Il sole dietro alle nuvole

di PULLA68
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per Sempre ***
Capitolo 2: *** L'offesa ***
Capitolo 3: *** La Scomparsa ***
Capitolo 4: *** In Attesa ***
Capitolo 5: *** Devo Resistere ***
Capitolo 6: *** L'inseguimento ***
Capitolo 7: *** Senza Via di Fuga ***
Capitolo 8: *** Decisioni ***
Capitolo 9: *** Il Clan di Olympia perde un membro ***
Capitolo 10: *** Trovati !! ***
Capitolo 11: *** Volterra ***
Capitolo 12: *** Per un Pelo ***
Capitolo 13: *** Al cospetto di Aro ***
Capitolo 14: *** La Hostess ***
Capitolo 15: *** Abitudini ***
Capitolo 16: *** Le brutte notizie non finiscono mai... ***
Capitolo 17: *** Eleazar ***
Capitolo 18: *** Aria e Cibo ***
Capitolo 19: *** Il Piano ***
Capitolo 20: *** Fine della Libertà ***
Capitolo 21: *** Aspettando notizie ***
Capitolo 22: *** La Fine di un Incubo ***
Capitolo 23: *** Una strana coppia ***
Capitolo 24: *** Dai Cullen ***
Capitolo 25: *** Stavo impazzendo ***
Capitolo 26: *** Ci siamo! ***
Capitolo 27: *** Il primo incontro ***
Capitolo 28: *** E due ***
Capitolo 29: *** I Cullen si organizzano ***
Capitolo 30: *** Il dado è tratto ***
Capitolo 31: *** E ora che facciamo? ***
Capitolo 32: *** Il processo ***
Capitolo 33: *** Spiegazioni ***
Capitolo 34: *** In famiglia ***
Capitolo 35: *** Voglio la mia libertà ***
Capitolo 36: *** Con il fiato sospeso ***
Capitolo 37: *** Sete ***
Capitolo 38: *** la telefonata ***
Capitolo 39: *** Le decisioni di Aro ***
Capitolo 40: *** Cuore di mamma ***
Capitolo 41: *** E' finita ***
Capitolo 42: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Per Sempre ***


 

Capitolo 1 - Per Sempre

 

 

Edward

 

Era mattina, e con sommo dispiacere mi accorsi che il sole era sorto e stava rischiarando la nostra camera. Con la mano iniziai ad accarezzare la liscia e marmorea schiena di Bella che sdraiata a fianco a me si era rannicchiata fra le mie braccia. “Bella, amore. Sarà meglio che ci alziamo. Renesmee ci sta aspettando.” Lei si voltò e mi fissò negli occhi, mentre sembrava perdersi nei miei.

Chissà cosa sta pensando, fu la milionesima volta che mi domandai. Ogni tanto mi faceva il dono di levarsi lo scudo per lasciarmi entrare nella sua testa, ma non quella mattina, anche se nel giro di mezzo secondo capii perfettamente i suoi pensieri nel momento in cui mi ritrovai a baciarla con passione. Con difficoltà mi allontanai dopo aver ricambiato con gioia il bacio. “Andiamo?” le chiesi e Lei dopo aver fatto un mezzo sorriso si allontanò veloce verso il bagno.

Malgrado non ne avesse bisogno, l'abitudine umana di farsi la doccia non era scomparsa. Io rimasi ancora disteso un attimo, perso nei miei pensieri.

 

Erano passati già cinque mesi da quando avevamo affrontato i Volturi, e finalmente la nostra vita sembrava andare per il verso giusto. Bella aveva superato senza problemi l'ambientamento alla sua nuova vita da vampira e ormai aveva un autocontrollo perfetto. Renesmee aveva fin da subito conquistato tutta la mia famiglia ed era per me buffo e bellissimo vedere come mio padre e mia madre si erano persi dietro la bambina diventando a tutti gli effetti dei dolcissimi nonni. Per non parlare dei quattro zii, che facevano a gara per chi la viziava di più. Così assieme a Bella avevamo deciso di lasciare, una sera a settimana, Renesmee a dormire nella grande casa dei miei. Un po' perchè sapevamo che a loro avrebbe fatto piacere e un po' perchè noi avremmo potuto goderci una serata da sposini, non che ci mancasse il tempo di notte, ma la sera la passavamo seduti sul tappeto in sala a guardare il fuoco nel caminetto e a goderci la nostra nuova vita assieme chiacchierando e coccolandoci come avevamo sognato di poter fare quando l'umanità di Bella era un ostacolo.

 

“Edward, sei ancora a letto! Alzati pigrone, siamo in ritardo.” mi sgridò Bella che tornata dal bagno avvolta in un morbidissimo asciugamano mi fissava come se fossi un regalo di compleanno . Io mi alzai a velocità vampiresca e pescati dall'armadio dei jeans e una polo blu mi vestì soddisfatto rivolgendole il mio sorriso sghembo che tanto le piaceva. Non potei trattenere una risatina quando notai lo sguardo divertito di Bella, che mi fissava scuotendo la testa. “Non vale! Io impazzisco a cercare qualcosa di decente da mettermi nella cabina armadio che Alice ha riempito di vestiti ..... Bhe lasciamo perdere” brontolò. Con due passi mi avvicinai e scostando l'asciugamano iniziai a baciarla.” Peccato che tu ti debba vestire...” non potei finire la frase perchè la sua bocca era sulla mia ricambiando il mio bacio.

Quando si scostò per guardarmi come se fossi un miraggio che può svanire da un momento all'altro, la guardai negli occhi e accennai un sorriso divertito.

“Dopo la caccia di ieri mattina, direi che adesso il colore dei tuoi occhi non è più tanto spaventoso”

Senza dire una parola si voltò e andò a guardarsi nel grosso specchio che Alice aveva voluto nella camera. Io le andai dietro e posate le mani sulle sue spalle le baciai il collo mentre sorridendo le sussurrai “Arancione non è tanto male come colore”.

 

Nel giro di venti minuti eravamo usciti, Bella aveva trovato con qualche difficoltà un vestitino beige di cotone che le metteva in risalto la figura perfetta senza essere troppo appariscente ed ci eravamo avviati verso casa dei miei impazienti di riabbracciare quel piccolo miracolo d'amore di nostra figlia. Mentre correvamo nel bosco tenendoci per mano, ripensai alla fortuna di avere incontrato Bella e al suo enorme sacrificio nel rinunciare alla mortalità che aveva fatto per amor mio. I suoi occhi non più di un rosso acceso, ma non ancora ambrati come i miei, testimoniavano la fatica e il percorso che lei aveva deciso d'intraprendere rendendomi felice come non mai. Per sempre erano parole troppo ristrette per contenere la gioia che provavamo nello stare assieme. Come due metà di un intero nessuno avrebbe più potuto separarci o almeno questo ero quello che pensavo quella dolce mattina d'estate.

Neanche Jacob era più un problema o almeno non in quanto rivale dell'amore di Bella, ma non lo sopportavo quando girava intorno rivolgendo troppe attenzioni a Renesmee. Non aveva più lasciato casa dei miei, e si era appropriato di quella che un tempo era la mia stanza, non volendosi allontanare da mia figlia. Esme e Carlisle l'avevano accettato proprio fosse un altro figlio adottivo, sicuramente più ingombrante e costoso da mantenere. Anche i miei fratelli erano felici di averlo intorno perchè con una scusa o con l'altra riuscivano a scatenare qualche bella rissa a cui Jacob non si tirava mai indietro trasformandosi e dando ad Alice la scusa per comprargli in continuazione vestiti nuovi che lui distruggeva regolarmente. Solo Rosalie girava per la casa ringhiandogli ogni volta che lo incontrava e insultandolo mentalmente in continuazione. Io, una volta tanto ero d'accordo con lei, e spesso mal digerivo l'atteggiamento di Jacob. Questa era l'unica cosa che mi faceva arrabbiare con Bella che continuava a proteggere il mio ex-rivale, accusandomi di mantenere un rancore vecchio e ormai inutile.

 

Quando arrivammo nella grande casa, ci fiondammo all'interno e Bella prese Renesmee dalle braccia di Esme, che la stava facendo giocare con un cavallino di peluche. “Buongiorno Renesmee, dormito bene?.” “Certo mamma. Lo sai che la zia Alice mi ha regalo questo bel cavallino? Il suo nome è JE.” Ci avrei scommesso non passava giorno che qualcuno non le regalasse qualcosa di nuovo. Bhe almeno stavolta si erano limitati. Due giorni prima Emmett e Rose avevano voluto comprarle un macchinina elettrica, una riproduzione perfetta di una Ferrari rosso scintillante, che aveva fatto infuriare non poco Bella. La mia dolce e tenera moglie aveva infatti insinuato che malgrado Nessie fosse a tutti gli effetti mia figlia, era pur sempre una femmina e quindi non era detto che amasse per forza le macchine e la velocità.

“E' molto carino Renesmee, e sono sicura che Zia Alice è felice che tu giochi con lui, ma dimmi non ho capito il suo nome, come hai detto che si chiama?”. La piccola si sporse dalla spalla della mamma e mi guardò facendomi un sorriso smagliante, mai io che avevo letto la risposta nella sua mente mi irrigidì. “Questo è davvero troppo” sussurrai mentre stringevo i pugni per cercare di calmarmi. Sul mio viso si dipinse un sorriso tirato, non volevo offenderla, ma in cuor mio mi sarebbe proprio piaciuto prendere il cavallino e sbriciolarlo con due dita. A Bella il mio cambio di espressione non era certo sfuggito, mentre aveva sentito la frase che per fortuna era sfuggita alle orecchie umane di Renesmee. Anche gli altri, si erano accorti della mia reazione e mentre Jasper dispensava tranquillità si erano voltati ad osservare la scena. Avrei tanto voluto chiedere ad Alice cosa mi avrebbero riservato le prossime ore e se finalmente sarei riuscito a fare a pezzettini Jacob, ma lei e Rosalie non erano in vista. Renesmee nel frattempo si era gettata fra le mie braccia, e mi aveva schioccato un bacione rumoroso sulla guancia, mentre tutta orgogliosa rispondeva alla domanda di Bella “ Si chiama JE cioè Jacob-Edward”. Poi con la mano mi aveva fatto una carezza e mostrato con gioia la sua decisione di dargli il nome dei suoi uomini preferiti. Le sorrisi, incapace di resistere alla sua gioia mentre il groppo della gelosia si scioglieva come neve al sole, anche se per secondo.... io ero nei suoi pensieri. Il mio sorriso doveva essere contagioso oppure Jasper era riuscito nel suo intento perchè tutti ci rilassammo. Con fare disinvolto mentre mi abbracciavo stretta Nessie, chiesi notizie di Alice e Rose che non vedevo in giro per la casa. “ E dove vuoi che siano, se non a fare shopping” mi rispose scherzoso Emmett. “Almeno questa volta ce la siamo scampata” ribadì Jasper sogghignando. Per i miei fratelli accompagnare le mogli a fare spese era una noia mortale. A me andava meglio, perchè Bella preferiva passare il suo tempo in altro modo piuttosto che girare per negozi a sperperare il capitale di famiglia. “ Dov'è Jacob?” Chiese Bella mentre avvicinandosi e facendomi una carezza si riappropriava di Renesmee, che le aveva chiesto di leggerle una favola. “A dormire. Come al solito” intervenne Emmett mentre disponeva gli scacchi sul tavolo davanti a Jasper. In quel momento Esme rientrò in sala con le braccia cariche di lenzuoli appena lavati. “Edward, carissimo mi aiuti a piegarli?”. “Certo!” le risposi mentre allungavo le braccia sorridendole. Alice si sarebbe arrabbiata, detestava vedere Esme che faceva i lavori di casa e lavava gli indumenti e la biancheria “Lo so, ne ho approfittato proprio perchè è fuori. Ma altrimenti mi annoierei a morte” Esme mi stava sorridendo rispondendo mentalmente alla mia domanda inespressa. In quel momento sentimmo una macchina arrivare e dopo qualche secondo il profumo inconfondibile di mio padre mi raggiunse le narici. “Ciao, ragazzi. Tutto bene?” passando mi diede una pacca sulle spalle mentre si dirigeva verso Esme per abbracciarla, e darle un tenero bacetto. Era sorprendente vedere come dopo quasi novant'anni si guardassero ancora come due fidanzatini. Poi voltandosi si diresse verso Renesmee e fattole una carezza sulla testa si diresse al piano di sopra . “Scusate” disse “vado a cambiarmi, oggi un infermiere imbranato mi ha versato addosso una boccetta di alcool e l'odore mi fa bruciare ancora il naso”.

Lo osservai con un sorriso, l'odore di alcool era insopportabile per noi vampiri ma mio padre faceva passare tutto per una cosa normale. D'istinto annusai l'aria ed effettivamente nella stanza aleggiava un vago sentore d'alcool, ma subito il mio olfatto catturò l'odore più buono dell'universo... quello di Bella. Sorridendole andai a sedermi vicino e le passai il braccio intorno alle spalle, guardandola mentre leggeva la favola a Nessie.

La mia famiglia felice.


 

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Capitolo 2
*** L'offesa ***


Ciao a tutte. 

Vi posto un secondo capitolo sperando che vi piaccia e vi appassioni.  Non fatevi ingannare dall'inizio della storia. Non sarà il problema gelosia e il dualismo tra  Edward/Jacob il centro del racconto.

Quello che succederà sarà influente ma non nel modo che pensate. 

Ricordate nulla è come sembra e tutto ha un motivo preciso per accadere.

Volevo ringraziare Lou per la pubblicità. Lei l'ha già letta tutta e malgrado abbia avuto problemi d'ansia evidentemente le è piaciuta.

Spero che vogliate lasciarmi i vostri commenti.......sono molto ansiosa di sapere la vostra opinione.

Capitolo 2 - L'offesa

Edward


Ero comodamente seduto sul divano dei miei genitori intento a sentire Bella che leggeva le favole a Nessie, quando Emmett si alzò di colpo dal tavolo imprecando. “Emmett, ma come parlì!?” lo rimproverò subito Esme. “C'è Nessie, sveglia. Non devi esprimerti così!”. Jasper guardava Emmett e rideva, sapeva che il mio fratellone odiava perdere a scacchi.

“Emmett, non fare il suscettibile, lo sai che Jasper è un abilissimo stratega. E poi nessuno a parte me e Alice lo riesce a battere” ribadì sapendo di provocarlo.

“E certo. Tu e Alice barate sempre !” commentò subito Jasper un tantino stizzito.

“Non fare il saputello Edward” continuò Emmett con la voglia di provocarmi per sfogarsi un po' “In fin dei conti lo sappiamo tutti, che sei bravo solo a livello mentale. Tant'è vero che tua moglie per avere una figlia ha dovuto chiedere aiuto a Jacob.!”


Lo guardai come se avesse avuto 4 gambe e 3 braccia, non riuscivo a credere a quello che stava dicendo. Era impazzito!? Ma cosa stava insinuando? Che Renesmee, non era mia? Che Bella era andata a letto con Jacob.? Rimasi impietrito, sconvolto, incapace di muovere neanche un dito.

Emmett pensando che non avessi capito l'insinuazione continuò imperterrito “ E dai Ed, perché altrimenti Nessie avrebbe lo stesso numero di cromosomi di Jacob?. Fra qualche anno potrebbe perfino spuntarle una bella pelliccia rossastra.”


Non ebbe il tempo nemmeno di finire la frase, una rabbia ceca e profonda maturata in quei mesi dalla mia gelosia nei confronti di Jacob esplose con la forza di una bomba.

Tutta la mia famiglia era rimasta impietrita, nessuno aveva immaginato che Emmett potesse anche solo pensare per gioco una cattiveria tale, non dopo tutto quello che io e Bella avevamo dovuto passare.

Con una forza e una velocità impressionante persino per la mia razza, caricai Emmett e insieme ci ritrovammo a rotolare nel giardino dopo aver sfondato la porta finestra mandandola in frantumi. Dal mio petto era uscito un ringhio talmente bestiale e forte da far accapponare la pelle a tutti i presenti.

Subito tutti si precipitarono fuori. Bella stringeva Nessie contro il suo petto. Non voleva che vedesse suo padre trasformato in un vampiro selvaggio pronto ad uccidere.

Esme gridò, presa dal panico, aveva capito dalla mia espressione che stavolta avrei fatto sul serio. Jasper, si era alzato come un fulmine e subito cercò di afferrarmi per le spalle, aveva anche lui paura di vedermi smembrare Emmett. Carlisle corse giù attirato dal rumore e dal ringhio che avevo emesso. Io guardavo Emmett sotto di me senza riconoscerlo, il veleno scorreva copioso e usciva dalla mia bocca. Il mostro dentro di me si era risvegliato e ora richiedeva il suo tributo di odio e violenza. Con una rabbia ceca, cercai di morderlo alla gola, mentre Emmett spaventato dai miei occhi e dalla mia reazione alzava le mani in difesa, incapace di reagire. Quando Jasper mi afferrò per le spalle, mi dimenai e gli diedi una spinta che lo mandò a cadere fra le gambe di Esme che mi implorava di fermarmi. Poi mi voltai verso Emmett e preso un braccio glielo torsi dietro la schiena rompendogli le ossa. Fu allora che mio padre, arrivato di corsa, mi afferrò per una spalla costringendomi a voltare la testa e mi assegno uno schiaffo potentissimo. “Adesso basta Edward. Calmati, maledizione. Ma cosa vuoi fare?”. La voce irata mi colpì con la stessa potenza della mano, e il mostro mugolò indispettito. Lo guardai, come se fosse un extraterrestre, ... mi aveva schiaffeggiato.! Mai lo aveva fatto. Mai mi aveva colpito con tanta violenza, neanche quando avevo provato a mangiarmi un suo amico medico, tanti anni addietro. Lo guardai , con la bocca aperta, come un ebete. Poi abbassai lo sguardo verso Emmett che mugolava per terra con Esme che lo abbracciava. Jasper mi prese per le spalle e mi spinse via. “Vieni via Edward, cerca di calmarti.”. Feci qualche passo, mentre la consapevolezza di quello che avevo fatto..... di quello che avrei potuto fare... mi si abbatté addosso come un muro. Allora scuotendo la testa mi allontanai di corsa verso il bosco, non volevo sentire le loro menti cariche di rabbia , apprensione e paura. Sapevo che Emmett sarebbe guarito nel giro di poche ore, ma ero anche consapevole di avere inflitto a tutti una ferita che non sarebbe guarita velocemente. Il mostro che era in me, dopo tanti decenni si era risvegliato, e adesso non sarei più stato lo stesso.


Veloce mi nascosi fra le fronde di una grande quercia. Potevo vedere mio padre che chino su Emmett gli fasciava la spalla e il braccio. Poi aiutato da Jasper, Emmett si alzò e si avvio verso casa preceduto da Carlisle ed Esme che chiaramente sconvolta lo abbracciava. Carlisle la accarezzava la testa cercando di calmarla. Mai era successo un incidente simile nella nostra famiglia, mai un fratello aveva osato ferirne un altro.
Ero un mostro, lo sapevo!
Lo avevo sempre saputo!
Ero l'unico che pur avendo una scelta diversa a disposizione aveva cacciato e ucciso.
Ero l'unico che prepotente calpestava i sentimenti altrui.
Ero l'unico che aveva osato uccidere per egoismo la donna che amava.


Il mio pensiero volò verso Bella che era rimasta immobile e impietrita. Il suo sguardo era fisso verso il bosco, verso di me. Ma non ero sicuro che mi vedesse realmente. Perché non potevo leggerle nella mente? Cosa stava pensando? Aveva finalmente capito che ero un mostro? Il peggiore persino fra i miei simili?

Emmett si trascinò fino alla porta di casa poi si voltò verso il bosco e pensò Edward, so che mi puoi sentire. Scusa fratellino, non dovevo dire quelle cattiverie. Non pensavo ti offendessi e reagissi così! Torna a casa... ti spetto per abbracciarti. Non far soffrire Esme e Carlisle....loro hanno capito proprio come me. Adesso siamo tutti preoccupati per te! Non è successo nulla... vieni.

I suoi pensieri mi colpirono come uno schiaffo. Volevo scendere e andare ad abbracciarlo, ma il mostro dentro di me era ancora troppo libero e il veleno troppo abbondante mentre la vergogna mi paralizzava. Scossi la testa, non meritavo una famiglia simile.


I muscoli mi si paralizzarono quando dalla porta uscì Jacob. Se avessi avuto voglia, mi sarei messo a ridere. Era in pantaloncini, i capelli corti erano dritti e gli occhi erano di chi è stato svegliato all'improvviso da un lungo e piacevole sogno. Stizzito lo vidi avvicinarsi a Bella e Renesmee ed abbracciarle entrambe. Come lo invidiavo in questo momento, io non avevo il coraggio di avvicinarmi a loro, sapevo di averle spaventate entrambe e di non essere abbastanza calmo. Decisi allora di concentrarmi per ascoltare la loro conversazione. Dovevo sapere cosa Bella pensava di me.


“Bella, tutto bene... state bene...?” si era avvicinato cauto e adesso le stringeva forte “Se hai fatto loro del male, ti vengo a cercare e ti stacco la testa.” “Jasper mi ha accennato che Edward, è uscito fuori di testa e ha ferito Emmett” “ So che mi puoi sentire, cosa ti è girato? Sei impazzito? Nessie sta piangendo e tremando come un pulcino. Come puoi fare del male ad entrambe?”

Mi sentivo male, la testa mi girava. Se avessi potuto avrei iniziato a piangere, volevo raggiungerle, confortarle, scusarmi ma non potevo avvicinarmi adesso, rischiavo di spaventarle ancora di più. Pensaci tu Jacob ti prego, mi ritrovai a implorare nella mia testa.

Poi vidi Bella annuire e passare Renesmee a Jacob. “Non aver paura piccina. Papà ha litigato con lo zio, ma non voleva fargli del male. Lui non farà del male più a nessuno! E soprattutto non lo farà ne a me, ne a te.”

Una pugnalata ecco l'effetto che mi fecero le sue parole.

“Lo so mamma, che ci vuole bene. Ma mi manca ho paura per Lui. Perché se ne è andato? Quando ritorna?”

Il pugnale continuava a rigirarsi nella ferita aprendo squarci sempre più grandi.

“Presto. Nessie. ..Adesso va con Jacob in casa... io vado a cercare papà. Adesso lui ha bisogno di me!”

Si piccola mia, vai con Jacob. Lui è meno pericoloso di me. Pensai amaramente.

Detto quelle parole vidi Jacob entrare in casa tenendo stretta Renesmee “Attento Edward. Se fai dell'altro male a Bella è meglio che sparisci dalla mia vista. Stupido succhia-sangue, permaloso ed egoista. Prima o poi noi due faremo i conti, e non te la caverai a buon mercato”


Restai fermo accovacciato sul ramo mentre osservavo Bella annusare e seguire la mia scia.

Nel giro di pochi minuti, era sotto il ramo su cui stavo.

“Allora, che intenzioni hai adesso? Vuoi startene appollaiato lassù per qualche giorno o vuoi scendere e venire a chiedere scusa a Emmett e Jacob?” la sua voce era carica d'ira.

Oh cielo. Come era bella quando si arrabbiava. Avrei voluto con tutte le mie forze scendere ed abbracciarla, farmi avvolgere dal suo profumo e baciarla sulle labbra.... ma non potevo. Continuò sempre più irosa “ Ma ti rendi conto di come ti sei comportato? Emmett scherzava, ormai dovresti conoscerlo! Ma come hai potuto credere a quello che ha detto?” No! Io non credevo quello! Sapevo perfettamente che Renesmee era mia figlia e che Lei mi amava con tutto il suo cuore. Ero consapevole di quello che aveva fatto per stare con me .... Di quello che io ero per lei..... ma non trovavo le parole... non sapevo come spiegarle..... la gelosia.... era assurdo ! Come poteva credere che io avessi potuto pensare che quella era la verità!! Era folle... era pazzesco.... No! No Bella non puoi pensare questo...... Volevo scendere, abbracciarla, spiegarmi... ma il mostro era ancora libero, ancora assetato di violenza. Non potevo avvicinarla e non sapevo come fare, non volevo ammettere che ero un vampiro senza controllo. Si un vampiro assai pericoloso. Un vampiro che poteva fare una pazzia perché il mostro dentro di me era sveglio e aspettava soltanto un errore da parte mia.


Così la guardai, le sussurrai le uniche parole che potessi mai dirle e senza sentire la sua risposta mi girai e scappai nel bosco.

Scappare, era l'unica cosa che potevo fare fino a che non fossi riuscito ad imprigionare nuovamente il mostro dentro di me.

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Capitolo 3
*** La Scomparsa ***


Ciao a tutti.
 
Innanzitutto volevo ringraziare chi ha perso qualche minuto del suo tempo per leggere i due precedenti capitoli , chi mi ha mandato un suo commento  e chi ha inserito la storia nel suo promemoria.

Spero che anche questo nuovo capitolo sebbene sia abbastanza corto vi piaccia e vi incuriosisca.  Cosa avrà detto Edward a Bella??   Dove  è andato??   Ritornerà presto a casa??   Come ha reagito la famiglia al suo allontanamento  ???  Lo andranno a cercare???

Ecco allora che in questo terzo capitolo  troverete alcune risposte alle domande che vi siete poste    mentre altre ne    prenderanno il   posto.

Spero che vorrete lasciarmi un commento, mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate.  Un bacione e ancora grazie per essere qui.



Capitolo 3 - La Scomparsa


Edward


Corsi, corsi e corsi ancora.


Speravo che nessuno mi avrebbe seguito. Il cellulare iniziò a suonare nella mia tasca, ma non risposi, non intendevo rispondere. Dovevo cacciare, correre e cacciare fino a che il mostro non si fosse lasciato imprigionare nuovamente. Poi, avrei potuto tornare ad affrontare le mie responsabilità, ma non prima.


Cacciai, uccisi e mi dissetai come non mai, abbandonato completamente all'istinto.

Poi mi sedetti su una pietra a ripensare a quello che avevo combinato.

Era pomeriggio, ormai, e le ombre iniziavano ad allungarsi.

Ripensai a quello che avevo sussurrato a Bella “Ti amo, e amo Nessie. Voi siete la mia vita, voi siete la mia aria e la mia terra. Ma ora non posso stare con voi, non posso tornare da voi. Adesso devo andare. Tornerò amore, appena posso tornerò. Dillo a Nessie, dille che la amo più della mia vita. Scusa amore. So di ferirti, ma non posso, non sono pronto ad affrontare la mia famiglia, ad affrontare Nessie, a farmi perdonare da loro e da te e soprattutto non sono ancora pronto a chiamare Jacob amico mio.”


Adesso quelle parole pesavano come macigni. Sospirai, il mostro dormiva. Le catene erano di nuovo strette lui non mi avrebbe più dato fastidio. Era l'ora di tornare, era l'ora di mostrarmi. Certo, mi avrebbero perdonato... loro lo facevano sempre. La mia famiglia lo avrebbe fatto. Ma Bella? Lei era pronta ad accettarmi?

Scesi dalla pietra e lentamente senza correre tornai sui miei passi.


Un rumore, poco più di un cigolio mi bloccò.

I miei sensi acutissimi si allarmarono.

I miei sensi di vampiro mi avvertirono.

Pericolo.!

Un profumo, più profumi.

E poi... la nebbia.

Non vedevo, non sentivo, nulla. Solo il buio e il vuoto. Mi sentii precipitare, lottai contro lo smarrimento, contro la paura che mi stava attanagliando il cuore, cercai di sentire, di capire ma tutto fu inutile e velocemente precipitai nel nulla.



Carlisle


Che cosa era successo? Cosa aveva spinto Edward a reagire così? Mai lo avevo visto così arrabbiato, così fuori controllo, preda dell'istinto come adesso. Avevo visto il vampiro in lui risvegliarsi all'improvviso forte e spaventoso, avevo visto il veleno uscirgli dalla bocca mentre i suoi occhi bruciavano di ira. Il mostro che era in lui, lo stesso mostro che era dentro ognuno di noi, era uscito e ne aveva preso il controllo.

Non lo avevo mai colpito, mai mi ero permesso di sgridarlo così violentemente. Mai, neanche nei momenti più bui della sua trasformazione. Eppure, avevo avuto paura, sapevo che avrebbe ucciso Emmett. Suo fratello.!

Adesso Emmett riposava nella camera, era dispiaciuto e preoccupato mentre s'incolpava dell'accaduto. Jasper era con lui, cercando con il suo dono di infondergli serenità, ma lui stesso non riusciva a provare quei sentimenti. Tutti eravamo scossi. Esme era fra le mie braccia e la sentivo tremare. Amava Edward, e aveva paura per lui. “Carlisle, devi andare a parlargli. Non voleva fare male ad Emmett. Vallo a cercare, digli di tornare.” Ma non potevo, non adesso. Vedevo Jacob con Nessie che la faceva giocare, cercando di distrarla e avevo visto Bella dalla finestra correre nel bosco. “Ci penserà Bella, è andata a parlargli, Esme. Vedrai.. lui la ama non vorrà ferirla, torneranno assieme e tutto andrà a posto” Sapevo che era una bugia, ci sarebbe voluto tempo per tornare alla normalità, per dimenticare, ma ce l'avremmo fatta in fin dei conti eravamo una famiglia. Il legame che ci univa era molto forte, non esisteva al mondo un gruppo di vampiri che si amasse come noi. Avevamo superato assieme molti problemi e avremmo passato indenne anche questo.


Mi voltai e vidi entrare Bella in casa ....da sola.


Teneva la testa bassa, e si stringeva le braccia con le mani per non tremare. Scostai Esme con gentilezza e andai ad abbracciare la mia ultima figlia. Nascose il viso contro il mio petto, e iniziò a singhiozzare. I suoi occhi arancioni erano due fessure ma nessuna lacrima ne usciva, anche se il corpo era scosso come se stesse bruciando sul rogo.

“Edward, non tornerà. Se ne andato! Ha detto che gli spiace, ma che non è ancora pronto a stare con noi.” sussurrò le parole con difficoltà. La strinsi, sapevo quanto le costasse parlare, sapevo quanto fosse profondo il suo dolore che era anche il nostro. Ricordavo con la chiarezza della mia razza quello che era successo l'ultima volta che Edward era sparito dalla sua vita annientando entrambi. “Tornerà, presto Bella! Lui non può vivere senza di voi. Dagli tempo, vedrai che presto si farà vivo.”

“Si, lo so! Me l'ha promesso.” e detto questo si avvicinò a Renesmee e stringendola l'abbracciò forte per passarle il suo coraggio.

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Capitolo 4
*** In Attesa ***


Ciao ragazze spero che anche questo capitolo vi piaccia.  

Abbiamo lasciato Edward in difficoltà e adesso ci spostiamo a casa Cullen dove lo stanno aspettando......ma cosa è successo???    Ecco che con  questo capitolo inizia una folle  corsa contro il tempo e il destino  dove l'orologio e il passar delle ore saranno i protagonisti assoluti.

Aspetto i vostri commenti e  anche domande se ve ne sorgeranno....magari a qualcuna potrò anche rispondere senza rovinarvi i colpi di scena che vi attendono.

Grazie a tutte e buona lettura

 

Capitolo 4 - In Attesa



Carlisle


Ero in piedi di fronte alla vetrata rotta, Esme aveva già chiamato per farla riparare.

Il tempo passava, e il pomeriggio stava finendo. Non mi interessava molto. Avevo chiamato in ospedale per avvisare che non stavo bene e che avrei preso qualche giorno di ferie. Si stupirono, ovviamente, ma non poterono obiettare. Dovevo essere l'unico medico che non faceva mai ferie. Mi piaceva il mio lavoro, e anche adesso mi mancava ma volevo vedere Edward quando sarebbe ritornato. Volevo abbracciarlo e scusarmi , volevo vederlo di nuovo sereno. No non sarei andato a lavorare fino a che la situazione non sarebbe tornata normale. Ma perchè ci metteva tanto? Forse avevo sbagliato, forse dovevo andarlo a cercare. Che sfortuna, se Alice fosse stata presente le cose sarebbero andate diversamente. Ma dov'era? Possibile che non avesse previsto questo problema?


Stavo ancora meditando fermo come una pietra, quando vidi la Porsche gialla sfrecciare verso casa e inchiodarsi davanti alla porta.

Rosalie ne uscii velocissima e agitatissima urlando e interrompendo la calma apparente che ci aveva preso tutti quanti “Dov'è Emmett? Come sta? Alice lo ha visto a letto e ha visto Edward scappare via. Cosa è successo?” Era un fiume in piena, incontenibile. Esme con dolcezza le andò in contro e prendendola per mano l'accompagnò su per le scale spiegandole l'accaduto e tranquillizzandola.

Alice entrò con più calma, mi si avvicinò e mi abbracciò, poi si avvinò a Bella e le fece un sorriso e una carezza. “Ho visto Ed allontanarsi nel bosco. Gli ho telefonato ma non mi ha risposto. Stava bene, Bella. Non ti preoccupare, ho visto poco fa che aveva deciso di tornare. Anzi mi aspettavo fosse già a casa.”

Le parole di Alice furono come un balsamo, tutti ci rilassammo. Jasper corse giù insieme ad Esme e abbracciò la sua anima gemella. “Alice, come sono contento di vederti. Se ci fossi stata forse avremmo evitato tutto questo. Edward, in genere ti dà ascolto”

“Lo so” disse lei mentre ricambiava l'abbraccio a Jasper, “ma dubito che stavolta sarei servita a qualcosa”.

Mi voltai di nuovo verso la finestra mentre Esme silenziosa si era portata al mio fianco abbracciandomi e assieme fissammo il bosco nella speranza di vedere Edward spuntare.



Passarono poche ore e il sole calò dietro le nuvole del cielo di Forks lasciando il posto a una calda serata ma di Edward nessuna traccia. Noi aspettavamo con ansia, come solo i vampiri sanno fare poco consapevoli del tempo che passa, fino a che Emmett spuntò dalla scala abbracciato a Rosalie. “Non è ancora arrivato? Alice sei sicura di quello che hai visto?” Come se avesse rotto un incantesimo, tutti ci muovemmo e ci voltammo verso Alice che seduta sul divano teneva stretta Bella che cullava Renesmee addormentata.

“Ma certo Emmett. Era molto convinto. Il suo futuro era certo” mentre le parole esprimevano certezza il suo volto lasciava trapelare i dubbi che le stavano nascendo dal cuore come a tutti noi.

“Alice, cara, puoi provare a vedere dov'è adesso. Dovrebbe essere già qui, ormai e ...” Esme aveva dato voce ai pensieri di tutta la famiglia.

In risposta Alice si mise eretta e i suoi occhi si fecero sfuocati. Passarono alcuni minuti e poi scosse con violenza la testa, esasperata.

“Cosa hai visto Alice? Sta bene? Dov'è?” Bella ormai palesemente in ansia non si era potuta trattenere. “Non so. Non capisco.” Alice era assorta, pensierosa. Poi ritornò in trance qualche minuto prima di alzarsi agitata. “ Non lo vedo. E' sparito. Non lo vedo più” A quelle parole, ci agitammo tutti. “Come sarebbe a dire. Spiegati Alice!” la incitai.

“ Non lo vedo!” ribadì ormai presa dal panico


“Forse ha incontrato Sam o Seth. Probabilmente è con loro” disse tranquillo Jacob.

Ma certo! Che pazzi a non averlo pensato prima. Doveva essere andata così. Forse Edward aveva incontrato loro per strada e si era fermato a parlare oppure.... poteva anche essere andato a La Push. I licantropi bloccavano le visioni di Alice . Non poteva essere diversamente. Dovevo crederlo, non potevo pensare ad altro, non volevo pensare che potesse essere accaduto dell'altro. Mi guardai intorno, ma tutti ci stavamo facendo la stessa domanda : perché?

Jacob, non perse la testa e corse nella vecchia camera di Edward. Sapevamo perfettamente cosa aveva in mente e in silenzio racchiusi nella nostra angoscia, aspettammo. Dopo pochi minuti vedemmo Jacob, scendere le scale lentamente. Era vestito in maniera diversa, segno che per trasformarsi non si era nemmeno spogliato. Il suo volto era di pietra e con agilità si mise vicino a Bella e posandole un braccio intorno alle spalle sussurro: “ Non lo hanno visto. Sono tutti assieme e nessuno di loro ha notizie di Edward”.

Le sue parole ruppero un silenzio carico di tensione, mentre tutti arrivavamo alla stessa conclusione. Solo Rose con la voce spezzata dall'angoscia ebbe il coraggio di parlare e porre ad Alice la domanda che tanto ci angosciava “Cosa può essergli successo Alice... è..è...morto?”.

“NO! Non può essere... Dimmelo Alice, ci deve essere una spiegazione.... ti prego... ti prego... non può essere vero!” Bella aveva urlato mentre passata Renesmee a Jacob si era lanciata verso Alice scuotendola per le spalle. Jasper le fu subito vicino e accentrò il suo potere su di lei cercando di tranquillizzarla. “Calmati Bella, ci deve essere una spiegazione”.

Alice si lasciò cadere seduta sul divano, e scuotendo la testa ci guardò tutti negli occhi. “ No Bella, se fosse morto io lo saprei e anche tu!” mi guardò fisso e io annui prendendo la parola “Il legame con la nostra anima gemella è molto solido, quasi infrangibile e in caso di morte chi sopravvive avverte subito la mancanza della sua metà, come se una parte di lui o lei venisse annientata.” Cercai di spiegare a Bella, mentre vedevo nei suoi occhi la consapevolezza che quella nuova verità aveva portato alla sua anima. “ E' vivo. Lo sento” sussurro Bella.

“Perchè allora Alice non lo vede?” domandò Emmett sempre molto concreto.

“Perchè non sta decidendo nulla, è come sospeso.... la sua mente è chiusa …. non decide.... non pensa” Alice mi guardò e nel suo volto potevo leggere il panico.

“Non è una cosa normale... gli è successo qualcosa..” Esme si era alzata “Vado a cercarlo.”

“No, ferma, aspetta” Aveva ragione, lo sapevo, ma se era successo qualcosa ad Edward, non dovevamo agire d'impulso, poteva essere pericoloso.

Presi fiato e parlai consapevole che tutti aspettavano la mia decisione “Andremo a cercarlo io, Esme, che è il miglior segugio di casa, Alice e Jasper ”

“Vengo anch'io” tuonò Emmett, “se c'è da combattere due braccia forti faranno molto comodo”

“Vengo anch'io” disse in contemporanea Bella “Edward è mio marito e se è in pericolo io devo saperlo, e poi non posso stare qua ad aspettare”

Scossi la testa e parlai “ Emmett, non sei ancora perfettamente guarito e dal momento che Renesmee resta a casa qualcuno deve proteggerla e Jacob da solo non è sufficiente. Tu resti e Rose con te. In quanto a te Bella... se è successo qualcosa a Edward, tu non devi rischiare, non posso permettere a Nessie di perdere il papà e la mamma nella stessa giornata. Ti prometto che ci faremo vivi appena scopriremo qualcosa. Hai la mia parola. Ti terremo informata. Spero di trovarlo e riportarlo a casa velocemente”


Poi mi voltai feci un cenno con la testa a Esme e iniziammo a correre nel buio della notte che ormai aveva avvolto ogni cosa.

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Capitolo 5
*** Devo Resistere ***


Ciao a tutte e grazie per essere qui a leggere anche questo capitolo.

Sicuramente vi starete chiedendo.... cosa è successo ad Edward?  Come mai Alice non riesce più  a vederlo?  Ecco che allora trovere le risposte leggendo mentre un altra domanda sorgerà spontanea. Dove sono i Cullen???? Arriveranno in tempo???  Ma per questo dovreste aspettare ancora un capitolo perchè da  adesso in avanti per un pò ci sarà un capitolo dedicato ad Edward ed un capitolo dedicato ai Cullen.  
Perchè la corsa contro il tempo  per salvarlo dal suo destino, sta iniziando.........
Buona lettura e mantenete i nervi saldi.......e se avete tempo e voglia  fatemi sapere cosa ne pensate.  
Grazie  ancora

 

Capitolo 5 - Devo Resistere


Edward


Ero nel nulla, non sentivo, non vedevo, non potevo muovere nessun muscolo e avevo paura.

Non so per quanto tempo rimasi in quello stato, ma lentamente iniziai a emergere dalla nebbia che mi aveva avvolto.

Per primo ritornò l'olfatto, il senso più sviluppato nella mia razza e l'odore dei miei simili mi colpì con violenza. Mi concentrai su quei profumi e l'orrore penetrò nella mia mente. Alcuni li avevo già sentiti e li riconobbi mentre la paura cresceva dentro di me. C'erano Jane, Demetri, Felix, Alec e altri quattro che non riconobbi. La Guardia Reale dei Volturi si era mossa, e mi aveva preso. Ma certo, era stato Alec a prendermi, non avevano dovuto fare nessuno sforzo, avevano solo aspettato di trovarmi solo, lontano dalla mia famiglia e da Bella che con il suo scudo mi avrebbe potuto proteggere.

Mentre la mia mente si schiariva libera dal potere di Alec, percepii le loro voci cristalline.

State pronti, l'ho liberato dal mio potere, fra poco sarà di nuovo tra noi” sentì mormorare Alec.

Bene, Demetri , Felix tenetelo fermo. Chelsea preparati. Non abbiamo molto tempo presto inizieranno a cercarlo. Non voglio scontri. Aro vuole lui, e ci sta aspettando con impazienza” Jane dava gli ordini. Era dunque lei a capo del gruppo.

Non avere fretta Jane, se vuoi che il lavoro venga fatto bene, devi fidarti ed lasciarmi fare. I suoi legami sono molti forti per cui non basta un attacco a distanza, devo lavorare direttamente su di lui e ci vorrà tempo.” Non conoscevo quest'ultima voce, che era dolce e suadente, ma molto decisa e sicura di se.

Aprii gli occhi e mi guardai in giro in cerca di una via di fuga.

Eravamo in un magazzino al buio malgrado una finestrella piccolina facesse passare un filo di luce assai tenua. Doveva essere ormai sera inoltrata. Ero disteso a terra su un paio di vecchie coperte con la schiena sul pavimento, le gambe erano tenute ferme per le caviglie da Felix che mi guardava e sogghignava, mentre le braccia mi erano state tirate indietro sopra le testa, da Demetri che le teneva saldamente ferme per i polsi. Entrambi avevano tirato quanto i miei muscoli avevano permesso senza arrivare a smembrarmi e di certo non avrei potuto definire la posizione comoda. Quando misi a fuoco la scena notai che Jane era inginocchiata a fianco a me. “Bentornato Edward, sei contento di vedermi?” la mia risposta fu un ringhio profondo e rabbioso.

Non sei molto carino, non dovresti comportarti così.” e mi sorrise con il suo sguardo angelico prima che il dolore mi invadesse.

Sentii immediatamente tutto il mio corpo prendere fuoco. Il dolore era atroce aumentato dal fatto che non potevo muovermi mentre i miei muscoli si tendevano e cercavano di scappare dalle braccia dei miei aguzzini. La mente era invasa dal dolore che mi paralizzava ogni pensiero, e dalla mia bocca uscivano delle grida furiose e cariche di odio assieme al veleno.

Non andò avanti tanto, ma quando il tormento finì ero esausto.

Basta così Jane, non stancarlo troppo” La vampira bellissima, dalla voce suadente, che si chiamava Chelsea, si avvicinò a me e mi fece una carezza sulla guancia. Il suo tocco fresco alleviò un po il dolore mentre mi rendevo conto che ero nello loro mani e che difficilmente avrei ricevuto aiuto .

Chelsea, appoggiò con delicatezza entrambe le mani sulla mia testa, e con le dita aperte premette i polpastrelli sulle mie tempie mentre sprofondavo nel buio.

Non vedevo e non sentivo nulla, mentre la sua voce mi entrò direttamente nel cervello dolce e suadente. Mi confortava e mi coccolava.

Non avere paura Edward. Nessuno vuole farti del male. D'altronde nessuno ti verrà a cercare”

No!” gridai. Sapevo che stava mentendo, la mia famiglia mi cercava, io lo sapevo, loro avrebbero mosso mari e monti fino a che non mi avessero trovato.

Sei proprio sicuro, Edward. ? Tu non gli interessi, loro non ti vogliono bene, loro ti sopportano solo per il tuo dono, altrimenti ti avrebbero mandato via. Chi lo vuole un vampiro capace solo di lamentarsi, di creare problemi a tutti?”

Non è vero” gridai con quanto fiato avevo in gola “stai mentendo è una bugia”

Ma la voce imperterrita continuò “ Credi? Ne sei proprio sicuro? E chi credi ti verrà a cercare? Tuo padre forse?” il suo tono di scherno era insopportabile e dalla mia gola scappo un ringhio minaccioso “Smettila, mio padre mi vuole bene, lui è il mio creatore, la mia guida. Mi ha sempre aiutato, mi ha sempre guidato e protetto” Con forza mi dimenai, volevo scappare, volevo colpire quella voce, zittirla. Ma ero trattenuto troppo forte, e non riuscii nemmeno ad alzare la testa per sottrarla a quelle mani gelide che mi paralizzavano i sensi.

E la voce continuò suadente “ Povero illuso, ti ha detto lui tutte queste bugie? Non sai che ti creò solo per avere compagnia, solo perché si sentiva solo e voleva qualcuno con cui dividere il suo segreto. Ti creò e ti rubò l'anima per un capriccio. Ti ha trasformato e ti ha condannato alla dannazione eterna per egoismo. Ora vivi questa vita, da perenne diciassettenne senza speranza di crescere, senza speranza di essere adulto, senza futuro, in un eterno presente fatto di scuola, di studio, di noia e di monotonia. Non ti ha mai voluto bene, si è pentito tante volte di non averti lasciato morire, ma gli servivi, voleva leggere nel pensiero degli umani e il tuo dono era molto utile. Ti ha costretto a rinnegare te stesso, la tua natura. Una vita di sacrifici, di abnegazione, mai libero di seguire i tuoi impulsi, il tuo istinto, mentre ti costringeva a essere una creatura diversa dalla tua natura. Niente sangue umano, niente dolce nettare nella tua gola riarsa, solo sangue animale, solo sangue di puzzolentissime bestie. Per cosa? Per avere gli occhi gialli invece che rossi? Quanto ti ha sgridato, quante volte ti ha fermato e rimproverato? Quante volte non ti ha capito e ti ha giudicato? E tu credi che adesso si scomoderà per te? Credi che correrà nel buio della notte a cercarti ? O semplicemente ti lascerà andare perché ormai non gli servi più?”

No!” urlai “stai mentendo”. Tirai indietro la testa, volevo sottrarla da quelle mani gelide, volevo scappare da quella voce che insinuava dubbi sui miei affetti, su quello che avevo di più caro. Iniziai a dibattermi ottenendo soltanto di ferire il mio corpo mentre i muscoli e i tendini si tiravano provocandomi delle fitte allucinanti.

Non essere cieco Edward, perchè ti rifiuti di vedere. Come è entrata Esme nella vita di tuo padre, lui ti ha rinnegato, ora ha una compagnia migliore, ora non gli servi più. Non ti ricordi, come ti evitavano, come ti mandavano lontano, per stare da soli?


E' una bugia. Sono tutte bugie. Esme è mia madre, lei mi ha sempre capito e confortato. Quando ho trovato Bella è stata la prima a capirmi e a incoraggiarmi. Lei non si è fermata davanti alle apparenze.” non riuscivo a parlare con calma, volevo gridare in faccia a quella stupida vampira la verità, quella che lei e gli altri non avrebbero neanche potuto capire. La verità alla quale non potevo rinunciare.

Provai a chiudere la mente, non volevo più sentire, più ascoltare. Ma non ci riuscii e la voce tornò suadente a penetrare nel mio cervello “Come ti sbagli. Lei è molto furba, lei ti faceva sentire quello che volevi ascoltare nella sua mente, mentre nascondeva nel profondo i propri sentimenti. Ti compativa e ti odiava. Sperava che tu uccidessi il tuo amore, così saresti morto di dolore e lei avrebbe avuto Carlisle tutto per se. E ti incoraggiava nel tuo amore con l'umana sperando che tu cedessi, che tu bevessi il suo sangue e preso dall'umiliazione e sconforto uscissi per sempre dalle loro vite.


Le sue parole mi colpirono come uno schiaffo. Ma sapevo perfettamente che erano frottole, e le urlai tutto il mio disprezzo. Poi mi rilassai fino a che sentii la tensione nelle braccia e nelle gambe alleggerirsi e con un colpo violento riuscii a sottrarre un braccio al controllo di Demetri. Ma fu tutto inutile, mi riprese facilmente e con rabbia mi girò i polsi provocandomi ulteriori fitte e strappandomi un ringhio di dolore mentre il veleno usciva copioso dalla mia bocca .

Smettila di agitarti Edward, così ti farai solo male.” la voce penetrò senza sforzo nella mia mente “ Hai così fretta di tornare da loro? Non immagini la perfetta Rosalie sorridere speranzosa quando si accorgeranno della tua scomparsa? Quanto ti odia tua sorella! Ma questo lo sai, lo hai sempre saputo ! Fin dal primo giorno in cui prese coscienza della sua trasformazione in vampira ti ha odiato. Tu che l'hai sempre snobbata, presa in giro, sottovalutata e smorfiata. Lei non era abbastanza bella per te, non abbastanza intelligente. Lei ha sempre saputo cosa pensavi e ti ha sempre odiato. Ed Emmett il suo sposo, la capisce e ti detesta, lui l'appoggia sempre, la seguirebbe ovunque farebbe qualsiasi cosa per lei, anche odiarti. Fa finta di essere tuo complice e invece appena può ti umilia e ti disprezza nascondendo i suoi veri sentimenti dietro gli scherzi.”

No. Emmett è sincero. Non puoi dire questo! Tu non lo conosci!” adesso ringhiavo, e cercai per l'ennesima volta di sottrarmi alla sua gelida presa. Ottenni soltanto che Felix ridacchiando tirasse più forte strappandomi un altro urlo di dolore.


Hai ragione, non li conosco ,ma io so! Io vedo nelle menti delle persone i loro sentimenti, davanti a me le persone sono come nude e cinque mesi fa ero presente. Ho letto come Jasper e Alice si sono presentati come salvatori della vostra famiglia, ma solo perché volevano la vostra protezione. Loro sono diversi. Loro non sono figli del veleno di Carlisle. Alice si è unita per convenienza a voi trascinandosi dietro il povero Jasper. Si, tu pensi che Alice ti sia affezionata, credi che ti voglia bene, ma in realtà lei vuole bene solo a se stessa e ti ha usato come tutti. Ti ha manovrato dall'inizio. Dice di vedere il futuro ma in realtà ti fa vedere solo quello che vuole solo quello che le comoda per influenzare le tue decisioni. E tu le hai sempre creduto, sbagliando tutto. Rovinando la tua vita e quella di chi ti sta intorno.

E Jasper, il tuo fratello combattente, sta con voi e vi sopporta solo per amore di Alice. E' geloso di te, dei tuoi poteri e vorrebbe vederti morto e aspetta solo l'occasione per eliminarti. Aspetta solo un pretesto valido e poi sparirà nella notte come si addice ad un vero vampiro.”


Mi sentii pervadere da una rabbia folle, ma ero impotente e non potevo far altro che ascoltare malgrado la mia mente rifiutasse con tutte le sue forze di accettare quello che sentiva.


Ha.. si.. stavo dimenticando la tua compagna. Bella.”


A quelle parole mi sentii gelare, il nostro amore era profondissimo, la mia dedizione totale. Non poteva insozzare anche quello che avevo di più caro al mondo.. la mia ragione di vita. Presi fiato e mi limitai semplicemente a sibilare “ Non ti azzardare a toccarla, a nominarla perché altrimenti ti ucciderò”


Ma la voce continuò imperterrita “ Ma certo sei convinto che lei ti ami. Mai sentimento fu così mal riposto. Lei voleva solo l'immortalità, voleva solo che la trasformassi. E' questo che vogliono gli umani, è questo che voleva la tua Bella mortale. E ha fatto tanto, che c'è riuscita. Il suo cuore batte per Jacob, il vero papà di sua figlia. Tu sei stato solo uno strumento per ottenere la vita eterna. E adesso non gli servi più, sei solo un impedimento... presto con una scusa si sarebbe allontanata facendosi accompagnare dal suo più grande ...amico. Presto saresti tornato solo con i tuoi ricordi. Lei non ti ha mai amato, ti ha solo usato e presto ti avrebbe gettato via.”


No! Lei mi ama. Lei mi sta aspettando. Bugiarda, Renesmee è la mia bambina, loro sono la mia famiglia.” ormai urlavo e incurante delle ferite del corpo mi dimenavo, come un pazzo, come se mi stessero infilando aghi arroventati nella pelle e nella testa.


No Edward, apri gli occhi ripensa a quello che è accaduto e scoprirai quanto ti sei sbagliato. A quante volte lei pensava solo alla felicità di Jacob, calpestando i tuoi sentimenti, e ottenendo quello che voleva usando i tuoi sensi di colpa. Ripensa al passato, al nome che voleva dare al bambino se fosse stato un maschio. EJ voleva chiamarlo ma non significava affatto Edward Junior ma Edward Jacob, il nome del padre legale e di quello reale.”


Adesso non smettevo di urlare ed agitarmi, mentre le parole mi colpivano con violenza. Poi la voce suadente tacque ed io riacquistai la vista. Ma insieme ad essa mi colpì in tutta la sua forza il dolore che mi attraversava tutto il corpo. Iniziai a tremare, i miei muscoli ormai lacerati inviavano saette lancinanti al cervello. Una lunga e terribile notte mi aspettava, mentre Jane china su me, scatenò il suo potere. Mi dibattei e urlai prima di sprofondare nel buio della mente.

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Capitolo 6
*** L'inseguimento ***


Ciao a tutti.  Innanzitutto un grazie enorme a chi sta leggendo la storia e a chi mi lascia il suo commento. Spero che anche questo capitolo vi possa piacere .....fatemi sapere.

Abbiamo lasciato Edward in un magazzino,vicino ad un aeroporto, nelle mani di Chelsea, a lottare per non farsi tagliare i legami con la sua famiglia.

Ma dove sono loro? L'ultima volta finalmene avevano capito che qualcosa di strano è successo e sono andati a cercarlo.........

Riusciranno a trovarlo in tempo prima che Chelsea completi il suo lavoro?? Capiranno cosa sta succedendo??? Come reagiranno?? O lo abbandoneranno come Chelsea sta insinuando???

Ecco allora alcune risposte......mentre il tempo scorre impietoso e inarrestabile.

Capitolo 6 - L'inseguimento


Carlisle


Esme, era attenta, e correva spostando la testa a destra e sinistra ricercando la scia lasciata da Edward.

La sentivo annusare, mentre seguiva la scia di nostro figlio.

La strada non era dritta, spesso Edward cambiava direzione, a volte tornava sui suoi passi o faceva giri imprevedibili.

Compresi che si faceva dirigere dall'istinto nel momento in cui incontrammo il primo alce dissanguato.

E' andato a caccia” commentò Jasper. “Strano che tu non l'abbia visto Alice”.

Non ragionava, lucidamente, Jasper, seguiva l'istinto. Non erano prevedibili le sue mosse. Mi domando solo il perché è andato a caccia. Non ne aveva affatto bisogno.” Alice scuoteva la testa.

