Eyes Blue Night di silvia889 (/viewuser.php?uid=95539)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo I ***
Capitolo 2: *** capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 1 *** capitolo I ***
Eyes
blue Night
Tutto
ebbe inizio in una tiepida mattina di aprile, la primavera ormai era
arrivata e
aveva portato con sé il profumo degli alberi in fiore, delle
passeggiate
all’aria aperta, delle
risate dei
bambini liberi di correre e giocare.
Luke
spalancò la finestra di camera sua assaporando la sensazione
del sole tiepido
sulla pelle, lui adorava quella stagione, lo faceva sentire vivo,
allegro e
spensierato.
Proprio
in quel momento una folata di vento birichina si divertì a
scompigliargli i
capelli mori, del resto sempre spettinati.
Un
sorriso dolcissimo gli apparve sul volto nello scorgere la sua migliore
amica
Juliet, che con i suoi capelli rossi, gli occhi verdi, la corporatura
minuta e
una miriade di lentiggini, sembrava proprio un personaggio delle fiabe.
Stava
correndo verso casa sua a tutta velocità, come tutte le
mattine, infatti, era
in ritardo e cominciò a gridare guardando nella sua
direzione:
Luke
muoviti, sei sempre il solito, faremo tardi a scuola se non ti sbrighi,
Ah
adesso sarebbe colpa mia??? Non sono io quello che è
arrivato in ritardo correndo
a rotta di collo, rischiando di travolgere qualche
passante innocente e
gridando come un ossessa.
Ok,
ok hai ragione, adesso però potresti degnarti di scendere???
Siamo già in
ritardo non abbiamo tempo di discutere e comunque non li avrei mai
investiti,
sono agile come un gatto, io, guarda attentamente e stupisciti.
Detto
ciò Juliet cominciò a fare dei salti mortali,
degni di un’acrobata del circo,
rischiando veramente di colpire una signora che stava passando sul
marciapiede.
Signorina,
Signorina per favore faccia attenzione, non può mettersi a
saltellare in mezzo
alla strada.
La
ragazza disperata cominciò a scusarsi, pregando di
perdonarla e dicendo che
voleva solo mostrare la sua abilità al suo amico che non le
credeva.
Luke
a questo punto non poté proprio farne a meno e
scoppiò in una risata fragorosa,
era per questo che l’adorava, era sempre capace di farlo
sorridere anche nella
situazioni più disperate, insieme ne avevano passate di
tutti i colori e pur
essendosi conosciuti soltanto tre anni prima, all’inizio del
liceo, non poteva
pensare ad una vita senza di lei, la sua allegria, ma anche la sua
dolcezza nel
capirlo e sostenerlo sempre.
Mamma
io vado, ci vediamo dopo.
Ok,
tesoro, buona giornata e mi raccomando non cacciarti nei guai come al
tuo
solito.
Tutte
le mattine sua mamma lo salutava con questa frase e Luke pensava che
fosse
veramente ingiusto, non era colpa sua se gli capitavano sempre degli
incidenti
sfortunati come il rischiare perennemente d’inciampare e
cadere per terra, era
la sfortuna a perseguitarlo o piuttosto la sua sbadataggine. Pur avendo
un
fisico atletico, infatti, risultava essere una frana negli sport, gli
mancava
del tutto la coordinazione e il suo professore ormai l’aveva
soprannominato “
Luke lo sbadato” con gran divertimento dei suoi compagni.
Appena
raggiunse Juliet questa cominciò ad attaccarlo:
Dovevi
difendermi invece di scoppiare a ridere, maleducato, non lo sai che si
aiutano
sempre le donzelle in difficoltà, non si ride di loro e le
si lascia da sole ad
affrontare vecchiacce malefiche.
Luke
però invece di arrabbiarsi, cominciò a ridere
più di prima, aveva le lacrime
agli occhi e non riusciva proprio a fermarsi.
Ma
dai Jules, era una tenera vecchietta e aveva tutte le ragioni del mondo
di
sgridarti, ti sei messa a fare capriole in mezzo alla strada, insomma
anche tu
dovresti imparare a contenerti!!!!.
