Arrivano le vacanze

di lizzie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nevicata ***
Capitolo 2: *** Allenamenti e reginette ***
Capitolo 3: *** la partita ***
Capitolo 4: *** ammissione di colpa ***
Capitolo 5: *** la resa dei conti ***
Capitolo 6: *** E' solo l'inizio... ***



Capitolo 1
*** Nevicata ***


La prima neve dell’inverno era scesa quella notte su Hogwarts. L’atmosfera del castello si era fatta se possibile ancora più incantata del solito e per Harry era un momento magico e particolare da aspettare con ansia ogni anno. Seguiva con lo sguardo Edvige che si librava bassa nel cortile, assaporando la mancanza di un qualsiasi rumore che non fosse prodotto dal suo sbattere d’ali, e non pensava a niente. Si sentiva estasiato come un bambino al primo incontro con la neve (e dire che ormai aveva quasi 17 anni e mezzo) ed era combattuto fra il desiderio di urlare al mondo la sua felicità e la paura di infrangere il silenzio in cui era immerso. Per un attimo pensò di andare a chiamare Hermione e Ron perché si unissero a lui nella sua osservazione estatica, ma poi si rese conto che il silenzio ne avrebbe decisamente risentito: ultimamente la vita accanto a quei due si stava facendo insostenibile, perché i loro litigi avevano raggiunto la massima frequenza storica. Spesso arrivavano la mattina a lezione già imbronciati dopo il primo litigio a colazione e allora non si sedevano neanche accanto, cosa di cui Harry era grato, perché almeno gli permetteva di seguire la lezione in pace! A pranzo la collera invece di diminuire era aumentata o comunque veniva fomentata da altre liti e l’intera casa di Grifondoro cominciava a dare segno di disagio per non poter consumare un pasto in santa pace. Dopo le lezioni del pomeriggio e dopo essere stati rimproverati da Harry, i due tentavano di studiare insieme per un po’, ma presto Ron si alzava furente e si rifugiava al campo di Quidditch in anticipo oppure Hermione andava in biblioteca, se sapeva che non c’erano allenamenti.

Nell’ultimo anno e mezzo i suoi 2 amici avevano passato fasi di convivenza alterne. Al ritorno per il VI anno ad Hogwarts, Harry e Ron si erano resi conto che Hermione, seppur loro non se n’erano accorti nell’ultimo mese a Grimmauld Place, aveva cominciato a lasciare indietro la bambina e a trasformarsi in una donna. Anche se non bellissima, stava diventando carina (aveva deciso di usare qualche accorgimento cosmetico babbano) e gli altri ragazzi l’avevano notato: ricevette varie proposte di appuntamento e qualche volta le accettò anche. Ron era evidentemente angosciato dalla situazione, pur non ammettendolo, ma era rincuorato dal fatto che comunque loro tre erano sempre insieme, tra compiti scolastici e extra con l’ordine della fenice…

La situazione sembrò degenerare quando Hermione trascorse le vacanze di Pasqua in Bulgaria, per andare a trovare Viktor Krum; Ron sembrava deciso a non rivolgerle più la parola, ma al ritorno lei spiegò che era andata là per far capire a Viktor che loro due potevano essere solo amici. Il resto dell’anno era stato troppo occupato dalla guerriglia contro Voldemort per pensare ad altro. Ma al ritorno ad Hogwarts per l’ultimo anno, proprio quando Harry credeva di aver capito, da alcuni fumosi discorsi dell’amico, che avrebbe preso in mano la situazione e si sarebbe dichiarato, la situazione era degenerata improvvisamente: circa un mese prima, una sera Hermione aveva ricevuto un grosso pacco nella sala comune di Grifondoro. Una volta aperto, rivelò all’interno un piccolo scrigno contenente una bellissima collana: era un monile antico, bellissimo, di foggia sudamericana, con pietre lavorate in maniera eccelsa! C’era un piccolo biglietto d’accompagnamento e Ron ed Harry approfittarono della meraviglia di Hermione e di tutte le altre ragazze di Grifondoro per leggerlo:

“Alla mia dolcissima Hermione, che saprà sempre dove trovarmi. Buon Compleanno di nuovo. Mi dispiace se il regalo si è fatto aspettare tanto, ma doveva essere qualcosa di speciale. Viktor”

Harry non aveva ancora ben afferrato la cosa che Ron si era alzato, furente, e si era rivolto ad

Hermione un tono sprezzante ed ironico:

“Beh, che dire, hai fatto male a lasciarlo perdere Hermione! Se ti eri messa con lui magari a quest’ora ti mandava tutte le perle del Pacifico come regalo di compleanno!”

Hermione, lo guardò incredula:

“Ron, hai per caso letto il biglietto? Con quale autorità?”

“Oh, scusa hai ragione- fece lui - io non posso mica permettermi…non sono mica un tuo amico: se lo fossi mi avresti detto a verità su te e Krum!”

“Cosa vai blaterando? Io ti ho detto la verità!”

“Si, come no! E infatti una collana del genere si manda ad una ragazza che ti ha respinto, vero? Fammi il piacere! Tu stai trescando con lui e non ci hai detto niente!”

“Come ti permetti!- urlò Hermione – Io non tresco un bel niente! Sei tu a non fidarti di me! Sei insopportabile Ronald Weasley!”

Ron parve molto colpito da quella definizione. Paonazzo in viso replicò, molto lentamente:

“Ah si, eh? Insopportabile? Beh…almeno io sono sincero! E non intendo più continuare ad essere abbindolato da te e dalle tue storie! Perché non te ne vai dal tuo bulgaro e ci lasci in pace?”

Hermione si morse le labbra; sembrò per un attimo che stesse per piangere, ma poi il suo sguardo diventò feroce:

“Ronald Weasley, con questo noi due abbiamo ufficialmente chiuso! Non intendo mai più rivolgerti la parola. Mi siete tutti testimoni!- urlò alla sala comune – Non ti parlerò mai più.” E detto questo raccolse il suo regalo e si avviò verso il dormitorio.

Ron la guardò andarsene furente. Poi, d’improvviso, con un calcio rovesciò il tavolo davanti a sé, sotto gli occhi di Harry, il quale aveva mantenuto un espressione ebete per tutto il litigio, come tutti gli altri compagni.

“E sia! – urlò Ron – Va’ al diavolo, Hermione Granger!” e uscì sbattendo la porta dalla sala. Harry dopo un attimo di sgomento gli corse dietro. Cercò di fermarlo più volte, ma Ron lo respinse e finirono in giardino, miracolosamente non visti da nessuno. Ron aveva i pugni serrati e cadde a terra in ginocchio. Harry intuì che stava per urlare e gli tappò la bocca con le mani.

“Sta’ zitto! Se ci beccano a quest’ora…Si può sapere cosa cavolo ti è preso?” lo accusò. Si aspettava che ricominciasse ad urlare ma invece il corpo di Ron prese via via a sussultare e quando Harry sentì la mano sulla faccia dell’amico bagnarsi, capì che Ron stava singhiozzando.

“Oh, Harry! Non ce l’ho fatta, ho perso del tutto il controllo! Non volevo, ma mi sono sentito come pervaso da una furia e non mi sono potuto trattenere! Non pensavo di certo le cose che le ho detto!”

“E allora perché accidenti le hai dette? Perché ti sei arrabbiato?”

“Ma perché…cavolo Harry, ma non hai visto la sua faccia quando ha aperto il regalo, quando ha letto il biglietto? Io non sono mai stato così male in vita mia! Io…ero geloso marcio!!!!”

Harry non credette alle sue orecchie! Ron stava ammettendo i suoi sentimenti per Hermione.

Ron si liberò della sua stretta e si alzò in ginocchio guardandolo:

“Non dirmi che non l’avevi capito?”

Harry strabuzzò gli occhi:

“Beh, si l’avevo capito, da parecchio, direi…da un paio d’anni!”

Ron arrossì:

“Io invece me ne sono reso conto da poco…anche se inconsciamente è dall’arrivo di Krum che ho i miei problemi…Ma tanto lei non mi guarderà mai!”  e si riaccasciò su se stesso.

“Piantala Ron, non è vero! Almeno… io non credo che sia così…davvero!”

“No, lei mi vede solo come l’amico idiota e buffone…no, anzi, dopo stasera non potrò contare neanche su quello! Ho rovinato tutto!”

Dopo un’ora di sfogo e pianto, Harry fece rialzare Ron e tornarono indietro, sperando che alla luce del giorno le cose sarebbero migliorate.

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Capitolo 2
*** Allenamenti e reginette ***


 

***

Ma non era andata così.

