Riesci ad immaginare un amore così? di Nusia (/viewuser.php?uid=83827)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Conta l'aspetto fisico eh?! ***
Capitolo 3: *** My brother ***
Capitolo 4: *** 4- Il party ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
introd
Ebbene si: Sono tornata *-*
Come state tesori? vi sono almeno un pò mancata?
Voi da morire quindi ho deciso
di tornare con una nuova storia. A dire il vero nel ho tantissime in
archivio ma non riesco mai a concluderle: un pò mancanza di
tempo, un pò l'ispirazione che va e che viene ma... ora che la
scuola è FINITA (me saltella di gioia) posso finalmente
dedicarmi a voi e a questa bellissima storia. Inanzittutto vorrei
precisare che la trama NON
è tutta farina del mio sacco, diciamo che ho visto un film, me
ne sono innamorata (sia per il personaggio maschile,sia per la morale
della storia) che ho deciso di trascrivere il copione e adattarlo sui
nostri Edward e Bella. Ovviamente la storia NON
sarà identica al film, forse alcune scene e qualche piccolo
dialogo ma per il resto ci penserà la mia mente malata.
Sono così ispirata che ho
già fatto la copertina, scritto l'introduzione e il primo
capitolo quindi ho deciso di venirvi a dare qualche spoiler.
LEGGETE, LEGGETE:
Vi posto
qui l'introduzione che non vi rivela assolutamente nulla in
effetti xD ma lo sapete, a me piace farmi stare sulle spine. Ci
rivediamo tra qualche settimana perché prima di postare il primo
capitolo voglio scriverne almeno qualcun altro. Quindi mie care ci
vediamo a metà Giugno o se riesco prima. Un enorme bacio.
Riesci ad immaginare un amore così?
E' una storia, sai, vera più che mai,
solo amici e poi uno dice un "noi", tutto cambia già.
É una realtà che spaventa un po',
una poesia piena di perché e di verità!
Ti sorprenderà come il sole ad est,
quando sale su e spalanca il blu dell'immensità!
Stessa melodia, nuova armonia,
semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà!
Quando sembra che non succeda più,
ti riporta via, come la marea, la felicità!
Ti riporta via, come la marea, la felicità...
Introduzione:
Tutte le favole iniziano con un c’era una volta,
tutte ma non questa. Perché? Perché lei è
speciale, lei è il presente, la realtà. Una favola che
parla d’amore si, di ostacoli, di lieto fine forse, un po’
come tutte le storie che ci raccontavano da piccolini, ma parla anche
di forza d’animo e di seconde opportunità. Lei è
speciale perché i suoi protagonisti sono speciali, senza di loro
sarebbe solo una storiella come un’altra. Senza la loro tenacia,
il loro coraggio, la forza di cambiare e la volontà di voler
vedere oltre l’apparenza. Si, di andare oltre l’aspetto
fisico, di cogliere la sostanza di qualcuno , quella vera, sincera che
pochi conoscono.
È una favola che vuole far capire al mondo che tutti
possono cambiare, persino quelli senza speranza perché in fin
dei conti una speranza c’è sempre e quella di Edward si
chiama Bella.
Nusia
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Conta l'aspetto fisico eh?! ***
1
Eccomi qui *-*
come promesso ho aggiornato
giusto a metà giugno =D A dire il vero avevo intenzione di
postare già giovedì ma purtroppo il sito non poteva
essere visualizzato quindi ho dovuto attendere. Grazie mille a tutte
voi, sono contenta di vedervi così interessate e attive
già all'introduzione, quindi spero di non deludere le vostre
aspettative. Il primo capitolo è in Pov Edward e alcuni dialoghi
sono davvero uguali al film, questo per cercare di farvi entrare nella
storia e farvi comprendere il personaggio. Il prossimo sarà un
Pov Bella ed è stato inventato di sana pianta dalla
sottoscritta, sperando di aver colto al meglio il suo essere. Quindi
bando alle ciance, ci leggiamo di sotto ;-)
Riesci ad immaginare un amore così?
E' una storia, sai, vera più che mai,
solo amici e poi uno dice un "noi", tutto cambia già.
É una realtà che spaventa un po',
una poesia piena di perché e di verità!
Ti sorprenderà come il sole ad est,
quando sale su e spalanca il blu dell'immensità!
Stessa melodia, nuova armonia,
semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà!
Quando sembra che non succeda più,
ti riporta via, come la marea, la felicità!
Ti riporta via, come la marea, la felicità...
• 1 Capitolo
Pov. Edward
“il candidato alla presidenza del comitato scolastico della Buckston High Academy School: Edward Masen”
“Triste ma vero”
iniziai “Per caso sei uno sfigato? Sei brutto da far paura?
Faccia da cavallo, faccia da maiale, faccia coperta di brufoli? Quando
Dio ha distribuito la bellezza eri in bagno? Se è questo che
sei… beh meglio che ti rassegni al tuo destino. I belli hanno
più possibilità, è così che funziona.
” partì un applauso unico ed io sorrisi, trionfante. La
vittoria era praticamente già in tasca.
“Grazie. Vi chiederete cosa
centra tutto questo con la presidenza del comitato scolastico, non
molto, anzi nulla. Se pensate che io voglia essere eletto per il mio
impegno nei confronti dei vostri problemi scolastici e sociale vi
sbagliate di grosso. Voglio essere eletto perché da punti,
crediti per il college perché del mio futuro, esclusivamente il
mio, mi importa. Quindi vi starete domandando perché votare per
me?” mi fermai un attimo, come a volerci pensare e lanciai un
sguardo fugace alla ragazza che era poco dietro di me. Non ricordavo
neanche il suo nome, ma ero sicuro che fosse in quella scuola da un bel
po’ di tempo. Non ci avevo mai scambiato mezza parola e mi
chiedevo perché visto che era così carina. Le feci
l’occhiolino e lei per tutta risposta scosse la testa tornando ai
suoi appunti.
“forse perché sono
ricco? Popolare? Bello e figlio di un famoso avvocato? E la risposta
è CERTO CHE SI” conclusi e giù altri applausi.
Avvolte mi chiedevo come la gente potesse amarmi in quel modo, insomma
ero arrogante, sfacciato e menefreghista, poi però mi guardavo
allo specchio e capivo tutto. Ero senza dubbio un bel vedere. I maschi
mi invidiavano per i miei capelli ramati e gli occhi verde smeraldo e
mi temevano. Le ragazze pendevano dalle mie labbra con un piccolo
sorriso. Avevo la Buckston School ai miei piedi e tra qualche anno
anche New York, la mia caotica città. Troppo ambizioso? Se si
è belli non si è mai abbastanza ambizioni. La
società d’oggi preferisce l’apparenza alla sostanza?
Il bel viso al buon cervello? Io ho tutto questo e molto altro.
“Li hai conquistati,
incantati. Hai sbaragliato tutti” esultò Emmett
raggiungendomi in corridoio e dandomi una forte pacca sulla spalla. Era
il mio migliore amico, o almeno così sembrava. Se c’era
una cosa che la vita mi aveva insegnato era: “Mai fidarsi di nessuno, tutti ti posso deludere. Persino le persone a te più care.”
“Si, direi che sono stato un grande”
Qualcuno mi passò accanto scostandomi bruscamente e lanciandomi un’occhiataccia. Ma come diavolo si permetteva?
