La quiete nella tempesta

di melottina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mare in burrasca ***
Capitolo 2: *** Reclutamento ***
Capitolo 3: *** Pianificazione della rotta ***



Capitolo 1
*** Mare in burrasca ***


Mare in burrasca

 

L'atmosfera a Grimmauld Place era ferma. Harry si guardava intorno e non era quiete, quella che sentiva, non era pace... era immobilità. Negli ultimi mesi la sua vita era sembrata una serie di ingranaggi impazziti, in continuo movimento e nella sua testa pensava che prima o poi avrebbe trovato la pace, che sarebbe morto forse, o, se fosse stato davvero fortunato da sopravvivere, che l'avrebbe trovata infine, la pace. Invece si era ritrovato ad essere semplicemente fermo.

Sapeva bene che fuori da quella casa la vita aveva ripreso a brillare e a correre e ad evolversi. Era iniziata la ricostruzione, erano iniziati i processi, si curavano le ferite dei “soldati” e i loro spiriti. Harry l'aveva visto. Era stato costretto a presenziare a cerimonie di inaugurazione, aveva risposto alle domande dei giornalisti con frasi di circostanza, aveva assistito al ritorno di flebili ma speranzosi sorrisi sulle labbra dei propri amici. Poi era tornato in quella casa ed era tornato immobile. Anche il giorno in cui aveva testimoniato in favore di Malfoy e di sua madre era tornato in quella casa e si era sentito pervadere di una leggera rabbia al pensiero che anche quell'imbecille era tornato alla sua vita... o era invidia?

Harry sedeva le ore in quel salotto buio: nei suoi occhi scorrevano i volti di tante vite, ma non della sua. Non aveva la forza, l'aveva usata tutta in guerra e non aveva un motivo. Sapeva che i suoi amici l'amavano, tutta la famiglia Wesley l'amava, a dire il vero tutto il mondo magico l'amava e allora perché non riusciva a trovare uno stupido motivo per alzare il culo? Non aveva neanche la forza per rispondere alle sue stesse domande.

 

Era ancora una volta preso dai suoi pensieri: era quasi la fine di luglio e aveva ancora la lettera che gli avevano mandato i suoi migliori amici in mano. Stavano organizzando una festa per il suo compleanno alla Tana, lo pregavano di andare e, mentre Ron lo tentava sul piano del cibo, Hermione lo minacciava sul piano fisico. Sarebbe andato perché loro avevano ancora bisogno di lui, in qualche strano modo, anche se il suo cuore era fermo.

Si stava avviando alla scrivania per imbastire una risposta quando si accorse di un altro gufo sulla soglia della finestra del salotto. Si allungò ad afferrare la missiva dalla zampa di quell'esemplare dall'aspetto del tutto anonimo e si accorse presto del sigillo per niente anonimo che chiudeva la busta: Ministero della Magia. Indeciso se imprecare o incendiare la lettera, rassegnato si risolse ad aprirla, se non altro per la curiosità di scoprire cos'altro volevano da lui e rimase sorpreso dall'intestazione che recava il messaggio.

 

 

Ministero della Magia

Dipartimento Tutela dei Minori

 

Egr. Sig. Potter,

è nostro desiderio informarLa delle disposizioni che la Sig.ra Andromeda Tonks ha inoltrato al nostro Dipartimento tramite i suoi legali riguardo la tutela e l'affidamento di Theodor Lupin. Nonostante il profondo affetto che lega la Sig.ra Tonks a suo nipote, la stessa non si ritiene in grado di provvedere al suo benessere in quanto fortemente provata dai recenti eventi. Richiede quindi che sia Lei a prendersi cura dell'infante. Dopo aver attentamente vagliato il Suo fascicolo, La riteniamo pienamente idoneo alla tutela di Theodor Lupin e La preghiamo di rispondere alla presente per rendere note le Sue intenzioni.

Distinti saluti.

