Caramel, hazelnut or honey?

di HeartBreath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The first time ever I saw your face... ***
Capitolo 2: *** Keep holding on, ‘cause you know we’ll make it trough ***
Capitolo 3: *** So let me be and I’ll set you free ***
Capitolo 4: *** Are you a guard in a prison, maximum security? ***
Capitolo 5: *** I've been hearing your heartbeat inside of me ***
Capitolo 6: *** Isn't she lovely? ***
Capitolo 7: *** I can't resist your charms ***
Capitolo 8: *** Oh my man, I love him so... He'll never know ***
Capitolo 9: *** And your still probably working at a 9 to 5 base, I wonder how bad that tastes ***
Capitolo 10: *** When I wake from dreaming, tell me is it really love ***



Capitolo 1
*** The first time ever I saw your face... ***


Ho letto molte fan fiction sul cast "reale" di Glee e ho deciso di unirmi a loro! Mi sto divertendo molto anche a scrivere questa fan fiction, quindi spero davvero piaccia anche a voi =3 Ah, per inciso: molte delle cose che scriverò me le sono inventate combattendo col mio bisogno di essere pignola, quindi se scrivo cavolate non è colpa mia xD
V.







L’eccitazione di Chris era quasi fuori luogo per quella placida e silenziosa mattina di Settembre. Era ancora troppo presto per sentire il caldo di quelle giornate di fine estate, appena le 6:00 di mattina.
Anzi, 6:10.
Chris era in ritardo.
Scese dalla decappottabile con la borsa in spalla. Tirò fuori velocemente la sceneggiatura del primo episodio, per avere un’aria quantomeno presente nel ritardo che probabilmente Ryan non avrebbe tollerato.
C’aveva messo l’ira di Dio ad alzarsi dal letto e scegliere dall’armadio qualcosa che fosse elegante ma facile da togliere. Tornando a lavorare, sarebbe tornato anche a lasciare i suoi vestiti in un angolo per indossarne altri su misura scelti dalla costumista. Non aveva mai trovato nulla di particolarmente orribile nei costumi di scena, nonostante i suoi fossero davvero appariscenti a volte. Ma in camerino gli sembrava di tornare a quando aveva cinque anni ed era sua madre a vestirlo.
Il vero motivo per cui non si preoccupava più di tanto per quei dieci minuti di troppo che aveva passato a vestirsi, era che probabilmente anche altri mancavano all’appello.
Per l’appunto, vide un fuoristrada parcheggiarsi proprio dietro alla sua auto. Scese un ragazzo dalla pelle scura e una cresta a tracciargli il cranio.
“Mark!”
“Chris?” il ragazzo si tolse gli occhiali da sole per vederlo meglio. “Santa Beyonce, sei tu!”
“Chi ti aspettavi di trovare?” gli afferrò la mano e si spinse su di lui per una pacca sulla schiena.
“Non so, mi avevano detto che volevano licenziarti”
Chris sollevò il sopracciglio con sguardo tutt’altro che da credulone.
Mark scoppiò in una gran risata. “Ti prendo in giro!”
“L’avevo capito” alzò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso.
“Siamo in ritardo, meglio muoverci o ci licenziano sul serio”
E si incamminarono per il set di Glee.
 
 
Il set era immenso eppure tanto familiare al cast da non avere più un angolo estraneo. Ma ben presto, lo sapevano tutti, i dettagli di quella scenografia sarebbero mutati per creare nuove scene. Gli attori erano sempre curiosi di sapere a cosa sarebbero serviti quei dettagli, a volte stravaganti, a volte dalla presenza inspiegabile.
Keira faceva avanti e indietro per quei quattro metri come se la cosa l’aiutasse a concentrarsi. Scriveva su un taccuino qualcosa che non incuriosiva particolarmente gli attori, che se ne stavano per conto proprio a chiacchierare.
“Mentre aspettiamo” puntò la penna contro il gruppo di ragazze che ridacchiavano chissà per cosa. “Lea, devi sapere che sono una tua grande fan”
Lea Michele spalancò i suoi grandi occhi scuri. “Sul serio?”
“Mi faresti ascoltare Defying gravity? Ho adorato la tua voce in quella canzone” la donna disse il tutto con una serietà degna di Sue Sylvester. Parlava con sincerità, sicuramente non come una fan urlante.
Lea si guardò intorno, imbarazzata. “Emh… Io veramente… Così, senza base? Non mi sembra il caso”
“Avanti cara, tanto finché non siamo tutti qui non possiamo fare nulla”
“Ma senza Chris come…”
“Gli sta bene, è in ritardo”
Al contrario del suo personaggio, Lea non aveva mai avuto eccessive manie di protagonismo. Si vergognava in una situazione del genere, ma da attrice aveva imparato a spingersi a qualunque cosa.
E Keira la metteva in soggezione, quindi non osò obiettare. Con voce debole e insicura, iniziò a cantare, immaginando la base nella sua testa.
 
Something has changed within me
Something is not the same
I’m through with playing by the rules
Of someone else’s game…

 
Too late for second-guessing
Too late to go back to sleep
It’s time to trust my instincts
Close my eyes: and leap!

 
Lea, come tutti gli altri, si voltò al suono di quella voce angelica che l’aveva interrotta. Non ingiustamente, del resto: quelle erano le sue battute della canzone.
La ragazza corse ad abbracciare Chris Colfer, con reciproca felicità di vederlo ancora.
“Canti Defying gravity senza di me? Sono offeso” fece Chris, ben poco serio.
“Ti spiego dopo” bisbigliò lei, avvinghiata a lui e, per cui, vicina al suo orecchio.
Chris e Mark ricevettero i saluti, gli abbracci e i sorrisi di tutto il cast. Tornare alle riprese di Glee era come tornare a scuola. Ma la scuola non era mai stata così divertente. Eppure, in un certo senso, nemmeno così impegnativa.
In fondo alla schiera di amici di Chris e Mark, il primo vide un viso sconosciuto incorniciato da lunghi capelli neri. Una donna abbastanza giovane, con nemmeno una quarantina d’anni sulle spalle, sorrideva di sottecchi. Il ragazzo aveva l’impressione che fosse un sorriso sprezzante. Aspettava che gli altri si facessero da parte, era chiaro.
Chris aprì bocca per parlare, presentarsi e chiedere chi fosse quella donna, ma lei lo precedette mollando un forte schiaffo a lui, poi a Mark prima che potessero stupirsi entrambi.
Chris rivolse alla donna uno sguardo scioccato. “Ma che diav-“
“Sono Keira Criss, sostituta temporanea di Ryan Murphy. Arrivate un’altra volta in ritardo e mirerò molto più in basso della faccia” ringhiò lei. “Se state alle mie regole, posso diventare la vostra migliore amica. E questo vale per tutti, soprattutto quelli di voi abituati ad interpretare ragazzini! Non ho intenzione di farvi da bambinaia, per cui non comportatevi da bambini… o sono capace di picchiarvi” afferrò il polso di Chris per togliere la sua mano dalla guancia: indicò il rossore provocato dallo schiaffo. “Sono stata abbastanza chiara, mie piccole star?”
Tutti i membri del cast annuirono.
In particolare, Matthew, Jayma, Jane, Mike e Jessalyn erano sbalorditi. Erano gli unici adulti del cast e per loro era difficile ricordare che gli altri non erano minorenni come i loro personaggi. Nonostante non fossero ragazzini, soprattutto lo schiaffo dato a Chris gli sembrò violenza contro minore. Mark almeno aveva l’aspetto della sua età. Chris era tanto innocente da apparire un bambino. A volte sembrava esserlo anche nel comportamento, ed era questo che Keira non tollerava.
“Da voi mi aspetto puntualità, professionalità, attività nelle scene, preparazione nelle canzoni e nelle battute e ovviamente passione nella recitazione” la donna ricominciò a fare avanti e indietro, ma non con fare pensieroso come prima. Ora aveva tutta l’aria del generale. “Vi ho visti recitare, per conoscervi a fondo ho guardato e riguardato ogni episodio della prima stagione di Glee” disse, con una punta di sprezzo nell’ultima parte della frase. “Non credetevi grandi attori per aver girato una ventina di episodi. Anzi, la recitazione di alcuni di voi lasciava molto a desiderare. Questa stagione sarà più impegnativa, più tosta e di conseguenza di più successo. E sapete perché? Per merito mio”
“Crede davvero di conoscerci solo perché ha visto le nostre scene?” l’attaccò Cory.
Keira si girò immediatamente verso di lui e lo fulminò, avvicinandoglisi a grandi passi. Fu ad un palmo dal suo corpo incredibilmente alto, quando disse: “Ne dubiti, forse?”
“Facciamo una prova, a che numero sto pensando?” la sfidò, aspettandosi sicuramente le risate degli altri, che arrivarono soffocate.
“So quanto basta sapere. Cory Monteith, interprete di Finn Hudson, un personaggio che dovrebbe sprizzare convinta insicurezza da ogni poro” lo squadrò. “Dovrebbe. Hai un carattere troppo arrogante Monteith, lo saprei anche se tu non avessi contraddetta. Lo capisco dai tuoi occhi, si accendono di vera convinzione solo quando Finn ha i suoi momenti di coraggio o rabbia. Sai questo cosa significa, dolcezza? Che sei un pessimo attore”
Cory avvampò di rabbia.
“Non ti scaldare, tutto questo sta per finire” si voltò di nuovo, mandandogli le punte dei capelli in faccia. “Io migliorerò tutti voi, quando avrò finito sarete attori da Oscar” giurò.
“Cosa c’è che non va nel nostro modo di recitare?” intervenne Dianna, con meno strafottenza di Cory.
“Nell’insieme non posso spiegarvelo. Ve lo riferirò separatamente quando commetterete qualche errore. Sono pur sempre la vostra guida, no? Un regista serve a questo” il tono era sempre lo stesso, qualunque cosa dicesse. Dichiarandosi un’ammiratrice di Lea, sputando sul modo di recitare di Cory, dicendo di essere la “guida” dei propri attori, o minacciando di castrare i ritardatari. Il tono era il medesimo, serio, al massimo sarcastico o pungente.
Il cast si guardò reciprocamente. Era una donna strana, su questo non v’era dubbio alcuno.
“Ora passiamo ai fatti” Keira smise di fare avanti e indietro e guardò una per una le facce degli attori. “Ho dato appuntamento a tutti, anche a quelli che oggi non recitano nessuna scena, e l’ho fatto per un motivo. Perché come attori, siete tutti uguali. Uguali doveri, uguali responsabilità”
“Ma non uguali buste paga” bisbigliò Kevin a Dianna
“Ti ho sentito McHale” lo riprese Keira. “Ora, come una brava classe in gita, mi seguirete in fila indiana nel set allestito per oggi, dove conoscerete i nuovi arrivati”
“Ci sono nuovi arrivati?”
“Non hai letto la sceneggiatura, Ushkowitz?” rispose pronta Keira a Jenna.
“Sì, ma non c’avevo pensato…” confessò.
, pensò Chris. Sì che ci sono nuovi arrivati. Ryan mi aveva già avvertito che sarei stato affiancato ad un altro ragazzo. Mi aveva anche promesso che mi avrebbe sostenuto nelle difficili scene col nuovo fidanzato di Kurt. Torna presto, Ryan.
Col tempo, molti degli attori si erano affezionato al regista della prima stagione di Glee. Chris era uno di quelli. Ryan Murphy era diventato una specie di secondo padre per lui. Era stato duro l’impatto con la realtà in cui era stato sostituito da Keira.
“Dov’è Ryan?” si decise a chiedere a quella strega. Le camminava accanto: aveva già preso a marciare verso il “vivo del set”.
“Non stavo scherzando, Colfer. In fila indiana, dietro di me” indicò col pollice la fila dietro di lei, ignorando la domanda del ragazzo.
“DOV’E’ RYAN?” urlò Chris, troppo forte, ma se ne rese conto solo quando Keira si fermò e lo fulminò con uno sguardo terrificante.
“Ascoltami bene, piccolo scarto della società. Alza la voce con me un’altra volta, una sola, e ti vestirò di spugna, ti farò stendere per terra e ti userò per pulire il palco dell’auditorium. In fila indiana, ora!”
Chris, ispirando profondamente col naso per calmare la rabbia e la paura, a pugni stretti andò in fondo alla fila.
“Siete voi a farmi partire col piede sbagliato, diamine!” si lamentò Keira. “Ve l’ho detto, se seguirete le mie regole andremo d’accordo. Potrei anche risultare sopportabile. Al contrario, se mi mancate di rispetto, non la smetterò più di rompere le scatole. Fate voi” guardò Chris, a testa bassa dietro a tutti. Poi ricominciò a camminare, senza aggiungere altro.
Chord Overstreet e Ashley Fink si presentarono agli attori come nuovi membri del Glee Club. Erano sorridenti e amichevoli, ma di certo nervosi e disorientati, come erano gli altri all’inizio della prima stagione.
Si incontrarono nei corridoi del liceo del Glee.
“Manca qualcuno” notò Keira con fare pensieroso.
“Eccomi” annunciò una voce. “Ne avevo approfittato per andare in bagno”
“Se un altro di voi deve andare in bagno, ci vada ora, non interromperò le riprese nemmeno se uno di voi prendesse fuoco” disse lei a tutti.
“Che rabbia” borbottò Chris a bassa voce.
“Non te la prendere per le minacce di Keira” gli consigliò Lea.
“Non è per questo. Ci dice di non comportarci da bambini, eppure ci tratta come tali, come fossero alle elementari. E’ così ir… ir…”
“Chris?” Lea lo vide imbambolato, tutt’un tratto. Gli occhi fissi nel vuoto. Gli passò la mano davanti, ma lui gliela spostò con un gesto aggressivo. E lei allora guardò dove guardava il suo amico.
Una ragazzo dai capelli ricci si avvicinava velocemente al cast. Alto, e bello. Soprattutto bello. Questo notava Chris, questo lo aveva incantato.
“Ciao” si fece avanti Mark per stringere la mano a quel ragazzo. “Sei tu l’ultimo dei nuovi attori?”
“Presente” sorrise lui. “Sono Darren Criss, piacere di conoscervi” rivolse lo sguardo a tutto il cast, e quando arrivò a Chris, questo sentì una forte scarica elettrica.
I suoi pensieri erano molto chiari.
Ciao occhi di caramello…
“Criss?” fece eco Dianna, rivolgendosi a Keira. “Siete parenti?”
Keira annuì. “Darren è mio figlio”
… Addio occhi di caramello. 