 

 

 Hermione non aveva dimenticato facilmente la sfuriata e Ron, che all’inizio aveva cercato di farsi perdonare, ben presto si lasciò prendere nuovamente dalla gelosia, con il risultato di perdere il controllo sempre più spesso, nonostante gli avvertimenti di Harry. E era stato così che si era arrivati alle aperte ostilità di quel momento, che avevano fatto sbuffare persino la McGrannitt, quando Ron e Hermione si erano lasciati andare a pesanti accuse verbali durante l’ora di Trasfigurazione.

Harry sospirò; fosse stato per lui avrebbe parlato ad entrambi per far loro capire che dovevano riappacificarsi, ma Ron gli aveva fatto giurare sulla loro amicizia di non intromettersi. E aveva imposto lo stesso silenzio a Ginny, o a chiunque altro potesse influire su Hermione.

“Se la sbrighino da soli allora! Abbiamo già abbastanza  a cui pensare…”

“Harry! Ehi, capitano!”

Harry si girò indietro. Imbacuccata in una sciarpa enorme, Ginny stava correndo verso di lui con la divisa da Quidditch.

“Cavolo!- pensò- l’allenamento!”

Dallo scorso anno Harry era diventato il capitano della squadra di Quidditch, essendo il giocatore da più tempo nella squadra. Senza Angelina, Alicia, Fred e George, avevano dovuto cercare nuovi giocatori: Ginny era stata arruolata come cacciatrice e se la cavava bene quanto da cercatrice; i battitori erano due tremendi ragazzetti del terzo anno, degni eredi dei gemelli per creare confusione, Justin Drownstair e Martin Brown (fratello di Lavanda); gli altri cacciatori erano Lizzie Buckley e, da quest’anno, al posto di Katie,  Dorothy Midgeon, sorella della famosa Eloise… Non se la cavavano affatto male e l’anno precedente si erano piazzati secondi per un soffio. Quest’anno Harry non aveva intenzione di lasciarsi scappare la coppa!

Ginny arrivò da lui ansimando:

“Non mi vorrà dire che si è scordato l’allenamento capitano?-

“No, è solo che sono uscito per valutare il tempo e…pensavo di rimandarlo causa freddo intenso da nevicata!”

“Se magari ce lo viene anche a dire, invece di farci stare ad aspettarla come dei ghiaccioli…” lo canzonò Ginny.

Si avviarono verso lo stadio, dove gli altri li stavano aspettando; non appena li videro, Dorothy corse verso i due urlando:

“Ginny! Ginny! Ti hanno eletta reginetta di Grifondoro!”

“Cosa???” Ginny sobbalzò “Accidenti a loro! E anche a voi, se mi avete votato! Harry, non ridere! Piantatela tutti di ridere! Oh, accidenti!!!”
Ginny era furiosa e tutti si sbellicavano dalle risate vedendola. Questa della reginetta era un’iniziativa recente della scuola. Tutto era cominciato l’anno prima, quando era stato deciso di ripetere l’esperienza del ballo natalizio, come al torneo tremaghi, e qualcuno aveva pensato di dedicare la serata all’elezione della reginetta di Hogwarts, scelta fra quattro candidate, una per casa. L’anno precedente aveva vinto Cho Chang, abbastanza scontatamente, ma quest’anno la lotta era dura. Harry e Ron avevano messo Ginny fra le candidate della loro casa per farle uno scherzo, visto che lei disprezzava ostentatamente la competizione, e presto tutti si erano resi conto che poteva entrare in gara. Per due mesi Ginny aveva minacciato di terribili ritorsioni chiunque l’avesse votata (diceva che avrebbe fatto fare una fattura rivelatrice da Hermione), ma evidentemente tutto ciò non era servito. D’altronde, si era fatta molto carina negli ultimi anni ed era l’unica ragazza della scuola con i capelli rossi, nonché con un caratterino deciso che la rendeva simpatica, oltre che attraente, a tutti i ragazzi.

Ginny era furiosa:

“Piantatela! Adesso basta! Mi avete messo in un bel casino! Ora mi toccherà andare a quell’ idiotissimo ballo, a fare la gentile e la svenevole con tutti come vuole la McGrannitt! Me la pagherete!”

“Fossi in te non mi arrabbierei tanto, Weasley! Forse è l’unica occasione che hai che qualcuno si interessi a te e alla tua insulsa famiglia…”

Ginny e gli altri, ancora ridendo, si girarono; poco distante da loro c’era, ovviamente, Draco Malfoy.

Ron si riprese dalle risate:

“Draco..voglio essere buono! Ritira subito quello che hai detto e non mi arrabbierò, va bene?”

“Cerchi rogne Draco?” chiese Harry

“Lasciatelo stare, ragazzi- disse Ginny ridendo- non penserete che mi importi qualcosa del suo voto…” 

“Ridi pure mia cara – continuò Draco – ma forse non ti rendi conto dell’occasione che sprechi…un Weasley che fa qualcosa per cui essere ricordato, almeno per un pochino…”

“Sto per perdere la pazienza…-minacciò Ron

“Ma non hai altro da fare?” chiese Harry

“Già , perché non te ne vai e lasci…in pace Ginny?- continuò il battitore Martin, timidissimo quando doveva parlare di Ginny, di cui era segretamente infatuato.

“Oh, guarda quanti bei cavalieri Weasley! Non avrai certo problemi a trovarne uno per il ballo..e io che mi preoccupavo! Volevo quasi offrirmi volontario…!Ma se vuoi un consiglio, scegli il nostro cavaliere senza macchia e senza paura per eccellenza…San Potter!”

Harry cominciava a spazientirsi:

“Ti sei alzato male oggi Draco? C’è qualcosa di particolare che devi dirmi o puoi toglierti dalle scatole?”

“Ah, Potter! – sospirò Draco – più che altro avrei tante cose da suggerirti…sai, io credo che dovresti ridimensionarti, non so, renderti conto che tu e i tuoi amici falliti avete ben poco da fare contro la gente che conta davvero…anche se finora non è che avete fatto granchè, a parte andare incontro a morte certa solo per avere un po’ di attenzione…”

Lizzie e Dorothy trattennero Ron; Harry sospirò:

“Draco, levati di mezzo, è meglio per te.”

“Che paura, Potter! Che fai vai  chiamare la McGrannitt?il preside? Malocchio? O no, aspetta, aspetta, ancora meglio: chiama tuo padre! Sto già tremando!”

Harry mollò la scopa e scattò in avanti; Ginny lo trattenne:

“Harry, no! Ricordi cosa ha detto Silente? Non reagire alle provocazioni!”

Harry si calmò subito  e si rivolse agli altri:

“Tutti dentro, forza! L’allenamento è sospeso per la neve!”

Poi, passando per ultimo accanto a Malfoy, gli sussurrò:

“Prima o poi riuscirò a chiuderti quella maledetta bocca, te lo prometto”

“Quando vuoi Potter! Sono qui che ti aspetto…se ne hai il fegato!”

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Capitolo 3
*** la partita ***


 

 

***

L’ultima settimana prima delle vacanze si avvicinava. Il sabato precedente era in programma la partita di Quidditch contro Serpeverde, la seconda del campionato. Harry era tranquillo: la squadra aveva lavorato sodo, stavano raggiungendo livelli veramente buoni e i Serpeverde non brillavano in fatto di tattica: principalmente, come al solito, facevano affidamento sul gioco sporco, specie da quando Draco ne era diventato capitano. Avevano cominciato con le intimidazioni da una settimana, ogni volta che incontravano qualcuno della squadra di Grifondoro in giro, ma tanto ormai erano abituati. Draco si era rivelato particolarmente pungente, in particolare: Harry avrebbe voluto più volte rispondergli ma si era sempre trattenuto. Silente gli aveva chiesto, all’inizio dell’anno scolastico, di non rispondere alle provocazioni in nessun caso e Harry non voleva disubbidirgli, specie per sprecarsi dietro a Malfoy. Si era fatto dare da Hermione lezioni di autocontrollo e cercava di non girare troppo da solo, in ogni caso, così da avere qualcuno che lo trattenesse!

Il sabato mattina, dopo colazione, Harry raggiunse gli altri negli spogliatoi. Ogni volta gli veniva da ridere, ripensando ai discorsi pre-partita di Baston e Angelina: mai avrebbe pensato di fare la stessa fine! Squadrò la squadra, che rideva sotto i baffi come lui e disse:

“Ora basta ragazzi, un po’ di serietà! Allora! L’imperativo oggi è VINCERE!”

“E noi VINCEREMO!” urlarono gli altri di rimando, prima di venire soffocati dalle risate.

Anche Harry, rideva ovviamente. Diceva sempre qualche cavolata, prima della partita, per smorzare la tensione.