 

Severine Duplatt

Responsabile del Dipartimento Tutela dei Minori

 

Ed eccolo lì, il movimento. In un attimo i pensieri saettavano, il cuore pompava rumoroso e la confusione tornava a regnare sovrana: è dunque il dubbio, la paura, l'ignoto, l'incontrollabile a dare movimento alla vita? Quando il cielo è limpido e all'alba d'estate il mare è calmo, è tutto stupendo, ma le vele non si gonfiano. Ed ora lui era gonfio, viaggiava veloce, viaggiava col vento ed era spaventato.

Come avrebbe potuto prendersi cura di Teddy? Come avrebbe potuto sostituire sua madre o essere all'altezza di suo padre? Andromeda non era la sola a soffrire delle perdite e dell'orrore dei “recenti eventi”... c'era stata la guerra per Merlino! E quale diavolo di fascicolo avevano vagliato? Quello del suo affidamento? Non ne avrebbero ricavato molto: un disastro quasi totale sarebbe stato un adeguato modo di riassumerlo. Forse quello sulla sua situazione finanziaria? Probabile, perfino logico, ma per Morgana avevano ficcato il naso nei suoi conti alla Gringott!

Troppe domande, tutto troppo confuso, non riusciva a pensare e doveva rendere note le sue “intenzioni” al più presto. Cosa pensavano, che avrebbe mollato Teddy? Certo che si sarebbe preso cura di lui, in un modo o nell'altro, anche se non sapeva proprio da dove cominciare. Doveva parlare con qualcuno, doveva razionalizzare, doveva manovrare le vele nel mare in tempesta e aveva bisogno di una ciurma... aveva bisogno dei suoi amici!

 

Si precipitò al camino e preso un manciata di metropolvere piroettò con malagrazia nella cenere gridando – La Tana!

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Capitolo 2
*** Reclutamento ***


Ginny alzò gli occhi dal festone che stava preparando, trasalendo al rumore improvviso proveniente dal camino del salotto. Aspettò che la nuvola di polvere si diradasse, che l'immagine si delineasse e soprattutto che l'uomo appena giunto, inaspettato, smettesse di tossire e annaspare per uscire dal fuligginoso arnese. Divenne subito chiaro dall'ammasso di capelli - normalmente corvini, ora ingrigiti dalla cenere – che fece capolino dall'apertura, chi fosse il nuovo arrivato. La ragazza abbandonò il suo lavoro sul divano consunto e si scaraventò verso Harry, che solo grazie al suo fisico allenato resse all'impatto.

 

- Harry! Harry! Harry!!

 

L'abbraccio stritolante continuava in tutto il suo vigore, ma l'entusiasmo si intiepidì non poco quando Harry, ricambiando con una leggera pacca sulla spalla, chiese immediatamente di Ron cercandolo nella stanza e allungando un po' il collo anche verso quella adiacente, nella speranza di vederlo spuntare da qualche parte.

 

* * *

FLASHBACK

 

Hogwarts era avvolta da una morsa di polvere, lacrime e sangue. Finita l'esultanza dei primi momenti dopo la caduta di Voldemort, i singhiozzi si erano propagati in Sala Grande e nelle stanze adiacenti: al ragazzo vittorioso quelle gocce salate sembravano andare e venire tra le mura del castello come le onde di un mare triste e disperato. Tutti avevano perso qualcuno durante i mesi di guerra o in quella stessa battaglia, ed ognuna di quelle vittime piante da amici e familiari era una sua perdita personale.

La famiglia Wesley si stringeva attorno al corpo di Fred; Ron aveva portato con sè Hermione e l'abbracciava stretta; George e Ginny erano in ginocchio e singhiozzavano, mentre toccavano il braccio e il petto del fratello steso a terra, gli altri lo piangevano in silenzio... nessuna espressione di dolore sarebbe stata sufficiente per i due genitori.

 

Harry avrebbe voluto raggiungerli, aveva bisogno della sua famiglia: era stanco, il dolore sembrava provenire da ogni nervo o muscolo del suo corpo e il suo cuore si era rattrappito sotto il peso della morte; aveva bisogno di andare via, che qualcuno lo portasse via, ma si rese conto che la sua famiglia era in realtà la famiglia di Fred e che nessuno sarebbe venuto a prenderlo per mano.