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Capitolo 2
*** Keep holding on, ‘cause you know we’ll make it trough ***


Mentre Keira discuteva di alcune cose con i cameraman e i tecnici, gli attori ne approfittarono per conoscersi.
“Voglio fare amicizia!” annunciò Darren con fare scherzoso. “Prima di tutto, però: chi è Chris Colfer?”
Il ragazzo si sentì bruciare come se le sue guance avessero preso fuoco.
“Lui” Lea, per incoraggiarlo a farsi avanti, lo spinse verso Darren.
Chris lo guardò, timido. “Come ha detto lei” mormorò, senza sapere se sorridere o meno, che espressione mostrare. Teneva le mani nelle tasche.
“Molto piacere Chris” Darren gli offrì la mano.
Lui la strinse confuso: “Perché vuoi conoscere proprio me?”
“Perché mi hanno detto che lavoreremo molto insieme”
“Cosa intendi?”
La situazione per Chris stava per peggiorare – o, dall’altra parte, migliorare.
“Interpreto Blaine Anderson, il ragazzo di Kurt”
E l’unico a non trovarsi a bocca aperta allora, fu Darren.
Tutti, dal primo all’ultimo, avevano notato quanto quel ragazzo fosse oggettivamente uno schianto e di che effetto aveva su Chris, da soli due minuti che si trovava lì. Il cast poteva immaginare che notizia fosse per il loro collega.
 
 
“Come hai potuto permettere che ti sostituisse una tale stronza?”
“Non sono io a scegliere il mio sostituto, Chris, a questo pensano i produttori”
“Va bene, ma… ma…” al ragazzo piaceva indiscutibilmente fare polemica, però quando si ritrovava senza motivi per farlo si sentiva spiazzato. “Ma come hai potuto cadere dalla seggiovia?”
La risata di Ryan Murphy oltre il cellulare, fu interrotta da un lamento di dolore.
“Stai tanto male?” Chris si morse il labbro inferiore.
“Abbastanza” gemette.
Chris lo immaginava su un letto d’ospedale, col busto, il collare e un braccio ingessato. Ma chi va a sciare ad una settimana dall’inizio delle riprese!?, si chiese.
“Ti prego Ryan, torna presto…” si lagnò, pensando alla stressante mattinata di riprese. Aveva approfittato della pausa pranzo per chiamare il suo vero regista, quello a cui voleva bene e che l’aveva guidato nella sua strada per il successo. Doveva a lui, come molti degli attori, la sua fama e la prima esperienza con quel meraviglioso lavoro. Chi era, in confronto, Keira Criss?
“Vorrei figliolo, non sai quanto. Non vedevo l’ora di rendere la seconda stagione memorabile e rivedere tutti voi. Ma non sono in grado di lavorare e non lo sarò per… Non credo tu voglia sapere il tempo preciso, Chris” concluse il regista.
“Ryan…” mugolò l’altro.
“Non fare così, tornerò appena starò meglio, te lo prometto. Per ora tenete duro. D’altronde siete sopravvissuti a me”
“Tu non sei così…” poi Chris ricordò una polemica importante che doveva fargli: “Ah Ryan, ascolta…”
“Devo andare, devono farmi un’iniezione. Salutami tutti. Scappo!”
E la chiamata finì.
Come hai potuto permettere che venisse assunto uno così bello?, avrebbe voluto dirgli Chris. Anche se sei inabilitato, avrai pur voce in capitolo sulla scelta del tuo cast…
Ryan sapeva quanto sarebbe stato difficile per lui non provarci con il ragazzo che avrebbe baciato e con cui avrebbe condiviso scene romantiche e canzoni d’amore. Ryan gli aveva promesso che avrebbe scelto con giudizio l’attore, che questo avrebbe risposto a quei requisiti che solo lui richiedeva, e che tra quei requisiti non ci sarebbe stato – citando testualmente il regista – “bello da far paura”.
Darren Criss era uno dei più bei ragazzi che Chris avesse mai visto di persona. Il suo fascino e il carisma, incorniciati da sguardi colore del caramello e ciuffi riccioluti, spiccavano subito. Non mostrava nemmeno un segno di timidezza col cast, solo del nervosismo che aveva confessato subito: non aveva mai recitato in una serie televisiva.
“Chris?”
“Sono qui” rispose, chiudendo il cellulare.
Naya fece capolino da dietro una roulotte. “Hai solo un altro quarto d’ora per pranzare, meglio se ti sbrighi o Keira ti appenderà all’asta della bandiera”
Chris sbuffò con una smorfia. “Non ho fame”
“Che succede?”
“Ho telefonato a Ryan. Vi saluta”
“Sì, Keira mi ha detto che è in ospedale…” annuì Naya, demoralizzata.
Chris strinse le dita intorno al telefono. “Quella donna mi urta i nervi. Perché non l’ha detto quando gliel’ho chiesto io?”
Naya trovò incredibile che il ragazzo non sapesse la risposta: “Perché tu sei stato sgarbato”
“Sgarbato?! Le ho fatto solo una domanda!”
“Chris, tu sai che io sono una tipa… mite, no?”
Lui annuì, serio.
“Ma quando interpreti un personaggio, diventa una seconda pelle e ti senti a tuo agio anche con quelle vesti dopo un po’, come se fossero le tue. Credo che tu sappia anche questo…”
“Dove vuoi arrivare, Naya?” la spinse Chris.
“E’ tanto tempo che interpreto la parte della stronza, quindi so come ragiona Keira. Per lei qualunque cosa sia fatta al di fuori dei suoi ordini, è maleducazione”
“Comodo il mondo, credendo di poter comandare a bacchetta tutti!”
Naya fece spallucce. “Per ora, è lei a comandare. Credo convenga a tutti stare al nostro posto, fare un buon lavoro ed evitare di infastidirla. A questo proposito…” gli poggiò un braccio sulle braccia. “parliamo di Darren”
Chris distolse lo sguardo, ma non poté impedire alle sue guance di infiammarsi.
“Mi sono accorta del modo in cui lo guardi. Anzi, penso se ne siano accorti tutti” sogghignò lei.
“Tutti tranne Darren, spero”
“Lui sembra solo nervoso per le scene che girerete insieme”
Allora Chris guardò l’amica, spinto dalla curiosità. “E perché dovrebbe essere nervoso?”
Naya aprì bocca ma…
“Parla” la incoraggiò.
“Temo che Darren non appartenga alla tua sponda, Chrissie” gli batté sulla spalla con la mano già posataci sopra.
“Che cosa!? E perché ha voluto la parte del ragazzo di Kurt?”
Alzò le spalle. “Non ne ho idea. Ci ha solo detto di essere etero. Forse deve pagarsi una macchina nuova”
“Beh, andasse a spazzare capelli dal barbiere, ma non a simulare baci con me!” sbottò Chris, liberandosi dalla presa di Naya e andando via.
 
 
Il Glee Club camminò tra le comparse, la folla di studenti.
Harry appoggiò su un tavolo del cortile di scena un grande stereo, accompagnato da Lea e Jenna. Chris si sedette su un tavolo vicino, mentre Cory appoggiava un altro stereo su un tavolo più a destra.
“Base fra tre… due…” sussurrò Keira al microfono collegato alle cuffie del tecnico del suono.
Lea e Cory accesero gli stereo nello stesso momento con uno sguardo complice.
“Ora”
La base diEmpire state on mind fu accompagnata dai cori femminili di Jenna e Lea, e in alternanza da quelli più bassi di Cory, Chris e Harry.
Chris scese dal tavolo per spingere la sedia a rotelle di Kevin, quando questo iniziò a rappare:
 
Yeah…
Yeah I'm out that Brooklyn, now I'm down in Tribeca
Right next to Deniro, but I'll be hood forever
I'm the new Sinatra, and since I made it here
I can make it anywhere, yeah they love me everywhere

 
Cory continuo per lui, muovendosi davanti alla telecamera come tutti gli altri. Non era una vera coreografia ma funzionava.
 
I used to cop in Harlem, all of my Dominicano's
Right there up on Broadway, pull me back to that McDonald's
Took it to my stashbox, 560 State Strett

 
La voce di Mark risuonò dalle scale antincendio, che cantava seguito da Amber:
 
Catch me in the kitchen like a Simmons with them pastries
Cruisin' down 8th Street, off white Lexus
Drivin' so slow, but BK is from Texas
Me, I'm out that Bed-Stuy, home of that boy Biggie
Now I live on billboard and I brought my boys with me
Say whatup to Ty-Ty, still sippin' mai tai's
Sittin' courtside, Knicks & Nets give me high five
Nigga I be Spike'd out, I could trip a referee
Tell by my attitude that I'm most definitely from...

 
Il coro nel ritornello scoppiò letteralmente. Con vestiti da hip-hop, berretti, catenelle al collo, occhiali da sole, guanti di pelle e magliette con la scritta “NEW YORK CITY”, il Glee Club ballava in fondo alle scale di pietra. Dianna, Naya e Heather raggiunsero i colleghi in quella coreografia che sembrava quasi improvvisata. Ma non lo era. Anzi, l’avevano provata e riprovata almeno dieci volte perché fosse perfetta, e stavolta tutti gli attori si stavano sforzando di non commettere errori: a Keira non piacevano gli errori, amava piuttosto un lavoro fatto bene.
“Ecco. Stringi su Cory… adesso” sussurrò lei al cameraman, quando la coreografia diventò più curata. Fammi vedere quel sorrisetto da ebete, ragazzo…, pensò.
Cory sorrise, senza che gli avessero detto perché. Sapeva solo di dover guardare verso Chord durante l’ultimo ritornello, di far vedere un’espressione compiaciuta: gli occhiali da sole non lasciavano intravedere lo sguardo.
Finendo di cantare, il cast si accomodò sulle scale, tenendo il tempo con movimenti vari, finché la base non smise di suonare.
Il Glee si guardò intorno, notando che quell’esibizione non aveva fatto colpo come sperato. Alle comparse era stato detto di non mostrarsi sorpresi e di non guardare più di tanto i ballerini.
“La campanella” disse ancora Keira.
Suonò la fine dell’ora di pranzo al Mckinley.
“E stop” urlò. “Buona, questa era buona”
Mark e Harry si diedero il cinque, gli altri tirarono un respiro di sollievo. Speravano davvero che Keira non trovasse errori stavolta.
“Sì, questa mi è piaciuta. Ora rifatela perfetta altre sette volte e avete finito” sorrise amaramente l’amara donna.

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Capitolo 3
*** So let me be and I’ll set you free ***


Quando vai a scuola, non vedi l’ora che inizino le vacanze. Dopo un po’ che sei in vacanza, ti rendi conto che la scuola non era poi così male.
Così era per Chris. Erano passati due o tre mesi dalle riprese della prima stagione, quando si rese conto che gli mancava il set, la telecamera, il caos della televisione. Aveva trascorso ogni sera della settimana precedente a quel giorno, a guardare qualsiasi serie tv, talk show e film capitasse. Guardava la televisione, sdraiato sul divano di casa, a pensare continuamente: Come sarà stato girare quella scena? E quella? E quella?
Settimane, mesi di ferie prima che sentisse la mancanza del lavoro. Quattordici ore di lavoro prima che sentisse di nuovo la mancanza delle ferie. Questa era l’unica differenza.
Alle 20:35 esatte, Chris guardò l’orologio dopo aver salutato al parcheggio Mark e alcune delle ragazze. Saltò in macchina, tirando un respiro profondo. Sedersi: la cosa più piacevole del mondo. Era stata una giornata frenetica. L’orientamento del primo episodio che non avevano nemmeno finito di girare, le prove, le coreografie, le urla e le critiche taglienti di Keira, la sua lingua biforcuta che Chris avrebbe voluto staccare da quella bocca, le canzoni in cui si rallegrava di non avere assoli per ora.
L’unica cosa che aveva sognato dall’ora di pranzo, era una sedia.
Girò la chiave per accendere l’auto. Un rombo strozzato di mezzo secondo, ma il motore non partì.
“E ora che ti succede?” sussurrò alla decappottabile.
Provò di nuovo, ma il motore fece lo stesso rumore senza partire. La macchina non voleva mettersi in moto.
“Andiamo” sputò Chris, riprovando. “Non mi abbandonare ora”
Niente da fare.
Il ragazzo batté la mano contro il volante, imprecando.
“Tutto bene?”
Si spaventò. Non aveva sentito Darren avvicinarsi alla macchina.
“Sì. Sto bene, ma la mia auto è morta” disse.
“Come mai?”
“Non lo so, non vuole partire”
“Vuoi che ti do un passaggio?”
Le guance di Chris arsero. “N-no, non penso sia il caso…”
“Non puoi mica andare a cercare un meccanico, sono quasi le 9:00 di sera” ragionò Darren. “Dai, seguimi alla macchina, ti porto a casa”
Chris non seppe dire di no, non a lui. Uscì dalla sua macchina per entrare in quella di Darren, qualche posteggio più avanti.
“Dove ti porto?”
“Hotel Bradley”
Darren mise in moto la Volvo scura, tanto da mimetizzarsi con la notte. “Wow, cinque stelle! Ci trattiamo bene” commentò.
Chris alzò le spalle. “C’eravamo accordati con Ryan, abbiamo il permesso di non dormire nelle roulotte del set ma dobbiamo essere abbastanza vicini, e casa mia è dall’altra parte di Lor Angeles”
“Ma l’Hotel Bradley non è poi così vicino…”
La macchina prese la strada principale e illuminata.
“Non dirgli che dormo lì” sogghignò Chris. “Non ho trovato altro libero nelle vicinanze, è una stagione di grande turismo”
Un attimo di silenzio, poi parlò ancora:
“Come mai tua madre non è con te?”
“Doveva finire di chiarire qualcosa con i tecnici e chiamare il produttore. Siamo venuti sul set con due macchine, quindi sono libero di andare dove voglio”
Cocco di mamma…, lo etichettò Chris. “Questo vuol dire che possiamo andare a Las Vegas?”
Darren rise. “Volentieri. E magari troviamo anche una chiesa dove gli uomini possono sposarsi”
Il ragazzo avvampò di nuovo, con molta più violenza di prima. “C-come scusa?”
“Beh, io ho ancora i capelli coperti di gel per la prova-costume e trucco” disse Darren, toccandosi la testa. “Possiamo fare un video e venderlo quando la coppia Kurt-Blaine sarà famosa”
Delusione. “Klaine…”
“Cosa?”
“E’ probabile che la nostra coppia si chiamerà Klaine
Darren sembrò rifletterci su. “Perché non Blurt? Il nome dell’attivo va prima, mi hanno detto” la coda dell’occhio con cui guardò Chris faceva pensare ad un tentativo di provocazione. Provocazione in cui questo cascò subito:
“E chi ha detto che sei tu quello attivo?” di queste cose, almeno, se ne intendeva.
“Me l’ha detto Ryan” sorrise Darren compiaciuto.
“Cosa!?”
“Stavo scherzando, Chris” rise ancora. “Ti hanno mai fatto notare che diventi tutto rosso quando sgravi?”
Chris si ritirò imbarazzato, abbassando il capo.
“ComunqueKlaine è meglio di Blurt. Suona meglio, te lo concedo” fece Darren, sorridendogli di sfuggita. Stava attento alla strada.
Silenzio.
“E’ vero che Blaine sarà attivo”
Darren si accigliò a questa inaspettata confessione.
“Non riesco ad immaginare qualcuno più passivo di Kurt… e del bamboccio che lo interpreta” mormorò Chris.
“Sai essere tosto quando vuoi” lo smentì il bruno.
“Come lo sai?”
“Mamma mi ha detto di quando le hai urlato contro. Complimenti, io non avrei mai tanto coraggio”
“Più che altro non sono abituato a farmi trattare con prepotenza…”
“Nemmeno lei”
“Chissà perché, non avevo dubbi”
Darren ridacchiò.
“So che suona scontato, ma non dovresti provocarla”
Chris, istintivamente, sbuffò.
“Dico sul serio. Mia madre si comporta così perché non ha mai lavorato con un gruppo di adolescenti”
“Non siamo adolescenti”
“Sai cosa intendo” quella di interrompere doveva essere un’abitudine di famiglia: “Recitare un ruolo è vestire i panni di un’altra persona. Anche se siete tutti grandi e vaccinati, per mesi siete letteralmente stati altre persone: dei liceali. E questo porta mamma ad essere previdente. Vuole mettervi alla prova e verificare la vostra maturità e professionalità”
Chris tacque. Di sicuro Darren conosceva Keira meglio di lui, ma…
“E va bene, ha anche un caratteraccio”
“Ah, ecco” rise. “Non offenderti Darren, ma devo proprio chiedertelo. Come fai a vivere con lei?”
Darren fece spallucce. “Come madre non è così male. A volte è apprensiva” il suo tono lasciava intendere cose che Chris non conosceva. “persino severa. Ma sa essere anche dolcissima”
“Mi prendi in giro?”
“Assolutamente no. Comprensibile che tu non lo capisca, sono l’unica persona con cui si comporta dolcemente. Ha divorziato da mio padre perché lui la trovava insopportabile, ti basta sapere questo”
Chris si chiese perché Darren si aprisse così con lui. Forse sentiva il bisogno di giustificare il comportamento esageratamente autoritario della madre, forse se ne vergognava addirittura. Chris di sicuro si sarebbe vergognato con una mamma così. Gli passò per la testa persino il pensiero: Può darsi che io sia così irascibile nei confronti di Keira perché mia madre è un pezzo di pane e sono abituato a considerare i registi come genitori acquisiti?
“Quindi i tuoi sono divorziati…”
“Già, ma non ne ho mai sofferto tanto. E i tuoi?”
“Felicemente sposati” ammise Chris, ritraendo le labbra. “Questo vuol dire che vivi da solo con quella… donna?” non gli sembrava carino insultare sua madre.
“Non per molto. Sto raccogliendo soldi per comprarmi casa”
“Davvero?” Ecco spiegato perché non si accontenta di spazzare capelli dal barbiere, ragionò Chris.
Darren annuì. “Mamma insiste per prestarmi qualche soldo. Ma è ora che io non dipenda più da lei, giusto?”
“Non chiederlo a me, io senza mia madre sarei finito” alzò le mani l’altro.
“Per la serie: ‘L’unica donna della mia vita’?”
Chris lo guardò male. “Molto divertente…”
“Scusa, inopportuno”
“Nah, tranquillo. E non è del tutto vero, ho tantissime amiche per esempio”
“E un ragazzo?”
Cosa ti importa, Darren?“Nessuno per ora”
“Hai messo gli occhi su qualcuno?”
“Sinceramente?” non aspettò una risposta: “Sì”
“Meglio dirlo a mamma”
Chris guardò Darren, in attesa di spiegazioni.
Questo aprì bocca ma parlò solo dopo due secondi buoni: “Te lo racconto un’altra volta. Siamo arrivati”
Chris notò solo allora l’insegna dell’hotel. “Oh” fece soltanto, cercando di nascondere la delusione.
Darren parcheggiò la macchina. “Ci vediamo domani, allora”
Il ragazzo si girò di nuovo verso di lui. “Domani non hai scene da recitare, perché dovresti venire sul set?”
“Aiuto mamma con qualche lavoretto di regia e mi rendo utile come posso, quando la seguo nel suo lavoro. Sono bravo eh!”
“Non stento a crederlo…” ammise Chris. Scese dalla Volvo e si affacciò al finestrino. “Grazie infinite Darren”
“Dovere. A domani Chris”
Lui lo salutò con un cenno della testa ed entrò nella hole dell’hotel, senza più poter controllare il battito, impazzito ogni volta che le sue orecchie avevano udito la voce di Darren.
 