“Va bene,ora calmiamoci!”- continuò Harry - quello che c’era da dire ve l’ho già detto. Ripeto i punti cardinali: attenti a Tiger e Goyle, siate veloci e non avrete problemi perché non vi vedono! Il tridente d’attacco lo abbiamo provato fino alla nausea; Ron sai cosa devi fare (Ron teneva il comando durante la partita, perché Harry era impegnato dietro al boccino)…per il resto, facciamo il nostro dovere e saremo tutti soddisfatti! Se qualcuno sbaglia qualcosa, solita punizione: lo userò come mia cavia per gli esperimenti di Trasfigurazione umana!” concluse ridendo.

Uscirono fuori; la giornata era soleggiata anche se freddina, e i Serpeverde li aspettavano minacciosi. Madama Bumb chiamò i capitani mentre le squadre si schieravano.

“Potter! Malfoy! Stringetevi la mano!”

La parte più disgustosa della partita, pensò Harry; chiaramente anche Draco la pensava allo stesso modo. Tornò verso i suoi compagni e si avvicinò a Ginny:

“Mi raccomando –le disse – Veloce come in allenamento!”

“Tranquillo, boss! In bocca al lupo!” rise lei.

Harry ricambiò il sorriso e si girò nuovamente. Vide Draco che si girava verso Tiger per sussurrargli qualcosa e si sentì vagamente inquieto, perché gli era sembrato che lo avesse guardato con un ghigno strano per un attimo.

Madama Bumb fischiò, le palle furono liberate e le squadre si alzarono in volo. Dorothy prese possesso della pluffa e cominciò un’azione d’attacco, protetta dai battitori, mentre il tifo esplodeva dalle tribune. Harry si mise da parte per osservare l’inizio della partita: Dorothy scartò due giocatori, passò a Lizzie che evitò un bolide e arrivata davanti alla porta lanciò la pluffa, ma non in porta, bensì a Ginny, che, sbucata dal nulla, inforcò la  prima rete!

“10 a zero per Grifondoro!” urlò il nuovo speaker, subentrato a Lee Jordan l’anno prima.

Harry esultò; intanto partiva il contropiede di Serpeverde: i cacciatori si passavano la palla fra di loro velocemente, anche se disturbati dalle cacciatrici di Grifondoro che erano più minute di loro e quindi molto più veloci. Alla fine partì un loffio tiro verso la porta, che Ron parò senza problemi. Mentre i suoi attaccanti ripartivano, Harry, rincuorato, fece un cenno d’intesa a Ron, che annuì e partì alla ricerca del boccino. Vide Malfoy che sondava la zona opposta del campo e si concentrò su qualsiasi sfavillio d’oro nelle vicinanze. Ma il boccino non si vedeva; continuò a cercare, mentre i boati dei grifondoro esplodevano ad ogni azione della squadra. 80 a 10! Stavano andando alla grande! Il portiere di serpeverde non capiva da che parte guardare quando le cacciatrici avversarie si avvicinavano e Ginny lo aveva beffato ripetutamente sbucando all’improvviso dal nulla! Quando poi lui aveva tentato di fissarsi su di lei per impedirle di sorprenderlo, aveva solo ottenuto di lasciare il campo libero alle altre due! Harry sorrise, osservando stralci della partita con la coda dell’occhio: la tattica d’attacco ideata da Ron funzionava alla grande!

Ad un tratto lo vide: il boccino! Passava pochi metri sopra la testa dei tifosi di Corvonero: stagliato contro le vesti nere degli studenti il suo sfavillio apparve chiarissimo ad Harry che scalciò e si gettò in picchiata. Si esibì in un volo radente sulle tribune per non perderlo di vista, strappando gli applausi del pubblico e l’ammirazione dello speaker. Draco gli si affiancò, comiciando a spintonarlo per allontanarlo. Si guardarono furenti, le scope lanciate alla massima velocità, il boccino sempre più vicino alle loro mani…Harry si sporse più avanti, senza paura come al solito, c’era quasi…guardò Draco: stava ghignando…cosa diavolo aveva in mente?

Un grido dello speaker lo fece trasalire.

 

 

“Attenzione Ginny!”

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Capitolo 4
*** ammissione di colpa ***


Fu un attimo. Harry si girò di scatto, in tempo per vedere Ginny che lasciava andare la scopa e cadeva all’indietro; non stette a pensarci su e, dopo aver frenato di colpo, senza più pensare al boccino, si gettò in picchiata verso di lei: in un attimo le fu sotto e la prese al volo, prima che qualsiasi insegnante avesse avuto tempo di sfoderare la bacchetta. Con Ginny fra le braccia, scese a terra: la ragazza aveva la faccia coperta di sangue uscito dal naso e quest’ultimo sembrava anche leggermente storto… In un attimo i suoi compagni furono dietro di lui, Ron compreso; sentiva fischiare e capì che madama Bumb doveva avere interrotto la partita.

“Harry! Lei…respira?” chiese Ron ansante e preoccupato, prendendo la testa  della sorella fra le mani.

“Mi sembra di si, ma cosa cavolo è stato?” chiese Harry mentre adagiava Ginny in terra.

“Non hai visto?-chiese Justin – Ah, già, il boccino! Tiger le ha tirato una randellata in piena faccia, di proposito!”

“Cosa????” Harry non credeva alle sue orecchie.

“Permesso, ragazzi, toglietevi!- stava arrivando Madama Bumb –Fammi vedere Potter!”

Mise una mano sul collo di Ginny e le osservò la faccia.

“Beh, sembra svenuta…e ci credo con una botta così! Bisogna portarla in infermeria!”

“Ci penso io!” disse Harry e fece per sollevare Ginny

“Non essere ridicolo Potter!- lo allontanò lei – Vingardium leviosa!”

Il corpo di Ginny si librò a mezz’aria. Madama Bumb si girò e urlò agli spalti, con l’incanto sonorus

“La partita è sospesa! Grifondoro vince a tavolino per incredibile scorrettezza manifestata dai suoi avversari!” e si avviò verso il castello facendo procedere Ginny davanti a sé e con la squadra di grifondoro a seguire.

In infermeria, Madama Chips stese Ginny sul letto e poi si rivolse ai ragazzi:

“State calmi voi, potete restare ma non troppo intorno! Potter vai a prendermi la bacinella d’acqua; Weasley, tu tira il paravento intorno al letto e…ah, Granger!-disse ad Hermione che era appena arrivata correndo – aiutami a pulirle la faccia.”

Harry tornò con gli oggetti richiesti e si affacciò dietro il paravento. Hermione prese la bacinella e cominciò a lavare via il sangue con delicatezza. Ron era il ritratto dell’angoscia: Ginny era così malconcia che non si capiva dove finisse il sangue e cominciassero i capelli…

“Cerca di riprenderti un po’ Weasley; tua sorella non morirà, se è quello che pensi, ha solo perso conoscenza…Che cos’è successo?”

“Le hanno tirato una mazzata in faccia…di proposito e molto forte..” balbettò Ron

“Cosa? Avevo capito che si era presa la pluffa in faccia…- fece Madama Chips incredula –Questo complica le cose…” sospirò

“Perché?” sgranò gli occhi Ron

“Perché in questi casi c’è il pericolo di una…i babbani la chiamano commozione cerebrale…sarà meglio che vi togliate dai piedi voi tre! E che qualcuno pensi ad avvertire i tuoi genitori, Weasley”

“Ci ho già pensato io!- la Mc Grannitt stava sbucando da dietro il paravento – Saranno qui stasera! Adesso venite via voi tre! Chips, quanto crede che sarà necessario aspettare per vedere se Ginny migliora?”

“Per stasera avrò certo definito la situazione.”

Harry, Hermione e Ron seguirono la professoressa fuori dall’aula, con il resto della squadra.

“Professoressa- chiese Harry- ma…lei ha visto quello che è successo un campo, vero?”

“Si, Potter!- sospirò lei – e mi congratulo per i tuoi riflessi, anche se ovviamente non l’avremmo mai lasciata arrivare a terra da quell’altezza. Sono talmente disgustata dall’accaduto che non voglio parlarne. E’ chiaro che dovremmo prendere DRASTICI provvedimenti contro il signor Tiger, perché proprio non so pensare di quali attenuanti si potrebbe valere…Neanche Piton riesce a difenderlo…Lui e il professor Silente lo stanno interrogando proprio in questo momento. Non credo avrà finito prima di cena. Adesso filate nel vostro dormitorio.”

“Ci chiamerà quando saprà qualcosa di Ginny, vero?”

“Si, Weasley, vai tranquillo. Ah, ragazzi…”

“Si?”

“Bella partita.”

Un paio d’ore prima di cena, la sala comune di Grifondoro non era mai stata così affollata eppure così silenziosa. Almeno metà della casa, compresi Harry, Ron e Hermione, si trovava lì dentro meditabondo, aspettando una qualsiasi notizia sulla propria reginetta.

