiata una Ford Focus nera. Appoggiata al fianco c'era Jane con
aria annoiata. Al sedile di guida un altra Guardia che non conoscevo.
Mi fecero sedere dietro tra Alec e Damiano e ci allontanammo nella
notte. Dove stavamo andando? Provai a intrufolarmi nella mente dei
miei compagni di viaggio, ma vi trovai solo il pensiero
dell'imminente banchetto. Ognuno pensava alla propria potenziale
vittima e a come avrebbe consumato il pasto. Fuggii subito dalle
loro menti, cercando di pensare a qualcos'altro con lo stomaco che si
contraeva per la fame. Per fortuna il viaggio fu breve, e dopo aver
percorso un breve sterrato la macchina si fermò davanti a
una
cascina.
Jane
e Alec dopo avermi
fatto cenno di seguirli entrarono dentro “Voi aspettate qui.
Torniamo presto!” l'ordine era stato impartito da Alec che
con la
sua vocetta da bambino era temuto quasi quanto Jane. Quando entrai
arricciai il naso disgustato. Era una stalla e diverse mucche
ruminavano nei loro box. In fondo attaccata al muro per una lunga
catena una sola bestia stava ruminando indifferente ai nuovi venuti.
Jane
e Alec si fermarono
a un paio di metri e mi guardarono in attesa. Mi fermai anch'io e li
guardai di rimando. Fu Jane a rompere il silenzio.
“Allora
Edward, hai
fame oppure no?”
La
guardai stupito, non
avevo capito a cosa si riferisse.
“Hai
fame? E allora
mangia così ci leviamo da questo fetore”
continuò indicandomi la
mucca.
Restai
impietrito. Questa
non me l'aspettavo. Mi avevano portato a bere del sangue animale.
Acuii i sensi e sentì subito il cuore battere tranquillo,
mentre
l'odore ben poco invitante mi riempiva le narici. Feci un passo
avanti sentendo l'istinto farsi strada dentro di me e la bocca
riempirsi di veleno.
“Ce
la fai da solo o te
la devo anche sgozzare?” Alec stava sghignazzando. Il suo
tono di
scherno mi diede fastidio, ma avevo troppa fame per protestare. In un
secondo mi ritrovai sulla mucca agonizzante mentre succhiavo avido il
suo sangue. Alzai gli occhi un attimo per guardare i miei
accompagnatori e li vidi disgustati e schifati dalla scena che si
presentava ai loro occhi. Non c'era bisogno di entrare nella loro
mente per sapere che quello che stavo facendo era per loro
inconcepibile oltre ad essere un oltraggio alla loro concezione di
vampiro.
Succhiai
fino all'ultima
goccia grato a quel liquido caldo che scendeva nella mia gola
calmando la mia sete.
Quando
mi alzai asciugandomi la bocca Jane si rivolse a me con chiaro disgusto
“Andiamo . Sei una vergogna per la nostra razza. Non so
perché Aro
ti abbia concesso di seguire la tua idea, sei il disonore di noi
tutti.” e mi voltò le spalle con disprezzo.
“Jane
ha ragione sei
una bestia, ti cibi di animali e quindi sei un animale anche tu!
Dovremmo tenerti al guinzaglio affinché le Guardie sappiano
chi sei
in realtà. Muoviti ti riportiamo nella tua stalla”
Alle
sue parole piene di
disprezzo l'istinto prese il sopravvento e mi preparai a saltargli
alla gola ringhiando profondamente. Non feci in tempo a muovermi che
mi ritrovai sul pavimento a rotolarmi nello sterco urlando come un
pazzo di dolore. Jane ce l'aveva fatta ad ottenere la mia reazione! E
senza testimoni il suo attacco fu spietato.
Quando
finalmente decise
che avevo sofferto abbastanza mi ritrovai sul pavimento incapace di
tirarmi su. Alec mi si avvicinò e mi tirò un
calcio nello stomaco
“In piedi animale. Così la prossima volta
imparerai a tenere il
tuo posto e a rispettare i tuoi superiori.” Mi alzai a
fatica. Ero
sporco di letame e dolorante. Jane mi squadrò con un
risolino
cattivo e mi provocò ancora “Adesso sei completo,
puzzi anche come
una bestia” ridacchiò insieme al fratello.
“Ah! Edward, forse
non hai ancora capito, ma appena Aro si stuferà di te
… io ti
ucciderò!! E non provare a raccontare quello che
è successo a lui
o ad altri altrimenti la prossima volta non avrò
pietà e sentirai
male fino a quando non sarai tu ad implorarmi di ucciderti.”
La
guardai, sapevo che
non mentiva. Non avevo scelta e abbassai la testa restando in
silenzio.
Soddisfatti
per
l'umiliazione inflittami mi condussero in macchina tra gli sguardi
inorriditi e stupiti dei nostri accompagnatori. Anche il viaggio di
ritorno fu silenzioso mentre io sentivo crescere in me la rabbia come
risposta all'umiliazione subita. Non sapevo quando o come ma Jane e
Alec avrebbero pagato per questo. La nostra immortalità non
metteva
limiti temporali per la mia vendetta.
In
camera mi lavai a
lungo per levarmi l'odioso odore da dosso, mentre furente inghiottivo
il veleno che continuava ad uscire copioso in risposta alla mia
rabbia.
Quando
mi fui vestito mi
sedetti nell'angolo più buio di quella che ormai consideravo
la mia
prigione e iniziai a singhiozzare, mentre i miei occhi asciutti mi
bruciavano come il fuoco. Quanto avrei voluto essere umano per poter
piangere vere lacrime!
Rimasi
chiuso anche per
tutto il giorno successivo a crogiolarmi nel mio dolore, e quando
Demetri mi venne a chiamare mi scrutò preoccupato.
“Edward...
stai male?
Che ti è successo?”
“Niente.
Non è
successo niente” boffonchiai con la bocca impastata dal lungo
silenzio.
“Meglio
così. Stasera
ci cibiamo finalmente! Mi hanno detto che tu hai già bevuto
ieri
sera, ma Aro vuole che tu assista al nostro pasto... spera che
così
ti abituerai e che presto ti adeguerai alla nostra
alimentazione.”
Rimasi
inorridito. Ma lo
seguì in silenzio chiuso nel mio dolore.
Questa
volta fu facile.
Nessuno badava a me e mi misi seduto a terra nell'angolo più
lontano
con la testa fra le ginocchia per attutire le urla. Smisi di
respirare e chiusi gli occhi per non vedere. Quando iniziarono le
grida, mi venne in aiuto il mio Angelo biondo “ Io ho fiducia
in
te, Edward non la tradire. Ricorda la ragione domina gli
istinti”.
Se
Aro s'illudeva che
avrei ceduto si sbagliava di grosso. Poteva punirmi e farmi umiliare ma
non mi sarei mai cibato di sangue umano, non avrei mai deluso il
mio Angelo Biondo.
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Capitolo 26 *** Ci siamo! ***
Ciao
grazie ancora a tutte voi che avete il coraggio di seguirmi .
Abbiamo lasciato Edward umiliato da Jane ed Alec e veloci voliamo
dai Cullen a vedere cosa stanno combinando perché
di sicuro con le mani in mano non ci sono stati.
Un bacione e grazie ancora a tutti.
Capitolo
26 - Ci siamo
Carlisle
Da
quando Eleazar e Carmen si erano allontanati avevamo iniziato i
nostri turni di guardia.
Non
c'era voluto molto per capire che nelle giornate di sole, nella parte
alta di Volterra non c'erano vampiri in giro, al contrario delle
giornate nuvolose.
Era
sorprendente immaginare quante Guardie, vestite in maniera comune si
mescolassero alla massa di umani nel passeggiare all'interno della
città antica.
Eleazar
ci aveva spiegato che nessuno, a meno che non avesse ricevuto ordini
particolari poteva uscire dalle mura, e per farlo direttamente nella
parte bassa c'erano solo due uscite che ci aveva mostrato.
Non
c'era voluto molto a organizzarsi. Il nostro scopo era quello di
cercare d'incontrare Edward, quando avesse avuto occasione di uscire
e, per farlo, dovevamo sorvegliare sia la cittadella che le uscite
basse.
Così
per non dare nell'occhio Jacob e Seth, nelle giornate nuvolose, si
alternavano tutti i giorni nel sorvegliare la cittadella, vestiti da
turisti con tanto di macchina fotografica ultimo modello. Le aveva
scelte Jasper ,ovviamente, quando con Alice si erano recati per
shopping a Firenze. Di notte io ed Esme si aggiravamo furtivi per i
numerosi vicoli cercando di spiare i rari gruppi di volturi che
uscivano in missione sperando di trovarci Edward in mezzo.
Le
due uscite alla base erano costantemente sorvegliate dai miei
ragazzi. A causa del terreno spoglio l'unico mezzo per sorvegliare
l'uscita a Ovest era stato quello di affittare un monolocale con la
finestra che dava sul vicolo che ci interessava. Ad Est ci era andata
meglio perché un boschetto nelle vicinanze ci dava la
possibilità
di spiare comodamente.
Facevamo
spesso i turni per rompere la monotonia, aiutati da Bella e da Jacob
e Seth.
Ma
non succedeva niente e l'attesa iniziava a logorarci quando quella
notte il mio cellulare suonò.
“Carlisle,
sono Alice. Abbiamo visto Edward.”
“Dove
siete?”
“Siamo
a casa, è già rientrato. Venite anche voi tanto
per stasera
sicuramente non uscirà più. Ho già
chiamato anche Rose ed Emmett.”
“Bene.
Arriviamo subito” misi giù e feci un cenno ad Esme
avviandomi il
più velocemente possibile a casa. Non parlammo aveva sentito
anche
lei la voce di Alice e non era il momento di perdere tempo in
chiacchiere.
Fummo
gli ultimi ad arrivare. Gli altri ci aspettavano in sala, mancava
solo Renesmee che Bella aveva messo a dormire. Meno sentiva e meglio
era per lei.
“Eccovi
qui” ci salutò Alice.
“Raccontateci
tutto” li invitai mettendomi comodo.
“Non
c'è molto da dire purtroppo. Erano da poco passate le due
che è
arrivata una macchina nera e si è fermata davanti al vicolo.
Dalla
macchina è uscita Jane e si è messa ad aspettare.
Dopo poco
abbiamo visto arrivare Alec, Edward e un altro vampiro che non
conosco. Sono saliti in macchina e si sono allontanati. Io e Jasper
li abbiamo seguiti passando per il boschetto, ma poi ci siamo dovuti
fermare perché hanno proseguito passando in mezzo ai campi e
quindi
allo scoperto. Allora ci siamo divisi io ho aspettato lì e
Jasper è
tornato indietro ad aspettarli da dove li abbiamo visti uscire per
controllare che non rientrassero passando da un altra parte. Non ho
dovuto aspettare tanto, dopo neanche un ora la macchina era di
ritorno. Ho tagliato nel bosco e sono arrivata insieme a loro. Io e
Jasper li abbiamo visti scendere e rientrare nella Rocca.”
“
Hai
visto bene Edward? Come stava?” avevano raccontato le cose
omettendo il particolare che più ci interessava.
Fu
Jasper a rispondere “Lo abbiamo visto quando è
salito, ma era buio
e distante. L'abbiamo riconosciuto dalla corporatura e dall'odore
più che dal viso. Era vestito con la divisa da Guardia. Ho
provato a
sentire le sue emozioni ed era chiaramente a disagio, direi
più che
altro preoccupato e anche un pò incuriosito. Al ritorno
invece
aveva la testa coperta con il cappuccio. Il suo abito era
spiegazzato e sporco, e soprattutto emanava furore da tutti i pori.
Raramente l'ho sentito tanto arrabbiato.”
Restarono
in silenzio non c'era altro da aggiungere.
“Non
riesco proprio a capire dove possano essere andati”
intervenne
Rosalie “Che senso ha uscire per un ora e poi tornare? E
perché
portarsi Edward dietro?”
“Io
invece mi domando cosa lo passa avere fatto infuriare così
tanto”
intervenne Emmett “Chissà cosa sono andati a
combinare o cosa lo
hanno costretto a fare.!?”
Non
mi piaceva il tono che stava prendendo la discussione e soprattutto
non mi piaceva lo sguardo che Alice e Jasper si erano scambiati
mentre lo stesso Jasper ci raccontava l'accaduto.
“E'
inutile fare congetture senza senso. Domani riprenderemo la
sorveglianza con più attenzione visto che si sono decisi ad
uscire.
Questo mistero ce lo svelerà Edward, quando sarà
di nuovo con noi.”
...Non
sapevo e non potevo immaginare che invece questo sarebbe rimasto un
mistero irrisolto.
Quando
ci separammo ritornando ognuno alle nostre consuete occupazioni,
feci finta di niente aspettando che Esme si distraesse parlando con
Bella e, silenzioso andai a cercare Jasper ed Alice.
Mi
stavano chiaramente aspettando nel loro appartamento. Infatti non
feci in tempo a bussare che la porta si aprii e vidi il volto
sorridente del nostro piccolo folletto “Entra Carlisle, ti ho
visto
arrivare e parlare con noi. Ti stavamo aspettando.”
“Non
ti sfugge mai niente Alice” commentai chiudendo la porta.
Scosse
la testa chiaramente avvilita “E invece mai come adesso mi
sento
inutile. Non riesco a vedere Edward. Evidentemente non è in
grado di
prendere decisioni chiare e con un certo anticipo. Ogni tanto ho dei
flash ma non servono a niente. Troppo veloci e brevi. L'unica cosa
che ottengo è di farmi venire il mal di testa”
“Perchè
sei qua?” mi chiese Jasper
“Volevo
sapere cosa nascondete. Questa sera è successo dell'altro.
Vi
conosco troppo bene ragazzi, e certe cose non mi sfuggono.”
Mi
sorrisero e Jasper con un sospiro mi guardo “Scusa Carlisle,
non
volevo mentire ma credo che sia meglio che Bella ed Esme, non
sappiano certe cose dal momento che le farebbero solo
soffrire.”
“Dimmi
Jasper. Io voglio saperle”
Di
nuovo si scambiarono uno sguardo complice poi Jasper
sussurrò “ Al
ritorno, Edward teneva le spalle e la testa bassa e non emanava solo
rabbia. Oh si, era la sensazione più forte e la
più intensa,
rasente all'odio, ma non era la sola. Altrettanto potente c'erano la
vergogna e l'umiliazione. Non so cosa sia successo in quell'ora ma
qualsiasi cosa fosse l'ha ferito profondamente”
Rimasi
in silenzio, mi ero aspettato di tutto ma non questo.
“Avete
fatto bene a tacere. Speriamo solo che serva a qualcosa nella nostra
battaglia. Può darsi che gli dia la forza per ribellarsi ad
Aro. A
dopo ragazzi e grazie.”
Uscii
e mi avviai nel bosco volevo stare solo, dovevo smaltire la tristezza
che mi era entrata nel cuore.
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Capitolo 27 *** Il primo incontro ***
Scusate l'assenza
ma è stato un periodaccio vi prometto che mi farò
perdonare postando più spesso. Infatti a questo seguiranno
alcuni capitoli che vanno letti ravvicinati. Il perchè lo
capirete strada facendo...
Avevamo lasciato i
Cullen in modalità sorveglianza ed Edward chiuso
nelle mura triste e stanco...
Ma non
starò qua ad annoiarvi... perchè qualcosa
finalmente sta per muoversi e sarà un vero e proprio
terremoto!!!!
Capitolo
27 - Il primo incontro
Edward
Erano
passati altri tre giorni da quando ero stato umiliato da Jane. Non
avevo raccontato nulla a nessuno, come lei mi aveva ordinato, ma
credo che Aro avesse letto nella mia mente l'accaduto oppure era
stato Damiano o l'altra guardia a raccontare qualcosa,
perché non
vidi più Jane e Alec girarmi intorno per un po' di tempo.
La
noia era quindi il mio nemico principale, un nemico difficile da
sconfiggere.
Quel
pomeriggio la porta si aprì inaspettatamente e Felix e
Demetri
entrarono sorridenti. Entrambi erano vestiti in borghese e Demetri
teneva in mano un fagotto che mi lanciò dicendo
“Cambiati. Si esce
a Volterra”
Lo
guardai stupito poi veloce mi vestii con i Jeans e la camicia blu che
mi aveva portato. Sopra mi fecero mettere un maglioncino azzurro ed
insieme a loro mi avviai verso l'uscita che dava sulla piazza
principale in cima alla cittadella.
Quando aprirono
l'ultima porta sbucammo sulla grande piazza del Duomo.
Fuori era nuvoloso anche se per il momento non pioveva. Demetri mi
prese per un braccio e mi fece appoggiare alla porta chiusa mentre
con Felix mi scrutava serio “Adesso ascoltami. Non so
perché, ma
Aro ha deciso di concederti un pomeriggio di libertà, ma ci
sono
delle regole da seguire se non vuoi trovarti nei guai fino al collo.
Ricordati che sono un segugio e sono in grado di trovarti in
pochissimi minuti, quindi non ti conviene disobbedire o cercare di
seminarmi. Non puoi uscire dalle mura anche se sei libero di girare
nella cittadella quanto vuoi. Non devi attirare l'attenzione per
nessun motivo. Ricordati che io e Felix ti seguiremo costantemente
da vicino e quindi comportati come si deve . Hai capito
Edward?”
Annui
non avevo alcuna intenzione di disobbedire, stavo morendo dalla gioia
ed ero impaziente di uscire.
Felix
mi guardò e mi passò un portafoglio di cuoio nero
“Qui dentro c'è
una carta d'identità a nome Edward Rossi. Non credo che ne
avrai
bisogno, ma la prudenza non è mai troppa. Inoltre ci sono
150,00
euro in piccoli tagli se hai voglia di comprarti qualcosa. Spendili
pure liberamente, se hai necessità di qualcosa di
più costoso, ne
parleremo assieme dopo. Tutto chiaro?”
Annui
di nuovo mettendomi il portafoglio in tasca. Avrei preferito una
carta di credito pensai con un sorriso ma questo era più di
quello
che sperassi e non potevo certo lamentarmi.
Uscimmo
nella piazza principale ed io iniziai a guardarmi attorno estasiato
dalla bellezza della cittadina.
Annusavo i suoi profumi e l'odore di
pioggia che c'era nell'aria mentre mi guardavo intorno. Indeciso su
dove andare mi avviai alla fontana nel centro della piazza. Quando le
arrivai vicino appoggiai le mani sul bordo e con gli occhi cercai la
torre del campanile.
Per un attimo la testa pulsò e tutto divenne
rosso, un mare di persone vestite di rosso invadeva la piazza sotto
un sole splendente, il campanile stava suonando e una voce
urlò
nella mia mente “No, Edward non farlo, torna indietro.
Riparati
dalla luce, ti uccideranno. Sono viva Edward, sono
viva”.
Mi girai di soprassalto a cercare il mio Angelo dagli occhi marroni al
quale
sapevo appartenere la voce ma non vidi nessuno solo Felix e Demetri
che incuriositi si stavano avvicinando. Con un sospiro mi avviai
verso la strada principale.
Mi guardavo in
giro incuriosito e grato
per quel pomeriggio così diverso dal solito. I negozi e la
strada
erano pieni di turisti che si affannavano a comprare i vari souvenir e
a fotografare le bellezze del luogo. Spesso mi fermavo a
osservare le famigliole passeggiare o una vetrina colorata gustandomi
quella nuova libertà.
Dietro di me con la coda dell'occhio potevo
vedere Felix e Demetri che mi seguivano a distanza chiacchierando tra
di loro del tutto indifferenti al mio comportamento.
Non
avevo in mente una destinazione precisa perché era la prima
volta
che uscivo per la cittadella e il mio cuore di pietra, se avesse
potuto, si sarebbe fermato dalla felicità quando vidi una
libreria
un po' più avanti nella strada. Senza pensarci accelerai
puntando
dritto alla mia meta.
Non feci caso al ragazzone che stava venendo
verso di me con la macchina fotografica in mano e ci scontrammo con
le spalle. D'istinto mi girai a ringhiargli e restai esterrefatto
quando vidi come mi guardava. Mi fissava con grandi occhi marroni
sgranati e stupiti incerto su cosa fare. Mugugnai un “Mi
spiace”,
l'ordine era quello di non attirare l'attenzione.
Feci per proseguire
ma una voce mi penetrò nella testa “Fermati,
dove stai andando?
Non scappare, e girati succhia-sangue... guardami! Non mi riconosci,
Edward ?”
Chi mi aveva
chiamato? La voce non apparteneva a nessuno che conoscessi! Mi voltai per
cercare di capire ma in mezzo alla strada era
rimasto solo il ragazzo a guardarmi. Possibile che fosse lui? Non
l'avevo mai visto. Dall'odore non era uno di noi e poi come faceva a
sapere il mio nome? Poi all'improvviso il ragazzo spari veloce
mescolandosi alla folla e io rimasi fermo a domandarmi se me lo
fossi per caso sognato. Quando Felix e Demetri mi raggiunsero sentii
mentalmente il loro stupore per il mio comportamento apparentemente
inspiegabile.
Scrollai le spalle e entrai nella
libreria dopo aver avuto un cenno di consenso dai miei
accompagnatori. Iniziai a girare fra gli scaffali indeciso con la
mente ancora persa nell'episodio accaduto.
Poi
all'improvviso i miei occhi caddero su un libro che illustrava le
specie animali presenti sugli Appennini con in copertina la
fotografia di un lupo che ululava.
Una
fitta fortissima mi colpì costringendomi ad appoggiarmi allo
scaffale mentre la testa girava e gli occhi si appannavano. Un
immagine chiara mi offuscò il cervello... un lupo. Un lupo
grossissimo dal pelo rossastro, che mi guardava con malinconia.
Sulle sue spalle una bambina bellissima con gli occhi cioccolato del
mio angelo e i capelli rossi come i miei.
Poi
l'immagine svanì e rimase solo il lupo che ululava di dolore
guardandomi come se mi stesse accusando di un crimine orrendo.
“Stai
bene ragazzo?” una signora vedendomi appoggiato agli scaffali
si
era avvicinata preoccupata .
Mi
sforzai di risponderle, non potevo attirare l'attenzione “Si,
grazie. Mi è girata la testa un attimo, ma adesso sto
meglio” mi
guardai intorno, nessun altro mi aveva notato.
Le
sorrisi, riconoscente.
Lei
mi guardò pensando “Che bel ragazzo. Come
vorrei avere
un figlio come lui.”
Presi
fiato, e cercai di dimenticarmi il lupo, ma l'immagine continuava a
vorticarmi per la mente. Poi quando credetti di avercela fatto la
testa mi esplose, o perlomeno ad esplodere fu l'immagine del ragazzone
che avevo scontrato poco prima, al suo posto il lupo mi
guardava aggressivo pronto a scontrarsi con me. Un lamento soffocato mi
sfuggii dalla bocca mentre lottavo con la mia mente per cercare
di uscire da quell'incubo. Stavo tremando maledizione. Non devi farti
notare Edward. Smettila stupido idiota o attirerai l'attenzione.
Vuoi essere punito di nuovo? Mi ripetevo in continuazione per calmarmi,
dovevo concentrarmi su qualche cos'altro , dovevo smettere
di pensare al lupo.
Mi
guardai intorno respirando lentamente, mentre il mio cervello
ricominciava a funzionare regolarmente. Facendo finta di niente mi
avvicinai alla vetrina e sbirciai fuori. Felix e Demetri erano
appoggiati al portone di fronte con aria annoiata, mentre del
ragazzone non c'era traccia.
Non
so quanto tempo rimasi nella libreria ma quando uscii vidi il
sollievo sui visi dei miei accompagnatori mentre sbirciavano il
sacchetto contenente diversi volumi. Non sapevo quando sarei potuto
ritornarci e avevo fatto provviste. Avevo avuto il tempo di
riprendermi ed ero riuscito a nascondere abbastanza bene il mio
turbamento.
Ripresi il mio giro di esplorazione per Volterra
con gli occhi e il naso
ben attenti cercando tracce del ragazzone, ma nulla. Era sparito.
Con
soddisfazione trovai invece un negozio di musica. Anche stavolta
entrai lasciando fuori la mia scorta.
Avevo
già preso un paio di Cd degli anni '50 quando il mio sguardo
fu
attirato dallo scaffale di musica classica, seminascosto, nella parte
posteriore del negozio. Mi avvicinai e mi ritrovai a rigirarmi fra
le mani un cd di Debussy. Quando alzai la testa a fianco a me c'era
una ragazza piccolina con i capelli neri corti e l'aria furbetta. Il
suo odore mi colpì forte come un pugno. Era odore di
Vampiro, ma il
suo abbigliamento eccentrico e gli occhi gialli come i miei mi fecero
capire che non apparteneva alla Guardia. Mi stava studiando con un
espressione quasi estasiata e i suoi pensieri mi colpirono con forza
“Ciao Edward, Ti ricordi di me?
Sono Alice. La tua
sorellina.” La guardai boccheggiante. No certo che
no come
potevo ricordarmi di lei? Non l'avevo mai vista.! La conoscevo?
Cosa significava sorellina? Fui invaso dal panico mentre la mia
testa stava scoppiando. Lei mi guardò sorridente e
allungò una mano come per farmi una carezza, poi ci
ripensò e la ritirò via “Non
temere, ricorderai. Ti aspettiamo Edward, non ti abbiamo
abbandonato. Cerca di pensare, di ricordare, concentrati. Io lo so
che ce l'ha farai. Io l'ho visto. Fidati.... fidati di me”
Ero
nel panico più assoluto cosa significava, cosa voleva quella
vampira
da me! Non riuscivo più a respirare, ne a muovermi mentre la
mia
mente in completo subbuglio, incapace di ragionare, mi provocava
delle fitte lancinanti. Mi sentii mancare e sarei caduto se un
braccio forte non mi avesse preso tenendomi su.
Alzai
gli occhi e mi specchiai in un altro paio d'occhi uguali ai miei.
Appartenevano però al volto di un vampiro maschio, giovane e
biondo.
La sua espressione era preoccupata, addolorata, ma era anche
l'espressione di chi non ha paura di niente.
Il
suo viso e il suo braccio erano coperti di cicatrici. “Calma
Edward, o attirerai troppo l'attenzione. Rilassati fratellino e
prendi fiato. Va tutto bene. Adesso ci allontaniamo ma andrà
tutto
bene, ci rivedremo presto... ti aspettiamo ” poi
si voltò
verso la donna di nome Alice dicendole “Andiamo, hai
esagerato
come al solito. Guarda come l'hai ridotto.” e
cercò di
trascinarla via mentre mi sentivo pervadere da una calma innaturale.
Lei
mi sorrise un ultima volta e mi allungò un Cd senza
copertina
“Questo è un regalo per te! Ascoltalo! A
presto” trillò poi
si voltò e uscii veloce con il suo compagno.
Io
rimasi lì imbambolato mentre una nuova fitta fortissima
partita
dal cervello percorse tutto il corpo facendomi tremare come un
alberello sbattuto dal vento. Per fortuna durò pochissimo.
Nessuno
sembrava aver fatto caso a me. Mi feci forza e mi costrinsi ad
andare alla cassa a pagare. Dovevo resistere, dovevo far finta di
niente. Era difficile restare in equilibrio, e camminare
tranquillamente. Un velo di nebbia era calato sui miei occhi e
riuscivo a malapena distinguere le forme dinnanzi a me.
Quando
uscii, mi diressi verso Felix e Demetri. Non riuscivo quasi a
camminare e notai il loro sguardo preoccupato quando mi vennero
incontro.
“Che
succede ragazzo stai male?” mi chiese Felix guardandosi in
giro e
passandomi un braccio sotto la spalla.
“La
testa” sussurrai “Non riesco a vedere... sta
esplodendo. Aiutami”
Senza
una parola mi condussero a un vicoletto lì difronte poco
usato,
svoltarono e mi fecero sedere per terra. Tremavo e non riuscivo a
vedere nulla. Solo il sorriso della ragazza e lo sguardo preoccupato
del vampiro feroce. Alice … continuava a
ripetere
all'infinito la mia mente. Il suo nome mi rimbombava nelle orecchie
mentre la vedevo in continuazione sorridermi e tendermi la mano
... Alice...Alice... stavo impazzendo, la mia testa
non era
capace a pensare ad altro come un dvd bloccato nello stesso punto che
ripete in continuazione lo stesso filmato.
Poi
qualcosa di duro e freddo toccò la mia fronte scacciando i
miei
fantasmi e riportandomi alla realtà. Sbattei gli occhi e
vidi
Demetri chino su di me che mi scrutava preoccupato.
“Mi
sembra che vada un po' meglio. Cosa è successo
Edward?”
“Non
lo so” bofonchiai, non potevo certo raccontargli che stavo
impazzendo lentamente “ Ero dentro che stavo scegliendo
quando sono
stato colpito da una fitta fortissima alla testa. Pensavo mi sarebbe
esplosa. Allora ho cercato di far finta di niente e sono uscito per
non dare nell'occhio”
“Hai
fatto bene, Felix è andato a controllare se hai fatto
qualche danno. Non è la prima volta che ti capita, al di
fuori dal tuo servizio
per Aro, vero?”
Annui,
come faceva a saperlo? Ero stato ben attento a mantenere il segreto
sulle visioni che apparivano nella mia mente.
“Mi sono accorto che c'è
qualcosa che non va ultimamente. Ti capita da quando Jane ti ha
portato a dissetarti, vero?”
Non
era vero ovviamente, tutto era iniziato molto prima, ma era una
buona scusa poter dare la colpa a Jane. Purtroppo non potevo
rispondergli avevo ricevuto un ordine chiaro. Mi limitai a guardarlo
in silenzio.
“Non
puoi parlarne, vero? Scommetto che hai ricevuto ordini precisi o
sbaglio ?”
A
quello potevo rispondere, ma mi limitai ad annuire.
“Lo
immaginavo. Gira voce che Aro abbia sgridato di brutto i due gemelli
e li abbia mandati in punizione a fare una missione in Germania. Tu
non gli avrai detto nulla, ma Aro sa sempre tutto.”
sghignazzò, mentre Felix si avvicinava a noi. “E'
tutto ok. Nessuno ha notato
niente. Va meglio qua?” Mi guardarono entrambi in attesa di
una
mia risposta.
“Si,
è passata, va tutto bene” avevo paura che con la
scusa mi
riportassero subito dentro, e così mi feci forza tirandomi
in piedi.
“Forse
sarebbe meglio riportarlo alla Rocca subito” pensò
Felix ma prima che potesse aprire bocca lo interruppi “No. Ti
prego. Sto bene Felix, continuiamo il giro. Ce la posso fare”
Non volevo rientrare. Era troppo bello , non avrei permesso a nessuno
di portarmi dentro prima del dovuto e poi speravo d'incontrare
nuovamente quella coppia di vampiri anomali o il ragazzone fotografo.