 
Un suono sconosciuto fece accendere il cervello di Chris, almeno in parte: abbastanza perché aprisse gli occhi e si rendesse conto che stava suonando il telefono della suite.
“Pronto?” mormorò con voce assonnata, accostando la cornetta all’orecchio.
La signorina della reception, come se niente fosse, parlò inopportunamente raggiante: “Buongiorno signor Colfer. C’è una chiamata per lei, gliela passo?”
“Umh…” Ma che ore sono?, si chiese. Guardò l’orologio da polso poggiato sul comodino: 6:24. “Va bene, me la passi”
Un secondo dopo, sentì una voce nuova dall’altra parte del telefono: “Buongiorno Chris! Dormito bene?”
Si grattò la testa. “Ma chi è?”
“Come chi è!? Sono Darren”
Chris scattò in piedi. “Darren?! Perché mi chiami a quest’ora?”
“Non è stato facile, la receptionist sonnambula la trovava un’ora indecente per chiamare in albergo, ma io le ho assicurato che tu ti saresti svegliato comunque fra poco”
Il ragazzo allora si rese conto della situazione. Non aveva impostato la sveglia ieri sera, dopo aver fatto la doccia. Arrossì di vergogna e di una paura tremenda. Se Darren non l’avesse chiamato, avrebbe continuato a dormire e avrebbe potuto dire addio ai gioielli di famiglia: l’appuntamento che aveva dato Keira sul set era alle 7:00. Peggio di spostarsi dalla strada appena in tempo per non essere investiti da un tir.
Invece di ringraziare Darren, si limitò a dire: “Non ti ho chiesto come, ti ho chiesto perché”
“Ah facile, sono davanti all’entrata del Bradley Hotel”
“EH!?”
Sentì una risata dalla cornetta del telefono. “Hai capito bene. Volevo farti una sorpresa, e a quanto pare ci sono riuscito”
“M-ma perché?”
“Tu fai troppe domande, Colfer. Intanto scendi, ti accompagno sul set”
Era un’azione irrazionale, forse persino stupida, ma Chris riattaccò immediatamente e si vestì in fretta per uscire dall’albergo.

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Capitolo 4
*** Are you a guard in a prison, maximum security? ***


Ringrazio tutti per le recensioni e per i complimenti alla mia nuova fan fiction :D Mi dispiace di dover mettere così tanti dialoghi e così poche descrizioni in alcune scene, ma in alcune situazioni c'è ben poco da descrivere secondo me ^^"
Spero continuerete a seguire la storia: più o meno da qui le cose iniziano a movimentarsi ;)
Baci!
V.






“Tu non ci stai molto con la testa” commentò l’attore entrando per la seconda volta in quella Volvo.
“C’è chi direbbe solo grazie, Chris” Darren si finse offeso.
“Grazie, ma ancora non capisco perché mi sei venuto a prendere. Già è troppo che abbia accettato il passaggio di ieri sera”
“Se non avevi i mezzi per tornare in albergo, non ce li hai nemmeno ora per andare sul set, no? Ho pensato fosse giusto accompagnarti”
La macchina partì ad una velocità tranquilla ma spedita.
“… Grazie”
“L’hai già detto, una volta basta”
“Ma stavolta sono sincero. Grazie per aver pensato a me”
Darren si limitò a sorridere. “Non pensavo di trovarti così assonnato. Dormivi, vero? E io che avevo paura di non trovarti in camera perché eri già uscito”
Chris fece vagare lo sguardo fuori dal finestrino. “Emh… Non avevo impostato la sveglia”
“Uh, allora merito molto più di un ringraziamento, se non ti fossi presentato mia madre ti avrebbe ucciso”
O peggio, pensò Chris stringendo le gambe. “Va bene, sono in debito”
“Possiamo dire che ti ho salvato, sei mio schiavo a vita!” rise sfacciato Darren.
L’altro sentì il viso scottare e la gola secca. “Cretino…”
“Eheh… Non vedo l’ora di pensare ad un modo per farti sdebitare”
“Riesci ad essere sadico, lo sai? Non avevo notato questo tuo lato” brontolò Chris.
“Lo mostro solo con chi ho più confidenza, con i miei amici”
Restò un attimo in silenzio, senza sapere come chiederlo: “Quindi io ora sarei tuo amico?”
Darren sospirò. “Posso essere sincero con te?”
Chris deglutì senza farsi notare. “Certo…”
“Sei il primo da quando sono nel cast di Glee”
Questa era una sorpresa. “Ma tutti ti trovano simpatico”
“Eppure non ho legato con nessuno di loro, ancora. Sono contento di essere simpatico a te, non è bello lavorare con qualcuno che ti detesta”
“Ehi, e chi ti dice che mi stai simpatico?”
“Mi sbaglio?”
Assolutamente no...“Non ho detto questo. Ma l’hai dato per scontato…”
“Se ti fossi antipatico, non avresti accettato a priori di farti accompagnare, senza spiegazioni. Anzi, credevo di dover insistere di più. Devo dedurre che ti sto molto simpatico, Chris?” lo guardò, con un sorriso saccente.
Il ragazzo tacque.
“Chi tace acconsente”
Chris guardava le strade di Los Angeles scorrergli accanto, con occhi pensierosi. Cosa stava succedendo tra lui e Darren? Il fatto che quel fantastico ragazzo gli fosse piaciuto subito, non aveva mai compreso nel pacchetto che anche Darren ci provasse con lui. Ma ci stava davvero provando? Forse voleva solo essere amichevole con l’attore con cui avrebbe passato molto tempo in scena. Chris ricordò come si era impegnato, l’anno scorso, per mettere da parte il suo carattere difficile ed essere simpatico agli altri. E ora era affezionatissimo a tutti gli attori del cast. Ad un certo punto delle riprese gli era persino parso difficile fingere di odiare Lea in scena, tanto l’adorava. Forse Darren era addirittura intenzionato a rendere più convincenti le scene d’amore: ci vuole un grande attore per fingere di amare qualcuno che si odia. Forse Darren non si riteneva all’altezza di poterlo fare ed era  previdente.
Forse, forse…
Chris avrebbe voluto delle risposte.
“Ora mi spieghi perché a tua madre dovrebbe interessare se ho messo gli occhi su qualcuno?” ricordò improvvisamente il discorso lasciato in sospeso ieri sera.
“Ah… giusto” Darren deglutì. “Diciamo che è un discorso un po’ delicato…”
“Non me lo vuoi dire?”
“Sì voglio, ma tu non devi parlarne con nessuno”
Chris annuì. “D’accordo, parla”
Darren esitò per un attimo. “Innanzitutto voglio chiarire che quello di mia madre non è un caso di nepotismo”
“Cosa?”
“Lo so che è facile pensare che io sia stato assunto perché mamma è la sostituta del regista” disse il ragazzo bruno con rassegnazione. “Ma è stato Ryan a farlo”
“E’ stato Ryan ad assumerti!?” Chris voleva essere sicuro di aver capito bene.
Annuì. “Sì. Mia madre è subentrata dopo”
“Non ti seguo” fece Chris, stringendo i pugni. Allora è stato proprio Ryan a mettermi davanti agli occhi questo Adone greco…
“Mamma non era sicura di volermi far girare questa parte. Era scettica, si chiedeva perché volessi interpretare Blaine”
“Effettivamente me lo sono chiesto anch’io”
“Te l’ho detto, voglio andare a vivere da solo. E per farlo, mi servono soldi. Sono bravo a cantare, me la cavo nella recitazione grazie a mia madre, sono sciolto nei balli all’occorrenza e non mi faccio problemi a baciare un ragazzo. Quindi, perché no?”
“Non ti fai problemi a baciare un ragazzo ma non sei gay” non era una domanda.
“No, ma mia madre non ne è convinta da quando ho fatto il provino”
“Pensa che tu sia gay?”
Annuì, serio. “Più o meno, e non vuole che lo diventi. Non ha niente contro i gay, ma da quando sono cresciuto non fa altro che dirmi di volere nipotini. Vuole che io mi sistemi con una bella ragazza, l’unica consolazione di questo lavoro per lei è che ci sono molte donne nel cast” confessò. “Comunque, voleva convincermi a mollare tutto ancora prima che le riprese iniziassero. Poi Ryan ha avuto quell’incidente, e le ho consigliato di proporsi come sostituta. Ha dei validi precedenti e un gran curriculum, ero sicuro che l’avrebbero assunta subito. Così avrebbe potuto lavorare di nuovo, stare un po’ con me e io le avrei provato che non ho nessuna intenzione di rimorchiarti” ridacchiò, senza accorgersi che era del tutto un tono inopportuno.
Chris non riusciva a chiudere la bocca, spalancata spontaneamente a quelle parole, di cui Darren non si rendeva conto del peso.
Quella stronza non vuole che lui diventi gay ed è qui per controllarlo!? Ma che razza di genitore si comporta così!?
Non era rilevante che Chris fosse abituato a dei genitori che lo amavano incondizionatamente e lo accettavano per quel che era. Possibile che qualcuno arrivasse a tanto solo per dei nipoti? Se Chris e Darren si fossero sposati, avrebbero potuto benissimo adottare un bambino.
Quale sarebbe il mio nome da sposato?, si chiese il ragazzo, stupidamente. Chris Criss?
“Cosa c’è di divertente?” gli chiese Darren.
Chris non si era accorto di essersi lasciato scappare una risatina. “Nulla. Mi è solo difficile capire la situazione…”
“Beh, è come quando sei accusato di un reato e vieni interrogato. Se non sei colpevole non hai nulla da temere, no?”
“Ora essere gay è un reato!?” strepitò Chris.
“No, assolutamente. Ma il principio è quello. Se io non sono gay e non ho intenzione di provarci con te, il fatto che mia madre sia qui a controllarmi mi è indifferente. In conclusione, a lei potrebbe interessare che a te piaccia già qualcun altro…”
“… Perché così ci sono meno possibilità che ci provi con te” finì la frase Chris. Dunque, sono una minaccia per Keira… Forse per questo mi tratta così male.
“Esatto. Solo non credevo che avrebbe dato tanti problemi agli altri attori, tipo te”
Appunto…“Non preoccuparti, ce la sapremo cavare. Almeno questo sostiene Ryan, e di lui mi fido”
“Gli vuoi bene, eh?”
“Gli vogliamo bene tutti, è la nostra rete di sicurezza. E’ un peccato che tu non possa ancora conoscerlo bene”
Il silenzio e le parole si alternavano in quel viaggio, e per un attimo tornò il silenzio.
“Aspetta un attimo: Keira non ha pensato male quando sei uscito per venire a prendere me?”
“E chi dice che io gliel’abbia detto?” sogghignò Darren.
“Meno male che non avevi nulla da temere”
“Avrò il diritto di fare un favore ad un amico o no?” lo disse come una risposta imparata a memoria. Sarebbe stata la sua giustificazione, nel caso Keira avesse scoperto di quel passaggio?
“Quindi devo tenerlo segreto?”
“Possibilmente…” fece Darren con tono vago.
“Allora ti ho restituito il favore della sveglia”
“Nemmeno per sogno, non ci provare! Questo segreto è anche nel tuo interesse, mia madre ucciderebbe anche te”
Chris sbuffò. “Con quella donna si rischia la morte in troppi modi per i miei gusti…”
“Non sei l’unico a dirlo” ridacchiò il bruno.
La Volvo accostò e i due ragazzi si avviarono verso il set, col sole più alto di un’ora rispetto a ieri.
“E se Keira ci vede arrivare insieme?” chiese Chris con sguardo di sfida. Quanto sapeva essere trasgressivo il cocco di mamma?
Darren alzò le spalle. “La tua macchina è ancora qui, se mi chiede qualcosa le dico che ci siamo incontrati al parcheggio”