Ad un tratto, la porta si aprì e la Mc Grannit entrò; sorrise al vederli tutti riuniti e disse:

“Tranquilli, è tutto a posto. Ginny si è ripresa ed è fuori pericolo.”

L’umore generale fu immediatamente risollevato; in un attimo, Harry, Ron e Hermione furono davanti alla professoressa:

“Possiamo vederla?”

“Credo proprio di sì, tanto più che ci sono anche i tuoi genitori, Weasley.- acconsentì lei – Per stasera solo loro tre, ragazzi, domani potrete andare anche voi.”

Uscirono e si recarono in infermeria. Qui trovarono i signori Weasley che conversavano con Silente e Madama Chips.

“Ron!” chiamo la signora e il ragazzo, per una volta, dimenticò i pudori e corse ad abbracciarla.

“O cavolo mamma! Mi sono preso una spavento…”

“Me lo immagino, caro…ma ora è tutto a posto.”

“Già- proseguì il signor Weasley – appunto, ora è tutto a posto. Quindi permettetemi di insistere, madama, non è certo per sfiducia nei suoi confronti, ma ha sentito anche Ginny, vuole venire con noi…e visto che ormai le vacanze sono così vicine…”

Madama Chips storse il naso, dubbiosa…

“La prego- disse Molly – sa, io avrei dovuto diventare curatrice al san Mungo…beh, faccio la casalinga, ma vorrei vedere lei con 7 figli…comunque ho fatto tutti i corsi…”

“Credo anch’io che i signori Weasley abbiano ragione- intervenne Silente- non si preoccupi, madama, la porteranno a casa comodamente distesa in una macchina babbana..”

“Una ottoambulanza, prego- disse il signor Weasley –come dici Harry? Auto? Ah, autoambulanza! Giusto! scusate! me l’ha prestata il ministro in  persona!”

“Se il preside è d’accordo…”sospirò Madama Chips.

“Bene, allora siamo a posto!”- disse il signor Weasley -Ron, Harry, noi porteremo a casa Ginny e voi ci raggiungerete alla tana per le vacanze, va bene? Aspettiamo anche te quando vuoi, Hermione, ovviamente!”

Harry guardò Hermione, che parve all’improvviso imbarazzata dalla richiesta. Ron si era girato dall’altra parte bruscamente a parlare con la madre.

“Ehm….beh io…ma si, certo che verrò a trovarvi…dopo, ehm…dopo aver passato il Natale con i miei genitori…”

“Bene! Ora andate pure, ragazzi! – disse Silente – So che vorreste vedere Ginny, ma sta dormendo e non è il caso di svegliarla, perché il suo naso le fa assai male!”

Harry, Ron e Hermione uscirono; avevano fatto pochi passi che una voce li richiamò:

“Ragazzi!- Silente era affacciato alla porta – Prima che facciate qualcosa di avventato e che qualcuno dimentichi di NON perdere il controllo, volevo avvertirvi che il signor Tiger è stato espulso da questa scuola – I tre sgranarono gli occhi – e il provvedimento ha avuto effetto immediato! A quest’ora è già a casa sua! Quindi…statevene buoni.” e rientrò in infermeria.

“Cavoli- esclamò Ron – in due minuti è riuscito a leggermi nella mente due volte…è un po’ seccante questa faccenda della legilmanzia!”

“Probabilmente è stato perché il tuo cervello è scosso e quindi più facile da penetrare.” spiegò Hermione.

Si incamminarono di nuovo, mentre Harry notava che per la prima volta da mesi si erano parlati senza offendersi.

 

Ginny fu portata alla tana quel pomeriggio. Harry, Ron e Hermione rimasero a trascorrere l’ultima settimana a Hogwarts, ma con poca voglia, avevano anche loro bisogno di distrarsi.

Quella mattina, entrando a incantesimi, notarono un piccolo capannello di serpeverde in prima fila; colsero dei brandelli di frasi pronunciati da una nota voce strascicata:

“…che dire, gente, non ho parole! Il povero Tiger è vittima di un’ingiustizia! Ma il mondo purtroppo sembra andare a rovescio da quando c’è certa gente in giro…espulso per averci salvato da una tale mostruosità….Oh, Potter! Weasley!-aveva appena visto entrare il trio – avete saputo vero?”

“Se stai parlando dell’espulsione, certo che si!” intervenne Hermione

“Un tremendo caso di corruzione, non trovi Granger? Di quelli che si vedono solo in società inferiori come quella da cui vieni tu…!”

“Ma cosa vai blaterando?” chiese Ron senza capire

“Per dinci weasley! – sbottò Draco in tono orripilato –è ovvio che Tiger è vittima di un’ingiustizia! Se si deve essere puniti dopo aver fatto una favore all’umanità…”

“Cosa???”

“Togliere di mezzo una nullità che per giunta stava anche rischiando di diventare reginetta della scuola…è un’azione meritevole!”

Ron lo squadrò:

“Stai dando di nullità a mia sorella?”

“Beh, se vuoi posso allargare il concetto anche alla famiglia…sai che non ho problemi! Anzi, per dirtela tutta Weasley, se non l’hai ancora capito, è ovvio che l’idea è stata mia!”

Ron scattò in avanti furioso e gli si avventò addosso. Rovinarono in terra e cominciarono a darsele di santa ragione. Hermione prese ad urlare, chiedendo ad Harry una mano per liberarli, ma Harry aveva i pugni serrati e lottava per trattenersi.

“Adesso basta!!!”

Una piccola vocina stizzosa aveva urlato da dietro i ragazzi, riempiendo la stanza con un grido acuto. I ragazzi si girarono e ammutoliti videro il Professor Vitious sulla soglia.

“Weasley! Malfoy!- strepitò- avete passato il segno! Ho visto tutta la scena! Non voglio più tollerare cose del genere! Malfoy! Imporrò a Piton di prendere provvedimenti seri contro di te! E in quanto a te Weasley, visto che sei stato tu a cominciare la rissa, sei in punizione, da stasera!”

Ron lo guardò strabiliato:

“Ma professore, lei…non ha mai dato punizioni! E poi non ha sentito cosa mi ha detto questo verme!”

“Weasley! Ti dico che sei in punizione! E’ ora che impari a controllarti! Oltretutto, il preside ti aveva avvertito di stare calmo, se non sbaglio, e tu hai disubbidito! Niente storie! E ora sedetevi!”

 

Fuori dall’aula, mentre Ron era trattenuto da Vitious, Harry vide Draco: era appoggiato ad una colonna e lo sbeffeggiava con lo sguardo. Sentì le viscere contrarsi dalla rabbia: si diresse risoluto verso di lui e lo sbatté con forza al muro.

“Che ti aveva fatto Ginny? Eh? Se l’hai fatto per prendere il boccino prima di me….”

“Mollami Potter! Non vorrai che ti vedano…”

“Non me ne frega niente! Con chi ce l’hai Draco?”

“Con te ovviamente Potter! Cosa vuoi che mi importi del boccino e del Quidditch o degli Weasley o della babbana…sono tutti mezzi che uso per fare imbestialire te!”

Harry lo lasciò andare sconcertato: usava gli altri per rifarsela con lui?

“Visto che tu non ti degni di raccogliere le mie sfide, Potter, devo pur cercare di motivarti…”

“Tu sei pazzo! Non ci credo!”

“Fai come vuoi…dunque vediamo, chi potrebbe essere il prossimo…?”

“Va bene, basta!” Harry aveva il fiato corto dalla rivelazione “Dimmi cosa vuoi..”

“Finalmente, Potter!” sogghignò Draco “Voglio sfidarti, è ovvio! E batterti!”

“Dimmi quando e dove.”

“Stasera! Approfittando che non avrai tra i piedi lo scudiero Weasley, uno contro uno…ci troviamo al tramonto alla caverna al confine Sud di Hogwarts.” E detto ciò se ne andò. 

Ron raggiunse Harry da dietro.

“Giuro che non gliela faccio passare liscia a quel bastardo!”

“Mi ha sfidato” disse Harry atono

“Cosa?”

“Stasera. Dice che ha fatto tutto perché voleva provocarmi e regolare i conti con me. Uno contro uno.”

Ron lo guardò sconcertato:

“Vengo anch’io!”

“No, non sarebbe leale!”

“Scordatelo, quello ha quasi accoppato mia sorella! E poi non mi fido, io da solo non ti lascio andare!”

“Ma se hai la punizione!”