Demetri
sorrise “Ok. Edward, abbiamo ancora un'oretta. Ma se mi
accorgo che
stai di nuovo male, che tu voglia o no ti riportiamo indietro di
corsa. Sono stato chiaro?”
“Si
Demetri. Grazie” e mi girai soddisfatto, potevo farcela,
bastava..... non pensare. Più facile dirlo che farlo , ma
non
impossibile.
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Capitolo 28 *** E due ***
Ciao
a tutte. Eccomi di nuovo qua con un altro nuovo capitolo.
Abbiamo visto come Edward ha incontrato Alice e Jasper e
come inizi a ricordare malgrado la consapevolezza lo faccia
star male fisicamente. Immagino vi chiederete come mai
Bella non si è fatta vedere, ma vi chiedo di
pazientare ancora un pochino mentre continuiamo a seguire le
vicende di Edward e un suo nuovo incontro.
A
presto e grazie ancora a chiunque mi segua.
Capitolo
28 - E due
Edward
Se
pensavo di poter
starmene tranquillo a leggere i miei nuovi libri o ad ascoltare la
musica mi sbagliavo di grosso. Aro mi aveva lasciato prendere fiato
perché sapeva quello che mi aspettava. Passai i cinque
giorni più
pesanti di lavoro che potessi immaginare. I Signori dei Volturi
erano alle prese con un lungo e spinoso processo a un clan di
Marsiglia composto da cinque vampiri assai furbi e scaltri.
Fra
imputati e testimoni
veri e falsi ogni sera dovevo penetrare nei pensieri di una
quindicina d'individui che si presentavano a volte anche in gruppo.
Iniziavamo la sera quando il sole calava dietro le mura e Aro
andava avanti anche tutta la notte. Ogni tanto mi concedeva qualche
pausa ma i miei servigi erano richiesti fino al mattino
successivo. Tutte le volte andavo avanti fino a che non crollavo e
qualcuno mi portava a riposare in camera. Quando riprendevo
lucidità
spesso era pomeriggio inoltrato e non avevo quasi la forza di
alzarmi da letto. Non seppi mai come andò a finire il
processo perché l'ultimo giorno alle otto del mattino
crollai per terra con
la testa in fiamme desiderando solo di lasciarmi cadere nella nebbia
mentale che mi stava avvolgendo lentamente dandomi la pace agognata.
Quando
aprii gli occhi
era sera e per la prima volta trovai Damiano seduto in fondo al
letto. “Ti sei ripreso finalmente. Vado ad avvertire Aro che
era in
pensiero per te. Non sei mai stato così tanto a lungo in
questo
stato” e uscii. Io rimasi sdraiato privo di forze e con i
sensi
ancora annebbiati. Non vennero a chiamarmi per fortuna, non
c'è
l'avrei fatta. Rimasi sdraiato nel letto tutta la notte senza avere
la forza di alzarmi.
Mi
sentivo esausto e
quando ripresi lucidità iniziai nuovamente a pensare alla
mia uscita
a Volterra. “Noi ti aspettiamo” mi aveva detto la
coppia di
vampiri. Chissà cosa intendevano. E poi c'era il mistero del
lupo. Non riuscivo a capire … sapevo che qualcosa mi stava
sfuggendo,
qualcosa che avrei dovuto sapere.
Al
mattino Felix entrò
in camera e mi guardò sdraiato ancora sul letto.
“Stai ancora
male?” chiese scrutandomi.
“Sono solo stanco. Per
il resto va bene.” gli risposi mentre mi tiravo a sedere.
“Te la senti di
alzarti?”
“Credo di si. Dove devi
portarmi?” speravo che la meta fosse il cortile, avevo
bisogno di
un po' d'aria pura.
“A Volterra. Te lo sei
meritato” e mi porse il portafoglio. “Vestiti io e
Demetri ti
aspettiamo qua fuori.”
Nel
giro di cinque minuti
ero pronto e li seguii ancora stanco ma felice. Quando uscimmo
sulla piazza del Duomo, era di nuovo nuvoloso. Mi guardai intorno
soddisfatto e i miei occhi si fermarono a guardare una coppietta
seduta sulla fontana intenta a scambiarsi effusioni.
La ragazza era
bellissima, bionda e alta sembrava una modella, mentre il ragazzo con
lei poteva essere benissimo un attore o visti i muscoli un giocatore
di football. Per un attimo li fissai affascinato dal modo in cui si
guardavano. Erano innamorati e lo stavano urlando al mondo intero. Io
invece mi sentivo solo e per un attimo desiderai avere anch'io una
compagna con cui confidarmi e dividere il mio tempo libero. Non certo
con quella biondona, troppo appariscente, ma un altra vampira mi
avrebbe fatto piacere. Mi voltai per dirigermi alla via principale
quando nella mia testa rimbombò il vocione del ragazzo
“Ciao,
Edward. Hai l'aria stanca. Va tutto bene?” mi
voltai di scatto
e vidi la ragazza fissarmi con preoccupazione “Facci
un cenno ti
prego. Stiamo impazzendo è una settimana che non avevamo
più
notizie. Ti hanno punito? Alice ha esagerato glielo avevamo detto di
andarci piano” Li guardai e dovevo avere lo sguardo
terrorizzato perché il ragazzo mi parlò di nuovo
“Ehi Ed. Non
avere paura. Calmati, altrimenti i bastardi
capiranno.
Tranquillo ragazzo. Va tutto bene” No!!!
urlò la mia
mente, non andava tutto bene per niente! Chi era quella coppia, cosa
volevano da me??!! I loro occhi... occhi gialli... come i miei...
come quelli di ...mia sorella... Alice.
Arretrai
sbattendo contro
Felix che si era avvicinato, le mani sulla testa per evitare che
scoppiasse di nuovo. Pulsava e faceva male, avrei voluto
staccarmela.
“Stai male Edward.
Forse ti abbiamo fatto uscire troppo presto. Andiamo indietro,
riposati ancora un po'”
“No! Ti prego Felix,
dentro starò anche peggio. Adesso passa, dammi tempo un
attimo”
Demetri
e Felix si
guardarono un secondo, ma non avevo la forza di leggere nelle loro
menti e aspettai la loro risposta.
“Va bene, proviamo. Ma
un giro veloce solo un oretta poi torni in camera e ti riposi. Senza
discussioni”.
Si
era la cosa migliore e
sapevo anche dove volevo andare. Mi voltai ma la coppietta era
sparita. Deciso mi diressi al negozio di musica. “Ti
aspetteremo
qui” avevano detto e adesso volevo delle risposte, dovevo
incontrarli nuovamente anche a rischio di finire in punizione o stare
per giorni con il mal di testa.
Cercai
di fare le cose
con calma per non insospettire i miei guardiani, feci finta di vedere
due vetrine, mentre scrutavo ogni passante annusando attentamente
l'aria come un segugio. Niente. Arrivai al negozio di musica e
m'infilai velocemente. Felix e Demetri mi guardarono per niente
tranquilli, avevano capito che c'era qualcosa di strano nel mio
comportamento ma pensavano fosse dovuto alla stanchezza. Era comodo
poter leggere nelle loro menti.
Andai
dritto dal settore
della musica classica e mi guardai intorno. In fondo c'era Alice. Mi
avvicinai circospetto annusando l'aria.
Lei alzò gli occhi e mi
guardò sorridendo. “Hai fatto presto Edward. Ti
stavo aspettando”
“Cosa vuoi da me e chi
erano i due in piazza prima?” chiesi quasi rabbioso
Fece la faccia triste e
mi guardò accigliata “Non li hai riconosciuti?
Emmett e Rosalie ci
rimarranno male anche se li avevamo avvertiti”
Fu
come se mi avesse
tirato un pugno nello stomaco. Mi piegai in preda a dei dolori
fortissimi mentre la testa esplodeva. “Oh no !
Edward” e mi si
avvicinò tendendomi la mano come per aiutarmi.
“Stai
indietro, non mi
toccare” arretrai di qualche passo boccheggiando, cercando di
schiarirmi la vista. Davanti ai miei occhi riapparve il ragazzo
grosso che mi sfidava a giocare con lui alla lotta. Aveva detto che
si chiamava Emmett. La bionda che adesso sapevo chiamarsi Rosalie ci
guardava ridendo. Alice avanzò “Ti voglio solo
aiutare” . Avevo paura per quello che mi stava accadendo e
istintivamente mi
misi in posizione di difesa ringhiandole contro. Fu in quel momento
che il compagno biondo si parò come un fulmine davanti a
lei,
rispondendo al mio ringhio “No Jasper, non mi
attaccherà. Io l'ho
visto, non ci farà del male” la guardai anche se
avevo la vista
annebbiata . Era così fragile, così indifesa. In
un secondo tutto
si fece nero era notte e la vidi combattere per gioco con il suo
compagno. Veloce e micidiale. Non ci mise molto a vincere mentre
ridendo lo baciava sul collo. Fu un attimo e mi ritrovi a fissarli
nuovamente. Non si erano allontanati ma il guerriero aveva lasciato
la posizione di difesa “Calmati, non ti voglio fare del male.
Devi
andare adesso o si insospettiranno. Cerca di ricordare, sforzati
anche se fa male.”
Lo
guardai con rabbia, volevo delle risposte,
non potevano sparire di nuovo.
“Devo sapere”
ansimai “ Chi sono la coppia di ragazzi dalla fontana? E il
ragazzone con gli occhi marroni e l'odore strano, chi è? E
cosa
c'entra con i lupi? E soprattutto cosa volete da me? Almeno questo
ditemelo, prima che impazzisca del tutto” mi ero appoggiato
con
la schiena a uno scaffale per riuscire a stare in piedi e li guardavo
ansimando con la vista appannata e la testa in subbuglio.
Fu
il guerriero a
parlare per primo “I due ragazzi sono Emmett e Rosalie e sono
anche
loro tuoi... fratelli. Il ragazzone è Jacob ed
....è un amico.”
“No Jasper digli
tutto.” intervenne Alice
“E' meglio di no,
Alice. Guardalo è al limite, e sono già entrati a
cercarlo”
Lei si guardò intorno
“Jacob è … un amico … in un
certo senso... ma soprattutto è
un licantropo. Si può trasformare in lupo a suo piacimento.
Un lupo
dal pelo rosso.” mi guardò aspettando a vedere
come reagivo, poi
veloce mi mise un cd in mano “Questo ti piacerà.
Ti aspettiamo
nella libreria al piano di sotto. Prendi il corridoio per la toilette
e seguilo. In fondo c'è un magazzino con una seconda uscita.
Ti
aspetteremo li'. A presto Edward” si voltarono e si
allontanarono veloci come un lampo.
Rimasi
lì imbambolato
con il cd in mano a pensare all'accaduto. La testa mi doleva e la
vista era appannata ma ero lucido.
Le
miei guardie personali
arrivarono subito dopo, e si avvicinarono guardandosi intorno per
capire cosa mi stava succedendo.
“Tutto bene Edward? -
chiese Felix- sembra che tu abbia visto un fantasma.”
Scossi
la testa. No non
era un fantasma quello che mi perseguitava ma un incubo nel quale
avevo l'impressione di affogare.
“Andiamo,
torniamo alla
Rocca” mi sollecitò Demetri.
Guardai
il cd in mano era
di Debussy, e mi diressi alla cassa scortato da Demetri chiaramente
sulle spine.
Quando
uscimmo si
sistemarono ai miei lati, probabilmente pronti a prendermi al volo,
se avessi inciampato. Non erano molto lontani dalla verità,
infatti
facevo fatica a camminare perché la mia testa si rifiutava
di
funzionare correttamente. I sensi erano appannati, era come se
avessi avuto la testa sott'acqua, mentre spesso mi dimenticavo di
respirare. Entrai nella loro testa solo un attimo perché mi
faceva
male usare quel senso ma volevo capire cosa stessero pensando
“E'
stanco, l'abbiamo fatto uscire troppo presto, dovevamo lasciarlo
riposare ancora. Probabilmente quando è in mezzo alle
persone viene
assalito dai pensieri di tutti e la testa non regge. Speriamo che
riesca ad arrivare fino a casa, sarebbe un problema se mi crollasse
in mezzo alla strada.” Più o
meno pensavano la stessa cosa e questo fu un sollievo, non si erano
accorti del mio incontro con i vampiri dagli occhi gialli. Il mio
segreto era al sicuro.
Mentre
procedevano lentamente, (non volevano stancarmi) davanti ai miei
occhi si susseguivano lampi che mi mostravano in compagnia dei
miei...fratelli. Potevo vedermi giocare a baseball con loro o fare
una gara di corsa, ma qualcosa mi mancava era come un puzzle in cui
c'erano troppi pezzi mancanti. Quando passammo davanti alla libreria,
mi ricordai delle parole di Alice.
Dovevo
provarci. Dovevo provare ad incontrarli nuovamente. “Felix,
Demetri, sto un po' meglio, posso andare in libreria?”
Mi
guardarono stupiti. Probabilmente ai loro occhi non stavo decisamente
meglio. “Non mi sembra proprio il caso Edward. Andiamo
forza.”
Felix era chiaramente preoccupato di non attirare l'attenzione e un
vampiro sconvolto era un pensiero per lui. Demetri mi guardò
un
attimo studiandomi. Gli sorrisi, raddrizzando le spalle per mostrare
sicurezza. “Sto bene, veramente. Lasciatemi andare
chissà fra
quanto tempo avrò di nuovo il permesso di uscire per
Volterra.” era indeciso, potevo sentire la suoi pensieri
combattere. Poi sospirò
“E va bene. Edward. Hai però solo un quarto d'ora.
Poi ti vengo a
prendere e ritorniamo di corsa nella Rocca. In cambio però
voglio
la tua parola che non farai problemi per i prossimi giorni a
startene bravo, bravo in camera tua.” Questo non mi piaceva,
odiavo stare al chiuso, ma... dovevo entrare lì dentro per
cui
acconsentii. “Va bene, dammi venti minuti” Felix
sbuffò, odiava
farmi da baby-sitter e si annoiava ad aspettarmi quando entravo nei
negozi. Demetri annui ed io mi girai veloce ed entrai.
Mi
sentivo bene, probabilmente era l'emozione o solo l'avere qualcosa su
cui concentrarsi, ma ero perfettamente vigile ed attento. Segui le
istruzioni di Alice e mi ritrovai in una piccola stanza ingombra di
casse.
Mi
guardai intorno annusando l'aria stantia. E trovai subito quello che
cercavo.
Alice
e il suo compagno erano in fondo alla stanza sorridenti ma dall'odore
non erano soli.
Mi
avvicinai lentamente, con prudenza e da dietro l'angolo
sbucò una
vampira dagli occhi gialli e dal sorriso aperto e sincero. Si
fermò
a guardarmi poi si portò una mano alla bocca come per
trattenere un
singhiozzo e si lanciò verso di me per abbracciarmi
“Edward,
finalmente come stai figlio mio?”. Io arretrai, spaventato
dalla
sua foga e ancora di più dalle sue parole. Il compagno di
Alice che
sapevo chiamarsi Jasper, la bloccò gentilmente.
“No Esme. Non
avvicinarti. E' meglio non toccarlo, reagirebbe troppo male. E'
troppo dolorosa la consapevolezza. Lasciagli il tempo di capire.
Troppe emozioni lo sconvolgono.” Iniziai ad ansimare, e
arretrai
in posizione di difesa. Nessuno aveva più parlato,
aspettavano che
le sue parole mi entrassero nella testa. La guardai e vidi l'amore
che le traboccava dal cuore e i suoi pensieri mi colpirono come una
mazzata. “Non avere paura Edward. Sono tua mamma, ti
voglio
bene. Mi sei mancato tantissimo. Ti prego abbracciami. Guardami
negli occhi e dimmi come stai.”
Scrollai
la testa con violenza non volevo sentire i suoi pensieri, era
pericoloso perdermi nelle loro menti. “Smettetela. Non
chiamatemi
mentalmente. Non c'è la faccio, non lo reggo. La testa mi
scoppia” Ubbidirono, mentre mi guardavano in silenzio.
Un
lampo e mi vidi con la testa sulla sua spalla, singhiozzante
“Dovevo
farlo mamma, mi spiace, lo so che me ne pentirò per tutta la
mia
vita. Ma che scelta avevo? Devo partire, non posso più stare
qui.
Non voglio più metterla in pericolo. Ti prometto che vi
telefonerò,
ma lasciami andare è meglio... per tutti.” lei mi
accarezzava
teneramente i capelli “Lo so Edward. Lo so quanto l'amavi e
quanto
ti mancherà. Ma noi siamo qui, io sono qui e quando sarai
pronto a
tornare saremo qui ad aspettarti, come sempre.” poi mi aveva
baciato sulla guancia ed io mi ero allontanato con la morte nel
cuore.
Scrollai
la testa con forza per allontanare quell'immagine. Quanto amore c'era
nella sue parole!! La guardai di nuovo, volevo abbracciarla sentirmi
consolare, ma avevo paura delle conseguenze, avevo paura d'impazzire.
Sapevo che le sue parole erano vere, sapevo nel mio cuore che quella
vampira di nome Esme era in qualche modo mia madre. Ma dovevo
allontanarmi. L'avrei ferita, lo sapevo, ma dovevo fuggire da
lì.
Dovevo avere tempo per accettare la verità ...per pensare...
per
capire.
Feci
per voltarmi e fuggire quando una voce familiare mi chiamò
“Edward
aspetta. Dicci almeno come stai.”
Mi
voltai e mi trovai davanti... il mio Angelo Biondo.
Era
reale. Non era il fantasma della mia testa. Era qui di fronte a me
con lo sguardo tenero e preoccupato “Chi sei?”
mormorai. Avevo
paura della sua risposta ma dovevo sapere. E quando sentii la sua
voce, la mia testa scoppiò, incapace di contenere e
riordinare tutto
quello che la mia mente aveva sempre saputo, ma dimenticato.
“Mi
chiamo Carlisle e sono tuo padre e il tuo creatore”
Le
gambe mi cedettero, e non vidi più nulla. Ero perso dentro
di me.
|
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Capitolo 29 *** I Cullen si organizzano ***
Ciao a tutte. Immagino
che vi stiate chiedendo il perchè Bella non si è
fatta vedere, perchè gli abbiano dato appuntamento in un
magazzino, perchè Emmett e Rosalie erano dalla fontana.....
e magari altre domande ancora. Ecco adesso lasciamo edward un
attimo e facciamo un passo indietro per vedere come si sono
organizzati in famiglia e quali decisioni sono state prese.
Non mi resta che dirvi
buona lettura e commentate.... Grazie a tutte.
Capitolo
29 - I Cullen si organizzano
Carlisle
Per
la prima volta tre giorni fa finalmente avevamo avuto il primo contatto
con Edward.
*
* *
Era
stato Jacob ad
avvistarlo per primo e dopo un attimo di smarrimento, si era nascosto
e mi aveva telefonato.
“Carlisle,
ho visto
Edward. E' qui a Volterra nella cittadella. Adesso si è
infilato in
una libreria. Aspetto che esca e lo seguo” era agitato.
“Jacob,
come sta? Gli
hai parlato? E' da solo?” Ero impaziente di avere notizie, e
dopo
il colloquio con Alice e Jasper anche preoccupato per la sua
incolumità.
“Direi
che sta bene. Ha
gli occhi gialli e chiari, deve aver mangiato da poco. Gli sono
sbattuto dentro, mi ha guardato ma non mi ha riconosciuto.”
“Puoi
avvicinarlo,
parlargli?”
“No.
E' impossibile è
guardato a vista da due vampiri. Credo siano Felix e Demetri dalle
vostre descrizioni. Penso che l'unico modo di avvicinarlo sia dentro
i negozi, loro lo stanno aspettando fuori con l'aria annoiata. Mi
ricordano Jasper ed Emmett quando accompagnano le ragazze a far
shopping”
Mi
scappò una risata.
Jacob non perdeva mai il senso dell'umorismo.
“Alice
mi ha già
telefonato. Mi ha detto che ha visto che lo incontrerà nel
negozio
di musica. Io comunque gli vado dietro, voglio vedere che passaggio
usano per entrare e uscire dalla Rocca.”
“Ok
Jacob. Noi siamo
troppo distanti. Ci vediamo a casa. Come rientra venite tutti. Io
avviso Rosalie ed Emmett che sono nella parte bassa della
città.”
Dopo
circa tre ore ci
eravamo tutti radunati nella sala del mio appartamento con Alice e
Jasper che ci raccontavano l'accaduto.
“Due
minuti prima che
Jacob incontrasse Edward, ho visto che io e Jasper l'avremmo trovato
nel negozio di musica e allora l'abbiamo preceduto. La cosa positiva
è che sembrava in forma e nutrito.
Ma
non ha riconosciuto
nemmeno noi. Quando gli ho detto chi sono, ha barcollato e si
è
portato le mani alla testa come se fosse stato colpito da
qualcosa.”
“Era
spaventato da noi”
intervenne Jasper “da
me in particolare direi”
“Chiunque
si
spaventerebbe a vederti” scherzò Emmett
“Comunque
ho usato il
mio dono per calmarlo, e siamo andati via.”
“Era
prevedibile, lo
sapevamo” intervenni “ Eleazar ci aveva avvertiti
di fare le cose
con calma altrimenti rischiamo di fargli solo del male”
“Io
scommetto che a me
e Rose ci riconoscerebbe. Basta dirgli le parole giuste”
intervenne
Emmett
“Io
scommetto di no. Mi sembra molto confuso” ribatté
Jasper.
Jasper
ed Emmett non
perdevano mai l'occasione di scommettere su qualsiasi cosa.
“E
poi cosa è successo
?” chiese Bella che teneva Renesmee in braccio a dormire
“L'ho
seguito Bella.
Non è stato facile, per via del segugio ma sono stato bravo.
Non si
sono accorti di niente erano troppo impegnati a sorvegliare
Edward” Jacob era soddisfatto, sapeva quanto difficile fosse
ingannare un
segugio come Demetri.
“Cosa
intendi dire con
impegnati a sorvegliare?” intervenni
“Quando
è uscito
dall'incontro con Alice era sconvolto. Non riusciva nemmeno a stare
in piedi. Sembrava un ubriaco. L'hanno portato in un vicolo e uno di
loro è rimasto con lui, l'altro è tornato nel
negozio forse per
controllare che nessuno avesse notato nulla, poi li ha raggiunti. Hanno
aspettato cinque minuti e poi Edward si è tirato in piedi e
sono tornati indietro. Però non aveva l'aria di stare tanto
bene e
loro probabilmente erano preoccupati. Si sono diretti in Piazza del
Duomo e si sono infilati dentro a una porta. Allora sono tornato
indietro”
**
E
adesso erano giorni
che non avevamo più notizie di lui. Eravamo preoccupati
tutti,
avevamo paura che il suo comportamento avesse destato sospetti o gli
avesse attirato addosso qualche punizione.
Ci
davamo il cambio e
sorvegliavamo sopratutto l'uscita nella piazza del Duomo. Aspettavamo
e speravamo. Preoccupati e impazienti di rivederlo.
Avevamo
anche deciso un
piano ben preciso. Chi l'avesse visto uscire avrebbe avvisato gli
altri e Alice e Jasper l'avrebbero aspettato nel negozio di dischi.
Alice infatti l'aveva invitato a cercarla lì e se lui avesse
voluto
altri contatti con noi come speravamo, si sarebbe diretto in quel
negozio. Era però pericoloso incontrarsi lì, era
troppo in vista e
frequentato. Avevamo così studiato le piantine di altri
negozi nei
quali Edward avrebbe potuto infilarsi senza destare sospetti. Ci era
andata bene, Emmett aveva trovato il magazzino della libreria con una
uscita di servizio che ci permetteva di entrare e uscire senza farci
vedere da nessuno. Alice avrebbe dato appuntamento ad Edward
lì e
così avremmo potuto vederlo anche noi.
Il
problema più grosso
fu convincere Bella a non venire. Ed essendo il capo famiglia avevo
dovuto farlo io.
“Cosa
sarebbe a dire
Carlisle? Volete vederlo tutti ma non volete che io e Renesmee, sua
figlia, lo incontriamo? Stai scherzando vero?” Bella era
furente
ed io non sapevo bene come affrontarla.
“Bella,
cerca di
ragionare. Hai sentito cosa hanno raccontato Alice e Jasper. Non si
ricorda di nessuno di noi. Come pensi possa reagire Nessie nel vedere
suo padre comportarsi così?”
”Non
è un problema,
basta spiegarglielo. Lo sai che è intelligente”
non voleva mollare
ed io non volevo ferirla più di quanto non lo fosse
già, ma sapevo
che era indispensabile.
“Ascolta,
quando
Edward, ha visto Alice è stato male. Non riusciva a parlare,
a
ragionare. Era turbato e spaventato. Ed erano solo Alice e Jasper.
Potrebbe reagire male, cercare di fare del male a Renesmee. Il suo
cuore batte, il suo sangue caldo potrebbe essere una tentazione. Se
lui le facesse del male...” non ebbi il coraggio di finire la
frase.
“Ma
è sua figlia. E'
mio marito, è il mio amore Carlisle. Ed io sto morendo a
stare
lontana da lui. E' come quando mi ha lasciata, io .... non
c'è la
faccio più. Devo vederlo, lui deve sapere che io l'aspetto,
che io
l'amo. Che è un padre.”
“No.
Bella. Deve
arrivarci gradatamente, quello che tu dici è vero. Ma
è troppo
grande da accettare per una mente confusa. Non ricorda nulla, sarebbe
un emozione troppo forte. Lascia che prima accetti l'idea di
avere dei fratelli, una famiglia e poi potrà accettare il
suo ruolo
di padre e marito. Ma non subito. Ho paura che lo shock possa fargli
troppo male.”
Scuoteva
la testa non era
convinta.
Sapevo
quanto fosse
determinata e cocciuta. Quante volte si era scontrata con Edward per
raggiungere quello che voleva e alla fine l'aveva sempre ottenuto.
Aveva lottato e malgrado tutto le remasse contro, era riuscita ad
ottenere prima il suo amore e poi l'immortalità. Bella non
si
sarebbe arresa facilmente e mi sentii un mostro, un vero mostro,
quando giocai l'unica carta che sapevo essere vincente, una carta che
però l'avrebbe ferita profondamente.
“Bella
ascolta. Se tu
ami Edward, se tu l'ami veramente... Se il tuo
amore
non è dettato dall' egoismo, dal tuo
bisogno di vederlo: allora rinuncia a lui... Per
il suo bene, aspetta che sia pronto ad affrontare
la verità.
Se lo ami
Bella... se pensi
a quello di cui Lui ha bisogno... aspetta. E' un
sacrificio
che ti chiedo, ma fallo per lui. Per l'amore che vi
unisce.”
Alzò
gli occhi e mi
guardò, sapeva che avevo giocato sporco. Ma capì.
Inghiottì a
vuoto diverse volte, poi mi abbracciò proprio come quella
volta nel
bosco e iniziò a singhiozzare.
“Lo
farò Carlisle.
Ubbidirò. Vi aspetterò qua. Non uscirò
più per Volterra. Ma
solo per Edward. Lo faccio solo per lui. Ma sappi che il mio
cuore sta morendo. Come la terra senza il sole, io sono destinata
a morire senza di lui.”
Le
sorrisi. Così come
era testarda era altamente altruista ed innamorata di mio figlio
“Lo
so Bella. L'ho sempre saputo fin da quando t'incontrai all'ospedale
dopo l'incidente con il furgoncino di Taylor a scuola. E ti prometto
che appena sarà possibile il tuo sole ritornerà a
scaldarci tutti. Non lasciare che delle nuvole passeggere feriscano il
tuo cuore.”
*
* *
I
piani erano pronti
adesso dovevamo solo aspettare.
Ma
non ci volle tanto e la mattina dopo Rosalie mi telefonò per
avvisarci che Edward era di
nuovo nella Piazza del Duomo di Volterra.
“E'
fuori, Carlisle. Demetri e Felix l'hanno portato di nuovo fuori. Ci ha
visto, gli
abbiamo parlato mentalmente, ma c'è qualcosa che non va. E'
strano,
sembra sconvolto e stanco. Abbiamo provato a chiedergli qualcosa, ma
non ci ha riconosciuto. Anzi si è spaventato. E' arretrato
ed è
andato a sbattere dentro Felix, portandosi le mani in testa. Sembrava
stare male. Allora ci siamo nascosti velocemente e
l'abbiamo osservato da lontano. Hanno parlato un attimo e poi si
è
diretto nel centro. I due però non sembrano molto convinti.
Dobbiamo averlo sconvolto troppo. Non credevo. Mi spiace. Pensavo che
dopo aver visto Alice ci avrebbe riconosciuti facilmente”
“Non
preoccuparti
Rosalie – le risposi – lo sapevamo che ci vuole
tempo. Speriamo
che Alice lo riesca a mandare nella libreria senza sconvolgerlo
troppo. Spesso si fa prendere la mano, quella ragazza. Adesso la
chiamo e avviso Seth di seguirlo a distanza. Io ed Esme andiamo ad
aspettarlo nella libreria. Ci vediamo là”
Quanto
sono comodi i
cellulari pensai, mentre avvisavo Alice di aspettarlo nei negozi di
dischi come d'accordo.
Poi
mentre mi dirigevo
con Esme al magazzino della libreria , avvisai Seth.
“Seth,
amico mio.
Edward è uscito. Dovresti intercettarlo all'uscita del
negozio di
dischi. Non so se poi seguirà o meno le istruzioni di Alice
e verrà
in libreria, ma in ogni caso dovresti seguirlo. Quando rientra nella
Rocca ci vediamo a casa e ci aggiorniamo tutti.”
Con
Esme mano nella mano,
ci dirigemmo al magazzino dove trovammo già Emmett e Rosalie.
Non
sapevamo come
procedere, sapevamo solo che dovevamo fare le cose con calma.
Dopo
poco arrivarono
Alice e Jasper di corsa.
“L'abbiamo
visto, gli
ho detto di venire qua” annunciò Alice.
Jasper
invece era
agitato. Una cosa rara in lui. “Bisogna fare attenzione. Non
so se
verrà. Era spaventato, voleva sapere chi erano Rose ed
Emmett. E
quando glielo abbiamo detto si è sentito male. Tremava e
quando
Alice ha fatto per aiutarlo, si è messo in posizione
difensiva e le
ha ringhiato.”
“
E dai non esagerare
Jasper.” Alice era invece tranquilla o come temevo
incosciente .
“Sei
tu che esageri
sempre Alice.” la rimproverò Jasper. Era la prima
volta che lo
sentivo riprenderla. “Quando ha chiesto di Jacob, Alice ha
pensato
bene di dirgli che è un licantropo. Per fortuna che non gli
ha
raccontato anche che è il fidanzato di sua figlia.”
“Come
l'ha presa?”
gli chiesi in ansia.