Si avviò per i corridoi diretto alla sua torre, trascinando i piedi e cercando di isolarsi il più possibile dalla vista di quei corpi adagiati al suolo e da quelli chini su di essi, dal rumore di lacrime che si infrangevano al suolo e di pianti che si perdevano nella notte.

 

Aveva perso tanti compagni quella notte, nei giorni e nelle settimane seguenti avrebbe avuto tempo per contarli, ma soprattuto quella notte aveva perso la sua famiglia. Sarebbero sempre rimasti suoi amici, i più cari e i più leali, ma non sarebbero più stati la sua famiglia. Guardandoli quella notte aveva capito che non lo erano, che quel legame profondo che lega i consanguinei non legava lui alla famiglia Wesley: lo sentiva per Sirius e lo sentiva per i suoi genitori che non aveva neanche conosciuto, sapeva com'era e non c'era quando guardava la famiglia del suo migliore amico. Ed era doloroso perché non sapeva se l'avrebbe mai ritrovata, quella sensazione di appartenenza.

 

Si era ritirato a Grmmauld Place il giorno dopo e vi era rimasto per quasi una settimana, fino al giorno del funerale di Fred. La cerimonia era stata toccante e si sentiva emozionalmente sfinito; dopo aver salutato Ron ed Hermione era pronto per tornare a casa sua, quando si sentì prendere per un braccio e trascinare lontano dagli altri, per un sentiero in mezzo ad alti monumenti e cappelle: lo sguardo di Ginny era indecifrabile.

 

- Dove diavolo sei finito?!

- Ginny io..

- Me l'avevi promesso! Saresti tornato da me! Dove sei stato?!

 

Il ragazzo stava quasi per rispondere, ma si bloccò ancora: possibile che non capisse? Il silenzio fu male interpretato dalla rossa che continuò imperterrita.

 

- Avevo bisogno di te! Fred è morto ed io avevo bisogno di te! Ti ho aspettato per mesi, l'ultimo anno ad Hogwarts è stato orribile, orribile! Fred è morto e...

- Ero a Grimmauld Place Ginny! Da solo! Pensi che per me sia stato divertente? Pensi che non avessi bisogno di qualcuno che fosse lì per me? Solo per me?!

 

La rabbia e l'esasperazione erano evidenti nella voce e nello sguardo di Harry, la ragazza si rese subito conto della sua mancanza di tatto:

 

- Ero distrutta, ma ti ho mandato delle lettere e …

- Ho ricevuto delle lettere, ho smesso di leggerle dopo le prime venti, le tue si saranno perse con le restanti mille!

 

Da lei avrebbe voluto decisamente di più di una lettera. Almeno Ron ed Hermione lo avevano chiamato tramite metropolvere. Ginny era ammutolita ed Harry si rese conto che il dolore non poteva tenere unite le persone, che avevano bisogno di guarire ma che non ci sarebbero riusciti stando insieme. Lui non aveva la forza di leccare le ferite di qualcun' altro, le sue sanguinavano ancora copiosamente e avrebbero avuto bisogno di tempo in assenza di qualcuno abbastanza forte da prendersene cura. E Ginny non era abbastanza forte in quel momento. Ma lei aveva la sua famiglia e ne sarebbe uscita bene, anche senza di lui. Quel silenzio si era protratto abbastanza a lungo da spingere la ragazza a prendere la parola, ma Harry la precedette:

 

- Ginny, mi dispiace. Mi dispiace di non esserci stato, di essermi rintanato e di non averti chiamato quando sapevo che ne avevi bisogno, ma ne avevo bisogno anch’ io. Mi dispiace di non essere abbastanza forte da prendermi cura di te lasciandomi tutto alle spalle, ma sono ferito anche io. Mi dispiace davvero, ma l'unica cosa che voglio adesso è tornare a casa, mettermi a letto e cercare di non pensare. Torna dalla tua famiglia, abbracciali e fatti abbracciare, perché io non posso... non ce la faccio.