“chi è la streghetta lesbica con il tatuaggio voodoo?”
“Ah ma che te ne importa!”
“lei è Alice Brandon,
è in questa scuola da qualche mesetto direi” spiegò
Rosalie comparendo al mio fianco.
“è sfacciata, molto”
“sai che ti dico? Abracadabra chi se ne frega della streghetta invidiosa” il solito Emmett!
“Te la faccio dimenticare
io” mi sussurrò all’orecchio Rose prima di baciarmi
velocemente le labbra e scappare verso la palestra. Evidentemente aveva
uno dei suoi soliti allenamenti da cheerleader.
“vedo che con Rose va alla grande” commentò Emmett prendendo dei libri dall’armadietto.
“mh il solito, ma inizio a stancarmi di averla sempre davanti ai piedi. Sono due mesi porca miseria”
“io non capisco. Davvero Ed
avvolte sei assurdo!” sbatté forte l’anta di metallo
e mi guardo per un attimo furente.
“Ehi sta attento a come ti
rivolgi Emm, se sei nervoso non prendertela con il sottoscritto”
gli intimai guardandolo male.
“quello che voglio dire
è perché ci stai ancora insieme se non te ne frega un bel
niente di lei?” ridacchiai per la sua ingenuità. Insomma,
ma mi conosceva?
“Beh 1 è una bomba a
letto e 2 è la più bella della scuola e si sa: il bello
va con la bella e viceversa”
“vaffanculo Ed, te lo dico con il cuore” ribatté allontanandosi di fretta.
“EHI, CHE CAZZO TI
PRENDE?” urlai nervoso. Alzò una mano come a mandarmi
ulteriormente a quel paese poi svoltò l’angolo.
“stupido ingrato”
borbottai avviandomi verso l’uscita. Grazie al cielo per me quel
giorno la scuola terminava lì. Avevo bisogno di un giro in
macchina, uno di quelli dove il piede spinge sull’acceleratore
con l’intento di aumentare sempre più la velocità.
Un giro in macchina dove il freno non esisteva, uno di quelli che
somigliava un po’ alla mia schifosa vita.
“Ma che
cavolo…?” rimasi senza parole davanti a quello che vidi.
Qualcuno, un vero idiota aggiungerei, aveva osato ridicolizzarmi
davanti all’intero istituto scrivendo sui miei cartelloni
elettorali: “Non rassegnarti, è uno schifo! E lui un emerito coglione” Chi aveva osato?
“probabilmente sbaglio, ma al presidente del comitato studentesco non dovrebbe importare qualcosa
degli studenti?” ed eccola li, poggiata ad una parente a
guardarmi soddisfatta con quel viso da racchia lesbica. Dio che voce
odiosa! Era ora di entrare in azione.
“forse parli così perché sei solo un' invidiosa sfigata”
“lascia eleggere chi se lo
merita” continuò imperterrita. Era cose se le mie parole
non la scalfissero per nulla. Si sentiva superiore, povera illusa!
“per esempio?”
“Isabella Swan…”
disse indicando la ragazza che poco prima avevo guardato in aula magna.
Ecco come si chiamava! “…si presenta come tesoriere solo
perché sa che non avrebbe nessuna possibilità di vittoria
contro il belloccio impertinente della scuola”
“No, no io
veramente…” cercò di intromettersi lei ma venne
interrotta da Alice. A quanto pareva la ragazza aveva voglia di
popolarità!
“certo, non sei l‘unico
ad avere colpe. Tutti gli studenti di questa scuola, se solo
aprirebbero gli occhi e smettessero di pensare alla loro vita
sociale, farebbero la scelta migliore per tutti. Ma sono troppo
accecati dalla tua abbagliante bellezza” aggiunse ironicamente.
Sorrisi beffardo.
“Wow, conta l‘aspetto fisico eh?”
“quello conta per
chiunque… ah no, aspetta per chiunque tranne te
ovviamente” fece uno strano sorrisetto e poi andò via nei
suoi stracci color pece.
“Non giocare con il fuoco Masen” le sentii dire prima che si allontanasse definitivamente.
“Tsé, assurdo!”
Molti dei ragazzi presenti in corridoi si dileguarono, anzi tutti a dire il vero tranne uno.
“complimenti! Davvero un
ottima campagna diffamatoria. Peccato che non funzionerà”
commentai avvicinandomi ad Isabella.
Alzò gli occhi al cielo come infastidita “Non so di cosa tu stia parlando”
“Siete state brave tu e la
tua amica stregaccia a tentare di infangarmi, ma se vuoi la presidenza
basta solo cercare di…”
“Io non voglio la
presidenza” mi interruppe “No sono amica di Alice e
soprattutto non faccio parlare gli altri per me. Se voglio qualcosa la
ottengo con le mie forze, a differenza di qualcuno”
“però, che caratterino!”
“e se mi presento come
tesoriere e solo perché sto sulla difensiva visto che sono qui
grazie ad una borsa di studio, certamente non perché ho paura di
te. Auguri per domani, è stato bello conoscerti dopo tre anni
finalmente” concluse andando via e lasciando il sottoscritto
senza parole per la prima volta nella sua vita. Ma perché quel
giorno tutti andavano via senza darmi il tempo di replicare? Tuttavia
qualcosa mi diceva che a quella ragazza con gli occhi color del
cioccolato fuso non sarei riuscito a trovare nessuna risposta adatta
per zittirla.
Il giro in auto fu sicuramente liberatorio. Adoravo correre, la velocità metteva in circolo
adrenalina pura ed era bello sentirla scorrere nelle vene insieme al
sangue. Certo, sarebbe stato più entusiasmante correre in sella
ad una moto, ma mio padre si era ostinato a non comprarla.
“Quegli aggeggi sono pericolosi, figliolo” come se gli importasse davvero qualcosa del suo unico figlio.
Tornato a casa mi feci una lunga doccia calda e mi buttai sul divano a vedere un po’ di football.
“cosa gradisce per cena
signorino Masen?” chiese Esme, la domestica che papà
aveva assunto circa 5 anni fa, quando io avevo solo 14 anni. I nostri
dialoghi erano sempre stati brevi e tutti riguardanti ciò che io
volessi o meno per pranzo, cena e cose di questo tipo. Non conoscevo
praticamente niente della donna che abitava in casa mia: la sua vita,
il perché facesse questo lavoro e per quale motivo ancora mi
sopportasse.
“niente. Preferisco ordinare una pizza”
“ma suo padre…”
“mio padre avrà una
delle sue solite cene di lavoro. Adesso vorrei rimanere solo”
conclusi tornando alla tv. Erano anni che mi veniva detto che avrei
cenato con mio padre e poi puntualmente mi ritrovavo da solo. Da quando
aveva vinto una causa importante diventando uno degli avvocati
più gettonati di New York, suo figlio non esisteva più.
L’ultima volta che ricordo di aver realmente parlato con lui era
all’età di 14 anni, quando per avere un po’ di
attenzioni mi ero buttato di proposito dalle scale rompendomi una gamba
e un braccio. Avevo sbattuto così forte la testa che fui
costretto a rimanere in osservazione in ospedale per ben 7 giorno. Ma
per quanto potesse sembrare un incubo, quelli furono i giorni
più belli degli ultimi 8 anni della mia vita. Mio padre si prese
2 settimane di ferie e passava con me tutto il tempo a sua
disposizione. Ricordo che parlammo di tante cose e tra una sfida a
scacchi e una partita di football ci divertimmo tanto. Finito il
periodo di convalescenza il rapporto tra noi tornò come prima e
a quel punto entrò nella nostra vita Esme. I primi tempi cercavo
di evitarla il più possibile e se me la ritrovavo davanti facevo
di tutto per farla scappare da quella casa, ma lei non si era mai
andata a lamentare con mio padre ne rimproverato il sottoscritto.