“Bene
- sorrise Alice -
almeno non è crollato anche se è rimasto fermo
lì come se si fosse
pietrificato.” poi guardò fisso e dopo un attimo
sorrise “Sta
arrivando. Ha deciso di venire qua. Presto prepariamoci”
Il
mio telefono squillò
era Seth “Carlisle, è uscito dalla libreria. Sono
andati a
prenderlo dentro, hanno discusso un attimo e si stanno avviando
verso la Rocca. Non sembra molto in forma e lo stanno tenendo
d'occhio molto da vicino.”
“Alice
lo ha visto
nella libreria. Noi lo aspettiamo qua. Non perderlo di vista”.
Adesso
non ci restava che
aspettarlo. Sentivo Esme muoversi impaziente vicino a me ed io stesso
ero teso come una corda di violino. Volevamo vederlo e parlargli. Era
nostro figlio il più piccolo di aspetto ma il più
grande per
tutto il resto. E il nostro amore non aveva confini.
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Capitolo 30 *** Il dado è tratto ***
Allora
continuiamo a postare veloci per non rompere il ritmo.
Abbiamo lasciato Edward svenuto in mezzo alla famiglia e
adesso??
Adesso
diamo la parola a un personaggio nuovo, a un qualcuno che finora ha
sempre fatto da comparsa ma comparsa non è.
Perchè se i Cullen sono in difficoltà con
Edward non lo sono da soli...... C'è un vampiro
svenuto in un negozio!!!
Capitolo
30 - Il dado è tratto
Demetri
Era
passato più di un
quarto d'ora, e il ragazzo non era ancora uscito. Iniziavo ad essere
nervoso, Felix vicino a me sbuffava sostenendo che avevamo sbagliato,
che era pericoloso.
“Non
sta per niente
bene, Demetri. Aveva lo sguardo velato e da folle. Sai benissimo
come Aro l'ha fatto lavorare. Era stanchissimo stamattina. Non
avremmo dovuto farlo uscire e adesso dovevamo riportarlo di corsa
nella Rocca.”
Aveva
ragione, lo sapevo
ma mi faceva pena.
Io
sono una
Guardia e sono fiero di esserlo. Io ho deciso di
servire i
Signori di Volterra. Sono un vampiro, sono un segugio e sono
contento di mettere il mio essere e le mie doti al servizio dei
Volturi. Ho faticato a farmi strada, ma adesso sono nella Guardia
Reale. Certo devo prendere ordini, devo stare attento a come mi
muovo, attento a Jane e Alec due esseri spietati. Perfino di Felix
non mi posso fidare totalmente, ma... ho la mia libertà. Io
vivo la mia nuova vita, soddisfatto di essa.
Ma
non posso dimenticare
la sofferenza di Edward nelle mani di Chelsea, i suoi urli mentre
tiravamo i suoi muscoli per indebolirlo, il suo lottare per rimanere
legato ai suoi affetti.
Non
è questa la vita che
ha scelto, gliela abbiamo imposta noi. Gli abbiamo cancellato la
mente, ma non il carattere. E' l'unico vampiro che conosco, che ama
il sole , la pioggia e l'aria libera... l'unico che è felice
nel
poter salire su un albero. Mi vien da ridere se penso che passa le
ore a leggere o a sentire la musica. Non riesce nemmeno a stare fermo
e al chiuso a lungo. Non è adatto alla vita delle Guardie.
La sua
dieta e le sue abitudini mal si adattano al nostro essere vampiro. La
sua indole è stata plasmata e piegata per soddisfare Aro che
lo
usa e sfrutta fino a sfinirlo di stanchezza. E quel che è
peggio
nessuno lo riesce a capire... Ma io sì. E' assai strano che
un
vampiro abbia sentimenti nella Guardia, e io normalmente non sono
diverso dagli altri, ma mi sono affezionato a questo vampiro
così
bizzarro e a modo mio, vorrei aiutarlo ad accettare la sua nuova vita
.
Era
stato così felice
questa mattina quando gli avevamo detto che poteva uscire...
Ma
adesso stava
esagerando. Guardai Felix e gli feci un cenno. Era l'ora di andare a
riprendercelo. Gli avrei fatto una bella girata di testa e magari lo
avrei anche punito. Era una Guardia dopo tutto e noi i suoi superiori
ai quali doveva ubbidienza.
Stavamo
entrando quando
sentimmo una certa agitazione. Tendemmo le orecchie preoccuparti
“C'è
un ragazzo di là, nei bagni che sta male. Chiamate un
medico” una
signora stava gridando mentre l'agitazione si diffondeva nel negozio
“Maledizione.”
ringhiò Felix. Non c'era bisogno di vederlo per immaginare
che il
ragazzo fosse Edward.
Non
ci perdemmo d'animo.
Eravamo abituati ad intervenire nelle situazioni di emergenza.
“Largo,
sono un medico
lasciatemi passare” gridai spintonando la gente per arrivare
prima
di chiunque altro. Cosa sarebbe successo se un medico umano avesse
visitato Edward? Non volevo pensarci. “Largo fatemi
passare”
Quando
arrivai, lo vidi
sdraiato per terra. Aveva gli occhi aperti, sgranati. Non respirava,
e il suo corpo era sconvolto da dei brividi. Una signora gli stava
tenendo ferma la testa sulle sue gambe . Mi avvicinai con aria
professionale “Grazie signora, faccio io! Sono un
medico” quelli
intorno si spostarono per lasciarmi spazio mentre Felix cercava di
allontanare più curiosi possibili. Un signore di mezza
età disse
“Bisogna chiamare un ambulanza?.”
Scossi la testa, “Prima
vediamo cos'ha. Allontanatevi tutti , bisogna farlo
respirare.”
Ubbidirono.
Meno male che
gli umani sono dei creduloni, pensai. Poi osservai Edward. Sicuramente
la sua testa era andata in tilt. A parte gli occhi aperti
sembrava come quando lo portavamo in camera dopo le sedute con Aro.
Dovevo far finta di essere un medico.
Gli
presi un polso per
sentire le pulsazioni mentre con una mano gli sentivo la febbre.
“Dove l'avete trovato? Da quanto tempo è qui?
Qualcuno ha visto
cosa è successo?”
A
rispondermi fu la
signora che lo stava tenendo quando ero entrato.
“L'ho
trovato io, due
minuti prima che arrivasse lei. Non ho visto cosa è
successo. L'ho
trovato per terra in questo stato e ho dato l'allarme”
In
quel momento Felix mi
passò una coperta che la titolare del negozio aveva
recuperato.
“E
vivo?” chiese
preoccupata. Non sarebbe stata certo una buona pubblicità
per il
negozio se si fosse saputo che un ragazzo era morto in circostanze
misteriose nei suoi bagni.
“Si.”
dovevo calmare
le acque “ E' vivo. Non credo abbia niente di particolare,
probabilmente una crisi epilettica. Dovrebbe passare tra qualche
minuto. Niente di preoccupante. Potete andare ci penso io e il mio
amico”
La
scusa che avevamo
usato all'aeroporto era buona. Mi voltai un odore strano come di cane
bagnato mi aveva colpito il naso, ma non ebbi il tempo di verificare,
Edward emise un gemito chiudendo gli occhi e raggomitolandosi su se
stesso. “Tranquillo ragazzo, va tutto bene. Presto
passerà tutto.
Stai tranquillo” L'accarezzai, cercando di tranquillizzarlo.
Potevo prenderlo in braccio senza sforzo e portarlo fuori, ma avrei
attirato troppo l'attenzione meglio aspettare che fosse in grado di
alzarsi da solo. Sapevo che si sarebbe ripreso, bastava dargli un po'
di tempo. Aveva ricominciato a respirare, anche se un po' affannato,
e questo era un buon inizio.
Una
ragazza biondina e
carina mi passò un bicchiere d'acqua. “Provi a
farlo bere. In
genere serve”
No,
non sarebbe servito a molto in questo caso. Ma agli umani faceva bene e
quindi...Gli
alzai la testa piano e lo chiamai dolcemente “Ragazzo,
ragazzo.
Sveglia apri gli occhi, guardami.” Continuava a tremare, meno
male
che la coperta lo nascondeva abbastanza. Felix continuava a cercare
di allontanare i curiosi, ma qualcuno voleva vedere come andava a
finire.
“Bevi...
piano ...così” gli forzai l'acqua in gola, sapendo
che l'avrebbe vomitata più
tardi, ma incredibilmente servì.
Aprii
gli occhi, e iniziò
a tossire cercando di sputarla.
“Bravo,
calmati. Va
tutto bene.” cercai di fare breccia nella sua
mente.“Guardami,
guardami negli occhi”. Se fossimo stati soli lo avrei preso a
schiaffi per riportarlo in se, ma c'erano troppi testimoni che non
avrebbero capito e approvato.
Mi
guardò e un lampo di
lucidità gli illuminò gli occhi. “Dove
sono?” mormorò con un
filo di voce appena udibile. Tirai un sospiro. Era lucido, non in
forze ma almeno lucido.
“Mi
chiamo Demetri e
sono un medico. Ti sei sentito male nei bagni della libreria. Adesso
stai calmo un attimo e vedrai che ti riprenderai subito.” Era
una
buona spiegazione, l'importante era mantenere l'apparenza. Speravo
che capisse e stesse al gioco.
Lui
mi guardò incerto e
preoccupato “Demetri” mi chiamò
“Sono
qui ragazzo. Stai
calmo.”
“Sto
bene, posso
alzarmi?” era spaventato. Probabilmente sapeva di averla
fatta
grossa.
“No.
Non ancora. Prendi
fiato un attimo. Rilassati. Non ti lascio solo” Non volevo
che si
alzasse e poi ricadesse giù. Meglio aspettare che fosse in
grado di
uscire sulle sue gambe.
“Cosa
è successo?” gli chiesi, mi domandavo come fosse
finito nei bagni.
“Mi
sono sentito male,
la testa mi girava, avevo delle fitte fortissime, tremavo. Volevo
uscire, prendere un po' d'aria, ma devo aver sbagliato strada, non
trovavo l'uscita. E poi tutto è diventato nero e sono
crollato”
Annui,
la sua storia
reggeva anche se... non mi sembrava del tutto sincero. Ma eravamo in
pubblico. Non era certo questo il momento degli interrogatori e non
era neanche compito mio.
“Te
la senti di alzarti
adesso?” lo vidi annuire e lo aiutai. Stava in piedi
malamente e
Felix venne in suo soccorso.
“Portiamolo
fuori. Un
po' d'aria è quello che gli serve” dichiarai
deciso e
professionale.
Mentre
Felix usciva con
Edward, mi affannai a tranquillizzare tutti.
Presto
l'episodio sarebbe
stato dimenticato ma Edward, per qualche tempo avrebbe avuto il
divieto di entrare in quel negozio.
Uscii
e vidi che Edward,
stava in piedi da solo. Lo presi sotto braccio e gli sussurrai
“Hai
combinato un gran pasticcio ragazzo. Siamo tutti nei guai adesso e ci
è andata bene per un pelo. Se ci fosse stato un medico
lì
dentro, scoppiava un gran casino. Adesso andiamo, leviamoci da qua e
torniamo di corsa alla Rocca. Per oggi hai già creato fin
troppi
problemi.”
Lui
annui e per tutta la
strada stette a testa bassa e in silenzio. Scossi la testa, Felix
avrebbe fatto rapporto ad Aro e sicuramente saremmo finiti tutti
sotto processo.
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Capitolo 31 *** E ora che facciamo? ***
Ciao
a tutti e grazie a chi non si è ancora stufato di seguirmi.
Non sò
se avete notato ma avevamo lasciato Edward insieme ai Cullen in un
magazzino e invece Demetri lo ha ritrovato in un bagno. Cosa
è successo???
Lascio la parola a
Carlisle che ci racconterà cosa gli è
successo e quale drammatica decisione hanno dovuto prendere.
Un bacione a tutte
e buona lettura.
Capitolo
31 - E ora che facciamo?
Carlisle
Nessuno
di noi si
aspettava che Edward reagisse così. Tanto meno io. Se
l'avessi
saputo non l'avrei chiamato. Sembrava aver assorbito abbastanza bene
le informazioni ricevute, e non credevo che il solo vedermi lo
facesse crollare. Probabilmente avevamo esagerato. Eleazar ce
l'aveva detto di andarci piano, ma non eravamo stati in grado di
contenere la nostra gioia. Avevo fatto tanto la predica a Bella su
come bisognasse andarci con i piedi di piombo per non sconvolgerlo ed
adesso mi rendevo conto che a sbagliare eravamo stati noi. Esme
nella sua impazienza l'aveva quasi assalito ed io non ero stato da
meno. Sapevamo che era stanco e non a posto del tutto già
quando
era uscito dalla Rocca, ma non ne avevamo tenuto conto abbastanza.
Quando
crollò, non fece
in tempo a cadere per terra, Esme velocemente aveva capito cosa gli
stava succedendo e l'aveva afferrato prima che cadesse al suolo.
Seduta
per terra l'aveva
abbracciato cullandolo come un bambino piccolo. Lui era rimasto con
gli occhi aperti dilatati lo sguardo fisso su qualcosa che solo lui
vedeva mentre il suo corpo tremava. Gli andammo tutti vicino
accarezzandolo e chiamandolo dolcemente per svegliarlo. Ma non c'era
nulla da fare. L'unica reazione fu quando la sua mano
catturò il
polso di Esme, portandosi la mano di mia moglie vicino al viso.
Rimanemmo
lì indecisi su
cosa fare per almeno cinque minuti. Nessuno parlava a parte Esme che
lo chiamava dolcemente mormorandogli di stare tranquillo che lei era
lì vicino a lui. Poi il mio cellulare suonò era
Seth “Carlisle,
mandalo su. Demetri e Felix stanno iniziando a perdere la pazienza...
penso che fra poco verranno a cercarlo.” Chiusi il cellulare
con
uno scatto secco. Poi guardai la mia famiglia che aspettava una mia
decisione.
“Portiamolo
nei bagni e
lasciamolo lì. Qualcuno lo troverà e Demetri e
Felix si occuperanno
di lui”
“Sei
impazzito
Carlisle?” mi apostrofò Esme “Non
possiamo lasciarlo. Portiamolo
via con noi. Quando si sveglierà gli spiegheremo tutto.
Vedrai...
capirà!”
“Non
è questo il
problema Esme.” risposi a malincuore. Quanto mi sarebbe
piaciuto
fare come diceva lei. “Se anche lo portassimo via e lui
accettasse
chi è e ricordasse tutto...è un volturo ormai. Ha
fatto il
giuramento. Sparire sarebbe come disobbedire. Non lo perdonerebbero
mai, lo cercherebbero e lo ucciderebbero insieme a tutti noi
considerati suoi complici. E' diserzione Esme. Aro considera
pericolosa la nostra famiglia e noi gli metteremmo una scusa
perfetta per annientarci. Deve rimanere con loro, per ora. Hai
sentito stanno arrivando e non devono sospettare se vogliamo riuscire
a realizzare il nostro piano. Dobbiamo farlo trovare. Si prenderanno
cura di lui. Vedrai.!” avevo la voce rotta, carica di dolore
ma
sapevo che era l'unica strada.
Esme
e gli altri iniziarono a
protestare, nessuno se la sentiva di lasciarlo in quelle condizioni,
per fortuna che Alice venne in mio soccorso “Carlisle, ha
ragione.
Io l'ho visto. Demetri si occuperà di lui. Andrà
tutto bene.
State tranquilli.”
“Grazie
Alice” le
mormorai. Lei mi sorrise triste e sottovoce, che gli altri non
sentissero, mi disse “Ho anche visto che Felix
farà rapporto e
probabilmente lo puniranno.”
Le
sorrisi triste
“Sopravviverà anche a questo. Adesso sa che
esistiamo e che gli
vogliamo bene e siamo pronti ad aspettarlo. E' forte e lo
dimostrerà.”
Mi
sorrise mentre Emmett
e Jasper lo spostavano nei bagni dove qualcuno l'avrebbe trovato.
La
cosa più difficile fu aprirgli con gentilezza la mano per
allontanarlo da Esme. Emise un
gemito e chiamò “...mamma...”
Fu l'unica parola che lo sentimmo
mormorare, ma fu la più dirompente.
Ebbe
un effetto terribile
su di noi ghiacciando il nostro cuore freddo ma fu ancora
più
doloroso per Esme quando fui costretto ad allontanarla da suo
figlio. Non lo era biologicamente, ovviamente, ma per lei non c'era
alcuna differenza. Era distrutta. Era come quando l'avevo trovata che
aveva perso il suo bambino e provato a suicidarsi dal dolore.
Alice
mi passo vicino e
sussurrò “Stai con la mamma stasera, Carlisle, non
la lasciare, parleremo io e Jasper con Bella. Le racconteremo tutto
noi. Tu pensa ad Esme. Ha bisogno di averti vicino.”
Annui
riconoscente. Quella sera avremmo avuto due persone da consolare.
**
Erano
passati dieci
giorni e di Edward nessuna traccia. Stavamo impazzendo. Non avevamo
notizie. Sorvegliavamo notte e giorno tutta Volterra e il suo
perimetro. Ma niente. Vedevamo uscire gli altri vampiri a volte , ma
lui no, sembrava sparito nel nulla.
Iniziavamo
a scoraggiarci
e a pensare alle cose più orrende. L'avevano punito? Stava
male?
Sembrava essersi ripreso o così ci aveva detto Seth che
attirato
dalla confusione si era mischiato nella folla di curiosi e aveva
seguito, mimetizzato, i soccorsi che Demetri aveva prestato ad
Edward. Poi li aveva pedinati riferendoci che Edward era stato in
grado di camminare con le sue gambe fino alla Rocca, anche se era
palese che non stesse bene. Ma i dubbi rimanevano. Forse era
impazzito o più semplicemente non voleva più
vederci . Come
avremmo potuto biasimarlo?
Era
il non sapere che ci
logorava. Neanche Alice lo aveva più visto, solo brevi
flash, senza
alcun senso, aveva riferito.
Ero
preoccupato
soprattutto per Esme e Bella. La prima non aveva ancora assorbito
l'accaduto ed essere stata separata così da Edward, l'aveva
ferita
profondamente. La seconda si torturava di non essere riuscita ancora
a vederlo. Pensava che se ci fosse stata lei le cose sarebbero
andate diversamente, forse meglio. Non potevamo saperlo, nessuno
nemmeno Alice aveva potuto prevedere cosa sarebbe successo.
Era
notte, ed eravamo nel
nostro appartamento. Bella cullava Renesmee, la quale non ci
chiedeva mai di Edward, anche se sapevamo che era continuamente nei
suoi pensieri. Per prendere sonno infatti stringeva una sua foto
stretta, stretta al petto convinta che nessuno la vedesse. Come tutti
i bambini evitava di parlare e di chiedere per paura di sentire la
risposta sbagliata.
Io
ed Esme eravamo sul
divano. L'abbracciavo forte, mentre lei taceva con la testa
appoggiata alla mia spalla. Potevo percepire il suo dolore investirmi
come onde su uno scoglio. Io e lei non eravamo più usciti,
avevo
lasciato l'incarico di perlustrare la città ai ragazzi e ai
licantropi che instancabili continuavano nella vana ricerca.
Ero
già rassegnato a non
ricevere notizie neanche quella notte quando il cellulare
suonò.
Era
Jacob “Carlisle...”
la sua voce era tesa, nervosa qualcosa non andava. Mi tirai su di
scatto attento “Dimmi Jacob, sono io”
Un
attimo di silenzio poi
sentii la sua voce. Era strana, era decisamente preoccupato. Misi
il viva voce e gli altri si avvicinarono “Ho un problema
...” di
nuovo silenzio
“Che
succede Jacob?”
lo esortai in preda al panico. I Volturi lo avevano scoperto, era
nelle loro mani.? Tremai al solo pensiero.
“C'è
qua... vicino a
me... Edward. Ho i suoi denti sul mio collo... Dice che lo devo
accompagnare da voi altrimenti mi uccide e si beve il mio sangue
malgrado io puzzi”
Eravamo
scioccati.
Nessuno parlò.
Avevo
sentivo la sua voce
tremare. Se si trasformava, avrebbero combattuto.
“Stai
calmo Jacob, non
ti farà del male. Se avesse voluto l'avrebbe già
fatto. Digli che
ci vediamo alla porta est dentro al boschetto. Io avviso gli altri. Non
ti agitare tranquillizzalo. Stai attento”
“Va
bene ... ha sentito
… ha detto che ci vediamo là fra quindici minuti.
E... Carlisle,
gli puoi dire di levare la sua bocca dal mio collo? Non mi sento
molto tranquillo.”
“Edward
mi senti.? Non
ti agitare, non fargli del male te ne pentiresti, ti prego
ascoltami...” ma la comunicazione era già caduta.
“Andiamo”
dissi ad Esme.
“Veniamo
anche noi”
ci informò Bella con un tono che non ammetteva repliche.
“Sei
pazza Bella?
Edward è fuori di testa. Non hai sentito come ha minacciato
Jacob?
Non so cosa gli può essere successo, ma non è da
lui comportarsi
così, è pericoloso. Ricordati è un
vampiro della Guardia. Non
puoi mettere a rischio la vita di Renesmee in questo modo.”
ero
preoccupato.
“Sono
sua moglie e lei
è sua figlia. Non ci farebbe mai del male e poi voglio
vederlo.
Stavolta non rimaniamo indietro.” .
La
guardai, ed Esme mi
fece un sorriso “Ha ragione Carlisle, farei anch'io lo
stesso. Non
dobbiamo per forza dirgli o svelargli tutto, ma è giusto che
Bella
e Nessie almeno lo vedano. Resteranno nascoste almeno all'inizio e
vediamo come si comporta questa volta.”
Ero
in inferiorità e
dentro di me sapevo che avevano ragione.
“Va
bene Bella, vesti
Nessie e andiamo non abbiamo molto tempo e preferisco non farli
aspettare, erano entrambi troppo nervosi.”
Non
ci mettemmo molto ad
arrivare. Renesmee si era svegliata e adesso stava in braccio a
Bella, vestita con la testa appoggiata alla sua spalla. Le avevamo
spiegato che forse avrebbe rivisto il suo papà, ma che
doveva stare
ferma e zitta finchè non le avessimo dato il permesso di
muoversi.
Bella dolcemente le aveva anche spiegato che Edward, non stava bene e
che avrebbe anche potuto non riconoscerla. Lei aveva annuito
guardandoci con la sua aria seria. Anche se aveva solo dieci mesi,
era straordinariamente intelligente e capace.
Come
d'accordo Bella e
Renesmee si erano nascoste dietro di noi mentre io ed Esme avremmo
affrontato Edward.
Non
ci fecero aspettare
molto. Per primo spuntò Jacob. Sembrava abbastanza
tranquillo e
quando ci vide ci salutò festoso “Eccovi
qua.” poi si girò “
Ci sono già succhia-sangue, te l'avevo detto di stare
tranquillo che
ti ci avrei portato” si spostò di lato e con un
balzo in avanti
si trasformò in lupo.
Dietro
a una certa
distanza vidi Edward. Si era fermato e spostava la testa in
continuazione fra noi e il grosso lupo dal pelo rosso. Sembrava
indeciso e titubante. Era vestito con la divisa della guardia che
conoscevo assai bene, sopra l'abbigliamento impeccabile nero brillava
illuminato dalla luna il medaglione d'argento con il simbolo dei
volturi.
Portava
il cappuccio
tirato sulla testa e non riuscivo a vedere i suoi occhi, ma ne
percepivo lo sguardo su di noi. Fece due passi sempre incerto poi si
abbassò il cappuccio e ci fissò con gli occhi
ormai più neri che
gialli. “Voglio delle risposte... Devo sapere....”
la voce era
un sussurro appena accennato.
Annui
e feci per
avvicinarmi. “Fermo! Non ti avvicinare... ti
prego.” disse e
rimase in silenzio a fissarci.
Sembrava
indeciso, come
se non sapesse cosa fare, probabilmente stava studiando la
situazione. Aspettai poi decisi di rompere il silenzio. Anche noi non
sapevamo bene come comportarci o cosa dire le domande erano tante
ma una mi premeva più di tutte.
“Come
stai Edward,? Stavamo impazzendo a non avere più tue
notizie. Perché non sei più
venuto a Volterra?”
Mi
guardò, sembrava
triste. “Non ha importanza. Non ho tanto tempo. Dimmi
Carlisle...
chi sono?”
Restai
impietrito poi mi
feci coraggio e dissi “Il tuo nome era Edward Masen da umano.
Ora
fino a poco tempo fa eri e per noi lo sei sempre, Edward Cullen
appartenente al Clan di Olympia”
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Capitolo 32 *** Il processo ***
Ciao a
tutte.
Immagino vi
chiederete cosa succederà adesso e se incontrerà
Bella e Nessi. Lo scoprirete presto ma prima facciamo un
passo indietro e vediamo cosa ha spinto Edward a catturare Jacob e cosa
gli passando per il suo tenero cervelletto e soprattutto come ha
reagito sentendo il suo nome.
Vi lascio al
capitolo e vi ringrazio ancora per essere qui. A presto.
Ps: il postaggio
nella prossima settimana ritornerà normale.
Capitolo
32 - Il processo
Edward
Il
rientro nella rocca fu
veloce e silenzioso. Dopo che Demetri mi aveva portato fuori dalla
libreria, ci eravamo avviati diretti verso la Rocca . Ero talmente
stanco e sconvolto che non avevo pensato ad altro se non a mettere i
piedi uno davanti all'altro. Arrivati mi lasciarono nella mia
camera. Passai le ore successive sdraiato sul letto, tremante a
nascondere nella mia mente quello che era successo. Temevo che Aro
potesse trovarne traccia, e conoscendolo ormai bene, avevo capito
come ingannarlo e nascondergli quello che volevo.
Venne
a prendermi Jane e
con un sorrisino soddisfatto mi annunciò “Vieni,
vestiti da
Guardia e cerca di comportarti come tale. I Signori di Volterra ti
aspettano per sottoporti a giudizio”
La
segui silenzioso ed
entrammo nella sala delle udienze. Per un attimo mi mancò il
fiato, nella sala erano presenti quasi tutti i Volturi, mentre in piedi
nel
centro mi aspettavano Demetri e Felix.
Jane
mi spinse a fianco a
loro e si andò a sistemare vicino a Caius che mi guardava
con aperta
ostilità.
“Ben
arrivato Edward,
ti stavamo aspettando” Aro si era alzato e dopo avermi
salutato si
rivolse a tutti i vampiri “Amici, vi ho convocato qui
perché
questa mattina è successo un fatto grave. Queste tre Guardie
Reali
hanno rischiato di farci scoprire qui nella nostra Volterra. Siamo
quindi chiamati a sentire l'accaduto e a giudicare se siano colpevoli
o meno di tradimento emettendo una sentenza equa. Capitano Demetri
vuoi raccontarci tu, tutto l'accaduto?”
Mi
sentii pervadere da un
brivido, pensavo che sarei stato punito solo io, non che fossero
coinvolti anche i miei accompagnatori. Demetri, tranquillo e sicuro
di sé come al solito, iniziò a raccontare gli
avvenimenti di quella
mattina, senza omettere i loro dubbi sulla mia salute. Non sapevo
come erano andate le cose e rimasi sorpreso quando seppi che mi
avevano portato fuori su ordine di Aro .
Quando
tacque Aro si
rivolse a Felix “Capitano avete nulla da
aggiungere?”
“No,
nobile Aro, solo
che la nostra colpa è stata la leggerezza nel valutare la
salute di
Edward. Ma che tutti noi eravamo in buona fede”
Aro
annui e si rivolse a
me “E tu Edward, vuoi aggiungere qualcosa?”
Inghiottii
a vuoto “Si,
volevo solo prendermi la responsabilità di quanto successo.
Ho
insistito per continuare il nostro giro malgrado sapessi di non stare
bene. Non mi ero reso conto del mio stato di salute, e mi dispiace
profondamente per quello che è successo. Vi chiedo scusa e
di
perdonare Felix e Demetri. La colpa è la mia.”
“E'
assurdo! Stanno
mentendo! Non possono essersi tutti comportati così da
sciocchi.
Hanno qualche secondo fine. Chiedo che vengano puniti tutti e tre con
la massima severità” Caius non si era certo fatto
mancare
l'occasione per poter essere crudele. Aro annui “Potresti
avere
ragione Caius, ma c'è un modo per saperlo con certezza.
Demetri
avvicinati e dammi la mano” Il capitano ubbidì
senza esitazioni e
chinò la testa rabbrividendo mentre Aro gli penetrava nella
sua
mente. Quando ebbe finito non fece commenti invitando Felix a fare
altrettanto. Poi dopo aver sondato anche lui si rivolse a me
“Vieni
Edward. Avvicinati”. Feci due passi e allungai la mano come
avevano
fatto gli altri, ma Aro con un sogghigno scosse la testa.
“No,
Edward. In ginocchio davanti a me”. Voleva umiliarmi, non
c'era
infatti differenza su dove posasse le mani nell'utilizzo del suo
potere. Ubbidii senza esitazioni. Era inutile e stupido opporsi. Mi
posò le mani sulla testa e penetrò nella mia
mente. Ovviamente ero
ormai abituato a sentirlo dentro di me, per cui rimasi fermo e
tranquillo. Quando ebbe finito di rivoltare i miei ricordi di quella
mattinata si scostò da me e mi fece segno di alzarmi e
tornare al
mio posto.
“
Caius, Marcus e amici
miei, le nostre tre Guardie hanno detto la verità. La
leggerezza
nel valutare la situazione è la loro unica colpa. Ora mi
chiedo con quanta severità vadano punite ”
“Con
molta severità Aro. Non possiamo rischiare di attirare
l'attenzione, soprattutto
qui. La loro sarà pure stata una
“leggerezza” come la definisci
tu, ma poteva costarci cara e quindi vanno puniti in maniera
esemplare.” Caius era soddisfatto, potevo percepire la sua
mente
godere nell'infliggere punizioni..
“Hai
ragione Caius” affermò Aro “ma
permettimi di ricordarti che sono riusciti a
risolvere la situazione in maniera molto efficace. Di questo dobbiamo
dargliene atto. Cosa ne pensi tu Marcus?”
Marcus
aveva l'aria
annoiata come al solito, pareva quasi che non fosse stato neanche a
sentire quello che si era detto fino questo momento o almeno
così
mi era sembrato ma.....“E' una situazione particolare. Non
trovo
colpa in loro, solo superficialità. Li punirei certamente ma
non in
maniera grave, come pretende Caius. Credo che tu Aro, fratello
carissimo, saprai trovare una giusta ed equa punizione tenendo conto
che l'errore è stato dovuto alla stanchezza che noi stessi
abbiamo
causato!”