 

Fece un passo indietro, si voltò e si incamminò con la testa bassa. Ginny rimase immobile a fissare la sua schiena e lo vide scivolare via dal suo futuro.

 

FINE FLASHBACK

 

* * *

 

- Harry che succede?

 

L'affetto per il moro c'era ancora, ma non era più come prima. Le parole che le aveva rivolto al funerale di Fred avevano colpito in pieno, ma superato lo shock del momento, ci aveva riflettuto e aveva capito: non poteva versare il suo dolore sulle spalle di chi aveva sofferto e soffriva già tanto. Così aveva seguito il suo consiglio e si era lasciata guarire dall'amore della sua famiglia; mentre il tempo passava e lo spirito si alleggeriva, l'amore per Harry era mutato in una profonda amicizia che non c'era mai stata.

Per questo motivo vederlo sconvolto in quel modo la preoccupava non poco: ci teneva a lui, voleva che fosse felice, che ritrovasse la pace, ma la soluzione continuava a sfuggirle di mano... sfuggiva a tutti.

 

- Ho bisogno di parlare con Ron... e con Hermione, c'è Hermione?

-OK, calmati ora, sono entrambi in giardino, ti accompagn...

 

Non aveva fatto in tempo a finire che il giovane era schizzato in cucina e, sotto gli occhi sorpresi di Molly, fuori nel giardino sul retro.

 

* * *

 

OK, stavano pomiciando semi nascosti dall'albero dell'altalena, ma che importava? Avrebbero ripreso più tardi...

 

- Ron! Hermione! Devo parlarvi.

 

E con queste parole si sedette proprio davanti a loro. I ragazzi sgranarono gli occhi: Hermione imbarazzata tentava di ricomporsi asciugandosi le labbra di soppiatto ancora col viso rivolto verso il suo fidanzato.

 

- Harry! Il tuo compleanno è la prossima settimana! Non ti sembra di essere un po' in anticipo?

 

Ron coprì il suo imbarazzo con una battuta, come al solito, ma se non altro il suo rossore era mimetizzabile con la peluria...

 

- Si, beh.... il mio compleanno è l'ultimo dei miei pensieri.

 

Passò la lettera del Ministero ad Hermione, che durante lo scambio aveva avuto modo di osservare lo stato di agitazione dell'amico: si era seduto all'indiana mentre, con la schiena rigida, dondolava leggermente sul posto senza togliere gli occhi dagli amici e stringendo in mano quella lettera che adesso era tra le sue.

 

- Hai decisamente bisogno di un piano Harry...

 

Dopo qualche secondo di silenzio teso, la riccia aveva risollevato gli occhi sull'amico con un'espressione decisa in volto. La determinazione, la logica e la praticità di Hermione erano state qualità importanti durante la guerra ed ora gli erano di non poco conforto. Uno sguardo, poche parole e già si sentiva più calmo e fiducioso.

 

- Si, ho bisogno di un piano.... spara!

- Di che diavolo stiamo parlando?!

- Ron, leggi... Teddy verrà affidato ad Herry su richiesta della signora Tonks. La prima cosa che devi fare è scrivere una lettera al ministero. Dobbiamo sapere le tempistiche per organizzarci.

- Si, ma ci sono tante cosa da fare che non so da dove cominciare!

- Un passo alla volta Harry....

- Potresti cominciare col rinnovare la casa, quel posto è spettrale... - intervenne Ron.

- Ma ci vorranno mesi!! forse dovrei comprarne una più adeguata, anche se...

- Anche se non vuoi lasciare Grimmauld Place.

 

La solita perspicace Hermione. Era vero. Per quanto malmessa fosse quella casa, era pur sempre un ricordo di Sirius e sistemarla per viverci con amore sarebbe stata un bel tributo. Con l'arrivo di Teddy quell'idea acquistava ancora più senso.