Quando la trattavo male mi sorrideva, scombinava i capelli e ripeteva “secondo me non è così cattivo come vuol far credere” così con il passare degli anni mi ero abituato alla sua presenza e avevo smesso di combinare casini.
“Come stai?” disse mio padre entrando nel salone.
“Non male” risposi,
salvo poi vedere l’auricolare nel suo orecchio. Ovviamente non lo
aveva chiesto a me. Spensi la tv e lo seguii in cucina.
“sai, ci sono state le elezioni oggi”
“magnifico” rispose “no Tanya, dicevo a mio figlio”
“è andata bene, ho sbaragliato tutti”
“perfetto” farfuglio distratto "ottimo"
“poi ho partecipato ad una rapina, ho ucciso una persona e sono scappato dagli sbirri”
“grande” esultò per poi scuotere la testa e guardarmi male. Oh mio padre mi da attenzione alleluia!
“Ti chiamo dopo Tanya”
“Scusa” disse
rivolgendosi a me “Tanya è stata tagliata fuori dal
programma, a quanto pare hanno trovato qualcuno più giovane e
bella di lei . Si sa, piacciono le persone di bell‘aspetto. Chi
dice il contrario o è stupido o brutto” ed ecco chi aveva
iniettato nella mia mente il motto: LA BELLEZZA PRIMA DI TUTTO.
“Chi è Tanya?”
“te ne ho parlato”
“No non credo, anche
perché l‘ultima volta che noi due abbiamo realmente
parlato io avevo ancora 14 anni e sai, ora ne ho 19”
“noi due parliamo in continuazione e… aspetta il cellulare” si interruppe.
“ecco appunto” presi una birra dal frigo e tornai in soggiorno. Tutto inutile.
Poco dopo tornò da me consegnandomi la pizza.
“hanno portato questa. Io
vado che sono in ritardo, ti dispiace cenare da solo?” chiese.
Ridacchiai senza neanche premurarmi di risponderlo. Adesso capite
perché prima definivo la mia vita schifosa?
“Ehm…”
“che c‘è?” chiesi bruscamente alla donna che si sedette al mio fianco.
“niente, volevo vedere un po’ di tv”
“tenga, io vado di sopra” feci per alzarmi ma mi bloccò facendomi rimettere a sedere.
“Oh no! Adoro il football, se
non è un problema la vediamo insieme” scrollai le spalle
rimettendomi comodo e le offrii un po’ di pizza.
“come sono andate le
elezioni?” chiese in modo discreto. Ma per qualche motivo quella
donna cercava sempre di conversare con il sottoscritto?
“alla grande, ma tanto a chi importa?” dissi a bassa voce, ma a quanto pare mi sentì.
“beh se può farle
piacere a me importa. Infondo la sto vedendo crescere e sta venendo su
piuttosto bene e mi creda, non parlo della sua bellezza”
“lo dice sono per essere
gentile. Sappiamo benissimo entrambi che non sono un bravo ragazzo e
certamente non un modello da seguire” ribattei.
“Si ricorda cosa le dicevo sempre quando combinava disastri vero?” annuii ricordando la frase “secondo me non è così cattivo come vuol far credere”
“ecco allora è inutile che glielo ripeta”
“Certo, peccato che ci creda
solo lei. Perciò mi faccia un favore: tenga i suoi pensieri per
lei. buonanotte” e questa volta mi alzai per davvero e andai di
sopra.
“glielo avrò detto
mille volte, mi deve dare del tu” non le risposi, preferii
rinchiudermi nella mia stanza e passare il resto della serata su
twitter.
-Fanculo. Salve bellissimi e come sempre niente sfigati tra i miei contatti-
Cambiai il mio stato e subito dopo
chiusi il pc buttandomi sul letto. Non avevo voglia di fare un cazzo.
Il cellulare vibrò e lessi il messaggio di Emmett.
-Ehi amico sto andando a bere qualcosa con Embry e Quil, vieni?-
Decisi di non rispondere, mi
giravano ancora le palle per come mi aveva trattato quella mattina. Mi
tolsi veloce la maglietta e decisi che per quella sera potevo anche
andare a dormire. Il cellulare vibrò nuovamente. Rosalie:
-Ehi tesoro,ho casa libera vieni?-
Risposi veloce:
-Non ho voglia, a domani-
E quella sera non avevo voglia per
davvero. Chiusi gli occhi stanco e mi lasciai cullare dalle
braccia di Morfeo, l’unico posto dove la mia vita sembrava
davvero perfetta. Dove l’apparenza si confondeva con la
realtà. Dove un paio di occhi color del cioccolato fuso mi
tenevano compagnia per la prima volta.
____________________
Allora cosa ne pensate? *-* commentate e fatemi sapere come sempre i vostri pareri *-* ci vediamo tra 10 giorni ragazze =D
p.s. Per chiunque volesse aggiungermi questo è il mio contatto di facebook: Nusia EFP L'ho creato proprio adesso in modo da restare in contatto con voi e aggiornarmi con qualche spoiler =D vi aspetto eh!
Nusia
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** My brother ***
3
Salve
a tutte come va? A me bene e dopo due giorni di rabbia acuta xD sono
tranquilla u_u per chi non lo sapesse, un'autrice di questo sito, che
non starò a dire chi per non darle ulteriore importanza, ha
cercato di copiarmi la storia Someday we'll know
ma ora è tutto risolto u.u Bene vi avevo promesso che entro oggi
avrei postato ed eccomi qui *-* spero che anche questo capitolo vi
piaccia, oggi guarderemo più dal profondo la vita di Bella e
diciamocela tutta, non se la passa benissimo la ragazza =P
Riesci ad immaginare un amore così?
E' una storia, sai, vera più che mai,
solo amici e poi uno dice un "noi", tutto cambia già.
É una realtà che spaventa un po',
una poesia piena di perché e di verità!
Ti sorprenderà come il sole ad est,
quando sale su e spalanca il blu dell'immensità!
Stessa melodia, nuova armonia,
semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà!
Quando sembra che non succeda più,
ti riporta via, come la marea, la felicità!
Ti riporta via, come la marea, la felicità...
• 2-Capitolo
Pov. Bella
“Jazz? JAZZ andiamo svegliati”
Erano le 8 ed ero ancora a casa
quando invece sarei dovuta essere a scuola. Tra meno di due ore
sarebbero iniziate le votazioni e con molta probabilità io, in
carica per diventare tesoriere, non sarei stata presente.
“alle 9 ti iniziano i corsi.
Jasper Swan in piedi per la miseria” aprì per una manciata
di secondi un solo occhio, poi si girò verso il muro dandomi le
spalle. Dio se lo odiavo!
“l‘hai voluto tu
Jazz” tornai in cucina, presi un secchio d’acqua
gelida e tornai in camera sua. Con tutta l’esasperazione e
la rabbia possibile svuotai il contenuto del secchio sul suo letto
bagnandolo tutto. Si mise a sedere come una molla e ancora assonnato mi
guardò male.
