Meant to be mine

di jasmine88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fae ***
Capitolo 2: *** Explanations ***
Capitolo 3: *** Home ***
Capitolo 4: *** A Twist in the Tale ***
Capitolo 5: *** Memories ***
Capitolo 6: *** Witches Are Coming ***
Capitolo 7: *** Fly me to the moon ***
Capitolo 8: *** Fear of the Dark ***
Capitolo 9: *** Titty Twister ***
Capitolo 10: *** Hallow ***
Capitolo 11: *** Finite Incantem ***
Capitolo 12: *** Non, Je Ne Regrette Rien ***
Capitolo 13: *** Minuetto ***



Capitolo 1
*** Fae ***


fae

CAPITOLO I: Fae

***

- Eric, posso farti una domanda un po’…personale? – dissi rigirandomi tra le opulente lenzuola color avorio di quello splendido letto king size. Diavolo, erano proprio le lenzuola più belle che avessi mai visto, e quel letto, quella stanza, tutto era straordinariamente perfetto. Ed io ero lì, seminuda, a pochi centimetri da Eric Northman, e l’unica stupidissima cosa alla quale riuscivo a pensare era quella fottuta proposta di matrimonio…

- Cosa pensi del matrimonio? Voglio dire… non so… Sei mai stato sposato? Non te l’ho mai chiesto… - oddio, stavo farneticando come una dodicenne davanti al primo fidanzatino – Cosa significa per te il matrimonio? Essere marito e moglie… Scusa, probabilmente è la domanda più sciocca che tu abbia mai sentito? –

Per l’amor di Dio, non riuscivo ad immaginare una persona, pardon, un vampiro meno appropriato di Eric al quale rivolgere questa domanda. Eppure non riuscivo a smettere di blaterare.

- Non è una domanda così stupida. Ad essere sincero, non è che io ci abbia mai riflettuto molto, ma ho visto così tante mogli – disse con quel suo insopportabile sopracciglio ammiccante – e anche mariti in questi ultimi mille anni… -

Io ero persa nei suoi occhi. Dannatissime luci! La profondità del suo sguardo sembrava quasi enfatizzata dallo strano gioco di luci ed ombre che si era creato attorno al nostro letto…Aspetta! Nostro letto? Che diamine mi stava succedendo? Nonostante i miei sforzi per cercare di distogliere lo sguardo non riuscivo a smettere di guardarlo… Era semplicemente bellissimo, e il meraviglioso blu dei suoi occhi non era altro che perfetto…

Lui continuò a parlare: - Quello che intendo è che in tutti questi anni ho visto bugie, tradimenti… -

Il mio cuore iniziò a tremare.

- Ho visto quello che gli umani chiamano amore trasformarsi in affetto, in routine e poi ancora in indifferenza…a volte addirittura in odio… -

Dolorose immagini della mia relazione con Bill scorrevano nella mia mente.

- Ciò nonostante – continuò lui – non posso negare che il ricordo dei miei genitori sia ancora vivido nella mia mente. So che può sembrarti terribilmente idiota, e umano, forse persino infantile, ma credo che non dimenticherò mai il modo in cui mio padre guardava mia madre… Loro si amavano veramente. –

I suoi occhi sembravano persi nel vuoto, forse immersi nel mare di lontani ricordi che aveva sepolto dentro sé troppo a lungo. Non riesco ancora a credere che proprio lui abbia usato QUELLE PAROLE! “Si amavano veramente”, ha detto proprio così! Credevo che lui non capisse l’amore. E allora lui aggiunse:

- Forse, qualche volta, ti accorgi semplicemente di appartenere ad un’altra persona. –

Stava guardando dritto nei miei occhi, con lo sguardo più serio e al tempo stesso sconvolgente che avessi mai visto. Non so perché ma ero quasi spaventata…

Poi dissi: - Appartenere ad un’altra persona… Credevo che tu odiassi questo genere di cose, beh, hai sempre odiato il fatto che io appartenessi a Bill… -

- Ed io credevo che tu avessi capito che odiavo l’intera storia del “Soooookeh’s maahh” perché tu non sei mai stata davvero sua… Tu sei nata per essere mia. –

Ok, stavo tremando ufficialmente… dannazione!

- E che mi dici di te, Mister Vampiro-Sceriffo-Maniaco-del-controllo-Non-usare-parole-che-non-capisco-come-amore? Anche tu sei nato per essere mio? – dissi quelle parole con un mezzo sorrisetto malizioso stampato sulle labbra. Volevo davvero vedere come se la sarebbe cavata davanti ad una domanda del genere…o forse, solo per un istante, volevo solo capire…

Il mio cuore stava battendo ad un ritmo spaventoso…

- Non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia. –

Mi stava ancora guardando dritto negli occhi e le sue parole erano state così scioccanti che credevo davvero che il mio cuore sarebbe esploso.

Cosa diavolo era quella? Una dichiarazione?

Ma chi stavo prendendo in giro? Stiamo parlando di Eric Northman! Non è certo un Principe azzurro che dichiara il suo amore alla gentile donzella indifesa e poi la porta in salvo sul suo cavallo bianco! Eric Northman non era altro che un arrogante bastardo manipolatore e l’unica possibilità era che mi stesse prendendo per i fondelli, punto.

Eppure, i suoi occhi…Mi stavano facendo impazzire! Potevano i suoi occhi mentirmi in quel modo? Non potevo saperlo. Sapevo solo che una piccola parte del mio cuore, una molto molto piccola, lo giuro, stava tremando, aggrappandosi con tutte le sue forze a quelle travolgenti parole.

E se stesse dicendo la verità?

 - Fidati di me, min älskling. – disse lui, come se mi avesse letto nel pensiero e avesse percepito tutti i miei dubbi e le mie incertezze.

- Eric, io non… -

- Shhhhh… Non parlare… - E in quel preciso istante si sollevò dal letto e appoggiando il suo possente braccio al lato del mio cuscino avvicinò il suo viso al mio. Continuava a fissare i miei occhi.

- E’ quasi l’alba. Dovresti dormire, min älskling. Domani sarà una lunghissima notte… - disse sollevando quel maledetto sopracciglio in quella stupida smorfia che mi faceva girare la testa dalla prima volta che l’avevo visto.

Poi si avvicinò ancora e mi sfiorò le labbra.

Fu solo un attimo, il più lungo della mia vita. Socchiusi i miei occhi e risposi al suo bacio, dolcemente, solo un paio di secondi.

Dannato sopracciglio!

Subito dopo, mi strinse la mano e si adagiò nel letto di fianco a me.

Era morto per il mondo.

L’unico contatto tra di noi erano le nostre mani intrecciate. Mi addormentai pochi attimi dopo con un sorriso idiota sulle labbra.

***

-Cazzo! Un altro di quei fottutissimi sogni! – mi svegliai con il mio ormai solito mal di testa. Mi ero appisolata solo per pochi minuti ma sognavo Eric sempre più spesso negli ultimi tempi. Questo sogno però…Non era uno dei soliti sogni che emanavano sesso e lussuria da tutti i pori. Era diverso. Mi ricordava del primo sogno che avevo fatto a Dallas dopo aver bevuto il sangue di Eric…


Eric: Un tempo pensavo che non sapessi divertirti...

Sookie: E io che tu fossi insensibile, duro come una pietra e del tutto vuoto dentro...

Eric: E ora?

Sookie: Che sai fingere molto bene... che sei sensibile, profondo... e che hai tanto amore da offrire...

Eric: Soltanto a te...


Ricordare quel sogno mi fece rabbrividire. Pensavo spesso ai giorni trascorsi a Dallas, a Godric, al modo in cui quel vampiro millenario si era fidato di me e mi aveva chiesto di prendermi cura di Eric. Ma come avrei dovuto prendermi cura di lui? Lui è così…Eric! Non permette a nessuno di avvicinarsi…o forse, non ci ho nemmeno provato. Ero talmente presa dalla mia folle relazione con Bill…Che idiota sono stata!

- Sookie! Sei sveglia? –

Oh, fantastico! È già ora di cena e non sono affatto pronta!

- Ehm…Si… Solo un momento… - Dissi mentre correvo verso il bagno, giusto per lavarmi il viso e sistemare velocemente i capelli. Poi tirai fuori dall’armadio il mio vestitino bianco e quasi mi ruppi una gamba nel tentativo di indossarlo. Infine corsi alla porta e la aprii di scatto.

- Eccomi, Claudine! Sono pronta! –

Claudine mi condusse velocemente in una piccola sala da pranzo in fondo al corridoio. Non ero mai entrata in quella stanza. Sembrava uscita da un vecchio film ambientato nell’antica Grecia o giù di lì, con tutti quei decori scolpiti nel marmo che rivestiva tutte le superfici della stanza. Claudine mi spiegò che poco dopo si sarebbe tenuto un importante incontro nel cortile principale dell’edificio e quindi avremmo dovuto cenare il più in fretta possibile. Finsi di stare male: la cena aveva un ottimo aspetto, ma considerate le stranezze alle quali avevo assistito poche ore prima non avevo alcuna intenzione di ingerire nulla di tutto ciò che mi veniva servito. Non riuscivo a smettere di pensare a ciò che avevo scoperto appena arrivata.

***


 Quando Claudine aveva preso la mia mano, in un attimo ci eravamo ritrovate catapultate in una specie di cortile. Si trattava di uno splendido patio, circondato da bellissime colonne che incorniciavano superbamente quel luogo magico. Tutti, attorno a me, indossavano dei vestiti bianchi o di colore chiaro, quindi fui molto sorpresa di vedere un uomo vestito di nero venirmi incontro pronunciando il mio nome.

- Barry? – Sembrava sorpreso di trovarsi lì quasi quanto me e accennò qualcosa sul tizio che lo accompagnava, una sorta di fata madrina, così come Claudine mi aveva spiegato pochi minuti prima. Poi farneticò qualche parola su come fosse straordinario trovarci in un luogo in cui non sembravamo dei mostri e si voltò per assaggiare uno di quegli strani frutti luminosi che ci erano stati offerti.

B : - Dovresti provarne uno. E’ come…se mangiassi pura felicità. -

Fu in quel preciso momento che mi accorsi che qualcosa non andava. Tutti sembravano come ipnotizzati, intenti a mangiare, quasi divorare quegli strani frutti, come se non potessero farne a meno. Poi scorsi qualcosa che non mi sarei mai aspettata di vedere: mio nonno, Earl, era lì, intento anche lui a divorare quei Lumieres, o almeno credo si chiamassero così. Mi avvicinai, l’ultima volta che lo avevo visto avrò avuto 5 o 6 anni al massimo. Ero totalmente sconvolta ma al tempo stesso felice di rivederlo. Lo chiamai ma lui ovviamente non mi aveva riconosciuto. Gli dissi il mio nome e lui sembrò cadere da una nuvola:

- Sookie? Ti ho vista solo la settimana scorsa. Era il tuo compleanno. – disse, lasciandomi esterrefatta. Erano passati 20 anni! Era forse impazzito?

Poi ricordai di quando ero arrivata a Fae la prima volta. Ero stata con Claudine solo pochissimi minuti eppure quando mi ero svegliata erano passate molte ore. Che il tempo trascorresse diversamente in quel luogo? Mi sembrava l’unica spiegazione plausibile, così pensai di chiedere spiegazioni alla mia “madrina”. Eppure qualcosa ancora non quadrava…

Mi guardai attorno ancora una volta e mi accorsi che continuavano ad apparire nuove persone continuamente, proprio come eravamo apparse in quel luogo io e Claudine. Che fossero altre “fate madrine” con i loro protetti? Fu allora che mi accorsi che nessuna delle “madrine” stava toccando cibo, mentre i protetti ingurgitavano chili e chili di Lumieres senza mai fermarsi. Un pensiero mi balenò nella mente: e se stessero usando quei magici frutti per intontirli, per… drogarli, per impedire loro di andare via? Con tutte le mie forze iniziai allora a concentrarmi per abbassare le mie barriere mentali e quello che sentii fu come un colpo al cuore… focalizzai la mia attenzione sui protetti e con mia enorme sorpresa mi accorsi che nelle loro menti non scorreva alcun pensiero, se non immagini felici e l’aura di quel diabolico frutto. Poi concentrai la mia attenzione sulle madrine, stando attenta che nessuno si accorgesse che stavo “origliando”, anche se telepaticamente.

Per l’amor di Dio! Avevo “intercettato” una conversazione mentale tra Claudine e Loyd, la “madrina” di Barry.

- Che razza di idioti! Sono secoli che ci cascano! Basta parlar loro di famiglia, di normalità e di stupide chiacchiere sdolcinate che subito si lasciano abbindolare! Stupidi mezzosangue! – pensò Loyd con un tono di derisione che mi avrebbe fatto venir voglia di prenderlo a calci in quel suo fottutissimo sedere fatato.

- Non dovresti parlare così. Ti ricordo che se non fosse per uno di loro noi non esisteremmo nemmeno. Se Niall non avesse trovato un modo per estrarre dal sangue ibrido la linfa vitale, non so come avremmo fatto a sopravvivere! –

- Già, Niall… Ha fatto proprio una brutta fine quell’idiota! Come aveva potuto pensare che suo figlio si sarebbe salvato visto che proprio lui era la Cura? - continuò il ragazzo noncurante di ciò che gli accadeva intorno, sorseggiando un calice di quello che sembrava champagne. Lo odiavo ancora di più. - Come ti senti sapendo che proprio la cara nipotina di Niall, la tua adorata protetta, sarà la prossima a morire? –

Il panico mi assalì all’improvviso. Poi Claudine aggiunse: - Povera ragazza… Mi spiace molto per lei, ma non abbiamo altra scelta. Lei è l’ultima prescelta della discendenza reale della famiglia Brigant.

Di che stavano parlando?

- La profezia dice che solo con il suo sangue riusciremo ad uccidere i vampiri una volta per tutte –

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Capitolo 2
*** Explanations ***


explanations

A.d.A. (angolo dell’autrice XD ): Salve a tutti! Mi presento, sn Jasmine! Questa è la primissima volta che mi cimento nella creazione di una mia ff anche se da tempo ormai sono un’accanita lettrice!!! Ecco, più che altro direi che sono una di quelle che chiamano “lettrici silenziose”, visto che raramente lascio un mio commento o una mia recensione… ho scoperto l’esistenza di questo sito da pochissimo (prima leggevo le ff solo in inglese, una faticaccia!) e non potevo lasciarmi scappare l’occasione di entrare a far parte di questo mondo!

Ah, dimenticavo… Sono quella che si dice una True Blood Addicted, ma soprattutto sono follemente innamorata di Askars e del suo meraviglioso Vichingo (come si potrebbe non amarlo?) e la mia storia è quindi sfacciatamente Team Eric! Penso che alcuni di voi se ne saranno già accorti!!! I trailer usciti negli ultimi giorni mi stanno facendo impazzire, quindi, ispirata dalle immagini del mio adorato Golden Viking ho iniziato a scrivere questa mia versione della Season4…

Ora bando alle ciance: vi lascio al secondo capitolo di MTBM!!

Grazie ancora a tutti coloro che leggono questa mia storia…spero che vogliate anche recensire di tanto in tanto!!!

 

 

CAPITOLO II: Explanations

  sook

Ero sconvolta! Smisi di ascoltare ma volevo saperne di più…Che diavolo stava succedendo?

Poi, in un istante, mi ritrovai in un altro luogo, in una specie di lungo corridoio percorso in tutta la sua lunghezza da una miriade di porte. Era come se una proiezione della mia mente si fosse trasferita in quella di Claudine. Non avevo mai provato nulla del genere… e soprattutto non avevo idea di come ciò fosse possibile ma non potevo farmi sfuggire quell’occasione. Iniziai ad avvicinarmi alle porte, nel modo più silenzioso possibile, per non farmi scoprire. Aprii una prima porta: tutto era come sfocato, forse ricordi lontani. Una bambina (forse Claudine stessa?) correva felice in uno splendido prato. Poi mi spostai su un’altra porta: una Claudine adolescente piangeva sdraiata su di un letto, farneticando qualcosa su un fidanzatino infedele. Infine scorsi in fondo al corridoio una porta molto vecchia, di legno, ricoperta da un’asse che la sbarrava completamente.

Forse lì avrei potuto trovare ciò che stavo cercando.

Staccai l’asse usando tutte le mie forze e entrando fui inondata dalla luce più abbagliante che avessi mai visto. Riuscivo a cogliere solo dei frammenti: una lotta, fate e vampiri che si fronteggiavano, poi un uomo, molto alto, bellissimo, con dei lunghissimi capelli biondi e dei profondi occhi color nocciola. Quell’uomo stava piangendo. Suo figlio era stato ucciso.

Fu allora che mi accorsi di non essere sola.

Claudine era lì al mio fianco.

- Quello è Niall Brigant. Era il principe delle fate, tanto tempo fa. – disse improvvisamente con un tono cupo e malinconico - Non aver paura Sookie. Mi dispiace vederti soffrire, ma penso che tu abbia il diritto di sapere…-

Quelle parole, le stesse che aveva usato Eric l’ultima volta che l’avevo visto, sul portico, quando avevo scoperto il tradimento di Bill.

Claudine continuò: - Niall è il tuo bis-bisnonno, o qualcosa del genere, Sookie, e l’uomo che hai visto morire era mio padre, suo figlio. E’ stato sacrificato per salvare la vita del nostro mondo. Stavamo per essere distrutti dai vampiri, nell’ultima guerra, ma il sangue di mio padre… era speciale. Era tutto scritto nella profezia. –

- Profezia? Di che diavolo stai parlando? – risposi di getto. Continuavo a non capire.

- Si tratta di un’antica leggenda che si tramanda a Fae da secoli. La profezia dice che solo gli eredi designati della famiglia Brigant potranno salvare il nostro mondo. Per questo sei qui, per questo ti abbiamo cercato così a lungo in questi anni. –

- E come si presume dovrei salvare il vostro mondo? – dissi, in preda alla rabbia – forse morendo?–

- Nella profezia… è scritto che il…il sangue dell’ultima erede… salverà il nostro mondo. – aggiunse Claudine, questa volta con un tono incerto e preoccupato.

Allora mi voltai nuovamente ad osservare i suoi ricordi. Vidi Niall discutere animatamente con alcuni uomini riuniti in una specie di Consiglio. Stava urlando che si sbagliavano, che i vampiri non avrebbero rubato la loro luce e che la profezia era stata male interpretata. Poi delle guardie lo presero e lo incatenarono, portandolo via.