 

- Per cominciare potresti scegliere una stanza per Teddy e ristrutturare quella, per il resto hai tempo.

- Tempo? No che non ce l'ho!!

- Si che ce l'hai! Mentre sarai ad Hogwarts, chiameremo degli operai per fare il lavoro e quando tornerai..

- Hogwarts? Non posso tornare ad Hogwarts!!

- Certo che sì! Harry hai bisogno di un diploma per lavorare!

- Posso accettare l'offerta del ministero e lavorare come Auror e...

- Ma tu non vuoi essere un Auror! Se avessi voluto davvero, lo saresti già!

 

Era vero anche questo. Era stanco di combattere, era stanco di rischiare la vita, era stanco...

 

- Potrei vivere degli interessi dei miei conti alla Gringot...

- Ma non è da te. E che esempio daresti a Teddy?

- Per la miseria Hermione, allora cosa?!?!

- Devi parlare con la McGrannit! Dunque: scrivere subito al ministero, poi alla McGrannit poi....

- Poi andiamo a cena, ne parliamo con mamma e, a stomaco pieno, vedremo tutti insieme cos'altro fare.

 

Ed ecco il caro vecchio Ron. Il suo motto? 'Un buon piano non si costruisce a stomaco vuoto'. Ma stavolta aveva ragione. Molly, dopo aver cresciuto sette figli, avrebbe sicuramente avuto ottime idee e almeno un migliaio di consigli.

 

Si alzarono tutti, dopo aver annuito con un mezzo sorriso incoraggiante gli uni e speranzoso l’altro, e si avviarono verso la cucina dove Molly, con un occhio alla finestra e uno ai fornelli, stava preparando la tavola per una cena che si preannunciava molto interessante.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Pianificazione della rotta ***


NdA: Non so perché i dialoghi siano venuti fuori puntati, prima o poi lo scopriro, ma per il momento abbiate pazienza e chiudete un occhio. Colgo l'occasione per ringraziere la mia beta lunamo64 per il suo prezioso lavoro. Buona lettura!

* * *

Erano trascorse tre settimane. Settimane che sarebbero state considerate infernali da qualsiasi mago sano di mente. Per Harry, invece, erano state una benedizione: nessun pensiero triste e legato alla guerra aveva sfiorato il cervello del giovane; nonostante l'ansia che la situazione gli procurava, Harry non aveva sprecato un minuto a rimuginare tra sè o a piangere sul passato che era, appunto, passato e lì restava, fermo e immutabile; il futuro era tutta un'altra cosa. Il futuro richiedeva pianificazione e azione, una buona dose di coraggio e molta energia ed Harry le aveva finalmente ritrovate.

Per prima cosa Hermione l'aveva aiutato a scrivere le lettere: il Ministero aveva risposto dopo qualche giorno: dopo un paio di scambi era stato raggiunto l'accordo per cui Teddy sarebbe passato in sua custodia il secondo fine settimana di Agosto. Questo lasciava il tempo di sistemare le altre faccende e di prendere un minimo di confidenza col piccolo, prima del trasferimento ad Hogwarts per l'ultimo anno. Ebbene sì, alla fine Hermione l'aveva avuta vinta: la Preside aveva risposto subito e aveva fissato un appuntamento con Harry per la settimana successiva, il 31 Luglio, precisamente...

 

* * *

 

In molti si erano proposti di accompagnarlo al colloquio con la McGrannit, ma il neo-diciottenne-Harry aveva preferito andare da solo. Il castello avrebbe risvegliato ricordi e sentimenti dolorosi: si rendeva anche conto, però, che avrebbe dovuto affrontarli e superarli il più presto possibile, se voleva viverci per un altro anno. Così si era Materializzato davanti ai cancelli di Hogwarts trattenendo il fiato e con gli occhi chiusi. Dopo aver preso un bel respiro li aveva aperti e le sue iridi verdi si erano accese di speranza: il castello era stato quasi completamente ricostruito.