“ma che cazzo…?”
“sono in ritardo Jazz,
vaffanculo! Alzati da questo letto, chiama papà che ti cerca da
due giorni e va a quel cavolo di college. Ogni mattina la stessa
storia” sbraitai afferrando la borsa.
“non c‘era bisogno di
svegliarmi in questo modo. Bastava che mi chiamassi” fu come se
chissà quale diavolo si fosse impossessato di me, mi
avvicinai a lui e gli parlai da un centimetro dalle labbra con il
dito puntato sul suo petto.
“è mezz‘ora che ti chiamo. MEZZ‘ORA,
quindi Jazz quello era davvero l‘unico modo per farti alzare da
quel cazzo di letto dove ti vai a buttare ogni sera che torni ubriaco e
con chissà quale schifezza che ti circola in corpo. Io non sono
la tua balia capito? Dovrebbe essere il contrario cazzo, sei tu il
maggiore quindi ti sveglio come mi pare” gli diedi un spintone e
mi avvicinai alla porta lasciandolo senza parole.
“e fatti una doccia che puzzi ancora di fumo”
Certe volte mi chiedevo dove fosse
finito il vecchio Jasper, dove fosse nascosto il mio fratello maggiore,
quello responsabile, con la testa sulle spalle, pieno di sogni e forza
di volontà. Dov’era il Jazz che da piccolo mi proteggeva
da tutti? Dov’era quel ragazzo che pensava al suo futuro e mi
raccomandava di star lontana dai brutti giri? Per quanto ne sapessi era
morto da un pezzo. Quasi due anni.
Era successo tutto così
velocemente che non avevo fatto in tempo a rendermi conto di star
perdendo la persona più importante della mia vita.
Tutto cambiò il giorno in cui decidemmo di trasferirci a New York.
“papà
ma non capisci? Sono stata accettata in una delle scuole più
prestigiose di New York. La Grande Mela papà capisci? Il mio
sogno praticamente da sempre”
“andiamo
Bells hai appena 16 anni non puoi andare a vivere da sola diverse
miglia da casa. New York si trova dall‘altra parte del mondo
rispetto a Forks”
“adesso
non fare l‘esagerato Charlie. Non è dall‘altra parte
del mondo è solo… molto lontano” intervenne mia
madre.
“no, fine della discussione” concluse alzandosi dal tavolo.
“andrò io con lei” disse mio fratello Jasper parlando per la prima volta. Lo guardai con occhi sognanti.
“bene così se ne andrebbero di casa entrambi i miei figli. Grandioso!”
“andiamo
papà, sta a sentire: Bells ha ragione, è davvero
difficile entrare in una scuola così prestigiosa e lei ci
è riuscita capisci? È l‘occasione della sua vita.
Io devo andare al college ed ero indeciso se scegliere quello di New
York o Jacksonville. La Grande Mela è un posto magnifico.
Veglierò io su di Bella, sai che di me ti puoi fidare”
Quella sera mio padre acconsentii a
lasciarmi andare e nel giro di un mese trasferimmo tutte le nostre cose
in un quartiere di basso costo di New York. Nonostante i 3 anni di
differenza che mi dividevamo da mio fratello, il nostro era sempre
stato un rapporto magnifico e infatti vivere da soli, in una grande
città, aiutarci a vicenda e darci forza non fu affatto
difficile.
Il primo anno andò alla
grande: la scuola era eccezionale, i newyorkesi non erano poi
così scorbutici, il college di Jasper era il migliore del paese
e quando sentivamo la mancanza dei nostri genitori li andavamo a
trovare o ci vedevamo per webcam. Mi sembrava di vivere un sogno, poi
una sera tutto cambiò.
“ti dispiace restare sola stasera?”
“affatto, avevo intenzione di invitare Kate a casa. Esci?”
“si, ho conosciuto dei ragazzi nuovi al campus oggi. Sono simpatici e mi hanno invitato ad una festa”
“forte!” esclamai “non vedo l‘ora di andare anche io al college”
“beh aspetta altri due anni e ci andrai”
“a che ora torni?”
“non so, ma torno presto promesso”
Tornò alle 6 del giorno
dopo. Non chiusi occhio per tutta la sera e il cellulare divenne di
fuoco per tutte le volte che provai a chiamarlo. Ricordo ancora lo
sguardo vitreo e l’espressione estasiata di quando lo trovai
disteso davanti il portoncino d’entrata.
Erano quasi le
sei del mattino e di Jasper neanche l’ombra. Se non sarebbe
tornato nel giro di un’ora avrei chiamato la polizia. Non avevo
dormito per neanche qualche minuto così andai in cucina a farmi
una bella tazza di caffè.
“signorina
Bella? Isabella?” qualcuno mi chiamava insistentemente battendo i
pugni vicino la porta. Corsi ad aprire e mi paralizzai
sull’uscio. C’era Jasper a terra, aveva su un espressione
estasiata ma non sapevo se fosse in se o meno.
“Jazz” lo chiamai inginocchiandomi davanti a lui.
“stavo
andando a fare una delle mie solite passeggiate e l‘ho
visto” spiegò Sam, il nostro anziano vicino di casa.
“grazie signor Uley, ha fatto bene a chiamarmi” dissi trascinando mio fratello dentro.
“Ah Isabella, suo fratello aveva questo foglio tra le mani” disse porgendomelo e andando via.
-MI DEVI 50 DOLLARI AMICO-
Quando lo portai dentro
l’obbligai a fare un bel bagno caldo e dopo una lunga dormita
sembrò stare meglio, ma ovviamente non ricordava assolutamente
nulla di quello che era successo. Tutto ciò che seppe dirmi fu “stavo parlando con una ragazza, Mike mi ha dato da bere e dopo… non ricordo più nulla”
Quel giorno, per la prima volta in
vita mia, mi sentii sola. Jasper cercò di tranquillizzarmi in
tutti i modi possibili, mi disse che non si sarebbe verificato mai
più nulla del genere, che non sarebbe più uscito con quei
tipi e che i 50 dollari il giorno dopo glieli avrebbe suonati in
faccia. “Mi hanno drogato, starò alla larga da loro. Te lo prometto”
Quella fu la prima promessa di mio
fratello alla quale non credei. Qualcosa mi diceva che la questione non
sarebbe finita li, che quei tipi non avrebbero lasciato in pace mio
fratello e che lui, troppo buono, li avrebbe perdonati pensando che
fosse stato un malinteso. Accadde esattamente ciò che pensai.
Nell’arco di 3 mesi
Jasper cambiò radicalmente: a casa stava sempre meno, i libri
quasi non li toccava più, la sera usciva per tornare il giorno
dopo senza neanche avvertirmi. Non sapevo che fare, come comportarmi,
insomma avevo 17 anni, come avrei fatto a farmi rispettare da un
ventenne che aveva tutta l’impressione di star
prendendo una brutta strada?
“basta
così Jazz, io chiamo papà e gli dico di venire subito
qui” disse entrando in salotto e spegnendo la tv che stava
guardando.
“e perché mai?”
“ti sei
guardato ultimamente allo specchio? Hai gli occhi costantemente
contornati da occhiaie, la tua pelle sembra essere diventata più
pallida, la tua voce è strana e non hai più la stessa
energia di qualche mese fa. Che ti succede?”
