Arctic.

di Nackros
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza. ***
Capitolo 2: *** Avvistamenti. ***
Capitolo 3: *** Lacrime rosse. ***
Capitolo 4: *** Colonne di fumo. ***
Capitolo 5: *** Nuovi arrivati. ***
Capitolo 6: *** L'apparenza inganna. ***
Capitolo 7: *** Emergenza e punti di vista. ***
Capitolo 8: *** Tentativi di convincimento. ***



Capitolo 1
*** Partenza. ***


~ Gwen P.oint O.f V.iew 

 

Quando arrivammo al porto di Anchorage erano appena sorte le prime luci dell'alba.

Alla linea dell'orizzonte si prostrava una sottile linea arancione che andava man mano svanendo alzando lo sguardo verso la volta celeste, acquistando un blu sempre più intenso grazie il quale era possibile scorgere ancora per un poco la luna ed alcune delle stelle più luminose.

Non c'era vento, ma l'aria pungente attraversava senza alcuna difficoltà la stoffa della giacca.

Salutai tutti e quando fummo al completo ci preparammo per l'imbarco.

Bridgette passò tutto il tempo prima della partenza con Geoff, il suo fidanzato.

Me ne aveva già parlato agli incontri che avevano preceduto la data della nostra spedizione, ma non mi sarei mai immaginata che la coppia fosse così affiatata.

Continuavano a scambiarsi baci e promesse d'amore, in una scena così tenera che quasi mi fece sorridere. Courtney ed Eva, invece, sembravano quasi irritate dalla scena, forse troppo smielata per loro.

"Volete continuare a succhiarvi la faccia a lungo, oppure pensate di partire?" Domandò in tono sarcastico Noah.

La sua domanda distolse i due fidanzatini dalle loro effusioni e, dopo un'occhiataccia rivolta a Noah, Geoff salutò la sua metà con un ultimo bacio.

Durante la partenza rimanemmo tutti sul ponte ad osservare la riva allontanarsi sempre di più.

Gli unici a non godersi quello spettacolo furono Noah, Izzy ed Eva, impegnati nella cabina di comando.

Per Noah quella non era la prima volta che partecipava ad una spedizione del genere. Aveva già avuto esperienze sulle navi sia come ricercatore che come comandate, ruolo che avrebbe nuovamente ricoperto durante questo viaggio.

Izzy, invece, era una ragazza con dei begli occhi verdi contornati da una chioma di ricci capelli.

Nonostante fosse un po' strana e molto, anzi, troppo vivace, Noah ci aveva raccomandato che sarebbe stata un'ottima co-pilota.

Su di Eva non sapevo molto; era una tipa palestrata, stava molto sulle sue ed era piuttosto scontrosa. Sapevo solamente che si sarebbe occupata della sala motori...

Gli altri membri dell'equipaggio li avevo incontrati già a delle precedenti riunioni, ma avevamo discusso solamente sull'assegnazione dei ruoli e sul da farsi durante la navigazione, quindi non sapevo molto su di loro.

L'unico che conoscevo veramente bene era Trent.

Era stato lui a convincermi ad inviare il mio curriculum all'associazione per poter prendere parte nell'equipaggio della nave.

Per me lui era un amico, ma avrei voluto che diventasse qualcosa di più.

Tuttavia eravamo entrambi troppo timidi per confessarci, ed io non mi ero mai osata a sfiorare quelle labbra che tanto desideravo.

Lui non sarebbe rimasto con noi sulla nave ad impedire lo sterminio delle balene, sempre più vicine all'estinzione, ma avrebbe fatto tappa fino ad una piccola stazione scientifica nell'Artico, dove avrebbe seguito le operazioni da terra e condotto alcune ricerche con altri ambientalisti.

Mentre osservavamo la terra allontanarsi sempre di più, ed il sole iniziava ad alzarsi nel cielo, iniziammo a chiacchierare tra di noi.

Parlammo per un'oretta circa , iniziando a conoscerci un po' meglio.

Bridgette, la ragazza dai capelli biondi, si rivelò subito una persona dolce e cordiale, arruolatosi sulla nave grazie alle sue conoscenza in biologia e veterinaria.

Courtney, invece, era una giornalista e si trovava come me sull'imbarcazione con lo scopo di documentare tutto. Sapevo già che avremmo collaborato molto per riordinare il materiale acquisito. Io infatti ero stata ingaggiata come fotoreporter.

Poi c'era Dj, un ragazzone giamaicano che si sarebbe occupato della cucina. In effetti, quella sera, si rivelò essere un ottimo cuoco, conquistando la simpatia di tutti.

Eravamo un gruppo molto piccolo, questo a causa dei fondi, purtroppo non sufficienti per mantenere un grosso equipaggio per un tempo sufficientemente lungo.

Infatti non avevamo una data fissa per la durata del nostro reclutamento, saremmo rimasti in mare finché il carburante non sarebbe finito.

A fine cena, stremati un po' per l'essersi svegliati presto, ed un po' per i compiti eseguiti nel pomeriggio, andammo tutti a dormire nelle nostre cabine.

Non so se fu per l'agitazione per ciò che ci aspettava o per il sobbalzare continuo della nave, fatto sta che quella notte non riuscii a prendere sonno.

Presi allora il pesante piumino e mi diressi verso il ponte della nave.

Appena aprii la porta una ventata gelida mi attraversò ed uno stupendo paesaggio si aprì davanti a me. In lontananza si potevano scorgere i primi iceberg, ma la cosa più spettacolare era il cielo.

L'intera arcata celeste era colorata da scie verdazzurre che si snodavano con delicatezza nel cielo: un'aurora polare.

Mi avvicinai al bordo dell'imbarcazione sopraffatta da quello spettacolo, senza quasi rendermi conto della presenza di Trent.

“Anche tu non riesci a dormire?” Mi domandò , facendomi distogliere lo sguardo dal cielo che involontariamente cadde sui suoi occhi verdi.

“No...” risposi con un sorriso timido, “Sono uscita per fare un giro, ma non mi sarei mai immaginata di trovare questo” dissi indicando lo spettacolo sopra di noi.

Sorrise di risposta e continuò a osservare l'aurora serpeggiare nell'aria.

“E' la prima volta che la vedi?” Gli chiesi.

“No, qualche anno fa ne avevo vista una, ma non me la ricordavo così bella. Te, invece? L'avevi mai vista?”

“No, mai.... Avevo già visto delle foto, ma non erano proprio niente rispetto a vederla dal vivo...”

Poi calò il silenzio, interrotto solo dall'infrangersi delle onde sullo scafo.

Non era uno di quei silenzi pieni di tensione. Anzi, l'atmosfera era tranquilla, quasi irreale ed onirica.

Notai con la coda dell'occhio lo sguardo di Trent, intento ad osservare il mio viso, con le gli angoli della bocca inarcati in un'espressione compiaciuta.

Mi voltai a guardarlo anch'io; Mi venne naturale ricambiare il sorriso.

Il riverbero dell'acqua rifletteva i bagliori luminosi sulla sua pelle.

Ritrovai tutte le sfumature di quel fenomeno celeste nei suoi occhi.

Poi la sua mano si sollevò delicatamente, spostandosi sul mio viso e portandomi una ciocca bluastra dietro l'orecchio. Le sue dita presero a scendere ancora, segnando i contorni del mio viso.

