Una Giornata da Dimenticare

di 1rebeccam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Salto nel Reno ***
Capitolo 2: *** Dolce Aida ***
Capitolo 3: *** La Teoria di Hartmut ***
Capitolo 4: *** I Diamanti ***



Capitolo 1
*** Salto nel Reno ***


Angolo di Rebecca:

Questa storia fa parte di una serie. I protagonisti sempre Ben e Semir, con una nwe entry, Rebecca moglie di Ben...una parte importante avrà anche la piccola Aida!
Buona lettura





Periferia di Colonia, dentro una casetta qualunque nascosta dietro delle piante di rose Karl Koster discute con Hans Platter.
“Accidenti, credi veramente che sia un piano infallibile? E questo tizio che non vuole farsi vedere, di cui conosciamo solo la voce, credi veramente che ci possiamo fidare di lui?!”
“Ma certo che ci possiamo fidare, Karl andiamo lasciati andare, stiamo parlando di 2.000.000,00 di €uro, solo per noi.
Non ci siamo mai sognati di fare tanti soldi con i nostri piccoli colpi”!
“Appunto…perché servirsi di due mezze calzette come noi, per un colpo come questo poteva scegliere chiunque e ha scelto noi due?!”
“Perché siamo bravi, se fin’ora non abbiamo fatto il colpo grosso è solo perché non avevamo le conoscenze giuste. Ora le abbiamo.”
“Sarà. Ma io non mi fido di uno che non vuole comparire nemmeno per farsi conoscere dai suoi complici.”
“Ascolta, il Capo vuole solo mettersi al sicuro perché è un uomo potente per questo non vuole apparire, ma il lavoro sarà perfetto e noi saremo ricchi. Va a dormire, domani sarà un grande giorno.”


... “Hhhhm…lasciami in pace Semir, ti prego altri 10 minuti!”
Farfuglia Ben mettendosi a pancia in giù con il cuscino sulla testa.
Rebecca scoppia a ridere, gli strappa il cuscino dalla testa:
“Se fosse alta, bionda e con gli occhi azzurri potrei anche essere gelosa di questa… Semir!!!”
Ben apre gli occhi strizzandoli e si gira verso di lei: “Cos’hai detto?!”
“Beh, dopo quasi un anno di matrimonio mi chiami Semir, cosa dovrei pensare? Ee io come una stupida ti ho portato perfino la colazione a letto!”
Ben la guarda ancora confuso, poi fa mente locale e sorride:
“Scusa è che Semir diventa ogni giorno più insopportabile, dice sempre che sono in ritardo, di sbrigarmi che è tardi, mi sta ossessionando!”
“Non puoi dargli torto…tu SEI sempre in ritardo!”
“Fantastico…gli dai pure ragione.”
Lei si rimette sotto le coperte accanto a lui e avvicina il vassoio della colazione:
“Sbrigati a mangiare sennò farò tardi anche io…e io al contrario di te odio arrivare in ritardo.”
“Amore, quanto sei bella quando ti arrabbi” le risponde Ben dandole un bacio sulla guancia.
Guarda il telefono che vibra: “Ohccavolo, è LEI, è Semir!!!” sorride e risponde mentre Rebecca scoppia a ridere così forte che il vassoio per poco non cade.
“Collega, vorrei ricordarti che stamattina siamo attesi dal procuratore generale alle 9.00.”
“Buongiorno anche a te socio!”
“Alle 9.00 Ben, non alle 9.05, alle 9.10…ALLE 9.00…Salutami Rebecca.”
Riattacca, Ben guarda il telefono come se fosse la faccia del suo collega e gli fa le boccacce e Rebecca continua a ridere fino alle lacrime!
dopo una decina di minuti Rebecca esce dalla doccia infreddolita, lui la avvolge dolcemente con l’accappatoio e la bacia sul collo: “Che buon profumo che hai.”
“Smettila Ben, o faremo tardi davvero!”
Lui le prende il viso tra le mani e la bacia.
“Riconoscerei questo tocco ad occhi chiusi tra mille!”
Mentre la bacia la manica della maglietta s’impiglia nella collanina che Rebecca porta al collo, una piccola crocetta di brillantini.
“Aspetta che mi libero…Non hai paura di perderla…la catenina è così sottile…perché non la togli almeno quando fai la doccia?”
“Mia nonna me l’ha regalata il giorno della prima comunione, me l’ha messa al collo e mi ha detto che mi avrebbe sempre protetta, per questo non me la tolgo mai…e sono sicura che non la perderò! Mentre finisco di vestirmi prendi la borsa che mi hanno regalato i miei alunni per il mio compleanno, è dentro l’armadio.”
“Non vorrai portarti dietro quell’obbrobbrio!”
“Forse non sarà bellissima, però…”
“No, no, non è che non è bellissima…è proprio brutta!”
Rebecca gli si avvicina: “Adoro questo modo tutto tuo di essere sincero!” Si allunga sulla punta dei piedi e lo bacia sul naso: “Stavo dicendo che non sarà bellissima, però me l’hanno regalata i miei bambini, ed io me la porterò dietro…come dici tu!”


Semir entra di corsa al comando, saluta Susanne e le chiede se la Kruger si è già avviata dal procuratore.
“Si, è andata via circa 10 minuti fa.”
Se mi fa fare una brutta figura con il procuratore questa volta gli stacco il collo!”
Ben entra con la sua aria da bambinone innocente: “Buongiorno Susanne, giornata splendida non trovi? Buongiorno anche a te Semir, sono in perfetto orario e se vuoi possiamo anche avviarci, guidi tu giusto?” e gli tira le chiavi della macchina.
Arrivati dal governatore il commissario Kruger li guarda sconsolata:
“Almeno per oggi potevate mettervi una giacca!”
“Perché?! Non è un ricevimento…e poi sia contenta che siamo arrivati puntuali…sono le 9 meno 3 minuti!” e sfodera uno dei suoi fantastici sorrisi…
La Kruger lo guarda con disappunto, si gira e si dirige verso l’ufficio del governatore.
Anche Semir lo guarda male e lui: “Che c’è…che ho detto…che ho fatto stavolta…perché ce l’avete sempre con me?”


A qualche chilometro da lì, un furgone blu scuro si ferma davanti alla Hauffman Bank, scendono 4 uomini vestiti con una tuta scura e con dei passamontagna sul viso, entrano nella banca e sparano qualche colpo di mitra in aria:
“Fermi tutti, mettete le mani sopra la testa e faccia a terra!”
Tra le urla e la paura i pochi presenti all’interno fanno esattamente come gli è stato detto, i ladri si rivolgono al direttore, gli puntano il mitra allo stomaco e gli intimano di aprire la cassaforte.
Il direttore li porta nel cavò e con le mani tremanti digita il codice segreto della cassaforte, la porta si apre e due dei ladri entrano a prendere i soldi, mentre gli altri 2 restano fuori a tenere sotto tiro il direttore e i clienti.
In pochi secondi è tutto finito, si dirigono verso l’uscita, poi uno di loro si abbassa verso una delle clienti e la prende per il braccio: “Tu vieni con noi, così se dovessero inseguirci, sarai la nostra chiave per la fuga.”
La donna comincia ad urlare, ma lui la tiene stretta e spingendola verso l’uscita spara ancora dei colpi in aria:
“Se qualcuno tenta di venirci dietro, vi uccido tutti.” E sparisce…
Mentre escono uno di loro strattona una ragazza che è davanti alla banca gettandola a terra. Vedendolo incappucciato si rende conto della rapina e comincia ad urlare, allora il malvivente le dà uno schiaffo, la solleva sulle spalle e la scaraventa sul furgone insieme all’altro ostaggio, poi partono sgommando in tutta fretta.
“Dannazione Sven, perché hai preso anche lei?”
“Che volevi che allertasse tutto il quartiere prima di poter scappare!?”


