Meant to be mine di jasmine88 (/viewuser.php?uid=116643)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fae ***
Capitolo 2: *** Explanations ***
Capitolo 3: *** Home ***
Capitolo 4: *** A Twist in the Tale ***
Capitolo 5: *** Memories ***
Capitolo 6: *** Witches Are Coming ***
Capitolo 7: *** Fly me to the moon ***
Capitolo 8: *** Fear of the Dark ***
Capitolo 9: *** Titty Twister ***
Capitolo 10: *** Hallow ***
Capitolo 11: *** Finite Incantem ***
Capitolo 12: *** Non, Je Ne Regrette Rien ***
Capitolo 13: *** Minuetto ***
Capitolo 1 *** Fae ***
fae
CAPITOLO I: Fae
***
- Eric, posso farti una
domanda un po’…personale? – dissi
rigirandomi tra le opulente lenzuola color avorio di quello splendido
letto
king size. Diavolo, erano proprio le lenzuola più belle che
avessi mai visto, e
quel letto, quella stanza, tutto era straordinariamente perfetto. Ed io
ero lì,
seminuda, a pochi centimetri da Eric Northman, e l’unica
stupidissima cosa alla
quale riuscivo a pensare era quella fottuta proposta di
matrimonio…
- Cosa pensi del
matrimonio? Voglio dire… non so… Sei mai
stato sposato? Non te l’ho mai chiesto… - oddio,
stavo farneticando come una
dodicenne davanti al primo fidanzatino – Cosa significa per
te il matrimonio?
Essere marito e moglie… Scusa, probabilmente è la
domanda più sciocca che tu
abbia mai sentito? –
Per l’amor di
Dio, non riuscivo ad immaginare una persona,
pardon, un vampiro meno appropriato di Eric al quale rivolgere questa
domanda.
Eppure non riuscivo a smettere di blaterare.
- Non è una
domanda così stupida. Ad essere sincero, non è
che io ci abbia mai riflettuto molto, ma ho visto così tante
mogli – disse con
quel suo insopportabile sopracciglio ammiccante – e anche mariti in questi ultimi
mille anni… -
Io ero persa nei suoi
occhi. Dannatissime luci! La
profondità del suo sguardo sembrava quasi enfatizzata dallo
strano gioco di
luci ed ombre che si era creato attorno al nostro
letto…Aspetta! Nostro letto?
Che diamine mi stava succedendo? Nonostante i miei sforzi per cercare
di
distogliere lo sguardo non riuscivo a smettere di guardarlo…
Era semplicemente
bellissimo, e il meraviglioso blu dei suoi occhi non era altro che
perfetto…
Lui continuò a
parlare: - Quello che intendo è che in tutti
questi anni ho visto bugie, tradimenti… -
Il mio cuore
iniziò a tremare.
- Ho visto quello che gli
umani chiamano amore trasformarsi
in affetto, in routine e poi ancora in indifferenza…a volte
addirittura in
odio… -
Dolorose immagini della
mia relazione con Bill scorrevano
nella mia mente.
- Ciò
nonostante – continuò lui – non posso
negare che il
ricordo dei miei genitori sia ancora vivido nella mia mente. So che
può
sembrarti terribilmente idiota, e umano, forse persino infantile, ma
credo che
non dimenticherò mai il modo in cui mio padre guardava mia
madre… Loro si
amavano veramente. –
I suoi occhi sembravano
persi nel vuoto, forse immersi nel
mare di lontani ricordi che aveva sepolto dentro sé troppo a
lungo. Non riesco
ancora a credere che proprio lui abbia usato QUELLE PAROLE!
“Si amavano
veramente”, ha detto proprio così! Credevo che lui
non capisse l’amore. E
allora lui aggiunse:
- Forse, qualche volta, ti
accorgi semplicemente di
appartenere ad un’altra persona. –
Stava guardando dritto nei
miei occhi, con lo sguardo più
serio e al tempo stesso sconvolgente che avessi mai visto. Non so
perché ma ero
quasi spaventata…
Poi dissi: - Appartenere
ad un’altra persona… Credevo che tu
odiassi questo genere di cose, beh, hai sempre odiato il fatto che io
appartenessi a Bill… -
- Ed io credevo che tu
avessi capito che odiavo l’intera
storia del “Soooookeh’s maahh”
perché tu non sei mai stata davvero sua… Tu sei
nata per essere mia. –
Ok, stavo tremando
ufficialmente… dannazione!
- E che mi dici di te,
Mister
Vampiro-Sceriffo-Maniaco-del-controllo-Non-usare-parole-che-non-capisco-come-amore?
Anche tu sei nato per essere mio? – dissi quelle parole con
un mezzo sorrisetto
malizioso stampato sulle labbra. Volevo davvero vedere come se la
sarebbe
cavata davanti ad una domanda del genere…o forse, solo per
un istante, volevo
solo capire…
Il mio cuore stava
battendo ad un ritmo spaventoso…
- Non sono mai stato
così sicuro di qualcosa in vita mia. –
Mi stava ancora guardando
dritto negli occhi e le sue parole
erano state così scioccanti che credevo davvero che il mio
cuore sarebbe
esploso.
Cosa diavolo era quella?
Una dichiarazione?
Ma chi stavo prendendo in
giro? Stiamo parlando di Eric
Northman! Non è certo un Principe azzurro che dichiara il
suo amore alla
gentile donzella indifesa e poi la porta in salvo sul suo cavallo
bianco! Eric
Northman non era altro che un arrogante bastardo manipolatore e
l’unica
possibilità era che mi stesse prendendo per i fondelli,
punto.
Eppure, i suoi
occhi…Mi stavano facendo impazzire! Potevano
i suoi occhi mentirmi in quel modo? Non potevo saperlo. Sapevo solo che
una
piccola parte del mio cuore, una molto molto piccola, lo giuro, stava
tremando,
aggrappandosi con tutte le sue forze a quelle travolgenti parole.
E se stesse dicendo la
verità?
- Fidati di me, min
älskling. –
disse lui, come se mi avesse letto nel pensiero e avesse percepito
tutti i miei
dubbi e le mie incertezze.
- Eric,
io non… -
-
Shhhhh… Non parlare…
- E in quel preciso istante si sollevò dal letto e
appoggiando il suo possente braccio al lato del mio cuscino
avvicinò il suo viso al mio. Continuava a fissare
i miei occhi.
-
E’ quasi l’alba.
Dovresti dormire, min älskling. Domani sarà una
lunghissima notte… - disse
sollevando quel maledetto sopracciglio in quella
stupida smorfia che mi faceva
girare la testa dalla prima volta che l’avevo
visto.
Poi si
avvicinò ancora
e mi sfiorò le labbra.
Fu solo un attimo,
il
più lungo della mia vita. Socchiusi i miei occhi e risposi
al suo bacio,
dolcemente, solo un paio di secondi.
Dannato
sopracciglio!
Subito dopo, mi
strinse la mano e si adagiò nel letto di fianco a me.
Era morto per il
mondo.
L’unico
contatto tra
di noi erano le nostre mani intrecciate. Mi addormentai pochi attimi
dopo con
un sorriso idiota sulle labbra.
***
-Cazzo! Un altro di
quei fottutissimi sogni! – mi svegliai con il mio ormai
solito mal di testa. Mi
ero appisolata solo per pochi minuti ma sognavo Eric sempre
più spesso negli
ultimi tempi. Questo sogno però…Non era uno dei
soliti sogni che emanavano
sesso e lussuria da tutti i pori. Era diverso. Mi ricordava del primo
sogno che
avevo fatto a Dallas dopo aver bevuto il sangue di Eric…
Eric:
Un tempo pensavo
che non sapessi divertirti...
Sookie:
E io che tu
fossi insensibile, duro come una pietra e del tutto vuoto dentro...
Eric:
E ora?
Sookie:
Che sai
fingere molto bene... che sei sensibile, profondo... e che hai tanto
amore da
offrire...
Eric:
Soltanto a te...
Ricordare quel sogno mi
fece rabbrividire. Pensavo spesso ai
giorni trascorsi a Dallas, a Godric, al modo in cui quel vampiro
millenario si
era fidato di me e mi aveva chiesto di prendermi cura di Eric. Ma come
avrei
dovuto prendermi cura di lui? Lui è
così…Eric! Non permette a nessuno di
avvicinarsi…o forse, non ci ho nemmeno provato. Ero talmente
presa dalla mia
folle relazione con Bill…Che idiota sono stata!
- Sookie! Sei sveglia?
–
Oh, fantastico!
È già
ora di cena e non sono affatto pronta!
-
Ehm…Si… Solo un
momento… - Dissi mentre correvo verso il bagno, giusto per
lavarmi il viso e
sistemare velocemente i capelli. Poi tirai fuori dall’armadio
il mio vestitino
bianco e quasi mi ruppi una gamba nel tentativo di indossarlo. Infine
corsi
alla porta e la aprii di scatto.
- Eccomi, Claudine!
Sono pronta! –
Claudine mi condusse
velocemente in una piccola sala da
pranzo in fondo al corridoio. Non ero mai entrata in quella stanza.
Sembrava
uscita da un vecchio film ambientato nell’antica Grecia o
giù di lì, con tutti
quei decori scolpiti nel marmo che rivestiva tutte le superfici della
stanza.
Claudine mi spiegò che poco dopo si sarebbe tenuto un
importante incontro nel
cortile principale dell’edificio e quindi avremmo dovuto
cenare il più in
fretta possibile. Finsi di stare male: la cena aveva un ottimo aspetto,
ma
considerate le stranezze alle quali avevo assistito poche ore prima non
avevo
alcuna intenzione di ingerire nulla di tutto ciò che mi
veniva servito. Non
riuscivo a smettere di pensare a ciò che avevo scoperto
appena arrivata.
***
Quando Claudine
aveva preso la mia mano, in un attimo ci
eravamo ritrovate catapultate in una specie di cortile. Si trattava di
uno
splendido patio, circondato da
bellissime colonne che incorniciavano superbamente quel luogo magico.
Tutti,
attorno a me, indossavano dei vestiti bianchi o di colore
chiaro, quindi fui
molto sorpresa di vedere un uomo vestito di nero venirmi incontro
pronunciando
il mio nome.
- Barry?
– Sembrava sorpreso di trovarsi lì quasi quanto me
e accennò qualcosa sul tizio che lo accompagnava, una sorta
di fata madrina,
così come Claudine mi aveva spiegato pochi minuti prima. Poi
farneticò qualche
parola su come fosse straordinario trovarci in un luogo in
cui non sembravamo
dei mostri e si voltò per assaggiare uno di quegli strani
frutti luminosi che
ci erano stati offerti.
B : - Dovresti
provarne uno. E’ come…se mangiassi pura
felicità. -
Fu in quel preciso momento
che mi accorsi che qualcosa non
andava. Tutti sembravano come ipnotizzati, intenti a mangiare, quasi
divorare
quegli strani frutti, come se non potessero farne a meno. Poi scorsi
qualcosa
che non mi sarei mai aspettata di vedere: mio nonno, Earl, era
lì, intento anche
lui a divorare quei Lumieres, o almeno credo si chiamassero
così. Mi avvicinai,
l’ultima volta che lo avevo visto avrò avuto 5 o 6
anni al massimo. Ero
totalmente sconvolta ma al tempo stesso felice di rivederlo. Lo chiamai
ma lui
ovviamente non mi aveva riconosciuto. Gli dissi il mio nome e lui
sembrò cadere
da una nuvola:
- Sookie? Ti ho vista solo
la settimana scorsa. Era il tuo
compleanno. – disse, lasciandomi esterrefatta. Erano passati
20 anni! Era forse
impazzito?
Poi ricordai di quando ero
arrivata a Fae la prima volta.
Ero stata con Claudine solo pochissimi minuti eppure quando mi ero
svegliata
erano passate molte ore. Che il tempo trascorresse diversamente in quel
luogo?
Mi sembrava l’unica spiegazione plausibile, così
pensai di chiedere spiegazioni
alla mia “madrina”. Eppure qualcosa ancora non
quadrava…
Mi guardai attorno ancora
una volta e mi accorsi che
continuavano ad apparire nuove persone continuamente, proprio come
eravamo
apparse in quel luogo io e Claudine. Che fossero altre “fate
madrine” con i
loro protetti? Fu allora che mi accorsi che nessuna delle
“madrine” stava
toccando cibo, mentre i protetti ingurgitavano chili e chili di
Lumieres senza
mai fermarsi. Un pensiero mi balenò nella mente: e se
stessero usando quei
magici frutti per intontirli, per… drogarli, per impedire
loro di andare via?
Con tutte le mie forze iniziai allora a concentrarmi per abbassare le
mie
barriere mentali e quello che sentii fu come un colpo al
cuore… focalizzai la
mia attenzione sui protetti e con mia enorme sorpresa mi accorsi che
nelle loro
menti non scorreva alcun pensiero, se non immagini felici e
l’aura di quel
diabolico frutto. Poi concentrai la mia attenzione sulle madrine,
stando
attenta che nessuno si accorgesse che stavo
“origliando”, anche se telepaticamente.
Per l’amor di
Dio! Avevo “intercettato” una conversazione
mentale tra Claudine e Loyd, la “madrina” di Barry.
- Che razza di idioti!
Sono secoli che ci cascano! Basta
parlar loro di famiglia, di normalità e di stupide
chiacchiere sdolcinate che
subito si lasciano abbindolare! Stupidi mezzosangue! –
pensò Loyd con un tono
di derisione che mi avrebbe fatto venir voglia di prenderlo a calci in
quel suo
fottutissimo sedere fatato.
- Non dovresti parlare
così. Ti ricordo che se non fosse per
uno di loro noi non esisteremmo nemmeno. Se Niall non avesse trovato un
modo
per estrarre dal sangue ibrido la
linfa
vitale, non so come avremmo fatto a sopravvivere! –
- Già,
Niall… Ha fatto proprio una brutta fine
quell’idiota!
Come aveva potuto pensare che suo figlio si sarebbe salvato visto che
proprio
lui era la Cura? - continuò il ragazzo noncurante di
ciò che gli accadeva
intorno, sorseggiando un calice di quello che sembrava champagne. Lo odiavo ancora di
più. - Come ti senti
sapendo che proprio la cara nipotina di Niall, la tua adorata protetta,
sarà la
prossima a morire? –
Il panico mi
assalì all’improvviso. Poi Claudine
aggiunse: - Povera
ragazza… Mi spiace
molto per lei, ma non abbiamo altra scelta. Lei è
l’ultima prescelta della
discendenza reale della famiglia Brigant. –
Di che stavano parlando?
- La profezia dice che
solo con il suo sangue riusciremo ad
uccidere i vampiri una volta per tutte –
|
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Capitolo 2 *** Explanations ***
explanations
A.d.A.
(angolo dell’autrice XD ): Salve a tutti! Mi
presento, sn Jasmine! Questa è la primissima volta che mi
cimento nella
creazione di una mia ff anche se da tempo ormai sono
un’accanita lettrice!!!
Ecco, più che altro direi che sono una di quelle che
chiamano “lettrici
silenziose”, visto che raramente lascio un mio commento o una
mia recensione…
ho scoperto l’esistenza di questo sito da pochissimo (prima
leggevo le ff solo
in inglese, una faticaccia!) e non potevo lasciarmi scappare
l’occasione di
entrare a far parte di questo mondo!
Ah,
dimenticavo… Sono quella che si dice una True Blood
Addicted, ma soprattutto sono follemente innamorata di Askars e del suo
meraviglioso Vichingo (come si potrebbe non amarlo?) e la mia storia
è quindi
sfacciatamente Team Eric! Penso che alcuni di voi se ne saranno
già accorti!!!
I trailer usciti negli ultimi giorni mi stanno facendo impazzire,
quindi,
ispirata dalle immagini del mio adorato Golden Viking ho iniziato a
scrivere
questa mia versione della Season4…
Ora
bando alle ciance: vi lascio al secondo capitolo di
MTBM!!
Grazie ancora a tutti coloro
che leggono questa mia
storia…spero che vogliate anche recensire di tanto in
tanto!!!
CAPITOLO II: Explanations
Ero sconvolta! Smisi di
ascoltare ma volevo saperne di
più…Che diavolo stava succedendo?
Poi, in un istante, mi
ritrovai in un altro luogo, in una
specie di lungo corridoio percorso in tutta la sua lunghezza da una
miriade di
porte. Era come se una proiezione della mia mente si fosse trasferita
in quella
di Claudine. Non avevo mai provato nulla del genere… e
soprattutto non avevo
idea di come ciò fosse possibile ma non potevo farmi
sfuggire quell’occasione.
Iniziai ad avvicinarmi alle porte, nel modo più silenzioso
possibile, per non
farmi scoprire. Aprii una prima porta: tutto era come sfocato, forse
ricordi
lontani. Una bambina (forse Claudine stessa?) correva felice in uno
splendido
prato. Poi mi spostai su un’altra porta: una Claudine
adolescente piangeva
sdraiata su di un letto, farneticando qualcosa su un fidanzatino
infedele.
Infine scorsi in fondo al corridoio una porta molto vecchia, di legno,
ricoperta da un’asse che la sbarrava completamente.
Forse lì avrei
potuto trovare ciò che stavo cercando.
Staccai l’asse
usando tutte le mie forze e entrando fui
inondata dalla luce più abbagliante che avessi mai visto.
Riuscivo a cogliere
solo dei frammenti: una lotta, fate e vampiri che si fronteggiavano,
poi un
uomo, molto alto, bellissimo, con dei lunghissimi capelli biondi e dei
profondi
occhi color nocciola. Quell’uomo stava piangendo. Suo figlio
era stato ucciso.
Fu allora che mi accorsi
di non essere sola.
Claudine era lì
al mio fianco.
- Quello è
Niall Brigant. Era il principe delle fate, tanto
tempo fa. – disse improvvisamente con un tono cupo e
malinconico - Non aver
paura Sookie. Mi dispiace vederti
soffrire, ma penso che tu abbia il diritto di sapere…-
Quelle parole, le stesse
che aveva usato Eric l’ultima volta
che l’avevo visto, sul portico, quando avevo scoperto il
tradimento di Bill.
Claudine
continuò: - Niall è il tuo bis-bisnonno, o
qualcosa
del genere, Sookie, e l’uomo che hai visto morire era mio
padre, suo figlio. E’
stato sacrificato per salvare la vita del nostro mondo. Stavamo per
essere
distrutti dai vampiri, nell’ultima guerra, ma il sangue di
mio padre… era
speciale. Era tutto scritto nella profezia. –
- Profezia? Di che diavolo
stai parlando? – risposi di
getto. Continuavo a non capire.
- Si tratta di
un’antica leggenda che si tramanda a Fae da
secoli. La profezia dice che solo gli eredi designati della famiglia
Brigant
potranno salvare il nostro mondo. Per questo sei qui, per questo ti
abbiamo
cercato così a lungo in questi anni. –
- E come si presume dovrei
salvare il vostro mondo? – dissi,
in preda alla rabbia – forse morendo?–
- Nella
profezia… è scritto che il…il sangue
dell’ultima
erede… salverà il nostro mondo. –
aggiunse Claudine, questa volta con un tono
incerto e preoccupato.