Anch'io ero perplesso, ma conoscendo Edward pensavo che non fosse per un reale bisogno di sangue ma solo per sfogarsi e calmarsi. Non ebbi il tempo di esporre i miei pensieri perché Esme era ripartita di corsa.

Ci imbattemmo in altri quattro animali, tutti dissanguati, malamente.

Edward in genere faceva un lavoro molto pulito, era quello che assieme a me cacciava nella maniera più tranquilla, ma i segni sul terreno e sugli animali rivelavano un profondo turbamento e una profonda rabbia. Ero sempre più preoccupato. Cosa avremmo dovuto dirgli per convincerlo a tornare a casa? Non lo sapevo, speravo solo che si sarebbe fermato ad ascoltarci. Ma non ero sicuro nemmeno di quello. I suoi occhi erano trasformati dall'orrore quando aveva capito e io sapevo quanto era testardo quando si metteva in testa qualcosa.


Esme ci portò a una grossa pietra in mezzo a una radura. Era ormai notte e lei si fermò. “E' stato fermo qui a lungo” disse guardandomi.

E' qui che l'ho visto” l'interruppe Alice “ E' qui che ha deciso di tornare a casa”.

Ma perché non è tornato allora” commentò assorto Jasper.

Qualcosa o qualcuno lo ha fermato” dissi. “ Inizia a seguirlo di nuovo Esme, solo così scopriremo cosa è successo”.


Non dovetti ripeterlo due volte, dopo avermi guardato con il viso carico d'angoscia iniziò a correre.


Adesso il percorso andava dritto di nuovo verso casa. Niente deviazioni. Ed Esme rallentò e lasciò che l'avvicinassi. “ Ha rallentato, non aveva fretta. Doveva aver effettivamente deciso di tornare.” mi guardò e il suo sguardo rivelò tutto il tormento che aveva “ Sono preoccupata. Carlisle.”

Anch'io” le sussurrai.


Non eravamo molto distanti quando Esme si blocco dicendo spaventata “Ha incontrato qualcuno... vampiri. Non riconosco i loro odori”

Io si” Alice stava annusando mentre il suo volto diventava una maschera d'angoscia. Poi mi guardò dritto negli occhi e sussurrò “Volturi”.


Quella semplice parola causò un ondata di angoscia a tutti noi. La guardai con gli occhi spalancati mentre annusando cercavo di riconoscere gli odori


Chi?” chiese Jasper

Demetri, Felix, Jane ed Alec sicuramente più qualche d'un altro che non riesco a riconoscere.” disse Alice

C'è anche Chelsea e Damon. Loro erano già con Aro quando ho vissuto con loro.” affermai deciso.

Ma cosa è successo? E dov'è Edward?” ci chiese Esme mentre continuava a fiutare l'aria.

L'hanno catturato.” sibilò Jasper. “ Ma non vedo segni di lotta”

Ma perché?” mi guardò Esme.

A rispondere per me fu Alice “Aro ci voleva. Voleva che Edward, si arruolasse nella Guardia per sfruttare i suoi poteri. Sapevamo entrambi che ci avrebbe riprovato, ma non credevo così presto. Speravo di intercettarli di anticipare le loro mosse. Ma... Edward, agendo d'impulso e abbandonandosi all'istinto nella sua fuga solitaria mi ha impedito di prevedere.”

Non ti preoccupare Alice, non è certo colpa tua. Riesci a seguire il loro odore Esme? Andiamo a cercarlo, magari riusciamo a liberarlo” Jasper sempre molto pratico pensava già a come agire.

Scossi la testa “E' passato troppo tempo Jasper, ormai saranno lontani”

Proviamoci” affermò Esme mentre prese a correre velocemente.

Ci affrettammo tutti a seguirla ma la pista si fermava sulla soglia della strada statale. Sul terreno c'erano le tracce evidenti di tre macchine che aspettavano.

Hanno progettato tutto per bene! Maledetti” gridò Jasper mentre afferrato un ramo lo spezzava.

E adesso che facciamo?” mi chiese Esme mentre si avvicinava per nascondere il suo viso sul mio petto.

Alice, vedi nulla?” le chiesi

No Carlisle. Non riesco a vederlo! Mi concentro ma lui è come se fosse avvolto nella nebbia.” mentre parlava scuoteva la testa.

Torniamo a casa. Qui non possiamo fare più nulla. Dovremo informare Bella e gli altri e assieme decideremo come muoverci” mi voltai per avviarmi mentre Alice girandosi ringhiò con il viso distorto dalla rabbia “ Povera Bella. Speriamo non reagisca troppo male.” Rimasi colpito dalle sue parole. Non avevo pensato a questo .. ero troppo preoccupato per Edward.

Spero non facciano del male ad Ed” mi mormorò Esme mentre prendendomi per mano iniziammo a correre dietro ad Alice e Jasper che si erano diretti velocemente verso casa.


Adesso era il tempo delle decisioni ed ebbi paura sapevo che l'ultima parola sarebbe toccata a me, ma non avevo la più pallida idea di come fare a trovare e riportare Edward a casa prima di perderlo per sempre.

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Capitolo 7
*** Senza Via di Fuga ***


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Ciao eccomi qua con un nuovo capitolo.

Abbiamo lasciato I Cullen consapevoli che Edward è nelle loro mani a chiedersi come comportarsi e voliamo di nuovo da Lui  che sta lottando con tutte le sue forze per resistere al condizionamento di Chelsea.

Ce la farà???  Riuscirà a resistere in attesa dei rinforzi???

Buona Lettura........

Capitolo 7 - Senza Via di Fuga


Edward


Appena il fuoco di Jane mi lasciò, vidi avvicinarsi a me un altro vampiro che sollevatami la testa mi infilò di traverso nella bocca un ferro, come se fosse il morso di un cavallo, legandolo dietro la nuca. Il morso mi faceva male, ferendomi le labbra, ma soprattutto mi impediva di parlare, e di respirare con la bocca. Non avevo bisogno di fare entrambe le cose , ma iniziavo a sprofondare nel terrore.

Non riuscivo più a muovere le braccia e le gambe diventate inutilizzabili e solo fonte di dolore, quando Demetri o Felix tiravano o mi muovevano gli arti. Con la vista annebbiata aguzzai le orecchie e sentii Jane parlare con Chelsea.

“Devi sbrigarti Chelsea, abbiamo il volo prenotato per le 10,00 e non possiamo andare in aeroporto se lui non è pronto”

“ Credimi, Jane, sto facendo del mio meglio, ma non ho mai trovato dei legami di affetto e amore così forti e intensi. Ci vorrà ancora del tempo per spezzarli.”

Poi la vidi avvicinarsi e sorridendo posò le sue mani sulla mia testa.

Sei cosciente Edward? Bene possiamo iniziare. Come ti senti? Avevi iniziato a gridare troppo forte e avevamo paura tu potessi attirare l'attenzione. Per questo e per evitare che tentassi di mordere qualcuno, ti abbiamo messo il morso. So che hai male alla bocca e in tutto il corpo, ma vedrai che tutto passerà presto. E non ti preoccupare posso sentire i tuoi pensieri.

Adesso rilassati e ascolta la verità”


E Chelsea iniziò di nuovo a demolire l'affetto che nutrivo per la mia famiglia , spiegandomi come tutti per un motivo o per l'altro mi avessero mentito e usato.

Mentalmente le ribattevo a quelle false accuse, mentre mi era impossibile muovermi o parlare.


Quando finalmente la sua voce smise di penetrarmi nella mente, la testa mi doleva fortissimo e non riuscivo più a coordinare neanche un pensiero o un movimento.

Ero stanchissimo e avrei voluto solo poter sprofondare nel nulla, senza più pensare. Ma non erano questi i loro piani. Damon si avvicinò e passate le braccia intorno alla mia schiena tirò verso l'alto provocandomi un dolore allucinante. Non potevo gridare ma emisi un lungo lamento mentre lo maledicevo con la mente. Il veleno fuoriuscì dalla mia bocca piagata mentre bruciando colava sul petto. Per un attimo pensai che me l'avesse spezzata, poi quando mi lasciò andare capii che voleva solo provocarmi altro dolore senza apportare danni. Ero una merce rara a cui tenevano. Sbattei gli occhi e misi a fuoco la figura di Jane che con il suo solito sorrisino mi colpì martoriando il corpo e la mente.


Quando riemersi da quel tormento Chelsea era vicino a me e con decisione riprese da dove aveva interrotto.


Questa volta, non avevo la forza di ribattere le sue accuse, l'imploravo soltanto di finire veloce e di lasciarmi riposare.


Era quasi l'alba, quando si staccò da me e sospirando chiamò Alec. “Ci siamo quasi, ma ho bisogno di un piccolo aiuto. Fagli bere la droga.”


Alec si chinò su di me e forzandomi la bocca, vi fece scorrere un liquido verdastro che bruciava come il fuoco e che scivolò nella mia gola rovente.


Chelsea, seduta a fianco a me, mi sorrise e spiegò “Adesso puoi riposare, fra dieci minuti farà il suo effetto” Poi si alzò e si diresse verso Jane che in piedi mi guardava con curiosità.


“Cosa gli hai dato? Che effetti ha?” chiese ansiosa. Probabilmente aveva paura che Chelsea potesse rovinare il regalo per Aro.

“E' un derivato della stricnina. Per gli uomini è mortale ma a noi vampiri, scombina il cervello rendendolo confuso e vulnerabile. E' l'unico modo per distruggere definitivamente le sue difese” e detto questo si andò a sedere nell'angolo con gli occhi chiusi “Avvisatemi quando inizierà a tremare, ho bisogno di riposare.”.



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Capitolo 8
*** Decisioni ***


Ciao a tutti. Grazie a che continua a leggermi e a chi mi lascia un commentino.

Mi sembra di capire che vi state chiedendo dove sono i Cullen e cosa aspettano ad intervenire. Le difficoltà sono molte visto che hanno perso ogni traccia di Edward e Alice non riesce a vederlo, ma vedrete che non si arrenderanno facilmente. Arriveranno in tempo prima che Chelsea riesca nel suo intento???

Buona lettura  

Capitolo 8 - Decisioni


Carlisle


Arrivammo a casa molto velocemente e quando entrai ordinai a Jacob e Bella di posare Renesmee nel suo lettino e di venire in cucina assieme agli altri.

In cucina adesso regnava un leggero odore di cibo, se fino a poco tempo fa serviva solo a fini scenici e come sala riunioni, da quando in casa si era sistemato Jacob, veniva regolarmente usata da Bella o da Edward, gli unici della famiglia che ci capissero qualcosa nell'arte dei fornelli.

Con mia sorpresa e anche un po' di fastidio Jacob si sedette alla mia sinistra con affianco Bella, al posto che era da sempre di Edward. Anche agli altri, non sfuggì quel particolare ma nessuno osò aprire bocca. Non era adesso il momento di litigare fra di noi. Mai come adesso avremmo dovuto essere uniti.

Cinque paia d'occhi gialli, un paio arancione e un paio marroni mi fissavano in attesa. Iniziai così a raccontare la caccia di quella notte, senza omettere alcun particolare. Quando tacqui li guardai tutti e ritrovai una vasta gamma di emozioni. Emmett e Jasper erano ansiosi di agire. Bella era raggomitolata, con le braccia strette al petto come se cercasse di tenersi unito il corpo mentre Jacob con aria preoccupata l'accarezzava sulla testa con fare protettivo. Esme mi stringeva convulsamente la mano, mentre non staccava gli occhi da Bella, immaginandone il tormento interiore. Rosalie giocava con le mani, la testa bassa, chiaramente indecisa su cosa fosse meglio. Alice, invece aveva gli occhi chiusi e si massaggiava la testa. Evidentemente si sforzava di vedere Edward, e questo le provocava degli attacchi di emicrania.


“Non so cosa sia successo. Ma chiaramente se i Volturi hanno preso Edward, cercheranno di portarlo a Volterra e l'unico modo è di prendere l'aereo.” iniziai così ad esporre alla mia famiglia l'unica certezza che avevo raggiunto.

“Già, ma non possono. Edward, non si farà portare via da bravo senza combattere o cercare di attirare l'attenzione. E questo potrebbe rallentarli o smascherarli. Non riusciranno a salire su un aereo se lui fa opposizione. Ci sono i poliziotti agli aeroporti.!!” Emmett era sicuro della forza di Edward.

“Questo ragionamento potrebbe tenere se Edward, fosse lucido e potesse lottare. Ma quando l'hanno preso, non ha opposto resistenza e potrebbe continuare.” Jasper da bravo stratega studiava già le possibili alternative.

“E questo ci riporta alla domanda principale. Perché non ha combattuto? Chi o cosa glielo ha impedito?” chiesi

“Questa è semplice” intervenne Alice “ A prenderlo deve essere stato Alec con il suo potere. Ma ricordiamoci che non può tenerlo nel suo limbo a lungo, ne tanto meno su un aereo in presenza di pubblico”

“ Potrebbero però ricattarlo. Potrebbero minacciarlo di fare del male a qualcuno di noi. E lui per evitare il peggio li asseconderebbe.” Rosalie mi guardava preoccupatissima.

“Così però non spieghi il perché Edward è sparito dalle visioni di Alice” obiettò Jasper “Se fosse ricattato avrebbe preso la decisione di partire con loro, e questo Alice non l'ha visto”

Jacob che era stato in silenzio fino a questo momento, sbattè un pugno sul tavolo facendoci sobbalzare tutti. “Non ha importanza il perché, o cosa gli è successo dobbiamo pensare dove può essere e come facciamo a rintracciarli. Dobbiamo strappare Edward dalle loro mani, sempre che non sia troppo tardi”.

“Hai ragione Jacob. Non possiamo perdere tempo, ma dobbiamo studiare un piano, cercare di capire le loro intenzioni, e come faranno a tornare in Italia, per poterli fermare. E soprattutto dobbiamo cercare di capire cosa è successo a Edward, in modo da sapere come agire per liberarlo.” Già questo era il problema. Come fare a fermarli senza mettere in pericolo nessuno, tanto meno Edward? “Temo che Edward non sia ricattato e che non si ribellerà. - sospirai continuando - Se Chelsea faceva parte del gruppo, come credo, avrà usato il suo potere su di lui per legarlo a loro. E questo spiegherebbe anche il perché è sparito dalle tue visioni Alice. L'Edward, che conosciamo noi, non è più in grado di decidere nulla. Lei lavora sulle menti tagliando i legami esistenti e cancellando la memoria.”

“Ma ci vuole tempo allora. Se ricordo bene ciò che mi hai raccontato, Carlisle, per fare un lavoro che resista a lungo o perlomeno per la durata del viaggio, Chelsea ha bisogno di tempo.” intervenne Esme, “ Devono essere ancora qui, non possono essere già partiti, possiamo provare a fermarli”

“Giusto” intervenne Alice. “ Ed ecco perchè non riesco a vedere più Edward . E' sotto il loro controllo.”

“Andiamo all'aeroporto a intercettarli” interruppe un fremente Emmett “Li aspetteremo là e che lui voglia o no ce lo riprenderemo. Ci penserà poi Bella a farlo tornare in se!” sghignazzò.

“Potresti avere ragione Emmett. Ma se fossi in loro mi aspetterei una mossa simile e quindi agirei di conseguenza” Jasper stava elaborando tutte le possibili alternative “Non andrei quindi all'aeroporto più vicino e non atterrerei neanche a Firenze. Il viaggio sarebbe più lungo ma cercherei di essere imprevedibile”

“E questo a cosa ci porta?” Jacob ci guardava preoccupato

Con un sospiro dissi “Dobbiamo capire le loro mosse e dobbiamo fare presto se vogliamo anticiparli. Non abbiamo altra soluzione. Emmett entra in internet e connettiti alle prenotazioni di volo. Cerca le partenze dai cinque aeroporti più vicini a noi e per tutte le destinazioni di Europa, sfoglia gli elenchi passeggeri e speriamo che salti fuori qualcosa”

Se qualcuno poteva fare questo lavoro era proprio Emmett, che si era preso varie specializzazioni in informatica e che si divertiva ad entrare nei siti blindati mandando in crisi i sistemi di sicurezza di molteplici società.

“Ottima idea Carlisle. Ma se avessero prenotato con dei nomi falsi?” Jasper obiettò subito.

“Non possono avere fatto in tempo a falsificare il passaporto di Edward e sicuramente ci sarà una prenotazione a nome suo.” intervenne Rosalie “Io comunque farò un paio di telefonate alle agenzie che affittano le macchine agli aeroporti. Devono averle noleggiate qui vicino e magari avranno fornito un recapito.”

“Giusto Rose. Mettiamoci al lavoro Jasper ed io aiuteremo Emmett” dissi guardando la mia famiglia.

“Io invece continuerò a cercare Edward, se riesce sono sicuro che cercherà di inviarmi qualche informazione. Non posso credere che siano riusciti ad annullarlo completamente.” intervenne Alice mentre si alzava insieme agli altri.

Anch'io mi alzai e voltandomi notai che Bella era seduta con le braccia intorno al corpo e fissava il muro dritto davanti a se senza battere ciglio. Guardandola mi resi conto che non aveva proferito parola. Era come impietrita. Jacob la fece alzare ed Esme l'abbracciò cercando di confortarla.

“Lo troveremo Bella, prima o poi lo troveremo e riusciremo a riportarlo a casa. Credimi faremo di tutto è tuo marito ma appartiene anche alla nostra famiglia e mai lo abbandoneremo dovesse costare la vita a tutti noi.”

“Lo so Esme” sussurrò Bella. “Soltanto è come se mi avesse abbandonata di nuovo. E' come se mi avessero strappato il mio cuore muto”.

“Devi reagire figliola” intervenni “così non lo aiuti e non aiuti noi.”

“Devi pensare anche a Renesmee” la incitò Esme “pensa a lei. Se ti vedesse così, crollerebbe, povera bambina.”

“Avete ragione” Bella tirò su la testa e raddrizzò le spalle. “Devo pensare a lei. Devo metterla al sicuro”

“Portala da Charlie” intervenne Jacob “ Là sarà al sicuro da quei maledetti e noi più liberi di agire”

“Ottima idea” approvai con entusiasmo “ Anche se sarà meglio che tu e Bella restiate là”

“No.!!! Io verrò con voi Carlisle. Non posso stare là ad aspettare, non lo permetterò.” Bella era decisa e sarebbe stato impossibile farle cambiare idea. Alzai gli occhi al cielo, Edward aveva ragione quando affermava che Bella era cocciuta come un mulo.

“Tu Jacob, starai con Nessie e la porterai insieme a Charlie a La Push dove il branco non avrà problemi a proteggerli.” affermò lei con un tono che non ammetteva repliche.


Si aveva ragione era l'unica cosa da fare. E mentre Bella salutava la piccola Nessie che si sarebbe allontanata con Jacob, andai ad aiutare Emmett sperando che i Volturi non avessero preparato documenti falsi per Edward.


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Capitolo 9
*** Il Clan di Olympia perde un membro ***


Ciao a tutti.  Grazie tantissimo a tutti i coraggiosi che continuano a leggere la mia storia. Se mi lasciate un commentino sarei felicissima.

Abbiamo lasciato i Cullen a organizzare le ricerche di Edward sperando che lui riesca a resistere. Ci riuscirà???  E allora per rispondere alla domanda voliamo da lui, e vediamo come se la sta passando.....  Buona Lettura 

Capitolo 9 - Il Clan di Olympia perde un membro


Edward


Era finita, non riuscivo più a ricordare nemmeno i volti dei miei fratelli, e la testa mi doleva, mentre sentivo cadere in me tutte le certezze. Sapevo che la droga avrebbe compiuto quello che Chelsea non era riuscita a terminare. Così presi l'ultima decisione e mi afferrai agli unici due ricordi ancora nitidi: Carlisle, che mi insegnava a cacciare gli animali abbracciandomi e consolandomi per gli errori commessi, e Bella che con Renesmee in braccio, mi baciava teneramente sussurrando il suo amore per me.

Ricordi che decisi di nascondere nella profondità della mia testa, dove Chelsea non sarebbe mai arrivata. Dove sarebbero rimasti fino a quando non fossi riuscito a far riemergere il mio passato, che ora sapevo sarebbe stato annientato.


Sorrisi e quello fu l'ultimo atto prima che il mio corpo iniziasse a tremare.


Non riuscivo più a controllare i miei muscoli che si contraevano in continuazione e la testa si riempì di nebbia. Ero completamente incapace di intendere e volere e Chelsea senza fatica tagliò i miei ultimi legami con la famiglia Cullen distruggendo il mio passato e le mie certezze.


Edward Cullen membro del Clan di Olympia era morto.



* * *


La mia mente stava vagando nel vuoto, tutti i miei sensi erano persi nella nebbia quando sentii nuovamente la voce dolce e melodiosa entrare nella mia testa.

Ciao Edward, fra poco sarà tutto finito. Anche il dolore passerà e quando sarai nuovamente lucido sarai a casa. Nella tua nuova casa. A Volterra. Lì entrerai nella Guardia Reale al servizio di Aro il più grande fra la nostra razza. Lui ti aspetta. Ti conosce e ti stima. Sarai accettato e protetto. Non ci saranno bugie, nessuno si proclamerà tuo creatore e pretenderà in nome di questo di comandarti e obbligarti a fare scelte contro la tua natura. Là potrai essere il vampiro che sei, senza forzature o falsità, libero di seguire i tuoi istinti. Là sarai rispettato per quello che sei e per il tuo meraviglioso dono.

Pochi sono coloro che possono aspirare ad entrare nella Guardia Reale dei Volturi e tu sei uno dei pochi fortunati. La giustizia diventerà il tuo scopo di vita e Volterra la tua casa.

Ora riposa in pace. Chiudi gli occhi e lascia che la tua mente e il tuo corpo si riposino. Presto tutto finirà”


Edward membro del Clan dei Volturi era nato.


* * *


Accolsi con piacere la voce, beandomi delle sue promesse mentre cercavo di cadere nella pace, ma ai vampiri non è permesso dormire, e mentre chiudevo gli occhi cercando di non pensare a nulla e d'isolare la mia mente dal mondo che mi circondava, avvertì qualcuno che mi toccava provocandomi nuove scosse di dolore e riportandomi al magazzino che ormai era appena illuminato dalla tenua luce delle prime ore del mattino del solito giorno piovoso.

“Liberategli la bocca, e muovetelo con attenzione. Ci metterà diverse ore prima che ritorni lucido e il suo corpo smetta di provocargli dolore” Chelsea stava dando ordini agli altri vampiri, che levatomi il morso mi avevano finalmente levato da quella posizione scomoda sdraiandomi su un vecchio materasso e avvolgendomi in una morbida coperta. Il mio corpo infatti continuava a tremare e malgrado non avessi freddo mi rannicchiai sotto quella sensazione di sicurezza che irradiava la coperta e mi sentii subito meglio.

“Dobbiamo muoverci” intervenne Jane. “Non c'è più tempo”

“Non subito” ribatté Chelsea “E' troppo sfinito. Dovrebbe stare in pace senza essere mosso per almeno ventiquattr'ore”

“Non se ne parla nemmeno. Posso lasciargli un ora al massimo, poi lo porteremo in braccio fino alla macchina e con quella correremo all'aeroporto. Per fortuna che siamo già qui vicino.” ringhiò Jane , per ribadire chi era al comando “Là dovrà fare la sua parte con le buone o con le cattive. Non possiamo attirare l'attenzione. Dovrà camminare con le sue gambe e cercare di dimostrarsi più normale possibile altrimenti non riusciremo a salire senza essere notati e avere delle grane. I posti sono prenotati e non voglio rimanere qua più a lungo. E' pericoloso, la sua famiglia lo starà cercando.”

“Come vuoi. Ma ricordati che non sarà facile per lui.” Chelsea si girò e si allontanò.

Il suo lavoro era finito.


Chi mi stava cercando? Cercai di concentrarmi per dare un senso alle parole di Jane, ma la mia mente si rifiutò di collaborare e lentamente finalmente riuscii a scollegarla per immergermi in quell'immobilità tipica di noi vampiri che facilmente un umano avrebbe potuto scambiare per sonno.

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Capitolo 10
*** Trovati !! ***


Ciao eccomi qua con un nuovo capitolo...... 

Abbiamo lasciato Edward dimentico di chi sia  e dolorante pronto a salire sull'aereo che lo porterà a Volterra. 

Mentre i Cullen stanno disperatamente cercando una traccia per bloccarli. La troveranno? Riusciranno a capire dove sono e a intervenire???

Ecco allora un altro capitolo raccontato dal nostro super papà Carlisle.....dove scoprirete i loro progressi,  le loro speranze e paure nonchè qualche notizia del loro passato....

Buona Lettura e  spero che mi lasciate un commentino anche piccino.......

Capitolo 10 - Trovati


Carlisle


Emmett, stava cercando attentamente. Aveva già scartato due degli aeroporti più vicini, nessun passeggero portava il nome di Edward Cullen ma non si arrendeva.

Rosalie, invece aveva avuto più fortuna. Tre macchine erano state prenotate da un gruppo numeroso proveniente dall'Italia, ma l'agenzia aveva fornito un recapito che si era rivelato falso e le macchine non erano state ancora restituite.

Le avevano fatte sparire per non lasciare traccia oppure dovevano ancora partire?


Il dubbio ci attanagliava, e mentre ognuno provava a fare ricerche come stabilito, Bella che aveva accompagnato la piccola Renesmee e Jacob alla riserva, era tornata e aiutava Esme a riordinare la camera di Jacob.


Mi alzai e andai a preparare la borsa nel mio studio. Speravo non servisse, ma era meglio portarsi dietro un kit di pronto soccorso.


Stavo vagliando cosa era il caso di portarmi dietro quando senti urlare Alice “E' vivo. Ha preso una decisione. L'ho finalmente visto. Edward ha spezzato per un attimo il velo che lo circonda.”

Non mi fermai a pensare ma corsi giù per le scale. Quando arrivai mi accorsi che eravamo tutti lì in attesa che Alice ci mettesse al corrente della sua visione.

Non riusciva a stare ferma, un sorriso radioso le stava spuntando sul viso.

E' vivo vi dico. L'ho visto, per un attimo ho avuto una visione”

Sei sicura Alice?” la voce carica di speranza era quella di Esme.

Certo Esme. Lo stavo cercando, come al solito e per un attimo l'ho sentito”

La guardai negli occhi e posatele le mani sulle spalle dissi “Adesso calmati Alice e riferiscici cosa esattamente hai visto”

Certo Carlisle. Vi dicevo, lo stavo cercando quando l'ho visto. E' stato solo un attimo, ma sono sicura che era lui” il suo viso si oscurò per un secondo. Se conoscevo bene Alice sicuramente l'aveva visto ma non voleva raccontarci tutto, probabilmente per non turbarci.

Vai avanti” l'esortai “cosa hai visto?”

Non sono sicura neanche di questo, è stato come un lampo.” adesso era pensierosa, forse stava ancora cercando di capire “ Ho visto lui con te, ma era una visione passata, eravate vestiti in maniera antica, tu lo abbracciavi nel bosco e sembrava lo stessi confortando aveva uno sguardo triste e poi velocemente sei apparsa tu Bella con in braccio Nessie e lo stavi baciando. Aveva un espressione felice quasi adorante. Non capisco cosa possano significare era... come... se stesse decidendo di vedere i suoi ricordi. E poi tutto è scomparso.... velato , come se si fosse alzata la nebbia.”

Non hai visto altro?” chiese Rosalie

No Rose, poi è scomparso di nuovo” sembrava dubbiosa, forse stava ripensando alla sua visione.

Cosa significa Carlisle quel ricordo?” chiese Jasper, mentre abbracciava teneramente Alice

Sembrerebbe, una delle nostre prime battute di caccia assieme... Non vi ho mai raccontato come andarono le cose perché non c'è né mai stata occasione ma credo non ci sia niente di male a spiegarvi.” e così mi misi seduto invitando gli altri a fare lo stesso. “ Quando trasformai Edward, eravamo solo noi, e non fu facile tenerlo lontano dal sangue umano. I primi tempi, da neonato furono molto difficili per lui. Non aveva assolutamente controllo e odiava quello che era diventato. Gli attacchi d'ira e l'instabilità del carattere che avete provato tutti sono stati per lui molto peggio che per qualsiasi altro di voi. Probabilmente dovuti al fatto che io stesso non sapevo come gestirlo. Dovevo controllarlo in continuazione e portarlo a caccia quasi tutte le sere, ma malgrado prendessi tutte le precauzioni del caso riusciva spesso a scappare alla mia sorveglianza andando a nutrirsi in città. Fummo costretti a cambiare stato quasi ogni mese per il primo anno a causa delle sue fughe notturne. Il problema non era solo il gusto poco attraente degli animali, ma anche la sua incapacità a cacciarli. Il suo istinto spesso lo tradiva, portandolo a ridosso delle case piuttosto che nel profondo del bosco. E spesso dovevo fermarlo e allontanarlo prima che il mostro che era in lui si risvegliasse e facesse strage di qualche innocente. Questa situazione era assai fastidiosa per entrambi ma lui non si accettava e reagiva malamente con vere crisi di rabbia durante le quali a volte distruggeva il bosco intorno a lui a volte si rivoltava contro di me ringhiandomi . Non è arrivato mai ad attaccarmi, ma spesso dovevo fermarlo, e confortarlo. Quando finalmente si lasciò indietro l'instabilità tipica dei neonati, divenne un abile cacciatore, ancora adesso superiore a me. Non ridacchiare Emmett” lo ripresi “ tu hai avuto l'appoggio di un intera famiglia, oltre all'amore di Rosalie.
Edward è stato il primo ed io non sapevo ancora come comportarmi e come insegnargli a vivere da vampiro.”

Come tacqui, vidi che mi guardavano tutti stupiti. Edward, per tutti loro era sempre stato quello responsabile e maturo che sapeva sempre cosa fare o perlomeno fino a quando non aveva incontrato Bella.

Bella stessa era a bocca aperta. Adesso poteva capire finalmente il perché Edward avesse avuto tanta paura a trasformarla e come fosse stato stupito dal suo veloce adattamento alla nuova condizione.


Ecco cosa significava quell'immagine” affermò Alice “probabilmente stava ricordando quel periodo. E non è difficile capire il perché abbia pensato anche a te Bella. Sappiamo quanto ti sia legato”

Bella si limitò ad annuire, pensierosa.

Bene adesso che abbiamo la conferma che Edward è vivo, dobbiamo trovarlo velocemente. Mettiamoci al lavoro Jasper, mancano solo un paio d'ore all'alba ormai.” Emmett si alzò, e seguito da Jasper ritornò a cercare sul computer.

Anche noi ci alzammo, ed io non riuscivo a togliermi dalla mente i miei interrogativi sul perché Edward avesse deciso di ricordare quel periodo della sua vita, che non era stato certo il più sereno.


Il tempo passava veloce e soltanto quando il pallido sole nascosto dalle immancabili nuvole fece luce nella nostra casa che vidi Emmett e Jasper precipitarsi in sala.

Trovato! Sono stati abili, ma c'è l'abbiamo fatta.” Emmett eccitatissimo iniziò a spiegarci mentre Jasper sempre molto concreto stava preparando la partenza.

Ho trovato una prenotazione sul volo che da Vancouver porta a Roma al nome di Edward Cullen e Jane Cullen. Partiranno alle 10,00  se corriamo forse riusciamo ad intercettarli all'aeroporto”

Non aveva bisogno di dire altro nel giro di cinque minuti eravamo tutti in macchina decisi ad arrivare in tempo anche se sapevamo che era quasi impossibile.

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Capitolo 11
*** Volterra ***


Ciao a tutti eccomi di nuovo qua.  

Abbiamo lasciato i Cullen che sono partiti di corsa per raggiungere l'aeroporto e bloccare i Volturi con la speranza di riuscire a salvare Edward.
Ci riusciranno??  Lui come sta??   Ecco quindi le risposte alle domande in un altro inteso capitolo dove scoprirete come si evolverà la FF.

Buona lettura e grazie  ancora a chi legge la mia storia...........sappiatemi dire se vi piace ciò che succederà ......

Luisa

Capitolo 11 - Volterra


Edward


Quando la nebbia che avvolgeva il mio cervello si alzò , per prima cosa annusai l'aria per rassicurarmi di essere solo poi iniziai a muovermi lentamente aspettando che le fitte di dolore mi colpissero. Mi resi subito conto che ero di nuovo padrone del mio corpo e che ero solamente un po' indolenzito. Con calma aprii gli occhi e dopo un minuto riuscii finalmente a mettere a fuoco le cose intorno a me. Finalmente la nebbia che mi aveva appannato i sensi in quelle ultime ore era sparita. Mi trovavo disteso su un letto avvolto in una leggera coperta di pile bordeaux. Cercai di mettermi seduto, ma la testa iniziò a girarmi. Mi sdraiai nuovamente, dovevo fare le cose più lentamente. Cercai allora di pensare a quello che era accaduto. Dovevo essere a Volterra, ricordavo chiaramente Jane che me lo annunciava sorridente, ma cosa era accaduto prima?


****

Dopo che avevo accettato di appartenere alla Guardia, ero sprofondato nel buio, e ricordavo vagamente quando qualcuno, suppongo Felix, mi aveva preso in braccio e caricato in macchina. Inutile dirlo ero di nuovo ricaduto nel torpore che mi impediva di pensare con lucidità ma anche di sentire troppo dolore. A richiamarmi alla realtà era sopraggiunta Jane. La sua voce cristallina mi chiamava, mentre strofinava qualcosa di bagnato sul mio viso. Con un gemito di dolore avevo aperto gli occhi . Il suo viso a pochi centimetri dal mio mi fissava negli occhi. La mia vista era appannata come tutti i sensi, solo il dolore sembrava non essere diminuito. Mi afferrò il volto in modo che dovessi guardarla e mi parlò lentamente per dare il tempo alle parole di essere assorbite dal mio cervello.

Edward, apri gli occhi. Bravo così. No! Tienili aperti, guardami !” era una cosa difficile per me, volevo ritornare al mio torpore, ma mi sforzai di starla a sentire. “Siamo all'aeroporto, adesso dobbiamo salire sull'areo e abbiamo bisogno che tu ti comporti nella maniera più normale possibile. Hai capito?”

E' inutile Jane, deve riposare. Anche se riuscisse a stare lucido, difficilmente riuscirebbe a camminare come se niente fosse. Sembrerà un ubriaco e ci fermeranno” Chelsea scuoteva la testa preoccupata. “Te l'avevo detto. La droga che gli abbiamo fatto bere lo terrà in questo stato ancora per parecchie ore”

Ho un piano, non ti preoccupare di questo” risposte stizzita Jane, mentre con un asciugamano bagnato mi passò nuovamente il viso, per attirare la mia attenzione

Edward, guardami. Bravo, così! Adesso ti aiutiamo ad alzarti e devi camminare dietro di me. Se ti rivolgono qualche domanda non rispondere e non parlare. Se ti senti cadere non ti preoccupare, Felix camminerà affianco a te e ti sorreggerà se le gambe ti tradiranno. L'importante è che tieni gli occhi aperti e cerchi di vedere dove vai. Cerca anche di non attirare l'attenzione. Ricordati che sei in mezzo agli umani. Mi hai capito? Rispondimi!”

Sbattei nuovamente gli occhi. Avevo sentito e capito tutto, ma non ero sicuro di riuscire a fare ciò che mi chiedeva. A denti stretti sussurrai “ Ho capito... ma ho tanto male d'appertutto” Anche parlare era assai difficile.

Jane annui e a un suo ordine Felix mi mise in piedi. Le gambe dolevano e con difficoltà mi trascinai attraverso l'aeroporto. Seguivo Jane come un ubriaco e più di una volta Felix dovette impedirmi di cadere.

Quando finalmente salì sull'aereo tirai un sospiro di sollievo. Felix mi spinse nel posto affianco al finestrino e si sedette vicino a me. Cercai una posizione comoda o che perlomeno non mi facesse impazzire dal male e appoggiai la testa all'oblo. Respiravo con fatica, sentivo il vociare dei passeggeri e i loro pensieri colpirmi il cervello. Ero irrequieto. La testa mi stava esplodendo e l'agitazione m'impediva di rilassarmi. Per distrarmi guardai fuori. La vista era annebbiata ma notai un gruppetto di persone, dovevano essere cinque o sei discutere animatamente con i controllori di volo a terra. Forse si trattava di qualche passeggero che voleva salire all'ultimo minuto. Stavo ancora guardando curioso la scena quando Felix mi tirò la tendina. “Cerca di rilassarti Edward. Stai tremando come una foglia, facendo così attirerai troppa attenzione”

Era vero, un forte tremore si era impossessato del mio corpo, ma io distratto non me ne ero accorto. Annui e chiusi gli occhi cercando di concentrarmi per calmarmi. Sentii Jane parlare con la hostess, che sembrava preoccupata. Probabilmente aveva notato che qualcosa di strano nel mio modo di fare e stava chiedendo informazioni. Per un secondo, prima che una fitta fortissima mi colpisse, riuscii ad avvertire i suoi pensieri “Povero ragazzo, così bello e così malato. Un vero spreco della natura. Speriamo che in Italia riescano a curarlo. Adesso gli vado a prendere una coperta da come trema deve avere molto freddo.”

Avevo emesso un leggero gemito e Felix mi strattonò. “Stai zitto Edward,”

Dovevo distrarmi e calmarmi, scostai con una mano la tendina in modo da vedere fuori. Il gruppetto di persone si era allontanato e notai che una di esse, forse una ragazza dai capelli lunghi e scuri, si doveva essersi sentita male perché gli altri le erano attorno con fare preoccupato. Poi si allontanarono e salirono su due macchine, una nera e l'altra gialla. La vista ancora debole non mi permise di distinguere le vetture, ma per un attimo ebbi la netta sensazione che avrei dovuto riconoscerle.

Felix attirò di nuovo la mia attenzione infilandomi un cuscino sotto la testa e una coperta addosso. “Riposati Edward, il viaggio sarà parecchio lungo e se fai il bravo il tempo passerà veloce” lo guardai e dopo aver rivolto una sorriso alla hostess, finalmente cullato dai motori dell'aereo, ricaddi nella mia nebbia personale.

Era buffo a ripensarci ma non so come feci a scendere dall'aereo e a salire in macchina per arrivare a Volterra. Mi resi subito conto di non avere alcun ricordo solo la voce di Jane, che felice mi annunciava “Finalmente siamo arrivati a Volterra, Edward! Sei nella tua nuova casa. Non ti preoccupare continua a riposare” poi rivolgendosi a Felix “ E' inutile disturbarlo nuovamente. E' decisamente crollato. Portalo nella sua stanza mentre io e Chelsea andiamo ad annunciare ad Aro il nostro arrivo. Sarà sicuramente contento di come è andata liscia la missione”


****


Visto che la mia mente e il mio corpo reagivano bene decisi di mettermi seduto per studiare quel nuovo ambiente. Mi stavo ancora guardando in giro che sentii la porta aprirsi ed un Demetri sorridente entrò.

Finalmente sei tornato fra noi. Pensavo ti fossi pietrificato. Sei stato fermo su quel letto per quasi tutta la notte e tutta la mattina . Aro è diventato impaziente d'incontrarti. Vestiti che ti accompagno da lui.” e con un gesto m'indicò un divano verde oliva su cui sopra c'erano appoggiati dei vestiti. “Ti aspetto qua fuori” e fece per uscire ma io lo fermai “Demetri, posso farmi prima una doccia?”

Mi sentivo indolenzito e arruffato e non c'era niente di meglio che l'acqua calda sul mio freddo corpo per riprendermi del tutto .

Lui rimase un attimo interdetto, probabilmente non si aspettava la mia domanda e io ne approfittai per provare a leggergli nella mente cosa stesse pensando. Ma nulla. Era come se fosse schermato! “Ok Edward. Dietro quella porta c'è un piccolo bagno. Troverai tutto lì dentro. Ma non ci mettere tanto, non possiamo fare aspettare troppo Aro” e detto questo uscii.

Con un agile mossa scesi e m'infilai nel bagno sorridente.

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Capitolo 12
*** Per un Pelo ***


Ciao a tutti e grazie di cuore a chi ha letto e commentato.  Spero che la storia continui a interessarvi perchè la fine è ancora ben lontana.

Abbiamo lasciato Edward a Volterra.  Dimentico di chi sia in realtà e mansueto nelle loro mani. Presto accomparirà al cospetto di Aro e scoprete quale sarà il suo ruolo e il suo destino.

Ma dove sono i Cullen??? Erano loro quelli che Edw ha intravisto dall'oblò?? E adesso lo lasceranno al suo destino??  O escogiteranno un piano per strapparlo dalle mani di Aro??

In questo pov dedicato a loro attraverso la voce del nostro adorabile papà scoprirete quali sono i loro piani, le loro paure e le loro speranze.


Buona lettura e un bacione a tutte

Capitolo 12 - Per un pelo


Carlisle


“Rose, accelera, sta venendo tardi !” la voce tormentata era quella di Esme. Eravamo nella mia Mercedes ma a guidare era Rosalie. Lei , Alice ed Edward erano quelli più appassionati di macchine della famiglia e Rosalie era la più spericolata al volante.

Sentivo il motore andare al massimo. Seduto vicino a lei, vedevo il tachimetro toccare i 250, mentre con disinvoltura saettava in mezzo al traffico. Diedi un altra volta un occhiata all'orologio, Esme aveva ragione, il loro piano stava riuscendo, ci avevamo messo troppo tempo a capire dove intercettarli.

Ero preoccupato, se anche l'avessimo raggiunto, come potevamo comportarci senza farci notare dai comuni mortali? Per fortuna che le nuvole sembravano seguirci, altrimenti sarebbe stato un vero incubo.

“Rosalie, sorpassa quello scemo” incitò Emmett “altrimenti perdiamo Alice”

Era vero, Alice stava guidando la sua Porsche gialla, fra il traffico come se fosse stata su una pista di prova. Jasper seduto vicino a lei, controllava nello specchietto che la nostra Mercedes non rimanesse troppo indietro.

“Potevamo prendere la tua Ferrari Bella, sicuramente avremmo stracciato Alice”. Commentò ridendo Emmett, per nulla preoccupato dalla guida della moglie.

“Non ne sono tanto sicura” commentò Rosalie “ sono sicuramente due belle macchine. Quando Edward tornerà faremo una garetta, sarà interessante.”.

Bella sorrise, mentre gli occhi le si velavano di tristezza. Probabilmente stava pensando al suo regalo di compleanno che, il mio dolce figliolo, le aveva comprato pur sapendo che a lei le macchine non interessavano minimamente. Infatti la Ferrari rossa splendente, a causa della sua vistosità, era sempre ferma in garage e quasi mai utilizzata. Esme sorrise teneramente e abbracciò Bella, senza dirle nulla.

E cosa mai le avrebbe potuto dire che già non sapeva? Che saremmo arrivati in tempo? Che Edward come ci avrebbe visti ci sarebbe corso incontro? No! Non poteva! Erano due eventualità che in fondo ai nostri cuori sapevamo non si sarebbero realizzate.


A quella folle velocità ci mettemmo veramente poco ad arrivare all'aeroporto, e lasciate le ragazze a posteggiare corremmo all'interno. Purtroppo vista la presenza di molti umani, dovevamo muoverci con prudenza e questo ci fece perdere attimi preziosi.

“Là, gridò Emmett” l'aereo sta per partire.

Ci dirigemmo verso l'aereo con l'intenzione di salire o di fermarlo. Ma era troppo tardi.

“Mi spiace sta per decollare. Non posso certo fermarlo” la voce del controllore di volo, non ammetteva repliche “Nel tardo pomeriggio c'è un altra partenza per Roma, probabilmente ci sono ancora posti”.

Non potevo certo spiegargli che su quell'aereo c'era mio figlio, che era stato rapito da un gruppo di vampiri italiani! Così provai a insistere educatamente e ad allungare un'abbondante mancia, ma tutto fu inutile. L'aereo stava decollando sotto i nostri occhi.

Quando mi voltai vidi che Bella lo fissava intensamente poi si voltò verso Esme e le disse “Era l'ha! Non ne sono sicura perché qualcuno ha tirato la tenda, ma giurerei di averlo visto.” nella sua voce il panico.

“Sei sicura Bella? Lui ti ha vista ? ” chiese Jasper

“Non so. Avevo l'impressione che guardasse, ma non credo che mi abbia riconosciuta....altrimenti ... No! Edward.” le gambe le cedettero. Aveva realizzato che l'avevamo perso. Per pochi minuti, soltanto per pochi miseri minuti ... ma ormai lui era lontano.

La presi velocemente prima che cadesse per terra.

“Va tutto bene Bella. Sicuramente non ti ha riconosciuta. Lo troveremo, te lo prometto! Forza tirati su. Non possiamo attirare ulteriormente l'attenzione” e con decisione la misi in piedi. Per fortuna che il controllore di volo si era allontanato e non aveva notato nulla.

“Vieni Bella” l'abbracciò Esme “Torniamo a casa”

Insieme a testa bassa ci avviammo vicino alle macchine dove Rosalie ed Alice ci stavano aspettando.


Il ritorno fu silenzioso, adesso guidavo io la Mercedes, non c'era più fretta, mentre Alice aveva insistito per guidare la Porsche “Non importa Edward, l'ha regalata a me e non ho mai molte occasioni.”

Nessuno diceva nulla, e il silenzio era interrotto solo dai sussurri di Esme che cercava di tranquillizzare Bella. Emmett a fianco a me guardava nel retrovisore gli occhi fissi in quelli di Rosalie. Avrei voluto gridare, spezzare il silenzio ma sarebbe stato inutile. Tutto era inutile.


Arrivammo a casa, e Bella telefonò a Jacob. Non se la sentiva di affrontare Nessie e di spiegarle che Edward era sparito dalle loro vite, così pregò Jacob di raccontare una qualsiasi frottola e di tenerla ancora là per qualche giorno.


Li convocai di nuovo tutti in cucina. Dovevamo reagire, trovare il modo di avere almeno una speranza.


“ Non mi voglio arrendere e non lo farò mai” dissi guardandoli negli occhi “ Adesso dobbiamo muoverci con cautela, ma sicuramente c'è un modo. Esiste sempre un modo per risolvere i problemi”

“Giusto Carlisle. Prendiamo l'aereo andiamo a Volterra, entriamo di nascosto nella loro fortezza e prendiamoci Edward. Una bella battaglia è quello che si meritano.” disse Emmett sorridente

“Non fare lo stupido!” intervenne Alice “ma come puoi pensare di riuscire ad eludere le loro guardie, di aggirare vampiri come Jane e Alec, di trovare Edward dentro quel labirinto senza essere visto …... e portarlo via? Senza contare che potrebbe lui stesso smascherarti e ucciderti?”

“Edward? Edward, non farebbe mai una cosa così” Esme spalancò gli occhi “ come puoi pensare Alice che possa uccidere Emmett o qualcuno di noi?”

“Il nostro Edward no. Ma lui è cambiato Esme. Non volontariamente ma è cambiato. Non credo che se ci vedesse ci riconoscerebbe. E' questo il potere di Chelsea.” abbassai gli occhi.

Quando dolore mi causava ammettere la verità e costringere gli altri ad accettarla.

Bella mugolò ed Alice l'abbracciò forte. “Questo non vuole dire che lo abbandoniamo Bella. Bisogna solo avere un piano. Non possiamo prenderli di petto ci distruggerebbero molto volentieri con la scusa.” continuai

“Ok. Ho esagerato, ma qualcuno ha idea di come muoverci?” asserì Emmett.

“Certo Emmett. Per sconfiggere un avversario bisogna prima conoscerlo e conoscere i suoi punti deboli” Jasper con la sua esperienza sapeva come muoversi e avrei giurato aveva già un piano pronto.

“Ora. Sappiamo che Edward è là. E che non hanno alcun interesse a fargli del male. Quindi non c'è più fretta. Prima di muoverci dobbiamo raccogliere più informazioni possibili su di loro e sul potere di Chelsea.” si era messo a passeggiare avanti e indietro, le mani dietro la schiena e gli occhi socchiusi. “Ma dove prendere queste notizie? Sicuramente Edward, non poteva essere completamente tranquillo, probabilmente non sembrava tanto normale, altrimenti Jane non avrebbe dovuto prendere il nostro cognome e presentare un documento che ne attestava la parentela. Ha dovuto fingersi sua sorella, visto la giovane età apparente di entrambi.”

“Avevano già pensato a tutto” intervenne Rosalie “ Sapevano già che avrebbero avuto bisogno di un documento falso con il nostro cognome! Non è stata improvvisazione!”

“ Hai ragione Rose” intervenni “ I Volturi non si muovono mai a caso. Immaginavano o sapevano che Edward non avrebbe ceduto facilmente . Era , quindi, necessario per loro, preparare una copertura che gli desse la possibilità di agire per nome suo se non fosse stato in grado di comportarsi come volevano.”

“Giusto - riprese il discorso Jasper – quindi se chiediamo al personale di volo potremo avere notizie su come stava. E verificare così se effettivamente è stato condizionato da Chelsea e che conseguenze ne ha riportato. ”

“ Hai ragione una hostess sicuramente ci darà qualche informazione su di lui! Magari sta bene. Sarà stato solamente un po' confuso...” intervenne Bella agitata.

“Bella, figliola – l'abbracciò Esme – Non credo che ci daranno belle notizie. Non illuderti, cerca di pensare al peggio, altrimenti la verità potrebbe ferirti troppo. ”

“ Ha ragione Esme!! Non ve l'ho detto prima... ma quando ho avuto la visione, io l'ho visto e l'ho sentito. Edward stava male, molto male.” Alice abbassò gli occhi.

Ecco cosa ci stava nascondendo. Purtroppo in cuor mio l'avevo sempre saputo.

“Non ha importanza” Jasper aveva un suo piano “ Emmett con internet puoi rintracciare le hostess su quel volo e dove vivono. Ci presenteremo con qualche scusa e ci faremo dire come stava Edward. Non sarà difficile.... sicuramente non è passato inosservato .”

Vidi Bella osservare Jasper con un sorrisino e probabilmente se avesse potuto sarebbe arrossita. Sicuramente suo marito aveva attirato l'attenzione di qualche ragazza, Edward era sempre stato bello anche prima di diventare un vampiro.

“ E poi se non ricordo male....” continuò Jasper dopo aver restituito il sorriso a Bella “ Eleazar è vissuto a lungo con i Volturi recentemente.... e quindi li conoscerà bene.”

Annui, ricordavo bene la storia di Eleazar e di come li avesse lasciati per amore.

“Hai ottima memoria Jasper. Io non ci avevo pensato. Ha lasciato la Guardia una cinquantina di anni fa e siccome aveva un potere assai interessante per Aro gli avevano concesso un grado molto alto. Per farla breve dovrebbe conoscere perfettamente sia come agisce il potere di Chelsea sia la Rocca dei Volturi.”

“E allora chiamalo Carlisle! Cosa aspetti.? Invitalo e fallo venire al più presto.” Emmett non vedeva l'ora di mettersi in movimento.

“E mentre l'aspettiamo, ed Emmett rintraccia le hostess io e Alice possiamo cercare le cartine e tutte le informazioni possibili su Volterra e il suo entroterra. Il fatto che Alice ci sia già stata ci aiuterà.” Rosalie si era alzata anche lei era agitata.

Nessuno di noi voleva stare con le mani in mano.

“Ed io accompagnerò Bella a prendere Renesmee, visto che per qualche giorno staremo qua, almeno fino a che non arriverà Eleazar, non ha senso lasciarla a La Push. Dovrai farti coraggio Bella, e spiegarle che per qualche tempo non vedrà più il suo papà. E noi ti aiuteremo. Sarà dura fingere che vada tutto bene, ma non puoi più far finta di niente. Lasciandola nell'incertezza rischi di ferirla. E non possiamo continuare a mentire per proteggerla. Deve sapere!” Esme guardava fisso Bella in modo da infonderle coraggio.

“Hai ragione Esme. Farò come dici” e abbassò la testa affranta.

“Peccato. Avremo di nuovo il cane che gira per casa. Speravo già di riuscire a levare la sua puzza , ma a quanto pare dovrò rimandare i miei piani” commentò Rosalie.

La guardai e mio malgrado mi unii alle risate di tutta la famiglia. Ne avevamo proprio bisogno.


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Capitolo 13
*** Al cospetto di Aro ***


Ciao a tutti.  Abbiamo lasciato i Cullen a organizzarsi e a raccogliere informazioni per cercare di strappare Edward dalle mani di Aro. Ma loro non sanno e non possono sospettare quello che Aro ha in serbo per lui.  Quale destino si prospetta per il nostro amato vampiro?? Cosa ha in mente Aro??

Ecco allora un nuovo capitolo nel quale lo vedremo fare un gesto destinato ad influire sulla sua vita futura........

Non aggiungo altro se non buona lettura........e non disperate!!!

Capitolo 13 - Al cospetto di Aro


Edward


Quando uscii dal bagno, mi affrettai a vestirmi. Sul divano mi aspettavano la biancheria pulita, dei jeans neri e una camicia nera. Stavo allacciandomi le scarpe da ginnastica quando Demetri si affacciò nella stanza “Pronto?” mi chiese.

 “Un minuto” gli risposi e mi alzai per seguirlo.

 “Hai dimenticato la mantella Edward” mi rimproverò indicandomi una mantellina appoggiata sul divano.

La guardai perplesso e allungata la mano me la buttai sulle spalle.

Demetri si avvicinò e la sistemo meglio. “E' importante Edward. E' il simbolo del tuo grado. Attesta la tua appartenenza alla Guardia Reale. Trattala bene e mettila sempre.”

La mantella, fornita di un ampio cappuccio era nera e corta, arrivava appena ai miei reni . Bordata di raso bianco mi faceva sentire ridicolo.

Usciti dalla porta, vidi in piedi un vampiro biondo dall'aria scocciata. Meccanicamente provai a leggergli nel pensiero “Finalmente, si è deciso ad uscire, così posso andarmene da Sahra che mi aspetta.”. Il suo pensiero mi colpì e provai a leggere nuovamente quello di Demetri “Sembra dubbioso. Probabilmente è un pò spaventato dall'idea d'incontrare Aro. Questo è un mondo nuovo per Lui. Bisognerà spiegargli le regole. E speriamo che le rispetti, non ho per niente voglia di doverlo seguire come un bambino” Perché adesso riuscivo a leggergli nella mente? Forse era meglio porgli subito quella domanda, tanto sembrava rassegnato a farmi da balia.

Restò in silenzio un attimo poi mi rispose gentile “ La tua camera è stata schermata. Aro pensa che ti sia utile un posto dove tu non sia costretto ad alzare barriere mentali per non ricevere i pensieri degli altri” scrollò le spalle e mi indicò una porta. “Eccoci arrivati.”


Entrai preceduto da Demetri e per un attimo rimasi pietrificato. La sala che ci attendeva era vasta e alta. Nel centro c'erano tre imponenti troni sui quali stavano seduti altrettanti vampiri. Mi guardai intorno stupito, infatti accanto ai troni c'era, quello che intuivo fosse la Guardia Reale. Erano tutti vestiti come me a parte la bordatura della mantella che variava dal grigio al nero. Fra di loro spiccavano Jane e Alec per il loro portamento. Chelsea era invece più indietro vicina ad altri quattro vampiri che non conoscevo. Felix veloce mi raggiunse e si posizionò dietro le mie spalle. Il resto della sala era occupata da una quarantina di vampiri, tutti vestiti di nero e tutti con gli occhi rossi che mi fissavano affascinati.