Gli zigomi, la guancia, la mascella, il mento.... Fino ad arrivare a sfiorare con leggerezza le labbra.

I nostri corpi nel mentre si erano avvicinati sempre di più, la mia mano era arrivata a toccare i suoi capelli.

Ed infine mi baciò. Prima con delicatezza, poi con passione.

In nostri corpi uniti in un tutt'uno. Le mie mani avvinghiate saldamente ai suoi capelli.

Le sue, invece, che con avidità mi tenevano strette a lui, erano posate sulla mia schiena.

Nessun suono, se non quello dei nostri respiri interrotti.

Dopo un po' si staccò lentamente.

“Ci voleva questo spettacolo per fartelo capire?” Domandai.

Lui scoppiò in una risata cristallina e con ardore riprese a baciarmi sotto l'incanto di quel cielo stellato, lontani dal resto del mondo. 

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Capitolo 2
*** Avvistamenti. ***


 -Bridgette P.oint O.f V.iew



Eravamo in mare da tre giorni, ma di baleniere ancora nessuna traccia.

Mentre ero sul ponte ad osservare quel paesaggio dalla bellezza inviolata mi raggiunse Gwen.

Nonostante l'aria fredda, che diventava sempre più gelida salendo a nord, quel luogo della nave stava diventando un vero e proprio punto di incontro per tutti noi.

Si avvicinò a me, salutandomi con un sorriso, e con passo tranquillo si appoggiò al bordo dell'imbarcazione

Teneva i capelli legati in un coda, ma nonostante questo delle ciocche azzurrine gli svolazzavano davanti agli occhi per colpa del vento.

Provò a sistemarsi i capelli portandoli dietro le orecchie, senza ottenere grandi risultati.

La notai osservare il paesaggio con gli occhi fissati su un punto indefinito, come se migliaia di pensieri stessero passando davanti a quei grandi occhi neri.

“Sai,” mi disse voltandosi verso di me e sorridendo “forse inizio a capire perché alla partenza ti mancasse tanto Geoff”.

Risi al ricordo della terribile figuraccia che avevo fatto la mattina precedente.

Io e Courtney la sera prima li avevamo visti baciarsi, ed il mattino successivo eravamo andati a complimentarci con lei perché non immaginavamo che stessero insieme.

Indescrivibile la sua espressione sorpresa, subito seguita dall'arrossirsi delle sue gote.

Gwen probabilmente capì che stavo ripensando al giorno precedente, e subito si aggiunse anche lei alla risata in modo divertito.

“Beh, ti rimangono sempre le video-chiamate satellitari”, aggiunsi io.

“Confiderò in quelle, per il momento”.

Trent, infatti, era arrivato alla base scientifica, la sua destinazione, quella mattina. Vedere Gwen e Trent salutarsi mi avevano effettivamente ricordato tanto me e Geoff.

Non saprei dirvi neanche io cosa mi avesse portato ad innamorami di quel ragazzo, ma era inutile nascondere la sua mancanza.

Ad un tratto sentii una voce in lontananza chiamarci.

“Ehi! Bridgette, Gwen! Venite, presto!”

Era Izzy, la ragazza dai capelli rossi, che stava saltando da una parte all'altra dell'imbarcazione per richiamare l'attenzione di tutti verso un punto all'orizzonte.

Accorsi velocemente all'altro capo della barca, dove oramai tutti si erano riuniti.

“Ecco, guardate! Laggiù!” urlò, indicando con il dito.

Alla visione della grossa baleniera davanti a noi un brivido mi percosse la schiena, facendomi portare una mano alla bocca per lo stupore.

“Oddio...” esclamò Dj “è enorme!”

Nonostante fosse posta distante da noi, si poteva cogliere un'idea della sua enorme grandezza.

Un vero mostro di metallo galleggiava lì, indisturbato, sulla superficie dell'acqua a qualche chilometro dalla nostra barca.

Noah utilizzando un binocolo osservò attentamente la scena.

Tutti attendevano un suo commento.

“Giapponesi,” sussurrò “stanno seguendo una balena! Sapete cosa fare; preparate il gommone!” ordinò.

Subito invertimmo la rotta verso la baleniera.

Eva era immediatamente corsa nella sala motori, portando la loro potenza al massimo.

E mentre Noah era alla guida, tutti noi iniziammo velocemente a prepararci.

Una volta raggiunta la distanza necessaria Gwen ed Izzy iniziarono a calare il gommone in acqua.

Gwen sarebbe rimasta sulla nave, insieme ad Izzy, per occuparsi delle riprese.

“Buona fortuna!” ci augurò la rossa, mente Dj dirigeva la nostra piccola imbarcazione tra il cetaceo e la nave-mattatoio. Era incredibile come Izzy riuscisse a sorridere anche in quegli attimi di piena tensione!

Io, al contrario, sentivo il cuore pulsarmi forte il sangue nelle vene, ed un peso opprimente alla bocca dello stomaco. Iniziai a sudare; Eppure lì fuori la temperatura era ben sotto lo zero.

Osservai Courtney. La sua espressione decisa e sicura di sé sembrava aver ceduto il posto al nervosismo.

La cosa più impressionante in quel momento non fu la vista di quell'enorme ferraglia, ma l'odore.

Pungente, forte e nauseabondo. Era come respirare la morte.

La orribile, crudele e disumana fine che chissà quante centinaia di animali avevano passato prima.

Trattenni un conato di vomito al pensiero dello schifo che avveniva su quella nave.

Quando ci posizionammo tra il cetaceo e la baleniera, dal gigante di metallo posto davanti a noi si udirono giungere diverse imprecazioni; fortunatamente non conoscevo in giapponese, altrimenti chissà quante bestemmie avrei udito!

In quella posizione difficilmente avrebbe osato sparare l'arpione, con il rischio di colpirci.

Non avrebbero corso quel pericolo.

Sentivo Izzy gridare a gran voce attraverso ad un megafono di interrompere la caccia.

Ma i balenieri non vollero ascoltarci.

Iniziarono a spruzzarci l'acqua con delle pompe.

La vista era troppo offuscata dagli schizzi per permetterci di vedere qualcosa. Provavo a coprirmi il viso dai potenti getti. Facevano male, mi impedivano di mantenere l'equilibrio.

Non so dirvi per quanto continuò quella scena; forse solo qualche minuto o magari anche delle ore.

Mi sentivo divorare dall'ansia e dalla paura di non riuscire a salvare la balena, che ingenuamente ci nuotava attorno.

Loro non ci vedevano come un pericolo. Erano semplicemente curiose, si avvicinavano e poi venivano uccise dalla crudeltà dell'uomo che approfittava di quel momento di giocoso interesse.

Ad un tratto smisero di pomparci addosso l'acqua.

A bordo della baleniera si sentì per un attimo un breve silenzio, interrotto subito dalle grida di una donna.

Mi sporsi leggermente e riuscì ad intravedere una figura femminile con dei lunghi capelli neri che rimproverava severamente colui che sembrava essere l'addetto alla fiocina.

La disputa durò ancora per poco, successivamente la donna, sopraffatta dall'ira scansò l'uomo dalla sua posizione.

Impugnò il comando dell'arma; gli occhi in preda alla follia.

Il terrore per la consapevolezza del gesto che stava per compiere mi bloccò i muscoli; cervello e corpo erano totalmente sconnessi.

Poi prese la mira e sparò.