Allora mi voltai
nuovamente ad osservare i suoi ricordi.
Vidi Niall discutere animatamente con alcuni uomini riuniti in una
specie di
Consiglio. Stava urlando che si sbagliavano, che i vampiri non
avrebbero rubato
la loro luce e che la profezia era stata male interpretata. Poi delle
guardie
lo presero e lo incatenarono, portandolo via.
Claudine
m’interruppe: - Lo uccisero pochi giorni dopo.
Niall credeva che la profezia fosse stata manipolata per far credere
alle fate
che sarebbero morte se non avessero eliminato definitivamente i
vampiri. Da
molto tempo ormai il Consiglio sta adunando le truppe per scatenare una
nuova
guerra, ma credono di non potercela fare senza di te. Intendono
sacrificarti
agli dei prima di attaccare i vampiri. –
- E tu? Da che parte stai?
– ero terrorizzata, avevo bisogno
di sapere…
- Io? Io credo che Niall
abbia sempre avuto ragione. Niall
credeva che il sangue dell’ultimo erede avrebbe placato per
sempre la guerra
tra fate e vampiri, ma non attraverso una lotta armata. Non avrei mai
dovuto portarti
qui…Se solo avessi saputo quali erano le intenzioni del
Consiglio sin
dall’inizio... Tu sei diversa Sookie Stackhouse. Ti ho osservato
negli ultimi tempi. Tu hai vissuto con i vampiri, sei diventata loro
amica, ti
sei innamorata di uno di loro…-
- Si, e sono stata ingannata e
tradita e…-
- Ah, piccola
Sookie… Non preoccuparti…
Presto capirai. Tu sei nata per essere sua. Riesco a vederlo.
– disse infine
Claudine.
Continuavo a non capire. Come
poteva pensare
che fossi nata per stare con Bill? Che in quel modo avrei salvato fate
e
vampiri? E’ una tale assurdità!!! E poi come
poteva anche solo pensare che
avrei potuto amare di nuovo quel viscido, noioso damerino di Bill
Compton?
A quel punto Claudine mi
afferrò per un
braccio e disse: - Ora devi uscire dalla mia mente, prima che si
accorgano di
qualcosa. Tranquilla, presto capirai. –
Subito dopo mi ritrovai seduta
nel patio,
sconvolta!
***
Più tardi,
quella sera, a cena Claudine mi spiegò che poco
dopo si sarebbe tenuto un importante incontro nel corso del quale il
Consiglio
avrebbe annunciato il ritrovamento dell’Ultima Erede e
l’avvio delle operazioni
belliche. Dovevo assolutamente andare via da Fae il prima possibile!
Finita la cena, io e la
mia “madrina” fingemmo di uscire per
una passeggiata e subito Claudine mi accompagnò in una
splendida radura, al
centro della quale si ergeva una enorme quercia secolare.
- Devi andare, presto.
Attraverso il portale che si aprirà a
momenti raggiungerai il cimitero di Bontemps. –
- Come farò a
impedire alle fate di trovarmi? – dissi,
mentre un portale si spalancò al centro della quercia.
- Fidati di me. Solo una
fata madrina può trovare il suo
protetto e inoltre Niall prima di morire è riuscito a
trovare un modo per
nascondere Bontemps dal Consiglio. Avanti ora, prima che arrivi
qualcuno!
-
Così mi avviai
verso il portale, poi lei aggiunse, ancora
una volta: – Fidati di me. Sei nata per essere sua. Presto
capirai. –
|
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Capitolo 3 *** Home ***
home
CAPITOLO III
Immediatamente la figura di
Claudine scomparve alle
mie spalle e io ero di nuovo davanti la lapide della nonna. Mi fermai
un
attimo, come per salutarla, poi iniziai a camminare verso casa.
Rimasi scioccata
nel
vedere che il vialetto era stato risistemato e il portico ridipinto.
Chi poteva
averlo fatto? Forse Jason? Ne dubitavo… Beh, ci avrei
pensato il giorno
successivo. In quel momento desideravo solo fare una doccia, buttarmi a
capofitto nel mio letto e dormire, dormire, dormire. Non ero mai stata
così
felice di essere a casa!
Salii al piano di
sopra e subito entrai nella mia camera, saltando d’istinto
nel mio letto.
Affondai la testa nel cuscino senza nemmeno guardarmi intorno.
C’era qualcosa
di strano nell’aria. Un odore, per essere precisi: mi parve
di riconoscere del
cioccolato fondente, del peperoncino, forse…e
qualcos’altro che non riuscivo a
riconoscere… Che strano! Era così familiare!
Eppure non riuscivo a ricordare…
Chissà per quanto tempo ero stata via? A me erano sembrate
poche ore ma a
quanto pare il tempo scorreva in modo indiscutibilmente diverso a Fae.
Decisi
che ci avrei pensato più tardi, avevo così
bisogno di un bagno rilassante!
Rimasi a lungo
immersa
nella vasca, cercando di non pensare alle parole di
Claudine… Non potevo essere
io l’Ultima Erede… si erano sicuramente
sbagliati… e poi cosa avrei dovuto
fare? Tornare con Bill? Il solo pensiero mi causava il voltastomaco.
Mi asciugai alla
meno
peggio con un asciugamano fucsia, lo avvolsi intorno al mio corpo ed
entrai nella
mia camera da letto.
All’improvviso,
davanti a me apparve Eric Northman. Indossava una semplice maglia nera,
con lo
scollo a V che permetteva di intravedere le clavicole, e dei jeans,
anche
questi neri. I suoi capelli erano più corti rispetto
all’ultima volta che lo
avevo visto, sul portico di casa mia. Per me era come se tutto fosse
successo
solo poche ore prima…
- E’ un
altro dei miei
stupidi sogni? – dissi genuinamente, senza riflettere.
- Non è
affatto un
sogno. – rispose lui, guardandomi con quello sguardo famelico
che credevo
avrebbe potuto disintegrarmi da un momento all’altro. Ci
mancava solo lui! Come
se la mia giornata non fosse stata abbastanza complicata!
- Cosa vuoi da me?-
replicai un istante dopo.
- Tutto!
– aggiunse
lui continuando a squadrarmi dalla testa ai piedi.
- Oh,
bene… - dissi
ironicamente – Ti dispiacerebbe spiegarmi che diavolo ci fai
in casa mia? -
- Ti ho sentita
arrivare attraverso il blood bond. Dove sei stata per tutto questo
tempo? –
- Non credo siano
affari tuoi. Ora per piacere potresti uscire e lasciarmi in pace?
– protestai
avvicinandomi all’armadio.
Lo aprii di
scatto e rimasi esterrefatta quando mi accorsi che nessuno dei miei
abiti era
li dentro.
- Ma
che…dove diavolo
sono i miei vestiti? - L’armadio era pieno zeppo di completi
da uomo, jeans,
maglie e…canotte nere.
– Eric!
Che cazzo ci
fanno i tuoi vestiti dentro il mio armadio? – urlai infuriata
voltandomi a
guardarlo. Lui continuava a fissarmi come se fossi stata
l’equivalente umano di
una sacher torte…gli mancava letteralmente solo la bava alla
bocca. Poi
sussurrò: - Il tuo…odore
è…è incredibile! – sembrava
quasi non riuscisse a
trattenersi. I suoi canini affilati scesero in un movimento lento ed
impercettibile ma potevo sentire in maniera palpabile la sua sete di
sangue.
- Eric? –
- Sookie dove sei
stata? Il tuo…odore è così forte,
soffocante…irresistibile. –
Iniziavo seriamente
a
preoccuparmi quando lui, come se avesse intuito la mia inquietudine,
aggiunse:
- Tranquilla. Non ti farò del male. –
Si
avvicinò al mio
letto e si distese, senza dire nulla, incrociando le braccia dietro la
testa e
con lo sguardo rivolto verso l’alto.
- Sei stata a Fae,
vero? Per questo non riuscivo a trovarti. Gli altri…si sono
tutti arresi. Ma
sapevo che saresti tornata. –
- Gli altri? Di chi
stai parlando? E…dovresti ancora spiegarmi che diavolo ci fa
la tua roba in
casa mia! –
- I tuoi amici, il
mutaforma…com’è che si chiama? Ah,
sì, Merlotte… dicevo, i tuoi amici, il tuo
stupido fratello, Bill… -
Al solo sentirlo
nominare il mio corpo si irrigidì immediatamente ed Eric
doveva essersene
accorto visto che si era voltato a guardarmi con un sorrisetto
compiaciuto.
Maledetto blood bond!
- So bene che in
quella specie di fairyland il tempo scorre diversamente…
Quanto tempo credi di essere
stata via? – domandò, improvvisamente teso.
- Solo qualche ora
–
- Beh, in
realtà sei
sparita per più di un anno. Ti ho cercata dovunque.
– m’interruppe
nervosamente.
- Ora sono qui.
–
incalzai, con un tono esasperato – ma non mi hai ancora
spiegato perché il mio
armadio è pieno dei tuoi vestiti! –
- Vedi Sookie,
quando
sei sparita ti abbiamo cercato per tutta la Louisiana. Non
c’era traccia di te
da nessuna parte. Poco a poco tutti hanno abbandonato le ricerche ma
io…sapevo
che saresti tornata prima o poi. Quando mi sono accorto che potevo
ancora
entrare in casa tua ho cominciato a venirci di tanto in tanto. Ero
spesso a
Bontemps e tornare fino a Shrevenport ogni volta era talmente
snervante! Così
ho fatto fare qualche lavoretto, spero non ti dispiaccia a proposito, e
ho
portato qui alcuni dei miei vestiti…tutto qua. –
- Tutto qua? In
sostanza vivi a casa mia e dici solo “TUTTO QUA”?
–
Rimasi totalmente
allibita davanti alle sue parole. Praticamente Eric Northman si era
trasferito
a casa mia? Poi mi accorsi di essere ancora seminuda, con solo
l’asciugamano
addosso, e continuai ad urlare: - E vorresti dirmi dove diamine sono
finiti i
miei vestiti? –
- Calmati
Stackhouse!
I tuoi vestiti sono nella cabina alle tue spalle. –
Mi voltai
repentinamente, notando per la prima volta la presenza di una nuova
porta. Ma
che diavolo si era messo in testa quello stupido vichingo? Di rifarmi
la casa
da cima a fondo? La mia vecchia casetta mi piaceva così
com’er…
Aprii la porta e mi
ritrovai davanti un’enorme cabina armadio, di quelle che
avevo visto solo nelle
riviste d’arredamento. Rimasi a bocca aperta. Alla mia destra
un’intera parete
era stata ricoperta di specchi, davanti ai quali era ben posizionata
una
splendida chaise-longue di colore rosso. Di fronte a me,
un’assurda quantità di
mensole sosteneva la più straordinaria collezione di scarpe
e accessori che
avessi mai visto, mentre, alla mia sinistra, si trovava invece
l’armadio vero e
proprio.
- WOW! –
non riuscii a
dire altro. Eric sopraggiunse dietro di me in un lampo.
- Sapevo che ti
sarebbe piaciuta. –
Non riuscivo a
vedere
il suo viso ma ero sicurissima che sulle sue labbra si fosse dipinta
quella
stupida espressione compiaciuta di sempre.
- Eric,
io…non so che
dire… Che ti è saltato in mente? Non posso mica
accettare tutto questo! Da te
poi… - affermai senza smettere di ammirare quella che ormai
era ufficialmente
diventata la stanza dei miei sogni.
-
Non preoccuparti,
tesoro, sono sicura che troverai il modo di farti
ricompensare… -
- Eric!
– strillai
voltandomi a guardarlo – Non crederai davvero che
farò sesso con te per questo? -
- Oh,
Sookie, Sookie,
chi ha mai parlato di sesso? – disse facendo roteare gli
occhi con una finta
aria indignata.
- Sai che
potrei
rescindere il tuo invito in qualsiasi momento, vero? –
incalzai.
- Se
avessi voluto
l’avresti già fatto, tesoro. –
Tesoro. Ma chi si credeva di essere? Odiavo
quell’uomo, quel vampiro ogni momento di più.
- E poi,
non puoi
cacciarmi via proprio ora: il sole sta per sorgere. –
Ora avrei dovuto
persino ospitarlo durante il giorno! Fantastico!
- Dannati vampiri!
Bene, puoi dormire nel mio vecchio
armadio…Bill…aveva un nascondiglio… -
- Tsk Tsk. Come
credi
che io sia potuto rimanere qui per tanto tempo dormendo in quello
squallido
buco? Non stai mica parlando con quell’avaro damerino di
Compton! Guarda! –
Con la super
velocità
vampiresca Eric prese un telecomando dall’altra parte della
stanza e in un
attimo uno strano meccanismo oscurò le finestre della mia
stanza.
- Non penserai mica
di
dormire qui con me, spero? –
- Beh, non credo di
avere altra scelta. L’unica stanza isolata dal sole
è questa e l’altra camera
da letto è stata eliminata per far posto alla tua nuova
cabina armadio. Quindi,
a meno che tu non voglia dormire sul divano… -
- Grandioso!
– ruggii
sbattendo dietro di me la porta della cabina.
Almeno, potevo
indossare un pigiama?
A quanto pare no!
Il
mio caro vampiro aveva riempito l’armadio di lingerie sexy,
babydoll e una
quantità assurda di vestitini.
Tipico di Eric!
Nessuna traccia dei
miei vecchi abiti…né del mio vecchio, caro
pigiamone con le margherite!
Dannazione! Indossai le uniche culottes con un minimo di
dignità che riuscii a
trovare e poi mi infilai la mia vecchia maglia del
Merlotte…almeno la mia
uniforme da lavoro era sopravvissuta!
Tornai nella mia
camera cercando di nascondere il mio cocente imbarazzo. Del tutto
inutile. Eric
poteva sentirlo forte e chiaro attraverso il blood bond e stava
già alzando
quel suo insopportabile sopracciglio. Maledizione!
Mi distesi sul
letto,
dandogli le spalle e coprendomi il più possibile con le
lenzuola nonostante il
caldo soffocante.
- Beh, buonanotte
Eric. – chiusi gli occhi. Per fortuna il sonno e la
stanchezza si stavano già
facendo sentire.
- Dormi bene,
Sookie.
– rispose, semplicemente.
Mentre stavo per
addormentarmi lo sentii avvicinarsi a me. Mi cinse la vita con un
braccio e
accostò il suo volto al mio collo: - Mi sei mancata
Stackhouse. – poi mi baciò
dolcemente il collo e si adagiò nuovamente al mio fianco.
Non ebbi la forza
di
muovermi o parlare. Il sonno si era già impossessato di me.
Mi addormentai
pochi istanti dopo.
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Capitolo 4 *** A Twist in the Tale ***
twist in the tale
CAPITOLO
IV: A Twist in the Tale.
Mi
svegliai di soprassalto.
Impiegai
qualche minuto a capire dove mi trovavo.
Notai che la sveglia segnava le 6 del
pomeriggio.
Bene,
avevo dormito per quasi tutta la giornata!
Solo
in quel momento mi ricordai del biondo vichingo che si trovava alle
mie spalle.
Il
suo braccio cingeva ancora il mio fianco. Cercai di sollevarlo con
tutte le mie forze. Eric sarebbe stato morto per il mondo ancora per
almeno
un’ora, ed il suo braccio pesava come un macigno.
Mi
voltai a guardarlo.
Se
non fosse stato per l’assenza di un battito cardiaco sarebbe
potuto
sembrare un angelo addormentato.
Dio,
quant’era bello!
I
suoi capelli biondi ricadevano dolcemente ai lati della fronte,
incorniciando il suo viso perfetto. Le lenzuola lasciavano scoperta la
parte
superiore del suo corpo: le spalle imponenti, gli addominali scolpiti
da un
millennio di lotte e combattimenti…
Eric
Northman, il vampiro vichingo, sceriffo dell’Area 5 della
Louisiana,
bastardo manipolatore, bello come un dio nordico.
Accidenti
a me! Odiavo che mi facesse quest’effetto!
Rimasi
a guardarlo per diversi minuti, poi mi avvicinai ancora un
po’ al
suo corpo e appoggiai la testa sul suo petto.
Non
so perché…mi faceva sentire…al sicuro.
Ed
Eric era morto per mondo, non avrebbe mai saputo cosa stavo facendo.
Ripensai
alle parole di Claudine, alle scoperte che avevo fatto a Fae. Una
lacrima scese sul mio volto.
In
un istante, tutto fu chiaro, evidente.
Ricordai
il sogno che avevo fatto il giorno precedente.
Eric.
“Sei
nata per essere mia”, aveva detto. Le stesse, identiche
parole che
aveva usato Claudine.
Non
era possibile. Mi stavo di certo sbagliando…voglio
dire…lui…lui è…Eric
Northman!
Era
stato solo uno stupido sogno. Solo il blood bond. Scoppiai in lacrime
pochi secondi dopo.
All’improvviso,
sentii le sue labbra sfiorarmi la fronte…
-
Buongiorno tesoro – sussurrò Eric mentre io ancora
cercavo di
riprendermi dallo shock e dall’imbarazzo.
-
Eric, io… -
-
Shh… Non parlare. – mi fermò. Il cuore
mi batteva all’impazzata.
–
Sapevo che prima o poi mi saresti saltata addosso, solo non pensavo mi
avresti assalito durante il sonno – aggiunse schioccandomi
quel suo sorrisetto
malizioso, sollevando il mio mento cosicché potessi
guardarlo negli occhi.
-
Eric! – gridai cercando di sottrarmi alla sua stretta,
asciugando in
fretta e furia le lacrime.
-
Hey! Va tutto bene? –
-
Io…io non lo so…essere in quel luogo…a
Fae…era tutto così strano…-
Non
so perché ma gli raccontai tutto ciò che mi era
accaduto a Fae.
Di
come ero arrivata lì, di come avevo incontrato nonno Earl,
della
conversazione tra Claudine e Lloyd che avevo origliato, del mio assurdo
“viaggio” nella mente di Claudine, di Niall.
Gli
raccontai anche tutto ciò che riuscivo a ricordare della
profezia, ad
eccezione delle ultime parole di Claudine.
Quel
“Sei nata per essere sua” che mi risuonava
costantemente nella mente…
Di
quello non potevo ancora parlare… Prima avrei dovuto capire
davvero
cosa significasse.
-
Io…non so perché ti sto raccontando tutto questo
–
-
Tranquilla Sookie. Forse avevi solo bisogno di parlare con qualcuno per
schiarirti le idee. –
Forse
aveva ragione. Senza aggiungere altre parole, accennai un sorriso e
mi incamminai verso il bagno.
Feci
una lunghissima doccia, pensando e ripensando alle parole di
Claudine, alla profezia.
A
Eric.
Non
aveva alcun senso. Come si presumeva che io, un’umile
cameriera mezza
pazza di Bontemps, avrei dovuto salvare Fae? E insieme a Eric? Doveva
essere
tutto uno scherzo. Anche volendo non avrei mai
potuto…amarlo…Lui è
cosi…arrogante,
presuntuoso, pieno di sé…ironico, intelligente,
divertente, leale…bello come il
sole…
Basta,
sto divagando!
Quando
uscii dal bagno Eric stava parlando al telefono, forse con Pam.
