I 4 elementi.

di Bi_Sirius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aria. ***
Capitolo 2: *** Terra. ***
Capitolo 3: *** Fuoco. ***
Capitolo 4: *** Acqua. ***



Capitolo 1
*** Aria. ***


ARIA
HARRY POTTER

 

Dalla morte di Lord Voldemort erano passati mesi ormai, le stagioni si erano susseguite, così come le interviste e le comparsate alla radio.
Ora Harry aveva finalmente pace.
Dopo 17 anni di lotte, scontri ed inseguimenti poteva riabbracciare Ginny e stare con i suoi migliori amici senza la paura che qualche Mangiamorte li potesse rapire.
Quel pomeriggio di Ottobre era seduto sul divano davanti al camino alla Tana.
La famiglia Weasley lo aveva invitato per passare l'Halloween insieme e lui non aveva potuto non rifiutare l'invito.
Ora che lui e Ginny stavano ufficialmente insieme era più il tempo che passava con loro che non a Grimmauld Place, era li che aveva scelto di vivere, nella vecchia casa di Sirius.
Aveva finalemente tolto le teste decapitate dei vecchi elfi domestici sostituendole con quadri e fotografia che lo salutavano al suo passaggio, grazie all'aiuto di Kingsley era riuscito a staccare il ritratto urlante di Walburga Black, la madre di Sirius; ora la casa era molto più vivibile ma aveva ancora molto lavoro da fare prima che acquistasse quel calore che la Tana aveva.
Harry fece scorrere lo sguardo sull'orologio posto sopra la credenza, come diceva il quadrante era l'ora del thè, ovvero erano le 5.
Si avviò verso la cucina dove sentiva Molly trafficare con tazze e vassoi:
<< Posso aiutare in qualcosa Molly? >> domandò sorridendo.
<< No caro, vai pure fuori, c'è Fred e George che ti aspettano insieme a Ron e Ginny. >> rispose lei senza guardarlo.
Harry notò con tristezza che Molly non aveva ancora accettato la morte del figlio, la ferita che l'aveva squarciata non si era rimarginata e tutta la famiglia, compreso Harry, temeva che non si sarebbe mai risanata.
Con un sorriso triste la ringraziò e gli diede un bacio sulla guancia prima di uscire all'aria aperta.
In tutti quegli anni il giardino dei Weasley non era cambiato nemmeno di un ciuffo d'erba.
Gli gnomi continuavano a saltare fuori dai cespugli e Ron e George erano costretti a disinfestare il cortile almeno una volta al mese.
Da lontano poteva sentire le voci dei due fratelli mentre giocavano a Quiddich e in sottofondo le urla di Ginny che tentava di sovrastarli; a quei suoni ad Harry scappò un sorriso.
Estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans e Appellò la sua Firebolt che arrivò sibilando dalla finestra della sua camera, al terzo piano.
La inforcò e si alzò un poco da terra.
In tutta quella confusione di quei mesi aveva dimenticato la sensazione di librarsi in volo senza peso.
Lo sapevano tutti ormai, Harry Potter amava volare.
Lo aveva scoperto subito, alla sua prima lezione durante il primo anno con Madame Hooch, era stato amore a primo acchito.
Con una spinta più potente della precedete si alzò in verticale in su, sempre più su.
Per un istante credette di poter toccare le nuvole.
Voleva andare dai suoi amici e dalla sua ragazza ma qualcosa lo costrinse a fare un giretto per conto suo.
La sensazione dell' aria tra i capelli, il fischio del vento nelle orecchie erano le sensazione che preferiva di più in assoluto.
Accelerò un po', dirigendosi verso l'aperta campagna.
I campi sotto di lui scorrevano ad una velocità impressionante mentre le varie tonalità di verde si mescolavano e si mischiavano creando un unico verde smeraldo, lo stesso colore dei suoi occhi.
Harry, dopo anni di terrore e di angoscia, si sentiva finalmente in pace con se stesso, con gli altri e con tutto il mondo, magico e non.
Poteva finalmente dire di poter vivere una vita normale al fianco dei suoi più cari amici e al fianco della ragazza che amava, poteva urlare al mondo che non era più “ Il Predestinato” o “Il bambino che è sopravvissuto” ma era solo Harry Potter.
Si, Harry Potter era finalmente libero.