Claudine m’interruppe: - Lo uccisero pochi giorni dopo. Niall credeva che la profezia fosse stata manipolata per far credere alle fate che sarebbero morte se non avessero eliminato definitivamente i vampiri. Da molto tempo ormai il Consiglio sta adunando le truppe per scatenare una nuova guerra, ma credono di non potercela fare senza di te. Intendono sacrificarti agli dei prima di attaccare i vampiri. –

- E tu? Da che parte stai? – ero terrorizzata, avevo bisogno di sapere…

- Io? Io credo che Niall abbia sempre avuto ragione. Niall credeva che il sangue dell’ultimo erede avrebbe placato per sempre la guerra tra fate e vampiri, ma non attraverso una lotta armata. Non avrei mai dovuto portarti qui…Se solo avessi saputo quali erano le intenzioni del Consiglio sin dall’inizio... Tu sei diversa Sookie Stackhouse. Ti ho osservato negli ultimi tempi. Tu hai vissuto con i vampiri, sei diventata loro amica, ti sei innamorata di uno di loro…-

- Si, e sono stata ingannata e tradita e…-

- Ah, piccola Sookie… Non preoccuparti… Presto capirai. Tu sei nata per essere sua. Riesco a vederlo. – disse infine Claudine.

Continuavo a non capire. Come poteva pensare che fossi nata per stare con Bill? Che in quel modo avrei salvato fate e vampiri? E’ una tale assurdità!!! E poi come poteva anche solo pensare che avrei potuto amare di nuovo quel viscido, noioso damerino di Bill Compton?

A quel punto Claudine mi afferrò per un braccio e disse: - Ora devi uscire dalla mia mente, prima che si accorgano di qualcosa. Tranquilla, presto capirai. –

Subito dopo mi ritrovai seduta nel patio, sconvolta!

 

***

 

Più tardi, quella sera, a cena Claudine mi spiegò che poco dopo si sarebbe tenuto un importante incontro nel corso del quale il Consiglio avrebbe annunciato il ritrovamento dell’Ultima Erede e l’avvio delle operazioni belliche. Dovevo assolutamente andare via da Fae il prima possibile!

Finita la cena, io e la mia “madrina” fingemmo di uscire per una passeggiata e subito Claudine mi accompagnò in una splendida radura, al centro della quale si ergeva una enorme quercia secolare.

- Devi andare, presto. Attraverso il portale che si aprirà a momenti raggiungerai il cimitero di Bontemps. –

- Come farò a impedire alle fate di trovarmi? – dissi, mentre un portale si spalancò al centro della quercia.

- Fidati di me. Solo una fata madrina può trovare il suo protetto e inoltre Niall prima di morire è riuscito a trovare un modo per nascondere Bontemps dal Consiglio. Avanti ora, prima che arrivi qualcuno! - 

Così mi avviai verso il portale, poi lei aggiunse, ancora una volta: – Fidati di me. Sei nata per essere sua. Presto capirai. –

 

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Capitolo 3
*** Home ***


home

CAPITOLO III

 

 

Immediatamente la figura di Claudine scomparve alle mie spalle e io ero di nuovo davanti la lapide della nonna. Mi fermai un attimo, come per salutarla, poi iniziai a camminare verso casa.

Rimasi scioccata nel vedere che il vialetto era stato risistemato e il portico ridipinto. Chi poteva averlo fatto? Forse Jason? Ne dubitavo… Beh, ci avrei pensato il giorno successivo. In quel momento desideravo solo fare una doccia, buttarmi a capofitto nel mio letto e dormire, dormire, dormire. Non ero mai stata così felice di essere a casa!

Salii al piano di sopra e subito entrai nella mia camera, saltando d’istinto nel mio letto. Affondai la testa nel cuscino senza nemmeno guardarmi intorno. C’era qualcosa di strano nell’aria. Un odore, per essere precisi: mi parve di riconoscere del cioccolato fondente, del peperoncino, forse…e qualcos’altro che non riuscivo a riconoscere… Che strano! Era così familiare! Eppure non riuscivo a ricordare… Chissà per quanto tempo ero stata via? A me erano sembrate poche ore ma a quanto pare il tempo scorreva in modo indiscutibilmente diverso a Fae. Decisi che ci avrei pensato più tardi, avevo così bisogno di un bagno rilassante!

Rimasi a lungo immersa nella vasca, cercando di non pensare alle parole di Claudine… Non potevo essere io l’Ultima Erede… si erano sicuramente sbagliati… e poi cosa avrei dovuto fare? Tornare con Bill? Il solo pensiero mi causava il voltastomaco.

 

Mi asciugai alla meno peggio con un asciugamano fucsia, lo avvolsi intorno al mio corpo ed entrai nella mia camera da letto.

All’improvviso, davanti a me apparve Eric Northman. Indossava una semplice maglia nera, con lo scollo a V che permetteva di intravedere le clavicole, e dei jeans, anche questi neri. I suoi capelli erano più corti rispetto all’ultima volta che lo avevo visto, sul portico di casa mia. Per me era come se tutto fosse successo solo poche ore prima…another dream?

 

- E’ un altro dei miei stupidi sogni? – dissi genuinamente, senza riflettere.

- Non è affatto un sogno. – rispose lui, guardandomi con quello sguardo famelico che credevo avrebbe potuto disintegrarmi da un momento all’altro. Ci mancava solo lui! Come se la mia giornata non fosse stata abbastanza complicata!

- Cosa vuoi da me?- replicai un istante dopo.

- Tutto! – aggiunse lui continuando a squadrarmi dalla testa ai piedi.

- Oh, bene… - dissi ironicamente – Ti dispiacerebbe spiegarmi che diavolo ci fai in casa mia? -

- Ti ho sentita arrivare attraverso il blood bond. Dove sei stata per tutto questo tempo? –

- Non credo siano affari tuoi. Ora per piacere potresti uscire e lasciarmi in pace? – protestai avvicinandomi  all’armadio. Lo aprii di scatto e rimasi esterrefatta quando mi accorsi che nessuno dei miei abiti era li dentro.

- Ma che…dove diavolo sono i miei vestiti? - L’armadio era pieno zeppo di completi da uomo, jeans, maglie e…canotte nere.

– Eric! Che cazzo ci fanno i tuoi vestiti dentro il mio armadio? – urlai infuriata voltandomi a guardarlo. Lui continuava a fissarmi come se fossi stata l’equivalente umano di una sacher torte…gli mancava letteralmente solo la bava alla bocca. Poi sussurrò: - Il tuo…odore è…è incredibile! – sembrava quasi non riuscisse a trattenersi. I suoi canini affilati scesero in un movimento lento ed impercettibile ma potevo sentire in maniera palpabile la sua sete di sangue.

- Eric? –

- Sookie dove sei stata? Il tuo…odore è così forte, soffocante…irresistibile. –

Iniziavo seriamente a preoccuparmi quando lui, come se avesse intuito la mia inquietudine, aggiunse: - Tranquilla. Non ti farò del male. –

Si avvicinò al mio letto e si distese, senza dire nulla, incrociando le braccia dietro la testa e con lo sguardo rivolto verso l’alto.

- Sei stata a Fae, vero? Per questo non riuscivo a trovarti. Gli altri…si sono tutti arresi. Ma sapevo che saresti tornata. –

- Gli altri? Di chi stai parlando? E…dovresti ancora spiegarmi che diavolo ci fa la tua roba in casa mia! –

- I tuoi amici, il mutaforma…com’è che si chiama? Ah, sì, Merlotte… dicevo, i tuoi amici, il tuo stupido fratello, Bill… -

Al solo sentirlo nominare il mio corpo si irrigidì immediatamente ed Eric doveva essersene accorto visto che si era voltato a guardarmi con un sorrisetto compiaciuto. Maledetto blood bond!

- So bene che in quella specie di fairyland il tempo scorre diversamente… Quanto tempo credi di essere stata via? – domandò, improvvisamente teso.

- Solo qualche ora –

- Beh, in realtà sei sparita per più di un anno. Ti ho cercata dovunque. – m’interruppe nervosamente.

- Ora sono qui. – incalzai, con un tono esasperato – ma non mi hai ancora spiegato perché il mio armadio è pieno dei tuoi vestiti! –

- Vedi Sookie, quando sei sparita ti abbiamo cercato per tutta la Louisiana. Non c’era traccia di te da nessuna parte. Poco a poco tutti hanno abbandonato le ricerche ma io…sapevo che saresti tornata prima o poi. Quando mi sono accorto che potevo ancora entrare in casa tua ho cominciato a venirci di tanto in tanto. Ero spesso a Bontemps e tornare fino a Shrevenport ogni volta era talmente snervante! Così ho fatto fare qualche lavoretto, spero non ti dispiaccia a proposito, e ho portato qui alcuni dei miei vestiti…tutto qua. –

- Tutto qua? In sostanza vivi a casa mia e dici solo “TUTTO QUA”? –

Rimasi totalmente allibita davanti alle sue parole. Praticamente Eric Northman si era trasferito a casa mia? Poi mi accorsi di essere ancora seminuda, con solo l’asciugamano addosso, e continuai ad urlare: - E vorresti dirmi dove diamine sono finiti i miei vestiti? –

- Calmati Stackhouse! I tuoi vestiti sono nella cabina alle tue spalle. –

Mi voltai repentinamente, notando per la prima volta la presenza di una nuova porta. Ma che diavolo si era messo in testa quello stupido vichingo? Di rifarmi la casa da cima a fondo? La mia vecchia casetta mi piaceva così com’er…

Aprii la porta e mi ritrovai davanti un’enorme cabina armadio, di quelle che avevo visto solo nelle riviste d’arredamento. Rimasi a bocca aperta. Alla mia destra un’intera parete era stata ricoperta di specchi, davanti ai quali era ben posizionata una splendida chaise-longue di colore rosso. Di fronte a me, un’assurda quantità di mensole sosteneva la più straordinaria collezione di scarpe e accessori che avessi mai visto, mentre, alla mia sinistra, si trovava invece l’armadio vero e proprio.

- WOW! – non riuscii a dire altro. Eric sopraggiunse dietro di me in un lampo.

- Sapevo che ti sarebbe piaciuta. –

Non riuscivo a vedere il suo viso ma ero sicurissima che sulle sue labbra si fosse dipinta quella stupida espressione compiaciuta di sempre.

- Eric, io…non so che dire… Che ti è saltato in mente? Non posso mica accettare tutto questo! Da te poi… - affermai senza smettere di ammirare quella che ormai era ufficialmente diventata la stanza dei miei sogni.

 eric basement- Non preoccuparti, tesoro, sono sicura che troverai il modo di farti ricompensare… -

 - Eric! – strillai voltandomi a guardarlo – Non crederai davvero che farò sesso con te per questo? -

 - Oh, Sookie, Sookie, chi ha mai parlato di sesso? – disse facendo roteare gli occhi con una finta  aria indignata.

 - Sai che potrei rescindere il tuo invito in qualsiasi momento, vero? – incalzai.

 - Se avessi voluto l’avresti già fatto, tesoro. –

  Tesoro. Ma chi si credeva di essere? Odiavo quell’uomo, quel vampiro ogni momento di più.

- E poi, non puoi cacciarmi via proprio ora: il sole sta per sorgere. –

Ora avrei dovuto persino ospitarlo durante il giorno! Fantastico!

- Dannati vampiri! Bene, puoi dormire nel mio vecchio armadio…Bill…aveva un nascondiglio… -

- Tsk Tsk. Come credi che io sia potuto rimanere qui per tanto tempo dormendo in quello squallido buco? Non stai mica parlando con quell’avaro damerino di Compton! Guarda! –

Con la super velocità vampiresca Eric prese un telecomando dall’altra parte della stanza e in un attimo uno strano meccanismo oscurò le finestre della mia stanza.

- Non penserai mica di dormire qui con me, spero? –

- Beh, non credo di avere altra scelta. L’unica stanza isolata dal sole è questa e l’altra camera da letto è stata eliminata per far posto alla tua nuova cabina armadio. Quindi, a meno che tu non voglia dormire sul divano… -

- Grandioso! – ruggii sbattendo dietro di me la porta della cabina.

Almeno, potevo indossare un pigiama?

A quanto pare no! Il mio caro vampiro aveva riempito l’armadio di lingerie sexy, babydoll e una quantità assurda di vestitini.

Tipico di Eric!

Nessuna traccia dei miei vecchi abiti…né del mio vecchio, caro pigiamone con le margherite! Dannazione! Indossai le uniche culottes con un minimo di dignità che riuscii a trovare e poi mi infilai la mia vecchia maglia del Merlotte…almeno la mia uniforme da lavoro era sopravvissuta!

Tornai nella mia camera cercando di nascondere il mio cocente imbarazzo. Del tutto inutile. Eric poteva sentirlo forte e chiaro attraverso il blood bond e stava già alzando quel suo insopportabile sopracciglio. Maledizione!

Mi distesi sul letto, dandogli le spalle e coprendomi il più possibile con le lenzuola nonostante il caldo soffocante.

- Beh, buonanotte Eric. – chiusi gli occhi. Per fortuna il sonno e la stanchezza si stavano già facendo sentire.

- Dormi bene, Sookie. – rispose, semplicemente.

Mentre stavo per addormentarmi lo sentii avvicinarsi a me. Mi cinse la vita con un braccio e accostò il suo volto al mio collo: - Mi sei mancata Stackhouse. – poi mi baciò dolcemente il collo e si adagiò nuovamente al mio fianco.

Non ebbi la forza di muovermi o parlare. Il sonno si era già impossessato di me. Mi addormentai pochi istanti dopo.

 

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Capitolo 4
*** A Twist in the Tale ***


twist in the tale

CAPITOLO IV: A Twist in the Tale.

 

 

Mi svegliai di soprassalto.

Impiegai qualche minuto a capire dove mi trovavo.  Notai che la sveglia segnava le 6 del pomeriggio.

Bene, avevo dormito per quasi tutta la giornata!

Solo in quel momento mi ricordai del biondo vichingo che si trovava alle mie spalle.

Il suo braccio cingeva ancora il mio fianco. Cercai di sollevarlo con tutte le mie forze. Eric sarebbe stato morto per il mondo ancora per almeno un’ora, ed il suo braccio pesava come un macigno.

Mi voltai a guardarlo.

Se non fosse stato per l’assenza di un battito cardiaco sarebbe potuto sembrare un angelo addormentato.eric

Dio, quant’era bello! 

I suoi capelli biondi ricadevano dolcemente ai lati della fronte, incorniciando il suo viso perfetto. Le lenzuola lasciavano scoperta la parte superiore del suo corpo: le spalle imponenti, gli addominali scolpiti da un millennio di lotte e combattimenti…

Eric Northman, il vampiro vichingo, sceriffo dell’Area 5 della Louisiana, bastardo manipolatore, bello come un dio nordico.

Accidenti a me! Odiavo che mi facesse quest’effetto!

Rimasi a guardarlo per diversi minuti, poi mi avvicinai ancora un po’ al suo corpo e appoggiai la testa sul suo petto.

Non so perché…mi faceva sentire…al sicuro.

Ed Eric era morto per mondo, non avrebbe mai saputo cosa stavo facendo.

Ripensai alle parole di Claudine, alle scoperte che avevo fatto a Fae. Una lacrima scese sul mio volto.

In un istante, tutto fu chiaro, evidente.

Ricordai il sogno che avevo fatto il giorno precedente.

Eric.

“Sei nata per essere mia”, aveva detto. Le stesse, identiche parole che aveva usato Claudine.

Non era possibile. Mi stavo di certo sbagliando…voglio dire…lui…lui è…Eric Northman!

Era stato solo uno stupido sogno. Solo il blood bond. Scoppiai in lacrime pochi secondi dopo.

All’improvviso, sentii le sue labbra sfiorarmi la fronte…

- Buongiorno tesoro – sussurrò Eric mentre io ancora cercavo di riprendermi dallo shock e dall’imbarazzo.

- Eric, io… -

- Shh… Non parlare. – mi fermò. Il cuore mi batteva all’impazzata.

– Sapevo che prima o poi mi saresti saltata addosso, solo non pensavo mi avresti assalito durante il sonno – aggiunse schioccandomi quel suo sorrisetto malizioso, sollevando il mio mento cosicché potessi guardarlo negli occhi.

- Eric! – gridai cercando di sottrarmi alla sua stretta, asciugando in fretta e furia le lacrime.

- Hey! Va tutto bene? –

- Io…io non lo so…essere in quel luogo…a Fae…era tutto così strano…-

Non so perché ma gli raccontai tutto ciò che mi era accaduto a Fae.

Di come ero arrivata lì, di come avevo incontrato nonno Earl, della conversazione tra Claudine e Lloyd che avevo origliato, del mio assurdo “viaggio” nella mente di Claudine, di Niall.

Gli raccontai anche tutto ciò che riuscivo a ricordare della profezia, ad eccezione delle ultime parole di Claudine.

Quel “Sei nata per essere sua” che mi risuonava costantemente nella mente…

Di quello non potevo ancora parlare… Prima avrei dovuto capire davvero cosa significasse.

- Io…non so perché ti sto raccontando tutto questo –

- Tranquilla Sookie. Forse avevi solo bisogno di parlare con qualcuno per schiarirti le idee. –

Forse aveva ragione. Senza aggiungere altre parole, accennai un sorriso e mi incamminai verso il bagno.

Feci una lunghissima doccia, pensando e ripensando alle parole di Claudine, alla profezia.

A Eric.

Non aveva alcun senso. Come si presumeva che io, un’umile cameriera mezza pazza di Bontemps, avrei dovuto salvare Fae? E insieme a Eric? Doveva essere tutto uno scherzo. Anche volendo non avrei mai potuto…amarlo…Lui è cosi…arrogante, presuntuoso, pieno di sé…ironico, intelligente, divertente, leale…bello come il sole…

Basta, sto divagando!

Quando uscii dal bagno Eric stava parlando al telefono, forse con Pam. Sembrava preoccupato.

- Si. Certo. Sarò al Fangtasia tra poco. Dì a Nan di aspettarmi. – disse, con tono infastidito.

- Nan? Flanagan? Che succede? Perché Nan Flanagan è al Fangtasia? – chiesi precipitosamente mentre cercavo qualcosa da indossare nella cabina.