Sembrava preoccupato.
-
Si. Certo. Sarò al Fangtasia tra poco. Dì a Nan
di aspettarmi. – disse,
con tono infastidito.
-
Nan? Flanagan? Che succede? Perché Nan Flanagan è
al Fangtasia? – chiesi
precipitosamente mentre cercavo qualcosa da indossare nella cabina.
-
Devo andare. – rispose telegraficamente – Non.
Uscire. Da. Questa. Casa.
Capito? – e con questo si volatilizzò davanti ai
miei occhi.
EPOV
Salii
in macchina il più velocemente possibile. Dovrei proprio
decidermi a
licenziare quell’idiota di Ginger. Non era stata nemmeno in
grado di intrattenere
Nan e i suoi leccapiedi per un’ora.
L’ultimo anno era stato piuttosto
difficile.
Da
quando Russell aveva fatto
quella folle scenata in tv i problemi per i vampiri si erano
moltiplicati a
dismisura e ora l’AVL faticava a rimettersi in
sesto.
Arrivai
al Fangtasia, che ormai era chiuso al pubblico da un paio di mesi
a causa dei continui attacchi da parte della Compagnia del
Sole.
Cominciavo
a stancarmi seriamente di quel Newlin eppure non potevo certo
scatenare nuovamente un pandemonio mediatico.
Non
ora che ero sotto gli occhi dell’Authority, comunque.
Giunsi
davanti la porta del mio ufficio in un lampo, feci un cenno con il
capo a Pam ed insieme entrammo nella stanza.
-
Finalmente Northman, credevamo ti fossi dimenticato di noi. –
chiosò
Nan. Se ne stava seduta dietro la mia scrivania, frugando tra le mie
carte.
-
Nan, Billy Boy – salutai, facendo un lieve cenno con la
testa. Non
sopportavo di dover lavorare a fianco di quell’odioso
Compton, gli avrei
volentieri staccato la testa con le mie stesse mani.
-
Era ora che ti facessi vivo. Possiamo iniziare adesso? –
rispose Bill.
Come
osava quel moscerino rivolgersi a me in quel modo? Godeva delle
grazie dell’Authority, è vero, ma rimaneva il
viscido campagnolo di sempre.
Ci
spostammo nella sala principale, dove una troupe aveva già
montato
tutta l’attrezzatura necessaria a girare il nostro
dannatissimo spot per l’AVL.
Per fortuna io fui il
primo a registrare. Non avevo affatto
voglia di tirarla per le lunghe.
-
Sono un americano
che paga le tasse…Nell'anno passato ci sono stati molti
discorsi infamatori…che
avvertono…di non fidarsi dei vampiri. La verità
è che i vampiri sono differenti
l'uno dall'altro proprio come gli umani... -
BLA
BLA BLA… Era sempre la solita storia. Avrò
ripetuto questi discorsi un
migliaio di volte negli ultimi mesi ma non avevo altra scelta.
Da
un anno a questa parte l’Authority costringeva me e Compton a
fare da
testimonial per l’AVL.
Una
specie di punizione per aver lasciato vivo Russell.
Finii
di registrare il mio promo in pochi minuti e rimasi ad aspettare Nan
e Billy the Kid. Avevamo ancora una faccenda di cui discutere.
In
breve i due mi raggiunsero al mio trono.
-
Allora, Northman, adesso possiamo discutere di cose serie. –
affermò Nan
– Sembra proprio che Hallow sia tornata da queste parti.
–
Hallow.
Quella fottuta vecchia strega aveva proprio deciso di metterci i
bastoni tra le ruote.
Aveva
sempre avuto dei problemi con i vampiri e, adesso che la situazione
volgeva a suo vantaggio, la sua congrega si era persino affiliata ai
Newlin e
alla loro ridicola Compagnia.
-
Non sarà di certo una preoccupazione per noi
–rispose Bill – non credo
abbiano i mezzi necessari per sferrare un serio attacco contro di noi.
–
Il
solito idiota, pensai. Conoscevo Hallow da molti anni ormai. Se aveva
deciso di attaccarci, potevamo essere certi che avrebbe trovato il modo
di
ferirci a dovere.
-
Bill, non credo sia come dici – lo fermò Nan, con
il suo solito tono
gelido – l’Authority pensa che la strega sia venuta
a conoscenza di
alcuni…”fatti”…particolarmente
rilevanti per noi vampiri. Crediamo possano
farsi vivi da un momento all’altro. –
-
Mi secca ammetterlo, ma stavolta l’Authority ha ragione.
– risposi
repentinamente, con lo sguardo rivolto verso il basso –
Hallow odia
profondamente i vampiri e a dispetto delle apparenze è senza
dubbio la strega
più potente che abbia mai incontrato. Sono certo che abbia
già un pian…-
Smisi
di parlare. Un dolore lancinante mi colpì al petto. Caddi in
avanti,
contorcendomi su me stesso. Non sentivo una tale sofferenza da secoli.
-
Che. Diavolo. Sta. Succedendo? – mormorai con un filo di
voce. Attorno a
me, Nan e Bill si guardavano intorno senza capire cosa stesse
accadendo. Pam
continuava ad urlare il mio nome. Poi ad un tratto, capii.
–
Sookie! –
Mi
sollevai a fatica dal pavimento e corsi all’esterno
dell’edificio.
In
un primo momento non notai nulla di insolito. Solo accostandomi alla
mia Corvette mi resi finalmente conto di cosa stava accadendo.
-
Hallow. – sussurrò Pam che nel frattempo mi aveva
raggiunto nel
parcheggio.
Ma
io a questo punto non stavo più nemmeno ascoltando.
Davanti
ai miei occhi giaceva inerme il corpo di Sookie. Il suo vestito
era stato ridotto a brandelli e il sangue continuava a
colare dalle innumerevoli
ferite sparse per tutta la sua figura. Un profondo squarcio le
percorreva
l’intero ventre.
Non
sapevo spiegarmi il motivo, ma fu come se centinaia di coltelli mi
avessero trafitto in quel preciso momento. Caddi ricurvo a
terra, per la
seconda volta nel giro di pochi minuti, adagiandomi quasi a ricoprire
il suo
corpo ferito.
-
Som inte är alltför sent. (Fa che non sia troppo tardi, ndr.)
– sibilai
sommessamente.
Il
ricordo della morte di Godric era ancora insopportabile.
Non
avrei potuto tollerare di perdere anche lei.
Era
tutta colpa mia.
Nel
frattempo, senza che me ne accorgessi, attorno a me si era creata una
folla. L’intera troupe, seguita da Bill, Nan e i suoi
leccapiedi, si era
precipitata nel parcheggio.
-
Sookeh! – urlò Bill, visibilmente turbato.
-
Allontanati! – affermai voltandomi a guardarlo, senza nemmeno
riflettere.
Fortunatamente, almeno per quella volta, Compton fu abbastanza sveglio
da non
osare contraddirmi.
Sollevai
il corpo immobile di Sookie e in silenzio mi alzai in volo.
Se
davvero era la nipote di Niall Brigant, come diceva di avere scoperto a
Fae, la sua casa era di certo il miglior posto in cui avrei potuto
portarla. Il
vecchio Niall sapeva bene come proteggere i suoi cari…
Entrai
in casa e subito mi diressi
verso la sua camera.
Mi
curvai per distendere il suo corpo sul letto. Riuscivo appena a sentire
i battiti del suo cuore.
-
Sookie, torna da me… – bisbigliai, avvicinando il
polso che avevo
perforato con i miei canini al suo volto. Speravo che il mio sangue
sarebbe
riuscito a tenerla in vita.
Kom
tillbaka till mig. (Torna da me,
torna da me,
ndr.), continuavo a pensare in quegli interminabili
minuti.
Poco
dopo, lentamente, i battiti del suo cuore ripresero il loro ritmo
regolare.
Mi
avvicinai al suo splendido volto, accostando la mia fronte alla sua,
finché
Sookie non riaprì gli occhi.
-
Sookie! Sono io, Eric! – le sussurrai flebilmente.
-
Chi? -
A.d.a.
:
Innanzitutto grazie a tutti coloro che finora hanno letto la mia
piccola ff. Un
ringraziamento speciale va ovviamente a Dilettascrittrice, Graluc e
Ely33 che
hanno recensito la mia storia. Spero di non deludervi! XD
Cmq
come
avrete notato in questo capitolo ho voluto inserire due
piccoliiiiissimi
cambiamenti:
-
l’introduzione del punto di vista di Eric. Spero di
essere riuscita almeno in parte a rendergli giustizia! So che il nostro
adorato
vichingo è unico ed inimitabile, ma per una volta ho voluto
provare a “calarmi
nei suoi panni” (anche se avrei preferito farlo
letteralmente, non so se mi
spiego…eheheh)
-
la minuscola, insignificante variazione nella trama.
Sono certa che molti odieranno l’assenza
dell’adorabile SmemorEric (chiedo
umilmente perdono!) ma…parlando sinceramente…ho
letto così tante ff
sull’argomento che ormai mi sembrerebbe di scopiazzare qua e
là… Spero che la
mia Sookie-Fata-Smemorina sia abbastanza interessante da permettervi di
perdonarmi! AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA…
Detto
questo, cos’altro aggiungere? Vi ringrazio ancora una volta
e…se ne avete
voglia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Jasmine
|
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Capitolo 5 *** Memories ***
Memories
L’angolo
di Jasmine: Eccomi! Sono tornata! Come al solito,
prima i ringraziamenti! Grazie a tutti coloro che stanno leggendo la
mia ff e
soprattutto a coloro che hanno recensito la mia storia!
@Dilettascrittrice
vorrei solo dire che spero che con
i prossimi capitoli io possa riuscire a farmi perdonare per tutte le
mie
piccole variazioni!
Purtroppo
ho scoperto solo di recente l’esistenza di TB e,
causa studi, non ho ancora avuto tempo di leggere i libri (chiedo
umilmente
perdono!) quindi tutto il racconto che segue è puramente
frutto della mia
immaginazione o tutt’al più di piccole info e
spoiler letti qua e là nel web.
Me
ne assumo tutta la responsabilità! XD
Comunque
ci tengo a precisare che credo fermamente che il
bello delle ff sia proprio la possibilità di esplorare nuove
direzioni e dare
sfogo alla propria creatività. Ho letto moltissime ff e
adoro ciò che ho letto
della storyline di AmnesiacEric ma, come dissi qualche capitolo fa,
scrivendo
di questo argomento sarei sicuramente finita per scopiazzare qua e
là, anche
involontariamente.
Spero
che il capitolo che segue chiarisca almeno alcuni dei
vostri dubbi!
E
ora basta indugiare: ho parlato fin troppo!!!
Se
volete commentare, consigliare, anche criticare e persino
sbavare sull’adorato Golden Viking, vi prego fate pure!
È sempre bellissimo
leggere cosa ne pensate! Grazie ancora a tutti!
Jasmine.
CAPITOLO V: Memories
SPOV
Non
appena ripresi conoscenza, cercai
di aprire gli occhi. Sentivo un dolore straziante provenire dal mio
addome e
persino un gesto elementare come dischiudere le palpebre mi dava
l’impressione
di essere dannatamente difficile. La testa mi pesava come un macigno e
il mio
corpo sembrava sfuggire totalmente al mio controllo. Un nauseante odore
di
sangue, terriccio e carne bruciacchiata mi pervadeva le narici.
Dopo
qualche istante, realizzai
di non essere sola.
Qualcuno,
un uomo, pensai, si era
avvicinato al mio fianco e in quel momento poggiava delicatamente la
sua fronte
sulla mia, sussurrando parole che non riuscivo a comprendere.
Riconobbi
il suo profumo sebbene
non fossi in grado a collegarlo a nessun volto in particolare.
Finalmente
riuscii ad aprire gli
occhi ma per qualche motivo il mio sguardo sembrava confuso e
appannato.
-
Sookie. – disse l’uomo in un
tono che interpretai come sollevato.
Con
gli occhi in quelle
condizioni non riuscivo a vedere ad un palmo dal mio naso, dunque non
ero in
grado di percepire altro che una sagoma, un’ombra offuscata.
–
Sono io, Eric. – sussurrò lentamente.
Eric.
La sua voce mi era
stranamente familiare, eppure, per quanto cercassi di sforzarmi, non
riuscivo a
ricordare…
-
Chi?- risposi con un filo di
voce. Non ebbi nemmeno il tempo di ascoltare le sue parole.
Il
dolore era tremendo. Le forze
mi stavano nuovamente abbandonando.
Quando
mi risvegliai, il dolore
all’addome si era lievemente attenuato. Questa volta riuscii
a dischiudere le
palpebre con relativa facilità e
dall’intensità della luce ipotizzai che doveva
essere pomeriggio.
Tentai
di tirarmi su per mettermi
a sedere ma le fitte dovute alla ferita erano ancora troppo intense.
Poco
dopo fui comunque in grado
di riconoscere la mia camera da letto.
Mi
parve di notare qualcosa di
strano, di diverso, nell’arredamento, ma ero troppo debole
per controllare per
bene.
-
Hey, Sook! Ti sei svegliata
finalmente! Dormi da due giorni! – sentii tuonare poco
lontano da me.
Mi
voltai di scatto e sul ciglio
della porta apparve mio fratello.
-
Jason? – chiesi, in un sibilo.
-
Non dovresti sforzarti,
sorellina. Eric ha detto che dovrai restare a riposo assoluto almeno
per un
paio di settimane. Vedi di fare come dice, altrimenti penso che mi
ucciderà.
Non credo di essergli molto simpatico… - affermò
Jason con il suo solito tono
buffo.
-
Eric? Chi è Eric? –
-
Terra chiama Sookie, Terra
chiama Sookie. Forse tutto quel sonno ti ha stordito l’omino
del cervello! –
-
Come, scusa? –
-
L’omino del cervello! Il
vecchio omino saggio che governa le nostre menti. L’ho visto
in un film fighissimo
ieri in tv. –
Scoppiai
a ridere. Non avevo mai
sentito nulla di più assurdo! Il solito Jason!
Tentai
nuovamente di sollevarmi
dal letto, avevo una fame pazzesca.
-
Eh, no no no. Cosa ti ho detto?
Eric ti ha proibito di alzarti. Ormai sono le quasi le 7. Dovrebbe
arrivare a
momenti. – aggiunse il mio pazzo fratello.
-
Potresti dirmi chi è questo
Eric? Perché diavolo dovrei fare quello che dice lui?
Cos’è, un dottore? –
risposi, con la voce ancora spezzata dal dolore per la ferita, un
po’ nervosa.
Di chi stava parlando? Chi era questo Eric?
Jason
mi guardò perplesso mentre
si allontanava dalla mia stanza per scendere al piano di sotto.
Con
le poche forze che mi
ritrovavo riuscii a stento ad allungare un braccio per sollevare la
sveglia
poggiata sul comodino. La portai vicino al mio volto, non ero ancora in
grado
di vedere con chiarezza e lucidità, figurarsi poi quei
numeretti così piccoli!
Le
7.15 del pomeriggio.
La
mia mente era annebbiata,
confusa, come se avessi dovuto ricomporre un puzzle i cui pezzi erano
tutti
sbiaditi o ridotti a brandelli.
L’ultima
cosa che ricordavo era
di essere stata al Merlotte, per il mio
solito turno serale, e di aver servito al tavolo di quegli odiosi
Rattreys.
Brrrr,
quei due mi facevano
rabbrividire ogni volta che li vedevo, così viscidi,
squallidi.
-
Toc. Toc. La cena è servita! –
urlò Jason, che era tornato portando con sé un
vassoio pieno di cibo. -
Dovresti mangiare qualcosa -
-
Cosa mi è successo? – domandai
tesa – Non…non riesco a ricordare nulla.-
-
Qual è l’ultima cosa che
ricordi? –
Gli
dissi della serata al lavoro,
di come Tara avesse lasciato il suo lavoro al Super Save-A-Bunch, del
mio
ricordo dei Rattreys.
Mio
fratello mi guardava
perplesso. - Sookie, è passato quasi un anno e mezzo da
quella sera… -
Non
potevo crederci.
-
Com’è possibile? Non ricordo
nient’altro… – domandai in preda
all’ansia.
Jason
non rispose nemmeno. Al
contrario fece per uscire dalla stanza.
“Chiunque le abbia fatto questo me la
pagherà cara! Se Eric non la
ucciderà, lo farò io con le mie stesse
mani.“ , riuscii a decifrare nei
suoi pensieri prima che si allontanasse.
Di
che diavolo stava parlando? Chi
mi aveva ridotto in questo stato? E poi chi è questo Eric?
Perché nessuno vuole
dirmi nulla?
Tutte
queste domande mi facevano
girare la testa.
Decisi
di mangiare qualcosa, il
mio stomaco brontolava da un po’. Ad ogni morso potevo
sentire una fitta atroce
colpirmi al ventre.
Il
dolore era insopportabile.
Ad
un tratto, smisi di mangiare.
Era
come se un silenzio
assordante avesse inondato la mia mente. Non avevo mai provato una tale
sensazione di pace.
Mi
voltai immediatamente verso la
finestra, senza sapere il perché.
Un
uomo…un uomo stava…VOLANDO
davanti la mia finestra!
Per
un momento fui assalita da un
panico assurdo, poi mi bloccai, come incantata dalla visione di quel
bellissimo
uomo, che nel frattempo si era introdotto nella mia stanza.
Era
molto alto, altissimo, le sue
spalle ed il suo corpo davvero imponenti.
La
sua pelle sembrava quasi di
vetro, tant’era chiara e il suo splendido viso non sembrava
lasciar trasparire
alcuna emozione.
Ma
i suoi occhi…i più belli che
avessi mai visto, pensai, ancora ipnotizzata da quella visione
celestiale.
Doveva
essere lui…Eric.
Il
suo volto, persino il suo
profumo, mi era familiare, potevo sentire un forte legame tra noi,
eppure
niente, nada, nisba…il mio cervello non ricordava
assolutamente nulla su di
lui.
Si avvicinò a me
ad una velocità fulminea,
lasciandomi di sasso, poi si sedette sulla poltrona che Jason aveva
accostato
al mio letto.
-
Come stai? – domandò in tono
neutro.
-
Tu chi sei? Perché nessuno mi
dice niente? – incalzai.
-
Tuo fratello dice che non
ricordi nulla dell’ultimo anno… -
-
Già…Ma tu non hai ancora
risposto alla mia domanda: chi sei? Perché non riesco a
sentirti? –
-
Vedi, Sookie, io sono un
vampiro. –
Un
vampiro? Che strano, pensai.
Sapevo
che esistevano, ricordavo
tutte le trasmissioni in tv che parlavano di quella Great Revelation,
solo
non…mi aspettavo di trovarmi un vampiro in camera mia. Wow,
non credevo nemmeno
che ce ne fossero a Bontemps!
Forte,
pensai, chissà cosa
avrebbe detto la nonna!
Fu
un lampo: vidi il corpo della
nonna in una pozza di sangue, nella nostra cucina.
Fu
solo un attimo, come se un
piccolo, dolorosissimo pezzo del puzzle fosse tornato al suo posto. Il
dolore
mi sommerse all’istante.