Dopo la riunione con il governatore i nostri due amici si stanno dirigendo verso l’autostrada per cominciare il loro lavoro, sentono l’allarme della rapina.
“Siamo a 2 passi, che dici andiamo a chiedergli se hanno bisogno di aiuto?” dice Semir sorridendo.
“Non è di nostra competenza, e poi loro non vogliono l’aiuto dei poliziotti stupidi dell’autostradale.”
“Ok, hai ragione…allora si va!?” e fa l’occhiolino al collega che lo guarda, sorride e urla: “A tutta birra!!!”
“Non si può passare, chi siete?” chiede l’agente in divisa davanti all’entrata della banca.
“Colleghi. Ispettore capo Gerkan dell’autostradale, eravamo qui vicino e siamo venuti a vedere se vi serve aiuto.”
“Aiuto da voi!? Non ci servono due pagliacci per prendere quei ladri.” Sghignazza l’agente.
Mentre Semir sta per accapigliarsi col collega, Ben nota qualcosa per terra dove altri poliziotti stanno facendo dei rilievi.
Si avvicina e mentre lo fa sente il cuore arrivargli in gola.
Un passo e comincia ad avere la sensazione di non riuscire a respirare.
Un altro passo, non sente neanche il collega che cerca di fermarlo per non inquinare eventuali prove.
Un altro passo e si abbassa a prendere l’oggetto tra le mani mentre l’agente cerca in ogni modo di farlo allontanare.
Solo allora Semir si rende conto che il suo amico è chinato davanti all’entrata della banca con una borsa in mano e si avvicina.
“Vuole farlglielo capire lei che non deve toccare niente?” continua l’agente.
Ma Semir guarda Ben e capisce che qualcosa non va, si abbassa vicino a lui: “Ben che succede!?”
“Rebecca ha una borsa come questa, stamattina l’aveva con sé”…
“Possono esserci decine di borse come questa in giro!”
"Ti prego guarda dentro tu.”
Semir prende la borsa, la apre e tira fuori il porta fogli.
“E’ inutile che lo apri…è il suo.”
Chiude gli occhi e si mette la mano sul petto come se un dolore lancinante lo stesse uccidendo.
Semir si rivolge all’agente che cerca ancora di allontanarli: “Mi faccia parlare con chi dirige l’indagine.”
“Ho detto che ve ne dovete andare.”
“E io ho detto che voglio parlare con il tuo capo…ORA!” Ribadisce Semir alzando la voce.
Dalla banca esce un uomo in borghese: “Sono il commissario Rolf Belden, lei chi è?”
“Ispettore Gerkan dell’autostradale, lei è il capo qui?”
"Non è affar suo, dovete andarvene.” sbraita Belden
“Alla radio avete detto che hanno preso due ostaggi.”
“Forse non mi sono spiegato, ho detto che non è affar vostro, qui non siamo in autostrada, questo caso non è di vostra competenza.”
Prima che possa terminare la frase, Ben si alza lo afferra per il colletto della giacca e lo scaraventa contro il muro dell’edificio:
“Mia moglie è uno degli ostaggi sul quel furgone, perciò non me ne importa niente delle sue competenze.”
“Lascialo Ben, lascialo…calmiamoci tutti quanti.”
“Come fa a dire che uno degli ostaggi è sua moglie?”
“La borsa che c’era a terra fuori dalla banca è sua. Voglio sapere da che parte è andato il furgone.”
“I miei uomini lo stanno intercettando e c’è anche l’elicottero. Lo fermeremo presto.”
Semir ha già preso l’auto: “Salta su Ben, andiamo…Cobra 11 a comando, stiamo inseguendo il furgone blu scuro con a bordo gli uomini che hanno rapinato la Hauffman Bank, siamo sulla provinciale.”
“Il caso non è di nostra competenza, se ne sta occupando la squadra anticrimine.” risponde allarmata Susanne.
“Susanne su quel furgone ci sono due donne in ostaggio, e una di loro è Rebecca.”
“Come Rebecca…cosa dici?" 
“Dove sono diretti, Susanne?”
“Sulla Majer strasse, direzione porto. L’elicottero gli è sopra, da quando sono andati via dalla banca non si sono più fermati.”
“Grazie Susanne, siamo praticamente sul cavalcavia sopra di loro.”
 “Guarda Semir l’elicottero… e laggiù il furgone.”
Mentre fanno il giro dal cavalcavia per scendere verso di loro e arrivargli praticamente di fronte, il furgone entra nel tunnel che separa la strada dall’entrata al porto, lo perdono di vista per qualche minuto.
“Ma dov’è finito?” chiede Ben con il cuore in gola.
“Sarà ancora all’interno.”
Prima che se ne rendano conto il furgone esce dal tunnel correndo all’impazzata, come fuori controllo si dirige verso il fiume, scavalca il molo e cade dentro al Reno…
“NNNOOOO!!!” Ben scende di corsa dalla macchina seguito da Semir e si butta nel fiume, s’immerge cercando di raggiungere il furgone, che però è troppo pesante e va giù velocemente.
Ben, Semir ed altri colleghi che si sono tuffati dietro di lui continuano ad andare giù e a risalire senza fortuna.
Semir si avvicina al collega, cerca di tenerlo su, mentre lui si dimena perché vuole immergersi di nuovo:
“Ben è arrivato quasi sul fondo non possiamo arrivarci!”
“Lasciami Semir, devo andare giù, lei è là dentro, lasciami…REBECCA…REBECCA.”
Continua a gridare il suo nome dimenandosi per fare lasciare la presa a Semir, ma l’amico non lo molla, in quelle condizioni è capace di fare qualunque sciocchezza!
Nel frattempo sono arrivati i sommozzatori e Semir riesce a riportare Ben a riva: “Lasciamo fare a loro.”
“E’ troppo tardi…sono giù ormai da troppo tempo!”
Ben pronuncia quelle parole pianissimo come se avesse paura di sentire la sua stessa voce.
Trema, non tanto perché è bagnato fradicio, ma perchè uno strano gelo si sta impossessando di lui.
Passa un minuto…gelo nelle sue ossa.
Un altro minuto…gelo nei suoi organi vitali.
Ancora un altro minuto…gelo nella sua anima…
I sommozzatori tornano su, fanno dei segni che i due amici non riescono ad interpretare.
Viene chiamata una squadra per tirare su il furgone.
Nel frattempo erano arrivati al porto anche il commissario Kruger, Otto e Dieter.
Portano delle coperte ai colleghi, Semir li mette al corrente della situazione.
Ben è seduto con lo sguardo rivolto al Reno, non dice una parola!
Dopo circa mezz’ora la gru che imbraca il furgone lo tira su, lasciandolo sospeso nel vuoto un paio di minuti prima di adagiarlo lentamente sul molo.
Si avvicinano, mentre la squadra dei sommozzatori apre gli sportelli dell’abitacolo del furgone.
Il guidatore e quello che era seduto accanto a lui sono morti, trattenuti dalle cinture di sicurezza, mentre dietro non c’è niente.  Nessun cadavere!!!
Uno dei sommozzatori si rivolge al commissario Belden: “Molto probabilmente nell’impatto con l’acqua sono volati giù dal parabrezza, ci sono tracce di sangue proprio nei punti di rottura.
Farò immergere ancora i miei uomini per la ricerca dei corpi, ma la corrente in questo punto è molto forte ed è passata già un’ora. Potrebbero essere stati portati molto lontano e molto a fondo. La verità è che potremmo non trovarli mai!”
Un altro agente trova anche la borsa con i soldi.
Il commissario Belden, mostra una grande sensibilità: “Commissario Kruger, noi qui non possiamo più fare niente, mi dispiace per la moglie del suo ispettore.”
“Può esserci la possibilità che non si trovassero più sul furgone?”
“Durante l’inseguimento non si sono mai fermati…no, erano tutti là sopra.”
Kruger: “Avrei piacere di far partecipare anche uno dei miei tecnici della scientifica quando farete controllare il furgone.”
Belden: “Non se ne parla nemmeno, commissario, mi dispiace ma non è possibile.”
Sul posto arrivano il procuratore generale Cox con il governatore Niman:
“Commissario Belden, per questo caso l’autostradale potrà partecipare alle indagini, ho parlato proprio stamattina con Jeger e Gerkan di un caso che hanno chiuso con grande competenza e professionalità, e visto la tragedia che ha colpito uno dei vostri colleghi, credo che almeno per i rilievi sul furgone si possa fare un’eccezione.”
“Grazie signor governatore, è molto importante per noi.”
“Come vuole lei signor governatore, anche se io non sono molto d’accordo.”
“Commissario Kruger, vorrei che fosse chiaro che potete seguire le indagini, ma non prendere decisioni…il caso è di competenza dell’anticrimine.” Tiene a precisare Nima.
“Naturalmente, signor governatore, e grazie ancora.”
Ben continua a guardare il fiume, immobile e silenzioso.
Ad un tratto si alza e prende Semir da parte: “Ascolta, forse non erano nel furgone, forse sono scesi prima.”
“Non hai sentito, il furgone non si è mai fermato da quando sono scappati. L’elicottero lo ha abuto sempre sotto controllo.”
“Non dentro al tunnel. Ci hanno messo troppo tempo ad uscire, magari si sono fermati un momento e sono scesi.”
“E dove sarebbero andati? Ragiona Ben, sarebbero scesi dal furgone lasciando la borsa con i soldi?! Sarebbe stato un po’ stupido non trovi?! E i due che sono rimasti a morire? Non ha senso.”
“Voglio vedere i video del tunnel.”
Prima che Semir possa rispondere Ben è già in macchina a richiedere quello che vuole a Susanne.
"Lo tenga d’occhio Gerkan, non lo lasci neanche per un momento.”
“Può scommetterci capo.
In auto Ben guarda il collega: “Lo so che pensi che mi sto arrampicando sugli specchi, ma c’è qualcosa che non quadra, insomma perché hanno perso il controllo del furgone, prima di entrare nel tunnel andavano forte e subito dopo perdono il controllo come dei principianti?”
Semir: “L’uomo che guidava era ferito, forse ha perso il controllo perché è svenuto.”
“REBECCA NON ERA SU QUEL FURGONE.” 