“E chi se ne frega”

“Weasley!” sulla porta dell’aula c’era Vitious “Ci ho ripensato, mi sembri ancora troppo agitato: sarà meglio che tu stia in punizione adesso oggi pomeriggio…”

“Ma professore…”

“NON FARE STORIE!” gli occhi di Vitious erano iniettati di sangue. Doveva essere veramente la sua prima arrabbiatura seria.

Harry guardò Ron:

“Va bene, facciamo che io vado e tu mi raggiungi appena puoi…ma non intervenire! “

E dopo avergli detto ora e luogo si allontanò.

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Capitolo 5
*** la resa dei conti ***


 

Qualche ora dopo, Ron rientrò correndo nella sala comune per posare la sua roba; stava per uscire di nuovo quando una voce lo chiamò:

“Ron!” Era Hermione, seduta vicino ad una finestra – Dove stai andando?”

“Da nessuna parte- balbettò lui- Ho dimenticato una cosa…”

“C’è Bill, di sopra, nel dormitorio.”

“Perché?”

“Per farti il baule, Ronnie!” Il fratello maggiore di Ron scese dalle scale.

“Che ci fai qui?”

“Sono stato mandato a prendervi per scortarvi a casa in anticipo. Silente crede che sia meglio così…”

“Cosa? Va bene…me la spieghi dopo. Ehm…finite di preparare la roba, per favore, io…ho dimenticato una cosa…”

Hermione lo guardò dubbiosa:

“Ron, tu ci stai nascondendo qualcosa…”

“Ma che dici…”

“Dov’è Harry?”

“Harry? Che c’entra Harry?”

“E’ uscito mezz’ora fa…aveva lo sguardo preoccupato e anche lui ha detto di essersi dimenticato una cosa…”

“Non ti riguarda Hermione, lascia perdere. Torno presto, davvero!”

Bill lo squadrò:

“Non convinci neanche me, Ron, vuota il sacco…”

“C’entra Malfoy, vero? – chiese Hermione inquisitoria e Ron sobbalzò –Avete progettato un regolamento di conti, ti si legge in faccia…”

“Ti ho detto di lasciare perdere, Herm-ahia!!! Bill, ma che ti prende?”

Bill gli aveva afferato il braccio con forza:

“Mi prende che questa storia non mi piace! Dov’è Harry? Siete due testoni! Lo sapete che non dovete fare gli eroi!”

“Andiamo, Bill, sembri la mamma…”

“Ron , per l’ultima volta, dov’è Harry???”

 

Harry giunse correndo alla caverna, mentre il sole stava tramontando. Nessuno l’aveva visto. Guardingo, entrò, con la bacchetta a fargli luce. Si sentiva pervaso da una certa inquietudine, nonostante sapesse di avere Ron a fargli da retroguardia nel peggiore dei casi: era agitato perché non riusciva a capire cosa era saltato in mente a Draco di provocarlo così all’improvviso. Che si fosse definitivamente stancato della sua fama di perdente e avesse deciso di riscattarsi in maniera plateale? Ma perché all’improvviso? Aveva sempre preferito provocarlo a voce evitando lo scontro diretto…Comunque fosse andata Harry si sentiva ribollire il sangue al pensiero della perfidia con cui si era accanito contro i suoi amici e giurò che gliela avrebbe fatta pagare, al diavolo il controllo.

Un sassolino lo raggiunse sulla testa. Si voltò e indovinò nell’ombra la figura del suo avversario appoggiata alla parete della grotta.

“Bene, bene…vedo che sei venuto…bravo, Potter, bravo, meglio morire con onore che passare da codardo, hai ragione…”

“Buffo – disse Harry –pensavo che queste fossero le TUE idee in fatto di onore…”

“Ah si, eh? Pensavi bene, in effetti, Potter, ma vedi…ora il vecchio Draco è cambiato…”

E senza dire altro si voltò e corse via attraverso un’apertura nella parete. Harry lo seguì: sentiva i suoi passi rimbombare come in un corridoio, mentre scendevano sempre di più sottoterra e si chiese che cosa avesse in mente….Giunsero infine, dopo aver oltrepassato bivi che fecero perdere l’orientamento ad Harry, in una grotta sotterranea e Draco si fermò. In un attimo, alzò il braccio verso Harry e urlò “Stupeficium!”

Harr lo schivò, ma il raggio non era diretto a lui bensì al terreno, che si sgretolò sotto i suoi piedi. Harry cadde in basso rotolando fra la terra e atterrò dopo pochi metri. Si trovava ora in una enorme grotta sotterranea, piena di stalattiti pendenti dal soffitto e con un ruscello impetuoso che scorreva lì vicino. Non fece in tempo a rendersene conto che sentì il suo avversario balzargli addosso urlando. Si scansò in tempo, ma venne colpito in pieno da un incantesimo di esilio che lo fece cozzare contro la parete vicina. Cadde a terra, e fece appena in tempo a parare con un incantesimo scudo lo schiantesimo che stavolta era stato lanciato verso di lui. Si alzò in piedi; Draco sorrideva beffardo.

“Che te ne pare Potter? Non sarà una passeggiata stavolta, no? Io credo che dovresti cominciare a preoccuparti…”

Harry, ansimante, alzò la bacchetta e urlò:

“Stupeficium!”

Malfoy parò il colpo senza problemi.

“Non ci siamo, amico mio…devi impegnarti di più! Ma d’altra parte è inutile…forse dovresti renderti meglio conto di con chi hai a che fare…Ti aiuto io, guarda….CRUCIO!”

Harry sentì il dolore della maledizione che gli penetrava nelle ossa: no! Si disse, con la sua poca lucidità, non può essere…

Draco levò la bacchetta e lo guardò barcollare sul pavimento.

“Hai capito cosa ti aspetta, adesso Potter?”

Harry alzò la testa ansimando:

“Non è possibile..tu…tu non sei in grado di..controllare questa maledizione!”

Draco scoppiò a ridere acremente:

 “Proprio non capisci Potter? Io posso, certo che posso…STUPEFICIUM!”

Harry si scansò di nuovo e la parete alle sue spalle franò, rivelando alcuni anfratti e aperture; si lanciò in uno di questi e si nascose. Draco lo sbeffeggiò:

“Ti nascondi Potter? Hai paura per caso? Beh…fai bene! Ma non ti servirà: stai sicuro che stasera non la scampi, ti catturerò e ti consegnerò al mio signore!”

Harry si senti gelare il sangue.

“Si, Potter, hai capito bene –continuò Malfoy –Ho intenzione di consegnarti al mio signore stasera stessa…quindi vedi di non fare troppe storie!”

Un nuovo schiantesimo colpì la parete e Harry, sempre nascosto dietro, fu quasi sommerso dal terreno nuovamente. Incredulo, senza uscire dal suo riparo, disse ad alta voce:

“Cosa blateri, Draco? Tu non hai il fegato per allearti con Voldemort! Non ci credo!”

“Come ti ho detto Potter, sono decisamente cambiato, in meglio, se possibile…”

Harry non capiva, ma non voleva nascondersi ancora; uscì fuori con la bacchetta sguainata e si parò davanti a Draco:

“Tu sei totalmente impazzito”

Draco rise, sonoramente e poi i suoi occhi si fecero bianchi e velati, come assenti, e  parlò, con una voce profonda che non gli apparteneva.

“Proprio non capisci Potter? –Harry riconobbe la voce di Lucius Malfoy -Lui è sotto il mio potere, da mesi. L’ho soggiogato con la maledizione Imperio per riuscire a intrappolarti sotto gli occhi di Silente…Non  perché il mio Draco avesse il cuore troppo tenero per aggredirti in mia vece, ma perché, mi duole dirlo, difetta di coraggio..è un gran individualista: qualità che peraltro io apprezzo, ma non così il mio signore…”

Harry non credeva alle sue orecchie.

“Stupito Potter? Bene, sono contento di avere fatto scena…comunque, ora sbrighiamoci. Avanti lasciati schiantare, poi ti porterò da chi tu sai…e non pensare che qualcuno ti possa salvare! Ti ho attirato appena fuori dai confini di Hogwarts, Silente non può controllare tutto anche qui…Stupeficium!”

Harry si scansò per un pelo gettandosi a terra, mentre un'altra parte della grotta andava in frantumi. Malfoy lo guardò, a metà fra lo sconsolato e l’ironico:

“Vuoi stare fermo Potter? Non posso rischiare di farti male! Mi servi vivo… qualcuno ha proprio voglia di fare un’ultima chiaccheratina con te…”

Harry rabbrividì al pensiero di una “chiacchierata” con Voldemort.

“Impedimenta!” urlò con tutta la sua forza e Malfoy rimase bloccato davanti a lui.

“Si!” pensò Harry “Ora devo solo schiantarlo leggermente e portarlo via di qua…Silente saprà cosa fare!”

Ma Malfoy agitò la bacchetta e si liberò facilmente dell’incantesimo.