Uffa
tanto vuoi avere sempre ragione tu, adesso però dobbiamo
correre altro che
continuare a chiacchierare se no col cavolo che arriviamo a scuola in
tempo. Mi
raccomando stai attento, non vorrei doverti portare a spalle
perché ti sloghi
una caviglia, inciampi, o semplicemente ti manca il fiato. Per una
volta non
combinare disastri. Tre due uno partiaaaaaaaamo.
Travolto
dall’entusiasmo dell’amica Luke non poté
fare a meno di seguirla in quella
folle corsa anche se dentro di sé sapeva benissimo di stare
correndo un grosso
rischio per la sua incolumità e quella degli altri.
Perso
nei suoi pensieri non si accorse di un bambino in mezzo alla strada e
per evitarlo
scartò velocemente di lato, ma data la sua goffaggine
andò a sbattere contro
qualcuno.
Mi
scusi, mi scusi non l’ho fatto apposta, non l’avevo
proprio vista e ho dovuto
evitare quel bambino.
Ragazzino,
non m’importa delle tue scuse levati dai piedi e fammi
passare, sono in ritardo
e mi stai ostruendo il passaggio.
Luke
sollevò lo sguardo e i suoi occhi verdi , incontrarono
quelli dell’altro, blu ,
glaciali e sprezzanti. Era un bel ragazzo, doveva ammetterlo alto,
capelli
biondi, fisico muscoloso ma non troppo, aria da duro, si comportava
come se
tutto gli fosse dovuto.
Ok,
ok ora mi sposto, non c’è bisogno di essere
così sgarbati.
Pidocchio,
non ho tempo da perdere con quelli come te vedi di sparire.
A
quel punto Luke era veramente furioso, ok l’essere educati ma
quel tipo stava veramente
esagerando , decise quindi di affrontarlo apertamente, ma a quel punto
Juliet
lo chiamò e lo invitò, o meglio gli
ordinò, di muoversi che avrebbero fatto tardi.
A malincuore quindi decise
di lasciar perdere
e di incamminarsi verso la sua migliore amica, quegli occhi
però gli rimasero
impressi, non ne aveva mai visti un paio così belli ma allo
stesso tempo
glaciali, freddi e rabbiosi, erano blu, blu come
la notte scura e misteriosa.
Quel
ragazzo nascondeva qualcosa e Luke sapeva già che non
sarebbe riuscito a non
pensarci.
Sua mamma aveva ragione, si
stava cacciando in
un guaio, il più grosso che avrebbe mai affrontato nella sua
giovane vita.
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Capitolo 2 *** capitolo II ***
eyes Blue night
Capitolo
II
Luke continuava a
girarsi nel letto,
non riusciva proprio a prendere sonno e una miriade di pensieri e
sentimenti contrastanti gli affollava la mente.
Continuava a ripensare a
quel ragazzo e soprattutto ai suoi bellissimi ma anche inquietanti
occhi blu.
Nell'incontrare lo
sguardo dello
sconosciuto si era sentito intrappolato, come se gli
potesse
leggere dentro, messo a nudo in tutte le sue paure e debolezze.
Ripensando al modo in
cui lo aveva
trattato, però, Luke provava solo una grande rabbia, non si
poteva essere così arroganti e maleducati, trattare la gente
come insetti, umiliare le persone solo per il gusto di farlo e sentirsi
padroni del mondo.
Lui, nella sua pur breve
vita, ne
aveva incontrati di individui del genere che lo avevano attaccato e
calpestato solo perchè diverso, solo perchè amava
sia gli
uomini che le donne, o meglio riusciva ad andare oltre
l'aspetto
fisico, riusciva ad amare l'anima di una persona indipendentemente dal
corpo in cui era rinchiusa.
Spesso si sentiva molto
più
maturo dei ragazzini della sua età, come se le
difficoltà incontrate gli avessero permesso di crescere e
maturare.
A lui piaceva ascoltare le persone, riusciva a capirle, non
le
giudicava ma cercava di risolvere i loro problemi, forse
però lo
faceva soltanto per dimeticare i propri , non era perfetto,
aveva
delle ombre come tutti e la paura che prima o poi avrebbe dovuto
affrontarle lo paralizzava.