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Capitolo 5
*** I've been hearing your heartbeat inside of me ***


Tutto il cast si rallegrava dell’ora in più che avevano potuto passare a dormire, quella notte. Forse Keira, nonostante tutto, aveva un pizzico di umanità dietro quell’incantevole viso sempre nervoso. Perché Keira, nonostante l’età, era davvero bella. Oltre gli insulti che Chris pensava guardandola, era affascinato dal suo aspetto giovanile, dal suo modo di vestire, soprattutto da quei capelli neri, setosi e ben pettinati. Apparentemente, Keira Criss poteva piacere sul serio. Quando si faceva un passo avanti all’aspetto – senza nemmeno arrivare alle presentazioni, nel caso di Mark e Chris -, veniva alla luce senza esitazione la strega che l’intero cast conosceva.
Eppure, c’era chi non si arrendeva a quel comportamento, e voleva andare oltre…
“Ciao Keira”
La donna alzò lo sguardo, dal basso della sua sedia, per guardare in faccia l’individuo che l’aveva distolta dallo studio della sceneggiatura.
“Non c’è acqua calda nel tuo camerino, Matthew?” gli chiese, sempre col solito tono serio.
“Emh” era difficile contraddire Keira per chiunque, anche per Matthew Morrison. “Non dormiamo nei camerini…”
“Era una battuta”
“Ah”
“Insomma, cosa c’è? Ci sono dei problemi?”
“No, assolutamente…”
Keira lo guardò, in attesa, senza accennare un mezzo sorriso, ma nemmeno un’espressione scocciata.
“Volevo solo…” tentennò Matthew.
“Non posso uscire con i miei attori, mi dispiace”
Matthew sgranò gli occhi, chiedendosi quando la regista avesse capito le sue intenzioni: non aveva mostrato l’arrivo ad una soluzione, eppure non l’aveva interrotto prima.
“Ma i-io non voglio uscire con te”
“Ah no?”
“No, pensavo solo ad un’uscita tra colleghi, niente di romantico o cose simili…” balbettò. “Vorrei conoscerti meglio. Sono abituato a stringere legami di amicizia - o almeno provare a legarli – con i miei colleghi…”
La donna lo guardò senza alcuna espressione. I suoi occhi non dicevano “Sì”, non dicevano “No” e non dicevano “Vattene”. Come Clint Eastwood, le sue espressioni si dividevano in quella con il cappello e quella senza.
“Keira?” la chiamò Matthew per svegliarla.
“Perché no?” rispose svelta.
Un attimo di stupore. “Come scusa?”
“Ho detto perché no”
“Fantastico!” Matthew meno di chiunque altro si sarebbe aspettato una risposta del genere. “Facciamo venerdì sera?”
“Sabato abbiamo ancora riprese” gli ricordò, alzando un sopracciglio. Inutile dire che la regista per prima teneva al lavoro.
“Sabato sera?” la domenica era sempre di riposo.
“Accordato”
Matthew avrebbe voluto aggiungere altro, ma si rese conto che con una donna così non c’era altro da dire. Fece dietrofront e tornò da dove era venuto. Dove gli altri lo aspettavano.
“Ti ha mandato a quel paese?”
“Ti ha dato una ginocchiata?”
“Ha tirato fuori lo spray lacrimogeno?”
“Pensava che fossi gay, vero?”
Matthew zittì Jayma, Kevin, Chris e Mike. Nonostante fossero di età diverse, tra loro gli attori sembravano tutti ragazzini. “No, no, no e no” rispose. “Ha detto ‘Perché no?’”
“Ci stai prendendo in giro!?” rantolò Kevin, a bocca aperta.
“Affatto. Grazie per avermi detto che è divorziata, Chris”
Il ragazzo gli strizzò l’occhio. “Di nulla”
Era una strategia perfetta. Chris si era chiesto: cosa può distrarre una madre dal continuo controllare suo figlio? Risposta: un uomo. Qualunque essere umano – che fosse dolce o spietato – si sarebbe sentito spiazzato se il proprio matrimonio fosse andato in fumo per il brutto carattere che si ritrovava. Chris aveva già previsto le possibilità che Keira accettasse l’invito di un bell’uomo come Matthew. Quattro a uno. Non molto, ma c’era una piccola percentuale di probabilità.
La signora Colfer diceva sempre: “Mai sottovalutare le piccole probabilità”
 
 
Di nuovo immersa nella sceneggiatura, Keira quasi non si accorse del figlio che si avvicinava.
“Ehi”
“Darry, vedo che sei tornato ad avere capelli normali”
Darren le sorrise, divertito. “Mi sono lavato la testa stamattina”
Keira affilò lo sguardo. “Eppure sei uscito prima che mi svegliassi. Come mai tanta fretta di andare a lavoro?”
“Beh, sai com’è… Questo lavoro mi sta prendendo davvero, è tanto che non recitavo e non vedo l’ora di girare qualche scena” questa non era una bugia, ma non era nemmeno la spiegazione alla sua uscita mattutina. Questo era il segreto con Keira: riusciva a capire dagli occhi di una persona se diceva la verità, ma se le si diceva qualcosa che corrispondeva ad un’altra verità, non poteva accorgersi della bugia.
“Non c’è bisogno che tu venga tutti i giorni, manca ancora un po’ di tempo alla prima scena di Blaine” lo informò la madre.
“Diciamo che questo clima frenetico mi piace”
“Come vuoi, ma prevedo che ti annoierai. Intanto: andresti a dire alla coreografa di venire da me prima di andare via? Devo parlarle” gli chiese Keira.
“Certo, dov’è?”
“Può essere in palestra o nella sala d’incisione”
“Incisione?”
Annuì. “La coreografa di Glee si occupa anche delle canzoni”
Darren cercò nella palestra dove gli attori provavano i passi di danza e, credendo di aver inteso male, anche nella palestra allestita per le scene. La coreografa non era da nessuna parte, quindi chiese in giro dove si trovava la sala d’incisione.
“Lei è la coreografa, per caso?” chiese alla donna che vide appena entrato nella piccola stanza.
La donna dai capelli eccessivamente corti – ancora più corti di quelli di Darren -, si voltò verso di lui curiosa. Gli strinse la mano. “Sissignore. Lorelai Simons, cosa posso fare per te?”
“Salve, io sono…”
“Darren?” una voce acuta dietro di lui. Chris. “Cosa ci fai qui? Dobbiamo già registrare insieme?”
“No, sono venuto a parlare con la signorina Simons”
“Prima di tutto non parliamo proprio di nulla se parti chiamandomi signorina” grugnì la donna. “Sono Lorelai e basta, okay caro? In secondo luogo, io e Chris dobbiamo lavorare, parliamo fra un attimo”
Senza dire altro, Chris si diede un’aria professionale ed entrò nella saletta oltre la vetrata e le macchine di registrazione. Salì su uno sgabello e si accostò il microfono alla bocca, poggiando una delle grandi cuffie all’orecchio.
“Pronto?” gli chiese Lorelai, seduta al posto del responsabile dell’audio, con le sue cuffie nelle orecchie e le macchine davanti.
L’attore annuì.
“Lorelai, devo s-“
“Shh!” la donna alzò una mano davanti a Darren, interrompendolo. “Non ora, ragazzo. Ha inizio la magia”
Lorelai appariva senza dubbio simpatica, ma un po’ svampita. Almeno questo pensò Darren.
“Attacca quando ti do il segnale” disse lei al microfono. Premette qualche pulsante e poi contò con le dita. “Tre… Due…” e diede il via.
Chris cominciò a cantare, e Darren si rese conto che quello di Lorelai non era stato un modo di dire: la magia era iniziata sul serio.
 
Oh yeah, I'll tell you something
I think you'll understand
When I'll say that something
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
Oh please, say to me
You'll let me be your man
And please, say to me
You'll let me hold your hand
I'll let me hold your hand
I wanna hold your hand
And when I touch you I feel happy
Inside
It's such a feeling that my love
I can't hide!
I can't hide!
I can't hide!
Yeah, you've got that something
I think you'll understand
When I'll say that something
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand

 
“… Wow” sussurrò Darren, senza che nessuno lo sentisse. Nella sua carriera, nella sua intera vita nessuna voce lo aveva mai appassionato. Aveva ascoltato decine di cantanti diversi ed aveva ascoltato voci semplicemente divine. Ma nessuna, anche più bella di quella di Chris, era riuscita mai a toccarlo nel profondo di sé stesso. Fin ora.
“Fantastico” commentò Lorelai al microfono. “E’ venuta perfetta, proviamo un’altra volta per sicurezza” si girò verso Darren: “Di cosa volevi parlarmi?”
Il ragazzo esitò. “Emh…”
“Allora?”
Darren strinse le labbra. L’aveva dimenticato.

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Capitolo 6
*** Isn't she lovely? ***


Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
“Sì!” ansimò Chris.
“Dove cazzo sei!? Keira è su tutte le furie, è mezz’ora che ti aspettiamo!” strepitò Lea.
“Sto correndo, c’era troppo traffico per prendere la macchina”
“Keira, a cosa servono quei bastoncini?” si sentì la voce di Cory dall’altro lato del telefono. “Stai accendendo un falò?”
“No, mi esercito per quando spezzerò gambe e braccia a Colfer” rispose lei, lontana.
Chris deglutì.
“Sbrigati” aggiunse Lea, capendo che Keira aveva già detto abbastanza.
Il ragazzo attaccò lo chiamata e costrinse le sue gambe a correre ancora più forte. E addio deodorante.
Arrivò sul set veloce come una lepre. Per smettere di correre, dovette ricordare alle sue gambe che esisteva la possibilità di fermarsi, e solo allora si rese pienamente conto di quanto fosse stanco. Con i polmoni in fiamme e ogni centimetro di pelle grondante di sudore, Chris aveva solo voglia di accasciarsi a terra e morire. Finché non vide gli occhi furiosi di Keira e si rese conto che la morte autentica era vicina.
La donna, ormai girata verso di lui, gli si avvicinò a passi lenti.
“Keira…” attaccò Chris col discorso pietoso e disperato che si era preparato per tutto il viaggio, nella speranza che la sua dipartita fosse quantomeno veloce e indolore. “Mi dispiace! Ho dormito troppo, e dopo le 6:50 c’è un traffico spaventoso… e… e…”
Keira gli si avvicinava ancora noncurante delle sue giustificazioni, come se non le sentisse nemmeno. Lo guardava con gli occhi ridotti a fessura, forse godendo della paura che leggeva nelle iridi chiare del ragazzo.
“E…” balbettò lui. “Non porto la conchiglia” miagolò, in preda alla disperazione, con una voce troppo acuta persino per lui.
“Non temere, Colfer” sibilò Keira. “Non intendo farti del male”
“Davvero?” negli occhi già lucidi di Chris comparve una luce di speranza.
Le parole della donna erano rassicuranti, ma i suoi occhi scuri continuavano a dire qualcosa di simile a “Sto per conficcarti un coltello giù per la gola”. “Non fisicamente, diciamo” disse, invece.
Chris si accigliò, ma prima che potesse dare espressione alla sua faccia chiedendo cosa intendesse, Keira si voltò con le mani dietro la schiena e marciò nella direzione opposta a lui.
“Di me devi sapere… Anzi, dovete sapere tutti, che non sono solo in grado di riconoscere gli errori. So anche distinguerli”
Dove vuole arrivare?, si chiese l’attore.
“Il tuo errore non è stato arrivare in ritardo, Colfer. Non esattamente” puntualizzò lei. “E’ stato piuttosto credere che io non scoprissi prima o poi” si voltò, arrivando qui. “dove stai pernottando”
Chris trasalì, sicurissimo che la regista lo notasse. “Cosa stai…”
“Non provare a negarlo” gli si avvicinò di nuovo a grandi passi. “Vedo la paura nei tuoi occhi. La paura di un controllore che ti becca sull’autobus senza biglietto, o della mamma che ti chiede di fargli vedere i compiti quando non li hai fatti. E’ la paura di essere smascherati, la riconosco bene” sussurrò, terrificante, esaminando le iridi celesti di Chris.
Questo deglutì a forza.
“Sai come l’ho scoperto? La tua decappottabile è rimasta nel parcheggio del set l’altra sera. Mi sono chiesta come fossi tornato in albergo, e ho voluto seguire un sospetto irrazionale, ho capriccio” parlava, come fosse l’ispettore di una vecchia serie tv. “Volevo sapere se avessi fraternizzato con Darren. Ebbene sì, so essere apprensiva fino a tanto. In questo mi ha aiutata l’abitudine di Darren di azzerare il contachilometri dell’auto solo la mattina quando esce. Così ho controllato l’altro ieri sera. E quattordici chilometri mi sembrano un po’ troppi per andata e ritorno in un percorso di appena tre…”
“Hai controllato il mio contachilometri!?” strepitò Darren scioccato, alle sue spalle in mezzo agli altri attori.
“Sì e non mi piace affatto che tu mi abbia mentito, signorino” rispose, per poi tornare a guardare Chris. “Non avrei mai pensato di controllare te e Darren se non fosse per la tua incapacità di recitare bene. Come per Cory nelle scene di frenesia, i tuoi occhi sono convinti di ciò che fai quando Kurt cerca di rimorchiare qualcuno spudoratamente. Questo mi porta a pensare che tu sia davvero un tipo che cerca di convertire in gay tutti i bei ragazzi che incontra. Ma ti do una notizia, ragazzino: mio figlio non è disponibile”
“Mamma!” la richiamò Darren, imbarazzatissimo.
Lei non lo ascoltò. Osservava Chris. Mostrò un mezzo sorriso, sprezzante e acido. “Non stai nemmeno provando a negare. Nei tuoi occhi ora c’è rassegnazione, la vedo. Il mio era un azzardo, e ci sei cascato in pieno. Non sai stare sotto pressione, eh?”
“Ci godi a dire tutto questo” quella di Chris, espressa in un ringhio basso, non era una domanda.
“Oh, terribilmente. Ma sappi che quanto sto per fare non è fatto per il mio piacere” sibilò ancora Keira, per poi rivolgersi a tutti i membri del cast. “Il ritardo di Chris Colfer è stato dovuto ad un albergo troppo lontano da qui. Il vostro regista vi ha permesso di pernottare in un qualsiasi posto che non fosse il set, a patto che fosse a non più di quattro chilometri da esso, per essere raggiungibili in ogni momento. Data la trasgressione di Chris Colfer alle regole di Ryan Murphy, con effetto immediato gli alloggi degli attori torneranno ad essere i camerini di questo set”
I bisbigli e le proteste già iniziavano a sentirsi tra il cast.
“Se avete delle lamentele, potete ringraziare il signor Colfer” concluse Keira, e si allontanò.
Chris lasciò andare la testa all’indietro, rassegnato ed esasperato.
“Mi dispiace per mia madre…” sospirò Darren.
“E’ colpa mia” si fece avanti, con una mano dietro la nuca. “Ragazzi, scu…”
“Bella mossa Chris!” iniziò Cory.
“Non è vero che è colpa sua” lo difese Lea.
“E di chi allora?” si intromise Dianna. “Io vi voglio bene, ma non voglio dividere di nuovo le docce con voi. L’anno scorso Matthew usava tutta l’acqua calda una sera su due!”
“Tanto ormai c’è poco da fare, Keira ha deciso” brontolò Naya.
“E anche se ci lamentassimo con Ryan, lui le darebbe ragione” rifletteva Mike. “Questo accordo era suo, si arrabbierebbe con Chris”
“E perché non lasciare che si arrabbi?” borbottò sottovoce Mark, che ricevette subito uno schiaffo sulla nuca da Amber:
“Noi non facciamo la spia, e poi la punizione è già stata decisa da Keira, a cosa servirebbe?”
“A far subire solo a me la punizione” rispose Chris, prima che lo dicesse qualcun altro. “Non è giusto che dobbiate rinunciare tutti a dei letti comodi e docce personali. Chiederò a Ryan di fare qualcosa a riguardo”
“Toglitelo dalla testa, latticino” replicò a tono Amber, sembrando improvvisamente la forte ragazza davanti alla cinepresa: Mercedes. Prese il ragazzo sottobraccio, come per schierarsi dalla sua parte. “Non ti abbandoneremo preda delle prepotenze di Keira. Giusto, ragazzi?” guardò con sfida tutti gli altri.
Lea fu la prima ad annuire. “Giustissimo”
Annuirono anche gli altri al seguito, persino Cory e Mark, i più cocciuti.
“Non facciamoci buttare giù. Siamo o non siamo parte del Glee Club?” ammiccò Amber.
Darren sorrise colpito. Di solito, nemmeno un esercito aveva il coraggio di tenere testa a sua madre. E questo piccolo gruppo di attori era deciso a restare unito per non lasciarsi schiacciare. Lui probabilmente era l’unico a non vedere Keira come una nemica, inutile dirlo, ma era comprensibile che gli altri la pensassero così.
Darren era colpito da quel lavoro di squadra – una squadra di cui avrebbe voluto essere parte integrante, un giorno -, dall’ottimismo e la solidarietà di Amber. Ma, più di tutto, era colpito dall’affetto che provavano tutti per Chris. E si chiese, del resto, come fosse possibile non volergli bene.
 