- Devo andare. – rispose telegraficamente – Non. Uscire. Da. Questa. Casa. Capito? – e con questo si volatilizzò davanti ai miei occhi.

 

EPOV

 

Salii in macchina il più velocemente possibile. Dovrei proprio decidermi a licenziare quell’idiota di Ginger. Non era stata nemmeno in grado di intrattenere Nan e i suoi leccapiedi per un’ora.

russell  L’ultimo anno era stato piuttosto difficile. 

 Da quando Russell aveva fatto quella folle scenata in tv i problemi per i vampiri si erano moltiplicati a dismisura  e ora l’AVL faticava a rimettersi in sesto.

 Arrivai al Fangtasia, che ormai era chiuso al pubblico da un paio di mesi a causa dei continui attacchi da parte  della Compagnia del Sole.

 Cominciavo a stancarmi seriamente di quel Newlin eppure non potevo certo scatenare nuovamente un    pandemonio mediatico.

 Non ora che ero sotto gli occhi dell’Authority, comunque.

Giunsi davanti la porta del mio ufficio in un lampo, feci un cenno con il capo a Pam ed insieme entrammo nella stanza.

- Finalmente Northman, credevamo ti fossi dimenticato di noi. – chiosò Nan. Se ne stava seduta dietro la mia scrivania, frugando tra le mie carte.

- Nan, Billy Boy – salutai, facendo un lieve cenno con la testa. Non sopportavo di dover lavorare a fianco di quell’odioso Compton, gli avrei volentieri staccato la testa con le mie stesse mani.

- Era ora che ti facessi vivo. Possiamo iniziare adesso? – rispose Bill.

Come osava quel moscerino rivolgersi a me in quel modo? Godeva delle grazie dell’Authority, è vero, ma rimaneva il viscido campagnolo di sempre.

Ci spostammo nella sala principale, dove una troupe aveva già montato tutta l’attrezzatura necessaria a girare il nostro dannatissimo spot per l’AVL.eric avl

Per fortuna io fui il primo a registrare. Non avevo affatto voglia di tirarla per le lunghe.

- Sono un americano che paga le tasse…Nell'anno passato ci sono stati molti discorsi infamatori…che avvertono…di non fidarsi dei vampiri. La verità è che i vampiri sono differenti l'uno dall'altro proprio come gli umani... -

BLA BLA BLA… Era sempre la solita storia. Avrò ripetuto questi discorsi un migliaio di volte negli ultimi mesi ma non avevo altra scelta.

Da un anno a questa parte l’Authority costringeva me e Compton a fare da testimonial per l’AVL.

Una specie di punizione per aver lasciato vivo Russell.

Finii di registrare il mio promo in pochi minuti e rimasi ad aspettare Nan e Billy the Kid. Avevamo ancora una faccenda di cui discutere.

In breve i due mi raggiunsero al mio trono.

- Allora, Northman, adesso possiamo discutere di cose serie. – affermò Nan – Sembra proprio che Hallow sia tornata da queste parti. –

Hallow. Quella fottuta vecchia strega aveva proprio deciso di metterci i bastoni tra le ruote.

Aveva sempre avuto dei problemi con i vampiri e, adesso che la situazione volgeva a suo vantaggio, la sua congrega si era persino affiliata ai Newlin e alla loro ridicola Compagnia.

- Non sarà di certo una preoccupazione per noi –rispose Bill – non credo abbiano i mezzi necessari per sferrare un serio attacco contro di noi. –

Il solito idiota, pensai. Conoscevo Hallow da molti anni ormai. Se aveva deciso di attaccarci, potevamo essere certi che avrebbe trovato il modo di ferirci a dovere.

- Bill, non credo sia come dici – lo fermò Nan, con il suo solito tono gelido – l’Authority pensa che la strega sia venuta a conoscenza di alcuni…”fatti”…particolarmente rilevanti per noi vampiri. Crediamo possano farsi vivi da un momento all’altro. –

- Mi secca ammetterlo, ma stavolta l’Authority ha ragione. – risposi repentinamente, con lo sguardo rivolto verso il basso – Hallow odia profondamente i vampiri e a dispetto delle apparenze è senza dubbio la strega più potente che abbia mai incontrato. Sono certo che abbia già un pian…-

Smisi di parlare. Un dolore lancinante mi colpì al petto. Caddi in avanti, contorcendomi su me stesso. Non sentivo una tale sofferenza da secoli.

- Che. Diavolo. Sta. Succedendo? – mormorai con un filo di voce. Attorno a me, Nan e Bill si guardavano intorno senza capire cosa stesse accadendo. Pam continuava ad urlare il mio nome. Poi ad un tratto, capii.

– Sookie! –

Mi sollevai a fatica dal pavimento e corsi all’esterno dell’edificio.

In un primo momento non notai nulla di insolito. Solo accostandomi alla mia Corvette mi resi finalmente conto di cosa stava accadendo.

- Hallow. – sussurrò Pam che nel frattempo mi aveva raggiunto nel parcheggio.

Ma io a questo punto non stavo più nemmeno ascoltando.sookie pain

 Davanti ai miei occhi giaceva inerme il corpo di Sookie. Il suo vestito era stato ridotto a brandelli e il sangue   continuava a colare dalle innumerevoli ferite sparse per tutta la sua figura. Un profondo squarcio le  percorreva l’intero ventre.

 Non sapevo spiegarmi il motivo, ma fu come se centinaia di coltelli mi avessero trafitto in quel preciso  momento. Caddi ricurvo a terra, per la seconda volta nel giro di pochi minuti, adagiandomi quasi a ricoprire   il suo corpo ferito.

 - Som inte är alltför sent. (Fa che non sia troppo tardi, ndr.) – sibilai sommessamente.

 Il ricordo della morte di Godric era ancora insopportabile.

Non avrei potuto tollerare di perdere anche lei.

Era tutta colpa mia.

Nel frattempo, senza che me ne accorgessi, attorno a me si era creata una folla. L’intera troupe, seguita da Bill, Nan e i suoi leccapiedi, si era precipitata nel parcheggio.

- Sookeh! – urlò Bill, visibilmente turbato.

- Allontanati! – affermai voltandomi a guardarlo, senza nemmeno riflettere. Fortunatamente, almeno per quella volta, Compton fu abbastanza sveglio da non osare contraddirmi.

Sollevai il corpo immobile di Sookie e in silenzio mi alzai in volo.

Se davvero era la nipote di Niall Brigant, come diceva di avere scoperto a Fae, la sua casa era di certo il miglior posto in cui avrei potuto portarla. Il vecchio Niall sapeva bene come proteggere i suoi cari…

Entrai in casa e subito mi diressi  verso la sua camera.

Mi curvai per distendere il suo corpo sul letto. Riuscivo appena a sentire i battiti del suo cuore.

- Sookie, torna da me… – bisbigliai, avvicinando il polso che avevo perforato con i miei canini al suo volto. Speravo che il mio sangue sarebbe riuscito a tenerla in vita.

Kom tillbaka till mig. (Torna da me, torna da me, ndr.), continuavo a pensare in quegli interminabili minuti.

Poco dopo, lentamente, i battiti del suo cuore ripresero il loro ritmo regolare.

Mi avvicinai al suo splendido volto, accostando la mia fronte alla sua, finché Sookie non riaprì gli occhi.

- Sookie! Sono io, Eric! – le sussurrai flebilmente.

- Chi? -

 

 

A.d.a. : Innanzitutto grazie a tutti coloro che finora hanno letto la mia piccola ff. Un ringraziamento speciale va ovviamente a Dilettascrittrice, Graluc e Ely33 che hanno recensito la mia storia. Spero di non deludervi! XD

Cmq come avrete notato in questo capitolo ho voluto inserire due piccoliiiiissimi cambiamenti:

- l’introduzione del punto di vista di Eric. Spero di essere riuscita almeno in parte a rendergli giustizia! So che il nostro adorato vichingo è unico ed inimitabile, ma per una volta ho voluto provare a “calarmi nei suoi panni” (anche se avrei preferito farlo letteralmente, non so se mi spiego…eheheh)

- la minuscola, insignificante variazione nella trama. Sono certa che molti odieranno l’assenza dell’adorabile SmemorEric (chiedo umilmente perdono!) ma…parlando sinceramente…ho letto così tante ff sull’argomento che ormai mi sembrerebbe di scopiazzare qua e là… Spero che la mia Sookie-Fata-Smemorina sia abbastanza interessante da permettervi di perdonarmi! AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA…

Detto questo, cos’altro aggiungere? Vi ringrazio ancora una volta e…se ne avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate!

Jasmine

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Capitolo 5
*** Memories ***


Memories

L’angolo di Jasmine: Eccomi! Sono tornata! Come al solito, prima i ringraziamenti! Grazie a tutti coloro che stanno leggendo la mia ff e soprattutto a coloro che hanno recensito la mia storia!

@Dilettascrittrice vorrei solo dire che spero che con i prossimi capitoli io possa riuscire a farmi perdonare per tutte le mie piccole variazioni!

Purtroppo ho scoperto solo di recente l’esistenza di TB e, causa studi, non ho ancora avuto tempo di leggere i libri (chiedo umilmente perdono!) quindi tutto il racconto che segue è puramente frutto della mia immaginazione o tutt’al più di piccole info e spoiler letti qua e là nel web.

Me ne assumo tutta la responsabilità! XD

Comunque ci tengo a precisare che credo fermamente che il bello delle ff sia proprio la possibilità di esplorare nuove direzioni e dare sfogo alla propria creatività. Ho letto moltissime ff e adoro ciò che ho letto della storyline di AmnesiacEric ma, come dissi qualche capitolo fa, scrivendo di questo argomento sarei sicuramente finita per scopiazzare qua e là, anche involontariamente.

Spero che il capitolo che segue chiarisca almeno alcuni dei vostri dubbi!

E ora basta indugiare: ho parlato fin troppo!!!

Se volete commentare, consigliare, anche criticare e persino sbavare sull’adorato Golden Viking, vi prego fate pure! È sempre bellissimo leggere cosa ne pensate! Grazie ancora a tutti!

Jasmine.

 

 

CAPITOLO V: Memories

 

 

SPOV

 

Non appena ripresi conoscenza, cercai di aprire gli occhi. Sentivo un dolore straziante provenire dal mio addome e persino un gesto elementare come dischiudere le palpebre mi dava l’impressione di essere dannatamente difficile. La testa mi pesava come un macigno e il mio corpo sembrava sfuggire totalmente al mio controllo. Un nauseante odore di sangue, terriccio e carne bruciacchiata mi pervadeva le narici.

Dopo qualche istante, realizzai di non essere sola.

Qualcuno, un uomo, pensai, si era avvicinato al mio fianco e in quel momento poggiava delicatamente la sua fronte sulla mia, sussurrando parole che non riuscivo a comprendere.

Riconobbi il suo profumo sebbene non fossi in grado a collegarlo a nessun volto in particolare.

Finalmente riuscii ad aprire gli occhi ma per qualche motivo il mio sguardo sembrava confuso e appannato.

- Sookie. – disse l’uomo in un tono che interpretai come sollevato.

Con gli occhi in quelle condizioni non riuscivo a vedere ad un palmo dal mio naso, dunque non ero in grado di percepire altro che una sagoma, un’ombra offuscata.

– Sono io, Eric. – sussurrò lentamente.

Eric. La sua voce mi era stranamente familiare, eppure, per quanto cercassi di sforzarmi, non riuscivo a ricordare…

- Chi?- risposi con un filo di voce. Non ebbi nemmeno il tempo di ascoltare le sue parole.

Il dolore era tremendo. Le forze mi stavano nuovamente abbandonando.

 

 

Quando mi risvegliai, il dolore all’addome si era lievemente attenuato. Questa volta riuscii a dischiudere le palpebre con relativa facilità e dall’intensità della luce ipotizzai che doveva essere pomeriggio.

Tentai di tirarmi su per mettermi a sedere ma le fitte dovute alla ferita erano ancora troppo intense.

Poco dopo fui comunque in grado di riconoscere la mia camera da letto.

Mi parve di notare qualcosa di strano, di diverso, nell’arredamento, ma ero troppo debole per controllare per bene.

- Hey, Sook! Ti sei svegliata finalmente! Dormi da due giorni! – sentii tuonare poco lontano da me.

Mi voltai di scatto e sul ciglio della porta apparve mio fratello.

- Jason? – chiesi, in un sibilo.jason

- Non dovresti sforzarti, sorellina. Eric ha detto che dovrai restare a riposo assoluto almeno per un paio di settimane. Vedi di fare come dice, altrimenti penso che mi ucciderà. Non credo di essergli molto simpatico… - affermò Jason con il suo solito tono buffo.

- Eric? Chi è Eric? –

- Terra chiama Sookie, Terra chiama Sookie. Forse tutto quel sonno ti ha stordito l’omino del cervello! –

- Come, scusa? –

- L’omino del cervello! Il vecchio omino saggio che governa le nostre menti. L’ho visto in un film fighissimo ieri in tv. –

Scoppiai a ridere. Non avevo mai sentito nulla di più assurdo! Il solito Jason!

Tentai nuovamente di sollevarmi dal letto, avevo una fame pazzesca.

- Eh, no no no. Cosa ti ho detto? Eric ti ha proibito di alzarti. Ormai sono le quasi le 7. Dovrebbe arrivare a momenti. – aggiunse il mio pazzo fratello.

- Potresti dirmi chi è questo Eric? Perché diavolo dovrei fare quello che dice lui? Cos’è, un dottore? – risposi, con la voce ancora spezzata dal dolore per la ferita, un po’ nervosa. Di chi stava parlando? Chi era questo Eric?

Jason mi guardò perplesso mentre si allontanava dalla mia stanza per scendere al piano di sotto.

Con le poche forze che mi ritrovavo riuscii a stento ad allungare un braccio per sollevare la sveglia poggiata sul comodino. La portai vicino al mio volto, non ero ancora in grado di vedere con chiarezza e lucidità, figurarsi poi quei numeretti così piccoli!

Le 7.15 del pomeriggio.

La mia mente era annebbiata, confusa, come se avessi dovuto ricomporre un puzzle i cui pezzi erano tutti sbiaditi o ridotti a brandelli.

L’ultima cosa che ricordavo  era di essere stata al Merlotte, per il mio solito turno serale, e di aver servito al tavolo di quegli odiosi Rattreys.

Brrrr, quei due mi facevano rabbrividire ogni volta che li vedevo, così viscidi, squallidi.

- Toc. Toc. La cena è servita! – urlò Jason, che era tornato portando con sé un vassoio pieno di cibo. - Dovresti mangiare qualcosa -

- Cosa mi è successo? – domandai tesa – Non…non riesco a ricordare nulla.-

- Qual è l’ultima cosa che ricordi? –

Gli dissi della serata al lavoro, di come Tara avesse lasciato il suo lavoro al Super Save-A-Bunch, del mio ricordo dei Rattreys.

Mio fratello mi guardava perplesso. - Sookie, è passato quasi un anno e mezzo da quella sera… -

Non potevo crederci.

- Com’è possibile? Non ricordo nient’altro… – domandai in preda all’ansia.

Jason non rispose nemmeno. Al contrario fece per uscire dalla stanza.

“Chiunque le abbia fatto questo me la pagherà cara! Se Eric non la ucciderà, lo farò io con le mie stesse mani.“ , riuscii a decifrare nei suoi pensieri prima che si allontanasse.

Di che diavolo stava parlando? Chi mi aveva ridotto in questo stato? E poi chi è questo Eric? Perché nessuno vuole dirmi nulla?

Tutte queste domande mi facevano girare la testa.

Decisi di mangiare qualcosa, il mio stomaco brontolava da un po’. Ad ogni morso potevo sentire una fitta atroce colpirmi al ventre.

Il dolore era insopportabile.

Ad un tratto, smisi di mangiare.

Era come se un silenzio assordante avesse inondato la mia mente. Non avevo mai provato una tale sensazione di pace.

 

Mi voltai immediatamente verso la finestra, senza sapere il perché.

Un uomo…un uomo stava…VOLANDO davanti la mia finestra!

 

Per un momento fui assalita da un panico assurdo, poi mi bloccai, come incantata dalla visione di quel bellissimo uomo, che nel frattempo si era introdotto nella mia stanza.

Era molto alto, altissimo, le sue spalle ed il suo corpo davvero imponenti.

La sua pelle sembrava quasi di vetro, tant’era chiara e il suo splendido viso non sembrava lasciar trasparire alcuna emozione.

Ma i suoi occhi…i più belli che avessi mai visto, pensai, ancora ipnotizzata da quella visione celestiale.

Doveva essere lui…Eric.

Il suo volto, persino il suo profumo, mi era familiare, potevo sentire un forte legame tra noi, eppure niente, nada, nisba…il mio cervello non ricordava assolutamente nulla su di lui.

 Si avvicinò a me ad una velocità fulminea, lasciandomi di sasso, poi si sedette sulla poltrona che Jason aveva accostato al mio letto.

- Come stai? – domandò in tono neutro.

- Tu chi sei? Perché nessuno mi dice niente? – incalzai.

- Tuo fratello dice che non ricordi nulla dell’ultimo anno… -

- Già…Ma tu non hai ancora risposto alla mia domanda: chi sei? Perché non riesco a sentirti? –

- Vedi, Sookie, io sono un vampiro. –

Un vampiro? Che strano, pensai.

Sapevo che esistevano, ricordavo tutte le trasmissioni in tv che parlavano di quella Great Revelation, solo non…mi aspettavo di trovarmi un vampiro in camera mia. Wow, non credevo nemmeno che ce ne fossero a Bontemps!

Forte, pensai, chissà cosa avrebbe detto la nonna!

Fu un lampo: vidi il corpo della nonna in una pozza di sangue, nella nostra cucina.

Fu solo un attimo, come se un piccolo, dolorosissimo pezzo del puzzle fosse tornato al suo posto. Il dolore mi sommerse all’istante.

- Sookie, ho bisogno di sapere esattamente cosa ricordi. –

Gli spiegai ciò che avevo già raccontato a Jason.

Il vampiro non si mosse di un millimetro, continuando ad ascoltarmi in silenzio, mentre le lacrime scendevano sul mio viso e un’altra fitta mi colpiva al ventre.