-
Sookie, ho bisogno di sapere
esattamente cosa ricordi. –
Gli
spiegai ciò che avevo già
raccontato a Jason.
Il
vampiro non si mosse di un
millimetro, continuando ad ascoltarmi in silenzio, mentre le lacrime
scendevano
sul mio viso e un’altra fitta mi colpiva al ventre.
-
Permettimi di aiutarti. Il mio
sangue, quello dei vampiri, ha delle proprietà
“curative”. Faciliterà la tua
guarigione. – affermò, portandosi il polso alla
bocca e perforandolo con i suoi
candidi canini.
Lo
guardai stupita. Mi aveva
davvero chiesto di bere il suo sangue? Come si supponeva che reagissi
ad una
proposta del genere? Non conoscevo nemmeno quel vampiro…o
almeno non ricordavo
di conoscerlo.
E
se mi stesse mentendo? Se mi
stesse tendendo una trappola per…non so…compiere
chissà quali atrocità
vampiresche? E se volesse trasformarmi in un vampiro? No, no, non era
possibile, riuscivo a sentirlo. E poi anche Jason, che per quel che
ricordavo
odiava i vampiri, si fidava di lui.
A
quel punto feci un cenno con la
testa e il vampiro si avvicinò ancora un po’ al
mio letto, allungando il
braccio finché il suo polso non si trovò a pochi
centimetri dal mio volto.
-
Berrò il tuo sangue ma
poi tu mi racconterai tutto ciò che voglio
sapere. – dissi in tono serio, poi afferrai il suo polso e lo
avvicinai alle
mie labbra.
Sentii
il sangue scivolare giù
nella mia bocca.
Il
sapore dapprima ferroso si
trasformò poco a poco in un gusto squisito, dolce e
appagante. Il dolore che
provavo fino a pochi attimi prima, era di colpo sparito e il mio corpo
sembrò
essere permeato da una strana, meravigliosa energia che si espandeva
verso ogni
parte di me.
Come
se un intenso brivido caldo
mi avesse improvvisamente assalito, sentii ogni muscolo contrarsi, in
un inaspettato
spasmo di eccitazione. In quel momento aprii gli occhi e mi accorsi che
Eric mi
stava osservando con un sorrisetto malizioso. Subito smisi di succhiare
il suo
sangue. Non era certo il momento di lasciarsi andare agli istinti:
dovevo
ancora capire cosa mi stava succedendo.
-
Ricordo anche l’omicidio della
nonna. – aggiunsi, tutto d’un fiato, come se
pronunciare quelle parole rendesse
tutto più reale.
-
Non ricordi nient’altro? -
-
No, riesco solo a vedere il…il
suo corpo…e tutto quel sangue…
Nient’altro. Cosa le è successo? –
risposi,
cercando di ricacciare indietro le lacrime.
-
In quest’ultimo anno e mezzo
sono successe molte cose. Alcune molto belle – disse
guardandomi intensamente
negli occhi – Altre, non vorresti davvero ricordarle,
credimi. Io…voglio solo
che tu…tu abbia la possibilità di scegliere.
Sookie, io sono un vampiro. Noi
mentiamo, torturiamo, uccidiamo la gente e beviamo il loro sangue ogni
giorno…
E’ la nostra natura. –
-
Eppure tu sei mio amico… – affermai
all’improvviso, interrompendolo.
-
Beh, ecco, non esattamente…non
mi definirei proprio un amico. – rispose incerto, facendo una
sottile smorfia
maliziosa con le sue bellissime labbra.
-
Sei, eri il mio ragazzo? –
chiesi stavolta, inclinando la testa su un lato, inspiegabilmente
curiosa di
sentire la sua risposta.
-
No, Sookie. Non ancora, almeno.
- replicò sorridendo - Diciamo che abbiamo una relazione
piuttosto...complicata. – Per un attimo mi era sembrato di
notare un leggero
imbarazzo sul suo volto.
-
Oh, capisco. Però tu sei innamorato
di me… - affermai genuinamente. Dovevo essere impazzita per
pronunciare una
frase del genere! Non so nemmeno come mi sia passata per la
mente…Dovevano
avermi colpita davvero molto forte!
Il
suo voltò si indurì
all’istante e il suo sguardo si abbassò a fissare
il pavimento.
-
Non usare quella parola con me.
I vampiri non sanno cos’è l’amore.
– reagì duramente, con un impeto tale da
farmi pensare che stesse volutamente esagerando.
-
Oh, non volevo… pensavo solo
che…niente, lascia stare. Di che stavamo parlando?
–
-
Stavo dicendo che i vampiri
sono creature violente, sanguinose. – disse lasciando che i
suoi canini si
estendessero in un click.
Sentii
un brivido corrermi lungo
la schiena.
-
Non ci importa di nessun altro
al di fuori di noi stessi, i nostri maker e la nostra progenie. Siamo
malvagi,
manipolatori, crudeli… Voglio che tu sappia tutte queste
cose. – aggiunse,
questa volta con un tono più pacato, forse triste?
–
Quando sei entrata in contatto
con il nostro mondo eri accecata dalle bugie, non ti rendevi conto
della vera
natura degli esseri come me. Non sono certo che farti ricordare tutto
sarebbe
un bene. Ma non posso permettere che tu sia privata della tua vita, a
causa
mia. –
Non
capivo. Perché mi stava
dicendo quelle cose? Diceva di non essermi amico, di non amarmi,
eppure… Lui mi
aveva appena curata dalle mie ferite e le parole che aveva pronunciato
mostravano chiaramente come lui tenesse a me… Non saprei
spiegarlo bene a
parole ma era come se fossi legata a lui, come se qualcosa in lui mi
appartenesse.
Non
aprii bocca per diversi
minuti, finché lui si alzò e
s’incamminò verso la finestra dalla quale era
entrato.
-
Ora devo andare, min älskling. (mia amata, ndr)
– disse, senza
nemmeno guardarmi.
-
Eric, non…non andare…ti prego.
– lo implorai, a voce bassa. La stanchezza tornava a farsi
sentire.
Lui
si voltò repentinamente,
fissandomi con occhi incerti.
-
Torna da me. – sussurrai.
Eric
tornò sui suoi passi e
raggiunse in un lampo il mio letto.
Senza
dire una parola si distese
al mio fianco, cingendomi le spalle con un braccio.
Rimanemmo
in quella stessa
posizione, senza dire nulla, per ore.
EPOV
Rimasi
al fianco di Sookie molto
a lungo, aspettando in silenzio che si addormentasse.
Probabilmente
essere rimasto con
lei era stato uno degli errori più grandi che avessi mai
fatto. O che lei
avesse mai fatto.
Non
sarei nemmeno dovuto venire
in questa casa..
Mi
voltai a guardare la sveglia.
Le 11.42.
Scostai
lentamente il mio
braccio, che da ore ormai cingeva il corpo di Sookie, stando attento a
non
svegliarla, e mi alzai dal letto.
Mi
voltai a guardarla prima di
uscire dalla stanza. Era così…bella, viva. Che
diavolo mi stava succedendo?
Questa è roba da…umani.
Scossi
la testa, come per
rimuovere quegli stupidi pensieri dalla mia mente e mi spostai
velocemente al
piano di sotto.
Jason
Stackhouse era intento a
guardare la tv, completamente assorto dai suoi soliti dvd di
Lost. Mi parai
davanti a lui a velocità vampirica.
-
Dannazione! Mi ucciderai
continuando così! Credevo fossi il Fumo Nero! –
urlò il ragazzo scattando in
piedi.
-
Volevo solo verificare che
avessi i riflessi pronti, Stackhouse. Ora devo andare via. Tua sorella
dorme.
Non. Lasciarla. Mai. Da. Sola. Intesi? Se è necessario
chiama il Fangtasia o
quel Merlotte, saprà come contattarmi. Quelle maledette
streghe potrebbero
tornare per lei…–
*
1815,
Inghilterra.
-
Come hai potuto
essere così sciocco, Eric? – disse Godric, con la
voce spezzata dalla cocente
delusione.
-
Non potevo saperlo.
Quella strega…mi ha ingannato. – risposi
trattenendo a stento le lacrime di
sangue che già mi avevano riempito gli occhi.
Io
stesso non riuscivo
a crederci. Come aveva potuto usarmi in quel modo? Avrei dovuto
capirlo.
- Adesso basta, Eric.
Basta con questo piangersi addosso. – mi fermò il
mio Maker, con tono risoluto.
- Non potevi sapere qual era la sua vera natura,
né che avrebbe tentato di
usare il tuo sangue per i suoi…incantesimi. –
aggiunse con un profondo disgusto
nella voce.
Godric
non sopportava
le streghe, gli avevano già causato fin troppi problemi, ma
più di tutto,
odiava il fatto che una di loro mi avesse usato per i suoi
scopi. Ed io non
avrei mai potuto perdonarmi di essermi lasciato raggirare da
quella… Non
riuscivo nemmeno a dirlo…
Avevano
ragione gli
umani quando le avevano condannate al rogo.
Per
più di ottocento
anni avevo vagato per l’Europa, al fianco di Godric, mio
padre, mio fratello,
il mio unico amico.
Non
avevo mai permesso
a nessuno a parte lui di avvicinarsi a me.
Poi
era arrivata Beatrix.
-
Dovrai ucciderla. –
sussurrò Godric.
*
Dopo essermi assicurato
che Stackhouse avesse recepito il
messaggio di non lasciare Sookie da sola, salii a bordo della mia nuova
Chevrolet Chevelle rossa.
Dopo l’incidente
al Fangtasia la sola vista della Corvette
mi dava il voltastomaco. Non riuscivo a dimenticare il corpo di Sookie
che
giaceva inerme proprio davanti la mia macchina.
Stavo proprio perdendo
colpi, pensai.
In pochi minuti raggiunsi
il Fangtasia, dove Pam mi stava
aspettando per aggiornarmi sui compiti per i quali l’avevo
incaricata.
Il locale era chiuso al
pubblico quindi Pam aveva finalmente
avuto modo di indossare il suo nuovo completo Chanel rosa confetto, del
quale
non aveva mai smesso di parlare nelle ultime due settimane. Donne!
- Come sta la nostra
fatina preferita? Dalla tua faccia si
direbbe che la luna di miele sia appena cominciata… -
affermò Pam con fare
malizioso appena oltrepassai la porta del mio ufficio.
- Non credo sia il momento
di fare dell’ironia, Jackie O! Cosa
hai scoperto? –
- Siamo riusciti a
localizzarle. Si trovano in un edificio
abbandonato in periferia. Un vecchio bar messicano…Titty
Twister, mi pare si
chiami…Non c’era traccia di Hallow. –
- Lei era lì?
Beatrix? – chiesi senza distogliere lo sguardo
dalla mia scrivania.
- Eric io non credo
che… -
- Era lì?
Rispondi alla mia domanda Pamela. – dissi, questa
volta fissando negli occhi la mia progenie.
- Si. -
- Me
l’aspettavo. –
- Eric… -
- E’ tutto?
– la fermai.
- Non proprio. –
rispose Pam riprendendo il suo tono
esultante – Ho una piccola sorpresa per te nel seminterrato!
–
Mi sollevai di scatto
dalla sedia e in un attimo mi trovai
al piano di sotto.
- Bel lavoro, Pam.
–
- Come sempre. –
replicò sorridendo.
Davanti a noi, incatenata
nello scantinato, una terrorizzata
Sarah Newlin urlava a squarciagola.
|
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Capitolo 6 *** Witches Are Coming ***
Witches
CAPITOLO VI: Witches are
coming
EPOV
La bionda continuava ad
urlare.
- Vi prego, lasciatemi andare! Oh, mio Signore, Gesù Cristo
Santissimo, aiutami! –
- Basta con questi piagnistei, biondina! – affermò
Pam
mentre faceva roteare gli occhi per l’esasperazione - Cosa ci
facevi sulla
statale per Bontemps? Le streghe devono davvero essere cadute in basso
per
mandare una come te da queste parti. –
Mi avvicinai a lei
lentamente, sollevandole il mento per
riuscire a guardarla in faccia. – Rispondi. – dissi
con tono risoluto.
- Stavo…stavo
andando a cercare…Jason…Stackhouse. –
disse
singhiozzando.
Il suo appariscente
tailleur giallo canarino era
irrimediabilmente ricoperto di sangue e notai che nonostante le catene
a
sorreggerla riusciva a malapena a tenere dritte le gambe. La paura la
faceva
tremare come una foglia.
- Sono…sono
scappata da mio marito. Lui…non è più
lo stesso
da quando sono arrivate quelle…empie streghe. Non potevo
rimanere in quel luogo
profano! – continuò la Newlin.
- Si certo, tu sei
scappata e io sono la fata turchina, come
no. Non crederai mica che crederemo alle tue volgari bugie, stronzetta!
–
ingiunse Pam subito dopo averla colpita con un terribile schiaffo in
pieno
viso.
- Liberala Pam.
– ordinai.
- Ma lei… -
- Ho detto liberala!
Portala nel mio ufficio. - mormorai
mentre già risalivo le scale.
Un attimo dopo mi trovavo
dietro la mia scrivania e una Sara
Newlin ancora distrutta era seduta proprio di fronte a me.
- Avevi una storia con
Stackhouse, giusto? – domandai
cercando di rimanere il più tranquillo possibile.
La sola vista di quella
donna mi ricordava Godric, ma quello
non era né il momento né il luogo per soffermarmi
a pensare alla sua morte, o
all’immenso dolore che avevo provato.
La donna fece un lieve
cenno di sì con la testa.
- Ho bisogno che mi
racconti tutto ciò che sai su quelle
streghe. –
- Non so se dovrei
raccontare proprio ad un vampiro le cose
che ho visto. Il Signore… -
- Ascoltami Sara
– la interruppi – Credo che Jason, e tutti
noi, siamo in grave pericolo. Sono certo che il tuo dio non
vorrà permettere a
quelle scellerate streghe di compiere i loro blasfemi
incantesimi… -
- Oh, non ci avevo
pensato. – rispose la bionda
semplicemente. – Beh, in verità non è
che io sappia molto. Credo che Steve, mio
marito, sia stato incantato o qualcosa del genere da una di loro.
–
- Continua. –
chiosò Pam che stava appoggiata allo stipite
della porta.
- Ecco… credo
che questa donna…questa strega sia a capo
della Congrega. Le ho visto dare ordini in giro. Ha detto di chiamarsi
Marnie,
Marnie Stonebrook e…oh, sapete tenere un segreto? –
Io e Pam ci sporgemmo in
avanti per ascoltare con sempre
maggiore interesse.
- Credo che questa
Marnie…sia l’anticristo! – disse in un
sussurro.
Scoppiai in una risata
fragorosa. Adesso capivo
perfettamente l’alchimia tra questa biondina e Jason
Stackhouse!
Poi lei aggiunse: - Non
c’è assolutamente nulla da ridere!
Quella donna è il demonio! Non sopportavo
l’effetto che aveva su mio marito e
continuava a dire delle strane cose su un potente rituale… -
A quel punto mi bloccai.
Fu come se il sangue mi si fosse
gelato nelle vene.
Avevo già
assistito alle conseguenze di quel rituale una
volta e non avevo alcuna intenzione di lasciare che si ripetesse.
In
quell’occasione, quasi due secoli fa, moltissimi vampiri
e umani e esseri soprannaturali di ogni genere erano morti.
Non potevo permettere che
tutto ciò si ripetesse,
soprattutto non ora che, stando a ciò che Sookie aveva
appreso a Fae, il
rituale di certo sarebbe stato compiuto con il suo sangue.
Le streghe avevano bisogno
di sangue molto potente per
portare a termine il loro cerimoniale e quello di Sookie, fata telepate
di
discendenza reale, faceva sicuramente al caso loro.
No,
non posso
permettere che accada di nuovo, pensai.
- Pam, accompagna questa
donna fuori dal mio ufficio, poi
corri a casa di Sookie, prendi tutte le sue cose e portala qua. Prendi
anche
Jason. Veloce. –
- Come desideri, Master.
– e in un istante Pam e Sara Newlin
sparirono dalla mia vista.
Presi il mio cellulare e
il più velocemente possibile
digitai il numero di Nan Flanagan.
- Northman? –
disse la voce all’altro capo del telefono –
Dimmi che hai un buon motivo per interrompere la mia cena. –
- L’Authority si
sbagliava. Hallow non è ancora tornata, ma
lo farà presto. La congrega sta per compiere il rituale. -
SPOV
Al mio risveglio il
vampiro, Eric, non era più al mio
fianco.
Mi sentivo ancora un
po’ stordita ma il dolore al ventre si
era notevolmente attenuato grazie al suo sangue, quindi provai a
sollevarmi dal
letto.
Nonostante le gambe
fossero ancora deboli ed incerte, riuscii
ad alzarmi in piedi.
Dopo essere andata in
bagno per soddisfare le mie necessità
umane, lentamente scesi le scale.
Nel soggiorno Jason
sembrava intento a riguardare per
l’ennesima volta i dvd di Lost.
Credo abbia visto e
rivisto la prima e la seconda stagione
almeno un migliaio di volte, eppure è ancora terrorizzato
quando vede spuntare
il Fumo Nero!
Mi spostai nella cucina.
L’appetito mi stava semplicemente
divorando.
Aprii il frigo e dopo aver
messo insieme tutto il necessario
per preparare un toast, infilai il pane nel vecchio tostapane malconcio
della
nonna.
La nonna.
La mia adorata nonna era
morta e non riuscivo nemmeno a
ricordare in che modo.
L’ultimo anno e
mezzo della mia era stato spazzato via e l’unico,
piccolo frammento che mi rimaneva era l’immagine della nonna
stesa in una pozza
di sangue in quella stessa stanza.
Scoppiai a piangere e mi
lasciai scivolare a terra,
poggiando la schiena lungo il bancone della cucina.
Sentii il piccolo
fastidioso click del tostapane avvisarmi
che il mio spuntino era pronto ma non mi importava.
Improvvisamente
l’istinto mi spinse a correre verso la porta
d’ingresso: dovevo vedere la sua tomba.
Giunta davanti
l’uscio mi fermai di botto.
Un’immagine
apparve nitida davanti ai miei occhi.
Un
uomo stava correndo verso di me. Anch’io correvo verso di
lui, indossando una camicia da notte bianca. Lui mi baciò,
intensamente, poi mi
prese tra le sue braccia e mi porto in una casa poco distante.
Facemmo l’amore,
poi lui mi morse sulla giugulare.
Un vampiro.
Non ricordai
nient’altro, ma questo fu sufficiente a
sconvolgermi nel profondo. Chi era quest’uomo, questo
vampiro?
E quando,
perché
avevo fatto l’amore con lui?
Io sono, a quanto pare
ero, vergine.
Un vampiro. La mia prima
volta con un vampiro, e non
riuscivo a ricordare nient’altro.
Lo avevo amato? E
perché lui non era con me adesso? Ed Eric,
allora? Potevo sentire un profondo legame con lui.
Non ebbi il tempo di
riflettere a lungo.
Un silenzio soffocante
sopraggiunse dietro la porta,
fortunatamente ancora chiusa. Un vampiro, pensai.
Sapevo che i vampiri non
potevano entrare in casa senza un
invito, quindi tirai un respiro profondo e aprii la porta.