Mi feci coraggio e segui Demetri davanti ai troni.

Quando fummo vicini, Demetri chinò la testa in segno di saluto e si portò alle mie spalle. Rimasi lì con la testa bassa e confusa dalla quantità di pensieri che mi assalivano. Preso fiato alzai la testa e guardai negli occhi i tre Signori di Volterra. Erano belli come tutti quelli della mia razza e mi guardavano. La mia attenzione fu però subito catturata dal vampiro con i capelli lunghi e neri seduto sul trono centrale.

 “Benvenuto Edward. Forse non ti ricordi ma ci siamo già conosciuti. Il mio nome è Aro e questi sono i miei fratelli Caius e Marcus” e con un braccio indicò i due vampiri seduti sui troni ai suoi lati “E' tanto che ti aspettavamo, e finalmente hai deciso di unirti a noi” La sua voce era dolce e melodiosa ma sapevo per istinto che era una maschera e che mi trovavo davanti alla creatura più pericolosa che avessi mai visto.

 “Hai un dono molto potente e interessante Edward, ti dispiacerebbe darne una dimostrazione all'intera corte?” la domanda era stata posta in maniera molto gentile ma sapevo che non avrei potuto rifiutarmi e d'altronde non ne vedevo nessun motivo. Annuì e chiesi “Cosa posso fare per te?” mi sorrise e disse “Dimmi, Edward, cosa sta pensando in questo momento Felix?” Mi aspettavo qualcosa del genere per cui chiusi gli occhi un attimo e mi concentrai “Pensa che io possa essere pericoloso, e vorrebbe farmi allontanare di più da te”. La risata di Aro mi fece sussultare. “Mio buon Felix. Edward non ha alcuna intenzione di farmi del male. Rilassati” Mi voltai e con la coda dell'occhio vidi Felix imbronciarsi alquanto irritato di essere stato usato come cavia. Aro nel frattempo si era alzato e mi si era avvicinato. “Hai un dono molto interessante Edward e vorrei fare una prova. Dammi la tua mano sinistra” Lo guardai e gliela porsi obbediente. Come mi toccò sentii una fitta alla testa, come se mi avesse aperto il cervello per guardarci dentro. D'istinto mi ritrassi ma la sua mano stringeva forte la mia. “No, non aver paura amico mio. Fa un po' male le prime volte ma è sopportabile e presto ti ci abituerai. Ah! Sento la tua inquietudine, rilassati e lascia che legga i tuoi pensieri” Ingoiai a vuoto una boccata di veleno mentre sentivo la sua coscienza entrare e mettere a nudo ogni mio pensiero, ogni mia paura. Non durò molto e quando ritrasse la sua mente ripresi a respirare. Non mi ero accorto di aver smesso!

 “Adesso devi farmi un altro piacere, dimmi cosa pensa la bella Jane, ma non dirlo ad alta voce” lo guardai perplesso, la sua mano non mi aveva lasciato. Chiusi di nuovo gli occhi e mi concentrai, trovando subito la mente di Jane “ Non provare mai più ad entrare nella mia testa senza ordini precisi o farai i conti con il mio potere. Ti ricordi vero?” Vidi Aro sorridere mentre lo sentivo penetrare nuovamente nel mio cervello. Questa volta provai una scossa violenta, era come se la mia testa fosse stata investita da una corrente d'aria, i pensieri di Jane entrarono in me e con la stessa velocità vennero trasmessi ad Aro. Un tremito di paura percorse il mio corpo mentre Aro lasciava la mia mano e sorridendo si rivolgeva alla vampira bionda “Jane cara, non è il caso di minacciarlo, Edward ha agito sotto i miei ordini.” e si voltò fissandomi con gli occhi rossi accesi dalla felicità. Abbassai la testa in segno di sottomissione e sussurrai “Sono felice di essere a tua disposizione Aro”. Tutta la sala era un brusio, mentre i presenti commentavano, un po' spaventati, la dimostrazione del mio potere combinato con quello di Aro. Solo Jane era silenziosa e mi fissava con astio.

Aro aspettò con pazienza che nella sala ritornasse il silenzio poi raggiante disse “ Amici, avete visto il grande dono che Edward ci ha portato. Lui ha accettato di entrare nella Guardia per rendere ancora più potente il nostro Clan. Metterà dunque il suo potere nelle nostre mani, e la sua vita al nostro servizio” e guardandomi mi disse “ Ora dovrai giurare, Edward. Mettiti in ginocchio e leggi nella mia mente le parole e ripetile a voce alta in modo che tutti i presenti siano testimoni del tuo impegno”.

Rimasi fermo a fissarlo affascinato da quei occhi rossi così profondi e spaventosi fino a che Demetri gentilmente ma con fermezza posò una mano sulla mia spalla spingendomi verso il basso.

Allora piegai le gambe e mi misi in ginocchio.

Tenevo la testa bassa e gli occhi chiusi per concentrarmi e con voce alta e chiara pronunciai il giuramento che avrebbe condizionato la mia vita per sempre:


Io, Edward, giuro fedeltà al Clan dei Volturi.

Giuro di rispettare le sue leggi, di obbedire agli ordini e di proteggere i suoi membri e la nostra razza.

M'impegno a far rispettare le leggi dei vampiri in ogni parte del mondo, anche a costo della mia stessa vita. Lego la mia immortalità a voi e vi chiedo miei Signori Aro, Caius e Marcus di accettarmi quale membro della Guardia Reale.”


Ed io, Aro, a nome anche dei miei fratelli, accetto il tuo giuramento e i tuoi servigi. Niente e nessuno potrà infrangere il tuo giuramento, al quale sarai legato fino a quando non venga meno la nostra volontà”


E detto questo Aro fece un segno ad Alec il quale gli passò una sottile catenella alla quale era attaccata una medaglia con lo stemma dei Volturi. Con solennità Aro la mise al mio collo.


 “ Benvenuto tra noi, Edward” e con un passo deciso si avvinò e mi fece alzare abbracciandomi come se fossi un suo figlio disperso e poi ritrovato.


Fatto un passo indietro mi guardò sorridente. All'improvviso mi fissò e un ringhio gli uscì dalla gola “E questo cos'è?” sibilò e tiratami su la manica destra della camicia osservò con rabbia il braccialetto di cuoio che portavo. Non ricordavo neanche di averlo, ne che cosa vi era inciso sopra, soltanto mi ritrovai arricciato per terra con un dolore fortissimo al petto e alla testa quando con rabbia Aro strappò il bracciale dal mio polso.

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Capitolo 14
*** La Hostess ***


Capitolo 14 - La hostess Carlisle Erano passati due giorni da quando eravamo tornati a casa, e dopo aver telefonato ad Eleazar mi ero recato in ospedale a lavorare. Stavo smontando dal turno di notte quando James, il mio collega pediatra mi si avvicinò. “Tutto bene Carlisle? Da quando sei tornato dalle ferie sembri preoccupato.” Davvero sembravo preoccupato? Lo ero, ma avevo fatto di tutto per nasconderlo e comportarmi in maniera normale. Gli sorrisi “Qualche problema con i ragazzi” sapevo che lui aveva una ragazza di 16 e un maschio di 18 anni che gli davano qualche pensiero. Scosse la testa “Non so proprio come fai. Io divento pazzo a stare dietro ai miei due e tu riesci a gestirne cinque della stessa età e per di più adottati. Povera Esme, non mi stupisce che stia sempre a casa.” Sorrisi “Sono tutti molto bravi e responsabili per la loro età. Tuttavia ogni tanto mi danno qualche problemino.” “Ci credo, ho sentito dire da Fred che il tuo piccolo si è sposato da poco con la figlia dell'ispettore Swan . Roba da non crederci, i miei non sono neanche fidanzati” Le sue parole mi colpirono profondamente. Appena nove mesi, e il loro sogno d'amore era già stato infranto. “ Edward, è sempre stato molto maturo per la sua età, quello che hanno passato li ha fatti tutti crescere molto velocemente.” sorrisi e dandogli una pacca amichevole sulle spalle mi allontanai velocemente per evitare ulteriori domande. Salito sulla Mercedes guidai lentamente verso casa. Volevo avere il tempo di riflettere. La mia telefonata ad Eleazar, era stata molto sintetica, non gli avevo spiegato nulla solo che avevo un disperato bisogno di vederlo per parlargli di un problema che coinvolgeva la mia famiglia e gli avevo chiesto di venire da me al più presto. “Certamente Carlisle. Io e Carmen saremo da voi entro due giorni. Poi mi spiegherai” e aveva buttato giù raccomandandomi di salutare tutti. Probabilmente sarebbe arrivato domani sera , ed io ero impaziente. Quando arrivai vidi la piccola Nessie corrermi incontro saltandomi in braccio. “Nonno, sei arrivato” poi mentre le davo un bacino in testa allungò la sua manina sulla mia guancia. “La mamma e la nonna mi hanno detto che Papà non ritornerà presto perché è andato in Italia. Dei signori cattivi lo hanno portato via con loro, ma che tu farai in modo di riportarlo a casa. E' vero nonno? Ti prego mi manca tanto.” Guardai Esme e Bella che si erano avvicinate e inghiotti a vuoto, poi presi fiato e le feci una carezza sulla testa. “E' vero Nessie. Non vedrai papà, per un po', ma noi non ti lasceremo. Farò di tutto per riportarlo a casa, al più presto. Tu devi essere forte anche per la mamma.” La misi giù ed andrai ad abbracciare Esme. “Ci sono novità?” chiesi. “Eccome!” gridò Emmett dalla sala “Io e Jasper abbiamo fatto centro. Abbiamo l'indirizzo e il nome della hostess che era su quel volo. Mery Sue Brooks, ed abita a Port Angels. Dovrebbe già essere rientrata a casa per il riposo. Vado a vestirmi così andiamo a parlarle” “ No Emmett.” Intervenne Alice, uscendo dalla cucina seguita da Jacob che stava addentando un panino più grosso di lui “ Io ho visto. Andremo Carlisle ed io. Tu la spaventeresti troppo e lei non direbbe nulla.” “Uffa. Sempre la solita storia” brontolò. “Ok Alice mi cambio e usciamo” salii velocemente le scale e mi infilai in camera per vestirmi più sportivo. Esme mi seguì. “Carlisle” mi fermai e la guardai dolcemente, lei mi si avvicinò e mi abbracciò baciandomi con dolcezza. “Torna presto” mi sussurrò e poi volò di sotto. Nel giro di un quarto d'ora eravamo in macchina. Alice sicura guidava tra le strade cercando l'indirizzo giusto. “Eccoci arrivati. Ci faremo passare per due poliziotti, questi sono i documenti.” e veloce mi passò due tesserini della CIA assieme a una scatolina. “E qui dentro cosa c'è?” chiesi. “Le lenti a contatto marroni. Sarebbe strano che entrambi avessimo lo stesso colore d'occhi ambrato di Edward. Questa invece è un idea di Jasper.” Sorrisi e mi preparai a recitare la mia parte. Ad aprirci la porta fu Mery Sue che dopo aver controllato le tessere ci fece accomodare in salotto. Per fortuna che a causa dell'agitazione si dimenticò di offrirci il caffè. “Entrate, sedetevi, cosa posso fare per voi?” Iniziai a parlare io “Lei era sul volo Vancouver – Roma partito alle dieci del mattino di due giorni fa?” “Si. Eravamo in due io e la mia collega Marian. Perchè cosa è successo?” “Non si preoccupi signorina, niente di grave. Deve soltanto cercare di ricordarsi se ha visto un ragazzo alto, con i capelli ramati e gli occhi dorati. Era in compagnia della sorella. Una ragazzina giovane carina e biondina.” “Certo che me li ricordo. Come farei a scordarmeli? Lei era carina ma lui veramente un bellissimo ragazzo. Peccato che fosse così malato” “Malato?” intervenne Alice “Si. Quando è salito non riusciva neanche a camminare dritto. Il suo infermiere, un pezzo d'uomo, l'ha dovuto aiutare per raggiungere il posto. Mi sono subito preoccupata, perché pensavo si stesse sentendo male, ma la sorella mi ha spiegato che il ragazzo soffriva di crisi epilettiche. Avevano dietro un certificato medico. Per tenerlo buono durante il volo, che non si sentisse male spaventando gli altri passeggeri, gli avevano dato delle medicine potenti. Lo stavano portando a Roma da un professore importante e famoso che speravano avrebbe potuto guarirlo o perlomeno farlo stare un po' meglio. Allora ho chiesto se potevo fare qualcosa per lui, ma hanno risposto di no. Che andava tutto bene. Quando sono ripassata subito dopo ho visto che stava tremando come una foglia, poverino. Allora gli ho portato un cuscino e una coperta. Mi hanno ringraziato e credo gli sia servita perché si è addormentato quasi subito e ha continuato a dormire per tutto il viaggio. Quando siamo arrivati, sembrava stare anche peggio. Aveva gli occhi chiusi ed ansimava. Ma l'infermiere mi ha rassicurato che sentendo l'aria si sarebbe ripreso presto.” Io e Alice rimanemmo in silenzio. Un conto era immaginarsi Edward stare male un conto sentirne la descrizione. Epilessia! Una valida scusa. Avevano pensato proprio a tutto. “Le ha mai parlato?” chiese Alice “No, mi ha guardato una sola volta, ed è stato allora che ho notato quegli occhi stupendi, anche se sembravano velati dal dolore. Penso che soffrisse, perché quando si è seduto ha emesso un leggero lamento” Eravamo impietriti. Presi fiato per evitare che la mia voce tremasse e sorridendole la ringraziai. Seguito a ruota da Alice scappai da quella casa. In macchina rimanemmo a lungo in silenzio poi Alice mi fissò e disse “Carlisle. Penso che non dovremmo raccontare tutto agli altri, . Basterà dire che abbiamo avuto la conferma che Edward era su quel volo e sotto il potere di Chelsea. E che per mascherarne gli effetti ha finto di dormire tutto il tempo. Soprattutto Bella sta già soffrendo troppo e non reggerà a sapere quanto lui sia stato male.” Annui non potevo essere che d'accordo.

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Capitolo 15
*** Abitudini ***


Eccomi qui a ringraziarvi come al solito per aver letto la mia storia.  

Abbiamo lasciato i Cullen con la consapevolezza che Edward era su quel volo e sotto il potere di Chelsea e quindi torniamo a Volterra a vedere come se la sta cavando il nostro amatissimo vampiro e cosa Aro si aspetta da lui.


Buona lettura

Capitolo 15 - Abitudini


Edward


Per fortuna il dolore passò velocemente e io mi tirai su subito.

Aro mi guardava perplesso ma mi sorrise “ Carissimo Edward. Devi essere ancora molto stanco dopo il lungo viaggio. Demetri accompagnalo in camera così che possa riposare ancora un po'. Stasera, quando avrò bisogno dei tuoi servigi ti manderò a chiamare” Dopò di che si girò mentre Demetri afferrandomi per un braccio mi condusse alla mia camera.

Quando arrivammo entrai e sentii che Demetri mi chiudeva a chiave la porta alle spalle.

Sembravo più un prigioniero che un membro della Guardia pensai con una scrollata di spalle. La cosa non mi interessava.

Diedi un occhiata al mio polso e vidi che la pelle lacerata per il violento strappo si era già aggiustata lasciando un chiaro segno dove prima si trovava lo strano bracciale. Doveva essere stato al mio polso da molto tempo, pensai assorto.


Non ero per nulla stanco, così iniziai a studiare la mia camera.

Era di pietra viva, doveva essere antica. La forma era rettangolare e accanto alla porta c'era il letto su cui avevo riposato quella mattina. Che strano non avrei mai dovuto avere bisogno di un letto visto che i vampiri non dormono.

Dall'altra parte della porta c'era un piccolo armadio.

Dentro trovai un paio di divise di ricambio, un maglione e una giacca più pesante. Lo scrutai con diffidenza, mi sembrava troppo piccolo, malgrado fosse quasi vuoto. La sua vista mi metteva a disagio, qualcosa mi urtava, ma non riuscii a capire da dove venisse quella strana sensazione.

Sulla parete lunga c'era il divano verdone e di fronte una televisione ultimo modello con collegato un lettore Dvd. A fianco uno stereo bellissimo e ai lati una scaffalatura che conteneva da un lato i Dvd e dall'altro i Cd di musica. Incuriosito mi avvicinai e iniziai a leggere i titoli.

I Dvd erano di tutti i generi spaziavano da quelli di avventura, ai gialli, ai comici. C'è n'erano di famosi come “La fabbrica di cioccolato” ed “Harry Potter” a quelli più sconosciuti, dai recenti a quelli ormai datati. Iniziai a sorridere quando lessi “Tutti insieme appassionatamente”. Decisamente non sembrava un film per vampiri. Comunque chi aveva messo insieme tutti quei titoli non mi conosceva e quindi aveva pescato in tutti i generi sperando che qualcuno m'interessasse. Lo stesso era stato fatto con i Cd musicali. C'erano gruppi più o meno famosi e più o meno contemporanei e cantautori sia americani che italiani. E ovviamente non poteva mancare la musica classica con esponenti quali Vivaldi, Verdi, Mozart e per finire il grande Beethoven.

Sorrisi, se non altro avevo qualcosa da fare per passare il tempo libero.

Mi avviai quindi versa la grande libreria, anche questa semivuota che occupava la parete di fronte all'entrata. Anche qui c'erano i titoli più disparati. Gialli, racconti e classici come “I Promessi sposi” e “Giulietta e Romeo”. I libri erano una buona metà in inglese ed un altra in italiano. Non mi ricordavo come mai, ma sapevo che ero in grado di parlare e leggere bene l'italiano. I miei occhi caddero su “ Il Signore degli Anelli” tradotto in italiano, un libro molto voluminoso che sapevo di aver letto tempo addietro in inglese.

Lo presi e andai a sedermi sul divano, sicuramente ci sarebbe voluto del tempo per leggerlo tutto. La stanza aveva una finestrella piccolissima in alto giusto per far passare un tenue raggio di luce. Per fortuna che noi vampiri vediamo bene anche al buio pensai mettendomi comodo.


Passarono diverse d'ore quando la porta si aprì e Felix fece capolino. "E' l'ora di andare, Edward! Aro ti sta aspettando.”

  ""Ok risposi” e posato il libro lo seguii.


Quando entrai, Aro mi spiegò che tutte le notti lui e i suoi fratelli ricevevano i vampiri che avevano chiesto udienza. Qualcuno per consigli, molti per aiuti di tutti i tipi, da quelli finanziari alle vendette. Inoltre Aro e gli altri ricevevano i vampiri accusati di aver infranto le leggi e dopo un sommario processo emettevano il giudizio. Il mio compito era quello di leggere nelle menti dei vampiri ignari e trasmettere ad Aro i loro pensieri segreti.


Così iniziai il mio nuovo lavoro.

Inginocchiato a fianco del trono di Aro con la testa bassa e gli occhi chiusi per concentrarmi, incominciai a leggere nella mente del vampiro che ignaro era venuto a chiede aiuto in quanto minacciato da tre nomadi che avevano occupato il suo territorio di caccia. Aro con fare tranquillo lo ascoltava e porgeva le sue domande mentre con la destra mi faceva le carezze in testa, come se fossi stato un cane da compagnia. Il povero richiedente non poteva sapere che Aro in realtà tramite la mia mente stava leggendo i suoi pensieri segreti. E restò di sasso quando si sentì accusare di essere un bugiardo e che i suoi pensieri lo avevano tradito.

 “Ma come? Aro non mi ha nemmeno sfiorato! Come ha fatto a capire?”

Non potei alzare la testa e guardarlo in faccia mentre i suoi pensieri sbigottiti uscivano dalla stanza in compagnia di Felix e Jane.


Quando Aro finì anche il secondo colloquio con una bellissima vampira innamorata di una Guardia, la testa mi girava e doleva a causa dello sforzo che ero costretto a fare.

 “Ti abituerai, Edward. Domani sera avremo un udienza con parecchi testimoni e il tuo aiuto sarà determinante” mi accomiatò Aro mentre seguivo Felix che mi accompagnava nuovamente nella mia camera.


Quando rientrai mi lasciai scivolare sul divano. Erano le tre di notte e sapevo che fino alla sera seguente sarei stato chiuso in quella camera. Con un sospiro misi su un Cd di un certo Branduardi e chiusi gli occhi cercando di non pensare a nulla.

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Capitolo 16
*** Le brutte notizie non finiscono mai... ***


Ciao Eccomi qui con un nuovo capitolo. Lasciamo un attimo Edward a svolgere il suo lavoro presso i Volturi per andare a vedere a che punto sono i Cullen........

Vi auguro buona lettura e aspetto un vostro commentino.......spero che vi piaccia

Capitolo 16 - Le brutte notizie non finiscono mai


Carlisle


Anche quella notte avevo di nuovo fatto il turno all'ospedale ma avevo cercato di evitare James. Non avevo certo voglia di parlare ancora con lui.

Quando arrivò il mattino e tornai a casa, notai una certa agitazione mentre stavo ripensando alla sera precedente.



Quando eravamo tornati dalla visita a Mary Sue, avevamo raccontato il meno possibile a tutti seguendo la versione concordata con Alice.

Mentre mi preparavo ad uscire, Esme, alla quale non sfuggiva mai niente , aveva notato la mia tristezza e non ci aveva messo molto a capire che le nascondevo qualcosa.

Carlisle, cosa vi ha detto Mary Sue. Dimmi la verità, Ti prego!”

 Vi abbiamo già raccontato tutto, non c'è altro da aggiungere” mi ero voltato, era difficile mentirle.

Ti conosco da troppo tempo, amore mio” mi si avvicinò e mi abbracciò da dietro “Stai nascondendo qualcosa”

Sospirai avrei potuto continuare a mentirle, ma non ne avevo la forza.

Credo che non sia giusto raccontarti tutto. Non chiedermi per favore” implorai

Carlisle Cullen. Si tratta di mio figlio! La verità non può essere peggio delle mie fantasie. E' da quando siete tornati che ho capito che avete nascosto qualcosa e sto impazzendo” i suoi occhi saettarono e inchiodarono i miei mentre mi faceva girare per guardarmi.

Era così bella quando si arrabbiava, sospirai non le avevo mai mentito e non potevo iniziare adesso, così le raccontai tutto. Restò in silenzio un momento poi mi abbracciò “Grazie. Temevo molto peggio” mi sfiorò le labbra con un bacio e scese “Vado da Bella. Non temere non le dirò nulla” aggiunse subito quando vide la mia espressione “Avete fatto bene a mentire, ma lei si sente tanto sola ed è molto depressa. Stasera la porterò a caccia, questo forse, la distrarrà un pò”

Quando ero uscito, l'atmosfera era irreale. Ognuno sembrava occupato a fare qualcosa, ma vedevo i loro sguardi persi nel vuoto.


Così quando rientrai e vidi i loro volti luminosi capii che c'erano belle notizie.

Fu Rosalie a venirmi incontro e a mettermi al corrente della novità “Ha telefonato Eleazar, arriverà con il volo di questa sera alle 11,30. Ha chiesto se possiamo andare a prenderlo all'aeroporto ed ho risposto che io ed Emmett saremo là puntualissimi”

Bene una buona notizia, finalmente” sorrisi. Era veramente una buona notizia, l'attesa sarebbe finita e con lui avremmo potuto finalmente organizzare qualcosa di concreto.

Stavamo ancora parlando che Jacob entrò assieme a Nessie.

Carlisle, c'è il postino che dice di avere un pacco per te!” Jacob sembrava incredulo e anche noi lo guardammo allibiti.

Un postino?” ripetè Jasper.

Jacob annui. Ed io uscii a vedere.

Il corriere, per la precisione, era fermo con il camioncino davanti a casa con un pacchetto abbastanza piccolo in mano.

Mi misi la solita maschera, sorrisi e firmai la ricevuta.

Rimasi fermo impalato ad osservarlo fino a che lui non sparì dalla nostra vista, poi sussurrai “Viene dall'Italia”.

In un batter d'occhio la mia famiglia mi circondò curiosa.

Chi è il mittente” chiese Esme

 Aro” sussurrai tremando.

Cosa mai avrebbe potuto spedirmi.? Quale orrore si celava in quel pacchetto?

Aprilo subito” ordinò Jasper

Si aprilo!” chiese Bella con la voce tremante

Tutti avevano fatto il mio pensiero, ed io non avevo il coraggio di sapere.

Con un gran sforzo di volontà, ruppi il cartone e sulle miei mani scivolò una lettera e un bracciale di cuoio con lo stemma della mia famiglia.

No!” il grido lancinante di Bella mi colpì come un pugno mentre prendeva dalle mie mani il bracciale di Edward e se lo portava al viso cullandolo teneramente.

Jasper, ” urlò Alice.

Lui si avvicinò a Bella e sul suo viso notai la concentrazione per cercare di calmare Bella con il suo talento. Alice abbracciò subito la sua ultima sorellina mentre Emmett con dolcezza sfilava il bracciale dalle mani serrate di Bella. “Fammelo vedere Bella” le disse con dolcezza. Lei aprii le mani e nascose il viso contro Alice mentre secchi singhiozzi la scuotevano violentemente. Emmett lo studiò un attimo poi alzando i suoi occhi su di me disse “ Gliel'hanno strappato con la forza. Guarda ha ancora i nodi, mentre il cuoio si è rotto”

Ingoiai una boccata di veleno, mentre una sorda rabbia mi riempì il cuore.

Questo lo tengo io” Esme si allungò e nascose il bracciale nelle sue tasche mentre stavano uscendo di casa Jacob e Renesmee per vedere cosa stesse succedendo.

Bella calmati c'è Renesmee” sussurrò Alice.

Lei alzò gli occhi e una maschera sorridente le ricoprì il viso

Che succede?” chiese Jacob.

Ti racconteremo dopo” sussurrai “Adesso è meglio che porti Nessie a caccia. Sarà affamata!”

Jacob mi guardò stupito e si voltò verso Emmett che gli era a fianco. Lui gli fece l'occhiolino e Jacob sospirando si rivolse a Renesmee “Andiamo a caccia, penso che il nonno abbia ragione. Facciamo a chi arriva prima” poi si voltò e aspettò che Renesmee partisse di corsa “Quando torno mi devi raccontare tutto, dottore!!” sussurrò.

Hai la mia parola Jacob. E per adesso anche la mia gratitudine”.


Poi mi girai e veloce andai in sala a sedermi sul divano. Tutti mi seguirono senza esitazione.

Con mani tremanti aprii la busta e iniziai a leggere ad alta voce.


Carissimo Carlisle, amico mio

ti scrivo per informarti che Edward, tuo figlio, sta bene.

Sono sicuro che sei al corrente della sua partenza, ed è con immensa gioia che ti comunico che questo pomeriggio ha giurato fedeltà al mio Clan.

Ora è una Guardia Reale dei Volturi, e sono sicuro che svolgerà con coscienza ed onore il suo compito presso di noi.

Ritieniti orgoglioso della carica che ricopre e della sua scelta.

Vi invito pertanto a non fare azioni di cui potreste pentirvi.

Ti saluto con affetto e stima tuo

                                                                                                                     Aro


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Capitolo 17
*** Eleazar ***


Ciao a tutte. Scusate il ritardo ma eccovi un nuovo capitolo.  La volta scorsa abbiamo visto che i Cullen sono stati informati del giuramento di Edward e in questo vedrete come il monito di Aro li abbia lasciati indifferenti.

E' l'ora dei piani e con L'arrivo di Eleazar verranno prese decisioni importanti ..........

Buona lettura e grazie ancora a chi mi segue.  Un bacione

Capitolo 17 - Eleazar



Carlisle


Emmett e Rosalie finalmente stavano arrivando. Erano usciti a prendere Eleazar all'aeroporto e non vedevo l'ora di poter accogliere lui e Carmen, la sua compagna.


Dopo i saluti di rito ci sedemmo sul divano e iniziai a raccontargli quello che ci era successo e tutte le informazione che eravamo riusciti ad ottenere. Per ultima gli mostrai la lettera di quel pomeriggio.


Restò un minuto a leggerla assorto nei suoi pensieri e poi la passò a Carmen.

Questo è un problema Carlisle. Capisco il perché tu mi abbia chiamato, ma temo che ci sia ben poco da fare.”

Le sue parole mi ghiacciarono il cuore ma lui si alzò e iniziando a camminare avanti e indietro, il volto perso nei ricordi, continuò

E' vero ho prestato servizio molto tempo fa. Ero nella Guardia Reale proprio come tuo figlio, ma vi ero di mia spontanea volontà convinto di fare una cosa giusta. Da quello che mi avete raccontato sicuramente Edward, era sotto l'influenza di Chelsea. Non so esattamente come agisca il suo potere, ma solitamente è in grado di spezzare i legami e ricostruirli nel giro di tre o quattro ore. Avendo tuo figlio i legami così forti probabilmente Chelsea ha avuto molta difficoltà e questo spiegherebbe sia il tempo impiegato per partire sia la sua condizione fisica.

Il problema, non ve lo nascondo, è che in questo momento Edward, non vi riconoscerebbe nemmeno e sicuramente di fronte all'atto di portarlo via con la forza dai volturi si ribellerebbe.”

Quindi non possiamo attaccarli?” chiese deluso Emmett

No Emmett, sarebbe impossibile. La loro fortezza è inaccessibile, la loro Guardia è numerosa senza pensare a coloro che hanno poteri particolari come Jane. E lo stesso Edward non ve lo permetterebbe mai.”


Stai dicendo che dobbiamo abbandonarlo?” la voce di Esme era puro terrore.

Edward, ha giurato e il giuramento è vincolante. Non si può sciogliere, lui ormai appartiene a loro”


Ma non l'ha fatto in maniera volontaria, non era lui a parlare...” mi sentivo strozzare, non potevo credere alle sue parole.

Volevo un consiglio per come riprendermelo non una conferma alle mie paure.

Non importa, Carlisle. Il giuramento è stato fatto e per i Volturi è valido a tutti gli effetti !”

Ma ci deve essere un modo.... una qualche scappatoia. ” affermai.

L'unico modo è che siano loro a sciogliere il giuramento”

E perché mai dovrebbero.... lui gli è troppo utile” sospirò Alice

Perché tuo fratello non ha certo un carattere molto facile da dominare, e loro potrebbero avere problemi a gestirlo. Possono comandare ma non distruggerlo è una Guardia con dei doveri ma anche dei diritti e soprattutto Aro deve essere fedele alle sue stesse leggi”

Quindi se Edward gli desse problemi..... potrebbero decidere di allontanarlo” si entusiasmò Rosalie

Si, e se lui prende coscienza di se, se si libera dai vincoli di Chelsea, se si ricordasse della sua famiglia, potrebbe creargliene molti... anche ...se potrebbe essere estremamente rischioso per lui. Aro a volte sa essere crudele per ottenere ciò che vuole.”

Ma come può liberarsi dai vincoli ?” chiedemmo io ed Esme insieme.

Sta a lui..... purtroppo.” si fermò e ci guardò negli occhi poi riprese “ma insieme possiamo aiutarlo”

Come?” domando Jasper alzandosi

Ci vorrà tempo, forse mesi ma.... la coscienza potrebbe riemergere... e forse .... noi potremmo...aiutarlo in questo.” poi sospirò “ Non sarà facile e dovremo avere molta pazienza, ma ho un piano.”

Dicci cosa dobbiamo fare” intervenni, non mi interessava dover aspettare, il tempo non ci mancava di certo. In fin dei conti eravamo delle creature immortali.

Ascoltate, per prima cosa dobbiamo trasferirci nelle vicinanze di Volterra, in città sarebbe troppo pericoloso e poi se dobbiamo restare là a lungo ci servirà un posto dove si possa cacciare agevolmente”

Avevo già avuto una visione e così io e Rose abbiamo già trovato un Agriturismo poco fuori da Volterra vicino a un parco naturale ricco di animali selvatici” annui Alice “ Hanno diversi appartamenti liberi basta prenotare.”

Sarà meglio prenotarne uno per Jacob dal momento che verrà con noi insieme a Renesmee” intervenne Bella con gli occhi che le brillavano.

No Bella! E' troppo pericoloso” affermò Esme

Mi spiace ma non voglio lasciare mia figlia per troppo tempo da sola” rispose Bella “ e Jacob non la lascerebbe mai partire senza di lui. Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile anche del suo!”

Non so...” intervenni e se i volturi ci avessero trovato? Aro era stato chiaro, non lo cercate! La minaccia non era tanto velata. Edward non ci avrebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa alla sua bambina.

Ha ragione Bella” si intromise Eleazar “Renesmee deve venire con noi. Potrebbe perfino esserci utile”

Stai scherzando... non vorrai metterla in pericolo!!” Rosalie sembrava impazzita.

No! Non so se il mio piano funzionerà e se riusciremo nel mio intento. Tutto dipende da tuo fratello , ma sicuramente l'affetto per Nessie e Bella giocherà un ruolo importante!”

Eleazar ha ragione.” Jasper era molto deciso e con il suo dono infuse in tutti noi sicurezza “Non possiamo lasciarla qui. E poi dobbiamo fidarci di lui non abbiamo altra scelta.”

Tutti mi guardavano l'ultima parola sarebbe stata la mia.

Va bene Eleazar siamo nelle tue mani. Alice, Jasper occupatevi del viaggio e del Agriturismo. Io e Bella andremo a parlare a Jacob e gli spiegheremo tutto, sono sicuro che ci aiuterà come al solito. Gli altri si preparino alla partenza.”

Guardai Eleazar e Carmen, “Non so come ringraziarvi amici miei”

Aspetta che tutto finisca bene Carlisle poi troverò il modo” affermò lui passandomi un braccio in torno alle spalle e sorridendomi.


Si non sapevo ancora il come, ma avremmo aiutato Edward a spezzare le catene che lo tenevano legato a Volterra.

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Capitolo 18
*** Aria e Cibo ***


Ciao a tutti. Abbiamo lasciato I Cullen ad elaborare il piano e in partenza per Volterra per nulla rassegnati alla sparizione di Edward.  Ma lui come se la sta passando??  E' felice della sua nuova vita???  Ecco allora un nuovo capitolo tutto dedicato a lui .......

Ringrazio ancora a tutti e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate del suo comportamento "anomalo".........un bacione.

Capitolo 18 - Aria e cibo


Edward


Quando aprii gli occhi, mi accorsi di essere disteso sul letto nella mia camera. La camicia e i pantaloni erano stati aperti, per farmi stare più comodo ed era avvolto nella solita coperta.

La testa mi doleva, ma ormai c'ero abituato.

Erano passati più di dieci giorni dal mio giuramento e quella non era la prima volta che mi risvegliavo nel letto. Adesso avevo capito il perché era stato messo nell'arredamento della mia camera. Aro sapeva benissimo che ne avrei avuto bisogno.

Spesso quando i colloqui serali erano più di tre o comprendevano un elevato numero di vampiri a cui sondare la mente, mi stancavo fino allo sfinimento e Demetri e Felix erano costretti a trascinarmi nella stanza completamente stordito. Altre due volte come l'ultima ero crollato durante il colloquio e Aro era stato costretto a sospendere la seduta e a farmi portare di peso in camera.


Mi alzai velocemente, e andai a farmi una doccia di corsa, oggi era un giorno importante per me.

Aro infatti, sondando la mia mente, si era accorto della mia irrequietezza dovuta alla permanenza forzata in camera durante il giorno e mi aveva concesso di andare a fare due passi nel cortile.

Finalmente avrei rivisto il cielo! 

Demetri la precedente settimana, per distrarmi, dopo che per il nervosismo avevo rischiato di staccare la testa a una Guardia che si era permessa di fare un commento sui miei occhi gialli, mi aveva portato a visitare tutta la Rocca dei Volturi. Era stata in quell'occasione che passando davanti a un'enorme vetrata situata nella parte bassa di Volterra avevo notato l'ampio cortile. E oggi finalmente avevo avuto il permesso di farci due passi. Non ero mai solo e speravo che ad accompagnarmi fosse lo stesso Demetri, era il più comprensivo dei miei guardiani.


Presi i vestiti dall'armadio, che continuava a sembrarmi sempre troppo piccolo, e mi vestii velocemente. Mentre aspettavo la mia guida, mi guardai nello specchio e notai che i miei occhi erano più neri che gialli. Con soddisfazione pensai che non avevo ancora troppa fame. Un problema di meno per adesso.

A interrompere i miei pensieri, entrò Alec a chiamarmi. Con un certo fastidio seguii lui e Jane fino al cortile. Quando arrivammo notai che pioveva e Jane con un sorrisino sarcastico mi chiese “Allora, piove per bene. Vuoi sempre andare? O ti riportiamo in camera?” la guardai e restituito il sorriso passai la porta finestra e mi avviai sotto la pioggia. Fatto qualche passo mi voltai e vidi che lei e Alec si erano seduti nel corridoio e mi osservavano stupiti e imbronciati. Sicuramente avrebbero preferito riaccompagnarmi in camera e andare a farsi i fatti loro piuttosto che farmi da balie.

Sorrisi ed annusai l'aria carica di meravigliosi profumi. Il cortile era completamente circondato da mura altissime e grande come un campo da calcio. Per terra era ricoperto di una profumatissima erbetta verde, chiazzata qua e là da numerose pozzanghere. Ma il profumo migliore veniva dagli alberi di olivo che erano sparpagliati insieme ad alcune querce. Nel centro più alto di tutti svettava un pino marittimo gigantesco. Doveva essere vecchio, probabilmente tanto quanto la stessa Volterra. La sua altezza superava di gran lunga le mura. Alzai la testa e lasciai che la pioggia mi bagnasse il viso, mentre le grosse gocce mi inzuppavano. Ero felice. Non mi interessava che piovesse, mi sentivo finalmente vivo. Guardai di nuovo le mie guardie e feci una rapida corsa fino al pino marittimo e con agilità iniziai a salire fino alla cima.

Arrivato in alto mi sedetti fra i suoi rami scrutando il meraviglioso panorama e beandomi del vento che tiepido e dolce mi scompigliava i capelli.

Poi una fitta alla testa, mi fece quasi cadere mentre davanti ai miei occhi mi apparve l'immagine di me su un alto albero che abbracciavo una bellissima ragazza mortale dagli occhi profondi color cioccolato.

Scossi la testa stordito e l'immagine volò via sostituita dall'immagine della stessa ragazza che stava dormendo tranquilla abbandonata tra le mie braccia.

Chi era e da dove venivano quelle immagini ?

Sospirai, probabilmente era l'effetto collaterale di frugare nella mente altrui, rubavo anche i loro ricordi e li riadattavo come se fossero i miei. Non avevo ricordi del mio passato, ma non m'interessava nemmeno. Mi lasciai a lungo cullare dal vento e dall'acqua chiudendo gli occhi e annusando la pioggia aspettando che il giorno finisse. Forse fu per questo che non sentii subito Jane chiamarmi.

“Edward, scendi di là. Dobbiamo andare, ho fretta. Non possiamo più restare”.

Mi riscossi dalle mie fantasie e mi guardai intorno. Forse mi avrebbero concesso di ritornarci. Sospirai e iniziai a calarmi malvolentieri quando una fitta fortissima attraversò tutto il mio corpo.

“Vieni giù Tarzan!” sghignazzo Jane, mentre dopo aver fatto un lungo volo cadevo rovinosamente in una pozzanghera ai piedi dell'albero.

Mi rialzai infuriato e le ringhiai contro mentre Alec si preparava a colpirmi “Stai bravo Edward. Non è il caso di prendersela tanto per un scherzo”. Ero coperto di fango e la spalla destra mi doleva fortissima per la botta. Avrei voluto saltare alla gola a entrambi i gemelli, ma avrei ottenuto soltanto di farmi dell'altro male, per cui abbassai la testa e brontolai un “Scusate, non avevo sentito” mentre gli passavo vicino.

Il male alla spalla sarebbe passato molto presto, quello all'orgoglio ci avrebbe messo di più.

Quasi per vendicarmi decisi di leggere nella mente di Jane, malgrado me l'avesse vietato.

Finalmente è sceso. Vorrei sapere che gusto ci prova a stare arrampicato su un albero sotto la pioggia. Meno male che stasera Heidi ci porta i rifornimenti, prima che perda la testa per la fame .” uscii velocemente dalla sua mente sconvolto dalle immagini che accompagnavano quelle parole. Jane che succhiava avida dalla gola di un ragazzo. Rabbrividii e tenni la testa bassa mentre gli passavo davanti. Anche Alec aveva lo stesso genere di pensieri.

Arrivati alla mia stanza, andai nuovamente a lavarmi per staccare il fango, mi vestii e mi sedetti leggendo le ultime pagine del libro.


Quando ebbi finito, lo posai e andai a prenderne un altro. Scelsi “Romeo e Giulietta” senza sapere bene il perché. Non ebbi nemmeno il tempo di aprirlo che Felix bussò alla mia porta.

“Andiamo a cena ragazzo. Heidi sta per arrivare e dobbiamo essere puntuali” mi guardò sorridendomi felice.

Che strano non lo avevo mai visto così di buon umore. Scuotendo la testa mi misi sulle spalle l'odiosa mantellina e lo seguii nella sala centrale.

Mentre camminavamo si affrettò a spiegarmi “ Quando arriva il gruppo, devi avere pazienza ed aspettare che Aro, Caius e Marcus, scelgano la loro preda. Poi tocca a noi Guardie Reali ed infine alle altre Guardie Semplici. Se vuoi un consiglio, prendine uno bello grasso e non troppo vecchio. Hanno il sangue più dolce” le sue immagini mentali erano molto forti e vivide, e feci molta fatica ad escluderle dalla mia testa.

Con soddisfazione notai che Felix si disinteressò quasi subito a me.

I suoi occhi come quasi tutti i presenti erano neri dalla fame.

Approfittando della confusione mi misi in un angolo ad aspettare. Non morivo di fame ma uno spuntino non mi avrebbe fatto dispiacere. Quando il gruppo arrivò Caius dette il segnale e si scatenò l'inferno. Le immagini mentali dei vampiri affamati si unirono alla visione raccapricciante del pasto collettivo mentre le mie orecchie furono colpite dalle grida di terrore e dolore. Rimasi pietrificato mentre le grida mentali di disperazione degli umani mi investivano con forza.

Non avevo mai assistito a un massacro simile.

Arretrai verso la parete mentre l'odore del sangue mi colpiva violentemente scatenando in me la reazione istintiva della caccia.
Lo stomaco si contrasse, la bocca fu invasa dal veleno e i muscoli si tesero pronti a scattare.

Fu in quel momento che nella mia mente sentì una voce calma e rassicurante “No Edward. Non farlo. Sono esseri umani. Hanno sentimenti, e qualcuno a casa che piangerà per loro. Si può sopravvivere senza sangue umano, cacciando le bestie. Non lasciare che l'istinto ti governi, la ragione è più forte. Tu sei forte! Tu puoi farcela! Non diventare un mostro, combatti! Io credo in te! Io so che puoi ... figlio mio! Non respirare, allontanati , fuggi lontano!

Con gli occhi velati vidi un uomo biondo, bellissimo, con gli occhi gialli che mi guardava e sorrideva mentre mi porgeva la mano come per tirarmi via dal mio incubo.

Mi raggomitolai a terra con la testa fra le ginocchia contro l'angolo più buio. Smisi di respirare, chiusi gli occhi e la mente mentre sputavo il veleno in eccesso che scendendo nello stomaco mi bruciava la gola. Mi costrinsi a stare in quella posizione. La voce aveva ragione, non potevo cibarmi, le urla erano troppo forti e sconvolgenti. Quando ci fu silenzio, mi tirai su il cappuccio e sgattaiolai con le altre Guardie fuori dalla stanza. Con il passo velocissimo e gli occhi bassi per non far vedere il mio digiuno mi diressi alla mia stanza circondato dalle immagini mentali di giubilo dei vampiri ormai sazi. Quando entrai, tirai un sospiro di sollievo e ringraziai mentalmente Aro, per avere schermato la mia stanza.

Ero nervosissimo, sentivo ancora l'odore del sangue e stentavo a tenere a bada il mostro in me. Per calmarmi misi su un cd di musica classica e presi il libro.

Dopo poche pagine, mi accorsi che invece di calmarmi mi aveva agitato ancora di più. “Che stupido Romeo a impuntarsi su una ragazza irraggiungibile, la storia non poteva che finire male.

Nervoso, presi il libro e lo scagliai per terra.

Mi alzai e presi a girare in tondo , mi sentivo come un leone in gabbia. “Leone... agnello..... Cosa centrava l'agnello?... una nuova boccata di veleno mi riempii la bocca mentre la testa mi girava. Non potevo più stare li dentro... sarei impazzito del tutto.

Aprii la porta, nessuno.

Mi guardai intorno e veloce mi diressi all'uscita secondaria che Demetri mi aveva mostrato giorni fa. Era l'ora di andare a caccia, con attenzione, avrei evitato di uccidere umani, ma dovevo dare sfogo ai miei istinti.


Uscii nella notte, e come un vampiro affamato mi allontanai nei vicoli stretti e bui, facendo attenzione a non essere notato.

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Capitolo 19
*** Il Piano ***


Ciao e mentre edward si trova ad affrontare il problema sangue e si aggira nella notte a Volterra qualcuno è arrivato nei suoi dintorni  e si sta organizzando per agire...........

Buona lettura e ancora una volta grazie a tutte.

Capitolo 19 - Il piano


Carlisle


Rosalie aveva fatto le cose per bene e dopo una settimana dall'arrivo di Eleazar ci trovammo in un antico casolare nella campagna toscana al confine con un parco naturale.

Gli appartamenti erano quattro, per cui ne lasciammo uno a Eleazar e Carmen. Nel secondo si adattarono i miei quattro figlioli, mentre io ed Esme ospitavamo Bella e Renesmee. L'ultimo appartamento lo riservammo a Jacob e Seth. A tutti i costi Seth aveva voluto unirsi a noi dicendo di voler aiutare il suo amico Edward. Era strano. Se di fatto eravamo stati costretti ad adottare Jacob come futuro nipote io ed Esme ci eravamo trovati in casa anche Seth. Il giovane non si era mai sentito a disagio e aveva stretto una profonda amicizia con i miei ragazzi. Era stato accettato fin da subito da tutta la mia famiglia, al contrario di Jacob che stentava ad avere rapporti con Edward e Rosalie gelosi della piccola Renesmee. Esme aveva finito per adottare entrambi viziandoli e coccolandoli proprio come se fossero altri suoi figli. Era ovvio che delle differenze c'erano dal momento che i due ragazzi erano umani e licantropi e avevano quelle piccole necessità, come dormire e mangiare di cui noi ci eravamo liberati. Era per questo motivo che avevamo deciso di concedergli un appartamentino tutto loro oltre a quello di non sentire brontolare in continuazione Rosalie sulla puzza di cane bagnato.

Il nostro appartamento era il più spazioso per cui decidemmo di usarlo come quartier generale ed eravamo proprio lì quel mattino ad ascoltare il piano di Eleazar approfittando del fatto che Renesmee stava ancora dormendo.


“Adesso che siamo qua, vi dirò come agiremo” Eleazar dopo aver attirato l'attenzione si era messo a parlare “ Fra cinque giorni andrò a trovare Aro e se possibile cercherò d'incontrare Edward. Non credo sarà possibile parlargli, ma sono curioso di vedere se la mia vista sortirà un qualche effetto. Inoltre potrò poi aggiornarvi sulle sue condizioni e raccogliere informazioni utili”

Guardai Eleazar esterrefatto come tutti. “E' pericoloso Eleazar, potrebbero capire il perché sei lì o decidere di tenerti con loro.”

“No, Carlisle. Io dovevo venirci in ogni caso a Volterra. L'essere stato Guardia, presuppone una serie di obblighi anche in caso di cessazione del servizio e quindi Aro non si stupirà di vedermi. Rimarrò con loro solo un paio di giorni e poi sarò libero di partire.”

“Ok, ma cosa farai se Aro leggerà nella tua mente il piano?” era stata Alice ad esprimere il dubbio che era sorto anche a me.

“Non mi spaventa Aro, perché lo conosco. So i suoi limiti e come nascondergli le cose, se deciderà di toccarmi. Ho più paura di tuo fratello.”

“Di Edward?” chiesi

“Si. Di lui. Non conosco bene il suo potere ma so che può entrare nel mio cervello a distanza e quindi mi costringerà a stare costantemente all'erta, a non abbassare mai la guardia.”

“Edward, non ti tradirebbe mai” intervenne Esme

“Io credo che invece possa. Esme. Ed è un rischio che non posso correre.”

Alice teneva gli occhi sgranati e dopo aver ripreso coscienza annui “Sei deciso e vedo che Aro ti riceverà. Non so cosa succederà durante il colloquio ma ti vedo tornare da noi”.

“Bene” annui sollevato lui.

“E poi?” chiesi

“E poi aspetterete che Aro lo faccia uscire. I Volturi quando piove o di notte escono per Volterra tranquillamente. Nessun umano se ne mai accorto perché hanno il divieto di cacciare in città, ma loro si mischiano con i mortali regolarmente. Non potranno tenerlo chiuso per sempre, prima o poi avrà il permesso di uscire e Voi lo aspetterete.”

“E quando sarà solo c'è lo portiamo via” commentò Emmett felice

“No, Emmett. E' impossibile. Se conosco Aro non si fiderà completamente di Edward e quindi non sarà mai solo.”

“Ma noi possiamo uccidere facilmente, le sue balie” s'intromise Jasper

“Non è questo il problema. Volete portarlo via a forza? Lui ha giurato e poi non verrebbe volontariamente. No! Come vi ho spiegato devono essere loro a scioglierlo dal giuramento se non volete attirare guai su tutti voi. Quindi vi limiterete ad incontrarlo, a parlargli se è possibile. Fino a che non sarà lui a ricordare e a cercarvi.”

“Ma, vedranno che siamo vampiri, il nostro odore ci smaschererà. Si metteranno in allarme.” Rosalie aveva ragione. Gli umani potevamo ingannarli facilmente, eravamo abituati a comportarci come loro, ma ingannare altri vampiri era impossibile.

“Vero. Questo è un problema. Dovrete stare attenti. Molto attenti a non farvi avvicinare da loro. Però tenete conto che loro non si aspettano che altri della loro specie girino nella loro città e quindi non staranno in guardia, mentre voi....”

“E poi ci siamo noi” intervenne Seth. “il nostro profumo...”

“Puzza” l' interruppe Rosalie

“il nostro profumo” continuò imperterrito Seth mentre io fulminavo Rosalie con uno sguardo “non lo conoscono. E quindi io e Jacob possiamo passare inosservati tranquillamente.”

Mi misi a ridacchiare mentre intravedevo un altra strada “E se poi state vicino a noi, sicuramente potete confondere i nostri odori”

“Questo mai e poi mai” urlò Rosalie “Piuttosto mi rotolo in un porcile per una settimana”

Scoppiammo tutti a ridere all'idea di Rosalie sempre così attenta al suo aspetto, che si rotolava nel letame.

“Quindi l'unica cosa che possiamo fare noi per adesso è aspettare che Aro gli conceda una..... passeggiata” il tono di Jasper era di delusione. Come Emmett lui preferiva l'azione.

“Vi mostrerò le varie uscite che usano e farete dei turni di guardia. Il primo che l'avvista dovrà seguirlo e spiarlo, mentre cercherete un posto per incontrarlo.”

“Sarà un compito facile. Il naso non ci manca anche se passeggiamo in forma umana. Faremo i turni io e Seth, che diamo meno nell'occhio. Fino ad allora è stupido che vi esponiate a rischi inutili. Da quanto ho capito, c'è la possibilità di dover aspettare parecchio, prima che gli concedano tanta libertà” Jacob sorrideva. E aveva ragione loro erano meno appariscenti.

“Benissimo!” esclamò Alice “Domani andremo a Firenze a fare shopping. Non potete mica girare a torso nudo o in maglietta come due mendicanti. Ci vogliono dei vestiti e Firenze è la capitale dell'abbigliamento italiano.” la voce trillante ci lasciò per un attimo stupiti. La solita Alice avrebbe commentato Edward “E tu Bella verrai con me è da troppo che non ti prendi uno svago mentre gli altri andranno a caccia. Ho visto che i cinghiali ti piacciono molto Emmett e qui ce ne sono in abbondanza” Con naturalezza l'assemblea si sciolse mentre Alice discuteva animatamente con i due licantropi, evidentemente spaventati dall'idea di assere trattati come bambole da vestire.

Esme mi si avvicinò e mi abbracciò. “Non vedo l'ora che Eleazar vada da loro. Chissà come sta? ”

La guardai sorridendo “Penso bene. Aro vorrà tenersi in forma il suo nuovo giocattolo”

“Sai, Edward. Mi manca.”

“Anche a me Esme, ma adesso che abbiamo qualche speranza dobbiamo solo avere pazienza ed aspettare”

“Si, e io so come ingannare il tempo, se la smettono di discutere” e con la testa fece un cenno ad Alice e Jacob mentre mi guardava con gli occhi pieni di amore.

Ricambiai il sorriso e sospirai, finalmente avevamo un piano.


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Capitolo 20
*** Fine della Libertà ***


Ciao  a tutti e ancora una volta grazie a chi mi segue. 

Abbiamo  lasciamo i Cullen ad organizzarsi con finalmente un piano ben preciso e ritorniamo da Edward che dopo essersi rifiutato di partecipare al banchetto  si è allontanato di nascosto    nella cittadina di Volterra  in cerca di cibo  con la mente confusa da strane visioni.     Cosa succederà adesso?? 

Non mi resta che dirvi Buona Lettura.

Capitolo 20 - Fine della libertà


Edward


Mi muovevo furtivo per Volterra. Non conoscevo la città, ma tramite i miei sensi cercavo di evitare le zone più affollate, quelle intorno a bar o ristoranti.

La notte mi aiutava, e l'aria pulita dopo la pioggia della giornata portava odori invitanti.

Evitai di abbandonarmi all'istinto, poteva essere pericoloso. Non potevo cacciare uomini all'interno della città ed ero ancora eccitato per l'odore del sangue.

Il veleno mi riempiva la bocca mentre il mio mostro personale richiedeva un tributo di sangue.

L'immagini del vampiro biondo riempivano ancora la mia testa, e decisi di ricacciarle nel profondo della mente. Non sapevo il perché ma dovevo nasconderle ad Aro.

Mi fermai .

Il mio udito aveva catturato un veloce battito di cuore. Una nuova boccata di veleno mi invase la bocca spingendomi verso quell'affascinante rumore. Mi affacciai nel cortile di una casa e vidi legato a una catena un magnifico cane lupo. Anche lui mi aveva sentito e un sordo ringhio gli uscii dalla bocca. Mi fermai a guardarlo, una preda piccola e sicuramente saporita. Un assaggio che avrebbe acquietato la mia voglia di sangue. Mi avvicinai furtivo, gli occhi fissi sulla creatura, i muscoli tesi pronti a balzargli addosso e a soffocare velocemente qualsiasi guaito.

E poi un immagine esplose nel mio cervello.