 

 


 

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Capitolo 3
*** Lacrime rosse. ***


-Courtney P.oint O.f V.iew 



Un rumore fortissimo; Solo questo sentii.

Poi non riuscii più ad udire nessun altro suono; potevo solo vedere ciò che stava accadendo intorno a me.

Venni scaraventata ad un angolo del gommone, cadendo a terra. Nell'urto battei un fianco contro qualcosa di duro e metallico che non riuscii a definire.

Una fitta di dolore mi fece ripiegare su me stessa.

Sentivo il punto in cui avevo battuto pulsarmi e tentavo di contrastare quella sensazione premendo una mano sulla parte dolorante.

Pian pianino iniziai a riacquistare gradualmente l'udito.

Incominciai a sentire delle voci in lontananza, come un brusio, che divenne sempre più nitido finché non distinsi delle urla.

Alzai lo sguardo, in preda al panico, e vidi Bridgette urlare e piangere disperatamente, tendendo le mani davanti a se, quasi stesse cercando di prendere qualcosa di irraggiungibile.

Rapidamente alzai gli occhi ed incontrai l'espressione soddisfatta della donna a bordo della baleniera. In quell'attimo ebbi la conferma di tutti i miei sospetti.

Mi bastò osservare l'acqua per ottenere la certezza definitiva.

Una chiazza rossa si stava espandendo intorno al piccolo gommone ed il grande cetaceo si dimenava disperatamente nell'inutile tentativo di salvarsi dall'arpione metallico che gli aveva perforato il fianco.

Sentii la testa iniziare a girare e diventare pesante.

Potevo sentire un ronzio, ma questa volta non era causato da nessun rumore.

Mi sentivo debole ed un forte senso di nausea mi assalì.

Appoggiandomi ad un angolo dell'imbarcazione, ispirai lentamente ed osservai Dj.

Mi osservò come per chiedermi conferma all'orrore che stava avvenendo intorno a noi, con uno sguardo scioccato quanto il mio.

Ad un certo punto sentii una sensazione di gelo ai piedi.

Abbassai lo sguardo e vidi che l'acqua rossa mi raggiungeva già le caviglie.

“Stiamo affondando!” urlai automaticamente.

Dj mi guardò sorpreso, Bridgette, invece, sembrò non accorgersene; continuava a gridare contro quel massacro.

La presi dalle spalle e la feci girare con la forza.

“Smettila, stiamo affondando, Bridgette! Stiamo affondando!” continuavo ad urlare scuotendola e cercando di distoglierla dal suo pianto.

Dovette intervenire Dj per bloccarmi.

Avrei voluto piangere anch'io, lo ammetto. Ma io dovevo rimanere calma. Perché io sono sicura, decisa di me. Non potevo cedere proprio in quel momento, dove mantenere la calma era fondamentale, vero?

“Courtney! Dj! Bridgette!” qualcuno ci chiamò.

Ci girammo tutti a guardare.

Eva stava conducendo un gommone verso di noi. A bordo, insieme a lei, c'era Gwen.

Si accostarono alla nostra imbarcazione, dove oramai l'acqua rossa aveva quasi raggiunto le ginocchia. Probabilmente stavamo imbarcando l'acqua perché durante il lancio l'arpione aveva sfiorato la fiancata, danneggiandola.

Aveva danneggiato irreparabilmente la nostra barchetta toccandola a malapena ; non osai immaginare cosa potesse fare ad una balena.

Eva si accostò a noi e ci ordinò bruscamente di salire a bordo.

Velocemente passammo al sicuro. Bridgette inizialmente provò a ribellarsi.

Lei voleva rimanere su quello che un tempo era un gommone a morire con la balena.

Dovemmo letteralmente trascinarla con la forza.

Quando mi girai per vedere ciò che ci lasciavamo alle spalle vidi Gwen salire sull'altro gommone, che era quasi totalmente ricoperto dall'acqua.

“Che cavolo stai facendo? Vuoi morire annegata?!” sbraitò Eva.

La ragazza dai capelli azzurrini non rispose, continuando a trafficare assiduamente con qualcosa.

Quando l'acqua gli arrivava ormai alla vita risalì al sicuro, lasciandosi alle spalle quello che stava per diventare il prossimo relitto sul fondo dell'oceano.

“La telecamera! Non potevo lasciarla affondare!” Si giustificò.

Poi anche lei si girò verso l'orrore che noi non eravamo riusciti ad evitare.

Osservò con sdegno i vestiti macchiati dal sangue lasciandosi scivolare sul fondo del gommone.

Mi sembrò vederla asciugarsi di sfuggita una lacrima, dopo si rialzò in piedi porgendoci delle coperte asciutte.

Passammo tutto il breve tragitto nel silenzio più assoluto, interrotto soltanto dai singhiozzi di Bridgette.

Non riuscivo a non staccare gli occhi dall'immagine della balena morente.

Quando arrivammo alla nave Noah ed Izzy ci aiutarono a salire; quest'ultima, in particolare, non l'avevo mai vista così silenziosa.

Udii un gemito soffocato di Bridgette e quando mi voltai a verificare la causa, un brivido mi percorse la schiena.

L'enorme animale stava venendo caricato sulla baleniera.

La ragazza dai capelli biondi si girò verso Dj, anche lui con le lacrime che gli rigavano il volto, e lo abbracciò scoppiando in un pianto liberatorio.

“Tornate pure nelle vostre cabine..” disse in modo afflitto Noah, incrociando con l'espressione triste lo sguardo di Izzy, che gli rispose con un sorriso di rassegnazione, inarcando appena gli angoli della bocca.

Con i piedi pesanti mi diressi alla mia stanza. Presi i vestiti e li gettai a terra come per poter cancellare tutto. Mi spogliai ed andai in bagno per farmi una doccia calda.

Nuda, davanti allo specchio potei vedere un lungo taglio sul fianco, dove prima avevo preso un forte colpo.

Il sangue non fuoriusciva più, ma aveva lasciato una traccia rossa lungo il corpo.

Non potevo piangere; non dovevo. Io ero forte.

Entrai nella doccia.

Con gli occhi chiusi, appoggiata alle piastrelle del bagno, ispirai lentamente.

Presi lo shampoo e lo strofinai forte sui capelli.

L'acqua vermiglia scorreva sul fondo della doccia.

Non feci neanche in tempo a raggiungere il lavandino; alla vista della schiuma scarlatta mi ripiegai su me stessa e vomitai.