L'amicizia con Juliet
era nata in
quel modo, lei gli aveva aperto il suo cuore, gli aveva confidato di
aver dovuto combattere contro l'indifferenza dei suoi genitori che non
le facevano mancare niente se non la cosa più importante:
l'amore.
Erano sempre occupati in
convegni e congressi e non avevano mai tempo di ascoltare.
Eppure la ragazza non
aveva smesso di
voler loro bene, non aveva perso la sua allegria e
spontaneità e
Luke l'ammirava ogni giorno di più.
Lei era come la sorella
che non aveva
mai avuto, riuscivano a capirsi e comprendersi solo guardandosi, una
volta ci era scappato pure un bacio, dolce come il calore del sole
primaverile.
Avevano però
capito subito
entrambi che non sarebbero mai andati oltre, che la loro era
un'amicizia speciale, troppo bella per essere rovinata e contaminata,
così si erano abbracciati e si erano ripromesssi di esserci
sempre l'uno per l'altra.
Dopo tutti questi ragionamenti si sentiva veramente esausto ma non
riusciva comunque ad addormentarsi, decise così di uscire a
fare
una passeggiata.
In fondo erano le undici di sera ed, abitando in un piccolo paese,
si sentiva sicuro e protetto.
Sua mamma non era ancora tornata dal turno serale, faceva l'infermiera,
e suo papà non lo aveva mai conosciuto.
Era morto in un incidente stradale, da piccolo aveva sofferto
profondamente questa mancanza ed anche adesso pensava che gli sarebbe
piaciuto avere una figura maschile con cui confrontarsi, che lo capisse
e lo proteggesse dalle cattiverie del mondo.
Sua madre, però, lo amava profondamente, c'era sempre stata
per
lui, ed anche quando aveva scoperto la sua diversità non lo
aveva condannato anzi lo aveva aiutato ad affrontarla.
Spesso pensava che la vita fosse stata ingiusta con lei portandole via
l'amore e sperava che un giorno potesse trovare una persona
capace di farla felice.
La brezza serale lo accolse portando con sè profumo di fiori
freschi ed eco di risate lontane, Luke amava camminare di notte
osservando la luna e le stelle..
Spesso pensava di avere un animo troppo romantico e sdolcinato ma in
fondo lui era fatto così e non si sentiva di cambiare solo
per
adeguarsi alla massa.
Passando di fronte ad un parco giochi notò una bimba
sull'altalena, non doveva avere più di undici anni e
sembrava
piuttosto triste e pensierosa.
I capelli biondi e mossi dal vento le ricadevano sul viso e una lacrima
salata le scappò dalle ciglia.
A Luke non piaceva per niente vedere le donne piangere, ancor meno le
bambine, inoltre gli sembrava piuttosto strano che fosse in
giro
da sola vista l'ora tarda.
Così cercando di non spaventarla troppo le si
avvicinò, stampandosi in faccia un sorriso rassicurante.
Aveva però trascurato la sua sbadataggine e fu
così che
si ritrovò ad inciapare e a caderle proprio davanti ai piedi.
La ragazzina sussultò, si affrettò ad
asciugarsi il volto.
Occhi blu, come quelli che avevano ossessionato il ragazzo dal giorno
precedente, lo osservavano con curiosità.
Erano dello stesso colore ma trasmettavano sentimenti molto
diversi gli altri erano gelidi, sprezzanti e pronti
a
ferire questi trasmettavo dolcezza ma anche tristezza e
malinconia.
<< Ti sei fatto male? >> disse
lei, la voce mascherata per trattenere una piccola risata.
<< No no , ci sono abituato, piuttosto cosa ci
fa una
signorina carina come te tutta sola di notte? La mamma ed il
papà saranno preoccupati >>
La piccola lo osservò con sguardo triste, e per un attimo
Luke
si sentì smarrire nella profondità di quegli
occhi.
<< A loro non importa di me, sono sempre occupati a
litigare, non
si sono nemmeno accorti che me ne sono andata, pensavo che se
fossi sparita per un po' sarebbero venuti a cercarmi ma così
non
è stato >>.