“Giusto
!” esclamò
Aro “Un po' di colpa l'abbiamo anche noi Caius, che abbiamo
stancato troppo il nostro Edward ed ordinato che uscisse. D'altronde
Felix e Demetri avevano il compito di valutare la
situazione e in questo hanno fallito e in più si sono fatti
influenzare dall'opinione di un loro sottoposto. Questo è un
fatto
grave per chi ha il grado di Capitano. Ritengo pertanto che abbiamo
bisogno di un periodo di riflessione, per cui verranno degradati e
impegnati ad fare un po' di sana guardia alle porte per un periodo di
venti giorni a partire da oggi. Poi saranno reintegrati nel loro
grado sperando che abbiano riflettuto sulla loro
responsabilità.
In
quanto a te Edward,
sono addolorato che tu abbia tutta questa voglia di uscire dalla
Rocca. Posso solo limitatamente capirlo in quanto la nostra vita di
vampiri ci mette dei limiti e non è saggio per noi
frequentare il
mondo degli umani. Ritengo pertanto che tu sconti quattro giorni di
gabbia durante i quali potrai riflettere sul giusto comportamento da
tenere. E ovviamente, visto che hai attirato troppo l'attenzione su
di te , ti sarà vietato uscire per Volterra per almeno altri
sei
mesi.”
Come
pronunciò le
sentenze, vidi Jane e Alec sorridere soddisfatti mentre Caius
sembrava imbronciato. Probabilmente per lui le punizioni erano troppo
leggere.
Rimasi
fermo e tranquillo
come Felix e Demetri anche se potevo percepire i loro pensieri
furiosi.
“Adesso
andate. Alec,
pensa tu ad assegnare i nuovi turni di guardia, mentre mia cara Jane
occupati di Edward” Aro ci congedò ed io passando
a fianco a
Felix e Demetri sussurrai “Mi spiace”. Ovviamente
non ottenni
risposta, e silenziosamente seguii la mia carceriera.
Sapevo
già quello che mi
aspettava, e non avevo paura. Quando arrivammo di fronte alla Gabbia
esitai un attimo, poi entrai.
La
porta si richiuse
dietro di me con un tonfo. Adesso ero solo e potevo liberamente
pensare alla mia famiglia. Con calma passai il lungo periodo di
prigionia a ripensare a tutto quello che era accaduto, e a tutte le
immagini che l'incontro con i miei genitori aveva richiamato alla mia
memoria.
Ero
finalmente
consapevole, che tutte le visioni spuntate fuori dal mio cervello in
questi ultimi tempi, non erano frutto della pazzia come temevo ,ma
ricordi di fatti e persone reali.!!
Cercai
di ricostruire la
mia vita e la mia famiglia ma avevo parecchi buchi, era come un
puzzle a cui mancavano ancora diverse tessere. Cosa c'entrava un
licantropo con me? E chi era il mio angelo dagli occhi marroni o
rossi che mi stava tanto a cuore.? Per non pensare alla bambina dagli
occhi cioccolato e i capelli bronzei come i miei? Adesso sapevo che
fuori per Volterra c'erano i miei fratelli e i miei genitori che mi
aspettavano. Sapevo che tutti mi amavano e sentivo la loro mancanza.
Volevo rivederli, avevo tante domande da fargli, ancora tanti buchi
da colmare. Volevo trovare il coraggio di abbracciare mia madre e
mio padre. Ma come potevo fare?
La
punizione più grande
non sarebbero stati i quattro giorni chiuso lì dentro come
tutti
pensavano ma il divieto di uscire che equivaleva a non vedere
più la
mia famiglia senza potere cercare le risposte alle mille domande che
mi giravano e torturavano la mente. Dovevo trovare un modo.
E
così passai l'ultimo
giorno a nascondere i miei sentimenti, in modo che Aro continuasse a
ignorare i miei propositi.
Quando
mi liberarono
ripresi la mia vita di prima con l'unica differenza che passavo tutto
il tempo libero dal servizio chiuso nella mia stanza. Anche il
conforto del cortile mi era stato vietato. Per fortuna avevo fatto
scorta di libri e cd, perché altrimenti sarei impazzito. Ma
ci
andai vicino ugualmente quando mi ricordai del cd che Alice mi aveva
consegnato la prima volta e lo misi nello stereo. Una dolce
musica, che sembrava una ninna-nanna suonata al pianoforte invase la
mia stanza provocandomi un dolore orrendo mentre la mia mente volava
prima in una casa, dove suonavo al pianoforte quella stessa canzone
al mio angelo dagli occhi marroni seduta vicino a me e poi in una
stanza da letto, mentre abbracciandola le cantavo la stessa melodia.
Due immagini dolcissime, due immagini che mi fecero venire voglia di
fuggire da quell'odiosa stanza. Ma non potevo ero sorvegliato ancora
più di prima. Mi sedetti sul divano sconvolto e mi ritrovai
in mano “Romeo e Giulietta”. Sapevo che era legato
in qualche
modo alla mia vita precedente e preso coraggio iniziai a leggerlo
avidamente.
In
tre giorni lo lessi
tutto, ma malgrado m'irritasse a morte non riuscii a comprendere come
fosse legato alla mia vita. Mi arrabbiavo, contro Romeo, contro la
sua stupidità, contro il fato e le possibilità,
ma non capivo il
perché. Era un altro mistero che forse sarei riuscito a
svelare più
avanti. Quando finii il libro, ne iniziai uno di biologia, ma sapevo
già tutto e lo trovai noioso da morire. Non riuscivo a
capire cosa
mi avesse spinto a comprarlo. Cosa centrava biologia con me? Sentii
anche gli altri cd che avevo comprato e quando misi su quello di
Debussy che mi aveva passato Alice, mi apparve nuovamente il mio
angelo che stavo abbracciando teneramente.
Ero
irritato, nervoso. Ogni cosa , persino il mio stupido e piccolo armadio
mi faceva venire
malinconia risvegliandomi ricordi confusi e dolcissimi allo stesso
tempo.
Erano
passati dieci
giorni dal mio processo e iniziavo a smaniare all'idea di rimanere al
chiuso ancora per tanto.
Quella
sera mi ero
preparato per andare come al solito da Aro, quando la porta si aprii
e Damiano mi chiamò tutto sorridente “Andiamo
Edward. Vieni,
sbrigati. Stasera si mangia”.
Lo
guardai allibito.
Giusto! Avevo letto qualcosa nella mente di Aro la sera prima, ma non
avevo intenzione di cibarmi di sangue umano. Evidentemente Aro ,
sperava che prima o poi cedessi perchè anche questa volta
voleva
costringermi ad assistere alla carneficina.
Quando
entrammo nella
sala, mi misi vicino alla porta. Un piano si era definito nella mia
testa. Un piano rischioso eppure questa era l'unica occasione per
fuggire a Volterra in cerca della mia famiglia.
Non
ci volle molto a
sgattaiolare fuori, durante i banchetti tutti non pensavano ad altro
che cibarsi ed io riuscii a uscire nella buia notte.
Per
prima cosa annusai
l'aria fresca e umida beandomi di quelle sensazioni che ormai mi
mancavano, poi mi avviai verso la piazza principale. Da lì
avrei
girato nella cittadella annusando e sperando d'imbattermi nei miei
fratelli.
Ad
attirare la mia
attenzione fu però l'odore di cane bagnato che mi
arrivò da dentro
un vicolo stretto. Avanzai lentamente e silenzioso come solo la mia
razza è capace di fare e notai il grosso ragazzone che avevo
visto
il primo giorno a Volterra. Il licantropo. Furtivamente mi portai
alle sue spalle poi gli saltai addosso mentre lui si girava pronto a
trasformarsi. Mi vide e si bloccò dandomi il tempo di
piombargli
alle spalle e di poggiargli i denti sul suo collo.
“Stai
zitto e fermo se
non vuoi che ti morda” gli sibilai, spaventato da quel corpo
che
tremava sotto di me.
“Edward.
Sei tu?... Ma
cosa ti prende?.... Spostati succhia-sangue” la voce di Jacob
era
tutt'altro che tranquilla e il ragazzo tremava cercando di
trattenersi dal trasformarsi.
“Zitto
licantropo. Non
so che legame ci sia tra me e te, ma penso che tu sappia dove siano i
miei genitori, o sbaglio? Portami da loro o ti stacco la testa dal
collo con un morso e bevo il tuo sangue puzzolente.”
“Certo,
certo...
Diciamo che siamo.... amici o giù di
lì...” bofonchiò mentre
tirava fuori dalla tasca un cellulare ultimo modello “Adesso
chiamo
tuo padre, e gli dico dove possiamo vederci. Ma tu allontanati, non
piace avere i denti di un vampiro attaccato al collo”
“Scordatelo,
lupo.
Quando avrai chiamato. Altrimenti potrei provare a vedere quanto
è
resistente la tua pelle”
Il
ragazzone che sapevo
chiamarsi Jacob, telefonò e sentii la voce di mio padre
darmi un
appuntamento.
Con
un gesto secco e
repentino requisii il cellulare a Jacob e chiusi la conversazione.
Poi gli intimai di precedermi, mentre mi tiravo su il cappuccio per
non farmi vedere. Stavo rischiando molto. Chissà come
avrebbe
reagito Caius a sapere che ero a spasso per Volterra in compagnia di
un licantropo. Un sorriso increspò le mie labbra mentre
seguivo il
mio cane da compagnia.
“Allora
Edward, hai
deciso finalmente di farti vivo. Eh! Non sei mai uscito di notte, e
da solo.... Perché sei solo vero?” Jacob che mi
precedeva di
diversi passi sembrava aver riacquistato la calma mentre io ero
sempre più nervoso.
“Sono
solo. Non ti
preoccupare lupo”
Si
girò a guardarmi e
rimase in silenzio, probabilmente aveva capito il mio nervosismo e
aveva paura a stuzzicarmi troppo.
Quando
vidi i miei
genitori, abbassai il cappuccio per farmi riconoscere, e rimasi
lì
fermo e indeciso su come comportarmi.
Jacob,
si era
trasformato, nel grande lupo dal pelo rossastro e io non sapevo chi
guardare. Ero affascinato da quella creatura che risvegliava in me
numerosi ricordi e nello stesso tempo volevo andare ad abbracciare i
miei genitori. Ma avevo paura di me stesso, delle mie reazioni. Non
sapevo cosa fare, non volevo crollare di nuovo..... Avevo poco tempo
e troppe domande. Anche loro stavano fermi a guardarmi, anche loro
dovevano avere timore di me o di come potevo reagire. Forse li avevo
spaventati, forse avevano deciso di non volermi più vedere
delusi
dal mio comportamento. Poi mio padre interruppe i miei pensieri
rivolgendomi una domanda che avrebbe richiesto troppo tempo nelle
spiegazioni. Il tempo ecco il mio problema. Così evitai di
rispondergli e gli porsi la più dolorosa delle mie domande.
“Chi
Sono?”. La risposta arrivò come una mazzata.
Lo
sapevo, lo sapevo già,
nel mio cuore e nella mia mente ero già consapevole di
quella
verità ma sentirmelo dire risvegliò in me una
valanga di ricordi e
sentimenti ormai dimenticati.
Stavo
crollando di nuovo,
ma non volevo, non potevo permettermelo. Arretrai e mi appoggiai a un
tronco.
“State
indietro”
ripetei quasi supplicando quando vidi che si stavano avvicinando
nuovamente. Avevo paura di quel contatto, paura di perdere la
lucidità come la prima volta. Poi mi voltai verso il lupo
per
controllare la sua posizione. Mi metteva a disagio. E quando guardai di
nuovo il volto sorridente dei miei genitori l'implorai di
spiegarmi “Che legame ha lui con me. E poi, nella mia mente,
vedo
spesso una ragazza che mi appare a volte con gli occhi nocciola e a
volte con gli occhi rossi, chi è? E perché
è così ricorrente e
importante per me? E la bambina, esiste una bambina con gli occhi
della ragazza e i capelli bronzei come i miei?”
Vidi
sorridere i miei
genitori teneramente e poi dopo una breve occhiata d'intesa si
spostarono e io la vidi.
|
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Capitolo 33 *** Spiegazioni ***
Ciao
immagino che siate ansiose di sapere cosa succederà adesso.
Come reagirà edward nel vedere sua moglie e sua figlia??
Allora non vi
faccio perdere tempo e vi lascio alla lettura dandovi appuntamento a
Venerdi.
Un bacione e
ancora grazie a tutte voi che mi leggete e mi commentate. Grazie,
grazie, grazie.
Capitolo
33 - Spiegazioni
Edward
Rimasi
lì come una
pietra. Il mio angelo dagli occhi marroni o rossi era lì che
mi
guardava.
Lei
esisteva
ed era ancora più bella di quanto ricordassi
solo che adesso
i suoi occhi erano arancione -giallo, anche se avevano la stessa
espressione e la stessa profondità di sempre. D'istinto
provai a
leggerle nella mente ma nulla. Era muta, la sua mente era silenziosa.
Mi persi a guardarla nei suoi occhi. Anche lei mi guardava come se
fossi la cosa più bella che vedesse. Mi sentivo in
imbarazzo, non
riuscivo a smettere di guardarla e di sorriderle.
Chi
era? Non
ricordavo il suo nome ma sapevo che era il mio mondo, la mia ragione
di vita.
Poi
un movimento al suo
fianco attirò la mia attenzione. Abbassai lo sguardo e la
vidi. Vidi
la bambina. Aveva gli stessi occhi marroni del mio Angelo, la stessa
profondità.
Rimasi
fermo, impietrito,
non sapevo cosa fare, cosa dire. Avevo paura che tutto svanisse, che
fosse solo un sogno.
Lei
e la bambina stavano
ferme e zitte, si limitavano a guardarmi con aria assorta.
Probabilmente avevano paura... paura di me. Fu Jacob a interrompere
la mia mente sognante “E dai Edward. Cosa aspetti.
Mica ti
mangiano. Avvicinati. Parlagli. Ma stai bene attento. Se provi a
fare loro del male ti stacco la testa a morsi. Chiaro!!”
Jacob,
non doveva preoccuparsi, non volevo fare loro del male. Come avrei
mai potuto ferire il mio angelo e la bambina? Ma non sapevo come
comportarmi. Avevo paura non di loro ma di me stesso. Se mi fossi
avvicinato ... se l'avessi toccata ... forse sarei di nuovo crollato,
e non potevo rischiare.
Ma
come potevo spiegarle che la desideravo, che volevo abbracciarla,
baciarla, farla mia, ma che la mia mente sarebbe potuta impazzire di
fronte a tanta gioia? Che avrei potuto crollare sopraffatto dalle
immagini della memoria che ritornava prepotente nella mia testa,
facendosi spazio e trascinandomi nell'oblio proprio come era successo
l'ultima volta? Mi avrebbe capito o si sarebbe spaventata e sarebbe
fuggita? Con che coraggio l'avrei chiesto qual'era il legame che
ci univa, senza offenderla? Perchè sapevo che lei era
importante, ma non riuscivo a capire. Mancavano ancora troppi pezzi del
mio
puzzle e solo lei poteva colmare i buchi della mia mente tormentata.
Iniziai
ad arretrare indeciso su cosa fare, su come comportarmi. Spaventato
da me stesso.
Poi
fu un momento.
La
bambina come mi vide indietreggiare si staccò dalla ragazza
e con
tre balzi velocissimi atterrò tra le mie braccia gridando
“Papà
non andartene via, ti prego, resta con me!!!”
In
quel momento successero varie cose in contemporanea. Con la coda
dell'occhio vidi il licantropo avanzare ringhiando preoccupato
“
Non farle del male... ti prego” , i miei
genitori fecero due
passi avanti gridando“No, Nessie.!!!!”. Il mio
angelo si porto
la mano alla bocca emettendo un singulto di terrore.
Ed io
… mi ritrovai fra le braccia quel corpicino caldo che mi
guardava
con serietà. Potevo sentire il suo sangue caldo e invitante
scorrere
nelle sue vene, il cuore battere veloce sopra il mio petto freddo e
muto. Era calda, era dolce ed io avevo sete. Ma a sconvolgermi non
era stata la sua umanità ma le sue parole
“Papà” mi aveva
chiamato papà!!! Come poteva essere possibile, lei era
umana, il
suo cuore batteva mentre io ero un vampiro, eppure ero profondamente
consapevole che lei era legata a me. Che lei in
qualche misterioso modo ... era mia!
Poi
la bimba allungò le sue manine e le posò sulla
mia testa “No,
Nessie non farlo” il grido di mio padre fu l'ultima cosa che
sentii
prima che il ricordo del mio passato invadesse con prepotenza la mia
mente. Mi mostrò tutto, da quando era nata fino a quando ero
sparito lasciandola sola. Mi mostrò la sua mamma, la mia
Bella, i
nostri baci teneri e le nostre carezze, la gioia dello stare assieme
e la paura di doverci separare quando Aro ci aveva minacciati. Mi
mostrò i miei fratelli che la viziavano, le cure dei nonni e
il suo
Jacob. Il suo amore.
Volevo
crollare, non riuscivo ad accettare tutto, a capire tutto, era troppo
... tutto assieme, ma sapevo che se l'avessi fatto avrei fatto del
male alla piccolina … alla mia bambina. Così mi
lasciai cadere
sulle ginocchia, tenendola stretta, assorbendo tutta la sua
verità. Quando levò le sue manine dal mio volto,
sbattei gli occhi e se
avessi potuto mi sarei messo a piangere.
Finalmente
avevo capito.!!!
Ero
marito e padre, figlio e fratello.
Quella
verità mi colpì levandomi il fiato e quando
riuscii a vedere di
nuovo mi trovai il mio angelo inginocchiato davanti a me. Mi guardava
preoccupata, indecisa su cosa dire o fare. Posai la bambina, che dopo
avermi dato un bacio sulla guancia corse tra le zampe del suo Jacob.
La
guardai un attimo e la vidi teneramente appoggiata a lui, poi guardai
la ragazza di fronte a me.
Non
parlava, non si muoveva, mi guardava aspettando che io dicessi o
facessi qualcosa.
Era
così bella ... Con titubanza allungai la mano e le feci una
carezza
sfiorando appena la sua guancia, avevo paura che scappasse o si
ritraesse da me. Ma lei mi sorrise, sempre senza dire nulla. Ero
perso nelle profondità dei suoi occhi, mentre l'accarezzai
nuovamente più deciso stavolta. Lei prese la mia mano e la
baciò
prima di stringersela sul petto. Volevo baciarla, ma temevo la sua
reazione. Così mi avvicinai lentamente scrutando ogni sua
espressione pronto a ritrarmi e le posai le labbra sulle sue. La
sfiorai appena, poi mi scostai per vedere come aveva reagito. Tenendo
gli occhi chiusi mi mormorò “Oh. Edward, quanto mi
sei mancato,
amore”. Le sorrisi timido “Anche tu amor
mio.” poi lentamente
le appoggiai di nuovo le mie labbra sulle sue e la baciai. Fu un
bacio veloce, ma intenso e quando feci per scostarmi, mi mise le
braccia intorno al collo e premette con decisione le sue labbra sulle
mie. Rimasi un attimo stupito e imbarazzato, poi qualcosa si ruppe
dentro di me. L'ultimo muro crollò e mi ritrovai a baciare
la mia
Bella, la persona che amavo sopra ogni altra cosa con un
intensità e
una passione che sorprese persino me.
Dopo
pochi interminabili minuti, ci staccammo e ci guardammo negli occhi,
consapevoli di esserci finalmente ritrovati. Avrei voluto correre e
ballare, ma mi limitai a guardare il nostro miracolo d'amore.
“Renesmee, bambina mia, vieni ti prego” La bimba
corse subito e
mi saltò di nuovo in braccio, mentre stringendo Bella con un
braccio
la baciavo sui capelli “Mi sei mancata piccola mia. Grazie.
Grazie
per avermi fatto ritrovare la tua mamma. Grazie per essere stata
sempre nel mio cuore.” Poi senza sforzo mi alzai, mi voltai
verso
Jacob.
“Grazie
Lupo, ora so cosa ci unisce e cosa ci divide. Ti devo molto e
soprattutto so quanto la mia Nessie ti voglia bene. Scusa per questa
sera” Lui sbuffò “Di niente
succhia-sangue, lo sai che io
sono il suo schiavo. Lei ha scelto me, non il contrario. Ci vediamo
tra poco, le lascio nelle tue mani.” e
sparì veloce nella
notte.
Io mi
ero voltato a guardare la mia Bella negli occhi, a perdermi
nuovamente dentro di essi. Volevo parlarle, farle mille domande ma
soprattutto volevo di nuovo baciarla, ma prima dovevo fare qualcosa
di altrettanto importante.
Mi
staccai da lei lasciandole Renesmee vicino e andai verso i miei
genitori che sorridenti ci guardavano silenziosi per non interrompere
quel dolce momento, poi veloce mi tuffai fra le braccia di mia madre
“Perdonami, Esme. Adesso so, adesso mi ricordo. Ti voglio
bene
mamma. Grazie, per tutto”
Lei
mi abbracciò stretto e mi baciò sulla guancia
“Sono stata
tanto in pensiero per te. Avevo paura che ti facessero del male, che
ti facessero soffrire. Ma vedo che stai abbastanza bene ... Sono
felice di averti qui, figlio mio” Mi staccai dopo
averle dato
un bacietto timido sulla guancia e guardai mio padre “Grazie,
Carlisle. Non so perché ma sei sempre stato vicino a me.
Quando ero
in difficoltà ti vedevo, sentivo la tua voce che mi dava
forza. Sono
felice di vederti, sono felice di essere qui.” l'abbracciai e
lui
silenzioso ed emozionato rispose al mio abbraccio “ Sono
felice
di poterti riabbracciare finalmente Edward. Ci sei mancato talmente
tanto... Spero che Aro non sia stato troppo severo con te.”
Annui,
ancora commosso. Non volevo raccontare niente, non ero ancora pronto a
condividere quel lungo periodo pieno d' incertezze e paura.
Mi
voltai e guardai di nuovo Bella, non desideravo altro che starle
vicino. Mia madre e mio padre si scambiarono un sorriso complice
“Bella, noi andiamo a casa. Renesmee deve andare a dormire e
penso che tu ed Edward abbiate molte cose da dirvi. Raggiungeteci
più
tardi. Vi aspettiamo insieme ai vostri fratelli.”
“No
aspetta nonna” la vocetta di Renesmee trillò
felice “Papà, mi
posso addormentare con te? Mi sei mancato così
tanto...”
Feci
un sobbalzo e adesso? Non ricordavo nulla di cosa facevo per farle
prendere sonno. L'avrei delusa e ferita. Preoccupato guardai Bella
in cerca di aiuto, ma Renesmee di nuovo con un balzo agilissimo mi
saltò in braccio. Rimasi per un attimo fermo e impacciato
mentre
lei si accoccolava tra le mie braccia.
“Mi
canti la mia ninna-nanna, papà?” mi chiese
infilando una manina
calda dentro la camicia e posandola sul mio petto ghiacciato.
La
guardai e rimasi imbambolato un attimo mentre sentivo dentro di me
rinascere profondo il legame che ci univa. Era bella e unica, ma
soprattutto sentivo che era mia figlia. Iniziai così a
passeggiare
piano, sussurrandole la ninna-nanna che mi ricordavo cantavo sempre
alla sua mamma. Per fortuna che Alice mi aveva dato quel cd da
ascoltare! L'avrei dovuta ringraziare anche per questo. Mi persi
dentro il suo visino che sereno dormiva felice e l'avrei tenuta
così
tutta la notte se non fosse intervenuta mia madre. “Sta
dormendo
Edward. Bisogna metterla nel lettino o la ghiaccerai. Ricordati che
per metà è umana. Ci pensiamo noi,
così potete stare un paio
d'ore da soli tu e Bella. Penso che ne abbiate proprio
bisogno.” Alzai lo sguardo e vidi l'amore traboccarle negli
occhi “Grazie
mamma” le sussurrai per non svegliare la piccola, mentre
gliela
passavo dopo averle dato un bacino sui suoi morbidi capelli.
Si
allontanarono tutti in un baleno, e rimanemmo soli io e Bella.
La
guardai sorridente e ancora una volta intimidito da quello che
sentivo dentro di me e che vedevo riflesso nei suoi occhi. Lei mi
venne vicino, si alzò sulla punta dei piedi e
appoggiò le sue
morbide labbra sulle mie. Il nostro bacio dapprima timido e
impacciato risvegliò in me altri ricordi mentre le nostre
mani
riprendevano confidenza con i nostri corpi. E le tensioni e le paure
svanirono nella gioia di ritrovarci dopo tanto tempo assieme mentre
ci riscoprivamo in quell'unione così perfetta che tanto ci
era
mancata.
Quando dopo un po', ci sentimmo
sazi di amore, lei appoggiò la testa alla
mia spalla e accarezzandomi il volto mi sussurrò
“Sai Edward, cercavo di non farlo vedere, ma quando sei
scomparso mi sono sentita
morire. Temevo di averti perso per sempre. E ancora adesso mi sembra
di sognare, è così bello poterti di nuovo
stringere ed abbracciare.
Finalmente mi sento di nuovo completa.”
La
guardai e mi persi ancora in quegli occhi arancioni che avevano il
potere d'incatenarmi a lei “Mi spiace che tu abbia sofferto,
amore
mio. Per diverso tempo avevo dimenticato tutto di voi. Poi ogni
tanto qualcosa suscitava dei ricordi, ma pensavo di essere pazzo.
Temevo che lavorando per Aro nel leggere le menti altrui, la mia
testa non riuscisse più a ragionare. Mi apparivate per lo
più tu
o Carlisle, ed erano quasi sempre ricordi dolcissimi che mi davano
serenità e forza. Ma alcune cose ancora adesso non riesco a
ricordarle o a collegarle con le mie visioni. Ti spiacerebbe tanto se
ti facessi alcune domande?” Gli feci la domanda sussurrando
temendo
di offenderla, ma lei scoppiò a ridere e
ricominciò a baciarmi
felice “Questo te lo ricordavi?” mi chiese. Le
restituì il
bacio con gioia mentre ridacchiando le risposi “Qualcosa
ricordavo,
ma … preferirei fare un ripasso”.
Ricominciammo da dove avevamo
finito poco prima, e dopo con dolcezza Bella cercò
di colmare tutti i pezzi mancanti del mio puzzle.
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Capitolo 34 *** In famiglia ***
Ciao a
tutte eccomi con il capitolo nuovo come promesso. E' un
pò lunghetto ma sono tante le cose che vanno dette e le
decisioni da prendere. Spero che vi piaccia e che vi emozioni un
pochetto perchè è il momento di ritornare in
famiglia...anche se...
Buona lettura
Capitolo
34 - In famiglia
Edward
“Ancora
un ultima domanda. Ma perché secondo te mi dà
così fastidio il
piccolo armadio della mia stanza.? Non riesco a capire, ma ogni volta
che lo guardo mi sembra ...inadeguato” Bella aveva risposto a
tutte le mie domande con una pazienza esemplare, sbloccando e
liberando la mia memoria. Ad alcune aveva risposto imbarazzata ad
altre felice. Solo quando le avevo chiesto la connessione con il
libro di Giulietta e Romeo, mi aveva risposto dispiaciuta nel dover
rievocare ricordi assai tristi per entrambi. Ma adesso invece di
rispondermi scoppiò a ridere. La guardai stupito non capivo
il
perché di tanta ilarità. Continuando a
sghignazzare mi rispose
“Alice... E' tutta colpa di Alice. Ha la mania dei vestiti. E
perseguita tutta la famiglia fornendoci armadi immensi strapieni di
vestiti che non mettiamo. Probabilmente ti mancava la
scelta...” e
continuò a ridere.
La
guardai stupito e imbarazzato mentre nelle mia mente affioravano
ricordi di discussioni immense con la mia cara sorella. Iniziai a
sorridere immaginandomi i volturi vestiti da Alice. Poi guardai Bella
ridere e non potei fare a meno di baciarla di nuovo. Era
così
stupenda quando rideva! Lei mi restituì il bacio e non ci
saremmo
fermati lì se il suo cellulare non avesse iniziato a
squillare. Con
un sospiro si stacco da me e guardò chi aveva osato
disturbarci.
“Ma
guarda un po', parli del gatto e ne spunta la coda. E' Alice”
con
un sospiro e un sorriso rispose al telefono “Ciao Alice, cosa
c'è?”
“E
me lo chiedi? Nessuno aveva il coraggio di chiamarvi, ma il tempo
passa e vorremmo tutti salutare Edward. Inoltre ci sono un po' di
cose su cui discutere e … vi stiamo
aspettando”
Abbracciato a
Bella sentì la voce squillante di mia sorella e mi misi a
sghignazzare mentre prendevo il cellulare dalle sue mani
“Alice,
sono Edward. Volevo dirti che sei proprio terribile come mi
ricordavo.”
Rimase un attimo interdetta poi ridendo mi rispose
“Edward, sei sempre il solito. Che ne diresti di smetterla di
dedicarti solo a Bella e di venire a salutarci?”
“Ok,
arriviamo. A dopo Alice” e con un sospiro chiusi il
cellulare.
“Temo che abbiano proprio ragione Bella. E' ora di andare, il
tempo
scorre ed io non ne ho più tanto”
La
guardai e per un attimo mi persi nuovamente nei suoi occhi. Era
pensierosa ma non riuscivo a capire cosa le stesse girando per la
testa “Dimmi Bella a cosa stai pensando?” Non mi
ero ancora
abituato all'idea di non poterle leggere nella mente come a tutti gli
altri.
Mi
sorrise e si alzò in piedi ripulendosi i vestiti dalla terra
e dalle
foglie.
“Che
vorrei strozzare Alice!!” rispose.
Stava
mentendo, era sempre stata una pessima bugiarda, ma non ebbi il
coraggio d'indagare ulteriormente, per cui feci finta di niente e
alzandomi la presi per mano “Portami a casa Bella. Andiamo ad
accontentare quel folletto appiccicoso”
Quando
varcai la soglia dell'appartamento dei miei, vi trovai tutti
radunati, ma non feci neanche in tempo a fare due passi che mi
trovai Alice fra le braccia.
“Oh
Edward. Finalmente, sono così felice di rivederti. Posso
abbracciarti vero?”
Scoppiai
a ridere “Direi di sì, visto che l'hai
già fatto” e con una
mano le scompigliai i capelli corti e neri.
“ Bentornato
fratellino” Jasper si avvicinò e mi mise un
braccio sulla spalla
mentre staccava Alice da me “Dai, Alice lascialo
respirare”
Sorrisi
“Grazie ragazzi.” ero commosso e non sapevo come
esprimere la
gioia di essere di nuovo con loro.
“Ehi
Edward, mi riconosci adesso?” mi chiese ridendo Emmett.
“Lo sai
che mi hai fatto perdere la scommessa con Jasper?”
Lo
guardai stupito, a che scommessa si riferiva?
Scuotendo
la testa Jasper mi spiegò “Emmett sosteneva che tu
non avevi
riconosciuto me e Alice, perché non ci sapevamo fare ma che
sarebbe
andata diversamente con lui e Rose”
“E
dai, non dirmi che dalla fontana non ci hai riconosciuti. Hai fatto
la faccia stupita solo per ingannare le tue guardie vero?”