“Non ci siamo Potter, non ci siamo…” e mormorando qualcosa, sparì.

Harry si voltò intuendo che si sarebbe materializzato dietro di lui (aveva detto che erano fuori dai confini di Hogwarts, no?); infatti Malfoy apparve alle sue spalle con la bacchetta alzata, ma Harry fu più veloce:

“Stupeficium!” urlò.

Stavolta fu Malfoy a volare contro il muro; nell’urto, che evidentemente non si aspettava, la bacchetta gli cadde di mano, rotolando per terra. In un attimo Harry gli fu davanti, puntandogli la bacchetta sulla faccia. Malfoy lo guardava, dolorante ma con il suo solito ghigno stampato.

“Bene, bene, Potter…non credevo che avresti afferato al volo che mi sarei materializzato, bravo, stai migliorando…” Harry si irrigidì e lo guardò furente; non sopportava di essere preso in giro in una situazione come quella.

“Che vuoi fare, –chiese Malfoy -uccidermi, Potter? Puoi farlo, sei abbastanza adirato…mi duole dirti però che in tutto questo ci andrà di mezzo il povero Draco, non io….Non mi dirai che l’eroe Harry Potter è capace di sacrificare un innocente per una giusta causa? Da te proprio non me lo aspetterei.”

Harry esitò colpito da quelle parole: uccidere Draco? Ne era capace? Ma più ancora lo aveva colpito il fatto che Lucius Malfoy sembrava non preoccuparsi di perdere l’unico figlio…o stava bluffando? La sua breve riflessione interiore lo distrasse però e l’avversario ne approfittò per lanciargli un pugno di terra negli occhi. Harry si portò le mani al viso, abbassando la bacchetta e l’altro recuperò la sua, mandandolo a sbattere di nuovo contro il muro.

Harry sì rialzò e si rifugiò dietro una roccia; si sentiva in trappola e per di più sempre + debole per i colpi ricevuti. Non sapeva come tirarsi fuori da quella situazione: voleva colpire Lucius, ma nonostante tutto era riluttante ad uccidere Draco. Si spremette le meningi e all’improvviso capì che l’unica cosa logica da fare era un incantesimo di esorcismo per annullare la maledizione Imperius…peccato che non fosse capace affatto di farlo! Oh, ma dov’era Hermione, quando serviva!

E poi, d’un tratto, come se qualcuno gli avesse letto nel pensiero, sentì delle grida in lontananza: qualcuno lo stava chiamando…Hermione! E Ron! E anche qualcun altro per la verità….Erano ancora lontane, però e realizzò che difficilmente lo avrebbero rintracciato; inoltre rischiavano di mettersi in pericolo. Un’idea inverosimile gli balenò in testa: no, non era fattibile e per di più pericolosa…ma che poteva fare altrimenti? Prese fiato e uscì allo scoperto con la bacchetta in aria:

“Accio Hermione!”

Il suo avversario lo guardò dubbioso senza capire. Dopo alcuni istanti un grido di paura lacerò l’aria e in un attimo Hermione stava sfrecciando nell’aria attraverso la grotta, scalciando. Atterrò terrorizzata addosso ad Harry, che la trascinò al riparo, appena in tempo per evitare uno schiantesimo.

“Mi vuoi spiegare…”

“Dopo! Devi fare un esorcismo! Draco è controllato da suo padre con l’Imperio! Non voglio fargli del  male! Niente domande!” la gelò Harry.

“Oh, io…va bene!” fece per afferrare la bacchetta e sbiancò “ La bacchetta! L’avevo in mano, mi deve essere caduta durante il trasporto..dallo spavento!”

“Va bene, prendi la mia! Al mio tre, io esco fuori e tu mi coprì le spalle con l’esorcismo!”

“Sei pazzo! Senza bacchetta ti uccide!”

“Fai come ti ho detto!”

“Potter!” Malfoy si stava spazientendo e piazzava schiantesimi a raffica sulla parete “Mi stai facendo perdere tempo! Non so cosa hai chiamato a fare la signorina, ma se devi dirle qualcosa fallo in fretta!”

Hermione sbucò all’improvviso da dietro la roccia, la bacchetta puntata.

“Oh,mia cara, cosa  pensereste di farmi di grazia? Mi devo preoccupare?” la sbeffeggiò Malfoy; un rumore attirò la sua attenzione sul lato opposto e voltandosi vide Harry con il braccio teso. Prima di farlo parlare urlò:

“Stupeficium!” e Harry cadde indietro, colpito in pieno.

“Carina l’idea della finta, Potter” lo canzonò “Peccato che fosse un po’ sempliciotta per funzionare…bambinate!”

“Ti sbagli, ha funzionato benissimo! EXORTO!”

Hermione colpì Malfoy in pieno con l’esorcismo. Lui si ripegò, si contrasse spasmodicamente e a lungo, finchè non giacque immobile a terra.

Hermione corse da Harry, mentre Ron e Bill si calavano nella grotta. 

Harry si rianimò presto e vide le facce preoccupate dei suoi amici intorno a lui:

“Bill…che ci fai qui?”

“Ero venuto per scortarvi a casa, su richiesta dell’ordine…e guarda cosa mi tocca vedere!”

Harry scoccò un’occhiata malevola a Ron che rispose:

“Non rifartela con me! Mi hanno incastrato! E comunque…cosa diavolo ti è venuto in mente di fare quella cosa a Hermione? Ci hai tolto dieci anni di vita per lo spavento”

“Più che altro ne hai tolti una cinquantina a Ron, direi…” lo canzonò Bill. Ron lo guardò male e arrossì. In quell’istante la parete dietro di loro, già martoriata dagli schiantesimi, venne giù sonoramente facendoli correre dal lato opposto.

“Vi dispiacerebbe rimandare le discussioni e pensare a come possiamo uscire di qui, per favore?” sbottò Hermione adirata.

“Sarà meglio…vediamo; -disse Bill – devo portare indietro Malfoy e spiegare a Silente cos’è successo. E voi tre…”

“Possiamo smaterializzarci Bill. Qui siamo fuori dai confini di Hogwarts.”suggerì Harry.

“Ah, si? Bene!”

Improvvisamente, la roccia che sopra l’entrata alla grotta franò e la ostruì completamente. I tre amici guardarono Bill terrorizzati.

“Muoviamoci! Facciamo così! Voi tre vi materializzate alla tana e io portò questo qui al castello.”

“E come farai?” chiese Hermione

“Mi materializzerò!”

“E Malfoy?”

“Materializzazione sinergica! Lo portò con me!”

“Non si può fare!” sbottò Hermione.

“Si, si può! In casi di estremo pericolo. Muovetevi ora…Hermione, per caso l’incantesimo che hai usato ha qualche  controindicazione?”

I tre amici guardarono Malfoy; le sue labbra stavano diventando blu e la pelle sempre più pallida.

“Beh – balbettò Hermione – diciamo che se entro breve non lo porti da madama Chips ci rimette la buccia…credo di aver esagerato…ci ho messo troppa enfasi!”

Bill sospirò:

“Muoviamoci di qui. Harry, prima tu che sei debole”

Harry si concentrò e in un attimo era svanito, in viaggio verso la tana.

“Ora voi due”

“Ehm…Bill, io non ho la bacchetta!” gemette Hermione.

“Come no?!?”

“Mi è caduta quando Harry mi ha fatto fare quel voletto…non so dove possa essere!”

Bill la guardò impaziente:

“Non c’è tempo né modo di cercarla, adesso…Devi materializzarti con Ron!”

Ron e Hermione lo guardarono a bocca spalancata. Bill diede una pacca al fratello:

“Piantala Ron, puoi farcela sennò non lo direi! Basta che ti concentri su quanto è importante per te ciò che stai…trasportando! Quindi non dovresti avere problemi…”

Ron lo guardò, ora risoluto e si girò verso Hermione:

“Agrappati a me”

Hermione sembrava un po’ preoccupata.

“Sei sicuro che si può fare Bill?Io… non l’ho mai sentito!”

“L’ho sentito io!- sbottò Ron- Me l’ha detto Charlie! Si può fare in casi di emergenza assoluta!-

“Ma…sei sicuro? io non l’ho mai letto…”

“Ti vuoi fidare di me e basta per una volta?” le urlò Ron paonazzo
Hermione esitò un istante e poi gli buttò le braccia la collo; Ron per un attimo si trovò spaesato, ma si riprese subito. Bill li guardò con un sorrisetto appena accennato:

“Mandate un messaggio a Hogwarts per dirmi che è andato tutto bene!”

 I due annuirono e con un sonoro crac le loro figure scomparvero.