- Permettimi di aiutarti. Il mio sangue, quello dei vampiri, ha delle proprietà “curative”. Faciliterà la tua guarigione. – affermò, portandosi il polso alla bocca e perforandolo con i suoi candidi canini.

eric arm

Lo guardai stupita. Mi aveva davvero chiesto di bere il suo sangue? Come si supponeva che reagissi ad una proposta del genere? Non conoscevo nemmeno quel vampiro…o almeno non ricordavo di conoscerlo.

E se mi stesse mentendo? Se mi stesse tendendo una trappola per…non so…compiere chissà quali atrocità vampiresche? E se volesse trasformarmi in un vampiro? No, no, non era possibile, riuscivo a sentirlo. E poi anche Jason, che per quel che ricordavo odiava i vampiri, si fidava di lui.

A quel punto feci un cenno con la testa e il vampiro si avvicinò ancora un po’ al mio letto, allungando il braccio finché il suo polso non si trovò a pochi centimetri dal mio volto.

- Berrò il tuo sangue  ma poi tu mi racconterai tutto ciò che voglio sapere. – dissi in tono serio, poi afferrai il suo polso e lo avvicinai alle mie labbra.

Sentii il sangue scivolare giù nella mia bocca.

Il sapore dapprima ferroso si trasformò poco a poco in un gusto squisito, dolce e appagante. Il dolore che provavo fino a pochi attimi prima, era di colpo sparito e il mio corpo sembrò essere permeato da una strana, meravigliosa energia che si espandeva verso ogni parte di me.

Come se un intenso brivido caldo mi avesse improvvisamente assalito, sentii ogni muscolo contrarsi, in un inaspettato spasmo di eccitazione. In quel momento aprii gli occhi e mi accorsi che Eric mi stava osservando con un sorrisetto malizioso. Subito smisi di succhiare il suo sangue. Non era certo il momento di lasciarsi andare agli istinti: dovevo ancora capire cosa mi stava succedendo.

- Ricordo anche l’omicidio della nonna. – aggiunsi, tutto d’un fiato, come se pronunciare quelle parole rendesse tutto più reale.

- Non ricordi nient’altro? -

- No, riesco solo a vedere il…il suo corpo…e tutto quel sangue… Nient’altro. Cosa le è successo? – risposi, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

- In quest’ultimo anno e mezzo sono successe molte cose. Alcune molto belle – disse guardandomi intensamente negli occhi – Altre, non vorresti davvero ricordarle, credimi. Io…voglio solo che tu…tu abbia la possibilità di scegliere. Sookie, io sono un vampiro. Noi mentiamo, torturiamo, uccidiamo la gente e beviamo il loro sangue ogni giorno… E’ la nostra natura. –

- Eppure tu sei mio amico… – affermai all’improvviso, interrompendolo.

- Beh, ecco, non esattamente…non mi definirei proprio un amico. – rispose incerto, facendo una sottile smorfia maliziosa con le sue bellissime labbra.

- Sei, eri il mio ragazzo? – chiesi stavolta, inclinando la testa su un lato, inspiegabilmente curiosa di sentire la sua risposta.

- No, Sookie. Non ancora, almeno. - replicò sorridendo - Diciamo che abbiamo una relazione piuttosto...complicata. – Per un attimo mi era sembrato di notare un leggero imbarazzo sul suo volto.

- Oh, capisco. Però tu sei innamorato di me… - affermai genuinamente. Dovevo essere impazzita per pronunciare una frase del genere! Non so nemmeno come mi sia passata per la mente…Dovevano avermi colpita davvero molto forte!

Il suo voltò si indurì all’istante e il suo sguardo si abbassò a fissare il pavimento.

- Non usare quella parola con me. I vampiri non sanno cos’è l’amore. – reagì duramente, con un impeto tale da farmi pensare che stesse volutamente esagerando.

- Oh, non volevo… pensavo solo che…niente, lascia stare. Di che stavamo parlando? –

- Stavo dicendo che i vampiri sono creature violente, sanguinose. – disse lasciando che i suoi canini si estendessero in un click.

Sentii un brivido corrermi lungo la schiena.

- Non ci importa di nessun altro al di fuori di noi stessi, i nostri maker e la nostra progenie. Siamo malvagi, manipolatori, crudeli… Voglio che tu sappia tutte queste cose. – aggiunse, questa volta con un tono più pacato, forse triste?

– Quando sei entrata in contatto con il nostro mondo eri accecata dalle bugie, non ti rendevi conto della vera natura degli esseri come me. Non sono certo che farti ricordare tutto sarebbe un bene. Ma non posso permettere che tu sia privata della tua vita, a causa mia. –

Non capivo. Perché mi stava dicendo quelle cose? Diceva di non essermi amico, di non amarmi, eppure… Lui mi aveva appena curata dalle mie ferite e le parole che aveva pronunciato mostravano chiaramente come lui tenesse a me… Non saprei spiegarlo bene a parole ma era come se fossi legata a lui, come se qualcosa in lui mi appartenesse.

Non aprii bocca per diversi minuti, finché lui si alzò e s’incamminò verso la finestra dalla quale era entrato.

- Ora devo andare, min älskling. (mia amata, ndr) – disse, senza nemmeno guardarmi.

- Eric, non…non andare…ti prego. – lo implorai, a voce bassa. La stanchezza tornava a farsi sentire.

Lui si voltò repentinamente, fissandomi con occhi incerti.

- Torna da me. – sussurrai.

Eric tornò sui suoi passi e raggiunse in un lampo il mio letto.

Senza dire una parola si distese al mio fianco, cingendomi le spalle con un braccio.

Rimanemmo in quella stessa posizione, senza dire nulla, per ore.

 

 

EPOV

 

 

Rimasi al fianco di Sookie molto a lungo, aspettando in silenzio che si addormentasse.

Probabilmente essere rimasto con lei era stato uno degli errori più grandi che avessi mai fatto. O che lei avesse mai fatto.

Non sarei nemmeno dovuto venire in questa casa..

Mi voltai a guardare la sveglia. Le 11.42.

Scostai lentamente il mio braccio, che da ore ormai cingeva il corpo di Sookie, stando attento a non svegliarla, e mi alzai dal letto.

Mi voltai a guardarla prima di uscire dalla stanza. Era così…bella, viva. Che diavolo mi stava succedendo? Questa è roba da…umani.eric e jason

Scossi la testa, come per rimuovere quegli stupidi pensieri dalla mia mente e mi spostai velocemente al piano di sotto.

Jason Stackhouse era intento a guardare la tv, completamente assorto dai suoi soliti dvd di Lost. Mi parai davanti a lui a velocità vampirica.

- Dannazione! Mi ucciderai continuando così! Credevo fossi il Fumo Nero! – urlò il ragazzo scattando in piedi.

- Volevo solo verificare che avessi i riflessi pronti, Stackhouse. Ora devo andare via. Tua sorella dorme. Non. Lasciarla. Mai. Da. Sola. Intesi? Se è necessario chiama il Fangtasia o quel Merlotte, saprà come contattarmi. Quelle maledette streghe potrebbero tornare per lei…–

 

 

*

1815, Inghilterra.

 

- Come hai potuto essere così sciocco, Eric? – disse Godric, con la voce spezzata dalla cocente delusione.

- Non potevo saperlo. Quella strega…mi ha ingannato. – risposi trattenendo a stento le lacrime di sangue che già mi avevano riempito gli occhi.

Io stesso non riuscivo a crederci. Come aveva potuto usarmi in quel modo? Avrei dovuto capirlo.

godric  - Adesso basta, Eric. Basta con questo piangersi addosso. – mi fermò il mio Maker, con tono risoluto. - Non potevi sapere qual era  la sua vera natura, né che avrebbe tentato di usare il tuo sangue per i suoi…incantesimi. – aggiunse con un profondo disgusto nella  voce.

 Godric non sopportava le streghe, gli avevano già causato fin troppi problemi, ma più di tutto, odiava il fatto che una di loro mi  avesse usato per i suoi scopi. Ed io non avrei mai potuto perdonarmi di essermi lasciato raggirare da quella… Non riuscivo  nemmeno a dirlo…

 Avevano ragione gli umani quando le avevano condannate al rogo.

 Per più di ottocento anni avevo vagato per l’Europa, al fianco di Godric, mio padre, mio fratello, il mio unico amico.

 Non avevo mai permesso a nessuno a parte lui di avvicinarsi a me.

 Poi era arrivata Beatrix.

 - Dovrai ucciderla. – sussurrò Godric.

 

*

 

Dopo essermi assicurato che Stackhouse avesse recepito il messaggio di non lasciare Sookie da sola, salii a bordo della mia nuova Chevrolet Chevelle rossa.

Dopo l’incidente al Fangtasia la sola vista della Corvette mi dava il voltastomaco. Non riuscivo a dimenticare il corpo di Sookie che giaceva inerme proprio davanti la mia macchina.

Stavo proprio perdendo colpi, pensai.

In pochi minuti raggiunsi il Fangtasia, dove Pam mi stava aspettando per aggiornarmi sui compiti per i quali l’avevo incaricata.pink pam

Il locale era chiuso al pubblico quindi Pam aveva finalmente avuto modo di indossare il suo nuovo completo Chanel rosa confetto, del quale non aveva mai smesso di parlare nelle ultime due settimane. Donne!

- Come sta la nostra fatina preferita? Dalla tua faccia si direbbe che la luna di miele sia appena cominciata… - affermò Pam con fare malizioso appena oltrepassai la porta del mio ufficio.

- Non credo sia il momento di fare dell’ironia, Jackie O! Cosa hai scoperto? –

- Siamo riusciti a localizzarle. Si trovano in un edificio abbandonato in periferia. Un vecchio bar messicano…Titty Twister, mi pare si chiami…Non c’era traccia di Hallow. –

- Lei era lì? Beatrix? – chiesi senza distogliere lo sguardo dalla mia scrivania.

- Eric io non credo che… -

- Era lì? Rispondi alla mia domanda Pamela. – dissi, questa volta fissando negli occhi la mia progenie.

- Si. -

- Me l’aspettavo. –

- Eric… -

- E’ tutto? – la fermai.

- Non proprio. – rispose Pam riprendendo il suo tono esultante – Ho una piccola sorpresa per te nel seminterrato! –

Mi sollevai di scatto dalla sedia e in un attimo mi trovai al piano di sotto.

- Bel lavoro, Pam. –

- Come sempre. – replicò sorridendo.

Davanti a noi, incatenata nello scantinato, una terrorizzata Sarah Newlin urlava a squarciagola.

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Capitolo 6
*** Witches Are Coming ***


Witches

CAPITOLO VI: Witches are coming

 

EPOV

 

La bionda continuava ad urlare.
- Vi prego, lasciatemi andare! Oh, mio Signore, Gesù Cristo Santissimo, aiutami! –

SARAH CRYING - Basta con questi piagnistei, biondina! – affermò Pam mentre faceva roteare gli occhi per l’esasperazione - Cosa ci facevi sulla statale per Bontemps? Le streghe devono davvero essere cadute in basso per mandare una come te da queste parti. –

Mi avvicinai a lei lentamente, sollevandole il mento per riuscire a guardarla in faccia. – Rispondi. – dissi con tono risoluto.

- Stavo…stavo andando a cercare…Jason…Stackhouse. – disse singhiozzando.

Il suo appariscente tailleur giallo canarino era irrimediabilmente ricoperto di sangue e notai che nonostante le catene a sorreggerla riusciva a malapena a tenere dritte le gambe. La paura la faceva tremare come una foglia.

- Sono…sono scappata da mio marito. Lui…non è più lo stesso da quando sono arrivate quelle…empie streghe. Non potevo rimanere in quel luogo profano! – continuò la Newlin.

- Si certo, tu sei scappata e io sono la fata turchina, come no. Non crederai mica che crederemo alle tue volgari bugie, stronzetta! – ingiunse Pam subito dopo averla colpita con un terribile schiaffo in pieno viso.

- Liberala Pam. – ordinai.

- Ma lei… -

- Ho detto liberala! Portala nel mio ufficio. -  mormorai mentre già risalivo le scale.

Un attimo dopo mi trovavo dietro la mia scrivania e una Sara Newlin ancora distrutta era seduta proprio di fronte a me.

- Avevi una storia con Stackhouse, giusto? – domandai cercando di rimanere il più tranquillo possibile.

La sola vista di quella donna mi ricordava Godric, ma quello non era né il momento né il luogo per soffermarmi a pensare alla sua morte, o all’immenso dolore che avevo provato.

La donna fece un lieve cenno di sì con la testa.

- Ho bisogno che mi racconti tutto ciò che sai su quelle streghe. –

- Non so se dovrei raccontare proprio ad un vampiro le cose che ho visto. Il Signore… -

- Ascoltami Sara – la interruppi – Credo che Jason, e tutti noi, siamo in grave pericolo. Sono certo che il tuo dio non vorrà permettere a quelle scellerate streghe di compiere i loro blasfemi incantesimi… -

- Oh, non ci avevo pensato. – rispose la bionda semplicemente. – Beh, in verità non è che io sappia molto. Credo che Steve, mio marito, sia stato incantato o qualcosa del genere da una di loro. –

- Continua. – chiosò Pam che stava appoggiata allo stipite della porta.

- Ecco… credo che questa donna…questa strega sia a capo della Congrega. Le ho visto dare ordini in giro. Ha detto di chiamarsi Marnie, Marnie Stonebrook e…oh, sapete tenere un segreto? –

Io e Pam ci sporgemmo in avanti per ascoltare con sempre maggiore interesse.

- Credo che questa Marnie…sia l’anticristo! – disse in un sussurro.

Scoppiai in una risata fragorosa. Adesso capivo perfettamente l’alchimia tra questa biondina e Jason Stackhouse!

Poi lei aggiunse: - Non c’è assolutamente nulla da ridere! Quella donna è il demonio! Non sopportavo l’effetto che aveva su mio marito e continuava a dire delle strane cose su un potente rituale… -

A quel punto mi bloccai. Fu come se il sangue mi si fosse gelato nelle vene.

Avevo già assistito alle conseguenze di quel rituale una volta e non avevo alcuna intenzione di lasciare che si ripetesse.

In quell’occasione, quasi due secoli fa, moltissimi vampiri e umani e esseri soprannaturali di ogni genere erano morti.

Non potevo permettere che tutto ciò si ripetesse, soprattutto non ora che, stando a ciò che Sookie aveva appreso a Fae, il rituale di certo sarebbe stato compiuto con il suo sangue.

Le streghe avevano bisogno di sangue molto potente per portare a termine il loro cerimoniale e quello di Sookie, fata telepate di discendenza reale, faceva sicuramente al caso loro.

No, non posso permettere che accada di nuovo, pensai.

- Pam, accompagna questa donna fuori dal mio ufficio, poi corri a casa di Sookie, prendi tutte le sue cose e portala qua. Prendi anche Jason. Veloce. –

- Come desideri, Master. – e in un istante Pam e Sara Newlin sparirono dalla mia vista.

Presi il mio cellulare e il più velocemente possibile digitai il numero di Nan Flanagan.

ERIC PHONE

- Northman? – disse la voce all’altro capo del telefono – Dimmi che hai un buon motivo per interrompere la mia cena. –

- L’Authority si sbagliava. Hallow non è ancora tornata, ma lo farà presto. La congrega sta per compiere il rituale. -

 

 

SPOV

 

Al mio risveglio il vampiro, Eric, non era più al mio fianco.

Mi sentivo ancora un po’ stordita ma il dolore al ventre si era notevolmente attenuato grazie al suo sangue, quindi provai a sollevarmi dal letto.

Nonostante le gambe fossero ancora deboli ed incerte, riuscii ad alzarmi in piedi.

Dopo essere andata in bagno per soddisfare le mie necessità umane, lentamente scesi le scale.

Nel soggiorno Jason sembrava intento a riguardare per l’ennesima volta i dvd di Lost.

Credo abbia visto e rivisto la prima e la seconda stagione almeno un migliaio di volte, eppure è ancora terrorizzato quando vede spuntare il Fumo Nero!

Mi spostai nella cucina. L’appetito mi stava semplicemente divorando.

Aprii il frigo e dopo aver messo insieme tutto il necessario per preparare un toast, infilai il pane nel vecchio tostapane malconcio della nonna.

La nonna.

La mia adorata nonna era morta e non riuscivo nemmeno a ricordare in che modo.

L’ultimo anno e mezzo della mia era stato spazzato via e l’unico, piccolo frammento che mi rimaneva era l’immagine della nonna stesa in una pozza di sangue in quella stessa stanza.

Scoppiai a piangere e mi lasciai scivolare a terra, poggiando la schiena lungo il bancone della cucina.

Sentii il piccolo fastidioso click del tostapane avvisarmi che il mio spuntino era pronto ma non mi importava.

Improvvisamente l’istinto mi spinse a correre verso la porta d’ingresso: dovevo vedere la sua tomba.

Giunta davanti l’uscio mi fermai di botto.

Un’immagine apparve nitida davanti ai miei occhi.

SOOKIE BILLUn uomo stava correndo verso di me. Anch’io correvo verso di lui, indossando una camicia da notte bianca. Lui mi baciò, intensamente, poi mi prese tra le sue braccia e mi porto in una casa poco distante.

Facemmo l’amore, poi lui mi morse sulla giugulare.

Un vampiro.

Non ricordai nient’altro, ma questo fu sufficiente a sconvolgermi nel profondo. Chi era quest’uomo, questo vampiro? 

E quando, perché avevo fatto l’amore con lui?

Io sono, a quanto pare ero, vergine.

Un vampiro. La mia prima volta con un vampiro, e non riuscivo a ricordare nient’altro.

Lo avevo amato? E perché lui non era con me adesso? Ed Eric, allora? Potevo sentire un profondo legame con lui.

Non ebbi il tempo di riflettere a lungo.

Un silenzio soffocante sopraggiunse dietro la porta, fortunatamente ancora chiusa. Un vampiro, pensai.

Sapevo che i vampiri non potevano entrare in casa senza un invito, quindi tirai un respiro profondo e aprii la porta.PINK PAM

Una donna bionda, con uno strano tailleur rosa confetto che sembrava uscito da una versione anni ’60 di Desperate Housewives, si parò di fronte a me.