Una donna bionda, con uno
strano tailleur rosa confetto che
sembrava uscito da una versione anni ’60 di Desperate
Housewives, si parò di
fronte a me.
- E’ un piacere
rivederti Stackhouse. – disse con tono
evidentemente ironico – Eric desidera che tu e il tuo
brillante fratello
veniate con me al Fangtasia. –
- E tu chi diavolo sei? E,
Fangtasia, sul serio? Che razza
di nome è? –
- Sapevo che non lo
avresti reso facile. Hey, Stackhouse?
Jason? Muovi le chiappe e corri alla porta! -
Pochi secondi dopo Jason
fu al mio fianco: - Hey Pam, che ci
fai da queste parti? Stavo per scoprire cosa c'è dentro la
botola, vuoi unirti
a me? – disse ripiegando la testa su un lato, cosa che lo
faceva sembrare un
po’ stupido ma anche estremamente esilarante.
- No, grazie, credo che
per stavolta passerò. – rispose la vampira
con lo stesso identico sorrisetto che avevo visto poche ore prima sul
volto di
Eric. – Ho bisogno che tu e la tua irritante sorellina mi
seguiate al
Fangtasia. Subito. –
Credevo che Jason si
sarebbe opposto duramente a quella
richiesta, d’altronde, quella era la puntata di Lost che
preferiva in assoluto.
Invece, con mio immenso stupore corse a spegnere il televisore e in
tutta
fretta mi pilotò verso l’auto della vampira: una
splendida Mercedes rosa
confetto.
Ovvio.
|
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Capitolo 7 *** Fly me to the moon ***
Fly me to the moon
CAPITOLO
VII: Fly me to the moon.
SPOV
Impiegammo poco
più di trenta minuti per raggiungere
Shreveport.
Durante il tragitto avevo
goduto dello splendido silenzio
che ero in grado di assaporare solo in presenza di vampiri.
A quanto pare era
impossibile per me sentire i loro pensieri
e potevo finalmente gustare quella quiete che avevo desiderato per
tutta una
vita.
Il silenzio era stato
interrotto dalla vampira bionda che si
era preoccupata di spiegarmi che il Fangtasia era il locale notturno di
proprietà di Eric, anche se in quel periodo era chiuso per
“motivi di ordine pubblico”,
aveva detto.
Secondo Jason quello era
uno dei più famosi bar per vampiri
dell’intero stato della Louisiana ed era frequentato da
moltissimi umani.
La maggior parte di questi
umani, aveva aggiunto mio
fratello, erano veri e proprio fangbangers in cerca di un vampiro dal
quale
farsi mordere.
O con il quale fare sesso.
Probabilmente avrei dovuto
essere sconvolta da quest’ultima
affermazione ma per quello che ricordavo anch’io avevo fatto
sesso con un
vampiro e mi ero lasciata mordere da lui.
Per quanto ne sapevo,
magari anch’io potevo essere stata una
fangbanger.
Il solo pensiero mi faceva
sprofondare nella vergogna.
Fortunatamente non ebbi il
tempo di riflettere a fondo
sull’argomento visto che eravamo già arrivati al
Fangtasia.
L’esterno del
locale era piuttosto semplice: un edificio
abbastanza anonimo, con una piccola porta d’ingresso accanto
alla quale un
insegna di neon rosso riportava il nome del bar.
La vampira scese dalla
macchina e in un batter d’occhio si
spostò davanti l’entrata, facendo cenno di
seguirla.
Esitai un momento, poi
feci un lungo respiro e mi indirizzai
verso la porta.
Jason entrò nel
locale subito prima di me e fu di colpo
bloccato da una ragazza bionda che gli era praticamente saltata addosso.
La cosa non mi
stupì più di tanto. Voglio dire, mio fratello
ha sempre avuto delle “ammiratrici” un
po’ ovunque.
Solo non mi aspettavo che
ne avesse anche in un locale per
vampiri. Mi soffermai per un attimo ad osservare la ragazza.
Aveva
un’aria familiare.
Aspetta.
Io conosco
quella ragazza, pensai, l’ho
vista in
tv, in quei dibattiti contro i vampiri!
Che diavolo ci faceva la
moglie del Reverendo Newlin con mio
fratello? E soprattutto, che diavolo ci faceva in un locale del genere?
Abbassai le mie barriere mentali e in un attimo riuscii a
leggere nella mente di Sarah Newlin.
Pensava a quanto fosse
felice di trovarsi in quel luogo, di
essere con Jason, di essersi allontanata dal marito e da quelle
maledette
streghe. La sua mente trasmetteva in modo chiaro e preciso,
tanto che
fui persino in grado di cogliere delle immagini.
Vidi un locale abbandonato
alla periferia di Shreveport,
Titty Twister diceva l’insegna, poi vidi Sarah scrivere un
biglietto d’addio
per il marito. Infine vidi mio fratello, in una
vasca da bagno, e lei si
era chinata accanto a lui…
Ok, era decisamente il
momento di uscire dalla mente di
quella donna.
Mi voltai in preda
all’imbarazzo.
Non avrei MAI dovuto
sbirciare nei pensieri più intimi di
Sarah Newlin!
Sollevai lo sguardo dal
pavimento e dopo aver rivolto un
cenno e un sorriso alla Newlin, che comunque era troppo presa da mio
fratello
per notarmi, mi inoltrai all’interno del locale.
Immediatamente il mio
sguardo si posò sul lato sinistro
della stanza come se fossi stata attratta da una calamita di qualche
genere.
Eric mi stava osservando,
seduto su un trono posto in un
angolo leggermente rialzato rispetto al resto della stanza.
Non appena lo vidi,
qualcosa scattò nella mia mente.
Una
strana sensazione di déjà-vu, e in un lampo
davanti ai
miei occhi vidi Eric, appollaiato su quello stesso trono che mi
rivolgeva uno
sguardo lascivo mentre con una mano mi faceva cenno di avvicinarmi.
Al suo fianco, una Pam con
i capelli raccolti e un
aderentissimo completo in pelle nera gli sfiorava i lunghi capelli
biondi.
Quando riaprii gli occhi
scoppiai a ridere e mi avvicinai ad
Eric.
- Cosa
c’è di tanto divertente? –
chiosò il vampiro senza
battere ciglio.
- Niente. –
risposi con una chiara espressione divertita
dipinta sul volto - Avevi proprio dei bei capelli lunghi! –
accennai cercando
di trattenere le risate.
- Credevo che a voi donne
piacesse lo stile “corteggiatore
di Uomini e Donne”... – farfugliò,
abbozzando un sorriso anche se mi parve di
cogliere un espressione leggermente turbata sul suo volto.
- Sei, sembri preoccupato
da qualcosa. – affermai tutto d’un
fiato.
- Dobbiamo andare. Il sole
sorgerà nel giro di un’ora e
abbiamo bisogno di un luogo sicuro. –
Detto questo, si
sollevò di scatto dal trono e corse
incontro a Pam, sussurrandole qualcosa a voce bassissima.
Notai che la vampira aveva
un’espressione a dir poco seccata
ma, in una manciata di secondi, lei, mio fratello e Sarah Newlin erano
spariti
dalla mia vista.
Mi stropicciai
istintivamente gli occhi per lo stupore.
- Dove sono finiti tutti?
–
- Pam li ha portati in un
posto sicuro. Tu verrai con me. –
Sentii le sue possenti
braccia che mi afferravano per la
vita e, senza avere neppure il tempo di reagire, mi ritrovai
avvinghiata al
corpo di Eric Northman che stava…stava VOLANDO!
D’istinto
iniziai ad urlare e a scuotermi per il terrore
mentre Eric serrava la presa su di me.
- Cerca di stare ferma.
– disse il vampiro con un filo di
voce guardandomi intensamente negli occhi – Non aver paura,
fidati di me. –
Fidati
di me.
Quelle parole risuonarono
nella mia mente come un mantra e
in pochi attimi riuscii a tranquillizzarmi.
Non sapevo spiegarmi il
perché ma ero certa che il glamour
dei vampiri non avesse alcun effetto su di me. Eppure quelle
parole…erano
riuscite a infondermi una profonda quiete.
Appoggiai la testa sul suo
petto, socchiudendo gli occhi, e
lasciai che il silenzio assoluto mi avvolgesse, regalandomi una nuova e
inaspettata sensazione di benessere.
Atterrammo poco dopo in
uno splendido viale alberato che faceva tanto
Wisteria Lane, attorno a noi, una lunga serie di classiche villette a
schiera. Mancava solo che spuntasse Bree Van de Kamp da una
delle siepi!
- Dove ci troviamo?
– chiesi cercando di non barcollare dopo
il nostro “atterraggio”.
- Questa è la
casa in cui sto durante il giorno. – rispose
Eric mentre mi porgeva una mano per sorreggermi e guidarmi verso la
porta
d’ingresso.
Rimasi a dir poco stupita.
Nelle mie fantasie Eric il
vampiro viveva, non so, in un
castello o in un’enorme villa d’epoca. Non
avrei mai immaginato di trovarmi di fronte un’anonima
villetta a schiera, immersa nel centro residenziale di Shreveport, ecco
tutto.
- Nessuno si sognerebbe
mai di cercare uno come me in un
luogo come questo. – disse mentre digitava a
velocità supersonica il codice
dell’allarme che bloccava la porta d’ingresso.
Beh,
su questo aveva
maledettamente ragione!, risposi tra me e me.
L’ingresso era
abbastanza ampio, arredato con molta
semplicità e sulla destra potevo intravedere una piccola
cucina.
- Devo fare una
telefonata. Aspettami qui. – affermò Eric in
un soffio prima di sparire dalla mia vista.
Sapevo che non avrei
dovuto eppure non riuscii a fare a meno
di entrare a curiosare.
La cucina era piuttosto
piccola, d’altronde era sempre la
casa di un vampiro, ma molto ben attrezzata, con mobili ed
elettrodomestici
modernissimi. Sembrava appena uscita da un catalogo
d’arredamento e pensai che probabilmente
nessuno l’aveva mai usata finora.
Senza quasi riflettere
aprii leggermente l’anta dell’enorme
frigorifero che si trovava alla mia destra.
Una quantità
assurda di True Blood e quelle che ipotizzai
fossero sacche di sangue occupavano quasi tutti i ripiani, ad eccezione
di uno,
nel quale erano stipate delle bottiglie d’acqua e del cibo
per umani.
Richiusi immediatamente il
frigo, poggiando la schiena
contro lo sportello.
Che
sciocca che sono,
pensai, sicuramente moltissime umane
saranno entrate in questa casa con Eric!
Lentamente scrollai la
testa, come per allontanare quel
leggero barlume di gelosia che sentivo salirmi addosso.
Poi mi spostai nella
stanza adiacente, il salotto.
Una parete colorata con un
intenso blu oceano si stagliava
sullo splendido parquet di legno chiaro, mentre un moderno divano in
pelle
nera, posto di fronte al camino, dominava l’intera stanza.
Mi avvicinai piano piano
al divano e mi tolsi le scarpe.
I piedi mi dolevano in
modo insopportabile ma Pam non mi
aveva permesso di tornare dentro casa per indossare le mie adorate
Nike.
Una
gran perdita di
tempo, aveva detto.
Sollevai i piedi e li
appoggiai cautamente sulla seduta del
divano, continuando a guardarmi intorno per esplorare con lo sguardo
quella meravigliosa
stanza.
Accanto a me, su un
piccolo tavolino di vetro, notai un
libro semiaperto. Lo presi tra le mani spinta dalla
curiosità: Cent’anni
di
solitudine.
Beh, per lo meno questi
vampiri avevano un certo senso
dell’umorismo!
Quel pensiero mi fece
iniziare a ridere rumorosamente e
proprio in quel momento mi accorsi che Eric era appoggiato alla parete
e mi
stava guardando.
- Sono contento che ti
trovi a tuo agio, Sookie! –
Scattai in piedi in un
lampo.
- Oh, Eric!
Io…ero solo curiosa…la tua casa è
bellissima. –
quelle furono le uniche parole che riuscii a mettere insieme.
– Mi chiedevo…Ero
mai stata in questa casa prima d’ora? –
- In realtà
nessuno, a parte me, Pam e il maggiordomo che si
occupa della casa, era mai entrato in questo posto. –
affermò mentre si
avvicinava lentamente a me e mi tendeva una mano – Dobbiamo
spostarci, Sookie.
Il sole sta per sorgere. –
Presi la sua mano e
lasciai che mi conducesse verso il piano
interrato, nel quale si estendeva un lungo e tetro corridoio illuminato
solo da
piccole appliques.
Sulla destra notai una
porta e senza che io facessi in tempo
a domandare Eric mi spiegò che si trattava della stanza di
Pam.
- Oh, credevo che tu e
Pam… -
- Cosa? Che io Pam
dormissimo assieme? – chiosò scuotendo la testa.
Poi mi condusse verso il
fondo del corridoio dove, nascosta
nella parete e protetta da un’altra lunga serie
d’allarmi, si trovava la sua
camera da letto.
Un enorme letto king size
con la testata e le lenzuola di color cioccolato padroneggiavano la
stanza, anche questa con pareti del
blu più bello che avessi mai visto.
D’un
tratto, Eric si sfilò la maglia.
Mi sentii il sangue
affiorare sulle guance, ormai
vistosamente arrossite.
Cercai di distogliere lo
sguardo da quel corpo marmoreo ma
ogni tentativo era inutile.
- Avevi detto che dovevi
parlarmi di qualcosa. – sussurrai,
tutto in una volta, per cercare di limitare l’imbarazzo.
- Credo sia meglio che ti
sieda, Sookie. – disse mentre
lasciava cadere sul pavimento i suoi jeans, rimanendo seminudo con solo
dei
boxer rossi addosso.
Per un istante credetti di
rimanerci secca, tant’era la
vampata di calore che mi aveva sopraffatto alla vista del suo splendido
sedere.
Poi lui si
voltò verso di me, sorridendomi e sollevando un sopracciglio
con fare malizioso.
In un istante fu a meno di
un centimetro dal mio corpo.
- Se continui a fare
così finirai per uccidermi, min älskling.
– mi sussurrò in un orecchio.
Potevo sentire
tutto
il mio corpo fremere alla ricerca di un contatto con il suo. Riuscivo a
sentire
che i suoi canini erano completamente estesi e mi sporsi leggermente in
avanti
per permettergli di accarezzarmi con maggiore intensità.
- Non
farò sesso con
te, stanotte. – aggiunse lui, abbassandosi a sfiorarmi il
collo con le labbra –
Manca poco all’alba e ho bisogno di parlarti di alcune
faccende importanti. –
Le sue mani
continuavano a sfiorarmi la schiena, il collo e le braccia.
- Inoltre, quando
deciderò di fare sesso con te – mormorò
con le labbra quasi contro la mia bocca
– dovrà essere un’esperienza
indimenticabile, min älskling.
–
Potete credermi se
dico che in quel momento, se mi avesse presa e sbattuta sul letto, non
avrei
avuto la minima obiezione da fare.
Eppure, si
limitò a
baciarmi velocemente sulle labbra e si allontanò lentamente
fino ad adagiarsi
sul letto, continuando a sorridere soddisfatto.
Maledetto vampiro!
- Di…Di cosa
volevi parlarmi? – borbottai cercando di
ricompormi e di focalizzare la mia attenzione su un altro argomento che non fosse il suo corpo fantastico.
- So che ti
sembrerà una follia ma credo che una strega, una
potente strega stia per tornare. E credo anche che avrà
bisogno di te per
farlo. –
|
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Capitolo 8 *** Fear of the Dark ***
fear of the dark
CAPITOLO
VIII: Fear of the
dark.
SPOV
- Una strega? Di che
diavolo stai parlando? – urlai di getto
non appena sentite le parole del vampiro - Non vorrai mica farmi
credere che… -
Il suo sguardo era
più eloquente di qualsiasi altra parola.
- Mi piacerebbe che fosse
tutto uno scherzo. - rispose sollevando
lo sguardo verso il soffitto – Questa strega, Hallow, sta per
tornare e avrà
bisogno del tuo sangue per il rituale. Credo sia per questo che ti
hanno
aggredita. –
- Oh mio Dio! –
Ero esterrefatta.
Jason mi aveva lasciato
credere che ero stata vittima di un
incidente stradale e prima di allora non avevo mai dubitato che quella
fosse la
verità. E ora?
Soltanto in
quell’istante avevo scoperto di essere stata
aggredita.
E per di più da
una…STREGA! Non credevo nemmeno che
esistessero!
Ora
cosa salterà
fuori?, mi chiesi, che esiste anche
babbo natale? O i nani di Cenerentola? O le fate turchine?
In quel preciso momento
socchiusi le palpebre e davanti a me
vidi uno splendido laghetto, donne e uomini che danzavano attorno ad
esso ed
una donna molto bella che mi teneva per mano. Claudine.
- Hey Sookie, Sookie,
tutto bene? Rispondi, ti prego. –
Eric stava urlando
scuotendomi le spalle.
- Va…va tutto
bene. Ho solo avuto un altro flash o come
cavolo vuoi chiamarlo. – dissi cercando di rimanere il
più calma possibile
mentre il cuore mi batteva all’impazzata.
Odiavo il fatto di non
ricordare niente e ora questi maledetti
flash mi stavano solo confondendo ancora di più.
Fate…
-
Quelle…streghe, vogliono il mio sangue perché
sono una
fata, non è vero? – dissi repentinamente
– Io…riesco a ricordare di essere
stata nel loro mondo. –
Sentivo una lacrima
scendere sulla mia guancia. Avevo sempre
saputo di non essere normale, ma
una
fata? E per di più continuavo a non ricordare un accidente.
- Credo che la tua mente
sia più potente di quello che le
streghe avessero previsto. – accennò Eric con
un’espressione totalmente assente
– Forse per questo riesci a ricordare qualcosa. –
- Potrebbe essere.
– risposi frettolosamente – Ho già avuto
altri flash dal mio risveglio. La nonna, le fate, te con i capelli
lunghi,
Bill… -
- Bill… -
sussurrò lui, nuovamente teso.
- Già, a
proposito, chi cazzo è Bill? Riesco solo a
ricordare che è un vampiro e che…abbiamo avuto
una relazione. Perché non è qui
con me? –
- Sookie io non credo di
essere, diciamo la persona più
indicata per parlare di Bill… -
Che mi era passato per la
testa?
- Lo immaginavo
– dissi arrossendo leggermente – comunque
stavamo parlando delle streghe. Cosa sai di loro? –
-Tutti noi siamo in grave
pericolo, Sookie. Questa congrega cerca
da secoli di eliminare i vampiri e tutte le altre specie sovrannaturali
e solo
con le immense capacità di Hallow potrebbe costituire una
minaccia di tali
proporzioni. Hallow è la strega più potente che
abbia mai incontrato. –
- Quindi la conosci
già? – domandai in un impeto di
curiosità.
- Hallow è una
strega antichissima. Le leggende diffuse tra
i supes vogliono che secoli fa, al termine di un’atroce
guerra, i suoi poteri
fossero stati in qualche modo confinati da un essere fatato e che
Hallow sia
stata imprigionata nel
corpo di
un’anziana donna priva di capacità magiche.