Continua...

 

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Capitolo 2
*** Dolce Aida ***


Arrivati al comando, i colleghi stavano già al lavoro per cercare di dare un nome ai due corpi trovati sul furgone e c’erano anche Andrea e i genitori di Rebecca.
“Cosa fate qui?” chiede Ben ai suoceri.
“Come che facciamo qui! Vogliamo sapere se avete notizie, un commissario dell’anticrimine ci ha telefonato dopo aver trovato i documenti di Rebecca nella borsa, ci ha detto che è stata presa in ostaggio e che il furgone in fuga è finito nel Reno, ma non sappiamo nient’altro.” gli rispode Andrè preoccupato.
“Che idiota, non ha avuto neanche la compiacenza di aspettare che fossimo noi a dare la notizia.”
“Chi ci ha chiamati non importa, che notizie ci sono?”
“Sul furgone non hanno trovato nessuno…pensano  che possano essere stati sbalzati fuori ed  essere finiti nel fiume.”
“Vuoi dire che …che è morta!” balbetta Helena, la madre di Rebecca.
“No…non è morta!” e corre via dal comando.
Andrea prende per mano il marito...
“Semir, vagli dietro, non lo lasciare da solo.”
Ma prima che possa raggiungerlo Ben è già sparito di gran corsa con la moto.
“Seguilo, devi assolutamente trovarlo, non può rimanere da solo.”
Prima di mettersi in macchina arriva Hartmut: “Semir abbiamo terminato di ispezionare il furgone, ci sono diverse tracce di sangue che stanno ancora analizzando e poi ho trovato questa, gli mostra una bustina con dentro qualcosa, era incastrata nell’ingranaggio di chiusura del portello laterale.”
Semir prende la bustina, la guarda e con un sospiro se la mette in tasca:
“Grazie Hartmut, non parlarne ancora con i suoi genitori.” e sgomma alla ricerca del suo amico.
Lo cerca in lungo e in largo per più di 2 ore ma non riesce a trovarlo, va anche al tunnel, pensando che potesse essere tornato là niente, passa anche da casa sua due o tre volte. Niente.
Dove diavolo sei Ben, non fare sciocchezze.
Alla fine fa un altro tentativo e passa di nuovo davanti casa sua, lo vede davanti alla porta fermo e immobile, è ormai buio!
“Ben, ma dove sei stato, sono ore che ti cerco! Oh, mi rispondi, perché sei andato via così? Sono tutti in pena, tuo suocero mi chiama ogni 20 minuti per sapere se ti ho trovato.”
“Sono qui davanti da circa mezz’ora, non riesco a mettere la chiave nella toppa ed entrare. Speravo di trovare la luce accesa, ma dentro è buio…e io… non riesco ad entrare.”
“Vieni apro io, scaldarti un po’ sei gelato.”
 Semir apre la porta e accende la luce.
“Non è morta, se fosse morta io lo sentirei…perché non riuscirei a respirare! Invece respiro ancora, vuol dire che anche lei respira…Semir non sono matto, parlo sul serio, voglio guardare quei video e ispezionare il tunnel.”
L’amico guarda a terra, non riesce ad alzare lo sguardo su di lui.
“Che c’è Semir, devi dirmi qualcosa che non so ancora, vero? Te lo leggo in faccia, ti conosco.”
Semir si mette le mani in tasca tira fuori la bustina che gli ha consegnato qualche ora prima Hartmut e la dà a Ben.
“L’ha trovata Hartmut tra gli ingranaggi della chiusura del portello laterale del furgone.
Ben dimmi che non è di Rebecca.
Dimmi che non è la catenina che porta da sempre al collo e io ti seguo anche dentro le fogne, controllo tutti i tunnel che vuoi.”
Lui guarda la piccola catenina d’oro bianco con attaccata la crocetta di brillantini, sgrana gli occhi, accarezza la bustina e sorride.
“Non se la toglieva mai. Diceva che l’avrebbe protetta sempre e che non l’avrebbe mai persa.”
Stringe la bustina nel pugno, si porta le mani ai capelli e si piega su sé stesso…
Semir gli mette la mano sulla spalla: “Ben, so che qualunque cosa dicessi non servirebbe, ma permettimi di aiutarti.”
“Aiutarmi Semir, come? Io non ho più niente…non mi resta niente…non vedi… qui c’è solo buio…e silenzio”
Comincia a piangere disperato come se quella minuscola collanina avesse spezzato tutte le forze che fino a quel momento lo avevano lasciato aggrappato alla speranza che il suo Raggio di sole splendesse ancora!
“Ascolta Ben, ora prendiamo un po’ della tua roba e vieni a stare da me.”
“Perché dovrei, non ha senso, niente ha senso. Era lei ad avere paura per me, paura che io non tornassi a casa, che mi succedesse qualcosa…perché…perché?”
“Vieni a casa con me, non ti lascio qui da solo, stai da noi almeno per stanotte e domani vedremo il da farsi.”
A casa Andrea...
“Finalmente! lo hai trovato, ma dov’eri ci hai fatto stare in pena!”
Lo abbraccia teneramente, ma lui è rigido come una statua, si siede sul divano senza dire una parola, gli occhi ancora gonfi per le lacrime.
“Non vuoi che ti porti qualcosa di caldo?”
“No, grazie voglio solo stendermi qui sul divano…e stare solo.”
Andrea va verso il marito con gli occhi pieni di lacrime: “Andiamo, lasciamolo stare.”
“Ma io…”
Andrea prende da parte Semir.
“Ha bisogno di stare solo, è quasi mezzanotte, mettiamoci a letto più tardi veniamo a dare un’occhiata.”
Ma invece di stendersi Ben rimane seduto sul divano alla luce di una piccola lampada, immobile con lo sguardo nel vuoto, incapace di dormire…di pensare…
Ad un tratto alza gli occhi e vede Aida davanti a lui con il suo orsetto in braccio.
La piccola ha sentito rumore e si è svegliata e avendolo visto al buio sul divano di casa sua si è avvicinata.
“Zio Ben perché piangi…hai fatto la bua?”
Ben la guarda con una tenerezza infinita: “Si, ho la bua.”
“Dimmi dove, ti do bacino e passa tutto.”
Ben le tende le braccia: “Vieni qui principessa” lei gli corre incontro salta sulle sue ginocchia e gli dà un enorme bacio sul viso
e lui non riesce a non far scendere le lacrime, allora la bambina gli dà un altro bacio: “Non piangere, vedrai che passa presto.”
“Si passerà presto principessa.”
"Dov’è zia Bibi, ti dà bacino anche lei e la bua passa prima.”
Ben non riesce a rispondere nulla, la guarda e continua a piangere…
Aida fa segno col dito verso la finestra: “Ora è tardi, vedi fuori è buio. Ora si fa la nanna, facciamo la nanna assieme?”
e mentre lo dice gli mette la manina calda e delicata sopra una lacrima.
“Non piangere più zio Ben, ora Aida ti fa la nanna e domani la bua non c’è più.”
Ben la stringe forte: “Si, ora facciamo la nanna, tu abbracciami, tienimi stretto e non mi lasciare.”
Si distende sul divano con Aida sopra di lui, la bambina gli dà il suo orsetto e poi gli prende la mano e in meno di 2 minuti si addormenta. Mentre Ben la guarda si sente pervaso da una strana tranquillità e piano piano la stanchezza prende il sopravvento e si addormenta anche lui con gli occhi pieni di lacrime.
“Lasciamoli stare, la nostra bambina è riuscita con una carezza dove noi, con la nostra razionalità, non siamo arrivati.”
Dice Andrea mentr gli mette sopra una coperta.  
Si mettono a letto e si abbracciano stretti e Andrea con gli occhi pieni di lacrime non riesce a farsene una ragione.
“Non riesco ancora a crederci, non è possibile…non può essere”
lo ripete di continuo, sottovoce, singhiozzando…