“sto
benissimo Bells, è che studio troppo è per questo che
sembro così stanco” scoppiai in una risata isterica.
“certo
è lo studio! STRONZATE JASPER, HO TROVATO QUESTE IN CAMERA
TUA” urlai sventolandogli davanti agli occhi una bustina con delle pasticche.
“HAI FRUGATO TRA LA MIA ROBA?”
“CERTO!
QUESTO E‘ L‘UNICO MODO PER CAPIRE CHE CAZZO COMBINI
ULTIMAMENTE. TI STAI DROGANDO, STAI MANDANDO LA TUA VITA A PUTTANE.
PROPRIO TU”
“oh andiamo, stai esagerando. Io non mi sto drogando affatto” negò.
“e queste allora cosa ci facevano in camera tua? Le conservavi per i tuoi nuovi amici?
Promettimi che non ne hai ingoiata nemmeno una Jazz. Promettimelo ed io
non dirò più nulla” lo sfidai con lo sguardo,
attenta più che mai a non far scendere neanche una lacrima ,
dovevo essere forte per entrambi.
“non posso” sussurrò abbassando gli occhi. Gli lanciai quella schifezza addosso correndo in camera mia.
“TI ODIO!”
Qualche minuto dopo mi venne a scongiurare di non dire niente a papà.
“Ne
uscirò Bells, non dirlo a papà, né a mamma
io… non voglio deluderli. Si fidano di me, io… ti
prego”
Feci come mi disse e quello forse
fu lo sbaglio più grande che potessi fare. A distanza di quasi 2
anni Jasper continuavas a ripetermi la stessa frase ed io continuavo a
tenergli il gioco. Era sbagliato, tremendamente sbagliato, ma ogni
volta che sentivo i miei e le mie orecchie si riempivano del suono
della loro voce orgogliosa proprio non riuscivo a far crollare tutte le
loro certezze. Jasper ce la stava mettendo tutta, ed io volevo dargli
fiducia ancora per un po’ e se nel frattempo sarebbe successo
qualcosa di irrimediabile beh… avrei saputo a chi dare la colpa.
____
Entrai a scuola un’ora dopo, giusto in tempo per la votazione e una strigliata del preside. L’ennesima.
“troppi ritardi signorina Swan, non è mai successo”
“mi scusi signore, non
capiterà più glielo prometto” borbottai chinando il
capo. Come facevo a spiegargli che non era colpa mia ma di quel
coglione di mio fratello? Mi allontanai avvilita, i ritardi non
avrebbero giovato al mio voto finale e questo non andava per niente
bene. A differenza di molte persone in quella scuola, i soldi non mi
piovevano in testa, quindi se volevo entrare in un buon college, dovevo
impegnarmi e tanto anche. Presi il cellulare dalla tasca del jeans e
risposi a Kate.
“si può sapere che
fine avevi fatto? È da stamattina che ti cerco”
esordì senza darmi il tempo di salutarla.
“lo so scusa, sono entrata un‘ora dopo. Dove sei?”
“vicino al mio armadietto, tu?”
“appena uscita dalla
presidenza. Ti raggiungo” riagganciai e una volta svoltato
l’angolo me la ritrovai di fronte.
“cosa ci facevi in presidenza?”
“il preside mi ha mandato a
chiamare durante le votazioni. Ha detto che sto facendo troppi ritardi
e che non va bene” spiegai velocemente.
“però che gentile eh!”
“beh ha ragione ”
“ma tu gli hai spiegato il motivo?” la guardai scettica.
“e cosa avrei dovuto dirgli?
Sa preside ho un fratello drogato che la mattina non ne vuole sapere di
andare al college? Andiamo Kate, non posso.”
“devi dirlo ai tuoi Bells, sono mesi che te lo dico”
“lo farò… prima o poi” farfugliai guardando il pavimento. Non ero brava a mentire, proprio no.
“certo, non fai altro che ripeterlo”
“senti, lui ce la farà
ok? Jasper è in gamba e insieme riusciremo ad uscire da questo
pasticcio senza che i miei sappiano nulla”
“sono quasi due anni Bella,
non ce la farà da solo. Ha bisogno di una mano e tu da sola non
ce la fai” mi fece notare. Volevo bene a Kate, era come una
sorella ormai ed era l’unica che sapeva di tutta questa faccenda.
Era stata la mia prima amica a New York, la prima persona che mi ha
accolto a braccia aperte.
“cambiamo discorso ok?” la scongiurai “ti prego”
“Eh va bene, ma non farmi dire: Te l‘avevo detto” si arrese sospirando.
“hai votato?” chiesi tornando allegra.
“proprio 5 minuti fa”
“e chi hai votato come tesoriere?” chiesi guardandola minacciosa.
“beh eri l‘unica affidabile”
“Ah! Solo per questo?”
“ovvio, cosa credi?!” scoppiamo a ridere come cretine ed io le diedi uno spintone.
“e sentiamo, chi hai votato come presidente del comitato studentesco?”
“Ma che domande fai? Edward Masen ovviamente” rispose come se la cosa fosse palese.
“c‘erano anche altri
candidati eh! D’ altra parte la maggior parte degli studenti
avrà votato lui”
“beh io direi tutti”
“no, io non l‘ho votato per esempio.”
“e chi hai votato?”
“Leah, è in gamba sono
sicura che farebbe un ottimo lavoro” spiegai fiera di non essermi
confusa con la massa.
“peccato che l‘abbia
votata solo tu” puntualizzò scrollando le spalle “e
lei forse” aggiunse lanciando un' occhiata verso la fine del
corridoio. Assottigliai lo sguardo per vedere meglio e sorrisi.
“si, sono sicura che anche Alice avrà votato lei” acconsentii.
“beh potrei aver stupito tutti allora” disse la diretta interessata avvicinandosi a noi. Ops, ci aveva sentite!
“improbabile, visto quello
che hai combinato ieri” ribatté Kate riferendosi, quasi
sicuramente, alla storia dei cartelloni elettorali.
“si, in effetti sono poco credibile. Avrei votato te se solo ti fossi candidata” ammise rivolgendosi a me.
“Io? No, la presidenza non fa
per me” scossi così forte la testa che scoppiarono a
ridere. Io come presidente del comitato studentesco? Troppe attenzioni!
Al solo pensiero le mie guance si tinsero di rosso.
“non hai bisogno dei crediti
per il college? Almeno avremmo avuto un presidente con la testa sulla
spalle e con qualcosa nella testa”continuò.
“Edward non è
così male. So che ha ottimi voti e poi non penso che sia davvero
così… presuntuoso” e lo pensavo per davvero. Per
quanto mi riguardava, quel ragazzo non era realmente così, anche
lui nascondeva un lato umano.
“scusala, tende a trovare del
buono in tutti. È fatta così!” scherzò Kate
poggiandomi le mani sulle spalle. Alzai gli occhi al cielo.
“bah, secondo me per lui non ci sono speranze” commentò Alice.
“io scommetto il contrario”
“staremo a vedere” concluse allontanandosi indifferente.
“quella ragazza è strana” affermai guardandola allontanarsi.
“si, ma è simpatica. L'ho conosciuta stamattina in aula magna”
“ok ma adesso andiamo a lezione, mi ci manca solo una nota disciplinare” dissi sentendo la campanella suonare.