Emmett
non si dava per vinto.
“Veramente,
Emmett. Mi sono fermato a guardarvi solo
perché......” non volevo
dirgli la verità, così decisi di far felice
Rosalie “Ti stavo
invidiando la ragazza. Mi spiace ammetterlo... ma stavo ammirando
Rose.” Scoppiarono tutti a ridere, mentre Rosalie si
avvicinò e mi
fece una carezza sulla testa “Finalmente. Sono ottant'anni
che
aspetto che tu l'ammetta.”. L'abbracciai “Non ti
vantare troppo
sorellina. E non farci l'abitudine.” Mi restituì
l'abbraccio e si
scostò per lasciare il posto ad Emmett che mi
stritolò fra le sue
braccia. “ Peccato. Speravo proprio di aver fregato
Jasper” .
Quando si scostò ebbi la possibilità di vederli
tutti e il mio
sguardo cadde su un ragazzino giovane che non ricordavo di aver mai
visto. Lui mi sorrise “Ciao Edward.”.
Poi
capii, era un altro licantropo. Assomigliava troppo a Jacob come
odore e il suo cuore batteva caldo. Ma quanti licantropi frequentava
la mia famiglia? Jacob doveva aver notato la mia espressione incerta
perché si affannò a chiamarmi mentalmente per non
offenderlo
“Edward. E' Seth. Appartiene al mio branco e ti ha
aiutato
contro Victoria nella radura. Ti ricordi?”
Ma
certo... adesso ricordavo...quasi. “Ciao Seth. Non mi
aspettavo di
vederti qui” mi giustificai.
“Figurati,
non potevo certo lasciare un amico nelle mani dei cattivoni.”
mi
rispose disinvolto.
Mi
guardai intorno e vidi tutta la mia famiglia e i miei amici che mi
guardavano sorridenti e felici. La tensione e l'emozione della nottata
mi crollarono addosso tutte assieme e mi sentii girare la
testa. Probabilmente sarei caduto per terra se Jasper a fianco a me
non si fosse accorto del mio stato d'animo e non avesse allungato le
braccia per prendermi al volo.
“Edward. Va tutto
bene. Vieni siediti, devi essere stanco” Jasper mi
afferrò per un braccio e mi fece sedere sul divano
lì vicino,
mentre con il suo potere cercava di tranquillizzarmi. Quando abbassai
gli occhi prendendo un respiro profondo per cercare di calmarmi e
rimanere lucido, il mio sguardo cadde sul suo polso. Portava un
bracciale di cuoio su cui era fissato uno strano stemma in argento,
riportante un leone, una mano e un trifoglio.
“Cos'è questo
bracciale Jasper?” gli chiesi tremando, ricordavo di averne
posseduto uno anch'io che Aro mi aveva strappato subito dopo il
giuramento. Jasper sembrava imbarazzato e si voltò a
guardare
Carlisle “E' il simbolo della nostra famiglia Edward. Tutti
noi ne
portiamo uno addosso.” mi spiegò mio padre. Alzai
la testa a
guardarlo “Anch'io ne avevo uno come Jasper?”
chiesi emozionato.
“Si Edward.” mi rispose Esme “Voi ragazzi
avete tutti lo stesso
bracciale.” poi si frugò in tasca e mi porse un
bracciale identico
a quello di Jasper ed Emmett “Questo è il tuo. Aro
c'è l'ha
mandato qualche tempo fa”
L'osservai
di nuovo emozionatissimo mentre mi dimenticavo di respirare.
“Adesso
ricordo, mamma. Ma vorrei che lo tenessi ancora tu. Fra poco devo
rientrare e non vorrei aggiungere altri motivi di punizione a quelli
che già mi aspettano” e gli allungai di nuovo il
braccialetto.
“Cosa
vuoi dire Edward? Non hai ricevuto il permesso di uscire?” la
preoccupazione era evidente nella voce di Carlisle.
“No.
Per la verità sono scappato. Loro non sanno che sono qui. O
almeno
lo spero.”
“Come
scappato? Non potevi aspettare di uscire di nuovo per Volterra, come
l'altra volta?” adesso erano chiaramente tutti agitati.
Scossi
la testa dispiaciuto. Dovevo spiegargli come stavano le cose, anche
se ne avrei fatto volentieri a meno. Non avevo il coraggio di
guardarli, e così tenendo la testa bassa iniziai a raccontare
“Dopo
il guaio che ho combinato nella libreria, mi hanno messo in
punizione. Ma soprattutto Aro mi ha proibito di uscire per Volterra
per altri sei mesi. Io non potevo resistere tanto tempo senza
vedervi di nuovo così ho approfittato che stasera
è arrivato un
gruppo di turisti e... sono particolarmente distratti quando
accade.”
“Sei
impazzito Edward? Adesso se torni, ti metteranno in
punizione!”
la voce di Esme era terrorizzata.
Dovevo
calmarla “Non ti preoccupare mamma. Mi hanno già
messo in
punizione altre volte. Basta che mi faccia trovare prima dell'alba e
non mi succederà nulla di troppo grave”
“Devi
proprio rientrare?” Bella aveva la voce rotta dall'ansia.
Avrei
voluto dirle che potevo restare, che sarei restato con lei per
l'eternità, ma il medaglione brillante che pendeva dal mio
collo,
era la testimonianza del mio odioso destino.
“Ho
fatto un giuramento Bella. Mi odio per questo, ma ormai la mia vita
è
segnata per sempre.
Vorrei
restare con te... con voi... ma... sono legato a Volterra per
l'eternità” Mi nascosi il volto fra le mani, e se
avessi potuto
mi sarei messo a piangere.
Silenzio,
nessuno parlava, erano rimasti impietriti.
“Lo
sapevamo Edward. E nessuno te ne fa una colpa. Sappiamo che il
giuramento è infrangibile. Siamo solo preoccupati per te.
Non
vogliamo che ti facciano del male. Ma c'è una speranza
figlio mio” A parlare era stato Carlisle che si era messo in
ginocchio davanti
a me e mi aveva levato le mani dal viso costringendomi a guardarlo
negli occhi.
“Edward,
figliolo, non ti scoraggiare. Sappiamo che vorresti rimanere con noi.
Sappiamo tutti quanto ami Bella e Renesmee, ed è per questo
che
abbiamo un piano. Ma devi essere tu a realizzarlo. Non sarà
facile e
anzi sarà assai pericoloso per te! Ma la scelta è
tua. Se non te
la senti, noi spariremo da qua e tu potrai continuare nella Guardia,
e magari venirci a trovare quando Aro te lo permetterà.
Nessuno te
ne farà una colpa, e noi ci adegueremo e capiremo. Te lo
prometto
Edward.”
Lo
stavo guardando negli occhi incredulo, come poteva pensare che
rifiutassi una possibilità di spezzare il giuramento? Avrei
fatto
qualsiasi cosa per tornare da loro, sarei morto piuttosto che servire
i Signori di Volterra per l'eternità. Se c'era una strada
l'avrei
seguita, non importava se fosse stata dolorosa o pericolosa.
“Dimmi
padre. Cosa posso fare per avere la mia libertà?”
“No
Carlisle. Non dirglielo. Gli faranno del male. Non voglio che soffra,
ti prego. Io e Nessie possiamo farcela... No Edward ti prego
è
troppo pericoloso” Bella mi aveva abbracciato stringendomi
stretto a lei come per impedire che mi allontanassi.
La
guardai incredulo. “Bella, se c'è una
possibilità, io devo
seguirla. Io impazzisco a stare là. Non è la mia
vita, non è la
vita che voglio. Anche se tu fossi forte e coraggiosa, anche se
rinunciassi al mio amore, io lotterei lo stesso per tornare libero. Ti
prego, se mi ami, lascia almeno che io possa sapere e
tentare.”
“E'
giusto Bella. La scelta deve essere sua. Il nostro compito era di
metterlo in grado di decidere. Adesso la decisione deve essere
sua”
Esme si era alzata e aveva abbracciato Bella “Lascia che
Carlisle
gli spieghi come possa liberarsi dal giuramento”
Bella
mi guardò un attimo poi si alzò e uscì
dalla porta.
Mio
padre la guardò stupito poi torno a fissarmi
“Ascolta, tu non
puoi rompere il giuramento. Non è nelle tue
possibilità. Ma loro
possono... per così dire... mandarti in
“congedo”. A volte
capita che qualche vampiro dia troppi problemi all'interno della
Guardia, e poiché non possono ucciderlo, vincolati dal loro
stesso
regolamento, decidano di allontanarlo, rinunciando ai suoi
servigi.”
“Mi
stai dicendo, che se mi comporto male, Aro potrebbe stufarsi e
mandarmi via?”
“Più
o meno. Ma c'è un grosso pericolo Edward, potrebbero invece
decidere
di piegarti con la forza a furia di castighi e punizioni. Otterresti
così solo di renderti impossibile la vita lì
dentro.”
“Bhe,
per questo, ci sono abituato. Diciamo che non sono una Guardia
esemplare” Cercai di scherzare per alleggerire la tensione.
“Alice”
il grido di Jasper attirò la nostra attenzione. La mia cara
sorellina era caduta in trance. Entrai d'istinto nella sua mente,
esattamente come facevamo prima del mio rapimento. “Edward,
guarda. Aro è arrabbiato ed ha inviato Demetri ed altri
vampiri a
cercarti. Fra un ora saranno qua”
“Grazie
Alice. Devo andare. Demetri mi sta cercando. E non voglio che vi
trovi. Gli andrò incontro.”
Si
voltarono a guardarmi, stavolta tristi e preoccupati.
“Edward,
stai attento. Se vedi che ti puniscono troppo, se non ce la fai...
Desisti. Troveremo un altro modo per riportarti a casa. Promettimelo,
ti prego”
“Certamente
mamma. Stai tranquilla.” Le sfiorai la testa con un bacio
mentre
accarezzavo Alice sulla testa. “Fate tutti i bravi, mi
raccomando.
Emmett, Jasper, niente colpi di testa. Sono tanti e
pericolosi.”
Poi
mi voltai verso Rosalie che si era avvicinata ad Emmett “Mi
raccomando Rose, tieni a bada Emmett”
“Ci
puoi contare. A presto Edward. Sono sicura che con il caratteraccio
che hai, Aro si stuferà presto di te”
“Lo
credo anch'io. Mamma, Papà, vi chiedo di prendervi cura di
Bella e
di Nessie. Spero che capiranno...” Mi alzai e feci per
voltarmi ed
uscire quando Jacob mi chiamò “Edward, io e Seth
ti accompagniamo.
Con il nostro odore confonderemo le tracce in modo che non ci trovino
se decidessero di controllare dove sei andato.”
Sorrisi
triste “Grazie Jacob. Ottima idea.” poi mi voltai
verso Alice che Jasper abbracciava teneramente. “Alice un
ultima cosa. C'è Jane
con loro?”
“No
Edward. Che io conosca c'è solo Demetri.”
Sospirai
di sollievo, Jane mi terrorizzava, mentre sapevo che Demetri non mi
avrebbe fatto nulla se gli avessi obbedito.
Senza
una parola e senza voltarmi, era troppo doloroso vederli tristi, mi
allontanai seguito da Jacob e Seth.
Non
andai molto lontano che mi sentii chiamare “Edward
aspetta.”
Era
Bella, mi voltai e la vidi correre verso di me.
“Perdonami,
amore. Sono sempre stata un egoista. Non pensavo a quanto devi stare
male tu ...chiuso in quella fortezza. Promettimi solo di non fare
scemate. Ti aspetterò, Edward, anche per tutta
l'eternità se sarà
necessario”
La
guardai teneramente, e la baciai con dolcezza. Chissà se o
fra
quanto avrei potuto baciarla di nuovo “Starò
attento te lo
prometto. Ma non resterò al loro servizio. Ti amo Bella, e
prima o
poi riuscirò a tornare da te o morirò nel
tentativo. Abbi cura di
Nessie e dille che mi manca tanto, sii forte anche per lei”
Poi
la baciai sulla testa e mi allontanai senza voltarmi conscio della
presenza dei due licantropi alle mie spalle.
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Capitolo 35 *** Voglio la mia libertà ***
Ciao a
tutte. Abbiamo lasciato eddino consapevole di chi sia e pronto a
battersi per tornare a casa. Ma cosa lo aspetta a Volterra??? Non vi
faccio perdere tempo e dopo avervi ringraziato ancora una volta vi
lascio al nuovo capitolo...
Un bacio a tutte
♥ ♥♥
Capitolo
35 - “Voglio la mia
libertà”
Edward
Quando
arrivai nel
boschetto dove mi ero incontrato con i miei genitori e con Bella,
salutai Seth e Jacob, ringraziandoli e affidando loro la mia
famiglia.
Poi
salii su un ramo
basso e mi accucciai annusando e aspettando di vedere apparire le
Guardie mandate a cercarmi.
Aspettai
un quarto d'ora
quando sbucò Demetri seguito da quattro guardie che non
conoscevo. Annusava l'aria intorno a lui circospetto. Poi si
fermò, alzo la
testa sorridendo e disse “Bentrovato Edward”
“Demetri”
gli
risposi.
“Vieni
giù da bravo e
torniamo a casa o devo venirti a prendere io?”
“Scendo.
Non voglio
guai” risposi saltando a un metro da lui “Andiamo,
riportami a
casa”
“Perchè
Edward? Aro
è inferocito con te! Ti darà una bella punizione.
Vorrei proprio
sapere cosa ti è girato per la testa”
Alzai
le spalle. “ Ho
provato ad andare a caccia, ma qui non c'è niente di
commestibile”
mi sembrava una buona scusa, che potesse reggere. In fin dei conti
avevo sul serio sete, anche se potevo resistere ancora qualche giorno
senza problemi.
“Questo
non ti basterà a giustificarti agli occhi di Aro. Preparati
ragazzo
mio”
Lo
sapevo. Non mi aveva detto niente di nuovo.
Prosegui
in silenzio, accerchiato dai miei accompagnatori. Forse avevano paura
che fuggissi. Che sciocchi se avessi voluto gli avrei reso la vita
difficile. Ma sarebbe stato peggio per me, invece così
speravo di
cavarmela abbastanza bene.
Che
le cose si mettessero male lo capii quando invece di portarmi in
camera o a giudizio davanti alla corte fui accompagnato direttamente
nello studio di Aro.
“Bentornato
Edward” mi salutò Aro, che seduto dietro un
impotente scrivania mi
osservava accigliato. “Mi hai deluso ragazzo... Molto
deluso... Sono stato comprensivo con te, ho cercato di capirti e per
così
dire…viziarti. Ma tu ...mi hai reso le cose difficili. Non
puoi
pretendere di infrangere le regole come se niente fosse. Correggimi o
ti era stato proibito di uscire dalla Rocca?”
Annui
“Avevo il divieto di uscire per Volterra. Ma io sono andato
fuori
città a cercare qualcosa per nutrirmi” risposi in
apparenza
tranquillo.
“Queste
sono sottigliezze. Non avevi il permesso di allontanarti. Eppure lo
hai fatto. Sei già stato punito per questo, e a quanto pare
non è
servito a nulla. Cosa devo fare con te?”
Era
una domanda teorica, avevo letto nella sua mente che sapeva benissimo
cosa fare.
“Non
sono scappato Aro. Sarei ritornato prima dell'alba, se non fosse
arrivato Demetri” non sarebbe servita a molto come difesa, ma
dovevo provare a rabbonirlo.
“Vedo
dai tuoi occhi che non è servita a nulla, la tua...
scappatella”
“In
effetti no. Non c'era nulla di appetitoso”
“Già.
Ma così non va bene. L'altra volta ti ho accontentato ma
è stata
l'ultima. Non ti sarà più permesso cibarti di
sangue animale.
Dovrai conformarti alle nostre regole. A tutte le
nostre
regole, d'ora in poi.” Si era alzato e avvicinato sorridendo
soddisfatto.
Mi
sentii mancare. Non volevo cibarmi di sangue umano. Non potevo farlo
e non l'avrei fatto.
“Mi
spiace Aro, ma non intendo uccidere uomini” risposi
guardandolo
negli occhi.
“D'ora
in poi per te sono il tuo Signore, non scordartelo.” e mentre
mi
rimproverava con voce dolce mi schiaffeggiò con violenza.
“Le cose
sono cambiate Edward, e adesso devi cambiare tu! Non mangerai altro e
quando la tua sete ti tormenterà vedrai che non
avrà più
importanza la fonte del cibo.” Rimasi fermo mentre Aro
iniziò a
girarmi attorno. “Santiago chiamami Jane e Alec”
ordinò secco.
“Vedi
Edward, non posso non punirti. Credimi mi dispiace, ma te la sei
proprio voluta”
“Mio
Signore” mormorai fissandolo negli occhi e raddrizzando le
spalle
“Vi chiedo di esonerarmi dal servizio. So che ne avete la
possibilità. Lasciatemi andare, …vi
prego”.
Entrai
veloce nella sua mente per vedere la reazione alla mia supplica.
Che
cosa? Ma cosa
crede di ottenere? Ha fatto troppo presto a liberarsi dal
condizionamento di Chelsea. Non lo lascerò mai andare, ha
giurato e piuttosto morirà se non intende piegarsi alle
nostre leggi.
“Sono
pronto, mio Signore Aro, non accetterò mai i vostri
regolamenti,
voglio la mia libertà”
“La
tua richiesta è respinta.” sibilò
furioso.
In
quel momento entrarono i due gemelli
“Ci
hai chiamato Aro?” chiese Alec con la sua vocina da bambino
“Si,
Alec. Ho bisogno dei vostri servigi. Abbiamo una Guardia
indisciplinata da punire. Jane, cara, vuoi iniziare?”
Non
feci in tempo a girarmi per guardarla o per ribellarmi che un dolore
fortissimo mi fece accasciare sul pavimento. Non volevo dargliela
vinta, e quindi strinsi i denti per non urlare.
Il
dolore cessò e cercai di tirarmi in piedi.
“Edward,
sei coraggioso, ma non serve a niente. Jane carissima, colpisci
ancora”
Mi
ritrovai di nuovo a rotolarmi per terra, ma stavolta non riuscii a
trattenermi dall'urlare dal dolore. Mi sentivo morire, non riuscivo
più a sopportare quel fuoco che mi penetrava nelle ossa e
iniziai a
implorare Jane di smetterla.
Aro
alzò una mano e Jane smise di colpirmi guardandomi
sorridente.
“Se
vuoi che il male finisca, mi devi promettere di non allontanarti
più
dalla Rocca senza permesso. Devi darmi la tua parola Edward.”
Ero
per terra rannicchiato, con la mente ancora confusa dal dolore, ma
trovai la forza di sussurrare “Hai la mia parola, mio
Signore... Non mi allontanerò più senza
permesso... Ma non mi fare più
colpire da Jane...ti prego”
“Bene
Edward. So che sei un vampiro di parola, e quindi accetto la tua
promessa. Jane cara, basta per ora. Accompagna Edward alla gabbia,
penso che cinque giorni siano sufficienti a riflettere sulla sua
richiesta assurda.”
Mentre
ci avviavamo nel corridoio, ripensai con panico alla sua intenzione
di farmi bere sangue umano. Avevo già fame, e sapevo che per
altri
dieci giorni non mi avrebbero chiesto di cibarmi e quindi magari nel
frattempo sarei riuscito a procacciarmi qualcosa senza infrangere la
mia parola.
Quando
arrivai con un sospiro entrai all'interno della Gabbia. “Sei
di
nuovo a casa Edward. Non abbiamo mai usato così tanto la
Gabbia
da quando ci sei tu con noi!” Sghignazzò Alec e
con un tonfo la
porta si chiuse alle mie spalle.
Ormai
ci avevo fatto l'abitudine e i cinque giorni mi pesarono ma riuscii a
sopportarli abbastanza bene. Passai tutto il tempo a rievocare i
ricordi della mia famiglia e dei dolci momenti passati con Bella.
Quanto mi mancava! Mi sentivo impazzire dalla nostalgia, ma dovevo
avere pazienza. Non avrei mollato facilmente e Aro si sarebbe stufato
di me, presto.
Quando
mi tirarono fuori assieme a Jane c'erano anche Alec e Felix.
“Bene,
bene, a quanto pare riesci a stare in piedi” mi
apostrofò Jane,
quando con fatica mi tirai su facendo forza con le braccia sulla
parete.
“Felix,
bloccalo” ordinò secca.
Non
capivo cosa volesse ancora da me e lasciai che Felix mi afferrasse
per le braccia immobilizzandomi senza opporre resistenza.
Quando
fu sicura che non potessi muovermi Jane mi osservò divertita
e con
malignità mi disse “Con Aro abbiamo pensato, che
tu abbia fame e che quindi cercherai di nutrirti a modo tuo prima del
pasto
ufficiale. E questo non lo possiamo permettere, devi arrivare
affamato in modo che il tuo istinto ti faccia partecipare al
banchetto. E quindi sarà opportuno per te nei prossimi
giorni
indossare il morso.” La guardai allarmato. Mi ricordavo
quanto
facesse male, e non sopportavo l'idea di portarlo per dieci e
più
giorni. Tesi i muscoli pronto a sfruttare un minimo cedimento di
Felix, ma non ne ebbi l'opportunità perchè Alec
mi colpì con il
suo potere, mandandomi nel suo limbo dove persi qualsiasi percezione
del mondo esterno.
Quando
finalmente fui libero dal suo potere mi resi conto che mi avevano
portato nella mia camera.
Con
orrore portai la mia mano alla bocca e mi resi conto che mi avevano
messo il morso. Mi dava fastidio e se provavo a parlare o a mordere
mi ferivo la bocca. Con forza provai a sfilarmelo, ma ovviamente era
legato in maniera tale che riuscii solo a farmi del male. Per un
attimo fui invaso dall'odio più profondo e la mia bocca si
riempì
di veleno. Un fastidio in più dal momento che ingoiarlo mi
faceva
male e sputarlo era impossibile. Dovevo calmarmi altrimenti avrei
solo peggiorato la mia condizione.
Sapevo
che Aro avrebbe cercato di piegarmi al suo volere, ma non credevo che
sarebbe giunto a tanto. Mi alzai e mi guardai intorno allibito. Era
sparito tutto, i libri, i cd e i dvd. La camera era vuota solo
l'armadio, il letto e il divano erano rimasti identici. Era ovvio,
ai Volturi non interessava leggere o altro. Vivevano solo per servire
i Signori di Volterra e quando non avevano servizi da svolgere erano
liberi di passeggiare indisturbati nella Rocca. Ma a me quel
privilegio non era concesso, e adesso per punizione mi avevano levato
anche gli unici passatempo che avevo.
Mi
sedetti per terra, intristito ed annoiato. Avrei dovuto imparare a
conviverci con la noia, ma forse presto sarei stato di nuovo libero.
Quando
la porta si apri vidi Demetri entrare “Andiamo Edward, Aro ti
aspetta per lavorare”
Mi
tirai su ubbidiente e lo vidi sobbalzare alla mia vista. “Ma
cosa...” poi scuotendo la testa mi fece strada.
Mentre
passavamo per i corridoi mi tirai su il cappuccio, molti infatti mi
guardavano incuriositi e la cosa m'innervosiva.
“Eccoti
finalmente Edward. Abbiamo parecchio lavoro da fare ragazzo.”
Aro
mi salutò cordiale mentre lo incenerivo con lo sguardo.
“Non fare
quella faccia Edward, è per il tuo bene. Vedrai che quando
assaggerai il sangue umano lo troverai di tuo gradimento.”
sorrise
compiaciuto.
Mi
avvicinai a lui e gli toccai deciso una mano per fargli leggere i
miei pensieri dal momento che non potevo rispondergli. “Non
intendo ubbidire, mio signore Aro. Mi sono già nutrito in
passato di
sangue umano, conosco il suo gusto, e non rimpiango la mia scelta
alimentare. Non accetterò mai di uccidere degli uomini per
nutrirmi. So dominare il mio istinto e non cederò ad
esso”
Mi
sorrise “Vedremo Edward, vedremo..... Per adesso preparati
hai del
lavoro da fare e ti consiglio di farlo bene, non vorrei essere
costretto a farti dell'altro male, ragazzo”
Mi
inginocchiai vicino a lui. No, non era il caso di sfidarlo anche su
questo fronte. Presi un bel respiro e chinai la testa mentre sentivo
la sua mano accarezzarmi i capelli.
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Capitolo 36 *** Con il fiato sospeso ***
Ciao so
che siete in pensiero per Edward ma lo lasciamo un attimo a Volterra
per trasferirci a casa Cullen. Come staranno vivendo loro la
separazione da Edward???
Non voglio farvi
perdere tempo e ringraziando tutte per l'affetto vi lascio al nuovo
capitolo. Un bacio Pulla
♥♥♥♥
Capitolo
36 - Con il fiato sospeso
Carlisle
Quando
Edward, si era allontanato un velo di tristezza era sceso su di noi.
Sapevo che avrebbe sfidato Aro, a qualsiasi costo. Lo conoscevo da
tanto tempo ormai e sapevo quanta determinazione si nascondeva in
quel corpo da diciassettenne.
Edward,
mi aveva dimostrato più di una volta la sua
capacità di ribellarsi
incurante delle conseguenze. Tanto grande era il suo cuore, quanto
grande la sua capacità di raggiungere l'obiettivo
prefissato.
Ricordavo con chiarezza quanto avesse sofferto quando aveva deciso di
lasciare Bella, convinto di farlo per il bene della ragazza, e con
quanta determinazione si era auto-imposto di non cercarla
più,
malgrado in casa lo spingessimo tutti a cedere da quell'assurda
posizione e lui si crogiolasse nel dolore in continuazione.
Anche
stavolta sarebbe andata nella stessa direzione. Aro avrebbe potuto
punirlo, castigarlo, umiliarlo ma alla fine Edward avrebbe vinto... o
sarebbe morto.
Per
ora il nostro problema più grosso era quello di non sapere
come
stava. Ci domandavamo se l'avevano punito per la sua fuga, sembrava
spaventato da Jane ed ero pronto a scommettere che quella vampira
sadica avesse più volte fatto del male al mio ragazzo.
Come
era uscito, avevo consolato Esme, poi ero andato a cercare Bella.
L'avevo trovata seduta sotto un albero con gli occhi fissi sulla
città buia di Volterra che potevamo scorgere in lontananza.
“Edward,
aveva il diritto di sapere” mi giustificai “non
poteva rimanere
con noi. Sarebbe stato troppo pericoloso per tutti.”
Lei
annui senza distogliere gli occhi dalla città “Lo
so. Gli ho
chiesto scusa, ma sapere che è nelle loro mani, che
pagherà cara la
sua fuga è una tortura per me. Mi manca e sono in pensiero
per lui”
“Lo
so Bella. Anche noi stiamo male per questo. Ma era indispensabile che
lui ricordasse chi era e che capisse che ha una via di fuga anche se
questo lo porterà a soffrire. Ho visto popoli farsi
annientare nel
tentativo di liberarsi dagli invasori, ho visto schiavi farsi
torturare e uccidere piuttosto che accettare la loro condizione. E'
nella natura umana Bella cercare sempre di essere il più
liberi
possibile. Ed Edward, essendo stato a lungo con te umana è
quello
che ha risvegliato più di tutti noi i suoi istinti
ormai
assopiti. Non
fraintendermi è un bene, ma ha sempre avuto un carattere
ribelle e
forte, e certamente questo Aro non se l'aspettava.
Io
sono stato a lungo con loro e le Guardie sono abituate ad accettare
tutto senza discutere, senza compromessi, felici di quello che sono,
senza più traccia della loro umanità.”
“Credi
che lo lascerà andare alla fine ? Cederà mai Aro
o preferirà
ucciderlo piuttosto che rendergli la sua libertà?”
“Credo
che proverà a piegarlo Bella. Ha desiderato a lungo il suo
potere,
e non lo lascerà andare a meno che non ne sia costretto. Ma
non è
semplice nemmeno per lui. Esasperare Edward, lo porterà
soltanto a
ribellarsi di più. L'unica cosa di cui purtroppo sono
convinto che i
prossimi giorni non avremo più sue notizie e che la sua
lotta lo
porterà ad affrontare sofferenze. Ma sono fiducioso,
altrimenti non
gli avrei mai dato una falsa speranza. Gli voglio bene Bella
è mio
figlio, anche se non biologicamente, e voglio la sua
felicità più
di ogni altra cosa. Tu sei mamma, e puoi capire quanto l'amore per
un figlio può essere grande e profondo.
Ma
adesso vieni, dobbiamo restare uniti. Continueremo a sorvegliare
Volterra, e a sperare. Altro, purtroppo, non possiamo fare. Adesso
tocca a lui combattere la sua battaglia, noi possiamo solo
aspettare.”
La
presi sottobraccio e la riaccompagnai a casa dove l'attendevano i
suoi fratelli per donarle un po' di serenità. Sarebbe stato
duro
per tutti ma soprattutto per Edward.
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Capitolo 37 *** Sete ***
Ciao a
tutte eccomi qua con un nuovo capitolo. Edward sta sfidando
Aro. Cosa succederà adesso?? Riuscirà
nel suo intento o si dovrà piegare al suo volere??
Vi lascio al nuovo capitolo e vi auguro buona lettura
Capitolo
37 - Sete
Edward
Gli
ultimi giorni furono veramente duri. Avevo sete, e spesso mi
ritrovavo la bocca piena di veleno. Era fastidioso ingoiarlo con quel
coso in bocca anche se alla fine ci avevo fatto l'abitudine. La cosa
più brutta era il non poter comunicare con nessuno escluso
Aro che
mi leggeva nella mente.
I
pomeriggi passavano lentamente, molto lentamente ma per fortuna un
paio di volte Demetri mi accompagnò in cortile. Come al
solito
passai il mio tempo sull'albero ma stavolta invece di fissare le
nuvole o il panorama cercavo con lo sguardo nella direzione dove
sapevo esserci la mia famiglia crogiolandomi nel loro ricordo.
Quando quella sera
vidi Damiano, Felix e Demetri entrare nella mia stanza,
arretrai preoccupato.
“Non
temere Edward,” mi sorrise Demetri “ Avvicinati,
siamo venuti a
levarti quel coso dalla bocca. Stasera arriva Heidi con un bel
gruppetto di umani. Noi abbiamo già cenato, e possiamo farti
compagnia” Avevano gli occhi rossi come il fuoco, e sazi non
avrebbero avuto problemi a controllare che non fuggissi di nuovo.
Mi
avvicinai lieto di poter di nuovo parlare e respirare libero. Fu
Felix a sfilarmelo, facendo attenzione a non ferirmi. Come fui
liberò, andai in bagno a ripulirmi la bocca e la gola che
bruciavano
intensamente.
Quando
tornai erano sempre lì che mi aspettavano pazienti.
“Andiamo”
mi esortò Felix.