…Nello stesso momento all’interno di un sotterraneo, un uomo tutto coperto con cappello e sciarpa dà una sberla fortissima ad un altro: “Sei un idiota Sven, perché non ti sei attenuto al piano, perché hai portato via anche quell’altra donna?”
“Capo, mi è apparsa davanti di colpo, si è messa ad urlare e noi dovevamo fuggire prima che suonassero l’allarme…non ho potuto fare altro.”
“Beh, sei un cretino, quella è la moglie di uno sbirro, ci saranno tutti addosso.”
“Ma hai detto che ci credono morti, annegati, trasportati chissà dove dalla corrente del Reno.”
“Ancora peggio, perché quello sbirro non si darà pace finchè non avrà acciuffato gli assassini di sua moglie, oggi sembrava un pazzo quando il suo collega è riuscito a portarlo via dal molo! Lasciamo perdere, ormai è fatta! Portami qui l’altra ragazza, sbrigati.”


“Ehi, sei sveglia?” chiede una delle ragazze legate con una catena ad una tubatura.
“Si, non riuscirei a chiudere occhio in questa posizione…e poi fa troppo freddo. Sei bendata anche tu?!”
“Si, io mi chiamo Ester…beh il fatto che ci hanno bendate significa che non vogliono farci del male, non li abbiamo visti in faccia e non sappiamo nemmeno dove siamo.”
“Io sono Rebecca, sembra un sotterraneo. Quando il furgone si è fermato eravamo sicuramente dentro una galleria o qualcosa del genere, ma non ho capito dove siamo entrati dopo. Comunque non preoccuparti, sono certa che ci stanno ancora cercando!”
“Spero che abbia ragione!”
"Mio marito è un ispettore della polizia, non si fermerà finchè non mi avrà ritrovato.”
“Che sollievo! Così sei la moglie di un poliziotto!”
Si sente il rumore metallico di una chiave che apre un catenaccio, si spalanca la porta, anch’essa di metallo, senza dire una parola Sven slega Ester e la porta via, mentre lei comincia a gridare e implorare di lasciarla.
Anche Rebecca grida chiedendo di lasciarla stare, di non farle del male.
Allora Sven torna indietro e le urla contro:
“Sta zitta, tanto qui non ti sente nessuno e non ti verrà a prendere nessuno. Vi credono morte!”
Ride fortissimo ed esce portando via Ester.
La porta si richiude pesantemente, anche il lucchetto viene richiuso, poi nessun altro rumore…silenzio…
Rebecca si porta istintivamente le mani sul collo e si rende conto di non avere più la sua collanina, stringe i pugni:
“O Signore aiutami ti prego, si tocca la fede nuziale, la stringe nella mano, è l’unica cosa che la tiene legata al suo Ben, sarò coraggiosa, lo so che mi stai cercando amore mio, solo fa presto.”
Da sotto la benda che ha sugli occhi, cominciano a scendere calde lacrime, le prime che riesce a piangere da quando è cominciato questo incubo, è così terrorizzata che non è riuscita né a piangere, né a parlare fino a quel momento…
Si spalanca la porta dove si trova l’uomo misterioso, Sven fa entrare Ester, le toglie la benda e la slega, poi esce!
Lui si avvicina, le mette una mano sul viso: “Spero che tu non abbia preso troppo freddo là sotto…Amore mio!”
Lei gli butta le braccia al collo e lo bacia appassionatamente…
“Quanto tempo ancora devo stare di sotto con quella, lo sai che suo marito fa il poliziotto!? Sven ci ha messo proprio in un bel guaio.”
“Devi restare sennò si potrebbe insospettire, tu sei un ostaggio e lei deve continuare a crederci, deve potersi fidare di te.”
“E’ stata calma fino ad ora, ma credo che si stia spaventando sul serio. Che pensi di fare con lei.”
“Non lo so, intanto pensano tutti che siete morti, per la polizia il caso è già risolto, hanno la refurtiva e stanno cercando dei cadaveri nel Reno e il fatto che il denaro sia stato trovato sul furgone, non ha lasciato dubbi, ma se le cose dovessero cambiare potremmo sempre usarla come merce di scambio. Però il nostro piano è davvero fantastico, siamo ricchi.”
“D’accordo, tesoro, perciò devo tornare di sotto!? Vedrai sarò la sua più cara amica.”
“Si, però più tardi farò in modo che Sven vi porti via da qui, non vorrei che quei due fossero tanto scaltri da capire il piano del tunnel, se fosse così potrebbero trovarvi, invece non dobbiamo lasciare tracce.”

Continua...

 

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Capitolo 3
*** La Teoria di Hartmut ***