Il ragazzo si sentì profondamente amareggiato, sentiva di
odiare
quelle persone che mettevano al mondo i figli e poi li
abbandovano a loro stessi, era successo anche a Jules.
I bambini hanno bisogno di sentirsi amati, per loro una carezza vale
più di una miriade di giocattoli, non era giusto farli
soffrire
in questo modo.
<< Adesso devo andare. Nate si starà
preoccupando, lui
è l'unico a cui importa di me. Grazie per avermi ascoltata,
mi
ha reso felice parlare con te. A proposito io sono Victoria ma puoi
chiamarmi Vicki. >>
<< Io sono Lucas ma puoi chiamarmi Luke >>
Si guardarono sorridendo, poi la bambina corse via lasiando il ragazzo
immerso nei suoi pensieri, chissà chi era questo Nate, si
chiese.
Doveva essere una bella persona se quella bambina gli voleva
così bene.
Sentendosi stanco per la lunga camminata decise di tornare a casa e di
infilarsi nel letto, era talmente distrutto che si
addormentò di
colpo, sognando due paia di meravigliosi occhi blu.
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Luke
Capitolo
III
<<
E’ inutile!!!! Sto combattendo una battaglia
persa in partenza! >> Questo pensava il povero Luke
guardando allo
specchio la sua zazzera nera che proprio non ne voleva sapere di essere
pettinata in maniera accettabile.
<<
Tesoro, farai tardi a scuola se non ti sbrighi e, come al solito,
Juliet ti
sgriderà >>
La
voce di sua madre proveniente dalla cucina lo riscosse e
così, presa la
tracolla, si diresse al piano sottostante
sbuffando sonoramente e pensando che, prima o poi, si sarebbe deciso ed
avrebbe
dato un taglio netto ai quei suoi capelli che tanto lo facevano
impazzire.
Dopo
aver afferrato un toast al volo e dato un bacio a sua madre, si
precipitò in
strada dove la ragazza lo stava aspettando impaziente.
<<
Amico mio, sei peggio delle donne! Possibile che ogni mattina ti debba
attendere per almeno dieci minuti?! >>
<<
Scusa Juls, ma non è colpa mia, sono loro i responsabili
>> disse
indicando i capelli corvini << Non
ne vogliono sapere di stare a posto! Mi perdoni,
vero? >>.
L’amica
pensò che, anche volendo, era proprio impossibile
prendersela con lui quando la
supplicava in quel modo e soprattutto la guardava con quegli occhi
verdi
spalancati che lo facevano sembrare un cucciolo desideroso di coccole.
<<
E va bene! Tanto con te è inutile prendersela, riesci sempre
a fregarmi!!! >>
Luke
le sorrise pensando che era proprio un genio.
La
tecnica
del cagnolino coccoloso funzionava sempre ed era frutto di anni ed anni
di
pratica con sua madre.
Da
piccolo, con quella tattica, aveva evitato punizioni troppo severe per
i suoi
piccoli disastri ed ottenuto dolci e caramelle di
cui lui era golosissimo.
Correndo
come pazzi si diressero verso la scuola, la Trenton High,
situata a Middletown,
contea di Monmouth , New Jersey.
Per
fortuna
riuscirono ad arrivare in tempo, chi l’avrebbe sentita
altrimenti la Gardner,
loro professoressa di chimica.
Affannati
ed arrossati salutarono i loro compagni e presero posto in fondo
all’aula.
Luke, seduto vicino alla
finestra, si perse, come
al solito, nei suoi pensieri quando una
voce, o
più che altro una gomitata di
Juls, lo riscossero.
<<
Write?!, Write?!
Insomma un po’ d’attenzione
>>
<<
Mi scusi professoressa! Stava dicendo? >> fece con il
miglior tono da
allievo pentito e pronto a recuperare.
<< Niente lasciamo perdere!
Sempre il solito
distratto >> disse
e, borbottando tra
sé, riprese a spiegare alla classe.
Per
questa volta se l’era cavata ma doveva stare più
attento, non era raro, infatti,
che si lasciasse andare a sogni ad occhi aperti, che spesso lo
portavano ad
essere rimproverato dagli insegnanti.