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Capitolo 2
*** Terra. ***


TERRA
HERMIONE GRANGER


Hermione ispirò profondamente l’aria di quel Lunedì di Luglio.
Il profumo dei fiori di campo si insinuò nelle sue narici arrivando fino al cervello e facendole venire un capogiro.
Sorridendo si mise a sedere a gambe incrociate, afferrò un fiore li vicino e se lo mise fra le labbra, succhiò un po’ lo stelo, come gli aveva insegnato Luna un anno fa, fino a che non sentì lo zucchero della linfa pervadergli la bocca.
Soddisfatta si sdraiò supina guardando il cielo.
Se per caso Harry o Ron fossero passati di li non l’avrebbero riconosciuta.
Lei che a scuola era sempre perfetta, che era la prima della classe, che non avrebbe mai infranto una regola di Hogwarts d’estate cambiava totalmente.
L’aveva sempre pensato, l’estate era la sua stagione preferita.
Tutto quel caldo, gli odori che si facevano sempre più forti, il gracidio delle rane nel fosso vicino casa la facevano sentire viva, così come sembrava avessero vita propria i suoi capelli che, come al solito crespissimi, gli ricadevano sulle spalle come fossero una criniera.
Rimettendosi a sedere a gambe incrociate alzò gli occhi al cielo per giocare a quello che era uno dei suoi giochi preferiti: cercare forme nelle nuvole.
Per i primi 5 minuti rimase in silenzio osservando le nuvole che passavano sopra di lei poi riuscì a scorgere una figura, una figura che somigliava pericolosamente ad un serpente.
Un brivido percorse la schiena abbronzata di Hermione che, forse un po’ spaventata, si alzò e stringendosi le braccia al petto si avviò verso casa; prima di aprirne la porta si girò per osservare il bellissimo paesaggio che aveva davanti.
Il Villino Rosa, proprietà dei coniugi Granger, era considerato una delle più belle costruzioni della Costa Azzurra.
Hermione ci passava le estati da quando aveva 2 anni e a furia di parlare con la gente del luogo aveva imparato anche un po’ di francese.
Il Villino era circondato da una staccionata bianca, frutto del lavoro di 2 settimana di Hermione e suo padre, il giardino era piccolo ma molto curato, merito della Signore Granger ovviamente.
Ma non erano i muri esterni rosa pallido o il tetto azzurro che rendevano questo Villino invidiato da tutti, no, era il fatto che era stato costruito a strapiombo sul bellissimo mare della Francia e con i campi coltivati a lavanda dietro.
Hermione amava quel posto, e in quel periodo anche di più, gli avvenimenti di quegli ultimi due anni l’avevano scossa profondamente, soprattutto la morte di Sirius e ovviamente il ritorno di Voldemort.
Non si era mai sentita così attaccata alla vita, così attaccata alle persone a cui voleva bene.
Da quando l’Oscuro era tornato si era domandata più volte se la terra sarebbe stata la stessa dopo il suo passaggio, se una sua eventuale vittoria avrebbe messo in moto forze fino a quel momento sconosciute, la sua amata terra sarebbe rimasta come lei la ricordava?
La verità è che lei amava la terra come poche, amava quando era così calda da crepare il suolo, quando una coltre di neve la copriva e anche quando era spazzata da piogge o tempeste di vento; l’amava quando si copriva di fiori e anche quando il polline la faceva starnutire.
Amava la terra perché lei amava sentirsi con i piedi ben piantati al suolo, era sicura di non cadere, per questo non amava volare: temeva di poter cadere da un momento all’altro, aveva paura dell’altezza, da lassù la sua amata terra sembrava troppo distante.
La ragazza si lasciò scappare un sospiro prima di aprire la bella porta di ciliegio ed entrare in casa, augurandosi che niente sarebbe cambiato, tantomeno il mondo.