Attraversò il parco e raggiunse il portone d'ingresso: ad ogni passo sentiva il cuore alleggerirsi e allargarsi. Una volta entrato non si stupì nel vedere che era tornato quasi tutto come prima: certo, mancavano ancora delle piccole cose come le clessidre per i punti delle Case e alcuni quadri alle pareti, ma il grosso del lavoro era fatto; non v'era alcun dubbio che, all'apertura dell'anno scolastico, tutto sarebbe stato in perfetto ordine e la scuola pronta a ricevere i ragazzi del primo anno e a sorprenderli con le sue meraviglie.

Quando fu davanti al Gargoyle, il passaggio alle scale che portavano nell'ufficio della preside si aprì, senza bisogno della password e ad Harry parve quasi di vedere un inchino appena accennato da parte della statua di pietra: per un attimo pensò di chiedere alla Preside, ma cambiò subito idea; se fosse stato solo uno scherzo della sua testa, una domanda del genere sarebbe stato solo indice di boria e sfrontatezza. Forse aveva davvero visto male...

  • Entri Mr. Potter!

Ecco un'altro mistero insolvibile: non faceva mai in tempo a bussare che veniva invitato ad entrare in presidenza; le prime volte gli era quasi venuto il dubbio che nel magico castello venissero usati metodi babbani, come telecamere a circuito chiuso e sensori a infrarossi... un giorno si era persino messo a cercarle.

  • Professoressa, la ringrazio per avermi ricevuto, so quanto sia impegnata in questi giorni e, la prego, mi chiami Harry!
  • E' un piacere vederti, Harry, il tuo periodo di distacco, per quanto pienamente comprensibile, ha preoccupato anche me, ma sono lieta di sapere che hai intenzione di tornare tra queste mura! Accomodati e prendiamo un tè, mentre discutiamo delle pressanti questioni di cui mi hai accennato nella lettera.
  • La ringrazio Professoressa...

La titubanza del ragazzo era chiara come il sole agli occhi attenti dell'insegnante più anziana e saggia della scuola. Harry non sapeva come cominciare a parlare di tutti i dubbi che lo assillavano: voleva tornare a scuola e provare ad avere una vita normale, o quasi. Voleva raggiungere quegli obiettivi che si era prefissato per orgoglio personale, una volta tanto: non aveva davvero la più pallida idea di come avrebbe potuto conciliare tutto ciò con la presenza di Teddy nella sua vita.

  • Oh! Avanti Harry! Qualsiasi cosa tu debba dirmi non sarà terribile quanto un basilisco nel seminterrato! Sono certa che troveremo una soluzione a qualsiasi tuo problema! Non sei solo, ragazzo, e si dà il caso che la tua attuale alleata sia la preside e non un paio di amici dodicenni, per quanto coraggiosi essi fossero!

Il sorriso del giovane si rispecchiò in quello della sagace signora, la quale assaporando il tè, si apprestò ad ascoltare il ragazzo.
 

  • Professoressa il mio periodo di distacco è finito nel momento in cui ho ricevuto la lettera del Ministero dove mi si chiedeva di prendermi cura di Teddy Lupin...

 

Harry non aveva mai sopportato troppi giri di parole, meglio essere chiari e diretti: i problemi venivano inquadrati più facilmente e le soluzioni trovate più velocemente, se c'erano....
 

  • Lui è fondamentalmente il motivo per cui sono qui: voglio essere un bravo tutore per lui, voglio che sia soddisfatto, felice di stare con me, ma non posso fare in modo che tutto questo accada a meno che io per primo non realizzi me stesso. Hermione pensa, e io con lei, che la prima cosa da fare sia scegliere cosa voglio essere da grande: visto che non ho le idee molto chiare al riguardo, credo che frequentare l'ultimo anno e diplomarmi sia la migliore soluzione: mi darebbe il tempo per capire quale sia il mestiere più adatto a me e le capacità di svolgerlo...

Hermione, la sua studentessa più brillante e, anche se non lo dava a vedere in pubblico, anche la sua preferita. Si era affezionata a lei ed era stato un punto di riferimento ed un aiuto eccezionale durante la guerra. Evidentemente la sua intelligenza e il suo supporto non venivano a mancare neanche nella vita di tutti i giorni.