- E’ un piacere rivederti Stackhouse. – disse con tono evidentemente ironico – Eric desidera che tu e il tuo brillante fratello veniate con me al Fangtasia. –

- E tu chi diavolo sei? E, Fangtasia, sul serio? Che razza di nome è? –

- Sapevo che non lo avresti reso facile. Hey, Stackhouse? Jason? Muovi le chiappe e corri alla porta! -

Pochi secondi dopo Jason fu al mio fianco: - Hey Pam, che ci fai da queste parti? Stavo per scoprire cosa c'è dentro la botola, vuoi unirti a me? – disse ripiegando la testa su un lato, cosa che lo faceva sembrare un po’ stupido ma anche estremamente esilarante.

- No, grazie, credo che per stavolta passerò. – rispose la vampira con lo stesso identico sorrisetto che avevo visto poche ore prima sul volto di Eric. – Ho bisogno che tu e la tua irritante sorellina mi seguiate al Fangtasia. Subito. –

Credevo che Jason si sarebbe opposto duramente a quella richiesta, d’altronde, quella era la puntata di Lost che preferiva in assoluto. Invece, con mio immenso stupore corse a spegnere il televisore e in tutta fretta mi pilotò verso l’auto della vampira: una splendida Mercedes rosa confetto.

Ovvio.

 

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Capitolo 7
*** Fly me to the moon ***


Fly me to the moon

CAPITOLO VII: Fly me to the moon.

 

SPOV

Impiegammo poco più di trenta minuti per raggiungere Shreveport.

Durante il tragitto avevo goduto dello splendido silenzio che ero in grado di assaporare solo in presenza di vampiri.

A quanto pare era impossibile per me sentire i loro pensieri e potevo finalmente gustare quella quiete che avevo desiderato per tutta una vita.

Il silenzio era stato interrotto dalla vampira bionda che si era preoccupata di spiegarmi che il Fangtasia era il locale notturno di proprietà di Eric, anche se in quel periodo era chiuso per “motivi di ordine pubblico”, aveva detto.

Secondo Jason quello era uno dei più famosi bar per vampiri dell’intero stato della Louisiana ed era frequentato da moltissimi umani.

La maggior parte di questi umani, aveva aggiunto mio fratello, erano veri e proprio fangbangers in cerca di un vampiro dal quale farsi mordere.

O con il quale fare sesso.

Probabilmente avrei dovuto essere sconvolta da quest’ultima affermazione ma per quello che ricordavo anch’io avevo fatto sesso con un vampiro e mi ero lasciata mordere da lui.

Per quanto ne sapevo, magari anch’io potevo essere stata una fangbanger.fangstasia

Il solo pensiero mi faceva sprofondare nella vergogna.

Fortunatamente non ebbi il tempo di riflettere a fondo sull’argomento visto che eravamo già arrivati al Fangtasia.

L’esterno del locale era piuttosto semplice: un edificio abbastanza anonimo, con una piccola porta d’ingresso accanto alla quale un insegna di neon rosso riportava il nome del bar.

La vampira scese dalla macchina e in un batter d’occhio si spostò davanti l’entrata, facendo cenno di seguirla.

Esitai un momento, poi feci un lungo respiro e mi indirizzai verso la porta.

Jason entrò nel locale subito prima di me e fu di colpo bloccato da una ragazza bionda che gli era praticamente saltata addosso.

La cosa non mi stupì più di tanto. Voglio dire, mio fratello ha sempre avuto delle “ammiratrici” un po’ ovunque.

Solo non mi aspettavo che ne avesse anche in un locale per vampiri. Mi soffermai per un attimo ad osservare la ragazza. Aveva un’aria familiare.

Aspetta. Io conosco quella ragazza, pensai, l’ho vista in tv, in quei dibattiti contro i vampiri!

Che diavolo ci faceva la moglie del Reverendo Newlin con mio fratello? E soprattutto, che diavolo ci faceva in un locale del genere? Abbassai le mie barriere mentali e in un attimo riuscii a leggere nella mente di Sarah Newlin.

Pensava a quanto fosse felice di trovarsi in quel luogo, di essere con Jason, di essersi allontanata dal marito e da quelle maledette streghe.  La sua mente trasmetteva in modo chiaro e preciso, tanto che fui persino in grado di cogliere delle immagini.

Vidi un locale abbandonato alla periferia di Shreveport, Titty Twister diceva l’insegna, poi vidi Sarah scrivere un biglietto d’addio per il marito. Infine vidi mio fratello, in una vasca da bagno, e lei si era chinata accanto a lui…

Ok, era decisamente il momento di uscire dalla mente di quella donna.

Mi voltai in preda all’imbarazzo.

Non avrei MAI dovuto sbirciare nei pensieri più intimi di Sarah Newlin!

Sollevai lo sguardo dal pavimento e dopo aver rivolto un cenno e un sorriso alla Newlin, che comunque era troppo presa da mio fratello per notarmi, mi inoltrai all’interno del locale.

Immediatamente il mio sguardo si posò sul lato sinistro della stanza come se fossi stata attratta da una calamita di qualche genere.

Eric mi stava osservando, seduto su un trono posto in un angolo leggermente rialzato rispetto al resto della stanza.

Non appena lo vidi, qualcosa scattò nella mia mente. 


eric pam fangstasiaUna strana sensazione di déjà-vu, e in un lampo davanti ai miei occhi vidi Eric, appollaiato su quello stesso trono che mi rivolgeva uno sguardo lascivo mentre con una mano mi faceva cenno di avvicinarmi.

Al suo fianco, una Pam con i capelli raccolti e un aderentissimo completo in pelle nera gli sfiorava i lunghi capelli biondi.

Quando riaprii gli occhi scoppiai a ridere e mi avvicinai ad Eric.

- Cosa c’è di tanto divertente? – chiosò il vampiro senza battere ciglio.

- Niente. – risposi con una chiara espressione divertita dipinta sul volto - Avevi proprio dei bei capelli lunghi! – accennai cercando di trattenere le risate.

- Credevo che a voi donne piacesse lo stile “corteggiatore di Uomini e Donne”... – farfugliò, abbozzando un sorriso anche se mi parve di cogliere un espressione leggermente turbata sul suo volto. 

- Sei, sembri preoccupato da qualcosa. – affermai tutto d’un fiato.

- Dobbiamo andare. Il sole sorgerà nel giro di un’ora e abbiamo bisogno di un luogo sicuro. –

Detto questo, si sollevò di scatto dal trono e corse incontro a Pam, sussurrandole qualcosa a voce bassissima.

Notai che la vampira aveva un’espressione a dir poco seccata ma, in una manciata di secondi, lei, mio fratello e Sarah Newlin erano spariti dalla mia vista.

Mi stropicciai istintivamente gli occhi per lo stupore.

- Dove sono finiti tutti? –

- Pam li ha portati in un posto sicuro. Tu verrai con me. –

Sentii le sue possenti braccia che mi afferravano per la vita e, senza avere neppure il tempo di reagire, mi ritrovai avvinghiata al corpo di Eric Northman che stava…stava VOLANDO!

D’istinto iniziai ad urlare e a scuotermi per il terrore mentre Eric serrava la presa su di me.

- Cerca di stare ferma. – disse il vampiro con un filo di voce guardandomi intensamente negli occhi – Non aver paura, fidati di me. –

Fidati di me.

Quelle parole risuonarono nella mia mente come un mantra e in pochi attimi riuscii a tranquillizzarmi.

Non sapevo spiegarmi il perché ma ero certa che il glamour dei vampiri non avesse alcun effetto su di me. Eppure quelle parole…erano riuscite a infondermi una profonda quiete.

Appoggiai la testa sul suo petto, socchiudendo gli occhi, e lasciai che il silenzio assoluto mi avvolgesse, regalandomi una nuova e inaspettata sensazione di benessere. 

Atterrammo poco dopo in uno splendido viale alberato che faceva tanto Wisteria Lane, attorno a noi, una lunga serie di classiche villette a schiera. Mancava solo che spuntasse Bree Van de Kamp da una delle siepi!

- Dove ci troviamo? – chiesi cercando di non barcollare dopo il nostro “atterraggio”.

- Questa è la casa in cui sto durante il giorno. – rispose Eric mentre mi porgeva una mano per sorreggermi e guidarmi verso la porta d’ingresso.

Rimasi a dir poco stupita.

Nelle mie fantasie Eric il vampiro viveva, non so, in un castello o in un’enorme villa d’epoca. Non avrei mai immaginato di trovarmi di fronte un’anonima villetta a schiera, immersa nel centro residenziale di Shreveport, ecco tutto.

- Nessuno si sognerebbe mai di cercare uno come me in un luogo come questo. – disse mentre digitava a velocità supersonica il codice dell’allarme che bloccava la porta d’ingresso.

Beh, su questo aveva maledettamente ragione!, risposi tra me e me.

L’ingresso era abbastanza ampio, arredato con molta semplicità e sulla destra potevo intravedere una piccola cucina.

- Devo fare una telefonata. Aspettami qui. – affermò Eric in un soffio prima di sparire dalla mia vista.

Sapevo che non avrei dovuto eppure non riuscii a fare a meno di entrare a curiosare.

La cucina era piuttosto piccola, d’altronde era sempre la casa di un vampiro, ma molto ben attrezzata, con mobili ed elettrodomestici modernissimi. Sembrava appena uscita da un catalogo d’arredamento e pensai che probabilmente nessuno l’aveva mai usata finora.

Senza quasi riflettere aprii leggermente l’anta dell’enorme frigorifero che si trovava alla mia destra.

Una quantità assurda di True Blood e quelle che ipotizzai fossero sacche di sangue occupavano quasi tutti i ripiani, ad eccezione di uno, nel quale erano stipate delle bottiglie d’acqua e del cibo per umani.

Richiusi immediatamente il frigo, poggiando la schiena contro lo sportello.

Che sciocca che sono, pensai, sicuramente moltissime umane saranno entrate in questa casa con Eric!

Lentamente scrollai la testa, come per allontanare quel leggero barlume di gelosia che sentivo salirmi addosso.

Poi mi spostai nella stanza adiacente, il salotto.

Una parete colorata con un intenso blu oceano si stagliava sullo splendido parquet di legno chiaro, mentre un moderno divano in pelle nera, posto di fronte al camino, dominava l’intera stanza.

Mi avvicinai piano piano al divano e mi tolsi le scarpe.

I piedi mi dolevano in modo insopportabile ma Pam non mi aveva permesso di tornare dentro casa per indossare le mie adorate Nike.

Una gran perdita di tempo, aveva detto.

Sollevai i piedi e li appoggiai cautamente sulla seduta del divano, continuando a guardarmi intorno per esplorare con lo sguardo quella meravigliosa stanza.

Accanto a me, su un piccolo tavolino di vetro, notai un libro semiaperto. Lo presi tra le mani spinta dalla curiosità: Cent’anni di solitudine.

Beh, per lo meno questi vampiri avevano un certo senso dell’umorismo!

Quel pensiero mi fece iniziare a ridere rumorosamente e proprio in quel momento mi accorsi che Eric era appoggiato alla parete e mi stava guardando.

- Sono contento che ti trovi a tuo agio, Sookie! –

Scattai in piedi in un lampo.

- Oh, Eric! Io…ero solo curiosa…la tua casa è bellissima. – quelle furono le uniche parole che riuscii a mettere insieme. – Mi chiedevo…Ero mai stata in questa casa prima d’ora? –

- In realtà nessuno, a parte me, Pam e il maggiordomo che si occupa della casa, era mai entrato in questo posto. – affermò mentre si avvicinava lentamente a me e mi tendeva una mano – Dobbiamo spostarci, Sookie. Il sole sta per sorgere. –

Presi la sua mano e lasciai che mi conducesse verso il piano interrato, nel quale si estendeva un lungo e tetro corridoio illuminato solo da piccole appliques.

Sulla destra notai una porta e senza che io facessi in tempo a domandare Eric mi spiegò che si trattava della stanza di Pam.

- Oh, credevo che tu e Pam… -

- Cosa? Che io  Pam dormissimo assieme? – chiosò scuotendo la testa.

Poi mi condusse verso il fondo del corridoio dove, nascosta nella parete e protetta da un’altra lunga serie d’allarmi, si trovava la sua camera da letto.

Un enorme letto king size con la testata e le lenzuola di color cioccolato padroneggiavano la stanza, anche questa con pareti del blu più bello che avessi mai visto.

eric shirtlessD’un tratto, Eric si sfilò la maglia.

Mi sentii il sangue affiorare sulle guance, ormai vistosamente arrossite.

Cercai di distogliere lo sguardo da quel corpo marmoreo ma ogni tentativo era inutile.

- Avevi detto che dovevi parlarmi di qualcosa. – sussurrai, tutto in una volta, per cercare di limitare l’imbarazzo.

- Credo sia meglio che ti sieda, Sookie. – disse mentre lasciava cadere sul pavimento i suoi jeans, rimanendo seminudo con solo dei boxer rossi addosso.

Per un istante credetti di rimanerci secca, tant’era la vampata di calore che mi aveva sopraffatto alla vista del suo splendido sedere. 

Poi lui si voltò verso di me, sorridendomi e sollevando un sopracciglio con fare malizioso.

In un istante fu a meno di un centimetro dal mio corpo.

- Se continui a fare così finirai per uccidermi, min älskling. – mi sussurrò in un orecchio.

Potevo sentire tutto il mio corpo fremere alla ricerca di un contatto con il suo. Riuscivo a sentire che i suoi canini erano completamente estesi e mi sporsi leggermente in avanti per permettergli di accarezzarmi con maggiore intensità.

- Non farò sesso con te, stanotte. – aggiunse lui, abbassandosi a sfiorarmi il collo con le labbra –  Manca poco all’alba e ho bisogno di parlarti di alcune faccende importanti. –eic sookie

Le sue mani continuavano a sfiorarmi la schiena, il collo e le braccia.

- Inoltre, quando deciderò di fare sesso con te – mormorò con le labbra quasi contro la mia bocca – dovrà essere un’esperienza indimenticabile, min älskling. –

Potete credermi se dico che in quel momento, se mi avesse presa e sbattuta sul letto, non avrei avuto la minima obiezione da fare.

Eppure, si limitò a baciarmi velocemente sulle labbra e si allontanò lentamente fino ad adagiarsi sul letto, continuando a sorridere soddisfatto.

Maledetto vampiro!

- Di…Di cosa volevi parlarmi? – borbottai cercando di ricompormi e di focalizzare la mia attenzione su un altro argomento che non fosse il suo corpo fantastico.

- So che ti sembrerà una follia ma credo che una strega, una potente strega stia per tornare. E credo anche che avrà bisogno di te per farlo. –

 

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Capitolo 8
*** Fear of the Dark ***


fear of the dark

CAPITOLO VIII:  Fear of the dark.

 

SPOV

- Una strega? Di che diavolo stai parlando? – urlai di getto non appena sentite le parole del vampiro - Non vorrai mica farmi credere che… -

Il suo sguardo era più eloquente di qualsiasi altra parola.

- Mi piacerebbe che fosse tutto uno scherzo. - rispose sollevando lo sguardo verso il soffitto – Questa strega, Hallow, sta per tornare e avrà bisogno del tuo sangue per il rituale. Credo sia per questo che ti hanno aggredita. –

- Oh mio Dio! –

Ero esterrefatta.

Jason mi aveva lasciato credere che ero stata vittima di un incidente stradale e prima di allora non avevo mai dubitato che quella fosse la verità. E ora?

Soltanto in quell’istante avevo scoperto di essere stata aggredita.

E per di più da una…STREGA! Non credevo nemmeno che esistessero!claudine

Ora cosa salterà fuori?, mi chiesi, che esiste anche babbo natale? O i nani di Cenerentola? O le fate turchine?

In quel preciso momento socchiusi le palpebre e davanti a me vidi uno splendido laghetto, donne e uomini che danzavano attorno ad esso ed una donna molto bella che mi teneva per mano. Claudine.

- Hey Sookie, Sookie, tutto bene? Rispondi, ti prego. –

Eric stava urlando scuotendomi le spalle.

- Va…va tutto bene. Ho solo avuto un altro flash o come cavolo vuoi chiamarlo. – dissi cercando di rimanere il più calma possibile mentre il cuore mi batteva all’impazzata.

Odiavo il fatto di non ricordare niente e ora questi maledetti flash mi stavano solo confondendo ancora di più.

Fate

- Quelle…streghe, vogliono il mio sangue perché sono una fata, non è vero? – dissi repentinamente – Io…riesco a ricordare di essere stata nel loro mondo. –

Sentivo una lacrima scendere sulla mia guancia. Avevo sempre saputo di non essere normale, ma una fata? E per di più continuavo a non ricordare un accidente.

- Credo che la tua mente sia più potente di quello che le streghe avessero previsto. – accennò Eric con un’espressione totalmente assente – Forse per questo riesci a ricordare qualcosa. –

- Potrebbe essere. – risposi frettolosamente – Ho già avuto altri flash dal mio risveglio. La nonna, le fate, te con i capelli lunghi, Bill… -

- Bill… - sussurrò lui, nuovamente teso.

- Già, a proposito, chi cazzo è Bill? Riesco solo a ricordare che è un vampiro e che…abbiamo avuto una relazione. Perché non è qui con me? –

- Sookie io non credo di essere, diciamo la persona più indicata per parlare di Bill… -

Che mi era passato per la testa?

- Lo immaginavo – dissi arrossendo leggermente – comunque stavamo parlando delle streghe. Cosa sai di loro? –

-Tutti noi siamo in grave pericolo, Sookie. Questa congrega cerca da secoli di eliminare i vampiri e tutte le altre specie sovrannaturali e solo con le immense capacità di Hallow potrebbe costituire una minaccia di tali proporzioni. Hallow è la strega più potente che abbia mai incontrato. –

- Quindi la conosci già? – domandai in un impeto di curiosità.

- Hallow è una strega antichissima. Le leggende diffuse tra i supes vogliono che secoli fa, al termine di un’atroce guerra, i suoi poteri fossero stati in qualche modo confinati da un essere fatato e che Hallow sia stata imprigionata  nel corpo di un’anziana donna priva di capacità magiche. –

- Cosa c’è di vero in queste leggende? –

- Non saprei dirlo con precisione ma… anche se con scarsi risultati, il rituale è già avvenuto una volta …e tutto per causa mia. – disse a voce così bassa che faticai a comprendere le sue parole.