 
Cos’è che non da l’impressione di un appuntamento galante ma non sembra un’uscita tra quindicenni?
La risposta di Matthew era una birra. Semplice, informale, possibilmente in un posto che non puzzasse di fumo, vomito, sudore o noccioline sostate. Quindi il posticino perfetto si trovava vicino al set, dove Matthew andava con gli altri del cast quando volevano ubriacarsi senza dover guidare.
Keira accettò di buon grado l’offerta del pub – almeno questo gli parve nonostante la sua mancanza di espressione. Matthew aveva indovinato: Keira era la tipa perfetta per una birra a fine serata.
Si era ritirata un attimo in una delle roulotte per darsi una sistemata, e ne era uscita con una maglia elegante, jeans stretti e tacchi alti.
Matthew non poteva che stupirsi di quanto riuscisse ad essere bella quella donna, quando non urlava, imprecava o minacciava di morte qualcuno. In pensieri poco opportuni, per un attimo invidiò Darren perché era lei la sua mammina.
Il pub era abbastanza tranquillo. Un paio di ragazzi che guardavano la partita di football dalla televisione dietro al bancone, molti bevevano accanto ai due colleghi, altri che giocavano a biliardo, altri a freccette – Matthew si era sempre chiesto come facessero gli altri giocatori a non colpire mai qualcuno con quelle cose!
“Cosa prendi, capo?” chiese il barista.
“A te va bene una birra?” Matthew si rivolse a Keira.
“Mi ci vuole proprio” rispose lei con convinzione.
Matthew sorrise piacevolmente stupito e si fece portare due birre.
“Allora Keira” iniziò a parlare. “Non voglio spezzare l’illusione, ma devo proprio chiedertelo: perché hai accettato questa uscita? Ero convinto che mi avresti dato due di picche in ogni caso”
Keira fissò per un attimo la candela sul bancone. “Ho bisogno di un po’ di svago ogni tanto, passo la vita a lavorare, accudire le mie piante e ad occuparmi di Darren”
“Beh, allora fra non molto ti libererai di uno di questi, no? Ormai Darren è grande”
“Per me non lo sarà mai” confessò con voce bassa, poi scosse la testa. “Ma non voglio parlare di Darren! Dimmi qualcosa di te. Hai figli?”
“No, ancora no”
“Wow, se ho un figlio io, ero convinta che ce l’avessi anche tu!”
“Che vuoi dire con ‘se ho un figlio io’? Ti riferisci alla mia età?”
Sembrava che Keira non provasse la minima vergogna a definirlo vecchio, ma era evidente che non lo dicesse per cattiveria. Alzò le spalle.
“Secondo te quanti anni ho?”
“Non sono brava in queste cose…” confessò la donna.
“Avanti, spara un numero” la sfidò Matthew.
Keira lo guardò un attimo. “Quaranta?”
Lui decise di non offendersi. Scoppiò in una fragorosa risata. “Hai toppato!”
“E quanti ne hai?”
“Trentatre ad ottobre” rispose, soffermandosi a godere dell’espressione mortificata di Keira.
“Ma sei un ragazzino! Mi dispiace. Te l’ho detto che non sono brava…”
“Per penitenza, ora dimmi quanti anni hai tu”
“Non sai che ad una signorina non si chiede mai?”
“Infatti è una penitenza, avanti” sogghignò Matthew.
Arrivarono le birre.
Keira esitò per un attimo, guardando il liquido chiaro nel suo boccale. “Ne ho quasi trentanove…”
“Non scherzare, voglio sapere la tua vera età” scosse la testa lui.
“Non sto scherzando”
“Sembri più giovane di me!”
“Infatti non dimostro la mia età, spesso mi scambiano per la sorella di Darren…” confessò Keira.
Matthew rimase in silenzio un attimo. Non aveva mai pensato a questo fattore dell’età, forse non c’aveva pensato nessuno degli attori. Fece due conti… “Ma Darren ha circa vent’anni, vero?”
“Ventiquattro”
“Allora dovresti averlo concepito a… quanti, diciassette anni?”
“Sedici” confessò lei.
“Oh”
“Tranquillo, è una notizia sconvolgente per un sacco di persone” disse, con un mezzo sorriso. “Io e il padre di Darren eravamo stupidi, irresponsabili, volevamo solo avere la prima volta insieme…”
“Niente preservativo?” chiese Matthew con cautela.
“Era bucato evidentemente, perché dopo quell’unica volta mi sono ritrovata incinta. Ma sai, non l’ho mai preso come un incidente. Da adolescente, non ero soddisfatta della mia vita, pensavo che mancasse qualcosa, qualcosa di speciale, capisci? E quando ho visto la prima ecografia, mi sono innamorata di quella piccola creatura che dormiva beata dentro di me. Ho amato Darren sopra ogni cosa da prima che nascesse” ormai la sua voce era quasi un sussurro. “Sai, è stato lui a voler fare l’attore. E’ successo quando era un ragazzino: fare la regista e fare la mamma sono due cose a cui devi dedicarti con tutto te stesso, e avrei voluto poter fare entrambe a tempo pieno. Per cui decise di lavorare nel mio stesso campo per poter stare insieme a me permettendomi di… fare qualcosa della mia vita”
“Quel ragazzo è un angelo, insomma” commentò Matthew, senza chiedersi nemmeno per un attimo il perché di tutta quella confidenza da parte di Keira. Gli faceva un enorme piacere.
Keira annuì a testa bassa. “Sì, un autentico angelo…”
Un minuto di silenzio.
Fu lei a spezzarlo: “E meno male che non dovevo parlare di lui”
Risero entrambi per sdrammatizzare.
“Non ti ho mai sentito ridere” notò Matthew con un sorriso.
Keira prese un sorso dal boccale. “Nessuno mi ha mai sentito ridere!”
“Nemmeno Darren?”
“Darren sì, quando ha recitato in A very Potter musical piangevo dalle risate”
“Ridicolo?”
“Di più!” rise ancora la donna, e Matthew sentiva che non si sarebbe mai stancato di sentire quell’evento più unico che raro.

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Capitolo 7
*** I can't resist your charms ***


“Che stanno dicendo?”
“Tu li hai sentiti?”
“No”
“Meno male che avevi l’udito di un pipistrello, Lea!”
Metà del cast di Glee era casualmente seduto proprio ad un tavolo di quel pub. Come nei film, Lea, Amber, Jane, Cory, Mark e Chris erano appostati per spiare la coppia al bancone, con i menu a coprirgli le facce nel caso si fossero girati.
Sentivano risate. E sapevano anche loro quanto la risata di Keira fosse sconcertante.
“A me sembrano divertirsi…” commentò Lea.
“Questo lo vediamo anche noi” criticò Mark. “Ma abbiamo portato anche te perché dici sempre di poter sentire dalla strada uno spillo che cade al terzo piano di un palazzo”
“Che vi devo dire? C’è chiasso qui dentro, non capisco cosa si dicono”
“Io ho sentito il nome di Darren”
Cory alzò gli occhi al cielo. “Chris, non siamo qui per la tua spaventosa cotta per Darren, ma per controllare che sua madre non divori Matthew”
Chris gli fece la linguaccia.
“Beh, non sembra volerlo divorare, possiamo andare ora?” chiese Amber.
“No, io voglio sentire quello che stanno dicendo!” protestò Mark.
“Vorrei sapere cosa ti importa”
“Non è che volevi rimorchiare tu Keira?” lo punzecchiò Jane.
“Ti pare?!” ripose a tono Mark. “Almeno prendiamo da bere, io ho sete”
“E io ho proprio voglia di un martini alla mela” aggiunse Chris. In poche cose era l’emblema dello stereotipo gay come Kurt: i drink erano una di queste.
“Va bene, una birra e me ne vado” acconsentì Amber. “Se Matthew e Keira ci vedessero qui, non voglio sapere cosa succederebbe”
Chris si frugò nelle tasche. “Emh… Jane? Ordineresti per me? Ho dimenticato i documenti in camerino…”
“Ho capito, devo andare io” si rassegnò Jane, alzandosi per ordinare al bancone. Stette molto attenta a non essere alla portata visiva di Keira e Matthew. Chiese al barista quattro birre, un appletini e un ginger ale.
“Oh mio Dio!” urlò una voce femminile.
Quando Jane si girò, vide solo gli sguardi allucinati di tre ragazze. Avevano tutta l’aria di non essere più in sé dall’emozione.
Jane conosceva quello sguardo. Sapeva cosa stava per succedere, e non poteva succedere in un momento peggiore.
“Tu sei Jane Lynch! Sue Sylvester!” gridò una delle ragazze.
“A quel tavolo!” indicò un’altra. “Cory Monteith, Amber Riley, Lea Michele, Chris Colfer, Mark Salling! Siete proprio voi!”
“No che non siamo noi” disse Chris senza pensare. “Vi sbagliate”
“Invece siete proprio voi!” fece la prima che aveva indicato Jane.
“Oddio Chris, tu sei il mio idolo!”
“Cory, darei qualunque cosa per averti nel mio letto!”
Le tre urlavano eccitate, tanto da attirare l’attenzione dell’intera clientele del bar, e altri fan andarono a chiedere autografi ai sei attori.
Tra la piccola folla e lo schiamazzo, Chris volse lo sguardo a Matthew, che guardava la scena dal bancone con occhi scocciati, forse delusi.
 