Ben, tesoro dove sei…non ti vedo…Ben…sono qui…non andare via…non mi senti…Ben…
Si sveglia di scatto tutto sudato e con il cuore che sembra voglia balzargli fuori dal petto.
Si guarda intorno…non è casa sua…non è il suo letto…e la persona che tiene tra le braccia non è sua moglie, ma una bambina.
Ributta la testa all’indietro sul cuscino, guarda Aida che dorme sopra il suo petto tranquilla come un angioletto e a voce alta si dice: “Non è un incubo!!!E’ la realtà!!!” e si stringe sotto la coperta come se volesse essere protetto da quel piccolo essere che la notte prima gli voleva fare passare la bua!
Sono  quasi le 7.00 del mattino, dalla cucina arrivano dei rumori, Semir si affaccia per vedere se dormono ancora e si accorge che Ben è sveglio e si avvicina: “Vuoi che la prenda e la metta nel suo lettino?”
“Si sveglierà!” sussurra Ben.
“No, tranquillo, ci mette tanto ad addormentarsi la sera, ma una volta che dorme, puoi portarla dove vuoi perché non sente neanche le cannonate!”
“Allora ce la porto io.”
La mette dolcemente nel lettino, le rimbocca le coperte e le dà un bacio, poi si gira verso Semir:
“Tua figlia è un angelo, spero che tu ne sia consapevole.”
“Si, quando dorme”…sorride “Tu? Come và, hai riposato un po’?”
“Si, mi sento meno distrutto nel fisico, ma con la testa non sono ancora sveglio. Semir, qualunque cosa sia successa ieri, io voglio continuare le indagini. Non ci credo che sia stata solo una rapina finita male e con il completo recupero della refurtiva. Ci deve essere qualche altra cosa sotto e non avrò pace finchè non mi troverò faccia a faccia con chi ha architettato tutto questo, anche se dovrò mettermi contro Belden. Voglio che tu lo sappia perché non ti trovi nei guai nel caso io dovessi fare qualcosa che non è diciamo così, da regolamento.”
“Scopriremo la verità insieme, Ben  con o senza regolamento. Ora sarà meglio che metti qualcosa di caldo nello stomaco.”
Ben sorride: “Ci crederesti Semir, ho lo stomaco chiuso, non ho fame.”
“Prendi almeno un caffè, sono 18 ore che non mangi e non bevi.”
“Preferirei una doccia calda, se possibile e togliermi questi vestiti.”
Entra Andrea: “Certo, ti ho preparato degli asciugamani puliti nel bagno di sopra è a tua disposizione, questa è casa tua, lo sai.”
Ben si avvicina, le da un bacio sulla guancia “GRAZIE”!!! mormora piano piano ed esce.
Andrea cerca di ricacciare indietro le lacrime che stanno di nuovo per sgorgare dai suoi occhi, ma non ci riesce, così corre in cucina.
Semir resta da solo nella stanza di Aida, la guarda dormire serena, lontana da tutto quel dolore e si rende conto che un giorno potrebbe più non essere in grado di proteggerla. Sospira…pensa a Rebecca, al suo sorriso, alla sua gioia di vivere, all’amore sbocciato improvvisamente nei cuori di quei due ragazzi e l’unica consolazione che riesce a trovare in tutta questa orribile storia è che hanno fatto bene a non perdere tempo ad amarsi, perché il tempo potrebbe non essere mai abbastanza. Pensando a tutto questo si sente come se qualcuno gli avesse dato un pugno nello stomaco!
Il suono del campanello lo scuote dai suoi pensieri, va ad aprire: “Hatmut, che fai qui a quest’ora, è successo qualcosa, hanno trovato…”
Hartmut lo interrompe con un gesto della mano: “No, io…io devo parlare con te e con Ben. Il capo mi ha detto che ieri è rimasto qui. Io non sono riuscito a chiudere occhio stanotte, continuavo a pensare a quella collana, al furgone.
Insomma alle 3.00 mi sono alzato e sono andato in laboratorio a fare delle prove e devo assolutamente parlarne con voi.”
“Hartmut, tu lo capisci che Ben in questo momento è molto fragile, che un altro scossone di qualsiasi genere potrebbe metterlo ko, dimmi prima di cosa si tratta e poi vediamo se dirlo anche a lui.”
Hartmut: “Se non fosse importante non mi sarei mai sognato di venire qui stamattina...ma è importante Semir, davvero.”
Ben scende le scale con i capelli ancora bagnati e con in dosso la tuta della polizia: “Hartmut, che cosa è importante?"
“Hartmut dice che ha qualcosa da mostraci.” gli dice Semir insicuro di cosa stia per succedere.
Si siedono sul divano, mentre Andrea si mette vicino a loro sul tappeto, Hartmut si accomoda di fronte sul tavolino del salotto…da una borsa tira fuori un pezzo di gesso e lo mostra loro:
“Questo è un calco dell’ingranaggio dell’apertura e della chiusura del portellone del furgone, l’ho fatto ieri prima di andarmene, visto che il furgone è rimasto all’anticrimine mi sono munito di tutto quello che poteva servirmi nel caso avessi avuto bisogno di ricontrollare qualcosa.”
Semir alza gli occhi al cielo e sospira: “Hartmut, non dilungarti…”
“Si certo…comunque, fate conto che questa sia la portiera del furgone *prende una catenina della lunghezza di quella che portava Rebecca e la incastra nel calco* ecco io ho trovato la catenina incastrata in questo punto preciso.”
“E allora!?” chiede Ben.
“Beh, continuavo a pensare che c’era qualcosa che mi sfuggiva, così ho fatto delle prove…ed ho capito cos’è …meglio che ve lo mostri.”
Prende la catenina.
“Allora, noi supponiamo che la collana si sia rotta mentre facevano salire a forza Rebecca sul furgone, lei rimane impigliata, la catenina si rompe…e.”
Mentre parla fa la mossa di impigliare la catenina nella serratura, ma invece di rimanere attaccata, cade per terra.
Ben, Semir e Andrea lo guardano aspettando che continui, perché non riescono a capire dove voglia andare a parare…
“Aspettate, vado avanti.”
A questo punto Hartmut fa la dimostrazione al contrario. Fa passare la catenina attraverso la serratura dalla parte opposta, come se chi la portava, l’avesse persa non entrando ma uscendo dal furgone…e la catenina rimane impigliata esattamente nel punto in cui si trovava quella di Rebecca…
“Ho fatto queste prove centinaia di volte stanotte e tutte le volte il risultato è stato sempre lo stesso.
Entrando nel furgone la serratura è arrotondata quindi la collana non può rimanere impigliata, può solo cadere a terra, perciò avrei dovuto trovarla o a terra dentro al furgone, o addirittura non trovarla affatto perché cadendo poteva finire per strada.
Uscendo dal furgone invece la serratura ha queste scanalature, per questo la collana rimane impigliata.”
Tutti e tre lo guardano con gli occhi sgranati, Ben deglutisce e non riesce a formulare la domanda che vorrebbe…
“Ben, ascolta, io non voglio darti false speranze, io non lo so se Rebecca è ancora viva, ma so con certezza scientifica che non era su quel furgone quando è caduto nel fiume, devono essersi fermati…per forza.”
Si guardano tutti increduli, Ben : “Devo andare al comando, voglio visionare quei video, forse si sono fermati davvero sotto al tunnel, tu vieni con me.”
“Dammi il tempo di infilarmi i pantaloni!”
Ben si avvicina ad Hartmut: “Grazie…so che la notte adori dormire.”
“Ho solo fatto il mio lavoro.”
“No, non si tratta di lavoro…sei un amico Hartmut…grazie ancora…qualunque sia la verità.”
Aida fa capolino dalla sua stanza, con i capelli arruffati e il suo orsetto in braccio: “Zio Ben, non piangi più…stai meglio.”
Ben la prende in braccio e le sorride: “Si, sto davvero meglio. I tuoi bacini mi hanno guarito!”
“Te l’avevo detto che la bua passava presto.”
 