“a che ora si sapranno i risultati delle elezioni?”
“Non saprei, Leah ha detto verso mezzogiorno, il tempo che controllano tutto, perché?” chiesi.
“così, sono curiosa”
“e di cosa? Tanto sappiamo perfettamente come andrà a finire”
_____
“Un forte applauso al nuovo
presidente del comitato studentesco Edward Masen” partì un
applauso generale e qualche ragazza al mio fianco urlò come
un’oca strozzata. Dio che esagerazione!
“visto? Il risultato era scontato” dissi a Kate ma lei per tutta risposta lanciò un urlo spacca timpani.
“ma sei idiota?!” ero esterrefatta! Tuttavia dovevo aspettarmelo, Kate era così: si lasciava travolgere.
“grazie” esordì lui prendendo la parola. Ecco che ricominciava a fare il buffone!
“non mi dilungherò
molto questa volta, anzi dirò semplicemente una cosa: avevo
ragione” ci fissò tutti con quel sorriso sghembo
mozzafiato ma al col tempo beffardo “l‘apparenza è
tutto e voi me ne avete dato la conferma. GRAZIE!”
Questa volta fui la prima ad applaudire. Aveva ragione da vendere!
“adesso prego di salire sul
parlo gli altri vincitori ossia gli assistenti: Emmett McCarthy, Angela
Weber, Jessica Standley, Jacob Black e il tesoriere: Isabella
Swan”
“cosa?!” chiesi scioccata. Non potevo aver vinto le elezioni! Chi mai mi aveva votata?
“Vai,
ha chiamato te” disse Kate dandomi una piccola spinta in avanti.
Mi avvicinai a loro leggermente in imbarazzo. Il preside disse ancora
qualche parola, poi si dileguò avvertendoci che per quel giorno
le lezioni erano terminate. Eravamo liberi.
“beh complimenti”
mormorò qualcuno a qualche centimetro dal mio orecchio.
Rabbrividii. Mi voltai per vedere chi fosse e sorrisi.
“grazie Jacob, complimenti anche a te”
“ti va di andare a prendere
un gelato? Tanto le lezioni sono terminate. Viene anche Kate e
Quil” propose col suo solito sorriso.
“Certo perché no”
Jacob era un mio amico,
l’avevo conosciuto un anno e mezzo fa ad una festa. Sapevo di
piacergli un po’ ma non si era mai fatto avanti e a me andava
benissimo così. Era simpatico, carino, divertente, stavo bene
con lui ma nulla di più. Gli volevo bene.
“allora ti aspetto in cortile. Prendo un casco anche per te?” chiese pur sapendo la risposta.
“ovviamente” adoravo andare in moto, specie con lui che si divertiva a correre come un matto.
Andai al mio armadietto per posare
i libri e mi avviai verso l’uscita. Dio, come vorrei che la mia
vita fosse perfetta come quando mi ritrovavo in quelle mura!
_____________________________
Mi raccomando commentato che
aspetto sempre ansiosa i vostri pareri *-* io vi risponderò
appena avrò 5 minuti =D ci vediamo tra 10 giorni Girls *-*
Se volete contattarmi: Nusia Efp
Nusia
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4- Il party ***
3
Buona
sera a tutte come state? Ho appena finito di rispondere alle vostre
recensioni e ho deciso di postare, anche perché non ero sicura
di riuscirci domani. Bene, questo è più che altro un
capitolo di passaggio, conosceremo ancora un pò il nostro
Edward, ma il capitolo importante, quello che darà il via alla
storia, sarà il prossimo *-* Ci leggiamo di sotto, buona lettura
;)
Riesci ad immaginare un amore così?
E' una storia, sai, vera più che mai,
solo amici e poi uno dice un "noi", tutto cambia già.
É una realtà che spaventa un po',
una poesia piena di perché e di verità!
Ti sorprenderà come il sole ad est,
quando sale su e spalanca il blu dell'immensità!
Stessa melodia, nuova armonia,
semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà!
Quando sembra che non succeda più,
ti riporta via, come la marea, la felicità!
Ti riporta via, come la marea, la felicità...
• 3- Capitolo
Pov. Edward
Poteva la gente essere
così scontata e superficiale? Avevo vinto le elezioni, ero il
nuovo presidente del comitato studentesco, il che rispondeva senza
indugi alla domanda. A volte mi capitava di pensare se la mia filosofia
di vita fosse sbagliata, ma bastava guardarmi intorno per capire che
era giusta. Signori e Signore la
società non è affatto cieca, ci vede benissimo ed
è questo che la rende sbagliata e priva di buoni propositi. Se
solo essa non riuscisse realmente a vedere, sono sicuro che tutto
andrebbe meglio perché si giudicherebbe il cervello
anziché l’aspetto estetico. Che mondo di merda!
Anch’io avevo votato, avrei potuto dare il voto a me stesso e
invece l’avevo dato a Leah. Quella ragazza era in gamba, sapeva
come agire e poi era una delle poche persone della scuola che mi teneva
testa. Sarebbe stata un ottimo leader. Non mi stavo lamentando,
affatto, ero contento di aver vinto perché quello significava
solo una cosa: crediti per il college, dico solo che la gente è
idiota, tutto qui.
“Ehi dove scappi?” Rose
mi afferrò per il polso baciandomi delicatamente le labbra. Mi
toccai nervosamente i capelli.
“congratulazioni
tesoro” Se non mi avesse bloccato avrei fatto in tempo a
raggiungere Isabella. Volevo congratularmi con lei per la sua nuova
carica. Mi piaceva stuzzicare quella ragazza, era… divertente.
“grazie! Ma era scontato che vincessi io”
“ed ecco il nuovo presidente
del comitato studentesco” mi scimmiottò Emmett
avvicinandosi a noi. Alzai gli occhi al cielo.
“Si, ho vinto. Vi ringrazio
per le congratulazioni, ci vediamo tra mezz‘ora alla gelateria in
centro, vi pago il gelato, adesso scappo” parlai così
velocemente che non ero sicuro avessero capito, ma non
m’importava poi molto in effetti.
“EHI, MA DOVE CORRI?” sentii gridare ad Em ma non mi premurai di rispondere.
“Ehi Angela” dissi trovandomela di fronte. Sorrise cordiale.
“Edward congratu…”
“si si anche a te, sai dov‘è la Swan?” chiesi interrompendola.
“l‘ho vista andare
verso l‘uscita” mi allontanai senza aggiungere altro sotto
il suo sguardo stupito e perplesso.
Arrivato in cortile feci solo in
tempo a vederla salire in sella alla moto di Black e partire. Santo
cielo, quel tizio mi aveva sempre dato sui nervi!
Mi avviai alla mia macchina
sbuffando a più non posso senza sapere se mi dava più
fastidio il non essere riuscito a parlarci o il fatto che fosse andava
via con quel coglione di Jacob. Avevo parlato con quella ragazza per
circa 2 minuti ma era interessante, insomma mi piaceva. Avrei potuto
benissimo lasciare Rosalie per lei, bastava solo che mi desse un segno.
Infondo chi ragazza non vorrebbe stare con il sottoscritto? Me la sarei
portata a letto per qualche settimana, o mese se fosse stata
brava, poi l’avrei scaricata come tutte le altre. Il fatto che mi
piacesse non voleva dire che volessi mettere la testa apposto. No,
proprio per niente. Infondo anche Rose all’inizio mi interessava,
ma come si dice? A lungo andare la gente si stufa della solita routine.