–
- Cosa
c’è di vero in queste leggende? –
- Non saprei dirlo con
precisione ma… anche se con scarsi
risultati, il rituale è già avvenuto una volta
…e tutto per causa mia. – disse
a voce così bassa che faticai a comprendere le sue parole.
- A causa tua? Che
intendi? –
- Vedi Sookie, il rituale
per il suo ritorno è molto
complesso e può essere attuato solo da una potentissima
strega utilizzando del
sangue sovrannaturale. – aggiunse lui, seguitando a fissare
nel vuoto – Due
secoli fa, il sangue che fu usato…era il mio. Per fortuna
non era abbastanza
potente e l’effetto del sortilegio svanì in pochi
giorni. Credo sia per questo
che vogliono te. –
Quell’ultima
affermazione mi sconvolse, eppure il peggio
doveva ancora venire.
D’un tratto,
come se la mente di Eric si fosse estesa nella
mia, fui in grado di vedere i suoi ricordi.
*
Eric
giaceva su un’enorme letto, circondato da lenzuola di
seta e pizzo. Al suo fianco, una bellissima donna bionda si stava
sollevando da
quello stesso talamo con un’espressione che mi parve
profondamente infelice.
Una volta in piedi la
donna si era voltata a guardare Eric e,
con le lacrime agli occhi, pronunciò delle parole in tono
solenne.
- Oh, Hallow, dea delle
arti occulte, dea della luce, a
spezzare il macabro incantesimo il fato m’induce. Per
sconfiggere l’offesa che
hai dovuto subire questo gelido sangue ti voglio offrire. –
disse sollevando lo
sguardo e le braccia verso l’alto.
Aggirò il letto
e si avvicinò al viso di Eric per sfiorarlo
con un veloce bacio sulle labbra.
Riuscivo a vederlo solo in
maniera offuscata ma il volto di
Eric era totalmente inespressivo, come se fosse
stato…incantato.
Poi, vidi la donna
estrarre un piccolo pugnale e, ancora
sommersa dalle lacrime, lacerare in un solo colpo il polso del vampiro.
Raccolse il sangue in un
calice che mi parve di un materiale
simile all’argento e si allontanò ad aprire la
porta.
Dietro di essa, ad
attenderla, c’era una vecchia donna
dall’aspetto stanco.
- Finalmente Beatrix!
Credevo che non ce l’avresti mai fatta. – disse la
donna più anziana con
un’espressione che adesso le conferiva un’aura di
pura malvagità.
- Perdonami Marnie.
-
*
Riaprii gli occhi in uno
scatto, soffocata da una sensazione
di puro terrore.
Avevo appena letto la
mente di un vampiro.
Lo shock era stato
micidiale, quindi per qualche istante non
fui in grado di proferire parola.
Quando Eric distolse la
mente dai suoi ricordi, si accorse
finalmente dello stato catatonico in cui mi trovavo.
- Sookie, va tutto bene?
Hai avuto un altro flash? –
-
Si…no…ecco…non so se dovrei dirtelo.
– farfugliai
confusamente.
- Sookie che hai visto?
–
- Io…credo di
aver visto…i tuoi ricordi. –
- Cosa hai visto?
– domandò lui con una faccia evidentemente
terrorizzata.
- Ho…ho visto
una donna, Beatrix, credo si chiamasse. L’ho
vista prelevarti del sangue. Sembravi come…incantato.
–
- Non dovresti sapere
queste cose. Non dovresti poter
leggere nella mente di un vampiro. – disse lui, ancora
più agitato – Non dovrai
mai farne parola con nessuno, MAI! –
Sapevo che non avrei
dovuto dirglielo!
Già era
difficile convivere con la mia telepatia e vivere
una vita normale, frequentare la scuola, lavorare al
Merlotte…Ora leggere nella
mente di un vampiro non era certo una cosa di cui vantarsi, anzi, era
decisamente molto pericoloso.
- Sookie, ascoltami bene.
Se queste streghe dovessero trovarti
sarebbe la fine. Promettimi che rimarrai nascosta in casa durante il
giorno. Al
mio risveglio incontreremo l’AVL e gli altri supes e
decideremo il da farsi. –
disse infine con tono più pacato, mentre potevo intravedere
i segni del sonno
imminente.
Quando mi fui accertata
che il vampiro fosse morto per il
mondo, mi sollevai dal letto e mi diressi verso la porta sulla mia
destra.
Fortunatamente, dietro
quella porta, trovai un bagno nel
quale soddisfare le mie necessità.
Una volta
all’interno, notai l’immensa vasca da bagno
posizionata nell’angolo e decisi che, se proprio dovevo
rimanere in quella casa
per tutto il giorno, tanto valeva godermela.
Mi immersi nella vasca
cercando di rilassarmi, ma le
informazioni che avevo assimilato durante la notte, sommati ai
frammenti di
ricordi che stavo riacquistando, mi facevano girare la testa.
Fate, vampiri, streghe e
chissà quali altri esseri
sovrannaturali ci attendevano al varco e non potei fare a meno di
sentire un
brivido di pura angoscia salirmi lungo la schiena.
Uscii dalla vasca e mi
avvolsi nell’enorme accappatoio che
avevo trovato alla mia destra. Ovviamente era di Eric, e dato che lui
era molto
alto e prestante, addosso a me sembrava un enorme sacco bianco.
Guardai nello specchio di
fronte a me e sorrisi nel vedere
la mia figura. Ero certa che a Eric non sarebbe dispiaciuto sentire il
mio
odore sulle sue cose.
Tornai nella camera da
letto e lo osservai attentamente
mentre riposava.
Arrossii nel ricordare le
parole che mi aveva sussurrato
poche ore prima e nel ripensare alle sue splendide labbra che mi
sfioravano.
Per scacciare i pensieri a
luci rosse che ormai stavano
affollando la mia mente, mi guardai attorno in cerca di qualcosa da
indossare.
Mi accostai
all’armadio cercando di non fare rumore anche se
sapevo che Eric non avrebbe mai potuto sentirmi.
Con mio grande stupore
notai che una delle ante era stata
riempita con la mia biancheria e i miei vecchi abiti. Scelsi quello
bianco con
i fiori rossi e dopo averlo indossato mi avvicinai alla porta.
La complessa serratura,
scoprii con immensa gioia, lasciava
che la porta si aprisse agevolmente dall’interno, per poi
richiudersi, con
allarmi annessi e connessi, automaticamente.
Risalii in fretta al piano
superiore visto che la fame mi
aveva assalito all’improvviso.
Dopo aver mangiato un
tramezzino, preparato con ciò che
avevo trovato nel frigorifero, mi appoggiai alla finestra, cercando di
sbirciare all’esterno.
La Mercedes rosa confetto
di Pam era parcheggiata nel
vialetto, d’altronde si confondeva perfettamente con
l’ambiente circostante.
In quel preciso istante
qualcosa scattò dentro di me.
Cominciai a cercare le
chiavi dell’auto freneticamente,
gettando in aria tutto ciò che mi sembrava
d’intralcio.
Solo dopo circa
un’ora le trovai nascoste in un ripiano
della libreria, nel salotto.
Superai la porta
d’ingresso e salii in macchina, guidando ad
una velocità assurda per un centro abitato.
Continuai a guidare in
tondo per circa mezzora. Poi,
finalmente, mi fermai in una strada isolata di periferia.
Che
diavolo mi sta
succedendo?, mi chiesi.
In un baleno guardai alla
mia destra e un orribile edificio
in disuso occupava l’intera visuale.
L’insegna, che
probabilmente una volta era stata
coloratissima e luminosa ma ora era soltanto logora e cadente, ritraeva
un
immagine davvero trash raffigurante una donna seminuda, mentre una
scritta in
neon diceva: Titty Twister, aperto dal tramonto all’alba.
Rabbrividii
all’istante.
Era lo stesso posto che
avevo visto nella mente di Sarah
Newlin.
Lo stesso posto nel quale
si riunivano le streghe.
Come diamine ero arrivata
fin li?
Un attimo dopo sentii un
immenso dolore colpirmi alla nuca.
E fu il buio.
Angolo di Jasmine:
I’m back, ladies!!!
Vi chiedo umilmente scusa
per il ritardo nella pubblicazione
di questo capitolo ma ho avuto alcuni impegni (vedi 3 interi giorni di
festeggiamenti per il mio compleanno!! XD ).
Spero che il capitolo sia
di vostro gradimento, anche se,
ahimè, a me non è piaciuto molto… fino
alla fine non mi convinceva per niente.
Una precisazione: le
parole di Beatrix, non so se alcune di
voi l’avranno notato, sono un mio gentile omaggio alle
streghe del film Four
Rooms, che io personalmente trovo all’apice del trash e del
comico-grottesco,
ma che comunque ogni volta mi fa scompisciare dalle risate!!!
Per inciso, non ho
resistito! Avevo bisogno di dare un volto
alla mia Beatrix e ovviamente non poteva essere altro che la mia
adorata Uma
Thurman, aka Beatrix Kiddo di Kill Bill…altro gentile e
amorevole tributo a
quel geniaccio di Tarantino, così come il Titty Twister! XD
Dopo questo mio
elogio/discorso-di-propaganda-elettorale-pro-Quentin-Tarantino
:P , vorrei ringraziare ancora una volta tutti coloro che continuano a
leggere,
recensire, seguire ecc… questa mia ff!
Spero vogliate farmi
sapere cosa ne pensate!!!
Love U all!!!
-
Jasmine -
|
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Capitolo 9 *** Titty Twister ***
Titty Twister
CAPITOLO IX: Titty Twister
SPOV
Un caldo
soffocante avvolgeva il
mio corpo in una stretta morsa rovente.
Attorno a
me un vortice di parole
confuse mi riempiva la mente, un caos assordante che mi ostacolava nel
raccogliere qualsivoglia briciola di concentrazione.
Per la
seconda volta, nel giro di
pochi giorni, trovai che aprire le palpebre era probabilmente una delle
imprese
più difficili che avessi mai tentato di affrontare in vita
mia. Il mio corpo
sembrava non rispondere ad alcuno dei miei comandi e le mie braccia e
le mie
gambe erano come bloccate da una straordinaria forza che mi impediva
qualsiasi
movimento.
Lentamente,
aprii gli occhi.
Immagini
confuse e ombre distorte
comparvero dinnanzi al mio volto.
Poco a
poco, riuscii a
distinguere delle figure al centro dell’enorme salone nel
quale mi trovavo.
Immaginai
di trovarmi su un palco
di qualche genere, considerata la posizione sopraelevata dalla quale
riuscivo a
scorgere ogni angolo della stanza.
Sulla
destra, quello che una
volta era stato il bancone di un pub, era ora ricoperto da un
assurdo strato
polveroso, sul quale erano stati poggiati
un’infinità di candele e candelabri
di ogni dimensione.
L’alto
soffitto e le mura che lo
sostenevano, a fatica aggiungerei, visto lo stato di decadenza nel
quale
versava l’intero locale, erano quasi interamente ricoperti da
travi in legno, a
bloccare le finestre, mentre le pareti erano percorse in tutta la loro
lunghezza da diverse nicchie, ornate da pali e aggeggi vari che
facevano
pensare ad uno strip-club.
Avrei
voluto urlare, chiamare
aiuto, ma dalla mia bocca non uscì altro che un suono sordo,
un guaito
impercettibile.
Poi la mia
attenzione fu
assorbita del tutto dalla scena che si stava svolgendo proprio davanti
ai miei
occhi.
Un’enorme
vasca marmorea,
riempita fino all’orlo con l’acqua più
limpida che avessi mai visto, occupava
il centro esatto della stanza e attorno ad essa diverse donne e qualche
giovane
uomo si muovevano danzando e cantando all’unisono dei versi
per me
indecifrabili.
Indossavano
degli assurdi abiti
che sembravano usciti da un vecchio film hippie di serie B, con stampe
floreali
che persino io, che le adoro, trovavo orribili.
Immaginai
la vampira Pam entrare
in quella stanza e far fuori tutti, solo per il loro cattivo gusto in
fatto di
moda, urlando battutacce ironiche qua e là. Per quel poco
che riuscivo a
ricordare, io e la vampira bionda non dovevamo essere esattamente buone
amiche,
eppure adoravo il suo modo di fare…accidenti, quella vampira
aveva stile da
vendere!
Improvvisamente
una delle donne
al centro della stanza, con indosso un lunghissimo abito color avorio e
gli splendidi
capelli di un perfetto biondo cenere
acconciati in una treccia scomposta, si voltò a guardarmi.
La
riconobbi all’istante.
Avevo
già visto quel volto e ci
volle solo un attimo perché il suo nome riaffiorasse nella
mia mente.
Beatrix.
Mi
guardò solo per un istante,
eppure credetti di intravedere nei suoi occhi un velo di pura
malinconia.
Il
suo sguardo mi confondeva.
Non
riuscivo a smettere di
pensare alle immagini e ai ricordi che avevo intravisto nella mente di
Eric.
Non
riuscivo a smettere di
pensare che forse, quella donna, lo aveva davvero amato. Lo avevo visto
nei
suoi occhi, nei ricordi di Eric.
E
non riuscivo, non potevo
assolutamente dimenticare, che forse Eric l’aveva a sua volta
riamata.
Le
mie mani presero a tremare per
l’intensa ondata di rabbia che mi aveva assalito. Se non
fossi stata
immobilizzata sarei scattata addosso a quella fottutissima
bionda e l’avrei
fatta a pezzi con le mie stesse mani.
Che
diavolo mi stava succedendo?
Ero forse gelosa?
Trovarsi
incatenati in una stanza
piena di streghe che vogliono usarti per i loro maledettissimi rituali
e non
riuscire a smettere di pensare che volevo uccidere quella donna per il
solo
fatto di essere stata con Eric.
Per essere
stata di Eric.
Cercai di
scacciare dalla mente
ogni pensiero. Non è il momento Sookie, concentrati!
Vidi
Beatrix voltarsi, facendo un
cenno con il capo ad una delle sue compagne, una giovane brunetta che
non
doveva avere più di vent’anni ma che con i vecchi
abiti e il trucco pesante ne
dimostrava almeno una decina in più.
Dopo un
piccolo segno di
protesta, la ragazzina si allontanò, urtando indispettita
tutte le donne che le
stavano intralciando il passo e non appena ebbe varcato la soglia della
porta,
nella stanza nella quale mi trovavo calò il silenzio.
Potevo
sentire tutti i loro occhi
puntati su di me, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dal volto di
Beatrix, la quale mi fissava a sua volta.
Poi, la
porta si riaprì di
scatto, provocando un forte rumore, e gli occhi di tutti, me compresa,
si
spostarono sulla figura che si accingeva ad entrare nella stanza.
- Scusate.
– tuonò la voce del
vampiro biondo, che ancora tratteneva il capo rivolto verso il basso
– Stavate cercando un cadavere? –
Angolo
di Jasmine: chiedo umilmente perdono per il
ritardo!!! capitolo cortissimo ma mi farò perdonare con il
prossimo che aggiornerò prestissimo!!!!
Ancora
grazie a tutti coloro che leggono questa ff, in
particolare a Kaimy_11,
Fior di Luna,
Dilettascrittrice,
Fra cullen,
FanFic_89,
Alexxia,
Ely33,
Graluc,
cullen96,
stars92,
vero15star,
IoNonLoSo,
SweeperGirl,
alialiali,
angelika4ever,
CapricornGirl,
DarkNemesis,
dyd33666,
everglow,
harmon8y9,
irene862,
lauciko,
leonedifuoco,
miley2805,
mimi65,
Miss Sophie,
neusiedler,
PiccolaSerpe,
rox_1281,
skorpion,
SlytherinMac,
sunnydale91,
yle444
Spero
vorrete continuare a leggere e recensire la mia
storia!!!
Love
U All!!!!!!!!
-Jasmine-
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Capitolo 10 *** Hallow ***
hallow
CAPITOLO X: Hallow
SPOV
- Scusate.
– tuonò la voce del
vampiro biondo, che ancora tratteneva il capo rivolto verso il basso
– Stavate
forse cercando un cadavere? –
Che Dio benedica i cadaveri!!!, pensai in
quel preciso istante.
Se fossi
riuscita a muovere anche
un solo, misero muscolo gli sarei saltata tra le braccia con tutte le
mie forze
e non lo avrei più lasciato andare.
Aveva
indosso dei pantaloni, una
canotta e una giacca in pelle. Tutto nero, ovviamente. Quel vampiro di
certo
sapeva bene come attirare l’attenzione di una donna. Quasi
non riuscivo a
staccargli gli occhi di dosso.
Soltanto
in un secondo momento mi
accorsi che tra le sue mani il vampiro stringeva la testa mozzata della
ragazzina bruna che avevo visto pochi minuti prima e che gli occhi di
Eric
erano fissi in quelli della strega bionda.
- Bene,
bene, bene. Guarda un po’
chi si rivede.– esclamò Eric con sorriso beffardo
– Buonasera Beatrix! Lasciami
ricordare…credo siano passati un paio di secoli dalla notte
in cui sei fuggita
dopo avermi ingannato, incantato e derubato del mio sangue per i
tuoi…pfu…rituali… -
continuò piombandole di fronte a velocità
vampirica.
Il suo
tono di voce era il
solito, assente, sarcastico, eppure riuscivo a leggere sul suo volto
centinaia
di parole non dette, di sentimenti soffocati e nascosti per secoli.
Una rabbia
cieca mi assalì tutto
d’un tratto.
-
Buonasera Eric. – rispose
semplicemente la strega, continuando a guardarlo dritto negli occhi,
con la
stessa espressione malinconica che ancora le segnava il volto
– Ti stavamo
aspettando. –
Solo in
quel momento sollevai gli
occhi e mi resi conto che le altre streghe avevano approfittato della
distrazione del vampiro e lo avevano quasi accerchiato tenendosi per
mano,
intonando in tono di voce crescente un incantesimo di qualche genere.
-
Elementi della notte, elementi della morte, venite a noi,
giovate alla nostra sorte. –
Le luci in tutta la stanza
presero a lampeggiare, mentre il
pavimento sembrò quasi crollare in balìa di un
terremoto.
- Ora ti comandiamo e ti
diamo il compito, Oh spirito
maligno, di astenerti dal fare del male a qualsiasi creatura o cosa
… e se ti
rifiuti sarai dannato sia nel corpo che
nell’anima… -
Il viso di
Eric si fece cupo e in
pochi attimi il suo corpo giaceva inerme sul pavimento.
Avrei
voluto urlare ma ancora una
volta il mio corpo sembrava non rispondere ai miei comandi.
Non mi ero
mai sentita così
impotente in tutta la mia vita.
- Il vampiro è
pronto. – sussurrò Beatrix.
Riuscii a malapena a
sentire le sue parole, eppure la sua
voce sembrava spezzata dalle lacrime.
- Ben fatto, figlia mia,
ben fatto. – tuonò una voce
dall’altro lato della stanza, dalla quale emerse lentamente
la figura
dell’altra donna che avevo intravisto nella mente di Eric.
Marnie.
- Ora possiamo iniziare,
finalmente. –
Osservai le donne disporsi
in cerchio attorno alla vasca in
marmo chiarissimo posta al centro della sala, mentre gli uomini, tra i
quali mi era parso di intravedere un goffissimo Steve Newlin, si
affrettavano
a disporre il corpo di Eric al mio fianco.