- A causa tua? Che intendi? –

- Vedi Sookie, il rituale per il suo ritorno è molto complesso e può essere attuato solo da una potentissima strega utilizzando del sangue sovrannaturale. – aggiunse lui, seguitando a fissare nel vuoto – Due secoli fa, il sangue che fu usato…era il mio. Per fortuna non era abbastanza potente e l’effetto del sortilegio svanì in pochi giorni. Credo sia per questo che vogliono te. –

Quell’ultima affermazione mi sconvolse, eppure il peggio doveva ancora venire.

D’un tratto, come se la mente di Eric si fosse estesa nella mia, fui in grado di vedere i suoi ricordi.

 

*

uma thurman aka BeatrixEric giaceva su un’enorme letto, circondato da lenzuola di seta e pizzo. Al suo fianco, una bellissima donna bionda si stava sollevando da quello stesso talamo con un’espressione che mi parve profondamente infelice.

Una volta in piedi la donna si era voltata a guardare Eric e, con le lacrime agli occhi, pronunciò delle parole in tono solenne.

- Oh, Hallow, dea delle arti occulte, dea della luce, a spezzare il macabro incantesimo il fato m’induce. Per sconfiggere l’offesa che hai dovuto subire questo gelido sangue ti voglio offrire. – disse sollevando lo sguardo e le braccia verso l’alto.

Aggirò il letto e si avvicinò al viso di Eric per sfiorarlo con un veloce bacio sulle labbra.

Riuscivo a vederlo solo in maniera offuscata ma il volto di Eric era totalmente inespressivo, come se fosse stato…incantato.

Poi, vidi la donna estrarre un piccolo pugnale e, ancora sommersa dalle lacrime, lacerare in un solo colpo il polso del vampiro.marnie

Raccolse il sangue in un calice che mi parve di un materiale simile all’argento e si allontanò ad aprire la porta.

Dietro di essa, ad attenderla, c’era una vecchia donna dall’aspetto stanco.

- Finalmente Beatrix! Credevo che non ce l’avresti mai fatta. – disse la donna più anziana con un’espressione che adesso le conferiva un’aura di pura malvagità.

- Perdonami Marnie. -

 

*

Riaprii gli occhi in uno scatto, soffocata da una sensazione di puro terrore.

Avevo appena letto la mente di un vampiro.

Lo shock era stato micidiale, quindi per qualche istante non fui in grado di proferire parola.

Quando Eric distolse la mente dai suoi ricordi, si accorse finalmente dello stato catatonico in cui mi trovavo.

- Sookie, va tutto bene? Hai avuto un altro flash? –

- Si…no…ecco…non so se dovrei dirtelo. – farfugliai confusamente.

- Sookie che hai visto? –

- Io…credo di aver visto…i tuoi ricordi. –

- Cosa hai visto? – domandò lui con una faccia evidentemente terrorizzata.

- Ho…ho visto una donna, Beatrix, credo si chiamasse. L’ho vista prelevarti del sangue. Sembravi come…incantato. –

- Non dovresti sapere queste cose. Non dovresti poter leggere nella mente di un vampiro. – disse lui, ancora più agitato – Non dovrai mai farne parola con nessuno, MAI! –

Sapevo che non avrei dovuto dirglielo!

Già era difficile convivere con la mia telepatia e vivere una vita normale, frequentare la scuola, lavorare al Merlotte…Ora leggere nella mente di un vampiro non era certo una cosa di cui vantarsi, anzi, era decisamente molto pericoloso.

- Sookie, ascoltami bene. Se queste streghe dovessero trovarti sarebbe la fine. Promettimi che rimarrai nascosta in casa durante il giorno. Al mio risveglio incontreremo l’AVL e gli altri supes e decideremo il da farsi. – disse infine con tono più pacato, mentre potevo intravedere i segni del sonno imminente.

 

Quando mi fui accertata che il vampiro fosse morto per il mondo, mi sollevai dal letto e mi diressi verso la porta sulla mia destra.

Fortunatamente, dietro quella porta, trovai un bagno nel quale soddisfare le mie necessità.

Una volta all’interno, notai l’immensa vasca da bagno posizionata nell’angolo e decisi che, se proprio dovevo rimanere in quella casa per tutto il giorno, tanto valeva godermela.

Mi immersi nella vasca cercando di rilassarmi, ma le informazioni che avevo assimilato durante la notte, sommati ai frammenti di ricordi che stavo riacquistando, mi facevano girare la testa.

Fate, vampiri, streghe e chissà quali altri esseri sovrannaturali ci attendevano al varco e non potei fare a meno di sentire un brivido di pura angoscia salirmi lungo la schiena.

Uscii dalla vasca e mi avvolsi nell’enorme accappatoio che avevo trovato alla mia destra. Ovviamente era di Eric, e dato che lui era molto alto e prestante, addosso a me sembrava un enorme sacco bianco.

Guardai nello specchio di fronte a me e sorrisi nel vedere la mia figura. Ero certa che a Eric non sarebbe dispiaciuto sentire il mio odore sulle sue cose.

Tornai nella camera da letto e lo osservai attentamente mentre riposava.

Arrossii nel ricordare le parole che mi aveva sussurrato poche ore prima e nel ripensare alle sue splendide labbra che mi sfioravano.

Per scacciare i pensieri a luci rosse che ormai stavano affollando la mia mente, mi guardai attorno in cerca di qualcosa da indossare.

Mi accostai all’armadio cercando di non fare rumore anche se sapevo che Eric non avrebbe mai potuto sentirmi.

Con mio grande stupore notai che una delle ante era stata riempita con la mia biancheria e i miei vecchi abiti. Scelsi quello bianco con i fiori rossi e dopo averlo indossato mi avvicinai alla porta.

La complessa serratura, scoprii con immensa gioia, lasciava che la porta si aprisse agevolmente dall’interno, per poi richiudersi, con allarmi annessi e connessi, automaticamente.

Risalii in fretta al piano superiore visto che la fame mi aveva assalito all’improvviso.

Dopo aver mangiato un tramezzino, preparato con ciò che avevo trovato nel frigorifero, mi appoggiai alla finestra, cercando di sbirciare all’esterno.

La Mercedes rosa confetto di Pam era parcheggiata nel vialetto, d’altronde si confondeva perfettamente con l’ambiente circostante.

In quel preciso istante qualcosa scattò dentro di me.

Cominciai a cercare le chiavi dell’auto freneticamente, gettando in aria tutto ciò che mi sembrava d’intralcio.

Solo dopo circa un’ora le trovai nascoste in un ripiano della libreria, nel salotto.

Superai la porta d’ingresso e salii in macchina, guidando ad una velocità assurda per un centro abitato.

Continuai a guidare in tondo per circa mezzora. Poi, finalmente, mi fermai in una strada isolata di periferia.

Che diavolo mi sta succedendo?, mi chiesi.

In un baleno guardai alla mia destra e un orribile edificio in disuso occupava l’intera visuale.

L’insegna, che probabilmente una volta era stata coloratissima e luminosa ma ora era soltanto logora e cadente, ritraeva un immagine davvero trash raffigurante una donna seminuda, mentre una scritta in neon diceva: Titty Twister, aperto dal tramonto all’alba.

Rabbrividii all’istante.

Era lo stesso posto che avevo visto nella mente di Sarah Newlin.

Lo stesso posto nel quale si riunivano le streghe.

Come diamine ero arrivata fin li?

Un attimo dopo sentii un immenso dolore colpirmi alla nuca.

E fu il buio.

 

 

 

Angolo di Jasmine: I’m back, ladies!!!

Vi chiedo umilmente scusa per il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo ma ho avuto alcuni impegni (vedi 3 interi giorni di festeggiamenti per il mio compleanno!! XD ).

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, anche se, ahimè, a me non è piaciuto molto… fino alla fine non mi convinceva per niente.

Una precisazione: le parole di Beatrix, non so se alcune di voi l’avranno notato, sono un mio gentile omaggio alle streghe del film Four Rooms, che io personalmente trovo all’apice del trash e del comico-grottesco, ma che comunque ogni volta mi fa scompisciare dalle risate!!!

Per inciso, non ho resistito! Avevo bisogno di dare un volto alla mia Beatrix e ovviamente non poteva essere altro che la mia adorata Uma Thurman, aka Beatrix Kiddo di Kill Bill…altro gentile e amorevole tributo a quel geniaccio di Tarantino, così come il Titty Twister! XD

Dopo questo mio elogio/discorso-di-propaganda-elettorale-pro-Quentin-Tarantino :P , vorrei ringraziare ancora una volta tutti coloro che continuano a leggere, recensire, seguire ecc… questa mia ff!

Spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate!!!

Love U all!!!

- Jasmine -

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Capitolo 9
*** Titty Twister ***


Titty Twister

CAPITOLO IX: Titty Twister

 

SPOVsookie pain

Un caldo soffocante avvolgeva il mio corpo in una stretta morsa rovente.

Attorno a me un vortice di parole confuse mi riempiva la mente, un caos assordante che mi ostacolava nel raccogliere qualsivoglia briciola di concentrazione.

Per la seconda volta, nel giro di pochi giorni, trovai che aprire le palpebre era probabilmente una delle imprese più difficili che avessi mai tentato di affrontare in vita mia. Il mio corpo sembrava non rispondere ad alcuno dei miei comandi e le mie braccia e le mie gambe erano come bloccate da una straordinaria forza che mi impediva qualsiasi movimento.

Lentamente, aprii gli occhi.

Immagini confuse e ombre distorte comparvero dinnanzi al mio volto.

Poco a poco, riuscii a distinguere delle figure al centro dell’enorme salone nel quale mi trovavo.

Immaginai di trovarmi su un palco di qualche genere, considerata la posizione sopraelevata dalla quale riuscivo a scorgere ogni angolo della stanza.

Sulla destra, quello che una volta era stato il bancone di un pub, era ora ricoperto da un assurdo strato polveroso, sul quale erano stati poggiati un’infinità di candele e candelabri di ogni dimensione.

L’alto soffitto e le mura che lo sostenevano, a fatica aggiungerei, visto lo stato di decadenza nel quale versava l’intero locale, erano quasi interamente ricoperti da travi in legno, a bloccare le finestre, mentre le pareti erano percorse in tutta la loro lunghezza da diverse nicchie, ornate da pali e aggeggi vari che facevano pensare ad uno strip-club.

Avrei voluto urlare, chiamare aiuto, ma dalla mia bocca non uscì altro che un suono sordo, un guaito impercettibile.

Poi la mia attenzione fu assorbita del tutto dalla scena che si stava svolgendo proprio davanti ai miei occhi.

Un’enorme vasca marmorea, riempita fino all’orlo con l’acqua più limpida che avessi mai visto, occupava il centro esatto della stanza e attorno ad essa diverse donne e qualche giovane uomo si muovevano danzando e cantando all’unisono dei versi per me indecifrabili.

Indossavano degli assurdi abiti che sembravano usciti da un vecchio film hippie di serie B, con stampe floreali che persino io, che le adoro, trovavo orribili.

Immaginai la vampira Pam entrare in quella stanza e far fuori tutti, solo per il loro cattivo gusto in fatto di moda, urlando battutacce ironiche qua e là. Per quel poco che riuscivo a ricordare, io e la vampira bionda non dovevamo essere esattamente buone amiche, eppure adoravo il suo modo di fare…accidenti, quella vampira aveva stile da vendere!

Improvvisamente una delle donne al centro della stanza, con indosso un lunghissimo abito color avorio e gli  splendidi capelli di un perfetto biondo cenere acconciati in una treccia scomposta, si voltò a guardarmi.

La riconobbi all’istante.

Avevo già visto quel volto e ci volle solo un attimo perché il suo nome riaffiorasse nella mia mente.

beatrix  Beatrix.

 Mi guardò solo per un istante, eppure credetti di intravedere nei suoi occhi un velo di pura malinconia.

 Il suo sguardo mi confondeva.

 Non riuscivo a smettere di pensare alle immagini e ai ricordi che avevo intravisto nella mente di Eric.

 Non riuscivo a smettere di pensare che forse, quella donna, lo aveva davvero amato. Lo avevo visto nei suoi occhi, nei ricordi di Eric.

 E non riuscivo, non potevo assolutamente dimenticare, che forse Eric l’aveva a sua volta riamata.

 Le mie mani presero a tremare per l’intensa ondata di rabbia che mi aveva assalito. Se non fossi stata immobilizzata sarei scattata addosso a quella fottutissima  bionda e l’avrei fatta a pezzi con le mie stesse mani.

 Che diavolo mi stava succedendo? Ero forse gelosa?

Trovarsi incatenati in una stanza piena di streghe che vogliono usarti per i loro maledettissimi rituali e non riuscire a smettere di pensare che volevo uccidere quella donna per il solo fatto di essere stata con Eric.

Per essere stata di Eric.

Cercai di scacciare dalla mente ogni pensiero.  Non è il momento Sookie, concentrati!

Vidi Beatrix voltarsi, facendo un cenno con il capo ad una delle sue compagne, una giovane brunetta che non doveva avere più di vent’anni ma che con i vecchi abiti e il trucco pesante ne dimostrava almeno una decina in più.eric sbavvvvv

Dopo un piccolo segno di protesta, la ragazzina si allontanò, urtando indispettita tutte le donne che le stavano intralciando il passo e non appena ebbe varcato la soglia della porta, nella stanza nella quale mi trovavo calò il silenzio.

Potevo sentire tutti i loro occhi puntati su di me, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dal volto di Beatrix, la quale mi fissava a sua volta.

Poi, la porta si riaprì di scatto, provocando un forte rumore, e gli occhi di tutti, me compresa, si spostarono sulla figura che si accingeva ad entrare nella stanza.

- Scusate. – tuonò la voce del vampiro biondo, che ancora tratteneva il capo rivolto verso il basso – Stavate cercando un cadavere? –

 

 

Angolo di Jasmine: chiedo umilmente perdono per il ritardo!!! capitolo cortissimo ma mi farò perdonare con il prossimo che aggiornerò prestissimo!!!!

Ancora grazie a tutti coloro che leggono questa ff, in particolare a Kaimy_11, Fior di Luna, Dilettascrittrice, Fra cullen, FanFic_89, Alexxia, Ely33, Graluc, cullen96, stars92, vero15star, IoNonLoSo, SweeperGirl, alialiali, angelika4ever, CapricornGirl, DarkNemesis, dyd33666, everglow, harmon8y9, irene862, lauciko, leonedifuoco, miley2805, mimi65, Miss Sophie, neusiedler, PiccolaSerpe, rox_1281, skorpion, SlytherinMac, sunnydale91, yle444

Spero vorrete continuare a leggere e recensire la mia storia!!!

Love U All!!!!!!!!

-Jasmine-


 

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Capitolo 10
*** Hallow ***


hallow

CAPITOLO X: Hallow

 

SPOV

eric sbavvvvvv

- Scusate. – tuonò la voce del vampiro biondo, che ancora tratteneva il capo rivolto verso il basso – Stavate forse cercando un cadavere? –

Che Dio benedica i cadaveri!!!, pensai in quel preciso istante.

Se fossi riuscita a muovere anche un solo, misero muscolo gli sarei saltata tra le braccia con tutte le mie forze e non lo avrei più lasciato andare.

Aveva indosso dei pantaloni, una canotta e una giacca in pelle. Tutto nero, ovviamente. Quel vampiro di certo sapeva bene come attirare l’attenzione di una donna. Quasi non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

Soltanto in un secondo momento mi accorsi che tra le sue mani il vampiro stringeva la testa mozzata della ragazzina bruna che avevo visto pochi minuti prima e che gli occhi di Eric erano fissi in quelli della strega bionda.

- Bene, bene, bene. Guarda un po’ chi si rivede.– esclamò Eric con sorriso beffardo – Buonasera Beatrix! Lasciami ricordare…credo siano passati un paio di secoli dalla notte in cui sei fuggita dopo avermi ingannato, incantato e derubato del mio sangue per i tuoi…pfu…rituali… - continuò piombandole di fronte a velocità vampirica.

Il suo tono di voce era il solito, assente, sarcastico, eppure riuscivo a leggere sul suo volto centinaia di parole non dette, di sentimenti soffocati e nascosti per secoli.

Una rabbia cieca mi assalì tutto d’un tratto.

- Buonasera Eric. – rispose semplicemente la strega, continuando a guardarlo dritto negli occhi, con la stessa espressione malinconica che ancora le segnava il volto – Ti stavamo aspettando. –

Solo in quel momento sollevai gli occhi e mi resi conto che le altre streghe avevano approfittato della distrazione del vampiro e lo avevano quasi accerchiato tenendosi per mano, intonando in tono di voce crescente un incantesimo di qualche genere.

witches- Elementi della notte, elementi della morte, venite a noi, giovate alla nostra sorte. –

Le luci in tutta la stanza presero a lampeggiare, mentre il pavimento sembrò quasi crollare in balìa di un terremoto.

- Ora ti comandiamo e ti diamo il compito, Oh spirito maligno, di astenerti dal fare del male a qualsiasi creatura o cosa … e se ti rifiuti sarai dannato sia nel corpo che nell’anima… -

Il viso di Eric si fece cupo e in pochi attimi il suo corpo giaceva inerme sul pavimento.

Avrei voluto urlare ma ancora una volta il mio corpo sembrava non rispondere ai miei comandi.

Non mi ero mai sentita così impotente in tutta la mia vita.

- Il vampiro è pronto. – sussurrò Beatrix.marnie

Riuscii a malapena a sentire le sue parole, eppure la sua voce sembrava spezzata dalle lacrime.

- Ben fatto, figlia mia, ben fatto. – tuonò una voce dall’altro lato della stanza, dalla quale emerse lentamente la figura dell’altra donna che avevo intravisto nella mente di Eric.

Marnie.

- Ora possiamo iniziare, finalmente. –

Osservai le donne disporsi in cerchio attorno alla vasca in marmo chiarissimo posta al centro della sala, mentre gli uomini, tra i quali mi era parso di intravedere un goffissimo Steve Newlin, si affrettavano a disporre il corpo di Eric al mio fianco.

Essergli così vicina e non poterlo toccare, non poterlo aiutare, mi stava uccidendo.

Lo vidi riaprire gli occhi a fatica.

Non mi ero mai accorta, o forse semplicemente non lo ricordavo, che avesse gli occhi di un perfetto blu oceano. I suoi bellissimi capelli biondi ricadevano leggermente sul suo viso, rendendolo ancora più bello, se possibile.