 
La domenica era il giorno libero della troupe, il cast, lo staff. Ma per l’ordine della Strega di restare a pernottare nelle roulotte, c’era sempre qualcuno nei dintorni, il set non era mai vuoto.
Matthew non si fece vedere in giro. Cory, Jane, Mark, Chris, Lea e Amber avrebbero voluto parlargli - Keira non era poi così importante, ma Matthew era un amico e ci tenevano a spiegargli tutto. Purtroppo, però, sembrava sparito nel nulla già dalla mattina presto, perché nessuno l’aveva visto.
Dopo una mattinata passata sul set aspettando che si facesse vivo, i sei attori decisero all’unanimità che era inutile sprecare il giorno di riposo sul posto di lavoro, e che avrebbero parlato a Matthew il giorno seguente: alle riprese di sicuro non sarebbe mancato.
Ognuno degli attori andò per la propria strada.
Il cielo era ormai cambiato dall’azzurro ad un blu intenso con le sfumature rossastre del tramonto, quando Chris tornò al set, assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi. Dall’entrata non aveva visto nessuno, e questo era un bene. Con una busta di plastica in mano, arrivò veloce e silenzioso della sala audio-video. Sapeva che la domenica sera non la usava nessuno, quindi entrò e si chiuse la porta alle spalle. Nel proiettore mise il dvd che aveva cercato per tutto il pomeriggio. Non si era arreso alla la ridicola apparenza che non ci fosse una sola videoteca in tutta Los Angeles con quel musical. A Los Angeles! Possibile!?, aveva pensato. E così aveva cercato in diversi negozi, fino alla riuscita del suo piano.
In quella piccola sala cinematografica, si mise a sedere in un posto qualsiasi e guardò la prima scena, emozionato.
Aveva sentito chiaramente una sola cosa da Keira in quel pub, e guarda caso era la partecipazione di Darren ad A very Potter musical. Come poteva perdersi quella visione? Così non aveva perso tempo ed era andato a noleggiare il dvd.
Dal primo all’ultimo minuto di visione, non smise un attimo di ridere. Era una specie di parodia musicale di Harry Potter, di cui Darren era il protagonista. In quella parte era brillante, eppure spiritoso, quasi ridicolo. Per non dire adorabile, dal punto di vista di Chris.
“Chi c’è?”
Una voce dal corridoio, inconfondibile dopo averla sentita cantare per più di un’ora: Darren.
Chris si pietrificò. “Merda”
“Ehilà?”
Più svelto che poteva, il ragazzo stoppò la proiezione e spense il videoregistratore.
Darren entrò nella stanza proprio in quel momento.
“Chris” lo notò nonostante il buio, mentre trafficava con le macchine della sala audio-video.
Chris fece il finto tonto. “Darren! Quando sei arrivato? Non ti ho sentito…”
“Passavo di qui e…” Darren lo guardò esitando.
“E…?” lo invitò a continuare l’altro.
“Ti sembrerà una cosa assurda, ma mi è parso di sentire una canzone di A very Potter musical. Lo stavi guardando?”
“N-no, che dici? Io stavo guardando Grease” balbettò Chris, buttando il primo musical che gli venne in mente.
“Ti senti bene?” chiese Darren, affilando lo sguardo.
“Benissimo, perché?”
Il ragazzo bruno non poté fare a meno di notare che Chris era nervoso e stava palesemente nascondendo il videoregistratore dietro di sé. Con uno sguardo indagatore, gli si avvicinò.
“Cosa c’è?” si allarmò immediatamente l’altro.
Darren sorrise, furbo. “Cosa mi nascondi, Chris?”
“Nulla di nulla”Ma sono tutte volpi in famiglia!?
“Allora spostati” lo sfidò.
“No!”
“Perché no?”
“Sto… Sto guardando un porno, okay?” gli uscì, frase che lo fece arrossire fino alla punta dei capelli.
“Nella sala audio-video? Fammi il favore…”
“Dico davvero”
Darren indietreggiò. “Va bene, allora tolgo il disturbo…”
Chris fece appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo e vedere subito dopo Darren che, con un gesto fulmineo, lo oltrepassava e accendeva di nuovo il videoregistratore.
E la proiezione ripartì.
Guardò Chris con occhi vittoriosi e compiaciuti. “Un film porno, eh?”
L’attore mostrò un sorriso innocente.
“Come mai hai compratoA very Potter musical?”
“Non comprato, noleggiato” puntualizzò Chris, più che altro per temporeggiare nella speranza di trovare una scusa: “Keira ti avrà detto che io e altri del cast ieri eravamo al pub dove lei stava con Matthew…”
“Sì, e l’ha trovato alquanto strano” fece Darren, alzando il sopracciglio, a braccia conserte. Aspettava una risposta.
“Lo ammetto, eravamo lì per spiarli” L’arte della menzogna: sviare la mente altrui con un’altra confessione, ricordò Chris. “Ma eravamo solo preoccupati per Matthew…”
“E curiosi” sorrise Darren, divertito.
“E curiosi” ripeté Chris annuendo. “E da Keira ho sentito il titolo di questo musical e… mi sono incuriosito ancora di più!”
“Sul serio?”
Alzò le spalle. “Keira aveva detto che faceva ridere. Infatti stavo piangendo dalle risate”
“Ti è piaciuto?”
Il primo istinto di Chris era quello di dire “Da morire”, ma si fermò ancora prima di pronunciare la D. Conoscendosi, spontaneamente avrebbe usato un tono da “Pendevo dalle tue labbra”. Quindi si controllò, e disse solo “Certo” senza far intendere nulla.
Darren non chiese a Chris perché aveva cercato di nascondergli il dvd. Anzi, da lì in poi gli fece sempre meno domande sulle sue azioni impacciate, che sembravano celare qualcosa che Chris non voleva condividere, non con lui. Nonostante sembrasse curioso, Darren finì per non chiedere più nulla a Chris e lasciarlo vivere come voleva.
Come se conoscesse il motivo di tanti misteri.

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Capitolo 8
*** Oh my man, I love him so... He'll never know ***


“Il tempo passa veloce” un’altra cosa che diceva spesso la signora Colfer. “Prima di quanto ce ne accorgiamo, sono già passati anni e i nostri figli sono cresciuti…” questa frase l’aveva aggiunta alla sua citazione per sottolineare la commozione nel vedere Chris diplomato e pronto per il mondo del lavoro. Se agli occhi oggettivi dei “membri adulti” del cast sembrava un neoadolescente, per sua madre era ancora il bambino dalla risata squillante divertito dalle sue facce buffe. Aveva ancora una risata squillante e acuta – nonché la voce -, ma questo non bastava a mantenere la signora Colfer nell’illusione che suo figlio fosse ancora piccolo, per quanto avrebbe voluto.
Chris ricordò quella citazione di sua madre per due motivi. Prima di tutto, le aveva telefonato per sapere come andavano le cose a casa. Secondo motivo, senza che il ragazzo se ne rendesse conto, erano passate tre settimane dall’inizio delle riprese.
“Dimmi il vero motivo, Chris”
“Vero motivo?”
“Per cui mi hai telefonato”
Ovvio che la madre lo smascherasse. Sua madre sapeva sempre tutto.
Con il cellulare accostato all’orecchio, Chris si grattò la nuca. “Cosa ti fa pensare che non abbia chiamato per sapere come stai?”
“Di solito aspetti che sia io a telefonare e non rispondi nemmeno se mi azzardo a chiamare mentre sei a lavoro”
Chris alzò gli occhi al cielo. “E’ perché mi chiami sempre quando sono in scena, mamma! Il telefono lo lascio in camerino”
“Mah, sarà…” la signora Colfer lasciò stare le polemiche e tornò a preoccuparsi per il figlio: “Allora, cosa ti succede?”
“Niente, è solo che… ho assistito a molte attenzioni di un mio collega da parte di sua madre, che guarda caso è la sostituta di Ryan. E… ho pensato che mi mancavi”
“Christopher”
“Okay, volevo farti una domanda” si rassegnò.
“Dimmi tutto”
“Chris, dobbiamo provare i costumi per oggi, muoviti!” Paul, sarto e stilista, fece capolino dall’entrata del suo camerino.
“Arrivo, dammi cinque minuti” gli rispose, poi tornò a parlare al cellulare: “Mamma, saresti mai capace di decidere per me con chi devo sposarmi?”
“Beh, non posso decidere al posto tuo, Chris. Sei grande ormai”
Quanto vorrei che anche Keira lo dicesse a Darren…, fantasticò il ragazzo.
“Se si trattasse di un drogato o qualcuno che ti tratta male, cercherei di farti desistere, certo. Ma non posso prendere il tuo posto in decisioni così importanti come la persona con cui vuoi passare la vita” spiegò la signora, con quel suo solito tono di madre saggia.
“Quindi se non è un drogato o un mascalzone, va più che bene per una mamma”
“Penso di sì… A meno che non sia semplicemente uno stronzo”
Chris crollò sulla sedia con sguardo sognante. “E se fosse il più perfetto ragazzo di tutto il mondo?”
“Okay, di chi ti sei innamorato?”
“D-di nessuno”
“Conosco quella voce da sogni-ad-occhi-aperti, l’ho sentita quando volevi invitare Aaron Terris a ballare un lento alla festa per i tuoi diciotto anni”
Chris arrossì lievemente. Sì, sua madre sapeva sempre tutto. “E’ il figlio della sostituta di Ryan”
“Il solito figlio della famiglia reale. Quindi?”
“Sua madre è una strega assatanata e non vuole che lui diventi gay”
“Ma lui è gay?”
“No… Non lo so… Forse sì, lo vedrai nell’episodio che giriamo oggi, è il ragazzo di Kurt”
“Ah, il famoso fidanzato” il ragazzo sentì annuire sua madre. Era ovviamente una grande fan di Glee. “Quindi il suo personaggio è gay ma lui non lo è”
“Esatto, questo è quello che riporta la carta. Ma con me è sempre dolcissimo, è simpatico, mi sorride sempre, è sempre gentile…”
“Non illuderti inutilmente, amore mio” gli consigliò la signora Colfer. “Forse vuole soltanto esserti amico, non cercare di forzare le cose se lui è etero, okay?”
Chris sbuffò. “Ricevuto”
“Ora devo andare, tua sorella sta per tornare a casa e devo farle un’enorme ramanzina”
Chris guardò l’orologio. “Sono le 7:30 di mattina!”
“Ecco perché devo farle un’enorme ramanzina, non è tornata a casa ieri sera. Ci risentiamo”
“Ciao mamma. Salutami papà, anche Hannah se sarà ancora viva”
Una risata, e fine della chiamata.
E’ ora di andare in scena.
 
 
Episodio sei. Il primo bacio c’era scritto a lettere cubitali in alto a sinistra, sul foglio della sceneggiatura.
Non era più la prova costume. Per la seconda volta Darren mise la divisa blu e rossa, si fece modellare la testa perché avesse una forma e i ricci non sparassero in ogni direzione, si fece truccare perbene e fu pronto per andare sul set.
“Mi sembri un po’ nervoso” notò Paul, il costumista, mentre osservava l’insieme del suo look.
“E’ la mia prima scena” confessò Darren, guardandosi allo specchio. Quasi non si riconosceva. I capelli conciati in quel modo facevano sembrare il suo viso più allungato.
“Respira profondamente, così non andrai in iperventilazione” gli consigliò Paul facendolo uscire dalla roulotte dei costumi di scena. “E non sudare o macchierai la giacca!”
Darren cercò di regolare il respiro, ma non era certo d’aiuto la velocità della sua marcia verso la scena di Glee. Non gli conveniva arrivare in ritardo.
Quando Keira lo vide, nel cambio tra una scena e l’altra, sorrise piacevolmente stupita. O sul punto di scoppiare a ridere, per quel che parve a suo figlio.
“Sei uno splendore”
“Oh sì, una meraviglia per gli occhi!” esclamò Darren, sarcastico.
“Beh, è un look studiato in modo che le fan ti adorino” disse la donna, con l’espressione di qualcuno che sa quel che dice. D’altronde, era il suo lavoro. “Dì anche alla tua testa ricoperta di gelatina di prepararsi, la prossima scena è il tuo debutto in Glee”
A quelle parole, Darren non poteva che essere emozionato.
La scena allestita era diversa da quelle che aveva visto prima. Un ambiente raffinato, non da liceali – rimase sbalordito capendo che si trattava della scuola del suo personaggio, la Dalton. Probabilmente gli scenografi avevano fatto tutto apposta perché desse un’idea completamente diversa dal Mckinley.
Poteva anche trattarsi di una semplice  serie televisiva americana, ma l’arte rimaneva sempre arte.
Darren trovò Chris a chiacchierare con una delle comparse, seduto sulle scale di scerna. Non si sorprese nemmeno un po’ accorgendosi che quel ragazzo era socievole con chiunque, che probabilmente sarebbe stato capace di farsi decine di amici al giorno.
“Buongiorno” gli disse, a voce abbastanza alta da farsi sentire mentre gli si avvicinava.
Chris allora lo notò e gli si accese un che di gioioso negli occhi, che Darren non sapeva come interpretare. O forse lo sapeva? “Buongiorno a te! Pronto per lavorare?”
“Pronto è dire poco… o dire una balla” rise nervosamente.
Chris lo seguì con una risatina.
“Cominciate ad organizzarvi” urlò Keira nel megafono. “In scena! Tutti in cima quella scala, avanti”
Gli attori ubbidirono subito: non intendevano contraddire la regista, eccezionalmente nemmeno Chris.
“Tutti pronti?” continuò Keira. “Comparse, camminate di fretta giù per le scale e per i corridoi, ma senza correre e non intralciate Chris. Darren, mischiati tra loro e supera Chris sulle scale poco prima di arrivare a terra. Mi hai capito? Chris, togliti gli occhiali da sole appena Darren ti passa accanto, fermalo e… e le battute le sapete già spero, o vi licenzio in tronco. Tutto chiaro?” non sentì obiezioni. “Bene. Ciack. Motore… Azione!”
La telecamera partì inquadrando la cupola di vetro del soffitto che illuminava il corridoio. Dalla scala a chiocciola, ragazzi in giacche tutte uguali trottavano bisbigliando cose senza senso: non si poteva pretendere che degli studenti stessero zitti nei corridoi di un liceo. Chris, poggiato allo scorrimano, scese lentamente le scale guardandosi intorno. Darren sembrava meno di fretta rispetto agli altri, quindi si rivolse a lui:
“Emh, scusami?”
Darren si voltò verso di lui, forse con troppa foga, e perse l’equilibrio cadendo dagli ultimi scalini.
“Oh mio Dio!” Keira si alzò subito dalla sedia del regista e corse dal figlio.
“Keira, ma che stai…” protestò il cameraman.
“Stop, stop!” si ricordò di dire, inginocchiandosi accanto a Darren. “Stai bene? Niente di rotto?”
“Sì, sto bene…” rispose il ragazzo, rosso di vergogna. Che figura…, pensò.
“Sicuro? Non ti sei slogato una caviglia, vero?” sentì chiedere Chris, e solo allora Darren si rese conto che stava aiutando Keira a tirarlo su.
“No, è tutto okay, davvero” si rivolse alla madre: “Possiamo riprendere per favore? Non sono partito molto bene…”
“Tranquillo, sarà il nervosismo. Ricominciamo!” urlò al cast.
Chris gli batté sulla schiena un paio di volte per ripulirgli la giacca. “Sai che una volta sono caduto addosso a Heather?”
Darren lo guardò stupido. Voleva rassicurarlo? “Davvero?”
“Sì, e Ryan si imbufalì per il rischio di farle del male. Sono gracile, ma pare che io pesi un sacco” ridacchiò l’attore, tornando in cima alle scale per ricominciare la scena.
Stavolta andò meglio, Chris ripeté la battuta che Darren era già in fondo alle scale, così da non farsi male. Guardò il ragazzo in giacca nera – fatta apposta per essere simile alla divisa ma non uguale – e attese che continuasse.
“Ciao. Posso farti una domanda? Sono nuovo qui”
Darren gli offrì la mano con fare educato. “Piacere, Blaine”
Chris guardò la mano davanti a sé e gliela strinse con un sorriso. “Kurt” si presentò, e fece la famosa domanda: “Cos’è tutta questa confusione?”
“Gli Usignoli” rispose, mostrando che quella domanda era gradita. “Ogni tanto improvvisano un’esibizione in aula magna. La scuola fa in tilt per ascoltarli”
Chris guardò un’altra volta i ragazzi che accorrevano in una sola direzione dell’istituto come attratti da una calamita. “Vuoi dire che il Glee Club è popolare qui?”
“Gli Usignoli sono come rock star!”
“Non smettete di guardarvi” li avvertì Keira. “Darren, qui fai una pausa e fermati a guardare Chris. Kurt è stupito e interessato per questa informazione e non sa cosa dire. Aspetta due secondi e parla prendendogli le mano”
“Seguimi” obbedì Darren, afferrando la mano libera di Chris. “Conosco una scorciatoia”
Chris ingoiò il gridolino che spontaneo che stava per uscirgli dalla bocca a quel contatto, sembrava quasi che Darren avesse paura di fargli male con la sua stressa. Lo seguì fuori dalla scena.
“Stop” urlò Keira. “Perfetto, questi movimenti mi piacciono, poi la ripetiamo. Ora spostatevi nel corridoio vuoto a sinistra e correte. Voglio che corriate, okay? Chris, tu guardati intorno sbalordito dalla magnificenza dell’edificio”
La scena andò avanti in quel grande corridoio. Chris voltava lo sguardo alle mura, ai mobili raffinati, a tutto quello che al Mckinley non c’era. Sembrava un castello. Darren correva, tenendogli la mano perché lo seguisse. Aprì le porte di una stanza in cui la frenesia era ovunque. Tantissimi ragazzi stretti nell’aula magna che spostavano mobili, come gli aveva detto Keira, e si preparavano a cantare.
“Mi sento un pinguino all’Equatore” commentò Chris con un gran sospiro.
“La prossima volta ricordati la giacca, novellino” fece Darren, toccandogli il colletto nero. “e sarai uno di noi” si girò e capì che era ora di iniziare: “Se vuoi scusarmi…”
“Stop” disse Keira. “Chris, resta sulla soglia. Qualcuno di voi lo circondi, deve restare libero solo lo spazio tra lui e Darren. Mi raccomando, amate questi Usignoli, comportatevi da fan!” quando voleva, sapeva essere anche incoraggiante e non solo autoritaria. “Darren, devi esibirti come hai provato con Lorelai. Ti ricordi cosa devi fare, no?”
Darren annuì.
“Perfetto. Riprendiamo. Azione!”
Partì la base di Teenage dream.
 