La ragazza! La ragazza che mi era già apparsa. Quella con gli occhi marroni profondissimi e muti quasi a celare ogni segreto, carichi di amore.

Stavolta però la ragazza mortale senza nome mi stava rimproverando “No! I lupi no! Qualsiasi altro animale ma non i lupi Edward” Rimasi fermo, perché no i lupi ? Mi chiesi mentre un altra immagine di me che combattevo a fianco di un enorme lupo m'invadeva la testa. A fianco? Non contro!? Un altro mistero. Poi nuovamente la stessa ragazza che mi guardava mentre accarezzava lo stesso lupo, solo che stavolta aveva gli occhi rossi della mia razza e lo sguardo carico d'amore e comprensione.

Guardai di nuovo il cane e mi avvicinai, volevo vedere se altre visioni mi sarebbero apparse. La mia sete non era più una priorità. Il cane si accucciò e mise la testa fra le zampe. Aveva capito che potevo ucciderlo senza fatica e si era arreso. In due passi gli fui al fianco, mi rannicchiai e gli feci una veloce carezza sulla testa.

La sete mi era passata. Adesso era l'ora di tornare a casa prima che si accorgessero della mia scomparsa e finissi nei guai. Nascosi nuovamente tutte le immagini nella mia testa mentre velocemente mi allontanavo nella notte.


Demetri mi aspettava sulla porta. “Ho sentito che stavi tornando. Quando Damiano non ti ha trovato in camera è venuto dritto da me, ad avvisarmi. Stavo per venirti a cercare. Ora verrà punito per la sua distrazione. E anche tu. Il fatto che sei tornato volontariamente ti aiuterà ma non credere che Caius, sarà troppo gentile. Ti detesta e cercherà di farti punire severamente. Pensa bene a quello che dirai in tua difesa.”

Poi si voltò e si avviò per i corridoi certo che lo stessi seguendo.


Non aveva torto. Quando entrai al cospetto dei sovrani di Volterra, potei leggere facilmente nei loro pensieri.

Edward, perchè l'hai fatto? Cosa ti ha spinto a disobbedire? Credevo già di potermi fidare. Spero che tu abbia una buona scusa, non voglio privarmi della tua collaborazione.” I pensieri di Aro erano amichevoli, quasi preoccupati per me, mentre quelli di Caius esprimevano solo odio e rancore “Ecco qui il gioiellino di Aro. Si fida tanto di lui, ma alla prima occasione scappa come un bambino. Ha anche gli occhi neri, non ha nemmeno mangiato. Aro dovrà punirlo, insisterò perché lo faccia, bisogna dargli una lezione affinché capisca come debba comportarsi.” Abbassai gli occhi anche se era troppo tardi e avevano notato il mio colore scuro che strideva contro il rosso acceso di tutte le Guardie.

La mente di Marcus invece era lontana, non gli importava nulla di me, forse neanche sapeva che esistevo.


Caius prese la parola per primo “Bentornato Edward, vuoi dirci dove sei stato?”

A fare una passeggiata. Non mi sono allontanato tanto e sono ritornato quasi subito.” era la verità e potevo sostenerla facilmente.

I tuoi occhi sono scuri. Perché non ti sei cibato insieme a noi?”

Non avevo così tanta fame” anche questo era vero anche se non del tutto.

Sei cosciente che hai disobbedito agli ordini, circa il pasto? E per questo saremo costretti a punirti!”

Rimasi in silenzio cosa potevo mai ribattere?

Ma Aro inaspettatamente intervenne in mia difesa “Pace Caius. Non essere frettoloso, fratello mio. Edward non ha infranto nessuna legge evitando di cibarsi. Niente lo obbliga a mangiare, e la punizione l'ha scelta da solo del momento in cui per altri dieci giorni non arriveranno rifornimenti.”

Aro mi sorrise, e avrei giurato che dietro quel sorriso c'era un certo divertimento, forse pregustava la mia sofferenza al lungo periodo di digiuno.

Ciò non toglie che abbia trasgredito a un ordine ben preciso. Vuoi forse negare Edward, la tua conoscenza circa il divieto per le Guardie di allontanarsi dalla Rocca, senza uno specifico permesso?” sul viso di Caius era apparso un ampio sorriso.

Non. Non lo nego. E' stato un gesto istintivo e vi chiedo perdono” non potevo fare altro, se non sperare che la punizione non fosse troppo pesante.

Bene. Hai ammesso la tua colpa. Adesso verrai punito in maniera esemplare in modo da ricordarti in futuro di governare i tuoi istinti.” Caius guardò verso Aro aspettando la sua decisione.

Carissimo fratello. Edward ha riconosciuto il suo errore e sono sicuro che non lo ripeterà in futuro. Visto che è tornato di sua spontanea volontà e considerato la sua giovane età e l'inesperienza, nonché il proficuo lavoro che svolge per tutta la nostra comunità, non sarei tanto severo sulla pena.

Penso, se voi siete d'accordo, di lasciarlo rinchiuso nella Gabbia per quattro giorni affinché possa riflettere sui suoi errori.”

Vidi il sorriso allargarsi dal volto di Caius, evidentemente aveva temuto che Aro fosse troppo indulgente con me ed era soddisfatto della punizione . Sempre sorridente fece un cenno affermativo ad Aro.

Bene, siamo tutti d'accordo. Felix, Jane accompagnate Edward alla sua nuova dimora”

In un secondo mi trovai affiancato dai due vampiri, e mentre Felix mi prendeva per un braccio trascinandomi con lui sentii i suoi pensieri “Ti è andata bene ragazzo. Pensavo di peggio. Adesso fai il bravo e non ti opporre.” Mentre scendevamo nei corridoi sotterranei sondai anche la mente di Jane “Aro, continua a proteggerlo. Sta sbagliando il ragazzo è una bomba a orologeria e quando scoppierà prevedo guai grossi. Speriamo che si ribelli quando capirà cosa lo aspetta, così avrò la scusa per divertirmi un po'.”

A quel pensiero se fosse stato possibile mi sarebbe venuto freddo. Perché avrei dovuto ribellarmi? Cosa mi aspettava? Il sorriso di Caius non prometteva niente di buono. Decisi che avrei sopportato tutto con calma se non altro per fare dispetto a Jane.


La discesa mi parve lunghissima e ci fermammo di fronte a una piccolissima porticina situata nei sotterranei della rocca.

Felix mi sfilò dalle spalle la mantella e con un gesto perentorio m'indico di entrare dentro la porticina.

Dovetti chinarmi quasi a terra e con mia grossa sorpresa la porta si chiuse alle mie spalle.

L'ambiente era angusto, basso e soffocante. Cercai di sedermi ma era tanto stretto che le mie ginocchia urtarono contro la parete di fronte a me. Non potevo stare neanche in piedi perché il soffitto era basso. Con un sospiro di rassegnazione mi misi in ginocchio, l'unica posizione che mi era concessa. Quando la porta si chiuse, il buio più profondo si chiuse su di me mentre la risata mentale di Jane mi raggiungeva. “Ti piace la gabbia, Tarzan? Starai qui dentro quattro giorni. Così avrai il tempo di pensare e capire come si deve comportare una Guardia”

E quella fu l'ultima volta che senti un rumore provenire dall'esterno.









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Capitolo 21
*** Aspettando notizie ***


Ciao a tutti e grazie.

Mentre Edward è chiuso nella gabbia a scontare la sua punizione per aver disobbedito agli ordini, la sua famiglia sta aspettando notizie e.................

Buona Lettura.

Capitolo 21 - Aspettando Notizie


Carlisle


Eleazar e Carmen erano partiti da un solo giorno, diretti alla cittadella di Volterra, che già ero ansioso che tornassero.

Avevamo stabilito di non fare nulla fino a che non fossero tornati, ma l'attesa mi stava logorando.

Dovevo stare tranquillo e infondere fiducia nei ragazzi, ma ero tutto tranne che sereno.

Era giorno e c'era il sole. Avevamo deciso quindi di fare una battuta di caccia tutti assieme nella riserva poco lontano. Non c'erano umani in vista e questo ci permetteva di muoverci tranquillamente.

Arrivati nel bosco ci eravamo sparpagliati. Non sapevamo bene che animali avremmo trovato ma Alice ci aveva assicurato una buona disponibilità di cinghiali presenti sul territorio. Solo io molto tempo fa avevo cacciato quelle bestie, trovando il sapore abbastanza gradevole o perlomeno accettabile anche se non paragonato a quello dei puma e degli orsi. Per gli altri era una novità che avevano accettato volentieri. E dalle risate supponevo che fosse anche divertente, almeno per Emmett la cui voce potente risuonava nel bosco “E dai Jasper, finiscilo non si gioca con il cibo, lo sai. E stai attento alle zanne altrimenti ti riduci la maglietta a brandelli come la mia, e Alice non te la farebbe passare liscia.”

Mi concentrai e finii di succhiare il mio cinghiale soddisfatto quando mi trovai Bella a fianco. Era vestita impeccabile e gli occhi arancioni, avevano acquistato una sfumatura giallastra più evidente.

Hai finito Carlisle?”

Si Bella. E tu hai bevuto abbastanza?”

Certo, è stato facile o perlomeno sto migliorando. Non sono poi tanto male. Senza dimenticare che profumano molto di più e questo rende la caccia più semplice”

Già e come gusto sono decisamente meglio dei cervi. Va tutto bene?” chiesi tutto ad un tratto preoccupato dalla sua espressione

Devo parlarti! Da sola. Per favore allontaniamoci dagli altri, non voglio che sentano.”

La guardai è annui. Ero curioso. Mi alzai e mi allontanai di corsa seguito da lei. Quando fummo certi che nessuno della famiglia gironzolasse intorno a noi, presi il cellulare e chiamai Esme. “Esme, tutto bene. Non ti preoccupare, io e Bella ci siamo allontanati per verificare una cosa. Dillo anche agli altri. Non state in pensiero. Non ci cercate. Ci vediamo a casa più tardi. Si ti voglio bene anch'io tesoro. A presto”

Poi volsi lo sguardo su Bella “Coraggio, di cosa mi vuoi parlare, ti ascolto”

Lei mi guardò e un attimo dopo, senza dire una parola, me la ritrovai fra le braccia. Stava nascondendo il volto sul mio petto mentre il suo corpo era scosso da singhiozzi furiosi.

Rimasi stupito un attimo, poi l'abbracciai teneramente e rimasi lì ad aspettare che si calmasse.

La sua sofferenza non sembrava aver fine e se avesse potuto piangere mi sarei ritrovato con la camicia zuppa.

La lasciai fare, potevo capire il suo dolore.

Per giorni aveva nascosto il suo turbamento, sempre in silenzio, ascoltando e seguendo ogni decisione chiusa in se stessa. Ora finalmente era crollata. Ma aveva deciso ancora una volta di nasconderlo, di non coinvolgere la famiglia, di non turbare quella pace apparente che ci eravamo costruiti. Per quello si era voluta appartare e si era rivolta alla persona che credeva l'avrebbe capita di più. Era sempre rimasta stupita dal mio modo di fare, dalla mia umanità, dal mio dono di capire e comprendere. E non aveva sbagliato. Spesso mi ero chiesto cosa le passasse nella testa. 
Sapevo che era forte e coraggiosa, ma non mi aspettavo che reagisse così, quasi indifferente al tormento che ci aveva colpiti tutti. Mi ricordavo quanto avesse sofferto per l'abbandono di Edward, e quanto aveva lottato per salvarlo e farlo suo. Adesso per lei doveva essere ritornato il suo incubo
L'aveva perso,
il suo sole era sparito dietro le nuvole di Volterra.

Volevo consolarla, ma anche questa volta non sapevo trovare le parole. Così gli offrii l'unica cosa che ero in grado di donarle. Una spalla su cui piangere, una sicurezza su cui contare.

Ci mise un po' a smettere, poi alzò la testa e mi guardò con quegli occhi arancioni pieni di tristezza. “Scusa Carlisle. Non volevo...” l'accarezzai la testa lentamente e la strinsi ancora forte “Nessun problema Bella. Capisco. Sono qui, se può significare qualcosa”

Grazie” disse mentre scioglieva l'abbraccio imbarazzata.

Le sorrisi teneramente “Non scusarti Bella. Sei sempre stata molto coraggiosa e forte, ma tutti abbiamo bisogno di sfogarci. Vuoi che ne parliamo o preferisci rientrare?”

Vorrei andare a casa.... E' passata. Perdonami”

Si voltò e fece per allontanarsi. La fermai per un braccio e la costrinsi a guardarmi.

Non c'è nulla da perdonare. Figlia mia”.

Mi sorrise e un ombra di serenità le scese sul volto

Grazie Carlisle. Ora capisco perchè Edward mi ha sempre detto che non avrebbe potuto trovare genitori migliori di Voi.”

Non c'era altro da aggiungere, le parole sarebbero state superflue. 
Entrambi avevamo capito e insieme ci girammo e ci avviammo verso casa.

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Capitolo 22
*** La Fine di un Incubo ***


Ciao a tutti e come al solito non mi stuferò mai di ringraziare chi mi segue con tanta pazienza.

E mentre i Cullen si sono cibati e aspettano notizie da Ealazar che è andato in avanscoperta........voliamo a Volterra a vedere come sta il nostro Edward che abbiamo lasciato chiuso in gabbia per punizione.

E nell'augurarvi buona lettura vi volevo informare che la storia riprenderà a Settembre ........piccola pausa estiva.....ma non scappate perchè il bello deve ancora venire e tante sorprese vi attendono........

Un bacione immenso e buone ferie a tutte.

Capitolo 22 - La fine di un incubo


Edward


Quando Felix mi fece uscire dopo quattro giorni, mi sembrò che fosse passata un eternità. Mi muovevo bene malgrado la forzata immobilità. Una caratteristica della mia razza era proprio quella di non aver bisogno di muoverci e di poterci pietrificare a nostro piacimento. Ma anche la mente si era pietrificata assieme al corpo. Un autodifesa necessaria a sopportare la sofferta prigionia.

Fu per questo che ci misi un po' a capire cosa stava succedendo intorno a me.


Chiuso li dentro senza poter fare niente sia a livello fisico che mentale, senza aver avuto contatti, di nessun tipo con nessuno avevo rischiato la pazzia.

Per passare il tempo avevo ritirato fuori i miei fantasmi privati cercando di venirne a capo. Quelle visioni che mi colpivano all'improvviso lasciandomi dolorante e sconcertato dovevano pur avere un senso. Ero giunto alla conclusione che non erano pensieri sottratti agli altri, ma in qualche modo erano legati a me. I più frequenti erano quelli legati al giovane uomo biondo che mi incoraggiava, mi spiegava e mi veniva in aiuto nei momenti bui della mia vita. Poi c'era la ragazza , un bel mistero. Spesso mi guardava con quegli occhi marroni pieni di segreti.
Mi sarei potuto perdere nelle loro profondità, nella loro dolcezza. Ma a volte la stessa ragazza mi guardava con gli occhi rossi e la bellezza tipica della mia razza e il suo sguardo era carico solo d'amore.

La convinzione che entrambi i fantasmi, in qualche modo, si prendessero cura di me, mi aiutò a superare il castigo. Provai a evocare altre immagini, ma non ottenni nulla. Non potevo comandarle. Provai a capire cosa poteva risvegliarle nella mia mente, ma anche qui non trovai una soluzione.


Misteri e Fantasmi....

Fantasmi misteriosi che vagavano nella mia mente....

No!!! Mi corressi..... non fantasmi!!

Erano esseri irreali, ma non temibili!

Non erano fantasmi sorti a torturarmi...... ma Angeli che mi proteggevano....

Angeli di cui non conoscevo nulla..... neanche il nome.


Con dolore decisi di nascondere i miei Angeli nella mente. Aro non doveva toccarli, non doveva insozzare la loro dolcezza con la sua mente perversa. Non sapevo quanto tempo ancora sarei rimasto chiuso lì, dovevo proteggere i miei pensieri, e l'unico modo era di chiudere la mente. Li nascosi e mi lasciai cadere nel torpore. 
Senza pensieri, senza dolore, senza speranza aspettai la fine della mia punizione......


Felix, mi scrutò con timore. Forse la mia reazione lenta l'aveva preoccupato.

Ce la fai a stare in piedi? Come ti senti?”

Annui, la gola secca per il troppo silenzio, “Sto bene “ gracchiai di fronte a un altro suo sguardo dubbioso.

Mi sorrise e m'invitò con un cenno della mano a seguirlo dopo avermi rimesso l'odiosa mantella, simbolo dell'appartenenza alla Guardia Reale, sulle spalle.

Lo segui, in silenzio e non provai nemmeno a leggergli nella mente. Ero troppo stanco e confuso.

Ero così frastornato che non notai nemmeno che non si era diretto verso la mia stanza o la sala di ricevimento di Aro così quando si fermò davanti alla porta finestra del cortile lo guardai sbigottito.

Sorrise divertito dalla mia espressione. “Aro pensava che ti avrebbe fatto piacere sgranchirti le gambe e la mente, visto che ti aspetta una lunga notte al suo servizio”.

Era giorno e il sole illuminava il cortile, proiettando strane luci dalla pelle dei vampiri che si beavano di quella giornata luminosa.

Lo guardai con aria interrogativa. “Vai, hai circa tre ore poi dobbiamo rientrare” mi informò ridacchiando della mia espressione.

Non me lo feci ripetere due volte, entrai nel cortile e il sole caldo illuminò il mio viso mentre guardavo affascinato il cielo blu sopra di me.

Mi accorsi che la maggior parte dei vampiri presenti, per lo più Guardie che avevano la giornata di riposo ma il divieto di uscire dalla Rocca, mi guardava con curiosità. Dovevano aver sentito sicuramente parlare di me. Era raro che un vampiro rifiutasse di nutrirsi di sangue umano, e il colore gialliccio dei miei occhi confermava la mia scelta. Vidi che anche Felix era entrato nel cortile e si era avvicinato a un paio di Guardie mettendosi a parlare tranquillo ma senza mai levarmi gli occhi di dosso.


Avevo i muscoli intorpiditi così decisi all'inizio di passeggiare lungo il perimetro. Poi mi spostai verso il centro e mi distesi sull'erba asciutta scrutando il cielo alla ricerca di qualche nuvola. In un secondo un immagine balenò nella mia mente, accompagnata dall'immancabile fitta che stavolta accolsi con soddisfazione.

Ero steso sull'erba in mezzo ai fiori, con il sole che brillava sulla mia pelle con a fianco il mio Angelo con gli occhi marroni carichi di ammirazione. Stesi un braccio e le strinsi forte una mano, …..ma fra le mie dita.... rimase solo un ciuffo d'erba.

Scossi la testa, era bello rivedere il mio Angelo, dovevo nascondere anche quell'immagine di serenità nella mia mente. Veloce come un lampo, facendo spaventare per un attimo Felix, mi alzai e mi arrampicai sul mio albero.

Si, il mio!

Nessun vampiro vi era mai salito, e la cosa sembrò divertire le Guardie presenti, che mi additavano e scuotevano la testa.
Lassù mi crogiolai con il vento fresco mentre i miei occhi acuti studiavano il panorama limpido che si estendeva fuori dalle mura.


Scendi. Edward” la voce impaziente di Felix mi richiamò alla realtà. “Sta arrivando Jane, e non voglio grane”

Non presi nemmeno il disturbo di rispondere, mi calai con agilità più in basso e saltai giù atterrando con grazia a fianco a lui.

Stavolta Tarzan è sceso da solo” commentò Jane affiancandoci.

La mia risposta fu un profondo ringhio. “Zitto!!” mi apostrofò Felix.

Jane mi guardò, stava cercando di provocarmi, lo sapevo. Lei era un mio superiore esattamente come il fratello, Felix e Demetri e non aspettava altro che mi ribellassi per potermi colpire con il suo tremendo potere. Mi sorrise sardonica “Portalo dentro Felix. Aro lo vuole pronto per stasera. Credo che il lavoro non ti mancherà. Tarzan”

Senza dire nulla e senza guardarla seguii Felix intento a guidarmi nella mia camera. Non sarei caduto nella sua trappola. Anche senza leggerle la mente il suo piano mi era chiaro come il sole.




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Capitolo 23
*** Una strana coppia ***


Ciao a tutti sono tornata e riprendiamo la nostra storia senza interruzioni.

Avevamo lasciato Edward pronto ad entrare al servizio di Aro, ma con la certezza che le sue visioni sono collegate  in qualche modo a lui e i suoi protagonisti sono Angeli che lo aiutano e gli portano serenità. Mentre i Cullen stanno aspettando Ealazar e Carmen che sono andati a Volterra in cerca di notizie.

Cosa succederà adesso??  Non mi resta che dirvi buona lettura e ringraziare tutti per l'affetto che dimostrate.

Capitolo 23 - Una strana coppia


Edward


Entrai nella camera e decisi di prepararmi con cura. Ero grato ad Aro per avermi concesso le ore nel cortile, e avevo deciso che mi sarei comportato al meglio possibile per ringraziarlo e riprendermi la sua fiducia.

Quando me ne stavo accovacciato sull'albero avevo avuto modo di riflettere, e avevo capito che se rigavo dritto presto avrei avuto molta più libertà. In fin dei conti le altre Guardie Reali, giravano libere tranquillamente per la Rocca e per Volterra. Se non avessi dato noie forse presto sarebbe stato concesso anche a me, e avrei smesso di passare le giornate chiuso in camera.

Se essere agli ordini dei Volturi era la mia vita, tanto valeva comportarsi bene e viverla il meglio possibile.

Quando entrai nella grande sala nessuno fece commenti ne mi rivolse la parola ed io da bravo m'inginocchiai a fianco ad Aro.



Ero sfinito, non riuscivo quasi a tenere gli occhi aperti e la mente concentrata. Avevamo appena finito il quarto colloquio con un vampiro alquanto temerario che voleva convincere i miei Signori a farsi accettare a tutti i costi nella Guardia, raccontando bugie su falsi doni che non aveva. Lo avevo smascherato subito, ma Aro si era divertito ad illuderlo prima di scacciarlo con scherno. Chiusi gli occhi per ritrovare la concentrazione mentre Aro si era alzato per parlare con Demetri.

Quando si sedette sul trono mi squadrò con gli occhi penetranti “Sei stato molto bravo stasera. Non credevo reggessi fino alla fine. Demetri mi ha comunicato che è arrivata un'altra coppia di vampiri che ha chiesto udienza. Te la senti?”

Annui “posso provare, ma non sono sicuro...” mormorai

Bene. Sono proprio curioso di parlare con loro. E.. Edward, non è il caso che ascolti entrambi, crolleresti, per ora concentrati solo sull'uomo è lui che mi interessa. ”

Annui nuovamente.

Come di consueto non alzai la testa a vedere i nuovi venuti ma percepii chiare le loro voci

Bentornato Eleazar. Sono felice che tu sia venuto a trovarci, amico mio. Chi è la bella compagna che ti è vicina?”

Sono felice anch'io di essere qui Aro. Porgo i miei saluti a tutti i reggenti di Volterra. Vi presento Carmen la mia metà e la mia anima gemella.”

Anche i miei fratelli sono sicuramente felici di vederti”

sentii un grugnito provenire da Caius, ma Aro continuò imperterrito, mentre iniziò ad accarezzarmi la testa, segnale che voleva entrassi nella mente di quell'uomo.

Ma dimmi , amico mio, perchè sei venuto a trovarci?” la voce di Aro era gentile, ma io percepivo la tensione nella sua mano e mi concentrai per far felice il mio signore


Articolo 4. La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettive questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere....”


Cosa c'entrava? Restai stupito. Cosa significava? Stava recitando gli articoli della Costituzione Italiana? Ma perchè? Come faceva a parlare e nello stesso tempo a tenere la sua mente impegnata in altro? Non riuscivo ad aggirare la sua barriera a penetrare nei suoi veri pensieri.

Aro si agitò sul trono chiaramente infastidito, non mi era mai capitato prima. Riprovai, ma trovai sempre altri articoli della Costituzione. Mi agitai anch'io e sentii la mente di Aro rivolgersi alla mia “Calmo, rilassati Edward.
Eleazar evidentemente conosce bene il tuo potere e ha trovato il modo di tenerti lontano. Non ti stancare inutilmente, rinuncia! Ma tieni la mente aperta, potrebbe distrarsi o fallire un attimo. Fra poco andrò a provare di persona tu nel frattempo entra nella testa della donna.”


Eleazar nel frattempo incurante dei nostri scambi mentali era andato avanti nel discorso “ Vi chiedo pertanto Signori, il permesso di creare un mio Clan nelle Alpi Svizzere”

Mi ero perso qualcosa, ma non aveva importanza.

Capiamo la tua richiesta Eleazar, ma io sono contrario. In Svizzera c'è già il Clan di Ginevra e non vorrei che questo portasse a scontri.” a rispondere era stato Caius

Io e la mia compagna non ci nutriamo di esseri umani, e quindi non siamo in competizione per il territorio, saggio Caius”

Giusto” intervenne Aro alzandosi con grazia e avvicinandosi al vampiro di nome Eleazar “Ma lascia che io guardi il tuo cuore, amico mio. Mi concederesti questo favore?”

Come vuoi saggio Aro. Vedrai con i tuoi occhi la verità nella mia richiesta” rispose Eleazar, con un tono di voce tranquillissimo.

Come Aro si era alzato interrompendo il suo contatto con me, indirizzai la mia mente sulla giovane, ma trovai …il nulla.

Presi fiato, la testa mi stava girando velocemente. Stavo per crollare, lo sapevo, ma ero anche incuriosito dalla piega degli eventi e volevo vederne la fine. Strinsi i denti e scrollai la testa, per liberarla dalla stanchezza. E mentre Aro con l'aria stupita stava tornando verso di me udii la voce mentale del vampiro chiamarmi “Edward. Alza la testa e guardami. Guardami negli occhi. Forza ragazzo ho poco tempo.”

Alzai lo sguardo che doveva essere velato dalla stanchezza su di lui e restai pietrificato. Due occhi gialli come quelli del mio Angelo e come i miei mi guardavano con affetto. “Stai bene Edward? Fammi un segno ti prego. Aro sta per tornare, non mi tradire cancella veloce questa discussione e fatti coraggio noi siamo qui vicino”

Lo guardai con gli occhi sgranati senza capire cosa volesse dire. Chi era? Cosa voleva da me? Come faceva a conoscermi? Cosa intendeva con noi?

Ma non volevo deluderlo anche se doveva essere un pazzo! Annui appena con la testa e mi affannai a nascondere nella mia mente il dialogo mentre Aro seduto sul trono mi abbassava con rabbia la testa mentre parlava

Bene Eleazar, ho letto la sincerità nella tua mente, anche se credo che tu mi stia nascondendo qualcosa. Però sono d'accordo con Caius. E ti chiedo di insediare il tuo Clan, in territorio Austriaco. Non c'è grande differenza, ma attualmente è popolato solo da alcuni nomadi con i quali non avrete problemi.”

Grazie, Aro e a voi tutti Signori, è una grossa concessione e se permettete prendo congedo. E' stato un lungo viaggio e vorrei partire al più presto”

Capisco, amico mio, ma vi invito ad aspettare fino a domani sera, quando avrete tutta la notte per muovervi tranquillamente.” e detto questo Aro fece un gesto a Demetri invitandolo ad accompagnare la coppia di vampiri nella camera degli ospiti.

Per fortuna era finita ero esausto.

Alzai la testa e vidi la coppia di vampiri allontanarsi. Lui si voltò prima di uscire e mi fissò intensamente un attimo prima di seguire Demetri mentre crollavo a terra sfinito.


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Capitolo 24
*** Dai Cullen ***


Ciao a tutte.  Come promesso ecco un nuovo capitolo.   

In quello scorso edward ha incontrato Ealazar e in questo vedremo se il nostro buon  vampiro scoprirà qualcosa d'interessante .......mentre  presto vedremo se ha ragione o meno.
Un bacione e grazie a tutte voi !!!!!

Capitolo 24 - Dai Cullen


Carlisle


Ero seduto a leggere quando sentii l'urlo di Rosalie “Sono arrivati! Venite, Eleazar e Carmen sono tornati”

Mi precipitai e li vidi venire verso di noi sorridenti.

Renesmee, in piedi vicino a Bella partì di corsa e saltò in braccio a Carmen “Hai visto il mio papà? Sta bene. Vero? Quando torna da me.?”

Vidi Carmen sorriderle e la sentimmo risponderle “Si cara l'ho visto” poi guardandoci tutti si aprii in un ampio sorriso “Abbiamo visto Edward, e sta bene.”

Senti la mano di Esme stringersi alla mia mentre vidi Bella portarsi le mani sul volto. Vicino a lei c'era Alice “E dai Bella. Te l'avevo detto che sicuramente stava bene. Rilassati ragazza mia.”

Venite andiamo in casa. Dovete raccontarci tutto” non li avevo neanche salutati ma avevo fretta, volevo sapere. E mentre la mia famiglia mi precedeva mi avvicinai a Jacob “Ascolta so che la cosa può pesarti ma...” non avevo ancora finito la frase che lui m'interruppe “Ok. Ho capito. Più tardi vengo da te così mi aggiorni. Seth, Nessie -chiamò- andiamo a caccia”

Ma io voglio avere notizie del mio papà” protestò Renesmee

Lasciali parlare, lo sai come sono gli adulti, tutti noiosi, parleranno delle ore e tu ti addormenterai senza cibo. Te l'ha detto no? L'ha visto e sta bene e fra poco lo vedremo anche noi. Andiamo che altrimenti lo zio Seth, combina qualche pasticcio da solo a caccia.”

La bambina l'ho guardò un attimo, poi alzando gli occhi al cielo, proprio come suo padre, seguì i due quileute che si allontanavano velocemente nel bosco. Più tardi gli avrei raccontato tutto e li avrei nuovamente ringraziati.


Eleazar non si fece pregare e iniziò a raccontarci rispondendo alle nostre domande:


Si. Era come sospettavamo, Edward, lavora per Aro. Da quanto ho potuto capire gli fa da ponte mentale, e questo lo rende particolarmente utile.

Ha la mantella bordata di bianco e quindi è nelle Guardie Reali e sicuramente questa posizione lo rende abbastanza protetto. Dico solo abbastanza perché è sempre sottoposto ai comandanti fra i quali c'è Jane.

--Non l'ho visto tanto, solo durante il colloquio ma direi che stava abbastanza bene. Non sono riuscito a parlargli, o perlomeno non direttamente, ma l'ho chiamato mentalmente mentre Aro era distratto e quando gli ho chiesto se stava bene mi ha guardato e annuito.


--No, non credo che mi abbia riconosciuto. Quando mi ha guardato era chiaramente stupito. Ma non mi ha tradito con Aro, non gli ha rivelato il nostro breve colloquio e questo mi fa ben sperare.


--Si, era affamato. I suoi occhi erano neri al contrario di quelli delle altre guardie.


--Si, Esme. Era stanco, molto stanco. Quando siamo usciti mi sono voltato per guardarlo ancora una volta e l'ho visto crollare per terra. Non deve aver retto lo sforzo del colloquio, e a quello di nascondere la mia chiamata ad Aro. Tieni conto che ci hanno ricevuti per quinti e quindi probabilmente era già provato fin da prima e io facendo opposizione non devo avergli certo facilitato le cose.


Si fermò a riprendere fiato ed io gli chiesi se fosse riuscito a rivederlo dopo l'udienza.

No Carlisle, ma ho fatto un incontro interessante con un vecchio compagno della Guardia. Si chiama Simone e abbiamo chiacchierato a lungo. Ecco cosa ci siamo detti.....


(Il racconto di Eleazar)

Simone che piacere vederti, ti hanno mandato a sorvegliarci?”

Si, Eleazar. Aro non si fida di te, e così preferisce che tu abbia compagnia”

Mi è andata bene allora. Almeno possiamo fare due chiacchiere. Sono felice di rivederti dopo tutti questi anni.”

Si anch'io sono contento. Ti ricordi di Damiano?”

Eccome. E' sempre nella Guardia?”

Già, e a lui è andata peggio. Gli tocca sempre fare la guardia al Vampiro Triste”

Come sarebbe a dire. Chi è il Vampiro Triste??” gli chiesi sinceramente stupito.

E' quello che sta sempre a fianco ad Aro nei colloqui. Non so se l'hai notato ha i capelli rossicci e gli occhi gialli. O perlomeno così dicono. Io non l'ho mai visto da vicino.”

Si credo di averlo notato...ma perché quel nomignolo.? E perché sorvegliarlo dal momento che dalla divisa appartiene alla Guardia Reale?”

E' un ordine esplicito di Aro. Credo che non si fidi del tutto di Lui. Pare abbia un potere mentale micidiale ed Aro non vuole che gli accada nulla di male. Dicono che è pazzo... che non è normale.”

Questa poi. Voi della Guardia Semplice se potete, parlate sempre male dei vostri superiori” ridacchiai, volevo stuzzicarlo e farlo parlare ancora, mi stava dando delle notizie interessanti.

Io non so, ma come lo definiresti un vampiro che si rifiuta di mangiare durante il banchetto e poi scappa dalla Rocca, sfidando tutte le regole?”

Allora è proprio pazzo ! Per forza se scappa dalla Rocca, lo sorvegliano e lo tengono chiuso a chiave. E chissà che punizione avrà rischiato!?” commentai scuotendo la testa per dare più enfasi al discorso.

Già se l'è proprio cercata la punizione. Sai gli hanno dato ben quattro giorni di gabbia e pare che Caius volesse essere ancora più severo ma è intervenuto Aro a mitigare la punizione.”

Rabbrividii, normalmente non ne davano più di due o tre, evidentemente avevano voluto punirlo molto severamente.

Continuai “Ma perchè quel soprannome di Vampiro Triste?”

Perchè se non lavora con Aro lo tengono rinchiuso a chiave nella sua camera, con il povero Damiano davanti alla porta per sicurezza. Non lo fanno uscire quasi mai . Un paio di volte lo hanno portato in cortile, e chi l'ha visto dice che passa delle ore appollaiato su un albero senza parlare o interagire con nessuno. E sembra che non riescano a farlo scendere facilmente e che una volta sia dovuta intervenire persino Jane di persona. Adesso in molti lo chiamano Tarzan anche se il suo vero nome è Edward.” ridacchiò soddisfatto per avermi raccontato l'ultimo pettegolezzo.


Eleazar ci raccontò che poi la conversazione si era spostata su altri vecchi commilitoni e che lui non aveva fatto più domande per paura d'insospettire il suo amico.

Nella Guardia si diventa tutti amici, dopo un po'. Ma ciascuno è pronto a tradirti e staccarti la testa dal collo se non fai attenzione a come ti muovi.”


Lo sapevo, anch'io avevo vissuto con loro anche se all'epoca non erano così potenti e bramosi di potere.

Restammo in silenzio, rincuorati da un lato e preoccupati dall'altro. Sapevamo tutti bene il perchè si era guadagnato quei due buffi nomignoli ma sapevamo anche che per lui la vita non doveva certo essere facile.

E adesso non ci resta che aspettare” sentenziai “Vado ad aggiornare Jacob e Seth e gli chiederò d'iniziare la guardia a Volterra. Anche se credo che passerà parecchio prima che allenteranno la loro presa su di lui.”

Eleazar mi guardò tranquillo

Può essere Carlisle. Ma non disperare, può darsi che Aro decida di tirare su il morale al suo Vampiro Triste e niente sarebbe meglio di una buona passeggiata a Volterra. Purtroppo, come immaginavo, Aro si è insospettito ed è meglio che adesso noi si parta. Non sarebbe saggio farci vedere che gironzoliamo per Volterra come se nulla fosse.

La palla è in mano vostra.

Vi ho mostrato la strada adesso giocatevi bene la partita.” E ci salutò avviandosi alla macchina con la sua compagna.

Li accompagnai. Ero in debito con entrambi. Avevano corso grandi rischi per noi.

Carlisle – mi disse prima di salire in macchina - Tuo figlio è forte. I Volturi non sono riusciti a piegarlo come volevano, altrimenti non ci sarebbe bisogno di sorveglianza o di punizioni. E soprattutto mi avrebbe tradito con Aro. Tenetevi pronti, potrebbe aver bisogno del vostro aiuto molto presto!”

Grazie Eleazar” non c'era altro da dire.

Li vidi partire e poi mi girai per tornare a casa, adesso toccava a Jacob e Seth.

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Capitolo 25
*** Stavo impazzendo ***


Ciao a tutti.  Abbiamo lasciato ealazar a portare notizie ai Cullen e adesso voliamo a Volterra  a vedere cosa sta combinando il nostro amato vampirello.  E non scoraggiatevi perchè anche se tutto sembra andare sempre peggio c'è un detto  che recita "La speranza è l'ultima a morire".

Un bacione e grazie a chi non si è ancora stufato.......vi aspetto e aspetto di sapere quante di voi  si arrabbieranno con la sottoscritta.


Capitolo 25 - Stavo impazzendo



Edward


Era passata una settimana da quando avevo incontrato quella strana coppia di vampiri ed ero a pezzi.

Tutte le notti lavoravo per Aro fino allo sfiancamento, e mi riprendevo solo a tarda mattinata.

Stavo chiuso tutto il giorno nella mia stanza che mi sembrava rimpicciolire ogni volta sempre di più, soffocandomi lentamente. Avevo ascoltato tutti i Cd e letto tutti i libri, tranne “Giulietta e Romeo” che giaceva sul mio divano e che evitavo di guardare perché mi metteva a disagio.

Passavo ore a camminare in cerchio. Avrei scommesso di aver fatto un solco sul pavimento a furia di fare sempre lo stesso giro. Avevo fame, anche se non volevo ammetterlo, e la mia gola bruciava come l'inferno per la quantità di veleno che dovevo ingoiare. Anche i miei Angeli mi avevano abbandonato, e solo raramente mi venivano a trovare, con visioni sempre troppo brevi per capirci qualcosa e portarmi un po' di conforto.

Ero un fascio di nervi e questo aveva causato l'incidente un paio di giorni prima.

Era stato l'unico e ultimo giorno che avevo avuto accesso al cortile scortato dal solito paziente Felix. Purtroppo la mia permanenza lì era stata assai breve perché erano venuti a chiamarlo prima del previsto e mi aveva ordinato di seguirlo dopo appena venti minuti di libertà. Ero sceso dal mio albero, seguito dalle occhiate incuriosite e divertite delle altre Guardie, irritato e nervoso.

Stavamo uscendo quando sentii una veloce conversazione tra due Guardie semplici.

“ Visto, te l'avevo detto che è pazzo. Passa tutto il tempo lassù. Chissà cosa ci trova di così divertente”

“ Ora capisco il perché lo chiamano Tarzan. Probabilmente sarà stato trasformato da un pipistrello anziché da un vampiro...ah..ah..ah.. ”

Al sentire la sua risata spezzante non ci avevo più visto. Senza neanche accorgermene mi trovai per terra steso sopra a quella Guardia ringhiando e con i denti snudati a un paio di centimetri dalla sua gola.

“Fermati ragazzo sei impazzito?” Felix mi afferrò per la gola e mi trascinò lontano. Io mi dibattevo con il veleno che grondava dalla mia bocca, completamente fuori controllo.

“Adesso basta smettila!” mi diede uno strattone e mi mise in piedi tenendomi stretto per le braccia. Era molto più forte di me e lo sapeva.

Mi fermai a guardarlo e iniziai ad ansimare per riacquistare la calma inghiottendo il veleno in eccesso mentre con una manica mi asciugavo quello fuoriuscito dalla mia bocca.

Appena si accorse che mi era calmato, mi lasciò andare e si rivolse alla mia potenziale vittima.

“Ringrazia il tuo inferno che non ti metto in punizione Sirius. Cosa credevi di poter fare? Lui è un tuo superiore e devi portargli rispetto.” poi alzò la voce in modo che tutti i curiosi che si erano avvicinati lo sentissero “Il primo di voi che prova a prendersela con il ragazzo farà i conti direttamente con Aro. Sono stato chiaro. Non voglio altre provocazioni. Passate la parola ai vostri compagni.”

Poi si voltò verso di me. “Noi facciamo i conti dopo. Adesso seguimi senza storie”

Noi potei fare altro che seguirlo domandandomi se mi avrebbe portato da Aro per essere punito.

La destinazione era però la mia camera. Quando fui sulla soglia esitai, mi sentivo soffocare.

Felix mi diede uno spintone e mi seguì all'interno. Avevo letto nella sua mente che era profondamente scocciato per il mio comportamento. “Allora si può sapere cosa combini? Se vuoi ritornare nella Gabbia dimmelo subito”

Scossi la testa ancora arrabbiato “Sono stanco di stare chiuso qui. Non c'è molta differenza con la Gabbia. Sto impazzendo.” avevo alzato la voce e rischiavo di perdere il controllo. Mi zittii, non volevo tornare là dentro, per cui presi due respiri per calmarmi e abbassai la testa. Un altra ragione per cui avevo i nervi a fior di pelle era che avevo molta fame, ma non glielo dissi.

“Ok Edward. Ora calmati, parlerò con Aro” mi sorrise e mi lasciò in compagnia della mia noia.


La sera arrivò lentamente, e accolsi il mio lavoro con gioia. Quella sera però durò poco e prima di due ero di ritorno nella mia camera perfettamente lucido e riposato.

Mi sedetti per terra e iniziai a studiare i disegni delle pietre. Un passatempo stupido ma almeno era un qualcosa di diverso da fare.

Fu per quel motivo che Alec quando entrò non mi vide subito.

“Ah, eccoti qua! Alzati e seguimi!”.

Mi tirai su e preoccupato ubbidii. Era venuto Alec a prendermi e la cosa m'inquietava. Il bel gemello di Jane mi odiava esattamente come la sorella.

Dietro di me silenzioso mi seguiva Damiano. La mia ansia crebbe quando mi accorsi che aveva preso un corridoio che portava verso il basso che non conoscevo. Gli penetrai dalla mente ma fui costretto a fuggirne immediatamente. Era affamato e stava pensando al banchetto programmato per la sera successiva. Al solo pensiero del suo pasto e del sangue il veleno m'inondò la bocca. Lo ingoiai velocemente, cercando di calmarmi.

Era ancora notte fonda quando sbucammo fuori dalle mura di Volterra. Davanti all'uscita era parcheggiata una Ford Focus nera. Appoggiata al fianco c'era Jane con aria annoiata. Al sedile di guida un altra Guardia che non conoscevo. Mi fecero sedere dietro tra Alec e Damiano e ci allontanammo nella notte. Dove stavamo andando? Provai a intrufolarmi nella mente dei miei compagni di viaggio, ma vi trovai solo il pensiero dell'imminente banchetto. Ognuno pensava alla propria potenziale vittima e a come avrebbe consumato il pasto. Fuggii subito dalle loro menti, cercando di pensare a qualcos'altro con lo stomaco che si contraeva per la fame. Per fortuna il viaggio fu breve, e dopo aver percorso un breve sterrato la macchina si fermò davanti a una cascina.

Jane e Alec dopo avermi fatto cenno di seguirli entrarono dentro “Voi aspettate qui. Torniamo presto!” l'ordine era stato impartito da Alec che con la sua vocetta da bambino era temuto quasi quanto Jane. Quando entrai arricciai il naso disgustato. Era una stalla e diverse mucche ruminavano nei loro box. In fondo attaccata al muro per una lunga catena una sola bestia stava ruminando indifferente ai nuovi venuti.

Jane e Alec si fermarono a un paio di metri e mi guardarono in attesa. Mi fermai anch'io e li guardai di rimando. Fu Jane a rompere il silenzio.

“Allora Edward, hai fame oppure no?”

La guardai stupito, non avevo capito a cosa si riferisse.

“Hai fame? E allora mangia così ci leviamo da questo fetore” continuò indicandomi la mucca.

Restai impietrito. Questa non me l'aspettavo. Mi avevano portato a bere del sangue animale. Acuii i sensi e sentì subito il cuore battere tranquillo, mentre l'odore ben poco invitante mi riempiva le narici. Feci un passo avanti sentendo l'istinto farsi strada dentro di me e la bocca riempirsi di veleno.

“Ce la fai da solo o te la devo anche sgozzare?” Alec stava sghignazzando. Il suo tono di scherno mi diede fastidio, ma avevo troppa fame per protestare. In un secondo mi ritrovai sulla mucca agonizzante mentre succhiavo avido il suo sangue. Alzai gli occhi un attimo per guardare i miei accompagnatori e li vidi disgustati e schifati dalla scena che si presentava ai loro occhi. Non c'era bisogno di entrare nella loro mente per sapere che quello che stavo facendo era per loro inconcepibile oltre ad essere un oltraggio alla loro concezione di vampiro.

Succhiai fino all'ultima goccia grato a quel liquido caldo che scendeva nella mia gola calmando la mia sete.

Quando mi alzai asciugandomi la bocca Jane si rivolse a me con chiaro disgusto “Andiamo . Sei una vergogna per la nostra razza. Non so perché Aro ti abbia concesso di seguire la tua idea, sei il disonore di noi tutti.” e mi voltò le spalle con disprezzo.

“Jane ha ragione sei una bestia, ti cibi di animali e quindi sei un animale anche tu! Dovremmo tenerti al guinzaglio affinché le Guardie sappiano chi sei in realtà. Muoviti ti riportiamo nella tua stalla”

Alle sue parole piene di disprezzo l'istinto prese il sopravvento e mi preparai a saltargli alla gola ringhiando profondamente. Non feci in tempo a muovermi che mi ritrovai sul pavimento a rotolarmi nello sterco urlando come un pazzo di dolore. Jane ce l'aveva fatta ad ottenere la mia reazione! E senza testimoni il suo attacco fu spietato.

Quando finalmente decise che avevo sofferto abbastanza mi ritrovai sul pavimento incapace di tirarmi su. Alec mi si avvicinò e mi tirò un calcio nello stomaco “In piedi animale. Così la prossima volta imparerai a tenere il tuo posto e a rispettare i tuoi superiori.” Mi alzai a fatica. Ero sporco di letame e dolorante. Jane mi squadrò con un risolino cattivo e mi provocò ancora “Adesso sei completo, puzzi anche come una bestia” ridacchiò insieme al fratello. “Ah! Edward, forse non hai ancora capito, ma appena Aro si stuferà di te … io ti ucciderò!! E non provare a raccontare quello che è successo a lui o ad altri altrimenti la prossima volta non avrò pietà e sentirai male fino a quando non sarai tu ad implorarmi di ucciderti.”

La guardai, sapevo che non mentiva. Non avevo scelta e abbassai la testa restando in silenzio.

Soddisfatti per l'umiliazione inflittami mi condussero in macchina tra gli sguardi inorriditi e stupiti dei nostri accompagnatori. Anche il viaggio di ritorno fu silenzioso mentre io sentivo crescere in me la rabbia come risposta all'umiliazione subita. Non sapevo quando o come ma Jane e Alec avrebbero pagato per questo. La nostra immortalità non metteva limiti temporali per la mia vendetta.

In camera mi lavai a lungo per levarmi l'odioso odore da dosso, mentre furente inghiottivo il veleno che continuava ad uscire copioso in risposta alla mia rabbia.

Quando mi fui vestito mi sedetti nell'angolo più buio di quella che ormai consideravo la mia prigione e iniziai a singhiozzare, mentre i miei occhi asciutti mi bruciavano come il fuoco. Quanto avrei voluto essere umano per poter piangere vere lacrime!


Rimasi chiuso anche per tutto il giorno successivo a crogiolarmi nel mio dolore, e quando Demetri mi venne a chiamare mi scrutò preoccupato.

“Edward... stai male? Che ti è successo?”

“Niente. Non è successo niente” boffonchiai con la bocca impastata dal lungo silenzio.

“Meglio così. Stasera ci cibiamo finalmente! Mi hanno detto che tu hai già bevuto ieri sera, ma Aro vuole che tu assista al nostro pasto... spera che così ti abituerai e che presto ti adeguerai alla nostra alimentazione.”

Rimasi inorridito. Ma lo seguì in silenzio chiuso nel mio dolore.

Questa volta fu facile. Nessuno badava a me e mi misi seduto a terra nell'angolo più lontano con la testa fra le ginocchia per attutire le urla. Smisi di respirare e chiusi gli occhi per non vedere. Quando iniziarono le grida, mi venne in aiuto il mio Angelo biondo “ Io ho fiducia in te, Edward non la tradire. Ricorda la ragione domina gli istinti”.

Se Aro s'illudeva che avrei ceduto si sbagliava di grosso. Poteva punirmi e farmi umiliare ma non mi sarei mai cibato di sangue umano, non avrei mai deluso il mio Angelo Biondo.

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Capitolo 26
*** Ci siamo! ***


Ciao grazie ancora a tutte voi che avete il coraggio di seguirmi .  

Abbiamo lasciato Edward umiliato da Jane ed Alec e veloci voliamo  dai Cullen a vedere cosa stanno combinando perché di sicuro con le mani in mano non ci sono stati.

Un bacione e grazie  ancora a tutti.

Capitolo 26 - Ci siamo


Carlisle


Da quando Eleazar e Carmen si erano allontanati avevamo iniziato i nostri turni di guardia.

Non c'era voluto molto per capire che nelle giornate di sole, nella parte alta di Volterra non c'erano vampiri in giro, al contrario delle giornate nuvolose.

Era sorprendente immaginare quante Guardie, vestite in maniera comune si mescolassero alla massa di umani nel passeggiare all'interno della città antica.

Eleazar ci aveva spiegato che nessuno, a meno che non avesse ricevuto ordini particolari poteva uscire dalle mura, e per farlo direttamente nella parte bassa c'erano solo due uscite che ci aveva mostrato.

Non c'era voluto molto a organizzarsi. Il nostro scopo era quello di cercare d'incontrare Edward, quando avesse avuto occasione di uscire e, per farlo, dovevamo sorvegliare sia la cittadella che le uscite basse.

Così per non dare nell'occhio Jacob e Seth, nelle giornate nuvolose, si alternavano tutti i giorni nel sorvegliare la cittadella, vestiti da turisti con tanto di macchina fotografica ultimo modello. Le aveva scelte Jasper ,ovviamente, quando con Alice si erano recati per shopping a Firenze. Di notte io ed Esme si aggiravamo furtivi per i numerosi vicoli cercando di spiare i rari gruppi di volturi che uscivano in missione sperando di trovarci Edward in mezzo.

Le due uscite alla base erano costantemente sorvegliate dai miei ragazzi. A causa del terreno spoglio l'unico mezzo per sorvegliare l'uscita a Ovest era stato quello di affittare un monolocale con la finestra che dava sul vicolo che ci interessava. Ad Est ci era andata meglio perché un boschetto nelle vicinanze ci dava la possibilità di spiare comodamente.

Facevamo spesso i turni per rompere la monotonia, aiutati da Bella e da Jacob e Seth.

Ma non succedeva niente e l'attesa iniziava a logorarci quando quella notte il mio cellulare suonò.

Carlisle, sono Alice. Abbiamo visto Edward.”

Dove siete?”

Siamo a casa, è già rientrato. Venite anche voi tanto per stasera sicuramente non uscirà più. Ho già chiamato anche Rose ed Emmett.”

Bene. Arriviamo subito” misi giù e feci un cenno ad Esme avviandomi il più velocemente possibile a casa. Non parlammo aveva sentito anche lei la voce di Alice e non era il momento di perdere tempo in chiacchiere.

Fummo gli ultimi ad arrivare. Gli altri ci aspettavano in sala, mancava solo Renesmee che Bella aveva messo a dormire. Meno sentiva e meglio era per lei.


Eccovi qui” ci salutò Alice.

Raccontateci tutto” li invitai mettendomi comodo.

Non c'è molto da dire purtroppo. Erano da poco passate le due che è arrivata una macchina nera e si è fermata davanti al vicolo. Dalla macchina è uscita Jane e si è messa ad aspettare. Dopo poco abbiamo visto arrivare Alec, Edward e un altro vampiro che non conosco. Sono saliti in macchina e si sono allontanati. Io e Jasper li abbiamo seguiti passando per il boschetto, ma poi ci siamo dovuti fermare perché hanno proseguito passando in mezzo ai campi e quindi allo scoperto. Allora ci siamo divisi io ho aspettato lì e Jasper è tornato indietro ad aspettarli da dove li abbiamo visti uscire per controllare che non rientrassero passando da un altra parte. Non ho dovuto aspettare tanto, dopo neanche un ora la macchina era di ritorno. Ho tagliato nel bosco e sono arrivata insieme a loro. Io e Jasper li abbiamo visti scendere e rientrare nella Rocca.”

Hai visto bene Edward? Come stava?” avevano raccontato le cose omettendo il particolare che più ci interessava.

Fu Jasper a rispondere “Lo abbiamo visto quando è salito, ma era buio e distante. L'abbiamo riconosciuto dalla corporatura e dall'odore più che dal viso. Era vestito con la divisa da Guardia. Ho provato a sentire le sue emozioni ed era chiaramente a disagio, direi più che altro preoccupato e anche un pò incuriosito. Al ritorno invece aveva la testa coperta con il cappuccio. Il suo abito era spiegazzato e sporco, e soprattutto emanava furore da tutti i pori. Raramente l'ho sentito tanto arrabbiato.”


Restarono in silenzio non c'era altro da aggiungere.

Non riesco proprio a capire dove possano essere andati” intervenne Rosalie “Che senso ha uscire per un ora e poi tornare? E perché portarsi Edward dietro?”

Io invece mi domando cosa lo passa avere fatto infuriare così tanto” intervenne Emmett “Chissà cosa sono andati a combinare o cosa lo hanno costretto a fare.!?”

Non mi piaceva il tono che stava prendendo la discussione e soprattutto non mi piaceva lo sguardo che Alice e Jasper si erano scambiati mentre lo stesso Jasper ci raccontava l'accaduto.

E' inutile fare congetture senza senso. Domani riprenderemo la sorveglianza con più attenzione visto che si sono decisi ad uscire. Questo mistero ce lo svelerà Edward, quando sarà di nuovo con noi.”

...Non sapevo e non potevo immaginare che invece questo sarebbe rimasto un mistero irrisolto.


Quando ci separammo ritornando ognuno alle nostre consuete occupazioni, feci finta di niente aspettando che Esme si distraesse parlando con Bella e, silenzioso andai a cercare Jasper ed Alice.

Mi stavano chiaramente aspettando nel loro appartamento. Infatti non feci in tempo a bussare che la porta si aprii e vidi il volto sorridente del nostro piccolo folletto “Entra Carlisle, ti ho visto arrivare e parlare con noi. Ti stavamo aspettando.”

Non ti sfugge mai niente Alice” commentai chiudendo la porta.

Scosse la testa chiaramente avvilita “E invece mai come adesso mi sento inutile. Non riesco a vedere Edward. Evidentemente non è in grado di prendere decisioni chiare e con un certo anticipo. Ogni tanto ho dei flash ma non servono a niente. Troppo veloci e brevi. L'unica cosa che ottengo è di farmi venire il mal di testa”

Perchè sei qua?” mi chiese Jasper

Volevo sapere cosa nascondete. Questa sera è successo dell'altro. Vi conosco troppo bene ragazzi, e certe cose non mi sfuggono.”

Mi sorrisero e Jasper con un sospiro mi guardo “Scusa Carlisle, non volevo mentire ma credo che sia meglio che Bella ed Esme, non sappiano certe cose dal momento che le farebbero solo soffrire.”