Scossi
la testa. “Non voglio mangiare, non ho sete” mentii
spudoratamente.
Mi
guardarono stupiti, poi scuotendo la testa Felix parlò
“Ascolta,
non mi interessa cosa vuoi fare. Noi abbiamo l'ordine di portarti
lì
e controllare che tu assista al banchetto per tutto il tempo. Non
intendo farmi punire di nuovo a causa tua. Quindi o vieni con le
buone o ti prendiamo e ti portiamo di peso. Chiaro?”
Annui,
non avevo molta scelta. “Ok, ma non
mangerò”
“Fai
come vuoi, basta che tu non ci dia problemi”
confermò Felix mentre
mi scortavano fuori.
Quando
arrivammo mi fecero posizionare fra le prime file, mentre Felix mi
teneva forte per un braccio.
Quando
i turisti ignari arrivarono, i vampiri iniziarono il loro macabro
banchetto. Felix mi mollò esortandomi a rifocillarmi
“Vai Edward,
se sei veloce ne prendi uno bello grasso. Ma non esagerare altrimenti
sono troppo dolci. Sanno di diabete” Lo guardai disgustato
mentre
le urla degli umani invadevano le mie orecchie e il mio cervello.
Provai a tapparmele per non sentire ma le braccia forti di Demetri
bloccarono le mie. “No Edward. Senti... annusa. Non senti
l'odore
del sangue che dolce calmerebbe la tua sete?”
Eccome
se lo sentivo. Anche il mostro che era in me lo sentiva, la bocca era
piena di veleno, la gola bruciava come l'inferno, mentre i muscoli
dello stomaco si contraevano in fitte dolorose . Sentivo il mostro
dentro di me smaniare, cercare di riprendersi quella libertà
che per
novant'anni gli avevo negato. Cercai di calmarmi, chiusi gli occhi,
smisi di respirare e concentrai la mia mente sui ricordi delle prime
cacce con Carlisle.
Quando
gli urli cessarono, non c'erano più umani vivi nella grande
sala, ed
io ripresi a respirare. Aprii gli occhi e vidi i miei tre
accompagnatori con lo sguardo esterrefatto fissarmi a bocca aperta.
“Ma
come hai fatto a resistere?” mi chiese Demetri
“Non
è così difficile” mentii nuovamente.
Restammo
lì ad osservare le Guardie incaricate ripulire la stanza,
fino a che
non si avvicinarono a noi Aro e Caius.
“Non
hai mangiato” osservò Caius fissando i miei occhi
neri.
Non
risposi. Non c'era nulla da aggiungere.
“Così
non va bene Edward.” intervenì Aro scuotendo la
testa.“Sapevo
che non sarebbe stato facile convincerti. Per fortuna avevo
previsto la possibilità di un tuo rifiuto. Portatelo nella
cella.”
ordinò ai miei tre custodi.
Senza
una parola mi scortarono nei sotterranei della Rocca. Qui mi fecero
entrare in una stanzina di pietra completamente vuota dove al suo
interno trovai soltanto un uomo ad attendermi.
“Starai
qui dentro con lui, fino a che non ti deciderai a cibarti Edward.
Questo è il tuo pasto. Affrettati altrimenti lo farai
soffrire di
più” mi disse Aro beffardo mentre mi chiudeva
lì dentro.
Guardai quell'uomo
spaventato e i suoi pensieri m'investirono come un
maglio “Non mi fare del male ti prego. Liberami. Non
voglio
morire”. Li bloccai immediatamente, così
come smisi subito di
respirare. Non volevo sentire il suo odore, ne volevo sapere nulla
di lui. Rabbrividii sapevo infatti che se anche non l'avessi ucciso
io, avrebbero provveduto gli altri.
“Stai
fermo e seduto più lontano che puoi da me.” gli
ordinai, dovevo
cercare di gestire la situazione per non trasformarmi nell'assassino
che non volevo essere “Non mi parlare, non mi guardare. Fai
finta
che io non ci sia.
Non
ti ucciderò, ma sappi che la tua sorte è segnata
e quindi se hai un
Dio pregalo.”
Mi
guardò terrorizzato, poi si rannicchiò
nell'angolo più lontano da
me e iniziò a mormorare sottovoce tutte le preghiere che
conosceva.
Io
mi posizionai più lontano da lui che potei, evitando sempre
di
respirare e sputando il veleno che il mio istinto produceva in
abbondanza. Con calma e sangue freddo rievocai mio padre e cercai
d'isolarmi il più possibile da quella situazione.
Passarono
tre lunghissimi giorni di sofferenza. L'uomo ogni tanto si alzava per
sgranchirsi le gambe indirizzandomi folate di odore invitante. Doveva
provvedere anche ai suoi bisogni, lui con evidente imbarazzo io con
gran disgusto. Il peggio fu l'ultimo giorno quando iniziò a
lamentarsi per la sete e la fame. I suoi pensieri mi colpivano
malgrado cercassi d'isolarli e il suo gridare e supplicare le Guardie
mi metteva a dura prova.
“Stai
zitto.” gli intimai più di una volta senza
risultato. Lui
soffriva ed io con lui.
Finalmente
la porta si apri e Aro accompagnato dai suoi fedelissimi
entrò nella
cella. Strabuzzò gli occhi quando vide l'umano mettersi in
ginocchio
supplicando di lasciarlo libero. Girò la testa verso di me e
studiò
la mia espressione turbata. “Bravo Edward. Continui a
stupirmi. Non
credevo resistessi”
“Probabilmente
gli manca il fegato di uccidere” insinuò Alec
ridacchiando “Forse
è per questo che mangia solo animali. E' solo un
codardo”
Gli
ringhiai ma non gli risposi dovevo stare attendo a non perdere il
controllo di me.
“Forse”
Aro mi studiava, poi si avvicinò e toccò la mia
mano. Lo lasciai
fare, non avrebbe trovato nulla che già non sapesse.
“Felix per
cortesia uccidi quell'uomo”
Felix
si avvicinò, e prese l'uomo che aveva iniziato a piangere
supplicando di risparmiargli la vita. Del tutto indifferente con un
sol colpo Felix gli ruppe il collo e buttò il corpo a un
metro da
me.
“Ecco
Edward. Adesso non hai nessuno sulla coscienza. Saziati” la
voce
melliflua di Aro mi rivoltò lo stomaco mentre guardavo il
corpo
inerte davanti a me. Sapevo già che sarebbe morto, e quindi
ero già
rassegnato alla sua sorte, sicuramente più di lui. Rimasi
fermo,
mentre il veleno mi colava dalla bocca e il mostro urlava.
“Coraggio
Edward, se aspetti ancora un po' il sangue si raffredderà.
Saziati
ragazzo. Vedo il veleno traboccare dalla tua bocca e posso immaginare
il dolore che provi mentre la tua gola brucia. Non soffrire
inutilmente. Mangia Edward. Lascia libero il tuo istinto di
vampiro.”
La voce suadente di Aro era in contrasto con l'orrore che sentivo
strisciare dentro di me.
“No”
dissi, mentre sputando il veleno in eccesso mi alzavo allontanandomi
da quel corpo così invitante. Non avrei lasciato libero il
mostro
che era in me. Lui smaniava ma io avrei resistito. Potevo farcela.
Mi
guardarono di nuovo stupiti. Probabilmente facevano fatica a non
dissetarsi loro e non capivano come potessi rifiutare.
“Sei
testardo e molto forte Edward. Forse hai bisogno di sentire il sangue
fluire. Felix taglia la gola all'umano” Con un gesto deciso
Felix
si avvicinò al cadavere e passò i denti sulla sua
gola recidendo la
carotide. Non osò cibarsi malgrado lo vidi fremere a quel
contatto e
lasciò che il sangue scuro iniziasse a zampillare fuori.
Bloccai
di nuovo immediatamente il respiro prima che l'odore mi colpisse con
violenza. Non servì a molto, potevo gustarlo anche
attraverso la mia
gola riarsa. Di nuovo un altra ondata di veleno irruppe nella mia
bocca e di nuovo la sputai nascondendomi il viso con il braccio e
chiudendo gli occhi per non vedere quel dolce nettare fuoriuscire e
macchiare il pavimento.
“Solo
un pochino Edward. Assaggiane solo un pochino e poi ti farò
portare
fuori a cacciare” la voce seducente di Aro mi allettava, ma
sapevo
che se l'avessi assaggiato non sarei più stato in grado di
fermarmi
e i miei occhi sarebbero tornati rossi come un tempo. Non volevo
ritornare ad essere un mostro.
“No”
ringhiai. Troppo teso per aggiungere altro.
Aro
sospirò “Felix, Damiano, portatelo vicino che
senta l'odore e
veda quel dolce nettare uscire”
Mi
misi in posizione di difesa, non intendevo lasciarmi prendere, non
volevo avvicinarmi a quella tentazione. A un cenno di Aro anche
Demetri e Sirius si affiancarono ai compagni. Il combattimento fu
veloce, ma malgrado mi battessi con tutta la rabbia che avevo dentro
mi catturarono senza grandi sforzi. Ero indebolito dalla sete oltre
che essere in inferiorità numerica. L'unica soddisfazione
è che
riuscii a mordere Sirius. Ma mi costò un sonoro ceffone da
quest'ultimo quando Felix mi strinse fra le sue forti braccia.
Di
peso mi trascinarono vicino al cadavere, e premettero la mia faccia
sulla macchia di sangue fresco che si era allargata sul pavimento.
Non
respiravo, ma l'odore colpì pungente lo stesso , mentre il
mostro
smaniava dentro di me. Chiusi gli occhi e feci l'unica cosa che mi
era concessa fare. Presi la mia mente e la staccai dal corpo. Mi
chiusi in me stesso smettendo di lottare e isolandomi dal mondo che
mi circondava.
“Ma
cosa...” esclamò Felix trovandosi all'improvviso
un corpo morto
tra le braccia.
Mi
deposero per terra e mentre Aro si chinava su di me, potevo sentire i
suoi pensieri mentre li esponeva a voce alta per gli altri “E'
incredibile, si è rinchiuso in se stesso. E' riuscito a
pietrificarsi. Sono in pochi che hanno il coraggio di farlo. E'
pericoloso, difficilmente riuscirà ad uscire da questa
condizione.
E' come se si fosse ucciso...”potevo
sentire la sua incredulità di fronte al mio gesto inatteso.
Poi
sentii delle mani forti prendermi in braccio e portarmi fuori mentre
la mia coscienza andava alla deriva.
Quando
avevo deciso di farlo, ero consapevole che sarei morto.
In
quello stato era impossibile nutrirsi, neanche con la forza sarei
più
stato in grado di essere alimentato e senza nutrimento il corpo si
sarebbe pietrificato e con il tempo sbriciolato proprio come il
terreno troppo arido. La debolezza avrebbe fatto il resto. Era un
procedimento lungo e irreversibile, ma Aro non mi aveva dato scelta.
Ormai il mio corpo non mi apparteneva più e anche gli altri
sensi
si stavano affievolendo. Ora non dovevo fare altro che aspettare e
ritornare polvere. L'ultimo pensiero coerente fu per Bella e Renesmee
“Vi amo. Abbiate coraggio, non tornerò da
voi ma almeno sarò
finalmente libero”.
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Capitolo 38 *** la telefonata ***
Ciao
ragazze scusate l'assenza e il ritardo nel postare ma essendo di Genova
sono sicura che capirete...
Vi
lascio questo nuovo capitolo... avevamo lasciato Edward nelle mani di
Aro e in fin di vita e adesso ci sposteremo nuovamente in casa Cullen
per sapere cosa sta succedendo... infatti capiterà un
qualcosa del tutto inaspettato.
Siamo
quasi alla fine, sight, infatti mancano 4 capitoli
più l'epilogo.....una bacio a tutte e grazie.
Capitolo
38 - La telefonata
Carlisle
Erano
ormai passati
venticinque giorni da quando avevamo visto Edward. Ero consapevole
che non avremmo avuto sue notizie tanto presto, ma ero in ansia lo
stesso. Avevamo continuato a tenere d'occhio Volterra, ma di Edward
nessuna traccia.
Anche
il potere di Alice
si rivelò inutile dal momento che ebbe solo poche e fugaci
visioni
per la maggior parte completamente inutili. L'unico effetto che
ottenevano era quello di aumentare la nostra ansia e di procurarle
dei feroci mal di testa.
Il
tempo passava ed
Emmett e Jasper stavano già facendo piani organizzando un
incursione per catturare un vampiro della Guardia al fine di
estorcergli notizie. A poco servivano le proteste mie e delle
ragazze per farli desistere dai loro piani. Temevamo infatti che un
loro colpo di testa sarebbe stato inutile e pericoloso,
nonché
forse, anche dannoso per Edward.
Quel
giorno nessuno era
uscito, a Volterra splendeva il sole e certamente Edward non avrebbe
avuto il permesso di passeggiare con gli umani nel centro della
città.
E
per l'ennesima volta
stavo discutendo con Jacob, che non ce la faceva più a
vedere Bella
e Renesmee intristirsi ogni giorno di più.
“Dobbiamo
fare qualcosa
Carlisle. Non possiamo continuare ad aspettare. Forse ha bisogno di
aiuto.”
“No
Jacob, dobbiamo
avere pazienza, rischiamo di peggiorare la situazione.”
ripetei di
nuovo
Ero
stanco di cercare di
calmare le acque mentre io per primo fremevo di fronte a
quest'immobilità forzata.
Eravamo
tutti tesi e
nervosi, e spesso a qualcuno saltavano i nervi. Io ed Esme, facevamo
fatica a tenerli calmi, mentre i ragazzi spesso bisticciavano tra
loro.
Ero
uscito scocciato dopo
aver calmato Rosalie che non aveva perso tempo ad attaccare briga con
Jacob dopo il nostro scambio di battute. Lei non perdeva mai un
occasione e Jacob non si tirava certo indietro.
Esme
mi raggiunse e mi
abbracciò. “E' sempre più difficile
tenerli calmi, a volte penso
che sarebbe meglio mandarli tutti a casa e aspettare noi Edward
qui.”
Scossi
la testa “Non
accetterebbero e lo sai. Speriamo solo di avere sue notizie
presto”
“Carlisle
vieni
presto!” era la voce di Bella
Un
sordo colpo mi fece
capire che era scoppiata nuovamente qualche rissa. Entrammo in casa
di corsa e trovammo Emmett e Jasper che lottavano ringhiandosi
furiosamente contro.
“Basta
smettetela”.
Gridò Esme unendosi alle ragazze e ai licantropi che
cercavano di
dividerli.
Feci
un passo ma il
cellulare iniziò a suonare. Mi fermai e controllai chi
fosse.
Non
riconobbi il numero e
decisi di rispondere
“Pronto?”
“Che
piacere sentirti
Carlisle” guardai il cellulare incredulo... era Aro.
“Aro?
Sei tu?” alzai
lo sguardo e vidi che tutti adesso mi guardavano in religioso
silenzio.
“Si,
Carlisle. Sono io.
Dovresti venire qui a Volterra con una certa urgenza. Ho un problema
con tuo figlio Edward e... non stare a perdere tempo facendo finta di
essere in America, so benissimo che sei nei dintorni con la tua
famiglia”
Rimasi
allibito. E noi
che eravamo convinti di essere riusciti a nasconderci. Forse era
stato Edward, a rivelare il segreto. Ma perché voleva che
andassi
là? Voleva ricattare Edward o c'era qualche secondo fine?
Sapevo
benissimo che Aro era maestro in inganni e sotterfugi.
“Fammi
parlare con lui”
gli chiesi.
“Non
è possibile
Carlisle. Ma se tieni alla sua vita dovresti venire. Ti
aspetto.” e
buttò giù il telefono.
Rimasi
esterrefatto e in
silenzio guardando il mio cellulare come se potesse rispondere
alle mie domande inespresse fino anche Esme si avvicinò e mi
prese
per le spalle “Era Aro, Carlisle? Cosa voleva? Hai notizie di
Edward?”
Ancora
scosso raccontai
la veloce telefonata e quando tacqui iniziarono a parlare tutti
assieme.
“Silenzio!”
alzai la
voce. Dovevamo parlare con calma, anche se avevo già deciso
cosa
fare.
“Ti
vedo andare Papà,
con mamma” ci disse Alice sbirciando preoccupata Esme.
“Non
scherzate”
intervenne Jasper “E' pericoloso. Non potete andare
così allo
sbaraglio. O perlomeno non tu mamma. Lascia che accompagni io
Carlisle. Se c'è da combattere sono il più
forte”
“Eh
no Jazz, questo lo
dobbiamo ancora decidere, e poi non vorrai mica lasciarmi indietro,
non voglio perdermi il divertimento” Emmett aveva
già iniziato a
mimare una veloce lotta.
“Non
fate gli scemi voi
due, cosa credete di poter fare? Edward è stato chiaro,
niente
lotte, è pericoloso” intervenne Rosalie
“Sono
d'accordo, ma non
vorrai lasciare andare papà da solo vero?”
chiocciò Alice “Forse
è meglio se l'accompagno io”
“No
Alice” intervenne
subito spaventato Jasper “Aro ha messo gli occhi su di te.
Potrebbe
catturarti. Non puoi andare”
“Se
qualcuno deve
andare, sono io” affermò decisa Bella
“Edward è mio marito”
“No
Bella. Tu no.”
s'intromise Jacob, che teneva in braccio Renesmee “ sei
proprio
l'unica che non deve mettere piede in quel lurido posto. Con te
potrebbero ricattare Edward e viceversa, hai dimenticato che il tuo
potere è appetitoso come quello di Alice? Edward, sarebbe
capace
di farsi uccidere per te, non otterresti nulla solo quello di farti
imprigionare con lui. Piuttosto vado io”
“Questa
è proprio
divertente,” Emmett vedeva tutto con leggerezza come al
solito “
pensa che bel banchetto si faranno. Sei troppo appetitoso Jacob per
entrare in un covo di vampiri”
“Ma
cosa dici Emmett”
l'interruppe Rosalie “Con la puzza che ha, è
più facile che
scappino tutti”
Scoppiammo
tutti a
ridere scaricando così un po' di tensione aiutati da Jasper
che si
prodigava a rilassarci invano.
“Basta
che vi decidiate
e che qualcuno vada a prendere il mio papà” ci
interruppe offesa
Renesmee.
Ero
rimasto in silenzio
ascoltando il battibecco, volevo lasciarli sfogare e farli rendere
conto che non c'era altra soluzione. La mia decisione sarebbe stata
la più giusta.
“Ragazzi.
Calma. Aro
mi ha invitato e quindi andrò io... da solo. E' troppo
pericoloso
per coinvolgere qualcuno di voi”
“Ma
Carlisle...” era
stata Rosalie a iniziare a protestare ma io la zittii subito
“Non
voglio sentire
discussioni. Io li conosco e con Aro c'era un certo rapporto
d'amicizia, non mi farà del male. E poi Edward è
mio figlio e tocca a me prendermi cura di lui.” Avevo usato
un tono deciso di
cui raramente mi servivo.
Li
guardai in faccia
tutti. Non mi imponevo quasi mai come capo famiglia preferendo farli
ragionare e convincerli piuttosto che far ricorso alla mia
autorità ma questa volta non mi sarei tirato indietro.
Abbassarono gli
sguardi. Sapevano tutti che avevo ragione e nessuno avrebbe osato
contraddirmi. O almeno credevo.
“Hai
ragione Carlisle.
Devi andare tu. Ma non da solo. Alice ha visto giusto. Verrò
io con
te.” a parlare era stata l'unica persona alla quale non avrei
potuto dire di no anche volendolo.
“Ma
Esme, è
pericoloso” la pregai.
Lei
mi guardò dritta
negli occhi con lo sguardo fiero e deciso “Si Carlisle. E'
vero. Ma
ricordati che se tu sei suo padre, io sono sua madre. Non puoi andare
da solo, e sono l'unica persona che può accompagnarti senza
pericolo.”
La
guardai, ma sapevo che
non c'era niente da fare. Raramente Esme s'imponeva ma quando lo
faceva niente o nessuno riusciva a farle cambiare idea. Ed io ero
quello meno indicato di tutti.
Mi
persi nei suoi occhi
decisi, vi vedevo dentro la determinazione e l'amore che la spingeva
a correre questo rischio. Amore per suo figlio ma anche amore per me.
Se Aro avesse deciso di prenderci in ostaggio tenendoci presso di lui
per ricattare Edward, almeno saremmo stati insieme.
Con
un sospiro annui “Va
bene, Esme. Questa sera ci presenteremo ad Aro.”
Poi
guardai i miei figli,
dubbiosi e preoccupati. “Ragazzi dovete promettermi di non
fare
colpi di testa. Non veniteci a cercare qualsiasi cosa accada. Se non
avete notizie nostre o di Edward, fra un mese dovete tornarvene a
casa. Vi raggiungeremo là se e quando ci sarà
possibile. Sono
stato chiaro?”
Avevo
di nuovo usato un
tono autoritario e lì guardai negli occhi uno per volta
aspettando
da ognuno un cenno di assenso.
Poi
guardai i licantropi,
“Lo stesso vale anche per voi, amici miei... figli
miei”.
Sbuffarono, ma annuirono stupiti da quella chiara manifestazione
d'affetto. Ma come potevo negarlo, ormai facevano parte della mia
famiglia.
Poi
mi rivolsi all'ultimo
arrivato dei miei vampiri “Jasper, tu sei il più
anziano sia come
uomo che come vampiro, ti affido pertanto il comando e la nostra
famiglia, proteggila e guidala in mia assenza”
Mi
guardò stupito.
Siccome aveva difficoltà ad abituarsi alla nostra
alimentazione
spesso stava in disparte e con dispiacere si considerava un
elemento debole, quasi un fastidio per noi.
Ma
sapevo che era quello
che oltre ad essere il più forte era anche il più
abituato a
comandare e a farsi ubbidire. Forse avrebbe avuto qualche problema
con Emmett o con i licantropi, ma sicuramente se la sarebbe cavata
alla grande. Potevo fidarmi di lui.
“State
tranquilli.
Proteggerò la famiglia anche a costo della mia
vita”
“Speriamo
non si debba
arrivare a tanto. Se ci sono problemi, fuggite ragazzi” li
esortai
un ultima volta.
Poi
mi rivolsi ad Esme,
“Vieni cara andiamo a prepararci”, e voltandoci ci
avviammo alla
nostra camera.
Era
ormai notte quando
entrammo a Volterra. Esme mi dava la mano chiaramente preoccupata
anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Mi
ricordavo tutte le
uscite della Rocca ma decisi di usare lo stesso passaggio da cui
sbucava sempre Edward. Andammo in piazza e deciso mi diressi al
portoncino. Quando bussai la porta si aprii e due Guardie ci
guardarono incuriosite.
“Sono
Carlisle. Aro mi
sta attendendo”
“Mi
ricordo di te. Ti
stavamo aspettando. Venite”
Chi
aveva parlato era una
Guardia che ricordavo esserci già quando ero stato ospite di
Aro.
All'epoca infatti ero un ospite, non una Guardia. Non avevo mai
prestato giuramento e pertanto venivo considerato al pari dei Signori
di Volterra, malgrado dovessi sottostare ai loro capricci.
In
silenzio ci
addentrammo in quei corridoi silenziosi e inospitali per noi abituati
a vivere all'aria aperta.
Si
fermarono davanti a
una porta e bussarono.
“Avanti”
Entrammo
e mi ritrovai
davanti il mio vecchio amico.
“Hai
fatto presto
Carlisle. Vedo però che non sei solo. E' la tua
compagna?” la voce
melliflua di Aro era esattamente come me la ricordavo.
“Si
Aro. Ti presento
Esme, mia moglie”
“Benvenuta
a Volterra
nella nostra casa” rispose Aro.
“Grazie
Aro. Carlisle
mi ha spesso parlato di voi” sentivo l'impazienza nella sua
voce, e
le strinsi la mano per metterla in guardia. Bisognava reggere il
gioco ad Aro, essere molto cauti.
“Immagino.
Ma so che la
vostra non è una visita di cortesia, mio vecchio amico. Vi
ho
chiamati perché ho un grosso problema con vostro figlio. E'
successo
qualcosa d'imprevedibile e solo voi potete aiutarlo”
A
quelle parole sentii
Esme tremare. Cosa era successo?. Calma Carlisle, non avere fretta,
devi giocarti bene le tue carte se vuoi uscire vincitore da questa
partita. Aspettai in silenzio che ci spiegasse.
Ma
Aro, ci fece cenno di
seguirlo e si avviò lungo il corridoio.
“Venite,
seguitemi.
Mentre andiamo vi spiegherò”
Guardai
Esme e insieme
sempre per mano seguimmo il capo dei Volturi.
|
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Capitolo 39 *** Le decisioni di Aro ***
Ciao mancano due capitoli
più l'epilogo alla fine della FF, e adesso è il
momento di capire ciò che ha sempre tramato Aro e
ciò che ha in mente di fare adesso.
Vi lascio pertanto un
capitolo, abbastanza lunghetto, sui suoi pensieri e sui suoi piani nel
quale troverete anche tante risposte a domande lasciate in sospeso sul
comportamento dei volturi. Ringrazio ancora a chi mi commenta
e chi mi segue... sono veramente felice che mi abbiate seguito fin qua.
A martedì Un bacione a tutti.
Capitolo
39 - Le decisioni di Aro
Aro
Avevo
fatto tanti errori ma stavolta non sapevo proprio come rimediare.
Essere
il capo dei Volturi non è una posizione facile. In molti ci
considerano un'istituzione ma è difficile riuscire a
mantenere il
potere di fronte alle mille minacce sempre pronte ad annientarci.
La
maggior parte della mia razza, ci considera al di sopra degli altri e
vive indifferente a noi. Ma alcuni, tramano la nostra distruzione o
per invidia o per sete di potere.
Sono
sempre stato affascinato dai poteri che alcuni di noi sono in grado
di sviluppare e ho passato la maggior parte del tempo a cercare
vampiri con doti particolari da mettere al mio servizio. I poteri
sono molto importanti per noi ed io sono consapevole di quanto questi
possano influire negli esiti di una battaglia.
Inutile
dire che la prima volta che conobbi Edward, rimasi affascinato dalla
sua capacità. Anch'io potevo leggere nella mente degli
altri, ma lui
poteva farlo a distanza, senza che le persone se ne accorgessero. Che
potere straordinario, un vero gioiello che mi sarebbe tornato
molto utile. Se poi avessimo combinato assieme i nostri due talenti,
nessuno avrebbe più avuto segreti per me.
Quando
venne a chiederci di essere ucciso, mi rifiutai. Che spreco, sarebbe
stato. Noi siamo immortali e prima o poi sarei riuscito a convincerlo
a mettersi al mio servizio, era solo questione di tempo.
Ma
la sua famiglia era forte e unita oltre che dotata di altri poteri
interessanti. Provammo così con la forza a intimidirli, ma
ci
trovammo di fronte al potere di Bella, la sua donna che aveva
trasformato. E non solo, Edward era stato in grado di riprodursi
biologicamente mettendo al mondo una mezzosangue dai poteri
straordinari. Il clan del mio amico Carlisle, si era troppo
allargato e ormai costituiva quasi un pericolo. Piuttosto che niente
era riuscito persino a farsi amici dei muta-forma pericolosissimi per
quelli della mia razza. Per fortuna che conoscendo bene Carlisle,
sapevo che egli non aspirava ad alcuna forma di potere, voleva solo
la sua libertà e quindi non era una minaccia diretta.
Ma
come rinunciare a quei meravigliosi talenti presenti nella sua
famiglia?
Avevo
deciso fin da subito, che li avrei attirati nelle mie Guardie a
qualsiasi costo ed mi era stato chiaro immediatamente che avrei
dovuto iniziare proprio da suo figlio Edward.
Era
il più forte dal punto di vista caratteriale, il
più difficile da
dominare, ma se ce l'avessi fatta con lui anche gli altri sarebbero
presto caduti sotto il mio potere.
Avevo
così deciso di mandare una squadra composta dai miei
migliori
elementi a catturarlo. Nella squadra avevo mandato anche Chelsea con
l'incarico di tagliare tutti i vecchi legami di Edward e di crearne
di nuovi con noi. Avevo a lungo discusso con lei, poiché
Marcus ci
aveva avvertiti che era un impresa quasi impossibile. Era troppo
legato alla sua famiglia. Ma con pazienza e tempo eravamo sicuri
che Chelsea avrebbe potuto farcela.
Il
primo problema era stato quello di evitare che Alice potesse
prevedere le nostre mosse e le nostre decisioni. Avevamo
così
elaborato il piano all'interno della stanza che avevo poi affidato
ad Edward. Eravamo riusciti a schermarla ed quindi ad aggirare il suo
potere.
Il
secondo problema era stato quello di riuscire a catturare Edward
senza allarmare subito la sua famiglia. Dovevano intercettarlo da
solo, per dare il tempo a Chelsea di lavorare sulla sua mente.
Avevano
dovuto attendere a lungo, Edward difficilmente si allontanava da
solo, ma alla fine complice una fatalità, le mie Guardie
erano
riusciti a prenderlo senza grossi problemi e senza attirare
l'attenzione.
Il
terzo problema che si presentò loro davanti fu la
straordinaria
resistenza che dimostrò al potere di Chelsea.
Quando
arrivarono finalmente a Volterra, Edward era ancora stravolto,
poiché avevano dovuto ferirlo fisicamente e mentalmente in
profondità. Temevo che la lunga sofferenza subita potesse
avere
delle ripercussioni sulla sua mente, ma per fortuna questo non
avvenne.
E
quando prestò il suo giuramento senza problemi credetti di
averlo
finalmente nelle mie mani, visto che da subito iniziò il suo
lavoro
presso di me docile e tranquillo come speravo.
Ovviamente
mi illudevo.
Sapevo
che lo stile di vita di Volterra era molto diverso dal suo vecchio,
per cui decisi di assecondarlo il più possibile per non
creargli
grossi traumi.
Ovviamente
dovevo tenerlo d'occhio, non potevo lasciargli la libertà di
cui
godevano le altre Guardie, così lo affidai a Felix e
Demetri. Non
potevo contare su Jane e Alec, che erano profondamente gelosi della
mia nuova compagnia.
Feci
mettere nella sua stanza libri ed altro che pensavo potesse
interessarlo, ma mi resi subito conto che non era sufficiente a
distrarlo e a rilassarlo aiutandolo ad adeguarsi al nuovo stile di
vita.
Su
suggerimento di Demetri, iniziai a farlo uscire in cortile. Ma anche
lì aveva un comportamento particolare. Attirò
subito l'attenzione e
le altre Guardie lo guardavano incuriosite e divertite.
Si
guadagnò quasi subito il nomignolo di “Vampiro
Triste”, perché
i suoi occhi erano sempre tormentati e il suo comportamento diverso
da quello degli altri.
L'ostacolo
maggiore era però la sua alimentazione.
Mi
resi subito conto di quanto fosse un problema.