Arrivato in gelateria trovai
l’intero corpo studentesco, o quasi, della Buckston School seduto
ai soliti tavolini del locale. C’era da aspettarselo: Arturo
faceva il miglior gelato di New York, d’ altrove era italiano.
“UN APPLAUSO AL
PRESIDENTE” urlò qualcuno tra la folla appena misi piede
dentro. Sorrisi smagliate, mi piaceva riceve attenzioni. Qualche
ragazza mi fece l’occhiolino, qualcun altro mi sorrise, altri
ancora lanciavano qualche urlo. Si, era bello essere popolare! Feci
segno di stare in silenzio, avevo un annuncio da fare.
“Domani sera il New Moon
aprirà la stagione invernale con un grande party. Vi voglio
tutti li alle 20.30 per festeggiare quest‘anno scolastico e il
vostro nuovo presidente”
Una bella festa era quello che ci voleva per festeggiare la mia carica.
“Ah ovviamente gli sfigati
restano a casa” disse la Standley alzandosi in piedi. Le feci
l’occhiolino e lei per poco non svenne. Jessica Standley, la
peggior scopata della mia vita. Mi venivano i brividi solo a pensarci.
“Yeahh domani si balla!” esclamò Emmett appena li raggiunsi al tavolo.
“allora Edward ce lo offri o no questo mega gelato?” chiese Quil porgendomi un bigliettino.
“cos‘è questa, la lista della spesa?”
“le nostre ordinazione Ed.
forza offrici questo gelato che hai talmente tanti soldi che ti escono
per le orecchie” mi beffeggiò Embry.
“perché voi no vero?”
“mai quanto te pelo di carota” prima o poi avrei ucciso Emmett per quel soprannome.
Senza replicare andai al bancone e attesi il mio turno.
“il solito Ed? O hai deciso di cambiare gusti?” chiese Arturo avvicinandosi.
“Il solito, sono una
tradizionalista” scherzai “e poi mi fai quest’
altri” aggiunsi porgendogli il foglietto.
“5 minuti e sono al tavolo campione e complimenti per la nomina di presidente”
“già complimenti,
prima non ho avuto modo di farteli” si intromise una voce alle
mie spalle. Mi voltai per vedere chi fosse e sorrisi sghembo.
“anche a te mio tesoriere” dissi mentre si accomodò al bancone.
“gr-azie. Non me l‘aspettavo per niente” farfugliò in imbarazzo.
“ehi Bella tesoro, cosa
prendi?” cercò impacciata qualcosa dalla tasca e sorrise
trionfante quando trovò un piccolo foglietto.
“Allora un mega gelato alla
nutella, uno al puffo, vaniglia e panna, un altro a fragola e frutti di
bosco e per me…”
“il solito” concluse Arturo facendola ridere. Restai affascinato da quella risata così limpida e solare.
“esatto, pistacchio, stracciatella e qualche scheggia di cioccolata, oggi voglio esagerare”
“anche io adoro il
pistacchio” dissi ottenendo la sua attenzione “penso che
potrei drogarmi di pistacchio se solo fosse possibile” vidi il
suo sorriso sparire all’improvviso e il suo sguardo farsi
più cupo. Cos’avevo detto?
“beh sarebbe davvero una droga salutare” farfugliò.
“si e benefica, non come
tutte quelle porcherie che circolano in giro” ancora una volta la
sua espressione mutò, alzò il capo e mi sorrise
teneramente.
“già, hai perfettamente ragione”
“però
pistacchio e stracciatella non si può sentire. Insomma non si
possono accostare questi due gusti, è…bleah!”
scosse la testa scioccata.
“Ehi!” esclamò
colpendomi il braccio “sono buonissimi insieme e non offendere i
miei gusti” brontolò. Alzai le mani in segno di resa.
“Oh non volevo offenderti!” risi “resta il fatto che sono pessimi insieme”
“EDWARD VIENI” urlò Rose indicandomi il gelato.
“va prima che si sciolga” mi suggerì Bella.
“Io dire prima che me lo rubino” si passò una mano tra i capelli ondulati e ridacchiò spensierata.
“ci si vede a scuola
presidente” le strizzai l’occhio e andai via senza
aggiungere altro. Forse ci sarebbe stata per davvero.
_____________
“Santo cielo, ho mai detto che odio la matematica?” borbottò Emmett una volta usciti dall’aula.
“almeno una volta al giorno negli ultimi 5 anni amico”
“beh non smetterò mai di ripeterlo è…”
“noiosa?” scosse la testa “difficile?”
“no neanche. La matematica è…”
“complicata? Indecifrabile?”
“immatura” alzai un sopracciglio e lo guardai perplesso.
“è cosa?”
“immatura. Insomma che si
risolvesse i proprio problemi da sola, mica ho tempo da perdere
io?!” scoppiai a ridere come un deficiente e gli diedi un
pugnò sul braccio.
“Sei davvero un coglione Em!”
“Beh si, me lo dicono in
molti” concordò ridendo con me. Proprio in quel momento il
telefono vibrò nella tasca dei jeans.
- La strega è su tutte le furie perché sei presidente -
“Chi è?”
“Rosalie, ha detto che a quella Alice non le sta bene che sono presidente”
“direi che l‘ha fatto
capire in tutti i modi possibili. Ma gli hai mai guardato quel enorme
neo che ha vicino alle labbra? È orribile!”
“Mh no, è talmente racchia che non ricordo neanche come sia fatta”
“beh allora dagli
un‘occhiata adesso” mi consigliò indicandomela
mentre ci passava a fianco. In quel momento mi venne
un’idea pazzesca. Si sarebbe pentita di aver sfidato il
sottoscritto.
“aspetta un attimo Em” dissi incamminandomi verso di lei.
“Mi avrebbe fatto piacere se
sarebbe salita Leah al mio posto” iniziai facendola voltare verso
di me “se può farti sentire meglio, io ho votato per
lei” mi guardò di sottecchi ed io non potei non guardare
il suo enorme neo. Ah mannaggia ad Emmett!
“stronzata si scrive con la z?”
“non è una stronzata, ho davvero votato per lei”
“mh interessante. Si, davvero
interessante ora però se non ti dispiace andrei” continuai
a seguirla e misi su la miglior finta faccia dispiaciuta della storia.
“senti forse non due abbiamo cominciato con il piede sbagliato, ma posso rimediare”
“e come sentiamo”
“ho 2 pass per il party che
danno stasera al New Moon, ne vuoi uno?” si fermò di colpo
mettendo su un’ espressione indecifrabile.
“dov‘è la fregatura Masen?”
“non c‘è la fregatura, te l‘ho detto voglio rimediare”
“praticamente mi stai chiedendo di venire con te al party dell‘anno” chiarì.
“proprio così, allora?”
“e che fa la tua ragazza?” chiese riprendendo a camminare. Ah, ma non poteva star ferma?
“chi, quella barbie super abbronzata? L‘ho mollata ieri” mentii.
“stanco della solita minestra?” domandò.
“beh non proprio”
“quindi ora sei alla ricerca
di nuove prede e, fammi indovinare, pensi che io sia tanto tonta da
cascarci non è così?”
“ti sbagli io…” mi interruppe con un sospiro.