Dimmi Jasper. Io voglio saperle”

Di nuovo si scambiarono uno sguardo complice poi Jasper sussurrò “ Al ritorno, Edward teneva le spalle e la testa bassa e non emanava solo rabbia. Oh si, era la sensazione più forte e la più intensa, rasente all'odio, ma non era la sola. Altrettanto potente c'erano la vergogna e l'umiliazione. Non so cosa sia successo in quell'ora ma qualsiasi cosa fosse l'ha ferito profondamente”

Rimasi in silenzio, mi ero aspettato di tutto ma non questo.

Avete fatto bene a tacere. Speriamo solo che serva a qualcosa nella nostra battaglia. Può darsi che gli dia la forza per ribellarsi ad Aro. A dopo ragazzi e grazie.”

Uscii e mi avviai nel bosco volevo stare solo, dovevo smaltire la tristezza che mi era entrata nel cuore.

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Capitolo 27
*** Il primo incontro ***


Scusate l'assenza ma è stato un periodaccio vi prometto che mi farò perdonare postando più spesso. Infatti a questo seguiranno alcuni capitoli che vanno letti ravvicinati. Il perchè lo capirete strada facendo...

Avevamo lasciato i Cullen in modalità sorveglianza ed Edward  chiuso nelle mura triste e stanco...

Ma non starò qua ad annoiarvi... perchè qualcosa finalmente sta per muoversi e sarà un vero e proprio terremoto!!!!

Capitolo 27 - Il primo incontro


Edward



Erano passati altri tre giorni da quando ero stato umiliato da Jane. Non avevo raccontato nulla a nessuno, come lei mi aveva ordinato, ma credo che Aro avesse letto nella mia mente l'accaduto oppure era stato Damiano o l'altra guardia a raccontare qualcosa, perché non vidi più Jane e Alec girarmi intorno per un po' di tempo.

La noia era quindi il mio nemico principale, un nemico difficile da sconfiggere.

Quel pomeriggio la porta si aprì inaspettatamente e Felix e Demetri entrarono sorridenti. Entrambi erano vestiti in borghese e Demetri teneva in mano un fagotto che mi lanciò dicendo “Cambiati. Si esce a Volterra”

Lo guardai stupito poi veloce mi vestii con i Jeans e la camicia blu che mi aveva portato. Sopra mi fecero mettere un maglioncino azzurro ed insieme a loro mi avviai verso l'uscita che dava sulla piazza principale in cima alla cittadella.

Quando aprirono l'ultima porta sbucammo sulla grande piazza del Duomo. Fuori era nuvoloso anche se per il momento non pioveva. Demetri mi prese per un braccio e mi fece appoggiare alla porta chiusa mentre con Felix mi scrutava serio “Adesso ascoltami. Non so perché, ma Aro ha deciso di concederti un pomeriggio di libertà, ma ci sono delle regole da seguire se non vuoi trovarti nei guai fino al collo. Ricordati che sono un segugio e sono in grado di trovarti in pochissimi minuti, quindi non ti conviene disobbedire o cercare di seminarmi. Non puoi uscire dalle mura anche se sei libero di girare nella cittadella quanto vuoi. Non devi attirare l'attenzione per nessun motivo. Ricordati che io e Felix ti seguiremo costantemente da vicino e quindi comportati come si deve . Hai capito Edward?”

Annui non avevo alcuna intenzione di disobbedire, stavo morendo dalla gioia ed ero impaziente di uscire.

Felix mi guardò e mi passò un portafoglio di cuoio nero “Qui dentro c'è una carta d'identità a nome Edward Rossi. Non credo che ne avrai bisogno, ma la prudenza non è mai troppa. Inoltre ci sono 150,00 euro in piccoli tagli se hai voglia di comprarti qualcosa. Spendili pure liberamente, se hai necessità di qualcosa di più costoso, ne parleremo assieme dopo. Tutto chiaro?”

Annui di nuovo mettendomi il portafoglio in tasca. Avrei preferito una carta di credito pensai con un sorriso ma questo era più di quello che sperassi e non potevo certo lamentarmi.

Uscimmo nella piazza principale ed io iniziai a guardarmi attorno estasiato dalla bellezza della cittadina. 
Annusavo i suoi profumi e l'odore di pioggia che c'era nell'aria mentre mi guardavo intorno. Indeciso su dove andare mi avviai alla fontana nel centro della piazza. Quando le arrivai vicino appoggiai le mani sul bordo e con gli occhi cercai la torre del campanile. 
Per un attimo la testa pulsò e tutto divenne rosso, un mare di persone vestite di rosso invadeva la piazza sotto un sole splendente, il campanile stava suonando e una voce urlò nella mia mente “No, Edward non farlo, torna indietro. Riparati dalla luce, ti uccideranno. Sono viva Edward, sono viva”. 
Mi girai di soprassalto a cercare il mio Angelo dagli occhi marroni al quale sapevo appartenere la voce ma non vidi nessuno solo Felix e Demetri che incuriositi si stavano avvicinando. Con un sospiro mi avviai verso la strada principale.

Mi guardavo in giro incuriosito e grato per quel pomeriggio così diverso dal solito. I negozi e la strada erano pieni di turisti che si affannavano a comprare i vari souvenir e a fotografare le bellezze del luogo. Spesso mi fermavo a osservare le famigliole passeggiare o una vetrina colorata gustandomi quella nuova libertà. 
Dietro di me con la coda dell'occhio potevo vedere Felix e Demetri che mi seguivano a distanza chiacchierando tra di loro del tutto indifferenti al mio comportamento.

Non avevo in mente una destinazione precisa perché era la prima volta che uscivo per la cittadella e il mio cuore di pietra, se avesse potuto, si sarebbe fermato dalla felicità quando vidi una libreria un po' più avanti nella strada. Senza pensarci accelerai puntando dritto alla mia meta. 
Non feci caso al ragazzone che stava venendo verso di me con la macchina fotografica in mano e ci scontrammo con le spalle. D'istinto mi girai a ringhiargli e restai esterrefatto quando vidi come mi guardava. Mi fissava con grandi occhi marroni sgranati e stupiti incerto su cosa fare. Mugugnai un “Mi spiace”, l'ordine era quello di non attirare l'attenzione. 
Feci per proseguire ma una voce mi penetrò nella testa “Fermati, dove stai andando? Non scappare, e girati succhia-sangue... guardami! Non mi riconosci, Edward ?” Chi mi aveva chiamato? La voce non apparteneva a nessuno che conoscessi! Mi voltai per cercare di capire ma in mezzo alla strada era rimasto solo il ragazzo a guardarmi. Possibile che fosse lui? Non l'avevo mai visto. Dall'odore non era uno di noi e poi come faceva a sapere il mio nome? Poi all'improvviso il ragazzo spari veloce mescolandosi alla folla e io rimasi fermo a domandarmi se me lo fossi per caso sognato. Quando Felix e Demetri mi raggiunsero sentii mentalmente il loro stupore per il mio comportamento apparentemente inspiegabile. 
Scrollai le spalle e entrai nella libreria dopo aver avuto un cenno di consenso dai miei accompagnatori. Iniziai a girare fra gli scaffali indeciso con la mente ancora persa nell'episodio accaduto.

Poi all'improvviso i miei occhi caddero su un libro che illustrava le specie animali presenti sugli Appennini con in copertina la fotografia di un lupo che ululava.

Una fitta fortissima mi colpì costringendomi ad appoggiarmi allo scaffale mentre la testa girava e gli occhi si appannavano. Un immagine chiara mi offuscò il cervello... un lupo. Un lupo grossissimo dal pelo rossastro, che mi guardava con malinconia. Sulle sue spalle una bambina bellissima con gli occhi cioccolato del mio angelo e i capelli rossi come i miei.

Poi l'immagine svanì e rimase solo il lupo che ululava di dolore guardandomi come se mi stesse accusando di un crimine orrendo.

Stai bene ragazzo?” una signora vedendomi appoggiato agli scaffali si era avvicinata preoccupata .
Mi sforzai di risponderle, non potevo attirare l'attenzione “Si, grazie. Mi è girata la testa un attimo, ma adesso sto meglio” mi guardai intorno, nessun altro mi aveva notato.

Le sorrisi, riconoscente.
Lei mi guardò pensando “Che bel ragazzo. Come vorrei avere un figlio come lui.”

Presi fiato, e cercai di dimenticarmi il lupo, ma l'immagine continuava a vorticarmi per la mente. Poi quando credetti di avercela fatto la testa mi esplose, o perlomeno ad esplodere fu l'immagine del ragazzone che avevo scontrato poco prima, al suo posto il lupo mi guardava aggressivo pronto a scontrarsi con me. Un lamento soffocato mi sfuggii dalla bocca mentre lottavo con la mia mente per cercare di uscire da quell'incubo. Stavo tremando maledizione. Non devi farti notare Edward. Smettila stupido idiota o attirerai l'attenzione. Vuoi essere punito di nuovo? Mi ripetevo in continuazione per calmarmi, dovevo concentrarmi su qualche cos'altro , dovevo smettere di pensare al lupo.

Mi guardai intorno respirando lentamente, mentre il mio cervello ricominciava a funzionare regolarmente. Facendo finta di niente mi avvicinai alla vetrina e sbirciai fuori. Felix e Demetri erano appoggiati al portone di fronte con aria annoiata, mentre del ragazzone non c'era traccia.

Non so quanto tempo rimasi nella libreria ma quando uscii vidi il sollievo sui visi dei miei accompagnatori mentre sbirciavano il sacchetto contenente diversi volumi. Non sapevo quando sarei potuto ritornarci e avevo fatto provviste. Avevo avuto il tempo di riprendermi ed ero riuscito a nascondere abbastanza bene il mio turbamento.

Ripresi il mio giro di esplorazione per Volterra con gli occhi e il naso ben attenti cercando tracce del ragazzone, ma nulla. Era sparito.

Con soddisfazione trovai invece un negozio di musica. Anche stavolta entrai lasciando fuori la mia scorta.

Avevo già preso un paio di Cd degli anni '50 quando il mio sguardo fu attirato dallo scaffale di musica classica, seminascosto, nella parte posteriore del negozio. Mi avvicinai e mi ritrovai a rigirarmi fra le mani un cd di Debussy. Quando alzai la testa a fianco a me c'era una ragazza piccolina con i capelli neri corti e l'aria furbetta. Il suo odore mi colpì forte come un pugno. Era odore di Vampiro, ma il suo abbigliamento eccentrico e gli occhi gialli come i miei mi fecero capire che non apparteneva alla Guardia. Mi stava studiando con un espressione quasi estasiata e i suoi pensieri mi colpirono con forza “Ciao Edward, Ti ricordi di me? Sono Alice. La tua sorellina.” La guardai boccheggiante. No certo che no come potevo ricordarmi di lei? Non l'avevo mai vista.! La conoscevo? Cosa significava sorellina? Fui invaso dal panico mentre la mia testa stava scoppiando. Lei mi guardò sorridente e allungò una mano come per farmi una carezza, poi ci ripensò e la ritirò via “Non temere, ricorderai. Ti aspettiamo Edward, non ti abbiamo abbandonato. Cerca di pensare, di ricordare, concentrati. Io lo so che ce l'ha farai. Io l'ho visto. Fidati.... fidati di me”

Ero nel panico più assoluto cosa significava, cosa voleva quella vampira da me! Non riuscivo più a respirare, ne a muovermi mentre la mia mente in completo subbuglio, incapace di ragionare, mi provocava delle fitte lancinanti. Mi sentii mancare e sarei caduto se un braccio forte non mi avesse preso tenendomi su.

Alzai gli occhi e mi specchiai in un altro paio d'occhi uguali ai miei. Appartenevano però al volto di un vampiro maschio, giovane e biondo. La sua espressione era preoccupata, addolorata, ma era anche l'espressione di chi non ha paura di niente.

Il suo viso e il suo braccio erano coperti di cicatrici. “Calma Edward, o attirerai troppo l'attenzione. Rilassati fratellino e prendi fiato. Va tutto bene. Adesso ci allontaniamo ma andrà tutto bene, ci rivedremo presto... ti aspettiamo ” poi si voltò verso la donna di nome Alice dicendole “Andiamo, hai esagerato come al solito. Guarda come l'hai ridotto.” e cercò di trascinarla via mentre mi sentivo pervadere da una calma innaturale.

Lei mi sorrise un ultima volta e mi allungò un Cd senza copertina “Questo è un regalo per te! Ascoltalo! A presto” trillò poi si voltò e uscii veloce con il suo compagno.

Io rimasi lì imbambolato mentre una nuova fitta fortissima partita dal cervello percorse tutto il corpo facendomi tremare come un alberello sbattuto dal vento. Per fortuna durò pochissimo. Nessuno sembrava aver fatto caso a me. Mi feci forza e mi costrinsi ad andare alla cassa a pagare. Dovevo resistere, dovevo far finta di niente. Era difficile restare in equilibrio, e camminare tranquillamente. Un velo di nebbia era calato sui miei occhi e riuscivo a malapena distinguere le forme dinnanzi a me. 

Quando uscii, mi diressi verso Felix e Demetri. Non riuscivo quasi a camminare e notai il loro sguardo preoccupato quando mi vennero incontro.
Che succede ragazzo stai male?” mi chiese Felix guardandosi in giro e passandomi un braccio sotto la spalla.
La testa” sussurrai “Non riesco a vedere... sta esplodendo. Aiutami”
Senza una parola mi condussero a un vicoletto lì difronte poco usato, svoltarono e mi fecero sedere per terra. Tremavo e non riuscivo a vedere nulla. Solo il sorriso della ragazza e lo sguardo preoccupato del vampiro feroce. Alice … continuava a ripetere all'infinito la mia mente. Il suo nome mi rimbombava nelle orecchie mentre la vedevo in continuazione sorridermi e tendermi la mano ... Alice...Alice... stavo impazzendo, la mia testa non era capace a pensare ad altro come un dvd bloccato nello stesso punto che ripete in continuazione lo stesso filmato.
Poi qualcosa di duro e freddo toccò la mia fronte scacciando i miei fantasmi e riportandomi alla realtà. Sbattei gli occhi e vidi Demetri chino su di me che mi scrutava preoccupato.

Mi sembra che vada un po' meglio. Cosa è successo Edward?”
Non lo so” bofonchiai, non potevo certo raccontargli che stavo impazzendo lentamente “ Ero dentro che stavo scegliendo quando sono stato colpito da una fitta fortissima alla testa. Pensavo mi sarebbe esplosa. Allora ho cercato di far finta di niente e sono uscito per non dare nell'occhio”
Hai fatto bene, Felix è andato a controllare se hai fatto qualche danno. Non è la prima volta che ti capita, al di fuori dal tuo servizio per Aro, vero?”
Annui, come faceva a saperlo? Ero stato ben attento a mantenere il segreto sulle visioni che apparivano nella mia mente.
Mi sono accorto che c'è qualcosa che non va ultimamente. Ti capita da quando Jane ti ha portato a dissetarti, vero?”
Non era vero ovviamente, tutto era iniziato molto prima, ma era una buona scusa poter dare la colpa a Jane. Purtroppo non potevo rispondergli avevo ricevuto un ordine chiaro. Mi limitai a guardarlo in silenzio.
Non puoi parlarne, vero? Scommetto che hai ricevuto ordini precisi o sbaglio ?”
A quello potevo rispondere, ma mi limitai ad annuire.
Lo immaginavo. Gira voce che Aro abbia sgridato di brutto i due gemelli e li abbia mandati in punizione a fare una missione in Germania. Tu non gli avrai detto nulla, ma Aro sa sempre tutto.” sghignazzò, mentre Felix si avvicinava a noi. “E' tutto ok. Nessuno ha notato niente. Va meglio qua?” Mi guardarono entrambi in attesa di una mia risposta.
Si, è passata, va tutto bene” avevo paura che con la scusa mi riportassero subito dentro, e così mi feci forza tirandomi in piedi.
Forse sarebbe meglio riportarlo alla Rocca subito” pensò Felix ma prima che potesse aprire bocca lo interruppi “No. Ti prego. Sto bene Felix, continuiamo il giro. Ce la posso fare” Non volevo rientrare. Era troppo bello , non avrei permesso a nessuno di portarmi dentro prima del dovuto e poi speravo d'incontrare nuovamente quella coppia di vampiri anomali o il ragazzone fotografo.
Demetri sorrise “Ok. Edward, abbiamo ancora un'oretta. Ma se mi accorgo che stai di nuovo male, che tu voglia o no ti riportiamo indietro di corsa. Sono stato chiaro?”
Si Demetri. Grazie” e mi girai soddisfatto, potevo farcela, bastava..... non pensare. Più facile dirlo che farlo , ma non impossibile.



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Capitolo 28
*** E due ***


Ciao a tutte.  Eccomi di nuovo qua con un altro nuovo capitolo.  Abbiamo visto come Edward ha incontrato Alice e Jasper e  come inizi a ricordare malgrado la consapevolezza lo faccia star male fisicamente.  Immagino vi chiederete come mai  Bella non si è fatta vedere, ma vi chiedo di pazientare ancora un pochino mentre continuiamo a seguire  le vicende di Edward e un suo nuovo incontro.  
A presto e grazie ancora a chiunque mi segua.


Capitolo 28 -   E due


Edward


Se pensavo di poter starmene tranquillo a leggere i miei nuovi libri o ad ascoltare la musica mi sbagliavo di grosso. Aro mi aveva lasciato prendere fiato perché sapeva quello che mi aspettava. Passai i cinque giorni più pesanti di lavoro che potessi immaginare. I Signori dei Volturi erano alle prese con un lungo e spinoso processo a un clan di Marsiglia composto da cinque vampiri assai furbi e scaltri.

Fra imputati e testimoni veri e falsi ogni sera dovevo penetrare nei pensieri di una quindicina d'individui che si presentavano a volte anche in gruppo. Iniziavamo la sera quando il sole calava dietro le mura e Aro andava avanti anche tutta la notte. Ogni tanto mi concedeva qualche pausa ma i miei servigi erano richiesti fino al mattino successivo. Tutte le volte andavo avanti fino a che non crollavo e qualcuno mi portava a riposare in camera. Quando riprendevo lucidità spesso era pomeriggio inoltrato e non avevo quasi la forza di alzarmi da letto. Non seppi mai come andò a finire il processo perché l'ultimo giorno alle otto del mattino crollai per terra con la testa in fiamme desiderando solo di lasciarmi cadere nella nebbia mentale che mi stava avvolgendo lentamente dandomi la pace agognata.

Quando aprii gli occhi era sera e per la prima volta trovai Damiano seduto in fondo al letto. “Ti sei ripreso finalmente. Vado ad avvertire Aro che era in pensiero per te. Non sei mai stato così tanto a lungo in questo stato” e uscii. Io rimasi sdraiato privo di forze e con i sensi ancora annebbiati. Non vennero a chiamarmi per fortuna, non c'è l'avrei fatta. Rimasi sdraiato nel letto tutta la notte senza avere la forza di alzarmi.

Mi sentivo esausto e quando ripresi lucidità iniziai nuovamente a pensare alla mia uscita a Volterra. “Noi ti aspettiamo” mi aveva detto la coppia di vampiri. Chissà cosa intendevano. E poi c'era il mistero del lupo. Non riuscivo a capire … sapevo che qualcosa mi stava sfuggendo, qualcosa che avrei dovuto sapere.

Al mattino Felix entrò in camera e mi guardò sdraiato ancora sul letto. “Stai ancora male?” chiese scrutandomi.
“Sono solo stanco. Per il resto va bene.” gli risposi mentre mi tiravo a sedere.
“Te la senti di alzarti?”
“Credo di si. Dove devi portarmi?” speravo che la meta fosse il cortile, avevo bisogno di un po' d'aria pura.
“A Volterra. Te lo sei meritato” e mi porse il portafoglio. “Vestiti io e Demetri ti aspettiamo qua fuori.”

Nel giro di cinque minuti ero pronto e li seguii ancora stanco ma felice. Quando uscimmo sulla piazza del Duomo, era di nuovo nuvoloso. Mi guardai intorno soddisfatto e i miei occhi si fermarono a guardare una coppietta seduta sulla fontana intenta a scambiarsi effusioni. 
La ragazza era bellissima, bionda e alta sembrava una modella, mentre il ragazzo con lei poteva essere benissimo un attore o visti i muscoli un giocatore di football. Per un attimo li fissai affascinato dal modo in cui si guardavano. Erano innamorati e lo stavano urlando al mondo intero. Io invece mi sentivo solo e per un attimo desiderai avere anch'io una compagna con cui confidarmi e dividere il mio tempo libero. Non certo con quella biondona, troppo appariscente, ma un altra vampira mi avrebbe fatto piacere. Mi voltai per dirigermi alla via principale quando nella mia testa rimbombò il vocione del ragazzo “Ciao, Edward. Hai l'aria stanca. Va tutto bene?” mi voltai di scatto e vidi la ragazza fissarmi con preoccupazione “Facci un cenno ti prego. Stiamo impazzendo è una settimana che non avevamo più notizie. Ti hanno punito? Alice ha esagerato glielo avevamo detto di andarci piano” Li guardai e dovevo avere lo sguardo terrorizzato perché il ragazzo mi parlò di nuovo “Ehi Ed. Non avere paura. Calmati, altrimenti i bastardi capiranno. Tranquillo ragazzo. Va tutto bene” No!!! urlò la mia mente, non andava tutto bene per niente! Chi era quella coppia, cosa volevano da me??!! I loro occhi... occhi gialli... come i miei... come quelli di ...mia sorella... Alice. 

Arretrai sbattendo contro Felix che si era avvicinato, le mani sulla testa per evitare che scoppiasse di nuovo. Pulsava e faceva male, avrei voluto staccarmela.
“Stai male Edward. Forse ti abbiamo fatto uscire troppo presto. Andiamo indietro, riposati ancora un po'”
“No! Ti prego Felix, dentro starò anche peggio. Adesso passa, dammi tempo un attimo”

Demetri e Felix si guardarono un secondo, ma non avevo la forza di leggere nelle loro menti e aspettai la loro risposta.
“Va bene, proviamo. Ma un giro veloce solo un oretta poi torni in camera e ti riposi. Senza discussioni”.

Si era la cosa migliore e sapevo anche dove volevo andare. Mi voltai ma la coppietta era sparita. Deciso mi diressi al negozio di musica. “Ti aspetteremo qui” avevano detto e adesso volevo delle risposte, dovevo incontrarli nuovamente anche a rischio di finire in punizione o stare per giorni con il mal di testa.


Cercai di fare le cose con calma per non insospettire i miei guardiani, feci finta di vedere due vetrine, mentre scrutavo ogni passante annusando attentamente l'aria come un segugio. Niente. Arrivai al negozio di musica e m'infilai velocemente. Felix e Demetri mi guardarono per niente tranquilli, avevano capito che c'era qualcosa di strano nel mio comportamento ma pensavano fosse dovuto alla stanchezza. Era comodo poter leggere nelle loro menti.

Andai dritto dal settore della musica classica e mi guardai intorno. In fondo c'era Alice. Mi avvicinai circospetto annusando l'aria.
Lei alzò gli occhi e mi guardò sorridendo. “Hai fatto presto Edward. Ti stavo aspettando”
“Cosa vuoi da me e chi erano i due in piazza prima?” chiesi quasi rabbioso
Fece la faccia triste e mi guardò accigliata “Non li hai riconosciuti? Emmett e Rosalie ci rimarranno male anche se li avevamo avvertiti”

Fu come se mi avesse tirato un pugno nello stomaco. Mi piegai in preda a dei dolori fortissimi mentre la testa esplodeva. “Oh no ! Edward” e mi si avvicinò tendendomi la mano come per aiutarmi.

“Stai indietro, non mi toccare” arretrai di qualche passo boccheggiando, cercando di schiarirmi la vista. Davanti ai miei occhi riapparve il ragazzo grosso che mi sfidava a giocare con lui alla lotta. Aveva detto che si chiamava Emmett. La bionda che adesso sapevo chiamarsi Rosalie ci guardava ridendo. Alice avanzò “Ti voglio solo aiutare” . Avevo paura per quello che mi stava accadendo e istintivamente mi misi in posizione di difesa ringhiandole contro. Fu in quel momento che il compagno biondo si parò come un fulmine davanti a lei, rispondendo al mio ringhio “No Jasper, non mi attaccherà. Io l'ho visto, non ci farà del male” la guardai anche se avevo la vista annebbiata . Era così fragile, così indifesa. In un secondo tutto si fece nero era notte e la vidi combattere per gioco con il suo compagno. Veloce e micidiale. Non ci mise molto a vincere mentre ridendo lo baciava sul collo. Fu un attimo e mi ritrovi a fissarli nuovamente. Non si erano allontanati ma il guerriero aveva lasciato la posizione di difesa “Calmati, non ti voglio fare del male. Devi andare adesso o si insospettiranno. Cerca di ricordare, sforzati anche se fa male.” 

Lo guardai con rabbia, volevo delle risposte, non potevano sparire di nuovo.

“Devo sapere” ansimai “ Chi sono la coppia di ragazzi dalla fontana? E il ragazzone con gli occhi marroni e l'odore strano, chi è? E cosa c'entra con i lupi? E soprattutto cosa volete da me? Almeno questo ditemelo, prima che impazzisca del tutto” mi ero appoggiato con la schiena a uno scaffale per riuscire a stare in piedi e li guardavo ansimando con la vista appannata e la testa in subbuglio.

Fu il guerriero a parlare per primo “I due ragazzi sono Emmett e Rosalie e sono anche loro tuoi... fratelli. Il ragazzone è Jacob ed ....è un amico.”
“No Jasper digli tutto.” intervenne Alice
“E' meglio di no, Alice. Guardalo è al limite, e sono già entrati a cercarlo”
Lei si guardò intorno “Jacob è … un amico … in un certo senso... ma soprattutto è un licantropo. Si può trasformare in lupo a suo piacimento. Un lupo dal pelo rosso.” mi guardò aspettando a vedere come reagivo, poi veloce mi mise un cd in mano “Questo ti piacerà. Ti aspettiamo nella libreria al piano di sotto. Prendi il corridoio per la toilette e seguilo. In fondo c'è un magazzino con una seconda uscita. Ti aspetteremo li'. A presto Edward” si voltarono e si allontanarono veloci come un lampo.

Rimasi lì imbambolato con il cd in mano a pensare all'accaduto. La testa mi doleva e la vista era appannata ma ero lucido.

Le miei guardie personali arrivarono subito dopo, e si avvicinarono guardandosi intorno per capire cosa mi stava succedendo.
“Tutto bene Edward? - chiese Felix- sembra che tu abbia visto un fantasma.”

Scossi la testa. No non era un fantasma quello che mi perseguitava ma un incubo nel quale avevo l'impressione di affogare.

“Andiamo, torniamo alla Rocca” mi sollecitò Demetri.

Guardai il cd in mano era di Debussy, e mi diressi alla cassa scortato da Demetri chiaramente sulle spine.

Quando uscimmo si sistemarono ai miei lati, probabilmente pronti a prendermi al volo, se avessi inciampato. Non erano molto lontani dalla verità, infatti facevo fatica a camminare perché la mia testa si rifiutava di funzionare correttamente. I sensi erano appannati, era come se avessi avuto la testa sott'acqua, mentre spesso mi dimenticavo di respirare. Entrai nella loro testa solo un attimo perché mi faceva male usare quel senso ma volevo capire cosa stessero pensando “E' stanco, l'abbiamo fatto uscire troppo presto, dovevamo lasciarlo riposare ancora. Probabilmente quando è in mezzo alle persone viene assalito dai pensieri di tutti e la testa non regge. Speriamo che riesca ad arrivare fino a casa, sarebbe un problema se mi crollasse in mezzo alla strada.” Più o meno pensavano la stessa cosa e questo fu un sollievo, non si erano accorti del mio incontro con i vampiri dagli occhi gialli. Il mio segreto era al sicuro.

Mentre procedevano lentamente, (non volevano stancarmi) davanti ai miei occhi si susseguivano lampi che mi mostravano in compagnia dei miei...fratelli. Potevo vedermi giocare a baseball con loro o fare una gara di corsa, ma qualcosa mi mancava era come un puzzle in cui c'erano troppi pezzi mancanti. Quando passammo davanti alla libreria, mi ricordai delle parole di Alice.

Dovevo provarci. Dovevo provare ad incontrarli nuovamente. “Felix, Demetri, sto un po' meglio, posso andare in libreria?”

Mi guardarono stupiti. Probabilmente ai loro occhi non stavo decisamente meglio. “Non mi sembra proprio il caso Edward. Andiamo forza.” Felix era chiaramente preoccupato di non attirare l'attenzione e un vampiro sconvolto era un pensiero per lui. Demetri mi guardò un attimo studiandomi. Gli sorrisi, raddrizzando le spalle per mostrare sicurezza. “Sto bene, veramente. Lasciatemi andare chissà fra quanto tempo avrò di nuovo il permesso di uscire per Volterra.” era indeciso, potevo sentire la suoi pensieri combattere. Poi sospirò “E va bene. Edward. Hai però solo un quarto d'ora. Poi ti vengo a prendere e ritorniamo di corsa nella Rocca. In cambio però voglio la tua parola che non farai problemi per i prossimi giorni a startene bravo, bravo in camera tua.” Questo non mi piaceva, odiavo stare al chiuso, ma... dovevo entrare lì dentro per cui acconsentii. “Va bene, dammi venti minuti” Felix sbuffò, odiava farmi da baby-sitter e si annoiava ad aspettarmi quando entravo nei negozi. Demetri annui ed io mi girai veloce ed entrai.

Mi sentivo bene, probabilmente era l'emozione o solo l'avere qualcosa su cui concentrarsi, ma ero perfettamente vigile ed attento. Segui le istruzioni di Alice e mi ritrovai in una piccola stanza ingombra di casse.

Mi guardai intorno annusando l'aria stantia. E trovai subito quello che cercavo.

Alice e il suo compagno erano in fondo alla stanza sorridenti ma dall'odore non erano soli.

Mi avvicinai lentamente, con prudenza e da dietro l'angolo sbucò una vampira dagli occhi gialli e dal sorriso aperto e sincero. Si fermò a guardarmi poi si portò una mano alla bocca come per trattenere un singhiozzo e si lanciò verso di me per abbracciarmi “Edward, finalmente come stai figlio mio?”. Io arretrai, spaventato dalla sua foga e ancora di più dalle sue parole. Il compagno di Alice che sapevo chiamarsi Jasper, la bloccò gentilmente. “No Esme. Non avvicinarti. E' meglio non toccarlo, reagirebbe troppo male. E' troppo dolorosa la consapevolezza. Lasciagli il tempo di capire. Troppe emozioni lo sconvolgono.” Iniziai ad ansimare, e arretrai in posizione di difesa. Nessuno aveva più parlato, aspettavano che le sue parole mi entrassero nella testa. La guardai e vidi l'amore che le traboccava dal cuore e i suoi pensieri mi colpirono come una mazzata. “Non avere paura Edward. Sono tua mamma, ti voglio bene. Mi sei mancato tantissimo. Ti prego abbracciami. Guardami negli occhi e dimmi come stai.”

Scrollai la testa con violenza non volevo sentire i suoi pensieri, era pericoloso perdermi nelle loro menti. “Smettetela. Non chiamatemi mentalmente. Non c'è la faccio, non lo reggo. La testa mi scoppia” Ubbidirono, mentre mi guardavano in silenzio.

Un lampo e mi vidi con la testa sulla sua spalla, singhiozzante “Dovevo farlo mamma, mi spiace, lo so che me ne pentirò per tutta la mia vita. Ma che scelta avevo? Devo partire, non posso più stare qui. Non voglio più metterla in pericolo. Ti prometto che vi telefonerò, ma lasciami andare è meglio... per tutti.” lei mi accarezzava teneramente i capelli “Lo so Edward. Lo so quanto l'amavi e quanto ti mancherà. Ma noi siamo qui, io sono qui e quando sarai pronto a tornare saremo qui ad aspettarti, come sempre.” poi mi aveva baciato sulla guancia ed io mi ero allontanato con la morte nel cuore.

Scrollai la testa con forza per allontanare quell'immagine. Quanto amore c'era nella sue parole!! La guardai di nuovo, volevo abbracciarla sentirmi consolare, ma avevo paura delle conseguenze, avevo paura d'impazzire. Sapevo che le sue parole erano vere, sapevo nel mio cuore che quella vampira di nome Esme era in qualche modo mia madre. Ma dovevo allontanarmi. L'avrei ferita, lo sapevo, ma dovevo fuggire da lì. Dovevo avere tempo per accettare la verità ...per pensare... per capire.

Feci per voltarmi e fuggire quando una voce familiare mi chiamò “Edward aspetta. Dicci almeno come stai.”

Mi voltai e mi trovai davanti... il mio Angelo Biondo.

Era reale. Non era il fantasma della mia testa. Era qui di fronte a me con lo sguardo tenero e preoccupato “Chi sei?” mormorai. Avevo paura della sua risposta ma dovevo sapere. E quando sentii la sua voce, la mia testa scoppiò, incapace di contenere e riordinare tutto quello che la mia mente aveva sempre saputo, ma dimenticato.

“Mi chiamo Carlisle e sono tuo padre e il tuo creatore”

Le gambe mi cedettero, e non vidi più nulla. Ero perso dentro di me.

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Capitolo 29
*** I Cullen si organizzano ***


Ciao a tutte.  Immagino che vi stiate chiedendo il perchè Bella non si è fatta vedere, perchè gli abbiano dato appuntamento in un magazzino, perchè Emmett e Rosalie erano dalla fontana..... e magari altre domande ancora.  Ecco adesso lasciamo edward un attimo e facciamo un passo indietro per vedere come  si sono organizzati in famiglia e quali decisioni sono state prese.
Non mi resta che dirvi buona lettura e commentate.... Grazie a tutte.


Capitolo 29 - I Cullen si organizzano



Carlisle


Per la prima volta tre giorni fa finalmente avevamo avuto il primo contatto con Edward.

* * *

Era stato Jacob ad avvistarlo per primo e dopo un attimo di smarrimento, si era nascosto e mi aveva telefonato.

“Carlisle, ho visto Edward. E' qui a Volterra nella cittadella. Adesso si è infilato in una libreria. Aspetto che esca e lo seguo” era agitato.

“Jacob, come sta? Gli hai parlato? E' da solo?” Ero impaziente di avere notizie, e dopo il colloquio con Alice e Jasper anche preoccupato per la sua incolumità.

“Direi che sta bene. Ha gli occhi gialli e chiari, deve aver mangiato da poco. Gli sono sbattuto dentro, mi ha guardato ma non mi ha riconosciuto.”

“Puoi avvicinarlo, parlargli?”

“No. E' impossibile è guardato a vista da due vampiri. Credo siano Felix e Demetri dalle vostre descrizioni. Penso che l'unico modo di avvicinarlo sia dentro i negozi, loro lo stanno aspettando fuori con l'aria annoiata. Mi ricordano Jasper ed Emmett quando accompagnano le ragazze a far shopping”

Mi scappò una risata. Jacob non perdeva mai il senso dell'umorismo.

“Alice mi ha già telefonato. Mi ha detto che ha visto che lo incontrerà nel negozio di musica. Io comunque gli vado dietro, voglio vedere che passaggio usano per entrare e uscire dalla Rocca.”

“Ok Jacob. Noi siamo troppo distanti. Ci vediamo a casa. Come rientra venite tutti. Io avviso Rosalie ed Emmett che sono nella parte bassa della città.”

Dopo circa tre ore ci eravamo tutti radunati nella sala del mio appartamento con Alice e Jasper che ci raccontavano l'accaduto.

“Due minuti prima che Jacob incontrasse Edward, ho visto che io e Jasper l'avremmo trovato nel negozio di musica e allora l'abbiamo preceduto. La cosa positiva è che sembrava in forma e nutrito.

Ma non ha riconosciuto nemmeno noi. Quando gli ho detto chi sono, ha barcollato e si è portato le mani alla testa come se fosse stato colpito da qualcosa.”

“Era spaventato da noi  intervenne Jasper  da me in particolare direi”

“Chiunque si spaventerebbe a vederti” scherzò Emmett

“Comunque ho usato il mio dono per calmarlo, e siamo andati via.”

“Era prevedibile, lo sapevamo” intervenni “ Eleazar ci aveva avvertiti di fare le cose con calma altrimenti rischiamo di fargli solo del male”

“Io scommetto che a me e Rose ci riconoscerebbe. Basta dirgli le parole giuste” intervenne Emmett

“Io scommetto di no. Mi sembra molto confuso” ribatté Jasper.

Jasper ed Emmett non perdevano mai l'occasione di scommettere su qualsiasi cosa.

“E poi cosa è successo ?” chiese Bella che teneva Renesmee in braccio a dormire

“L'ho seguito Bella. Non è stato facile, per via del segugio ma sono stato bravo. Non si sono accorti di niente erano troppo impegnati a sorvegliare Edward” Jacob era soddisfatto, sapeva quanto difficile fosse ingannare un segugio come Demetri.

“Cosa intendi dire con impegnati a sorvegliare?” intervenni

“Quando è uscito dall'incontro con Alice era sconvolto. Non riusciva nemmeno a stare in piedi. Sembrava un ubriaco. L'hanno portato in un vicolo e uno di loro è rimasto con lui, l'altro è tornato nel negozio forse per controllare che nessuno avesse notato nulla, poi li ha raggiunti. Hanno aspettato cinque minuti e poi Edward si è tirato in piedi e sono tornati indietro. Però non aveva l'aria di stare tanto bene e loro probabilmente erano preoccupati. Si sono diretti in Piazza del Duomo e si sono infilati dentro a una porta. Allora sono tornato indietro”


**

E adesso erano giorni che non avevamo più notizie di lui. Eravamo preoccupati tutti, avevamo paura che il suo comportamento avesse destato sospetti o gli avesse attirato addosso qualche punizione.

Ci davamo il cambio e sorvegliavamo sopratutto l'uscita nella piazza del Duomo. Aspettavamo e speravamo. Preoccupati e impazienti di rivederlo.

Avevamo anche deciso un piano ben preciso. Chi l'avesse visto uscire avrebbe avvisato gli altri e Alice e Jasper l'avrebbero aspettato nel negozio di dischi. Alice infatti l'aveva invitato a cercarla lì e se lui avesse voluto altri contatti con noi come speravamo, si sarebbe diretto in quel negozio. Era però pericoloso incontrarsi lì, era troppo in vista e frequentato. Avevamo così studiato le piantine di altri negozi nei quali Edward avrebbe potuto infilarsi senza destare sospetti. Ci era andata bene, Emmett aveva trovato il magazzino della libreria con una uscita di servizio che ci permetteva di entrare e uscire senza farci vedere da nessuno. Alice avrebbe dato appuntamento ad Edward lì e così avremmo potuto vederlo anche noi.

Il problema più grosso fu convincere Bella a non venire. Ed essendo il capo famiglia avevo dovuto farlo io.

“Cosa sarebbe a dire Carlisle? Volete vederlo tutti ma non volete che io e Renesmee, sua figlia, lo incontriamo? Stai scherzando vero?” Bella era furente ed io non sapevo bene come affrontarla.

“Bella, cerca di ragionare. Hai sentito cosa hanno raccontato Alice e Jasper. Non si ricorda di nessuno di noi. Come pensi possa reagire Nessie nel vedere suo padre comportarsi così?”

”Non è un problema, basta spiegarglielo. Lo sai che è intelligente” non voleva mollare ed io non volevo ferirla più di quanto non lo fosse già, ma sapevo che era indispensabile.

“Ascolta, quando Edward, ha visto Alice è stato male. Non riusciva a parlare, a ragionare. Era turbato e spaventato. Ed erano solo Alice e Jasper. Potrebbe reagire male, cercare di fare del male a Renesmee. Il suo cuore batte, il suo sangue caldo potrebbe essere una tentazione. Se lui le facesse del male...” non ebbi il coraggio di finire la frase.

“Ma è sua figlia. E' mio marito, è il mio amore Carlisle. Ed io sto morendo a stare lontana da lui. E' come quando mi ha lasciata, io .... non c'è la faccio più. Devo vederlo, lui deve sapere che io l'aspetto, che io l'amo. Che è un padre.”

“No. Bella. Deve arrivarci gradatamente, quello che tu dici è vero. Ma è troppo grande da accettare per una mente confusa. Non ricorda nulla, sarebbe un emozione troppo forte. Lascia che prima accetti l'idea di avere dei fratelli, una famiglia e poi potrà accettare il suo ruolo di padre e marito. Ma non subito. Ho paura che lo shock possa fargli troppo male.”

Scuoteva la testa non era convinta.

Sapevo quanto fosse determinata e cocciuta. Quante volte si era scontrata con Edward per raggiungere quello che voleva e alla fine l'aveva sempre ottenuto. Aveva lottato e malgrado tutto le remasse contro, era riuscita ad ottenere prima il suo amore e poi l'immortalità. Bella non si sarebbe arresa facilmente e mi sentii un mostro, un vero mostro, quando giocai l'unica carta che sapevo essere vincente, una carta che però l'avrebbe ferita profondamente.

“Bella ascolta. Se tu ami Edward, se tu l'ami veramente... Se il tuo amore non è dettato dall' egoismo, dal tuo bisogno di vederlo: allora rinuncia a lui... Per il suo bene, aspetta che sia pronto ad affrontare la verità. Se lo ami Bella... se pensi a quello di cui Lui ha bisogno... aspetta. E' un sacrificio che ti chiedo, ma fallo per lui. Per l'amore che vi unisce.”

Alzò gli occhi e mi guardò, sapeva che avevo giocato sporco. Ma capì. Inghiottì a vuoto diverse volte, poi mi abbracciò proprio come quella volta nel bosco e iniziò a singhiozzare.

“Lo farò Carlisle. Ubbidirò. Vi aspetterò qua. Non uscirò più per Volterra. Ma solo per Edward. Lo faccio solo per lui. Ma sappi che il mio cuore sta morendo. Come la terra senza il sole, io sono destinata a morire senza di lui.”

Le sorrisi. Così come era testarda era altamente altruista ed innamorata di mio figlio “Lo so Bella. L'ho sempre saputo fin da quando t'incontrai all'ospedale dopo l'incidente con il furgoncino di Taylor a scuola. E ti prometto che appena sarà possibile il tuo sole ritornerà a scaldarci tutti. Non lasciare che delle nuvole passeggere feriscano il tuo cuore.”


* * *


I piani erano pronti adesso dovevamo solo aspettare.

Ma non ci volle tanto e la mattina dopo Rosalie mi telefonò per avvisarci che Edward era di nuovo nella Piazza del Duomo di Volterra.

“E' fuori, Carlisle. Demetri e Felix l'hanno portato di nuovo fuori. Ci ha visto, gli abbiamo parlato mentalmente, ma c'è qualcosa che non va. E' strano, sembra sconvolto e stanco. Abbiamo provato a chiedergli qualcosa, ma non ci ha riconosciuto. Anzi si è spaventato. E' arretrato ed è andato a sbattere dentro Felix, portandosi le mani in testa. Sembrava stare male. Allora ci siamo nascosti velocemente e l'abbiamo osservato da lontano. Hanno parlato un attimo e poi si è diretto nel centro. I due però non sembrano molto convinti. Dobbiamo averlo sconvolto troppo. Non credevo. Mi spiace. Pensavo che dopo aver visto Alice ci avrebbe riconosciuti facilmente”

“Non preoccuparti Rosalie – le risposi – lo sapevamo che ci vuole tempo. Speriamo che Alice lo riesca a mandare nella libreria senza sconvolgerlo troppo. Spesso si fa prendere la mano, quella ragazza. Adesso la chiamo e avviso Seth di seguirlo a distanza. Io ed Esme andiamo ad aspettarlo nella libreria. Ci vediamo là”

Quanto sono comodi i cellulari pensai, mentre avvisavo Alice di aspettarlo nei negozi di dischi come d'accordo.

Poi mentre mi dirigevo con Esme al magazzino della libreria , avvisai Seth.

“Seth, amico mio. Edward è uscito. Dovresti intercettarlo all'uscita del negozio di dischi. Non so se poi seguirà o meno le istruzioni di Alice e verrà in libreria, ma in ogni caso dovresti seguirlo. Quando rientra nella Rocca ci vediamo a casa e ci aggiorniamo tutti.”

Con Esme mano nella mano, ci dirigemmo al magazzino dove trovammo già Emmett e Rosalie.

Non sapevamo come procedere, sapevamo solo che dovevamo fare le cose con calma.

Dopo poco arrivarono Alice e Jasper di corsa.

“L'abbiamo visto, gli ho detto di venire qua” annunciò Alice.

Jasper invece era agitato. Una cosa rara in lui. “Bisogna fare attenzione. Non so se verrà. Era spaventato, voleva sapere chi erano Rose ed Emmett. E quando glielo abbiamo detto si è sentito male. Tremava e quando Alice ha fatto per aiutarlo, si è messo in posizione difensiva e le ha ringhiato.”

“ E dai non esagerare Jasper.” Alice era invece tranquilla o come temevo incosciente .

“Sei tu che esageri sempre Alice.” la rimproverò Jasper. Era la prima volta che lo sentivo riprenderla. “Quando ha chiesto di Jacob, Alice ha pensato bene di dirgli che è un licantropo. Per fortuna che non gli ha raccontato anche che è il fidanzato di sua figlia.”

“Come l'ha presa?” gli chiesi in ansia.

“Bene - sorrise Alice - almeno non è crollato anche se è rimasto fermo lì come se si fosse pietrificato.” poi guardò fisso e dopo un attimo sorrise “Sta arrivando. Ha deciso di venire qua. Presto prepariamoci”

Il mio telefono squillò era Seth “Carlisle, è uscito dalla libreria. Sono andati a prenderlo dentro, hanno discusso un attimo e si stanno avviando verso la Rocca. Non sembra molto in forma e lo stanno tenendo d'occhio molto da vicino.”

“Alice lo ha visto nella libreria. Noi lo aspettiamo qua. Non perderlo di vista”.


Adesso non ci restava che aspettarlo. Sentivo Esme muoversi impaziente vicino a me ed io stesso ero teso come una corda di violino. Volevamo vederlo e parlargli. Era nostro figlio il più piccolo di aspetto ma il più grande per tutto il resto. E il nostro amore non aveva confini.


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Capitolo 30
*** Il dado è tratto ***


Allora continuiamo a postare veloci per non rompere il ritmo.  Abbiamo lasciato Edward svenuto in mezzo alla famiglia e adesso??
Adesso diamo la parola a un personaggio nuovo, a un qualcuno che finora ha sempre fatto da comparsa ma comparsa non è. Perchè se i Cullen sono in difficoltà con Edward  non lo sono da soli...... C'è un vampiro svenuto in un negozio!!!


Capitolo 30 - Il dado è tratto


Demetri


Era passato più di un quarto d'ora, e il ragazzo non era ancora uscito. Iniziavo ad essere nervoso, Felix vicino a me sbuffava sostenendo che avevamo sbagliato, che era pericoloso.

“Non sta per niente bene, Demetri. Aveva lo sguardo velato e da folle. Sai benissimo come Aro l'ha fatto lavorare. Era stanchissimo stamattina. Non avremmo dovuto farlo uscire e adesso dovevamo riportarlo di corsa nella Rocca.”

Aveva ragione, lo sapevo ma mi faceva pena.

Io sono una Guardia e sono fiero di esserlo. Io ho deciso di servire i Signori di Volterra. Sono un vampiro, sono un segugio e sono contento di mettere il mio essere e le mie doti al servizio dei Volturi. Ho faticato a farmi strada, ma adesso sono nella Guardia Reale. Certo devo prendere ordini, devo stare attento a come mi muovo, attento a Jane e Alec due esseri spietati. Perfino di Felix non mi posso fidare totalmente, ma... ho la mia libertà. Io vivo la mia nuova vita, soddisfatto di essa.

Ma non posso dimenticare la sofferenza di Edward nelle mani di Chelsea, i suoi urli mentre tiravamo i suoi muscoli per indebolirlo, il suo lottare per rimanere legato ai suoi affetti.

Non è questa la vita che ha scelto, gliela abbiamo imposta noi. Gli abbiamo cancellato la mente, ma non il carattere. E' l'unico vampiro che conosco, che ama il sole , la pioggia e l'aria libera... l'unico che è felice nel poter salire su un albero. Mi vien da ridere se penso che passa le ore a leggere o a sentire la musica. Non riesce nemmeno a stare fermo e al chiuso a lungo. Non è adatto alla vita delle Guardie. La sua dieta e le sue abitudini mal si adattano al nostro essere vampiro. La sua indole è stata plasmata e piegata per soddisfare Aro che lo usa e sfrutta fino a sfinirlo di stanchezza. E quel che è peggio nessuno lo riesce a capire... Ma io sì. E' assai strano che un vampiro abbia sentimenti nella Guardia, e io normalmente non sono diverso dagli altri, ma mi sono affezionato a questo vampiro così bizzarro e a modo mio, vorrei aiutarlo ad accettare la sua nuova vita .

Era stato così felice questa mattina quando gli avevamo detto che poteva uscire...


Ma adesso stava esagerando. Guardai Felix e gli feci un cenno. Era l'ora di andare a riprendercelo. Gli avrei fatto una bella girata di testa e magari lo avrei anche punito. Era una Guardia dopo tutto e noi i suoi superiori ai quali doveva ubbidienza.

Stavamo entrando quando sentimmo una certa agitazione. Tendemmo le orecchie preoccuparti “C'è un ragazzo di là, nei bagni che sta male. Chiamate un medico” una signora stava gridando mentre l'agitazione si diffondeva nel negozio

“Maledizione.” ringhiò Felix. Non c'era bisogno di vederlo per immaginare che il ragazzo fosse Edward.

Non ci perdemmo d'animo. Eravamo abituati ad intervenire nelle situazioni di emergenza.

“Largo, sono un medico lasciatemi passare” gridai spintonando la gente per arrivare prima di chiunque altro. Cosa sarebbe successo se un medico umano avesse visitato Edward? Non volevo pensarci. “Largo fatemi passare”

Quando arrivai, lo vidi sdraiato per terra. Aveva gli occhi aperti, sgranati. Non respirava, e il suo corpo era sconvolto da dei brividi. Una signora gli stava tenendo ferma la testa sulle sue gambe . Mi avvicinai con aria professionale “Grazie signora, faccio io! Sono un medico” quelli intorno si spostarono per lasciarmi spazio mentre Felix cercava di allontanare più curiosi possibili. Un signore di mezza età disse “Bisogna chiamare un ambulanza?.”

Scossi la testa, “Prima vediamo cos'ha. Allontanatevi tutti , bisogna farlo respirare.”

Ubbidirono. Meno male che gli umani sono dei creduloni, pensai. Poi osservai Edward. Sicuramente la sua testa era andata in tilt. A parte gli occhi aperti sembrava come quando lo portavamo in camera dopo le sedute con Aro. Dovevo far finta di essere un medico.

Gli presi un polso per sentire le pulsazioni mentre con una mano gli sentivo la febbre. “Dove l'avete trovato? Da quanto tempo è qui? Qualcuno ha visto cosa è successo?”

A rispondermi fu la signora che lo stava tenendo quando ero entrato.

“L'ho trovato io, due minuti prima che arrivasse lei. Non ho visto cosa è successo. L'ho trovato per terra in questo stato e ho dato l'allarme”

In quel momento Felix mi passò una coperta che la titolare del negozio aveva recuperato.

“E vivo?” chiese preoccupata. Non sarebbe stata certo una buona pubblicità per il negozio se si fosse saputo che un ragazzo era morto in circostanze misteriose nei suoi bagni.

“Si.” dovevo calmare le acque “ E' vivo. Non credo abbia niente di particolare, probabilmente una crisi epilettica. Dovrebbe passare tra qualche minuto. Niente di preoccupante. Potete andare ci penso io e il mio amico”

La scusa che avevamo usato all'aeroporto era buona. Mi voltai un odore strano come di cane bagnato mi aveva colpito il naso, ma non ebbi il tempo di verificare, Edward emise un gemito chiudendo gli occhi e raggomitolandosi su se stesso. “Tranquillo ragazzo, va tutto bene. Presto passerà tutto. Stai tranquillo” L'accarezzai, cercando di tranquillizzarlo. Potevo prenderlo in braccio senza sforzo e portarlo fuori, ma avrei attirato troppo l'attenzione meglio aspettare che fosse in grado di alzarsi da solo. Sapevo che si sarebbe ripreso, bastava dargli un po' di tempo. Aveva ricominciato a respirare, anche se un po' affannato, e questo era un buon inizio.

Una ragazza biondina e carina mi passò un bicchiere d'acqua. “Provi a farlo bere. In genere serve”

No, non sarebbe servito a molto in questo caso. Ma agli umani faceva bene e quindi...Gli alzai la testa piano e lo chiamai dolcemente “Ragazzo, ragazzo. Sveglia apri gli occhi, guardami.” Continuava a tremare, meno male che la coperta lo nascondeva abbastanza. Felix continuava a cercare di allontanare i curiosi, ma qualcuno voleva vedere come andava a finire.

“Bevi... piano ...così” gli forzai l'acqua in gola, sapendo che l'avrebbe vomitata più tardi, ma incredibilmente servì.

Aprii gli occhi, e iniziò a tossire cercando di sputarla.

“Bravo, calmati. Va tutto bene.” cercai di fare breccia nella sua mente.“Guardami, guardami negli occhi”. Se fossimo stati soli lo avrei preso a schiaffi per riportarlo in se, ma c'erano troppi testimoni che non avrebbero capito e approvato.

Mi guardò e un lampo di lucidità gli illuminò gli occhi. “Dove sono?” mormorò con un filo di voce appena udibile. Tirai un sospiro. Era lucido, non in forze ma almeno lucido.

“Mi chiamo Demetri e sono un medico. Ti sei sentito male nei bagni della libreria. Adesso stai calmo un attimo e vedrai che ti riprenderai subito.” Era una buona spiegazione, l'importante era mantenere l'apparenza. Speravo che capisse e stesse al gioco.

Lui mi guardò incerto e preoccupato “Demetri” mi chiamò

“Sono qui ragazzo. Stai calmo.”

“Sto bene, posso alzarmi?” era spaventato. Probabilmente sapeva di averla fatta grossa.

“No. Non ancora. Prendi fiato un attimo. Rilassati. Non ti lascio solo” Non volevo che si alzasse e poi ricadesse giù. Meglio aspettare che fosse in grado di uscire sulle sue gambe.

“Cosa è successo?” gli chiesi, mi domandavo come fosse finito nei bagni.

“Mi sono sentito male, la testa mi girava, avevo delle fitte fortissime, tremavo. Volevo uscire, prendere un po' d'aria, ma devo aver sbagliato strada, non trovavo l'uscita. E poi tutto è diventato nero e sono crollato”

Annui, la sua storia reggeva anche se... non mi sembrava del tutto sincero. Ma eravamo in pubblico. Non era certo questo il momento degli interrogatori e non era neanche compito mio.

“Te la senti di alzarti adesso?” lo vidi annuire e lo aiutai. Stava in piedi malamente e Felix venne in suo soccorso.

“Portiamolo fuori. Un po' d'aria è quello che gli serve” dichiarai deciso e professionale.