You think I'm pretty without any make-up on
You think I'm funny when I tell the punch line wrong
I know you get me, so I let my walls come down, down
Before you met me, I was a wreck
But things were kinda heavy, you brought me to life
Now every February you'll be my valentine, valentine
Let's go all the way tonight
No regrets, just love
We can dance until we die
You and I, we'll be young forever
You make me feel like I'm living a teenage dream
The way you turn me on, I can't sleep
Let's runaway and don't ever look back
Don't ever look back

 
Darren cercò di ricordare alla perfezione i passi. Lorelai gli aveva indicato ogni singolo movimento. Non era come recitare. Sulla scena puoi prenderti il lusso di qualche piccolissima iniziativa. Ma Darren capì subito che ballare in Glee significava farsi guidare da Lorelai come un burattino, permetterle di controllare i movimenti di piedi, mani, anche del petto per respirare.
Ora tutta la scena era incentrata su di lui. Le telecamere, gli sguardi, anche gli incitamenti. Lui era la star degli Usignoli, cantava davanti a tutti e da solo.
Cercò di non pensarci troppo, o sarebbe entrato nel panico e gli si sarebbe impastata la bocca per il nervosismo.
Era deciso a dare il massimo nel suo lavoro.

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Capitolo 9
*** And your still probably working at a 9 to 5 base, I wonder how bad that tastes ***


Mi scuso per il ritardo con cui questo capitolo arriva, ma di recente sono stata abbastanza impegnata.
A proposito: non so se è contro qualche regola del sito, ma penso di no... Posso pubblicizzare un'altra mia fan fiction, che dite? Sto scrivendo una storia insieme al... emh... mio ragazzo ^^ Stiamo mettendo insieme i capitoli ed effettivamente sta diventando una sorta di libro e pensiamo di pubblicarlo qui non appena finito. Sta venendo davvero bene e se volete info o altro chiedetemi pure, non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!
Basta con gli annunci, vi lascio alla lettura del capitolo.
Bacioni!
V.







Chris camminava nel corridoio del Mckinley dal lato opposto rispetto a Max. Prese il telefono dalla tasca e trovò la schermata dei messaggi ricevuti.
 
COURAGE --- Blaine.
 
Come aveva detto Keira, non smise di guardarlo, sorridendo, finché non fu Max ad interromperlo, sbattendolo contro un armadietto.
“Voglio che tu sia violento, Max” aveva detto Keira all’attore, forse con una piccola punta di piacere personale nel dirlo. “Voglio che tu gli faccia male, deve sembrare vero”
L’impatto della schiena di Chris contro gli armadietti, infatti, non fu piacevole. Trattenne il lamento di dolore e continuò nella performance: Kurt doveva rendersi conto che quello era il momento giusto, il momento di essere coraggioso. Così, con il respiro sempre più in accelerazione e l’adrenalina che saliva, Chris si preparò a urlare contro Max. Gridando “EHI!” lo seguì.
Riuscì ad entrare negli spogliatoi dando la perfetta impressione che avesse corso fin lì.
“Sto parlando con te!” strepitò.
“Lo spogliatoio delle femmine è di là” fece Max indifferente, intendo a prendere delle cose dall’armadietto dei giocatori di football.
“Qual è il tuo problema?” Chris si avvicinò a grandi passi.
“Come?” lo sfidò l’altro, guardandolo. Max non era un tipo violento, ben che meno un bullo, ma dava l’idea di esserlo se si giocava un po’ col suo aspetto, ed è questo che Ryan pensò al suo provino. Max doveva solo ricordarsi che se qualcuno provocava anche solo di sfuggita Dave Karofsky, ne pagava le conseguenze.
“Cos’è che ti fa tanta paura?” uscì a Chris.
“A parte te che arrivi qui per spiarmi l’uccello?”
“Certo, è il terrore di tutti voi etero che ogni gay voglia molestarvi e convertirvi!” iniziò a fare la paternale. “Senti un po’ salamone, guarda che non sei il mio tipo!”
Max, intento ad armeggiare con delle scarpe da ginnastica, lo guardò negli occhi. “Davvero?” disse, con lo stesso tono di sfida di prima.
“Sì!” Chris quasi si sgolò per rispondere prontamente. “Non mi piacciono i grassoni sudaticci che saranno pelati a trent’anni!”
“Non provocarmi, Hummel” ringhiò Max alzando il pugno.
Il più piccolo guardò quella mano. “Mi vuoi colpire? Avanti”
“Non provocarmi!” ripeté, facendo rumore come per spaventarlo, chiudendo di scatto l’armadietto. Questo Keira non gliel’aveva detto, lo fece d’istinto, e se la regista non aveva fermato la ripresa, stava a significare che l’iniziativa le piaceva.
“Colpisci, tanto non puoi cambiarmi. I pugni non cancelleranno né la mia omosessualità né la tua ignoranza!”
“Non farti più vedere!!” questo fu un vero e proprio urlo.
Chris gli tenne testa, puntandogli il dito contro: “Sei solo un bambino terrorizzato che non sa quanto è speciale essere sé stessi!”
Non avevano mai provato questo dettaglio. Ma nella prova generale della scena, andava fatto tutto alla perfezione.
Con un gesto svelto, Max prese il viso di Chris tra le mani e lo baciò con una passione non ricambiata. Chris restò immobile, immaginando che al posto di Kurt si sarebbe paralizzato ad un’azione simile.
Il suo gemito fu involontario ma convincente, quando Max si separò. Come una verginella fragile e violata, strinse il pugno davanti a sé con un’espressione scioccata.
Max si avvicinò di nuovo, e nella paura di Kurt che Karofsky volesse riprovare a baciarlo, lo spinse via, col risultato di indietreggiare lui stesso. Con le dita sulle labbra, lo guardò atterrito.
Ferito e sul punto di piangere, per Karofsky era un gesto istintivo scaricare la rabbia colpendo qualcosa: gli armadietti. Max uscì di scena, e l’immagine della telecamera strinse sul viso sconcertato di Chris.
“Stop!” gridò Keira, fuori dalla scena. “Questa era perfetta. Basta con i baci gay, devo andare a pranzo”
“Molto divertente” disse sarcastico Chris, uscendo anche lui dagli spogliatoi del set.
“Che caldo” sentì dire Max appena fuori, che usava una rivista come ventaglio.
“Dove l’hai presa quella?”
“Oh, è il tuo Play Girl” ridacchiò Max.
“Dai qua!” esclamò allora Chris, cercando di afferrare la rivista.
“Prendilo, nanetto” rise l’altro, alzandola sopra la testa. Irraggiungibile per Chris.
“E dai, non voglio che la vedano gli altri!”
“Perché?”
“E’… spinto
“Ah, sei anche perverso ora, Chris?” rise ancora Max.
Il ragazzo diventò ancora più rosso di quanto non fosse, quando vide Darren, dietro le spalle di Max, prendere la rivista.
“Perché perverso?” s’intromise, sfogliando le pagine.
“Darren, no!” protestò Chris cercando di prendere quella dannata rivista, ma l’altro si voltò dall’altra parte per impedirglielo. “I dieci modi per usare in modo furbo il tuo vibratore!?” rise, sconvolto. “Io ne saprei dire massimo tre!”
“Ma Chris è peggio, è un pervertito tale che potrebbe averlo scritto lui quest’articolo” lo prese in giro Max, aggregandosi a leggere con Darren.
“Che stai dicendo!?” stridette Chris, rosso di rabbia e di vergogna.
“Non ne dubito, si vede subito dalla faccia che è un depravato mentale” rise il ragazzo bruno.
“Scommetto che li conosce tutti questi dieci modi, ce li spieghi Chrissie?”
“La smettete di prendermi in giro, cretini?!” berciò il più piccolo.
“Max” tese la mano all’altro, preso dalle risate e da quell’articolo osceno.
Darren gli strinse la mano senza staccare gli occhi dalla rivista, come lui. “Darren”
Chris ne approfittò per sfilargli la rivista dalle mani, passando sotto le braccia, tra Darren e Max.
Noncuranti, i due iniziarono a parlare.
“Com’è che non ci siamo mai presentati?”
Darren alzò le spalle. “Sto parecchio per conto mio o a sbrigare faccende da stagista”
“Sei il figlio della regista?”
“Esatto”
“Ah, allora è con te che Chrissie si fidanza!” rise Max.
Chris avrebbe voluto riempirlo di pugni. Perché era sempre lui la vittima delle battutine inopportune di Max?
“Meno male che sei simpatico, ho visto che gli impedivi di prendere la rivista e pensavo che Chris subisse bullismo anche nella vita reale” confessò Darren.
“Nah” scosse la testa Max. “Almeno non da me, noi due scherziamo sempre”
“Più che altro sei tu a fare scherzi a me” si lamentò Chris con la rivista sottobraccio, alzando un sopracciglio.
“Però con affetto” sorrise furbo l’altro.
“Puoi essere il mio libretto di informazioni per l’uso?” scherzò Darren, rivolgendosi a Max. “Devo baciare Chris fra dieci episodi, come bacia?”
“Pronto?! Io sono qui!”
I due ignorarono volutamente Chris.
“Non so se posso dirtelo, sono stato io a baciare lui, quindi non ne ho idea…”
“Ha labbra così morbide come sembra?”
“Questo sì, si uccide di burro di cacao”
Altre risate alle spalle di Chris. Anzi, peggio: proprio davanti a lui.
 
 
Mark e Cory avevano posto una sola condizione a quella missione: poter mettere degli occhiali da sole anche se era sera. Per toccarsi le orecchie in contemporanea e parlare sottovoce come se avessero degli auricolari non serviva il permesso dell’ideatrice di quel piano – Lea. Ed era un’azione essenziale per sembrare degli agenti dei Servizi Segreti, dei buttafuori o degli scagnozzi – non l’avevano ancora deciso.
Chris cercava di darsi un tono con frasi come “Si può essere più stupidi?”. Ma, anche se non l’avrebbe mai ammesso, avrebbe tanto voluto fare lo stupido con loro. Purtroppo, però, il compito di Mark e Cory stava nella forza fisica, e lui era grosso la metà di loro.
“Il passero sta entrando nel nido” bisbigliò Mark, da un lato della soglia per uscire dal set.
“Perché ‘il passero’? Così sembra una cosa sconcia!”
“Si vede che sei ancora vergine Cory, quella è la passera”
“Ah già. Comunque io non sono vergine, sono sol-“
“Cory! Mark! Dannazione, sta arrivando!” li canzonò Jane, nascosta oltre la soglia dell’uscita.
I due ragazzi ebbero appena il tempo di concentrarsi di nuovo, che il momento arrivò: Matthew, come se non li avesse visti, fece per andare via dal set, ma loro con le spalle lo spinsero di nuovo dentro.
“Ragazzi, ma che fate?” attaccò lui.
“Scusa Matt, ma non possiamo lasciarti andare” disse Mark.
“Non dite sciocchezze, devo tornare a casa…”
“Aspetta” lo pregò Lea, sbucata fuori insieme a Chris, Jane e Amber. “Matt, noi… volevamo solo chiederti scusa”
“Non dovevamo seguirti l’altra sera”
“Avremmo dovuto farci gli affari nostri”
“Ragazzi” li interruppe Matthew. “Non sono arrabbiato, a dire il vero non ci penso più”
“… Allora perché ci hai ignorati tutto il giorno?” chiese Chris.
“Non ero arrabbiato, ero solo… imbarazzato”
I colleghi lo guardarono interrogativi.
“Mi avete colto in un momento delicato, quando ho scoperto che…” si interruppe.
“… Che?” lo incitò Cory.
“Che Keira mi piace” ammise, facendo spalancare gli occhi di tutti gli attori presenti. Allora continuò: “Sì, so che sembra quel che sembra, ma quando ci siamo visti era diversa, più sciolta, era simpatica. Vi ho evitati perché non riuscivo ad ammettere che una donna del genere mi piacesse. Insomma, sapete com’è” rise nervosamente. “Mi vergognavo…”
“Beh, i gusti sono gusti” scrollò le spalle Chris. “Nessuno lo sa meglio di me”
“Ti capiamo” annuì Cory.
Mark lo seguì: “Keira, d’altronde, è proprio un bel bocconcino”
“Ma mi spiegate perché mi avete bloccato come dei bestioni?” chiese Matthew.
“Volevamo essere sicuri che ci lasciassi parlare, non si sa mai” spiegò Lea.
“Sì, ma perché in quel modo?”
Cory e Mark si guardarono reciprocamente. “Faceva scena” risero.

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Capitolo 10
*** When I wake from dreaming, tell me is it really love ***


Nota importante dell'autrice: Non ci sono scuse per questa mia assenza. Non ho più pubblicato nulla per un anno, e per questo potrei dare la colpa alle miriadi di grane che si sono presentate nell'arco di tutto questo tempo, ma la vera responsabile è la mia incapacità a portare a termine le cose quando le inizio. Ma ci sto lavorando, a cominciare da questo sito. Vediamo se riesco a dedicarmici con più serietà.
Spero vogliate concedermi un'altra possibilità, perché mi piacerebbe ricominciare da capo con quello che davvero mi appassiona.
In questa fanfiction lasciata a sé stessa, se siete tra quelli che la seguivano un anno fa, noterete che ho apportato qualche modifica. Ho riscritto, tolto e aggiunto alcuni dettagli, ho inserito dei veri titoli nei capitoli... Questo per impegnarmi di più a rendere questa storia quantomeno decente.
Sperando che piaccia ancora nonostante non sia aggiornata da un bel po', ecco il seguito.
Sempre (stavolta sul serio) vostra,
V










Chris prese un lungo respiro col naso, tentando di trovare tutta la concentrazione possibile.

Fa' il difficile, fa' il difficile, fa' il difficile...

 

"I really can't stay..."

"Baby it's cold outside!"

"I've got to go away..."

"Baby it's cold outside"

"This evening has been..."

"Been hoping that you'd drop in"

 

Darren continuava ad interromperlo nel mezzo delle note e delle frasi, ma era così che doveva essere.