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Capitolo 3
*** Fuoco. ***


FUOCO
RON WEASLEY


Quella sera Ron non riusciva a prendere sonno.
Disteso supino fissava il tetto del suo letto a baldacchino nel dormitorio maschile di Grifondoro.
Dopo l’ammissione ufficiale di Harry al Torneo Tre Maghi si era domandato più e più volte come Harry aveva potuto infrangere le regole imposte da Silente e dal Ministero stesso.
Aveva scartato subito l’idea della pozione invecchiante visto il disastroso esito dei suoi fratelli Fred e George, aveva pensato alla pozione Polisucco con la quale si sarebbe potuto trasformare in uno studente più vecchio ma per la preparazione della pozione ci volevano all’incirca sei mesi e lui non aveva avuto tutto quel tempo.
Che l’avesse rubata?
Aveva cestinato anche questa idea convinto che nessuno girasse per Hogwarts con una scorta di quell’intruglio che loro due conoscevano molto bene, ma allora come aveva fatto?
Dopo ore di meditazione aveva concluso che probabilmente aveva fatto inserire nel calice il suo nome da uno studente più grande ma si domandava come mai non glielo avesse detto.
La rabbia stava piano piano salendo e non gli permetteva di prendere sonno.
Proprio come un fuoco che divampa la gelosia prese a consumarlo da dentro, poi sempre più violentemente quel sentimento scoppiò rodendogli l’anima.
Possibile che Harry, il suo migliore amico, non gli avesse detto niente?
Lui che lo aveva aiutato a recuperare la pietra filosofale 3 anni prima, lui che lo aveva accompagnato nella Foresta Proibita per parlare con Aragog, lui ad essere trascinato nella Stamberga Strillante da Sirius Black non era degno di fiducia?
Tese un orecchio per ascoltare il respiro regolare dei suoi compagni di stanza che a quell’ora tarda dormivano tutti.
Con calma e il più silenziosamente possibile si tolse le coperte di dosso e scese le scale del dormitorio per arrivare alla Sala Comune.
Il camino era ancora acceso anche se adesso le fiamme non erano così alte come un paio d’ore prima.
Si lasciò cadere su una poltrona davanti al fuoco e lo fissò intensamente.
Da quando era nato era sempre stato attratto dalle fiamme che pareva danzassero nel camino; quando aveva circa 5 o 6 anni spesso si incantava a guardarle e più di una volta si era sporto nel camino talmente tanto che quasi era finito bruciato.
La sua stanza poi rispecchiava la sua personalità, la prima volta che Harry ci aveva messo piede gli aveva detto che assomigliava ad una fornace e non aveva tutti i torti.
Le pareti erano interamente tappezzati di poster dei Cannoni di Chudley e degli stendardi della sua Casa ad Hogwarts, i Grifondoro; in entrambi i poster i colori predominanti erano l’arancione, il rosso e naturalmente l’oro e la sensazione era davvero quella di trovarsi dentro ad un gigantesco forno.
A Ron piaceva il fuoco perché era caldo e lo associava a casa sua e al calore della sua famiglia.
L’inverno era la sua stagione preferita proprio per questo motivo, era la stagione dei camini e del fuoco scoppiettante accanto al quale sedersi con una cioccolata calda in mano.
Mentre rifletteva Ron si girò do scatto convinto che qualcuno lo avesse sfiorato.
<< Stò impazzendo >> mormorò fra se e se prima di tornare a guardare il fuoco.
Senza capire come si trovò a pensare al Quiddich, con l’apertura del Torneo era stato sospeso.
Il suo più grande sogno era sempre stato quello di giocare nella squadra dei Grifoni come portiere ed era proprio questo che aveva visto nello Specchio delle Brame durante il suo primo anno.
Questo pensiero lo rattristò: le partite del Quiddiche erano il suo unico svago durante l’intero anno, riuscivano ad alleviare per un po’ lo stress dei compiti e delle lezioni.
In quel momento Ron si accorse che era sceso da quasi un’ ora e che era meglio andare a fare una dormita visto che il giorno seguente avrebbe avuto sia la McGranitt e Piton, due professori di quel calibro in una sola giornata era qualcosa di davvero deprimente.
Prima di alzarsi si accorse che ormai il fuoco nel camino erano spento e non potè fare a meno di paragonare la sua amicizia con Harry proprio a quel fuoco.
Un minuto prima era accesa il minuto dopo si stava spegnendo proprio come le fiamme nel camino della Sala Comune.
Si alzò e si avviò barcollando verso il suo letto pensando che la prima cosa che avrebbe costruito appena avesse avuto una casa tutta sua sarebbe stato un grande, imponente camino di legno.

ANGOLO AUTRICE:
Ma buonasera lettori!
Eccovi qui un altro capitolo della mia raccolta!
Forse, e dico forse, non è all'altezza dei precedenti per questo chiedo a tutti voi di lasciare una recensione anche negativa, mi servirebbe anche per migliorare il mio modo di scrivere e sicuramente sarebbe un beneficio anche per voi lettori quindi: SOTTO A CHI TOCCA! 
Be_ 