Al comando il commissario Kruger…
“Per visionare quei video dobbiamo aspettare il commissario Belden, lo devo avvertire”.
“Io non voglio far sapere questa cosa a Belden, quell’uomo non mi piace, voglio guardare quei video ora e da solo.”
“Jeger io capisco come si sente, però abbiamo delle regole, Belden ha l’indagine in mano e se dovessimo realmente trovare qualcosa, dovremmo comunque informarlo”.
“Se troviamo qualcosa, lo informerà lei…a tempo debito”.
“Jeger, lei si rende conto che la teoria di Hartmut potrebbe essere solo una… TEORIA e basta?”
“Capo, non sono né stupido né pazzo, anzi sono lucidissimo, non mi sto arrampicando sugli specchi, voglio solo fare quello che faremmo in un caso qualsiasi, controllare un ragionevole dubbio, per favore.”
“Va bene, fate presto prima che arrivi Belden, se finite prima che se ne accorga, gli dirò che non siete neanche venuti in ufficio stamattina, così prenderemo ancora tempo!”
Ben e Semir assieme: “GRAZIE CAPO.”
“Susanne di quei due che sono morti che sappiamo?” chiede Semir.
“Sono due piccoli ladruncoli, furti di poco conto, stavolta con questo colpo volevano fare il salto di qualità, ma gli è andata male…i colleghi hanno già perquisito la casa in cui abitavano, non hanno trovato niente di utile…insomma niente.”
“Mi chiedo se la caduta nel fiume sia stata davvero un incidente e se li avessero usati per la rapina, per poi toglierseli dai piedi. Magari quando sono usciti a tutto gas da quel tunnel erano già morti, potremmo avere notizie dal loro medico legale?”
“Vedrò cosa posso fare!” risponde la Kruger e poi chiede.
“Susanne dell’altra ragazza, che sappiamo?”
“Ester Graff, 30 anni, lavora in un supermercato come cassiera, ieri era il suo giorno libero e sicuramente stava sbrigando qualche faccenda, figlia unica, i genitori sono morti in un incidente stradale un paio di anni fa, nessun altro parente almeno qui in città, insomma una ragazza tranquilla che non ha più legami familiari. Secondo i suoi colleghi al momento non ha neanche un fidanzato!”
“Poverina, viene rapita e non gliene importa niente a nessuno.”
Dentro il laboratorio di Hartmut le immagini vanno avanti e indietro sul monitor del computer, le guardano veloci, a rallentatore, zummate. Ad un tratto Ben: “Ferma qui, in questo punto, avete visto?”
“No cosa!?”
“Guarda questo maggiolino rosso Semir, entra nel tunnel quando già il furgone in questione dovrebbe essere sul punto di uscire, invece guarda qui, esce prima e il furgone esce dietro di lui un paio di minuti dopo.  
Questo ritardo può essere giustificato solo se si è fermato…questa è la prova che stavamo cercando!”
“Si, ma anche se si è fermato e i due rapinatori con i due ostaggi sono scesi, dove sono finiti? E perché non hanno portato il denaro con loro dopo tutto il casino che hanno combinato?”
Hartmut li interrompe.
“Per il denaro non so rispondervi, ma dove possono essere finiti è semplice, questi tunnel quando sono molto lunghi, hanno delle porte laterali che servono nel caso si dovesse uscire dal tunnel per un’emergenza, per chiamare aiuto. Certo sono dei corridoi sotterranei che non vengono usati quasi mai, ma l’apertura dovrebbe esistere e se uno si procura il modo di aprire la porta…”
“…Può sparire senza che nessuno se ne accorga. Ben avevi ragione tu fin dall’inizio, abbiamo perso tanto tempo prezioso!”
“Allora non perdiamone più, andiamo a controllare quel tunnel.”
La Kruger è dietro di loro e con voce seria dice loro. 
“Farò finta di non avere sentito niente, ci vorrebbe un mandato per andare a controllare il tunnel, avremmo bisogno delle carte catastali e della supervisione di qualcuno che venga con voi ad aprirvi le porte…SPARITE!”
I due poliziotti sorridono, mentre se ne vanno Ben dice a Semir: “Vuoi vedere che in fondo in fondo ci vuole bene!?”


Continua...


 

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Capitolo 4
*** I Diamanti ***


Rebecca è sempre bendata.
“Ester?! Stai bene, non ti hanno fatto del male prima…vero!?”
“Si, sto bene…mi hanno solo spostata di stanza, volevano tenerci separate, forse pensano che insieme possiamo pensare a qualcosa per scappare! Chissà dove siamo adesso, sembra una casa, è più calda. L’hai sentito quello prima? Ha detto che non ci cercherà nessuno perché credono che siamo finite nel fiume…. Potrebbero lasciarci qui a morire e nessuno lo saprebbe!”
“No, non ci credo…non può essere…sono sicura che Ben e i suoi colleghi mi stanno cercando…lui non si arrenderà facilmente!”
Lo dice con la voce rotta dalla lacrime, oltre ad essere impaurita comincia anche ad essere stanca, ed è quello che vuole la perfida Ester. Stancarla fino a farle credere qualunque cosa!
Per cercare di non lasciarsi prendere dallo sconforto si impone di pensare a Ben, al giorno in cui si sono visti per la prima volta e lui l’ha chiamata immediatamente Raggio di sole…e lei se ne è innamorata perdutamente.
Alla canzone che lui le ha dedicato quando le ha chiesto di sposarlo. Riesce a sentire la sua voce:
“Never gonna be alone…Non sarai mai sola. Quando avrai perso ogni speranza, io sarò lì a sollevarti. Non sarai mai più sola…” a questi dolci pensieri si rasserena un po’ e riesce ad assopirsi per qualche minuto…


Arrivati all’imbocco del tunnel, i due amici lasciano la macchina fuori e lo percorrono a piedi per ispezionare le pareti. A circa metà trovano l’entrata, una porta arrugginita con una catena legata con un lucchetto anch’esso arrugginito.
“Sembra che questo lucchetto non venga aperto da secoli!” Semir controlla la porta.
“Dammi le tenaglie socio”.
Taglia il lucchetto e spalanca la porta, che però si apre facilmente per avere le cerniere arrugginite, e si avventurano all’interno.
Sono gallerie che vanno verso il basso e che si diramano in lunghezza e si suddividono in diverse stanze piene di tubature vecchie, muffa alle pareti e topi. Ma dei rapinatori e degli ostaggi nessuna traccia.
“A terra è piano di acqua Ben, anche se fossero stati qui non troveremmo nessuna traccia. Magari non si sono fermati ma hanno usato le gallerie solo come passaggio per sbucare da qualche altra parte della città.”
“Si, ma dove arrivano queste gallerie? Senza una cartina potremmo passare qui dentro delle settimane!”
“Potrebbe anche essere che non siano mai entrati qui dentro, magari avevano un complice che li seguiva in auto e quando si sono fermati per cambiare mezzo. Magari era proprio il maggiolino rosso!”
“No, non può essere il tempo tra l’entrata e l’uscita dal tunnel degli altri autoveicoli è perfetto. No si sono fermati solo loro e possono essere entrati solo qui.
Accidenti! Ieri Rebecca era ancora viva. Sarei dovuto venire da solo, controllare senza aspettare prove e aiuti, ho perso del tempo prezioso. Ora non so, maledizione!”
“Ben, se conoscessimo il futuro faremmo sempre la cosa giusta! Dovrei sentirmi in colpa anch’io per non averti dato retta. Adesso cosa ti dice il tuo istinto!?”
“L’istinto non lo so, ma il cuore grida…grida che non riuscirà a farsene una ragione!”
“Ascolta, se hanno lasciato i soldi per depistarci, evidentemente hanno rubato qualcos’altro, altri soldi, o qualcos’altro di più prezioso.”
“Beh, se è così allora il direttore della banca deve sapere molto di più di quanto ha raccontato ai colleghi dell’anticrimine. Andiamo a chiederglielo.”
Vanno a parlare con il signor Lars…l’inchiesta non è di loro competenza, non avrebbero dovuto avvicinarsi a lui e alla banca per nessun motivo, ma questo non li avrebbe fermati…come sempre!

“Signor Lars, chiede Semir, lei è sicuro che i due milioni di euro sono l’unica cosa che hanno rubato, che non hanno preso nient’altro?”
“Certo, non capisco che vogliate dire!?”
“Vede signor Lars, il fatto che i soldi siano stati ritrovati sul furgone ci lascia un po’ perplessi.”
“Che significa? I soldi li hanno trovati sul furgone perché quelli sono tutti morti!”
Mentre parla si stritola letteralmente le dita e suda…oh si…suda parecchio…i due amici si guardano.
"Noi non crediamo che siano tutti morti, noi abbiamo un’altra ipotesi. Pensiamo che il capo sia ancora vivo e che sia scappato con gli ostaggi, per questo non capiamo perché ha lasciato i soldi…a meno che non ci sia dell’altro.”
Lars: “Senta erano in quattro, mi hanno quasi fatto una voragine nello stomaco, hanno preso i soldi e grazie al cielo ci hanno lasciati in vita. Sono vivo per miracolo!”
Ben comincia a perdere la pazienza...
“Io sono veramente molto contento che lei sia ancora vivo, però quei delinquenti hanno mia moglie nelle loro mani e se lei sa qualcosa in più farebbe meglio a parlare.”
“…Io…io non so davvero di cosa parlate…”
“D’accordo allora ne riparliamo al comando di polizia.”
Mentre Lars aspetta nella stanza degli interrogatori la Kruger...
“Ma santo cielo Gerkan, l’indagine non è nostra e voi portate qui un testimone per interrogarlo!?”
“Capo, mi creda quello sa qualcosa e se i colleghi dell’anticrimine non sono stati capaci di tirargliela fuori, o non hanno voluto, noi lo faremo. C’è in ballo la vita di Rebecca!”
“D’accordo, ma io avverto il governatore, così ci pariamo le spalle!”