Mentre Felix usciva con Edward, mi affannai a tranquillizzare tutti.

Presto l'episodio sarebbe stato dimenticato ma Edward, per qualche tempo avrebbe avuto il divieto di entrare in quel negozio.


Uscii e vidi che Edward, stava in piedi da solo. Lo presi sotto braccio e gli sussurrai “Hai combinato un gran pasticcio ragazzo. Siamo tutti nei guai adesso e ci è andata bene per un pelo. Se ci fosse stato un medico lì dentro, scoppiava un gran casino. Adesso andiamo, leviamoci da qua e torniamo di corsa alla Rocca. Per oggi hai già creato fin troppi problemi.”

Lui annui e per tutta la strada stette a testa bassa e in silenzio. Scossi la testa, Felix avrebbe fatto rapporto ad Aro e sicuramente saremmo finiti tutti sotto processo.





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Capitolo 31
*** E ora che facciamo? ***


Ciao a tutti e grazie a chi non si è ancora stufato di seguirmi.
Non sò se avete notato ma avevamo lasciato Edward insieme ai Cullen in un magazzino e invece Demetri lo ha ritrovato in un bagno. Cosa è successo???
Lascio la parola a Carlisle che ci racconterà  cosa gli è successo e quale drammatica decisione hanno dovuto prendere.
Un bacione a tutte e buona lettura.


Capitolo 31 - E ora che facciamo?



Carlisle


Nessuno di noi si aspettava che Edward reagisse così. Tanto meno io. Se l'avessi saputo non l'avrei chiamato. Sembrava aver assorbito abbastanza bene le informazioni ricevute, e non credevo che il solo vedermi lo facesse crollare. Probabilmente avevamo esagerato. Eleazar ce l'aveva detto di andarci piano, ma non eravamo stati in grado di contenere la nostra gioia. Avevo fatto tanto la predica a Bella su come bisognasse andarci con i piedi di piombo per non sconvolgerlo ed adesso mi rendevo conto che a sbagliare eravamo stati noi. Esme nella sua impazienza l'aveva quasi assalito ed io non ero stato da meno. Sapevamo che era stanco e non a posto del tutto già quando era uscito dalla Rocca, ma non ne avevamo tenuto conto abbastanza.

Quando crollò, non fece in tempo a cadere per terra, Esme velocemente aveva capito cosa gli stava succedendo e l'aveva afferrato prima che cadesse al suolo.

Seduta per terra l'aveva abbracciato cullandolo come un bambino piccolo. Lui era rimasto con gli occhi aperti dilatati lo sguardo fisso su qualcosa che solo lui vedeva mentre il suo corpo tremava. Gli andammo tutti vicino accarezzandolo e chiamandolo dolcemente per svegliarlo. Ma non c'era nulla da fare. L'unica reazione fu quando la sua mano catturò il polso di Esme, portandosi la mano di mia moglie vicino al viso.

Rimanemmo lì indecisi su cosa fare per almeno cinque minuti. Nessuno parlava a parte Esme che lo chiamava dolcemente mormorandogli di stare tranquillo che lei era lì vicino a lui. Poi il mio cellulare suonò era Seth “Carlisle, mandalo su. Demetri e Felix stanno iniziando a perdere la pazienza... penso che fra poco verranno a cercarlo.” Chiusi il cellulare con uno scatto secco. Poi guardai la mia famiglia che aspettava una mia decisione.

“Portiamolo nei bagni e lasciamolo lì. Qualcuno lo troverà e Demetri e Felix si occuperanno di lui”

“Sei impazzito Carlisle?” mi apostrofò Esme “Non possiamo lasciarlo. Portiamolo via con noi. Quando si sveglierà gli spiegheremo tutto. Vedrai... capirà!”

“Non è questo il problema Esme.” risposi a malincuore. Quanto mi sarebbe piaciuto fare come diceva lei. “Se anche lo portassimo via e lui accettasse chi è e ricordasse tutto...è un volturo ormai. Ha fatto il giuramento. Sparire sarebbe come disobbedire. Non lo perdonerebbero mai, lo cercherebbero e lo ucciderebbero insieme a tutti noi considerati suoi complici. E' diserzione Esme. Aro considera pericolosa la nostra famiglia e noi gli metteremmo una scusa perfetta per annientarci. Deve rimanere con loro, per ora. Hai sentito stanno arrivando e non devono sospettare se vogliamo riuscire a realizzare il nostro piano. Dobbiamo farlo trovare. Si prenderanno cura di lui. Vedrai.!” avevo la voce rotta, carica di dolore ma sapevo che era l'unica strada. 

Esme e gli altri iniziarono a protestare, nessuno se la sentiva di lasciarlo in quelle condizioni, per fortuna che Alice venne in mio soccorso “Carlisle, ha ragione. Io l'ho visto. Demetri si occuperà di lui. Andrà tutto bene. State tranquilli.”

“Grazie Alice” le mormorai. Lei mi sorrise triste e sottovoce, che gli altri non sentissero, mi disse “Ho anche visto che Felix farà rapporto e probabilmente lo puniranno.”

Le sorrisi triste “Sopravviverà anche a questo. Adesso sa che esistiamo e che gli vogliamo bene e siamo pronti ad aspettarlo. E' forte e lo dimostrerà.”

Mi sorrise mentre Emmett e Jasper lo spostavano nei bagni dove qualcuno l'avrebbe trovato.

La cosa più difficile fu aprirgli con gentilezza la mano per allontanarlo da Esme. Emise un gemito e chiamò “...mamma...”
Fu l'unica parola che lo sentimmo mormorare, ma fu la più dirompente.

Ebbe un effetto terribile su di noi ghiacciando il nostro cuore freddo ma fu ancora più doloroso per Esme quando fui costretto ad allontanarla da suo figlio. Non lo era biologicamente, ovviamente, ma per lei non c'era alcuna differenza. Era distrutta. Era come quando l'avevo trovata che aveva perso il suo bambino e provato a suicidarsi dal dolore.

Alice mi passo vicino e sussurrò “Stai con la mamma stasera, Carlisle, non la lasciare, parleremo io e Jasper con Bella. Le racconteremo tutto noi. Tu pensa ad Esme. Ha bisogno di averti vicino.”

Annui riconoscente. Quella sera avremmo avuto due persone da consolare.


**


Erano passati dieci giorni e di Edward nessuna traccia. Stavamo impazzendo. Non avevamo notizie. Sorvegliavamo notte e giorno tutta Volterra e il suo perimetro. Ma niente. Vedevamo uscire gli altri vampiri a volte , ma lui no, sembrava sparito nel nulla.

Iniziavamo a scoraggiarci e a pensare alle cose più orrende. L'avevano punito? Stava male? Sembrava essersi ripreso o così ci aveva detto Seth che attirato dalla confusione si era mischiato nella folla di curiosi e aveva seguito, mimetizzato, i soccorsi che Demetri aveva prestato ad Edward. Poi li aveva pedinati riferendoci che Edward era stato in grado di camminare con le sue gambe fino alla Rocca, anche se era palese che non stesse bene. Ma i dubbi rimanevano. Forse era impazzito o più semplicemente non voleva più vederci . Come avremmo potuto biasimarlo?

Era il non sapere che ci logorava. Neanche Alice lo aveva più visto, solo brevi flash, senza alcun senso, aveva riferito.

Ero preoccupato soprattutto per Esme e Bella. La prima non aveva ancora assorbito l'accaduto ed essere stata separata così da Edward, l'aveva ferita profondamente. La seconda si torturava di non essere riuscita ancora a vederlo. Pensava che se ci fosse stata lei le cose sarebbero andate diversamente, forse meglio. Non potevamo saperlo, nessuno nemmeno Alice aveva potuto prevedere cosa sarebbe successo.

Era notte, ed eravamo nel nostro appartamento. Bella cullava Renesmee, la quale non ci chiedeva mai di Edward, anche se sapevamo che era continuamente nei suoi pensieri. Per prendere sonno infatti stringeva una sua foto stretta, stretta al petto convinta che nessuno la vedesse. Come tutti i bambini evitava di parlare e di chiedere per paura di sentire la risposta sbagliata.

Io ed Esme eravamo sul divano. L'abbracciavo forte, mentre lei taceva con la testa appoggiata alla mia spalla. Potevo percepire il suo dolore investirmi come onde su uno scoglio. Io e lei non eravamo più usciti, avevo lasciato l'incarico di perlustrare la città ai ragazzi e ai licantropi che instancabili continuavano nella vana ricerca.

Ero già rassegnato a non ricevere notizie neanche quella notte quando il cellulare suonò.

Era Jacob “Carlisle...” la sua voce era tesa, nervosa qualcosa non andava. Mi tirai su di scatto attento “Dimmi Jacob, sono io”

Un attimo di silenzio poi sentii la sua voce. Era strana, era decisamente preoccupato. Misi il viva voce e gli altri si avvicinarono “Ho un problema ...” di nuovo silenzio

“Che succede Jacob?” lo esortai in preda al panico. I Volturi lo avevano scoperto, era nelle loro mani.? Tremai al solo pensiero.

“C'è qua... vicino a me... Edward. Ho i suoi denti sul mio collo... Dice che lo devo accompagnare da voi altrimenti mi uccide e si beve il mio sangue malgrado io puzzi”

Eravamo scioccati. Nessuno parlò.

Avevo sentivo la sua voce tremare. Se si trasformava, avrebbero combattuto.

“Stai calmo Jacob, non ti farà del male. Se avesse voluto l'avrebbe già fatto. Digli che ci vediamo alla porta est dentro al boschetto. Io avviso gli altri. Non ti agitare tranquillizzalo. Stai attento”

“Va bene ... ha sentito … ha detto che ci vediamo là fra quindici minuti. E... Carlisle, gli puoi dire di levare la sua bocca dal mio collo? Non mi sento molto tranquillo.”

“Edward mi senti.? Non ti agitare, non fargli del male te ne pentiresti, ti prego ascoltami...” ma la comunicazione era già caduta. “Andiamo” dissi ad Esme.

“Veniamo anche noi” ci informò Bella con un tono che non ammetteva repliche.

“Sei pazza Bella? Edward è fuori di testa. Non hai sentito come ha minacciato Jacob? Non so cosa gli può essere successo, ma non è da lui comportarsi così, è pericoloso. Ricordati è un vampiro della Guardia. Non puoi mettere a rischio la vita di Renesmee in questo modo.” ero preoccupato.

“Sono sua moglie e lei è sua figlia. Non ci farebbe mai del male e poi voglio vederlo. Stavolta non rimaniamo indietro.” .

La guardai, ed Esme mi fece un sorriso “Ha ragione Carlisle, farei anch'io lo stesso. Non dobbiamo per forza dirgli o svelargli tutto, ma è giusto che Bella e Nessie almeno lo vedano. Resteranno nascoste almeno all'inizio e vediamo come si comporta questa volta.”

Ero in inferiorità e dentro di me sapevo che avevano ragione.

“Va bene Bella, vesti Nessie e andiamo non abbiamo molto tempo e preferisco non farli aspettare, erano entrambi troppo nervosi.”



Non ci mettemmo molto ad arrivare. Renesmee si era svegliata e adesso stava in braccio a Bella, vestita con la testa appoggiata alla sua spalla. Le avevamo spiegato che forse avrebbe rivisto il suo papà, ma che doveva stare ferma e zitta finchè non le avessimo dato il permesso di muoversi. Bella dolcemente le aveva anche spiegato che Edward, non stava bene e che avrebbe anche potuto non riconoscerla. Lei aveva annuito guardandoci con la sua aria seria. Anche se aveva solo dieci mesi, era straordinariamente intelligente e capace.

Come d'accordo Bella e Renesmee si erano nascoste dietro di noi mentre io ed Esme avremmo affrontato Edward.

Non ci fecero aspettare molto. Per primo spuntò Jacob. Sembrava abbastanza tranquillo e quando ci vide ci salutò festoso “Eccovi qua.” poi si girò “ Ci sono già succhia-sangue, te l'avevo detto di stare tranquillo che ti ci avrei portato” si spostò di lato e con un balzo in avanti si trasformò in lupo.

Dietro a una certa distanza vidi Edward. Si era fermato e spostava la testa in continuazione fra noi e il grosso lupo dal pelo rosso. Sembrava indeciso e titubante. Era vestito con la divisa della guardia che conoscevo assai bene, sopra l'abbigliamento impeccabile nero brillava illuminato dalla luna il medaglione d'argento con il simbolo dei volturi.

Portava il cappuccio tirato sulla testa e non riuscivo a vedere i suoi occhi, ma ne percepivo lo sguardo su di noi. Fece due passi sempre incerto poi si abbassò il cappuccio e ci fissò con gli occhi ormai più neri che gialli. “Voglio delle risposte... Devo sapere....” la voce era un sussurro appena accennato.

Annui e feci per avvicinarmi. “Fermo! Non ti avvicinare... ti prego.” disse e rimase in silenzio a fissarci.

Sembrava indeciso, come se non sapesse cosa fare, probabilmente stava studiando la situazione. Aspettai poi decisi di rompere il silenzio. Anche noi non sapevamo bene come comportarci o cosa dire le domande erano tante ma una mi premeva più di tutte.

“Come stai Edward,? Stavamo impazzendo a non avere più tue notizie. Perché non sei più venuto a Volterra?”

Mi guardò, sembrava triste. “Non ha importanza. Non ho tanto tempo. Dimmi Carlisle... chi sono?”

Restai impietrito poi mi feci coraggio e dissi “Il tuo nome era Edward Masen da umano. Ora fino a poco tempo fa eri e per noi lo sei sempre, Edward Cullen appartenente al Clan di Olympia”


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Capitolo 32
*** Il processo ***


Ciao a tutte.
Immagino vi chiederete cosa succederà adesso e se incontrerà Bella e Nessi. Lo scoprirete presto  ma prima facciamo un passo indietro e vediamo cosa ha spinto Edward a catturare Jacob e cosa gli passando per il suo tenero cervelletto e soprattutto come ha reagito sentendo il suo nome.
Vi lascio al capitolo e vi ringrazio ancora per essere qui.  A presto.
Ps: il postaggio nella prossima settimana ritornerà normale.

Capitolo 32 - Il processo


Edward


Il rientro nella rocca fu veloce e silenzioso. Dopo che Demetri mi aveva portato fuori dalla libreria, ci eravamo avviati diretti verso la Rocca . Ero talmente stanco e sconvolto che non avevo pensato ad altro se non a mettere i piedi uno davanti all'altro. Arrivati mi lasciarono nella mia camera. Passai le ore successive sdraiato sul letto, tremante a nascondere nella mia mente quello che era successo. Temevo che Aro potesse trovarne traccia, e conoscendolo ormai bene, avevo capito come ingannarlo e nascondergli quello che volevo.

Venne a prendermi Jane e con un sorrisino soddisfatto mi annunciò “Vieni, vestiti da Guardia e cerca di comportarti come tale. I Signori di Volterra ti aspettano per sottoporti a giudizio”

La segui silenzioso ed entrammo nella sala delle udienze. Per un attimo mi mancò il fiato, nella sala erano presenti quasi tutti i Volturi, mentre in piedi nel centro mi aspettavano Demetri e Felix.

Jane mi spinse a fianco a loro e si andò a sistemare vicino a Caius che mi guardava con aperta ostilità.

“Ben arrivato Edward, ti stavamo aspettando” Aro si era alzato e dopo avermi salutato si rivolse a tutti i vampiri “Amici, vi ho convocato qui perché questa mattina è successo un fatto grave. Queste tre Guardie Reali hanno rischiato di farci scoprire qui nella nostra Volterra. Siamo quindi chiamati a sentire l'accaduto e a giudicare se siano colpevoli o meno di tradimento emettendo una sentenza equa. Capitano Demetri vuoi raccontarci tu, tutto l'accaduto?”

Mi sentii pervadere da un brivido, pensavo che sarei stato punito solo io, non che fossero coinvolti anche i miei accompagnatori. Demetri, tranquillo e sicuro di sé come al solito, iniziò a raccontare gli avvenimenti di quella mattina, senza omettere i loro dubbi sulla mia salute. Non sapevo come erano andate le cose e rimasi sorpreso quando seppi che mi avevano portato fuori su ordine di Aro .

Quando tacque Aro si rivolse a Felix “Capitano avete nulla da aggiungere?”

“No, nobile Aro, solo che la nostra colpa è stata la leggerezza nel valutare la salute di Edward. Ma che tutti noi eravamo in buona fede”

Aro annui e si rivolse a me “E tu Edward, vuoi aggiungere qualcosa?”

Inghiottii a vuoto “Si, volevo solo prendermi la responsabilità di quanto successo. Ho insistito per continuare il nostro giro malgrado sapessi di non stare bene. Non mi ero reso conto del mio stato di salute, e mi dispiace profondamente per quello che è successo. Vi chiedo scusa e di perdonare Felix e Demetri. La colpa è la mia.”

“E' assurdo! Stanno mentendo! Non possono essersi tutti comportati così da sciocchi. Hanno qualche secondo fine. Chiedo che vengano puniti tutti e tre con la massima severità” Caius non si era certo fatto mancare l'occasione per poter essere crudele. Aro annui “Potresti avere ragione Caius, ma c'è un modo per saperlo con certezza. Demetri avvicinati e dammi la mano” Il capitano ubbidì senza esitazioni e chinò la testa rabbrividendo mentre Aro gli penetrava nella sua mente. Quando ebbe finito non fece commenti invitando Felix a fare altrettanto. Poi dopo aver sondato anche lui si rivolse a me “Vieni Edward. Avvicinati”. Feci due passi e allungai la mano come avevano fatto gli altri, ma Aro con un sogghigno scosse la testa. “No, Edward. In ginocchio davanti a me”. Voleva umiliarmi, non c'era infatti differenza su dove posasse le mani nell'utilizzo del suo potere. Ubbidii senza esitazioni. Era inutile e stupido opporsi. Mi posò le mani sulla testa e penetrò nella mia mente. Ovviamente ero ormai abituato a sentirlo dentro di me, per cui rimasi fermo e tranquillo. Quando ebbe finito di rivoltare i miei ricordi di quella mattinata si scostò da me e mi fece segno di alzarmi e tornare al mio posto.

“ Caius, Marcus e amici miei, le nostre tre Guardie hanno detto la verità. La leggerezza nel valutare la situazione è la loro unica colpa. Ora mi chiedo con quanta severità vadano punite ”

“Con molta severità Aro. Non possiamo rischiare di attirare l'attenzione, soprattutto qui. La loro sarà pure stata una “leggerezza” come la definisci tu, ma poteva costarci cara e quindi vanno puniti in maniera esemplare.” Caius era soddisfatto, potevo percepire la sua mente godere nell'infliggere punizioni..

“Hai ragione Caius” affermò Aro “ma permettimi di ricordarti che sono riusciti a risolvere la situazione in maniera molto efficace. Di questo dobbiamo dargliene atto. Cosa ne pensi tu Marcus?”

Marcus aveva l'aria annoiata come al solito, pareva quasi che non fosse stato neanche a sentire quello che si era detto fino questo momento o almeno così mi era sembrato ma.....“E' una situazione particolare. Non trovo colpa in loro, solo superficialità. Li punirei certamente ma non in maniera grave, come pretende Caius. Credo che tu Aro, fratello carissimo, saprai trovare una giusta ed equa punizione tenendo conto che l'errore è stato dovuto alla stanchezza che noi stessi abbiamo causato!”

“Giusto !” esclamò Aro “Un po' di colpa l'abbiamo anche noi Caius, che abbiamo stancato troppo il nostro Edward ed ordinato che uscisse. D'altronde Felix e Demetri avevano il compito di valutare la situazione e in questo hanno fallito e in più si sono fatti influenzare dall'opinione di un loro sottoposto. Questo è un fatto grave per chi ha il grado di Capitano. Ritengo pertanto che abbiamo bisogno di un periodo di riflessione, per cui verranno degradati e impegnati ad fare un po' di sana guardia alle porte per un periodo di venti giorni a partire da oggi. Poi saranno reintegrati nel loro grado sperando che abbiano riflettuto sulla loro responsabilità.

In quanto a te Edward, sono addolorato che tu abbia tutta questa voglia di uscire dalla Rocca. Posso solo limitatamente capirlo in quanto la nostra vita di vampiri ci mette dei limiti e non è saggio per noi frequentare il mondo degli umani. Ritengo pertanto che tu sconti quattro giorni di gabbia durante i quali potrai riflettere sul giusto comportamento da tenere. E ovviamente, visto che hai attirato troppo l'attenzione su di te , ti sarà vietato uscire per Volterra per almeno altri sei mesi.”

Come pronunciò le sentenze, vidi Jane e Alec sorridere soddisfatti mentre Caius sembrava imbronciato. Probabilmente per lui le punizioni erano troppo leggere.

Rimasi fermo e tranquillo come Felix e Demetri anche se potevo percepire i loro pensieri furiosi.

“Adesso andate. Alec, pensa tu ad assegnare i nuovi turni di guardia, mentre mia cara Jane occupati di Edward” Aro ci congedò ed io passando a fianco a Felix e Demetri sussurrai “Mi spiace”. Ovviamente non ottenni risposta, e silenziosamente seguii la mia carceriera.


Sapevo già quello che mi aspettava, e non avevo paura. Quando arrivammo di fronte alla Gabbia esitai un attimo, poi entrai.

La porta si richiuse dietro di me con un tonfo. Adesso ero solo e potevo liberamente pensare alla mia famiglia. Con calma passai il lungo periodo di prigionia a ripensare a tutto quello che era accaduto, e a tutte le immagini che l'incontro con i miei genitori aveva richiamato alla mia memoria.

Ero finalmente consapevole, che tutte le visioni spuntate fuori dal mio cervello in questi ultimi tempi, non erano frutto della pazzia come temevo ,ma ricordi di fatti e persone reali.!!

Cercai di ricostruire la mia vita e la mia famiglia ma avevo parecchi buchi, era come un puzzle a cui mancavano ancora diverse tessere. Cosa c'entrava un licantropo con me? E chi era il mio angelo dagli occhi marroni o rossi che mi stava tanto a cuore.? Per non pensare alla bambina dagli occhi cioccolato e i capelli bronzei come i miei? Adesso sapevo che fuori per Volterra c'erano i miei fratelli e i miei genitori che mi aspettavano. Sapevo che tutti mi amavano e sentivo la loro mancanza. Volevo rivederli, avevo tante domande da fargli, ancora tanti buchi da colmare. Volevo trovare il coraggio di abbracciare mia madre e mio padre. Ma come potevo fare?

La punizione più grande non sarebbero stati i quattro giorni chiuso lì dentro come tutti pensavano ma il divieto di uscire che equivaleva a non vedere più la mia famiglia senza potere cercare le risposte alle mille domande che mi giravano e torturavano la mente. Dovevo trovare un modo.

E così passai l'ultimo giorno a nascondere i miei sentimenti, in modo che Aro continuasse a ignorare i miei propositi.

Quando mi liberarono ripresi la mia vita di prima con l'unica differenza che passavo tutto il tempo libero dal servizio chiuso nella mia stanza. Anche il conforto del cortile mi era stato vietato. Per fortuna avevo fatto scorta di libri e cd, perché altrimenti sarei impazzito. Ma ci andai vicino ugualmente quando mi ricordai del cd che Alice mi aveva consegnato la prima volta e lo misi nello stereo. Una dolce musica, che sembrava una ninna-nanna suonata al pianoforte invase la mia stanza provocandomi un dolore orrendo mentre la mia mente volava prima in una casa, dove suonavo al pianoforte quella stessa canzone al mio angelo dagli occhi marroni seduta vicino a me e poi in una stanza da letto, mentre abbracciandola le cantavo la stessa melodia. Due immagini dolcissime, due immagini che mi fecero venire voglia di fuggire da quell'odiosa stanza. Ma non potevo ero sorvegliato ancora più di prima. Mi sedetti sul divano sconvolto e mi ritrovai in mano “Romeo e Giulietta”. Sapevo che era legato in qualche modo alla mia vita precedente e preso coraggio iniziai a leggerlo avidamente.

In tre giorni lo lessi tutto, ma malgrado m'irritasse a morte non riuscii a comprendere come fosse legato alla mia vita. Mi arrabbiavo, contro Romeo, contro la sua stupidità, contro il fato e le possibilità, ma non capivo il perché. Era un altro mistero che forse sarei riuscito a svelare più avanti. Quando finii il libro, ne iniziai uno di biologia, ma sapevo già tutto e lo trovai noioso da morire. Non riuscivo a capire cosa mi avesse spinto a comprarlo. Cosa centrava biologia con me? Sentii anche gli altri cd che avevo comprato e quando misi su quello di Debussy che mi aveva passato Alice, mi apparve nuovamente il mio angelo che stavo abbracciando teneramente.

Ero irritato, nervoso. Ogni cosa , persino il mio stupido e piccolo armadio mi faceva venire malinconia risvegliandomi ricordi confusi e dolcissimi allo stesso tempo.

Erano passati dieci giorni dal mio processo e iniziavo a smaniare all'idea di rimanere al chiuso ancora per tanto.

Quella sera mi ero preparato per andare come al solito da Aro, quando la porta si aprii e Damiano mi chiamò tutto sorridente “Andiamo Edward. Vieni, sbrigati. Stasera si mangia”.

Lo guardai allibito. Giusto! Avevo letto qualcosa nella mente di Aro la sera prima, ma non avevo intenzione di cibarmi di sangue umano. Evidentemente Aro , sperava che prima o poi cedessi perchè anche questa volta voleva costringermi ad assistere alla carneficina.

Quando entrammo nella sala, mi misi vicino alla porta. Un piano si era definito nella mia testa. Un piano rischioso eppure questa era l'unica occasione per fuggire a Volterra in cerca della mia famiglia.

Non ci volle molto a sgattaiolare fuori, durante i banchetti tutti non pensavano ad altro che cibarsi ed io riuscii a uscire nella buia notte.

Per prima cosa annusai l'aria fresca e umida beandomi di quelle sensazioni che ormai mi mancavano, poi mi avviai verso la piazza principale. Da lì avrei girato nella cittadella annusando e sperando d'imbattermi nei miei fratelli.

Ad attirare la mia attenzione fu però l'odore di cane bagnato che mi arrivò da dentro un vicolo stretto. Avanzai lentamente e silenzioso come solo la mia razza è capace di fare e notai il grosso ragazzone che avevo visto il primo giorno a Volterra. Il licantropo. Furtivamente mi portai alle sue spalle poi gli saltai addosso mentre lui si girava pronto a trasformarsi. Mi vide e si bloccò dandomi il tempo di piombargli alle spalle e di poggiargli i denti sul suo collo.

“Stai zitto e fermo se non vuoi che ti morda” gli sibilai, spaventato da quel corpo che tremava sotto di me.

“Edward. Sei tu?... Ma cosa ti prende?.... Spostati succhia-sangue” la voce di Jacob era tutt'altro che tranquilla e il ragazzo tremava cercando di trattenersi dal trasformarsi.

“Zitto licantropo. Non so che legame ci sia tra me e te, ma penso che tu sappia dove siano i miei genitori, o sbaglio? Portami da loro o ti stacco la testa dal collo con un morso e bevo il tuo sangue puzzolente.”

“Certo, certo... Diciamo che siamo.... amici o giù di lì...” bofonchiò mentre tirava fuori dalla tasca un cellulare ultimo modello “Adesso chiamo tuo padre, e gli dico dove possiamo vederci. Ma tu allontanati, non piace avere i denti di un vampiro attaccato al collo”

“Scordatelo, lupo. Quando avrai chiamato. Altrimenti potrei provare a vedere quanto è resistente la tua pelle”

Il ragazzone che sapevo chiamarsi Jacob, telefonò e sentii la voce di mio padre darmi un appuntamento.

Con un gesto secco e repentino requisii il cellulare a Jacob e chiusi la conversazione. Poi gli intimai di precedermi, mentre mi tiravo su il cappuccio per non farmi vedere. Stavo rischiando molto. Chissà come avrebbe reagito Caius a sapere che ero a spasso per Volterra in compagnia di un licantropo. Un sorriso increspò le mie labbra mentre seguivo il mio cane da compagnia.

“Allora Edward, hai deciso finalmente di farti vivo. Eh! Non sei mai uscito di notte, e da solo.... Perché sei solo vero?” Jacob che mi precedeva di diversi passi sembrava aver riacquistato la calma mentre io ero sempre più nervoso.

“Sono solo. Non ti preoccupare lupo”

Si girò a guardarmi e rimase in silenzio, probabilmente aveva capito il mio nervosismo e aveva paura a stuzzicarmi troppo.

Quando vidi i miei genitori, abbassai il cappuccio per farmi riconoscere, e rimasi lì fermo e indeciso su come comportarmi.

Jacob, si era trasformato, nel grande lupo dal pelo rossastro e io non sapevo chi guardare. Ero affascinato da quella creatura che risvegliava in me numerosi ricordi e nello stesso tempo volevo andare ad abbracciare i miei genitori. Ma avevo paura di me stesso, delle mie reazioni. Non sapevo cosa fare, non volevo crollare di nuovo..... Avevo poco tempo e troppe domande. Anche loro stavano fermi a guardarmi, anche loro dovevano avere timore di me o di come potevo reagire. Forse li avevo spaventati, forse avevano deciso di non volermi più vedere delusi dal mio comportamento. Poi mio padre interruppe i miei pensieri rivolgendomi una domanda che avrebbe richiesto troppo tempo nelle spiegazioni. Il tempo ecco il mio problema. Così evitai di rispondergli e gli porsi la più dolorosa delle mie domande. “Chi Sono?”. La risposta arrivò come una mazzata.

Lo sapevo, lo sapevo già, nel mio cuore e nella mia mente ero già consapevole di quella verità ma sentirmelo dire risvegliò in me una valanga di ricordi e sentimenti ormai dimenticati.

Stavo crollando di nuovo, ma non volevo, non potevo permettermelo. Arretrai e mi appoggiai a un tronco.

“State indietro” ripetei quasi supplicando quando vidi che si stavano avvicinando nuovamente. Avevo paura di quel contatto, paura di perdere la lucidità come la prima volta. Poi mi voltai verso il lupo per controllare la sua posizione. Mi metteva a disagio. E quando guardai di nuovo il volto sorridente dei miei genitori l'implorai di spiegarmi “Che legame ha lui con me. E poi, nella mia mente, vedo spesso una ragazza che mi appare a volte con gli occhi nocciola e a volte con gli occhi rossi, chi è? E perché è così ricorrente e importante per me? E la bambina, esiste una bambina con gli occhi della ragazza e i capelli bronzei come i miei?”

Vidi sorridere i miei genitori teneramente e poi dopo una breve occhiata d'intesa si spostarono e io la vidi.

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Capitolo 33
*** Spiegazioni ***


Ciao immagino che siate ansiose di sapere cosa succederà adesso. Come reagirà edward nel vedere sua moglie e sua figlia??
Allora non vi faccio perdere tempo e vi lascio alla lettura dandovi appuntamento a Venerdi.


Un bacione e ancora grazie a tutte voi che mi leggete e mi commentate. Grazie, grazie, grazie.


Capitolo 33 - Spiegazioni


Edward


Rimasi lì come una pietra. Il mio angelo dagli occhi marroni o rossi era lì che mi guardava.

Lei esisteva ed era ancora più bella di quanto ricordassi solo che adesso i suoi occhi erano arancione -giallo, anche se avevano la stessa espressione e la stessa profondità di sempre. D'istinto provai a leggerle nella mente ma nulla. Era muta, la sua mente era silenziosa. Mi persi a guardarla nei suoi occhi. Anche lei mi guardava come se fossi la cosa più bella che vedesse. Mi sentivo in imbarazzo, non riuscivo a smettere di guardarla e di sorriderle. 

Chi era? Non ricordavo il suo nome ma sapevo che era il mio mondo, la mia ragione di vita.

Poi un movimento al suo fianco attirò la mia attenzione. Abbassai lo sguardo e la vidi. Vidi la bambina. Aveva gli stessi occhi marroni del mio Angelo, la stessa profondità.

Rimasi fermo, impietrito, non sapevo cosa fare, cosa dire. Avevo paura che tutto svanisse, che fosse solo un sogno.

Lei e la bambina stavano ferme e zitte, si limitavano a guardarmi con aria assorta. Probabilmente avevano paura... paura di me. Fu Jacob a interrompere la mia mente sognante “E dai Edward. Cosa aspetti. Mica ti mangiano. Avvicinati. Parlagli. Ma stai bene attento. Se provi a fare loro del male ti stacco la testa a morsi. Chiaro!!”

Jacob, non doveva preoccuparsi, non volevo fare loro del male. Come avrei mai potuto ferire il mio angelo e la bambina? Ma non sapevo come comportarmi. Avevo paura non di loro ma di me stesso. Se mi fossi avvicinato ... se l'avessi toccata ... forse sarei di nuovo crollato, e non potevo rischiare.

Ma come potevo spiegarle che la desideravo, che volevo abbracciarla, baciarla, farla mia, ma che la mia mente sarebbe potuta impazzire di fronte a tanta gioia? Che avrei potuto crollare sopraffatto dalle immagini della memoria che ritornava prepotente nella mia testa, facendosi spazio e trascinandomi nell'oblio proprio come era successo l'ultima volta? Mi avrebbe capito o si sarebbe spaventata e sarebbe fuggita? Con che coraggio l'avrei chiesto qual'era il legame che ci univa, senza offenderla? Perchè sapevo che lei era importante, ma non riuscivo a capire. Mancavano ancora troppi pezzi del mio puzzle e solo lei poteva colmare i buchi della mia mente tormentata.

Iniziai ad arretrare indeciso su cosa fare, su come comportarmi. Spaventato da me stesso.

Poi fu un momento.

La bambina come mi vide indietreggiare si staccò dalla ragazza e con tre balzi velocissimi atterrò tra le mie braccia gridando “Papà non andartene via, ti prego, resta con me!!!”

In quel momento successero varie cose in contemporanea. Con la coda dell'occhio vidi il licantropo avanzare ringhiando preoccupato “ Non farle del male... ti prego” , i miei genitori fecero due passi avanti gridando“No, Nessie.!!!!”. Il mio angelo si porto la mano alla bocca emettendo un singulto di terrore.

Ed io … mi ritrovai fra le braccia quel corpicino caldo che mi guardava con serietà. Potevo sentire il suo sangue caldo e invitante scorrere nelle sue vene, il cuore battere veloce sopra il mio petto freddo e muto. Era calda, era dolce ed io avevo sete. Ma a sconvolgermi non era stata la sua umanità ma le sue parole “Papà” mi aveva chiamato papà!!! Come poteva essere possibile, lei era umana, il suo cuore batteva mentre io ero un vampiro, eppure ero profondamente consapevole che lei era legata a me. Che lei in qualche misterioso modo ... era mia!

Poi la bimba allungò le sue manine e le posò sulla mia testa “No, Nessie non farlo” il grido di mio padre fu l'ultima cosa che sentii prima che il ricordo del mio passato invadesse con prepotenza la mia mente. Mi mostrò tutto, da quando era nata fino a quando ero sparito lasciandola sola. Mi mostrò la sua mamma, la mia Bella, i nostri baci teneri e le nostre carezze, la gioia dello stare assieme e la paura di doverci separare quando Aro ci aveva minacciati. Mi mostrò i miei fratelli che la viziavano, le cure dei nonni e il suo Jacob. Il suo amore.

Volevo crollare, non riuscivo ad accettare tutto, a capire tutto, era troppo ... tutto assieme, ma sapevo che se l'avessi fatto avrei fatto del male alla piccolina … alla mia bambina. Così mi lasciai cadere sulle ginocchia, tenendola stretta, assorbendo tutta la sua verità. Quando levò le sue manine dal mio volto, sbattei gli occhi e se avessi potuto mi sarei messo a piangere.

Finalmente avevo capito.!!!

Ero marito e padre, figlio e fratello.

Quella verità mi colpì levandomi il fiato e quando riuscii a vedere di nuovo mi trovai il mio angelo inginocchiato davanti a me. Mi guardava preoccupata, indecisa su cosa dire o fare. Posai la bambina, che dopo avermi dato un bacio sulla guancia corse tra le zampe del suo Jacob.

La guardai un attimo e la vidi teneramente appoggiata a lui, poi guardai la ragazza di fronte a me.

Non parlava, non si muoveva, mi guardava aspettando che io dicessi o facessi qualcosa.

Era così bella ... Con titubanza allungai la mano e le feci una carezza sfiorando appena la sua guancia, avevo paura che scappasse o si ritraesse da me. Ma lei mi sorrise, sempre senza dire nulla. Ero perso nelle profondità dei suoi occhi, mentre l'accarezzai nuovamente più deciso stavolta. Lei prese la mia mano e la baciò prima di stringersela sul petto. Volevo baciarla, ma temevo la sua reazione. Così mi avvicinai lentamente scrutando ogni sua espressione pronto a ritrarmi e le posai le labbra sulle sue. La sfiorai appena, poi mi scostai per vedere come aveva reagito. Tenendo gli occhi chiusi mi mormorò “Oh. Edward, quanto mi sei mancato, amore”. Le sorrisi timido “Anche tu amor mio.” poi lentamente le appoggiai di nuovo le mie labbra sulle sue e la baciai. Fu un bacio veloce, ma intenso e quando feci per scostarmi, mi mise le braccia intorno al collo e premette con decisione le sue labbra sulle mie. Rimasi un attimo stupito e imbarazzato, poi qualcosa si ruppe dentro di me. L'ultimo muro crollò e mi ritrovai a baciare la mia Bella, la persona che amavo sopra ogni altra cosa con un intensità e una passione che sorprese persino me.

Dopo pochi interminabili minuti, ci staccammo e ci guardammo negli occhi, consapevoli di esserci finalmente ritrovati. Avrei voluto correre e ballare, ma mi limitai a guardare il nostro miracolo d'amore. “Renesmee, bambina mia, vieni ti prego” La bimba corse subito e mi saltò di nuovo in braccio, mentre stringendo Bella con un braccio la baciavo sui capelli “Mi sei mancata piccola mia. Grazie. Grazie per avermi fatto ritrovare la tua mamma. Grazie per essere stata sempre nel mio cuore.” Poi senza sforzo mi alzai, mi voltai verso Jacob.
“Grazie Lupo, ora so cosa ci unisce e cosa ci divide. Ti devo molto e soprattutto so quanto la mia Nessie ti voglia bene. Scusa per questa sera” Lui sbuffò “Di niente succhia-sangue, lo sai che io sono il suo schiavo. Lei ha scelto me, non il contrario. Ci vediamo tra poco, le lascio nelle tue mani.” e sparì veloce nella notte.

Io mi ero voltato a guardare la mia Bella negli occhi, a perdermi nuovamente dentro di essi. Volevo parlarle, farle mille domande ma soprattutto volevo di nuovo baciarla, ma prima dovevo fare qualcosa di altrettanto importante.

Mi staccai da lei lasciandole Renesmee vicino e andai verso i miei genitori che sorridenti ci guardavano silenziosi per non interrompere quel dolce momento, poi veloce mi tuffai fra le braccia di mia madre “Perdonami, Esme. Adesso so, adesso mi ricordo. Ti voglio bene mamma. Grazie, per tutto”

Lei mi abbracciò stretto e mi baciò sulla guancia “Sono stata tanto in pensiero per te. Avevo paura che ti facessero del male, che ti facessero soffrire. Ma vedo che stai abbastanza bene ... Sono felice di averti qui, figlio mio” Mi staccai dopo averle dato un bacietto timido sulla guancia e guardai mio padre “Grazie, Carlisle. Non so perché ma sei sempre stato vicino a me. Quando ero in difficoltà ti vedevo, sentivo la tua voce che mi dava forza. Sono felice di vederti, sono felice di essere qui.” l'abbracciai e lui silenzioso ed emozionato rispose al mio abbraccio “ Sono felice di poterti riabbracciare finalmente Edward. Ci sei mancato talmente tanto... Spero che Aro non sia stato troppo severo con te.”

Annui, ancora commosso. Non volevo raccontare niente, non ero ancora pronto a condividere quel lungo periodo pieno d' incertezze e paura.

Mi voltai e guardai di nuovo Bella, non desideravo altro che starle vicino. Mia madre e mio padre si scambiarono un sorriso complice “Bella, noi andiamo a casa. Renesmee deve andare a dormire e penso che tu ed Edward abbiate molte cose da dirvi. Raggiungeteci più tardi. Vi aspettiamo insieme ai vostri fratelli.”

“No aspetta nonna” la vocetta di Renesmee trillò felice “Papà, mi posso addormentare con te? Mi sei mancato così tanto...”

Feci un sobbalzo e adesso? Non ricordavo nulla di cosa facevo per farle prendere sonno. L'avrei delusa e ferita. Preoccupato guardai Bella in cerca di aiuto, ma Renesmee di nuovo con un balzo agilissimo mi saltò in braccio. Rimasi per un attimo fermo e impacciato mentre lei si accoccolava tra le mie braccia.

“Mi canti la mia ninna-nanna, papà?” mi chiese infilando una manina calda dentro la camicia e posandola sul mio petto ghiacciato.

La guardai e rimasi imbambolato un attimo mentre sentivo dentro di me rinascere profondo il legame che ci univa. Era bella e unica, ma soprattutto sentivo che era mia figlia. Iniziai così a passeggiare piano, sussurrandole la ninna-nanna che mi ricordavo cantavo sempre alla sua mamma. Per fortuna che Alice mi aveva dato quel cd da ascoltare! L'avrei dovuta ringraziare anche per questo. Mi persi dentro il suo visino che sereno dormiva felice e l'avrei tenuta così tutta la notte se non fosse intervenuta mia madre. “Sta dormendo Edward. Bisogna metterla nel lettino o la ghiaccerai. Ricordati che per metà è umana. Ci pensiamo noi, così potete stare un paio d'ore da soli tu e Bella. Penso che ne abbiate proprio bisogno.” Alzai lo sguardo e vidi l'amore traboccarle negli occhi “Grazie mamma” le sussurrai per non svegliare la piccola, mentre gliela passavo dopo averle dato un bacino sui suoi morbidi capelli.

Si allontanarono tutti in un baleno, e rimanemmo soli io e Bella.

La guardai sorridente e ancora una volta intimidito da quello che sentivo dentro di me e che vedevo riflesso nei suoi occhi. Lei mi venne vicino, si alzò sulla punta dei piedi e appoggiò le sue morbide labbra sulle mie. Il nostro bacio dapprima timido e impacciato risvegliò in me altri ricordi mentre le nostre mani riprendevano confidenza con i nostri corpi. E le tensioni e le paure svanirono nella gioia di ritrovarci dopo tanto tempo assieme mentre ci riscoprivamo in quell'unione così perfetta che tanto ci era mancata.

Quando dopo un po', ci sentimmo sazi di amore, lei appoggiò la testa alla mia spalla e accarezzandomi il volto mi sussurrò “Sai Edward, cercavo di non farlo vedere, ma quando sei scomparso mi sono sentita morire. Temevo di averti perso per sempre. E ancora adesso mi sembra di sognare, è così bello poterti di nuovo stringere ed abbracciare. Finalmente mi sento di nuovo completa.”

La guardai e mi persi ancora in quegli occhi arancioni che avevano il potere d'incatenarmi a lei “Mi spiace che tu abbia sofferto, amore mio. Per diverso tempo avevo dimenticato tutto di voi. Poi ogni tanto qualcosa suscitava dei ricordi, ma pensavo di essere pazzo. Temevo che lavorando per Aro nel leggere le menti altrui, la mia testa non riuscisse più a ragionare. Mi apparivate per lo più tu o Carlisle, ed erano quasi sempre ricordi dolcissimi che mi davano serenità e forza. Ma alcune cose ancora adesso non riesco a ricordarle o a collegarle con le mie visioni. Ti spiacerebbe tanto se ti facessi alcune domande?” Gli feci la domanda sussurrando temendo di offenderla, ma lei scoppiò a ridere e ricominciò a baciarmi felice “Questo te lo ricordavi?” mi chiese. Le restituì il bacio con gioia mentre ridacchiando le risposi “Qualcosa ricordavo, ma … preferirei fare un ripasso”.

Ricominciammo da dove avevamo finito poco prima, e dopo con dolcezza Bella cercò di colmare tutti i pezzi mancanti del mio puzzle.



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Capitolo 34
*** In famiglia ***


Ciao a tutte eccomi con il capitolo nuovo come promesso.  E' un pò lunghetto ma sono tante le cose che vanno dette e le decisioni da prendere. Spero che vi piaccia e che vi emozioni un pochetto perchè è il momento di ritornare in famiglia...anche se...
Buona lettura

Capitolo 34 - In famiglia


Edward


Ancora un ultima domanda. Ma perché secondo te mi dà così fastidio il piccolo armadio della mia stanza.? Non riesco a capire, ma ogni volta che lo guardo mi sembra ...inadeguato” Bella aveva risposto a tutte le mie domande con una pazienza esemplare, sbloccando e liberando la mia memoria. Ad alcune aveva risposto imbarazzata ad altre felice. Solo quando le avevo chiesto la connessione con il libro di Giulietta e Romeo, mi aveva risposto dispiaciuta nel dover rievocare ricordi assai tristi per entrambi. Ma adesso invece di rispondermi scoppiò a ridere. La guardai stupito non capivo il perché di tanta ilarità. Continuando a sghignazzare mi rispose “Alice... E' tutta colpa di Alice. Ha la mania dei vestiti. E perseguita tutta la famiglia fornendoci armadi immensi strapieni di vestiti che non mettiamo. Probabilmente ti mancava la scelta...” e continuò a ridere.

La guardai stupito e imbarazzato mentre nelle mia mente affioravano ricordi di discussioni immense con la mia cara sorella. Iniziai a sorridere immaginandomi i volturi vestiti da Alice. Poi guardai Bella ridere e non potei fare a meno di baciarla di nuovo. Era così stupenda quando rideva! Lei mi restituì il bacio e non ci saremmo fermati lì se il suo cellulare non avesse iniziato a squillare. Con un sospiro si stacco da me e guardò chi aveva osato disturbarci.

Ma guarda un po', parli del gatto e ne spunta la coda. E' Alice” con un sospiro e un sorriso rispose al telefono “Ciao Alice, cosa c'è?”

E me lo chiedi? Nessuno aveva il coraggio di chiamarvi, ma il tempo passa e vorremmo tutti salutare Edward. Inoltre ci sono un po' di cose su cui discutere e … vi stiamo aspettando” 
Abbracciato a Bella sentì la voce squillante di mia sorella e mi misi a sghignazzare mentre prendevo il cellulare dalle sue mani “Alice, sono Edward. Volevo dirti che sei proprio terribile come mi ricordavo.” 
Rimase un attimo interdetta poi ridendo mi rispose “Edward, sei sempre il solito. Che ne diresti di smetterla di dedicarti solo a Bella e di venire a salutarci?”

Ok, arriviamo. A dopo Alice” e con un sospiro chiusi il cellulare. “Temo che abbiano proprio ragione Bella. E' ora di andare, il tempo scorre ed io non ne ho più tanto”

La guardai e per un attimo mi persi nuovamente nei suoi occhi. Era pensierosa ma non riuscivo a capire cosa le stesse girando per la testa “Dimmi Bella a cosa stai pensando?” Non mi ero ancora abituato all'idea di non poterle leggere nella mente come a tutti gli altri.

Mi sorrise e si alzò in piedi ripulendosi i vestiti dalla terra e dalle foglie.

Che vorrei strozzare Alice!!”  rispose.

Stava mentendo, era sempre stata una pessima bugiarda, ma non ebbi il coraggio d'indagare ulteriormente, per cui feci finta di niente e alzandomi la presi per mano “Portami a casa Bella. Andiamo ad accontentare quel folletto appiccicoso”


Quando varcai la soglia dell'appartamento dei miei, vi trovai tutti radunati, ma non feci neanche in tempo a fare due passi che mi trovai Alice fra le braccia.

Oh Edward. Finalmente, sono così felice di rivederti. Posso abbracciarti vero?”

Scoppiai a ridere “Direi di sì, visto che l'hai già fatto” e con una mano le scompigliai i capelli corti e neri.

 Bentornato fratellino” Jasper si avvicinò e mi mise un braccio sulla spalla mentre staccava Alice da me “Dai, Alice lascialo respirare”

Sorrisi “Grazie ragazzi.” ero commosso e non sapevo come esprimere la gioia di essere di nuovo con loro.

Ehi Edward, mi riconosci adesso?” mi chiese ridendo Emmett. “Lo sai che mi hai fatto perdere la scommessa con Jasper?”

Lo guardai stupito, a che scommessa si riferiva?

Scuotendo la testa Jasper mi spiegò “Emmett sosteneva che tu non avevi riconosciuto me e Alice, perché non ci sapevamo fare ma che sarebbe andata diversamente con lui e Rose”

E dai, non dirmi che dalla fontana non ci hai riconosciuti. Hai fatto la faccia stupita solo per ingannare le tue guardie vero?” Emmett non si dava per vinto.

Veramente, Emmett. Mi sono fermato a guardarvi solo perché......” non volevo dirgli la verità, così decisi di far felice Rosalie “Ti stavo invidiando la ragazza. Mi spiace ammetterlo... ma stavo ammirando Rose.” Scoppiarono tutti a ridere, mentre Rosalie si avvicinò e mi fece una carezza sulla testa “Finalmente. Sono ottant'anni che aspetto che tu l'ammetta.”. L'abbracciai “Non ti vantare troppo sorellina. E non farci l'abitudine.” Mi restituì l'abbraccio e si scostò per lasciare il posto ad Emmett che mi stritolò fra le sue braccia. “ Peccato. Speravo proprio di aver fregato Jasper” . 
Quando si scostò ebbi la possibilità di vederli tutti e il mio sguardo cadde su un ragazzino giovane che non ricordavo di aver mai visto. Lui mi sorrise “Ciao Edward.”.

Poi capii, era un altro licantropo. Assomigliava troppo a Jacob come odore e il suo cuore batteva caldo. Ma quanti licantropi frequentava la mia famiglia? Jacob doveva aver notato la mia espressione incerta perché si affannò a chiamarmi mentalmente per non offenderlo “Edward. E' Seth. Appartiene al mio branco e ti ha aiutato contro Victoria nella radura. Ti ricordi?”

Ma certo... adesso ricordavo...quasi. “Ciao Seth. Non mi aspettavo di vederti qui” mi giustificai.
Figurati, non potevo certo lasciare un amico nelle mani dei cattivoni.” mi rispose disinvolto.

Mi guardai intorno e vidi tutta la mia famiglia e i miei amici che mi guardavano sorridenti e felici. La tensione e l'emozione della nottata mi crollarono addosso tutte assieme e mi sentii girare la testa. Probabilmente sarei caduto per terra se Jasper a fianco a me non si fosse accorto del mio stato d'animo e non avesse allungato le braccia per prendermi al volo.

Edward. Va tutto bene. Vieni siediti, devi essere stanco” Jasper mi afferrò per un braccio e mi fece sedere sul divano lì vicino, mentre con il suo potere cercava di tranquillizzarmi. Quando abbassai gli occhi prendendo un respiro profondo per cercare di calmarmi e rimanere lucido, il mio sguardo cadde sul suo polso. Portava un bracciale di cuoio su cui era fissato uno strano stemma in argento, riportante un leone, una mano e un trifoglio. “Cos'è questo bracciale Jasper?” gli chiesi tremando, ricordavo di averne posseduto uno anch'io che Aro mi aveva strappato subito dopo il giuramento. Jasper sembrava imbarazzato e si voltò a guardare Carlisle “E' il simbolo della nostra famiglia Edward. Tutti noi ne portiamo uno addosso.” mi spiegò mio padre. Alzai la testa a guardarlo “Anch'io ne avevo uno come Jasper?” chiesi emozionato. “Si Edward.” mi rispose Esme “Voi ragazzi avete tutti lo stesso bracciale.” poi si frugò in tasca e mi porse un bracciale identico a quello di Jasper ed Emmett “Questo è il tuo. Aro c'è l'ha mandato qualche tempo fa”

L'osservai di nuovo emozionatissimo mentre mi dimenticavo di respirare. “Adesso ricordo, mamma. Ma vorrei che lo tenessi ancora tu. Fra poco devo rientrare e non vorrei aggiungere altri motivi di punizione a quelli che già mi aspettano” e gli allungai di nuovo il braccialetto.

Cosa vuoi dire Edward? Non hai ricevuto il permesso di uscire?” la preoccupazione era evidente nella voce di Carlisle.

No. Per la verità sono scappato. Loro non sanno che sono qui. O almeno lo spero.”

Come scappato? Non potevi aspettare di uscire di nuovo per Volterra, come l'altra volta?” adesso erano chiaramente tutti agitati.

Scossi la testa dispiaciuto. Dovevo spiegargli come stavano le cose, anche se ne avrei fatto volentieri a meno. Non avevo il coraggio di guardarli, e così tenendo la testa bassa iniziai a raccontare

Dopo il guaio che ho combinato nella libreria, mi hanno messo in punizione. Ma soprattutto Aro mi ha proibito di uscire per Volterra per altri sei mesi. Io non potevo resistere tanto tempo senza vedervi di nuovo così ho approfittato che stasera è arrivato un gruppo di turisti e... sono particolarmente distratti quando accade.”

Sei impazzito Edward? Adesso se torni, ti metteranno in punizione!” la voce di Esme era terrorizzata.

Dovevo calmarla “Non ti preoccupare mamma. Mi hanno già messo in punizione altre volte. Basta che mi faccia trovare prima dell'alba e non mi succederà nulla di troppo grave”

Devi proprio rientrare?” Bella aveva la voce rotta dall'ansia.

Avrei voluto dirle che potevo restare, che sarei restato con lei per l'eternità, ma il medaglione brillante che pendeva dal mio collo, era la testimonianza del mio odioso destino.

Ho fatto un giuramento Bella. Mi odio per questo, ma ormai la mia vita è segnata per sempre.

Vorrei restare con te... con voi... ma... sono legato a Volterra per l'eternità” Mi nascosi il volto fra le mani, e se avessi potuto mi sarei messo a piangere.

Silenzio, nessuno parlava, erano rimasti impietriti.

Lo sapevamo Edward. E nessuno te ne fa una colpa. Sappiamo che il giuramento è infrangibile. Siamo solo preoccupati per te. Non vogliamo che ti facciano del male. Ma c'è una speranza figlio mio” A parlare era stato Carlisle che si era messo in ginocchio davanti a me e mi aveva levato le mani dal viso costringendomi a guardarlo negli occhi.

Edward, figliolo, non ti scoraggiare. Sappiamo che vorresti rimanere con noi. Sappiamo tutti quanto ami Bella e Renesmee, ed è per questo che abbiamo un piano. Ma devi essere tu a realizzarlo. Non sarà facile e anzi sarà assai pericoloso per te! Ma la scelta è tua. Se non te la senti, noi spariremo da qua e tu potrai continuare nella Guardia, e magari venirci a trovare quando Aro te lo permetterà. Nessuno te ne farà una colpa, e noi ci adegueremo e capiremo. Te lo prometto Edward.”

Lo stavo guardando negli occhi incredulo, come poteva pensare che rifiutassi una possibilità di spezzare il giuramento? Avrei fatto qualsiasi cosa per tornare da loro, sarei morto piuttosto che servire i Signori di Volterra per l'eternità. Se c'era una strada l'avrei seguita, non importava se fosse stata dolorosa o pericolosa.