Le sue labbra erano leggermente venate di rosso, probabilmente il sangue della brunetta, eppure tutto in lui, dalla fossetta sul mento, alle piccole rughe sulla fronte, alle lievi occhiaie, fino al pomo d’Adamo che sporgeva leggermente ad ogni sussulto, mi sembrava perfetto.eric sookie

Non avrei avuto nemmeno la possibilità di dirgli ciò che sentivo.

Mi guardò intensamente e sentii il mio corpo fremere in cerca di un contatto con il suo.

- Sookie, guardami. – sussurrò dolcemente, anche se potevo sentire l’enorme sforzo fisico che stava facendo nel pronunciare quelle parole. – Guardami. –

Mi incantai nei suoi occhi.

Il glamour vampirico continuava a non funzionare su di me, ma non smisi di fissarlo neanche per un istante. Neppure quando percepii il dolore lancinante della lama che mi stava lacerando il polso.

Neanche lui distolse il suo sguardo dal mio, nemmeno quando gli uomini passarono ad incatenarlo con l’argento. Nemmeno quando fu il suo polso ad essere squarciato.

Tentai con tutte le mie forze di emettere qualche suono, di parlargli, ma tutto ciò che ottenni fu di pronunciare in un sibilo il suo nome. Abbozzai un sorriso e lo osservai mentre mi sorrideva a sua volta, pregando con tutta me stessa di poter rivedere quel volto ancora tante e tante volte.

Poi la nostra attenzione fu attratta da un rumore sordo proveniente dal centro della sala.

La vecchia strega, Marnie, aveva lasciato cadere a terra i suoi abiti, e si accingeva ad immergersi nella vasca.

- Siamo qui riunite per riportare in vita la grande dea che si è trasformata proprio in questo luogo più di mille anni fa in questo stesso giorno. – annunciò Beatrix in tono solenne.

- Hallow, oh grande e bellissima, - continuò l’uomo posto alla sua sinistra - noi ti facciamo queste offerte nella speranza di spezzare quel mostruoso incantesimo che ti ha privata del seme del tuo amante, del tuo animo puro, della tua stessa vita. -

Sentii il panico assalirmi.

- In questa magica notte sentiamo il dovere di evocare l’antico potere. –

Le streghe continuavano a tenersi per mano, circondando l’intera vasca all’interno della quale l’acqua pareva improvvisamente ribollire, mentre gli uomini si prostravano ai loro piedi.

- Oh mia amata, sii allegra e gioconda. Ti offro il sangue della fata bionda. – annunciò la donna dai capelli rossi al fianco di Beatrix, mentre quest’ultima versava il contenuto del calice che aveva in mano all’interno della vasca.

Il mio sangue…

Rabbrividii al solo pensiero.

- Oh Madre Divina, il freddo sangue ti ho portato di colui che per te ho corteggiato. – proclamò Beatrix, versando il contenuto di un secondo calice nella vasca, dalla quale ora un’intensa nebbia sembrava pervadere l’intera stanza.

Le mie gambe presero a tremare mentre la strega dai capelli biondi continuava la sua supplica.

- Ora io ti invoco, Oh Dea! – annunciò in tono formale mentre una repentina ondata di vento pareva aver acceso tutte le candele presenti nel locale.

-Tre, tre volte tre, tre volte tre. – esclamarono all’unisono tutte le streghe presenti nella stanza e, in un’istante tutte le luci si spensero.

Pochi attimi dopo un urlo squarciò il silenzio nel quale la stanza era piombata e dalla vasca emerse una figura femminile.

Mi aspettai di veder comparire Marnie, ma al suo posto, una splendida donna, dalla candida pelle e lo sguardo glaciale faceva il suo ingresso nella sala.my hallow-courtney cox

Il suo corpo nudo, appena coperto dai lunghi capelli corvini, era sinuoso e al contempo in qualche modo rigido, come se si stesse risvegliando dopo secoli di inattività.

Ad un tratto, la donna si voltò a guardare Eric e dopo un istante, si girò verso di me, percorrendo con sguardo vacuo ogni centimetro del mio corpo fino a soffermarsi sul mio viso.

- I miei abiti! – urlò la donna scostando una ciocca di capelli dal volto, mentre le streghe correvano verso di lei porgendole un lungo abito nero. Lo indossò con noncuranza,  poi i suoi occhi di un azzurro chiarissimo si posarono nuovamente sul mio volto.

Sentii la forza che fino ad allora aveva soffocato il mio corpo si dissolveva lentamente e poco a poco riuscii a muovere le braccia e le gambe.

Mi sfiorai i polsi che dolevano come se una stretta corda fosse stata legata in quel punto fino ad un attimo prima.

- Finalmente! – esclamò la donna dai capelli corvini, attirando la mia attenzione – Ti aspettavo da così tanto tempo, mia cara… - disse, avvicinandosi al mio volto e accarezzandolo col palmo della mano – Somigli così tanto al tuo vecchio bisnonno… - aggiunse con un sussurro.

- … il … il mio… bisnonno? – domandai, quasi più stupita dall’essere riuscita ad emettere suono che dalle parole della donna.

- Oh, che sbadata. Permettimi di presentarmi. – rispose con tono di finta gentilezza 

– Il mio nome è Hallow. Non credo che tu sappia molto di me, ma, probabilmente, - aggiunse continuando a giocare con i capelli con aria indifferente -  avrai sentito parlare del mio caro, adorato… - 

E finalmente defunto, udii chiaramente nei suoi pensieri – maritino… Ti dice niente il nome Niall Brigant? -

 

 

 

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Capitolo 11
*** Finite Incantem ***


Finite Incantem

Capitolo XI: Finite Incantem.

 

SPOV

– Ti dice niente il nome Niall Brigant? -

- Di che diavolo stai parlando? – chiesi in un impeto di rabbia, chinando il mio corpo all’indietro, allontanandomi da quella strega che ormai sembrava aver preso il controllo della situazione.

Il suo sguardo sembrava permeato da un’aura cupa, gelida come il colore dei suoi occhi, e tutto il suo corpo appariva debole e fragile eppure avvolto da un’oscura forza che lo sorreggeva in ogni istante.

- Perdonami, mia cara. Dimenticavo che la mia fedele Beatrix ha cancellato i tuoi ricordi… - disse dolcemente.  Più la guardavo più continuavo a pensare che dietro ai suoi modi cortesi e perbene si nascondesse la più grande stronza che avessi mai visto.

Si voltò per incontrare lo sguardo della strega bionda, che non le aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un attimo  – Ben fatto, figlia mia. –

- Ogni tuo desiderio è un ordine, mia Dea! – rispose Beatrix,  piegandosi in un inchino.

- Ah, che fortuna, averla trovata! –disse rivolgendosi a me mentre i suoi occhi ancora seguivano Beatrix - Vivere nel corpo di quell’orribile vecchiaccia è stata un’impresa così…disgustosa! – mormorò Hallow scuotendo la testa in un tono che persino in un momento come quello non poteva che suscitare ilarità – Fortuna che magari “zia Petunia” avesse questa figlia così splendida e fedele! – aggiunse continuando a sorridere.

- Dove eravamo rimaste, mia cara? – proseguì riprendendo a guardarmi – Ah, già, la tua memoria… che sbadata! –

Poi, con estrema naturalezza, come se stesse facendo la cosa più semplice del mondo, pronunciò poche parole - Finite incantem.  Quae oblitus redeat in memoria cui mulier pertinet. – e pochi attimi dopo sentii che il mio corpo veniva come attraversato da migliaia di spilli appuntiti, ognuno dei quali conteneva un barlume dei miei ricordi.

Tutto mi fu nuovamente chiaro.

Il mio incontro con il vampiro Bill, la prima volta che ero stata al Fangtasia, Sam e la sua natura di mutaforma, Reneè il serial killer, quella stronza di Maryann e quello psicopatico di Russell Edgington, le fate e il loro mondo così surreale, Eric…

Repentinamente mi resi conto della situazione nella quale mi trovavo con maggiore consapevolezza e mi discostai dal corpo di Hallow, che nel frattempo si era avvicinata oltre quella che mi ero imposta come “distanza di sicurezza”.

Tutto inutile! Immediatamente Hallow si protese in avanti, riprendendo a giocare con la ciocca di capelli biondi che mi era scivolata lungo il lato destro del viso.

- Mia cara, non aver paura di me. Tu sei nata per essere qui, in questo preciso momento. Tu sei nata per essere parte di un grande progetto, sei nata per essere mia. – mi sussurrò guardandomi intensamente negli occhi.

Fu come se avesse letto quelle parole direttamente dal mio cervello, e probabilmente era proprio quello che stava facendo se davvero era la mia bis-bis-bis-bis-bisnonna/fata, appropriandosi di quel mantra che mi aveva sconvolta solo pochi giorni prima e solo adesso ero in grado di ricordare.

All’istante il mio corpo si immobilizzò, come intrappolato in una sorta di labirinto mentale dal quale non ero in grado di fuggire.

Iniziai, poco a poco, a provare una strana sensazione di benessere e calore, una sensazione di pace e quiete indescrivibile.

Senza smettere di guardarmi negli occhi, la donna dai capelli corvini continuava ad avvicinarsi al mio volto, fino a posare le sue labbra sulla mia fronte, seguitando a sussurrare parole incomprensibili ma che alle mie orecchie risuonavano come una musica celestiale.

Poi una voce interruppe in qualche modo l’idillio che stavo vivendo.

- Sta. Lontana. Da. Lei. – mormorò il vampiro biondo che ancora si trovava inginocchiato alla mia sinistra, stretto in una lunghissima catena d’argento.

Il suono della sua voce e l’odore pungente di carne bruciacchiata mi risvegliarono di colpo dal mio stato di trance e immediatamente mi voltai a guardarlo.

- Eric – urlai di getto, mentre con tutte le mie forze tentavo inutilmente di avvicinarmi a lui.

Finalmente ricordavo tutti i momenti trascorsi con quel vampiro biondo: il primo incontro al Fangtasia, i giorni trascorsi a Dallas e il dolore per la perdita di Godric, gli scontri e i battibecchi continui, le battute sarcastiche e i sorrisetti maliziosi…

Ricordavo anche i giorni appena trascorsi, nei quali quello che credevo essere una specie di Dio Vichingo borioso, egocentrico ed egoista, si era preso cura di me, mi aveva ospitata nella sua casa, senza raccontarmi balle o approfittare della situazione.

Nel mio momento di maggiore fragilità e volubilità Eric mi aveva protetta e aiutata, con una dolcezza e un’onestà che mai mi sarei aspettata da lui…

In passato avevo creduto così tante volte di odiarlo… eppure adesso la sua vita mi sembrava una ragione più che sufficiente per distruggere quelle fottutissime streghe.

Il mio corpo nonostante tutto però si rifiutava nuovamente di collaborare e non mi spostai che di un misero millimetro e mentre io lottavo con me stessa per riappropriarmi del mio corpo, notai che Hallow era china a fissare negli occhi il vampiro biondo.

- Guarda un po’ chi si rivede! – mormorò con un sorriso beffardo la strega, o fata, o come diavolo volete chiamarla: Hallow! – Sapevo che quello giusto eri tu…avevo solo calcolato male una piccola variabile… - aggiunse voltandosi a guardarmi solo un attimo, prima di posare nuovamente lo sguardo sul vampiro.

- Alla fine, quell’idiota di mio marito aveva sempre avuto ragione… la sua stupida…pfu…”profezia” in fondo era esatta. – disse mimando il gesto delle virgolette con un tono che mi parve a metà tra l’ironia e il profondo disgusto.

- Niall… Quell’insignificante idiota credeva che l’amore avrebbe salvato tutto, oh che tenerezza! – aggiunse con fare sarcastico -Ho sempre saputo che il suo buon cuore l’avrebbe portato alla morte, prima o poi… -

- Niall era un uomo saggio – la interruppe Eric con un filo di voce, continuando a guardarla dritto negli occhi, con aria di sfida – per questo ha sempre saputo che eri feccia. –

- Come osi? – urlò Hallow sollevandosi dal pavimento in uno scatto – Tu, stupido avanzo di carne senza cuore, né anima! –

La sua voce si era fatta grave e cupa, e il suo corpo aveva preso a fluttuare a mezz’aria.

- La tua specie profana ha valicato i confini della magia oscura, ha infranto le regole della natura e delle divinità consacrate, ha massacrato e ucciso ignobilmente gran parte del mio popolo – continuava ad urlare a voce sempre più alta – per poi contaminare la mia progenie. La tua razza e anche quelle stupide fate senza midollo, che non hanno saputo lottare e si sono arrese al vostro volere profanando le loro origini sacre, LE VOSTRE SPECIE SONO MALEDETTE! Pagherete per il male che mi avete causato, pagherete per gli abomini che avete compiuto! e tu, - aggiunse indicando il vampiro con la mano destra – tu, orribile creatura succhiasangue senz’anima, sarai il sacrificio che gli dei pretendono per porre fine alla tua spregevole specie! –

Gli occhi, una volta azzurro ghiaccio di Hallow, erano adesso neri come la notte e dal suo corpo un’intensa, immensa energia si espandeva per tutta la stanza.

- Tu, e la tua amata, - proseguì voltandosi verso di me e continuando ad urlare in preda ad una rabbia ferocissima – voi sarete il sacrificio, il mio dono agli dei! E finalmente vampiri e fate avranno ciò che meritano: LA VERA MORTE! –

Author corner:
perdonatemi il ritardo! Tra connessioni e chiavette lentissime, la scoperta del bellissimo Game of Thrones (quanto amo HBO!) e un unico pensiero in testa (ovvero una prima metà stagione di TB straordinaria e con un VIKING VAMPIRE GOD sempre più adorabile!!!) sono riuscita ad aggiornare solo adesso…
Spero che il capitolo basti a farmi perdonare almeno un pochino!

volevo solo sottolineare che come sempre ci sono citazioni e tributi un po’ sparsi qua e là nei capitoli (Tarantino in primis ma anche un cenno alla cara zia Petunia di HP!)…
ah, per chi se lo chiedesse, il latino dell'incantesimo è quello del traduttore di google...annulla l'incantesimo. ciò che è stato dimenticato ritorni alla donna alla quale appartiene...

purtroppo niente immagini per colpa della chiavetta maledetta...cercherò di rifarmi nel prossimo capitolo...

comunque...più andiamo avanti,  più la mia ff si discosta dall'originale ma va bene così...
come dissi qualche capitolo fa, secondo me il bello delle ff sta proprio nell'immaginare e condividere con gli altri storie in qualche modo parallele sui nostri amati personaggi...piccoli momenti creativi, più o meno riusciti,  in cui dare sfogo alla fantasia (e alle fantasie...ma a queste ci arriveremo tra qualche capitolo!!!)

come sempre grazie a tutti quelli che seguono la mia ff! LOVE U ALL!!!
vi saluto con una promessa: il prossimo chap sarà in buona parte dedicato alle shipper!!! Eric & Sookie forevah and evah!!!!! a presto con il prossimo capitolo…

Jasmine
 
PS: Team Eric RULES!!!finalmente dopo 4 sudate stagioni il vichingo ce l’ha fatta!!!dopo il primo momento di commozione ed emozione, mancava poco mi mettessi a fare la OLA o partissi in stile trenino di carnevale cantando PEPEPEPEPEPEPEPEPEPE….ok basta, credo di aver reso il concetto!
dopo avervi reso partecipi della mia gioia infinita vi saluto con un’uscita ad effetto…
AND NOW IT’S TIME FOR THE WHEATER. TIFFANY?
A prestoooooooo

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Capitolo 12
*** Non, Je Ne Regrette Rien ***


Non, Je Ne Regrette Rien

Capitolo XII: Non, Je Ne Regrette Rien.

 

SPOV

 

- Tu, e la tua amata, - proseguì Hallow voltandosi verso di me e continuando ad urlare in preda ad una rabbia ferocissima – voi sarete il sacrificio, il mio dono agli dei! E finalmente vampiri e fate avranno ciò che meritano: LA VERA MORTE! –

 

Il mio corpo, ormai in uno stato catatonico, immobile e senza alcuna forza, prese a tremare, come se la paura e il terrore fossero stati l’unica cosa a tenere insieme i pezzi.

Avrei voluto urlare, liberare Eric dall’argento, scappare, o fare una qualsiasi altra cosa, ma ogni briciola della mia energia vitale continuava ad essere assorbita da quella strega che, in quello stesso istante, come mi avesse sentita, si voltò a guardarmi.

Il suo splendido volto e la sua candida pelle erano adesso rovinati. Vene, ferite e cicatrici erano affiorate sulla superfice del suo viso, mentre i capelli corvini avevano assunto una tonalità tendente al grigio.

Tutto il suo corpo, che pochi minuti prima mi era sembrato così fragile e debole, ora emanava delle scariche elettriche di forza inaudita e la sua potenza era palese dinanzi ai nostri occhi mentre pronunciava quella che alle mie orecchie suonava come una lunghissima preghiera in un linguaggio sconosciuto.

Prima che io avessi il tempo di accorgermene, alcuni uomini, tra i quali riconobbi il reverendo Newlin, si avvicinarono al mio corpo e a quello del vampiro biondo, e senza dire una parola, con lo sguardo fisso nel vuoto, ci sollevarono di peso, trascinandoci fino al palco che dominava il fondo della stanza.

Dovevo essere rigida e pesante come un macigno, perché i due  uomini faticarono non poco a spostarmi, nonostante io non fossi in grado di opporre alcuna resistenza.

Raggiunto il palco, mi accorsi che al suo centro esatto era stata posta un’alta lastra di argento, che ricordava in tutto e per tutto un’enorme lapide lucente, mentre, sulla parete che la sovrastava, era stato inciso il simbolo di una gigantesca fiamma rossa.eric in chains

Il vampiro fu subito adagiato all’imponente lastra con le gambe e le braccia divaricate, bloccato ai polsi e alle caviglie da spesse manette d’argento.

Nonostante l’enorme dolore che sicuramente stava provando, e potevo vedere la sua pelle bruciare sotto le catene, solo una lievissima, impercettibile smorfia di dolore attraversò per un istante il volto del vampiro.

L’Eric Northman che avevo imparato a conoscere e apprezzare, il dio vichingo divenuto vampiro, il guerriero millenario, non avrebbe mai dato a quelle fottutissime streghe la soddisfazione di vederlo soffrire.