Durante
il primo banchetto a cui aveva assistito era addirittura scappato
dalla Rocca meritandosi una severa punizione.
Non
andava bene così!
I
suoi occhi gialli e le sue abitudini alimentari facevano parlare le
altre Guardie dando un brutto esempio. Dovevo cercare di cambiarlo
usando però molta pazienza per evitare che mi si rivoltasse
contro, sperando che alla fine cedesse e si adeguasse ai nostri usi.
Dovetti
anche intervenire per proteggerlo da Jane ed Alec che evidentemente
lo odiavano profondamente.
Non
era certo un soggetto facile da gestire.!!
Dopo
qualche tempo mi illusi che stesse integrandosi nella sua nuova vita e
per incoraggiarlo gli permisi di uscire per Volterra.
Fu
il mio più grande errore.!! E non lo capii subito.!!
Non
immaginavo riuscisse a nascondermi quello che voleva nella mente, e
quando durante il processo riuscii a trovare la sua zona d'ombra
rimasi esterrefatto!! Non solo stava recidendo i legami con noi, ma
aveva risvegliato con prepotenza quelli con la sua famiglia.
Durante
le uscite fatte a Volterra riusciva addirittura a incontrare i suoi
familiari!! Loro erano qua e lo cercavano mentre lui si dibatteva al
limite della pazzia, provocandosi i problemi fisici che notavamo
senza però riuscire mai a capirne fino in fondo la ragione.
Era
ovvio, Carlisle non avrebbe mai abbandonato suo figlio nelle mie
mani, e aveva studiato un piano perfetto.
Gli
proibii allora di uscire per Volterra, volevo isolarlo, eliminare i
suoi incontri clandestini con la famiglia.
Forse
sarei riuscito a farlo nuovamente mio... Ma lui
fuggì… e quando
poi mi chiese di essere lasciato libero capii che lo stavo
perdendo...
Durante
la sua punizione mi recai da Chelsea e le chiesi d'intervenire
nuovamente nella sua mente, in modo da azzerare i suoi ricordi.
Ma
lei scuotendo la testa mi disse “No. Mio Signore Aro. Non
otterrei
niente. Ha la mente oltremodo fragile in questo momento. Se le cose
stanno come dici tu, ha ricostruito quasi tutti i legami con la sua
famiglia, senza spezzare completamente i nostri, altrimenti non
sarebbe ritornato di sua volontà e non ti ubbidirebbe
così
facilmente. Se io intervenissi otterremmo solo di sconvolgergli la
mente fino alla pazzia. E' troppo pericoloso insinuarsi di nuovo
nella sua testa. E' passato troppo poco tempo dall'ultima
volta.”
No
questo non era accettabile! Non potevo rischiare la sua
sanità
mentale! Il suo talento era troppo importante e andava custodito e
protetto!
Fu
Caius a darmi il suggerimento che all'epoca pensavo fosse giusto.
“Hai
sbagliato fratello. Gli hai lasciato troppa libertà. Deve
adeguarsi
al nostro stile di vita. Adesso ha giurato ed è l'ora che si
comporti da Guardia a tutti gli effetti. Devi essere più
duro con
lui. Levagli i libri, i cd e tutte le cose superflue. Le Guardie
non ne hanno bisogno e quegli oggetti gli suscitano ricordi e lo
incitano a cercare la sua libertà.
E
in più è l'ora che si nutra come un vero
vampiro!! Devi riuscire ad
obbligarlo a nutrirsi di sangue umano!! Solo così
capirà di non
poter far ritorno da Carlisle... Con che coraggio si
presenterà a
loro con gli occhi rossi di sangue sapendo di essere diventato un
assassino?”
Avevo
iniziato così un piano ben preciso per costringerlo a
nutrirsi come
volevamo noi.
Mai
avrei immaginato una tale testardaggine e resistenza.
Provai
a piegarlo con la forza e commisi l'ultimo errore!!
Di
fronte all'impossibilità di evitare che il suo istinto
avesse la
meglio preferì pietrificarsi.
Non
lo credevo capace di tanto, altrimenti non mi sarei spinto
così
oltre. Nella mia lunga vita avevo visto solo cinque casi del genere,
e solo un vampiro era tornato alla vita, gli altri si erano
sbriciolati sotto gli occhi di noi testimoni.
Quando
Felix si era trovato il corpo molle di Edward fra le braccia, mi ero
avvicinato stupito.
Purtroppo
avevo capito subito cosa fosse successo.
Era
assurdo!
Non
potevo permettermi di perdere una Guardia così dotata!!
Dovevo
tirarlo fuori da quella situazione!!!
Lo
feci portare in una bella camera luminosa e calda e gli togliemmo la
camicia in modo che si sentisse il più libero possibile. Poi
lo
avvolgemmo in un lenzuolo per tranquillizzarlo e ritardare
l'inevitabile.
Iniziai
a chiamarlo, ordinandogli di svegliarsi e sperando che mi ubbidisse.
Ma nulla, il comportamento era quello di un cadavere.
Chiamai
anche Felix e Demetri con i quali sapevo era sorta una specie di
amicizia, per quello che potevano provare dei Capitani delle
Guardie.
Ma
di nuovo nulla.
E
il tempo passava, senza che desse una minima reazione.
Provai
anche con il potere di Jane, ma non sortì alcun effetto.
La
sua mente era chiusa anche ai poteri della mia sadica vampira.
Ci
provò anche Chelsea, ma quando gli mise le mani sulla fronte
gelata, scosse la testa dispiaciuta “Niente, mio Signore Aro.
La
sua mente è vuota. Si è chiuso a riccio. Solo un
miracolo può
risvegliarlo”
Ero
frustrato. Non volevo finisse così!
Cosa
potevo ancora provare.?
Vedevo
velocemente il suo corpo deperire, mentre si faceva sempre
più
debole. Presto anche se fosse uscito da quello stato non sarebbe
riuscito nemmeno a muoversi o ad alimentarsi. Speravo di
risvegliargli l'istinto e
su
suggerimento di Jane, provammo allora a costringerlo a nutrirsi.
Con
la forza Felix gli apri la bocca mentre la stessa Jane vi versava
del sangue animale. Forse il gusto al quale era abituato gli avrebbe
dato la forza di reagire.
Nulla.
Non ingoiò nulla e non diede segni di vita. Era riuscito a
imprigionare anche il suo istinto di vampiro!! Incredibile...
Ormai
avevo perso le speranze...
Erano
già passati diversi giorni quando Demetri mi venne a
chiamare e mi
portò da Edward. Non era cambiato nulla, solo che era girato
su un
fianco invece di essere sulla schiena come al solito.
“Si
è girato lui?” gli chiesi stupito
“No
l'ho girato io. Guardate mio Signore” e scostando il lenzuolo
vidi
che la pelle della schiena iniziava a creparsi e tre lunghe fessure
si erano già aperte come se fosse stato frustato.
“Ha
diverse crepe aperte anche sulle gambe e sul braccio sinistro. E
sta iniziando anche sul collo e sulla guancia destra” mi
mostrò
chiaramente preoccupato.
Gli
guardai il volto disteso e tranquillo come se stesse dormendo e
sognando qualcosa di piacevole. Era bello, anche per un vampiro era
molto bello. Sulla sua guancia aveva una linea sottile scura, che
sapevo nel giro di poche ore si sarebbe aperta.
“Non
so più che provare” ammisi sconfortato.
Non
volevo morisse, non così!! Un simile talento perso, che
spreco!
“Penso
che dobbiate avvisare la sua famiglia...” mi disse Demetri
“E'
giusto che sappiano.”
Lo
guardai, ma certo... chi altro avrebbe potuto risvegliarlo se non
loro? Se si era rinchiuso per non deluderli forse.. se non era troppo
tardi... avrebbe accettato di risvegliarsi.
Che
stupido a non pensarci prima!
Ma
dovevo giocare bene la partita, Carlisle era furbo e colto.
Dovevo
stupirlo e non dargli il tempo di pensare, in modo da poter giocare
sui suoi sentimenti affinché lo risvegliasse senza
pretendere nulla
in cambio. Certamente sarei riuscito a manovrarlo se avessi giocato
d'astuzia.
Andai
nel mio studio e presi il telefono. “Che piacere sentirti
Carlisle”.
La
trappola era scattata forse sarei riuscito a salvare la mia Guardia e a
legarla a me per l'eternità con l'aiuto inconsapevole della
sua
famiglia.
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Capitolo 40 *** Cuore di mamma ***
Ciao a tutte.
Eccomi qua con un nuovo capitolo. E' giunto il momento della
verità. Ma soprattutto di scoprire quanto amore ci
può essere nel cuore di una mamma.
Vi lascio con un
pov Esme, che dedico a tutte voi che siete mamme ma anche figlie
perchè non c'è nulla di più grande e
potente dell'amore di una mamma.
Capitolo
40 - Cuore di mamma
Esme
Ovviamente
ero nervosa, e mentre ci recavamo a Volterra, il mio tenero compagno
mi aveva raccontato ancora una volta la sua vita dai Volturi in modo
da chiarirmi il giusto comportamento da tenere. “Ricordati
Esme.
Aro è furbo e scaltro. Se ci ha chiamati non è
certo per farci un
favore. Ha sicuramente un doppio fine e dobbiamo stare attenti a come
ci muoviamo. Qualsiasi cosa accada o io dica non preoccuparti. Abbi
fiducia in me. So come affrontarlo”
Certamente
che avevo fiducia in lui. L'avevo sempre avuta sin da quando mi ero
risvegliata vampira. Ma quando entrammo nei bui corridoi della Rocca
la mia paura iniziò ad aumentare a ritmo vertiginoso.
Peccato che
con noi non c'era Jasper avrei volentieri approfittato del suo
potere.
Quando
Carlisle mi presentò ad Aro, un brivido freddo mi scese per
la
schiena. La sua voce era dolce e suadente ma potevo percepire la
cattiveria e l'avidità nascosta nel suo animo.
Mentre
ci accompagnava da Edward, la mia impazienza cresceva velocemente e
mi accorsi di stringere forte la mano a Carlisle per cercare di
calmarmi. Stai tranquilla Esme, mi ripetevo in continuazione, stai
tranquilla, andrà tutto bene, presto lo potrai riabbracciare
e
portarlo fuori da questo gelido posto.
Quando
la porta si aprì Aro ci fece accomodare in una bella stanza
luminosa
ed io subito mi guardai intorno per cercare mio figlio. Un orrendo
sospetto mi attraversò quando notai che c'era qualcuno nel
letto
vicino alla finestra sorvegliato da un vampiro della Guardia. Feci
per avvicinarmi ma Carlisle mi strinse più forte la mano
trattenendomi. Lo guardai meravigliata, non voleva che andassi da
Edward? Lui si voltò e mi sorrise triste poi si rivolse ad
Aro
“Allora dov'è nostro figlio?”
Aro
lo guardò con aria enigmatica e rispose “E'
là nel letto. Come ti
ho detto non sta bene. Forse tu e la tua compagna potete salvarlo.
Non starò a raccontarti tutto, ti basti sapere che mi si
è
pietrificato sotto i miei occhi. Ho provato in ogni modo a risvegliarlo
ma è stato tutto vano. Voi siete l'ultima sua speranza.
Ha già iniziato a sgretolarsi.”
Guardai
Carlisle e cercai di lasciargli la mano, volevo correre da lui. Non
mi importava di altro, in quel letto giaceva morente il mio Edward.
Ma
Carlisle rimase calmo e impassibile mentre mi stritolava la mano per
riportarmi alla calma.
“Mi
dai una notizia terribile Aro. Mi aspettavo di tutto, ma non questo. Mi
domando cosa lo possa avere spinto a tanto”
Aro
ci guardava a disagio, non poteva ricorrere al suo potere
perché
Carlisle ed io non gli avevamo concesso di toccarci, e sicuramente
stava studiando le nostre reazioni.
“Non
lo so Carlisle. Ma sei l'unico che può tirarlo fuori da
questa
situazione” mentiva, ne ero sicura.
Guardai
il mio compagno e vidi che era fermo e rilassato. Ma come diavolo
faceva? Sapevo che aveva un autocontrollo fortissimo ma mai mi sarei
immaginata che fosse così grande la sua capacità
di soffocare gli
istinti.
“Non
sono sicuro di volerlo fare. In fondo è stata una sua
scelta”
rispose tranquillo.
Lo
guardai sgomenta, poi mi venne in mente “Ricordati Esme abbi
fiducia in qualsiasi cosa dica o faccia” presi
un gran respiro e
guardai in faccia Aro. Sul mio volto una maschera di
tranquillità.
Sembrava
spiazzato, neanche lui si aspettava un atteggiamento tanto distaccato
da noi.
“E'
tuo figlio Carlisle. La sua vita è nelle tue mani e
più aspetti più
si assottiglia la vostra possibilità di salvarlo”
Aveva ragione,
non potevamo aspettare ulteriormente. A che gioco stava giocando mio
marito?
“Non
credo voglia essere salvato per condurre la sua vita qui nelle
Guardie. Penso che abbia fatto questa scelta per scappare da te e
non me la sento di risvegliarlo illudendolo di poter tornare a casa
per poi abbandonarlo. Forse è meglio lasciarlo morire come
è suo
desiderio”
La
sua voce era ferma e decisa ed io che lo conoscevo bene capii
quanto gli pesava dover dire quelle parole. Era chiaramente una
strategia ed io dovevo stare calma per non rovinarla.
Come in una
partita a scacchi avrebbe vinto chi aveva più sangue freddo.
Abbassai
gli occhi e fissai per terra per non rivelare i miei sentimenti.
Carlisle lo conosceva assai bene e un sorriso gli spunto sulle labbra
quando Aro rispose “ E va bene Carlisle. Per ora hai vinto
tu. E'
assurdo perdere un talento simile. Se riuscite a svegliarlo e a
nutrirlo, appena sta in piedi puoi portartelo via. Lo mando in
congedo ma... non dimenticare che è una Guardia che ha
regolarmente giurato fedeltà e che quindi resta soggetto ad
alcune
nostre regole”
“Ho
la tua parola Aro?” chiese a conferma. Sapevamo infatti che
per
quanto malvagi e subdoli i Signori di Volterra erano rispettosi
delle regole e della loro parola.
“Certamente
Carlisle. Affrettatevi però perché ho seri dubbi
che riusciate
nel vostro intento. Noi abbiamo già provato di tutto invano.
Temo
che potrete solo starlo a vedere morire lentamente. - poi ci sorrise
- Ti conviene lasciare andare la tua compagna, amico mio, prima che
muoia d'impazienza per raggiungerlo.”
Non
credevo che fosse così evidente la mia ansia ma Carlisle mi
sorrise e mi lasciò la mano. Non mi voltai, sentivo che
continuavano a
parlare mentre veloce corsi dal letto su cui giaceva il nostro
Edward. Mio figlio.
Non
esiste affetto più grande di quello che una madre ha per il
proprio
figlio ed io lo sapevo benissimo.
Ero
giovane quando m'innamorai perdutamente di Peter. Mio padre diceva
che era un buono a nulla che non dovevo frequentarlo, ma io da
testarda quale sono continuai a vederlo di nascosto ai miei genitori.
Quando
rimasi incinta, Peter si tirò indietro lasciandomi da sola
ad
affrontare la mia famiglia infuriata con me. All'epoca era un
disonore enorme avere un figlio fuori da un regolare matrimonio e la
mia vita divenne un inferno. Non rimpiansi mai però la vita
che
sentivo crescere dentro di me. Amavo il mio piccolo bambino e
sopportavo con coraggio l'astio dei miei consapevole che presto
avrei avuto qualcuno da amare.
Quando
nacque fui la persona più felice di questo mondo, ma
durò poco. Due
giorni dopo, a causa di chissà quale malattia, il mio
piccolo
gioiello morì tra le mie braccia.
Non
potevo lasciarlo da solo, era così fragile e innocente.
Dovevo
seguirlo! Senza dire nulla a nessuno arrivai in cima alla scogliera e
sicura che la morte mi avrebbe presa mi buttai giù.
Ma
il destino aveva predisposto diversamente ed io vidi il volto di un
uomo bellissimo sussurrarmi “Non temere, sentirai un po' di
male,
il tuo corpo brucerà ma quando il tormento finirà
sarai salva”
Non
volevo salvarmi, volevo andare dal mio bambino, ma non potevo
ribellarmi e il fuoco si diffuse in tutto il mio corpo.
Quando
aprì gli occhi dopo aver sofferto per tre giorni le pene
dell'inferno vidi chino su di me quel bellissimo uomo. “Come
ti
senti?” mi chiese preoccupato.
Che
domanda stupida, mi sentivo bene, ma avevo sete. La gola mi bruciava
come il fuoco. Lo guardai pensando che era meraviglioso, poi gli
diedi una spinta con una forza che mi lasciò stupita e corsi
fuori
da quella stanza. Dopo venti minuti ero china a succhiare il sangue
di un contadino che per sua sventura si era trovato sulla mia strada.
Quando capii quello che avevo fatto e quello che ero diventata mi
spaventai a morte, ma due braccia forti mi trattennero dallo scappare
terrorizzata.
“Non
aver paura. Puoi imparare a controllarti, puoi cambiare.” poi
l'uomo mi guardò e... mi baciò.
Il
mio cuore inaridito dal dolore si colmò di nuovo di amore e
iniziai
la mia nuova vita a fianco di Carlisle. I primi tempi furono
difficili ma presto mi abituai alla mia nuova dieta.
Con
lui viveva Edward, che all'epoca si faceva passare per suo fratello.
Non
aveva decisamente un carattere facile, e spesso si scontrava con
Carlisle. Stentava infatti ad accettare di dover imprigionare il
mostro che è dentro ognuno di noi, e spesso si ribellava. Da
quando
poi mi ero unita a loro, teneva ancora di più le distanze.
Non ne
abbiamo mai parlato assieme ma credo che fosse geloso del rapporto
che avevo con Carlisle e del mio adattamento facile alla dieta
vegetariana. Io di certo ero convinta che Carlisle avesse sbagliato
a trasformarlo, sembrava odiarsi, non accettare la sua nuova vita e
la sua giovane età non era certo di aiuto.
Un
giorno, tornò a casa con gli occhi rossi e fiammeggianti.
Carlisle
lo rimproverò con gentilezza per fargli capire che era
sbagliato
nutrirsi di uomini, ma Edward, fuori di sé gli
urlò di tutto, poi
prese qualche cambio e ci comunicò che intendeva andarsene
da casa.
Carlisle troppo mortificato e intristito non ebbe il coraggio di
dirgli nulla, lasciandolo libero di seguire la propria strada. Io,
invece, decisi di affrontarlo. Doveva sapere, doveva capire!
“Edward,
ripensaci ti prego. Ci mancherai tanto, troppo... Mi rendo conto che
non posso essere niente per te, ma tu per me sei molto. Sei come il
figlio che ho perso. Vorrei tanto che fosse cresciuto e che ti avesse
assomigliato. Quando vuoi, quando ti sentirai pronto... ritorna e ti
accoglieremo di nuovo felici.”
Mi
aveva guardato con quegli occhi rossi brillanti poi mi aveva fatto
il sorriso sghembo che tanto mi piaceva e senza dire una parola si
era allontanato.
Era
tornato.... ci aveva messo quasi dieci anni, ma era tornato e si era
presentato con dei meravigliosi occhi color ambra.
Quando
era sceso dalla macchina, non aveva nemmeno chiuso la portiera che
ero corsa ad abbracciarlo. Mi aveva guardata sorridente e fiero
mentre pronunciava quelle parole che mai più avrei scordato
“Scusa
mamma. Non lo farò più. Mi siete mancati
troppo”.
E
da allora era cambiata la mia vita. Avevamo deciso io e Carlisle di
sposarci e di adottare secondo la legge Edward che era ancora
minorenne .
Era
nata la famiglia Cullen.
Da
quel giorno avevo iniziato a trattarlo da figlio e lui ci trattava e
rispettava come se fossimo davvero i suoi genitori. Alla nostra
famiglia si era unita poco dopo anche Rosalie. Carlisle aveva
sperato che Edward trovasse così una compagna. Ma si era
sbagliato
quei due non potevano essere tanto diversi e lontani fra di loro.
L'equilibrio che avevamo trovato andò a rotoli ma ne valse
la pena. Avevo accolto Rosalie esattamente come se fosse stata la
figlia
femmina che avrei voluto avere anche se per carattere stava sempre
sulle sue non concedeva confidenza a nessuno. Si unirono poi anche
Emmett, Alice e Jasper. Erano tutti diversissimi, come caratteri e
modi di fare, e non era facile riuscire a tenerli assieme, ma se
Carlisle era la loro guida io per loro ero il cuore. Erano tutti
giovanissimi e avevano bisogno di qualcuno che facesse loro da
riferimento nella nostra strana vita. Avrei tanto voluto avere un
bimbo piccolino tra le braccia da cullare ma la mia condizione di
vampira me lo rendeva impossibile. Ma avevo cinque meravigliosi figli
da accudire e consolare. Edward era decisamente il più
problematico, un po' perché era da solo un po'
perché il suo
strano dono di leggere nel pensiero spesso lo metteva in
difficoltà,
isolandolo dagli altri. Passava il suo tempo a studiare o a suonare e
raramente giocava con i fratelli. Solo Alice , oltre a me, sembrava
capirlo appieno. Lo lasciavo fare limitandomi a sorvegliarlo da
lontano proprio come una chioccia sorveglia il suo pulcino. Quando
finalmente Edward ci presentò Bella capii subito quanta
felicità
gli avrebbe donato e il mio cuore muto esultò con lui. Il
periodo
peggiore per me fu quando decise di lasciare Bella. Provai diverse
volte a fargli cambiare idea, ma senza risultati. Lo vedevo soffrire
e rinchiudersi dentro se stesso e io soffrivo per lui e con lui.
Una
mamma sa soffrire ma anche gioire con i propri figli e vive di luce
riflessa per loro.
Io
ero così, soffrimmo assieme e gioimmo assieme quando
finalmente
coronò il suo sogno d'amore.
Un'altra
figlia si era unita alla mia famiglia. E non venne da sola. Lei mi
donò una gioia immensa quando mi fece nonna. Mai
più avevo sperato
e sognato di poterlo diventare. Le fui vicina durante quel lungo
periodo di sofferenza, vedevo il mio Edward soffrire accanto a lei,
ma non potevo far nulla.
Discreta
come solo le mamme sanno fare, dispensavo aiuti e coccole quando mi
permettevano di farlo, stando ben attenta a non invadere la loro
intimità. E la mia gioia esplose quando per la prima volta
presi in
braccio la piccola Renesmee.
Pensavo
che ormai la mia vita fosse completa e la mia famiglia grande
abbastanza ma mi sbagliavo. Senza rendermene conto appieno altri due
figli entrarono nel mio cuore. Due simpaticissimi e allegrissimi
licantropi.
Mia
nonna mi diceva sempre che l'amore
non si divide con i nuovi ingressi
ma che si moltiplica. Ed aveva ragione. Avevo amore per
ognuno di
loro anche se.... Edward era stato il mio primo figliolo.
E
adesso a vederlo lì, indifeso e sofferente mi si strinse il
cuore. Mi avvicinai di corsa e poi mi fermai a guardarlo. Non
l'avevo mai visto dormire, e adesso sembrava che lo facesse. Aveva
gli occhi chiusi e un sorriso rilassato sul volto nel quale
spiccavano delle profonde occhiaie nere, e una lunga crepa sulla sua
guancia destra.
Mi
sedetti vicino a lui e facendo attenzione per non fargli male lo
abbracciai teneramente, proprio come avevo fatto con il mio bambino
morto.
Per
un attimo tremai al ricordo di quella sofferenza, ma sapevo che
stavolta potevo combattere per evitare di perdere nuovamente mio
figlio.
Con
dolcezza iniziai a chiamarlo “Edward, apri gli occhi. Ti
prego.
Sono Esme. Sono la mamma”. Con la mano libera gli facevo le
coccole sulla testa proprio come se fosse stato un bambino piccolo
mentre non smettevo di chiamarlo “Edward, guardami. Sono qui.
Siamo
venuti a prenderti per portarti a casa. Ti prego apri gli occhi.
Fammi capire che mi senti”.
Continuai
così a lungo e stavo già per iniziare a
disperarmi quando sentì un
sussurro stentato “mamma sei tu?”
Aveva
parlato, mi stava
sentendo. Ora bisognava solo fargli aprire gli occhi e farlo di nuovo
respirare in modo che potesse alimentarsi.
“Carlisle,
vieni presto” avevo bisogno del suo aiuto.
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Capitolo 41 *** E' finita ***
Ciao
eccomi qua con l'ultimo capitolo e l'ultimo colpo di scena di questa
FF. Non scappate però perchè
Giovedì postero l'epilogo con un ultima sorpresa
ad attendervi.
Scusate
il ritardo e spero che apprezziate anche questa nuova svolta... vi
aspetto e aspetto un vostro commento...u n bacio a tutte e a
Giovedì .
Capitolo
41 - E' finita
Edward
Ero
scappato dalle grinfie di Aro. Sapevo perfettamente cosa mi aspettava
e lo avevo accettato. Meglio morire che piegarmi al suo volere.
La
mia mente si era staccata dal corpo e rinchiusa su se stessa. Avevo
eretto un muro invalicabile tutto intorno per isolarmi da qualsiasi
interferenza fisica o mentale. Speravo infatti d'indebolirmi talmente
fisicamente da annullare il mio istinto.
E
ci sarei riuscito se....
All'improvviso
mi sentii accarezzare dolcemente, mentre un familiare profumo si
apriva un varco nella mia mente, abbattendo le mie difese e
risvegliando i miei sensi assopiti. Cercai di nascondermi ancora
dietro al mio muro, ma una dolce voce conosciuta iniziò a
chiamarmi. Non riuscivo a capire cosa mi dicesse sapevo solo che era
piena di
dolcezza e amore.
Cercai
di scuotermi, di uscire dal mio guscio. Avevo l'esigenza di sapere
cosa stava succedendo, volevo capire, ma facevo fatica. Troppo forte
era il muro che avevo eretto e troppo debole ormai era il mio corpo.
Mi resi subito conto che muovermi era impossibile ma anche un
operazione semplice come aprire gli occhi mi risultava difficile. Ero
senza aria, da troppo avevo bloccato la respirazione, ma con un
ultimo soffio riuscii a pronunciare quella domanda che mi torturava
la mente. “Mamma sei tu?”.. Cosa ci faceva lei qua?.
Cercai
di aguzzare l'udito e dalla nebbia della mia mente sentii la sua
calda voce.
“Edward,
ti prego sono io, sono Esme. Apri gli occhi bambino mio”
“Edward.
Sei libero, Aro ti ha dato il permesso di venire a casa. Bella e
Renesmee ti aspettano, ma devi reagire devi risvegliarti”
questa
invece era la voce di mio padre.
Mi
feci coraggio e con tutta la forza che mi rimaneva aprii gli occhi.
Subito non vidi nulla, c'era troppa luce ed io ero rimasto troppo al
buio. Ma presto li vidi. Vidi i loro volti sorridenti.
“Bravo
così Edward.” mi accarezzò mia madre
chinandosi e baciandomi
sulla fronte.
“Cerca
di respirare Edward.” m'incoraggiò Carlisle
Provai
ma il petto iniziò a bruciarmi. Troppo a lungo avevo
dimenticato di
farlo. Mi agitai infastidito, mentre cercavo di succhiare l'aria
intorno a me. Vidi Carlisle chinarsi su di me con aria preoccupata e
lo sentii schiacciarmi il petto con l'intento di aiutarmi a prendere
aria.
“Così
da bravo. Respira” mi incoraggiava, mentre Esme continuava a
farmi
le coccole. Quando presi il primo respiro il mio corpo fu invaso dai
loro profumi. Sorrisi felice di vederli vicini a me. Quanto mi erano
mancati!
Piano,
piano i miei polmoni ripresero l'automatismo che a lungo mi ero
negato e l'aria, molto lentamente, iniziò a rifluire dentro
di me .
“Bravissimo,
figliolo. Ascolta, adesso devi bere. Avrai sicuramente una gran sete.
Il tuo corpo si è indebolito troppo e devi sforzarti
d'ingoiare il
sangue umano. Il sangue animale non è sufficiente.”
Andai
nel panico. La mia mente si richiuse velocissimamente, non volevo
avere gli occhi rossi, non volevo darla vinta ad Aro. Avevo sofferto
tanto prima di abituarmi al gusto aspro del sangue animale, e se mi
fossi nutrito di quello umano il mostro in me si sarebbe liberato e
sarei tornato indietro ai primi tempi della mia vita di vampiro.
Continuavo a respirare e potevo sentire le loro voci ma avevo di
nuovo chiuso gli occhi mentre cercavo d'isolarmi.
“Edward,
no.! Ti prego, devi bere altrimenti il tuo corpo si
sgretolerà.
Non avere paura, non succederà nulla.” sentivo il
panico nella
voce di mia madre.
“Non
temere figliolo, non sarà dura riabituarti e anche se i tuoi
occhi
diverranno rossi, non è un problema. Noi siamo qui e insieme
ai tuoi
fratelli ti aiuteremo. Ma devi bere. Altrimenti non riusciremo a
portarti a casa.” come al solito Carlisle cercava di farmi
ragionare. Ma io avevo paura. L'immagine di Renesmee morta
dissanguata da me fra le mie braccia mi apparve spaventandomi. Ecco
cosa sarebbe successo se mi fossi abituato nuovamente al sangue
umano!! No, non avrei ceduto! Il mostro dentro di me non si sarebbe
saziato. Voltai la testa, nascondendomi ai loro occhi.
Esme
Perché
aveva reagito così? Aveva aperto gli occhi e iniziato a
respirare,
credevo che il peggio fosse passato e invece... Guardai Carlisle
disperata. Non capivo il perché si rifiutasse di bere. Lui
mi
guardò e lesse sul mio viso la domanda inespressa.
“Temevo
potesse capitare qualcosa del genere. Aro mi ha raccontato che hanno
provato a forzarlo a bere sangue umano, ma non c'è stato
niente da
fare. Dobbiamo convincerlo Esme, è troppo debole e il sangue
animale non è sufficiente per ridargli le forze.”
Annui,
sarebbe stata una lunga battaglia.
Con
calma ripresi a chiamarlo con dolcezza “Edward, va tutto bene
non
ti preoccupare. Se non vuoi non ti obbligheremo.” Si
voltò e mi
sorrise appena. Non aveva più parlato, doveva essere
completamente
senza forze, vedevo che anche solo girare la testa e sorridermi era
uno sforzo non indifferente.
Gli
sorrisi di rimando anch'io, dovevamo per prima cosa
tranquillizzarlo.
Carlisle
gli fece una coccola sulla testa e si allontanò a parlare
con la
Guardia che ci sorvegliava.