 

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Capitolo 4
*** Colonne di fumo. ***


Gwen P.oint O.f View

Quella notte la passai a parlare con Trent via webcam.
Gli raccontai della baleniera, della donna che la conduceva, di come il nostro gommone fosse affondato...
Per tutto il tempo lui mi ascoltò, senza mai interrompermi.
Forse era per questo che quel ragazzo mi piaceva così tanto; non avevo mai trovato nessuno disposto ad ascoltarmi quanto lui.
Parlammo anche d'altro; provò a spiegarmi qualcosa sulle ricerche che stava conducendo, ma alla fine ci ritrovammo a parlare di noi.
Dormii veramente poco quella notte a causa della lunga chiamata con Trent.
Ma la spensieratezza che avevo provato in quelle ore valevano tutta la stanchezza che sentii la mattina.
Purtroppo quando mi svegliai e raggiunsi gli altri che facevano colazione la mia sensazione di benessere svanì.
L'atmosfera sulla nave era un misto di tristezza, rassegnazione e rabbia.
Bridgette aveva ancora gli occhi gonfi per i lunghi pianti, mentre Eva aveva l'aria di una che aveva imprecato per tutto il tempo.
Tutti erano molto silenziosi, ad eccezione di Izzy che continuava a tartassare Noah con strani progetti per contrastare le baleniere. Consigli che lui prendeva in modo molto sarcastico, ma che non impediva alla rossa di proporne in continuazione, uno più strano dell'altro.
Probabilmente, se li avessimo seguiti avremmo combinato chissà quali cose.
Lei sarebbe stata disposta a ricoprire la nave di neve per renderci invisibili o ad iniziare dei corsi di "balenese" per poter comunicare meglio coi cetacei.
Era divertente vedere lei parlare così convinta delle proprie strambe teorie che il clima di tensione si allievò, facendo sfuggire qualche risatina tra di noi.
Finita la colazione ritornai nella mia cabina e mi dedicai al lavoro sulle riprese fatte il giorno prima.
La telecamera che era piazzata sul gommone ormai affondato e che ero riuscita a recuperare miracolosamente poco prima che calasse a picco sembrava danneggiata.
Probabilmente, nonostante fosse molto resistente, si era rovinata nell'urto con l'arpione.
Fortunatamente il filmato era ancora integro.
Lo caricai sul computer, e lo riguardai per controllare la qualità delle immagini.
La visione delle scene mi riportò al giorno prima, e tutte quelle sensazioni negative tornarono a farsi sentire.
Ero così impotente... Ma sapevo che se avessi fatto un buon lavoro quelle immagini sarebbero potute diventare una vera e propria denuncia a quel massacro.
Cercai di mettere da parte tutti quei pensieri e mi concentrai sul mio compito.
Visionai tutti i video, anche quelli fatti con le altre telecamere che avevo piazzato un po' dappertutto, e guardai tutte le foto fatte. Selezionai il materiale con cura ed infine salvai il mio lavoro.
Feci anche una copia da poter portare a Courtney; sapevo che gli sarebbe stata utile visto che lei si occupava della parte "scritta" del lavoro.
Mentre il portatile trasferiva tutto sul Cd che gli avrei portato andai un attimo in bagno.
Mi osservai allo specchio.
I capelli erano arruffati e legati in modo disordinato, le occhiaie solcavano gli occhi e la mia pelle sembrava più pallida del solito.
Mi sciacquai la faccia con dell'acqua e mi lasciai riscaldare le mani fredde dal getto d'acqua calda.
Rimasi così per in po' di tempo, prima di andare in camera a sdraiarmi sul letto.
Ero stanchissima, distrutta.
Stesa sul letto iniziai a ripensare a tutto ciò che era successo negli ultimi giorni... Mi lasciai trasportate dai miei stessi pensieri, quasi fino ad assopirmi.
Ripresi lucidità solamente nel momento in cui sentii il portatile emettere un suono acuto, segno che aveva finito di trasferire i dati sul Cd.
Con dei movimenti lenti mi alzai in piedi e presi il disco con tutti i file, per poi ricadere pesantemente sul letto.
Mi lasciai trascinare dalla stanchezza ed appoggiata la testa al muro mi addormentai.
Mi svegliai poco dopo, da come potei constatare guardando l'ora; nonostante ciò mi sembrava di aver dormito per tantissimo tempo.
Un po' più riposata di prima presi in mano il Cd e mi diressi verso la stanza di Courtney.
Bussai alla porta aspettando una sua risposta.
Quando mi aprì notai i segni della stanchezza anche su di lei.
"Oh, ciao Gwen!" mi disse con lo sguardo sorpreso "come mai qui?"
"Ti ho portato questo" risposi porgendogli la custodia contenente il disco.
Lei lo prese in mano, rigirandolo tra le dita con sguardo interrogativo.
"Ci sono tutte le riprese di ieri" continuai, "anche alcune foto... Ho già selezionato tutto. Te le ho portate perché ho pensato che ti sarebbero tornate utili..."
"Oh, si grazie!" disse abbozzando un sorriso, "avevo giusto iniziato a lavorarci adesso".
E con rapido gesto della mano mi indicò lo schermo acceso alle sue spalle, dove si poteva intravedere un programma aperto dove aveva già iniziato a scrivere qualche riga.
"Puoi pure tenerlo, tanto è una copia" aggiunsi.
Courtney fece per rispondermi, ma non gli diedi il tempo di parlare che gli feci notare una macchia rossa sulla sua maglietta.
"Oh, guarda!" esclamai involontariamente "ti devi essere macchiata. Sembra sangue..."
Lei la osservò spaventata, toccandola.
Poi alzò il capo.
"Oh, non è niente" mi tranquillizzò "mi devo essere sporcata prima... Si, perchè... Ho perso un pò di sangue dal naso. Sai, a volte mi capita..."
"Oh, tranquilla. E' solo che pensavo ti fossi fatta male..."
"No, non preoccuparti, sto bene!"
Non so perché ma non mi convinceva.
Ma non volevo insistere troppo così finii li il discorso, salutandola.
Del resto con i continui cambi di temperatura tra l'esterno e l'interno della nave perdere sangue dal naso era una cosa più che fattibile...
Continuai a camminare lungo i corridoi della nave senza una meta precisa.
Per quel giorno avevo finito il mio lavoro e in quel momento non avevo niente da fare.
Decisi allora di andare in camera mia per prendere dei fogli ed una matita.
Amavo disegnare, era l'unico modo con cui riuscivo ad esprimere me stessa.
Ogni tratto che tracciavo sulla carta lasciava dietro un po' di me; le mie emozioni, i miei sentimenti, tutte le preoccupazioni...
Tutto racchiuso in ogni semplice linea.
Era il mio modo di distrarmi, estraniandomi dal resto del mondo.
Iniziai a vagare con il blocco da disegni in mano alla ricerca di un posto tranquillo.
Sarei uscita volentieri, ma il freddo mi avrebbe congelato le mani.
Optai così per un posto nel fondo della nave.
Mi adagiai su una poltroncina un po' scolorita stendendo le gambe su un bracciolo.
Una grossa vetrata mi forniva una luce sufficiente e una vista stupenda, lasciandomi intravedere la scia di schiuma che l'imbarcazione lasciava in mare al suo passaggio.
Iniziai a tracciare delle linee con la matita, lasciandomi trasportare dall'atmosfera tranquilla e rilassata che si era creata.
Le tracce sulla carta iniziarono a prendere la forma di un ragazzo con in mano una chitarra.
Sorrisi, notando la notevole somiglianza con Trent.
Era così che l'avevo visto l'ultima volta, prima che si fermasse alla stazione scientifica; con il suo amato strumento, intento a suonare seduto sul ponte della nave, sfidando il freddo che gli gelava le dita.
"Questa è per te" mi aveva detto iniziando a suonare e a cantare.
Avevo appoggiato la testa alla sua spalla, ascoltando quella voce così bella...
Se la portava proprio ovunque, quella maledetta chitarra.
"Ehi Gwen!"
Una voce interruppe i miei pensieri.
Alzai il capo dal foglio.
"Bridgette!" esclamai, riconoscendo la figura magra e dai capelli biondi venirmi incontro.
Non mi diede il tempo di chiedergli cosa volesse che mi prese per un polso trascinandomi con se.
"Vieni a vedere presto!"
Mi portò fuori, sul ponte della nave.
Non avevo neanche la giacca ed il freddo era pungente.
"Laggiù" disse, indicando un punto non molto lontano da noi, "Guarda!"
Una nuvola di fumo rosso si alzava nel cielo, formando una colonna vermiglia che contrastava con il bianco dei ghiacci intorno a noi. "Sembra che qualcuno abbia usato un fumogeno..." osservai.
Seguii la scia rossa arrivando alla sua base; una piccola barca era ferma nei pressi di un iceberg, ed il segnale sembrava provenire proprio da quel punto.
"C'è una nave là, sta chiedendo aiuto!"
"Dobbiamo andare a dirlo a Noah!" mi rispose Bridgette che subito iniziò a correre, ignorando le imprecazioni di Eva che ci chiedeva di fare meno chiasso.
La seguii, arrivando ben presto alla cabina di comando.
Aprimmo la porta con foga, senza chiedere permesso.
Noah ci squadrò perplesso.
"Bussare non è più di moda?" disse rivolgendoci un'occhiata gelida.
"Noah, è importante!" ansimò Bridgette, con il respiro pesante a causa della corsa.
"Oh, per tutti i vostri piani geniali siete pregati di rivolgervi a Izzy. È tutto il giorno che non mi lascia in pace. Se volete adesso è..."
"No!" lo interruppi frettolosamente "c'è una barca in difficoltà qui vicino! Sta lanciando dei fumogeni!"
Il ragazzo ci osservò entrambe, come per constare il fatto che non gli stessimo mentendo.
Poi si affacciò dall'oblò.
"Mi sa che dovrò darvi ragione" mormorò, iniziando poi ad invertire la rotta.
Mentre Noah era alle prese con le manovre, Bridgette si voltò verso di me.
"Secondo te chi c'è a bordo?" chiese.
"Non lo so", risposi scuotendo la testa "non lo so..."