“Allora signor Lars, ha davvero intenzione di passare il resto della vita in prigione, lasciando che i suoi complici se la spassino con il bottino? Pperché vede l’accusa a questo punto non è più solo di favoreggiamento, ma di omicidio.”
“Continuo a non capire di cosa parla.”
“Se noi abbiamo ragione e il furgone è andato giù non per un incidente ma di proposito, e lei ne sa qualcosa, beh, a casa mia questo si chiama omicidio.”
“Mmm…ma io davvero non so niente…volevano uccidermi…”
Mentre parla continua a sudare copiosamente e ben con molta calma, si china a 2 centimetri dalla sua faccia.
“Tutta questa storia puzza signor Lars… e quando sento puzza voglio assolutamente capire da dove arriva e in questo momento la puzza mi arriva da lei, visto come suda! Se sa qualcosa è meglio che ce la dica adesso, così oltre a risparmiare tempo si eviterà anche guai maggiori.”
Semir fa segno a Ben di uscire: “Lasciamolo bollire ancora un po’, vedrai che presto parlerà.”


La Kruger si avvicina... 
“Il governatore ci permette di indagare per conto nostro visto i dettagli che abbiamo trovato.
Ho il referto dell’autopsia, quello che guidava era privo di sensi quando è andato fuori strada. E’ omicidio!”
Lars con le mani sudate e appiccicaticce sta battendo sul vetro della sala interrogatori, chiede di essere ascoltato.
“Che schifo…sembra un maiale!”
“Beh, si è spaventato prima di quanto pensassi!”
Si siedono tutti e due di fronte a lui.
Semir si siede accanto a lui.
“Allora?!”
“D’accordo…avete ragione…io sono il basista alla banca…ma con gli omicidi non c’entro niente…non ne so niente…L’obiettivo non erano i due milioni ma una partita di diamanti grezzi che io ho fatto arrivare dall’Africa di contrabbando…non potevo farli comparire…sa… gli azionisti non ne sapevano niente!”
“Così avete inscenato la rapina, avete fatto credere a quei due poveracci che avrebbero avuto la loro parte e invece vi siete liberati di loro. I soldi li avete lasciati sul furgone, così non solo la banca è rientrata del debito, ma tutte le attenzioni si sono spostate soltanto sul ritrovamento degli altri cadaveri…Bravi!”
“Io degli omicidi non ne so niente!”
“L’idea non è tua giusto? Tu non saresti in grado di mettere insieme un piano del genere Chi è il capo?” gli chiede Ben.
“Non lo so, davvero, io non ho mai avuto niente a che fare con lui. Non lo so chi è, parlavamo al telefono, ma la voce era camuffata non saprei riconoscerla. Però una cosa l’ho capita, deve avere dei buoni contatti con qualcuno alla procura o alla polizia perché è sempre al corrente dell’andamento delle indagini.”
“Sta dicendo che uno dei nostri gli fornisce informazioni?” chiede Semir e Lars annuisce…
Mentre l’interrogatorio diventa interessante, arriva il commissario Belden che entra nell’ufficio della Kruger come una furia.
“Come si sono permessi quei due idioti dei suoi uomini a portare qui un testimone che per giunta è già stato interrogato?
Lei è davvero in un mare di guai commissario, appena il governatore verrà a saperlo…”
Una voce alle sue spalle lo interrompe:
“Il governatore sa già tutto dei due idioti, questo cosa le fa supporre che sia un idiota anch’io!?”
"Signor governatore io non potevo sapere che…”
Ma viene nuovamente interrotto.
“Lei non sa molte cose commissario Belden, forse perché lei e la sua squadra non vi siete occupati di questa indagine come avreste dovuto. Ho dato carta bianca all’autostradale, qui hanno lavorato cominciando dalla scientifica e finendo alla segretaria.
Vede gli IDIOTI hanno scoperto che forse la caduta del furgone nel Reno non è stato un incidente, che non sono tutti morti e che i rapinatori e gli ostaggi potrebbero ancora essere vivi. Come mai queste cose non le ha scoperte lei commissario Belden?”
Signor governatore io…io sono davvero mortificato…” ma le parole gli muoiono in gola perché lo sguardo di fuoco del governatore lo ha zittito.
“Commissario Kruger, è chiaro che l’inchiesta ormai è in mano vostra e spero dal più profondo del cuore che la moglie dell’ispettore Jeger sia ancora viva!”
“Grazie ancora signor governatore, appena abbiamo novità gliele comunicherò subito e personalmente.”
Ben e Semir hanno ascoltato la discussione e si dirigono nell’ufficio del capo darle le ultime novità.
Semir entra nella stanza, mentre Ben si trova faccia a faccia con Belden, che esce di corsa.
Lo segue con lo sguardo e si affaccia dalla finestra mentre si sofferma nel parcheggio.
Nota che parla al telefono, ma più che mortificato sembra arrabbiato, molto arrabbiato e nervoso…e suda tanto…anche lui!
“Semir, e se non fosse uno qualunque? Se l’informatore fosse proprio un poliziotto? Guarda Belden…avrebbe dovuto insultarci dopo che il governatore gli ha fatto quella lavata di capo. Invece non ci ha nemmeno calcolato…è preoccupato per altro!”
Prima che Semir possa ribattere si precipita fuori, raggiunge Belden e gli strappa il telefono dalle mani.
“Ok capo faccio sparire la refurtiva e anche le ragazze!”
Mentre Semir, la Kruger e gli altri colleghi escono anche loro, Ben prende Belden e lo sbatte contro il muro:
“Sei stato tu brutto bastardo…dov’è Rebecca?”
“Lei è pazzo. Commissario me lo tolga subito dai piedi!”
“Lars ha appena vuotato il sacco, sappiamo tutto dei diamanti e del poliziotto infame che sei! Dov’è Rebecca?”
“Quell’idiota di Lars, avrei dovuto ucciderlo! Va bene, bravi, avete capito tutto…ma se non richiamo subito il mio amico…tua moglie è morta!”
A queste parole Ben non capisce più niente.
Butta a terra Belden, gli salta addosso ed estrae la pistola:
“Ascoltami bene io non ho niente da perdere, l’unica cosa che voglio è lei torni a casa sana e salva, perciò o mi dici dov’è o io ti faccio un buco nella pancia…non sto scherzando!”
Il commissario Kruger comincia ad urlare:
“Lo faccia Jeger. Gli spari! Un poliziotto infame non si merita nient’altro. Nessuno di noi testimonierà che non è stata legittima difesa, diremo che ha cercato di ucciderla e lei è stato costretto a sparare. Lo uccida che aspetta?”
Semir la guarda con la bocca aperta incredulo alle parole che ha sentito, anche Ben per un attimo si distrae, ma poi torna subito su Belden: “Allora?” carica l’arma e la punta alla pancia.
“Ok…va bene…va bene…sono nella villetta di quei due che sono morti…una casa nella periferia della città.”
Prima di lasciarlo Ben gli sferra un pugno sul naso e lo fa sanguinare…
"Ora mi sento meglio!”
Tutte le squadre disponibili partono insieme a Semir e Ben per andare alla villetta.
Quando arrivano la controllano da cima a fondo, ma di Rebecca nessuna traccia, Otto li chiama dal retro.
“Ehi ragazzi, ci sono tracce di pneumatico fresche, sicuramente sono andati via da poco, dovrebbe essere una jeep.”
Mentre sta per salire in macchina Ben guarda di nuovo verso la casa, Semir gli dice di sbrigarsi, ma lui:
“No…lei è qui Semir…lei è qui ne sono sicuro!”  e corre verso l’entrata.
Semir: “Ben aspetta…oohhh…al diavolo quando si tratta di Rebecca il suo istinto non sbaglia mai!” e lo segue…
Vicino una pianta di rose, proprio in corrispondenza della finestra Ben nota una botola, la ripulisce dalla terra che la ricopre ed entra senza esitazione, Semir cerca di fermarlo senza successo…e lo segue…
Giù è buio pesto e freddo. Gli occhi cominciano ad abituarsi alla poca luce che entra dalla botola aperta.
Sentono un fruscio, si voltano dal lato del rumore con le pistole spianate e la vedono.
In un angolo c’è una donna legata, bendata…e soprattutto spaventata.
Ben mette via la pistola, deglutisce e respira a fatica.
Lei sente i passi e si rimpicciolisce ancora di più verso il muro: “Ti prego…per favore…non farmi del male…ti prego.”
Ben le mette le mani sul viso, dapprima lei si sposta per la paura, ma dopo un momento si blocca:
“Ben!?...Ossignore…Ben…sei tu!?...sei tu!?...Ben…” e scoppia in lacrime….
Lui le toglie la benda, non riesce a parlare. Le tocca il viso come per essere sicuro che lei sia reale, che non stia solo sognando, ma quando Rebecca per l’ennesima volta sussurra il suo nome, lui la stringe così forte da farle male.
Semir con gli occhi rigati dalle lacrime per la gioia e la commozione si avvicina, la slega e poi allarga le braccia e li stringe a sé tutti e due, solo allora Ben riesce a dire: “E’ viva…Semir è viva…sono vivo anch’io…ora sono di nuovo vivo!”
“Andiamo portiamola fuori di qui.”
Quando escono e la luce del sole la investe, Rebecca arriccia gli occhi e nasconde la faccia verso il petto di Ben che continua a tenerla stretta come se avesse paura di perderla di nuovo. La fa sedere sul muretto che circonda la casa e Semir va a prendere una coperta in macchina.
Ben continua a tenerle le mani sul viso, quelle mani che la sua Rebecca avrebbe riconosciuto tra mille, poi lei alza lo sguardo e sgrana gli occhi come se fosse stata investita da un lampo…ma di paura…
“Butta la pistola e alza le mani molto lentamente o vi uccido tutti e due.”
“Ester! Tu…tu eri d’accordo con loro!?”
“Già…e tu hai rovinato tutto. Se quell’idiota di Sven non ti avesse rapita nessuno ci avrebbe cercato e ora saremmo ricchi e felici. Vorrei tanto sapere cos’hai di tanto speciale perchè un intero comando di polizia passa avere smosso mari e monti per trovarti. Maledetta, mi toglierò io lo sfizio di ucciderti, così per divertimento, solo perché mi sei un tantino antipatica! E tu se ti aspetti che il tuo amichetto venga in aiuto, scordatelo. Sta facendo un pisolino!”
Ben si gira lentamente, alza le mani e si mette davanti a Rebecca:
“Allora dovrai uccidere prima me. Non riuscirei a sopportare quello che ho provato ieri quando ho creduto che fosse morta. Preferisco un proiettile nello stomaco.”
“Non combatti neanche?”
“Se fallissi lei potrebbe essere uccisa e io questo non lo permetterò almeno finchè avrò un alito di vita.”
“Allora ti accontento subito.”
Risponde Ester, carica la pistola, Ben chiude gli occhi. Si sente lo sparo…l’urlo di terrore di Rebecca…
“Avresti dovuto immaginare che ho la testa dura!”…Dice Semir mentre la tiene ancora sotto mira dopo che l’ha colpita ad una spalla. Si china su di lei, le mette le manette.
“Vuoi davvero sapere cos’ha di speciale quella ragazza? Beh, di sicuro non ha mai tentato di uccidermi!”
Solo allora Ben abbassa le mani e sospira girandosi verso la moglie e con una dolcezza infinita le dice:
“Andiamo, Raggio di sole…ti porto via da questo posto!”