  • Il problema è che Teddy dovrebbe star....
  • Il problema non sussiste Harry! Tu a diciassette anni hai risolto uno dei problemi più grandi che il Mondo Magico abbia mai avuto, il minimo che posso fare è procurarti un alloggio adeguato alle tue esigenze e anche il supporto di cui avrai bisogno per conciliare lo studio e i doveri di tutore. Si dà il caso che gli alloggi per i ragazzi dell'ottavo anno non siano ancora stati sistemati; l'idea è di dare ad ognuno di voi una stanza singola con bagno personale; questo perché dall'anno prossimo non esisterà più l'ottavo anno e le stanze saranno utilizzate per gli ospiti occasionali. Come vedi non sarà difficile aggiungere alla tua stanza ciò di cui ha bisogno un bambino. In questo modo non sarai separato dai tuoi compagni, potrai fare una vita da studente, anche se in modo limitato, e allo stesso tempo avrai il piccolo Teddy vicino. Inoltre ti assegnerò un paio di elfi della scuola con il ruolo di baby-sitter e sarai tu a relazionarti con loro, così da avere la totale gestione della vita del bambino.

Ad Harry mancavano le parole, non che ci fosse molto altro da dire, ma il fatto di far sembrare tutto molto semplice era una caratteristica che la Preside condivideva con Hermione: forse era il fatto che entrambe facevano affidamento sulla logica o forse erano semplicemente donne.... a pensarci bene anche Molly aveva sempre una soluzione semplice e lineare per tutto, o quasi...

Ma la donna in questione non aveva ancora finito, Harry lo sapeva; era sempre così: finito il discorso pratico iniziava quello morale/psicologico/sentimentale.... i discorsi con Ron finivano sempre prima e di questo ne era grato.

  • Rgazzo mio! Non sarai mai solo! Come amava ricordare Albus: Hogwarts tenderà sempre una mano a coloro che lo chiederanno.

  • Grazie Professoressa!

Ed Harry era veramente grato alla Preside. Era tutto così strano. Sembrava che ad ogni piccolo passo in avanti il mondo fosse più luminoso e il cuore più leggero. Sembrava che ad ogni gradino ci fosse qualcuno che lo incitasse a braccia aperte. Sembrava che per magia il buio fosse sempre più lontano. Certo, non sarebbero mancate le sfide, ma erano appunto questo: sfide. Avvincenti, impegnative, ma nessuna catastrofe, nessuna tragedia, solo la vita.

E con questo stato d'animo il ragazzo aveva passato il resto della mattinata, chiacchierando del più e del meno. Nonostante l'invito a fermarsi per il pranzo, Harry aveva preferito congedarsi: c'erano ancora molte cose da risolvere e non molto tempo per farlo.

Riattraversando il castello si accorse di quanti maghi fossero al lavoro. La McGrannit gli aveva spiegato che per la ricostruzione si era potuto fare affidamento su un numero incredibile di volontari, ma soprattuto sul finanziamento inaspettato da parte dell'erede dei Malfoy. La Preside gli aveva confidato che il ragazzo si era presentato da lei subito dopo il processo, chiedendo di poter essere ammesso a frequentare l'ultimo anno: era disposto a fare qualsiasi cosa, a pagare qualsiasi prezzo, perché, dopo la caduta nel fango della sua famiglia, diplomarsi era l'unico modo che aveva per accedere al suo futuro. Ovviamente il biondo non si era espresso con queste parole e ovviamente la Preside aveva sottolineato che ogni ragazzo, comunque, aveva diritto allo studio; se avesse voluto contribuire alla ricostruzione della scuola lo avrebbe dovuto fare per il desiderio di cominciare una nuova vita all'interno della comunità magica e non al di sopra di essa. Dopo un paio di giorni nelle casse della scuola si era riversata un'ingente somma da donatore anonimo e al cancello principale si era presentato il primo Malfoy della storia in tuta e scarpe da tennis pronto a dare una mano con i lavori di rifacimento. Non ci voleva un Corvonero per tirare le somme.