 

***

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Capitolo 6
*** E' solo l'inizio... ***


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Harry intanto era arrivato; si ritrovò nel giardino della Tana, ancora spaesato.

“Harry!”

Ginny lo guardava dalla panchina lì vicino. Aveva il naso fasciato, ma doveva stare meglio perché si alzò, pur lentamente, e gli si avvicinò “Che ci fai qui? Dove sono Ron, Hermione e Bill?”

“Ginny! Stai meglio…è successo un casino, poi ti spiego. Ron e Hermione dovrebbero arrivare da un attimo all’altro”

Silenziosamente si guardò intorno indagatorio; intanto la porta di casa si aprì e uscì la signora Weasley:

“Harry caro! Benarrivato! Fred, George, c’è Harry! Ma… dove sono gli altri?”

“Io non capisco…-disse Harry mentre anche i gemelli arrivavano “Dovevano essere già qua…ci siamo materializzati…”

“Materializzati? Che diavolo è venuto in mente a Bill? Non ce n’era bisogno. Anzi, un pericolo inutile, non siete ancora pratici sulle lunghe distanze…”

“Abbiamo dovuto fare così…ci sono stati alcuni…problemi…poi le spiego…”

“Problemi? Che problemi?” si allarmò la signora Weasley

“Aspetti un attimo, le spiegherò…io, ora….devo andare indietro a cercarli!”

“Chi?” chiese George.

“Ron e Hermione! Dovevano essere già qui!”

“Non per fare il guastafeste Harry, ma non sembri in grado di materializzarti ancora…sembri stanco. Dimmi dove sono, vado io!” si offrì Fred.

“No, è troppo difficile da spiegare…vado io…”

“No, Harry, tu non vai da nessuna parte!” Lo fermò la signora Weasley.

“Ma io devo! E’ passato troppo tempo, deve essere successo qualcosa per f…-

“Zitto!!!”

Nell’aria si era appena udito un forte crac e Ginny lo aveva zittito mettendosi in ascolto. Non si vedeva nessuno oltre loro in ogni direzione e non riuscivano a capire da dove fosse venuto il rumore.

“io vado” ripetè Harry

“no aspetta!- urlò Ginny, indicando l’albero oltre la staccionata a qualche centinaio dalla loro postazione. -Non sentite…?”

Tutti aguzzarono gli orecchi: nell’aria si libravano alcune voci confuse, di tono sempre crescente, che presero via via a divenire comprensibili…

“…l’avevo detto che era pericoloso! Cavoli, l’unico albero nel raggio di 2 chilometri, neanche prendendo la mira ci saresti riuscito!!!”

“Hai qualche problema? Preferivi restare là per caso?”

“No di certo, ma è anche vero sai Ron che sono un pochino sconvolta dagli ultimi avvenimenti e…”

“…e certo io non ho migliorato la situazione, vero Herm? Ho fatto casino come al solito! Avanti dillo!!!”

“Cosa ???”

“Cosa pensi di me veramente! Che sono solo uno stupido cretino scansafatiche, che non è capace di legarsi le scarpe come di sollevare una piuma! Avanti urlami quanto mi disprezzi, così magari mi convinco anch’io una buona volta che parli sul serio e riesco a mandarti al diavolo invece di volerti bene..”

Ron si interruppe bruscamente e distolse lo sguardo da Hermione; con le orecchie rosse paonazze fece per scendere dall’albero, ma lei lo trattenne per un braccio: sul suo viso era dipinta l’incredulità:

“Come hai detto?”

“Senti lascia perdere, io…

“Io non penso che tu sia un cretino scansafatiche, Ron. Penso solo che…oh, beh, insomma, io…

“Cosa? – Ron la guardò dubbioso.

“Io… - Hermione alzò il capo di scatto e disse d’un fiato -sono innamorata di Te, Ron, e quando litigo con te senza una ragione e do di matto è solo perché sono convinta che di me non ti importi nulla e l’idea mi fa star male da morire…Mi dispiace di averti trattato male, scusami.”

Ron spalancò la bocca e gli occhi: non poteva essere vero!

“E non fare questa faccia adesso!- disse Hermione, mentre cominciava a piangere – Dimentica quello che ho detto e fammi il piacere di scendere da quest’alb..”

Non finì la frase: Ron l’aveva afferrata per le braccia e l’aveva avvicinata a sé per baciarla.

 

Intanto Ginny, Harry e i gemelli, riconosciute le voci dei dispersi, correvano verso l’albero; Ginny che era scattata per prima lo aveva quasi raggiunto quando le voci che già erano andate diminuendo cessarono del tutto. Incuriosita rallentò l’andatura e si affacciò con cautela sotto l’albero, in tempo per vedere il suo scarmigliato fratello che afferrava Hermione e la baciava. Elettrizzata, si tirò subito indietro e girandosi impose silenziosamente l’alt agli altri 3. Questi la guardarono dubbiosi, ma non appena ella trasse fuori la bacchetta cominciarono ad indietreggiare. Avevano fatto solo qualche passo quando preceduti da uno schiocco di ramo spezzato e da urla, Ron e Hermione atterrarono a sull’erba! Un ramo aveva ceduto e i due erano volati di sotto ancora abbracciati, con Ron che era riuscito a girarsi come un gatto (ma i gatti atterrano sui piedi! Non torna! Ndsorelladell'autrice! e chi se ne frega, il concetto è quello!NdA) per evitare che Hermione toccasse terra. Harry e gli altri corsero subito verso di loro, mentre Hermione si rialzava e sollevava Ron a sedere:

“Oddio, Ron, ti sei fatto male? Scusa, è colpa mia mi sono sbilanciata!”

“Non ti preoccupare, non è niente, ho solo battuto un poco il fondoschiena…”

E Hermione si chinò ad abbracciarlo e a baciarlo, sommergendogli la testa di capelli.

“Ora capisco, tutto! Ah, ci sarà da divertirsi…”ridacchiò Fred mentre si avvicinavano.

“Ron, ti sei fatto male?” chiese Harry, abbassandosi su di lui

“niente Harry, tranquillo, aiutami a tirarmi su..”

Harry ed Hermione presero Ron sulle spalle e dopo aver constato che era intero e poteva muoversi si avviarono verso la casa. Dietro i gemelli erano in preda ad attacchi convulsi di risa, mentre Ginny li picchiava e sgomitava perché la piantassero.

A metà strada trovarono la Signora Weasley, che pur non dando in escandescenze visto che era ben più interessata a sapere di quali problemi parlava Harry prima, intimò a Ron di ficcarsi a letto immobile e di prendere una tisana.

“Accompagnatelo di sopra ragazzi! E poi vieni a spiegarmi cos’è successo Harry!”

Il gruppetto salì fino alla stanza di Ron dalle pareti arancione accecante e qui Harry lo aiutò a stendersi con due cuscini dietro la schiena. Ron aveva un’aria insolitamente beata per essere appena caduto da un albero di tre metri e guardava Hermione rapito…. Ginny se ne accorse e spinse fuori i gemelli, aiutata da Harry.

Ron e Hermione rimasero soli. Lei guardava in basso, senza osare alzare la testa.

“Adesso- disse Ron- prova a dirmi che non è vero quello che hai detto prima e io inforco la finestra e mi butto giù dall’ultimo piano…poi mi avrai sulla coscienza!”

Hermione sorrise di gioia e corse ad abbracciarlo.

“Era vero, era vero…e non immagini da quanto tempo…”

“Quanto?”

“Cavolo Ron! Da sempre …o quasi!”

“E Krum? Davvero non contava niente?”

“Certo che sei proprio scemo!” rise Hermione baciandolo.

Quella sera la tavola era stata apparecchiata velocemente e la cena non si prospettava luculliana, perché la signora Weasley aveva voluto spiegazioni precise da Harry e si era lanciata in una ramanzina tremenda verso Bill, quando questo era arrivato, per aver lasciato quei tre da soli a materializzarsi! Bill cercò di giustificarsi, spiegando che Silente aveva subito mandato Fanny ad assicurarsi che i ragazzi fossero arrivati a destinazione, ma nulla lo salvò dalla furia materna, con grande gioia dei gemelli che si godevano la scena estasiati, facendo sbellicare Harry e Ginny dalle risate.

Ron ed Hermione non erano ancora scesi quando tornò il signor Weasley e tutti si mettevano a tavola e Ginny corse su ad avvertirli, per evitare che lo facessero i gemelli: quei due avevano cercato di usare le orecchie oblunghe nella stanza di Ron senza risultato (probabilmente Hermione aveva reso imperturbabile la porta) e ora morivano dalla curiosità e soprattutto dalla voglia di canzonare i due piccioncini. Ma quando quelli scesero insieme a Ginny non dettero loro il minimo appiglio di canzonatura e, soprattutto, la signora Weasley che evidentemente vedeva MOLTO lontano li fulminò con lo sguardo perché si zittissero.