Scusate il ritardo causa mancanza di tempo, di ispirazione, cazzeggio e... Computer fuori uso D:
Purtroppo l'alimentatore mi ha lasciato e finchè non mi arriva quello nuovo non ho più il mio portatile.
Volendo a casa ne ho altri due, ma sono terribilmente lenti e tra l'altro su quelli non  riesco a scrivere in modo decente.
Lo so, sono viziata ;P
Ma quando faccio questo genere di lavori non mi piace farlo su qualcosa che non è mio.
Così presa dalla disperazione ho scritto questa schifezza capitolo utilizzando solo l'Ipod.
Avete capito bene; ho sempre detto di non essere normale.
Non ho idea di cosa sia uscito...
Fatemi sapere com'è se avete avuto il coraggio di leggere fino a questo punto! ;)



P.s. Potrebbero esserci degli errori di grammatica
perchè l'Ipod corregge molte cose in automatico
anche se sono giuste.
Quindi scusatemi nel caso non li avessi notati
e non li avessi corretti!
 

 

 
 

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Capitolo 5
*** Nuovi arrivati. ***


Courtney  P.oint O.f V.iew

"Merda" imprecai mentalmente, mentre cercavo di lavare la macchia di sangue che mi aveva sporcato la maglia.
La chiazza vermiglia sembrava che non avesse intenzione di andarsene, nonostante stessi strofinando il sapone con foga contro il tessuto da un po' di tempo.
Quando constatai che i miei tentativi di lavarla erano inutili mi stufai e lasciai l'indumento a mollo dentro il lavandino.
Stando chinata la schiena aveva iniziato a farmi male, e la ferita sul fianco aveva riniziato a pulsare.
Per poco Gwen non mi aveva scoperta, prima.
Fortunatamente me la cavavo abbastanza bene nell'inventare scuse, anche se la sua espressione non mi era apparsa molto convinta... Ma se non aveva insistito, in fondo, cosa c'era da preoccuparsi?
Mi aveva creduto sicuramente, era inutile farsi tanti problemi.
Andai in camera e mi sedetti sulla sedia posta di fronte alla mia scrivania.
Il computer era ancora acceso e non ero riuscita ad andare avanti col mio lavoro.
Tutto per colpa di quella stupida ferita che aveva riniziato a sanguinare.
Non volevo che nessuno la scoprisse.
Mi dava fastidio l'idea che gli altri lo venissero a sapere.
Non doveva interessare a nessuno, erano affari miei; avrei risolto tutto da sola, come sempre.
Non avevo certo bisogno di qualcuno per disinfettare e bendare un normalissimo taglio, di quelli che la gente si procura tutti i giorni cadendo.
Alzai leggermente i lembi della felpa per controllarlo.
Sembrava avesse smesso si sanguinare, finalmente.
Presi in mano il disco che Gwen mi aveva consegnato e lo inserii nel portatile.
Era stato carino da parte sua a consegnarmelo, non sembrava così antipatica come immaginavo.
Quando i file si caricarono iniziai per prima cosa a guardare le foto.
Mi venne la nausea a rivedere tutto quel sangue...
Mentre stavo già pensando a cosa scrivere qualcuno bussò alla porta.
Sbuffai irritata.
Perché ogni volta che iniziavo a lavorare qualcuno doveva interrompermi?
"Chi è?" domandai avvicinandomi alla porta.
"Sono Dj! Apri, presto!"
"Che c'è?" chiesi, cercando di mantenere il tono più calmo possibile.
Probabilmente non ci riuscii, vista l'espressione del ragazzo.
"Scusami Courtney, ma è importante! A quanto pare abbiamo visite!"
Alzai un sopracciglio, con aria interrogativa.
Fossi stata a casa mia, nel mio salotto, non mi sarei sorpresa... Ma da quando si ricevono visite nel bel mezzo del Mar Artico?
"Bridgette e Gwen hanno visto una nave chiedere aiuto con dei fumogeni, dobbiamo soccorrerla!" si affrettò a spiegarmi.
Ci mancava solo questo, pensai.
Dj mi invitò a seguirlo sul ponte.
Presi una giacca pesante e lo raggiunsi.
Fuori c'erano quasi tutti, ognuno intento a guardare quelle grosse colonne di fumo alzarsi nel cielo.
Mi avvicinai a Bridgette, che stava discutendo con gli altri, chiedendosi chi ci potesse essere su quella nave.
"Courtney!", disse porgendomi un binocolo "hai visto? C'è qualcuno lì sopra!"
Presi l'oggetto e lo portai al viso, osservando il punto dove mi aveva indicato.
Potevo riconoscere la figura di un uomo, ma vedevo ben poco perchè un grosso cappuccio gli copriva il viso.
Quando fummo più vicini all'imbarcazione ci raggiunse anche Noah, che fino a poco prima era rimasto ai comandi della nave.
Fece calare in acqua il gommone rimasto, ed insieme a Dj si avvicinò all'altra barca.
Tutti sul ponte erano in ansia, tanto che quasi mi innervosirono.
Vidi l'uomo scambiare qualche parola veloce con Noah, rientrare velocemente all'interno della piccola imbarcazione ritornando subito dopo con in mano una sacca ed, infine, salire sul gommone.
L'attesa e la curiosità, nel mentre, crescevano.
Izzy, intanto continuava a esporre le sue ipotesi sull'identità dello sconosciuto.
"...Potrebbe essere un naufrago proveniente da qualche isola sperduta! O magari qualche spia segreta del governo! Oppure potrebbe essere un orso travestito da uomo! Sapete io una volta mi sono travestita da tirannosauro per carnevale e avevo spaventato mia nonna che gridando aveva perso la dentiera! Oppure..."
"Puoi stare zitta?!" la interruppi.
Dio, ma quanto era stupida quella? Voleva far diventare pazzi anche noi?
"Dai Courtney, sei sempre così permalosa!" mi rispose ridendo divertita.
"Io non sono permalosa" risposi seccata, "e se non la smetti chiamo i miei avvocati!"
Sentii qualche risatina soffocata.
Come osavano ridere di me? Maledetto il giorno in cui decisi di salire su questa dannatissima barca!
Feci per rispondere, quando una voce sconosciuta mi interruppe.
"Qualche problema, bellezza?"
Mi girai e vidi il nuovo arrivato.
Era piuttosto alto, con grandi occhi azzurri, la faccia piena di piercing e i capelli con una grossa cresta verde.
Perfetto, non solo adesso avevamo la ragazza dai capelli azzurri, ma anche un tizio con un terribile taglio alla moicana verde fosforescente!
E poi mi aveva chiamata bellezza.
Ottimo, probabilmente era anche un maniaco.
Feci per tirargli uno schiaffo, ma una mano mi bloccò.
"Ehi, calma. Si trattano così i nuovi arrivati?" chiese con fare innocente, sogghignando divertito .
Lo conoscevo da soli pochi secondi e non sapevo neanche come si chiamava, ma di una cosa ero certa: lo odiavo.