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Capitolo 4
*** Acqua. ***


ACQUA
LUNA LOVEGOOD


Maggio stava ormai finendo lasciando il posto ad un’estate ormai imminente e ad Hogwarts si ispirava aria di esami; i ragazzi del 5° anno avrebbero affrontato i G.U.F.O mentre per quelli del 7° si sarebbero svolti i temutissimi M.A.G.O, ma alla ragazza distessa sull’erba non importava niente degli esami.
In quel momento stava osservando il cielo che piano piano si stava coprendo di minacciose nuvole nere: era in arrivo un temporale; e mentre il resto dei ragazzi che era uscito in giardino per godersi un po’ di sole rientrava in fretta nel castello lei rimaneva sdraiata sull’erba, immobile, aspettando che la prima goccia le bagnasse il viso.
Non dovette attendere molto.
Dopo un minuto sentì una piccola goccia posarsi sulla fronte e subito dopo un’altra le bagnò il labbro inferiore.
<< Luna vieni dentro! Ti bagnerai tutta! >> Le urlò una ragazza dai capelli rossi da poco lontano.
La ragazza, sentendosi chiamare, si mise a sedere e guardò l’amica sorridendo e, mentre scuoteva la testa in segno di diniego, si rimise supina con il cielo che le si specchiava negli occhi.
A Luna piacevano tanto i temporali estivi, duravano poco ma la natura dava il meglio di se stessa in quei pochi minuti.
Come se si fosse sentita chiamata in causa Madre Natura scatenò tutta la sua forza mentre la pioggia, sempre più abbondante, cadeva su Hogwarts formando rigagnoli fangosi e pozzanghere per tutto l’enorme giardino che circondava il castello.
Luna si alzò e portò la testa all’indietro mentre la pioggia le bagnava il viso.
Quando pioveva Luna pensava a sua mamma.
<< Era una strega straordinaria! >> Le ripeteva suo padre ogni volta che si accennava di lei.
Luna se la ricordava molto bene, così come si ricordava il giorno in cui se ne era andata.
Pioveva anche quel pomeriggio di Agosto e lei era a casa per le vacanze estive.
Come ogni giorno sua madre era chiusa nello studio a lavorare ad un progetto segreto di cui nemmeno suo padre sapeva qualcosa.
Luna era seduta a gambe incrociate davanti alla porta aspettando che sua mamma uscisse per prendere il thè insieme, quando ad un certo punto la porta era esplosa scardinandola dal muro.
Luna era svenuta e si era svegliata tre ore dopo nel suo letto con la testa che le doleva e un grande bernoccolo sulla fronte.
Dal piano di sotto non proveniva nessun rumore così era scesa silenziosamente credendo che i suoi genitori dormissero, ma quando era arrivata in cucina aveva subito capito che qualcosa non andava.
Polvere e calcinacci ricoprivano il pavimento e nel muro che divideva lo studio dal salotto c’era un buco enorme in corrispondenza della porta, la quale giaceva poco lontano.
Entrò nello studio di sua madre, o meglio di quello che ne rimaneva vista la condizione in cui era ridotto.
Tutte le sue attrezzature erano in terra spezzate, il vetro della finestra era andato in frantumi e del tavolo dove di solito lavorava era rimasto ben poco.
La mente di Luna lavorava velocemente registrando ogni particolare, ogni singolo dettaglio rimaneva impresso nella sua mente di bambina che ancora non capiva l’entità dei danni.
Da quel momento in poi i ricordi si facevano più confusi: ricordava suo padre che la informava della morte della madre, ricordava il funerale, la bara bianca coperta di girasoli e poi ricordava il vuoto che aveva aleggiato in casa per i primi mesi.
Per sei mesi tutte le volte che pioveva non riusciva a dormire: il volto di sua madre si stagliava nitido sul soffitto del letto e le impediva di prendere sonno; in quei momenti la sua unica compagnia erano le fantastiche creature di cui suo padre le raccontava da sempre prima di addormentarsi.
In quel periodo Nargilli e Gorgosprizzi erano i suoi unici amici: gli bastavano loro e suo padre per andare avanti.
Un tuono fermò il flusso di ricordi riportandola alla realtà.
La pioggia l’aveva inzuppata fino all’osso e solo in quel momento si rese conto che tremava, ma anche di questo non le importava, a Luna piaceva la pioggia perché le ricordava sua mamma.
Il vuoto che la colmava quando era sola si riempiva dell’immagine di sua madre nello stesso modo in cui la pioggia riempiva l’aria ogni volta che scoppiava un temporale.

Angolo autrice: E finalmente ce la faaaaaa! Finalmente riuesco a finire questa benedetta raccolta con l'ultimo capitolo :3
Ammetto che è stato il più difficile da scrivere anche perchè caratterizzare Luna e renderla a pieno  stata una sfida durissima :)
Spero che vi piaccia e se non vi piace lasciate lo stesso una recensione, anche negativa/neutra, dovrò pur capire dove sbaglio no?  ;)
Bi

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