Dimmi padre. Cosa posso fare per avere la mia libertà?”

No Carlisle. Non dirglielo. Gli faranno del male. Non voglio che soffra, ti prego. Io e Nessie possiamo farcela... No Edward ti prego è troppo pericoloso” Bella mi aveva abbracciato stringendomi stretto a lei come per impedire che mi allontanassi.

La guardai incredulo. “Bella, se c'è una possibilità, io devo seguirla. Io impazzisco a stare là. Non è la mia vita, non è la vita che voglio. Anche se tu fossi forte e coraggiosa, anche se rinunciassi al mio amore, io lotterei lo stesso per tornare libero. Ti prego, se mi ami, lascia almeno che io possa sapere e tentare.”

E' giusto Bella. La scelta deve essere sua. Il nostro compito era di metterlo in grado di decidere. Adesso la decisione deve essere sua” Esme si era alzata e aveva abbracciato Bella “Lascia che Carlisle gli spieghi come possa liberarsi dal giuramento”

Bella mi guardò un attimo poi si alzò e uscì dalla porta.

Mio padre la guardò stupito poi torno a fissarmi “Ascolta, tu non puoi rompere il giuramento. Non è nelle tue possibilità. Ma loro possono... per così dire... mandarti in “congedo”. A volte capita che qualche vampiro dia troppi problemi all'interno della Guardia, e poiché non possono ucciderlo, vincolati dal loro stesso regolamento, decidano di allontanarlo, rinunciando ai suoi servigi.”

Mi stai dicendo, che se mi comporto male, Aro potrebbe stufarsi e mandarmi via?”

Più o meno. Ma c'è un grosso pericolo Edward, potrebbero invece decidere di piegarti con la forza a furia di castighi e punizioni. Otterresti così solo di renderti impossibile la vita lì dentro.”

Bhe, per questo, ci sono abituato. Diciamo che non sono una Guardia esemplare” Cercai di scherzare per alleggerire la tensione.

Alice” il grido di Jasper attirò la nostra attenzione. La mia cara sorellina era caduta in trance. Entrai d'istinto nella sua mente, esattamente come facevamo prima del mio rapimento. “Edward, guarda. Aro è arrabbiato ed ha inviato Demetri ed altri vampiri a cercarti. Fra un ora saranno qua”

Grazie Alice. Devo andare. Demetri mi sta cercando. E non voglio che vi trovi. Gli andrò incontro.”

Si voltarono a guardarmi, stavolta tristi e preoccupati.

Edward, stai attento. Se vedi che ti puniscono troppo, se non ce la fai... Desisti. Troveremo un altro modo per riportarti a casa. Promettimelo, ti prego”

Certamente mamma. Stai tranquilla.” Le sfiorai la testa con un bacio mentre accarezzavo Alice sulla testa. “Fate tutti i bravi, mi raccomando. Emmett, Jasper, niente colpi di testa. Sono tanti e pericolosi.”

Poi mi voltai verso Rosalie che si era avvicinata ad Emmett “Mi raccomando Rose, tieni a bada Emmett”

Ci puoi contare. A presto Edward. Sono sicura che con il caratteraccio che hai, Aro si stuferà presto di te”

Lo credo anch'io. Mamma, Papà, vi chiedo di prendervi cura di Bella e di Nessie. Spero che capiranno...” Mi alzai e feci per voltarmi ed uscire quando Jacob mi chiamò “Edward, io e Seth ti accompagniamo. Con il nostro odore confonderemo le tracce in modo che non ci trovino se decidessero di controllare dove sei andato.”

Sorrisi triste “Grazie Jacob. Ottima idea.” poi mi voltai verso Alice che Jasper abbracciava teneramente. “Alice un ultima cosa. C'è Jane con loro?”

No Edward. Che io conosca c'è solo Demetri.”

Sospirai di sollievo, Jane mi terrorizzava, mentre sapevo che Demetri non mi avrebbe fatto nulla se gli avessi obbedito.

Senza una parola e senza voltarmi, era troppo doloroso vederli tristi, mi allontanai seguito da Jacob e Seth.

Non andai molto lontano che mi sentii chiamare “Edward aspetta.”

Era Bella, mi voltai e la vidi correre verso di me.

Perdonami, amore. Sono sempre stata un egoista. Non pensavo a quanto devi stare male tu ...chiuso in quella fortezza. Promettimi solo di non fare scemate. Ti aspetterò, Edward, anche per tutta l'eternità se sarà necessario”

La guardai teneramente, e la baciai con dolcezza. Chissà se o fra quanto avrei potuto baciarla di nuovo “Starò attento te lo prometto. Ma non resterò al loro servizio. Ti amo Bella, e prima o poi riuscirò a tornare da te o morirò nel tentativo. Abbi cura di Nessie e dille che mi manca tanto, sii forte anche per lei”

Poi la baciai sulla testa e mi allontanai senza voltarmi conscio della presenza dei due licantropi alle mie spalle.


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Capitolo 35
*** Voglio la mia libertà ***


Ciao a tutte. Abbiamo lasciato eddino consapevole di chi sia e pronto a battersi per tornare a casa. Ma cosa lo aspetta a Volterra??? Non vi faccio perdere tempo e dopo avervi ringraziato ancora una volta vi lascio al nuovo capitolo...
Un bacio a tutte ♥ ♥♥


Capitolo 35 - “Voglio la mia libertà”


Edward


Quando arrivai nel boschetto dove mi ero incontrato con i miei genitori e con Bella, salutai Seth e Jacob, ringraziandoli e affidando loro la mia famiglia.

Poi salii su un ramo basso e mi accucciai annusando e aspettando di vedere apparire le Guardie mandate a cercarmi.

Aspettai un quarto d'ora quando sbucò Demetri seguito da quattro guardie che non conoscevo. Annusava l'aria intorno a lui circospetto. Poi si fermò, alzo la testa sorridendo e disse “Bentrovato Edward”

“Demetri” gli risposi.

“Vieni giù da bravo e torniamo a casa o devo venirti a prendere io?”

“Scendo. Non voglio guai” risposi saltando a un metro da lui “Andiamo, riportami a casa”

Perchè Edward? Aro è inferocito con te! Ti darà una bella punizione. Vorrei proprio sapere cosa ti è girato per la testa”

Alzai le spalle. “ Ho provato ad andare a caccia, ma qui non c'è niente di commestibile” mi sembrava una buona scusa, che potesse reggere. In fin dei conti avevo sul serio sete, anche se potevo resistere ancora qualche giorno senza problemi.

“Questo non ti basterà a giustificarti agli occhi di Aro. Preparati ragazzo mio”

Lo sapevo. Non mi aveva detto niente di nuovo.

Prosegui in silenzio, accerchiato dai miei accompagnatori. Forse avevano paura che fuggissi. Che sciocchi se avessi voluto gli avrei reso la vita difficile. Ma sarebbe stato peggio per me, invece così speravo di cavarmela abbastanza bene.

Che le cose si mettessero male lo capii quando invece di portarmi in camera o a giudizio davanti alla corte fui accompagnato direttamente nello studio di Aro.

“Bentornato Edward” mi salutò Aro, che seduto dietro un impotente scrivania mi osservava accigliato. “Mi hai deluso ragazzo... Molto deluso... Sono stato comprensivo con te, ho cercato di capirti e per così dire…viziarti. Ma tu ...mi hai reso le cose difficili. Non puoi pretendere di infrangere le regole come se niente fosse. Correggimi o ti era stato proibito di uscire dalla Rocca?”

Annui “Avevo il divieto di uscire per Volterra. Ma io sono andato fuori città a cercare qualcosa per nutrirmi” risposi in apparenza tranquillo.

“Queste sono sottigliezze. Non avevi il permesso di allontanarti. Eppure lo hai fatto. Sei già stato punito per questo, e a quanto pare non è servito a nulla. Cosa devo fare con te?”

Era una domanda teorica, avevo letto nella sua mente che sapeva benissimo cosa fare.

“Non sono scappato Aro. Sarei ritornato prima dell'alba, se non fosse arrivato Demetri” non sarebbe servita a molto come difesa, ma dovevo provare a rabbonirlo.

“Vedo dai tuoi occhi che non è servita a nulla, la tua... scappatella”

“In effetti no. Non c'era nulla di appetitoso”

“Già. Ma così non va bene. L'altra volta ti ho accontentato ma è stata l'ultima. Non ti sarà più permesso cibarti di sangue animale. Dovrai conformarti alle nostre regole. A tutte le nostre regole, d'ora in poi.” Si era alzato e avvicinato sorridendo soddisfatto.

Mi sentii mancare. Non volevo cibarmi di sangue umano. Non potevo farlo e non l'avrei fatto.

“Mi spiace Aro, ma non intendo uccidere uomini” risposi guardandolo negli occhi.

“D'ora in poi per te sono il tuo Signore, non scordartelo.” e mentre mi rimproverava con voce dolce mi schiaffeggiò con violenza. “Le cose sono cambiate Edward, e adesso devi cambiare tu! Non mangerai altro e quando la tua sete ti tormenterà vedrai che non avrà più importanza la fonte del cibo.” Rimasi fermo mentre Aro iniziò a girarmi attorno. “Santiago chiamami Jane e Alec” ordinò secco.

“Vedi Edward, non posso non punirti. Credimi mi dispiace, ma te la sei proprio voluta”

“Mio Signore” mormorai fissandolo negli occhi e raddrizzando le spalle “Vi chiedo di esonerarmi dal servizio. So che ne avete la possibilità. Lasciatemi andare, …vi prego”.

Entrai veloce nella sua mente per vedere la reazione alla mia supplica.

Che cosa? Ma cosa crede di ottenere? Ha fatto troppo presto a liberarsi dal condizionamento di Chelsea. Non lo lascerò mai andare, ha giurato e piuttosto morirà se non intende piegarsi alle nostre leggi.

Sono pronto, mio Signore Aro, non accetterò mai i vostri regolamenti, voglio la mia libertà”

“La tua richiesta è respinta.” sibilò furioso.

In quel momento entrarono i due gemelli

“Ci hai chiamato Aro?” chiese Alec con la sua vocina da bambino

“Si, Alec. Ho bisogno dei vostri servigi. Abbiamo una Guardia indisciplinata da punire. Jane, cara, vuoi iniziare?”

Non feci in tempo a girarmi per guardarla o per ribellarmi che un dolore fortissimo mi fece accasciare sul pavimento. Non volevo dargliela vinta, e quindi strinsi i denti per non urlare.

Il dolore cessò e cercai di tirarmi in piedi.

“Edward, sei coraggioso, ma non serve a niente. Jane carissima, colpisci ancora”

Mi ritrovai di nuovo a rotolarmi per terra, ma stavolta non riuscii a trattenermi dall'urlare dal dolore. Mi sentivo morire, non riuscivo più a sopportare quel fuoco che mi penetrava nelle ossa e iniziai a implorare Jane di smetterla.

Aro alzò una mano e Jane smise di colpirmi guardandomi sorridente.

“Se vuoi che il male finisca, mi devi promettere di non allontanarti più dalla Rocca senza permesso. Devi darmi la tua parola Edward.” Ero per terra rannicchiato, con la mente ancora confusa dal dolore, ma trovai la forza di sussurrare “Hai la mia parola, mio Signore... Non mi allontanerò più senza permesso... Ma non mi fare più colpire da Jane...ti prego”

“Bene Edward. So che sei un vampiro di parola, e quindi accetto la tua promessa. Jane cara, basta per ora. Accompagna Edward alla gabbia, penso che cinque giorni siano sufficienti a riflettere sulla sua richiesta assurda.”

Mentre ci avviavamo nel corridoio, ripensai con panico alla sua intenzione di farmi bere sangue umano. Avevo già fame, e sapevo che per altri dieci giorni non mi avrebbero chiesto di cibarmi e quindi magari nel frattempo sarei riuscito a procacciarmi qualcosa senza infrangere la mia parola.


Quando arrivai con un sospiro entrai all'interno della Gabbia. “Sei di nuovo a casa Edward. Non abbiamo mai usato così tanto la Gabbia da quando ci sei tu con noi!” Sghignazzò Alec e con un tonfo la porta si chiuse alle mie spalle.


Ormai ci avevo fatto l'abitudine e i cinque giorni mi pesarono ma riuscii a sopportarli abbastanza bene. Passai tutto il tempo a rievocare i ricordi della mia famiglia e dei dolci momenti passati con Bella. Quanto mi mancava! Mi sentivo impazzire dalla nostalgia, ma dovevo avere pazienza. Non avrei mollato facilmente e Aro si sarebbe stufato di me, presto.

Quando mi tirarono fuori assieme a Jane c'erano anche Alec e Felix.

“Bene, bene, a quanto pare riesci a stare in piedi” mi apostrofò Jane, quando con fatica mi tirai su facendo forza con le braccia sulla parete.

“Felix, bloccalo” ordinò secca.

Non capivo cosa volesse ancora da me e lasciai che Felix mi afferrasse per le braccia immobilizzandomi senza opporre resistenza.

Quando fu sicura che non potessi muovermi Jane mi osservò divertita e con malignità mi disse “Con Aro abbiamo pensato, che tu abbia fame e che quindi cercherai di nutrirti a modo tuo prima del pasto ufficiale. E questo non lo possiamo permettere, devi arrivare affamato in modo che il tuo istinto ti faccia partecipare al banchetto. E quindi sarà opportuno per te nei prossimi giorni indossare il morso.” La guardai allarmato. Mi ricordavo quanto facesse male, e non sopportavo l'idea di portarlo per dieci e più giorni. Tesi i muscoli pronto a sfruttare un minimo cedimento di Felix, ma non ne ebbi l'opportunità perchè Alec mi colpì con il suo potere, mandandomi nel suo limbo dove persi qualsiasi percezione del mondo esterno.


Quando finalmente fui libero dal suo potere mi resi conto che mi avevano portato nella mia camera.

Con orrore portai la mia mano alla bocca e mi resi conto che mi avevano messo il morso. Mi dava fastidio e se provavo a parlare o a mordere mi ferivo la bocca. Con forza provai a sfilarmelo, ma ovviamente era legato in maniera tale che riuscii solo a farmi del male. Per un attimo fui invaso dall'odio più profondo e la mia bocca si riempì di veleno. Un fastidio in più dal momento che ingoiarlo mi faceva male e sputarlo era impossibile. Dovevo calmarmi altrimenti avrei solo peggiorato la mia condizione.

Sapevo che Aro avrebbe cercato di piegarmi al suo volere, ma non credevo che sarebbe giunto a tanto. Mi alzai e mi guardai intorno allibito. Era sparito tutto, i libri, i cd e i dvd. La camera era vuota solo l'armadio, il letto e il divano erano rimasti identici. Era ovvio, ai Volturi non interessava leggere o altro. Vivevano solo per servire i Signori di Volterra e quando non avevano servizi da svolgere erano liberi di passeggiare indisturbati nella Rocca. Ma a me quel privilegio non era concesso, e adesso per punizione mi avevano levato anche gli unici passatempo che avevo.

Mi sedetti per terra, intristito ed annoiato. Avrei dovuto imparare a conviverci con la noia, ma forse presto sarei stato di nuovo libero.

Quando la porta si apri vidi Demetri entrare “Andiamo Edward, Aro ti aspetta per lavorare”

Mi tirai su ubbidiente e lo vidi sobbalzare alla mia vista. “Ma cosa...” poi scuotendo la testa mi fece strada.

Mentre passavamo per i corridoi mi tirai su il cappuccio, molti infatti mi guardavano incuriositi e la cosa m'innervosiva.

“Eccoti finalmente Edward. Abbiamo parecchio lavoro da fare ragazzo.” Aro mi salutò cordiale mentre lo incenerivo con lo sguardo. “Non fare quella faccia Edward, è per il tuo bene. Vedrai che quando assaggerai il sangue umano lo troverai di tuo gradimento.” sorrise compiaciuto.

Mi avvicinai a lui e gli toccai deciso una mano per fargli leggere i miei pensieri dal momento che non potevo rispondergli. “Non intendo ubbidire, mio signore Aro. Mi sono già nutrito in passato di sangue umano, conosco il suo gusto, e non rimpiango la mia scelta alimentare. Non accetterò mai di uccidere degli uomini per nutrirmi. So dominare il mio istinto e non cederò ad esso”

Mi sorrise “Vedremo Edward, vedremo..... Per adesso preparati hai del lavoro da fare e ti consiglio di farlo bene, non vorrei essere costretto a farti dell'altro male, ragazzo”

Mi inginocchiai vicino a lui. No, non era il caso di sfidarlo anche su questo fronte. Presi un bel respiro e chinai la testa mentre sentivo la sua mano accarezzarmi i capelli.


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Capitolo 36
*** Con il fiato sospeso ***


Ciao so che siete in pensiero per Edward ma lo lasciamo un attimo a Volterra per trasferirci a casa Cullen.  Come staranno vivendo loro la separazione da Edward???

Non voglio farvi perdere tempo e ringraziando tutte per l'affetto vi lascio al nuovo capitolo.  Un bacio Pulla ♥♥♥♥


Capitolo 36 - Con il fiato sospeso


Carlisle


Quando Edward, si era allontanato un velo di tristezza era sceso su di noi. Sapevo che avrebbe sfidato Aro, a qualsiasi costo. Lo conoscevo da tanto tempo ormai e sapevo quanta determinazione si nascondeva in quel corpo da diciassettenne.

Edward, mi aveva dimostrato più di una volta la sua capacità di ribellarsi incurante delle conseguenze. Tanto grande era il suo cuore, quanto grande la sua capacità di raggiungere l'obiettivo prefissato. Ricordavo con chiarezza quanto avesse sofferto quando aveva deciso di lasciare Bella, convinto di farlo per il bene della ragazza, e con quanta determinazione si era auto-imposto di non cercarla più, malgrado in casa lo spingessimo tutti a cedere da quell'assurda posizione e lui si crogiolasse nel dolore in continuazione.

Anche stavolta sarebbe andata nella stessa direzione. Aro avrebbe potuto punirlo, castigarlo, umiliarlo ma alla fine Edward avrebbe vinto... o sarebbe morto.

Per ora il nostro problema più grosso era quello di non sapere come stava. Ci domandavamo se l'avevano punito per la sua fuga, sembrava spaventato da Jane ed ero pronto a scommettere che quella vampira sadica avesse più volte fatto del male al mio ragazzo.

Come era uscito, avevo consolato Esme, poi ero andato a cercare Bella. L'avevo trovata seduta sotto un albero con gli occhi fissi sulla città buia di Volterra che potevamo scorgere in lontananza.

Edward, aveva il diritto di sapere” mi giustificai “non poteva rimanere con noi. Sarebbe stato troppo pericoloso per tutti.”

Lei annui senza distogliere gli occhi dalla città “Lo so. Gli ho chiesto scusa, ma sapere che è nelle loro mani, che pagherà cara la sua fuga è una tortura per me. Mi manca e sono in pensiero per lui”

Lo so Bella. Anche noi stiamo male per questo. Ma era indispensabile che lui ricordasse chi era e che capisse che ha una via di fuga anche se questo lo porterà a soffrire. Ho visto popoli farsi annientare nel tentativo di liberarsi dagli invasori, ho visto schiavi farsi torturare e uccidere piuttosto che accettare la loro condizione. E' nella natura umana Bella cercare sempre di essere il più liberi possibile. Ed Edward, essendo stato a lungo con te umana è quello che ha risvegliato più di tutti noi i suoi istinti ormai assopiti. Non fraintendermi è un bene, ma ha sempre avuto un carattere ribelle e forte, e certamente questo Aro non se l'aspettava.

Io sono stato a lungo con loro e le Guardie sono abituate ad accettare tutto senza discutere, senza compromessi, felici di quello che sono, senza più traccia della loro umanità.”

Credi che lo lascerà andare alla fine ? Cederà mai Aro o preferirà ucciderlo piuttosto che rendergli la sua libertà?”

Credo che proverà a piegarlo Bella. Ha desiderato a lungo il suo potere, e non lo lascerà andare a meno che non ne sia costretto. Ma non è semplice nemmeno per lui. Esasperare Edward, lo porterà soltanto a ribellarsi di più. L'unica cosa di cui purtroppo sono convinto che i prossimi giorni non avremo più sue notizie e che la sua lotta lo porterà ad affrontare sofferenze. Ma sono fiducioso, altrimenti non gli avrei mai dato una falsa speranza. Gli voglio bene Bella è mio figlio, anche se non biologicamente, e voglio la sua felicità più di ogni altra cosa. Tu sei mamma, e puoi capire quanto l'amore per un figlio può essere grande e profondo.

Ma adesso vieni, dobbiamo restare uniti. Continueremo a sorvegliare Volterra, e a sperare. Altro, purtroppo, non possiamo fare. Adesso tocca a lui combattere la sua battaglia, noi possiamo solo aspettare.”


La presi sottobraccio e la riaccompagnai a casa dove l'attendevano i suoi fratelli per donarle un po' di serenità. Sarebbe stato duro per tutti ma soprattutto per Edward.

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Capitolo 37
*** Sete ***


Ciao a tutte eccomi qua con un nuovo capitolo.  Edward sta sfidando Aro.  Cosa succederà adesso?? Riuscirà nel suo intento o si dovrà piegare al suo volere??
Vi lascio al nuovo capitolo e vi auguro buona lettura



Capitolo 37 - Sete


Edward


Gli ultimi giorni furono veramente duri. Avevo sete, e spesso mi ritrovavo la bocca piena di veleno. Era fastidioso ingoiarlo con quel coso in bocca anche se alla fine ci avevo fatto l'abitudine. La cosa più brutta era il non poter comunicare con nessuno escluso Aro che mi leggeva nella mente.

I pomeriggi passavano lentamente, molto lentamente ma per fortuna un paio di volte Demetri mi accompagnò in cortile. Come al solito passai il mio tempo sull'albero ma stavolta invece di fissare le nuvole o il panorama cercavo con lo sguardo nella direzione dove sapevo esserci la mia famiglia crogiolandomi nel loro ricordo.

Quando quella sera vidi Damiano, Felix e Demetri entrare nella mia stanza, arretrai preoccupato.

Non temere Edward,” mi sorrise Demetri “ Avvicinati, siamo venuti a levarti quel coso dalla bocca. Stasera arriva Heidi con un bel gruppetto di umani. Noi abbiamo già cenato, e possiamo farti compagnia” Avevano gli occhi rossi come il fuoco, e sazi non avrebbero avuto problemi a controllare che non fuggissi di nuovo.

Mi avvicinai lieto di poter di nuovo parlare e respirare libero. Fu Felix a sfilarmelo, facendo attenzione a non ferirmi. Come fui liberò, andai in bagno a ripulirmi la bocca e la gola che bruciavano intensamente.

Quando tornai erano sempre lì che mi aspettavano pazienti.

Andiamo” mi esortò Felix.

Scossi la testa. “Non voglio mangiare, non ho sete” mentii spudoratamente.

Mi guardarono stupiti, poi scuotendo la testa Felix parlò “Ascolta, non mi interessa cosa vuoi fare. Noi abbiamo l'ordine di portarti lì e controllare che tu assista al banchetto per tutto il tempo. Non intendo farmi punire di nuovo a causa tua. Quindi o vieni con le buone o ti prendiamo e ti portiamo di peso. Chiaro?”

Annui, non avevo molta scelta. “Ok, ma non mangerò”

Fai come vuoi, basta che tu non ci dia problemi” confermò Felix mentre mi scortavano fuori.

Quando arrivammo mi fecero posizionare fra le prime file, mentre Felix mi teneva forte per un braccio.

Quando i turisti ignari arrivarono, i vampiri iniziarono il loro macabro banchetto. Felix mi mollò esortandomi a rifocillarmi “Vai Edward, se sei veloce ne prendi uno bello grasso. Ma non esagerare altrimenti sono troppo dolci. Sanno di diabete” Lo guardai disgustato mentre le urla degli umani invadevano le mie orecchie e il mio cervello. Provai a tapparmele per non sentire ma le braccia forti di Demetri bloccarono le mie. “No Edward. Senti... annusa. Non senti l'odore del sangue che dolce calmerebbe la tua sete?”

Eccome se lo sentivo. Anche il mostro che era in me lo sentiva, la bocca era piena di veleno, la gola bruciava come l'inferno, mentre i muscoli dello stomaco si contraevano in fitte dolorose . Sentivo il mostro dentro di me smaniare, cercare di riprendersi quella libertà che per novant'anni gli avevo negato. Cercai di calmarmi, chiusi gli occhi, smisi di respirare e concentrai la mia mente sui ricordi delle prime cacce con Carlisle.

Quando gli urli cessarono, non c'erano più umani vivi nella grande sala, ed io ripresi a respirare. Aprii gli occhi e vidi i miei tre accompagnatori con lo sguardo esterrefatto fissarmi a bocca aperta.

Ma come hai fatto a resistere?” mi chiese Demetri

Non è così difficile” mentii nuovamente.

Restammo lì ad osservare le Guardie incaricate ripulire la stanza, fino a che non si avvicinarono a noi Aro e Caius.

Non hai mangiato” osservò Caius fissando i miei occhi neri.

Non risposi. Non c'era nulla da aggiungere.

Così non va bene Edward.” intervenì Aro scuotendo la testa.“Sapevo che non sarebbe stato facile convincerti. Per fortuna avevo previsto la possibilità di un tuo rifiuto. Portatelo nella cella.” ordinò ai miei tre custodi.

Senza una parola mi scortarono nei sotterranei della Rocca. Qui mi fecero entrare in una stanzina di pietra completamente vuota dove al suo interno trovai soltanto un uomo ad attendermi.

Starai qui dentro con lui, fino a che non ti deciderai a cibarti Edward. Questo è il tuo pasto. Affrettati altrimenti lo farai soffrire di più” mi disse Aro beffardo mentre mi chiudeva lì dentro.

Guardai quell'uomo spaventato e i suoi pensieri m'investirono come un maglio “Non mi fare del male ti prego. Liberami. Non voglio morire”. Li bloccai immediatamente, così come smisi subito di respirare. Non volevo sentire il suo odore, ne volevo sapere nulla di lui. Rabbrividii sapevo infatti che se anche non l'avessi ucciso io, avrebbero provveduto gli altri.

Stai fermo e seduto più lontano che puoi da me.” gli ordinai, dovevo cercare di gestire la situazione per non trasformarmi nell'assassino che non volevo essere “Non mi parlare, non mi guardare. Fai finta che io non ci sia.
Non ti ucciderò, ma sappi che la tua sorte è segnata e quindi se hai un Dio pregalo.”

Mi guardò terrorizzato, poi si rannicchiò nell'angolo più lontano da me e iniziò a mormorare sottovoce tutte le preghiere che conosceva.

Io mi posizionai più lontano da lui che potei, evitando sempre di respirare e sputando il veleno che il mio istinto produceva in abbondanza. Con calma e sangue freddo rievocai mio padre e cercai d'isolarmi il più possibile da quella situazione.

Passarono tre lunghissimi giorni di sofferenza. L'uomo ogni tanto si alzava per sgranchirsi le gambe indirizzandomi folate di odore invitante. Doveva provvedere anche ai suoi bisogni, lui con evidente imbarazzo io con gran disgusto. Il peggio fu l'ultimo giorno quando iniziò a lamentarsi per la sete e la fame. I suoi pensieri mi colpivano malgrado cercassi d'isolarli e il suo gridare e supplicare le Guardie mi metteva a dura prova.

Stai zitto.” gli intimai più di una volta senza risultato. Lui soffriva ed io con lui.

Finalmente la porta si apri e Aro accompagnato dai suoi fedelissimi entrò nella cella. Strabuzzò gli occhi quando vide l'umano mettersi in ginocchio supplicando di lasciarlo libero. Girò la testa verso di me e studiò la mia espressione turbata. “Bravo Edward. Continui a stupirmi. Non credevo resistessi”

Probabilmente gli manca il fegato di uccidere” insinuò Alec ridacchiando “Forse è per questo che mangia solo animali. E' solo un codardo”

Gli ringhiai ma non gli risposi dovevo stare attendo a non perdere il controllo di me.

Forse” Aro mi studiava, poi si avvicinò e toccò la mia mano. Lo lasciai fare, non avrebbe trovato nulla che già non sapesse. “Felix per cortesia uccidi quell'uomo”

Felix si avvicinò, e prese l'uomo che aveva iniziato a piangere supplicando di risparmiargli la vita. Del tutto indifferente con un sol colpo Felix gli ruppe il collo e buttò il corpo a un metro da me.

Ecco Edward. Adesso non hai nessuno sulla coscienza. Saziati” la voce melliflua di Aro mi rivoltò lo stomaco mentre guardavo il corpo inerte davanti a me. Sapevo già che sarebbe morto, e quindi ero già rassegnato alla sua sorte, sicuramente più di lui. Rimasi fermo, mentre il veleno mi colava dalla bocca e il mostro urlava. “Coraggio Edward, se aspetti ancora un po' il sangue si raffredderà. Saziati ragazzo. Vedo il veleno traboccare dalla tua bocca e posso immaginare il dolore che provi mentre la tua gola brucia. Non soffrire inutilmente. Mangia Edward. Lascia libero il tuo istinto di vampiro.” La voce suadente di Aro era in contrasto con l'orrore che sentivo strisciare dentro di me.

No” dissi, mentre sputando il veleno in eccesso mi alzavo allontanandomi da quel corpo così invitante. Non avrei lasciato libero il mostro che era in me. Lui smaniava ma io avrei resistito. Potevo farcela.

Mi guardarono di nuovo stupiti. Probabilmente facevano fatica a non dissetarsi loro e non capivano come potessi rifiutare.

Sei testardo e molto forte Edward. Forse hai bisogno di sentire il sangue fluire. Felix taglia la gola all'umano” Con un gesto deciso Felix si avvicinò al cadavere e passò i denti sulla sua gola recidendo la carotide. Non osò cibarsi malgrado lo vidi fremere a quel contatto e lasciò che il sangue scuro iniziasse a zampillare fuori.

Bloccai di nuovo immediatamente il respiro prima che l'odore mi colpisse con violenza. Non servì a molto, potevo gustarlo anche attraverso la mia gola riarsa. Di nuovo un altra ondata di veleno irruppe nella mia bocca e di nuovo la sputai nascondendomi il viso con il braccio e chiudendo gli occhi per non vedere quel dolce nettare fuoriuscire e macchiare il pavimento.

Solo un pochino Edward. Assaggiane solo un pochino e poi ti farò portare fuori a cacciare” la voce seducente di Aro mi allettava, ma sapevo che se l'avessi assaggiato non sarei più stato in grado di fermarmi e i miei occhi sarebbero tornati rossi come un tempo. Non volevo ritornare ad essere un mostro.

No” ringhiai. Troppo teso per aggiungere altro.

Aro sospirò “Felix, Damiano, portatelo vicino che senta l'odore e veda quel dolce nettare uscire”

Mi misi in posizione di difesa, non intendevo lasciarmi prendere, non volevo avvicinarmi a quella tentazione. A un cenno di Aro anche Demetri e Sirius si affiancarono ai compagni. Il combattimento fu veloce, ma malgrado mi battessi con tutta la rabbia che avevo dentro mi catturarono senza grandi sforzi. Ero indebolito dalla sete oltre che essere in inferiorità numerica. L'unica soddisfazione è che riuscii a mordere Sirius. Ma mi costò un sonoro ceffone da quest'ultimo quando Felix mi strinse fra le sue forti braccia.

Di peso mi trascinarono vicino al cadavere, e premettero la mia faccia sulla macchia di sangue fresco che si era allargata sul pavimento.

Non respiravo, ma l'odore colpì pungente lo stesso , mentre il mostro smaniava dentro di me. Chiusi gli occhi e feci l'unica cosa che mi era concessa fare. Presi la mia mente e la staccai dal corpo. Mi chiusi in me stesso smettendo di lottare e isolandomi dal mondo che mi circondava.

Ma cosa...” esclamò Felix trovandosi all'improvviso un corpo morto tra le braccia.

Mi deposero per terra e mentre Aro si chinava su di me, potevo sentire i suoi pensieri mentre li esponeva a voce alta per gli altri “E' incredibile, si è rinchiuso in se stesso. E' riuscito a pietrificarsi. Sono in pochi che hanno il coraggio di farlo. E' pericoloso, difficilmente riuscirà ad uscire da questa condizione. E' come se si fosse ucciso...”potevo sentire la sua incredulità di fronte al mio gesto inatteso.

Poi sentii delle mani forti prendermi in braccio e portarmi fuori mentre la mia coscienza andava alla deriva.

Quando avevo deciso di farlo, ero consapevole che sarei morto.

In quello stato era impossibile nutrirsi, neanche con la forza sarei più stato in grado di essere alimentato e senza nutrimento il corpo si sarebbe pietrificato e con il tempo sbriciolato proprio come il terreno troppo arido. La debolezza avrebbe fatto il resto. Era un procedimento lungo e irreversibile, ma Aro non mi aveva dato scelta. Ormai il mio corpo non mi apparteneva più e anche gli altri sensi si stavano affievolendo. Ora non dovevo fare altro che aspettare e ritornare polvere. L'ultimo pensiero coerente fu per Bella e Renesmee “Vi amo. Abbiate coraggio, non tornerò da voi ma almeno sarò finalmente libero”.

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Capitolo 38
*** la telefonata ***


Ciao ragazze scusate l'assenza e il ritardo nel postare ma essendo di Genova sono sicura che capirete...

Vi lascio questo nuovo capitolo... avevamo lasciato Edward nelle mani di Aro e in fin di vita e adesso ci sposteremo nuovamente in casa Cullen per sapere cosa sta succedendo... infatti capiterà un qualcosa del tutto inaspettato.

Siamo quasi alla fine, sight, infatti   mancano 4 capitoli più l'epilogo.....una bacio a tutte e grazie.

Capitolo 38 - La telefonata


Carlisle


Erano ormai passati venticinque giorni da quando avevamo visto Edward. Ero consapevole che non avremmo avuto sue notizie tanto presto, ma ero in ansia lo stesso. Avevamo continuato a tenere d'occhio Volterra, ma di Edward nessuna traccia.

Anche il potere di Alice si rivelò inutile dal momento che ebbe solo poche e fugaci visioni per la maggior parte completamente inutili. L'unico effetto che ottenevano era quello di aumentare la nostra ansia e di procurarle dei feroci mal di testa.

Il tempo passava ed Emmett e Jasper stavano già facendo piani organizzando un incursione per catturare un vampiro della Guardia al fine di estorcergli notizie. A poco servivano le proteste mie e delle ragazze per farli desistere dai loro piani. Temevamo infatti che un loro colpo di testa sarebbe stato inutile e pericoloso, nonché forse, anche dannoso per Edward.

Quel giorno nessuno era uscito, a Volterra splendeva il sole e certamente Edward non avrebbe avuto il permesso di passeggiare con gli umani nel centro della città.

E per l'ennesima volta stavo discutendo con Jacob, che non ce la faceva più a vedere Bella e Renesmee intristirsi ogni giorno di più.

“Dobbiamo fare qualcosa Carlisle. Non possiamo continuare ad aspettare. Forse ha bisogno di aiuto.”

“No Jacob, dobbiamo avere pazienza, rischiamo di peggiorare la situazione.” ripetei di nuovo

Ero stanco di cercare di calmare le acque mentre io per primo fremevo di fronte a quest'immobilità forzata.

Eravamo tutti tesi e nervosi, e spesso a qualcuno saltavano i nervi. Io ed Esme, facevamo fatica a tenerli calmi, mentre i ragazzi spesso bisticciavano tra loro.

Ero uscito scocciato dopo aver calmato Rosalie che non aveva perso tempo ad attaccare briga con Jacob dopo il nostro scambio di battute. Lei non perdeva mai un occasione e Jacob non si tirava certo indietro.

Esme mi raggiunse e mi abbracciò. “E' sempre più difficile tenerli calmi, a volte penso che sarebbe meglio mandarli tutti a casa e aspettare noi Edward qui.”

Scossi la testa “Non accetterebbero e lo sai. Speriamo solo di avere sue notizie presto”

“Carlisle vieni presto!” era la voce di Bella

Un sordo colpo mi fece capire che era scoppiata nuovamente qualche rissa. Entrammo in casa di corsa e trovammo Emmett e Jasper che lottavano ringhiandosi furiosamente contro.

“Basta smettetela”. Gridò Esme unendosi alle ragazze e ai licantropi che cercavano di dividerli.

Feci un passo ma il cellulare iniziò a suonare. Mi fermai e controllai chi fosse.

Non riconobbi il numero e decisi di rispondere

“Pronto?”

“Che piacere sentirti Carlisle” guardai il cellulare incredulo... era Aro.

“Aro? Sei tu?” alzai lo sguardo e vidi che tutti adesso mi guardavano in religioso silenzio.

“Si, Carlisle. Sono io. Dovresti venire qui a Volterra con una certa urgenza. Ho un problema con tuo figlio Edward e... non stare a perdere tempo facendo finta di essere in America, so benissimo che sei nei dintorni con la tua famiglia”

Rimasi allibito. E noi che eravamo convinti di essere riusciti a nasconderci. Forse era stato Edward, a rivelare il segreto. Ma perché voleva che andassi là? Voleva ricattare Edward o c'era qualche secondo fine? Sapevo benissimo che Aro era maestro in inganni e sotterfugi.

“Fammi parlare con lui” gli chiesi.

“Non è possibile Carlisle. Ma se tieni alla sua vita dovresti venire. Ti aspetto.” e buttò giù il telefono.

Rimasi esterrefatto e in silenzio guardando il mio cellulare come se potesse rispondere alle mie domande inespresse fino anche Esme si avvicinò e mi prese per le spalle “Era Aro, Carlisle? Cosa voleva? Hai notizie di Edward?”

Ancora scosso raccontai la veloce telefonata e quando tacqui iniziarono a parlare tutti assieme.

“Silenzio!” alzai la voce. Dovevamo parlare con calma, anche se avevo già deciso cosa fare.

“Ti vedo andare Papà, con mamma” ci disse Alice sbirciando preoccupata Esme.

“Non scherzate” intervenne Jasper “E' pericoloso. Non potete andare così allo sbaraglio. O perlomeno non tu mamma. Lascia che accompagni io Carlisle. Se c'è da combattere sono il più forte”

“Eh no Jazz, questo lo dobbiamo ancora decidere, e poi non vorrai mica lasciarmi indietro, non voglio perdermi il divertimento” Emmett aveva già iniziato a mimare una veloce lotta.

“Non fate gli scemi voi due, cosa credete di poter fare? Edward è stato chiaro, niente lotte, è pericoloso” intervenne Rosalie

“Sono d'accordo, ma non vorrai lasciare andare papà da solo vero?” chiocciò Alice “Forse è meglio se l'accompagno io”

“No Alice” intervenne subito spaventato Jasper “Aro ha messo gli occhi su di te. Potrebbe catturarti. Non puoi andare”

“Se qualcuno deve andare, sono io” affermò decisa Bella “Edward è mio marito”

“No Bella. Tu no.” s'intromise Jacob, che teneva in braccio Renesmee “ sei proprio l'unica che non deve mettere piede in quel lurido posto. Con te potrebbero ricattare Edward e viceversa, hai dimenticato che il tuo potere è appetitoso come quello di Alice? Edward, sarebbe capace di farsi uccidere per te, non otterresti nulla solo quello di farti imprigionare con lui. Piuttosto vado io”

“Questa è proprio divertente,” Emmett vedeva tutto con leggerezza come al solito “ pensa che bel banchetto si faranno. Sei troppo appetitoso Jacob per entrare in un covo di vampiri”

“Ma cosa dici Emmett” l'interruppe Rosalie “Con la puzza che ha, è più facile che scappino tutti”

Scoppiammo tutti a ridere scaricando così un po' di tensione aiutati da Jasper che si prodigava a rilassarci invano.

“Basta che vi decidiate e che qualcuno vada a prendere il mio papà” ci interruppe offesa Renesmee.

Ero rimasto in silenzio ascoltando il battibecco, volevo lasciarli sfogare e farli rendere conto che non c'era altra soluzione. La mia decisione sarebbe stata la più giusta.

“Ragazzi. Calma. Aro mi ha invitato e quindi andrò io... da solo. E' troppo pericoloso per coinvolgere qualcuno di voi”

“Ma Carlisle...” era stata Rosalie a iniziare a protestare ma io la zittii subito

“Non voglio sentire discussioni. Io li conosco e con Aro c'era un certo rapporto d'amicizia, non mi farà del male. E poi Edward è mio figlio e tocca a me prendermi cura di lui.” Avevo usato un tono deciso di cui raramente mi servivo.

Li guardai in faccia tutti. Non mi imponevo quasi mai come capo famiglia preferendo farli ragionare e convincerli piuttosto che far ricorso alla mia autorità ma questa volta non mi sarei tirato indietro. Abbassarono gli sguardi. Sapevano tutti che avevo ragione e nessuno avrebbe osato contraddirmi. O almeno credevo.

“Hai ragione Carlisle. Devi andare tu. Ma non da solo. Alice ha visto giusto. Verrò io con te.” a parlare era stata l'unica persona alla quale non avrei potuto dire di no anche volendolo.

“Ma Esme, è pericoloso” la pregai.

Lei mi guardò dritta negli occhi con lo sguardo fiero e deciso “Si Carlisle. E' vero. Ma ricordati che se tu sei suo padre, io sono sua madre. Non puoi andare da solo, e sono l'unica persona che può accompagnarti senza pericolo.”

La guardai, ma sapevo che non c'era niente da fare. Raramente Esme s'imponeva ma quando lo faceva niente o nessuno riusciva a farle cambiare idea. Ed io ero quello meno indicato di tutti.

Mi persi nei suoi occhi decisi, vi vedevo dentro la determinazione e l'amore che la spingeva a correre questo rischio. Amore per suo figlio ma anche amore per me. Se Aro avesse deciso di prenderci in ostaggio tenendoci presso di lui per ricattare Edward, almeno saremmo stati insieme.

Con un sospiro annui “Va bene, Esme. Questa sera ci presenteremo ad Aro.”

Poi guardai i miei figli, dubbiosi e preoccupati. “Ragazzi dovete promettermi di non fare colpi di testa. Non veniteci a cercare qualsiasi cosa accada. Se non avete notizie nostre o di Edward, fra un mese dovete tornarvene a casa. Vi raggiungeremo là se e quando ci sarà possibile. Sono stato chiaro?”

Avevo di nuovo usato un tono autoritario e lì guardai negli occhi uno per volta aspettando da ognuno un cenno di assenso.

Poi guardai i licantropi, “Lo stesso vale anche per voi, amici miei... figli miei”. Sbuffarono, ma annuirono stupiti da quella chiara manifestazione d'affetto. Ma come potevo negarlo, ormai facevano parte della mia famiglia.

Poi mi rivolsi all'ultimo arrivato dei miei vampiri “Jasper, tu sei il più anziano sia come uomo che come vampiro, ti affido pertanto il comando e la nostra famiglia, proteggila e guidala in mia assenza”

Mi guardò stupito. Siccome aveva difficoltà ad abituarsi alla nostra alimentazione spesso stava in disparte e con dispiacere si considerava un elemento debole, quasi un fastidio per noi.

Ma sapevo che era quello che oltre ad essere il più forte era anche il più abituato a comandare e a farsi ubbidire. Forse avrebbe avuto qualche problema con Emmett o con i licantropi, ma sicuramente se la sarebbe cavata alla grande. Potevo fidarmi di lui.

“State tranquilli. Proteggerò la famiglia anche a costo della mia vita”

“Speriamo non si debba arrivare a tanto. Se ci sono problemi, fuggite ragazzi” li esortai un ultima volta.

Poi mi rivolsi ad Esme, “Vieni cara andiamo a prepararci”, e voltandoci ci avviammo alla nostra camera.


Era ormai notte quando entrammo a Volterra. Esme mi dava la mano chiaramente preoccupata anche se non l'avrebbe mai ammesso.

Mi ricordavo tutte le uscite della Rocca ma decisi di usare lo stesso passaggio da cui sbucava sempre Edward. Andammo in piazza e deciso mi diressi al portoncino. Quando bussai la porta si aprii e due Guardie ci guardarono incuriosite.

“Sono Carlisle. Aro mi sta attendendo”

“Mi ricordo di te. Ti stavamo aspettando. Venite”

Chi aveva parlato era una Guardia che ricordavo esserci già quando ero stato ospite di Aro. All'epoca infatti ero un ospite, non una Guardia. Non avevo mai prestato giuramento e pertanto venivo considerato al pari dei Signori di Volterra, malgrado dovessi sottostare ai loro capricci.

In silenzio ci addentrammo in quei corridoi silenziosi e inospitali per noi abituati a vivere all'aria aperta.

Si fermarono davanti a una porta e bussarono.

“Avanti”

Entrammo e mi ritrovai davanti il mio vecchio amico.

“Hai fatto presto Carlisle. Vedo però che non sei solo. E' la tua compagna?” la voce melliflua di Aro era esattamente come me la ricordavo.

“Si Aro. Ti presento Esme, mia moglie”

“Benvenuta a Volterra nella nostra casa” rispose Aro.

“Grazie Aro. Carlisle mi ha spesso parlato di voi” sentivo l'impazienza nella sua voce, e le strinsi la mano per metterla in guardia. Bisognava reggere il gioco ad Aro, essere molto cauti.

“Immagino. Ma so che la vostra non è una visita di cortesia, mio vecchio amico. Vi ho chiamati perché ho un grosso problema con vostro figlio. E' successo qualcosa d'imprevedibile e solo voi potete aiutarlo”

A quelle parole sentii Esme tremare. Cosa era successo?. Calma Carlisle, non avere fretta, devi giocarti bene le tue carte se vuoi uscire vincitore da questa partita. Aspettai in silenzio che ci spiegasse.

Ma Aro, ci fece cenno di seguirlo e si avviò lungo il corridoio.

“Venite, seguitemi. Mentre andiamo vi spiegherò”

Guardai Esme e insieme sempre per mano seguimmo il capo dei Volturi.


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Capitolo 39
*** Le decisioni di Aro ***


Ciao mancano due capitoli più l'epilogo alla fine della FF, e adesso è il momento di capire ciò che ha sempre tramato Aro e ciò che ha in mente di fare adesso.
Vi lascio pertanto un capitolo, abbastanza lunghetto, sui suoi pensieri e sui suoi piani nel quale troverete anche tante risposte a domande lasciate in sospeso sul comportamento dei volturi.  Ringrazio ancora a chi mi commenta e chi mi segue... sono veramente felice che mi abbiate seguito fin qua. A martedì Un bacione a tutti.


Capitolo 39 - Le decisioni di Aro


Aro


Avevo fatto tanti errori ma stavolta non sapevo proprio come rimediare.


Essere il capo dei Volturi non è una posizione facile. In molti ci considerano un'istituzione ma è difficile riuscire a mantenere il potere di fronte alle mille minacce sempre pronte ad annientarci.

La maggior parte della mia razza, ci considera al di sopra degli altri e vive indifferente a noi. Ma alcuni, tramano la nostra distruzione o per invidia o per sete di potere.

Sono sempre stato affascinato dai poteri che alcuni di noi sono in grado di sviluppare e ho passato la maggior parte del tempo a cercare vampiri con doti particolari da mettere al mio servizio. I poteri sono molto importanti per noi ed io sono consapevole di quanto questi possano influire negli esiti di una battaglia.

Inutile dire che la prima volta che conobbi Edward, rimasi affascinato dalla sua capacità. Anch'io potevo leggere nella mente degli altri, ma lui poteva farlo a distanza, senza che le persone se ne accorgessero. Che potere straordinario, un vero gioiello che mi sarebbe tornato molto utile. Se poi avessimo combinato assieme i nostri due talenti, nessuno avrebbe più avuto segreti per me.

Quando venne a chiederci di essere ucciso, mi rifiutai. Che spreco, sarebbe stato. Noi siamo immortali e prima o poi sarei riuscito a convincerlo a mettersi al mio servizio, era solo questione di tempo.

Ma la sua famiglia era forte e unita oltre che dotata di altri poteri interessanti. Provammo così con la forza a intimidirli, ma ci trovammo di fronte al potere di Bella, la sua donna che aveva trasformato. E non solo, Edward era stato in grado di riprodursi biologicamente mettendo al mondo una mezzosangue dai poteri straordinari. Il clan del mio amico Carlisle, si era troppo allargato e ormai costituiva quasi un pericolo. Piuttosto che niente era riuscito persino a farsi amici dei muta-forma pericolosissimi per quelli della mia razza. Per fortuna che conoscendo bene Carlisle, sapevo che egli non aspirava ad alcuna forma di potere, voleva solo la sua libertà e quindi non era una minaccia diretta.

Ma come rinunciare a quei meravigliosi talenti presenti nella sua famiglia?

Avevo deciso fin da subito, che li avrei attirati nelle mie Guardie a qualsiasi costo ed mi era stato chiaro immediatamente che avrei dovuto iniziare proprio da suo figlio Edward.

Era il più forte dal punto di vista caratteriale, il più difficile da dominare, ma se ce l'avessi fatta con lui anche gli altri sarebbero presto caduti sotto il mio potere.

Avevo così deciso di mandare una squadra composta dai miei migliori elementi a catturarlo. Nella squadra avevo mandato anche Chelsea con l'incarico di tagliare tutti i vecchi legami di Edward e di crearne di nuovi con noi. Avevo a lungo discusso con lei, poiché Marcus ci aveva avvertiti che era un impresa quasi impossibile. Era troppo legato alla sua famiglia. Ma con pazienza e tempo eravamo sicuri che Chelsea avrebbe potuto farcela.

Il primo problema era stato quello di evitare che Alice potesse prevedere le nostre mosse e le nostre decisioni. Avevamo così elaborato il piano all'interno della stanza che avevo poi affidato ad Edward. Eravamo riusciti a schermarla ed quindi ad aggirare il suo potere.

Il secondo problema era stato quello di riuscire a catturare Edward senza allarmare subito la sua famiglia. Dovevano intercettarlo da solo, per dare il tempo a Chelsea di lavorare sulla sua mente.

Avevano dovuto attendere a lungo, Edward difficilmente si allontanava da solo, ma alla fine complice una fatalità, le mie Guardie erano riusciti a prenderlo senza grossi problemi e senza attirare l'attenzione.

Il terzo problema che si presentò loro davanti fu la straordinaria resistenza che dimostrò al potere di Chelsea.

Quando arrivarono finalmente a Volterra, Edward era ancora stravolto, poiché avevano dovuto ferirlo fisicamente e mentalmente in profondità. Temevo che la lunga sofferenza subita potesse avere delle ripercussioni sulla sua mente, ma per fortuna questo non avvenne.

E quando prestò il suo giuramento senza problemi credetti di averlo finalmente nelle mie mani, visto che da subito iniziò il suo lavoro presso di me docile e tranquillo come speravo.


Ovviamente mi illudevo.


Sapevo che lo stile di vita di Volterra era molto diverso dal suo vecchio, per cui decisi di assecondarlo il più possibile per non creargli grossi traumi.

Ovviamente dovevo tenerlo d'occhio, non potevo lasciargli la libertà di cui godevano le altre Guardie, così lo affidai a Felix e Demetri. Non potevo contare su Jane e Alec, che erano profondamente gelosi della mia nuova compagnia.

Feci mettere nella sua stanza libri ed altro che pensavo potesse interessarlo, ma mi resi subito conto che non era sufficiente a distrarlo e a rilassarlo aiutandolo ad adeguarsi al nuovo stile di vita.

Su suggerimento di Demetri, iniziai a farlo uscire in cortile. Ma anche lì aveva un comportamento particolare. Attirò subito l'attenzione e le altre Guardie lo guardavano incuriosite e divertite.

Si guadagnò quasi subito il nomignolo di “Vampiro Triste”, perché i suoi occhi erano sempre tormentati e il suo comportamento diverso da quello degli altri.

L'ostacolo maggiore era però la sua alimentazione.

Mi resi subito conto di quanto fosse un problema.

Durante il primo banchetto a cui aveva assistito era addirittura scappato dalla Rocca meritandosi una severa punizione.

Non andava bene così!

I suoi occhi gialli e le sue abitudini alimentari facevano parlare le altre Guardie dando un brutto esempio. Dovevo cercare di cambiarlo usando però molta pazienza per evitare che mi si rivoltasse contro, sperando che alla fine cedesse e si adeguasse ai nostri usi. Dovetti anche intervenire per proteggerlo da Jane ed Alec che evidentemente lo odiavano profondamente.

Non era certo un soggetto facile da gestire.!!

Dopo qualche tempo mi illusi che stesse integrandosi nella sua nuova vita e per incoraggiarlo gli permisi di uscire per Volterra.

Fu il mio più grande errore.!! E non lo capii subito.!!

Non immaginavo riuscisse a nascondermi quello che voleva nella mente, e quando durante il processo riuscii a trovare la sua zona d'ombra rimasi esterrefatto!! Non solo stava recidendo i legami con noi, ma aveva risvegliato con prepotenza quelli con la sua famiglia.

Durante le uscite fatte a Volterra riusciva addirittura a incontrare i suoi familiari!! Loro erano qua e lo cercavano mentre lui si dibatteva al limite della pazzia, provocandosi i problemi fisici che notavamo senza però riuscire mai a capirne fino in fondo la ragione.

Era ovvio, Carlisle non avrebbe mai abbandonato suo figlio nelle mie mani, e aveva studiato un piano perfetto.

Gli proibii allora di uscire per Volterra, volevo isolarlo, eliminare i suoi incontri clandestini con la famiglia.

Forse sarei riuscito a farlo nuovamente mio... Ma lui fuggì… e quando poi mi chiese di essere lasciato libero capii che lo stavo perdendo...

Durante la sua punizione mi recai da Chelsea e le chiesi d'intervenire nuovamente nella sua mente, in modo da azzerare i suoi ricordi.

Ma lei scuotendo la testa mi disse “No. Mio Signore Aro. Non otterrei niente. Ha la mente oltremodo fragile in questo momento. Se le cose stanno come dici tu, ha ricostruito quasi tutti i legami con la sua famiglia, senza spezzare completamente i nostri, altrimenti non sarebbe ritornato di sua volontà e non ti ubbidirebbe così facilmente. Se io intervenissi otterremmo solo di sconvolgergli la mente fino alla pazzia. E' troppo pericoloso insinuarsi di nuovo nella sua testa. E' passato troppo poco tempo dall'ultima volta.”

No questo non era accettabile! Non potevo rischiare la sua sanità mentale! Il suo talento era troppo importante e andava custodito e protetto!

Fu Caius a darmi il suggerimento che all'epoca pensavo fosse giusto.

Hai sbagliato fratello. Gli hai lasciato troppa libertà. Deve adeguarsi al nostro stile di vita. Adesso ha giurato ed è l'ora che si comporti da Guardia a tutti gli effetti. Devi essere più duro con lui. Levagli i libri, i cd e tutte le cose superflue. Le Guardie non ne hanno bisogno e quegli oggetti gli suscitano ricordi e lo incitano a cercare la sua libertà.

E in più è l'ora che si nutra come un vero vampiro!! Devi riuscire ad obbligarlo a nutrirsi di sangue umano!! Solo così capirà di non poter far ritorno da Carlisle... Con che coraggio si presenterà a loro con gli occhi rossi di sangue sapendo di essere diventato un assassino?”