Io
iniziai a parlargli della famiglia, delle sua Bella, di Renesmee e mi
accorsi subito che avevo la sua attenzione. Mi stava a sentire,
ovviamente in silenzio, anche se ogni tanto vedevo i suoi occhi farsi
lontani, faceva fatica ad ascoltarmi e a mantenere la concentrazione.
Stava immobile, e con orrore vidi aprirsi un altra piccola fessura
sul collo. Il suo corpo era troppo asciutto, doveva bere e anche alla
svelta.
Alzai
la testa per chiamare Carlisle, sapevo per esperienza che Edward, lo
stava sempre a sentire e speravo che riuscisse a persuaderlo. Quando
mi si avvicinò vidi che aveva un grosso bicchiere e con
timore
sentii il profumo invadere la mia gola. L'istinto si
risvegliò
prepotente. Non ero come il mio compagno, l'odore di sangue umano mi
attirava come non mai. Inghiotti il veleno cercando di calmarmi, non
era destinato a me. Lui mi guardò imbarazzato e preoccupato,
poi mi
sorrise e passò la mano libera dietro la testa di Edward.
“Ragazzo
mio, devi bere, se vuoi tornare dalla tua famiglia, devi sforzarti
.”
e con calma avvicinò il bicchiere alle labbra di nostro
figlio.
Edward,
colpito dall'odore spalancò gli occhi, poi
mormorò un “NO” e
voltò di nuovo la testa di scatto, nascondendola nel mio
petto.
Carlisle sospirò e scosse la testa.
“Non
fare così, è assurdo. Un sorso, soltanto un sorso
ragazzo” provò
a incitarlo. Sapevamo entrambi che la sua sete era enorme e che se
solo avesse assaggiato l'istinto ormai assopito avrebbe avuto la
meglio e non sarebbe stato più capace di rifiutare, anzi il
problema
sarebbe stato quello di fermarlo.
Ma
era troppo debole, e quella debolezza aveva contagiato anche il
mostro che era in lui. Io facevo fatica a non avventarmi al
bicchiere, pur essendo sazia, istigata dal suo profumo, ma l'istinto
di Edward, si era indebolito assieme al corpo.
Provammo
ancora, ma ci accorgemmo subito che invece di tentarlo, lo stavamo
solo spaventando ed agitando aumentando la sua stanchezza .
“Lasciamolo
rilassare un attimo. Ho un idea” mi era venuta in mente una
strategia che poteva funzionare solo se fosse stato pienamente
rilassato.
Carlisle
annui e mi guardò in cerca di spiegazioni. Ma sapevo che
malgrado
Edward avesse chiuso gli occhi mi ascoltava e quindi mi limitati a
sorridergli e fargli un cenno di stare in silenzio.
“Allontanati
pure Carlisle. Non c'è nulla da fare. Lo sai che ha la testa
dura.
Io sto qui a fargli compagnia, fra poco ti raggiungo, il nostro
compito ormai è finito e qui non serviamo
più.” Lui mi guardò
un attimo stupito poi annuì e si allontanò
appena, aveva visto nel
mio sguardo il messaggio silenzioso.
Edward
apri gli occhi di scatto e mi guardò chiaramente agitato.
Per
fortuna essendo stanco non riusciva a leggere nel pensiero.
“Non
andartene... ti prego” le parole uscirono a stento dalla sua
bocca
inaridita. Non riusciva neanche più a produrre veleno. Gli
sorrisi
“Edward, non ha senso rimanere. Ormai hai fatto la tua scelta
ed io
non voglio stare qua a vederti soffrire inutilmente”.
Vidi
il terrore sul suo viso, mentre con coraggio si sforzava di parlare
“No, ti prego... Il mio corpo sta bruciando, stammi vicino
mamma,
non mi lasciare solo, non andartene... Ho paura. Ho bisogno di voi,
di te. Ti prego... non mi abbandonare.” per un attimo
vacillai
travolta dall'amore che sentivo ci legava, ma avevo ottenuto il mio
scopo.
Parlando
aveva buttato fuori troppa aria e adesso doveva inspirare a fondo per
recuperare quella persa.
Veloce
infilai la mano nel bicchiere di sangue e quando lo vidi inspirare
gliela sfregai sul viso, coprendogli il naso e la bocca.
L'odore
forte e pungente penetrò forte in lui e lo vidi sobbalzare
mentre il
suo istinto si risvegliò con prepotenza rompendo i fragili
legami
che lo imbrigliavano.
Con
orrore e gioia sentii che mi stava leccando la mano mentre i suoi
occhi avevano iniziato a brillare di una luce bestiale. Il mostro si
era risvegliato e aveva sete.
Carlisle
capì immediatamente ciò che stava succedendo e
mentre io ritraevo
la mano, lui gli appoggiò il bicchiere alle labbra. Edward
iniziò a bere avidamente quasi strappando quel succulento
contenitore dalle
mani di suo padre.
Feci
un cenno alla Guardia che corse a prendere altri bicchieri. Con
disgusto mi accorsi che questi contenevano del sangue ancora caldo.
Guardai Carlisle che senza indugiò posò il
secondo bicchiere sulle
labbra di nostro figlio. Sembrava impazzito. Cercava di tirarsi su
da solo per prendere il bicchiere, assetato e fuori controllo. Io mi
allontanai, il profumo del sangue caldo era troppo una dolce
tentazione per me, e Carlisle sapeva benissimo come gestire la
situazione senza il mio aiuto. Edward sembrava preso da una bramosia
inarrestabile mentre beveva assetato. Ci vollero diversi bicchieri
prima che fosse in grado di riprendere il controllo di se stesso. Ora
con il volto sporco di sangue a causa mia, le labbra macchiate e gli
occhi spiritati sembrava proprio una Guardia dei Volturi. Quando fu
in grado di riprendere il controllo Carlisle, gli allontanò
il
bicchiere, gli pulì il viso e lo fece sdraiare.
“Per adesso basta
Edward, stai giù e riposati. Più tardi te ne
darò dell'altro.
Lascia che il sangue ridia forza al tuo corpo, poi potrai bere
ancora.” La bramosia dentro i suoi occhi si spense mentre si
appoggiava stanco al morbido materasso. “Scusa, non
volevo”
mormorò “adesso i miei occhi diventeranno rossi ed
Aro non mi
permetterà più di tornare a casa. Ma forse
è meglio così... Come
potrei mai presentarmi da Bella in questo stato? E poi metterei a
rischio la vita di Renesmee, lei è umana e il sangue che
scorre
nelle sue vene... è dolce... e buono.”
Carlisle
scosse la testa. “Tu verrai a casa Edward. Aro ti ha concesso
il
congedo, e quindi puoi partire con noi. Per il resto hai la mia
parola che non ci saranno problemi. Veglieremo noi su di te e ti
impediremo di fare del male a Renesmee o a chiunque altro. Vedrai
che ti riabituerai presto alla nostra dieta. Ma adesso non devi
preoccuparti, chiudi gli occhi e riposati. Il tuo corpo deve guarire
dalle ferite della sete.”
Edward,
annui e poi si voltò per cercarmi. Con un veloce passo andai
di
nuovo vicino a lui e gli presi la mano “Ascolta tuo padre e
stai
tranquillo. Io sto qua vicino a te. Non ti lascio solo.”.
Mi
sorrise finalmente rilassato mentre chiudeva gli occhi e si portava
la mia mano vicino al viso per sentirne l'odore.
Passammo
tutto il giorno successivo con lui, facendolo bere a sazietà
altre quattro volte.
Con
gioia vedemmo chiudersi le crepe che aveva sul corpo, mentre
riacquistava velocemente le sue forze. Quando fu sera, gli demmo per un
ultima volta da bere il sangue, ma contrariamente alle precedenti
riuscì a fare da solo, mentre gli vedevo il veleno colare
dalla
bocca.
Dopo
aver finito rimase seduto sul letto e con finta noncuranza mi chiese
“Di che colore ho gli occhi, mamma?”
“Sono
rossi, Edward. Ma lo sai che non ha importanza”
“Quando
possiamo andare via?” mi domandò nuovamente. Era
infatti la terza
volta nel giro di due ore che me lo chiedeva ed io risposi come le
volte precedenti “Quando Aro ci darà il
permesso”
Annui
per niente soddisfatto. Potevo vedere quanto teso fosse.
Probabilmente aveva paura che Aro si rimangiasse la parola. Anch'io
non ero per niente tranquilla. Solo Carlisle non era agitato, lui si
fidava di Aro.
Era
notte fonda quando Demetri entrò nella stanza portando un
fagotto di
vestiti per Edward.
“Tieni,
immagino che vorrai cambiarti.” gli disse sorridendogli
mentre gli
lanciava un completo della divisa.
Edward
guardò i vestiti preoccupato e gli disse “Devo
mettermi in divisa?
Pensavo di essere libero”
Dietro
c'era Aro che sbucò nella stanza. “Certo che devi
metterli. Sei
ancora una Guardia, ragazzo.
Sei
in congedo ma devi tenere con te una divisa e il medaglione. Presto
ti verranno utili”
Edward
guardò Aro con sguardo interrogativo ma il Signore di
Volterra,
invece che spiegarsi si rivolse a Carlisle
“Arrivederci
amico mio. Ora potete uscire e vi consiglio di allontanarvi
velocemente finché è buio. Demetri vi
mostrerà la strada. Ci
rivedremo presto Edward,.... il colore dei tuoi occhi ti dona
molto”
E
senza più degnarci di un ulteriore sguardo o attendere un
nostro
saluto si voltò e si allontanò.
Carlisle
Ce
l'avevamo fatta. Edward era guarito. Non credevo sarebbe stata
così
dura ma alla fine aveva bevuto il sangue umano così
necessario per
lui.
Quando
finalmente uscimmo nella notte, ci allontanammo per Volterra e con il
cellulare chiamai a casa per farci venire a prendere. All'andata
eravamo andati di corsa io ed Esme, ma adesso non volevo affaticare
Edward. Mi ero accorto infatti che malgrado le ferite superficiali
fossero guarite, il suo corpo era rimasto stanco e debilitato. Ci
sarebbero voluti diversi giorni prima che si riprendesse del tutto e
molto di più per riabituarlo alla dieta animale. Per fortuna
che a
casa avevo una buona scorta di sangue donato che lo avrebbe aiutato
ad abituarsi gradatamente.
Mentre
aspettavamo la macchina, si sedette su un muretto mentre annusava gli
odori della notte felice e rilassato. Per fortuna che non c'erano
umani in giro, altrimenti avremmo rischiato grosso.
Abbracciato
ad Esme, lo guardavo pensieroso. La sua divisa nera della Guardia e
il medaglione dei Volturi gli davano uniti ai suoi occhi rossi un che
di sinistro.
Sapevo
che Aro non avrebbe mollato facilmente, e quello che avevo ottenuto
era già stato un mezzo miracolo, ma non sapevo come dirgli
che non
era libero del tutto.
Aro
infatti non aveva sciolto il giuramento e quindi Edward era rimasto
soggetto ad alcuni vincoli. Il più importante e quello che
lo
avrebbe turbato di più era l'obbligo di riprendere servizio
ogni 15
anni per tre mesi.
“Non
ti preoccupare Carlisle. So tutto. L'ho letto nella mente di Aro,
quando ci ha salutati.”
Mi
colse di sorpresa, mi ero dimenticato della sua capacità di
leggere
nei pensieri.
Ancora
una volta mi sorrise, aveva di nuovo letto la mia sorpresa.
A
prenderci arrivarono Jasper e Bella.
Appena
Bella scese dalla macchina si buttò fra le braccia di suo
marito che
le era corso incontro.
“Edward.
Finalmente. Stavo impazzendo a non avere tue notizie” lui si
limitò
a guardarla come se esistesse solo lei e ci avrei giurato che in quel
momento era così. Poi si chinò e le
posò le labbra sulle sue con
una tenerezza immensa. Dovemmo ricordargli che non erano da soli, e
quando si staccarono da quel lungo e tenero bacio d'amore vidi sul
volto di Edward una gioia che avevo visto solo al suo matrimonio e
quando aveva preso in braccio per la prima volta Renesmee.
“Ti
amo Bella, e mi sei mancata da morire. Sei la mia vita e la mia aria.
Le nuvole di Volterra hanno oscurato il mio cielo ma tu le hai
scacciate con il tuo amore. Mi vergogno di presentarmi con gli occhi
rossi a te, ma sappi che non ho ucciso. Non sono tornato ad essere
un assassino, ho resistito alla tentazione. Perdonami amor mio.
Perdonami per tutto.”
“Ti
amo Edward. E non mi interessa il colore dei tuoi occhi. Ora sei con
me, con noi. Ti aiuteremo a ritornare quello che eri una volta.
Volterra e le sue regole ormai appartengono al passato” e con
gioia
si baciarono nuovamente.
Jasper
gongolava nutrendosi della stessa felicità dei due sposi, ma
io
sapevo in cuor mio che Volterra non apparteneva del tutto al passato.
I signori di Volterra avrebbero di nuovo reclamato Edward.
Lui
percepì i miei pensieri tristi e si voltò
sorridente. “I
temporali esistono e sono sempre esistiti Carlisle. Entrambi sappiamo
che il sole alla fine esce sempre a illuminare la nostra vita,
basta non avere fretta e nutrire la speranza nel nostro
cuore.”
Gli
sorrisi, quello sarebbe stato il nostro piccolo segreto, e c'era
tempo.
Si,
avevamo tutto il tempo che volevamo per festeggiare il suo ritorno a
casa e alla vita.
“Andiamo
a casa” disse prendendo Bella per mano e abbracciando Jasper
“non
vedo l'ora di salutare tutti e abbracciare la mia piccola
Renesmee.”
E mentre salivamo in macchina disse ridendo di gusto “Spero
che
Alice mi abbia visto in qualche visione e mi abbia comprato qualche
vestito colorato. Non sopporto più il nero”
“Credo
proprio di sì, visto che oggi pomeriggio mi ha trascinato a
Firenze
sperperando per negozi di abbigliamento il patrimonio dei
Cullen”
sghignazzò Jasper unendosi alle nostre risate.
Era
finita! Finalmente la famiglia Cullen era di nuovo al completo.
|
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Capitolo 42 *** Epilogo ***
Ciao ed eccomi a voi con
l'epilogo....la fine della FF e di questa storia. inutile negare che
sono emozionatissima e felicissima di averla condivisa con voi .!!!!
Leggete tutto fino in
fondo e vedrete cosa vi attende hihihi.
Vi ringrazio immensamente
tutte. Chi ha commentato e anche chi ha solo letto. Mi
piacerebbe che mi diceste cosa ne avete pensato, cosa vi
è piaciuto e cosa vi ha deluso, e con un
bacio mi accomiato da voi per qualche tempo.
Ma non sarà
l'ultima storia che posterò....e quindi se vi è
piaciuto il mio modo di scrivere .... non dimenticatemi.
A presto.....Vs Pulla
Epilogo
Edward
Eravamo
tutti all'aeroporto ed io ero nuovamente vestito nella divisa da
Guardia con il medaglione dei Volturi che mi pesava intorno al
collo.
Erano
passati quindici anni da quando avevo lasciato Volterra e pochi
giorni fa avevo ricevuto una lettera di Aro che mi ricordava i miei
obblighi.
Avevo
pensato di non obbedire, odiavo infatti anche solo l'idea di far
ritorno nella Rocca, ma sapevo che se avessi disobbedito le
conseguenze sarebbero state tragiche per me e per la mia famiglia.
Quando
avevo comunicato loro la data della mia partenza si erano tutti
intristiti e avevo faticato non poco a far loro accettare
l'inevitabile.
Solo
Carlisle ed Esme avevano capito subito cosa stesse succedendo, solo
loro infatti sapevano che questo giorno sarebbe arrivato.
Non
avevo mai raccontato a nessuno dei miei fratelli , ne tanto meno a
Bella i giorni passati a Volterra e quanto a fondo mi avessero
ferito e cambiato. Insieme ai miei genitori avevamo anche deciso di
tacere il più a lungo possibile l'appuntamento quindicinale
con
Aro, ritenevamo infatti inutile preoccuparli in anticipo.
E
adesso ero qua, triste e scoraggiato come non mai. Dall'altra parte
del salone potevo vedere Jane e Demetri che mi aspettavano
impazienti.
Sapevo
che ormai non c'era più tempo e che era giunto il momento di
salutare la mia famiglia e salire sull'aereo che mi avrebbe portato
a Firenze e da li a Volterra.
“Ciao
Edward. Fai il bravo mi raccomando” mi salutò
Rosalie dandomi un
timido bacetto sulla guancia. Emmett al suo fianco mi tirò
un pugno
scherzoso sulla spalla ridendo “Se Demetri e Felix ti
trattano
troppo male chiamaci, che te li sistemo io. Non vedo l'ora di poter
fare una bella rissa con loro. Sono quindici anni che aspetto
quest'opportunità. ” Lo guardai ridacchiando
“Emmett, ti
farebbero nero, sai. Comunque non ti preoccupare, loro sono il mio
ultimo problema” e con la coda dell'occhio guardai Jane. Lei
ed
Alec erano il mio incubo più grosso.
“Stai
tranquillo, Aro le ha ordinato di trattarti bene. Mi mancherai
tantissimo , ma ti vedo tornare in buona salute” Alice mi
stava
sorridendo ma nella sua testa la visione mi colpì
profondamente .
Era vero stavo ritornando a casa sorridente ma ...i miei occhi
erano di nuovo rossi. “Non è detto che si
avveri Edward,
lo sai quanto imprecise sono le mie visioni. Dipendono da troppe
decisioni.” Si lo sapevo ma avevo un brutto
presentimento.
Probabilmente Aro mi avrebbe obbligato a nutrirmi come loro, e non
potevo digiunare per tre mesi di seguito. Avevo passato il
pomeriggio precedente a cacciare e adesso ero sazio come non mai, ma
sapevo che prima o poi avrei dovuto bere di nuovo se non volevo
ridurmi come l'ultima volta. Anche Jasper si avvicinò per
salutarmi “A presto Edward. Non essere troppo triste tre mesi
passano veloci
e presto saremo di nuovo tutti assieme ” . Aveva percepito
con il
suo potere il mio stato d'animo e stava cercando di rasserenarmi.
Annui e li abbracciai “State tranquilli, ragazzi, non ho
alcuna
intenzione di mettermi nei guai, altrimenti vi darei una scusa per
venire in Italia”.
“Non
è detto che noi non si faccia un salto. Firenze è
fenomenale per lo
shopping e l'Italia è famosa per la sua moda ”
scherzò Alice
“Non
fate gli sciocchi!” brontolai preoccupato “ Sarebbe
pericoloso.
Non posso stare in pensiero per voi tutto il tempo. Avrò
già
abbastanza problemi per i fatti miei”.
“Ok,
ok, stavo solo scherzando” mi sbeffeggiò Alice
mentre si
allontanava trascinandosi dietro Jasper che mi fece l'occhiolino
“Ci
penso io Ed, a tenerla brava, non ti capiteremo tra i piedi.”
Anche Esme e Carlisle si
avvicinarono a salutarmi.
“Ciao
figliolo. Fai il bravo, non farmi stare in pensiero” Esme mi
aveva
abbracciato stretto “Certamente mamma. Non ti preoccupare.
Andrà
tutto bene” si staccò da me e mi guardò
negli occhi.
Io
li abbassai, sapevo mentire bene, ma con lei non avevo speranze.
“Edward, cerca di adattarti si tratta solo di tre mesi, non
dell'eternità” cercò di confortarmi.
Le
sorrisi, odiavo sentire la preoccupazione nei suoi pensieri.
“Posso
chiederti un favore mamma?” lei mi guardò stupita
poi sorridendo
annui “Tieni, custodiscilo tu. Non voglio, far arrabbiare fin
da
subito Aro” e con un gesto veloce mi sfilai il bracciale con
lo
stemma di famiglia e glielo porsi. Lei lo prese e se lo
infilò
rapida in tasca “Lo terrò al sicuro in attesa che
torni al tuo
polso” le diedi un bacetto sulla testa mentre mi staccavo e
porgevo
la mano a mio padre che sorridendo mi guardava pensoso. “Non
fare l'eroe Edward. Non ti opporre al volere di Aro. Non ti ridurre
come l'altra volta. Accetta la loro dieta piuttosto. E ubbidisci
agli ordini non vale la pena soffrire così tanto” annui
conscio della sua preoccupazione. Era l'unico che conoscendo i
Volturi aveva intuito quando profonde fossero le mie ferite. Non mi
aveva mai chiesto nulla, rispettando il mio silenzio ma dai suoi
pensieri avevo capito che a sua volta aveva indovinato quasi tutto.
“A
presto papà. L'altra volta non sapevo come comportarmi e
cosa
aspettarmi, stavolta sarà diverso. Ho imparato tanto e
questa volta
ho la certezza che presto sarò di nuovo a casa.”
lui mi sorrise,
sapeva che avevo letto i suoi pensieri e non c'era altro da
aggiungere. Mi abbracciò veloce e prese Esme sottobraccio
allontanandosi e lasciando il posto a Renesmee e Jacob che
abbracciati si avvicinarono.
La
mia bambina. Sbagliato! Oramai era una ragazza, bella e affascinante
che poteva benissimo passare per mia sorella. Era dura accettare che
fosse cresciuta così velocemente e che quel ...cane, si
fosse
fidanzato con lei. Accidenti all'imprinting.! Per un attimo pensai
che avrei dovuto uccidere Jacob tanto tempo fa quando ancora
insidiava la mia Bella. Ma adesso era tardi e dai loro sguardi
innamorati temevo che presto ci avrebbero annunciato il loro
matrimonio. Ma aveva solo sedici anni accidenti. Non potevano
aspettare ancora un po'?. Bella mi faceva la predica di essere
paziente, ricordandomi che io l'avevo voluta sposare a tutti i costi
a diciotto anni e che Jacob anche se ne dimostrava una ventina ne
aveva ormai più di trenta. Bhe che problema c'era.... io
avevo
dovuto aspettarne novanta prima di sistemarmi. Era la mia bambina,
ma adesso guardandola, sorridere al suo amore, la vidi per la prima
volta come una ragazza pronta a spiccare il volo dal nido. Con Bella
avevamo sempre controllato cosa combinasse Jacob, con la paura che
non avesse abbastanza pazienza per aspettare il momento giusto. Ed io
non mi ero mai fatto molti scrupoli e li avevo tenuti d'occhio
scrutando i loro pensieri.
Non
era certo facile convivere con un papà che ti legge nella
mente, ma
eravamo riusciti a trovare il nostro equilibrio. Ma adesso chi
avrebbe controllato la mia bambina?
Probabilmente mi si
leggeva in faccia la mia preoccupazione perché avvicinandosi
Jacob
iniziò a ridacchiare imbarazzato “Stai
tranquillo Edward, non me ne approfitterò della tua assenza,
ti
prometto solennemente che non alzerò un dito su Nessie prima
del
tuo ritorno”
era chiaramente a disagio “Sai
succhia-sangue, tua figlia è straordinariamente testarda
come la
mamma e furba come quel vampiro di suo padre. E' da un po' che mi
mette a perdere per avere un ....qualcosa di più di qualche
innocente bacetto, ma tu questo lo sai...”
i suoi pensieri s'interruppero quando gli ringhiai contro. No, non
sapevo un bel niente “e dai amico, non dirmi
che non le hai letto in mente quello che da un po' le gira in testa. Ma
stai tranquillo non sarò un vampiro centenario, ma ti
prometto
che per certe cose aspetteremo il tuo ritorno”
“Sarà
meglio per te, cane” sbottai ancora
ringhiando.
“E dai
papà, smettila di leggere nei nostri pensieri.
Ti prometto che farò la brava, tre mesi passano in fretta, e
poi non
vorrei perdere la tua faccia quando decideremo la data del
matrimonio.”
La
guardai sconcertato, è così che stavano le cose
quindi.
“Papà, non
agitarti. Non sono più una bambina ormai, e credimi voglio
fare le
cose per bene. Anche se non sono nata nel 1901, voglio rispettare le
tradizioni di famiglia, prima il matrimonio e poi...”
uscii immediatamente dalla sua testa i suoi pensieri si erano fatti
troppo espliciti mentre le sue guance si tingevano di rosso per la
vergogna.
Le sorrisi e l'accarezzai quel
dolce visino angelico “
Tu e Jacob mi farete impazzire proprio come allora, quando quel cane
rognoso voleva rubarmi tua mamma”
“E dai, non esagerare.
Un po' di sana competizione ti
ha fatto bene e ha dato un po' di brio alla tua vita spenta ”
sghignazzò Jacob
“Attento lupo, ti
affido la mia bambina ma come già
una volta ti dissi, riportamela con un graffio e assaggerò
il tuo
sangue” il tono di voce era minaccioso ma non potevo evitare
di
ridacchiare guardando la sua faccia preoccupata.
“Allora a presto
sanguisuga, vedi di tornare
velocemente così potrai di nuovo controllare la tua
vampirastra”
“Già, nel
frattempo veglia su di lei e su sua madre,
come hai fatto in passato, amico mio” e dopo aver dato una
pacca al
mio futuro genero abbracciai la mia piccola-grande bambina.
“Stai
attenta al lupo, mi raccomando piccola mia”
“Certo
papà, certo.” e sorridendo si spostò
con il
suo Jacob per mano in modo da lasciarmi il tempo di salutare la
sua adorata mamma.
Mi persi nei suoi occhi d'ambra,
mentre di sfuggita
notai che tutti si erano allontanati per lasciarci un po' d'
intimità. Diedi un occhiata ai miei accompagnatori sempre
più
impazienti ma avevo altro a cui pensare ora. Dovevo trovare il
coraggio di separarmi da Bella, dal mio eterno e unico amore.
L'avevo lasciata solo tre volte
da quando avevamo
deciso di provare ad essere amici, ma il ricordo di quella sofferenza
era nei nostri cuori. Ora però non sarebbe andata
così, questa
volta sapevamo che presto ci saremmo ritrovati. Eppure.... staccarmi
dai suoi occhi era difficilissimo e senza neanche pensarci mi
ritrovai a baciarla teneramente.
“Mi mancherai
tantissimo” le mormorai affranto “la
cosa più difficile sarà stare lontano da te.
Detesto quel posto e
quello che rappresenta, vorrei stare qui con te. Ma non posso
amore”
volevo confortarla ma in realtà stavo cercando di convincere
di più
me stesso.
“Lo so e mi mancherai
anche tu, mi mancheranno i tuoi
baci e le tue carezze, ma presto saremo di nuovo assieme” mi
mormorò.
Appoggiai la mia fronte alla sua
e presi le sue mani
stringendomele al viso. Con noncuranza diedi un profondo respiro
mentre il suo dolce profumo m'invadeva la mente dove l'avrei tenuto
al sicuro nei miei ricordi.
“Non essere triste
Edward, questi mesi passeranno
veloci e la tua famiglia si prenderà cura di me e di Nessie,
come ha
già fatto.”
“Lo so. Me l'hanno
promesso, ma non è come averti
qui, vicino a me. Ho bisogno di te, io ormai vivo per te, per il tuo
amore. Tu sei la mia luce, il mio faro e senza di te la mia vita
è
una perenne notte buia. Ma so che l'alba spunterà di nuovo e
questo
mi darà la forza di vivere a Volterra anche se ogni mio
pensiero
sarà rivolto costantemente a te. Ti amo Bella e ti affido il
mio
cuore, tienilo al sicuro. Tornerò presto a
riprendermelo.”
La guardai un attimo e poi la
baciai di nuovo. Un bacio
tenero, dolce ma anche disperato . L'ultimo bacio d'addio.
Quando mi staccai, mi bruciavano
gli occhi. Le feci una
carezza sulla testa, le diedi un ultimo bacetto sui capelli aspirando
il suo profumo e mi girai diretto verso i miei accompagnatori.
Non ebbi più il
coraggio di voltarmi, sapevo che
altrimenti sarei tornato indietro e mi avvicinai alle due Guardie.
“Finito? Possiamo
finalmente andare?” mi chiese Jane
sprezzante.
Annui, la mia voce non sarebbe
stata ferma e preferivo
tacere piuttosto che mostrare il mio turbamento
“Bentornato Edward.
Andiamo, l'areo sta per partire”
Demetri mi mise un braccio sulle spalle sorridendomi “Sono
felice di vederti. Vedrai che non ti troverai troppo male. Aro ha di
nuovo affidato a me e Felix il compito di sorvegliarti, e se fai il
bravo tutto andrà liscio.”
Mi sorrise sincero e con un
sospiro mi avviai verso la
mia nuova casa.
Quando mi sedetti
sull'aereo misi le mani in tasca e vi trovai un biglietto,
incuriosito lo lessi emozionato:
“ Caro
Edward, credo che tu ormai abbia capito che il difficile non
è
vivere per sempre.... è convivere per l'eternità
con se stessi e
con le proprie scelte.
La
nostra
natura ci porta a essere egoisti e il nostro istinto a uccidere ma la
ragione e l'amore possono elevarci a un ruolo più alto. E'
questo
che ci rende così diversi dai Volturi e dagli altri della
nostra
specie.
Non
ti
vergognare mai di quello che sei e di quello che fai.
Cerca
di non
cambiare e non dimenticare mai, che tu sei... Edward Cullen
appartenente al Clan di Olympia.
A
presto. Ti
aspettiamo. ”
Papà
Lo
piegai e lo misi
nella tasca della camicia vicino al mio cuore freddo e muto e
lì sarebbe rimasto a riscaldare il mio animo, fino al mio
ritorno a
casa.
FINE???
No
direi proprio di no. Questa è la fine del primo racconto
della
“Trilogia delle Nuvole” , per cui fra non molto
inizierà la
seconda FF continuazione di questa. Anche lei già terminata
di
scrivere e pronta per voi.
Vi
aspetto con “Le Nuvole di Volterra” e vi lascio una
breve
anticipazione....uno spoiler su quello che vi attende...
VOLTERRA
Guardia
I
corridoi lunghi e stretti si strinsero intorno a me quasi
soffocandomi.
Il mio Signore Aro mi aveva mandata a
chiamare.
Sapevo che mi avrebbe affidato un nuovo incarico e
qualsiasi fosse l'avrei accettato senza obiezioni.
Chissà forse
era legato all'imminente arrivo del vampiro dagli occhi gialli di cui
tutti parlavano.
Ma a me non interessava, il mio potere era a
disposizione del mio Signore.
Aro
Finalmente
stava
arrivando. L'avevo aspettato per quindici lunghi anni ed ora avrebbe
ripreso il suo posto nella Guardia.
Non
avrei mai
rinunciato a lui facilmente, c'erano molti modi per legarlo a
Volterra e in tre mesi molte sono le cose che possono succedere,
molte le cose che possono cambiare una persona.
Mi
affacciai dalla
finestra, le Nuvole avevano ricoperto Volterra, e questo sembrava un
segno del destino. Non sarebbe stato facile, ma forse con il suo
aiuto.....
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