 


Salve a tutti!
Il capitolo è un pò corto, scusatemi, ma
purtroppo l'alimentatore tarda ad arrivare
e quindi non mi rimane che l'Ipod.
Da adesso la storia inizierà a farsi un pò più intricata...
Grazie a tutti quelli che mi seguono e recensiscono!
;D






 

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Capitolo 6
*** L'apparenza inganna. ***


 Dj P.oint O.f V.iew

 
Camminavo per il corridoio della nave con Duncan, il nuovo arrivato, al mio fianco.
Poco prima ci aveva detto di chiamarsi così e ci aveva spiegato come mai lo avessimo trovato nel bel mezzo del mar Artico.
Stando a ciò che ci aveva raccontato era anche lui, come Trent, un ricercatore.
Peccato che aveva avuto la sfortuna di imbattersi in uno strato di ghiaccio troppo grosso per la sua piccola imbarcazione.
Sul ponte della nave avevamo fatto una veloce presentazione e poco c'era mancato che Courtney gli tirasse una schiaffo.
Fortunatamente l'avevo fermata in tempo.
Conoscevamo tutti il suo carattere a volte un po'... Come definirlo? Impulsivo, imprevedibile, facilmente irritabile?
Fatto sta che quei due non erano sembrati andare d'accordo fin dal primo momento.
Sperai solamente che Duncan adesso avesse capito quanto la ragazza fosse irascibile, in modo da evitare un altro possibile scontro.
Mentre camminavamo per uno dei corridoi della nave lo osservai di sfuggita, intento nello scrutare l'ambiente circostante.
Noah mi aveva chiesto di mostrargli una stanza dove poter dormire e poter posare le poche cose che era riuscito a recuperare dalla barca.
Lo guardai ancora, soffermandomi sul suo aspetto.
La cresta verde, i piercings un po' ovunque...
L'avrei visto meglio come un delinquente in fuga dalla polizia che come un ricercatore; ma si sa, non bisogna lasciarsi condizionare delle apparenze.
In fondo non doveva essere un cattivo ragazzo.
Arrivammo davanti ad una delle tante porte chiuse e tentai di aprirla.
Tentai, perché la serratura sembrava essersi bloccata e non aveva intenzione di cedere.
“Aspetta, provo io” esortò con sicurezza.
Io gli cedetti la maniglia e lui, con un gesto deciso la aprì senza difficoltà.
“Forte!”, esclamai “dove l'hai imparato?”
“Oh, niente di che, è solo un piccolo trucchetto” rispose facendo un gesto con la mano, un po' come per cacciare una mosca.
Lo feci entrare nella stanza, iniziando a mostrargliela.
“Qui c'è il letto, lì il bagno...” dissi indicando l'arredamento un po' spartano ma provvisto dell'essenziale.
Lui annuì, lanciando la sacca con dentro le sue cose sul materasso.
“Non è un granché”, continuai “ma purtroppo non possiamo permetterci di più”.
“Tranquillo, so accontentarmi. Meglio qua che su quella barca a morire di freddo” rispose.
“Oh, certamente amico!” esclamai.
Lui continuò a guardarsi intorno ed una domanda mi sorse così spontanea che gliela porsi senza neanche pensarci.
“Non è pericoloso andare in mare soli in mezzo all'Artico?”
“Beh, lo è, ma avevo appena avuto un'intuizione su una ricerca che stavo conducendo, così non ci ho pensato due volte e sono
uscito senza dare retta alle raccomandazioni dei miei colleghi. Saranno un po' incazzati adesso che gli ho incastrato la barca in
mezzo ad un iceberg. ” Rispose sorridendo e passandosi una mano tra i capelli.
“Se ti rasserena a noi ci hanno da poco affondato un gommone...”
Lui mi guardò sorpreso, inarcando un sopracciglio.
“Stavamo cercando di fermare una baleniera”, mi affrettai a spiegare “quando i tizi che ci stavano sopra ci hanno letteralmente lanciato la fiocina addosso”.
“Oh, quelli sono degli stronzi!” esclamò, “Non pensavo che foste ambientalisti, ero convinto che anche voi eravate qui per delle ricerche...”
Stavo per rispondergli, raccontandogli del nostro lavoro per salvare le balene, ma in quel momento arrivò Bridgette che ci interruppe.
“Scusate ragazzi, disturbo?” chiese timidamente raggiungendoci, “E' importante” aggiunse.
Gli feci un cenno con la testa, invitandola a proseguire.
Lei ci rivolse un sorriso e continuò.
“Izzy ha appena detto di aver visto una baleniera in lontananza. Dovresti aiutarci a calare il gommone in acqua. Ci dev'essere qualche balena dei paraggi e non
vogliamo che finisca come l'altra volta...” La sua voce si affievolì sull'ultima frase, facendomi rievocare le immagini di ciò che era accaduto qualche giorno prima.
Il sangue, l'arpione, quel povero animale...
“Arrivo subito!” risposi sicuro.
Non volevo che quelle scene si ripetessero.
Bridgette mi raccomandò di sbrigarmi, per poi congedarsi salutandoci e correndo in direzione del ponte.
“Duncan, io devo andare... Vuoi raggiungerci?”
“Rimango ancora un po' qua a sistemare le mie cose, vi raggiungo subito.”
“Perfetto. Appena possiamo avvisiamo via radio il tuo ritrovamento.”
“Okay, grazie amico!”
Lo salutai con una gesto della mano e iniziai a correre, raggiungendo gli altri sul ponte.
Peccato non aver potuto parlare ancora un po' con lui, sembrava proprio un tipo simpatico.


 


Scusatemi per il ritardo mostruoso nel postare il nuovo capitolo ma
 ultimamente passo veramente poco tempo davanti al computer.
Tra l'altro questo capitolo non mi convince molto, l'ho riscritto 
molte volte ed è anche piuttosto corto.
Però non potevo non metterlo perchè è fondamentale
per dare continuità alla storia.
Nel mentre stavo pensando di continuare la mia one-shot Moving to Mars
trasformandola in una long fic. Vuoi che ne dte?