“Non so a che gioco stai giocando, ma ci sto”
“davvero?” chiesi entusiasta. Il pesciolino aveva abboccato all’amo signori!
“tutti hanno diritto ad una
seconda occasione” spiegò “è poi sai bene
cosa si dice di me vero?” si, che sei una vecchia strega racchia in astinenza da troppo tempo.
“sono solo dicerie” mi sorrise in modo inquietate e scrollò le spalle.
“soli gli idioti provocano
una strega” sussurrò a pochi centimetri dal mio viso
“attento a te” aggiunse prima di voltarmi le spalle e
andare via.
“CI VEDIAMO STASERA” urlai divertito. Se credeva realmente di essere una strega, aveva una rotella in meno.
“Ok, adesso mi spieghi” disse Emmett sbucando alle mie spalle.
“l‘ho invitata al party di stasera. Tranquillo, ci divertiremo”
“ma sei impazzito Ed? hai invitato quella…quella, insomma l‘hai visto il neo?” era scioccato!
“si, l‘ho visto. Dio che schifo!”
“ecco, allora perché l‘hai invitata?”
“fidati di me amico, stasera ne vedremo delle belle”
“sarà…”
____________
“ESME? ESME DOVE HAI MESSO LA
MIA CAMICIA?” urlai scendendo di corsa le scale. Ero già
in ritardo di mezz’ora, non volevo che la strega arrivasse prima
di me.
“Non urli signorino, sono qui
per la miseria” borbottò entrando in salone con in mano
uno di quegli aggeggi per togliere la polvere.
“dov‘è la camicia?”
“beh dipende lei dove l‘ha messa”
“sulla sedia in camera mia, ma il tempo di una doccia è sparita”
“dice quella viola chiaro?” chiese cadendo dalle nuvole.
“Oh complimenti per la memoria! Proprio quella”
“l‘ho riposata in armadio quando sono venuta a spolverare”
“quante volte le ho detto di non entrare in camera mia? La pulisco io”
“beh io non direi proprio” farfugliò sfidandomi. Ok, aveva ragione non potevo replicare.
“e poi perché pulisce a quest‘ora della sera?” domandai irritato.
“potrò fare quello che
mi pare quando sono nervosa o no?” ma che aveva? Non
l’avevo mai sentita parlare così.
“certo, ma a casa sua”
“se non se ne fosse accorto,
io vivo qui da circa 5 anni, quindi per quanto possa fare la
governante, la cameriera mi chiami come vuole, questa è anche
casa mia”
“Mi sta forse urlando c0ntro?” mi alterai e lei sospirò.
“non sto urlando e lo sa
benissimo. Sono solo un po’ alterata, sa mio figlio ed io abbiamo
litigato e…” aveva un figlio?
“senta, racconti le sue
storie tristi alle sue amiche pulisci cesso” dissi irritato
andando a prendere la camicia. Quand’era che vedeva il figlio se
stava tutto il santo giorno a casa mia? Ecco un altro genitore alla
quale non importa un accidente dei figli. E pensare che sembrava
diversa.
“non ce la fa ad
offendermi” disse quando tornai di sotto. Non risposi, mi limitai
semplicemente a chiudermi la porta alle spalle avviandomi finalmente al
party.
“Edward, ma che piacere come stai?”
“alla grande Aro, come sempre. A te?”
Aro, Caius e Marcus i tre
proprietari del locale nonché 3 dei più ricchi uomini di
New York. Era bello sapere che anche io facevo parte di quella
categoria.
“benissimo direi”
“i tuoi fratelli?”
“Oh stanno benone. Caius
è impegnato nella costruzione del nuovo locale: Volturi, mentre
Marcus sta tenendo d‘occhio una festa all‘ Eclipse”
“Ehi Edward, finalmente sei arrivato!” esclamò Rose comparendo al mio fianco.
“Aro ti presento Rosalie”
“piacere Rosalie e buon divertimento, spero che la serata sia di vostro gradimento”
“come sempre” mi tese la mano ed io la strinsi con piacere “a presto”
“dai Ed andiamo a
ballare” mi tirò per un braccio fino a centro pista.
C’era un mucchio di gente e molti erano della scuola. Qualcuno mi
salutò ed io gli feci un breve cenno con la testa.
“Emmett?” chiesi.
“che t‘importa! Balla
con me, dai” Rosalie si avvicinò a me sinuosa e
cominciò a muoversi sensualmente. Ancheggiava, si toccava i
capelli, mi si strusciava addosso. La bloccai per le spalle.
“che c‘è?”
“dov‘è Emmett?” ripetei facendola sbuffare.
“è al bancone a bere qualcosa con Quil, la Standley, Angela,Ben, Embry… insomma i soliti”
“bene, devo chiedergli una cosa”
“e non puoi farlo dopo?”
“è piuttosto urgente. Scusa Rose” feci per andarmene ma mi fu nuovamente di fianco.
“bene, vengo anch‘io allora” alzai gli occhi al cielo senza aggiungere nulla.
“Amico finalmente! Come mai
sei in ritardo? Pensavamo ti fossi perso” disse Emmett buttando
giù un bicchiere di vodka a giudicare dall’odore.
“la gente importante si fa attendere” sorrisi sghembo e Angela sbuffò.
“il solito buffone!”
esclamò. Le feci l’occhiolino e lei mi mostrò
gentilmente il dito medio. Risi. Angela non era mia amica, ma avevamo
amici in comune perciò ci ritrovavamo ad uscire insieme il
più delle volte. Era simpatica e cosa importante, non mi sbavava
dietro come le altre. “spiacente Masen, ma ho già il mio
principe azzurro” disse indicando il suo Ben quando Emmett me la
presentò.
“è già arrivata?” bisbigliai nell’orecchio di Em e lui negò con il capo.
“senti devi farmi un favore.
Devi tenere impegnata Rosalie, almeno fin quando Alice non
arriva” mi sorrise smagliante.
“nessun problema amico”
mi sembrava fin troppo entusiasta e non ne capivo il motivo . Rosalie
avvolte sapeva essere così noiosa.
“Rose, ti va di ballare con
il tuo scimmione?” ridemmo tutti. Quel soprannome glielo diede al
primo anno, quando per la prima volta se lo trovò d’avanti
in tutta la sua grandezza. All’epoca Rose era più minuta e
bassina ed Emm era già un bestione di 1.80.
“andiamo a scatenarci” acconsentì afferrandogli il polso.
Sospirai sicuro che Emmett l’avrebbe distratta per qualche ora o almeno il tempo necessario per attuare il mio piano.
Mentre attendevo l’arrivo della racchia decisi di prendermi una vodka alla fragola con un goccio di rum.
“Ehi signorina?”
chiamai la barista dietro il bancone “mi farebbe
un…” mi bloccai nel bel mezzo della frase.
“Ehi ciao, cosa gradisci?”
Scossi la testa e non risposi.
“cosa ci fai li dietro?”
_______________________________
Ed Eccoci qui =D, chi mai ci
sarà dietro il bancone? Ho deciso di concludere il capitolo
così perché altrimenti mi sarei dilungata troppo e avrei
dovuto spezzare sul punto più importante. Mi perdonate vero? *-*
Ci leggiamo tra 10 giorni, pronte per il GRANDE capitolo? *-*
Per parlare con me su Facebook : Nusia Efp
Nusia
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=726396
|