Essergli così
vicina e non poterlo toccare, non poterlo
aiutare, mi stava uccidendo.
Lo vidi riaprire gli occhi
a fatica.
Non mi ero mai accorta, o
forse semplicemente non lo
ricordavo, che avesse gli occhi di un perfetto blu oceano. I suoi
bellissimi
capelli biondi ricadevano leggermente sul suo viso, rendendolo ancora
più
bello, se possibile.
Le sue labbra erano
leggermente venate di rosso,
probabilmente il sangue della brunetta, eppure tutto in lui, dalla
fossetta sul
mento, alle piccole rughe sulla fronte, alle lievi occhiaie, fino al
pomo
d’Adamo che sporgeva leggermente ad ogni sussulto, mi
sembrava perfetto.
Non avrei avuto nemmeno la
possibilità di dirgli ciò che
sentivo.
Mi guardò
intensamente e sentii il mio corpo fremere in
cerca di un contatto con il suo.
- Sookie, guardami.
– sussurrò dolcemente, anche se potevo
sentire l’enorme sforzo fisico che stava facendo nel
pronunciare quelle parole.
– Guardami. –
Mi incantai nei suoi
occhi.
Il glamour vampirico
continuava a non funzionare su di me, ma
non smisi di fissarlo neanche per un istante. Neppure quando percepii
il dolore
lancinante della lama che mi stava lacerando il polso.
Neanche lui distolse il
suo sguardo dal mio, nemmeno quando
gli uomini passarono ad incatenarlo con l’argento. Nemmeno
quando fu il suo
polso ad essere squarciato.
Tentai con tutte le mie
forze di emettere qualche suono, di
parlargli, ma tutto ciò che ottenni fu di pronunciare in un
sibilo il suo nome.
Abbozzai un sorriso e lo osservai mentre mi sorrideva a sua volta,
pregando con
tutta me stessa di poter rivedere quel volto ancora tante e tante volte.
Poi la nostra attenzione
fu attratta da un rumore sordo
proveniente dal centro della sala.
La vecchia strega, Marnie,
aveva lasciato cadere a terra i
suoi abiti, e si accingeva ad immergersi nella vasca.
- Siamo qui riunite per
riportare in vita la grande dea che
si è trasformata proprio in questo luogo più di
mille anni fa in questo stesso
giorno. – annunciò Beatrix in tono solenne.
- Hallow, oh grande e
bellissima, - continuò l’uomo posto
alla sua sinistra - noi ti facciamo queste offerte nella speranza di
spezzare
quel mostruoso incantesimo che ti ha privata del seme del tuo amante,
del tuo
animo puro, della tua stessa vita. -
Sentii il panico assalirmi.
- In questa magica notte
sentiamo il dovere di evocare
l’antico potere. –
Le streghe continuavano a
tenersi per mano, circondando
l’intera vasca all’interno della quale
l’acqua pareva improvvisamente ribollire,
mentre gli uomini si prostravano ai loro piedi.
- Oh mia amata, sii
allegra e gioconda. Ti offro il sangue della
fata bionda. – annunciò la donna dai capelli rossi
al fianco di Beatrix, mentre
quest’ultima versava il contenuto del calice che aveva in
mano all’interno
della vasca.
Il mio sangue…
Rabbrividii al solo
pensiero.
- Oh Madre Divina, il
freddo sangue ti ho portato di colui
che per te ho corteggiato. – proclamò Beatrix,
versando il contenuto di un
secondo calice nella vasca, dalla quale ora un’intensa nebbia
sembrava
pervadere l’intera stanza.
Le mie gambe presero a
tremare mentre la strega dai capelli
biondi continuava la sua supplica.
- Ora io ti invoco, Oh
Dea! – annunciò in tono formale
mentre una repentina ondata di vento pareva aver acceso tutte le
candele
presenti nel locale.
-Tre, tre volte tre, tre
volte tre. – esclamarono
all’unisono tutte le streghe presenti nella stanza e, in
un’istante tutte le
luci si spensero.
Pochi attimi dopo un urlo
squarciò il silenzio nel quale la
stanza era piombata e dalla vasca emerse una figura femminile.
Mi aspettai di veder
comparire Marnie, ma al suo posto, una
splendida donna, dalla candida pelle e lo sguardo glaciale faceva il
suo
ingresso nella sala.
Il suo corpo nudo, appena
coperto dai lunghi capelli corvini,
era sinuoso e al contempo in qualche modo rigido, come se si stesse
risvegliando dopo secoli di inattività.
Ad un tratto, la donna si
voltò a guardare Eric e dopo un
istante, si girò verso di me, percorrendo con sguardo vacuo
ogni centimetro del
mio corpo fino a soffermarsi sul mio viso.
- I miei abiti!
– urlò la donna scostando una ciocca di
capelli dal volto, mentre le streghe correvano verso di lei porgendole
un lungo
abito nero. Lo indossò con noncuranza, poi
i suoi occhi di un azzurro chiarissimo si
posarono nuovamente sul mio volto.
Sentii la forza che fino
ad allora aveva soffocato il mio
corpo si dissolveva lentamente e poco a poco riuscii a muovere le
braccia e le
gambe.
Mi sfiorai i polsi che
dolevano come se una stretta corda
fosse stata legata in quel punto fino ad un attimo prima.
- Finalmente! –
esclamò la donna dai capelli corvini,
attirando la mia attenzione – Ti aspettavo da
così tanto tempo, mia cara… -
disse, avvicinandosi al mio volto e accarezzandolo col palmo della mano
–
Somigli così tanto al tuo vecchio bisnonno… -
aggiunse con un sussurro.
- … il
… il mio… bisnonno? – domandai, quasi
più stupita dall’essere
riuscita ad emettere suono che dalle parole della donna.
- Oh, che sbadata.
Permettimi di presentarmi. – rispose con
tono di finta gentilezza
– Il mio nome
è Hallow. Non credo che tu sappia molto
di me, ma, probabilmente, - aggiunse continuando a giocare con i
capelli con
aria indifferente - avrai
sentito parlare
del mio caro, adorato… -
E
finalmente defunto, udii chiaramente nei suoi pensieri
– maritino… Ti dice niente il nome Niall Brigant? -
|
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Capitolo 11 *** Finite Incantem ***
Finite Incantem
Capitolo XI: Finite
Incantem.
SPOV
– Ti dice niente
il nome Niall Brigant? -
- Di che diavolo stai
parlando? – chiesi in un impeto di
rabbia, chinando il mio corpo all’indietro, allontanandomi da
quella strega che
ormai sembrava aver preso il controllo della situazione.
Il suo sguardo sembrava
permeato da un’aura cupa, gelida
come il colore dei suoi occhi, e tutto il suo corpo appariva debole e
fragile eppure
avvolto da un’oscura forza che lo sorreggeva in ogni istante.
- Perdonami, mia cara.
Dimenticavo che la mia fedele Beatrix
ha cancellato i tuoi ricordi… - disse dolcemente. Più la guardavo
più continuavo a pensare che
dietro ai suoi modi cortesi e perbene si nascondesse la più
grande stronza che
avessi mai visto.
Si voltò per
incontrare lo sguardo della strega bionda, che
non le aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un attimo – Ben fatto,
figlia mia. –
- Ogni tuo desiderio
è un ordine, mia Dea! – rispose
Beatrix, piegandosi
in un inchino.
- Ah, che fortuna, averla
trovata! –disse rivolgendosi a me
mentre i suoi occhi ancora seguivano Beatrix - Vivere nel corpo di
quell’orribile vecchiaccia è stata
un’impresa così…disgustosa! –
mormorò Hallow
scuotendo la testa in un tono che persino in un momento come quello non
poteva
che suscitare ilarità – Fortuna che magari
“zia Petunia” avesse questa figlia
così splendida e fedele! – aggiunse continuando a
sorridere.
- Dove eravamo rimaste,
mia cara? – proseguì riprendendo a
guardarmi – Ah, già, la tua memoria…
che sbadata! –
Poi, con estrema
naturalezza, come se stesse facendo la cosa
più semplice del mondo, pronunciò poche parole - Finite incantem.
Quae oblitus
redeat in memoria cui mulier pertinet. – e pochi
attimi dopo sentii che il
mio corpo veniva come attraversato da migliaia di spilli appuntiti,
ognuno dei
quali conteneva un barlume dei miei ricordi.
Tutto mi fu nuovamente
chiaro.
Il mio incontro con il
vampiro Bill, la prima volta che ero
stata al Fangtasia, Sam e la sua natura di mutaforma, Reneè
il serial killer, quella
stronza di Maryann e quello psicopatico di Russell Edgington, le fate e
il loro
mondo così surreale, Eric…
Repentinamente mi resi
conto della situazione nella quale mi
trovavo con maggiore consapevolezza e mi discostai dal corpo di Hallow,
che nel
frattempo si era avvicinata oltre quella che mi ero imposta come
“distanza di
sicurezza”.
Tutto inutile!
Immediatamente Hallow si protese in avanti,
riprendendo a giocare con la ciocca di capelli biondi che mi era
scivolata
lungo il lato destro del viso.
- Mia cara, non aver paura
di me. Tu sei nata per essere
qui, in questo preciso momento. Tu sei nata per essere parte di un
grande
progetto, sei nata per essere mia. – mi sussurrò
guardandomi intensamente negli
occhi.
Fu come se avesse letto
quelle parole direttamente dal mio
cervello, e probabilmente era proprio quello che stava facendo se
davvero era
la mia bis-bis-bis-bis-bisnonna/fata, appropriandosi di quel mantra che
mi aveva
sconvolta solo pochi giorni prima e solo adesso ero in grado di
ricordare.
All’istante il
mio corpo si immobilizzò, come intrappolato
in una sorta di labirinto mentale dal quale non ero in grado di
fuggire.
Iniziai, poco a poco, a
provare una strana sensazione di
benessere e calore, una sensazione di pace e quiete indescrivibile.
Senza smettere di
guardarmi negli occhi, la donna dai
capelli corvini continuava ad avvicinarsi al mio volto, fino a posare
le sue
labbra sulla mia fronte, seguitando a sussurrare parole incomprensibili
ma che
alle mie orecchie risuonavano come una musica celestiale.
Poi una voce interruppe in
qualche modo l’idillio che stavo
vivendo.
- Sta. Lontana. Da. Lei.
– mormorò il vampiro biondo che
ancora si trovava inginocchiato alla mia sinistra, stretto in una
lunghissima
catena d’argento.
Il suono della sua voce e
l’odore pungente di carne
bruciacchiata mi risvegliarono di colpo dal mio stato di trance e
immediatamente mi voltai a guardarlo.
- Eric – urlai
di getto, mentre con tutte le mie forze
tentavo inutilmente di avvicinarmi a lui.
Finalmente ricordavo tutti
i momenti trascorsi con quel
vampiro biondo: il primo incontro al Fangtasia, i giorni trascorsi a
Dallas e
il dolore per la perdita di Godric, gli scontri e i battibecchi
continui, le
battute sarcastiche e i sorrisetti maliziosi…
Ricordavo anche i giorni
appena trascorsi, nei quali quello
che credevo essere una specie di Dio Vichingo borioso, egocentrico ed
egoista, si
era preso cura di me, mi aveva ospitata nella sua casa, senza
raccontarmi balle
o approfittare della situazione.
Nel mio momento di
maggiore fragilità e volubilità Eric mi
aveva protetta e aiutata, con una dolcezza e
un’onestà che mai mi sarei
aspettata da lui…
In passato avevo creduto
così tante volte di odiarlo… eppure
adesso la sua vita mi sembrava una ragione più che
sufficiente per distruggere
quelle fottutissime streghe.
Il mio corpo nonostante
tutto però si rifiutava nuovamente
di collaborare e non mi spostai che di un misero millimetro e mentre io
lottavo
con me stessa per riappropriarmi del mio corpo, notai che Hallow era
china a
fissare negli occhi il vampiro biondo.
- Guarda un po’
chi si rivede! – mormorò con un sorriso
beffardo la strega, o fata, o come diavolo volete chiamarla: Hallow!
– Sapevo
che quello giusto eri tu…avevo solo calcolato male una
piccola variabile… -
aggiunse voltandosi a guardarmi solo un attimo, prima di posare
nuovamente lo
sguardo sul vampiro.
- Alla fine,
quell’idiota di mio marito aveva sempre avuto
ragione… la sua
stupida…pfu…”profezia” in
fondo era esatta. – disse mimando il
gesto delle virgolette con un tono che mi parve a metà tra
l’ironia e il
profondo disgusto.
- Niall…
Quell’insignificante idiota credeva che l’amore
avrebbe salvato tutto, oh che tenerezza! – aggiunse con fare
sarcastico -Ho
sempre saputo che il suo buon cuore l’avrebbe portato alla
morte, prima o poi…
-
- Niall era un uomo saggio
– la interruppe Eric con un filo
di voce, continuando a guardarla dritto negli occhi, con aria di sfida
– per
questo ha sempre saputo che eri feccia. –
- Come osi? –
urlò Hallow sollevandosi dal pavimento in uno
scatto – Tu, stupido avanzo di carne senza cuore,
né anima! –
La sua voce si era fatta
grave e cupa, e il suo corpo aveva
preso a fluttuare a mezz’aria.
- La tua specie profana ha
valicato i confini della magia
oscura, ha infranto le regole della natura e delle divinità
consacrate, ha
massacrato e ucciso ignobilmente gran parte del mio popolo –
continuava ad
urlare a voce sempre più alta – per poi
contaminare la mia progenie. La tua
razza e anche quelle stupide fate senza midollo, che non hanno saputo
lottare e
si sono arrese al vostro volere profanando le loro origini sacre, LE
VOSTRE SPECIE
SONO MALEDETTE! Pagherete per il male che mi avete causato, pagherete
per gli
abomini che avete compiuto! e tu, - aggiunse indicando il vampiro con
la mano
destra – tu, orribile creatura succhiasangue
senz’anima, sarai il sacrificio
che gli dei pretendono per porre fine alla tua spregevole specie!
–
Gli occhi, una volta
azzurro ghiaccio di Hallow, erano
adesso neri come la notte e dal suo corpo un’intensa, immensa
energia si
espandeva per tutta la stanza.
- Tu, e la tua amata, -
proseguì voltandosi verso di me e
continuando ad urlare in preda ad una rabbia ferocissima –
voi sarete il
sacrificio, il mio dono agli dei! E finalmente vampiri e fate avranno
ciò che
meritano: LA VERA MORTE! –
Author corner:
perdonatemi il ritardo! Tra connessioni e chiavette
lentissime, la scoperta del bellissimo Game of Thrones (quanto amo
HBO!) e un
unico pensiero in testa (ovvero una prima metà stagione di
TB straordinaria e
con un VIKING VAMPIRE GOD sempre più adorabile!!!) sono
riuscita ad aggiornare
solo adesso…
Spero che il capitolo basti a farmi perdonare almeno un pochino!
volevo solo
sottolineare che come sempre ci sono citazioni e
tributi un po’ sparsi qua e là nei capitoli
(Tarantino in primis ma anche un
cenno alla cara zia Petunia di HP!)…
ah, per chi se
lo chiedesse, il latino dell'incantesimo è quello del
traduttore
di google...annulla l'incantesimo. ciò che è
stato
dimenticato ritorni alla donna alla quale appartiene...
purtroppo niente immagini per colpa della chiavetta
maledetta...cercherò di rifarmi nel prossimo capitolo...
comunque...più
andiamo avanti, più la mia ff si discosta
dall'originale
ma va bene così...
come
dissi qualche capitolo fa, secondo me il
bello delle ff sta proprio nell'immaginare e condividere con gli
altri storie in qualche modo parallele sui nostri amati
personaggi...piccoli
momenti creativi, più o meno riusciti, in cui dare
sfogo
alla fantasia (e alle fantasie...ma a queste ci arriveremo tra qualche
capitolo!!!)
come sempre grazie a
tutti quelli che seguono la mia ff!
LOVE U ALL!!!
vi saluto con una promessa: il prossimo chap sarà in buona
parte dedicato alle shipper!!! Eric & Sookie forevah and
evah!!!!! a presto
con il prossimo capitolo…
Jasmine
PS: Team Eric
RULES!!!finalmente dopo 4 sudate stagioni il
vichingo ce l’ha fatta!!!dopo il primo momento di commozione
ed
emozione, mancava poco mi mettessi a fare la OLA o partissi
in stile trenino di carnevale cantando
PEPEPEPEPEPEPEPEPEPE….ok
basta, credo di
aver reso il concetto!
dopo avervi reso partecipi della mia gioia infinita vi
saluto con un’uscita ad effetto…
AND NOW IT’S
TIME FOR THE WHEATER. TIFFANY?
A
prestoooooooo
|
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Capitolo 12 *** Non, Je Ne Regrette Rien ***
Non, Je Ne Regrette Rien
Capitolo XII: Non, Je Ne Regrette Rien.
SPOV
- Tu, e la tua amata, - proseguì Hallow voltandosi verso di
me e continuando ad urlare in preda ad una rabbia ferocissima – voi sarete il
sacrificio, il mio dono agli dei! E finalmente vampiri e fate avranno ciò che
meritano: LA VERA MORTE! –
Il mio corpo, ormai in uno stato catatonico, immobile e
senza alcuna forza, prese a tremare, come se la paura e il terrore fossero
stati l’unica cosa a tenere insieme i pezzi.
Avrei voluto urlare, liberare Eric dall’argento, scappare, o
fare una qualsiasi altra cosa, ma ogni briciola della mia energia vitale
continuava ad essere assorbita da quella strega che, in quello stesso istante,
come mi avesse sentita, si voltò a guardarmi.
Il suo splendido volto e la sua candida pelle erano adesso
rovinati. Vene, ferite e cicatrici erano affiorate sulla superfice del suo
viso, mentre i capelli corvini avevano assunto una tonalità tendente al grigio.
Tutto il suo corpo, che pochi minuti prima mi era sembrato
così fragile e debole, ora emanava delle scariche elettriche di forza inaudita
e la sua potenza era palese dinanzi ai nostri occhi mentre pronunciava quella
che alle mie orecchie suonava come una lunghissima preghiera in un linguaggio
sconosciuto.
Prima che io avessi il tempo di accorgermene, alcuni uomini,
tra i quali riconobbi il reverendo Newlin, si avvicinarono al mio corpo e a
quello del vampiro biondo, e senza dire una parola, con lo sguardo fisso nel
vuoto, ci sollevarono di peso, trascinandoci fino al palco che dominava il
fondo della stanza.
Dovevo essere rigida e pesante come un macigno, perché i due
uomini faticarono non poco a spostarmi,
nonostante io non fossi in grado di opporre alcuna resistenza.
Raggiunto il palco, mi accorsi che al suo centro esatto era
stata posta un’alta lastra di argento, che ricordava in tutto e per tutto
un’enorme lapide lucente, mentre, sulla parete che la sovrastava, era stato
inciso il simbolo di una gigantesca fiamma rossa.
Il vampiro fu subito adagiato all’imponente lastra con le gambe
e le braccia divaricate, bloccato ai polsi e alle caviglie da spesse manette
d’argento.