Come al solito un grande grazie va a tutti quelli che mi seguono :)
Alla prossima!

 

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Capitolo 7
*** Emergenza e punti di vista. ***



Gwen P.oint O.f V.iew


L'aria fredda mi congelava il corpo, ma l'adrenalina che mi scorreva in corpo mi donava un calore sufficiente per resistere a quel freddo pungente che si infilava insistente tra le pieghe dei vestiti.
Ci stavamo avvicinando sempre di più alla baleniera.
Neanche l'altra volta avevamo osato andarci tanto accanto.
Da quella distanza sembrava ancora più enorme.
Bridgette, Dj e Courtney si erano appena calati in acqua con l'unico gommone rimasto.
L'altro era affondato dopo l'attacco dell'ultima volta.
Ed era proprio questa la cosa che temevamo di più; che ci attaccassero nuovamente.
Avevo la macchina fotografica appesa al collo, mentre con la mano reggevo la telecamera, pronta a riprendere qualsiasi cosa.
Nonostante cercassi di ignorarlo, sentivo il mio cuore battere ad un ritmo martellante nel petto.
Ogni tanto alcune folate di vento mi facevano socchiudere gli occhi, ma il mio sguardo rimaneva sempre puntato verso il nostro gommone che pian piano si avvicinava sempre di più ad un balena che nuotava tranquilla, ignara della minaccia al suo fianco.
Un forte senso di ansia mi comprimeva lo stomaco. La paura di rivivere le immagini della scorsa volta era tanta.
Non ricordavo di aver mai visto tanto sangue in vita mia.
Non pensavo neanche fosse possibile vederne così tanto.
Più la distanza tra di noi ed il nostro nemico diminuiva, più un odore pungente e nauseabondo mi riempiva le narici.
Sperai con tutto il mio cuore che quella volta andasse bene.
Dubitavo che si sarebbero permessi di puntarci addosso la fiocina come la scorsa volta.
Era stato rischioso per loro compiere un gesto tanto folle.
Nel caso ci avessero colpiti sarebbero finiti in grossi guai vista la presenza di filmati ed altre immagini pronti a testimoniare il tutto.
Ma il fatto che già avessero osato fare una cosa simile la prima volta non ci rassicurava più di tanto.
Quella gente era pazza e forse non avrebbero esitato a ripetere una simile azione.
Dal nostro gommone Dj, Bridgette e Courtney iniziarono a lanciare getti d'acqua con delle apposite pompe.
La scorsa esperienza ci aveva insegnato che gridare attraverso altoparlanti di interrompere la caccia non sarebbe servito a molto.
Per questo eravamo passati ad un metodo più offensivo.
Gli spruzzi iniziarono ad impedire una buona visuale della posizione del cetaceo e a bordo della baleniera si poté udire subito un forte vociare.
Non si riusciva a capire esattamente cosa dicessero.
Le parole sembravano un misto tra giapponese e inglese. 
Ad un certo punto dal ponte dell'enorme mostro metallico notai una figura sporgersi e fissare intensamente nella mia direzione.
I capelli lunghi e neri, il corpo visibilmente alto e snello, nonostante fosse nascosto sotto i pesanti indumenti, e lo sguardo duro e deciso... Mi ci volle un attimo per riconoscerla.
 Era la stessa donna che l'altra volta non aveva esitato a puntarci la fiocina contro.
Quando i miei occhi incontrarono i suoi ebbi come un sussulto.
Poi la notai spostare il suo sguardo verso un punto alle mie spalle che iniziò a fissare intensamente.
Mi voltai per scoprire quale fosse la causa di tale interesse e vidi il nuovo arrivato raggiungermi sul ponte.
Quando mi girai nuovamente la donne era sparita.
Duncan nel mentre si era posizionato al mio fianco e, dopo aver osservato la scena circostante, mi rivolse un'occhiata interrogativa.
«Stiamo cercando di evitare che ammazzino quella balena» spiegai veloce, come in risposta a quella sua espressione.
Lui annuì e continuò a scrutarsi intorno.
Una domanda mi sorse spontanea.
«La conoscevi quella donna sulla baleniera?» chiesi.
«Chi?» mi rispose.
«Quella che prima ti stava fissando, con i capelli lunghi...»
«Non capisco chi intendi, non conosco nessuno che lavori in una di quelle navi. Perché?»
«Oh niente» dissi vagamente cercando di nascondere l'imbarazzo causato da quella stupida domanda, «mi sembrava solo che prima ti stesse guardando... Tutto qua.»
«Avrò fatto colpo» rispose facendo spallucce.
«Ah, sicuramente» sbuffai sarcastica.
Ma chi cavolo avevamo pescato in mezzo al mare? Magari sarebbe stata una battuta divertente, ma non in quel momento. 
Ero troppo tesa per mettermi a ridere così lo ignorai, concentrandomi sull'immagine della balena che, indifferente a tutto, sembrava non avesse intenzione di muoversi da lì.
«Ehi, ma quella non è la ragazza di prima?» esclamò improvvisamente Duncan, indicando Courtney alle prese con un getto d'acqua.
«Sì» sbuffai.
 Lui ridacchiò, poggiando i gomiti al parapetto.
«Deve avere un bel caratterino».
«Ha un bel caratterino» precisai io, «ti conviene fare attenzione se non vuoi che provi a tirarti un altro schiaffo».
 «Vedrò di ricordarmelo. Piuttosto...» continuò, «avete intenzione di tirargli acqua ancora per molto?»
«Perché? Non abbiamo molte altre alternative... »
«Non potete usare dei fumogeni?»
«Non ne abbiamo, il nostro budget era troppo basso...»
«Non ci credo, è impossibile che non ne abbiate neanche uno!»
«Beh, alcuni ci sarebbero, ma sono solo da utilizzare nelle emergenze, tipo come è successo a te» spiegai.
«Non potreste usarli comunque?»
«Non potremmo...» risposi mordicchiandomi il labbro.
«Ma questa non è un'emergenza?»
«Beh, diciamo che in teoria si intendono altri tipi di emergenza, però, in effetti...»
«In effetti...?» mi incitò a continuare lui.
Sospirai.
Del resto erano di più le possibilità che quella balena venisse uccisa, che il fatto che la nostra nave affondasse.
«...In effetti hai ragione» conclusi.
«Adoro quando tutti sono d'accordo con me». 
Alzai gli occhi al cielo e feci finta di ignorare quella sua ultima battuta. 
«Vieni, seguimi» dissi iniziando ad incamminarmi verso la cabina di comando, «Andiamo ad esporre le tue sfavillanti illuminazioni a Noah» aggiunsi sarcastica.
Lui mi rivolse un sorriso soddisfatto, e subito mi seguì. 