Quel giorno, in quella performance davanti alle cineprese, in quell'esatto istante, Chris si ricordò perché aveva deciso di fare l'attore: erano i momenti come quelli a rendere il suo lavoro unico, i momenti in cui non avrebbe cambiato nulla, in cui si divertiva e si rilassava, seppure fosse in piedi dalle 6:30 per girare scene su scene.

La perfezione, in quel caso, era il duetto che stava cantando con Darren, il divertimento nell'impersonare qualcuno di sfuggente e altezzoso e il fascino del faccino supplichevole del suo collega.

Oh, se solo avesse potuto interrompere tutto e pagare Cory e Mark perché placcassero Keira e le coprissero gli occhi, sarebbe immediatamente saltato addosso a Darren a l'avrebbe ricoperto di baci. Da un lato era bello – no, di più, era dannatamente fantastico – potersi cullare in quella finzione, vedere Darren pregarlo di rimanere ancora un po' con lui come se fosse vero. Dall'altro, fosse stato per lui, non sarebbe stato capace di fare il difficile per molto: non c'erano altri modi per dirlo, Darren era irresistibile.

 

At least there will be plenty implied...

If you caught pneumonia and died
I really can't stay...

Get over that old out

 

I due attori smisero di gironzolare per la scena, rincorrendosi per la stanza, e si sedettero con allegria su un divano intonando in coro l'ultima strofa:


“... But it's cold outside!

 

Dopo quei primi mesi di ripresa, Chris si era rassegnato all'impossibilità di non sorridere, guardando Darren. Per sua fortuna, sorridere era proprio ciò che Kurt avrebbe dovuto fare in quel momento.

Il ragazzo annuì con convinzione. “Direi che sei pronto” disse Kurt a Blaine.

L'inquadratura passò ancora un paio di secondi a fissare il sorriso di Chris.

... E stop!” ordinò Keira. “Questa è buona, ma credo che telefonerò a Ryan” disse, finendo per parlare tra sé sfogliando il copione. “La fine della scena mi sembra troppo brusca, a mio parere dovrebbe continuare”

Chris respirò profondamente per calmare il proprio cuore.

Stai bene?” gli chiese Darren.

Lui cadde dalle nuvole, tornando alla realtà in cui non c'era possibilità di restare davanti al camino con quello splendido ragazzo mentre fuori si congelava. E purtroppo, fuori faceva freddo sul serio.

Chris annuì. “E' tutto okay, sono soltanto... distratto, oggi. Faccio fatica a tenere il passo”

Però è stata divertente questa scena” commentò l'altro, alzandosi dal divano. Offrì subito la mano a Chris per aiutarlo a rimettersi in piedi.

Lui fissò per un secondo il sorriso confidenziale e perfetto di Darren, frutto di quei pochi mesi, sufficienti a rendere i due amici. A tutti gli effetti.

Inutile dire che Chris avrebbe voluto molto di più che affetto dai sorrisi di Darren, ma non poteva negare la bellezza di quelli che riceveva già. Così, ogni tanto, si concedeva il lusso di perdercisi dentro...

Alla fine, a malincuore, dovette distogliere lo sguardo da quel viso e prendergli la mano.

Il contatto fisico: una consolazione non da poco, in fondo.

Avanti, ragazzi” urlò Keira a tutto lo staff dal megafono. “Ancora qualche ora e poi potete andare tutti al diavolo in tempo per Natale!”

 

 

A volte Chris si faceva un esame di coscienza, domandandosi se non stesse esagerando con questa storia di “Darren mi piace da impazzire”. Non aveva mai avuto la cotta facile come Kurt, non era mai stato particolarmente disperato né superficiale, e crescendo un po' si era persino chiesto se si fosse mai veramente innamorato, in vita sua. Si vergognava addirittura a dire a qualcuno dei suoi colleghi che la cotta per Darren era peggiorata dall'ultima volta che ne aveva accennato, all'inizio della stagione. Non voleva che lo considerassero così prevedibile da innamorarsi dell'attore del ragazzo del suo personaggio. Anche se aveva il sospetto che Lea – la sua adorata, pettegola Lea – lo sapesse benissimo, non ne parlava mai a nessuno.

Circa un mese prima, in una notte insonne per colpa di un caffé non decaffeinato come aveva ordinato, aveva persino stilato una lista di motivi per cui avrebbe potuto essere innamorato di Darren.

 

  1. Potrei annegare nel dolce caramello dei suoi occhi.

  2. E' un incosciente a volte, ma in modo adorabile

  3. La sua risata è musica per le orecchie

  4. Muoio dalla voglia di avvinghiare le dita a quei ricci ribelli

  5. Mi parla come se mi conoscesse da sempre

  6. Mi fa sentire un quattordicenne cotto del compagno di banco

  7. Quando mi fa l'occhiolino gli salterei addosso

  8. La prima impressione era solo un abbaglio: non è particolarmente alto, in compenso è davvero, davvero sexy

  9. Le sue mani sono calde

  10. Ha una voce d'angelo

  11. E' la persona più divertente che abbia mai conosciuto, dopo Jane

  12. Profuma di aria tiepida primaverile

  13. Ha dei denti perfetti

  14. Mi fa impazzire quando arriccia il naso e mi guarda storto perché sospetta che l'abbia appena preso in giro a sua insaputa

  15. E come si muove quando balla...

 

Chris si era chiesto più volte per quali motivi la gente si innamorasse, se fosse per dettagli minimi o grandi caratteristiche, se per l'aspetto, l'animo o entrambi, se fosse possibile che i punti della sua lista corrispondessero a quello che il mondo chiamava amore.

Si poteva dire che fosse tutta la vita che Chris si dilettava scrivendo. Racconti, temi, anche semplici memorie. E nonostante chiunque leggesse il suo operato gli ripetesse che era un autentico talento, il suo limite era la difficoltà nello scrivere d'amore. Non era capace di descriverlo, al punto da, appunto, dubitare di averlo mai provato. Così, nella sua lista aveva evitato di provare ad approfondire il punto “Mi fa sentire un quattordicenne cotto del compagno di banco”. Quante parole avrebbe usato per sfogarsi ed esprimere quello che provava, se solo avesse potuto...

Cosa farai durante le vacanze?” chiese Darren, distogliendolo dai suoi pensieri.

Si alzò un vento breve ma gelido, che fece stringere Chris nel cappotto.

Abbiamo solo tre giorni liberi” gli ricordò, facendo vagare lo sguardo tra le auto parcheggiate per ricordare dove fosse la sua.

Darren gli camminava accanto. Diceva di avere la macchina da qualche parte in quella direzione, ma a Chris piaceva credere che fosse un motivo per accompagnarlo.

Beata ignoranza...

Ma immagino che per voi siano una meravigliosa eternità, tre giorni senza mia madre”

Solo quando si assicurò che quella di Darren fosse una battuta, rise liberamente. D'altronde, il ragazzo non aveva mai negato l'eccessiva severità di sua madre, e non era la prima volta che ci scherzava sopra. Ma ad ogni battuta, Chris aveva sempre paura di fraintendere e ridere quando non avrebbe dovuto.

Comunque tornerò a casa dei miei, mia madre è famosa per il suo arrosto di Natale. Ma sono sempre in tempo per decidere di fare il Grinch della situazione e rubare i regali del cast”

Darren scoppiò una risata energica.

Tu starai con Keira?”

Sì, mio padre ci verrà a trovare la mattina di Natale. Spero che lui e la mamma riescano a non litigare, quando io ero piccolo molte cene di famiglia finivano con qualche piatto rotto”

Famiglia movimentata...”

La risata di Darren riempì di nuovo le orecchie di Chris. “Puoi ben dirlo”

Quanti anni avevi quando i tuoi hanno divorziato?”

Quasi diciotto. Ma nella mia vita non cambiò quasi nulla, dopo. Anche prima del divorzio, non vedevo molto mio padre”

Sempre a lavoro?” chiese Chris, secondo la prevedibilità dei padri assenti.

Al contrario, ero io ad essere occupato col lavoro di mamma. Dopo la scuola, la raggiungevo sempre sul set in cui lavorava e l'aiutavo più o meno come faccio tutt'ora. E quando le venne offerto di girare una fiction a Ginevra, io decisi di studiare la privatista, così da poterla seguire. Voglio bene a papà, ma sono sempre stato più legato a mia madre...”

Nonostante si sforzasse, Chris non riusciva a capire il perché.

Scusami, sto straparlando” ridacchiò Darren con imbarazzo.

No, sono curioso. Quand'è che hai deciso di diventare un attore?”

E' una storia lunga, lascia perdere”

Tra i veicoli supercostosi di tutto il cast, finalmente Chris arrivò alla sua decapottabile – ovviamente con il tettuccio alzato.

Puoi raccontarmi tutto al calduccio nella mia auto” propose ammiccante a Darren.

Questo esitò un istante, poi fece spallucce. “Perché no? Se non hai fretta di tornare a casa...”

Chris sorrise e gli aprì la portiera del passeggero.

Un chiaro tentativo di farlo sentire una fanciulla ad un appuntamento, e Darren lo capì: “Molto divertente, Chrissie” brontolò fingendosi offeso, ed entrò in macchina.

Prima di raggiungerlo sul sedile dell'autista, il ragazzo prese un profondo respiro tra le labbra socchiuse, senza farsi vedere. Non voleva rischiare di farsi ritrovare da un momento all'altro con le guance in fiamme solo perché Darren, per la prima volta, l'aveva chiamato in quel modo. Meglio non far capire quanto gli fosse piaciuto il tono con cui l'aveva detto...

Si schiarì la gola e si chinò per entrare in macchina, e accese subito il riscaldamento. Si voltò comodamente sul sedile verso Darren. “Bene, raccontami tutto”

Il suo collega si passò velocemente la lingua sulle labbra seccate dal freddo – a quella vista, fu faticoso per Chris non proporgli un modo alternativo per inumidirle -, e iniziò a parlare. “Avevo quattordici anni, quando mia madre mi venne a prendere a scuola all'ora di pranzo per portarmi sul suo posto di lavoro. Gliel'avevo chiesto io, perché da una settimana dirigeva un cortometraggio con Jennifer Aniston – e io a quel tempo adoravo Jennifer Aniston. Appena salii in macchina, mamma mi fece giurare di non iniziare a fare il fan accanito e chiedere autografi, foto e quant'altro a Jennifer non appena l'avessi vista. Questo era l'accordo: lei mi permetteva di vederla dal vivo e io non la facevo sfigurare sul posto di lavoro. Me ne sarei stato buono a fissare Jennifer e a fare fantasie silenziose su noi due e un letto di rose...” ricordando quei dettagli, arrossì lievemente – una cosa che lo rese adorabile come non mai. “Mantenni la promessa ovviamente, per quanto fosse difficile non urlare come una fanciulla in calore alla vista della mia Dea terrena. Sul set quel giorno si verificò un problema: uno degli attori era a casa con la febbre a quaranta. Avrebbe dovuto interpretare uno studente in un contesto in cui Jennifer Aniston era un'insegnante, e quando le dissero che il suo coprotagonista mancava all'appello, Jennifer andò su tutte le furie. Finché non mi vide – ricordo il contatto visivo con lei come se fosse successo ieri – e chiese a mamma se fosse possibile farmi sostituire l'attore ammalato. Mia madre era perplessa, mi chiese cosa ne pensavo e io colsi l'occasione al volo. Casualmente il personaggio avrebbe dovuto avere un anno meno di me, quindi non fu un problema rendermi credibile. Quella fu la prima volta in cui mia madre mi diresse come regista, e io capii subito che quella era una strada da considerare per il mio futuro. Avrei lavorato nel suo campo, avrei avuto la possibilità di recitare in televisione, magari girare il mondo e diventare... qualcuno. Sai, no, lasciare il segno. Così iniziai a prendere lezioni di recitazione, seguii la mamma nel suo lavoro come una sorta di tirocinio, lei da esperta del mestiere mi consigliò di provare anche col canto per aumentare il mio potenziale ed allungare il mio curriculum... Sembrava davvero contenta che le cose avessero preso questa piega inaspettata. E lo ero anch'io...” sorrise tra sé con fare nostalgico.

Chris si accigliò. “Non lo sei più?”

Certo, mi fa piacere lavorare di nuovo con lei, ma non capitava da un po'. Ora le cose sono diverse, sono più indipendente, non serve più che lei tolga tempo al suo lavoro per occuparsi di me”

Per qualche motivo, stavolta non riuscì a frenare la sua lingua: “Ma non ti sembra che a volte cerchi lo stesso di... controllare la tua vita?”

Inaspettatamente, Darren non sembrò sorpreso da questa domanda. Forse non la considerava inopportuna. O forse lui non era il primo a porgliela. “Veramente, no. Non ho mai fatto nulla che andasse contro il suo volere, ma questa è una pura coincidenza. Ho sempre agito secondo il mio senso di correttezza, almeno credo. E lei non chiede altro”

... A parte che tu non sposi un uomo” aggiunse Chris, e si morse subito la lingua per averlo detto ad alta voce.

Anche stavolta, l'altro reagì in modo diverso dalle aspettative: non si concentrò sulla sfacciataggine di un'affermazione, volendo, offensiva. Piuttosto, notò: “Perché un interesse tanto insistente sul parere di mia madre? Non è che ti stai prendendo un cotta per me?” rise.

Chris lo fissò un istante, per poi ridere anche lui, in ritardo e per di più in modo più energico di quanto non fosse necessario, a mascherare l'infarto improvviso nel sentire quelle parole. Cercando di tappare tutte le falle create in soli dieci secondi, gli diede persino un pugno sulla spalla.

Le risate alla fine scemarono, e Darren tornò a sorridere quasi con malinconia. “So che è un'idea severa la sua. Ti ho detto che non ha niente contro i gay, e tecnicamente è vero. Finché non adottano un bambino. Lei ritiene che una figura femminile serva nel crescere un figlio. Per questo ci tiene così tanto che io sposi una ragazza e abbia figli miei. Io non condivido del tutto questo parere” aggiunse, come fosse una giustificazione. “Non so come avrei fatto senza mia madre, non so se sarei stato lo stesso con due padri a crescermi... Ma d'altronde, l'amore di due genitori non ha nulla a che fare col loro sesso, no?”

Chris sorrise, confortato. Se non altro, lui aveva un po' di sale in zucca. Effettivamente, aveva pensato una volta o due come sarebbe stato avere un compagno per tutta la vita e un bambino da crescere insieme. Ed era arrivato alla stessa conclusione di Darren.

Comunque non mi riguarda” concluse questo, fissando il vuoto con un che di serio e strano negli occhi. Sembrava quasi spaventato. “Il parere che ha mamma a riguardo è solo un dettaglio della sua mentalità che non può toccarmi. E anche se io fossi gay, penso che sarebbe disposta a rivedere queste idee per rendermi felice”

Chris esitò. “Ne sei convinto?”

Darren annuì all'istante, senza nemmeno guardarlo. “Mi vuole bene. Capirebbe”

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