Nonostante l’enorme dolore che sicuramente stava provando, e
potevo vedere la sua pelle bruciare sotto le catene, solo una lievissima,
impercettibile smorfia di dolore attraversò per un istante il volto del
vampiro.
L’Eric Northman che avevo imparato a conoscere e apprezzare,
il dio vichingo divenuto vampiro, il guerriero millenario, non avrebbe mai dato
a quelle fottutissime streghe la soddisfazione di vederlo soffrire.
Subito dopo, gli stessi uomini tornarono da me e
trasportandomi come se fossi stata il tronco di un albero, mi adagiarono dritta
contro il corpo del vampiro.
Notai che gli uomini reggevano tra le mani altre catene.
Questa volta, però, non si trattava di catene d’argento, bensì di un altro
metallo che dopo qualche istante identificai con il ferro.
Ricordavo di aver letto o sentito da qualche parte che il
ferro fosse un grave pericolo per le fate, ma solo adesso potevo sperimentarne
gli effetti sulla mia pelle.
Sentii la mia carne ardere sotto le catene di ferro, come se
un tizzone incandescente fosse stato premuto con violenza su ogni singola parte
del mio corpo.
Sentii il mio corpo sussultare, contrarsi e nuovamente
espandersi in un feroce spasmo, provocandomi una sofferenza tanto più grande ad
ogni minimo movimento, finché il dolore fu così atroce che finalmente,
inaspettatamente, riuscii ad emettere un urlo.
- Ehi, vacci piano, Stackhouse. - mormorò il vampiro, al quale ero praticamente incollata, con
un filo di voce - Finirai per spaccarmi un timpano.-
- Eric! – risposi
semplicemente sollevando il viso per guardarlo negli occhi. – Fa così male… -
- Lo so, min älskling,
lo so… ma devi resistere. Io so che puoi farcela… concentrati.- disse con la
voce smorzata dal dolore provocato dall’argento.
Cercai di rilassarmi e
con tutta la concentrazione che mi era possibile riuscii a mantenere immobile
il mio corpo, così da ridurre al minimo la superficie a contatto diretto con il
ferro.
- Visto? Sapevo che avevi la forza e la concentrazione di
una guerriera… - si complimentò dolcemente il vichingo senza mai smettere di
guardarmi negli occhi.
Un piccolo sorriso sfuggì dalle mie labbra, poi ricordai il
pericolo imminente.
- Eric…cosa ci succederà? Credi che Hallow… - chiesi
lasciando trasparire tutto il mio timore.
Il vampiro distolse lo sguardo dal mio viso, e in quel
momento compresi davvero la gravità della situazione nella quale ci trovavamo e
un’enorme sensazione di impotenza mi colpì dritta allo stomaco.
Non c’era nulla che potessimo fare.
Incatenati con argento e ferro e vittime degli incantesimi
di quelle maledette streghe, Hallow ci avrebbe uccisi, sacrificati ai suoi dei
per i suoi stramaledetti rituali.
Se le sue parole erano vere, avrebbe avuto il potere
necessario a sterminare migliaia, forse anche più, di vampiri e fate.
E non c’era nulla che Eric ed io potessimo fare.
Una lacrima scese lungo il mio viso.
Eric.
Lo guardai ancora una volta.
Miriadi di sentimenti confusi, parole sconnesse e ricordi
ingarbugliati mi attraversarono la mente.
Eric.
Non sono… non posso…
essermi innamorata di Eric Northman.., cercai di ripetere tra me e me.
Ma non ci sarebbe stato un domani. Non avrei avuto un’altra
possibilità.
E nel profondo sapevo.
Sapevo di volerlo con tutta me stessa. E sapevo che l’avrei
perso.
Per sempre.
- Non piangere, min älskling. – disse Eric, interrompendo il
mio flusso di pensieri – Odio quando goccioli in questo modo. Sei più bella
quando sorridi. –
- Eric, io… -
- Shhhh, non parlare... – mi bloccò all’improvviso – Non
voglio vederti rassegnata, o disperata. Voglio rivedere la Sookie che ha
varcato le porte del Fangtasia quella sera di quasi due anni fa. Voglio
rivedere la Sookie che davanti a potenti vampiri o esseri sovrannaturali di
ogni genere non ha mai mostrato paura ed è sempre riuscita a sorprendermi. La
Sookie che mi ha sempre risposto per le rime e che ha sempre camminato a testa
alta e fiera delle sue convinzioni… –
Ok, qualora avessi avuto qualche dubbio sui sentimenti che
provavo per lui, adesso mi aveva dato il colpo di grazia.
- Eric… ricordi quando pensavi che Russell ti avrebbe
ucciso? – mormorai confusamente mentre lui faceva cenno di sì con la testa.
- Quando sono venuta nel tuo ufficio, al Fangtasia... –
continuai spostando il viso contro il suo petto, distogliendo lo sguardo.
- Quando mi hai baciata, ecco. – conclusi senza riuscire a
guardarlo in viso.
Per l’amor di Dio!!! Dovevo sembrare un adolescente
imbranata…
Suvvia Sookie, non
adesso… , mi dissi per incoraggiarmi
- Come potrei averlo dimenticato? – rispose con quel
sorrisetto malizioso che tempo fa avevo creduto di odiare.
- Beh, ecco…io… dicevi che se fossi morto senza avermi prima
baciato, quello sarebbe stato il tuo più grande rimpianto... – dissi d’un
fiato, guardandolo negli occhi, mentre le guance mi si colorivano di un rosso
fuoco per l’imbarazzo.
Non voglio avere
rimpianti.
- Ho un ricordo abbastanza sfocato di quel momento... –
chiosò il vampiro restando sul vago, facendo finta di non capire ciò che invece
sapeva benissimo. Ero sicura che avesse capito, ma come al solito non mi
avrebbe reso le cose più facili…
- Vuoi farti pregare? – lo esortai con un finto tono
seccato.
- Non sarebbe una cattiva idea… Forse se me lo chiedessi con
gentilezza, potrei anche accontentarti… - continuò lui con la solita smorfia
furbetta stampata in faccia.
Accidenti a quello stupido sorriso!!!
- Ok, va bene. Hai vinto – ribattei con un falsissimo tono
esasperato.
In fondo, i continui battibecchi, le battutine e quel
costante flirtare erano sempre stati la parte più divertente del tempo
trascorso insieme.
- Mr. Northman, mi
farebbe l’onore di concedermi un bacio? –
Baciami ti prego!, pensai.
Non avrei potuto attendere un istante di più.
- Come desideri, min älskling. Se proprio insisti… – rispose
sorridendo, mentre si chinava leggermente verso il basso per permettermi di
raggiungere più agevolmente il suo viso.
Cavoli se era alto, quel vampiro!
Le catene e le manette d’argento e ferro sfregavano sui
nostri corpi continuando a fare un male del diavolo e, attorno a noi, una potentissima
fata devota alla magia oscura e le sue dannatissime streghe seguaci seguitavano
a pronunciare incantesimi d’ogni genere, preparandosi al loro rituale e al
sacrificio che comprendeva la nostra morte.
Ma non m’importava.
Mi sollevai sulle punte dei piedi ad occhi chiusi, lasciando
che le catene solcassero il mio corpo in una scia infuocata, e in pochi istanti
mi ritrovai a una manciata di millimetri dal volto di Eric Northman.
Nella mia mente ogni altro pensiero era svanito.
C’eravamo solo io ed Eric.
Le sue labbra mi sfiorarono dolcemente la fronte, scivolando
lungo il mio naso e soffermandosi ad accarezzare la mia guancia destra.
Lo sentii esitare per un momento, poi, lentamente si spostò
a sfiorarmi le labbra.
- Guardami, min älskling. – sussurrò contro le mie labbra –
Guardami negli occhi. –
Piano piano aprii gli occhi e, in quello stesso istante, la
sua bocca si posò sulla mia.
Nota dell'autrice: eccomi!!! Ogni promessa è debito, per cui
spero vi sia piaciuto leggere questo capitolo almeno quanto a me
è piaciuto scriverlo!!!
per tutti coloro che fossero interessati, il titolo è tratto da
una bellissima canzone francese... se avete tempo e voglia, ascoltatela
e leggete il testo... mi ha ispirata e secondo me è adattissima
alla Sookie della mia ff in questo momento...
Ringrazio come sempre tutte le persone che leggono, seguono, ricordano
e soprattutto recensiscono!!! è sempre stupendo sapere la vostra
opinione!!!
XOXO Jasmine
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Capitolo 13 *** Minuetto ***
Bonding
Capitolo XIII: Minuetto.
SPOV
- Guardami, min älskling. – sussurrò contro le mie labbra –
Guardami negli occhi. –
Piano piano aprii gli occhi e, in quello stesso istante, la
sua bocca si posò sulla mia.
*********
Fu un bacio casto, le sue labbra, così morbide, fredde e
sottili contro le mie, in una soffice e delicata carezza.
La luce riflessa rendeva i suoi capelli persino più biondi
del solito e l’azzurro cielo delle sue iridi mi sembrava brillasse come non
mai.
Mi persi nei suoi splendidi occhi per un lunghissimo istante.
Non era la prima volta che baciavo Eric, eppure si stava dimostrando
un’esperienza totalmente nuova, forse
più consapevole.
Sentii la mia bocca e la sua muoversi all’unisono, in un
lento, armonioso movimento, e mi lasciai trasportare dalle sue labbra, fino a
raggiungere un universo parallelo, in cui non c’erano fate, né streghe o
vampiri, ma solo io ed Eric.
Io ed Eric. Le sue labbra e le mie.
- Ma che visione celestiale!!! – strillò all’improvviso
Hallow alle mie spalle.
Ma che diavolo…?!?!?
Staccai in un lampo le labbra da quelle del vampiro biondo,
con un filo d’imbarazzo, e cercai di scostare il volto per quanto fosse
possibile, date le catene che ancora mi ancoravano al suo corpo.
- Se voi due, teneri
piccioncini, avete finito di tubare, - continuò la donna con un tono che
definire ironico sarebbe un eufemismo - possiamo finalmente passare alle cose
serie… -
Non riuscivo a vederla dalla posizione nella quale mi
trovavo, eppure già l’inflessione del suo tono di voce mi aveva fatto presagire
il peggio.
Credetti di scorgere alcune persone che si muovevano alla mia
destra, ma non riuscii a vederle che con la coda dell’occhio.
Il vampiro, dal canto suo, era perfettamente immobile.
Credetemi,
il fatto che il petto sul quale avevo appoggiato l’orecchio non si muovesse di
un millimetro, per di più senza il suono di un cuore pulsante, in quel momento
non fece altro che aumentare la mia angoscia.
- Oh Sette Dei, io vi imploro! – urlò inaspettatamente
Hallow con quanto fiato aveva in gola.
In un baleno percepii una forte
sensazione di calore assalirmi.
In pochi secondi le fiamme divamparono
tutt’intorno a noi e istintivamente cominciai a strillare con tutte le mie
forze, tanto era il panico che mi aveva assalito alla vista del fuoco.
Le catene continuavano ad impedirci qualsiasi movimento, e
notai subito che, nonostante il dolore pazzesco che doveva provare, Eric stava di
nuovo tentando, in un gesto furioso e disperato, di spezzare le manette che gli
bloccavano mani e piedi.
Immediatamente mi sforzai
di mantenere la concentrazione su quelle fottutissime catene, e presi a
dimenarmi e divincolarmi con tutta la forza che ancora avevo in corpo. L’unico
risultato che ottenni furono delle pesanti, atroci e dolorosissime scottature che
mi incenerivano la pelle dalle spalle fino ai fianchi, rendendo ancora più
insopportabile l’immane calore del rogo che si stringeva sempre più a noi.
Mai avrei pensato che
sarei potuta finire così.
Io, Sookie Stackhouse,
cameriera mezza pazza di questa minuscola cittadina chiamata Bon Temps,
ex-vergine ventiseienne, che fino all’altro ieri viveva ancora con la nonna e non aveva mai messo il naso
fuori dalla porta.
Io, Sookie Stackhouse,
neo-fata-telepate, morirò bruciata viva per i folli rituali della mia bis-bis-bis-bis-bis-bis-bisnonna
fata-strega che odia fate e vampiri.
I miei pensieri cominciarono a vagare incontrollati, mentre
attorno a me le lingue di fuoco continuavano ad ardere alte, sfavillanti, come
vivessero di vita propria.
Non riuscivo a smettere di fissare il fuoco, forse
per un inconscia speranza di riuscire a spegnerlo con la forza della mia mente.
In fondo, sono una
fata-telepate, magari in punto di morte scoprirò di avere qualche altro
superpotere nascosto!, pensai, in preda ad un puro delirio.
Più che le fiamme, forse era il fumo, la nebbia e la cenere,
che mi soffocava e mi stordiva maggiormente. Potevo avvertire il calore
prendere possesso del mio corpo, e la mia pelle cominciava ad avvizzirsi, gradualmente
ma inesorabilmente.
Attorno a me continuavo a sentire delle voci. Ma erano suoni
confusi, distanti, e non riuscivo a distinguere le parole. Era come se il fuoco
mi avesse avvolto la mente, prima ancora che il corpo.
Ad un tratto mi sentii sfiorare la fronte.
- Sookie! Cazzo, Sookie, rispondimi! Dannazione! – mormorò
il vampiro biondo al quale ero fisicamente appiccicata.
Mi voltai a guardarlo. Il suo volto era rigato da una
lacrima di sangue.
Anche un vampiro
millenario come Eric Northman sente la pressione di una morte imminente, mi
sorpresi a pensare.
- Sookie! Maledizione, credevo di averti persa. –
- Eric…io… -
L’avevo visto in quello stato di disperazione solo una
volta, da quando l’avevo conosciuto: la morte di Godric.
Ripensai a Dallas e a
come, per la prima volta, avevo preso in considerazione il fatto che dietro
quell’arrogante corazza di vampiro vichingo millenario Eric Northman
nascondesse molto di più.
Lo guardai ancora, cercando di dimenticare le lingue di
fuoco che si avviluppavano alla mia carne sempre più ferocemente.
Non c’era più tempo. Non c’erano più parole da dire.
Mi avvicinai al suo volto con uno scatto. Le catene di ferro
mi strapparono almeno venti centimetri di pelle e un piccolo urlo.
Ma non importava.
- Baciami. – dissi in un soffio.
Un ultimo bacio, ti
prego!
I suoi occhi si riempirono di una nuova ondata di sangue,
eppure il vampiro non disse una parola.
Non ce n’era bisogno.
Mi scostai leggermente, sorprendendolo per un attimo, e
piano piano gli sfiorai il naso, per poi avvicinare la mia bocca al suo viso,
per lambire con le labbra quella lacrima di sangue che ancora solcava la sua
guancia destra.
Lo guardai dritto negli occhi, come se avessi voluto
naufragare per l’ultima volta in quello splendido azzurro che avevo sognato
così a lungo nell’ultimo anno e mezzo e che non avrei rivisto mai più, e in un
lampo la sua bocca fu sulla mia, con l’urgenza e la foga della disperazione.
L’ultimo bacio.
Dischiusi le labbra, permettendo al vampiro biondo di
baciarmi con maggiore intensità, lasciando che le nostre lingue s’incontrassero
e si rincorressero in una danza sensuale ed impetuosa.
Oh Eric baciami. Baciami
ancora, e ancora, e ancora. Vorrei che questo bacio durasse per sempre.
La mia temperatura corporea si stava impennando
costantemente. Forse le fiamme, forse il calore prorompente, straripante, che
dal centro della mia intimità si stava irradiando in tutte le parti del mio
corpo.
Per un attimo, dimenticai tutto ciò che ci circondava e mi
donai a lui. Completamente.
Oh Eric, divorami. Lascia
che mi nutra di te, che mi sazi di te. Voglio perdermi in te, fino alla fine.
I suoi baci diventarono sempre più
intensi, caldi,
avvolgenti. Poi, quando avvertii i suoi canini estendersi al passaggio
della mia lingua, maledissi Hallow, le streghe e le dannatissime catene.
Senza alcun tentennamento, mi soffermai con la lingua al di
sopra dei suoi canini, lasciando che il sangue colasse dal piccolo taglio che
io stessa mi ero procurata.
Sono tua…
Il sapore metallico del mio sangue si riversava copiosamente
all’interno delle nostre bocche.
Sempre tua…
D’istinto gli morsi il labbro inferiore, in modo delicato ma
passionale ed il mio sangue ed il suo si mescolarono insieme in un’unione
perfetta.
Sapevo fin troppo bene qual era
l’effetto del sangue sui vampiri, e della sua strettissima
correlazione con la sessualità, ma non avrei mai immaginato che
anch'io sarei stata travolta da questo mix di piacere ed eccitazione dilagante.
Cento, mille volte
tua…
Il nostro sangue aveva un sapore metallico,
dolciastro, delicato, straordinario e stupefacente allo stesso tempo ed
una imprevista brama di sangue e lussuria mi assalì in un modo
che non mi sarei mai aspettata.
Insistetti nello stuzzicare i suoi canini, in maniera tale che il
sangue continuasse a scorrere dai piccoli tagli sulla mia lingua,
mentre lasciavo che il suo sangue continuasse a sgorgare dal suo labbro
inferiore. Solo poco dopo, percepii chiara e forte la sua abbondante
virilità premere contro il
mio ventre ed ero sicura che anche lui era in grado di distinguere con
precisione l’odore della mia eccitazione crescente. In quel
preciso istante, mi resi conto che la più potente
scarica di energia che avessi mai avvertito stava attraversando il mio
corpo da
parte a parte. Ondate di calore si alternavano a scariche
d’energia, sensazioni
di piacere estremo, valanghe di eccitazione.
Con mia grande sorpresa mi accorsi che ero in grado
di avvertire chiaramente gli effetti del blood bond: insieme alle mie
emozioni, potevo percepire con precisione tutte quelle del vampiro.
Eccitazione,
paura, rabbia, disperazione, affetto, istinto di
protezione…amore?
Senza mai smettere di baciarlo, guardai il vichingo dritto
negli occhi e un improvviso, immenso orgasmo mi colse del tutto
impreparata, mentre l’enorme energia che avevo
individuato poco prima si sprigionava dal mio corpo in un lampo, come se un
fulmine avesse trapassato le mie membra.
Non riuscii subito a capire ciò che accadde in quel momento.
Sentii tutte le mie forze separarsi dal mio corpo e la mia mente svuotarsi all'improvviso di ogni mio pensiero.
Con il fisico e la mente completamente esausti e privi di qualunque difesa, non riuscii ad impedire che i pensieri di tutti gli umani
presenti nella stanza mi travolgessero.
Lentamente, mi accasciai sul pavimento, senza nemmeno notare
che le catene che mi stringevano erano adesso a pezzi, disseminate qua e là
attorno a me.
Anche il fuoco era scomparso, ma anche di questo non
m’importava minimamente, tanto ero stremata .
L’ultima cosa che riuscii a vedere tra i fumi che ancora mi circondavano, prima di crollare
definitivamente, fu Eric che stringeva il collo di Hallow.
Poi le forze mi lasciarono del tutto e mi abbandonai
all’oscurità.
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