Salve a tutti!
Dopo dei secoli torno ad aggiornare.
Scusatemi veramente tanto per il ritardo, ma con questo caldo la voglia di scrivere è ben poca
e l'ispirazione è ancora di meno.
Pensavo che con l'arrivo dell'estate sarei riuscita a scrivere di più, invece
 mi rendo conto che passo veramente poco tempo al computer.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.
Ci vediamo al prossimo! ;
)


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Capitolo 8
*** Tentativi di convincimento. ***


Noah P.oint O.f V.iew

«Quindi...» ricapitolai, «voi due avreste intenzione di utilizzare quei pochi fumogeni che teniamo in caso di un'eventuale emergenza per fermare quella baleniera?»
«Esattamente» confermò Duncan.
Rimasi un attimo in silezio, riflettendo su ciò che mi avevano appena detto.
«E di chi è stata questa geniale idea?» chiesi sarcasticamente.
«E' stata mia» rispose serio lui.
Lo fissai per un attimo e mi sedetti su una sedia.
Poi, sempre guardandolo, mi rivolsi nuovamente a lui.
«E come sarebbe nata?»
«Beh, ho visto dei documentari su queste cose... Non si usano i fumogeni, solitamente?»
«Sì, ma te non mi sembri un tipo da documentario» dissi, ammiccando ai diversi piercings ed alla cresta verde fosforescente che spiccava sulla sua testa.
«Faccio il ricercatore, delle cose su questi argomenti le conosco» rispose seccato, come se la sua risposta fosse la cosa più ovvia del mondo.
Alzai gli occhi al cielo; essendo obbiettivi non aveva neanche l'aria di un ricercatore.
Lo iniziai a scrutare pensieroso mentre Gwen, al suo fianco, mi rivolgeva delle occhiate interrogative, in attesa di una riposta.
Notai il modo in cui loro corpi erano tesi in avanti, come se aspettassero impazienti che io riniziassi a parlare.
«Noah...» ruppe il silenzio Gwen, «Duncan ha ragione. Non riusciremo a scacciarli con solo un po' d'acqua. Courtney, Dj e Bridgette saranno esausti adesso... Non possiamo continuare a lungo, dobbiamo decidere in fretta cosa fare. Usare i fumogeni , in fondo, sarebbe la scelta migliore. E' vero che quei fumogeni ci servono nel caso ci trovassimo in difficoltà con la barca, ma dubito che ci capiterà l'occasione di affondare. Sono molte di più le possibilità che quella balena venga uccisa.»
Duncan al suo fianco sorrise soddisfatto, felice che qualcuno appoggiasse le sue idee.
Quella sua espressione sembrava come rivolta a me, in segno di sfida, e non potevo negare quanto fosse irritante.
Ricambiai lo sguardo e iniziai a parlare.
«Qui chi dirige la nave sono io, e non mi posso permettere di rischiare che succeda qualcosa.
Quei fumogeni servono per le emergenze, utilizzarli adesso sarebbe contro la norma.»
Utilizzai un tono neutro, quasi annoiato, pronunciando quelle parole come se stessi spiegando a loro una cosa piuttosto ovvia.
Anche perchè era ovvia.
Duncan a causa di quella risposta, che parve sembrargli inaspettata, mi squadrò perplesso.
Gwen, invece, con un espressione delusa pigolò un «Ma...», prima che io la interrompessi.
«Non posso permettermi di finire nei guai nel caso succedesse qualcosa. Gli altri se la stanno cavando benissimo anche con i getti d'acqua.»
«Noah, ma questa è un'emergenza! Qua l'unica cosa che non possiamo permetterci e che quelli uccidano di nuovo un'altra balena! Siamo qua per questo, non per preoccuparci del fatto che una stupida barca possa affondare! Le possibilità che abbiamo di colare a picco sono minime... Quell'animale, invece, morirà di sicuro se non ci sbrighiamo a fare qualcosa!»
Gwen aveva alzato il tono di voce e non solo rimanemmo stupiti io e Duncan per quella reazione, ma anche lei parve sorpresa di sé stessa.
Prima che qualcuno potesse ribattere una voce irruppe nella stanza.
«Ehilà Capitano!» esclamò Izzy con voce allegra raggiungendoci.
«Oh, salve anche a voi membri dell'equipaggio!» Esclamò sempre radiosa rivolgendosi a Duncan e Gwen, «qualche problema per caso?»
«Izzy, non abbiamo bisogno di nessuna delle tue folli opinioni in questo momento» sbuffai.
«Oh, non ti preoccupare... Posso sempre parlarti di qualcos'altro. Sai, dovresti un po' uscire. Fa un po' freddo, è vero, ma ascoltare le minacce di quella signora sull'altra nave è così divertente!»
Sgranai gli occhi.
«Che cosa intendi, Izzy?» domandai.
«Ah, dovresti vederla! E' così divertente!» ridacchiò spensierata, «toglietevi di mezzi, o vi infilzo con la fiocina branco di smidollati!» la imitò, mimando anche i gesti.
Notai l'espressione preoccupata di Gwen alle sue spalle.
«Ehm, Izzy... Intendi per caso una donna alta, con i capelli neri, lunghi...?» domandò scandendo le parole lentamente.
«Oh, Sì, proprio quella! Dovreste vedere com'è arrabbiata... E' troppo divertente!» Rispose, scoppiando nuovamente in una fragorosa risata.
«Quella è pazza...» sentii Duncan mormorare.
Gwen, invece, sembrò avere un'illuminazione improvvisa.
Incrociò per un attimo il mio sguardo con un'aria di sfida e prese a parlare, rivolgendosi alla rossa che ancora stava ridendo delle sue stesse imitazioni.
«Senti Izzy...» disse richiamando la sua attenzione, «io e Duncan abbiamo paura che quella donna voglia veramente lanciare la fiocina. Se prendesse la balena la ucciderebbe... Noi non vogliamo che succeda, quindi pensavamo di usare dei fumogeni per impedire che qualcuno la veda e la uccida. Noah, però, non vuole che li usiamo... Puoi aiutarci a convincerlo? »
Quando finì il suo discorso mi premetti il palmo della mano sulla fronte.
Izzy si voltò nella mia direzione con un'aria di rimprovero.
«Perché non vuoi usare i fumogeni, vuoi uccidere la balena?» domandò incrociando le braccia.
Scorsi Duncan dare una leggera gomitata a Gwen, ed entrambi soffocarono una risatina.
Era piuttosto snervante.
«Izzy...» iniziai a spiegargli, «quei fumogeni servono nel caso succedesse qualcosa alla nave. Noi non possiamo...»
«Vuoi che muoia, vero? Sei cattivo, Noah» mi interruppe, fissandomi negli occhi con un'espressione delusa.
«No, non voglio che la uccidano, però...» Mi passai una mano tra i capelli.
Perché mi doveva fissare in quel modo? Era piuttosto imbarazzante.
Mi scrutava con quei suoi occhi profondi.
Erano verdi, verdissimi. Non mi ero mai reso conto fino ad allora di quanto fossero... Belli.
Ah, che pensiero stupido!
«Allora...?» mi incitò a continuare lei, con lo sguardo supplichevole.
«Ah, e va bene!» esclamai, «ma se succede qualcosa non è colpa mia» mi affrettai ad aggiungere.
Le labbra di Izzy si schiusero in un grosso sorriso e, prima che io me ne potessi rendere conto, mi schioccò un bacio sulla guancia, per poi uscire dalla stanza alla ricerca dei fumogeni gridandomi un “Grazie gamberetto!”.
Vidi Duncan mordersi il labbro inferiore; probabilmente un pessimo tentativo di trattenere una risata.
Sentii le mie guance arrossirsi, nonostante tentassi di mantenere un'espressione neutra.
«Fuori di qua» borbottai ai due ragazzi rimasti.
«Sissignore, subito!» esclamò Duncan, avviandosi verso Gwen, già sul ciglio della porta.
«Gamberetto...» lo sentii mormorare, prima di raggiungere l'uscita.







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