Avevo iniziato così un piano ben preciso per costringerlo a nutrirsi come volevamo noi.

Mai avrei immaginato una tale testardaggine e resistenza.

Provai a piegarlo con la forza e commisi l'ultimo errore!!

Di fronte all'impossibilità di evitare che il suo istinto avesse la meglio preferì pietrificarsi.

Non lo credevo capace di tanto, altrimenti non mi sarei spinto così oltre. Nella mia lunga vita avevo visto solo cinque casi del genere, e solo un vampiro era tornato alla vita, gli altri si erano sbriciolati sotto gli occhi di noi testimoni.

Quando Felix si era trovato il corpo molle di Edward fra le braccia, mi ero avvicinato stupito.

Purtroppo avevo capito subito cosa fosse successo.

Era assurdo!

Non potevo permettermi di perdere una Guardia così dotata!!

Dovevo tirarlo fuori da quella situazione!!!

Lo feci portare in una bella camera luminosa e calda e gli togliemmo la camicia in modo che si sentisse il più libero possibile. Poi lo avvolgemmo in un lenzuolo per tranquillizzarlo e ritardare l'inevitabile.

Iniziai a chiamarlo, ordinandogli di svegliarsi e sperando che mi ubbidisse. Ma nulla, il comportamento era quello di un cadavere.

Chiamai anche Felix e Demetri con i quali sapevo era sorta una specie di amicizia, per quello che potevano provare dei Capitani delle Guardie.

Ma di nuovo nulla.

E il tempo passava, senza che desse una minima reazione.

Provai anche con il potere di Jane, ma non sortì alcun effetto.

La sua mente era chiusa anche ai poteri della mia sadica vampira.

Ci provò anche Chelsea, ma quando gli mise le mani sulla fronte gelata, scosse la testa dispiaciuta “Niente, mio Signore Aro. La sua mente è vuota. Si è chiuso a riccio. Solo un miracolo può risvegliarlo”

Ero frustrato. Non volevo finisse così!

Cosa potevo ancora provare.?

Vedevo velocemente il suo corpo deperire, mentre si faceva sempre più debole. Presto anche se fosse uscito da quello stato non sarebbe riuscito nemmeno a muoversi o ad alimentarsi. Speravo di risvegliargli l'istinto e

su suggerimento di Jane, provammo allora a costringerlo a nutrirsi.

Con la forza Felix gli apri la bocca mentre la stessa Jane vi versava del sangue animale. Forse il gusto al quale era abituato gli avrebbe dato la forza di reagire.

Nulla. Non ingoiò nulla e non diede segni di vita. Era riuscito a imprigionare anche il suo istinto di vampiro!! Incredibile...

Ormai avevo perso le speranze...

Erano già passati diversi giorni quando Demetri mi venne a chiamare e mi portò da Edward. Non era cambiato nulla, solo che era girato su un fianco invece di essere sulla schiena come al solito.

Si è girato lui?” gli chiesi stupito

No l'ho girato io. Guardate mio Signore” e scostando il lenzuolo vidi che la pelle della schiena iniziava a creparsi e tre lunghe fessure si erano già aperte come se fosse stato frustato.

Ha diverse crepe aperte anche sulle gambe e sul braccio sinistro. E sta iniziando anche sul collo e sulla guancia destra” mi mostrò chiaramente preoccupato.

Gli guardai il volto disteso e tranquillo come se stesse dormendo e sognando qualcosa di piacevole. Era bello, anche per un vampiro era molto bello. Sulla sua guancia aveva una linea sottile scura, che sapevo nel giro di poche ore si sarebbe aperta.

Non so più che provare” ammisi sconfortato.

Non volevo morisse, non così!! Un simile talento perso, che spreco!

Penso che dobbiate avvisare la sua famiglia...” mi disse Demetri “E' giusto che sappiano.”

Lo guardai, ma certo... chi altro avrebbe potuto risvegliarlo se non loro? Se si era rinchiuso per non deluderli forse.. se non era troppo tardi... avrebbe accettato di risvegliarsi.

Che stupido a non pensarci prima!

Ma dovevo giocare bene la partita, Carlisle era furbo e colto.

Dovevo stupirlo e non dargli il tempo di pensare, in modo da poter giocare sui suoi sentimenti affinché lo risvegliasse senza pretendere nulla in cambio. Certamente sarei riuscito a manovrarlo se avessi giocato d'astuzia.

Andai nel mio studio e presi il telefono. “Che piacere sentirti Carlisle”.


La trappola era scattata forse sarei riuscito a salvare la mia Guardia e a legarla a me per l'eternità con l'aiuto inconsapevole della sua famiglia.

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Capitolo 40
*** Cuore di mamma ***


Ciao a tutte. Eccomi qua con un nuovo capitolo. E' giunto il momento della verità. Ma soprattutto di scoprire quanto amore ci può essere nel cuore di una mamma.

Vi lascio con un pov Esme, che dedico a tutte voi che siete mamme ma anche figlie perchè non c'è nulla di più grande e potente dell'amore  di una mamma.

Capitolo 40 - Cuore di mamma


Esme


Ovviamente ero nervosa, e mentre ci recavamo a Volterra, il mio tenero compagno mi aveva raccontato ancora una volta la sua vita dai Volturi in modo da chiarirmi il giusto comportamento da tenere. “Ricordati Esme. Aro è furbo e scaltro. Se ci ha chiamati non è certo per farci un favore. Ha sicuramente un doppio fine e dobbiamo stare attenti a come ci muoviamo. Qualsiasi cosa accada o io dica non preoccuparti. Abbi fiducia in me. So come affrontarlo”

Certamente che avevo fiducia in lui. L'avevo sempre avuta sin da quando mi ero risvegliata vampira. Ma quando entrammo nei bui corridoi della Rocca la mia paura iniziò ad aumentare a ritmo vertiginoso. Peccato che con noi non c'era Jasper avrei volentieri approfittato del suo potere.

Quando Carlisle mi presentò ad Aro, un brivido freddo mi scese per la schiena. La sua voce era dolce e suadente ma potevo percepire la cattiveria e l'avidità nascosta nel suo animo.

Mentre ci accompagnava da Edward, la mia impazienza cresceva velocemente e mi accorsi di stringere forte la mano a Carlisle per cercare di calmarmi. Stai tranquilla Esme, mi ripetevo in continuazione, stai tranquilla, andrà tutto bene, presto lo potrai riabbracciare e portarlo fuori da questo gelido posto.

Quando la porta si aprì Aro ci fece accomodare in una bella stanza luminosa ed io subito mi guardai intorno per cercare mio figlio. Un orrendo sospetto mi attraversò quando notai che c'era qualcuno nel letto vicino alla finestra sorvegliato da un vampiro della Guardia. Feci per avvicinarmi ma Carlisle mi strinse più forte la mano trattenendomi. Lo guardai meravigliata, non voleva che andassi da Edward? Lui si voltò e mi sorrise triste poi si rivolse ad Aro “Allora dov'è nostro figlio?”

Aro lo guardò con aria enigmatica e rispose “E' là nel letto. Come ti ho detto non sta bene. Forse tu e la tua compagna potete salvarlo. Non starò a raccontarti tutto, ti basti sapere che mi si è pietrificato sotto i miei occhi. Ho provato in ogni modo a risvegliarlo ma è stato tutto vano. Voi siete l'ultima sua speranza. Ha già iniziato a sgretolarsi.”

Guardai Carlisle e cercai di lasciargli la mano, volevo correre da lui. Non mi importava di altro, in quel letto giaceva morente il mio Edward.

Ma Carlisle rimase calmo e impassibile mentre mi stritolava la mano per riportarmi alla calma.

Mi dai una notizia terribile Aro. Mi aspettavo di tutto, ma non questo. Mi domando cosa lo possa avere spinto a tanto”

Aro ci guardava a disagio, non poteva ricorrere al suo potere perché Carlisle ed io non gli avevamo concesso di toccarci, e sicuramente stava studiando le nostre reazioni.

Non lo so Carlisle. Ma sei l'unico che può tirarlo fuori da questa situazione” mentiva, ne ero sicura.

Guardai il mio compagno e vidi che era fermo e rilassato. Ma come diavolo faceva? Sapevo che aveva un autocontrollo fortissimo ma mai mi sarei immaginata che fosse così grande la sua capacità di soffocare gli istinti.

Non sono sicuro di volerlo fare. In fondo è stata una sua scelta” rispose tranquillo.

Lo guardai sgomenta, poi mi venne in mente “Ricordati Esme abbi fiducia in qualsiasi cosa dica o faccia” presi un gran respiro e guardai in faccia Aro. Sul mio volto una maschera di tranquillità.

Sembrava spiazzato, neanche lui si aspettava un atteggiamento tanto distaccato da noi.

E' tuo figlio Carlisle. La sua vita è nelle tue mani e più aspetti più si assottiglia la vostra possibilità di salvarlo” Aveva ragione, non potevamo aspettare ulteriormente. A che gioco stava giocando mio marito?

Non credo voglia essere salvato per condurre la sua vita qui nelle Guardie. Penso che abbia fatto questa scelta per scappare da te e non me la sento di risvegliarlo illudendolo di poter tornare a casa per poi abbandonarlo. Forse è meglio lasciarlo morire come è suo desiderio”

La sua voce era ferma e decisa ed io che lo conoscevo bene capii quanto gli pesava dover dire quelle parole. Era chiaramente una strategia ed io dovevo stare calma per non rovinarla. 
Come in una partita a scacchi avrebbe vinto chi aveva più sangue freddo.

Abbassai gli occhi e fissai per terra per non rivelare i miei sentimenti. Carlisle lo conosceva assai bene e un sorriso gli spunto sulle labbra quando Aro rispose “ E va bene Carlisle. Per ora hai vinto tu. E' assurdo perdere un talento simile. Se riuscite a svegliarlo e a nutrirlo, appena sta in piedi puoi portartelo via. Lo mando in congedo ma... non dimenticare che è una Guardia che ha regolarmente giurato fedeltà e che quindi resta soggetto ad alcune nostre regole”

Ho la tua parola Aro?” chiese a conferma. Sapevamo infatti che per quanto malvagi e subdoli i Signori di Volterra erano rispettosi delle regole e della loro parola.

Certamente Carlisle. Affrettatevi però perché ho seri dubbi che riusciate nel vostro intento. Noi abbiamo già provato di tutto invano. Temo che potrete solo starlo a vedere morire lentamente. - poi ci sorrise - Ti conviene lasciare andare la tua compagna, amico mio, prima che muoia d'impazienza per raggiungerlo.”

Non credevo che fosse così evidente la mia ansia ma Carlisle mi sorrise e mi lasciò la mano. Non mi voltai, sentivo che continuavano a parlare mentre veloce corsi dal letto su cui giaceva il nostro Edward. Mio figlio.


Non esiste affetto più grande di quello che una madre ha per il proprio figlio ed io lo sapevo benissimo.


Ero giovane quando m'innamorai perdutamente di Peter. Mio padre diceva che era un buono a nulla che non dovevo frequentarlo, ma io da testarda quale sono continuai a vederlo di nascosto ai miei genitori.

Quando rimasi incinta, Peter si tirò indietro lasciandomi da sola ad affrontare la mia famiglia infuriata con me. All'epoca era un disonore enorme avere un figlio fuori da un regolare matrimonio e la mia vita divenne un inferno. Non rimpiansi mai però la vita che sentivo crescere dentro di me. Amavo il mio piccolo bambino e sopportavo con coraggio l'astio dei miei consapevole che presto avrei avuto qualcuno da amare.

Quando nacque fui la persona più felice di questo mondo, ma durò poco. Due giorni dopo, a causa di chissà quale malattia, il mio piccolo gioiello morì tra le mie braccia.

Non potevo lasciarlo da solo, era così fragile e innocente. Dovevo seguirlo! Senza dire nulla a nessuno arrivai in cima alla scogliera e sicura che la morte mi avrebbe presa mi buttai giù.

Ma il destino aveva predisposto diversamente ed io vidi il volto di un uomo bellissimo sussurrarmi “Non temere, sentirai un po' di male, il tuo corpo brucerà ma quando il tormento finirà sarai salva”

Non volevo salvarmi, volevo andare dal mio bambino, ma non potevo ribellarmi e il fuoco si diffuse in tutto il mio corpo.

Quando aprì gli occhi dopo aver sofferto per tre giorni le pene dell'inferno vidi chino su di me quel bellissimo uomo. “Come ti senti?” mi chiese preoccupato.

Che domanda stupida, mi sentivo bene, ma avevo sete. La gola mi bruciava come il fuoco. Lo guardai pensando che era meraviglioso, poi gli diedi una spinta con una forza che mi lasciò stupita e corsi fuori da quella stanza. Dopo venti minuti ero china a succhiare il sangue di un contadino che per sua sventura si era trovato sulla mia strada. Quando capii quello che avevo fatto e quello che ero diventata mi spaventai a morte, ma due braccia forti mi trattennero dallo scappare terrorizzata.

Non aver paura. Puoi imparare a controllarti, puoi cambiare.” poi l'uomo mi guardò e... mi baciò.

Il mio cuore inaridito dal dolore si colmò di nuovo di amore e iniziai la mia nuova vita a fianco di Carlisle. I primi tempi furono difficili ma presto mi abituai alla mia nuova dieta.

Con lui viveva Edward, che all'epoca si faceva passare per suo fratello.

Non aveva decisamente un carattere facile, e spesso si scontrava con Carlisle. Stentava infatti ad accettare di dover imprigionare il mostro che è dentro ognuno di noi, e spesso si ribellava. Da quando poi mi ero unita a loro, teneva ancora di più le distanze. Non ne abbiamo mai parlato assieme ma credo che fosse geloso del rapporto che avevo con Carlisle e del mio adattamento facile alla dieta vegetariana. Io di certo ero convinta che Carlisle avesse sbagliato a trasformarlo, sembrava odiarsi, non accettare la sua nuova vita e la sua giovane età non era certo di aiuto.

Un giorno, tornò a casa con gli occhi rossi e fiammeggianti. Carlisle lo rimproverò con gentilezza per fargli capire che era sbagliato nutrirsi di uomini, ma Edward, fuori di sé gli urlò di tutto, poi prese qualche cambio e ci comunicò che intendeva andarsene da casa. Carlisle troppo mortificato e intristito non ebbe il coraggio di dirgli nulla, lasciandolo libero di seguire la propria strada. Io, invece, decisi di affrontarlo. Doveva sapere, doveva capire!

Edward, ripensaci ti prego. Ci mancherai tanto, troppo... Mi rendo conto che non posso essere niente per te, ma tu per me sei molto. Sei come il figlio che ho perso. Vorrei tanto che fosse cresciuto e che ti avesse assomigliato. Quando vuoi, quando ti sentirai pronto... ritorna e ti accoglieremo di nuovo felici.”

Mi aveva guardato con quegli occhi rossi brillanti poi mi aveva fatto il sorriso sghembo che tanto mi piaceva e senza dire una parola si era allontanato.

Era tornato.... ci aveva messo quasi dieci anni, ma era tornato e si era presentato con dei meravigliosi occhi color ambra.

Quando era sceso dalla macchina, non aveva nemmeno chiuso la portiera che ero corsa ad abbracciarlo. Mi aveva guardata sorridente e fiero mentre pronunciava quelle parole che mai più avrei scordato “Scusa mamma. Non lo farò più. Mi siete mancati troppo”.

E da allora era cambiata la mia vita. Avevamo deciso io e Carlisle di sposarci e di adottare secondo la legge Edward che era ancora minorenne .

Era nata la famiglia Cullen.


Da quel giorno avevo iniziato a trattarlo da figlio e lui ci trattava e rispettava come se fossimo davvero i suoi genitori. Alla nostra famiglia si era unita poco dopo anche Rosalie. Carlisle aveva sperato che Edward trovasse così una compagna. Ma si era sbagliato quei due non potevano essere tanto diversi e lontani fra di loro. L'equilibrio che avevamo trovato andò a rotoli ma ne valse la pena. Avevo accolto Rosalie esattamente come se fosse stata la figlia femmina che avrei voluto avere anche se per carattere stava sempre sulle sue non concedeva confidenza a nessuno. Si unirono poi anche Emmett, Alice e Jasper. Erano tutti diversissimi, come caratteri e modi di fare, e non era facile riuscire a tenerli assieme, ma se Carlisle era la loro guida io per loro ero il cuore. Erano tutti giovanissimi e avevano bisogno di qualcuno che facesse loro da riferimento nella nostra strana vita. Avrei tanto voluto avere un bimbo piccolino tra le braccia da cullare ma la mia condizione di vampira me lo rendeva impossibile. Ma avevo cinque meravigliosi figli da accudire e consolare. Edward era decisamente il più problematico, un po' perché era da solo un po' perché il suo strano dono di leggere nel pensiero spesso lo metteva in difficoltà, isolandolo dagli altri. Passava il suo tempo a studiare o a suonare e raramente giocava con i fratelli. Solo Alice , oltre a me, sembrava capirlo appieno. Lo lasciavo fare limitandomi a sorvegliarlo da lontano proprio come una chioccia sorveglia il suo pulcino. Quando finalmente Edward ci presentò Bella capii subito quanta felicità gli avrebbe donato e il mio cuore muto esultò con lui. Il periodo peggiore per me fu quando decise di lasciare Bella. Provai diverse volte a fargli cambiare idea, ma senza risultati. Lo vedevo soffrire e rinchiudersi dentro se stesso e io soffrivo per lui e con lui.

Una mamma sa soffrire ma anche gioire con i propri figli e vive di luce riflessa per loro.

Io ero così, soffrimmo assieme e gioimmo assieme quando finalmente coronò il suo sogno d'amore.

Un'altra figlia si era unita alla mia famiglia. E non venne da sola. Lei mi donò una gioia immensa quando mi fece nonna. Mai più avevo sperato e sognato di poterlo diventare. Le fui vicina durante quel lungo periodo di sofferenza, vedevo il mio Edward soffrire accanto a lei, ma non potevo far nulla.

Discreta come solo le mamme sanno fare, dispensavo aiuti e coccole quando mi permettevano di farlo, stando ben attenta a non invadere la loro intimità. E la mia gioia esplose quando per la prima volta presi in braccio la piccola Renesmee.

Pensavo che ormai la mia vita fosse completa e la mia famiglia grande abbastanza ma mi sbagliavo. Senza rendermene conto appieno altri due figli entrarono nel mio cuore. Due simpaticissimi e allegrissimi licantropi.

Mia nonna mi diceva sempre che l'amore non si divide con i nuovi ingressi ma che si moltiplica. Ed aveva ragione. Avevo amore per ognuno di loro anche se.... Edward era stato il mio primo figliolo.



E adesso a vederlo lì, indifeso e sofferente mi si strinse il cuore. Mi avvicinai di corsa e poi mi fermai a guardarlo. Non l'avevo mai visto dormire, e adesso sembrava che lo facesse. Aveva gli occhi chiusi e un sorriso rilassato sul volto nel quale spiccavano delle profonde occhiaie nere, e una lunga crepa sulla sua guancia destra.

Mi sedetti vicino a lui e facendo attenzione per non fargli male lo abbracciai teneramente, proprio come avevo fatto con il mio bambino morto.

Per un attimo tremai al ricordo di quella sofferenza, ma sapevo che stavolta potevo combattere per evitare di perdere nuovamente mio figlio.


Con dolcezza iniziai a chiamarlo “Edward, apri gli occhi. Ti prego. Sono Esme. Sono la mamma”. Con la mano libera gli facevo le coccole sulla testa proprio come se fosse stato un bambino piccolo mentre non smettevo di chiamarlo “Edward, guardami. Sono qui. Siamo venuti a prenderti per portarti a casa. Ti prego apri gli occhi. Fammi capire che mi senti”.

Continuai così a lungo e stavo già per iniziare a disperarmi quando sentì un sussurro stentato “mamma sei tu?”

Aveva parlato, mi stava sentendo. Ora bisognava solo fargli aprire gli occhi e farlo di nuovo respirare in modo che potesse alimentarsi.

Carlisle, vieni presto” avevo bisogno del suo aiuto.


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Capitolo 41
*** E' finita ***


Ciao eccomi qua con l'ultimo capitolo e l'ultimo colpo di scena di questa FF.  Non scappate però perchè Giovedì postero l'epilogo con  un ultima sorpresa  ad attendervi.

Scusate il ritardo e spero che apprezziate anche questa nuova svolta... vi aspetto e aspetto un vostro commento...u n bacio a tutte e a Giovedì .


Capitolo 41 - E' finita



Edward


Ero scappato dalle grinfie di Aro. Sapevo perfettamente cosa mi aspettava e lo avevo accettato. Meglio morire che piegarmi al suo volere.

La mia mente si era staccata dal corpo e rinchiusa su se stessa. Avevo eretto un muro invalicabile tutto intorno per isolarmi da qualsiasi interferenza fisica o mentale. Speravo infatti d'indebolirmi talmente fisicamente da annullare il mio istinto.

E ci sarei riuscito se....

All'improvviso mi sentii accarezzare dolcemente, mentre un familiare profumo si apriva un varco nella mia mente, abbattendo le mie difese e risvegliando i miei sensi assopiti. Cercai di nascondermi ancora dietro al mio muro, ma una dolce voce conosciuta iniziò a chiamarmi. Non riuscivo a capire cosa mi dicesse sapevo solo che era piena di dolcezza e amore.

Cercai di scuotermi, di uscire dal mio guscio. Avevo l'esigenza di sapere cosa stava succedendo, volevo capire, ma facevo fatica. Troppo forte era il muro che avevo eretto e troppo debole ormai era il mio corpo. Mi resi subito conto che muovermi era impossibile ma anche un operazione semplice come aprire gli occhi mi risultava difficile. Ero senza aria, da troppo avevo bloccato la respirazione, ma con un ultimo soffio riuscii a pronunciare quella domanda che mi torturava la mente. “Mamma sei tu?”.. Cosa ci faceva lei qua?.

Cercai di aguzzare l'udito e dalla nebbia della mia mente sentii la sua calda voce.

Edward, ti prego sono io, sono Esme. Apri gli occhi bambino mio”

Edward. Sei libero, Aro ti ha dato il permesso di venire a casa. Bella e Renesmee ti aspettano, ma devi reagire devi risvegliarti” questa invece era la voce di mio padre.

Mi feci coraggio e con tutta la forza che mi rimaneva aprii gli occhi. Subito non vidi nulla, c'era troppa luce ed io ero rimasto troppo al buio. Ma presto li vidi. Vidi i loro volti sorridenti.

Bravo così Edward.” mi accarezzò mia madre chinandosi e baciandomi sulla fronte.

Cerca di respirare Edward.” m'incoraggiò Carlisle

Provai ma il petto iniziò a bruciarmi. Troppo a lungo avevo dimenticato di farlo. Mi agitai infastidito, mentre cercavo di succhiare l'aria intorno a me. Vidi Carlisle chinarsi su di me con aria preoccupata e lo sentii schiacciarmi il petto con l'intento di aiutarmi a prendere aria.

Così da bravo. Respira” mi incoraggiava, mentre Esme continuava a farmi le coccole. Quando presi il primo respiro il mio corpo fu invaso dai loro profumi. Sorrisi felice di vederli vicini a me. Quanto mi erano mancati!

Piano, piano i miei polmoni ripresero l'automatismo che a lungo mi ero negato e l'aria, molto lentamente, iniziò a rifluire dentro di me .

Bravissimo, figliolo. Ascolta, adesso devi bere. Avrai sicuramente una gran sete. Il tuo corpo si è indebolito troppo e devi sforzarti d'ingoiare il sangue umano. Il sangue animale non è sufficiente.”

Andai nel panico. La mia mente si richiuse velocissimamente, non volevo avere gli occhi rossi, non volevo darla vinta ad Aro. Avevo sofferto tanto prima di abituarmi al gusto aspro del sangue animale, e se mi fossi nutrito di quello umano il mostro in me si sarebbe liberato e sarei tornato indietro ai primi tempi della mia vita di vampiro. Continuavo a respirare e potevo sentire le loro voci ma avevo di nuovo chiuso gli occhi mentre cercavo d'isolarmi.

Edward, no.! Ti prego, devi bere altrimenti il tuo corpo si sgretolerà. Non avere paura, non succederà nulla.” sentivo il panico nella voce di mia madre.

Non temere figliolo, non sarà dura riabituarti e anche se i tuoi occhi diverranno rossi, non è un problema. Noi siamo qui e insieme ai tuoi fratelli ti aiuteremo. Ma devi bere. Altrimenti non riusciremo a portarti a casa.” come al solito Carlisle cercava di farmi ragionare. Ma io avevo paura. L'immagine di Renesmee morta dissanguata da me fra le mie braccia mi apparve spaventandomi. Ecco cosa sarebbe successo se mi fossi abituato nuovamente al sangue umano!! No, non avrei ceduto! Il mostro dentro di me non si sarebbe saziato. Voltai la testa, nascondendomi ai loro occhi.




Esme


Perché aveva reagito così? Aveva aperto gli occhi e iniziato a respirare, credevo che il peggio fosse passato e invece... Guardai Carlisle disperata. Non capivo il perché si rifiutasse di bere. Lui mi guardò e lesse sul mio viso la domanda inespressa.

Temevo potesse capitare qualcosa del genere. Aro mi ha raccontato che hanno provato a forzarlo a bere sangue umano, ma non c'è stato niente da fare. Dobbiamo convincerlo Esme, è troppo debole e il sangue animale non è sufficiente per ridargli le forze.”

Annui, sarebbe stata una lunga battaglia.

Con calma ripresi a chiamarlo con dolcezza “Edward, va tutto bene non ti preoccupare. Se non vuoi non ti obbligheremo.” Si voltò e mi sorrise appena. Non aveva più parlato, doveva essere completamente senza forze, vedevo che anche solo girare la testa e sorridermi era uno sforzo non indifferente.

Gli sorrisi di rimando anch'io, dovevamo per prima cosa tranquillizzarlo.

Carlisle gli fece una coccola sulla testa e si allontanò a parlare con la Guardia che ci sorvegliava.

Io iniziai a parlargli della famiglia, delle sua Bella, di Renesmee e mi accorsi subito che avevo la sua attenzione. Mi stava a sentire, ovviamente in silenzio, anche se ogni tanto vedevo i suoi occhi farsi lontani, faceva fatica ad ascoltarmi e a mantenere la concentrazione. Stava immobile, e con orrore vidi aprirsi un altra piccola fessura sul collo. Il suo corpo era troppo asciutto, doveva bere e anche alla svelta.

Alzai la testa per chiamare Carlisle, sapevo per esperienza che Edward, lo stava sempre a sentire e speravo che riuscisse a persuaderlo. Quando mi si avvicinò vidi che aveva un grosso bicchiere e con timore sentii il profumo invadere la mia gola. L'istinto si risvegliò prepotente. Non ero come il mio compagno, l'odore di sangue umano mi attirava come non mai. Inghiotti il veleno cercando di calmarmi, non era destinato a me. Lui mi guardò imbarazzato e preoccupato, poi mi sorrise e passò la mano libera dietro la testa di Edward. “Ragazzo mio, devi bere, se vuoi tornare dalla tua famiglia, devi sforzarti .” e con calma avvicinò il bicchiere alle labbra di nostro figlio.

Edward, colpito dall'odore spalancò gli occhi, poi mormorò un “NO” e voltò di nuovo la testa di scatto, nascondendola nel mio petto. Carlisle sospirò e scosse la testa.

Non fare così, è assurdo. Un sorso, soltanto un sorso ragazzo” provò a incitarlo. Sapevamo entrambi che la sua sete era enorme e che se solo avesse assaggiato l'istinto ormai assopito avrebbe avuto la meglio e non sarebbe stato più capace di rifiutare, anzi il problema sarebbe stato quello di fermarlo.

Ma era troppo debole, e quella debolezza aveva contagiato anche il mostro che era in lui. Io facevo fatica a non avventarmi al bicchiere, pur essendo sazia, istigata dal suo profumo, ma l'istinto di Edward, si era indebolito assieme al corpo.

Provammo ancora, ma ci accorgemmo subito che invece di tentarlo, lo stavamo solo spaventando ed agitando aumentando la sua stanchezza .

Lasciamolo rilassare un attimo. Ho un idea” mi era venuta in mente una strategia che poteva funzionare solo se fosse stato pienamente rilassato.

Carlisle annui e mi guardò in cerca di spiegazioni. Ma sapevo che malgrado Edward avesse chiuso gli occhi mi ascoltava e quindi mi limitati a sorridergli e fargli un cenno di stare in silenzio.

Allontanati pure Carlisle. Non c'è nulla da fare. Lo sai che ha la testa dura. Io sto qui a fargli compagnia, fra poco ti raggiungo, il nostro compito ormai è finito e qui non serviamo più.” Lui mi guardò un attimo stupito poi annuì e si allontanò appena, aveva visto nel mio sguardo il messaggio silenzioso.

Edward apri gli occhi di scatto e mi guardò chiaramente agitato. Per fortuna essendo stanco non riusciva a leggere nel pensiero. “Non andartene... ti prego” le parole uscirono a stento dalla sua bocca inaridita. Non riusciva neanche più a produrre veleno. Gli sorrisi “Edward, non ha senso rimanere. Ormai hai fatto la tua scelta ed io non voglio stare qua a vederti soffrire inutilmente”.

Vidi il terrore sul suo viso, mentre con coraggio si sforzava di parlare “No, ti prego... Il mio corpo sta bruciando, stammi vicino mamma, non mi lasciare solo, non andartene... Ho paura. Ho bisogno di voi, di te. Ti prego... non mi abbandonare.” per un attimo vacillai travolta dall'amore che sentivo ci legava, ma avevo ottenuto il mio scopo.

Parlando aveva buttato fuori troppa aria e adesso doveva inspirare a fondo per recuperare quella persa.

Veloce infilai la mano nel bicchiere di sangue e quando lo vidi inspirare gliela sfregai sul viso, coprendogli il naso e la bocca.

L'odore forte e pungente penetrò forte in lui e lo vidi sobbalzare mentre il suo istinto si risvegliò con prepotenza rompendo i fragili legami che lo imbrigliavano.

Con orrore e gioia sentii che mi stava leccando la mano mentre i suoi occhi avevano iniziato a brillare di una luce bestiale. Il mostro si era risvegliato e aveva sete.

Carlisle capì immediatamente ciò che stava succedendo e mentre io ritraevo la mano, lui gli appoggiò il bicchiere alle labbra. Edward iniziò a bere avidamente quasi strappando quel succulento contenitore dalle mani di suo padre.

Feci un cenno alla Guardia che corse a prendere altri bicchieri. Con disgusto mi accorsi che questi contenevano del sangue ancora caldo. Guardai Carlisle che senza indugiò posò il secondo bicchiere sulle labbra di nostro figlio. Sembrava impazzito. Cercava di tirarsi su da solo per prendere il bicchiere, assetato e fuori controllo. Io mi allontanai, il profumo del sangue caldo era troppo una dolce tentazione per me, e Carlisle sapeva benissimo come gestire la situazione senza il mio aiuto. Edward sembrava preso da una bramosia inarrestabile mentre beveva assetato. Ci vollero diversi bicchieri prima che fosse in grado di riprendere il controllo di se stesso. Ora con il volto sporco di sangue a causa mia, le labbra macchiate e gli occhi spiritati sembrava proprio una Guardia dei Volturi. Quando fu in grado di riprendere il controllo Carlisle, gli allontanò il bicchiere, gli pulì il viso e lo fece sdraiare. “Per adesso basta Edward, stai giù e riposati. Più tardi te ne darò dell'altro. Lascia che il sangue ridia forza al tuo corpo, poi potrai bere ancora.” La bramosia dentro i suoi occhi si spense mentre si appoggiava stanco al morbido materasso. “Scusa, non volevo” mormorò “adesso i miei occhi diventeranno rossi ed Aro non mi permetterà più di tornare a casa. Ma forse è meglio così... Come potrei mai presentarmi da Bella in questo stato? E poi metterei a rischio la vita di Renesmee, lei è umana e il sangue che scorre nelle sue vene... è dolce... e buono.”

Carlisle scosse la testa. “Tu verrai a casa Edward. Aro ti ha concesso il congedo, e quindi puoi partire con noi. Per il resto hai la mia parola che non ci saranno problemi. Veglieremo noi su di te e ti impediremo di fare del male a Renesmee o a chiunque altro. Vedrai che ti riabituerai presto alla nostra dieta. Ma adesso non devi preoccuparti, chiudi gli occhi e riposati. Il tuo corpo deve guarire dalle ferite della sete.”

Edward, annui e poi si voltò per cercarmi. Con un veloce passo andai di nuovo vicino a lui e gli presi la mano “Ascolta tuo padre e stai tranquillo. Io sto qua vicino a te. Non ti lascio solo.”.

Mi sorrise finalmente rilassato mentre chiudeva gli occhi e si portava la mia mano vicino al viso per sentirne l'odore.

Passammo tutto il giorno successivo con lui, facendolo bere a sazietà altre quattro volte.

Con gioia vedemmo chiudersi le crepe che aveva sul corpo, mentre riacquistava velocemente le sue forze. Quando fu sera, gli demmo per un ultima volta da bere il sangue, ma contrariamente alle precedenti riuscì a fare da solo, mentre gli vedevo il veleno colare dalla bocca.

Dopo aver finito rimase seduto sul letto e con finta noncuranza mi chiese “Di che colore ho gli occhi, mamma?”

Sono rossi, Edward. Ma lo sai che non ha importanza”

Quando possiamo andare via?” mi domandò nuovamente. Era infatti la terza volta nel giro di due ore che me lo chiedeva ed io risposi come le volte precedenti “Quando Aro ci darà il permesso”

Annui per niente soddisfatto. Potevo vedere quanto teso fosse. Probabilmente aveva paura che Aro si rimangiasse la parola. Anch'io non ero per niente tranquilla. Solo Carlisle non era agitato, lui si fidava di Aro.

Era notte fonda quando Demetri entrò nella stanza portando un fagotto di vestiti per Edward.

Tieni, immagino che vorrai cambiarti.” gli disse sorridendogli mentre gli lanciava un completo della divisa.

Edward guardò i vestiti preoccupato e gli disse “Devo mettermi in divisa? Pensavo di essere libero”

Dietro c'era Aro che sbucò nella stanza. “Certo che devi metterli. Sei ancora una Guardia, ragazzo.

Sei in congedo ma devi tenere con te una divisa e il medaglione. Presto ti verranno utili”

Edward guardò Aro con sguardo interrogativo ma il Signore di Volterra, invece che spiegarsi si rivolse a Carlisle

Arrivederci amico mio. Ora potete uscire e vi consiglio di allontanarvi velocemente finché è buio. Demetri vi mostrerà la strada. Ci rivedremo presto Edward,.... il colore dei tuoi occhi ti dona molto”

E senza più degnarci di un ulteriore sguardo o attendere un nostro saluto si voltò e si allontanò.


Carlisle


Ce l'avevamo fatta. Edward era guarito. Non credevo sarebbe stata così dura ma alla fine aveva bevuto il sangue umano così necessario per lui.

Quando finalmente uscimmo nella notte, ci allontanammo per Volterra e con il cellulare chiamai a casa per farci venire a prendere. All'andata eravamo andati di corsa io ed Esme, ma adesso non volevo affaticare Edward. Mi ero accorto infatti che malgrado le ferite superficiali fossero guarite, il suo corpo era rimasto stanco e debilitato. Ci sarebbero voluti diversi giorni prima che si riprendesse del tutto e molto di più per riabituarlo alla dieta animale. Per fortuna che a casa avevo una buona scorta di sangue donato che lo avrebbe aiutato ad abituarsi gradatamente.

Mentre aspettavamo la macchina, si sedette su un muretto mentre annusava gli odori della notte felice e rilassato. Per fortuna che non c'erano umani in giro, altrimenti avremmo rischiato grosso.

Abbracciato ad Esme, lo guardavo pensieroso. La sua divisa nera della Guardia e il medaglione dei Volturi gli davano uniti ai suoi occhi rossi un che di sinistro.

Sapevo che Aro non avrebbe mollato facilmente, e quello che avevo ottenuto era già stato un mezzo miracolo, ma non sapevo come dirgli che non era libero del tutto.

Aro infatti non aveva sciolto il giuramento e quindi Edward era rimasto soggetto ad alcuni vincoli. Il più importante e quello che lo avrebbe turbato di più era l'obbligo di riprendere servizio ogni 15 anni per tre mesi.

Non ti preoccupare Carlisle. So tutto. L'ho letto nella mente di Aro, quando ci ha salutati.”

Mi colse di sorpresa, mi ero dimenticato della sua capacità di leggere nei pensieri.

Ancora una volta mi sorrise, aveva di nuovo letto la mia sorpresa.

A prenderci arrivarono Jasper e Bella.

Appena Bella scese dalla macchina si buttò fra le braccia di suo marito che le era corso incontro.

Edward. Finalmente. Stavo impazzendo a non avere tue notizie” lui si limitò a guardarla come se esistesse solo lei e ci avrei giurato che in quel momento era così. Poi si chinò e le posò le labbra sulle sue con una tenerezza immensa. Dovemmo ricordargli che non erano da soli, e quando si staccarono da quel lungo e tenero bacio d'amore vidi sul volto di Edward una gioia che avevo visto solo al suo matrimonio e quando aveva preso in braccio per la prima volta Renesmee.

Ti amo Bella, e mi sei mancata da morire. Sei la mia vita e la mia aria. Le nuvole di Volterra hanno oscurato il mio cielo ma tu le hai scacciate con il tuo amore. Mi vergogno di presentarmi con gli occhi rossi a te, ma sappi che non ho ucciso. Non sono tornato ad essere un assassino, ho resistito alla tentazione. Perdonami amor mio. Perdonami per tutto.”

Ti amo Edward. E non mi interessa il colore dei tuoi occhi. Ora sei con me, con noi. Ti aiuteremo a ritornare quello che eri una volta. Volterra e le sue regole ormai appartengono al passato” e con gioia si baciarono nuovamente.

Jasper gongolava nutrendosi della stessa felicità dei due sposi, ma io sapevo in cuor mio che Volterra non apparteneva del tutto al passato. I signori di Volterra avrebbero di nuovo reclamato Edward.

Lui percepì i miei pensieri tristi e si voltò sorridente. “I temporali esistono e sono sempre esistiti Carlisle. Entrambi sappiamo che il sole alla fine esce sempre a illuminare la nostra vita, basta non avere fretta e nutrire la speranza nel nostro cuore.”

Gli sorrisi, quello sarebbe stato il nostro piccolo segreto, e c'era tempo.

Si, avevamo tutto il tempo che volevamo per festeggiare il suo ritorno a casa e alla vita.


Andiamo a casa” disse prendendo Bella per mano e abbracciando Jasper “non vedo l'ora di salutare tutti e abbracciare la mia piccola Renesmee.” E mentre salivamo in macchina disse ridendo di gusto “Spero che Alice mi abbia visto in qualche visione e mi abbia comprato qualche vestito colorato. Non sopporto più il nero”

Credo proprio di sì, visto che oggi pomeriggio mi ha trascinato a Firenze sperperando per negozi di abbigliamento il patrimonio dei Cullen” sghignazzò Jasper unendosi alle nostre risate.


Era finita! Finalmente la famiglia Cullen era di nuovo al completo.

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Capitolo 42
*** Epilogo ***


Ciao ed eccomi a voi con l'epilogo....la fine della FF e di questa storia. inutile negare che sono emozionatissima e felicissima di averla condivisa con voi .!!!!
Leggete tutto fino in fondo e vedrete cosa vi attende hihihi.

Vi ringrazio immensamente tutte. Chi ha commentato e anche chi ha solo letto.  Mi piacerebbe che mi diceste  cosa ne avete pensato, cosa vi è piaciuto e cosa vi ha deluso,   e con un bacio mi accomiato da voi per qualche tempo.

Ma non sarà l'ultima storia che posterò....e quindi se vi è piaciuto il mio modo di scrivere .... non dimenticatemi.

A presto.....Vs Pulla


Epilogo


Edward


Eravamo tutti all'aeroporto ed io ero nuovamente vestito nella divisa da Guardia con il medaglione dei Volturi che mi pesava intorno al collo.

Erano passati quindici anni da quando avevo lasciato Volterra e pochi giorni fa avevo ricevuto una lettera di Aro che mi ricordava i miei obblighi.

Avevo pensato di non obbedire, odiavo infatti anche solo l'idea di far ritorno nella Rocca, ma sapevo che se avessi disobbedito le conseguenze sarebbero state tragiche per me e per la mia famiglia.

Quando avevo comunicato loro la data della mia partenza si erano tutti intristiti e avevo faticato non poco a far loro accettare l'inevitabile.

Solo Carlisle ed Esme avevano capito subito cosa stesse succedendo, solo loro infatti sapevano che questo giorno sarebbe arrivato.

Non avevo mai raccontato a nessuno dei miei fratelli , ne tanto meno a Bella i giorni passati a Volterra e quanto a fondo mi avessero ferito e cambiato. Insieme ai miei genitori avevamo anche deciso di tacere il più a lungo possibile l'appuntamento quindicinale con Aro, ritenevamo infatti inutile preoccuparli in anticipo.

E adesso ero qua, triste e scoraggiato come non mai. Dall'altra parte del salone potevo vedere Jane e Demetri che mi aspettavano impazienti.

Sapevo che ormai non c'era più tempo e che era giunto il momento di salutare la mia famiglia e salire sull'aereo che mi avrebbe portato a Firenze e da li a Volterra.

Ciao Edward. Fai il bravo mi raccomando” mi salutò Rosalie dandomi un timido bacetto sulla guancia. Emmett al suo fianco mi tirò un pugno scherzoso sulla spalla ridendo “Se Demetri e Felix ti trattano troppo male chiamaci, che te li sistemo io. Non vedo l'ora di poter fare una bella rissa con loro. Sono quindici anni che aspetto quest'opportunità. ” Lo guardai ridacchiando “Emmett, ti farebbero nero, sai. Comunque non ti preoccupare, loro sono il mio ultimo problema” e con la coda dell'occhio guardai Jane. Lei ed Alec erano il mio incubo più grosso.

Stai tranquillo, Aro le ha ordinato di trattarti bene. Mi mancherai tantissimo , ma ti vedo tornare in buona salute” Alice mi stava sorridendo ma nella sua testa la visione mi colpì profondamente . Era vero stavo ritornando a casa sorridente ma ...i miei occhi erano di nuovo rossi. “Non è detto che si avveri Edward, lo sai quanto imprecise sono le mie visioni. Dipendono da troppe decisioni.” Si lo sapevo ma avevo un brutto presentimento. Probabilmente Aro mi avrebbe obbligato a nutrirmi come loro, e non potevo digiunare per tre mesi di seguito. Avevo passato il pomeriggio precedente a cacciare e adesso ero sazio come non mai, ma sapevo che prima o poi avrei dovuto bere di nuovo se non volevo ridurmi come l'ultima volta. Anche Jasper si avvicinò per salutarmi “A presto Edward. Non essere troppo triste tre mesi passano veloci e presto saremo di nuovo tutti assieme ” . Aveva percepito con il suo potere il mio stato d'animo e stava cercando di rasserenarmi. Annui e li abbracciai “State tranquilli, ragazzi, non ho alcuna intenzione di mettermi nei guai, altrimenti vi darei una scusa per venire in Italia”.

Non è detto che noi non si faccia un salto. Firenze è fenomenale per lo shopping e l'Italia è famosa per la sua moda ” scherzò Alice

Non fate gli sciocchi!” brontolai preoccupato “ Sarebbe pericoloso. Non posso stare in pensiero per voi tutto il tempo. Avrò già abbastanza problemi per i fatti miei”.

Ok, ok, stavo solo scherzando” mi sbeffeggiò Alice mentre si allontanava trascinandosi dietro Jasper che mi fece l'occhiolino “Ci penso io Ed, a tenerla brava, non ti capiteremo tra i piedi.”

Anche Esme e Carlisle si avvicinarono a salutarmi.

Ciao figliolo. Fai il bravo, non farmi stare in pensiero” Esme mi aveva abbracciato stretto “Certamente mamma. Non ti preoccupare. Andrà tutto bene” si staccò da me e mi guardò negli occhi.

Io li abbassai, sapevo mentire bene, ma con lei non avevo speranze. “Edward, cerca di adattarti si tratta solo di tre mesi, non dell'eternità” cercò di confortarmi.

Le sorrisi, odiavo sentire la preoccupazione nei suoi pensieri. “Posso chiederti un favore mamma?” lei mi guardò stupita poi sorridendo annui “Tieni, custodiscilo tu. Non voglio, far arrabbiare fin da subito Aro” e con un gesto veloce mi sfilai il bracciale con lo stemma di famiglia e glielo porsi. Lei lo prese e se lo infilò rapida in tasca “Lo terrò al sicuro in attesa che torni al tuo polso” le diedi un bacetto sulla testa mentre mi staccavo e porgevo la mano a mio padre che sorridendo mi guardava pensoso. “Non fare l'eroe Edward. Non ti opporre al volere di Aro. Non ti ridurre come l'altra volta. Accetta la loro dieta piuttosto. E ubbidisci agli ordini non vale la pena soffrire così tanto” annui conscio della sua preoccupazione. Era l'unico che conoscendo i Volturi aveva intuito quando profonde fossero le mie ferite. Non mi aveva mai chiesto nulla, rispettando il mio silenzio ma dai suoi pensieri avevo capito che a sua volta aveva indovinato quasi tutto.

A presto papà. L'altra volta non sapevo come comportarmi e cosa aspettarmi, stavolta sarà diverso. Ho imparato tanto e questa volta ho la certezza che presto sarò di nuovo a casa.” lui mi sorrise, sapeva che avevo letto i suoi pensieri e non c'era altro da aggiungere. Mi abbracciò veloce e prese Esme sottobraccio allontanandosi e lasciando il posto a Renesmee e Jacob che abbracciati si avvicinarono.

La mia bambina. Sbagliato! Oramai era una ragazza, bella e affascinante che poteva benissimo passare per mia sorella. Era dura accettare che fosse cresciuta così velocemente e che quel ...cane, si fosse fidanzato con lei. Accidenti all'imprinting.! Per un attimo pensai che avrei dovuto uccidere Jacob tanto tempo fa quando ancora insidiava la mia Bella. Ma adesso era tardi e dai loro sguardi innamorati temevo che presto ci avrebbero annunciato il loro matrimonio. Ma aveva solo sedici anni accidenti. Non potevano aspettare ancora un po'?. Bella mi faceva la predica di essere paziente, ricordandomi che io l'avevo voluta sposare a tutti i costi a diciotto anni e che Jacob anche se ne dimostrava una ventina ne aveva ormai più di trenta. Bhe che problema c'era.... io avevo dovuto aspettarne novanta prima di sistemarmi. Era la mia bambina, ma adesso guardandola, sorridere al suo amore, la vidi per la prima volta come una ragazza pronta a spiccare il volo dal nido. Con Bella avevamo sempre controllato cosa combinasse Jacob, con la paura che non avesse abbastanza pazienza per aspettare il momento giusto. Ed io non mi ero mai fatto molti scrupoli e li avevo tenuti d'occhio scrutando i loro pensieri. Non era certo facile convivere con un papà che ti legge nella mente, ma eravamo riusciti a trovare il nostro equilibrio. Ma adesso chi avrebbe controllato la mia bambina?

Probabilmente mi si leggeva in faccia la mia preoccupazione perché avvicinandosi Jacob iniziò a ridacchiare imbarazzato “Stai tranquillo Edward, non me ne approfitterò della tua assenza, ti prometto solennemente che non alzerò un dito su Nessie prima del tuo ritorno” era chiaramente a disagio “Sai succhia-sangue, tua figlia è straordinariamente testarda come la mamma e furba come quel vampiro di suo padre. E' da un po' che mi mette a perdere per avere un ....qualcosa di più di qualche innocente bacetto, ma tu questo lo sai...” i suoi pensieri s'interruppero quando gli ringhiai contro. No, non sapevo un bel niente “e dai amico, non dirmi che non le hai letto in mente quello che da un po' le gira in testa. Ma stai tranquillo non sarò un vampiro centenario, ma ti prometto che per certe cose aspetteremo il tuo ritorno”

Sarà meglio per te, cane” sbottai ancora ringhiando.

E dai papà, smettila di leggere nei nostri pensieri. Ti prometto che farò la brava, tre mesi passano in fretta, e poi non vorrei perdere la tua faccia quando decideremo la data del matrimonio.”

La guardai sconcertato, è così che stavano le cose quindi.

Papà, non agitarti. Non sono più una bambina ormai, e credimi voglio fare le cose per bene. Anche se non sono nata nel 1901, voglio rispettare le tradizioni di famiglia, prima il matrimonio e poi...” uscii immediatamente dalla sua testa i suoi pensieri si erano fatti troppo espliciti mentre le sue guance si tingevano di rosso per la vergogna.

Le sorrisi e l'accarezzai quel dolce visino angelico “ Tu e Jacob mi farete impazzire proprio come allora, quando quel cane rognoso voleva rubarmi tua mamma”

E dai, non esagerare. Un po' di sana competizione ti ha fatto bene e ha dato un po' di brio alla tua vita spenta ” sghignazzò Jacob

Attento lupo, ti affido la mia bambina ma come già una volta ti dissi, riportamela con un graffio e assaggerò il tuo sangue” il tono di voce era minaccioso ma non potevo evitare di ridacchiare guardando la sua faccia preoccupata.

Allora a presto sanguisuga, vedi di tornare velocemente così potrai di nuovo controllare la tua vampirastra”

Già, nel frattempo veglia su di lei e su sua madre, come hai fatto in passato, amico mio” e dopo aver dato una pacca al mio futuro genero abbracciai la mia piccola-grande bambina. “Stai attenta al lupo, mi raccomando piccola mia”

Certo papà, certo.” e sorridendo si spostò con il suo Jacob per mano in modo da lasciarmi il tempo di salutare la sua adorata mamma.

Mi persi nei suoi occhi d'ambra, mentre di sfuggita notai che tutti si erano allontanati per lasciarci un po' d' intimità. Diedi un occhiata ai miei accompagnatori sempre più impazienti ma avevo altro a cui pensare ora. Dovevo trovare il coraggio di separarmi da Bella, dal mio eterno e unico amore.

L'avevo lasciata solo tre volte da quando avevamo deciso di provare ad essere amici, ma il ricordo di quella sofferenza era nei nostri cuori. Ora però non sarebbe andata così, questa volta sapevamo che presto ci saremmo ritrovati. Eppure.... staccarmi dai suoi occhi era difficilissimo e senza neanche pensarci mi ritrovai a baciarla teneramente.

Mi mancherai tantissimo” le mormorai affranto “la cosa più difficile sarà stare lontano da te. Detesto quel posto e quello che rappresenta, vorrei stare qui con te. Ma non posso amore” volevo confortarla ma in realtà stavo cercando di convincere di più me stesso.

Lo so e mi mancherai anche tu, mi mancheranno i tuoi baci e le tue carezze, ma presto saremo di nuovo assieme” mi mormorò.

Appoggiai la mia fronte alla sua e presi le sue mani stringendomele al viso. Con noncuranza diedi un profondo respiro mentre il suo dolce profumo m'invadeva la mente dove l'avrei tenuto al sicuro nei miei ricordi.

Non essere triste Edward, questi mesi passeranno veloci e la tua famiglia si prenderà cura di me e di Nessie, come ha già fatto.”

Lo so. Me l'hanno promesso, ma non è come averti qui, vicino a me. Ho bisogno di te, io ormai vivo per te, per il tuo amore. Tu sei la mia luce, il mio faro e senza di te la mia vita è una perenne notte buia. Ma so che l'alba spunterà di nuovo e questo mi darà la forza di vivere a Volterra anche se ogni mio pensiero sarà rivolto costantemente a te. Ti amo Bella e ti affido il mio cuore, tienilo al sicuro. Tornerò presto a riprendermelo.”

La guardai un attimo e poi la baciai di nuovo. Un bacio tenero, dolce ma anche disperato . L'ultimo bacio d'addio.

Quando mi staccai, mi bruciavano gli occhi. Le feci una carezza sulla testa, le diedi un ultimo bacetto sui capelli aspirando il suo profumo e mi girai diretto verso i miei accompagnatori.

Non ebbi più il coraggio di voltarmi, sapevo che altrimenti sarei tornato indietro e mi avvicinai alle due Guardie.

Finito? Possiamo finalmente andare?” mi chiese Jane sprezzante.

Annui, la mia voce non sarebbe stata ferma e preferivo tacere piuttosto che mostrare il mio turbamento

Bentornato Edward. Andiamo, l'areo sta per partire” Demetri mi mise un braccio sulle spalle sorridendomi “Sono felice di vederti. Vedrai che non ti troverai troppo male. Aro ha di nuovo affidato a me e Felix il compito di sorvegliarti, e se fai il bravo tutto andrà liscio.”

Mi sorrise sincero e con un sospiro mi avviai verso la mia nuova casa.


Quando mi sedetti sull'aereo misi le mani in tasca e vi trovai un biglietto, incuriosito lo lessi emozionato:

Caro Edward, credo che tu ormai abbia capito che il difficile non è vivere per sempre.... è convivere per l'eternità con se stessi e con le proprie scelte.

La nostra natura ci porta a essere egoisti e il nostro istinto a uccidere ma la ragione e l'amore possono elevarci a un ruolo più alto. E' questo che ci rende così diversi dai Volturi e dagli altri della nostra specie.

Non ti vergognare mai di quello che sei e di quello che fai.

Cerca di non cambiare e non dimenticare mai, che tu sei... Edward Cullen appartenente al Clan di Olympia.

A presto. Ti aspettiamo. ”

Papà


Lo piegai e lo misi nella tasca della camicia vicino al mio cuore freddo e muto e lì sarebbe rimasto a riscaldare il mio animo, fino al mio ritorno a casa.




FINE???




No direi proprio di no. Questa è la fine del primo racconto della “Trilogia delle Nuvole” , per cui fra non molto inizierà la seconda FF continuazione di questa. Anche lei già terminata di scrivere e pronta per voi.

Vi aspetto con “Le Nuvole di Volterra” e vi lascio una breve anticipazione....uno spoiler su quello che vi attende...


VOLTERRA

Guardia
I corridoi lunghi e stretti si strinsero intorno a me quasi soffocandomi.
Il mio Signore Aro mi aveva mandata a chiamare.
Sapevo che mi avrebbe affidato un nuovo incarico e qualsiasi fosse l'avrei accettato senza obiezioni.
Chissà forse era legato all'imminente arrivo del vampiro dagli occhi gialli di cui tutti parlavano.
Ma a me non interessava, il mio potere era a disposizione del mio Signore.


Aro

Finalmente stava arrivando. L'avevo aspettato per quindici lunghi anni ed ora avrebbe ripreso il suo posto nella Guardia.

Non avrei mai rinunciato a lui facilmente, c'erano molti modi per legarlo a Volterra e in tre mesi molte sono le cose che possono succedere, molte le cose che possono cambiare una persona.

Mi affacciai dalla finestra, le Nuvole avevano ricoperto Volterra, e questo sembrava un segno del destino. Non sarebbe stato facile, ma forse con il suo aiuto.....






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