Svoltando l'ennesimo angolo di pietra, dopo aver sceso l'ennesima rampa di scale ancora immerso nei suoi pensieri, Harry si sentì chiamare. La sua speranza di essere lasciato in pace dai suoi fan si frantumò in un istante. In effetti la mancanza di sguardi furtivi e occhiate al suo arrivo quella mattina erano state una piacevole sorpresa; analizzando la cosa si era convinto che il suo aspetto attuale – capelli un po' più lunghi e montatura rettangolare con lenti fotosensibili, regalo di Hermione e della famiglia Wesley – differiva di parecchio dall'immagine più diffusa che il Mondo Magico aveva di lui – ferito e stravolto appena dopo l'uccisione di Voldemort. Come. quando e chi avesse scattato quella foto restava ancora un'incognita.

Rassegnato a strette di mano e sorrisi di circostanza alzò lo sguardo: quello che vide gli ricordò che il tono con cui era stato chiamato non era di totale ammirazione, ma si sorprese anche che non fosse di sprezzante disgusto; il tono con cui era stato chiamato, si accoppiava perfettamente con lo sguardo sorpreso e l'atteggiamento vagamente imbarazzato di Draco Malfoy.

Ed era tutto vero:indossava pantaloni di tuta blu, una maglietta a maniche corte bianca e scarpe da ginnastica! Intendiamoci era tutto pulito e in ordine come i suoi capelli, ma non erano di certo abiti di sartoria.

L'assenza di risposta del moro diede a Draco il tempo di riprendersi, di raddrizzare la schiena e di continuare da dove si era bloccato.
 

  • Potter, anche tu liberamente arruolato per la ricostruzione di Hogwarts?

Tono sprezzante, mezzo ghigno e sguardo perforante: tutto secondo copione; quei vestiti dovevano essere un difetto di vista. Ma qualcosa di diverso c'era: il sarcasmo non grondava malevolenza, solo rassegnazione e a pensarci bene forse non era neanche sarcasmo, ma solo ironia... o magari le sue orecchie erano difettate come i suoi occhi,
 

  • Sono solo venuto a supervisionare i lavori per il dormitorio dell'ottavo anno...

Il mezzo sorriso – perché lui non sapeva ghignare – comprometteva parecchio il suo tentativo di dimostrarsi al di sopra della manovalanza, e il biondo non si fece impressionare, ma stette al gioco.

  • Il Salvatore Del Mondo Magico ha richieste speciali per la sua stanza?

  • In effetti si. Ho già esposto le mie idee alla Preside...

Non era del tutto una bugia, ma il giovane non resse alla piccola prova d'attore e rise, di una risata leggere e autocanzonatoria. Scuotendo la testa continuò...

  • Ci si vede a Settembre, Malfoy!

  • Ci si vede a Settembre. E tanti auguri Potter!

Ok, questo lo aveva sorpreso un bel po'...
 

  • E' sul Daily Profet, tutto il Mondo Magico sa che oggi è il tuo compleanno...

Ora era tutto più chiaro, ma lui aveva smesso di leggere il giornale da molto tempo ormai. Con un cenno del capo si voltò e con il passo più veloce uscì dalla scuola.

 

* * *

 

Ed ora era davanti alla porta di casa di Andromeda Tonks: doveva solo bussare, entrare e fare in modo che la sua nuova vita cominciasse. Aveva deciso di andare da solo, non voleva che il piccolo Teddy si trovasse di fronte a troppe persone nuove. Le poche volte che Harry aveva incontrato il piccolo, questi si era dimostrato dapprima incuriosito e poi a proprio agio. Nonostante ciò si era stabilito che Andromeda andasse a Grimmould Place una volta al giorno finche non fossero partiti per Hogwarts. Era tutto pianificato.

Bussare, entrare e iniziare una nuova vita.

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