Quando entrano al comando tutti esplodono in un grande applauso, Rebecca è commossa dall’affetto che i colleghi del marito le mostrano.
I suoi genitori la avvolgono con il loro caloroso abbraccio e Andrè guarda Ben: “Grazie di averla riportata a casa!”
Susanne le porta una tazza di te caldo che lei beve avidamente. Arriva anche Andrea con la piccola Aida e mentre l’abbraccia non riescono a trattenere le lacrime.
Aida non riesce a capire perché siano tutti emozionati, però una cosa l’ha capita…nessuno ha più la bua…nemmeno lo zio Ben!
Il commissario Kruger chiama Ben e Semir nel suo ufficio:
“Vi rubo soltanto un momento per mettervi al corrente. I colleghi hanno arrestato tutti e hanno trovato una refurtiva in diamanti per circa sei milioni di euro. Il nostro esimio amico commissario Belden si trova già dal governatore e sta cantando come un uccellino. Bel lavoro ragazzi…bravi!”
Ben e Semir rispondono in coro.
“Grazie a lei di averci dato la sua fiducia.”
Usciti dall’ufficio la Kruger si avvicina a Rebecca e l’abbraccia:
“Ben tornata!...Facciamo venire un medico così per essere sicuri che è tutto a posto?”
“No grazie commissario, sto bene…voglio solo andare a casa…davvero sto bene…voglio solo tornare a casa mia!”


Semir li lascia davanti alla porta di casa loro e mentre si avviano abbracciati, Andrea dice al marito:
“Mi amerai così anche tu per sempre?”
“Per sempre amore mio e non perderemo mai più nemmeno un attimo per amarci” la bacia, mentre Aida si mette le manine sugli occhi e ride sbattendo i piedi!
Rebecca entra in casa, si mette al centro del salone e sospira:
“Finalmente!!! Sono a casa mia…ora sono veramente libera!”…si volta e guarda Ben che è rimasto davanti alla porta:
“Che fai li, perché non entri?”
“L’ultima volta che sono entrato in questa stanza ho creduto che non ti avrei rivista mai più, che non  saresti mai più corsa incontro a me per salutarmi con il tuo sorriso.”
Mentre parla non riesce a trattenere le lacrime: “Ho creduto che non ti avrei mai più toccata…mai più baciata…”
Rebecca gli va vicino e gli sfiora le labbra con le dita, gli asciuga le lacrime con il dorso delle mani:
“Ora sono qui…sono qui perché tu mi hai riportata a casa…”
“Già…e io riesco solo a piangere come uno stupido!”
“Uno stupido dolcissimo!”
Lo bacia proprio dove scendono le lacrime.
“Sono qui, perché tu nell’anima mi hai sentita ancora legata a te. Io non ho dubitato un solo istante che mi avresti cercata!”
Lo bacia e si abbracciano per un periodo infinito.
Ben si mette le mani in tasca, ne esce una collanina e gliela mette al collo…
“La mia crocetta…credevo di averla perduta per sempre!”
“Questa piccola croce in un secondo mi ha tolto la speranza e in un altro secondo me l’ha ridata.
L’ho fatta aggiustare subito così continuerà ancora a proteggerti. Ora ti preparo qualcosa di caldo, sarai affamata e infreddolita.”
Lei lo trattiene per il braccio: “Voglio solo andare a letto, voglio che mi tieni stretta sul tuo petto e che non mi lasci. Voglio solo questo!”
Lui le sorride, la prende in braccio e la porta in camera. Si stende accanto a lei stringendosela al petto e dopo un attimo le dice:
“Devo confessarti una cosa. La notte scorsa ho dormito con un’altra donna, proprio così stretta su di me. Credevo che tu mi avessi lasciato per sempre, lei si è offerta di consolarmi e io l’ho lasciata fare.”
Rebecca solleva la testa e lo guarda con la fronte corrucciata, lui le sorride e continua:
“Aida è stata un angelo l’altra sera. Mi ha riempito di tanti bacini per farmi passare la bua.”
Rebecca sorride: “Sta attento Ben, comincio a perdere la pazienza. Prima quella Semir…ora questa Aida…potrei prendere anche la decisione di chiedere il divorzio!”
Si abbracciano ancora più stretti e finalmente ridono di cuore…
Per il resto…beh la notte è ancora lunga…per riuscire a lasciarsi alle spalle una giornata da dimenticare!

Fineee!!!
  


 

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