Il
punto
è che aveva provato a stare attento ma proprio non riusciva
a non pensare ad un
mondo diverso, fantastico dove ognuno poteva essere liberamente
ciò che era
senza paura di essere deriso e giudicato.
Forse
soffriva di qualche malattia rara che gli impediva di prestare
attenzione, si,
decise doveva essere così!
Ci
rimase
malissimo quando, nell’esporre la teoria a Juls, questa gli
scoppiò a ridere in
faccia senza il minimo ritegno e considerazione.
<< Ahahahahha, una malattia
rara, questa è
bellissima, non riesco a smettere di ridere, ahahahh.. >>
<<
Uffa, la smetti, non è così divertente, potrei
essere gravemente malato e tu
che mi dovresti assistere mi deridi, non è per niente
carino! >> disse
sbuffando ed imbrociandosi
<<
Avanti Luke non sei malato, sei solo distratto e vedere
l’oceano dalla finestra
certo non aiuta a mantenere l’attenzione. Chissà
quante volte avrai pensato di
essere là invece che qua. Forse dovresti provare a cambiare
posto. >>
<<
No e poi no, io adoro vedere quel blue intenso, non posso spostarmi.
>>
Ripensandoci,
però forse Juls aveva ragione, quella mattina si era
distratto proprio per
quello, aveva ripensato a quegli occhi, quelli di Vicki e dello
sconosciuto.
Al
suono
della campanella che annunciava la fine della lezione tutti gli
studenti si
riversarono in strada stando attenti a non investire i bambini delle
elementari,
i due istituti confinavano infatti l’uno con
l’altro.
Sospinto
dalla folla Luke perse di vista Juls e, data la sua ormai proverbiale
goffaggine, sbatté violentemente contro qualcuno.
<< Che male!!!! Scusa! Non
l’ho fatto appo..
>>
Le
parole
gli morirono in gola nel vedere due gelidi occhi blue fissarlo con
disprezzo.
<<
Ancora tu! Moccioso, non è possibile! Dovresti guardare dove
metti i piedi! Adesso
levati di mezzo >>.
Il
“
moccioso” sentendo quell’appellativo e quel tono
arrogante perse veramente la
calma e, memore del torto subito anche la volta precedente,
cominciò ad urlare.
<<
Ma insomma chi ti credi di essere per trattare così la
gente? Avrai al massimo
un anno
più di me e ti comporti come se
fossi il padrone
del mondo. Solo perché sono
un po’ imbranato non hai il diritto d’insultarmi e
inoltre..>> per
prendere fiato e continuare fu costretto a fermarsi e lo sconosciuto ne
approfittò al volo.
<< Ragazzino, ci stanno
guardando tutti, smettila
di dare spettacolo e
spostati non ho
tempo da perdere.
Se
devi sfogare le tue frustrazioni represse su qualcuno evita di farlo
con me.
Comunque
si sei un moccioso e si di nuovo io
mi
sento superiore a te.
Ora
se non ti dispiace ho una persona molto più importante con cui devo vedermi
quindi ciao e a mai più
arrivederci >>. Detto questo si allontanò
velocemente mimetizzandosi con
la folla e
sparendo
dalla visuale di Luke.
Il
ragazzo
era arrabbiatissimo, i suoi occhi verdi di solito tranquilli e sereni
sembravano un mare in tempesta, aveva il viso arrossato e ansimava per
il
troppo urlare.
In
questo
stato lo trovò Juls che, dopo essersi fatta spiegare quanto
successo, gli
consigliò di lasciar perdere un arrogante del genere e lo
accompagnò a prendere
un gelato.
Rientrato
a casa non smise però di pensare alla discussione avuta e di
quanto lo sconosciuto
lo avesse fatto infuriare.
“
Moccioso”, “ ragazzino” chi si credeva di
essere quel tipo per trattarlo così?!
<<
La prossima volta non se la caverà così
facilmente e vedremo chi è il bambino
tra noi >> pensò, perché Luke ne
era sicuro, presto il destino li avrebbe
fatti rincontrare.
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