Subito dopo, gli stessi uomini tornarono da me e trasportandomi come se fossi stata il tronco di un albero, mi adagiarono dritta contro il corpo del vampiro.

Notai che gli uomini reggevano tra le mani altre catene. Questa volta, però, non si trattava di catene d’argento, bensì di un altro metallo che dopo qualche istante identificai con il ferro.

Ricordavo di aver letto o sentito da qualche parte che il ferro fosse un grave pericolo per le fate, ma solo adesso potevo sperimentarne gli effetti sulla mia pelle.

Sentii la mia carne ardere sotto le catene di ferro, come se un tizzone incandescente fosse stato premuto con violenza su ogni singola parte del mio corpo.

Sentii il mio corpo sussultare, contrarsi e nuovamente espandersi in un feroce spasmo, provocandomi una sofferenza tanto più grande ad ogni minimo movimento, finché il dolore fu così atroce che finalmente, inaspettatamente, riuscii ad emettere un urlo.

- Ehi, vacci piano, Stackhouse. - mormorò il vampiro, al quale ero praticamente incollata, con un filo di voce - Finirai per spaccarmi un timpano.-

- Eric! – risposi semplicemente sollevando il viso per guardarlo negli occhi. – Fa così male… -

- Lo so, min älskling, lo so… ma devi resistere. Io so che puoi farcela… concentrati.- disse con la voce smorzata dal dolore provocato dall’argento.

Cercai di rilassarmi e con tutta la concentrazione che mi era possibile riuscii a mantenere immobile il mio corpo, così da ridurre al minimo la superficie a contatto diretto con il ferro.

- Visto? Sapevo che avevi la forza e la concentrazione di una guerriera… - si complimentò dolcemente il vichingo senza mai smettere di guardarmi negli occhi.

Un piccolo sorriso sfuggì dalle mie labbra, poi ricordai il pericolo imminente.

- Eric…cosa ci succederà? Credi che Hallow… - chiesi lasciando trasparire tutto il mio timore.

Il vampiro distolse lo sguardo dal mio viso, e in quel momento compresi davvero la gravità della situazione nella quale ci trovavamo e un’enorme sensazione di impotenza mi colpì dritta allo stomaco.

Non c’era nulla che potessimo fare.

Incatenati con argento e ferro e vittime degli incantesimi di quelle maledette streghe, Hallow ci avrebbe uccisi, sacrificati ai suoi dei per i suoi stramaledetti rituali.

Se le sue parole erano vere, avrebbe avuto il potere necessario a sterminare migliaia, forse anche più, di vampiri e fate.

E non c’era nulla che Eric ed io potessimo fare.

Una lacrima scese lungo il mio viso.

Eric.

Lo guardai ancora una volta.

Miriadi di sentimenti confusi, parole sconnesse e ricordi ingarbugliati mi attraversarono la mente.

Eric.

Non sono… non posso… essermi innamorata di Eric Northman.., cercai di ripetere tra me e me.

Ma non ci sarebbe stato un domani. Non avrei avuto un’altra possibilità.

E nel profondo sapevo.

Sapevo di volerlo con tutta me stessa. E sapevo che l’avrei perso.

Per sempre.

- Non piangere, min älskling. – disse Eric, interrompendo il mio flusso di pensieri – Odio quando goccioli in questo modo. Sei più bella quando sorridi. –

- Eric, io… -

- Shhhh, non parlare... – mi bloccò all’improvviso – Non voglio vederti rassegnata, o disperata. Voglio rivedere la Sookie che ha varcato le porte del Fangtasia quella sera di quasi due anni fa. Voglio rivedere la Sookie che davanti a potenti vampiri o esseri sovrannaturali di ogni genere non ha mai mostrato paura ed è sempre riuscita a sorprendermi. La Sookie che mi ha sempre risposto per le rime e che ha sempre camminato a testa alta e fiera delle sue convinzioni… –

Ok, qualora avessi avuto qualche dubbio sui sentimenti che provavo per lui, adesso mi aveva dato il colpo di grazia.

kiss- Eric… ricordi quando pensavi che Russell ti avrebbe ucciso? – mormorai confusamente mentre lui faceva cenno di sì con la testa.

- Quando sono venuta nel tuo ufficio, al Fangtasia... – continuai spostando il viso contro il suo petto, distogliendo lo sguardo.

- Quando mi hai baciata, ecco. – conclusi senza riuscire a guardarlo in viso.

Per l’amor di Dio!!! Dovevo sembrare un adolescente imbranata…

Suvvia Sookie, non adesso… , mi dissi per incoraggiarmi

- Come potrei averlo dimenticato? – rispose con quel sorrisetto malizioso che tempo fa avevo creduto di odiare.

- Beh, ecco…io… dicevi che se fossi morto senza avermi prima baciato, quello sarebbe stato il tuo più grande rimpianto... – dissi d’un fiato, guardandolo negli occhi, mentre le guance mi si colorivano di un rosso fuoco per l’imbarazzo.

Non voglio avere rimpianti.

- Ho un ricordo abbastanza sfocato di quel momento... – chiosò il vampiro restando sul vago, facendo finta di non capire ciò che invece sapeva benissimo. Ero sicura che avesse capito, ma come al solito non mi avrebbe reso le cose più facili…

- Vuoi farti pregare? – lo esortai con un finto tono seccato.

- Non sarebbe una cattiva idea… Forse se me lo chiedessi con gentilezza, potrei anche accontentarti… - continuò lui con la solita smorfia furbetta stampata in faccia.

Accidenti a quello stupido sorriso!!!

- Ok, va bene. Hai vinto – ribattei con un falsissimo tono esasperato.

In fondo, i continui battibecchi, le battutine e quel costante flirtare erano sempre stati la parte più divertente del tempo trascorso insieme.

 - Mr. Northman, mi farebbe l’onore di concedermi un bacio? –

Baciami ti prego!, pensai. Non avrei potuto attendere un istante di più.

- Come desideri, min älskling. Se proprio insisti… – rispose sorridendo, mentre si chinava leggermente verso il basso per permettermi di raggiungere più agevolmente il suo viso.

Cavoli se era alto, quel vampiro!

Le catene e le manette d’argento e ferro sfregavano sui nostri corpi continuando a fare un male del diavolo e, attorno a noi, una potentissima fata devota alla magia oscura e lekiss sue dannatissime streghe seguaci seguitavano a pronunciare incantesimi d’ogni genere, preparandosi al loro rituale e al sacrificio che comprendeva la nostra morte.

Ma non m’importava.

Mi sollevai sulle punte dei piedi ad occhi chiusi, lasciando che le catene solcassero il mio corpo in una scia infuocata, e in pochi istanti mi ritrovai a una manciata di millimetri dal volto di Eric Northman.

Nella mia mente ogni altro pensiero era svanito.

C’eravamo solo io ed Eric.

Le sue labbra mi sfiorarono dolcemente la fronte, scivolando lungo il mio naso e soffermandosi ad accarezzare la mia guancia destra.

Lo sentii esitare per un momento, poi, lentamente si spostò a sfiorarmi le labbra.

- Guardami, min älskling. – sussurrò contro le mie labbra – Guardami negli occhi. –


Piano piano aprii gli occhi e, in quello stesso istante, la sua bocca si posò sulla mia.

Nota dell'autrice: eccomi!!! Ogni promessa è debito, per cui spero vi sia piaciuto leggere questo capitolo almeno quanto a me è piaciuto scriverlo!!!
per tutti coloro che fossero interessati, il titolo è tratto da una bellissima canzone francese... se avete tempo e voglia, ascoltatela e leggete il testo... mi ha ispirata e secondo me è adattissima alla Sookie della mia ff in questo momento...
Ringrazio come sempre tutte le persone che leggono, seguono, ricordano e soprattutto recensiscono!!! è sempre stupendo sapere la vostra opinione!!!
XOXO Jasmine

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Capitolo 13
*** Minuetto ***


Bonding

Capitolo XIII: Minuetto.

 

SPOV

 

- Guardami, min älskling. – sussurrò contro le mie labbra – Guardami negli occhi. –

Piano piano aprii gli occhi e, in quello stesso istante, la sua bocca si posò sulla mia.

 

*********

 kiss

Fu un bacio casto, le sue labbra, così morbide, fredde e sottili contro le mie, in una soffice e delicata carezza.

La luce riflessa rendeva i suoi capelli persino più biondi del solito e l’azzurro cielo delle sue iridi mi sembrava brillasse come non mai.

Mi persi nei suoi splendidi occhi per un lunghissimo istante. Non era la prima volta che baciavo Eric, eppure si stava dimostrando un’esperienza totalmente nuova,  forse più consapevole.

Sentii la mia bocca e la sua muoversi all’unisono, in un lento, armonioso movimento, e mi lasciai trasportare dalle sue labbra, fino a raggiungere un universo parallelo, in cui non c’erano fate, né streghe o vampiri, ma solo io ed Eric.bacio

Io ed Eric. Le sue labbra e le mie.

 

- Ma che visione celestiale!!! – strillò all’improvviso Hallow alle mie spalle.

Ma che diavolo…?!?!?

Staccai in un lampo le labbra da quelle del vampiro biondo, con un filo d’imbarazzo, e cercai di scostare il volto per quanto fosse possibile, date le catene che ancora mi ancoravano al suo corpo.

-  Se voi due, teneri piccioncini, avete finito di tubare, - continuò la donna con un tono che definire ironico sarebbe un eufemismo - possiamo finalmente passare alle cose serie… -

Non riuscivo a vederla dalla posizione nella quale mi trovavo, eppure già l’inflessione del suo tono di voce mi aveva fatto presagire il peggio. 
Credetti di scorgere alcune persone che si muovevano alla mia destra, ma non riuscii a vederle che con la coda dell’occhio.

Il vampiro, dal canto suo, era perfettamente immobile. 
Credetemi, il fatto che il petto sul quale avevo appoggiato l’orecchio non si muovesse di un millimetro, per di più senza il suono di un cuore pulsante, in quel momento non fece altro che aumentare la mia angoscia.

- Oh Sette Dei, io vi imploro! – urlò inaspettatamente Hallow con quanto fiato aveva in gola.

In un baleno percepii una forte sensazione di calore assalirmi. 
In pochi secondi le fiamme divamparono tutt’intorno a noi e istintivamente cominciai a strillare con tutte le mie forze, tanto era il panico che mi aveva assalito alla vista del fuoco.

Le catene continuavano ad impedirci qualsiasi movimento, e notai subito che, nonostante il dolore pazzesco che doveva provare, Eric stava di nuovo tentando, in un gesto furioso e disperato, di spezzare le manette che gli bloccavano mani e piedi.

Immediatamente  mi sforzai di mantenere la concentrazione su quelle fottutissime catene, e presi a dimenarmi e divincolarmi con tutta la forza che ancora avevo in corpo. L’unico risultato che ottenni furono delle pesanti, atroci e dolorosissime scottature che mi incenerivano la pelle dalle spalle fino ai fianchi, rendendo ancora più insopportabile l’immane calore del rogo che si stringeva sempre più a noi.

Mai avrei pensato che sarei potuta finire così.
Io, Sookie Stackhouse, cameriera mezza pazza di questa minuscola cittadina chiamata Bon Temps, ex-vergine ventiseienne, che fino all’altro ieri viveva ancora  con la nonna e non aveva mai messo il naso fuori dalla porta.
Io, Sookie Stackhouse, neo-fata-telepate, morirò bruciata viva per i folli rituali della mia bis-bis-bis-bis-bis-bis-bisnonna fata-strega che odia fate e vampiri.

I miei pensieri cominciarono a vagare incontrollati, mentre attorno a me le lingue di fuoco continuavano ad ardere alte, sfavillanti, come vivessero di vita propria. 
Non riuscivo a smettere di fissare il fuoco, forse per un inconscia speranza di riuscire a spegnerlo con la forza della mia mente.

In fondo, sono una fata-telepate, magari in punto di morte scoprirò di avere qualche altro superpotere nascosto!, pensai, in preda ad un puro delirio.

Più che le fiamme, forse era il fumo, la nebbia e la cenere, che mi soffocava e mi stordiva maggiormente. Potevo avvertire il calore prendere possesso del mio corpo, e la mia pelle cominciava ad avvizzirsi, gradualmente ma inesorabilmente.
Attorno a me continuavo a sentire delle voci. Ma erano suoni confusi, distanti, e non riuscivo a distinguere le parole. Era come se il fuoco mi avesse avvolto la mente, prima ancora che il corpo.

Ad un tratto mi sentii sfiorare la fronte.

- Sookie! Cazzo, Sookie, rispondimi! Dannazione! – mormorò il vampiro biondo al quale ero fisicamente appiccicata.

Mi voltai a guardarlo. Il suo volto era rigato da una lacrima di sangue.

Anche un vampiro millenario come Eric Northman sente la pressione di una morte imminente, mi sorpresi a pensare.

- Sookie! Maledizione, credevo di averti persa. –

- Eric…io… -

L’avevo visto in quello stato di disperazione solo una volta, da quando l’avevo conosciuto: la morte di Godric. 
Ripensai a Dallas e a come, per la prima volta, avevo preso in considerazione il fatto che dietro quell’arrogante corazza di vampiro vichingo millenario Eric Northman nascondesse molto di più.

Lo guardai ancora, cercando di dimenticare le lingue di fuoco che si avviluppavano alla mia carne sempre più ferocemente.

Non c’era più tempo. Non c’erano più parole da dire.

Mi avvicinai al suo volto con uno scatto. Le catene di ferro mi strapparono almeno venti centimetri di pelle e un piccolo urlo.

Ma non importava.

- Baciami. – dissi in un soffio.

Un ultimo bacio, ti prego!

I suoi occhi si riempirono di una nuova ondata di sangue, eppure il vampiro non disse una parola.

Non ce n’era bisogno.

Mi scostai leggermente, sorprendendolo per un attimo, e piano piano gli sfiorai il naso, per poi avvicinare la mia bocca al suo viso, per lambire con le labbra quella lacrima di sangue che ancora solcava la sua guancia destra.

Lo guardai dritto negli occhi, come se avessi voluto naufragare per l’ultima volta in quello splendido azzurro che avevo sognato così a lungo nell’ultimo anno e mezzo e che non avrei rivisto mai più, e in un lampo la sua bocca fu sulla mia, con l’urgenza e la foga della disperazione.blood kiss

L’ultimo bacio.

Dischiusi le labbra, permettendo al vampiro biondo di baciarmi con maggiore intensità, lasciando che le nostre lingue s’incontrassero e si rincorressero in una danza sensuale ed impetuosa.

Oh Eric baciami. Baciami ancora, e ancora, e ancora. Vorrei che questo bacio durasse per sempre.

La mia temperatura corporea si stava impennando costantemente. Forse le fiamme, forse il calore prorompente, straripante, che dal centro della mia intimità si stava irradiando in tutte le parti del mio corpo.

Per un attimo, dimenticai tutto ciò che ci circondava e mi donai a lui. Completamente.

Oh Eric, divorami. Lascia che mi nutra di te, che mi sazi di te. Voglio perdermi in te, fino alla fine.

I suoi baci diventarono sempre più intensi, caldi, avvolgenti. Poi, quando avvertii i suoi canini estendersi al passaggio della mia lingua, maledissi Hallow, le streghe e le dannatissime catene.
Senza alcun tentennamento, mi soffermai con la lingua al di sopra dei suoi canini, lasciando che il sangue colasse dal piccolo taglio che io stessa mi ero procurata.

Sono tua…

Il sapore metallico del mio sangue si riversava copiosamente all’interno delle nostre bocche.

Sempre tua…

D’istinto gli morsi il labbro inferiore, in modo delicato ma passionale ed il mio sangue ed il suo si mescolarono insieme in un’unione perfetta.
Sapevo fin troppo bene qual era l’effetto del sangue sui vampiri, e della sua strettissima correlazione con la sessualità, ma non avrei mai immaginato che anch'io sarei stata travolta da questo mix di piacere ed eccitazione dilagante. 

Cento, mille volte tua…

Il nostro sangue aveva un sapore metallico, dolciastro, delicato, straordinario e stupefacente allo stesso tempo ed una imprevista brama di sangue e lussuria mi assalì in un modo che non mi sarei mai aspettata.
Insistetti nello stuzzicare i suoi canini, in maniera tale che il sangue continuasse a scorrere dai piccoli tagli sulla mia lingua, mentre lasciavo che il suo sangue continuasse a sgorgare dal suo labbro inferiore. Solo poco dopo, percepii chiara e forte la sua abbondante virilità premere contro il mio ventre ed ero sicura che anche lui era in grado di distinguere con precisione l’odore della mia eccitazione crescente. In quel preciso istante, mi resi conto che la più potente scarica di energia che avessi mai avvertito stava attraversando il mio corpo da parte a parte. Ondate di calore si alternavano a scariche d’energia, sensazioni di piacere estremo, valanghe di eccitazione.
Con mia grande sorpresa mi accorsi che ero in grado di avvertire chiaramente gli effetti del blood bond: insieme alle mie emozioni, potevo percepire con precisione tutte quelle del vampiro. Eccitazione, paura, rabbia, disperazione, affetto, istinto di protezione…amore?

Senza mai smettere di baciarlo, guardai il vichingo dritto negli occhi e un improvviso, immenso orgasmo mi colse del tutto impreparata, mentre l’enorme energia che avevo individuato poco prima si sprigionava dal mio corpo in un lampo, come se un fulmine avesse trapassato le mie membra.sooksookie shock

Non riuscii subito a capire ciò che accadde in quel momento.


Sentii tutte le mie forze separarsi dal mio corpo e la mia mente svuotarsi all'improvviso di ogni mio pensiero.
Con il fisico e la mente completamente esausti e privi di qualunque difesa, non riuscii ad impedire che i
pensieri di tutti gli umani presenti nella stanza mi travolgessero. 

Lentamente, mi accasciai  sul pavimento, senza nemmeno notare che le catene che mi stringevano erano adesso a pezzi, disseminate qua e là attorno a me.
Anche il fuoco era scomparso, ma anche di questo non m’importava minimamente, tanto ero stremata .

L’ultima cosa che riuscii a vedere tra i fumi che ancora mi circondavano, prima di crollare definitivamente, fu Eric che stringeva il collo di Hallow.

Poi le forze mi lasciarono del tutto e mi abbandonai all’oscurità.

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