 

Avevano appena finito di cenare, quando all’improvviso Silente si materializzò in salotto. La signora Weasley scattò subito in piedi con fare cerimonioso:

“Professor Silente, che piacere! Venga, si sieda! O cielo, poteva avvertirci che sarebbe passato, l’avremmo aspettata per cena!”

Silente sorrise:

“Grazie Molly cara, ma purtroppo non mi è stato possibile! Avevo troppo da fare a scuola, domani cominciano le vacanze, c’è un gran viavai! Posso quindi trattenermi molto poco…”

“A cosa dobbiamo questa visita, preside?” chiese la signora

“Beh, credo di avere due paroline da dire ad Harry…”

Harry si sentì improvvisamente a disagio: aveva un’idea abbastanza precisa di cosa volesse dirgli Silente. Rassegnato e con la coscienza che per la prima volta in tutta la giornata faceva capolino nella sua mente, rendendogli chiaro cosa era successo, si avviò dietro al preside, in giardino.

Fuori non era troppo freddo, per essere vicini a Natale, e la serata era serena; Harry, avvolto in un mantello preso in casa, sedette sul muretto, mentre Silente rimase in piedi davanti a lui.

“Beh, Harry, perlomeno su una cosa sono soddisfatto: sei migliorato molto con l’occlumanzia! Ho qualche difficoltà a scrutare i tuoi pensieri in questo momento!”

Harry sorrise fra sé: al sesto anno aveva deciso che se proprio doveva subire quella tortura tanto valeva impegnarcisi (ovviamente il concetto gli era stato inculcato in testa da Hermione!)! E in ogni caso non aveva nessuna voglia di permettere a Piton di frugare nella sua testa più del dovuto!

“Tuttavia, qualcosa lo posso vedere –riprese Silente –e in ogni caso non serve la magia per capire cosa tu stia pensando adesso.”

Harry lo guardò, mentre il senso di colpa gli attanagliava lo stomaco. Avrebbe quasi preferito una sfuriata…

“Dimmi Harry, qual è stato il tuo sbaglio oggi?”

Harry sospirò:

“Ho agito d’impulso e ho cercato di regolare la faccenda da solo, senza chiedere  aiuto a lei.”

“A me o a chiunque altro. Harry…- stavolta si sentiva un certo rimprovero nella voce del mago – mi spieghi a cosa serve che noi tutti cerchiamo di proteggerti quando poi tu ti vai a ficcare da solo nelle situazioni più pericolose che ti capitano sotto mano?”

“Non lo so cosa mi è preso…mi dispiace! Ho resistito alle provocazioni di Draco per mesi, ma l’altro giorno quando mi ha detto che attaccava i miei amici per ottenere una mia reazione…è stato come se ogni briciolo di ragione mi abbandonasse!” si scusò Harry.

“Da un certo punto di vista, posso capirlo, d’altra parte eri sconvolto per ciò che è successo a Ginny, ma Harry…devi controllarti! Fallo almeno per il mio povero cuore malandato – implorò Silente preoccupato; poi ridacchiò e disse - Anche se c’è di mezzo un affascinante signorina dai capelli rossi che sta diventando sempre più carina…e penso di non essere l’unico ad essermene accorto…”

Harry arrossì e sobbalzò:

“No, ma che…, cosa c’entra adesso? Chi s’è accorto di cosa?…Me lo ha letto nella mente, vero? Oppure si vede così tanto?”

Silente rise:

“Si vede Harry, si vede…un altro po’ e lo capirà anche lei…forse ti conviene giocare d’anticipo!”

“Fosse facile…” sospirò Harry.

“In effetti non lo è molto! Harry – disse poi tornando serio –non posso trattenermi molto. Mi sembra che tu abbia capito cosa volevo farti notare e spero che ci farai più attenzione in futuro. Per quanto riguarda il signor Malfoy, -Harry spalancò gli occhi, si era completamente scordato di lui - Draco Malfoy, adesso sta bene. Non ho ancora deciso cosa fare con lui, se rimandarlo definitivamente dai suoi o se cercare di trattenerlo a hogwarts in qualche maniera. Non mi sembra che sia molto desideroso di unirsi a nessuno dei due fronti di guerra…”

Harry rise: Draco come mangiamorte lo preoccupava ben poco, conoscendo il suo coraggio da coniglio, ma non l’avrebbero certo convinto a entrare nell’ordine della fenice, ammesso che ne valesse la pena…!

“Devo andare adesso, a scuola mi attendono. Saluto i Waesley e parto. Vieni dentro Harry?” chiese Silente.

“Resto qui un altro po’. Grazie per essere venuto fin qua, professore. E per non avermi rimproverato quanto meritavo…”

Silente rise:

“Di niente, Harry. Buon Natale.” e si avviò in casa.

 

Harry rimase sul muretto a guardare il cielo. Si sarebbe dato dei cazzotti per la propria stupidità! Maledetto orgoglio! Perché doveva sempre essere così testone?

Un rumore di passi lo fece girare di scatto. Era Ginny che veniva verso di lui.

“Ehi, ti disturbo?” gli chiese lei quando fu vicina.

“Niente affato, siediti.” rispose lui facendo spazio sul muretto. Harry la guardò e sembrò ricordarsi all’improvviso di qualcosa:

“E così…alla fine sei riuscita a evitare il ballo! Contenta?”

“Il ballo? Ah, già era stasera…!” rispose Ginny, ma qualcosa nella sua voce fece pensare ad Harry che in realtà non se n’era ricordata in quel momento.

“Ma davvero non ti interessava diventare la reginetta di Hogwarts? E’ pur sempre una carica…”

“Capirai! Come se ci fosse da essere orgogliose per aver vinto qualcosa grazie al proprio aspetto…Non voglio certo esser ricordata ad Hogwarts come un’oca qualsiasi…senza offesa, Harry!”

“Offesa per cosa?”

“Io non volevo…offendere Cho, con questo…”

“Ma figurati! –rise Harry- Comunque, se vuoi il mio parere…io non penso che ti ha votato lo abbia fatto solo per il tuo aspetto…per quanto a mio parere tu…ehm, tu ne sia in ogni caso meritevole, perché sei molto…carina…”

“Davvero?…” Ginny ridacchiava vedendo come si era incartato.

“Oh, insomma, io volevo solo farti capire che anche la tua personalità è degna di una vera reginetta di Hogwarts, perché sei simpatica, alla mano, eccezionale negli incantesimi, sveglia e coraggiosa! Senza dimenticare che sei però anche…ehm…”

Harry aveva parlato con tanta foga da dimenticare fino a che punto si stava spingendo! Si zittì subito.

“Come, come? Non ho capito l’ultima parola…”

“…meritevole dal punto di vista… dell’aspetto…bella, insomma…” sospirò Harry, rassegnato a vuotare il sacco.

Ginny lo guardò sorridendo.

“Grazie per gli apprezzamenti, mio capitano, li ho molto graditi. Ma, vede, a me non importa molto del titolo di reginetta, perché di tutti quelli che stanno ad Hogwarts, mi interessa l’opinione di uno solo…come dire, mi interesserebbe soltanto essere la sua reginetta…”

“Ah, si? –balbettò Harry sorpreso – e… chi è? Io…lo conosco?”

Ginny lo guardò sconsolata:

“Beh..si, è della nostra casa, è molto popolare, coraggioso, mi ha salvato la vita un paio di volte…”

Harry sorrise confuso: lo prendeva in giro? Poi vide Ginny arrossire, come non accadeva da…da quando era innamorata persa di lui.

“Facciamo così – disse lei –Io darò a questa persona il tempo di pensarci ancora un po’…” Lentamente gli prese una mano e gliela strinse e Harry si sentì attratto magneticamente verso di lei…si avvicinarono sempre di più, finchè le loro labbra non si toccarono…

“Ahi!”

Ginny urlò improvvisamente e si girò. Harry, spaventato, la fece volgere nuovamente verso di lui e vide che stava strizzando gli occhi mentre una lacrima le solcava la guancia.

“Oh, no! –pensò –anche lei!!!”

“Cosa…che ti ho fatto?” chiese a voce alta.

“Oh cavolo, Harry, scusami! E’ stato bellissimo, non aspettavo altro…ma mi hai toccato il naso con la mano!!! E ora mi fa malissimo!!!”

Harry, che era stato vicino alla disperazione in quei pochi attimi, la guardò negli occhi e prese a ridere; Ginny prima lo picchio blandamente e poi si unì a lui, abbracciandolo.

“Dopo tutto forse una cosa buona in tutta la giornata l’ho fatta!” pensò Harry fra sé.

 

THE END

 

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